Una storia così.

di Crystalya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Innamorarsi. ***
Capitolo 2: *** Persona misteriosa ***
Capitolo 3: *** Piccolo Segreto ***
Capitolo 4: *** Delusione ***
Capitolo 5: *** Lacrime ***



Capitolo 1
*** Innamorarsi. ***


 
Come può una ragazza come tante come me aspirare a qualcosa che le faccia capovolgere l'esistenza?
Uhm, forse dovrei presentarmi, avete ragione. Il mio nome non ve lo rivelo, però. Sappiate che mi chiamo L, e voglio narrarvi la mia storia.
Ci state? 
 
Riprendiamo dalla riflessione di prima. Facile fare riflessioni, a questi tempi. Dovunque tu rivolga lo sguardo troverai frasi estremamente depresse o estremamente mielose. Ci sono poi quelle volte a prendere in giro, che ti fanno sempre spuntare un sorrisetto sul volto. Vabbè, se ti offendi sei un gran permalosone, eh. Ops, ho perso il filo del discorso.
Ormai va di moda essere speciale per qualcuno; peccato però che vadano anche di moda dei modelli quantomeno assurdi e irraggiungibili. Bello schifo che è.
Prendiamo per ipotesi che io sia una di quelle ragazze belle, ma estremamente belle, e ricche. Alta, magra, con bei vestiti, sempre la frase pronta, bei voti a scuola. Insomma, il top del top, la perfezione. Prendete per vera quest'ipotesi, e ditemi se non è un paradosso. Oh, forse starò usando un parolone così buttato lì, però pensateci bene: una ragazza così, sarebbe mai soddisfatta? Avrebbe tutto ai suoi piedi, o no? E il gusto di lottare per avere qualcosa lo proverebbe?
Forse sì, forse no, solo lei potrebbe saperlo. E dato che io non sono una ragazza di quel tipo non lo saprò mai.
Però so come vive una ragazza comune, come tante. Vi va di ascoltare la mia semplice storia?
 
Era un fresco giorno di Settembre. Il 20 Settembre, se vogliamo essere pignoli. Quella mattina m'ero svegliata di buon'ora, e lo sapete il perchè? Io sì. Ma non ve lo dirò. Okay, sono una burlona, e la smetto perchè devo raccontarvi questa storia una volta per tutte. Ebbene sì, quel giorno cominciai la scuola superiore.
Mi ero alzata con un pensiero in testa, ovvero se avrei fatto nuove conoscenze, ma soprattutto ad una ragazza che più o meno conoscevo e che volevo farmi amica. Insomma, la giornata cominciava bene.
"Ciao Ma." avevo detto dirigendomi in cucina.
"Ciao Lya, sei pronta per le superiori?"
"Uhm, uhm, forse.
Quest'ultima frase era stata pronunciata con un sorrisetto beffardo, ma soprattutto, cosa più importante, mentre addentavo un biscotto. Poi avevo bevuto il latte. Vero, queste cose nelle storie romantiche non c'entrano proprio nulla, ma volevo dirle.
Sta di fatto che alle 7.20 mi ero trovata alla fermata dell'autobus con un mio fidato amico delle medie, che sarebbe venuto nella mia stessa scuola, anche se il destino (anzi, il preside) ci aveva mandato in classi diverse.
Com'ero vestita? Cosa di poco conto, ma nelle storie ormai la leggo sempre, così la inserirò anche qui. Una semplice t-shirt azzurra regalatami dalla zia, un jeans a pinocchietto e delle scarpe da tennis azzurro scuro. Al collo portavo una collana che era molto importante per me.
Saltiamo un mucchio di convenevoli e troviamoci subito nell'atrio della scuola.
Erano ormai le 8 e me ne stavo seduta accanto a delle ex-compagne delle medie (anche loro in altre classi) su una rovinata sedia dell'atrio della mia scuola. Stavo ascoltando, o perlomeno cercavo di darlo a vedere, il noiosissimo discorso del preside che esortava tutti gli studenti a studiare (che novità, non si era mai sentito di un preside che avesse invitato gli studenti a non farlo). Mi dondolavo costantemente sulla sedia e, tra un bisbiglio e l'altro, mi guardavo attorno. Caspita, che ben di Dio. La mia scuola era una delle più antiche della città ed era molto famosa e frequentata da un sacco di studenti che aspiravano ad alti titoli. Già, peccato che il tasso di bocciati fosse tra i più alti. Tralasciando i particolari prettamente scolastici, vi volevo informare che quel giorno tra i ragazzi di prima c'era veramente un ben di Dio. Tanti ragazzi che avrebbero potuto piacermi, zero il mio coraggio. Ad un tratto (e qui comincia il momento "da film") il mio sguardo incrociò uno dei presenti, quasi a rallentatore: aveva capelli neri e occhi scuri e penetranti, e ci guardammo per una frazione di secondo. Stop, il film è finito. Sta di fatto che me ne innamorai all'istante. Senza troppi petali di rosa o altri convenevoli sì, innamorarsi è facile durante l'adolescenza.
Che ve ne pare, vi va di seguirmi nella mia "emozionante" storia d'amore?

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Capitolo 2
*** Persona misteriosa ***


Beh, dire che mi ero trovata già bene nella nuova scuola era dire poco.
Avevo subito conosciuto delle persone, come dire, bizzarre: insomma, di quelle che piacevano a me. Avevo subito stretto amicizia con Bian e Isa, che erano esattamente l'opposto una dell'altra: Bian era stata promossa a stento l'anno precedente, difatti pensava principalmente all'aspetto esteriore, era estroversa e condivideva con me molte passioni anche se non concordavo con lei su alcuni punti; Isa, invece, non pensava per niente all'aspetto esteriore, tanto da venir definita "brutta" da molte persone (beh, a mio parere la bellezza è relativa e soggettiva, o no?), era un'avida lettrice di fantasy e adorava le materie scientifiche. L'aspetto estetico, per esempio il colore dei capelli o degli occhi, non penso sia molto importante, mi basta che siano inquadrate sull'aspetto psicologico, che è quello che più mi interessa.
Stavo dicendo? Ah, sì, parlavo delle mie compagne di classe. 
Non ero molto in ansia per la compagna di banco: tanto prima o poi ci si conosce tutti, o no? Mi ero seduta vicino ad una ragazza bellissima: era un po' bassina, ma aveva capelli color cenere e occhi verde profondo. Inoltre, come me, praticava il Karate da molto tempo. Il suo nome era Sury, e solo dopo scoprii che era bocciata. Poco importa, quello che mi aveva colpito di lei era stato il sorriso abbagliante che spuntava ogni volta che qualcosa colpiva la sua attenzione.
Ovviamente il discorso sui ragazzi non si fece attendere: le più avide cacciatrici (sì, lo ammetto, i ragazzi mi piacciono anche se non sono la mia ragione di vivere) eravamo io e Bian; Isa era innamorata da tempo di un suo amico mentre Sury era già fidanzata. Io non ero una ragazza con molte storie alle spalle, di quelle che le collezionano: ne avevo avuta solo una importante, durante l'estate, mentre Bian era più esperta.
"Allora allora? Sei stata colpita da qualcuno?" mi aveva detto Bian con una gomitata e un'occhiata complice.
"Mh, forse...e tu?"
"Sì, penso che Mat sia un figo, poi c'è Cel che però è un po' bassino, infine Gany...che ti prende?"
In quel momento penso di averla guardata male: non apprezzo molto le ragazze che fanno classifiche di preferenza, tanto più il primo giorno di scuola. Poi aggettivi come "figo", "bono" e quant'altro, se aggettivi possono essere considerati, mi facevano da sempre storcere il naso. Avevo risposto che era tutto okay, e mi ero allontanata per un attimo dal gruppetto. Ah, mi ero dimenticata di dire che era suonato l'intervallo; mica me ne vado a zonzo durante le ore di lezione.
Ero uscita dalla classe per guardarmi attorno e per identificare l'ambiente dove mi trovavo: le prime e le seconde erano tutte in succursale, una piccola sede abbarbicata sui monti (mh, forse ho un po' esagerato, ma era comunque abbastanza in alto), e la mia classe si trovava al quarto piano. Guardavo la classe di fronte e in quel momento chi uscì?
Suspence...
No, non era lui, ma la mia professoressa di Matematica che avevo avuto il "piacere" di conoscere alla prima ora. 
Però lui l'avevo visto. Camminava nel corridoio con un altro ragazzo, ma questa volta l'avevo guardato solo io: lui non aveva ricambiato il mio sguardo. Evidentemente lo guardavo mooolto intensamente, perchè non mi accorsi del suono della campanella e di un mio compagno di classe che mi veniva addosso cercando di entrare in classe. La sua spallata mi riportò alla realtà, e proprio nella realtà mi accorsi che quel ragazzo era proprio bello. Beh, avrei avuto modo di pensarci a casa, perchè in quel momento stava entrando una nuova professoressa che attendeva di fare la nostra conoscenza.
Appunto, a casa.
La mia adorata casuccia, calda e accogliente, che dopo ogni fantastico giorno di scuola mi attendeva con un sorriso (okay, sto sorpassando il limite).
Vabbè che la mia casa era ed è tutt'ora un bugiattolo, di certo non era una villa a quattro piani, ma era pur sempre l'appartamento piccolino nel quale vivevo con la mia famiglia.
Dopo cena, passata a litigare con il mio simpatico fratellino, mi ero chiusa in camera a pensare, quando mi era arrivato un sms.
"Ciao, ti piace Gilu?"
Perfetto, ci mancano solo gli sms dagli sconosciuti. Rispondendo ai vari messaggi non sembrava volermi rivelare la sua identità, e a dir la verità mi era presa la voglia di chiudere la conversazione, quando un sms, il suo ultimo, aveva attirato la mia attenzione:
"Beh, comunque sia ti vedevo fissarlo oggi, a ricreazione. Vuoi una mano?"
Sbuffando avevo lanciato il mio cellulare sul letto, mancando il bersaglio e facendolo cadere a terra.
Raccogliendolo pensai che era stata proprio una bella giornata, e che il futuro mi avrebbe riservato molte sorprese.
Ma chi era l'autore di quel misterioso messaggio?
Questo dubbio non mi dava pace.

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Capitolo 3
*** Piccolo Segreto ***


Il giorno seguente mi ero alzata di malumore. Non volevo novità troppo scottanti, invece improvvisamente dovevo affrontare il fatto che un ragazzo sconosciuto mi osservasse di nascosto e avesse addirittura il mio numero.
Non c'è che dire; aveva agito con discrezione. Chiedendo in giro nessuno sembrava conoscere questo numero misterioso; pensai che avrebbe potuto essere un mio ex compagno di classe con un altro numero, ma non trovavo il motivo per cui avesse dovuto scrivermi in incognita. Che casino con i tempi dei verbi, aiuto.
Non avevo molta voglia di tornare a scuola, ma il secondo giorno di scuola non era esattamente quello adatto a fare una gitarella di primo mattino. Così, di malumore, mi misi le prime cose che trovai nell'armadio, presi lo zaino e andai.
A scuola, ovviamente, all'entrata chi trovai? Il ragazzo che avevo tanto ammirato il giorno precedente. "Fantastico", pensai, "Solo questa mi mancava". Poi una strana idea mi si affacciò nella testa: 
"Aspetta, Lya, ragiona: se il ragazzo è qui, ci sarà anche l'altro simpatico mr.X che mi osserva.
Freneticamente mi guardai intorno: nel cortile della scuola, solo la mia perla, un suo amico, e un gruppo di ragazze appoggiate al muretto. Il resto della scuola era probabilmente già all'interno dell'edificio. Sconsolata, ero entrata e mi ero diretta verso la mia classe.
Avevo anche pensato che non fosse necessario farmi tanti problemi: brutta ero e brutta rimanevo, il ragazzo che mi piaceva probabilmente non mi avrebbe mai notata mentre mr.X (così l'avevo soprannominato) era solo un suo amico che voleva prendersi gioco di me. Figurarsi, io che mi fidanzo. A parte la mia storia estiva, che era addirittura a distanza, non riuscivo ad aprire la mia mente verso altre possibili relazioni. Così pensai semplicemente di cercare di dimenticarmi del ragazzo in questione.
Purtroppo ciò non era affatto facile: me lo trovavo in faccia ogni santo giorno e il fatto che non mi guardava minimamente mi rendeva un po' nervosa, mentre l'incognita al maschile continuava a "fare il tifo" per me (se con fare il tifo si intende rompere altamente) ogni giorno, costantemente, via sms. 
L'intuito femminile è una gran cosa, mi ritrovavo a pensare spesso. E un giorno d'inizio Ottobre ne ebbi la conferma totale.
"Che hai?" mi chiese con tono pettegolo Bian "Ti vedo troppo assorta nei tuoi pensieri."
In quel momento non avevo molta voglia di parlare, così l'avevo semplicemente liquidata con una risposta abbastanza acida. "Non è affar tuo", le avevo detto con tono piuttosto distaccato.
"Eddaaai" aveva ribattuto lei "Siamo compagne di classe? O no? Io ti racconto di tutto..."
"Il tuo tutto riguarda la tua classifica dei ragazzi, Bian. Sta di fatto che ora non ho molta voglia di parlare."
In quel momento era intervenuta Sury: "Bian, se non ha voglia amen, non c'è da farne una questione di stato". Ma dai suoi occhi traspariva curiosità, così avevo tirato un sospiro e avevo deciso di vuotare il sacco.
"Sury, ti si legge negli occhi che vuoi saperlo anche tu, eh. Dai, vi racconto tutto...però giurate di non dirlo a nessuno". Precauzione alquanto inutile, data la voglia di ciattellare di Bian.
"Giuro" risposero all'unisono.
Senza troppa fiducia in quella promessa, sospirai di nuovo e raccontai del mio "amore" segreto.
"Uhm, penso di aver capito di chi parli" disse Bian che conosceva già mezza scuola. "Dovresti fare il primo passo!"
"Sì, lo penso anche io" ne convenì Sury.
"Ma se nemmeno lo conosco! Non sparate sentenze!" dissi mentre la mia faccia passava per tutte le tonalità del rosso.
"Sarà, però tu non me la conti giusta...c'è qualcos'altro...!" disse Bian con un sorrisetto ammiccante.
"Già, ce l'hai scritto in fronte...!"
Stavo per narrar loro anche dei messaggi misteriosi quando giunse la campanella, mia adorata salvezza.
Già, lo pensai finchè non fui interrogata di Inglese (fortunatamente me la cavai con un 7+).
Per fortuna all'uscita me l'ero svignata da quelle due assetate di gossip e il pomeriggio era passato in tutta tranquillità.
La sera, come al solito, mi ero attaccata al cellulare con mr.X: mi esortava a fare il primo passo. Ma che avevano tutti?!?
"No, no e poi no!" gli avevo scritto.
"Perchè no? Insomma, dai!"
"Mi rifiuto: io non conosco lui, lui non conosce me e non mi degna di uno sguardo, in più sono bruttissima. :("
"Io non credo :) Dai, sei carina!"
"Dai, lo dici solo per farmi contenta."
"Non è vero"
"Sì che è vero!"
"Pensala come vuoi, sei pessimista! Senti, ti va una cosa?"
"Dimmi..." in quel momento ero molto tesa: qualcuno mi aveva detto che ero CARINA, mica pizza e fichi! E poi quello strano ragazzo mi stava proponendo qualcosa...avrei dovuto accettare?
"Domani io ti indico a Gilu, lui mi da le sue impressioni su di te e poi ti riferisco...ci stai? ;)"
"ASSOLUTAMENTE NO!", ringraziai sentitamente il cielo perchè stavo usando il cellulare e il mio interlocutore non avrebbe potuto notare il colorito paonazzo del mio volto.
"Eddai! Quanto sei! Lo vuoi fare un passo avanti o no?!?"
"Sì...ma no! E' inammissibile!"
"Come vuoi... :(("
"Ehm...però dai, si potrebbe provare"
"Lo sapevo che avresti accettato! :) Però ad una condizione!"
Ecco, ci siamo. Cosa voleva? Il mio corpo? Soldi? 
"...quale?". Dopo aver scritto questo messaggio sospirai, preparata al peggio.
"Il fatto che io e te, TU E IO, ci scriviamo e siamo, diciamo, amici, rimarrà un segreto."
"E io che mi aspettavo chissà cosa! Va bene...però mi fai una cortesia? Te lo dai un nome? Sai com'è, non mi piacerebbe continuare a parlare con un'incognita. Ho già troppe incognite in matematica, e bastano e avanzano per quanto mi riguarda."
"Questa battuta era triste, Lya, sai fare di meglio :)) Comunque chiamami pure Fede. Anche se non è il mio vero nome, tranquilla."
"Mh...va bene, "Fede". Sarà il nostro segreto, comunque. Hai la mia parola."
"Sì, sarà il nostro Piccolo Segreto."

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Capitolo 4
*** Delusione ***


"Oddio. Oggi. E'. Il. Giorno.
Calmati, Lya, calmati, non succederà nulla di nuovo, tanto ti aspetti già la sua impressione: "fa schifo", "è brutta" o qualcosa del genere.
Però penso che se Fede me ne ha parlato c'è qualcosa sotto...forse gli piaccio e vuole avvicinarci.
Ma cosa dico? Figurati, io piacere a quello lì. A quello piaceranno le belle ragazze, non gli scorfani.
Allora cos'è questa strana convinzione? Devo farmela passare.
Decisamente. 
Cosa mi metto? Meglio che cerchi nell'armadio qualcosa di carino. Devo truccarmi? No, meglio di no, oggi c'è ginnastica."
Che stupida, con quei pensieri assurdi! Non mi avrebbe di certo cambiato molto farmi tutte queste paranoie, ma evidentemente un'adolescente non può vivere senza farsi inutili castelli mentali.
Beh, proprio per questo l'adolescenza è il periodo migliore...o no? 
Quelle assurde paranoie facevano continuamente capolino tra i miei pensieri anche nel mio viaggio verso scuola.
Mentre salivo verso la succursale con Bian e Isa ero distratta, non ascoltavo i loro discorsi, insomma avevo decisamente la testa tra le nuvole!
Giunta nel cortile, camminavo a grandi passi, e come al solito LUI era lì: non me ne fossi mai accorta!
Intanto il mio volto era diventato di un colore non definito, in più i miei occhi non si staccavano dai suoi lineamenti così perfetti....così dolci...ma che mi prendeva? 
Infatti non avevo neppure fatto in tempo a pensarci che il mio piede si era incastrato non so come tra una mattonella e l'altra e, naturalmente, ero inciampata nel mio solito goffo stile. Che disastro, tutti i ragazzi presenti ridacchiavano, e lui mi aveva guardato quasi male. Ma perchè tutte a me??
Beh, almeno avevo identificato il colore del mio viso: tra il rosso peperone e il bianco morto. So che non esiste una via di mezzo del genere, però il mio colorito continuava a passare da un colore all'altro.
Tra l'imbarazzo e le risatine mi ero decisa a salire in classe il più veloce possibile, così avevo afferrato per un braccio le mie compagne e mi ero sbrigata.
In classe, prima del suono della campanella, pensavo al fatto che tre ore prima di ricreazione sarebbero state troppo lunghe da sopportare: volevo farla finita e troncare le mie speranze subito. Purtroppo la prima ora era iniziata proprio mentre elaboravo queste argute riflessioni, così sospirando avevo tirato fuori il libro di matematica.
Sentivo una voce molto distante, ma non la identificavo molto bene.
Ora la sentivo meglio: chi è che urlava il mio cognome?
Mah, meglio tornare ai miei pensieri.
Ora sentivo qualcuno che mi scuoteva violentemente.
"CHE C'E'?" avevo urlato spaventata dallo scossone della mia compagna.
"Lya, la prof ti sta chiamando."
Avevo aggiunto alla mia collezione di colori per faccia il viola. Evviva!
Il mio sguardo era passato freneticamente dalla mia compagna di banco alla prof.
Fortunatamente la prof l'aveva presa sul ridere, perchè esser chiamata alla lavagna in quel momento non era la mia massima aspirazione.
Le tre ore erano passate più velocemente di quanto pensassi: dopotutto era vero che non stando attenti il tempo passa più in fretta. O era solo una mia impressione? L'unica cosa che sapevo è che avevo pensato tutto il tempo a quel stramaledetto ragazzo che mi aveva rubato il cuore.
Al suono della terza campanella mi ero precipitata fuori dalla classe correndo come una dannata: volevo farla finita sul serio!
Mentre uscivo dalla classe con il fiatone, mi si era parato davanti lui. Che cavolo!
Mi ero guardata attorno cercando di distrarmi e pensando che la brutta (anche se speravo fosse bella) notizia sarebbe arrivata solo la sera, quindi avevo raggiunto un mio ex compagno delle medie e avevo cominciato a chiacchierare innocentemente. 
Al suono della campanella mi ero fiondata di nuovo in classe: avrei mille volte preferito fare un compito in classe a sorpresa che vivere un quarto d'ora d'inferno come quello! Il cuore mi batteva all'impazzata e non riusciva a fermarsi. Mamma mia.
L'unica volta che smise di battere totalmente fu quando la prof di fisica ce lo aveva assegnato veramente un compito in classe a sorpresa, e in quel momento ero riuscita addirittura a maledirmi da sola.
Per il resto la giornata era andata bene, se non fosse per quella maledetta ansia che mi assillava. Da un lato non vedevo l'ora che fosse sera, dall'altro ero spaventata.
Per fortuna, o sfortuna, la sera giunse inaspettatamente veloce. Peccato che il messaggio tanto atteso non arrivasse, così decisi di prendere io l'iniziativa, più speranzosa del solito.
"Allora? :)" avevo scritto.
Dopo una mezz'oretta mi era arrivata la risposta, subito, senza convenevoli:
"Ha detto che gli fai schifo. Scusa la schiettezza."
Dopo quel messaggio sorrisi inaspettatamente. Sorrisi pensando che le persone non avevano proprio tatto quando volevano. E, contemporaneamente al sorriso, erano giunte le lacrime. Dapprima mi si erano solo un po' velati gli occhi, poi mi si erano formati due lacrimoni. Avevo cercato di scacciarli sbattendo le palpebre, ma avevo ottenuto l'effetto contrario, perchè erano già partite per la tangente e mi stavano marcando il volto, quasi fossero d'inchiostro.
Evidentemente mi ero scordata di ringraziare "Fede" per il grande tatto (anche se sapevo che non era colpa sua) perchè mi era arrivato un altro messaggio dopo un bel po' di tempo.
"Tutto bene?"
"Sì, tranquillo, l'ho presa bene. Dopotutto non mi aspettavo niente." Cosa cercavo di fare? Nascondere i miei sentimenti? Sapevo che non avrebbe funzionato, ma scrissi comunque così. "Fede" non era nessuno per me e mi sentivo liberissima di mentirgli.
"Mi dispiace". Messaggio inaspettato.
"Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace." queste due parole continuavano a rimbombarmi nella mente.
Senza accorgermene, le lacrime avevano ricominciato a rigarmi il volto. 

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Capitolo 5
*** Lacrime ***


 
Per una settimana non ero andata a scuola.
Cosa sarebbe cambiato, intanto? La mia esistenza non avrebbe mutato niente, la mia umile presenza non avrebbe smosso il cuore di nessuno.
Stavo passando un periodo molto triste, ma le compagne di scuola non sembravano volerlo capire: Bian mi chiamava minimo tre volte al giorno mentre Isa e Sury mi tempestavano di messaggi. Insomma, non mi sembrava così difficile capire che volevo stare sola.
Sola, sì, sola. Non sentivo la necessità di avere qualcuno al mio fianco che mi consolasse; preferivo vivere pienamente il mio dolore, così da non dovermelo trascinare per troppo tempo.
Per tre giorni avevo finto febbre, per i restanti tre un forte mal di pancia. In questi giorni non avevo aperto un libro scolastico, avevo mangiato lo stretto necessario, avevo preferito passare le mie giornate in camera mia a pensare.
Già, pensare, come se mi fosse servito a qualcosa.
I miei genitori erano preoccupati per me, ma non avevano fatto domande. Erano sempre stati abbastanza comprensivi e ritenevano che l'adolescenza fosse un periodo molto difficile. Mi avevano semplicemente ricordato che perdere giorni di scuola non era un bene e che se non avessi studiato sarei rimasta indietro.
Bazzecole. Non mi interessava lo studio, non mi interessava niente di niente. Volevo solo stare sola.
 
All'alba della settimana dopo mi ero svegliata controvoglia; tornare a scuola dopo molti giorni di assenza non è di certo il massimo. Non mi ero minimamente preoccupata del mio aspetto; giusto una pettinata ai capelli, un paio di vestiti presi a caso nell'armadio e via. Avevo preferito ridurre gli incontri all'ultimo, così ero partita di casa un po' prima ed ero arrivata in classe molto in anticipo.
La solitudine in un ambiente così poco familiare mi metteva una certa inquietudine, così avevo (controvoglia) aperto il libro di latino e avevo cominciato a ripassare in vista dell'interrogazione della prima ora. La giornata non era delle migliori. 
Il latino non era una delle mie materie preferite, così ogni tanto guardavo la porta aperta della classe, in attesa di un qualunque compagno che mi rallegrasse quei pochi minuti di noia.
Improvvisamente un'ombra si stagliò davanti ai miei occhi, e subito dopo essa un ragazzo: il mio sguardo seguì il suo camminare sensuale, il suo corpo perfetto che si muoveva quasi a rallentatore. Nonostante mi avesse pesantemente rifiutato e non mi degnasse di un minimo sguardo, quel maledetto rimaneva il mio sogno e il mio incanto. 
Avevo cercato varie volte di convincermi che fosse una cottarella passeggera, di quelle sulle quali non rimurgini nemmeno così tanto sopra, ma era inutile, perchè il mio pensiero volava a lui in ogni momento delle mie giornate.
Mentre lo vedevo dirigersi verso la sua classe la ragione aveva dovuto lottare contro gli artigli del mio cuore: volevo urlare, gridargli in lacrime che l'amavo e che non mi sarei mai arresa, che era subdolo, che non aveva tatto: ma mi ero trattenuta, a causa del mio poco coraggio (e, avevo pensato dopo, della mia modesta dose di buon senso).
Quando avevo sentito dei passi che avevo identificato appartenenti a qualche compagno di classe mi ero subito voltata dall'altro lato; avevo ricacciato indietro le lacrime e mi ero asciugata gli occhi e il viso bagnato con la manica della felpa; mi ero poi nuovamente girata, sfoderando il più falso sorriso che ero riuscita a creare in quei 14 anni di esistenza.
Mi ero però sorpresa trovandomi davanti agli occhi il mio grande desiderio, la causa del mio dolore: stava entrando nella mia classe e i suoi occhi blu notte mi penetravano nel profondo.
Avevo pensato fosse tutto un sogno e, confusa da una grande quantità di emozioni contrastanti, avevo ripreso a piangere, nascondendo il volto tra le braccia. Mi vergognavo, mi vergognavo tantissimo, perchè stavo piangendo davanti a colui che avevo tanto odiato, mostrando il mio lato più debole. Mentre singhiozzavo mi chiedevo perchè ero entrata prima a scuola, perchè non ero restata a casa, perchè non mi ero affidata alle mie amiche. Troppe domande, scacciate dal rumore di una sedia spostata e di un corpo elegantemente abbandonato su essa. 
«Stai piangendo...per me?» mi aveva sussurato.
Era la prima volta che sentivo la sua voce.
Una voce calda, sensuale, ma anche in qualche modo distaccata.
Aveva veramente una bellissima voce.
Le lacrime continuavano a scendere incessanti, bagnando il mio viso e il banco sul quale ero appoggiata.
Non risposi alla sua domanda.
«Beh, sappi che non sopporto le ragazze che piangono. Lo fanno solo per attirare l'attenzione..»
Con queste parole il mio cuore si era spezzato.
Con queste parole avevo affondato ancor di più la testa nel banco.
Con queste parole avevo smarrito la forza di arrestare le mie lacrime.

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