With you I'm born again

di Burnt Orchid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3-pensa a qualcosa che ti fa sorridere ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


ff j&L Lily camminava per i sentieri innevati e candidi di Hogsmeade, pensando che non esisteva periodo più bello e felice del natale. La sua amica Debs si era fermata a parlare con un ragazzo, a suo dire, molto fico. Lily aveva mostrato un'espressione piuttosto scettica alle sue parole ma la sua compagna non ci aveva fatto troppo caso, essendosi ormai abituata alla schiettezza di Lily, e si era defilata. La ragazza dai capelli rossi, aveva continuato la sua passeggiata, non troppo triste per essere stata lasciata sola.

Entrando da Mielandia per comprarsi un leccalecca al Firewhisky, si chiese perché lei era l'unica del suo dormitorio a non provare attrazione per i ragazzi. Che fortuna, pensò con sollievo, perché se provarla significa andare dietro a uno con il naso troppo lungo e la schiena gobba come il ragazzo definito fico da Debs, allora era meglio così.

Non c'era mai stato un ragazzo in grado di farla sognare e non aveva mai sentito il bisogno di ricoprire interi fogli di pergamena con nomi tipo Barney o Fulton o, ancora peggio, Chip. Rabbrividì, non le sarebbe mai potuto piacere un ragazzo con un nome tanto orribile da pronunciare... anche perchè chi avrebbe il coraggio di dichiararsi moglie di un Chip in pubblico? E se poi il caro maritino avesse desiderato dare il suo così melodico nome al pargoletto che sarebbe stato conseguenza della notte di fuoco durante la quale lei avrebbe proferito con passione travolgente le parole "Oh Chip!" oppure "Più forte Chip!" e perchè non "Fammi cinguettare come un usignolo, Chip!!!!!!!! AHHhhh!" e.... Lily scosse la testa e strizzò le palpebre per fermare il filo di pensieri che le passava davanti agli occhi come una pellicola. Fece un sorriso. Sì, non c'era dubbio, la fase dell'innamoramento era una cosa che non faceva per lei e poteva benissimo farne a meno.

Se doveva proprio ammetterlo, aveva provato delle strane sensazioni in passato nei confronti di un ragazzo. Lui aveva tentato così tante volte di prenderla per mano e lei era arrossita e si era sentita così calda  che aveva temuto di non stare bene. Ma non erano altro che sensazioni, piccole sciocchezze che non significavano niente, piacevoli percezioni che l'avevano incuriosita al punto che aveva agognato di sentirle ancora e ancora e ancora... ma non aveva certo lasciato che i piaceri del corpo prendessero possesso della sua mente così determinata e razionale. No, aveva voltato le spalle a ciò che la rendeva vulnerabile, la bramosia del quale le aveva causato tale vergogna. Umiliata da ciò che non poteva controllare, aveva fatto di tutto pur di allontanarsi dall'oggetto dei suoi desideri, che era certa non fosse il ragazzo, ma la mera alchimia tra i due, una scarica elettrica scatenata dal contatto delle loro pelli, quella di lui così abbronzata e diversa dalla sua, chiara e sensibile.

Arrossendo ancora al ricordo di quei giorni di battaglie interne, le quali la sua mente fredda aveva ovviamente vinto, guardò l'orologio da polso che le avevano regalato i suoi genitori due natali prima, quando ancora frequentava il quinto anno, e vide che era ancora piuttosto presto, quindi decise di tornare a scuola così avrebbe potuto sfruttare la tranquillità di una torre di Grifondoro molto meno affollata del solito per studiare. Dopotutto, era l'anno dei M.A.G.O. ed era richiesto un approfondimento nello studio delle materie che seguiva.

Raggiunse la Torre in circa dieci minuti e disse con nonchalance la parola d'ordine. Distrattamente entrò nella sala comune, e mentre lo faceva aveva la testa tra le nuvole del cielo più alte, tanto che sobbalzò quando udì delle voci.
E niente popò di meno che la voce abbaiante di Sirius Black. Cosa ci faceva Black nella sala comune di sabato, specialmente in uno dei sabati in cui erano previste le gite a Hogsmead? Scelse di non scoprirlo, poichè non aveva bisogno di perdere tempo e si voltò di nuovo verso il Quadro della Signora Grassa per dirigersi nella sempre silenziosa biblioteca, quando non volendo decifrò le parole dell'affascinante malandrino, che stranamente stava usando un tono di voce piuttosto basso. Parlava con voce piuttosto suadente, non quella che si userebbe con una donna, ma quella con cui parleresti ad un bambino, un bambino molto capriccioso. Si fermò e si nascose dientro ad un angolo vicino alla porta del ripostiglio delle scope, concentrata sulle parole del giovane Grifondoro. "Forza, bevila tutta... no tutta. Sì, lo so che fa schifo, però ti farà bene..." stava dicendo "bravo, Ramoso... adesso perchè non provi a dormire per un po'... dai, sdraiati... ecco, adesso dormi."

Ramoso? Allora c'è anche Potter... Ma che succede? Cosa gli ha fatto bere quell'idiota? Pensò Lily, oltraggiata. Stava per rimproverare Black quando lo sentì parlare di nuovo, stavolta con voce stanca e seria. "Si è addormentato, Lunastorta, finalmente. Era distrutto." Lo sentì dire e a quel punto udì la riconoscibilissima voce di Remus Lupin, "Lo so, Sirius. E' stato un duro colpo.  Per tutti noi. Non credevo che ... che..." e la sua voce si ruppe. Fu Black a finire per lui, "che fosse possibile. No, anch'io non lo credevo... quasi non ci credo ancora". Un silenzio teso invase la sala comune di Grifondoro, e Lily sentì un brivido percorrerle la schiena. Era successo qualcosa, qualcosa di molto brutto. Ma cosa? Era avvenuto l'ennesimo attacco ad una famiglia mezzosangue? Ma come poteva avere a che fare con Potter... Lui era un purosangue. No, era accaduto qualcosa a Potter. Ma cosa? Qualcosa che aveva scosso persino Black e Lupin. Quei tre ne avevano viste di brutte, cosa poteva essere avvenuto di così orribile?

Non si mosse dal suo nascondiglio, perchè la sua curiosità di donna glielo impediva. Mentre apparivano nuvolette a forma di punto di domanda tutt'attorno alla sua testa rossa, i due malandrini ancora svegli ripreserò a parlare. Tese l'orecchio per non perdersi una parola e nel frattempo bloccò la porta d'ingresso con la bacchetta così nessuno avrebbe potuto interromperli.
Fu di nuovo Black a parlare per primo, "Silente mi ha detto che dobbiamo fare a turno per  tenergli compagnia la mattina per tutta la prossima settimana, ma se non vuoi perdere le lezioni, a me va bene stare con lui tutti i giorni, basta che mi porti i tuoi appunti." "Sì, forse è meglio se ci stai tu... sai come prenderlo. E poi magari riesci anche a farlo ridere un po'" replicò Remus. "Allora siamo d'accordo. Ci penso io.",disse Black. Dopo pochi momenti aggiunse con voce rotta dalla stanchezza "Ho paura che non si riprenderà."

Lily udì il rumore di quella che era certa fosse una pacca sulla spalla. "Smettila, Felpato. James è forte. Ce la farà, vedrai. Ci siamo noi con lui. Dagli un po' di tempo e tornerà il solito casanova e chiederà alla Evans di uscire per quella che credo sia la centoventottesima volta." Centotrentaquattresima, pensò Lily, dopo aver cercato di reprimere un sussulto per essere stata nominata. Il cuore le batteva forte, e si premette una mano sulla bocca per non far sentire il suono della sua stessa respirazione.
Sentì un risolino, di sicuro proveniente da Black, il quale disse "Grazie, Lunastorta, mi hai tirato su il morale di almeno un centimetro...comunque... credo che... a questo punto dovremmo... solo" abbassò ulteriormente la voce e Lily si chinò ancora in avanti per sentire meglio, "occuparci della questione degli... " Lily trattenne il respiro e allungò il collo, "INTRUSI!".
E la ragazza non ebbe il tempo di pensare alle parole di Sirius, perchè d'improvviso una scopa volò fuori dal ripostiglio e la colpì nel didietro, facendola cadere in avanti. Strillò prima di atterrare e mise le mani di fronte a sè ma lo scontro con il duro pavimento non avvenne, perchè fu Black a prenderla al volo.

Lui la tirò su con fare sbrigativo e poco delicato, e quando lei alzò lo sguardo, lui la fissava con fare minaccioso. Dopo alcuni momenti, sussurrò "Non te l'ha mai detto nessuno, Evans, che è maleducazione origliare?". Lei era senza parole, d'altronde non poteva difendersi, era stata colta con le mani nel sacco. Cercò quindi di spingerlò lontano da sè, ma Black era piuttosto muscoloso e non la lasciò andare. Invece le scosse le spalle, con violenza e si fermò solamente quando Lupin gli pose una mano sulla spalla, per calmarlò. A quel punto le chiese con un ghigno crudele sulla faccia "Che cosa hai sentito, prefettina, eh?" Lei boccheggio impaurita e poi disse "Lasciami.... non ho sentito niente" "Bugiarda!" urlò lui. Lupin cercò di allontanarlo da lei e alla fine Black mollò la presa e abbassò la voce, "Va bene, Evans. Allora vattene. Non raccontare a nessuno quello che hai sentito".
Lei balbettò "Certo, ma... ma... che cosa... ?" "Ti aspetti anche che ti raccontiamo cio che è successo? Non ci sperare, carina. Hai ficcato il naso abbastanza a  lungo. Vattene e lascia in pace James."
Le diede una leggera spinta e lei per una volta abbassò la testa e fece come gli diceva. Sbloccò la porta e fece per uscire dalla sala comune, ma si voltò per un attimo verso Potter, steso sul divano, con espressione serena.
Affranta, se ne andò e scese le scale del castello lentamente, ignorante delle urla della Signora Grassa che la rimproverava per aver mancato di salutarla.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


ff j&L 2 Lily Evans fissò il foglio di pergamena srotolato davanti a sè e si mise le mani tra i capelli. Il Professor Vitious le passò accanto con occhi pieni di compassione e ritirò l'ultimo test.

Lily non alzò nemmeno il capo e ripetè nella sua testa quello che gli altri studenti bisbigliavano da ormai quindici minuti. Lily Evans ha preso una A. Lily Evans ha preso una A. Una A... Come Accettabile. Accettabile? Noooo! Non è accettabile. A come Assurdo, semmai. A come Affliggente, Attanagliante, Amaro, Angoscioso, Atroce, Abominevole, Abietto, A... NOooo! Tutte quelle ore passate a leggere il vocabolario per imparare più parole possibili, e ora non riusciva neanche a descrivere quello scempio.

Colpì il banco con un pugno, facendosi male. E lanciò un'occhiataccia alle due sedie vuote in fondo all'aula. Che infami.

La situazione era degenerata. Non poteva andare avanti così. Era avvenuto ciò che lei aveva sempre cercato di evitare. Era stata distratta dai suoi studi, aveva perso la concentrazione. Le avevano crudelmente strappato la media dell'Eccezionale nella sua materia preferita. Doveva assolutamente rimediare. Ma come? Ci aveva provato. Aveva tentato più volte di studiare, ma niente! La sua mente continuava a vagare ed i suoi occhi ad alzarsi verso il dormitorio dei maschi del settimo anno, in quei giorni perennemente chiuso. E mentre le sue compagne si chiedevano come mai i ragazzi non permettessero più che le più belle pollastrelle si infiltrassero nelle loro stanze, lei, Lily, lo sapeva. Erano stati i Malandrini a vietare loro l'accesso, per evitare che qualcuno scoprisse di Potter.

C'era una sola cosa che non sapeva, ed era anche la sola cosa che desiderava sapere. La sua sete di conoscenza aumentava ogni minuto di più e lei era giunta al limite ormai. Doveva scoprirlo, o non avrebbe mai più trovato pace.

Erano passati due giorni da quando lei stessa aveva contribuito alla distruzione della sua media scolastica. Due lunghi giorni e due ancora più lunghe notti insonni.

E durante le ore passate a tentare di studiare in sala comune, aveva notato strani comportamenti da parte dei Malandrini: una sera mentre stava tentando di ripassare per il test di Incantesimi, la testa bionda di Lupin era sbucata dalle scale che portavano al dormitorio. Lupin aveva chiamato Black con voce abbastanza disperata e aveva detto "Sirius, forse è meglio che vieni". Black a quel punto si era voltato verso di lei e l'aveva guardata malissimo prima di abbandonare la sua partita a scacchi magici, facendo vincere Minus.
Per non parlare della sera in cui dalla sua camera Lily aveva visto uno snowglobe, quei souvenir natalizi nei quali, se capovolti, una sostanza bianca comincia a cadere in un'imitazione di una tempesta di neve, infrangere la finestra del dormitorio dei malandrini e cadere nel cortile della scuola, frantumandosi in mille pezzi.

Si alzò dal banco, prese la sua borsa a tracolla e si allontanò spedita dalla classe.


---


Quella sera Lily rimase in Sala Comune fino a tardi per controllare che tutti fossero andati a letto. Sorprendentemente Black e Lupin non si erano neanche fatti vedere di sotto. Soddisfatta, poichè ormai era passata un'ora da quando tutti erano andati in dormitorio, si alzò e andò al ripostiglio delle scope e ne prese una, a caso, perchè di sicuro il Quidditch non faceva per lei e non ci capiva niente di manici di scopa.  

Uscì dalla Torre, con il cuore che le batteva forte. La Signora Grassa le disse "Non dovresti girare per la scuola di notte, ragazzina, è contro le regole" e Lily le fece segno di fare silenzio.  Salì le scale a cui piaceva cambiare, in punta di piedi, pregando ogni Dio che nessuno si accorgesse di lei. Sobbalzò spaventata quando Mrs. Purr le passò tra le gambe e seppe che doveva fare in fretta perchè sarebbe sicuramente corsa ad avvertire il signor Gazza.

Quando raggiunse la rampa di scale che portavano alla Torre Ovest, udì dei passi e si nascose dietro ad un'armatura, alla quale chiese di non muoversi, e quella acconsentì facendo il saluto militare.Sentì il respiro affannoso di Gazza passarle vicino ma il custode si allontanò lentamente e faticosamente dal suo nascondiglio, dirigendosi verso i piani inferiori.

Allora Lily ringraziò l'armatura e salì la prossima rampa di scale arrivando nella Guferia in fretta. Entrando tentò di non fare troppo rumore così da non agitare i pochi gufi della scuola rimasti. Montò sulla scopa con fare insicuro ed uscì dalla finestra.

Decise in pochi momenti che volare non le piaceva affatto. Non guardare giù. Non guardare giù. Oh Potter cosa mi tocca fare per te!

Lentamente volò fino alla Torre di Grifondoro e con circospezione si avvicinò alla finestra del dormitorio dei malandrini. Mentre si appropinquava si chiese se le sarebbe servito a qualcosa spiarli mentre probabilmente dormivano tutti, ma ormai era arrivata fino a lì e non sarebbe certo tornata indietro senza almeno una fotografia di Potter che russava con la bava alla bocca.

Prese un respiro profondo e sbirciò dalla finestra: Minus dormiva sonoramente nel letto vicino alla porta, a seguire Remus pareva trovarsi in un sogno abbastanza agitato e muoveva la bocca a formare parole che Lily non poteva sentire. Andò avanti con lo sguardo: un letto vuoto. Si chiese per un momento come mai non fosse occupato, ma proseguì con gli occhi verso destra e vide un letto occupato da due persone, uno era Black che dormiva, voltato verso l'altro occupante del letto. Potter. Potter che era sveglio. AHHHH! Lily riuscì a trattenersi dall'urlare veramente, ma si fece indietro con un sobbalzo. E se Potter l'avesse vista? No, era impossibile, si disse. Altrimenti si sarebbe mosso, avrebbe fatto qualcosa, avrebbe cambiato espressione. Probabilmente si era sbagliata, probabilmente stava dormendo anche lui. , pensò, mentre si avvicinava di nuovo alla finestra, stavolta con più prudenza, allungò di nuovo il collo e ... si ritrovò faccia a faccia con James Potter, solo il vetro della finestra a dividerli. A quel punto perse l'equilibrio e stava per strillare quando Potter aprì la finestra. Lei si aspettava che lui la prendesse per un braccio o per la mano o... qualcosa. Ma lui semplicemente posò la sua mano sulla scopa e disse con voce pacata "Raddrizza la schiena", Lily lo fece, "e ora piega le gambe". Così, seguendo le sue istruzioni, Lily riguadagnò l'equilibrio.

Quindi alzò lo sguardo su di lui, che chiese "Una volatina notturna, Evans?".

Lei rispose con aria di sfida "Sì, Potter".

"Non ti facevo una sportiva".

"Ci sono molte cose che non sai di me, Potter".

"Beh, allora questa sarà una cosa in più".

Lily odiò il silenzio che seguì. Quindi lo spezzò, dicendo "Adesso dovrei andare". Sperando che lui non le avrebbe chiesto di uscire insieme per l'ennesima volta, partì sulla scopa traballante.

"Evans, aspetta".

Oh, no! pensò lei.

"Sì?" chiese lei, senza girarsi, per paura di cadere.

"Ti accompagno... non voglio avere anche la tua morte sulla coscienza".

In pochi secondi lui la raggiunse sulla sua scopa ed insieme volarono fino alla Guferia, poichè Lily non poteva rientrare in dormitorio dalla finestra senza svegliarle, perchè la finestra non poteva essere aperta dall'esterno.

Quando atterrarono nella Guferia, lei fece per andarsene, ma lui la fermò di nuovo "Adesso sputa il rospo Evans, cosa ci facevi davanti al mio dormitorio?".

Lei rispose con un'altra domanda "Perchè hai la faccia di uno che sta per tagliarsi le vene, Potter?".

Lui alzò le sopracciglia. "Non sono affari tuoi, Evans."

"Sono d'accordo", disse lei, con lo stomaco che le si stringeva per la vergogna.

"Ecco vedi, dato che siamo d'accordo, domani notte è meglio se fai la nanna, invece di ficcare il naso".

Potter non era mai stato così cattivo con lei, anche se in quel caso forse se lo meritava. Ma lo stava facendo per i suoi studi! Aveva un motivo più che buono per ficcare il naso! E poi, chi era a parlare? Il ragazzo che si era intrufolato innumerevoli volte nei dormitori delle ragazze per vedere la loro biancheria! Indignata, disse "Senti chi parla, Potter!"

"Allora lo ammetti che mi stavi spiando!", urlò lui, arrabbiato.

"Non ho detto questo!", disse lei incrociando le braccia ed alzando il suo naso alla francesina.

Restarono a fissarsi per alcuni momenti, e lui parlò, con voce vuota stavolta "Vuoi sapere cosa mi è successo?"

Lei non riuscì a trattenersi dall'annuire e se ne vergognò.

"Molto bene. Te lo dirò ad una condizione."

Lei digrignò i denti. Avrebbe dovuto saperlo. Quel ragazzo era il capo dei Malandrini: era risaputo che giocava sempre sporco. Ma lei doveva sapere. Avrebbe fatto qualunque cosa.

"Quale?"

"In realtà le condizioni sono due", ammise lui, alzando le spalle muscolose.

"E va bene!" replicò lei, fumando di rabbia.

Lui la fissò con i suoi occhi color nocciola, sempre così vivaci e ardenti ed ora così tristi.

Poi dettò le sue condizioni "La prima condizione è che devi concedermi due ore delle tue notti per tutto l'anno scolastico. Le passeremo insieme."

"Sei prevedibilissimo, Potter, come sempre", disse lei arrabbiata "e non ti sembra un po' troppo, tutto l'anno scolastico? Siamo solo ad ottobre."

"Quello che vuoi sapere non è una piccola sciocchezza, Evans. A me costa parecchio dirtelo. Poi dipende tutto da quanto valore dai a quello che succede a me". E dopo quelle parole, l'ombra del suo solito ghigno, il quale aveva fatto cadere ai suoi piedi molte ragazze, gli attraversò il viso.

Lei lo guardò male e disse suo malgrado "Molto bene. Qual è la seconda condizione?"

"Che dopo che ti avrò detto quello che vuoi sapere, tu devi stare in silenzio e non avvicinarti a me. Io me ne andrò nel mio dormitorio e tu nel tuo e ci rivedremo domani a mezzanotte in Sala Comune."

Era una richiesta piuttosto ambigua.
Si prese un po' di tempo per osservarlo: aveva un aspetto orribile e, anche se era sempre bellissimo, non risplendeva come suo solito. I capelli stavano spiattellati sulla testa, e sembrava che non si lavasse la faccia da almeno tre giorni. Le spalle erano abbassate e non teneva la testa alta come faceva sempre. Non c'era più quello sguardo di sfida che le lanciava sempre, ma i suoi occhi erano vuoti e malinconici. Osservò le sue labbra carnose e sentì un intenso desiderio di toccarle con un dito per scoprire se erano veramente così morbide come sembravano. Scosse impercettibilmente la testa per cacciare quel pensiero e lo guardò di nuovo degli occhi, prima di acconsentire "Ci sto".

"Sei sicura?"

"Sì".

"Non si torna indietro, Evans. Questo non è un gioco.".

"Ho già accettato", disse lei, anche se cominciava già a credere che non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe scoperto.

"Molto bene", replicò lui, impostando le spalle e serrando la mascella. Sembrava che stesse cercando di farsi forza.

Alcuni secondi passarono, molto lentamente. Lei attese, attese e attese. Attese che lui fosse pronto. E alla fine lo fu.

"I miei genitori sono morti tre giorni fa... Anzi a quest'ora sono ormai quattro giorni".

O mio Dio, pensò lei. Non era in grado di pensare ad altre parole, ed era proprio quello che stava per dire quando lui la fermò "Ricorda la seconda condizione."

Lei chiuse la bocca, ma continuava a fissarlo con occhi spalancati. Fece un passo verso di lui, ma non riuscì a raggiungerlo in tempo, poichè era già montato sulla sua scopa ed era scomparso nella notte, lasciandola sola con il senso di colpa che le stava dilaniando l'anima.






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Capitolo 3
*** cap 3-pensa a qualcosa che ti fa sorridere ***


ff j&L James volò fino alla finestra del suo dormitorio, precedentemente rimasta aperta. Entrò tentando di non fare alcun rumore. Indeciso se andare a dormire nel letto vuoto di Sirius, si fermò per un attimo ad osservare l'amico, che respirava profondamente dandogli la schiena. Erano passati quattro giorni da quell'orribile sera e Sirius non l'aveva lasciato solo neanche per un attimo. Dormiva con lui, mangiava con lui, studiava con lui... l'aveva persino aiutato a lavarsi la mattina prima del funerale. James arrossì al ricordo di quella mattina. Sirius aveva provato a farlo reagire, ma James si era rifiutato di fare qualunque movimento, a parte camminare. Così, il suo migliore amico l'aveva spogliato, anche se gli aveva lasciato addosso le mutande per non umiliarlo ulteriormente ed era entrato nella doccia con lui, pur essendosi già lavato e vestito.

Al funerale Sirius era stato accanto a James tutto il tempo, e quando tutti i presenti si avvicinarono al figlio dei defunti per le condoglianze era stato Sirius a stringere le loro mani e a ringraziare. James non aveva pianto, questo era vero, ma non aveva fatto nient'altro. Non aveva altri parenti, così del funerale si era occupato il Professor Silente.

Quella sera, quando furono tornati a Hogwarts e tutti i Malandrini furono nel loro dormitorio, Sirius aveva preso il pigiama blu di James e glielo aveva tirato addosso, di fronte agli sguardi stupiti di Peter e Remus. James non si era mosso. Aveva semplicemente fissato con gli occhi il suo pigiama blu caduto a terra. Allora il suo migliore amico, suo fratello, si era arrabbiato: l'aveva preso per le spalle e le aveva scosse finchè James non era caduto a terra, accanto al suo pigiama blu.

Remus aveva urlato "No, Felpato! Ma che fai?", prendendo l'amico per un braccio. Ma Sirius aveva strattonato il suo braccio, finchè Remus non aveva mollato la presa. Peter osservava la scena con i suoi piccoli occhietti spaventati, seduto sul suo letto. Non osava muoversi.

James, ancora seduto sul pavimento, teneva gli occhi bassi. Sirius si era avvicinato a lui lentamente e James aveva guardato i suo piedi appressarsi a lui. Remus aveva flebilmente mormorato "Sirius, non farlo.... guardalo... non puoi trattarlo così adesso...". Sirius non aveva risposto. Aveva semplicemente raccolto il pigiama blu e se lo era rigirato tra le mani. Pensieroso o nervoso. Non lo sapeva. Poi aveva detto con voce gelida "Guardami".

E James l'aveva guardato, e aveva visto il viso stanco e triste del suo migliore amico addolcirsi. Allora Sirius gli aveva detto una cosa che molti avrebbero potuto considerare crudele, perfida. Ma James l'aveva presa per quello che era: la verità.

"Se tuo padre ti vedesse così, si vergognerebbe di te".

Allora James si era costretto ad alzare un bracco e aveva ripreso in mano la sua vita. Aveva afferrato il suo pigiama blu e l'aveva indossato. Poi aveva guardato Sirius, e quest'ultimo gli aveva sorriso. Quel sorriso che riservava solamente a James, che racchiudeva in sè tutta la sua vita, tutte le sue sofferenze e i suoi dubbi, ma anche tutte le sue sicurezze e i suoi bei ricordi. Gli aveva messo le mani ai lati della testa e l'aveva guardato negli occhi e ancora con il sorriso sulle labbra gli aveva sussurrato "Bravo il mio cornuto!"

Da quella sera James era quasi tornato in se stesso: parlava, anche se poco, e faceva quello che doveva fare senza che nessuno dovesse ricordarglielo. Certo, c'erano ancora gli incubi. Tre notti erano passate dalla morte dei suoi genitori, e nessuna di esse era stata piacevole. Non era passata mattina in cui non si fosse svegliato urlando. Aveva avuto così tanta paura di addormentarsi che Sirius aveva cominciato a dormire con lui nel suo letto, per farlo stare meglio. Avevano allargato il letto di James con un incantesimo e avevano dormito fianco a fianco, fingendo che fosse una cosa normalissima.

James non sapeva quanto potesse aiutarlo la vicinanza di Sirius, ma ora se ne stava lì, nel suo pigiama blu, a tremare al centro del dormitorio. Non sapeva se per paura o per il freddo. Per un momento avvertì la sensazione di smarrimento che aveva provato quando erano arrivati i Medimaghi a casa sua e gli avevano confermato la morte dei suoi genitori.

James era in piedi vicino al camino. Sirius era al suo fianco, e gli teneva una spalla con la mano, mentre il Medimago dai capelli biondi si rialzava dal corpo sanguinante di Dorea Potter. Quello lo guardò con occhi freddi e con tono professionale gli disse "Mi dispiace, signor Potter. Non c'è nulla che possiamo fare. I suoi genitori sono morti".

James sentì la mano di Sirius stringersi sulla sua spalla.

Non era una gran sorpresa ciò che gli stava dicendo il Medimago.

D'altronde era stato lì, tutto il tempo, e aveva visto suo padre spirare davanti ai suoi occhi e sua madre cedere alle torture dei mangiamorti. Lei era morta lentamente, dissanguata.

Annuì al Medimago, il quale  si diresse a parlare con uno degli auror, Moody.

Lui non si mosse, rimase lì, con Sirius, non sapendo che farne di se stesso. Sentiva Sirius che gli parlava, ma non riusciva a comprendere le sue parole. Ma riusciva ancora a percepire quelle di sua madre "James, devi restare qui dentro finchè non veniamo a tirarti fuori. Promettimelo!"

James non aveva promesso e lei non si era fidata di lui. Così aveva bloccato la porta del nascondiglio, e aveva insonorizzato quella stanza, costruita apposta per le emergenze. Allora James si era piegato sul buco della serratura e aveva osservato tutta la scena, e aveva sentito tutto.

Le grida di sua madre non le avrebbe mai dimenticate....

"Ramoso!"

James sussultò e si voltò verso la voce che l'aveva chiamato. Sirius era sveglio e lo stava chiamando. Sbattè le palpebre e si guardò intorno. Il suo dormitorio. Hogwarts.

Sirius si puntellò sui gomiti e gli chiese "Dove sei stato?"

"Da nessuna parte" sussurrò James per non svegliare gli altri due Malandrini, e si avvicinò al suo letto.

Sirius alzò le sopracciglia "Allora cosa ci fai con la scopa in mano?"

James si guardò attorno in modo ottuso e poi i suoi occhi si fermarono sul suo manico di scopa, "Cosa? Oh, questa... niente... solo un... volevo... lucidarla...", disse impacciato.

Tentò uno sguardo verso Sirius, e seppe che non l'aveva  bevuta.

Il ragazzo dai capelli lunghi disse scetticamente "Ehm... sì! Va bene... comunque non mi sembra il momento... puoi farlo domani, no? Dai mettila a posto e vieni a letto."

James non fu tanto stupido da contraddirlo e si alzò per riporre la sua scopa accanto al suo baule, ma fu fermato dall'amico "Ramoso?"

"Sì?"

"Lo sai che mi puoi dire tutto, sì?"

James lo sapeva. Non c'era persona di cui potesse fidarsi di più. Ma non aveva voglia di parlarne in quel momento. Sarebbe stato troppo complicato raccontare quello che era successo con la Evans. E James era così stanco.

"Lo so, Felpato".

Quando si rannicchiò tra le coperte accanto al suo migliore amico, questo restò a guardarlo per qualche minuto, prima di domandargli "Non riesci a dormire?"

James scosse la testa in silenzio.

"Domani chiedo a Remus di prenderti una pozione Sonno Senza Sogni. Ma per stanotte dovrai stare senza."

Restarono ancora in silenzio per un po', ad ascoltare i rumori della notte. Il vento faceva tremare le finestre, e si sentiva il fruscio degli alberi in movimento.

"Non ci riesco, Sirius", disse James con voce sconfitta.

Si sentiva come un bambino, a chiedere aiuto al suo migliore amico, ma sapeva che a Sirius non dispiaceva.

"Non importa, Jamie. Facciamo come ieri sera, va bene?" rispose l'altro, mentre si accomodava meglio sul fianco destro.

Sirius lo chiamava Jamie solo quando nessuno poteva sentirli e solo quando James ne aveva bisogno.

James chiuse gli occhi, preparandosi. Non sapeva dove Sirius avesse imparato quel metodo, considerando che non aveva dei genitori molto amorevoli, ma sembrava funzionare. Non teneva lontani gli incubi ma perlomeno lo faceva addormentare.

Con gli occhi chiusi ascoltò la voce profonda di Sirius "Allora, hai gli occhi chiusi, sì? Bene... pensa a qualcosa di colore blu,"

il mio pigiama

"Ora pensa a qualcosa di colore rosso"

i capelli della Evans

"Ora pensa a qualcosa di colore verde"

gli occhi della Evans

"Ora pensa a qualcosa con un buon profumo"

la pelle della Evans

"Ora pensa a qualcosa che ti fa sorridere"

Evans....







Sirius osservò il petto di James alzarsi e abbassarsi con moto ritmico. Sentì il respiro del suo amico farsi più profondo.

"Ok, è andato", disse piano, con sollievo.

Ronf ronf...

"Pensa a un rimedio contro il russare...", e si addormentò prima di trovarlo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


ff j&L 4 Lily Evans si guardò allo specchio del bagno e urlò, terrorizzata.

Sentì Alice battere un pugno sulla porta e gridare "Lily! Tutto bene?"

Affermò, per tranquillizzare l'amica, anche se ovviamente non andava tutto bene. Aveva due occhiaie orribili e, nonostante non fosse una delle tipiche ragazze ossessionate dall'aspetto fisico, si vergognava di farsi vedere in giro in quello stato.

La verità era che non aveva chiuso occhio quella notte. Le parole di Potter erano risuonate nelle sue orecchie per ore, anche dopo aver nascosto la testa nel cuscino.

Aveva passato le ore notturne a sentirsi in colpa, a rimproverarsi. Si sentiva crudele e stupida. Lei, che si era sempre reputata una persona integra e seria, ora sapeva di essersi sbagliata. Era solo una ragazzina, pettegola ed immatura. Spiare Potter e costringerlo a raccontarle una cosa così brutta! Aveva sfruttato l'infatuazione che il ragazzo aveva per lei e l'aveva inconciamente obbligato a rivelarle il suo segreto.

Ovviamente, lei non si sarebbe mai, in vita sua, aspettata una tale tragedia, ma si sentiva comunque tremendamente colpevole. Merlino solo sapeva quali sofferenze Potter aveva subito nei giorni precedenti e lei si era comportata come una bambina. Non aveva pensato alle possibili conseguenze e non aveva nemmeno messo in dubbio le ragioni che i Malandrini avevano per tenere il segreto di Potter nascosto da tutti.  

Era stata un'egoista; aveva pensato solo ed unicamente a se stessa, e non si era fermata davanti a nulla, neanche davanti allo sguardo tormentato di Potter.

E ora doveva trovare il coraggio di affrontarlo. Cosa gli avrebbe detto quella sera? 'Mi dispiace'?  Nulla di quello che poteva dire avrebbe significato qualcosa.

Non c'erano scuse per come si era comportata, e lo sapeva bene.





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Una figura incappucciata sovrastava il corpo di Dorea Potter. La figura levò la bacchetta, pronta a lanciare un incantesimo fatale, quando Charlus Potter si gettò su di essa, ed insiema rotolarono a terra. Quattordici bacchette furono puntate sui due uomini. L'Auror cercò di strozzare il Mangiamorte, non essendo in possesso di una bacchetta, ma i suoi tentativi furono vani, perchè il suo rivale lo allontanò da sè con un movimento di bacchetta. I due si fissarono ansimanti.

Fu l'Auror a spezzare il silenzio "Non toccarla!" disse con voce gelida. L'altro replicò "Allora vuoi che prima ci occupiamo di te,
Auror Potter?".

Il suo tono sarcastico fece arrabbiare ancora di più James, che osservava la scena dal buco della serratura.

"Sempre che ci riusciate!", disse Charlus Potter, irriverente.

Il Mangiamorte rise con perfidia. I peli del collo di James si rizzarono.

Anche gli altri quattordici Mangiamorte risero, dietro alle loro maschere d'argento.

Il padre di James si alzò, fiero. Andò a porsi davanti al corpo inginocchiato di sua moglie.

Il Mangiamorte che Charlus aveva sfidato levò per una seconda volta la bacchetta ed in un attimo James fu trasportato nel mezzo della scena e cominciò a spintonare quello che sarebbe stato l'assassino di suo padre. Ma non importava quanta forza ci mettesse, quanti pugni tirasse, non riuscì a impedirgli di scargliare la più temuta delle Maledizioni Senza Perdono contro suo padre.

Diede un altro spintone al Mangiamorte, mentre urlava con voce disumana "NOOOOOOOOOOOOOO!"




"Ahio!"

James si svegliò all'udire la voce soffocata di Sirius. Si guardò attorno, ma il suo amico non c'era. Tuttavia Remus e Peter erano in piedi e lo guardavano con occhi terrorizzati.

Fu allora che James vide Sirius emergere da sotto il letto. Teneva una mano premuta sulla propria tempia e aveva lo sguardo arrabbiato. James ebbe la sensazione che quella rabbia fosse diretta a lui.

"Ma che ti prende?" urlò Sirius.

James non riusciva a rispondere. Sudava freddo e tremava. Non riusciva a cancellare le immagini che aveva appena visto dalla sua mente.

Sirius lo guardò e si accorse dello stato del suo amico e subito capì cosa doveva essere successo. Si avvicinò a lui e disse, stavolta con voce più bassa e più pacata, "James?"

Remus fece un passo verso i due amici, ma non disse nulla, lasciando che fosse Sirius ad occuparsene. In fondo, era meglio così.

James non rispose fino a che Sirius non lo prese per un braccio e lo scosse leggermente. A quel punto, guardò l'amico negli occhi e disse "Scusa. Ti ho fatto male?"

Sirius ghignò, sollevato nel vedere il suo migliore amico reagire. "Figurati! Una botta in testa non è abbastanza per mettere al tappeto il grande Sirius Black!"

James sorrise debolmente "Con tutte le volte che devi aver battuto la testa in vita tua ci sarai abituato!"

Il ragazzo con gli occhiali non si rese subito conto dell'effetto che avevano avuto le sue parole, ma vide il sorriso apirsi sulle faccie degli altri tre Malandrini.

La risata abbaiante di Sirius riecheggiò nella stanza. "Wow, James! Hai fatto una battuta! Era un po' scarsa ma pur sempre una battuta!"

Si voltò verso Codaliscia e Lunastorta e cominciò a battere le mani. Gli altri due lo seguirono a ruota, ridendo.

Sirius, pervaso da una sensazione di sollievo, saltò sul suo letto e si mise in piedi, guardando dall'alto la faccia stupefatta di James. Esibendosi in una triste parodia di un inchino, parlò con voce solenne "Diamo ufficialmente il bentornato a Monsieur Ramoso!"

Peter fece una risatina stridula.

Sirius continuò "Diamo anche il bentornato alle sue battute scadenti! Signor Ramoso, vuole salire sul palco e dire qualcosa al pubblico?"

Peter e Remus urlarono in coro "Discorso! Discorso!"

James sorrise e disse "Dato che il mio pubblico mi acclama...", e salì sul letto accanto a Sirius, che rideva mentre gli dava forti pacche sulla spalla.

James imitò Sirius e si inchinò goffamente, mentre diceva con tono di finta modestia "Grazie Lunastorta, grazie Codaliscia... e bè, Felpato... ", abbracciò l'amico con fin troppo entusiasmo, e quando si sentì abbracciare a sua volta, James fece scendere la sua mano lentamente giù per la schiena di Sirius e... e agguantò le sue mutande e cominciò a tirarle verso l'alto con forza!

"Ahhhhhh!" gridò Sirius, tra lo spaventato e il divertito. "No, Ramoso, questo è un colpo basso!"

Remus e Peter ridevano a crepapelle mentre osservavano Sirius dimenarsi e James continuare a tirargli sù le mutande.


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James attese che tutti i Malandrini fossero andati a dormire quella sera. Aveva convinto Sirius a tornare a dormire nel suo letto. Sentiva di non avere più bisogno del suo aiuto per dormire. Inoltre aveva deciso di tornare a lezione l'indomani, perciò l'amico si era messo a letto presto, perchè sapeva che la mattina avrebbe dovuto svegliarsi in tempo per la colazione in Sala Grande.

Quando fu certo che i suoi compagni di stanza dormissero, sgattaiolò fuori dal suo dormitorio e scese in Sala Comune, con passo sicuro, certo di trovare la Evans ad aspettarlo. Già se la immaginava: bellissima in un elegante vestito da sera, con i capelli legati in una particolare acconciatura. Le labbra tinte di rosso e orecchini di diamanti alle orecchie. Sarebbe stata stupenda, solo per lui.

Un gran sorriso gli si allargò tra le guance.

Giunto alla Sala Comune, vide con delusione che la sua Lily non era ancora arrivata.

Sedette sul divano di fronte al camino acceso ed attese.

Attese per almeno dieci minuti e stava per rassegnarsi al fatto che non sarebbe venuta quando la vide scendere le scale, in tuta da ginnastica e con i capelli legati in una coda alta.

Certamente non era ciò che si era aspettato, ma la vista gli mozzava comunque il fiato.

Cercò di riguadagnare un po' di autocontrollo e disse "Sei in ritardo, Evans".



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Lily indossò la tuta e si legò i capelli. Di certo non avrebbe dato a Potter  la soddisfazione di sapere che si era fatta bella per lui.

Si diede mentalmente un pugno in testa.

Non riusciva proprio ad evitare di essere crudele con Potter. Quel ragazzo era diventato orfano da pochi giorni e lei stava continuando a trattarlo come aveva sempre fatto! Certamente, lui se l'era meritato in passato, per averla sempre messa in ridicolo e per essere stato sempre insopportabilmente invadente... Ma ora non poteva essere perfida con lui! Doveva provare almeno un po' di pietà!

Scese le scale lentamente, anche se sapeva benissimo di essere in ritardo.

Quando fu all'ultimo gradino lo vide: era seduto sul divano di fronte al camino. Le fiamme gli illuminavano solo una parte del viso. Sembrava stare meglio del giorno precedente. Aveva un sorriso beffardo stampato sulla faccia ed i suoi occhi sembravano aver ripreso parte della loro vivacità. Indossava una maglietta aderente che evidenziava le sue larghe spalle muscolose.

Si fermò per un millisecondo ad ammirarlo, sperando che lui non se ne accorgesse.

Anche lui la stava fissando, con i suoi occhi nocciola che parvero addolcirsi per un momento. Lui rinsavì e disse "Sei in ritardo, Evans".

Lei non rispose e si avvicinò a lui. Sedette anche lei sul suo stesso divano anche se si mantenne a debita distanza. Boccheggiò per pochi secondi e lui alzò le sopracciglia. Questo la spinse a parlare, infine.

"Potter, io.... vorrei chiederti scusa".

Lui sorrise, con nonchalance e replicò "Scuse accettate. Ora vieni, non abbiamo tempo da perdere!".

Lei lo guardò stupefatta mentre si alzava e si dirigeva verso l'uscita della Sala Comune.

Accortisi che Lily non lo stava seguendo, James si voltò indietro e disse "Allora? Vuoi venire o no?"

Resistendo al desiderio di dirgli che no, non voleva andare, si alzò e gli corse dietro.


---


James precedette Lily lungo i corridoi di Hogwart. Camminarono per pochi minuti, almeno secondo Lily, che era intenta ad osservare il ragazzo davanti a lei. Aveva proprio un bel... un bell'andamento!, pensò.

Presto lui si fermò e, rivolto verso di lei, disse con voce solenne "Evans, ti presento la stanza delle Necessità!"

Lei alzò le sopracciglia e, tentando di trattenere il sarcasmo, disse "Io vedo solo un muro, Potter..."

Lui parve sgonfiarsi.

"Ehm... già... dammi solo un attimo..."

Vide Potter cominciare a camminare avanti e indietro e si chiese se, alla fine, fosse davvero diventato seriamente disturbato.

Stava per domandargli se si sentiva bene quando, le antiche mura di Hogwarts si trasformarono in una grande porta.

James si voltò verso di lei e sorrise quando la vide spalancare la bocca in segno di sorpresa.

Il ragazzo aprì la porte e, facendosi da parte, proferì "Prima le signore", e Lily gli lanciò un occhiataccia, prima di entrare con eccessiva cautela.

La stanza era mediamente grande. C'era un vasto camino e di fronte ad esso due poltrone ed un divano in stile imperiale. Tra le due poltrone c'era un set da scacchi. Vicino al divano c'era un tavolino con una clessidra in cristallo. Dalla parte opposta della stanza c'era una larga libreria. Infine, alla sua destra un'ampia porta-finestra dava su un giardino. Avvicinandosi alla finestra Lily vide la figura della luna riflessa sull'acqua che riempiva una piscina.

Lily era immobile davanti alla finestra quando sentì Potter chiudere la porta. Sussultò e si voltò verso di lui.

Era in piedi al centro della stanza e le stava sorridendo con timidezza. "E' di tuo gradimento?"

Lily si allontanò dalla finestra e annuì. Poi domandò "Che posto è questo?"

"Si chiama Stanza delle Necessità, come ho già detto, perchè può trovarla solo chi ne ha bisogno. Dentro ci troverai ciò di cui necessiti. Per farla apparire basta passarci davanti tre volte pensando a una 'necessità'. Sarà qui che passeremo le nostre due ore insieme."

Lily si lasciò penetrare da quelle informazioni ed annuì.

James andò a sedersi sul divano e le fece segno di fare lo stesso. Lei sedette, ma non sul divano. Si accomodò su una delle due poltrone.

James si sentì un po' rattristato dalla differenza di lei, ma cercò di non badarci. Invece, allungò una mano per prendere la clessidra di cristallo e la rivoltò. La Evans lo guardò con curiosità e lui diede la risposta alla sua silenziosa domanda "Quando la sabbia avrà finito di cadere le nostre due ore saranno terminate e torneremo alla torre".

Lei annuì nuovamente. Dopo alcuni attimi di silenzio chiese "E ora che facciamo?"

Lui alzò le spalle. "Dobbiamo per forza fare qualcosa?"

Lily lo guardò stupefatta "Certamente, Potter! Hai intenzione di tenermi sveglia fino alle 2 di notte a non fare niente?!"

Lui sorrise, canzonatorio. 

"Ci sono molte cose che potremmo fare, Evans", e le lanciò uno sguardo pieno di significati.

Lily gli tirò addosso un cuscino che era appena apparso accanto a lei. "Sei un maiale, Potter! Scordatelo!"

Decise di non pensare al motivo per il quale un cuscino si era appena materializzato.

Lui fece una smorfia delusa. "D'accordo. Allora..." si guardò attorno per un momento "sai giocare a scacchi?"

Lei fece segno di no.

"Bè, neanch'io."

Lei sbuffò e lui la guardò male "E allora?" chiese sulla difensiva, "neanche tu sai giocarci!"

Lei incrociò le braccia e le gambe e James pensò che sembrava proprio una dea.

"Sei bella quando ti arrabbi", le disse con sincerità. Sinceramente neanche lui sapeva proprio cosa fare; aveva sperato che avrebbero parlato. Lei era così intelligente e lui adorava ascoltarla.

"E tu sei originale come una Nimbus a dieci galeoni!" replicò lei, impedendo al rossore di prendere possesso delle sue guance.

Lui sorrise, "Mi sento lusingato, Evans".

"Non era un complimento!" replicò lei.

Lui continuò a sorridere e lei lo odiò. Lo odiò perchè non riusciva a ferirlo, mentre lui la rendeva vulnerabile ogni secondo di più. Lo odiò perchè il suo sorriso era così bello, che veniva voglia di sorridere anche a lei. Ma non lo fece.

James voltò il viso verso la finestra per un momento e poi propose "Che ne dici di un tuffo in piscina?"

Lei sbarrò gli occhi "Ah ah! Molto divertente, Potter! Credi davvero che acconsentirò a spogliarmi davanti a te?"

"Non ci avevo pensato", disse lui, un po' deluso. Poi sembrò rallegrarsi, "Magari un'altra sera", disse.

Sì, come no!, pensò Lily.

Sbuffò un po', per l'ennesima volta. Si alzò e si diressa all libreria. Scorse con gli occhi tutti i libri e poi concentrò lo sguardo su un piccolo libro: Sonetti e Poesie di Elizabth Barrett Browning.

Lo estrasse dalla libreria e tornò a sedersi. Si rivolse a Potter "Dato che non abbiamo nulla da fare, ti dispiace se leggo?". Sapeva di essere rude, ma affrontare Potter era per lei un'immensa sfida e questo la innervosiva.

Lui la guardò sorpreso e rispose "Perchè no? Però leggi ad alta voce".

"Come scusa?"

"Leggi ad alta voce", ripetè lui, allungando le gambe sul divano, "altrimenti mi annoio".

Lei non avrebbe voluto, ma poichè non riusciva a trovare una motivazione valida per rifiutare, aprì semplicemente il libro a caso e cominciò a leggere la poesia che le era capitata sotto gli occhi.

"Come ti amo? Ora ne conto i modi."
Lily si sentì arrossire. Era questa la poesia che avrebbe dovuto leggere a Potter? Deglutì e continuò, restia a mostrare il suo imbarazzo.
"Ti amo quanto profondo e ampio e alto
la mia anima può, quando oltre ogni sguardo
si volge all’Essenza, alla Grazia ideale."
Non osò alzare lo sguardo, per paura di vedere lo sguardo ardente di Potter su di lei.
"Ti amo al livello del più quieto bisogno
di ogni giorno, al sole e a lume di candela."
Faceva  davvero caldo lì dentro... ora non le sarebbe dispiaciuto più tanto un bagnetto in piscina.
"Ti amo in liberà, come chi per giustizia lotta;
ti amo semplicemente, come chi evita la lode;"
Oddio, probabilmente Potter si era già spogliato e messo addosso un preservativo colorato.
"ti amo con la passione delle mie amiche pene
e con la fiducia che avevo da bambina."
Prese un respiro profondo; la poesia era quasi finita e poi avrebbe potuto scavare una buca e sotterrarsi. Fece per continuare, ma fu la voce profonda di Potter a parlare.
"Ti amo di un amore che credevo perduto,
coi miei passati santi, ti amo col respiro
i sorrisi e le lacrime di tutta la mia vita!
E, Iddio lo voglia, di più ti amerò dopo la morte."

Lily lo guardò, sorpresa. "La conosci a memoria?" Lo osservò bene e vide che gli occhi di Potter avevano perso la luce che poco prima li aveva illuminati.

"Sì."

"Ti piace la poesia?"

"Piaceva a mia madre".

Un silenzio teso seguì le sue parole.

Lily non osò fargli ulteriori domande. Credette che lui non avrebbe detto più nulla, ma Potter la stupì ancora.

"Quando ero piccolo soffrivo di insonnia, così mia madre una sera provò a farmi addormentare leggendomi una poesia di Elizabeth Barrett. Funzionò, così da allora lo fece ogni sera... Era la poetessa preferita di mia madre."

Lily era immobile. Non si mosse per paura di infrangere quell'aura di confidenzialità che si era creata attorno a loro. Sperò che lui continuasse.

"Sai, lei diceva che potevi imparare cos'è l'amore solo leggendo le sue poesie", disse piano e poi aggiunse con tono imbarazzato "in effetti sono un po' da femmina".

Lei sorrise e decise di parlare, infine "Le poesie non hanno sesso, Potter".

Lui alzò l'angolo destro della bocca "E' quello che diceva anche lei".

Lily provò dispiacere per quel ragazzo, che stava provando ad essere forte e che ancora non sapeva di esserlo. Gli chiese "Vuoi che ne legga un'altra?".

Lui la guardò, e pareva così confuso e così perso e così solo che a Lily venne una voglia quasi irrefrenabile di abbacciarlo.

Per la prima volta quella notte, James abbassò gli occhi. Scosse la testa e disse con voce debole "Non... non stasera". Non credeva di poterlo sopportare. Quella poesia aveva fatto tornare vivide tante delle sue memorie e per lui era già stato un immane sforzo trattenere le lacrime.

Lily annuì e, dopo aver chiuso il libro, lo posò sulla poltrona accanto alla sua.


---


Non fecero molto altro quella sera, si limitarono a parlare di scuola. Lily aveva cambiato atteggiamento e, ora che si sentiva più a suo agio, parlava con Potter come avrebbe parlato con qualunque altro suo compagno di classe. Lo aggiornò sugli argomenti che avevano studiato a lezione in quei giorni e parlarono della festa che Lumacorno avrebbe organizzato per il mese seguente.

Ad un certo punto, James chiese a Lily con chi sarebbe andata la festa, ma prima che lei potesse rispondere udirono una dolce melodia.

Lily si voltò alla ricerca della fonte di quel suono e vide che proveniva dalla clessidra che stava accanto a Potter. La sabbia era completamente ricaduta nel recipiente inferiore ed ora Lily poteva vedere nella parte superiore la figura di una piccola sirena di cristallo. All'interno della clessidra, la sirena aveva cominciato a ruotare su se stessa e a cantare.

Lily distolse lo sguardo dalla clessidra quando Potter si alzò.

James disse "Le due ore sono finite. Dobbiamo andare".

Anche Lily si alzò e lo seguì fuori dalla Stanza delle Necessità.

In silenzio tornarono alla torre di Grifondoro, entrambi immersi nei loro pensieri.

Quando furono in Sala Comune, James le diede la buona notte e disse "Ci vediamo domani a lezione, Lily", prima di salire le scale che portavano al dormitorio dei maschi.

Lily lo guardò sparire e sussurrò "Buonanotte, James".












Buonanotte, buonanotte fiorellino,
buonanotte fra le stelle e la stanza,
per sognarti, devo averti vicino,
e vicino non è ancora abbastanza.
Ora un raggio di sole si è fermato
proprio sopra il mio biglietto scaduto.
Tra i tuoi fiocchi di neve, le tue foglie di tè.
Buonanotte, questa notte è per te.
                                -Francesco De Gregori





SPAZIO AUTRICE

Solitamente non perdo tempo a scrivere qualcosa qui perchè spero sempre che bastino le parole delle mie storie, e anche perchè quando finisco di scrivere un capitolo non vedo l'ora di pubblicarlo e spendere 10 minuti per lo spazio autrice mi fa soffrire fisicamente. Comunque credo che questa volta qualcosa ci sia da dire: sono un po' delusa. Per il 3 capitolo, ho ricevuto solo 1 recensione. So di averlo pubblicato di mattina presto alle 8, e quindi probabilmente il mio aggiornamento ha avuto minore visibilità, ma comunque ho avuto circa 100 visite, e 14 persone hanno questa fic tra le seguite, e 4 tra le preferite.

So che le recensioni non sono la cosa più importante, ma se volessi semplicemente scrivere senza che nessuno commenti, non pubblicherei le mie storie su EFP. Sarebbe carino se qualcuno dei lettori sprecasse due minuti per commentare. Criticate! Voglio sapere quello che pensate. Mi impegno per scrivere i capitoli rapidamente e, non importa quanto scrivere sia un piacere, è comunque un gran bel lavoro.
Ecco, non volevo fare la predica. Volevo solo spingervi a recensire.... spero che funzioni.

Per concludere, ringrazio BlueBreath: sono contenta che la storia ti interessi tanto. Io stessa sono soddisfatta del 3 capitolo, modestamente XD. Sono felice di sapere che non sono stata troppo sdolcinata, perchè era esattamente quello che temevo. Grazie mille, spero che recensirai ancora! Baci, pikkola Prongs.

Nonostante questa mia... ehm lamentela, ringrazio tutti voi che avete letto, e quelli che hanno recensito in precedenza.


Porgo i miei più cordiali saluti,
pikkola prongs.

ps. La poesia si intitola "
Come ti amo? Ora ne conto i modi" di Elizabeth Barrett Browning.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


ff j&L5
Quella mattina Lily Evans sedette al suo solito posto per fare colazione. Mangiò le sue solite uova strapazzate ed il suo solito bacon. Parlò con le solite compagne e lanciò i soliti sguardi ai soliti quattro malandrini.

Quattro?, pensò confusa.

Guardò meglio.

Erano davvero lì, i quattro Grifondoro. E stavano facendo una normale colazione. Potter era seduto tra Minus e Lupin e di fronte a lui mangiava Black.

Sembrava proprio che tutto fosse tornato alla normalità ed in parte Lily ne era contenta. Alla fine, Potter se lo meritava. Aveva bisogno di farsi vedere dal suo fan club di ragazze urlanti o loro l'avrebbero dimenticato.



---


Ben presto gufi e civette volarono sopra le teste degli studenti portando legati alle zampe lettere e giornali. Gli studenti aprirono la loro posta. Lily non ricevette nulla, ma la sua amica Alice spiegò la Gazzetta del Profeta ed iniziò a leggerla silenziosamente. Dopo alcuni secondi la bocca di Alice si aprì in un tacito grido. Lily la guardò con sconcerto.  

"Alice?"

La ragazza scosse solo la testa, apparentemente troppo sconvolta per parlare.

Lily le sfilò il giornale di mano e lesse l'articolo in prima pagina.

COPPIA DI AUROR BRUTALMENTE UCCISA DA 15 MANGIAMORTE!

Charlus e Dorea Potter, 43 e 40 anni, sono stati trovati morti nella loro casa a Durham cinque giorni fa. La notizia non è trapelata fino a questa mattina.
15 Auror sono riusciti a entrare in casa Potter alle 9 di sera e dopo aver ucciso il signor Potter, tortutano la moglie per più di un'ora e per poi assassinarla. Il figlio, 16 anni, osserva la scena da una camera blindata, costruita per le emergenze. Gli auror giungono sul posto mezz'ora dopo la morte di Dorea Potter e dopo più di tre ore si accorgono che il figlio delle vittime è in casa...

Lily non terminò di leggere l'articolo perchè la Sala Grande si riempì di voci. A destra e a sinistra gli studenti di Hogwarts si bisbigliavano nelle orecchie ed una buona parte di loro stava osservando Potter e anche Lily si voltò a guardarlo.

Potter teneva tra le mani la Gazzetta del Profeta. Le labbra gli tremavano visibilmente, ma, a parte quel piccolo dettaglio, non sembrava sul punto di perdere il controllo.

Lily vide Remus dire qualcosa e poi Black strappò il giornale dalle mani di Potter e lo gettò a terra.



---



Remus intravide gli occhi di James riempirsi di lacrime e disse "Dovremmo andare".

"No!", replicò Sirius. Gli altri tre malandrini lo guardarono. Sirius si affrettò a spiegare: "Prima o poi l'avrebbero scoperto. E comunque è inutile che ce ne andiamo, perchè anche a lezione sarà così. Dobbiamo solo aspettare che passi lo stupore iniziale".

James annuì, mentre ricacciava indietro le lacrime. Sapeva che Sirius aveva ragione ma si sentiva soffocare dagli sguardi che erano puntati su di lui.



Anche Sirius era infastidito. Si alzò in piedi e urlò: "Smettetela di fissare! E chiudete quelle bocche: dovete pagare un biglietto per succhiarmelo!"

James e Peter spalancarono gli occhi, stupefatti dalla sfrontatezza di Sirius. Remus invece gli lanciò un'occhiataccia e con tono di rimprovero disse "Sirius!"

Lui alzò semplicemente le spalle e, dopo che si fu nuovamente seduto, sussurrò "Magari qualcuno ci crede..."




---



Le lezioni furono un noioso affare. Lily non era in grado di concentrarsi.

Non poteva fare a meno di pensare all'articolo di giornale che aveva letto. Potter aveva davvero assistito all'uccisione dei suoi genitori?  Si voltò per scrutarlo. Era seduto all'ultimo banco, di fianco a Black.

Potter stava scrivendo, mentre il suo fedele amico si guardava le unghie. Prima che Lily tornasse a leggere la lavagna, Black alzò gli occhi ed incontrò i suoi. Nelle iridi grigi di Black balenò una scintilla di soddisfazione mista a sospetto, ma Lily si voltò troppo in fretta per potervi cogliere anche la rabbia.



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Sirius vide la Evans osservare James di sottecchi. Non lo stava guardando come lo guardava sempre, cioè con disgusto e odio. Aveva una strana espressione in viso.


Alla fine James era riuscito a suscitare un po' di interesse nella ragazza, allora. Ma Sirius non si fidava di lei: sapeva che teneva il coltello dalla parte del manico in tutto ciò che riguardava James e aveva la possibilità di ferirlo. E in quel momento il suo amico non aveva davvero bisogno di ulteriori delusioni.

La Evans avrebbe fatto meglio a stargli lontano...


---



00:00



James osservò l'orologio, seccato. Aveva creduto che stanotte Lily sarebbe stata puntuale, ma a quanto pareva la ragazza aveva bisogno di un po' più di persuasione.

Quando Lily lo raggiunse in Sala Comune, James notò subito in lei qualcosa di strano: lei non lo stava guardando come lo guardava sempre, con altezzosità. Anzi, non lo guardava affatto.

Decise di non indagare, almeno non così presto. Le chiese, con fare galante "Vogliamo andare?"

Lei annuì, sempre con gli occhi rivolti verso il basso e lo seguì per i corridoi di Hogwarts. Improvvisamente fu assalita da un dubbio: e se li avvessero visti?

"Potter, che cosa facciamo se Gazza ci scopre?"

"Basterà dirgli che tu stavi facendo la ronda notturna e mi hai incontrato per i corridoi. Gli diremo che mi stavi accompagnando dalla Mcgranitt", replicò James, senza voltarsi.

Lily pensò che era... cortese, da parte sua, offrire di prendersi la colpa se fossero stati scoperti. Anche se, in fondo, era colpa sua: non era lei che lo stava costringendo a lasciare la Torre ogni notte.




---



"Remus! Svegliati!"

Qualcuno gli stava scuotendo una spalla. Remus tentò di voltarsi, così da poter dare le spalle a quella voce con fastidiosamente familiare, ma quella non cedette e la mano che lo stava scrollando si fece più insistente.

"REMUS!"

"Che c'è?!", chiese infine il lupo mannaro, piuttosto acidamente.

"James è sparito", disse Sirius. Aveva ancora l'aria assonnata, ma parlava con un tono di voce che, pur se basso, lasciava intendere la sua preoccupazione.

"Come? Che vuol dire 'sparito'?"

"Che non è nel dormitorio!"

Remus alzò le sopracciglia. Non era una tragedia che uno dei Malandrini girovagasse per la scuola di notte; tutt'altro, accadeva spesso.

"E allora? Si starà facendo un giro", replicò con indifferenza e ciò infastidì Sirius.

"Ma perché da solo? Eh? Ci sta nascondendo qualcosa, Lunastorta. Te l'ho detto che anche l'altra notte..."

"Sì, me l'hai detto, Sirius", lo interruppe Remus, "E anche se fosse? Sta passando un brutto periodo: probabilmente ha bisogno di riflettere. Non stargli troppo addosso, Sirius."

Sirius si passò una mano tra i capelli e sedette accanto a Remus, il quale sospirò. A quanto pareva, non sarebbe potuto tornare a dormire troppo presto. Occhieggiò Peter con invidia; a volte essere il meno sveglio del gruppo era conveniente, ti risparmiavi un sacco di conversazioni inutili.  

"Ho paura che possa fare qualcosa di stupido", continuò Sirius, "Tipo, che ne so, buttarsi dalla Torre!"

Remus strabuzzò gli occhi. "Ma per favore, Sirius! Smettila di dire sciocchezze!", ribatté concitato. James non avrebbe mai nemmeno pensato di fare qualcosa del genere.

"Ma allora perché sparisce sempre di notte? Che cosa combina?"

"Non lo so, Sirius. Ma non ti preoccupare. Qualunque cosa combini, non farebbe mai niente di troppo pericoloso."

Sirius abbassò lo sguardo. Ovviamente, Remus aveva ragione, come sempre. Ma non poteva fare a meno di preoccuparsi per l'amico. James non aveva mai fatto niente senza di lui. Erano sempre stati Felpato e Ramoso, e se uno dei due faceva qualcosa da solo, poi lo andava sempre a raccontare all'altro.

"Io lo aspetto sveglio", affermò, con decisione.

Remus roteò gli occhi. Sempre il solito impulsivo. "No, Sirius, non è una buona idea. James si sentirebbe solo assillato e non ti direbbe nulla. Lascialo fare e se continuerà a sparire tutte le notti gli parleremo, insieme."

"Mm-mm", mugolò Sirius, pensieroso. Poi sorrise, definitivamente convinto. "Hai ragione Lunastorta, come sempre!"

Com'era difficile fare da mamma a Sirius...



---



James esalò l'ennesimo rumoroso respiro. Il silenzio che riempiva la Stanza delle Necessità era vagamente imbarazzante ma, d'altronde, non era lui quello che continuava a bocciare delle iniziative alquanto interessenti, almeno secondo la sua opinione.

Che male c'era nel giocare a strip-poker?!

E poi, Lily non era certo l'anima della festa quella sera! Come la notte precedente aveva fatto in modo di non sedersi a più di tre metri da James e già questo fatto aveva contribuito alla delusione del ragazzo.


"C'è qualcosa che non va, Evans?", le chiese infine.

Gli occhi di Lily si posarono per meno di un istante sulla sua borsa, posata accanto a lei. "A parte il fatto che devo ancora passare più di un'ora con te, assolutamente nulla".

James finse per un momento di non essersi accorto della fugacità dello sguardo smeraldino e ribatté "Di certo la colpa non è mia, cara la mia Evans. Se il gatto è curioso... ben gli sta!"

Lily sbuffò ed incrociò le braccia. Come osava? In fondo, lei non aveva potuto fare a meno di scoprire il suo segreto, l'aveva fatto per il bene della sua carriera scolastica!

In realtà sapeva di essere  intrattabile quella sera, ma la sua ostilità era dettata dall'imbarazzo. Ogni giorno che passava si rendeva sempre più conto della sua insensibilità nei confronti di Potter: lo aveva costretto a rivelarle la morte dei suoi genitori e nei giorni seguenti lei non aveva neanche tentato di provare un po' di empatia per lui. Tutt'altro: aveva finto che lui fosse il pagliaccio di sempre e di odiarlo come pochi giorni prima.

Lei, in effetti, lo odiava ancora, ma il dispiacere che cominciava a provare per ciò che gli era accaduto, specialmente dopo aver letto parte delll'articolo sulla Gazzetta, contrastava con i suoi sentimenti di disprezzo verso di lui.


James decise di venire a capo della situazione: con l'agilità degna di una tigre si allungò e le sgraffignò la borsa da sotto il naso. Lily si alzò indignata a gridò "Ridammela subito, Potter!".
James si alzò in piedi sul divano e ghignando beffardo le rispose "Sì, certo Evans, appena avrò visto cosa ci nascondi...". Cominciò a frugare le tasche esterne della cartella ma sempre mantenendo gli occhi in quelli di lei. La sfida fu lanciata e Lily, più arrabbiata di quanto l'avesse mai vista, estrasse la bacchetta e aprì la bocca, ma James si tuffò dietro al divano, impedendole così di prendere la mira.

"Non osare guardare cosa c'è dentro, POTTER!"

James ridacchiò.

"Così mi rendi solo più curioso, mia dolce Evans!"

Lily si stava avvicinando. James deglutì e, preparandosi a correre, uscì dal suo rifugio. Allora corse alla porta finestra ed uscì nel giardino. Lily gli fu subito dietro.

"Ridammela, POTTER!"

James si nascose dietro ad un albero. Quel gioco cominciava a divertirlo davvero. "No, tu dammela, Evans!", la canzonò con malizia.

"AHHHHHH!", la sentì urlare per la frustrazione.

Lily aguzzò lo sguardo per trovarlo nel buio. Il giardino era piuttosto grande e anche se la voce profonda di Potter proveniva da destra, c'erano molti alberi dietro ai quali poteva nascondersi.

James seppe che Lily ci avrebbe messo un po' a trovarlo così abbassò lo sguardo sulla sua borsa. La aprì e la prima cosa che vi trovò gli mozzò il respiro. Scivolò con la schiena contro il rugoso tronco dell'albero e sedette a terra, paralizzato.



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Lily illuminò i dintorni con la sua bacchetta. Ma di Potter non c'era traccia. E il ragazzo aveva anche smesso di parlare così Lily non poteva sentirlo. Stava per chiamarlo di nuovo quando udì il fruscio di vesti alla sua destra. Vide un vasto tronco d'albero e seppe che aggirandolo avrebbe trovato Potter e la sua borsa. Levò il braccio armato e lo puntò dritto davanti a sé.

Fece un passo in avanti e un altro ancora finché non si trovò adiacente all'albero. Prese un respiro, preparandosi a Schiantare Potter, e si mosse in avanti.

"STU--", si bloccò alla prima sillaba. Potter non era lì. Abbassò lo sguardo e si immobilizzò.

Era seduto ai piedi del tronco e stringeva tra le mani un giornale. La Gazzetta del Profeta di quella mattina.

"Potter... Io..."

"Vattene", la interruppe lui con voce perentoria. Non la guardava. Lui, che la osservava sempre con sguardo malizioso; lui, che cercava i suoi capelli rossi ogni mattina entrando in Sala Grande, proprio lui si stava rifiutando di guardarla.

Lily boccheggiò. "Cosa...?"

"Vattene, Evans", disse ancora lui e stavolta sembrava più infastidito che turbato.

"Ma... Le due ore non sono..."

Non sapeva perché non stava prendendo la palla al balzo. Avrebbe potuto fare fagotto e andarsene una volta per tutte e il loro patto sarebbe stato spezzato. Sarebbe stata libera. Libera di odiarlo, libera di non provare pena per lui, libera di ignorarlo per sempre.

"E che cosa vorresti fare in queste due ore, Evans? Parlare dei miei genitori? Mi pare che tu sia già abbastanza informata!", proferì James.

Ignorava il motivo per il quale si stesse sentendo così tradito. Forse perché non aveva creduto che lei, tra tutti, avrebbe letto quell'articolo. Forse perché aveva creduto che lei non sarebbe mai stata la tipica ragazza che spettegola. Forse perché aveva pensato che a lei sarebbe piaciuto sentire tutta la storia da lui.

Lily sentì il tradimento nella sua voce e si morse le labbra. "Non l'ho neanche letto tutto, Potter... "

"E allora perché lo tieni nella borsa?"

"Non è colpa mia se l'hanno pubblicato!"

"Come pensi che io mi senta, Evans, a sapere che probabilmente tutta la scuola si tiene questo maledetto quotidiano nella borsa, eh?"

Lily non poteva vederlo bene, a causa del buio, ma era certa che i suoi occhi si fossero appannati.

Le dispiaceva per lui. Non doveva essere gradevole vedere la propria tragedia personale sbattuta in prima pagina. Per la prima volta in vita sua, comprese i pensieri che stavano affollando la mente di Potter.

Allora decise che avrebbe fatto quello che poteva per farlo stare meglio, almeno per quella notte. 

"Scommetto che vorresti solo bruciare quel giornale", disse con voce pacata.

"Infatti."

Lily annuì e prima che lui potesse dire o fare qualcosa gli strappò il giornale dalle mani. James strabuzzò gli occhi. "Ma che--?"

"Bruciamolo, Potter. Facciamolo."

I loro occhi si incontrarono e James ghignò. Alzandosì, annuì. "Facciamolo", disse.

Entrambi ignari del doppio senso, levarono le bacchette e le puntarono sul giornale che Lily aveva gettato a terra.

Insieme urlarono "INCENDIO!"


Rimasero in piedi ad osservare la carta diventare fiamma e le parole diventare cenere.



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Insieme tornarono dentro e sedettero di nuovo ai loro posti. Lily vide il libro sulle poesie di Elizabeth Barrett accanto a lei. Alzò lo sguardo su James e si accorse che anche lui lo aveva notato. Lily inarcò le sopracciglia.

James allungò le gambe sul divano e annuì, senza dire nulla.

Lily sorrise ed iniziò a leggere.

"Se devi amarmi, per null'altro sia
se non che per amore.
Mai non dire:
"L'amo per il sorriso,
per lo sguardo,
la gentilezza del parlare,
il modo di pensare
così conforme al mio,
che mi rese sereno un giorno".
Queste son tutte cose
che posson mutare,
Amato, in sé o per te, un amore
così sorto potrebbe poi morire.
E non amarmi per pietà di lacrime
che bagnino il mio volto.
Può scordare il pianto
chi ebbe a lungo
il tuo conforto, e perderti.
Soltanto per amore amami
e per sempre, per l'eternità."






SPAZIO AUTRICE
E' stato un capitolo particolarmente difficile da scrivere e so di averci messo tanto. Mi dispiace. E' un capitolo di passaggio, direi. Nel prossimo forse avverrà qualcosa. Recensite!

Un grazie speciale a Lizzyluna, nenezebubba,  gufetta_95, BlueBreath, Nymphy Lupin che hanno recensito l'ultimo capitolo!

Baci,

pikkola prongs.



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