La clessidra nera

di gaeshi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che le danze... Ricomincino! ***
Capitolo 2: *** Di nuovo un'Organizzazione ***
Capitolo 3: *** Nella sfera del tempo interrotto ***



Capitolo 1
*** Che le danze... Ricomincino! ***


Premessa:
Questa fanfic è il seguito di "Nobody's Tears", che ho pubblicato anni fa sempre qui su EFP. Non è necessario averla letta per comprendere la storia, ma essendo presente un nuovo personaggio ho pensato di riassumerla in breve qui sotto:

Demyx e Zexion, incaricati da Xemnas, trovano Ayda, un Nessuno dai poteri molto simili a quelli del Superiore dotata di uno straordinario talento per la musica. La convincono ad entrare nell'Organizzazione XIII con il nuovo nome di Dayax, la Sinfonia di Lame.
Mentre la ragazza si abitua alla sua nuova vita e stringe un forte legame con i due che l'hanno trovata, la storia gira i suoi ingranaggi; Zexion viene inviato al Castello dell'Oblio, dove perderà la vita assieme a gran parte dell'Organizzazione.
Anche grazie a questa perdita il legame fra Demyx e Dayax si fa sempre più forte; essi diventano l'uno il cuore dell'altra, secondo la teoria di Marluxia: "Io dico che noi ce l'abbiamo un cuore! Esso prende forma nelle persone a cui teniamo di più! Io avevo un cuore... Larxene... E me l'hanno portata via!"
Per uno screzio con Saix Demyx è inviato alla Fortezza Oscura ad affrontare Sora da solo; Dayax cerca di raggiungerlo, ma arriva troppo tardi. I due fanno appena in tempo a dichiararsi il proprio amore, prima che il ragazzo scompaia affidando all'altra il suo sitar. La fanciulla combatte contro il Custode per vendicare il suo amato, ma giunta al momento del colpo di grazia preferisce risparmiarlo, affidandogli l'incarico di trovare un modo per resuscitare i Nessuno.
Il tempo continua a scorrere, e giunge il momento degli ultimi scontri nel Mondo che Non Esiste; intanto Dayax si esercita con lo strumento di Demyx, e si rende conto che unendo ad esso i suoi poteri è in grado di creare delle copie perfette di tutti i suoi compagni. Mentre suona, un sogno strano in cui rivede tutti gli amici scomparsi le suggerisce di recarsi all'Altare del Niente...
...Dove trova Ansem che cerca di codificare Kingdom Hearts. L'apparecchio esplode, Dayax viene travolta, ma invece di morire scopre con sorpresa che... Ha un cuore! Si reca quindi da Xemnas, che si stava preparando per la battaglia finale, ed evocando le copie di tutti i membri dell'Organizzazione, utilizza la sua energia per donare a ciascuna di esse un nuovo cuore.
Giorni dopo, miracolosamente, Dayax si sveglia: tutto è finito per il meglio, gli innamorati (Marluxia e Larxene, Saix e Xemnas) si sono ritrovati...
Happy ending. Per ora.


CAPITOLO 1



“Allora, ci siamo?”
“Sì, è tutto pronto Marl. Possiamo procedere.”
“Sicuri che non ci riempiranno di botte?”
“No, per niente. Ma non ti preoccupare Demmy, come scappi tu non c’è nessun altro!”
“Vai al diavolo Axel. E smettila di chiamarmi Demmy, è un nome idiota”
“Piantatela, voi due. Si va in scena! Meno tre... Due... Uno...”

La pacifica quiete del castello venne infranta dal prepotente suono della sirena d’allarme. Le reazioni dei suoi occupanti, o almeno di quelli che fino a qualche istante prima dormivano sonni tranquilli, non si fecero attendere.
Il corridoio su cui si affacciavano le stanze degli ex-Nobodies si affollò ben presto di gente in tenuta da notte e armi spianate, con espressioni più o meno preoccupate-confuse-seccate.
“Che succede? Chi c’è?” sbraitò Xaldin, i capelli sciolti con i dreadlocks che ricadevano scomposti sul villoso petto nudo.
“Bei boxer, amico” sghignazzò Xigbar riferendosi alla biancheria color acquamarina del Feroce Lanciere, il quale ricambiò con uno sguardo assai torvo prima di rientrare svelto nella sua stanza cercando un paio di pantaloni.
“Non mi sembra il momento, signori. Forza, muoviamoci e vediamo che sta succedendo.”
L’intervento di Saix sembrò calmarli, anche se Xigbar dovette trattenersi dal ridere del suo pigiama blu decorato con mezzelune gialle.
“Dov’è Demyx?” chiese Dayax, notando che il suo ragazzo mancava all’appello.
“Non c’è nemmeno Marluxia. Né Axel! Non possono essere ancora a letto, quella sirena spaccherebbe i timpani ad un morto!” strepitò una bionda che indossava una provocante camicetta da notte color crema.
“Larxene ha ragione. Umh...” esclamò Zexion “Andiamo nella Sala Maggiore, vediamo se la mia intuizione è giusta...”
Perplessi, tutti e dieci corsero, alcuni senza abbandonare le armi, e quando ebbero raggiunto la stanza più grande del Castello vennero accolti da un festante coretto:
“PIGIAMA PARTY!!!”

“Ammettilo Demyx, è stata tua l’idea”
“Cosa? Mia? Io non c’entro, la colpa è di Axel. Ha smanettato lui con l’impianto d’allarme, io ho solo procurato stereo e musica...”
“Mh? Sicuro?”
“Ma sì piccola, credimi... O questa festa ti sembra brutta?”
La ragazza rise, continuando a ballargli vicino.
“Affatto! Volevo solo sapere con chi complimentarmi per la trovata geniale!”
“Ah, grazie allora, non è stato niente di che, li ho convinti in fretta a darmi una mano...”
La mora rise ancora, dandogli un buffetto sul naso.

Xigbar beveva appoggiato al muro, fissando la pista da ballo dove le coppiette aspettavano i lenti e dove i single smaltivano alcool o semplicemente si muovevano a ritmo di musica. Xaldin gli si avvicinò di soppiatto, e con tono ironicamente galante gli fece un mezzo inchino.
“Mi concede questo ballo, madamigella?”
“Sparisci, maniaco acquamarinato!” fu la risposta, seguita da una serie di risate che contagiarono entrambi.
Anche il Numero III stringeva una bottiglia, meno piena di quella dell’amico.
“Questa roba non è male, no?”
“Già. Peccato che sia quasi finita... Come facciamo? È una situazione d’emergenza!”
Xigbar lo guardò con l’unico occhio che faceva intuire un piano malvagio.
“C’è la riserva speciale di Vexen...”
“Uuuh, dici quella?”
“Proprio quella...”
“Eh, ma allora io e te non bastiamo! Lex! Lexaeus, vieni qua un attimo...”
Il colosso si allontanò dalle tartine e raggiunse i compagni, che subito lo presero sottobraccio, uno a destra e uno a sinistra.
“Ci serve il tuo aiuto”
“Il mio aiuto?”
“I tuoi muscoli, per essere più precisi”
L’uomo li guardò sospettoso; pericoli non ce n’erano, a giudicare dagli sguardi furbi che lanciavano quei due...
“Cos’avete in mente?”
“Ottima domanda! Seguici, su, andiamo a salvare questa festa...”

“Tu non balli, Vexen?”
“Hai anche voglia di sfottere, Zexion?” rispose imbronciato il vecchietto dal pigiama color carne “Ti sembra che uno come me possa divertirsi così? Tu, piuttosto, mi stupisci. Ti facevo un tipo più serio!”
Il ragazzo sbuffò esasperato.
“Uff, ma quanto la fai lunga! È solo una festicciola! Vai a dormire, se ti annoi tanto!”
“Sì, con la confusione che state facendo? Credo proprio che resterò qui e guarderò male tutti, finché il disagio che proverete vi spingerà ad andare a letto...”
L’altro scosse la testa con rassegnazione, allontanandosi da quel bilioso essere che stava mettendo in pratica quello che aveva appena detto... Senza –ovviamente- ottenere alcun risultato.

Axel si era improvvisato disc-jockey, e gestiva la musica come meglio poteva destreggiandosi fra le dozzine di dischi che aveva portato Demyx; ad un cenno di Marluxia, mise su un lento che fece sospirare di piacere Xemnas.
“Oooh, finalmente, ci voleva qualcosa di decente...”
Saix non commentò, avvicinandosi al suo compagno cingendogli il collo con le braccia. “Non porti il pigiama che ti ho regalato” gli sussurrò all’orecchio con fare malizioso, indicando la maglietta a righe blu e bianche e i calzoncini con lo stesso decoro che portava il Superiore.
Xemnas arrossì, non nascondendo però un sorrisetto.
“L’ ho messo a lavare... Ed è una fortuna, non credi?”
“Mpf. È bellissimo.”
“Lo so. Forse fin troppo... Non è molto adatto ad una festa... Pubblica…”
L’altro sorrise sornione, posandogli un lieve bacio sul collo bronzeo.

“Cara... Non credi che questa camicia da notte sia un po’ troppo scollata?”
“Colpa vostra. Se mi avessi avvertito sarei andata dormire con qualcosa di più coprente addosso!”
“Ma... Doveva essere una sorpresa...”
“Sì, sì... E intanto noi tutti pensavamo ad un attacco nemico. E in caso di attacco nemico non posso mica mettermi a pensare “Oh, si vedranno le mie stupende grazie?”... Sono uscita così com’ero! Ti stavo anche aspettando, per la cronaca!”
Marluxia ridacchiò, cingendo i fianchi della sua donna.
“Perdonami. Dovremo rimandare a più tardi...”
“Puoi starne certo!” rispose lei, dando un rapido schiaffo sul fondoschiena del rosato.

Un rumore di vetri e mattoni infranti spinse Axel ad interrompere bruscamente la musica.
“Avete sentito anche voi?”
Xaldin, Xigbar e Lexaeus si affrettarono a depositare le bottiglie che avevano trafugato, e corsero per raggiungere gli altri... Seppur con una buona dose di barcollii.
“Cos’è stato? Proveniva dalla torre Nord!” esclamò Luxord, precipitandosi alla finestra...
...E venendo sbalzato immediatamente indietro da un raggio violaceo che distrusse i vetri con grande clamore. Il biondo andò a sbattere contro la parete opposta, e lì rimase, privo di sensi.
“Ma che diavolo...”
Tutti si irrigidirono, concentrati sulla fonte dell’aggressione; per stendere uno di loro con un colpo solo non doveva essere un avversario da poco... E per decidere di attaccarli nel loro castello quando tutti vi erano riuniti poteva essere solo due cose: o un totale imbecille, o un combattente formidabile. Purtroppo fino a quel momento la seconda ipotesi era la più accreditata.

Colui che stavano aspettando non si fece attendere troppo a lungo.
“Bene, bene, bene... Ho interrotto qualcosa, vedo...”
Il ghigno compiaciuto deformava il viso di un uomo anziano, privo di capelli e di sopracciglia, dalla pelle olivastra e i lineamenti molto delicati, che lo facevano somigliare ad un manichino; gli occhi erano giallo ambra, e sembravano crepitare di lampi arancione mentre scrutavano gli occupanti della sala con aria maligna. Lo copriva interamente un mantello blu notte, che pareva intessuto di una sostanza più liquida che solida, anche se ai lembi poteva persino apparire gassosa.
Dayax deglutì; quel tizio non le piaceva neanche un po’, e lo sguardo che le aveva rivolto –più lungo di quelli riservati agli altri, eccezion fatta per Larxene- le provocava gelidi brividi lungo la schiena.
Demyx se ne accorse, e con aria minacciosa apostrofò il nuovo arrivato.
“Chi sei? Cosa vuoi da noi?”
L’uomo fluttuava a mezz’aria senza toccare il pavimento; alzò un dito, e subito un altro raggio colpì Demyx al petto, strappandogli la maglietta azzurra pur senza intaccare la pelle chiara del ragazzo.
“Demyx!” urlò Dayax, chinandosi sul giovane che aveva perso i sensi all’istante.
“No-no-no, non ci si rivolge così agli ospiti, giovanotto” lo rimbeccò, dedicandosi poi al resto del gruppo. “Quello che voglio per ora è poco... Due... Oggetti, sì, possiamo chiamarle così... Ma ben presto capirete qual è il mio scopo... E quei miseri cuori che avete così faticosamente ottenuto non vi serviranno più!”
Tutti sussultarono, premendosi una mano sul petto quasi in sincronia.

“Si può sapere chi sei, allora?” esclamò Xemnas, furioso per quell’invasione e preoccupato per le sue conseguenze.
“Chi è possiamo chiederglielo anche dopo! Forza mammolette, volete stare lì fermi ancora un po’?”
Con un urlo, Larxene si lanciò contro il nemico; la sua rapidità era universalmente riconosciuta, eppure lo strano individuo si spostava come se quelli che lo stavano sfiorando non fossero pericolosi pugnali elettrici, ma soffi di vento primaverile.
“Muori, muori, muori!”
“Oh, suvvia tesoro... Così mi faciliti solo il compito...”
Con uno scatto pressoché istantaneo, la sua mano si strinse attorno al delicato collo della bionda; la Ninfa Selvaggia rimase paralizzata, con gli occhi sbarrati, mentre i coltelli le svanivano tra le dita.
“Larxene!!!”
“Così... Brava... Mi piacciono quando sono aggressive... Ma è meglio se imparano in fretta anche a stare buone...”
Nel momento stesso in cui Marluxia stava per scagliare la sua falce, Larxene sparì nel nulla. Tutti ammutolirono, colti dalla sorpresa.
L’istante successivo Dayax cominciò a sollevarsi in aria; che la cosa non fosse volontaria era evidente, vista l’espressione terrorizzata che si era dipinta sul suo volto, ma il suo corpo sembrava impossibilitato a muoversi. I suoi occhi saettavano da un punto all’altro, in una muta richiesta dell’aiuto che nessuno sembrava riuscire a darle.
“Fermati, bastardo! Lasciala!” gridò Zexion, mentre scagliava le pagine del Lexicon contro quel nemico così insidioso.
“Risparmiami i tuoi foglietti, moccioso” fece lui con noncuranza deviandoli con una mano; strinse il pugno, e anche Dayax scomparve.

“Bene, i miei oggettini li ho presi...” ghignò “Potrei anche dirvi chi sono...”
Una risata malvagia gli sgorgò spontanea, e con tono trionfale declamò:
“Io sono la generazione di Luce e Ombra... Figlio delle Antitesi, e possessore del potere supremo... Sono Yaru! E voi, patetici rifiuti, abomini che i miei stessi genitori si sono rifiutati di riconoscere... Presto imparerete a sussurrare questo nome con sacro timore!”
Non aveva finito la frase, che Saix, Xigbar e Marluxia gli erano già sopra, le armi spianate, i volti contratti dalla rabbia. Il Claymore gli sfiorò il naso, mentre la falce lo passò da parte a parte... Senza incontrare alcuna resistenza.
“Non è possibile!” urlò Xigbar incredulo scaricandogli contro i suoi proiettili, che lo attraversarono come se fosse stato un banco di nebbia.
“Patetici, patetici... Ma ci rivedremo presto, non temete...”
Un ultima risata, e Yaru si dissolse nel nulla lasciando dietro di sé una profonda angoscia e un’ancor più grande preoccupazione.

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Capitolo 2
*** Di nuovo un'Organizzazione ***


“Che facciamo?”
”Dobbiamo andare a salvarle!”
”Questo è ovvio, ma come? Non sappiamo dov’è andato!”
A quest’osservazione Zexion richiamò l’attenzione del gruppo, riunito in cerchio nella stessa sala dove, solo pochi minuti prima, era in corso una bella festa.
“A questo posso pensarci io; quando gli ho lanciato il Lexicon, ho inserito tra le pagine una sostanza speciale che gli è rimasta addosso. Mi occorre un po’ di tempo, ma nel mio laboratorio dovrei avere gli strumenti per localizzare quel bastardo”
“Ottimo. Questo però risolve solo uno dei problemi” osservò Axel “E cioè, che quel tizio è mostruosamente forte. Senza contare che abbiamo visto solo una piccola parte dei suoi poteri...”
“Non mi importa. Ha preso la mia Larxene, e fosse anche il Demonio in persona, giuro che lo farò a pezzi!” sibilò Marluxia stringendo in maniera convulsa i bordi del suo pigiama di seta viola. Era furente per non essere riuscito a proteggere la donna che amava, e il pensiero di quello che poteva succederle mentre loro erano lì a parlare lo faceva star male.
“Sono d’accordo. Gente così merita solo di morire nella maniera più atroce!” sbottò Xigbar, e tutti annuirono convinti tranne Vexen, che appariva invece un po’ confuso.
“Ma... Secondo voi perché ha preso solo le due ragazze?”
Dopo qualche istante di gelo fu Xaldin a rispondere, con tagliente e disperata ironia.
“Sesso, Vexen! Ne hai mai sentito parlare?”
Quella che normalmente sarebbe stata una battuta divertente ebbe solo l’effetto di aumentare la tensione. Calò il silenzio, interrotto qualche istante dopo da un paio di lamenti sommessi.
“Luxord! Demyx! State bene?”
“Ah... Ho avuto una mano sfortunata questo giro...” borbottò lo Sfidante del Destino alzandosi lentamente. Anche l’altro riusciva a reggersi in piedi, e si massaggiava la parte colpita.
“Che botta... Non l’ ho nemmeno visto... Ehi, ma dov’è Dayax?”
“Uh, è vero! Manca anche Larxy! Dove sono finite?”
Nessuno osava dire a Demyx che la sua fidanzata era stata rapita da un maniaco incredibilmente potente; tuttavia il ragazzo riuscì ad evincerlo comunque dagli sguardi dei suoi compagni e dall’aria tetra che permeava la sala.
“Ah...”
Il Notturno Melodico deglutì a fatica; la rabbia cominciò a montargli dentro, facendolo tremare impercettibilmente mentre il respiro si faceva più sottile. Si sforzò di inghiottire la quantità immensa di furia ed odio che stava per traboccare, respirando a fondo e ripetendosi –Non ora non ora non ora...-. Quella ferocia la doveva conservare per Yaru, per farlo a pezzi, per rompergli il sitar in testa e annegarlo in ettolitri d'acqua...
“Dem...” provò a dire Zexion esitante, ma l’amico lo interruppe. Con voce piatta e tranquilla, quasi innaturale, soffiò:
“E cosa stiamo facendo ancora qui?”
L’altro annuì deciso distogliendo lo sguardo da quegli occhi fiammeggianti, e si rivolse a tutti gli astanti.
“Bene. Io vado a scoprire dove l’obiettivo si nasconde, voi andate a prepararvi per la peggiore delle battaglie. Ci vediamo tra mezz’ora nella Sala d’Attesa”

Trenta minuti dopo l’Organizzazione XIII attendeva con ansia direttive sulla prossima missione; non si erano accordati, eppure tutti vestivano l’uniforme che per anni era stato il loro segno distintivo. Per molti era strano indossare di nuovo quel soprabito nero, ma ognuno di loro l’aveva scelto perché in cuor suo sapeva che era il più adatto, se così si poteva dire, all’occasione.
“Bene, appena Zexion arriva sapremo dove andare... Però... Una volta là, come agiamo?”
Lexaeus non aveva tutti i torti: nessuno di loro poteva immaginare cosa avrebbero trovato, chi avrebbero affrontato...
“Improvviseremo” tagliò secco Saix, attirandosi gli sguardi stupiti di coloro che lo conoscevano per la sua precisione e meticolosità; in quel momento sembrava un gatto che soffiava, nervoso e dallo sguardo aggressivo, nulla a che vedere con l’uomo che, in quella che sembrava un’altra vita, era solito distribuire incarichi e missioni pretendendo un’esecuzione perfetta.
Marluxia passeggiava incessantemente avanti e indietro per la stanza, Demyx si fissava ostinatamente la punta degli stivali aprendo e chiudendo le mani, Luxord faceva un solitario, Xemnas contava le stelle. Ognuno smaltiva la tensione come poteva, ma non era facile; nonostante avessero tutti affrontato numerose missioni, tutti avessero combattuto i nemici più valorosi, e tutti, eccetto Xemnas, avessero già provato il freddo abbraccio della Morte... Questa volta era diverso. Più tetro, più pericoloso, e in un certo senso più mistico.
C’era qualcosa, in Yaru, che ad ognuno sembrava insieme familiare e mortale. Per loro natura, essendo Nessuno, venivano respinti da Oscurità e Luce... Ma allo stesso tempo la bramavano. Così era per quell’inquietante personaggio, anche se l’odio restava comunque il sentimento dominante nei loro cuori.

Fra il sollievo generale Zexion entrò finalmente nella stanza; anche lui si era cambiato e indossava lo stesso abito degli altri, e provò la medesima sensazione rassicurante nel vedere i suoi compagni abbigliati alla vecchia maniera.
“È stato più difficile del previsto, ma sono riuscito ad individuarlo. È un piccolo mondo piuttosto lontano da qui, se non avessi saputo della sua esistenza sicuro non l’avrei mai trovato... Ho già tracciato le rotte, possiamo partire anche subito. Ma facciamo attenzione; gli strumenti rilevano una quantità di magia pressoché illimitata... ”
Tutti si mossero come un sol uomo, formando un semicerchio attorno al Varco Oscuro che il ragazzo dal ciuffo grigio-argento aveva aperto, senza che tuttavia nessuno osasse attraversarlo per primo.
Fu Demyx a rompere il ghiaccio, sempre con quella voce innaturalmente calma che aveva usato prima. Probabilmente nemmeno lui si rendeva conto dello sforzo che stava facendo per contenersi, per non urlare e distruggere tutto.
“Ragazzi, nessuno di voi è obbligato a venire. Metteremo a rischio la nostra vita e il nostro cuore molto di più di quanto abbiamo fatto finora... Potremmo morire, e stavolta nessuno ci riporterebbe indietro. Ma è proprio questo cuore che adesso mi batte nel petto a ordinarmi di andare, quindi, se il vostro non è dello stesso parere, è meglio se...”
“Oooh, taci una buona volta!” interruppe Xaldin con uno sbuffo avvicinandosi e dandogli una poderosa pacca sulla spalla.
“Giusto. Dayax e Larxene sono parte dell’Organizzazione, ma soprattutto sono nostre compagne e nostre amiche” confermò Axel facendo un passo in avanti.
“Non le lasceremo nelle mani di quel farabutto, costi quel che costi” concluse Saix, anche lui avvicinandosi al Varco Oscuro.
Marluxia sorrise, sussurrando a Demyx:
“Non essere geloso... Ma questi mascalzoni vogliono molto più bene alle nostre ragazze di quanto vogliano loro stessi ammettere!”
Il biondo ricambiò il sorriso, seppur a fatica; strinse i pugni risoluto, e a voce alta esclamò:
“Yaru, aspettaci! Stiamo venendo a farti la pelle!”

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Capitolo 3
*** Nella sfera del tempo interrotto ***


Da quando erano arrivate in quel mondo il tempo sembrava essere diventato loro nemico: si era dilatato, allungato, immobilizzato. Sembravano passate ere dalla festa, ere durante le quali Dayax e Larxene avevano sperimentato sulla propria pelle il dolore e l’umiliazione, lo sconforto e la disperazione. Avevano provato a tenere il conto delle ore, ma avevano rinunciato quando si erano rese conto di quanto fosse inutile, e dell’ulteriore sofferenza che quel gesto procurava: infatti, ogni giorno che passava era un giorno in cui chi doveva salvarle tardava ad arrivare.

“Chi prenderà stavolta, secondo te?”
La voce di Larxene era roca per le urla; si stringeva le ginocchia al petto e fissava con sguardo spento il pavimento della cella che le conteneva, una spietata sfera immacolata dal diametro di circa due metri.
“Non lo so” fu la risposta, triste e stanca così come era Dayax in quel momento.
“Verranno a salvarci”
“Sì”
“Ma quando?”
“Presto”
“Sarà sempre troppo tardi.”
Come darle torto? La bionda aveva lividi sulle braccia e sul viso, e la sua camicia da notte era strappata e lasciava scoperto il seno sinistro. Per quanto riguardava la Sinfonia di Lame, sul suo pigiama nero le macchie di sangue si mescolavano agli ideogrammi cinesi che lo decoravano; inoltre aveva perso tutti i bottoni ed era bruciato ai bordi, da quella volta in cui Yaru aveva assunto le sembianze di Axel per fare i suoi porci comodi.

Sì aprì una finestra, e subito una serie di tentacoli vegetali, simili a rampicanti, strisciarono all’interno della cella. Larxene si alzò in piedi, tremante, cercando di indietreggiare ma finendo presto con la schiena aderente alla parete.
“No... Non anche lui...”
La tecnica era quella di Marluxia, entrambe le ragazze lo sapevano; le piante si mossero esitanti, ed infine agguantarono le caviglie di Larxene.
“No! No! Non con lui! No! Bastardo!”
La Ninfa Selvaggia provò a divincolarsi, ma con poca convinzione; aveva già verificato quanto fosse inutile provare a ribellarsi, e i loro poteri erano stati resi inattivabili dalle catene che cingevano polsi e caviglie.
Dayax si strinse i gomiti cercando di non guardare mentre la sua compagna veniva portata via, lanciando grida tanto disperate quanto rassegnate.
-Fino a quando dovremo sopportare tutto questo?-
La cella era isolata dall’esterno; non una luce, non un suono raggiungeva le orecchie di Dayax, rannicchiata a terra con la testa fra le braccia ricoperte di graffi.

Yaru aveva programmato tutto; il suo mondo seguiva un tempo diverso da quello di tutti gli altri, in particolar modo da quello da dove provenivano le due ex-Nobodies. Sapeva che Zexion l’aveva marchiato con una traccia, e non aveva fatto nulla per impedire che essa venisse seguita; il suo intento, infatti, non era quello di nascondersi dall’Organizzazione...
Quei poveri stolti sarebbero caduti nella sua trappola; li avrebbe combattuti uno per uno o anche tutti insieme, avrebbe giocato con loro finché non avessero avuto che una stilla di coscienza... Ed infine si sarebbe preso ciò che voleva. Come sempre.

A questo pensava l'essere malefico, mentre il suo corpo, nella forma che aveva scelto appositamente per quell’occasione per causare il massimo dolore possibile, si muoveva senza alcun ritegno su quello della giovane bionda, incatenata al letto da tralci di liane verdi che tuttavia non le impedivano di agitarsi e cercare di morderlo ad ogni occasione.
Sogghignò, l’istante prima di raggiungere il piacere massimo; la scarica d’energia che generò in quel momento attraversò Larxene per intero, facendola inarcare e gemere dal dolore.
“Ehehe... Sono poche le donne che sopravvivono all’orgasmo di un demone... Tu e quell’altra siete le più resistenti che abbia mai avuto. Spero non vi rompiate presto...”
Boccheggiando alla ricerca di aria, la fanciulla riuscì a lanciargli un ultimo insulto, prima di perdere conoscenza.

Il pannello scorrevole si aprì; la figura di Larxene si stagliò sullo sfondo luminoso per un istante, prima di crollare a terra una volta perso il sostegno che evidentemente le impediva di assecondare la forza di gravità. Dayax scattò in piedi e le si avvicinò velocemente, in tempo per udire il mellifluo sussurro di Yaru.
“Ci vediamo domani, bambolina...”
Lo ignorò, concentrandosi sull’amica svenuta; i polsi, il collo e le caviglie erano segnati da strisce violacee, e la camicia da notte aveva acquistato un altro strappo sul fianco. Perdeva sangue dalla parte sinistra del labbro inferiore, e un graffio piuttosto profondo le attraversava la coscia.
La ragazza la prese tra le braccia, stringendola a sé con tenerezza.
“Verranno a salvarci... Verranno a salvarci... Verranno... Demyx... Ti prego fai presto...”

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