Angel

di Angel_Sonia89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Dicono che col tempo le persone possono cambiare.
Mutano, prendono forma.
Col tempo le persone fanno uscire fuori la loro parte nascosta.
 
Tutto successe all’età di 16 anni, quando inaspettatamente la mia vita cambio’. O per meglio dire, prese forma.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


“Non posso essere io, questa”
Si ripeteva questa frase da almeno dieci minuti, ormai.
Indossava un lungo vestito viola scollato, con corte maniche a palloncino e un’ampia gonna a balze. Nulla che si avvicinasse anche solo lontanamente al suo modo di vestire.
Sua mamma la criticava sempre. Jeans strappati, magliette corte a lasciare scoperto l’ombelico, e odiava profondamente la sua mania per i piercing. Non riusciva a capire come una persona potesse sottoporsi a quella tortura, perché era cosi che sua madre la definiva, bucandosi la pelle per potersi poi infilare lunghi affari di metallo. Ma in confronto a tutti i suoi amici Lexie non ne aveva tanti, solo due ai lati dell’orecchio e uno sulla lingua, cosa che sua mamma ignorava. E non gliene importava cosa sua mamma pensasse, non era certo una ragazza pronta a piangere sul latte versato. Ormai erano fatti e lei ne era contenta.

“Lexie, sei pronta?” sua cugina entrò dentro la camera, lasciando la porta aperta “smettila di specchiarti, o finirai per piacerti sul serio vestita cosi elegante”.
Lexie si allontanò dallo specchio andando a prendere la piccola borsa a Pochet, mettendoci dentro il cellulare “dubito proprio, cara. Odio questo genere di vestiti, mi fanno sentire…stretta”
“Io trovo che ti sta’ molto bene invece. La zia ne sarà felice”
“Mamma paragona sempre il modo di vestire di mia sorella al mio, non capisce che questo non è il mio mondo”
“Allora falla felice almeno oggi, no?”

L’enorme sala del palazzo era stata addobbata con un sacco di margherite, appese da tutte le parti: sulle tende, intorno alle finestre, addirittura per terra, fino a formare un tappeto di fiori.  In fondo alla sala, su un piccolo palco, un gruppo di violinisti stava suonando una dolce melodia da orchestra. Raggi di sole entravano dalle finestre per illuminare la sala.
Appena Lexie varcò l’enorme portone si ritrovò circondata da un enorme folla, tutti vestiti con lustrini e lunghi abiti di piume, come fossero a un carnevale. Odiava essere lì, in mezzo a un sacco di persone pronte a guardarti e giudicarti per il tuo modo di vestire, o per il modo in cui porti i capelli, come se loro fossero perfetti. “Tutti con la puzza sotto il naso” pensò Lexie.
La ragazza individuò il tavolo con la roba da mangiare, si riempì un  bicchiere di bibita analcolica e si nascose dietro a una colonna.
Voleva evitare il più possibile qualsiasi tipo di contatto con quelle persone, non voleva rischiare di trovarsi in una conversazione di cui non sapeva poi come tirarsene fuori.
“LEXIE, HEI LEXIE!”
Sua sorella corse da lei, col suo lungo abito bianco da matrimonio, e il bouquet in mano, sventolandolo come fosse un trofeo “cosa fai? Ti nascondi? Vieni, ti faccio conoscere una persona” la prese per un braccio e la portò in mezzo alla sala.
Lexie non ebbe nemmeno il tempo di allontanarsi dalla sorella, che già si ritrovò all’interno di un gruppo di quattro enormi uomini vestiti di nero, con eleganti abiti di seta.
“Lui è George, il figlio dell’avvocato. Ti ricordi vero?”
“Sì sì, ricordo” rispose, senza nascondere il tono di chi era già seccato di stare lì.
“Ho parlato molto di te a George, e ne è rimasto così colpito che voleva conoscerti”
“E’ un piacere conoscerla, signorina Lexie, sua sorella mi ha parlato molto bene di lei” porgendole la mano in segno di saluto.
“Il piacere è tutto mio Georgy” disse, allungando la mano e facendogli un sorriso di circostanza “ma dubito che Ross ti abbia parlato bene di te. Fin da piccola era gelosa di tutto..”
“Ora basta Lex” intervenne severamente sua sorella “mi dispiace per il comportamento inopportuno di mia sorella, a volte parla senza pensare”si scusò, rivolgendo a George un sorriso radioso.
Sembra quasi che voglia spogliarselo con gli occhi, disse fra se Lexie.
“Non preoccuparti, io e tua sorella avremo molto tempo per conoscerci l’un l’altro”, rispose.
“OH! Scusate ma mia madre mi chiama” mentì Lexie “spero di rincontrarla ancora, Georgy” e corse via, sparendo tra la folla.
“SI CHIAMA GEORGEEE” le urlò dietro sua sorella.

Fuori il cielo era coperto di nuvole, lasciando intravedere una piccola parte della luna. Un vento leggero smuoveva le fronde degli alberi, in lontananza il suono di una civetta. Per il resto regnava silenzio, proprio come piaceva a Lexie.
Vivere insieme a sua madre era per lei una tortura, era tutto un chiamare, urlarsi contro a vicenda. Non le andava mai bene niente.
Prima che suo padre sparisse era tutto più semplice, se litigava con sua madre correva a chiudersi al buio in camera sua, aspettando che suo padre arrivasse per consolarla e raccontarle storie per farla addormentare. Ma ora non c’era nessuno che veniva a consolarla, così ogni sera usciva dalla porta sul retro e andava a sedersi sotto un grande albero dietro a casa sua, lontana dalle urla di sua madre e da lei. Così lontano da non sentire più nessun rumore. Come ora.
Era seduta dietro a un grosso cespuglio di rose, con in mano un piccolo ramoscello sottile a disegnare piccoli cerchi sul terreno, quando sentì l’urlo di una ragazza poco lontano da lei. Lexie si alzò in piedi, spaventata. Quello che aveva appena sentito non era un urlo normale, ma un urlo pieno di terrore. Poteva tornare indietro per andare ad avvertire qualcuno, ma era troppo lontana, non avrebbe fatto in tempo. Non era mai stata una ragazza coraggiosa, aveva sempre evitato di finire in situazioni pericolose, ma stavolta era diverso. Un altro urlo sferzò l’aria, e la ragazza cominciò a correre verso il luogo dove sentiva urlare. Il cuore le martellava nel petto, quasi come volesse uscirle a forza.
Arrivò in una piccola radura, e al centro c’era una ragazza stesa a terra. Corse verso di lei, non poteva avere più di 25 anni. Al centro del petto c’era una grossa macchia rossa.
Sangue.
Non conosceva la conosceva, ma da come era vestita doveva essere un invitata al matrimonio di sua sorella.
“Hey, mi senti?” cominciò a scuotere piano il corpo steso a terra.
Le tremava la voce, e la vista del sangue le faceva venire la nausea.
“Dai, dai, svegliati” era terrorizzata, non sapeva cosa fare.
Provò a tirarla su per prenderla in braccio, quando sentì un rumore di passi provenire verso di lei.
Un uomo grosso e corpulento comparve da in mezzo agli alberi, aveva qualcosa di sinistro, di misterioso, e il volto era nascosto per metà dall’ombra. Tuttavia non poté non notare che sorrideva. Lexie era terrorizzata, nessuna fibra del suo corpo voleva muoversi.
L’uomo cominciò ad avanzare verso di lei, e quando il riflesso della luna gli illuminò il volto volto, Lexie vide due occhi rossi come il sangue. Il corpo steso a terra della ragazza vicino a lei cominciò a muoversi, e quando aprì gli occhi Lexie vide due globi neri come la notte.
Urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, e cominciò a correre più veloce che poté. Sapeva che quei due mostri la stavano inseguendo, e la paura la assalì. Inciampò a terra, e qualcosa le finì addosso mordendola e graffiandola.
Provò a scalciare, a togliersi quella cosa da dosso, ma la ragazza-mostro era troppo forte.
Riuscì ad afferrare una pietra vicino a lei, e con forza la colpì sulla testa della ragazza che rimase immobile. Con un calcio se la tolse di dosso, e cominciò a correre e a urlare, sperando che qualcuno la sentisse.
Stava per svenire, sentiva le gambe tremare a ogni passo, non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto, e il mostro la stava per raggiungere.
Cadde a terra, stremata, e l’ultima cosa che vide fu la ragazza-mostro davanti a lei, uno sparo e poi il buio.

 

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