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Non è facile essere un assassino.
Io lo so, io lo sono. Sono Simone da Milano e sono entrato a far parte dei
servitori di Ezio Auditore quando avevo venti anni. All'epoca ero solo un figlio bastardo di
un ricco signore della possente Milano, quindi non potevo crescere all’ombra dei
suoi figli senza destare voci e sospetti. Per ovviare al problema fui spedito a Roma il giorno del mio
diciassettesimo compleanno, da uno zio che avrebbe dovuto trovarmi lavoro in qualche bottega, probabilmente da un fabbro, visto il mio naturale interesse per quella professione. Il fato aveva altri piani per me e, come tutti sanno,
al destino non si sfugge. Quando entrai nella città dei papi, la prima cosa che notai
non furono gli archi, gli acquedotti dell’antica Roma
oppure le rovine, notai invece che, proprio alle porte della città, dei soldati
stavano importunando una ragazza. Aveva lunghi capelli castani e appariva molto bella all'occhio maschile, quindi credetti che stessero cercando di abusare di lei. Le davano della ladra e della puttana,
considerai che quello non si addiceva al comportamento consono da tenere nei
confronti di una ragazza e anche un bastardo come me poteva capirlo. Notai con un certo sospetto che nessuno accorreva ad aiutarla, nonostante gridasse aiuto e
cercasse di schivare i colpi di spada, che fendevano l’aria alla
ricerca della docile e indifesa preda. Non avevo sulle spalle un bagaglio pesante e quindi
corsi ad aiutarla, certo di stare per cacciarmi nei guai ma speranzoso riguardo ad un primo attacco a sorpresa. In realtà la mia strategia era basata sulla fortuna e speravo enormemente di farli scappare. Riuscii, per mia
fortuna, a colpire un soldato colpendolo alle spalle,
o meglio, gli saltai addosso senza avere la più pallida idea di quello che
facevo.
-Cane rognoso! Sei un amico di
questa donna eh? Morirete entrambi!-
Disse il soldato rialzandosi
mentre veniva contro di me a spada tratta, pronto a
infilzarmi. Un sasso che mi fece cadere a
terra, sbattendo la testa, in questo modo riuscii per fortuna a schivare il fendente orizzontale che mi avrebbe sicuamente colpito. Ero stordito e avevo la certezza che non sarei sopravvissuto al
prossimo attacco. Così chiusi gli occhi e e provai a prepararmi alla morte
“Nonostante la
mia sia stata una vita molto breve, non posso dire di aver vissuto male.
Al diavolo! Io non voglio morire!”
Mi dissi mentre aprivo gli occhi
pronto a cercare di salvarmi la vita. Il tempo parve fermarsi per qualche secondo. Fu allora che lo vidi per la prima volta.
Era un uomo incappucciato, comparso non si sapeva come
in mezzo alla battaglia. Con due mani, grazie all’ausilio di due lame che
sembravano uscirgli dalle braccia, aveva ucciso due guardie in un secondo, colpendole in faccia e
salvandomi così la vita. Non avevo mai visto a Milano qualcuno capace di fare
qualcosa di simile e non ne avevo mai letto niente neanche nei libri che ogni
tanto, molto raramente anzi, riuscivo a leggere. Non vi sto neanche a dire con
quale maestria, entro un paio di minuti, anche le altre due guardie furono morte.
Ero spaventato da quell'individuo, così come lo era anche la ragazza che avevo salvato, temevo
di poter fare la fine di quelle guardie con la stessa inquietante facilità.
Invece il nostro salvatore tese la mano e, aiutandoci ad alzarci, disse
-Ho osservato tutto quello che è
accaduto. Tu-
Disse guardando la ragazza
-Hai rubato del pane per darlo ad un bambino affamato. Invece tu-
Continuò guardando me
-Ti sei lanciato ad aiutarla
senza pensare alle conseguenze-
Poi tacque in quello che fu
sicuramente un silenzio ricco di tensione e di paura
-Queste sono le qualità che
cerco. Unitevi a me e diventate assassini. Insieme libereremo Roma dall'influenza dei Borgia-
Assassini? Che cosa voleva dire
diventare un assassino? Non lo sapevo e sicuramente non avrei voluto scoprirlo,
io dovevo ancora andare da mio zio ed ero già in ritardo. Però la cosa mi incuriosiva, non conoscevo nessuno che andava in giro affermando di essere un assassino, specialmente con fierezza. Mentre la ragazza
espresse animatamente quanto fosse onorata della richiesta, io risposi molto semplicemente
-Perdonatemi Messere ma temo di
essere in ritardo-
Mi girai e feci per andarmene ma
l’uomo mi afferrò per una spalla e disse
-Non sei stanco di non poter
aiutare le persone? Non sei stanco di non poter mettere fine ai soprusi?-
Bastarono quelle parole a
convincermi, a nessun altro sarebbe servito di più. Giratomi, gli strinsi il braccio in
segno di assenso e poi ci incamminammo per le vie di Roma. Attraverso un
intricato sistema di gallerie sotterranee giungemmo in quell’edificio che da
quel momento cominciai a chiamare casa. Scoprii in seguito che si trattava di un magazzino sull'isola Tiberina, riadattato dal mio salvatore a covo per gli assassini. Ezio, così disse di chiamarsi la persona a cui dovevo la vita, affermò di potermi insegnare come proteggere i deboli, come essere
invisibile e come fare il giusto. Dalle sue parole scaturivano sicurezza e
coraggio che sarebbero bastati a farlo seguire da chiunque. Per questo motivo
continuai a seguirlo. Immediatamente venni spogliato
dei miei abiti e mi vennero donate le vesti dell’apprendista, che erano assai
diverse da quelle di Messer Ezio. Da quel momento decisi di chiudere
definitivamente con la mia vita passata e mi dedicai anima e corpo agli
insegnamenti che i miei maestri potevano offrirmi. Secondo quanto mi spiegò un
uomo che si faceva chiamare Niccolò Machiavelli, anche lui assassino, il mio
addestramento sarebbe stato suddiviso in cinque parti: per prima cosa avrei
imparato bene l’utilizzo della lama nascosta, più antica e grande arma degli
assassini; poi sarei andato nella Gilda dei Ladri e avrei imparato a scappare,
arrampicarmi e saltare da un tetto all’altro; avrei proseguito andando nel più
famoso bordello della città, dove avrei imparato a
essere invisibile e a rubare; avrei proseguito andando alla gilda dei mercenari
dove avrei imparato l’arte della spada; per terminare il mio addestramento
avrei dovuto svolgere una missione in solitario, dove tutte le mie capacità
sarebbero state messe alla prova. Desideroso di imparare, cominciai dal primo
masso, la lama nascosta.
Il primo addestramento fu uno dei
più importanti nella mia formazione, perché mi dovetti innanzi tutto scontrare
con un fattore importante: uccidere un uomo. Quando il maestro Machiavelli mi
portò nella sala di addestramento, dove c’era un prigioniero legato, mi legò
anche al polso la mia lama nascosta. Si trattava di un grandioso marchingegno
che grazie ad un movimento secco faceva scattare l’arma.
-Questa è l’arma principale di
tutti gli assassini Simone, rappresenta ciò che siamo ed è usata per dare una
morte veloce, poiché noi non torturiamo le nostre vittime, non ci piace vederle
soffrire. Le uccidiamo perché è necessario ma non
traiamo alcun piacere personale nel farlo, è solo dovere-
Mentre il maestro parlava, volevo
a tutti i costi provare la lama e così feci fare uno scatto alla lama, che nel
mio caso era stata posizionata sul braccio destro, poiché
non ero mancino.
-Un
tempo per l’utilizzo di questa arma si richiedeva una prova di fede che
consisteva nel perdere l’anulare, ma con il passare del tempo il meccanismo è
stato modificato e ora può essere usato senza perdere nessun dito-
Continuò il mio maestro, io annui
vedendo che in effetti la lama non andava a colpire
nessun dito quando usciva, nonostante fosse di una certa lunghezza.
-E ora la parte più importante di
oggi. La nostra confraternita segue un credo fin dal giorno in cui è stata
fondata. Il primo principio è anche il più importante: trattieni la lama dalla
carne degli innocenti. Il secondo ci caratterizza come uomini dell’ombra e dice:
agisci con discrezione. Il terzo è quello che ci tiene sulla via della prudenza
e della saggezza: non compromettere mai la confraternita-
Concluse, aspettando un mio cenno
di assenso che non tardò ad arrivare
-Ho compreso maestro-
Machiavelli sorrise e mi indicò con una mano il prigioniero
-Molto bene,
ora sarà necessario che tu faccia pratica con questo prigioniero. E’ uno degli
uomini dei Borgia e ha ucciso una bambina sotto gli occhi della madre. Su di
lui ci siamo già pronunciati troppo, uccidilo-
Quando mi diede
l’ordine annuii, ma poi il tempo sembrò quasi rallentarsi mentre mi
avvicinavo a quell’uomo. Il respiro cominciò a farsi più irregolare, il battito
cardiaco accelerò all’improvviso e mi sembrò di cominciare a vedere grigio,
stavo per uccidere un uomo, quel gesto avrebbe condannato la mia anima all’inferno
per sempre. Mi fermai, cercando di convincermi che era a fin di bene. Quell’uomo
aveva ucciso una bambina davanti agli occhi di sua madre, era un mostro
mercenario, poiché si era asservito a degli uomini malvagi che terrorizzavano
la città di Roma tanto da far giungere fino a Milano la notizia delle loro
malefatte. Chiusi gli occhi e cercai di immaginarmi la scena. Sentii in me
crescere una rabbia senza confini e quando riaprii gli occhi
attaccai con un profondo attacco al collo. Vidi gli occhi del prigioniero farsi
sempre più grandi fino a raggiungere l’apertura massima, c’era ancora della
vita in loro e lui si contrasse in un grande spasmo di dolore. Poi, lentamente,
un velo bianco si posò sui suoi occhi e la vita che si poteva percepire in essi
scomparve. Quando questo accadde fui preso dalla paura
e mi staccai da lui come per rifuggire un pericolo. Soltanto pochi secondi dopo
tornai in me.
-Muori bastardo!-
Gridai pieno di rabbia mentre
infierivo sul corpo colpendolo ancora e ancora. Fu Machiavelli a fermarmi e se
non lo avesse fatto avrei ridotto a brandelli quel
corpo.
-Frena la rabbia Simone,
ricordati quello che ti ho detto, devi essere più freddo quando uccidi una
persona, lasciarti guidare dalla rabbia porterà solamente alla tua morte. Ora
chiudigli gli occhi e di: Requiescat in pace. Se non conosci il latino vuol dire: riposa in pace-
Annuii e feci quanto mi era stato
detto. Dentro di me sentivo come un peso, probabilmente perché mi ero macchiato
del sangue di un uomo. Ma col tempo sapevo che sarebbe
diventato meno faticoso, ogni volta che avessi ucciso un uomo sarebbe diventato
sempre più facile. Respirai profondamente cercando di ricacciare la nausea e
poi mi girai verso Machiavelli
-Ora cosa devo fare maestro?-
-Ansioso di continuare vedo. Molto bene terminiamo la
lezione. Le ultime parole che devi conoscere per essere un assassino sono anche le più misteriose e dovrai meditare a fondo fino
a trovarne il reale significato. Purtroppo questa ricerca devi
farla completamente da solo, nessuno può aiutarti. Quando gli altri seguono
ciecamente la verità, ricorda: Nulla è reale. Quando gli altri si piegano alla
morale o alla legge, ricorda: Tutto è lecito. Agiamo nell’ombra per servire la
luce. Siamo Assassini-
Detto questo, Machiavelli si
congedò terminando così la mia prima lezione. Le ultime parole mi erano
completamente oscure, ma ero sicuro che un giorno le avrei
intese meglio. Per adesso sapevo solamente che mi attendeva un altro
compito, dovevo andare alla Gilda dei Ladri per apprendere le principali arti del
movimento degli assassini. Per questo motivo decisi di partire immediatamente,
ma prima guardai la lama, ancora sporca di sangue, sangue
di una persona che aveva commesso molti crimini, sangue che ne chiamava altro della
stessa pasta.
La Gilda dei ladri era un luogo
molto diverso da quello che era la base della nostra confraternita. Innanzi
tutto non era una conclamata gilda ma era coperta da una grande taverna, molto
in voga e molto frequentata da persone della peggior specie. Era un grande
edificio che aveva quantità di vino sufficiente per dissetare un esercito, cosa
che permetteva alla clientela di stare lì per parecchie ore di seguito. Io
avevo solamente un nome, anche se non era un vero nome, quanto piuttosto un
soprannome: La Volpe. Quando entrai nella taverna, notai subito la quantità di
persone ubriache, nonostante non fosse ancora passato mezzogiorno, c’erano
veramente delle persone che non avevano assolutamente niente da fare e
passavano la giornata a bere come delle spugne o come dei pozzi senza fondo,
una cosa davvero ripugnante. Mi avvicinai al bancone dove
un barista che puzzava di vino almeno quanto i clienti mi accolse
-Buongiorno messere, qual buon
vento?-
-Cerco La Volpe-
L’uomo sembrò oscurarsi in volto
e diventare serio, ma guardandomi un attimo mi chiese
-Siete Simone da Milano?-
Annuii sperando che Machiavelli
avesse fatto il suo dovere, avvertendo che ero in arrivo. Fortunatamente
quell’uomo era davvero molto efficiente e per fortuna era stato tutto preparato
per accogliermi al meglio. Il barista mi fece passare nel retro del locale,
dove una persona incappucciata mi venne subito a
prendere
-Ecco il nuovo allievo di Ezio,
sono felice che tu abbia fatto presto, sono sempre felice di potermi sdebitare
con lui. Ti spiego che cosa faremo oggi mentre andiamo fuori-
Il giardino segreto del locale
era una zona all’aria aperta, con un complicato percorso ad ostacoli che
prevedeva l’arrampicarsi su di un alto muro, il saltare da un prototipo di
tetto ad un altro e così via. Poco più avanti invece
c’erano dei manichini con alcuni pugnali conficcati nel petto, probabilmente
dei veri e propri tiri al bersaglio.
-Allora Simone, quest’oggi, fino a quando non sarai pronto, imparerai come
muoverti agilmente tra i tetti. Questa pratica è fondamentale per un bravo
assassino in quanto i tetti sono e saranno sempre meno
affollati delle strade e non hanno una direzione, puoi andare ovunque tu
voglia. Inoltre tiene in forma il fisico non facendolo mai rammollire-
Detto ciò mi indicò
il primo muro da scavalcare
-Ora seguimi-
Disse mentre mi faceva vedere in
che modo riusciva ad arrampicarsi. La tecnica non era molto semplice e
richiedeva un poco di pratica. Tutto ciò che bisognava fare era mettere un
piede sul muro e darsi una spinta in alto in cerca di
qualcosa da afferrare. Dopo di ciò bisognava arrampicarsi su come meglio si
riusciva fino a raggiungere la vetta. Tutto ciò era sicuramene più facile a
vedersi e a dirsi che a farsi, e quando toccò a me per un attimo mi fermai e
ripassai mentalmente tutto quello che dovevo fare. Poi presi un bel respiro e
tentai il tutto per tutto. Durò meno di quanto mi aspettassi. Credevo che dopo
il primo passo avrei sentito il freddo e duro muro bianco, invece non trovai
niente. Forse per istinto o forse fortuna, ero riuscito al primo colpo ad
arrivare all’appiglio e così riuscii nell’esercizio.
-Tecnica rude, ma efficace-
Mi disse il mio maestro
-Il tutto diventerà più fluido ed
elegante con la pratica-
Terminò la frase con un bel tono
realistico. Era vero, la pratica migliorava la tecnica e questa era una legge
universale. Col tempo quella tecnica divenne assolutamente più fluida e oggi
riesco ad eseguirla senza neanche pensarci, è
diventata così insita nel mio essere che mi basta capire che è necessario farlo
per agire. La seconda parte dell’allenamento prevedeva che io saltassi da un
tetto ad un altro, cosa sicuramente più difficile
ancora dell’arrampicarsi, poiché il solo fallimento avrebbe comportato che io
mi facessi molto male, anche troppo. Fortunatamente anche questa parte divenne
molto semplice una volta che la volpe mi spiegò la tecnica, era tutta una
questione di rincorsa e per l’atterraggio bastava fare attenzione a non
spaccarsi le gambe, flettendo le ginocchia e facendo in modo che non fossero rigide.
Dovetti tentare varie volte prima di riuscire ma alla fine riuscii
a non farmi male. Avevo imparato due cose essenziali, ma il mio maestro fu categorico
-Questo è solo l’inizio-
Disse prima di portarmi nella
seconda parte del giardino, dove c’erano i manichini in
legno e paglia
-Un’altra caratteristica degli
assassini è la possibilità di lanciare pugnali per attaccare dalla distanza.
Più sarai bravo in quest’arte più i tuoi attacchi
arriveranno all’improvviso e saranno letali-
Detto ciò mi diede una cintura
con alcuni pugnali inseriti dentro, pronti per essere lanciati.
-Allenati fino a quando non sarai
in grado di colpire nettamente in pieno petto il bersaglio-
Da piccolo mi divertivo spesso a
fare tiro al bersaglio con dei sassolini ed ero discretamente bravo, ma con i
pugnali era tutta un’altra cosa. Erano fatti appositamente
affinché fosse aumentata la precisione e quindi il lanciatore doveva essere
altrettanto bravo se non voleva sprecarli o usarli a vuoto. Una volta scoperto
questo mi misi ad ascoltare anche il venticello che tirava, perché a seconda della forza di esso avrei dovuto modificare la mia
traiettoria di tiro, per ottenere lo stesso risultato: un centro perfetto.
Arcieri e lanciatori di pugnali sanno bene quanto il vento possa essere
tremendo per i loro tiri. Continuai l’esercitazione fino a sera per acquisire
al massimo la tecnica. Quando La Volpe finalmente decretò che potesse bastare,
mi disse di tenere i pugnali, in quanto da quel
momento avrebbero fatto parte del mio addestramento.
-Da questo momento i miei ladri
sono a tua disposizione Simone, per qualunque cosa e dietro giusto compenso ti
seguiranno ovunque-
-Ho compreso messere, farò buon
uso dei vostri insegnamenti lo prometto-
-Non ringraziarmi, ho fatto solo
il mio dovere, inoltre sono sicuro che un giorno potrai essermi utile a tua
volta, spero che quel giorno arrivi presto Simone. Buona fortuna-
Dopo ave salutato
mi allontanai dalla taverna in favore della base degli assassini, era stata una
dura e faticosa giornata, non vedevo l’ora di riposare adeguatamente, dato che
in quel momento non sarei stato capace di fare nessuna delle cose che avevo
imparato quel giorno. E’ comprensibile, dopo tutto non
ero ancora allenato a quel periodo e col tempo la stanchezza è praticamente
scomparsa.
Quella notte dormii
profondamente, avevo un disperato bisogno di riposarmi dopo aver messo alla
prova il mio corpo in quegli esercizi. La mattina successiva mi svegliarono i
miei compagni, che erano all’isola Tiberina da più tempo di me e quindi avevano
imparato ad autoregolarsi con il sonno intuendo quando era il momento di
svegliarsi. Mi vestii molto velocemente e mi diressi fuori dal covo degli
assassini in favore della Rosa in Fiore, un bordello gestito dal Madonna Claudia,
dove avrei proseguito il mio addestramento. Con il tempo stavo cominciando ad
abituarmi ad usare i condotti sotterranei di Roma per
spostarmi, questo mi permetteva di evitare l’incontro di guardie, il traffico
urbano, i mendicanti e i menestrelli. La Rosa in fiore, dopo il restauro, era
diventata il più bel bordello di Roma e in poco tempo anche quello più
frequentato. Uscii dalla galleria e mi diressi verso la porta. Bussai e mi
aprirono, una cortigiana in bella mostra tentò di abbordarmi per abitudine, ma
non appena domandai di Madonna Claudia, venni
indirizzato verso la matrona del bordello. Era una donna che aveva lasciato l’età
da marito e da molti sarebbe stata considerata una zitella, nonostante
mantenesse fascino e bellezza. Mi avvicinai a lei.
-Buongiorno Madonna Claudia,
Messer Machiavelli mi ha mandato qui-
Lei alzò lo sguardo dal suo
registro, nel quale probabilmente erano segnate le entrate e le uscite del
bordello, fissò il suo sguardo su di me.
-Ero stata avvertita, vieni
andiamo nel retro-
Poche parole e poi s’incamminò verso il retro, attraverso una porta che faceva
angolo. C’era da attraversare un piccolo corridoio ma alla fine riuscimmo ad uscire nel giardino della Rose in Fiore, dove ad
attenderci c’erano due cortigiane. Uno schiocco di dita di Claudia e le due si
avvinarono.
-Bene, passiamo ad una parte importante dell’essere un assassino: l’invisibilità.
Quando ti sposti in cerca di un bersaglio, è importante non essere visti dal
nemico. Noterai che con il passare del tempo le guardie cominceranno ad essere sospettose nei riguardi della tua persona. Per
riuscire a passare inosservato dovrai seguire alcuni consigli pratici. Innanzi
tutto assolda alcune cortigiane che vedi per strada, quando passi davanti ai
soldati loro distrarranno le guardie e tu potrai
passare senza problema. Oppure puoi camminare in mezzo a loro per riuscire a
non farti vedere. Alle persone non piace farsi beccare mentre guardano delle cortigiane quindi la tua copertura sarà completa. Detto questo direi che potresti passare direttamente alla
pratica. Fatti un giro con le mie ragazze fino al Pantheon e poi torna qui per
ricevere la tua ricompensa. Tutti gli uomini di mio fratello hanno diritto ad utilizzare gratuitamente le mie ragazze dopo il loro
addestramento-
Annuii e poi mi avvinai alle
ragazze
-Wow ma che bel giovane-
Disse una delle due, quella rossa
-Già speriamo che sia bravo a
utilizzare tutte le lame-
Disse l’altra ridacchiando.
-Cristina e Cristiana-
Fecero in coro prima di
incamminarsi. Mi infilai tra le due e uscii allo
scoperto in direzione del posto indicatomi. Devo ammettere che non credevo
fermamente a quello che mi diceva Madonna Claudia, dopo tutto
le guardie non potevano essere così imbecilli. Ebbi la conferma delle
parole della maestra quando passammo davanti a due guardie papali,
che stavano tornando nel luogo a loro dovuto con un carico in mano. Si
fermarono quando gli passammo davanti ma stranamente
non si preoccuparono minimamente di noi, era come se fossimo invisibili.
Girandomi notai che stavano camminando senza guardare le cortigiane, anche a
costo di guardare le finestre e inciampare nei sassi.
-I
soldati sono molto attenti a non farsi beccare con pensieri impuri, essendo
soldati del Papa devono sempre mantenere un certo contegno-
Disse Cristiana mentre
proseguivamo. Ci vollero dieci minuti ma riuscimmo ad arrivare al Pantheon.
Davanti al cartello “in vendita” ci fermammo. Le ragazze mi guardarono e poi applaudirono
-Complimenti per aver superato la
prima parte dell’addestramento, ora però c’è bisogno che tu impari a rubare-
Disse Cristina mentre mi indicava un gruppetto di persone
-Solitamente tutti tengono i loro
averi in bella vista vicino alla vita. Devi avere mano svelta, prendere ciò che
più vuoi e poi scappare. Quando ce l’avrai fatta torna
in corsa alla Rosa in Fiore, noi ti aspetteremo. Sfrutta pure le tecniche che
hai imparato per tornare, non abbiamo obiezioni all’utilizzo
di nessun metodo-
Detto ciò le due ragazze si incamminarono verso il loro posto di lavoro, lasciando me
in quella situazione critica. Sicuramente mi sarei messo nei guai ma volevo
comunque dare il massimo per imparare in fretta. Apprendere mi era sempre
piaciuto, da piccolo ricordo che guardavo interessato il lavoro dei fabbri
milanesi e rimanevo incantato dalla loro maestria nel modellare armi e piccoli
oggetti. Mi avvicinai lentamente e poi, quando focalizzai la borsa del
bersaglio, scattai in corsa verso di lui. Passai vicino al gruppetto e con mano
veloce agguantai la mia piccola preda, per poi fuggire nei vicoli. Poco dopo
sentii le guardie che mi correvano dietro, a quanto pareva
ero stato denunciato. Mi ritrovai così al mio primo e più importante
inseguimento. Non mi potevo definire un maestro della fuga solamente perché avevo
superato l’addestramento della Volpe, quindi cominciai a pregare. Continuavo a
cambiare strada per seminarli, poi vidi un mucchio di paglia e mi ci buttai in
mezzo, riuscendo a trovare un rifugio sicuro. Vidi passare le guardie
continuamente davanti a me e sperai che non mi trovassero. Poi arrivò un
lanciere che si avvicinò al mio nascondiglio, dovevo agire in fretta o mi
avrebbe scoperto. Non appena l’uomo infilzò la lama nella paglia, la afferrai e
lo tirai dentro, dove velocemente lo uccisi per mezzo della lama celata. In
quel momento capii l’utilizzo dei nascondigli e compresi di non essere al
sicuro neanche in alcuni di questi. Era più che necessario fare attenzione con
le guardie se non volevo incorrere in scontri inutili. Uscii dalla paglia e mi
arrampicai lentamente su per un palazzo fino al tetto, dal quale mi diressi a
tutta velocità verso la Rosa in Fiore. Quel giorno avevo fatto un altro passo
verso la mia nomina ad assassino e io non potevo che
essere fiero di ciò. Mi rimaneva ancora un addestramento da fare e poi sarei
stato mandato in una piccola missione.