You can runaway with me anytime you want.

di Back To Vegas Skies
(/viewuser.php?uid=109101)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When the lights go out, will you take me with you? ***
Capitolo 2: *** Until we find our way in the dark and out of heart. ***
Capitolo 3: *** 'Cause you stop the noise. ***



Capitolo 1
*** When the lights go out, will you take me with you? ***


La prima storia che pubblico non poteva che essere una Frerard :D
Ovviamente tutto ciò che scrivo è frutto della mia mente. 

Ah, l'ultima cosa: 
Quello nero è Gerard, cioè i suoi pensieri e la situazione vista attraverso la sua ottica, quello blu è Frank. 


You can runaway with me anytime you want.


When the lights go out, will you take me with you?


La ghiaia del sentiero principale scricchiolava sotto le ruote del piccolo passeggino blu spinto da un giovane papà dai capelli rosso acceso e dagli occhi tristi, molto tristi.

Si sedette su una panchina che dava su un piccolo laghetto e sistemò accanto a sé il passeggino dove la sua fotocopia in miniatura e con i capelli neri lo guardava sorridendo.
- Dada! – gli disse, tendendo le piccole braccia paffute.
Il giovane la prese in braccio, le diede un bacio leggero sulla fronte e la strinse forte al petto. Era sua figlia, la sua bambina, la creatura che più amava al mondo. Se la sistemò sulle ginocchia e, mentre lei rideva indicando le anatre che increspavano la superficie dell’acqua, si ritrovò a pensare a quanto fosse incredibile il fatto che un esserino così piccolo fosse l’unica cosa che lo spingeva ad andare avanti e a non puntarsi una pistola alla testa. Era incredibile che in quel corpicino di poco più di 10 chili risiedesse la maggior parte della sua felicità. La maggior parte, ma non tutta. Per quanto l’amasse, per quanto cercasse di vederla sorridere con ogni mezzo, per quanto lei fosse la bambina più dolce dell’universo, non riusciva a compensare tutto ciò che gli mancava. Gli mancava una moglie che lo amasse, dato che la sua sapeva solo urlargli contro, gli mancava la sua famiglia, che viveva troppo lontano, gli mancava un amico con cui parlare e sfogarsi…
Rimise la bambina nel passeggino e le accarezzò la testa con dolcezza.
- Scusi, la disturbo se mi siedo qui?
Sobbalzò, colto alla sprovvista. Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si era accorto del ragazzo che gli si era avvicinato. Annuì velocemente, alzando lo sguardo.
Il giovane che gli stava davanti era mingherlino, dimostrava sì e no 25 anni, aveva grandi occhi castani e un viso dolce incorniciato da capelli neri. Le braccia, interamente tatuate fino alle mani, spingevano un passeggino a due posti nel quale dormivano placidamente due bimbe molto piccole, identiche. Il ragazzo si sedette sorridente e, nonostante il suo interlocutore sembrasse quasi assente, continuò:
- Sa, lì ci sono solo mamme che non fanno altro che parlare di pannolini, pappine e biberon!
Rise, indicando un gruppetto di donne un po’ più in là.
Il ragazzo dai capelli rossi si voltò verso di lui: quella risata sembrava quella di un bambino, talmente limpida, talmente bella…
Non poté fare a meno di sorridergli a sua volta.
- Sai che divertimento! Comunque io sono Gerard. - Gli disse, tendendogli la mano, che l’altro prontamente strinse.
- Io mi chiamo Frank, piacere di conoscerti. Posso darti del tu, vero?
Gerard sorrise di nuovo e annuì, staccando la sua mano da quella dell’altro, scoprendo, con sua sorpresa, di interrompere una stupenda sensazione.
- E loro sono Cherry e Lily, le mie bambine – Continuò Frank, indicando le gemelline.
- Oh, lei è Bandit, Bandit Lee. – disse Gerard che si era quasi dimenticato di sua figlia, che ora guardava curiosa il ragazzo che le stava sorridendo.
Chiacchierarono per un bel po’ e Gerard sentiva una sempre maggiore simpatia nei confronti di quel ragazzetto dal sorriso facile e gli occhi luminosi che ora cullava una delle sue bambine che si era svegliata piangendo.
- Deve essere difficile crescerne due insieme! Già con una è un’impresa… - Osservò Gerard.
- Soprattutto se si è soli. – aggiunse sottovoce Frank.
Il rosso lo guardò con aria interrogativa. Il più piccolo si era fatto improvvisamente serio, guardò sua figlia, sospirò e disse: - Mia moglie è morta poco dopo il parto. Una complicazione, così hanno detto i medici. Ma stai tranquillo – continuò sorridendo con aria malinconica notando l’espressione davvero dispiaciuta dell’altro, - è passato quasi un anno, e poi loro mi aiutano ad andare avanti. Mi tengono così occupato che non ci penso.
L’atmosfera si era fatta pesante ed era calato un silenzio imbarazzato, nonostante avessero parlato ininterrottamente fino a pochi istanti prima. Fu Frank a ricominciare a parlare dopo un minuto che sembrò un mese. – E tua moglie? – chiese –È davvero una donna fortunata ad avere un marito simpatico come te. – Sorrise di nuovo, guardando Gerard che rispose: - Forse lei ancora non lo sa! –
E finalmente risero di nuovo insieme.

 
 - Okay, non c’è nulla di male nel fatto che mi piaccia un uomo. Che mi piaccia esteticamente un uomo.
Frank cercava di auto-rassicurarsi (con scarsi, scarsissimi risultati) mentre imboccava il sentiero principale del parco spingendo il passeggino delle gemelle. Sorrise, pensando che erano quasi due mesi che non faceva altro che ripeterselo inutilmente e che, anzi, questo non faceva altro che aumentare il suo interesse nei confronti di quel ragazzo con i capelli rosso fuoco e gli occhi meravigliosamente verdi che da tre mesi era entrato a far parte della sua vita. Si era ritrovato ogni sera a pregare che il giorno dopo ci fosse il sole, o almeno un clima adatto per poter portare le bambine al parco, così da poterlo incontrare e parlare con lui. Ma più il tempo passava, più si accorgeva che gli bastava anche solo vederlo per un minuto per sentirsi felice. Lui gli faceva dimenticare i suoi problemi, lo faceva sorridere e per di più le loro bambine andavano d’accordo.
E pian piano si era reso conto che quella che sembrava amicizia era qualcosa di più per lui. Molto di più. Sognava i suoi occhi, i suoi capelli, la sua bocca lievemente storta che gli piaceva così tanto e quelle mani che gesticolavano sempre…
Scosse la testa e accelerò: quei pensieri gli avevano fatto aumentare il desiderio di anticipare quell’incontro, ormai abituale, che segnava in positivo tutte le sue giornate.
Eccolo lì, seduto sulla loro panchina con i capelli rossi scompigliati dal venticello di inizio autunno.
- Ttio Fenk! – urlò Bandit, indicandolo e sorridendo.
- Ciao principessa! Come stai stamattina? – Rispose lui chinandosi verso di lei e carezzandole la guancia, ricevendo una risata acuta come risposta.
- E il povero papà un saluto non se lo merita? – Disse Gerard, con un finto tono offeso. Frank si alzò, gli si avvicinò e lo abbracciò, per la prima volta in tre mesi.
Poi disse: - Così va bene?

 
 
A Gerard sembrò di poter morire. Aveva sempre saputo di essere attratto dagli uomini, aveva persino avuto un fidanzato al liceo. Per lui non era mai stato un problema, ma ora… Non poteva rovinare tutto così. Frank era l’unico amico che aveva, non doveva mandare tutto a puttane innamorandosi di lui. E poi era un uomo sposato, con una moglie, una figlia. No, non doveva, continuava a ripetersi. Ma probabilmente il suo cuore non l’aveva capito: batteva così forte che sembrava volergli saltare fuori ed entrare nel petto dell’altro, che ora premeva contro il suo. Frank si staccò dall’abbraccio e si sedette, Gerard lo imitò, ancora  perso nei suoi pensieri e con le guance in fiamme.
 
 
- Sai, credo che qualche volta dovremmo vederci senza le bambine. Non che mi diano fastidio, ma… Vorrei poter parlare tranquillamente con te.- Frank si sforzò di fingersi disinteressato, mentre pronunciava quella frase su cui aveva rimuginato una settimana. Gli tremavano le mani e si morse il labbro, trepidante per la risposta.
- Credo che tu abbia ragione. Sarebbe bello fare quattro chiacchiere in pace. – Rispose Gerard.
Frank si sentì sollevato, ma in ansia. Cosa avrebbero fatto? Cosa si sarebbero detti? Era un appuntamento? No, certo che no… Si girò verso l’altro e lo sorprese a guardarlo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Until we find our way in the dark and out of heart. ***


Until we find our Way in the dark and out of heart.


- Che stupido! – Pensò Gerard, arrossendo. Si era fatto cogliere mentre lo guardava come un pesce lesso. Guardava i suoi capelli, il suo naso, il collo, poi di nuovo gli occhi… Distolse in fretta lo sguardo, imbarazzato, e Frank sorrise.
Gerard aveva il cervello che gli urlava: - Pensa a Lindsay, pensa a Lindsay! – Chiuse gli occhi e continuò a ripeterselo mentalmente.
Ma come poteva lei essere meglio di lui?
Lei che gli lasciava la figlia giorni interi per andare chissà dove? Lei che gli aveva fatto perdere gli amici e che lo aveva fatto allontanare dalla sua famiglia? Lei che lo trattava come un cane, urlando e lanciandogli oggetti anche davanti alla bambina, che di fronte alle sfuriate della madre si rifugiava sotto il tavolo?
Guardò di nuovo Frank, che lo osservava preoccupato. Finse un sorriso, ma sapeva che lui non l’avrebbe bevuta, infatti ricevette in cambio uno sguardo ancora più preoccupato.
 
 
Decisero di incontrarsi, senza le bambine, la sera stessa. Frank era tesissimo. Aveva lasciato le gemelle a sua madre, con un triliardo di inutili raccomandazioni che la donna ascoltò sospirando.
Si incamminò a piedi, le mani in tasca e il cuore a mille, ripetendosi che era inutile  preoccuparsi, era solo una serata tra amici, una semplice serata tra amici.

 
 
Gerard uscì di casa canticchiando. Sua moglie aveva portato Bandit con sé a fare shopping, quindi non aveva dovuto rispondere alle domande tempestive che lei sicuramente gli avrebbe posto. Spense il cellulare, niente e nessuno avrebbe dovuto disturbarlo. Si accorse di essere in ritardo e cominciò a camminare velocemente verso il parco, sorridendo per il fatto che si sentiva come una ragazzina al suo primo appuntamento.
 
 
Frank arrivò per primo e dopo dieci minuti nella sua testa cominciarono a susseguirsi una serie di immagini catastrofiche nelle quali l’ipotesi più allegra era che Gerard fosse stato rapito dagli alieni e portato in chissà quale galassia sperduta. Poi pensò a quanto era stupido, che probabilmente lui aveva di meglio da fare che uscire con un vedovo troppo giovane che cresceva due figlie.
- Sarebbe un impegno troppo grande uscire con uno come me. – Pensò sospirando.
Però poteva essere semplicemente in ritardo… O forse aveva frainteso le sue intenzioni e aveva capito male. Forse lo aveva solo assecondato senza ascoltarlo, forse aveva voluto accontentarlo perché gli faceva pena. Magari ora era con sua moglie a raccontargli di quel povero sfigato che lo aveva reso parte integrante della sua vita in pochi mesi, fidandosi ciecamente di lui dal primo momento. Sì, probabilmente la risposta era questa.
Ma mentre stava per andare via, sentì un rumore di passi che si avvicinavano e alzando lo sguardo, vide Gerard che gli sorrideva da sotto i capelli rossi e si sentì così sollevato da pensare di stare per volare.

 
 
Non appena Gerard vide quel dolcissimo e familiare sorriso allargarsi verso di lui, ebbe la sensazione che le sue gambe si fossero improvvisamente trasformate in gelatina. Ma non appena lo raggiunse, scusandosi per il ritardo, si accorse di non sapere come comportarsi. Cosa doveva fare?
Salutarlo con la mano? Squallido e freddo.
Abbracciarlo? Mh, forse troppo confidenziale.
Dargli un bacio sulla guancia? Magari! Ma avrebbe fatto la figura di una ragazzina…
Infine, ancora indeciso su cosa fare, tese la mano verso di lui.
 
 
Frank guardò perplesso la mano che Gerard gli porgeva e alzò lo sguardo verso di lui, incontrando un’espressione imbarazzata. Sorrise, prese la mano tesa dell’altro e lo tirò verso di sé. Lo abbracciò e disse: - Sono contento che tu sia venuto.

 
Gerard fu piacevolmente sorpreso da quell’abbraccio. Strinse forte a sé il più basso e avrebbe voluto che quella sensazione non finisse mai. Si sentiva a suo agio tra le sue braccia, immerso nel profumo dei suoi capelli e della sua pelle che era, scoprì, qualcosa di meraviglioso. Quell’abbraccio però era già durato più del dovuto e così, appellando a tutta la sua forza di volontà, si separò da Frank, rendendosi improvvisamente conto di quanto facesse freddo quella sera.

 
Forse si stava solo impressionando. Forse. Ma gli era parso che quell’abbraccio non fosse stato proprio una cosa da amici. Ma non volle pensarci troppo, non voleva crearsi false illusioni e, dopotutto, era solo un abbraccio.
Si incamminarono lentamente verso un bar che si trovava all’angolo della strada. Era un posticino caldo e accogliente e, non appena arrivarono, presero posto ad un tavolino in fondo alla piccola sala. Cominciarono a chiacchierare proprio come facevano ogni mattina, ma Frank sentiva che c’era qualcosa di diverso. Probabilmente era dovuto all’ambiente, al fatto che fosse sera, che non ci fossero le bambine.
Si ritrovarono a parlare di donne, Frank non sapeva come, dato che il suo cervello era andato in stand-by dopo aver guardato troppo gli occhi verdi che gli stavano di fronte.
- Io sono sempre stato una frana con le donne! Per me gli uomini sono molto più semplici da capire. Non credi anche tu?
Frank annuì, confuso. Un lato di lui era felice della piega che aveva preso il discorso, l’altro desiderava che tornassero a parlare del guasto della macchina di Gerard, sorridergli e annuire, solo per ascoltare la sua voce.
- Ad esempio, - continuò il rosso – quando ero al liceo, è stato molto più facile per me trovare un ragazzo, piuttosto che una ragazza. È stato meglio, anche se non è stato tutto rose e fiori all’inizio…Non è facile per tutti accettare una cosa del genere. Ricordo ancora la faccia di mio fratello quando ci scoprì in bagno a baciarci! – concluse ridendo.
Frank, che stava per bere, rimase a bocca aperta, con il boccale di birra a mezz’aria e gli occhi sgranati davanti a sé.

 
 
Probabilmente aveva esagerato. Cioè, era vera la storia del fidanzato e tutto il resto, ma forse Frank non era pronto ad ascoltarla. Cazzo, pensò Gerard, non lo aveva mai sentito fare un commento su una donna o qualcosa di simile, mai che avesse guardato una bella ragazza o fatto apprezzamenti ad alta voce, era sicuramente un ragazzo dai sani principi, quindi era molto probabile che il discorso lo avesse sconvolto.
Così, ridendo, disse: - Scusa, devo averti scandalizzato. – continuò a ridere -  avresti dovuto vedere la tua faccia!
- No, no! Niente affatto! – Rispose subito l’altro, arrossendo violentemente.
 
 
A Gerard piacevano gli uomini. E si dava il caso che Gerard fosse l’unico uomo verso il quale avesse mai provato un’attrazione fisica (e non solo).
Lo guardò negli occhi e gli sorrise. Un sorriso sincero, sollevato.
Poi sospirò, e guardandosi le mani disse: - Anche io sono non sono un granché con le donne. Pensa che nella mia vita mi sono innamorato solo due volte.
- C’è stata qualcun’altra prima di tua moglie? – Chiese Gerard.

Frank chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e continuò: - Beh, no. D-dopo di lei.
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 'Cause you stop the noise. ***


Erano trecentottant’anni che non aggiornavo questa storia D:
Vabbè, capitolo breve ma intenso u.u
 
Spero vi piaccia <3
 


'Cause you stop the noise

 
Frank fece un respiro profondo e Gerard notò un certo disagio in lui. Dove voleva arrivare? Non c’era nulla di male nel fatto che Frank fosse innamorato. Era giovane, bello, simpatico. Era stato lui a portare il discorso su quella strada e nella sua mente si era preparato ad ogni tipo di reazione dell’altro e ad ogni tipo di risposta, ma allora perché, cazzo, perché ora gli faceva così male il cuore?
Finse un sorriso, molto mal riuscito, e chiese: - Chi è lei? La… la fortunata, intendo.

 
Frank era convinto di essere ad un passo dalla sua rovina. Gli era arrivato troppo tardi alla mente il pensiero che anche se a Gerard potesse piacere un uomo, non necessariamente quell’uomo era lui.
Ma ormai il danno era fatto. Sospirò, per la ventesima volta quella sera, e, senza alzare lo sguardo, disse: - Non è una lei, è un lui. Un fottutissimo lui, Gerard. Ed è la prima volta…la prima volta che mi sento attratto di un uomo. La cosa peggiore è che non si tratta solo di attrazione fisica. Iolo amo. Lo amo come non ho mai amato nessuno. Più di quanto abbia amato mia moglie, più di ogni altra cosa o persona che abbia mai incontrato. – Si nascose il viso tra le mani e continuò, quasi in lacrime – Se… se solo tu sapessi quanto.


 
Gerard era convinto che il suo cuore non avesse mai battuto più in fretta, aveva la sensazione che stesse per esplodere e farsi in mille pezzi. Non sapeva a cosa pensare.
Si avvicinò all’altro che aveva ancora il volto coperto, gli accarezzò i capelli e sussurrò: - Questo qui è un idiota. – Si avvicinò ancora, arrivando a stargli accanto. - Se ti fa soffrire così tanto dovresti dimenticarlo.
Frank si era scoprì il viso e si sporse verso di lui, guardandolo con gli occhi un po’ umidi e arrossati, nei quali il rosso credette di poter annegare.
- Non potrei mai dimenticarti, Gerard. – rispose Frank sottovoce, con il naso che sfiorava il suo.

 
L’aveva davvero detto? Oh cristosanto.
Non fu neanche capace di realizzare quello che stava succedendo, che si ritrovò le labbra di Gerard sulle sue
.

 
Non gli importava del fatto che fossero in un bar, né del fatto che qualcuno li stesse sicuramente guardando, né tantomeno che a casa avesse una moglie e una figlia ad aspettarlo.
Ora per lui esisteva solo Frank, con la sua bocca e la sua lingua, le sue mani e il suo profumo.
Fu un bacio lento, dolce. Forse stava diventando pazzo, ma gli sembrava che i loro movimenti avessero un ritmo, fossero in qualche modo sincronizzati, come se lo avessero già fatto altre volte. O come se fossero stati da sempre destinati a stare insieme.
E mentre sentiva la lingua dell’altro accarezzare la sua, mentre prendeva la sua mano e la stringeva, mentre metteva tutto a tacere e ascoltava solo il battito del suo cuore, cominciò a pensare che forse era davvero così.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=629836