Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** 1. On My Way [Phil Collins] *** Capitolo 2: *** 2. Life Is A Highway [Rascal Flatts] *** Capitolo 3: *** 3. Sanctity Of Dreams [Live] *** Capitolo 4: *** 4. When You Look Me In The Eyes [The Jonas Brothers] *** Capitolo 5: *** 5. Little Wonders [Rob Thomas] ***
NdA - Ho da
poco visto il film "Toy Story 3", e ne sono rimasta affascinata, così
come mi avevano colpita già i primi due capitoli della serie. Questo terzo
capitolo, in particolare, mi ha commossa nel finale: vedere Andy allontanarsi
così, lasciando indietro quelli che sono stati i primi amici che ha avuto, mi
ha lasciato uno strano senso di vuoto nel cuore. Poi ho guardato Bonnie, così
felice di avere tanti nuovi giocattoli, e... improvvisamente ho avuto
un'illuminazione, e una domanda ha iniziato ad attraversarmi la mente: e se la
storia di Woody & Co. non si esaurisse qui? E se l'ultimo passo per loro
fosse... tornare da Andy?
I.On My Way
"Sei sicura di aver preso
tutto, tesoro?"
La ragazza sbuffa, apparentemente
contrariata. In realtà, sorride. "Sì, mamma, ho preso tutto. Stai
tranquilla. E poi, non sto certo andando in guerra." Chiude l'ultimo
scatolone, non senza fatica, e si toglie una ciocca di capelli dagli occhi. Fa
correre lo sguardo lungo la stanza, suo rifugio negli ultimi diciassette anni,
e improvvisamente le tornano in mente i suoi cinque anni, fatti di capelli
tagliati cortissimi, gonne dai colori sgargianti e fantasmi nascosti in
pasticceria. Sorride, pensando che tutto questo le mancherà, quando sarà al
college.
"Il college" sospira,
estasiata. Ha aspettato per anni questo momento. Le elementari, le medie, il
liceo: è sopravvissuta a tutto questo soltanto per poter arrivare al college. E
ora che questo momento è finalmente arrivato, non è più sicura di essere così
pronta ad affrontarlo.
"Vuoi che ti prepari un panino
per il viaggio, tesoro?"
"No, mamma, ti ringrazio.
Prenderò qualcosa per strada."
"Sicura che non vuoi che ti
accompagniamo, BonBon?"
"Oh, mamma, non ho più cinque
anni! Non chiamarmi BonBon!" ribatte immediatamente lei, stizzita. Poi
riprende, con tono più dolce: "E' ora che l'uccellino dispieghi le ali e
lasci il nido, no? E poi, in caso di bisogno, posso sempre telefonare."
"Sì, forse hai ragione" si
arrende la donna. Poi indica uno scatolone abbandonato in un angolo. "E
questi vecchi giocattoli? Intendi buttarli?"
*
La vecchia utilitaria parte
sbuffando. E' stato il primo acquisto importante di Bonnie, frutto di anni di
lavoro come animatrice all'asilo locale e come babysitter per i bambini del
vicinato. Anni di lavoro in compagnia dei suoi vecchi amici giocattoli. Mentre
attraversa a passo d'uomo il quartiere, cercando di imprimere nella propria
mente ogni dettaglio, la ragazza getta un'occhiata nello scatolone: cowboy,
cavalli, bambole di pezza, alieni e clown... le mancheranno, al college. Ma in
fondo, sa che questa missione è la più importante, per loro.
Prima di imboccare la statale che la porterà verso il proprio futuro, Bonnie fa
un'ultima tappa. E' una bella villetta con giardino, e ci abita un bambino. Lo
ha capito vedendo i giocattoli ingombrare il giardino, e sentendo le risate
argentine che si sprigionavano dalla veranda. I giocattoli in giardino hanno
fatto la loro comparsa da circa tre mesi, e da circa tre mesi lei sa che Andy è
tornato in città. Tuttavia, ancora non è passata a fargli visita.
Rimane ferma all'imboccatura del
vialetto per almeno due minuti, poi si decide a raggiungere la porta
d'ingresso. Suona il campanello, e attende ancora. E' cresciuta parecchio,
Bonnie, e con lei è cresciuta anche la sua timidezza. Sta ancora pensando ad
una frase di apertura, quando la porta improvvisamente si apre.
"Salve, che cosa posso fare per
lei?"
L'uomo sorride. Ha un sorriso
gentile e contagioso, e gli occhi più azzurri che Bonnie abbia mai visto.
"Ciao, Andy."
"Salve, lei... ehi,
Bonnie?" domanda lui, incredulo.
"Sì, sono io" risponde
lei, con un timido sorriso dipinto sul volto, sentendo le guance farsi a poco a
poco color porpora e incandescenti. "Sono Bonnie."
"Mio Dio, non è possibile. La
piccola Bonnie?"
Non si sono visti per almeno cinque
anni, è comprensibile che lui stenti a crederci. E' in questo periodo che
Bonnie è cambiata di più: è diventata più alta, i capelli si sono allungati e
si sono fatti più docili, e il suo corpo ha iniziato ad assomigliare sempre più
al corpo di una donna. Anche i suoi interessi si sono diversificati: dai
pennarelli è passata all'arte, dai tricicli alle automobili, e dalle bambole è
passata ai ragazzi.
Non che abbia mai avuto storie
serie, la piccola Bonnie. Ha modellato il suo ideale di fidanzato su quello che
è stato - e che ancora è - suo padre per lei: un uomo buono, gentile, un gran
lavoratore che ha sempre avuto una parola gentile, anche se stanco e stremato.
Nonostante gli anni, però, nei suoi pensieri c'è sempre stato posto per un paio
di grandi occhi azzurri.
Gli stessi che ancora non hanno smesso di osservarla.
"Che cosa posso fare per
te?"
"Beh, io sto... sto partendo
per il college, e ho pensato di passare a lasciare questi" risponde lei,
porgendogli lo scatolone.
Andy prende in consegna il peso e
solleva una delle alette. La sagoma del suo primo, grande amico gli sorride
dalla cima del mucchio, da sotto un cappello da cowboy decisamente più curato
dell'ultima volta che lo ha visto.
"Ma questi sono..."
"I tuoi giocattoli. Te l'ho
detto, io sto partendo per il college, e non posso portarli con me. Ho visto i
giocattoli in giardino, e ho pensato... ho pensato che a tuo figlio avrebbero
potuto fare piacere." Conclude in un sussurro, una vaga nota di dispiacere
nella voce. In fondo, la cotta per Andy non le è mai passata.
"Come? No, Bonnie,
aspetta..."
"No, davvero. Tienili. Scusa,
ma devo proprio andare." Abbozza un ultimo sorriso, percorre a ritroso il
vialetto e si chiude in macchina.
La strada scorre veloce, e Bonnie non
può fare a meno di guardare nello specchietto retrovisore le sue ultime
speranze allontanarsi da lei. Ma davvero ha creduto che Andy l'avrebbe
aspettata? Sono passati dodici anni, da quando le ha regalato quei giocattoli e
ha giocato con lei, nel giardino di casa, aiutandola a sventare i perfidi
attacchi del malvagio Dottor Prosciutto e le rapine di Bart Il Guercio. Lui ha
ventinove anni, ormai, lei soltanto diciassette. Davvero Bonnie si era illusa
che ci potesse essere qualcosa?
Si asciuga una lacrima e continua a
guidare. Arriva al college quando ormai è pomeriggio inoltrato. Non ha più
tempo di pensare a Andy e a quello che non è successo: al college è tutto così
frenetico!
La sua compagna di stanza sembra una ragazza simpatica: le stringe la mano e la
aiuta a scaricare gli scatoloni dall'auto. E' lì già da un paio di giorni, e
inizia a darle qualche dritta su come muoversi all'interno del campus.
Arriva la sera, e Bonnie è stanca.
Attacca al muro un'ultima fotografia, poi si getta a corpo morto sul letto e
rimane ferma a contemplarla.
"Wow, sei tu?" le domanda
Jennifer, la compagna di stanza.
Bonnie annuisce. "Avevo cinque
anni."
"Eri carina anche da piccola. E
lui chi è, tuo fratello maggiore?"
Bonnie scuote la testa. "Si
chiama Andy. Abitava a un paio di isolati da casa mia. Era un amico."
Capitolo 2 *** 2. Life Is A Highway [Rascal Flatts] ***
Nel Mondo Dei Sogni [Toy Story 3]
II. Life Is A Highway
L’ha
guardata andare via senza dire una parola, i capelli scuri che le saltellavano
con allegria sulla schiena. L’ha guardata mettere in moto e scappare verso il
futuro, con una fretta che non riuscirebbe nemmeno a descrivere. È rimasto
fermo sulla porta per due minuti buoni, indeciso sul da farsi. Poi ha guardato
la scatola, ne ha saggiato il peso, ha dato un’altra occhiata al viso
sorridente del cowboy, e si è deciso a rientrare.
Ora
Andy è nella sua vecchia stanza, che ha appena finito di arredare in un modo
più consono alla sua età: invece nella carta da parati a nuvolette bianche, un
sobrio azzurro senza stampe. E sugli scaffali, niente più romanzi d’avventura e
giocattoli rotti, ma pesanti volumi dalla copertina spessa e rigida. In un
angolo, vicino alla finestra, un tavolo da disegno. Woody approfitta di un
attimo di distrazione dell’uomo per dare una sbirciata e informare i compagni
di viaggio: “Andy è un architetto!” bisbiglia, non appena il suo sguardo
incrocia il diploma di laurea, incorniciato e lucido, esposto in bella vista.
“Sapevo
che ce l’avrebbe fatta, il ragazzo” approva Buzz, dando una pacca sulla spalla
al vecchio sceriffo, mentre continua a tenere per mano la bella cowgirl Jessie.
Jessie
è preoccupata, glielo si legge in volto. “Ragazzi, non pensate anche voi che
Bonnie avesse una voce strana, quando ha parlato con Andy?”
“Strana?
Che cosa intendi per strana?”
“Ecco,
Woody, a me sembrava che…” inizia lei, costretta ad interrompersi, perché Andy
sta per aprire la scatola.
Andy
è cambiato, tutti i giocattoli se ne accorgono. Eppure tutti riconoscono il suo
tocco: li afferra come quando aveva otto anni e doveva proteggerli dalle
insidie di Molly. Chuckles, Dolly e gli altri imparano ben presto a conoscere
la sua mano, e si abbandonano alle carezze del giovane.
“Non
riesco a credere che siano passati dodici anni. Siete come nuovi, com’è
possibile?” si stupisce, accarezzando con un dito le molle di Slinky. “Sembra
quasi che vi abbiano restaurato!”
Solleva,
per curiosità, il piede destro di Woody, e il marchio è ancora lì. A-n-d-y. Andy. È strano che la scritta
sia ancora così nitida, dopo più di vent’anni. Avvicina lo sguardo allo
stivale, e finalmente nota che la scritta è stata ripassata, evidentemente con
un pennellino molto fine. Esamina meglio il cowboy, e allora nota che uno strappo
è stato ricucito, che uno sperone è stato limato per togliere una scheggiatura…
e che il cappello è stato ridipinto. Il suo sguardo torna sulla suola dello
stivale destro del cowboy, e poi, per caso, finisce sulla suola dell’altro. B-o-n-n-i-e. Bonnie. Sorride. Non è da
escludere che sia stata Bonnie a rimettere in sesto tutti quei giocattoli.
Tutta
quella fatica per rimetterli a nuovo, e poi li ha regalati a lui. “Andy e
Bonnie” sussurra. Suona persino bene, quasi quei due nomi fossero stati fatti
per… “No, Andy” dice, ad alta voce, scuotendo la testa. Bonnie è una bambina,
lui è un uomo. E poi non hanno niente in comune, se non… l’amore per i
giocattoli. L’amore.
La
porta si apre cigolando, e un bambino di cinque anni entra incespicando. “Zio
Andy, che cosa fai?”
Andy
sorride. “Un’amica mi ha restituito dei giocattoli che le avevo regalato tanti
anni fa.”
“Non
le piacevano più?” chiede il bambino, quasi stupito dall’ipotesi che egli
stesso ha sollevato.
“No,
Chris, le piacevano. Solo che è cresciuta, e non aveva più tempo per loro”
spiega paziente lo zio Andy, mettendosi il bambino in grembo. “Io li avevo dati
a lei per la stessa ragione.”
“Posso?”
chiede timidamente il bimbo, allungando una mano verso il dinosauro Rex.
Andy
annuisce, e rimane a guardare mentre Chris si alza, esplora, sorride e si
stupisce. Per lui si spalanca un nuovo mondo, fatto di rapine al treno e viaggi
intergalattici.
“Devi
però promettermi una cosa, Chris. Promettimi che li tratterai con cura. Ci tengo
molto a loro, sono stati i miei primi amici.”
Chris
annuisce. “Zio Andy, vuoi giocare con me?”
“Ma
certo…” sorride l’uomo.
Mentre
Jessie, in groppa a Slinky, tenta di salvare la galassia dagli attacchi del
malvagio clown Chuckles, in combutta con Rex, Andy riporta alla mente una delle
ultime frasi dette da Bonnie. A tuo
figlio faranno piacere. Avverte un improvviso vuoto allo stomaco, come se
di colpo lo avessero svuotato di ogni emozione. Davvero Bonnie ha creduto che
lui… ma come, non ha visto che non è sposato? Non ha pensato che potesse essere
suo nipote?
Si
sofferma ad osservare Chris: ha gli occhi azzurri, i capelli biondi e una
sfrenata fantasia. Se Bonnie lo avesse visto giocare in giardino, non avrebbe
avuto difficoltà nel pensare che fosse figlio suo. E invece è figlio di Molly.
Dopo qualche anno trascorso nella parte opposta del Paese, Molly è tornata e si
è trasferita temporaneamente a casa della madre, mentre suo marito cerca una
casa giù in città. Chris è figlio di Molly, non di Andy. Tra l’altro, Andy non
ha mai nemmeno pensato di sposarsi: non ha mai avuto la fortuna di trovare una
ragazza che dividesse con lui le stesse passioni e gli stessi interessi. Anzi:
di solito, quando dice di amare i giocattoli, le ragazze non ci pensano due
volte, prima di fare dietrofront. Come se nei giocattoli si nascondesse il
diavolo…
C’è
solo una ragazza che non lo abbandonerebbe mai, nemmeno sapendo di questa sua
passione. Anche perché lei, di questa passione è già al corrente.
“Zio
Andy, stai bene?”
“Certo,
certo, sto bene. Su, continuiamo a giocare.”
*
Jennifer
rientra nella sua stanza felice come non mai: ha appena superato un esame molto
importante, ed è felicissima. Saltella, lancia estatici gridolini di gioia, e
quando vede la compagna di stanza distesa a corpo morto sul piumone a
fiorellini, non può fare a meno di interrompersi di colpo. “BonBon, ti senti
bene?”
Bonnie
sbuffa e biascica qualcosa che rimane imprigionato tra bocca e cuscino.
“Eh?”
Bonnie
solleva la testa. Sperava che il college le avrebbe dato una nuova vita, e
invece, due mesi dopo il suo arrivo, è già tornata ad essere BonBon. Anche se
nel BonBon di Jennifer c’è qualcosa di diverso dal BonBon di sua madre. “Mi ha
bocciata.”
“Oh,
BonBon, mi dispiace” osserva Jennifer, sedendosi sul bordo del proprio letto. “Ehi,
quello da dove sbuca?” aggiunge poi, all’improvviso, notando un nuovo disegno
sulla parete già gremita di fogli appesi.
“Oh,
quello. Quello è il motivo per cui mi
ha bocciata” osserva Bonnie, tirandosi a sedere.
“Sai,
somiglia al tuo amico. Andy” osserva Jennifer, indicando la fotografia che Bonnie
ha appeso il primo giorno. “Stai dicendo che tu hai disegnato una simile
meraviglia, e lui ti ha bocciata?”
“Non
è una meraviglia. È carino. Comunque sì, mi ha bocciata.”
“Perché?”
“Perché
dovevo disegnare una natura morta, ecco perché.”
“Oh.”
“Già.
Oh. Però c’è un lato positivo. Il professore mi ha detto che ci sarà un concorso
per una borsa di studio, e che vorrebbe che partecipassi.”
“Una
bella notizia, no?”
“Già,
ma intanto ho fallito…” si interrompe quando un cuscino le atterra in faccia. “Stai
cercando la guerra, Jenny?” risponde, sorridendo, rispedendo indietro il
cuscino.
Prima
di iniziare una battaglia all’ultima piuma con la sua migliore amica, Bonnie dà
un’ultima occhiata al disegno. Non assomiglia
a Andy. E’ Andy.
I
giocattoli si trovano bene, a casa di Andy. In fondo, è stata la prima casa per
molti di loro. Quando non giocano con Chris, sono tornati padroni del loro
spazio. Woody è tornato a dirigere quella che adesso è una grande famiglia,
coadiuvato da Jessie e Buzz, sposati ormai da cinque anni, e genitori adottivi
di una serie di matrioske abbandonate che Bonnie aveva recuperato al parco
cittadino.
Andy
spesso si ferma a giocare con loro e Chris, quando non è troppo impegnato con
qualche progetto da finire. A volte anche Molly e la nonna giocano con loro, ma
i giocattoli continuano a preferire il tocco di Andy. Soprattutto Woody, per
cui Andy è stato il primo padroncino, il primo vero amico. Anche Woody, come
Jessie, ha notato che ogni volta Andy si sofferma a leggere i due nomi dipinti
sotto i loro stivali, quasi vi cercasse un significato nascosto.
“Io
credo che Bonnie… beh, credo che Bonnie sia innamorata di Andy” azzarda Jessie,
senza avere il coraggio di alzare lo sguardo dalle proprie mani.
Per
fortuna Mrs. Potato interviene a darle manforte. “Sì, credo anch’io che sia
così.”
“Ma
patatina mia, come puoi…”
“Zitto,
testa di tubero!” esclama lei, zittendo il marito. “Sono cose che soltanto noi
femmine possiamo capire.”
Dolly
guarda Woody: tra loro sembra esserci più di una semplice simpatia, ma sono
entrambi troppo testardi per ammetterlo. “Credo anch’io che sia così, Woody.
Bonnie crede che Andy sia sposato e abbia una famiglia, ecco perché la sua voce
era così triste, quando ci ha riconsegnato a lui.”
“Va
bene, va bene, va bene!” esclama lo sceriffo, alzando le mani e interrompendo
il brusio. “Ma che cosa possiamo fare? Non possiamo certo dirlo noi a Andy!”
“Hai
ragione, cowboy, ma io credo che nemmeno Andy sia indifferente a Bonnie”
interviene Buzz. “Insomma, che sia diventata una bella ragazza lo sappiamo
tutti, no?”
Woody
fissa a bocca spalancata l’amico. Da quando è diventato così sensibile e
romantico? Forse ha bisogno di una regolatina ai circuiti… “Bene, allora
dobbiamo fare in modo che si incontrino, ma come?” Si prende la testa tra le
mani, cercando di mettere insieme un piano, quando la voce di Trixie lo
richiama alla realtà.
La
giovane triceratopo, aiutata da Rex, sta battendo velocemente sui tasti del
computer di Andy. “Ecco, premi qui, poi questo! No, no, attenzione, fai così…
ecco fatto!” Guarda in giù, soddisfatta, sorridendo agli altri. “Ho trovato il
sito internet del college di Bonnie. In prima pagina c’è un articolo che parla
di lei, ha vinto una borsa di studio per i suoi disegni! La prossima volta che
Andy userà internet, se lo troverà davanti e lo leggerà!”
Un
rumore lungo le scale li costringe a riprendere rapidamente la loro posizione.
Andy entra in camera a larghi passi e si getta sul letto a corpo morto. “Sono
sfinito…” sbadiglia. Sta seguendo il progetto di riqualificazione di un vecchio
edificio, e ogni sera torna a casa stanco morto. A Natale ha avuto pochissimi
giorni di riposo, e ora deve lavorare il doppio per recuperare. Per fortuna non
ha una ragazza: manca appena una settimana a San Valentino, e non avrebbe il
tempo di pensare ad una sorpresa o a un regalo per lei.
“Andy,
tesoro, vieni a cena?”
“Non
aspettatemi, mamma, prima faccio una doccia.”
Si
alza e passeggia per la stanza, lasciando cadere la giacca su una sedia e la
borsa dei progetti in un angolo. Sceglie i vestiti puliti, poi sparisce in
bagno. Durante i suoi dieci minuti di assenza, Dolly e Woody scrivono un
post-it piuttosto chiaro: Controllare
posta elettronica. Lo appiccicano sulla tastiera del pc appena in tempo.
Andy
torna in camera, con i capelli ancora bagnati e un aspetto più rilassato, butta
via l’appunto adesivo e si siede davanti allo schermo.
“Ma
che diavolo… non ricordavo di aver lasciato in memoria questo sito…” borbotta,
scorrendo la pagina con attenzione. Il mouse si ferma, e lo sguardo è catturato
dalla fotografia di una bella ragazza bruna. “Bonnie…” sussurra, mentre legge
della vittoria di un’importante borsa di studio da parte di Bonnie. Osserva con
attenzione il disegno che ha vinto il concorso: riconosce Woody, Jessie, Buzz,
Hamm, Mr e Mrs Potato… “La rapina al treno…” sussurra ancora, mentre sente gli
occhi farsi pesanti di lacrime, al ricordo dei vecchi giochi. Legge il titolo
del disegno: Il mondo dei giocattoli.
È vero, non ci sono che giocattoli, in quel disegno. E ce ne sono due che non
riconosce: due bambole, un maschio e una femmina, che si tengono strette per mano,
tremanti per la paura, mentre Woody li salva dal malvagio Dottor Prosciutto.
Andy
non fatica a riconoscersi nel maschio, e fatica ancora meno nel riconoscere
Bonnie nella femmina.
E
qualcosa si fa strada nel suo cuore, strappando via i paletti della ragione.
Bonnie gli manca.
*
Bonnie
entra in camera trascinando i piedi, stremata e desiderosa soltanto di andare a
dormire. Non può nemmeno buttarsi sul letto come fa di solito, perché il suo
letto è carico di buste e foglietti volanti. Si volta verso Jennifer per avere
spiegazioni.
L’altra
ragazza fa spallucce. “Erano tutti sul pavimento, quando sono entrata. Evidentemente
Mark non era l’unico a voler uscire con te per San Valentino.”
Bonnie
passa velocemente in rassegna i biglietti. Cuoricini, cuoricini, cuoricini…
cestina tutto senza leggere. Tutto, meno una busta bianca, senza mittente,
sulla quale c’è scritto solo Bonnie. Meglio
leggere, potrebbe essere importante.
Cara Bonnie, ho saputo della tua
borsa di studio. Complimenti, sapevo che prima o poi ce l’avresti fatta, a fare
qualcosa di grande. L’ho capito quando ho visto che avevi rimesso in sesto
tutti i nostri migliori amici.
“Jenny,
sai chi ha portato questa?”
“No,
era sotto la porta come le altre.”
Bonnie
sbuffa, mentre un’altra lettera fa capolino sotto la porta. Apre di scatto, e a
farne le spese è il povero Jeremy. “Jeremy, non uscirò con te, stasera” lo
informa. Poi prende un gessetto, e lo scrive sulla lavagnetta che lei e Jenny hanno
appeso accanto all’ingresso, in modo che sia ben visibile da tutti. “Non-uscirò-con-nessun-ragazzo-di-questo-college-stasera!”
scrive, scandendo bene ogni parola.
“Secondo
me sei troppo dura, BonBon” la rimprovera teneramente l’amica.
“No,
sono solo troppo stufa.” Torna a guardare il biglietto che ha tenuto. È di
Andy, lo sa. Lo sente.
Mentre
si chiede come possa essere arrivato in camera sua, qualcuno bussa. È Missy,
dorme nella stanza accanto. “Ciao, Bonnie. Senti, un tizio è passato, prima, e
mi ha chiesto di darti questo.” Le porge un pacchetto.
“Grazie,
Missy.”
“Beh,
non lo apri?” le chiedono le due ragazze, in coro.
Bonnie
è indecisa. Potrebbe essere uno stupido regalo di San Valentino.
Apre
la scatola, e ci trova una fotografia. Al centro c’è Andy, con in braccio un
bambino biondo. Il bambino che ha visto giocare in giardino. E poi vede Molly,
e la madre di Andy, e un uomo di cui non conosce il nome. E poi tutti i
giocattoli che ha amato. Volta la fotografia, vede un piccolo testo, ma la
fitta che sente al cuore nel vedere Andy sorridere a quel bimbo non le permette
di leggere. Abbandona la scatola sulla scrivania e riprende in mano il
biglietto di prima, e sente una lacrima solcarle il volto. O forse, più di una.
Jennifer
prende la fotografia e legge ad alta voce.
“Cara
Bonnie, se stai vedendo questa fotografia significa che sei già tornata in
camera, e che la ragazza a cui ho affidato questo pacchetto è una persona
affidabile. Spero che tu non abbia buttato via il mio biglietto senza leggerlo.
Ho voluto spedirti questa fotografia, perché so che tu le adori. Come vedi, ci
sono tutti i nostri giocattoli, comprese le matrioske. Come vedi, ci sono io, e
c’è anche Molly. Sicuramente hai riconosciuto mia madre. L’uomo che vedi è
Simon, il marito di Molly, e Chris è il loro bambino. Mi sono reso conto solo
dopo che te ne eri andata, che credevi fosse mio figlio. Io non ho figli,
Bonnie. Beh, se escludi Woody, Buzz, Slinky e gli altri. Non ho più molto
spazio, ma ci tenevo a dirti ancora una cosa: mi piace la porta della tua
stanza.”
Bonnie
alza la testa: sulla porta della stanza ha appeso una serie di disegni che
ritraggono tutti i loro vecchi giocattoli. “Andy ha visto la porta della mia
stanza? Significa che è stato qui!”
Jennifer
e Missy guardano la foto. “Beh, il tuo amico Andy è davvero un bel ragazzo!”
“E’
stato qui?” chiede lei.
Missy
annuisce. “Mi ha fermata in corridoio e mi ha chiesto se ti conoscevo…”
“Dov’è
andato?” biascica Bonnie, infilandosi le scarpe senza allacciarle.
“Ha
detto che avrebbe fatto un giro per il campus, e che sarebbe andato a vedere la
mostra dei disegni fatti per il concorso” spiega Missy, senza capire l’agitazione
di Bonnie. “Comunque, c’è qualcosa, nella scatola.”
Bonnie
guarda meglio. Sotto la fotografia c’era una piccola bambola di pezza, alta
appena dieci centimetri: piccola, eppure perfetta in ogni dettaglio. I capelli
corti e scuri, fatti con ritagli di lana. Gli occhi, due bottoni lucenti che
scintillano alla luce della lampada. Una gonna dai colori sgargianti, e una
piccola collana fatta con un filo dorato: come ciondolo, un cerchietto di
plastica dipinta che dice: Bonnie.
“E’
una bambola…” sussurra.
“La
bambola BonBon!” esclama Jennifer, esaminandone le rifiniture.
“La
bambola BonBon…” ripete Bonnie, stupefatta. “Ha visto il mio disegno, allora. È
uguale a come l’ho disegnata…”
Corre
via, lasciando Jennifer e Missy senza parole.
Non
ha mai smesso di sognare, e anche se la paura di aver frainteso è tanta, Bonnie
sente che val la pena provarci.
Capitolo 4 *** 4. When You Look Me In The Eyes [The Jonas Brothers] ***
Nel Mondo Dei Sogni [Toy Story 3]
NdA – Se
siete arrivati fino a qui, significa che questa storia, forse, non è così
terribile. O forse sì, fa schifo, e voi siete solo masochisti. Comunque sia,
questo è l’ultimo capitolo. Un commento sarebbe gradito, anche solo per sapere
che cosa non avete gradito.
A
presto,
Pocahontas_Effie,
alias Stefania*
IV. When You Look Me In The Eyes
Bonnie
si è lanciata a rotta di collo giù per le scale del campus, rischiando più volte
di investire qualcuno, e inciampando un paio di volte nei lacci delle scarpe,
che continuano a svolazzare intorno ai suoi piedi. Arrivata al pianterreno col
fiatone, ha scansato con un paio di scuse un paio di spasimanti, e si è
affrettata a raggiungere l’aula magna, dove le opere del concorso saranno
esposte fino a fine mese.
Prima
di entrare, ha ripreso fiato, si è allacciata le scarpe e ha controllato di non
avere i capelli dritti. È entrata e si è stupita del numero di persone che
ancora stanno guardando i disegni: credeva che ormai non interessassero più a
nessuno. Poi si ricorda di quanto ha detto il suo professore: i disegni
potranno essere venduti, e il ricavato andrà allo studente interessato, tranne
una piccola percentuale che andrà alla direzione del college e ai mediatori.
Bonnie scuote la testa: chi mai potrebbe comprare il suo disegno? Chi vorrebbe
mai comprare i ricordi dei giochi di una bambina?
Infatti,
davanti al suo quadro c’è solo una persona. Un uomo, piuttosto alto e con i
capelli biondi. Bonnie sorride, e contemporaneamente sente lo stomaco
svuotarsi. Un po’ è per l’emozione di sapere Andy così vicino a lei, e un po’
perché un cartello “Venduto” penzola dal suo quadro. L’idea di separarsi da
quel disegno le pesa, ma cerca di non pensarci. Quando poi Andy, sentendosi
osservato, si volta e sorride, non è difficile pensare ad altro.
Andy
le sorride, tendendole una mano, così come tredici anni prima le ha teso i suoi
giocattoli.
Bonnie
lascia scivolare le proprie dita tra quelle dell’uomo, sentendo che le farfalle
continuano a fare i loro comodi con il suo stomaco.
Andy
l’attira dolcemente al suo fianco, e così fermi rimangono a guardare il
disegno.
In
quel momento, Bonnie ricorda della bambola, ancora stretta nella mano destra.
“Andy, questa…” inizia, sussurrando.
“L’ho
fatta fare ad un amico. Certo, non è bravo quanto te, ma ha fatto un buon
lavoro. Gli ho fatto vedere il tuo disegno.”
Bonnie
lo guarda, senza sapere bene cosa dire.
“Certo,
Bonnie è meglio di Andy” continua lui, tirando fuori dalla tasca un altro
pupazzetto, il gemello di Bonnie. Sorride, avvicinando Andy a Bonnie. “Ma
d’altra parte, tu sei meglio di me.”
La
timidezza di Bonnie si acuisce, le guance di accendono come il naso di un
clown, e lei cerca di distogliere lo sguardo. “Almeno, potrò avere un ricordo
del disegno, visto che lo hanno venduto.”
“Non
c’è bisogno che guardi Bonnie per ricordarlo. L’ho comprato io” sussurra.
Bonnie
rimane a bocca aperta, senza parole. Sente che qualunque cosa potrebbe rovinare
l’atmosfera.
E
infatti non servono parole: la mano di Andy stringe con più decisione quella di
Bonnie, i loro visi si avvicinano; e mentre le loro labbra si scambiano il
primo di una lunga serie di baci, i due pupazzetti finalmente riuniti si
strizzano l’occhio.
NdA – Non
era previsto, ma ho deciso di aggiungere un piccolo epilogo, perché mi sembrava
che la storia fosse incompleta. Spero possiate gradire. Grazie per
l’attenzione,
Pocahontas_Effie,
alias Stefania*
V. Little Wonders
“Presto,
presto, presto!” esclama Woody, dirigendo un flusso di nuovi giocattoli
spaventati. Stava diventando troppo vecchio per quelle cose… “Nessuno verrà
rimpiazzato, ve lo prometto! Andy non lo permetterebbe mai!”
“Lo
sceriffo ha ragione, gente! Anche Bonnie adora i giocattoli, e non
rimpiazzerebbe nessuno!” interviene Dolly, per dargli una mano.
È
una nuova casa, quella in cui vivono i giocattoli, ed è il primo Natale che
Andy e Bonnie passano insieme da soli. Woody e Dolly sanno benissimo che è
improbabile che i due sposini si regalino dei giocattoli, ma presto o tardi
arriverà il momento di affrontare la questione.
È
stato Andy a progettare la casa, e ha riservato un’intera, enorme stanza per i
giochi. Tutti loro hanno finalmente un grande spazio per giocare.
Bonnie
si è laureata da due anni, ed è subito stata assunta come designer di
giocattoli. Dopo un’accurata ricerca sul web, Trixie e Rex hanno scoperto che
disegna nuovi giocattoli. Il che spiega perché ogni tanto ne arrivino di nuovi
senza un’apparente ragione.
“Sono
troppo vecchio per queste cose…” ammette Woody, sbuffando e mettendosi seduto
su una matita rotolata per terra.
“Suvvia,
cowboy, non dire cretinate” lo rimprovera Dolly, mettendogli una mano sulla
spalla. Tutti gli altri hanno accettato il fatto che Woody e Dolly non si
sposeranno mai, ma continuano a sperare che tra quei due succeda qualcosa. “Non
si è mai troppo vecchi per far felici un bambino.”
“O
una bambina…” aggiunge lui, sorridendo.
I
giocattoli si dispongono in cima alle scale e guardano giù. Andy e Bonnie sono
felici, insieme. Sono passati sette anni da quando hanno scoperto di essere
indispensabili l’uno all’altra, eppure tutto va per il meglio. Non c’è giorno
in cui, sorridendo, non guardino il disegno appeso alla parete del soggiorno.
Woody,
Dolly, Jessie e Buzz si siedono su uno scalino, e guardano la coppia scambiarsi
un bacio.
Buzz
mette un braccio attorno alle spalle della sua cowgirl, che gli si avvicina
sorridendo.
Woody guarda Dolly. Dolly guarda
Woody. Con un sorriso si prendono la mano.