All the lies between us

di Zeu483
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una piccola bugia. ***
Capitolo 2: *** A fin di bene. ***
Capitolo 3: *** Sei bellissima. ***
Capitolo 4: *** Andy. ***
Capitolo 5: *** Stupido ***



Capitolo 1
*** Una piccola bugia. ***


E' come stare sul bordo di una piscina. Anzi no,in piedi sul trampolino più alto che abbiate mai visto. L'acqua limpida si affaccia sotto di voi, il fondale in bella vista. A questo punto avete due possibilità: saltare,rischiare di colpire il fondo e non tornare mai più su, oppure tornare tranquillamente indietro suoi vostri passi. Niente rischio, niente scottatura. Ma siete curiosi allora vi sporgete solo un po',per vedere meglio. Senza accorgervi che è già troppo tardi.

 

Quando riaprì gli occhi tutto sembrava estremamente candido, c'era troppa luce. Come nei film polizieschi dove puntano la lampada direttamente negli occhi del sospettato. Faceva male.

Ci mise un po' di tempo a ricordarsi dov'era, e un altro po'  per capire come mai si trovava in quello stato.

- Che cazz...- si strofinò l'occhio destro, dietro al quale sembrava celarsi il fulcro del suo mal di testa. Scostò i capelli neri dalla fronte imperlata di sudore. L'ambiente intorno era ovattato, quasi innaturale.

- Le prime volte è così.- affermò una voce alle sue spalle. - Però poi ti ci abitui. E' sempre meglio! -

Si alzò lentamente, instabile com'era sulla gambe.

- Penso che questa mia "prima volta" – bofonchiò facendo a fatica il gesto delle virgolette cone le dita affusolate – sarà anche l'ultima!-

Si appoggiò al tavolo per non cadere, mentre un ragazzo slavato dagli occhi incavati gli porgeva una tazzina di caffè. Andreas gli sorrise dal basso del suo metro e 70. Era un sorriso stanco, affaticato. Chissà quanto gli costava sorridere in quel momento,quale sforzo. Dopo essersi fatti era faticoso persino respirare.

- Ho i miei seri dubbi a riguardo. Ne avrai bisogno di nuovo! - disse Andreascol tono di chi la sa lunga, come se si trattasse della cosa più ovvia del mondo.

Il ragazzo lo guardò di sottecchi e sperò che avesse torto.

- Non è questo il modo giusto per uscire da una delusione amorosa.- Biascicò, afferrando una T-shirt grigia dalla spalliera di una sedia e infilandosela, a coprire le scapole appuntite che facevano capolino ai lati della sua schiena.

- Te ne sei accorto troppo tardi! Te la sei scelta questa strada, Bill.- Andreas si era fatto improvvisamente serio. - una volta che ci sei dentro, anche per poco, difficilmente ne esci. E' un tunnel senza luce, nè uscite d'emergenza. Credimi.- rispose Andi,come se parlasse più a se stesso che a Bill. Si allontanò, andò verso il terrazzino per accendersi una sigaretta. Rimase lì,a torso nudo con il sole calante delle sera che lo sfiorava, a respirare il fumo denso della sua Winston, mentre Bill si torturava su come avesse potuto fare una cosa del genere.

Se Tom lo avesse saputo sarebbe andato su tutte le furie. Ma come avrebbe potuto tenergli un segreto del genere? A lui,poi, che lo capiva anche solo guardandolo di sfuggita. Non gliel'avrebbe perdonato mai.

- Andi, che devo fare con Tom? - chiese grattandosi la nuca. La sua voce era ancora impastata,quasi quanto i suoi pensieri.

Andreas si girò a guardarlo, scrollando un po' di cenere dalla sigaretta con un debole movimento dell'indice.

Fece spallucce. - Teniamo questo segretuccio solo per noi. - gli fece l'occhiolino.

- Ma.. come faccio? Io..-

- Suvvia Bill! Non è mica la fine del mondo,no? Una piccola bugia!-

-Una piccola bugia..- mormorò a fior di labbra. Piccola come quel buco sul suo braccio. Forse,se fosse riuscito a nascondere quella bugia come pensava di fare con quel foro,sarebbe andato tutto bene.

 

Quando riaprì gli occhi tutto gli sembrava estremamente luminoso, c'era troppa luce. Come nei film polizieschi, dove puntano la lampada direttamente negli occhi del sospettato. Faceva male.

Ci mise un po' a ricordarsi dov'era, e un altro po' di tempo per capire come mai si trovava in quello stato.

- Che cazz...- si strofinò l'occhio destro,che sembrava celare il fulcro del suo mal di testa. Scostò i capelli neri dalla fronte imperlata di sudore. L'ambiente intorno era ovattato, quasi innaturale.

- Le prime volte è così.- affermò una voce alle sue spalle.

- Piano piano però ti ci abitui. E' sempre meglio! -

Si alzò lentamente, instabile com'era sulla gambe.

- Penso che questa mia "prima volta" – bofonchiò facendo il gesto delle virgolette cone le dita affusolate – sarà anche l'ultima!-

Si appoggiò al tavolo per non cadere, mentre un ragazzo slavato dagli occhi incavati gli porgeva una tazzina di caffè. Andreas gli sorrise dal basso del suo metro e 70. Era un sorriso stanco, affaticato. Chissà quanto gli costava sorridere in quel momento,quale sforzo. Dopo essersi fatti era faticoso persino respirare.

- Ho i miei seri dubbi a riguardo. Ne avrai bisogno di nuovo! - disse Andreas in tono canzonatorio, come se si trattasse della cosa più ovvia del mondo.

Il ragazzo lo guardò di sottecchi e sperò che avesse torto.

- Non è questo il modo giusto per uscire da una delusione amorosa.- Biascicò, afferrando una T-shirt grigia dalla spalliera di una sedia e infilandosela.

- Te ne sei accorto troppo tardi! Te la sei scelta questa strada, Bill.- Andreas si era fatto improvvisamente serio. - una volta che ci sei dentro, anche di poco, difficilmente ne esci. E' un tunnel chilometrico senza luce,nè uscite d'emergenza. Credimi.- si allontanò, andò verso il terrazzino per accendersi una sigaretta. Rimase lì,a torso nudo con il sole calante delle sera che lo sfiorava, a respirare il fumo denso della sua Winston, mentre Bill si torturava su come avesse potuto fare una cosa del genere.

Se Tom lo avesse saputo, sarebbe andato su tutte le furie. Ma come avrebbe potuto tenergli un segreto del genere? A lui,poi, che lo capiva anche solo guardandolo si sfuggita. Non gliel'avrebbe perdonato mai.

- Andi, che devo fare con Tom? - la sua voce era ancora impastata,quasi quanto i suoi pensieri.

Andreas si girò a guardarlo, scrollando un po' di cenere dalla sigaretta.

- Non fare niente. Teniamo questo segretuccio solo per noi. - gli fece l'occhiolino.

- Ma.. come faccio? Io..-

- Suvvia Bill! Non è mica la fine del mondo,no? Una piccola bugia!-

-Una piccola bugia..- mormorò a fior di labbra. Piccola come quel buco sul suo braccio. Forse,se fosse riuscito a nascondere quella bugia come pensava di fare con quel foro,sarebbe andato tutto bene.

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Capitolo 2
*** A fin di bene. ***


 

Tom gli sorrideva, proprio come aveva sempre fatto, con quell'inconsapevolezza disarmante nello sguardo. E Bill gli sorrideva a sua volta, con gli angoli della bocca forzosamente curvati verso l'alto, come se qualche mano invisibile li stesse strattonando per fargli assumere un'espressione quantomeno naturale.

Tom posò con cura una della sue svariate chitarre e mentre lo faceva chiese:

- Andi come sta? - Bill sentì una fitta al fianco, i sensi di colpa che già si erano insinuati dentro di lui cominciarono a farsi sentire.

- Ehm,sì sì, bene.- si grattò la nuca, un gesto familiare che gli veniva sempre spontaneo in situazioni di stress. Tom riconobbe immediatamente quell'atteggiamento.

- Che hai? - disse con tono quasi scocciato, rivolgendogli un'occhiata indagatrice.

Bill arricciò le labbra e scosse il capo,cercando di apparire tranquillo.

- Nulla.-

Il chiatarrista incarcò le sopracciglia, ficcandosi le mani in tasca. Si sedette di nuovo sull'alto sgabello di ferro dove di solito si metteva a provare pezzi alla chitarra e fece cenno a Bill di sedersi nell'altro posto libero davanti a lui.

- Non c'è bisogno che ti ricordi ancora che devi dirmi la verità,no? Già lo sai che non voglio sentire stronzate da te!-

- Sì, lo so. - Bill adagiò a malapena il sedere allo sgabello, quasi avesse paura di scottarsi, con le mani giunte in grembo.

Incredibile: erano passate poche ore dall'accaduto e Tom lo aveva già messo con le spalle al muro. In una situazione del genere, costituirsi sembrava essere l'unica via d'uscita. Ma ogni verità strappata ha il suo prezzo.

E le conseguenze di quella confessione erano per Bill troppo rischiose.

- Bhe, ho solo paura che ci ricaschi. - tagliò corto e fece per alzarsi. Un'altra piccola bugia. A fin di bene.

- Sì,anche io ne ho. Non può passare il resto della sua vita in una clinica, Cristo. - anche Tom adesso era in piedi, accanto alla finestra, con una spalla poggiata al muro.

- La vita è ingiusta. - borbottò Bill, carezzandosi il braccio tatuato con il polpastrelli.

- Non hai idea di quanto questo mi faccia incazzare! - sbottò Tom, colpendo il vetro con il pugno chiuso. Gemette e cominciò a massaggiarsi la mano lesa, mormorando imprecazioni. Bill si morse il labbro inferiore e sgattaiolò via silenziosamente, non sapendo quanto ancora avrebbe retto prima di raccontare la dolorosa verità a Tom.

Il chiatarrista già soffriva per i problemi del suo migliore amico..chissà come avrebbe reagito sapendo che erano anche quelli del suo gemello.

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Capitolo 3
*** Sei bellissima. ***


Il volto di Victoria lo squadrava innocente dalla superficie liscia della foto. I suoi occhi erano crudelmente belli,proprio come l'ultima volta che li aveva visti. Di un verde bosco,che diventata via via più scuro. Le labbra carnose,che per molto tempo aveva considerato solo sue,si aprivano in un'espressione allegra. Chissà di chi erano adesso quelle labbra,chi le baciava,chi le faceva ridere al posto suo. Sopra di esse,spuntava il neo che Vic detestava,la macchiolina che invece affiscinava Bill smisuratamente,come l'unica traccia terrestre e umana su quel viso che lui trovava angelico.
I capelli un po' scompigliati,nella foto li teneva ancora lunghi fin sotto le spalle, biondi come il grano in giugno.
Si ricordò quel giorno, quando ci aveva passato la mano in mezzo e lei aveva poi fatto lo stesso con la sua chiona tinta di un nero sintetico.
-Sei bellissima. - le aveva sussurrato allora.
-Sei bellissima. - sussurò ora,rivolto a quella foto che aveva il potere di trafiggerlo e annientarlo.

" -Dai,basta scemo!-  si coprì il viso con le mani.
- Vic suvvia,fatti fotografare! - la pregò.
- NO!- uno schiaffo alla macchinetta,che atterrò sul materasso. Si sedetta accanto a lei e recuperò la Canon,stesa su un lato.
-Forza,smetti di fare la stupida! - Le fece il solletico e mentre lei rideva,il flash esplose nella stanza.
Guardò il risultato del suo scatto,per poi mostrarlo anche a lei,che rispose con un'espressione schifata.
- Non sono fotogenica! - disse, incrociando le braccia davanti al petto come una bambina capricciosa.
- Sì invece..
Sei bellissima. - "

Quel ricordo gli faceva più male ogni volta. Lo colpiva in un punto indistinto nel petto, tra il cuore e lo sterno,troppo nel profondo per poterlo curare, troppo in superficie per poterlo ignorare.

Quando Victoria aveva deciso di chiudere, a Bill era sembrato solo un brutto incubo. A volte sperava ancora di potersi svegliare e constatare che nulla era cambiato. 

Il giorno prima erano innamorati persi ed il giorno dopo lei si era già stancata di lui. 

Le parole esatte che lei gli aveva detto, aveva fatto di tutto per scordarsele e un po' ci era riuscito. Ma ciò non aveva migliorato la situazione.

Lei aveva preso le sue cose dal loro appartamente di Amburgo, le aveva inscatolate e se n'era andata,lasciando mancanze immense ovunque.. Nel suo lato dell'armadio,nelle cornici delle fotografie, nella sua metà del letto, sulla sedia della cucina,nel cuore di Bill. Tutto vuoto.

L'immagine che adesso teneva in mano,Bill l'aveva stampata per farci un collage qualche giorno dopo averla scattata,ma non ce n'era mai stato il tempo. E alla fine era rimasta lì,nell'angolo di un cassetto del comodino che Victoria non si era premurata di svuotare, insieme a un ritaglio di giornale, una scatolina di velluto bordeaux,un rosa essiccata e  un mazzo di cartoline con francobolli tutti diversi

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Capitolo 4
*** Andy. ***


Quando sentì i passi nel corridoio avvicinarsi alla sua camera, era già troppo tardi.

Nascose impacciatamente la fotografia dietro la schiena un secondo prima che Tom aprisse la porta, e finse un sorriso quando il fratello lo squadrò con espressione interrogativa. Poi il suo viso si fece scocciato.

- Bill..Non lo starai facendo di nuovo,vero? - chiese il chitarrista,con il tono di chi sa già la risposta.

- Facendo che cosa? - domandò ingenuamente. Bill era un pessimo attore.

- Piangerti addosso.- 

A queste parole, il giovane sospirò rassegnato, cacciò fuori uno degli ultimi ricordi che aveva di Victoria e lo appoggiò sul letto. La luce che sgusciava attraverso le sottili tende chiuse illuminò la superficie dell'immagine rendendola in parte biancastra.

- A volte mi fai venire voglia di strapparla,così almeno smetteresti di fissarla come un maniaco. - disse Tom,avvicinandosi al bordo del letto e gettando un'occhiata di disapprovazione a Bill.

- Mi prendono momenti di sconforto ..vorrei che fosse ancora qui. - 

- E' una ferita ancora aperta. -  rispose brevemente Tom.

Era, in effetti, un dolore fresco il suo. Come quando da piccolo cadeva dalla bici e si sbucciava le ginocchia sull'asfalto davanti casa: bastava un soffio di vento e subito la ferita cominciava a bruciare e sembrava non voler smettere più. A quel punto non gli restava che aspettare che si formasse la crosta.

- Ha chiamato Andi.- fece Tom all'improvviso,come ricordandosi il motivo per cui era entrato lì.

- Stasera viene a cena da noi.- A quelle parole, Bill sentì una fitta allo stomaco e un impulso involontario lo portò a massaggiarsi nervosamente l'incavo del gomito.

- Penso che farà bene a tutti e tre passare una serata delle nostre!..Come ai vecchi tempi.. - mormorò il più grande, con una nota amara adagiata nella voce.

Bill deglutì in risposta.


- Ve la passate bene,eh? - esclamò Andreas,guardandosi intorno con curiosità. Reclinò la testa all'indietro per constatare l'altezza del soffitto e poi continuò a sbirciare ovunque. Era la prima volta che vedeva la loro nuova casa di Berlino,perchè l'avevano comprata dopo il suo ricovero in clinica.

- Cavolo! E' quasi grande il doppio dell'altra!-

-Io toglierei il "quasi"! - si pavoneggiò Tom,facendo l'occhiolino al fratello. - Tu piuttosto! - sbottò poi. -Devi raccontarci un sacco di cose! -

-Solo a te caro Tomi!Se l'ultima volta non mi avessi dato buca e fossi venuto da me insieme a Bill,adesso non sarei costretto a ripetere la noiosa storia dei miei ultimi due anni di vita! - alzò gli occhi al cielo,e poi guardò Bill con espressione d'intesa. Quello abbozzò un timido sorriso,torcendosi le dita in grembo.

Sarebbe stata una lunga serata.

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Capitolo 5
*** Stupido ***


- Bill, sei una fantastica cuoca! - Asserì Andreas, pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo dopo aver fatto sparire la seconda portata.

- Mh, grazie.. - sussurrò Bill e prese posto di fronte all'amico, dopo aver servito il dolce: una torta alla panna comprata in una lussuosa pasticceria di Berlino.

- Che ti prende? - chiese Andi,scrutandolo. - E' tutta la sera che hai quell'aria strana. Forse non gradisci la mia presenza? - scoppiò a ridere. 

- Ehm, no Andi,sono solo stanco. -

Con la coda dell'occhio, Andreas lo vide massaggiarsi il gomito e sbuffò. Si protese verso di lui,chinandosi sul piano del tavolo.

- Senti,smettila di fare la checca. - mormorò. - O Tom se ne accorgerà prima della fine della serata! - 

- Cos'è questo brusio? - Tom fece irruzione nella stanza di ritorno dal bagno, interrompendo le loro chiacchiere sommesse. -Mica starete architettando qualcosa? - li scrutò sospettoso con un sopracciglio alzato. Andreas rise, e rispose che stava solo contrattando con Bill per avere il pezzo più grande di torta. Dopo di che lanciò al cantante un'occhiata eloquente.

Il più grande dei due Kaulitz si sedette al suo posto fregandosi le mani e adocchiando famelicamente il dolce. Poi battè i palmi sul tavolo, i bicchieri tintinnarono e una forchetta cadde per terra. 

- Andi ! A te l'onore! - disse solennemente e porse all'amico un coltello. Quando tutti ebbero ricevuto la propria razione, Tom volle il resoconto della vita in clinica di Andreas e di come se l'era passata una volta uscito,tre mesi prima.

- Bè,sai non è facile stare in clinica.- il ragazzo poggiò il piatto e la forchetta di fronte a sè, e viaggiò con sguardo perso lungo le pareti bianche della stanza.

- Sei chiuso tra quelle quattro mura, ti senti solo. Mi mancavate ragazzi. All'inizio ti sembra che le cure non servano a nulla,vorresti mollare tutto. Però poi ti accorgi che tutti gli sforzi che fai servono a qualcosa. E' così che ne sono uscito,finalmente ! - sorrise a Bill e un bagliore strano baluginò nei suoi occhi. - Adesso non ho più nessun tipo di dipendenza. E mi batterò affinchè la droga non rientri MAI PIU' nella mia vita.-

" Puttanate. " pensò il cantante.

-Usare gli stupefancenti per sfuggire dai propri problemi, è veramente da stupidi ! -

- Già..da stupidi.- ripetè Bill. Nella sala calò un silenzio pesante.

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