Sono tornata!!!
Forse in ritardo rispetto a quanto speravo, ma ce
l’ho fatta.
Questo è un capitolo triste e malinconico, non esattamente
semplice da scrivere per me.
Spero vi possa piacere.
E ora:
x sarapastu: Ciao!!! Mi fa piacere sapere che la storia ti piaccia. Se
devo essere sincera non credevo sarebbe stata
così difficile da scrivere, ma per rendere l’idea come voglio ho
bisogno di tempo e concentrazione a quanto pare. Grazie mille del commento e
dei complimenti. Baci Baci
Capitolo 2
Tombstones.
Ci sono
delle lapidi. Tante, troppe lapidi. Molte di più di quante dovrebbero
essercene.
E tu sei
lì, con i tuoi figli e quella marea di persone che in quel momento ti
sembrano solo delle macchie nere e blu su uno sfondo verde.
Ti guardi
intorno. I soldati sono in alta uniforme e con la fascia nera del lutto lungo
il petto, schierati perfettamente come nel gioco crudele di un bambino; riesci
a percepire che quell’immobilità da fastidio a tutti. Fa male.
Perché in quel momento sono tanti coloro che vorrebbero
poter dare libero sfogo alle proprie emozioni.
Il resto
delle persone – amici, conoscenti o parenti che siano – sono
nell’esatta posizione. Da loro vengono gemiti e sussulti di pianto, e non
è raro vedere qualcuno che nasconde il viso in un fazzoletto o crolla a
terra distrutto da dolore.
Senti in
cuore stringersi. È come quel giorno…
E per un
momento tutto scompare, e rimani solo tu. O quella che eri.
Ora
c’è una ragazza di appena 19 anni al
posto tuo. I capelli neri e ricci che ricadono sugli occhi cercando di
nasconderli. E poco più in là vedi Roy, tuo fratello, un ragazzo
di soli 23 anni. E Hughes, accanto a lui, la stessa
età.
Poi vaghi
con lo sguardo fino a trovarla. Riza. La tua migliore amica. La sorella che hai
sempre desiderato. Anche lei come te colpevole, ad appena 19
anni, di aver strappato la vita a centinaia e centinai di persone.
Sposti
nuovamente gli occhi e trovi la figura di un ragazzo. È giovane, forse
l’età di tuo fratello. E tu sai d’amarlo. È
l’uomo che hai scelto come compagno di vita. È l’uomo che
entro pochi mesi diverrà tuo marito.
Esci dal
flusso di ricordi. Accanto a te senti Kathleen, tua figlia e gemella di Daniel,
attaccarsi saldamente alla tua gonna nera. A pochi passi da voi James, suo
fratello maggiore, e Daniel osservano lo svolgersi della cerimonia in silenzio.
E vorresti che non dovessero vedere tutto quel dolore.
Sposti
nuovamente lo sguardo e trovi Roy e Riza, l’uno accanto all’altro. Lo
sguardo basso e addolorato come tutti quelli che li circondano. Ma nei loro occhi, rispetto agli altri, ritrovi quel dolore
e quella rabbia che hai visto tanti anni fa, in quello stesso cimitero, ai
funerali di quanti caduti nella Guerra
Civile d’Ishbar.
Grumman ha
smesso di parlare. Toccava a lui farlo in veste di nuovo Comandante Supremo. E
ora che anche lui tace solo i gemiti disperati rompono
quel silenzio carico di significati.
Accanto a
te il tuo comandante appena dimesso dall’ospedale.
Ha lo
sguardo basso e la mano alla tempia mentre la musica funerea si propaga
nell’aria.
Prima,
quando il Comandante parlava, soffiava forte il vento. Troppo forte.
Sembrava
quasi un ammonimento per tutte quelle parole che non avevano valore alcuno: le
parole non avrebbero riportato in vita quanti morti! Decantare le lodi di chi
ha smesso di vivere non cambierà la
realtà dei fatti!
E ora, ora
che tutto tace, ora il vento si è placato. Ma
quel suo sferzare violento non è stato inutile. Perché ha portato
con se nuvole nere cariche di pioggia, cariche di
quelle lacrime che i vostri occhi asciutti non riescono a versare.
Chiudi gli
occhi per un momento. Solo per un momento.
E ti rivedi
lì, a 19 anni, a ricordare le vittime di una
guerra che non aveva valore alcuno per ciascuno di voi. Quella guerra che vi ha
reso solo degli assassini. Quella che, però, non è stata in grado
di estirpare gli ideale radicati nel vostro cuore. Li
ha modificati, certo. Ma mai distrutti.
Apri gli
occhi e la scena che ti si presenta davanti non
è poi così diversa. Solo i nomi sulle lapidi sono cambiati.
Poi senti
qualcosa cadere e scivolare lungo il tuo viso.
È
una goccia. Una goccia di pioggia.
Poi
un’altra. E una’altra ancora. Fino a che l’acquazzone non
v’investe completamente.
E non puoi
fare a meno di ringraziare quel vento feroce che ha permesso ciò. I
vostri occhi non avrebbe mai versato quelle lacrime.
Quelle lacrime che non hanno il diritto di sgorgare libere: voi siete la causa
di quel dolore! E in quanto tale pagherete.
Porti
nuovamente lo sguardo sul Colonnello. Anche i suoi occhi hanno cercato i tuoi.
Ed entrambi sapete perché.
Osservandola
ti sei subito accorto delle occhiaie appena più accentuate del solito.
Così come degli occhi leggermente arrossati. E quando hai visto Alice
– Alice, tua sorella – ti è subito stato chiaro
perché lei sembrasse più stanca quella mattina.
Conoscendole,
quelle due, hanno sicuramente fatto la notte in banco a parlare. Glielo hai
visto fare così tante volte. Anche a Ishbar. E anche…anche prima.
Perché
Riza e Alice sono amiche, quasi sorelle. È nel momento che tu hai conosciuto
Riza che lei ha conosciuto Alice. Ormai vent’anni prima.
Avresti
voluto sgridarla per non essersi riposata a dovere, ma tra tua sorella e i tuoi
nipoti non ne hai avuta l’occasione. E ora, sotto quel cielo piangente,
ti trovi ad osservarla come non facevi da tanto, tanto
tempo. Perché finalmente la vedi. La vedi davvero. Ed è
così strano pensare ad una cosa simile: per
anni l’hai avuta al tuo fianco, silenziosa ma presente, e solo ora ti
rendi conto che lei, veramente, c’è sempre stata. E hai
dovuto rischiare di perderla per ben due volte per capirlo. Hai dovuto vedere
la sua espressione dilaniata ma sicura per comprendere quanto dolore le stavi
arrecando.
Lei; la sua pistola puntata alla nuca; quell’unico proiettile
pronto per te.
Hai avuto
paura quando hai capito davvero le sue intenzioni. Hai
avuto paura comprendendo ciò che sarebbe stata disposta a fare. Hai
avuto paura quando la sua voce non si è incrinata dicendoti che, in
seguito alla tua morte, anche lei stessa sarebbe scomparsa dalla faccia della
terra distruggendo qualsiasi prova dell’Alchimia di Fuoco.
Quell’Alchimia che l’ha condannata.
Sapere che
eri l’artefice del dolore che – e non ti serviva voltarti e
guardarla – le solcava lo sguardo… Sapere che saresti stato
l’artefice della sua morte…
No hai
potuto tollerarlo. Non potevi accettarlo.
Non potevi
perderla.
E ora che i
vostri sguardi si sono legati in quel brevissimo istante, capisci che lei ti ha
letto dentro ancora una volta. Sai che attraverso quello sguardo le hai
rivelato i tuoi pensieri e sentimenti. Per le parole ci sarà tempo.
Ti sei
coperta con un ombrello e hai lasciato l’altro ai tuoi bambini. In questo
momento sono lontani da te, ma sai per certo che i loro occhi non hanno smesso
di fissarti una sola volta.
In
realtà non avresti voluto lasciarli, ma dovevi fare una cosa. E Roy e
Riza sapranno tenerli buoni per un po’. E l’ombrello… Se non
fossi all’ottavo mese di gravidanza non
l’avresti neanche preso. Ma la creatura dentro
di te va protetta.
“ Mi
dispiace non essere venuta al funerale, ma con James e Daniel ammalati e
un’altra bimba da accudire mi è sembrata folle come cosa.” E
sai che lui capisce. Capisce perché anche lui è stato padre.
È stato genitore.
“
È strano essere qua, davanti alla tua tomba, e
parlarti. Forse non ha nemmeno senso come cosa. In fondo anche
io sono un’Alchimista, e in Dio non ho mai creduto anche se ho
mormorato una preghiera una volta.”
Si, una
debole e fiacca preghiera. Solo per chiedere qualcosa di semplice:
perché?
Non hai
ottenuto risposta all’epoca. Ma diamine, era
Ishbar! E Ishbar non aveva risposte o domande o
perché. Per voi era Ishbar e basta. Era guerra, morte, dolore e odore di
carne bruciata e in putrefazione. Non c’erano domande o risposte.
C’era solo la mera sopravvivenza.
“ Eppure anche in mezzo a quell’Inferno abbiamo parlato
tanto. Te lo ricordi, Maes?
Eravamo io,
te, mio fratello e Riza. Eravamo noi quattro. Ora siamo
tre.”
O forse due?!
Non
sapresti dirlo.
All’epoca
eravate quattro folli idealisti con sogni troppo infantili. E tanti saluti alla
razionalità degli Alchimisti. Solo Maes e Riza sono perdonabili in
questo caso, tu e Roy no.
Ora chi
davvero è rimasto?
Maes
è morto. Tu hai lasciato l’esercito ormai sei anni fa. E non ti
nasconderai ancora dietro a false parole quali amore, matrimonio, gravidanza e
altre. Tu hai lasciato l’esercito perché eri schifata da te stessa
e da ciò che avevi fatto; hai lasciato l’esercito perché la
disillusione era troppo per te. Tu, semplicemente, hai
mollato. Ti sei arresa.
Maes, Roy e
Riza sono andati avanti invece. Hanno continuato a lottare per ciò in
cui credevano.
E il
risultato è sotto gli occhi di tutti.
Tante
medaglie insignite per valori vuoti e parole altisonanti che non valgono poi
molto.
Ma tu lo
sai. Tu lo hai capito.
Quello che
è stato conquistato è qualcosa di enorme, qualcosa il cui prezzo
non sapresti nemmeno immaginarlo. Ma
forse la vita di Maes come pagamento era troppo. Almeno per voi.
Ma, alla
fine, esiste davvero un prezzo per la libertà?
Quelle tombe bianche e mute valgono davvero tanto? Le vite
strappate…erano quel prezzo?
“ Sto facendo pensieri davvero complessi, Maes. So già
che rideresti di me.”
O forse tu
stessa ridi di quanto ti passa per la testa?
“ Ma ho bisogno di trovare un punto di partenza adesso. E questa pace che ci si prospetta all’orizzonte sembra arrivare al
momento giusto.
Vorrei tu
fossi qui. Vorrei sentirti ridere. Vorrei vedere Roy perdere la pazienza e
minacciarti più o meno seriamente.”
Quante
risate vi siete fatte tu e Riza grazie a quei battibecchi giocosi? Quante volte
hanno saputo strapparvi un sorriso anche con niente? Persino ad
Ishbar…
Non sarai
mai in grado di pagare il debito che hai con loro. Mai. E forse nemmeno vuoi
pagarlo. Perché alla fine non sarà altro che un altro legame,
più forte e resistente del precedente.
“ Ho parlato con Riza, ieri notte. E ho saputo cos’è
veramente successo in questi mesi.
Avevi ragione, Maes. Avevi ragione su tutto, e hai pagato per
questa conoscenza.”
Il prezzo
è davvero troppo alto ai tuoi occhi.
“ Tuttavia sono certa che la tua morte sia stata il nostro prezzo
da pagare. Non
so ancora per cosa, ma ho intenzione di scoprirlo. E forse la risposta non
è tanto lontana.
Forse la
sofferenza per la tua morte è stato il prezzo
per le vite che abbiamo strappato. O forse per la felicità che abbiamo
bramato nonostante tutto?!
Vorrei saperlo.”
Ma anche
se fosse come hai detto, sai che quanto fatto e successo non basterà mai
per espiare le colpe che vi gravano sulle spalle. Non sarà mai
abbastanza da poter lavare via il sangue dalle mani.
Ma
nonostante tutto, ripensando al racconto di Riza, non puoi che gioire di quanto
successo in quei sotterranei. Perché allora, forse, ci sarà
quella svolta definitiva che tu e Maes avete aspettato tanto a lungo.
“ Ti ricordi di quando spettegolavamo su Roy e Riza? Ci abbiamo sempre creduto in loro.
Sempre.
Ma quei due
sono dei testardi buonisti, sciocchi idealisti – almeno quanto me e te – e irrazionalmente certi delle loro buffe
teorie. Teorie infantili. Teorie che però hanno prevalso.
E ora
più che mai tocca a loro Maes. Loro sono stati
la miccia. Loro dovranno far bruciare ancora quel fuoco. E lo
faranno insieme.”
Si,
perché loro sono complementari. Le due facce di una sola medaglia.
L’uno
senza l’altro non può vivere. E il racconto di Riza ha dato forza
a questa tua idea.
Riza.
Disposta a tutto, anche alla morte. Disposta a seguire Roy anche
all’Inferno.
Roy.
Disposto a tutto, anche a reprimere la rabbia e l’odio. Disposto ad
abbassare la testa pur di non perderla.
“
Maes…”
La tua voce
s’incrina. Il tono scherzoso rievocato dai ricordi è scomparso.
“ Maes io…io non credo in Dio. Tu lo sai bene. E se tanto mi da tanto una volta morti di noi non resta niente se non
il ricordo. Ma se davvero l’Alchimia dice il vero e l’uomo è
composto da carne, mente e anima, allora voglio
credere che l’anima continui a vivere in qualche modo. Perciò,
ovunque tu sia, continua a vegliare su Roy e Riza. Continua ad
osservarli sempre. Non staccare mai gli occhi da loro.
Anche io
lo farò. Perché ora sono curiosa. Voglio vedere che Stato saranno in grado di creare.
E tu, per favore, fai lo stesso.”
Un alito di
vento di accarezza il viso.
Non sai
cosa vuol dire. Non puoi credere che sia un segno, la tua razionalità
d’Alchimista non te lo permette. Ma almeno per
oggi, solo per oggi, vuoi fingere che quell’alito sia una carezza
di Maes. Una sua risposta leggera.
Chiudi gli
occhi e abbassi lo sguardo.
È
ora di tornare dalla tua famiglia.
Grazie mille a chi ha commentato.
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