Dream Dream Dreamers

di Darkshin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'innocente ***
Capitolo 2: *** Il detective ***
Capitolo 3: *** La barista ***
Capitolo 4: *** Il divano ***
Capitolo 5: *** Il medico ***



Capitolo 1
*** L'innocente ***


Bleach 1
 
   Dream Dream Dreamers: L'innocente






Pioggia.
Un uomo che guarda il cielo, lasciando che le sue lacrime, si confondano con il pianto silenzioso di quella notte maledetta.

Pochi giorni prima.   

                                                                                                                                      What should I do?

Naze ni isogiashi no yume oibito
Oh!
Demo sono mama sa kitto
I gotta go slap my leather jacket on
Sassou to ikeru hazu
Sa hikari kazaru VENUS CITY ate ni
Forgive me ari no mama no ore
Baka rashikatta toshite mo
Oh!
Kono mama sa zutto
Let me go knowin' now the pressure is on
Katarenai omoi ga aru
Amata no hoshitachi yo
Omae no sono kokoro koso ga
Sekai no subete da ze
Wasurezu ni iro
Oh oh oh oh!

Quella sera, Tokio era vestita a festa: la città, scintillante di luci, prometteva il successo ammiccando dalle vetrine, nei gesti esperti delle commesse nei negozi di classe, nel via vai di gente nei ritrovi più in della metropoli.
L'ultimo piano del Divine Comedy non faceva eccezione: se l'interrato chiamato Inferno era una eccezionale discoteca e al piano terra ci fosse Purgatorio, uno dei migliori ristoranti di Shinjuku e dintorni, l'ultimo piano era il vero gioiello della corona: il club Paradiso. Soltanto possedere la sua tessera era garanzia di appartenere alla cerchia della gente che contava in città, come con soddisfazione osservava il vecchio Barragan, il propietario dell'intero complesso e multimilionario. Ai suoi tavoli c'era gente del calibro di Unohana Retsu, ultima esponente dell'alta borghesia nipponica, dai capelli corvini trattenuti in una folta treccia; Shunsui Kyouraku, ex-sportivo di alto livello e ora spregiudicato miliardario, assieme al sempre malaticcio Jushiro Ukitake. Se il primo, risaputo donnaiolo, era in compagnia delle sue due segretarie, l'altro preferiva portarsi appresso due infermieri, fortunatamente non in camice o avrebbero guastato l'atmosfera del locale.
E poi, e poi.... Alle luci soffuse del caldo ambiente, Barragan smise di contare, per concentrarsi sulle tre talentuose bellezze che in quel momento si stavano esibendo, in particolare la sua ultima scoperta, Orihime Inoue, giovane, fresca e bella: assieme alla biondona, Matsumoto, e alla panterona Yoruichi, creavano un quadro perfetto al sollazzo delle orecchie e della vista.

Oikosu sa REAL WORLD
Scream Scream!
Netsujou sakebu VOICE
Heart Heart!
Hajirau YOUR SMILE
Stay Beautiful!
oh oh!

Kick Kick!
Mukiau sa COOL WORLD
Beat Beat!
Uchinarase EMOTION
Heart Heart!
Must be so strong, so
Tough Tough Tough
Stay Beautiful!
Oh oh oh oh!
Scream Scream!
Oh oh oh oh!
Heart Heart!

Oh oh oh oh!

Un passo avanti, un mezzo giro d'anca e le luci che inondavano la sala, in un perfetto crescendo, a concludere una esibizione magnifica, che fece sorridere sotto i baffi il vecchio, che vedeva già davanti ai suoi occhi gli incassi della serata; ormai, anche per quella sera, non rimaneva altro da fare che congedare gli ospiti di riguardo. Ovviamente non avrebbe provveduto lui di persona, aveva un personale più adatto allo scopo; il vecchio preferì farsi accompagnare da un paio di uomini nei suoi locali privati, dove incrociò il giovane Kyouraku
"Ebbene, Kyouraku-san? Mi auguro che la serata sia stata di vostro gradimento" borbottò, non troppo bruscamente si augurava. Ma l'altro sembrò non farci per niente caso, anzi, sorrise con pigro calore
"Barragan-san, lei è un genio, sa? Il locale, la musica... ho viaggiato tanto ma un posto così c'è solo a Tokio"
"Facciamo del nostro meglio" commentò spiccio
"E poi, certe bellezze... dovrà dirmi dove le trova, perchè in giro di donne così se en vedono poche"
Il vecchio miliardario rise sotto i baffi: aveva capito dove voleva andare a parare l'altro
"Segreto professionale, amico mio... e già che ci siamo: non è che sta cercando i loro camerini? Perchè, se fosse così, sarei molto spiacente di doverla fare accompagnare all'ingresso"
"Ahahah! Difendiamo la merce, eh? Stia tranquillo... cercavo soltanto il bagno" concluse l'altro, ghignando. Era consapevole della sua fama, enon faceva niente per smentirla.
Tanto per andare sul sicuro, Barragan mandò uno dei suoi uomini con Shunsui, per accompagnarlo e anche sorvergliarlo.
Ai camerini poteva accedervi soltanto lui e del personale fidato.
Non era uomo a cui piaceva correre rischi, Barragan.

Il piccolo e lussuoso camerino era illuminato soltanto dalle luci poste ai lati dello specchio: con calma e ancora un pò di insicurezza, la giovane Orihime stava cercando di togliere il trucco che per quanto da ragazza "acqua e sapone", per una come lei era anche troppo. Assorta, non si accorse dell'ingresso di un'altra persona nel camerino, che si avvicinò a lei con passi quasi furtivi.
Da dietro, con delicatezza, le tolse il tampone di cotone, facendola al tempo stesso girare: nella penombra della camera, il sorriso di Yoruichi era splendente
"Dà qua, ti aiuto io"
In silenzio, la giovane donna passò delicatamente la crema sul viso, sorridendo appena ai suoi occhioni grigi sgranati e sorprendendo appena anche se stessa. nel loro mondo, non c'era spazio per la pietà per una rivale: se non eri sulla cresta dell'onda, finivi rapidamente a fondo; non parliamo poi dell'età, la paura costante di essere scalzati da qualcuno più giovane e più bravo di te, che ti avrebbe tolto per sempre le luci della ribalta!
Ma dal primo momento, Yoruichi aveva capito quella ragazza e ne era stata, a suo modo, sedotta; ecco forse era quella la parola giusta, che non le era mai venuta alle labbra. Era stata sedotta dalla sua purezza, dalla sua semplicità e dal suo talento straordinario; ormai, la giovane donna aveva accettato da tempo il fatto che non sarebbe stata mai niente più che una bella cantante in un qualche locale, anche se di lusso. Ma lei... lei aveva ancora una lunga strada davanti.
Poteva dirle tutto questo?
"Sei... sei stata bravissima, stasera"
Il problema delle parole... sono sempre il pallido riflesso del nostro pensiero. Ma c'erano un sacco di cose non dette, in quelle quattro parole, che la fecero arrossire di contentezza. Stava per replicare, ma qualcuno buttò giù la porta.
"Ragazze, ragazze ragazze...     RAGAZZE non ci crederete mai!... ehm... interrotto qualcosa?"
"Ma che.... stupida oca!" ribattè Yorouichi. Nella penombra e dal colore della pelle non si poteva dire se fosse rossa o meno, cosa che non si poteva negare per Orihime che pareva appena aver realizzato in che situazione fossero.
"Bè, tenetevi forte: Barragan ci offre da bere!"
"Sul serio?" inarcò il sopracciglio la gatta. Barragan, famoso spilorcio che offriva da bere alle sue cantanti? Questa era grossa davvero.
"Dai cambiatevi e venite, ci aspetta al bar" strillò eccitata la bionda: la mora non se lo fece ripetere, fiondandosi nel camerino accanto e spogliandosi alla svelta.
"Uhm... ecco, io... io preferirei di no, grazie" declinò esitante la più giovane del trio.
"Ma come, no? Sei matta? Una cosa del genere capita solo ogni morte di vescovo"
"Si dice morte di Papa, oca"
"Quello che è... sai che forse ne ho investito uno in centro?"
"Guarda che ce n'è uno solo e sta a Roma, non sono come i piccioni"
"Sul serio? Vabbè, dai, cambiati e vieni con noi"
"Ho detto... ho detto di no, ti prego, Matsumoto-san, ho un leggero mal di testa" sorrise timidamente.
"E lasciala perdere!" sbuffò la terza. Aveva tolto il lungo abito da sera che usava in scena: ora, come la bionda Matsumoto, era in jeans e camicetta, con una generosa scollatura "Noi siamo al bar, raggiungici se ti senti meglio, ok?" .
"Uhm! Grazie, Yoruichi-san... e Matsumoto-san".
"Ma ti pare... a dopo!".

"Uurgh... la mia testa..."
Molto tempo dopo, Matsumoto ciondolava per i corridoi del Paradiso, rimbalzando come una pallina del flipper contro ogni oggetto solido sul suo cammino. Avevano passato almeno tre ore a bere e a ridere al bar con i ragazzi dello staff, alcuni tra parentesi anche molto carini, ma Orihime non si era fatta viva per niente.
Che ingrata, sciupare una occasione come quella! Barragan per fortuna non c'era, si era limitato a dare disposizioni alla barista di provvedere e di fare qualche ora di straordinario, ma per il resto aveva preferito rimanere nelle sue camere. Meglio così, almeno l'atmosfera della festa non ne aveva risentito.
Comunque, la ragazzina rimaenva una ingrata!
Stava prendendo una brutta piega, la ragazzina, oh sì! ma per fortuna c'era la bella e giovanissima Matsumoto Rangiku che avrebbe provveduto, si, l'avrebbe sgridata come si deve e poi sarebbero andate a fare compere  e poi, e poi Orihime sarebbe divetata una brava ragazza, sì, una bravissima cantante come lei!
Ormai la bionda vaneggiava tra i fumi dell'alcool e quasi non ci vedeva più: di colpo, si ritrovò a terra, a massaggiarsi la testa. Davanti a lei, più che vedere, intuiva ci fosse una persona che le dava le spalle
"Che... che modi sciono?!" sbraitò.
Ma l'altro sembrò accorgersi solo in quel momento della sua presenza; scansandola con pochisimo garbo, si mise a correre giù per la rampa di scale che portava all'uscita antiincendio, lasciando la ragazza inebetita.
Anche se a fatica, Matsumoto riuscì a rimettersi in piedi: ormai era quasi arrivata. Si preparò a buttare giù la porta come era solita fare, ma si accorse che era già semiaperta, così decise di fare uno scherzo alla sua amica: con calma, fece scorrere la porta sui cardini, pregustando la sorpresa, ma quando la aprì completamente, tutto l'alcool e il sangue nelle vene gelarono di botto.
Schiena sul pavimento, il vestito strappato e completamente nuda dalla cintola in giù, lo sguardo vacuo rivolto alla parete, la pelle bianca: Inoue Orihime, 18 anni... era morta






Note: la canzone è "Stay Beautiful" di DIGGY-MO,  ending #23 di Bleach

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Capitolo 2
*** Il detective ***


Bleach 1
 
   Dream Dream Dreamers: Il detective


 "Passiamo ora alle notizie di cronaca..."
Negli uffici della TAI, quel pomeriggio, solo i tre titolari dell'agenzia erano presenti, come al solito: ognuno di loro aveva la propria scrivania, posta su un lato dell'ampia camera e dove gli faceva più comodo.
Alla sinistra, Gin Ichimaru, l'unico nipponico "purosangue" dei tre, dagli occhi perennemente socchiusi in una smorfia soddisfatta e i lunghi capelli argentati, conseguenza di un albinismo ereditario; in quel momento aveva la guancia schiacciata contro la scrivania e una espressione piuttosto apatica: ascoltava distrattamente la radio che aveva sul suo posto di lavoro, mezzo curioso e mezzo menefreghista.
Di fronte, c'era la scrivania di Kaname Tousen, giovane avvocato afroamericano dai lunghi rasta raccolti sul capo. Cieco in seguito ad un incidente automobilistico in cui si era trovato coinvolto da giovane, era uno di quei tipi che si potevano definire con le palle quadrate: non si era perso d'animo nemmeno un secondo, ma anche nella sua condizione aveva continuato gli studi, vincendo una borsa di studio a Tokio, dove dopo essersi laureato ed aver conosciuto il "boss" aveva deciso di rimanere. In quel momento ascoltava con delle cuffie il sintetizzatore vocale del portatile che gli spiegava le ultime novità in fatto di diritto.
Infine, davanti ad una vetrata larga quasi quanto tutta la parete, c'era lui, il fondatore e boss della TAI: Sousuke Aizen che in quel momento leggeva il giornale, con aria distratta, mentre sorseggiava il suo tè quotidiano
Capelli castani di media lunghezza, caldi occhi color nocciola e un fisico asciutto: i colori caldi della madre italiana si fondevano a pennello con i tratti vagamente orientali come lo sguardo sottile. Nessuno sapeva molto di lui e del suo passato: l'unico spiraglio su quel mistero di uomo era una piccola foto incorniciata, un bambino dallo sguardo curioso che giocava in spiaggia,  abbracciato da una bella donna dai lunghi capelli castani che rideva felice.
Nè Gin nè Kaname sapevano altro: si era presentato un giorno nelle loro vite, quando non sapevano che farne, promettendo loro denaro e "una vita interessante". Non che avesse mentito, nè l'una nè l'altra cosa erano mai scarseggiati nella loro agenzia.
 "... il capitano Hitsugaya, del decimo distretto di Polizia, incaricato delle indagini, ha appena arrestato il noto miliardario Kyouraku Shunsui, con l'accusa di avere assassinato la giovane Inoue Orhihime, anni 18..."
"Rapido..." mormorò distrattamente Sousuke, buttando un orecchio all'ultima notizia
"Hitsugaya... il piccolo fenomeno dell'investigazione" rispose senza alzare la testa l'argenteo
"Che ti ha praticamente buttato fuori dalla Polizia, se non erro" sorrise di rimando il suo capo, mentre Gin alzava la testa, vagamente infastidito da quella palesemente falsa accusa
"Sono stato io ad andarmene! Troppe scartoffie, troppa burocrazia... non puoi appendere un delinquente al muro senza dovere rendere conto a chissà chi!"
"Tragico, davvero...aspetta, alza un pò"
Dall'apparecchio stavolta uscì fuori la voce giovanile e seriosa di Toushiro Hitsugaya, un cervello di veterano nel corpo di un ragazzino delle medie
"... è stato grazie alle preziose testimonianze del signor Barragan, che ha sorpreso il signor Kyouraku in atteggiamenti sospetti, e a un testimone oculare che ha preferito rimanere anonimo ma che avrebbe visto l'accusato in questione fuggire dal luogo del delitto, che siamo arrivati ad una rapida conclusione di questa sordida storia. Del resto, il profilo dell'accusato in questione corrisponde perfettamente alla tipologia...."
CLIC
Gin aveva spento l'affare, innervosito, anche per ragioni che il suo capo poteva benissimo sospettare: sapeva chi era l'"anonimo accusatore", perché in un altro caso il piccoletto non is sarebbe premurato di nascondere la sua identità. Progettava di far patire a quella persona il meno possibile, quindi non poteva essere che lei.
Un timido bussare alla porta ed ecco uno degli impiegati
"Ehm... scusate, signori... una donna chiede di poter parlare con voi" 
"Falla entrare"
La donna, che con tutta probabilità era venuta a chiedere i loro servigi, era una alta mora, dai capelli lunghi legati in una treccia che le arrivava fino in mezzo ad una schiena; vestiva un tallieur dall'aria costosa, che le dava ad un tempo l'aria da ricca borghese e da segretaria, fatto surrogato dai discreti occhiali che portava.
Era nervosa, nonostante lo sguardo fermo: ad un cenno condiscendente di Aizen, fu rapida a sedersi di fronte a lui.
Evidentemente si stava chidendo se fosse stata una buona idea recarsi in una agenzia di investigatori privati, ma prima che potesse avere un ripensamento, Sousuke le sorrise, caldo e affabile come solo lui sapeva fare, scrutandola al di sopra degli occhiali.
Secondo Gin, Aizen soffriva del "complesso di Superman", come lo aveva battezzato: se aveva gli occhiali, era il classico buon padre di famiglia, che spazza per terra e porta il ragazizno alle partite di calcetto, ma se tirava indietro i capelli e se li toglieva, allora diventava una persona totalmente diversa: cinico, freddo e spietato. Ma soprattutto, di una intelligenza sconfinata, da metterti in soggezione con un gesto
"Le assicuro che quanto ci dirà non uscirà da questo ufficio" sorrise comprensivo Aizen, incrociando le mani. Dritto al punto, aveva inciso nella preoccupazione maggiore della sua ospite, che ora appariva più rilassata.
"Mi scusi, sono un pò nervosa, ma... è una questione seria, lei capisce"
"Capisco, capisco" mormorò accondiscendente. Novantanove per cento, veniva a parlare di suo marito
"Mi chiamo Yadomaru Lisa, e sono la segretaria di Kyouraku Shunsui, molto piacere, Aizen-san"
La segretaria di quel grand'uomo, probabilmente stupratore e assassino? La cosa si faceva interessante, ma non parlò, aspettando che fosse lei a decidersi a dire quanto ritenesse opportuno
"Aizen-san, lei mi deve aiutare!" si accalorò "Kyouraku-san è innocente, glielo giuro!"
"così parlò la segretaria particolare dell'assassino" ghignò dal suo posto Gin, mentre Kaname si era tolto le cuffie, incuriosito a sua volta
"Kyouraku-san non è un assassino!"
"Nessuno lo è, prima di avere ucciso la prima persona"
Stizzita, la giovane scattò in piedi, inviperita, ma prima che potesse attentare alla vita del suo sottoposto o peggio, andarsene, Aizen decise che era il momento di intervenire
"Lo perdoni, ma deve anche capire che non può limitarci ad assicurare che è innocente. Ha un alibi? Se ha un alibi, perché non è andata come prima cosa alla polizia?"
La donna arrossì leggermente: "Le due cose sono collegate, Aizen-san. Non può avere ucciso quella ragazza, perché a quell'ora era... con me"
"Ho la sensazione che lei non ci stia dicendo tutto. Sono costretta ad avvertirla che non accetterò il caso se avrò il sospetto che ci sta nascondendo qualcosa" sospirò, mentre versava dalla teiera che l'impiegato gli aveva portato una tazza per la mora
"Non ho mentito. Era con me... e con mia cugina, Nanao Ise, anche lei segretaria particolare di Kyouraku-san... siete abbastanza adulto da capire il resto ,suppongo" lo sfidò, tremando leggermente.
Aizen chinò la testa, pensieroso: ovvio che non lo avesse detto alla polizia: quanto poteva volerci ad invalidare un alibi fornito dall due segretarie particolari del principale sospettato? E se anche le avessero credute, la sua immagine ne sarebbe riuscita ben più che compromessa.
"Allora, accettate? Sono stata incaricata dai vertici della compagnia di dirvi che avrete a disposizione fondi illimitati per scagionare Kyouraku-san"
"Va bene signorina. La contatteremo al più presto per metterla al corrente delle indagini. Nel frattempo, assuma Tousen-san come avvocato aggiunto del signor Kyouraku: potremmo aver bisogno di metterci in contatto con lui e questa è la maniera più rapida ed efficace. Il prezzo della difesa in tribunale è già compreso nella parcella, non ci saranno costi aggiuntivi"
"Arigatou gozaimasu, Aizen-san" si alzò in piedi la mora, inchinandosi leggermente, mentre Gin la accompagnava alla porta.
Kaname guardò il suo capo: anche se cieco, il suo era un intuito fuori dalla norma.
"Dovremmo condurre un indagine con un braccio legato dietro la schiena, vero?"
"Dove sarebbe il divertimento, altrimenti?" ghignò leggermente, masticando pensieroso la stecca degli occhiali mentre si girava a guardare i suoi uomini
"Spalancate le orecchie, ora vi dico cosa dovete fare..."



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Angolo recensioni:

Reds92:  Troppo genreoso, bello... questi sono capitoli di riscaldamento, prima che le cose diventino serie. E tu sai quanto mi piacciano le cose complicate!

Stratovella: Grazie mille per i complimenti! Effettivamente è una storia che avevo in mente da quando ho sentito la prima volta quella ending... hai ragione, ispira troppo! Peccato l'abbiano cambiata presto con una più banale! Ciao!

Grano89: Sin City? Magari fossi capace di una cosa del genere... ma mi impegnerò, giuro! In effetti... si, non è che a parte le AU con Bleach si possa fare molto, ma ho voluto tentare questa strada. Spero di riuscire a stupire... dal prosismo capitoli, vedremo i tre in azione, questo è stato più un lungo prologo.

Dark

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Capitolo 3
*** La barista ***


Bleach 3

 Dream Dream Dreamers: La barista

Sanjin Komamura si passò stancamente una mano tra i folti capelli e la barba rossiccia, mentre guardava la pila di materiale e di articoli che in soli tre giorni erano riusciti ad accumulare: la "volpe di Karakura Town", come era soprannominato nel suo ambiente, aveva impiegato la maggior parte del suo staff, in quel caso, un omicidio passionale, una giovane donna assassinata da un pervertito donnaiolo del calibro di Kyouraku. Mica roba che si vedeva tutti i giorni.
Eppure, sfogliando un editoriale di Shinji, si sentì mancare per un momento: il suo, si vantava, era sempre stato un giornale "serio", dalla parte dei lettori. La verità, sempre e comunque.
Non si era mai ritrovato a giudicare un amico, come in quel caso: nonostante le diversità di vedute, sapeva che quel ragazzo era un tipo onesto e non credeva fino in fondo alla sua colpevolezza; d'altro canto la polizia era arrivato subito a lui, quindi le prove avrebbero dovuto essere schiaccianti.
Il naso da giornalista prudeva.
Sicuro, prove schiaccianti, inconfutabili. Ma quali? Nessuno aveva una minima idea riguardo le basi sulle quali era stato accusato; c'erano solo due testimoni, il  vecchio che non poteva andare oltre l'affermare di averlo visto nei paraggi, e una donna che da quanto aveva saputo non era neanche lucida al momento del ritrovamento del cadavere.
Qualcosa non tornava.
Nel frattempo Hisagi Shuurei, il suo vice caporedattore preferito, sembrava indemoniato, o forse sotto l'effetto di stupefacenti: correggeva bozze, parlava al telefono, seguiva con gli occhi il lavoro dei colleghi più giovani e tutto questo praticamente su una gamba sola, perché con l'altra teneva su dei faldoni riguardanti probabilmente tutte le notizie e i fatti utili che aveva potuto raccogliere sull'assassino, sulla vittima e su tutti coloro che erano vicini ai due: se Komamura non lo avesse fermato probabilmente sarebbe arrivato al punto di descrivere il pedigree del gatto di Orihime.
"Che significa: abbiamo già scritto di tutto?" sbraitava, mentre con gli occhi faceva cenno a un assistente di fargli un caffè
"No! Non esiste! Pubblicate una perizia! Una intervista! State scherzando ragazzi?"
Il suo capo ritenne saggio richiamarlo in ufficio
"Pazzesco capo! Il caso migliore che ci sia mai capitato e questi battono la fiacca!"
"Non esagerare, Hisagi-kun" lo ammonì Komamura, le sopracciglia aggrottate.
Fu come un secchio di acqua gelata in testa al povero ragazzo: di colpo si lasciò cadere sulla sedia, realizzando di essere sfinito, ma al momento non era quello che gli interessava
"Se ti dicessi, in via teorica, che questa storia non mi convince?"
"Ma... Komamura-san..."
"Per ora" continuò, come se l'altro non avesse aperto bocca "Siamo riusciti a mantenerci, diciamo sul neutro. Tuttavia..." picchiettò sugli articoli che aveva appena letto "Stiamo scivolando in una tendenza che non mi piace, non mi piace affatto. Dobbiamo andarci cauti con le accuse, dico bene? Vendere va bene, ma per certe cose meglio aspettare dati certi"
Hisagi guardò il pezzo di Shinji, a cui lui stesso aveva collaborato, afferrando al volo quello che voleva il suo superiore. Poteva dirgli di avere avuto le stesse perplessità durante la stesura del pezzo, ma gli sembrava scorretto nei confronti del suo collega.
"Riferirò..."
"Non ho ancora finito. Chiudi la porta e torna qui. Vorrei che tu facessi una cosa..."



Diligente, Aizen avvolse il chewing-gum usato nella stagnola, prima di buttarlo nel bidone più vicino: aveva smesso da poco di fumare, facendo respirare un pò meglio polmoni e portafoglio. Con lo sguardo, valutò ad una prima occhiata la facciata dell'edificio: sapeva che Barragan aveva collaborato di persona al progetto del suo megaimpianto: se il carattere della persona corrispondeva a quelle decorazioni scialbe e di cattivo gusto, allora non voleva averci niente a che fare, ma lo sporco mestiere di detective spesso ti porta a  dei compromessi che in altre situazioni non accetteresti di buon grado. Diede uno strattone al lungo cappotto scuro per darsi la carica, prima adi dirigersi verso le entrate secondarie del locale, le uniche forse dove erano stati apposti i sigilli e le bande gialle che segnalavano la presenza di una zona del crimine, ma nessun poliziotto in zona. Storse la bocca, infastidito, mentre sollevava la veste per passarci sopra: a quanto pareva, il vecchio aveva mosso i suoi contatti nelle alte sfere per togliere di mezzo la presenza della polizia dai luoghi più visibili il prima possibile per no dare una cattiva impressione al locale; doveva fare presto, se voleva scoprire qualcosa di utile, o qualunque malintenzionato avrebbe potuto alterare la scenda del delitto.
Sembrava fortunato: nessuno in vista anche lì, sulle scale di servizio.
Aizen calcolava sempre le cose al dettaglio, come il migliore degli scacchisti: muoversi in fretta lo indisponeva. Comunque, aveva sempre un piano di riserva, si consolò mentre si passava tra le dita la custodia di cuoio rettangolare nella tasca del cappotto.
L'edificio non era alto, così ci volle poco ad arrivare al piano giusto: spingendo una pesante porta di grigio acciaio blindato, il giovane si trovò un un lussuoso pianerottolo. La comune porta d'acciaio, chiusa, veniva nascosta in un angolo del muro in modo da risultare invisibile; alla sua sinistra, scale che andavano verso il primo piano, ben più lussuose di quelle dalle quali era appena salito, di marmo bianco e corrimano in oro; a destra, l'ampio ingresso del club, una enorme porta finestra di legno scuro.
Le porte si spalancarono silenziose al tocco del giovane uomo, lasciando che entrasse in quel sancta sanctorum dei ricchi: una ampia sala quasi semicircolare, moderna e al tempo stesso accogliente. Nell'angolo a nord-ovest, una serie di altre porte finestre dovevano dare su una sorta di terrazzo giardino con tanto di piscina, come poteva dedurre dalla chiara luce azzurra che proveniva da laggiù; davanti a sè aveva un palco, non grande ma elegante, come in un vero cafè cabaret francese. Infine, proprio davanti alla porta che conduceva fuori al terrazzo, il bar. Con calma, come chi ha tutto il diritto di essere lì, Aizen si andò a sedere sui classici sgabelli tondi e alti, una mano negligentemente posata sotto il mento in una posa piuttosto affascinante, lanciando un occhiata distratta alle tre ragazze che litigavano sedute all'altro angolo e apprezzando la vasta scelta di liquori in esposizione sulle mensole di mogano, illuminate fiocamente d dei faretti
"Cosa posso fare per lei?"
L'uomo finse di riscuotersi, per poi concentrare l'attenzione sulla barista: era alta, almeno quanto lui, dai corti capelli biondi sistemati in un taglio piuttosto mascolino anche se decisamente attraente. Anche l'abito da barista, invece di mortificarne la femminilità la faceva risaltare, ma quello che più colpiva erano gli occhi: due splendidi occhi color zaffiro, belli e altrettanto duri, ammorbiditi appena dal fascino del nuovo cliente.
"Polizia", le sorrise cordiale mentre mostrava il falso tesserino che si era portato appresso "Cerco il signor Barragan, mi hanno detto che potevo trovarlo qui"
"Il signor Barragan non è qui" sospirò, concentrandosi sul volto del castano
"Aspetterò" le sorrise ancora, a sua volta fissandola negli occhi.
La cosa bella di Sousuke Aizen era il fatto che fosse perfettamente a conoscenza di possedere un enorme fascino: una donna normale sarebbe praticamente caduta ai suoi pedi dopo il primo sorriso, se ci si metteva d'impegno; questa invece confermava la prima opinione che ne aveva avuto di lei.
"Posso offrirle qualcosa, nel frattempo, signor ispettore?"
Lo guardava quasi in tralice, maliziosa, magari aspettando il giusto pretesto per mettere la conversazione sui binari giusti, ma l'"ispettore" ci pensò su un attimo solo
"Saprebbe preparare un Kir?"
"Subito, signore"
Nella piccola flute, la ragazza misurò con gesti esperti la giusta dose di crema di ribes e vino bianco, prima di servirla al castano, che accettò con un cenno del capo
"Complimenti, davvero niente male..."
"Il biondo e il moro vanno davvero d'accordo insieme, non trova?*" osservò casualmente l'altra.
Touchè, bello.
"Siete qui per la storia di Inoue?"
"Chiamare -storia- la morte di una conoscente..."
"Era una conoscente, appunto" scrollò le spalle lei "Non avevate già messo dentro Kyouraku? Che senso ha tornare?"
"Diciamo che rimangono alcuni punti oscuri, in tutta la faccenda" bevve un sorso il moro, evitando di scoprirsi troppo "La conosceva?"
"Cos'è, ha deciso di portarsi avanti sul lavoro?"
"Solo l'occasione di scambiare due chiacchiere con una affascinante barista, ed avere l'occasione di riconvocarla in centrale, suppongo"
Uno pari.
La donna si prese il suo tempo, prima di rispondere e Aizen non le mise minimamente fretta.
"La vedevo ogni tanto... non è che le cantanti sprechino molto tempo con le bariste, suppongo. Era una ragazza cortese, però"
"Aveva nemici, che lei sappia?"
"Si può essere nemici di un agnello?" rispose retoricamente lei
"Non mi ha risposto"
Lei scosse la testa
"Buon Dio... era tanto se osasse respirare qui dentro, figuriamoci farsi dei nemici"
Aizen rimase silenzioso, valutando le parole della giovane bionda: non sapeva ancora quasi nulla di questa Inoue, se si toglieva le informazioni che gli aveva fornito Gin con una veloce ricerca su Internet. Quello che aveva appena saputo poteva coincidere con il quadro generale della vittima, una giovane senza storia particolare, con l'unica colpa di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato, ma non aveva ancora finito.
"Amanti?"
"Di quello non ne so niente, non ero la sua confidente del cuore" ghignò lei "Potrei chiedere a Yourichi o Matsumoto, però"
"Benissimo, sarebbe di grande aiuto... se volesse passare..."
"A casa sua? " suggerì flautata
Aizen sorrise più apertamente, porgendole un biglietto da visita
"Hm... adoro le bionde, soprattutto quando sono chiacchierone" la avvisò, suggerendole implicitamente di non presentarsi a mani vuote. Una volta tanto però, aveva il sospetto che i suoi desideri non si sarebbero avverati. Mentre scendeva le scale per uscire, la sentì distintamente rivolgersi alle altre ragazzine che per tutta la loro conversazione non avevano fiatato
"...imparate: qualità, non quantità".






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*Il Kir si fa con crema di ribes, che ha un colore bruno scuro, e vino bianco... che si chiama bianco ma ovviamente è giallo chiaro. Chi vuole intendere....


Angolo recensioni:

Eldercloud: le vicende andranno avanti con calma, però è una storia che ho praticamente pronta. Solo, purtroppo l'università ha la brutta capacità di toglieti la voglia di scrivere. Mi fa piacere che ti piaccia, avevo sempre voluto scrivere un giallo ^^

Stratovella: Eh si... c'è molto da scoprire, soprattutto sul detective e sulla povera vittima. Sarà una lunga indagine, però voglio vedere anche se qualcuno troverà l'assassino prima che io scriva di lui.
Ic i personaggi.... beh, non è stato difficile: per me quei tre possono essere indifferentemente i "buoni" e i "cattivi".
Anche per te Gin è il personaggio preferito? Io lo adoro... infatti penso ci sarà molto più lui di Kaname come co-protagonista :-)

saby:  la seconda che dice sembri un film... guardate che alla fine arrossisco ^///^. Scherzi a parte, è bello sapere che piace la storia e anche lo stile... le recensioni sono il carburante per fare sempre meglio!

Un saluto anche al grandissimo Grano, beta reader di fiducia del Dark: dai che prima o poi un giro da te o da me ce lo faremo!


Dark

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Capitolo 4
*** Il divano ***


4

Dream Dream Dreamers: Il divano

n.b. : le parti in corsivo sono parti di flashback, i caratteri normali sono i commenti

Due giorni dopo.

Seduto come al solito al suo posto di comando, Aizen sorseggiava tranquillo il caffè, conscio che tutto l'aplomb di questo mondo non sarebbe servito a fare sparire dalla faccia le due profonde occhiaie, conseguenza dell'incontro ravvicinato con l'affascinante Tia Harribel del giorno prima. A ripensarci, gli scappò una specie di sorrisino, non come al suo solito espressione di superiorità sprezzante, ma per una volta segno di un profondo divertimento e anche di una certa soddisfazione.
Come un gatto si stiracchiò sulla poltrona, valutando attentamente i pro e i contro di quella situazione a mente fredda.
Aveva conosciuto la tipa non più di due giorni e già era sicuro che ci sarebbero state complicazioni, infatti questa bionda valchiria senza alcuna autorizzazione si intrufolava virtualmente sul suo posto di lavoro, ed Aizen reputava la cosa inaccettabile; nessuna altra donna si era mai permessa tanto e sì che non era un adolescente in preda al primo grande amore della vita.
Ma... andava contato tra i pro e i contro? Decise di lasciar perdere il punto, intuiva che se avesse voluto sbarazzarsi di lei l'unica maniera efficace era sparargli.
Per ora non l'avrebbe fatto: la sua neo alleata era anche una risorsa preziosa, una miniera di informazioni direttamente dal centro delle indagini: aveva scoperto che come molti professionisti del ramo, lei era discreta, quasi invisibile all'occorrenza, ma sapeva carpire le confidenze della gente con la sua aria da dura e pura. Quindi, senza dubbio, pro.
Contro.
Sarebbe arrivato più spesso sul lavoro in taxi, visto che quella mattina le gambe non lo reggevano per niente, sorrise imbarazzato; e avrebbe dovuto fare i conti con quel demente di sottoposto albino, sorbendosi i suoi colpi di gomito e i suoi ammiccamenti che in sommo grado detestava dal profondo del cuore.
Per ironia della sorte, proprio in quel momento arrivava la strana coppia, anche se tirava una strana aria: se Kaname come al solito era inappuntabile e fresco come una rosa, Gin barcollava, avanzando a scatti come fosse stato un pupazzo: vedendo il suo capo però rimase sorpreso giusto per un attimo, il tempo di guardarlo come per dire -Anche tu?- mentre scoppiavano in una risata silenziosa.
Al suono, l'afroamericano si voltò verso i due, interrogativo, ma Gin si era già lasciato cadere sulla sua poltrona preferita
"A quanto pare l'informatore ci ha fatto fare le ore piccole, eh Aizen-san?"
"Gin..."
Si aspettava che gli dicesse di tacere ma ancora una volta l'imprevedibile Aizen tenne fede al suo nome
"... è un duro lavoro, ma meglio che lo faccia chi ha il fisico, non trovi?" ghignò alludendo alla forma in cui era arrivato.
L'albino alzò le mani in segno di resa
"Ci tengo a precisare che non è come pensa"
"Avete saputo qualcosa di utile, Aizen-sama?"
"Cielo, Tousen-san... non ve... ehm..."
"Guarda che puoi usare i verbi che ti pare, Gin"
Aizen stesso decise di dare un taglio a quel momento di impasse
"Si, Kaname"
"Si... e poi?" chiese Gin, curioso
"Poi che?"
"Dai... non penso che è venuta, ti ha detto quello che volevi ed è andata via! Come è andata?"
"Tsk... ho a che fare con ragazzini delle elementari. Va bene."

Per prima cosa, la casa: l'ambiente è una delle cose fondamentali in questi casi, quindi ho cercato di renderla più accogliente possibile, sai, sistemare le luci, cuscini dai colori caldi... cose di questo genere
"Accidenti capo, ti sei dato da fare?"
"Mi piace fare le cose per bene, Gin"
Comunque non ci vivo quasi mai, sto sempre in ufficio quindi ne ho approfittato anche per fare un pò di ordine.
Passo numero due, la cucina. Non vi ho mai invitato a casa che il tempo che passo con voi è già troppo per i miei gusti, comunque ho imparato a cucinare da mia madre e con un pò di pratica sono diventato ance piuttosto bravo
"Allora è vero che gli italiani sanno cucinare"
"Vuoi morire?"
Si, insomma: tanto vale che preparassi qualcosa di mmh... raro, ecco. Non ci crederete ma alle volte i cibi preconfezionati fanno davvero male, sul serio.
Per vestirmi non ho avuto voglia di sbattermi troppo, dei jeans scuri eleganti e un maglioncino bordeaux: per una cenetta intima non mi pareva il caso di vestirmi come un pinguino ma neanche di apparire sciatto, così ho rovistato nell'armadio finché non ho trovato qualcosa di decente e il risultato credo sia stato discreto.
L'appuntamento era per le nove, avevo finito tutto per le nove meno cinque così pensavo i avere una mezz'ora per rilassarmi, ma prima sorpresa della serata, Tia arriva puntuale
"Tiiiia... che dolce"
Stavolta Aizen non si scomodò più di tanto a parlare, tanto qualunque minaccia non avrebbe sortito effetto. Preferì lanciare contro il sottoposto un orribile fermacarte che lui stesso gli aveva regalato: in fondo c'è giustizia a questo mondo!
Idiota... comunque sì, sono rimasto un pò sorpreso. Niente in confronto a quando sono andato ad aprire la porta, però: se in abito da lavoro era bella, ieri sera era da farti perdere la testa e non è che sono un ragazzino alla prima cotta. Un abitino blu notte, un leggero trucco... sembrava quasi luminosa.
Confesso: ci ho messo un secondo di troppo a farla accomodare, sono anche io un uomo, sapete?
La cena fu tranquilla, mangiammo scambiandoci qualche banalità, complimenti su cibo, il lavoro, cose così insomma. Fare il galantuomo era il prezzo per avere le informazioni
"Come è umano, lei"
Istintivamente Aizen si voltò verso Gin, ma quello fece una faccia perplessa, come a dire: non sono stato io. In effetti la voce non era la sua, era di Kaname che per una volta sghignazzava silenziosamente dal suo tavolo.
Diciamo che trattandola con i guanti ho saputo quello che mi serviva: abbiamo bevuto un pò troppo, così alla fine le ho chiamato un taxi e ci siamo salutati
"Tutto qui?" sbottò l'albino "Che delusione"
"Tutto qui" confermò lui con una faccia che non ammetteva repliche
Tutto qui un corno... Dovrei dirti come è andata poi?
Abbiamo bevuto sul divano, è vero. Con il camino acceso. Roba forse demodè, Gin, ma sempre efficace: elegante e di classe, come io e lei. Ma che ne puoi sapere?
Non me ne sono praticamente reso conto ma in due abbiamo giustiziato un ottima bottiglia di Scotch che avevo da parte per una buona occasione: assieme al liquore se ne andava a farsi benedire anche tutta la classe di questo mondo e le inibizioni, bevevamo continuando a cercare di fare colpo l'uno sull'altra, ci caschi prima tu o cado prima io?
Ma quella donna gioca sporco: quando a pochi centimetri da me mi passò le dita sulle labbra guardandomi negli occhi, allora la frittata era già fatta.
Abbiamo cominciato lì dove eravamo, troppo impazienti, troppo provocati dal fascino dell'altro: a questo mondo finora non aveva mai trovato qualcuna tanto bella e al tempo stesso tanto forte come lei, da inebriarti più di tutto l'alcool di questo mondo.
Vigliacco se dicessi che era semplice sesso; forse era meglio chiamarla fame, un bisogno di non essere me stesso di cui neanche io ero a conoscenza.
Fu solo dopo molto tempo, quando fummo entrami sazi che ritrovai un pò del mio me stesso.
"Mmmhh... se voi detective siete tutti così vorrei essere interrogata più spesso"
"Sono unico nel mio genere, mi spiace"
"Già... anche perché se in centrale chiedessi di te mi guarderebbero come una pazza o mi chiederebbero di cercare altrove, non è vero signor falso poliziotto?"
Dovevo avere una faccia piuttosto stordita, lo ammetto. quella sera stavo perdendo su tutta la linea.
"Ahahah... dai, credevi che non me ne sarei accorta?"
"Come...?"
"Ssshh..." soffiò, mi mise a tacere maliziosamente "Non ha importanza. Non sono venuta qui per la tua patacca di latta"
"Credo di averlo intuito..."
Mi sono ritrovato mio malgrado a ridacchiare.
Come da accordi, ebbi il nome che cercavo, ma lo presi direttamente dalle sue labbra, cosa strana dopo aver fatto sesso ritrovarsi a volere il nome di un altro uomo.

"Comunque alla fine è stata di parola: abbiamo un nome sulla lista da investigare" sogghignò, tronfio, come a dire: se non ci fossi io, cosa fareste voi?
Tuttavia nè Gin nè Kaname sembravano un granché impressionati
"Capo, non è il caso di vantarsi troppo: anche il qui presente Ichimaru Gin si è sacrificato per il bene della società, mettendo addirittura a repentaglio la sua vita!"
"Circolo di mototeppisti a Shonan?"
"Peggio: casa di ex-ragazza a Ota"

Sincero: ero abbastanza nervoso.
Avevo lasciato Rangiku qualche mese fa, per la decima o forse undicesima volta ed era stato un addio abbastanza traumatico.
Qualcuno ha detto che col tempo ci si abitua a tutto: mentre scappavo giù per le scale e schivavo ogni genere di oggetto che si può trovare in una normale casa giapponese inclusi un mio paio di pesanti sandali di legno, avrei tanto voluto incontrare questo qualcuno.
Però sono riuscito a scamparla, potrei dire di essere un professionista in queste cose, addirittura se un tempo fuggivo quando lei non poteva fare niente per trattenermi come nel bel mezzo della notte, negli ultimi tempi la cosa non mi dava alcuna soddisfazione, così sono dovuto passare a cose più estreme.
Sono pazzo, lo ammetto.
"No, non sei pazzo. Hai solo una spiccata tendenza al suicidio"
Eh... Agghindarmi non sarebbe servito a niente, mi sono presentato così come ero a casa sua, col rischio di trovarci il poppante e tutto: nel caso lo avrei sculacciato e cacciato via, credo.
Era sola, ma credetemi quando vi dico che non era per niente contenta di vedermi, anche se il fatto che non mi avesse giustiziato sommariamente lasciava ben sperare
"Ehi, bellezza."
"Tu. Che vuoi?"
"Scambiare due chiacchiere con te, posso entrare?"
"Vattene Gin, non è giornata"
"Ti rubo solo un minuto"
Sono entrato praticamente con la forza, ma Rangiku sembrò non avere voglia di lottare: si limitò ad ignorarmi mentre tornava in cucina, dall'odore che proveniva da quella direzione probabilmente si stava per mettere a tavola
"Gin, sono impegnata. Dimmi cosa vuoi e sparisci, per cortesia." Neanche mi guardava, si ostinava a darmi le spalle.
"Ho saputo della tua amica, Orihime"
Avrei giurato che le sue spalle avessero sussultato impercettibilmente
"Tu." ringhiò, voltandosi di scatto verso di me "Non ti fai vedere per sei mesi. Poi torni e di punto in bianco mi vieni a chiedere della mia amica assassinata!?" continuò in un crescendo insopportabile, uno dei pochi motivi per cui odiavo quella donna... assieme alla tendenza all'ubriachezza e al disordine ma quelli sono anche difetti miei.
Non c'era tempo per la filosofia, così misi tra me e lei il tavolo della cucina mentre la spietata valchiria mi rincorreva con il mestolo del riso
"Ca... calma! Mi hai chiesto tu di andare al sodo!"
"MOSTRO!"
Ce ne volle del tempo, ma alla fine si calmò: addirittura mi mise davanti una ciotola di katsudon.
"Generalmente, non è il contrario? E' chi interroga che offre un katsudon all'interrogato"
"Non sono qui per interrogarti, ma per avere il tuo aiuto, Rangiku"
Dire il suo nome, assieme all'insolita richiesta d'aiuto ebbe l'effetto di acquietare definitivamente la tigre
"Dobbiamo scoprire chi ha assassinato quella povera ragazza!"
"Hanno già messo dentro il colpevole..."
"Piccola... sai che quasi sicuramente non è lui l'assassino. E' stato solo un pretesto per calmare le acque e farci condurre indagini tranquillamente"
"Non sapevo ti avessero ripreso... potevi dirmelo"
"Sono solo un consulente esterno, non voglio più fare il poliziotto"
Finalmente ci siamo potuti mettere a mangiare con calma: l'atmosfera sembrava quella giusta dei bei tempi andati, così non le avrei mai detto che chiamare katsudon o anche soltanto cibo quella roba avrebbe portato al suicidio una decina di chef.
"Cosa non si fa per amore"
Stavolta era il turno di Aizen di vendicarsi per le idiozie dell'albino, ma Gin si limitò a sorridere senza particolare sentimento.
Ci siamo piazzati comodi sul suo divano, con una ciotola di pop corn e aranciata, che se Rangiku si metteva a bere sarebbe stato dura tirare fuori informazioni attendibili. Volevo sbrigare la cosa alla svelta, ma quando Rangiku appoggiò la testa sulla mia spalla mi sono leggermente lasciato andare
"Devo essere sincero, Ran: sono preoccupato anche per te"
"Uh? Perché mai?"
"Non ci arrivi? Sei in una posizione delicatissima, l'unica teste e nemmeno troppo affidabile."
"Ma...!"
"Non mi fraintendere: so che sei innocente, ma dobbiamo trovare al più presto il vero colpevole: queste indagini sono state svolte malissimo, fregandosene di tutte le procedure. Prima o poi la storia verrà a galla e tutti i coinvolti potrebbero fare una brutta fine"
"Ma Toshiro-kun aveva detto..."
"Lascia perdere il bamboccio" Kami se mi sono innervosito a quel nome! "Lui è il peggio, con la volontà di proteggerti sta facendo solo danni"
"Sei geloso di lui"
"Io geloso?" sono insorto
"Si. Non ti va giù che ti abbia sbattuto fuori a calci e che io preferisca lui a te"
"Si vede che ti accontenti di poco"
"Umpf! Scemo... sarà giovane ma è molto più uomo di te"
"Gran bel pezzo d'uomo... ora dobbiamo solo trovare l'altro pezzo, però!"
"Gne gne gne"
Mio malgrado mi stavo divertendo: sembravamo essere tornati quelli di un tempo, ma per il suo bene...Non mi ero accorto di quanto fosse diventato tardi
"Forse è meglio che vada..." dissi senza troppa convinzione
"... rimaniamo ancora un pò così?"
"... va bene"

Di colpo il ragazzo tacque, come se la storia fosse finita lì. Per niente al mondo avrebbe confessato agli unici che poteva chiamare amici quello che era successo dopo, o che si erano detti.

Silenzio.
"Gin... se ti chiedo una cosa, mi dici la verità?"
"..."
"Sei stato... felice, con me?"
Cosa si dice in questi casi? Accidenti alle donne e al loro continuo bisogno di conferme: vorrei averlo detto, vorrei aver detto, stupida, anche adesso io non potrei essere più felice! Sono stato felice ogni singolo istante passato insieme, sono stato felice quando la mattina riuscivamo a svegliarci nello stesso letto e non si sapeva più dove finiva il tuo corpo e dove iniziava il mio, quando riuscivamo a rubare un attimo di tempo per un gelato insieme... ogni ricordo prezioso che ho riguarda te. Se sono quello che sono, il merito è tuo, Matsumoto Rangiku.
Ma sono un uomo.
"Si... Ran."
E forse successe il miracolo, in quel sì si erano condensate tutte le parole non dette
"Grazie"

"Non c'è molto altro da aggiungere"

Ci siamo addormentati insieme, lì sul divano, fregandocene del mondo ed era da molto che non passavo una notte così bella.
Prima di andarmene, Rangiku si decise a darmi un nome, strappandomi la promessa di fare attenzione.

"Sei spietato con lei e con te stesso, Gin" mormorò Kaname, colpito
"Solo con me stesso. Se avessi lasciato dietro di me qualcosa, lei si sarebbe aggrappata a quello e non sarebbe mai riuscita ad andare avanti."
"Non capisco."
"Forse un giorno ti parlerò di come ho conosciuto Rangiku"
"Bene... allora la necessità di dare un occhiata a questo signore sale... hai qualcosa da aggiungere Kaname?" commentò Aizen
"Si Aizen-sama, anche io ho un nome da sottoporre"
"Uh... e a quale leggiadra donzella hai strappato tale preziosa informazione?"
Ignorando completamente Gin, il giovane moro prese a consultare una serie di appunti che aveva messo insieme il giorno prima.
"Ho esaminato il curriculum vitae della vittima, ed ho scoperto qualcosa di più sul suo conto: in particolare, il soggetto ha studiato presso la Toho Gakuen, l'accademia musicale di Tokio. Nulla da segnalare, in apparenza: ottimi voti, studentessa diligente... per scrupolo però ho fatto un giro da quelle parti, fingendomi un appassionato di musica ed ho scoperto una cosa piuttosto interessante. Pare che avesse una sorta di relazione con un professore, ma niente di certo. Fatto sta che il professore in questione si è messo in congedo temporaneo per un anno."
"Fiuu... hai capito questa? Facciamo che al tre diciamo questo accidente di nome?"
"Infantile... Kurosaki Ichigo" commentò Sousuke
"Professor  Schiffer Ulquiorra, docente di violino" aggiunse Kaname
"Jaegerjacques Grimmjow... vi prego non fatemelo ridire"







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Il nome dell'accademia l'ho praticamente preso a caso da Wikipedia, comunque, come i quartieri, esiste.
Una specie di "tradizione" giapponese, se così vogliamo chiamarla, è quella di offrire all'interrogato dalla polizia il katsudon. NIente di complesso, riso con una cotoletta tagliata in strisce.


Angolo recensioni:

Stratovella: da uomo, confermo a mia volta il pensiero di Harribel ^^ Si è visto la buona figura che ha fatto il nostro idiota dai capelli d'argento preferito? (ovviamente idiota in senso affettuoso)
Qui non è perfido nè tanto simpatico, ma si comporta da uomo, come nel manga dove mi è piaciuto un sacco, per affetto a rinunciato ad una donna che secondo me gli piaceva anche. sarebbero stati una delle coppie riuscite dei manga, accidenti all'autore... sono resuscitati tutti perchè lui deve morire!? :-)

Elderclaud: sostegno a quella povera donna di Tia; Aizensama vincerà già abbastanza, è giusto che certe volte perda... anche se non mi è parso molto scontento della cosa! Da adesso potete sbizzarrirvi ad ipotizzare l'assassino, vediamo chi alla fine avrà ragione XD

saby: non so se Aizen in questo è venuto uguale al manga, però l'ho voluto rendere anche umano, almeno un pò. Qui non ha mondi da conquistare quindi si può anche rilassare e comportare da persona normale, non trovi? Grazie del sostegno!

Una ultima nota personale, vediamo se indovinate: perchè, dopo aver intitolato tre capitoli a persone ho intitolato questo con un oggetto? Alla prossima!

Dark




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Capitolo 5
*** Il medico ***


Bleach 4

Dream Dream Dreamers: Il medico


Gli occhi sbirciano con circospezione da un piccolo spiraglio.
Vorrebbero sapere. Sono gli occhi di chi non crede a quello che vedrà, gli occhi di chi non ci vuole credere, che si è convinto per molte notti che il suo fragile castello fosse più resistente della roccia quando invece basta un gentile alito di vento a far crollare tutto un mondo.
Un gentile alito detto realtà.
Perché la realtà è innegabile.
Puoi coprirti gli occhi, fuggire magari, ma sempre saprai di lei, sempre nella mente scorreranno le immagini che hai strenuamente fuggito.
Cosa ti rimane da fare allora, piccolo essere umano a cui è stato tolto il dono di negare?
La rabbia, densa e rossa come vino feroce, lo assale mentre la sua indole circospetta lo frena, esortandolo alla pazienza, ad aspettare il momento giusto, che inevitabilmente arriva.
Non puoi più negare. Ma puoi cambiare la realtà, piccolo uomo: puoi stringere le tue mani intorno al candido collo di giovane, sussurrare al suo orecchio dolci parole di rabbioso amore mentre la vita, piano, abbandona i suoi splendidi occhi grigi che tante volte avevi ammirato, grato e stupefatto come per un dono divino.
E mentre godi, nella tua follia, dell'ultimo sospiro... Ti svegli.
L'uomo si passò una mano sul volto, ancora leggermente scosso. Se i Kami esistevano, cosa che lui negava da quando aveva capito come girava il mondo, era evidente che avevano deciso di punirlo così, propinandogli per ogni singola notte della sua vita il suo misfatto, come un marchio indelebile di infamia che lo avrebbe accompagnato in eterno a ricordargli la sua colpa di avere troppo amato.
Perché mai odio sarà più amaro di quello germinato sul cadavere di un amore; mai rimorso sarà più tormentoso della vita negata a colei per la quale avresti sacrificato la tua.
Pianse, sperando di lavare con le lacrime il peccato.
Ma il rosso sulle sue mani non sarebbe mai più andato via.

"Aizen-san, mi spiega perché ha insistito tanto sugli amanti della vittima?"
Sousuke si prese il suo tempo per rispondere, impegnato com'era a guidare seguendo ogni singola norma del codice della strada: volendo avrebbe potuto dare lezioni ad uno stunt-man, ma le sue numerose regole auto-imposte contemplavano l'ossessivo rispetto delle regole soprattutto quando stava per agire al di fuori di esse.
Di traverso, lanciò una lunga occhiata al suo assistente per quella domanda oziosa: avrebbero interrogato ciascun sospettato a coppie in momenti diversi per ottenere il massimo delle informazioni possibili, in quanto mentre lui si sarebbe limitato a porre le domande ed a ottenere risposte convincenti, Gin avrebbe osservato gli atteggiamenti del sospettato in questione traendone utili spunti.
La sua capacità di osservazione non era seconda a nessuno, tuttavia il suo acume non andava di pari passo.
"La vittima è stata strangolata" osservò, quasi casualmente
"E quindi?"
"Generalmente è un modus operandi proprio di un killer che ha avuto una conoscenza approfondita della vittima, oppure di un assassino che trae il suo piacere nella sottomissione anche sessuale. In mancanza di meglio, suppongo che iniziare con un amante respinto sia la migliore delle idee, non trovi?"
"Mh..."
"Vorresti aggiungere qualcosa?"
"Secondo me è banale, cioè... il classico delitto passionale?"
"Illuminami allora. Nel frattempo faremo come ho detto. Hai la scheda?"
Dalla piccola borsa di cuoio che il giovane uomo teneva stretta tra le gambe, tirò fuori una cartellina rossa che aprì per leggere al suo superiore il contenuto
"Kurosaki Ichigo, anni 24, sposato. Gestisce una piccola clinica a Karakura che ha fondato personalmente al termine di laurea breve in infermieristica... questa poi non l'ho capita, di punto in bianco questo apre una clinica? E i soldi?"
"Leggi oltre" gli consigliò Aizen, senza distogliere gli occhi da una vecchina che stava attraversando la strada ad una velocità che avrebbe fatto invidia a una lumaca
"Sempre al termine dei suoi studi si è sposato con... Kuchiki Rukia? Una di quei  Kuchiki?"
"Secondogenita del ramo principale della casa dei Kuchiki, esatto... famosa per una certa testardaggine e il suo volere agire fuori dalle regole: ha conosciuto il bel Kurosaki al liceo e se lo è preso a dispetto di tutta la famiglia"
"La principessa e il povero insomma... questa storia sta accumulando un clichè dietro l'altro!"

 Tanto per rimanere in tema, casa Kurosaki era una piccola e graziosa villetta in periferia, con clinica annessa. Non fosse stato per l'insolito ingresso dalle ampie vetrate coperte da tende di un bianco candido, non sarebbe satta minimamente diversa da tuttte le altre abitazioni nei dintorni, due piani,  tetto a spiovente e giardinetto annesso, cosa che fece gemere l'argenteo di sconforto.
Se c'era una cosa che odiava era la banalità, le cose scontate, la ripetitività.
Anche questo uno dei motivi per cui aveva accettato oggettivamente con un certo sollievo il licenziamento dalla polizia, certo, l'orgoglio gli bruciava al pensierto che l'artefice della sua disfatta fosse stato un moccioso, ma pazienza.
Avrebbe avuto la sua vendetta, pensò senza lasciare trasparire i suoi pensieri mentre bussava con garbo alla porta di legno.
Ad occhieggiare un pò timidamente da dietro lo spioncino c'era una donna, anzi, una ragazza, si corresse mentalmente Gin
"Desiderate?"
"Polizia. Vorremmo rivolgere alcune domande al signor Kurosaki Ichigo, se fosse possibile" sorrise Gin mostrando la patacca di latta che riproduceva il distintivo della polizia giapponese
"Ichigo?" boccheggiò, scioccata, portandosi una mano alla gola.
"Non si preoccupi,  ci serve solo rivolgergli alcune domande" la rassicurò Aizen, prendendo il controllo della situazione come da copione: per quanto si sforzasse, Gin incuteva una sorta di timore nella gente, lo volesse o meno, così aveva pensato bene di approfittare della cosa: lui spaventava la gente, poi arrivava lui, bello e cordiale e i testimoni, sollevati nell'avere a che fare con un tipo del genere si aprivano con più facilità.
"Le ruberemo solo qualche minuto"
"P... prego, accomodatevi... Ichigo, cioè, mio marito è in ufficio, lo chiamo subito" mormorò la donna, suo malgrado sollevata, conducendoli in salotto mentre i due "poliziotti" non poterono fare a meno di notare le condizioni in cui versava la padrona di casa.
"Vi prego, sedetevi, vi porto del tè"
"Molto gentile,grazie mille"
Il padrone di casa non li fece attendere molto: da una porta sbucò fuori un giovanotto alto dai capelli di uno assurdo color carota e l'aria piuttosto ostile e imbronciata
"Kurosaki Ichigo?" si alzò in piedi Aizen salutando con garbo
"Si, sono io. Rukia mi ha detto che siete della polizia" li squadrò leggermente sospettoso
"Esatto, vorremmo rivolgerle alcune domande, se non le dispiace"
"Prego"
Nel frattempo, Kuchiki Rukia stava portando un vassoio con teiera e tazze: immediatamente Ichigo abbandonò l'aria seriosa per prenderne una forse un pò allarmata, alzandosi di scatto per prendere il vassoio dalle mani della moglie e beccandosi un rimbrotto a bassa voce che i due fecero finta di non capire ma che li fece sorridere involontariamente.
"Cosa posso fare per voi, allora?" chiese il pel di carota porgendo loro lo zucchero
"Arigatou. Vorremmo informazioni da voi circa una persona, Orihime Inoue..."
Per un solo fugace istante, i due si irrigidirono ma la cosa non sfuggì ai detective
"La conoscevate?"
"Direi di sì" grugnì Ichigo, torvo "Mia moglie e Inoue sono state compagne alle medie, frequentavamo lo stesso gruppo di amici..." gesticolò vago come se avesse spiegato tutto
Aizen annuì, comprensivo, mentre Gin faceva i complimenti alla padrona di casa per il tè eccellente ricevendone un timido sorriso grato
"Perdoni se le sembro scortese... quindi la vostra era una semplice amicizia?"
"Certamente."
"Dunque, quando ha saputo del suo omicidio...."
Ancora fremito... Il signor Kurosaki non dov essere una persona capace di nascondere le emozioni, per quanto ci provi
"Inoue è morta?"
A sorpresa, la bocca spalancata in un muto stupore, Kuchiki Rukia si riscosse dal suo stato di gelida guardia, lanciando occhiate orripilate al consorte che non osò guardarla negli occhi
"Mi stupisce che lei non ne sapesse niente, Kuchiki-san"
"La colpa è mia... ho tenuto Rukia all'oscuro di tutto... le sue condizioni, insomma..." mormorò il medico prendendo la testa tra le mani.
La mora si limitò a stringere le labbra, evitando di dire quello che pensava di lui in presenza di estranei: in fondo, l'educazione impartitele non era acqua.
"La signorina Orihime è stata assassinata due giorni fa nel suo camerino, quindi stiamo indagando su tutte le persone che hanno avuto un qualche collegamento con la vittima. Negli ultimi tempi, siete venuti a conoscenza di comportamenti strani tenuti dalla vostra amica, o magari vi ha parlato di un qualche tipo sospetto, pedinamenti, minacce?"
"No... è che è molto tempo che non ne sappiamo niente... da qualche anno ci siamo un pò persi di vista, sa com'è..."
"Capisco... signorina Kuchiki, potrebbe lasciarci un minuto da soli?"
"Che... cosa..."
"Ho delle informazioni strettamente riservate al signor Kurosaki. Ovviamente in quanto consorte potrebbe rimanere ma non credo che il suo contenuto le piacerebbe"
Aizen non sorrideva più, anzi. Ne aveva già le tasche piene, voleva concludere al più presto quella faccenda e magari dare un colpo di telefono a Tia per vedere se quella sera era libera.
Fortunatamente non ci fu bisogno di aggiungere altro, la signora Kurosaki levò alla svelta le tende, lasciando i tre uomini soli nel piccolo salottino, anche se un osservatore esterno avrebbe pensato di vedere un serpente velenoso e un rapace pronti a fiondarsi su un pulcino indifeso
"Kurosaki-san, sa perché siamo qui?" chiese all'improvviso il sorridente Gin
"Pe... per informazioni su Inoue, giusto?"
"Yare, yare... siete molto ingenuo, Kurosaki-san... le informazioni che ci servono le abbiamo già"
"Infatti" confermò il collega "Lei, posso comprendere perché, in precedenza ci ha mentito. Questo la mette in una brutta situazione, lo sa?"
"Kurosaki-san, lei ha avuto una relazione molto più intima con Orihime. Di questo vogliamo parlare."
"Relazione... è stato molto tempo fa..." cercò di difendersi il ragazzo
"Ce ne parli."
Un ordine proveniente da un poliziotto. Un poliziotto che sapeva, magari sapeva più di quello che voleva far credere...
"E'stato diverso tempo fa" ripetè, gli occhi fissi nella tazza di tè "Prima di conoscere Rukia, mi... frequentavo con Inoue. Una cosa da ragazzini, forse, però... è andata avanti finché lei non ha avuto proposta di entrare alla Toho Gakuen. Da allora ci siamo visti sempre di meno, finché abbiamo capito che non valeva la pena continuare. Poi al liceo ho conosciuto Rukia...però siamo rimasti sempre in contatto, penso eravamo abbastanza maturi da accettare il fatto che la nostra storia fosse finita. Questo è quanto"
"Posso chiederle quando ha sposato Kuchiki Rukia?"
"Grosso modo... meno di un anno fa, credo... no, aspetti! Io amo mia moglie, cioè, ci saremmo sposati lo stesso, magari più in là..."
"Capisco" fece senza compromettersi Aizen, alzandosi e inducendo Gin a fare lo stesso "Questo è un numero privato, ci chiami se le viene in mente qualcosa. Le consiglierei di non muoversi da Tokio per i prossimi tempi."
"Saluti la signora e le faccia i nostri auguri" sorrise, magari un pò beffardo l'argenteo, chinando appena il capo in segno di saluto

"Allora, Gin?"
"A un certo punto aspettavo solo che venisse il cane a saltellare gioioso tutto intorno. Per fortuna che le cose sono diventate più interessanti"
"Davvero. Tipico degli uomini incerti, nelle difficoltà ti diranno solo una mezza verità..."
Pensieroso, Gin si prese il mento tra le mani
"Una relazione c'è stata, ma che sia più complessa di quello che ci vuole fare credere?"
"Mh"
"Aggiungiamo la moglie alla lista dei sospettati, tanto per precauzione?"
L'altro lo guardò leggermente stranito, come se a volte pensasse che il suo subordinato avesse black-out cerebrali
"Non dico l'abbia fatto di persona, magari per interposta persona, la gelosia o la rabbia di avere le corna... o forse la potente famiglia Kuchiki che salva l'onore della cadetta..."
"Non occorre creare più ipotesi di quante siano necessarie, Gin."
"E va bene" si arrese l'altro "Siete intrattabile... astinenza forzata dalle donne? Chi è il prossimo?"
"Il professor Shiffer, a lui ci pensiamo io e Tousen. Tu vedi cosa puoi sapere dal signor Jaegerjacques. Ah, portati dietro Stark, per ogni ogni evenienza"
"Ma che caro capo, che si preoccupa per i suoi dipendenti..."
"Non fraintendere. Se riuscissi a ricavare qualcosa di utile e non fossi in grado di tornare per riferire sarebbe inutile, non trovi"
"Amo quando siete così stronzo, Aizen-san"
"Non farti sentire da Tia..." mormorò a mezza bocca leggermente ilare l'uomo


"Ichigo... devi dirmi qualcosa?"
"Siediti, Rukia. Forse mi odierai, ma è meglio che tu sappia tutto."
 

 

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