Tornando al passato...

di Alexis Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo inaspettato ***
Capitolo 2: *** Il primo incontro... ***
Capitolo 3: *** Ciò che non si può dimenticare... ***



Capitolo 1
*** L'arrivo inaspettato ***


Era mezzanotte, la luce della luna filtrava dalla finestra aperta e la ragazza si rigirava nel letto, inquieta. Improvvisamente qualcosa la destò, un rombo proveniente dall’esterno. Scattò in piedi, bacchetta alla mano. Si portò vicino alla finestra per poter vedere meglio l’intruso senza farsi scorgere. Si maledisse mentalmente per non essere voluta andare allo spettacolo di apertura della pista da corsa. Sarebbe durato fino all’una a causa della fiaccolata e dei vari spettacoli pirotecnici. Quando fossero tornati i genitori e suo fratello sarebbe stato troppo tardi. Se quello all’esterno era un mangiamorte poteva dire addio alla speranza di salvarsi. Non poteva smaterializzarsi e sua madre bloccava il camino con un incantesimo di livello avanzato per evitare intrusi notturni. Lo stesso era toccato a tutte le porte tranne quella principale. La sua unica via d’uscita sarebbe stata prendere una scopa e volare attraverso la finestra, ma come fare senza essere vista? Sicuramente il mantello di James le avrebbe dato una mano, ma non era da lei arrendersi così, sapeva che non sarebbe scappata. Non lo avrebbe fatto per nessun motivo! Vide atterrare nel giardino una moto, era grande, nera. Si chiese se un mangiamorte arrivasse a cavallo di una moto, ovviamente no! Ma chi poteva essere a quell’ora? Si tolse quello che sarebbe dovuto essere un casco e notò che era un ragazzo. Alto, con spalle larghe e capelli corti. Non vedeva altro. L’intruso si chinò e raccolse qualcosa, poi la lanciò verso la finestra a fianco. La ragazza sgranò gli occhi. Chi poteva essere quel ragazzo che lanciava sassi per farsi notare alla camera di suo fratello? Una sasso più grande colpì il vetro e lo ruppe, mentre il ragazzo imprecava dal giardino. Fu allora che Alexis si decise a intervenire e si affacciò alla finestra, gridandogli –Ehi tu! Chi sei? Cosa vuoi?- il ragazzo si voltò verso la sua finestre, leggermente stranito e domando stranamente educato considerando che aveva appena fracassato un vetro –Mi scusi signorina…questa non è la casa di James Potter?- la ragazza lo fissò, senza rispondere. Con un gesto distratto si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, poi, cercando di apparire sicura, disse –Non mi hai risposto!- il ragazzo annuì e rispose –Mi chiamo Sirius Black e…- la ragazza sospirò di sollievo e chiese sollevata –Tu sei il famoso Sirius?- lui annuì stranito. Non aveva la più pallida idea di chi fosse quella ragazza. La ragazza fece per andargli ad aprire, poi domandò sospettosa –Qual è il tuo segreto?- lui sgranò gli occhi e chiese sulla difensiva –Cosa intendi?- lei lo fissò, attraverso al finestra, poi insistette –So che James Potter, Peter Minus e Sirius Black hanno un segreto! So qual è! Me lo ha detto James! Se tu sei chi dici di essere rispondi alla mia domanda, altrimenti chiamerò il corpo degli Auror!- il ragazzo la fissò. O le rivelava il segreto, oppure rischiava di essere riportato a casa. Ma chi era quella ragazza che diceva di conoscere il loro segreto? Che ci faceva in casa di James? Come poteva sapere tutto? Prese fiato e rispose –Se conosci il nostro segreto sai che non possiamo rivelarlo…- lei lo interruppe –Se tu sei felpato non dovresti aver paura di nulla!- il ragazzo aprì e richiuse la bocca più volte, incapace di capire come quella ragazza sapesse ogni cosa. Lei allora domandò –Dimmi il soprannome di James…- lui si riprese e ribattè –Come fai a saperlo? Chi sei?- lei non batté ciglio e rimase in silenzio. Dopo una decina di minuti si arrese e rispose –Ramoso!- lei sorrise e il suo viso si distese, improvvisamente lumino dopo che la tensione l’aveva abbandonato, poi gli disse –Aspetta! Vengo ad aprirti!- e, mentre il ragazzo fissava la finestra vuota, uscì di corsa dalla sua stanza, sbattendo la porta. Percorse il lungo corridoio e scese le scale, arrivando davanti alla porta. Spostò alcuni cristalli che, con il loro campo magnetico proteggeva la porta da incursioni esterne, e aprì.

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Capitolo 2
*** Il primo incontro... ***


Sirius guardò l’immagine della ragazza delinearsi sulla porta, illuminata dalla luna. Aveva lunghi capelli neri fin sotto le spalle, leggermente ondulati, un viso candido e perfetto, con due occhi azzurri che sembravano essere un pezzetto di cielo. La bocca piena si apriva in un magnifico sorriso che fece fare un salto al suo cuore. Era alta e magra, con forme perfette. Indossava dei pantaloni larghi, a vita bassa e una canottiera in microfibra a spalline sottili, leggermente scollata, i primi di colore blu scuro, mentre la seconda di un tenue azzurro. Era evidente che la ragazza usava quei vestiti come pigiama. I piedi erano nudi e evidentemente infreddoliti a causa del contatto con il pavimento di alabastro. La ragazza gli tese la mano, presentandosi –Alexis Margaret Potter! Alex andrà benissimo! Lieta di conoscerti!- lui la strinse, leggermente stranito, ma lei non lo fece parlare –Sono la sorella di James! In realtà siamo gemelli…- lui la interruppe, sbigottito –Gemelli?- lei annuì e rispose –Immaginavo non ti avesse detto nulla! E’ estremamente protettivo nei miei confronti! Invece a me ha detto tutto di voi…- il ragazzo si sentì offeso, aveva appena scoperto che il suo migliore amico non condivideva tutto con lui, mentre invece a quella ragazzina raccontava ogni minimo fatto. Lei lo fissò, capendo i suoi pensieri, e disse –Entra…accomodati! James ti dice tutto…l’unica cosa di cui non ti ha parlato sono io! Non devi pensare che non condivide tutto con te!- lui la fissò, poi, dopo che la ragazza ebbe sistemato i cristalli, la seguì nel salotto e, a un suo cenno, si sedette su una poltrona. La ragazza lo fissò, poi gli domandò –Allora Sirius…dimmi…cosa ci fai qui?- lui la fissò per un momento, si sentiva in imbarazzo, voleva vedere James, non sua sorella, anche se, rifletté, Alexis aveva una figura molto più interessante del fratello. Capendo i suoi pensieri la ragazza disse –James è con i nostri genitori è allo spettacolo per l’inaugurazione per la pista…ti chiedo scusa se mi sono lasciata andare con le chiacchiere, non ti conosco! Solo…ho sentito così tanto parlare James sui Malandrini che avrei tanto desiderato conoscerli! Specialmente tu Sirius…non fa altro che parlare di te, di che persona in gamba sei, della forza che hai nell’opporti alla tua famiglia, insomma, un elogio continuo! Avrei voluto conoscervi, ma James evitava l’argomento e non osavo chiederglielo esplicitamente!- Sirius la fissava, quella ragazza lo incuriosiva, eppure si chiedeva come mai il suo migliore amico non avesse mai parlato a nessuno di lei. Non capiva perché non l’avesse mai vista, però, prima di porle quella domanda, doveva spiegare il motivo della sua visita. Quella ragazza era la gemella di James e se lui si fidava tanto da rivelarle il loro segreto, anche lui poteva parlarle liberamente. La fissò per un paio di minuti, poi spiegò –Sono scappato di casa! Non ne potevo più di vivere segregato, di sentirmi dire che ero il disonore della famiglia, di essere deriso, di non poter vedere i miei amici, così, sono scappato! Non sapevo dove andare…i membri della mia famiglia sono tutti così…così spregevoli che non potevo rivolgermi a nessuno di loro! Mi è venuto in mente James…pensavo che mi avrebbe potuto ospitare per la notte, poi domani avrei cercato un lavoro e una sistemazione migliore…ma non sapevo che non era in casa! Non volevo disturbarti! Ti chiedo scusa…- lei sorrise, poi mormorò –Aspetta…preparo il tè! Immagino che vorrai aspettare che James torni a casa!- lui la fissò, poi domandò –Sicura che posso restare e non ti disturbo?- lei scosse il capo sorridendo, e si avviò in cucina. Tornò poco dopo con un vassoio con due tazze con una teiera e un piatto pieno di biscotti. Appoggiò il tutto sul piccolo tavolino e gli servì il tè. Lui la fissava mentre versava il liquido ambrato nelle due tazze, poi le domandò –Frequenti Hogwarts?- lei scosse il capo, sorridendo, poi rispose –No…ho frequentato Beauxbatons per un paio d’anni…poi mi hanno ritirato e adesso studio in casa!- sospirò, prima di aggiungere –Non è il massimo studiare con un tutore…non hai il minimo rapporto con gli altri ragazzi della tua età!- il ragazzo la guardava stranito, poi, incapace di trattenersi, domandò ancora –Perché ti sei ritirata e studi da privata?- la ragazza si sedette comodamente su una poltrona. Il suo sguardo volò fuori dalla finestra, triste, poi guardò il suo interlocutore. Era un ragazzo alto, bello, con corti capelli tagliati all’ultima moda e tirati su con il gel, un fisico scultoreo che si intravedeva attraverso l’abbigliamento di qualche taglia più grande. Gli occhi azzurro-grigio la scrutavano attenti e in quel momento comprese avrebbe capito. Quel ragazzo troppo bello e pienamente convinto di sé avrebbe sorriso al suo segreto, senza scomporsi. L’aria da bello impossibile era la copertura di un animo fragile, la sicurezza che ostentava serviva a nascondere le sue paure, l’arrogante modo di parlare a evitare di mostrare la sua sensibilità, era tale e quale a James. Un piccolo presuntuoso arrogante, che si pavoneggiava e credeva di essere chi sa chi per nascondere quello che in realtà era. E seppe immediatamente che James lo sapeva. Non sapeva spiegarselo, ma aveva la sensazione che suo fratello conoscesse il segreto, senza però avergliene mai fatto parola. E lei avrebbe fatto altrettanto. Lei non vedeva il ragazzo che vedevano tutti, vedeva solo un giovane che avrebbe voluto avere il calore di una famiglia normale, l’affetto di una madre, un ragazzo che soffriva perché visto diversamente dai suoi, il frutto dell’odio che vuole solo dare amore. E seppe che poteva fidarsi ciecamente di lui, che non avrebbe mai tradito la sua fiducia, così gli parlò tristemente –Sirius…BeauxBatons è in Francia…non proprio dietro l’angolo! Io…io soffro per…- lo schianto della porta e un urlò la interruppe. James e i suoi genitori si erano appena fiondati dalla porta d’ingresso, bacchette in pugno, pronti a puntare la bacchetta sull’intruso. Appena James vide Sirius sulla poltrona il suo viso si rilassò e mormorò –Un altro scherzo del genere Alex e ti ammazzo!- poi la consapevolezza che sua sorella era sola in una stanza con un ragazzo si fece strada e le urlò –Fila in camera!- lei alzò lo sguardo e si andò a posizionare davanti a lui, fissandolo negli occhi, sfidandolo. Poi domandò –Come scusa?- fu la signora Potter a intervenire –Alex tesoro vai a letto! Sei stata male ieri…e ti vedo pallida…vai…- lei la interruppe –Sono sempre pallida mamma…vado a letto!- e salì velocemente le scale. La donna sopirò, poi guardò il figlio e l’ospite, aspettando una spiegazione che non venne. Sirius i alzò e si presentò –Signori Potter…sono Sirius Black!- James lo interruppe –Che cazzo ci fai qui Sir?- lui abbassò lo sguardo –Ti volevo solo chiedere se mi potevi ospitare per la notte…sono scappato di casa! Non importa James…lascia perdere…- l’altro lo interruppe, abbracciandolo e disse calmo –Credevo che…con mia sorella…certo che puoi restare Sir vecchio mio! Vero mamma?- la donna annuì –Ovviamente! Puoi trasferirti anche definitivamente qui! Abbiamo un paio di camere libere oppure puoi star con James…come preferisci…- il ragazzo ringraziò, imbarazzato e fece per parlare, ma James lo spinse su per le scale augurando la buona notte a tutti. Sapeva che doveva chieder scusa alla sorella, ma quando passò davanti alla sua camera non ebbe la forza di bussare e proseguì.

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Capitolo 3
*** Ciò che non si può dimenticare... ***


Alexis, sdraiata sul suo letto, fissava il soffitto, incapace di chiudere gli occhi e di abbandonarsi fra le braccia di Morfeo. Quel ragazzo l’aveva affascinata, a lui avrebbe rivelato quel segreto che ormai da sei anni la tormentava. Quel segreto che aveva portato alla morte di una persona a lei cara e che mai avrebbe potuto dimenticare. Odiava se stessa per questo motivo, odiava ogni minima parte del suo corpo, odiava sentirsi dire quanto era bella e quanta dolcezza emanasse il suo aspetto. Per non parlare degli elogi per la sua eleganza nel ballare. Improvvisamente si chiese se tutto questo le importasse sul serio, se era felice dei suoi successi e di piacere agli altri. Sapeva bene la risposta, no! Lei cercava di accontentare la sua famiglia in ogni modo possibile: nello studio, nel ballo, nel Quiddich, in ogni cosa che faceva dava sempre il meglio. Si chiese se un giorno potesse guardarli negli occhi e sentirsi uguale a loro, senza sentirsi in colpa. Sapeva che sarebbe stato difficile, era la prima a non accettarlo, ogni volta che chiudeva gli occhi, da sei anni, ogni singolo istante in cui i suoi occhi si chiudevano un viso le compariva davanti. Due occhi azzurri identici ai suoi la fissavano sorridendo dietro a un paio di occhiali tondi, un ribelle chioma bionda risplendeva al sole, una bocca perfetta aperta in un sorriso gentile e giovale, diciotto anni e una grande voglia di vivere. Un sogno d’amore da coronare con una ragazza che amava da quattro anni. Un talento del Quiddich indiscutibile con la prospettiva di iniziare a giocare in serie A. Una vita perfetta davanti stroncata dall’amore per una stupida bambina che non meritava nulla. Daniel Potter, migliore in tutto, superati i mago con i massimi voti, prefetto e caposcuola ad Hogwarts, ora giaceva sotto metri di terra in una prigione di legno, ad indicare il luogo dove si trovava solo una lastra di bianco marmo con su scritto –Sottratto nel fiore della giovinezza all’amore di molti!- e questo era quanto era rimasto di lui. Le lacrime avevano già preso a scendere lungo le sue guance, incontrollate, come sempre quando pensava a quello che aveva fatto a quel ragazzo. Ricordava il giorno del funerale, suo madre piangeva senza ritegno, abbracciata a Shirley, le due donna che Daniel aveva amato di più. Per tutto il tempo del funerale suo padre e James l’avevano abbracciata, non colpevolizzandola per quello che era successo, ma mentre la bara veniva calata nella fossa lo sguardo color nocciola della ex ragazza di suo fratello l’aveva fissata con una freddezza e un odio che mai avrebbe scordato. Da quel giorno non aveva più rivisto Shirley Mascreen, sapeva che si era rifugiata all’estero, in America, nella casa che aveva sognato di comprare con l’uomo che amava, e non aveva avuto più sue notizie. Ad ogni festa il suo viso compariva nel caminetto e sorridente faceva gli auguri alla famiglia, ormai aveva superato il trauma, questo lo sapeva, aveva trovato un giovane americano dopo tre anni dal suo trasferimento, e questo ragazzo le aveva fatto dimenticare il suo primo amore, sapeva tutto questo senza mai averla rivista. Appena Shirley sentiva passi che si avvicinavano, passi che potevano essere soltanto quelli di una ragazza, ritirava la testa velocemente. A ogni compleanno immancabilmente, e ad ogni natale mandava un regalo a James, ma lei veniva ignorata. Una volta aveva sentito sua madre e Shirley che parlavano nel camino, sua madre aveva detto alla ragazza che lei soffriva per la differenza che faceva fra i due fratelli, ma la giovane aveva risposto tristemente –Margaret…non posso perdonare tua figlia! Nel mio cuore lei sarà sempre responsabile dall’accaduto, non potrò più guardarla negli occhi senza odiarla, questo niente potrà cambiarlo! Al contrario, James, non mi ha fatto nulla, e per lui provo lo stesso affetto fraterno che provavo un tempo! Come voglio molto bene a te ed Edward e vi vedo come i miei secondi genitori!- la signora Potter aveva sospirato e aveva detto piano –Mia cara…nessuno più di me vorrebbe che tutto questo non fosse mai accaduto, ma non possiamo colpevolizzare Alex, era solo una bambina!- la giovane aveva scosso il capo e aveva risposto –Una bambina dici? Alexis non è mai stata una stupida, sapeva che non doveva farlo, ma lo ha fatto comunque! Non puoi difenderla, la sua sciocchezza è costata la vita di Danny!- a questo punto Alexis avrebbe voluto tornare indietro, correre a rifugiarsi nella sua stanza, ma era rimasta, aveva ascoltato la sua condanna. La voce di sua madre aveva assunto un tono più deciso mentre diceva –La perdita di mio figlio ha distrutto il mio cuore in mille pezzi! Tutti sappiamo che Alexis ne è responsabile, almeno in parte, ma sta scontando la sua pena! Porta, oltre al dolore, un fardello che le segnerà per sempre la vita! Ed in ogni caso, anche se ne fosse uscita illesa, è sempre mia figlia e Daniel non avrebbe mai voluto che la ritenessi colpevole! Mi sono rimasti lei e James e li amerò come meglio potrò, darò a loro l’amore che non potrò dare a Daniel!- e questo aveva distrutto ogni speranza della ragazza. Sua madre la considerava colpevole e questo non poteva cambiarlo. Margaret Potter non aveva mai saputo che sua figlia aveva ascoltato quella conversazione e si chiese spesso da quel giorno, come mai Alexis si chiudesse sempre più in se stessa. Non lo aveva ancora capito e la ragazza ringraziava sempre la sua buona stella per questo. Le parole di Shirley da quel giorno l’accompagnarono sempre e anche la minima speranza che qualcuno la considerasse innocente svanì. Si era sempre sentita un mostro e più volte aveva desiderato di essere al posto del suo amato fratello. Chiuse gli occhi e sprofondò nel sogno che odiava. Aveva dieci anni e aveva appena deciso di fare uno scherzo a Daniel, era furiosa con lui perché le aveva promesso di passare la serata a insegnarle a giocare a scacchi magici, mentre i genitori portavano James dal medico per controllare se gli orecchioni erano in fase di miglioramento. Suo fratello all’ultimo minuto aveva fatto venire la sua ragazza e aveva rimangiato la promessa fatta. La pioggia cadeva fitta e ormai la notte era scesa. La bambina aprì la porta e la sbatté alle sue spalle, correndo all’esterno. Era sempre stata veloce e in pochi minuti era arrivata al limite del bosco, non aveva sentito Daniel urlarle di tornare indietro perché avevano appena lanciato un allarme con pericolo di incontrare creature notturne. Aveva saputo dopo che appena aveva chiuso la porta alle sue spalle suo fratello era sbiancato ed era corso fuori, cercando di individuarla, Shirley aveva cercato di fermarlo, ma lui le aveva gridato contro che era tutta colpa sua, che era stato lui a meritarsi tutto questo perché aveva infranto il loro patto e se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Amava la sua piccola principessina e senza di lei non avrebbe resistito un solo giorno. Queste le sue ultime parole mentre si gettava nella notte alla ricerca della sorellina. Aveva raggiunto ilo bosco, ma non aveva sentito Alexis che gli gridava che era lì, lei sapeva dove nascondersi, ma Danny l’aveva superata e si era inoltrato sempre più nella foresta. Lei lo aveva seguito, cercando di raggiungerlo, improvvisamente terrorizzata, lo scherzo non doveva comprendere questo Danny doveva solo capire di aver sbagliato e lei doveva fermarlo prima che si inoltrasse troppo e fosse in pericolo. Quando lo aveva raggiunto erano ormai nel centro della foresta e il ragazzo appena l’aveva vista le era corsa incontro, abbracciandola forte, fradicio, e le aveva chiesto scusa, dicendole che le voleva bene, e che si era spaventato…poi…tutto era precipitato. In un secondo li avevano circondati, Daniel aveva estratto la bacchetta e le aveva detto di scappare, poi l’aveva bloccata, resosi conto che erano circondati. Donne bellissime ma crudeli…dalle unghie affilate e prive di sentimenti. Si erano fatte avanti e lo avevano graffiato, il sangue era colato a fiotti sull’erba, ma lui aveva continuato a proteggere con il suo corpo la sorellina, continuando a sorriderle, rassicurandola. Infine, quella fra quei mostri che doveva essere il capo si era avvicinata e con un sorriso malefico aveva affondato le unghie nel petto del ragazzo e gli aveva strappato il cuore, senza che lui potesse fare il minimo passo. Non aveva potuto muovere la mano con la bacchetta perché gli occhi di quei mostri gli impedivano di muoversi, lo avevano bloccato. Quando ormai il suo corpo giaceva a terra senza vita e a lei stava per toccare la stessa sorte, la più giovane fra queste si era avvicinata all’assassina e le aveva consigliato di farla sua alleata e di non ucciderla. Il capo aveva ferito il suo braccio con un artiglio ancora sporco del sangue del fratello e mentre la ferita veniva contaminata da quel veleno e il suo corpo iniziava a trasformarsi lentamente per la prima volta, i suoi genitori erano comparsi, avevano combattuto, cacciandole indietro ed impedendole di portarla con loro, ma per lei ormai era troppo tardi. Suo padre la immobilizzò, impedendole così di completare la trasformazione. Ma per Daniel era troppo tardi, sua madre svenne alla vista del bel corpo martoriato e per sempre rimase nelle loro menti quell’immagine. La ragazza si svegliò urlando di terrore, la fronte e ogni parte del corpo imperlata di susore. RECENSITE VI PREGO...ACCETTO ANCHE CRITICHE NEGATIVE!!! RINGRAZIO MANNY PERCHE' MI HA RECENSITO E SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA!!! CIAO A TUTTI...

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