Sono andato dove il vento mi chiama

di Allegra Yep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Buona sera!

Il capitolo che segue è il primo di 10, ognuno dei quali ispirato ad una canzone. È stato infatti scritto per la Community "Sette Note", dove bisogna scrivere per l'appunto una storia in 10 capitoli o 10 storie a se dedicate ad una coppia o a un personaggio. Io ho scelto Davide e Martina, coppia originale inventata da me medesima per l'occasione! La lunghezza del capitolo è inoltre regolata dalla lunghezza della canzone... per cui per questo, ispirato a "Serenata di strada" dei "Modena City Ramblers" che dura 3:34, è lungo 334 parole.

Tabella

SONO ANDATO DOVE IL VENTO MI CHIAMA

CAPITOLO 1

 

Non venire mai a cercarmi

Sono andato dove il vento mi chiama

Stasera sarò mille miglia

Lontano da casa... (*)

 

Scarabocchi neri su un foglietto di carta strappata. E' una citazione di "Serenata di strada" dei Modena, che adora: non mi potevo aspettare un addio diverso da lui. Riesco ad immaginarlo curvo sul tavolo di legno della cucina mentre con una mano stringe spasmodicamente una biro e con l'altra tiene lievemente una sigaretta rollata. Probabilmente l'ha scritto questa mattina all'alba il biglietto, mentre i primi raggi del sole entravano dalla finestra dorandogli il volto e spirava lo stesso vento sottile di adesso.

La brezza mi scompiglia i capelli già arruffati di loro e mi fa rabbrividire sotto la camicia da notte leggera. E' tutta colpa dei piedi nudi a contatto delle piastrelle di cotto e del vento, non certo di quelle poche parole vergate in fretta su quel biglietto. Continuo ad osservarlo da una certa distanza, muovendo gli occhi da esso alla porta, in continuazione. E' il mio unico movimento, perchè il resto del mio corpo sembra una statua di ghiaccio. Vorrei tanto che il pallido sole mi facesse sciogliere e poi evaporare e poi volare in alto e poi disperdere e poi... non pensare più a nulla.

Non pensare più che il ragazzo con il quale ho passato tre anni della mia vita mi ha abbandonata da un giorno all'altro, senza spiegazioni se non uno stupido biglietto! Il mio pugno si chiude su di esso, lo accartoccia e lo scaglia in un angolo. Lo guardo giacere spiegazzato per un attimo, in cagnesco. Inevitabilmente mi sento subito una sciocca e lascio finalmente la cucina, camminando rigida come un burattino. Mi sembra di metterci un eternità per compiere – quanti saranno? - due metri perchè ogni singolo oggetto mi ricorda lui. Che patetica che mi sento!

Ma ecco il gigantesco delfino di peluche che mi aveva regalato per farmi sentirmi meno sola quando non c'era, che stringo forte sentendo una grossa stretta al cuore.

Ti amo.

 

(*) Frase tratta dalla suddetta canzone



Concludo ammettendo la mia ignoranza col codice, ed anche usando l'editor di efp non sono riuscita a far si che la frase del biglietto fosse un po' più piccola. Mea culpa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Buonasera!
Eccomi con il secondo capitolo, sempre dal punto di vista di Martina, mentre il prossimo capitolo sarà visto dal punto di vista di Davide. Mi sto divertendo a scrivere questa storia d'amore, anche se triste, soprattutto perchè sto inserendo caratteristiche di  persone con cui ho avuto storie in Davide, ed è divertente vedere il collage che sta saltando fuori!
Ringrazio tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo, baci,
Allegra


CAPITOLO 2


In questo momento ho un grosso groppo in gola. Fa male. Mi impedisce di piangere. Faccio addirittura fatica a pensare, riuscendo a mettere in fila solo brevi frasi sconnesse.
Ho passato la mattina alla finestra, incerta se guardare fuori o meno. Ho abbassato la tapparella per resistere alla tentazione: in quello stupido biglietto ha scritto chiaramente che non vuole che lo cerchi, e per quanto lo detesti in questo momento voglio rispettare il suo desiderio.
La pancia brontola per l'ennesima volta. Provo ad ignorarla per un po', ma alla fine cedo: almeno questo è un dolore che posso placare, a differenza di quello che affligge il mio cuore.  Traballo incerta sulle gambe anchilosate e arrivo al frigo. Prendo una bottiglia di latte e ne verso un po' in una tazza. Vedere la tazza gemella della mia sul ripiano mi provoca l'ennesima fitta: le avevamo comprate assieme l'anno scorso, ai mercatini di Natale, in una giornata freddissima. Mi ricordo che mi scaldava le mani soffiandoci sopra, mentre, tornati a casa, aspettavamo che la cioccolata calda bollisse. Le avevamo scelte rosse perchè erano natalizie, ma soprattutto perchè erano allegre. Davide non trovava lavoro in quei giorni e decisamente ne avevamo bisogno di un po', d'allegria.
Afferro un pacco di biscotti e torno sulla seggiola di vimini ad osservare la tapparella. Gli sono sempre piaciuti un sacco questi biscotti. Li spezzettava e li lasciava in ammollo, per poi tirare su quella specie di pastone con il cucchiaio. A me ha sempre fatto un po' schifo, eppure ora mi trovo a fare la stessa cosa, nel vano tentativo di sentirlo un po' più vicino.
Sembra ancora tutto un sogno... Rilasso la testa all'indietro e tendo l'orecchio, sperando di sentire una melodia, un po' selvaggia, ricavata dalle corde della chitarra a cui lui tiene sopra ogni cosa. Ma tutto quello che riesco a cogliere è il ticchettio della pioggia che inizia piano e poi diventa sempre più insistente. Lo ascolto rapita per lunghi attimi, fino a quando un'imprecazione mi affiora alle labbra.
"Cazzo! La biancheria!" penso, dimenticando per un'istante tutto il dolore che provo nel profondo del petto. Corro fuori dalla porta a piedi nudi e mi precipito verso lo stendibiancheria che abbiamo, dannazione, abbiamo, sistemato sul retro. Le sue mutande nere sono nettamente in contrasto con la mia biancheria candida. La vista mi mozza il fiato: rendono così reale il suo ricordo... Improvvisamente mi sciolgo e la frase "C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo" (*) assume per la prima volta veramente significato.

(*) Frase tratta da "Il bombarolo" di Fabrizio de Andrè

Ricordo nuovamente che questa storia è stata scritta per la Community Sette Note.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ed eccomi con il terzo capitolo, scritto dal punto di vista di Davide. So che può apparire strano che non sia scritto anche questo in prima persona, ma essendo una ragazza mi sono immedesimata un sacco in Martina e... la differenza di approccio stilistico evidenzia anche la differenza fra i due. Il terzo capitolo di questa storia (scritta come i precedenti per la Community Sette Note) è ispirato a "Pensieri e parole" di Lucio Battisti. Buona lettura!


SONO ANDATO DOVE IL VENTO MI CHIAMA

CAPITOLO 3

Davide guarda il mare. Ha un'aria un po' selvaggia con la barba bionda sfatta e i lunghi dreadlocks fermati da una bandana rossa. Non si capacita ancora di aver lasciato Martina così, di punto in bianco. In verità non è andata proprio così: spesso si è alzato nel cuore della notte per andare a fare lunghe passeggiate sulle spiaggia, oppresso da pensieri tanto nebulosi da non apparire chiari nemmeno a lui. Quando tornava a casa e vedeva Martina dormire ranicchiata su un fianco, apparendo ancora più minuta, si sentiva stringere il cuore nel profondo, oltre che profondamente in colpa.

È per questo che ora è qui, sulla spiaggia, con una chitarra in spalla e un borsone di tela al fianco. Alla fin fine si è reso conto che era ora di mettere fine a quella relazione, non perchè non fosse più innamorato, anzi, ma perchè... c'era qualcosa che lo chiamava. La chiave era in quelle passeggiate senza senso, nell'attrattiva esercitata dai venti, nelle lunghe chiaccherate coi musicisti di strada. Da ragazzino, si spingeva fuori dal suo paesino di montagna ogni estate e a diciott'anni l'aveva lasciato definitivamente: era per questo che si trovava là. Ora però la necessità di fuggire l'aveva colto di nuovo e per quanto amasse Martina non poteva chiederle di lasciare il suo lavoro, la sua famiglia, i suoi amici per un bisogno di fuga e di libertà non ben identificato.

Si tira su le maniche delle larga camicia bianca, etnica. Sospira, dando un'ultima occhiata alla casa dove ha vissuto gli ultimi tre anni. Per quanto abbia desiderato questo momento, è difficile dire addio a tutto in un istante. Afferra il borsone e cammina verso il molo: Martina passerà di sicuro di li. Con un grosso indelebile nero scrive sulla pietra del molo dove si sono scambiati il primo bacio una frase di una canzone di Battisti "Davanti a me c'è un'altra vita, la nostra è già finita. D." certo che capirà che è stato lui a scriverla, e forse capirà il rimpianto che traspare da quel già: è stata una compagna con le palle, adatta a lui. Gli mancherà.

Grazie d'aver letto,
Allegra

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Buonasera!
Ed ecco un nuovo capitolo di questa storia: non l'ho dimenticata, ma nell'ultimo periodo ero presa dalla Maritombola e ho tralasciato un poco le altre storie! In questo periodo sto affrontando un periodo musicale abbastanza travagliato, ho lasciato il conservatorio, e così tengo davvero tanto a questa storia, che mi permette di esprimere molto di me stessa e di quello che provo.
Grazie davvero a tutti coloro che la leggono, un bacio,

Allegra

CAPITOLO 4

Davide ha ceduto. All'ispirazione. Dopo aver scritto la frase sul molo avrebbe voluto andare diretto alla stazione e prendere il primo treno alla cieca, senza sapere dove lo avrebbe portato, ma la tentazione di estrarre la chitarra dalla custodia per provare a dare vita alla musichetta che aveva in testa è stata troppo forte.
Seduto su una bitta accorda lo strumento ad orecchio. Il suo viso mostra un'espressione concentrata che Martina ha sempre amato. Innumerevoli volte si è incantata ad osservarlo, sia impegnato in questa situazione, sia quando i suoi lineamenti si distendono, una volta che inizia a suonare. Il primo a rilassarsi in un dolce sorriso è il volto, poi è volta del collo delle spalle delle braccia, addirittura delle gambe.
Illuminato dalla luce del sole di mezzogiorno sembra quasi risplendere. Per una volta la sua chitarra non emette quei suoni "selvaggi ed animaleschi", come si diverte a definirli Martina, ma una melodia pulita, intrisa di malinconia. Provo ad abbozzare qualche parola per esprimere quello che sente, ma non sembrano azzeccarci troppo: è sempre stata lei, Martina, la Paroliera. A lui manca l'agilità mentale, ma invece non ha il minimo problema quando si tratta d'inseguire melodie, per quanto possano sembrare assai più vaghe e difficili da raggiungere. Un ragazzo moro gli si siede accanto e canticchia "Hello, hello, hello, how low? (*)", sebbene lui stia suonando tutto altro. Davide l'ha visto avvicinarsi da lontano, muovendo le spalle a ritmo di musica.
- Hai sbagliato, amico – dice al suo indirizzo sorridendo. Quello annuisce e inizia a trafficare con la sua borsa, dicendo – Lo so, tranquillo. Mi sembrava solo un modo "musicale" per sdrammatizzare un po'... si vedeva fin da là in fondo che eri depresso, e la musica che stai suonando non aiuta! Dammi ascolto, ora io ti accompagno con questo – e indica lo djambe che ha appena estratto – e suoniamo qualcosa di un po' più allegro, eh? Per rilassarci e divertirci un poco! -.
Davide vorrebbe replicare che non ha tempo, che un treno da prendere... quale treno poi? Ma realizza che è proprio per vivere situazioni come questa che sta allontanandosi e che è meglio prenderla al volo. Poi così può aspettare ancora un attimo, prima di lasciare la città... e Martina.
Lentamente inizia a cambiare accordi per adattarsi al ritmo che l'altro sta prendendo, diventando sempre più indiavolato. Chiude gli occhi e si abbandona al momento, non pensando più a nulla se non alle dite che pizzicano svelte le corde. Ha sempre amato improvvisare: è l'unico modo che conosce per mettere totalmente a nudo la sua anima ed esprimere così anche la parte di se stesso che tende a nascondere a tutti, lui compreso. E si commuove, sciogliendosi in lacrime.

(*) frase da "Smell then like Spirit" dei Nirvana

Ovviamente anche questo capitolo è stato scritto per la Community Sette Note.

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