Simone da Milano

di Lord Ace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Messer Ezio ***
Capitolo 2: *** La Lama ***
Capitolo 3: *** Il Ladro ***
Capitolo 4: *** La cortigiana ***



Capitolo 1
*** Messer Ezio ***


Non è facile essere un assassino. Io lo so, io lo sono. Sono Simone da Milano e sono entrato a far parte dei servitori di Ezio Auditore quando avevo venti anni. All'epoca ero solo un figlio bastardo di un ricco signore della possente Milano, quindi non potevo crescere all’ombra dei suoi figli senza destare voci e sospetti. Per ovviare al problema fui spedito a Roma il giorno del mio diciassettesimo compleanno, da uno zio che avrebbe dovuto trovarmi lavoro in qualche bottega, probabilmente da un fabbro, visto il mio naturale interesse per quella professione. Il fato aveva altri piani per me e, come tutti sanno, al destino non si sfugge. Quando entrai nella città dei papi, la prima cosa che notai non furono gli archi, gli acquedotti dell’antica Roma oppure le rovine, notai invece che, proprio alle porte della città, dei soldati stavano importunando una ragazza. Aveva lunghi capelli castani e appariva molto bella all'occhio maschile, quindi credetti che stessero cercando di abusare di lei. Le davano della ladra e della puttana, considerai che quello non si addiceva al comportamento consono da tenere nei confronti di una ragazza e anche un bastardo come me poteva capirlo. Notai con un certo sospetto che nessuno accorreva ad aiutarla, nonostante gridasse aiuto e cercasse di schivare i colpi di spada, che fendevano l’aria alla ricerca della docile e indifesa preda. Non avevo sulle spalle un bagaglio pesante e quindi corsi ad aiutarla, certo di stare per cacciarmi nei guai ma speranzoso riguardo ad un primo attacco a sorpresa. In realtà la mia strategia era basata sulla fortuna e speravo enormemente di farli scappare. Riuscii, per mia fortuna, a colpire un soldato colpendolo alle spalle, o meglio, gli saltai addosso senza avere la più pallida idea di quello che facevo.

-Cane rognoso! Sei un amico di questa donna eh? Morirete entrambi!-

Disse il soldato rialzandosi mentre veniva contro di me a spada tratta, pronto a infilzarmi. Un sasso che mi fece cadere a terra, sbattendo la testa, in questo modo riuscii per fortuna a schivare il fendente orizzontale che mi avrebbe sicuamente colpito. Ero stordito e avevo la certezza che non sarei sopravvissuto al prossimo attacco. Così chiusi gli occhi e e provai a prepararmi alla morte

“Nonostante la mia sia stata una vita molto breve, non posso dire di aver vissuto male. Al diavolo! Io non voglio morire!”

Mi dissi mentre aprivo gli occhi pronto a cercare di salvarmi la vita. Il tempo parve fermarsi per qualche secondo. Fu allora che lo vidi per la prima volta. Era un uomo incappucciato, comparso non si sapeva come in mezzo alla battaglia. Con due mani, grazie all’ausilio di due lame che sembravano uscirgli dalle braccia, aveva ucciso due guardie in un secondo, colpendole in faccia e salvandomi così la vita. Non avevo mai visto a Milano qualcuno capace di fare qualcosa di simile e non ne avevo mai letto niente neanche nei libri che ogni tanto, molto raramente anzi, riuscivo a leggere. Non vi sto neanche a dire con quale maestria, entro un paio di minuti, anche le altre due guardie furono morte. Ero spaventato da quell'individuo, così come lo era anche la ragazza che avevo salvato, temevo di poter fare la fine di quelle guardie con la stessa inquietante facilità. Invece il nostro salvatore tese la mano e, aiutandoci ad alzarci, disse

-Ho osservato tutto quello che è accaduto. Tu-

Disse guardando la ragazza

-Hai rubato del pane per darlo ad un bambino affamato. Invece tu-

Continuò guardando me

-Ti sei lanciato ad aiutarla senza pensare alle conseguenze-

Poi tacque in quello che fu sicuramente un silenzio ricco di tensione e di paura

-Queste sono le qualità che cerco. Unitevi a me e diventate assassini. Insieme libereremo Roma dall'influenza dei Borgia-

Assassini? Che cosa voleva dire diventare un assassino? Non lo sapevo e sicuramente non avrei voluto scoprirlo, io dovevo ancora andare da mio zio ed ero già in ritardo. Però la cosa mi incuriosiva, non conoscevo nessuno che andava in giro affermando di essere un assassino, specialmente con fierezza. Mentre la ragazza espresse animatamente quanto fosse onorata della richiesta, io risposi molto semplicemente

-Perdonatemi Messere ma temo di essere in ritardo-

Mi girai e feci per andarmene ma l’uomo mi afferrò per una spalla e disse

-Non sei stanco di non poter aiutare le persone? Non sei stanco di non poter mettere fine ai soprusi?-

Bastarono quelle parole a convincermi, a nessun altro sarebbe servito di più. Giratomi, gli strinsi il braccio in segno di assenso e poi ci incamminammo per le vie di Roma. Attraverso un intricato sistema di gallerie sotterranee giungemmo in quell’edificio che da quel momento cominciai a chiamare casa. Scoprii in seguito che si trattava di un magazzino sull'isola Tiberina, riadattato dal mio salvatore a covo per gli assassini. Ezio, così disse di chiamarsi la persona a cui dovevo la vita, affermò di potermi insegnare come proteggere i deboli, come essere invisibile e come fare il giusto. Dalle sue parole scaturivano sicurezza e coraggio che sarebbero bastati a farlo seguire da chiunque. Per questo motivo continuai a seguirlo. Immediatamente venni spogliato dei miei abiti e mi vennero donate le vesti dell’apprendista, che erano assai diverse da quelle di Messer Ezio. Da quel momento decisi di chiudere definitivamente con la mia vita passata e mi dedicai anima e corpo agli insegnamenti che i miei maestri potevano offrirmi. Secondo quanto mi spiegò un uomo che si faceva chiamare Niccolò Machiavelli, anche lui assassino, il mio addestramento sarebbe stato suddiviso in cinque parti: per prima cosa avrei imparato bene l’utilizzo della lama nascosta, più antica e grande arma degli assassini; poi sarei andato nella Gilda dei Ladri e avrei imparato a scappare, arrampicarmi e saltare da un tetto all’altro; avrei proseguito andando nel più famoso bordello della città, dove avrei imparato a essere invisibile e a rubare; avrei proseguito andando alla gilda dei mercenari dove avrei imparato l’arte della spada; per terminare il mio addestramento avrei dovuto svolgere una missione in solitario, dove tutte le mie capacità sarebbero state messe alla prova. Desideroso di imparare, cominciai dal primo masso, la lama nascosta.

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Capitolo 2
*** La Lama ***


Il primo addestramento fu uno dei più importanti nella mia formazione, perché mi dovetti innanzi tutto scontrare con un fattore importante: uccidere un uomo. Quando il maestro Machiavelli mi portò nella sala di addestramento, dove c’era un prigioniero legato, mi legò anche al polso la mia lama nascosta. Si trattava di un grandioso marchingegno che grazie ad un movimento secco faceva scattare l’arma.

-Questa è l’arma principale di tutti gli assassini Simone, rappresenta ciò che siamo ed è usata per dare una morte veloce, poiché noi non torturiamo le nostre vittime, non ci piace vederle soffrire. Le uccidiamo perché è necessario ma non traiamo alcun piacere personale nel farlo, è solo dovere-

Mentre il maestro parlava, volevo a tutti i costi provare la lama e così feci fare uno scatto alla lama, che nel mio caso era stata posizionata sul braccio destro, poiché non ero mancino.

-Un tempo per l’utilizzo di questa arma si richiedeva una prova di fede che consisteva nel perdere l’anulare, ma con il passare del tempo il meccanismo è stato modificato e ora può essere usato senza perdere nessun dito-

Continuò il mio maestro, io annui vedendo che in effetti la lama non andava a colpire nessun dito quando usciva, nonostante fosse di una certa lunghezza.

-E ora la parte più importante di oggi. La nostra confraternita segue un credo fin dal giorno in cui è stata fondata. Il primo principio è anche il più importante: trattieni la lama dalla carne degli innocenti. Il secondo ci caratterizza come uomini dell’ombra e dice: agisci con discrezione. Il terzo è quello che ci tiene sulla via della prudenza e della saggezza: non compromettere mai la confraternita-

Concluse, aspettando un mio cenno di assenso che non tardò ad arrivare

-Ho compreso maestro-

Machiavelli sorrise e mi indicò con una mano il prigioniero

-Molto bene, ora sarà necessario che tu faccia pratica con questo prigioniero. E’ uno degli uomini dei Borgia e ha ucciso una bambina sotto gli occhi della madre. Su di lui ci siamo già pronunciati troppo, uccidilo-

Quando mi diede l’ordine annuii, ma poi il tempo sembrò quasi rallentarsi mentre mi avvicinavo a quell’uomo. Il respiro cominciò a farsi più irregolare, il battito cardiaco accelerò all’improvviso e mi sembrò di cominciare a vedere grigio, stavo per uccidere un uomo, quel gesto avrebbe condannato la mia anima all’inferno per sempre. Mi fermai, cercando di convincermi che era a fin di bene. Quell’uomo aveva ucciso una bambina davanti agli occhi di sua madre, era un mostro mercenario, poiché si era asservito a degli uomini malvagi che terrorizzavano la città di Roma tanto da far giungere fino a Milano la notizia delle loro malefatte. Chiusi gli occhi e cercai di immaginarmi la scena. Sentii in me crescere una rabbia senza confini e quando riaprii gli occhi attaccai con un profondo attacco al collo. Vidi gli occhi del prigioniero farsi sempre più grandi fino a raggiungere l’apertura massima, c’era ancora della vita in loro e lui si contrasse in un grande spasmo di dolore. Poi, lentamente, un velo bianco si posò sui suoi occhi e la vita che si poteva percepire in essi scomparve. Quando questo accadde fui preso dalla paura e mi staccai da lui come per rifuggire un pericolo. Soltanto pochi secondi dopo tornai in me.

-Muori bastardo!-

Gridai pieno di rabbia mentre infierivo sul corpo colpendolo ancora e ancora. Fu Machiavelli a fermarmi e se non lo avesse fatto avrei ridotto a brandelli quel corpo.

-Frena la rabbia Simone, ricordati quello che ti ho detto, devi essere più freddo quando uccidi una persona, lasciarti guidare dalla rabbia porterà solamente alla tua morte. Ora chiudigli gli occhi e di: Requiescat in pace. Se non conosci il latino vuol dire: riposa in pace-

Annuii e feci quanto mi era stato detto. Dentro di me sentivo come un peso, probabilmente perché mi ero macchiato del sangue di un uomo. Ma col tempo sapevo che sarebbe diventato meno faticoso, ogni volta che avessi ucciso un uomo sarebbe diventato sempre più facile. Respirai profondamente cercando di ricacciare la nausea e poi mi girai verso Machiavelli

-Ora cosa devo fare maestro?-

-Ansioso di continuare vedo. Molto bene terminiamo la lezione. Le ultime parole che devi conoscere per essere un assassino sono anche le più misteriose e dovrai meditare a fondo fino a trovarne il reale significato. Purtroppo questa ricerca devi farla completamente da solo, nessuno può aiutarti. Quando gli altri seguono ciecamente la verità, ricorda: Nulla è reale. Quando gli altri si piegano alla morale o alla legge, ricorda: Tutto è lecito. Agiamo nell’ombra per servire la luce. Siamo Assassini-

Detto questo, Machiavelli si congedò terminando così la mia prima lezione. Le ultime parole mi erano completamente oscure, ma ero sicuro che un giorno le avrei intese meglio. Per adesso sapevo solamente che mi attendeva un altro compito, dovevo andare alla Gilda dei Ladri per apprendere le principali arti del movimento degli assassini. Per questo motivo decisi di partire immediatamente, ma prima guardai la lama, ancora sporca di sangue, sangue di una persona che aveva commesso molti crimini, sangue che ne chiamava altro della stessa pasta.

 

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Capitolo 3
*** Il Ladro ***


La Gilda dei ladri era un luogo molto diverso da quello che era la base della nostra confraternita. Innanzi tutto non era una conclamata gilda ma era coperta da una grande taverna, molto in voga e molto frequentata da persone della peggior specie. Era un grande edificio che aveva quantità di vino sufficiente per dissetare un esercito, cosa che permetteva alla clientela di stare lì per parecchie ore di seguito. Io avevo solamente un nome, anche se non era un vero nome, quanto piuttosto un soprannome: La Volpe. Quando entrai nella taverna, notai subito la quantità di persone ubriache, nonostante non fosse ancora passato mezzogiorno, c’erano veramente delle persone che non avevano assolutamente niente da fare e passavano la giornata a bere come delle spugne o come dei pozzi senza fondo, una cosa davvero ripugnante. Mi avvicinai al bancone dove un barista che puzzava di vino almeno quanto i clienti mi accolse

-Buongiorno messere, qual buon vento?-

-Cerco La Volpe-

L’uomo sembrò oscurarsi in volto e diventare serio, ma guardandomi un attimo mi chiese

-Siete Simone da Milano?-

Annuii sperando che Machiavelli avesse fatto il suo dovere, avvertendo che ero in arrivo. Fortunatamente quell’uomo era davvero molto efficiente e per fortuna era stato tutto preparato per accogliermi al meglio. Il barista mi fece passare nel retro del locale, dove una persona incappucciata mi venne subito a prendere

-Ecco il nuovo allievo di Ezio, sono felice che tu abbia fatto presto, sono sempre felice di potermi sdebitare con lui. Ti spiego che cosa faremo oggi mentre andiamo fuori-

Il giardino segreto del locale era una zona all’aria aperta, con un complicato percorso ad ostacoli che prevedeva l’arrampicarsi su di un alto muro, il saltare da un prototipo di tetto ad un altro e così via. Poco più avanti invece c’erano dei manichini con alcuni pugnali conficcati nel petto, probabilmente dei veri e propri tiri al bersaglio.

-Allora Simone, quest’oggi, fino a quando non sarai pronto, imparerai come muoverti agilmente tra i tetti. Questa pratica è fondamentale per un bravo assassino in quanto i tetti sono e saranno sempre meno affollati delle strade e non hanno una direzione, puoi andare ovunque tu voglia. Inoltre tiene in forma il fisico non facendolo mai rammollire-

Detto ciò mi indicò il primo muro da scavalcare

-Ora seguimi-

Disse mentre mi faceva vedere in che modo riusciva ad arrampicarsi. La tecnica non era molto semplice e richiedeva un poco di pratica. Tutto ciò che bisognava fare era mettere un piede sul muro e darsi una spinta in alto in cerca di qualcosa da afferrare. Dopo di ciò bisognava arrampicarsi su come meglio si riusciva fino a raggiungere la vetta. Tutto ciò era sicuramene più facile a vedersi e a dirsi che a farsi, e quando toccò a me per un attimo mi fermai e ripassai mentalmente tutto quello che dovevo fare. Poi presi un bel respiro e tentai il tutto per tutto. Durò meno di quanto mi aspettassi. Credevo che dopo il primo passo avrei sentito il freddo e duro muro bianco, invece non trovai niente. Forse per istinto o forse fortuna, ero riuscito al primo colpo ad arrivare all’appiglio e così riuscii nell’esercizio.

-Tecnica rude, ma efficace-

Mi disse il mio maestro

-Il tutto diventerà più fluido ed elegante con la pratica-

Terminò la frase con un bel tono realistico. Era vero, la pratica migliorava la tecnica e questa era una legge universale. Col tempo quella tecnica divenne assolutamente più fluida e oggi riesco ad eseguirla senza neanche pensarci, è diventata così insita nel mio essere che mi basta capire che è necessario farlo per agire. La seconda parte dell’allenamento prevedeva che io saltassi da un tetto ad un altro, cosa sicuramente più difficile ancora dell’arrampicarsi, poiché il solo fallimento avrebbe comportato che io mi facessi molto male, anche troppo. Fortunatamente anche questa parte divenne molto semplice una volta che la volpe mi spiegò la tecnica, era tutta una questione di rincorsa e per l’atterraggio bastava fare attenzione a non spaccarsi le gambe, flettendo le ginocchia e facendo in modo che non fossero rigide. Dovetti tentare varie volte prima di riuscire ma alla fine riuscii a non farmi male. Avevo imparato due cose essenziali, ma il mio maestro fu categorico

-Questo è solo l’inizio-

Disse prima di portarmi nella seconda parte del giardino, dove c’erano i manichini in legno e paglia

-Un’altra caratteristica degli assassini è la possibilità di lanciare pugnali per attaccare dalla distanza. Più sarai bravo in quest’arte più i tuoi attacchi arriveranno all’improvviso e saranno letali-

Detto ciò mi diede una cintura con alcuni pugnali inseriti dentro, pronti per essere lanciati.

-Allenati fino a quando non sarai in grado di colpire nettamente in pieno petto il bersaglio-

Da piccolo mi divertivo spesso a fare tiro al bersaglio con dei sassolini ed ero discretamente bravo, ma con i pugnali era tutta un’altra cosa. Erano fatti appositamente affinché fosse aumentata la precisione e quindi il lanciatore doveva essere altrettanto bravo se non voleva sprecarli o usarli a vuoto. Una volta scoperto questo mi misi ad ascoltare anche il venticello che tirava, perché a seconda della forza di esso avrei dovuto modificare la mia traiettoria di tiro, per ottenere lo stesso risultato: un centro perfetto. Arcieri e lanciatori di pugnali sanno bene quanto il vento possa essere tremendo per i loro tiri. Continuai l’esercitazione fino a sera per acquisire al massimo la tecnica. Quando La Volpe finalmente decretò che potesse bastare, mi disse di tenere i pugnali, in quanto da quel momento avrebbero fatto parte del mio addestramento.

-Da questo momento i miei ladri sono a tua disposizione Simone, per qualunque cosa e dietro giusto compenso ti seguiranno ovunque-

-Ho compreso messere, farò buon uso dei vostri insegnamenti lo prometto-

-Non ringraziarmi, ho fatto solo il mio dovere, inoltre sono sicuro che un giorno potrai essermi utile a tua volta, spero che quel giorno arrivi presto Simone. Buona fortuna-

Dopo ave salutato mi allontanai dalla taverna in favore della base degli assassini, era stata una dura e faticosa giornata, non vedevo l’ora di riposare adeguatamente, dato che in quel momento non sarei stato capace di fare nessuna delle cose che avevo imparato quel giorno. E’ comprensibile, dopo tutto non ero ancora allenato a quel periodo e col tempo la stanchezza è praticamente scomparsa.

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Capitolo 4
*** La cortigiana ***


Quella notte dormii profondamente, avevo un disperato bisogno di riposarmi dopo aver messo alla prova il mio corpo in quegli esercizi. La mattina successiva mi svegliarono i miei compagni, che erano all’isola Tiberina da più tempo di me e quindi avevano imparato ad autoregolarsi con il sonno intuendo quando era il momento di svegliarsi. Mi vestii molto velocemente e mi diressi fuori dal covo degli assassini in favore della Rosa in Fiore, un bordello gestito dal Madonna Claudia, dove avrei proseguito il mio addestramento. Con il tempo stavo cominciando ad abituarmi ad usare i condotti sotterranei di Roma per spostarmi, questo mi permetteva di evitare l’incontro di guardie, il traffico urbano, i mendicanti e i menestrelli. La Rosa in fiore, dopo il restauro, era diventata il più bel bordello di Roma e in poco tempo anche quello più frequentato. Uscii dalla galleria e mi diressi verso la porta. Bussai e mi aprirono, una cortigiana in bella mostra tentò di abbordarmi per abitudine, ma non appena domandai di Madonna Claudia, venni indirizzato verso la matrona del bordello. Era una donna che aveva lasciato l’età da marito e da molti sarebbe stata considerata una zitella, nonostante mantenesse fascino e bellezza. Mi avvicinai a lei.

-Buongiorno Madonna Claudia, Messer Machiavelli mi ha mandato qui-

Lei alzò lo sguardo dal suo registro, nel quale probabilmente erano segnate le entrate e le uscite del bordello, fissò il suo sguardo su di me.

-Ero stata avvertita, vieni andiamo nel retro-

Poche parole e poi s’incamminò verso il retro, attraverso una porta che faceva angolo. C’era da attraversare un piccolo corridoio ma alla fine riuscimmo ad uscire nel giardino della Rose in Fiore, dove ad attenderci c’erano due cortigiane. Uno schiocco di dita di Claudia e le due si avvinarono.

-Bene, passiamo ad una parte importante dell’essere un assassino: l’invisibilità. Quando ti sposti in cerca di un bersaglio, è importante non essere visti dal nemico. Noterai che con il passare del tempo le guardie cominceranno ad essere sospettose nei riguardi della tua persona. Per riuscire a passare inosservato dovrai seguire alcuni consigli pratici. Innanzi tutto assolda alcune cortigiane che vedi per strada, quando passi davanti ai soldati loro distrarranno le guardie e tu potrai passare senza problema. Oppure puoi camminare in mezzo a loro per riuscire a non farti vedere. Alle persone non piace farsi beccare mentre guardano delle cortigiane quindi la tua copertura sarà completa. Detto questo direi che potresti passare direttamente alla pratica. Fatti un giro con le mie ragazze fino al Pantheon e poi torna qui per ricevere la tua ricompensa. Tutti gli uomini di mio fratello hanno diritto ad utilizzare gratuitamente le mie ragazze dopo il loro addestramento-

Annuii e poi mi avvinai alle ragazze

-Wow ma che bel giovane-

Disse una delle due, quella rossa

-Già speriamo che sia bravo a utilizzare tutte le lame-

Disse l’altra ridacchiando.

-Cristina e Cristiana-

Fecero in coro prima di incamminarsi. Mi infilai tra le due e uscii allo scoperto in direzione del posto indicatomi. Devo ammettere che non credevo fermamente a quello che mi diceva Madonna Claudia, dopo tutto le guardie non potevano essere così imbecilli. Ebbi la conferma delle parole della maestra quando passammo davanti a due guardie papali, che stavano tornando nel luogo a loro dovuto con un carico in mano. Si fermarono quando gli passammo davanti ma stranamente non si preoccuparono minimamente di noi, era come se fossimo invisibili. Girandomi notai che stavano camminando senza guardare le cortigiane, anche a costo di guardare le finestre e inciampare nei sassi.

-I soldati sono molto attenti a non farsi beccare con pensieri impuri, essendo soldati del Papa devono sempre mantenere un certo contegno-

Disse Cristiana mentre proseguivamo. Ci vollero dieci minuti ma riuscimmo ad arrivare al Pantheon. Davanti al cartello “in vendita” ci fermammo. Le ragazze mi guardarono e poi applaudirono

-Complimenti per aver superato la prima parte dell’addestramento, ora però c’è bisogno che tu impari a rubare-

Disse Cristina mentre mi indicava un gruppetto di persone

-Solitamente tutti tengono i loro averi in bella vista vicino alla vita. Devi avere mano svelta, prendere ciò che più vuoi e poi scappare. Quando ce l’avrai fatta torna in corsa alla Rosa in Fiore, noi ti aspetteremo. Sfrutta pure le tecniche che hai imparato per tornare, non abbiamo obiezioni all’utilizzo di nessun metodo-

Detto ciò le due ragazze si incamminarono verso il loro posto di lavoro, lasciando me in quella situazione critica. Sicuramente mi sarei messo nei guai ma volevo comunque dare il massimo per imparare in fretta. Apprendere mi era sempre piaciuto, da piccolo ricordo che guardavo interessato il lavoro dei fabbri milanesi e rimanevo incantato dalla loro maestria nel modellare armi e piccoli oggetti. Mi avvicinai lentamente e poi, quando focalizzai la borsa del bersaglio, scattai in corsa verso di lui. Passai vicino al gruppetto e con mano veloce agguantai la mia piccola preda, per poi fuggire nei vicoli. Poco dopo sentii le guardie che mi correvano dietro, a quanto pareva ero stato denunciato. Mi ritrovai così al mio primo e più importante inseguimento. Non mi potevo definire un maestro della fuga solamente perché avevo superato l’addestramento della Volpe, quindi cominciai a pregare. Continuavo a cambiare strada per seminarli, poi vidi un mucchio di paglia e mi ci buttai in mezzo, riuscendo a trovare un rifugio sicuro. Vidi passare le guardie continuamente davanti a me e sperai che non mi trovassero. Poi arrivò un lanciere che si avvicinò al mio nascondiglio, dovevo agire in fretta o mi avrebbe scoperto. Non appena l’uomo infilzò la lama nella paglia, la afferrai e lo tirai dentro, dove velocemente lo uccisi per mezzo della lama celata. In quel momento capii l’utilizzo dei nascondigli e compresi di non essere al sicuro neanche in alcuni di questi. Era più che necessario fare attenzione con le guardie se non volevo incorrere in scontri inutili. Uscii dalla paglia e mi arrampicai lentamente su per un palazzo fino al tetto, dal quale mi diressi a tutta velocità verso la Rosa in Fiore. Quel giorno avevo fatto un altro passo verso la mia nomina ad assassino e io non potevo che essere fiero di ciò. Mi rimaneva ancora un addestramento da fare e poi sarei stato mandato in una piccola missione.

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