There's something about you.

di xgiuls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Drastic measures. ***
Capitolo 2: *** Game won. ***
Capitolo 3: *** World war three. ***
Capitolo 4: *** A new neighbor. ***
Capitolo 5: *** Keep the distances. ***
Capitolo 6: *** First kiss in Santa Barbara. ***
Capitolo 7: *** Afterthoughts. ***
Capitolo 8: *** Alone, but always in good company. ***
Capitolo 9: *** One step forward and two back. ***
Capitolo 10: *** Hot revelations. ***
Capitolo 11: *** Curiosity grows massively. ***
Capitolo 12: *** One day, I ask only one day. ***
Capitolo 13: *** Changes. ***
Capitolo 14: *** The past always come back. ***
Capitolo 15: *** Just try. ***
Capitolo 16: *** You and me right now. ***
Capitolo 17: *** Where is the swindle? ***
Capitolo 18: *** Please be mine. ***
Capitolo 19: *** We're 'not-friends'. ***
Capitolo 20: *** I think I'm fallin' for you. ***
Capitolo 21: *** No fight, no party. ***
Capitolo 22: *** Cause boy you're amazing. ***
Capitolo 23: *** Surprises? I hate surprises. ***
Capitolo 24: *** The reason why I smile. ***
Capitolo 25: *** Pride? No thanks, I prefer an 'I love you'. ***
Capitolo 26: *** Catching teardrops in my hands. ***
Capitolo 27: *** I forget to breathe when I'm with you. ***
Capitolo 28: *** W-what do you mean? ***
Capitolo 29: *** I won't be here to watching you die. ***



Capitolo 1
*** Drastic measures. ***



Stavo mandando tutto a farsi fottere, un'altra volta. In questo sono sempre stata brava, forse anche fin troppo brava.

Nel corso della mia vita non ne ho mai fatta una giusta. Sono sempre stata etichettata la pecora nera della famiglia.

Troppo testarda, troppo diversa, troppo me stessa, troppo tutto. 

Ma stavolta era diverso, lo era davvero.

 

«Sono stufa del tuo comportamento signorina, o cambi atteggiamento o prenderò provvedimenti drastici.» furono le ultime parole che mi disse mia madre prima di uscire per andare al lavoro.

"Al diavolo" pensai, mentre sul mio volto apparve il solito broncio. Nell'ultimo mese non faceva altro che ripetermelo, ormai sembrava quasi d'obbligo dirmelo mentre usciva di casa. Mia madre non era mai stata una di parola, quindi non vedevo motivo di preoccuparmi.

Il mio diciassettesimo anno di vita era stato l'anno più intenso che abbia mai avuto, ma ora avevo diciott'anni, era tutto diverso. Mi ero ritirata da scuola, tanto per cominciare. Erano successe troppe stronzate da parte mia e della mia compagnia, brutta compagnia se posso aggiungere.

Quella scuola mi aveva cambiata totalmente, o forse, aveva solamente tirato fuori la parte peggiore di me. Frequentavo la Regis High School di New York, era enorme ed era bellissima. Sognavo di andarci sin dalle medie, e pur vivendo a Brooklyn mamma ha fatto di tutto per farmela frequentare.

Il mio ringraziamento? Bhè un sacco di casini e il rischio di espulsione.

Fu così che mi ritrovai a Santa Barbara, una città abbastanza vicina a Los Angeles. Sta volta avevo davvero sottovalutato mamma, non pensavo minimamente al trasferimento. Ero spiazzata, con tre scatoloni in mano.

«È perfetto qui, ci troveremo bene. Tu andrai di nuovo a scuola, ti farai dei nuovi amici e…» «Mamma come hai potuto?» sbuffai ancora immobile davanti alla porta della mia nuova casa e con gli scatoloni tra le braccia. «Suvvia Rikki...» la fulminai, odiavo quando mi chiamava con il secondo nome.

«Maddison, ti chiedo solo di provarci. Non partire già prevenuta, come al tuo solito.» guardai per terra, incapace di dire o fare qualcosa «Andrà bene tesoro.» la sentii mormorare mentre mi baciava i capelli.

"Certo, quando mai nella mia vita è andato bene qualcosa? Quando mai?" pensai furibonda mentre sistemavo gli scatoloni al piano di sopra.

Odiavo il caldo e tutto ciò che mi ricordava l'estate. Quella stagione mi aveva portato via tutto, mio padre, i miei nonni e la mia voglia di vivere. Ho sempre amato la pioggia, mi ricordava papà. Giocavamo sempre sotto l'acqua, solo io e lui. Nessun altro.

Mi aveva insegnato tutto quello che c'era da sapere sullo sport. Il basket era la sua vita, per questo decise di diventare un coach.

Pensavo a papà mentre imbiancavo quella che sarebbe dovuta essere la mia camera, era spaziosa e molto luminosa. Avevo deciso di arredarla con l'aiuto di mamma, dato che era un famoso architetto apprezzata molto a Manhattan.

«Ti ho iscritta alla Harbor High School, è la più bella della città! Ti piacerà, ne sono sicura. Ci sono molti bei ragazzi.» la guardai di sfuggita, alzando un sopracciglio «Fai sul serio?!» dissi mentre mi raccolsi i capelli «Maddison, tuo padre non vorr…» «Non osare mettere in mezzo papà!» le urlai bruscamente, guardò per terra e sospirò.

«Tesoro, ne abbiamo bisogno entrambe. Quello che ti chiedo è di non rovinare tutto, abbiamo la possibilità di ricominciare da zero. Ti prego fai uno sforzo, prova a… Far funzionare le cose.» mia madre non meritava quello che le avevo fatto passare, lei non aveva bisogno di cominciare una nuova vita. Lei amava quella di Brooklyn.

Mi buttai sotto la doccia, preparandomi psicologicamente al mio primo giorno di scuola.


-chiedo scusa se è cortino, ma è una specie di introduzione. gli altri capitoli saranno più lunghi, promesso! xxx

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Capitolo 2
*** Game won. ***



L'acqua fredda mi aiutò a svegliarmi definitivamente, guardai il mio riflesso nello specchio. "Coraggio Maddy, non sarà poi così tragico!" pensai mentre cercavo di sistemarmi i capelli; alla fine decisi di raccogliermeli con una specie di chignon morbido, in modo che alcuni ciuffi potessero scendere delicatamente sul mio viso rosa pallido. Indossai dei jeans stretti e una camicetta a maniche corte, misi le scarpe e scesi in cucina.

«Stai benissimo tesoro.» alzai leggermente gli occhi al cielo «Non è esattamente nel mio stile, mi fa così tanto… Brava ragazza.» dissi mentre mi sbottonai i primi bottoni della camicia.

«Ma tu lo sei, solo che ti sei dimenticata di esserlo.» mi avvicinai al tavolo e addentai una mela, ridacchiando «Ho tutte le prove del contrario, mi spiace mamma. Mi spiace davvero di non essere la figlia perfetta.» dissi attraversando il salotto e uscendo, a passo veloce, da casa.

"Se solo avessi ancora papà accanto a me, sarebbe tutto meno complicato." pensai tra me e me. 

Attraversai un campo da baseball, uno da football e quattro da tennis cercando il professore giusto. Quella scuola era immensa, per fortuna non dovetti cercare la segreteria per compilare i moduli, aveva fatto tutto mamma il giorno passato. Camminavo senza meta dentro la scuola con gli occhi di tutti puntati addosso.

Passai davanti a una porta e sentii un rumore famigliare.

L'aprii e con grande felicità scoprii il campo da basket. Sul viso mi spuntò un sorriso involontario, amavo tutto quello. Lo stridio delle scarpe a contatto con il pavimento liscio, il rimbalzo continuo della palla, il tremolio del cesto per ogni canestro.
Quello era l'unico modo che avevo per essere un po' più vicina a mio padre.

Il coach avvertì la mia presenza «Serve aiuto signorina…?» «Moore. Maddison Moore.» dissi, distogliendo lo sguardo dalla palla. Sorrisi cercando di essere cordiale «Ah signorina Moore, mi stavo giusto chiedendo se ci avesse degnato di una sua visita oggi.» corrugai la fronte, poi collegai "Probabilmente conosceva mio padre" alzai lo sguardo verso i giocatori, erano tutti molto attraenti e… sudati.

Notai un ragazzo riccio, castano, fisico perfetto. Era molto bello e giocava da Dio.

«Sono i Jumper, i giocatori migliori di Santa Barbara.» guardai attentamente il coach «Sono fiero di allenare una squadra del genere, anche se negli ultimi tempi, non siamo stati proprio in grandissima forma.» ripresi a guardarli, erano talmente presi dal gioco che non si erano accorti della mia presenza.

Ad un tratto la palla rimbalzò nella mia direzione ed atterrò esattamente tra le mie mani. Sentii una grandissima voglia di giocare, non tiravo a canestro da tre anni. Tutti si voltato a fissarmi, li guardai uno ad uno, poi fissai il coach «Se vuole, può tirare a canestro…» mi disse.

«È inutile coach.» qualcuno parlò «Le ragazze non sono capaci di giocare a basket!» il ragazzo riccio di prima si fece avanti ridacchiando, e così fecero tutti i suoi compagni.

«Jonas! Cosa vi ho insegnato per quattro anni?» il ragazzo lo guardò divertito «Di non sottovalutare l'avversario coach.» «Esatto, quindi…» cercò di concludere ma il ragazzo lo interruppe di nuovo «Ma è una ragazza! Non riuscirebbe a fare un canestro neanche in un tiro libero!» rise di nuovo.

«Ah sì? Te la faccio vedere io la ragazza.» dissi mentre mi sbottonai un bottone della camicetta. Mi avvicinai con la palla in mano al ragazzo, eravamo a cinque centimetri di distanza «Uno contro uno, ci stai riccio?» sorrise malizioso, poi si avvicinò al mio orecchio «Ci sto, anche se preferirei penetrarti in un letto al posto in un uno contro uno.» si allontanò fissandomi «Il primo che fa canestro vince.» dissi ignorandolo, poi mi posizionai a metà campo.

Il coach lanciò la palla sopra di noi e poi fischiò. Il ragazzo riuscì a prendere la palla prima di me, essendo più alto. Corse verso il canestro ma intercettai il tiro, palleggiai più veloce che mai, continuando a passarmi la palla da una mano all'altra.

Ce lo avevo dietro, feci per fare un scatto a destra ma mi bloccai vedendo che lui ci cascò in pieno. Scattai subito a sinistra e corsi a canestro, mi bloccai, aspettando che mi raggiunse. Eravamo faccia a faccia, mi fece l'occhiolino e poi tornò a seguire la palla. Andai a sinistra mentre lui era ancora dietro di me, che cercava di marcarmi, in quel momento mi vennero in mente le parole di mio padre "Quando hai un avversario dietro, chiunque si aspetterà che tu gli faccia una finta da una parte, quello che devi fare è fargliela passare sotto le gambe. Nessuno può immaginarlo, solo tu sai quello che stai facendo.".

Non ci pensai due volte, con precisione gli feci passare la palla sotto le gambe. Con uno scatto mi liberai e recuperai la palla, feci un respiro e mi catapultai verso il canestro attuando il terzo tempo. Il coach fischiò, era canestro.

Mi voltai a guardare il cesto ancora tremante, sorrisi soddisfatta mentre mi avvicinai al ragazzo «È stato un piacere… Vederti perdere.» gli feci l'occhiolino e poi mi diressi all'uscita della palestra salutando con la mano.

«Ti ha umiliato Jonas!» sentii dire da un compagno della squadra al ragazzo riccio, mi voltai da lontano e con grande soddisfazione, vidi Jonas tirare un pugno al ragazzo che aveva parlato. Risi sotto i baffi divertita, dopo di che uscii vittoriosa.

-ho preso spunto da qualche parte ma non mi ricordo da quale telefilm ahah, spero vi piaccia xxx

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Capitolo 3
*** World war three. ***


Addentai qualcosa, pareva un panino, ma forse apparteneva all'era glaciale. Lo lanciai nel vassoio con faccia schifata ed aprii il libro di letteratura, iniziai a leggere: Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che strangola e dolcezza che sana.

Riconobbi quei versi all'istante, appartenevano alla mia opera preferita. Romeo e Giulietta; diciamo che lo era, parecchio tempo fa, quando credevo ancora nell'amore. 

Prima ero una persona molto diversa, credevo in un sacco di valori. Ora non riuscivo più ad avere fiducia, in niente e in nessuno. Avevo perso me stessa? Forse. L'unica cosa di cui ero sicura era che non stavo bene, nè con me stessa nè con gli altri. 

«Posso?» il ragazzo dai capelli ricci indicò la sedia accanto alla mia «No!» esclamai sgarbatamente, ma non ci badò e si sedette comunque. Sbuffai tenendo gli occhi fissi sul libro «Quell'opera è una vera rottura, non perdere tempo a leggerla.» chiusi il libro di scatto, lo fulminai «A dire il vero è la mia opera preferita.» dissi con un tono di acidità pari a un limone.

Rimase in silenzio, a fissarmi «Si può sapere che vuoi?» domandai sgarbatamente, fece per rispondermi ma qualcuno parlò prima di lui «Lasciala stare Jonas, accetta la sconfitta!» una ragazza dai capelli dorati si sedette accanto a me, mi sorrise «Sei un mito. Da stamattina non si parla d'altro qui a scuola!» le sorrisi a mia volta, emanava solarità e tranquillità, sembrava simpatica.

«Stai scherzando Sanders, vero?» domandò il riccio con aria preoccupata «Affatto Jonas, ti stanno sfottendo tutti.» rispose la ragazza, rise mettendosi una mano sulla bocca. Non potei fare a meno di ridere anche io, quella ragazza aveva una risata molto contagiosa.

Il riccio si alzò e fece spallucce «L'ho solo lasciata vincere, è una ragazza, si chiama galanteria.» la bionda scoppiò a ridere, mi alzai anch'io «Lasciata vincere?! Ti avrei battuto anche ad occhi chiusi riccio!» mi si avvicinò «Basta crederci.» sorrise malizioso alzandomi il mento verso di lui, con due dita. Lo squadrai, avevo già avuto a che fare con ragazzi come lui, questo quanto poteva essere diverso? Un po' di scontrosità, acidità e cattiveria e sarebbe fuggito in un lampo, esattamente come gli altri.

Con uno scatto gli levai la mano dal mio mento, si allontanò di poco e mi guardò dall'alto in basso «Belli quei pantaloni! Starebbero benissimo ai piedi del mio letto.» sbarrai leggermente gli occhi, mi girai verso la bionda «Quelli spaghetti devono essere disgustosi.» indicai il suo vassoio il piatto pieno di pasta.

La ragazza fissò schifata quello che le avevo indicato e annuì «Perfetto.» dissi piano, fu automatico. Presi il piatto e lo affondai sulla faccia del riccio «Spero sia di tuo gradimento anche questo!» rimasi davanti a lui, il quale si limitò solo a sorridere. Si voltò lentamente e prese dal suo vassoio un pezzo di torta ai mirtilli «Non ci provare nean…» non feci in tempo a finire la frase, che mi ritrovai ricoperta di marmellata di mirtilli.

Feci un respiro per calmarmi, restando leggermente con la bocca aperta. Il ragazzo si voltò e fece per andarsene soddisfatto, il mio sguardo finì su quella sottospecie di panino che addentai qualche minuto prima; allungai il braccio e lo presi. Osservai il pezzo di pane, poi mirai il riccio e lo lanciai con forza. Lo colpii dritto in testa.

La mensa scoppiò in una fragorosa risata, solo allora realizzai che tutti, ma proprio tutti, ci stavano osservando. Il mio sguardo ritornò sul ragazzo, il quale si fermò e si girò, con la velocità di un bradipo, a fissarmi. Restammo fermi, l'uno di fronte all'altra. Ma ad un tratto lo vidi prendere qualcosa da un tavolo vicino, cercò di lanciarmelo ma usai un vassoio come scudo. Era guerra. 

Tutta la mensa iniziò a lanciarsi ciò che avrebbe dovuto essere cibo. Io ed il riccio continuavamo a catapultarci cose a vicenda, dovevo ammetterlo, mi stavo quasi divertendo. Tutto d'un tratto qualcuno intervenne e tutti si fermarono, me compresa.

«Chi. ha. iniziato?» la maggior parte delle persone lì dentro indicarono me, sbiancai. La preside venne verso di me «Moore, è stata lei a dare inizio a questa… specie di terza guerra mondiale?» fissai il pavimento per un nano secondo, poi alzai lo sguardo «Sì signora preside.» non avevo paura di prendermi le mie responsabilità, ero sempre stata impulsiva su tutto, non riflettevo, agivo d'istinto. Sbagliavo? Può darsi, ma almeno vivevo «L'aspetto nel mio ufficio tra dieci minuti.» si diresse all'uscita della mensa «Signora preside…» si bloccò «Mi assumo parte della colpa.» il riccio si mise di fianco a me. Mi girai a fissarlo, con gli occhi sbarrati  e a quanto pare, non fui l'unica.

Anche la preside rimase a bocca aperta, come tutti del resto «Molto bene Jonas, voi due… Nel mio ufficio…» «Tra dieci minuti, afferrato.» disse divertito il ragazzo. Lo fulminò, poi se ne andò. La mensa riprese a parlare e a fare ciò che stava facendo prima della "guerra".

Mi girai verso il riccio, ancora sporca dalla testa ai piedi «Sei impazzito? Perché lo hai fatto?!» fece spallucce «Fare cosa?» «Prenderti parte della colpa, dovevi starne fuori!» non capivo, lo avevo umiliato davanti a tutta la scuola e alla sua squadra di pallacanestro, perché? Perché non se ne era rimasto zitto? «Mi andava di farlo, e l'ho fatto! Tu avresti fatto lo stesso…» «Ti sbagli!» era ridicolo, non aveva senso. 

Rimase zitto ed io feci lo stesso, presi l'iniziativa e mi avviai nell'ufficio della preside, lui mi seguì.

«Un mese di punizione. Vi fermerete ogni giorno dopo la scuola a pulire la mensa, tutta. quanta.» incominciò la preside.

"Sta scherzando vero? Non dirà mica sul serio!" pensai tra me e me.

«Lo farete insieme, non voglio assenze di nessun tipo. Sono stata chiara?» continuò.

"Questa sta male! Secondo me si è fumata qualcosa" guardai il riccio, aspettando che dicesse qualcosa ma non disse nulla, così intervenni «Signora preside, credo sia un poooochinooo eccessivo! Lei non crede?» mi squadrò «Signorina Moore, non ritengo opportuno il suo appunto! Non vuole che questa cosa venga scritta sul suo fascicolo, vero? Credo sia già abbastanza pieno.» presi un respiro lunghissimo per non insultarla.

«Signora preside, il mercoledì e il venerdì io avrei gli allenamenti.» fu l'unica cosa che disse il ragazzo, mentre continuava a guardarmi «Vorrà dire che la pulirete dopo gli allenamenti.» sbarrai gli occhi «Cosa?! dovrei aspettare i suoi porci comodi?» «Signorina Moore, questo è quanto!».

Non ci potevo credere, in punizione già al primo giorno, avevo superato ogni mio record. Il riccio si avvicinò «Ci vediamo domani scricciolo.» disse mentre mi pizzicò la guancia. Rimasi senza parole, immobile, in mezzo al corridoio.

-vi prego datemi qualche parere, fatemi capire se vi fa schifo o no ahah xxx

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Capitolo 4
*** A new neighbor. ***


«Tesoro com'è and… Perché hai del cibo tra i capelli? Che hai combinato?» sbuffai alzando gli occhi al cielo «Avevi detto che sarebbe andata bene, bhè indovina un po'? Non va bene! Non va bene niente nella mia vita da quando è morto papà ed io sono stufa di vivere così! Anzi la sai una cosa? Io non sto vivendo, sto sopravvivendo.» un'altro dei miei odiosi sbalzi d'umore. Ero una bomba a orologeria, pronta a saltare da un momento all'altro. 

Vidi il volto di mia madre preoccupato «Mi vuoi dire che è successo? Per favore.» sospirai, poi mi sedetti sul una sedia della cucina «Sono stata messa in punizione per un mese!» «Sei sempre la solita, ne vuoi parlare?» ridacchiai «Non c'è niente da dire. C'è stata una battaglia di cibo in mensa tra me e un ragazzo, ed ora dobbiamo stare ogni giorno dopo scuola a pulirla.» la guardai aspettando una delle sue sgridate.

«Un ragazzo? Ti sei messa a lanciare del cibo addosso a un ragazzo?» scoppiò a ridere «Non vedo cosa ci sia da ridere.» dissi offesa, ma mia madre non ci badò e continuò a ridere, aveva perfino le lacrime.

«Non è un bel modo per corteggiarsi.» disse fissandomi divertita, sta volta fu io che iniziai a ridere «Mamma lo detesto! È uno stronzo egocentrico.» «Questo non puoi saperlo, lo conosci appena! Sai, le persone sono più di quello che appaiono.» la fissai accigliata «Certo, come no! Sta di fatto che non lo voglio nella mia vita, su questo sono sicura. Ora vado di sopra, a prepararmi psicologicamente per domani.» dissi alzandomi dalla sedia.

«Maddy mi faresti un favore prima di andare di sopra?» disse mamma prima che potessi salire le scale, annuii «Potresti portare fuori la spazzatura?» alzai gli occhi al cielo divertita "Ma sì, conciata come sono chi potrei incontrare? Di certo non Taylor Lautner" presi i due sacchi dalle mani di mia madre e andai fuori, con passo veloce.

Posizionai, a calci, i due sacchi poi mi pulii le mani sulla camicetta già sporca di marmellata. Mi girai velocemente ma la mia faccia urtò qualcosa, e quella cosa fece davvero male. Aprii gli occhi dopo l'impatto «Oddio! Scusami, ti sei fatta male?» mi domandò il ragazzo che mi aveva urtato, ridacchiai «Bhè dipende da cosa intendi per "male"! Se ti riferisci al livido che mi uscirà domani sullo zigomo, allora sì! Mi sono fatta male.» dissi guardandolo, il quale si mise a ridere.

Era di una bellezza stratosferica, portava dei ray-ban scuri riflettenti, una maglietta bianca con scritte nere e dei jeans «Davvero, scusami tanto.» mi disse accennando un sorriso «Io sono Joe.» mi porse la mano.

«Maddison, piacere.» dissi stringendogliela «Ti sei catapultata nell'immondizia?» mi domandò indicando i residui di cibo tra i capelli e la camicetta a macchie, ridacchiai «Già, adoro farlo! È divertente, dovresti provarci.» scoppiò a ridere ed io con lui.

«A parte gli scherzi, ho avuto una giornataccia a scuola!» «Vai ancora a scuola? In quale?» rimasi in silenzio cercando di ricordare il nome «Alla Harbor High School, può essere?» annuì mordendosi un labbro «Anche mio fratello va lì.» «Ah bhè, oggi è stato il mio primo giorno quindi non saprei dirti se ho avuto il piacere di conoscerlo.» dissi divertita.

Calò il silenzio mentre continuavamo a fissarci, non faceva altro che sorridere ed io non ero da meno. Lo scrutai meglio, ad ogni battito di ciglia sembrava sempre più bello. Mi morsi il labbro inferiore.

«Io dovrei andare, sai, la doccia mi attende.» ridacchiai scherzando sulle mie condizioni igieniche, lui fece lo stesso «Spero di rivederti presto Maddison» «Io sono sempre qua.» dissi allargando leggermente le braccia, Joe guardò verso casa mia «Allora credo ci rivedremo presto dato che sono il tuo vicino di casa.» spalancai la bocca, lui ridacchiò.

Si avvicinò ancora sorridente, poi con due dita mi prese il mento facendomi chiudere la bocca. Si avvicinò ancora di più e mi stampò un bacio sulla guancia «Mmmm, mirtilli?» mi chiese assaggiandosi le labbra appena posate sul mio viso, annuii completamente inebetita «Mi piacciono i mirtilli.» continuò divertito.

"No, ma si diverte a provocare in questo modo?!" sorrisi, dopo di che rientrai in casa «Mamma, la prossima volta che esco a portare fuori l'immondizia, assicurati che sia presentabile. Grazie.» dissi senza ricevere alcuna risposta da parte sua, si limitò a fissarmi con un'espressione confusa.

Salii di fretta per le scale ed entrai in camera chiudendo la porta. Mi tolsi la camicia e poi tutto il resto, buttando tutto nel lavandino per poi entrare direttamente in doccia.

Mi lasciai cadere sul letto ancora avvolta dall'accappatoio, chiusi gli occhi. "Tutto sommato non è stata poi così brutto come primo giorno, a parte la punizione che dovrò subirmi insieme a quella sottospecie di essere umano dai capelli ricci. Che poi ancora devo capire perché si è messo in mezzo. Ma che devo capire? È un egocentrico ed è chiaro che voglia stare al centro dell'attenzione." scossi la testa ritornando al presente.

Andai davanti allo specchio e scrutai il mio riflesso. Ero più magra del solito, riuscivo perfino a vedere le costole. Avevo ripreso a mangiare da qualche mese ormai, eppure sembravo ancora più fragile. Mi levai l'asciugamano messo a turbante sopra i capelli e li lasciai cadere, arrivavano quasi fino all'ombelico. Amavo i miei capelli, erano lisci alle radici e ondulati verso metà, con un leggero accenno di frangetta sul lato sinistro. Ma la cosa che mi piaceva di più era il colore nero prugna, che avevo ereditato da mio padre.

Fissai il mio pearcing all'ombelico, una delle poche stronzate di cui non mi pentivo, mi piaceva anche se a mamma non andava a genio. Spostai i capelli a sinistra, in modo da riuscire a contemplare il mio stupendo tatuaggio sul collo a destra. Era una "M" in corsivo.

«Tesoro, asciugati i capelli! È quasi pronto.» sentii urlare mia madre da giù «Arrivo!» le risposi restando con gli occhi fissi sullo specchio. Mi avvicinai ancora di più, i miei occhi color verde smeraldo avevano un'aria stanca. Li chiusi, dopo qualche secondo li riaprii per poi andare ad phonarmi i capelli.

-scusate se è cortino, ma il bello arriva nel capitolo dopo u.ù fatemi sempre sapere che ne pensate, vi prego xxx

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Capitolo 5
*** Keep the distances. ***



N i c k

Uscii dalla doccia solo un asciugamano attorno alla vita, intento a frizionarmi i capelli con un'altra «Dove sono le mutande?» mi dissi mentre giravo per la camera «Hai provato a vedere nel cassetto? Di solito sono lì.» mio fratello spuntò alle mie spalle «Non si usa più bussare? Potevo essere nudo.» «Capirai! come se non avessimo mai girato nudi per casa.» ridacchiai e lui fece lo stesso.

«Senti un po', com'è andata a scuola?» mi chiese tutto interessato, mi limitai a fissarlo con la mia solita inespressività da far invidia a chiunque «Sei scemo?» gli domandai anche se sapevo già la risposta «Da quando ti interessi di come va a scuola?» ridacchiò «Da quando ho conosciuto una ragazza che frequenta il tuo stesso liceo!» alzai le sopracciglia «Aaaaah ora si capisce tutto! Comunque è andata bene e anche io ho conosciuto una.» dissi ripensando alla partita di basket. 

«Serio? E com'è?» feci una risatina «È una bomba super sexy! Mi ha pure battuto in uno contro uno a basket, poi ha un culo che è tutto un programma cazzo! Per non parlare di quelle bocce sode che si ritrova. Fratello credimi, il suo corpo ti urla solo una cosa…» mi fermai, lui rise tutto interessato «Cioè?» mi chiese ancora divertito «"Ti prego scopami violentemente"» dissi imitando una voce al quanto femminile.

Scoppiò a ridere come un imbecille «Sei sempre il solito idiota! Non dovresti pensare solo al sesso…» lo guardai malissimo per aver sparato una delle sue stronzate «Ha parlato l'imperatore dell'utero femminile adesso!» esclamai serio ma divertito, lui scosse la testa sorridente «Bhè ci penso meno del solito, sto cercando di non usare più le ragazze per sfogarmi sessualmente.» mi guardò, poi continuò «Tu piuttosto, stai diventando il me di due anni fa!» fissai il pavimento sbuffando, rimasi zitto «Non sei così Nick, sei cambiato da quando…» «Senti non mi va di parlarne! Davvero sono stanco e sinceramente non vedo l'ora di domani. Mi attende un pomeriggio intero con quella ragazza.» dissi con gli occhi sognanti, mio fratello sospirò «Mi raccomando fratellino.» gli feci un mezzo sorriso «Tranquillo, grazie per la chiacchierata. Ti voglio bene Joe.» «Ti voglio bene anche io.».

Uscì chiudendo la porta alle sue spalle. Sì era vero, io non ero così, ma a chi importava? Nessuno si era mai domandato perché facevo o dicevo determinate cose, no. Le ragazze che avevo conosciuto volevano solo scopare, io mi limitavo solo a dargli quello che volevano perché in fondo, era quello che volevo anche io. Volevo solo sfogarmi, ma in realtà, cercavo solo qualcuno da poter amare.

M a d d y

«Regola numero uno: tenere una distanza di sicurezza di almeno un metro dalla sottoscritta. Regola numero due: prima iniziamo e prima finiamo, quindi niente grattatine di palle. Regola numero tre: se nel caso non avessi capito qualcosa, rivedere la regola numero uno e la regola numero due.» dissi sgarbatamente al ragazzo di fronte a me «Tutto chiaro riccio?» continuai «Certo capo.» disse divertito facendo l'occhiolino.

Sbuffai alzando gli occhi al cielo, dopo di che andai a prendere le scope, gli spazzoloni e tutto il resto. 

«Allora, prima dobbiamo scopare per terra.» feci una pausa «Bene! Mi piace come prima cosa, preferisci stare sopra o sotto?» lo fulminai passandomi una mano tra i capelli «Non intendo quello razza di idiota! Dobbiamo usare le scope, hai presente quell'attrezzo che si usa per pulire?» mi fissò sorridendo.

"Calma Maddy, non c'è bisogno di picchiarlo! È come un bambino di cinque anni, quindi calmati" pensai mentre gli diedi in mano la scopa. Per qualche minuto restammo in silenzio, uno da una parte e l'altra dalla parte opposta.

«Comunque preferisco sopra.» dissi senza alzare lo sguardo da quello che stavo facendo, lo sentii sogghignare. Odiavo il suo comportamento, lanciava frecciatine per farmi incazzare e urlargli addosso, e quando gli rispondevo a tono restava zitto a fissarmi con quel sorrisino malizioso.

Andai a posare la scopa, prendendo il necessario per pulire i tavoli. Mi sentii sfiorare i fianchi, sbarrai gli occhi girandomi. Era a meno di cinque centimetri, mi sentivo il cuore in gola e non sapevo darmi una spiegazione «Pulisci i tavoli mentre io inizio a preparare l'acqua per lavare per terra.» dissi velocemente dandogli in mano quello che avevo io fino a un secondo prima, camminai il più veloce possibile per andare il più possibile lontano da lui.

Ricadde il silenzio mentre lavavamo per terra, sentivo il suo sguardo addosso a me, ma non alzai gli occhi da terra.

Mi chinai per strizzare lo straccio «Potresti restare in quella posizione finchè non andiamo a casa?» alzai gli occhi al cielo, mi girai verso la sua direzione «Tu potresti smetterla di avere un erezione ogni volta che mi fissi?» restai ferma a guardarlo con aria minacciosa «Mi chiedi troppo scricciolo.» sorrise mangiandomi con gli occhi.

"Dio, perché vuoi punirmi?! Cosa ti ho fatto?" pensai tra me e me guardando verso l'alto. Feci per sollevare il secchio, ma non ci riuscii, non ero dotata di molta forza dato la mia fragilità corporea. Il ragazzo venne in mio aiuto; senza accorgermene mi ritrovai la sua mano sopra la mia. Ci fissammo immobili «Stai infrangendo la regola numero uno riccio, potresti essere picchiato per questo.» deglutii mentre lui mi sorrise «Correrò il rischio.».

Non sapevo perché gli stessi permettendo di stare così vicino a me, l'unica cosa che sapevo è che iniziava a piacermi quella sensazione.

«Nicholas…» mi disse, lo fissai confusa «Mi chiamo Nicholas, cioè tutti mi chiamano Nick in realtà.» gli sorrisi «Io non sono tutti. Se ho voglia di chiamarti riccio, ti chiamo riccio.» incrociai le braccia, lui rise mentre passava lo spazzolone per lavare per terra.

«Comunque io sono Ma…» «Maddison Moore, lo so scricciolo.» alzai gli occhi scuotendo leggermente la testa. Andai verso il tavolo per prendere uno straccio pulito, ma lui mi precedette e lo prese prima di me «Dammi immediatamente quello straccio Jonas!» dissi allungando la mano «Persuadimi Moore.» disse con un tono molto sensuale.

Mi avvicinai lentamente, facendo in modo che i nostri corpi fossero completamente attaccati. Inizia a toccargli la spalla poi salii più sù, verso il collo, toccando i suoi capelli perfettamente ricci. Sentivo il suo profumo invadermi e il suo respiro devastarmi il collo. Inclinai la testa su di un lato avvicinandomi sempre di più alle sue labbra, lui chiuse gli occhi. In quell'esatto momento gli tirai un leggero pugno nella pancia con la mano non occupata e riuscii a prendere lo straccio.

«Sei impazzita?!» domandò quasi ridendo «Sì, probabile! Non cercare mai più di baciarmi riccio, o ti castro.» dissi minacciandolo «Guarda che sei stata tu a cercare di baciarmi!» «Oh, sta zitto!» rise divertito.

Finimmo di pulire poco dopo l'accaduto, restammo in piedi uno di fianco all'altro ad ammirare la mensa pulita «Bel lavoro riccio.» dissi senza distogliere lo sguardo «Grazie scricciolo.» si voltò verso di me sorridendo, ma non mi girai, mi limitai a stare fissa sulla vista della mensa.

Presi le mie cose e non appena mi voltai mi ritrovai Nick davanti «Verrai a vedermi agli allenamenti domani?» mi domandò, restai in silenzio pensando «Se avrò voglia.» risposi fingendomi disinteressata, mi sorrise «Lo so che verrai…» mi baciò sulla guancia lasciandomi spiazzata, non ebbi neanche il tempo di scansarmi «A domani Moore.».

Se ne andò salutandomi con la mano mentre mi dava le spalle "Stronzo!" pensai incrociando le braccia. 

«Heiiiiiii» saltai dallo spavento sentendo qualcuno alle mie spalle, con grande sorpresa vidi la ragazza bionda dell'altro giorno «Cosa ci fai qua?» mi domandò lei tutta sorridente «Scontavo la mia punizione con lo stronzo riccio.» dissi ridacchiando «Capisco, che brutta cosa!» scoppiai a ridere e lei fece lo stesso.

«Comunque, io sono Sophie Sanders.» mi tese la mano ed io gliela strinsi «Io sono Ma…» «Maddison Moore.» disse sorridendo a cinquantadue denti, sbuffai «Basta, non parlo più!» dissi offesa ma divertita allo stesso tempo, lei rise «Perché? Che ho detto?» «Niente, è che non riesco mai a presentarmi senza che qualcuno mi finisca la frase.».

Fece una specie di risatina ma non fece altre domande, evidentemente capì al volo a che mi stessi riferendo.

«Devo andare, il lavoro mi chiama! Dammi il tuo numero, dopo ti chiamo.» mi disse lei tranquilla, glielo scrissi su un pezzo di foglio tutto stropicciato dopo di che glielo porsi sorridendo. Ci salutammo con un bacio sulla guancia.

Non sapevo perché, ma quella ragazza mi ispirava fiducia. Sembrava una delle poche persone sincere in quella scuola, così diedi retta al mio saggio e impulsivo istinto. Andai a casa esausta, sprofondai nel divano e mi addormentai come una bambina.

-volevo dire che mi fa un sacco piacere leggere i vostri bei commenti qui e su twitter, sono contenta che apprezziate quello che scrivo >.<
--chiedo scusa se questo capitolo non è molto bello.. fatemi comunque sapere che ne pensate! xxx

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Capitolo 6
*** First kiss in Santa Barbara. ***


Un suono fastidioso risuonò in salotto, facendomi cadere dal divano per lo spavento. Ancora con gli occhi mezzi chiusi tastai sul tavolino in cerca del cellulare, raschiai la voce «Pro… Pronto?» dissi facendo uno sbadiglio «Maddison, sono Sophie! Stavi dormendo?» mi stiracchiai silenziosamente, cercando di aprire del tutto gli occhi «Dormire? Io? Per carità! Ti sembro il tipo che dorme al pomeriggio?» la sentii ridacchiare «Scusa se ti ho svegliata.» mi disse come se non avessi neanche negato di essermi appena svegliata.

Mi spiegò velocemente quello che c'era da sapere per sopravvivere dentro alla scuola. Spettegolò più o meno di mezza scuola, mi divertiva tanto sentirla insultare qualunque nome le uscisse di bocca. Restammo al telefono un'ora e passa, quando sentii suonare il campanello.

«Sophie ti devo lasciare, ci vediamo domani! Grazie per la chiacchierata.» ci salutammo e andai ad aprire la porta.

«Maddy, tesoro, mi faresti un favore?» la fulminai «Neanche metti piede in casa e già mi chiedi favori? Poi non si saluta? Dico io…» incrociai le braccia, facendo ridere mia madre «Ti faccio la crostata se mi fai questo favore.» mi disse, il mio viso si illuminò «Questo si chiama ricatto, io non mi vendo per così poco.» «La farcisco con il cioccolato.» la fissai ancora con le braccia incrociate «Che favore?».

"Ti pare che devo pure andare a fare la spesa da sola come una rincoglionita? Perché mi sono venduta per una torta?" pensai mentre ero diretta verso il minimarket sulla spiaggia, a pochi chilometri da casa.

Sta volta prima di uscire mi ero resa presentabile. Indossavo una maglietta bianca a mò di top che arrivava sopra l'ombelico, in modo da poter mostrare il mio bellissimo pearcing. Sotto portavo degli shorts in jeans e ai piedi avevo delle comode infradito. I capelli sciolti svolazzavano qua e là a ritmo di vento, come se volessero essere lasciati andare.

Camminavo tranquilla, ammirando il paesaggio ascoltando l'ipod, ma mi sentivo abbastanza in soggezione a causa delle persone che mi fissavano come se non avessero mai visto una ragazza. Arrivai al negozio, mi fermai davanti all'entrata, alzando gli occhi al cielo e ammirando l'insegna del negozio.

Entrai guardandomi intorno. Tirai fuori dalla tasca il bigliettino che mi avevo dato mamma cercando tutto l'occorrente tra uno scaffale e l'altro. Cambiai la canzone sull'ipod, dopo di che cercai il barattolo di cioccolato. Alzai lo sguardo e lo vidi, proprio sopra la mia testa "E mò come ci arrivo lassù?" sgranai gli occhi  accorgendomi che perfino anche in punta di piedi non ci arrivavo. Ritentai più e più volte ma non ce la feci, ad un certo punto qualcuno mi bussò sulla spalla. Per lo spavento ebbi uno scatto involontario, mi girai togliendomi le cuffiette «Faccio io, tranquilla.» mi vidi Joe davanti alla faccia, tutto divertito.

Restai a fissarlo senza dire una parola, dovevo ancora realizzare di avercelo davanti. Si mise al mio fianco e allungò la mano, prendendo il barattolo senza alcuna fatica. Me lo porse «Avete intenzione di uccidere le persone per caso? Sai cosa vuol dire vedere del cioccolato e non riuscire a prenderlo? Hai una vaga idea?!» iniziai ad avere uno dei miei soliti discorsi ultra veloci, lui rise «Dovreste spostare tutto il cioccolato in un ripiano più basso o vi denuncio per tentato omicidio.» continuai incrociando le braccia «Anzi no, vi faccio direttamente arr…» non riuscii a finire la frase.

Ad un tratto mi prese il viso con due mani e posò le sue labbra sulle mie, le nostre lingue iniziarono a muoversi velocemente. Portai le braccia intorno al suo collo, mentre con una mano tenevo ancora il barattolo di cioccolato.

Eravamo talmente presi a baciarci che, senza accorgercene, finii con la schiena contro uno scaffale. Sentivo una forte attrazione per quel ragazzo, mi piaceva, lo trovavo estremamente sexy e questa cosa non faceva bene ai miei ormoni. Ci staccammo all'istante, guardandoci imbarazzati «Ehm, grazie ancora per avermi preso il barattolo.» fu la prima cosa che mi venne in mente «Figurati! Provvederò a spostarli io stesso.» mi sorrise, io mi morsi il labbro inferiore.

Mi grattai la testa fissandolo «Io finisco tra cinque minuti, se ti va aspettami, così ti riaccompagno a casa.» mi disse lui serio, io annuii «Vado a pagare e ti aspetto fuori.» dissi ancora sconvolta, dopo di che uscii dal negozio.

"Grazie ancora per avermi preso il barattolo? Oddio! Non posso averlo detto seriamente! L'ho detto?! Stupida! Stupida! Stupida!" pensai sbattendomi una mano in faccia e scuotendo la testa. Mi ero seduta sulla panchina di fronte al minimarket, aspettando che arrivasse Joe.

Lo vidi salutare il proprietario, poi si diresse verso di me, mi alzai «Porto io la borsa, tranquilla.» mi disse prendendomela dalle mani, sorrisi, dopo di che ci incamminammo verso casa.

«Non sapevo lavorassi lì.» spaccai il silenzio «Ci lavoro da poco, è per guadagnare qualcosa per conto mio.» lo guardai «Non vai al college o una roba del genere?» «Ci andavo ma per ora ho deciso di fare una pausa.» disse fissandomi negli occhi, distolsi lo sguardo.

«Scusa se ti ho baciata, volevo farlo già da ieri ma non mi sembrava molto opportuno.» mi disse ridacchiando, io sorrisi «Tranquillo, se non avessi voluto baciarti anche io, ora saresti in ospedale per un trauma cranico.» scoppiò a ridere «Sei una ragazza violenta, ma terribilmente sexy.» sentii le guance prendere colore «Sexy?» lo fissai accigliata.

Sentirsi dire 'sexy' da un ragazzo attraente come lui, non mi metteva proprio a mio agio «Forse sexy è limitativo, ma non so che altro aggettivo usare!» disse sorridendo verso di me «Sarebbe bastato anche carina…» dissi imbarazzata «Carina? Se ti vedi solo carina allora probabilmente sei cieca! Dico, potresti avere tutti i ragazzi che vuoi.».

"Ma io non voglio nessuno, capisci? Non credo più nell'amore, stupido ragazzo." pensai mentre lo fissavo in silenzio «Vieni con me a cena..!» sbarrai gli occhi «È una domanda?» «È una richiesta.» mi rispose serio.

Non sapevo che dire, o che fare, avrei voluto dirgli di no ma alla fine accettai. Mi attraeva troppo, sembrava una calamita per il mio corpo. Sentivo il bisogno di rivederlo e di ribaciarlo, talmente tanto da non avere più aria nei polmoni. Così mi diede appuntamento per il week end, mi avrebbe portato a mangiare in qualche ristorante di lusso.

-chiedo scusa per l'ennesima volta per il capitolo schifoso, fate ancora in tempo a smettere di leggere questa fan fiction u.ù
--sono arrivata a 4 recensioni! non so davvero che dire, non merito tutti questi complimenti <3 xxx

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Capitolo 7
*** Afterthoughts. ***



M a d d y 

Fissavo il professore di matematica mentre spiegava qualcosa di incomprensibile, ma in realtà pensavo a tutt'altro. Guardai di sfuggita Nick, seduto a un banco di distanza dal mio, pensando all'ora dopo nella quale avrei dovuto assistere agli allenamenti. In teoria non ero obbligata, potevo benissimo non andarci; forse una parte di me non lo voleva ma l'altra lo desiderava con tutto se stessa.

Volevo riprovare quel brivido che avevo provato qualche giorno prima, stare a contatto con l'avversario mentre tu studi una tattica per fare canestro prima di lui. Volevo sentire il rimbombo della palla sul terreno liscio, volevo saltare fino al cesto e, dovevo ammetterlo, volevo vedere giocare Nicholas.

Più passavano i giorni e più quel ragazzo mi incuriosiva, non sapevo perché, ma volevo conoscerlo, preferibilmente il più lontano possibile da lui. L'unico modo plausibile era quello di vederlo giocare.

Lui non centrava niente, il problema ero io. Dopo tutto quello che mi era capitato in passato, tenevo le distanze da tutti, specialmente dai ragazzi. Non volevo avere più niente a che fare con loro, il motivo di tutto avevo un nome: Samuel, o più comunemente chiamato Sammy.

Era il mio ragazzo a Brooklyn, lo era solo in teoria, in pratica ero solo la sua bambolina. Mi prendeva, mi usava e quando aveva ottenuto quello che voleva mi riponeva sullo scaffale. Quello scaffale che odiavo con tutta me stessa.

Ero ancora in fissa su Nick, il quale se ne accorse e mi guardò a sua volta sorridendomi. Scossi la testa e spostai lo sguardo sulla pagina del quaderno, ancora bianca. Mi sentivo male, ripensare a Sammy e a tutto quello che mi aveva fatto passare mi ricordò di essere ancora umana, mi ricordò di avere ancora dei sentimenti. Cosa che credevo di non avere più.

N i c k

La scrutavo da ore, ormai stava diventando un'ossessione, una bellissima ossessione. Non capivo cosa mi stesse capitando, non sapevo cosa stessi provando, non sapevo più nulla. Ero disorientato non solo dalla sua bellezza, ma anche dalla curiosità di conoscerla meglio.

Desideravo parlarle, raccontarle di me, della persona che ero. La vidi passarsi una mano tra i capelli, inondando l'aria del suo profumo. Chiusi gli occhi e feci un respiro lungo, profondo. Assorbendo ogni traccia di lei.

"Cosa mi sta succedendo?" pensai mentre riaprii gli occhi, mi sentii perso per un momento, come se fossi appena uscito da una lavatrice. Guardai l'orologio contando i minuti che restavano alla fine dell'ora, non vedevo l'ora di andare ad allenarmi, almeno mi sarei distratto un po'.

Speravo con tutto me stesso che ci fosse anche Maddy a vedere gli allenamenti, con lei tra gli spalti avrei dato sicuramente del mio meglio.

M a d d y

«Tutto bene Maddy? È dall'inizio dell'ora che ti vedo strana.» mi disse Sophie «Oh tranquilla, non è niente. Sono solo ricordi.» le dissi con un leggero tono di malinconia, lei mi fissò per qualche secondo «Se ne vuoi parlare, io ci sono.» sorrisi, poi l'abbracciai «Grazie, sei tanto gentile con me.» dissi staccandomi dall'abbraccio, lei ricambiò il sorriso «Figurati! Per così poco.» ridacchiai guardando l'orologio «Mi piacerebbe parlare con te, solo che devo andare a vedere gli allenamenti e poi… Bhè mi aspetta la punizione insieme al riccio.».

Ci salutammo con un bacio sulla guancia, dopo di che mi diressi verso la palestra. Mi fermai all'ingresso, guardando attraverso il vetro l'interno, avevano già iniziato a scaldarsi. Frugai nelle tasche alla ricerca dell'ipod e una volta trovato, mi mise le mie fedeli cuffiette e accesi la musica.

Entrai facendo attenzione a non fare troppo rumore, poi mi sedetti. Li guardai muoversi per tutta la palestra, spostavo la testa a seconda di dove andavano. Ad un certo punto mi sembrò perfino che andassero a tempo di musica, sorrisi per aver pensato a una simile sciocchezza.

Il coach mi fece segno di scendere verso di lui, tolsi le cuffie e mi diressi da lui «Mi ha chiamata coach?» chiesi curiosa «Sì Moore, volevo dirle di andarsi a cambiare. Oggi parteciperà anche lei agli allenamenti, se vuole.» sgranai gli occhi «Cosa?!» dissi così forte da far girare alcuni compagni della squadra.

«Ha capito benissimo Moore.» mi disse fissandomi serio «Ma non ho la roba di ricambio!» «Può farsele prestare da qualcuno della squadra, di solito tengono alcuni cambi negli armadietti.» mi rispose come se la sua risposta fosse ovvia «Posso prestargliele io coach.» Nick si intromise, come al suo solito.

Mi diressi negli spogliatoi insieme a lui, con le mani in tasca alla felpa nera che indossavo. Regnava il silenzio più assoluto, si sentivano solo i nostri passi sul pavimento liscio.

«Questi dovrebbero andarti.» mi disse lui buttandomeli praticamente in faccia «Ma è enorme!» esclamai aprendo la maglietta «Se sei uno scricciolo non è colpa mia.» disse divertito fissandomi negli occhi. Feci per tirarmi via la maglietta ma lui restò lì impalato «Te ne vai?!» lo incitai, ma lui sorrise «Ah, pensavo potessi assistere allo spettacolo.» disse dirigendosi alla porta, mi tirai via una scarpa e gliela lanciai, prendendo però la porta «Ok ok, me ne vado.» urlò lui da fuori.

In men che non si dica mi cambiai, i pantaloni erano leggermente grandi e la maglietta era decisamente enorme. Decisi così di annodarla in modo da farla diventare più aderente e più corta, mi legai i miei lunghissimi capelli mossi e corsi fuori raggiungendo gli altri.

Al mio arrivo mi puntarono tutti gli occhi addosso, compreso Nicholas, che si avvicinò «Che belle gambe, a che ora aprono?» mi chiese maliziosamente «Alle ore " fottiti ".» gli risposi acida fulminandolo con lo sguardo, dopo di che andai al centro del campo ed iniziai ad allenarmi anche io.

Per l'ora seguente non feci altro che ignorarlo, più che altro facevo finta di farlo. Ci andammo a cambiare, io nello sgabuzzino e loro nello spogliatoio. Buttai i suoi vestiti nello zaino mezzo vuoto e poi uscii ad aspettarlo, per andare poi a pulire la mensa.

Iniziammo passando le scope «Tu arrivi da New York, giusto?» mi chiese dal nulla Nick, alzai lo sguardo da dove stavo pulendo «Brooklyn.» lo corressi quasi sorridendo «Deve essere completamente diverso da qua, no?» annuii con un po' di malinconia «Perché ti sei trasferita?» rimasi in silenzio, avrei voluto tanto rispondergli in malo modo, ma non lo feci. Pensai al perché me lo avesse chiesto, poi lo fissai «È stata mia madre a volersi trasferire, diciamo che lo ha fatto per colpa mia.» mi guardò curioso «Perché?».

"Te lo dovrei dire? Mi dovrei fidare di te?" pensai senza sapere a come rispondergli «Perché sono una testa di cazzo, ecco perché.» risposi dicendolo soprattutto a me che a lui «Che avrai fatto di così tanto orribile?» mi chiese, lo guardai «Credimi, preferiresti non saperlo.» dissi pensando a tutto quello che avevo fatto passare a mia madre.

«No, sul serio, cos'hai fatto? Hai ammazzato qualcuno?» ridacchiai «No, ma sono quasi stata espulsa da scuola per aver causato dei danni alla struttura, per non aver seguito regolarmente le lezione e per… Lasciamo perdere.» mi fermai prima di poter finire la frase «Per..?» mi incitò lui, sorrisi divertita «Per essermi scopata un professore nel bagno delle ragazze.» mi fissò sbarrando gli occhi, risi «Wow.» disse senza sapere cosa rispondermi «Già!» dissi guardando il soffitto «Bhè avrai avuto il massimo dei voti con quel professore.» scoppiai a ridere e lui fece lo stesso «Diciamo che ero la prima della classe.»

Non sapevo perché gliel'avessi detto proprio a lui, volevo solo togliermi quel peso ed essere sincera per una volta. Mi sentivo bene, per la prima volta dopo mesi mi sentivo più leggera ed era tutto merito di Nicholas.

-aawwww vedo sempre nuove lettrici! mi fa più che piacere vedere le vostre recensioni, la prossima volta giuro che vi ringrazio una ad una <3
--spero che il capitolo vi piaccia e che non lo consideriate banale, fatemi sapere che ne pensate :3

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Capitolo 8
*** Alone, but always in good company. ***


Entrai in casa trascinando i piedi, stavo morendo dalla stanchezza. Salii le scale a cercare mia madre, la trovai in camera sua «Dove stai andando?» le domandai indicando le valigie che stava riempiendo  «Sei pazza?! Mi hai fatto prendere un colpo. Comunque mi hanno chiamato per andare a fare un progetto a Tokio.» sgranai gli occhi «A Tokio?» annuì, poi si avvicinò a me «Starò via tre settimane, se riuscirò a progettare qualcosa di decente.» sorrisi «Qualunque cosa tu faccia sono sicura che piacerà a tutti, sei una degli architetti più richiesti in America.».

Anche quando eravamo a Brooklyn la chiamavano da ogni parte del mondo e puntualmente dovevo stare senza di lei per settimane o addirittura mesi. Ma a Manhattan avevo un sacco di amici da poter invitare a casa, gente che conoscevo da anni, qua ero praticamente sola.

«So già a cosa stai pensando…» cominciò mamma, la guardai «Non sarai da sola, ho parlato con Denise e ha detto che se hai bisogno di qualsiasi cosa, puoi chiedere a lei! Se vuoi puoi anche andare a dormire a casa sua.» mi disse tutta contenta, aggrottai le sopracciglia «Ma che droga ti sei presa? Chi è Denise?» le chiesi scherzando, pensavo mi stesse prendendo in giro.

Incrociò le braccia mentre arricciò le labbra «Stupida! Denise è la nostra vicina di casa. Tanto non dovrebbero esserci problemi, dato che hai fatto amicizia con uno dei suoi figli… Joe, mi pare si chiami.» spalancai gli occhi "Sì sì, abbiamo fatto amicizia! E che amicizia! Ci siamo slinguati di gran gusto nel minimarket" pensai ridendo alla scena.

«Com'è lui?» mi chiese lei notando il mio sorrisino «È… È… Simpatico!» mi guardò male capendo che c'era altro a parte la simpatia «E va bene! È figo, contenta?» scoppiò a ridere mentre io cercavo di non farlo «Allora credo non ci siano problemi.» detto questo mi baciò i capelli «Quando parti?» chiesi con un po' di tristezza «Tra due ore, però devo essere all'aeroporto tra mezz'ora.» «Tra mezz'ora?!» domandai ansiosa.

Era troppo presto, dovevo prima prepararmi psicologicamente all'idea di restare completamente da sola in casa «Maddy non andare in panico, te l'ho detto che puoi contare su Denise.» alzai gli occhi al cielo, sbuffando «Ma se non l'ho mai vista! Non so nemmeno che faccia abbia!» sorrise «Allora chiedi a Joe, si chiama così?» ridacchiai «Sì, si chiama così.».

"Sì certo, se chiedo qualcosa a Joe va a finire che ci accoppiamo per tutta la casa" pensai mentre mia madre finiva di buttare roba in valigia. 

«Mi raccomando tesoro, fai la brava! E non saltare la punizione, ok? Vai a scuola e comportati bene, studia e…» ora capivo da chi avevo preso la mia parlantina ultra veloce, però mamma mi batteva «E se devi fare sesso, usa precauzioni!» sgranai gli occhi «Mamma! Ho diciott'anni non cinque.» si limitò a sorridere ed io feci lo stesso «Ti scriverò dal blackberry, fallo anche tu ogni tanto.» mi disse, dopo di che ci abbracciammo e lei salì sul taxi.

Fissai la casa, sembrava più grande senza mia madre. Mi sentivo come in una gabbia, a me non piaceva per niente stare in casa, mi obbligava a pensare ed a ricordare. Le due cose in cui riuscivo bene.

Andai a vedere un po' di tv, cambiando in continuazione i canali. Ad un tratto suonò il campanello "E ora chi è? Se è un ladro?" pensai spaventata, afferrai il cuscino alla mia destra e andai ad aprire la porta. Non appena ebbi aperto tirai il cuscino in faccia al malcapitato, appena alzai lo sguardo mi vidi davanti Joe, sbarrai gli occhi «Lo sai che i cuscini non sono un'arma, vero?» ridacchiai «È la prima cosa che avevo sottomano, se avessi avuto un coltello ti avrei lanciato quello. Quindi, se io fossi in te, sarei più che felice per aver ricevuto un cuscino in faccia.» rise alla mia spiegazione contorta.

Indossava una tuta grigia larga al cavallo e leggermente più stretta alle caviglie, con una maglietta bianca. Mi concentrai sul suo sorriso, era perfetto, avrebbe illuminato un'intera stanza talmente emanava solarità.

«Mia madre mi ha appena spiegato la situazione, così sono venuto a controllare.» disse gentilmente «Grazie, ma non mi va di essere un problema per te.» mi guardò inclinando la testa «Stai scherzando?! Non potresti mai essere un problema, non per me.» sorrise ed io mi sentii andare a fuoco, non capivo perché mi facesse quell'effetto. Aveva la capacità di mettermi in imbarazzo da un secondo all'altro.

Ci sedemmo sul divano a guardare un film alquanto noioso, ma non lo seguimmo più di tanto. Parlammo per due ore intere, di come era la sua vita al liceo e di come era la sua vita ora. Gli raccontai della vita che conducevo a Brooklyn e di quanto mi sentissi a disagio qua.

Sentimmo un rumore «Era la tua pancia?!» mi chiese ridacchiando, annuii arrossendo «Aspetta, ordino una pizza.» «Ossì! Sto morendo di fame!» dissi portando le mani sulla pancia.

Qualche minuto dopo arrivò il tipo che gli consegnò le pizze. La divorai in men che non si dica «Da quanto non mangiavi?» chiese con un tono alquanto ironico, ridacchiai ancora con la bocca piena «Avevo fame.» «Si è visto.» mi rispose ridendo. Presi un cuscino e glielo lancia addosso sorridendo.

«Mi sa che devo farti un corso accelerato di autodifesa, è la seconda volta che tenti di farmi male con un cuscino.» disse mentre sorseggiava la birra, lo guardai «So difendermi benissimo da sola.» gli dissi incrociando le braccia «Ah sì? Vediamo allora, coraggio.» si alzò in piedi incoraggiandomi a picchiarlo sul braccio, lo fissai accigliata.

«Dovrei tirarti un pugno senza motivo?» rise e annuì «Non voglio farlo! Non senza motivo.» mi alzai anche io, in una frazione di secondo mi ritrovai a baciare di nuovo le sue labbra mentre le nostre lingue si muovevano sempre più veloci, quasi come se avessero paura a toccarsi più lentamente.

Mi alzò la maglietta e ci infilò dentro una mano, facendomi avvicinare al suo corpo perfetto involontariamente. Gli levai la maglia presa dall'eccitazione mentre lui cercava di slacciarmi i jeans, riprese a baciarmi ma dopo qualche secondo gli tirai un pugno sugli addominali scolpiti. Si piegò leggermente toccandosi dove lo avevo appena colpito, mi allontanai «Chi è quella che ha bisogno di un corso accelerato di autodifesa?» gli chiesi con un sorrisetto alquanto soddisfatto, abbassandomi verso di lui.

Alzò lo sguardo verso di me «Non vale, ero concentrato su altro.» ridacchiai «Mai abbassare la guardia, è la regola di base.» gli dissi con tono da maestrina, facendo una piccola smorfia «Lo sai che sei un bel tipo?» mi chiese lui avvicinandosi.

Alzai gli occhi al cielo mordendomi il labbro inferiore «Sì, decisamente.» feci un sorriso involontario mentre mi strinse in un lungo e caloroso abbraccio.

-scusate se ci ho messo tanto per aggiornare ma sono stata ricoverata in ospedale e poi ho avuto una mezza idea di cancellare la storia o di smettere di scrivere çwç
--coooomunque, vi avevo promesso che vi avrei ringraziata una ad una, quindi ecco:
ElyCecy: ahahah quella frase mi è venuta così dal nulla, in effetti piace anche a me u.u
xdarlin: tesoro mio sei troppo gentile, davvero <3 sì sì comunque entrambi sono interessati alla vita dell'altra
nady175: aawww grazie sul serio, non mi merito tutti sti complimenti e.e
xtheunforgiven: eh già, maddy ha le palle ma anche nicholas le tirerà fuori (anche in senso figurato ahah) <3
grazie di cuore anche alle ragazze di twitter che mi mandano mille replies, g r a z i e

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Capitolo 9
*** One step forward and two back. ***



M a d d y

«È proprio necessario fare questa cosa?» lo fissai accigliata «Guarda che sono io quella che dovrebbe lamentarsi! Non bastava sopportarti ogni giorno dopo scuola per pulire questa stupida mensa…» dissi appoggiando la borsa su uno dei tavoli «Sono pure costretta a fare il compito di letteratura insieme a te! Ma cos'ho fatto di male?» guardai in alto muovendo le braccia.

Lo sentii ridere alle mie spalle «Apri quel dannato libro.» dissi esasperata sedendomi accanto a lui, mi obbedì ed io lo imitai.

Sentivo il suo sguardo avvolgermi ovunque, dopo di che iniziai a leggere quello che lui avrebbe dovuto studiarsi a memoria «"Ma è la bellezza di un valore immenso che mai nessuno avrà, troppo preziosa per la terra. Come una colomba bianca in una lunga fila di cornacchie sembra la fanciulla tra le sue compagne. La vogl…"» sentii la sua voce sovrastarsi alla mia, alzai gli occhi dal libro, fissandolo sbalordita «"La voglio vedere dopo questo ballo, come sarei felice se la mia mano rude sfiorasse quella sua. Ha mai amato il cuore mio? Negate occhi: prima di questa notte non ho mai veduto la bellezza."».

Deglutii mordendomi il labbro, ero sorpresa, lo aveva ripetuto a memoria guardandomi dritta negli occhi «Meno male che non ti piaceva quest'opera.» dissi cambiando pagina nervosamente «Non ho mai detto che non mi piaceva, io ho detto che era una vera rottura.» sorrisi involontariamente.

«Se sai già i versi allora cosa serve lavorarci insieme?» chiesi accigliata «Perché io so solo questo verso e, ho bisogno del tuo aiuto per ricordarmi gli altri.» scossi la testa divertita, cambiando nuovamente pagina «Certo che ti servirà il mio aiuto.» dissi con aria superiore facendolo sorridere.

Continuammo a leggere e a cercare di imparare i versi assegnati dal professore. Mi sentivo strana a recitare davanti a Nick, erano più le volte che mi scordavo quello che dovevo dire che quelle in cui riuscivo a dire qualcosa di sensato. Con grande sorpresa notai che si stava impegnando abbastanza per essere un bulletto stronzo ed egocentrico, apprezzavo il suo sforzo nel mio profondo.

Lessi nella mente il verso che avrei dovuto dire io "Il mio solo amore, nato dal mio solo odio!" sbarrai gli occhi e chiusi il libro di scatto «Direi che per oggi può bastare.» dissi leggermente agitata «Ma perché? Mi stavo prendendo bene.» disse lui quasi dispiaciuto «Risparmia l'entusiasmo per domani riccio. Ora alza le chiappe e puliamo.» lo incitai battendo le mani, sorrise scuotendo la testa dopo di che si alzò e iniziammo a scontare la punizione.

Passavo lo straccio per terra bombardando di domande la mia testa, quando ad un tratto Nick interruppe il silenzio aprendo un pacchetto di patatine. Lo fissai mentre si sedeva su un tavolo «Cosa stai facendo?» chiesi irritata «Mangio!» mi rispose divertito ficcandosi una manciata di patatine in bocca «Vuoi?» mi chiesi con la bocca piena sporgendomi il pacchetto.

Rimasi a fulminarlo per un po' ma poi mi avvicinai spinta dalla fame, ma prima che potessi infilare la mano dentro al sacchetto, se lo ritirò verso sè «Facciamo uno scambio equo, ti do una patatina se tu in cambio mi dai la tua.» sorrise malizioso ma prima che potessi rispondere gli diedi un leggero pugno sul braccio «Deficiente!» gli dissi quasi urlando, rise «Eh dai scricciolo, scherzavo.» disse offrendomi di nuovo il pacchetto.

Lo presi e ci affondai dentro la mano, cercando di prendere le patine più grandi dopo di che glielo porsi «Guarda che ti puoi sedere accanto a me, non ti mangio mica.» mi disse afferrando altre patatine, alzai le spalle «Lo so, ma non voglio. Devo per forza?» risposi un po' scocciata e un po' titubante, Nick sbuffò «Faccio fatica a capirti, lo sai?» sorrisi scuotendo leggermente a testa.

"Ma che cazzo te ne frega di capirmi?" pensai tra me e me "Non è mai interessato a nessuno quello che mi frulla nella testa! Mi dispiace, ma non mi fido più di nessuno." lo fissavo con un'aria malinconica «Mi confondi troppo, non credi sia giunto il momento di smetterla?» continuò lui serio «Non è necessario che tu mi capisca, lascia perdere. Te lo consiglio, sono  troppo strana.» dissi mentre sentivo il cuore urlare dentro di me.

«Credimi ho provato a lasciar perdere, se fossi stata un'altra ti avrei già messa da parte ma tu…» sospirò guardandomi, sempre seduto sul tavolo «Tu non sei strana. Sei solo fragile, molto fragile. Ti nascondi dietro quell'orgoglio che fai solo finta di avere, in realtà sei stata rotta da qualcuno e temi che nessuno possa essere in grado di riaggiustarti. Sbaglio?» fissavo un punto fermo con gli occhi sbarrati.

Ci aveva preso, su tutto. Per la prima volta in vita mia, mi sentii compresa da qualcuno e per di più di sesso maschile. 

Lo fissai «Sbagli.» mentii pur di ammettere che aveva completamente ragione «Ecco che lo rifai!» disse lui quasi arrabbiato «Fare cosa?» «Ti tieni tutto dentro, rischierai di esplodere se non ne parli con qualcuno.» il mio respiro diventò pesante tutto d'un tratto, ero sul punto di dirgli ogni cosa ma mi sforzai per rimanere, per l'ennesima volta, zitta.

«Piantala! Non ho bisogno della tua comprensione nè tanto meno del tuo aiuto.» dissi in preda alla paura «Non ho bisogno di niente! Niente! Hai capito?» gli urlai con gli occhi semi lucidi, presi la borsa sul tavolo e iniziai a correre. Dove? Non ne avevo assolutissimamente idea.

N i c k

Chiusi gli occhi rassegnato, facendo un respiro profondo.

"Che cazzo stai facendo Nicholas? Alza quel culo da lì e rincorrila" parlai con me stesso nella mente. Volevo solo cercare di conoscerla un po', ma evidentemente avevo forzato troppo la cosa. Non potevo costringerla ad aprirsi con me quando io ancora non avevo avuto modo di aprirmi con lei. Forse stavo correndo troppo, come sempre.

Ero completamente spaesato, non sapevo perché mi sforzassi tanto di capirla e di aiutarla. Non era da me, assolutamente non era da me.

Mi grattai la fronte con la mano «Perché non glielo dici Jonas?» mi voltai di scatto, Sophie era appoggiata sull'entrata della porta «Dirle cosa Sanders?» le chiesi confuso «Che ti piace.» abbassai lo sguardo senza dire nulla «Ho sentito parte della vostra discussione. Da quando ti interessa capire le ragazze?» feci una risatina «In effetti non ne ho idea, quello che so è che vorrei… Leggerla. Sì, leggerla. Scoprirla capitolo per capitolo, capisci quello che intendo?» mi guardò sbalordita, in effetti lo ero anche io.

«Wow, stai ritornando umano Jonas, questa ragazza fa miracoli.» sorrisi pensando allo sguardo perso di Maddison «Ora devo andare Sanders.» scesi dal tavolo dandole un bacio sulla guancia «Sai, si sente la mancanza delle tue visite a casa! Gli manchi tanto.» fece spallucce «Manca anche a me.» mi disse lei con un tono malinconico «Siete due cretini!» «Senti chi parla.» disse incrociando le braccia.

Scossi la testa e mi avviai verso l'uscita «Ah Jonas!» mi chiamò un'altra volta, mi girai «Cerca di non abortire i tuoi sentimenti sta volta.» annuii sorridendo per poi sparire nel nulla, avvolto nei miei pensieri.

-scusate per il capitolo pietoso ma non ho saputo fare di meglio sta volta e.e
--sono arrivata a cinque recensioni e non posso essere più che felice! non smetterò mai di dirvi grazie per avere la voglia di seguire questa fan fiction
passiamo ai ringraziamenti u.u
_stickyfingers: grazie tesoro, ora sto meglio fortunatamente :) <3
xdarlin: ahahahah nel prossimo capitolo vedrai cosa succederà, le cose si complicheranno un pochino
themissingpiece: che bello una nuova lettrice *uu* grazie mille tesoro, come promesso aggiorno (y)
_lookmeintheyes: già, io preferisco il rapporto maddy-nick che quello maddy-joe ma chiaramente va a gusti u.u
Waterfumes: bene bene dovrei già followarti giusto? ahahah continuate a seguirla che a me fa piacere *uu*
ringrazio come al solito anche alle lettrici di twitter <3 {fatemi  sempre sapere ciò che ne pensate

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Capitolo 10
*** Hot revelations. ***


dato che vi voglio bene, ho deciso di farvi una sorpresa nel capitolo dieci. leggete e poi ditemi

M a d d y

Mi sedetti su una panchina a qualche minuto dalla scuola, sospirando. Appoggiai la testa sulle ginocchia stringendo le gambe con le braccia, chiusi gli occhi cercando di non piangere. Inizia a viaggiare con la mente, pensavo a tante cose, pensavo a mio padre ed a come Dio me lo avesse portato via così all'improvviso.

Davanti agli occhi mi passarono i momenti di quella sera, facendomi rabbrividire. Avevo voglia di piangere e di urlare, volevo buttare fuori tutto quello che avevo dentro. Rabbia, tristezza, solitudine, malinconia, paura erano aggrovigliate tutte nel mio stomaco e spingevano sempre di più per uscire fuori dalla mia bocca. Stavo male e mi facevo del male. Avrei voluto tanto parlare con qualcuno ma, andiamo, a quante persone importava veramente sapere come stavo? A parte mia madre?

Alzai la testa e sospirai, dopo di che presi la borsa che avevo appoggiato sulla panchina e mi avviai verso casa, pensando a Nick e al suo tentativo di farmi aprire con lui "Perché lo fa? Cosa gli importa? Di sicuro lo fa per un secondo scopo, è un classico." pensai mentre aprii la porta. Andai diretta in camera mia, non curandomi di chiudere bene la porta di casa.

Mi levai la maglietta lanciandola per terra dirigendomi in bagno, aprii l'acqua della doccia ma mi accorsi che non scendeva nulla. Provai ad aprire e a chiudere più e più volta ma niente, non c'era acqua. Scesi al piano di sotto in cerca del telefono di casa ma non lo trovai «Eh che palle! Oggi non è giornata.» pensai ad alta voce, quando ad un tratto sentii il campanello. Andai ad aprire.

«Ciao sono venuto a vedere se era tutt… Lo sai di essere in reggiseno vero?» era completamente in fissa sul suo sorriso, scossi la testa sbarrando gli occhi e mi guardai per vedere se ero effettivamente senza maglietta. Gli sbattei la porta in faccia istintivamente andando a prendere di corsa una t-shirt a caso infilandomela con difficoltà, poi riaprii la porta «Sei impazzita?» mi disse Joe sorridendo «Scusami, sono andata a mettermi qualcosa addosso.» dissi ridacchiando «Bhè se devo essere sincero, potevi stare anche com'eri prima.» sorrise malizioso.

Gli tirai una sberletta sul braccio «Stupido! La finisci di mettermi in imbarazzo?» gli dissi prendendo colore in viso, rise «Cosa ci facevi in reggiseno?» lo fissai «L'intento era quello di fare una doccia, ma non va l'acqua.» dissi gesticolando «Come sarebbe a dire che non va l'acqua? L'hai aperta?» lo fulminai incrociando le braccia «Secondo te?!» domandai retoricamente, ridacchiò «Dai vieni.» mi prese per il polso «Dove?» «A casa mia.» disse come se la risposta fosse ovvia «Ma…» iniziai mentre continuò a trascinarmi, mi guardò «Ma, niente! Prendi le cose e muoviti!» allargai le narici socchiudendo gli occhi.

La stanza era enorme e luminosa. Alle due estremità delle pareti erano sistemati due letti a una piazza e mezza, uno parallelo all'altro. Ogni parte era totalmente differente, quella a destra era piena di strumenti musicali, quali: tre chitarre, una batteria e una pianola; sotto alla finestra c'era una scrivania piena di fogli. Un po' accartocciati qua e là, alcuni mezzi scritti, altri totalmente bianchi. Sulla parete si intravedevano delle foto, alcune con tanto di dediche.

In quella di sinistra c'erano oggetti di fitness, pesi e anche una panca ai piedi del letto. Sulla parete, invece, erano appiccicati dei poster e anche alcuni oggetti di dimensioni ridotte.

«Questa è camera mia e di mio fratello.» sorrisi involontariamente «Dove dormi tu?» si voltò a guardarmi, con un ghigno sulla faccia «Nella parte sinistra.» ridacchiai pensando a Joe fare pesi; in effetti avrei dovuto sospettare che dormisse a sinistra, aveva un fisico perfetto «Comunque, di qua c'è il bagno.» disse aprendo una porta mimetizzata con la parete.

«È tutto tuo! Io vado di sotto nel frattempo, se hai bisogno, fai un urlo.» ridacchiai «Tranquillo.» detto questo sparì oltre la porta, lasciando il bagno tutto per me. Anche esso era spazioso, in quella casa era tutto di dimensioni gigantesche. Mi levai tutto e mi buttai sotto la doccia, lasciando correre i miei pensieri.

N i c k

Entrai dal retro dopo aver parcheggiato la mia stupenda mustang. La giornata non si era conclusa molto bene, non facevo altro che pensare alla reazione di Maddy e alle parole di Sophie "Dirle che mi piace? Non è nel mio stile, non lo è assolutamente. Io credo nel sesso, non nell'amore e nemmeno ai sentimenti che si avvicinano ad esso. Devo farmi una sana scopata al più presto, non posso pensare a una ragazza così tanto. Non è possibile, pensavo di aver chiuso per sempre con questa… roba!" pensavo mentre mi trascinavo a fatica su per le scale.

Appoggiai lo zaino vicino al letto, dopo di che mi catapultai sopra di esso. Mi sfregai gli occhi con le mani, quasi come per cancellare ogni mio pensiero riguardante Maddison, sospirai.

Mi sedetti e mi levai la maglietta, buttandola a terra, dopo di che mi slacciai i jeans tenendoli, però, ancora sù. Mi diressi verso il bagno, allungando la mano sulla maniglia.

M a d d y

Mi attorcigliai un'asciugamano intorno al corpo, la quale riusciva a coprirmi solo per metà coscia. Ne presi un'altra e iniziai a frizionarmi i capelli bagnati, allungai la mano sulla maniglia e l'aprii di scatto.

Alzai lo sguardo davanti a me e in una frazione di secondo, feci l'urlo più forte di tutta la mia vita. Nick di fronte a me urlò istintivamente e restammo a fissarci con gli occhi sbarrati, facendo a gara per chi urlava più forte. Nel frattempo Joe arrivò di fretta e furia dal piano di sotto «Quando intendevo di fare un urlo se avevi bisogno, era un modo di dire.» disse mentre apriva la porta, dopo di che si fermò, guardando la scena immobile davanti all'ingresso della camera. Io e Nick smettemmo di urlare e guardammo Joe contemporaneamente «Che ci fa lui/lei qui?!» chiedemmo fondendo le nostre voci in una sola, lui rimase a fissarci confuso, immobile. Il mio sguardo andava da Nick a Joe e poi ancora da Joe a Nick, il mio respiro diventò irregolare per via dell'urlo «Ah, vi conoscete?» fu l'unica cosa che disse Joe al riguardo.

«Purtroppo.» risposi io, anche se in realtà non lo pensavo sul serio «Quindi è lei la ragazza che intendevi per "bomba super sexy con un culo che è tutto un programma"?» chiese Joe a Nick, il quale lo fulminò. 

Arrossii come una scema, poi scossi la testa tornando normale «Un momento! Voi come vi conoscete?» chiesi spaventata dalla probabile risposta «Siamo fratelli scricciolo.» mi rispose Nick, sbarrai gli occhi «COSA? TU! E TU! FRATELLI? Ma siete stati adottati vero? Cioè, non avete lo stesso sangue nelle vene, giusto?» iniziai a parlare velocemente, gesticolando eccessivamente «Sì, dovete per forza essere stati adottati!» Nick continuava a mangiarmi con gli occhi, sorridendo.

Mi sentivo esplodere di calore, non mi aveva mai guardata nessuno in quel modo «Ditemi che non siete fratelli di sangue, ho bisogno di sentirmelo dire.» continuai, loro due si scambiarono un'occhiata «Maddy, calmati.» mi incitò Joe, respiravo affannosamente. Ero rimasta traumatizzata e per lo shock indietreggiai fino a toccare la parete, rimasi lì a fissarli in silenzio, analizzando bene la situazione.

"Ok Maddy, allora a sinistra hai quel bellissimo ragazzo dai capelli neri che ha un fisico pauroso, ti ha già baciata due volte, è gentile con te e sa farti ridere. A destra… Cazzo! Hai quel fottuto riccio che ti attira più di una calamita, che ti lancia frecciatine su frecciatine, ha pure lui un fisico da paura, gioca a basket e… Oh accidenti!" pensai ancora attaccata alla parete, Nick continuava a farmi la radiografia dalla testa ai piedi «Ci lasceresti da soli tre secondi fratellino?» chiese Nick a Joe, il quale annuii non molto convinto.

Una volta chiusa la porta, mi si avvicinò «Stai fermo riccio, non ti avvicinare!» si fermò a cinque centimetri da me, sorridendo «Io ti odio Nick Jonas! Ti detesto! Maledetto il giorno in cui ti ho visto in quel cazzo di campo da basket, con quella cazzo di divisa e con quel cazzo di sorrisetto che ti rit…» sentii il contatto con le sue labbra a cuoricino, iniziò a muovere la lingua dentro la mia bocca. Prese le mie mani e le intrecciò alle sue, portandole contro la parete come lo era già il mio corpo, intrappolandomi. Muoveva la lingua lentamente, come se volesse assaporarmi; risposi a quel bacio con altrettanta passione. 

Quando ci staccammo mi fissò soddisfatto «Sei un bastardo!» gli dissi ancora ipnotizzata dal suo bacio «Senti chi parla, la regina delle stronze!» disse sorridendo, lo fulminai «Ora, se permetti, vado a farmi la doccia.» mi stampò un bacio sulla guancia e scomparve dietro la porta del bagno.

-spero di cuore che appreziate questo capitolo quanto me, sinceramente non era in programma il bacio in questo capitolo :3
--passiamo ai ringraziamenti personali, dato che sono arrivata a 6 recensioni *uu*
Sunshine_Shadow: uuuh sei una nuova lettrice *O* come promesso ecco il continuo
_shesfearless_: oddio steph tu riesci sempre a farmi sciogliere! grazie <3 sei tanto gentile
_stickyfingers: ahahah grazie, anche se continuo a pensare che era penoso u.u
themissingpiece: è successo qualcosa tra joe e sophie, poi si scoprirà ;)
_lookmeintheyes: ahah certo, sempre nick e maddy <3
xtheunforgiven: grazie tesoro *uu* sono contenta che ti piaccia :)
ringrazio sempre anche le ragazze di twitter che non sono iscritte qua {fatemi sapere come vi sembra 

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Capitolo 11
*** Curiosity grows massively. ***



Mi vestii mettendo dei jeans chiari strappati qua e là, con una maglietta bianca scollata alle spalle. Mentre ero intenta a frizionarmi per bene i capelli vagavo per la stanza, osservando ogni minimo particolare. Mi avvicinai alla parte di Nick scrutando le foto appese qua e là sulla parete, ne vidi una ritraente lui e Joe abbracciati sulla collina di Hollywood. In un'altra era raffigurato un bambino bellissimo, mentre mangiava la torta di compleanno "L'unico bambino che non sorride mangiando la torta" pensai sorridendo.

Il mio sguardo si spostò su un'altra foto, vidi una ragazza molto carina, castana mentre baciava sulla guancia Nick "Sarà la sua ragazza?" pensai smettendo di sorridere «Era la mia migliore amica, se te lo stai chiedendo.» mi girai di scatto fissandolo, aveva solo un'asciugamano intorno alla vita «Bhè, in teoria è stata anche la mia ragazza, tempo fa.» disse rattristandosi, sentii una stretta al cuore «Non lo è più?» fece un mezzo sorriso mentre si sedette sul letto, fissandomi «No, ha voluto chiudere.» mi morsi il labbro inferiore cercando di non guardarlo.

Provai ad immaginare lui insieme a quella ragazza, dalla foto sembravano felici «Perché?» chiesi spinta dalla curiosità «Si è accorta di provare qualcosa per il mio migliore amico, così ha troncato la cosa.» disse sdraiandosi, portando le braccia dietro la testa. Rimasi colpita «Eri innamorato?» mi girai a guardarlo «Sì, parecchio! Ma avevo quindici anni quando successe. È come se, improvvisamente senti il cuore che si spezza e…» sospirò, ma prima che potesse dire qualcosa intervenni «E tu stai lì, in un misero corpo spettatore. Non fai niente, non ti muovi, rimani a guardare. Non ti preoccupi nemmeno di raccogliere i pezzi, ormai non hai più niente da perdere.» dissi guardando la foto, poi mi voltai a fissarlo.

Era rimasto stupito da come avessi continuato la frase «Esatto.» disse debolmente sempre tenendo lo sguardo dritto verso di me, mi morsi nuovamente il labbro, ritornando a guardare la foto «L'hai più rivista?» aspettai la sua risposta «No, non ci tengo neanche se è per questo.».

Ripensai per un attimo a Sammy, la mia storia non era molto diversa da quella di Nick. Ritornai al presente «Ti sei mai più innamorato dopo di lei?» mi girai verso di lui, scosse la testa «Sono diventato un'altra persona da quando è successo.» disse tornando a mettersi seduto «Capisco, il dolore ti cambia.» dissi come se stessi parlando con me stessa.

«Grazie, ti sei aperto un sacco con me.» gli dissi sorridendo, lui fece lo stesso «Grazie a te, per avermi ascoltato. È la prima volta, dopo tre anni, che parlo di questa cosa.» restammo qualche secondo a fissarci negli occhi.

«Che tu ci creda o no scricciolo, è da più di dieci minuti che non ci insultiamo.» disse rompendo il silenzio «Hai rovinato il momento riccio! Sei un cretino.» lo insultai apposta incrociando le braccia, lui rise e in quel momento entrò Joe in camera. Tutti e due ci girammo a fissarlo «Scusate il disturbo, volevo accertarmi che non ci fossero morti o feriti gravi.» sorrisi senza farmi vedere «Tutto a posto fratello.» Nick gli fece l'occhiolino.

Ancora facevo fatica a credere che quei due erano fratelli, sembravano così diversi «Allora, andiamo?» mi chiese Joe, lo fissai sorpresa «Dove?» «Mi devi una cena.» sbarrai gli occhi, Nick mi fissava impassibile «Tecnicamente…» mi fece un segno per azzittirmi «Mettiti le scarpe.» non sapevo che fare e nemmeno cosa rispondergli «Ma mi vedi come sono vestita? Non posso venire a cena con i jeans strappati!» si fermò a fissarmi, dalla testa ai piedi «Sei perfetta, bastano solo un paio di scarpe col tacco. Ti aspetto in macchina.» mi fece l'occhiolino, poi sparì.

Rimasi a guardare la porta, dando le spalle a Nick «Divertiti!» mi disse lui, chiusi gli occhi facendo un respiro poi li riaprii e mi girai verso di lui, vidi il suo volto cupo ma non dissi niente. Mi limitai a guardarlo di sfuggita per poi abbassare gli occhi, presi le scarpe e uscii dalla camera, chiudendo la porta alle mie spalle.

Mezz'ora dopo mi ritrovai in un ristorante abbastanza di lusso, mi sentivo totalmente a disagio e fuori posto ma non dissi nulla a Joe. Dopo aver ordinato mi fissò «Sei ancora sotto shock per la scoperta di oggi?» sorrise, io fissai il bicchiere vuoto «Abbastanza, siete due persone completamente diverse, da quello che ho potuto constatare.» sbuffò «Per quanto possiamo sembrare diversi, io e Nick siamo in realtà molto simili.» lo fissai, curiosa di saperne di più.

«Faccio un po' fatica a crederti, ma se lo dici tu!» ridacchiai e lui fece lo stesso «Nick è cambiato tanto, prima non era così… Così…» «Stronzo? Egocentrico? Pallone gonfiato? Buffone? Pagliaccio?» suggerii io, Joe rise «Volevo dire distaccato.» scossi la testa «Distaccato?» annuì «In un momento particolare si è distaccato da tutto e da tutti, non parlava più con nessuno, nemmeno con me. Aveva tipo, smesso di vivere. Non è stato un bel periodo per lui.» rimasi in silenzio ad ascoltare, parola per parola.

Deglutii provando a immaginare Nick come lo aveva appena descritto Joe, sembrava una cosa impossibile «Per via della sua migliore amica?» mi fissò confuso, ma poi annuì «Come fai a sapere di Gracy?» sorrisi «Mi ha accennato qualcosa lui, prima.» sbarrò gli occhi e si avvicinò a me «Non è possibile! Non parla di questa storia con nessuno da quando è successo. Davvero ti ha raccontato la storia?» annuii «Vagamente.» rimase in silenzio a riflettere, non capivo cosa ci trovasse di così tanto strano.

Mentre mangiavamo mi raccontò un po' di aneddoti successi a scuola quando la frequentava e delle bravate che combinava con un suo amico. Ridevo, ridevo e ridevo, con lui era un continuo ridere. Avevo quasi dimenticato come si facesse, ad un certo punto due ragazzine si avvicinarono al tavolo chiedendo un autografo a Joe, rimasi allibita. Le due ragazze mi fissavano, poi una si avvicinò all'orecchio dell'altra «Beata lei! Com'è fortunata!» riuscii a sentire quello che si erano appena dette, dopo di che se ne andarono.

Guardai Joe «È uno dei tuoi scherzi Joe? Ammetto che è stato divertente, sul serio. Ma come ti escono?» ridacchiai, lui mi guardò sorridendo «Scema ma cosa stai dicendo? Che scherzo?» scoppiai a ridere fragorosamente «Parlo dell'autografo! Oddio sei bravissimo, dovresti fare l'attore.» mi fissava sconcertato, quasi divertito «Maddy, non è uno scherzo. Facevo parte di una band insieme ai miei fratelli, i Jonas Brothers, mai sentiti?» sbarrai gli occhi facendomi andare di traverso quello che stavo mangiando, iniziai a tossire e quando riuscii a smettere lo fissai «Eravate famosi?» annuì «Direi di sì, ma in che mondo vivi?» chiese divertito «Se non la smetti ti arriva una forchetta in fronte!» dissi scherzando, lui ridacchiò.

Ok troppe scoperte in un solo giorno, mi stupii di non essere collassata dalle troppe notizie «Non ho mai sentito parlare di voi sinceramente! Ma ora che è successo alla band?» abbassò lo sguardo mordendosi il labbro «Ci siamo sciolti qualche anno fa, è stata una decisione di Nick.» deglutii fissando il bicchiere davanti a me, sta volta non più vuoto.

-scusate per il capitolo corto e per averci messo così tanto a pubblicarlo ma ho avuto una serie di problemi çwç
--da 6 recensioni sono arrivata a 9 e non posso essere più che felice! grazie e mille volte grazie <3
themissingpiece: ahah oddio ti avrò sulla coscienza a vita *_____*
enchantedtome: eh già, quel bacio fa sbavare davvero tanto! pure io che ho scritto sono rimasta schoccata ahah
_shesfearless_: steph te lo ripeterò sempre, tu sei troppo gentile ç_____ç mi fai commuovere sempre <3
_stickyfingers: grazie tesoro :)
candyprincess: anche io preferisco il fottuto riccio ahahah grazie! sei gentilissima pure tu (y)
xdarlin: da quello che ho capito lo aspettavate tutte questo bacio ahah mi fa piacere che ti sia piaciuto *uu*
_lookmeintheyes: più avanti poi si scoprirà u.u ovviamente la cosa è soggettiva :D
StylesLover: oddio grazie :) come promesso il continuo u.u
xtheunforgiven: ahahah io nemmeno ce l'avrei fatta *uu*
grazie di cuore anche a tutte le ragazze di twitter! {fatemi sempre sapere che ne pensate

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Capitolo 12
*** One day, I ask only one day. ***



«Ti decidi a salire o no?» mi chiese Nick per l'ennesima volta dal finestrino, lo fissai «No! Non ci salgo in macchina con te riccio, vado a scuola a piedi!» gli risposi quasi urlandolo «Non mi costringere ad usare le maniere forti, scricciolo.» continuai a camminare sul viale seguita da Nick in macchina.

"Continua a camminare Maddy, se ne andrà prima o poi" pensai mentre infilai le mani nei miei shorts, un po' troppo shorts. Non lo vidi più, quando ad un tratto sentii prendermi il polso. Mi girai di scatto e me lo ritrovai davanti «Allora? Ti vuoi muovere?» sbuffai «Te l'ho detto, non ci voglio salire!» si avvicinò ancora di più «Ok, allora non mi lasci altra scelta.» lo guardai confusa e in una frazione di secondo mi ritrovai sulla sua spalla sinistra, a mo' di sacco di patate «Mettimi immediatamente giù Jonas!» si diresse alla macchina.

Iniziai a scalpitare e a fare movimenti bruschi «Hai capito quello che ti ho detto? Mettimi. subito. giù.» mi sembrava di parlare con un sordo, aprì la portiera della macchina e mi mise sul sedile chiudendo la sicura. Salì dalla parte del guidatore e mi fissò «Mettiti la cintura.» lo fulminai incrociando le braccia «Fammi scendere!» sbuffò «Potresti fidarti? Per una volta...» mi chiese lui.

Mi grattai una tempia, indecisa se scendere dalla macchina o restarci sopra. Fidarmi: questa parola la cancellai tempo fa dal mio vocabolario, proprio per colpa di un ragazzo. Alzò un sopracciglio «Allora? Cos'hai deciso di fare scricciolo?» chiusi gli occhi e quando li riaprii lo fissai intensamente «Va bene, andiamo.» dissi a denti stretti, fece un sorriso e accese la macchina.

Indossava dei jeans abbastanza aderenti che gli valorizzavano tutto quello che doveva essere valorizzato, sopra aveva una maglietta semplice, bianca a scritte nere con scollatura a V. Aveva i capelli più ricci del solito, o forse era solo una mia impressione. Sul naso si posavano dei ray-ban a goccia a specchio, li odiavo, non riuscivo a capire quando mi fissava negli occhi per colpa di quelli stupidi occhiali.

«Riccio, la scuola… È da quella parte.» dissi indicando la scuola che aveva appena superato senza fermarsi «Lo so, ma non andiamo a scuola oggi.» sbarrai gli occhi e mi sporsi verso la sua parte «Come sarebbe a dire che oggi non andiamo a scuola? Ti sei fottuto il cervello Jonas?» ridacchiò e poi si girò verso di me. Non riuscivo a vedere i suoi occhi, vedevo solo il riflesso di una ragazza stupida e ingenua, che era sul punto di scottarsi un'altra volta dopo tanto, troppo tempo.

«Vuoi stare calma?» sospirai «Come faccio a stare calma? Dove mi stai portando razza di essere umano dai capelli ricci?!» rise poi si levò gli occhiali per fissarmi «È una sorpresa, perché non ti rilassi e ti godi la giornata?» «Me la godrei se uno stronzo non mi avesse costretto a salire in macchina con lui.» dissi incrociando le braccia sbuffando «Nessuno ti ha costretta, potevi benissimo scendere quando te l'ho chiesto.» spalancai la bocca, non c'è che dire, sta volta mi aveva smerdato in pieno «Cosa vorresti insinuare?» fece un sorriso, poi mi guardò «Niente.».

Passai il resto del viaggio in silenzio, con la testa appoggiata al finestrino a contare gli alberi che man mano sparivano con l'aumentare della velocità. Portai le gambe sul sedile e mi rannicchiai tra di esse, senza distogliere lo sguardo dal finestrino. 

Sentivo di tanto in tanto lo sguardo di Nick addosso ma evitavo di girarmi, avrebbe solo peggiorato le cose «Siamo arrivati!» disse dal nulla, mi guardai intorno «Los Angeles?» scosse la testa «Long Beach.» abbassai tutto il finestrino e respirai a pieni polmoni, mi girai verso di lui «E cosa facciamo qui?» sbuffò «La smetti di fare domande? Ora vedrai.» iniziava a spaventarmi.

"Cosa mi ha portato a Long Beach a fare? Se voleva andare al mare bastava dirlo, mi sarei accontentata di quello di Santa Barbara" ero davvero curiosa di vedere dove mi avrebbe portato, scendemmo dalla macchina. Aprì il bagagliaio e prese una felpa «Ci sono più di trenta gradi e tu ti prendi la felpa?» ridacchiai mentre glielo domandai  «Non fare la simpaticona, la porto per sicurezza.» mi fece l'occhiolino mentre io feci una risatina «Dai scricciolo, seguimi.».

Dopo qualche minuto arrivammo ad un molo, pieno di barche piccole ma molto belle. Si fermò davanti ad una di esse «No! No! No! Non se ne parla, ti ho seguito fino a qua ma… No! Io non ci salgo su quella cosa.» dissi indicando la barca, mi guardò «Non dirmi che hai paura.» gli feci una linguaccia «No…» ridacchiò «Non ci credo! Hai paura!» scoppiò a ridere «Finiscila di ridere! Non ci trovo nulla di così divertente.» gli dissi incrociando le braccia, ma non ci badò.

La paura era il minimo, solo l'idea di restare da sola su una barca con lui mi metteva agitazione e non riuscivo a spiegarmi il perché «Come fai ad aver paura?» mi chiese ancora divertito «Ho avuto un trauma da piccola e vedere Titanic non mi ha aiutata.» rise di nuovo «Titanic?!» non la smetteva di ridere, a dir la verità veniva da ridere anche a me ma mi trattenni «Coraggio, vieni.» mi porse la mano ma mi limitai a fissarla «Sai guidarla vero?» sorrise «Diciamo di sì.» gli strinsi la mano e salii su quella dannata barca.

Mi spiegò parecchie cose riguardo alle componenti della barca, stavo attenta a tutto ciò che mi spiegava, era interessante. Diciamo che lui era interessante.

«Hai freddo?» mi chiese notando il mio scatto per colpa dei brividi, scossi la testa ma si avvicinò per mettermi la felpa intorno alle spalle ma mi spostai «Ti ho detto di no, Jonas!» gli dissi un po' sgarbatamente, sospirò «Sai, potrei impazzire per provare a comprenderti e potrei impazzire perché sarei disposto a farlo. Ma tu, almeno, aiutami e guidami su certe cose. A volte non riesco a comprendere come mi devo comportare, cosa devo fare, cosa devo dire.» fece una pausa, io non riuscivo a togliere lo sguardo dai suoi occhi «A volte mi sembra di fare una cosa giusta e invece sbaglio. Questa cosa mi succede solo con te, e non va bene. Non puoi farmi perdere la poca sicurezza che ho.» deglutii.

Non mi sarei mai aspettata un discorso simile da lui, gli sorrisi. Senza neanche sapere il perché, mi fiondai tra le sue braccia stringendolo a me «Vorrei viverti anche solo per un giorno scricciolo. Mi basterebbe, sai? Sei qualcosa che io non riesco a spiegare per quanta meraviglia sei.» mi disse mentre ero ancora ancorata tra il suo abbraccio «Non so fino a quanto ti convenga riccio.» «Non mi interessa, ti chiedo solo un giorno. Uno solo, poi starà a te decidere se continuare oppure no.» non ci eravamo ancora staccati l'uno dall'abbraccio dell'altra, stavo così bene stretta a lui.

Quello che mi aveva appena detto fece battere leggermente il mio cuore più forte del solito, deglutii «Se ti dico di sì, poi mi lascerai in pace?» sospirò «Sì, te lo prometto.» mi staccai e lo fissai nelle sue iridi color cioccolato «Allora va bene. Un giorno riccio, uno solo.» sorrise «Ne vorrai altri dopo.» «Vedremo.» dissi andando verso la prua per ammirare il sole immerso per metà nell'acqua.

-sempre solite cose, scusate la piccolezza del capitolo ma spero vi piaccia comunque
--vedo sempre nuove lettrici e questo mi rende ancora più felice! sul serio grazie di cuore
_shesfearless_: ahahah steph questa ragazza rischia il collasso seriamente! eheh man mano si vedrà cosa succederà u.u
StylesLover: veramente grazie tesoro u.u <3
candyprincess: già, nick è tanto dolce quando vuole.. e maddy è rimasta concentrata perchè sta controllando gli ormoni ahah
xdarlin: anche io amo nick e maddy (ma non si era capitoooo ahah)
Sbiribanzi94: eh già, sono entrambe belle le coppie anche se diverse
_lookmeintheyes: si scoprirà nel prossimo capitolo perchè si sono sciolti u.u <3
enchantedtome: ahahahah pure io gli sarei saltata addosso! altro che autografo
shewillbeloved_: oddio grazie grazie grazie grazie (y) sul serio
ringrazio sempre le ragazze su twitter *uu*
{arriverò a 10 recensioni sta volta? u.u

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Capitolo 13
*** Changes. ***



Sentii toccarmi la spalla, sobbalzai guardandomi intorno disorientata «Mi dispiace averti svegliata, ma siamo arrivati scricciolo.» sbattei le palpebre un po' di volte per togliermi l'effetto appannato da dentro gli occhi «Da quanto siamo arrivati?» fece una smorfia storpiando la bocca «Mmmm da circa venti minuti.» mi sistemai con la schiena dritta, fissandolo «E perchè mi hai svegliata solo ora?» ridacchiò grattandosi la testa «Perché eri così pacifica mentre dormivi, il che non succede quasi mai quando sei sveglia.» gli feci una linguaccia, incrociando le braccia.

«Adesso me la fai tu la giustifica da portare domani, dato che attualmente, il mio genitore è dall'altra parte del mondo.» sorrise «Non c'è problema, sono bravo a falsificare le firme.» mi fece l'occhiolino, sbuffai «Sbruffone!» scoppiammo a ridere, era così dannatamente bello quando sorrideva perché gli apparivano le fossette ai lati «Sul serio, dai dopo vengo da te e ti falsifico la firma.» annuii, dopo di che gli diedi un bacio sulla guancia «A dopo allora.» chiusi la portiera con il suo sguardo addosso ed entrai in casa.

Ascoltai i messaggi in segreteria «"Tesoro sono arrivata, il viaggio è andato bene e già sto lavorando al progetto. Tu come stai? Mandami qualche messaggio ogni tanto, disgraziata! Vai a scuola, fai i compiti, studia e… Sì, hai ragione sto diventando pesante. Divertiti e fai la brava, un bacio."» sorrisi pensando a quanto mamma fosse paranoica, presi il blackberry e le scrissi un messaggio.

Andai in camera mia e mi svestii, dopo di che mi diressi in bagno. Accesi l'acqua e mi stupii nel vedere che funzionava di nuovo, ne approfittai per farmi una lunga e fresca doccia. Una volta uscita mi buttai sul letto e chiusi gli occhi.

Ad un tratto il telefono vibrò, lessi il messaggio «"Domani da te?"» il nome di Sophie lampeggiò sullo schermo «"Certo cara, ti devo raccontare un po' di cose."» mi misi dei leggins e una canottiera lunga color panna, poi andai di sotto a preparare qualcosa. Mi sentivo estremamente sola, in casa regnava il silenzio più assoluto. Fissavo il vuoto mentre mangiavo l'insalata nel piatto, la mia testa non faceva altro che viaggiare da quando avevo messo piede in casa.

"Ma che cosa ti è saltato in mente Maddy? Un giorno?! Ma sei scema? Dovevi scendere da quella macchina quando te lo aveva chiesto, invece no! Sei una cogliona e adesso guarda in che guaio ti sei cacciata!" pensai mentre mi misi un'altra forchettata di insalata in bocca "Sei davvero la campionessa olimpica delle minchione." i miei pensieri vennero interrotti dal suono del campanello, andai ad aprire.

«Eccomi! Come promesso.» mi disse Nick facendomi un sorriso, lo salutai con la mano dato che stavo ancora masticando «Stavi mangiando?» annuii e lo vidi avviarsi verso la cucina «Insalata? Tu mangi insalata.» feci un verso che stava a significare 'sì' «Ci credo che sei anoressica! Dovresti mangiare un po' di carne.» ingoiai quello che stavo masticando «Non sono anoressica e poi non ho un buon rapporto con la carne.» «E perché? È così buona.» alzai gli occhi al cielo.

Stette lì almeno un quarto d'ora a raccontarmi della sua storia d'amore con la carne, cercavo di stare seria ma non riuscivo, non facevo altro che sorridere «Credo che mi sposerò con una bistecca.» disse lui, io ridacchiai «Credo sia l'unica cosa su questo pianeta che accetti di sposarti» dissi ancora ridendo, lui mi fissò divertito «Che spiritosa! Davvero, hai un ottimo senso dell'umorismo.» sorrisi «E a chi chiederai di farti da testimone? Al contorno di patate?!» scoppiai a ridere come una matta, ero davvero divertente.

Nick non riuscì a trattenere una risata «Piantala di dire stronzate a passami il libretto, così ti falsifico sta firma.» andai a prenderlo ancora divertita e glielo porsi, quando le nostre mani si sfiorarono ebbi un brivido su tutta la schiena e diventai seria tutto ad un tratto, lui fece lo stesso. I nostri occhi non facevano altro che attrarsi come due calamite e odiavo da morire l'effetto che avevano sui miei.

Lo guardai mentre falsificava quasi alla perfezione la firma di mia madre, chiuse il libretto e me lo riporse facendo un sorrisetto. Feci per prenderlo ma lo tirò a sè «Cosa mi dai in cambio?» lo fissai facendo un sorriso ironico «Un calcio nel culo può bastare o ne vuoi due?» ridacchiò «Parlo sul serio.» mi disse lui ancora con il libretto al petto «Anche io sono seria.» si avvicinò a me con quella sua aria da teppista estremamente sexy «Bene allora a proposito di serietà, quando mi concederai il mio giorno?» mi avvicinai anche io «Quando vuoi, il più presto possibile! Così finalmente mi libererò di te una volta per tutte.» dissi convinta prendendogli il libretto dalle mani.

Si avvicinò al mio orecchio «Non esserne troppo sicura, la convinzione fotte la gente.» mi fece l'occhiolino «Non in questo caso.» «Allora facciamo sabato, voglio tutto il giorno a mia disposizione. Parlo di tutte e ventiquattro le ore.» lo guardai accigliata «Quante pretese.» lui mi sorrise «È l'unica pretesa che ti chiedo.» «Ok, va bene. Ora puoi tornartene da dove sei venuto.» gli dissi mentre cercavo inutilmente di spingerlo verso la porta.

«Ma dormi da sola?» chiese quasi preoccupato «No, di sopra c'è il mio fidanzato immaginario che mi aspetta.» gli feci l'occhiolino, lui fece una risatina «Vuoi che ti faccio compagnia? Per stanotte…» sbarrai gli occhi "E mò che cazzo gli dico?" pensai mentre lo fissavo immobile «Oh! pianeta terra chiama scricciolo! Rispondi!» sorrisi portando una mano sulla bocca, non sapevo ancora cosa rispondergli.

Ad un certo punto sbuffò «Ok, me ne vado.» disse dispiaciuto mentre si diresse verso la porta «Aspetta!» gli urlai, lui si fermò e si girò «Va bene, resta! Ma… Sappi che è solo perché ho una fifa tremenda. Non ti montare la testa.» ridacchiò divertito, si avvicinò a me «Dormo con te giusto?» scossi la testa facendo un sorrisetto compiaciuto «Te lo scordi! Dormi sul divano.» mi guardò come se aspettasse un mio 'scherzo ovviamente' ma, purtroppo per lui, io ero seria.

«Ma come?! In più che ti faccio compagnia tu hai il coraggio di farmi dormire sul divano?» mi disse «Ringrazia il cielo che non ti faccio dormire fuori casa.» dissi divertita «Ma come sei gentile.» fece un mega sorriso per prendermi in giro «Lo so.» sorrisi a mia volta.

Ci sedemmo sul divano a vedere un film e a sparare cazzate in continuazione. Era cambiato, o forse ero io che stavo cambiando e lo vedevo con occhi diversi. Non provavo più fastidio nel averlo vicino, questa cosa iniziava a spaventarmi e non poco. Iniziavo ad apprezzarlo.

«Non sapevo fossi fan degli Yankees.» lo fissai euforica «Scherzi? Li andavo sempre a vedere con…» mi bloccai deglutendo, mi guardò preoccupato «Con..?» mi incitò «Niente lascia stare, è una storia lunga. Te la racconterò.» gli dissi cercando di sembrare tranquilla, annuì «Ok, so che c'è qualcosa che ti ha turbata, ti si legge negli occhi, ma non voglio costringerti a dirmela ora.» gli sorrisi pensando a come avesse intuito così facilmente che c'era qualcosa che non andava «Comunque un giorno voglio andare allo stadio con te, non ci vado da secoli!» continuò lui.

Provai piacere in quel 'con te' che era appena uscito dalle sue labbra «Bisogna vedere se sarai ancora nella mia vita riccio.» sorrise «Ci sarò scricciolo, è una promessa.».
 

-chiedo perdono per aver aspettato così tanto per aggiornare e scusate per la bruttezza del capitolo
--non sto a ringraziarvi una per una perchè non ho molto tempo ora çwç spero vi piaccia questo insignificante capitolo <3
fatemi sempre sapere che ne pensate e recensite il più possibile *uu* mi fa un sacco piacere

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Capitolo 14
*** The past always come back. ***



N i c k

Aprii a fatica gli occhi e la prima cosa che vidi fu Maddy, aveva la testa appoggiata sulla mia spalla e la sua mano teneva stretta la mia maglietta. Fu inondato dal suo buonissimo profumo ma non capivo esattamente da dove arrivasse, se proveniva dai suoi capelli o se era proprio il suo odore, l'unica cosa che sapevo era che mi piaceva da morire.

Guardai l'orologio, segnava le 7.50, il che stava a significare che tra dieci minuti sarebbe iniziato un nuovo giorno di scuola. Restai in quella posizione, facendo attenzione anche a respirare "Dio, è bellissima." pensai mentre fissavo il suo volto rilassato. Non avevo la ben che minima idea di svegliarla, quello era l'unico modo per averla così vicino per più di trenta secondi e non volevo rinunciarci.

Strusciò leggermente la sua testa contro il mio braccio, sorrisi nel vedere la scena. Le sfiorai delicatamente la guancia poi riappoggiai la mia testa sulla sua, respirando a pieni polmoni il suo profumo.

M a d d y

«Oh porca merda!» esclamai alzandomi di scatto dal divano, osservando l'orologio sul tavolino «Buon giorno anche a te, scricciolo.» disse sarcasticamente Nick ancora seduto sul divano, mi girai a fissarlo «Sono le 8.25 Nicholas! Ti rendi conto?» urlai agitando le braccia «Non mi chiamare Nicholas…» disse alzandosi e incrociando le braccia «Ti chiamo come voglio essere dai capelli ricci! E poi… Non è questo il problema! Siamo in ritardo, dobbiamo andare a scuola.» dissi in preda alla disperazione.

«Datti una calmata, mi stai facendo venire l'ansia!» lo fulminai «Perché non mi hai svegliata?!» gli chiesi gesticolando «Io stavo dormendo, che ne sapevo di che ore erano?» mi disse Nick ancora con le braccia incrociate, alzai gli occhi al cielo correndo di sopra a cambiarmi in tempo record.

Venti minuti dopo ci ritrovammo a scuola, correndo per il corridoio per riuscire ad entrare in classe almeno per l'inizio della seconda ora. La mano di Sophie si alzò facendomi cenno di sedermi accanto a lei durante l'ora di chimica avanzata, una volta raggiunta, iniziai a raccontarle tutto quello che mi era capitato dall'ultima volta che ci eravamo sentite.

«Cazzo!» esclamò leggermente forte facendosi sentire da mezza classe, che si girò a fissarla. Non ci badò e mi incitò a continuare «Ah, allora si è svegliato il ragazzo.» la fissai perplessa «Dopo ti devo parlare, è da un po' che cerco di dirtelo ma non c'è stata mai occasione…» mi disse Sophie mentre scriveva i compiti sul diario «Cioè?» chiesi io imitandola «Meglio parlarne dopo, credimi.» concluse chiudendo il diario.

Qualche ora dopo ci ritrovammo fuori dal cannellone della scuola «Andiamo a fare una passeggiata.» mi disse lei, annuii e ci incamminammo verso la spiaggia.

Dopo qualche minuto di cammino si sedette sul muretto che dava alla spiaggia, guardando l'oceano «Due anni fa sono stata con Joe. Jonas intendo.» sbarrai gli occhi fissando la sua schiena mentre lei aveva lo sguardo fisso sul mare «Sophie, mi dispiace. Non sapevo. Se solo l'avessi saputo…» scosse la testa e si girò a fissarmi «Non sono arrabbiata, cioè da Joe me lo sarei aspettato. Credimi, non ce l'ho con te. Anzi, se vuoi saperla tutta, sei l'unica persona che mi ispira un minimo di fiducia in questa città.» sorrisi «Come l'hai conosciuto?» chiesi curiosa.

Ero ancora immobile nel punto in cui mi ero fermata prima che Sophie iniziasse a parlare «Bhè, io e Nicholas andavamo alle medie insieme ed eravamo grandi amici. Potevamo sempre contare l'uno con l'altra, era un ragazzo d'oro e andando a casa sua continuavo a vedere Joe e… Due anni fa ad una festa, io ero ubriaca, lui era fatto e bhè… Ti lascio immaginare.» si rigirò a fissare l'oceano «Era il tipico ragazzo stronzo che se ne faceva una diversa ogni sera e, bhè, quella sera la "fortunata" fui io. Solo che, io ero persa di lui e non volevo essere una delle tante.» mi avvicinai al muretto e mi sedetti accanto a lei. 

«Quella fu la sera che rovinò per sempre la mia vita. Maddy io ero innamorata mentre per lui non… Non significava niente, capisci?» annuii tristemente mentre i suoi occhi diventarono lucidi  «Da quel giorno passai per una puttanella che la da via facile e la cosa che più mi fa male è che… Era la mia prima volta!» concluse iniziando a piangere «Dopo che Joe partì per l'Europa, troncai l'amicizia con Nick. Non ce la facevo, mi ricordava troppo Joseph.» l'abbracciai e la lasciai sfogare.

Non sapevo che dire, l'unica cosa che mi usciva spontanea in quel momento, fu offrirle la mia spalla su cui piangere. 
 

* * *
 

Quando entrai in mensa Nick stava già preparando il tutto «Sei in ritardo.» mi fece notare, sbuffai «Sono solo due minuti.» precisai, lui si voltò a fissarmi lanciandomi uno straccio «Sai quante cose si fanno in due minuti?» ridacchiai «Duri così poco?» gli chiesi divertita scoppiando a ridere, mi fulminò «Sì certo, ridi pure quanto vuoi, ma se non provi non puoi sapere.» mi fece l'occhiolino, gli tirai un pugno «Scordatelo.» rise «Cederai prima o poi.» disse convinto.

"Se fosse per i miei ormoni, ti avrei già violentato" pensai tra me e me iniziando a pulire. Dopo un po' ci sedemmo su un tavolo a mangiucchiare qualcosa «Tu li conosci i Jonas Brothers?» gli chiesi io dal nulla, mi fissò sbalordito «Come lo hai..?» lo interruppi «Joe mi ha accennato qualcosa, quella sera quando siamo usciti. Perché non me lo hai detto?» mi fissò «Non lo ritenevo importante.» sbarrai gli occhi «Ah bhè certo, essere una pop star è una cosa del tutto irrilevante.» dissi sarcastica mentre rosicchiavo un biscotto al cioccolato «Ex pop star e comunque se l'avessi saputo il tuo atteggiamento nei miei confronti sarebbe cambiato.» disse lui aprendo una coca-cola light.

Lo fissavo massacrandomi l'interno del labbro inferiore «Questo non lo puoi sapere.» bevve un sorso e poi scosse la testa «Credimi, sarebbe stato diverso e non mi andava di essere, ancora una volta, il ragazzo riccio dei Jonas Brothers.» lo guardavo incuriosita «Joe mi ha detto che vi siete sciolti e che sei stato tu a prendere la decisione, perché?» sospirò posando la lattina «Non sono più riuscito a scrivere nemmeno una canzone.» scossi la testa «Non potevi farti aiutare da qualcuno?» non capivo «Sono sempre stato io quello che scriveva le canzoni, in ognuna di essa ci ho sempre messo un pezzo della mia anima. Si affidavano sempre tutti quanti a me.» disse fissandosi le scarpe.

Iniziai a giocare con le dita «Sai che non ho mai sentito una vostra canzone?» ridacchiò «Ma in che mondo vivi?» lo fulminai ricordandomi della stessa, identica domanda che mi aveva fatto Joe qualche sera prima «Scusa tanto se nella mia vita non ho mai trovato tempo per ascoltare i Jonas Brothers.» dissi incrociando le braccia «Eh si che siamo venuti diverse volte a New York.» sbuffai «Si vede che sarò stata occupata in quei giorni.» gli risposi ancora con le braccia conserte «A fare cosa?» «A lavarmi i capelli.» gli dissi sarcastica, lui ridacchiò.

Più passavano i giorni e più trovavo piacevole parlare con Nick «Mi piacerebbe sentirne qualcuna, di canzone intendo.» dissi guardandolo «Non provare a chiedermi di riprendere a suonare.» deglutii «Ma io voglio sentire qualche canzone.» sorrise «Esistono i cd.» «Vuoi mettere con una performance dal vivo?» mi fissò non del tutto convinto «Vedremo, ora la risposta è no.» sbuffai «Quanto sei stronzo.» gli dissi mentre mi alzai dal tavolo. Ad un certo punto mi prese il polso e mi girò con forza verso di lui, trovandomi a pochi centimetri dal suo volto. In una frazione di secondo mi stampò un bacio sulle labbra, dopo di che scese anche lui dal tavolo e tornammo alla nostra, ora piacevole, punizione.

-scusate se ci ho messo ancora così tanto ad aggiornare ma ho veramente poco tempo, spero che il capitolo vi piaccia lo stesso *uu*
--uno dei prossimi capitolo (non specifico quale) sarà tutto dedicato al giorno intero tra nick e maddy, quindi mi raccomando restate aggiornate!
---neanche sta volta riesco a ringraziarvi una ad una, ma se arriviamo almeno a 10 recensioni giuro che mi metto a rispondere a tutte <3

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Capitolo 15
*** Just try. ***



Non appena misi piede in casa, buttai letteralmente la borsa vicino all'entrata della cucina e aprendo il frigorifero, presi qualcosa da mettere sotto i denti. Preparai un panino ed iniziai a mangiarlo, dopo qualche morso frugai nella borsa e tirai fuori i quattro cd che avevo comprato qualche ora prima.

Ne appoggiai tre sul tavolino della sala mentre l'altro, lo maneggiavo attentamente tra le mani. Lessi le i titoli delle canzoni dietro e poi lo girai per fissare la foto sulla copertina. Feci un mezzo sorriso "Sono proprio curiosa" pensai mentre mi avvicinavo a passo deciso allo stereo; infilai il cd e premetti play, dopo di che mi sedetti sul divano e chiusi gli occhi.

Mi piacevano, ossi, mi piacevano davvero. L'album che mi era piaciuto di più era forse 'Jonas Brothers' ma a dir la verità, mi piacevano tutti e quattro. Li portai in camera mia, sul comodino, dopo di che mi rimisi sul divano e mi accovacciai chiudendo gli occhi.

Ad un tratto sentii il campanello suonare, aprii gli occhi di scatto e poi andai ad aprire «Cosa vuoi ancora?» chiesi sbuffando per poi appoggiarmi alla porta «Il mio giorno.» rispose lui, guardai l'orologio che avevo al polso «È mezzanotte riccio.» dissi incrociando le braccia «Appunto scricciolo, tutte e ventiquattro le ore. Ricordi?» sbarrai gli occhi «Te sei impazzito! Io voglio dormire.» feci per chiudere la porta ma la bloccò con una mano.

«È venerdì sera, anzi ormai è già sabato, non puoi andare a dormire a mezzanotte.» disse lui aprendo di più la porta «Non è possibile! Ho gli incubi pure da sveglia.» dissi a me stessa «Sparisci!» dissi cercando di chiudergli per l'ennesima volta la porta in faccia, ma la bloccò di nuovo «Mi spiace, non erano questi i patti.» disse lui pizzicandomi la guancia.

«Non possiamo vederci per mezzogiorno?» gli proposi cercando di convincerlo «No, così sarebbero solo dodici ore. Diventerebbe solo metà giorno e non più un giorno intero.» mi rispose incrociando le braccia «Dai fai il serio, ci vediamo a mezzogiorno.» gli dissi sorridendo provando a chiudere di nuovo la porta di casa, ma la bloccò un'altra volta «Piantala e fammi entrare.» «Se no?» lo sfidai io «Se no entro dalla finestra.» rispose lui «E io ti denuncio.» dissi facendogli una linguaccia «Allora sarò costretto ad eliminarti per evitare testimoni.» calò per qualche secondo il silenzio «Mi stai spaventando.» dissi fissandolo accigliata «Okay, allora preparati e goditi queste ventiquattro ore con me.» disse Nick con tono gentile «Arrivo.» lo vidi sorridere «Stronzo.» aggiunsi prima di sparire per le scale.

Misi dei jeans stretti, una maglietta larga grigia e nera a tre quarti e degli stivali in stile anfibi. Mi sistemai un po' i miei lunghi e mossi capelli neri e poi scesi di sotto «Pronta! Dove mi vuoi portare?» si soffermò a guardarmi quasi sorridendo «Tra poco lo scoprirai.» disse facendo il misterioso.

Qualche minuto dopo mi ritrovai in una sottospecie di bar «Io ti concedo il mio tempo e tu mi porti un bar da quattro soldi?» dissi scherzando, mi fulminò «Stai zitta! Cosa vuoi da bere?» sorrisi «E come ti rispondo? Mi hai detto di stare zitta.» ridacchiai e lui mi guardò male «Fai tu, per me è uguale.» dissi in fine.

Poco dopo mi porse una bottiglia di rum e iniziammo a camminare, storpiai il naso «Mi vuoi far ubriacare riccio? Sappi che lo reggo bene l'alcool.» fece una risatina «Non ti voglio far ubriacare, credimi, non è mia intenzione» disse infine serio, deglutii «Sul serio?» gli chiesi sorpresa, fermandomi a fissarlo «Certo, ma per chi mi hai preso?» ridacchiai «È che… Pensavo avessi intenzioni diverse, cioè, ogni volta che un ragazzo mi chiedeva di uscire succedeva quello che doveva succedere.» si morse il labbro inferiore, poi riniziammo a camminare «Bhè, se fossi stata un'altra ragazza sarebbe andata così, penso.» lo fissai mentre sorseggiai il rum «E perché con me non dovresti farlo?» bevve anche lui «Perché… Non mi va.» mi disse serio.

Mi accorsi che il tempo passava più in fretta di quanto pensassi. Parlavamo, parlavamo e parlavamo, neanche mi rendevo conto di quanto amassi stare in sua compagnia e di quanto amassi il suo sorriso.

Camminammo così tanto da arrivare alla spiaggia, ci sedemmo vicino al bagnasciuga ad aspettare l'alba «Tuo padre che ne pensa del trasferimento?» chiese lui, per un momento mi si bloccò il respiro e diventai cupa in viso «Hey, tutto bene? Ho detto qualcosa che non dovevo?» lo fissai mordendomi il labbro «Mio padre è morto circa tre anni fa.» mi guardò dispiaciuto «Scusa, non avrei mai dovuto chiederlo.» si mortificò, scossi la testa «Tranquillo, non importa.» mi fissò «Com'è successo?» sospirai «Incidente d'auto, era andato a prendere i miei nonni all'aeroporto e quando stava tornando indietro ha avuto un frontale. Sono morti tutti e tre sul colpo.» dissi trattenendo le lacrime.

Nick si avvicinò di più a me «È orribile.» disse con un filo di voce «Già, a New York ho perso tutto. Mio padre, i miei nonni, i miei amici, il mio ragazzo, la fiducia nelle persone, me stessa. Tutto.» sentii il suo sguardo su di me mentre fissavo le onde infrangersi ai miei piedi «Il tuo ragazzo?» chiese stranito «Ex ragazzo, grazie a lui ho perso la fiducia nelle persone.» «Che ti ha fatto?» chiese curioso «Mi ha mentito e l'ho trovato a letto con un'altra, che tral'altro conoscevo.» fece una smorfia «E ti ha mentito perché…?» lo fissai «Perché mi aveva detto che sarebbe andato da un amico a giocare a poker e che mi amava.» calò il silenzio, in quel momento si potevano sentire solo le onde del mare.

«E dal quel momento sei cambiata giusto?» annuii giocando con la sabbia intorno a me «Alla fine io e te non siamo poi così diversi, dopotutto.» sorrisi senza alzare lo sguardo «Finalmente ti sei aperta con me, allora significa che ti fidi?» mi chiese speranzoso, lo guardai «Non del tutto.» scosse la testa «Sei un'enigma irrisolvibile, assolutamente. Ma è per questo che mi piaci.» sentii le guance colorirsi di un rosa acceso "Io… Io gli piaccio?!" pensai mentre mi apparse sul viso un sorriso alquanto ebete.

Poco dopo sorse il sole e la spiaggia si colorò di un arancio stupendo, restammo in silenzio a contemplare quel magnifico evento naturale. A New York non aveva mai visto l'alba, forse non l'avevo mai vista prima e con lui accanto, era davvero la cosa più bella che avessi mai visto. Mi portò a fare colazione in un posto vicino alla spiaggia e lì mi raccontò alcuni aneddoti riguardo la sua vita da ex pop star, dopo di che ci recammo verso casa.

«Ti va di fare una partita?» mi chiese indicando un campetto da basket nelle vicinanze della scuola «Se hai voglia di farti battere ancora.» dissi sorridendo, lui si sfilò la maglietta e me la lanciò addosso mentre correva verso il campo «Esibizionista!» gli urlai con la maglia ancora in mano "Con un fisico da paura aggiungerei." pensai tra me e me. Riuscì a recuperare un pallone, così lo raggiunsi «Dieci punti?» chiese lui «Quanti ne vuoi, tanto vinco lo stesso.» dissi sfidandolo, con uno scatto mi superò e tirò a canestro facendo punto, si girò verso di me «Uno a zero per me.» disse avvicinandosi troppo al mio viso.

Lo spinsi lontano e nel frattempo gli rubai la palla dalle mani, tirai e feci punto «Uno pari.» dissi correggendolo, lui sorrise e continuammo a giocare. Tra sguardi e frecciatine, vinsi io per dieci a nove ma lui sembrava lo stesso soddisfatto «Rimettiti la maglietta.» gli dissi io rilanciandogliela, mi guardò sorridendo e poi ubbidì. Camminavamo uno di fianco all'altra, parlando di tutto quello che ci veniva in mente. 

Mi si stava paralizzando la bocca da quanto sorridevo, non mi sentivo così bene da tanto, troppo tempo «Entriamo un attimo.» gli dissi io indicando il negozio di musica, lui si bloccò ma poi mi seguì dentro. Lo vedevo a disagio in mezzo a tanta musica «Se vuoi ce ne andiamo…» scosse la testa «No, è che… Non entro qui dentro da tanto tempo.» sorrisi e poi mi misi a curiosare tra i cd, mi soffermai su alcuni album di musica classica «Non ti facevo ragazza da musica classica.» disse Nick alle mie spalle facendomi sobbalzare.

Feci una smorfia «Ah no? E che tipa mi facevi?» «Non so, più da ACDC o roba pesante.» feci spallucce «Mi piacciono gli ACDC, ma preferisco musica più soft. Tipo pop o rock/pop.» sorrise «Sei una ragazza da Jonas Brothers allora.» incrociai le braccia «Te l'ho detto, non ho mai sentito una vostra canzone in vita mia.» mentii spudoratamente per non dargli alcuna soddisfazione, lui ridacchiò «Mi piace tanto anche il suono del pianoforte, mia madre mi metteva sempre dei cd di musica classica per farmi addormentare.» i nostri sguardi si incrociarono «Mi piacerebbe imparare a suonare il piano, prima di morire.» «Non guardare me, io ho chiuso per sempre con quella roba.» disse tristemente.

«Ma perché?» scosse la testa «Da quando Grace ha chiuso con me, io ho giurato di chiudere per sempre con la musica.» lo fissai socchiudendo gli occhi «Il per sempre non esiste.» mi guardò mordendosi il labbro «Tu hai voluto smettere di suonare solo perché ti sentivi vuoto.» gli disse in fine, da come mi guardava percepii di aver preso in pieno la motivazione «L'ho vista camera tua, è piena di strumenti che di sicuro non vedi l'ora di riprendere a suonare, ma evidentemente ti freni solo per rimanere fedele ad una stupida promessa che hai fatto a te stesso.» dissi infine facendolo riflettere.

Dopo aver mangiato qualcosa al mcdonalds camminammo ancora lungo la spiaggia per vedere anche il tramonto, dopo di che ritornammo a casa e dato che era già buio mi accompagnò davanti alla porta di casa «È già mezzanotte, è passato velocissimo il tempo. Grazie, mi sono divertita.» sorrise «Anche io. Sono contento che finalmente tu mi abbia dato una possibilità, anche se… So già che sceglierai di non vedermi più.» rimasi zitta, a fissarlo «Nicholas, io…» non sapevo che dire ma lui intervenne «Non ti sto dicendo 'amami', ti sto dicendo 'provaci'. Sì, provaci, che tentare non costa niente. Non ti sto dicendo neppure che andrà bene, anzi, forse insieme saremo un perfetto disastro. Due cuore destinati a non unirsi mai, ma provaci. Mi basta poco giuro, provaci, potrebbe andare bene non credi? Potresti iniziare un nuovo capitolo della tua vita avente il mio nome, potremmo amarci davvero un giorno. Buttati, ci sono io che ti aspetto lì sotto, fidati. So che è difficile, lo è anche per me ma potrebbe piacerti la mia presa. Potrebbe farti sorridere, corri da me, provaci.».

Sentii qualcosa dentro di me smuoversi, era lo stomaco? O era forse il cuore? Forse erano entrambi.

-chiedo perdono per aver aspettato tutto questo tempo ma in compenso il capitolo è più lungo del normale :3
--spero vi piaccia e che ne sia valsa la pena di aspettare così tanto çwç
---fatemi sapere che ne pensate e recensiteeeeeee <3

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Capitolo 16
*** You and me right now. ***



In quel preciso momento avrei voluto scomparire, ero ancora immobile davanti alla porta chiusa e la fissavo con un'espressione alquanto agghiacciante. Ero come pietrificata, incapace di fare qualsiasi cosa, facevo fatica a respirare e mi tremavano le gambe "Stupida! Stupida! Stupida!" mi ripetevo continuamente da quando gli avevo chiuso la porta in faccia.

Purtroppo era sempre stato un mio brutto vizio, quello di chiudere la porta in faccia alle persone. Lo facevo semplicemente per una specie di reazione spontanea, non lo facevo con intenzione, diciamo che era un mio modo di reagire ad una cosa che mi spaventava a morte.

Chiusi gli occhi ripensando alle parole che mi aveva detto qualche minuto prima, mi aveva spiazzato, completamente. Nessuno mi aveva mai detto delle cose come quelle e sinceramente non pensavo neanche che qualcuno me le avrebbe mai potute dire. Sì, ero spaventata, a morte. Il problema però era che non ero spaventata per quello che mi aveva detto lui, ma ben sì da quello che avrei voluto rispondergli io. 

Mi accasciai per terra, a gambe incrociate, senza spostare lo sguardo dalla porta ancora chiusa. Io volevo rispondere 'sì' e lo avrei fatto se solo la mia stupida testa non mi avesse detto di chiudergli la porta in faccia. Mi portai le mani sugli occhi e iniziai a sfregarmeli, non capivo cosa mi stesse succedendo. Non riuscivo a reggermi in piedi, avevo le vertigini e il batticuore "Sto per morire forse?" pensai disperata, dopo di che mi alzai da terra e guardai un'ultima volta la porta, presi un respiro profondo e poi andai ad aprirla.

Mi bloccai vedendolo esattamente dove lo avevo lasciato, ci guardammo dritti negli occhi. Io in bilico sui tre gradini davanti alla porta e lui alla fine di essi; c'era talmente tanto silenzio che si potevano sentire solo i nostri respiri, che si chiamavano a pochi centimetri di distanza «Ci hai messo un po'.» iniziò lui «Come facevi a sapere che…?» «Che saresti uscita? Sinceramente non lo sapevo, ma lo speravo con tutto me stesso.» cercai di reggermi in piedi facendo un altro respiro «Nicholas ho paura.» fece un passo verso di me «Di cosa Maddison?» abbassai lo sguardo per poi rialzarlo «Di te. Ho così tanta paura da volerti.».

Mi sorrise in un modo diverso da come mi sorrideva di solito «La cosa brutta è che difficilmente mi piace qualcuno, e quando qualcuno arriva a piacermi, è la fine. Ecco, ho paura che tu possa essere la mia fine.» dissi quasi velocemente come per non farmi capire, ma a quanto pareva Nick aveva capito bene «Quindi io ti piaccio!?» chiese mentre saliva un gradino, non dissi niente.

Fece un altro gradino raggiungendomi «Giusto?» cercai di fissarlo negli occhi senza svenire «Bhè, lo senti il mio respiro accelerato? Le vedi le mie guance che avvampano e diventano rosse come due ciliegie in giugno? Senti le mie labbra fremere in attesa di un incontro ravvicinato con le tue? Senti il mio cuore battere forte ogni volta che ti avvicini? Allora renditi conto dell'effetto che mi fai, stronzo. Baciami e facciamola finita.» dissi socchiudendo gli occhi quasi incredula alle parole che mi erano appena uscite dalla bocca, mi prese il volto tra le mani e finalmente potei risentire il contatto con le sue labbra. Questo bacio era diverso da quello che mi aveva dato a casa sua, era più sentito. Le nostre lingue andavano piano, quasi come per scoprire ogni piccolo centimetro all'interno delle nostre bocche.

Parecchi brividi mi percorsero tutta la schiena, cercavo invana di staccarmi dalle sue labbra a cuoricino ma senza alcun risultato. Portai le braccia attorno al suo collo e con una mano gli toccavo, di tanto in tanto, i suoi bellissimi ricci arrotolandomeli al dito indice; lui portò le sue al mio bacino, salendo qualche volta sulla mia schiena da dentro la maglietta. 

Quando ci staccammo dal bacio i nostri occhi continuarono a restare in contatto, sorrise facendosi uscire le fossette ai lati della bocca «Io ti piaccio.» disse ancora sorridendo per autoconvincersi, sbuffai «La smetti di ripeterlo?» dissi divertita «Solo un attimo, fammi assaporare questo momento.» alzai gli occhi al cielo cercando di non ridere «Nicholas!» gli dissi quasi urlando per farlo smettere «Ok va bene, ma smettila di chiamarmi Nicholas.» sorrisi e poi lo abbracciai.

«Togli. la mano. dal. mio. culo. adesso.» dissi scandendo ogni parola per bene, lui rise «Voglio capire se sto sognando o se è la realtà.» si giustificò lui, mi staccai dall'abbraccio e gli tirai una sberletta «È la realtà, fidati.» dissi seria io scatenando la risata di Nick «Promettimi che ci proverai sul serio scricciolo.» divenne cupo in volto, lo guardai «Te lo prometto, ma non ti assicuro niente. Non ho molto da offrirti, sono solo un groviglio di dubbi e di insicurezze, io.» dissi quasi chiedendo scusa di essere me stessa, senza dire niente si avvicinò e mi abbracciò.

Era così bello poter soffocare nel suo abbraccio, mi sentivo protetta, in un mondo che non avevo mai avuto la fortuna di conoscere. Non sapevo come avesse fatto a convincermi, ma non mi importava, non in quel momento «Vuoi che resti a farti compagnia anche stanotte?» disse lui ancora aggrovigliato a me «Sì per favore, almeno domani non dovrò passare la giornata da sola.» gli risposi staccandomi, lo vidi sorridere «Perché sorridi?» «Niente, è che… "Domani" ha un suono diverso se ci sei tu nei programmi.» disse lui mettendomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio sinistro.

«Piantala di dire cretinate ed entriamo.» dissi facendo finta di fare la ragazza dura mentre l'interno del mio corpo si stava completamente sciogliendo come un cubetto al sole, sorrise prendendomi la mano ed entrammo in casa.

Lo vedevo con occhi diversi, estremamente diversi. Camminava curioso per la mia sala sorridendo di tanto in tanto, sorrisi nel vedere la scena «Stai cercando il tuo cervello Jonas?» chiesi ridendo, lui si girò facendo una smorfia «No, stavo pensando.» «A cosa?» chiesi stupita io «Ad un po' di cose. Mi sono reso conto che l'amore non è complicato, le persone lo sono.» lo guardai inclinando la testa da un lato «Lo penso anche io, io sono molto complicata.» dissi accennando un sorriso, lui si avvicinò «Lo so, è per questo che hai attirato la mia attenzione.» mi stampò un bacio sulle labbra e poi mi fissò scuotendo la testa «Non c'è niente da fare, tu mi fai battere il cuore.» disse facendomi causare un cortocircuito in tutto il corpo, sorrisi e poi lo abbracciai.

Avevo sbagliato a fare finta che non mi importasse nulla, quando in realtà mi importava ogni virgola di lui.

-chiedo umilmente perdono per il capitolo corto, spero vi piaccia lo stesso
--siamo arrivati a dieci recensioni *________* grazie infinte a tutte! adesso vi ringrazio una ad una
StylesLover: oddio grazie mille, sul serio ahah
miry jonas: che bello una nuova lettrice! sono contenta che ti piaccia la storia ;)
_lookmeintheyes: grazie mari, sei te che mi fai commuovere *uu*
_shesfearless_: ahahah steph come sempre sei gentilissima, spero ti piaccia anche questo capitolo
NickJSmile: sul serio è tra le tue preferite? *m* mi fate commuovere sul serio <3
xdarlin: ahahahah sono io che vi amo <3
ElyCecy: sì rispecchia molto anche a me quella frase
xtheunforgiven: già sono perfetti jhgfcvbnb
_Unaddicted: tuuuu oddioooo! che bello avere delle nuovi lettrici *uu* <3
shelovesjobros_: grazie infinite, davvero mi fa piacere che vi piaccia questa storia

{ditemi che ne pensate anche di questo capitolo, come sempre recensite e immergetevi :D

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Capitolo 17
*** Where is the swindle? ***



M a d d y

Aprii gli occhi dolcemente, sbattendo più volte le palpebre per levare l'effetto appannato e non appena misi a fuoco, vidi davanti a me Nicholas. Era ancora abbracciato a me sul divano, nella stessa esatta posizione in cui ci eravamo addormentati, probabilmente. Ero più o meno all'altezza del suo collo con la testa appoggiata sul suo petto. Chiusi gli occhi per un momento "Boom, boom, boom" iniziai a contare i suoi battiti nella mia testa.

Era un suono stupendo da contemplare, talmente bello che sarei rimasta lì delle giornate intere. Decisi di aprire gli occhi e, facendo il più piano possibile, cercai di staccarmi dal suo abbraccio. Una volta riuscita a strisciare fuori dalle sue braccia mi alzai in piedi dirigendomi verso la cucina «Dove vai scricciolo?» disse ancora mezza addormentato facendomi sobbalzare, mi girai a fissarlo «Volevo fare del caffè e dei muffin.» si sedette e si stirò «Ascolta io non voglio morire.» disse scherzando, lo fulminai «Se non la pianti di prendermi in giro credo che morirai presto invece.» gli dissi io facendogli una linguaccia .

«Scherzavo.» disse cingendomi i fianchi e baciandomi sul collo, raggiungendomi  «Smettila di provocarmi riccio.» dissi ancora in estasi, lui sorrise «Comunque se ti prepari andiamo a casa mia a fare colazione, di solito mia madre di domenica fa o i muffin o i pancakes.» deglutii facendo una smorfia «Pancakes?» dissi eccitata, lui rise annuendo.

Andai di corsa di sopra a cambiarmi, misi dei pantaloni della tuta e una maglietta aderente, poi mi guardai allo specchio e il mio sguardo si soffermò su una macchia, sbarrai gli occhi «Nicholas Jerry Jonas!» urlai mentre scesi dalle scale, Nick mi guardò perplesso «Che ho fatto?» «La vedi questa?» dissi indicando la macchia, lui annuì «È un succhiotto porca puttana!» esclamai impanicata «Dove sta il problema?» chiese lui divertito «Dove sta il problema?! Io ora devo venire a casa tua razza di essere dai capelli ricci!» dissi esasperata.

«Dovresti essere onorata di portare il mio marchio.» mi disse fiero, alzai gli occhi al cielo «Adesso te ne lascio uno io di marchio, prova ad immaginare dove.» dissi fulminandolo «Non voglio immaginare.» disse per poi stamparmi un bacio sulle labbra a tradimento «Stronzo, muoviamoci che ho fame.» dissi infine spingendolo fuori dalla porta.

N i c k

Aprii la porta di casa con le mie chiavi «Mamma sono io.» urlai per farmi sentire ma non ricevetti alcuna risposta, mi girai verso Maddy «Andiamo in cucina, sarà lì suppongo.» dissi mentre mi incamminavo verso la stanza, sporsi la testa dentro e vidi mia madre «Mamma!» la chiamai facendola sobbalzare «Nicholas! Mi hai spaventata. Dove sei stato fino adesso?» mi morsi il labbro "Ecco che parte con il terzo grado." pensai.

«Ero a casa di Maddy.» dissi come se fosse ovvio, lei fece un smorfia «Maddy? Intendi la figlia della vicina?» chiese lei ricordandosi vagamente, annuii e in quel momento si fece avanti lei «Salve.» disse imbarazzata, vidi mia madre fare il sorriso più grande della sua vita «Oh ma che piacere! Finalmente ti conosco! Comunque dammi per del 'tu', non voglio sembrare vecchia.» disse ridendo «Io sono Denise, piacere.» disse poi porgendo la mano, Maddy gliela stinse sorridendo.

«Volete mangiare qualcosa? Muffin? Pancakes? Ciambelle?» ci chiese mamma tutta contenta «Per me dei pancakes.» disse debolmente Maddison «Io il solito mamma.» dissi io sedendomi all'isolotto della cucina. Ancora non ci credevo, era lì, accanto a me, in casa mia e nella mia cucina, a parlare con mia madre del più e del meno. Ero totalmente in fissa su di lei, osservavo ogni piccolo particolare, ogni gesto o mossa che compieva.

M a d d y

«La smetti di fissarmi?» chiesi a denti stretti a Nick non appena Denise si fu girata, sbuffò «La smetti di rompere?» mi rispose lui, ridacchiai a bassa voce per non farmi sentire. Ad un tratto irruppe qualcuno in cucina, mi girai istintivamente per vedere chi fosse «Mamma mi vuole picchiare.» urlò il ragazzino appena entrato in cucina cingendosi al bacino di Denise «Certo che ti voglio picchiare, guarda come hai ridotto la mia camicia!» rispose il ragazzo entrando nella stanza.

Guardavo in silenzio la scena che si stava svolgendo davanti ai miei occhi, poi guardai Nick in cerca di spiegazioni «È normale che tutti vogliano picchiare Frankie, è una cosa quotidiana.» lo fissai accigliata, poi tornai ad osservare la discussione «Se mangi il burro di noccioline in giro per casa, sei pregato di lavarti quei tentacolini appiccicosi che hai al posto delle mani!» urlò il ragazzo più grande che ad un tratto si accorse della mia presenza, continuando a spostare lo sguardo da Nick a me e da me a Nick «Oddio che maleducato, neanche mi ero accorto che c'eravate. Comunque io sono Kevin, il fratello maggiore. Piacere.» disse sorridendo e allungandomi la mano  «Io sono Maddy, la vostra vicina. Piacere mio.» dissi io stringendogli la mano e ricambiando il sorriso.

«Siete fidanzati?» chiese il ragazzino a me e a Nick, sbarrai gli occhi e notai di essere fissata da tutti. Nick farfugliò qualcosa passandosi una mano tra i capelli ricci, io sorrisi imbarazzata «Ehm, è una storia lunga.» risposi fissando Nicholas, Frankie sorrise «Mi piace Nick, hai la mia approvazione.» disse serio per poi svanire oltre la porta, fissai divertita Nick «Quanti fratelli hai? Per l'esattezza, sai almeno mi preparo cosa dire.» lui rise «Siamo in quattro. Kevin, Joe, io e Frankie.» mi disse tranquillo, ebbi un flash "Joe! Oddio lui è all'oscuro di tutto." pensai spaventata.

«A proposito di Joe, dov'è?» chiese Nick a Denise, la quale fece una smorfia pensandoci un attimo «Da quanto ho capito, credo sia andato a Las Vegas con John e gli altri. Dovrebbe tornare domani.» rispose tranquilla per poi ritornare a fare quello che stava facendo. Nick si alzò dalla sedia e mi prese la mano «Mamma noi siamo qui fuori, quando è pronto chiamaci.» disse per poi trascinarmi fuori di casa.

Appena svoltato l'angolo mi appoggiò al muro e posò le sue mani su di esso, avvicinandosi sempre di più al mio viso. Ridevo divertita mentre mi baciava ovunque «Smettila di provocarmi riccio.» dissi in estasi «Se no?» chiese lui sfidandomi «Potrei non rispondere delle mie azioni.» risposi fissandolo negli occhi, sorrise malizioso «Così non è che mi incoraggi a smettere.» ridacchiai attorcigliando le mie braccia al suo collo. Mi avvicinai al suo volto toccandogli il naso con il mio, sorrisi guardandolo «Ti ho mai detto che quel sorriso ti sta proprio bene?» disse lui.

Dovevo ammetterlo, amavo essere importante per qualcuno soprattutto se quel qualcuno era lui. Stavo iniziando a lasciarmi andare e a fidarmi di nuovo, sapevo che prima o poi me ne sarei pentita ma ora non mi importava; finalmente avevo trovato qualcuno che mi faceva sorridere anche con un piccolo gesto che per un'altra persona poteva sembrare insignificante.

L'unica cosa che mi passò per la testa fu che stava andando tutto troppo bene "Dove sta la fregatura? C'è sempre una fregatura." pensai mentre i miei occhi lottavano per staccarsi da quelli di Nick «Ma in fondo sai, nel tuo sorriso ci vedo un po' anche il mio.» disse sorridendomi. Cercai di abbassare la testa ma prima che potessi farlo mi prese il mento con due dita e lo alzò verso di lui. Chiusi gli occhi istintivamente fremendo per un contatto con le sue labbra, si avvicinò sfiorando la mia bocca «Nicholas! Maddy! È pronta la colazione.» urlò Denise da una finestra.

Ci staccammo dal muro guardandoci divertiti, mi avvicinai a lui prendendogli la mano «Andiamo Jonas, la colazione ci attende.» dissi sorridendo mentre ci avviammo in casa.

-okay lo so anche io che il capitolo non è niente di che, ma vi avviso di stare attenti perchè in uno dei prossimi capitoli succederà qualcosa di importante (non vi dico altro ahah)
--yeeeep! DICIASSETTE RECENSIONI! DICIASSETTE?! *uuu* vi amo, giuro ahahah non sapete quanto mi rende felice vedere tutte quelle belle recensioni piene di apprezzamenti ♥ (in più siamo arrivati a 100 recensioni totali *-*)
---vi ringrazierei una ad una ma non ho tempo çwç continuate a recensire laide <3

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Capitolo 18
*** Please be mine. ***



La settimana era iniziata benissimo, il coach mi aveva dato il permesso di allenarmi insieme alla squadra ed io non potevo essere più felice. Potevo vedere Nick e nel frattempo giocare a basket, cosa potevo volere di più? Socializzai molto con i compagni di Nicholas, erano simpatici e sembravano apprezzare la presenza di una ragazza agli allenamenti, cosa che sembrava disturbare parecchio Nick.

«Devi per forza venire anche oggi ad allenarti?» chiese con un tono preoccupato «Nicholas, piantala di fare il paranoico.» dissi mentre sistemavo i libri nell'armadietto «Non sono paranoico.» disse lui incrociando le braccia, mi girai a fissarlo «Giusto, allora smettila di fare il geloso cronico.» dissi sorridendo con un tono di ironia, lo sentii sbuffare «Mi da fastidio okay? Tu non li conosci come li conosco io, so quello che pensano quando vedono una ragazza sexy e attraente. Soprattutto se questa ragazza si veste in modo provocante.» disse avvicinandosi.

Dovevo ammetterlo, mi piaceva vederlo morire di gelosia, era adorabile «Oh scusa tanto, domani verrò a scuola con un burqa contento?» dissi divertita chiudendo l'armadietto e avviandomi verso la mensa per la punizione, lui mi seguì «Ecco brava, questo risolverebbe la cosa.» mi fermai a fissarlo e lui fece lo stesso «Ok forse no, saresti attraente anche con un sacchetto in testa.» confessò sorridendo, ridacchiai.

Dopotutto quella punizione non era così orribile come me la ricordavo, stavolta era diversa. Non facevamo che ridere e rincorrerci per tutta la mensa, stavamo lì anche dopo l'orario prestabilito. Dopo aver pulito il pavimento ed i tavoli ci sedemmo su uno di essi, mangiucchiando qualche patatina, alzai lo sguardo cercando il suo «Perché me?» chiesi dal nulla, mi fissò «Che vuoi dire?» mi morsi il labbro inferiore «Perché ti sei fissato con me? Che cos'ho di speciale?» chiesi curiosa, lui fece una risatina.

«Vuoi davvero saperlo?» annuii e lui sospirò «Perché tu sei stata la prima ragazza che mi ha tenuto testa.» concluse, ridacchiai «E questo mi rende speciale?» chiesi mentre lui non riusciva a togliermi gli occhi di dosso «Ti rende… Diversa! Mi hai colpito subito e facendo quello che hai fatto, hai attirato la mia curiosità.» fece una pausa «E sei diventata il mio pensiero fisso da allora.» disse serio fissandomi negli occhi.

Sentivo le mie guance andare a fuoco, mi guardava come non aveva mai fatto prima «Non mi guardare in quel modo.» esclamai, lui accennò un sorriso «Che modo?» «Quello! Accidenti.» dissi guardando altrove, lo sentii ridere «Comunque, ora che mi ricordo, tra una settimana c'è una festa a casa di Robert.» disse, mi girai verso lui «Quindi? Mi stai vietando di andarci?» chiesi divertita ripensando alla scenata di prima «No scema, volevo chiederti se ti andrebbe di andarci con me.» disse scendendo dal tavolo.

Feci finta di pensarci un attimo «Okay riccio.» sorrisi mentre lui si avvicinò sempre di più, mi aprì le gambe e ci si mise in mezzo, cercai di respirare «Credevo avessimo chiarito Jonas, la devi smettere di provocarmi.» dissi eccitata, lui iniziò a baciarmi sul collo «Fammi… Un'altro… Succhiotto… E… Ti ammazzo!» dissi tra un respiro e l'altro, ad un tratto mi ficcò letteralmente la lingua in bocca e iniziò a muoverla lentamente cercando la mia, la quale prese a muoversi con gusto insieme alla sua.

Portai automaticamente le braccia attorno al suo collo, mentre lui portò le sue attorno al mio bacino. La cosa si faceva sempre più travolgente, sentii muovere le sue mani dentro la mia maglietta, rabbrividii. Si avvicinò di più facendo aderire il suo corpo al mio, ebbi un sussulto e poi mi staccai sorridendo, mi fissò «Che c'è?» chiese lui, io mi schiarii la voce «Credo che il tuo amichetto lì sotto stia per esplodere.» dissi indicando il punto preciso, scoppiò a ridere «Sai credo che tu gli stia molto simpatica, e a quanto sembra, vorrebbe conoscerti.» ridacchiai e poi gli tirai una sberla sul braccio.

«Bhè ora non mi sembra il caso.» dissi divertita «Sicura?» chiese lui continuando a baciarmi, diventai cupa e lo allontanai lentamente da me guardandolo confusa «È questo quello che vuoi da me? Vuoi solo fare sesso?» gli domandai con un tono spaventato ed arrabbiato, lui mi guardò stranito «Ma che stai dicendo?» scossi la testa «Non rispondermi con un'altra domanda, ti ho chiesto se vuoi solo fare sesso.» dissi seria aspettando una sua risposta «Bhè…» iniziò lui fissando da un'altra parte. Sbarrai gli occhi e con uno scatto scesi dal tavolo, presi la mia borsa e mi avviai verso l'uscita.

«Dì al coach che ho avuto un contrattempo, ciao.» gli dissi freddamente senza neanche girarmi a guardarlo, non potevo crederci "Come ho fatto ad essere così stupida? Lo sapevo, non dovevo fidarmi." pensai mentre camminavo veloce verso casa "Tutto quello che ha da dire è 'bhè'. Cosa sei? Una pecora? Sai dare una risposta che abbia senso?" iniziai a fare domande a Nick nella mia testa sperando anche in una risposta. Continuavo a scuotere la testa cercando di non pensarci, non appena arrivai a casa sbattei la porta alle mie spalle e mi catapultai sul divano. 

Chiusi gli occhi e non appena sentii il campanello suonare li riaprii, guardai l'orologio, avevo dormito tre ore. Sembrava passato solo qualche minuto, mi alzai ancora assonnata ed andai ad aprire la porta. Mi ritrovai Nicholas davanti, lo fissai accigliata e gli chiusi fortemente la porta in faccia. Feci per ritornare sul divano ma il campanello suonò un'altra volta, sbuffai ma andai ad aprire «Non lo perderai mai questo brutto vizio.» disse lui riferendosi allo sbattere la porta «Cosa vuoi?» chiesi infastidita.

Lo vidi sorridere "Che cazzo si sorride sto beota? Sono incazzata nera e questo mi sorride?" pensai mentre gesticolava «Okay, ti chiedo solo di stare lì ferma e di ascoltarmi.» disse, io annuii non troppo entusiasta. Lo vidi andare vicino alla siepe che divideva casa mia da casa sua e mentre cercavo di capire che stesse facendo, gli vidi in mano una chitarra classica. Mi pietrificai vedendolo venire verso di me, mi guardò e poi prese un respiro e con grande sorpresa, iniziò a cantare:

They come and go but they don't know 

That you are my beautiful 

 

I try to come closer with you 

But they all say we won't make it through 

 

But I'll be there forever 

You will see that it's better 

Our hopes and our dreams will come true 

I will not disappoint you 

I'll be right there for you 'til the end 

The end of time 

Please be mine 

 

I'm in and out of love with you 

Trying to find if it's really true 

oh no no no no 

How can I prove my love 

If they all think I'm not good enough 

 

But I'll be there forever 

You will see that it's better 

Our hopes and our dreams will come true 

I will not disappoint you 

I will be right there for you 'til the end 

The end of time 

Please be mine 

 

Can't stop the rain from falling 

Can't stop my heart from calling you 

It's calling you 

Can't stop the rain from falling 

Can't stop my heart from calling you 

It's calling you 

Can't stop the rain from falling 

Can't stop my heart from calling you 

It's calling you 

 

But I'll be there forever 

You will see that it's better 

Our hopes and our dreams will come true 

I will not disappoint you 

I will be right there for you 'til the end 

The end of time 

Please be mine

Aveva la voce più bella che avessi mai sentito, sentirlo dal vivo era tutt'altra cosa che ascoltarlo da un semplice ed insignificante cd. Posò la chitarra e mi fissò, io feci lo stesso «Nessuno mi aveva mai dedicato una canzone.» dissi mentre abbassavo lo sguardo imbarazzata «A dire il vero, nessuno aveva mai cantato per me prima.» mi corressi fissandolo con gli occhi lucidi, si avvicinò sorridendomi «Ed io non avevo mai cantato in questo modo per una ragazza.» sentii le guance colorarsi.

«Sai, forse potrei perdonarti.» dissi accennando un sorriso «Forse non te ne pentiresti.» mi disse lui. Scesi gli scalini e lo abbracciai «Sei la tipica persona che può migliorarti la giornata o peggiorartela in un secondo.» dissi ancora stretta tra le sue braccia. Restammo in silenzio per qualche secondo poi ci staccammo «Non ci credo, hai ripreso a suonare.» dissi sbalordita, sorrise «Spero che ora tu abbia capito quanto ci tengo a far funzionare questa storia. Non voglio usarti come un oggetto Maddy, non ho mai pensato di farlo.» mi morsi il labbro inferiore.

Era un sollievo sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, più passavano i giorni e più mi sentivo legata a lui, cosa che non avrei neanche minimamente potuto immaginare «Cos'hai provato mentre suonavi?» chiesi contenta «Tutto! non mi sono mai sentito così vivo.» disse sorridendo poi mi guardò «Grazie.» concluse, lo guardai confusa «Di cosa?» «Di essere entrata a far parte della mia vita. Se non fosse stato per te, penso che non avrei mai ripreso in mano uno strumento.» disse tirandomi verso di sè per poi abbracciarmi.

-credo sia il capitolo più lungo che abbia mai scritto ma spero non vi annoi *uu*
--siete in tantissime a seguire questa fan fiction ed io non potrei essere più felice! mi fa un sacco piacere vedere che vi siete affezionate (alcune ossessionate ahah) alla storia ♥
---nei prossimi capitoli ci saranno dei 'colpi di scena' molto importanti e fondamentali della storia, quindi cercate di non perdervi i capitoli :)
---che dire? GRAZIE di cuore a tutte, continuate a seguire ed a recensire

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Capitolo 19
*** We're 'not-friends'. ***



«Okay.» fu l'unica cosa che mi disse, corrugai la fronte «Tutto qua? Quello che hai da dire è 'okay'?» chiesi confusa, mi guardò serio «Cosa devo dire? Che sono dispiaciuto a morte per il fatto che ora esci con mio fratello?! Sì, lo sono. Ci sono rimasto di merda Maddy.» disse Joe con un tono misto dispiaciuto e triste, sospirai «Non so che dire Joe, non me lo aspettavo nemmeno io a dir la verità.» cercai di scusarmi.

Bevve un sorso di thè dalla lattina che aveva appena preso «Non sarei mai dovuto partire per Las Vegas.» disse sottovoce a se stesso «Non è colpa tua, è successo e basta.» «Ti piace?» chiese lui quasi senza neanche dare importanza a quello che avevo detto qualche secondo prima, lo fissai e poi annuii «Bene.» disse sconfitto, ci fu un momento di silenzio poi mi venne un flash «Ho saputo quello che hai fatto a Sophie.» dissi, mi fissò sbarrando gli occhi «Sophie? Sanders intendi?» annuii «Ero un'altra persona due anni fa.» «Già, peccato che hai fatto del male ad una ragazza solo per divertirti.» dissi pungendolo sul vivo.

Continuava a fissarmi «Tu non capisci…» sospirò «Cosa dovrei capire Joe? Ci ho parlato con lei, ho visto come si sente quando parla di te! Il fatto è che…» «Il fatto è che l'amavo.» concluse prima che potessi finire la frase, lo scrutai «Cosa?!» gli chiesi con un tono di voce pari allo squittio di un topo «Ero innamorato Maddy.» lo fissai accigliata «Talmente innamorato che sei scappato in Europa due giorni dopo?» disse facendogli abbassare la testa.

Rivedevo un po' di me stessa in Joe in quel momento «Ero spaventato, a morte. Non mi ero mai innamorato prima e la cosa mi terrorizzava. Non sarei mai dovuto andare con lei.» disse mortificato. Quelle parole mi toccarono dentro, anche io avevo il vizio di scappare dalle mie paure, non ero abbastanza forte per combatterle e vincerle.

«Sai, dovresti dirgliele queste cose.» dissi io infine «Non ci parliamo da due anni.» «Forse è arrivato il momento di iniziare, non credi?» chiesi io accennando un sorriso, lui fece lo stesso «Sei davvero una bella persona Maddy, per questo mi piaci.» fece l'occhiolino «Penso che questo sia l'inizio di una grande amicizia.» dissi guardandolo «Non era esattamente quello che volevo ma, piuttosto che perderti mi va bene qualsiasi cosa.» disse sorridendo.

Lo abbracciai per qualche secondo poi gli diedi un bacio sulla guancia «Allora amici?» chiesi «Certamente.» mi rispose accennando un sorriso, feci lo stesso ma ad un tratto iniziai a tossire di colpo piegandomi in due. Joe si avvicinò preoccupato «Hei! Tutto bene?» annuii una volta smesso «Sì tranquillo, mi è andata di traverso la saliva.» dissi ridacchiando, si tranquillizzò e poi ci salutammo.

Camminavo velocemente, quasi correndo. Ero in fottuto ritardo. Non appena svoltai l'angolo vidi Nicholas appoggiato con le spalle al muro con le braccia incrociate e con un piede leggermente piegato verso la parete, guardarlo ero come mettersi sul divano, accendere la tv e guardare il proprio film preferito. Quello che rivedresti centinaia di volte, senza stancarti mai. Non appena mi avvicinai gli sorrisi «Sei in ritardo.» si limitò a dirmi facendo il finto offeso, appoggiai la mia mano dietro al suo collo e gli avvicinai delicatamente la faccia alla mia, dandogli un bacio corto ma passionale «Ok sei perdonata.» disse ridendo, io feci lo stesso «Spiegami il motivo di questa bigiata Jonas.» dissi io inclinando leggermente la testa.

Ad un tratto prese la mia mano e la intrecciò con la sua, mi guardò sorridendo «Volevo passare una mattinata con te, solo con te.» sentii le guance colorarsi, era una vita che non mi sentivo così. Mi sentivo di nuovo un essere umano, con dei sentimenti e con mille farfalle nello stomaco. Mi ero anche scordata come ci si sentiva ad essere cotta da un ragazzo «Quanto sei sdolcinato Jonas.» dissi ridacchiando ma dentro di me non facevo altro che ripetere "Non smettere mai di dirmi tutte queste cose dolci, ne ho bisogno.". Ridacchiò «Lo so, ma sono convinto che sotto sotto ti piaccia quando faccio così.» disse fissandomi negli occhi «Andiamo a fare colazione riccio, sto morendo di fame.» dissi cambiando discorso «Va bene scricciolo» disse lui limitandosi a ridere.

Era da un po' che andavamo continuamente a mangiare insieme, ma solo allora notai che non mangiava molti dolci e che non metteva lo zucchero nel caffè «Dimmi un po', ti fa schifo lo zucchero?» chiesi io, lui mi fissò mordendosi le labbra «È che non… Mi piace molto.» disse farfugliando, lo guardai accigliata «Neanche i dolci ti piacciono?» domandai io curiosa «Non… Ne vado matto.» «Ah.» dissi io bevendo poi un sorso di caffè macchiato «Comunque stasera dovrebbe tornare mia madre, quindi ti prego evita di irrompere in casa mia.» dissi ridacchiando, lui fece lo stesso «Quando hai intenzioni di dirle che esci con me e che siamo…» si fermò e mi fissò confuso «Cosa siamo noi due precisamente?» mi domandò curioso.

In effetti non ci avevo mai pensato, cioè non eravamo quella cosa tipo "Hei ciao, questo è Nick. Il mio ragazzo." oppure "Ti presento Nicholas, è il mio ragazzo e stiamo insieme da 3836985 ore.". A dire la verità non sapevo cosa eravamo, non mi ero mai posta la domanda. Mi morsi le labbra guardando da un'altra parte, pensando a definire il nostro rapporto «Siamo 'non-amici'.» dissi infine, Nick mi guardò corrugando la fronte divertito «'Non-amici'? Sarebbe?» chiese ridendo, iniziai a ridacchiare anche io «Sarebbe quella decisione che prendi davanti al bivio tra amore e amicizia, quando diventi una coppia oppure decidi di restare semplicemente amico.» dissi spiazzandolo completamente.

Addentai il mini muffin che avevo preso insieme al caffè «La seconda scelta non mi piace per niente, preferisco la prima.» disse Nick riferendosi alla mia chiara spiegazione dei 'non-amici', sorrisi «Concordo.» dissi abbassando lo sguardo accennando un sorriso.

Passammo tutta la mattinata in giro ridendo come due idioti per ogni cavolata, ogni tanto mi guardava negli occhi e mi cantava acapella qualche strofa di alcune sue canzoni. Il suo egocentrismo era quasi sparito, sembrava un'altra persona e forse lo ero anche io. Amavo la sensazione che avevo quando stavo in sua compagnia, non riuscivo nemmeno a spiegarla a Sophie ogni volta che me lo chiedeva. Era una cosa troppo grande per avere parole.

Dopo pranzo ci dirigemmo verso casa e quando arrivammo davanti alla porta di casa mia ci scambiammo il solito bacio del "Grazie della bella giornata passata insieme, sono stato bene.". Non appena ci staccammo, restammo per qualche secondo in silenzio a fissarci e tutto ad un tratto, come se in quell'istante ci fossimo letti nel pensiero, ci ritrovammo l'uno a baciare le labbra dell'altra di nuovo. Fummo travolti da una passione talmente forte che lo trascinai dentro senza staccarmi dalla sua bocca, strisciammo per tutti i muri della casa fino a salire in camera mia. Lo buttai sul letto e ripresi a baciarlo, stando sopra di lui.

Ad un certo punto, con uno scatto, ribaltò la situazione facendoci scambiare di posto. Gli tolsi la maglietta mentre lui era intento a slacciarmi i jeans, avevo brividi ovunque mentre mi baciava sul collo «Tesoro sono arr… Oddio santo!» sentii dire sull'entrata della porta; spinsi Nicholas da sopra di me, mettendomi seduta sul letto «Mamma! Che… Che ci fai a casa?!» chiesi a mia madre mentre mi riallacciavo i jeans «Mi hanno anticipato il volo. Comunque grazie, anche tu mi sei mancata tanto.» disse in tono ironico.

Avrei voluto tanto sprofondare sotto terra «Mi sono persa qualcosa Maddison? È lui J…?» «No! Lui è Nick, suo fratello.» le risposi urlando prima che potesse finire la domanda, mi guardò confusa «Te ne avevo parlato, è il ragazzo della punizione.» continuai io, sul volto di mia madre spuntò un punto interrogativo «Ma non avevi mica detto che lo odia..?» «Mamma posso parlarti un secondo in privato?!» urlai interrompendola di nuovo.

Lanciai un occhiata a Nicholas ancora seduto sul letto con un'espressione misto divertita e imbarazzata, poi presi per il braccio mia madre e chiusi la porta alle mie spalle «Ma sei impazzita?» le chiesi io con gli occhi fuori dalle orbite «Che ho detto? Pensavo fosse Joe.» disse lei tranquilla «No, non è Joe!» dissi scuotendo la testa «Questo l'avevo capito.» mi disse incrociando le braccia «Perché non mi hai detto che ti sei fidanzata?» chiese poi fissandomi negli occhi «Non mi sono fidanzata mamma, non è il mio ragazzo.» dissi, mi guardò confusa «Ah, e chi è?» mi domandò curiosa, alzai gli occhi al cielo «È… È il mio 'non-amico'.» tagliai corto. Mia madre mi fissò senza parole «Ho sempre saputo che eri strana, ma non pensavo fino a questo punto.» portai una mano sul viso sfregandomi la fronte «Va bhè, fallo vestire e poi portalo giù. lo voglio conoscere.» concluse per poi sparire di sotto "Perfetto, proprio quello che vi voleva." pensai tra me e me mentre entravo in camera a recuperare Nicholas.

-dopo varie richieste di aggiornamento, mi sono decisa ad aggiornare la storia ahah spero che il capitolo vi sia piaciuto >.<
--volevo ringraziarvi tutte quante per seguire la fan fiction, siete sempre di più *uuu* GRAZIE MILLE, SIETE FANTASTICHE
---nello scorso capitolo ho ottenuto 13 recensioni, per un totale di 123 recensioni ♥ la storia è nei preferiti di 34 persone, è ricordata da 9 persone e seguita da 37 <3 per non parlare del fatto che sono tra gli autori preferiti di 7 persone çwç
NON SO PIÙ COME RINGRAZIARVI. GRAZIE PER ESSERVI BUTTATE NELLA MI STORIA :)
recensite sempre, perchè mi si riempie il cuore di gioia 

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Capitolo 20
*** I think I'm fallin' for you. ***



Ero seduta sull'isolotto della cucina da mezz'ora, a fissare sconvolta mia madre conversare tranquillamente con Nick. Il mio sguardo andava da lei a lui e da lui a lei, probabilmente se non l'avessi visto con i miei occhi non ci avrei mai creduto. 

Parlavano del più e del meno come se niente fosse, mentre io ero in disparte a fissarli a bocca semi aperta «Ah, quindi tu sei il capitano della squadra di basket?» domandò mia madre esaltata «Sì signora.» rispose Nicholas fiero «Ma che cosa stupenda! Mia figlia ama giocare a basket.» disse guardando Nick tutta sorridente «Mamma..!» esclamai io cercando di farla smettere «Che c'è? È vero.» mi disse girandosi verso di me «Lo sa che mi piace il basket.» dissi come se fosse ovvio «Stavo solo facendo conversazione con il tuo… 'Non-amico'.» disse mia madre con un so che di ironico, la fulminai «Non è divertente.» «Un po' sì.» bisbigliò Nick ridacchiando.

Dopo qualche minuto squillò il telefono e mia madre ci lasciò da soli in cucina, mi avvicinai a lui e gli tirai un pizzicotto «Ahia! Perché lo hai fatto?» chiese divertito «Perché mi hai preso in giro tutto il tempo insieme alla donna che mi ha partorito.» dissi facendolo scoppiare in una risata fragorosa, lo fissai sconvolta «È incredibile! Tu le piaci.» dissi incredula, lui sorrise «Io piaccio a tutti scricciolo.» «Finiscila riccio, è una cosa seria! Non era mai successo prima.» gli dissi ancora senza parole.
 

* * *
 

«Se ci ripenso mi sento male. Un vuoto allo stomaco e il cuore in gola, e tutto ciò che posso fare è ingoiarmelo.» fu dopo la chiacchierata con mia madre che mi ritrovai a parlare di Sammy con Nick, non toccavo l'argomento da quella volta delle ventiquattro ore con lui «Ero davvero convinta che fosse lui, la persona giusta.» dissi con le lacrime agli occhi «Forse Dio vuole farci incontrare un po' di amori sbagliati prima di catapultarci in quello giusto.» mi disse con non so che di personale.

Mi sedetti a gambe incrociate sul suo letto «Dio? Spiacente, non credo più in lui.» dissi rabbiosamente, si sedette accanto a me «Perché?» chiese pacatamente «Perché mi ha portato via tutto Nicholas, a lui non importa un cazzo di quello che ci succede.» dissi guardandolo «Non dire questo.» «Perchè non dovrei? Potrebbe aizzare la sua ira contro di me?» domandai ironica per poi sospirare «Non voglio più tornare sull'argomento, tu credi in Dio, io no. Fine della storia.» conclusi dolorosamente.

Mi sdrai e lui mi imitò, prendendomi la mano per poi intrecciarsela alla sua. Lo fissai sorridendo «Cambiamo discorso, credi in qualcosa oltre a Dio?» gli chiesi curiosa «Credo in tante cose.» mi disse accennando un sorriso «Anche nell'anima gemella?» azzardai a chiedergli io «Credo in te.» disse spiazzandomi letteralmente, avvicinai il mio volto al suo e lo baciai «È pazzesco, io ti riempio di frasi sdolcinate ma tu… Niente.» disse con un tono offeso e divertito allo stesso tempo, deglutii. Mi avvicinai ancora di più al suo viso, prendendoglielo tra le mani «Potrei dirti tante di quelle cose da farti esplodere il cuore. Potrei dirti che mi apri in due ogni volta che sorridi. Che non dovresti avere più la pelle per quanto ti guardo. Che hai quella camminata buffa che mi mette una voglia di ridere che neanche puoi immaginare.» dissi guardandolo negli occhi mentre un sorriso involontario si formava sulla mia faccia, sospirai «Ma che vuoi, tu mi piaci. Nel modo più idiota e banale che c'è.» conclusi mentre le mie guance iniziarono a prendere colore.

Vidi i suoi occhi color cioccolato brillare e sentii il suo cuore scoppiargli nel petto, sorrise «Sai, credo che mi stia innamorando di te. Sì, c'è una possibilità che mi stia innamorando abbastanza pesantemente di te.» disse per poi baciarmi passionalmente mentre il mio cuore faceva una capriola.

Ad un tratto fui presa da un attacco di tosse che mi fece piegare in due «Hei! Hei! Che ti succede?» chiese preoccupato cercando in tutti i modi di farmi smettere, appena riuscii a calmare la tosse gli sorrisi «Niente, sto bene. È stata solo un po' di tosse, tranquillo.» dissi guardando ovunque tranne che nei suoi occhi «Vado… Un attimo in bagno. Arrivo.» dissi facendo qualche pausa. 

Chiusi la porta alle mie spalle e mi lasciai cadere a terra, respiravo a fatica e mi tremavano le mani. Mi passai una mano sulla faccia, stropicciandomi gli occhi, poi mi alzai dirigendomi allo specchio. Era da tanto che non scrutavo il mio riflesso, notai subito le occhiaie più calcate e la mia faccia più pallida del solito. Mi avvicinai di più allo specchio, continuandomi a scrutare attentamente. Toccai il vetro con le dita cercando di respirare regolarmente, ma ogni respiro si faceva sempre più pesante e doloroso "Che mi sta succedendo?" mi domandai nella mia testa mentre i miei occhi diventavano, a poco a poco, sempre più lucidi.

Mi girai di scatto sentendo Nick bussare «Ci sei scricciolo?» mi chiese da dietro la porta, presi un respiro profondo e poi aprii la porta accennando un sorriso «Eccomi.» mi sorrise «Tutto a posto?» annuii «Bene, mamma mi ha detto che sei invitata a cena da noi questa sera e che non puoi rifiutare.» disse cingendomi i fianchi facendomi avvicinare a lui, sorrisi alzando gli occhi al cielo «Ecco da chi hai preso la tua innata perseveranza.» dissi stampandogli un bacio sulle labbra «Infatti guarda dove mi ha portato. Se non avessi insistito probabilmente a quest'ora ti guarderei soltanto da lontano, invece ora posso toccarti.» disse alzandomi la maglietta iniziando a toccarmi la schiena «E baciarti.» disse per poi avvicinarsi alle mie labbra baciandole con una delicatezza impensata.

«Bhè… Sì, devo ammettere che sei stato bravo Jonas.» dissi non appena ci staccammo del bacio, sorrise «Davvero ti stai innamorando di me?» chiesi ripensando a ciò che mi aveva detto prima, annuì «Sì, sono sempre più convinto.» mi disse guardandomi dritta negli occhi «Ho paura, perché credo che mi stia innamorando anche io.» dissi con voce tremante, fece il sorriso più che bello che gli avessi mai visto «Penso che sia normale avere paura, se non hai paura non sei innamorato. Non davvero.» concluse accarezzandomi una guancia, sorrisi «Ok basta, mi sta venendo il diabete. Hai una brutta influenza su di me, non va bene.» dissi sorridendo, ridacchiò «Rovini sempre il momento. Dai, andiamo di sotto, ci stanno aspettando tutti.» mi disse prendendomi la mano trascinandomi letteralmente in sala da pranzo.

-chiedo scusa per il capitolo vomitevole, non ho saputo fare di meglio! abbiate pietà >.<
--siete diventate davvero tante a seguire la storia e non sapete quanto questo mi renda felice, siete proprio ossessionate ahahah <3
---vi ringrazierei una ad una ma sono in ritardo e devo uscire ùwù commentate in tante e fatemi sempre sapere che ne pensate :)
{preferita da 39 persone - ricordata da 11 - seguita da 41 ♥ GIURO CHE VI AMO}

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Capitolo 21
*** No fight, no party. ***



«Sai Jonas, vorrei andare alla festa prima dell'apocalisse. Possibilmente.» dissi mentre mi catapultai sul letto di Nicholas per poi sdraiarmici sbuffando «Dio! Sei peggio di una donna.» continuai mentre giocavo con i miei piedi, portandomeli sopra la testa «Solo un secondo scricciolo.» urlò Nick da dentro il bagno, sbuffai «Hai una strana concezione del tempo riccio.» dissi incrociando le braccia senza smettere di fissare il soffitto.

Ad un certo punto mi misi seduta vedendolo uscire dal bagno «Ebbene? Come sto?» mi domandò curioso, lo scrutai attentamente «Sembri un boscaiolo.» dissi riferendomi, con un gesto del capo, alla camicia a quadretti che indossava. Scoppiai a ridere piegandomi in due ancora sul letto, mi guardò male ma anche un po' divertito «Ah sì? Adesso te lo do io il boscaiolo.» disse per poi placcarmi come un giocatore di football iniziando a farmi il solletico ovunque.

Non appena finì di torturarmi si alzò e andò a mettersi le scarpe «Nick hai visto le mie mutan..?» Joe entrò nella camera e appena mi vide stroncò la frase «Sì Joe?» chiesi ridendo, lui sorrise divertito «Niente.» disse mettendosi una mano tra i capelli per l'imbarazzo «Si può sapere cosa ci fai tu qui? Tocca al ragazzo aspettare la ragazza, non il contrario.» spiegò con aria esperta «Dillo a tuo fratello, ci sta mettendo i secoli per mettersi un paio di jeans e una camicia.» gli dissi ridacchiando.

In quel momento entrò Nick «Voi due mettete ansia.» disse incrociando le braccia, Joe lo fissò sconvolto «Ma che ti sei messo? Sembri un boscaiolo.» disse con aria seria, scoppiai a ridere. Avevo le lacrime agli occhi per quanto ridevo. Nicholas lo fulminò «Ma vi siete messi d'accordo voi due?» chiese ironicamente «Gliel'hai detto anche tu?» mi domandò Joe scoppiando a ridere, annuii divertita mentre si avvicinava per stamparmi un cinque.

Nick alzò gli occhi al cielo, poi mi alzò dal letto tirandomi per il braccio «Andiamo scricciolo, siamo in ritardo.» disse trascinandomi per tutta la stanza «Bhè di certo non per colpa mia.» dissi ridacchiando, si girò e mi sorrise per poi dirigersi fino alla macchina.

«Davvero sembro un boscaiolo?» chiese allacciandosi la cintura fissandomi con occhi da cerbiatto, sorrisi «Sì, ma sei un boscaiolo davvero sexy.» mi avvicinai al suo volto stampandogli un bacio sulle labbra.

Mezz'ora dopo mi ritrovai a sorseggiare vodka in giro per casa di Robert, mangiando qualche dolce qua e là «Ma dov'eri? Ti ho cercata dappertutto.» Sophie mi arrivò alle spalle facendomi andare di traverso un sorso di vodka «Giravo per la casa, tral'altro ho pure perso Nick.» dissi cercandolo con gli occhi tra la folla «Anche lui ti ha persa, ha detto che si è girato un attimo ed eri sparita. Ti sta cercando per tutta la casa.» disse sogghignando «Bhè? Che hai da ridere?» chiesi ridacchiando «Niente, sta diventando una cosa seria allora. Non riuscite più a stare divisi.» mi fece l'occhiolino.

In effetti feci fatica a ricordarmi l'ultima volta in cui ero stata lontana da lui per più di nove ore.

«Vado a portargli un pezzo di torta alla panna.» dissi prendendone un pezzo dalla tavola piena di dolci «Oh no, Nick non può mangiare quella roba.» disse lei scuotendo la testa, la fissai accigliata «Perché no?» le chiesi seria «Ha il diabete. Non… Non te l'ha detto?» domandò titubante, feci segno di no con la testa.

Alzai lo sguardo sulla folla e lo vidi alzare una mano, facendomi segno di andare da lui. Mi avvicinai con aria arrabbiata «Dov'eri finita?!» domandò lui con aria preoccupata «A bere.» gli risposi secca, lui lo notò «Che è successo?» «Perché non mi hai detto di avere il diabete?» chiesi diretta io «Non sono mica un malato terminale.» disse lui sulla difensiva mentre mi fissava negli occhi «Ma stai scherzando vero? Non è una cosa da niente.» dissi alzando leggermente il tono della voce «Lo so.».

Eravamo totalmente in mezzo alla pista da ballo a parlare, con tutta la gente che ci fissava «Se lo sai allora perché me lo hai tenuto nascosto?» chiesi passandomi una mano tra i miei lunghissimi capelli mossi color corvino «Non volevo farti preoccupare.» disse lui mortificato «Vaffanculo.» gli dissi io secca «Ok me lo sono meritato. Scusami.» disse infine. 

Mi stropicciai gli occhi sbavandomi leggermente il trucco, poi, senza neanche rendermene conto, me ne andai. Non sapevo dove stavo andando, vagavo in giro per quella casa come un fantasma intrappolato in una casa infestata. Sentivo i passi di Nicholas dietro di me ma non mi girai. Salii le scale e quando finirono mi sedetti sull'ultimo gradino «Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo.» disse appena mi raggiunse, lo guardai con gli occhi lucidi «Non sono arrabbiata per questo Nick. Sono arrabbiata perché in tutta la mia vita sono sempre stata circondata da persone che mi mentivano e che mi tenevano all'oscuro di tutto. Non voglio che succeda anche con te, vorrei che almeno tu fossi sincero. Vorrei soprattuto che tu non ti senta mai in obbligo di mentirmi, perché voglio la verità. Anche quando farà male.» dissi alzandomi in piedi.

Si avvicinò a me prendendomi la mano «Te lo prometto.» disse per poi baciarmi. Un bacio dolce che si trasformò in uno pieno di passione, desideravo farlo mio, anche in quell'istante. Mi staccai facendogli cenno con la testa di entrare in una camera ma lui scosse la testa «Non hai idea di quanto vorrei ma… No.» disse lasciandomi completamente spiazzata «Non capisco.» dissi cercando spiegazioni «Maddy, voglio che la nostra prima volta sia speciale. Ho fatto sesso diverse volte in questa casa, con ragazze diverse. Non voglio associare la nostra prima volta in questo posto, ad una festa tra l'altro.» disse fissandomi negli occhi.

Ero stupita dalla sua motivazione ma mi fece molto piacere sentire quelle parole, gli sorrisi «Sono d'accordo.» dissi per poi stampargli un bacio sulle labbra «Andiamocene via, voglio stare un po' da solo con te.» mi disse dolcemente, intrecciai la mia mano alla sua e scendemmo le scale «Vado a prendere i giubbotti, tu aspetta qui.» disse per poi sparire di nuovo tra la folla.

«Già te ne vai?» sentii domandare alle mie spalle «Scusa Rob, Nick vuole andarsene.» dissi girandomi verso di lui «Nick? No no, tu resti qui.» disse prendendomi per un braccio, era ubriaco marcio e mi stava spaventando. Non sembrava cattivo durante gli allenamenti, anzi, sembrava un ragazzo gentile «Robert mi stai facendo male. Lasciami andare!» dissi cercando di divincolarmi «L'hai sentita Rob? Lasciala andare, ora!» disse Nick arrivando in mio aiuto con i giubbotti in mano. Sembrava non sentire, tanto che si avvicinò pericolosamente a me cercando di baciarmi. Fu tutto così veloce. Nick gli sferrò un pugno dritto sul naso tanto da farlo sanguinare, Robert si difese di tutta risposta e lo prese a pugni sullo zigomo. A quel punto alcuni compagni della squadra di basket divisero Nick e Robert «Andiamo via.» disse Nick prendendomi la mano per trascinarmi in macchina.

«Dai vieni dentro.» gli dissi io una volta arrivati a casa, lo feci sedere sul divano mentre io andai a prendere del ghiaccio «Che ti è saltato in mente? Era ubriaco.» dissi io dalla cucina «Poteva essere anche strafatto di cocaina per quello che mi interessa, non doveva toccarti.» disse facendomi spuntare un sorriso da ebete sul volto «Era tutto sotto controllo.» dissi cercando di fare l'indifferente «Certo.» rispose sarcastico.

Gli appoggiai il ghiaccio sullo zigomo «Ti ha ridotto male però.» azzardai a dire io, sbuffò «Io però gli ho rotto il naso.» disse fiero «Sei proprio un imbranato Jonas.» dissi sorridendo «Va meglio?» chiesi poi riferendomi al ghiaccio sotto l'occhio, mi fissò negli occhi «Forse se lo mettessi sul lato giusto.» disse sorridendo facendomi colorare le guance mentre spostavo imbarazzata il sacchetto dall'altra parte.

-ufguiwegacio bhè che dire? finalmente è arrivato l'aggiornamento.. contente? *u* spero sia di vostro gradimento <3
--lo dico in ogni aggiornamento ma.. siete davvero tantissime a seguire questa storia e sono contenta di tutte le recensioni che scrivete :3
---giuro che farò il possibile per ringraziarvi una ad una ahah 
{preferita da 47 persone - ricordata da 15 - seguita da 46 
♥ VE L'HO GIA' DETTO VI AMO? *uu*}
mi ricordo ancora che qualche mese fa eravate sì e no 12 a seguire questa storia, invece ora siete quasi 50 ♥ grazie infinite


nel frattempo, per chi non avesse ancora visto, ho scritto la mia prima OS e mi piacerebbe avere un vostro parere

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Capitolo 22
*** Cause boy you're amazing. ***



Da quando passavo tutti i giorni insieme a Nicholas le settimane volavano; tutto stava andando troppo veloce ed io non avevo neanche il tempo di rendermene conto. Quella mattina mi svegliai presto pur essendo sabato. In effetti era strano perché ultimamente mi sentivo sempre stanca e il più delle volte mi addormentavo sul divano abbracciata a Nick oppure sul suo letto mentre mi ripeteva le lezioni per il giorno dopo. 

La tosse continuava a venire nei momenti meno opportuni ed era talmente forte da togliermi il respiro. Fortunatamente di notte soffocavo il rumore coprendomi la bocca col cuscino, anche se questo non era sufficiente a non far svegliare mamma che correva preoccupata nella mia stanza per assicurarsi che stessi bene. Sentivo che c'era qualcosa che non andava, ma non mi andava di far preoccupare tutti.

Scesi le scale senza far rumore e cercando qualcosa da mangiare «Già sveglia?» la voce di mia madre mi fece sussultare, mi girai a fissarla «Sei impazzita? Ho rischiato un attacco cardiaco.» dissi divertita mentre respiravo profondamente, mia madre rise «Scusami è solo che pensavo fossi una mia allucinazione. Non ti ho mai vista alzata così presto.» alzai gli occhi al cielo «Non avevo più sonno.» dissi appoggiandomi al ripiano della cucina incrociando le braccia.

Mia madre mi fissò con aria preoccupata «Sicura che va tutto bene Maddison?» annuii facendo una piccola smorfia con la bocca «Non sembrerebbe. Lo diresti alla mamma se c'è qualcosa che non va?» chiese avvicinandosi «Sì, te lo direi. Tranquilla.» le dissi stampandole un bacio sulla guancia, mi sorrise «Dai, va da lui.» mi disse quasi come per cacciarmi di casa, mi spuntò sul viso un sorriso involontario «Corro.» dissi per poi sparire da dietro la porta per poi attraversare il viaggetto per andare a casa Jonas.

Bussai e con grande sorpresa vidi Frankie aprirmi la porta «Ciao piccolo.» gli dissi sorridendo, mi fissò divertito «Mio fratello è dentro, ti porto io da lui.» disse prendendomi la mano "Vizio di famiglia" pensai tra me e me facendo un mezzo sorriso all'angolo della bocca. Mi fece scendere delle scale che portavano giù in una specie di taverna, ad un tratto sentii una melodia al piano e mi bloccai «Perché ti sei fermata?» mi chiese Frankie girandosi verso di me, lo fissai «Ehm, tranquillo, da qui proseguo da sola. Voglio fargli una sorpresa.» gli risposi scompigliandogli i capelli, lui rise «Okay, a dopo Maddy.» disse per poi salire le scale di corsa.

Mi sedetti su uno scalino chiudendo gli occhi. Quella melodia era la più bella che avessi mai sentito, sembrava quasi che parlasse. Sentii brividi ovunque mentre mi si formava lentamente la pelle d'oca sulle braccia. Ad un certo punto la musica si bloccò, mi alzai in piedi e aprii la porta. Vidi Nicholas seduto al pianoforte, concentrato su quei lucidi tasti neri e bianchi con attorno almeno una ventina di fogli scritti, sorrisi poi mi avvicinai a lui guardandolo curiosa.

In una frazione di secondo gli abbracciai il collo da dietro, baciandolo sulla guancia «Che fai riccio?» gli chiesi «Sto scrivendo una canzone.» disse sorridendo per poi ricambiarmi il bacio, lo fissai entusiasta «Davvero?! Posso sedermi qui di fianco a te e… Guardarti?» chiesi con occhi da cucciolo «Bhè se mi guardi così, come faccio a dirti di no?» disse divertito facendomi spazio.

Stetti lì incantata per tutto il tempo, a guardarlo creare musica. Le sue dita scivolavano lentamente sui tasti come per accarezzarli dolcemente in cambio di una melodia stupenda. Mi chiedevo continuamente come facesse a sapere sempre quale giusta composizione di tasti schiacciare. Ad un tratto si fermò a fissarmi «Vuoi provare?» chiese indicando la tastiera, mi si illuminarono gli occhi «Non sono capace.» dissi mortificata, mi sorrise per poi prendermi le mani «Ti guido io.» disse fissandomi negli occhi per poi iniziare a farmi muovere le dita sui tasti.

«"Nella vecchia fattoria"?» chiesi divertita mentre lo sentii ridere come un pazzo «Hai orecchio scricciolo, brava.» disse attorcigliando la sua mano alla mia «Fottiti.» gli dissi ridendo, si fermò un attimo a fissarmi poi mi baciò. Era quel bacio che solo sapeva darmi. Quel bacio che era pieno di lui e che mi faceva sentire importante. Quel bacio che ti fa venire le vertigini e i brividi ovunque. Quel bacio che sapeva tanto di lui e che mi piaceva da morire.

«Se andassimo a fare colazione?» mi domandò una volta staccati, annuii «Sto morendo di fame, a casa mia non c'è niente da mangiare.» dissi tenendomi la pancia «Starbucks?» «C'è bisogno di chiederlo?» domandai io come se la cosa fosse ovvia.

Qualche minuto dopo ci ritrovammo a bere un caffè e a mangiare cialde e muffin, più che altro mangiavo più io che Nicholas, dopo aver saputo la storia del diabete mi preoccupavo più io che lui della sua salute «Dato che oggi c'è una bella giornata…» iniziò Nick, lo fissai «In California c'è sempre una bella giornata riccio, in qualsiasi periodo dell'anno.» dissi smontandolo in tre secondi «Era per dire. Comunque non interrompermi, stavo dicendo una cosa intelligente.» «Evento più che raro.» aggiunsi io ridendo, mi lanciò un tovagliolo in faccia «Insomma, l'idea era quella di portarti a pattinare nei pressi della spiaggia.» disse sorseggiando il suo caffè ancora fumante, deglutii con aria preoccupata.

«Che c'è? Hai visto un fantasma?» mi domandò lui «No è che, non salgo sui roller da un po'.» dissi sotto lo sguardo di Nick «Un po' quanto?» «Che ne so! L'ultima volta che gli ho messi avrò avuto tipo sei anni.» gli dissi addentando la cialda, mi guardò «Sei capace di andare vero?» chiese punzecchiandomi «Certo! Ci ho messo cinque mesi per imparare ma so andarci.» dissi seccata, Nick sorrise divertito «Cinque mesi? Davvero ci hai messo cinque mesi per andare sui roller? Te la sei presa comoda.» disse alzando la voce «Abbassa la voce! Vuoi farlo sapere a tutto Starbucks? Quelli del tavolo là in fondo non ti hanno sentito, vuoi andare a dirglielo?» dissi io con tono misto divertito e infastidito.

Scoppiò in una risata fragorosa che fece automaticamente scoppiare anche la mia, tutto il locale ci stava guardando e fummo costretti ad uscire, ancora con le lacrime agli occhi «Che cazzo ti ridi Jonas? È il tuo compleanno?» domandai senza smettere di ridere, lui fece lo stesso. Rideva di rado, ma quando lo faceva tirava fuori l'anima e colorava tutto ciò che era intorno a lui. Amavo la sua risata, contagiava sempre la mia. Diciamo che aveva portato colore alla mia insignificante vita in bianco e nero.

-lo so, ci ho messo un po' per aggiornare e so che dico sempre in ogni aggiornamento che il capitolo fa schifo, ma sta volta fa veramente schifo çwç scusatemi
--ormai non so più come ringraziarvi, sul serio continuate a crescere ogni giorno sempre di più *w*
---vi dico che tra poco ci sarà il capitolo tanto atteso e che più avanti andremo e più ci saranno problematiche, seguite per scoprire
{171 recensioni - preferita da 50 persone - ricordata da 17 - seguita da 52 
 E IO VI AMO, MA QUESTO GIA' LO SAPETE}

non ci sarò per cinque giorni, parto domani e torno venerdì quindi ci metterò un po' per scrivere il prossimo capitolo, siate pazienti :3

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Capitolo 23
*** Surprises? I hate surprises. ***



«Cazzo sono in ritardo!» esclamai io scendendo le scale di fretta e furia rompendomi quasi una gamba «In ritardo per la scuola?» chiese mia madre da dietro il bancone della cucina sporgendosi preoccupata, la fulminai «Di solito la domenica non c'è scuola, mamma.» dissi io addentando una mela divertita «Scusa se lavoro tutti i giorni e perdo la cognizione del tempo.» disse lei con un sorrisino ironico sul viso, scossi la testa e uscii chiudendomi la porta alle spalle.

Quel giorno era speciale, quello era il mesiversario mio e di Nicholas. Mi sentivo particolarmente allegra, era già passato un mese da quando avevo ricominciato a vivere veramente. Un mese da quando lo avevo conosciuto. Non avevo alcuna idea di dare chiari segnali a nessuno sul fatto di ricordarmi il giorno esatto in cui lo avevo conosciuto in quel campo da basket il mio primo giorno di scuola, non era nel mio stile. Andai a casa Jonas, come ogni giorno, facendo finta di niente.

«Ciao scricciolo!» disse Nick aprendo la porta sorridente per poi salutarmi con un dolce bacio sulle labbra «Ciao riccio.» dissi mente lo abbracciavo sorridendo. Sentii la sua mano intrecciarsi alla mia «Sei solo in casa?» chiesi mentre mi trascinava in sala  «C'è solo Joe e Frankie.» mi disse facendomi l'occhiolino, sorrisi «Aspetta qua seduta.» disse tutto agitato portando una sedia al centro della sala, lo guardai un po' titubante ma alla fine ubbidii «Arrivo subito.» disse per poi sparire nel nulla.

Rimasi immobile per qualche minuto, aspettando che ritornasse quando ad un tratto non vidi più nulla «Che cosa stai..?» chiesi mentre sentivo Nicholas legarmi una benda sugli occhi «È una sorpresa.» mi disse nell'orecchio causandomi brividi ovunque «Dio quanto ti odio Jonas!» esclamai mentre sul viso mi apparve un sorriso involontario, sbuffò «Non ci crede nessuno.» disse convinto riferendosi alla mia esclamazione. Ad un certo punto mi fece alzare, guidandomi verso la macchina.

Ci salii sopra seguendo le sue istruzioni, ridendo qua e là per la mia goffaggine «Dai, mi dici dove mi stai portando?» chiesi spinta sempre di più dalla curiosità «Che palle che sei! Non te lo dico, se no che sorpresa è?» spiegò lui in tono divertito. Incrociai le braccia ancora con la benda sugli occhi «Te l'ho mai detto che sei uno stronzo?» chiesi girandomi nella sua direzione mentre mi portavo le gambe al petto «Direi di sì, almeno una ventina di volte.» disse ridendo, scossi la testa per poi appoggiarla al finestrino.

«Fammi capire, ma stiamo andando in culo ai lupi?» domandai ridacchiando, lo sentii sbuffare «Quanto sei pesante, ci siamo quasi.» disse tirandomi un leggero pugno sul braccio facendomi spostare. Poco dopo fermò la macchina e scese, venendo poi ad aprirmi la portiera. Mi aggrappai a lui mentre mi guidava nella direzione giusta tenendomi per mano, ad un certo punto si bloccò «Okay scricciolo, ci siamo. Ora ti levo la benda.» disse per poi slegarmela delicatamente dietro alla mia testa. Sbattei un po' le palpebre per togliere quell'effetto appannato che ti viene appena ti svegli da un lunghissimo e profondissimo sonno, e quando finalmente riuscii a mettere bene a fuoco rimasi immobile. Mi ritrovai davanti alla sua barca, nel molo di Long Beach. 

Lo fissai con gli occhi lucidi «So che ci siamo conosciuti nella palestra della scuola, ma su questa barca ti ho convinto a darmi una possibilità e ancora non mi sembra vero di esserci riuscito sul serio. Ma soprattutto non avrei mai immaginato che saresti diventata così importante per me. Quindi… Buon mesiversario scricciolo.» disse sorridendomi mettendosi le mani in tasca e chiudendosi tra le spalle. In quel momento avrei voluto dire qualcosa di significativo e di importante ma non ci riuscii, lui era decisamente troppo. Lui era decisamente troppo tutto per me. Mi morsi le labbra cercando di trattenere le lacrime e appena riuscii a muovermi, andai dritta verso di lui per poi incatenarlo in un forte abbraccio. Non avevo mai abbracciato nessuno come abbracciavo lui.

Non appena mi staccai dall'abbraccio lo guardai «Grazie. È tutto ciò che riesco a dire ora come ora, scusami. Dammi un po' di tempo per ritornare in me.» dissi causandogli un leggero sorriso sulle labbra «Non devi dire niente, a me basta che tu sia qui.» mi disse lui prendendomi il viso tra le mani, gli sorrisi e poi, alzandomi in punta di piedi, lo baciai appassionatamente.

Dopo qualche minuto mi ritrovai in mezzo all'oceano insieme a Nick, sulla stessa barca dove avevo accettato la sua proposta di uscire con lui. Scendemmo sottocoperta mano nella mano. Mi mostrò il piccolo salotto insieme alla cucina e poi mi portò a vedere la camera da letto. Era grandina, con tante finestre che davano modo di godersi lo spettacolo naturale che offriva l'oceano. Ci fu un momento di silenzio, mi guardò «Quindi?» domandò portando la testa leggermente da un lato.

«Cosa?» non capivo a che si riferisse.

«Dove?» chiese lui. Spalancai gli occhi.

«Quando?» mi sorrise.

«Ora!» esclamò.

Lo vidi avanzare verso di me. Non appena fu abbastanza vicino mi morse il labbro per poi iniziare a baciarmi lentamente, piccoli baci che prendevano forma in altri baci sempre più lunghi, pieni di passione. Mi sdraiai sul letto mantenendo il contatto con le sue labbra.

Gli levai la maglietta e con uno scatto la buttai dietro di me. Sentii la sua mano sbottonarmi i jeans e con l'altra sollevarmi per poi sfilarmeli completamente. Mentre mi tolse la t-shirt io gli abbassai i jeans, restando così entrambi in intimo.

Ci guardammo per qualche istante, poi mi sfilò delicatamente lo slip buttandolo alle sue spalle. Riprese a baciarmi, dall'ombelico fino a scendere all'inguine. Iniziai a respirare pesantemente presa dall'eccitazione, portai le mie mani tra i suoi ricci, seguendolo in ogni suo movimento. Nick risalì lentamente verso le mie labbra, baciandole di nuovo.

Gli abbassai i boxer mentre lui mi aprì delicatamente le gambe per poi entrare dentro di me, iniziando a sospirare. 

I nostri respiri si fusero insieme, creandone uno solo «Ti dedico ogni mio battito cardiaco.» mi disse lui piano nell'orecchio mentre continuava a muoversi dentro di me, lentamente. Deglutii continuando ad ansimare, cercai di rispondergli ma non riuscii a dire una parola. Ero completamente su un altro pianeta, il paradiso? Forse, ma si avvicinava parecchio. Gli presi il volto tra le mani e lo baciai, dopo di che lo abbracciai mentre lui continuava ad aumentare sempre di più le spinte. Affondai le dite tra le sue spalle sentendolo sempre più dentro di me.

Ci guardammo negli occhi senza smettere di baciarci, scambiandoci qualche sorriso di tanto in tanto. In quel momento, mi resi davvero conto che stavo facendo l'amore per la prima volta.

-aaaaaw scusate se ci ho messo tanto ma spero ne valga la pena :3 è la prima scena di sesso che scrivo, quindi abbiate pietà
--dio mio quante siete diventate! la fan fiction è al settimo posto delle storie più popolari *w* grazie
---comunque per chi non mi avesse su twitter, aggiungetemi pure clik
{181 recensioni - preferita da 56 persone - ricordata da 17 - seguita da 54  MA QUANTO SIETE BELLE? QUANTO?}

continuate a recensire, non sapete quanto mi fate felice :')

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Capitolo 24
*** The reason why I smile. ***



Restammo sdraiaiti sopra al letto disfatto, con i volti incollati. La mia gamba premeva contro il suo linguine caldo mentre lui mi cingeva dolcemente le spalle con un abbraccio, accarezzandomi la schiena con l'altra mano «Hey scricciolo.» disse sorridendo per poi stamparmi un bacio sulle labbra «Hey riccio.» dissi imitandolo «Lo sapevi che quando un pinguino trova la sua compagna, poi ci resta insieme per sempre?» mi domandò lui iniziando a giocare con le dita della mia mano, alzai lo sguardo confusa verso di lui «Quindi?» chiesi ridacchiando.

Alzò gli occhi al cielo divertito «Quindi: vuoi essere il mio pinguino?» domandò guardandomi negli occhi senza smettere di giocare con le mie dita. Amavo quando se ne usciva con una delle sue solite frasi sdolcinate, anche se non lo davo a vedere, mi faceva piacere. Mi misi sdraiata sopra di lui, attorcigliata per metà dentro al lenzuolo del letto «Te l'ho già detto che il 'per sempre' non esiste.» dissi evitando di rispondere alla sua domanda. Con uno scatto ribaltò la situazione, mi ritrovai sotto di lui con le braccia immobilizzate dalla sua presa. Mi guardava con aria divertita «Il 'per sempre' esiste invece e te ne darò la dimostrazione.» disse lui convinto «Comunque non hai risposto alla mia domanda e finchè non ricevo una risposta, tu da qui non ti muovi.» concluse avvicinandosi al mio viso per poi baciarmi con passione.

Sorrisi maliziosa «Sì, voglio essere il tuo pinguino.» esclamai un paio di minuti dopo, lasciò la presa soddisfatto per poi fissarmi divertito «Sei un'idiota Jonas.» dissi io mettendomi seduta «Anche io sono contento che tu sia qui.» aggiunse lui facendosi spuntare le fossette ai lati della bocca per il troppo sorridere. Era una cosa sovrannaturale il suo modo di sorridere, non avevo mai visto una cosa del genere in vita mia. Poteva illuminare un'intera stanza sorridendo.

«Te l'ho mai detto che sono innamorata del tuo sorriso?» gli chiesi alzandomi in ginocchio, imitando la sua posizione, per poi buttargli le braccia attorno al collo «Ho sempre avuto paura di sorridere troppo, non so dirti il perché. Ma da quando ti ho conosciuta non riesco a smettere di farlo.» disse appoggiando le sue mani al mio bacino «Mi piace sapere e pensare di essere la causa di un tuo sorriso.» gli dissi io alzando leggermente il lato destro della bocca creando un semi-sorriso «Piace anche a me.» aggiunse dandomi un bacio a tradimento.

La consapevolezza che stavo diventando dipendente da qualcuno mi sorprendeva e a volte mi spaventava, perché mi ero sempre considerata una specie di wonderwoman. Una ragazza forte, che sa cavarsela da sola e che non ha bisogno di un ragazzo per essere felice. Il problema era che mi ostinavo sempre a mostrarmi più forte di quello che in realtà ero, ed era per questo che la sola idea di vivere senza di lui mi gettava in preda all'angoscia. Era proprio questo che aspettavo: qualcuno da amare. Qualcuno a cui prendere la mano all'improvviso. Qualcuno a cui regalare i miei sorrisi, era questo che aspettavo, qualcuno che mi occupasse la mente nell'attesa di rivederlo. Qualcuno che mi riempisse il cuore del suo amore. Era questo che aspettavo, era lui.

«Forse ora è meglio andare Nicky.» dissi alzandomi in piedi sul letto mentre mi avvolgevo il lenzuolo intorno al corpo «Come mi hai chiamato?» mi chiese lui bloccandomi per un braccio, mi girai a fissarlo «Nick, ti ho chiamato Nick.» risposi facendo spallucce, lo vidi scuotere la testa «No, no. Mi hai chiamato Nicky.» disse sorpreso «Lo dici come se fosse una cosa importante.» aggiunsi guardandolo «Lo è. Mi piace quando mi chiami così.» concluse sorridendomi.

Mi passai una mano tra i capelli «Allora vorrà dire che mi impegnerò a chiamarti così più spesso.» lo baciai sulla guancia e poi scesi dal letto cercando le mutande «Dove cazzo lo hai lanciato il mio slip?» domandai divertita «Non ne ho idea, ero troppo preso dall'entusiasmo.» mi rispose ridacchiando «Me ne ero accorta.» conclusi io scoppiando in una fragorosa risata.

Una volta trovati me li misi «Stai meglio senza.» disse Nicholas alle mi spalle facendo una smorfia, accennai una risata «Quanto sei scemo!» esclamai infilandomi la t-shirt con un sorriso involontario. Ad un tratto diventai seria, senza un motivo particolare. Mi girai verso di lui «Nicky?» lo chiamai facendolo voltare nella mia direzione, mi fece un cenno col capo «Sì?» «Grazie di stare con me. Lo so che non è sempre bello, ma sappi che te ne sono grata.» dissi seria «Non dirmi grazie. Non te lo sto facendo come favore, una persona come te merita il meglio. Io provo solo a fartelo raggiungere.» concluse lui passandomi i jeans.

Ancora non riuscivo a capire come cazzo faceva a spiazzarmi solo con una frase. Ma soprattuto, non capivo cos'era che mi legava così tanto a lui.

Non appena finimmo di vestirci salimmo in macchina, diretti verso casa «E ora Jonas spiegami come hai fatto.» gli ordinai mentre ingranava la marcia «A fare cosa?» «Come hai fatto a catturare tutta la mia attenzione su di te. Spiegami come hai fatto a regalarmi sorrisi e vuoti nello stomaco a non finire. Spiegami quei brividi sulla schiena, e spiegami perché avrei voluto che il tempo si fermasse.» conclusi io fissandolo con la testa appoggiata alle mie ginocchia contro il petto.

«Io non ho fatto nulla. Ti ho solo spinto a lasciarti andare, credo.» disse guardandomi di scatto, rimasi in silenzio a contemplarlo «Ma dimmi un po'… Siamo ancora non-amici?» chiese ridacchiando «Date le circostanze direi proprio di no.» esclamai io iniziando a ridere «Quindi ora posso dire al mondo che sei la mia ragazza?» chiese superando una macchina davanti a noi «Direi di sì.» gli risposi sorridendo.

In quel momento sentii il telefono di Nick vibrare, lo prese dal porta oggetti sopra alla radio e lesse il messaggio. Dopo di che lo rimise dove lo aveva trovato «Chi era?» domandai curiosa «Nessuno.» tagliò corto lui «Nicholas, chi era?» «Era Sissy.» disse di getto, lo fissai accigliata «Era Sissy. Chi cazzo è Sissy?» aumentai il volume della voce «Era la mia vicina di casa in Texas.» disse lui senza togliere lo sguardo dalla strada.

«E che vuole? Non sta bene in Texas?» domandai a dir poco furibonda «Vuoi stare calma? Mi ha detto che le piacerebbe passare a salutarmi, dato che è di passaggio.» spiegò cercando di essere rassicurante «Ma che razza di nome è Sissy? Sa tanto di cagnetto pechinese.» «Mica gliel'ho dato io quel nome.» disse facendo lo spiritoso «E dimmi un po', te la facevi anche con lei per caso?» chiesi fulminandolo «Che importanza ha?» «Ne ha molta per me. Quindi rispondimi.» gli ordinai in preda al panico.

Parcheggiò nel vialetto di casa sua, poi spense la macchina e mi fissò «Sì, ci sono stato a letto una volta ma è stato dopo il fatto di Gracy.» disse cercando la mia mano «Buona notte Nicholas.» conclusi sbattendo la portiera più forte che mai. 

Mi accorsi di aver esagerato solo dopo essere entrata in casa, non capivo il perché di quella reazione. Ero gelosa. Cazzo se lo ero. Io ero gelosa di Nick Jonas dannazione.

-vi do il permesso di picchiarmi per averci messo per l'ennesima volta così tanto ad aggiornare D: vi chiedo scusa, ho avuto un po' di problemi
--tra alcuni capitoli la storia si farà sempre più complicata, state bene attente ad ogni cosa che leggete.. potrebbe celarsi un indizio ùwù
---ve l'ho già detto che siete tanto belle? *w* ma vi piace ancora questa ff o inizia a stufarvi? <3
{191 recensioni - preferita da 59 persone - ricordata da 17 - seguita da 58  GRAZIE GRAZIE GRAZIE, GRAZIE DI CUORE}

probabilmente troverete alcuni errori di ortografia, non ho avuto tempo per rileggerlo prima di postarlo

 

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Capitolo 25
*** Pride? No thanks, I prefer an 'I love you'. ***



N i c k

Era tutta la sera che fissavo il soffitto con le mani dietro alla nuca continuando a domandarmi perché Maddison se la fosse presa tanto. Il problema era che non trovavo una risposta. O meglio, avevo una teoria ma non sapevo se fosse corretta.

«Non dormi?» domandò Joe aprendo la porta, scossi la testa «Successo qualcosa fratello?» chiese afferrando il punto, rimasi in silenzio senza sapere da dove iniziare «Okay, qui la cosa si fa seria. Coraggio, racconta al tuo fratellone che è successo.» disse sedendosi al lato del mio letto «Bhè…» «Non dire altro, si tratta di Maddy vero?» domandò interrompendomi «Joseph se stai zitto un attimo forse riesco a spiegarti.» dissi divertito.

In effetti era da tanto che io e mio fratello non parlavamo, mi mancavano le nostre chiacchierate nel cuore della notte. Con lui potevo parlare di tutto «Sissy mi ha cercato al cellulare ed è saltata fuori la storia di come siamo andati a letto insieme.» spiegai in modo riassuntivo, Joe mi guardò accigliato «Oh già, Sissy. Quella sì che era una porca.» «Non è questo il punto!» esclamai scuotendo la testa «Il fatto è che Maddy si è incazzata di brutto?» chiese Joseph.

Lo guardai facendo una smorfia involontaria «Come fai..?» «Bhè vi ha sentito tutto il quartiere presumo.» disse divertito «Non capisco perché se la sia presa così tanto.» dissi come se stessi parlando a me stesso «Chiediglielo.» mi rispose in modo ovvio Joe «Hai presente com'è fatta Maddy? Quella ragazza è capace di mangiarmi vivo se provo a riportare a galla l'argomento.» gli risposi pensando alla faccia arrabbiata di Maddison

«Nick, caro Nick. Io so già perché ha reagito così.» disse alzandosi per poi incrociare le braccia «E perché?» chiesi guardandolo incuriosito «Bhè non te lo dico, sarebbe troppo facile non credi?» «Grazie tante. È sempre bello parlare con te.» dissi facendogli spuntare sul viso un sogghigno alquanto malefico «Non mi devi ringraziare, quello che ti posso dire è: parlale. Dopotutto Maddison non è così terrificante.» concluse tirandomi un leggero pugno sulla spalla per poi sparire da duetto la porta.

Alzai di nuovo lo sguardo verso il soffitto sospirando profondamente.

M a d d y

«Tesoro, perché non vai da lui?» la voce di mia madre mi fece distogliere lo sguardo da casa Jonas per qualche secondo «Non lo so.» dissi sospirando, continuando a fissare la casa dalla finestra della cucina «Sono ore che fissi immobile quella casa.» mi passai una mano tra i miei lunghi capelli mossi color corvino «Quando metterai da parte il tuo orgoglio?» chiese bevendo un sorso d'acqua. Appoggiai la testa al vetro della finestra «Credo mai.» «Tesoro, spesso l'orgoglio ti fa perdere le persone che ami. Dovresti saperlo.» disse mia madre avvicinandosi per poi accarezzarmi i capelli, deglutii «Puoi passare il resto delle tue giornate a fissarlo da una finestra o puoi scegliere di andare da lui a chiarire. Sono certa che tu sappia già cosa fare. Ora vado a dormire, notte.» concluse baciandomi la testa.

Riflettendo, ero io che avevo alzato un polverone per una sciocchezza successa anni prima. Ero io che ero gelosa nei suoi confronti, il problema ce lo avevo io quindi perché non fare un passo verso di lui? Dopotutto era sempre stato lui a venire verso di me. 

Senza pensarci due volte mi fiondai a mettere le scarpe per poi attraversare il vialetto per andare a casa Jonas. Alzai lo sguardo e notai che le luci erano spente, così decisi di andare sul retro, dalla parte della camera di Nicholas «Nick!» dissi a bassa voce in direzione della finestra «Niiiick!» esclamai alzando di un pelo la voce «Oltre ad essere idiota è pure sordo.» dissi divertita pensando ad alta voce mentre alzavo gli occhi al cielo.

Il mio sguardo si bloccò sull'albero che si innalzava di fianco alla casa "Ma guarda te cosa mi tocca fare." pensai mentre mi arrampicavo con la velocità di un bradipo. Quando fui all'altezza della finestra lo chiamai «Nick!» nessuno mi rispose «Nick porca puttana affacciati!» dissi con un tono misto arrabbiato e terrorizzato. Ad un tratto lo vidi affacciarsi «Moore, cosa ci fai aggrappata all'albero?» chiese divertito «Non avevo niente da fare e allora mi sono detta "Perché non provare questa ebrezza?".» dissi ironicamente stringendomi sempre più forte al tronco chiudendo di tanto in tanto gli occhi per prendere fiato, lo sentii ridere «Non è divertente Jonas.» «Lo è quando qualcuno soffre di vertigini.» disse ridendo di gusto.

«Aspetta solo che scenda da qua e giuro che ti riempio di calci!» esclamai tenendo gli occhi chiusi mentre la sua risata mi risuonava nelle orecchie «Allora resterai lassù per molto tempo, mi sa.» disse divertito «Fottiti!» borbottai a bassa voce «Ti ho sentita.» «Bene! Ora aiutami a scendere da questo coso.» dissi quasi implorandolo «E cosa mi dai in cambio?» domandò divertito «Un pugno in faccia se non ti muovi.» urlai ridacchiando di nascosto «Arrivo, non ti muovere.» «Oh si certo, ho molte alternative devo dire.» dissi scuotendo la testa.

Tempo un paio di minuti e lo vidi sotto di me. Ad un tratto si arrampicò «Che stai facendo Jonas?» domandai spaventata «Ti tiro giù da qui.» «Se sali anche te l'albero non ci reggerà.» dissi ancora avvinghiata al tronco «Sta zitta e afferra la mia mano.» disse raggiungendomi per poi porgendomela, l'afferrai con forza e in una frazione di tempo mi ritrovai tra le sue braccia, con le gambe aggrovigliate al suo bacino.

I nostri sguardi si incrociarono e rimanemmo a fissarci per qualche secondo. Mi piaceva quella sensazione, perché non gli dovevo dire niente, niente di niente. Tutto quello che volevo dirgli lo capiva guardandomi negli occhi «Mi sono sorpreso nel vederti qua sopra.» disse Nick rompendo il silenzio mentre guardava attentamente dove mettere i piedi per poter scendere senza pericolo «Credimi, nessuno è sorpreso quanto lo sono io.» dissi cercando il suo sguardo facendo ricadere il silenzio «Nicky?» lo chiamai poco dopo, mi fissò sorridendo facendo un cenno col capo «Quella che sono con te non lo sono mai stata con nessuno.».

«Lo so.» disse mentre toccò terra con un piede mentre io mi staccai da lui «No, non lo sai.» dissi guardandolo, sospirai «Io so di non essere una persona facile. Sono introversa, sono scontrosa. Mi chiudo a riccio e pungo chiunque cerchi di avvicinarsi. Sono pesante, talmente pesante che difficilmente anche io stessa riesco a sopportarmi per troppo tempo. Io non sono niente di speciale, sono solo un groviglio di paure e di insicurezze. Com'è che tu sei ancora qui?» conclusi domandandogli con gli occhi lucidi.

Sentii la sua mano aggrovigliarsi alla mia «Perché ti amo.» mi rispose lui fissandomi negli occhi «Cosa?!» chiesi mentre il mio cuore faceva una capriola «Ti amo. È vecchio, è antico, è banale, ma ti amo. Sì ti amo. Hai problemi? Ti amo perché ti amo, non c'è molto da dire. Ti amo. Ti amo. Ti amo. Lo urlerei al mondo, passando per l'unico deficiente che grida durante la notte svegliando tutta la città. Lo griderei di mattina, di sera, durante una tempesta, con il sole o con la grandine. Lo urlerei a tutti. Ti amo scricciolo. Sì, ti amo. Ti amo tanto, tanto che farei una qualsiasi pazzia per fartelo capire. Ti amo. Non ti basta?» disse facendo sballare completamente il mio battito cardiaco e la mia respirazione.

Una lacrima mi rigò la guancia per poi andare a toccare le mia labbra, involontariamente con gli angoli rivolti verso l'alto. Buttai le mie braccia attorno al suo collo e iniziai a baciarlo appassionatamente, Nick mi sollevò facendomi aderire al suo corpo perfetto e quando ci staccammo lo fissai «Ti amo anche io riccio, tu non sai quanto.» dissi facendogli spuntare il sorriso più bello che gli avessi mai visto da quando lo conoscevo.

-okay non sono scomparsa è che ho avuto varie cose da fare e poi mi ero bloccata col capitolo, ma ora mi è tornata l'ispirazione *w*
--non dico nient altro, ormai sapete già tutto <3 fatemi sempre sapere che ne pensate :)
{202 recensioni - preferita da 62 persone - ricordata da 18 - seguita da 61  DOVRO' IMPARARE L'ARAMAICO PER DIRVI GRAZIE AHAH}

spero vivamente che vi piaccia, e se così fosse.. il merito va ai 'the script' ahahah ringraziate loro ùwù

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Capitolo 26
*** Catching teardrops in my hands. ***



I mesi erano passati in fretta dopo il giorno della dichiarazione d'amore che mi aveva fatto Nicholas. Stava andando tutto decisamente troppo veloce per me, avevo una paura fottuta che tutto potesse finire da un momento all'altro senza nessun preavviso. La verità era che Nick mi aveva stravolto tutto, tutto quanto, il problema era che non potevo esserne più contenta.

Erano cambiate un sacco di cose da quel giorno. Per prima cosa ogni venerdì sera ero automaticamente invitata a casa Jonas a mangiare con tutta la famiglia, mi faceva piacere stare in loro compagnia, mi facevano sempre sentire una di loro. Come seconda cosa mia madre era partita un'altra volta, l'avevano spedita in Sud America per costruire un insieme di palazzi ultra moderni. Terza cosa, che si ricollega alla seconda cosa, Nick si era praticamente stabilito a casa mia da quando mia madre era partita. In effetti la cosa non mi dispiaceva più di tanto, anzi, tutt'altro.

Aprii gli occhi a fatica strofinandomeli per qualche secondo, quando misi a fuoco vidi Nicholas di fianco a me ancora nudo con un pezzo di lenzuolo stropicciato sulla zona pubica, perso nel mondo dei sogni. Sorrisi mentre raccolsi la t-shirt enorme di Nick da terra infilandomela addosso. Chiusi gli occhi respirando a pieni polmoni il suo odore sulla maglietta, ancora non avevo capito bene di cosa sapesse, l'unica cosa che sapevo era che mi piaceva da morire.

Lo guardai cambiare posizione sul letto, l'unico rumore che si sentiva proveniva dalla sua dog tag che girava sulla collana a seconda degli spostamenti della testa di Nick. Sorrisi di nuovo fissando la perfezione in persona sdraiata sul mio letto e avvolto tra le mie lenzuola.

Tutto ad un tratto sentii una fortissima fitta al petto, aggrottai la fronte e chiusi gli occhi involontariamente, cercando di respirare normalmente. Sentivo l'aria nei polmoni pesante come piombo, ogni respiro mi provocava una fitta sempre più devastante, i muscoli erano come intorpiditi e le ossa pesanti. Vacillai prendendo quasi l'equilibrio. Mi ressi in piedi appoggiando una mano al muro, respirai a fondo cercando di raddrizzare le spalle, poi con la testa china e senza staccare la mano dalla parete, mi avviai i bagno.

Mi guardai allo specchio «Che mi sta succedendo?» la mia immagine riflessa non mi rispose e continuò a fissarmi con aria assente. Scrutai a fondo il mio riflesso, gli occhi erano infossati e circondati da profonde occhiaie, la pelle era secca e pallida. Le guance scavate e senza vita. Mi portai lentamente una mano alla bocca e con la punta delle dita mi toccai le labbra screpolate, dopo di che fui presa da un attacco di tosse.

Ogni colpo di tosse mi squarciava il petto, mi sentivo morire. Raddrizzai la schiena e tirai su la testa cercando di riprendermi, guardai dentro il lavandino con occhi socchiusi, era pieno di sangue. Iniziai a tremare spaventata, aprii il rubinetto cercando di pulire il tutto «Amore tutto bene?» da dietro la porta Nick mi fece sussultare, mi passai una mano ancora bagnata tra i capelli chiudendo gli occhi «Sì amore… Tutto okay, arrivo.» dissi cercando di essere convincente «Okay, vado giù a preparare la colazione.» disse andandosene.

Riaprii gli occhi respirando a fatica, dopo di che mi bagnai la faccia più volte cercando di riassumere un'aspetto normale. 

Quando scesi lo vidi sorridere «Ti sei svegliata presto questa mattina.» disse venendomi incontro «Non avevo più sonno.» dissi accennando un sorriso per poi stampargli un bacio sulla guancia «Ti ho preparato del caffè, è sul tavolo. Io passo da casa a farmi una doccia veloce e poi mi cambio, ti aspetto qua fuori tra dieci minuti.» disse mentre si stiracchiava rumorosamente, ci fu un momento di silenzio «Nicky oggi… Non me la sento di venire a scuola.» dissi di getto, mi fissò preoccupato «Che succede?» «Niente, mi sento solo un po' debole.» gli risposi cercando di essere abbastanza convincente «Vuoi che rimanga a casa con te?» domandò prendendomi il viso tra le mani, scossi la testa «No tranquillo, andrò dal dottore e mi farò dare qualcosa. Tu vai a scuola, ci sentiamo dopo okay?» dissi sorridendo. Ricambiò il sorriso e poi mi baciò «Vado. Ti scrivo dopo.» disse. Mi diede un altro bacio e poi sparì.

Non appena uscii di casa mi diressi verso il primo ospedale più vicino, avevo un brutto presentimento e speravo con tutto il cuore di sbagliarmi. Dopo circa un'ora di attesa riuscii a parlare con un dottore e in sintesi, gli spiegai quello che era capitato qualche ora fa.

«Signorina Moore, tossire sangue non è affatto un buon segno. Lo sa vero?» chiese togliendosi gli occhiali e posandoli sulla sua scrivania «Lo so.» mi limitai a dire, sospirò «Mi faccia fare una telefonata, se è possibile le farò fare un esame tra qualche minuto. I risultati si sapranno in poco tempo.» disse alzando la cornetta del telefono. Fissai la penna cobalto che stava sopra ad alcuni fogli sulla scrivania del dottore, nella testa iniziarono a sovrastarmi un milioni di domande, alle quali non sapevo dare una risposta.

Il dottore chiuse la telefonata e mi guardò «Venga con me, ci vorrà solo qualche minuto.» disse dirigendosi alla porta per poi aprirla. Lo seguii per vari corridoi dell'ospedale e una volta arrivati davanti alla stanza giusta mi fece entrare.

Una volta finito l'esame l'infermiere mi fece accomodare in una sottospecie di sala d'aspetto. I minuti passavano lentamente ed io mi sentivo sempre più male, ero spaventata a morte e avrei voluto tanto avere Nicholas al mio fianco, ma l'ultima cosa che volevo fare, era farlo preoccupare. Presi una rivista dal tavolino di legno di fronte a me e iniziai a sfogliarlo distrattamente. Mi sentivo la bocca stranamente asciutta e la testa pesante, volevo solo tornamene a casa a riposare senza pensare a niente.

Ad un tratto vidi il dottore uscire da una stanza vicina e dirigersi verso di me «Sono pronti i risultati signorina Moore, se vuole seguirmi così gli diamo un'occhiata.» disse con una faccia non tanto felice. Deglutii, dopo di che lo seguii in un'altra camera. Mi fece accomodare e poi si sedette di fronte a me leggendo gli esiti. Lo fissavo con aria terrorizzata, senza sapere cosa dire ma dopo qualche secondo alzò lo sguardo verso di me «Non voglio girarci troppo intorno signorina Moore, i risultati non sono buoni per niente.» disse togliendosi gli occhiali, mi sentii mancare l'aria «C-c-cioè?» domandai balbettando, il dottore mi porse il foglio con gli esiti e in pochi secondi lessi il risultato finale «Mi dispiace.» disse cercando di confortarmi.

Chiusi gli occhi cercando di fare dei respiri profondi ma non ci riuscii, ero troppo concentrata a trattenere le lacrime. In quel momento mi vibrò il blackberry, aprii gli occhi e lessi il messaggio "Amore, allora? Che ti ha detto il medico? Cos'hai? Fammi sapere, mi sto preoccupando."  mi passai una mano tra i capelli e mentre una lacrima rigava il mio viso gli risposi "Tutto bene amore, non è niente. Tranquillo, ci vediamo a casa.".

-okay vi do il permesso di picchiarmi per questo orrendo capitolo, date la colpa a 'skyscraper' della demetria! colpa sua se ho scritto questo capitolo çwç
--scusate se ci ho messo tanto ma sono stata al mare due settimane <3 perdonooooo!
{215 recensioni - preferita da 66 persone - ricordata da 19 - seguita da 66  AUMENTATE SEMPRE DI PIÙ E IO MI CHIEDO "PERCHÈ?!" AHAHAH}

vi adoro seriamente, grazie infinite! recensite e insultatemi pure per la cosa schifosa che ho appena pubblicato ;)

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Capitolo 27
*** I forget to breathe when I'm with you. ***


bellezze mie, vi dico solo che in questo capitolo c'è una scena.. come dire? un po' HOT ahahah teoricamente non era neanche prevista però
è venuta al momento, non fatemi pentire di averla messa çwç 


Scesi dal taxi con aria assente, non riuscivo ancora a capacitarmi di quello che mi stava succedendo. Infilai le chiavi nella serratura e girai lentamente, quasi come se non avessi più forze. Fortunatamente Nicholas non era ancora rientrato da scuola, così ne approfittai per andare a farmi una doccia. Dovevo assolutamente riprendermi dallo shock prima che arrivasse o gli sarei scoppiata a piangere in faccia. Mi liberai dei vestiti lasciandoli sul pavimento, dopo di che aprii il rubinetto della doccia infilandomici automaticamente sotto.

Mi crogiolai nella freschezza dell'acqua che mi pioveva sulla testa e, man mano, su tutto il resto del corpo. Rimasi lì immobile, in trance, sotto il getto tonificante della doccia, senza pensare a nulla, con la bocca leggermente aperta e gli occhi chiusi. Portai le mani sul volto sfregandolo un paio di volte per poi infilarle tra i capelli ormai bagnati. Avevo ancora gli occhi chiusi quando sentii la tendina della doccia spostarsi. Aprii gli occhi di scatto trovandomi Nicholas davanti, intento a entrare nella doccia «Cosa stai facendo? Mi hai fatto prendere un colpo.» dissi guardandolo mentre l'acqua continuava a scorrere per tutto il mio corpo, si avvicinò a me mettendosi sotto il getto d'acqua, portandosi il dito sulla bocca. Ubbidii al suo gesto e stetti in silenzio continuando a fissarlo, ad un tratto sentii il contatto con le sue labbra e senza farmi pregare aprii la bocca facendo congiungere le nostre lingue mentre l'acqua scorreva su entrambi i nostri corpi nudi. 

Nicholas aveva quella strana capacità di mandarmi il cuore a puttane, solo con un semplice bacio. Cercai le sue mani per poi attorcigliandole alle mie, poi mi sentii spingere verso il muro. La sua mano scivolò dietro la mia schiena mentre con l'altra mi prese i capelli da dietro la nuca tirandomeli leggermente per farmi alzare la testa. Iniziò a baciarmi il collo fino ad arrivare al seno, dopo di che lo prese con tutta la mano per poi stringerlo delicatamente.

Mi guardò come se fosse la prima volta che facevamo l'amore «Giuro, vorrei che tu ti vedessi anche solo per un istante con i miei occhi. Ti ameresti come non hai mai amato nessuno.» disse accennando un sorriso. Eccola là, l'ennesima frase dolce che mi stuprava l'anima facendomi battere il cuore all'impazzata. Sorrisi a mia volta e senza dire niente ripresi a baciarlo. Sentii la sua pelle calda, pur essendo bagnata, schiacciare il mio seno. Amavo quella sensazione, sembrava come se ci volessimo fondere in un unico corpo. La sua mano slittò lungo tutta la schiena per poi arrivare alla mia coscia, fermandosi lì. La sollevò portandosela all'altezza del bacino e finalmente entrò dentro di me.

Inizia a sospirare mentre lui si muoveva in maniera impercettibile dentro di me, con movimenti lenti e lunghi. Sentivo la schiena irrigidirsi sempre di più ad ogni spinta; ad un tratto mi prese la mano per poi intrecciarla alla sua. Il mio palmo sul suo. Strinsi più forte iniziando ad ansimare sotto il getto d'acqua. Si fermò un istante, immobile dentro di me. Poi iniziò a muoversi ancora più piano, dentro e fuori. Stavo letteralmente impazzendo.

Premetti le mie unghie sulla sua schiena, affondandole dentro alla carne ad ogni spinta. Strinsi le labbra per non urlare ma quando Nicholas aumentò le spinte non riuscii a trattenere un grido. Ci stringemmo forte l'uno all'altra con i corpi in tensione. Nick diede un'ultima spinta e poi uscì dal mio corpo.

Mi diede un lungo e tenero bacio, poi mi sorrise «Non c'è nemmeno più il tempo di respirare, con te. Tra un bacio, una risata, un fare l'amore, mi dimentico perfino di respirare.» dissi ancora ansimante «Mi hai fatto preoccupare oggi lo sai?» mi domandò sorridendo alla mia affermazione di prima, annuii «Lo so, scusa.» «L'importante è che non tu non abbia niente di grave.» esclamò per poi abbracciarmi protettivamente. In quel momento avrei voluto dirgli quello che mi stava capitando, ma come da mia abitudine, ingoiai quelle parole ributtandole dentro di me.

Una volta usciti dalla doccia ci vestimmo. Io misi una sua maglietta decisamente troppo grande per me, mentre lui si mise addosso solo un paio di pantaloncini. Mentre preparavo qualcosa da mangiare sentivo il suo sguardo addosso «La smetti di fissarmi?» dissi senza alzare lo sguardo da quello che stavo facendo «Come facevi a sapere che ti stavo guardando?» «Perché lo fai sempre.» risposi io facendo una piccola risata «Questo significa che mi fissi anche tu.» disse sicuro lui "Smerdata!" pensai divertita «Sta' zitto!» esclamai facendolo ridere.

«Comunque non per dire scricciolo, ma tra un po' dobbiamo prepararci.» disse lui alzandosi dalla sedia, mi girai di scatto a fissarlo «Prepararci per cosa?» chiesi confusa «Oggi è venerdì.» disse come se fosse una cosa ovvia «Aaah! La cena a casa tua.» esclamai ricordandomi l'evento, lui annuì «Stasera ci saranno anche i miei nonni.» disse con l'entusiasmo di un criceto in punto di morte, ridacchiai «Non sei contento di vederli?» «Sto scoppiando dalla gioia, non vedi?» disse indicandosi la faccia per poi incrociare le braccia «Vedrai che andrà bene.» dissi per rassicurarlo «Mio nonno non mi preoccupa più di tanto, è mia nonna quella che mi mette in imbarazzo.» «Tranquillo, nel caso fossi in difficoltà correrò in tuo aiuto.» dissi avvicinandomi a lui sorridendo, mi abbracciò e poi mi stampò un bacio sulla guancia «Vado a prepararmi psicologicamente e fisicamente a questo evento.» disse divertito.

Tre ore dopo eravamo entrambi seduti al tavolo di casa Jonas, apparecchiato perfettamente davanti a noi. Ero seduta tra Nick e Frankie, di fronte avevo Joe che di tanto intanto faceva qualche smorfia facendo partire la mia sonora risata. In quei mesi il mio rapporto con Joseph si era fortificato, andavamo molto d'accordo e quando Nicholas non c'era uscivo sempre con lui. Ormai la famiglia Jonas era diventata una specie di seconda famiglia e di questo non potevo esserne più felice.

Finita la cena aiutati a sparecchiare «Mi sa che il tuo ragazzo ha bisogno di rinforzi. Credo lo stiano mettendo in imbarazzo a vedere da come si tocca i ricci.» mi disse Joe mentre mi passava i bicchieri, lanciai uno sguardo in cerca di Nick e lo vidi passarsi più volte la mano tra i capelli mentre tentava di rispondere a sua nonna «Oddio.» dissi con un tono misto divertito e preoccupato «Gli starà chiedendo per l'ennesima volta come mai ha rinunciato a suonare.» mi spiegò Joe mentre ero intenta a raccogliere i piatti «Forse è il caso di intervenire.» dissi dando i piatti in mano a Joe «Comunque, non ha rinunciato a suonare.» dissi verso Joseph puntualizzando, lui mi sorrise e dopo di che andai in soccorso a Nicholas.

«Avevi una voce così angelica tesoro…» sentii dire la nonna di Nick mentre mi attaccai al suo braccio «Ce l'ha ancora signora, glielo assicuro.» le dissi sorridendo «Siete proprio tanto belli insieme.» disse sorridendo a sua volta «Le va di vedere la camera di Nicholas?» «Certamente cara!» mi rispose, Nick si avvicinò al mio orecchio «Venti dollari se ce la chiudi dentro.» disse sussurrandomi «Trenta se ti calmi.» dissi a mia volta sorridendo ironicamente.

Una volta finita la serata mi allontanai da Nicholas per un attimo, avvicinandomi a Joe «Hey Adam, domani ho bisogno di una tua consulenza.» dissi fermandomi a pochi centimetri da lui «A che proposito Rikki?» chiese lui di rimando, incrociai le braccia «Non mi chiamare così.» dissi infastidita «Scusa tu puoi e io no?» «Bravo, vedo che hai capito come funziona.» dissi divertita «Dai fai la seria, per cosa ti serve il mio aiuto?» «Ti dico solo una cosa: San Valentino.» dissi terrorizzata.

-so a cosa state pensando: "ancora sta stronza non ci ha detto che cos'ha maddy" ahah tranquilla, nel prossimo capitolo si scoprirà anche se già qualcuna si è avvicinata molto ùwù
--scusate se la fine del capitolo è un po' così.. ma non ero molto ispirata D:
---continuate a rencesire, insultatemi anche ma ditemi sempre che ne pensate.. per me conta tanto 
{228 recensioni - preferita da 67 persone - ricordata da 19 - seguita da 68  OGNI VOLTA CHE SCRIVO LE "STATISTICHE" MI LUCCICANO GLI OCCHI}

probabilmente ci sarà qualche errorino di ortografia, ero un po' distratta quando l'ho scritto ùwù

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Capitolo 28
*** W-what do you mean? ***



«Permettimi una domanda…» iniziò Joseph mentre salimmo in macchina «Perché glielo hai comprato se vi eravate promessi di non farvi nulla?» chiese mentre metteva in moto, roteai gli occhi «Stiamo parlando di tuo fratello. Lo sai benissimo che mi farà qualcosa, lui è fatto così.» dissi guardandolo male «Forse non hai tutti i torti. Comunque lo adorerà.» disse indicando il sacchetto che avevo sul ventre «Lo so, adora i dischi in vinile.» dissi guardando fuori dal finestrino «Soprattutto se quel disco è di Johnny Cash.» aggiunse Joe sorridendo.

Amavo passare le giornate con lui, mi distraeva da tutti i miei pensieri e mi metteva un non so che di allegro «Allora?» chiese senza togliere lo sguardo dalla strada, lo fissai divertita «Allora cosa?» domandai di rimando «Come mai mi hai trascinato con te a comprare il regalo di San Valentino per il tuo ragazzo? Non che mio fratello?» chiese superando una macchina davanti, ridacchiai «Volevo la tua approvazione.» «Oh andiamo! Lo conosci meglio di me.» disse guardandomi per qualche secondo.

«Volevo solo passare un po' di tempo con te, pensavo fosse divertente.» dissi facendo una smorfia «È stato divertente ma c'è qualcosa che non mi convince, sembra che tu mi stia nascondendo qualcosa.» esclamò fermandosi al semaforo. La verità era che mi ero convinta a parlargli del mio problema, ci avevo provato durante tutta la mattinata ma con scarsi risultati «Cosa ti dovrei nascondere?» chiesi cercando di non rispondere «Non lo so, ma mi sto preoccupando.» disse lanciandomi un'occhiata «Sta' tranquillo, è tutto a posto.» dissi come per autoconvincermi.

Non era tutto a posto, non lo era per niente. Qualche minuto dopo arrivammo a casa, lo invitai ad entrare per farmi compagnia mentre aspettavo Nicholas. Nascosi il regalo nello sgabuzzino, poi tornai giù con Joseph «Come mai sei voluta andare oggi a prendergli il regalo? San Valentino è tra due giorni.» puntualizzò Joe sedendosi al tavolo «Il commesso del negozio mi aveva detto di andarlo a prendere entro oggi, se no non me lo avrebbe più tenuto da parte.» spiegai io versandomi un po' di succo dentro al bicchiere «Potevi prendergli un orsetto di peluche.» disse prendendo il cartone del succo per poi berlo direttamente da lì «Quanto sei superficiale.» dissi scuotendo la testa divertita mentre lui faceva una linguaccia.

In quel momento la porta si spalancò ed entrò Nicholas «Ciao scricciolo.» disse sorridendo per poi stamparmi un bacio sulle labbra «Dove sei stato riccio?» gli chiesi curiosa «Ho fatto un giro con Sophie verso il centro.» disse tranquillo mentre addentava una mela «È da un po' che non la sento.» «Ma se l'hai sentita due giorni fa?» esclamò ridacchiando «Per noi è tanto, anche se non ci vediamo più come prima ci sentiamo sempre. La tengo aggiornata su tutto.» dissi facendo una leggera smorfia.

Da quando stavo con Nicholas io e lei non passavamo più molto tempo insieme, avevamo anche discusso una volta per questo motivo ma si era risolto tutto con un paio di serate per sole donne.

«No ma, grazie della considerazione.» disse Joseph con i gomiti appoggiati sul tavolo della cucina e il viso tra le mani, io e Nicholas ci guardammo per poi scoppiare a ridere «Scusa fratello, non ti avevo visto.» disse Nick dirigendosi verso Joe per poi salutarlo con un colpetto al pugno «Ho notato.» sibilò Joseph tra i denti «Hai mangiato yogurt scaduto a colazione?» chiese Nick cercando di fare il simpatico «E tu pane e simpatia?» domandò Joe di rimando.

Li fissavo dall'altra parte della cucina ridacchiando, sembravano una coppia di checche bisbetiche «Ma perché non vi fidanzate voi due?» chiesi divertita mentre loro mi fulminarono con lo sguardo, alzai le mani in segno di resa quando ad un tratto sentii il campanello suonare. Scossi la testa ancora divertita, dopo di che andai ad aprire. 

Rimasi spiazzata nel vedere la persona che avevo davanti in quel momento «Diddy!» esclamò il ragazzo davanti a me, solo una persona mi chiamava in quel modo «David!» urlai facendomi spuntare un sorriso sul volto. In quel momento Nick mi si affiancò guardando male il ragazzo alla porta «Chi è?» lo sentii sussurrare al mio orecchio ma non feci in tempo a rispondergli che in una frazione di secondo David mi si avvicinò «Ciao splendore.» disse per poi baciarmi a stampo con una certa nonchalance. 

«Woh woh woh! Che stai facendo?!» urlò Nick al ragazzo spingendolo bruscamente via da me, divertita, iniziai a ridacchiare «Nicky è tutto a posto, è il mio migliore amico.» dissi indicandolo tra una risata e l'altra, mi fulminò con lo sguardo «E lo baci sulla bocca?» chiese rivolto verso di me mentre col dito indicava David «Nicholas, non mi sembra il momento di fare scenate.» dissi a denti stretti avvicinandomi a lui «Invece a me sembra proprio il momento giusto.» disse lui aprendo esageratamente gli occhi «Nicholas, ti prego.» «Spiegami perché lo baci sulla bocca!» esclamò lui furibondo.

Chiusi gli occhi cercando di mantenere la calma ma la sua insistenza mi fece esplodere «È gay porca puttana!» urlai per poi portarmi la mano alla bocca istintivamente. Guardai David pentita ma con grande sorpresa lo vidi ridacchiare, mentre Nicholas, mi fissò spiazzato con il volto rilassato «Ah.» disse per poi girarsi verso il ragazzo «È un piacere conoscerti, io sono Nick.» disse porgendogli la mano «Il ragazzo di Diddy immagino.» disse David stringendogliela mentre sia io che Nicholas facevamo segno di sì con la testa.

Lo feci accomodare in casa «Diddy?!» chiese sussurrando Nick avvicinandosi al mio orecchio, lo fulminai «Oh sta' zitto.» mi limitai a dire facendolo ridere. Una volta presentatosi a Joseph, David iniziò a raccontare a Nicholas alcuni dei miei aneddoti più famosi che mi avevano reso celebre a Brooklyn mentre Joe mi dava una mano a preparare qualcosa da mangiare.

Ad un tratto risentii quella sensazione che ormai faceva parte di me da parecchi mesi, stava arrivando un'altra scarica di tosse che mi avrebbe fatto sputare sicuramente sangue. Iniziai a respirare faticosamente, sbiancando in faccia. Notai che Joseph mi stava guardando preoccupato, così, senza pensarci due volte, mi recai in bagno camminando velocemente. Una volta chiusa la porta alle mie spalle scoppiai in un attacco di tosse devastante, che mi fece portare la mano istintivamente davanti alla bocca. Ancora una volta sentii l'aria nei polmoni pesante come piombo ed il petto squarciato ad ogni colpo di tosse. 

Senza bussare, Joe, fece irruzione nel bagno guardandomi spaventato. Mi raddrizzai come se non fosse accaduto nulla ma, sfortunatamente, Joseph vide qualcosa che non avrebbe dovuto vedere «È sangue quello?» chiese confuso indicando la mia mano «Ma che dici? Dove?» domandai io facendo finta di nulla «Qua! Questo è sangue e ti è uscito dalla bocca quando hai tossito.» disse prendendomi con forza la mano mostrandomi il sangue su di essa.

Lo guardavo cercando di essere convincente «È solo un po' di tosse.» «È da mesi che va avanti Maddy, non sono scemo. Non è solo un po' di tosse.» disse convinto di quello che aveva appena detto «Joe, non è niente.» dissi per poi deglutire «Se non fosse niente non tossiresti sangue! Dimmi la verità Maddison.» disse quasi supplicandomi. Era arrivato il momento di dire ciò che mi stava succedendo. 

Chiusi gli occhi sospirando «Sono malata Joseph.» dissi tutto d'un fiato aprendo gli occhi «C-c-che vuoi dire?» chiese lui balbettando mentre i miei occhi diventavano lucidi, presi un altro respiro «Che ho il cancro.» dissi debolmente. Lo vidi sbiancare davanti a me, sbarrando gli occhi «Il cancro?! A cosa?» mi domandò con tono spaventato «Ai polmoni.» dissi lasciando che le lacrime cadessero lungo il mio viso. Joe si avvicinò stringendomi tra le sue braccia «E Nicholas..?» «Non lo sa, e non lo deve sapere.» dissi affondando il mio viso nel suo petto.

-finalmente ora sapete che cos'ha la povera maddy! mi avete fatto dannare ùwù alcune mi supplicavano perfino di anticipare qualcosa ahah però devo ammettere che vi siete avvicinate molto
--come sempre, vi dico di continuare a recensire (potete anche insultarmi) io accetto di tutto purchè non sia offensivo (;
{235 recensioni - preferita da 68 persone - ricordata da 19 - seguita da 70  IN PIÙ LA FF È AL 6° POSTO TRA LE STORIE PIÙ POPOLARI *w*}

grazie a tutte, sul serio <3

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Capitolo 29
*** I won't be here to watching you die. ***



Durante tutta la durata della cena Joseph non la smetteva di fissarmi con aria preoccupata, da una parte rimpiangevo di avergli detto tutto, odiavo avere la pietà delle persone, non era proprio da me. Fortunatamente Nicholas non notò nulla dato che sembrava piuttosto preso dai racconti di David sulla vita che trascorrevo a Brooklyn prima di trasferirmi. Cercai di essere il più normale possibile ma Joseph non me ne dava la possibilità. 

Una volta finito di mangiare io e Joe sparecchiammo mentre Nick e David parlavano della grande stagione che stavano facendo gli Yankees.

«Come fai a comportarti come se fosse tutto a posto?» mi domandò bruscamente Joseph mentre asciugava il piatto che gli avevo appena passato «Perché è tutto a posto.» dissi a denti stretti guardando l'acqua scorrere dal rubinetto, lo sentii sospirare «Quando hai intenzione di dirglielo?» chiese fissandomi preoccupato «Non glielo dirò Joe.» risposi tranquilla guardando i suoi occhi, si avvicinò «Maddy lo deve sapere.» disse tra i denti in modo che potessi sentirlo solo io «Perché? Per soppesargli parte della mia malattia? Non ci penso neanche.».

«E vorresti superare questa cosa da sola?» chiese alzando un po' la voce «Esattamente! Malattia mia, problema mio.» risposi passandogli un altro piatto nelle mani «Non fare la bambina, Nick deve saperlo.» disse quasi urlando. Rimanemmo a fissarci per qualche instate prima di sentire la voce di Nicholas dal salotto «Sapere cosa?» chiese avanzando verso la cucina curioso, mi morsi il labbro guardando prima lui e poi Joe chiedendogli con lo sguardo di coprirmi «È u-una sorpresa.» rispose Joseph balbettando al fratello, annuii guardando Nicholas «Che sorpresa?» «Se te lo dice non è più una sorpresa.» disse Joe cercando di essere il più normale possibile.

Mi grattai il capo per poi fissarlo sorridendo «Tranquillo riccio, al momento giusto lo saprai.» dissi rassicurandolo il più possibile fino a che non tornò a parlare con David in sala, deglutii «Non ne voglio più parlare Joe, ti prego.» dissi quasi supplicandolo «Come vuoi, ma sappi che non me ne starò in disparte a guardarti star male.» a quelle parole mi si strinse il cuore, quello che volevo evitare fino ad ora era quello di coinvolgere meno persone possibili. L'unica cosa che volevo fare era di continuare a vivere la mia vita come se fosse tutto normale, non avrei impedito al cancro di rovinarmi la vita.

«Purtroppo nessuno può fare niente.» dissi per poi deglutire «Sarebbe a dire? Stai forse dicendo che non c'è una cura?» chiese a fatica con gli occhi lucidi, lo fissai massacrandomi il labbro inferiore per poi annuire cercando di trattenere le lacrime «Ma che stai dicendo? Esiste più di una cura contro il cancro ai polmoni.» «Joe, mi hanno dato poco più di otto mesi di vita.» dissi lottando contro le lacrime impedendogli di scendere sul mio viso, mi guardò a bocca aperta facendo quasi cadere il piatto che aveva tra le mani.

Il suo sguardo si perse nel vuoto facendo spegnere i suoi occhi completamente, non avrei dovuto dirglielo, me lo sarei dovuto tenere per me. Ora mi avrebbe guardata in modo diverso, non sarebbe più stato lo stesso e se lo avessi detto a Nicholas sarebbe stato lo stesso, forse anche peggio.

Non disse niente, riprese a guardarmi per poi abbracciarmi con uno scatto. Mi strinsi a lui più che mai, così forte da poter sentire il suo battito cardiaco «Forse è il caso che…» «Che vada a casa.» finì la frase staccandosi, annuii per poi salutarlo con un bacio sulla guancia «Maddy, per qualsiasi cosa io ci sono.» disse sorridendomi «Lo so, grazie Joe.» gli dissi sorridendogli a mia volta.

Si diresse verso il salotto per salutare Nick e David, seduti sul divano a parlare di baseball «Hey fratellino, qualche volta torna a casa okay? Sai, alla mamma manchi.» disse divertito «Lo so che manco più a te.» lo punzecchiò Nick facendolo ridere, scosse la testa e poi uscì di casa.

Mi sedetti sul divano in mezzo tra loro due, partecipando animatamente alla loro conversazione. Di tanto in tanto Nicholas mi prendeva la mano e la attorcigliava alla sua, facendo spuntare sul mio viso un sorriso sincero. Ad un certo punto si alzò «Bhè David, se vuoi scusarci io e Maddy andiamo di sopra a dormire.» disse convinto sotto il mio sguardo, lo fulminai «Nicky non faremo l'amore con il mio migliore amico in casa.» dissi divertita, la sua espressione si fece confusa «Per me non è un problema.» disse David ridacchiando, Nick sorrise guardandomi «Visto?» «Piantala maniaco, per un giorno puoi sopravvivere.» gli risposi di getto prima che potesse dire qualcos'altro.

Sbuffò e dopo aver salutato David salimmo in camera da letto. Per i primi venti minuti restammo a coccolarci nel letto, parlando del più e del meno mentre lui si divertiva a passarmi la mano tra i capelli, cosa che mi rilassava particolarmente. Mi piaceva passare del tempo con lui. Non mi importava cosa facevamo, non mi importava nemmeno se non avevamo niente da fare, anche quello diventava interessante insieme a lui.

Si addormentò come un bambino abbracciato a me. Lo guardavo dormire e mi sembrava la cosa più bella che mi fosse capitata nella mia inutile vita. Mi avvicinai al suo viso e lo baciai delicatamente facendo attenzione a non svegliarlo, dopo di che scesi giù a bere un po' d'acqua.

Trovai David sveglio che mi sorrise dal divano «Ancora sveglio?» chiesi a bassa voce «Anche tu vedo.» «Già.» mi limitai a dire sedendomi accanto a lui «Sai, quando ho bussato alla tua porta, non avrei mai immaginato che ti fossi fidanzata. Ancora faccio fatica a crederci.» disse divertito ricordando com'ero prima di trasferirmi «Faccio fatica a crederci pure io, sono cambiata.» «Lo vedo, stento a riconoscerti. E lui?» chiese poi riferendosi a Nick.

«Bhè lui, lui è tutto. Tutto quello che potrei mai desiderare e tutto ciò che ho sempre voluto. Le sue dita inzuppate di musica, uno sguardo che ti pugnala e un sorriso che ti spara colori nel petto e nello stomaco. Ti apre un varco e ti riempie con i battiti della sua anima. La sua essenza è così splendente che difficilmente riesci a non farti accecare e io, ahimè, ho perso la vista.» gli risposi di botto sorridendo, mi guardò sbalordito per le mie parole e scosse la testa divertito «Sei proprio cambiata eh?» annuii mordendomi il labbro «Bhè, mi piace lui.» «Portamelo via e ti apro il culo.» dissi ridacchiando «Però sei sempre la solita camionista.» «Vaffanculo.» mi limitai a dire facendolo ridere.

«Come mai sei venuto a trovarmi a Santa Barbara?» chiesi iniziando a giocare con le mie dita «So quanto odi San Valentino, quindi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere passarlo con il tuo migliore amico in memoria dei vecchi tempi. Ma a quanto pare non è più un problema giusto?» disse portandosi le gambe al petto «Sbagliato! Sto andando in panico. Odio questa festa, ma a Nick non l'ho detto.» «Tu la odi perché ti ha portato sfortuna.» precisò David gesticolando, lo fulminai «Bhè, quattro volte di fila non penso siano proprio coincidenze.» borbottai aggrottando la fronte, lo sentii ridacchiare «Sta volta andrà bene, resterò con te ok?» gli sorrisi annuendo «Sarà meglio che vada a dormire allora, domani sarà un lunga giornata.» dissi per poi augurargli la buonanotte sparendo per le scale.

-mi scuso per l'ennesima volta per aver aspettato tanto ma ho avuto alcuni problemi, mi era venuto lo schizzo di cancellare tutta la storia ma va bhè >.<
--continuate a recensire per farmi sapere quello che pensate, giuro che quando sarò meno di fretta risponderò una ad una <3
ho notato che la storia è seguita da 76 persone ed è preferita da 71! GRAZIE DAVVERO DI CUORE, per me significa molto

scusate se ci sono errori grammaticali, non ho riletto prima di postare :p
un'altra cosa, non so se siete fans ma ho scritto una one-shoot sugli one direction e mi farebbe piacere se ci deste un'occhiata

(probabilmente scriverò anche una fan fiction sugli one direction, ma devo ancora buttare giù le idee)

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