Le cronache di Narnia: il principe Caspian e l'elfa Astrid

di Helga Fair
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuga ***
Capitolo 2: *** Consiglio ***
Capitolo 3: *** Salvataggio. ***



Capitolo 1
*** Fuga ***


<< Scappa! >>
La voce ancora le rimbombava nella testa.
<< Scappa! >>
E stava scappando. Stava lasciando il maestro al suo destino, e lei non voleva. Forse gli avrebbero fatto del male. No... se tornava indietro avrebbero avuto prove certe sulla sua colpevolezza. In fondo, sapeva che se la sarebbe cavata, ma il panico, la paura di quel momento non la facevano ragionare.
Con un piccolo sforzo di volontà continuò a correre senza guardarsi indietro. Forse era il timore di trovarsi uno dei soldati che la rincorreva.
 - È  soltanto paura, non farti soggiogare! -
Un piccolo brillantio làggiù, in lontananza.
- Il fiume! - Questo voleva dire che la foresta era vicina.
“ Se ti capita qualcosa di veramente tragico e non sai dove andare vai là, troverai protezione e riparo ”
- Forse non è una buona idea... - pensò, mentre attraversava il fiume a nuoto. La corrente non era molto forte ma in compenso era molto profondo. Fortuna che aveva imparato a nuotare anni fa.
Rumore di zoccolli che battevano il terreno. Le guardie si stanno avvicinando.
 Sapevano che erano molto lontane, ma aveva paura lo stesso. Non aveva altra scelta e ,anche se controvoglia, chiese un ultimo sforzo alle gambe prima di uscire fuori dall'acqua. L'aria era gelida, ed ogni volta che riprendeva fiato era come se una lama di ghiaccio  le penetrasse i polmoni.
Ma non ci fece caso: ora lo sentiva. Una specie di richiamo, come una ninna nanna... una strana sicurezza l'avvolse e si recò decisa nel folto della foresta...
**
Un urlo , quello di una donna, le fece gelare il sangue. Non è possibile, di già? È troppo presto!
- Stà già partorendo?! -
La misteriosa figura cominciò ad avanzare molto più velocemente nei corridoi del castello, ma sempre con passo felpato. Aveva sempre adorato quella sua qualità di camminare senza far rumore, le tornava molto utile. Eccolo. L’urlo di un bambino. Appena nato. Non si stava sbagliando, allora era tutto vero. Doveva affrettarsi. Se la profezia era vera, e il bambino era un maschio, ormai non ne dubitava più, Miraz non avrebbe più avuto scuse per far del male a Caspian. Ucciderlo, anche. Cercò di allontanare quel pensiero dalla mente scuotendo la testa, ed andò avanti.
 
Ora c’era silenzio. L’unica cosa che riusciva a percepire era il battito del suo cuore, un pò agitato, ovvio, non doveva neanche essere qui...
Strano che i corridoi fossero deserti, ci dovrebbero essere delle sentinelle.
Sorrise. Dopotutto, questo non era il piano dei nobili ma dei servitori. A chi interessavano i servitori, dopotutto?
- Meglio così -, pensò.
Girò l’angolo; era questa la porta... quanti ricordi... è probabile che abbia cambiato stanza, ma...
Abbassò piano piano la maniglia e senza fare il minimo rumore scivolò dentro. Sì, è qui.
- La fortuna è dalla mia parte stanotte - pensò sorridendo tra sè e sè.
 Nel letto dormiva qualcuno.
Attacchi di nostalgia, vari flashback.
Quanti anni erano passati? Almeno dieci.
La misteriosa figura si avvicinò e scosse il dormiente. Questo, con malavoglia aprì gli occhi, che in un primo momento si riempirono di stupore, poi subito dopo di terrore e paura.
<< Come hai fatto a...!? >>
 << Maestro, maestro, si calmi. Sono io! >>
Il “Maestro” si alzò dal letto e si avvicinò alla figura.
- Com’è invecchiato... - si ritrovò a pensare stupita.
Il cosidetto “maestro” era un innocente vecchietto, un pò più basso del normale, con una barba lunga e bianca . Strizzava gli occhi, ma non perchè era buio, ma non aveva gli occhiali che di solito si metteva per leggere. Era strano vederlo così, avvolto in una vestaglia e senza il suo solito libro in mano e gli occhiali posati sul naso.
Il vecchio fece un passo avanti , inecrto, per osservare meglio il volto della misteriosa figura.
Non è possibile... era lei, certo che lo era!
Dal sorriso sorpreso che era comparvo sul viso del vecchio, la ragazza si rilassò. Non l’aveva dimenticata.
La figura  si tolse il capuccio. Certo,era davvero cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista.
Una ragazza semplice, normale. Sarebbe passata inosservata in mezzo a una folla, come tutte le persone normali, certo, se non fosse stato per i capelli.
I capelli erano, anche se raccolti in una magnifica coda, molto lunghi e bianchi, quasi argentati. E gli occhi. Gli occhi erano di uno splendente blu che sfumava sul verde acqua fino all’iride. Così belli, così anche molto rari. Era grazie a quelli che l’aveva riconosciuta. Ma avevano un non so che di strano... sembrava esserci un velo, in quelli stupendi occhi, rendendo incapaci di leggerli a chiunque.
Non ci fece caso, probabilmente erano gli anni passati, insomma, non ci si può basare su un ricordo per tutta la vita. Era ovvio che fosse cambiata.
<< Astrid! Non dovresti essere qui! >> Disse, con una chiara nota di preoccupazione.
<< Lo so, maestro, ma dovevo assolutamente avvertirvi: la profezia... >>
Il maestro sgranò gli occhi.
Lo sapeva. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, ma adesso... il principe Caspian non era ancora preparato a questo avvenimento, non ancora.
<< Miraz. Sta per avere  un erede. Il tempo si avvicina, dobbiamo portare al sicuro Caspian, il prima possibile >>
<< Un erede? Intendi un maschio? Come fai a saperlo? >>
<< Maestro, tutto coincide! Ormai ne sono certa, non c’è bisogno di perdere altro tempo per accertarsene! >>
Non le chiese come aveva fatto a sapere della gravidanza di lady Prunapismia, sapeva  negli ultimi mesi non si faceva altro che parlare del futuro erede di re Miraz.
<< Non c’è più tempo! Da un momento all’altro Miraz verrà avvertito del bambino... >>
 << D’accordo, io e Caspian fuggiremo il più lontano possibile e ...>>
<< No. Caspian deve andare da solo. >>
Il maestro la fissò incredulo.
<< Non c’è bisogno di mettervi in pericolo, Caspian se la saprà cavare, e poi ci sarò io a vegliare su di lui. E poi... potrebbe servirci qualcuno che sia infiltrato al castello >> disse Astrid, tanto per non farlo sentire dl tutto inutile. Si sarebbe sentita male se il suo maestro fosse stato in pericolo. Già soffriva per Caspian...
<< Ecco cosa dovete fare: scendete con Caspian alle stalle e dategli il cavallo più veloce. Digli di andare nella foresta, io lo aspetterò lì. Però non dirgli che ci sarò : se le guardie lo catturassero lo costringrebbero a parlare di me e te, e lì non avranno più scuse per uccidere Caspian e voi. Capito? >>
 Il maestro sempre con sguardo preoccupato annuì.
<< Dategli anche questo. >>
Da una tasca interna del mantello sbucò un corno. - Ma...! -
Astrid annuì. Aveva letto la sorpresa negli occhi del vecchio.
<< Adesso devo andare. Non vi preoccupate per Caspian, sarà al sicuro con noi. >>
 “Noi.” Il maestro l’aveva notato e sapeva già a chi si stava riferendo.
<< D’accordo ma adesso và! >>
Astrid si rimise il cappuccio, si diresse alla finestra e saltò.
Il maestro non diede nessun segno di preoccupazione. Andò verso la finetra e In lontananza vide un paio di grossi ali sbattere verso l’orizzonte.
Poi  corse a prendere il mantello e uscì dalla stanza.
--
Il maestro conosceva bene il castello e anche le sue guardie, e sicuramente a quell’ora della notte erano a sonnecchiare. Lo aiutava il fatto che mezzo corpo militare era ai servizi della regina ora che stava aspettando un figlio.
 -Un erede -
 Le parole di Astrid gli rimbombavano nella testa.
Sapeva del bambino ma aveva sperato con tutto il cuore che potesse essere una femmina. E se fosse stato un maschio, di lasciare in pace Caspian. Sapeva che lo teneva in vita soltanto per mancanza di un erede. Ma adesso che aveva un figlio poteva anche liberarsene.
 Finalmente arrivò alla porta, che come aveva previsto, non era sorvegliata e ci entrò senza indugiare. Nel letto c’era qualcuno che, a quanto pare, dormiva beatamente.
Ancora per poco. Il maestro si rattristò pensando al triste destino del ragazzo, ma non c’era altra soluzione. Mettendoli una mano sopra la bocca per non spaventarlo, lo scosse per svegliarlo.
 Caspian si spaventò in un primo momento ma riconoscendo il suo maestro si rilassò.
<< Ancora 5 minut i>> sussurrò assonnato, mentre si voltava dall’altra parte. Il maestro lo trattenne per una spalla.
<< Non osserverete le stelle stanotte, mio signore >>
Caspian lo guardò con sguardo interrogativo.
 << Venite, affrettiamoci! >>
Lo fece alzare e insieme si diressero verso l’armadio.
<< Maestro, che succede? >>
<< Vostra zia,ha dato alla luce... >> Indugiò qualche secondo. Astrid non poteva esserne propriamente sicura, dopotutto la profezia è stata molto vaga. Guardò il principe. No, doveva fare il possibile per proteggerlo <<...un maschietto >>
Caspian rimase stupito. Sapeva che la zia aspettava un bambino, e la nascita era prevista tra qualche settimana; e comunque non riusciva a collegare tutto ciò con quello che stava succedendo.
A meno che... la verità gli arrivò come una secchiata di acqua gelida al mattino. Ma certo, un nuovo erede. Avrebbe dovuto capirlo tempo fa.
Intanto il maestro, si diresse sicuro verso l’armadio. Poi, con grande sorpresa di Caspian, ci si infilò dentro, scoprendo sul fondo un passaggio segreto. Dei passi lo fecero sobbalzare.
Veloce, entrò dentro l’armadio e richiuse le ante lasciandole aperte solo quel poco che serviva per vedere cosa succedeva.
Proprio in quel momento entrarono dei soldati, i suoi soldati, quelli che avevano il compito di proteggerlo, e a capo del gruppo c’era il generale Glozelle. Erano armati.
Silenziosamente si diressero verso il suo letto. Puntarono con le loro balestre dove Caspian dormiva fino a qualche minuto fa. E colpirono. Una decina di frecce scoccarono, stracciando le tende che avvolgevano il letto a baldacchino. Il falco di Caspian, appoggiato ad un trespolo, schioccò il becco spaventato.
Caspian, che osservava la scena al sicuro, sentiva il suo cuore battere così tanto che temeva lo potessero scoprire. Un senso di paura lo avvolse.
 I soldati colpirono ancora, e quando l’ultima freccia fu scagliata, le tende caddero, ormai squarciate, rivelando il letto, tutto rovinato. Vuoto.
Il generale abbassò la balestra furioso.
Era scappato.
Sapeva.
Caspian sentì il braccio che veniva tirato via e si trovò a essere trascinato dal maestro, il quale lo portava verso una scala di pietra che scendeva verso il basso. Portava al magazzino delle armi, dove il principe  si fornì di armatura e spada. Il maestro lo avvolse col suo matello e uscirono nel buio della notte, diretti verso le stalle
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L’aria le sferzava il viso. Erano passati pochi minuti dalla conversazione col maestro , ma già si stava preoccupando per Caspian. Il paesaggio sotto di lei scorreva velocemente e presto all’orizzonte intravide la foresta. Sentì qualcosa di freddo scivolargli sulla schiena. Stava sudando. E certo, trasfigurarsi le costava sempre grande fatica, anche dopo tutti quegli anni di allenamento. “Ancora un piccolo sforzo, su. È per Caspian!” E con questo ultimo pensiero sbattè ancora più le ali aumentando la velocità.
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<< Dovete fuggire nella foresta! >>
<< Nella foresta? >> ripetè Caspian, mentre saliva a cavallo.
 << Lì non vi seguirann o>> Indugiò ancora una volta e con decisione tirò fuori qualcosa avvolto in un panno, quello che le aveva consegnato Astrid.
<< Tenete! >> fece consegnandolo nelle mani del principe << Questo l’ho cercato per lunghi anni >>.
 
Caspian levò il panno che lo avvolgeva. Era un bellissimo corno bianco, decorato con scanalature bellissime. L’aveva già visto da qualche parte...
<< Usatelo solo in caso di estrema necessità. >>
Caspian lo guardò perplesso.
<< Vi rivedrò un giorno? >>
<< Lo spero proprio, mio principe. Avevo molte cose ancora da insegnarvi. Tutto ciò che conoscete, stà per cambiare! >> Dopo aver detto questo sussultarono entrambi a causa di un grido proveniente da dentro il castello: << Chiudete il ponte levatoio!! >>
<< Ora andate!! >>
Disse e Caspian obbedì, cavalcando verso il ponte levatoio più velocemente possibile, accompagnato dallo sguardo del suo maestro.
Mentre correva verso l’uscita gli vennero incontro alcuni soldato brandendo delle armi.
<< È ancora vivo! Prendetelo! >>
Quindi era tutto vero. Miraz aveva preparato tutto alla perfezione e adesso lo voleva morto. Buttò a terra i soldato con un paio di calci e colpi di spada e si diresse spedito verso il ponte.
Ruiscì a passarlo, finalmente, prima che lo alzassero e attraversò il villaggio. All’improvviso il cavallo si impennò, spaventato dai botti che provocavano alcuni fuochi d’artificio che avevano comiciato a eplodere sopra il castello. Intanto una voce annunciava:
<< è un maschio, è un maschio! Lady Brunaprismia stanotte ha dato un erede a Lord Miraz! >>
A quelle parole Caspian rivolse un ulimo sguardo rivolto al castello, e scappò via. Non ci sarebbe più tornato per un bel pò di tempo.
Mentre attraversava la valle diretto al fiume, sentì il galoppare di altri cavalli, molto distanti. Doveva fare in fretta,ancora poco e tutto questo sarà stato inutile.
**
-Ma dov’è andato a finire? –
Sarà  l’impazienza di rivederlo dopo tanti anni, oppure la paura che qualcosa sia andato storto ma Astrid non faceva altro che tormentarsi le mani. Era in piedi su un ramo abbastanza grosso da sostenere il suo peso, quasi in cima ad un albero, ai margini della foresta, per vedere meglio il paesaggio.
Con suo grande sollievo vide un movimento in lontananza oltre il fiume. Un cavallo. Era di sicuro Caspian, finalmente. Notò che era seguito da altri, sicuramente soldati.
- Maledizione!–
Non sapeva se ce l’avrebbe fatta a sostenere un duello contro quel drapello di uomini. Era sicura di ruiscire a cavarsela se fosse stata in piene forze. Ma adesso era a dir poco esausta, dopo il lungo volo appena fatto. Ma qualcosa doveva pur fare.
#
Finalmente Caspian ruiscì ad uscire dal fiume che aveva appena attraversato, sempre a cavallo.
 Ormai mancava pochissimo alla foresta. Intanto i soldati si avvicinavano sempre di più.
Fnalmente riuscì a immergersi tra gli alberi ma c’erano ancora i soldati da seminare.
Gli sentì fermarsi all’improvviso. Sorrise. A quanto pare sapevano delle leggende e delle voci che giravano nel castello a proposito delle bestie che abitavano nella foresta, capaci di mangiare gli uomini in un sol boccone. Ma lui non aveva paura: il maestro gli aveva detto che qui sarebbe stato al sicuro e lui si fidava ciecamente.
Sentì il generale Glozelle urlare furioso contro i suoi uomini in lontananza: <>
Non seppe se alla fine gli uomini decisero di darsela a gambe o seguire il generale, perchè le voci che si udirono erano troppo in lontananza. Sperava davvero col tutto il cuore che i soldato fossero delle donnette supertiziose. Si voltò tanto per provare a vedere se riusciva a scorgere qualcuno. Forse se l’erano davvero data a gambe. Non fece in tempo a rigirarsi che cadde dalla sella : aveva urtato un ramo basso. Ma qualcosa lo teneva ancora saldamente al cavallo. Gli stivali gli si erano impigliati nella sella e non riusciva a liberarsi. Con un grande sforzo si liberò e finalmente si staccò dal cavallo, che, non ancora cosciente della sua libertà, continuò a galoppare. Caspian si permise un piccolo momento di pausa per riprendere fiato.Si trovava ai piedi di un’albero molto grande.
E pensare che neanche un’ora fa era a dormire beatamente nel suo letto.
All’improvviso  un rumore di una porta che si apriva e una forte luce casalinga illuminò il piccolo spiazzo dove si era appena fermato il principe, il quale fu subito accecato, tanto si era abituato al buio.
Si sorprese vedendo che sul tronco dell’albero si era aperta un porticina ma fu ancora più sorpreso quando vide qualcuno avanzare verso di lui, con una spada in pugno, in posizione di difesa. Sembrava un bambino.
 Un momento... quello non era un bambino. Caspian si abituò alla luce. Impossibile. Un nano ...?
<< Ci ha visti! >>
Dietro di lui sbucò quacun’altro che non riuscì a distinguere, ma non ci fece caso. La sua mano corse alla spada.
Ma lo gnomo  gli fece cenno di non muoversi, avvicinandosi di corsa con la spada in pugno. Caspian ancora seduto per terra si trascinò un pò indietro per cercare di sfuggire dall’essere. Ma gli sguardi di entrami gli uomini si posò sullo stesso  oggetto per terra, vicino a Caspian. Il corno.
Lo gnomo rivolse uno sguardo di stupore prima a Caspian poi a quello che doveva esere un’altro gnomo.
Un fruscio di foglie poi una strana figura snella e rapida saltò dai rami da dove prima stava spiando la scena.
<< Briscola no! Non fargli del male! >>
La figura corse verso Caspian ancora per terra e molto confuso.
Poi la riconobbe. Fu come un fulmine a ciel sereno.
<< Sarah!? Sei veramente tu?! >>
<< Caspian! >> Lo abbracciò forte. Gli era mancato dopo tutto questo tempo..
<< Ma cosa...?! >>
<< Non c’è tempo per spiegare, dobbiamo portarti al sicuro! >>
<< Astrid, cosa stà succendo? >> chiese il nano.
Astrid? Chi era Astrid? Sembrava che il nano si rivolgesse a Sarah.
<< Briscola, te lo spiegherò più tardi, ora non ... >> Urla di uomini. E un galoppare.
<< Oh no... >>
<< Ma in che guaio ti sei cacciata stavolta?! >>
Astrid lo guardò con una faccia supplechevole e finalmente Briscola esclamò
<< Per tutti i fulmini, va bene. Gli terrò a bada io, tu occupati di lui! >>
La ragazza si rivolse all’amico, ora, che ancora a stento ruisciva a credere di aver ritrovato l’amica dopo tutto questo tempo.
<< Ti credevo... morta!  >>
<< Lo so, e mi dispiace tanto ma adesso ti dobbiamo portare dentro, forza >> Fece per aiutarlo quando sentì le urla dello gnomo e lame di spade che si incrociavano.
<< Presto portalo dentro, vado ad aiutare Briscola e non uscite allo scoperto per nessun motivo! >>
Mentre lo diceva sguainò una spada dalla fodera appesa alla cintura e corse nella stessa direzione dove si era recato prima lo gnomo.
L’altro gnomo,si stava avvicinando con fare molto cauto, quando Caspian, d’istinto prese il corno così velocemente che l’altro ebbe il tempo soltanto di urlare “NO!”, e lo suonò.
Intanto Astrid  era impegnata in una dura battaglia e dava man forte a Briscola. Non sembrava neanche stanca, ma in realtà sarebbe potuta crollare da un momento all’altro.
 Poi lo sentì: il suono di un corno, il suono di QUEL corno. Quello che ci avrebbe salvato tutti. Non riuscì neanche a finire di pensare questa frase che sentì un dolore lancinante alla nuca e poi tutto divenne buio...
 
*Angolo autore*
Ehilà, bella gente xD
Avete appena letto la mia PRIMA EFP u.u’’
Vorrei tenere a precisare che questa non basa sul libro, ma sul film.
È  già; lungo di suo col film, figurarsi col libro°w°
 Questo non vuol dire che non ho letto il libro. Io adoro i libri di C.S. Lewis, soltanto che ora non ho voglia di rileggerli per riscrivere una mia storia xD Intanto, questa piccola -sega mentale- è venuta in mente qualche anno fa quando ero praticamente una fan sfegatata. Cioè, lo sono tuttora v.v Ho visto il trailer del viaggio del veliero e mi è  ritornata questa passione *-* Così, in attesa del prossimo film mi dedico a questa “piccola fantasia” diciamo XD Inefetti è da un pò che pensavo di scrivere qualcosa. Intanto mi alleno con questo E_E Ci tengo a precisare che quello che leggerete riguarderà; soltanto Astrid e non altri. Cioè, non descriverò la scena dei Pevensie quando erano ancora nel loro mondo e sono venuti a Narnia. Ma ci saranno di sicuro, non vi preoccupate xD So già che state pensando a una probabile coppia ma, no... non è quella E_E Aspettate il prossimo capitolo e capirete XD Questo ci ho messo una settimana a finirlo, ricorreggerlo eccetera e quindi è  probabile che il prossimo lo vedrete la prossima settimana, anche se sarà un pò; impegnata, ma farò del mio meglio. Che altro? Niente, spero vi sia piaciuto =3= <3
 p.S. Mi farebbe piacere se mi lasciaste una piccola recensione anche piccola piccola, se vi è  piaciuto e come lo trovate. Vorrei sapere com’è di lettura, se è scorrevole o altro, cioè, mi aiuterebbe a scrivere meglio. Dico, mi basta anche un “Carino”, tanto per sapere se qualcuno l’ha letto D:
*dice tutto anche se sa che nessuna la caga, sigh*
E niente, alla prossima :B
 
Modifica 20/12
Ho letto le recensioni e riletto il capitolo, e mi sono acorta soltanto adesso di quanto è pieno di errori e confuso D: L’ho modificato, sperando di riparare al danno. Mi dispiace crearvi questo disturbo ma se lo rileggete, il prossimo capitolo lo capirete meglio ^^
 
 

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Capitolo 2
*** Consiglio ***


Miraz teneva in braccio il suo bambino.
Il suo sguardo trapelava di tenerezza. Ma non era tutto amore: finalmente adesso aveva la strada libera, ancora un pò e poteva comandare sul regno senza limiti, essendo il più vecchio rimasto della famiglia reale. Finalmente sarebbe giiunto al potere e niente poteva ostacolarlo adesso. Di lì a qualche giorno, avrebbe convinto i membri del consiglio, e loro lo avrebbero proclamato re. Sfortunatamente, ieri notte Caspian era riuscito a fuggire e con lui ancora in circolazione, la corona se la poteva anche sognare. Una truppa guidata dal generale Glozelle l’aveva inseguito, e non sarà certo facile riuscire a seminarli.
Prunaprismia si avvicinò al marito e sorrise nel vederlo così premuroso verso il figlio.
Poi, qualcosa attirò l’attenzione del lord : la truppa mandata ieri notte stava ritornando.
Miraz, dal balcone da cui  stava osservando la scena, vide che avevano preso qualcosa. Qualcuno.
Affidò il piccolo alla moglie e scese di sotto, ansioso di avere notizie.
Giunto alle stalle, dove i soldati si stavano occupando dei cavalli stanchi per la lunga corsa, localizzò un cavallo che teneva quel qualcuno, coperto, nella sella. Doveva essere lui. Si diresse verso di esso, frettolosamente.
<< Aspettate, aspettate mio signore! >>
Glozelle , che lo raggiunse, lo fermò  per un braccio e continuò << Non è chi credete voi >>
<> chiese Miraz con una nota di irritatezza sulla voce.
<< Non ne sono del tutto sicuro >> rispose il generale.
Fece cenno a uno dei soldati che scostò la coperta che avvolgeva la figura.
Miraz, dalla sorpresa indietreggiò.
<< Impossibile... >>
Questa cosa non era prevista... riflettè. Però... poteva volgere questa situazione a suo vantaggio.
Ecco cosa avrebbe fatto.
 
**
 
<< Quando il consiglio ha conferito la sua fiducia a Lord Miraz, io avevo avvertito che ci sarebbero state delle conseguenze >>
<< No, no, non possiamo accusare il lord protettore senza prove!>>
Nella sala del consiglio c’era un’accesa discussione tra i suoi rappresentanti. Lo scranno del re era vuoto.
Il consiglio era formato da vari generali che avevano potere sull’esercito, e re di paesi alleati.
<< Quanto vogliamo ancora nasconderci dietro questa scusa? Finchè gli scranni di questa sala non saranno vuoti? >>
Inefetti c’era ancora uno scranno vuoto.
Le porte si aprirono all’improvviso e fece il suo ingresso Lord Miraz:
<< Signori del consiglio, vogliate perdonare il mio ritardo, non ero a conoscenza di questa seduta.>>
Disse, mentre si dirigeva verso lo scranno del re.
<< Di certo eravate altrimenti impegnato.>> Osò uno di loro.
<< Mio signore?>>
<< È fin dalla morte di Caspian IX che vi comportate come se foste il re, e ora a quanto pare, da queste mura è scomparso anche il principe Caspian!>> Continuò un’ altro.
<< Le mie più sentite condoglianze Lord Miraz.>> disse l’uomo che gli aveva rivolto la parola per primo. Si chiamava Lord Sopespian ed era a capo delle forse militari di un paese alleato.
<< Pensate, perdere vostro nipote, il legittimo erede al trono, la stessa notte in cui vostra moglie vi ha regalato un maschio. >> Neanche finita la frase che si accese un grande brusio nella sala. Era ovvio che molti sospettassero di lui, per quanto riguardava l’accaduto.
<< Grazie Lord Sopespian, la vostra compassione mi rincuora in un momento così grave>> mentì Miraz.
<< Ci spiegherete di certo come una tale tragedia sia accaduta >> continuò Sopespian.
In quel mente Glozelle entrò di soppiatto e fece un cenno al re.
Miraz si era preparato bene a questo discorso. Si alzò dal suo scranno e cominciò:
<< E c’è un aspetto ancora più inquietante signori >>. Mentre parlava, camminò verso al centro della sala. Poi si girò verso quello che sarebbe divenuto presto il suo trono, lo scranno dove era solito essere occupato da re. Ma rimasto vuoto dopo la morte di Caspian IX, suo ultimo re, il quale gli aveva lasciati anni fa. Da quel giorno, non sapendo chi scegliere come futuro re, si presumeva più saggio lasciarlo vuoto, fino alla matura età de suo predecessore, suo figlio Caspian X. Ed era per questo che il consiglio era stato riunito. Il principe era scomparso e dovevano fare indagini e ritrovarlo al più presto.
<< Il nostro amato Caspian è stato rapito dagli ...>> si accese un brusio ancora più alto di quello di prima. <<... abitanti di Narnia!>> concluse girandosi verso i consiglieri.
Qualcuno cominciò a ridere, altri si sorpresero di come il Lord osasse tanto.
<< Adesso esagerate Miraz! Pretendete che la colpa di un crimine così palese sia attribuito a una leggenda?>>
Senza esitazioni, Miraz alzò le braccia e fece cenno ai soldati, già pronti, con le mani, di venire avanti.
Tutti si alzarono per lo stupore e per tutta la sala si sentirono esclamazioni di sorpresa.
C’erano quattro soldati che avanzavano verso il centro della sala, due di loro tenevano per le braccia... un nano? Era davvero ridotto male: veniva quasi trascinato,tanto non si reggeva in piedi, ed era ferito. Ma il suo sguardo non era per niente stanco, anzi, era carico di uno sguardo misto di odio e paura.
I consiglieri quasi non notarono gli altri due soldati che avanzavano subito dopo i primi, e anche loro, tenevano per le braccia, una figura, sembrava una ragazza, ma aveva un cappuccio in testa.
Era vestita in modo strano per essere una ragazza, quasi come una specie di guerriero.
Ma nessuno la notò. Tutti erano presi dal nano, tanto che nessuno osò proferir parola.
Tutti, nella mente, ammisero la verità: Miraz aveva ragione, i narnianiesistevano. E la prova era davanti a loro.
Mentre i due soggetti avanzavano verso la sala Miraz continuò:
<< Noi dimentichiamo signori, che Narnia un tempo era una terra selvaggia, creature feroci vagavano libere... >>
I soldati costrinsero le due figure a inginocchiarsi << ... i nostri padri hanno versato molto sangue per riuscire a...>> Rivolse uno sguardo sprezzante al nano indicandolo con la mano <<... sterminare questi parassiti! >>
<< O così si era creduto >> continuò rivolgendosi ai consiglieri.
Ora si rivolgeva a Lord Sopespian:
<< E mentre noi ci facevamo la guerra gli uni contro gli altri, LORO >> e tornò a indicare le due figure << Si moltiplicavano come scarafaggi sotto una roccia! Sono diventati forti. Ci tengono d’occhio... in attesa di colpirci! >> Finì questa frase colpendo il povero nano, che era già malridotto di suo.
<< NO! >> la voce proveniva da sotto il cappuccio.
<< Oh! >> disse Miraz, finto meravigliato.
<< E c’è ancora qualcosa di più minaccioso, che incombe nella foresta. Un stirpe, che si credeva perduta, ma unitasi ai Narniani. Insieme stanno progettanto la nostra FINE.  Prima, si nascondevano da noi, gli eravamo indifferenti, ma ora. Ora non ci vogliono più nelle “loro” terre.>>
Si avvicinò, mise con cautela una mano sul cappuccio e di colpo lo levò.
Scivolarono lunghi capelli bianchi, e dal capuccio logoro spuntò il viso di una fanciulla.
Una ragazza dai capelli bianchi.
<< Proprio così! >> esclamò Miraz trionfante, allo stupore dei consiglieri, forse più grande di quello di prima.
Prese il viso della ragazza tra le mani e scostando delle ciocche dei quei candidi capelli, mostrò le orechie. Non c’erano più dubbi. Erano stranamente a punta.
<< Un’elfa! Sono tornati uninendosi ai narniani per liberarsi di noi! >>
Concluse. Era gioioso dentro, perchè adesso i consiglieri avrebbero fatto la fila per potersi scusare. E poi, questa era un’altra tappa del suo grande piano. La corona si stava avvicinando.
<< Miraz...>> Disse la ragazza.
Era da quando era stata catturata che non parlava. Non proferiva parola, esattamente come il suo compagno.
Ora che stava sussurando il suo nome, la sua voce era roca, come se non parlasse da giorni.
Anche lei era stata torturata, per far avere informazione, ma senza risulatto: aveva il labbro spaccato, e la guancia le sanguinava. I suo vestiti erano laceri e sporchi. Ma il suo non era un richiamo di pietà. No, il suo era un tono di puro odio.
<< Sarah. Da quanto tempo.>> Sussurò.
L’elfa reagì a quel nome, ma con riluttanza.
- Usi ancora quel vecchio nome? – Pensò fra sè e sè.
Molti consiglieri notarono questo strano comportamento. Il lord conosceva qull’elfa?
<< Ebbene sì. Conosco questa ragazza. L’ho ospitata io personalmente al castello, quando non era che una neonata. Il mio povero generoso cuore era diventato tenero alla vista di quella povera creatura in cerca di cure. Ma adesso me ne pento. Ci ha traditi, tutti quanti! >>
Astrid –o Sarah- non reagì. Anche se tutto ciò che diceva il lord era falso. Era troppo stanca per controbattere e anche se l’avesse fatto, l’avrebbero zittita. E comunque non avrebbero creduto a quella storia.
<< Ma questa volta non ci ricascherò di nuovo. Ebbene...>> si firò verso i consiglieri << Intendo colpire a mia volta. Anche se dovessi tagliare l’intera foresta. Vi assicuro che troverò il principe Caspian e finirò, ciò che i nostri antenati hanno cominciato!>>. Cercò l’assenso dei consiglieri e scoprì con gioia che anche loro erano spaventati dalla nuova minaccia.
<< Portateli via! >> ordinò ai soldati.
- Non può finire così – pensò tra sè e sè l’elfa.                                          
 I quattro soldati di prima presero prima il suo compagno e poi lei.
Mentre la trascinavano ha cominciato a ribellarsi, contorcendosi e urlando.
Ma i soldati erano più forti, e la trattenevano, senza preoccuparsi delle sue ferite..
<< La profezia, Miraz! La profezia! Il corno è stato suonato, e i re di un tempo torneranno! Sarà la fine per Telmar! >>
Il Lord non sembrava minimamente scosso e subito dopo queste parole le porte si richiusero con un tonfo, lasciando i consiglieri perprlessi.
**
-E adesso?! -
Era quello che , intuiva , stesse pensando il nano guardandola.
- Mi farò venire in mente qualcosa, non ti preoccupare- Cercò di far recepire il messaggio.
L’elfa e il nano erano distesi sul fondo di una barca, ma non vicini. I soldati gli avevano messi in modo da non farli comunicare tra loro, e cioè uno contario all’altro. La testa dell’elfa stava in una punta della barca e quella del nano dall’altra. Ma anche così potevano scorgersi. I due soldati con loro  erano stati incaricati di liberarsene.
Il nano cominciò a fissare in cagnesco il soldato che remava, e quello parve infastidito. Infatti provò a girarsi ma vide che l’elfa stava facendo lo stesso. A quel punto infastidito si girò a contemplare l’acqua che gli circondava, ma era inutile. Ogni tanto continuava a girarsi e si ritrovava davanti il volto di uno dei due. Dovevano allontanarsi il più possibile da castello. Il lord aveva dato ordini precisi : non dovevano essere visti da nessuno, altrimenti si sarebbe scatenato il panico in città.
Ormai era passata un’ora buona da quando erano distesi lì e la ragazza sentiva tutti i suoi muscoli indolenziti.
<< Continuano a fissarmi! >> esclamò il soldato. L’elfa sorrise compiaciuta.
<< E tu non gli guardare >> rispose l’altro.
Era inutile, non cedeva alla tentazione di girarsi di continuo, come un fastidioso tic.
All’improvviso, quasi inaspettato, il soldato che remava disse:
<< Siamo abbastanza lontani >>
L’altro annuì e con un ghigno parlò << Liberiamoci prima della ragazza >>
- Oh no!- Ora la ragazza era seriamente spaventata, doveva fare qualcosa. Il nano era dello stesso parere, perchè aveva cominciato ad agitarsi anche lui.
Uno lo tenne fermo, mentre l’altro tirava sù la ragazza. L’elfa cercava di dare peso verso il basso, si ribellava per non essere buttata di sotto, sapeva che non ce l’avrebbe fatta e sarebbe affogata. In primo luogo era stanchissima, era ferita e a malapena stava in piedi, poi era imbavagliata e legata, era impossibile tirarsi da quella situazione in quello stato.
-È davvero finita?- pensò con rammarico.
Il soldato, con grande sforzo, riuscì a issarla sù e proprio quando stava per buttarla nell’acqua, si sentì prima un sibilo, e poi qualcosa che si conficcava nel legno della barca.
Una freccia. Tutti si fermarono dallo stupore e percorsero la direzione della freccia, per vedere che l’avesse scagliata.
Una ragazza, di circa la stessa età dell’elfa, dai lunghi capelli castani, teneva un arco e, dall’altra parte della sponda, si preparava a scagliare un’altra freccia.
Dietro di lei, a corsa, cominciavano a raggiungerla altre tre persone, una ragazzina più piccola e altri due ragazzi,uno di qualche anno più piccolo della ragazza arciere e l’altro più grande. Avevano una spada.
<< Mollateli! >> Urlò la ragazza.
<< Per mille cornacchie! >> esclamò stupito Briscola dal fondo della barca.
- Ma chi...!? -
Non aveva fatto in tempo a finire di pensare la domanda che l’elfa sentì una forte spinta alla schiena, che le fece perdere l’equilibrio e cadere nell’acqua limpida.
- Davvero sono destinata a fare questa fine? Se è così.Spero di aver compiuto il mio dovere al meglio...-
Ormai aveva esaurito l’ossigeno, e presto i polmoni avrebbero necessitato di nuova aria, la bocca si sarebbe aperta senza la sua volontà e avrebbe respirato, ma invece di ritrovarsi l’aria che si aspetta, si ritoverà piena d’acqua. Questo fu l’ultimo pensiero di Astrid, o almeno così credeva.
Stava piano piano chiudendo gli occhi, ormai vicina allo svenimento, quando ad un tratto vide una grande ombra sopra di lei, e due mani sicure, calde, l’afferrarono per la vita e la trascinarono su, sempre più su...
-Angolo Scrittrice-
 
Rieccomi, nuovo capitolo, spero possiate apprezzarlo al meglio ^w^
Ci sono ancora un sacco di cose da spiegare, lo so u.u’’ Ma pazientate ancora un pò, nei seguenti capitoli sarà tutto un pò più chiaro. Il mistero di Astrid, tutte le incognite su di lei e il suo passato, devo ancora decidere dove poterle posizionare nella storia, insomma, dove collocare la causa di questi avvenimenti( e quelli prossimi) , e ancora sono indecisa sul ruolo complessivo che avrà sulla storia. Ora che sono nel bel mezzo delle vacanze (Yeiiiiii *o*) avrò molto più tempo per dedicarmi alla scrittura :3 Quindi, ci metterò di meno, questa volta, per il prossimo capitolo xD
In particolare, ringrazio:
 
Emma Fahr: no accidenti, non mi sono offesa per niente, anzi xD Grazie di avermelo detto, sono contenta! Cioè xD quando l’ho pubblicato non l’ho riletto come si deve u.u’’ Errori di battutura. Sì, il mio vizio è quello di scrivere molto veloce alla tastiera, sai, quando hai un sacco di idee per la testa, ti viene voglia di scriverle tutte in una volta per paura di dimenticarle D: E i verbi... quelli sono nella mia natura xD Gli sbaglio sempre, quindi cercherò di prestare maggiore attenzione. Grazie ancora (:
 
Eve_Cla84: No, grazie, gli ipocriti sono l’ultima cosa che voglio D: Grazie per la sincerità, e non mi sono offesa, non ti preoccupare! Sapevo già che non avrei ricevuto di certo tante belle recensioni in un colpo, sarebbe stato innaturale >.>’ Ho deciso di dedicarmi alle fanfiction sopratutto per esercitarmi, appunto, e magari rimediare ai miei errori di scrittura J. Grazie tanto per avermi risolto il problema hotmail, ora ho capito come funziona, grazie ancora ^-^  Grazie per il tempo con cui ti sei impegnata a leggere il capitolo e anche a commentare, davvero lo apprezzo ^^
 
Cioccolata:  Oh, ma grazie *o*
Per gli ossimori, è vero, ma a volte non mi viene proprio niente di meglio da scrivere XD Mi toccherebbe stare giorni giorni a pensarci, ma rifflettendci xD Cercherò di prestare maggiore attenzione anche a quelli ^^ Grazie per la metafora, ma ti confesso che mi sono anche inspirata a “Le cronache del mondo emerso” di Licia Troisi per scriverla, quindi non è propriamente mia =3=’’
Grazie ancora ^^ 

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Capitolo 3
*** Salvataggio. ***


Aria. Finalmente. Astrid respirò come non aveva mai fatto prima, assaporando l’aria che la circondava, e respirando sempre più affanosamente, come se quella intorno non le bastasse. Era come quando era davvero affamata e l’aria, meglio del cibo, la saziava. Riusciva a stare a galla, senza sforzo. Infatti si rese conto solo dopo che c’era qualcuno che nuotava per lei, che la stava trascinando per la riva.
Fuori dall’acqua riuscì ad avanzare ancora per qualche metro, appoggiata a quel qualcuno che l’aveva salvata, e stremata cadde a terra in ginocchio. Qualcun altro riuscì a tagliarle le corde che le legavano le mani e da sola riuscì a togliersi la bandana che le chiudeva la bocca. Sputò così  tanta acqua che si meravigliò di essere ancora viva. E finalmente respirò un’altra bocata d’aria, molto meglio di quelle di prima. Sentì qualcuno avvicinarsi, e con tono dolce dirle : << Stai bene? >>
Quello che aveva visto finora era soltanto sabbia, tanto non aveva la forza di alzare la testa. Ma ora, alzando lo sguardo, metteva a fuoco il viso di una ragazza, una bambina più precisamente, la stessa che aveva visto dalla barca.
Oltre la sua testa vide la figura di altri tre personaggi: la ragazza più grande, che aveva scoccato la freccia, un ragazzo dai capelli bruni, più piccolo, e colui che doveva essere il maggiore dei fratelli. Ancora non riusciva bene a mettere a fuoco le loro facce, a causa anche della luce del sole che veniva dalle loro spalle.
 Quindi adesso, si trovava dall’altra parte, sulla terraferma,  in salvo.
Fu con orrore che ripensò a Briscola e dove fosse finito, e prima di alzare lo sguardo e cercarlo, sentì la sua voce corrergli incontro e la sua mano poggiarsi sulla sua spalla. Si rilassò.
<< Astrid, per fortuna stai bene >>
L’elfa fece solo un cenno.
<< Mollateli!? >> sbottò il nano contro i quattro ragazzi.
Di sicuro non si aspettavano una reazione del genere perchè fecero tutti delle faccie confuse. Era ovvio, come minimo dovevano ricevere mille ringraziamenti.
<< Non ti è venuto in mente niente di meglio? >> Continuò riferito alla ragazza con l’arco.
<< Un semplice grazie sarebbe sufficiente >> ribattè Susan, stupita.
<< Quei due ci riuscivano  anche da soli ad affogarci!>>
<< Avremmo dovuti lasciarli fare? >> a prendere la parola era stato il ragazzo che apparentemente sembrava il più grande.
- Deve essere stato lui a salvarmi... - Era l’unico del quadretto a essere completamente fradicio, da capo a piedi, tranne per l’altro ragazzo, che però sembrava troppo smilzo per riuscire a trascinarla fino a riva. Infatti, poco più in là c’era la barca da dove poco fa Astrid era stata buttata in acqua. Il ragazzino smilzo deve averla trascinata fino a riva con Briscola ancora dentro.
<< Scusatelo, è un suo modo per ringraziarvi. >>
Tutti e cinque, compreso il nano,  si girarono verso la ragazza appena soccorsa, che fino a quel momento era rimasta zitta. Aveva la voce un pò roca, come se non parlasse da giorni, e il quasi-annegamendo deve aver contribuito a rendere la voce così grottesca. Ma doveva essere una voce limpida e fluente, a giudicare.
Ora che il quadretto ebbe il modo di osservarla, cominciarono a cogliere dettagli davvero strani, come ad esempio i capelli argentati, fradici, raccolti in una coda con una misera striscia di pelle. E le orecchie... erano a punta. Ora che i capelli erano bagnati erano più facili da individuare.
La ragazza misteriosa doveva essersene accorta perchè provò impacciamente a coprirli senza successo.
Tutti e quattro fissavano le sue orecchie o i suoi capelli, fatta eccezione per il più grande che le osservava gli occhi. Peter, infatti, non che non fosse rimasto stupito dai capelli e dalle orecchie, ma trovava molto più affascinanti gli occhi, e senza accorgersene rimase incantato a guardarli.
Astrid odiava essere fissata in quel modo, e tutto d’un colpo arrossì. Peter doveva essersene accorto, perchè un momento dopo si era riscosso e aveva cominciato a guardare da un’altra parte.
La più piccola, Lucy, notò che il nano gli  guardava in cagnesco. E certo, Briscola era ancora sospettoso e pensava che se avessero scoperto che loro due erano creature di Narnia, sarebbero stati nei guai. Così, la piccola, per interrompere quel silenzio imbarazzante, domandò:
<< Perchè volevano uccidervi? >>
Gli altri due, Susan e Edmund, smisero di guardare la ragazza, concentrandosi adesso sulla risposta che avrebbero dato, e questa ringraziò mentalmente la piccola per aver cambiato argomento, prima che uno di loro potesse chiederle qualcosa a proposito del suo aspetto fisico.
Fu Briscola a rispondere:
<< Gli abitanti di Telmar.... questo fanno. >>
Il quadretto parve più stupito che mai. Il ragazzo più giovane esclamò con stupore << Abitanti di Telmar? A Narnia!? >>
- Cosa? – pensò Astrid. Dovevano essere stranieri venuti da molto molto lontano se pensavano che questa era ancora un’area appartente a Narnia. Le conquiste dei telmarini avevano viaggiato di bocca in bocca, oltre i regni più lontani. O forse...
<< Ma negli ultimi secoli dove siete stati? >> chiese sarcasticamente. Evidentemente non aveva ancora capito.
<< È una lunga storia >> rispose la più piccola, sorridendo.
Ormai Astrid l’aveva già capito. Non erano stranieri, affatto... la conferma le arrivò quando vide la spada che la ragazza arciere stava passando al più grande. Era ancora nel fodero ma l’aveva subito riconosciuta: l’estremità , dalla parte dove la si impugna, era stato modellata come la testa di un leone.
Anche Briscola stava fissando l’arma e stava lentamente arrivando alla verità, tanto si era ammutolito.
Astrid era troppo stupita per proferire parola così il nano azzardò:
<< Oh, voi vi state prendendo gioco di noi... voi siete... >>
<< Siete i re e le regine di un tempo >> sussurò Astrid.
<< Sono Re Peter, il Magnifico >> disse il più grande, tendendo la mano all’elfa per aiutarla ad alzarsi.
- Sono appena stata salvata da re Peter? – si ritrovò a pensare incredula.
Esitò su quella mano, come se avesse paura che potesse svanire da un momento all’altro, e svegliarsi da quello strano sogno, misto di paura e stupore.
 Finalmente. Adesso non avevano più niente da temere.
Prese la mano del re ancora tesa e con il suo aiuto si issò. Ebbe subito una strana sensazione appena sfiorò la sua mano, una sensazione alla bocca dello stomaco, tanto che la lasciò frettolosamente.
- Ma che mi succede? –
D’ altro canto il re era rimasto affascinato dalla ragazza per la seconda volta. Ora che si era alzata poteva ammirare con più libertà la sua figura.
Era alta e snella,. Indossava una normale casacca, lacera e sporca, troppo grande per lei. Mentre era prigioniera nella prigione di Miraz l’avevano spogliata di tutte le sue armi e della sua corazza, lasciandola con quello stupido indumendo, che proteggeva a malapena dal freddo e dall’umidità che trapelavano nella sua cella. Le avevano lasciato la cintura, che prima doveva custodire una custodia per una spada, e un borsello per varie armi, come coltelli. In più aveva dei pantaloni di pelle e dei semplici stivali. Era davvero strano come abbigliamento, non si addiceva per niente ad una ragazza.  Insomma, una femmina non si veste da maschio, non è... femminile, ecco. Ma a Peter questo non sembrava dar fastidio. C’era qualcosa di strano in quella ragazza, e avrebbe voluto scoprirlo al più presto.
Astrid, accorgendosi dello sguardo del re fisso su di lei, cercò di cambiare soggetto posando tutta la sua attenzione sulla ragazza più grande, colei che doveva essere la regina Susan.
<< Forse potevi evitare l’ultimo appellativo >> disse scherzosamente Susan.
<< Forse poteva >> disse Briscola, ridendo.
Astrid si accenò a sorridere, mentre tutti gli altri ridevano,a fatta eccezione di Peter che sembrava leggermente imbarazzato
Il re cercò di ritrovare quel poco contegno che aveva sfilando la spada dal fodero e dicendo,rivolto al nano:
<< Rimarrai sopreso >>
- oooh, un piccolo duello? Ah bè, a questo Briscola farà molto piacere - pensò divertita l’elfa.
<< Ohoh, non vorrai sfidarmi ragazzo? >> domandò Briscola, con una nota di eccitazione sulla voce. Insomma, doveva essere a dir poco eletrizzante poter combattere con il Re più stimato di tutti i tempi.
<< Non io, lui. >> E indicò suo fratello più piccolo. Edmund parve un pò sorpreso ma infine con uno sguardo da “perchè no?” sfilò la sua spada e si mise in posizione d’attacco. Questa voleva dire che... Briscola avrebbe combattutto con quella di Peter.
Il nano non parve mentalmente pronto a questo avvenimento perchè quando il re gliela porse, parve prima incredulo, poi affascinato dalla lama lucente. Riscuotendosi la prese in mano. Appena Peter l’ebbe lasciata, questa cadde a terra, come se fosse troppo pesante per il nano.
- Ah, vecchia mossa ma pur sempre efficace – pensò Astrid soddisfatta, indietreggiando, sapendo già cosa sarebbe successo.
Intanto Edmund aveva assunto la faccia da “dovrei davvero combattere contro di lui?”, diretta a Peter, che rispose con un’alzata di spalle, anche lui incosciente della mossa del nano.
Briscola, intanto, approfittando della bassa guardia del re sfoderò il suo primo attacco verso l’alto prendendo di sorpresa Edmund e il resto del gruppetto che indietreggiò subito.
Briscola fece roteare la spada, ma Edmund era riuscito a schivarla abbassandosi, senza però avere  il tempo di prevedere la sabbia che gli stava arrivando agli occhi, lanciata dal nano in quel momento di disattenzione.
<< Edmund! >> esclamò preoccupata Lucy.
<< Oh, tutto bene? >> chiese sarcastico briscola, e dando un affondo dall’alto verso il basso. Sfortunatamente Edmund, anche se mezzo acciecato, riuscì a evitarlo e girandosi dall’altra parte a colpirlo alle spalle e mettendosi subito a distanza di sicurezza. Nel frattempo, il nano cadde  per via del colpo alle spalle.
Si sentì una risatina di divertimento venire da Lucy.
Edmund sorrise. Ormai aveva capito il suo gioco.
Briscola tentò un’altro affondò che però, Edmund, parò prontamente e rigirando la spada cerò di colpire il nano, che a sua volta si abbassò evitanto il colpo. Nel mentre, il nano era riuscito a colpire girandosi su sè stesso ma ancora una volta Edmund lo evitò saltando. Poi seguirono una serie di affondi, molto precisi da parte del re, e ad ogni parata il nano indietreggiava, sempre più in difficoltà. Finchè con un ultimo attacco il re riuscì a disarmare lo nano e mettere fine al combattimento.
Il nano cadde a terra stremato e sorpeso.
Al contrario, Astrid non sembrava minimamente sorpresa. Lei si aspettava che Edmund vincesse.
Lei aveva avvertito subito una strana sensazione, insomma, in qualche modo sapeva che erano loro, e che potevano fidarsi, quindi non aveva dubbi sull’esito dell’incontro.
Tanto che non si era neanche minimamente preoccupata di doverlo seguire. Lo guardava ogni tanto per vedere come procedeva, ma era del tutto disinteressata. La sua attenzione, piuttosto, era tutta rivolta ai re e alle regine.
Per prima cominciò a studiare la regina Susan.
Notò con piacere che corrispondeva perfettamente alla descrizione delle innumerevoli leggende sui re di un tempo: bella, affascinante, aveva uno sguardo fiero e allo stesso tempo dolce. Indossava un lungo vestito viola, che anche essendo semplice, la rendeva ancora più bella. Inforcava un arco e, sulle spalle, una faretra piena di freccie. Notò anche che alla cintura mancava il corno che doveva stare nella sua apposita custodia. Inefetti lei sapeva dove era andato a finire.
Poi il suo sguardo si posò sulla regina Lucy, la più piccola di tutti,ma non certo per questo la meno importante.
Anzi, era la regina più apprezzata, non che Susan non lo fosse, anzi, ma diciamo, che soltanto guardandola ti riempiva di grande serenità. Aveva uno sguardo dolce, anche se in quel momento era preoccupato, visto l’incontro del fratello contro il nano. Si raccontava che fosse la più buona e magnanima dei quattro. Indossava un vestito semplice, come quello della sorella, ma questa era rosso, e dalla cintura pendeva un piccolo pugnale, quello con cui aveva tagliato le sue corde, liberandola, e una piccola fiaschetta, un’ampolla scintillante fatta, Astrid lo sapeva, di diamante e al suo interno conteneva un liquido in grado di curare ogni malattia.
Infine passò a Peter. Il più grande dei fratelli, era lui il re supremo, dove sotto di lui governavano gli altri tre fratelli. I suoi capelli ,ancora bagnati, erano di un biondo tendente al castano, e un ciuffo era ricolto verso l’orecchio destro. Aveva gli occhi di uno splendido azzurro, niente a che vedere con quegli di Astrid, ma pur sempre belli. Indossava una casacca a maniche larghe, blu e sopra questa un’altra casacca, marrone,  fatta di pelle e senza maniche. Anche i pantaloni erano fatti di pelle. Infine sulla cintura, stava comodamente un fodero, il fodero dove sarebbe dovuta rimanere la spada, quella con cui Briscola aveva l’onore di combattere.
Ancora non ci credeva. Aveva di fronte Re Peter, l’eroe di tutti i suoi sogni. Era sempre stato il suo preferito da quando il maestro le raccontava quelle leggende. Sognava di combattere a fianco di un uomo adulto, che l’avrebbe sempre aiutata in caso di difficoltà e insieme avrebbero sconfitto la regina Bianca. Ma adesso che si ritovava davanti un ragazzino, poco più grande di lei, era più difficile pensare che l’età dell’oro di Narnia era stata così fruttuosa grazie soprattutto a lui.
Però, continuava a pensare Astrid, doveva ammettere era un bel ragazzo.Si riscosse, stupita da questo suo pensiero.  Un “Fulmini e saette!” di briscola  la portò alla realtà e si decise a guardare l’incontro ormai finito.
Briscola era stato battuto, come aveva previsto.
<< Ormai è ovvio che quel corno a funzionato. >> prese parola Astrid. Tutti si girarono verso di lei incuriositi.
<< Quale corno? >> chiese Susan. Sospettava si parlasse del SUO corno.
 
 
 
 
 
*Angolo Autrice*
Rieccomi con un nuovo capitolo, con i fratelli Pevensie u_ù Spero vi sia piaciuto, morivo dalla voglia di scivere questo pezzo, perchè è con questo che si è creata tutta la storia. Voglio dire xD  Questa è stata la prima scena che ho immaginato, e da questa è nata tuuuuutta la storia, perciò... godetevela è_é
Spero di aggiornare più in fretta dell’ultima volta, perchè adesso ho mezze idee su come continuare XD Ci si vede :B
 
Eve_Cla84: Incompleta!? Ma anche no ù^ù Solo per queste piccole recensioni, non dovrei finirla? X°° Non credo proprio 8DD Non sai quanto la tua recensione mi abbia reso contenta *w* Eh sì, volevo proprio incuriosirvi con la storia di Sarah/Astrid u_u  Goditi i Pevensie xD
 
 

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