Stralci di Vita - mezzo&mezzo di eia (/viewuser.php?uid=76092)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UN GIORNO COME TANTI ***
Capitolo 2: *** Billy e Leah - 1^ parte ***
Capitolo 3: *** Billy & Leah - 2^ parte ***
Capitolo 4: *** Billy & Leah: Progetti ***
Capitolo 5: *** Billy&Leah ***
Capitolo 1 *** UN GIORNO COME TANTI ***
Stralci
di vita - mezzo&mezzo -
Ero
seduta sulla poltrona, nella grande
sala del castello, immerso stranamente nel silenzio, quel pomeriggio,
mi stavo godendo la mia casa, quel mio spazio, quel silenzio, con
addosso quel vestito di lana bianco che zia Alice mi aveva spedito
dall'Italia pochi giorni prima.
Era
un momento solo mio, uno dei pochi
che mi concedevo e di cui avevo bisogno.
Jake
era nel grande giardino davanti al
castello con i nostri bambini e la mia famiglia vampirica, a
discorrere sulla giusta collocazione delle statue di ghiaccio che
Sarah Lee aveva tanto desiderato: dopo i primi contrasti, finiti con
ringhi e musi lunghi, su dove e come posizionare il primo dei sei
puttini a grandezza ridotta mi ero defilata con una scusa neanche
troppo originale e mi ero rintanata all'interno delle mura per
cercare un po' di tranquillità. Pensare di restare la fuori
con
altre tre serie da sei di statue che raffiguravano angeli, fatine ed
elfi era impensabile... specialmente per chi, come me quel giorno,
aveva voglia di silenzio e tranquillità.
Un
momento di intimità con il proprio
io, così lo definiva zio Jasper. Ed è proprio
quello che è.
Un
bisogno strano, forse, di stare con
se stessi.
Adoro
la mia famiglia, amo il mio uomo
e stare con i miei figli è una delle cose più
belle che possa mai
desiderare... ma ogni tanto, è bello anche stare da soli.
Seduta
sulla poltrona, con quel vestito
caldo addosso, con le gambe nude raccolte contro il petto, un paio di
calzini bianchi che avevo indossato giusto per non sentire il freddo
del pavimento, con lo sguardo perso nel camino, a seguire la danza
delle lingue di fuoco che lambivano un grosso ceppo, cominciai a
perdermi nei miei labirinti..
….....................................................................................
….avevamo
deciso di andare a caccia,
quel giorno, solo io e lui.
Una
giornata solo per noi... una delle
poche che ci concedevamo da quando ci eravamo trasferiti al castello
dei Denali.
Eravamo
troppo presi dalla nuova vita,
dal nuovo ambiente e dalla nuova famiglia.
Nuovi
ritmi e tanti pensieri...
Lasciare
La Push era stato orribile.
Pensare di non poter vedere più troppo spesso Emily, Billy e
nonno
Charlie era un vero colpo al cuore, e per chi è mezzo
immortale come
me, è tutto un dire.
Ma
non potevamo più restare, era
troppo pericoloso, avevamo bisogno di un luogo sicuro, lontano dagli
umani, e ben poco accessibile anche da chi come noi aveva.. qualcosa
di più..
Denali
era stata la scelta giusta. Il
posto era favoloso, lo sguardo si perdeva all'orizzonte, e qui
crescere i miei.. “particolari” figli, sarebbe
stato più facile
e più sicuro, ma.. quanta sofferenza...
Però,
pian piano c'eravamo abituati e
dopo un po' la vita aveva ricominciato a scorrere normalmente. E
consci di quanto era sicuro quel posto e quanto fidate fossero le
persone con cui vivevamo, avevamo deciso di concederci qualche ora
solo per noi.
Ne
avevamo proprio bisogno..
Fare
la mamma è bellissimo.. ma avevo
la necessità di sentirmi solo una donna.. per il mio uomo.
Eravamo
riusciti a sgattaiolare fuori
dal castello prima che i piccoli si svegliassero, così da
evitare
musi lunghi e lacrime compratrici che ci avrebbero fatto desistere
dal nostro intento, e già eravamo fuori portata, liberi di
correre
nelle foreste innevate dell'Alaska, io e il mio lupo, liberi di
seguire tracce di renne ed orsi neri, liberi di essere noi stessi, di
giocare come due ragazzini e poi.. prenderci e amarci a modo nostro,
nudi in mezzo alla neve o su una lastra di ghiaccio, incapace
anch'essa di calmare i nostri bollori.. quando cominciò a
vibrarmi
il sedere.
Mi
fermai di scattò, infilai una mano
nella tasca dei jeans e risposi alla chiamata mentre il mio lupo si
accartocciava nella neve in stile valanga, fermandosi poi contro
un'abete provocando un'ulteriore nevicata.
Era
zia Rose che mi avvertiva della
“sparizione” di un lupetto e di una bambina dai
capelli corvini.
Aggiungendo
poi che anche il loro
guardiano, il lupo color sabbia era latente.
Chiusi
la chiamata e bastò il mio
sguardo a far mugolare il mio adorato amore a quattro zampe.
I
nostri piani, rosei e bollenti, erano
andati a schiantarsi contro un iceberg, dissolvendosi.
Probabilmente,
la mia bambina, Sarah,
il mio esserino tutta occhioni verdi e sorrisetti maliziosi aveva
frugato nella mia testa o più facilmente in quella del suo
paparino
e aveva scoperto i nostri piani e aveva escogitato, con i suoi
fidati, il lupo guardiano e il fratellino lupetto, un piano per
romperci le uova nel paniere. E il suo piano doveva essere stato
perfetto, perché il nostro si era evidentemente
già arenato.
Jake,
senza che io gli dicessi nulla,
aveva già piantato il suo tartufone per terra, prima, e
nell'aria
poi, alla ricerca di una traccia o una pista da seguire, e
così feci
pure io.
Ma,
ricordo, era difficile sentire
qualcosa di diverso dall'odore di Jake, per me: avevo pensato a
quella fuga talmente a lungo che avevo gli ormoni a palla, avevo un
desiderio di lui, di noi, così alle stelle che
più annusavo l'aria
e più mi sentivo le farfalle nello stomaco.
E,
da madre, non era una bella
sensazione.
Presi
una grossa boccata d'aria,
gelida, per schiarirmi le idee, per cancellare quei pensieri lascivi
che mi corrodevano la mente, ma il risultato non fu dei migliori..
sentivo montare l'eccitazione a livelli inauditi, nemmeno fossi.. a
digiuno da mesi.
E
l'odore della mia voglia doveva aver
raggiunto il fine senso nasale del mio amore perché di
scatto si
voltò verso di me, e mi guardò con i suoi occhi
neri, con uno
sguardo sconcertato.
Da
lupo non poteva dirmi nulla e in
quel momento ringraziai la sua incapacità, tanta era la
vergogna che
provavo e non potei fare a meno di abbassare lo sguardo e dirgli
quanto mi dispiaceva essere solo una donna, anche in certi momenti,
anche quando era necessario che fossi altro.
Di
tutta risposta mi arrivò una
leccata enorme su tutto il viso.
Forse...
non ero la sola a sentirmi in
quel modo...
Forse
la sua natura di lupo gli forniva
una copertura che a me, mezza vampira dalle sembianze umane
mancava...
Mi
girò intorno, strusciandosi su di
me, avvolgendomi nella folta pelliccia, cercando un modo per
abbracciarmi senza potermi stringere tra le braccia.
Gli
presi il muso tra le mani e gli
schioccai un bacio in mezzo agli occhi e poi uno sul nasone e un
altro più giù sulle labbra pelose... Poi mi persi
nei suoi occhi e
le farfalle nello stomaco tornarono a farsi sentire.
Sciolse
quello strano abbraccio e mi
girò ancora attorno, dandomi però, stavolta, un
colpo su un fianco
con il muso, indicandomi poi di salirgli in groppa.
Dovevamo
andare. Non potevamo
dilungarci ancora in uno dei nostri discorsi silenziosi e perdere
tempo.
Dovevamo
trovare quei disgraziati dei
nostri bambini e quel guastafeste di Seth, che si sarebbe sorbito la
mia ira, una volta che li avremmo trovati: non si rovina
così una
gita romantica. Non si fa!!
Corremmo
nella neve attraversando la
foresta e in lungo e in largo, prima di trovare uno straccio di scia,
quando stavo iniziando a preoccuparmi sul serio e dopo averla seguita
trovammo il nostro lupetto appallottolato sotto una roccia. Da solo.
Il
panico mi prese e dell'eccitazione
di prima non rimase nulla.
Era
solo. Era piccolo, solo e indifeso.
Seth
era morto. Doveva esserlo, perché
solo in quel caso lo avrei perdonato per aver abbandonato il mio
piccolino in quel luogo e in quel modo. E se non lo era, lo sarebbe
stato presto.
E
sarebbe morto nella sofferenza più
atroce. Già mi stavo degustando la scena nella mia testa
quando
Joshua allungò il suo musino, e me lo sfregò su
una guancia e un
flash di immagini prese il via nella mia mente.
Sarah
Lee con un vestitino rosa e nero,
con le calze di lana e gli stivali bianchi di Hello Kitty mentre si
infila, con l'aiuto di Seth, il cappottino bianco con il collo di
pelo, regalo di zia Alice, un paio di guantini rosa e una sciarpina
rosa e nera.
Sarah
che monta in groppa al suo lupo e
affonda le manine nel pelo, e poi la testa, strusciando il viso con
un sorriso di appagamento totale.
Una
corsa tra gli alberi, poi un
pupazzo enorme di neve, con Sarah accanto che cerca di arrotolare
della neve su una palle di neve già esagerata. Poi ancora il
pupazzo
con Sarah seduta sulla palla più alta mentre cerca di
incastrare
qualcosa nella neve. Poi il pupazzo finito, con due sassi scuri come
occhi, una pigna secca come naso, i guantini rosa come orecchie e la
bocca.. naturalmente rosa e nera larga quanto può esserlo
una
sciarpina da bambina piegata a metà.
Poi
Sarah, accanto a quello che credo
sia ciò che rimane del pupazzo di neve, con un'espressione
truce sul
visino, le braccia incrociate sul petto con le manine nascoste sotto
le ascelle, accanto a lei, dalla parte opposta al cumulo di neve, un
lupo color sabbia, sdraiato a pancia all'aria, che guaisce e implora
perdono.
Poi
la voce perentoria di Seth che
ordina al mio piccolino di restare nascosto dietro a delle rocce, in
una specie di caverna, stretta e lunga, con una seconda uscita, nel
caso di pericolo.
Alzai
lo sguardo e mi guardai intorno.
Nessun gruppetto di rocce. Nessuna caverna. Nessun antro dalla
stretta apertura.
Tornai
a guardare il mio piccolo e
capii che non aveva ascoltato l'ordine di Seth, che si era spostato e
che probabilmente si era allontanato da quel posto e che poi si era
smarrito e aveva trovato nascondiglio sotto la roccia dove lo avevamo
trovato noi. Un luogo per niente sicuro.
Ok,
forse Seth non meritava di morire
in un modo atroce.
Bè..
avrebbe sempre dovuto darmi una
valida spiegazione per aver abbandonato il mio cucciolino, seppur in
un luogo, a suo dire, sicuro, ma sempre da solo.
Rimaneva
da scoprire che fine avessero
fatto Seth e Sarah, anche se una mezza idea ce l'avevo in testa..
Poi
d'un tratto Jake si scosse, volse
il muso dietro di noi e mugolò. Dopo pochi minuti dei passi
pesanti
ci annunciarono l'arrivo del nostro amico comune. Ci raggiunse con
passo lento, sul momento mi chiesi per quale motivo camminasse tanto
piano, che avesse intuito le mie intenzioni vendicative? Ma poi sul
suo dorso vidi una pallottolina bianca e capii che la mia bambina
doveva essersi addormentata e che era sua precisa premura non volerla
svegliare.
Nessuno
dei due lupi mutò, e subito
capii che non c'erano spiegazioni da dare.
Doveva
essere successo quel qualcosa
che avevo sospettato, un capriccio di Sarah, che aveva spinto Seth a
lasciare Joshua indietro e quindi i miei intenti omicidi erano morti
lì sul nascere, così come quelle mie precedenti
voglie. La mia gita
romantica era finita ancora prima di cominciare e il momento intimo
con Jake era da rimandarsi ad una data non propriamente ben
definita..
Delusa
e amareggiata mi incamminai
sulla strada di casa in groppa al mio lupo, con il mio cucciolo tra
le braccia che si stiracchiava e si preparava ad una sonora ronfata.
Erano
passati quasi due anni da quel
giorno e di giornate “rovinate” ce ne erano state
tante, ma avevo
anche avuto giornate e notti, sopratutto notti, meravigliose...
Il
Parco dei Denali, quel luogo in cui
gli inverni erano lunghissimi era quindi, per lunghi mesi isolato e
silenzioso, aveva fornito a me e a Jake gli ambienti giusti per
goderci i nostri momenti.. bollenti.. senza timori di spettatori
indesiderati, senza il bisogno di contenerci, non che lo avessimo ami
fatto prima, ma lì.. tutto era più semplice. Quel
luogo gridava
libertà in ogni angolo dove posavi gli occhi.
Non
potevo di certo lamentarmi.. anzi.
“Cucciola,
che ci fai qui tutta
sola?” mi giunse la sua voce da dietro, prima, poi il suo
inconfondibile profumo, una mano calda su una spalla e una sensazione
calda tra le mie gambe.
“Ti
stavo aspettando.” gli risposi,
scivolando sulle ginocchia per essere più a portata di
bacio.
Che
non tardò ad arrivare.
Liberai
le sue labbra, scostandomi un
pochino, e lui mugugnò protestando.
“A
che punto sei con i puttini?”
gli chiesi, fingendo che mi importasse qualcosa di dove venivano
posizionati quei cosi che già a sera, una volta messi a
posto,
avrebbero perso l'interesse della mia bambina.
“I..
che? Ah.. i ghiaccioli formato
gigante?... Ho lasciato che la pazzoide si prendesse
l'incarico..”
“Come..?
Hai lasciato? Credevo che ci
tenessi! Eri così..”
“Sono
stato convincente vero? Le ho
fatto credere di avere un'idea tutta mia su dove mettere quei cosi,
tanto per farle saltare il nervo, ed ora è tutta presa con
gli altri
per metterli a dovere, in modo che io non abbia poi modo di
ribattere..” mi disse lui, posandomi un bacio umido sul collo.
“Come
sarebbe a dire che le hai
fatto credere..?”
“Pensi
davvero che mi interessi dove
mettono quei cosi?”
“No?”
gli chiesi mentre gli facevo
scorrere le dita sul petto, sotto la maglietta, incitando i miei
ormoni e i suoi...
“Per
niente. Però.. c'è qualcosa
che vorrei tanto farti vedere.. vorrei il tuo parere su dove e come
metterlo.. sai.. no?” mi chiese malizioso, lasciandomi ben
poco da
intendere.
Non
gli avevo nemmeno risposto che già
ero tra le sue braccia, con le gambe strette intorno ai suoi fianchi
e lui, a passo spedito si stava già dirigendo verso la
nostra camera
da letto..
Bè..
se non è il parco a fornirci le
occasioni per stare da soli.. ce le creiamo noi.. diciamo che.. ci
siamo adattati molto bene alla vita qui..
Saremo
lontani dalle persone che
amiamo, ma sappiamo sopperire molto bene a questa mancanza.. Noi di
amore ne abbiamo da vendere, ma ce lo teniamo tutto per noi!
il parco dei Denali
Angolo
Autrice:
Dopo
aver postato gli Auguri di Natale, e solo quelli da quasi un mese,sulla
mia storia in corso, mi sono sentita colpevole. Così ieri
sera, dopo i bagordi di Natale mi sono seduta al pc e ho ideato questo
primo capitolo. Ora, chi mi legge in genere, non ci resti male, non
sono a corto di idee per m&m, ma il capitolo che sto creando
per quella è lungo e fuori luogo per un periodo come questo.
La
morale di questa storia è l'Amore con la A Maiuscola,
proprio quello che ci serve a Natale, non credete?
Ora
Vi lascio, sono le tre del mattino, e tra sette ore devo essere
già in piedi e tirata a lucido per il secondo round di
queste feste!!
Buona
notte e ancora Auguri!!!
|
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Capitolo 2 *** Billy e Leah - 1^ parte ***
billy e leah leaena
Angolo
Autrice: Beh, in questo caso non proprio...
Ho cominciato
questo capitolo mesi fa, mi sono ripromessa più e
più volte di scrivere qualcosa, di aggiornarlo, ma sapete
bene che trovo a fatica il tempo per aggiornare m&m3 quindi
questo è rimasto lì da solo, sperduto,
abbandonato fino ad ora.
Quanche tempo fa
qualcuno mi ha chiesto, a ragione, di postare qualcosa, ma il tempo e
le idee scarseggiavano, così un giorno, girovagando tra le
vostre pagine mi sono imbattuta in una di voi ( Leaena) che a quanto pare ha
una passione per Leah Clearwater: la storia di Billy e Leah non l'ho
mai raccontata, l'ho fatta accadere ma i fatti sono rimasti un
pò incerti, quindi ho chiesto a lei di provare a scrivere
qualcosa.
Il
suo racconto mi è piaciuto molto, ci ho dato un'aggiustatina
qui e là (spero non ti dia troppo fastidio) e ora lo
condivido con Voi!!
La storia parte dopo che Leah ha scoperto che Billy ha subito
l'imprinting con lei, dopo quella famosa chiacchierata con Nessie nel
capitolo 82 di mezzo&mezzo 2...
stralci
di vita - mezzo&mezzo
Billy&Leah
– Parte Prima. –
Tutto può
succedere.
Se me
l’avessero detto un’ora prima, avrei riso loro in
faccia.
Se me lo dicessero in
questo momento… forse acconsentirei.
Forse,
perché fatico ancora a crederci.
Billy Black.
Proprio lui... era il migliore amico di mio padre.
Ed è il
padre del mio ex-capobranco.
Billy Black.
Ha il doppio dei miei anni.
Billy Black.
Non usa più la sedia a rotelle ma usa le sue gambe per
camminare.
Billy Black.
Non è più un essere umano... è mezzo
lupo, mezzo vampiro.
E la cosa più strana di tutte è che...
Billy
Black ha avuto l’imprinting.
E il suo imprinting
sono io!!
Sì,
proprio l’imprinting, quella merda di magia, o colpo di
fulmine, chiamatela come cazzo volete.
Che poi a che serve?
Per procreare e fare
una generazione sempre più forte?
L’ennesima
grande cazzata. Io sono sterile. Come mi spiegate, allora, il fatto che
un lupo, no mezzo, ha avuto l’imprinting con la sottoscritta?
La domanda
più importante è: c’è
qualcuno che sa rispondere a queste domande?
Billy Black ha avuto
l’imprinting con me, io cosa dovrei fare?
Saltargli addosso?
No, aspettare,
perché è già passata quasi una
settimana e lui non ha smosso nemmeno un dito.
Sono gli uomini a
fare il primo passo non le donne. E' così che succede in
genere, no?
Mi mordo la lingua.
Ho detto che devo aspettare… chi lui? Praticamente ho
pensato che potrei dargli una possibilità… ma sono scema?
Io non posso stare
con lui, ci sono troppe cose contro di noi.
Ridacchio fra me e
me… chissà come la prenderebbe la mamma o Charlie?
E Jacob?
No, oddio, mi
piacerebbe sul serio vedere la sua faccia, mentre vede me e Billy
baciarci.
Mi copro il volto con
lei mani. Santo Cielo, ma che vado a pensare?
Dio, ti stai proprio
rincoglionendo Leah Clearwater.
Io e Billy non
staremmo mai insieme. Ho già deciso. No, io non ho mai
deciso, è sempre stato così fin
dall’inizio.
Tra di noi la cosa
non può funzionare. E’ una cosa troppo strana e
fuori dal normale.
Provare per credere,
dicono sempre tutti.
Dovrei provare pure
io? Dovrei concedergli una possibilità?
Forse se lui
smuovesse il culo e verrebbe da me potrei pure pensarci, ma solo in
quel caso.
Di certo non vado io
da lui a chiedere di provare. Chiunque stia pensando questa cosa,
può levarsela dalla testa. Non lo farò mai.
E se non è
così? Se Billy non ha avuto l’imprinting come me,
ma era solo attratto dal mio sangue?
Mi starò
solo illudendo?
Oh, di nuovo! Io e
Billy non staremmo mai insieme! Ficcatelo in quel cervellino bacato che
ti ritrovi, Leah Clearwater.
Per la miseria!
Quant’è complicata la vita. Ma non potevo avere
una vita normale? Senza vampiri e licantropi? Senza imprinting?
Ecco, quel bastardo
dell’imprinting. E’ lui la causa della mia rovina.
Se non ci fosse stato, sicuramente a quest’ora sarei stata la
signora Uley ed avrei dei figli. Tre, quanti ne voleva lui. Due femmine
e un maschietto; voleva fare il beato fra le donne.
Sam.
Il mio primo ragazzo,
il mio primo amore, il mio primo bacio, la mia prima volta. Primo,
primo, sempre primo. Era sempre la prima cosa a cui pensavo quando mi
svegliavo. Il mio mondo girava veramente attorno a lui.
Emily.
Anche lei, oltre a
Sam, era una delle persone più importanti della mia vita.
Forse, la più importante. Quella a cui potevo confidare
tutto e sapevo che non mi avrebbe mai giudicato, né avrebbe
sputtanato tutto ai quattro venti. Quella persona sulla quale potevo
appoggiare in modo sicuro la mia vita. Lei era una, ma era tutto per me.
Sam e Emily.
Il mio amore e la mia
amicizia.
Sam e Emily, che ora
sono una cosa sola.
Rido fra me e me.
Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Proprio io
che chiedevo solo una vita semplice?
Il destino a volte
è proprio bastardo. Ho perso l’amore e
l’amicizia in un solo maledettissimo istante. E in un solo
maledettissimo istante la mia vita si è capovolta,
nuovamente.
“ Ciao Leah
“, il saluto di mia cugina alle mie spalle mi fa sobbalzare.
Non l’ho sentita arrivare.
“ Ciao
Emily “, ricambio senza neanche prestarmi a guardarla. Le
onde, che si sciolgono a riva, sono più interessanti di lei.
Si posiziona di
fianco a me e si siede. Deve essere sicuramente stanca con quel
pancione davanti.
Mi siedo anche io e
mi stringo nelle spalle.
“ Come
stai? “, chiede spezzando il silenzio.
Giro leggermente il
capo per guardarla e la noto scrutarmi. Ha sempre fatto
così. Mi chiede come sto e poi mi fa la radiografia per
vedere se mento o meno. Ho sempre apprezzato ciò, mi
rassicurava in un certo senso. Ora però no. Mi dà
fastidio, perché ormai sono abituata a non essere
più compresa da nessuno. Tutti mi giudicano per il mio
caratteraccio, ma loro che ne sanno di quello che ho passato io? Di
tutto il dolore che provavo?
“ Bene
“, mento. Non sto proprio bene con tutte le domande che mi
frullano per la testa.
Sorride un
po’ bastarda. “ Leah, Leah, Leah. Te l’ho
detto mille volte che alla sottoscritta non sai mentire. Cosa ti
tormenta? Ti vorresti confidare con me, come quando facevi una volta?
“, nei suoi occhi vedo un po’ di speranza.
Cedo, sospirando.
“ Sì “, sussurro, poi ritorno a
guardarla. Mi vengono in mente ricordi di quando io e lei eravamo
ancora migliori amiche e Sam era il mio ragazzo. Quello che mi chiedo
è: come hanno potuto farmi questo? Soprattutto lei a cui
raccontavo sempre tutto ciò che provavo nei confronti di
Sam? Sapeva che sarei morta senza di lui, eppure l’ha fatto.
Ha messo da parte la nostra amicizia per stare con lui.
“ Come hai
fatto ad accettare l’imprinting di Sam? “, mi esce
spontanea questa domanda. Forse, avrei dovuto usare giri di parole e
chiedergliela con delicatezza, ma non ci posso fare niente. Mi
è uscita di getto.
L’ho messa
alle corde?
La vedo irrigidirsi e
sobbalzare un pochino.
Sì, si sta
sentendo messa alle corde, ma non volevo che si sentisse
così. Io glielo chiesto solo per…
Avanti Leah dillo.
Per
sapere come muovermi con Billy, ecco. Dovrei accettare questa
verità.
La guardo nei suoi
occhi scuri per rassicurarla un po’. Sembra capirmi, infatti
si rilassa, poi sospira e incomincia a parlare: “ Accettare
l’imprinting di Sam è stata una delle cose
più difficili che io abbia mai fatto, Leah.
All’inizio ho quasi rischiato di impazzire, non sapevo cosa
fare. Se accettare Sam o meno. C’eri tu di mezzo “,
le si inumidiscono gli occhi. “ Eri la persona più
importante per me e… “, comincia a singhiozzare e
mi sento un vero schifo. Nelle sue condizioni non dovrebbe stare
così male. E non mente. Sta soffrendo veramente, le dispiace
davvero di quello che ho passato, anche per causa sua.
Quasi istintivamente
l’abbraccio, cullandola fra le mie braccia. Ha delle
difficoltà a calmarsi, ma poi ci riesco. Le accarezzo i
capelli, come facevo una volta.
“ Scusa
“, mi dice e fa’ per alzarsi, perché ha
la testa appoggiata sulle mie gambe. Io, però, la fermo e
continuo a far scivolare la mano sulla sua testa. La sento tentennare
leggermente, poi la vedo sorridere.
“ Andresti
avanti? “, le chiedo riferendomi al discorso di prima.
“
Perché me l’hai chiesto? “
“ Non si
risponde ad una domanda con un’altra domanda “,
faccio la bastarda.
“ Per
Billy? Ho saputo, sai? Ne parlano già tutti. “
Riserva di merda. Ci
sarà mai qualcosa che nessuno verrà a sapere
così velocemente? Ma poi come fanno? Hanno i raggi x?
Continua a parlare,
senza aspettare una mia risposta. “ Per me è stato
come un colpo di fulmine… è stato come se avessi
avuto pure io l’imprinting con Sam. Provavo tanta attrazione
nei suoi confronti all’inizio, poi pian piano me ne sono
innamorata veramente. E’ così anche per te? Dico,
Billy ti attira? “
Sbarro gli occhi. Mio
Dio, ma perché deve sempre sparare domande a raffica?
L’ha sempre fatto con me. Penso alla sua domanda. Billy mi
attira?
Quando ho avuto i
suoi occhi addosso, mi sono sentita piuttosto strana. Dentro di me
tutto è iniziato ad attorcigliarsi. Questa è
attrazione?
“ Non lo so
“, rispondo semplicemente facendo spallucce.
“Io dico di
sì. Mi sono girata un pochino per osservarti ed eri tutta
assorta nei tuoi pensieri “, mi sorride ed io arrossisco un
po’. Sbuffo interiormente. Mi conosce troppo bene, come io
conosco troppo bene lei. E prima, quando è scoppiata a
piangere, erano lacrime vere.
“ E tu come
stai? “, le chiedo lasciandola alzarsi.
“ Bene.
Portare questo pancione è stancante, però tutto
sommato va bene “, si accarezza la pancia, poi sorride.
“ Vuoi? “, indica il suo ventre rigonfio.
“ Sta scalciando come una matta, deve sentire la tua
presenza. “
“
E’ una femmina? “, domando e la mia mano sta ferma
dov’è. Non si appoggia da nessuna parte.
“
Sì, una bella femminuccia “, mi guarda e sorride,
poi prende la mia mano fra le sue e se l’appoggia sulla
pancia. E li sento. Tutti quei calcetti che mi fanno sorridere.
“ Ma ti fa
male? “, domando inesperta.
Sorride ancora.
“ No, affatto. E’ una sensazione piacevole.
“
“ Sembra
che vuole far ricordare della sua presenza. “
“
Sì, più che altro adesso vuole attirare la tua.
“ E sembra vero, perché ora che sente un nuovo
calore si calma, scalciando più piano.
“ Grazie,
Emy “, dico sincera utilizzando il suo nomignolo.
“ Io ci
sono e ci sarò, lo sai. Sempre se tu vuoi. “
Le sorrido
leggermente e annuisco. Mi ci vorrà del tempo per
riappacificarmi del tutto e riavere fiducia in lei.
Emily e Billy.
Ritornerò
mai come prima? La Leah di un tempo, quella solare?
Sarà
proprio Billy Black a farmi ritornare quella di prima?
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Capitolo 3 *** Billy & Leah - 2^ parte ***
Stralci
di vita - mezzo&mezzo
Avete
presente quando siete talmente confusi da non riuscire a fare niente?
Ecco,
io mi sento proprio così in questo momento. Sono nella
confusione più totale e non riesco a fare niente di niente.
Prima ho fatto quasi fatica ad alzarmi dal letto per andare in bagno.
Non
so cosa fare né cosa pensare.
Ma
perché nella mia vita ci deve essere sempre un gran casino?
Perché
devo sempre avere dei problemi?
Mica
sono Bella Swan che attiro ogni secondo disgrazie!
Per
carità! Piuttosto avrei tentato il suicidio.
Ma
davvero, della mia vita… cosa devo fare? O meglio, devo
essere io a fare qualcosa?
Sono
gli uomini a fare il primo passo non le donne. Funziona
così, no?
Sì,
ma intanto lui non si è ancora deciso a fare un cazzo!
Che
poi, perché sono ancora qui alla riserva ad aspettarlo
quando dovrei essere già a New York?
Cosa
spero? Che corra da me? Se mi avesse voluto davvero, sarebbe
già venuto.
Dio,
che stupida che sono! E sono solo una povera illusa, che crede che la
sua vita possa cambiare o migliorare…
Penso
davvero di poter essere finalmente felice?
Sbuffo
e mi giro su un lato abbracciando il cuscino.
Sono
una pazza. Se resto qui ancora per secondo di più rischio di
avere una crisi isterica.
Devo
tornare a New York… no. Io torno a New York.
Finalmente
mi sono decisa. E non avrò ripensamenti.
In
questi ultimi anni New York è stata casa mia e mi sono
abituata alla vita frenetica della città, anche volendo non
riuscirei mai a ritornare a vivere qui.
Mi
alzo dal letto, scalciando il lenzuolo, e mi sbarazzo del pigiama.
Sì, beh, della cannottiera e dei pantaloncini.
Vado
in bagno e mi do una sistemata veloce, poi scendo in cucina dove trovo
la mamma ai fornelli.
Si
volta a guardarmi. Sono scesa talmente in fretta che ho fatto un gran
casino.
Mi
guarda con aria di rimprovero.
“Ti
sei alzata da quel letto finalmente” dice con un tono quasi
canzonatorio.
Sospiro
pesantemente ma intanto le sorrido, non ho voglia di litigare con lei,
soprattutto per un motivo del genere.
Sono
grande e vaccinata, non ho più bisogno della mamma che
controlla quel che faccio, a che ora mi alzo, a che ora vado a dormire
o cosa mangio, anche se… in un angolino della mia testa so
che nonostante io sia una donna fatta e finita, lei sarà
sempre la mia mamma, quella che si preoccupa.
“Ehm…
ho deciso di ritornare a New York” le dico andando dritta al
sodo. Meglio essere diretti su questa cosa, se solo sapesse quanto ci
ho pensato mi farebbe un predicozzo e so che, in qualche modo,
riuscirebbe a convincermi a stare qui ancora qualche giorno. E pensare
di stare qui anche solo un altro giorno mi manda fuori di testa. Meglio
mettere chilometri e chilometri di distanza: lontano
dagli occhi, lontano dal cuore.
Giusto, no?
Si
volta a guardarmi e sul volto ha un’espressione
amareggiata. Scuote la testa e fa per dirmi qualcosa, ma
prima che cominci sollevo le mani e la blocco, facendole capire che non
sono disposta a starla a sentire, a contrattare o a farmi convincere
del contrario. Ho preso la mia decisione. Ed è la cosa
giusta da fare.
Sospira
debolmente e dice solo “Fai come vuoi.”
So
che le piacerebbe se io tornassi a vivere qui, alla riserva,
specialmente ora che mio fratello è lontano, ma io ho
bisogno di allontanarmi da qui al più presto.
È
in piedi di fronte a me, con le mani ingarbugliate nello strofinaccio,
guarda il pavimento e la conosco troppo bene per non sapere che sta
covando qualcosa e infatti non ci mette molto ad aggiungere
“Prima però… vai almeno a salutare tuo
padre.”
La
fisso per qualche secondo poi abbasso il capo ed annuisco. Su questo ha
ragione, non posso tornarmene a New York senza prima passare da
papà.
Velocemente
apro il frigo e mi verso un bicchiere di spremuta, e mentre
lo bevo mi stupisco che lei stia rispettando il silenzio che ho
richiesto. Poi mi infilo le scarpe, prendo le chiavi della macchina e
mi avvio verso la porta, la apro ma mi fermo un secondo sulla soglia,
sbuffo e poi mi volto e la saluto con un ciao forse un po’
troppo freddo, ma se mi fermassi per salutarla in un modo
più appropriato, so che non riuscirebbe più a
trattenersi e mi renderebbe partecipe del suo pensiero. No grazie.
Il
viaggio in macchina è estenuante, da casa al cimitero ci
sono solo cinque minuti, ma sembra che il tempo abbia rallentato il suo
corso.
Penso
a mio padre e tutti i bei ricordi legati a lui affiorano velocemente ma
sono taglienti come lame. Sono al contempo dolci e amari. Sono ricordi
splendidi e nitidi nella mia mente, ma pensare a lui mi fa sempre male,
anche se sono passati parecchi anni. Non c’è
più, e non ci sarà mai più. E ora,
più che mai, sento il bisogno di parlare con lui, di
confidarmi, di chiedere il suo consiglio. Con le dita mi asciugo quelle
due lacrime che mi offuscano la vista e parcheggio davanti al fiorista,
ma prima di scendere, resto impalata a guardare il volante, come se
potesse darmi lui, una risposta.
Ma
di risposte non ce ne sono. Mi asciugo meglio e mi guardo nello
specchietto retrovisore, e dico a me stessa che non ho bisogno di
risposte, perché io ho già deciso.
Ma
ancora non riesco a scendere. Non è solo mio padre, o questa
situazione assurda con Billy… il problema è molto
più grande.
Ho
perso quasi tutti gli uomini della mia vita e fra un po’
perderò pure l’ultimo. Anzi no, l’ho
già perso. Ormai Seth, da quando ha auto
l’imprinting con quella… bambina,
è lontano e non ha più tempo per la sua
sorellina. Non verrà più a trovarmi a New York,
come ha fatto in questi anni, non avremo più le nostre
serate e io… sarò sola. E’ mio
fratello, anzi, il mio fratellino, ma… era anche il mio
migliore amico, era quella persona che mi ascoltava in quelle notti in
cui lo sconforto mi faceva sua prigioniera, cercava di farmi ridere,
prima, ma poi mi ascoltava e cercava di capire il mio dolore.
E
in questi ultimi anni il nostro rapporto si era rafforzato, con quella
cotta per Nessie non riusciva più a darmi troppo contro
quando maledivo i vampiri: era triste anche lui per colpa di una
vampira, o di quel che è… ma ora… non
sarà più così. Quella bambina me lo ha
portato via.
E
indovinate di chi è la colpa?
Dell’imprinting!
Di quel maledettissimo imprinting!! La rovina della mia vita.
Digrigno
i denti e mi guardo per un’ultima volta nello specchietto e
tra i denti mando tutto a fanculo, i vampiri, i lupi e
l’imprinting.
Scendo
dall’auto e con un sorriso smagliante entro a comprare i
fiori per mio padre, un bel mazzo di rose, i miei fiori preferiti,
alcune di un bel colore giallo orlate di rosso e altre di un giallo
pallido e poi mi avvio verso il cimitero, cercando di non pensare
più a tutto quel che ho perso per colpa dei vampiri.
Scendo
dall’auto facendo attenzione a non rovinare i fiori e quando
arrivo sulla tomba di papà la prima cosa che faccio
è accarezzare la sua foto.
“Ciao
papà” lo saluto sussurrando sentendo una fitta al
cuore. Mi manca, ogni giorno mi manca sempre di più. Sento
gli occhi pungermi, ma trattengo il respiro e le rimando indietro.
M’inginocchio
e poso i miei fiori a terra, tolgo quelli vecchi dal vaso che mia
madre, con Charlie, continua a portagli ogni settimana. Sono un
po’ sciupati, ho fatto bene a non venire a mani vuote. Ci
metto le mie rose , aggiustandole un pochino in modo da farle stare
ordinate.
E
resto lì, di fronte a papà, e fisso la sua foto.
Oh,
papà… mi manchi da morire… e
le lacrime che prima ho trattenuto sgorgano libere.
Chino
la testa e mi scopro a chiedergli in silenzio cosa devo fare. Mi do
della stupida, mica
avevo già deciso?
Con
una scrollata cerco di riprendere il controllo e mi asciugo gli occhi
passandoci sopra il braccio. Sono forte io, e sono decisa. Io ho
già deciso…. e poi sono stanca di tutta questa
merda.
Mi
schiarisco la voce e incomincio a parlare con lui, come se mi potesse
sentire.
“Spero
che ovunque tu sia, tu stia bene papà. Qui va tutto bene. La
mamma sta bene, Seth sta bene e pure io.” Rido e accarezzo al
sua foto “Non sono mai stata capace di mentire, vero? Faccio
proprio schifo come bugiarda. Cosa vuoi che ti dica,
papà? È tutto uno schifo, la mia vita sta andando
sempre più a rotoli. Non passa giorno che non mi chieda il
perché di tutto questo? Perché proprio a me, eh?
Cos’ho fatto di male per meritarmi tutto
ciò?” dalla mia bocca esce un singhiozzo, oggi
è proprio giornata da lacrime, che schifo!!
Mi
asciugo gli occhi con il dorso delle mani e poi mi alzo. Non ce la
faccio a rimanere qui. Mi fa troppo male.
Do
un’ultima carezza alla sua foto, poi mi bacio due dita e
gliele appoggio contro. La superficie è fredda e dura,
niente a che fare con mio padre… poi mi volto per
andarmene, ma non vado da nessuna parte. Anzi devo fare anche
un passo indietro per non finirgli contro.
Ci
fissiamo per vari secondi, poi lui arretra di qualche passo e abbassa
lo sguardo.
Bene.
Perfetto.
Penso ironica. Mette
le distanze.
Solleva
ancora lo sguardo e mi guarda in modo insistente, poi incomincia a
parlare.
“Non
hai fatto niente di male Leah.”
“Ah
no?” rispondo sarcastica. “Allora,
perché mi va tutto storto? Perché non riesco a
trovare un po’ di felicità e di
tranquillità? Perché le cose non vanno mai come
voglio io?”
Non
ribatte e abbassa il capo, afflitto. Rimaniamo così, uno di
fronte all’altro, senza fare niente. E senza dire
più niente.
Cos’è
venuto a fare qui, perché mi ha rivolto la parola se non ha
risposte da darmi?
Perché
cerca di tirarmi su il morale se non ha nulla da dirmi?
Ma
quello che mi manda in bestia è che… sta
lì, fermo. Non
fa niente.
Cos’è
venuto qui a fare?
E
ancora mi sorprendo perché i miei pensieri non vertono
più sui miei recenti pensieri, sulla perdita di mio padre e
su quel dolore che mi affligge ogni giorno ma sono ancora su di lui, su
quel che si dice lui abbia avuto con me.
Perché
non fa niente?
E’
vero, ci sono varie cose che potrebbero ostacolarci e arrestare una
nostra presunta relazione, però tentar
non nuoce,
no?
Almeno
dicono così… poi volendo vedere… tra
le varie leggi del branco c’è una che dice che le
compagne dei lupi sono intoccabili.
Quindi se avesse davvero avuto l’imprinting con me, nessuno
potrebbe ostacolarci.
Ma
guardalo… non
fa niente,
è lì, a pochi passi da me, ma sta per i fatti
suoi. In questi giorni non mi ha cercata, o non ci siamo incontrati ma
ora sono qui… eppure lui… non fa niente!!
Evidentemente
non vuole stare con me. O forse…
c’è qualcosa che lo blocca.
Ma
cosa potrebbe fermarlo?
I
suoi figli? Ci sono rimasti di sasso quando lo hanno saputo, ma
entrambi sono vittime dell’imprinting e sanno
com’è… sanno cosa vuol dire.
Mia
madre? Non so… ma se tra noi ci fosse qualcosa.. io resterei
qui o tornerei a casa più spesso e avremmo più
tempo per restare insieme io e lei.
O
il fatto che il suo migliore amico era mio padre? Forse sono
tutti gli anni di differenza che ci sono tra noi…
O
forse… il suo essere vampiro interferisce con il lupo? Forse
teme di non resistere e mordermi? Eppure vive in mezzo agli umani da un
po’ e non ha mai dato segno di aver debolezze… o
per me è un discorso a parte?
Mi
è sempre sembrato un uomo combattivo, uno che decide il suo
cammino con la propria testa, proprio come Jacob.
E
allora cosa gli prende ora? Perché non combatte?
E
se… oddio e se amasse ancora sua moglie? Se Sarah fosse
ancora nel suo cuore…
D’un
tratto mi sento triste, più triste di prima. Come se avessi
subito un’altra perdita.
So
quanto amasse sua moglie. Quando ero piccola, e ci capitava di passare
le serate insieme, li guardavo con adorazione, sognavo anche io un
futuro così. Il loro era un’unione perfetta, anche
quella dei miei, ma la differenza d’età tra mamma
e papà si è sempre vista, spesso erano in
disaccordo, mentre Sarah e Billy erano perfetti insieme. Lui sempre
attento e lei sempre molto amorevole. Ricordo gli sguardi e
quei discorsi muti che intercorrevano tra loro..
Lei
è stata il suo primo amore. E il primo amore non si scorda
mai.
Anch'io
non dimenticherò mai Sam, e lui non dimenticherà
mai Sarah, anche se sono passati tanti anni, oramai. Ma
l’amore vero è anche questo. Sam e Sarah sono
state due persone fondamentali per noi. Certo le nostre storie sono
diverse, lei era sua moglie e gli ha dato tre figli, tra me e Sam la
storia era intensa, ma rispetto alla loro, era solo agli inizi. Ma io
con lui sono cresciuta. È stato il mio amico e il mio
compagno per gli anni più importanti della mia vita. E anche
i più felici. Come posso dimenticarlo?
E
poi dopo sua moglie, Billy non ha avuto nessun'altra donna che io
sappia. L'ho sempre visto solo, senza nessuno al suo fianco. Sempre
solo o con i suoi figli e i suoi amici.
O
forse… è proprio questo il problema? Forse non sa
come comportarsi con me... sarà per questo che
è lì, fermo, senza fare niente?
In
fondo sono anni che non ha una compagna. Si sentirà
insicuro? Magari crede di non essere più capace a
conquistare una donna? E poi c’è tutto il resto,
dalla differenza d’età, al fatto che sia anche un
vampiro e tutti lo sanno che io odio i vampiri, non ne ho mai fatto
segreto con nessuno. Pure i vampiri sanno che li odio!
Oddio,
si! Dev’essere così!! Non sa come muoversi con me,
ha paura di fare qualcosa di sbagliato.
E
ora, ai miei occhi, appare come un uomo diverso. Strano come cambi
l’opinione che si ha di una persona in base a quel che si sa
sul suo conto.
“Come
sta tua madre?” mi domanda interrompendo quell’
insopportabile silenzio che si è creato.
“Bene.
Mi sembra felice con Charlie” penso davvero che la mamma stia
bene. È da un po' che non la vedevo sorridere
così facilmente. Charlie è l’uomo
giusto per lei, non è un chiacchierone e sa rispettare i
silenzi di mia madre, capisce quando lei ha bisogno dei suoi spazi.
Mi
guarda e mi sorride leggermente.
“Ti
posso assicurare che non la farebbe mai soffrire.”
“Sì,
lo credo anch’ io. E’ davvero innamorato e io sono
felice per loro, stanno bene insieme.”
Annuisce
e tra di noi cala nuovamente il silenzio, ma stavolta sono io a
romperlo.
“Come
stanno Joshua e Sarah?” mi fingo interessata per i figli
della mezza vampira, ma è anche vero che sono i figli di
Jacob e io a lui devo molto, quindi gli sorrido sembrando un
po’ più interessata di quel che sono per davvero.
“Bene,
stanno bene. Joshua è un po’ triste per la
lontananza di Emily, mentre Sarah Lee mi han detto che è uno
spettacolo, e adora Seth, sai? Mi sembra che lui abbia preso bene il
suo l'imprinting. "
Ahia,
Billy. Hai toccato un tasto dolente.
Mi
giro per dare ancora una sistemata al mazzo di fiori e lo sento
mormorare “Qualcun'altro invece no.”
Mi
sento tratta in causa, sospiro e torno a guardarlo. Meglio affrontare
subito il discorso, è inutile tirarlo per le lunghe, almeno
parto sapendo di non aver rimpianti.
"Ti
riferisci a qualcuno in particolare?”
Abbassa
lo sguardo e sussurra il nome dell’uomo che mi ha fatto
soffrire tanto in questi anni, non ultimo proprio qualche giorno fa.
“Ah,
già… L'altro giorno Sam è venuto a
farmi una scenata. Come se fossi io quella che ha avuto
l'imprinting.”
Mi
guarda e nel suo sguardo leggo che è dispiaciuto. Sospira.
Una, due, tre volte. Ha paura a lasciarsi andare, mi sembra evidente
ormai.
Vorrei
poter fare qualcosa, vorrei capire… ma qualcosa mi trattiene.
Sono
gli uomini a fare il primo passo non le donne, no?
Questo
pensiero mi ferma ma solo dopo pochi secondi mi rendo conto di quanto
sia stupido vivere ancora di luoghi comuni, se non faccio qualcosa io,
finisce che parto con un dubbio atroce che mi gira in testa, e a dirla
tutta preferisco soffrire ora piuttosto che avere dei rimpianti dopo.
Mi
chino sulla tomba di papà e sfilo una rosa gialla dal mazzo,
una di quelle più chiare, poi gliela porgo.
Guarda
il fiore, la mia mano e poi solleva lo sguardo su di me, non capendo le
mie intenzioni, ma l’afferra comunque, stando ben attento
però a non toccarmi.
"Nel
linguaggio dei fiori, la rosa gialla pallida esprime la titubanza in
amore e richiede conferma.” Gli spiego, cercando di restare
il più neutrale possibile. “Domani parto, Billy.
Ritorno a New York " gli dico, dandogli così anche un
ultimatum. Non posso aspettare lui per tutta la vita, devo andare
avanti.
"Ciao
Billy" lo saluto e lo sorpasso, andandomene. Spero che capisca e si
decida. O si o no. Non c’è molta scelta.
Faccio
al massimo qualche metro, quando sento la sua mano prendere la mia per
fermarmi. Una scossa mi attraversa e il mio cuore prende il volo. Era
da un po' che non provavo una sensazione del genere, è come
se mi fosse stata iniettata una dose di energia.
Lui
non molla la presa, anzi la rafforza leggermente e mi tira
verso di sé, per farmi girare.
“Io…
non sono bravo con le parole… non so dire le cose giuste,
non in questo caso, ma se tu mi vuoi… io sarei molto onorato
di stare con te, Leah.” Dice in un fil di voce, come se
temesse che le parole stesse potessero rivoltarsi contro di lui.
Mi
volto a guardarlo è ha un’espressione buffa sul
viso, sembra un bambino, impacciato, insicuro, timoroso di rovinare
tutto solo dicendo una parola sbagliata. Non riesco a trattenermi e
sorrido. A suo modo è molto dolce, anche se le parole che ha
usato sono di un altro tempo, mi ricordano dei racconti medievali che
ho letto tempo fa…
Con
la mia mano nella sua, a mezz’aria, aspetta una risposta,
tenendo lo sguardo basso.
Mi
scopro a guardarlo con gli occhi di una donna e non più di
quella ragazza che lui ha visto crescere. In questo momento lui
è un uomo che si interessa a me e io sono la donna che gli
piace.
Mi
piace questa sensazione. Mi piace tanto.
Ora
sono più sicura e sorridente gli domando se è
sicuro di quel che vuole.
"Tu
lo vuoi?" rimanda a me la decisione finale.
Io
lo voglio?
In
un lampo rivedo la mia vita di questi ultimi anni, ripenso a quel che
è successo, a quel che ho visto, a quel che ho perso e alla
sofferenza da cui mi sono lasciata travolgere.
Voglio
provare ad essere felice? Voglio provare a stare finalmente bene?
“Si…”
sussurro, quasi intimorita pure io da questa piccola parola che vale
quanto un sigillo.
Si
avvicina cauto, ancora intimorito, guardandomi negli occhi e poggia le
dita sulla mia guancia, mi tocca come se fosse un cieco che cerca di
“vedere” il mio volto, mi carezza la guancia, il
naso, la fronte ed io chiudo gli occhi.
Mi
sta toccando solo con i polpastrelli, ma è un contatto
intenso, ed è passato parecchio tempo dall’ultima
volta che un uomo mi ha toccata in questo modo. Certo, in questi anni
ho avuto delle storie, a New York, ma nessuno di loro mi ha fatto
provare le emozioni che mi sta facendo provare lui con questo semplice
tocco.
E'
da tanto che qualcuno non mi tocca così. La sua mano passa
nei miei capelli, mi sposta una ciocca dietro l’orecchio e
poi si ferma sulla nuca, e lo sento avvicinarsi. Un poco alla
volta fin quando i nostri corpi quasi si sfiorano.
Ho
gli occhi ancora chiusi, ma lo sento vicino, mi sento i suoi occhi
addosso, mi annusa, mi respira e lo sento così
vicino… troppo ma non ancora abbastanza. Spinta dalla voglia
di sentirlo, copro la distanza che c’è tra noi e
gli poggio le mani sul petto. Respiro il suo odore e fremo. Mi piace.
Mi piace…
“Leah…”
dice il mio nome con una dolcezza infinita, quasi sulle mie labbra,
come a chiedere per l’ultima volta il mio permesso.
Non
gli rispondo ma schiudo le labbra e lui mi bacia. Un bacio leggero, a
fior di labbra, il più dolce che io abbia mai ricevuto.
Si
stacca da me, e apro gli occhi, mi guarda e mi sorride. Poi mi si
allontana di qualche passo e io vado in panico… cosa sta
facendo?
Seguo
tutta la scena trattenendo il fiato, e lo vedo chinarsi sopra la tomba
di mio padre, infilare nel mazzo la rosa che io gli avevo dato e
prenderne un’altra, una di quelle gialle orlate di rosso. Si
volta e torna accanto a me. Mi porge le rosa e mi sorride. E mentre io
cerco di capire il significato di quello scambio lui mi stringe tra le
braccia e mi bacia e poi ancora e ogni volta con più ardore.
§§§§§§§
§§§§§§§
Angolo Autrice:
Prima di tutto Grazie mille Leaena
!!! Hai fatto un lavoro fantastico, sei riuscita ad entrare nella mia
testa e a capire come volevo fosse questo momento.
E poi ancora grazie a voi, care, che mi seguite anche in
quest'avventura, che aspettate i miei aggiornamenti e mi sostenete con
le vostre parole!!
Qui
dovrebbe concludersi questo capitolo anche se già mi girano
in testa altre situazioni e non è detto che la storia di
Billy e Leah non abbia altri racconti, ma per ora Vi saluto e vi auguro
Buone Vacanze!!
Ps: qui sotto
troverete i significati dei vari colori delle rose e quindi scoprirete
cosa ha voluto dire Billy donandole quella rosa.
LE
ROSE :
Nel
linguaggio dei fiori è simbolo per eccellenza della grazia e
della bellezza.
È
il fiore che ha ispirato i poeti di tutto il mondo e che nel corso dei
secoli l'hanno definita in tanti modi, come ad esempio: la "regina dei
fiori", la "figlia del cielo" e la "gloria della primavera".
Si
dice che "ogni rosa ha la sua spina", poiché ogni cosa,
anche quella più bella, ha necessariamente i suoi lati
spiacevoli, e lo stesso significato ha il detto "non c'è
rosa senza spine".
Si
usa dire che "se sono rose fioriranno", se le cose andranno come si
spera..
È
una pianta antica e molto rustica, coltivata e incrociata in numerose
varietà, che portano nomi a volte bizzarri e colori
fantasiosi.
A
seconda del colore la rosa assume diversi significati.
ROSA
BIANCA
Nel
linguaggio dei fiori rappresenta la purezza.
ROSA
GIALLA ACCESA
Nel
linguaggio dei fiori la rosa gialla è il vessillo della
gelosia.
ROSA
ROSSA
Nel
linguaggio dei fiori è senza dubbio la messaggera di un
amore passionale e travolgente. Il rosso rappresenta il colore
dell'amore, della vita, del sangue e del fuoco. Era considerato anche
il colore del Dio della Felicità, che dispensava la
ricchezza agli uomini.
ROSA
GIALLA PALLIDA
Nel
linguaggio dei fiori esprime la titubanza in amore e richiede conferma.
ROSA
GIALLA ORLATA DI ROSSO
Nel
linguaggio dei fiori indica l'amore tenero ed eterno.
ROSELLINA
SELVATICA
Nel
linguaggio dei fiori simboleggia l'innocenza.
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Capitolo 4 *** Billy & Leah: Progetti ***
impaginazione
Due
settimane. E niente. Più niente. O ancora
niente.
Eppure
credevo che… fossimo sulla buona strada!
Ma
dopo quel bacio… dopo quei baci… non
c’è stato più niente.
Certo
ci vediamo quasi tutti i giorni, mi viene a trovare, mi porta rose o
monili intagliati da lui, mi racconta la sua giornata, o la telefonata
della sera precedente di Jacob, cosa succede là in quel
posto sperduto in mezzo al nulla a ridosso di quella montagna coperta
di neve praticamente tutto l’anno…
Ma…
non parliamo d’altro, non parliamo di noi, di quel che siamo
o di quel che saremo…
E
ogni volta che mi decido a fare il primo passo… lui rovina
tutto!! Quando entra in casa, saluta mia madre in un modo che mi fa
arrabbiare, remissivo e pronto ad incassare un colpo, con il capo chino
e gli occhi persi sul pavimento, come se si dovesse far perdonare
qualcosa!! E poi saluta me, ma non ci sono baci o sguardi
carichi di passione e non usa appellativi che mi scaldino il cuore. No!
Mi sorride e mi bacia sulle guance, come fossi una qualunque amica di
famiglia.
Mi
chiedo cosa gli passi per la testa…
Mi
ha chiesto di restare e sono rimasta, ho rinunciato alla mia vita a New
York per lui, ho chiamato la mia coinquilina e le ho detto
che non sarei più tornata, le ho pagato la mia parte
d’affitto per altri due mesi, visto il quasi nullo preavviso
alla rescissione del contratto e ho anche lasciato il mio lavoro,
rimettendoci pure lì!
Sono
rimasta qui, per stare con lui, per provare a vivere quel che il
destino ha voluto per me. Solo che le cose stanno andando a rilento,
anzi… si sono fermate del tutto.
Voglio
dire… quel giorno, davanti alla tomba di mio padre, lui ha
fatto una scelta, gli avevo dato un ultimatum e lui ha fatto la sua
scelta lì, mi ha chiesto di rimanere con lui e lì
mi ha baciata… mi ha baciata!! Voglio dire, non me lo sono
sognato!! Mi ha proprio baciata e…. fremo ancora se penso a
quanta passione c’era in quei baci. E prima…
quelle carezze… erano così intime che…
mi sono sentita sua solo con quelle carezze.
Se
avevo dei dubbi, le sue carezze li hanno spazzati via tutti. Solo
che… avrebbe dovuto continuare a toccarmi in quel modo tutti
i giorni, ogni ora passata insieme… invece si è
allontanato, è tornato sui suoi ranghi, lontano, distante. E
freddo.
Quando
viene qui le sue parole sono insignificanti per me: mi parla di tutto
tranne che di noi, non pianifica, non progetta… non so cosa
voglia e non so più nemmeno cosa voglio io.
Lui
è tornato sui suoi passi e ha fatto tornare me al punto di
partenza. Indecisa ed insicura!! E io odio esserlo!!
Forse
sarei dovuta andarmene lo stesso. O almeno avrei dovuto tenermi
l’appartamento ancora per un po’. E il lavoro.
E
ora che faccio? Non posso andare aventi così!!
Sono
qui, di nuovo alla riserva, dove trovare lavoro è
impossibile, a farmi mantenere ancora dalla mamma anche se ho quasi
trent’anni e dovrei essere già indipendente da un
pezzo.
Mi
alzo dal letto e vado in bagno, fisso la mia immagine nello specchio e
sbuffo.
Trent’anni…
almeno così dice la patente! Ma eccomi
lì! Ne dimostro poco più di venti.
Forse
sono troppo giovane per lui… forse legarsi a me ora sarebbe
inopportuno...
Mi
sporgo sul lavandino e mi avvicino ancor di più allo
specchio fino a trovarmelo a pochi centimetri dalla faccia. Ispeziono
la mia pelle alla ricerca di quei tratti marcati che in
genere denotano il passare del tempo, ma niente. Niente zampe di
gallina ai lati degli occhi, nessuna borsa sotto, niente
assottigliamento delle labbra… giovane, sono proprio
giovane! Una ragazzina!!
Rido
alla mia immagine riflessa: una donna normale scenderebbe a patti con
il diavolo per restare nel fiore degli anni il più a lungo
possibile, io invece…
E
tutto per colpa sua!!
Ma
forse è proprio questo il problema.
Ne
sono successe troppe per far passare anche questa come una cosa del
tutto normale… forse si preoccupa di perdere
credibilità… insomma… è..
è sparito per giorni senza dare spiegazioni, senza dire
niente a nessuno, poi è tornato dopo un paio di settimane,
bello fresco, più giovane di almeno dieci anni e, per
completare l’opera, è tornato camminando sulle
proprie gambe!!!
Per
non parlare di quegli occhi rossi!!
Insomma
la gente non è stupida!!
Se
era su una sedia a rotelle un motivo c’era, no?
Ed
è vero che la medicina, oggi, è avanzata e ogni
giorno si fanno scoperte per salvare la vita alla gente, ma…
sparire per due settimane e poi tornare in quel modo è
proprio da film di fantascienza!!
Certo,
questo è quel che sanno tutti. Che il dottore-vampiro,
cioè il dottor Cullen, servendosi delle sue amicizie
altolocate in campo medico, gli ha trovato un posto in un ospedale a
casa di Dio, un luogo sconosciuto e lontanissimo, in cui lo hanno
rimesso a nuovo… a costo zero!!
Solo
perché è il padre del marito della sua nipotina!!!
Mi
faccio una smorfia e rido ancora alla mia immagine riflessa.
“Forse
la gente è davvero stupida!!”
Poi
però torno subito seria e fisso la mia immagine con rabbia,
serro le labbra e il mio sguardo diventa più duro ogni
secondo che passa.
“E
quanto sei stupido tu, Billy Black!!” dico con forza, prendo
l’asciugamano e lo tiro contro lo specchio, rabbiosa.
“Tesoro…
ehm… avrei bisogno di parlarti. Hai due minuti?”
mi chiede mia madre mentre prendo la mia biancheria stirata dalla cesta.
“Dimmi.”
“No,
avrei bisogno di fare due chiacchiere con te… da madre a
figlia e da donna a donna…” mi rivela lei,
lasciandomi un poco interdetta. Che intende dire?
“Dimmi.”
Le ripeto ancora, ma stavolta mi giro e mi avvicino a lei posando sul
tavolo ciò che ho tra le mani.
“Ci
sediamo per un caffé? Ti va?”
La
guardo incuriosita, poi guardo i miei vestiti deliziosamente piegati e
profumati e ritorno sui miei passi, rimettendoli dove li ho presi, poi
torno al tavolo e mi siedo.
Lei
mi sorride e serve il caffé, poi si siede e sorseggia dalla
sua tazza, lasciandomi stranita a guardarla.
Mi
guarda, mi sorride e si schiarisce la voce.
“Charlie
mi ha chiesto di andare a vivere con lui.”
Resto
senza parole e senza respiro. In un nanosecondo una miriade di pensieri
mi affollano il cervello e si mischiano gli uni con gli altri.
Ecco
un uomo che sa cosa vuole. E la casa di mio padre? E il ricordo di mio
padre? Oddio so che lei e Charlie stanno insieme da un bel pezzo e che
lei non ha dimenticato mio padre e che mai lo
farà… ma saperla qui mi dava
sicurezza… ma sono anche felice per lei! So che se lo
merita. So che lo vuole. So che ne ha bisogno. Anche di non
dormire più in quella camera, in quel letto. Il ricordo
è sempre vigile… lo so anche io…
dormire nella mia camera è un supplizio. Dormire in quel
letto è un calvario… il rumore delle molle
è un strazio ogni volta che mi giro… mi ricordano
ogni volta che facevo l’amore con Sam, e che cercavamo di
fare piano perché mia madre non se ne accorgesse al piano di
sotto… e quante volte siamo finiti a farlo sul
pavimento..
“Leah…
sono anni che stiamo insieme e io… io sono rimasta qui solo
per voi. Tu eri lontana, ma ogni tanto tornavi e io volevo che avessi
un posto a cui fare ritorno. E poi c’era
Seth… lui aveva bisogno di me, prima
perché era troppo piccolo per quella vita e poi…
beh… ha passato momenti difficili, lo sai anche tu. Ma ora
siete grandi entrambi e lui ora è partito per seguire la sua
strada e tu… anche tu hai la tua da
percorrere…”
“Si..
io… si, scusa è che… detto
così… non me lo aspettavo.” Ma so di
mentire.
Sapevo
che sarebbe successo, anzi quando tornavo a casa mi aspettavo sempre di
trovarci solo mio fratello, sicura che la mamma avesse già
preso in mano la sua vita.
E
volendo vedere le cose come stanno… Billy mi ha chiesto di
restare solo due settimane fa e io vorrei che tutto fosse in movimento
già adesso, mia madre ha aspettato più di sette
anni per far smuovere le cose, quindi dire che non me
l’aspettavo è proprio una stupidaggine.
Sta
insieme a Charlie ma non vivono assieme ed è come se
vivessero la loro storia a metà. È normale volere
di più.
“Ma…
ecco… il fatto è che… avevo
già deciso di trasferirmi da un po’, da quando
Seth ha cominciato a stare da te mesi fa. Non ero più utile
a nessuno e in quei mesi sono stata a casa di Charlie quasi in pianta
stabile. Sono tornata quando… c’è stato
bisogno di me, ma… ecco tuo fratello mi aveva già
espresso il suo desiderio di andare a vivere da solo e si era messo
d’accordo con Quil e uno degli altri ragazzi e io ho potuto
muovermi come ritenevo giusto…” dice mia madre,
cercando di spiegarmi qualcosa che però non mi è
molto chiaro e che lei stessa fatica a dire…
“Mamma,
non ho capito niente. Ho capito solo che ti stai trasferendo da
Charlie. E sono contenta per te, giuro. Credo che Charlie sia perfetto,
davvero.”
“Si,
anch’io lo credo. Abbiamo entrambi i nostri
momenti… e li rispettiamo… e la cosa strana
è che spesso sono rivolti alla stessa persona. Sentiamo
spesso la mancanza di Harry e…. è bello avere
accanto un uomo che non è geloso del tuo passato.”
Dice con gli occhi lucidi, confermando le mie certezze.
Ha
amato mio padre fino in fondo e un pezzo del suo cuore sarà
sempre per lui. E sapere che Charlie lo rispetta
è… è dolcissimo!!
“Ma
quello che volevo dire è che… io credevo che tu
saresti rimasta a vivere a New York… e Seth sarebbe andato a
stare con i suoi amici… così io… ho
affittato la casa. È una famiglia per bene, e qui verrebbero
a vivere due ragazze, due sorelle, almeno per i primi tempi,
perché una di loro è..”
Cosa?
Cosa? No aspetta… cosa?
Le
spiegazioni di mia madre scemano in un silenzio imbarazzante e il suo
sguardo cade nel caffé nero che oramai si è
raffreddato.
“Cosa…?”
“Annie
e sua sorella Marjorie. Mi hanno già pagato la caparra e i
primi tre mesi. Avrebbero già dovuto entrarci il mese scorso
ma… con quello che è successo… ho
chiesto di poter stare un altro paio di mesi e loro sono state davvero
carine a concedermelo… ma ora…”
“Mi
stai sbattendo fuori?” le chiedo con il fuoco in gola,
rabbiosa e stordita.
“No.
Ti sto solo dicendo che… dovremo andarcene da qui.
Presto.” Risponde lei asciutta.
“E
io… dove… dove credi io possa andare? Se tu vuoi
andare da Charlie, vai, ma la casa resta a me! Qui sono cresciuta, qui
ci sono tutti i miei ricordi… questa è casa
mia!” sbotto io, non riuscendo a capacitarmi delle
parole di mia madre. E delle sue azioni! Ha affittato la casa
di mio padre! L’ha data via! E senza dirmi nulla. E se me ne
fossi andata? Quando lo avrei scoperto? Quando tornavo a farle visita?
“Cerca
di capire… te ne sei andata via anni fa, dicendo che saresti
tornata presto, ma sei stata via anni. Io ho creduto che oramai la tua
vita fosse là e che non saresti mai tornata indietro. E
ora… oh cielo, sono felice che tu sia tornata, come sono
felice che Seth abbia trovato la sua felicità anche se lo ha
portato lontano da me… ma è la vita, i figli
crescono e seguono il loro cammino. Io devo seguire il mio e il mio mi
porta a Forks, con l’uomo che mi sta restituendo un
po’ di quella vita che la morte di tuo padre mi ha portato
via. Non ho deciso di affittare la casa per fare un dispetto a te o a
tuo fratello, ma pensando al vostro futuro e al mio. Sono soldi sicuri,
che ogni mese rifocillano le nostre finanze, meglio di un impiego. Era
stupido lasciare la casa vuota, lasciarla andare a ramengo solo
perché vi sono legati dei ricordi. I ricordi ce li abbiamo
impressi nella testa e nel cuore, non sono negli oggetti o nei
luoghi… ogni volta che penserai a tuo padre lo ricorderai
sulla sua poltrona, o nella rimessa o con la sua tazza del
caffé stretta tra le mani.”
Stringo
i denti e rimando indietro le lacrime che mi pizzicano gli occhi. So
che ha ragione, non è la rimessa che mi ricorda mio
padre, è il suo ricordo che è vigile
nel mio cuore a farmi pensare spesso a lui. Ma lasciare la mia casa a
degli estranei mi sembra… oltraggioso. E poi..
davvero, dove posso andare io?
Non
ho amici nel vero senso della parola.... ho dei conoscenti…
ma nessuno che sia pronto per un impegno del genere… magari
per qualche notte… ma non per qualcosa a lungo termine.
Potrei
chiedere a Kim ma con lei ho sempre avuto un rapporto superficiale, poi
dopo quello che è successo con Jared… e non so
nemmeno se sia qui alla riserva.
Emily…
ci siamo chiarite, abbiamo fatto pace, per così
dire… ma chiederle di ospitarmi è fuori
discussione. Avere Sam in mezzo ai piedi tutto il tempo
sarebbe… no, è davvero fuori
discussione… già era un problema quando dovevo
frequentare la loro casa in quel periodo, e lui era già
schifosamente premuroso allora, ora che lei è in
dolce attesa… ma dilla tutta Leah, vederli insieme
è ancora doloroso, nonostante tutti gli anni passati.
Quindi
cosa mi rimane?
Dovrei
cercarmi una casa e andare a vivere da sola, ma con quali soldi? Ho dei
risparmi ma con gli affitti si azzererebbero subito e sarebbe un
controsenso… ho questa casa che non mi costerebbe nulla e
devo andare a buttare dei soldi per un affitto?
“Ne
ho parlato con Charlie e per lui non ci sono problemi… anzi
credo stia già inscatolando tutto quel che Bella ha
lasciato…” strabuzzo gli occhi a sentir le sue
parole e rimando indietro un conato di vomito solo per aver immaginato
la mia vita in quella casa, in quella camera…
“Cosa?
Ma stai scherzando? Dovrei venire anche io a Forks? Da Charlie?
Nella… nella camera di Bella? Ma sei matta?”
“E
allora dove pensi di andare? Io non vedo altre soluzioni!”
“Avresti
potuto dirmelo che avevi affittato la casa, magari prima che io
lasciassi il mio appartamento a New York!”
“Cosa
centra l’appartamento a New York? Hai deciso di restare qui,
di accettare… Billy e mi parli di New York?”
“MAMMA!
Mi stai sbattendo fuori casa, cosa dovrei pensare?”
“Non
ti sto… ti ho detto cosa puoi fare. A me piacerebbe averti
accanto ancora un po’… poi con il tempo, magari
trovi un lavoro e puoi andartene dove vuoi!”
Sono
furiosa. Ho voglia di urlare e di rompere qualcosa… e
… ho voglia di correre.
Ecco,
questa è l’unica cosa che mi manca del mio essere
un lupo. Quel correre libera nel vento, lontano da tutto e da tutti.
Ecco vorrei correre, lontano da qui, lontano da lei e dalle sue parole.
Mi
alzo di scatto, facendo quasi rovesciare la sedia e mi allontano da
lei, la sento alzarsi e venirmi dietro, mi chiama ma io faccio finta di
non sentirla. Esco di casa e mi incammino a passo svelto sulla strada.
Voglio andare lontano. Lontano…. Solo… lontano.
Si,
proprio lontano sono finita. Seduta su una roccia sulla spiaggia.
Proprio in capo al mondo….
Guardo
il mare e le onde infrangersi sulla riva, cercando di non pensare a me
e alla mia vita e alla sfortuna che mi perseguita…
Non
ho amici… eppure una volta ero simpatica e ne avevo tanti.
Certo avevo Sam e poi Emily, ma non avevo solo loro, ma la mia
trasformazione mi ha portata all’isolamento, nessuno doveva
sapere, e ho tagliato i ponti con tutti. E ora non ho nessuno su cui
fare affidamento, nessuno a cui chiedere di ospitarmi… che
tristezza… mi faccio pena da sola…
Ma
non posso proprio finire a Forks, non posso seguire mia madre che va a
vivere con il suo compagno!
“Hai
avvistato qualche nave?”
Mi
volto di scatto e quasi cado dalla roccia, ma un paio di braccia mi
raggiungono rapide e mi sorreggono, e inevitabilmente mi trovo con la
faccia premuta contro il suo petto.
Sollevo
lo sguardo e incontro i suoi occhi… un brivido e
cerco di riprendere equilibrio. Non mi abituerò mai a quegli
occhi rossi.
“Cosa
ci fai qui?” gli domando, ma non gli lascio il tempo di
rispondere che ho già capito cosa possa essere successo
“ti ha chiamato mia madre, vero?”
Sbuffa
e annuisce e si mette davanti a me, oscurando il panorama.
“Era
preoccupata.”
“Beh,
poteva evitare di darmi quel calcio….”
“Calcio?
Quale calcio?” chiede allarmato.
“Non
ti ha detto che va a vivere con Charlie? E che ha affittato la casa e
che quindi io non ho più un tetto sopra la testa? Ah
già! Secondo lei potrei andare con lei, trasferirmi a Forks
e occupare la camera di Bella. Pensa un po’ che bello! Io e
mia a madre a casa del suo compagno e io che occupo la cameretta di
quella stupida che ha preferito i vampiri!! Io che odio i
vampiri…” gli spiego con tono ironico.
“Ma
non ti ha presa a calci…”
“Oh…
Billy è… è un modo di dire! Non lo ha
fatto fisicamente ma è come se lo avesse fatto.”
“E’
una decisione che ha preso mesi fa… non puoi darle
colpe…”
Lo
guardo furibonda. Non può essere d’accordo con
lei!!
Ma
subito tutto s’incastra: io e lui non siamo sulla stessa
lunghezza d’onda per le cose che riguardano noi, come
possiamo pensarla allo stesso modo sul resto? Impossibile!!
“Beh,
d’accordo o no… devo trovarmi una sistemazione. E
a quanto ho capito anche alla svelta…”
“Hai
già qualche idea?”
“Certo!!!”
gli rispondo con esagerata euforia “Andrò a casa
di quella mia grande amica e… ops.. ah… no, non
posso, la mia grande amica aspetta un figlio da quello che prima era il
mio ragazzo… non credo sia una cosa fattibile.”
Resta
in silenzio e mi guarda con un’espressione strana che non
riesco a decifrare e allora continuo con il mio romanzo per capire se
riesce a vedere il mio punto di vista.
“E
tutti gli amici che avevo un tempo…. Credo si siano
dimenticati di me: sai avevo dei segreti, fino a qualche tempo fa, che
non potevo rivelare a nessuno e a furia di nascondere le cose ho perso
il contatto con tutti!! Bell’amica eh? E allora
sai… non ho nessuno a cui chiedere asilo e non ho abbastanza
soldi in tasca per permettermi un appartamentino tutto mio.
Quindi… no!! Non ho idee al momento, perché tu
invece ne hai qualcuna da propormi?” gli chiedo con un
sorriso falso e canzonatorio.
“Certo.
Puoi venire a casa mia. Io ti ospiterei più che
volentieri.”
Resto
a bocca aperta a guardarlo sbalordita per alcuni secondi, cercando di
registrare nel modo corretto le sue parole, ma più me le
ripeto nella testa più il significato non cambia restando
comunque astruso.
“La
casa di Jacob e Nessie è rimasta vuota e loro
l’hanno lasciata a me e Rachel, ma Rachel presto si
sposerà e Paul ha già preso una casa
sul lungomare e io… beh io resterò solo e la casa
è grande.
Tu
potresti occupare la casa di Jacob e avremmo in comune solo la
cucina… credo che sia una buona idea.”
Ecco.
Mi sembrava strano… un passo avanti e dieci indietro.
Mi
chiede di restare, mi bacia e poi si allontana.
Mi
offre casa sua, ma poi si corregge e mi offre quella parte di casa che
è rimasta vuota, ben lontana da lui.
Chiudo
gli occhi e sbuffo, cercando di trovare un perché, una
ragione… qualcosa che mi aiuti a capire, ma non esiste un
motivo vero e proprio o forse sono io a non vederlo o forse
è lui che se lo tiene per sé. Con questi pensieri
per la testa non riesco a stare zitta, non riesco a sopportare ancora
questa situazione e con rabbia gli pongo l’unica domanda che
mi viene in mente.
“Ma
cosa vuoi tu da me?”
“Scusa?”
mi chiede lui facendo un passo indietro.
“Mi
stai facendo impazzire, mi hai chiesto di restare e poi ti sei
allontanato, sei tornato sui tuoi passi, ora mi offri di trasferirmi da
te, ma in quella parte di casa in cui tu non abiti. Io non…
non capisco…”
China
la testa di lato e mi guarda dubbioso.
“Non
fraintendere le mie intenzioni. Io voglio averti al mio fianco, ma
voglio fare le cose come vanno fatte.”
“Scusa?”
“Leah…
ho gli occhi di tutti puntati addosso… ho subito troppi
cambiamenti in troppo poco tempo, non sarebbe una cosa facile spiegare
come una giovane donna possa interessarsi a me e… vivere con
me come mia compagna.” Mi spiega lui e mi sembra di ascoltare
quel disco rotto che stamattina mi girava in testa, ma poi scuote la
testa e abbassa lo sguardo “No, la verità
è.. che… sarebbe una cosa sconveniente per te. Lo
so che ora può sembrarti stupido, ma è.. colpa
mia. Quando mi sono accorto di quel che era successo ho cercato di
resistergli, e ho cercato di guardarti da lontano, per assicurarmi che
tutto andasse bene, che tu stessi bene. Quando ti ho vista al
cimitero… non ho saputo stare al mio posto e ho sentito il
bisogno di proteggerti dalle tue stesse paure. Poi quando mi hai detto
che tornavi a New York mi sono sentito perso. Se ti lasciavo andare, ti
avrei persa. Saresti stata troppo lontana e io non avrei potuto
vegliare su di te. Ma anche allora ho sbagliato, non sono riuscito a
resistere o ho ceduto alle mie pulsioni. Ma ora sto cercando di fare la
cosa giusta. Tu hai bisogno di un posto in cui vivere e io ho una
casa vuota. È risaputo che la mia casa
è sempre stata aperta a tutti, quindi la gente non
sospetterà se tu…”
“Ma
chi decide cosa è giusto e cosa non lo
è?” gli chiedo, interrompendolo, riuscendo a
capire solo in parte le sue motivazioni.
“Non
voglio che la gente parli male di te. Ho già visto troppe
volte mettere al banco persone che non se lo meritavano…
anni fa qualcuno si è venuto a lamentare con me
perché tua madre frequentava Charlie dopo solo un anno dalla
morte di tuo padre. Io so che si sono comportati bene,
entrambi… ma la gente…”
“E
se non mi importasse della gente? E se fossi stufa di guardarmi
attorno? Lo facevo già quando dovevo uscire di casa di
nascosto, la notte per fare le ronde o quando tornavo a casa
la mattina, con addosso abiti troppo leggeri o troppo corti.”
“Ma
io… io…”
“Ti
importa di quello che la gente pensa di te! Allora non dire che ti
preoccupi per me! Mi sembra di sentire Sam! Mi ha detto che non potevo
accettare il tuo… imprinting, mi ha detto che era fuori
luogo, sbagliato… che ero troppo giovane per un uomo come
te… aveva ragione lui allora?” inveisco contro di
lui, arrabbiata e frustrata dalla verità.
“No!
Non è così!” sbotta lui avvicinandosi
“Non mi importa nulla! Né quando si è
trattato di tua madre né ora! Ma sono io che voglio fare la
cosa giusta! Se vuoi stare con me, voglio fare le cose fatte
bene.”
“E
come sono le cose fatte bene?” chiedo spossata e stanca di
tutte quelle inutili parole.
“Beh…
ti… ti vorrei corteggiare e poi… alla
fine… con una cerimonia intima… ci… ci
sposeremo”
Mi…
mi vuole sposare?
Io
sposata? Io… una moglie?
Il
… ma… matrimonio?
Cioè
non c’è stato più di un paio di baci
tra noi e mi parla di matrimonio?
Ma
nel momento stesso in cui lo penso, mi rendo conto di essere una
contraddizione vivente.
Fino
a stamattina mi lamentavo perché non faceva progetti e ora
mi lamento perché fa progetti a lungo termine?
Buooooongiorno care!!!!
Eccomi con il seguito,
che ne pensate??
Un bacio e .....
|
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Capitolo 5 *** Billy&Leah ***
Leah:
presa di posizione
Primo giorno nella casa nuova. Ho portato con me tutto quello che mi
sembrava giusto non lasciare alle due stronze che si approprieranno di
casa mia, non cose solo mie ma anche qualcosa che apparteneva a mio
padre e a cui sono affezionata in modo particolare. Anche se sistemare
la sua vecchia poltrona in questa casa non è stato semplice:
stona con tutto!
Per questo l’ho fatta mettere qui, in camera da letto. Ci
passo davanti e storco in naso. Quella pelle rossa segnata dal tempo
non centra nulla con il bel copriletto grigio con effetto sfumato o con
la miriade di cuscini dalle varie tonalità dal bianco al
nero che decorano il letto.
Il letto sembra quello di un’esposizione e la poltrona sembra
uscita dalla discarica. Ma è la poltrona di mio
padre… forse però… potrei comprare un
telo in tinta e ricoprirla…
Dalla porta Embry si schiarisce la voce per richiamare la mia
attenzione.
“Ho sistemato la bici di tuo padre in
garage…”
“Ahm… grazie.”
“Hai bisogno di qualcos’altro?”
“No, grazie… ho tutto.” Anche troppo a
dirla tutta. Mai avuta una camera così grande, o una cabina
armadio o un bagno in cui potrei anche nuotare nella vasca…
Lui si guarda attorno, sospira e affonda le mani nelle tasche. Sembra
abbia qualcosa da dire ma che non trovi il modo per farlo.
“Dimmi.” Lo esorto, anche se è strano
che Embry si tenga qualcosa per sé.
“Non fraintendermi… sono contento per te, insomma
tu senza casa, questa era vuota… è stata la
soluzione migliore, ma da qualche parte, giù in fondo, mi
dà un po’ fastidio. Una casa così
grande, così bella e per di più completa in
tutto… insomma se Rachel non la voleva poteva dirlo che me
la sarei presa io. Magari era la volta buona che approfondivo il
rapporto con Billy.”
Lo guardo allibita non sapendo cosa dire. Poi farfuglio qualcosa sulla
sua, quella che si è preso sulla spiaggia.
“Certo che mi piace! È isolata e posso fare quello
che voglio… ma la sto pagando e la pagherò ancora
per qualche anno. E anche io come te non ho un lavoro, non uno vero e
proprio, eppure lo sto facendo.”
“Embry… non so cosa dire… a me
è stata offerta. Se sapevo che la volevi per te non avrei
accettato…”
Sbuffa e dondola sul posto.
“Hai ragione… mi sto lamentando con te quando non
è a te che dovrei dire queste cose… ma parlare
con lui a volte è proprio impossibile.” Alza lo
sguardo su di me e mi fissa silenzioso.
“Cosa c’è?”
“Si dice in giro che lo hai accettato…”
Il suo commento mi fa prudere le mani e la lingua e la voglia di
mandarlo a quel paese mi solletica non poco, ma mi mordo la lingua e
lascio cadere il silenzio.
“E’ vero? E’ per questo che sei venuta ad
abitare qui?”
Lo guardo per qualche minuto senza dire nulla e mi viene il
dubbio che l’astio di prima non fosse rivolto tanto al fatto
che mi sono trasferita qui ma piuttosto alla possibilità che
tra me e Billy ci sia qualcosa.
“Se così fosse ti darebbe fastidio?”
Non risponde subito, ci pensa qualche attimo, poi scuote la testa.
“E allora cos’è che vuoi
sapere?”
“E’ vero che Sam ti ha fatto una scenata?”
Lo fisso senza rispondere e dopo qualche attimo lui sogghigna.
“Che stronzo… con che coraggio? Prima ti lascia e
poi… è contrario se qualcun altro ti gira
attorno?”
“Gli dà fastidio che sia Billy: per la differenza
d’età e… forse anche per tutto quello
che c’è stato tra di noi. Voglio dire, non
è uno sconosciuto, era amico di mio padre, mi ha vista
nascere, crescere…”
“Ma a te queste cose danno fastidio?”
Non so cosa rispondere. In effetti un po’ si…
pensarmi con l’amico di mio padre, quello stesso uomo con cui
la mia famiglia si trovava il sabato sera quando ero
piccola… è strano. Ma non del tutto.
Lui mi conosce, io conosco lui. Conosciamo il nostro passato e questo
può essere un punto a nostro favore. Un po’ come
mia madre e Charlie: lei stessa ha detto che a volte si perde a
ricordare mio padre e Charlie la rispetta, rispetta i suoi bisogni e i
suoi spazi. Per noi potrebbe essere lo stesso. Certo, sempre che tra
noi prima o poi qualcosa si sblocchi.
“Non tanto vero?” chiede Embry e sono in
quel momento mi ricordo di non essere sola.
“No, non tanto.”
“Quindi… tra qualche tempo potrò
considerarti la mia matrigna?” chiede fingendosi esaltato
dalla cosa.
“Non provarci!” ribatto di petto ma poi tutta
quell’enfasi si sgretola.
“A dire il vero non so nemmeno se succederà
mai…”
Mi guarda stranito e fa un’espressione buffa e stranamente mi
sento a mio agio. Anche se non è poi così strano.
È vero, io ed Embry non siamo mai stati amiconi, lui per i
miei gusti è sempre stato troppo libertino e troppo giullare mentre io
sono riservata o come dice lui musona,
quindi creare un legame è sempre stato difficile. Ma, a
parte il modo frivolo con cui conduce la sua vita, so che lui
è uno presente, uno che quando chiami corre, uno che ti fa
scudo con il suo corpo se serve, quindi non è
così difficile sentirsi al sicuro con lui.
“Sai… vuole sposarmi.” Dico scatenando
in lui la reazione che mi aspettavo. Sgrana gli occhi e resta a bocca
aperta.
“Si… prima o poi. Ma vuole fare le cose con calma,
vuole dare alla gente il tempo di abituarsi della mia figura accanto
alla sua. Per il mio bene e anche per il suo.”
“Ma tu sei…. Voglio dire…
cioè non è che ci si sposa
così… tanto per…”
“No… cioè… non
so… no!” sbuffo e mi siedo sulla poltrona. La
seduta si affossa un po’ troppo… dovrei portarla a
far mettere a posto se voglio davvero tenerla.
“Sono… interessata… cioè era
l’ultima cosa che mi aspettavo, non avrei mai pensato
che… però… voglio dire… non
sono innamorata… cioè…
non…nel senso che… voglio
dire…” mi sto ripetendo e sentirmi tanto
impacciata mi dà fastidio. Io sono quella dalla risposta
pronta no?
"Non me lo aspettavo, non più ormai. C’è
stato un tempo in cui anelavo l’imprinting solo per passare
oltre… ma ora mi sembra decisamente fuori tempo massimo.
Però… non mi lascia indifferente. Capisci quello
che voglio dire?”
Piega la testa di lato e si appoggia allo stipite, arricciando le
labbra. Ho fatto un discorso troppo enigmatico perché
risulti chiaro.
“Quando ho capito cos’era successo mi ha mandata in
panico, prima, e poi… non so, è come se fosse
finalmente giunto qualcosa che…” sospiro ancora e
mi chiedo dove siano finite le parole giuste per spiegare cosa provo
“non sono rimasta indifferente, ecco! Potevo far finta di
nulla e tornare a New York, riprendere la mia vita, il lavoro e tornare
qui quando sentivo il bisogno di vedere mia madre… e invece
sono rimasta per lui. Ho seguito… l’istinto. Forse
posso essere felice anche io qui, senza andare chissà
dove… e lo so che è strano, so che lui è Billy…
voglio dire… potrebbe essere mio padre, ma…
qualcosa in quello che ha detto e fatto per tenermi qui… ha
fatto effetto.”
“Ma…?”
“Ma cosa?”
“Tu che balbetti, che fai un giro lunghissimo per dare una
risposta… beh è strano! O New York ti ha cambiata
o c’è qualcosa che non mi hai detto.”
Rido, anche se tristemente. Sembra una persona così
superficiale e invece riesce a scorgere anche quello che cerco di
nascondere. Avremmo potuto essere amici… certo, se solo io
non fossi stata così pedante al tempo…
“Ha fatto qualcosa per tenermi qui ma poi… basta.
Non mi aspetto grandi cose… ma almeno che sia presente. Ad
esempio… perché ci sei tu qui? Perché
hai dovuto darmi una mano tu per il trasloco? Non poteva venire lui?
Sarebbe stata un’occasione per stare
assieme…”
Sospira e annuisce.
“Lui… non è di tante parole. Ho
scoperto tempo fa di essere suo figlio. Ma io e lui questo argomento
non lo abbiamo mai affrontato.”
Restiamo in silenzio ed entrambi lasciamo spaziare i nostri sguardi per
la camera, come per sciogliere una sorta d’imbarazzo.
“Però trovo stupido questo aspettare che la gente
si abitui. Voglio dire… a me non me ne frega un cazzo degli
altri… io faccio quello che voglio e delle malelingue non mi
curo… quindi…. Perché farti venire qui
a vivere? Non potrebbe sposarti subito?”
“Scusa?”
“Si. Insomma… la gente ha sempre da dire, ogni
cosa che fai alla fine a qualcuno non va bene e la cosa si propaga a
macchia d’olio. Guarda Nessie e Jake. Nessie ha voluto
sposarsi qui, alla riserva, in mezzo alla gente di Jake, con un rito
antico, che richiamasse la sacralità del matrimonio e
l’importanza che ha per lei il fatto che lui sia un Quileute.
Lo ha fatto perché lo sentiva, per essere accettata e tutti
hanno partecipato al matrimonio, tutti hanno bevuto, brindato e
mangiato con loro. Poi… tutti ad additarla come la bianca
che s’intromette in cose più grandi di lei. E del
loro matrimonio parlano ancora tutti, in bene e in male. Soprattutto in
male. Secondo me se vi sposate subito farete scalpore in una volta
sola, tutti parleranno ma poi la cosa scemerà. Invece ora tu
vivi qui e tutti dietro alle spalle a dare la propria versione. Quando
non vedranno il pancione crescere avranno ancora da dire, se poi il
vostro rapporto progredirà… giù altri
pettegolezzi e se alla fine vi sposerete ne diranno ancora e ancora.
date alla gente qualcosa da dire ora e vivete la vostra storia coi
vostri tempi. Mi sembra di capire che tu hai voglia di provarci, lui
pure… solo che teme il giudizio degli altri.”
“Ma se non so nemmeno se… ci sarà un
futuro per noi… è così…
lento! Sembra… insicuro!”
“Fai tu il primo passo.”
Ancora?
Ricordo quel giorno al cimitero: io mi sono mossa per prima, se
aspettavo lui sarei ancora inginocchiata sulla lapide di mio padre!
“Credo che sia nel dna dei Black essere un po’
torti in amore: anni fa se Nessie non fosse venuta qui a cercare Jake a
quest’ora… cazzo potrei essere io, ora, il
capobranco! Non ci avevo mai pensato…”
“Quindi non devo stupirmi se fa un passo avanti e due
indietro?”
“Già… credo tocchi a te tenerlo fermo
sul traguardo raggiunto. E spingerlo avanti, verso il
prossimo.”
“Uhm… mi prospetti un futuro roseo e
felice… grazie.” Dico sarcastica anche se so che
ha ragione.
“Bah… ho detto anche troppo… mi ritiro
nei miei appartamenti.” Si volta e fa per andarsene ma poi
torna sui suoi passi.
“Ah, comunque… se un domani vuoi lasciare questa
casa, fammi un fischio.” Dice facendo l’occhiolino.
Lo mando a quel paese ma intanto rido.
Una volta sola mi sento davvero sola. In una casa grande piena di
mobili e comfort, mi sento sola. E, dopo questo discorso, sento Billy
ancora più lontano. C’è una porta che
ci divide ma è come se fosse un muro.
Sono solo tre giorni che mi sono trasferita e già me ne sono
pentita. Chissà che mi credevo… magari di passare
delle ore con lui una volta qui, chiacchierare mentre cucino o durante
i pasti… solo che mi sono dimenticata di un piccolo
particolare: lui non mangia. Non tocca cibo. Anche se si trasforma in
lupo è un vampiro a tutti gli effetti. Beve solo il sangue
dalle sue prede, quindi è inutile sperare che possa sedersi
al tavolo con me e degustare i miei manicaretti. E io devo imparare a
cucinare solo per me… cosa che mi è sempre
risultata difficile. Non sono mai stata davvero da sola, anche a New
York ero io la cuoca di casa e Jeanne apprezzava un sacco. Ma non
è neanche questo il punto: non mangia ma almeno potrebbe
degnarsi di tornare a casa e sedersi al tavolo con me. Invece sono sola
per la maggior parte del tempo.
Quando mi alzo al mattino lui non c’è
già più, torna nel pomeriggio ma sta quasi tutto
il tempo nella rimessa, poi esce ancora e chissà quando
torna. Prima di uscire mi chiede sempre se ho bisogno di qualcosa, ma
devo davvero essere io a dirgli di restare? Che ho bisogno di
parlargli? Prima veniva a trovarmi, restava una mezzora e parlavamo di
cose futili, ora nemmeno più quello. È una
situazione opprimente.
E il discorso fatto con Embry l’altro giorno mi sembra sempre
più un’utopia.
Ogni tanto torna Rachel, lei e Paul non sono ancora sposati ma vivono
già assieme, credo torni per sistemare la camera di
Billy… potrei farlo io ma non voglio impormi su di lei e
vorrei che fosse lui a propormelo. In fondo nei suoi piani un giorno
noi saremo una coppia… sconsolata passo il panno umido sul
lavandino.
Suona il campanello e mi ritrovo a fissare la porta con una voglia pari
a zero di vedere qualcuno. Ma apro comunque. E me ne pento subito.
“Cosa ci fai qui?”
Mi guarda per un attimo poi entra quasi spintonandomi indietro.
“Ohi! Cos’è non conosci più
le buone maniere?”
“Se questa è una ripicca è davvero
esagerata!” sbotta Sam rivolto verso il muro.
“Scusa?”
“Tu. Qui. Con Billy. Ti rendi conto? È Billy!
Era l’amico di tuo padre, andavano insieme a pesca e
passavano le ore a giocare a carte! E ora tu… stai con lui?
È un vecchio! E ora è anche un vampiro! Vuoi
tentare la fortuna? O forse il tuo è un macabro gioco? Se
vuoi morire ci sono modi meno cruenti!”
“Non credo di capire quello che stai dicendo. Ma sai una
cosa? Non m’importa! Hai perso il tuo potere su di me tanto
tempo fa! E non sto parlando di te come capobranco!”
Chiude gli occhi e serra i pugni. Sta cercando di controllarsi. Mi
allontano di qualche passo, non voglio finire con il viso sfregiato
come mia cugina!
“Io non ho potuto scegliere. Ho dovuto… fare
quello che ho fatto. Ma una parte di me non ha mai smesso di amarti, lo
sai! E quando sei entrata nel branco ho sofferto per te…
sapevo che i miei pensieri su Emily ti facevano male ma anche in quel
caso non potevo farci nulla. Ma ora…”
“Oh ti prego! Risparmiami questa solfa! Hai avuto
l’imprinting con Emily ma avresti potuto cercare di resistere
se davvero mi amavi ancora! Invece no… e non hai avuto
nemmeno il coraggio di dirmelo subito: hai lasciato che mi crogiolassi
nel dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato. Hai una vaga idea di
quello che ho passato?”
“Tu non sai quello che dici…
l’imprinting è…”
“Basta! Finiscila! E vattene!”
“No Lee-lee… io… voglio
provare a rimediare...” dice e mi mette le mani sulle braccia
e mi accarezza dolcemente guardandomi negli occhi. In un primo momento
cerco di vedere altro in questo suo atteggiamento perché la
prima impressione sarebbe troppo rivoltante se fosse vera…
mi si avvicina ancora e schiude le labbra… oh merda!
Gli poggio le mani sul petto e lo spingo via. Lo muovo di soli pochi
centimetri ma tanto basta per fargli capire che deve lasciarmi andare.
“Lee-lee potremmo… farcela. Sono passati anni e io
sto cercando di non mutare più… se torno ad
essere…”
Mi viene la pelle d’oca a sentirlo parlare in questo modo:
non è il Sam che conosco, che amavo!
“Con che coraggio vieni qui a propormi una cosa simile? Ora
che Emily è incinta? Ora che… anch’io
sono oggetto di un amore devoto come quello che tu hai donato ad
un’altra? E non osare chiamarmi mai più in quel
modo!!”
Si volta dandomi la schiena e ancora serra i pugni.
“Non puoi dire sul serio… Billy
è…”
“E’ qui!” tuona una voce dietro di noi.
Sam si volta di scatto con gli occhi sgranati e ha un leggero tremito.
Billy è davanti alla porta, in mano stringe i gambi di un
mazzo di fiori le cui teste sono ormai inguardabili.
“Se vai via ora farò finta di non averti trovato
in casa mia a proporre alla mia donna un tradimento in piena
regola.” dice guardandolo con gli occhi a fessura. Il rosso
sembra ancora più inteso del solito in questo momento.
Sam abbassa la testa e lentamente gli passa davanti, guardingo, e poi
se ne va.
“Allora sono la tua donna?” chiedo mentre chiude la
porta.
Si volta ma non mi guarda, solleva i fiori e sbuffa… poi li
accortoccia e li butta nell’immondizia.
“Mi spiace… li ho rovinati.”
“Sono la tua donna?” ripeto piazzandomi davanti a
lui, obbligandolo così ad affrontarmi.
Mi guarda negli occhi e mi chiede se è deve proprio
ripetersi mandandomi su tutte le furie.
“Secondo te mi sento la tua donna? Non so nemmeno cosa ti
passa per la testa! Mi hai prospettato un futuro insieme, come una
coppia sposata, ma ora? Cosa vedi nel tuo presente? Nel nostro
presente? Credi che avermi alla porta accanto faccia di noi una coppia?
Non ci sei mai! Passavamo insieme più tempo prima, quando
stavo ancora a casa mia!”
Chiude gli occhi e sospira e io… no, un attimo, non sta
sospirando… sta annusando l’aria.
“E’ il mio odore vero? Il tuo lato vampiro vorrebbe
azzannarmi, è per questo che stai sempre fuori
casa!” sbarra gli occhi e in un attimo sono prigioniera tra
le sue braccia.
“Non ho problemi di autocontrollo!” sibila tra i
denti mostrandomi volutamente le lunghe zanne. “Non per quel
tipo di fame, almeno…” continua poi a voce
più bassa.
Come?
Così velocemente come mi ha stretta mi libera e in un
battito di ciglia è già sulla porta.
“Vado… devo….” Non termina la
frase e se ne va.
Resto imbambolata a guardare la porta chiusa. Non ho capito
bene… non teme di saltarmi addosso in quanto vampiro
ma… come uomo? E’
questa la fame di cui stava parlando? Non teme la sete del vampiro ma
gli appetiti sessuali della sua parte umana? Non appena
questo pensiero mi attraversa la mente mi sento in fregola,
irrequieta… come non mi succedeva da un pezzo.
Apro la porta ed esco pur sapendo che lui a quest’ora
sarà ben lontano, ma il bisogno di trovarlo, di vederlo, di
non so nemmeno io cosa, è più forte.
Corro per la strada e per la prima volta in vita mia sento la mancanza
di quelle capacità che avevo quando mi
trasformavo. Potrei comunicare con lui con la mente, fargli sapere il
mio bisogno o potrei seguire il suo odore e
trovarlo… quando mi rendo conto di cosa sto
desiderando mi fermo e cerco di capire cosa voglio davvero.
Smettere di mutare non è stato facile eppure ora lo
rimpiango.
Ho sempre odiato i vampiri eppure ora…
Per un periodo ho desiderato l’imprinting ma poi
l’ho odiato, mi aveva portato via tutto e lo ritenevo
ingiusto. L’imprinting t’impone una scelta mentre
io sono sempre stata per il libero arbitrio. Ma ora…
Poi vedo qualcosa sfrecciare tra i cespugli al limite della strada. Una
macchia grigia e subito dietro un’altra, un po’
più chiara. Paul ed Embry. Ma come mai sono così
vicini alle strade?
“Embry!” urlo, sperando che si fermi.
Dopo qualche secondo spunta da dietro un albero con il viso sudato e il
fiato grosso, indice che la corsa è stata parecchio lunga.
“Vieni con me.” Dice prendendomi per mano e
tirandomi dietro di sé, ancora nel bosco.
“Ma cosa…?” chiedo sconcertata. Fa per
prendermi in braccio ma mi divincolo.
“Se ti porto io facciamo più in fretta.”
dice tentando ancora di prendermi.
“Portarmi dove?”
Mi guarda esterrefatto poi scuote la testa.
“Non sai nulla? Pensavo fossi in strada per
quello…”
“Sapere cosa? Ma di che stai parlando?”
“Sam… Sam ha attaccato Billy. Si è
trasformato e lo ha attaccato. Io e Paul eravamo nel territorio dei
Cullen per una ronda di controllo e abbiamo sentito tutto.”
“Sam cosa??” mi si accappona la pelle e mi volto
nella direzione in cui è andato Paul.
“Se ti porto io…” non lo lascio nemmeno
finire, gli allaccio le braccia intorno al collo e lui subito mi prende
in braccio. Il bosco ci sfreccia accanto e mi sembra di essere tornata
indietro nel tempo. Eh si… questa è proprio
nostalgia.
Sento i rumori della zuffa ancora prima di vederla e il cuore mi
rimbalza nel petto. Come
ha osato Sam? Con che diritto?
Quando Embry si ferma sono talmente scioccata da ciò che
vedo che resto stretta a lui. Parecchi tronchi spezzati e buchi grandi
come crateri nel terreno, Sam pare ancora più grosso di come
lo ricordavo e se è ferito il pelo nero non lascia vedere
nulla mentre Billy ha grosse chiazze di sangue su tutto il corpo. Paul
e Quil, tra loro due, cercano di tenerli separati, facendo da scudo.
Poi Sam gioca d’astuzia, fa una finta a destra ma subito
torna indietro liberandosi così del placcaggio di Paul e si
avventa contro Quil e Billy. Billy spintona Quil di lato restando da
solo sulla traiettoria di Sam che si avventa con le mascelle spalancate
sulla sua spalla già ferita.
Lo sento guaire e il suo dolore diventa il mio. Me lo sento dentro,
è qualcosa talmente forte che non so nemmeno descrivere.
“Basta!!!!” urlo, mi rimetto in piedi e
m’incammino verso i quattro lupi. Embry tenta di fermarmi ma
prima guardo la sua mano stretta intorno al mio polso poi lui negli
occhi e deve aver capito che, anche se sono solo un’umana, in
questo momento non è consigliabile crearmi degli impicci,
anche se sono per il mio bene.
Sam molla la presa e Billy cerca di tenersi su, ma ha uno squarcio da
cui sgorga sangue in modo preoccupante.
Mi metto tra loro e, mentre gli altri tre arretrano di qualche metro,
Billy si avvicina e, abbassando il muso, mi tocca una mano.
Vai
via… è pericoloso.
Mi volto a guardarlo nei suoi occhi trovo tutte le mie risposte. E le
parole di Nessie, di quel giorno sulla spiaggia, ora hanno un
significato più vero. Lei ama Jake e ama il lupo come
fossero due entità distinte. Jake le dà tutto
quello che può darle un compagno, il lupo le dà
tutta la sicurezza e la tranquillità di cui ogni donna ha
bisogno. E ora il mio
lupo ha bisogno di me. Sta affrontando una battaglia che verte sulla
mia persona, non posso stare a guardare.
“Non posso. Sei ferito.”
Sento Sam grugnire e Billy ringhiare nella sua direzione.
“E sei il mio compagno. Non puoi chiedermi di starne
fuori.”
Alle mie parole Billy si zittisce ed è Sam a ringhiare.
Mi volto verso Sam e lo guardo con astio.
“Con chi decido di passare la mia vita, sono affari miei. Hai
fatto la tua scelta anni fa ora non puoi tornare indietro solo
perché pensi che io… lo stia facendo per ripicca
o perché mi senta costretta.”
Alle mie parole Sam torna nella sua pelle restando nudo davanti a me.
“Lui è tutto quello che hai sempre odiato, come
puoi credere che io non pensi che ti stai accontentando? O vuoi forse
dirmi che lo ami? Che sei pazza di lui? Io ti conosco Leah…
mi ricordo com’eri quando eri innamorata.”
Dietro di me anche Billy muta ma ha almeno la decenza di coprire le
parti intime con le mani, anche se ha una spalla con l’osso
completamente esposto. Mi trovo a guardare le loro ferite e mentre Sam
ha solo qualche graffio, Billy ha molteplici morsi su tutto il corpo.
Non capisco… perché Billy non lo
abbia… ma la risposta mi arriva nel mentre mi sorge la
domanda. Billy è anche un vampiro e forse il suo morso
sarebbe letale per Sam. Hanno combattuto ad armi impari. E lo sapevano
entrambi.
E ancora le parole di Nessie tornano nella mia testa “quando Billy
è mutato ha parlato di un libro della vita, qualcosa dove
tutte le nostre vite sono già state scritte da qualcuno.. e
che niente accade per puro caso... forse il tuo destino era di finire
con lui, sei solo nata troppo tardi e... la natura ha posto
rimedio...”
“Forse non lo amo oggi ma ogni giorno che passa sento che il
nostro legame sta crescendo. Io imparerò ad amarlo anche se
lui è un lupo che non potrà mai smettere di
mutare e io invecchierò, anche se non potrà mai
dividere la sua cena con me, anche se tante altre cose ci sono
contro… ma tu, Sam… sai cosa vuol dire amare? O
ti sei accontentato
di Emily solo perché il tuo essere lupo ha deciso
così? Perché se tu l’amassi davvero non
saresti qui, ora, a fare questo discorso.”
S’irrigidisce, trema e scopre le zanne.
Billy e gli altri ringhiano in modo sommesso, Quil e Paul si abbassano
sulle zampe davanti, pronti per attaccare. E io non riesco a restare
seria. Sorrido e mi sento stupida. Mi sono sentita sbagliata per tanto
di quel tempo… e invece avrei solo dovuto aprire meglio gli
occhi. Sam non è mai stato un buon capobranco, non mi ha mai
saputo proteggere, nemmeno dai suoi pensieri… e spesso e
volentieri ha fatto scelte azzardate. Perfino Jake ha avuto
l’acume di capirlo, anni fa. Ero così concentrata
su me stessa che non ho mai voluto vedere quello che c’era
oltre.
“Scusa se rido…”
“Non sei affatto divertente!” dice lui a denti
stretti.
“No, non rido di te, ma di me. Non ho capito niente per tanti
anni e ora è bastato un attimo per aprirmi gli
occhi.”
“Di che stai parlando?”
“Mi sono sempre ritenuta inadatta e inferiore: pensavo che
l’imprinting che avevi avuto con Emily fosse un
chiaro segno di quanto poco io valessi. Ma forse… non ero io
ad non andare bene per te ma eri tu che non andavi bene per me. Tempo
fa Nessie mi ha detto che probabilmente il mio destino è
intrecciato a quello di Billy, che forse io sono destinata ad un vero
capo. Uno che sa farlo.”
“Cosa stai…?” dice
avvicinandosi di un passo. Ma il ringhio dei due lupi alle
sue spalle lo ferma sul posto.
“Tra le tante leggi del branco c’è una
che tutela gli imprinting e tu ora mi stai minacciando. In
più sono una donna, destinata ad un altro e tu sei qui
davanti a me, nudo come un verme, e non fai nulla per coprirti. Se non
per cortesia almeno per rispetto, non credi? E poi… hai
attaccato un membro del branco per un tuo tornaconto e lo hai fatto
sapendo che lui aveva meno armi a disposizione. E ne ha meno solo
perché con un suo morso tuo figlio saprebbe di te solo dai
racconti degli altri. Sapevi che non ti avrebbe mai morso ma non ti sei
fermato né hai limitato gli attacchi. Io credo che tutte
queste cose potrebbero bastare per allontanarti, non solo dal branco,
ma anche dalla riserva.”
Mi guarda con occhi sgranati e sembra non capire.
“Non lo sai? Sono figlia di mio padre, un membro del
consiglio degli anziani e mio padre tutte le leggi sia dei Quileute che
del branco me le ha impartite per bene.”
“Io non so cosa mi ha…”
“Zitto! E copriti! Prendi esempio da chi ha fin troppo
rispetto per gli altri.” Così dicendo mi volto
verso Billy che mi guarda con ammirazione. “Lui è
il mio compagno eppure si sta coprendo, anche se è ferito e
non dev’essere né semplice né indolore.
Ecco a che tipo di maschio sono destinata!”
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