Il Re delle Ombre

di Seshiro_Sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lapidi, Tombe e Non-Morti ***
Capitolo 2: *** Ombrosa Accoglienza ***
Capitolo 3: *** L'Inizio dell'Incubo ***
Capitolo 4: *** La Chiamata ***



Capitolo 1
*** Lapidi, Tombe e Non-Morti ***


Lapidi, Tombe e Non-Morti

In quella buia e rigida sera d’inverno, il cimitero era immerso nella quiete più assoluta.

Tiranneggiando crudelmente tra le lapidi, aleggiava nell’aria un innaturale silenzio.

Lento e flebile come un sussurro strozzato.

Il silenzio della morte.

Nulla riusciva a porre fine al dominio della gelida ed inquietante calma che abbracciava ogni cosa.

La vita non esisteva più.

Il vento non soffiava.

La vegetazione non cresceva.

Nemmeno le stelle irradiavano con la loro brillante luce quel mero teatro, fatto di lapidi e mausolei.

Eppure, nel cuore di quella triste notte senza luna, un sinistro individuo procedeva impettito e deciso tra simulacri e croci in rovina.

Un uomo sulla settantina, alto e ben vestito, con barba e capelli bianchi, camminava nel camposanto alla ricerca di qualcosa.

Una cripta.

“Dovrebbe essere questa” pensò tra sé e sé, fermandosi dinnanzi ad una maestosa cappella funeraria; un cubico edifico corinzio, custodito all’esterno da due robusti angeli di pietra, posti, armati di spada, ai lati dell’entrata, e, decorato, al di sopra del portale, da una scritta alquanto lugubre e tetra:

 

Qui,tra le braccia della morte, giace il Re delle Ombre Anor Skiadow, detto Luce Nera, giustiziato nell’Anno Ventunesimo per esercizio di pratiche diaboliche e alto tradimento verso l’Ordo Magorum.

Possano i Cieli avere pietà della sua anima.

 

Senza ulteriori indugi, l’anziano figuro iniziò a salire gli stretti scalini d’ingresso quando, all’improvviso, la coppia di guardiani prese vita e gli sbarrò la strada, incrociando fragorosamente le lame delle spade all’altezza del cuore.

“Se di qui tu vuoi passare…” esordì il primo con voce atona.

“…il dazio, prima, devi pagare” concluse il secondo con lo stesso tono.

Ubbidendo, il vecchio afferrò la punta delle armi e le strinse con vigore, finché copiosi rivoli di sangue cominciarono a tingere il freddo metallo di un plumbeo color porpora.

Con impeccabile rapidità gli angeli riassunsero la loro naturale posizione e, nello stesso istante, la porta della cappella si aprì, cigolando e sollevando una consistente nube di polvere.

Con un largo sorriso l’uomo si osservò i palmi sporchi di sangue e commentò:”Gli stregoni e i loro trucchi… credono davvero che un incantesimo di reclusione semplice come questo possa fermarmi? Il sangue non è un problema per UNO come me”

Non fece in tempo a finire la frase che subito i due profondi tagli sulle sue mani si rimarginarono ad incredibile velocità senza nemmeno lasciare una cicatrice.

“E ora vediamo se qualcuno è in casa” concluse ironico, entrando nella cripta.

Date le dimensioni della struttura, non ci mise molto a trovare quello che stava cercando.

In fondo alla navata centrale si trovava una bara nera come la pece, posizionata orizzontalmente sopra una lastra di marmo.

Non perse tempo.

La raggiunse e l’aprì senza alcuna fatica, contemplando con soddisfazione la buona riuscita della sua missione.

Davanti ai suoi occhi si trovava, perfettamente conservato, un ragazzo di non più di diciassette anni, contraddistinto da un abbigliamento alquanto insolito e tenebroso: oltre ad avere gli occhi coperti da una sottile benda scura, indossava abiti di un cupo color blu notte, tra i quali una felpa con cappuccio, dei jeans attillati e un paio di scarpe sportive, rivestiti da un lungo cappotto aperto e sovrastati da un largo panama bianco e nero, che schiacciava una folta massa di ricci capelli castani.

“E’ giunta l’ora, caro Luce Nera…” esclamò, avvicinandosi sempre di più, “…di ritornare alla vita” concluse, quasi gridando, affondando con violenza i canini nella giugulare del defunto.

Subito il cadavere fu colto da convulsioni via via sempre più violente, poi, quando il vampiro mollò la presa, di colpo, s’irrigidì e cominciò lentamente ad alzarsi dalla sua postazione.

Al termine di quel macabro spettacolo, il giovane, pallido come un cencio, si guardò intorno con fare perplesso, finché, una volta in piedi, non si accorse della presenza del suo misterioso rianimatore che lo osservava compiaciuto.

“E tu saresti?” chiese serio.

“Perdona la mia poco ortodossa scortesia” disse il vecchio con un inchino, “Il mio nome è Bartholomew Blackbat, Capo Sanguinario dell’Oscura Baronìa; immagino che tu voglia conoscere la ragione della mia venuta in questo sacro luogo”proseguì, presentandosi.

Sgranchendosi il collo, il ragazzo rispose: ”Veramente mi stavo chiedendo cosa mi impedisse di farti a pezzi e di andarmene da questa topaia”

Con fare provocatorio l’uomo evidenziò: “Spietato, crudele e senza cuore; sei proprio degno della tua fama, le storie sul tuo conto non ment…”

“Alle corte, vampiro! Dimmi perché hai interrotto il mio riposo e lascia perdere il mio passato” replicò seccato, interrompendolo bruscamente.

“Mi interessa eccome il tuo passato invece” fu la risposta,”Il mio obbiettivo è quello di spodestare lo Stregone Supremo e solo tu, con i tuoi poteri e la tua conoscenza, sei in grado di aiutarmi”

“Perché dovrei farlo? Cosa potresti mai darmi tu, vetusto Non-Morto assetato di potere?”

“Quello che ti offro, illustre Re delle Ombre, non sono terre, donne o ricchezze; quello che ti offro è la vendetta; la vendetta verso coloro che ti hanno tradito; la vendetta verso l’Ordo Magorum; ora che anche tu sei un vampiro, valuta con attenzione la mia proposta e, semmai dovessi accettare, sai dove trovarmi”

Detto ciò, Blackbat scomparve nel nulla, lasciando lo stregone solo.

Solo con i suoi pensieri.


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Capitolo 2
*** Ombrosa Accoglienza ***


Ombrosa Accoglienza

L’Oscura Baronìa.

Remota, buia, misteriosa; questi erano solo alcuni degli innumerevoli aggettivi con cui quel mero luogo dimenticato da Dio veniva definito nei miti, nei racconti e nelle leggende.

Un diroccato complesso urbano eternamente immerso nella nebbia e nell’oblio.

Sperduta tra le montagne e circondata da ingenti pinnacoli rocciosi, la spettrale città era costituita da svariati quartieri di legno e pietra, disposti con ferrea simmetria uno di fianco all’altro e illuminati soltanto dalla fiamma di qualche fioca lanterna.

Gli abitanti, vanitosi e altezzosi vampiri assetati di sangue e dominio, erano creature notturne malvagie e senza scrupoli, tanto combattute quanto evitate, che avevano scelto di isolarsi e nascondersi nel corso dei secoli, aspettando il momento opportuno per colpire e assumere il controllo delle altre razze del mondo; forse quel momento tanto atteso era finalmente arrivato.

Gli unici corpi privi di ombra sono quelli celesti…Interessante” pensò tra sé e sé Anor, sfogliando e studiando attentamente un piccolo libro rosso.

Si trovava al centro della più maestosa piazza cittadina: uno sterminato spiazzo circolare fatto interamente di marmo, decorato da macabre statue, mostruosi gargoyle e da una terrificante fontana centrale da cui sgorgavano vivaci zampilli sanguigni.

Appoggiato alla balaustra di quella sorgente da incubo, il giovane, immerso nella lettura, aspettava.

Era stato da poco riportato in vita, le forze di certo non gli mancavano, tuttavia il solo pensiero di dover vagare in quel postaccio in cerca di un tizio spuntato dal nulla di cui conosceva solo il nome non lo entusiasmava per niente.

Sì, l’avrebbe cercato, la sua proposta era troppo allettante per essere ignorata, ma a modo suo.

Attendeva.

Attendeva e pazientava.

Qualcosa sarebbe successo.

Prima o poi.

“Guarda, guarda” proruppe di colpo una voce in lontananza, “Che cosa ci fa un povero piccolo amante del sole tutto solo nella notte?” chiese con tono canzonatorio.

“E pensare che potresti vivere ancora se non fosse quasi ora di cena”

Poco a poco la fonte di quella voce emerse dall’oscurità: un vampiro alto e slanciato con il petto seminudo e i lunghi capelli neri legati dietro lo schiena, interamente avvolto da un ampio mantello rosso, fissava famelico il suo ormai prossimo pasto, leccandosi bramosamente le labbra.

“La mamma non ti ha mai detto di non fare tardi?”

Il Re delle Ombre non si scompose, rimase immobile con lo sguardo fisso sul suo libro e rispose:”La mamma non ti ha mai detto di farti gli affari tuoi?”

Sconcertato, per non dire infuriato, di fronte a tanta baldanza e spavalderia, il Non-Morto gridò:”Stupido umano! Sei ad un passo dalla morte, come puoi rimanere così impassibile? Tu non sai chi sono io!”

“Dicono tutti così…” rispose schietto.

Colto da un raptus incontrollabile, il mostro digrignò ferocemente i denti e si scagliò con fare animalesco verso la sua preda.

Anor non si mosse.

Rimase lì dov’era.

A leggere.

Il vampiro era vicino.

Troppo vicino.

Stava già pregustando, a meno di un passo di distanza, il sapore del sangue e della vittoria, quando, all’ultimo istante, un potente gancio sferratogli in mezzo allo stomaco lo fece violentemente ruzzolare all’indietro.

Non riuscì a rendersi conto di quanto era accaduto in quella frazione di secondo.

Era stato tutto troppo rapido.

Steso a terra da quel colpo micidiale, si tastò il ventre quasi sfondato e alzò faticosamente lo sguardo verso quello che si presentava come un inerme ragazzo pronto per essere letteralmente divorato.

In piedi davanti a lui saltellava, divertita e trionfante, un’ombra.

Un’ombra umana.

L’ombra dello stregone, che, in pochi secondi, ritornò al suo posto, sparendo ai piedi del suo padrone.

“M-Magia?”chiese ansimando il Non-Morto.

Il Re delle Ombre fece sparire il libro, si tirò in piedi e disse:”Se ti piace definirla così…Perdonami, ma ora devo proprio andare; ti mostrerò come estrarre un coniglio dal cappello un’altra volta”

Non ebbe il tempo di fare quattro passi che subito, dall’alto di un edificio, balzò di fronte a lui un possente energumeno che gli sbarrò prontamente la strada.

Un nerboruto vampiro, alto quasi tre metri, vestito di una possente armatura di ferro, lo squadrava, solenne della sua altezza, con due seri occhi verdi.

“Oh no, un altro”commentò esasperato Anor, massaggiandosi le tempie, “Senti amico, anche io sono un vampiro, ho il diritto di circolare liberamente in questa città, quindi,  potresti gentilmente levarti dai piedi e lasciarmi passare?”concluse, mostrandogli i segni del morso di Blackbat.

Il colosso non rispose; serrò il pugno sinistro e si preparò a colpire il suo bersaglio con tutta la forza che aveva in corpo.

“Deduco che la risposta sia “No” osservò lo stregone, “Allora ti farò un’altra domanda…”aggiunse, mentre l’altro sferrava il colpo,”Proporzionalità diretta tra velocità e forza; hai mai preso un calcio alla velocità dell’ombra, bestione?”concluse con un sorriso, citando un passo del suo libro.

Improvvisamente la sua gamba destra iniziò ad emanare un’accecante luce violacea.

Un attimo.

Un istante.

Sollevò il ginocchio, distese la gamba e assestò con la caviglia un poderoso calcio sul fianco destro del gigante, scaraventandolo lateralmente, nonostante le dimensioni, contro un edificio.

Una volta sistemato il nuovo arrivato, il giovane non perse altro tempo prezioso e s’incamminò verso il centro città per incontrare al più presto la persona che stava cercando, ma qualcosa attirò di colpo la sua attenzione.

Il primo Non-Morto, ripresosi dallo scontro, si stava rapidamente allontanando, saltellando di tetto in tetto al fine di cercare aiuto e chiamare rinforzi.

I vampiri erano orgogliosi e arroganti, ma non ottusi; la presenza, sebbene molto rara, di qualcuno che possedesse abilità tanto grandi da riuscire a far fronte alle loro straordinarie capacità suscitava in quelle creature forti istinti di sopravvivenza e collaborazione reciproca.

Il ragazzo lo sapeva bene, così come sapeva bene che presto si sarebbe ritrovato addosso una quantità esorbitante di Non-Morti affamati e pronti a tutto pur di farlo a pezzi.

Affrontarli tutti insieme sarebbe stato divertente, ma il tempo dei giochi era ormai finito.

Dal petto dello stregone partì un fascio di luce nero come la pece che, a folle velocità, rimbalzò da una parete all’altra delle case, finendo poi per scomparire a sinistra del fuggitivo.

Un’ombra.

-3,8 x 1023 m/s.

Nell’esatto punto in cui il fascio era sparito, Anor riapparve a mezz’aria, e, dopo aver eseguito una capriola all’indietro, sferrò sul cranio del vampiro un calcio d’innata potenza e rapidità.

Colto dallo stesso senso d’impotenza e inconsapevolezza dell’impatto precedente, il Non-Morto fu scaraventato contro la lignea sommità di un’abitazione che, per la violenza dell’urto subìto, non tardò a crollare da cima a fondo, riducendosi ad un cumulo di macerie.

Al termine di quello spettacolo tanto straordinario quanto devastante, il Re delle Ombre tornò prontamente a terra e si avvicinò con inquietante calma al miserabile fuggiasco che, interamente coperto da schegge e pezzi di legno, lo osservava sconfitto.

“Il divertimento non finisce mai, quando combatti con un vampiro” disse, puntando l’indice destro verso il Non-Morto, “Puoi colpirne uno finché vuoi, ma questo, in un modo o nell’altro, riuscirà sempre a rigenerarsi” aggiunse, mentre sul suo dito cominciava a formarsi una roteante sfera di colore violaceo, “Però, chissà cosa succederebbe, se il corpo di un vampiro venisse completamente disintegrato?” concluse con fare piuttosto sadico.

Man mano che lo scuro globo d’ombra ruotava, le sue dimensioni lentamente crescevano.

Di più.

Sempre di più.

“E pensare che avresti potuto vivere ancora se non avessi voluto fare il furbo”

Non c’era più scampo.

Ormai la fine era imminente.

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Capitolo 3
*** L'Inizio dell'Incubo ***


L’Inizio dell’Incubo

“Sublime; sublime e unica, non trovo altre parole per descrivere la tua ombromanzia” esordì Blackbat, comparendo misteriosamente dal nulla sopra le macerie, “L’Amethyst Mirror; finalmente ho avuto l’onore di ammirare la tecnica che ti ha reso tanto famoso, caro Luce Nera” aggiunse, battendo sonoramente le mani.

Seccato dalle continue interruzioni, ma al tempo stesso sollevato dall’arrivo del tanto ricercato Capo Sanguinario, Anor fece dissolvere l’abbagliante sfera che ruotava furiosamente sulla punta del suo indice e ribatté:”Risparmiami l’ode di lode, Blackbat; non ho sprecato il mio tempo con questi vermi per sentire i tuoi complimenti; ho ben altro per la testa, io”

“D’accordo, d’accordo; ci siamo divertiti abbastanza per stanotte, con loro farò i conti dopo; è ora di andare, con il teletrasporto faremo prima”rispose il barone, tendendogli la mano.

Lo stregone aveva già capito che quel Non-Morto era come lui, diverso da tutti gli altri; oltre a padroneggiare capacità fuori dal comune, sembrava possedere diverse informazioni sul suo conto.

La cosa non gli garbava affatto.

Perché lo aveva riportato in vita?

Per quale motivo si era offerto di aiutarlo nella sua vendetta?

Cosa voleva da lui?

Non riusciva a darsi una spiegazione.

Troppe cose doveva ancora sapere e capire.

Solo seguendolo avrebbe avuto, una volta per tutte, delle risposte.

Lasciandosi alle spalle i suoi nuovi “amichetti”, gli sfiorò piano la mano e, rapido come un sogno che si tramuta in incubo, il paesaggio cambiò.

Seduti l’uno di fronte all’altro, i due vampiri si trovavano in una magnifica sala da pranzo, elegantemente arredata ed agghindata.

Le ampie e vitree finestre, parzialmente coperte da lunghi tendaggi purpurei, inquadravano una maestosa tavola d’ebano, imbandita con servizi d’argento e illuminata da quattro aurei candelabri a tre braccia, e non lasciavano trasparire nulla se non la pallida ed evanescente luce della luna.

Blackbat prese due magnifici calice colmi di sangue e, porgendone educatamente uno al suo ospite, disse:”Un invitante AB Negativo del ‘93; se lo assaggi una volta non smetti più; cin cin”

“Immagino che ora sole, aglio e balle varie rappresentino un pericolo per me” incalzò Anor, osservando perplesso lo scuro liquido che avrebbe rappresentato da quel momento la sua unica fonte di nutrimento.

“Un piccolo prezzo da pagare, tutto qua; ti ci abituerai presto” rispose il Capo Sanguinario, accingendosi a brindare, “Forza, bevi; ho parecchie cose da dirti”, concluse, alzandosi dal tavolo.

I vampiri svuotarono rapidamente i loro bicchieri e uscirono dalla sala.

Mentre camminavano lungo gli interminabili corridoi di quell’immensa villa, Blackbat prese parola:”C’è una ragione ben precisa per la quale ti ho cercato e strappato dalle braccia della morte; tutti e due abbiamo una sola aspirazione: distruggere l’Ordo Magorum, chi per un motivo chi per un altro; i mezzi e le risorse non ci mancano, tuttavia il nostro intento presenta un piccolo neo”

“I Soli…” finì il giovane, assumendo d’un tratto un tono rigido e serio.

Il barone proseguì: “Esattamente! I Soli, i cinque maghi più potenti del mondo secondi solo allo Stregone Supremo; godono di un’ottima reputazione grazie ai loro spropositati poteri: hanno combattuto terribili battaglie, affrontato micidiali nemici e scongiurato drammatiche catastrofi; anche tu…”

“Vieni al dunque, invece di dirmi cose che già so” interruppe seccato lo stregone, quasi come se non volesse assolutamente toccare quell’argomento.

Non volendo accrescere l’irritazione del suo interlocutore, il Capo Sanguinario chiarì:”Il dunque è semplice; visto che conosci meglio di me la magia e i suoi segreti, addestrerai accuratamente altri quattro vampiri da me selezionati e, una volta raggiunto un accettabile livello di combattimento, eliminerai i Soli uno dopo l’altro senza troppi problemi”

Dopo essersi fermati entrambi di fronte ad una poderoso portone di legno lucidissimo, Anor replicò:”Dimentichi lo Stregone Supremo; posso istruire tutti i Non-Morti che vuoi, ma non saremo mai in grado di tenergli testa; come intendi procedere con il Maestro delle Supreme Arti Magiche?”

La risposta fu chiara ed esauriente: “Di lui non ti devi preoccupare; ogni cosa a suo tempo; ora voglio presentarti i tuoi apprendisti”

Una volta varcata la soglia, si aprì dinnanzi ai loro occhi una stanza cento volte più grande di quella precedente.

 

Si trattava di una ciclopico obitorio illuminato da un sontuoso lampadario di ben venti candele, sostenuto da tortili colonne scolpite nel marmo e occupato da sterminate file di bare di pietra disposte orizzontalmente una sopra l’altra.

Ad un semplice schioccò di dita da parte di Blackbat, la sala iniziò a tremare.

Forte.

Sempre più forte.

Animate da chissà quale misterioso incantesimo, le casse si sollevarono in posizione verticale e una ad una cominciarono piano piano a disporsi lungo le pareti, occupandole completamente.

Soltanto quattro di loro rimasero ferme al loro posto.

Quattro.

Quattro antiche bare di diverse dimensioni il cui prezioso contenuto avrebbe dato inizio ad un oscuro ritorno.

Un ritorno amaro come assenzo e dolce come idromele.

Il ritorno del Re delle Ombre.

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Capitolo 4
*** La Chiamata ***


La Chiamata

“Onore e Gloria! I Cinque Soli sono arrivati”

Quel giorno nella città di Mahro, il Cuore dei Prestigi, stava avendo luogo un evento tanto raro quanto eccezionale.

Faenost, lo Stregone Supremo, aveva urgentemente convocato nella Sala dei Cristalli il suo quintetto prediletto per discutere degli ultimi ed inquietanti eventi verificatisi negli ultimi mesi.

Proprio là in quello sfavillante salone tappezzato in tutto il suo splendore di quarzi, gemme e pietre preziose, assiso sul suo aureo seggio del potere davanti ad un ampia tavola circolare, il saggio Signore della Magia, un anziano individuo dai capelli biondi e dalla barba folta, raffinatamente vestito, attendeva con impazienza l’arrivo dei suoi subordinati.

Dopo alcuni minuti si alzò in piedi e batté due volte il pugno sulla tavolata e subito, esattamente al di sopra di essa, apparve un enorme globo roteante che, con tanto di oceani e terreferme, altro non rappresentava se non il mondo in cui l’Ordo Magorum regnava incontrastato.

D’un tratto si udì una voce austera e profonda e le forze naturali di quella fluttuante sfera le risposero ubbidienti.

“Fiamma Solitaria, Pùrire Butch”

I vulcani eruttarono uno ad uno e dal magma incandescente s’innalzò di colpo una titanica colonna di fuoco che uscì rapidamente dall’atmosfera, plasmando poco a poco un maestoso sole rosso vermiglio.

Dalle torride fiamme di quella rovente sfera comparve un uomo muscoloso e slanciato, rivestito di un semplice completo nero e coperto da un acceso mantello rosso il cui sporgente colletto inquadrava un viso asciutto, solcato da segni e cicatrici di antiche e innumerevoli battaglie, e una contenuta capigliatura castano ramata.

Abbassò la testa in segno di rispetto e si adagiò su di un possente trono di carbone e rubini.

“Zanna d’Argento, Erir Clahire”

Le nuvole si addensarono vorticosamente una sull’altra e dai nembi ammucchiati si levò una violenta tromba d’aria che turbinò fuori dall’orbita planetaria, creando un imponente sole grigio chiaro.

Dai potenti soffi di quella cinerea sfera apparve una giovane di bassa statura, avvolta intorno ad una lungo kimono grigio, stretta in vita da una spessa cintura di cuoio alla quale erano appesi due lucenti sai d’argento, con ricci capelli corvini, annodati lungo la schiena a coda di cavallo.

Si prostrò educatamente e si sistemò su di un poderoso trono di platino e perle.

“Onda Felina, Udorater Reika”

Le acque di mari, laghi e fiumi tra ciclopici scrosci e torbidi flutti si sollevarono improvvisamente in un vortice d’indefinibili dimensioni, concentrandosi sempre più in alto in un enorme sole blu scuro.

Dai limpidi zampilli fuoriuscì una donna non troppo alta, con tre lunghe paia di baffi da gatto dipinti all’altezza delle guancie, abbigliata con una lunga mantella colore azzurro, un largo abito turchese e un ceruleo cappello a punta che ricopriva una corta ed arancione capigliatura a caschetto.

Riverì con il copricapo e prese posto su di un solido trono di cobalto e zaffiri.

“Foglia Selvaggia, Fullonaf Lomìc”

I petali, le foglie e i semi dei più svariati tipi di piante, spinte da chissà quale ignota forza, presero all’istante il volo e superarono la volta celeste, formando un colossale sole verde intenso.

Dalla fitta vegetazione emerse una ragazza di aspetto gracile e minuto, vestita con un lungo abito di seta verde, coperto sulle spalle da una corta mantellina beige, con un paio di occhiali a mezza luna e una fluente chioma castana, abbellita da una magnifica rosa porporina.

S’inchinò e si dispose su di un solenne trono di rame e smeraldi.

“Ombra Bianca, Phosight Yumi”

La luce con la quale i quattro soli irradiavano l’intero pianeta divenne sempre più abbagliante poi, tintasi di un vivo colore niveo, iniziò a scomporsi in una miriade di piccoli raggi splendenti che diedero origine ad un quinto sole giallo brillante.

Dai luccicanti lampi si materializzò una graziosa fanciulla di non più di diciassette anni il cui latteo colorito rispecchiava perfettamente la bianchissima tonalità della sua candida tunica, contrastata solamente dai corti capelli scuri e dai grandi occhi castani.

Rese omaggio, piegando le gambe e si mise a proprio agio su di un maestoso trono di diamante e perle.

Fuoco.

Vento.

Acqua.

Pianta.

Luce.

Cinque.

Cinque devastanti elementi.

Cinque potenti stregoni.

Cinque giganteschi soli che vegliavano intorno al pianeta garantendo ordine, pace e serenità.

Soltanto un trono era misteriosamente rimasto senza padrone.

Un trono vuoto.

Un trono di piombo e ametista.

“Sono contento di rivedervi tutti qui riuniti” esordì Faenost serio, “Tuttavia mi duole informarvi che il motivo della vostra convocazione è tutt’altro che piacevole…” proseguì, “…l’Ordo Magorum è in pericolo; qualcosa di oscuro si sta avvicinando” concluse, risedendosi.

“Che cosa vi turba, mio signore?” chiese Lomìc preoccupata.

“Ultimamente sono stati registrati nelle regioni settentrionali diversi casi di vampirismo; non pochi stregoni sono morti dissanguati dopo essere stati brutalmente martoriati e fatti a pezzi”

Non poco scossa Reika prese parola: “Com’è possibile? I Non-Morti non si erano mai esposti tanto prima d’ora! Chi li avrebbe spinti a compiere tali atrocità?”

“Le informazioni che possediamo sono molto poche” rispose lo Stregone Supremo massaggiandosi le tempie, “Tuttavia abbiamo ragione di credere che si tratti dell’Oscura Baronìa; girano delle strani voci sul conto della famiglia Blackbat; pare che abbia radunato una terribile squadra di vampiri pronti a tutto pur di eseguire gli ordini dei loro superiori; la chiamano “Skia”” aggiunse sempre più preoccupato.

Butch esclamò quasi indignato: “Non vi farete certo intimidire da un branco di cadaveri ambulanti, spero?! Mi meraviglio di voi, o Sommo; abbiamo affrontato minacce ben peggiori di questa! Non sarà questa sedicente banda di pipistrelli antropomorfi a darci del filo da torcere!”

Faenost si rialzò lentamente e replicò: “Questa volta è diverso, Fiamma Solitaria”

“I defunti che abbiamo rinvenuto ci hanno reso consapevoli che il pericolo che incombe all’orizzonte è più grande e terribile di quanto possiamo immaginare.

I nostri amici, compagni e fratelli caduti vittime uno ad uno sotto i colpi di questa diabolica organizzazione mancavano di qualcosa, qualcosa d’indispensabile, qualcosa di essenziale e vitale allo stesso tempo:

l’ombra”

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