Stralci di Vita - mezzo&mezzo

di eia
(/viewuser.php?uid=76092)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UN GIORNO COME TANTI ***
Capitolo 2: *** Billy e Leah - 1^ parte ***
Capitolo 3: *** Billy & Leah - 2^ parte ***
Capitolo 4: *** Billy & Leah: Progetti ***
Capitolo 5: *** Billy&Leah ***



Capitolo 1
*** UN GIORNO COME TANTI ***



Stralci di vita - mezzo&mezzo -


Ero seduta sulla poltrona, nella grande sala del castello, immerso stranamente nel silenzio, quel pomeriggio, mi stavo godendo la mia casa, quel mio spazio, quel silenzio, con addosso quel vestito di lana bianco che zia Alice mi aveva spedito dall'Italia pochi giorni prima.

Era un momento solo mio, uno dei pochi che mi concedevo e di cui avevo bisogno.

Jake era nel grande giardino davanti al castello con i nostri bambini e la mia famiglia vampirica, a discorrere sulla giusta collocazione delle statue di ghiaccio che Sarah Lee aveva tanto desiderato: dopo i primi contrasti, finiti con ringhi e musi lunghi, su dove e come posizionare il primo dei sei puttini a grandezza ridotta mi ero defilata con una scusa neanche troppo originale e mi ero rintanata all'interno delle mura per cercare un po' di tranquillità. Pensare di restare la fuori con altre tre serie da sei di statue che raffiguravano angeli, fatine ed elfi era impensabile... specialmente per chi, come me quel giorno, aveva voglia di silenzio e tranquillità.

Un momento di intimità con il proprio io, così lo definiva zio Jasper. Ed è proprio quello che è.

Un bisogno strano, forse, di stare con se stessi.

Adoro la mia famiglia, amo il mio uomo e stare con i miei figli è una delle cose più belle che possa mai desiderare... ma ogni tanto, è bello anche stare da soli.

Seduta sulla poltrona, con quel vestito caldo addosso, con le gambe nude raccolte contro il petto, un paio di calzini bianchi che avevo indossato giusto per non sentire il freddo del pavimento, con lo sguardo perso nel camino, a seguire la danza delle lingue di fuoco che lambivano un grosso ceppo, cominciai a perdermi nei miei labirinti..

….....................................................................................


….avevamo deciso di andare a caccia, quel giorno, solo io e lui.

Una giornata solo per noi... una delle poche che ci concedevamo da quando ci eravamo trasferiti al castello dei Denali.

Eravamo troppo presi dalla nuova vita, dal nuovo ambiente e dalla nuova famiglia.

Nuovi ritmi e tanti pensieri...

Lasciare La Push era stato orribile. Pensare di non poter vedere più troppo spesso Emily, Billy e nonno Charlie era un vero colpo al cuore, e per chi è mezzo immortale come me, è tutto un dire.

Ma non potevamo più restare, era troppo pericoloso, avevamo bisogno di un luogo sicuro, lontano dagli umani, e ben poco accessibile anche da chi come noi aveva.. qualcosa di più..

Denali era stata la scelta giusta. Il posto era favoloso, lo sguardo si perdeva all'orizzonte, e qui crescere i miei.. “particolari” figli, sarebbe stato più facile e più sicuro, ma.. quanta sofferenza...

Però, pian piano c'eravamo abituati e dopo un po' la vita aveva ricominciato a scorrere normalmente. E consci di quanto era sicuro quel posto e quanto fidate fossero le persone con cui vivevamo, avevamo deciso di concederci qualche ora solo per noi.

Ne avevamo proprio bisogno..

Fare la mamma è bellissimo.. ma avevo la necessità di sentirmi solo una donna.. per il mio uomo.

Eravamo riusciti a sgattaiolare fuori dal castello prima che i piccoli si svegliassero, così da evitare musi lunghi e lacrime compratrici che ci avrebbero fatto desistere dal nostro intento, e già eravamo fuori portata, liberi di correre nelle foreste innevate dell'Alaska, io e il mio lupo, liberi di seguire tracce di renne ed orsi neri, liberi di essere noi stessi, di giocare come due ragazzini e poi.. prenderci e amarci a modo nostro, nudi in mezzo alla neve o su una lastra di ghiaccio, incapace anch'essa di calmare i nostri bollori.. quando cominciò a vibrarmi il sedere.

Mi fermai di scattò, infilai una mano nella tasca dei jeans e risposi alla chiamata mentre il mio lupo si accartocciava nella neve in stile valanga, fermandosi poi contro un'abete provocando un'ulteriore nevicata.

Era zia Rose che mi avvertiva della “sparizione” di un lupetto e di una bambina dai capelli corvini.

Aggiungendo poi che anche il loro guardiano, il lupo color sabbia era latente.

Chiusi la chiamata e bastò il mio sguardo a far mugolare il mio adorato amore a quattro zampe.

I nostri piani, rosei e bollenti, erano andati a schiantarsi contro un iceberg, dissolvendosi.

Probabilmente, la mia bambina, Sarah, il mio esserino tutta occhioni verdi e sorrisetti maliziosi aveva frugato nella mia testa o più facilmente in quella del suo paparino e aveva scoperto i nostri piani e aveva escogitato, con i suoi fidati, il lupo guardiano e il fratellino lupetto, un piano per romperci le uova nel paniere. E il suo piano doveva essere stato perfetto, perché il nostro si era evidentemente già arenato.

Jake, senza che io gli dicessi nulla, aveva già piantato il suo tartufone per terra, prima, e nell'aria poi, alla ricerca di una traccia o una pista da seguire, e così feci pure io.

Ma, ricordo, era difficile sentire qualcosa di diverso dall'odore di Jake, per me: avevo pensato a quella fuga talmente a lungo che avevo gli ormoni a palla, avevo un desiderio di lui, di noi, così alle stelle che più annusavo l'aria e più mi sentivo le farfalle nello stomaco.

E, da madre, non era una bella sensazione.

Presi una grossa boccata d'aria, gelida, per schiarirmi le idee, per cancellare quei pensieri lascivi che mi corrodevano la mente, ma il risultato non fu dei migliori.. sentivo montare l'eccitazione a livelli inauditi, nemmeno fossi.. a digiuno da mesi.

E l'odore della mia voglia doveva aver raggiunto il fine senso nasale del mio amore perché di scatto si voltò verso di me, e mi guardò con i suoi occhi neri, con uno sguardo sconcertato.

Da lupo non poteva dirmi nulla e in quel momento ringraziai la sua incapacità, tanta era la vergogna che provavo e non potei fare a meno di abbassare lo sguardo e dirgli quanto mi dispiaceva essere solo una donna, anche in certi momenti, anche quando era necessario che fossi altro.

Di tutta risposta mi arrivò una leccata enorme su tutto il viso.

Forse... non ero la sola a sentirmi in quel modo...

Forse la sua natura di lupo gli forniva una copertura che a me, mezza vampira dalle sembianze umane mancava...

Mi girò intorno, strusciandosi su di me, avvolgendomi nella folta pelliccia, cercando un modo per abbracciarmi senza potermi stringere tra le braccia.

Gli presi il muso tra le mani e gli schioccai un bacio in mezzo agli occhi e poi uno sul nasone e un altro più giù sulle labbra pelose... Poi mi persi nei suoi occhi e le farfalle nello stomaco tornarono a farsi sentire.

Sciolse quello strano abbraccio e mi girò ancora attorno, dandomi però, stavolta, un colpo su un fianco con il muso, indicandomi poi di salirgli in groppa.

Dovevamo andare. Non potevamo dilungarci ancora in uno dei nostri discorsi silenziosi e perdere tempo.

Dovevamo trovare quei disgraziati dei nostri bambini e quel guastafeste di Seth, che si sarebbe sorbito la mia ira, una volta che li avremmo trovati: non si rovina così una gita romantica. Non si fa!!

Corremmo nella neve attraversando la foresta e in lungo e in largo, prima di trovare uno straccio di scia, quando stavo iniziando a preoccuparmi sul serio e dopo averla seguita trovammo il nostro lupetto appallottolato sotto una roccia. Da solo.

Il panico mi prese e dell'eccitazione di prima non rimase nulla.

Era solo. Era piccolo, solo e indifeso.

Seth era morto. Doveva esserlo, perché solo in quel caso lo avrei perdonato per aver abbandonato il mio piccolino in quel luogo e in quel modo. E se non lo era, lo sarebbe stato presto.

E sarebbe morto nella sofferenza più atroce. Già mi stavo degustando la scena nella mia testa quando Joshua allungò il suo musino, e me lo sfregò su una guancia e un flash di immagini prese il via nella mia mente.

Sarah Lee con un vestitino rosa e nero, con le calze di lana e gli stivali bianchi di Hello Kitty mentre si infila, con l'aiuto di Seth, il cappottino bianco con il collo di pelo, regalo di zia Alice, un paio di guantini rosa e una sciarpina rosa e nera.

Sarah che monta in groppa al suo lupo e affonda le manine nel pelo, e poi la testa, strusciando il viso con un sorriso di appagamento totale.

Una corsa tra gli alberi, poi un pupazzo enorme di neve, con Sarah accanto che cerca di arrotolare della neve su una palle di neve già esagerata. Poi ancora il pupazzo con Sarah seduta sulla palla più alta mentre cerca di incastrare qualcosa nella neve. Poi il pupazzo finito, con due sassi scuri come occhi, una pigna secca come naso, i guantini rosa come orecchie e la bocca.. naturalmente rosa e nera larga quanto può esserlo una sciarpina da bambina piegata a metà.

Poi Sarah, accanto a quello che credo sia ciò che rimane del pupazzo di neve, con un'espressione truce sul visino, le braccia incrociate sul petto con le manine nascoste sotto le ascelle, accanto a lei, dalla parte opposta al cumulo di neve, un lupo color sabbia, sdraiato a pancia all'aria, che guaisce e implora perdono.

Poi la voce perentoria di Seth che ordina al mio piccolino di restare nascosto dietro a delle rocce, in una specie di caverna, stretta e lunga, con una seconda uscita, nel caso di pericolo.

Alzai lo sguardo e mi guardai intorno. Nessun gruppetto di rocce. Nessuna caverna. Nessun antro dalla stretta apertura.

Tornai a guardare il mio piccolo e capii che non aveva ascoltato l'ordine di Seth, che si era spostato e che probabilmente si era allontanato da quel posto e che poi si era smarrito e aveva trovato nascondiglio sotto la roccia dove lo avevamo trovato noi. Un luogo per niente sicuro.

Ok, forse Seth non meritava di morire in un modo atroce.

Bè.. avrebbe sempre dovuto darmi una valida spiegazione per aver abbandonato il mio cucciolino, seppur in un luogo, a suo dire, sicuro, ma sempre da solo.

Rimaneva da scoprire che fine avessero fatto Seth e Sarah, anche se una mezza idea ce l'avevo in testa..

Poi d'un tratto Jake si scosse, volse il muso dietro di noi e mugolò. Dopo pochi minuti dei passi pesanti ci annunciarono l'arrivo del nostro amico comune. Ci raggiunse con passo lento, sul momento mi chiesi per quale motivo camminasse tanto piano, che avesse intuito le mie intenzioni vendicative? Ma poi sul suo dorso vidi una pallottolina bianca e capii che la mia bambina doveva essersi addormentata e che era sua precisa premura non volerla svegliare.

Nessuno dei due lupi mutò, e subito capii che non c'erano spiegazioni da dare.

Doveva essere successo quel qualcosa che avevo sospettato, un capriccio di Sarah, che aveva spinto Seth a lasciare Joshua indietro e quindi i miei intenti omicidi erano morti lì sul nascere, così come quelle mie precedenti voglie. La mia gita romantica era finita ancora prima di cominciare e il momento intimo con Jake era da rimandarsi ad una data non propriamente ben definita..

Delusa e amareggiata mi incamminai sulla strada di casa in groppa al mio lupo, con il mio cucciolo tra le braccia che si stiracchiava e si preparava ad una sonora ronfata.


Erano passati quasi due anni da quel giorno e di giornate “rovinate” ce ne erano state tante, ma avevo anche avuto giornate e notti, sopratutto notti, meravigliose...

Il Parco dei Denali, quel luogo in cui gli inverni erano lunghissimi era quindi, per lunghi mesi isolato e silenzioso, aveva fornito a me e a Jake gli ambienti giusti per goderci i nostri momenti.. bollenti.. senza timori di spettatori indesiderati, senza il bisogno di contenerci, non che lo avessimo ami fatto prima, ma lì.. tutto era più semplice. Quel luogo gridava libertà in ogni angolo dove posavi gli occhi.

Non potevo di certo lamentarmi.. anzi.

“Cucciola, che ci fai qui tutta sola?” mi giunse la sua voce da dietro, prima, poi il suo inconfondibile profumo, una mano calda su una spalla e una sensazione calda tra le mie gambe.

“Ti stavo aspettando.” gli risposi, scivolando sulle ginocchia per essere più a portata di bacio.

Che non tardò ad arrivare.

Liberai le sue labbra, scostandomi un pochino, e lui mugugnò protestando.

“A che punto sei con i puttini?” gli chiesi, fingendo che mi importasse qualcosa di dove venivano posizionati quei cosi che già a sera, una volta messi a posto, avrebbero perso l'interesse della mia bambina.

“I.. che? Ah.. i ghiaccioli formato gigante?... Ho lasciato che la pazzoide si prendesse l'incarico..”

“Come..? Hai lasciato? Credevo che ci tenessi! Eri così..”

“Sono stato convincente vero? Le ho fatto credere di avere un'idea tutta mia su dove mettere quei cosi, tanto per farle saltare il nervo, ed ora è tutta presa con gli altri per metterli a dovere, in modo che io non abbia poi modo di ribattere..” mi disse lui, posandomi un bacio umido sul collo.

“Come sarebbe a dire che le hai fatto credere..?”

“Pensi davvero che mi interessi dove mettono quei cosi?”

“No?” gli chiesi mentre gli facevo scorrere le dita sul petto, sotto la maglietta, incitando i miei ormoni e i suoi...

“Per niente. Però.. c'è qualcosa che vorrei tanto farti vedere.. vorrei il tuo parere su dove e come metterlo.. sai.. no?” mi chiese malizioso, lasciandomi ben poco da intendere.

Non gli avevo nemmeno risposto che già ero tra le sue braccia, con le gambe strette intorno ai suoi fianchi e lui, a passo spedito si stava già dirigendo verso la nostra camera da letto..


Bè.. se non è il parco a fornirci le occasioni per stare da soli.. ce le creiamo noi.. diciamo che.. ci siamo adattati molto bene alla vita qui..

Saremo lontani dalle persone che amiamo, ma sappiamo sopperire molto bene a questa mancanza.. Noi di amore ne abbiamo da vendere, ma ce lo teniamo tutto per noi!

il parco dei Denali

ImageShack, share photos, pictures, free image hosting, free video hosting, image hosting, video hosting, photo image hosting site, video hosting siteImageShack, share photos, pictures, free image hosting, free video hosting, image hosting, video hosting, photo image hosting site, video hosting site

Angolo Autrice:

Dopo aver postato gli Auguri di Natale, e solo quelli da quasi un meseImageShack, share photos, pictures, free image hosting, free video hosting, image hosting, video hosting, photo image hosting site, video hosting site,sulla mia storia in corso, mi sono sentita colpevole. Così ieri sera, dopo i bagordi di Natale mi sono seduta al pc e ho ideato questo primo capitolo. Ora, chi mi legge in genere, non ci resti male, non sono a corto di idee per m&m, ma il capitolo che sto creando per quella è lungo e fuori luogo per un periodo come questo.

La morale di questa storia è l'Amore con la A Maiuscola, proprio quello che ci serve a Natale, non credete?

Ora Vi lascio, sono le tre del mattino, e tra sette ore devo essere già in piedi e tirata a lucido per il secondo round di queste feste!!

Buona notte e ancora Auguri!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Billy e Leah - 1^ parte ***


billy e leah leaena Angolo Autrice: Beh, in questo caso non proprio...
Ho cominciato questo capitolo mesi fa, mi sono ripromessa più e più volte di scrivere qualcosa, di aggiornarlo, ma sapete bene che trovo a fatica il tempo per aggiornare m&m3 quindi questo è rimasto lì da solo, sperduto, abbandonato fino ad ora.
Quanche tempo fa qualcuno mi ha chiesto, a ragione, di postare qualcosa, ma il tempo e le idee scarseggiavano, così un giorno, girovagando tra le vostre pagine mi sono imbattuta in una di voi ( Leaena) che a quanto pare ha una passione per Leah Clearwater: la storia di Billy e Leah non l'ho mai raccontata, l'ho fatta accadere ma i fatti sono rimasti un pò incerti, quindi ho chiesto a lei di provare a scrivere qualcosa.
Il suo racconto mi è piaciuto molto, ci ho dato un'aggiustatina qui e là (spero non ti dia troppo fastidio) e ora lo condivido con Voi!!

La storia parte dopo che Leah ha scoperto che Billy ha subito l'imprinting con lei, dopo quella famosa chiacchierata con Nessie nel capitolo 82 di mezzo&mezzo 2...



stralci di vita - mezzo&mezzo




Billy&Leah – Parte Prima. –


Tutto può succedere.
Se me l’avessero detto un’ora prima, avrei riso loro in faccia.
Se me lo dicessero in questo momento… forse acconsentirei.
Forse, perché fatico ancora a crederci.
Billy Black.
Proprio lui... era il migliore amico di mio padre.

Ed è il padre del mio ex-capobranco.
Billy Black.
Ha il doppio dei miei anni.

Billy Black.
Non usa più la sedia a rotelle ma
usa le sue gambe per camminare.
Billy Black.
Non è più un essere umano... è mezzo lupo, mezzo vampiro.
E la cosa più strana di tutte è che...
Billy Black ha avuto l’imprinting.
E il suo imprinting sono io!!
Sì, proprio l’imprinting, quella merda di magia, o colpo di fulmine, chiamatela come cazzo volete.
Che poi a che serve?
Per procreare e fare una generazione sempre più forte?
L’ennesima grande cazzata. Io sono sterile. Come mi spiegate, allora, il fatto che un lupo, no mezzo, ha avuto l’imprinting con la sottoscritta?
La domanda più importante è: c’è qualcuno che sa rispondere a queste domande?

Billy Black ha avuto l’imprinting con me, io cosa dovrei fare?
Saltargli addosso?
No, aspettare, perché è già passata quasi una settimana e lui non ha smosso nemmeno un dito.
Sono gli uomini a fare il primo passo non le donne. E' così che succede in genere, no?
Mi mordo la lingua. Ho detto che devo aspettare… chi lui? Praticamente ho pensato che potrei dargli una possibilità… ma sono scema?
Io non posso stare con lui, ci sono troppe cose contro di noi.
Ridacchio fra me e me… chissà come la prenderebbe la mamma o Charlie?
E Jacob?
No, oddio, mi piacerebbe sul serio vedere la sua faccia, mentre vede me e Billy baciarci.
Mi copro il volto con lei mani. Santo Cielo, ma che vado a pensare?
Dio, ti stai proprio rincoglionendo Leah Clearwater.
Io e Billy non staremmo mai insieme. Ho già deciso. No, io non ho mai deciso, è sempre stato così fin dall’inizio.
Tra di noi la cosa non può funzionare. E’ una cosa troppo strana e fuori dal normale.
Provare per credere, dicono sempre tutti.
Dovrei provare pure io? Dovrei concedergli una possibilità?
Forse se lui smuovesse il culo e verrebbe da me potrei pure pensarci, ma solo in quel caso.
Di certo non vado io da lui a chiedere di provare. Chiunque stia pensando questa cosa, può levarsela dalla testa. Non lo farò mai.
E se non è così? Se Billy non ha avuto l’imprinting come me, ma era solo attratto dal mio sangue?
Mi starò solo illudendo?
Oh, di nuovo! Io e Billy non staremmo mai insieme! Ficcatelo in quel cervellino bacato che ti ritrovi, Leah Clearwater.
Per la miseria! Quant’è complicata la vita. Ma non potevo avere una vita normale? Senza vampiri e licantropi? Senza imprinting?
Ecco, quel bastardo dell’imprinting. E’ lui la causa della mia rovina. Se non ci fosse stato, sicuramente a quest’ora sarei stata la signora Uley ed avrei dei figli. Tre, quanti ne voleva lui. Due femmine e un maschietto; voleva fare il beato fra le donne.
Sam.
Il mio primo ragazzo, il mio primo amore, il mio primo bacio, la mia prima volta. Primo, primo, sempre primo. Era sempre la prima cosa a cui pensavo quando mi svegliavo. Il mio mondo girava veramente attorno a lui.
Emily.
Anche lei, oltre a Sam, era una delle persone più importanti della mia vita. Forse, la più importante. Quella a cui potevo confidare tutto e sapevo che non mi avrebbe mai giudicato, né avrebbe sputtanato tutto ai quattro venti. Quella persona sulla quale potevo appoggiare in modo sicuro la mia vita. Lei era una, ma era tutto per me.
Sam e Emily.
Il mio amore e la mia amicizia.
Sam e Emily, che ora sono una cosa sola.
Rido fra me e me. Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Proprio io che chiedevo solo una vita semplice?
Il destino a volte è proprio bastardo. Ho perso l’amore e l’amicizia in un solo maledettissimo istante. E in un solo maledettissimo istante la mia vita si è capovolta, nuovamente.
“ Ciao Leah “, il saluto di mia cugina alle mie spalle mi fa sobbalzare. Non l’ho sentita arrivare.
“ Ciao Emily “, ricambio senza neanche prestarmi a guardarla. Le onde, che si sciolgono a riva, sono più interessanti di lei.
Si posiziona di fianco a me e si siede. Deve essere sicuramente stanca con quel pancione davanti.
Mi siedo anche io e mi stringo nelle spalle.
“ Come stai? “, chiede spezzando il silenzio.
Giro leggermente il capo per guardarla e la noto scrutarmi. Ha sempre fatto così. Mi chiede come sto e poi mi fa la radiografia per vedere se mento o meno. Ho sempre apprezzato ciò, mi rassicurava in un certo senso. Ora però no. Mi dà fastidio, perché ormai sono abituata a non essere più compresa da nessuno. Tutti mi giudicano per il mio caratteraccio, ma loro che ne sanno di quello che ho passato io? Di tutto il dolore che provavo?
“ Bene “, mento. Non sto proprio bene con tutte le domande che mi frullano per la testa.
Sorride un po’ bastarda. “ Leah, Leah, Leah. Te l’ho detto mille volte che alla sottoscritta non sai mentire. Cosa ti tormenta? Ti vorresti confidare con me, come quando facevi una volta? “, nei suoi occhi vedo un po’ di speranza.
Cedo, sospirando. “ Sì “, sussurro, poi ritorno a guardarla. Mi vengono in mente ricordi di quando io e lei eravamo ancora migliori amiche e Sam era il mio ragazzo. Quello che mi chiedo è: come hanno potuto farmi questo? Soprattutto lei a cui raccontavo sempre tutto ciò che provavo nei confronti di Sam? Sapeva che sarei morta senza di lui, eppure l’ha fatto. Ha messo da parte la nostra amicizia per stare con lui.
“ Come hai fatto ad accettare l’imprinting di Sam? “, mi esce spontanea questa domanda. Forse, avrei dovuto usare giri di parole e chiedergliela con delicatezza, ma non ci posso fare niente. Mi è uscita di getto.
L’ho messa alle corde?
La vedo irrigidirsi e sobbalzare un pochino.
Sì, si sta sentendo messa alle corde, ma non volevo che si sentisse così. Io glielo chiesto solo per…
Avanti Leah dillo.
Per sapere come muovermi con Billy, ecco. Dovrei accettare questa verità.
La guardo nei suoi occhi scuri per rassicurarla un po’. Sembra capirmi, infatti si rilassa, poi sospira e incomincia a parlare: “ Accettare l’imprinting di Sam è stata una delle cose più difficili che io abbia mai fatto, Leah. All’inizio ho quasi rischiato di impazzire, non sapevo cosa fare. Se accettare Sam o meno. C’eri tu di mezzo “, le si inumidiscono gli occhi. “ Eri la persona più importante per me e… “, comincia a singhiozzare e mi sento un vero schifo. Nelle sue condizioni non dovrebbe stare così male. E non mente. Sta soffrendo veramente, le dispiace davvero di quello che ho passato, anche per causa sua.
Quasi istintivamente l’abbraccio, cullandola fra le mie braccia. Ha delle difficoltà a calmarsi, ma poi ci riesco. Le accarezzo i capelli, come facevo una volta.
“ Scusa “, mi dice e fa’ per alzarsi, perché ha la testa appoggiata sulle mie gambe. Io, però, la fermo e continuo a far scivolare la mano sulla sua testa. La sento tentennare leggermente, poi la vedo sorridere.
“ Andresti avanti? “, le chiedo riferendomi al discorso di prima.
“ Perché me l’hai chiesto? “
“ Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda “, faccio la bastarda.
“ Per Billy? Ho saputo, sai? Ne parlano già tutti. “
Riserva di merda. Ci sarà mai qualcosa che nessuno verrà a sapere così velocemente? Ma poi come fanno? Hanno i raggi x?
Continua a parlare, senza aspettare una mia risposta. “ Per me è stato come un colpo di fulmine… è stato come se avessi avuto pure io l’imprinting con Sam. Provavo tanta attrazione nei suoi confronti all’inizio, poi pian piano me ne sono innamorata veramente. E’ così anche per te? Dico, Billy ti attira? “
Sbarro gli occhi. Mio Dio, ma perché deve sempre sparare domande a raffica? L’ha sempre fatto con me. Penso alla sua domanda. Billy mi attira?
Quando ho avuto i suoi occhi addosso, mi sono sentita piuttosto strana. Dentro di me tutto è iniziato ad attorcigliarsi. Questa è attrazione?
“ Non lo so “, rispondo semplicemente facendo spallucce.
“Io dico di sì. Mi sono girata un pochino per osservarti ed eri tutta assorta nei tuoi pensieri “, mi sorride ed io arrossisco un po’. Sbuffo interiormente. Mi conosce troppo bene, come io conosco troppo bene lei. E prima, quando è scoppiata a piangere, erano lacrime vere.
“ E tu come stai? “, le chiedo lasciandola alzarsi.
“ Bene. Portare questo pancione è stancante, però tutto sommato va bene “, si accarezza la pancia, poi sorride. “ Vuoi? “, indica il suo ventre rigonfio. “ Sta scalciando come una matta, deve sentire la tua presenza. “
“ E’ una femmina? “, domando e la mia mano sta ferma dov’è. Non si appoggia da nessuna parte.
“ Sì, una bella femminuccia “, mi guarda e sorride, poi prende la mia mano fra le sue e se l’appoggia sulla pancia. E li sento. Tutti quei calcetti che mi fanno sorridere.
“ Ma ti fa male? “, domando inesperta.
Sorride ancora. “ No, affatto. E’ una sensazione piacevole. “
“ Sembra che vuole far ricordare della sua presenza. “
“ Sì, più che altro adesso vuole attirare la tua. “ E sembra vero, perché ora che sente un nuovo calore si calma, scalciando più piano.
“ Grazie, Emy “, dico sincera utilizzando il suo nomignolo.
“ Io ci sono e ci sarò, lo sai. Sempre se tu vuoi. “
Le sorrido leggermente e annuisco. Mi ci vorrà del tempo per riappacificarmi del tutto e riavere fiducia in lei.
Emily e Billy.
Ritornerò mai come prima? La Leah di un tempo, quella solare?
Sarà proprio Billy Black a farmi ritornare quella di prima?





Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Billy & Leah - 2^ parte ***


Stralci di vita - mezzo&mezzo




Avete presente quando siete talmente confusi da non riuscire a fare niente?
Ecco, io mi sento proprio così in questo momento. Sono nella confusione più totale e non riesco a fare niente di niente. Prima ho fatto quasi fatica ad alzarmi dal letto per andare in bagno.
Non so cosa fare né cosa pensare.
Ma perché nella mia vita ci deve essere sempre un gran casino?
Perché devo sempre avere dei problemi?
Mica sono Bella Swan che attiro ogni secondo disgrazie!
Per carità! Piuttosto avrei tentato il suicidio.
Ma davvero, della mia vita… cosa devo fare? O meglio, devo essere io a fare qualcosa?
Sono gli uomini a fare il primo passo non le donne. Funziona così, no?
Sì, ma intanto lui non si è ancora deciso a fare un cazzo!
Che poi, perché sono ancora qui alla riserva ad aspettarlo quando dovrei essere già a New York?
Cosa spero? Che corra da me? Se mi avesse voluto davvero, sarebbe già venuto.
Dio, che stupida che sono! E sono solo una povera illusa, che crede che la sua vita possa cambiare o migliorare…
Penso davvero di poter essere finalmente felice?
Sbuffo e mi giro su un lato abbracciando il cuscino.
Sono una pazza. Se resto qui ancora per secondo di più rischio di avere una crisi isterica.
Devo tornare a New York… no. Io torno a New York.
Finalmente mi sono decisa. E non avrò ripensamenti.
In questi ultimi anni New York è stata casa mia e mi sono abituata alla vita frenetica della città, anche volendo non riuscirei mai a ritornare a vivere qui.
Mi alzo dal letto, scalciando il lenzuolo, e mi sbarazzo del pigiama. Sì, beh, della cannottiera e dei pantaloncini.
Vado in bagno e mi do una sistemata veloce, poi scendo in cucina dove trovo la mamma ai fornelli.
Si volta a guardarmi. Sono scesa talmente in fretta che ho fatto un gran casino.
Mi guarda con aria di rimprovero.
“Ti sei alzata da quel letto finalmente” dice con un tono quasi canzonatorio.
Sospiro pesantemente ma intanto le sorrido, non ho voglia di litigare con lei, soprattutto per un motivo del genere.
Sono grande e vaccinata, non ho più bisogno della mamma che controlla quel che faccio, a che ora mi alzo, a che ora vado a dormire o cosa mangio, anche se… in un angolino della mia testa so che nonostante io sia una donna fatta e finita, lei sarà sempre la mia mamma, quella che si preoccupa.
“Ehm… ho deciso di ritornare a New York” le dico andando dritta al sodo. Meglio essere diretti su questa cosa, se solo sapesse quanto ci ho pensato mi farebbe un predicozzo e so che, in qualche modo, riuscirebbe a convincermi a stare qui ancora qualche giorno. E pensare di stare qui anche solo un altro giorno mi manda fuori di testa. Meglio mettere chilometri e chilometri di distanza: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Giusto, no?
Si volta a guardarmi e sul volto ha un’espressione amareggiata.  Scuote la testa e fa per dirmi qualcosa, ma prima che cominci sollevo le mani e la blocco, facendole capire che non sono disposta a starla a sentire, a contrattare o a farmi convincere del contrario. Ho preso la mia decisione. Ed è la cosa giusta da fare.
Sospira debolmente  e dice solo “Fai come vuoi.”
So che le piacerebbe se io tornassi a vivere qui, alla riserva, specialmente ora che mio fratello è lontano, ma io ho bisogno di allontanarmi da qui al più presto.
È in piedi di fronte a me, con le mani ingarbugliate nello strofinaccio, guarda il pavimento e la conosco troppo bene per non sapere che sta covando qualcosa e infatti non ci mette molto ad aggiungere “Prima però… vai almeno a salutare tuo padre.”
La fisso per qualche secondo poi abbasso il capo ed annuisco. Su questo ha ragione, non posso tornarmene a New York senza prima passare da papà.
Velocemente apro il frigo e mi verso un bicchiere di spremuta,  e mentre lo bevo mi stupisco che lei stia rispettando il silenzio che ho richiesto. Poi mi infilo le scarpe, prendo le chiavi della macchina e mi avvio verso la porta, la apro ma mi fermo un secondo sulla soglia, sbuffo e poi mi volto e la saluto con un ciao forse un po’ troppo freddo, ma se mi fermassi per salutarla in un modo più appropriato, so che non riuscirebbe più a trattenersi e mi renderebbe partecipe del suo pensiero. No grazie.
Il viaggio in macchina è estenuante, da casa al cimitero ci sono solo cinque minuti, ma sembra che il tempo abbia rallentato il suo corso.
Penso a mio padre e tutti i bei ricordi legati a lui affiorano velocemente ma sono taglienti come lame. Sono al contempo dolci e amari. Sono ricordi splendidi e nitidi nella mia mente, ma pensare a lui mi fa sempre male, anche se sono passati parecchi anni. Non c’è più, e non ci sarà mai più. E ora, più che mai, sento il bisogno di parlare con lui, di confidarmi, di chiedere il suo consiglio. Con le dita mi asciugo quelle due lacrime che mi offuscano la vista e parcheggio davanti al fiorista, ma prima di scendere, resto impalata a guardare il volante, come se potesse darmi lui, una risposta.
Ma di risposte non ce ne sono. Mi asciugo meglio e mi guardo nello specchietto retrovisore, e dico a me stessa che non ho bisogno di risposte, perché io ho già deciso.
Ma ancora non riesco a scendere. Non è solo mio padre, o questa situazione assurda con Billy… il problema è molto più grande.
Ho perso quasi tutti gli uomini della mia vita e fra un po’ perderò pure l’ultimo. Anzi no, l’ho già perso. Ormai Seth, da quando ha auto l’imprinting con quella… bambina, è lontano e non ha più tempo per la sua sorellina. Non verrà più a trovarmi a New York, come ha fatto in questi anni, non avremo più le nostre serate e io… sarò sola. E’ mio fratello, anzi, il mio fratellino, ma… era anche il mio migliore amico, era quella persona che mi ascoltava in quelle notti in cui lo sconforto mi faceva sua prigioniera, cercava di farmi ridere, prima, ma poi mi ascoltava e cercava di capire il mio dolore.
E in questi ultimi anni il nostro rapporto si era rafforzato, con quella cotta per Nessie non riusciva più a darmi troppo contro quando maledivo i vampiri: era triste anche lui per colpa di una vampira, o di quel che è… ma ora… non sarà più così. Quella bambina me lo ha portato via.
E indovinate di chi è la colpa?
Dell’imprinting! Di quel maledettissimo imprinting!! La rovina della mia vita.
Digrigno i denti e mi guardo per un’ultima volta nello specchietto e tra i denti mando tutto a fanculo, i vampiri, i lupi  e l’imprinting.
Scendo dall’auto e con un sorriso smagliante entro a comprare i fiori per mio padre, un bel mazzo di rose, i miei fiori preferiti, alcune di un bel colore giallo orlate di rosso e altre di un giallo pallido e poi mi avvio verso il cimitero, cercando di non pensare più a tutto quel che ho perso per colpa dei vampiri.
Scendo dall’auto facendo attenzione a non rovinare i fiori e quando arrivo sulla tomba di papà la prima cosa che faccio è accarezzare la sua foto.
“Ciao papà” lo saluto sussurrando sentendo una fitta al cuore. Mi manca, ogni giorno mi manca sempre di più. Sento gli occhi pungermi, ma trattengo il respiro e le rimando indietro.
M’inginocchio e poso i miei fiori a terra, tolgo quelli vecchi dal vaso che mia madre, con Charlie, continua a portagli ogni settimana. Sono un po’ sciupati, ho fatto bene a non venire a mani vuote. Ci metto le mie rose , aggiustandole un pochino in modo da farle stare ordinate.
E resto lì, di fronte a papà, e fisso la sua foto.
Oh, papà… mi manchi da morire… e le lacrime che prima ho trattenuto sgorgano libere.
Chino la testa e mi scopro a chiedergli in silenzio cosa devo fare. Mi do della stupida, mica avevo già deciso?
Con una scrollata cerco di riprendere il controllo e mi asciugo gli occhi passandoci sopra il braccio. Sono forte io, e sono decisa. Io ho già deciso…. e poi sono stanca di tutta questa merda.
Mi schiarisco la voce e incomincio a parlare con lui, come se mi potesse sentire.
“Spero che ovunque tu sia, tu stia bene papà. Qui va tutto bene. La mamma sta bene, Seth sta bene e pure io.” Rido e accarezzo al sua foto “Non sono mai stata capace di mentire, vero? Faccio proprio schifo come bugiarda.  Cosa vuoi che ti dica, papà? È tutto uno schifo, la mia vita sta andando sempre più a rotoli. Non passa giorno che non mi chieda il perché di tutto questo? Perché proprio a me, eh? Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto ciò?” dalla mia bocca esce un singhiozzo, oggi è proprio giornata da lacrime, che schifo!!
Mi asciugo gli occhi con il dorso delle mani e poi mi alzo. Non ce la faccio a rimanere qui. Mi fa troppo male.
Do un’ultima carezza alla sua foto, poi mi bacio due dita e gliele appoggio contro. La superficie è fredda e dura, niente a che fare con mio padre…  poi mi volto per andarmene, ma non vado da nessuna parte.  Anzi devo fare anche un passo indietro per non finirgli contro.
Ci fissiamo per vari secondi, poi lui arretra di qualche passo e abbassa lo sguardo.
Bene. Perfetto. Penso ironica. Mette le distanze.
Solleva ancora lo sguardo e mi guarda in modo insistente, poi incomincia a parlare.
“Non hai fatto niente di male Leah.”
“Ah no?” rispondo sarcastica. “Allora, perché mi va tutto storto? Perché non riesco a trovare un po’ di felicità e di tranquillità? Perché le cose non vanno mai come voglio io?”
Non ribatte e abbassa il capo, afflitto. Rimaniamo così, uno di fronte all’altro, senza fare niente. E senza dire più niente.
Cos’è venuto a fare qui, perché mi ha rivolto la parola se non ha risposte da darmi?
Perché cerca di tirarmi su il morale se non ha nulla da dirmi?
Ma quello che mi manda in bestia è che… sta lì, fermo. Non fa niente.
Cos’è venuto qui a fare?
E ancora mi sorprendo perché i miei pensieri non vertono più sui miei recenti pensieri, sulla perdita di mio padre e su quel dolore che mi affligge ogni giorno ma sono ancora su di lui, su quel che si dice lui abbia avuto con me.
Perché non fa niente?
E’ vero, ci sono varie cose che potrebbero ostacolarci e arrestare una nostra presunta relazione, però tentar non nuoce, no?
Almeno dicono così… poi volendo vedere… tra le varie leggi del branco c’è una che dice che le compagne dei lupi sono intoccabili. Quindi se avesse davvero avuto l’imprinting con me, nessuno potrebbe ostacolarci.
Ma guardalo… non fa niente, è lì, a pochi passi da me, ma sta per i fatti suoi. In questi giorni non mi ha cercata, o non ci siamo incontrati ma ora sono qui… eppure lui… non fa niente!!
Evidentemente non vuole stare con me. O forse… c’è  qualcosa che lo blocca.
Ma cosa potrebbe fermarlo?
I suoi figli? Ci sono rimasti di sasso quando lo hanno saputo, ma entrambi sono vittime dell’imprinting e sanno com’è… sanno cosa vuol dire.
Mia madre? Non so… ma se tra noi ci fosse qualcosa.. io resterei qui o tornerei a casa più spesso e avremmo più tempo per restare insieme io e lei.
O il fatto che il suo migliore amico era mio padre?  Forse sono tutti gli anni di differenza che ci sono tra noi…
O forse… il suo essere vampiro interferisce con il lupo? Forse teme di non resistere e mordermi? Eppure vive in mezzo agli umani da un po’ e non ha mai dato segno di aver debolezze… o per me è un discorso a parte?
Mi è sempre sembrato un uomo combattivo, uno che decide il suo cammino con la propria testa,  proprio come Jacob.
E allora cosa gli prende ora? Perché non combatte?
E se… oddio e se amasse ancora sua moglie? Se Sarah fosse ancora nel suo cuore…
D’un tratto mi sento triste, più triste di prima. Come se avessi subito un’altra perdita.
So quanto amasse sua moglie. Quando ero piccola, e ci capitava di passare le serate insieme, li guardavo con adorazione, sognavo anche io un futuro così. Il loro era un’unione perfetta, anche quella dei miei, ma la differenza d’età tra mamma e papà si è sempre vista, spesso erano in disaccordo, mentre Sarah e Billy erano perfetti insieme. Lui sempre attento e lei sempre molto amorevole. Ricordo gli sguardi  e quei discorsi muti che intercorrevano tra loro..
Lei è stata il suo primo amore. E il primo amore non si scorda mai.
Anch'io non dimenticherò mai Sam, e lui non dimenticherà mai Sarah, anche se sono passati tanti anni, oramai. Ma l’amore vero è anche questo. Sam e Sarah sono state due persone fondamentali per noi. Certo le nostre storie sono diverse, lei era sua moglie e gli ha dato tre figli, tra me e Sam la storia era intensa, ma rispetto alla loro, era solo agli inizi. Ma io con lui sono cresciuta. È stato il mio amico e il mio compagno per gli anni più importanti della mia vita. E anche i più felici. Come posso dimenticarlo?
E poi dopo sua moglie, Billy non ha avuto nessun'altra donna che io sappia. L'ho sempre visto solo, senza nessuno al suo fianco. Sempre solo  o con i suoi figli e i suoi amici.
O forse… è proprio questo il problema? Forse non sa come comportarsi con me... sarà per questo che  è lì, fermo, senza fare niente?
In fondo sono anni che non ha una compagna. Si sentirà insicuro? Magari crede di non essere più capace a conquistare una donna? E poi c’è tutto il resto, dalla differenza d’età, al fatto che sia anche un vampiro e tutti lo sanno che io odio i vampiri, non ne ho mai fatto segreto con nessuno. Pure i vampiri sanno che li odio!
Oddio, si! Dev’essere così!! Non sa come muoversi con me, ha paura di fare qualcosa di sbagliato.
E ora, ai miei occhi, appare come un uomo diverso. Strano come cambi l’opinione che si ha di una persona in base a quel che si sa sul suo conto.
“Come sta tua madre?” mi domanda interrompendo quell’ insopportabile silenzio che si è creato.
“Bene. Mi sembra felice con Charlie” penso davvero che la mamma stia bene. È da un po' che non la vedevo sorridere così facilmente. Charlie è l’uomo giusto per lei, non è un chiacchierone e sa rispettare i silenzi di mia madre, capisce quando lei ha bisogno dei suoi spazi.
Mi guarda e mi sorride leggermente.
“Ti posso assicurare che non la farebbe mai soffrire.”
“Sì, lo credo anch’ io. E’ davvero innamorato e io sono felice per loro, stanno bene insieme.”
Annuisce e tra di noi cala nuovamente il silenzio, ma stavolta sono io a romperlo.
“Come stanno Joshua e Sarah?” mi fingo interessata per i figli della mezza vampira, ma è anche vero che sono i figli di Jacob e io a lui devo molto, quindi gli sorrido sembrando un po’ più interessata di quel che sono per davvero.
“Bene, stanno bene. Joshua è un po’ triste per la lontananza di Emily, mentre Sarah Lee mi han detto che è uno spettacolo, e adora Seth, sai? Mi sembra che lui abbia preso bene il suo l'imprinting. "
Ahia, Billy. Hai toccato un tasto dolente.
Mi giro per dare ancora una sistemata al mazzo di fiori e lo sento mormorare “Qualcun'altro invece no.”
Mi sento tratta in causa, sospiro e torno a guardarlo. Meglio affrontare subito il discorso, è inutile tirarlo per le lunghe, almeno parto sapendo di non aver rimpianti.
"Ti riferisci a qualcuno in particolare?”
Abbassa lo sguardo e sussurra il nome dell’uomo che mi ha fatto soffrire tanto in questi anni, non ultimo proprio qualche giorno fa.
“Ah, già… L'altro giorno Sam è venuto a farmi una scenata. Come se fossi io quella che ha avuto l'imprinting.”
Mi guarda e nel suo sguardo leggo che è dispiaciuto. Sospira. Una, due, tre volte. Ha paura a lasciarsi andare, mi sembra evidente ormai.
Vorrei poter fare qualcosa, vorrei capire… ma qualcosa mi trattiene.
Sono gli uomini a fare il primo passo non le donne, no?
Questo pensiero mi ferma ma solo dopo pochi secondi mi rendo conto di quanto sia stupido vivere ancora di luoghi comuni, se non faccio qualcosa io, finisce che parto con un dubbio atroce che mi gira in testa, e a dirla tutta preferisco soffrire ora piuttosto che avere dei rimpianti dopo.
Mi chino sulla tomba di papà e sfilo una rosa gialla dal mazzo, una di quelle più chiare, poi gliela porgo.
Guarda il fiore, la mia mano e poi solleva lo sguardo su di me, non capendo le mie intenzioni, ma l’afferra comunque, stando ben attento però a non toccarmi.
"Nel linguaggio dei fiori, la rosa gialla pallida esprime la titubanza in amore e richiede conferma.” Gli spiego, cercando di restare il più neutrale possibile. “Domani parto, Billy. Ritorno a New York " gli dico, dandogli così anche un ultimatum. Non posso aspettare lui per tutta la vita, devo andare avanti.
"Ciao Billy" lo saluto e lo sorpasso, andandomene. Spero che capisca e si decida. O si o no. Non c’è molta scelta.
Faccio al massimo qualche metro, quando sento la sua mano prendere la mia per fermarmi. Una scossa mi attraversa e il mio cuore prende il volo. Era da un po' che non provavo una sensazione del genere, è come se mi fosse stata iniettata una dose di energia.
Lui non molla la presa, anzi la rafforza leggermente  e mi tira verso di sé, per farmi girare.
“Io… non sono bravo con le parole… non so dire le cose giuste, non in questo caso, ma se tu mi vuoi… io sarei molto onorato di stare con te, Leah.” Dice in un fil di voce, come se temesse che le parole stesse potessero rivoltarsi contro di lui.
Mi volto a guardarlo è ha un’espressione buffa sul viso, sembra un bambino, impacciato, insicuro, timoroso di rovinare tutto solo dicendo una parola sbagliata. Non riesco a trattenermi e sorrido. A suo modo è molto dolce, anche se le parole che ha usato sono di un altro tempo, mi ricordano dei racconti medievali che ho letto tempo fa…
Con la mia mano nella sua, a mezz’aria, aspetta una risposta, tenendo lo sguardo basso.
Mi scopro a guardarlo con gli occhi di una donna e non più di quella ragazza che lui ha visto crescere. In questo momento lui è un uomo che si interessa a me e io sono la donna che gli piace.
Mi piace questa sensazione. Mi piace tanto.
Ora sono più sicura e sorridente gli domando se è sicuro di quel che vuole.
"Tu lo vuoi?" rimanda a me la decisione finale.
Io lo voglio?
In un lampo rivedo la mia vita di questi ultimi anni, ripenso a quel che è successo, a quel che ho visto, a quel che ho perso e alla sofferenza da cui mi sono lasciata travolgere.
Voglio provare ad essere felice? Voglio provare a stare finalmente bene?
“Si…” sussurro, quasi intimorita pure io da questa piccola parola che vale quanto un sigillo.
Si avvicina cauto, ancora intimorito, guardandomi negli occhi e poggia le dita sulla mia guancia, mi tocca come se fosse un cieco che cerca di “vedere” il mio volto, mi carezza la guancia, il naso, la fronte ed io chiudo gli occhi.
Mi sta toccando solo con i polpastrelli, ma è un contatto intenso, ed è passato parecchio tempo dall’ultima volta che un uomo mi ha toccata in questo modo. Certo, in questi anni ho avuto delle storie, a New York, ma nessuno di loro mi ha fatto provare le emozioni che mi sta facendo provare lui con questo semplice tocco.
E' da tanto che qualcuno non mi tocca così. La sua mano passa nei miei capelli, mi sposta una ciocca dietro l’orecchio e poi si ferma sulla nuca, e lo sento avvicinarsi.  Un poco alla volta fin quando i nostri corpi quasi si sfiorano.
Ho gli occhi ancora chiusi, ma lo sento vicino, mi sento i suoi occhi addosso, mi annusa, mi respira e lo sento così vicino… troppo ma non ancora abbastanza. Spinta dalla voglia di sentirlo, copro la distanza che c’è tra noi e gli poggio le mani sul petto. Respiro il suo odore e fremo. Mi piace. Mi piace…
“Leah…” dice il mio nome con una dolcezza infinita, quasi sulle mie labbra, come a chiedere per l’ultima volta il mio permesso.
Non gli rispondo ma schiudo le labbra e lui mi bacia. Un bacio leggero, a fior di labbra, il più dolce che io abbia mai ricevuto.
Si stacca da me, e apro gli occhi, mi guarda e mi sorride. Poi mi si allontana di qualche passo e io vado in panico… cosa sta facendo?
Seguo tutta la scena trattenendo il fiato, e lo vedo chinarsi sopra la tomba di mio padre, infilare nel mazzo la rosa che io gli avevo dato e prenderne un’altra, una di quelle gialle orlate di rosso. Si volta e torna accanto a me. Mi porge le rosa e mi sorride. E mentre io cerco di capire il significato di quello scambio lui mi stringe tra le braccia e mi bacia e poi ancora e ogni volta con più ardore.

§§§§§§§    §§§§§§§

Angolo Autrice:
Prima di tutto Grazie mille Leaena !!! Hai fatto un lavoro fantastico, sei riuscita ad entrare nella mia testa e a capire come volevo fosse questo momento.
E poi ancora grazie a voi, care, che mi seguite anche in quest'avventura, che aspettate i miei aggiornamenti e mi sostenete con le vostre parole!!

Qui dovrebbe concludersi questo capitolo anche se già mi girano in testa altre situazioni e non è detto che la storia di Billy e Leah non abbia altri racconti, ma per ora Vi saluto e vi auguro Buone Vacanze!!

Ps: qui sotto troverete i significati dei vari colori delle rose e quindi scoprirete cosa ha voluto dire Billy donandole quella rosa.


LE ROSE :

Nel linguaggio dei fiori è simbolo per eccellenza della grazia e della bellezza.
È il fiore che ha ispirato i poeti di tutto il mondo e che nel corso dei secoli l'hanno definita in tanti modi, come ad esempio: la "regina dei fiori", la "figlia del cielo" e la "gloria della primavera".
Si dice che "ogni rosa ha la sua spina", poiché ogni cosa, anche quella più bella, ha necessariamente i suoi lati spiacevoli, e lo stesso significato ha il detto "non c'è rosa senza spine".
Si usa dire che "se sono rose fioriranno", se le cose andranno come si spera..

È una pianta antica e molto rustica, coltivata e incrociata in numerose varietà, che portano nomi a volte bizzarri e colori fantasiosi.
A seconda del colore la rosa assume diversi significati.

ROSA BIANCA
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la purezza.

ROSA GIALLA ACCESA
Nel linguaggio dei fiori la rosa gialla è il vessillo della gelosia.

ROSA ROSSA
Nel linguaggio dei fiori è senza dubbio la messaggera di un amore passionale e travolgente. Il rosso rappresenta il colore dell'amore, della vita, del sangue e del fuoco. Era considerato anche il colore del Dio della Felicità, che dispensava la ricchezza agli uomini.

ROSA GIALLA PALLIDA
Nel linguaggio dei fiori esprime la titubanza in amore e richiede conferma.

ROSA GIALLA ORLATA DI ROSSO
Nel linguaggio dei fiori indica l'amore tenero ed eterno.

ROSELLINA SELVATICA
Nel linguaggio dei fiori simboleggia l'innocenza.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Billy & Leah: Progetti ***


impaginazione







Due settimane. E niente. Più niente. O ancora niente.
Eppure credevo che… fossimo sulla buona strada!
Ma dopo quel bacio… dopo quei baci… non c’è stato più niente.
Certo ci vediamo quasi tutti i giorni, mi viene a trovare, mi porta rose o monili intagliati da lui, mi racconta la sua giornata, o la telefonata della sera precedente di Jacob, cosa succede là in quel posto sperduto in mezzo al nulla a ridosso di quella montagna coperta di neve praticamente tutto l’anno…
Ma… non parliamo d’altro, non parliamo di noi, di quel che siamo o di quel che saremo…
E ogni volta che mi decido a fare il primo passo… lui rovina tutto!! Quando entra in casa, saluta mia madre in un modo che mi fa arrabbiare, remissivo e pronto ad incassare un colpo, con il capo chino e gli occhi persi sul pavimento, come se si dovesse far perdonare qualcosa!!  E poi saluta me, ma non ci sono baci o sguardi carichi di passione e non usa appellativi che mi scaldino il cuore. No! Mi sorride e mi bacia sulle guance, come fossi una qualunque amica di famiglia.
Mi chiedo cosa gli passi per la testa…
Mi ha chiesto di restare e sono rimasta, ho rinunciato alla mia vita a New York per lui,  ho chiamato la mia coinquilina e le ho detto che non sarei più tornata, le ho pagato la mia parte d’affitto per altri due mesi, visto il quasi nullo preavviso alla rescissione del contratto e ho anche lasciato il mio lavoro, rimettendoci pure lì!
 Sono rimasta qui, per stare con lui, per provare a vivere quel che il destino ha voluto per me. Solo che le cose stanno andando a rilento, anzi… si sono fermate del tutto.
Voglio dire… quel giorno, davanti alla tomba di mio padre, lui ha fatto una scelta, gli avevo dato un ultimatum e lui ha fatto la sua scelta lì, mi ha chiesto di rimanere con lui e lì mi ha baciata… mi ha baciata!! Voglio dire, non me lo sono sognato!! Mi ha proprio baciata e…. fremo ancora se penso a quanta passione c’era in quei baci. E prima… quelle carezze… erano così intime che… mi sono sentita sua solo con quelle carezze.
Se avevo dei dubbi, le sue carezze li hanno spazzati via tutti. Solo che… avrebbe dovuto continuare a toccarmi in quel modo tutti i giorni, ogni ora passata insieme… invece si è allontanato, è tornato sui suoi ranghi, lontano, distante. E freddo.
Quando viene qui le sue parole sono insignificanti per me: mi parla di tutto tranne che di noi, non pianifica, non progetta… non so cosa voglia e non so più nemmeno cosa voglio io.
Lui è tornato sui suoi passi e ha fatto tornare me al punto di partenza. Indecisa ed insicura!! E io odio esserlo!!
Forse sarei dovuta andarmene lo stesso. O almeno avrei dovuto tenermi l’appartamento ancora per un po’. E il lavoro.
E ora che faccio? Non posso andare aventi così!!
Sono qui, di nuovo alla riserva, dove trovare lavoro è impossibile, a farmi mantenere ancora dalla mamma anche se ho quasi trent’anni e dovrei essere già indipendente da un pezzo.
Mi alzo dal letto e vado in bagno, fisso la mia immagine nello specchio e sbuffo.
Trent’anni… almeno così dice la patente! Ma eccomi lì!  Ne dimostro poco più di venti.
Forse sono troppo giovane per lui… forse legarsi a me ora sarebbe inopportuno...
Mi sporgo sul lavandino e mi avvicino ancor di più allo specchio fino a trovarmelo a pochi centimetri dalla faccia. Ispeziono la mia pelle alla ricerca di  quei tratti marcati che in genere denotano il passare del tempo, ma niente. Niente zampe di gallina ai lati degli occhi, nessuna borsa sotto, niente assottigliamento delle labbra… giovane, sono proprio giovane! Una ragazzina!!
Rido alla mia immagine riflessa: una donna normale scenderebbe a patti con il diavolo per restare nel fiore degli anni il più a lungo possibile, io invece… 
E tutto per colpa sua!!
Ma forse è proprio questo il problema.
Ne sono successe troppe per far passare anche questa come una cosa del tutto normale… forse si preoccupa di perdere credibilità… insomma… è.. è sparito per giorni senza dare spiegazioni, senza dire niente a nessuno, poi è tornato dopo un paio di settimane, bello fresco, più giovane di almeno dieci anni e, per completare l’opera, è tornato camminando sulle proprie gambe!!!
Per non parlare di quegli occhi rossi!!
Insomma la gente non è stupida!!
Se era su una sedia a rotelle un motivo c’era, no?
Ed è vero che la medicina, oggi, è avanzata e ogni giorno si fanno scoperte per salvare la vita alla gente, ma… sparire per due settimane e poi tornare in quel modo è proprio da film di fantascienza!!
Certo, questo è quel che sanno tutti. Che il dottore-vampiro, cioè il dottor Cullen, servendosi delle sue amicizie altolocate in campo medico, gli ha trovato un posto in un ospedale a casa di Dio, un luogo sconosciuto e lontanissimo, in cui lo hanno rimesso a nuovo… a costo zero!!
Solo perché è il padre del marito della sua nipotina!!!
Mi faccio una smorfia e rido ancora alla mia immagine riflessa.
“Forse la gente è davvero stupida!!”
Poi però torno subito seria e fisso la mia immagine con rabbia, serro le labbra e il mio sguardo diventa più duro ogni secondo che passa.
“E quanto sei stupido tu, Billy Black!!” dico con forza, prendo l’asciugamano e lo tiro contro lo specchio, rabbiosa.

“Tesoro… ehm… avrei bisogno di parlarti. Hai due minuti?” mi chiede mia madre mentre prendo la mia biancheria stirata dalla cesta.
“Dimmi.”
“No, avrei bisogno di fare due chiacchiere con te… da madre a figlia e da donna a donna…” mi rivela lei, lasciandomi un poco interdetta. Che intende dire?
“Dimmi.” Le ripeto ancora, ma stavolta mi giro e mi avvicino a lei posando sul tavolo ciò che ho tra le mani.
“Ci sediamo per un caffé? Ti va?”
La guardo incuriosita, poi guardo i miei vestiti deliziosamente piegati e profumati e ritorno sui miei passi, rimettendoli dove li ho presi, poi torno al tavolo e mi siedo.
Lei mi sorride e serve il caffé, poi si siede e sorseggia dalla sua tazza, lasciandomi stranita a guardarla.
Mi guarda, mi sorride e si schiarisce la voce.
“Charlie mi ha chiesto di andare a vivere con lui.”
Resto senza parole e senza respiro. In un nanosecondo una miriade di pensieri mi affollano il cervello e si mischiano gli uni con gli altri.
Ecco un uomo che sa cosa vuole. E la casa di mio padre? E il ricordo di mio padre? Oddio so che lei e Charlie stanno insieme da un bel pezzo e che lei non ha dimenticato mio padre e che mai lo farà… ma saperla qui mi dava sicurezza… ma sono anche felice per lei! So che se lo merita. So che lo vuole. So che ne ha bisogno. Anche  di non dormire più in quella camera, in quel letto. Il ricordo è sempre vigile… lo so anche io… dormire nella mia camera è un supplizio. Dormire in quel letto è un calvario… il rumore delle molle è un strazio ogni volta che mi giro… mi ricordano ogni volta che facevo l’amore con Sam, e che cercavamo di fare piano perché mia madre non se ne accorgesse al piano di sotto…  e quante volte siamo finiti a farlo sul pavimento..
“Leah… sono anni che stiamo insieme e io… io sono rimasta qui solo per voi. Tu eri lontana, ma ogni tanto tornavi e io volevo che avessi un posto a cui fare ritorno. E poi c’era Seth…  lui aveva bisogno di me,  prima perché era troppo piccolo per quella vita e poi… beh… ha passato momenti difficili, lo sai anche tu. Ma ora siete grandi entrambi e lui ora è partito per seguire la sua strada e tu…  anche tu hai la tua da percorrere…”
“Si.. io… si, scusa è che… detto così… non me lo aspettavo.” Ma so di mentire.
Sapevo che sarebbe successo, anzi quando tornavo a casa mi aspettavo sempre di trovarci solo mio fratello, sicura che la mamma avesse già preso in mano la sua vita.
E volendo vedere le cose come stanno… Billy mi ha chiesto di restare solo due settimane fa e io vorrei che tutto fosse in movimento già adesso, mia madre ha aspettato più di sette anni per far smuovere le cose, quindi dire che non me l’aspettavo è proprio una stupidaggine.
Sta insieme a Charlie ma non vivono assieme ed è come se vivessero la loro storia a metà. È normale volere di più.
“Ma… ecco… il fatto è che… avevo già deciso di trasferirmi da un po’, da quando Seth ha cominciato a stare da te mesi fa. Non ero più utile a nessuno e in quei mesi sono stata a casa di Charlie quasi in pianta stabile. Sono tornata quando… c’è stato bisogno di me, ma… ecco tuo fratello mi aveva già espresso il suo desiderio di andare a vivere da solo e si era messo d’accordo con Quil e uno degli altri ragazzi e io ho potuto muovermi come ritenevo giusto…” dice mia madre, cercando di spiegarmi qualcosa che però non mi è molto chiaro  e che lei stessa fatica a dire…
“Mamma, non ho capito niente. Ho capito solo che ti stai trasferendo da Charlie. E sono contenta per te, giuro. Credo che Charlie sia perfetto, davvero.”
“Si, anch’io lo credo. Abbiamo entrambi i nostri momenti… e li rispettiamo… e la cosa strana è che spesso sono rivolti alla stessa persona. Sentiamo spesso la mancanza di Harry e…. è bello avere accanto un uomo che non è geloso del tuo passato.” Dice con gli occhi lucidi, confermando le mie certezze.
Ha amato mio padre fino in fondo e un pezzo del suo cuore sarà sempre per lui. E sapere che Charlie lo rispetta è… è dolcissimo!!
“Ma quello che volevo dire è che… io credevo che tu saresti rimasta a vivere a New York… e Seth sarebbe andato a stare con i suoi amici… così io… ho affittato la casa. È una famiglia per bene, e qui verrebbero a vivere due ragazze, due sorelle, almeno per i primi tempi, perché una di loro è..”
Cosa? Cosa? No aspetta… cosa?
Le spiegazioni di mia madre scemano in un silenzio imbarazzante e il suo sguardo cade nel caffé nero che oramai si è raffreddato.
“Cosa…?”
“Annie e sua sorella Marjorie. Mi hanno già pagato la caparra e i primi tre mesi. Avrebbero già dovuto entrarci il mese scorso ma… con quello che è successo… ho chiesto di poter stare un altro paio di mesi e loro sono state davvero carine a concedermelo… ma ora…”
“Mi stai sbattendo fuori?” le chiedo con il fuoco in gola, rabbiosa e stordita.
“No. Ti sto solo dicendo che… dovremo andarcene da qui. Presto.” Risponde lei asciutta.
“E io… dove… dove credi io possa andare? Se tu vuoi andare da Charlie, vai, ma la casa resta a me! Qui sono cresciuta, qui ci sono tutti i miei ricordi… questa è casa mia!” sbotto io, non riuscendo a capacitarmi delle parole  di mia madre. E delle sue azioni! Ha affittato la casa di mio padre! L’ha data via! E senza dirmi nulla. E se me ne fossi andata? Quando lo avrei scoperto? Quando tornavo a farle visita?
“Cerca di capire… te ne sei andata via anni fa, dicendo che saresti tornata presto, ma sei stata via anni. Io ho creduto che oramai la tua vita fosse là e che non saresti mai tornata indietro. E ora… oh cielo, sono felice che tu sia tornata, come sono felice che Seth abbia trovato la sua felicità anche se lo ha portato lontano da me… ma è la vita, i figli crescono e seguono il loro cammino. Io devo seguire il mio e il mio mi porta a Forks, con l’uomo che mi sta restituendo un po’ di quella vita che la morte di tuo padre mi ha portato via. Non ho deciso di affittare la casa per fare un dispetto a te o a tuo fratello, ma pensando al vostro futuro e al mio. Sono soldi sicuri, che ogni mese rifocillano le nostre finanze, meglio di un impiego. Era stupido lasciare la casa vuota, lasciarla andare a ramengo solo perché vi sono legati dei ricordi. I ricordi ce li abbiamo impressi nella testa e nel cuore, non sono negli oggetti o nei luoghi… ogni volta che penserai a tuo padre lo ricorderai sulla sua poltrona, o nella rimessa o con la sua tazza del caffé stretta tra le mani.”
Stringo i denti e rimando indietro le lacrime che mi pizzicano gli occhi. So che ha ragione, non è la rimessa che mi ricorda mio padre,  è il suo ricordo che è vigile nel mio cuore a farmi pensare spesso a lui. Ma lasciare la mia casa a degli estranei mi sembra… oltraggioso.  E poi.. davvero, dove posso andare io?
Non ho amici nel vero senso della parola.... ho dei conoscenti… ma nessuno che sia pronto per un impegno del genere… magari per qualche notte… ma non per qualcosa a lungo termine.
Potrei chiedere a Kim ma con lei ho sempre avuto un rapporto superficiale, poi dopo quello che è successo con Jared… e non so nemmeno se sia qui alla riserva.
Emily… ci siamo chiarite, abbiamo fatto pace, per così dire… ma chiederle di ospitarmi è fuori discussione. Avere Sam in mezzo ai piedi tutto il tempo sarebbe… no, è davvero fuori discussione… già era un problema quando dovevo frequentare la loro casa in quel periodo, e lui era già schifosamente  premuroso allora, ora che lei è in dolce attesa… ma dilla tutta Leah, vederli insieme è ancora doloroso, nonostante tutti gli anni passati.
Quindi cosa mi rimane?
Dovrei cercarmi una casa e andare a vivere da sola, ma con quali soldi? Ho dei risparmi ma con gli affitti si azzererebbero subito e sarebbe un controsenso… ho questa casa che non mi costerebbe nulla e devo andare a buttare dei soldi per un affitto?
“Ne ho parlato con Charlie e per lui non ci sono problemi… anzi credo stia già inscatolando tutto quel che Bella ha lasciato…” strabuzzo gli occhi a sentir le sue parole e rimando indietro un conato di vomito solo per aver immaginato la mia vita in quella casa, in quella camera…
“Cosa? Ma stai scherzando? Dovrei venire anche io a Forks? Da Charlie? Nella… nella camera di Bella? Ma sei matta?”
“E allora dove pensi di andare? Io non vedo altre soluzioni!”
“Avresti potuto dirmelo che avevi affittato la casa, magari prima che io lasciassi il mio appartamento a New York!”
“Cosa centra l’appartamento a New York? Hai deciso di restare qui, di accettare… Billy e mi parli di New York?”
“MAMMA! Mi stai sbattendo fuori casa,  cosa dovrei pensare?”
“Non ti sto… ti ho detto cosa puoi fare. A me piacerebbe averti accanto ancora un po’… poi con il tempo, magari trovi un lavoro e puoi andartene dove vuoi!”
Sono furiosa. Ho voglia di urlare e di rompere qualcosa… e … ho voglia di correre.
Ecco, questa è l’unica cosa che mi manca del mio essere un lupo. Quel correre libera nel vento, lontano da tutto e da tutti. Ecco vorrei correre, lontano da qui, lontano da lei e dalle sue parole.
Mi alzo di scatto, facendo quasi rovesciare la sedia e mi allontano da lei, la sento alzarsi e venirmi dietro, mi chiama ma io faccio finta di non sentirla. Esco di casa e mi incammino a passo svelto sulla strada. Voglio andare lontano. Lontano…. Solo… lontano.

Si, proprio lontano sono finita. Seduta su una roccia sulla spiaggia. Proprio in capo al mondo….
Guardo il mare e le onde infrangersi sulla riva, cercando di non pensare a me e alla mia vita e alla sfortuna che mi perseguita…
Non ho amici… eppure una volta ero simpatica e ne avevo tanti. Certo avevo Sam e poi Emily, ma non avevo solo loro, ma la mia trasformazione mi ha portata all’isolamento, nessuno doveva sapere, e ho tagliato i ponti con tutti. E ora non ho nessuno su cui fare affidamento, nessuno a cui chiedere di ospitarmi… che tristezza… mi faccio pena da sola…
Ma non posso proprio finire a Forks, non posso seguire mia madre che va a vivere con il suo compagno!
“Hai avvistato qualche nave?”
Mi volto di scatto e quasi cado dalla roccia, ma un paio di braccia mi raggiungono rapide e mi sorreggono, e inevitabilmente mi trovo con la faccia premuta contro il suo petto.
Sollevo lo sguardo e  incontro i suoi occhi… un brivido e cerco di riprendere equilibrio. Non mi abituerò mai a quegli occhi rossi.
“Cosa ci fai qui?” gli domando, ma non gli lascio il tempo di rispondere che ho già capito cosa possa essere successo “ti ha chiamato mia madre, vero?”
Sbuffa e annuisce e si mette davanti a me, oscurando il panorama.
“Era preoccupata.”
“Beh, poteva evitare di darmi quel calcio….”
“Calcio? Quale calcio?” chiede allarmato.
“Non ti ha detto che va a vivere con Charlie? E che ha affittato la casa e che quindi io non ho più un tetto sopra la testa? Ah già! Secondo lei potrei andare con lei, trasferirmi a Forks e occupare la camera di Bella. Pensa un po’ che bello! Io e mia a madre a casa del suo compagno e io che occupo la cameretta di quella stupida che ha preferito i vampiri!! Io che odio i vampiri…” gli spiego con tono ironico.
“Ma non ti ha presa a calci…”
“Oh… Billy è… è un modo di dire! Non lo ha fatto fisicamente ma è come se lo avesse fatto.”
“E’ una decisione che ha preso mesi fa… non puoi darle colpe…”
Lo guardo furibonda. Non può essere d’accordo con lei!!
Ma subito tutto s’incastra: io e lui non siamo sulla stessa lunghezza d’onda per le cose che riguardano noi, come possiamo pensarla allo stesso modo sul resto? Impossibile!!
“Beh, d’accordo o no… devo trovarmi una sistemazione. E a quanto ho capito anche alla svelta…”
“Hai già qualche idea?”
“Certo!!!” gli rispondo con esagerata euforia “Andrò a casa di quella mia grande amica e… ops.. ah… no, non posso, la mia grande amica aspetta un figlio da quello che prima era il mio ragazzo… non credo sia una cosa fattibile.”
Resta in silenzio e mi guarda con un’espressione strana che non riesco a decifrare e allora continuo con il mio romanzo per capire se riesce a vedere il mio punto di vista.
“E tutti gli amici che avevo un tempo…. Credo si siano dimenticati di me: sai avevo dei segreti, fino a qualche tempo fa, che non potevo rivelare a nessuno e a furia di nascondere le cose ho perso il contatto con tutti!! Bell’amica eh? E allora sai… non ho nessuno a cui chiedere asilo e non ho abbastanza soldi in tasca per permettermi un appartamentino tutto mio. Quindi… no!! Non ho idee al momento, perché tu invece ne hai qualcuna da propormi?” gli chiedo con un sorriso falso e canzonatorio.
“Certo. Puoi venire a casa mia. Io ti ospiterei più che volentieri.”
Resto a bocca aperta a guardarlo sbalordita per alcuni secondi, cercando di registrare nel modo corretto le sue parole, ma più me le ripeto nella testa più il significato non cambia restando comunque astruso.
“La casa di Jacob e Nessie è rimasta vuota e loro l’hanno lasciata a me e Rachel, ma Rachel presto si sposerà  e Paul ha già preso una casa sul lungomare e io… beh io resterò solo e la casa è grande.
Tu potresti occupare la casa di Jacob e avremmo in comune solo la cucina… credo che sia una buona idea.”
Ecco. Mi sembrava strano… un passo avanti e dieci indietro.
Mi chiede di restare, mi bacia e poi si allontana.
Mi offre casa sua, ma poi si corregge e mi offre quella parte di casa che è rimasta vuota, ben lontana da lui.
Chiudo gli occhi e sbuffo, cercando di trovare un perché, una ragione… qualcosa che mi aiuti a capire, ma non esiste un motivo vero e proprio o forse sono io a non vederlo o forse è lui che se lo tiene per sé. Con questi pensieri per la testa non riesco a stare zitta, non riesco a sopportare ancora questa situazione e con rabbia gli pongo l’unica domanda che mi viene in mente.
“Ma cosa vuoi tu da me?”
“Scusa?” mi chiede lui facendo un passo indietro.
“Mi stai facendo impazzire, mi hai chiesto di restare e poi ti sei allontanato, sei tornato sui tuoi passi, ora mi offri di trasferirmi da te, ma in quella parte di casa in cui tu non abiti. Io non… non capisco…”
China la testa di lato e mi guarda dubbioso.
“Non fraintendere le mie intenzioni. Io voglio averti al mio fianco, ma voglio fare le cose come vanno fatte.”
“Scusa?”
“Leah… ho gli occhi di tutti puntati addosso… ho subito troppi cambiamenti in troppo poco tempo, non sarebbe una cosa facile spiegare come una giovane donna possa interessarsi a me e… vivere con me come mia compagna.” Mi spiega lui e mi sembra di ascoltare quel disco rotto che stamattina mi girava in testa, ma poi scuote la testa e abbassa lo sguardo “No, la verità è.. che… sarebbe una cosa sconveniente per te. Lo so che ora può sembrarti stupido, ma è.. colpa mia. Quando mi sono accorto di quel che era successo ho cercato di resistergli, e ho cercato di guardarti da lontano, per assicurarmi che tutto andasse bene, che tu stessi bene. Quando ti ho vista al cimitero… non ho saputo stare al mio posto e ho sentito il bisogno di proteggerti dalle tue stesse paure. Poi quando mi hai detto che tornavi a New York mi sono sentito perso. Se ti lasciavo andare, ti avrei persa. Saresti stata troppo lontana e io non avrei potuto vegliare su di te. Ma anche allora ho sbagliato, non sono riuscito a resistere o ho ceduto alle mie pulsioni. Ma ora sto cercando di fare la cosa giusta. Tu hai bisogno di un posto in cui vivere e io ho una casa  vuota. È risaputo che la mia casa è sempre stata aperta a tutti, quindi la gente non sospetterà se tu…”
“Ma chi decide cosa è giusto e cosa non lo è?” gli chiedo, interrompendolo, riuscendo a capire solo in parte le sue motivazioni.
“Non voglio che la gente parli male di te. Ho già visto troppe volte mettere al banco persone che non se lo meritavano… anni fa qualcuno si è venuto a lamentare con me perché tua madre frequentava Charlie dopo solo un anno dalla morte di tuo padre. Io so che si sono comportati bene, entrambi… ma la gente…”
“E se non mi importasse della gente? E se fossi stufa di guardarmi attorno? Lo facevo già quando dovevo uscire di casa di nascosto, la notte per fare le ronde o quando tornavo a casa  la mattina, con addosso abiti troppo leggeri o troppo corti.”
“Ma io… io…”
“Ti importa di quello che la gente pensa di te! Allora non dire che ti preoccupi per me! Mi sembra di sentire Sam! Mi ha detto che non potevo accettare il tuo… imprinting, mi ha detto che era fuori luogo, sbagliato… che ero troppo giovane per un uomo come te… aveva ragione lui allora?” inveisco contro di lui, arrabbiata e frustrata dalla verità.
“No! Non è così!” sbotta lui avvicinandosi “Non mi importa nulla! Né quando si è trattato di tua madre né ora! Ma sono io che voglio fare la cosa giusta! Se vuoi stare con me, voglio fare le cose fatte bene.”
“E come sono le cose fatte bene?” chiedo spossata e stanca di tutte quelle inutili parole.
“Beh… ti… ti vorrei corteggiare e poi… alla fine… con una cerimonia intima… ci… ci sposeremo”
Mi… mi vuole sposare?
Io sposata? Io… una moglie?
Il … ma… matrimonio?
Cioè non c’è stato più di un paio di baci tra noi e mi parla di matrimonio?
Ma nel momento stesso in cui lo penso, mi rendo conto di essere una contraddizione vivente.
Fino a stamattina mi lamentavo perché non faceva progetti e ora mi lamento perché fa progetti a lungo termine?







Buooooongiorno care!!!!  
Eccomi con il seguito, che ne pensate??

Un bacio e .....

 




Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Billy&Leah ***



mqn2.jpg

Leah: presa di posizione

Primo giorno nella casa nuova. Ho portato con me tutto quello che mi sembrava giusto non lasciare alle due stronze che si approprieranno di casa mia, non cose solo mie ma anche qualcosa che apparteneva a mio padre e a cui sono affezionata in modo particolare. Anche se sistemare la sua vecchia poltrona in questa casa non è stato semplice: stona con tutto!
Per questo l’ho fatta mettere qui, in camera da letto. Ci passo davanti e storco in naso. Quella pelle rossa segnata dal tempo non centra nulla con il bel copriletto grigio con effetto sfumato o con la miriade di cuscini dalle varie tonalità dal bianco al nero che decorano il letto.
Il letto sembra quello di un’esposizione e la poltrona sembra uscita dalla discarica. Ma è la poltrona di mio padre… forse però… potrei comprare un telo in tinta e ricoprirla…
Dalla porta Embry si schiarisce la voce per richiamare la mia attenzione.
“Ho sistemato la bici di tuo padre in garage…”
“Ahm… grazie.”
“Hai bisogno di qualcos’altro?”
“No, grazie… ho tutto.” Anche troppo a dirla tutta. Mai avuta una camera così grande, o una cabina armadio o un bagno in cui potrei anche nuotare nella vasca…
Lui si guarda attorno, sospira e affonda le mani nelle tasche. Sembra abbia qualcosa da dire ma che non trovi il modo per farlo.
“Dimmi.” Lo esorto, anche se è strano che Embry si tenga qualcosa per sé.
“Non fraintendermi… sono contento per te, insomma tu senza casa, questa era vuota… è stata la soluzione migliore, ma da qualche parte, giù in fondo, mi dà un po’ fastidio. Una casa così grande, così bella e per di più completa in tutto… insomma se Rachel non la voleva poteva dirlo che me la sarei presa io. Magari era la volta buona che approfondivo il rapporto con Billy.”
Lo guardo allibita non sapendo cosa dire. Poi farfuglio qualcosa sulla sua, quella che si è preso sulla spiaggia.
“Certo che mi piace! È isolata e posso fare quello che voglio… ma la sto pagando e la pagherò ancora per qualche anno. E anche io come te non ho un lavoro, non uno vero e proprio, eppure lo sto facendo.”
“Embry… non so cosa dire… a me è stata offerta. Se sapevo che la volevi per te non avrei accettato…”
Sbuffa e dondola sul posto.
“Hai ragione… mi sto lamentando con te quando non è a te che dovrei dire queste cose… ma parlare con lui a volte è proprio impossibile.” Alza lo sguardo su di me e mi fissa silenzioso.
“Cosa c’è?”
“Si dice in giro che lo hai accettato…”
Il suo commento mi fa prudere le mani e la lingua e la voglia di mandarlo a quel paese mi solletica non poco, ma mi mordo la lingua e lascio cadere il silenzio.
“E’ vero? E’ per questo che sei venuta ad abitare qui?”
Lo  guardo per qualche minuto senza dire nulla e mi viene il dubbio che l’astio di prima non fosse rivolto tanto al fatto che mi sono trasferita qui ma piuttosto alla possibilità che tra me e Billy ci sia qualcosa.
“Se così fosse ti darebbe fastidio?”
Non risponde subito, ci pensa qualche attimo, poi scuote la testa.
“E allora cos’è che vuoi sapere?”
“E’ vero che Sam ti ha fatto una scenata?”
Lo fisso senza rispondere e dopo qualche attimo lui sogghigna.
“Che stronzo… con che coraggio? Prima ti lascia e poi… è contrario se qualcun altro ti gira attorno?”
“Gli dà fastidio che sia Billy: per la differenza d’età e… forse anche per tutto quello che c’è stato tra di noi. Voglio dire, non è uno sconosciuto, era amico di mio padre, mi ha vista nascere, crescere…”
“Ma a te queste cose danno fastidio?”
Non so cosa rispondere. In effetti un po’ si… pensarmi con l’amico di mio padre, quello stesso uomo con cui la mia famiglia si trovava il sabato sera quando ero piccola… è strano.  Ma non del tutto. Lui mi conosce, io conosco lui. Conosciamo il nostro passato e questo può essere un punto a nostro favore. Un po’ come mia madre e Charlie: lei stessa ha detto che a volte si perde a ricordare mio padre e Charlie la rispetta, rispetta i suoi bisogni e i suoi spazi. Per noi potrebbe essere lo stesso. Certo, sempre che tra noi prima o poi qualcosa si sblocchi.
“Non tanto vero?” chiede Embry  e sono in quel momento mi ricordo di non essere sola.
“No, non tanto.”
“Quindi… tra qualche tempo potrò considerarti la mia matrigna?” chiede fingendosi esaltato dalla cosa.
“Non provarci!” ribatto di petto ma poi tutta quell’enfasi si sgretola.
“A dire il vero non so nemmeno se succederà mai…”
Mi guarda stranito e fa un’espressione buffa e stranamente mi sento a mio agio. Anche se non è poi così strano. È vero, io ed Embry non siamo mai stati amiconi, lui per i miei gusti è sempre stato troppo libertino e troppo giullare mentre io sono riservata o come dice lui musona, quindi creare un legame è sempre stato difficile. Ma, a parte il modo frivolo con cui conduce la sua vita, so che lui è uno presente, uno che quando chiami corre, uno che ti fa scudo con il suo corpo se serve, quindi non è così difficile sentirsi al sicuro con lui.
“Sai… vuole sposarmi.” Dico scatenando in lui la reazione che mi aspettavo. Sgrana gli occhi e resta a bocca aperta.
“Si… prima o poi. Ma vuole fare le cose con calma, vuole dare alla gente il tempo di abituarsi della mia figura accanto alla sua. Per il mio bene e anche per il suo.”
“Ma tu sei…. Voglio dire… cioè non è che ci si sposa così… tanto per…”
“No… cioè… non so… no!” sbuffo e mi siedo sulla poltrona. La seduta si affossa un po’ troppo… dovrei portarla a far mettere a posto se voglio davvero tenerla.
“Sono… interessata… cioè era l’ultima cosa che mi aspettavo, non avrei mai pensato che… però… voglio dire… non sono innamorata… cioè… non…nel senso che… voglio dire…” mi sto ripetendo e sentirmi tanto impacciata mi dà fastidio. Io sono quella dalla risposta pronta no?
"Non me lo aspettavo, non più ormai. C’è stato un tempo in cui anelavo l’imprinting solo per passare oltre… ma ora mi sembra decisamente fuori tempo massimo. Però… non mi lascia indifferente. Capisci quello che voglio dire?”
Piega la testa di lato e si appoggia allo stipite, arricciando le labbra. Ho fatto un discorso troppo enigmatico perché risulti chiaro.
“Quando ho capito cos’era successo mi ha mandata in panico, prima, e poi… non so, è come se fosse finalmente giunto qualcosa che…” sospiro ancora e mi chiedo dove siano finite le parole giuste per spiegare cosa provo “non sono rimasta indifferente, ecco! Potevo far finta di nulla e tornare a New York, riprendere la mia vita, il lavoro e tornare qui quando sentivo il bisogno di vedere mia madre… e invece sono rimasta per lui. Ho seguito… l’istinto. Forse posso essere felice anche io qui, senza andare chissà dove… e lo so che è strano, so che lui è Billy… voglio dire… potrebbe essere mio padre, ma… qualcosa in quello che ha detto e fatto per tenermi qui… ha fatto effetto.”
“Ma…?”
“Ma cosa?”
“Tu che balbetti, che fai un giro lunghissimo per dare una risposta… beh è strano! O New York ti ha cambiata o c’è qualcosa che non mi hai detto.”
Rido, anche se tristemente. Sembra una persona così superficiale e invece riesce a scorgere anche quello che cerco di nascondere. Avremmo potuto essere amici… certo, se solo io non fossi stata così pedante al tempo…
“Ha fatto qualcosa per tenermi qui ma poi… basta. Non mi aspetto grandi cose… ma almeno che sia presente. Ad esempio… perché ci sei tu qui? Perché hai dovuto darmi una mano tu per il trasloco? Non poteva venire lui? Sarebbe stata un’occasione per stare assieme…”
Sospira e annuisce.
“Lui… non è di tante parole. Ho scoperto tempo fa di essere suo figlio. Ma io e lui questo argomento non lo abbiamo mai affrontato.”
Restiamo in silenzio ed entrambi lasciamo spaziare i nostri sguardi per la camera, come per sciogliere una sorta d’imbarazzo.
“Però trovo stupido questo aspettare che la gente si abitui. Voglio dire… a me non me ne frega un cazzo degli altri… io faccio quello che voglio e delle malelingue non mi curo… quindi…. Perché farti venire qui a vivere? Non potrebbe sposarti subito?”
 “Scusa?”
“Si. Insomma… la gente ha sempre da dire, ogni cosa che fai alla fine a qualcuno non va bene e la cosa si propaga a macchia d’olio. Guarda Nessie e Jake. Nessie ha voluto sposarsi qui, alla riserva, in mezzo alla gente di Jake, con un rito antico, che richiamasse la sacralità del matrimonio e l’importanza che ha per lei il fatto che lui sia un Quileute. Lo ha fatto perché lo sentiva, per essere accettata e tutti hanno partecipato al matrimonio, tutti hanno bevuto, brindato e mangiato con loro. Poi… tutti ad additarla come la bianca che s’intromette in cose più grandi di lei. E del loro matrimonio parlano ancora tutti, in bene e in male. Soprattutto in male. Secondo me se vi sposate subito farete scalpore in una volta sola, tutti parleranno ma poi la cosa scemerà. Invece ora tu vivi qui e tutti dietro alle spalle a dare la propria versione. Quando non vedranno il pancione crescere avranno ancora da dire, se poi il vostro rapporto progredirà… giù altri pettegolezzi e se alla fine vi sposerete ne diranno ancora e ancora. date alla gente qualcosa da dire ora e vivete la vostra storia coi vostri tempi. Mi sembra di capire che tu hai voglia di provarci, lui pure… solo che teme il giudizio degli altri.”
“Ma se non so nemmeno se… ci sarà un futuro per noi… è così… lento! Sembra… insicuro!”
“Fai tu il primo passo.”
Ancora? Ricordo quel giorno al cimitero: io mi sono mossa per prima, se aspettavo lui sarei ancora inginocchiata sulla lapide di mio padre!
“Credo che sia nel dna dei Black essere un po’ torti in amore: anni fa se Nessie non fosse venuta qui a cercare Jake a quest’ora… cazzo potrei essere io, ora, il capobranco! Non ci avevo mai pensato…”
“Quindi non devo stupirmi se fa un passo avanti e due indietro?”
“Già… credo tocchi a te tenerlo fermo sul traguardo raggiunto. E spingerlo avanti, verso il prossimo.”
“Uhm… mi prospetti un futuro roseo e felice… grazie.” Dico sarcastica anche se so che ha ragione.
“Bah… ho detto anche troppo… mi ritiro nei miei appartamenti.” Si volta e fa per andarsene ma poi torna sui suoi passi.
“Ah, comunque… se un domani vuoi lasciare questa casa, fammi un fischio.” Dice facendo l’occhiolino. Lo mando a quel paese ma intanto rido.
Una volta sola mi sento davvero sola. In una casa grande piena di mobili e comfort, mi sento sola. E, dopo questo discorso, sento Billy ancora più lontano. C’è una porta che ci divide ma è come se fosse un muro.

Sono solo tre giorni che mi sono trasferita e già me ne sono pentita. Chissà che mi credevo… magari di passare delle ore con lui una volta qui, chiacchierare mentre cucino o durante i pasti… solo che mi sono dimenticata di un piccolo particolare: lui non mangia. Non tocca cibo. Anche se si trasforma in lupo è un vampiro a tutti gli effetti. Beve solo il sangue dalle sue prede, quindi è inutile sperare che possa sedersi al tavolo con me e degustare i miei manicaretti. E io devo imparare a cucinare solo per me… cosa che mi è sempre risultata difficile. Non sono mai stata davvero da sola, anche a New York ero io la cuoca di casa e Jeanne apprezzava un sacco. Ma non è neanche questo il punto: non mangia ma almeno potrebbe degnarsi di tornare a casa e sedersi al tavolo con me. Invece sono sola per la maggior parte del tempo.
Quando mi alzo al mattino lui non c’è già più, torna nel pomeriggio ma sta quasi tutto il tempo nella rimessa, poi esce ancora e chissà quando torna. Prima di uscire mi chiede sempre se ho bisogno di qualcosa, ma devo davvero essere io a dirgli di restare? Che ho bisogno di parlargli? Prima veniva a trovarmi, restava una mezzora e parlavamo di cose futili, ora nemmeno più quello. È una situazione opprimente.
E il discorso fatto con Embry l’altro giorno mi sembra sempre più un’utopia.
Ogni tanto torna Rachel, lei e Paul non sono ancora sposati ma vivono già assieme, credo torni per sistemare la camera di Billy… potrei farlo io ma non voglio impormi su di lei e vorrei che fosse lui a propormelo. In fondo nei suoi piani un giorno noi saremo una coppia… sconsolata passo il panno umido sul lavandino.
Suona il campanello e mi ritrovo a fissare la porta con una voglia pari a zero di vedere qualcuno. Ma apro comunque. E me ne pento subito.
“Cosa ci fai qui?”
Mi guarda per un attimo poi entra quasi spintonandomi indietro.
“Ohi! Cos’è non conosci più le buone maniere?”
“Se questa è una ripicca è davvero esagerata!” sbotta Sam rivolto verso il muro.
“Scusa?”
“Tu. Qui. Con Billy. Ti rendi conto? È Billy! Era l’amico di tuo padre, andavano insieme a pesca e passavano le ore a giocare a carte! E ora tu… stai con lui? È un vecchio! E ora è anche un vampiro! Vuoi tentare la fortuna? O forse il tuo è un macabro gioco? Se vuoi morire ci sono modi meno cruenti!”
“Non credo di capire quello che stai dicendo. Ma sai una cosa? Non m’importa! Hai perso il tuo potere su di me tanto tempo fa! E non sto parlando di te come capobranco!”
Chiude gli occhi e serra i pugni. Sta cercando di controllarsi. Mi allontano di qualche passo, non voglio finire con il viso sfregiato come mia cugina!
“Io non ho potuto scegliere. Ho dovuto… fare quello che ho fatto. Ma una parte di me non ha mai smesso di amarti, lo sai! E quando sei entrata nel branco ho sofferto per te… sapevo che i miei pensieri su Emily ti facevano male ma anche in quel caso non potevo farci nulla. Ma ora…”
“Oh ti prego! Risparmiami questa solfa! Hai avuto l’imprinting con Emily ma avresti potuto cercare di resistere se davvero mi amavi ancora! Invece no… e non hai avuto nemmeno il coraggio di dirmelo subito: hai lasciato che mi crogiolassi nel dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato. Hai una vaga idea di quello che ho passato?”
“Tu non sai quello che dici… l’imprinting è…”
“Basta! Finiscila! E vattene!”
“No Lee-lee…  io… voglio provare a rimediare...” dice e mi mette le mani sulle braccia e mi accarezza dolcemente guardandomi negli occhi. In un primo momento cerco di vedere altro in questo suo atteggiamento perché la prima impressione sarebbe troppo rivoltante se fosse vera… mi si avvicina ancora e schiude le labbra… oh merda!
Gli poggio le mani sul petto e lo spingo via. Lo muovo di soli pochi centimetri ma tanto basta per fargli capire che deve lasciarmi andare.
“Lee-lee potremmo… farcela. Sono passati anni e io sto cercando di non mutare più… se torno ad essere…”
Mi viene la pelle d’oca a sentirlo parlare in questo modo: non è il Sam che conosco, che amavo!
“Con che coraggio vieni qui a propormi una cosa simile? Ora che Emily è incinta? Ora che… anch’io sono oggetto di un amore devoto come quello che tu hai donato ad un’altra? E non osare chiamarmi mai più in quel modo!!”
Si volta dandomi la schiena e ancora serra i pugni.
“Non puoi dire sul serio… Billy è…”
“E’ qui!” tuona una voce dietro di noi. Sam si volta di scatto con gli occhi sgranati e ha un leggero tremito. Billy è davanti alla porta, in mano stringe i gambi di un mazzo di fiori le cui teste sono ormai inguardabili.
“Se vai via ora farò finta di non averti trovato in casa mia a proporre alla mia donna un tradimento in piena regola.” dice guardandolo con gli occhi a fessura. Il rosso sembra ancora più inteso del solito in questo momento.
Sam abbassa la testa e lentamente gli passa davanti, guardingo, e poi se ne va.
“Allora sono la tua donna?” chiedo mentre chiude la porta.
Si volta ma non mi guarda, solleva i fiori e sbuffa… poi li accortoccia e li butta nell’immondizia.
“Mi spiace… li ho rovinati.”
“Sono la tua donna?” ripeto piazzandomi davanti a lui, obbligandolo così ad affrontarmi.
Mi guarda negli occhi e mi chiede se è deve proprio ripetersi mandandomi su tutte le furie.
“Secondo te mi sento la tua donna? Non so nemmeno cosa ti passa per la testa! Mi hai prospettato un futuro insieme, come una coppia sposata, ma ora? Cosa vedi nel tuo presente? Nel nostro presente? Credi che avermi alla porta accanto faccia di noi una coppia? Non ci sei mai! Passavamo insieme più tempo prima, quando stavo ancora a casa mia!”
Chiude gli occhi e sospira e io… no, un attimo, non sta sospirando… sta annusando l’aria.
“E’ il mio odore vero? Il tuo lato vampiro vorrebbe azzannarmi, è per questo che stai sempre fuori casa!” sbarra gli occhi e in un attimo sono prigioniera tra le sue braccia.
“Non ho problemi di autocontrollo!” sibila tra i denti mostrandomi volutamente le lunghe zanne. “Non per quel tipo di fame, almeno…” continua poi a voce più bassa.
Come?
Così velocemente come mi ha stretta mi libera e in un battito di ciglia è già sulla porta.
“Vado… devo….” Non termina la frase e se ne va.
Resto imbambolata a guardare la porta chiusa. Non ho capito bene… non teme di saltarmi addosso in quanto vampiro ma… come uomo? E’ questa la fame di cui stava parlando? Non teme la sete del vampiro ma gli appetiti sessuali della sua parte umana? Non appena questo pensiero mi attraversa la mente mi sento in fregola, irrequieta… come non mi succedeva da un pezzo.
Apro la porta ed esco pur sapendo che lui a quest’ora sarà ben lontano, ma il bisogno di trovarlo, di vederlo, di non so nemmeno io cosa, è più forte.
Corro per la strada e per la prima volta in vita mia sento la mancanza di quelle capacità che avevo  quando mi trasformavo. Potrei comunicare con lui con la mente, fargli sapere il mio bisogno o potrei seguire il suo odore e trovarlo…  quando mi rendo conto di cosa sto desiderando mi fermo e cerco di capire cosa voglio davvero.
Smettere di mutare non è stato facile eppure ora lo rimpiango.
Ho sempre odiato i vampiri eppure ora…
Per un periodo ho desiderato l’imprinting ma poi l’ho odiato, mi aveva portato via tutto e lo ritenevo ingiusto. L’imprinting t’impone una scelta mentre io sono sempre stata per il libero arbitrio. Ma ora…
Poi vedo qualcosa sfrecciare tra i cespugli al limite della strada. Una macchia grigia e subito dietro un’altra, un po’ più chiara. Paul ed Embry. Ma come mai sono così vicini alle strade?
“Embry!” urlo, sperando che si fermi.
Dopo qualche secondo spunta da dietro un albero con il viso sudato e il fiato grosso, indice che la corsa è stata parecchio lunga.
“Vieni con me.” Dice prendendomi per mano e tirandomi dietro di sé, ancora nel bosco.
“Ma cosa…?” chiedo sconcertata. Fa per prendermi in braccio ma mi divincolo.
“Se ti porto io facciamo più in fretta.” dice tentando ancora di prendermi.
“Portarmi dove?”
Mi guarda esterrefatto poi scuote la testa.
“Non sai nulla? Pensavo fossi in strada per quello…”
“Sapere cosa? Ma di che stai parlando?”
“Sam… Sam ha attaccato Billy. Si è trasformato e lo ha attaccato. Io e Paul eravamo nel territorio dei Cullen per una ronda di controllo e abbiamo sentito tutto.”
“Sam cosa??” mi si accappona la pelle e mi volto nella direzione in cui è andato Paul.
“Se ti porto io…” non lo lascio nemmeno finire, gli allaccio le braccia intorno al collo e lui subito mi prende in braccio. Il bosco ci sfreccia accanto e mi sembra di essere tornata indietro nel tempo. Eh si… questa è proprio nostalgia.
Sento i rumori della zuffa ancora prima di vederla e il cuore mi rimbalza nel petto. Come ha osato Sam? Con che diritto?
Quando Embry si ferma sono talmente scioccata da ciò che vedo che resto stretta a lui. Parecchi tronchi spezzati e buchi grandi come crateri nel terreno, Sam pare ancora più grosso di come lo ricordavo e se è ferito il pelo nero non lascia vedere nulla mentre Billy ha grosse chiazze di sangue su tutto il corpo. Paul e Quil, tra loro due, cercano di tenerli separati, facendo da scudo. Poi Sam gioca d’astuzia, fa una finta a destra ma subito torna indietro liberandosi così del placcaggio di Paul e si avventa contro Quil e Billy. Billy spintona Quil di lato restando da solo sulla traiettoria di Sam che si avventa con le mascelle spalancate sulla sua spalla già ferita.
Lo sento guaire e il suo dolore diventa il mio. Me lo sento dentro, è qualcosa talmente forte che non so nemmeno descrivere.
“Basta!!!!” urlo, mi rimetto in piedi e m’incammino verso i quattro lupi. Embry tenta di fermarmi ma prima guardo la sua mano stretta intorno al mio polso poi lui negli occhi e deve aver capito che, anche se sono solo un’umana, in questo momento non è consigliabile crearmi degli impicci, anche se sono per il mio bene.
Sam molla la presa e Billy cerca di tenersi su, ma ha uno squarcio da cui sgorga sangue in modo preoccupante.
Mi metto tra loro e, mentre gli altri tre arretrano di qualche metro, Billy si avvicina e, abbassando il muso, mi tocca una mano.
Vai via… è pericoloso.
Mi volto a guardarlo nei suoi occhi trovo tutte le mie risposte. E le parole di Nessie, di quel giorno sulla spiaggia, ora hanno un significato più vero. Lei ama Jake e ama il lupo come fossero due entità distinte. Jake le dà tutto quello che può darle un compagno, il lupo le dà tutta la sicurezza e la tranquillità di cui ogni donna ha bisogno. E ora il mio lupo ha bisogno di me. Sta affrontando una battaglia che verte sulla mia persona, non posso stare a guardare.
“Non posso. Sei ferito.”
Sento Sam grugnire e Billy ringhiare nella sua direzione.
“E sei il mio compagno. Non puoi chiedermi di starne fuori.”
Alle mie parole Billy si zittisce ed è Sam a ringhiare.
Mi volto verso Sam e lo guardo con astio.
“Con chi decido di passare la mia vita, sono affari miei. Hai fatto la tua scelta anni fa ora non puoi tornare indietro solo perché pensi che io… lo stia facendo per ripicca o perché mi senta costretta.”
Alle mie parole Sam torna nella sua pelle restando nudo davanti a me.
“Lui è tutto quello che hai sempre odiato, come puoi credere che io non pensi che ti stai accontentando? O vuoi forse dirmi che lo ami? Che sei pazza di lui? Io ti conosco Leah… mi ricordo com’eri quando eri innamorata.”
Dietro di me anche Billy muta ma ha almeno la decenza di coprire le parti intime con le mani, anche se ha una spalla con l’osso completamente esposto. Mi trovo a guardare le loro ferite e mentre Sam ha solo qualche graffio, Billy ha molteplici morsi su tutto il corpo. Non capisco… perché Billy non lo abbia… ma la risposta mi arriva nel mentre mi sorge la domanda. Billy è anche un vampiro e forse il suo morso sarebbe letale per Sam. Hanno combattuto ad armi impari. E lo sapevano entrambi.
E ancora le parole di Nessie tornano nella mia testa “quando Billy è mutato ha parlato di un libro della vita, qualcosa dove tutte le nostre vite sono già state scritte da qualcuno.. e che niente accade per puro caso... forse il tuo destino era di finire con lui, sei  solo nata troppo tardi e... la natura ha posto rimedio...”
“Forse non lo amo oggi ma ogni giorno che passa sento che il nostro legame sta crescendo. Io imparerò ad amarlo anche se lui è un lupo che non potrà mai smettere di mutare e io invecchierò, anche se non potrà mai dividere la sua cena con me, anche se tante altre cose ci sono contro… ma tu, Sam… sai cosa vuol dire amare? O ti sei accontentato di Emily solo perché il tuo essere lupo ha deciso così? Perché se tu l’amassi davvero non saresti qui, ora, a fare questo discorso.”
S’irrigidisce, trema e scopre le zanne.
Billy e gli altri ringhiano in modo sommesso, Quil e Paul si abbassano sulle zampe davanti, pronti per attaccare. E io non riesco a restare seria. Sorrido e mi sento stupida. Mi sono sentita sbagliata per tanto di quel tempo… e invece avrei solo dovuto aprire meglio gli occhi. Sam non è mai stato un buon capobranco, non mi ha mai saputo proteggere, nemmeno dai suoi pensieri… e spesso e volentieri ha fatto scelte azzardate. Perfino Jake ha avuto l’acume di capirlo, anni fa. Ero così concentrata su me stessa che non ho mai voluto vedere quello che c’era oltre.
“Scusa se rido…”
“Non sei affatto divertente!” dice lui a denti stretti.
“No, non rido di te, ma di me. Non ho capito niente per tanti anni e ora è bastato un attimo per aprirmi gli occhi.”
“Di che stai parlando?”
“Mi sono sempre ritenuta inadatta e inferiore: pensavo che l’imprinting che avevi avuto con Emily  fosse un chiaro segno di quanto poco io valessi. Ma forse… non ero io ad non andare bene per te ma eri tu che non andavi bene per me. Tempo fa Nessie mi ha detto che probabilmente il mio destino è intrecciato a quello di Billy, che forse io sono destinata ad un vero capo. Uno che sa farlo.”
“Cosa stai…?” dice avvicinandosi  di un passo. Ma il ringhio dei due lupi alle sue spalle lo ferma sul posto.
“Tra le tante leggi del branco c’è una che tutela gli imprinting e tu ora mi stai minacciando. In più sono una donna, destinata ad un altro e tu sei qui davanti a me, nudo come un verme, e non fai nulla per coprirti. Se non per cortesia almeno per rispetto, non credi? E poi… hai attaccato un membro del branco per un tuo tornaconto e lo hai fatto sapendo che lui aveva meno armi a disposizione. E ne ha meno solo perché con un suo morso tuo figlio saprebbe di te solo dai racconti degli altri. Sapevi che non ti avrebbe mai morso ma non ti sei fermato né hai limitato gli attacchi. Io credo che tutte queste cose potrebbero bastare per allontanarti, non solo dal branco, ma anche dalla riserva.”
Mi guarda con occhi sgranati e sembra non capire.
“Non lo sai? Sono figlia di mio padre, un membro del consiglio degli anziani e mio padre tutte le leggi sia dei Quileute che del branco me le ha impartite per bene.”
“Io non so cosa mi ha…”
“Zitto! E copriti! Prendi esempio da chi ha fin troppo rispetto per gli altri.” Così dicendo mi volto verso Billy che mi guarda con ammirazione. “Lui è il mio compagno eppure si sta coprendo, anche se è ferito e non dev’essere né semplice né indolore. Ecco a che tipo di maschio sono destinata!”


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=624146