Una nuova possibilità

di Bellatrix Riddle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sangue sul vetro ***
Capitolo 2: *** SFIDA SEGRETA ***
Capitolo 3: *** Un motivo c'è ***
Capitolo 4: *** Tutto contro ***
Capitolo 5: *** Intanto ad Hogwarts ***
Capitolo 6: *** Notizie e attacco a sorpresa ***
Capitolo 7: *** La battaglia ***
Capitolo 8: *** Tom ***
Capitolo 9: *** Una nuova possibilità ***



Capitolo 1
*** Sangue sul vetro ***


>UNA NUOVA POSSIBILITÀ La storia si ambienta tra la fine del quinto libro e fine sesto. Silente non è morto e probabilmente ho cambiato alcuni altri fatti. La storia si concentra sui miei due personaggi preferiti: Bellatrix e Lord Voldemort. È il mio primo racconto e spero vi piaccia.  CAPITOLO 1 "SANGUE SUL VETRO" Bellatrix era distesa sul pavimento dell' Atrium del Ministero della Magia, era caduta quando Harry aveva provato a farle quel misero e inesperto crucio, ma non era quello a trattenerla per terra. No, era l' aver deluso il suo Signore, non era riuscita a impossessarsi della profezia e ora quella era andata distrutta! Lei aveva sconfitto metà dell' Ordine nell' Ufficio Misteri, Lucius doveva solo badare a un mocciosetto  di 15 anni, ma nonostante questo era riuscito a far cadere la profezia! A lei non sarebbe successo, lei sarebbe morta piuttosto, mentre lui per un nonnulla...! Senza rialzarsi Bellatrix aveva iniziato a lanciare incantesimi a Harry, era presa da una rabbia folle, e ancora sperava di trovare la profezia integra sul cadavere di quel presuntuoso ragazzino! Poi, all' improvviso, rassegnata, i suoi occhi si riempirono di lacrime e come una folle iniziò a parlare all' aria; implorava il perdono del suo Signore come se questo fosse davanti a lei, nel massimo della sua imponenza! E infatti questo era apparso dal nulla come richiamato dalle folli urla della sua serva più fedele. Lord Voldemort aveva subito zittito la strega, che ancora tratteneva le lacrime, e aveva iniziato a lottare con Harry, una lotta breve che sarebbe finita con la vittoria dell' Oscuro Signore se non fosse intervenuto Silente! Il vecchio mago era apparso in uno dei camini dell' Atrium, ma Voldemort non se ne era accorto impegnato com' era a rendere la dipartita di Potter dolorosa e frustrante, l' unica che si era accorta dell' arrivo dell' ospite indesiderato era Bellatrix. La strega era ormai schiacciata sul pavimento dal senso di colpa e Silente non si era accorto quindi della sua presenza. Tuttavia lei aveva ben visto le fiamme del camino accendersi e quando il vecchio volto del suo ex insegnante di trasfigurazione era apparso, un ghigno malefico le si era dipinto in volto. Prima che le fiamme verdi si spegnessero lei aveva già avvisato il suo Padrone e una lotta molto più ardua era iniziata. Nonostante Bellatrix volesse rialzarsi gli incantesimi le passavano sopra la testa rendendo pericoloso quel gesto, la mangiamorte allora iniziò a combattere mezza distesa e mezza seduta con una luce rossa come il sangue negli occhi ormai asciutti e un ghigno folle e malvagio sulla bocca, accompagnato da un ancor più pazza e agghiacciante risata. Dopo poco, però, un dolore lancinante le attraversò il fianco destro, smorzando la sua risata e facendola barcollare. Bellatrix si ritrovò nuovamente distesa, era caduta sul fianco destro e con la mano sinistra si premeva con forza poco sopra il fianco nella parte bassa della pancia. Fortunatamente il suo Signore non l' aveva vista svenire. Sollevata, con uno grande sforzo, sollevò il busto da terra. Il dolore però si fece accecante e impulsivamente la strega strinse con maggiore forza la mano sinistra, ma poi allentò la presa per cercare di capire cosa le doleva. Quando guardò la mano aperta la vide coperta di sangue. Spostò allora lo sguardo sul suo ventre: il vestito nero era strappato e nel corpo era conficcato in profondità un grosso, lungo e appuntito pezzo di vetro. Era uno di quelli che pochi istanti prima il suo Padrone aveva lanciato addosso a Silente, il vecchio li aveva polverizzati tutti eccetto quello conficcato nel ventre di Bellatrix! La strega sapeva che quello non era un semplice pezzo di vetro, era stato colpito da molti incantesimi e quindi ora era infetto, mortalmente pericoloso, se non fosse stato estratto, ma lei aveva ancora tempo, e il suo Signore aveva bisogno di lei! Si coprì velocemente la ferita col mantello da mangiamorte per non distrarre il suo Padrone vedendola ferita, giusto in tempo, perché Voldemort stava guardando verso di lei. La battaglia continuava e Bellatrix si faceva sempre più debole, tanto che quasi non riusciva a pronunciare gli incantesimi o a tenere il busto sollevato da terra, era pallida e continuava a perdere sangue a fiotti. Nemmeno il pesante mantello riusciva più a nasconderlo e una macchia rossa si stava formando sul nero del mantello. Se la lotta fosse continuata ancora molto lei sarebbe morta. Ma proprio in quel momento qualcosa le afferrò il braccio saldamente e la portò via, per un attimo la mangiamorte svenne per rinvenire stretta a Lord Voldemor davanti a Villa Malfoy. A portarla là era stato il Signore Oscuro che, vedendosi vinto, aveva deciso di andarsene con una smaterializzazione congiunta insieme a lei, che gli sembrava debole e stanca. Bellatrix finse di non capire e intanto cercava di coprirsi la ferita, si congedò velocemente e il prima possibile entrò in casa.  Non aveva la forza per salire le scale, così si smaterializzò in camera sua. La sua camera aveva tutte le pareti nere con mobili e candele o verdi o argento, anche nel suo camino bruciavano fiamme verdi e argento, l' unica cosa a non essere verde, argento o nere erano le foto mobili che erano in cornici argento sul comodino nero e un quadro. Le foto erano di quando andava alla scuola di magia e stregoneria di Hogwartz, e la rappresentavano con sua sorella minore Narcissa o con i suoi due migliori amici del tempo,nonché compagni di casa e anno: Rodolphus Lastrange e Tom Riddle.  Il primo ora era suo marito, ma il loro era un matrimonio di convenienza e senza amore, infatti non si erano mai baciati ne avevano mai condiviso la stessa camera da letto; il secondo invece ora era Tu Sai Chi. Bellatrix si distese stremata sul letto e senza un urlo si tolse il pezzo di vetro a mani nude, dal cassetto del comodino prese un paio di fiale, ne lesse l' etichetta e se le versò sulla ferita,da cui usci molto fumo, e che iniziò a bruciare come se andasse a fuoco, ma la strega fece solo una smorfia senza lamenti, poi prese con la magia ago e filo e si cucì la ferita. Finita l' operazione tagliò il filo, si aggiustò il vestito e si sdraiò sul letto sospirando. Guardò il baldacchino argento e verde del suo letto, che aveva gli stessi colori. Indugiò un attimo sugli stemmi Serpeverde che erano ricamati sui tendaggi laterali e sui Marchi Neri ricamati invece sui tendaggi posteriore e anteriore, poi si mise a sedere a gambe incrociate sul materasso, si scostò una ciocca di capelli dalla faccia facendola cadere sulla spalla sinistra e iniziò a osservare con fare annoiato le fiale che si era appena versata sulla ferita. Le pozioni che contenevano dovevano avergliela disinfettata, provenivano dal San Mugo e le aveva rubate per guarire una ferita che suo marito si era procurato fuggendo da Azkaban, quelle avanzate le aveva nascoste nel suo comodino per casi di emergenza come quello! Ora di certo non rischiava più di morire però sarebbe stato meglio farsi visitare.  La mangiamorte si alzò dal letto e iniziò a giravi intorno osservando la stanza.  Il letto si trovava nel mezzo della camera, aveva davanti il camino con due poltroncine e un pouf, un inquietante quadro di lei diciassettenne che mostra con fierezza il Marchio Nero e due enormi finestre con dei pesanti tendaggi; a sinistra e destra c' erano mensole stracolme, un comodino e due librerie piene di libri principalmente di magia oscura; dietro c' era invece la porta e i suoi armadi. Sul pavimento di pietra nera vi erano due tappeti (di lino nei bordi, seta nel rivestimento e cashmere nell' imbottitura) identici ma di differenti grandezze, rappresentavano lo stemma Serpeverde, il più grande era sotto il letto da cui per buona parte fuoriusciva, il più piccolo si trovava invece davanti al caminetto; sul soffitto di puro platino ( in mancanza dell'argento era quello che più ne ricordava il colore) invece si muoveva sinuoso un Marchio Nero gigantesco che allo scoccare di ogni ora da verde diventava nero e viceversa grazie a una magia cambia colore. Bellatrix pensò a cosa fare, sapeva che avrebbe dovuto farsi visitare dal guaritore dei mangiamorte e che avrebbe dovuto riposarsi, ma non poteva. Se si fosse fatta visitare di certo il guaritore avrebbe avvertito Colui Che Non Deve Essere Nominato, e lui non l' avrebbe mandata in missione con gli altri finche non fosse uscita dalla convalescenza, e gli altri ( escluso qualcuno) non erano proprio sveglissimi, e senza qualcuno di esperto come lei... Non osava neanche pensarci. In più un periodo di riposo era da escludere, Lord Voldemort le aveva assegnato delle pericolosissime missioni segrete che solo lei poteva portare a termine, e di certo lei non si sarebbe tirata indietro davanti a un simile e inestimabile onore, nè avrebbe permesso a qualcun' altro di riceverlo al posto suo entrando nelle grazie del suo suo suo suo Suo SUO Signore, magari rimpiazzandola nel ruolo di più fedele. A questo pensiero i suoi occhi si accesero di odio per l' eventuale mangiamorte, e una rabbia incontrollabile le salì lungo il corpo: nessuno poteva essere più fedele di lei, nessuno! Se avesse dovuto sarebbe morta, ma non avrebbe deluso il SUO SIGNORE, no, non l' avrebbe deluso, sarebbe partita per le missioni di cui le aveva parlato il Suo Padrone e sarebbe tornata vincitrice o morta! Non sarebbe più accaduto un fiasco simile a quello di quel giorno, no non sarebbe più accaduto! Bellatrix iniziò ad ansimare, il cuore le batteva così velocemente che avrebbe potuto  sfondarle la cassa toracica e i suoi bellissimi occhi neri le si riempirono di lacrime che questa volta, però, scesero sulle candide guance. Soffriva al solo pensiero di essere rimpiazzata, lei non poteva, lei non voleva permettere che ciò accadesse. Si sedette nuovamente sul letto presa da un pianto convulso. Lei, solo lei gli era veramente fedele, solo lei lo venerava, solo lei riconosceva in lui il Suo Signore, solo lei l' avrebbe seguito anche all' Inferno, solo lei lo stimava davvero, solo lei lo a...! No! Bellatrix fermò quel pensiero prima che potesse concludersi. Lei non provava sentimenti per nessuno, provava solo fedeltà per il Signore Oscuro! Niente, niente di più. Il Padrone le aveva detto di non provare sentimenti, e lei gli ubbidiva sempre, anche se era doloroso. Lei gli ubbidiva sempre, sempre! In quel momento qualcuno bussò alla sua porta, la strega si sistemò in modo da nascondere il pianto ed entrò Lord Voldemort. " Padrone! " disse la mangiamorte inginocchiandosi al suo cospetto.  

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Capitolo 2
*** SFIDA SEGRETA ***


CAPITOLO 2 "SFIDA SEGRETA"  "Alzati, ti devo parlare!" la voce del suo Padrone invase tutta la stanza, Bellatrix era stupita, dal tono della voce non sembrava adirato con lei, nonostante il fiasco di poche ore prima! Bellatix si alzò ma non riuscì a mascherare una smorfia di dolore, che con tutta se stessa sperò sfuggisse al suo Signore. Purtroppo la smorfia non era sfuggita a Lord Voldemort "Cosa ti succede Bella?". Il mago iniziò a fissare la strega negli occhi sapendo che non si sarebbe mai opposta alla sua legilimanzia. Il battito cardiaco di Bellatrix iniziò ad accelerare, se solo avesse voluto avrebbe potuto occludere la sua mente, ma osava veramente farlo? Presa dal panico più assoluto la sua mente si offuscò e Bellatrix, senza accorgersene, impedì l' accesso ai ricordi del suo infortunio, mostrando solo quelli antecedenti. Voldemort non vide ciò che la strega non voleva e così uscì dalla sua mente. "Domani la tua missione inizierà presto, non permetterò errori, non vorrai deludermi DI NUOVO." aggiunse Lord Voldemort uscendo dalla stanza. "Di nuovo", Bellatrix sapeva a cosa si riferiva quel "DI NUOVO". Doveva aspettarselo, ma l' umiliazione non era minore per questo. Non era questo, però, che più le lacerava il cuore, era l' aver mentito e disubbidito al Suo Signore. Il panico e la paura l' avevano bloccata, non era riuscita a ragionare, nella sua mente si era formata nitida l' allucinazione del Suo Signore preferire un' altra, ed era successo: segretamente e senza volerlo, per pochi istanti, aveva lottato contro la magia del Suo Padrone, sfidandolo. Grazie a ciò che Lui stesso le aveva insegnato, lei era anche riuscita a vincere questo scontro, che di certo non aveva iniziato per mostrarsi superiore, anzi, l' aver vinto la tormentava ancora di più. Lei voleva solo poter essere ancora utile al Padrone, senza che nessuno la rimpiazzasse. Ormai ciò che era fatto era fatto, l' unico metodo per espiare questa colpa era completare le missioni il prima possibile e con successo, ovviamente.

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Capitolo 3
*** Un motivo c'è ***


 CAPITOLO 3 "UN MOTIVO C'É"
Bellatrix era sdraiata sul letto completamente vestita, aveva il volto pallido ed il respiro affannoso.
Teneva gli occhi chiusi e poteva quasi sembrare che dormisse se non fosse stato per la smorfia di dolore ed i suoi lamenti silenziosi.
Sul copriletto avanzava una pozza rossa scuro che si precipitava giù fino a macchiare il tappeto.
Il silenzio nella stanza era quasi irreale, il camino e le candele emanavano una fiocca luce che illuminava la stanza in modo spettrale.
La strega si mise a sedere con dolorosa lentezza sul bordo del letto e iniziò a rovistare nel cassetto del comodino, come ormai faceva abitualmente da quasi un anno.
"No, no, no. Non possono essere finite, no!" Bellatrix iniziò a gridare, una furia folle la prese, si alzo dal letto, scosse violentemente il mobile e lo buttò per terra.
Le forze in quel momento le mancarono e cadde anche lei.
Le missioni che aveva compiuto in quell'ultimo anno l'avevano molto indebolita.
Ancora convalescente e debole aveva affrontato eserciti di auror, ovviamente rimanendone ferita ogni volta; la vecchia ferita del Ministero si apriva ormai molto facilmente, ogni volta perdendo sempre più sangue.
Fino a quel momento se l'era sempre cavata utilizzando ciò che aveva rubato dal San Mugo. Purtroppo, però, l'ospedale era stato chiuso il mese precedente ed ora neanche il guaritore dei mangiamorte aveva più strumenti o pozioni. Nonostante le scorte di cui si era appropriata fossero ingenti, ora non le era rimasto più nulla. Nonostante la strega fosse riuscita a rubare molto prima della chiusura del' ospedale ormai non le era rimasto più nulla.
"Bella, Bella stai bene?" Narcissa bussava violentemente alla porta.
"Non scherzare, guarda che entro, rispondi!"
"Vattene, non ho bisogno di nulla. Me la cavo benissimo senza di te." Bellatrix si stava faticosamente alzando da terra per tornare a sdraiarsi sul letto.
"Sei sicura ho sentito un forte botto da disotto."
"Vattene ho detto!"
"Cosa mi nascondi? Ora entro. Alohomora!"
"NO" Bellatix gridò e cadde di nuovo, ma sua sorella era già entrata e la fissava dalla porta con un misto di orrore, paura e sorpresa.
Bellatrix prese la bacchetta e fece chiudere la porta dietro Narcissa che intanto la stava aiutando ad alzarsi ed a sedersi sul letto.
"Tu non lo dirai a nessuno! Mai! Hai Capito? Mai." Narcissa annuì silenziosamente ed inizio a controllarle la ferita, ma Bellatrix la fermò "Mentiresti male se conoscessi le mie vere condizioni".
"Cosa è successo?"
"Non mi hai sentito? Già menti male, figuriamoci se ti dico tutto, così anche quel cretino di tuo marito riesca a leggertelo in faccia."
In quel momento Bellatrix vide sul volto della sorella una tale paura e tristezza che decise di cambiare discorso.
"Hai ancora pozioni del San Mugo, Cissy?"
"Si, due o tre fiale."
"Se vuoi essermi di aiuto portamele, e magari non andare in giro con questa faccia, sembra che tu abbia visto un infero!"
Narcissa uscì dalla camera e per pochi istanti la stanza tornò silenziosa, un silenzio cupo, che a molti avrebbe fatto paura.
Bellatrix si tamponava la ferita cercando invano di fermare l'emorragia e, in quel silenzio, pensò a una cosa che forse si era spesso chiesta in quell'ultimo periodo, ma che non aveva mai avuto il coraggio di pensare coscientemente: se Lui l'avesse scoperto a dispetto di tutto quello che aveva fatto per nasconderglielo, Lui, il suo Signore, cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? Ma soprattutto cosa sarebbe cambiato?
Sarebbe morta, sarebbe stata crucata o peggio schernita ed umiliata...
Era troppo debole e stanca per reagire a quei pensieri, così un dolore intenso le colpì il cuore e lei non fece nulla per fermarlo, fino a quando non fu talmente intensoche una domanda che mai avrebbe pensato di porsi la assillò: a che scopo? A che scopo lottare? In un modo o nell'altro sarebbe finita, perché lottare per qualcosa che lei stessa rifiutava persino di provare?
Così la voglia di vivere e la sua combattività le scivolarono via, lasciandola sola, senza uno scopo, senza nessun interesse per la vita; ma in quel momento lo stesso sentimento per il quale, secondo lei, non aveva senso combattere le mostrò un viso con dei penetranti occhi neri che diventavano rossi, dai capelli altrettanto neri ed una voce che sibilava le risuonava tanto lontana quanto familiare:

"Bella, guarda. Shaiaissssaiscs"
Il ragazzo di sedici anni davanti a lei teneva tra le mani un serpente che, a quelle parole, sollevò il capo ad osservarlo, quasi gli stesse rispondendo. Bellatrix, ma una Bellatrix sedicenne, rimase a fissarlo divertita "Pensa quando parlerai col basilisco. Converserai anche con lui prima di fargli epurare la scuola?"
"No, converserò dopo, quando i mezzosangue non saranno più un problema!"
La giovane Bellatrix sorrideva "Tu mi fai apparire quasi come una santa Tom. Mi complimento, nessuno c'era mai riuscito."
"Tu? Una santa? Non oserei mai sminuire una così fiorente malvagità! E visto che siamo in tema, ti piacerebbe venire ad aprire la Camera con me, stanotte? Il basilisco non ti farà nulla, e in più potrebbe essere un bel luogo dove insegnarti magie un po' più avanzate... Non vorrei mai perdere la mia futura fedelissima e miglior seguace solo perché gli incantesimi che sapeva erano poco sopra la media! In più spero che tu non mi voglia mai deludere con magia poco efficace."
"Io non ti deluderò mai Tom, o meglio Lord Voldemort"
"Tu puoi ancora chiamarmi Tom, l' importante e che non mi deluda."
"Non accadrà, non accadrà mai. Dopotutto sono stata la prima a giurarti eterna fedeltà."
Così Bellatrix sedicenne si scopri il braccio con orgoglio.
"Uno dei miei lavori artistici migliori, disse lui, ed anche una delle scelte migliori per i miei seguaci. Ricorda, però, di non far vedere in giro il tuo marchio Bella."

Bellartix riaprì gli occhi e tristezza e dolore sparirono.
Quel ricordo, quegli attimi antichi che conservava gelosamente, erano il vero motivo per cui vivere, per cui lottare.
Il sapere di poter essere ancora vicina come un tempo al suo Signore, l' essergli utile e fedele, questo era il suo vero ed unico motivo di vita; perché, nonostante tutto quello che voleva credere o che non voleva ammettere, qualcosa di diverso, e forse anche molto più potente, della semplice fedeltà l'aveva unita a lui da quando l'aveva visto per la prima volta, qualcosa che non avrebbe mai confessato di provare, nemmeno a sé stessa.
In quel momento Narcissa tornò e vide sul volto della sorella una pace tale che non sembrava appartenere davvero a lei; sembrava piuttosto rubata ad una ragazza felice che stesse vivendo il suo più grande sogno e non la capì.
Appoggiò le fiale sul letto ed era sul punto di uscire quando si voltò verso la sorella
con sguardo indagatore, la quale però si limitò a prendere la bacchetta, aprire la porta ed a domandarle: "Credi di riuscire ad andartene prima che muoia dissanguata?"
E Così Narcissa uscì senza fare una vera domanda, e senza ricevere una vera risposta e Bellatrix rimase da sola con i suoi ricordi, con il suo motivo per lottare; perché, alla fine un motivo c'era, forse non l'avrebbe mai rivelato, ma lei era riuscita a trovarlo.
 

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Capitolo 4
*** Tutto contro ***


CAPITOLO 4 "TUTTO CONTRO"
"Cosa stai guardando con quel sorrisetto? Hai per caso visto uno dei tuoi amichetti dell' Ordine e non vuoi che noi maghi cattivi ti facciamo sfigurare?" il tono di Bellatrix era sarcastico e malvagio, forse anche più del solito visto che la domanda era rivolta al "traditore".
Piton però aveva un' aria divertita e a quella domanda beffarda si limitò ad alzare lo sguardo per dire, con il sorriso maligno, che di solito riservava a Potter, "Il tuo sangue".
Il volto di Bellatrix sbiancò, i suoi occhi neri si sbarrarono e, come una finestra sul nero della sua anima, rivelarono il terrore che in meno di un secondo si era impadronito della strega; la mangiamorte inizio leggermente a tremare e con immenso sforzo riuscì a guardare il pavimento dove il suo sangue stava gocciolando.
L'ira, l'ira per Piton, la invase. Lui avrebbe detto tutto al Suo Signore, lui lurido viscido traditore avrebbe vuotato il sacco. No, non poteva accadere.
Un ghigno apparve sul volto della strega, in quella baraonda nessuno si sarebbe reso conto della mancanza di un piccolo vermiciattolo mezzosangue traditore come Piton.
"Pietrificus" la strega lo pensò solamente in modo da non destare sopetti, ma Piton cadde comunque all' indietro immobilizzato (peccato, sarebbe stato meglio se fosse caduto in avanti: si sarebbe potuto fare più male).
"Sappi che questo è un piacere personale, nonostante tu mi abbia costretta."
Bellatrix trascino l'insegnante nell' aula più vicina e la chiuse con un incantesimo.
"Piton, Piton, Piton... mi costringi a punirti, no no no no no, così non va' affatto bene."
La strega aveva il suo ghigno malefico stampato in volto, e da l'espressione che faceva sembrava molto divertita.
"Sai, io vorrei ucciderti ma risulterebbe sospetto e in più servi al Padrone, quindi per questa volta lascio correre. Facciamo un crucio e un confundus per dimenticare la faccenda: va bene?"
Bellatrix liberò l'insegnante in modo che fosse più divertente cruciarlo.
"Crucio" il suo sorriso malefico si fece ancora più grande nel sentire la urla di quel parassita, poi quando fu soddisfatta lo butto a terra.
"Confundus"
La mangiamorte una volta eliminati quei ricordi pericolosi, quando il mago era ancora non molto cosciente gli schiacciò il naso col suo tacco e uscì dall' aula soddisfatta.
Mentre aveva torturato Piton l'emorragia si era un po' placata e ora era pronta per aiutare Draco ad uccidere il vecchio preside.
Ma la missine, purtroppo era già fallita, senza il suo intervento i mangiamorte non erano riusciti a liberarsi dell'Ordine e Draco, smidollato come il padre, non era riuscito ad adempiere al volere del Signore Oscuro.
"Idioti!" Bellatrix lo pensò mentre era costretta a fuggire dalla scuola di magia, e poi lo urlo amara a Villa Malfoy, quando arrivarono anche gli altri che avevano partecipato alla missione.
"Dici tanto a noi, ma tu dov'eri?" Lucius aveva fatto la domanda.
"Come osi darmi la colpa, se non sbaglio è tuo figlio, il tuo prezioso pargolo che ha fatto fallire la missione. In più io non sono tenuta a dare spiegazioni a un invertebrato come te!"
Bellatrix era furiosa, nera in volto, non riusciva neanche a pensare, così lascio gli idioti nell'atrio e si diresse su per le scale.
Era al terzo piano, a pochi passi dalla porta della sua camera, quando si smaterializzò davanti a lei il più viscido degli esseri.
"Cosa vuoi Lucius." Il suo tono era irritato e sulla faccia del biondo apparve un sorriso, uno di quelli viscidi, in cui si dimostrava compiaciuto di se stesso, tanto che a Bellatrix venne la nausea solo vedendolo.
"Cara cognata, non mi è sembrato giusto che incolpassi noi, la colpa è soprattutto tua, quindi pretendo le tue immediate e più sincere scuse."
Sì, era un idiota, ora Bellatrix ne aveva la conferma. Se pensava veramente che lei gli avrebbe chiesto scusa, anzi, se si aspettava qualsiasi cosa da lei, voleva dire che era più stupido di quanto pensasse, o che durante la missione un mattone gli era caduto in testa.
"Sei patito di mente, lurido piccolo maghetto da quattro da quattro soldi," una risate maligna le uscì dalla gola "devi aver bevuto troppo wiscki incendiario se credi che io mi scuserò con un essere viscido come te, perché tu e i tuoi amichetti idioti non sapete fare incantesimi."
Lo superò e si avvicino alla porta quando Lucius l'afferò per il braccio "Pretendo le tue scuse!".
La risposta della strega fù "Crucio".
Finita la maledizione il mago cadde a terra, "Brutta megera, come osi, tu vivi a casa mia!"
"Casa di mia sorella, e sotto ordine del Padrone, o dimentichi che è grazie a Lui che puoi ancora avere una casa?!"
"Certo, dimenticavo la tua fedeltà quasi maniacale, la stessa per la quale in camera tua non ce niente che non ricordi che se una mangiamorte o che hai condiviso la sua stessa casa. Sai non sono ancora cieco, sembra che per te conti di più essere una serpeverde e una mangiamorte, che una purosangue, non è così!?!?"
"Impiccati!" Fù l'unico commento della strega prima che sbattesse la porta in faccia a Lucius, facendolo nuovamente cadere sul pavimento del corridoio.

 

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Capitolo 5
*** Intanto ad Hogwarts ***


CAPITOLO 5 "INTANTO AD HOGWARTS"
Severus si ritrovo in un aula spoglia, dove banchi e cattedra erano sommersi dalla polvere. Proprio non ricordava come ci fosse arrivato. Tutto d'un tratto si ricordò però cosa stava, o meglio, cosa farebbe dovuto fare.
Si alzò in piedi e corse in cima alla torre dove qualche ora prima si ricordava ci fosse Silente.
Il vecchio preside non era morto come lui credeva, anzi era seduto su una poltrona che aveva fatto comparire, stava parlando con Harry, e sorrideva bonario.
"Professore, prego si accomodi. Credo che anche per te Severus sia stata una nottaccia, dopotutto non mi hai ucciso, quindi credo che tu sia stato trattenuto. Giusto?".
Vedendo l'espressione del professore il preside aggiunse sorridente "Ho dovuto spiegare ad Harry del piano, poiché non è successo ciò che ci aspettavamo, e quindi i progetti vanno cambiati. Anche perché sono guarito!" e detto questo si scoprì il braccio che fino a poche ore prima era annerito.
"Come?" fù l'unica cosa che riuscì a dire l'insegnante.
"Diciamo che il giovane Draco non riusciva ad uccidermi, e così è intervenuto un giovane mangiamorte, che però a pronunciato un' incantesimo molto diverso da quello che lui voleva. Infatti quello che ha pronunciato era un incantesimo curativo molto potente che mi ha guarito. È una magia che stranamente funziona solo con le maledizioni contratte da un oggetto, e che infettano la persona lentamente e non immediatamente, quindi siamo anche stati molto fortunati. Non avevo permesso a te di farlo perché richiede una tale magia che si rischia di morire, infatti il giovane è morto pochi secondi dopo".
Piton sorrise, il preside era un grand'uomo e aveva anche sempre avuto molta fortuna, una fortuna quasi eccessiva a volte, e più di una volta l'insegnante aveva sospettato di questo, ma in quel momento era solo felice. Era felice di aver sbagliato, era felice di aver fallito.
Il preside fece apparire una terza poltrona e l'insegnate ci si sedette sopra.
"Severus trovo che ora sia diventato troppo pericoloso essere una spia tra i mangiamorte. Ma siccome rischieresti anche ritirandoti, ti chiedo solo di limitare i tuoi incontri con Voldemor e i mangiamorte. Ora bisogna fare di tutto perché questa scuola rimanga aperta, dobbiamo dare agli studenti un rifugio, e per questo la scuola rimarrà aperta, in via eccezionale, anche l'estate, e chi vorrà si potrà fermare. Professore se può ora vorrei che diffondesse la notizia, anche fra i collegi, e spero che qualche insegnante rimarrà. Dopo, quando avremo tutelato gli studenti, potremo pensare a un piano per ricercare gli Horcrux e sconfiggere Voldemort."
Detto questo il professore se ne andò e Silente iniziò a discutere con Harry di un piano e di idee.
Una conversazione inconcludente, che durò fino al alba.
 

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Capitolo 6
*** Notizie e attacco a sorpresa ***


CAPITOLO 6 "NOTIZIA E ATTACCO A SORPRESA"
La stanza era ancora buia, a fare luce c'era solo il marchio nero, divenuto verde, che creava un riverbero sul soffitto che illuminava poco e in modo inquietante la camera.
Ballatrix si era svegliata stanca, ma non riusciva a riaddormentarsi e così i pensieri, i pensieri che avrebbe voluto tenere lontano, la invasero, occuparono la sua mente, la resero infelice, esausta.
Ormai era luglio.
Nonostante fosse passato più di un anno da quando si era procurata la ferita al Ministero, questa non si era rimarginata. Non aveva mai realmente pensato potesse succedere, l'aveva forse sperato, ma la speranza era stata vana visto che aveva continuato a partecipare alle missioni.
Le missioni: portate tutte a termine con successo fatta eccezione per la sconfitta ad Hogwarts. Il vecchio preside era ancora vivo, e ora aveva persino deciso di tenere la scuola aperta anche l'estate.
Ora però le missioni per lei erano sempre più pericolose, visto che anche sua sorella Narcissa aveva finito le pozioni del San Mugo.
La ferita col tempo era solo peggiorata, e ormai era più il sangue che aveva lasciato nelle battaglie di quello che effettivamente la scorreva nelle vene.
Meglio morire che deludere il Suo Padrone, e di questo passo avrebbe presto messo in pratica le sue parole.
Una lacrima, solo una, le solco la guancia al pensiero che avrebbe potuto non riveder più i suoi occhi rossi, che ogni tanto con lei diventavano neri, non sentire più la sua voce.
Così, esausta, di quei pensieri, di quella tristezza, si addormentò.
Si svegliò dopo alcune ore, quando il sole era già alto nel celo.
Scese nell'atrio, era più pallida del solito, e anche un troll cieco si sarebbe reso conto della sua pessima cera, in parte dovuta all'assenza di sonno, in parte alla malinconia e in parte (una grandissima parte) alla perdita di litri e litri di sangue.
Ad attenderla, davanti al camino su un divano nero, c'era Voldemort.
Nel vederlo la strega cercò il più possibile di non farsi vedere smorta, ma con scarsi risultati.
"Mio Signore" disse inchinandosi.
"Bella, alzati." Il mago l'ordinò, ma senza durezza o asprezza nella voce, in un tono pacato quasi gentile, che riservava solo alla sua prediletta.
"Devo partire. Starò via allungo, andrò in Albania. Là mi sono fatto costruire una casa, nella quale andrò ad abitare. Ci sono importanti compiti che li mi attendono, capisci?"
"Quali Mio Signore?" A questa domanda il Signore Oscuro avrebbe manifestato collera con chiunque, ma non con lei, con lei non l'aveva mai fatto.
"Non posso dirtelo Bella, ma ti devo invece affidare un compito: in mia assenza tu dovrai gestire le missioni e controllare quegli inetti dei miei seguaci affinché non rovinino tutti i miei piani. Quindi per ora tutte le tue missioni sono sospese."
La notizia per Bellatrix non era tra le più felici, non avrebbe rivisto Lui, il Suo Padrone. Ma ciò li dava la possibilità di rimettersi in sesto. Così senza sapere cosa dire annuì semplicemente.
In quel momento Voldemort si rese conto che la strega era fin troppo pallida.
"Bella ti senti bene? Da un po' non mi sembri in forma."
"Mio Signore io stò benissimo." La voce di Bellatrix era visibilmente agitata, ma Colui Che Non Deve Essere Nominato non ci prestò attenzione.
La guardò con sospetto e poi si smaterializzò.
La strega tirò un sospiro di sollievo appena rimase sola.
Finalmente sarebbe potuta guarire.
Felice e senza nessuna preoccupazione le strega prese il suo mantello, si rese invisibile e si materializzò a Diagon Alley.
Non voleva essere vista, non voleva nessun tipo di scontro con nessuno.
L'intenzione era solo quella di rubare le ultime pozioni che sperava fossero rimaste nella farmacia ormai chiusa da un anno e poi tornare a casa.
Purtroppo non ebbe fortuna nella farmacia, ormai completamente vuota, così si incamminò verso Notturn Alley, senza una ragione, semplicemente per assaporare l'aria estiva.
Era davanti a una vetrina nella quale erano esposti strani teschi che le ricordavano quelli che un tempo erano stati messi nell'aula di difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts.
Si stava perdendo nei ricordi quando si accorse di non essere più invisibile.
"Dannazione."
Come era potuto accadere? Era forse diventata troppo debole anche per mantenere un così semplice incantesimo?
No, probabilmente, sicuramente era stato un caso. Ma spiazzata da quel avvenimento Bellatrix cercò rifugio da eventuali sguardi in una stretta strada li vicino.
La stradina era strettissima, e non portava a nessuna parte, finiva con una piccola piazzetta grande quanto una camera nella quale erano radunate una decina di persone.
La strega indietreggio nel vedere quelle persone, che aveva riconosciuto come Auror, ma non se ne andò, poiché nella discussione che stavano tenendo quei maghi aveva sentito chiaramente il nome del Padrone.
"Vi dico che sò dove si trova" A dirlo era stato un mago bruno, alto e sulla cinquantina.
"Tu proponi un attacco a sorpresa, perché se è così ci stò." A parlare ora era stato, invece, un rosso che, non troppo alto, portava un paio di spessi occhiali di osso.
Il primo riprese la parola.
"Si trova solo in Albania, non avremo più un occasione del genere. Dobbiamo smaterializzarci e attaccare ora, in questo istante."
Tutto il gruppo annui.
Bellatrix si rese conto subito che entro pochi secondi gli Auror avrebbero attaccato.
Lei, lei doveva avvertire il Suo signore, doveva.
Dimenticandosi di tutto, della ferita, della possibilità che sarebbe potuta morire, di ciò che l'aspettava, si smatrerializò.
Apparve in una foresta, Lord Voldemort era a pochi centimetri da lei e la guardava stupito.
"Mio Signore, un attacco a sorpresa. Stanno arrivando dieci Auror."
Il Mago non fece in tempo a ribattere che dieci maghi accerchiarono lui e la strega. Bellatrix e il Suo Padrone si misero spalla contro spalla e ne presero cinque a testa.
La battaglia stava iniziando.
 

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Capitolo 7
*** La battaglia ***


CAPITOLO 7 "LA BATTAGLIA"
Spalla contro spalla Voldemort e Bellatrix impugnarono le bacchette, pronti.
Il Suo Signore aveva dipinto in faccia un sorriso maligno, di chi sa già di essere il vincitore e vuole divertirsi; lei invece aveva dentro gli occhi la tensione,nella quale era celata la preoccupazione, che quella fosse la sua ultima battaglia, che quello fosse l'ultimo momento con Lui.
Raggi rossi iniziarono a lampeggiare dalle bacchette degli Auror, ai quali risposero le maledizioni mortali dei due maghi oscuri.
Nonostante molto debole Bellatrix si destreggiava con molta destrezza, gli incantesimi che scaturivano dalla sua bacchette sorprendeva i suoi avversari, per la potenza e forza che quasi uguagliava quella dell'Oscuro Signore.
In pochi momenti il corpo del suo primo avversari cade nella polvere. Fuori uno ne mancavano quattro.
Lord Voldemort non sembrava preoccupato, sorrideva, godeva nel respingere gli incantesimi dei sui avversari e vedere come nei loro occhi apparire il terrore, avrebbe aspettato fino alla fine prima di ucciderei.
Bellatrix, invece, cercava di sbarazzarsi in fretta degli Auror, più tempo avrebbe passato sul campo di battaglia meno possibilità aveva di uscirne viva.
Dopo il primo caduto, gli altri maghi divennero più cauti, aumentarono gli incantesimi protettivi e gli incantesimi di attacco erano solo mirati a uccidere o a ferire gravemente, così per uccidere il secondo avversario la strega dovette lottare più duramente.
Nonostante ormai fossero rimasti solo in tre a lottare contro di lei, le possibilità di sopravvivenza continuavano a calare.
Il secondo Auro era riuscito a ferirla prima di soccombere e sarebbe bastato poco per ucciderla ora.
Lo scontro infuriava ormai da un ora e gli incantesimi non sembravano diminuire, anzi, si era all'apice della battaglia.
Bellatrix lanciò un cruciatus che sfiorò di poco il terzo mago, che rispose con un anatema che uccide il quale passò pochi centimetri dalla spalla della strega.
Ci fu un susseguirsi di lampi fino a che un incantesimo del mago colpì in pieno ventre la maga distratta a scrutare con la coda dell'occhio il Suo Padrone.
Esausta non si accorse nemmeno del dolore, sentì solo il sangue caldo scorrerle sul corpo e bagnarle l'abito, anche gli altri due maghi, che prima avevano cercato di aiutare il loro compagno ucciso per secondo da un incanto stifiling, adesso le lanciavano incantesimi che si infrangevano contro il suo scudo protettivo.
La strega ci mise pochi secondi a riprendersi, il tempo necessari per constatare che il Padrone non l'avesse vista e cogliere di sorpresa il suo avversario uccidendolo con un incantesimo che provoca emorragie interne, che lo colpì al centro del petto.
Non riusciva a ragionare, non sapeva cosa stava facendo, seguiva un istinto omicida libero da ogni logica. Uccidere, il prima possibile, e con dolore se fattibile.
Gli incantesimi le uscivano dalla bocca senza che ci pensasse, tutto ciò che conosceva lo scagliava contro gli ultimi due maghi rimasti a lottare contro di lei.
Nella sua mente si era riuscito a formare un solo pensieri: a causa loro rischiava di morire, per loro i suoi sforzi di sopravvivere sarebbero stati vani, loro erano i responsabili di tutto.
Se lei non avesse più potuto vedere i penetranti occhi neri del SUO SIGNORE E PADRONE sarebbe stata solo colpa loro e per questo dovevano pagare con la vita.
In più se avesse dovuto morire avrebbe trascinato con se qualcuno, non sarebbe mai caduta con facilità, rassegnata, avrebbe portato distruzione fino all'ultimo. Non sarebbe stata indulgente concedendo una morte serena, se per colpa loro lei fosse morta con nel cuore nero la grande agonia di non vedere più Lui, loro non sarebbero potuti andarsene in pace.
Si aggrappò a tutto ciò che poteva pur di rimanere viva, liberò tutti i suoi istinti, non sarebbe caduta, tantomeno da perdente.
Era stremata, non riusciva a reggerei in piedi ma desiderava la sua vendetta.
"Uno alla volta" pensò, questo le aveva detto il suo istinto omicida, e in meno di un secondo il quarto auror venne schiantato, di lui si sarebbe occupata dopo.
Barcollate rivolse al terzo mago un sorriso malefico,da pazza.
Lui subito gli scagliò conto del fuoco che lei però rese inoffensivo con un incantesimo freddafiamma.
Lo sconto si dilungò per dieci minuti in cui Bellatrix lanciò svariati crucius e respinse numerosi incantesimi.
Col fittone e tremante lanciò una risata rauca.
"Tutto qui?"
"Non mi sembri così in forma da poter contestare la mia magia"
"Dici, io mi sento atletica, in forma. Avada Kedavra"
Il mago sfioro di poco la magia.
"Mai stuzzicarmi"
Bellatrix, accecata dalla furia iniziò a lanciare incantesimi potenti e oscuri, questo le portò via tutte le energie, ma fece cadere a terra il suo avversario.
Una volta caduto lei li punto la bacchetta addosso, il quarto si stava riprendendo, meglio non indugiare oltre.
"Deprimo" esausta pronunciò quelle parole con un sorriso enorme, sarebbe morto per compressione, i suoi organi sarebbero esplosi, era una vendetta dolcissima.
In un primo momento non si accorse stanca com'era del incantesimo che il mago le aveva lanciato prima di morire.
Senza forze era caduta in ginocchio con gli occhi chiusi, appena gli aprì vide il mago che esalando l'ultimo respiro prima che i polmoni esplodessero, le lanciava contro un incantesimo.
Senza le forze per rialzarsi la strega vide il sectumsempra infrangerai sul suo petto.
Un dolore lancinante l'avvolse, sentiva degli affilati correli infuocati pugnalarla, cadde a terra boccheggiante.
Ansimava e sentiva solo il rumore del suo respiro, il resto era un rimbombo cupo di sottofondo.
Il quarto Auror si era ripreso e si avvicinava a lei con la bacchetta tesa.
Quando fu a pochi passi da lei fu costretta ad alzare lo sguardo,rivolgendoli uno sguardo di puro odio e disprezzo.
Teso, con un sorriso in volto la stava per uccidere quando, Lord Voldemort si voltò.
Una rabbia cieca prese possesso di lui.
Un urlo terrificante e potente uscì dalla sua gola, il tempo sembrava congelato, tutto accadde in meno di undecimo di secondo, ma con una lentezza sconvolgente.
Mentre guardava Bella lanciò una fortissima esplosione ai sui avversari che morirono tutti e cinque sul colpo, poi uccise l'Auror prima che potesse solo pensare l'incantesimo per uccidere Bella.
Si gettò su di lei, la strinse e si smaterializzò, mentre lei sveniva stretta a lui.
 

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Capitolo 8
*** Tom ***


In un primo momento pensò di essersi svegliata da un brutto sogno. Che l’ultimo anno, che forse tutti gli infelici anni che avevano seguito la caduta del Suo Signore sedici anni prima,  fossero solo un sogno.
Si era risvegliata in una camera identica a quella che le era appartenuta quando viveva ancora con Rodolphus: le pareti nere, il camino, l’albero genealogico della sua famiglia fino a lei dipinto sulla parete a destra del letto, il letto di seta rosso sangue e infine l’immancabile quadro, presente in tutte le stanze della sua vecchia casa coniugale, dell’Oscuro Signore; era tutto uguale. Quella camera le fece pensare per un secondo che tutto fosse stato un incubo spaventoso, ma solo un incubo.                                                            
La figura seduta accanto a lei però rese chiaro come invece lo spaventoso sogno fosse la realtà.
Lord Voldemort, era seduto su una signorile poltrona di velluto e la fissava cercando di celare la sua preoccupazione. Dopo la battaglia si era smaterializzato con lei nella vecchia Villa Lastrange e l’aveva portata sino alla sua vecchia camera.
Aveva fatto l’impossibile, usato tutti gli incantesimi che gli venivano in mente ma le sue condizioni erano ancora gravi, così si era semplicemente seduto al suo capezzale aspettando che si svegliasse.              Bellatrix  senti in un momento che tutto il dolore e la stanchezza le piombavano addosso, non aveva neanche la forza per tenerlo nascosto, ma tentava comunque, perché li c’era Lui.                                 
“Mio Signore mi dispiace molto.” Le parole erano piene di tristezza e cercavano di dire molto di più di quanto apparisse, cercavano un perdono completo che solo il Suo Signore poteva darle, un assoluzione completa prima di morire.                                                                                                                                       
“Bella cos’hai? Che cosa ti è successo? Non può essere stata colpa solo di questa lotta. Cos’è successo? Ti ordino di dirmelo.” Il tono che quelle parole avevano avrebbe spaventato chiunque, così piene di odio e rabbia, ma Bella conosceva da così tanto quella voce che in quell’ordine trovò una nota di preoccupazione e spavento che la stupì; e ,così, senza dire una parola passo tutti i suoi ricordi a Lord Voldemort.                    Orrore, stupore, spavento e un immensa tristezza. I ricordi di Bella lo invasero e si sentì mancare l’aria.     Lei per lui era la fedelissima, l’unica amica, e se ne stava accorgendo solo adesso, adesso che vedeva la vita della Sua Bella scivolare via, lontano da lui. Solo adesso si accorgeva di cosa stava perdendo, di cosa aveva segretamente fatto germogliare il suo arido cuore, non stante lui fosse convinto di non possederlo più da molto tempo.                                                                                                                                                                  
“Io sono il Mago Oscuro più potente che sia mai esistito, niente mi  può sconfiggere quindi ti guarirò, io posso fare tutto, io ci riuscirò!”
“Mio Signore, questa è una battaglia che siete costretto a perdere,” disse cercando di sorridere “ma vi prego di fare una cosa per me.” I suoi grandi occhi neri si riempirono di lacrime e guardando quelli di Voldemord scoppiò a piangere, implorando al Suo Signore l’ultima clemenza. “Vi prego di darmi l’onore di morire per mano vostra, di morire per mano del più grande mago e del Mio Signore.”
A quelle tremende parole Voldemort si disperò “Io non ti ucciderò mai, tu non morirai. Io te lo ordino e tu non puoi disubbidirmi. NON devi morire!”
“Così me ne andrò con l’agonia di non aver potuto ubbidire a un vostro ordine. Per voi io farei tutto ma questo non posso impedirlo, ormai e tardi, e neanche voi potete farci niente.”
“Tu non te ne puoi andare adesso. Non adesso. Bella io, io…” L’Oscuro Signore non riusciva a pronunciare quelle parole che suonavano come un temendo addio.
“Anche io Padrone, da sempre.” E in un momento il cuore della strega oscura più potente al mondo si riempì di una tristissima gioia.
“Per te Bella io sono Tom, io sono sempre stato Tom” e al dire quelle parole, parole così dolci e tristi, a l’unica persona che avesse mia significato qualcosa nella sua vita qualcosa si ruppe dentro l’animo dell’Innominabile.  Il nero dentro di lui si fratturò, e sentì il rimorso, la colpa di essere causa di quella sofferenza, e un dolore accecante lo colpì, anche se lui ormai non lo sentiva quasi da quanto era disperato. Così una cosa straordinaria accadde, una lacrima, solo una, solcò la guancia cerea di Voldemort, e fu come se si portasse via tutto ciò che gli aveva impedito di vivere l’amore di Bellatrix, facendolo tornare Tom, un Tom ormai adulto ma umano, bello e capace di amare e soffrire veramente e profondamente, con un anima intera.
“Tom” dopo quest’ultima parola piena di gioia Bellatrix si abbandonò e svenne, non era ancora morta anche se era ormai prossima all’oblio.
Tom era nel panico più totale, non sapeva che fare, ma non avrebbe lasciato che Lei se ne andasse.
Come un fulmine tra il caos dei suoi pensieri sentì una vecchia voce di quando era giovane “Chi cerca aiuto qui lo trova sempre” e anche se era una cosa folle non importava,  senza Bella niente aveva senso.
 

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Capitolo 9
*** Una nuova possibilità ***


La barriera anti  smaterializzazione di Hogwarts era stata tolta da Silente per permettere a chi fuggiva dai mangiamorte di potersi materializzare davanti alla scuola, l’unico punto in cui ancora non lo si poteva fare.
L’edificio era protetto da una magia potente, e molti degli incantesimi erano stati eseguiti dallo stesso Preside, ed erano inoltre una magia molto antica di cui pochi libri parlavano e che quasi tutti si erano dimenticati. In pratica era il luogo più sicuro e impenetrabile che ci fosse, ed era un oasi in mezzo al mare di distruzione e degrado che era diventato il mondo magico. Un luogo sicuro dove si riceveva assistenza ed aiuto.
Fu così che nel buio di un temporale notturno appena scoppiato apparve, celato dalla pioggia e  dal nero della notte, una figura incappucciata, avvolta in un mantello che si confondeva nell’oscurità, che stringeva fra le braccia, avvolta fra coperte rosso sangue come fosse un neonato, una figura esile, che stringeva a lui come a trattenerla per non farla fuggire via.
Davanti alla porta della sua vecchia scuola, della sua unica vera casa, esitò un attimo e poi bussò.
Non trascorsero più di due o tre secondi che l’uscio si apri mostrando la figura della professoressa McGranitt, che era venuta ad aprire la porta.
Fu uno choc, davanti a lei c’era Tom che sorreggeva, avvolta in modo che fosse solo visibile il cereo volto, la sua fedelissima Bellatrix morente.
“P P P Preside!” la professoressa chiamo con voce acutissima il vecchio mago che si precipitò giù dalle scale.
Anche per lui la sorpresa fu enorme ma si ridestò subito alla parola disperata di quello che ormai era solo un uomo inpotente “Aiutami”
“Professoressa porti subito Bellatrix in infermeria e chiami chiunque può aiutare, le sue condizioni mi sembrano disperate e bisogna fare in fretta se vogliamo avere una possibilità di salvarla. Dica a Ms Poppy di fare del suo meglio. Poi mandi da me il giovane Harry.”
Detto ciò Minerva prese dalle braccia di Tom la giovane strega, mente Silente accompagnava il suo ex studente verso il suo ufficio dove gli offrì una tazza di thè.
“Allora Tom, vedo che sei tornato in te. Cosa ti ha spinto a cercare aiuto qui? Cosa ti ha spinto a rischiare tutto, venendo da solo nell’unico posto in tutto il mondo magico dove ti trovi in svantaggio?”
Il tono sommesso dell’ uomo davanti al preside non apparteneva certo al più grande mago del mondo, ma solo al più disperato e tormentato uomo “Lei, lei, solo lei, semplicemente lei.”
“quindi alla fine” disse il vecchi in tono bonario “avevo ragione io? Anche tu provi dei sentimenti, anche tu sei umano e come tale ami e soffri. Tu non sei, come hai sempre detto, pura malvagità. Tu sei solo un brillante mago che ha voluto seguire la strada sbagliata e che ora ne paga le conseguenze, niente più di questo.” E detto questo lo guardò con immensa compassione perché in lui non vedeva più niente se non un mare di disperazione.
“Si, si, si. Dannazione Silente, si! Cosà vuoi che ti dica? Si, avevi ragione, si. Sto pagando ogni errore, si, sto soffrendo, ma non mi importa, non mi importa di niente. Non mi importa se mi succhieranno l’anima, non so neanche se ce l’ho l’anima. Si, avevi ragione, si, ma non mi importa.” Urlò con tutto se stesso, come se così potesse buttare fuori la rabbia e il dolore, ma Silente non si mosse e non si scompose.
“Bene, adesso Tom bevi il the, ti toglierà il freddo dalle ossa. E’ insolitamente freddo per essere estate e questa pioggia non aiuta.”
Nello studio del preside regnava un silenzio interrotto solo dallo scoppiettio del fuoco, quando entrò la professoressa McGranitt accompagnata da Ms Poppy, la quale diede a Riddle la bacchetta della Black. La professoressa guardò con pietà quello che sembrava u  bambino che non capiva cosa stava accadendo “Tom, mi dispiace tanto. Bellatrix era troppo debole, abbiamo fatto l’impossibile, ma le sue condizioni erano troppo gravi. Non ce la fatta. Tom Bellatrix è morta.”
Sgomento, un’ agonia terribile. Bella non era più con lui, un’ esistenza senza Lei non aveva senso, non era concepibile, Lei c’era sempre stata, era tutto ciò che lo rendeva felice, l’unica gioia ed adesso era morta, l’unica luce nella  sua vita si era spenta per sempre lasciandolo al buio, in un buio freddo ed eterno senza consolazione. Nessuna magia poteva riempire quel vuoto.
“Almeno adesso non hai più niente che ti renda umano, niente che ti dia la debolezza che i sentimenti ti danno.  Sarai il Mago Oscuro Più Potente Del Mondo, invincibile, la malvagità pura e nera. Sii felice niente ti rende Debole.”
“Non mi importa, non mi importa di essere il mago più potente, non mi importa della malvagità. Nulla ha più senso senza la Mia Bella. Senza di lei la magia non è magia, la cattiveria non è cattiveria, il potere non è niente. Preferirei essere morto io, preferirei essere il più debole e incapace dei maghi pieno di debolezze che vivere senza Lei, perché non è vita. Tutto questo è solo colpa mia, sono stato il peggiore degli amici per lei: per me lei è diventata una mangiamorte, per me lei ha sacrificato la sua vita pur di non deludermi, per me lei ha ucciso mettendosi in pericolo, per me lei ha sofferto perché gli avevo proibito di amare, tutte le sue colpe in realtà sono mie, io le ho rovinato la vita. Sarei dovuto morire io! Io l’amavo e adesso non mi importa più di niente.”
Disperato, afflitto, si sentiva annegare e non poteva stare più in quella stanza che lo schiacciava nel suo dolore. Scappò via per quei corridoi, che un tempo erano stati il suo unico rifugio, pieno di rabbia e desiderando solo la morte.
Harry era entrato nella stanza con Minerva, ma indossando il mantello dell’invisibilità nessuno si era accorto di lui, e quando furono rimasti solo l’infermiera, il preside e la professoressa si tolse il mantello.
“Preside ma cosa è successo?” ciò che aveva appena visto lo aveva sconvolto.
“Vedi Harry, hai appena assistito alla redenzione di un uomo. Un avvenimento raro e bellissimo, che non deve essere sprecato, quindi adesso dobbiamo aiutare quell’uomo sconvolto, perché  ha cercato aiuto e chi cerca aiuto qui lo trova sempre. Quindi adesso ti racconterò bene l’accaduto e poi cercheremo Riddle, anche se ho una vaga idea di dove si possa trovare.”
Come si aspettava il vecchio preside Tom era inginocchiato davanti allo specchio delle brame a fissare la sua immagine riflessa con accanto quella di Bellatrix che gli sorrideva e lo consolava.
“Tom non si vive se si sta a fissare un desiderio senza far niente.”
“Non mi importa, io non vogli vivere voglio solo stare con lei, e questo e l’unico modo. Se questo vuol dire non vivere va bene, non mi importa.” Detto questo, preso dalla disperazione strinse la sua bacchetta e quella della sua Bella tra le mani e le spezzò.
Dalle due bacchette partì un fascio di luce bianca e uno di luce nera che si intrecciarono e avvolsero il mago disperato senza che lui si muovesse. Un volta sparita la luce Tom non si era mosso di un millimetro e continuava a fissare le due bacchette tornate intatte. Alzò poi lo sguardo ma solo per tornare a fissare il riflesso dello specchio che però rappresentava una Bellatrix e un Tom di sedici anni.  Il Mago però non si mosse. “Tom quella che hai appena compiuto è una magia potentissima che nessuno fino ad ora, tranne il suo inventore, morto subito dopo l’incantesimo, era stato in grado di compiere.”
Ma Tom non lo ascoltava e fissava l’immagine della bellissima strega che lo fissava sorridendo, e che allungava una mano per asciugarli una lacrima che gli era sfuggita, il suo tocco era dolcissimo. Tocco?
Si voltò di scatto ed eccola davanti a lui. La sua Bella, la Sua Bella di sedici anni. Si toccò il viso , anche lui era tornato un sedicenne, com’era possibile?
“Come?” era l’unica cosa che riuscisse a dire.
“L’incantesimo di cui ti parlavo. E’ detto comunemente ‘Incantesimo della Nuova Possibilità’ e permette a chi lo compie di tornare indietro sui suoi errori per poterli evitare, e poiché ti sei preso la responsabilità anche dei suoi errori” disse indicando Bellatrix “anche lei ha avuto una nuova possibilità. Tutta la gente che avete ucciso, tutto il dolore che avete provocato, tutte le malvagità e anche tutte le scelte o le cose che avete fatto sono  state cancellate.  Siete tornati indietro, potete ricominciare. Le persone uccise sono tornate in vita, quelle ferite sono guarite, i mangiamorte sono tornati a essere solo maghi purosangue esaltati, la profezia non significa più nulla e anche il tuo matrimonio Black non esiste più. Domani ci sarà un bel caos a spiegare cos’è successo, ma voi avete una nuova possibilità.”
Silente fisso Tom e lui li rimando lo sguardo e senza dire una parola si smaterializzò con Bella stretta accanto a lui.
“Harry, qui ci sarà un bel da fare, preparati! In compenso rincontrerai i tuoi genitori si felice. Comunque credo che abbiamo assistito ad una occasione unica ed è meglio così, non so come riusciremo a spiegare gli avvenimenti di questa notte al mondo magico, e neanche ai babbani visto che resusciteranno anche parecchi dei loro, ma ce la caveremo no?”
“Preside ma come fa a sapere che Tom non tornerà Lord Voldemort?”
“Non lo so, posso solo sperare che avendo avuto una nuova possibilità non la sprechi.”
Bella e Tom si materializzarono su una collina sotto il celo stellato con la luna che li illuminava.
Avrebbero avuto il loro futuro.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:mi dispiace per il ritardo, ci ho messo un po’, ma finalmente la storia è terminata.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno recensito in particolare BelleDameSansMerci e ayumi_L. Ma anche a chiunque mi stia leggendo un grazie di cuore.
 

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