Il Re delle Ombre di Seshiro_Sama (/viewuser.php?uid=73103)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lapidi, Tombe e Non-Morti ***
Capitolo 2: *** Ombrosa Accoglienza ***
Capitolo 3: *** L'Inizio dell'Incubo ***
Capitolo 4: *** La Chiamata ***
Capitolo 1 *** Lapidi, Tombe e Non-Morti ***
Lapidi,
Tombe e
Non-Morti
In quella
buia e
rigida sera d’inverno, il cimitero era immerso nella quiete
più assoluta.
Tiranneggiando
crudelmente tra le lapidi, aleggiava nell’aria un innaturale
silenzio.
Lento e
flebile
come un sussurro strozzato.
Il silenzio
della
morte.
Nulla
riusciva a
porre fine al dominio della gelida ed inquietante calma che abbracciava
ogni
cosa.
La vita non
esisteva più.
Il vento non
soffiava.
La
vegetazione non
cresceva.
Nemmeno le
stelle
irradiavano con la loro brillante luce quel mero teatro, fatto di
lapidi e
mausolei.
Eppure, nel
cuore
di quella triste notte senza luna, un sinistro individuo procedeva
impettito e
deciso tra simulacri e croci in rovina.
Un uomo
sulla
settantina, alto e ben vestito, con barba e capelli bianchi, camminava
nel
camposanto alla ricerca di qualcosa.
Una cripta.
“Dovrebbe
essere
questa” pensò tra sé e sé,
fermandosi dinnanzi ad una maestosa cappella
funeraria; un cubico edifico corinzio, custodito all’esterno
da due robusti
angeli di pietra, posti, armati di spada, ai lati
dell’entrata, e, decorato, al
di sopra del portale, da una scritta alquanto lugubre e tetra:
Qui,tra le braccia della
morte, giace
il Re delle Ombre Anor Skiadow, detto Luce Nera, giustiziato
nell’Anno
Ventunesimo per esercizio di pratiche diaboliche e alto tradimento
verso l’Ordo
Magorum.
Possano i Cieli avere
pietà della sua
anima.
Senza
ulteriori
indugi, l’anziano figuro iniziò a salire gli
stretti scalini d’ingresso quando,
all’improvviso, la coppia di guardiani prese vita e gli
sbarrò la strada,
incrociando fragorosamente le lame delle spade all’altezza
del cuore.
“Se
di qui tu vuoi
passare…” esordì il primo con voce
atona.
“…il
dazio, prima,
devi pagare” concluse il secondo con lo stesso tono.
Ubbidendo,
il vecchio
afferrò la punta delle armi e le strinse con vigore,
finché copiosi rivoli di
sangue cominciarono a tingere il freddo metallo di un plumbeo color
porpora.
Con
impeccabile
rapidità gli angeli riassunsero la loro naturale posizione
e, nello stesso istante,
la porta della cappella si aprì, cigolando e sollevando una
consistente nube di
polvere.
Con un largo
sorriso l’uomo si osservò i palmi sporchi di
sangue e commentò:”Gli stregoni e
i loro trucchi… credono davvero che un incantesimo di
reclusione semplice come
questo possa fermarmi? Il sangue non è un problema per UNO
come me”
Non fece in
tempo a
finire la frase che subito i due profondi tagli sulle sue mani si
rimarginarono
ad incredibile velocità senza nemmeno lasciare una cicatrice.
“E
ora vediamo se
qualcuno è in casa” concluse ironico, entrando
nella cripta.
Date le
dimensioni
della struttura, non ci mise molto a trovare quello che stava cercando.
In fondo
alla
navata centrale si trovava una bara nera come la pece, posizionata
orizzontalmente
sopra una lastra di marmo.
Non perse
tempo.
La raggiunse
e
l’aprì senza alcuna fatica, contemplando con
soddisfazione la buona riuscita
della sua missione.
Davanti ai
suoi
occhi si trovava, perfettamente conservato, un ragazzo di non
più di diciassette
anni, contraddistinto da un abbigliamento alquanto insolito e
tenebroso: oltre
ad avere gli occhi coperti da una sottile benda scura, indossava abiti
di un
cupo color blu notte, tra i quali una felpa con cappuccio, dei jeans
attillati
e un paio di scarpe sportive, rivestiti da un lungo cappotto aperto e
sovrastati
da un largo panama bianco e nero, che schiacciava una folta massa di
ricci
capelli castani.
“E’
giunta l’ora,
caro Luce Nera…” esclamò, avvicinandosi
sempre di più, “…di ritornare alla
vita” concluse, quasi gridando, affondando con violenza i
canini nella
giugulare del defunto.
Subito il
cadavere
fu colto da convulsioni via via sempre più violente, poi,
quando il vampiro
mollò la presa, di colpo, s’irrigidì e
cominciò lentamente ad alzarsi dalla sua
postazione.
Al termine
di quel
macabro spettacolo, il giovane, pallido come un cencio, si
guardò intorno con
fare perplesso, finché, una volta in piedi, non si accorse
della presenza del
suo misterioso rianimatore che lo osservava compiaciuto.
“E
tu saresti?” chiese
serio.
“Perdona
la mia
poco ortodossa scortesia” disse il vecchio con un inchino,
“Il mio nome è
Bartholomew Blackbat, Capo Sanguinario dell’Oscura
Baronìa; immagino che tu
voglia conoscere la ragione della mia venuta in questo sacro
luogo”proseguì,
presentandosi.
Sgranchendosi
il
collo, il ragazzo rispose: ”Veramente mi stavo chiedendo cosa
mi impedisse di
farti a pezzi e di andarmene da questa topaia”
Con fare
provocatorio l’uomo evidenziò:
“Spietato, crudele e senza cuore; sei proprio degno
della tua fama, le storie sul tuo conto non ment…”
“Alle
corte,
vampiro! Dimmi perché hai interrotto il mio riposo e lascia
perdere il mio
passato” replicò seccato, interrompendolo
bruscamente.
“Mi
interessa
eccome il tuo passato invece” fu la risposta,”Il
mio obbiettivo è quello di
spodestare lo Stregone Supremo e solo tu, con i tuoi poteri e la tua
conoscenza,
sei in grado di aiutarmi”
“Perché
dovrei
farlo? Cosa potresti mai darmi tu, vetusto Non-Morto assetato di
potere?”
“Quello
che ti
offro, illustre Re delle Ombre, non sono terre, donne o ricchezze;
quello che
ti offro è la vendetta; la vendetta verso coloro che ti
hanno tradito; la
vendetta verso l’Ordo Magorum; ora che anche tu sei un
vampiro, valuta con
attenzione la mia proposta e, semmai dovessi accettare, sai dove
trovarmi”
Detto
ciò, Blackbat
scomparve nel nulla, lasciando lo stregone solo.
Solo con i
suoi
pensieri.
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Capitolo 2 *** Ombrosa Accoglienza ***
Ombrosa
Accoglienza
L’Oscura
Baronìa.
Remota,
buia,
misteriosa; questi erano solo alcuni degli innumerevoli aggettivi con
cui quel
mero luogo dimenticato da Dio veniva definito nei miti, nei racconti e
nelle
leggende.
Un diroccato
complesso urbano eternamente immerso nella nebbia e
nell’oblio.
Sperduta tra
le
montagne e circondata da ingenti pinnacoli rocciosi, la spettrale
città era
costituita da svariati quartieri di legno e pietra, disposti con ferrea
simmetria uno di fianco all’altro e illuminati soltanto dalla
fiamma di qualche
fioca lanterna.
Gli
abitanti,
vanitosi e altezzosi vampiri assetati di sangue e dominio, erano
creature
notturne malvagie e senza scrupoli, tanto combattute quanto evitate,
che
avevano scelto di isolarsi e nascondersi nel corso dei secoli,
aspettando il
momento opportuno per colpire e assumere il controllo delle altre razze
del
mondo; forse quel momento tanto atteso era finalmente arrivato.
“Gli unici
corpi privi di ombra sono quelli celesti…Interessante”
pensò tra sé e sé Anor, sfogliando e
studiando attentamente un piccolo libro
rosso.
Si trovava
al
centro della più maestosa piazza cittadina: uno sterminato
spiazzo circolare
fatto interamente di marmo, decorato da macabre statue, mostruosi
gargoyle e da
una terrificante fontana centrale da cui sgorgavano vivaci zampilli
sanguigni.
Appoggiato
alla
balaustra di quella sorgente da incubo, il giovane, immerso nella
lettura, aspettava.
Era stato da
poco
riportato in vita, le forze di certo non gli mancavano, tuttavia il
solo
pensiero di dover vagare in quel postaccio in cerca di un tizio
spuntato dal
nulla di cui conosceva solo il nome non lo entusiasmava per niente.
Sì,
l’avrebbe
cercato, la sua proposta era troppo allettante per essere ignorata, ma
a modo
suo.
Attendeva.
Attendeva e
pazientava.
Qualcosa
sarebbe
successo.
Prima o poi.
“Guarda,
guarda”
proruppe di colpo una voce in lontananza, “Che cosa ci fa un
povero piccolo
amante del sole tutto solo nella notte?” chiese con tono
canzonatorio.
“E
pensare che
potresti vivere ancora se non fosse quasi ora di cena”
Poco a poco
la
fonte di quella voce emerse dall’oscurità: un
vampiro alto e slanciato con il
petto seminudo e i lunghi capelli neri legati dietro lo schiena,
interamente
avvolto da un ampio mantello rosso, fissava famelico il suo ormai
prossimo
pasto, leccandosi bramosamente le labbra.
“La
mamma non ti ha
mai detto di non fare tardi?”
Il Re delle
Ombre
non si scompose, rimase immobile con lo sguardo fisso sul suo libro e
rispose:”La mamma non ti ha mai detto di farti gli affari
tuoi?”
Sconcertato,
per
non dire infuriato, di fronte a tanta baldanza e spavalderia, il
Non-Morto
gridò:”Stupido umano! Sei ad un passo dalla morte,
come puoi rimanere così
impassibile? Tu non sai chi sono io!”
“Dicono
tutti
così…” rispose schietto.
Colto da un
raptus
incontrollabile, il mostro digrignò ferocemente i denti e si
scagliò con fare
animalesco verso la sua preda.
Anor non si
mosse.
Rimase
lì dov’era.
A leggere.
Il vampiro
era
vicino.
Troppo
vicino.
Stava
già pregustando,
a meno di un passo di distanza, il sapore del sangue e della vittoria,
quando,
all’ultimo istante, un potente gancio sferratogli in mezzo
allo stomaco lo fece
violentemente ruzzolare all’indietro.
Non
riuscì a
rendersi conto di quanto era accaduto in quella frazione di secondo.
Era stato
tutto
troppo rapido.
Steso a
terra da
quel colpo micidiale, si tastò il ventre quasi sfondato e
alzò faticosamente lo
sguardo verso quello che si presentava come un inerme ragazzo pronto
per essere
letteralmente divorato.
In piedi
davanti a
lui saltellava, divertita e trionfante, un’ombra.
Un’ombra
umana.
L’ombra
dello
stregone, che, in pochi secondi, ritornò al suo posto,
sparendo ai piedi del
suo padrone.
“M-Magia?”chiese
ansimando il Non-Morto.
Il Re delle
Ombre
fece sparire il libro, si tirò in piedi e
disse:”Se ti piace definirla
così…Perdonami, ma ora devo proprio andare; ti
mostrerò come estrarre un
coniglio dal cappello un’altra volta”
Non ebbe il
tempo
di fare quattro passi che subito, dall’alto di un edificio,
balzò di fronte a
lui un possente energumeno che gli sbarrò prontamente la
strada.
Un nerboruto
vampiro, alto quasi tre metri, vestito di una possente armatura di
ferro, lo
squadrava, solenne della sua altezza, con due seri occhi verdi.
“Oh
no, un
altro”commentò esasperato Anor, massaggiandosi le
tempie, “Senti amico, anche
io sono un vampiro, ho il diritto di circolare liberamente in questa
città,
quindi, potresti
gentilmente levarti dai
piedi e lasciarmi passare?”concluse, mostrandogli i segni del
morso di
Blackbat.
Il colosso
non
rispose; serrò il pugno sinistro e si preparò a
colpire il suo bersaglio con
tutta la forza che aveva in corpo.
“Deduco
che la
risposta sia “No” osservò lo stregone,
“Allora ti farò un’altra
domanda…”aggiunse,
mentre l’altro sferrava il colpo,”Proporzionalità
diretta tra velocità e
forza; hai mai
preso
un calcio alla velocità dell’ombra,
bestione?”concluse con un sorriso, citando
un passo del suo libro.
Improvvisamente
la
sua gamba destra iniziò ad emanare un’accecante
luce violacea.
Un attimo.
Un istante.
Sollevò
il
ginocchio, distese la gamba e assestò con la caviglia un
poderoso calcio sul
fianco destro del gigante, scaraventandolo lateralmente, nonostante le
dimensioni, contro un edificio.
Una volta
sistemato
il nuovo arrivato, il giovane non perse altro tempo prezioso e
s’incamminò
verso il centro città per incontrare al più
presto la persona che stava
cercando, ma qualcosa attirò di colpo la sua attenzione.
Il primo
Non-Morto,
ripresosi dallo scontro, si stava rapidamente allontanando, saltellando
di
tetto in tetto al fine di cercare aiuto e chiamare rinforzi.
I vampiri
erano
orgogliosi e arroganti, ma non ottusi; la presenza, sebbene molto rara,
di
qualcuno che possedesse abilità tanto grandi da riuscire a
far fronte alle loro
straordinarie capacità suscitava in quelle creature forti
istinti di
sopravvivenza e collaborazione reciproca.
Il ragazzo
lo
sapeva bene, così come sapeva bene che presto si sarebbe
ritrovato addosso una
quantità esorbitante di Non-Morti affamati e pronti a tutto
pur di farlo a
pezzi.
Affrontarli
tutti
insieme sarebbe stato divertente, ma il tempo dei giochi era ormai
finito.
Dal petto
dello
stregone partì un fascio di luce nero come la pece che, a
folle velocità,
rimbalzò da una parete all’altra delle case,
finendo poi per scomparire a
sinistra del fuggitivo.
Un’ombra.
-3,8 x 1023
m/s.
Nell’esatto
punto
in cui il fascio era sparito, Anor riapparve a mezz’aria, e,
dopo aver eseguito
una capriola all’indietro, sferrò sul cranio del
vampiro un calcio d’innata
potenza e rapidità.
Colto dallo
stesso
senso d’impotenza e inconsapevolezza dell’impatto
precedente, il Non-Morto fu
scaraventato contro la lignea sommità di
un’abitazione che, per la violenza
dell’urto subìto, non tardò a crollare
da cima a fondo, riducendosi ad un
cumulo di macerie.
Al termine
di
quello spettacolo tanto straordinario quanto devastante, il Re delle
Ombre
tornò prontamente a terra e si avvicinò con
inquietante calma al miserabile fuggiasco
che, interamente coperto da schegge e pezzi di legno, lo osservava
sconfitto.
“Il
divertimento
non finisce mai, quando combatti con un vampiro” disse,
puntando l’indice
destro verso il Non-Morto, “Puoi colpirne uno
finché vuoi, ma questo, in un
modo o nell’altro, riuscirà sempre a
rigenerarsi” aggiunse, mentre sul suo dito
cominciava a formarsi una roteante sfera di colore violaceo,
“Però, chissà cosa
succederebbe, se il corpo di un vampiro venisse completamente
disintegrato?”
concluse con fare piuttosto sadico.
Man mano che
lo
scuro globo d’ombra ruotava, le sue dimensioni lentamente
crescevano.
Di
più.
Sempre di
più.
“E
pensare che
avresti potuto vivere ancora se non avessi voluto fare il
furbo”
Non
c’era più
scampo.
Ormai
la fine era
imminente.
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Capitolo 3 *** L'Inizio dell'Incubo ***
L’Inizio
dell’Incubo
“Sublime;
sublime e
unica, non trovo altre parole per descrivere la tua
ombromanzia” esordì
Blackbat, comparendo misteriosamente dal nulla sopra le macerie,
“L’Amethyst
Mirror; finalmente ho avuto l’onore di ammirare la tecnica
che ti ha reso tanto
famoso, caro Luce Nera” aggiunse, battendo sonoramente le
mani.
Seccato
dalle continue
interruzioni, ma al tempo stesso sollevato dall’arrivo del
tanto ricercato Capo
Sanguinario, Anor fece dissolvere l’abbagliante sfera che
ruotava furiosamente
sulla punta del suo indice e ribatté:”Risparmiami
l’ode di lode, Blackbat; non
ho sprecato il mio tempo con questi vermi per sentire i tuoi
complimenti; ho
ben altro per la testa, io”
“D’accordo,
d’accordo; ci siamo divertiti abbastanza per stanotte, con
loro farò i conti
dopo; è ora di andare, con il teletrasporto faremo
prima”rispose il barone,
tendendogli la mano.
Lo stregone
aveva
già capito che quel Non-Morto era come lui, diverso da tutti
gli altri; oltre a
padroneggiare capacità fuori dal comune, sembrava possedere
diverse
informazioni sul suo conto.
La cosa non
gli
garbava affatto.
Perché
lo aveva
riportato in vita?
Per quale
motivo si
era offerto di aiutarlo nella sua vendetta?
Cosa voleva
da lui?
Non riusciva
a
darsi una spiegazione.
Troppe cose
doveva
ancora sapere e capire.
Solo
seguendolo
avrebbe avuto, una volta per tutte, delle risposte.
Lasciandosi
alle
spalle i suoi nuovi “amichetti”, gli
sfiorò piano la mano e, rapido come un
sogno che si tramuta in incubo, il paesaggio cambiò.
Seduti
l’uno di
fronte all’altro, i due vampiri si trovavano in una magnifica
sala da pranzo,
elegantemente arredata ed agghindata.
Le ampie e
vitree
finestre, parzialmente coperte da lunghi tendaggi purpurei,
inquadravano una
maestosa tavola d’ebano, imbandita con servizi
d’argento e illuminata da
quattro aurei candelabri a tre braccia, e non lasciavano trasparire
nulla se
non la pallida ed evanescente luce della luna.
Blackbat
prese due
magnifici calice colmi di sangue e, porgendone educatamente uno al suo
ospite,
disse:”Un invitante AB Negativo del ‘93; se lo
assaggi una volta non smetti
più; cin cin”
“Immagino
che ora
sole, aglio e balle varie rappresentino un pericolo per me”
incalzò Anor, osservando
perplesso lo scuro liquido che avrebbe rappresentato da quel momento la
sua
unica fonte di nutrimento.
“Un
piccolo prezzo
da pagare, tutto qua; ti ci abituerai presto” rispose il Capo
Sanguinario,
accingendosi a brindare, “Forza, bevi; ho parecchie cose da
dirti”, concluse,
alzandosi dal tavolo.
I vampiri
svuotarono rapidamente i loro bicchieri e uscirono dalla sala.
Mentre
camminavano
lungo gli interminabili corridoi di quell’immensa villa,
Blackbat prese
parola:”C’è una ragione ben precisa per
la quale ti ho cercato e strappato
dalle braccia della morte; tutti e due abbiamo una sola aspirazione:
distruggere l’Ordo Magorum, chi per un motivo chi per un
altro; i mezzi e le
risorse non ci mancano, tuttavia il nostro intento presenta un piccolo
neo”
“I
Soli…” finì il giovane, assumendo
d’un tratto un tono rigido e serio.
Il
barone proseguì: “Esattamente! I Soli, i cinque
maghi più potenti del mondo
secondi solo allo Stregone Supremo; godono di un’ottima
reputazione grazie ai
loro spropositati poteri: hanno combattuto terribili battaglie,
affrontato
micidiali nemici e scongiurato drammatiche catastrofi; anche
tu…”
“Vieni
al dunque, invece di dirmi cose che già so”
interruppe seccato lo stregone,
quasi come se non volesse assolutamente toccare
quell’argomento.
Non
volendo accrescere l’irritazione del suo interlocutore, il
Capo Sanguinario
chiarì:”Il dunque è semplice; visto che
conosci meglio di me la magia e i suoi
segreti, addestrerai accuratamente altri quattro vampiri da me
selezionati e,
una volta raggiunto un accettabile livello di combattimento, eliminerai
i Soli
uno dopo l’altro senza troppi problemi”
Dopo
essersi fermati entrambi di fronte ad una poderoso portone di legno
lucidissimo, Anor replicò:”Dimentichi lo Stregone
Supremo; posso istruire tutti
i Non-Morti che vuoi, ma non saremo mai in grado di tenergli testa;
come
intendi procedere con il Maestro delle Supreme Arti Magiche?”
La
risposta fu chiara ed esauriente: “Di lui non ti devi
preoccupare; ogni cosa a
suo tempo; ora voglio presentarti i tuoi apprendisti”
Una
volta varcata la soglia, si aprì dinnanzi ai loro occhi una
stanza cento volte
più grande di quella precedente.
Si
trattava di una ciclopico obitorio illuminato da un sontuoso lampadario
di ben
venti candele, sostenuto da tortili colonne scolpite nel marmo e
occupato da
sterminate file di bare di pietra disposte orizzontalmente una sopra
l’altra.
Ad
un semplice schioccò di dita da parte di Blackbat, la sala
iniziò a tremare.
Forte.
Sempre
più forte.
Animate
da chissà quale misterioso incantesimo, le casse si
sollevarono in posizione
verticale e una ad una cominciarono piano piano a disporsi lungo le
pareti,
occupandole completamente.
Soltanto
quattro di loro rimasero ferme al loro posto.
Quattro.
Quattro
antiche bare di diverse dimensioni il cui prezioso contenuto avrebbe
dato inizio
ad un oscuro ritorno.
Un
ritorno amaro come assenzo e dolce come idromele.
Il
ritorno del Re delle Ombre.
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Capitolo 4 *** La Chiamata ***
La
Chiamata
“Onore
e Gloria! I
Cinque Soli sono arrivati”
Quel giorno
nella
città di Mahro, il Cuore dei Prestigi, stava avendo luogo un
evento tanto raro
quanto eccezionale.
Faenost, lo
Stregone Supremo, aveva urgentemente convocato nella Sala dei Cristalli
il suo
quintetto prediletto per discutere degli ultimi ed inquietanti eventi
verificatisi negli ultimi mesi.
Proprio
là in
quello sfavillante salone tappezzato in tutto il suo splendore di
quarzi, gemme
e pietre preziose, assiso sul suo aureo seggio del potere davanti ad un
ampia
tavola circolare, il saggio Signore della Magia, un anziano individuo
dai
capelli biondi e dalla barba folta, raffinatamente vestito, attendeva
con
impazienza l’arrivo dei suoi subordinati.
Dopo alcuni
minuti
si alzò in piedi e batté due volte il pugno sulla
tavolata e subito,
esattamente al di sopra di essa, apparve un enorme globo roteante che,
con
tanto di oceani e terreferme, altro non rappresentava se non il mondo
in cui
l’Ordo Magorum regnava incontrastato.
D’un
tratto si udì
una voce austera e profonda e le forze naturali di quella fluttuante
sfera le
risposero ubbidienti.
“Fiamma
Solitaria,
Pùrire Butch”
I vulcani
eruttarono uno ad uno e dal magma incandescente
s’innalzò di colpo una titanica
colonna di fuoco che uscì rapidamente
dall’atmosfera, plasmando poco a poco un
maestoso sole rosso vermiglio.
Dalle
torride
fiamme di quella rovente sfera comparve un uomo muscoloso e slanciato,
rivestito di un semplice completo nero e coperto da un acceso mantello
rosso il
cui sporgente colletto inquadrava un viso asciutto, solcato da segni e
cicatrici di antiche e innumerevoli battaglie, e una contenuta
capigliatura
castano ramata.
Abbassò
la testa in
segno di rispetto e si adagiò su di un possente trono di
carbone e rubini.
“Zanna
d’Argento,
Erir Clahire”
Le nuvole si
addensarono vorticosamente una sull’altra e dai nembi
ammucchiati si levò una
violenta tromba d’aria che turbinò fuori
dall’orbita planetaria, creando un
imponente sole grigio chiaro.
Dai potenti
soffi
di quella cinerea sfera apparve una giovane di bassa statura, avvolta
intorno
ad una lungo kimono grigio, stretta in vita da una spessa cintura di
cuoio alla
quale erano appesi due lucenti sai d’argento, con ricci
capelli corvini,
annodati lungo la schiena a coda di cavallo.
Si
prostrò
educatamente e si sistemò su di un poderoso trono di platino
e perle.
“Onda
Felina,
Udorater Reika”
Le acque di
mari,
laghi e fiumi tra ciclopici scrosci e torbidi flutti si sollevarono
improvvisamente in un vortice d’indefinibili dimensioni,
concentrandosi sempre
più in alto in un enorme sole blu scuro.
Dai limpidi
zampilli fuoriuscì una donna non troppo alta, con tre lunghe
paia di baffi da
gatto dipinti all’altezza delle guancie, abbigliata con una
lunga mantella colore
azzurro, un largo abito turchese e un ceruleo
cappello a punta che ricopriva una corta ed arancione capigliatura a
caschetto.
Riverì
con il copricapo e prese
posto su di un solido trono di cobalto e zaffiri.
“Foglia
Selvaggia, Fullonaf Lomìc”
I petali, le
foglie e i semi dei più
svariati tipi di piante, spinte da chissà quale ignota
forza, presero all’istante
il volo e superarono la volta celeste, formando un colossale sole verde
intenso.
Dalla fitta
vegetazione emerse una ragazza
di aspetto gracile e
minuto, vestita con un lungo abito di seta verde, coperto sulle spalle
da una
corta mantellina beige, con un paio di occhiali a mezza luna e una
fluente
chioma castana, abbellita da una magnifica rosa porporina.
S’inchinò
e si
dispose su di un solenne trono di rame e smeraldi.
“Ombra
Bianca,
Phosight Yumi”
La luce con
la
quale i quattro soli irradiavano l’intero pianeta divenne
sempre più
abbagliante poi, tintasi di un vivo colore niveo, iniziò a
scomporsi in una
miriade di piccoli raggi splendenti che diedero origine ad un quinto
sole
giallo brillante.
Dai
luccicanti
lampi si materializzò una graziosa fanciulla di non
più di diciassette anni il
cui latteo colorito rispecchiava perfettamente la bianchissima
tonalità della
sua candida tunica, contrastata solamente dai corti capelli scuri e dai
grandi
occhi castani.
Rese
omaggio,
piegando le gambe e si mise a proprio agio su di un maestoso trono di
diamante
e perle.
Fuoco.
Vento.
Acqua.
Pianta.
Luce.
Cinque.
Cinque
devastanti
elementi.
Cinque
potenti
stregoni.
Cinque
giganteschi
soli che vegliavano intorno al pianeta garantendo ordine, pace e
serenità.
Soltanto un
trono
era misteriosamente rimasto senza padrone.
Un trono
vuoto.
Un trono di
piombo
e ametista.
“Sono
contento di
rivedervi tutti qui riuniti” esordì Faenost serio,
“Tuttavia mi duole
informarvi che il motivo della vostra convocazione è
tutt’altro che piacevole…”
proseguì, “…l’Ordo Magorum
è in pericolo; qualcosa di oscuro si sta
avvicinando”
concluse, risedendosi.
“Che
cosa vi turba,
mio signore?” chiese Lomìc preoccupata.
“Ultimamente
sono
stati registrati nelle regioni settentrionali diversi casi di
vampirismo; non
pochi stregoni sono morti dissanguati dopo essere stati brutalmente
martoriati
e fatti a pezzi”
Non poco
scossa
Reika prese parola: “Com’è possibile? I
Non-Morti non si erano mai esposti
tanto prima d’ora! Chi li avrebbe spinti a compiere tali
atrocità?”
“Le
informazioni
che possediamo sono molto poche” rispose lo Stregone Supremo
massaggiandosi le
tempie, “Tuttavia abbiamo ragione di credere che si tratti
dell’Oscura Baronìa;
girano delle strani voci sul conto della famiglia Blackbat; pare che
abbia
radunato una terribile squadra di vampiri pronti a tutto pur di
eseguire gli
ordini dei loro superiori; la chiamano
“Skia”” aggiunse sempre più
preoccupato.
Butch
esclamò quasi
indignato: “Non vi farete certo intimidire da un branco di
cadaveri ambulanti,
spero?! Mi meraviglio di voi, o Sommo; abbiamo affrontato minacce ben
peggiori
di questa! Non sarà questa sedicente banda di pipistrelli
antropomorfi a darci
del filo da torcere!”
Faenost si
rialzò
lentamente e replicò: “Questa volta è
diverso, Fiamma Solitaria”
“I
defunti che
abbiamo rinvenuto ci hanno reso consapevoli che il pericolo che incombe
all’orizzonte è più grande e terribile
di quanto possiamo immaginare.
I nostri
amici,
compagni e fratelli caduti vittime uno ad uno sotto i colpi di questa
diabolica
organizzazione mancavano di qualcosa, qualcosa
d’indispensabile, qualcosa di
essenziale e vitale allo stesso tempo:
l’ombra”
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