Il Tempo Di Un Minuto

di BeJames
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alexandra. ***
Capitolo 2: *** Meeting Spencer Reid. ***
Capitolo 3: *** So scared to be guilty ***
Capitolo 4: *** I Like Redhead Girls. ***
Capitolo 5: *** Can You Feel The Fear Tonight? ***
Capitolo 6: *** Because of me... ***
Capitolo 7: *** I Hate You. ***
Capitolo 8: *** Call My Name. ***
Capitolo 9: *** The Truth. ***
Capitolo 10: *** Uncontrolled Feelings. ***
Capitolo 11: *** Revelations. ***
Capitolo 12: *** JJ. ***
Capitolo 13: *** Here We Are! ***
Capitolo 14: *** The Sacrifice ***
Capitolo 15: *** Happiness? ***



Capitolo 1
*** Alexandra. ***


“Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici." (Khalil Gibran)

Alex si sedette alla scrivania e iniziò a digitare con impazienza sulla tastiera del portatile. Alle parole “Unità di Analisi Comportamentale – Quantico” seguirono una miriade di risultati. Si scostò un ribelle ricciolo ramato dalla fronte e scorse i risultati con la freccia del mouse. Le pupille degli occhi smeraldini si dilatarono quando incontrò un articolo che parlava del dottor Spencer Reid. Lo aprì e lo lesse avidamente,cercando ogni tipo di informazione possibile. Il cuore prese a batterle ad ogni parola che aggiungeva alla precedente, l’immagine di Spencer iniziò a farsi largo nella sua mente ogni attimo di più. Quando giunse alla fine dell’articolo sospirò e chiuse il portatile. Per lei quel ragazzo era troppo importante,ormai era l’unica persona che poteva rappresentare,anche se lontanamente,una famiglia. Quella famiglia che non aveva avuto per tanto tempo e che,ormai da un anno,aveva perso di nuovo,per sempre. Le si strinse lo stomaco al pensiero di incontrare Spencer il mattino dopo. Avrebbe avuto il coraggio di parlargli?Forse. Forse non subito. Una cosa era certa:voleva che la descrivesse come la profiler migliore che avesse mai incontrato.

Spencer Reid si svegliò presto. A dire il vero,non si era mai addormentato. Le parole amare di JJ gli rimbombavano nella testa come le voci che sentiva da bambino..”Ormai è stato deciso,me ne devo andare”.Si diede dello stupido: l’unica cosa che era stato in grado di fare in quella situazione era stato piangere silenziosamente,sperando che nessuno lo vedesse. Il tocco della mano di Jennifer sulla sua spalla bruciava ancora. “Mi mancherai,Spence”. E lui non era riuscito a risponderle nulla,nemmeno un .Aveva continuato per tutto il tempo a ripetere quella stupida frase:”Non possono portarti via..”.No,non potevano,ma l’avevano fatto. Avevano portato via la donna che amava senza dargli il tempo di confessarle realmente ciò che provava. Si allacciò l’ultimo bottone del gilet e si guardò allo specchio:era cambiato da quando,sette anni prima,era entrato nella squadra. I capelli non erano più pettinati alla scolara,ma si articolavano in un ciuffo ribelle color miele;non si vestiva più come un ned,adesso portava solo pantaloni a vita bassa e camicie alla moda,a volte sovrastate da un gilet,che esaltavano il suo fisico slanciato e filiforme. Pensò,con un sorriso amaro,che era stata proprio JJ a fargli notare che era un bel ragazzo e che poteva valorizzare il suo fisico. Proprio lei,la ragazza di cui si era innamorato davvero,per la prima volta. La ragazza per cui aveva sofferto,il giorno in cui gli aveva chiesto di farle da testimone di nozze. La ragazza il cui figlio,per lui,era come se fosse suo. La ragazza che,in sette anni,gli aveva dato gioia e dolore allo stesso tempo e nella stessa misura. La ragazza che lo aveva fatto crescere. Prese la giacca e uscì,sperando di arrivare il prima possibile alla sede del B.A.U.

Alexandra si ritrovò a pensare che,se non fosse stato per quella sua aria calma,Aaron Hotchner avrebbe potuto tranquillamente terrorizzare tutti i cadetti dell’Accademia con un solo sguardo. “Alexandra Evans,giusto?”.Alex annuì “Sì,signore”.Hotch scorse con sguardo dubbioso il suo fascicolo più volte “Qui c’è scritto che eri la migliore del tuo corso”.Lei annuì di nuovo “E’ quello che mi dicevano i professori,signore” “E c’è anche scritto che hai dimostrato di saper trattare con i media in modo egregio”.Alex arrossì, sorridendo “Sono lusingata da quello che c’è scritto. Sì” confermò. L’agente supervisore sospirò,chiudendo il fascicolo “Siediti,Alexandra”.La ragazza obbedì e si sedette davanti al suo futuro capo. “Sarò molto chiaro con te: abbiamo appena perso un ottimo membro della squadra,che si occupava della scelta dei casi e dei rapporti coi media” sembrava dispiaciuto mentre parlava. “Jennifer Jerau” Alex gli mostrò quanto fosse preparata. Hotch annuì “Esatto. L’agente Jerau era una delle migliori,se non la migliore,e abbiamo risentito parecchio del suo trasferimento”.La guardò negli occhi,cercando di essere il più schietto possibile “Abbiamo assoluto bisogno di qualcuno che la sostituisca,Evans,e tu mi sembri quella che più si avvicina alle nostre necessità”.Gli occhi di Alexandra si illuminarono “Oh,signore,io..” “Mi aspetto il massimo da te,Evans” la interruppe lui “Non mi deludere”.Le porse la mano,che Alex strinse con decisione “Non la deluderò,signore” disse “Glielo posso garantire”.

Emily e Derek stavano fissando lo studio di Hotch da mezz’ora. “E’ parecchio tempo che è lì dentro..” considerò Emily. Derek alzò le spalle “Hotch la starà spremendo come un limone!” c’era un pizzico di soddisfazione nelle sue parole “Nessuna potrà mai competere con JJ!”.Emily lo guardò con sguardo corrucciato “Non essere cattivo,Derek!” lo ammonì “Non è bello entrare in una squadra e trovarsi tutti contro,te lo posso assicurare..” disse,rievocando alla mente brutti ricordi. “Sono d’accordo con Emily”.David Rossi entrò in quel momento nell’open space,intromettendosi nella conversazione “Vi avverto che ci sono buone opportunità che la ragazza che sta esaminando Hotch passi!”.Morgan lo guardò confuso “E come fai a dirlo?!”.Rossi sorrise fiero “E’ stata una mia allieva!”.In quel momento,Hotch uscì dal suo ufficio,seguito da una ragazza alta e magra,dalla pelle chiara e il viso incorniciato da dei lunghi e mossi capelli ramati;gli occhi verde smeraldo risaltavano sul viso sorridente. “Lo sai che la rossa nasconde sempre il cadavere?” sussurrò Morgan nell’orecchio di Emily,meritandosi una pacca sul coppino. Quando arrivarono di fronte a loro,la ragazza sorrise. “Ti posso presentare alcuni dei membri della squadra?”.Lei annuì timida. “Loro sono Derek Morgan,Emily Prentiss e David Rossi” disse,indicandoli. “Lei è il nostro nuovo acquisto,Alexandra Evans”.Alex sorrise “Piacere”.Poi,si avvicinò a David, abbracciandolo “Brava,Alex”,le disse lui affettuosamente. Il sorridente nuovo membro della squadra,però,si guardava intorno perplessa,come se cercasse qualcuno in particolare. “Vieni,ti presento il nostro tecnico informatico” le disse Hotch,facendole segno di seguirlo. Alex sorrise di nuovo ai suoi nuovi compagni,prima di seguire Hotch. Morgan guardò gli altri due perplesso “Così..Sostituisce JJ?”.Emily annuì sorpresa “Non pensavo potesse mai succedere!”.Morgan scosse la testa “Come pensate la prenderà Reid?”. David assunse uno sguardo preoccupato “Non molto bene penso,purtroppo..”.

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Capitolo 2
*** Meeting Spencer Reid. ***


"Se gli uomini si conoscessero veramente fra loro,non adorerebbero e non odierebbero." (Elbert Hubbert)

Spencer Reid arrivò di malavoglia davanti alla sede del B.A.U. Regalò un tiepido sorriso alla signora delle pulizie ed aspettò pazientemente l’ascensore. Si guardò in giro per passare il tempo,mentre tamburellava distrattamente sul bicchiere di carta di Starbucks. Seguì il percorso dell’ascensore tramite le lucine che indicavano i piani..Ma quanto ci metteva ad arrivare?!Inconsciamente,sul bel viso di Spencer si colorò un sorriso:stava pensando che,se JJ fosse stata ancora lì,gli avrebbe detto che somigliava tanto ad uno scolaro che stava aspettando l’autobus. Si passò una mano sulla fronte:quello era stato davvero un pessimo anno. Prima la morte del padre,con cui si era appena riconciliato,e poi la partenza di JJ. Vide che finalmente l’ascensore era arrivato a destinazione. Buttò il bicchiere nel cesto in parte,giusto in tempo per concentrarsi su quella folta chioma di capelli ramati che gli aveva appena riempito lo sguardo..

Alexandra rimase immobile. Sentiva che il cuore aveva iniziato a tamburellarle nel petto peggio di un batterista heavy metal. Era lui. Era Spencer Reid! Sta’ calma Alex,si disse,devi mantenere un’ostentata ed uniforme calma. Deglutì e si apprestò a scendere. Spencer seguì la sua figura con lo sguardo,stupidamente,quasi fosse un robot del Luna Park. Proprio mentre lui stava salendo in ascensore,Alex si fece coraggio: “Ciao”,era un sussurro quasi impercettibile. Reid alzò lo sguardo, sorridendole. Alex notò la deliziosa piega che avevano preso le labbra carnose del ragazzo e le venne quasi spontaneo rispondere al sorriso. “Ciao” rispose Spencer. Le porte si chiusero,dividendolo dalla misteriosa ragazza rossa. Si appoggiò alla parete e si diede ripetutamente dello stupido:aveva fatto la figura del pesce lesso!Del pesce lesso e del maleducato! “Molto bene,Spencer” si disse ad alta voce “Devo dire che mi hai sorpreso!Una vera gioia per l’educazione!” nel frattempo le porte si aprirono,mentre lui continuava imperterrito il discorso con sé stesso. “Era troppo difficile un ‘sei nuova?Non ti ho mai vista!’,o un ‘Io sono Spencer Reid,tu come ti chiami?’”. Appoggiò rumorosamente la sua tracolla sulla scrivania “Idiota..” si bollò infine. Morgan,che era rimasto ad osservare la scena divertito,scoppiò a ridere. “Buongiorno anche a te,Reid!” lo prese in giro.

Alex scosse la testa,mentre si dirigeva nell’ufficio di Hotch. Stupida,stupida! Aveva incontrato Spencer Reid e l’unica cosa che era stata capace di dire era stata ‘ciao’..Bè,di sicuro non poteva dirgli “Ehi,ciao,io sono la figlia della seconda moglie di tuo padre!”.Sta di fatto che lui aveva preso l’ascensore di corsa..Santo cielo,doveva averlo spaventato! Probabilmente l’aveva guardato come fosse stato un fantasma. Sbuffò e bussò alla porta dell’ufficio di Hotch. “Avanti”,le disse Aaron. Entrò sorridendo appena “Sono andata a prendere i fascicoli dell’ultimo caso,signore” gli disse “Volevo avere la conferma che fossero quelli giusti”.Hotch li fece passare tra le mani velocemente “Sì,sono loro”.Alex fece un piccolo segno di assenso con la testa “Grazie..”.Si apprestò ad uscire,ma Hotch la bloccò “Evans?”.Lei si riaffacciò “Signore?” “E’ appena arrivato il dottor Reid..Non l’avevi ancora conosciuto,vero?”.Alexandra arrossì appena “Diciamo di no..”.Hotchner si alzò dalla scrivania e sorrise appena “Vieni,allora”.Si diresse con lei verso la scrivania di Reid. Non era solito fare da balia ai nuovi arrivi,ma quella volta,e soprattutto in quel preciso primo incontro,sentiva il dovere di intervenire.

“Reid?”.Spencer alzò la testa dal rapporto che stava compilando e si trovò davanti Hotch e la misteriosa ragazza dai capelli ramati. Incrociò i suoi occhi con quelli della ragazza e si accorse che erano di un bellissimo verde scuro. “Dimmi,Hotch” rispose. Aaron indicò la ragazza “Reid,volevo presentarti Alexandra Evans”.Spencer si alzò e strinse l’esile mano della ragazza “Piacere”.Alex sorrise “Piacere mio..Ci siamo già visto,o sbaglio?”.Reid annuì, capendo che il colorito delle sue guancie stava diventando porpora. “Lei è il nuovo acquisto della squadra” spiegò Hotch,preparandosi alla parte più difficile “Sostituirà JJ”.In quel momento fu come se l’alone di incantevole bellezza che circondava quella ragazza si frantumasse,dando spazio alla rabbia di Spencer. “In..In che senso sostituirà JJ?”.Alex percepì della rabbia repressa nel tono del giovane dottore. “Nell’unico senso che ammette la frase,Reid”.Lui si morse il labbro come era solito fare nei momenti di tensione “Molto bene,ho capito”.Si rivolse ad Hotch “Posso parlarti un attimo?”.Si diresse come una furia all’ufficio di Aaron,ignorando bellamente Alexandra. Hotch scosse la testa “Scusami,Evans. Inizia pure a leggere quei fascicoli”. Alex annuì,ma sentì una tremenda sensazione di disagio,mentre vedeva Reid entrare nell’ufficio del suo capo,sbattendo la porta.

“Reid,ti prego” Hotch iniziò a calmarlo ancora prima che aprisse bocca. Spencer scosse la testa “Come hai potuto sostituirla?!” “Avevamo bisogno di una sostituta,Reid!” protestò Hotch. “Non è vero!Poteva farlo qualcuno della nostra squadra il lavoro di JJ,senza bisogno di sostituirla!” ribatté Reid, piccato come non era mai stato. “Reid,ti prego,ragiona:forse far fare il lavoro di JJ a qualcun altro della squadra avrebbe funzionato,ma per pochi mesi al massimo!Era la soluzione migliore,credimi”.Spencer scosse la testa “No,non è vero. Hotch,l’hai sostituita da un giorno all’altro senza chiederci nulla!”. Hotch sbatté una mano sulla scrivania “Sono io il capo,queste decisioni sono cose che riguardano solo me!”.Guardò verso l’open-space:Prentiss stava parlando con la nuova arrivata. “Sei stato tu l’unico a ribellarti. Gli altri sono stati d’accordo con la mia decisione” gli fece notare Hotch. “Perché gli altri non tenevano a lei quanto me!!!”,rispose Reid,urlando. Si mise a sedere,massaggiandosi le tempie. Aaron sospirò “Reid..JJ non tornerà comunque”.Spencer alzò la testa “Io..Lo so. Ma vedere già un’altra persona al suo posto mi ferisce”.Hotch gli mise una mano sulla spalla “La supererai, vedrai”.Lui sospirò “Lo spero proprio. Scusa per la sfuriata,non so cosa mi sia preso”.Hotch annuì “Torna al lavoro,adesso”.Lo bloccò sull’uscita “Reid?”. Lui si voltò. “Vedi di essere carino con Alexandra,lei non centra nulla”.Spencer si voltò di nuovo verso la porta “Questo non te lo posso promettere”.

Alex stava ridendo ad una battuta di Morgan,anche se il suo sguardo era sempre rivolto all’ufficio di Hotch,da quale vide uscire Reid dopo parecchio tempo. Allungò l’orecchia per sentire cosa si stavano dicendo. “Questo non te lo posso promettere”.Cosa non poteva promettergli?Non voleva mettersi subito a fare la profiler,ma aveva paura di centrare in quella accesa discussione fra i suoi colleghi. Appena il suo capo aveva annunciato al giovane dottore che lei era li per sostituire questa fantomatica JJ,lo sguardo nei suoi occhi era cambiato:non era più interesse,era odio. Doveva essere molto legato a lei. Reid arrivò alla sua scrivania di corsa,rigettandosi a capofitto nel rapporto. Alexandra decise di osare “Scusa,Reid,potresti aggiornarmi sull’ultimo caso?”.Lui non staccò minimamente gli occhi dal foglio “Non dovresti leggertelo da sola?”.Alex rimase senza parole “Ecco,io..”.A quel punto Spencer alzò lo sguardo,indicando qualcosa in alto “Evans,tu non dovresti stare nell’open space..Guarda,l’ufficio di JJ è in parte a quello di Rossi”.Alex si sentì ferita nell’orgoglio:la stava mandando via?! “Grazie,andò volentieri nel MIO ufficio”,rispose stizzita. Si voltò e salì rapidamente le scale. Nessuno poteva trattarla così,nemmeno lui!

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Capitolo 3
*** So scared to be guilty ***


“Io credo che il senso di colpa dia più sapore al peccato” (Mario Benedetti)

Era passata una settimana da quando era entrata nella squadra,ed Alexandra si sentiva già a suo agio. Aveva la fortuna di lavorare con delle persone stupende:Emily,Derek,Penelope,David..E anche Hotch!E poi...Beh,e poi c’era l’insopportabile e acido dottor Spencer Reid. Sì,c’era lui a rovinare tutto. Non si guardavano,si parlavano a malapena..Menomale che aveva pensato di poter ricostruire la sua famiglia su di lui!Veramente un ragazzo adorabile, non c’è che dire. Eppure,i suoi colleghi glielo descrivevano come semplice,timido,piacevole,intelligente...Perché lei riusciva solo a riconoscere il tratto dell’intelligenza in lui?E forse quello della timidezza. Ma di semplicità, socievolezza e simpatia c’era ben poco in quel ragazzetto dal Q.I. anormale. “Devi dargli tempo”,le aveva detto Emily,”L’abbandono di JJ è stato un duro colpo per lui”.Ma per carità,tutto il tempo che voleva!Però,le sorgeva spontanea una domanda:perché prendersela tanto con lei?Non era stata colpa sua se Jennifer Jerau se n’era andata,lei aveva semplicemente risposto alla richiesta di Hotch di trovare una sostituta. Sbuffò,facendo svolazzare un boccolo ramato che le si era posato sulla fronte. “Uomini!” esclamò ad alta voce,iniziando a scorrere i fascicoli dei casi fra le mani. Ne aprì uno che era appena arrivato e i fogli le caddero dalle mani non appena vide le immagini impresse nelle fotografie. Si portò una mano alla bocca e fece dei grossi respiri profondi...”Devi lavorare sul campo Alex,cerca di darti una regolata!”,si disse. Lo sceriffo di Roswell chiedeva aiuto per un caso di omicidi seriali iniziati un mese prima nella sua contea. Quattro ragazze,tra i venticinque e i trent’anni,trovate uccise nelle loro case,strangolate e violentate dopo la morte. Alex arricciò le labbra in una smorfia di disgusto. Notò un particolare sottolineato anche dallo sceriffo..Sugli addomi delle ragazze erano sempre incise frasi del tipo:”Non sono colpevole”,”Non è colpa mia”,”Pietà di me”.Gli occhi smeraldini di Alexandra si strinsero. Questo S.I. aveva...Paura di essere colpevole!Raccolse tutte le foto nel fascicolo in fretta e si diresse  velocemente verso l’ufficio di Hotch,marcando il suo passaggio con il forte rumore dei tacchi.

“Claire Richards,25 anni;Anne Loyde,26 anni;Judith Owen,27 anni;Laura Dupree,28 anni”.Alex fece apparire col telecomando le foto delle quattro ragazze sul monitor.“Tutte strangolate e violentate dopo la morte”.I suoi colleghi guardavano avidamente i fascicoli.”C’è un’altra cosa importante..” aggiunse Alex “Ho scelto questo caso a causa del messaggio lasciato inciso dall’S.I. sull’addome delle vittime”.Premette il pulsante sul telecomando e apparve sullo schermo la foto delle incisioni:”Non sono colpevole”,”Non è colpa mia”,”Pietà di me”,”Sono innocente”.Reid corrugò la fronte “Lui..Si sente colpevole per quello che fa?!”.Alexandra si diede un’aria di superiorità “E’ esatto,dottor Reid,anche se mi sento in dovere di precisare una cosa:il senso di colpa dell’S.I. deriva dal fatto che,probabilmente,non si rende conto di come agisce” fece una pausa “E sapete bene che questo significa che ucciderà velocemente e di frequente,finché qualcuno non lo fermerà”.Hotch annuì “Brava,Evans”.Alex si voltò verso lo schermo, per nascondere il sorriso che le era apparso sulle guancie non appena aveva visto la smorfia di disaccordo di Reid. Morgan,intanto,stava osservando le schede delle ragazze uccise “Avete notato?”,chiese ai colleghi “Le età delle vittime sono perfettamente in ordine. Credete che sia casuale o no?”.Prentiss annuì pensierosa “Potrebbe essere premeditato. Abbiamo comunque un punto di partenza”.Hotch fece per alzarsi “Preparate le borse” ordinò “Si parte”.

Alex aveva fatto attenzione a sedersi lontana da Reid sul jet. Era in parte ad Emily,che le stava raccontando qualche teoria,probabilmente anche interessante,ma che lei non stava minimamente ascoltando. Spencer stava ridendo con Derek,quindi non sembrava affatto guardare nella sua direzione. Alex lo osservò con estrema attenzione,facendo caso a tutti i particolari che rendevano il viso così piacevole. Sì,era decisamente un bel ragazzo,non poteva negarlo. Ma no Alex,cosa dici!Non si può..In primo luogo perché fa di tutto per farti sentire a disagio,e poi perché è il figlio del secondo marito di tua madre..Sbuffò. “..E per questo,posso affermare con certezza che hai le corna al posto delle orecchie!”.Emily cercò di capire se Alexandra la stesse ascoltando. “Sì,certo,hai perfettamente ragione..” rispose lei,assente. Emily scoppiò a ridere “Vedi che non mi stavi ascoltando?!”.Alex la guardò stralunata “Ma no,non è vero!”.”Ah,sì?” Emily la osservò,saccente “E allora come mai sei d’accordo sul fatto di avere le corna al posto delle orecchie?”. Alex diventò paonazza,per poi scoppiare a ridere “Oddio,mi hai fregata!”.La sua collega la guardò con sguardo malandrino “Dimmi,Alex..” le disse “Non mi seguivi perché stavi guardando altro?Che ne so..Reid?”.Lei si affrettò a negare “Oh,no!!!Assolutamente,io non lo stavo guardando!Io..” la voce le si fece acuta,tipico di quando mentiva “..Lo stavo studiando”.Prentiss sbuffò “Alex,Alex..Anche io sono una profiler. E anche discreta,aggiungerei” disse,sorridendo appena “Ti piace Reid,vero?”.Alexandra sospirò “Un pochino...Però è veramente sgradevole con me!”.Prentiss sorrise “Devi dargli tempo. Lo so che è un pochino acido con te..”.Alex alzò il sopracciglio “Un pochino?!”.Emily alzò le mani in segno di resa “Ok,è abbastanza insopportabile..Ma ti assicuro che non è da lui”.Alexandra annuì “Sì,me lo dite tutti. Devo stargli davvero antipatica!”.Emily scosse la testa “No. Però ti vede come quella che ha sostituito la ragazza di cui era innamorato...Cerca di essere comprensiva,ok?”.Alex alzò le spalle “Ci proverò”.

James Valenti camminò con passo sicuro verso i sei membri dell’Unita di Analisi Comportamentale dell’FBI. Una ragazza dai lunghi boccoli ramati gli strinse la mano decisa. “Sceriffo Valenti” gli sorrise “Io sono Alexandra Evans,mi occupo delle relazioni coi media e di una parte del profiling. Le posso presentare il resto della squadra?”.Lo sceriffo annuì “Certamente” “Loro sono gli agenti Hotchner,Rossi,Prentiss e Morgan e il dottor Reid”. James strinse la mano ad ognuno di loro,tranne a Reid,che alzò la mano in segno di saluto. Alex portò gli occhi al cielo. Ma chi è,un bambino?.Lo sceriffo li guidò all’interno della stazione di polizia “E’ un vero piacere,vi ringrazio molto per essere venuti” appoggiò le mani sulla scrivania,preoccupato “La situazione sta diventando davvero insostenibile. La gente ha paura”.Hotch annuì “Siamo qui per questo. Prentiss e Morgan,voi andrete sulla scena del crimine,mentre io e Rossi rimarremo qui a fare qualche domanda allo sceriffo”.Alex chiuse gli occhi. Oh,no!Garcia era a Quantico,quindi rimanevano solo..”Evans,Reid,voi andrete all’obitorio per un’ulteriore esame sulle vittime”.Reid sbuffò “Sì,Hotch..”.Li richiamò “Ragazzi” loro si voltarono “Niente bisticci. Non è un gioco”.Alex portò gli occhi al cielo “Io sono pacifica, boss,parli al saputello qua in parte”.Reid si diresse verso il SUV “Non hai sentito Hotch,Evans?!Non è un gioco”le rispose piccato. Alex puntò le chiavi verso la macchina, aprendola “Chi ti ha detto che guidi tu?!”,chiese Spencer alterato. “Va bene bimbo,tieni il lecca-lecca!” lo prese in giro Alex,lanciandogli le chiavi. Reid le afferrò e salì in macchina insieme a lei. Partirono verso l’obitorio...

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Capitolo 4
*** I Like Redhead Girls. ***


“Nessuno potrà mai capire la paura,finché non si sentirà vulnerabile preda”. (Proverbio africano)

Alex scattò una lieve occhiata al suo collega,concentrato sulla strada. “Fai di tutto per evitare il contatto visivo,vero Reid?” chiese a bruciapelo. Spencer arrossì improvvisamente “Tengo gli occhi sulla strada per evitare incidenti,Evans”.Alex annuì “Certamente”,disse sarcastica. Decise di far cadere il discorso,Hotch era stato molto chiaro sui bisticci. “Manca molto?”. Spencer diede una rapida occhiata al navigatore “No,siamo quasi arrivati”. Lei tirò fuori un fascicolo dalla sua 24 ore e iniziò ad esaminare di nuovo le foto delle vittime.”Avete mai avuto casi di vittime stuprate dopo la morte?”. Reid annuì “Più di uno”.Alex contrasse il viso in una smorfia schifata “Orribile..” “Già” assentì Reid. Lei sorrise appena “Almeno una cosa su cui siamo d’accordo”.Sorprendentemente,vide le labbra del suo collega arricciarsi piacevolmente in un sorriso divertito “E’ vero”.Come la prima volta che lo aveva visto sorridere,fu naturale rispondere a quel gesto che pareva di norma sul volto del ragazzo. “Sei bello quando sorridi” confessò Alexandra, speranzosa in un inizio di rapporto civile. Reid doveva essere timidissimo, le sue guancie si imporporarono ancora di più “Grazie”,rispose spiccio. Alex scosse la testa..Era proprio strano!

“Edgar Wincraft,medico legale”.Un uomo paffuto sulla cinquantina si presentò ad Alexandra e Spencer con un sorriso. Alex strinse decisa la mano dell’uomo “Piacere di conoscerla. Agente speciale Alexandra Evans,e questo è il mio collega,il dottor Spencer Reid”.Come aveva fatto anche la volta precedente,Reid alzò la mano in segno di saluto. “Potrei vedere il corpo dell’ultima vittima?”.Il medico assentì,facendo loro strada davanti ad un lettino,su cui era adagiata una ragazza bionda coperta da un lenzuolo. Reid la scoprì,concentrando gli occhi nocciola sulla scritta incisa sull’addome: “Sono innocente”.Spencer analizzò da vicino la ferita “Dottore,le incisioni sono state inflitte prima o dopo la morte?” “Dopo” rispose l’uomo,scoraggiato “Fa tutto dopo la morte. Anche..”.Lasciò la frase in sospeso:avevano capito tutti e tre cosa intendesse. “Quindi,prima le strangola,e poi compie il suo rito” riassunse Alex “Ecco un altro elemento che ci fa capire che si sente in colpa”. “Esatto” la precedette Reid “Le uccide subito,così non provano sofferenza”. Alex scosse la testa “E’ una macchina da guerra..”.Wincraft ricoprì la ragazza col lenzuolo verde “C’è un’altra cosa che non vi ho fatto notare,agenti” azzardò “Non so se è importante..Ma le vittime erano una bionda molto chiara,quasi ossigenata,una bionda scura,una castana e una coi capelli neri”.Alexandra guardò il suo collega con orrore “Pensi che anche questo sia premeditato?”.Reid piegò leggermente la testa di lato “Come le età?Potrebbe essere..”.Alex prese in mano una ciocca di capelli ramati e la osservò “Quindi,ora, l’unica gradazione che gli manca è..Il rosso”.Spencer alzò le spalle mortificato “Io..Penso di sì,Evans”.

Prentiss e Morgan arrivarono davanti ad una villetta a schiera contornata da un nastro verde. “E’ questa la casa della Dupree?” chiese Prentiss. “Quante case vedi contornate dal nastro giallo della Omicidi?!” scherzò Morgan. Prentiss in tutta risposta gli diede una pacca sulla spalla,entrando in casa. Si guardò intorno, non c’erano tracce di sangue,non c’erano segni di lotta:tutto era perfetto. “E’ uno a cui piace tenere tutto pulito” considerò Derek,infilandosi i guanti. Prentiss fece spallucce “Vuole combattere lo sporco che sente dentro di sé”. Morgan si piazzò al centro della casa “Ok. Io sono l’S.I. Ho un estremo bisogno di uccidere,quindi voglio farlo in fretta,ma senza lasciare tracce”. Prentiss annuì “Ecco perché non vuoi che la vittima si accorga di te”.Morgan indicò la porta aperta in cucina “Porta sul retro!”.Si avvicinò alla porta,ancora socchiusa:la serratura era stata forzata. “E’ uno che se intende?” chiese Emily. Derek annuì mezzo sicuro “A prima vista sembrerebbe di sì. La serratura è forzata,ma non da buttare. Il lavoro che è stato fatto è estremamente preciso”.Emily sbuffò “Quindi chi potrebbe essere stato?Un fabbro?”.Morgan scorse il calendario di Laura Dupree “La nostra ragazza segnava tutto sul calendario..Ecco qui!”.Prentiss guardò dove il suo collega aveva indicato “Idraulico,ore 17:30. Non è un fabbro!”.Derek prese in mano il telefono ed iniziò a digitare un numero di telefono “E’ sempre qualcosa..”.Dal cellulare scoppiò una voce frizzante “Oracolo di Quantico,se vuoi una magia dì:’Derek Morgan’”.Derek rise di gusto “Derek Morgan”.Dall’ altra parte della cornetta Garcia sorrise sorniona “Bravo il mio ragazzo..In cosa posso aiutarti?” “Bambolina,dovresti cercarmi il nome dell’impiegato di una ditta idraulica..” lesse il nome sul calendario “..La Forks,che è venuto a casa Dupree per l’appuntamento delle 17:30”.Garcia iniziò a digitare sulla tastiera come un fulmine “L’unico che aveva un appuntamento alle 17:30 è il titolare della ditta,Simon Beckett”.Morgan sorrise “Grazie bambolina,sei la migliore”.Riattaccò. “Dunque..?” chiese Emily. “Penso che Simon Beckett avrà qualche problema”.

“Spencer Reid!”.Spencer rispose al telefono,mentre Alex era intenta ad osservare fuori dal finestrino:il suo sguardo si posava su tutte le ragazze dai capelli rossi,come lei..”Sì,Hotch,ho capito. Sì,arriviamo subito”.Chiuse il cellulare “Morgan e Prentiss hanno fermato un uomo,ci aspettano alla stazione di polizia” la informò Reid. Alexandra non rispose,continuando a guardare fuori dal finestrino,rapita. “Evans?”,la richiamò lui. Alex si voltò di scatto “Sì!Scusa,non ti stavo seguendo. Dicevi?”.Spencer portò gli occhi al cielo “Stavo dicendo che Hotch ci aspetta in centrale,hanno fermato un uomo”.Alex sembrò leggermente sollevata. “Sei preoccupata?” le chiese Reid,gli occhi fissi davanti a lui. “Perché dovrei esserlo?”.Spencer sorrise appena “Per la storia dei capelli rossi”.Alex sospirò “Un pochino. E’ normale avere un po’ di paura,mi sento a disagio”.Spencer annuì “Non devi giustificarti,non ti sto giudicando”.Alex sbuffò “Se non fosse che voglio mantenere freddezza e professionalità,mi tingerei subito i capelli!”.Reid rise “Non penso che tu debba preoccuparti,comunque” la rassicurò “Sei fuori età. La prossima vittima dovrebbe avere 29 anni,e tu ne hai..” “23” gli venne in aiuto lei.“Ecco,appunto”. Alexandra sorrise...Stava cercando di rassicurarla. Era carino da parte sua. Molto carino.

Appena entrarono in centrale,Hotch venne incontro a Reid e Alex con espressione allarmata. “Ce ne avete messo di tempo”,disse secco. Spencer indicò il SUV “Giusto il tempo arrivare in macchina!” si difese. Hotch fece loro segno di sedersi “Non importa,sedetevi”.Era nervoso. Guardò i membri della sua squadra “Lo sceriffo ha avvertito tutte le ragazze che hanno già compiuto 29 anni di essere accorte e ha messo almeno un agente per ragazza per proteggerla”. Sollevò un biglietto dal tavolo “In compenso,è arrivò questo”.Lo diede in mano ad Alexandra titubante,che lo afferrò tremando. “Adoro le ragazze dai capelli rossi. Sono le migliori” lesse. Se possibile,Alex si fece ancora più pallida.

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Capitolo 5
*** Can You Feel The Fear Tonight? ***


“Fa sì che la tua fede sia più forte della tua paura”. (Kurt Cobain)

“Vi prego di mantenere assolutamente la calma”.La voce di Hotch era fredda e pacata ma sicura,come al solito. Il suo viso duro e serioso non tradiva alcuna traccia di emozione,ma dentro di sé era in atto una lotta senza esclusione di colpi. Non poteva accettare che una nuova agente alle prime armi fosse già stata presa di mira. Non così giovane. Non nella sua squadra. I suoi colleghi lo guardavano in silenzio,attenti alle sue parole. “Non c’è alcuna prova che il biglietto fosse riferito ad Evans” concluse. Morgan annuì,rivolto alla ragazza “E’ vero. Molto probabilmente è solo un modo per sbeffeggiarci, per farci capire in anticipo chi sarà la sua prossima vittima e farci sentire impotenti nel non poterla salvare”.Alex annuì “Sì. Sì,in effetti analizzata a mente lucida è proprio così”.Sorrise timidamente ai suoi colleghi “Mi dispiace di essermi fatta prendere dal panico,è stato molto poco professionale da parte mia”.Emily le sorrise,passandole una mano sulla spalla “In momenti come questi non esistono comportamenti professionali”.Hotch si rivolse alla squadra “Beckett è già pronto per essere interrogato” annunciò “Reid,Morgan:la sala degli interrogatori e alla fine del corridoio,a sinistra”.I due agenti scattarono in piedi appena sentirono il loro nome e si diressero verso la porta. Alex si alzò e si avvicinò ad Hotch,sospirando “Potrebbe essere il nostro uomo?”.Hotch sbuffò “E’ presto per dirlo. Non ha un alibi ed è stato a casa delle ultime due vittime,ma dubito che sia l’S.I.”.Alex lo guardò perplessa “Perché?”.Aaron si voltò a guardarla “Perché è stato troppo semplice prenderlo”,disse prima di uscire dalla stanza.

Simon Beckett sedeva rannicchiato sulla sua sedia,fin troppo piccola per la sua stazza abbondante,tamburellando con le dita sul tavolo d’acciaio. Alzò gli occhi appena vide entrare i due agenti dell’F.B.I. che lo avrebbero interrogato. Seguì con lo sguardo con aria di sfida il giovane ragazzo alto e magro,mentre evitò l’agente di colore. Spencer si sedette davanti a lui e si schiarì la voce “Buongiorno”,disse iniziando a scorrere i fascicoli delle vittime. Beckett sghignazzò sotto i baffi “Ti sei portato la guardia del corpo,stuzzicadenti?” chiese beffardo a Reid. Morgan, appoggiato contro la parete con le braccia incrociate,si mise dritto ed iniziò a camminare lentamente per la stanza. Reid si voltò verso di lui e gli lanciò una rapida occhiata “Il mio collega?”,chiese con noncuranza “No,lui non è la mia guardia del corpo. E’ un profiler ed è qui per studiarti insieme a me”.Intrecciò le dita delle mani e si appoggiò al tavolo,sporgendosi verso Beckett,che aveva abbassato lo sguardo. Lo guardò con un mezzo sorriso sarcastico. “Vogliamo iniziare?”.

Alex stava osservando l’interrogatorio dal vetro. David era accanto a lei,attento allo scambio di battute tra Reid e Beckett,ogni tanto con qualche minaccia da parte di Morgan. Stava cercando di capire cosa avessero in mente,ma si arrese poco dopo. “Che tecnica stanno usando di preciso?”,chiese all’indirizzo del suo ex insegnante. David le sorrise “Ti confesso che anche io non avevo idea di cosa stessero facendo la prima volta che li ho visti!” confessò. “Stanno usando la tecnica dei due poliziotti”.Alex lo guardò confusa “Sarebbe a dire...?”.”Reid è quello che porta avanti l’interrogatorio,lui se la cava egregiamente con i..” si bloccò per non essere volgare “..Con le persone poco piacevoli,e dal suo canto Beckett non ha problemi a confrontarsi con lui, perché non è un maschio alfa e non lo teme”.Alex annuì “E Morgan?”. “Morgan è li solo per il “prototipo” che rappresenta. Come vedi,interviene molto poco,ma la sua presenza serve ad innervosire Beckett e a non permettergli di fare il bullo con Reid”.Alex annuì. Poi,sul suo viso si disegnò un sorriso malizioso “Certo che Reid se la cava bene” ammise “Non l’avrei mai detto. Sembra così timido e riservato..”.David rise divertito “Ti posso assicurare che quando Reid si arrabbia nessuno lo supera”.Lo osservarono mentre sbatteva sotto il naso di Beckett i fascicoli che teneva in mano. “Alla fine dell’interrogatorio Beckett sarà letteralmente terrorizzato da Reid,ci puoi scommettere!” concluse Rossi.

“Ecco qui l’ultima vittima,Laura Dupree!”.Spencer lanciò la foto di Laura uccisa davanti a Beckett,che si ritrasse. “La riconosce?” gli chiese quasi in un sussurro “Riconosce il suo rituale?!”.Beckett lo squadrò da capo a piedi allibito “Rituale?!Cristo Santo,in che modo devo ripetervi che io non ho ucciso nessuno?!”.Reid si alzò dalla sedia e andò in parte all’uomo “Inizi col dirmi dove si trovava tre sere fa tra le 21,00 e le 23,30”.Beckett alzò gli occhi al cielo “Te l’ho già detto,moccioso!” si lamentò “Ero a casa mia a guardarmi la partita in santa pace!” “C’è qualcuno che può testimoniare?”,chiese Spencer retoricamente. Beckett scosse la testa “No”. Reid gli si avvicinò a cinque centimetri dal naso “Allora lei ha un problema,signor Beckett”.Alex entrò dalla porta grigia e porse dei fogli a Reid. Beckett la seguì con lo sguardo,mentre un sorriso schifoso prendeva forma sul suo volto. “Bella,eh?” gli disse Reid a mo di provocazione. Beckett annuì con un’aria da ebete. Spencer ridusse gli occhi a due fessure “Bene,si rifaccia gli occhi,perché quando marcirà in galera non vedrai più nemmeno una donna”.Appoggiò entrambi le mani sul tavolo di fronte a lui “Ha tre denuncie per molestie sessuali,non capisco come lei faccia ad essere ancora libero. Le ha uccise lei. Voglio sapere perché”.Beckett lo guardò allibito “Che cosa?!Uccise?!” alzò le mani ed iniziò ad agitarle “Io non uccido le donne!Mi ci diverto un po’..”.Reid arricciò le labbra di disgusto. “..Ma non le uccido,ci mancherebbe altro!”. Spencer sbuffò ed iniziò a raccogliere i fascicoli. “Sono libero?”,chiese l’uomo. Reid gli lanciò un’occhiataccia “No”.Beckett si alzò in piedi di scatto, infuriato “Non avete nessuna prova per incriminarmi!!”.Reid avanzò verso la porta “Abbiamo il diritto di trattenerla per 72 ore e,comunque,ha appena confessato tre molestie sessuali”,gli disse senza neanche voltarsi. La porta si chiuse sbattendo.

Alexandra guardò Reid,appena uscito dalla sala degli interrogatori,con un sorriso soddisfatto. “Sei in gamba,Reid”.Lui la guardò,sorridendo appena “Più che altro,rendo molto bene quando sono infuriato”.Hotch si intromise nel discorso “Ha confessato,Reid?”.Spencer scosse la testa impotente “No..Però ha confessato le tre molestie sessuali per le quali era stato denunciato”. Hotch fece spallucce “E’ già qualcosa”.Si rivolse al resto della squadra. “E’ tardi,è meglio che andiamo in albergo e riposiamo..Domani sarà una giornata pesante”.Nessuno fece obbiezione. In effetti era stata una giornata dura e snervante. Nemmeno Alex,che aveva un buon motivo per concludere quell’indagine al più presto,si oppose. Aveva adocchiato una Jacuzzi nella sua stanza d’albergo che non vedeva l’ora di conoscere.

Alex si infilò la maglia del pigiama e si lasciò andare sul letto. Sbuffò,guardando il soffitto. “Sono distrutta”,pensò ad alta voce. Chiuse gli occhi piano,lasciandosi cullare dalla pace e dal silenzio. Per la prima volta da quando erano arrivati a Roswell,si sentiva tranquilla e serena. Si conosceva.. Nemmeno due minuti e si sarebbe addormentata. “Agente Evans..”.Una voce grave e profonda la fece sussultare,facendole aumentare in modo spaventoso il battito. Si alzò di scatto e vide di fronte a lei una figura alta e massiccia,vestita di nero;un passamontagna gli nascondeva completamente il viso,lasciando scoperti solo gli occhi:chiari,di ghiaccio,dallo sguardo tagliente. Alex si portò un mano alla bocca. “Chi..Chi..”,balbettò senza pensarci,ma poi realizzò subito di chi si poteva trattare. Gettò una rapida occhiata alla sua pistola,appoggiata sul comodino in parte al distintivo. Si gettò verso il tavolo per prenderla,ma il suo ospite fu più veloce di lei,afferrandola saldamente per le braccia. “AIUTO!”,Alex urlò con tutto il fiato che aveva in gola,iniziando a dimenarsi. L’uomo le premette con la mano guantata le labbra “Stai ferma,Alexandra..” sussurrò piano “La senti la paura?Ti piace?”. Alex sentiva il suo fiato caldo sul collo,e questo la faceva rabbrividire di terrore. “E’ strano rincontrarti qui,Alex..E’ tanto che ti cerco”.Alex scosse la testa in lacrime “Io..Io non ti conosco!”.L’uomo rise “Oh,sì che mi conosci..” le disse. Le abbassò l’accappatoio,scoprendo leggermente una spalla “Sai,di solito faccio tutto dopo..Ma con te no.” Si premette contro il suo orecchio “Voglio vederti soffrire..”.”Io non credo proprio!”.Alex e il suo aguzzino si voltarono verso la porta:Reid era lì,in piedi,con la pistola puntata davanti a sé. L’uomo rise “E tu da dove sei spuntato?!”.”Ho scoperto che io e l’agente Evans abbiamo le camere comunicanti” rispose stizzito “Che fortuna,eh?”.Caricò la pistola “Ora lasciala immediatamente”,disse con freddezza. “Come vuoi!” rispose l’uomo. Lasciò cadere Alex sul pavimento e scattò verso la porta,disarmando Reid con una gomitata sul viso. Spencer si rivoltò in dietro,lasciando cadere la pistola in parte a sé. Rincorse il misterioso visitatore,tenendosi l’occhio con la mano. Percorse tutto il corridoio ma dell’uomo non c’era più traccia. “Reid!!!”,Alex gli corse in contro,gettandogli le braccia al collo. “Oddio,Reid..” balbettò affannosamente,premendo il viso contro il suo petto. Spencer le passò una mano sulla schiena “Tutto bene?”. Alex annuì tremante “Dov’è lui?”.Reid scosse la testa scoraggiato “E’ scappato”.

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Capitolo 6
*** Because of me... ***


Buongiorno mie care lettrici! ^^ Colgo l'occasione per salutarvi e ringraziarvi e per dirvi che ho inserito la locandina della ff nel primo capitolo (per chi la volesse vedere ;))...E per darvi un'idea della nostra co-protagonista,ecco a voi Alexandra:

Buona lettura! ^^

 

“Non sentirti sempre colpevole di tutto...La vita è troppo breve per essere vissuta così male!” (Duncan James)

Erano tutti e sei in camera di Alex. Lei era intenta a tamponare l’occhio gonfio di Reid con un panno umido,mentre Hotch camminava senza sosta avanti e indietro nella piccola stanza. Morgan e Prentiss erano seduti sul pavimento con aria assonnata,ma attenti a quello che si sarebbe detto. Rossi era in piedi con le mani nelle tasche della vestaglia,calmo e pacato come sempre. “Ahi..” balbettò Reid. Alex ritrasse subito la mano “Oh,scusa!Ti ho fatto male?”. Spencer scosse la testa con un tiepido sorriso “No,tranquilla,mi brucia solamente un po’”.Hotch si rivolse ad Alex “Evans,non hai riconosciuto l’uomo che si è intrufolato nella tua stanza?”.Lei scosse la testa tremante “No. Nemmeno la voce mi era famigliare” sospirò “Ma lui dice di conoscermi”. Morgan fece spallucce “Magari è qualcuno che non vedi da molto tempo,da quando eri una bambina”.Alex si morse il labbro dubbiosa “No,non credo..Mio padre è morto in un incidente aereo quando avevo quattro anni,non hanno nemmeno mai trovato il corpo,e da quel momento io e mia madre siamo sempre state sole,fino a quando non abbiamo incontrato..” si bloccò,evitando di dire quel nome “..Il secondo marito di mia madre”.Hotch sospirò “Dobbiamo stare attenti,è evidente che l’S.I. ha un particolare interesse per Evans. Reid” Spencer si voltò verso il suo capo “D’ora in poi dovrai essere la sua ombra, non devi lasciarla mai neanche un attimo da sola. Ok?”.Differentemente da quello che avrebbe pensato Alex,Reid non fece una piega “Va bene,Hotch”. Senza volerlo,Alex piegò le labbra in una leggera curva compiaciuta. “Ora torniamo a dormire” ordinò Hotch “Domani sarà una giornata pesante. Chiamerò Garcia e le dirò di raggiungerci,abbiamo bisogno di tutta la squadra unita per risolvere questo caso”.Annuirono all’unisono. Sarebbero stati dei lunghi,lunghi giorni...

La mattina dopo,Alex si svegliò terribilmente stanca:non aveva chiuso occhio. Non sapeva se fosse perché un pazzo criminale voleva farle patire una morte orribile o perché Hotch aveva ordinato a Reid di starle appiccicato come un’acciuga,sta di fatto che non aveva dormito nemmeno un secondo. Sentì bussare alla porta. Si abbottonò l’ultimo bottone della camicia e andò ad aprire. Reid era davanti a lei,con un sorriso stampato sul suo viso perfetto. “Buongiorno,Evans!”.Alex rispose al sorriso “Ciao Reid!”.Spencer le mostrò un sacchetto bianco dal quale proveniva un buonissimo profumo di dolce “Cornetto?”.Suo malgrado,Alex rise.

Mentre si incamminavano verso il distretto,Alex si gustava il suo cornetto alla crema con foga. E in parte a lei,l’altro delizioso dolce teneva in mano gelosamente un bicchierone di caffè fumante. “Sei stato carino a portarmi la colazione!” lo ringraziò allegramente. Spencer fece spallucce “Ho pensato che potessi aver bisogno di zuccheri dopo la scorsa notte..”.Alex annuì “Come sta il tuo occhio?”.Reid si sfiorò l’ematoma violaceo in parte all’occhio sinistro,contorcendo il viso in una smorfia di dolore “Benino?”.Alex si morse il labbro “Mi sento così in colpa..”.Prese un bel respiro “Non ti ho ancora ringraziato,Reid...Se non ci fossi stato tu...”.Lui arrossì pesantemente “Ehi” balbettò “Chiunque l’avrebbe fatto”.Alex annuì “Certo. Grazie,comunque”. “Prego,figurati!” disse spiccio Spencer,prima di inghiottire una gorgogliata di caffè fumante.

Quando arrivarono in centrale,trovarono a sorpresa una stravagante donna dai capelli rossi smanettare al computer. Garcia sbucò dal suo regno con un sorriso sulle labbra “Salve,mondo!”.Spencer le sorrise “Garcia!Andato bene il volo?”.Penelope gli strizzò l’occhio “Tutto bene,genietto. Alex!”,esclamò poi appena vide Alexandra “Come stai?Ho saputo di ieri notte..”.Alex fece spallucce “Cerco di non pensarci. E poi..” batté scherzosamente un pugno sulla spalla di Reid,che se la massaggiò stupito “Hotch mi ha assegnato la guardia del corpo!”.Penelope li guardò in modo malizioso “Oh,capisco..” disse,guardando Reid con sguardo sornione. “Ehm..Noi,dobbiamo andare con gli altri!” disse imbarazzato Spencer,spingendo Alex verso l’ufficio che gli avevano assegnato. “Fatti sotto,playboy!” urlò Garcia dalla sua postazione. Alex credette di morire dalle risate quando vide lo sguardo di fulmine che Reid aveva appena lanciato in direzione di Garcia.

Differentemente da come aveva fatto Penelope,Hotch li accolse con uno sguardo grave. Alex lo guardò spaventata,sedendosi alla sua postazione. “Stanotte il nostro uomo ha colpito ancora..”,annunciò alla squadra. Sospirò, mettendo sul tavolo la foto della vittima “Grace Nicolas. 23 anni”. Alex afferrò la foto della ragazza uccisa tremante. Aveva i capelli rossi,proprio come lei. Aveva 23 anni,proprio come lei. E,soprattutto,sul suo addome era incisa la frase “E’ colpa tua se è morta lei”.Alex fece scivolare la foto sul tavolo,lo sguardo perso nel vuoto. Si portò una mano alla bocca e si alzò dal tavolo,uscendo dalla stanza sbattendo la porta. Reid fece per seguirla,ma David lo afferrò per la spalla “No,Reid. Lasciala sola un attimo”.Gli occhi nocciola di Spencer guardarono tristemente verso la porta chiusa.

Il bagno delle donne era riempito nel suo silenzio dai singhiozzi di Alexandra. Alzò il viso e si guardò allo specchio:pallida,col trucco colato,con delle occhiaie che le contornavano gli occhi verdi. Ripiegò la testa verso il lavandino e ricominciò a piangere. Quella ragazza era morta a causa sua. E ne sarebbero morte tante altre a causa sua. Avrebbe mai immaginato di dover scegliere tra la sua vita e quella di altre innocenti?Avrebbe mai immaginato di provare una simile occlusione allo stomaco?No,non pensava che quel lavoro fosse così duro. O almeno,non subito. Sentì una mano che le stringeva la spalla. D’istinto,pensò che fosse l’S.I. “Uccidimi..” disse piano “Falla finita. Uccidimi e lascia stare tutte quelle ragazze”.Quando si voltò e vide Spencer,le lacrime riaffiorarono scivolose. Si lasciò andare sul suo petto e si lasciò stringere da lui. Singhiozzò nascondendo il volto nella sua camicia. Aspirò il suo odore,sperando di calmarsi. A sorpresa,Reid le mise una mano dietro la nuca e la accarezzò,cercando di calmarla. “E’ colpa mia,Reid,è colpa mia..” singhiozzò Alex,presa dallo sconforto. “Sh..” tentò di farla smettere Reid “Non dire niente,sfogati”.E Alex fece come lui le aveva detto. Pianse per un tempo indefinito su di lui,fino a terminare le lacrime. Ma,nonostante Spencer cercasse di farle credere il contrario,non riusciva a cancellare quella convinzione dalla sua mente:quella ragazza era morta a causa sua...

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Capitolo 7
*** I Hate You. ***


“Si odia chi si teme” (Quinto Ennio)

Dopo un’ora a piangere sulla spalla di Spencer,Alex credette di aver esaurito tutte le lacrime. Sospirò. “Va meglio?”,Reid la guardò preoccupato. Alexandra fece spallucce “Vorrei tanto dirti di sì,Reid” confessò “Ma direi una bugia”.Si staccò da lui,appoggiandosi sul lavandino del bagno,guardando in basso. “Forse dovresti uscire dal bagno e venire di là con noi a cercare di risolvere il caso” azzardò lui “Io avrei una gran voglia di prenderlo quel bastardo!”.Alex sorrise. Si voltò verso di lui. Inspirò profondamente “Hai ragione” ammise. Gli fece un gran sorriso “Grazie collega!”.Reid rispose al sorriso “E di cosa?”.

Quando Alex e Spencer arrivarono sulla scena del delitto,si resero conto che distava solo due isolati dal loro albergo. Alex sbuffò “Figlio di pu***na..” sussurrò,presa dalla rabbia. Lo sceriffo Valenti venne loro incontro “Agenti..” li salutò “Buongiorno,sceriffo” rispose Alex al saluto. Spencer scavalcò il nastro giallo intorno all’abitazione della vittima. Appena vide il corpo di Grace Nicolas sul suo viso apparve una smorfia di disgusto. “E’ stato più violento del solito” anticipò a beneficio di Alexandra. Quando la vide,Alex trattenne il respiro:l’addome era letteralmente massacrato. Spencer si avvicinò ed esaminò la vittima da vicino. “La scritta è stata fatta in maniera disordinata” considerò “Guarda la “E” iniziale:si capisce a malapena che lettera è”.Alex annuì “Già. O era agitato..” “..O era furioso” concluse la frase per lei Spencer. Lei sbuffò “Deve proprio odiarmi” considerò. Reid si morse il labbro nervoso “Hai pensato a chi potrebbe essere?”.Alex scosse la testa “No..Te l’ho detto, non ho mai fatto del male a nessuno”.”Magari è qualcuno che hai catturato in precedenza” cercò di ipotizzare lui. “Questo è il mio primo incarico da quando sono uscita dall’Accademia” negò. Spencer sbuffò “Direi che c’è ancora molto da cercare”.Lasciarono la casa della vittima poco dopo.

Alex e Spencer stavano scherzando. Era strano come,in poco tempo tutto sommato,il loro rapporto si fosse trasformato. Alex si sentiva confusa sui sentimenti che provava per lui:antipatia,simpatia,protezione...Amore?No, forse amore no. Però era inutile negare che gli piacesse. A questo punto,la domanda che la perseguitava era sempre la stessa:le conveniva davvero dirgli chi era in realtà?Le conveniva fargli quella rivelazione che,quasi sicuramente,avrebbe incrinato di nuovo il loro rapporto?Probabilmente no. Non sempre si doveva scegliere ciò che era giusto. Ogni tanto,si doveva guardare anche alla propria felicità!E lei,a ridere e scherzare con Spencer Reid,si sentiva serena come non lo era da tanto tempo. Salirono in macchina continuando a ridere. Alex notò un bigliettino sul parabrezza. “Ti hanno dato la multa,Reid?”,lo prese in giro. Spencer afferrò il biglietto e lo aprì:il sorriso gli morì sulle labbra. Deglutì “Non è una multa”.Alex lo guardò senza capire “C..Credo sia per te,Evans”.Lei lo afferrò di scatto e lesse:.Una strana agitazione si fece largo dentro di lei. Reid si voltò verso il retro della macchina “Non senti uno strano rumore?!”.Alex lo guardò con il terrore negli occhi. Realizzarono tutto in pochi secondi. “CORRI!” urlò Spencer. Schizzarono fuori dall’auto. “Tutti via!!C’è una bomba nel SUV!!” gridò Alex ai pochi agenti di polizia che si trovavano nei paraggi. L’auto saltò in aria con un gran boato. Alexandra e Spencer si ritrovarono a terra,l’uno sopra l’altra. Alex credette che il cuore le si sarebbe fermato per sempre. Lo sentiva rimbalzare in gola peggio di un macchina a pulsione. Sentiva i capelli di Spencer sulla sua fronte. “Reid!” lo chiamò. Lui alzò il viso di scatto. “Tutto bene?” chiese in tono affannoso. Alex annuì “S-sì. Credo di sì!”.La aiutò ad alzarsi ed entrambi indirizzarono lo sguardo a ciò che rimaneva dell’auto. Alex sentì un forte nodo stringersi alla bocca dello stomaco.

Era nella sua stanza d’albergo. Aveva in mano una tisana e addosso una grossa coperta di pile,ed era fermamente convinta che non le servisse altro. Alex guardava il soffitto con gli occhi lucidi,le guancie inumidite dalle lacrime. Qualcuno bussò alla porta. “Non voglio vedere nessuno”,disse secca lei. “Alex,sono David” la pregò una voce paterna dall’altra parte della porta. Alex si alzò di malavoglia e si trascinò ad aprire. Rossi fischiò sonoramente “Che eleganza!” tentò di prenderla in giro;Alex non rise. “Molto divertente” commentò asciutta,prima di tornare rintanata nel suo angolino. David si portò lentamente verso di lei.“Posso sedermi?” chiese indicando il letto matrimoniale sul quale era seduta Alex. Lei annuì,tirando su col naso. Rossi le prese delicatamente il mento con le mani e lo alzò piano per farsi guardare “Cosa succede alla mia allieva preferita?”.Alex sbuffò “Ho paura che abbia perso la sua grinta”.David scosse la testa dolcemente “Oh,ma non è possibile” disse “L’Alexandra Evans che conosco io non si è mai arresa,e mai lo farà” decretò. Finse di alzarsi “Bè,credo di aver sbagliato stanza a questo punto. Mi scusi,arrivederci..”.Sul viso di Alexandra si disegnò un mezzo sorriso. Gli assestò una cuscinata lieve sulla spalla. “Dai!” si ribellò. Sorrise appena. “Non ha sbagliato stanza,agente Rossi”.David si sfregò le mani “Ottimo!” disse “Allora vestiti,che stasera usciamo a cena tutti insieme!”.Alex si scrollò le spalle,come se un brivido l’avesse scossa “No,Dave..Non ne ho voglia stasera..”.David sospirò “Penso di aver sbagliato di nuovo stanza..”. “No!” negò con forza Alex “Però...Sono davvero molto stanca,tutto qui”.Dave assentì “In effetti...E’ stata una giornata pesante”.Alex annuì. Lui aprì le braccia “Lo sai che ogni volta che avrai bisogno io ci sarò,vero?”.Alexandra scomparve nell’abbraccio dell’anziano agente,più un padre che un insegnante per lei. “Ti voglio così bene!” si lasciò scappare. David sorrise intenerito “Anche io ti voglio bene,piccola Alex”.Le accarezzò la guancia con uno sguardo pieno di dolcezza. “Chiama se hai bisogno,ok?”.Alex annuì “Certo. Salutami gli altri,e scusati con loro”.Rossi annuì “Capiranno senz’altro”. La salutò con la mano e chiuse la porta dietro di sé. David Rossi uscì dalla sua stanza,e tutto il conforto che aveva saputo darle in quei pochi minuti scomparve con lui.

Alex sentì di nuovo bussare alla porta. Accidenti!,pensò,E’ peggio di un porto navale stasera!Ci scherzò su e cercò di non ammettere con sé stessa che il fatto che i suoi colleghi si preoccupassero per lei la faceva stare meglio. Ma non si sarebbe mai aspettata di trovare quella determinata persona fuori dalla sua porta. Spencer le sorrise,con in mano un dvd e un sacchetto. “Cinese e Star Trek!” disse sorridente. Alex rise “Ma tu non lo sai a memoria Star Trek?!”.Spencer fece spallucce “Non sono mai troppe le volte che lo rivedo!”. Alex si fece da parte e lo fece entrare. O forse sì,se lo aspettava. Chi lo sa.

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Capitolo 8
*** Call My Name. ***


“Il nome è un qualcosa di estremamente personale, qualcosa che distingue l’unicità di ogni persona. Quando qualcuno inizia a chiamarti per nome, vuol dire che gli sei davvero entrato nel cuore...”. (Freddie Mercury)

Alexandra rideva. Rideva, ed era stranamente serena. E felice. Sarà stato perché Spencer era lì, in parte a lei, e rideva per gli errori di fisica di Star Treck?Non lo sapeva, ma sapeva solamente che quel ragazzo era capace di darle allegria come pochi sapevano fare. Si era decisamente ricreduta sul suo conto. Col tempo aveva imparato a mettere da parte i suoi rancori ed ad accettarla, ad accoglierla come un nuovo membro della sua ‘famiglia’. Sorrise all’ennesima risata di Reid “Ti fa ridere così tanto?!”.Reid annuì “Sì, è spassosissimo!” rispose, asciugandosi le lacrime dagli occhi. Alex scosse la testa “Sei proprio strano, Spencer Reid”. Spencer alzò ritmicamente le sopracciglia “Te l’ho già detto che sono un genio?”.Alex finse di pensarci su “Mh..Non ricordo esattamente, ma so di per certo che il tuo Q.I. è di 187 e che puoi leggere 20.000 parole al minuto”.Reid sospirò “Eh, già. Sono proprio un genio!”.Alex iniziò a prenderlo a cuscinate. “Sei proprio insopportabile!” lo bollò ridendo. Reid riuscì a levarle il cuscino dalle mani e la intrappolò sotto di sé. “A quanto pare non sono così male nel corpo a corpo, come volevano farmi credere all’Accademia!”.Alex lo ribaltò sul letto con uno scatto fulmineo e lo bloccò, appoggiando il gomito al suo torace “Secondo me avevano ragione invece, dottor Reid!”.Reid rise piano, ma poi si bloccò nel vederla così vicino al suo viso. Rimasero a fissarsi per qualche minuto, poi Alex si allontanò, sentendo un porpore improvviso sulle guancie. Reid smorzò la tensione con un piccolo sorriso e si rimise seduto sul letto. “Sono contento di vedere che sei più serena”.Alexandra sorrise “E’ solo grazie a voi..” ammise “Mi state vicini, mi proteggete..Mi fate sentire parte della vostra famiglia”.”E’ il minimo,direi” rispose lui. Arricciò le labbra “Io..Mi sto rendendo conto di essere stato davvero insopportabile con te, all’inizio” le disse “Scusa”.Alex scosse la testa “Non fa niente. Emily mi ha detto come mai eri così...Contrario alla sostituzione”.Lui sbuffò imbarazzato “Te l’ha detto, eh?”.Lei annuì. “Sai, il giorno dopo la sua sostituzione mi sentivo uno straccio..” confessò “Mi sentivo un verme. JJ era sempre stata sincera con me, e io invece non ero stato in grado di confessarle la verità. Io ero davvero innamorato di lei, e non gliel’ho mai detto”.Alex inarcò le sopracciglia “Eri?”.Spencer annuì “Sì, suppongo che adesso il mio sentimento sia ben diverso”.Lei giocherellò col cuscino che aveva in mano, arricciandone l’angolo “E..Ora..Quale è il tuo sentimento?”.Spencer la guardò negli occhi verdi “Per lei?”.Alex pensò di non aver raggiunto mai tanto imbarazzo in vita sua “Sì,per lei”, rispose in un sussurro. Reid sospirò “Le voglio molto bene. Tutto qua”.Alex avrebbe tanto voluto chiedergli cosa provava per lei, se aveva anche un minimo interesse..Ma il sorriso del dottor Reid, in quel momento, era troppo bello e disarmante per essere rovinato. “Alexandra..” la chiamò. Alex voltò il viso verso di lui con aria sorpresa “Come mi hai chiamata?” chiese incredula. Spencer la guardò confuso “Col..Tuo nome. Come dovrei chiamarti?”.Alex sorrise “In nessun altro modo. E’ che..” si morse leggermente il labbro “..di solito mi chiami Evans”.Reid sporse leggermente in fuori il labbro inferiore, pensieroso “Non me ne sono mai reso conto” ammise. “Beh, Alexandra suona meglio!”.Alex annuì “Decisamente. Posso chiamarti anche io per nome?” gli chiese. Reid rise piano “Certo che sì. Prova” la spronò “Non è così male”.Lei gli si avvicinò e lo guardò in viso. “Spencer”, disse secca. Spencer le batté le mani a mo’ di presa in giro “Brava!”.Alex gli colpì leggermente sulla spalla con la sua “Scemo!”.Lui sorrise divertito. “Spencer,chiamami sempre per nome,d’ora in poi” gli ordinò quasi lei. Reid annuì “Sarà fatto, capo!”.Lei assentì soddisfatta “Bravo, cadetto!”.Poi, Spencer guardò l’orologio “E’ l’una!” esclamò incredulo. “Giura!” fece Alex, afferrandogli il polso per guardare lei stessa. Il tempo era passato incredibilmente veloce. Alzò il viso e trovò quello di Reid, a pochi centimetri dal suo. Il cuore stava facendo brutti scherzi, proprio come la prima volta che lo aveva visto. “Sono stato bene stasera, Alex” le disse “Grazie”.Alex deglutì in modo quasi impercettibile. “Anche io” rispose piano. Fu più forte di lei. Avvicinò piano il suo viso a quello di Spencer, che non sembrava volerlo spostare. Gli cinse la guancia con la mano destra, mentre lui rimaneva fermo, immobile a fissarla. Ormai il gioco era fatto. Alex appoggiò le sue labbra delicatamente su quelle di Spencer e fu tremendamente sollevata nel sentirle rispondere debolmente. Le labbra di Reid si mossero inizialmente debolmente,mettendo a proprio agio quelle di Alex. Poi,lei schiuse la bocca, felice di invitarlo. Spencer affondò la lingua nella sua bocca, e un sospiro di sollievo scosse il suo corpo. Si sciolse pian piano e le cinse il bacino con le braccia, incrociando le mani dietro la sua schiena. Alex salì a cavalcioni sulle sue gambe e gli incorniciò il viso completamente con le mani, premendo le sue labbra sulle proprie. Le loro labbra si mossero con foga, quasi con fretta e, quando sentì la sua eccitazione iniziare a farsi concreta, Alex credette di impazzire. Un barlume di lucidità le attraversò la mente:ma che diavolo stava facendo?! Si staccò improvvisamente da quel bacio scottante e si tirò indietro, scendendo dalle sue gambe. Reid deglutì, stando per qualche secondo a fissarla incredulo. “Stiamo...Stiamo facendo una cosa sbagliata, vero?”.Alex annuì “Se Hotch lo sapesse ci lincerebbe vivi!”.Spencer rise piano, grattandosi la nuca per nascondere l’imbarazzo. “Forse sarà meglio che vada”.Alex piombò nello sconforto nella sua mente. Non voleva che se ne andasse. “Se proprio vuoi..”.Reid le sorrise. Avvicinò il viso al suo e le posò un bacio leggero sulla guancia. “Buonanotte”.Alex lo salutò piano con la mano, mentre lo vedeva uscire senza sbattere la porta. “Buonanotte,dottor Reid” disse con un dolce sorriso sulle labbra.

“Pensi che quel povero caffè sarà in grado di sciogliere tutto quello zucchero?”.Garcia guardò dentro la tazza del dottor Reid,che le offrì uno sguardo di disappunto. “Devo svegliarmi” si giustificò. Penelope gli girò intorno con fare da avvoltoio “Come mai sei rientrato nella tua stanza così tardi, ieri notte?”.Reid tossì rumorosamente, scatenando la risata di Garcia. “Tranquillo, non c’è bisogno che mi spieghi tutti i particolari”.Spencer si affrettò a negare “No, no!Non è affatto come pensi!”.Penelope alzò un sopracciglio “Ah, no?”.”No!” negò lui con forza. “Abbiamo solo..Parlato”.Lei ridusse gli occhi a due fessure “E quel lungo periodo di silenzio?”.Il colorito di Reid divenne paonazzo “Garcia!!!” la richiamò con la voce di tre ottave più alta. Lei rise divertita “Rilassati, genio, stavo scherzando”.Spencer sospirò “Lo sai tenere un segreto?”.Penelope annuì “Sì”.Reid sorrise contento “Ci siamo baciati”.Garcia gli batté una pacca sulla spalla “Eh, bravo!”.Spencer fece spallucce “Già,ma penso finirà qui”.Garcia lo guardò stranita “Che cosa?! E come mai?!”.Proprio mentre Spencer stava per rispondere, Hotch si intromise nella loro conversazione, lo sguardo tremendamente serio “Ragazzi” li richiamò all’attenzione “Subito in sala riunioni. L’S.I. ha ucciso ancora”.Garcia annuì, richiudendo il suo portatile per portarlo con sé. “Hotch, Alex lo sa?” gli chiese Spencer preoccupato. Aaron lo guardò mortificato “E’ stata lei a trovare il corpo”.

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Capitolo 9
*** The Truth. ***


A volte l'uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi, si rialza e continua per la sua strada. (Winston Churchill)

Alexandra si passò una mano tra i capelli ramati. Sbuffò leggermente per scaricare la tensione e poi continuò a guardare quella ragazza, che aveva trovato morta davanti alla porta della sua stanza. Sul torace, una sola,grande scritta:'Tu'. Non appena sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, premette il palmo della mano destra sopra entrambi con forza. Non doveva piangere. Non voleva piangere. Era quello che voleva quel bas***do; voleva piegarla, costringerla ad offrirsi a lui. Ma lei non avrebbe mollato. Avrebbe affrontato quel figlio di pu****a,gli avrebbe dimostrato quanto valeva e lo avrebbe messo in manette, quanto era vero che si chiamava Alexandra Evans! Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla e stringere con delicatezza. Sorrise. Sapeva di chi si trattava. “Come stai?”, le chiese la voce calma e preoccupata di Spencer. Alex sbuffò “Oramai non penso che nient’altro possa piegarmi. Sono pronta a tutto”.Spencer la girò verso di sé con forza e la obbligò a guardarlo negli occhi, prendendole il meno con le dita “Alex” la chiamò “Lo prenderemo, lo prenderemo senza che ti faccia alcun male”. Arricciò le labbra nervosamente, per reprimere la rabbia “Lo giuro. Non lo permetterò”.Alex lo fissò con un’aria da ebete che consolava. Se non fosse stato che erano in mezzo a tutto il resto della squadra e ad un’infinità di altri poliziotti, lo avrebbe baciato lì, sui due piedi, senza guardare in faccia a niente e a nessuno. Gli afferrò il colletto della giacca e lo tirò leggermente verso di sé. “Quando fai così mi fai letteralmente impazzire, dottor Reid”.Lo lasciò andare e si avviò verso lo sceriffo Valenti. Si voltò solo un attimo per gustarsi il sorriso di lui,ricco di imbarazzo.

Lo sceriffo Valenti stava parlando con Hotch. Alex si avvicinò piano, cercando di essere il più discreta possibile. Appena Aaron la vide, le fece segno di avvicinarsi “Alexandra” la chiamò “Vieni”.Alex si avvicinò al suo capo e fece un leggero sorriso allo sceriffo. “Stavamo prendendo in considerazione l’ipotesi di una conferenza stampa” spiegò lo sceriffo a suo beneficio. Alex annuì “Quando volete”.Hotch assentì “Te la senti?”.Alex annuì di nuovo con forza “Adesso più che mai, Hotch”.Hotch le fece un senno di assenso e si rivolse allo sceriffo “Chiami immediatamente la stampa”.Alex vide lo sceriffo allontanarsi e fece un profondo respiro:sì, era la cosa giusta da fare. “Alex,   non so se è una buona idea”.La voce preoccupata di Emily smorzò la sua agitazione. Alex si voltò verso la collega, sorridendole “Apprezzo l’interesse Emily,ma sono stufa di farmi governare la vita da uno sconosciuto” disse “Uno sconosciuto che presto sarà in galera”.Emily le sorrise tiepidamente e la accolse in un abbraccio. “Stai attenta e guardati intorno in continuazione”, le consigliò con un pizzico di agitazione nella voce. Alex annuì “Ne terrò presente Emily” le rispose. “Grazie..” azzardò, mentre la collega si stava già allontanando. Prentiss si voltò e le sorrise. “Grazie davvero” rimarcò il concetto Alex. Prentiss annuì, andando verso il suo capo.

Poco dopo, Alex si trovava davanti alla stampa, le mani saldamente aggrappate al podio dove si trovava, dal quale sperava di ricevere una qualche protezione. Era nervosa. Non perché fosse preoccupata dei giornalisti, era per quello che Hotch l’aveva assunta...Aveva paura che, tra l’immensa folla di persone, potesse spuntare una pistola capace di cancellarla per sempre. Deglutì. Hotch gli fece segno di iniziare. Alex fece un lieve segno di assenso. Guardò per un attimo Spencer,in piedi in parte a lei, ed iniziò con sicurezza. “L’uomo che stiamo cercando è organizzato, tremendamente meticoloso, molto preciso. Riteniamo che possa essere un sadico, a causa delle sue..” cercò l’espressione più delicata “..Azioni sulle vittime, attuate post mortem. I messaggi che lascia sugli addomi delle vittime possono sembrare sintomo di senso di colpa, ma in realtà sono solo un modo per sviare le indagini”.I giornalisti prendevano appunti avidamente. “E’, quindi, tremendamente pericoloso” continuò Alex “E molto determinato. Continuerà ad uccidere finché non otterrà quello che vuole”.Se solo la stampa avesse saputo che era lei ciò che voleva...Reid le fece segno di avvicinarsi e le sussurrò piano all’orecchio. “Sono arrivate ora delle informazioni dal coroner che provano che gli omicidi avvengono sempre nel giro di poco più di un minuto” informò “Quindi, possiamo aggiungere il carattere della fretta al profilo, che può anche essere sinonimo di esperienza. Cercate quindi un uomo tra i 40 e i 50 anni con un lavoro molto proficuo, o comunque con una situazione che implichi il ricevere dei soldi dallo Stato, magari per risarcimento”.Aspettò un attimo,prima di riprendere “Apparentemente freddo, distinto e sicuro di sé, ma in realtà l’esatto contrario. Rabbioso, probabilmente per qualcosa che non è riuscito a fare o che gli è stata negata in passato”. Stava per concludere il discorso, quando sentì un terribile bruciore provenirgli dalla guancia...Sanguinava. Si voltò verso Spencer:anche la sua guancia era lievemente tagliata. Sul muro,esattamente in mezzo a loro due,si trovava una foto che li ritraeva entrambi, fissata da una freccetta. Chiunque l’avesse lanciata,aveva una mira impressionante. Fu un attimo:una quantità inverosimile di poliziotti le fu addosso e la trasportò verso l’uscita. Stava per accadere quello che tutti temevano.

Alex rilesse per l’ennesima volta quello che c’era scritto dietro la fotografia: 'Siete così uniti..E così irritanti. Mi ci vorrà meno di un minuto per eliminarvi entrambi'.Derek sbuffò “Quindi adesso anche Reid è un possibile obiettivo?”. Hotch scosse la testa “Non possiamo esserne sicuri. Potrebbe essere un modo per spingere Alex a consegnarsi”.Alex sbuffò “Sono così stanca..” mormorò. David le strinse una mano sulla spalla “Tra poco sarà tutto finito, piccola, vedrai”,poi si rivolse alla squadra “Ora dobbiamo capire come mai ha scelto proprio Reid”.Spencer tossì rumorosamente, facendo sorridere leggermente Alex. “Probabilmente ci ha visti insieme dal medico legale..”. “Può essere” accennò Hotch, facendogli chiaramente capire che era un esperto profiler “Dobbiamo comunque stare attenti”.Tirò fuori un fogli di carta “E’ arrivata anche un’altra informazione dal coroner” disse “Ho preferito dirlo in privato perché è piuttosto delicata come cosa”.Fece un pausa. “Hanno trovato delle tracce di dna sulla penultima vittima”.“A chi appartiene?”, chiese impaziente Prentiss. “E’ questo il problema” disse Hotch “Il dna appartiene ad Oscar Evans”.Ci fu qualche attimo di silenzio. Alex sentì tutto il fiato che aveva abbandonare il suo corpo. “Che problema ci sarebbe?Andiamo a prenderlo!” azzardò Derek. Alex si fece coraggio “Il problema è che Oscar Evans è mio padre,ed è morto vent’anni fa in un incidente d’auto”,disse con freddezza. “Alex..” tentò Hotch. “No, Hotch” lo bloccò lei “Non ho bisogno di essere confortata. Mi sembra impossibile, ma se per qualsiasi assurda ragione mio padre dovesse essere vivo e dovesse essere un S.I. pazzo che mi perseguita, lo accetterò”.Si alzò in piedi,cercando di trattenere le lacrime. “Sono sempre stata dalla parte della verità, bella o brutta che sia”.Sbuffò in modo quasi impercettibile. “Ora, se volete scusarmi, sono molto stanca”.La videro allontanarsi dalla stanza con passo fiero. Ed un grave squarcio nel cuore.

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Capitolo 10
*** Uncontrolled Feelings. ***


Capitolo hot,mie care lettrici! ;) spero vi piaccia! colgo l'occasione per augurarvi buone vacanze! ci risentiamo ad agosto col prossimo capitolo! ^^

 

Anche nei cuori dei più timidi ci sono corde che non possono essere toccate senza dare forti emozioni. (Edgar Allan Poe)

Pioveva. Pioveva maledettamente. Chi era che diceva che spesso il tempo riflette lo stato d’animo delle persone?Chiunque fosse, si ritrovò a pensare Alex, aveva maledettamente ragione. Non c’era bisogno che cercasse di definire ciò che stava provando in quel momento, semplicemente perché non si poteva definire. Possibile che il DNA trovato sulle vittime fosse di suo padre?E, ancora di più, era possibile che suo padre fosse ancora vivo?E che volesse la sua morte?Non riusciva a dare una spiegazione razionale a tutto ciò. Cosa avrebbe potuto spingere suo padre a volere la sua morte, se all’epoca dell’incidente aveva solo tre anni?Decise di tentare di ignorare tutto il fiume di domande che le affollavano la testa e cercò di calmarsi. In quel momento, le uniche cose di cui aveva veramente bisogno erano una doccia calda e otto ore di sonno. Tutto qui.

Non fece a tempo ad entrare in camera e ad appoggiare la 24 ore sul letto che qualcuno bussò alla porta della sua stanza. Sbuffò:non aveva voglia di vedere nessuno. Decise che non avrebbe aperto, chiunque fosse. Quando sentì bussare una seconda volta, si avvicinò allo spioncino, giusto per levarsi lo sfizio di sapere chi era venuto a sapere come stava;era Reid. Non avrebbe dovuto guardare..Ora stava diventando impossibile per lei non aprire quella porta. Spencer bussò una terza volta “Alex” lo sentì “Sono io”. Sospirò e si avvicinò alla porta. La aprì appena. “Cosa c’è?” chiese con tono scocciato. “Posso entrare?” le chiese lui con cortesia. Alex sospirò di nuovo. Aprì del tutto la porta, nascondendosi dietro per lasciar passare Reid. Spencer entrò guardandosi in giro ed iniziò a tamburellare sulle cosce per smorzare l’imbarazzo. Alex lo bloccò ancora prima che riuscisse ad aprire bocca “Non mi chiedere come sto” gli intimò “Sarebbe una domanda stupida. E tu non sei stupido” concluse imbronciata. Reid sorrise appena “Volevo solo darti un po’ di conforto” le disse “So cosa si prova a pensare che il proprio padre sia un assassino”.Alex lo guardò con aria indagatrice “Ah, sì?”.Spencer annuì “Sì. Due anni fa c’erano molti elementi che mi portarono a credere che mio padre fosse colpevole di omicidio”.Alex deglutì. “E..Poi?”.Lui fece spallucce “E poi si rivelò solo un grande sbaglio, per fortuna!”.Si sedette con cautela in parte a lei “Può darsi che il Coroner si sia sbagliato” cercò di confortarla. Lei si lasciò sfuggire un sorriso ironico “Come no!”.Reid le circondò la schiena con un braccio in un modo talmente impacciato che la fece sorridere. “Sono sicuro che c’è un errore..”.Alex fece spallucce “Mi siete sembrati tutti piuttosto convinti!” decretò con un pizzico di stizza nella voce. Reid scosse la testa “Facciamo solo il nostro lavoro”.Alex si scostò dalla sua dolce presa e lo fissò in modo severo “Anche io faccio il mio lavoro!”.Reid annuì “Certo, non volevo dire questo, è solo che...” bloccò la frase a metà ed abbassò il viso. Alex abbassò la testa per guardarlo negli occhi “E’ solo che..?”.”Che per te è una faccenda piuttosto personale e potresti non vedere le cose con chiarezza” si fece coraggio lui. Alex si liberò dal suo braccio e si strinse nelle spalle, offesa “Non pensavo mi credessi così infantile”.Lui scosse la testa con convinzione “Non è questione di infantilità!” le disse “Sono le nostre emozioni che ogni tanto ci giocano brutti scherzi..” decretò “Anche noi siamo esseri umani” concluse con un sorriso timido. Alex scosse la testa “No. Non può succedere. Non con me”.Si alzò ed iniziò a camminare per la stanza “Ho ricevuto tante di quelle batoste in vita mia, che oramai ci ho fatto l’abitudine”.Spencer la fissò negli occhi verdi. Entrambi avevano avuto un passato difficile, entrambi davano la colpa ai loro trascorsi per il loro carattere timido e chiuso. E allora, perché non proteggersi a vicenda?Perché non diventare una cosa sola, invincibile davanti alle delusioni? “Alex...” iniziò Reid impacciato, prima che Alexandra lo bloccasse. “No,Spencer” gli disse “E’ inutile che cerchi di continuo di consolarmi. Non c’è niente che tu possa dire o fare per farmi stare..” “Ti amo”.Silenzio. Alexandra lo guardò stralunata. Deglutì. Aveva detto davvero quello che aveva sentito?Si fece coraggio “C..Che cosa?”,gli chiese balbettando. Reid, che era diventato color porpora, le regalò un dolce sorriso.“Ho detto che ti amo”, le ripeté. Alex si lasciò cadere seduta sul letto, in parte a lui. “Sicuro?”,gli chiese ancora incredula. Reid arricciò leggermente le labbra, annuendo “Eh,sì”. Alex lo fissò negli occhi. Nei grandi occhi nocciola. Gli prese il viso con le mani, attirandolo a sé, e lo baciò.

Stavolta sarebbe andata fino in fondo, decise Alex mentre le labbra di Spencer premevano dolci sulle sue. Gli slacciò la cravatta e la lanciò lontano, iniziando a slacciargli la camicia. In pochi attimi, la camicia prese posto sul pavimento, in parte alla cravatta. Mentre lui le scendeva dolcemente con le labbra lungo il collo, Alex prese l’occasione per osservargli la schiena, chiara e liscia, e il fondoschiena, piccolo e perfettamente disegnato dai pantaloni neri. Decise di levarsi lo sfizio;abbassò una mano fino al gluteo di Reid e, una volta raggiunto il suo obbiettivo, lo strinse con soddisfazione. Spencer sussultò, risalendo al viso per guardarla. Non disse nulla, forse perché la sua timidezza glielo impediva, si limitò a sorridere. Sta di fatto che Alex doveva essersi distratta troppo col fondoschiena perfetto del dottor Reid, perché lui aveva avuto tutto il tempo di sfilarle i vestiti senza che lei se ne accorgesse. Decise di non essere da meno:gli slacciò la cintura dei pantaloni con prepotenza e glieli abbassò, mandandoli lontano con un calcetto. Reid le cinse le spalle, non smettendo di baciarla, e la spinse sul letto matrimoniale. Le sfilò con delicatezza il reggiseno e stette ad osservarla per qualche attimo. “Sei..Sei bellissima”,lo sentì balbettare con voce scura, che non pensava potesse appartenergli. Alex sorrise “Anche tu non sei da meno”.Spencer iniziò a scendere con la lingua dal collo ed esplorò ogni singolo spazio del decolleté di Alex. Le tracciò il confine dei capezzoli con esasperante delicatezza, facendola sospirare..Era una tortura!Era una tortura desiderarlo così tanto e dover aspettare ancora per averlo! Lo sentì abbassarle piano gli slip e, quando capì cosa stava per fare, si aggrappò con le mani alla trapunta del letto e trattenne il respiro. Spencer iniziò a muovere la lingua sul suo sesso senza pietà, torturandola. Alex non riuscì a controllare i gemiti. Inarcò la schiena e cercò di contenere il piacere incontrollabile che le stava dando il giovane genio. Ad un tratto si ritrasse dalla sua bocca con uno scatto. Reid la guardò confuso “Alex..”.Lei sorrise, piena di desiderio “Adesso tocca a me, dottor Reid”.Lo catapultò sotto di sé e gli sfilò i boxer con maestria. Decise che doveva soffrire. Quel giovane ragazzo dal viso perfetto e dal corpo altrettanto invitante, doveva soffrire. Gli scese con la lingua sul pube e sentì il suo respiro diventare più affannoso. Quando decise che era cotto al punto giusto, prese tra le mani il suo sesso ed iniziò a muovere le dita su e giù su tutta la superficie. Adesso Spencer stava gemendo. E i suoi gemiti di piacere erano musica per le sue orecchie. Dopo un tempo indefinito, decise che lo aveva fatto soffrire abbastanza..Ed era venuto il momento di appagare entrambi. Si sdraiò in parte a lui e lo guardò in viso, che si era piacevolmente arrossato. “Proceda pure, dottor Reid”.Non pensava di riuscire ad essere così sfacciata. Eppure, in quel momento, al semibuio, da sola col dottor Reid, si sentiva tutto, fuorché che timida. Si sentiva bene. Si sentiva giusta. Spencer si mise a cavalcioni su di lei e si adagiò piano. Alex lo fece entrare del tutto dentro di sé, avviluppando le braccia e le gambe alla sua schiena liscia. Iniziarono a muoversi sinuosamente, i movimenti di uno completavano quelli dell’altra. Le spinte si fecero man mano più forti e passionali, i respiri si affrettarono. Presto, la stanza si riempì dei loro gemiti di piacere. Né Alexandra, né Spencer, avrebbero mai pensato di poter provare emozioni così forti, così incontrollabili. Alla fine, però, quando si ritrovarono sotto le lenzuola, vicini e abbracciati, si sentirono bene. Sereni. E Alex, riuscì a dire una frase che pensava non avrebbe mai avuto il coraggio di pronunciare. “Anche io ti amo, Spence”.

Oscar Evans aveva osservato tutta la scena. Ed ora, era schiumante di rabbia. Alexandra era la sua bambina, e doveva essere solo sua. L’avrebbe fatta pagare a quello stuzzicadenti. Gliel’avrebbe fatta pagare molto cara. Quando fu sicuro che entrambi si fossero addormentati, scivolò nella stanza silenziosamente dalla finestra. Era completamente buio e i due ragazzi respiravano tranquilli nel loro sonno profondo. Oscar si sedette sulla poltrona davanti al letto. E si mise ad aspettare con ansia il loro risveglio.

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Capitolo 11
*** Revelations. ***


“E’ meglio una delusione vera, di una gioia finta”. (Neffa)

Gli occhi verdi di Alexandra si spalancarono improvvisamente. Aveva avuto un incubo. La prima cosa che le venne naturale fare, fu controllare se Spencer era ancora accanto a lei;c’era, e dormiva profondamente. Inspirò lentamente e buttò fuori l’aria per tranquillizzarsi. Era stato solo un incubo. Non ricordava con esattezza cosa aveva sognato, ma era qualcosa che la terrorizzava profondamente. Si accoccolò vicino a Reid per non sentire freddo, per cercare di lavare via quel disagio che stava provando e che non sapeva a cosa fosse dovuto esattamente. “Non è ancora venuto il momento di svegliarsi, piccioncini?”.Alex rabbrividì e sentì Spencer sussultare. “Cosa è stato?!” chiese, con la voce ancora impastata dal sonno. “N..Non lo so” balbettò Alex. “Sono qui..”.Era ancora quella voce profonda. Non era un incubo, stavolta.

Spencer si sporse verso il comodino per accendere la luce, che illuminò un volto patito e incorniciato dalla barba incolta. Alex avrebbe riconosciuto quella figura ovunque, nonostante non la vedesse da praticamente tutta la vita. Deglutì. “Papà...” mormorò. Oscar Evans si alzò dalla poltrona dove si era accomodato e sorrise soddisfatto “Sono contento che ti ricordi di me, bambina mia”.Alex e Spencer lo fissavano paralizzati, in silenzio, trattenendo il lenzuolo ben saldo sui loro corpi nudi,per coprire l’imbarazzo. L’espressione di presa in giro di Oscar mutò improvvisamente in rabbia “Vestitevi. Mi fate schifo”.Alex fissò Spencer con la coda dell’occhio. “Fa quello che dice..” le sussurrò lui “Non mi sembra in vena di contrattare”.Si alzarono e si infilarono i vestiti in fretta, sotto lo sguardo severo di Oscar. “Così è molto meglio” decretò lui quando furono di nuovo vestiti “Posso parlarvi senza avere voglia di vomitare” disse, gesticolando con in mano la pistola come se fosse un mazzo di fiori. “Sedetevi, prego” li schermì “Preferisco stare comodo a chiacchierare”.Lo imitarono, sedendosi uno in parte all’altra di fronte ad Oscar. “Perché fai questo, papà?” chiese Alex con voce tremante. Lui le sorrise e le si avvicinò, accarezzandole piano la guancia con il dorso della pistola “Ti sei proprio fatta bella, Alexandra..” le disse “D’altronde, tua madre è una bellissima donna, non vedo in che modo tu possa essere stata brutta”. Alex strinse gli occhi a due fessure, sfidandolo “Non mi hai risposto”.Lui annuì “Hai ragione, sono stato molto maleducato” finse di rammaricarsi “Perché faccio questo, dici?” chiese di nuovo “Perché mi è stata portata via la mia vita. E adesso, io mi prendo quella degli altri!”.Alex scosse la testa “Stai farneticando!” lo accusò “Tu hai finto di morire in quell’incidente d’auto!” stava quasi urlando “..Perché?”,terminò in un sussurro. Oscar le sorrise di nuovo “Penso sia venuto il momento che tu sappia ogni cosa, mia piccola Alexandra” le disse “E’ venuto il momento che tu conosca un passato che fino ad ora ti è stato celato”.Alex deglutì. “Dobbiamo tornare indietro a 23 anni fa..” iniziò suo padre “Io e tua madre ci siamo innamorati all’università, e nemmeno tre mesi dopo ci siamo sposati. Era tutto perfetto tra noi” spostò lo sguardo fisso su di lei “Ma poi..Poi sei arrivata tu, Alexandra”.Vide suo padre scuotere la testa schifato “Dopo la gravidanza, tua madre non è più stata la stessa. Pensava sempre e solo a te, si era lasciata andare, non usciva più di casa” si morse un labbro per contenere la rabbia “Io ero diventato trasparente”.Spencer strinse la mano di Alexandra “Si chiama crisi post-partum” osò dire “E’ comune in molte donne. Sta ai mariti capirle e sostenerle”.Oscar si voltò verso di lui e gli puntò la pistola alla fronte “Stai zitto tu, ragazzino”,gli intimò. Poi, rivolse il suo sguardo ad Alex “E’ per questo che ho simulato la mia morte” le spiegò “Così ho potuto evadere da quell’inferno che un frugoletto così piccolo era riuscito a creare nella mia vita. E ho iniziato a meditare sulla mia vendetta”.Alex cercò di ricacciare indietro le lacrime, mentre suo padre terminava il racconto. “All’inizio, avevo semplicemente pensato di farti arrivare all’età della ragione per ucciderti. Ma quando ho saputo che eri entrata nell’unità di analisi comportamentale..Oh, allora sì che ho capito che mi sarei potuto divertire!”.Alex cercò di calmare il suo respiro affrettato “Quindi..Tu hai fatto tutto questo male..Hai finto di essere un assassino che si sentiva in colpa per le sue azioni..Per uccidere me!”.Oscar annuì “Sì, direi che è esatto. Ma adesso..Penso di aver trovato un’idea migliore”.Con una mossa fulminea, afferrò Spencer per le spalle e lo bloccò stringendo il braccio muscoloso contro il suo collo. Poi, gli puntò la pistola contro la tempia, premendo. “Spencer!”,urlò Alex appena si fu resa conto di quello che stava succedendo. “Tieni molto a lui, non è vero?” le chiese Oscar con un sorriso sadico stampato in viso. “No, papà, ti prego, no!” lo supplicò lei, non riuscendo più a trattenere le lacrime. Oscar rivolse un’occhiata a Reid, immobile con le braccia semialzate in segno di resa. “Sai Alex..E’ buffo che, con tutti i federali che ti girano in torno, tu ti sia scelta proprio il tuo fratellastro!”.Spencer sgranò gli occhi “C..Che cosa?!” balbettò. Oscar guardò il suo ostaggio con sguardo soddisfatto “Non lo sapevi, dottor Reid?” gli domandò “A quanto pare non conosci la tua Alexandra così bene come pensi!”.Spencer deglutì, guardando Alex con un punto di domanda stampato in fronte. “Digli chi sei, Alex” le intimò il padre “Oppure gli faccio saltare la testa come una pignatta!”.Alex sospirò, abbassando lo sguardo;le sue lacrime bagnarono il pavimento. “Io sono la figlia della seconda moglie di William Reid” confessò. Avrebbe voluto guardare Spencer negli occhi, ma non ne ebbe il coraggio. “Quando Will è morto, lo scorso anno, ho deciso che volevo conoscerti, cercarti per volerti bene come un fratello” sospirò “Ma mi sono innamorata di te”.Spencer scosse la testa incredulo “A..Alex” boccheggiò “Come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere?”. Alex lasciò scorrere le lacrime fluide “Scusami..Non sapevo come avresti reagito.. Io non volevo che tornassi ad odiarmi!”.Lui abbassò lo sguardo “Non potrei più odiarti..” sussurrò. Oscar trascinò Reid verso la finestra “Direi che questo è quanto, Alex!”.Alexandra lo guardò con orrore “No!Che cosa vuoi fare?!”. Oscar le sorrise “Ti ho dato tante occasioni per consegnarti. Ora sarai tu a dover trovare me!”.Alex si lanciò contro di lui, afferrando il braccio che stringeva Spencer come in una morsa. Oscar la allontanò con una gomitata, che le fece sanguinare la gota. “Alex!”,Spencer cercò di divincolarsi senza successo. Oscar lo trascinò con sé fuori dal balcone “Cerca di trovarmi in fretta, profiler” le disse “Altrimenti, tu hai preso la mia vita..Io mi prenderò la tua”.Lo vide saltare dal primo piano. “NO!” urlò disperata “SPENCER,NO!!!”. Si affacciò alla finestra e vide partire un furgoncino verde scuro. Se n’era andato. E si era portato via Spencer. “NOOO!”,un ultimo urlo disperato si diffuse dalla bocca di Alexandra.

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Capitolo 12
*** JJ. ***


Ciao a tutte! :) Vi lascio insieme al capitolo anche il trailer della ff..Spero vi piaccia! ^^

http://www.youtube.com/watch?v=4UcfVV9CGgI&feature=channel_video_title

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“La lontananza rimpicciolisce le persone agli occhi, ma le ingrandisce al pensiero”. (Arthur Schopenhauer)

Alex si ripiegò curva sul foglio che aveva di fronte, rileggendo i pochi indizi che avevano su Oscar. Buffo, pensò amara;in tutta quella storia, la persona della quale sapeva meno, era proprio lui, suo padre. L’uomo che le aveva dato la vita. L’uomo che voleva togliergliela. L’uomo che le aveva portato via l’unico che era riuscito a restituirle il sorriso, a restituirglielo davvero. Un’ondata di rabbia la pervase, spingendola a scaraventare lontano le scartoffie che teneva sulla scrivania e a disperderle sul pavimento. Appoggiò il viso tra le mani e pianse, di nuovo. Non sapeva come fare per aiutare Spencer, non sapeva come fare per riaverlo. Faceva talmente schifo la vita senza di lui!Una mano paterna si strinse sulla sua spalla. Alex abbassò le mani dal viso, tirando su rumorosamente col naso. David sospirò. “Non è stata colpa tua”,le disse solamente. Alex scosse la testa “Sono due settimane che non fate che ripetermelo” disse “Non è colpa mia se mio padre ha ucciso quelle ragazze, non è colpa mia se ha preso Spencer...” elencò. Si voltò per guardare il suo interlocutore, con un’espressione dura in volto, che non le apparteneva. “Ma la verità è un’altra, Dave” gli fece notare “La colpa è mia, perché l’unica che vuole sono io, e una marea di innocenti hanno perso la vita per un mio problema!” rimarcò il concetto. Si alzò dalla scrivania ed iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, cercando di trattenere le lacrime senza successo. David le andò incontro, offrendole il suo abbraccio. “Mi manca così tanto!” gli confessò tra i singhiozzi. “Tieni molto a lui, vero?” le chiese dolcemente, accarezzandole la nuca. Alex annuì, “Gli penso sempre, giorno e notte. Io lo amo...”.David la allontanò leggermente per farsi guardare “Lo so, piccola. Anche noi teniamo molto a lui” le disse “E’ per questo che lo riporteremo a casa” la rassicurò sorridendo tiepidamente. Alex sorrise appena “Lo spero, David, lo spero. Se mio padre dovesse fargli del male, io..”.“Ssh!” la bloccò Rossi “Ci sono ben sei persone che lo rivogliono a casa. Tornerà presto, non gli accadrà nulla” la rassicurò “Devi solo aver fiducia. Alex annuì, facendo un profondo sospiro. “Hai ragione. Mettiamoci al lavoro!”.David sorrise “Brava ragazza,così ti voglio!”.”Penserai che sono una frignona..” sbuffò lei, dirigendosi verso la porta. “No” rispose David facendo spallucce “Penso solo che non ho mai visto nessuno così innamorato di Spencer di quanto lo sei tu”.Alex abbassò la testa, arrossendo leggermente.

Spencer Reid riaprì gli occhi piano, strizzandoli immediatamente non appena la luce li colpì con violenza. Li tenne chiusi per qualche attimo, cercando di abituarsi alla luce accecante che una sola lampadina emanava nello stanzino in cui si trovava. Era un posto umido, concluse, continuando a tenere gli occhi serratamente chiusi. Non riusciva ad aprirli, o forse, ci rifletté sopra, non ne aveva il coraggio. Dopo quattro anni l’incubo si ripeteva;aveva giurato a sé stesso che non sarebbe più accaduto, che più nessun pazzo psicopatico lo avrebbe allontanato dalle persone che amava. Invece, in quel preciso momento, si trovava in quella che sembrava una cantina, preso in ostaggio da Oscar Evans, il presunto defunto padre della sua..’sorellastra’,se così la poteva chiamare. Wow, si disse. Stavolta aveva combinato davvero un bel casino!Era strano, di solito doveva impegnarsi per finire in guai del genere, invece stavolta si era limitato ad esprimere i suoi sentimenti per una ragazza. Alex. Sentì un peso abbandonargli il torace, non appena pensò che lì, al suo posto, poteva esserci lei. Poteva essere lei in pericolo, invece, grazie a Dio, lei era al sicuro, insieme agli altri. Sorrise tristemente. Alex. Non riusciva ad essere arrabbiato con lei, non riusciva ad odiarla per avergli nascosto un segreto di simile portata. Per quanto ne dicesse Oscar, era certo che anche lei ricambiasse i suoi sentimenti, e che non gli avesse confessato di essere la figliastra di suo padre per non rovinare il rapporto che si era creato tra di loro. E che lui aveva ostacolato fino all’ultimo, penso con un sospiro. Quanto era stato stupido;non era riuscito a capire quanto fosse speciale Alexandra e si era lasciato guidare dai pregiudizi, dalla convinzione che fosse stata lei la causa dell’abbandono di JJ, e non era riuscito a godersi fino in fondo quel legame speciale che li univa, quella complicità, quella passione. Ed ora, molto probabilmente, sarebbe morto, e non l’avrebbe rivista mai più, concluse. Si consolò pensando che, a differenza di come aveva fatto con JJ, era riuscito a confessare ad Alex che l’amava. E questo bastava. Richiuse di colpo gli occhi non appena la porta dello scantinato si aprì.

Alexandra sbuffò, cercando di riprendere fiato dopo l’acceso confronto di teorie che aveva avuto con i suoi colleghi. Sorrise stravolta, un barlume di speranza si accese in lei:nessuno di loro si era mai impegnato così tanto. Sì, tutti mettevano l’anima in ogni caso, ma quella volta..Quella volta era diverso. Dovevano tutelare la loro famiglia, ed erano disposti a tutto pur di riuscire nell’intento. Alla fine, erano giunti ad una conclusione comune:il nascondiglio di Oscar doveva per forza trovarsi nelle vicinanze, e doveva essere collegato con il suo passato. Certo, conoscere qualcosa riguardo al suo passato potrebbe essere stato d’aiuto!, pensò sarcastica. Fu distolta dai suoi pensieri quando Hotch attirò la loro attenzione. “E’ appena arrivata una persona” annunciò a beneficio di tutti. Morgan lo guardò confuso “Una..Una persona? E che cosa c’entra?”.”Ci sarà di grandissimo aiuto per riportare Reid a casa” affermò con sicurezza. Un sospetto si fece largo nella mente di Alex. “Chi è?” chiese Emily, diffidente. “Lei” disse fiero Aaron, indicando un punto dietro di loro. Si voltarono tutti nello stesso momento. Sui loro volti passarono tante emozioni diverse:gioia, orgoglio, emozione, incredulità. Sul volto di Alex, solamente un grande spiazzo, mentre osservava la bellissima e bionda donna che aveva di fronte. “JJ!” trovò il coraggio di esprimersi Garcia, correndole in contro per abbracciarla. Jennifer ricambiò energicamente il suo abbraccio, lasciandosi scappare qualche lacrima. “Speravo di rivedervi in occasioni migliori” confessò non appena ebbe sciolto l’abbraccio con Garcia. “Anche noi, credimi” la rassicurò Emily, stringendole la spalla energicamente. JJ sospirò profondamente “Adesso l’unica cosa importante è trovare Spence”.Spence. Lo aveva chiamato Spence, pensò gelosa Alex. Era strano, in quel momento dovrebbe aver avuto altro per la testa, eppure, l’unica cosa a cui riusciva a pensare da quando JJ era entrata in quella stanza era quanto era stata importante per Spencer. “Non mi sono presentata” le disse Jennifer con un sorriso “Jennifer Jerau”.Alex sorrise “Alexandra Evans” si presentò a sua volta. Sembrava una ragazza estremamente gentile e competente, pensò rassicurata. Forse non sarebbe stato così difficile andare d’accordo con lei. La cosa più importante, comunque, era riuscire a salvare Spencer. “Dovete sapere che ho iniziato ad indagare da quando Hotch mi ha avvertito della scomparsa di Reid, tre giorni fa..” iniziò a spiegare nel frattempo JJ “E si da il caso che abbia trovato qualcosa mi molto succulento!”.Derek strabuzzò gli occhi “Hai trovato qualcosa sul passato di Oscar Evans?!” esclamò sorpreso “Ma gli ultimi vent’anni della sua vita sono inesistenti!”.JJ lo guardò con soddisfazione “Diciamo che lavorare al Pentagono mi ha dato qualche aggancio..” spiegò “So chi ha aiutato Evans a rimanere nell’ombra per tutti questi anni”.Alex scosse la testa “Io pensavo si fosse limitato a nascondersi..”.“Invece no” le spiegò Jennifer “In questi anni ha vissuto come una persona normale:spese, conto in banca, lavoro..”.“Ci stai dicendo che è stato trattato come un agente che deve essere protetto?!” le chiese Rossi. JJ annuì “Esattamente. Ma,come vi dicevo, non ha fatto tutto da solo. E’ stato un ex agente della CIA ad aiutarlo..” tirò fuori dalla 24 ore una foto “..Siete pronti a spremere Clyde Easter peggio di un limone?”.

(continua..)

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Capitolo 13
*** Here We Are! ***


Scusate il ritardo! :)

 

“Tutto è possibile. Possono dirti che hai il 90% di possibilità, il 50%, o anche l’1%, ma ci devi credere. E devi lottare.” (Lance Amstrong)

Clyde Easter fissava la folta chioma di capelli ramati che aveva di fronte agli occhi. Gli occhi verde smeraldo, la pelle chiara, le lentiggini sul naso, il fisico esile e delicato. Piegò leggermente la testa di lato, senza farsi accorgere,  guardando il fondoschiena della federale che gli stava leggendo i suoi diritti: Alexandra Evans era davvero cresciuta. Chi l’avrebbe mai detto;l’ultima volta che l’aveva vista aveva appena due anni! E ora era una donna, una gran bella giovane donna. “Ha capito i suoi diritti, signor Easter?” le chiese dura, appoggiando le mani sul tavolo grigio della sala da interrogatorio. Clyde sorrise appena, avvertendo il tono determinato e deciso. “Di solito mi chiamano agente Easter” replicò. Alex sorrise in modo finto “Sono parecchi anni che non ricopre più quel ruolo, Clyde..” gli fece notare “..E, se posso permettermi, non è degno di essere considerato tale” concluse duro. Clyde fece schioccare la lingua, appoggiandosi coi gomiti sul tavolo e guardandola negli occhi “Io non so perché lei è così sgarbata, e non so come mai sono stato chiamato qui” mentì “Potrebbe illuminarmi?”.Alexandra fece scorrere velocemente i fascicoli sotto i suoi occhi “Non aspettavo altro” gli annunciò. Si sedette davanti a lui e si accomodò, intrecciando le mani e appoggiandole sul tavolo. “Da quanto tempo ha lasciato la CIA, Clyde?” chiese con una calma spaventosa, cercando di fingere di essere totalmente estranea alla faccenda. “Ha detto che lo sa già” le fece notare lui. “Voglio solo una conferma” rispose Alex. “Sono ventuno anni esatti” rispose con sicurezza. Alex annuì “E come mai ha lasciato il suo incarico?”.Easter fece spallucce “Non amavo i metodi dei servizi segreti. E, inoltre, non sopportavo come i capi supremi snobbassero noi poveri agenti” disse con sincerità. Alex prese una vecchia foto di suo padre e la mostrò all’ex agente. Ebbe un moto di speranza quando lo vide strabuzzare gli occhi di fronte all’immagine di Oscar Evans. “Conosce quest’uomo?” chiese in un sussurro, decisa. “Oh, sì che lo conosco” rispose Clyde con nonchalance “Era un mio vecchio amico. E’ morto vent’anni fa in un incidente d’auto, lasciando moglie e figlia piccola. Una vera tragedia” mentì. Alex emise un esile risolino “Lo sapevo che non sarebbe stato facile farla parlare, Clyde” disse, iniziando a camminare per la stanza “Allora sarò più chiara:mio padre non è morto, l’altra notte è rispuntato dal nulla e ha cercato di uccidermi. Qualcuno l’ha aiutato ad inscenare la morte e lo ha protetto per tutti questi anni” avvicinò il viso a quello dell’uomo, minacciosa “Quel qualcuno è lei. Voglio sapere perché, e dove si trova adesso mio padre. E’ stato lei a cancellare le sue tracce, adesso voglio che mi racconti ogni cosa” concluse in un sussurro teso. “Non so proprio di cosa parli, Alexandra” rispose Clyde. Alex sorrise, soddisfatta “Invece sì:mi ha appena chiamata per nome. Lei sa molte cose, signor Easter!” urlò. Clyde deglutì:si era lasciato scappare un insignificante nome, che l’aveva incastrato. Rise. “E va bene, Alexandra. Mi hai scoperto” ammise “Ma non ho nessuna intenzione di raccontarti tutta la mia vita, né tanto meno di dirti dove si trova tuo padre adesso. Non tradisco gli amici” concluse, strizzandole l’occhio. Alex sbatté entrambi i palmi delle mai sul tavolo, con rabbia “Siete due pezzi di me**a!” urlò, fuori di sé dalla rabbia “Mio padre ha rapito un mio collega, Easter, ed è solo questione di tempo prima che lo elimini! Non mi interessa se lei non tradisce gli ‘amici’, io la spremerò peggio di un limone, le farò sputare sangue, la ridurrò ad un piccolo straccio lacero” lo minacciò, arrivando a pochi centimetri dal suo naso “E lei parlerà. Oh, le assicuro che canterà come un usignolo, figlio di pu****a!” terminò, lanciandogli uno sguardo pieno d’odio e uscendo dalla stanza sbattendo la porta.

Gli occhi nocciola di Spencer Reid riflettevano l’immagine del suo aguzzino, che lo guardava con un mezzo ghigno in volto. Era un uomo alto e grosso, Oscar Evans; gli sarebbe bastato un potente destro ben centrato in mezzo alla fronte del giovane dottore per porre fine alla sua vita. Ma non sembrava volerlo fare troppo presto. No, si voleva divertire con lui. L’avrebbe torturato, stremato. Quando Alexandra sarebbe riuscita ad arrivare a lui, Spencer Reid sarebbe già stato morto. E lui, finalmente, avrebbe avuto la sua vendetta:la sua unica figlia, finalmente, sarebbe morta tra atroci sofferenze fisiche e psicologiche. “Ciao, Spencer” disse finalmente, sorridendo al giovane federale, che lo fissò diffidente. “Ti trovi bene?” lo schermì, riferendosi allo scantinato buio, umido e freddo dove l’aveva nascosto. Per tutta risposta, Reid gli sputò in faccia con forza. “Vai al diavolo” sussurrò con voce tremante di rabbia, fissandolo negli occhi. Oscar rise piano, asciugandosi la guancia con un movimento lento. “Passeremo del tempo molto piacevole insieme, io e te, dottor Reid” gli disse in modo velatamente minaccioso “E quando la tua Alexandra riuscirà a trovarti, se riuscirà, tu sarai già morto”. Ci fu una pausa, rotta dal rumore del deglutire di Reid. “Sarai un mucchietto di misere spoglie, un povero corpo esamine. Polvere” continuò crudele “D’altronde..Polvere eravamo, e polvere ritorneremo, non è così?” gli chiese, avvicinando il viso al suo. Spencer abbassò lo sguardo. “Mi avevano detto che hai una gran parlantina, Spencer” lo punzecchiò “Eppure, io ti ho sentito dire solo poche parole. Come mai?”.Reid non rispose. “Beh..Devo forse raccontarti come ucciderò Alexandra una volta che tu sarai morto, per farti parlare?”.A quel punto, Spencer sussultò sulla sedia dov’era legato. “Non ti devi azzardare a sfiorarla nemmeno con lo sguardo!” si lasciò sfuggire in un impeto di adrenalina. Oscar rise di gusto “Ma..Ma come ti permetti!” esclamò divertito “Io sono quello che gli ha dato la vita, Spencer, e posso decidere in ogni momento se e come togliergliela. Ti è chiaro?”.Lui scosse la testa “Io non te lo permetterò, figlio di pu****a” disse a voce bassa. Oscar gli prese di scatto il mento con due dita e lo fissò negli occhi “Oh, no, Spencer. Tu me lo permetterai, perché sarai già morto” disse con un sorriso. Gli lasciò andare il mento per armeggiare in una piccola credenza di legno poco lontano. Tornò con un grosso sorriso, mostrando al suo prigioniero una siringa e una provetta con una scritta in biro:“Dilaudid”.Spencer s’irrigidì e sbiancò di colpo. “Te lo ricordi, vero?” gli chiese sadico. Reid non disse una parola, ma Oscar sapeva leggere nella paura delle persone. “So’ molto più di tutti voi di quanto possiate immaginare, miei cari profiler..” si lodò, scuotendo la testa “Ma, non ti preoccupare Spencer, ho in mente altro per te” gli disse, estraendo un grosso coltello dalla tasca posteriore dei pantaloni logori. “Sei pronto per iniziare, dottor Reid?”.

Alex fissò lo sguardo su Clyde, attraverso il vetro a specchio del commissariato. JJ le si avvicinò ed emise un leggero sospiro per segnalare la sua presenza. Alex si voltò verso di lei, sorridendole leggermente. Si creò un imbarazzante silenzio, che fu JJ a rompere.“Sei stata grande lì dentro. Una con le palle” le disse, strizzandole l’occhio. Alex sorrise, sospirando “Non sai che massacro psicologico” ammise. JJ annuì “Posso immaginarlo. Vedrai che parlerà Alex, devi solo mantenere la tua tenacia e la tua determinazione”.Lei fece spallucce “Lo spero tanto. Se Clyde non parla in fretta..” la frase le morì in gola e delle fastidiose lacrime le si formarono appena sotto gli occhi verdi. JJ le mise una mano sulla spalla e strinse forte “Garcia mi ha raccontato cosa è successo tra te e Spencer” ammise “Vedrai che lo troveremo” la rassicurò. Alex si asciugò una lacrima, tirando su col naso “E..E se arrivassimo troppo tardi?” ipotizzò “Se Spencer dovesse morire,io..”.”No, non dirlo” la bloccò JJ “Lo troveremo prima. Lo salveremo. Punto”.Alex annuì, accettando il fazzoletto che la bionda agente le aveva offerto. “Anche io tengo molto a Spencer, so come ti senti, ma non devi mollare. Andrà tutto bene”.Alex fu tremendamente grata al sorriso solare di JJ. “Grazie Jennifer”,farfugliò tentando di sorridere. JJ annuì “Non devi ringraziarmi. Ma promettimi una cosa”.”Tutto quello che vuoi” le disse Alex. “Chiamami JJ” ordinò l’altra sorridendo.

Clyde abbassò lo sguardo all’ennesima domanda di Alexandra. Non ce la faceva più, e si stava rendendo conto di quanto lei, piano piano, lo stesse piegando. “Dimmi la verità, Easter, una volta per tutte!” urlò per l’ennesima volta. Lui scosse la testa “No” rimarcò. Alex si sedette al tavolo “Sarà meglio che mi metta comoda, qui la faccenda si farà lunga” tentò di pressarlo “Forza, raccontami perché hai mollato la CIA”.Clyde portò gli occhi al cielo “Te l’ho già detto:non mi andava come ci trattavano i superiori” spiegò “Oscar mi ha dato l’occasione di riscattarmi, di farla pagare a quei giudei”.Alex fece una piccola smorfia “Di riscattarti?” ripeté “Ma se sei un povero pezzente!” gli rinfacciò “Abbiamo controllato il tuo conto corrente, Clyde. Sei al verde”.Lui alzò le spalle “A quello ha sempre provveduto tuo padre”.Alexandra s’irrigidì “In che modo?”.“Poco dopo aver assunto la sua nuova identità, è diventato socio di una piccolo bottonificio, che si è ingrandito piano piano. Col tempo ha fruttato e gli ha permesso di mantenerci entrambi” disse. Alex cercò di sfruttare al meglio quell’occasione “Come si chiamava la ditta?”.Clyde sorrise leggermente “Davvero pensi che sia così ingenuo, fanciulla?”.Alex scosse la testa “No. Spero solamente che la coscienza di torni almeno per un attimo” confessò “Hai detto che non sopportavi come ti trattavano i tuoi superiori mentre eri alla CIA” cercò di giocarselo “Beh, adesso un bravo agente, un agente semplice, come lo eri tu, non un supervisore, è in pericolo” disse “E i piani superiori se ne fregano” mentì. “Che gran figli..” cercò di imprecare lui, prima di essere bloccato da Alex “Esatto. Spencer è un bravo agente, che ha sempre fatto il suo dovere, e non si merita una fine così misera”.Fece una breve pausa, mordendosi il labbro e cercando di essere più gentile. “Dimmi dove si nasconde mio padre Clyde, ti prego. Si tratta di salvare uno di voi” cercò di convincerlo. Easter giocherellò con l’orologio nervosamente “E..La mia pena sarà ridotta?” chiese. Alex fece un mezzo sorrisetto “Sì, diremo che hai collaborato” gli promise “Adesso..Ti prego!”.Clyde annuì “E va bene. Mi dispiace tradire Oscar, ma a questo punto non ho altra scelta” ammise “La sua identità segreta è quella di Andrew Jones, ha residenza poco lontano da qui, se posso avere carta e penna ti scrivo l’indirizzo”.

La squadra vide uscire Alex dalla sala interrogatori con un bigliettino bianco in mano e un grosso sorriso sulle labbra. Porse il biglietto a Hotch “Questo è l’indirizzo di Oscar” disse “Ci siamo! Ce l’abbiamo fatta!” esultò di gioia. Aaron le mise una mano sulla spalla “No. Ce l’hai fatta. Davvero un ottimo lavoro, Evans!” le disse, sorridendole. Era la prima volta che Alex vedeva il suo capo sorridere così, e lo prese come buon auspicio. Adesso sapevano dov’era Spencer, l’avrebbero salvato, sarebbe andato tutto bene!O, almeno, questo era quello che si augurava in cuor suo.

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Capitolo 14
*** The Sacrifice ***


“Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l’azione sarà più efficace. Chi ha ragione ed è capace di soffrire, alla fine vince.” (Gandhi)

Alex fissò lo sguardo davanti a quella porta d’acciaio, che celava il nascondiglio di suo padre Oscar. Era impossibile da abbattere, pensò, e lo sguardo impotente del suo capo glielo confermò. La CIA aveva fatto davvero un ottimo ed inconsapevole servizio per suo padre, non c’era nulla da dire. “Hotch, cosa facciamo adesso?”  chiese Derek, riuscendo a stento a contenere la rabbia. Hotch scosse la testa “Ho già contattato quelli dell’artiglieria, ma non so che lavoro si potrà fare;ci sono altre case vicine, è impossibile pensare di far saltare in aria la porta”.Alex lo guardò terrorizzata “Ma Hotch,noi dobbiamo entrare!”.Aaron fece segno di calmarsi “Sì, entreremo, ci sarà sicuramente un’altra soluzione. Ma sarà meno rapida, temo”. Ad un tratto, la telecamera sul lato del portone si mosse, fino a puntarsi su Alexandra. “Figlia mia!” disse la voce gracchiante di Oscar dall’altro capo della telecamera “Ti stavo aspettando!”.Alex si irrigidì “Facci entrare immediatamente, Evans!” lo minacciò, puntando la pistola contro la telecamera, a vuoto. Oscar rise di gusto “Ma certo, come no” li schermì “Accomodatevi!”.Ci fu un attimo di silenzio, poi si fece di nuovo serio “Tu puoi entrare, gli altri sbirri no”. “Ma non se ne parla nemmeno!!!” scattò Morgan, teso come una corda di violino. “Questi sono i patti” rispose Oscar “Se fate entrare la ragazza, potreste avere una possibilità di rivedere il dottor Reid vivo” li avvertì “Se entrate tutti in massa, lo uccido all’istante. Non mi ci vorrà molto, è già con un piede nella fossa!”.Alex sentì gli occhi pizzicarle “Hotch, ti prego, fammi entrare!” supplicò il suo superiore. Hotch scosse la testa “Alex, non penserai davvero di dargli ciò che vuole, vero?!”.Oramai lei era sull’orlo delle lacrime “Ma se io non entro ucciderà Spencer! Ti prego!” insistette. Hotch si voltò verso David, cercando un appoggio. Suo malgrado, David annuì, il viso contorto in una smorfia di dolore. Aaron sospirò “E va bene” assentì “Ma non ti togliere il giubbotto anti-proiettile e non fare mosse azzardate” le ordinò “Tra meno di un’ora ci immetteremo anche noi” le sussurrò a bassa voce. Alex annuì. “Fammi entrare” disse con voce fredda. Si voltò brevemente, fissando JJ negli occhi, cercando in lei un po’ di conforto. Il portone si aprì, e i suoi colleghi la videro scomparire dietro la fredda porta d’acciaio.

L’interno dell’edificio era buio. Seguì l’unica striscia di luce presente e si ritrovò a scendere delle scale malandate. Nello scantinato la luce era ben accesa;e la prima cosa che vide le fece mancare il fiato. Spencer era a terra, in parte ad una sedia di legno. I polsi erano legati dietro la schiena, il viso era pesto e delle chiazze di sangue ovali ornavano orribilmente la camicia lisata. “Spencer!” urlò, correndo verso di lui e crollando in ginocchio al suo fianco. Lo aiutò a mettersi seduto e lo sorresse con entrambe le braccia, scuotendolo appena. Solo in quel momento, Reid aprì gli occhi.“A..Alex” mormorò con voce flebile. “Mio Dio, Spence, che diamine ti ha fatto quel mostro?!” pianse, abbracciandolo stretto. Reid alzò un braccio per accarezzarle la nuca “Sto bene, non preoccuparti” mentì. Alex sbarrò gli occhi “Sei coperto di sangue!” insistette. “Sono solo tagli, per fortuna” la rassicurò “Ma tu non dovresti essere qui!” aggiunse con ansia. Alex scosse la testa “Non potevo lasciarti solo con lui, Spence” gli disse con le lacrime agli occhi “E’ stata tutta colpa mia se ti è successo tutto questo, e non avrei mai potuto perdonarmi se tu..”. Spencer la bloccò, sorridendole “E’ stata una mia scelta provocarlo. Non devi sentirti in colpa”.Alex abbassò lo sguardo “Avevo paura fossi arrabbiato con me. Lo so che ho sbagliato a non dirti di chi ero figlia, ma avevo paura..” “Alex”.Spencer la interruppe di nuovo “Non sono arrabbiato, non devi spiegarmi nulla. Ci sarà tempo per spiegare, ora dobbiamo uscire di qui”. “Perché voi pensate che sia così semplice?”.La voce di Oscar si introdusse tra di loro. Alex alzò lo sguardo per guardare in faccia suo padre, per vederlo bene, finalmente. Aveva solo 3 anni l’ultima volta che lo aveva visto, eppure aveva dei tratti famigliari, se lo ricordava. “Ti prego, Oscar, lascia andare Spencer” gli chiese con voce controllata. “No!” si intromise Reid, ma fu subito bloccato dalla sua collega. “Sono entrata da sola, ora hai quello che vuoi. Lascialo andare!”.Oscar sorrise maligno “Ma, Alex..Forse tu non hai capito quello che realmente io voglio” le disse “Io voglio farti soffrire..E quale modo migliore se non uccidere entrambi?”.Il sorriso gli morì istantaneamente sulle labbra, lasciando spazio ad un’espressione dura “Togli il giubbotto anti-proiettile e lancia lontano la pistola” le ordinò. Sotto lo sguardo terrorizzato di Spencer, Alex eseguì alla lettera i suoi ordini. Aveva messo in conto una cosa simile, lo sapeva che era tutto quello che suo padre aveva sempre voluto. Una cosa, però, la spaventava:che potesse morire anche Spencer. Non voleva che lui fosse l’ultima vittima innocente di suo padre. Oscar la studiò per qualche attimo, per poi estrarre un grosso coltello dalla punta lucente, sporco di sangue. Ci passò sopra il dito, macchiandoselo di rosso “Non ti dispiace se non lo pulisco, vero Alex?Tutto sommato è il sangue del tuo ragazzo..”.Alex deglutì, spingendo lontano Spencer, che perse l’equilibrio e cadde a terra. Oscar rise “Non devi preoccuparti per lui;ho appena deciso che morirà subito dopo di te. Preferisco soddisfare subito il mio più grande desiderio..”.”No, Alex!” si lamentò Reid, cercando di liberarsi i polsi per alzarsi. “Così..Così siamo già giunti alla fine, vero papà?”.Oscar alzò le spalle, fingendo di essere dispiaciuto “Così pare. Mi mancherai, sai Alexandra?”.Alex abbassò lo sguardo, ridendo nervosa “Ma fammi il piacere. Non vedi l’ora di farmi fuori”.Oscar annuì “Sì, questo è vero, ma una volta che ti avrò uccisa la mia vita sarà vuota..Non avrò più uno scopo”.Alex alzò gli occhi verdi e li puntò verso il suo aguzzino “Allora lasciaci andare e consegnati alla polizia” tentò, conoscendo già la reazione del padre. Oscar iniziò a ridere di gusto “Sei davvero un fenomeno!”.La risata, però, gli morì in gola non appena sentì dei rumori provenire dal piano superiore. Alex sorrise; era riuscita a fargli perdere tempo, e adesso il resto della squadra stava arrivando! “Hai paura, Oscar?” gli chiese con un sorriso soddisfatto sulle labbra. “Cosa è stato?” chiese lui adirato. “Questo è il resto della nostra squadra che sta entrando in casa tua. Ti ho fatto perdere tempo, e tra pochi secondi loro saranno qui, in cinque. A quel punto, saremo sette contro uno: chi ha perso, papà?!” concluse, vittoriosa. Dalla gola di Oscar provenne un urlo disumano. Si lanciò verso di lei, il coltello in aria, scintillante. Alex chiuse gli occhi;successe tutto in una frazione di secondo..

Alexandra.

Lo sapeva, lo sapeva che l’avrebbe attaccata. Ma Spencer si sarebbe salvato!Si preparò a sopportare il dolore lancinante della lama che le trapassava lo stomaco, ma non lo sentì arrivare. Invece, sentì un corpo che la abbracciava all’improvviso, lanciandosi su di lei. Per inerzia, le sue braccia intrecciarono sulle spalle di chi la stava abbracciando. Era un corpo magro, ma sicuro. Appoggiò la testa sulle spalle tonde. Sfiorò i capelli morbidi con la guancia. Era Spencer...Era già morta?Stava sognando?Il corpo del suo ragazzo fu scosso da un sussulto. Poi, un gemito strozzato. E a quel punto, capì. Sbarrò gli occhi e lo vide; il coltello, ancora saldamente ancorato alla mano di suo padre, era quasi completamente immerso nella schiena di Spencer, che si stava macchiando di un rosso scuro e intenso. Urlò di dolore, come non pensava di saper fare.

Oscar.

Si lanciò con rabbia verso la figlia, deciso a porre fine alla sua vita per sempre. Chiuse gli occhi, per godersi l’incredibile sensazione del coltello che si infilzava nella carne tenera e del sangue che iniziava a fluirgli tra le dita. Sì, era fatta!Aprì gli occhi per godersi lo spettacolo, ma non vide ciò che si aspettava:Spencer Reid si era messo fra lui e sua figlia, il coltello era ben penetrato nella sua schiena stretta. Oscar urlò di rabbia, estraendo di colpo il coltello e facendo sussultare di nuovo il ragazzo. L’espressione di dolore sul volto di Alex, però, fu uno spettacolo ineguagliabile, per lui.

Spencer.

Non poteva permettere che Alex morisse, non ora che erano quasi riusciti a salvarsi!Si lanciò su di lei istintivamente, abbracciandola. Il dolore della lama che si immetteva nella sua schiena arrivò come un fulmine a ciel sereno, facendolo sussultare. Gemette di dolore, sentendo il sangue fluire dall’angolo della bocca, sentendolo bagnargli tutta la camicia. Oscar estrasse di colpo il coltello, provocandogli un nuovo, lancinante dolore. Sentì le forze abbandonarlo, come se stessero fluendo insieme al sangue che zampillava senza controllo dalla ferita sulla schiena. Si lasciò andare su Alex, accasciandosi su di lei.

“SPENCER,NO!”.Alex continuò ad urlare, a ripetere quelle parole. La mano destra sulla sua ferita, cercando di bloccare il sangue e tentando di sostenerlo. Reid era a terra, di fronte a lei, gli occhi semiaperti. “Perché l’hai fatto?Perchè?!” continuava a ripetergli a bassa voce, il viso sommerso di lacrime. Spencer riuscì ad alzare una mano e ad arrivare alla sua guancia, accarezzandola e sporcandola di sangue “Perché..Perchè ti amo” riuscì a rantolare, prima che gli occhi gli si chiudessero e che si lasciasse andare. Alex cadde in avanti, cercando di continuare a sostenerlo. “No, Spencer, ti prego, devi rimanere sveglio!” gli disse. Ma lui non rispose. L’ultima cosa che sentì fu la voce di Morgan:”Evans!FBI!Sei in trappola!”.E uno sparo. Lo sparo della pistola di JJ, determinata, furente, sofferente. Oscar Evans cadde al suolo, senza vita. Suo padre era morto...Ma valeva la pena che Spencer si fosse sacrificato per così poco?

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Capitolo 15
*** Happiness? ***


“Finalmente so cos’è ciò che chiamano felicità, è desiderare tutto quello che si ha”. (Marco Pedretti)

Un suono ovattato. Rimbalzata di qua e di là da mani amiche, che in quel momento sembravano solo rami secchi, minacciosi. Ecco come si sentiva Alex. Voleva chiudere gli occhi, voleva smettere di vivere. “Alex!Alex!”.Una voce maschile la chiamava, delle braccia muscolose la sorreggevano. Doveva essere Derek. “Alex!Sei al sicuro, sono Morgan!”.Le lacrime ricominciarono a sgorgare dagli occhi di Alexandra. Non le importava nulla di essere al sicuro!L’immagine di Spencer in un lago di sangue era ancora troppo vivida nella sua mente. Decise di aprire gli occhi;Derek la fissava, preoccupato. “Alex,siamo qui” le disse, abbracciandola “Siamo arrivati, e sono qui anche i paramedici”.Si strinse nell’abbraccio di Morgan, guardando ciò che aveva davanti. Un gruppo di paramedici si era stretto intorno a Spencer, e armeggiavano disperatamente per salvargli la vita. In parte, JJ vegliava su di lui, gli occhi blu bagnati di lacrime. “Spencer..” sussurrò,senza quasi accorgersene. “Stanno facendo il possibile, Alex. Stanno facendo il possibile”. David si inginocchiò in parte a lei, circondandole la spalla. Ad un tratto, un suono. Un fischio prolungato, come di macchinario. I paramedici iniziarono a scuotere il suo ragazzo con il defibrillatore. E Alex capì:Spencer la stava lasciando. La stava lasciando per sempre. Il corpo di Reid veniva scosso senza sosta dal macchinario che, in teoria, avrebbe dovuto salvargli la vita. Il fischio non cessò. Un medico scosse la testa, JJ si portò le mani alla bocca. Fu troppo. Alex si lasciò andare, si lasciò accogliere dal buio che le si formò intorno.”Alex!”,gridò David. Poi, più nulla.

Riaprì gli occhi piano, esitando, strizzandoli. Era in una stanza bianca..Era in ospedale. In parte al suo letto, David la scrutava con sguardo paterno e apprensivo. “Alex..” la chiamò, prendendole la mano e stringendola. “Spencer..” chiamò lei. “Piccola, devi riposare. Hai avuto un mancamento” le disse lui. Alex scosse la testa “Dave, dov’è Spencer?” chiese di nuovo. Rossi non le rispose, abbassando lo sguardo. “Lui è..” tentò Alex, cercando di trattenere le lacrime “..Morto?”.David scosse la testa “Oh, no, piccola, no!” si affrettò a negare. Alex buttò fuori un grosso respiro di sollievo. “Dov’è?Voglio vederlo” insistette. “E’ in terapia intensiva. Ha rischiato parecchio il nostro genietto stavolta, ma sembra essere fuori pericolo” la tranquillizzò. Alex si alzò seduta “Voglio vederlo!” ripeté. David le circondò la vita con il braccio, rimettendola sdraiata “Adesso non si può, Alex. Sta dormendo”.Lei lo guardò speranzosa “E quando potrò vederlo?”.David sorrise tiepidamente “Non appena si sarà svegliato”.Alex incrociò le braccia “Ci vorrà molto?”.David si lasciò scappare un sorriso “Non so dirtelo, Alex. Sei sempre la solita!”.Lei sorrise “Scusa”.David scosse la testa, accarezzandole la guancia “Non devi scusarti. E’ comprensibile che tu voglia vederlo dopo quello che vi è successo”.Alex annuì. “Ha rischiato la vita per me..” considerò, sospirando. David annuì “Direi che non c’è dimostrazione d’amore più evidente”. Lei abbassò lo sguardo “Già. Anche io lo amo..E’ per questo che devo lasciarlo andare..” disse “Ho deciso di cambiare squadra, Dave. Non voglio che Spencer rischi mai più la vita per me”.David la fissò di traverso “Lo sai, vero, che cambiare squadra non basterebbe?Lui è innamorato di te, Alex. Non ti libererai di lui così facilmente” la ammonì “Non puoi tirarti indietro proprio ora, proprio adesso che Oscar Evans è morto. E’ ora che inizia il bello!”.Alex sbuffò “Se mai lui vorrà rivedermi..” considerò. David fece spallucce “Perché non lo chiedi direttamente a lui?”.Alex sorrise.

Protetto dal camice e dalla mascherina verde, Jason Gideon si sentiva al sicuro. Si avvicinò al letto dove Spencer dormiva tranquillo e si sedette ad osservarlo. In quel momento, più di qualunque altro, si sentì colpevole. Colpevole di averlo abbandonato, quattro anni prima, lasciandogli solo una lettera. “Non sai quanto mi sento colpevole a venirti a trovare mentre non sei cosciente” gli disse “Ma, d’altronde, sono quattro anni che ti osservo da lontano, senza che tu te ne accorga”.Abbassò lo sguardo “Sono molto orgoglioso di come sei diventato, Spencer. Ti ho lasciato che eri un ragazzino, ed ora sei un uomo”.Gli prese la mano e la strinse “Tienitela stretta, quella bella ragazza. E’ una forza! Sono due giorni che minaccia i medici per poterti vedere!” rise piano, da solo. Si alzò, guardandolo ancora per qualche attimo “Ciao, Spencer”.Poi, sparì silenziosamente.

Quando Spencer si svegliò, la prima cosa che attirò la sua attenzione fu una folta chioma di capelli rossi. “Alex..” sussurrò. Alex si voltò verso di lui, spalancando gli occhi verdi “Spencer!” esclamò, buttandogli le braccia al collo. Iniziò a piangere, stringendolo forte.“Non sai che spavento mi hai fatto prendere!” lo accusò. Lui ricambiò il suo abbraccio “Sono contento che tu stia bene”.Alex annuì “Solo grazie a te” confessò “Perché l’hai fatto?Hai rischiato di morire”.Spencer sorrise “Te l’ho già detto, Alex. Perché ti amo. Ti amo, e voglio passare il resto della mia vita con te!”.Alex sbatté le ciglia “M..Ma..Tuo padre..” “Non mi importa se mio padre era il tuo patrigno!” la interruppe, premendo poi le labbra sulle sue. Alex cercò di trattenere a stento le lacrime “Anche io ti amo, Spence. Da morire!”.Si, lo amava. E, finalmente, sapeva che cos’era la felicità. Quella vera.

Epilogo.

Jason Gideon abbassò appena il finestrino del SUV. Li vide. C’erano tutti: Hotch, Jennifer, Emily, Derek, Penelope e un uomo sulla sessantina che, probabilmente, aveva preso il suo posto. Dietro di loro, Spencer e Alex uscirono dal portone dell’ospedale abbracciati. Ridevano, erano sereni. Li guardò scambiarsi un bacio tra le risa dei colleghi, sorridendo. Ora era felice. Spencer aveva davvero tutto, finalmente;non c’era più bisogno che lui lo seguisse. Ora c’era Alex a prendersi cura di lui. Ed era la persona giusta; gli era bastato un minuto per capire che era lei. Era lei che lo avrebbe sostituito. Era giusto così. Mise in moto la macchina e se ne andò, silenzioso, come era venuto.

FINE.

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