Once in a Lifetime

di Slab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** For the first time ***
Capitolo 2: *** My personal fake ***
Capitolo 3: *** Chance ***
Capitolo 4: *** I don't know ***
Capitolo 5: *** Everything is wrong with me ***
Capitolo 6: *** Your eyes, in my eyes. ***
Capitolo 7: *** All in my mind, always in it. ***
Capitolo 8: *** In my own worst nightmare ***
Capitolo 9: *** Summer eyes and winter smiles ***
Capitolo 10: *** Everything you don't ***
Capitolo 11: *** All i can do is be me, whoever that is ***
Capitolo 12: *** Tell me what's happening around me ***
Capitolo 13: *** I know. ***
Capitolo 14: *** Poker face ***
Capitolo 15: *** I'll kill him. ***
Capitolo 16: *** A ray of a strange light ***
Capitolo 17: *** So different, so close ***
Capitolo 18: *** Have an horrible Christmas… ***
Capitolo 19: *** The dark side of the moon ***
Capitolo 20: *** Things I don't understand, but.. ***
Capitolo 21: *** Resting on your shoulder ***
Capitolo 22: *** I want you, under my skin. ***
Capitolo 23: *** River flows in you - part I ***
Capitolo 24: *** River flows in you - part II ***
Capitolo 25: *** In the Shadows ***
Capitolo 26: *** Around me, only nightmares. ***
Capitolo 27: *** Because of you ***
Capitolo 28: *** You are my only source. ***



Capitolo 1
*** For the first time ***


For the first time.

.

..and we don’t know how
how we got into this mess is a god’s test,
someone help us cos where doing our best

TheScript – For the first time

-Credi che andando via da solo ci lascerai qui al sicuro? Ovunque è pericoloso adesso, Harry e prima lo capisci,  prima accetterai il nostro aiuto.. non saremo grandi Auror, né avremmo moltissima esperienza, beh, almeno io e Ron, ma abbiamo un cervello e con tre teste si ragiona meglio che con una.. lasciati aiutare!

-Herm, troppe persone sono morte per colpa mia, troppe.. Malocchio, Edvige, i miei genitori.. Ginny ha rischiato di essere uccisa nella camera dei segreti, tu e Ron varie volte stando con me…non accadrà più.. ti prego, dici a Ron di disfare i bagagli, io vado da solo..

- Ma Harry, gli Horcrux..

- Hermione! Basta.. questa cosa riguarda me e solo me..

-Questa cosa riguarda tutti.. Voldemort sta uccidendo il nostro presente e il nostro futuro.. e tu devi lasciarci venire con te, altrimenti io non ti parlerò mai più Harry, non te lo perdonerò..

-Ma ti senti?- Harry sorrise guardandomi affettuosamente e mi accarezzò i capelli con la mano – tu non puoi rischiare la tua vita con me, perché sei intelligente, e sei bellissima.. Hermione, finisci la scuola e inizia a vivere, perché se davvero Voldemort ci ha derubato il futuro, ci resterà molto poco per cui gioire e ci resterà poco tempo per farlo

Harry si alzò dalla poltroncina della sala comune della torre di Grifondoro e mise un galeone sul bordo del camino, per l’elfo che l’avrebbe ripulito di notte.. avevo fatto un buon lavoro con lui attraverso il C.R.E.P.A. ... gli sorrisi mentre tornava a darmi la buonanotte, convinta che non avrebbe più voluto sentir parola.. ma non aveva chiuso la discussione , l’indomani l’avrei tartassato di parole, si sarebbe convinto che dovevamo andare con lui, doveva capire che io e Ron eravamo quello che gli serviva per riuscire con più tranquillità nella sua impresa.

-Notte Herm, fai sogni d’oro- mi diede un bacio in testa insolito e mi abbracciò quasi commosso. Gli restituì l’abbraccio, sapevo quanto poteva essere difficile per lui quel momento, tutti i suoi cari quasi morti , la sua civetta, i suoi genitori.. Harry non aveva avuto mai una vita felice, ma momenti di felicità e noi eravamo in quei momenti..

-Ricordati che ti voglio bene.. sempre.. ricordatelo

-Anche io ti voglio bene Harry, te ne voglio tantissimo!

-E ricordati che Ron a volte dice cose senza pensare e che devi capirlo.. conta fino a 10 prima di esplodere!

-Ehm, sì… ma Harry perché mi dici..

-La sera ho paura che l’indomani mattina non ci sarà.. è una stupidaggine, ma dirvi che vi voglio bene e che per me siete la famiglia che nn ho mai avuto in qualche modo mi fa sentire sereno..

Povero Harry, doveva avere più paura di quel che pensassi.. Lo abbracciai in modo stretto e gli diedi un bacio sulla guancia – Ti voglio bene Harry, sei il fratello migliore che una ragazza possa desiderare..

Mi guardò con gli occhi lucidi, ringraziandomi con lo sguardo.. ricambiò l’abbraccio, poi si alzò e ci avviammo verso i dormitori.

-Notte Harry, cerca di riposare

-Notte Herm..

-A domani, ti voglio arzillo e sorridente!

-Ciao Herm!

Mi sorrire, mi accarezzò la testa e salì al dormitorio. Tornai in camera con un senso di tenerezza per il mio amico.  Gli volevo davvero bene come ad un fratello, l’avrei aiutato in ogni modo.

Mi misi a letto sperando di prendere sonno in fretta e ovviamente, il sonno non arrivò. Mi voltavo e rivoltavo tra le lenzuola rosse, senza riuscire ad addormentarmi; avevo come un peso sulla coscienza o nello stomaco.. era da qualche parte, ma c’era ed io lo sentivo che mi premeva senza farmi dormire..Irritata mi alzai e mi avviai verso la sala comune.. forse riscaldarmi e stare un po’ vicino al camino, magari leggendo qualcosa, mi avrebbe aiutato a ritrovare il sonno. Mi avviai sulle scale del dormitorio e sentii qualcuno muoversi giù in comune.. il rumore era quasi soffocato, forse non voleva farsi vedere..a giudicare dalla quantità dei rumori, devo dire che era più di uno.. attesi qualche secondo prima di scendere, se non voleva farsi vedere non avrei invaso la sua privacy.. dopo 10 minuti buoni spesi a saltellare su un gradino mezzo rotto pensai che era arrivato il momento di scendere.. se volevo irritarmi me ne sarei rimasta a letto a rigirarmi tra le coperte! Scesi l’ultimo gradino e mi affacciai. La stanza  era vuota.

Eppure avevo sentito quei rumori. Avrei giurato che ci fossero 2 o addirittura 3 persone che facevano baccano quaggiù..

Senza capire molto, mi sdraiai sul divanetto di fronte al camino e aprii il libro di Storia della Magia.. quello mi avrebbe fatto venire sicuramente sonno.. il calore mi aveva invaso il corpo,mi sentivo a mio agio lì davanti.. lessi un paio di capitoli, e all’inizio del terzo capitolo, mi addormentai.

Dopo circa 6 ore mi risvegliai. Il fuoco era stato spento da poco e intorno a me l’aria era un po’ fredda .. feci per alzarmi ma appena mi mossi cadde qualcosa dai miei vestiti.. fece un piccolo tonfo e pensai che qualunque cosa fosse si fosse rotta. Mi chinai a terra per vedere cos’era. Una lettera. Era dorata, con un grifone rosso stilizzato molto sottile. Era rigonfiata nel mezzo, conteneva qualcosa di spesso oltre alla semplice carta. L’alzai, curiosa e la girai per vedere a chi era indirizzata. Sopra c’era scritto Herm, in una calligrafia che conoscevo molto bene.

L’angolo dell’autrice:

Salve! Mi presento, mi chiamo Slab e ho osservato questo sito come lettrice per molto tempo.. quindi ho iniziato prima a recensire, poi mi ci è voluto uno sprint di coraggio in più ed eccomi qui!

Questa è la mia prima FF e spero di attirarvi con il mio racconto.. accetto qualunque cosa, suggerimenti, consigli e perché no, anche critiche :D sono emozionatissima per questa mia nuova avventura e spero di entusiasmare anche voi *.*

Un bacio:*

Slab*

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Capitolo 2
*** My personal fake ***


My personal fake

Her green plastiC wateringcan
for her fake chineserubberplant
in the fake plastic earth.
that she bought from a rubber man
in a town full of rubber PlanS
to get rid of itself,- it wears her out.

Radiohead - Fake Plastic Trees

-

Decisi di salire sopra a leggere, anche chiedendomi cosa ci fosse dentro.. la lettera conteneva qualcosa di consistente, di pesante quasi.. mi dava l’impressione di un pezzo di plastica o di vetro ma non riuscivo a capire cosa era precisamente.. salii le scale dei dormitori a due a due, ed entrai in camera. Chiusi le tende del baldacchino e quella poca luce che veniva da un’alba appena accennata scomparve.  –Lumos!- il mio letto si illuminò subito e iniziai a scartare la lettera. Sono impaziente, impazientedi sapere cosa c'èscritto qui dentro, un senso diorrore mi opprime il petto, so cosa c'è scritto, lo immagino, ma non voglio crederci, non può essere così stupido,non può averlo fatto.. Apro tremando leggermente, cercando di controllare il respiro,  il contenuto cade sul letto.. Uno specchio. Rettangolare, con i margini argentati e gli angoli arrotondati. Sui bordi più piccoli del rettangolo c’erano delle catenelle di fiori arrotondati, dalle linee morbidissime. Grande quasi quanto un quadernino di scuola, di quelli che usavo quando frequentavo ancora il mondo babbano. Carino, molto semplice,  risplende alla luce del baldacchino. Mi vedo riflessa nello specchio, senza capire e la mia faccia accigliata mi appare davanti.. che strana forma di capelli che ho stamattina. Dopo aver esaminato il mio viso e aver trovato almeno 300 difetti, mi apprestai a girare lo specchio in cerca di qualche spiegazione.. non ci stavo capendo nulla! Volto lo specchio e dietro c’è scritto nella stessa calligrafia del mio nome sulla busta Esistono quelli dei maghi,ma io preferisco quelli dei babbani. Qualunque cosa volesse dire, io non l’avevo capito.. cosa significava? Mi sto irritando, non ci sto capendo niente.. possibile che devo svegliarmi con questi indovinelli stupidi? Mi alzai e la lettera mi cadde dalle ginocchia e rivelò un foglio interno che nella foga dello specchio non avevo notato.

Aprii il foglio e rividi la calligrafia conosciuta.

Herm,

so che mi odierai, so che non dovevo permettermi di fare una cosa del genere a voi, a te che mi sei sempre stata vicina. Herm, cerca di capirmi.. Mi trovo in una spiacevole situazione. La mia vita è circondata di morti, tutti, tutti morti. Se starete vicino a me ancora, con i tempi che corrono potreste esserlo anche voi. Tu hai ragione, quando dici che nessun posto è sicuro adesso, ma forse stare a scuola, anche se è posseduta dai mangiamorte, è molto più sicuro che stare tra i lupi mannari, giganti, inferi e Voldemort coi suoi scagnozzi dietro. Herm, me ne sono andato da solo, stanotte, col Mantello dell’invisibilità.. Ho aspettato che salissi e ti addormentassi e dirti , dirvi addio è stato difficilissimo. Voi siete la mia famiglia , gli unici fratelli che ho avuto e vorrò ancora avere. Ma questo viaggio contro l’ignoto e contro il male, voi, tu e Ron, non lo meritate.. Meritate di vivere coi vostri amici ancora una volta, meritate di divertirvi senza la paura di non risvegliarvi il giorno dopo.. Herm, aiuta Ron a superare la mia mancanza, per favore, non litigate.. ogni volta che vuoi ucciderlo pensa che non ci sono io a fare da paciere e pensa che Ron a volte è stupido e tu sei troppo orgogliosa per chiedergli la parola di nuovo. Fatelo per me, sarò sicuramente più tranquillo sapendo che siete uniti, anche se lontani. Tornerò con voi, il prima possibile e saremo felici di nuovo insieme e soprattutto tranquilli.

Perdonami Herm, ti voglio bene.

                                                                                                                                       Harry

Ps. Sono un idiota! Mi sono dimenticato dello specchio. Questo è un MagiSpecchio, l’ho incantato con molta difficoltà (ero da solo, non potevo dirti nulla o mi avresti contraddetto e saresti voluta venire come ogni volta che te ne parlavo) e l’ho collegato col mio e con quello di Ron. Ricordi quello di Sirius che mi regalò prima di tornare a Hogwarts? Va usato allo stesso modo, ma per attivarlo basta risolvere l’indovinello scritto dietro. È una cosa che sapete solo tu e Ron quindi solo voi dovreste essere in grado di usare gli specchi. Ogni volta che volete, ogni volta che ne avrai bisogno, Herm, usa lo specchio e parleremo. Non usarlo per chiamarmi appena hai letto la lettera per farmi una ramanzina. Lo userò io prima appena possibile, conosco i vostri orari ma non conosco i miei. Usalo bene Herm. Vi voglio bene!

Un senso di impotenza e rabbia mi riempii il petto. Iniziai a chiedermi perché quel ragazzo era così stupido a volte! Perché ci aveva estromesso dalla sua idea? Perché era partito verso l’ignoto da solo? È uno stupido, uno stupido, uno stupido! E mi aveva lasciato questo stupido specchio che non potevo usare e questo stupido indovinello che non sapevo risolvere! Una cosa che avevano anche i maghi ma che lui non preferiva.. non ci stavo capendo nulla.. mi sfregai gli occhi, per il sonno e la rabbia! Harry Potter era un ragazzo stupido! Cosa pensava, che Hogwarts era ancora un posto felice? E che pensava, che noi saremmo rimasti qui senza preoccuparci per lui? Così aveva soltanto peggiorato le cose, ci aveva messi contro un fatto compiuto, dovevamo accettare una sua stupidissima decisione senza poter far nulla. Harry! Stupido di un Potter! Ma cosa pensi? che io non abbia paura? Ho paura di risvegliarmi in un campo di macerie, senza voi, senza la scuola, senza nessuno.. la mattina mi sveglio con l'ansia di arrivare a sera illesa e la sera mi addormento con l'angoscia di non svegliarmi il giorno dopo.. prego di non venir mai a sapere della morte dei miei genitori, di non vedere Voldemort che entra a scuola e uccide tutti i mezzosangue.. ho paura di perdervi, di non rivedere più Ron che non mi capisce quando parlo, che fa battute stupide, che fa facce buffe quando sono giù per farmi ridere.. ho il terrore di non rivederti cavalcare una scopa, di non sentirti più parlar di Quidditch,di non vederti grattare più la testa quando sei imbarazzato.. ho paura Harry, ho paura, come te, come gli altri, ho paura più di tutti perchè non sono pronta, io.. Hermione Granger, per la prima volta nella mia vita, non sono pronta... Di colpo mi ricordai dei rumori in sala comune la notte prima.. allora era lui! Stupido, stupido Harry.. di colpo vidi delle lacrime che bagnavano la lettera e lo specchio e mi resi conto di star piangendo.. chissà da quanto.. sto piangendo, da sola, come una stupida, senza nemmeno accorgermene.. ho iniziato a piangere, cosa accadrà dopo? Ci hai lasciati Harry e io adesso ho una stretta al cuore non indifferente.. 

Iniziai ad agitarmi, mi alzai dal letto e uscii dalla camera  scendendo di corsa le scale del dormitorio.. Dovevo svegliare Ron il più in fretta possibile  e decidere il da farsi.. Saltai sugli ultimi tre gradini e..

-Ahi!- mi ero scontrata con qualcuno

-Hermione!-

-Ronald.. se n’è andato!-

Iniziai a piangere, pensando a Harry in qualche vortice di mangia morti.. avevo paura per lui e se non fosse tornato? Ron stava pensando le stesse cose, a giudicare dalla sua faccia.. mi abbracciò per consolarmi e mi accarezzo i capelli – Andrà tutto bene, vero?- sbiascicai tra le lacrime. Lui fece una pausa prima di parlare e poi mi strinse più forte.

-Non lo so Hermione, ma ci proveremo..

Passammo un po’ di tempo in sala comune, prima di salire per prepararci per la scuola, e ci avviammo insieme verso la sala grande per fare colazione.. la lezione successiva era nei sotterranei, Lumacorno e le sue provette da chimico ci aspettavano. 

Lezione di Pozioni, sono qui, seduta vicino a Ron, e guardo senza interesse Lumacorno che spiega, spiega e spiega.. sono qui, seduta vicino a Ron e penso ad Harry che è lì fuori da solo.. Penso ad Harry lì fuori da solo,  e sono qui vicino a Ron che segue Pozioni con Lumacorno che spiega e spiega. Poi il prof prende una pausa e io mi interrompo, pensando di aver attirato la sua attenzione,ma no, lui sta rispondendo ad una domanda di Malfoy.. quello stupido Malfoy, quello stupido, stupido di un furetto, stupido di un mangia morte.. se ne sta seduto al banco a ridere e a prendere in giro il prof, mentre Harry è lì fuori da solo.. mi giro verso Ron per vedere se ha capito qualcosa della lezione, ma lui dorme, dorme ad occhi aperti o pensa, pensa troppo in questo momento anche lui, forse pensa a cosa fare, pensa ciò che sto pensando io, che Harry è lì fuori da solo, mentre Lumacorno spiega e Malfoy, quello stupido furetto si dondola sulla sedia e gioca a scacchi senza seguire la lezione..

Gioca a scacchi… gli scacchi.. Malfoy gioca a…

-SCACCHI!

-Signorina Granger! C’è qualcosa che vuole dirci?

Mi ritrovo in piedi, il flusso dei pensieri mi aveva così estraniato che mi ero dimenticata che ero in classe!

-professore, non mi sento molto bene.. potrei uscire fuori un attimo?

-Signorina Granger, la vedo pallida e smorta.. avrei dovuto capirlo da prima, dato che i suoi commenti oggi non sono stati colonna della lezione.. vada in infermeria e si faccia controllare da Madama Chips.. poi torni in camera e si riposi.. la rivoglio qui la prossima lezione di nuovo energica- Lumacorno mi guardò come si guardano i malati terminali e mi sorrise –porti il signor Wensleby con lei, non vorrei che svenisse per strada!

-Mi chiamo Weasley!

-Come dici Wenderdolf?

-Niente

Ci incamminammo verso la porta della classe.. mi dispiaceva per la lezione di Lumacorno, ma avevo avuto una grossa epifania..ci chiudemmo la porta dietro e iniziai a correre

-Hermione, se non stai bene dovresti andare calma!

-Ron, ho capito! Che stupida che sono… Gli scacchi!

-Che?

-RON! “esistono quelli dei maghi ma io preferisco quelli babbani”! sono gli scacchi! Ho la chiave! Harry intendeva dire gli scacchji! Come ho fatto a non pensarci prima.. sono una stupida!

Entrammo nel dormitorio e corsi a prendere lo specchio

-SCACCHI!

-Hermione, Harry aveva detto che ci avrebbe chiamato lui!

-Ma devo provare! E se non fosse questa la parola? SCACCHI! SCACCHI! SCACCHI!

-Forse Harry ha da fare, ce lo aveva detto che ci avrebbe chiamato lui..

-Ron stai..

-Infatti, ve l’avevo detto..ma mi fa piacere sentirvi e vedervi..

La faccia di Harry apparve nello specchio sorridente.. aveva un po’ di occhiaie, forse aveva viaggiato tutta la notte e non aveva dormito.. oh Harry! Perché?

-Harry! Che piacere vedert..

-HARRY JAMES POTTER! COME HAI OSATO E COME OSI..

-è indiavolata..

-ESSERTENE ANDATO COSì! SENZA UNA SPIEGAZIONE! SENZA DIRCI NULLA E SOPRATTUTTO LASCIANDOCI QUI, DA SOLI! SEI UNO STUPIDO HARRY, UNO…

-in realtà la spiegazione ce l’ha data, ricordi le lettere?

-STUPIDO! E SOPRATTUTTO SAPENDO CHE IN QUESTA SCUOLA CI SONO MANGIAMORTE OVUNQUE, DIETRO GLI ANGOLI, DIETRO LE CATTEDRE, NELL’UFFICIO DI SILENTE, SEDUTI NEI BANCHI CHE FANNO DOMANDE STUPIDE E GIOCANO A SCACCHI DONDOLANDOSI SULLE SEDIE! HARRY!

-Hai ragione Hermione, non dovevo farlo, ti chiedo scusa, ma se te l’avessi detto saresti voluta venire e io non voglio più metterti in pericolo per colpa mia..

-Harry, io non so come..

-Mettiamo questo discorso un attimo da parte? Harry,dovresti vedere come hanno addobbato l’aula di pozioni, ci sono due mangia morte vicino alla cattedra e due all’uscita dell’aula..

-RONALD! Io stavo dicendo una cosa importante..

-Sìsì, ti dispiace, ma ormai Harry è andato via e noi nn possiamo farci niente, quindi adesso è meglio che parliamo con lui invece di urlargli contro come una pazza..

-una pazza? Io sarei una pazza? Io sono preoccupata, sono delusa, sono arrabbiata, sono imbufalita, sono stanca, imbronciata, triste, impaurita, terrorizzata, assonnata, ma NON SONO UNA PAZZA! Forse sei tu il pazzo se non ti fai il minimo problema per il fatto che Harry non è qui.. dovresti invece…

-Ragazzi.. io sn qui.. per favore, non litigate.. e raccontatemi tutto..

-Ci sono mangia morte ovunque, ti dicevo- Ron mi guardò storto, zittendomi con lo sguardo.. ARG! Ma come faceva a starsene così tranquillo a parlare di cattedre , cibo e fiori nei vassoi della colazione, quando la situazione prevedeva ben altro di cui parlare ?!?

-ok.. mi pare di aver capito che siamo ormai sotto il Suo controllo.. bene.. io ora però devo andare.. devo fare degli incantesimi di protezione per non farmi trovare nel posto in cui sono..

Sbottai –dove sei?

-non posso dirvelo, ma sto bene mentre vi parlo.. forse ci sentiamo prima di quanto vi aspettate.. vi voglio bene! Ron, ricordati di quello che ti dissi la mattina in cui me ne andai.. Herm, leggi la lettera e ricorda anche tu… vi voglio bene!

-anche noi te ne vogliamo…ma Harry cosa vuoi dire con.. ha chiuso!

La mattina in cui se n’è andato Harry ha incontrato Ron? E lui l’ha lasciato andare via così? Stupido Ron! Stupido, stupido Ron!

-Beh! Sta bene!

-TU! RAZZA DI UN IDIOTA! STAMMI LONTANO ALMENO 20 METRI DA ADESSO!

-ma Hermione! Era inutile sgridarlo..

-TU! RAZZA DI SCARAFAGGIO CON LE PUSTOLE! TU SAPEVI! TU LO VEDESTI LA MATTINA IN CUI è ANDATO VIA!

-Beh, me l’aveva detto la sera prima e mi ha chiesto di accompagnarlo alla voliera..

-RAZZA DI IDIOTA SENZA SENNO! COME HAI POTUTO NON DIRMI NULLA?!?

-Ma dai, voleva andarsene da solo.. per favore, non urlare enon fargli queste ramanzine..

-SEI UN CRETINO, UN IDIOTA..E POI, TE NE SEI STATO ZITTO, SENZA DIRMI NULLA, FACENDOMI CREDERE DI ESSER STATO PRESO ANCHE TU ALLA SPROVVISTA!SEI UN VISCIDO! UNA SERPE! UN TRADITORE! UN… e poi, solo perché tu hai la sensibilità di uno scarafaggio non vuol dire che io devo starmene zitta mentre il mio migliore amico se ne sta là fuori a lottare DA SOLO-alzai la voce-CONTRO VOLDEMORT!

-Non dire quel nome..

-VOLDEMORT! VOLDEMORT! VOLDEMORT!Cosa c’è Ron.. tu hai paura di dire anche il nome e Harry può andare a combattere da solo contro di lui?

-Io non ho paura.. è solo..

-è SOLO COSA?

- è solo che Harry è il prescelto, e io invece non sono niente.. lui l’ha già fatto tante volte! non devo essere io quello che..

-IL PRESCELTO, IL PRESCELTO! Hai ragione! Harry è il prescelto e può morire.. ma tu NO! Ronald Bilius Weasley non può morire! Non è scritto da nessuna parte! Sei
solo un codardo…a te ha fatto solo piacere che Harry sia andato da solo..

-Miseriaccia Hermione! Smettila di dire queste cavolate! Io voglio solo dire che è il destino di Harry quello di incontrare Voldemort e combattere con lui.. ricordi “nessuno dei due vive se l’altro…”

-ricordo la profezia Ron.. la ricordo benissimo… Harry Potter sarà anche il prescelto.. ma ha un pessimo gusto in fatto di consiglieri.. mandalo a morire da solo.. fallo andare via da solo! DIGLI ANCHE CHE HA FATTO BENE! I MIEI COMPLIMENTI SIGNOR POTTER PER LA SCELTA CORAGGIOSA, I MIEI COMPLIMENTI! AH SIGNOR POTTER,MI RACCOMANDO, QUANDO VEDI –alzai la voce ancor di più-VOLDEMORT, BUTTI LA BACCHETTA, TANTO LEI, è IL PRESCELTO! Forza Ron, DIGLIELO, richiamalo… diglielo adesso che sei felice per questo.. spero tu sia felice quando arriverà la notizia che è morto.. così si è concluso il suo destino… COME DOVEVA FINIRE!

-Ora capisco il perché hai solo noi come amici.. sei una pazza.. e non fai altro che urlare… e pensi di avere sempre ragione.. ti avverto Hermione, è perchè ormai ti sopporto da 6 anni e quindi mi sono abituato  a te, ma gli altri non lo faranno.. devi temperarti o rimarrai sola per tutta la vita.. controllati, vedi di..

Si avvicinò a me, toccandomi il braccio.

-Stai.Lontano.Da.Me.

-Ma dai, tu fai la vecchia pazza e io..

-Dico davvero Ron.. non voglio più sentirti, vederti, parlarti.. stammi lontano..

-Non è quello che Harry vorr..

-STAMMI LONTANO! Tu non sei nessuno per dire cosa vuole Harry.. L’hai mandato a morire e ne sei consapevole… e togliti quel mezzo sorriso dalle labbra..

Se ne andò, uscendo dalla sala comune… Mi stesi su un divanetto, la testa mi scoppiava, un vortice di emozioni nel cuore.. stupido Ron, stupido Harry, stupidi tutti..

L’angolo dell’autrice:

Rieccomiiii! Allora.. ho incanalato la storia in qualche direzione, quindi spero possiatecapirmi sul perchè ancora non appare Draco pur essendo una Dramione (beh, è apparso dondolante e gongolante, ma non nei termini Dramionici :p ) ... vi ringrazio per le recensioni, grazie davvero *.* ! Spero di esser stata all'altezza della vostra curiosità :p

ps. Non me ne vogliate, ma l'incazzatura di Herm è dovuta e necessaria per lo svolgersi della storia e Rondoveva allontanarsi in qualche modo.. vi lascio con la promessa di un capitolo scoppiettante... un bacio a tutte :*

Slab* 

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Capitolo 3
*** Chance ***


Chance

Venti e onde sono sempre dalla parte dei navigatori più abili.

Edward Gibbon, Storia della decadenza e caduta dell'Impero Romano

È notte, e mi rigiro nel letto  senza dormire.. non so cosa pensare, non so cosa dire.. Ron mi ha deluso, ma non è la prima volta.. quel ragazzo è un idiota ed io sono stata anche fin troppo buona per lui.. non ne fa una giusta.. non capisco se è peggio il senso di frustrazione per aver scoperto la sua marachella o la mia reazione forse spropositata.. Ron, stupido Ron.. l’ho trattato malissimo.. lo tratto sempre malissimo, ma lui non mi lascia altra scelta.. tra di noi si accumulano sempre incomprensioni.. sempre troppe parole o troppo poche.. non ne fa mai una giusta ed io non perdo mai occasione di farglielo notare.. ma questa volta, questa volta no! Questa volta doveva solo venirmi a dire quello che aveva in mente Harry.. lo fa sempre, dannazione, SEMPRE.. e invece questa volta, quest’unica volta.. è notte, e mi rigiro nel letto senza dormire.. i letti intorno a me sono avvolti nell’oscurità, e sento i respiri delle mie amiche pesanti nel sonno e regolari.. mi appallottolo sotto le coperte rosse e mi chiedo se sono io quella sbagliata e il mondo gira in un verso opposto a quello che credo.. questi giorni di incomprensioni mi pesano sul cuore in un modo indescrivibile.. mi sento impotente,  con una forza immensa ma senza capacità di usarla.. vorrei fare qualcosa ma non so cosa.. COSA? È notte, e mi rigiro nel letto senza dormire.. Hogwarts intorno a me è immersa nell’oscurità ed io mi sento solo più sola..

Hermione si svegliò un po’ intontita, il cuscino un po’umido, per le lacrime versate quella notte.. Quanto aveva pianto? Si vestì, e scese in Sala Grande per fare colazione..

-Hermione, mi passi la marmellata?

-Prego..

Calì mi fa sentire strana stamattina.. deve aver capito che io e Ron abbiamo litigato e si è seduta qui per farmi compagnia.. ma cavolo quanto parla! E io questa mattina non ho voglia di ascoltare nessuno, nemmeno i miei pensieri, figurarsi gli altri.. Hogwarts è uno scenario di desolazione e terrore e le poche persone rimaste  non vanno mai in giro da sole.. forse io sono l’unica qui in mezzo che vago indisturbata..

-Signorina Granger!

Sobbalzo.. tra le parole di Calì e il mio cercare di ignorarla non mi ero accorta che era entrato Piton in sala ..

-S..S..Signore..

-Signorina Granger, mi sa per caso dire dove diavolo è finito il nostro amico Potter?

-Il nostro amico Potter? Non mi pare di avere amici in comune.. non apparteniamo nemmeno alla stessa cerchia a dir la verità..

Si era spinta oltre.. rispondere male ad un insegnante per di più preside della scuola? Hermione Granger cosa sei diventata? Iniziò a sorridere beffarda..

-Forse se le dicessi che è il Preside della scuola a chiederlo presterebbe un po’ più di rispetto.. Dove.Diavolo.è.finito.Potter?

-Mi scusi Signore, ma io davvero non so dove sia.. se n’è andato, e non l’ho più visto..- e anche se lo sapessi di sicuro non lo verrei a dire a te, schifosa di una serpe, traditore e codardo!

-Non mi faccia perdere la pazienza.. vediamo..

Mi sento percorsa da un brivido che sale dalla schiena.. la mia mente, mio dio, la mia mente.. sta leggendo la mia mente.. lo sento frugare, aggirarsi nei miei pensieri.. vede tutto, i pianti a causa di Ron, la litigata di ieri mattina, vede gli scacchi..non posso permettergli di sapere dello specchio, non posso.. devo tenerlo fuori, tu nella mia mente non entri serpe schifosa..

-Graziosa, l’arte dell’occlumanzia, no è vero, signorina Granger? Ma l’avverto che sto perdendo la pazienza.. – si avvicinò ad Hermione pericolosamente e la tenne per una spalla, stringendogliela fino a farle male e avvicinando il viso della ragazza al suo –Non userò un Cruciatus, né un Imperio su di te solo perché sono il preside di questa scuola..

-Un preside senza arte né parte direi.. - Ancora una battutina beffarda..Hermione Granger, mi stupisci!

-Bada bene, fastidiosa so-tutto-io … i tempi in cui tu e Potter e quell’altro scorazzavate per Hogwarts facendo i vostri comodi sono FINITI.. chiudimi di nuovo la tua mente e non mancherò nell’usare le maledizioni senza perdono anche su di te! Mi dirai dove diavolo è finito Potter, e me lo dirai tu con la tua bocca,  di tua spontanea volontà senza diniego alcuno.. e per la tua lingua insolente, 200 punti in meno a Grifondoro! – La stretta sulla spalla si allentò in quel momento –direi che il punteggio della tua Casa grazie a te ha appena toccato i numeri negativi.. stupefacente Granger! –

Detto questo, si allontanò.

Quel Piton, lo odio.. LO ODIO! Ho gli occhi pieni di lacrime, ma non piango, non posso piangere, non devo piangere..  non avrà la soddisfazione di vedermi così.. voglio andarmene da qui, voglio andare via, ma dove.. non so nemmeno dove sia Harry, non lo so davvero.. il mondo dei mangia morte fa schifo.. schifo.. rivoglio la mia Hogwarts e rivoglio..

-E così Potter non ha retto la pressione! Cosa c’è, il prescelto aveva paura di farsi male?

-Non osare Malfoy.. non osare rivolgermi la parola, stupido furetto!

-Sporca Mezzosangue, ma che hai capito? Io che rivolgo la parola a te per parlare? Devi aver frainteso davvero tanto.. se io mi rivolgo a te,lo faccio per insultarti, nient’altro..

Hermione si alzò di scatto,  e si accorse che Malfoy  si era avvicinato tantissimo, come l’ultima volta, quando gli diede quel megacazzotto sul naso..

-Malfoy, fai tanto schifo quanto ribrezzo!

-Sporca Mezzosangue, come osi parlarmi con questo tono..-si avvicinò ancora di più – sappi che manca poco e quelli COME TE smetteranno di farsi buffoni davanti ai veri maghi..

-E scommetto che con veri maghi intendi te e la tua famiglia.. AH AH AH!

-Tu, sudicia, lurida babbana che finge di fare la strega.. ti pentirai di tutto questo..

-MALFOY!

Piton comparve dietro a Malfoy, facendo sobbalzare entrambi..

-Vorrei parlarti in privato, nel mio ufficio..

-Certo professore..

Già, in privato.. in quell’ufficio che adesso è diventato il quartier generale del circolo dei mangia morte.. mi fa schifo anche solo pensare che vi sedete sulle stesse sedie su cui si è seduto Silente..

-Addio Granger, chissà se ci rivedremo o al mio ritorno avranno già ammazzato tutti i sudici mezzosangue che sono rimasti in questa scuola.

Malfoy le voltò le spalle e se ne andò, seguendo Piton..

Hermione restò in silenzio.. tornò al suo posto e iniziò a sfogliare un quaderno a caso cercando i finire una colazione che già era iniziata male.

***

-Altrove, nell’ufficio del Preside-

-Il Signore Oscuro si è accorto della mancanza di Potter dalla scuola..

-e come?

-Draco, il Signore Oscuro ha armi potenti e sa sempre tutto.. ci sorveglia e sorveglia voi, come un preside.. direi che Lui è il vero preside di Hogwarts.. ma non potrebbe presentarsi qui, non credi?

-Genererebbe il panico.. e nessuno verrebbe più a scuola.. già così siamo meno della metà..

-Il Potente Signore confida in Hogwarts per il mantenimento del suo potere, ma non se ne farebbe nulla di un edificio senza nessuno.. gli edifici non possono diventare un alleato..

-vuole dire che..

- voglio dire che Hogwarts si schiererà con Lui in occasione di una guerra.. noi siamo suoi alleati.. e gli studenti costituiranno il loro esercito.. ma è meglio che non lo sappiano.. comunque, non è il tempo di pensarci, adesso.. ti ho chiamato perché ho bisogno di parlare con te di una questione importante.. ho un compito da affidarti ed è la cosa a cui il Signore Oscuro tiene di più , direi..

- continuo a non capire, Signore..

- Devi scoprire dov’è Potter!

- Io, ma come faccio? Non ho nessun collegamento con lui, non so dove cercarlo, non so come fare a saperlo..

-Trovalo.. non so come, ma fallo!

-Signore,  ma io..

- Draco.. non voglio ordinarti di fare queste cose pericolose, ma il Signore Oscuro è stato molto chiaro.. la questione di Silente era un compito delicato che solo io, a pensarci bene , potevo risolvere.. ecco perché il Signore Oscuro non si è risentito del fatto che non sia stato tu ad ucciderlo come progettato. Ma tu sei l’unico a poter scoprire dov’è quella piattola di ragazzo.. capisci, Draco?

Malfoy abbassò lo sguardo, in pensiero. Piton aveva ragione, se Voldemort non si era irato contro di lui (e la sua famiglia) dopo la morte di Silente era perché l’obiettivo era stato raggiunto con un successo oltre le aspettative. Piton, il mangiamorte discusso da tutti, aveva ucciso il nemico numero due ( secondo solo ad Harry Potter) e ne era uscito lodato e ammirato dall’Oscuro Signore. Ma se questa volta avesse fallito, lui e tutta la sua famiglia avrebbero fatto una brutta fine,per davvero..  mentre rifletteva, Piton lo fissava senza proferir parola.

-Cosa ottengo io in cambio?

-Trova Potter e la tua famiglia ne gioverà.. potrei addirittura chiedere al Signore Oscuro di lasiarvi andare..

-MA SIETE NELLA NOSTRA CASA!

-Penso che voi abbiate ricevuto un trattamento abbastanza tollerogeno da parte del Signore Oscuro.. non credi? Molti altri per tradimenti ben minori sono stati uccisi, o peggio torturati fino alla morte!

-Chi mi assicura che la mia famiglia verrà liberata davvero dalla prigionia?

-Te lo assicuro io. Non ti basta la mia parola?

- è solo che..

Malfoy non sapeva se fidarsi o meno. Suo padre era in uno stato pietoso.. girava per casa senza più proferir parola. Parlava solo quando interpellato e  solo se a interpellarlo erail Signore Oscuro. La madre era diventata un cadavere ambulante. Non voleva nemmeno rimandarlo ad Hogwarts quell’anno.Ma il Signore Oscuro gli aveva impedito di fare tale gesto.

-Draco. Scopri dov’è Potter e sarete liberi.

-Draco si accasciò su una sedia, resosi conto di non aver altra scelta. – Cosa devo fare?

-Trova un modo per far parlare la Granger.

Malfoy lo guardò con uno sguardo di odio mista a repulsione.. parlare ancora con quella sporca mezzosangue?

-Lei è l’unica che può aiutarci. Quello stupido di un Weasley non sa niente.. ho frugato nella sua mente. Trova Potter, Draco. Parla con lei e fatti dire dov’è!

Draco abbassò lo  sguardo, sapeva che accettare era l’unica cosa che potesse fare. – Lo farò.

-è un’ottima opportunità Draco. Tu forse non riesci a capirne il significato, ma se avrai fortuna nell’impresa, il Signore Oscuro non lo dimenticherà. Trovagli Potter e lui te ne sarà riconoscente.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze! innanzitutto, ringrazio chi ha messo la mia ff tra le storie seguite, grazie mille *.*

Poi.. vediamo un po'.. questo capitolo inizia a inquadrare la direzione di cui vi parlavo in quello scorso. Draco ormai ha un compito.. e deve portarlo a termine. Il prossimo capitolo, sarà tutto su di lui, quindi capirete molte cose :D

Spero di non avervi annoiato con questo cap e che continuerete a leggere la mia FF.

Ah un'altra cosa. Penso abbiate notato che il narratore è diverso dai pensieri di Hermione. Non volevo mettere lei come narratore principale perchè altrimenti gli altri personaggi verrebbero visti soltanto come li vede Herm, quindi ho preferito far raccontare tutto da un narratore esterno e affidare ad Herm, e solo a lei, i suoi pensieri ( che infatti sono in prima persona). Se preferite che usi un carattere diverso, il corsivo o qualunque altra cosa per differenziarli potete dirmelo, non ho problemi :) Se invece per voi non fa differenza ( alla fine Herm parla in prima persona ed è facile distinguere il suo flusso mentale da quello del narratore principale)  allora va bene così!

Vi ho fatto una testa piena di frottole, ma volevo chiarirvi questa cosa xD Grazie per la lettura *.*!

Slab*    

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Capitolo 4
*** I don't know ***


I don't know

Ero il tipo che vive di solitudine; 
senza solitudine ero come un altro uomo senza cibo o senz'acqua.
Ogni giorno passato senza solitudine mi indeboliva. 

Charles Bukowski - Factotum

 

Draco Malfoy aveva un problema. Non era mai stata una persona particolarmente interessata apertamente a qualcosa, non aveva mai cercato nessuno né aveva mai avuto bisogno di qualcuno per fare le cose. Ma quella mattina non riusciva a togliersi dalla testa le parole del professor Piton che lo aveva esortato, ovvero costretto ad accettare una proposta che non poteva rifiutare. Seduto sul divanetto della sala comune di Salazar Serpeverde capì che raggiungere la Granger sarebbe stata un’impresa non ardua, ma di più. Prima di tutto perché lei l’odiava. In secondo luogo perché era sempre circondata da gente molesta che le ronzava intorno ed erano poche le volte in cui non c’erano vicino a lei quel Potter o quel Weasley o ancora quel Paciock. In ultimo, ma non per importanza, Hermione Granger era la persona più antipatica, scorbutica e irritante dell’intero pianeta e rappresentava per lui un insetto fastidioso da schiacciare.

Draco non riusciva a non pensare alla paralisi familiare in cui era immersa la sua casa. Suo padre non era mai stato di tante parole con lui, né con sua madre. Ma in quei tempi oscuri aveva raggiunto livelli di freddezza paurosi, non che a lui comunque, importasse molto. A lui importava più del fatto che la madre potesse risentirne. Gli occhi impauriti e sofferenti di Narcissa lo accompagnavano tutti i giorni e non riusciva a perdonarsi il fallimento della sua ultima missione. Piton aveva ragione. Doveva trovare quel Potter e doveva farlo per la sua famiglia. Essere un mangia morte , ormai, non era nemmeno più quello che voleva. Aveva il marchio, ma solo perché l’anno prima l’aveva bramato. Adesso era arrivato persino ad odiare il “suo” Signore. Era arrivato a coprirsi quel disegno sul braccio con una fascia e a non guardarlo quando la toglieva per lavarsi. Ed era per questo che, intimamente, sperava che fosse sconfitto da qualcuno. Ma quel qualcuno non si era ancora mostrato al mondo e la sua famiglia remava verso l’infelicità e la dannazione eterna. Ed era anche per questo che si iscrisse al corso di Pozioni. Non per ‘migliorare le tecniche da pozionista, arte che tutti i mangiamorte sanno fare’ come disse al padre quando doveva giustificare la scelta dei suoi corsi. Si iscrisse al corso di pozioni perché era uno dei corsi che gli avrebbero permesso di divenire un Auror in futuro. Se esisteva ancora un futuro, ovviamente.

A questo pensava mentre beveva del blu mele nel salottino di Salazar Serpeverde. Traditore intimo della sua casa, sapeva che sarebbe andato contro la sua famiglia col futuro che si era scelto, ma era sempre la famiglia il motivo che lo aveva spinto ad accettare la proposta di Piton. Dopo il suo sacrificio, il padre l’avrebbe accolto anche se fosse diventato babbano. Dopo il sacrificio che si accingeva a fare, il padre l’avrebbe amato lo stesso, forse di più, anche se avesse sposato una babbana a cui il mondo della magia faceva ribrezzo. Doveva solo trovare Potter. E doveva consegnarglielo. Poi, sarebbero stati liberi, qualcuno avrebbe ucciso Voldemort e lui avrebbe avuto un futuro da Auror e una vita fantastica.

Draco si alzò dalla poltroncina e uscì dai sotterranei. Doveva trovare la Granger e doveva costringerla a farla parlare di Potter.

Risalì le scale che lo portavano in sala Grande e cercò la Granger tra tutte le panche. Non c’era. Uscì e andò davanti alla torre di Grifondoro.. aspettò 5 minuti e si stufò. Decise che sarebbe stato meglio cercarla che aspettare che uscisse da lì. Andò nell’aula di pozioni e non la trovò. Risalì verso la torre di Astronomia e la trovo chiusa. Raggiunse perfino le serre di Erbologia ma della Granger nemmeno l’ombra. Era scomparsa, dove poteva mai andarsene una ragazza in pieno giorno? Provò sopra in gufiera, chiedendosi se lei conoscesse l’esistenza dei gufi e il loro utilizzo, babbana mezzosangue qual era. Non c’era nessuno nemmeno lì, tranne che decine di gufi dormienti che al suo arrivo si svegliarono e gli volarono addosso per l’irritazione. Lui riuscì ad evitare che gli sporcassero la felpa e uscì sul balconcino della torretta quando..

… eccola lì, quella lurida sporca mezzosangue! Era seduta tra gli alberi, leggendo qualcosa e mantenendo in mano qualcosa.. capì subito che si trattava di uno specchio perché rifletteva la luce del sole sulla torre vicina. Iniziòa correre, irritando di nuovo i gufi che lo seguirono per beccarlo

-via stupidi gufacci, andate via!

Scese di corsa le scale , corse per il corridoio principale, arrivò all’entrata principale affannato. Non poteva permettersi di perderla ancora. La rivide che parlava da sola davanti ad uno specchio. Che fosse pazza se ne era accorto, e la cosa non lo stupì, soprattutto perché pensava fosse la fine che si meritava, diventare pazza. Poi notò anche l’assenza di quel rosso Weasley e decise che quel momento, mandato in suo aiuto dalla fortuna, era il momento giusto per farle dire dove si trovava lo Sfregiato. Si avvicinò a lei che appena lo vide nascose lo specchio tra le mani e si asciugò gli occhi con la manica del maglione.

-cosa vuoi ancora Malfoy?

-Granger, non esultare per il fatto che sia qui a parlarti..

- Cosa c’è? Sei deluso che io non sia ancora morta?

-Sì, ma non dispero fino in fondo, so che la tua ora è vicina.

-Và all’inferno Malfoy!

Era così tranquilla nel mandarlo al diavolo che si chiese come mai non lo facesse almeno 300 volte al giorno. Mandare al diavolo Malfoy era sempre un’emozione purificante. Lui l’irritava, lei lo mandava al diavolo.. ed erano entrambi felici, come se fossero legati da questo legame di odio e rabbia che li accomunava, che induceva Draco a istigarla ogni volta che la vedeva, e induceva Hermione a mandarlo al diavolo anche solo se lui l’aveva guardata.. si scostò da questi pensieri molesti, d’altronde, quale legame? Draco Malfoy era la persona più acida del mondo, più presuntuosa, più instabile, più irritante, più.. basta! Stava ancora pensando a quello stupido furetto. Si alzò irritata e si allontanò dall’albero, raccogliendo le sue cose.

Tuttavia Draco non poteva farla andare via così. Fece due passi in avanti, ma ebbe paura di rincorrerla. Qualcosa lo bloccò e si limitò ad urlarle dietro.

-Ehi Mezzosangue! Non si lascia una persona da sola mentre sta parlando con te.

Lei si girò irritata, scocciata al suono della sua voce, ma così abituata alle offese che lui le proponeva che ormai niente di quello che le avesse detto l’avrebbe più scalfita.

-Malfoy non ho voglia di sentire le tue stupidate adesso. Perché non vai a farti dare cazzotti da qualche ragazza invece di darmi noia?

-Dì la verità, hai gli occhi rossi perché hai scoperto che Potter ci ha lasciato le penne, vero? Non ha resistito nemmeno un secondo fuori da qui..

-Malfoy sei disgustoso..

-Granger, Granger, Granger.. non ci si rivolge così a chi ti parla in modo cortese.. in fondo non ti tratto mica come un elfo domestico! Potrei farlo, ma da gentiluomo magnanimo quale sono non lo faccio, sebbene alla tua classe sociale dovrebbe essere riservato un trattamento ancor più basso..

Lei non parlò, si limitò a girarsi e macinare ettari di prato senza degnarlo di uno sguardo..

-Allora? Non vuoi proprio confidarti? Come se la cava Sfregiato? È ancora vivo?

Gli urlò  -Vai al diavolo!- E scomparve dietro la colonna dell’entrata.

Beh, come primo approccio non era andata male. Lei piangeva e non gli aveva urlato contro come al solito. Quanto poteva essere irritante però. Ricordava ancora quando gli mollò quel pugno sull’occhio due anni prima. L’aveva odiata dal primo momento che l’aveva vista per l’aria di superiorità che sprigionava da tutti i pori. Nessuno aveva mai osato passargli accanto con la testa alta e la fierezza in volto come faceva quella stupida ragazza. Nessuno. Irritato al pensiero di lei che non si sottometteva alla sua nobiltà e alla sua superiorità decise di tornare al castello per preparare un piano. A quanto pare, parlare con lei senza che le versasse addosso tutto il suo disprezzo e il suo disappunto per il fatto che lei gli era davanti, non era possibile. Decise di utilizzare, quindi, mezzi più subdoli. Avrebbe usato qualcosa che la costringesse a dirgli la verità, avrebbe usato il Veritaserum.

L'angolo dell'autrice:

Ehi ragazze! Questo capitolo è tutto dedicato a Draco Malfoy e mi sono innamorata di lui mentre lo scrivevo *.* ( innamorata ancor di più di quanto lo fossi già prima , ovviamente u.ù ). Continuo a ringraziare chi mi ha aggiunto tra le storie seguite, ricordo che sono BEN 8 :D Grazie mille, davvero! Spero di essere in grado di soddisfare la vostra curiosità *.* 

un bacio :*

Slab*

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Capitolo 5
*** Everything is wrong with me ***


 Everything is wrong with me

Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare.

Gino Bartali

Ronald Biluis Weasley non aveva mai avuto un grande acume. Non era bello, né particolarmente intelligente. Non aveva nemmeno il senso della misura. Finiva per urlare sempre più del dovuto, aprire la bocca sempre più del dovuto, pensare sempre più del dovuto. Ma mai avrebbe pensato che uno stupido litigio lo facesse stare tanto male. Lontano da Harry e dalla sua famiglia, aveva macinato chilometri di distanza mentale dall’unica ragazza che amava e che non era in grado di tenersi stretta, Hermione Granger. O meglio, era lei che aveva messo anni luce tra i due, perché lui era stato così stupido, questa volta, come al solito, più del dovuto. Loro due vacillavano in continuazione su un baratro, ricco di MAI e di SEMPRE.  ‘Tu non mi capisci MAI’ ‘Tu non riesci MAI a dirmi qualcosa di carino’ ‘Hai SEMPRE qualcosa da ridire’ ‘Non riesci MAI ad ascoltarmi’ ‘Vuoi SEMPRE aver ragione’ . Lui era il MAI, lei era il SEMPRE. Due avverbi, che in qualche modo li univano, ma li tenevano distanti anni luce, MAI vicini nel modo giusto, SEMPRE in atto di collisione. Lei se ne stava seduta di fronte a lui, al tavolo della colazione, ma solo perché quello era il tavolo di Grifondoro, e solo perche erano tempi bui e nessuno se ne andava o se ne stava in giro da solo. Non lo fissava, non lo guardava, non gli parlava. Non accennava nemmeno al suo tipico movimento della testa che gli faceva capire che si era accorta della sua esistenza ma che stava studiando, leggendo, parlando e non poteva interrompersi. Niente. Ronald Weasley pensava davvero che MAI come questa volta lui non c’entrava niente, e che come SEMPRE  lei aveva enfatizzato tutto. Ma si sbagliava, perché in futuro avrebbe pensato che quello che stava per succedere in quelle mattine di Ottobre, era avvenuto solo ed esclusivamente per colpa sua.

Hermione aprì un libro , per la prima volta in sei anni e mezzo in modo svogliato e decise che studiare un po’ l’avrebbe distratta dall’individuo che stava di fronte a lei.

Non capisco se fa finta di niente perché non ha capito la gravità delle sue azioni e delle sue parole, o è semplicemente menefreghista e pensa che se gli permetto di starmi di fronte è perché l’ho perdonato. Non.lo.perdonerò.mai! Vediamo un po’.. 'un Molliccio che non è riuscito a trovare un posto in cui nascondersi crea danni al mondo intorno a sé solo per il tentativo di difendersi'.. mi chiedo se impareremo mai qualcosa di diverso.. queste cose le studiamo praticamente ogni anno.. possibile non ci sia nulla di nuovo? vediamo..

Alzò gli occhi aspettandosi di vedere Ron che la fissava come faceva di solito durante le lezioni negli ultimi giorni. Invece qualcos’altro attirò la sua attenzione. Un enorme gufo, con ali maestose e un colore insolito atterrò con eleganza sul tavolo dei Grifondoro.  Si fermò davanti a lei, rovesciando tutto quello che incontrò sul suo percorso e facendo imbestialire Ron che aveva appena visto il latte che 5 minuti prima era nella sua tazza rovesciarsi sul libro di Divinazione.

Hermione lo guardò accigliata. Di chi era quel gufo e soprattutto, cosa voleva da lei? Il gufo aspettava immobile che lei facesse qualcosa, cosa che non arrivò, per cui iniziò a beccarla. Hermione si accorse solo dopo che il gufo portava con sé una piccola bottiglia, carina, tutta argentata col tappo lavorato finemente. Sopra l’etichetta, con un tratto leggero ed elegante vi era scritto ‘Per Hermione Granger, da mamma e papà”.

Coooooooooooosa? Mamma e papà che usano i Gufi? Saranno diventati matti.. ahahah, già mi immagino mamma che urla per le cacche di uccello sul davanzale e papà che cerca di legare la bottiglia a questo coso.. dovrebbe venire dall’Irlanda, ecco perché è un gufo così strano.. chissà cosè.. mhh, che buon odore.. emana un profumo di vaniglia e fragola..ma forse è latte! Strano però che non ci sia scritto nulla, non ci sentiamo da parecchi giorni ormai.. chissà cosa fanno, e se gli manco. Probabilmente sì..ovvio che sì .. probabilmente non sanno a chi raccontare gli impicci della nuova segretaria.. cavoli, immersa nello studio, in Harry e Ron, e nei problemi del mondo magico, non mi ero mai resa conto di quanto mi mancasse la mia famiglia.

Hermione guardò soddisfatta la boccetta e ne versò il contenuto in un bicchiere, contenta di aver ricevuto un dono dai suoi genitori, un dono insolito, pensava, visto che loro non erano in grado di usare gufi. O almeno, fino a quell’autunno, quando li aveva salutati per salire sull’Espresso per Hogwarts.

[ -Ciao mamma, scrivimi se ci riesci quest’anno, sento sempre la tua mancanza..

-Oh Herm, tesoro! Sai che lo farei volentieri, ma io non so proprio come fare ad usare quegli uccelli per spedirti le lettere.. io e tuo padre abbiamo cercato di addestrarne uno quest’estate, ma è tutto inutile.. è volato via prima che tu tornassi dalla scuola per le vacanze estive.

Hermione sorrise all’idea dei genitori che litigavano con un gufo, abbracciò la madre e il padre e salì sul treno.

-Non preoccupatevi, starò bene, tanto, ci vediamo per Natale! ]

A questo pensava Hermione mentre vedeva il liquido roseo che aveva appena versato scintillare nel bicchiere. Ricordava quel giorno a King’s Cross, quando aveva cercato di far capire ai genitori l’utilità dei gufi. Lo ricordava come se fosse stato ieri, ne ricordava ogni singola parola. E ricordava le facce dispiaciute dei suoi quando le dissero che con i gufi, per loro, non c’era nulla da fare.

I miei avevano anche cercato di addestrare un gufo per spedirmi cose, ma questo è fuggito via. Come avrebbe potuto non farlo, i gufi sentono dove non c’è magia e nel mondo dei babbani sono animali solitari e guardinghi. Ma allora? Questa boccetta.. chi  diavolo..

Guardò di nuovo la boccetta argentata senza capire.. non riusciva a venir fuori da quel cavillo quando rialzò lo sguardo e Draco Malfoy passò davanti al suo tavolo adocchiando la sua bevanda con un sorrisino beffardo. Forse voleva solo prenderla in giro perché aveva ricevuto posta in un orario non consono ..

Magari mi butta lì un ‘Ehi sporca Mezzosangue! La tua posta arriva da parte per non contaminare quella degli altri?’.. forza Malfoy , dici la tua frase di scena e togliti subito dai piedi.

-Ehi Mezzosangue! La tua posta la controllano prima degli altri hanno capito che sei in grado di contaminarci tutti? La notizia del tuo Sangue sporco ha fatto il giro del mondo, vedo..

Bravo Malfoy, appena in tempo. Avevi tardato un po’ nell’entrare in scena , figurati! Mi stavo anche preoccupando.. ma sei comunque prevedibile! Stupidamente prevedibile.

-Malfoy, il gel che porti in testa sta facendo davvero seri danni al tuo cervello.. inizio a pensare che ti abbia attaccato le meningi. Faresti  meglio ad allontanarti da me, sai, non vorrei che mi vedessero parlare con te per troppo tempo.  Ho sentito dire che la stupidità è contagiosa.

-Granger, mi compiaccio del fatto che ogni volta che ti incontro avvalori sempre di più l’ipotesi di quanto tu sia ingenua e stupida… e sporca... cos’è? Sei così acida perchè Weasley ti ha fatto arrabbiare stamattina?

-Malfoy! Sei un idiota.

-Ma quindi.. Non hai intenzione di bere quella cosa rosa? Ha un’aria disgustosa – Malfoy sapeva che aveva nessun ascendente su Hermione e soprattutto, sapeva che se l’avesse spinta a fare una cosa, lei avrebbe fattoil contrario senza pensarci su due volte. Iniziò a decantarle quanto quella pozione facesse orrore, iniziando a deriderne il colore, l’odore, persino il modo in cui se ne stava indisturbata nel bicchiere – Cos’è? Un dono di Sfregiato? Se n’è andato in giro per il mondo per riprendersi ed ora ti manda tutti i piatti tipici del luogo?

-Magari saranno anche affari miei, che ne dici?

-Dico che vedere un sottoposto trangugiare la sua bevanda sia alquanto disgustoso. Quindi sperando che quel miscuglio ti vada storto e uccidendoti faccia pulizia sulle nostre strade, mi congedo da te e dai tuoi inutili amici. Addio Granger, spero davvero che quella cosa ti uccida.

-Sei una serpe, Malfoy.

-Grazie.

Malfoy sorrise di un sorriso perfido, e allontanandosi verso la porta d’ingresso era conscio che il suo piano stava andando come sperava. Hermione Granger avrebbe bevuto il contenuto di quel bicchiere e lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà, quando..

-AAAH!- Un urlo invase la sala, facendo voltare Draco di scatto, giusto per notare l’espressione pietrificata di Hermione e quella imbarazzata di Ron che non sapeva dove e cosa guardare. -Scusami Hermione, io non l’ho fatto con intenzione.. avevo lasciato il quaderno vicino a te, ma non avevo visto il bicchiere sopra..

Hermione vide rovesciarsi sul quaderno che Calì aveva appena tirato, il liquido roseo versato nel bicchiere. La sostanza da rosea divenne nera e si irrigidì sui fogli sparsi sul tavolo, che divennero piccoli pezzi duri senza speranza di recupero. Non solo aveva perso la cosa che le avevano mandato i genitori, ma anche tutti i suoi appunti di Trasfigurazione. Hermione si alzò, particolarmente irritata, sbiascicando un secco –non fa niente!-, raccolse i libri nella borsa e uscì dalla sala grande. Aveva dimenticato per l’irritazione che quella probabilmente poteva non essere un dono dei suoi. Era così irritata che se pure fosse stato veleno distillato pronta ad ucciderla, avrebbe urlato come la pazza per il fatto che era stato rovesciato. Invece, si limitò ad alzarsi e ad andarsene, cosa che stupì non solo Calì, gli altri e Ron che già si aspettava una scenata tipica delle sue, ma aveva stupito soprattutto sè stessa.

Sulla porta d’ingresso diede una spallata a Malfoy che le ostruiva il passaggio.

Draco Malfoy iniziò a credere che qualcuno gli aveva fatto una fattura addosso ed iniziò a pensare che forse le cose non erano semplici come gli aveva fatto credere Piton nel suo studio. Aveva sudato per trovare quel Veritaserum, per cercare una sostanza che non cambiasse colore quando veniva mescolata insieme alla pozione , per dare alla cosa un odore invitante. Aveva sudato per cercare un gufo che portasse la bottiglia nel castello senza essere controllato dai mangiamorte.. insomma, aveva architettato tutto nei minimi particolari, tranne che la gente che stava a Grifondoro potesse essere stupida e soprattutto ficcanaso. Ripensò ad Hermione Mezzosangue Granger, a Ronald Sanguesporco Weasley e a Harry Sfregiato Potter.. erano tutti uguali.

Con lo stesso problema del giorno prima, si avviò quindi verso l’aula di Pozioni, rimuginando sull’accaduto tra sé e sé  e unendosi alla fila dei suoi compagni di Casa prese posto per la spiegazione.

-Oggi impareremo a fare una pozione particolare, si chiama ‘DulciaDìem’. È una pozione particolare perché la vede maturare in 5 atti, che si svolgono in 5 giorni diversi. Chi lo sa a cosa serve la DulciaDìem?

Hermione alzò la mano, come aveva fatto negli ultimi 6 anni, come aveva fatto sempre.

-Signorina Granger?

-La DulciaDìem deriva dal latino e vuol dire ‘Momento Dolce’. A differenza del suo nome così mellifluo, riferitosi solo al sapore particolarmente dolce degli ingredienti e alla capacità di fare effetto in un secondo, la DulciaDìe è anche chiamata ‘La goccia del sonno letale’, nome riferito al fatto che..

-che questa pozione provoca un sonno simile alla morte in chiunque ne assaggi anche solo una piccola goccia. Molto bene Signorina Granger, mi compiaccio ma non mi stupisco, lei è sempre molto attenta, 25 punti a Grifondoro.

Hermione si compiacque. Finalmente dopo giorni di panico, il mondo le aveva sorriso anche solo per un attimo. Lumacorno continuò a spiegare le notevoli caratteristiche della DulciaDìem e raccontò che anche i babbani ne conoscevano l’esistenza. Era la pozione usata da Giulietta per simulare la morte in attesa di Romeo.

Draco non faceva altro che pensare che aveva fallito per la seconda volta nel suo tentativo di parlare con la Granger. Quella ragazza lo stizziva. Non capiva perché non riusciva a parlarle senza che le sputasse addosso chili e chili di veleno e odio. Poteva almeno provare a fingere che gli fosse simpatica. Invece no. Ogni suo proposito di parlarle cortesemente, appena lei gli era davanti, svaniva come nebbia al vento e ricominciava a prenderla in giro. Non capiva nemmeno il perché non riusciva a controllare questo suo istinto basso e primordiale. Forse la Granger lo istigava così tanto, piena nella sua fierezza e nella sua compostezza che lo feriva quasi. Era circondato da gente abituata a temerlo e rispettarlo. O semplicemente lo temeva, e questo aveva come conseguenza il fatto che l’assecondassero tutti. Ma lei… quella maleducata mezzosangue. Gli rispondeva sempre a tono, non si lasciava sfuggire una mosca dal naso, aveva sempre da ridire su quello che le diceva. Non camminava a testa bassa e con la coda tra le gambe davanti a lui. Due giorni passati a cercare di capirla gli avevano insegnato che Hermione Granger era diversa dalle altre ragazze che aveva avvicinato in quegli anni. Hermione Granger lo irritava come nessuna sapeva fare, ma per qualche motivo ignoto, invece di starle alla larga, lui si sentiva in diritto di farla arrabbiare.

Si scoprì a fissarla, quasi volesse chiedere ai suoi capelli castani come raggiungere il suo scopo, ma cosa ben peggiore dal suo canto, era che lei, voltandosi svogliata verso di lui, l’aveva beccato a fissarla e adesso, lo guardava di rimando chiedendosi cosa avesse in mente quel Malfoy.

E ora cosa vuole? Perché mi fissa? Perché non mi lascia in pace? Sono due giorni che mi ronza intorno senza lasciarmi un attimo per conto mio. Cosa avrà in mente adesso? Ha deciso di torturarmi? Ha capito che sono sola e quindi per lui sono debole e facile da schiacciare? Draco Malfoy, cosa vuoi da me?

La lezione di Lumacorno finì tra i sospiri della gente, annoiata dalle storie del professore su poeti babbani e pozioni a dir loro inutili. Che necessità c’era di fingere la morte? I babbani erano persone strane.

Hermione decise di passare l’ora buca prima di Trasfigurazione sulla torre di Astronomia , così studiava un po’ e si sarebbe portata avanti coi compiti. E inoltre avrebbe anche evitato Ron facilmente.

Salì sulla torre pronta a posare i libri che nella borsa e in mano erano diventati pesanti, ma ebbe una spiacevole sorpresa. Il posto era già occupato. Tentò di far piano ed uscire senza essere vista, ma nell’accortezza dei movimenti, come è solito succedere quando non si vuol far rumore e invece si fa il doppio del baccano, le caddero i libri dalle mani, catturando l’attenzione della persona seduta sul davanzale che fissò prima lei, poi i libri ai suoi piedi.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze! Innanzitutto vi ri-ri-ri-ringrazio per le vostre recensioni.. ringrazio i consigli che mi avete dato e che seguirò ciecamente :) Grazie di cuore :D :D *.*

Allora, questo capitolo vede un Draco Malfoy incapace di avvicinare Hermione Granger senza insultarla, ma fa nascere anche in lui un interrogativo piuttosto scomodo per uno come lui: perchè Hermione gli istiga tanta rabbia e perchè lui non riesce a trattenersi di fronte a lei? Insomma ragazze, è una Dramione e lo sapevamo, ed è risaputo che loro due si odiano a morte e godrebbero tantissimo nel vedere uno il cadavere dell'altro appeso al soffitto della sala grande.. ma ( i grandi ma della vita! ).. se quest'odio invece fosse qualcosa di più grande? In fondo la linea sottile tra odio e amore è facilmente varcabile **

non vi anticipo nulla, vi lascio con un finale semi bastardo che vi faccia rimuginare  :D :D 

un bacio a tutte, a chi mi segue, a chi mi legge e a  chi mi recensisce.. spero di non avervi annoiato ^^

ciao!

Slab*

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Capitolo 6
*** Your eyes, in my eyes. ***


Your eyes, in my eyes

Le particelle subatomiche non obbediscono alle leggi fisiche, si muovono secondo il caos, il caso, la coincidenza...
 Si scontrano, l'una con l'altra, nel mezzo dell'universo. E poi... C'è il bang. E l'energia.

Noi siamo come loro. La più grande qualità dell'universo è l'imprevedibilità.
Per questo è divertente.
-Skins-

Hermione Granger non era una persona particolarmente calma. Non aveva il minimo senso della tolleranza e non amava quando qualcuno la contraddiceva, specialmente se in pubblico. Era ben consapevole di avere un’intelligenza sopra la media della scuola- babbana o magica che fosse – e aveva accettato di buon grado il trasferimento ad Hogwarts perché questo la distingueva, cosa che la giustizia umana non era riuscita a fare, dai ragazzi della sua classe. Tuttavia Hermione aveva enormemente affinato la sua capacità di resistere alla tentazione di ficcare con la testa nel muro chiunque affermasse il contrario di ciò che lei aveva detto in precedenza ed era diventata persino tollerante e amichevole anche con chi dimostrava di avere il cervello delle dimensioni prossime a quelle di una nocciolina. Poche erano le persone che la infastidivano enormemente e a cui non riusciva a trattenersi e tra queste, occupavano un posto d’onore Ronald Weasley, per il quale nutriva un sentimento di odio-amore non meglio identificato, e Draco Malfoy, piccolo satana platinato che la ricopriva di epiteti infamanti ogni volta che se lo trovava davanti, il che corrispondeva alle volte in cui le succedeva qualcosa di spiacevole ed irritante. Hermione Granger non aveva mai capito cosa fosse il destino, ma in quel momento capì che il suo aveva deciso di non venirle incontro e di affidarla al caos più totale. A questo pensava Hermione, mentre sperava che quel momento finisse il più velocemente possibile.

Spalancando gli occhi color nocciola, si accorse di aver attirato involontariamente , altroché!, la sua attenzione e si preparò a sorbirsi un’altra delle sue – ormai ricorrenti- fastidiose pillole di saggezza.

-Non lo sai che esistono incantesimi per ridurre il peso, Granger?

Draco la guardò accigliato. Andava in quella torre dal primo anno e odiava essere disturbato mentre pensava perso nell’orizzonte, proiettato in un paesaggio offerto dai giardini, dal lago e dalla Foresta Proibita. E cosa forse più odiosa, era che a disturbarlo fosse stata lei.

-Scusa Malfoy, non avevo idea che questo posto fosse occupato.

-Questo posto è occupato dall’alba dei tempi. Io ci vengo qui da quando sono ad Hogwarts. Lo trovo altamente ispirante e stimolante. Mi permette di riflettere, di calmarmi e soprattutto mi isola dal mondo dandomi la  possibilità di non incontrare gente molesta. Cosa che , a quanto pare,  avevo dato per scontato.

Perso nelle sue divagazioni mentali ad alta voce, si accorse con chi stava parlando, smise di raccontarsi e la guardò. Gli venne in mente un’idea geniale.. se avesse avuto la forza di non dirle quanto l’odiava.. se solo avesse avuto la capacità di contenersi e non farla arrabbiare, magari lei gli avrebbe detto subito dov'era Potter.. La fissò di nuovo, guardandola dall’alto in basso, come era solito fare, ma questa volta più accuratamente, più lentamente, come per farla sentire a disagio, ma trattenendo la lingua velenosa che provocava sempre danni.

-Non che ti interessi comunque. Dunque, cosa vuoi?

Lei, imbarazzata da quella momentanea mostra di vulnerabilità da parte del suo arcinemico, si accorse dello sguardo indagatore di Malfoy e per evitarlo si abbassò a prendere i libri, irritata.

-Niente, dammi il tempo di prendere questi libri e tolgo il disturbo, non sia mai io debba dividere il posto con te, stupida serpe!

Draco si avvicinò ad Hermione, e nonostante lei avesse creduto che era per darle un calcio, tirarle i capelli o farla cadere, lui si abbassò vicino a lei, le prese il libro dalle mani e lo posò sugli altri a terra sussurrando – Una studentessa modello come te dovrebbe sapere questo genere di incantesimi – puntò la bacchetta ai libri e intimò – Ponderus lievis!- ; i libri restarono come prima. Nessun cambiamento. Erano lì immobili.

Hermione lo guardò accigliata. L’espressione di lui parve soddisfatta. Incomprensibilmente soddisfatta.

Lo sapevo, è un idiota.

Mentre lo guardava si accorse che non aveva notato, prima, che il suo viso era particolarmente vicino a quello di Draco. Riusciva a vedere i profondi occhi color ghiaccio di Malfoy, e notò che erano un miscuglio di azzurro e di grigio. Non aveva mai visto quella tonalità.. Quei pozzi ricolmi di ghiaccio che non aveva mai guardato attentamente, perché non ce n’era mai stata l’occasione. Mai così vicini ai suoi per scrutarci dentro. Lui le restituì lo sguardo senza batter ciglio, osservava i suoi occhi color nocciola, nessuno aveva quegli occhi così grandi e così intensi. Poi si destò dall’incanto. E abbassò lo sguardo. Iniziò a guardare verso i libri. Imbarazzato. Come aveva osato lei fissarlo così intensamente? Anche lei abbassò lo sguardo con un filo arrossato sulle guance e cercò di nasconderlo disperatamente dicendo subito qualcosa. La sua voce uscì di getto, come a confermare la necessità di parole e di rumori, in quel momento incantato, che nessuno dei due riusciva a spiegarsi.

-Malfoy sei un idiota. Non vedo differenzada come erano prima.

Per la prima volta lui si sentì felice di sentire la sua voce. Non perché volesse sentirla, chiariamoci. La voce di Hermione Granger lo irritava forse più della persona stessa. Ma in quell’istante di non-capico-cosa-sta-accadendo era un rumore ben accetto, anche se molesto.

-Granger, farò finta di non aver sentito.

Si rialzò, prese il suo quaderno sul davanzale e si avviò verso la porta.

-Facciamo così.. io me ne vado. Ora che ho scoperto che questo posto è contaminato da gente come te, ha perso tutto il fascino che aveva ai miei occhi.

Aprì la porta, e uscì con un sorrisino invisibile sulle labbra. Nell’atto di uscire disse a voce alta - Mi aspetto ovviamente un grazie , Mezzosangue!- e se ne andò davvero.

Malfoy, idiota di un furetto, idiota di un mangiamorte.

Hermione ritornò ai libri a terra,ma si ritrovò a pensare alla profondità di quegli occhi. Non li aveva mai visti così da vicino.

Quei pozzi azzurri, così pieni di ghiaccio, così pieni di odio. Mi fanno quasi rabbia. Pozzi azzurri senza senso. Potrebbero essere persino belli se appartenessero a qualcuno di meno ripugnante. Idiota di un furetto, idiota di un mangiamorte. Quei pozzi profondi di ghiaccio e di solitudine. Occhi freddi di un serpente, pronto in ogni momento ad attaccare. Quanto ti odio Draco Malfoy!

Scosse la testa, come per scacciare pensieri malsani e si irritò al pensiero che lui volesse anche un ringraziamento da parte sua. Come osava? Prese i libri e si scoprì abile nell’alzarli tutti insieme con una sola mano. Erano leggeri come una piuma, in fin dei conti, l’incantesimo era riuscito.

Hermione sorrise senza accorgersene, ma appena se ne rese conto cercò di scacciare quel sorriso. Aveva già pensato troppo a lui in quel giorno. Era tempo di mettersi a studiare.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze!

Un capitolo piccolo piccolo, che non potevo mettere insieme ad un altro, perchè altrimente avrebbe perso il valore. Inoltre vi anticipo che il prossimo è un altro importante ai fini della storia, quindi doveva anch'esso restare da solo *.* !

Ringrazio ancora chi mi recensisce, legge, aggiunge tra i seguiti. E vi esorto a dare consigli, suggerimenti, critiche , qualora lo vogliate :D

Un bacio a tutte!

Slab*

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Capitolo 7
*** All in my mind, always in it. ***


All in my mind, always in it.

Tu sei per la mia mente, come cibo per la vita.
Come le piogge di primavera, sono per la terra. [...]
Così ogni giorno, soffro di fame e sazietà, di tutto ghiotto, e d'ogni cosa privo.

William Shakespeare

[ -Professore, Signore. Io non so come ringraziarla per tutto quello che sta facendo per me. Mi ha aiutato a rialzarmi dalla fogna più nera e mi ha portato con lei qui. Quella che è stata la mia prima casa, la mia unica casa.. Io..

- Severus, i ringraziamenti giovano soltanto all’uomo che chiede ciò che dà in cambio. Tienili per te, Hogwarts è la tua casa, lo è sempre stata e lo sarà sempre, se tu lo vorrai.

Un giovane Silente guardava un giovane Severus Piton da sopra gli occhialini a mezzaluna. Gli occhi azzurri del preside lo fissavano e lo squadravano, persi in una nebbia opaca che il ragazzo non riusciva a decifrare. Severus pensò a quanto fosse stato fortunato, a quanto gli avesse giovato il suo rimorso. Tornare ad Hogwarts e lasciare il Signore Oscuro si era rivelato più fruttuoso di quanto pensasse. Era stato accolto a braccia aperte, da quel professore che aveva denigrato per unirsi al suo Signore. Ma d’altro canto, Severus sapeva che Silente non era uno stupido. Si aspettava che il preside non si sarebbe fidato pienamente di lui. Sospettava che il professore non lo avrebbe considerato degno  delle sue confessioni. Si aspettava qualunque cosa. Gli occhi azzurri celavano una mente brillante e astuta e Severus non lo aveva dimenticato. Mentre aveva questi pensieri, il preside lo guardava, pervaso dalla nebbiolina che gli riempiva gli occhi, come se qualcosa lo impensierisse. Che ci fosse qualcosa che impensierisse il preside, e soprattutto qualcuno, era chiaro come l’alba sull’orizzonte. Ma adesso, che si trovavano nel dopo, adesso non capiva il perchè. Severus stava vivendo ancora nel prima. Viveva ancora in un universo popolato da magia oscura e seguaci vendicativi. La notte si svegliava di soprassalto col sudore che gli bagnava il pigiama. E ci metteva tempo, molto tempo, per ricordare a se stesso che adesso, quello che stava vivendo era il dopo. Ma cosa poteva mai impensierire il preside? Perché pur vivendo nel dopo, aveva ancora pensieri così forti, così duri da annebbiargli gli occhi così come quando stavano nel prima?  Incapace di decifrare i pensieri del preside, non sapeva cosa fare, imbarazzato dagli occhi del professore riposti su di lui.

-Professore, Signore.. Si sente bene?

-Come no- Silente scosse la testa, come tramortito dal suono della voce del ragazzo, che lo guardava in pensiero, aspettandosi un malore nel professore - In verità, pensavo  ai lamponi.

-Ai..  Lamponi, Signore?

Severus iniziò a pensare che Silente gli stesse cercando di dire qualcosa in codice. Cercando di capire il significato delle parole, si impensierì, senza riuscire a trovare nessuna spiegazione.

-Cosa c’è Severus, non ti piacciono i lamponi?

-Ehm, sì signore, certo che mi piacciono i lamponi. Io amo i lamponi. I lamponi sono la cosa che adoro di più..

-Benissimo, li adoro anche io. Fantastico, allora si può fare!

-Cosa Signore?

-Stavo pensando ad una fetta di crostata di lamponi. Dici che in cucina ce ne sarà rimasto un pezzo dalla colazione?

Severus non capiva niente di quello che stesse dicendo il preside, ma decise ugualmente di non contraddirlo. La sua stranezza doveva essere l’altra faccia della medaglia, che mostrava solo onore, forza, coraggio, potenza. Silente si alzò e costeggiò la scrivania.

-Andiamoci a prendere la crostata, allora.

Severus incredulo lo seguì, provando ad essere rilassato quanto il Preside. Eppure quell’aria spensierata che mostrava il professore lo metteva quasi a disagio. Non riusciva ad entrare in empatia con lui quando faceva così, non solo perché lui, Severus, era sempre stato un tipo particolarmente riservato, poi perché amava concludere le conversazioni senza uscite assurde come quelle che, spesso e volentieri, si concedeva il preside. Raggiungendo le cucine, accanto all’uomo che lo aveva posto sotto la sua ala protettiva, non poteva far altro che ringraziare quell’uomo, strano o meno che fosse.

-Sai qual è la cosa che più conta adesso, Severus?

- Ehm.. i lamponi, Signore?

Silente lo guardò da sopra gli occhiali a mezza luna con i suoi occhi azzurri, ma questa volta erano limpidi, non più attraversati dalla nebbia del suo ufficio. Inaspettatamente, gli sorrise.

-No, Severus. Ammetto che pensare ai lamponi mi fa sentire meglio quando sono giù di corda e stanco, ma quello che ti volevo dire, adesso, è che quello che più conta, Severus, è non pensare a quello che si è perso o a quello che si sta per perdere. Adesso conta guardare quel  disegno superiore, a cui tutti ci affidiamo.

-Professore, Signore.. Temo di non comprendere davvero.

-Severus, quello che voglio dirti adesso è che quello che sto per chiederti non devi vederlo come una punizione, né come un peso che voglio affibbiarti. Vedilo nel contesto di un disegno maggiore.

-Sì Signore, proverò a farlo.

Arrivarono alle porte delle cucine, ma non entrarono subito. Il Preside si fermò, in attesa di qualcosa. Severus non stava capendo molto di quelle parole, ma se ne stava in silenzio, in attesa che il professore gli dicesse quello che stava cercando di dirgli da quando, quel pomeriggio, lo chiamò nel suo studio facendogli interrompere una lezione sulla Felix Felicis ai ragazzi del sesto anno. Il preside, come se stesse raccogliendo il coraggio di parlare, lo guardò fisso negli occhi, azzurro nel nero, ghiaccio nella cenere.

-Severus, devi promettermi che qualunque cosa accada, tu baderai al bambino.

-Al bambino, Signore?

-Al piccolo dei Potter. Devi promettermi, che qualunque cosa accadrà in futuro, qualunque cosa Severus, tu veglierai su quel bambino quando tornerà al castello per frequentare la scuola. Qualunque cosa accada.

-Ma professore, io.. insomma, è il figlio di..

-Lily Potter è morta per salvare quel bambino. La cosa minore che possiamo fare è prenderci cura di lui.

-Sì Signore, ma perché io.. insomma, io sono un ex mangiamorte,  come potrei .. il bambino si chiederà perché io non ho fatto nulla per impedire l’accaduto.. mi odierà quando saprà da dove vengo, quello che sono diventato.. penserà che sono ignobile, per come mi sono comportato e avrà ragione, perché..

-Severus..- Il preside fece un respiro profondo, lo guardò con gli occhi azzurri più espressivi che potesse avere - .. quando venisti nel mio ufficio qualche mese fa, chiedendomi di aiutare Lily Potter, capii subito che c’era ancora qualcosa che ti legava a lei. Non buttare all’aria quello che lei ha fatto per te, per noi, solo per uno stupido rancore passato. Lilian Potter si fidava di te.. ed è per questo che adesso, nelle condizioni in cui siamo, sei l’unica persona che può vegliare su suo figlio. Per favore Severus, onora la memoria di sua madre prendendoti cura del figlio.

Severus aveva un vortice di emozioni che gli sconvolgeva lo stomaco. Non aveva ancora capito cosa volesse dire  Silente quando parlava di vegliare sul ragazzo. Harry James Potter, il figlio di James Potter e Lily Evans. Il bambino che era sopravvissuto. Il figlio della sua Lily. Un giorno sarebbe tornato ad Hogwarts e lui avrebbe dovuto vegliare su di lui. Si passò una mano tra i capelli color carbone. Alzò gli occhi e restituì lo sguardo al preside.

-Va bene.

-Bene Severus. Il valore di un uomo si comprende dalle scelte che fa, non dal luogo da cui proviene e dalla famiglia in cui è cresciuto. Non dimenticartelo mai, Severus, d’accordo?

-D’accordo Preside.

Gli occhi azzurri gli sorrisero da sopra gli occhiali, raccogliendo la pelle intorno alle palpebre e illuminando il viso del professore.

- E adesso, andiamo a prenderci la nostra crostata.

Aprirono la porta e si persero dietro di questa. ]

Severus Piton posò questo pensiero nel Pensatoio, al fine di svuotare la mente appesantita. Seduto nell’ufficio del Preside, si chiedeva molto spesso in quei giorni, come mai Silente gli avesse dato tutta quella fiducia. Lui, figlio di una strega e di un babbano, poi seguace accanito di Lord Voldemort, infine infimo cane senza più padrone, era stato accolto dal vecchio preside come il ragazzo più puro del creato. E lui, come il figlio di Giulio Cesare, lo aveva pugnalato alle spalle. Camminando per i corridoi di Hogwarts, Severus Piton aveva imparato a farsi rispettare con il semplice terrore psicologico. Non amava molto parlare e lo faceva solo con persone che secondo lui lo meritavano. Torturare studenti innocenti era la rivincita contro i genitori di quelli che lo avevano maltrattato ai tempi della scuola. E grazie alle promesse al vecchio preside, aveva vegliato su Harry Potter, non mancando di prendersi le giuste rivincite sul ragazzo, che odiava più del suo stesso padre, perché era identico a lui, James Potter, ma gli ricordava la madre, Lilian Evans, a causa di quei suoi dannati occhi verdi. Tutti gli anni a Hogwarts col ragazzo, gli avevano permesso di rispettare l’accordo con il vecchio preside, senza dover lavorare più del dovuto. Ripensò a quei giorni di terrore. La consegna dei Potter a Voldemort. La sua paura. La richiesta di aiuto a Silente. Il viso di Lily. La sua Lily. Il corpo di lei, morto, sotto le macerie della sua casa. La sua Lily morta,vicino a Potter, l’uomo che aveva preferito a lui. Il bambino che piangeva accanto a loro, sotto quelle macerie. Il viso che lo perseguitò per 11 anni, dopo quella notte di terrore. I suoi occhi verdi, un giorno, tornati al Castello. Il figlio di Lily, la sua Lily. Il figlio di Lily con i suoi stessi occhi. Il bambino sopravvissuto. Il signore Oscuro che risorge. Il ragazzo che scappa dalla scuola. La sua promessa infranta. Dove diavolo era finito Potter?

Doveva ritrovare quel ragazzo. Non lo faceva per lui. Non lo faceva per la promessa a Silente. Non lo faceva per se stesso. Lo faceva solo per Lily. La sua Lily. Lo faceva per i suoi occhi verdi. Gli occhi che lo perseguitavano ogni notte durante quegli ultimi 17 anni.

Posò il Pensatoio, prese una pergamena ed iniziò a scrivere.

Nel mio ufficio,domani, alle 19 in punto.

Professor Severus Piton

Chiuse la pergamena, sigillandola con della cera nera. Chiamò il suo gufo e legò il foglio ad una zampa.

-Consegnala ad Hermione Granger.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze!

Eccomi con questo nuovo capitolo, tutto dedicato a Severus Piton.. insomma, ho cercato di inquadrare un po' il personaggio, solo accennato nei capitoli precedenti. Personalmente ho una sorta di odio/amore per lui.. l'ho amato per i suoi modi in tutto il libro, che mi fanno morire dal ridere dati il suo cinismo e la sua acidità che mi risultano estremamente ironici.. l'ho odiato nel sesto libro quando ha ucciso Silente.. l'ho ri-amato nel corso del settimo libro e alla fine della saga mi è rimasto un persnaggio fantastico.. insomma.. ho cercato di portare un Piton non troppo diverso dal libro e ciò mi è stato particolarmente difficile , perchè riprodurre un personaggio senza sbavarlo, quando vorresti fargli fare 300mila cose, non è molto semplice.. stessa cosa per Draco Malfoy ed Herm, che nello scorso capitolo potevano farte tante cose, ma poi si sarebbero allontanati dai loro personaggi reali.. spero mi sia avvicinata alla vostra idea di Piton così di Draco ed Hermione e di non avervi sconvolto e soprattutto annoiato. Vi ringrazio per la lettura..
un bacio! 

Slab*

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Capitolo 8
*** In my own worst nightmare ***


In my own worst nightmare

Non sforzarti di capirlo, devi solo immaginarlo! 

Jack Skeletron - Nightmare before Christmas


Seduto in sala comune e immerso tra i libri, Draco Malfoy ricopiava una per una le pergamene di compiti arretrati che avrebbe dovuto già scrivere tempo prima. Tra gli allenamenti di Quidditch, i compiti extrascolastici che gli assegnava Piton e le uscite serali che concedeva a qualche ragazza di turno, aveva accumulato ritardi in varie consegne. E siccome non aveva intenzione di abbassare la sua media, anche se non aspirava ad essere il secchione del momento, decise di dedicare quel pomeriggio allo studio, nonostante il tempo assegnatogli da Piton per far parlare la Granger diveniva sempre minore. In realtà sapeva che avrebbe potuto semplicemente torturarla con una maledizione, ma se non l’aveva ancora fatto il preside, qualche motivo ci doveva pure essere. I suoi diabolici sotterfugi si erano rivelati inconcludenti fino a quel momento. Era come se quella ragazza fosse circondata da un incantesimo di protezione che l’allontanava da tranelli e cose simili. Perso in questi pensieri irritanti, guardava le sue pergamene attentamente, senza capire nulla di quello che stava scritto, ma copiando pedissequamente gli abbozzi fatti durante i giorni di nullafacenza . Accanto a sé, Tiger e Goyle facevano finta di leggere, ma in realtà si era capito che erano anche loro persi nel mondo dei sogni. All’improvviso, Blaise Zabini che lo fissava stupefatto, iniziò a deriderlo.

-Ehi tu, Principino, torna un po’ dall’Iperuranio.. fammi capire, hai deciso di diventare una secchia?

-Ho deciso di non studiare più fino alla fine della scuola. Ma per farlo devo accumulare prima dei voti decenti a questi compiti. Poi potrò sedurre tutte le professoresse, tranne la McGranitt che mi è antipatica ed è una vecchia racchia. Infine offrirò dei sigari cubani ai professori, per aggraziarmeli.

Blaise spalancò gli occhi -Dici davvero? Cioè.. davvero puoi..

-No idiota! Sono stufo di essere messo in punizione da Vitious perché ho dimenticato la pergamena in dormitorio..e sono stufo che quella vecchia megera della McGranitt assegni altre relazioni mentre io devo fare ancora quella di inizio anno. E sono stufo di passare le mie serate con Piton nel suo ufficio a smistare ragni e vermetti rossi, quando potrei andarmene in giro con qualche bella ragazza.

-Sì, qualche ragazza ti ci vorrebbe davvero adesso. Sei più pallido del solito. Somigli quasi ad un vampiro! Quando sei uscito con una l’ultima volta?

-Due sere fa, Anne Abbott, 3° anno. Non un granché per la verità. Non ha parlato per tutta la serata. Mi ha annoiato. Poi, quando l’ho lasciata davanti al dormitorio femminile si aspettava qualcosa di più e quando io non ho fatto nulla si è arrabbiata.

-E allora?

-E allora gli ho dato quello che voleva! Le ragazze sono semplici da capire amico mio..vogliono essere sedotte e abbandonate, anche se poi dicono il contrario.. Dovevi vederla. Una gatta in calore! Ahhhhh queste studentesse!

-Sei un porcellino Draco! – Blaise fece una risatina stridula, per prenderlo in giro – Sei una piccola sgualdrina platinata!-  Draco gli lanciò una pergamena addosso ridendo.

-E tu sei il più grande idiota del mondo!

-Oh Draco Malfoy, sì.. sculacciami!

-Ahahahahahh! Ma la vuoi smettere! A te serve una ragazza! Sei particolarmente in calore.. dico sul serio!

-Ma dai, io posso avere chiunque, prendo chi voglio..

-No, io dico che ti serve una ragazza fissa.. così la smetti di corteggiare me!

-Ma Draco Malfoy.. sei così biondo! E così attraente!- E gli si  buttò addosso, incurante degli sguardi degli studenti intorno divertiti che stavano assistendo allo spettacolo dei due amici.

-Ehi stai lontano da me, mi fai schifo!- Draco iniziò a correre intorno al divanetto, lanciando fatture cresci-naso con la bacchetta e mancando di proposito l’amico, che per scherzare lo rincorreva per la sala comune facendo baccano e disturbando gli altri studenti che ormai erano rassegnati all’idea che dove ci fossero Draco Malfoy e Blaise Zabini era finita la pace.  Continuarono a fare gli scemi per un altro po’ di tempo, le pergamene che si consumavano all’aria e l’amicizia tra i due amici che allietava le loro menti, troppo ingombre di cose più grosse di loro.

Ad un tratto Draco di arrestò, percosso da un pensiero lampante – Oh cavolo! Sono le 19!

-E allora?

-Devo andare da Piton. Mi ha messo in punizione perché mi ha scoperto mentre mi “rilassavo” con Joanne McGuerin, 4° anno, nell’aula di Difesa contro le arti oscure.

-Ribadisco Draco Malfoy! Sei una sgualdrina in saldo!

-Una sgualdrina in saldo morta, se non arrivo da Piton entro un millisecondo.

Draco Iniziò a correre per le scale che lo riportavano dai sotterranei di Serpeverde verso i corridoi dell’ufficio di Piton. Si portò davanti ai grifoni, disse la parola d’ordine  –Mangronia Dormiens!- e comparvero le scale per salire fin su. Si avvicinò alla porta e bussò, attendendo risposta dall’interno.

-Entra Malfoy!

-Buonasera Signore. Scusi il ritardo.. stavo..

-Bene bene Malfoy, entra , abbiamo già abbastanza fretta.

Draco si chiuse la porta alle spalle ed entrò nell’ufficio del Preside. Si aspettava qualche punizione in stile Piton, tra pergamene da ricopiare, scartoffie da sistemare, ingredienti di pozioni da catalogare, bacchette da lucidare. Ma quella volta, stava pensando che Piton aveva davvero esagerato. Seduta sulla sedia vicino a quella che il professore aveva indicato a lui, Hermione Granger se ne stava imbronciata guardando entrambi con disprezzo misto a delusione. Si era aspettata che il preside avesse qualcosa di importante da dirle, ma invece quel biglietto, accolto dallo stupore generale, era un semplice invito ad una punizione per la sua ‘lingua biforcuta, degna di un serpente’, come l’aveva definita Piton qualche minuto prima. Hermione, aveva pensato che il professore le avrebbe fatto fare qualcosa di davvero umiliante per divertirsi, ma vedendo entrare Malfoy si rese conto che l’umiliazione non era nulla al confronto con quello che la stava aspettando.

-Signore, ma.. cosa significa?

-Significa che voi due stasera lavorerete insieme.

-INSIEME? MA PROFESSORE..

-Ehi! Mettete a tacere le vostre boccucce disgustosamente infantili e perse nelle vostre incomprensioni.. siete in punizione , entrambi, ed entrambi darete a questo studio una bella ripulita.. diciamo, il giusto aspetto che si confà ad un preside..

-Ma questo studio ha già l’aspetto che dovrebbe!

-Io e il professore Silente abbiamo..gusti diversi, se così vogliamo chiamarli, per le faccende che riguardano l’arredamento..

Hermione spalancò gli occhi sentendo Piton nominare il nome di Silente e iniziò a borbottare sottovoce –io direi riguardo a tutto- sperando di non essere sentita dal professore che volteggiava intorno agli scaffali zeppi di libri, foto e quant’altro. Ma ovviamente, il professore la sentì

-Le consiglio, NUOVAMENTE, di tenere a freno la sua lingua, signorina Granger.. mi chiedo come mai lei è finita nella sua casa, sarebbe stata una degna Serpeverde, con quella lingua che si ritrova..

-Magari perché è una sporca mezzosangue- si affrettò a dire sprezzante Malfoy.

-Pietrificati Malfoy!

-Lasciamo.i.nostri.rancori.e.malintesi.fuori.da.questo.studio!- Piton stava perdendo la pazienza.. aveva capito perché Draco ci mettesse tutto quel tempo per portargli informazioni su Potter.. quei due erano come cane e gatto, sempre pronti a beccarsi, sempre pronti a picchiarsi, se gliene fosse data l’opportunità –mi auguro di trovare un ufficio degno della mia persona, al mio ritorno..

-Ma perché ci lascia qui da soli?- Draco Malfoy era esterrefatto..

-Pensavi che sarei rimasto con voi mentre vi offendete a vicenda e mettete a soqquadro il mio ufficio? Sulla scrivania c’è una piccola lista di cose.. sappiate che se non finirete stasera, ci saranno altre sere da dedicare alla causa. Io vi consiglio di muovervi in fretta, potrei cambiare idea e farvi sistemare tutto in un altro modo una volta finito..

-Non può tenerci qui in eterno..

-Signorina Granger. Io sono il Preside di questa scuola, e in quanto tale ho in mio potere anche di farla lavorare nella foresta proibita da sola circondata da una mandria di Ippogrifi inferociti che le vengono contro..

E allora fallo stupido idiota! Non tenermi chiusa qui dentro con questa serpe senza cervello, perché se ci passo anche solo più di un minuto inizio ad avere reazioni allergiche e crisi omicide e compulsive..

-Per cui, ci vediamo tra 2 ore esatte.. buon lavoro!

Detto questo, voltò le spalle alla porta ed uscì.

Draco rincorse subito il professore, spalancando la porta  e urlandogli dietro -Professore, professore..

-Che c’è Draco, qualcosa non ti è chiaro?

-Professore..davvero, lei non può chiudermi in una stanza così piccola con quella … mezzosangue, e andarsene incurante..

-Draco, temo che tu non abbia capito, nuovamente, l’opportunità che ti sto dando.. starai vicino a lei e potrai capire dove si trova Potter!

-Sì Signore, ho pensato a questo, ma..

-Allora va tutto bene! Rientra in quella stanza subito o potrai dire addio ai tuoi allenamenti di Quidditch..

-Era una minaccia, Signore?!

-Prendila come un suggerimento.- E se ne andò col suo mantello fluttuante.

Malfoy tornò indietro pensando a cosa fare, ma più si avvicinava alla porta più la mente si affollava di cose inutili, pensieri scadenti e insulti da lanciare a destra e a manca. Decise di rientrare e trovò Hermione vicino alla scrivania. Appena Draco entrò lei si ridestò dai suoi pensieri. Accigliata prese il foglio dalla scrivania, lo arrotolò e glielo porse.

-Cosa vuoi Granger?

-È la lista di cose da fare.

-E allora?

-E allora, leggila, stupido furetto!

A quella parola, Draco scattò in avanti, arrivò al viso della ragazza e le prese il mento. Le alzò la testa, portandole l’orecchio sinistro estremamente vicino alla sua bocca, tutto molto velocemente, senza che lei se ne accorgesse. E lei, se lo trovò addosso, così, all’improvviso.

-Te lo dirò solo adesso, per l’ultima volta. Prova a chiamarmi di nuovo furetto e non avrai più questo faccino delicato da mostrare in pubblico, Sporca Mezzosangue.

Hermione si staccò immediatamente da lui, dandogli uno scossone per liberarsi dalla stretta in cui la teneva.

-AH! Tu non mi farai un bel niente, perché sei un cretino!

-Non osare, Granger!

-Io oso quanto mi pare, furetto!

-Sei una sporca insolente! – si guardavano sprezzanti, uno contro l’altra, ghiaccio contro fuoco. Poi Draco iniziò a ridere. Lei lo guardò irritata senza capire –Tu, una Serpeverde. Piton deve essere impazzito! Ahahah! Una Mezzosangue tra di noi. Questa è bella!

-Exulcero!

Il viso e le braccia di Draco si riempirono di scottature rossastre -Ahia! Sciocca Mezzosangue! Stupeficium!

-Protego!

-Levicorpus!

Hermione venne attratta al soffitto come un pezzo di ferro al suo polo magnetico -Fammi scendere, idiota!

-Non fino a quando non mi chiederai scusa per tutte le bruciature che mi hai fatto!

-Chiederti scusa? AH! Mai Hermione Granger chiederà scusa a Draco-mi-hai-fatto-la-bua-Malfoy!

-Bene, allora prevedo una serata movimentata lassù!

-Idiota fammi scendere o te ne pentirai!

-Mi stai facendo una tale paura, Granger! Perché non scendi qui e vediamo di risolvere?

-Sei un cretino, Malfoy! Lacarnum Inflamar!

-Expelliarmus!

La bacchetta le schizzò via dalle mani velocemente. Draco Malfoy aveva momentaneamente vinto la diatriba con Hermione Granger. Lei si ritrovava appesa al soffitto , mentre lui le andò sotto per raccogliere la sua bacchetta – E adesso Granger, solo se mi prometti che terrai a freno la tua lingua biforcuta..

 -Non se ne parla nemmeno!- ringhiò lei.

-Tacito Accordus!- La bocca di Hermione venne cucita da due mani invisibili e le sue parole vennero frenate all’istante  - Solo se terrai a freno la tua lingua biforcuta, dicevo , e non parlerai per tutta la sera, solo allora, quando me l’avrai promesso, ti farò scendere. Ora, dici sì con la testa, da brava..

Hermione era arrabbiatissima, lo guardava in cagnesco senza batter ciglio e voleva strappargli quel sorrisino maligno a morsi per sentirsi meglio..

Quest’idiota mi tiene qui sopra come se fossi alla sua mercé! Ma chi si crede di essere! È solo un presuntuoso, vanitoso, stupido, senza cervello, mangia morte, irritante furetto! Cosa si aspetta, che io faccia da sola tutta la punizione? Se lo può scordare, io non gli chiederò mai scusa! MAI! Può anche lasciarmi qui appesa tutta la notte se ne sente il bisogno, io.non.chiederò.mai.scusa.a.Draco.Malfoy!

-Forza Granger, non possiamo mica star qui tutta la notte! Piton arriverà prima o poi e si arrabbierà se il suo ufficio non sarà ancora in ordine o in atto di rifacimento! Non vorrai annoiarmi con la tua presenza all’infinito! Forza, fai sì col capo! Tu non parli per tutta la sera, ripuliamo questo buco e ce ne torniamo entrambi felici ai nostri dormitori..

Hermione non voleva dare nessuna soddisfazione a Draco, ma capì che effettivamente era l’unica cosa da fare. Per liberarsi di lui, doveva sbrigare prima la faccenda del’arredamento, quindi, di malavoglia, chinò il capo in segno positivo.

-È un sì quello? Mi stai dicendo di sì?

Lei scosse il capo più violentemente per fargli capire di sì

Stupido Malfoy! Stupido, irritante furetto!

Lui all’istante la fece scendere –Liberacorpus!- e le ridiede la parola –Mormora modo!-

-Sappi che..

-No, no no.. hai promesso- e si baciò due dita incrociate –Allora, dividiamoci le cose, così facciamo prima.. tu togli quei libri lassù, io tolgo i quadri appesi a quel muro.

Hermione non obbedì perché voleva dare soddisfazione al suo nemico, lo fece soltanto perché se ne voleva andare il più in fretta possibile da lì.

Ohhh quando Harry tornerà lo farò sentire davvero peggio della carta straccia! Oh sì! Lasciarmi da sola con Ronald! E in balia di Malfoy.. oh se mi sentirà! E questo cretino di un mangia morte che pensa di essere il migliore del mondo.. che rabbia … potrei implodere.. devo muovermi, devo fare presto! Me ne voglio tornare in camera nel mio letto. Non ne posso più!

Malfoy apparve alquanto entusiasta del silenzio che si era creato tra loro. Soprattutto perché poteva dire quello che voleva, senza essere ricambiato con frasi irritanti. Si chiedeva se Hermione stesse facendo quello che gli diceva perché voleva obbedirlo o perché anche lei voleva tornarsene in camera. A giudicare dalla sua espressione accigliata, Hermione stava seguendo le sue direttive solo perché fuori da quell’ufficio avrebbe potuto, l’indomani, dargli un bel cazzotto in pieno volto.

Dopo circa un’ora e mezzo di duro lavoro, i due ragazzi avevano spostato i libri, tolto i quadri, pulito le mensole, aggiustato le scale, buttato le gabbie, spostato gli altarini di Fanny la fenice, cambiato posto alla cattedra, cambiato le tende, smontato i divanetti, girato le vetrine e spostato al centro della sala le cose che contenevano gli scaffali d’argento. Avevano smantellato una stanza, ma adesso bisognava riordinare nel giusto verso. Piton entrò nel suo ufficio mentre decidevano di mettere le nuove tende

 – Vedo che  siete solo all’inizio del lavoro.. siete lenti!- il professore li guardò con scarso interesse, notando le scottature sul volto di Draco e i capelli arruffati di Hermione –bene, prevedo che domani sarà una nuova serata di lavoro. Potete andare ora, non voglio tenervi qui tutta la notte, siete alquanto.. fastidiosi- e spostò il suo volto su Hermione.

I ragazzi si congedarono dal professore ed uscirono dall’ufficio.

-Bene, come puoi vedere, se stai zitta, è molto meglio!

Hermione lo ignorò mentre percorreva davanti a lui il corridoio che la portava verso il suo dormitorio

-Spero che domani tu venga con la stessa voglia di silenzio!

-Sei un bastardo, Malfoy-  e scomparve sulle scale che portavano ai dormitori dei Grifondoro.

Draco Malfoy era soddisfatto. Non era assolutamente riuscito a sapere niente su Potter, cosa che avrebbe fatto irritare Piton in modo particolare, ma era riuscito a zittire Miss Petulanza, e questo, per ora gli bastava. Entrò nel dormitorio e si diresse verso la sua camera. Si buttò sul letto e si addormentò all’istante tra le coperte verdi e argentate.

L'angolo dell'autrice:

Salve ragazze. Mi scuso innanzitutto per aver aggiornato tardi, ma ieri per me era un giorno di festa , quindi non ho potuto. Ecco per voi un capitolo nuovo, in cui la storia finalmente va avanti. Delineati i personaggi principali, facciamo proseguire la cosa. Vi preannuncio che il prossimo capitolo sarà epifanico per i nostri personaggi *.* Spero di non avervi sconvolto.. colgo l'occasione di ringraziare chi recensisce, chi mi segue, chi m i legge :D Grazie:D spero di non deludervi.. un bacio :D

Slab*

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Capitolo 9
*** Summer eyes and winter smiles ***


Summer eyes and winter smiles

Ma però che non subitamente nasce amore e fassi grande e viene perfetto, 
ma vuole tempo alcuno e nutrimento di pensieri, massimamente là dove sono pensieri contrari che lo 'mpediscano,
convenne, prima che questo nuovo amore fosse perfetto, 
molta battaglia intra lo pensiero del suo nutrimento e quello che li era contraro,
lo quale per quella gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca de la mia mente. 

Dante - Convivio

-Hai capito cos’ha fatto? Mi ha preso la bacchetta! Dico io, la mia bacchetta in mano sua!

-Ahahahahah Ho capito Herm, ma calmati.. Malfoy ha un modo strano di patteggiare..

-Sì , me ne sono accorta! E poi questo fatto che mi ronza intorno da quando te ne sei andato.. ho paura stia tramando qualcosa, ma non riesco ancora a capire che cosa.. e questo mi stressa..

-Dai Hermione, sai com’è fatto.. è solo curioso che io non ci sia e vuole darti il tormento.. tu però resta calma e..

-Calmarmi.. e come! Da quando te ne sei andato non una cosa è andata a buon fine..Mi sento agitata..

-E di Ron ? che mi dici?

-Non.voglio.parlare.di.Ronald.Weasley.

Hermione era accucciata nel suo letto, guardando lo specchio. Da qualche parte nel mondo, Harry la stava ascoltando, perso tra le sue mille parole, ascoltando quello che aveva da dire l’amica.

-Harry davvero. Ronald si è comportato malissimo. Non doveva fare così.

-Herm, ma mettiti nei suoi panni. La colpa è solo mia. Sono io che l’ho spinto a fare quello che ha fatto. Io che gli ho chiesto di mantenere il segreto. Io che gli ho chiesto di mettersi da parte. Non tu, non lui.. IO.

-Harry.. io ho bisogno di rivedere molte cose. Ron mi fa sempre arrabbiare, è sempre così ostinato.. Io non capisco.. non lo capisco e non mi capisco.. inizio a pensare di essere sbagliata.

-Ma tu non sei sbagliata..

-Non io da sola. Io e Ron siamo sbagliati insieme. Lo siamo sempre stati. E sempre lo saremo.

Era un po’ che Hermione Granger pensava al suo ruolo nella coppia Ron/Hermione ed era giunta alla conclusione che uno dei due stonasse con l’altro e con il contorno emozionale. Aveva sempre pensato che Ron le rispondesse male perché troppo impacciato o troppo timido. Ma ormai aveva iniziato a capire che Ron le rispondeva male perché era abituato a farlo e non sarebbe cambiato col tempo, nemmeno se la loro amicizia fosse divenuta qualcosa di più. Probabilmente qualche mese prima non avrebbe pensato a lui in questo modo, probabilmente prima della partenza di Harry aveva sperato in una soluzione ben più felice per entrambi. Era stata male quando lui stava con Lavanda, stava male quando la sceglieva per ultima. Quando per ultima la voleva portare al Ballo del Ceppo. Ron la faceva stare male per niente e lei glielo aveva sempre permesso perché si diceva ‘dai Hermione, le cose cambieranno, deve crescere’..ma i giorni passavano, gli anni passavano e lui era sempre lo stesso, se non peggio. Ciò di cui adesso si stava accorgendo in questa lontananza autoimposta, ciò che adesso le premeva il cuore, era che Ronald Weasley non era più una sua necessità. Lei non cercava una storia di litigi e insoddisfazioni. Non voleva un fuoco senza miccia. Non aveva voglia di un rapporto flebile. Lei cercava Amore, passione, tensione. Voleva qualcuno che le desse Inferno e Paradiso tutti insieme. Cercava qualcosa che la riaccendesse, qualcosa che le facesse esplodere la mente ed incendiare i sensi. Voleva tutto questo e lo voleva tutto insieme. E Ronald Weasley ora, era ben lontano dalla sua lista dei desideri. Seduta in quella stanza,con Harry nello specchio, Hermione Granger aveva appena capito che mettere un paletto a Ron e a quello che erano diventati, o per meglio dire, non diventati, era quello che serviva ad entrambi per andare avanti, ognuno per la propria strada.

-Sono stanca Harry, troppo stanca. Non ho più voglia di queste continue lotte. Voglio che mi lasci in pace.-

-Hermione… sai quanto voglio bene a te e quanto a Ron, ma davvero.. davvero è quello che vuoi?

-Sì.. e sarebbe bello se tu glielo facessi capire.

Harry sorrise, guardando l’amica. Aveva assistito a tanti, troppi litigi di quei due per vederli finire così. Fu per questo che lasciò andare Hermione a letto, invece che tartassarla con prediche o convincimenti. Sapeva che prima o poi, i suoi amici si sarebbero parlati di nuovo. E non perché li avrebbe convinti lui, ma perché secondo lui, Hermione Granger e Ronald Weasley erano destinati a restare insieme. Tutto stava nel dare una spinta a Ron che tardava di comprensorio quando c’era di mezzo l’amica.

-Buonanotte Harry, fatti sentire presto, mi raccomando.

-Mi farò sentire prestissimo, non temere.. Notte Herm, e stai attenta a Malfoy..- sorrise – ti voglio bene!

-Ti voglio bene anche io!

Hermione posò lo specchio e si rigirò tra le coperte.                                                               

Sono arrabbiata con lui. E non come potrei esserlo verso una qualunque persona che mi ha fatto un torto. Sono arrabbiata con Ronald Weasley perché mi ha deliberatamente mentito, ingannato, soggiogato. Mi ha fatto credere che anche lui era stato ingannato da Harry, invece … invece tutte balle..so di essere stata pesante e crudele nel dirgli quelle cose.. so anche che non se le meritava.. ma adesso non ho voglia di cercare di ricucire ancora, il nostro rapporto. Se ci tiene tanto, che venga lui da me. Venga lui a chiedermi scusa, perché io non devo scusarmi proprio di un bel niente! Sono stufa di rincorrerlo per i corridoi di Hogwarts e perdonarlo in continuazione. Vorrei una vita fatta di cose chiare e schiette e non di incomprensioni, chiarimenti , pace e poi di nuovo incomprensioni, chiarimenti , pace.. chiedo troppo? Forse sì … forse Ronald non è pronto.. forse non lo sarà mai con me.. quanto ancora dovrò rigirarmi nelle coperte pensando a lui? Per quanto tempo ancora dovrò star male per lui? Adesso basta.. Ah se solo avessi il coraggio di dirlo ad Harry con questa foga.. mi capirebbe, mi comprenderebbe.. e mi darebbe ragione.. Ronald Weasley, esci dalla mia mente. E dal mio cuore.

Hermione si girò dall’altra parte, con gli occhi leggermente umidi. Guardò il comodino accanto al baldacchino e vi ritrovò la pergamena di Piton con la sua convocazione. Ricordò lo stupore nel ricevere la lettera quella mattina. Ricordò l’irritazione nel vedere in cosa consisteva. Il disgusto nel vedere Malfoy entrare in quella stanza. L’orrore di doverci lavorare insieme. I loro screzi, le loro differenze. Malfoy era un altro stupido. Si rivoltò dall’altra pare. Era stufa della gente che la circondava. Con gli occhi ancora umidi, si addormentò con un senso di irritazione.

L’indomani mattina, Hermione si svegliò molto presto. Non importava quanto tardi avesse potuto fare la sera prima. Né quanto stancante fosse stato il giorno appena trascorso. Il suo orologio biologico aveva deciso deliberatamente di suonare l’allarme e lei si era ridestata da un sonno più o meno rinnovatore. L’aspettava una giornata piena, fatta di Trasfigurazione, Pozioni, Difesa contro le Arti Oscure ed infine Piton  e Malfoy. Rinvenendo in questi pensieri, la ragazza sospirò. Era tempo di scendere a fare colazione.

-Herm, ho una cosa importante da dirti.

-Cosa vuoi, Ron?

Rieccolo, con la coda tra le gambe.. l’uomo con la sensibilità di un cucchiaino. E sicuramente avrà parlato anche lui con Harry! Che coincidenza che proprio il giorno prima parliamo di lui e il giorno dopo mi si avvicina. Beh, almeno Harry gli avrà detto che se non fosse venuto lui io me ne sarei rimasta qui in disparte..

-È vero, sono uno stupido. Dovevo parlartene. Dovevo dirti quello che Harry voleva fare. Dovevo..

-Ronald, per favore non è il momento – tutti i suoi propositi notturni stavano andando a farsi benedire, voleva una vita senza battibecchi e incomprensioni? Beh, non aveva nemmeno iniziato il giorno e si stava accorgendo che la sua vita ERA battibecchi e incomprensioni – non ne possiamo parlare più tardi?

-No. Sarebbe troppo tardi.

-Va bene Ron. Dimmi tutto, allora. - Lo guardava con aria di sufficienza, come un giudice guarda un imputato che ritiene colpevole.

-Io.. io..

- Tu?

- Io sono stato stupido.

-Sì, a questo c’eravamo arrivati 6 anni fa.

-Sai, sarebbe molto più semplice se te ne stessi zitta e facessi parlare me – Ma perché volevano tutti zittirla?

-Muoviti Ronald o mi farai fare tardi alla lezione di Trasfigurazione.

-Allora riassumerò. Scusa Hermione. È tutto quello che posso dirti.

-Va bene.

- Va bene? Come, va bene?

-Va bene. Volevi le mie scuse, le hai. Ti scuso. Adesso mi lasci andare a lezione?

-Insomma.. non so se hai compreso.. io ti ho detto solo scusa.. non può essere.. così semplice!

-Mi hai preso per scema? Ho capito. Ti dispiace. Mi hai chiesto scusa, ti ho scusato. C’è altro?

- N..No.

-Bene allora! – accennò ad un sorriso. – Direi che è ora di andare. Vieni con me?

-Ok! – Ron fece un sorriso a 32 denti, felice che la cosa si fosse risolta subito e senza troppe chiacchiere.

- Andiamo allora.

Per la strada parlarono del più e del meno, ma non troppo nel dettaglio. Hermione aveva capito che l’unico modo per far uscire Ron dalla sua testa era quello di trattarlo con indifferenza e sufficienza. Se ci fosse stato Harry avrebbero fatto pace più in fretta e si sarebbero parlati di nuovo come prima. Ma Harry non c’era e questa era la prova che Hermione attendeva da tempo. Fuori da Hogwarts non ci sarebbe stato Harry. Non sarebbero stati Harry-Ron-Hermione, niente trio Potter-Weasley-Granger. Sarebbero stati solo Hermione e Ron. E tutti i loro difetti e le loro incomprensioni. Era una prova. E fino ad ora non stava andando granché bene. Hermione capì che il sentimento che lei provava nei confronti dell’amico e che era riuscita a definire come più forte di una semplice amicizia, forse era dovuto solo e soltanto ad un legame alimentato da un anello comune. E capì che spezzatosi quell’anello, quel legame avrebbe avuto vita molto breve. Odiava saltare alle conclusioni troppo in fretta senza rigor di logica e dati certi. Decise quindi di dare a Ron una possibilità minima. E decise di starsene ad aspettare.

La lezione di Trasfigurazione durava sempre il più del dovuto e lei che era davvero brava, fece vincere alla sua casa 25 punti, sotto gli occhi esterrefatti dei Corvonero. Dopo li aspettava Lumacorno, con le sue pozioni. Lumacorno ed i Serpeverde.

Chissà se quello stupido Malfoy avrà raccontato a qualcuno della nostra lite nello studio di Piton. Scommetto di sì,  solo per darsi arie, perché mi ha fatto volare minacciandomi di farmi restare lassù. Quanto è stupido. Quanto lo odio.

-Ehm, Hermione?

-Cosa c’è Ron..

-Perché fissi Malfoy in cagnesco?

-Cosa? – arrossì - Io non sto fissando proprio nessuno, ma cosa ti salta in mente? E poi invece di guardare me potresti seguire la lezione , non pensi?

-Ah sì, certo, la lezione. È che, avevi un’aria assorta.. è per quello che è successo ieri sera?

-Sì Ron. Pensavo che Malfoy mi avrebbe presa in giro per la cosa del volo. Temevo mi avrebbe derisa davanti a tutti i suoi compari da 4 soldi.

-Sì, me lo aspetterei da quella serpe. Se lo farà, avrò pronto un bell’incantesimo mangia lumache – le sorrise.

-Accertati prima che la bacchetta sia integra, questa volta. – gli sorrise anche lei, nel ricordo di quella giornata di tanto tempo prima, quando Malfoy l’aveva insultata e lui per difenderla gli aveva lanciato la fattura mangia lumache . Ma la sua bacchetta si era rotta sul Platano Picchiatore e l’incantesimo tornò indietro colpendo chi l’aveva lanciato e Ron si era ritrovato accasciato a terra, vomitando lumache tra gli sguardi divertiti delle serpi. Ripensò a quel giorno.

Sono una persona davvero cattiva. Che stupida.

Tutto filava liscio quella giornata, niente screzi, niente Malfoy, niente di niente. Era la calma prima della tempesta? Hermione pensò che quel giorno sarebbe stato perfetto se non fosse per il momento che sarebbe venuto dopo, l’incontro con Piton e la risistemazione del suo ufficio con Malfoy.

-Sono quasi le 19. Devo andare – si alzò di malincuore dal tavolo della cena, risistemandosi gli abiti.

-Herm?- Ron la guardava seduto al tavolo della sala grande, da sopra i grandi piatti – grazie per aver fatto pace con me.

Lei gli sorrise, prese la borsa e si recò verso l’ufficio del Preside. Arrivata davanti ai grifoni, stava per dire la parola d’ordine, quando un Draco Malfoy particolarmente scapigliato e in disordine correndo la richiamò –Ehi Mezzosangue,  aspetta!

Lei, di pronta risposta diede velocemente ai grifoni la parola d’ordine e salì sopra, lasciandolo giù.

Quando entrò nella stanza Piton stava guardando le pareti in modo assente.

-Signorina Granger, dove diavolo è finito il suo amico Malfoy?

-Non è un mio amico.. e non ne ho idea.

Un secondo dopo Draco faceva irruzione nella stanza.

-Bene, vi lascio al vostro lavoro. Sentite, è meglio che vi muoviate – rivolgendosi più a Draco che ad Hermione – sto perdendo la pazienza.

E se ne andò col mantello nero che svolazzava dietro di lui.

-Forza Mezzosangue, muoviamoci.

-Non hai ancora capito che chiamarmi in quel modo non ti assicura la mia disponibilità?

-Ma è il tuo nome..

-Diavolo quanto sei stupido..

-Ehi, avevamo detto che te ne saresti stata in silenzio..

-Avevamo detto? Tu mi hai fatto volare e ti sei preso la mia bacchetta…

-Non iniziare ad urlare per favore.. la tua vocina è particolarmente fastidiosa. E comunque, sia ben chiaro che io ti ho fatto volare perché sono un gentiluomo..

-Ma davvero? E se non lo fossi stato mi avresti uccisa?

-Non prima di averti torturato, ovviamente.

-Tu non sei un gentiluomo, Malfoy. Sei solo uno stupido mangiamorte. I tuoi genitori sono degli assassini e ti farà piacere sapere, probabilmente, che qui tutti hanno paura della tua stupida famiglia ma non darti ancora troppe arie perchè nessuno ti rispetta veramente.. sei un arrogante stupido pallone gonfiato pieno di sè e quando Voldemort vi ucciderà tutti – Draco la fissò immediatamente mentre pronunciava quelle parole - perché stai certo che lo farà , io sarò lì a battergli le mani poichè sarà l’unica volta in cui approverò il suo operato!  sei una nullità!

-Levicorpus!

-Expelliarmus! – La bacchetta di Draco schizzò via prima che l’incantesimo colpisse Hermione.

-Per favore voi due! La smettiamo di darci guerra e risistemate subito questa stanza? Ho un leggero capogiro nell’essere portato davanti e indietro..

Hermione e Draco si voltarono verso la voce che proveniva da un ritratto steso per terra al centro della stanza. Il viso rosso di Dexter Fortebraccio, antico preside di Hogwarts, li guardava stizzito dalla tela – Forza, muovetevi, sono stufo di sentirvi e vedervi!

Draco raccolse la sua bacchetta da terra, sotto gli occhi vigili di Hermione che aveva paura di un potenziale contrattacco.

-Vecchietto, ci scusi. Ritorni a dormire, mentre noi facciamo il nostro lavoro.

-Professor Fortebraccio, lo scusi.. sa, è l’ansia della morte che gli preme sul collo..

-Morirai prima tu sporca mezzosangue..

-Probabilmente.. ma non prima di vedere la tua famiglia essere uccisa dal dio che segue da anni..Sarà una grande soddisfazione, DRACO. Vederti implorare pietà!

-AH! – a quelle parole, Draco rimase di stucco. Smise di parlare, si voltò ed iniziò a riordinare la stanza. Prese il foglio, lo divise in due parti e gliene lanciò una – Fai questo. Io farò il resto della lista- pareva alquanto turbato, il suo viso era sbiancato, se poteva esserlo ancora di più del solito.

Hermione iniziò a pensare che probabilmente aveva un tantino esagerato. Voleva colpirlo, fargli male, farlo sentire impotente. Probabilmente non si era nemmeno sognata lontanamente che Draco Malfoy avesse dei sentimenti. Ma forse, qualcosa in quella carcassa ambulante c’era. Non dei veri sentimenti, intendiamoci, ma una sorta di legame che lo teneva stretto ai suoi familiari. Forse riversargli in faccia tutta la rabbia e il disgusto non era servito a nulla. Forse parlargli di Voldemort e della sua imminente morte non era stata una mossa vincente. Draco spostava carta da parato e quadri senza rivolgerle lo sguardo. Non un insulto, né la minima offesa. Era silente. E lo era perché lei l’aveva ferito.

Lo sapevo che alla fine sarei stata io la persona cattiva tra i due. Forse era meglio che me ne stavo zitta. E se davvero l’avessi ferito? Naaaaaaaaah! Io ferire Malfoy! Ma se lui mi insulta da mattina a sera, appena ne ha l’opportunità.. se potesse farlo inizierebbe alle 6 del mattino per finire alla stessa ora il giorno successivo. Aahahah ! se lo dicessi a qualcuno inizierebbe a ridere da solo all’impazzata, alla sola idea di Malfoy ferito da qualcosa detta da me!  Oh, se ci fossero stati Harry e Ron qui, mi avrebbero fatto addirittura un applauso. Tuttavia, adesso è come se mi sentissi di troppo. In questa stanza mi sento una presenza non gradita. E non come prima. Adesso è un non gradimento diverso. Se ne sta troppo in silenzio. Si sarà ingoiato la lingua? Perché non parla? Perchè non mi insulta? Insultami Malfoy.. fammi capire che se te ne stai pallido e zitto a fissare quella pila di libri non è perché io ho detto ad alta voce cose che stanno accadendo davvero nella tua vita.. fammi capire che non sono io la voce reale dei tuoi pensieri.. che i tuoi genitori stanno bene vicino a Voldemort e che te ne stai zitto solo perché ti faccio troppo schifo per proferir parola..

Draco alzò il quadro del Professor Fortebraccio che parlava da solo rivolgendo domande al ragazzo  e irritandosi per il mondo in cui l’aveva trattato. Ma lui sembrava perso in un suo mondo, ignorando le parole dell’anziano. Hermione stava invece lucidando i calici di cristallo dalla vetrina e lo scrutava tra i vetri con le rifiniture argentate. Lui non la degnava di uno sguardo.

-Forza, dici qualcosa..

Lui la fissò stupito da sopra il grande quadro, colpito dal suono  della sua voce che irruppe nel silenzio della sala, rotto solo dal borbottio del vecchio preside.

-Cosa vuoi?

-Non vuoi dirmi proprio niente?

-Io sto rispettando il patto di reciproco silenzio. Cosa che dovresti fare tu per prima..

-Malfoy, lo sai che la tua voce per me è come un ago nella pelle..

-E allora stai zitta! E lasciami in pace.

Colpito. Draco era stato colpito. Ed Hermione l’aveva capito. E cosa più grave, per lei, era che era stata lei stessa a farlo. Aveva disarmato il suo avversario con la sua lingua. Forse Piton aveva ragione. Forse sarebbe stata davvero a suo agio tra i Serpeverde. Si alzò e scavalcò i calici. Prese la bacchetta che Draco aveva lasciato sul tavolino dell’ingresso, si avvicinò a lui e gliela lanciò. Lui la prese a volo, senza capire. Lei si allontanò di due passi e gli gridò –Forza Malfoy, colpiscimi!

-Ma sei impazzita?

-Probabilmente sì.. ma ho detto colpiscimi..

-Granger, non lo farò.. Non perché ho paura che tu ti faccia male, perché detto tra noi, in questo momento mi sto lasciando scappare una grossa opportunità.. ma perché se viene Piton e tu sei morta poi mi metterà in punizione di nuovo e mi farà sistemare tutte le stanze del castello.

-Dai Malfoy, colpiscimi e basta!

Malfoy buttò la bacchetta a terra. Si avvicinò a lei e portando il suo viso vicino al suo senza toccarla, le sussurrò –Sbagliato Granger! Non ti colpirò, per adesso.

Si guardarono negli occhi, ghiaccio nel fuoco, poi lui distolse lo sguardo –E poi, Mezzosangue, non ho nessuna intenzione di farti stare tutta la notte appesa al soffitto. Potresti dar fastidio a questi poveri ritratti con la tua voce irritante. Tornò alla sua occupazione. Si voltò dandole le spalle e iniziò a lucidare le cornici.

Sono davvero una persona cattiva..

Hermione iniziava a pensare di aver fatto davvero una grossa, colossale stupidata. Si era offerta a Malfoy per farlo rinsavire, ma non era riuscita a cavarne un ragno dal buco. Riprese a lucidare i cristalli, nel silenzio truce della stanza.

Allo scadere delle 2 ore, Piton ritornò in sala. Diede uno sguardo alla stanza, e si rivolse ai ragazzi

-D’accordo. Penso che possa bastare. Domani arriveranno gli elfi domestici e sistemeranno tutto.

-Lei ci ha fatto fare tutto questo per nulla?

-Chi ha detto che fosse per nulla? Era una punizione..

-Ma ci ha costretti a lavorare insieme!

-Ripeterò per l'ultima volta. Era una punizione. Se volevo premiarla, Signorina Granger, le avrei mandato un pacco di caramelle gommose, non pensa?

Hermione guardò in cagnesco il preside, poi si voltò verso Draco.. lui ancora non la guardava, ma osservava in silenzio Piton, seguiva il discorso tra i due senza distogliere i suoi occhi dal professore.

I ragazzi uscirono dalla stanza e si diressero verso i dormitori come la sera prima. E come la sera prima, lei davanti, lui dietro. Ma questa volta, in silenzio. Quando erano arrivati alle scale che dividevano il loro cammino lui ruppe il silenzio.

-Ehi Mezzosangue! Quando tu e i tuoi sporchi amici morirete sappi che non verrò ad accenderti un cero.

-Vai al diavolo Malfoy! – Hermione allungò il passo e risalì verso le scale del suo dormitorio come la sera prima. Ma diversamente dalla sera prima, la sua espressione appariva stranamente soddisfatta. Malfoy era tornato quello di prima. E lei, lei aveva fatto un buon lavoro. Salì le scale dei dormitori, si mise il pigiama e si buttò nel letto per addormentarsi.  Chiuse le tende del baldacchino, si accoccolò tra le coperte rosse e dorate e sospirò stancamente, bofonchiando ad occhi chiusi e a se stessa – ti.odio.Malfoy!- e si addormentò sorridendo nel calore della stanza.

L'angolo dell'autrice:

Hola gente!

Rieccomi, con un nuovo capitolo bello pieno! Avevamo lasciato Herm e Malfoy che si beccavano e li ritroviamo a litigare ancora.. penso che non c'è modo di non farli scontrare, sanno fare solo quello quando stanno insieme xD ma comunque tutte queste noie litigiose, a qualcosa serviranno, non credete? E magari, galeotto fu Piton! Il comportamento di Herm è facilmente riconducibile al fatto che lei, rispetto a Malfoy, sa pesare le parole e non reagisce così perchè prova qualcosa per Draco (o almeno, non ancora :P ) ma perchè vede dall'altra parte un essere umano ferito da se stessa. Insomma, Hermione avrà fatto centro nel credere che Draco abbia paura di Voldemort? E Draco, è stato davvero toccato dalle sue parole oppure è semplicemente annoiato nel risponderle? Chissà :) Per il momento, vediamo come prosegue la storia .. vi lascio con queste riflessioni, ringraziando come sempre (ormai sono quasi monotona :p ) chi mi recensisce, chi legge, chi mi segue.. Un bacio a tutte :*

Slab*

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Capitolo 10
*** Everything you don't ***


Everything you don't

Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori.
Italo Calvino

Hermione Granger  non aveva un grande istinto da crocerossina. Non voleva diventare un Medimago una volta uscita da Hogwarts , ma era una ragazza. E le ragazze si accorgono sempre quando intorno a loro qualcosa cambia. Anche se a cambiare è il loro acerrimo nemico. Ecco perché non diede ascolto alle parole di Ron quando le disse che secondo lui Malfoy era sempre lo stesso. Lei l’aveva sentito che qualcosa era diverso. Ma come sopra, non aveva l’istinto da crocerossina. Non intendeva aiutare i bisognosi, salvare gli ammalati. Non sarebbe diventata amica di Draco Malfoy all’improvviso. Perché non le importava. Perché lui era irritante. Perché l’odiava. Perché Draco Malfoy era un pallone gonfiato che si meritava tutto il male del mondo. O quasi.

-Malfoy è cambiato. Perché non te ne sei accorto?

-Perché non passo la mia giornata a guardare la soap opera “Che lunatica quella Serpe!”..Miseriaccia Hermione, le sere da Piton ti stanno facendo perdere il cervello?

-No Ron, sto solo osservando che Voldemort terrorizza anche i suoi alleati, non solo chi lo combatte.

Ronald Weasley sapeva della testardaggine dell’amica, quindi preferì non contraddirla mentre gli spiegava quello che era successo la sera prima,  quello che aveva detto, la reazione di Malfoy. Secondo lui il ragazzo era semplicemente indifferente alle parole che Hermione gli aveva riversato addosso, ma lei ci vedeva qualcosa di più.

-Malfoy ha il pallino del potere. Se gli dici che morirà non soffre mica per la famiglia e la sua vita! Soffrirebbe solo per la perdita del nome e del patrimonio..

-Andiamo Ron, chi demone potrebbe pensare a questo in una situazione del genere..

-Malfoy , per l’appunto..

-Io non credo.. è cambiato e questo cambiamento ha a che fare con Voldemort.

-Beh, scoprilo allora.. diventa la sua confidente!- la sfidò il rosso.

-Ma non se ne parla nemmeno!

Andando verso la lezione di Aritmanzia, Hermione si chiedeva come mai i ragazzi pensavano sempre troppo poco e non si accorgessero di nulla. Ma ce l’avevano un cervello? A giudicare da Ronald Weasley, non proprio.

L’ora di Aritmanzia passò veloce, la professoressa Vector si destreggiava abilmente tra i vari metodi di studio dei numeri e ciò permetteva ad Hermione di rilassarsi e di pensare ad altro. Lontana dai suoi amici , né Ron né Harry l’avevano scelta come materia di studio, dedicava a quell’ora tutta se stessa, perché poteva finalmente seguire senza essere interrotta da nessuno, poteva davvero non pensare altro che al libro che aveva davanti. E questo era estremamente gradevole, dati gli ultimi avvenimenti. Hermione sapeva che Harry non sarebbe tornato troppo presto e si aspettava una battaglia silente tra le mura del castello. Voldemort c’era, anche se non si mostrava mai al pubblico, anche se non era nel castello e non ci voleva molto a rendersene conto. I mangiamorte erano in tutti gli angoli, e la sera dopo le 19 non potevano più circolare i ragazzi nei corridoi. Le sere da Piton erano state eccezioni irripetibili e lei lo sapeva benissimo. Era addirittura peggio di quando erano sotto la dittatura della Umbridge, addirittura più brutto del clima di terrore alla Tana durante le sparizioni al ministero. Hogwarts in poco tempo era diventata una dimora scomoda ed Hermione, che per la sua lingua lunga e il suo cervello veloce, scomoda lo era sempre stata, iniziava ad avere paura a restare lì senza protezione.

Pensando a tutto questo, uscì dall’aula e si diresse verso il lago, per passare la sua ora buca prima di Antiche Rune e quindi, per studiare un po’ in vista degli ultimi esami, i M.A.G.O. . Si scelse l’albero più isolato di tutti, si distese a terra , aprì il libro e iniziò a studiare.

A meno di 15 metri da lei, un altro ragazzo stava facendo la stessa identica cosa. Draco Malfoy non aveva voglia di perdere tempo con Divinazione, materia scelta non di propria volontà ma forzata dal volere del padre Lucius, quindi pensò bene si saltare l’ora della Cooman per dirigersi sul prato e prendersi un po’ di riposo che non aveva da un po’ a causa dei compiti arretrati e delle punizioni accumulate. Steso sull’erba, non faceva altro che pensare a come mai si era cacciato in un guaio tanto grosso. Odiava dover dimostrare a qualcuno il suo valore. Odiava farlo perché lui era Draco Malfoy e non doveva dimostrare niente a nessuno. Ma soprattutto, odiava dover fare una cosa da cui dipendeva la libertà della sua famiglia. Andate a vuoto le possibilità che aveva di interrogare la Granger nell’ufficio del Preside, Piton era stato molto chiaro. Stava perdendo la pazienza, non che lui ne fosse molto fornito, e se non si fosse mosso in fretta avrebbe riferito al Signore Oscuro che Draco non era in grado di portare a termine nemmeno il più banale dei compiti che gli venivano assegnati.

-Il metodo di Pitagora! Che stupida.. perché non ci ho pensato prima?

Draco fu scosso dai suoi pensieri da una voce familiare. Era disteso a terra e si godeva il meritato riposo. Si voltò di scatto, ed eccola. Hermione Granger che parlava da sola sopra un libro di scuola. Come una persecuzione, se la ritrovò davanti. Scrutò i suoi movimenti, i suoi gesti, il suo modo di prendere appunti, il modo di accigliare il sopracciglio destro quando non le riusciva qualcosa e il modo di rilassare la fronte quando trovava la soluzione. Quasi scoppiò a ridere mentre la sentiva litigare con se stessa per non aver pensato a formule banali. Doveva ammetterlo, la Granger era una ragazza particolarmente buffa e le sue movenze glielo dimostravano sempre di più.

-Dio mio Granger, hai deciso di torturarmi?- si mise a sedere con la schiena appoggiata all’albero sotto cui due minuti prima stava disteso.

-Malfoy! Da quanto sei lì?

-Da abbastanza per notare che qualcosa in te non va.. sei pazza?

-Dai Malfoy, lasciami in pace.. ho bisogno di studiare!

-Dai Malfoy lasciami in pace – le fece il verso –ma lo sai che se ti vedono sempre sui libri poi ti prenderanno per secchiona? – Rise di gusto – Ops! Troppo tardi!

-Fammi capire, non ti è bastato stare con me da Piton, quindi vuoi passare del tempo extra vicino a me?

-Non sia mai Granger! Non pensarlo mai più. Io stavo qui da molto prima che i tuoi piedi da mezzosangue decidessero di pestare quest’erba umida..

-Di un po’ Malfoy.. ma non hai proprio niente di meglio da fare che startene sotto un albero a dire cretinate?

-E tu non sai che esistono le sale comuni per studiare, invece di prendere i posti degli altri?

-Le sale comuni non mi fanno concentrare.. ho bisogno di un posto silenzioso..

Draco smise di guardarla e rivolse lo sguardo verso l’edificio scolastico. Il portone principale era aperto, un paio di ragazzi stavano seduti sulle scale parlando tra di loro, nel prato antistante un gruppo di ragazze si cambiava colore allo smalto delle dita con un tocco di bacchetta, più in là il campo da Quidditch con gli allenamenti dei Corvonero..

-Il mondo è troppo rumoroso lì dentro, vero Granger? – Draco la fissava adesso, senza però il solito  sguardo tra il divertito e lo sprezzante. Questa volta la guardava e basta, come se stesse parlando a qualcuno che non  giudicava come un sottoposto. Ed era uno sguardo vacuo, senza rancore, senza  odio né ribrezzo. Profondi occhi grigi che la guardavano, celando i suoi pensieri.

-Abbastanza.. – tagliò corto. Non capiva cosa stava facendo ancora seduta sotto quell’albero. In tempi migliori si sarebbe alzata e gli avrebbe voltato le spalle. In tempi migliori lui si sarebbe alzato e, inorridito al solo pensiero di aver toccato la sua stessa erba, si sarebbe allontanato insultandola. Ma questa volta qualcosa li teneva seduti, uno di fronte all’altra e se ne stavano lì, beccandosi a vicenda senza muoversi. Se ne stavano lì, litigando e insultandosi a toni leggeri, senza però alzarsi e voltarsi. Rimanevano seduti.  – E per te? Anche per te il mondo è troppo rumoroso, lì dentro?

-Il più delle volte. E io odio il rumore di sottofondo. È insopportabile.

-Lo penso anche io.

-Oddio Granger, siamo d’accordo su una cosa.. questo è il giorno più brutto della mia vita!

-Smettila Malfoy! Chi ti dice che io stia godendo a restare qui seduta a parlare con te?

-Beh, puoi sempre andartene..

-O puoi sempre andartene tu..

Si guardarono, incoscienti dei pensieri dell’uno e dell’altra, quasi irritati dall’insolenza reciproca. Lui distolse lo sguardo da lei e iniziò a strappare l’erba che gli stava intorno, delicatamente, un filo alla volta, come un rito di tranquillità e calma. Lei invece abbassò lo sguardo sul libro e iniziò a colorare gli spazi tra le lettere con la matita.

Questo metodo si basa sull'associazione tra le lettere dell'alfabeto latino e i numeri da 1 a 9. Basandosi sull'alfabeto latino, non ha nulla a che vedere con Pitagora che era greco; inoltre.. oh Santo cielo, non mi ricordo nulla di nulla e come se non bastasse ho questo furetto davanti che mi distoglie dallo studio.. I M.A.G.O. si avvicinano e io penso a salvare il mondo invece che studiare..

-Ma dai! Smettila di studiare! Ma perché non pensi a rilassarti una volta tanto.. eh Granger?

-Si dia il caso che io stia qui da molto poco e che mi rilassi tantissimo quando non sono sui libri.. e poi non mi pare che debba giustificarmi con te.. gli esami avanzano e nemmeno tu sei onnisciente.. quindi,faresti bene a metterti sui libri.

-Che importa.. tanto saremo tutti morti – Draco si alzò, si avvicinò a lei e la guardò sgranare gli occhi divertito – L’hai detto tu che morirò con la mia famiglia .. no? E cosa ti fa pensare che tu sopravviverai?

- Io non volevo dire..

-Qualunque cosa tu abbia voluto dire non mi interessa. È la verità, e agisco di conseguenza..- si alzò, si sistemò i pantaloni e la camicia con un colpo di mano e raccolse le sue cose da terra. Poi iniziò a camminare verso il castello, alzando una mano in segno di saluto - Addio Granger, fossi in te mi divertirei di più e studierei di meno.. non si sa mai, il momento potrebbe essere vicino – si allontanò, portandosi verso la porta d’ingresso a passo lento e falsamente distratto.

Hermione si alzò di scattò e gli urlò dietro – Che vuol dire che il momento è vicino?

Lui si fermò all’istante, si girò, con aria assente e le rispose divertito –Qualunque cosa ti faccia dormire la notte, Granger - Si voltò di nuovo e se ne andò.

Hermione lo vide allontanarsi e passare vicino quel gruppo di ragazze che si toglieva lo smalto. Appena lo videro andarono tutte in fibrillazione, e iniziarono a ocheggiare contemporaneamente, ma lui, non degnandole di uno sguardo, continuò ad avanzare verso il castello. Alla fine scomparve sotto il maestoso portico d’ingresso.

Irritata e ormai disturbata, Hermione ci mise un po’ per riprendere l’attenzione, ma aveva in testa sempre e solo quelle 4 parole..

 Che voleva dire Malfoy con ‘Il momento è vicino” ? Significa che lui sa qualcosa? È al corrente degli spostamenti di Voldemort? Che diamine significa? E poi, perché me lo trovo davanti in continuazione? Non riesco a fare qualcosa che eccolo che spunta.. è una maledizione. E comunque, qualunque cosa voglia dire Ron, ho ragione io. Malfoy  sta cambiando. Ha paura, ne sono sicura. Voldemort non sta terrorizzando solo i sui nemici, ma persino i suoi alleati migliori. E questo ci può risultare davvero molto utile.

Hermione ricordò un discorso che Harry sentì da Silente al riguardo e che le raccontò per sfogo personale . ‘Voldemort agisce nel silenzio. È così che durante la prima guerra magica è riuscito a creare un impero senza che nessuno se ne accorgesse. E con il silenzio lui riesce a contaminare anche le forze del bene’.

E se quel silenzio avesse colpito anche i suoi più fedeli mangiamorte? Se tutti adesso lo temessero, ma nessuno parlasse per paura personale o per la sua famiglia? Sono sicura di aver ragione io e sono disposta a scoprirlo, anche se da sola, costi quel che costi.

Si alzò entusiasta della sua nuova idea e si avviò verso il castello, diretta verso l’aula di Antiche Rune dove la professoressa Babbling l’avrebbe fatta rilassare.

L'angolo dell'autrice:

Rieccomi! Ciao Ragazze!

Lo studio mi impegna un attimino ( <.< ) quindi non sono molto presente, ma il nuovo capitolo c'è! Vi ringrazio per le recensioni e la lettura del vecchio, mi fa piacere che abbiate approvato :) temevo un po' la vostra reazione verso la mia personale idea di Herm :) Cmq! Finalmente! Finalmente quei due hanno avuto una conversazione quasi-semi-civile :D E adesso si è creato un intruglio Hermione-Draco, ognuno dei due vuole qualcosa dall'altro.. reggeranno ?  Per il momento so solo che ci saranno ancora battibecchi, come è facile prevedere da un incontro tra i due :) Non ci resta che vedere cosa ci viene fuori.. vi ringrazio ancora per tutto, spero di non deludere le vostre aspettative! un bacio grandissimo :*

Slab*

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Capitolo 11
*** All i can do is be me, whoever that is ***


All i can do is be me, whoever that is


"May you grow up to be true,
May you always know the truth,
And see the lights surrounding you,
May you always be courageous,
Stand upright and be strong,
May you stay forever young..."

Bob Dylan - Forever Young

L’avambraccio sinistro non smetteva di bruciare e la parte di pelle colorata di nero si era gonfiata come se stesse prendendo infezione. Draco Malfoy, chiuso nella sua camera e seduto sulla coperte verdi e argentate, guardava quello che era diventato il suo braccio. Non era più un braccio anatomicamente distinto. Prima si vedeva il muscolo, si notavano i vasi sanguigni che scorrevano sotto la pelle diafana. Adesso invece, si vedeva solo una chiazza nera, che copriva il tutto e che sporadicamente diveniva più scura. Questa era solo una parte del prezzo da pagare per avere aderito al Signore Oscuro. Essere marcato a pelle, come le mucche da macello. E così, Draco, si sentiva un animale prossimo alla macellazione. Caduto in un turbine mortale, non sapeva come uscirne e si chiedeva spesso come sarebbe stata la sua vita se non avesse accettato di divenire un Suo servo. In serbo, covava la paura di riuscire a portare avanti l'onore della sua famiglia. Aveva paura di morire coi suoi genitori, ma cosa più assoluta aveva paura di deludere i suoi, in particolare il padre. L'ansia di riuscire bene ai suoi occhi era così grande che lo inibiva in ogni sua singola attività. Lucius, aveva un carattere difficile e questo Draco L'aveva sempre saputo. Ma anni a desiderare un suo gesto di assenso, anni a sperare in una parola di conforto. Suo padre sapeva soltanto farlo sentire meno della feccia, meno del meno di uno stupido babbano. Lo comparava a chiunque riuscisse a raggiungere risultati migliori di lui in qualcosa, cosa che non accadeva spesso, ma era capitato che accadesse, qualche volta. Non si era congratulato con lui per essere diventato caposcuola. Non si era congratulato con lui quando era diventato capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde. Non si era congratulato nemmeno dopo i voti ottimi dei G.U.F.O.. E Draco ne era convinto. Suo padre non si sarebbe congratulato con lui nemmeno se avesse ucciso con le sue stesse mani Silente e il Signore Oscuro lo avesse eletto il suo pupillo migliore. Non che lui avesse bisogno di un grande discorso di congratulazioni, intendiamoci. Si sarebbe fatto bastare anche una sola piccola pacca sulla spalla, un accenno ai suoi successi, anche minimo, invece di rispondere alla notizia del suo successo rimarcando che Tizio o Caio avevano fatto di meglio o avevano fatto uguale. Intimamente invidiava tantissimo tutti coloro i cui genitori erano ossessionati dai propri figli. Il padre di SangueSporco Weasley,  la nonna di Stupido Paciock, i genitori di Tiger e Goyle. Era riuscito persino ad invidiare la sua compagna di Casa, Pansy ,quando il padre per farla sentire meglio dopo che aveva fatto togliere 50 punti a Serpeverde dalla McGranitt, le aveva detto che andava bene lo stesso e che era fiero di lei. Lucius l'avrebbe guardato con il suo solito modo e avrebbe detto la sua solita cosa "Grifondoro ha 150 punti in più, adesso". Si sentiva schiacciato da una situazione che non aveva scelto nemmeno lui. Lui sapeva di non avere la stoffa per fare il Mangiamorte. Sapeva che probabilmente sarebbe stato ucciso da Voldemort per la sua incapacità. Ma cosa più atroce, per uno del suo rango, era che non riusciva più ad avere il controllo di nulla intorno a se. Non era mai stato un personaggio particolarmente calmo, né  particolarmente allegro. O meglio, forse allegro lo era stato, aveva persino toccato attimi di felicità. Ma non aveva mai lasciato trasparire a nessuno le proprie emozioni. Ed era per questo che si era enormemente irritato quando Hermione Granger  gli aveva riversato tutto il suo odio profondo addosso. Si era irritato perché in quel momento lei aveva capito che anche lui aveva un punto debole. Lui, Draco Malfoy, era stato scoperto da una lurida mezzosangue e questo lo infastidiva più della persona stessa. Aveva deciso la sera prima di stare alla larga dalla sangue sporco per far sì che lei non lo guardasse più con gli stessi occhi compassionevoli con cui l’aveva guardato il giorno prima. Era una cosa che non doveva più accadere. Ma se l’era ritrovata davanti all’improvviso e questo lo aveva scombussolato, non aveva nemmeno più la voglia di dirle che gli faceva schifo, tanto lei, già lo sapeva.  Erano stati tanti, ormai, i tentativi di scoprire dalla ragazza dove si trovava Potter, ma erano risultati tutti vani. Se suo padre avesse saputo che l'astuta mezzosangue lo stava  mettendo in difficoltà, gli avrebbe tolto anche lo sguardo sprezzante e gli avrebbe fatto cambiare nome per fargli smettere di infangarlo. Era una macchia per la sua famiglia, ne era consapevole. Ma non riusciva a fare di meglio. E questo lo faceva impazzire.

-Dannazione! – Diede un pugno alla colonnina del baldacchino del letto, poi si posò sul materasso,con le mani tra i capelli e la testa tra le gambe –Dannazione!

Ricordò come l’anno prima, mentre cercava di uccidere Silente era caduto nello sconforto, in quel bagno con Mirtilla Malcontenta. Ma alla fine, Silente era morto. Non ci era riuscito personalmente, ma il risultato era quello che contava. Stavolta però, comprese che non ci sarebbe stato Severus Piton a salvarlo dal suo ennesimo fallimento. Perché stavolta il mandante era lui, il professore. Quel giorno, in quel bagno, con Mirtilla. E Potter che non si faceva mai gli affari suoi. Potter che era sempre in giro. Potter che ficcava sempre il suo stupido nasaccio negli affari che non gli riguardavano. Vedeva spuntare la sua fronte sfregiata ovunque. Ah se fosse stato un fantasma e fosse riuscito a spiare la Granger con i suoi amici. Lo avrebbe capito subito e avrebbe  finalmente avuto la capacità di chiedere al Signore Oscuro di lasciare in pace la sua famiglia, come ricompensa. Sarebbero stati liberi. Non gli sarebbe importato di nient'altro, solo di liberare la madre dal fardello atroce di un marito e un figlio sul filo del rasoio. Lo faceva solo per lei. Perchè Narcissa, era l'unica che aveva capito quando ci era rimasto male per il comportamento di Lucius quando all'arrivo dei risultati dei G.U.F.O. il padre gli aveva comunicato che Blaise Zabini aveva avuto il suo stesso voto in Difesa contro le arti oscure. Era l'unica ad aver visto i suoi occhi lucidi quando Lucius lo aveva sgridato perchè Potter era diventato Capitano della squadra di Quidditch  e lui "soltanto" Caposcuola. Lo avrebbe fatto sol oper lei. Ah, se fosse stato un fantasma. Rialzò la testa tra le mani doloranti, si guardò nello specchio che pendeva dall'anta dell'armadio. Guardò i lineamenti del suo viso, divenuti spigolosi e duri, come un'evoluzione che lo stava portando a diventare un uomo. La pelle diafana della mano destra era diventata leggermente rossa per il pugno di prima. Sventolò la mano all'aria, come per allontanare il sangue che si era accumulato a quel livello della pianta, ed effettivamente, il sangue iniziò a ricircolare e la mano iniziò a ritornare al suo bianco pallido, quasi perlaceo. La guardò. Era come se un corpo caldo fosse stato ucciso e si stesse raffreddando, rintanandosi nel ghiaccio della morte. Poi di colpo, capì. Si alzò dal letto, corse verso le scale del dormitorio, saettò attraverso la sala grande.

-Ehi Principino, dove scatti?

-A dopo Blaise, ora non posso parlare!

-Usa le precauzioni!- gli gridò dietro ridendo l’amico.

-Idiota!

Scattò verso i corridoi e arrivò al secondo piano. Si guardò intorno ed entrò nel bagno delle ragazze, sempre vuoto, soprattutto dal suo secondo anno. Si chiese se ci fosse ancora qualcuna che frequentasse ancora quel bagno, poi si stupì della sua stessa riflessione. Sicuramente non ci andava nessuno da tanto tempo, per paura della maledizione dell'erede d Salazar Serpeverde. Ed inoltre c'era lei. Si addentrò tra le fontane. Quella d’ingresso per la camera dei segreti era ancora lì, maestosa e perlacea, collocata al centro della stanza. Alla sua sinistra si stagliavano le cabine dei bagni, e su un lato di queste, ultima in fondo al bagno alla riga, la vide. Mirtilla Malcontenta fissava la porta del bagno senza aspirazione alcuna. Incuriosita dal rumore dei passi, si voltò sbarrando gli occhi.

-Ah sei tu.. non vorrai mica cercare di morire di nuovo davanti a me?

-No Mirtilla, questa volta no.

Il suo cipiglio si ammorbidì e le tornò il sorriso. Draco faceva quasi fatica a non fissarla come se fosse.. un fantasma. Mirtilla volteggiava tra le varie cabine con eleganza, come se la sua natura di fantasma fosse qualcosa di estremamente normale. E forse, nel mondo dei non vivi, poteva anche esserlo. Gli rivolse un enorme sorriso e gli occhi opachi lampeggiarono tra le lenti degli occhiali.

-Bene. Io odio quelle scene di morte. Sono sempre.. tutte uguali! Allora, cosa vuoi qui?

-Beh.. vorrei proporti un patto.

-Un patto? Cosa ti fa pensare che io sia invogliata a fare patti con te? In fondo, io non ho bisogno di niente.. se non..

-Se non?

-Le giornate sono tanto lente.. sai, Draco? – esitò sul suo nome, per metterlo in soggezione. Poi volteggiò intorno a lui per attirare la sua attenzione, poi si fermò davanti al suo viso, a due centimetri dal suo naso –mi chiedevo.. pensavo che, un amico.. ogni tanto.. potrebbe velocizzarle.. non credi?

Draco capì dove voleva andare a parare. Mirtilla voleva compagnia. Ma come dare compagnia ad un fantasma se non l’aveva mai fatto nemmeno con una persona viva? Lui era abituato alla solitudine. Era un ragazzo solitario e odiava la confusione intorno. Inoltre non era in grado di prestare attenzione a nessun altro, sempre concentrato su se stesso, sempre in atto di migliorarmento. Ma adesso ci pensava, per che cosa? Pensò ad un modo per poterle dare quello che voleva senza esserne principalmente coinvolto.

-Potrei parlare di te a Potter. Sfregiato passerebbe un po’ di tempo con te.

-Tu ad Harry Potter non siete amici, Draco Malfoy. Lo so benissimo, non insultarela mia intelligenza! E poi è molto che Harry non viene a trovarmi! Si è dimenticato di me.

Scartata l’ipotesi Sfregiato, Draco pensò ad un nuovo stratagemma. La guardò svolazzare su una cabina e poi tornare indietro, poi girare intorno alla fontana, infine capitolare di nuovo davanti a lui.

-Ok senti. Quello che sto per chiederti è una cosa abbastanza semplice. E facendo questa cosa potrai parlare con me quanto vuoi, fino alla fine della tua missione. In più ti consentirebbe di uscire da qui ogni tanto. – La fissò – Non ti va, di uscire da qui?

-Certo che mi va. Mi assicuri che potrò parlarti quando e dove voglio?

-Fino alla fine della missione, te l’assicuro.

-La fine della missione?

-Fino alla fine, poi tornerà tutto come prima.

Lei lo scrutò, in silenzio. Iniziò a volteggiare intorno a lui, come per capire l’inganno. Lo guardò accigliata, lo esaminò attentamente. Poi gli sorrise.

-Va bene Draco Malfoy! Cosa devo fare?

-Segui Hermione Granger e Ronald Weasley e scopri cosa hanno da dire di Harry Potter. Poi riferiscimi tutto velocemente.

-Tutto qui?

-Tutto qui.

-Sarà fatto.

-Sì, però.. non devi farti vedere.. se no, non parlano più, capisci cosa intendo?

-Devo spiarli, ovvio che capisco! So essere molto discreta, quando voglio.

-Bene!

-Bene. – lei sorrise – Allora.. vado?

-Vai!

E volò dentro uno scarico. Lui guardò il punto dove prima stava lei e adesso era vuoto. Si ridestò dalla cosa che di per se poteva anche sembrare disgustosa ( Mirtilla era scivolata dentro un gabinetto ), si voltò e uscì dal bagno.

Si incamminò verso i corridoi, passando davanti ai grifoni dell’ufficio del Preside. Gli venne un’idea. Se avesse fatto vedere a Piton che stava procedendo nel suo piano, lui non gli avrebbe messo più tutta quella fretta e se ne starebbe stato buono in silenzio ad aspettare. Diede la parola d’ordine ai grifoni e salì sopra, al cospetto di Severus Piton.

-Draco, finalmente. Aspetto tue notizie da vari giorni.

-Signore, mi scusi per il ritardo. Sono venuto a dirle che il piano procede.

-Il piano?

-Scoprire dove si trova Potter.

-Hai bisogno di un piano?

-Interrogare la Granger si è rivelato decisamente più difficile del previsto..

-Interrogare la Granger.. Interrogare la… - Piton si fermò, lo guardò con i suoi penetranti occhi neri, gli balzò davanti, poi riprese – Draco, io non voglio essere duro con te. Lo sai. Ma così mi costringi ad essere in pensiero con te. Io non posso più aiutarti. Devi fare tutto da solo, il Signore Oscuro è stato molto chiaro al riguardo. Ti rendi conto..

-Della grandissima opportunità che mi sta dando? Sì, me ne rendo conto. Ma mi lasci spiegare ..

Parlare con Piton si rivelava ogni giorno più irritante. Non solo perché lui, traditore massimo del SUO Signore adesso si pavoneggiava perché era rientrato nelle sue grazie, ma soprattutto perché non capiva che quello che gli aveva chiesto era sfinente e soprattutto impossibile. Non gli aveva chiesto di scoprire qualcosa fatta da Zabini o Nott. Gli stava chiedendo di scoprire qualcosa dei suoi più acerrimi nemici, nemici scaltri e diffidenti che non si sarebbero mai aperti con lui. Come poteva biasimarli, lui per primo non avrebbe confessato loro nemmeno dove si trovavano i bagni del terzo piano ( cosa ovvia ai più ). Come poteva dirgli cose più oscure e personali? Perché Piton, questo, non lo capiva?

-Draco, mi duole dirtelo. Ma devi muoverti. Il Signore Oscuro sta perdendo la pazienza e..

-Se il Signore Oscuro sta perdendo la pazienza perché non se lo va a cercare lui, Potter?

-Draco.. Non dire così. Sai quanto lui ti abbia in considerazione.

-Lui non mi tiene in considerazione ma mi usa come una marionetta per le cose che lui non vuole fare.

-Draco, per favore, non essere insolente. Il Signore Oscuro tiene considerazione di te e della tua famiglia, ecco perchè siete..

-Ancora vivi? Ahaha!

Il preside lo guardò, con sguardo severo e rimproverante. Lui smise il sorriso finto e sarcastico, poi, sfinito acconsentì.

-Ha ragione. Mi scusi Signore.

-Va bene. Facciamo così. Lavora al tuo piano, ma fai in fretta. Accelera i tempi e scopri dov’è quel ragazzo. Poi, vieni da me e io ti farò ottenere la libertà.

Draco uscì dalla stanza furente. Piton sembrava parlare con un bambino di 10 anni. Non riusciva a capire. Che se lo cercasse da solo, quel Potter. A lui non importava niente, a lui non interessava nemmeno un po’. Non gli importava niente del Signore Oscuro e della sua ascesa. Tutti quegli ossessionati intono a lui, era degli stupidi! A lui importava solo salvare la sua famiglia. Gli importava solo ridare la libertà a sua madre. Come si era cacciato in quella situazione? Perché lui e non qualcun altro? Perché non poteva pensare anche lui ai M.A.G.O. come tutti gli altri ragazzi della sua età? Per la prima volta nella sua vita penso di voler essere qualcun altro. Per la prima volta nella sua vita penso che essere un Malfoy non era poi così figo. Anzi. Faceva schifo. Il marchio nero sotto la benda ricominciò a bruciare e lui era al limite della rabbia. Tornò in camera, con la collera alle stelle e afferrò il boccino senz’ali che aveva sul comodino accanto al letto. Iniziò a giocherellarci nervosamente, mentre ripensava alle parole dette del professore. Preso dalla collera lo catapultò fuori dalla finestra e si distese sul letto cercando di sbollire la rabbia. Gli restava solo Mirtilla. Attese quindi che tornasse con le informazioni richieste.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze! Un nuovo capitolo, un po' più lunghetto di quello scorso :) Mi dispiace per il ritardo, ma purtroppo lo studio mi impegna tanto :)
Cooooooooooooooomunque! Questo capitolo  fa un po' di chiarezza (spero :p) nelle  riflessioni di Draco.. pare sia chiaro che siamo ancora lontani anni luce dal suo innamoramento per Herm, è troppo preso dai guai che affligge i Malfoy e sente la pressione di questa missione sul collo, ha paura di fallire, ha paura di morire.. ha paura di tante cose. Ma noi lo conosciamo bene, lui non si lascerebbe mai scappare queste cose davanti a nessuno, e per questo si rifugia in camera e qui l'idea brillante di far braccare Herm da Mirtilla ( a proposito, è un personaggio che mi fa abbastanza ridere xD spero di averla resa :) ) .. quindi.. cosa succederà nel prossimo capitolo sarà tutto da vedere :) ( ci scriverei un film sopra xD !) 
Cmq, vi ringrazio per i consigli che mi date, li accetto di buon cuore e ne sono strafelice :) grazie per le belle parole che mi avete lasciato nello scorso capitolo, ho apprezzato e vi lascio con questo capitolo ( lo so, i miei cap sono troppo corti, ma purtroppo sono straimpegnata e pur di non lasciare Draco ed Herm che si scannano da soli, scrivo anche pochissimo, chiedo venia T.T ! ) sperando di non deludervi e di tener alta la vostra curiosità!

Un bacio a tutte :*

Slab*

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Capitolo 12
*** Tell me what's happening around me ***


 Tell me what's happening around me




Se una persona ha il potere di farti cambiare umore.. allora è davvero importante!

- Cappellaio Matto -  

Ronal Weasley iniziava a scocciarsi dei discorsi di Hermione Granger. Sapeva che l’amica fosse cocciuta, ma quando si impuntava su certe cose era come vedere un toro che si fissava sulla rossa gonnella di una fanciulla sugli spalti. Inutile dirgli che doveva seguire il Matador , il toro avrebbe seguito la gonnella rossa. Così era Hermione Granger, un toro illogico che aveva puntato il suo bersaglio. E stavolta la gonnella rossa era Malfoy. Non era sicuro cosa gli volesse far capire, ma ne era certo, quello che gli stava dicendo era sbagliato. Draco Malfoy non era cambiato. Non stava cambiando e non sarebbe cambiato mai. Sarebbe rimasto solo un mangia morte per tutta la vita. Hermione, d’altra parte, non ne era convinta. Credeva in una redenzione. Parlava di cambiamento. Di paura. Di opposizione. Era convinta che anche lui in fondo avesse un’anima. Un’anima maledetta, magari. Ma ce l’aveva. Cretinate, pensava Ron. Lui sapeva che nè lui, nè la sua famiglia, nè tantomeno la crocchia intorno al padre, i servitori di Lord Voldemort, sarebbero mai cambiati e che Malfoy l’aveva soltanto ingannata per ferirla e farla sentire in colpa. Era sempre la solita serpe. E lo sarebbe sempre stato. Lo ripeté ad Hermione e a se stesso come per convincersene meglio.

-Ti dico di no. Secondo me ti stai soltanto impicciando in cose che non ti riguardano..

-Non hai capito niente, Ronald! Se scopriamo che anche i mangia morte hanno paura, sarà più facile per noi. Colpisci il nemico quando è diviso.. non pensi?

-No.

-Ronald Weasley! Cavolo, non rendermi sempre le cose difficili. Ho bisogno di sentire il tuo appoggio, almeno in questo! Harry è lì fuori, da solo, senza nessuno, al freddo, senza cibo, senza un letto.. e noi siamo qui.. ti è così difficile capire che ho bisogno di aiutarlo?

-Bisogno? Per Merlino Hermione, non pensi di esagerare giusto un po’?

-Non sto esagerando, sono solo in pensiero per il mio amico.. cosa che dovresti fare anche tu.. ma a quanto pare a te sta bene così..

-Ok ok – Ron si accorse di stare su un terreno pericoloso, quindi cercò di assecondarla per non farla urlare di nuovo, come l’ultima volta – sto solo dicendo che Malfoy e i suoi affari non sono tanto raccomandabili, ecco tutto.. potrebbero esserci conseguenze gravi, potresti imbatterti in una tempesta più grande di quanto tu ti saresti immaginata.

-A volte abbiamo bisogno di un vento di tempesta per disperdere la nebbia che c'è nella nostra anima, Ronald.

Hermione lo guardò negli occhi e forse per la prima volta da quando si conoscevano, Ron la comprese. Aveva bisogno di sentirsi utile per Harry, non per una stupida mania di protagonismo, voleva sentirsi in pace con se stessa ed Harry, partendo da solo, non aveva capito che quella pace, gliel’aveva negata.

Ricominciarono a studiare nella sala Grande, perdendosi tra le tante pagine del libro di Trasfigurazione.

-Ciao ragazzi..

-Ciao Neville..

-Mhh.. Trasfigurazione? La McGranitt ci ha dato sotto con i compiti, eh?

-Già.. due relazioni.. dico io, due!Ma cosa crede, che siamo qui a rigirarci i pollici?  – Ron sbuffò pittorescamente, facendo volare due o tre piume che aveva davanti a se..

-La McGranitt ci ha dato una relazione.. quella che dici tu era per sabato scorso.. stupido tu che invece di fare i compiti ti metti a perder tempo – lo incalzò prontamente Hermione.

Neville iniziò a giocherellare con una pallina dorata tra le mani mentre loro scrivevano il rotolo di pergamena assegnatogli dalla professoressa. Ovviamente, Neville non era propriamente conosciuto per la sua agilità e la sua fermezza, per cui, fu molto prevedibile vedere la pallina cadergli da mano e rotolare fino ad Hermione e Ron. Hermione irritata per l’ennesima interruzione , alzò lo sguardo e si trovò davanti un boccino senz’ali, quasi distrutto, pieno di graffi..

-Neville, non ti sarai mica messo a rubare boccini alla squadra di Quidditch? È un reato.. potresti essere espulso per questo, per di più..

-No, no tranquilla – le sorrise l’amico, abituato alle visioni catastrofiche della riccia – l’ho trovato a sud del Castello sul prato.. cercavo delle bacche per la pozione di Lumacorno e me lo sono ritrovato davanti..

-Ah.. strano.. chi è che butta boccini così in giro..in ogni caso, dovrai restituirlo alla professoressa McGranitt – Hermione sapeva sempre quello che si doveva fare. A parte perché conosceva a memoria il regolamento della scuola già dal primo anno e se possibile da prima che mettesse piede ad Hogwarts. Poi, e cosa più importante, era dotata di un grande senso di moralità, per cui non poteva non esprimere il suo dissenso da chi si teneva le cose trovate e non le restituiva. Guardò il boccino, rigirandoselo tra le mani. Era identico a quello che Silente lasciò in eredità ad Harry, tranne che per quei graffi tutti intorno. Stava per ridarlo a Neville, quando inclinando la mano e il boccino in essa contenuto, le parve di vedere dei segni che formano una parola.

-R.. C.. ma che significa?

-Stai delirando? – Ron la guardava senza capire, come se l’amica stesse delirando per la febbre alta.

-C’è scritto qualcosa.. le linee.. formano una parola..

-Fammi vedere! – Ron le strappò da mano il boccino per osservare meglio da vicino – Effettivamente, potrebbe essere.. C.. O.. D.. R.. A.. che diavolo è CODRA ?

Hermione lo guardò assente. Non era Codra. Si stupì della chiusura mentale del suo amico che cercava in tutti i modi di capire cosa significasse quella parola, per lei inesistente, ovviamente.

-Neville, ti dispiace se questo lo porto io alla McGranitt? Dovrei già andarci per conto mio, non mi costerebbe nulla portarlo lì, facendo due cose in una sola volta.

-Ok. Tanto io adesso dovrei ripassare Erbologia..

-Ancora con Erbologia, eh? Ma non ti scocci? Cioè, tutte quelle piante.. quei pollini.. bleah!

-Ma no, dai.. non è così brutto come pensi..

-Neville non ascoltarlo. Ronald ultimamente parla a sproposito e riesce solo a pensare a come mangiarsi in una volta 20 cioccorane.

-Sono arrivato a 15, è più difficile di quello che pensi! Le rane zampettano allegramente in tutte le direzioni! Faccio fatica già dalla decima in poi.

Hermione lo guardava senza espressione. Non sapeva che pensare, se non ‘Questo è un idiota’. 

-Beh, allora io vado.. lo porti tu alla professoressa, allora?

-Certo Neville. Ci vediamo stasera al dormitorio.

Neville si allontanò a passo svelto, dirigendosi verso la serra per la lezione di Erbologia che Ron ed Hermione avevano accuratamente deciso di eliminare dal proprio curriculum.

-Ma sei impazzito?

-Per cosa, questa volta?

-Dire a Neville che l’unica materia in cui va bene fa schifo!

-Ma è la verità..

-Un bradipo.. sei un bradipo!

-Ma cosa c’è che non va?!?

-C’è che hai la sensibilità di un bradipo in letargo, ecco cos’è!

-Ma Neville non se n’è nemmeno accorto!

-Solo perché tu non ci hai fatto caso. Non hai visto come ha sgranato gli occhi e come cercava di giustificarsi?

-E tu che hai afferrato quel boccino come la sadica? Non mi pare ti sia mai appassionata al Quidditch!

-Ma allora sei davvero idiota!

Hermione iniziava a spazientirsi! – Possibile che da solo non ci arrivi?

-Spiegamelo tu, facciamo prima!

-Il boccino ha un proprietario..

-Ovvio. È della squadra di Quidditch di qualche casa!

- Le lettere! Il nome.. ti prego Ronald, metti in azione la logica!

-CODRA! Conosci questo tipo!

  DRACO, Ron! DRACO.. DRACO MALFOY ! è il proprietario di questo boccino!

-Ahh! Dracooooo! Hai ragione! Vabbè, allora la McGranitt glielo restituirà se lo capisce cosa c’è scritto.. o glielo dirai tu che è di Malfoy?

-Non hai capito proprio niente! Lo porterò io a Malfoy!

-COSA?

-Glielo porterò io.. così potrò indagare più da vicino quello che sta tramando con i suoi amichetti oscuri..

-Hermione, davvero, io..

-Basta Ron, ormai ho deciso – si alzò dalla panca, con un colpo di bacchetta risistemò tutti i libri in borsa e se la mise in spalla, afferrò il boccino e con un sorriso a trentadue denti si rivolse a Ron che la guardava cupo e interdetto – Ci vediamo dopo Ronald! Studia, mi raccomando o la McGranitt ti trasformerà lei stessa in una ciocco rana! – gli voltò le spalle e si avviò verso la porta d’ingresso.

Ron rimase a guardare la scia dei suoi capelli dorati che lasciavano la sala. Che ragazza cocciuta!

Hermione non aveva la minima idea da dove cominciare a cercare Malfoy. Prima cosa, non voleva aspettarlo fuori i sotterranei dei Serpeverde, perché così gli avrebbe dato un’importanza che non meritava e che soprattutto non gli avrebbe dato comunque. In secondo luogo, non voleva che le altre Serpi la vedessero lì fuori.. le erano tutti antipatici. Passò quindi davanti a quello che era l’ufficio di Piton prima di diventare Preside. L’ufficio si trovava comunque nei sotterranei, nelle vicinanze dei dormitori dei Serpeverde, anche se non ne era molto sicura, visto che non ci si era mai avvicinata, anzi, se ne era tenuta sempre alla larga con molta attenzione. Se anche l’avessero vista lì, poteva sempre dire di star cercando il Preside e di non averlo trovato nel suo ufficio. La cosa si sarebbe complicata se invece che i suoi compagni di scuola, avesse incontrato il Preside stesso. Ma era un’eventualità a cui non voleva pensare, o almeno, non ancora. Dieci minuti davanti alla porta di Piton le fecero pensare che quel posto era così tetro e freddo che avrebbe biasimato le Serpi per il loro comportamento acido e crudele. Era il microclima che modificava qualcosa nei loro cervelli, inducendoli a divenire come il marmo che tappezzava le scalinate d’entrata ai sotterranei:  duro, freddo e scivoloso.

Dove diavolo si sarà cacciata quella serpe della malora! Me lo trovo sempre davanti, sempre tra le scatole e quando lo cerco scompare nel nulla così. Vuoi vedere che se n’è rimasto nel letto proprio stamattina? Ma che razza di idiota! Che razza di furetto idiota che è!

Irritata dalla desolazione di quel posto, decise di risalire verso il mondo aperto. Quel corridoio le aveva messo l’angoscia e l’ansia. Risalì le scalinate e si ritrovò nel corridoio d’ingresso. Decise di provare all’ingresso, magari se ne stava a guardare il panorama da portone principale.

Ovviamente no. È un idiota. Prima se ne resta sul prato ore ed ore a non farmi studiare, e proprio quando mi serve si volatilizza! Dove.diavolo.sei.Malfoy?!?

Un fischio in lontananza la distolse dai suoi pensieri. Si voltò verso il suono acuto che quasi le bucava un timpano e finalmente capì. Sei scope con cavalieri verde e argentati si alzarono in volo. L’allenamento di Quidditch dei Serpeverde. E lei non ci aveva proprio pensato.

Mi ero scordata che il furetto giocasse a Quidditch. A proposito, saprà cavalcare la scopa? Che imbecille!

Si avviò verso il campo da Quidditch ma decise di restare comunque fuori per non dare a Malfoy l’impressione di un pedinamento così sfacciato. Decise quindi di mettersi sotto un albero a circa 20 metri dal campo. E facendo finta di leggere un libro, si mise ad aspettare che finisse l’allenamento. Si sentì estremamente diabolica.

I Serpeverde erano nel pieno del loro allenamento. Da principio Draco non aveva nessunissima voglia di andarci, ma poi, decise che gli avrebbe fatto bene smaltire la rabbia del giorno precedente con del puro agonismo, quindi si mise lo zaino in spalla e si avviò verso il campo da Quidditch. Passando attraverso la sala grande notò subito Hermione Granger e Ronald Weasley che parlavano concitatamente elei ovviamente urlava. Ma che aveva sempre da urlare quella lì? Gli tornò in mente il compito affidatogli da Piton, ma decise di non pensarci per il momento. Quello che voleva adesso, era saettare tra le nuvole e sentire l’aria infrangersi contro i suoi capelli ed il suo viso. Appena spiccò il volo fu come se avesse lasciato a terra tutte le sue pene. Piton. Lucius. Voldemort. Hermione Granger. Erano tutti là a terra mentre lui si librava libero nel cielo. Amava quella sensazione, l’avrebbe voluta addosso per tutta la vita. Volò in alto fin sopra le nuvole, da lì il mondo aveva una visuale diversa. Scese, ma solo perché altrimenti Madama Bumb avrebbe gridato alla sua scomparsa e nonostante non riuscisse a distinguere che le sagome delle persone che stavano intorno al castello, gli parve che tutto da lì era diverso. Un luccichio dorato gli apparve improvvisamente davanti agli occhi. Eccolo, il boccino d’oro. Ricordava la prima volta che lo afferrò tra le sue mani. Aveva solo 3anni e le sue mani piccine stringevano il piccolo boccino come se fosse un tesoro inestimabile. Draco corse all’inseguimento in picchiata, si gettò di strapiombo verso terra per poi frenare ad un centimetro dal terreno. Lo aveva in mano.

Madama Bumb fischiò la fine dell’allenamento appena dopo che lui prese il boccino. Tutti scesero a terra e si avviarono verso gli spogliatoi.

L’acqua scorreva sul suo viso , rimovendo le tracce di terriccio e fango che vi si erano attaccate per il sudore. Draco preferiva il momento dopo l’allenamento, perché sentiva tutti i suoi muscoli tirarsi all’unisono sotto l’acqua bollente della doccia.

Ma quando si muove? Harry non ci mette mai tutto questo tempo.. ma che idiota! Scommetto si stia facendo bello, vanesio com’è. Draco Narciso Malfoy, è assurdo! Sai che c’è di nuovo? Mi ha fatto perdere solo tempo prezioso, quello stupido furetto! Adesso mi alzo e me ne vado.. mi alzo, conto fino a 3 e me ne vado.. 1… 2… 3… idiota!

-Ehi Mezzosangue.. Guarda dove vai! Le radici degli alberi non ti hanno fatto nulla per essere schiacciate dai tuoi piedi sporchi!

Hermione si girò di scatto. Eccolo lì, Draco Malfoy, davanti a lei, dopo tutta quell’attesa. Aveva il viso più rilassato rispetto alle altre volte, ma la voce era sempre la stessa, un po’ roca, quasi raffreddata per il freddo intorno e i capelli ancora molto umidi.

-Taci Malfoy, brutto zotico troglodita!- lo fulminò con lo sguardo – sai che andare in giro con i capelli bagnati può essere pericoloso alla tua età? Potrebbe venirti un accidente.

-Quello che potrebbe venirmi non sono affari tuoi Granger.. piuttosto, sai che andare in giro da sola può avere gravi ripercussioni per il tuo faccino?

-Le stesse che potrebbero capitare a te, stupido furetto!

Draco le balzò davanti senza lasciarle il tempo di reagire, un’altra volta –Devo ricordarti con chi stai parlando, sanguesporco?

-Non c'è bisogno che mi ricordi chi sei Malfoy! Piuttosto evita di saltarmi davanti in questo modo, è una cosa che mi fa venire l'angoscia!

-Che c’è Granger, ti faccio paura?

-No Malfoy! Mi fai solo schifo.

-Stupida figlia di babbani..  stupida.. – il sangue riprese a ricircolargli in testa come una pompa impazzita, la rabbia stava riprendendo il possesso del suo corpo. L’allenamento era stato tutto inutile. Quella stupida Mezzosangue aveva vanificato i suoi sforzi – mi sto scocciando di te, sul serio.

-Beh, Malfoy. Sarai felice di sapere che tu mi hai scocciato dalla prima volta che ti ho visto - Si allontanò velocemente da lui togliendosi dal suo controllo, ma Draco l’afferrò per il braccio e la tirò verso di se, questa volta però più distante da lui, ma abbastanza vicino da poterlo sentire mentre parlava sottovoce, con la voce roca e sibilante, simile ad un serpente. - Tu, zannuta mezzosangue! Sparirà il tuo ghigno arrogante e superbo dal tuo volto, posso garantirtelo.- disse tuto velocemente e sommessamente, con un tono cupo. Parole taglienti e letali quasi quanto un Avada Kedavra.

Hermione diede uno strattone per liberarsi e iniziò a camminare verso il castello, lasciandosi alle spalle un Draco Malfoy immobile, sotto l’ombra di un albero, nel prato antistante il castello.

Entrò nel dormitorio arrabbiatissima. Come un ciclone. Come un uragano. Una furia.

Quello stupido Malfoy! Stupido di un furetto!

Salì nel dormitorio ed entrò nella stanza scaraventando sul letto la borsa. Questa si aprì e il boccino senz’ali rotolò fuori sul letto. Nell’impeto dell’irritazione se ne era dimenticata. Lo fissò e si chiese se non era meglio gettarlo giù dalla finestra e disfarsene. Che se lo cercasse da solo, quello stupido di Malfoy.

Poi si ridestò un momento, doveva pur sempre scendere a seguire Pozioni. Quindi, sistemò di nuovo la borsa, vi ficcò il boccino dentro e ritornò in sala comune, pronta per andare nell’aula di Lumacorno.

Si era completamente dimenticata che la lezionie di Pozioni era condivisa con le Serpi, quindi  quando si ritrovò davanti Malfoy col suo solito ghigno maligno le venne quasi un colpo. Fortunatamente, la lezione si svolse velocemente e a ritmi serrati, per cui Hermione non ebbe nemmeno il tempo materiale di pensare che Draco Malfoy era un inutile idiota senza cervello, presa dalla pozione assegnata dal professore, che le costava attenzione e  precisione. 

Quando uscirono dall'aula di Pozioni, Ron ed Hermione avevano finito le loro lezioni giornaliere, quindi decisero di tornarsene in sala comune dei Grifondoro perchè lui voleva sapere come era andata con Malfoy e se lei avesse scoperto qualcosa, lei invece voleva rintanarsi per studiare un po' e per finire la relazione per la McGranitt.

-Mezzosangue, come mai non sei mai caduta nel calderone?

-Malfoy, non lo sai che non tutti sono deficienti come te?

Mentre ripercorrevano il corridoio che li portava nelle rispettive case, Malfoy l'aveva avvicinata insultandola come il suo solito,ma la sua lingua tagliente e biforcuta aveva trovato pane per i suoi denti. Hermione rispondeva ad ogni insulto a raffica, senza mai venir meno e nell'atto di offendersi a vicenda, non si erano accorti di aver proseguito insieme per circa due terzi del corridoio. 

-Beh, che vuoi fare, venire con me nei sotterranei? Sai che il sanguesporco non è ben accetto dalle mie parti!

-Ma piantala Malfoy! Sono io che non mi avvicino a te perchè ho paura di una contaminazione. 

-Passa una giornata pessima, Granger! - e si intrufolò in un corridoio vicino che lo avrebbe portato ai sotterranei delle Serpi.

Lei si affacciò all'entrata per gridargli - Tu di più! - e se ne risalì verso la torre di Grifondoro.

Passata attraverso il ritratto della Signora Grassa,  si ritrovò Ron che l'aspettava e la guardava senza espressione.

-Dove diavolo sei finita?

-Ero con Malfoy..

-Per Merlino, Hermione! Ma cosa diavolo ti sta attraversando il cervello.. con Malfoy! Con Malf..

-Ma che hai capito! Mi ha rallentata mentre tornavamo nei dormitori perchè voleva insultarmi.. e comunque è un idiota.

-Voglio sapere tutto quello che hai scoperto su di lui.. il boccino? Gliel'hai dato?

-No

-COME NO?

-No.. è un idiota e ha la capacità di istigarmi soltanto.. non capisco come faccia ad avere conversazioni normali con altra gente.. se ne ha di conversazioni normali!

-Secondo me no..- rise il rosso alla faccia particolarmente irritata dell'amica - Ron! Non è questo il punto.. il punto è che non ci si può parlare..devo trovare un modo subdolo  per scoprire qualcosa!

-Secondo me ti sbagli.. senti.. chiamiamo Harry?

-Harry? E se stesse facendo qualcosa di importante?

-Cosa potrebbe mai fare?

-Va bene allora - Hermione cacciò lo specchio dalla borsa e attesero insieme che l'amico rispondesse alla chiamata. Dopo dieci minuti, quando sembrava che non avrebbe risposto, la faccia di Harry apparve nello specchio. I ragazzi parlarono un po' tra loro, del più e del meno. Hermione disse ad Harry quello che voleva scoprire da Malfoy ed Harry la esortò a fare attenzione. Ron esortò l'amico a farle cambiare idea, sotto lo sguardo irritato di Herm che non ne era convinta. Infine lei esortò loro di fidarsi e di lasciarla agire liberamente.. Fu una discussione ricca di esortazioni, ma i tre amici parlarono come se intorno a loro Hogwarts era la stessa del primo anno, come se non ci fosse una sorveglianza serrata, come se il mondo intorno fosse lo stesso di 5 anni prima.

Dall'altra parte del castello, invece, Draco Malfoy era seduto sul divanetto verde bottiglia della sala comune di Serpeverde davanti al caminetto. Stava aspettando che finalmente Blaise Zabini si facesse vivo, visto che gli aveva dato appuntamento lì, per un "succoso aggiornamento" sulla sua "florida situazione". Ma come al solito Blaise ritardava e Draco non poteva far altro che notare quanto il suo amico andava peggiorando di anno in anno.

D'improvviso,  un'ondata di gelo gli percorse la schiena, facendogli venire la pelle d'oca. Si voltò di scatto, come se si aspettasse un attacco dal retro. Infine, si trovò davanti una Mirtilla Malcontenta elettrizzata.

-Mirtilla! Da quanto diavolo sei..

-Ciao Draco. Ho delle notizie per te.

Il Serpeverde restò immobile, quasi di sasso. Non si aspettava la sua visita così presto, ma la sorpresa era più che gradita, quindi si accomodò di nuovo sul divanetto per ascoltare il fantasma e soprattutto, quello che aveva da dire.

L'angolo dell'autrice:

Allora! Ciao ragazze.. oggi ho rallentato un po' il ritmo, perchè avevo tanto da scrivere, quindi invece di spezzettarlo in microcapitoli ho pensato di farne uno un po' più grande :) Spero vi piaccia :D !
Vi ringrazio ancora una volta per le recensioni, i consigli e l'appoggio che mi concedete! Lo apprezzo tantissimo! Spero di non deludere le vostre aspettative!
Un bacio*

Slab*

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Capitolo 13
*** I know. ***


I know.

'People are strange
When you are stranger
Faces look ugly
When you're alone.
Women seem wicked
When you're unwanted,
Streets are uneven
When you're down'

The Doors - People are strange

 

Draco Malfoy ascoltava in silenzio Mirtilla Malcontenta. Non sapeva a cosa credere, perché quello che il fantasma gli stava dicendo andava ben oltre ogni sua immaginazione. Harry Potter, non solo era andato via da Hogwarts senza aver detto nulla a nessuno, ma era andato a cercare qualcosa. Cosa, Mirtilla non era stata in grado di dirglielo. Era un fantasma dopo tutto. E non aveva una grande preparazione, né per quanto riguardava il mondo magico prima della sua morte,né per quello moderno. Viveva sempre rinchiusa in quel bagno e ne era sicuro, l’evento più significativo della sua vita era stata la sua morte. Oltretutto, gli aveva parlato di uno specchio argentato.

-Uno specchio?

-Sì Draco Malfoy! Harry Potter compare nello specchio e scompare dallo specchio. E parla con i due ragazzi quando loro lo chiamano.

-Ho capito. E hai capito dove si trova?

-No. Mi dispiace. Ma non lo ha detto ai due ragazzi.

-Quindi nemmeno loro lo sanno?

-Beh, in teoria.. – Mirtilla iniziò a torturarsi le unghie delle mani, e se non fosse stata un fantasma, Draco si sarebbe aspettato di vederla sanguinare proprio da lì.

-Smettila! In teoria che cosa?

-In teoria, potrebbe averglielo detto altri giorni, oppure, potrebbe averglielo detto, ma .. beh.. io …

-Tu cosa?

-Io appena ho saputo dello specchio e ho visto la faccia di Harry Potter sono scappata qui a dirtelo..

Draco la guardò sbalordito. Era semplicemente un’idiota – Che.significa.che.sei.scappata.qui.a.dirmelo? COME è POSSIBILE CHE NON HAI SENTITO TUTTO QUELLO CHE AVEVANO DA DIRE QUANDO IO TI HO ESPLICITAMENTE DETTO CHE DOVEVI STARTENE AD ASCOLTARE!?!?!?

-La notizia era così succulenta.. pensavo ti facesse piacere..

-Piantala! Adesso vattene. Voglio restare da solo.

Mirtilla iniziò a piagnucolare –Ma tu avevi detto che avremmo parlato!

-La missione è finita.Sono libero da tutto ciò che ti ho promesso. Adesso.lasciami.solo.

Mirtilla stizzita fluttuò attraverso il tavolino facendolo tremare e catapultando tutto ciò che c’era sopra a terra. Passò nel fuoco del camino e il suo freddo riuscì addirittura a spegnerlo, dopo averlo fatto ondeggiare come se stesse danzando. Attraversò le tende davanti alla finestra che dava nel giardino a sud del castello e la spalancò facendovi entrare l’aria gelida di un inverno imminente. Aleggiò sopra il davanzale, ferma, scura in volto , per quanto fosse possibile per un fantasma, e alzò la voce in tono di sfida.

-Non finisce così, Draco Malfoy.

E si volatilizzò attraverso le condutture dell’aria.

Draco fissò per un secondo il punto in cui prima vi era Mirtilla. Non era irritato. Lo sarebbe stato in una situazione normale e avrebbe provveduto anche ad una punizione per quell’insolente di un fantasma. Ma non in quel momento. Aveva altro a cui pensare. Harry Potter cercava qualcosa. Era in contatto con Hermione Mezzosangue Granger e Ronald Weasel Weasley. Loro sapevano probabilmente dov’era. E lui doveva scoprirlo. Cercò di pensare a cosa fare adesso che era venuto a conoscenza dello specchio. Forse doveva spiare più da vicino il trio. E sarebbe stato meglio farlo da solo, di prima persona. Si alzò dal divanetto.

-Reparo!- Il tavolino si raddrizzò e gli oggetti a terra si ripararono da soli. Poi riaccese il fuoco e chiuse le finestre. La sala comune dei Serpeverde era ancora più gelida quella sera. Dopodiché, usci dal dormitorio e si avviò verso la biblioteca. Mancava un’ora al coprifuoco. Ma avrebbe tentato lo stesso a trovare quello che cercava.

La biblioteca era un luogo sempre affollato, soprattutto durante il pomeriggio perché assicurava agli studenti un posto caldo in cui studiare e in cui non essere disturbato. O almeno questo era quello che succedeva nella maggior parte dei casi.

Draco si diresse direttamente verso il reparto degli oggetti incantati. Prese un libro che a vista pesava circa 20 kg e cercò un tavolo isolato e vuoto. Quando lo trovò, dopo una momentanea irritazione a causa di due ragazze civettuole che essendosi alzate per andarsene, invece di togliersi dal tavolo quando lo videro avvicinare per rivendicare il posto trovato, si misero in piedi a cincillarsi per farsi notare. Fortunatamente, quando lui buttò lì uno sguardo di disprezzo misto a fretta, si allontanarono velocemente, deluse. Draco passò il dito sulla pagina dell’indice, scorrendo l'elenco. Specchi incantati. Specchi rivelatori. Specchi delle brame. Specchi mentitori. Specchi bidimensionali. Specchi babbani. Eccolo, specchi siamesi.

-Gli specchi siamesi, sono specchi gemelli in grado di creare una comunicazione tra i possessori degli stessi. Una parola magica fa da chiave allo specchio e questo apre l’uno sul mondo dell’altro. Possono essere in numero di due, di tre, persino fino ad un numero di 5 specchi siamesi. Per incantare basta mettere gli specchi tutti vicini e creare una pozione in cui immergerli recitando la formula. Dopo che il rito è stato effettuato, bisogna dire come prima parola quella che si vuole usare come chiave. Infine usare lo specchio. – Draco bisbigliò tutto d’un fiato il paragrafo. Guardò la formula e la pozione. Erano cose abbastanza elementari, chiaro che quell'idiota senza capacità pozionistiche di un Potter era riuscito a crearlo. Cercò qualcosa che parlasse di uno specchio aggiuntivo o di qualcosa che dall’esterno potesse carpirne i dialoghi. Cercò in tutto il capitolo, fino a quando, quasi rassegnato, non vide nelle note a piè di pagina del capitolo, una piccola scritta che riguardava quello che stava cercando. Riprese a leggere senza fermarsi, eccitato per la scoperta. – L’aggiunta di un ulteriore specchio prevede la raccolta di tutti gli specchi che sono già stati incantati e l’immersione nella stessa pozione, fatta de novo, di tutti gli specchi concatenati. Non si aggiunge uno specchio senza la presenza degli altri. Tutti gli specchi devono essere re-immersi nella pozione nello stesso preciso momento. Dannazione! – Draco chiuse il libro, sbattendo le pagine in un impeto di stizza. – Sarebbe stato troppo banale e scontato trovare la soluzione così.. Dannazione!

Uscì di fretta dalla biblioteca e si rintanò  nella sua camera, in cerca di una soluzione migliore.

Hermione Granger era il Prefetto di Hogwarts più puntiglioso, razionale, attento e incorruttibile di tutta la storia del Castello. Girava di notte con la bacchetta accesa e puntava la luce a chiunque girasse per i corridoi oltre l’orario. Di giorno toglieva punti a tutti coloro che avevano voglia di sfidare le regole. Era temuta e rispettata, anche se non mancavano le eccezioni. Ovvero coloro i quali non si piegavano alla sua severità e continuavano recidivi a commettere ‘infrazioni’. Hermione odiava le ronde notturne perché la costringevano a star sveglia di notte e a dormire di giorno. La mattina dopo una ronda era sempre troppo appisolata e senza forze e non riusciva mai a ribattere come voleva ad un attacco verbale. Era però la strega più brillante della scuola, la più brillante della sua età, come l’aveva etichettata una volta Remus Lupin, vecchio professore di Difesa contro le Arti Oscure, nonché amico di guerriglia. Ed era per questo che anche dopo la nottata insonne, riusciva a rispondere ai professori, a trovar tempo per studiare ed infine ad essere in pari con i compiti, cosa non poco difficile che dava invece, parecchi problemi a Ron, altro Prefetto dei Grifondoro. Quello che però odiava di più Hermione Granger, era di dover fare la ronda con persone poco simpatiche e senza cervello. E la cerchia di gente che cadeva in questa categoria si restringeva ad un solo Prefetto, per il quale lei, ancora si chiedeva come era possibile che fosse diventato tale. Pansy Parkinson, la persona meno simpatica, meno tranquilla, meno intelligente della storia dei Prefetti di Serpeverde.

L’indomani mattina, Hermione entrò nell’aula di Trasfigurazione con un tremendo capogiro e con una lieve nota di irritazione. Era stata una nottata insopportabile. Tranquilla, ma insopportabile. La lezione della McGranitt era una per cui Hermione avrebbe fatto salti mortali per seguire. La professoressa era sempre molto chiara e disponibile ed aveva così tanto da insegnare che Hermione nella sua ora si trasformava in una strega indefessa, senza limiti, con brama di sapere e di avere almeno un po’ delle conoscenze della sua prof.

Alla fine della lezione, Hermione si trattenne un attimo in aula per chiedere delle spiegazioni alla professoressa e Ron che la seguiva ovunque, l’aspettò vicino al banco. Quando ebbe finito, si incamminarono fuori. Ron uscì, Hermione richiuse la porta dando le spalle al corridoio. Appena si voltò, si ritrovò davanti un Draco Malfoy particolarmente spento, a due centimetri dal suo viso che la fissava.

-Dio mio Malfoy, ti sei specializzato nel creare microinfarti alla gente?

-Hai fatto tutto da sola Granger. Io mi sono limitato ad aspettare che chiudessi.

-Comunque allontanati. Cosa vuoi?

-E chi ti dice che voglia qualcosa da te? – La guardò accigliato, irritato dal fatto che quella presuntuosa personcina potesse pensare che lui era lì per lei.

-E allora perché non ti togli dai piedi? O hai deciso di farmi venire un accidente?

-Mi servi Granger! Vieni con me! – Iniziò a tirarla per il braccio, stringendo la mano e facendole anche un po’ male, ma doveva portarla dove nessuno potesse sentirli.

Ron si limitò a fissare la scena, con Hermione che sbraitava mentre Malfoy la tirava via. Avrebbe fatto qualcosa, ma Hermione lo fulminò con lo sguardo, quindi se ne rimase al suo posto, senza far nulla.

Draco la trascinò per il braccio, nel giardino centrale al castello. Voleva stare solo con lei per parlarle, ma non troppo solo. Quella ragazza poteva benissimo ucciderlo soltanto col suono della sua voce. Decise quindi che all’aperto sarebbe stato meglio.

-Lasciami stupido furetto. Ho detto LASCIAMI! Guarda che inizio ad urlare eh!

Draco la lasciò all’istante, non solo perché si lamentava troppo, violentando le sue povere orecchie, ma anche perché tutti iniziavano a girarsi mentre passavano e li guardavano sbigottiti.

-La smetti di urlare come un’oca spennata oppure devo fare una fattura alla tua inutile lingua biforcuta?

-Sai, so camminare! E poi, mio caro FURETTO, trascinare contro la propria volontà una persona è un reato P-E-N-A-L-E. Si chiama sequestro di persona e tu adesso mi stai sequestrando contro la mia volontà.. se fossimo nel mondo dei babbani, io adesso potrei fare una denuncia a tuo carico e..

-Bla-bla-bla Granger ma quanto parli?!?

-Io parlo quanto mi pare, stupido sequestratore senza cervello!

-Quella senza cervello sei tu, oca giuliva! La tua voce è pari soltanto alla Cruciatus inflitta a tradimento..

-Oh oh! E tu sei un maestro di queste cose a TRADIMENTO, vero Malfoy?

-AAAAAAAAAAAAA! Smettila Granger! Mi stai irritando! Adesso stammi a sentire! Non ti ho portato qui perché voglio passare del tempo con te, né perché ho bisogno di sentirmi dire sempre le stesse cose da una perfetta sconosciuta senza sale in zucca! Per Merlino, Mezzosangue!

-Cos’è che vuoi precisamente? Se devo essere zittita da te preferisco almeno che la tortura di ascoltarti sia veloce e possibilmente poco dolorosa!

-Volevo solo informarti che so quello che stai combinando..

-E cosa starei combinando, sentiamo!

-Tu, Sfregiato e Sanguesporco. Che trio mal assortito, concedimelo! Lo so. So cosa state cercando e so anche dove. Per cui, sarà meglio per voi che facciate attenzione Granger, perché sarai una sorvegliata speciale.- Si voltò con molta tranquillità, certo di averla colpita con quelle parole. Iniziò a camminare verso il corridoio che circondava il patio erboso, lasciandola in silenzio sul prato a guardarlo andare via. Non sapeva perché, ma la notte passata a rimurginare su un piano per venire a conoscenza del luogo in cui Potter si nascondeva l’aveva convinto a non scatenare una guerra fisica, ma psicologica. Avrebbe sfinito Hermione Granger.  L’avrebbe indotta a piegarsi. L’avrebbe costretta a chiedergli di ascoltare dove si trovava il suo amico e a pregarlo per il suo aiuto. Lui era Draco, e prima di tutto, era un Malfoy.

-Che significa con questo? Malfoy! – Le gridò lei, cercando di nascondere tutta la preoccupazione che le aveva generato nel petto.

-Lo sai Granger, attiva il cervello. O chiedilo a Potter, stasera. – E svoltò l’angolo, diretto verso la Sala Grande.

Era come se il cuore di Hermione stesse portando tutto il peso del corpo addosso. Si sentiva schiacciata. Il respirò era affannoso, il torace duro come il marmo. Non riusciva a respirare e le uniche cose che riusciva a pensare in quel momento erano ‘Io so’..

Possibile che abbia scoperto che Harry sta cercando gli Horcrux? Possibile che ci sia arrivato da solo? Ha capito che io ed Harry parliamo. Ha capito che lui è alla ricerca dei pezzi dell’anima di Voldemort. E ha capito anche dov’è. E adesso che succede? Lo andrà a dire a Voldemort? Harry è in pericolo?

Quel leggero stato di tachicardia le mandava sangue alle tempie che non finivano di pulsare. Non riusciva ad essere lucida e pensava solo che se Voldemort lo avesse saputo avrebbe ucciso Harry in modo meno difficile di quanto lui stesso si fosse aspettato. Non sottovalutava la forza dell’amico. Ma era solo un ragazzo. E Voldemort era il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi.

Il gracchiare di un gufo la riportò alla realtà. Aveva lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Piton non le avrebbe alleviato la sensazione di morte e pericolo imminente che provava in petto. Si ridestò da quello stato di coma autoindotto e scattò verso la parte opposta a quella che aveva imboccato Malfoy, correndo a più non posso per non fare tardi e arrivare in aula prima di tutti per riordinarsi le idee.

Draco Malfoy camminava allegro, fischiando tra sé e sé, con un ghigno malefico sul viso. Aveva fatto centro. Eccome. Aveva colpito la Mezzosangue giusto al petto, vicino al cuore. Non voleva ucciderla subito. Voleva che soffrisse. Che tremasse. E soprattutto, che vuotasse il sacco. Mentre raggiungeva l’aula di Trasfigurazione, nemmeno il pensiero della lezione più noiosa di tutti i secoli avrebbe scalfito l’ ilarità che lo invadeva in quel momento. Ascoltare la McGranitt per lui era sempre qualcosa di davvero stancante e penoso. Quella vecchia megera parlava in continuazione, senza fermarsi. Non lo coinvolgeva, non lo entusiasmava. Niente. Per lui era una morta. E nemmeno, perché i fantasmi certe volte , lo affascinavano.

Svoltò l’angolo e si ritrovò Ronald Weasley in tutta la sua rossosità davanti.

-Ehi tu, Malfoy! Dov’ è Hermione! Che cosa le hai fatto?

Eccolo che vuole rogne. Lo accusava, partendo in quarta. Lo guardava negli occhi, scrutandolo con rabbia. Draco non poteva non notare quanto fossero vicino l’uno all’altro, storse il muso, come infastidito dalla sua presenza.  

- Traditore del tuo sangue, sangue sporco. Piattola Weasley, togliti da mezzo e lasciami passare.

Ron non si mosse di un centimetro, lo guardò fisso negli occhi.

-Dov’è.Hermione.Malfoy?

-Fossi in te girerei con uno spazzolino in tasca. Hai l’alito che uccide. Davvero, Weasel, se non hai soldi puoi sempre usare quello di tuo fratello, magari funziona lo stesso.

Ron non se lo fece nemmeno ripetere due volte.  Mosso dagli insulti di Malfoy, lo tirò per la camicia della divisa, cercando di mettergli paura. Draco, che era un esperto di quei mezzucci, gli strinse il polso per fargli mollare la presa, cercando di imprimergli quanta più forza avesse nella sua mano. Funzionò, perché Ronald Weasley lasciò la camicia.

-La tua Mezzosangue ha quasi vent’anni, non mi pare abbia bisogno di un badante. E comunque, se anche ne avesse la necessità, non sarei io. Non ho idea di dove sia e non me ne importa, sia chiaro. Ma conoscendo il tipo, starà già seguendo la lezione che anche tu dovresti seguire. Sei in ritardo Weasel? 10 punti in meno anche oggi?

-Malfoy, io..

-Signor Weasley, Signor Malfoy. Che ci fate qui fuori.

La professoressa McGranitt li guardava dall’alto in basso, uno per uno.

-Weasley non hai lezione con il professor Piton?

-Sì Signora. Stavo giusto andando.

-Bene. Buona lezione. Signor Malfoy, che dice, vogliamo cominciare o preferisce che il corridoio sia adibito ad aula secondo il suo gusto personale?

Draco la guardò accigliato. La McGranitt entrò, incitando anche lui ad entrare per cominciare presto la lezione.

-Ciao Weasel!- gridò Draco dietro un Ron visibilmente arrabbiato. Ed entrò in aula, divertito.

Ron iniziò a correre verso l’aula di Difesa contro le arti oscure, chiedendosi che fine avesse fatto Hermione. Arrivò davanti alla porta, per fortuna c’erano ancora persone che entravano, ma sentiva da fuori la voce irritata, e irritante alle sue orecchie, di Severus Piton che li invitava a muoversi e a sedersi velocemente.

Entrò e la vide seduta al primo banco, come al solito, che gli manteneva il posto. La raggiunse.

-Miseriaccia Hermione, dove diavolo..

Si interruppe. Hermione era estremamente e stranamente pallida. Si sedette, per non far incazzare Piton più di quanto non lo fosse già per sua natura. Guardò l’amica ammutolita che fissava il foglio. 'So cosa state cercando e so anche dove' era una coltellata nelle tempie. Le diede una gomitata. Lei si voltò, irrigidita.

-Malfoy sa degli Horcrux. E dello specchio.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze :D
mi scuso per il ritardo, ma sono sempre loro, i libri, che mi corteggiano e mi prendono tempo.
Torniamo a noi. Il capitolo è abbastanza centrale. Draco ha avuto una bella intuizione, a mio dire :)
vi rimando ai prossimi capitoli per vedere come continua, sperando di non deludere le vostre aspettative ;)
Vi invito a darmi consigli e critiche, anche solo per dirmi 'la tua storia fa schifo!' xD davvero, ho bisogno della vostra opinione :D
Ringrazio cmq chi mi recensisce già :D grazie di cuore :) lo apprezzo tantissimo :)
buona lettura!
Slab*

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Capitolo 14
*** Poker face ***


Poker face

Il carattere è  tutto l'uomo:
 nulla di buono può aspettarsi dagli individui,
dalle famiglie, dalle nazioni, dalle società,
che non siano fornite di carattere.
- R. Ardigò -

[ Chiusa nell’abbraccio più dolce che avesse mai ricevuto, non sapeva cosa dire e se fosse il caso di dire qualcosa che non apparisse insensato. Decise quindi di restarsene in silenzio, affondando la sua testa nell’incavo delle sue spalle, mentre lui sentiva il suo sospiro caldo, accarezzargli la pelle.

Rimasero per dieci minuti in quella posizione, senza dirsi nulla. Il tramonto, le mille forme assunte dalle nuvole, l’aria fresca che li pungeva senza però dargli fastidio, facevano tutto loro. Non c’era bisogno delle parole, era tutto  fantastico già così.

Poi, lei prese coraggio e a tono basso, con la voce rotta dall’emozione, glielo chiese.

-Tornerai, vero?

-Certo che tornerò. E tornerò solo per te.

-Promettimelo però!

-Perché, non mi credi?

-Certo che ti credo, ma tu promettimelo lo stesso.

-Te lo prometto. Va bene?

Lei si strinse nelle sue braccia, rafforzando la presa che aveva con le braccia intorno al suo busto. Lui le diede un bacio in testa, un dolcissimo bacio tra quei lunghi capelli rossi.

-Ora hai promesso- disse lei, con una lacrima che le rigava il viso e che cercava di nascondergli. Gli aveva detto che sarebbe stata forte. Gli aveva promesso di mantenere sempre il sorriso. Gli aveva assicurato che non si sarebbe preoccupata per lui. Ma in quel momento, in quel momento così intenso, prima che lui la lasciasse per andare chissà dove, poteva lasciarsi andare e mostrarsi debole.

Harry la strinse forte a sé, doveva andarsene, ma lasciarla lì gli stringeva il cuore. Aveva bisogno di lei in quel momento. Aveva avuto bisogno di lei prima e ne avrebbe avuto bisogno dopo. Le prese la faccia tra le mani, e le alzò il viso. Vide la lacrima che poco prima aveva versato. Gliel’asciugò con un dito e le sorrise.

-Ogni cosa intorno a me, mi ricorderà che mi manchi.

-E tu non guardarle . – Le sorrise ancora  -Ginny... Io tornerò. E non lo farò perché Hogwarts è la mia casa. Non lo farò perché Ron ed Hermione altrimenti si accapiglierebbero come cane e gatto.- a quel pensiero Ginny sorrise. Finalmente l’aveva fatta sorridere -  Lo farò perché ci sarai tu ad aspettarmi. E solo per questo. Se mi aspetti, tornerò.

-Ti aspetterò Harry.

-Promettimelo – fece lui, per farle il verso. Ma un verso dolce.

-Te lo prometto.

E l’abbracciò per l’ultima volta. Sarebbe partito e l’avrebbe rivisto chissà quando. Ma quel momento racchiudeva in sé un briciolo d’eternità. Sarebbe andato via e sarebbe tornato dopo tanto tempo. Ma ci avrebbe pensatol’indomani. Ora voleva solo godersi l’eternità con Harry Potter.]

Ginevra Ginny Molly Weasley lo stava aspettando. Eccome se lo stava aspettando. Ogni notte lo aspettava nel suo letto, si rigirava tra le coperte pensando a cosa stesse facendo, dove fosse andato e chi avesse incontrato. Ogni giorno lo aspettava in giro per il castello, in Gufiera mentre guardava i gufi, in Biblioteca mentre cercava di concentrarsi,  in aula mentre faceva finta di ascoltare il professore di turno. Aveva bisogno di qualcosa che la distraesse e che la invogliasse a pensare ad altro. E non perché volesse smettere di pensare ad Harry, ma perché lui era andato via da un mese ormai e lei non era mai uscita dal suo dormitorio se non per le lezioni. Dalla stanza se non per andare in biblioteca a prendere un libro che le serviva. Era ormai quasi finito novembre e presto sarebbe arrivato il Natale. Sarebbe tornata alla Tana quell’anno. Ma senza Harry. Dopo 6 anni, sarebbe tornata senza di lui. A questo pensava Ginny Weasley mentre davanti al caminetto nella sala comune di Grifondoro sfogliava il libro di Divinazione senza leggere davvero nemmeno una parola. E fu per tutti i motivi elencati sopra, che si illuminò quando Hermione entrò con Ron nella sala comune e vedendola le andò vicino.

-Ginny! Ciao! Come stai?

-Bene .. sto bene!- cercò di nascondere l’ansia che l’accompagnava da giorni, ed esplose in un sorriso poco convincente che però cercò di mantenere a lungo.

-Sai, pensavo che Harry ti avrebbe portato con sé..

Hermione fissò Ron con aria truce, cercando di farlo star zitto.

È impossibile! Questo ragazzo è impossibile. Un bradipo in coma? Ma che! È un bradipo morto! M-O-R-T-O! Ma che idiota.

-Ron, ma non hai niente da fare? – L’espressione di Ginny era passata dal sollevato per l’incontro di amici ad un furioso annoiato per le parole del fratello.

-No. Ho del tempo libero.

-In realtà dovresti finire la relazione della McGranitt.. ricordi?- Hermione lo guardò di nuovo in cagnesco, ma lui sembrò non accorgersene.

-Posso finirla dopo!

-Secondo me è meglio che la finisci adesso..

-Ma dai Hermione, adesso voglio riposarmi.

-VAI A FINIRE LA RELAZIONE RONALD!- Hermione si era un tantino alterata. Vedere il suo amico inerte davanti alla sorella che soffriva per la mancanza del ragazzo che amava e affondare ulteriormente il dito nella piaga senza accorgersene nemmeno, l’aveva fatta arrabbiare. Ma erano tutti così lenti i ragazzi?

-Certo.. ma non arrabbiarti.. – si alzò dal divanetto e se ne risalì nel dormitorio verso la sua stanza. Mentre camminava borbottava concitatamente –Queste ragazze preoccupate per le mie scartoffie..

Hermione lo guardò salire, scuotendo la testa, nel silenzio autoimposto di Ginny che aveva ripreso a sfogliare svogliatamente il libro.

-Allora.. scusalo, sai com’è fatto. Lo conosci meglio di me.

-Non preoccuparti Herm. È che sono solo stufa di pensare sempre alle stesse cose. Mi sto consumando.

-Hai ragione. – Non voleva preoccuparla ulteriormente con le vicende di Malfoy.. quindi decise di omettere tutto ciò che riguardasse Harry e lo specchio. Non sapeva se Harry l’avesse messa al corrente degli Horcrux, ma decise ugualmente di non farne parola – Allora, che studi?

-Divinazione. La odio.

-Ah .. la Cooman! L’ho odiata anche io.. una volta ha detto che ero un guscio vuoto tutta libri e regole.. che idiota.. mi chiedo cosa ci abbia trovato Silente in lei per ammetterla a scuola.

-Non ne ho idea! So solo che in quei fondi di caffè vedo soltanto tante palline nere addossate le une alle altre. Bah!

Hermione la guardò. Era così simile a Ron. Gli stessi capelli, la stessa carnagione. Tranne gli occhi. Gli occhi di Ginny erano scuri. Forse solo lei nella sua famiglia li aveva così. Lei di rimando chiuse il libro, e lo lanciò sul tavolino davanti. Poi si rannicchiò sul divanetto.

-Allora? Come va col bradipo?

-Mh.. lo sai.. sempre le stesse cose. È lento, lentissimo. E litighiamo. Continuamente.

Ginny, per la prima volta in quella discussione accennò ad un sorriso. Hermione le sorrise in risposta, poi entrambe scoppiarono a ridere –Il bradipo? Ahahahhaha!

-Pensi che quest’anno gli esami si faranno?

-Chi lo sa.. pensi che vedremo la fine dell’anno?- Hermione sorrise, stringendosi nelle spalle, cercando di giustificare la sua domanda apocalittica.

-Dai Herm non essere così pessimista! Ma chi ti mette in testa certe cose?!?- Ginny le tirò addosso un cuscino, per riprenderla. Era lei quella che doveva essere rianimata. Harry aveva lasciato sola lei. Hermione aveva Ron.

-Si dice in giro – Hermione le sorrise, cercando di scacciare dalla testa le parole di Malfoy. ‘Io so’ . Era una fitta al cuore, ogni volta che sentiva quella frase. Piccola, tagliente. Tipico di Malfoy.

-Chi lo dice è un idiota.

Un idiota. Hermione lo pensava dal primo anno, quando se lo trovò davanti durante lo smistamento. Cercò di darle a parlare, ma lei gli disse solo il suo nome e lo snobbò altezzosamente. Dopo lo smistamento iniziò a chiamarla mezzosangue. L’aveva riconosciuta dal cognome. Era un idiota, lei lo sapeva. Ma quell’idiota probabilmente sapeva troppe cose su Harry. E le sue amicizie non erano quelle che si definivano propriamente raccomandabili. Cercò di non pensarci, ma il tarlo c’era e non sapeva cosa fare per scacciarlo anche solo un secondo dalla sua testa-

-Ti vedo stanca.. non stai dormendo?

-Diciamo.. la sera mi rigiro nel letto per ore prima di trovare il sonno. La mattina vorrei dormire, ma devo andare a lezione. È un periodo un po’ così – Ginny sorrise all’amica. Non voleva sembrare troppo la vittima della situazione,ma effettivamente era vero che dormiva poco, e si notava. Aveva certe occhiaie!

Le due amiche si misero a parlare del più e del meno. Hermione le raccontò della punizione di Piton e della stanza con Malfoy e Ginny non poté fare a meno di notare come quel ragazzo era sempre in giro e se lo trovassero sempre davanti.

-Insomma, se uno ti odia, non cerca di trovare sempre il modo di parlarti!

-Non mi parla Gin, mi offende. E ciò si allontana dal concetto di discorso che fa una persona civile.

-Beh, sì. Eppure è un idiota. Io non gli andrei mai vicino di mia spontanea volontà per dirgli che è un idiota. Lui invece sembra doverlo fare se no si sente male!

-L’hai detto tu.. è un idiota.

Continuarono a parlare (male ) di Malfoy, poi la loro conversazione si spostò su Ron ( altro elemento critico ), sui M.A.G.O. di Hermione, sui compiti della McGranitt, sul Quidditch,  sul Natale alla Tana. Circumnavigarono la figura di Harry, senza mai sfiorarla. E Ginny in cuor suo ringraziò il tatto dell’amica. Sapeva sempre cosa fare.

-Si è fatto tardi. Che dici, scendiamo a cena?

-Va bene.

Si alzarono e si incamminarono verso la Sala Grande insieme. Per qualche ora Ginny Weasley non aveva pensato ad Harry Potter e questo, per il momento, le bastava.

Dopo la cena Hermione si rintanò in stanza. Doveva pensare. Escogitare un piano. Trovare il modo di capire cosa sapeva Malfoy e cosa voleva farne di quello che sapeva. Non poteva averlo scoperto davvero! Si mise sul letto, appoggiò la testa al cuscino e si addormentò, vinta dalla stanchezza di quei giorni.

Draco Malfoy si svegliò di buonumore, per la prima volta dopo tanto tempo. Non era sicuro che il suo piano avesse attecchito bene, ma non era il momento di pensarci, quello. Quella mattina, ci sarebbe stata la prima partita di Quidditch dell’anno che avrebbe visto Serpeverde contro Corvonero. Era un bene che ci fosse il Quidditc, pensò. Non vedeva l’ora di scendere in campo. Si vestì velocemente e scese a fare colazione. Ricordava la prima partita che giocò nitidamente. Fu una sfida contro i Tassorosso e la sua abilità nel volo permise ai verde-argento di portarsi a casa la vittoria. Sapeva che era entrato in squadra solo perché Lucius aveva regalato le scope alla squadra. Ma da allora, solo una volta avevano pero. E le vittorie erano state tutte farina del suo sacco, Lucius non c’entrava. Ricco di pensieri positivi risalì le scale verso la sala grande, entrò e prese posto tra Blaise Zabini e Pansy Parkinson. Tiger e Goyle gli stavano di fronte. Erano tutti eccitati per questa nuova partita. Finalmente ad Hogwarts dalla morte di Silente si respirava aria di tradizione. Finalmente non si pensava a Voldemort. Era una giornata speciale e Draco voleva gustarsela fino in fondo.

Dopo la colazione, si diresse verso gli spogliatoi  accompagnato da Blaise che blaterava su 101 modi di battere la pluffa in faccia ai cercatori molesti delle altre squadre. Tiger e Goyle arrivarono agli spogliatoi dieci minuti dopo, quando Draco e Blaise erano ormai quasi vestiti. Dopo aver indossato la divisa, Draco uscì come suo solito prima di una partita, dallo spogliatoio, diretto verso il campo. Doveva vedere quanta gente c’era, chi era lì e quanta paura avevano gli avversari. Incontrò subito Cho Chang, cercatrice di Corvonero.

-Ciao Malfoy!
-Paura Chang?

-Un po’… è da tanto chenon gioco una partita.. sono tornata adesso.

-Guardati le spalle Chang.

E le voltò le sue, di spalle. Stava per rientrare negli spogliatoi quando intravide una chioma cespugliosa avvicinarsi. Eccola di nuovo, pronta per rovinargli la preparazione agonistica.

-Cosa vuoi Granger, possibile che non riesci a stare lontano da me nemmeno per un secodno?

-Non voglio niente da te Malfoy, piuttosto, tu cosa vuoi da me?

-Ma sei impazzita? Fino a prova contraria sei davanti al mio spogliatoi, alla mia partita e sei venuta tu fin qua di tua scelta!

-Zitto Malfoy! Non vedi che sprechi fiato per dire cavolate? Il campo di Qudditch è suolo pubblico e la TUA partita è anche la partita di amici miei!

-Amici tuoi? E allora perché non te ne vai dai tuoi amici invece di innervosirmi?

-Nervosi Malfoy? Ah! Chi lo avrebbe mai detto, una stupida serpe nervosa prima della partita.. paura di perdere?

-Taci Granger..non dire cavolate. Te ne vuoi andare o no?

-Non me ne vado Malfoy fino a quando non mi dici cosa sai di Harry!

-Ahhhhh! Ecco.. la piccola mezzosangue ha paura che svelerò il segreto del suo amato Potty!

Draco aveva un ghigno maligno a cui Hermione non riuscì a resistere. Si avvicinò a lui e gli puntò la bacchetta sullo stomaco, ma erano così vicini che nessuno poteva vedere che la ragazza avrebbe potuto schiantarlo. –Ora tu mi dirai cosa sai di Harry !

Draco le abbassò la bacchetta con una mano, per niente intimorito. Anzi, era elettrizzato. Aveva attecchito. Il suo piano stava prendendo piede bene, eccome! Hermione Granger era persino arrivata a minacciarlo con la magia, lei che non era in grado di far male ad una mosca, lei che sembrava esser nata soltanto per avere il coraggio di osare contro di lui. Strinse la bacchetta della ragazza, costringendola ad abbassarla verso il terreno.

-Io non ti dirò proprio un bel niente, Mezzosangue. E sai perché? – prese un minuto di pausa per guardarla negli occhi e vederla soffrire in silenzio – Perché tu non sei una mia amica. E io parlo di Potty soltanto con i MIEI amici.- Accentuò il suono di miei. Voleva che il messaggio le arrivasse forte e chiaro. E se avesse capito quanto forte e chiaro fosse arrivato ad Hermione, avrebbe riso a crepapelle. Aveva un talento innato per il poker. Stava bluffando, ma Hermione non lo aveva capito e lui stava facendo di tutto per non farglielo capire.

Si staccò da lei e cominciò a camminare verso il suo spogliatoio, la partita in fondo stava per iniziare e lui non aveva nessuna voglia di rovinarsela per quella lurida mezzosangue.

-Non prendertela Granger, ma non hai mai fatto niente per starmi simpatica – e le sventolò una mano in segno di saluto prima di entrare negli spogliatoi.

-Che un bolide possa colpirti Malfoy!

Hermione stizzatissima se ne tornò nel castello mentre tutti gli altri erano al campo. Sentiva dalla biblioteca le urla della gente e capì che i Corvonero erano in testa.

Ben gli sta, stupido di un furetto stupido! Ma come si permette? E poi chi è mai voluto essere sua amica. Ah, ma se crede di aver vinto si sbaglia di grosso! È un idiota e mi dirà quello che sa prima che lo faccia a qualcuno di losco..ma che imbecille farabutto mangiamorte idiota di un Malfoy. Te la farò pagare, o non mi chiamerò più Hermione Granger!

Restò tutto il tempo in biblioteca, cercando di svolgere i compiti per i giorni seguenti. Aveva così tanto da pensare che non aveva nemmeno il tempo di leggere un libro piccino. Poteva diventare una pensatrice professionista, a dire il vero. Le urla da fuori si stavano placando, i Serpeverde avevano recuperato. Poi, il telecronista urlò il nome di Draco Malfoy così forte che lei sobbalzò. I serpe verde avevano vinto e quello stupido furetto non era stato abbattuto da un bolide. Ci avrebbe pensato lei appena ne avesse avuto l’occasione. Chiuse il libro e lo posò al suo posto. Prese la borsa e se ne tornò in dormitorio. Quel giorno, a causa della partita, non avrebbe avuto lezione, quindi decise di mettere in ordine la stanza prima di pranzo.

Al tavolo delle serpi, tutti i ragazzi facevano un baccano enorme, sovreccitati perla vittoria e riconoscenti alla persona che era riuscita a regalargliela: Draco Malfoy. Lui si sentiva invincibile. Quel momento era il più bello della sua vita. Campione di Quidditch, osannato e venerato da tutti, senza Potter nei paraggi. Era un sogno. Prima di pranzo arrivarono i gufi per la posta. Il gufo della famiglia Malfoy fece capolinea sul tavolo e Draco immaginò che la notizia della sua vittoria meritata fosse arrivata già a casa. Si aspettava parole di gioia e giubilo da parte della madre e un breve cenno dal padre. Aprì la busta e iniziò a leggere la breve missiva.

La calligrafia era minuta, simile alla sua. Era Lucius a scrivere. Draco si sentì quasi emozionato. Addirittura Lucius di prima persona gli voleva fare i complimenti? Lesse la lettera che consisteva di 3 righe. Rimase di sasso. La sua pelle divenne più pallida del suo normale colorito cereo. Rimase pietrificato. Mollò all’istante la lettera e si alzò di scatto. Camminò rigido fino al portone d’ingresso alla sala grande e qui vi scomparve dietro. Hermione, che aveva seguito le sue mosse da lontano, guardò prima lui, poi Blaise Zabini che sconcertato anche lui dal comportamento dell’amico, prese a leggere la lettera lasciata sul tavolo rimanendo senza parole.

E se fossero notizie su Harry? Se avesse saputo qualcosa su di lui tramite la posta? A questo non ci avevo pensato.. la posta potrebbe essere il mezzo attraverso cui Draco ha scoperto tutto..

Si alzò anche lei, decisa a seguire il serpe verde fuori dalla Sala Grande.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze!
Un capitolo con finale bastardo, lo so. Ma mi serve che nell'altro la vicenda sia tutta complessamente complessata :D
Ringrazio tutte le ragazzeche mi recensiscono, siete troppo buone, chi mi segue, chi mi ricorda, chi mi legge! Grazie!
Vi invito a recensire, ho bisogno di voi per migliorare :)
spero di non avervi annoiato!
un bacio :*

Slab*

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Capitolo 15
*** I'll kill him. ***


I'll kill him

"E chi per esser suo vicin soppresso spera eccellenza e sol per questo brama ch'el sia di sua grandezza in basso messo,
è chi podere, grazia, onore, fama e teme di perder perch'è altri sormonti,
onde s'attrista sìche 'l contrario ama;
ed è chi ingiuria par ch'aonti,
sì che si fa de la vendetta ghiotto e tal conviene che 'l male altrui impronti"
- Dante Alighieri -

Salì le scale di corsa, a due a due.. non voleva restare nemmeno un altro secondo seduto a quel tavolo. Gli avrebbero fatto domande, gli avrebbero chiesto che gli scriveva Lucius. Voleva restare solo, doveva restare solo. Corse a più non posso, per raggiungere il punto più alto e isolato del castello. Senza pensare a nulla, se non a quelle poche parole che c’erano scritte sul foglio di pergamena arrotolato. Fredde. Letali. Raggiunse la torre di astronomia. Era il posto meno abitato del castello. Non voleva che nessuno lo vedesse così.. debole. Non voleva che qualcuno lo vedesse star male. Lui Draco. Lui un Malfoy. Spalancò la porta, senza pensare che la torretta potesse essere occupata. Si precipitò dentro, come aveva intuito era vuota. Da lassù si vedeva il mondo intero. Il giardino, il lago. La foresta proibita.  Un momento di debolezza, si accasciò ed iniziò a piangere. Draco Malfoy, al riparo da tutto e tutti. Adesso, stava piangendo. Diede un urlo rivolto verso il soffitto, per far uscire tutto il dolore dal suo petto. Il dolore, gli stava attanagliando i polmoni. Erano duri, di pietra. Capì all’istante dove era il suo cuore. Era nel petto ed era di pietra. Cercò a tentoni la lettera nei jeans. Non la trovò, l’aveva lasciata giù. Non poteva crederci, non era successo per davvero. Gli occhi gonfi, la faccia bagnata. Un dolore alla testa lancinante. Iniziò a dare pugni per terra. Dolore. Rabbia.

Era il momento di arrabbiarsi. Si alzò, di scatto, facendo spaventare due piccioni che erano appollaiati sul davanzale che presero immediatamente il volo. Stava per rovesciare una panca vicino alla vetrata della torre, quando la porta si spalancò.

Hermione aveva sentito quell’urlo lancinante e ne aveva seguito l’eco. Uscita dalla sala Grande, aveva perso Draco, ma l’urlo che squarciava il silenzio l’aveva indirizzata verso l’ala est del castello. Poi ricordò.

‘il mondo fa troppo rumore lì dentro, Granger?’

‘questo posto mi isola da tutto e tutti’

‘qui riesco a pensare’

Ecco dov’era andato. La torre di astronomia. Pregò affinché la sua intuizione non fosse errata e si diresse verso la torre. Mentre saliva le scale, il cuore accelerava i suoi  battiti. Non c'era calma lassù. Stava succedendo qualcosa in quella stanza. Rumori. Singhiozzi. Passi. Spalancò la porta e trovò un Draco Malfoy in atto di scaraventare una panca verso la vetrata della torre.

-Sai, se la rompi, dovrai ripagarla.

Draco si riscosse. Il suono di quella voce lo destabilizzò. Abbassò la testa, per non farsi vedere in viso. Non voleva che nessuno lo vedesse piangere, tanto meno la Granger. Cercò di mantenere il suo contegno, di nascondere il dolore che si intravedeva da tutti i pori. La sua voce uscì dura, ma spezzata dai singhiozzi.

-Cosa diavolo vuoi Granger, adesso?

-Voglio che posi quella panca Malfoy e ti calmi, stai facendo un tale baccano!

-Non sono cose che ti riguardano, Granger.

-Invece sì. Questa scuola è anche la mia, quindi se rompi qualcos..

-VATTENE!

Draco alzò lo sguardo ed Hermione ci vide dentro un misto tra rabbia, dolore, irritazione. Si sentì fuori luogo e soprattutto inopportuna. Quel ragazzo stava soffrendo?

-Malfoy, io..

Draco le venne incontrò. Hermione pensò che l’avrebbe picchiata. Che le avrebbe dato un pugno per l’intromissione. Che l’avrebbe sbattuta per aria. Invece, lui si limitò ad oltrepassarla, non senza averle dato una spallata. Scaraventò la porta dietro di sé e iniziò a scenderele scale, velocemente. Sulle scale incontrò Blaise che probabilmente aveva sentito le loro urla e stava salendo.

-Draco, io..

Si interruppe, perché Draco non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Continuò a scendere.

Hermione iniziò a scendere le scale, si ritrovò davanti a Blaise.

-Il tuo amico.. il tuo amico..- la voce le tremava per il nervosismo - è un isterico, ecco cos’è!

-Granger, modera i termini..

-Ma.si.può.sapere.cosa.diavolo.gli.è.preso?

Abbassò lo sguardo, vide la lettera tra le mani di Blaise. Gliela strappò da mano.

Draco,

quello che sto per dirti non sarà piacevole. Sono profondamente addolorato nel dirti che tua madre, Narcissa, è deceduta stamattina all’alba .I funerali saranno tra due giorni. Le cause della morte non sono chiare, anche se penso che sia stata una punizione. Resta ad Hogwarts. È la soluzione ideale, ora come non mai. Condoglianze.

Lucius

Hermione rimase pietrificata. Notò come il nome Narcissa fosse affossato rispetto agli altri. Lucius avea sofferto anche lui nello scriverlo.

Narcissa Malfoy è morta. La madre di Malfoy. Per una punizione. Possibile che?

Guardò Blaise che le restituì uno sguardo malinconico. Scese le scale il più velocemente possibile. Ritrovò Draco che usciva dal portone d’ingresso del castello. Macinò metri come fossero una distanza nulla. Si trovò dietro Draco che continuava a camminare. Scese le scale d’ingresso, si incamminò verso il sentiero che portava al cancello che incorniciava Hogwarts.  Iniziarono a calpestare l’erba. Erano ormai vicini, quando lei lo afferrò per il braccio.

-Malfoy! Cosa credi di fare?

-LASCIAMI IN PACE GRANGER! LEVATI DAI PIEDI!

-Non dire cretinate Malfoy!

-Taci sporca Mezzosangue!

Hermione lo mollò all’istante. Era semplicemente sbalordita.

-Dopo tutto.. dopo tutto quello che ti ha fatto. Dopo che lei è…

-NON LO DIRE!

Draco non era ancora in grado di sentirlo dire ad alta voce. Era come se non fosse successo davvero. Se lo avesse solo pensato, scritto, immaginato, non sarebbe stato vero.

-TACI GRANGER!

Hermione lo guardò. Aveva capito cosa stava pensando il ragazzo.

-Dopo tutto quello che ti ha fatto. Tu continui ancora a chiamarmi Mezzosangue. Devi essere davvero pazzo, Malfoy.

Draco si fermò. Si voltò e la guardò. Aveva ragione. A suo malincuore, Hermione Granger aveva ragione. Voldemort gli aveva ucciso la madre. Voldemort aveva messo fine alla sua vita. E lui si stava rivelando uguale a lui. Il braccio sinistro prese a bruciargli di nuovo. Questa cosa lo irritò.

-Lo ucciderò.

-Non dire sciocchezze Malfoy! Come puoi tu..

-LO UCCIDERò!- Urlò, al cielo, ad Hermione , a se stesso.

Una piccola folla di studenti si era radunata al’entrata e guardava lo spettacolo perplessa. Draco si voltò di nuovo verso il cancello, Fece due passi.

-LO UCCIDERò GRANGER! HA AMMAZZATO MIA MADRE! IO UCCIDERò LORD VOLDEMORT!

Ecco, adesso, era tutto vero. Nel momento stesso in cui lo disse, scoprì al petto una sensazione ben peggiore di quella che aveva provato nella torre. Si sentiva lacerato. Sfinito. Tagliato. Si sentiva vuoto, come se qualcosa di sé fosse stata fatta a pezzi, maciullata e poi allontanata dal suo corpo. Si accasciò a terra, iniziò a battere i pugni sul terreno fresco.

Hermione si avvicinò con cautela, aveva paura che riprendesse ad urlare di nuovo. Si accostò a lui, gli mise una mano sul braccio. Poggiò la mano sul braccio marchiato e questo ricominciò a pulsare. Questa cosa fece ridestare Draco. Non si voltò, non voleva che lei lo vedesse piangere. Era.. umiliante. Estremamente umiliante. Lui, un Malfoy. Distrutto dalla sua stessa famiglia. Distrutto dal suo stesso Signore. Restò immobile, a fissare il terreno sotto di se. Vedeva le gambe della ragazza vicino alle sue, ma non osava alzare il viso. Non voleva la sua compassione. Non voleva la sua pietà Lui era Malfoy.. E lei… Lei era solo una… ci pensò.. era solo Granger.

-Me l’ha uccisa.. ed io lo ucciderò a mia volta.

-E cosa farai?

-NON LO SO!

Spinse a terra i pugni. Sapeva che da solo non avrebbe fatto nulla contro Voldemort. Era troppo potente. E lui non aveva idea di quali fossero i suoi punti deboli.

Hermione non sapeva cosa la trattenesse lì. Sapeva soltanto che era una situazione strana. Mai in vita sua avrebbe pensato di dover consolare Draco Malfoy. Ma ormai l’aveva visto sulla torre scaraventare tutto per aria. Non poteva farlo uscire dal castello. Voldemort l’avrebbe ucciso. E per il momento, troppi morti erano stati fatti per mano di una sola persona. Malfoy non avrebbe avuto possibilità Draco sarebbe morto. Accantonò il pensiero che il suo nemico più acerrimo le stava accanto e rimase in silenzio, aspettando che i singhiozzi si placassero.

All’improvviso vide due scarpe laccate di nero vicino alle sue ginocchia. Alzò lo sguardò e si ritrovò il professor Piton che li sovrastava.

-Spostati Granger –  le sussurrò. Ma non lo fece con aria di superiorità. Lo fece quasi per supplica.

Lei si alzò e lo guardò negli occhi. Caramello nel petrolio. Piton restituì lo sguardo, poi si abbassò verso Draco.

-Forza Draco, vieni con me.

Draco si alzò e sorretto dal preside si avviò verso l’entrata del castello. Hermione rimase lì, in quel punto. Quando li vide scomparire attraverso l’arco d’ingresso si avviò anche lei verso il dormitorio. Ritrovò uno Blaise Zabini sconolto che le diede uno sguardo spaventato. Che lei restituì allo stesso modo. Vide la piccola folla radunata sugli scalini.

-E voi che avete da guardare? Andate altrove!

Ed entrò nel castello.

Ecco come si fa a rovinare una giornata trionfale.

E si portò nel dormitorio. Ora, sicuramente, il segreto di Harry sarebbe stato al sicuro.

La notte passò in bianco nelle lenzuola. La madre di Malfoy. L’aveva vista una sola volta. Un’unica volta, al binario del treno. Era una bella donna. Magra, alta. Dai tratti severi, ma allo stesso tempo aveva uno sguardo dolce. Bionda come il figlio. Gli stessi occhi del figlio. Adesso era morta. Non sapeva perché avesse lo stomaco in subbuglio. Non era riuscita a mangiare la sera. Non si aspettava una reazione del genere. Malfoy gli era antipatico. Ma lei aveva invaso la sua privacy in modo invadente e prepotente. L’indomani gli avrebbe fatto le sue scuse.

-Mi dispiace Malfoy.- sussurrò. E si addormentò con gli occhi lucidi.

*

-Hermione? Mi ascolti?

Hermione guardava il professor Lumacorno spiegare, ma non ascoltava una sola parola di quello che avesse da dire. Sapeva già quello che stava spiegando, l’aveva studiato secoli prima, ma non riusciva lo stesso a concentrarsi.

-Miseriaccia Hermione! Stai dormendo?

Hermione lo guardò, come se l’avesse svegliata da un sonno propiziatore.

-Che vuoi Ronald? Non vedi che sto seguendo?

-Sembravi addormentata in realtà! Non annuivi nemmeno alle cose che dicevo!

-Ti stavo ignorando Ronald!

-Hai dormito male?

-Abbastanza.. non riuscivo a prender sonno!

-Malfoy?

-Può darsi..

-Smettila di pensare a quel furetto.. è.. deprimente!

-Hai ragione – le fece una sorta di sorrisino piatto che non convinse Ron, ma gli bastò e ritornarono ad ascoltare la lezione.

Ora di Pozioni.

Non c’è. Malfoy non è venuto. Dove l’avrà portato Piton? Non c’era nemmeno ieri a cena. In più non mi sta facendo seguire. Stupido di un furetto! Possibile che ci sei o non ci sei mi devi comunque disturbare?

Pranzo.

Nemmeno adesso c’è. Chissà se sta meglio.

Biblioteca.

Non l’ho visto da nessuna parte oggi. Di solito mi sta sempre in mezzo ai piedi.

Cena.

 È tutto il giorno che non si vede in giro. Inizio a pensare che sia tornato a casa per il funerale.

L’indomani, Hermione non cercò nemmeno di pensare a dove fosse Malfoy. Sapeva che quel giorno ci sarebbe stato il funerale di Narcissa ed era più che convinta che lui stesse lì. In fondo anche lei avrebbe voluto assistere al funerale di sua madre.

Si recò nella torre di astronomia. Adesso che lui non c’era era sicuramente vuota. Aprì la porta ed entrò. La stanza era vuota. C’era ancora la panca spostata. Si avvicinò alla finestra e guardò il lago. Era rilassante, il furetto aveva ragione. Aprì la borsa ed iniziò a studiare. Aveva accantonato già troppi compiti per colpa sua.

L'angolo dell'autrice:

Come promesso, ecco a voi il  nuovo capitolo. Spero di non avervi sconvolte, ma avevo bisgono del trauma personale per Draco.. eh un trauma serve sempre, se no, hai voglia di litigare, sti due non si avvicineranno mai xD
ma non disperate.. Perchè non tutto è cambiato xD Anzi, ne vedremo ancora delle belle.. anzi no, delle bellissime xD
Ringrazio tutte per le vostre recensioni, GRAZIE! vi adoro *.*
e ringrazio anche chi legge e chi mi ha posto tra i seguiti ( siete tantissimè ^^ ! )
spero di non aver deluso le vostre aspettative e che continuiate a seguirmi :D
un bacio :*

Slab*

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Capitolo 16
*** A ray of a strange light ***


A ray of a strange light

Bisogna essere cauti nell'esprimere desideri, perché potrebbero avverarsi.
- J. K. Rowling -

 

Le ore, i giorni passavano velocemente verso il Natale. Hogwarts si stava preparando alla festa tradizionale. Il professor Vitious stava raccogliendo le adesioni dei primini per il nuovo coro natalizio. La McGranitt dava disposizioni per l’albero di Natale. I mangiamorte agli angoli delle stanze sembravano più cordiali del solito. L’aria di festa si stava diffondendo in fretta ed ad Hogwarts la magia si vedeva  più che altrove, soprattutto a Natale. Nonostante mancasse ancora un mese e mezzo, il fervore per i preparativi si faceva sentire. E gli studenti non erano da meno.

Era una settimana che Hermione Granger si chiedeva che diavolo di fine avesse fatto Draco Malfoy. Si chiedeva dove fosse andato il ragazzo e se sarebbe mai tornato a scuola. Ogni mattina lanciava uno sguardo al tavolo dei Serpeverde con la speranza di vederlo lì seduto, sprezzante di tutto e di tutti. Ma ogni mattina aveva la solita delusione di voltarsi verso il suo tavolo e vedere il suo posto il suo posto, tra Blaise e Pansy, vuoto.

Quel lunedì mattina era un giorno come tanti. Scese a fare colazione. si sedette vicino Ron, Ginny e Neville. Prese del succo di zucca e un muffin ai frutti di bosco. Guardò al tavolo di Serpeverde. Vide Malfoy fare parlare con Blaise Zabini. Tornò ad ascoltare Ron che blaterava qualcosa sui Nargilli di Luna e le infestazioni delle tende della sua stanza. Un momento. Ripose di nuovo lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde. Malfoy. Lì. Era tornato. Lo studiò da lontano. Occhi leggermente cerchiati da occhiaie più o meno normali per lui. Pelle sempre bianchissima. Leggermente più magro del solito. Parlava con Blaise e Pansy lo ascoltava estasiata. Si chiese cosa avesse da dire. Dove era stato. Come stava. Se avesse superato il lutto o stava solo portando una maschera per andare avanti. Passò il resto della colazione a lanciare occhiate al tavolo delle serpi e ad addentare il muffin per non rispondere in malo modo a Ron dicendogli che i Nargilli non esistevano ed erano tutta un’invenzione di un giornaletto per vendere più copie, a cui solo gli allocchi credevano.

Si alzò per andare a prendere i libri in sala comune, la prossima lezione sarebbe stata Pozioni e il professor Lumacorno li aspettava ridente nei sotterranei.

La stanza era calda, ancora più delle altre volte. Dovevano forse preparare una pozione che aveva bisogno di calore? Hermione entrò e appoggiò i suoi libri sul primo banco della prima fila. Aspettò che venissero gli altri, ma più di tutto aspettò di vedere entrare Malfoy. Era lì. Non sapeva come. Ma c’era. Dopo una settimana di assenza. Dopo giorni di silenzio. Aveva perso la madre. Ma adesso era lì.

Draco entrò nella stanza, ma non si voltò, nemmeno per insultarla. Strano. Si recò al suo banco, insieme a Blaise e Pansy. Si recò al suo banco, in silenzio. Ma c’era. Era questo quello che contava. Lui era lì e non era stato ucciso. Significava che non aveva fatto niente di avventato. Era rimasto al suo posto.

Autoconvincendosi di ciò, Hermione prese ad ascoltare il professore, ma con molta poca attenzione. Di sottecchi mandava sguardi al ragazzo biondo e dai tratti sottili e duri. Era seduto diversi banchi di distanza da lei e stava guardando il professore. Non batteva le palpebre. Lo guardava e basta. Senza battere le palpebre. Chissà a cosa stava pensando. Era chiaro che non seguiva. O se seguiva era particolarmente preso dalla lezione. Tornò a guardare Lumacorno. Non era una lezione particolarmente interessante! Abbassò lo sguardo sul foglio e fece finta di prendere appunti. Rialzò lo sguardo verso Draco e notò che ora le era di spalle. Chissà a cosa stava pensando.

L’ora passò velocemente. Il professore era così sovraeccitato per quel Natale ad Hogwarts che si perse in divagazioni poco interessanti ed Hermione non potè far altro, a malincuore, di rimpiangere le lezioni del professor Piton, odioso, è vero, ma sempre interessanti. Uscì dall’aula insieme a Ron e rinfrancata dal fatto che quella mattina per lei le lezioni erano finite, si recò in Sala Grande, mentre Ron invece si recava presso l’aula di Babbanologia.

La Sala Grande era semi vuota, per via della bella giornata che stava fuori. Gli studenti si erano portati tutti sul prato della scuola per godersi quei pochi raggi di sole tra la neve che Londra era in grado di offrire in quei giorni freddi. Hermione amava la neve e ancor di più amava la neve con i raggi di sole. Ma non aveva voglia di stare fuori perché quello che amava di più era starci con i suoi amici.

Chissà Harry cosa sta facendo.. Chissà se sta bene. Non lo sento da un po’ e l’ultima volta che l’ho chiamato non poteva parlare e ci ha solo salutati. Speriamo vada tutto bene.

Si arrovellava sempre sui soliti pensieri. Harry. Ron. Malfoy. Harry. Malfoy. Harry. Malfoy. Malfoy. Quell’ultima settimana aveva pensato molto al ragazzo. La morte della madre l’aveva turbata, ma più di tutto, l’aveva turbata la reazione di lui. Non credeva fosse così legato alla madre. In realtà, non pensava affatto che Draco Malfoy potesse essere legato a qualcuno con dei sentimenti puri. Ma invece si era dovuta ricredere. Quel giorno sul prato, insieme a lui. Lo aveva visto soffrire, con gli occhi pieni di rabbia e di dolore. Lo aveva visto urlare con gli occhi gonfi. Lo aveva visto buttare tutto per aria nella torre di astronomia. L’aveva sentito gridare contro Voldemort. Lui, Draco Malfoy. Aveva giurato di uccidere Voldemort. Il suo Signore. Aveva visto tutto. Non si sarebbe stupita più di niente, adesso. Perché Draco Malfoy stava soffrendo per qualcuno, per qualcuno che amava. E aveva giurato di uccidere il Signore che la sua famiglia amava da anni. Non si sarebbe più stupita di niente. Adesso ne era certa.

Alzò lo sguardo dalle pergamene che aveva preso dalla borsa e vide vari studenti venire verso di lei. E superarla. Si immaginò come poteva essere vivere la vita di uno studente normale. Senza Harry Potter, senza Voldemort. Senza Malfoy che le ronzava nei pensieri negli ultimi giorni. Voleva non sapere degli Horcrux, della missione di Harry, della malvagità di Voldemort. Sarebbe stato meglio essere ignorante di tutto. Sarebbe stato meglio essere un’oca frivola e senza una mente parlante come … Lavanda Brown. Ecco.. voleva essere Lavanda Brown. Senza materia grigia parlante. Perché il suo cervello era un’Hermione in miniatura nella testa e adesso stava iniziando a capire perché prima di conoscerla davvero , la gente la evitava. Quella piccola Hermione era irritante. Ma era nella sua testa. E a meno che non avesse ricevuto una craniotomia, ci sarebbe restata per sempre. E per il momento, non era in programma nessuna craniotomia.

Si rimise a studiare, decisa a finire i compiti di Aritmanzia. Quella notte avrebbe fatto il giro notturno e sicuramente Pansy Parkinson non le avrebbe dato pace nemmeno per un secondo. Alzò di nuovo lo sguardo, ripetendo tra sé e sé le pagine sottolineate con molta foga . Si rese conto che un gruppo di Serpeverde si stava dirigendo attraverso il portone d’entrata. E poi lo vide. Era di spalle , e confabulava con Blaise Zabini. Pensò di essersi abbagliata, pensare troppo a Malfoy aveva l’effetto collaterale di vederlo apparire in ogni angolo. Ma no. Non aveva sbagliato. Il colore biondo platino di quei capelli era inequivocabile. E l’andamento fiero poteva essere solo il suo. Si voltò e i suoi sospetti si dissiparono all’istante. Si aspettò una battuta acida. Che tardò ad arrivare. Anzi, non arrivò. Malfoy abbassò lo sguardo e superò il suo posto, senza degnarla di una parola. Passò avanti e la lasciò pensierosa al suo posto. Senza un cenno di sdegno. Senza una parola offensiva. Senza niente. Buio.

E ora che gli prende? Mi evita da stamattina. Non è da Malfoy. Avrebbe trovato il tempo per prendermi in giro anche se non doveva stare in classe con me, figurati vedermi da sola a studiare. Stupido furetto! Sei un idiota! Irritante anche quando cerchi di non esserlo.. ma che imbecille.

Indispettita, soprattutto perché non capiva il motivo, questa volta, della sua irritazione, se ne andò in sala comune. Non aveva lezioni, quindi decise che riposare sarebbe stata la cosa migliore per affrontare una notte insonne e una Pansy Parkinson sbroccata.

La notte venne in fretta. Draco Malfoy aggiustò la divisa e iniziò a salire verso l’ingresso, pronto a fare quel giro notturno che lui odiava tanto. Non amava restare sveglio di notte, perché le occhiaie gli si accentuavano. Inoltre, non era nemmeno il suo turno. Pansy gli aveva chiesto di prendere il suo posto, perché aveva mangiato troppe caramelle gommose e aveva passato il pomeriggio in infermeria a vomitare il tutto, tra conati inespressi e mal di pancia atroce. Odiava fare il giro di notte, ma in quelle notti non aveva molto sonno. Aveva passato l’ultima settimana chiuso nelle stanze del Preside, perché Piton aveva paura che uscisse e andasse a Malfoy Manor a farsi ammazzare. Ma lui l’avrebbe fatto. Voleva davvero andare a casa. Voleva andare a farsi uccidere. Sapeva benissimo che Voldemort l’avrebbe ucciso senza nemmeno pensarci. Lo sapeva. Aveva ucciso la madre senza pensarci. Poteva benissimo uccidere anche lui. Non gliene importava. Leggendo quella lettera l’unica cosa che aveva pensato di fare era stata quella di raggiungere casa sua e farsi ammazzare. Perché era così che si sentiva. Un’anima morta in un corpo vivo. Ogni volta che si lavava, vedeva quel marchio sul suo braccio e rivedeva la madre morta. Non gli avevano fatto assistere al funerale, perché era troppo arrabbiato. Piton aveva paura che dicesse qualcosa di poco ragionevole. Ma lui voleva dirlo. Voleva ammazzarli tutti, come loro avevano ucciso sua madre. Quel marchio, non significava soltanto la venerazione per un Signore che non era suo fin dal principio, ma era anche un promemoria. Gli ricordava che la madre era morta per una causa che avevano abbracciato senza pensare alle conseguenze. Gli ricordava che tutti i suoi sforzi per compiacere il signore di suo padre erano risultati vani. Gli ricordavano che era morta perché lui aveva fallito più volte. Era morta per colpa sua. Non era riuscita proteggerla, nonostante i suoi sforzi. L’aveva uccisa con la sua incapacità. Piton non lo aveva fatto uscire perché aveva paura che facesse qualcosa di avventato contro l’Oscuro Signore. E lui pensava che l’avrebbe fatta. Ma contro se stesso. Perché la causa di tutto, era lui. Era tutta, inesorabilmente, colpa sua. Per questo dissedi sì a Pansy, quando ormai esausta di contorcersi nel letto gli chiese di prendere il suo posto. La notte lo isolava dal mondo. E girava per Hogwarts gli faceva dimenticare che ormai, su quel suolo, stava camminando un corpo vuoto. Perché con la morte di Narcissa, era morto anche quel poco di anima che gli era rimasta. Se era  vero che una persona vive negli occhi di chi la ama, allora lui era morto. Perché l’unica persona per cui Draco significasse qualcosa quegli occhi li aveva chiusi. E lui era morto all’istante, insieme a lei. Si riaggiustò la divisa, si passò una mano tra i capelli e aspettò il Prefetto che l’avrebbe accompagnato in quel giro. E quando lo vide arrivare, capì che accettare il posto di Pansy, era la cosa più idiota che avesse fatto quel giorno.

-Ciao Malfoy. Cosa vuoi?

-Io non voglio niente da te – disse a testa bassa –Sono il Prefetto di Serpeverde e si dia il caso che i Prefetti fanno il giro di notte. Non so se lo sai.

-Certo che lo so. – lo guardò acida, ma si trattenne perché era una ragazza col tatto grande quanto un castello – Ma stasera è il turno di Pansy. Cosa ci fai tu qui?

-Magari non sono fatti tuoi, non è vero, Granger?

- Malfoy sei davvero insopportabile! Non fai altro che portarci a bisticciare. Io volevo solo essere gentile!

- Sei tu che mi irriti, mi viene naturale risponderti male!

- Va bene. Basta. Tregua! Se andiamo avanti così, il giro del castello lo finiamo a Natale!

-E tu vorresti parlarmi nelle orecchie per un altro mese. Muoviamoci, che prima iniziamo, prima finisce!

-Sei un deficiente Malfoy! E io che volevo essere gentile con te.. Ma dove mi è saltato in mente? Sei insopportabile!-  Irritata sbuffò e passò davanti, mentre lui la seguiva in silenzio.

Fecero l’ispezione dell’aula sud del primo piano,  in silenzio, senza rivolgersi nemmeno lo sguardo. Lei era semplicemente imbufalita, lui tranquillo. Non gli dispiaceva quel silenzio, anche se era strano camminare con la Granger zitta al suo fianco. Ogni tanto lei gli lanciava occhiate in cagnesco per poi tornare a guardare avanti. Ad ogni occhiata Draco non poteva far altro di pensare a quanto fosse pazza. All’ennesima occhiataccia sbottò.

-Che c’è Granger? Che mi devi dire? - chiese con tono scocciato. Lo stava irritando anche senza parole e questo era il peggior torto che gli potesse fare.

-Niente, Malfoy, niente – rispose lei, con aria apparentemente indifferente.

-Forza, Granger, parla. Non ho tutta la notte..- disse, con voce annoiata.

-In realtà sì. Hai tutta la notte! Sei un Prefetto e devi restare sveglio tutto il tempo.

-Quanto sei noiosa! Ti muovi a dirmelo o no?

-Che c’è Malfoy, non riesci a sostenere il mio silenzio?

-Il tuo silenzio è più irritante della tua voce. Non capisco come fai.. Sarà quest’aura che ti porti attorno – e indicò l’aria che la circondava tremolando con le mani.

-Sai Malfoy, pensavo fossi cambiato. Invece sei sempre il solito imbecille!

Malfoy la guardò accigliato. –Cosa significa che sarei cambiato?

-Dicevo.. dopo che è successo..

-Granger, non sono affari tuoi.

-Capisco che non ne vuoi parlare. E non voglio spingerti a farlo.

-Smettila subito.

-Hai ragione, scusa. È che mi dispiace. Io..

-Granger non guardarmi come se tra poco crollassi a terra, mi irrita!

-Non ti sto guardando come se stessi crollando!

-Lo stai facendo da stamattina!

-Ma se non ci siamo proprio parlati oggi!

-È perchè ho cercato di evitare la tua pietà per tutto il giorno!

Hermione si sentì cogliere da un brivido di freddo all’improvviso. Doveva aspettarselo. Malfoy, pensava che cominciasse a guardarla con pietà. Doveva aspettarselo. Tipico di Malfoy. Non pensare che la gente potesse avere un briciolo di umanità. Non pietà. Umanità. Quel ragazzo era un cane.

-Stai continuando a farlo! Smettila!

-Non ti sto guardando con pietà. Volevo solo sapere se stavi bene.

-Certo che sto bene! Sto.bene.

-Ok. Mi dispiace Malfoy.

-E perché? Non siamo mai stati amici, Granger!

-Sai, idiota, non c’è bisogno di essere amici per essere cordiali. Sei un imbecille.

-L’imbecille sarai tu! Portami rispetto, non volevi essere gentile con me?

-Ma lo vedi che tu hai problemi mentali? Fai pace col cervello, stupido furetto!

-Ecco, Granger, è così che mi piaci, antipatica ed irritante.

-Rabbrividisco solo al pensiero che possa piacerti in qualche modo.

-Cercavo solo di essere gentile e cordiale.

-Tu? Ma smettila!

-Potrei stupirti Granger!

-E allora fallo!

-Ma nemmeno per sogno!

-Potrei ammazzarti! – Si portò le mani davanti alla bocca. Aveva fatto riferimento alla morte. Adesso. – Oddio, scusami!

Draco la guardò. E inaspettatamente scoppiò a ridere. Non come al solito. Rise, rise davvero. E questa volta il suo viso smise di essere cupo e misterioso. Divenne quasi normale. – Granger, smettila di cercare di ripararmi da qualcosa, non sono rotto!- e ricominciò a ridere.

Hermione era leggermente indispettita. Con tutto quello che stava cercando di fare per essere gentile. Quel Malfoy! Era soltanto un idiota!

-Sai che ti dico?Smettila di parlare!

-Ma dai, Granger, mi stai facendo divertire!

Hermione lo superò, portandosi di nuovo davanti. In silenzio, finirono di fare il giro del castello. Non avrebbe aperto bocca. Quello stupido di un furetto non era stato toccato nemmeno dalla morte della madre. Ma che imbecille!

Arrivarono di nuovo nell’antro di ingresso per risalire ognuno nei propri dormitori.

-Pensavo che questo momento non arrivasse più.

-Smettila Malfoy, sono io a tirare un sospiro di sollievo!

-Hai uno strano concetto di gentilezza.

-Ho cercato di essere gentile, ma tu sei una persona insopportabile!

-Ahahahahah buffo detto da te! Come mai non impazzisci col suono della tua voce?

-Idiota!

-Gallina!

-Furetto!

-Ancora con questa storia? Ma smettila!

-Furetto! Furetto! FURETTO!

-Ma hai 5 anni?

-E tu ne hai 3?

-Sai cosa ti dico? Me ne vado a letto.

-Ecco vattene a letto, che è meglio!

-Gentile e cordiale?

-Certo… io sono cordialissima! Stai bene, no?

- No. Ma è solo quello che vuoi sentire. – E si voltò, scomparendo nei  sotterranei.

-Quando la smetterai di fare queste uscite teatrali?

Ma non vi fu risposta. Hermione si voltò a sua volta e se ne salì nella torre di Grifondoro. Era irritata, ma almeno gli aveva detto che le dispiaceva. Adesso si poteva togliere quel peso dallo stomaco.

Draco Malfoy entrò nella sua stanza ridente. Non rideva  così da qualche mese. Quella Granger, sempre così spiritosa! Eppure era stata l’unica a trattarlo come prima di quello che era successo. E per il momento, gli bastava. Si mise nel letto e si addormentò all’istante.

L'angolo dell'autrice:

Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve!
Rieccomi, con un nuovo capitolo.. spero vi piaccia e di non aver deluso le vostre aspettative :)
Grazie a tutte per le vostre recensioni, siete fantastiche *.* :D !
Grazie anche a chi legge soltanto, anche se vorrei un vostro cenno T.T ! 
Vi ringrazio tantisssssssssimisssssssimisssssssssssimo!
un bacio :*

Slab*

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Capitolo 17
*** So different, so close ***


So different, so close

Quando non si è sinceri bisogna fingere,

a forza di fingere si finisce per credere; questo è il principio di ogni fede.

-Alberto Moravia-

Freddo. Buio. Si alzò sudato, dopo un’ora, come tutte le volte che cercava di dormire. La stanchezza lo faceva addormentare subito ma ogni volta si risvegliava colto da un attacco d’ansia nel bel mezzo del letto, in un bagno di sudore. Draco Malfoy non era mai stato un tipo che amava molto dormire, ma tra lo svegliarsi tutte le notti per incubi persistenti e il non dormire fino a mezzogiorno, c’era una netta differenza. Ed ormai andava avanti da un bel po’. Si alzò dal letto, con un lieve cerchio alla testa e si portò in bagno, per farsi una doccia. Nonostante l’acqua gelata, non era riuscito comunque a rinfrancarsi. Si vestì di fretta e risalì verso la Sala Grande. Prese il solito posto e aspettò che mettessero la colazione. Non aveva fame, ma se non mangiava qualcosa, lo sapeva, sarebbe crollato nel bel mezzo dell’allenamento di Quidditch di quel pomeriggio.

Dopo due minuti netti i tavoli si ricoprirono di cibo. Come se gli avessero letto nella mente. Draco afferrò una fetta di pane tostato. Non aveva fame. Ma se voleva restare in piedi doveva mettere qualcosa sotto i denti. Decise che bastava così. Era forte, dopotutto. Si sentiva forte.

Alzò lo sguardo e vide il preside venirgli incontro. Lo guardò seduto.

-Buongiorno Draco, ti cercavo in dormitorio. Potresti seguirmi nel mio ufficio, per favore?

-Professore, buongiorno. È una cosa urgente?

-Direi di sì. Dovrei parlarti.

Draco si alzò a malincuore. Si maledì per non aver preso una colazione più grossa e lunga da consumare. Almeno così Piton non l’avrebbe tartassato. Lo seguì verso il suo ufficio in silenzio. Immaginava solo lontanamente quello che gli avrebbe detto.  E immaginava che non gli sarebbe piaciuto. Non gli piaceva mai, ultimamente.

Entrò nell’ufficio che nell’ultima settimana era stato la sua prigione personale. Non capiva cosa volesse ancora Piton. Sperava che non ricominciasse ancora con la storia di Potter. Non aveva voglia di pensare a quello Sfregiato ora, né tantomeno di rincorrere la Granger per farsi dire dove diavolo fosse finito il suo amichetto. E men che meno, voleva aiutare Voldemort a prenderlo. Che se lo cercasse da solo. Adeso non aveva più niente per ricattarlo. Niente. Il padre? Si era cacciato da solo in questa situazione, che ne uscisse anche, da solo. Piton gli si parò davanti e come se avesse letto nei suoi pensieri, lo guardò negli occhi. Petrolio nella nebbia.

-Lo so, Draco. Non voglio costringerti a fare niente contro la tua volontà. Ma..

-Io non farò un bel niente. Sia chiaro- La voce era dura. Il volto non tradiva nessuna emozione diversa sall’indifferenza. Non avrebbe ceduto alle richieste del professore. I problemi di Voldemort non erano più problemi suoi.

Piton era preparato a quella reazione. Rimase calmo ed impassibile e riprese a parlare, lentamente -Draco, il Signore Oscuro è stato molto..

-Comprensivo? – rise amaramente, gli occhi pieni di rabbia. Gli stava risalendo tutta di nuovo. Si voltò verso i ritratti dei vecchi Presidi, cercando di non guardare l’uomo che aveva davanti – è stato tanto comprensivo che ha deciso di risparmiarmi e uccidere mia madre.

-Non dire così Draco. Quello è stato un errore di.. calcolo.

-ERRORE DI CALCOLO? Mia madre è morta. Uccisa. E non c’entrava niente con tutti voi!

-Con tutti noi, Draco. Con tutti NOI- Fece molta attenzione a pronunciare lentamente l’ultima parola. Indugiò su essa – Siamo un gruppo. Draco.

-E dove è finito il gruppo quando la stava uccidendo? L’avete uccisa tutti.

-Draco. Quando sei tornato ad Hogwarts dopo il marchio – gli guardò il braccio sinistro, poi riprese – tua madre mi fece giurare che mi sarei preso cura di te.

-Io.non.ho.bisogno.di.nessuno.

-Hai bisogno di qualcuno, Draco. Lo so.

-Lei non sa un bel niente!

Piton si avvicinò, lo prese per un braccio e lo portò vicino ad un pensatoio. Con la bacchetta fece fluire dalla sua tempia un filo argentato e lo versò dentro.

-Per favore Draco, guardalo.

Draco rivolse prima uno sguardo a Piton, poi al pensatoio. –Questo non cambierà nulla– disse amareggiato – Quando uscirò da lì sarà tutto come prima. Io non sono più votato alla SUA causa – sottolineando il SUA. E si addentrò nel pensatoio, seguito da Severus.

[ Piton, ignorando Bellatrix al suo fianco, si voltò verso sua sorella.

- Severus. Io… io penso che tu sia l’unico che può aiutarmi, non ho altri a cui chiedere. Lucius è in prigione e…

La madre. La madre era lì, disperata davanti al professore con evidente disappunto della sorella. Cosa stava succedendo? A quando risaliva quel ricordo?

Lei chiuse gli occhi e due grandi lacrime filtrarono attraverso le palpebre.

-Di che aiuto hai bisogno, Narcissa? Se pensi che io possa persuadere il Signore Oscuro a cambiare idea, temo che non ci sia speranza, nessuna speranza.

-Severus,- sussurrò lei, con le lacrime che le scendevano lungo le guance pallide. -mio figlio… il mio unico figlio…

La madre piangeva. Piangeva per lui. Ed era andata a chiedere aiuto a Piton. Vedendola così, in quello stato, le avrebbe voluto dire tante cose. Le avrebbe urlato che lui sarebbe stato bene, che doveva preoccuparsi solo di se stessa. Le avrebbe voluto dire di stare attenta. Di non fidarsi di nessuno. Ma sapeva bene che quello era solo uno sciocco ricordo. E il viso di sua madre contratto nella disperazione, non faceva altro che alimentare la rabbia che aveva dentro e che gli attanagliava lo stomaco. Piton gli mise una mano sulla spalla.

-Continua a guardare Draco, per favore. - Draco si rivolse di nuovo verso le tre persone che parlavano.

Narcissa iniziò a piangere più forte, continuando a lanciare sguardi supplicanti a Piton.

- Perché, Severus? Perché mio figlio? È troppo pericoloso! Questa è una vendetta per l’errore di Lucius, lo so! È per questo che ha scelto Draco, non è vero?- continuò- Per punire Lucius?

Un’altra punizione. Ancora. La vita di Draco era un ricatto bello e buono montato sulla scena. Tornò ancora una volta a guardare il ricordo.

-Se Draco riesce,- disse Piton - sarà onorato sopra tutti gli altri.

-Ma se non riesce? - singhiozzò Narcissa.

-Il Signore Oscuro non si farà convincere, ed io non sono abbastanza stupido da provarci- disse Piton chiaro e tondo -Non posso certo fingere che il Signore Oscuro non sia adirato con Lucius. Sì, il signore Oscuro è adirato, Narcissa, molto adirato davvero.

-Allora ho ragione, ha scelto Draco per vendetta!- disse Narcissa con voce strozzata- Non vuole che riesca, vuole che venga ucciso nel tentativo! - Si raccolse su se stessa, cadendo ai suoi piedi, singhiozzando e gemendo sul pavimento - Mio figlio…il mio unico figlio…

Piton si chinò, la afferrò per le braccia, la fece alzare e la condusse sul sofà.

-Narcissa, basta così. Ascoltami.- Lei si calmò un poco. Tremando - Potrebbe essere possibile… che io aiuti Draco.

Lei si tirò su, con il viso bianco come un foglio di carta, gli occhi immensi.

-Severus… oh, Severus… lo aiuteresti? Ti prenderesti cura di lui, facendo attenzione affinché non si faccia male? Se è tua intenzione proteggerlo… Severus, lo giurerai? Farai il Voto Infrangibile?

- Il Voto Infrangibile?- la guardò sbigottito. Non se l’aspettava -Certamente Narcissa, farò il Voto Infrangibile- disse semplicemente -Forse tua sorella consentirà ad essere il nostro Garante.

Sotto gli occhi stupefatti di Bellatrix, afferrarono ciascuno la mano destra dell’altro.

Narcissa parlò.

-Vuoi tu, Severus, vegliare su mio figlio Draco, mentre cerca di adempiere i desideri del Signore Oscuro?

-Lo voglio- disse Piton.

Una lingua brillante di fuoco uscì dalla bacchetta e si avvolse intorno alle loro mani come un filo incandescente.

-E vuoi tu, al meglio delle tue capacità, proteggerlo dal pericolo?

-Lo voglio - disse Piton.

Una seconda lingua di fuoco uscì dalla bacchetta e si intrecciò alla prima, producendo una bella catena incandescente.

-E, se fosse necessario… se sembrasse che Draco possa fallire…-  sussurrò Narcissa - porterai tu a termine la missione che il Signore Oscuro ha ordinato a Draco di compiere?

Ci fu un momento di silenzio.

-Lo voglio- disse Piton. ]

E uno vortice riportò i due alla realtà.

-Lei.. è per questo che lei..

-Draco io..

-Lei ha ucciso Silente perché aveva promesso a mia madre che mi avrebbe protetto.

-Sì.

Draco lo guardava senza esprimere nessun sentimento. Non sapeva cosa dire, né cosa pensare. Sapeva soltanto che in quel momento avrebbe preso Piton e l’avrebbe scaraventato contro una finestra.

-Non ero io ad aver bisogno di protezione.

-Lo pensi davvero, Draco? Tua madre..

-Mia madre.. era a casa mia, da sola.

-Non era sola.

-Invece sì. Ed è morta sola. Io ero qui al sicuro. E lei era sola.

-Quando la smetterai di darti la colpa?

-Io.non.mi.sto.dando.la.colpa.  Mia madre è morta perché l’ho lasciata sola. Dovevo restare a casa. Non dovevo obbedirle.

-Tua madre ti ha mandato qui per salvarti. E l’ha fatto. Se il Signore Oscuro..

-La smetta!

-Cosa?

-La smetta di chiamarlo così. Voldemort. Voldemort mi avrebbe ucciso! E avrebbe fatto bene! IO SONO UN MANGIAMORTE! IO HO FALLITO! NON LEI. IO.

-Capisco il tuo dispiacere Draco, ma..

-Lei.. capisce? Capisce come ci si sente ? Capisce cosa significa vedere l’unica persona che la ama morire per colpa sua? Morire al posto suo con lei impotente? Lo capisce?

-Più di quanto credi.

Piton si voltò. Gli occhi neri così espressivi, così rivelatori. Lui sì che lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Sapeva come ci si sentiva a tradire l’unica persona che provava davvero qualcosa per lui. Sapeva come ci si sentiva davanti alla sua morte. Aveva provato impotenza, rabbia, dolore. Proprio come Draco si sentiva adesso. Avrebbe spaccato il mondo e ucciso con le sue stesse mani Voldemort se solo non fosse stato ucciso da quel bambino. Ma diversamente da Draco, lui aveva chiesto aiuto. Si era rifugiato sotto l’ala protettiva di Silente. Draco credeva di potere superare tutto da solo. Grande errore. Tipico di quel ragazzo. Pensava di essere forte. Ma non lo era. E lui lo sapeva. Si voltò verso il ragazzo biondo, così pallido, così magro.

-Da quanto è che non mangi davvero?

-Non penso sia una cosa importante adesso.

-Invece lo è. Da quanto?

-Una settimana, più o meno.

-E da quanto non dormi?

-Ma è un interrogatorio?

-Rispondi, per favore.

-Una settimana, più o meno.

-Cosa devi fare ora?

-Devo venire a lezione da lei, Signore.

-E poi?

-Ho l’allenamento di Quidditch.

-Pensi sia il caso di partecipare? Sei debole.

-Ho bisogno di volare, Signore.

Una richiesta. Finalmente. Piton lo guardò. Finalmente quel ragazzo aveva detto che aveva bisogno di qualcosa. Era prematuro. Troppo debole. Troppo stanco. Avrebbe retto all’allenamento?

-Va bene. Ma dopo, vieni qui. Mangeremo insieme.

Draco lo scrutò da dietro alla scrivania. Che Piton volesse aiutarlo era chiaro. E aveva capito anche il perché. Il Voto Infrangibile. Ma adesso che sua madre era morta, a che pro? Non sarebbe tornato da Voldemort. O meglio. Non sarebbe tornato da Voldemort strisciando. Se lo avesse rivisto, l’avrebbe attaccato. E probabilmente ne sarebbe uscito morto. Ma sarebbe morto ribellandosi a lui. E non come un suo servo.

-D’accordo.

Piton gli rivolse un sorriso. Il primo vero sorriso che riceveva dal professore. Non un sorriso in scherno di qualche Grifondoro. Un sorriso vero.

-Adesso vai in classe. Io sistemo qui e arrivo tra un minuto.

Draco annuì. Mentre si dirigeva verso la porta dello studio si voltò. Piton era di spalle, sistemava dei foglio sulla scrivania.

-Professore, Signore.

Piton si voltò di scatto. –Dimmi.

-Perché lo sta facendo? Il Voto ora, è infranto.

-Non ci arrivi da solo, Draco?

-Pare di no. Con gli ultimi avvenimenti io non sono quel che si direbbe il pupillo preferito di Voldemort. E lei potrebbe subire delle conseguenze. Non vorrei che..

-Tua madre mi ha chiesto di proteggerti, Draco.

Draco lo guardò. Era la prima volta che gli parlava di sua madre. La prima volta da quando era morta.

-E io adesso non posso far altro che onorare la sua memoria vegliando su di te.

Draco non fiatò. Si voltò verso la porta ed uscì, diretti verso la lezione di Difesa contro le arti oscure.

Piton risistemò i fogli sparsi sul tavolo. Un'altra memoria da onorare. Un altro ragazzo da proteggere. Quei due ragazzi, così diversi. Così distanti. Non sapevano quante cose avessero in comune, in realtà. Doveva vegliare su entrambi. Uno per amore. L’altro per onore. Mentre Potter era ancora chissà dove. Ma adesso, veniva prima il Serpeverde. Raccolse le sue cose e si avviò anche lui verso l’aula per la lezione.

L’ora di pranzo era sempre ben accolta da tutti gli studenti, non per Draco Malfoy che quel giorno non aveva fame. La discussione con Piton gli aveva chiuso lo stomaco e seguire la sua lezione non aveva fatto altro che ricordargli che le Arti Oscure erano la causa della sua attuale situazione. Quindi decise di fare una passeggiata nel giardino antistante lo stadio di Quidditch in attesa degli allenamenti che ci sarebbero stati qualche ora dopo. Uscì dal castello e si incamminò sereno. L’aria fresca gli pizzicava le guance e gli dava un moto di vita all’interno. Voleva distrarsi e non pensare e il volo sarebbe stata la cosa migliore. Già pregustava la serenità ritrovata che si accorse troppo tardi che la scelta di uscire era stata la cosa più stupida della giornata.

Seduta sotto un albero, a pochi passi da lui, Hermione Granger stava leggendo una pergamena con un pasticcino in mano.

-Diavolo Granger, ma tu non sai cosa sono i tavoli?

Hermione alzò lo sguardo dal foglio con indifferenza.

-Scusami?

-Non lo sai cosa sono le aule?

-Certo che lo so. Ma non avevo voglia di restare dentro.

Poi, notando che il ragazzo era stranamente vagante all’ora di pranzo, lo scrutò ben benino e lo guardò accigliata.

-Non mangi?

-Non sono affari tuoi?

-È vero, ma è anche vero che ho fatto solo una deduzione!

-Brava Granger, ottimo intuito.

-Grazie – gli sorrise. Sapeva che la stava prendendo in giro, ma non aveva voglia di litigare quel giorno. In più, non voleva infierire sul ragazzo perché sapeva di saperci andare pesante.

-Che tipo strano.

-Scusa?

-Mi ringrazi per averti trattato male. Cosa c’è Granger, sei masochista?

-Era sarcasmo Mister-non-capisco-quando-fai-sul-serio-e-quando-no!- restò in silenzio, gli avrebbe voluto dire altre cattiverie, ma si morse la lingua. Non ora Hermione, non ora.-Mi chiedo perché mi ronzi sempre intorno, sinceramente.. –sbuffò alzando il mento verso l’alto con gli occhi chiusi in segno di irritazione. Poi li riaprì, due nanosecondi dopo,giusto per vedere l’espressione schifata di Malfoy.

-Questa è proprio bella! Guarda che sei tu che mi capiti sempre tra i piedi. Io mi sono limitato a venire qua fuori.

-Ma io c’ero da prima. Il che, tontolone, significa che sei stato tu ad uscire dopo. Non potevi restartene dentro?

Draco la fissò. Poi prese a guardare un puntino subito alla sinistra del suo orecchio. Si perse in quell’orizzonte dietro di lei.

Hermione lo vide guardare un punto indefinito. Pensando di avere a che fare con un idiota, un’altra volta,lo ridestò dai suoi pensieri. –Allora, tonto! Non potevi mangiare dentro?

-Magari non sono affari tuoi, vero, Granger?

-Lo sai, risulti monotono. Non sono affari tuoi, sono affari miei, non sono affari suoi. Sai che me ne importa? Se vuoi dirmelo dimmelo. Se no, ciao! Non muoio mica per il tuo diniego!

Draco la guardò di nuovo. Quella ragazza aveva davvero qualche rotella fuori posto! Prima  lo insultava, poi era gentile, poi lo insultava di nuovo, poi voleva farlo parlare, poi non gliene importava affatto. Intanto parlava e violentava ardentemente le sue orecchie con la sua voce. Decise quindi di risponderle per farla star zitta.

-La sala Grande è un posto pieno di riflettori ultimamente.

-Scusa?

-Sì lo so. Dovrei essere abituato. Insomma io sono Io. E detto tra noi, è piacevole essere ME. Ma i motivi dell’ultima pubblicità mi infastidiscono alquanto.

-Ti riferisci alla scenata dell’altro giorno?

Centro. E quella doveva essere la ragazza col tatto?

-Esattamente. - la guardò cupo.

Hermione capì di aver detto troppo dallo sguardo del ragazzo e dall’offesa non ricevuta. Ma ormai il danno era stato fatto.

-Sai Malfoy, a volte si ha bisogno di un crollo. Un crollo del tipo urlo-a-chiunque e piango-fino-a-che-non-svengo-e-non-respiro. Poi ti senti meglio. E se non ci riesci, almeno la gente saprà che non stai bene- esenza aspettare replica, si alzò e si incamminò verso il portone di ingresso.

Draco la guardò, riflettendo su quello che aveva detto. La gente avrebbe capito che stava male. Ma lui questo non lo voleva. Non voleva apparire debole. Le urlò dietro – Granger! Come osi andartene mentre sto parlando?

Lei senza voltarsi alzò la mano in segno di saluto –Tecnicamente, stavo parlando io!

Draco rimase fermo, in piedi, interdetto. La guardò andare via e risalire il prato e quasi come se stesse parlando a se stesso esclamò –Ti stai facendo influenzare troppo, Granger- E si rimise a sedere, in attesa degli allenamenti che ci sarebbero stati dopo il pranzo.

L’allenamento era sempre qualcosa di piacevole, perché faceva dimenticare quello che c’era fuori da quel campo e creava un mondo isolato. Non quel giorno, a quanto pare, pensò Draco Malfoy, intento a evitare gli sguardi preoccupati dei suoi amici che lo fissavano come un pazzo in procinto di fare una scenata alla Potter. Nonostante avesse detto in continuazione di star bene, gli altri continuavano a guardarlo in un modo particolarmente irritante quindi Draco pensò davvero che la Granger avesse fatto centro col suo discorso infinito sullo star bene, sul crollo, etc, etc. Sembrava quasi di sentire la sua vocina stridula

‘urli a chiunque’

‘stai meglio’

‘le persone sanno che stai male’

Iniziò a scuotere la testa. Da quanto dava ragione a quella Mezzosangue? Appena lo pensò, rettificò i suoi pensieri.

‘Dopo tutto quello che ti ha fatto, hai ancora il coraggio di chiamarmi in quel modo?’

Ancora? Quella vocina lo stava infastidendo. Sembrava la sua coscienza. Rettificò. Da quanto dava ragione a Miss-so-tutto-io-Granger?

Ne era certo. Stava diventando pazzo. Ed era tutta colpa di quella serpe travestita da grifone.

Uscì nello stadio. Sentì il vento sulla faccia. Blaise gli si avvicinò.

-Ce lo facciamo un giro là sopra?- gli sorrise.

Draco capì che per lui, era rimasto tutto uguale.

-Agli anelli! Chi arriva ultimo esce con Lunatica Lovegood!- E partì di scatto.

Draco saltò sulla sua scopa e lo raggiunse in un attimo, superandolo e toccando un anello con un piede.

-Hai perso!

E volò verso l’alto.

Finalmente si librò. Aspettava quel momento da giorni. La morte di sua madre, la prigionia forzata, Voldemort, la Granger. Era tutto, TUTTO così lontano. L’aveva lasciato a terra. Era tutto a terra. Draco si librava nel cielo, come per dimenticare una parte di sé ingombrante, di cui voleva disfarsi. Vedeva la gente a terra che studiava sotto gli alberi. Ragazzi e ragazze che parlavano concitatamente, senza nessun problema, senza pensieri più grandi di loro. Finalmente, dopo diversi giorni, sentì che quel corpo sapeva, poteva reagire. L’aria fredda gli aveva arrossato le guance ed il naso, sentiva il sangue ribollire in circolo e risalirgli nelle tempie. Fece roteare la scopa, volò più su, poi si portò in picchiata verso il basso. Si arrestò ad un centimetro dal terreno e risalì felice. Amava volare. E amava giocare a Quidditch. Si sentiva piacevolmente estraniato. Tutti quei giorni di silenzi. Le notti insonni. I pranzi saltati, le cene abbozzate. Il mondo iniziò a ruotargli attorno. Poi, cadde dalla scopa e fu buio.

Hermione Granger era seduta sotto un albero del prato, studiando Antiche Rune e dando ogni tanto un’occhiata al campo da Quidditch dove Ginny e Ron avrebbero iniziato gli allenamenti a momenti. Stavano ancora i Serpeverde in campo. Vide Malfoy che volava verso l’alto mentre il boccino era da tutt’altra parte. Lo vide fluttuare nell’aria come se stesse danzando. Sapeva volare bene ed era anche un bravo giocatore. Quasi quanto Harry. Poi lo vide cadere dalla scopa e una furia di mantelli verde argento sulle scope attorniarlo a terra.


Hermione strinse la maniglia, indecisa se entrare o meno. Stava infrangendo le regole. Lei un Prefetto. Il Prefetto più rigido che Hogwarts avesse mai visto dopo la professoressa McGranitt. Stava girovagando per il castello e adesso era davanti a quella porta. Se l’avessero presa l’avrebbero punita fino a Pasqua. E inoltre lei aveva tutto da perdere. Tutto.

Devo essere impazzita! Se mi scoprono sono finita.

Sapeva che in quella stanza c’era Malfoy, forse addormentato per la caduta e per l’indolenzimento. Sapeva che doveva lasciarlo dormire. Era debole e confuso. Dopotutto aveva appena subito un trauma. Sapeva anche che se qualcuno fosse venuto a sapere che aveva fatto visita a Malfoy probabilmente l’avrebbero presa in giro per tutta la vita. Ma sapeva che doveva vedere come stava. Era fatta così. Doveva accertarsi che stava bene. In fondo, l’aveva detto lui, voleva sentire che stava bene. Così, dopo aver raccolto un po’ di coraggio che fino ad allora le era mancato, ricordò di essere una Grifondoro e che il coraggio lo poteva vendere. Quindi, spinse la porta ed entrò nel buio dell'infermeria.

C’erano otto letti lì dentro, e il posto di Madama Chips era vuoto. Probabilmente era nello stanzino del Medico a riposare. Volle assicurarsi che fosse così, almeno per mettersi l’anima in pace ed accertarsi che poteva muoversi in libertà senza essere scoperta all’improvviso. Un ragazzo biondo era l’unico occupante della stanza. Nel letto più vicino alla porta.

Hermione avanzò piano, attutendo a colpi di bacchetta il rumore dei suoi passi sul pavimento. Si affacciò nello stanzino del dottore  e chiuse la porta dell’ufficio di Madama Chips che dormiva beata su un lettino minuscolo, pronta a cogliere qualsiasi rumore che venisse dai suoi pazienti. Infine si diresse lentamente verso il letto dove Draco Lucius Malfoy riposava.

L’orgogliosa Grifondoro si sedette accanto a lui, dopo aver gettato un’altra occhiata alle sue spalle. C'era solo la luna a fare luce e quel cielo trapuntato di stelle.

Draco dormiva, con un’espressione placida sul volto pallido. Non aveva un’espressione particolare. Era semplicemente addormentato ed Hermione pensò che fosse l’unica persona che durante il sonno deformasse così vistosamente il suo aspetto. Non un ghigno. Non uno sguardo rabbioso, né malinconico. Draco dormiva in modo così tranquillo che sembrava quasi normale. Un ragazzo come tanti e non il purosangue prepotente e superbo che l’aveva torturata in quei sei anni e passa. Aveva un ematoma sullo zigomo destro particolarmente sporgente ed un taglio rosso sul lato destro della fronte, che Hermione sfiorò piano con la punta delle dita fredde. Notò il braccio sinistro in una vistosa fasciatura che ricopriva tutto l’avambraccio nascondendo la ferita che c’era sotto. Rimase a guardarlo, chiedendosi se stesse sognando… e se era possibile che Draco Malfoy sognasse.

Passarono minuti, ore di silenzio e veglia prima che Hermione si decidesse ad alzarsi per tornare al suo dormitorio. Era quasi giunta alla porta quando un sussurro la bloccò:

-Buonanotte Granger-.

Hermione sentì il cuore perdere un colpo. Il sangue le ribollì nelle guance, conscia del fatto che a parlare poteva essere stato solo Draco. Così, senza voltarsi, anche lei sussurrò:

-Buonanotte … Malfoy …-

E sempre molto attentamente, per non farsi vedere dai Prefetti di turno, se ne tornò in camera.

L'angolo dell'autrice:

Ciao ragazze!
Che dire, penso di aver detto tutto con questo capitolo! Dialogo civile - dialogo civile - dialogo civile! Olè! Come vedete, il ricordo di Piton è cosa risaputa, il voto infrangibile, Narcissa che si dispera.. Piton voleva far capire a Draco che era lì, come Silente lo era stato per lui quando morì Lily :) Spero vi sia piaciuto e di non avervi deluso :)
Ringrazio di cuore, ma davvero, le belle ragazze che mi recensiscono. Siete fantastiche!
In più ringrazio anche chi legge soltanto, le visite sono salite vertiginosamente!Grazie! E chi mi ha messo tra i seguiti e i preferiti. Ne sono onorata!
Confido nelle vostre recensioni per migliorarmi!
Un bacio :*

Slab*

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Capitolo 18
*** Have an horrible Christmas… ***


Have an horrible Christmas…

Momenti bui e difficili ci attendono.

Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è facile.

-Albus Silente -

 

Tra tutte le feste comandate, nessuna era solo lontanamente paragonabile al Natale e alla magia che emanava. E lo sapeva bene Hermione Jane Granger, intenta ogni anno a comprare regali, anticipare tutti i compiti per passare le feste in santa pace, essere più buona con tutti, aprire il cuore al mondo. Dopo tutto, questo era il significato del Natale e lei si immedesimava  con tutta se stessa in moti di gentilezza e spiccata cordialità. Ronald Weasley amava il periodo di Natale proprio per questo. L’amica era piacevole, quasi un’altra. Non urlava, non lo criticava e non gli diceva cosa era sbagliato. Il Natale la rendeva un’Hermione senza difetti e lui, amava quella festa più di se stesso. Stavano passando gli ultimi istanti del vecchio anno al castello nella Sala Grande, facendo colazione e parlottando tra loro. Ma nonostante la sua 'profondità da paletta' come era solita mettere in evidenza la riccia Grifondoro, a Ron non era sfuggito che l'amica era incomprensibilmente calma. Troppo calma. Quasi svogliata. Quasi catatonica. Guardava il suo budino. Lo mescolava. Prima in alto. Poi in basso. Ruotava il cucchiaio all'interno. E lo fissava senza attenzione. Così, da giullare di corte improvvisato, aveva intavolato una discussione più o meno interessante, per cercare di riprendere il suo umore. Tutto inutile. La ragazza si limitava ad annuire. A rispondere con toni secchi e svogliati. A non guardarlo in faccia nemmeno una volta. Era catatonica. E lui, forse, aveva davvero la capacità di una paletta. Se solo ci fosse stato Harry.  

-Quest’anno rimarrà Charlie per Natale. Mamma è tanto emozionata..

-Mi fa piacere. – Hermione guardava disinteressata Ron mentre parlava. Cercava di non dargli molta importanza, perché non voleva che l’amico gli chiedesse di passare il Natale alla Tana, come tutti gli anni.

-Dopo il matrimonio di Bill ha deciso che era il caso rimanere a casa.. sai, per un’eventuale..

-Battaglia?

-Beh, sì. Vedrai, sarà divertentissimo. Mi dispiace solo che non ci sia Harry. Si sarebbe divertito.

Hermione lo guardò, limitandosi ad annuire.

-Dai Hermione, non sarai mica ancora dispiaciuta per lui?

-Ronald.. io sono sempre dispiaciuta per Harry.. e preoccupata. Anche quando non ti urlo contro. – e decise quindi di dirglielo, dal momento che il ragazzo aveva sottinteso la sua presenza.- e comunque, io non ci sarò questo Natale.

-COSA?!?!?

-Hai capito bene.

-Miseriaccia. Non dirmi che è perché Harry..

-No, Ron. Devo stare coi miei quest’anno.

-Ma perché proprio quest’anno.. è l’ultimo Natale scolastico.. è..

-Ron, mi dispiace. Ma devo mettere in salvo i miei genitori.- Hermione, per la prima volta da quella mattina, guardò l’amico negli occhi. Lui la guardò senza capire.

-Potremmo farli venire da noi alla Tana.. Sarebbero al sicuro.. E poi, cosa vorresti fare?

-No, sarebbe troppo pericoloso. Sono babbani, non hanno nessuna capacità di difendersi senza una bacchetta in caso di un attacco.

-Non deve esserci per forza un attacco.. anche i Mangiamorte festeggiano il Natale!

-Non intendevo dire quello.. Ron, la cosa che dovrò fare sarà difficilissima, ma devo farlo. È un po’ che ci penso.. e beh, ecco..- abbassò lo sguardo, prevedendo già dentro di sè la reazione del ragazzo. Che non tardò ad arrivare.

Ed infatti, dopo un secondo di silenzio, Ron realizzò -Cosa vuoi fare?

-Oblivierò le loro menti.- rialzò lo sguardò, iniziò a guardare un punto vicino all'amico. Non aveva il coraggio di dirglielo, perchè era una cosa pericolosa. E illegale. E lei, era Hermione Jane Granger. Lei ODIAVA le cose illegali.

-Cooooooosa?

-Hai sentito bene. – Ron la guardò strabuzzando gli occhi.- è l’unico modo per metterli in salvo.

-Ma così.. così dimenticheranno tutto.. così tu..- Ron  provò solo per un secondo ad immedesimarsi  nella situazione del'amica. Sarebbe stato  come uccidersi.  Non poteva credere che avesse deciso così, senza  pensarci bene. Doveva essere una cosa decisa da tanto. Che stava vagliando da un'infinità di tempo. All'improvviso,  si accorse di quanto erano distanti. Per la prima volta in sei anni e passa, l'aveva sentita distante anni luce. Non come quando litigavano. Persino in quei momenti poteva sentirla vicina. Adesso non avevano litigato. Ed era una sensazione peggiore.

-Sì, lo so – rivolse lo sguardo altrove. Sapeva benissimo che era come decidere di esser morta per loro. Ma almeno loro sarebbero stati salvi. Sarebbero stati vivi.

-Io non capisco.. perché..

-Non voglio che facciano la fine dei genitori di Harry. E nemmeno di Narcissa Malfoy.

-Ma non era la stessa cosa. Loro erano.. maghi!

-Appunto Ron! Pensaci. Loro erano maghi. Erano forti. Erano potenti. E sono morti. Quali possibilità avrebbero i miei in caso di un attacco. Quali?- i suoi occhi iniziarono a farsi lucidi. Tratteneva a stento la voglia di urlare. La voglia di esplodere in un pianto frenetico. Ci pensava da un po’. E più ci pensava, più credeva fosse la cosa più logica da fare.

-Ma non puoi passare il Natale da sola! –Disse Ron indignato.

-Ma infatti non sarò sola. Starò con loro. Per l’ultima volta. Poi, chissà.- la ragazza gli sorrise malinconicamente e lui dovette non ribattere ulteriormente. Sarebbe stato come combattere contro i mulini a vento. E non aveva voglia di una battaglia personale.

*

In camera, a preparare i bagagli, ci era andata come tutti gli anni. E come tutti gli anni aveva aperto la valigia felice. Avrebbe rivisto i suoi genitori. Li avrebbe riabbracciati. Ma quella volta lo fece con uno slancio di malinconia. Si muoveva come un automa, prendendo poche cose e piegandole nella borsa. Tanto sarebbe tornata molto presto. Sarebbe stata una visita veloce. Troppo veloce. Ma necessaria. Ed era per questa necessità che si era convinta a prendere quella decisione. Era necessario. E doveva farlo. Mentre scendeva con la borsa in spalla, le sembrò di scorgere da lontano una figura sconosciuta. Ed effettivamente, più si avvicinava più se ne convinceva. Era impossibile non riconoscere quel portamento e quella postura. E soprattutto, c’era una sola persona che aveva quel colore di capelli. Ed ovviamente, era Draco Malfoy. Lo vide mentre parlava con Blaise e Pansy. Era da quella notte in infermeria che lo evitava. Ed il perché era molto semplice. Era andata solo per vedere come stava, spinta da una forza interiore che non sapeva né da dove venisse, né perché. Lo sapeva benissimo invece che se fosse successo qualche mese prima non l’avrebbe nemmeno sfiorata, quella forza. Ed invece, le sue gambe avevano preso a camminare da sole e l’avevano portata lì, in quella stanza, dove c’era lui. Ma doveva essere una cosa veloce. Una cosa segreta. Ma quel saluto finale. Lui. Se n’era accorto. E da allora, aveva evitato ogni suo sguardo. Ogni sua parola. Ogni suo possibile riferimento. Aveva cercato di non incrociarlo nei corridoi. Di non farsi vedere. Si nascondeva dietro Ron e Ginny. Dietro Neville. E lui, lui era troppo frastornato dalle perdite recenti per fermarsi ad insultare la gente nella scuola. Sembrava che conservasse quella facoltà solo per lei. Ma questo accadeva prima che cominciasse ad evitarlo. Ed ora, inevitabilmente, eccolo. Stava parlando, attorniato dagli amici. Come se le avesse letto nel pensiero, anche lui alzò il capo. E si accorse di lei. Poi, tornò a fissare i compagni che parlavano allegramente. L’aveva solo sfiorata con lo sguardo ed Hermione ringraziò il cielo per la sua indifferenza. Ma ovviamente, aveva parlato troppo presto. Già, perché non li aveva nemmeno superati di due metri che lo sentì rivolgersi a lei.

- Granger, andrai a disturbare qualche babbano mentre dorme questo Natale?

Lei si fermò. Che gran pezzo di idiota! Si voltò.

-Sei un imbecille, Malfoy. – E mise passi tra lei ed il ragazzo che la stava prendendo in giro.

Lui la fissò un momento. Ghignò tra se e se –Oh meno male Granger, pensavo avessi perso la tua lingua biforcuta!

Hermione continuò a camminare, borbottando parole incomprensibili e insultandolo non a voce altissima ma ad un volume sufficiente affinchè lui potesse capire quello che diceva.

-Mi raccomando Granger, passa un Natale pessimo!

Si fermò. Si girò sul fianco e lo guardò per circa 2 secondi – Anche tu, Malfoy!- ed uscì fuori, dove le carrozze trainate da animali invisibili stavano già aspettando gli studenti.

 *

Varcando la soglia di casa un moto di malinconia le inondò il cuore. Da quanto tempo desiderava di rivederli, eppure quella volta, quella volta era una situazione particolare. Abbracciare la madre, abbracciare il padre, erano state le prime cose che aveva fatto. Aveva ripensato a lungo a quello che avrebbe dovuto fare, negando a se stessa l’evidenza di una fine dovuta. Lei, sempre così premurosa nei loro confronti. Sempre così attenta. Aveva avuto continui ripensamenti. Se stava male, se il mondo gli andava stretto, se tutto era sottosopra, sapeva che loro erano lì, in una casa d’Irlanda. Ma adesso? A chi si sarebbe appoggiata? A chi avrebbe mandato i suoi pensieri in momenti di sconforto? Chi l’avrebbe fatta sorridere quando stava giù? Lontana da Hogwarts e nella casa che non era già più sua, Hermione prese la sua decisione definitiva. Se Voldemort avesse torto anche un solo capello a sua madre,lei, non se lo sarebbe mai perdonata.

Tum. Le sembrò che il cuore le battesse in gola.

Il suo pensiero decollò inevitabilmente fino a Draco Malfoy. Ripensò al ragazzo la cui madre gli era stata appena tolta dalle mani. Non un addio, non una carezza. Non un ‘ti voglio bene’ . Non sarebbe accaduto anche a lei. Li avrebbe spediti in Australia, dove avrebbero vissuto in pace ed ignari del fatto che  in qualche posto del pianeta, la loro bambina, la loro unica bambina combatteva contro una presenza maligna che si cibava del loro dolore. Li avrebbe salvati. Non sarebbero morti come Lily e James Potter. Non avrebbero fatto la fine di Narcissa Malfoy. Sarebbero stati bene.

-Herm! È pronta la cena! – la chiamò la madre dalla stanza di sotto.

Hermione fu riportata alla realtà in un batter d’occhio. Toccò la sua scrivania. Guardò la stanza. Aveva deciso. L’avrebbe fatto dopo il cenone di Natale. Almeno l’ultima festa, l’avrebbe passata con loro.

-Herm! Ma che stai facendo?

-Mamma sto scendendo.. – si precipitò in corridoio e le rispose mentre scendeva le scale – stavo leggendo e non mi sono resa conto di quanto si fosse fatto tardi!

Entrò in cucina e vederli insieme, sorridenti al suo ingresso, le strinse il cuore. Si accomodò a tavola, con una luce velata negli occhi. Ad ogni parola della madre tratteneva il bisogno di scoppiare a piangere. Poi, decise che non voleva passare gli ultimi istanti coi suoi genitori in quel modo. Si sarebbe divertita quella sera. Li avrebbe amati. Li avrebbe abbracciati. E non ci avrebbe più pensato fino al momento prescelto. Quella sera, sarebbe stata magica. Lei, i suoi genitori e la cena di Natale.

È sera tardi. Sono sul divano con mamma, mentre papà accanto a noi sulla poltroncina sta leggendo il giornale. Il fuoco è acceso. Il camino irradia luce e calore e io mi sento una bambina piccola, mi sento come se avessi dieci anni e mamma mi racconta le storie prima di dormire. La mia casa è accogliente. Amo restare qui, vorrei starci per sempre. Se solo non avessi aperto la busta di Hogwarts sei anni fa. Adesso sarei qui, andrei all’università. Sarei una babbana. Ma come, come dimenticare gli anni di magia. Come rinunciare al MIO vero mondo. Non potrei, non potrei mai. Mia madre si è addormentata al chiarore del fuoco e papà sta bevendo un thè. Adesso, forse, è il momento. Ora posso mettere in salvo la mia famiglia.

Hermione si alzò piano, per non svegliare la madre appisolata sul divano e abbracciata a lei.

-Papà, vado un momento di sopra. Prendo una coperta per la mamma.

-Va bene cara.- Il padre alzò lo sguardo dal giornale e le sorrise. L’ultimo sorriso di suo padre. L’avrebbe ricordato per sempre. Quanto le pesava quella decisione.

Uscì dalla camera per affacciarsi e vedere se poteva agire. Erano lì, di spalle. Era il momento.

-Arrivederci Mamma. Arrivederci Papà. Fate i bravi, mi raccomando. – lacrime calde iniziarono a scorrerle dagli occhi. –Vi voglio bene.

Si sporse dalla porta.

-Oblivion.

Una scia simile ad una nebbiolina uscì dalla stanza. Hermione si voltò. Prese la borsa con le cose che si era portata da Hogwarts e uscì dalla casa. Si recò alla stazione. Di lì a poco ci sarebbe stato il prossimo treno per Londra. Era tutto calcolato.

Tra poco arriverà il treno. Papà, Mamma. Mi dispiace, ma non potevo lasciarvi correre pericoli. Non potevo accettare di stare lontano da voi sapendovi in pericolo. Mi mancherete. Sento che la mia anima si è fatto a pezzettini piccoli. Dai ventricoli del mio cuore, arriva un silenzio strano.

Adesso, era sola. Era davvero sola.

Arrivò il treno e vi salì. Lasciandosi il passato alle spalle. Lasciandosi gli anni della sua infanzia dietro. Si accorse solo dopo, prendendo posto e vedendo il suo riflesso sulla vetrata del finestrino, che stava piangendo. Chissà da quanto.

*

Hogwarts era silenziosa e stranamente vuota. Hermione si addentrò nei lunghi corridoi. Non aveva mai passato il Natale al castello. Ed era la prima volta che lo vedeva senza tutti gli studenti. Vagliò l’idea di andare a trascorrere il resto delle feste alla Tana, Ron l’aveva tartassata per vari giorni. Ma non ne aveva voglia. La mancanza di Harry quando era con Ron si sentiva ancora più di quanto era da sola. E poi, adesso, aveva la possibilità di starsene un po’ per fatti suoi. C’erano molte ricerche che voleva fare. Per prima cosa, doveva informare Harry sulle ultime novità della scuola. Doveva dirgli che era vero che i Mangiamorte avevano paura di Voldemort. Doveva dirgli che ormai erano un gruppo in divisione e scardinandoli dall’interno poteva riuscire a sconfiggerli. Aveva pensato agli Horcrux. Voleva sapere dove stava cercando. E se fossero ad Hogwarts? Harry non ci aveva pensato. Ma dove?

Pensare alla battaglia imminente le distoglieva il pensiero dai suoi genitori. Era più facile fuggire che soffermarvisi sopra. Si recò verso il dormitorio a passo svelto. Presto, avrebbe sentito Harry, ma era giunta la notte e quello che voleva fare era buttarsi alle spalle una giornata pesante.

È come quando non hai molte cose da dire. Ma molto bisogno di avere qualcuno a cui dirle. O come quando hai bisogno solo di qualcuno lì. Accanto a te. Qualcuno che ci sia. Senza necessariamente avere qualcosa da dirsi. Una specie di presenza rassicurante. Qualcuno che ci sia. A dirti andrà tutto bene. O a dirti ce la puoi fare. Ce la stai già facendo. Questo bisogno di avere qualcuno che ti dia un po’di fiducia. La costante fiducia che ti manca. O che ti viene a mancare nei momenti in cui ne avresti più bisogno. Mi sento forte e fragile. Contemporaneamente. Dove sei, quando ho bisogno di te?

Rivoltandosi tra le coperte, Hermione non riusciva ad addormentarsi. Si domandava in continuazione se avesse fatto la scelta giusta. Nessuno con cui parlare, nessuno con cui sfogarsi. Era quello il Natale che aveva scelto di passare? Non era nei suoi piani la solitudine. Doveva forse andare alla Tana? Si alzò col busto, restando seduta sul letto. Il buio intorno, nessuno che dormiva accanto a lei. Era sola. Se quel pomeriggio la solitudine era sembrata soltanto una cosa lontana ed accennata, adesso era tangibile. Lei non aveva più una famiglia. Le era stata portata via da una minaccia esterna e troppo grande. Era stata davvero una decisione giusta, quella di obliviare i suoi? Li aveva protetti dalla morte. Erano vivi. Ma cos’era adesso lei per loro? Adesso era lei ad esser morta. Si sentì pervadere dal panico. Lei era morta. Isuoi genitori non sapevano della sua esistenza. Era sola. E solo ora, nell’oscurità della sua stanza, poteva accorgersi di quanto pesanti e quanto vere fossero quelle parole che le rosicchiavano l’anima ed il cuore.

Si vestì velocemente, con un abito che le arrivava al ginocchio ma molto caldo, mise il mantello ed uscì da quella stanza. Non riusciva a stare a letto. Doveva smaltire il panico e la paura. Doveva farsi un giro. E avrebbe camminato fino a quando la stanchezza le avrebbe addormentato il cuore, in modo da non farlo più pensare.

Un’idea le balzò in mente. La torre di astronomia. Era notte. E sarebbe stata vuota. E soprattutto, nessuno ci sarebbe mai andato.

*

Nei sotterranei faceva sempre freddo di notte, ma gli studenti godevano di un riscaldamento magico che permetteva loro di dormire senza brividi gelati. Ma per Draco Malfoy, quella notte faceva troppo caldo. Come per le notti precedenti. Come per quelle che sarebbero venute dopo. Passata la giornata di Natale con il preside della scuola, aveva iniziato ad odiare la prigione che era divenuta quella scuola. I suoi amici erano partiti perle loro case, ed era rimasto solo, al buio del castello, a cercare di mettere a posto i cocci di un’anima che sembrava essersi spezzata. Incredibile, a dire il vero, pensare che Draco Malfoy potesse avere un’anima spezzata. Incredibile, in realtà, pensare che ce l‘avesse un’anima. Pensare poi che si potesse esser spezzata andava oltre ogni immaginazione. E questo lo sapeve bene lui, altero Serpeverde, abituato a non concentrarsi troppo su quello che aveva dentro, ma su quello che poteva apparire fuori. Ottimo Legilimens, superbo Occlumante,  solo e soltanto grazie alla sua capacità di indossare una maschera di piombo che nascondeva la sua vera natura. Nessuno mai, avrebbe pensato che sotto la pelle diafana e i capelli di platino ci fosse una materia più profonda. Nessuno mai, avrebbe immaginato che quegli occhi di ghiaccio nascondessero un substrato così introspettivo. Quelle pozze di ghiaccio e d’argento chiudevano dentro una realtà ben diversa da quello che il ragazzo lasciava trasparire. Erano come un cancello. Nessuno era riouscito mai a varcarlo. E lui, non aveva mai abbassato di sua spontanea volontà il ponte levatoio.

Era sveglio e accigliato. La notte era sempre troppo lunga. Di notte il suo cervello parlava sempre troppo. Era ora di metterlo a tacere. Si alzò dal letto, si vestì e uscì dai sotterranei. C’era solo un posto in cui poteva stare senza dar troppo peso al Draco interiore. Si sarebbe perso nell’orizzonte, imponendo al suo cervello un black out forzato. Avrebbe alzato il ponte levatoio anche a se stesso.

*

Aprì la porta, finalmente era arrivata. Hermione aveva salito le scale con trepidazione, voleva entrare in quella stanza che negli ultimi giorni l’aveva calmata e le aveva permesso di fermare i pensieri molesti. Poteva rilassarsi. Aveva pensato a tutto questo, quando, messo il primo piede, si era vista arrivare contro una figura d’uomo. Sgranò gli occhi –Lumos!- e Draco Malfoy le apparve davanti, più bianco di un fantasma, con la fronte corrugata e gli occhi accecati dalla luce improvvisa.

-Si può sapere cosa ci fai nel mezzo della notte qua sopra?

-Vorrei sapere cosa ci fai tu piuttosto. Questa zona è off limit per te! – Draco si era voltato di scatto mentre la porta veniva aperta alle sue spalle. E quando qualcosa iniziò ad entrare nella stanza era scattato in piedi. Alla luce della bacchetta aveva stropicciato gli occhi con le mani. Quando si abituò a quella luce che per lui fu come un lampo in pieno buio, si accorse di avere davanti l’ultima persona capace di lasciarlo stare in silenzio a contemplare il lago.

-Ehi serpe.. guarda che quello che deve restarsene nei sotterranei sei tu. Le torri lasciale a chi sa stare in alto. E poi.. ma sei qui?

-Granger ma ti sei bevuta il cervello.. è ovvio che sono qui! Sono una persona reale, non mi stai sognando, stavolta!

-Ma smettila di fare l’imbecille almeno per un momento. Io non ti ho mai sognato.- gli diede un colpo di mano alla spalla, come per allontanarlo e si poggiò sul davanzale. Prima con il busto, poi si sedette sopra, con le gambe che penzolavano all’interno ed il busto rivolto verso il cielo.

-Certo, come no.

-Intendevo dire – si fermò qualche secondo, seccata. –cosa ci fai al castello adesso? Non festeggi il Natale con i tuoi?

-Magari non sono affari tuoi, vero, Granger?

-AAAAAAAH ricominci. Scusami, se ho osato farti una domanda ovvia.

-Ovvia? È la stessa domanda che potrei fare a te, non trovi?

-Magari non sono affari tuoi, vero, Malfoy? – disse senza pensare, non accorgendosi di aver usato le stesse e identiche parole del ragazzo.

-Come sei noiosa. – la guardò in cagnesco per qualche minuto, in silenzio. Poi si avvicinò alla finestra dove Hermione era seduta. Salì sul davanzale, a mezzo metro di distanza da lei, che lo guardava fare quei movimenti senza capirci molto.

-Ti ho per caso invitato a sedere?

-Innanzitutto stai oltraggiando un posto in cui ero seduto io circa 10 minuti fa.. ma lasciamo perdere. In secondo luogo,  sei una persona terribilmente scostumata. Quindi per non fartelo notare ho fatto da solo. Ma a quanto pare ami essere insultata.

Lei non gli rispose. Stava trattenendo una  sfilza di cattivi pensieri tutti nel suo cervello. Non aveva voglia di infierire, non quella notte. Voleva starsene da sola, a pensare. Il letto e il torpore della stanza non conciliavano il sonno. Ma un bel cielo stellato e l’aria fredda le avrebbero giovato. Se fosse stata da sola. Ma a quanto pare, il destino non era affatto dalla sua parte.

Rimasero in silenzio per qualche minuto. Draco arrotolava un pezzettino di carta tra le dita, Hermione guardava il lago fuori dalla finestra. Non era imbarazzo, né mancanza di argomenti. Restarono in silenzio, perché era di quello che avevano bisogno in quel momento.

-E Weasley? Che fine ha fatto? Come mai non è con te?

Hermione fu ridestata così improvvisamente e senza preavviso dalla voce di Draco che ci mise un secondo a capire cosa le stesse dicendo. Poi, gli rispose accigliata.

-Sai, ha una famiglia.. le persone a Natale vogliono stare coi loro cari e non da soli come asociali senza recupero in fase di ristoro.

Draco spalancò gli occhi. Eccome se lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Il natale gli era sempre piaciuto per quello. Fino a quell’anno.

-Senti, scusami. Questa era gratuita. Sono una scema. Scusa.

Hermione si diede uno scappellotto in fronte da sola. Ci era andata giù pesante, senza motivo. Era sbottata così, senza istigazione. Semplicemente. E poi, aveva messo in mezzo la famiglia, senza pensare che era proprio quello che Draco non aveva. Una famiglia. Ma d’altronde, nemmeno lei ora. Non più.

Draco la guardò stupito. Quella ragazza, ora ne era davvero convinto, aveva qualche rotella fuori posto.

-Asociali senza recupero in fase di ristoro con un futuro da pensionati in vestaglia, direi.

Hermione lo guardò incredula. Malfoy le stava tirando su il morale?

Iniziò a ridere. Si illuminò in una risata sonora, liberatrice. Non rideva da quanto? Tre mesi? Sentire il suono gutturale della sua voce le ricordò una vecchia Hermione. Quella che non aveva paura di niente. Quella sempre coraggiosa. Quella che non si abbatteva mai. Le mancava la sua vecchia sé. Quella nuova, faceva schifo.

Draco la guardò ridere senza freni. Il suo viso si aprì nella prima vera risata mai vista sul volto della Grifondoro. Era strana, mentre rideva. Gli occhi le si allungavano e l’espressione le si illuminava. Non era un ghigno di scherno. Era una risata bella e buona. Grassa. Sonora. La guardò consumarsi nella sua gola. Mentre rideva era strana. Diversa. Era.. bella? Nello stesso momento in cui pensò a quell’ultimo aggettivo, provò orrore. Hermione Granger poteva essere di tutto. Saccente, arrogante, viziata, presuntuosa, irriverente, lingua lunga, scorbutica, tagliente, una piccola so-tutto-io. Ma non era bella. A cosa stava pensando?

Le divagazioni mentali di Draco furono subito interrotte dalla voce della ragazza.

-Ron è con la famiglia. A Natale.

-Pensavo stessi con lui. Insomma. È il tuo ragazzo.

-RONALD WEASLEY NON è IL MIO RAGAZZO!

Come non detto. Non faceva in tempo ad apprezzare un minimo di lei che subito doveva ricredersi. Quella ragazza era un serpente velenoso.

-Sarà. Ma ti segue come la tua ombra, quindi viene spontaneo pensarlo!

-Chi è che lo pensa?- strabuzzò gli occhi. Era sicura che se non fosse stata seduta sarebbe caduta a terra!

-Sveglia Granger! Tutta la scuola lo sa!

-CHE COS..?- Hermione non aveva parole. Tutta la scuola? Tutta la scuola pensava che lei e Ron fossero fidanzati?

-Dai Granger, non fare la gnorri! Se siete fidanzati a me non importa mica! –

-Ti ripeto che non stanno così le cose!

-Allora come stanno?-  fece lui perplesso. Non gliene importava niente di quei due, ma adesso voleva capire se era lui che aveva le visioni o davvero erano due idioti che non capivano niente l’uno dell’altra.

-Ma a te che importa? Perché non ti fai gli affaracci tuoi?

-È tardi e non riesco a dormire. E poi sono qui sopra, dovrò pur passare il tempo in qualche modo, non credi?

-Beh, trovati un passatempo diverso dalla mia vita privata.

-D’accordo, ma non ti scaldare. Non mi importa un accidenti di quello che combinate tu e Lenticchia!

-NOI NON COMBINIAMO NIENTE! NIENTE! SIAMO SOLO AMICI.. SOLO AMICI! – eccola di nuovo, che sbottava. Ormai Draco ci stava quasi per fare l’abitudine. Un secondo prima rideva, poi si arrabbiava. Poi rideva di nuovo. Quella ragazza, era pazza.

-Ok, ok, non c’è bisogno di urlare. Se non vuoi parlare di Lenticchia, non parlare di Lenticchia.

-Ecco!

-Bene!

-Magnifico!

-Perfetto!

Stettero qualche secondo in silenzio.  Ma Draco Malfoy non poteva farsi spegnere in quel modo. Non da Hermione Granger.

-E scusa, ma allora perché siete sempre appiccicati?- chiese senza pensarci troppo. Era una domanda naturale.

-Ma sarai mica geloso?

-Io! Figurati! Geloso di Lenticchia! Ahahahah non farmi ridere! – si sbellicò dalle risate,mantenendosi l’addome con le mani e piegandosi in due, come per dare enfasi a qualcosa di particolarmente assurdo.

-Malfoy, smettila di fare il deficiente! Non fa ridere!- rispose lei, ormai irritata al massimo. Gli avrebbe schiacciato la testa contro il muro se non fossero stati a scuola!

Malfoy si ricompose in un lampo e divenne serio -E tu smettila di rispondere ad ogni mia domanda con altre domande, per altro stupide!

Hermione lo guardò irritata. Poi si voltò verso il cielo. C’era la luna piena. E nessuna stella intorno. Solo la luna. Draco si stava ancora scompisciando da solo per l’affermazione della ragazza. Era ovvio che non era geloso di Lenticchia. Per prima cosa e di questo ne era assolutamente sicuro, non poteva essere geloso della Granger, anzi, non gliene poteva fregare di meno, in realtà. E poi. Stavano parlando di Lenticchia. Nessuno era geloso di lui. E come al solito, il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalla ragazza. Guardava ancora fuori, come per paura di quello che stava per dire. Come se stesse cercando in sé del coraggio. Guardava fuori, perché se l’avesse guardato in faccia avrebbe perso l’occasione di dirlo ad alta voce.

- Solo perché sono lì per lui tutto il tempo, non vuol dire che può darmi per scontato.

E a quel punto, si girò verso di lui.

-Caspita Granger, siamo messi male lì dentro!

-Dentro dove?

-In quella melma che hai al posto dell’anima!

Hermione gli sorrise flebilmente. Non le pareva che Malfoy stesse messo meglio.

-Beh, sempre meglio di come stai messo tu!

-Ti sbagli. – la sua voce si era fatta improvvisamente dura. – Io non perdo tempo dietro a simili sciocchezze. Ho altro a cui pensare. In più credo di non averla nemmeno più un’anima. Quindi, non c’è proprio nulla da metter male in me.

Hermione lo guardò. Era vero, Malfoy era messo proprio male.

-Sai Malfoy, se non hai anima, e ne sei cosciente, allora ti resta ancora dell’anima.

-Bah. La mia vita è come le montagne russe. Non ho il tempo di preoccuparmene, adesso. Sono troppo intento a restarmene qui per salvare quel po’ che mi è rimasto di me. Non so nemmeno perché ci resto in questa scuola. Forse perché è il solo posto in cui posso essere me stesso. - questa volta era lui a guardare fuori. Non voleva guardare gli occhi della ragazza su di lui.

-Non è quello che sei che ti trattiene. E' ciò che pensi di non essere. E questo vale anche per me. Vale per tutti.

Hermione spostò lo sguardo dal ragazzo che aveva di fronte. Iniziò a guardare il buio del parco. La macchia nera che era il lago. La densità della foresta.

-Sai Granger, sei criptica come una sibilla. È meglio che me ne vada a letto, prima che Piton venga a controllarmi e pensi che sono scappato per tagliarmi le vene.

-Faresti una cosa così babbana per ucciderti?

-Certo che no. Ma dico, Granger, ti sei bevuta il cervello?

-Beh, come ti dicevo, anche tu stai messo proprio male.

-Naaa.. stai messa peggio tu! - Scese dal davanzale con un salto e si avviò verso la porta - Io non ho mica problemi con Lenticchia. Stai messa male, Granger.

-Ma smettila!

-Smettila tu! Che ci posso fare se hai qualcosa che non ti funziona in testa?

-Si chiama cervello! Ed è quello che a te manca completamente.

-Ecco, come non detto. Meno male che sei così scorbutica, iniziavo a pensare che ti stessi innamorando di me!

-Ma ti senti? Sei un egocentrico senza speranze! Per tua informazione Narciso Malfoy, io non potrei mai innamorarmi di un presuntuoso, arrogante, vanesio, saccente, scorbutico stupido come te!

-Fantastico! Allora.. beh. Buonanotte Granger, me ne vado, prima che inizi ad implorarmi di portarti con me!

Hermione gli lanciò immediatamente una scarpa contro –Buonanotte, cretino!- e Draco di tirò dietro la porta per non farsi colpire e svanì sulla grossa rampa di scale a chiocciola.

Seduta su quel davanzale, Hermione non riusciva a credere alle sue orecchie. Possibile che quel ragazzo riusciva a trarre fuori il lato più isterico che aveva? Era una cosa assurda! Ma cosa che constatò gradevolmente, le  era finalmente venuto sonno. Aspettò altri dieci minuti, per assicurarsi di non incontrarlo mentre tornava alla torre di Grifondoro, scese dal davanzale e si avviò a letto, leggermente più leggera, leggermente più serena. Ma con un pensiero abbastanza chiaro in mente. Sei un idiota, Malfoy!

L'angolo dell'autrice:

Ecccccccomi! Mi scuso per il terribile ritardo D: ma non ho avuto davvero tempo ^^'
spero mi sia fatta perdonare con questo capitolo nuovo :) e spero vi sia piaciuto, perchè ho iniziato finalmente a far avvicinare Herm e Draco e credetemi, non far trasparire troppo da entrambi è stata la cosa più difficile del mondo. Quindi, spero sia rimasta, in character xD 
vi prometto che il prossimo non tarderà così tanto :) e spero di non avervi annoiato o deluso! Vi ringrazio nuovamente per le scorse recensioni, siete carinissime e dolcissime! Inoltre invito le lettrici a scrivermi :D mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, davvero! :)
un bacio:*

Slab*

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Capitolo 19
*** The dark side of the moon ***


The dark side of the moon

Prender l’armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli.
William Shakespeare, da “Amleto”

Avere un castello tutto per sé significava essere completamente liberi di fare, andare, guardare quello che le pareva e piaceva. Hermione non era mai stata da sola ad Hogwarts prima di allora, e se prima poteva credere di impazzire per quanto era desolato quel posto senza troppi studenti, adesso lo preferiva decisamente. La colazione era più buona, senza Ron nelle orecchie che diceva cose ovvie. I prati erano bellissimi su cui stendersi e riposare dopo pranzo. Anche il campo da Quidditch era qualcosa di spettacolare senza ragazzi strillanti e gente che cadeva dalla scopa senza capire come. Era tutto diverso, a cominciare dal mattino. E quella mattina, ad una settimana dal ritorno degli altri a scuola, si accorse quanto la sua nuova sé poteva sopportare. E dentro di lei, la vecchia Hermione aveva già iniziato a disapprovare. Mai fregarsene della propria coscienza. Soprattutto quando questa ti diceva di stare alla larga da Draco Malfoy.

Hermione si trovava di fianco a Draco, nell'ufficio del Preside. Era stata interrotta bruscamente dal ragazzo durante la colazione e reprimendo un istito omicida che la invitava a lanciargli dietro la tazza coi cereali, lo seguì con riluttanza, sperando che quella visita dal preside finisse il più presto possibile.

-Vi ho convocati qui perché siete gli unici due caposcuola già rientrati.

-Tecnicamente preside, io non sono mai uscito.- rispose con prontezza Draco. Il tono era sarcastico. Particolarmente sarcastico.

-Sottigliezze, Draco.

-Professore, posso capire anche io il motivo della mia convocazione? – Hermione guardava accigliata il professore che aveva imparato ad odiare più di tutti. Non si era mai messa contro un professore, ma Piton per lei rappresentava la quintessenza dell’odio. Anzi, no. Era l’odio fatto persona.

-Ebbene, Signorina Granger. Probabilmente sapete che a fine anno ci saranno i G.U.F.O  dei ragazzi del quinto anno.

-Professore, è ovvio che lo sappiamo. Li abbiamo fatti anche noi!

-Signorina Granger, lei trova compiacimento nell’essere un’altezzosa so-tutto-io?- Piton la guardava come il rifiuto più disgustoso esposto su un cumulo di immondizia. Hermione stava per ribattere. Ma Malfoy la precedette.

Malfoy? La precedeva in un’offesa a Piton?

-Quello che la Granger vuole dire.. – e le rifilò uno sguardo di rimprovero tornando a guardare poi il professore -  è che.. non capisco perché dovrebbe interessarci.

Piton squadrò Draco per qualche minuto. Il suo pupillo stava appoggiando la mezzosangue?

-Draco. Voi siete Prefetti. E i prefetti custodiscono l’ordine e la disciplina.

I ragazzi lo guardavano. Non stavano capendo niente di tutto ciò che il professore credeva di fargli intendere con i suoi sguardi sibillini.

-Professore, io temo di non comprendere pienamente quello che vuole dirci.

Piton li guardò come sefossero due menomati. E con l’aria di uno che pensa”devo-spiegarvi-sempre-tutto-io!” iniziò a svelare quello che intendeva – Voglio dirvi… che i ragazzi del quinto anno dovranno fare pozioni. E le pozioni da fare ristagneranno in un calderone. I calderoni sono messi in bella mostra. Ricordate ai vostri esami? – I ragazzi annuirono. Nell’aula di pozioni quel giorno c’erano calderoni colmi di pozioni in ogni angolo della stanza,  a ridosso di tutte le pareti. Era una festa, di calderoni. Le parole del professore li riportarono al presente. – Quelle pozioni vanno preparate. I prefetti del settimo anno lo fanno. In riunioni durante l’anno. Ma voi siete qui, e siete privilegiatissimi. Essere un prefetto significa avere grande autorità, sacrificare il tempo libero e lo studio per la scuola. Ma voi che siete rientrati prima dalle vacanze.. sì, lo so Draco, non c’è bisogno che tu mi dica che non sei uscito – distolse lo sguardo dal Serpeverde che stava per ribattere prontamente, per posarlo sugli ingredienti dentro la dispensa vicina al ragazzo – visto che siete tornati prima avete la possibilità quest’anno di non sacrificare il vostro studio,  ma solo il vostro tempo libero.

I ragazzi lo guardarono perplessi. In pratica, avrebbero dovuto lavorare mentre gli altri prefetti erano a casa a riposarsi, per far guadagnare ristoro e tempo libero durante l’anno a tutti?

-Ovviamente potete anche rifiutare. Ma ricordatevi che voi avete i M.A.G.O. quest’anno. E una cosa in meno da fare potrebbe essere estremamente importante durante il periodo esami. Non è vero, Signorina Granger?

Lo sguardo di Piton si posò sulla Grifondoro che lo ascoltava attentamente. Non doveva fare pressing psicologico per convincerla a collaborare. Lo aveva già fatto. E non c’entravano i M.A.G.O. Non c’entrava il tempo libero. Se non avesse fatto qualcosa in quell’ultima settimana di attesa delle lezioni sarebbe impazzita. Aveva letto già tutti i libri che si era riproposta prima di partire. I compiti lo aveva finiti prima di Natale. E adesso le rimaneva soltanto pensare ai suoi genitori, ad Harry, a Ron e a come maltrattare Malfoy. Ecco perché accolse di buon grado la proposta. Avrebbe avuto la mente occupata.

-Certo professore. - rispose meccanicamente. 

Il professore spostò lo sguardo sul serpeverde -Malfoy?

-Sissignore. - non potè fare altro che accettare, per non sembrare quello che non voleva studiare. In confronto alla Grifondoro.

Il professore li squadrò entrambi. Possibile che non urlavano, non si accapigliavano, non sbraitavano? Nessun commento acido? Nesuna resistenza? Accettavano di collaborare così? Senza nemmeno un cenno di diniego? Per tutte le civette. Il mondo stava davvero capovolgendosi.

-Perfetto. Allora questa è la lista degli ingredienti, potrete trovarli nella mia dispensa, non è il caso di andare ad Hogsmade, in questi tempi. – guardò i ragazzi cercando di nascondere l'urgenzae la preoccupazione nella sua voce. – Questa è la lista delle pozioni. In una settimana potrete farne almeno dieci.

-Signore, posso farle una domanda?

-Dimmi Draco.

-Dove pensa che dovremmo fare questo lavoro?

-Ma è ovvio che sarà qui. Qui i calderoni. Qui gli ingredienti. – li squadrò per qualche secondo. –Comincerete domattina. Intesi? – rivolse il suo sguardo ad Hermione.

-Certamente, preside – lei sottolineò l’ultima parola.

Il professore costeggiò la cattedra con i fogli degli ingredienti, e si lasciò cadere sulla sedia che stava dietro. Si passò una mano tra i capelli neri come il piombio e posò lo sguardo sulle carte davanti a sé. Aveva una cera particolarmente pallida e due occhiaie che si estendevano dagli occhi fino all’emicanto laterale dell’occhio.

Ad Hermione parve estremamente stanco. E per un secondo, provò compassione per quell’uomo. Ma durò solo un attimo.  Perché poi si ricordò chi aveva davanti. Un assassino. E non meritava niente. Nemmeno la sua compassione.

Piton restò seduto per qualche minuto, poi alzò la testa e li vide davanti al tavolo che lo fissavano.

-Allora? Che ci fate ancora qui? Andate!

I ragazzi scattarono verso la direzione della porta. Mentre aprivano la maniglia si lanciarono uno sguardo di sottecchi.

-Draco?

Lui si girò di scatto, distogliendolo sguardo dalla ragazza.

-Sì, Signore?

-Resta un attimo.

Hermione si voltò ed uscì dalla stanza.

Draco rimase alla porta, girato verso il professore che l’aveva appena chiamato.

-Tutto bene con la Granger?

A Draco quella domanda parve strana. Molto strana. –Sì, Signore.

-Sicuro? Non è che avete litigato?

-No professore.

-Mi era sembrata una situazione strana quella di prima. – Piton lo guardò. E si avvicinò.

-Professore, so combattermele da solo le mie battaglie- rispose il ragazzo accigliato.

-Non ne dubito. Beh, allora penso che sia tutto apposto – disse il professore, ormai fermato nel suo tentativo di capire cosa stava succedendo in quella testa bionda.

-Tutto ok, signore.

-Bene. Allora puoi andare. Mi raccomando, Draco. Mi fido di te.

Il ragazzo lo guardò in modo irreprensibile. –Ehm, grazie Signore. Farò del mio meglio. - e si lasciò alle spalle il preside, chiudendo la porta e avviandosi verso la Sala Grande. Era quasi ora di pranzo. E aveva fame. Finalmente, aveva fame.

*

Dopo un pomeriggio passato a mille e un modo per distruggere verbalmente Draco Mlafoy, Hermione Granger decise che era il caso di chiamare Harry per aggiornarlo sulle ultime novità del castello. Decise di dirgli anche dei suoi genitori e della sua decisione di non passare il Natale alla tana.

-Non riesco ancora a spiegarmi per quale motivo tu non sia andata alla Tana, però. – Harry la guardava dallo specchio con voce indagatoria. Lei non aveva voglia di sentirsi fare una ramanzina, quindi decise di dirgli quante più poche cose possibili.

-Harry, avevo voglia di stare da sola.

-Non pensi che è il modo migliore di sentirsi soli, quello di stare da soli?

Hermione sorrise ad un Harry sempre troppo comprensivo – Lo sai, mi manchi.

-Mi manchi anche tu Hermione.  Ma non penso ci rivedremo tra tanto.

-Torni al castello? Torni ad Hogwarts?- Hermione saltò dal letto eccitata, portando con lei lo specchio. Harry la vide a più riprese, stava facendo un tale baccano, come quando zio Vernon cercava di riprendere con la telecamera Dudley ma non era in grado di restare fermo con la mano e il video era come se montato su un battello in un mare in tempesta.

-Hermione, se non ti fermi vomiterò per mal di mare sulla terraferma!

-Ahahah, scusami Harry, ma non sono riuscita a controllare lo slancio.. Quindi, tornerai?

-Tornerò, ma non so quando. Ho varie idee a proposito. Ma non starò qui a decantartele perché non sono sicuro. – le sorrise dallo specchio.

In quei mesi di lontananza, Hermione aveva imparato a non chiedere troppo al suo amico. Quindi lasciò le sue idee nella testa del ragazzo, sapeva che se fosse stato sicuro di qualcosa gliel’avrebbe detto subito.

-Ma quindi, fammi capire, tu e Ron avete litigato di nuovo?

-No. Mai come questo periodo il nostro rapporto è limpido e senza incrinazioni.- mentiva. E sapeva che Harry se n’era accorto. Limpido, sì. Apparentemente perfetto. Niente litigate, niente inclinazioni. Ma perché lei aveva smesso di voler trovare il buono in quel legame. Aveva smesso di considerarlo un legame che andava oltre qualsiasi cosa. Aveva smesso. E aveva iniziato a vedere Ron così come era. Mai fare di una persona la propria priorità se quella nemmeno ti considera una possibilità. E per Ron, l’aveva capito. Non erauna priorità ma una possibilità molto remota, che veniva dietro qualcun’altra di più succulenta.

-Hermione? Io parlo anche con lui.

-E cosa ti avrebbe detto di preciso, Ronald?

-Sai che non posso dirti quello che mi dice. Sarebbe sleale e moralmente ingiusto.

-Ma dai, Harry. Se c’è qualcosa che non va tra noi, perché non è venuto a dirmelo!

-Ma lo sai com’è Ron!

-Hai ragione.. lo so.

Eccome se lo sapeva. Lo sapeva bene. E sapeva anche che non l’avrebbe più accettato. Non a discapito della sua felicità. Non più, almeno.

-Sai che ti dico? Sono proprio felice di fare questo compito per Piton. Finalmente smetterò di trascinarmi tra la biblioteca e i vari pasti come uno zombi!

-L’unica pecca è..Malfoy!

-Già! – sorrise al ragazzo. Forse non era tanto sbagliato dirglielo. –Harry, secondo te la gente può cambiare?

-Certo, se non si tratta di Malfoy.

-Ahahah! E invece secondo me, qualcosa è cambiato in lui, dopo la morte della madre.

-Hermione, non voglio finire con dirti ‘te l’avevo detto’ quando te ne accorgerai. Ma Malfoy è una delle classiche persone che non cambieranno mai. Ce l’ha nel codice genetico quello di essere una serpe!

-Sarà come dici tu, ma mi dà l’impressione di una persona molto sola.

Hermione iniziò a guardare Harry in modo pensante.

-Sola, è ovvio. È da solo! Ma aspetta che torneranno gli altri mangiamorte.

-Forse hai ragione. Intanto domani starò con lui a fare quelle pozioni, e so già che mi riempirà di insulti, come il suo solito.

-Beh, non sarebbe Malfoy, se non lo facesse.

-Già! – risero, raccontandosi di quando Moody lo trasformò in furetto e di quando nella foresta durante il primo anno, aveva così paura che si attaccò a Thor, il cagnone di Hagrid.

-Penso che io me ne vado a letto, ora.

-Va bene Herm. Io anche credo che mi metterò a dormire – le sorrise come un fratello – Hermione?

-Dimmi, Harry.

-Qualunque cosa succederà con Malfoy, mi prometti che starai attenta e non cercherai guai?

-Ma certo Harry. Non sono io a cercare lui, è lui che mi compare davanti all’improvviso.

-Ahahah , d’accordo. Ma promettimi che starai alla larga dalle sue macchinazioni.

-Te lo prometto.

-Spero davvero che sia cambiato, come dici tu. Ma non ci metterei troppo presto la mano sul fuoco.

-Va bene, Harry. Starò attenta.

Parlarono per qualche minuto ancora. Si salutarono e chiusero la comunicazione. Hermione era così stanca che avrebbe dormito per un anno intero. E la cosa era paradossale. Non stava facendo letteralmente niente in quei giorni, eppure si sentiva esausta. Si raggomitolò nel letto, cercando di non pensare a quello che le aveva appena detto Harry. Sentì l’amico più vicino, ma di una cosa era sicura. Malfoy, Draco Malfoy, non era più lo stesso di un anno prima. Che fosse cambiato in meglio o in peggio ancora non lo sapeva. Ma non era più lo stesso ragazzo che era a settembre.

 
*

Svegliarsi la mattina dopo una notte di agitazione e sudore non poteva essere che la soluzione migliore, pensò Draco Malfoy. Si vestì in fretta e in fretta scese a fare colazione. Quel giorno avrebbe dovuto fare le pozioni per Piton e nonostante la noia di sentire la Granger nelle orecchie per tutto il giorno, era grato alla ragazza per aver accettato, perché avrebbe messo a tacere il cervello per qualche ora.

Si precipitò davanti all’ufficio del preside e vide la Grifondoro aspettare impaziente.

-Buongiorno Granger, che è successo, non ti fanno entrare?

La ragazza lo guardò torva – Buongiorno. Il professore mi ha detto di aspettarti qui fuori. Quanto.diavolo.ci.hai.messo?

Dracola guardò. Era accigliata e nervosa. Non potè fare a meno che sorridere con il suo solito ghigno. La giornata cominciava proprio bene –Cosa c’è? Scesa dal letto col piede storto?

Hermione irritata già di prima mattina, gli restituì uno sguardo torvo – Vederti così presto mi irrita.. in più sei un ritardatario cronico!– per lei,  la giornata non poteva che cominciare peggio.

Draco la scrutò – Lo sai, Granger, che quando sei assonnata somigli ad uno scoiattolo?

-Per prima cosa, non sono assonnata! – lo fulminò con gli occhi. – E poi.. che faccia avrebbe uno scoiattolo?

-La tua.

-Sei un idiota, Malfoy!

-E tu sei uno scoiattolo. Guarda, hai anche le briciole sulla maglia! Ma non sai mangiare? – tolse una briciola dal collo alto del dolcevita.

Vista da fuori, sarebbe stata una scena piuttosto idilliaca. Ma Hermione stava per esplodere.

-Toglimi le mani di dosso, Malfoy!

-Ti stavo solo togliendo una briciola. Sai che figura ci faccio io se vieni in giro con la sbavatura della colazione addosso!

-Ah! Malfoy! Ma quando finisce questa giornata?

Continuarono a battibeccare per qualche minuto,. Malfoy aveva messo su il suo tipico ghigno. Era divertente, torturare la Granger. Ed era ancora più divertente vederla innervosirsi.

Dopo quello che per Hermione parve un’eternità, ma in realtà erano 10 minuti,  Piton aprì la porta.

-Ah. Siete qui. Bene. Entrate.

I ragazzi si accomodarono. Il prof diede loro le istruzioni e gli ingredienti.

-Ci vediamo in serata. Io ho da sbrigare cose per la scuola.

E scomparve con il suo mantello nero.

Draco si rivolse ad Hermione con tono divertito –Granger, sei in grado di fare queste pozioni?

-Malfoy! Cosa ti fa pensare che io non sappia già farle?

-Non so, un presentimento. – sghignazzava

Ma che furetto idiota! Ma come si permette! Adesso gli faccio vedere io!

 -Malfoy! Facciamo la pozione Polisucco!

-Granger, stai scherzando col fuoco! Io sono il maestro delle pozioni!

Hermione ce l’aveva nel sacco. Un Narciso e superbo come lui, non poteva non accettare il guanto di sfida.

-Sono sicura che sei un mollaccione, invece. È una pozione avanzata. – disse lei in modo indifferente.

-Granger, smettila. Facciamo questa pozione polisucco e ti farò vedere io di cosa sono capace.

Iniziarono a preparare gli ingredienti.

Hermione si voltò a guardarlo, e gli sorrise in modo affettuoso.

- Malfoy, mi passeresti per favore un po’ di Gelsolina in polvere? 

Lui la guardò torvo - Zannuta, la prossima volta impara a prenderti le cose da sola. - C’era un qualcosa di morbido nel suo tono, come se volesse prenderla in giro bonariamente. 

Nel momento in cui le loro mani si sfiorarono appena, Hermione ritrasse la sua violentemente.

-Cos’hai Granger, ti emozioni al mio tocco?

-Idiota, ho avuto come una scossa!- era vero, ma ciò non le impedì di arrossire lo stesso.

-Lo so, succede. Il mio contatto ha elettrizzato molta gente.

-Ma perché io ci parlo anche con te? Si chiama elettricità. Oggi è una giornata piuttosto umida.

-Basta blaterare cose da babbana, Granger. Non fai altro che indispettirmi in questo modo!

-Lo sai Malfoy, restare chiuso qui dentro ti rende ancora più odioso e irritante!

Lui la guardò indifferente.- Sempre meglio che essere una gallina starnazzante!

-Le galline non starnazzano, furetto! Quelle sono lo oche.

-Ok, allora, mia cara professoressa. Sempre meglio che essere un’oca!

-Bah, sei acido come uno jogurt scaduto. Lo sai che ti ci vorrebbe? – Hermione ebbe un’idea in mente, ma sapeva benissimo che Draco avrebbe denigrato subito la cosa.

-Cosa, Granger? – La guardava stupito. Adesso faceva anche proposte di sollevamento umorale?

-Un giro a Londra!

-Apri le orecchie Granger, hai sentito Piton, non si può andare ad Hogsmade di questi tempi! Cavolo Granger, ma non ascolti quando ti parlano?

-Frena Serpe, intendevo la Londra babbana!

-CHE COSA? TU SEI IMPAZZITA! IO NON METTERò MAI PIEDE IN QUEL POSTO!

-Va bene, se vuoi restare in questo castello per il resto dei tuoi giorni! Contento tu.. io esco quando e quanto mi pare!

La ragazza lo guardò magnetica. Possibile che per uscire da lì doveva chiedere aiuto ad una semi babbana? E andarsene per vie babbane? Dov’era finito il suo mondo magico? La guardò mescolare la pozione polisucco, mentre si arrovellava il cervello sul da farsi. Quel castello era diventata la sua prigione.

-E sentiamo, questa Londra babbana – fece una smorfia al sol sentire la sua voce pronunciare quell’aggettivo – cos’ha da offrire?

-Cosa ti importa Malfoy, hai detto che non ci metterai piede – staccò gli occhi dal calderone e lo fissò. Prima distrattamente, poi i suoi occhi e la sua bocca si incurvarono in un ghigno degno del suo interlocutore – tu ci stai pensando! Stai pensando di accettare la proposta!

-Frena zannuta! Sto solo vagliando le mie possibilità!

-Vediamo, restare al castello, venire a Londra, restare al castello e…. oh, sì! Restare al castello! Hai un mucchio di opzioni Malfoy!

La Granger aveva ragione. Non aveva opzioni. Se voleva uscire da lì e voleva farlo davvero, doveva solo assecondarla.

-C’è un unico e solo problema. Come ci andiamo, in questo posto!

-Sai, sei l’unica persona che al pensiero di andare a Londra si fa venire i problemi e i patemi d’animo e la chiama ‘questo posto’… ma cos’hai nel cervello?

-Quel po’ di sale in zucca che manca a te, a quanto pare.

Hermione pensò un attimo. Non aveva pensato a come andarci. Guardando il calderone, poi, trovò il modo.

-Ho trovato!

-è inutile che pensi alla smaterializzazione, non ci si può smaterializzare nei confini di Hogwarts! Ma non hai mai letto Storia della Magia?

-Zitto Malfoy! Non intendevo materializzarmi nei confini di Hogwarts. C’è un solo posto in cui possiamo andare. – attese un secondo, per dare enfasi a quello che stava per dire. Il ragazzo la guardava con interesse sommesso – alla Stamberga Strillante!

-Ala stamb.. alla stamberg.. alla… Ma dico Granger, ti sei bevuta il cervello?

-Paura Malfoy? – gli lanciò la sfida.

-Io? Nei tuoi sogni, zannuta!

-Allora accetti?

-Accetto. Quando dovremmo andarci?

-Che ne dici di .. – lo guardò fisso negli occhi. Cioccolato nella nebbia. – Adesso?

-Adesso? – il ragazzo sembrava titubante. – dopo una mattinata intera con te, dovrei passare anche il pomeriggio?

-Ma lo sai che sei davvero insopportabile? Sa io che ti dico, restatene qui da solo! Io mi troverò un passatempo diverso !

Draco la guardò imbronciarsi e mettere il muso. La vide tornare alla pozione e mescolare febbrilmente. Non voleva darlo a vedere,ma se n’era accorto che lo voleva cruciare con il respiro. Le fece una strana sensazione, vederla sbuffare confondendo il suo fiato con i vapori del calderone. Era … divertente. Imbronciata, Hermione Jane Granger, era divertente. Fece un ghigno. E lei, se ne accorse subito.

-Cos’hai da ghignare ora?

-Niente – disse alla riccia che appariva particolarmente infastidita – pensavo che tutto sommato, farò questo sacrificio e ti porterò nella Londra Babbana.

-Mettiamo in chiaro le cose. Sono io che porto te.

-D’accordo, come vuoi. – la guardò di sottecchi. Il suo viso si era disteso in un sorriso sereno. E di nuovo quella sensazione allo stomaco. Quella ragazza e quel sorriso. Era.. bella? Scosse la testa come per far cadere un pensiero scomodo. -Allora andiamo? – le chiese, per interrompere il flusso mentale che aveva in testa.

-E la pozione?

-Stai cambiando idea, Granger? – stavolta fu lui a lanciarle la sfida.

-Certo che no! E poi – rivolse lo sguardo al calderone. – la pozione ha bisogno di bollire per un mese. Quindi sta bene dove sta.

Posarono gli attrezzi, lasciarono le pozioni a riposare. Se Piton avesse saputo quello che avevano in mente li avrebbe trucidati. Ma non lo sapeva. E se fosse andato nel suo uffico a vedere come procedevano le cose, avrebbe visto calderoni fumanti e avrebbe pensato che i due ragazzi si stessero prendendo qualche ora di riposo in attesa delle bolliture. Uscirono dal castello e si diressero verso il platano picchiatore. Entrarono nel passaggio segreto

-Ma che diavolo è?

-Io ti sto svelando troppe cose Malfoy!

Lui la guardo con un ghigno che lasciava intendere “non-sai-quanto-è-vero” e si ritrovarono nell’edificio della Stamberga Strillante.

-Sei pronto? - gli disse lei.

-Io sono sempre pronto.

-Ok. – evitò di fare commenti. – allora pensa a Piccadilly Circus.

-Vuoi portarmi in una piazzetta desolata?

-Non ti sto portando in una piazzetta desolata, Malfoy! Ti sto portando nel cuore di Londra.

E si smaterializzarono. Pop.

*

Piccadilly Circus era uno spettacolo. Era quasi sera e le luci dei megaschermi proiettavano sulla piazzetta tutti i loro colori. Una festa di suoni e immagini vorticava nell’aria. Il natale londinese era qualcosa di magico. Senza magia.

Non era dello stesso avviso Draco Malfoy, che invece se ne stava imbronciato a guardare quei maxischermi senza capirne molto.

-È magia?

-No, Malfoy! Si chiamano schermi televisivi.

-Schermi?

-Televisivi. Cavoli Malfoy, non hai mai visto la televisione?

-Granger, io ho avuto altro da fare che vedere la tevelisione! – annunciò imbronciato

Hermione lo guardò un attimo e poi scoppiò in una sonora, grassa risata .

-Ed ora cos’hai da ridere?

-Potresti.. ripetere?

-Cosa?

-Quello che hai detto due minuti fa!

-Che io ho avuto troppo da fare per accorgermi dell’invenzione della tevelisione?

Hermione lo guardò e scoppiò di nuovo a ridere.

-Andiamo Granger, così mi fai innervosire! Si può sapere cosa diavolo hai da ridere?!?

- Si dice TE-LE-VI-SIO-NE! E non tevelisione!

Lui la guardò accigliato. Quella ragazza lo stava prendendo in giro per una cosa babbana! – Al diavolo come si dice! Me ne infischio! – Mise il broncio.

Hermione non potè far altro che ridere come una matta. Prendere in giro Malfoy su cose babbane era qualcosa di davvero risollevante. Guardò il ragazzo incrociare le braccia a mo’ di broncio. Ma un secondo dopo vide un autobus per Westminister passare dietro di lui. Lo afferrò per un braccio e lo catapultò sul mezzo che stava per ripartire.

-Granger! La prossima volta esigo che mi sia chiesto se voglio o non salire su mezzi rossi, giganti e altamente instabili! Dovrebbero abolirli!

-Aboilirli? Ahahauah! Ma dove hai vissuto fino ad ora Malfoy! Gli autobus a due piani sono una delle attrattive londinesi per cui gli inglesi vanno molto fieri!

-Vuoi dire i babbani!

-Dì quello che vuoi, ma smettila di insultarli, adesso sei tu in territorio nemico.- gli ricambiò un sorriso a trentadue denti.

Draco non aveva nessuna idea di cosa ci trovassero i babbani in quei mostri mangiapersone rossi, sapeva solo che erano orribili e che gli autisti avrebbero fatto bene ad andare a lezione di guida, perchè gli stava venendo da vomitare. Scesero a Camden Town, perchè Hermione voleva fargli vedere i mercati  babbani. Dopo una serie di insulti lanciati a qualche babbano che lo spingeva  di lato  e dopo aver minacciato di avadakedavrizzarli tutti tentando anche di cacciare la bacchetta, Hermione fu felice di constatare che anche Malfoy sapeva divertirsi. Scoppiò a ridere davanti ad un mimo che faceva le facce buffe, si meravigliò a vedere tante Vespe  infilate una affianco all'altra a formare sedie su cui sedersi e mangiare, rimase allucinato dalle luci psichedeliche della via con i palazzi dalle facciate spettacolari. Quindi Hermione, decise di finire il giro con un tocco di classe.

-Dove stiamo andando Granger?

-è una sorpresa, Malfoy! Ma credimi, rimarrai estasiato!

-Spero tanto che non sia un'altra pacchianata inglese Granger!

Hermione lo guardò truce. -Non mi pare ti sia lamentato così tanto quando siamo stati a vedere la ruota panoramica!

Draco si limitò ad annuire. -Facciamo presto, allora. Si sta facendo tardi.

Salirono su un autobus che li fermò in una graziosa località al centro di Londra. Scesero.

-Benvenuto Malfoy, a Covent Garden!

Draco si voltò su se stesso per ammirare il posto. C'erano cantanti di strada, luci luminose, vetrine illuminate. non voleva lasciar trasparire troppo apprezzamento, quindi si limitò a dire - carino, Granger. Carino.

Ma Hermione sapeva che gli piaceva. E lo sapeva perchè aveva smesso di lamentarsi. E aveva smesso di insultare i babbani appena avevano messo piede in quella piazzetta.

*

Il braccio pulsava, era come se si fosse fatto di piombo. Draco si accasciò a terra, incurante dei passanti che lo sfioravano ai lati. Non riusciva a sopportare più quel dolore. Aveva sentito punzecchiargli la pelle già prima di arrivare a Covent Garden. Ma era trascurabile. Come al solito. Adesso invece bruciava, come se qualcosa sotto la pelle si stesse movendo. Voldemort. Era arrabbiato. E li chiamava con veemenza. Possibile che nessuno si precipitava da lui? Il braccio era gonfio. Si alzò la manica e apparve la fasciatura solita.

Hermione lo guardò star male. Vedeva sul volto del ragazzo i segni del dolore. La faccia corrugata, la fronte accigliata. Poi lo vide accasciarsi a terra, cercando di scaricare a terra la tensione del suo braccio. Non stava capendo molto, ma lo vedeva contorcersi internamente. Non diceva niente. Non dava segni di tortura. Ma sentiva che dentro urlava con tutto se stesso. Si abbassò vicino a lui, stando sulla punta dei piedi. Lo vide alzarsi la manica. Aveva una fasciatura. La stessa di quella notte in infermeria. Non era ancora guarita. Ma sotto, qualcosa si era gonfiato a dismisura. Riusciva a vederne i contorni. Possibile che?

-Sei ferito, Malfoy!- Gli mise una mano sopra la benda.

Lui si ritrasse. – Lasciami.

-Fammi vedere, idiota. Non voglio che mi muori davanti.

-Non morirò, Granger. Tra poco passa.

-Ma smettila di fare il super uomo! – Gli afferrò il braccio, più veementemente di quanto volesse. Il ragazzo sbarrò gli occhi.

-Granger, lasciami il braccio. Non ti conviene disubbidire. – ma non era nella posizione migliore per dettare legge. Il braccio bruciava. Voldemort li chiamava. Ed era infuriato. Maledetto.

Lei metteva la mano sulla benda, lui gliela toglieva. Lei voleva capire. Lui sapeva che non ci sarebbe riuscita. Non lei. Perfetta e pura Grifondoro. Perfetta e pura Mezzosangue. La benda si spostò. E quello che mostrò sotto tolse il fiato ad Hermione. Cadde all’indietro, incurante anche lei dei passanti che non li degnavano di uno sguardo. Malfoy. Marchiato. Fu percorsa da un brivido di terrore. La pelle si orripilò lungo la schiena. Lui. Purosangue. Lui. Mangiamorte. Come aveva fatto a dimenticarlo? L’aveva visto agitarsi, contorcersi per il dolore, far finta di star bene e reprimere una rabbia interiore per la morte della madre. L’aveva visto rivolgerle parole di astio che mascheravano una vena di consolazione. Ma come poteva per così poco aver dimenticato quello che in realtà lui era? Un Mangiamorte. E lo sarebbe stato per sempre. E quel marchio ne era la prova.

Era come se Draco avesse letto tutto il suo giro di pensieri. Come se le avesse letto dentro. Perché si oscurò in volto. Hermione temete addirittura di averlo detto ad alta voce. Lui, un mangiamorte. Lei, così stupida. Poi,di colpo, quel silenzio pesante che le lacerava le tempio, fu interrotto dalla voce del ragazzo, che appariva leggermente supplichevole.

-Granger. Ho bisogno che tu mi riporti al castello. – chiese lui. E lei sentì che la richiesta fu decisamente combattuta. Si era abbassato a pregarla.

-Malfoy, io..

-Usa la materializzazione congiunta, per Salazar!

Hermione sbarrò gli occhi. ‘Per Salazar’ . Lui era un mangiamorte. Era un Serpeverde. Era tutto quello che lei avrebbe evitato come la peste. Perché era lì, nella Londra babbana, con lui?

Possibile che la mancanza di Harry e Ron e l’abbandono dei miei genitori mi abbiano portato a tanto? Possibile che mi sia lasciata abbindolare da Draco Malfoy con così poco?

Si sentì una stupida. Ma si sentì molto peggio sentendosi pronunciare quelle parole. -Malfoy, io non ho mai fatto una materializzazione congiunta! Non ne sono capace.

-Certo che ne sei capace!- la guardò negli occhi. Neve nel caramello. –Devo tornare al castello. E non posso farlo da solo perché verrei proiettato direttamente da lui se mi materializzo ora. – la fissava intensamente. Ghiaccio nell’oro.  –Granger, pensi che ami stare qui a pregarti? Ma lo sto facendo. Per favore.

Hermione non capiva niente in quel momento. Rispose meccanicamente –va bene. – lo prese per un braccio, l’altro, e si preparò alla materializzazione.

-Forza, decisione, determinazione, direzione. Ricordi Granger?

-Decisione, determinazione, direzione. E se ti spacco?

-Non succederà.

Si smaterializzarono. Pop.

*

La stamberga strillante era stata circondata da un fascio di oscurità. Risalirono in silenzio la collina ed entrarono nel castello. Hermione era agitata, Draco invece, leggermente più calmo. Il braccio pulsava ancora, ma sapeva di essere al sicuro, ad Hogwarts. Ne ignorava il motivo, ma sentiva che quello era il solo luogo dell’Inghilterra in cui si sentiva al sicuro. Anche adesso. Soprattutto in quel momento.

-Chiamo Piton?

-Piton non c’è adesso.

Hermione si diede mentalmente della stupida. Era ovvio, che Piton non ci fosse. Era stato chiamato anche lui, dopotutto! Si avvicinarono all’ingresso del castello. Nessun Mangiamorte nei paraggi, nessun mangiamorte in nessun angolo. Erano corsi tutti da lui. Nell’antro della scuola si dividevano le loro vie. Si fermarono. Lui si manteneva il braccio ancora dolorante, lei non riusciva a guardarlo.

-Immagino di doverti ringraziare, Granger. –fece per avvicinarsi, ma lei si allontanò di qualche passo.

-Non.avvicinarti.a.me.mai.più.Malfoy.MAI.Più! – e lo disse in modo atroce. Crudo. Freddo. Più letale di un’Avada Kedavra. Da fare invidia ad una serpe. –stammi.lontano.

Si voltò e lo lasciò da solo, diretta verso il suo dormitorio.

Draco se l’aspettava. Girò i tacchi e scese verso i sotterranei. Era tornato al punto di partenza. Era solo ed imprigionato in quel castello. Ed era tutta colpa di suo padre.

L'angolo dell'autrice:
Salve ragazze. Un capitolo per la maggior parte molto di passaggio. Quello che va bene focalizzato, come avrete sicuramente capito è che Draco ha iniziato a vedere in Herm una compagna di "giochi"(?) .. si insultano a vicenda, perchè è l'unica cosa che sanno fare l'uno nei confronti dell'altra, e questo sembra bastargli per il momento. Ma vi annuncio che mai come questa volta, tutto è scritto nella mia mente e non vedo l'ora di metterlo su carta. I prossimi capitoli saranno un fulcro xD
Spero sia di vostro gradimento questo e che non abbia deluso nessuno.
Ringrazio largamente chi mi recensisce e mi aiuta con le sue dritte. Grazie mille a tutte voi, siete dolcissime e preziosissime!
Continuo ad invitare chi non ha mai scritto a scrivere, perchè un commento in più non fa mai male xD
vi lascio con il presentimento di qualcosa di grande, ringraziandovi infinitamente!
un bacio:*
Slab*

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Capitolo 20
*** Things I don't understand, but.. ***


Things I don't understand, but ...

Se tu credi che il carbone bruci meglio
è un abbaglio è petrolio
Comunque se ami più del fuoco il fumo di un cero
non usare l'oro nero

Lucio Battisti - Confusione


Avete mai provato a restare senza respiro per più di venti secondi? Quella strana sensazione che ti dà l’apnea. L’avete mai sperimentata? Ecco cosa succede. I polmoni collassano,  Il cuore batte di più perché il sangue povero di ossigeno deve ricircolare velocemente a tutti i tessuti. Ti senti spossato, senza forze. Ti senti svenire perché il tuo cervello non reagisce più. È uno scompenso generalizzato e tu senti davvero che qualcosa dentro di te si sta spezzando. Era così che si sentiva Draco Malfoy. Era una sensazione strana quella. Al fianco di quella che qualche mese prima avrebbe facilmente affatturato con una fattura orco volante, non riusciva a non credere che questa volta l’aveva fatta grossa. Hermione Granger, al suo fianco, mescolava impassibile gli ingredienti di una Pozione Rigenerante e spostava lo sguardo da un calderone all’altro, tenendo bene la bocca cucita, senza proferir parola. Era indifferente e tagliente allo stesso tempo. Draco non capiva perché il silenzio della ragazza lo facesse stare così male. Sentiva come un peso al livello del torace che non si spostava in nessun modo.  Vani si erano rivelati i tentativi di farla rilassare. Come quella mattina, appena arrivati nell’ufficio del Preside, l’aveva presa in giro sui suoi capelli leggermente crespi. O come prima di iniziare a lavorare, quando aveva cercato di farla sorridere imprecando contro uno spigolo che gli era entrato nel fianco mentre sbatteva contro la cattedra. Niente. Lei si era limitata a rivolgergli uno sguardo truce, senza parole che lo sostenessero. Nemmeno una vena di isteria, nemmeno una parola di irritazione. Era immobile al suo fianco. Il ragazzo non capiva perché mai gli desse così fastidio il suo silenzio. Capiva solo che l’unica persona che era stata al suo fianco in quei giorni di desolazione, l’aveva allontanata. La notte di ritorno da Londra era rimasto sveglio a rimirare il soffitto della sua stanza. Era sicuro che non gli avrebbe più rivolto la parola. E ciò lo turbava intimamente. Per sei anni aveva marciato sulla via dell’odio contro di lei, l’aveva insultata, derisa. Aveva gioito ai suoi fallimenti. Aveva goduto ogni volta che la vedeva interdetta e repressa. Ed ora, che davvero era riuscito a mettere un muro davanti a sé, ora, che la Granger non gli rivolgeva nemmeno il minimo cenno, nemmeno il minimo insulto, ora.. ora, doveva esserne felice. Avrebbe dovuto gioire. Fare le capriole in aria, mangiare fino a scoppiare e ridere fino a perdere il respiro. Eppure. Un senso di oppressione lo aveva investito. Perché aveva questo genere di pensieri? Aveva passato la mattina a cercare di capire come poteva farla ridere di nuovo. Quel sorriso. Gli mancava quel sorriso. Quella risata vera, sincera. Quel suono gutturale. Due occhi color caramello che si modificavano. Le labbra che si aprivano ad arco. Diventava diversa. E lui ne era stranamente attratto. Quella diversità che non aveva mai notato in lei. Sei anni. Sei anni a farla arrabbiare e a giudicarla. Sei anni di urla e di menzogne. Ci aveva messo sei anni per vedere quel sorriso che adesso era sostituito da un’espressione di pura indifferenza. Indifferenza cattiva. Era abituato a vederla imbronciata davanti a lui. E avrebbe, ora, anche accettato il broncio, se non fosse che adesso la ragazza lo evitava come la peste. Perché? Perché aveva reagito così al marchio?  Lei lo sapeva, oh sì che lo sapeva. Sapeva che era un mangiamorte. Lo sapeva benissimo. Perché allora quella reazione così.. spropositata? Stanco, di simili pensieri, era arrivato ad una conclusione ben più intensa. Hermione Granger era entrata con prepotenza dentro di lui. E aveva cercato in tutti i modi di farla uscire dalla sua mente. All’inizio per la storia del sangue. Poi per la sua incapacità nel sopportare una voce così stridula, un carattere così saccente, una mente così brillante. L’aveva evitata come la peste. Prima lui. Prima lui aveva creduto che lei fosse la peste. Così inopportuna, così ridicola. E adesso? Dopo la morte di Narcissa, era stata l’unica persona con cui poteva essere se stesso. L’unica persona che lo atterriva con le sue battute acide. L’unica che lo derideva.. ANCORA. Che gli dava consigli nascosti in insulti innocui. Che lo aveva portato a Londra. La Londra babbana. Aveva cercato di non pensare al suo sorriso. E a quel broncio caratteristico. Aveva distrutto la sua immagine da dentro. Voleva estraniarla dalla sua mente. Voleva lacerare il suo ricordo. Ma lui sapeva che dentro di sé, Hermione Jane Granger, esisteva in un modo che l’atterriva.

*

-Hermione, finalmente! Queste vacanze sono state troppo strane senza te ed Harry! – Una Ginny particolarmente affettuosa corse a stritolarla non appena fece il suo ingresso ad Hogwarts, mentre Hermione aspettava i suoi amici entrare al castello dopo le vacanze di Natale. Sussurrò nelle orecchie dell’amica – in più, Ron non ha fatto altro che parlare di quanto gli mancavi!

Hermione la guardò stupita – davvero?

-Certo!

-Ha detto proprio che gli mancavo? – Hermione non poteva crederci. Non era da Ronald dire cose così esplicite.

-Beh, in realtà.. ha detto che gli mancavate tu ed Harry – disse un po’ titubante Ginny. Poi vedendo l’espressione rassegnata della ragazza davanti a sé fece per riprenderla – ma in realtà si capiva benissimo che parlava di te.

Hermione le sorrise senza troppe speranze. Aveva smesso di pensare che Ron prima o poi si sarebbe svegliato. Non ne aveva più voglia. Aveva troppe cose in testa ora. Ma soprattutto, aveva altro a cui pensare. E quest’altro, stava a venti passi da lei, con il mantello nero rifinito di verde e d'argento, che salutava gli amici tornati dalle vacanze e ogni tanto le mandava sguardi di sottecchi.

Faceva così da ormai una settimana. Aveva smesso di cercare di parlarle, perché aveva capito che anche durante i compiti di Piton lei l’avrebbe ignorato. L’avrebbe ignorato in una stanza vuota in cui c’erano solo loro due. L’avrebbe ignorato in un atrio pieno di persone mentre aiutava gli amici a rientrare al dormitorio. L’avrebbe ignorato, in apparenza. Ma con la testa e la coda dell’occhio, era sempre su quel pensiero fisso. Lui era un mangiamorte. E lei si era spinta troppo oltre. Era una stupida.

-Hermione! Cos’hai fatto in questi giorni senza di noi? – Ron la guardava entusiasta da sotto le sue mille borse. –Mamma ti ha mandato un regalo per Natale.

-oh, ringrazia Molly da parte mia! E comunque – spostò lo sguardo dal ragazzo – non ho fatto molto. Ho solo eseguito dei compiti per Piton.

-Piton? – Ron la guardò a bocca aperta. Cosa voleva un mangiamorte dalla sua amica?

-Sì. Voleva che facessi le pozioni per i ragazzi del quinto.

-COSA?

-Ronald, siamo Prefetti. È logico che dobbiamo lavorare di più. – lo guardò con aria di rassegnazione. Quel ragazzo era uno scansafatiche. Si chiedeva ancora perché Silente non aveva fatto di Harry il Prefetto di Grifondoro.

-Io non farò mai niente per Piton! – e risalirono verso la torre di Grifondoro, lasciandosi alle spalle il resto della scuola. Da lontano, un ragazzo pallido e biondo osservava ogni suo singolo movimento.

*

-Come la signorina Granger e il signor Malfoy già sanno, vi ho chiamati perché in qualità di Prefetti avete degli obblighi.

Il professor Piton aveva chiamato tutti i Prefetti tramite gufo e voleva che andassero quella stessa sera nel suo ufficio. Spiegò loro la situazione e i ragazzi un po’ disorientati vennero divisi in due squadre, sorvegliate da Hermione e Draco.

-Granger, dì a Lenticchia di girare meglio quella pozione.

-Ron, gira meglio.

-Non puoi prendere ordini da quella Serpe senza ribattere!

-Non sto prendendo ordini. Stai girando male, Malfoy ha ragione.

-Vedo che almeno in qualcuno il sale in zucca è rimasto!

Hermione lo guardò con sguardo altamente irritato. Non voleva dare ragione a Malfoy, ma assecondarlo era più facile che scontrarsi con lui. E al momento quello che voleva era soltanto ignorarlo.

La seduta dal preside durò solo qualche ora, poi i ragazzi presero le loro cose e tornarono ai rispettivi dormitori.

-Granger,la tua squadra non fa altro che rallentarci.

-Se invece di pensare a far prender fiato alla tua mucosa orale, ti impegnassi a lavorare non staremmo indietro, Malfoy!

Malfoy la guardò seccato. Dopo tutti quei giorni, era solo questo che gli riusciva a dire? Che doveva star zitto e lavorare invece di lamentarsi. Fece per ribattere. Ma Hermione gli girò le spalle e lo lasciò a bocca aperta indietro. -Uno a zero per te, Granger – pensò. Ma non sarebbe finita così. Ne era sicuro.

*

Niente scalfiva l’orgoglio della Grifondoro. Niente riusciva a distrarla da una lezione. Ma quello sguardo. Quello sguardo se lo sentiva addosso. Sentiva che le penetrava la pelle e i muscoli. Se lo sentiva nelle vene. E questa cosa l’indispettiva al massimo. Perché aveva passato gli ultimi giorni a convincersi che vedere il marchio nero su quel ragazzo era un messaggio del destino. Sapeva di dovergli stare lontano. Lo sapeva dall’inizio. Ma aveva trovato solo lui al castello quando era tornata per il Natale. C’era lui la notte quando stanca di rigirarsi tra le coperte andava a prendere aria nei corridoi bui. Era lui che le aveva tirato fuori cose che nemmeno credeva di pensare sul suo rapporto con Ron. Con lui era andata a Londra. La Londra babbana. E avevano riso insieme. Avevano mangiato insieme. Aveva cercato di stargli vicino e di non ferirlo quando dopo la morte della madre lo aveva rivisto. Gli aveva tirato su il morale. Si era preoccupata per lui. Lo aveva cercato quando non c'era, tra i banchi vuoti dei Serpeverde. Ed ora, ora che erano vicini, quel marchio li aveva riallontanati. Stupida. Stupida e debole. Gli aveva permesso di entrarle dentro. Le era entrato dentro, per gli occhi e le orecchie. Le era entrato dentro. E non sapeva più come farlo uscire. Amore? No. Non era innamorata affatto di Draco Malfoy. Inorridì al solo pensiero. Si diede della stupida. Di nuovo. Stupida. A chi voleva darla a bere. A Ron? A Ginny? Poteva darla a bere a chiunque, ma non ad Hermione. Hermione, la vecchia Hermione. Che la guardava da un angolino del cuore, rivendicando il suo posto in quel cervello che l’aveva scacciata via. No, non era amore. E lo sapeva. Ma le era entrato dentro. E non sapeva né come, né perché. Si voltò verso il professore che spiegava. Ma sentiva ancora lo sguardo sulle sue spalle. Fastidioso. Irritante. Uno sguardo di ghiaccio.

Odio il modo in cui mi guardi, odio il modo in cui sorridi, odio il tuo modo in cui sai sempre essere perfetto, il modo in cui mi parli, ma soprattutto odio il fatto che non ti odio... e dovrei farlo, almeno un pochino, perché sei tu, ed io sono io. A volte tocchi contemporaneamente il punto dove provo dolore e piacere. A volte. Ma adesso, cosa vuoi da me, Malfoy? Cosa vuoi? Perchè continui a fissarmi in modo così imponente e prepotente? Riesco solo ad avvertire un moto di oppressione all'altezza del petto, la tentazione di rendere polvere le catene che mi immobilizzano senza che io ne sia a conoscenza. Mi pare di sentirmi in difetto di qualche cosa oscura, piccoli dettagli che vanno coagulandosi in qualcosa d'altro senza un nome. Mi sento incapace di capire quei dettagli così insignificanti, ma così pesanti tra di noi. E' frustrante, troppo. Demoralizzante per certi versi. E la curiosità sbuca da angolini remoti e mi induce verso il baratro delle cicatrici. Mi fermo e pungolo passo passo piccoli squarci dall'apparenza insignificante. E in un batter d'occhio sono sul punto di chiedermi, di sperare se allora per te vale lo stesso. Se anche tu in questo momento provi lo stesso. Se fa male anche a te quest’indifferenza che ci assale all’improvviso. Mi chiedo se sei tu o sono io ad essere in difetto. Non capisco e mi crogiolo in questo, perché vedere ciò che fai, sapere ciò che sei è un motivo troppo pesante che non mi fa andare avanti. Mi opprime e mi disturba. Mi blocchi, col tuo solo essere. Mi fermi, mi blocchi, mi controlli. Sono immobile nei miei pensieri e non capisco il perché. Perché sei dentro la mia testa e non riesco a farti uscire. Ma come ogni volta è la mia mania di creare castelli fatati e non riuscire a lasciare andare le cose avanti.. Non ci sono proprio portata, nonostante gli innumerevoli sforzi. E prima di riassaporare la delusione preferisco voltare le spalle, almeno stavolta.  Ed attendo, anche se il pensiero di invertire rotta recentemente mi ha sfiorata. Ma c'era il dolore, ora la paura e le impressioni che mi portano agli occhi risolini striduli e occhiate derisorie. La realtà ha avuto troppe facce troppo in fretta nello stesso momento. A chi credere non saprei. Mi sento in ombra in questa nuova strada che potrebbe incrociarne un'altra. Se mi trovassi con te, non cambierebbe nulla, solo il tarlo della curiosità batterebbe più insistente qui all'interno di me, ma è la speranza che mi strangola un po’. Non cerco più un sonno senza riposo, ma delle volte sarebbe sublime anestetizzare i pensieri e le fantasie. Anche perchè sono in una fase di stallo, piattezza, né gioie né sofferenze. Mi hai bloccato in questa fase senza uscita. Tu, un mangiamorte. E non ho la voglia di ricordarlo a me stessa. Ripeto a me stessa che non c’è niente, niente, niente che mi lega a te. La pioggia che in questi giorni è caduta ovunque. Sulle mani, sugli occhi, in ogni angolo della pelle. Eppure ti sento così vicino.

-Hermione?

Hermione fu riportata alla realtà in un batter d’occhi. Ron la scuoteva come un pazzo.

-Hermione stavi dormendo?

-Certo che no, Ronald. Era sovrappensiero. – Distolse lo sguardo dal ragazzo.

Ron la guardava come se fosse una malata in uno stadio terminale.

-Tutto ok?

-Certo.- lo guardò sorridendo, come per non metterlo in allarme. Non le andava di dirgli che era distratta per Malfoy. Non le andava di mettere Ron al corrente del fatto che fosse marchiato. Non le andava di dirgli che grazie a lui aveva dimenticato il dolore dell’abbandono dei suoi genitori. Non voleva dirgli che avevano passato una giornata intensa. Che l’aveva fatta ridere come nemmeno lui era riuscito a fare nell’ultimo anno. Non riusciva a dirgli che per qualche stupido motivo, Malfoy le tormentava il cervello. Le sue meningi erano in punto di strapparsi. Ed era un mangiamorte. E non come lo avevano sempre sospettato loro. Lo era davvero.

La lezione durò pochi minuti in più. Hermione parve accorgersi di quanto fosse stata distratta quando il professore disse alla classe che si sarebbero rivisti il giorno dopo. Non si era accorta di aver guardato tutto il tempo l’aria fino a quando il professore non li congedò. Tutto il tempo a pensare a lui. Tutto il tempo a sentirsi il suo sguardo trapanargli la testa. Stupido, stupido, stupido di un Malfoy. La distraeva con molto, troppo poco. Ed oltre ad essere un Mangiamorte, era il torto più grosso che le potesse fare. Uscì con Ron dall’aula, diretta alla Sala Grande, dove avrebbero consumato il pranzo. Malfoy era ad un passo da loro. Continuava a fissarla intensamente. Faceva questo da ormai una settimana. Ed era peggio degli insulti.

*

-Si può sapere cos’ha tanto da fissare, quello lì? – Posando indispettito la coscia di pollo che aveva afferrato voracemente dal piatto di portata, Ronald Weasley aveva capito che c’era qualcosa che non andava. E non era il fatto che ormai Hermione non faceva altro che stare zitta a guardare il soffitto in pensiero, non era nemmeno il fatto che quando erano tornati aveva dato una motivazione vaga per non andare a vedere gli allenamenti con i Serpeverde. Ronal Weasley, si era scocciato di vedere il viso pallido e scavato di Draco Malfoy fissare il loro tavolo, il loro banco in aula, il loro gruppo nei corridoi. Li fissava, scrutandoli in continuazione. E ciò non lo metteva in soggezione, ma metteva in soggezione la sua amica, che abbassava lo sguardo e tentava di ignorarlo. E da quel momento, non proferiva più parola. Hermione era stata molto evasiva sulle sue vacanze natalizie. Gli aveva detto che era tornata dopo Natale e che aveva obliviato i suoi. Sembrava turbata, profondamente. Le aveva detto che avrebbe rivisto i suoi e che era stata affrettata nella decisione. Le aveva fatto capire, o almeno lei l’aveva ascoltato mentre parlava, che lui avrebbe fatto diversamente. E l’aveva rassicurata dicendole che i genitori sarebbero stati meglio. Ma l’amica continuava a manifestare il suo turbamento e lui non poteva fare a meno di notare che questo aumentava quando nei paraggi c’era il Serpeverde. Aveva delle ipotesi al riguardo. Si erano incontrati alla fine delle vacanze e lui l’aveva insultata pesantemente. Oppure l’aveva minacciata ed era per questo che la turbava in continuazione. Sapeva che Hermione si sarebbe cacciata nei guai indagando sui mangiamorte e sui loro sentimenti. Ma non aveva il coraggio di dirle che gliel’aveva detto. Ma mai Ron, avrebbe pensato in futuro, era più distante dalla verità come in quei giorni.

-Cosa? – Hermione alzò la testa da un piatto di purè di patate.

-Malfoy. Ci fissa come se fossimo indegni di stare seduti qui a mangiare! – sbottò il ragazzo ormai stizzito.

-E quale sarebbe la novità? – disse lei. Ma in realtà avrebbe voluto dire ‘è me che continua a fissare, idiota!’.

-Beh, adesso mi ha scocciato.. gliene andò a dire quattro!

-Smettila Ronald, e pensa a mangiare in modo civile! Ti stai sbrodolando tutto il pranzo addosso!

ti sei sbavata tutta la colazione addosso’

‘Granger, ma sai mangiare?’

‘ti stavo solo ripulendo’

Le parole di quella mattina  si stagliavano nitide contro le pareti del suo cervello. Perché non era in grado di smettere di pensare a lui?

-Hermione! Non so te, ma io non riesco a mangiare se sono osservato! – il rosso era accigliato.

-Vuoi dire che arruffare tutte le coscette di pollo per te  e mangiarle con foga non ti ha saziato? – Lei lo guardò sconcertata.

-Tutte? Tutte le.. – Ron guardò il piatto di portata. Vuoto. Poi il suo ricolmo di ossicini di pollo. Infine il piatto di Hermione, con del purè spalmato sopra – ehm, non è che ne volevi un po’, di pollo.. vero? Tu non ne prendi mai!

‘solo perché sa che ci sono non vuol dire che può darmi per scontato!’

‘caspita Granger, siamo messi male lì dentro!’

Di nuovo. I pensieri continuavano a tradirla. Era come un’ossessione.

-No, Ron. Non ne volevo. – spostò lo sguardo involontariamente al tavolo dei Serpeverde.

Sussultò. Lui, tra Blaise e Pansy. Lui, così pallido. Così freddo. Lui. La stava fissando. Ancora.

Si alzò di colpo.

-Ed ora dove vai? Non sarai mica arrabbiata per il pollo?

-No Ronald. Non ho molta fame. Me ne vado in camera.

-D’accordo… ehm, Hermione…

Lei aveva ormai già messo qualche passo tra lei e Ron quando si sentì richiamare da lui. Si voltò.

-Posso mangiare il tuo dolce?- le orecchie del ragazzo divennero color peperone.

-Ma certo, Ronald.- si voltò e uscì a grandi passi dalla Sala Grande.

Ron la vide uscire di fretta. Come un lampo. Scomparve dietro i grandi archi della porta d’ingresso velocemente. Il ragazzo posò lo sguardo sul grande tavolo. Afferrò un pezzo di tacchino appena comparso nel piatto e se lo buttò in bocca. Era sempre più lontana. Distante. Hermione cordiale. Hermione serena. Hermione silenziosa. Che non s’arrabbiava. Che non lo pizzicava con commenti acidi. Non gli urlava in testa che quello non andava fatto. Era un angelo. Un angelo col sorriso finto. Hermione che lo perdonava sempre, per le sue negligenze. Lei. Distante. Non era più la stessa Hermione. Non era più quella di prima. Era un’altra e lui, faceva fatica a riconoscerla. Era un’altra. La vecchia Hermione era scomparsa. E non aveva nessun’idea di come fare a farla tornare indietro.

*

Hermione macinava a grandi falcate i metri che la dividevano dal ritratto della Signora Grassa. Stava scappando. Ma non era sicura da cosa. Né da chi. O meglio. Sapeva benissimo da chi. Ma non ne comprendeva il motivo. Forse era semplicemente stanca. Forse.

Avvicinandosi al ritratto della Signora Grassa, un’ombra la fece rallentare. Qualcuno si muoveva furtivo nel corridoio, come se fosse impaziente di qualcosa. Si avvicinò lentamente, era troppo distante per vedere chi fosse, le appariva come un’asticella vagabonda col mantello nero e i capelli chiari. I capelli chiari. La consapevolezza si fece strada nella sua mente. Possibile che? Si avvicinò di più, e capì che i suoi sospetti erano più che fondati. Draco Malfoy stava davanti al ritratto con le mani in mano, senza sapere che fare, come se aspettasse qualcuno. Aveva assistito durante il pranzo alla sua fuga ed era balzato in piedi nella direzione opposta per raggiungere prima la torre dei Grifondoro, sperando con tutto se stesso che la ragazza fosse diretta da quella parte. Aveva aspettato un po’ e vedendo che passavano i minuti era diventato estremamente irrequieto, fino a quando vide qualcuno avvicinarsi e la cespugliosa chioma da lontano, gli diede la conferma che era lei che tornava al dormitorio. Hermione lo vide fissarla ancora. Di primo istinto, sarebbe andata da lui per mollargli un ceffone e dirgli di smettere di fissarla in continuazione. Ma questo voleva dire che lei l’aveva notato. Quindi fece per gettarsi nel primo corridoio di svincolo che l’allontanasse dal ritratto. Ma una voce la raggiunse.

-Granger, quando la smetterai di scappare? – cominciò a camminarle incontro, imboccando anche lui il corridoio.

Hermione camminava davanti, quando un impeto di rabbia le invase il petto e la testa.Si fermò, si voltò. Lo guardò.

-Malfoy! Smettila di seguirmi ovunque! Lo sai che potrei denunciarti per stalking?

Draco parve non capire quello che diceva la ragazza, ma almeno si compiacque per averla fatta girare. – Granger, non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo, né la minima intenzione di capire i tuoi giochini da babbana..

-E allora, COSA VUOI DA ME?!?

-Non voglio niente.

Hermione rimase basita –Tu! Non fai altro che fissarmi come se fossi la cosa più disgustosa del mondo. Tu.. mi deconcentri.. in continuazione! SMETTILA!

Draco parve interessato a quello che diceva e particolarmente compiaciuto. Ancora. –Granger, non è che il mio pensiero ti sta ossessionando? – si avvicinò a lei, lentamente, con le mani in tasca. La ragazza rimase ferma, immobile. Una forza misteriosa non riusciva a muoverle le gambe.

-Sai, potrei capire se fossi il tuo unico pensiero. – le sorrise di un ghigno divertito. Si avvicinava sempre di più.

Lei, di contro, riacquistò l’uso delle gambe. Indietreggiò di qualche passo. Piccoli passi. Per allontanarsi. Per allontanarlo.

-Se non sbaglio ti avevo detto di non avvicinarti più a me, Malfoy! – gli disse arrabbiata.

-Granger, non posso farci nulla se hai voglia di parlarmi!- ribattè lui divertito. Ancora.

Non lo capiva. Che aveva tanto da divertirsi, quello lì?

-AH! Parlare con uno come te? – il tono le uscì secco, freddo. Tagliente. –L’idea non mi è passata nemmeno per l’anticamera del cervello! – lo guardò torva.

-Come ..me? – Draco inorridì a quelle parole –Granger, attenta a quello che dici!

-Io non sto dicendo proprio niente. Se hai la coda di paglia non sono affari miei! – in tono di sfida.

-Coda di paglia? Per Merlino, Granger,quanto sai essere ottusa! – Hermione rimase paralizzata a quelle parole. – Dovresti essere una Grifondoro, tra l’altro. Com’è che dite? Onore, coraggio, valori..

-Quello che diciamo non sono affari tuoi, serpe!

-Ecco.. come dicevo..dovresti esserlo. Eppure sei qui davanti che giudichi. Chi sei tu, per giudicarmi? – si avvicinò a lei lentamente, come per non farle capire che lo stava facendo, per non farla allontanare.

-Tu, e la tua famiglia..

-Non.mettere.la.mia.famiglia.in.mezzo – il tono di Draco si fece improvvisamente freddo. Più del normale. Hermione si chiese come fosse possibile.

-Davvero?

-Zitta Granger, non hai idea di cosa stai parlando. – la guardava duro, con tono di rimprovero. Lei non poteva parlare di quello che accadeva a casa sua. Lei, non sapeva niente.

-Di cosa? Del fatto che a 17 anni sei un assassino?

-Io non ho ucciso nessuno – iniziò ad innervosirsi. Chi era quella babbana per dirgli quelle cose?

-Tu! Tu sei la causa per cui Silente è morto!

-Granger. Te lo dirò per l’ultima volta. Taci.

-E perché? Perché ho osato gettare fango sulla casata dei Malfoy? Lucius dovrebbe essere fiero di te!

-Smettila Granger! Tu non sai niente, tu non capisci niente della mia famiglia! – lo sguardo di Draco era rabbioso, cattivo. Era una tempesta di nuvole. La guardò negli occhi. Tempesta nel fuoco. –Sempre meglio di essere degli stupidi babbani senza arte né parte. – disse duro. Ma se ne pentì un minuto dopo. Non voleva dirlo. Non lo pensava nemmeno. Quello, era il vecchio Draco. Che era fissato con il fatto della casata. Che era devoto al Signore Oscuro. Era il vecchio. Ma le abitudini erano dure a morire. Soprattutto se si trattava di lei.

Il suono riecheggiò nell’aria come un rimbombo. Hermione non si accorse nemmeno di averlo fatto. Quando riebbe coscienza, vide la guancia del ragazzo chiazzarsi di rosa. E per la sua carnagione funerea,voleva dire che ci era andata giù pesante. Draco non aveva nemmeno visto arrivare la mano della ragazza. Fu veloce, forte, scostante. E un ceffone lo colpì in piena guancia. Se lo sarebbe aspettato da lei. Di nuovo. Come al terzo anno. Lei per paura indietreggiò ancora. Poi si voltò, decisa a mettere chilometri tra lei ed il ragazzo che aveva insultato i suoi. Quando una mano, le strattonò il braccio e la tirò verso se.

Se lo trovò davanti, con ancora la guancia rossa. Si avvicinò a lei e se lo trovò addosso. Come quella volta, da Piton. Le loro facce erano semplicemente incollate. Poteva sentire il suo respiro sul suo naso. Tremava. Anche lui tremava. Il calore di quel respiro proveniente da quel corpo freddo la destabilizzò. Anche lui era in grado di riscaldare. Rimase immobile, per paura che potesse farle del male. Ma lui restò qualche minuto in quella posizione. Lei lo sentì vicinissimo. Sentì il corpo di lui schiacciato contro il suo. La mano di lui che teneva fermo il suo braccio, come per paura che potesse ancora girare i tacchi e fuggire via. Si sentì in obbligo di chiedergli scusa, per lo schiaffo.

-Io.. senti..

Ma le parole le morivano in gola. Non ne era capace, non in quel momento.

-Io ti odiavo Granger.

Adesso la stava guardando negli occhi. La tempesta era scomparsa. Due pozze grigie la stavano fissando negli occhi. Nebbia nel caramello. Non capiva perché il suo cuore le batteva all’impazzata.

Poi, si staccò da lei, quando ormai si era abituata alla sua vicinanza. Girò i tacchi e se ne andò, lasciandola sola nel corridoio. –Uno ad uno, palla al centro, Granger – pensò mentre si allontanava. E sapeva che nemmeno questa volta era giunta la fine alla loro lotta. E adesso, intimamente, ci sperava.

Rimase immobile per qualche minuto, incapace di muoversi, incapace di pensare. Possibile che stargli così vicino le avesse fatto arrivare il cuore in testa? ‘io ti odiavo’. L’imperfetto di quella frase la metteva in confusione. Non era ti odio. Era proprio, odiavo. Passato. Ma il presente? Si decise a tornare al ritratto e quando uscì dal corridoio, si trovò Ron di faccia.

-Hermione, ma cosa…

Guardò il corridoio deserto. Poi tornò a fissarla.

-Ho appena visto Malfoy uscire da lì - il suo sguardo divenne improvvisamente sospettoso. –Miseriaccia, che diavolo stavate facendo?

-Proprio niente, Ronald.

-Ma allora..

-Ron, non è successo proprio niente!- e se ne andò correndo irritata nel ritratto.

Ron rimase un attimo interdetto. Ma un turbine di confusione gli invase il cervello. Aveva visto giusto. Malfoy la stava turbando con qualcosa. Una minaccia, un insulto. Non capiva. Doveva fare qualcosa. Doveva farlo smettere. Subito. Non sapeva come, ma doveva smetterla. Avrebbe trovato il modo. E partì nervoso in direzione dei sotterranei.

L'angolo dell'autrice:

Ed eccoci qui, un capitolo molto Valentiniano xD che lo festeggiate o no, è tempo dei nostri due eroi (*.*) di interrogarsi sui propri sentimenti. Ed entrambi cercano di lottare contro se stessi. Vedete, Draco è troppo orgoglioso per abbassarsi a dire ad Herm che si è "accorto" di lei. E lei, è identica. Maintimamente, loro sanno. Ecco perchè si cercano sempre con lo sguardo. Loro insieme stanno bene..devono solo, aver coraggio.. facile a dirsi.. più difficile a farsi xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che sia rimasta in IC senza aversconvolto non tanto Hermione ma Draco xD ( ho sempre un po' paura quando gli faccio fare le cose xD)..
cmq, vi ringrazio, per le recensioni, per l'affetto che mi date e che date alla storia :) ne sono davvero onorata! Ringrazio le mie vecchie seguaci, siete fantastiche e le nuove che hanno recensito o mi hanno scritto in pvt! Davvero grazie :)
vi invito come sempre a dirmi la vostra :D 
e spero di non avervi annoiato e di avervi incuriosito un po'!
un bacio a tutte :*

Slab*

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Capitolo 21
*** Resting on your shoulder ***


Resting on your shoulder

I hardly recognized the girl you are today
And god i hope it's not too late
It's not too late

Michael Bublè - Lost

 

Ronald Bilius Weasley era infuriato. Non aveva mai provato niente di simile. Niente. Una furia cieca si era impossessato di lui, le orecchie color peperone, le nocche sbiancate per la forza con cui stringeva i pugni. Camminava nel corridoio dei sotterranei senza capire da dove gli veniva tutta quella forza che lo trascinava per le gambe. Cosa voleva Malfoy? Perché minacciava Hermione? Cosa le stava chiedendo e perché la turbava così tanto? L’amica era visibilmente sconvolta. Che fosse successo qualcosa durante le vacanze di Natale era indubbio, adesso. Non riusciva a capire come mai la ragazza poteva restarne compromessa. Si trattava di Malfoy, dopotutto. Lo stesso che l’insultava tutti i giorni a lezione. Lo stesso che le dava della lurida Mezzosangue. Poi ripensò a quando se lo trovò davanti qualche minuto prima. E dallo stesso corridoio aveva visto uscire Hermione. L’aveva spaventata, perché lei era semplicemente sconvolta. Cosa le aveva detto e perché non la lasciava in pace. Se ci fosse stato Harry, pensò, questa storia sarebbe finita molto presto.

Si diresse in direzione del dormitorio dei Serpeverde. Non sapeva dove cercare precisamente. Non era mai parso particolarmente interessato a dove dormissero le altre case. A lui bastava sapere che la sua stava nella torre ovest del castello. Gli bastava sapere che arrivato lì avrebbe trovato Harry ed Hermione. E Ginny, Fred e George. Neville e Dean. Harry ed Hermione. Hermione. Strinse le nocche delle mani. Nessuno girovagava per quei corridoi freddi. Nessuno a cui chiedere.

Girovagava almeno da qualche minuto, quando decise di risalire verso l’atrio comune. Avrebbe seguito il primo studente verde argento che trovava e si sarebbe fatto dare la parola d’ordine se fosse stato necessario e scovare Malfoy in quel buco di ghiaccio.

Risalì le scale, diretto verso le aule al piano terra. Dai sotterranei era più facile arrivare alla sala Grande. Maledette serpi, avevano tutte le fortune! Diede uno sguardo alle aule mentre camminava e superava le entrate. Si fermò. Fece qualche passo indietro. E vi si affacciò di nuovo dentro.

Eccolo.

In piedi tra quel Zabini e quell’oca della Parkinson, stava parlottando allegramente, per quanto fosse possibile essere allegri, per uno come lui.

-MALFOY! –urlò con quanta più voce aveva in corpo.

Lui si girò lentamente e annoiato. Era stupito di sentirsi chiamare con tanta foga. Quando vide Ron, mise su il suo ghigno peggiore.

-Weasel.. smarrita la strada di casa? Che c’è, i tuoi non ti hanno detto di fare attenzione ai cartelli? – divertito, Draco si girò verso il suo interlocutore.

-Smettila di fare lo stupido, Malfoy! So cosa stai facendo.. ma io ti tengo d’occhio. – Ron si avvicinò al ragazzo con fare minaccioso e velocemente. Non aveva voglia di farsi prendere in giro da lui. Voleva solo mettere in chiaro alcune cose.

-Ehi ehi, senti un po’. – Malfoy lo guardò oltraggiato. – se ti avvicini più di così, sarò costretto a denunciarti per tentato stupro alle mie narici nasali. Fattela ogni tanto una doccia..

Ron si irritò ulteriormente –Malfoy, smettila di prendermi in giro!

-E allora cos’è questa storia che sai.. cosa vuoi da me? Guarda che io non la faccio l’elemosina.. vai a lavorare! – gli lanciò uno sguardo di disprezzo.

Ron non capì nulla in quell’attimo. – Expelliarmus! – la bacchetta di Malfoy fu catapultata dall’altra parte della stanza.

Blaise e Pansy videro la scena da lontano e si avvicinarono lentamente. Ron aveva disarmato Draco e la cosa si faceva seria, a quanto pare.

-Weasley, non è buona educazione voler combattere senza nemmeno avvertire il tuo avversario!

-Io non voglio combattere, Malfoy!

-E allora perché la mia bacchetta mi è volata dai pantaloni quando nemmeno avevo idea che dovesse servirmi?

-Sei poco attento.. – si avvicinò. Gli puntò la bacchetta contro la gola –Sappi che non mi limiterò a disarmarti la prossima volta che lo farai.

-Mi stai annoiando. – lo sguardo di Draco di fece di ghiaccio. Non aveva idea di cosa volesse il rosso da lui, ma era certo di non volerlo sapere. Non ne aveva voglia – Vedi di smetterla con questa pagliacciata ed allontanati da me, ora!

Ron affondò leggermente la bacchetta nella pelle di Draco. Non voleva fargli male, ma voleva avvertirlo.

-Smettila di metter paura alla mia amica.

Draco non capì subito. Si chiese a quale ragazza aveva messo paura negli ultimi giorni. E dove avesse trovato il tempo, visto che era stato intento a cercare di non farsi ignorare dalla Granger e poi ad ignorarla successivamente per orgoglio. Poi, come di colpo, comprese.

La sua faccia si modificò di nuovo in un ghigno. –Mi pare che la Granger si sappia difendere da sola, o sbaglio, Lenticchia? Io non sto facendo proprio nulla..

-Se è così.. se non la stai minacciando.. perché allora hai capito subito che si trattava di lei?

Draco ghignò rumorosamente. –perché sei troppo stupido per avere amiche donne. Il tuo unico compare è scomparso portandosi con se la fama di prescelto e l’unica che ti dà ancora corda, oltre che a quell’insopportabile oca bionda che ti porti dietro, è lei. E non mi pare che tu possa reagire così se andassi a disturbare l’oca. O sbaglio, Pel di carota?

Touchè. Ron spinse ancor di più la bacchetta nel collo di Draco.

-EXPELLIARMUS! – la bacchetta del rosso volò dall’altra parte del pavimento. Da lontano, Pansy Parkinson, irrequieta nel suo viso da carlino, l’aveva disarmato. Ron la guardò perplesso. Poi rivolse di nuovo lo sguardo a Draco. E gli mollò un pugno. Sullo zigomo destro. Spaccandogli la pelle. Un rivolo di sangue scese dalla guancia, come una lacrima rossa.

-Draco! – urlò Pansy, spaventata. Cercò di andare dall’amico, ma Blaise la trattenne.

-Lascialo stare.. gli farà bene – disse lui, guardando attentamente l’amico. Sapeva che era in grado di battere il Grifondoro anche da solo. Ma soprattutto, sapeva che gli avrebbe giovato, quello sfogo. Li guardò, quasi divertito..

-un uomo, - sussurrò - ha bisogno di vincere da solo le sue battaglie.

Pansy accanto a lui non ne era molto convinta – maschi.. – disse. E si mise le mani davanti alla bocca ad ogno colpo che veniva lanciato, da entrambe le parti.

Draco non capì molto di quello che era appena successo, perché nello stesso momento in cui si accorse di esser stato colpito, mollò un altro pugno a chi l’aveva colpito. In faccia, sotto il mento. Nello stomaco. Ron si piegò, ma non contento si gettò di testa nelle coste del biondo, buttandolo per aria e ritrovandosi sopra. Gli mollò un altro pugno, questa volta sul labbro. Stava per mollargliene un altro, quando Draco afferrò la sua mano e si spostò con la testa. Quella reazione colse Ron di sorpresa, perché perse la concentrazione, quel poco che bastò a Draco per capovolgerlo per toglierselo di dosso.

-Allora non hai capito, Weasley, puzzi!

Ron non contento si gettò addosso al ragazzo che l’aveva di nuovo offeso, scaraventandolo di lato. Poi, si bloccò, alla vista di Severus Piton.

-Weasley. Scommetto che questa non è una cosa degna di uno studente, non è vero? Cinquanta punti in meno a Grifondoro.  – il professore guardò Draco che si rialzava da terra. –Malfoy.. forse tu sai spiegarmi perché vi rotolavate a terra come bestie randagie invece di usare le vostre lingue insolenti al posto delle mani… ho visto lupi mannari trasformati essere più civili di voi …

Draco lo guardò toccandosi il labbro. Non era rotto, ma era pulsante. Lo sentiva battere sotto le dita.. stupido di un Weasley –Professore, quel cretino..

-Non mi importa di CHI sia il cretino.. toglietevi subito dalla mia vista… ADESSO!

*

-Hermione, Ron e Malfoy si picchiano..- le urlò Ginny, per riportarla alla realtà.

Hermione, seduta sul divanetto in sala comune, stava cercando di dimenticare quelle parole, quella vicinanza. Gli occhi le stavano per uscire dalle orbite.

È un idiota!

Si alzò di scatto, uscì dal dormitorio e seguì le voci di una piccola folla radunata nell’atrio davanti ai giardinetti interni.

Vide Ron risalire verso la sua direzione. Era.. rosso. Non come al solito. Più rosso. Rosso davvero. Un bozzo gli aveva deformato il mento e l’occhio sinistro, un livido già scurito formava un’occhiaia molto pronunciata sotto l’altro occhio. Si manteneva l’addome.

-Ronald.. ma sei impazzito? – Lo rimproverò.

-Vedrai, - disse lui allegro. –adesso non ti infastidirà più.

Gelo nel sangue. –Ronald.. dov’è Malfoy?

Lui la guardò, perdendo tutto l’entusiasmo –Hermione…

-Dov’è?

La guardò triste – nei giardinetti, credo. Attorniato dai suoi amici. Hermione..

-Scusami Ron.. – e si allontanò da lui, lasciandolo tra le cure di sua sorella Ginny.

*

Un piccolo gruppo di ragazzi attorniavano qualcuno intorno ad una panchina e parlavano eccitati tra di loro.

-Ahahah, Draco! Pensavo che quel Weasley potesse stenderti! – lo incalzò Blaise.

-Ma stai zitto, è che mi ha preso di sorpresa.. – si difese ridendo il ragazzo.

-Solo così poteva colpirti, quel cretino! – lo difese Pansy – guarda.. ti ha spaccato lo zigomo..

Hermione si avvicinò a quella che sembrava la celebrazione di Draco Malfoy nel regno dei forti..

-Malfoy!

Tutti si girarono verso di lei. Draco la vide e smise quel ghigno che aveva un attimo prima.

-Granger.. sei venuta a rivendicare la tua fidanzata?

Hermione diede uno sguardo di disprezzo la ragazza che aveva pronunciato il suo nome. Era uno sguardo irritato. Degno di un serpente. Ciò fece star zitta Pansy Parkinson, che non proferì più parola.

-Granger.. sei venuta a vedere se mi sono fatto male? – disse lui, riprendendo il solito ghigno.

-Sono venuta a vedere se insieme al sangue avessi perso anche quel poco di cervello che ti rimaneva!  - fece lei, per provocarlo.

-Senti, non fargli male, adesso. È ancora debole.. – disse divertito Blaise, mentre trascinava con sé un’indispettita Pansy ed il resto della combriccola per lasciare da solo il suo amico.

Hermione lo guardò sconvolta mentre il ragazzo si allontanava parlando di una misteriosa collezione di Cioccorane che aveva in camera, seguito da Tiger e Goyle in testa e da Pansy, di malavoglia che invece, voleva restare con Draco. Ma fu presa di peso e portata via da quell’aiuola.

Hermione continuò a fissare il corridoio, quando si accorse che davanti a lei, Draco era ancora dolorantee sanguinante. Lo fissò per qualche secondo. Poi, innervosita, mise le mani sui fianchi e cominciò ad urlargli nelle orecchie. -Sei un idiota.. Che cosa gli hai detto?

-Io non gli ho detto proprio niente, ha fatto tutto da solo! – Draco la guardò allibito.

-Sei un bozzo umano…

-I grifondoro ultimamente hanno un debole per la mia faccia- le disse, alludendo allo schiaffo di un po’ di tempo prima …

Lei lo guardò, sentendosi un po’ in colpa - Refrigo! – una borsa di acqua ghiacciata in stoffa apparve allo schioppo della sua bacchetta. Come per paura di toccargli la guancia, la tenne in mano, rischiando che le dita divenissero blu per il freddo.

-Allora Granger, me la dai o vuoi tenertela per te per tutto il tempo?

Hermione gli porse la borsa. Leggermente imbarazzata. Leggermente rossa in viso.

Lo sguardo del ragazzo si risollevò quando al contatto con la stoffa gelata, lo zigomo smise di pulsare. Poi, come riaccorgendosi che lei era ancora davanti a lui, decise di prenderla un po’ in giro. In fondo, si disse, era questo quello che sapevano fare meglio. Prendersi in giro. E solo così potevano parlare. Le rivolse lo sguardo -Sai, avrei saputo farlo anche io!

-E allora perché hai aspettato che lo facessi io! – fece lei un po’ stizzita, un po’ dispiaciuta per la sua faccia gonfia.

-Granger, sei venuta qui per darmi fastidio o per vedere come sto?

-E chi ti ha detto che sono venuta a vedere te? Se non mi sbaglio il mio amico era con te lì a terra..

-Beh, quanto meno gliene ho suonate di cotte e di crude...- sghignazzò con un senso di orgoglio per il suo pestaggio. Aveva picchiato Lenticchia. E soprattutto, nessuno avrebbe detto che era lui il pazzo. Pel di carota aveva fatto tutto da solo.

-Per la miseria Malfoy, stai parlando del mio amico!

-Ehi, ha cominciato lui.. io non mi sarei mai abbassato a picchiarlo in modo così barbaro..

Hermione gli lanciò uno sguardo di disapprovazione –Ma senti questo qui! – alzò gli occhi al cielo, incapace di comprendere il motivo di tanto orgoglio.. ma erano tutti così stupidi i maschi?

Draco la guardò mentre alzava gli occhi in segno di disapprovazione. Era strano a dirsi, ma averla dalla sua parte gli dava una qualche conferma. Per un momento ripensò agli ultimi giorni di silenzio, all’indifferenza forzata, all’incapacità di non pensare a lei. E adesso ce l’aveva vicina, a due battiti di ciglia. Era lì. Ed era per lui. Appunto. Cosa ci faceva lì, Hermione Granger? Aveva passato la prima parte dell’anno con l’animo afflitto per quel cretino di un Lenticchia. Perché non era a consolare lui?

-Dì un po’, Granger… - la scrutò con occhi sospettosi – non dovresti stare a consolare Lenticchia?

-Beh, sì. Dovrei.. – ricambiò lo sguardo, complice di un qualcosa di non detto, di qualcosa di sentito. Si sedette vicino a lui, sulla panchina, come per confermargli che non sarebbe andata proprio da nessuna parte. Che sarebbe rimasta lì. Anche questa volta. Con lui. Leggermente titubante, per la paura di esser ripresa da quel ragazzo freddo e austero. Per la paura di essere derisa e allontanata. Ma lui non si mosse. Non disse nulla. Non fiatò. La osservò sedersi accanto a lui, e parve accettare la cosa, senza esser contrariato.

Draco non le toglieva gli occhi di dosso. La guardava compiaciuto, con la bocca semi tirata in un semi ghigno. Ma era un ghigno diverso dai suoi soliti. Era .. dolce?

Hermione pareva persa in quell’espressione di complicità che mai, mai e poi mai aveva visto su quel ragazzo. E soprattutto, mai l’ aveva visto rivolta a lei. Da lui. Il cervello girava a mille.  Era la prima volta che pensando a lui, le venne in mente come Draco. Draco. E non Malfoy. Semplicemente, Draco.

Abbiamo un rapporto strano, noi due. Vincolati da un contratto non scritto, che ci spinge a tirarci spallate quando abbiamo il morale a terra.  Non devi esserci per forza, ma so che ci sei. Adesso, tu ci sei.

I pensieri della ragazza vennero interrotti dalla voce del ragazzo. Si voltò di scatto per osservarlo. Lui aveva gli occhi rivolti verso il basso, come se guardare il terreno fosse d’aiuto. Come se non guardandola trovasse il coraggio di dire qualcosa che gli dava noia.

-Mia madre è morta.

Lei restò immobile, aveva paura anche di respirare troppo forte e disturbare l’intimità di quella confessione che veniva fatta più a se stesso che a lei che gli era davanti.

Finalmente girò lo sguardo. E la guardò. –Mia madre è morta. E mio padre segue ancora quell’idiota.

Hermione lo guardò sconvolta, ma cercò di non darlo a vedere troppo. Voldemort ora era diventato.. quell’idiota. Prima aveva giurato di ucciderlo. Adesso gli andava contro così esplicitamente. Ripensò al giro a Londra. Ripensò al marchio scuro e gonfio che gli aveva deformato il braccio. Si obbligò a non abbassare lo sguardo sulla manica della divisa. Rimase immobile. Ed in silenzio.

Draco la ringraziò mentalmente per quel silenzio. –Fui marchiato in estate. Gli servivo come spia a scuola.

Voltò il viso, non riusciva a guardarla in faccia. Lei, non l’avrebbe mai fatto. Lei si sarebbe opposta. Anche al costo della sua vita. E sarebbe morta. Perché Voldemort l’avrebbe uccisa. Di questo era sicuro.

Passò qualche minuto di silenzio. Ma adesso non riusciva più a reggerlo. Perché non diceva nulla?

Come se lo avesse letto nel pensiero, Hermione parlò, mettendo fine a quel silenzio pesante.

-Ho obliviato i miei.

Lui si voltò di scatto, costringendosi a guardarla. Le avrebbe urlato un sonoro ‘COSAA!’. Ma forse, non era opportuno. Soprattutto perché lei non aveva urlato sentendolo parlare di arti oscure.

Lei si fece forza. Continuò. –La sera di Natale. Ho obliviato i miei. Non erano al sicuro. Ho pensato che così non avrebbero incontrato nessun rischio in caso di una guerra – abbassò di nuovo lo sguardo, gli occhi si inumidirono, ma non voleva fargli vedere che li aveva lucidi. Non capiva perché dopo tanto tempo ancora non riusciva ad abituarsi a quelle parole che aveva architettato con tanta calma. Erano al sicuro, ora. Ma perché allora lei stava così male?

Draco non voleva essere inopportuno. E soprattutto, non era capace di consolare una persona. Non lo aveva mai fatto. E soprattutto, non aveva mai creduto di doverlo fare. E questo perché non gli era mai importato nulla di quello che succedeva alla gente intorno. Una volta incontrò Pansy Parkinson in sala comune di Serpeverde che piangeva perché aveva trovato il suo gufo morto, avvelenato da un lombrico infestato. Ma non l’aveva consolata. Non era da lui. Non ci era portato e non voleva esserlo. Però restò con lei, quella sera, in sala comune. Senza dire niente. Le rimase vicino, facendo finta di non interessarsi della cosa. Ma adesso, cosa doveva fare?

Guardò la ragazza che ormai aveva affondato la testa nel colletto, nascondendo il viso coi capelli. E mentre con la mano destra manteneva la borsa sullo zigomo, appoggiò la sinistra sulla sua spalla e la strinse quel poco che bastava per farle sentire la pressione.

-Sei stata una strega migliore di me, Granger.

E lei, inaspettatamente, ridacchiò istericamente. Era un riso spezzato da singhiozzi sommessi, a testa bassa, e a voce spenta.

-Siamo proprio una coppia di sfigati, io e te, Malfoy. – e solo dopo, Hermione, parve sentire quello che le era uscito dalla bocca. Alzò la testa di scatto,per vedere la reazione del ragazzo al suo fianco. Arrossì quel poco che le ci voleva per farle sparire gli occhi gonfi del pianto. Ma ormai le parole erano uscite, da sole, senza permesso. Così. Come un turbine. Una coppia.

Draco parve non averci fatto nemmeno caso. Le sorrise, abbassando la mano dalla spalla della ragazza verso la linea del suo braccio. E la posò accanto a quella di Hermione. Vicino. Poteva sentirne il calore, ma rimase fermo, in quella posizione. Ghignò, con una leggera emissione di aria dal naso. Pareva non aver sentito nulla, pensò Hermione. Ma in realtà , aveva sentito MOLTO bene. E per il momento, per qualche strano motivo,  gli piaceva così.

*

 

La lezione di Aritmanzia più lunga del secolo giunse al termine ed Hermione fu felice di potersi finalmente ritirare al dormitorio. Voleva dormire. Voleva riposare. Non aveva voglia di nient’altro.

-Giornata pesante?

Ron la guardava entrare dal ritratto della Signora Grassa. Seduto sul divanetto davanti al camino, l’aveva aspettata tutto il tempo da quando era tornato dall’infermeria. Aveva ancora i bozzi sotto gli occhi e i segni di qualche capillare rotto sul naso, ma il grosso, Madama Chips l’aveva sistemato a suon di magia.

Lei si avvicinò, per vedere come stava l’amico.

-Mi manchi. – iniziò lui -Mi manca la vecchia te.. questa nuova, non la capisco.. non mi piace…

Hermione lo guardò. Ma non disse nulla. Aspettò che lui finisse di spiegarsi.

-Dove sei, Hermione?

-Sono qui, Ronald. Davanti a te.

-Hermione, capisco che sei delusa perché Harry ci ha lasciati qui.. e che sei triste perché hai fatto una scelta stupida..

-Cosa intendi dire?

-Hai obliviato i tuoi.. non volevo dirtelo, ma l’hai fatta grossa emi dispiace..

-Ronald – il tono era duro e particolarmente forte – tu non sai quello che dici, per favore.. RESTATENE IN SILENZIO!

-Ma Hermione… stiamo parlando di Malfoy.. il mangiamorte .. quello che ti ha insultato per anni ed anni.. quello che voleva uccidere Silente..

Hermione lo guardò in modo truce –Malfoy non è più come era un anno fa… Sta cambiando…

-Sta solo servendosi di te per divertirsi un po’… e tu.. tu sei troppo ingenua.. e poi pensaci.. perché dovrebbe parlare con te, quando .. –non riuscì a trovare le parole.

-.. quando? – Hermione voleva sapere. Forza Ronald, dillo.

-Quando, dai. Lo sai meglio di me. Tu sei… - e distogliendo lo sguardo dall’amica, lo disse – sei una mezzosangue..

Fu come una pugnalata in pieno petto. Sapeva che stava per dirlo. Ma le fece male lo stesso. Una Mezzosangue. Quante volte aveva sentito quella parola in quei sei anni. E quante volte dal ragazzo che stava difendendo. Ma perché adesso bruciava così tanto?

Alzò il viso sbiancato nella direzione del rosso che la guardava. Non sapeva cosa dirgli. Lui se ne accorse. Si avvicinò a lei. Le alzò il viso con una mano. – Lo so che sei arrabbiata. So che potrebbe averti elogiato in qualche modo e che ti potrebbe aver fatto credere chissà cosa. Tu eri fragile, in quel momento. Eri sola. Ma Malfoy non cambierà mai. Per lui sarai sempre e solo una mezzosangue..

-E per te. Anche per te sarò sempre una mezzosangue, Ron?

Lo guardò. Lui non si aspettava quella domanda. Restò in silenzio qualche minuto, come per preparare una risposta che non le facesse troppo male. O che non facesse troppo male a lui. E quando pensò di averla trovata, fece un sospiro –Lo sai che per me non conta se sei o no una mezzosangue.

Fu come una duplice pugnalata nello stesso punto della prima. Non faceva male il suono di quella parola. Faceva male sentirla pronunciare da Ronald Weasley.

-Noi, ne abbiamo passate tante insieme. Pensaci. – continuava a tenerla per il mento. – Io ci sono sempre stato. Sempre. – lei continuava a rimanere zitta e immobile, quindi lui continuò – ti siamo stati vicini in questi anni. Ti abbiamo aiutato quando non ce la facevi ad andare avanti. Smettila di intestardirti. Malfoy non è diverso. Sei tu che lo vuoi vedere così.

Hermione gli prese la mano tra le sue. Gliela strinse. Aveva lo sguardo basso. E a voce bassa, disse quello che stava pensando da almeno dieci minuti mentre l’amico parlava  -Oh, te lo giuro, non è rabbia, non è amore, nè odio o semplice, misero dolore.  Non è più apatia o l'essere testarda.  

-E allora, cos’è? – la interruppe lui.

Lei alzò lo sguardo di scatto, come per ammonirlo di avere interrotto i suoi pensieri. -Il punto è che non vali i miei pensieri,  i miei sogni, i miei pianti, quei dolori.  Non vali le canzoni, nè la pioggia  e tutte quelle frasi che mi piaceva pensare per te senza dirti nulla,  perchè troppo stupida e piena di speranze. Tu mi sei stato vicino, in questi anni, è vero. Ma dov’eri quando io avevo bisogno di te? Tu c’eri. Ci sei sempre stato. Ma non quando io ne avevo bisogno.

Ron rimase fulminato da quelle parole. Non riusciva a replicare niente. Sapeva che Hermione aveva ragione. E soprattutto, sapeva che le volte in cui Hermione aveva bisogno di lui, erano quelle volte in cui lui le aveva fatto male. Rimase in silenzio. Lei continuò - La verità è che tu non ne vali più nemmeno la pena. E a ripensarci, è sempre stato così. – lasciò cadere la sua mano. Distolse lo sguardo da lui e si allontanò lentamente lasciandolo solo davanti al caminetto fumante.

Il freddo nonostante il fuoco acceso si impadronì di lui. Le sue orecchie erano rosso infuocato. Non capiva. E in una situazione diversa, sapeva che non avrebbe detto nulla. Ma qualcosa lo spinse. L’istinto. La rabbia. L’incomprensione. Come poteva essere? Le parole gli uscirono dalla bocca senza pensarci troppo sopra -E Malfoy? Lui ne vale la pena?

Hermione si bloccò. Malfoy, ne valeva la pena?

-Non c’è niente tra me e Malfoy.

-E allora perchè sei andato da lui?

-Perché non c’è niente nemmeno tra me e te.

-Hermione… - lui la guardò, come supplicandola – lui è…

-Ronald. Sono stanca. E domani c’è una gara importante per te. Vai a letto anche tu. – e risalì verso la sua stanza.  Entrò nella camera e si gettò sotto la doccia in pochissimo tempo. Mentre l’acqua calda le allietava la pelle stanca, non poteva far altro che pensarci.

‘io ti odiavo, Granger’

‘sei stata una strega meglio di me’

Uscì dalla doccia, mise il pigiama e si buttò nel letto. È  che in questa giornata assurda, sei stata l’unica cosa positiva. E si addormentò piena di una confusione in testa.

Ron era rimasto seduto in sala comune. Non riusciva a muoversi. Perché era arrivato a tutto questo? Lui non si era nemmeno mai dichiarato.. perché era finito tutto così? Se ci fosse Harry, pensò , tutto questo interesse per quel Serpeverde sarebbe già stato seppellito.

Dall’altra parte dell’Inghilterra, in una tenda scomoda e fredda,  Harry Potter aveva preso la sua decisione.

L'angolo dell'autrice:

Ciao Girlz! Oook, questo è stato un piccolo parto... Non so se vi sia piaciuto, avevo molte aspettative per questo capitolo.. Ron si è svegliato 
(forza, facciamo tutte insieme una hola per Ron! ).. sembra.. ed ha agito di conseguenza... ed Hermione, pare che si sia svegliata anche lei.. lo so, non è successo ancora nulla tra lei e Draco, ma una certa consapevolezza si è impossessata dei nostri due Ammmmmmori.. e la consapevolezza spesso, precede un grande passo.. non è vero?
Spero vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso :)
Ringrazio tutte voi, che mi leggete, mi seguite e mi recensite.. le vostre recensioni sono sempre bellissime, sempre indirizzanti.. mi fate crescere ogni volta di più, e con me, fate crescere la mia storia... grazie :D
Ringrazio anche chi mi segue 'soltanto' e vi invito a scrivere :) la vostra opinione è importante :))))
Ci vediamo al prossimo capitolo :)
un bacio:*

Slab*

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Capitolo 22
*** I want you, under my skin. ***


I want you, under my skin.

'Sono creature invisibili, ti entrano nelle orecchie e ti confondono il cervello'

Luna Lovegood

‘Mr. Riddle, primo Horcrux.

Mirtilla, secondo Horcrux.

Terzo Horcrux.

Quarto Horcrux.

Hepzibah Smith, quinto Horcrux.

James Potter e Lily Potter, sesto Horcrux.

Guardiano di casa Riddle, settimo Horcrux.

Harryyyyyyyyyyy’

Harry si svegliò sudato. Di nuovo quell’urlo. Di nuovo la voce di sua madre che lo chiamava. Di nuovo. Come al terzo anno. La notte ripercorreva in sogno gli insegnamenti che Silente gli aveva dato prima di morire. La storia degli Horcrux. La storia di Tom Riddle prima di diventare Voldemort. Il sacrificio dei suoi genitori. James e Lily Potter, morti per salvarlo.

Ma un pensiero continuava a disturbarlo. Silente diceva che c’era un altro Horcrux in giro, ma non capiva quale fosse. Un altro Horcrux. Il quinto, creato prima di scomparire e di vivere nascosto. Harry non capiva. Era tornato a Godric’s Hollow, aveva perlustrato la casa dei suoi genitori. Era ancora lì. Intatta. La magia l’aveva tenuta integra. Davanti, una targa, che inneggiava ai suoi genitori. Che inneggiava a lui. Aveva pianto, davanti alla sua casa. Aveva pianto, davanti alla tomba dei suoi. Aveva guardato in ogni angolo. In ogni dove. Aveva trascinato il medaglione di Salazar Serpeverde ovunque.

Ricordò le parole di Silente, “Gli Horcrux, sono legati da una magia indissolubile. Avvertono la presenza l’uno dell’altro. Sono i frammenti d’anima che si cercano e si ritrovano quando sono vicini” . Ma il medaglione, era rimasto calmo, per tutto il tempo. Si poteva dire che si agitava di più quando stava al suo collo che davanti a quella stanza piena di magia.

Se ne era tornato in tenda. Deluso. Voldemort. I suoi genitori. Un altro Horcrux. Ma quale.

L’anello di Marvolo Riddle. Il diario di Tom Riddle. Il Medaglione di Salazar Serpeverde. La coppa di Tassorosso. Il diadema di Corvonero. Nagini, il serpente.

Silente diceva che Lord Voldemort voleva  associare i suoi Horcrux a morti significative e rinchiuderli in oggetti magici importanti. Ne aveva creati cinque prima della sua caduta. Il sesto doveva esser creato con la morte di Harry Potter. Harry era una morte significativa, per via della profezia. ‘Nessuno dei due vive se l’altro sopravvive’.  La voce di Sibilla Cooman gli rimbombò nella testa come se gli stesse parlando davvero.

Harry era stanco. Era stanco di cercare. Stanco di non capire. Stanco. Di stare da solo. Forse, non doveva andarsene così, da solo. Forse, se Silente aveva assegnato qualcosa della sua eredità anche a Ron ed Hermione, doveva avere qualche significato.

Raccolse le sue cose nella tenda e le mise in una borsa. L’indomani, sarebbe partito per una nuova meta. Sarebbe tornato ad Hogwarts e avrebbe chiesto ai suoi amici l’aiuto che per primo si era negato. Da solo non poteva continuare. Gli serviva la mente brillante di Hermione e l’appoggio di Ron. Doveva tornare a casa. Voleva rivedere Ginny. Doveva trovare gli Horcrux che gli mancavano. E doveva scoprire quale fosse l’ultimo.

*

L’evento più atteso e sperato di tutto il campionato sportivo era la partita tra Serpeverde e Grifondoro. Tutti erano entusiasti della cosa, anche chi non apparteneva alle due case. La rivalità tra gli studenti era sempre stata altissima e nessuno sarebbe stato in grado di fare un prognostico sicuro. Poteva succedere qualunque cosa. Quella mattina, Draco si era svegliato felice. Dopo molto tempo non aveva fatto incubi, quella notte. Aveva passato la mattinata a trastullarsi tra una colazione rilassante e un giro nel campo. Lo stadio prima delle partite era il luogo migliore in cui stare. Era silenzioso, eterno, magico. Nello spogliatoio la tensione si tagliava a fette. La divisa da Quidditch lo faceva sembrare più muscoloso di quanto non fosse e Draco sapeva quanto ascendente potesse avere questa cosa sulle ragazze. Prima delle partite faceva sempre un giro di ricognizione del campo, così da attirare i riflettori su di sé, ma quella mattina, non aveva voglia delle luci della ribalta, perché era un po’ che i suoi riflettori erano puntati su una sola persona. Si sedette sulla panca, quando Blaise lo guardò a trentadue denti.

-Draco, ti vogliono fuori – disse sorridendo Blaise che non alluse a null’altro tranne che ci fossero buone notizie per lui.

 Uscì dalla tenda, cercando di capire chi stesse fuori. Si trovò Hermione davanti. Doveva aspettarselo, chi poteva volerlo, in quei giorni? Avevano passato del tempo insieme dopo la rissa con Ron. Lei gli era stato vicino e lui era stato vicino a lei. Senza pretendere nulla, si erano fatti compagnia, come tra l’altro era successo negli ultimi tempi. Erano stati uno accanto all’altra, abituandosi reciprocamente alla presenza l’un dell’altra. Sorrise tra sé e sé. La vide guardarsi intorno, guardare in aria, fissare le scarpe. E quando lo vide uscire, si aprì in un enorme sorriso.

-Non credevo di poter mai fare una cosa del genere, ma… sono venuta a darti i miei in bocca al lupo! In bocca al lupo, Malfoy!

Draco la guardò, riconoscente. Ma non perse l’occasione per istigarla un po’ – Crepi, Granger.. e non piangere quando vi faremo piangere!

-Malfoy! Ma che… - Hermione lo guardò con uno sguardo fulminante –D’accordo. Io non piangerò. Ma quando perderai tu, sappi che non farò niente per tirarti su il morale..

Draco ghignò rumorosamente, si avvicinò a lei e si fermò a due centimetri dal suo viso . Con una mano manteneva la scopa, con l’altra le alzò il viso.

-Credi davvero che io, un Serpeverde, piangerei per una sconfitta a Quidditch?

-Beh, - fece lei non staccando lo sguardo dai suoi occhi. Fuoco nel ghiaccio – potrebbe sempre accadere..

Lui le alzò di più il viso, si avvicinò col la testa alla sua. Le loro labbra erano vicinissime, tanto da sentirne il fiato caldo che usciva dalla bocca.

Draco le guardò le  labbra. Hermione lo continuava a guardare negli occhi. Il cuore in gola. Pulsava come un matto. Il sangue nelle arterie era come impazzito. Draco alzò il suo sguardo negli occhi della ragazza.

-Potrebbe..- sussurrò, la voce gli uscì come una flebile nota. Deglutì – ma non accadrà, Granger.

Si staccò lentamente da lei.

Hermione si risvegliò dall’incanto. Si riscosse come da un sogno. Lo vide allontanarsi con un sorriso malizioso. Draco. Era bello, quando sorrideva. Avrebbe dovuto farlo più spesso.

-Per un momento – gli gridò dietro divertita, stando al suo gioco - .. per un momento ho pensato che mi avresti baciato..

Lui si fermò. Poi si girò lentamente –Ahah.. Granger, nei tuoi sogni.. ti piacerebbe!

-Sono sorpresa dal fatto che tu stia pensando che io ricambierei il bacio. – lo guardò maliziosa e sorridente.

- Ora sì, sono davvero ferito! – rise lui. Si voltò di nuovo, sventolando la mano destra in segno di saluto, trascinando la scopa per terra, diretto al campo – Fai il tifo per me Granger!

-Nei tuoi sogni, Malfoy – lo derise mentre lui si allontanava e scompariva nella tenda della squadra.

Una civettuola. Cosa.stava.facendo? Hermione si sentì la Lavanda Brown dei tempi d’oro di Ron. Era così che si sentiva la biondina, allora? Confusa e farneticante? Provò ad immaginare i pensieri di un ascoltatore esterno. Se lei avesse visto due persone comportarsi così avrebbe pensato che erano totalmente, inevitabilmente … fuori di testa. Le loro discussioni continuavano ad essere battibeccanti e senza senso. Sottintendevano un qualcosa di fondo che nessuno dei due aveva la voglia, o il coraggio, di mettere in luce. Eppure sapeva che quel qualcosa era lì. Sapeva che nelle loro frasi di scherno, nel loro continuo litigare e nella loro immancabile capacità di riprendersi l’un l’altra, c’era qualcosa di più. Lei, lo sapeva. E ne era sicura. Lo sapeva anche Draco. Malfoy, si corresse mentalmente. L’idea di chiamarlo per nome le era sfiorata molte volte. Ma era così innaturale, così poco da loro. Loro erano fatti per chiamarsi per cognome. Per parlare attraverso sottintesi vaghi. Erano fatti per apparire disinteressati l’uno all’altra. Per deridersi a vicenda. E per tenere le distanze. Chiamarsi per nome non era da Granger e da Malfoy. Non era da Malfoy. Ron o Harry l’avrebbero chiamata Hermione. Già non chiamarla Mezzosangue doveva essere una cosa davvero strana, per lui. Chiamarla Hermione era un qualcosa di troppo. E sarebbe stato innaturale. Troppo costruito. Troppo fittizio. Strano. Sarà, ma lei, in quel momento sentiva soltanto di averela testa piena di cose. Se ci fosse stata Luna al suo fianco, avrebbe detto che erano Gorgosprizzi.

*

Si avviò verso gli spalti di Grifondoro, cercando nella folla Neville e Luna che avevano già preso il posto. Non avrebbe sperato che un bolide lo colpisse in pieno volto , stavolta. Ma non avrebbe mai fatto il tifo per lui, contro la propria casa. Non avrebbe tifato per Draco. Malfoy, si corresse di nuovo mentalmente. Trovò gli amici e si mise al posto che le avevano riservato. Dieci minuti dopo, iniziarono ad entrare le squadre e la partita ebbe inizio.

-Forza Ginny! – Hermione urlò a tutto fiato verso l’amica che aveva preso il ruolo di Harry. Ginny era brava  in quello sport, anche più di Ron, pensò Hermione. In più era plasmabile per qualsiasi ruolo di gioco, costretta fin da bambina a fare la ruota di scorta e a sostituire il fratello che si era fatto male al momento o che mancava. Quel giorno, giocava da Cercatrice. La pesante eredità che le aveva lasciato Harry non aveva abbattuto la rossa, che volteggiava in aria e lanciava occhiate di gelo a Draco, il Cercatore di Serpeverde.

-Non ti farò del male solo perché sei una ragazza! – le urlò lui dalla sua posizione, a mezz’aria.

-Ma dai.. Malfoy rispetta la cavalleria? – osservò lei pungente e stupita.

-Sono un Signore, Weasley, non te lo dimenticare.

-E tu non dimenticarti di tenere gli occhi sul boccino.. stai solo perdendo tempo! – sfrecciò al suo fianco, volando ad una velocità altissima.

Si portò prima in alto, seguita da Draco che le stava dietro come un rimorchio, poi si buttò in picchiata e si arrestò a mezzo metro da terra.

-Peccato che non sia così stupido.- Draco si era reso conto che era una finta – di un po’ Weasley, queste sono le tattiche che ti ha insegnato Sfregiat… - non finì nemmeno di parlare che intravide una scia luminosa dietro la ragazza. Si gettò all’inseguimento del boccino, seguito a ruota da Ginny che lo marcava stretto.

Lo stadio implodeva in un silenzio nervoso. Le partite tra Serpeverde e Grifondoro erano sempre le più sofferte, a causa della rivalità delle due case.

Ron dagli anelli cercava di tener gli occhi bene aperti e di non lasciarsi distrarre dal boato del pubblico che esplodeva ogni volta che uno dei due cercatori avanzava rispetto all’altro o si lanciava verso il boccino. I Grifondoro conducevano al momento il gioco per 90 a 50 e lui ce la stava mettendo tutta.

Rivide i cercatori passare dietro gli anelli, si voltò di scatto per osservarli girare intorno alle torrette dei Serpeverde e poi portarsi alla piattaforma dei Grifondoro. Lì in mezzo, intravide Hermione tra Neville e Luna. Ripercorse con la mente l’ultima conversazione avuta con la ragazza. La vide seguire con lo sguardo attento i Cercatori e volle convincersi che era perché stava seguendo la partita. Cercò di ricordare se quando c’era Harry, Hermione seguiva lo stesso anche lui, o adesso era la semplice presenza di Malfoy ad interessarla. Concentrato sul viso di Hermione, non si accorse di Tiger che gli lanciò un bolide che gli sfiorò l’orecchio destro. Si mantenne saldamente alla scopa per non cadere, dato il leggero sbilanciamento verso sinistra, ma la perdita di equilibrio lo distrasse dal Cacciatore di Serpeverde che buttò la Pluffa nell’anello centrale.

-SERPEVERDE SEGNAAAAAA!

Un boato si alzò dalla torre e dalla piattaforma di Serpeverde. Ron si diede del’idiota e rimase attento al gioco, ripromettendosi di non voltarsi più verso Hermione. Non voleva far perdere la squadra per colpa di Malfoy. Riuscì infatti a parare ben quattro pluffe che gli arrivarono a tradimento mentre i bolidi tentavano di disarcionarlo dalla scopa. I Grifondoro sugli spalti lo acclamavano. Weasley era ancora il loro Re.

D’un tratto la folla stette in silenzio, come se stesse trattenendo il fiato. I Cercatori si buttarono in picchiata verso una scia scintillante. C’erano vicini, entrambi, uno di fianco all’altra, con le mani allungate nell’atto di acchiapparlo e tenerselo per sé. Arrivarono a due centimetri dal suolo quando Draco sterzò di colpo per non schiantarsi e Ginny invece imperterrita si buttò a capofitto e fu sbalzata dalla scopa. Fece un volo di dieci metro, la scopa in direzione opposta. Lo schianto era stato pesante. Dopo un minuto di silenzio, che sembrò un’eternità, Ginny si rialzò dolorante. Alzò la mano destra e mostrò a tutti, il Boccino d’Oro.

Grifondoro aveva vinto.

Lo stadio si aprì in un boato di Giubilo, tutta la squadra scese a terra e prese Ginny per portarla in aria e farle fare il giro del campo.

Era il momento. Ron si staccò dal gruppo, andò nella tribuna della cronaca e chiese alla professoressa McGranitt se poteva prendere la bacchetta col Sonorus per fare una dedica. La professoressa leggermente indispettita, accettò di malincuore. In fondo non c’era nulla di male. Ron si schiarì la voce e tutto lo stadio stette ad ascoltare, interrompendo momentaneamente i festeggiamenti.

-HERMIONE GRANGER.. VOGLIO DIRTI CHE DOPO QUESTA PARTITA.. IO … - esitò. Stava facendo la cosa giusta? Ormai era dentro. – HERMIONE, NON FARE LA TESTARDA E CREDI AI TUOI AMICI QUANDO TI DICONO CHE CERTA GENTE è COME I SERPENTI. – posò la bacchetta e tornò a festeggiare, tra il silenzio attonito dello stadio e i ragazzi che lo guardavano stupiti. Poi tutti tornarono a far baccano, tra i commenti delle parole di Ron e l’entusiasmo per aver vinto questa partita contro i Serpeverde.

Hermione invece, sentì solo di volergli lanciare una maledizione senza perdono.

*

-Cosa ti è saltato in mente, Ron?

Hermione era a dir poco isterica.

-Voglio che tu sappia.. Hermione, quel ragazzo… non è come tu..

-Cosa ne sai tu, Ronald? Possibile che non ti vada mai bene niente? Perché non mi lasci in pace?

-Perché ti voglio bene..

-Se mi volessi bene staresti al mio fianco – il suo sguardo era perso.. calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance – staresti vicino a me, Ron.. Non mi metteresti in imbarazzo davanti a mezza scuola..

-Era l’unica cosa che potessi fare.. Hermione..

-No, Ron.. se davvero volevi mettermi in allerta, saresti stato con me. Mi avresti appoggiato, sempre. E poi mi avresti asciugato le lacrime, se avessi avuto ragione..Non avresti cercato di farmi cambiare idea, non così..

Ron la guardò senza speranza. –Hermione.. Malfoy non è la persona giusta per te..

Hermione si avvicinò a lui. Gli prese la mano e lo guardò negli occhi –E chi è la persona giusta perme, allora? – lo sguardo umido, le guancie bagnate dalle lacrime, la voce singhiozzante. Ron capì che era il momento. Era il momento di dirle quanto l’amasse in realtà. Era il momento di dirle tutto.

-Hermione.. – la guardò posare l’attenzione sulle sue labbra. Gli mancarono le parole. Era come se cercasse di parlare, ma il fiato era corto e le corde vocali erano come ossificate perché dalla sua bocca non uscì nulla. Ripensò a Malfoy. Ripensò ad Harry. E se Hermione l’avesse rifiutato? Se invece si sarebbero messi insieme? Tra di loro, sarebbe cambiato tutto? E come avrebbe reagito Harry.. cosa ne sarebbe stato del loro trio?

-Ron.. – Hermione lo riportò alla realtà, dopo un interminabile minuto di silenzio. Il coraggio che aveva sentito esplodergli nel cuore come un ruggito da leone, parve svanire tutto quanto, quando il suo sguardo incontrò quello della ragazza.

-Malfoy, non è il ragazzo giusto per te, Hermione. Sei mia amica. E mi preoccupo per te.

Hermione gli lasciò la mano. Abbassò lo sguardo. –Malfoy non c’entra nulla. Lui mi è stato vicino, quando ne avevo bisogno..

-Lui… lui ti è stato.. vicino?.. sa stare vicino a qualcuno? Lui… Hermione.. NOI.. io ed Harry.. noi…

-Lui mi è stato vicino, a modo suo. E questo è quello che conta. Tu dovresti appoggiarmi. Dovresti accettare che per me lui è cambiato. Non ti chiedo di accettare lui, per ora. Accetta me. E come la penso. – riprese a piangere. Ronald Bilius Weasley non si sarebbe mai dichiarato. E lei lo sapeva. Lo aveva sempre saputo. Si diede della stupida mentalmente. Perché aveva creduto che Ron sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere? L’ultima speranza, esile, flebile, minima, si perse con le sue lacrime.- Non state gareggiando a chi mi è più vicino. Accetta il fatto che per me Malfoy è diverso.

Aveva smesso di aspettare Ronald Weasley. E questa volta, per davvero.

Rimasero un secondo in silenzio. Ron non aveva il coraggio di guardarla. Non aveva il coraggio di parlare. Era così che voleva che finisse? -Ma se non lo chiami nemmeno per nome! - Hermione si limitò a guardarlo in cagnesco. Non ebbe il tempo per ribattere, perchè fu interrotta da qualcuno di familiare.

Una voce, alle loro spalle, li fece trasalire.

-Cosa mi sono perso?

Spalancarono gli occhi. Harry James Potter era davanti a loro, sorridente e leggermente imbarazzato.

Hermione si asciugò le lacrime per non farle vedere al suo amico. Gli corse incontro, abbracciandolo fino quasi a stroncargli il fiato.

-Anche tu mi sei mancata, Herm! – rispose Harry a quell’abbraccio caloroso.

Hermione si staccò da lui, adesso, piangeva, ma non perché stava soffrendo. Piangeva, perché era felice. Harry era davanti a lei, vivo. Harry era davanti a lei, sano e salvo, davanti a lei.

Ron guardò l’amico, immobile. Non poteva credere che il suo migliore amico era davanti a lui. Gli andò incontro, imbarazzato, porgendogli una mano. Harry gliela strinse sorridente, poi, tirò il suo braccio verso di sé e lo abbracciò.

-Allora, mi sono perso qualcosa di grosso. Vero? – sorrise rivolto agli amici.

Hermione e Ron si guardarono. Per quel giorno,forse,potevano mettere da parte le loro divergenze. Per quel giorno, potevano semplicemente stare senza litigare, senza urlarsi contro, senza ferirsi. Quel giorno Harry era tornato, e quello era quello che contava, adesso.

-Ha… Harry?

Ginny Weasley ci mise un po’ prima di accorgersi che non stava semplicemente sognando, ma che davanti a sé il suo ragazzo stava allegramente parlando con i suoi amici. Harry sentendo la sua voce si voltò di scatto.

-Ginny. – le sorrise. Ginny corse tra le sue braccia e scoppiò in un’interminabile singhiozzo –Te l’avevo promesso che sarei tornato. Io mantengo le mie promesse- le sussurrò lui all’orecchio – E tu?

Ginny non riusciva a staccarsi dal suo tronco nemmeno per parlargli. Poi, alzò la testa verso quella del ragazzo. –Le mantengo Harry, le mantengo – disse fra i singhiozzi. Ricordò quel giorno in cui gli promise che l’aveva aspettato. E l’aveva fatto. Aveva aspettato per tutto il giorno, per tutta la notte. Lo aveva aspettato nei sogni, con tutte le sue forze. E aveva sperato che tornasse il più presto possibile.

Hermione guardò i ragazzi che si ritrovavano. Erano bellissimi, uniti in quell’abbraccio. E d’istinto, si ritrovò a pensare a Draco. Le venne voglia di vederlo. E di consolarlo per la sconfitta. Per la prima volta nella sua vita, un moto di tenerezza le strinse così forte il cuore che desiderò anche lei stringere il cuore di un’altra persona. E quella volta, per la prima volta nella sua vita, desiderò con tutte le sue forze che quella persona fosse Draco Malfoy. Ora, lo sapeva. E ne era certa. Lei voleva Draco Malfoy. Con tutte le sue forze.

*

Draco si massaggiava le tempie con forza. Aveva un’enorme emicrania da quando era finita la partita. In più, vedere Potter tornare dal nulla, gli aveva messo addosso soltanto nervosismo. Un nervosismo non giustificato, tra l’altro. Lo aveva visto ritrovare gli amici. Lo aveva visto abbracciare Hermione. E in quel momento, aveva desiderato che al suo posto ci stesse lui. Aveva desiderato che Hermione avesse abbracciato lui, così intensamente. Così dolcemente. Non sapeva perché. Sapeva solo che voleva essere al posto di quello sfregiato. Era messo davvero male.

Continuava a pressarsi le tempie, mentre intorno a se, nella sala grande, i pochi Grifondoro rimasti lì invece di tornarsene in sala comune a festeggiare, stavano facendo un tale baccano per la neo vittoria.

Già. Perché Serpeverde aveva anche perso a Quidditch contro quei Grifoni da strapazzo. Come se non avesse già troppe grane per la testa. Doveva pensare pure allo sport.

Come se si sentisse osservato, si voltò di scatto.

-Granger, mi hai fatto prendere un colpo.- disse meravigliato e al contempo spaventato. Hermione era balzata alle sue spalle d’improvviso.

-Malfoy! Come hai fatto a capire che ero io? – gli chiese lei stupita.

-Sei riconoscibilissima. – disse con fare ovvio.

-Che significa?

-Che respiri come un maiale. Grugnisci, Granger. Fai qualcosa.

-Malfoy, sei un tale idiota – esplose urlandogli accigliata.

Lui scoppiò a ridere come un pazzo – lo sai, quando ti arrabbi all’improvviso sei addirittura meglio. – Lo era. Quando si arrabbiava era divertente. Era bella. Anche col broncio.

Lei lo guardò torva. Non era arrabbiata. Ma continuò a farglielo credere, perché mentre teneva il broncio, lui esplodeva in un sorriso e in una risata che gli era sempre stata estranea.

Hai un sorriso che fa ombra al sole, lo sai?

-Malfoy, smettila. Io ero anche venuta a consolarti!

-Ahahaha- continuava a ridere –Granger, non sprecare il tuo fiato per convenevoli così sciocchi. – si alzò dal suo posto. Aveva voglia di fare due passi, di uscire fuori al sole. Di respirare aria pulita. Aria fresca, piena del suo odore. – Vado a fare due passi- disse –Ti va?

Lei lo guardò ancora accigliata. Poi, si aprì in un sorriso a trentadue denti –Va bene!

-Che hai da sorridere, Granger? – domandò lui dubbioso.

-Niente. Anche io avevo voglia di uscire.

-È che sono un veggente. Lo sapevo. – disse lui nella migliore espressione ovvia che riusciva a fare.

-Quindi, hai cercato di accontentarmi?

-Scordatelo – le ghignò torvo –ho le gambe rachitiche. Devo sgranchirle un po’.

-Ma se hai giocato tutta la mattinata a Quidditch. – lo punzecchiò lei –a proposito, bella sconfitta – iniziò a sorridere beffarda.

-Vi abbiamo lasciato vincere. Ci fate pena. – si difese lui.

Senza capire come, si ritrovarono nei corridoi intorno al giardino interno. Girarono per un bel po’, parlando animatamente, scordando quello che c’era intorno, beccandosi a vicenda.

-A proposito di Quidditch – la guardò ridendo –ma dopo la partita.. cos’era

-Draco.Malfoy.Tira.fuori.Ronald.Weasley.e.ti.giuro.che.una.Crucio.al.mio.confronto.non.sarà.nulla!

La guardò divertito –Lenticchia? Chi? Cosa?

-Grazie – rispose lei soddisfatta.

-Ma allora – fece il vago – è tornato lo Sfregiato, eh?

-Sì, è tornato – gli sorrise, a trecentocinquanta denti. Un moto di .. gelosia? Gli invase i visceri. Lei, però, continuò -Ti prego non chiamare Harry in quel modo.. dovreste essere più comprensivi l’uno col l’altro, ora che...- si interruppe.. ORA CHE.. COSA? Ma quanto poteva essere idiota da uno a cento?

-Ora che? – Draco la guardò interessato.

-Niente.- arrossì di colpo.

Lui ghignò. Ora che. Era gradevole, sentirselo dire. Forse non era il solo che provava quelle strane sensazioni in sua compagnia.

-Ah Granger, se solo non grugnissi.. saresti persino divertente!

-Anche tu saresti divertente se ti tagliassi la lingua- gli rispose lei acida. Ma per gioco.

-E poi? Chi ti fa notare che non sai respirare senza far rumore? Io lo dico per te.. sai, poresti addirittura svegliare chi dorme .

Lei lo guardò accigliata. Poi, comprese. Quella notte. Quella notte in infermeria. Lui, la salutò mentre stava tornando in camera. Ma come? Era allora vero che grugniva?

Lui la guardò perdersi nei suoi pensieri. Era sicuro che stesse pensando a quella notte. Lo aveva fatto apposta a ricordarglielo.

Hermione guardò uscire due corvonero dall’aula di pozioni.

-Cavolo! Devo andare a lezione tra dieci minuti!

-Anche io. Abbiamo lezione insieme.

-Già.

Si incamminarono verso l’aula, uno al fianco dell’altra. Entrarono in aula insieme, provocando un quasi coccolone a Ron, che iniziò a piagnucolare vicino ad Harry. Prese posto vicino a loro, mentre Draco si portava vicino a Blaise Zabini e Pansy Parkinson.

Durante la lezione, entrambi si accorsero di fermarsi a fissare l’un l’altra. Incrociarono i loro sguardi per un secondo, e poi li riportavano sui rispettivi quaderni. Un gioco di sguardi. Intenso. Magico. Hermione non sapeva che fare. Si sentiva osservata. E al contempo, aveva voglia di guardarlo.

Lo guardo mentre parla, a volte, lo ammetto. Lo guardo sorridere senza motivo e tutto il poco che sapevo, in quel momento, non lo so più. Mi piace la sua risata. Perchè mi sembra la cosa più giusta in tutto l'intero universo.

Draco non poteva far altro che ignorare il professore e rinchiudersi in se stesso. Non poté far altro che pensare che in quella giornata assurda, lei era stata l’unica nota positiva. Non era vero che grugniva. Quella notte l’aveva svegliato davvero. Ma perché aveva risentito l’odore che gli aveva offuscato le narici durante le punizioni con Piton. Quell’odore che aveva risentito prima di vederla apparire dietro di sé in sala Grande. Quell’odore, che aveva desiderato avere addosso, quando la vide abbracciare Sfregiato. Lo voleva addosso. E questa volta, Draco, capì che voleva lei. Hermione Granger. La voleva. E con tutte le sue forze.

L'angolo dell'autrice:

Eccccccccccomi! Scusatemi scusatemi scusatemi!
Lo so, vi ho fatto aspettare tantissimo troppissimo! Purtroppo sono super impegnata con gli esami, e tra qualche giorno avrò il mio ultimo supplizio, quindi ragazze, pazientate solo un po', poi tornerò ad aggiornare normalmente e costantemente ^^'T.T!
Cmq, torniamo a noi. Fianlemente qualcosa si è smosso. Draco ha ammesso a se stesso che Hermione gli piace. Hermione ha ammesso che Draco gli piace. Harry è tornato. Ron ha sbroccato, di nuovo. Insomma, le cose vanno avanti. C'è solo da vedere cosa succederà in seguito.
Ragazze grazie mille per tutte le recensioni e i messaggi privati carini che mi avete mandato interessandovi a me e alla storia :D
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che non vi abbia sconvolto o deluso troppo!
Ringrazio chi mi recensisce, chi mi ha tra i preferiti, chi mi segue, chi solo legge :)
Grazie davvero a tutte! 
Vi invito a farmi sapere come vi è paro il capitolo :D
un bacio :*

Slab*

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Capitolo 23
*** River flows in you - part I ***


River flows in you

"C'erano cose che avrei voluto dirgli. Ma sapevo che gli avrebbero fatto male. 
Così le ho seppellite, e ho lasciato che facessero male a me."

Alessandro Baricco

Cosa fare quando tutto quello che avevi creduto per tutta la vita, si rivela un grosso immenso buco nero? Cosa dire? A chi chiederlo e soprattutto, come? Draco Lucius Malfoy guardava il soffitto della sua camera senza concentrazione, cercando di definire cos’era quella macchia  nera sulla vernice bianca. Era stanco, in quei giorni. E soprattutto, l’idea che gli potesse davvero piacere Hermione Granger lo stava sconvolgendo completamente. Lei era tutto quello che lui aveva cercato di infangare ed evitare negli ultimi diciassette anni. Lei era tutto quello che non aveva mai considerato. Lei era tutto quello che aveva odiato. Lei era tutto. Era tutto quello che adesso voleva. Ma soprattutto, ne aveva bisogno. Aveva bisogno di lei per sorridere. Aveva bisogno della sua voce stridula, così odiosa e tramortente. Aveva bisogno del suo broncio, della sua risata, dei suoi occhi castani e profondi. Non capiva perché. La sua vita ora, era completamente distrutta. Lui non aveva niente. Non aveva una vera famiglia, non aveva un signore. Non aveva nessuno che lo amava così incondizionatamente. E lei era tutto il resto. Lei gli manteneva il suo mondo ancora integro. In quel mondo a pezzetti, lei riusciva a farlo sentire integro e senza lacune. Lei, il resto del suo niente. Si corresse mentalmente. No. Lei non era il resto. Lei era tutto. E il resto anche.
Si rivoltò nel letto confuso quando si ricordò che il preside lo aveva convocato nel suo ufficio quel pomeriggio. Scocciato si alzò per risistemarsi e si diresse verso i due Gargoile di pietra.

Accelerò il passo, non sapeva cosa volesse Piton. Da quando era divenuto preside lo aveva convocato una settimana sì e l’altra pure ed era ormai stufo di recarsi nel suo ufficio. Bussò alla porta e si chiese cosa diavolo ci facesse lì di nuovo.

-Entra Draco- la voce di Severus lo distolse dal tedio che stava attanagliando la sua mente.

Draco entrò e si chiuse la porta alle spalle.

-Draco, siediti, devo parlare con te.- Il professore sembrava preoccupato.

Piton lo guardò sovrappensiero. Sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe dovuto dire a Draco quello che stava per dirgli. Lo sapeva, eccome. Ma non sapeva che una volta arrivati a quel punto, gli sarebbe dispiaciuto.

-Professore.. – Draco lo guardò interdetto. Non stava capendo granchè. – Professore, tutto bene? – L’espressione del preside lo aveva messo particolarmente in allarme. Era chiaro che volesse dirgli qualcosa che lui non avrebbe compreso, o peggio, non avrebbe voluto comprendere.

-Draco, ti chiederai il motivo per cui ti ho convocato qui. - cercò di tergiversare  chiedendogli cosa pensasse.

-Sì, professore. Effettivamente me lo sto chiedendo da un bel po’.

-Bene. – Piton lo guardò senza batter ciglio. Nero nel ghiaccio. –Non voglio portarla per le lunghe. Allora. Mi è giunta voce che stai frequentando con assiduità la signorina Granger..

-Professore.. – Non capiva. Perché Piton gli stava dicendo quelle cose? E cosa  gliene poteva importare?

-Lasciami parlare per favore.. – si voltò e andò a sedersi alla scrivania. – Draco, tuo padre è molto preoccupato..

-Mio padre? Mio p.. professore ma come..

-Tuo padre sa che ti sei avvicinato alla mezzosangue.

Come era possibile che suo padre sapesse? A quanto pare i il suo viso era una pergamena facilmente leggibile in quel momento, perché Piton lo guardò e gli rispose –Non puoi andare in giro con lei per Hogwarts con i Mangiamorte ad ogni angolo e pretendere che nessuno lo noti. Sei un sorvegliato Draco, come noi tutti. Siamo tutti sorvegliati - continuò il preside, parlando come se  lo stesse dicendo a se stesso e non al ragazzo.

Draco comprese che quella visita nell’ufficio del preside non era un semplice invito a bere un thè, ma era qualcosa di più. C’entrava suo padre. C’entrava Voldemort. E sicuramente, c’entrava una richiesta. Come sempre.

Piton lo guardò in attesa che dicesse qualcosa. –Professore, non vedo perché dovrei spiegare a mio padre i motivi che mi spingono a frequentare persone diverse. Sono un ragazzo ed è normale che io sia circondato da gente.

-Capisco. Ma ciò che non capisco è perché tra tanti purosangue, tu abbia scelto di passare il tuo tempo con una sporca mezzos..

-Non.dica.quella.parola.

Piton si interruppe improvvisamente. Lo guardò con aria gelida. Quel ragazzo. Quel ragazzo voleva a tutti i costi incasinarsi la vita, come se non fosse già incasinata abbastanza! –Cosa stai blaterando, Draco?

-Professore.. per anni – abbassò lo sguardo – per anni ho vissuto con la convinzione che avere il sangue puro fosse divino. Non parlare con i mezzosangue, Draco. Non parlare con i Babbani, Draco. Se ti avvicini troppo ad uno di loro prenderai una brutta infezione, Draco.. – rialzò lo sguardo. Piton lo fissava stupito. –E cosa mi è rimasto? Non ho una famiglia. Non ho una casa. Non ho niente. Sono solo.

-Non sei solo, Draco. Tuo padre..

-Mio padre.. mio padre.. sempre mio padre.. – Draco pareva esasperato – per tutta la mia vita ho fatto quello che diceva lui.. per tutta la mia vita ho eseguito ogni suo ordine. Ho cercato di piacergli, di assecondarlo, di essere come lui. – fece una pausa, di pochi secondi, poi, riprese a parlare. – Ho passato il tempo a cercare di essere mio padre. Ma io sono Draco. Solo Draco.

Piton si alzò – sei Draco Lucius Malfoy. Porti il suo nome. E sei il suo erede.

-Non è un nome che fa di una persona quello che è, professore.

-Il tuo nome è quello che conta.- Piton si avvicinò al ragazzo con fare urgente. -Draco, tu sei un Malfoy. E hai degli obblighi verso la tua casa e il tuo nome.

-Professore.. – Draco era stufo di sentirsi direcheil suo nome era una cosa importante. Era stanco di doversi comportare sempre in un certo modo, di dover pensare solo a determinate cose, di non poter frequentare la gente che voleva. – mi dica perché mi ha fatto venire qui. Sta tergiversando un po’ troppo.

Piton si irrigidì sui due piedi. Lo guardò attentamente. –Tuo padre sa della Granger. Ma .. – abbassò lo sguardo per un secondo, poi lo rialzò. – non è arrabbiato.

Draco cerco di decifrare quello che gli stava dicendo il preside. Non lo capiva. –Ah bene, allora, non vedo quale sia il problema.

-Tuo padre non è arrabbiato, Draco. Sa che sei un uomo ormai.. e da uomo farai la cosa giusta. – si voltò e tornò a sedersi alla sedia dietro la scrivania.

-Professore, dica a mio padre che non ho intenzione di lasciar perdere la Granger.

-Cos’ha quella ragazza che..

-Niente. Ma il fatto che gli dia fastidio le ha fatto guadagnare davvero tanti punti.

-Draco..perchè vuoi farlo arrabbiare?

-Non voglio farlo arrabbiare. Voglio che mi lasci in pace. - disse seccato.

-Bene. Allora, stammi a sentire. Lui non ti chiede di lasciar stare la ragazza.

-Fantastico.

-Vuole solo che tu sia devoto al nome della tua casa.

Draco lo guardò attentamente. Si aspettava la bomba che stava per arrivare. La sentiva. Suo padre. Lo conosceva. Conosceva Lucius. Sapeva come agiva, come parlava. Sapeva persino il momento esatto in cui l’avrebbe sgridato. Per lui non aveva segreti. – Lo sono, professore.

-Benissimo. – Piton iniziò a guardare le carte con modo disinteressato. Poi rialzò il capo –Allora non avrai problemi a fare lavoretti per lui.

-Che tipo di lavoretti? – eccola, la bomba.. stava scendendo. La sentiva.

-Consegna Potter al Signore Oscuro.

-Cosa?

-Tuo padre è stato chiaro. Il Signore Oscuro verrà questa settimana al castello. Consegnagli Potter e sarai libero di fare quello che vuoi.

Eccola, la bomba.

-Professore cosa le fa credere che io possa accettare una cosa del genere?

-Non hai scelta Draco, è la tua unica possibilità.

Draco aveva capito benissimo l’antifona. Diceva: consegna Potter o farai la fine di tua madre. E lui, non voleva morire.. non adesso. Rimase in silenzio, a guardare il preside come se fosse morto.

-Lo farò.

E girando i tacchi, uscì di fretta dall’ufficio del professore.

Piton tornò a sedersi. Quel ragazzo era come lui, da giovane. Attratto dalle arti oscure, ma tremendamente impaurito da esse. Come lui, aveva capito troppo tardi che quello che stava facendo era davvero pericoloso. Che non era figo. Non era divertente. Con Voldemort si moriva. Si moriva davvero. E anche il ragazzo lo aveva capito a spese di qualcuno che amava. Fissò le pergamene poggiate sulla cattedra. Era arrivato anche per lui il tempo di scegliere. Sapeva benissimo cosa doveva fare. Era stato tutto progettato. Ma qualcosa gli diceva che non era per niente facile come programmato.

*

Draco percorse infuriato a grandi passi il corridoio che lo portava al sotterraneo. Era a dir poco orripilato dalla sua famiglia. Essere un Malfoy gli stava dando più problemi di quanti gliene risolvesse. Il padre si ostinava a dire che avrebbe avuto vita facile . Ma in realtà, quello che voleva dire , e che solo adesso lui stava capendo, era che non avrebbe avuto una vita sua. Era nato per essere manipolato.

Mentre camminava guardò dalle vetrate il giardino fuori. Era spento e freddo. Poi si accorse di una figura familiare sotto un albero. Si accostò alla vetrata e si rese conto di non aver preso un abbaglio. Invertì il senso di marcia e si recò nel prato.

Granger! Cosa ci fai con questo freddo qui fuori? – si avvicinò lentamente a lei e parve accorgersi di qualcosa di strano. Hermione stava..piangendo?

-Malfoy.. ciao.. cosa – si interruppe. Non voleva fare conversazione. La sua voce rotta dal pianto sarebbe uscita ancora peggio davanti a lui. Si sfregò gli occhi con veemenza, cercando di nascondere il gonfiore che sicuramente si era formayto intorno alle palpebre. Non aveva avuto modo di controllare, anche perché non aveva idea che si sarebbe trovata lui davanti.

-Granger? – Draco si avvicinò preoccupato. Non stava piangendo, ma un singhiozzo sommesso e il rossoro degli occhi gli facevano capire che aveva pianto.

-Malfoy.. – Hermione prese un respiro profondo e sperò che la sua voce uscisse uguale. –Stavo ripetendo un po’.

Draco decise di non attaccarla. Voleva fare il suo gioco. Se non voleva dirgli perché piangeva, non glielo avrebbe chiesto. –Al freddo? – la guardò titubante.

-Gli alberi mi mettono concentrazione – disse lei per difendersi.

-Cavolo Granger, devo fare anche il dottore con te? – si avvicinò di più e si tolse il mantello, posandolo sulle spalle della ragazza.

Hermione parve quasi estasiata da quel gesto. Malfoy che si prendeva cura di lei? –G..g..grazie- e uscì un singhiozzo.

Draco la fissò. Poi si sistemò a terra al suo fianco. –Allora..- decise che se ne infischiava della decisione di farsi gli affari suoi. Lei era diventata un affare suo, dopotutto. –Si può sapere perché hai pianto?

-Non ho pianto –disse la ragazza con una nota d’urgenza nella voce.

-Granger! Non farmi scocciare.. credi che sia stupido?

-Un po’..- gli sorrise lei.

-Allora? – insisté il ragazzo.

-Ma niente.. tu non potresti capire – si giustificò Hermione. Abbassò la testa per non guardarlo negli occhi.

-Granger. Allora è vero che mi consideri idiota! Ed io che credevo che lo dicessi solo per nascondere il tuo amore per me!

Hermione spalancò gli occhi. Possibile che con quel ragazzo non si poteva parlare mai seriamente?

-IO NON NASCONDO IL MIO AMORE PER TE.. NON PROVO AMORE PER TE! -  arrossì leggermente.

-Meno male.. dunque penso che adesso sia il caso che mi ritiri in sotterraneo.- fece per alzarsi, ma la mano di Hermione lo strattonò di nuovo a terra.

Non voleva restare da sole. Era scappata dal suo dormitorio per isolarsi, questo è vero. Ma non voleva stare da sola. Voleva solo evitare le persone che avevano creato un caos assurdo attorno a sé. E ringraziò il cielo quando vide il Serpeverde che si sedeva accanto a lei. Era l’unica persona che voleva vicino in quel momento. L’unica con cui parlare.

-Ron.. ha creato un macello.. – iniziò a giustificarsi.

-Lenticchia? Ti riferisci  a quella volta alla partita?

Avevano fatto entrambi finta finora che non fosse successo nulla a quella partita. Ma in realtà sapevano tutt’e due che era successo tutto, nel dopopartita. Il ritorno di Harry aveva accantonato l’accaduto e la richiesta di Hermione  di non parlarne aveva appianato la situazione per un po’. Ma anche Draco sapeva che  quelle parole erano riferite a lui.

“non fidarti di lui”

“ti farà del male”

“fidati dei tuoi amici”

D’improvviso l’eco delle parole di Ron rimbombò nelle loro menti. Hermione sbiancò e Draco si irrigidì nella sua posizione.

-Lenticchia..

-Ron si è arrabbiato, ma questa non è una novità.. ha fatto un casino.. – Hermione alzò lo sguardo verso di lui –ha tirato in ballo Harry, non so cosa gli abbia detto..

Il nervoso cominciò a  invadere il corpo del Serpeverde che strinse i pugni.. guardò le sue mani.. una di queste sarebbe stata bene di nuovo sulla faccia di quel Pel di Carota.

Hermione continuò a parlare,come un treno, cacciò fuori tutto quello che aveva e che la faceva star male.

-Harry è venuto da me stamattina dicendomi che non era contrario alle mie amicizie, perché ero libera di fare ciò che volevo. Ma che l’avevo deluso, che ero cambiata- esplose in un singhiozzo rumoroso.

-Quello Sfregiato..

-Draco..sto perdendo i miei amici.. io non sono una persona molto popolare.. e se si allontanassero anche loro da me?

Draco la guardò con aria sicura.. sbaglio o lo aveva chiamato Draco? –Non li perderai. Sono tuoi amici, non li perderai.

Hermione lo guardò e si strinse nel mantello.

-Hai ancora freddo?

-Sta scendendo la sera e l’aria si è seccata..

Draco si accostò ancora di più a lei. Erano vicini quanto bastava per sentire uno il calore dell’altra. E lei era congelata.  Lei lo sentì avvicinarsi, ma non si discostò. Non aveva tantissimo freddo, ma quella vicinanza la faceva sentire al sicuro, protetta. Gli strinse la mano.

Draco rispose con sorpresa a quella stretta di mano. La guardò e le sorrise. Le strinse la mano e rimase con lei sotto quell’albero.

Dopo qualche minuto rimasti in silenzio, Hermione smise di rimurginare ed esternò tutti i suoi pensieri.

-E se li perdessi? Se si allontanassero da me? Sono la mia famiglia..

Draco la guardò. Hermione aveva bisogno di loro. E sapeva che era in rotta solo e soltanto per colpa sua. Se lui non si fosse intromesso nelle loro vite forse sarebbe rimasto tutto tale e quale. Era tutta colpa sua. Mesi prima avrebbe gioito al solo pensiero di vedere irritare lo Sfregiato. Adesso invece, ne era solo irritato. Significava che era lui l’artefice delle lacrime della ragazza. Era lui la causa della sua tristezza. Lui, sempre. Era un mostro, capace solo di distruggere chiunque incrociasse il suo cammino e si fosse interessato a lui.

Capì in quel momento quello che doveva fare. Doveva consegnare Potter al Signore Oscuro, non aveva scelta se voleva vivere senza l’oppressione del suo nome. E lontano dalla ragazza avrebbe portato a termine il suo compito molto facilmente.

La guardò, aveva gli occhi lucidi. Era ancora più bella con quegli occhi così luminosi. Peccato che lo erano a causa sua. Peccato.

-Ecco cosa farai. – era calmo, secco, deciso. Come se stesse proclamando una sentenza.  –Andrai da Potter e gli dirai che sei sempre la solita Hermione. – lei sussultò al suono della sua voce mentre pronunciava il suo nome. –Andrai e gli dirai che ti eri avvicinata a me perché eri sola e ti avevo fatto pena per la morte di mia madre..

-Ma non è vero! Malfoy.. non è vero..

-Rivuoi i tuoi amici, Granger?

-Li rivoglio, ma non così! Non dicendogli cretinate per sminuirti e dar loro ragione!

-Io sono quello scomodo tra noi, se io sparissi li riavresti in men che non si dica!

-Malfoy, apprezzo il fatto che…

-Vai da Potter.. – staccò gli occhi dai suoi. Si rialzò. –Stai solo perdendo tempo qui con me, sai come sono fatto e sai cosa sono capace di fare..vai da loro e riprenditi la tua stupida vita!

-Malfoy..-sussurrò lei –Draco.. io..tu… Draco.. tu sei.. – la sua voce era spezzata dai singhiozzi e non sapeva cosa dirgli per convincerlo a rimanere. Ma lei lo sapeva. Sapeva che quello che stava dicendo era vero, per quanto terribile. Era lui la causa del loro litigio. Ron e Harry non accettavano lui. E lei non riusciva a capire perché la sua vita doveva dipendere da una scelta così crudele. –Draco.. sono rimasta con te tutto il tempo perché mi piaceva parlare con te e starti a sentire.. – staccò gli occhi dai suoi e iniziò a fissare un puntino lontano dietro la sua testa platinata. –Sei l’unica persona che mi capisce anche quando non parlo, in questo momento.

Draco le avrebbe detto che l’unica cosa che voleva era restare lì con lei a tenersi per mano. Ma non lo fece. Anzi. Capì che allontanarla sarebbe stato meglio per entrambi e soprattutto per lei.

- Vorrei essere quello che vuoi, lo vorrei con tutto il cuore. – guardava in direzione opposta a quella della ragazza per non tradire emozioni ben più forti. Per non tradire i suoi occhi che adesso erano un tumulto di colori. Freddi. Come la morte e la paura. - Vorrei essere quello che cerchi, ma non so neppure se riesco ad essere quello che sono. È meglio che smetti di cercarmi e parlare con me..

-Ma io.. io voglio parlare con te..

-Beh, mettila così Granger.. io non voglio.

Hermione si alzò di scatto. Voleva dargli una sberla per farlo rinsavire. Non poteva prenderle la mano e darle il mantello e dopo due minuti dirle che non voleva parlarle. Era impazzito?

-Malfoy! Smettila di dire cretinate! E trova un’idea migliore..

E lui lo disse. – Stai lontana da me, sporca Mezzosangue.

Lei rimase immobile. Non sapeva cosa dirgli. Non sapeva cosa fare. Rimase lì davanti a lui. Draco fece per andarsene ed Hermione gli corse incontro –Sei un imbecille Malfoy! – e gli lanciò il mantello contro,  correndo in avanti e lasciandolo  da solo dietro.

Draco ringraziò la sua capacità di allontanare le persone da sé. Aveva un talento innato per quello. E pensando di aver fatto la cosa giusta per una volta nella sua vita, si avviò al castello dove a breve avrebbero servito la cena. Ma non aveva fame. Voleva solo chiudersi in camera ed addormentarsi, sperando che finisse presto quella giornata infernale.

*

Due notti insonni erano bastate a far capire ad Hermione Granger che quello che stava vivendo non era quello che aveva sperato di vivere. Si era riappacificata con Harry e Ron quando aveva lasciato Draco Malfoy da solo in quel giardino, e aveva lanciato varie maledizioni silenziose al ragazzo ogni volta che lo incrociava nei corridoi.  L’aveva chiamata Mezzosangue. Lui, che aveva perso la madre per mano di chi i Mezzosangue li uccidono. Lui che negli ultimi mesi era stato la spalla su cui sfogare le sue ansie. Lui. Draco Malfoy.  E provocando un sonoro “te l’avevo detto” da parte di Ron, si era convinta che davvero quel ragazzo era marcio dal midollo. Non si era mai urtata negli anni prima. L’aveva sempre chiamata così, ma il suono di quella parola l’aveva resa immune al significato stesso. Considerava Malfoy un poco di buono. O meglio, non lo considerava affatto. E adesso,  che era arrivata addirittura a desiderare di averlo al suo fianco. Adesso che lo aveva persino chiamato Draco. Aveva litigato coi suoi amici per lui. E avrebbe litigato ancora, se glielo avesse lasciato fare. Era un idiota. E con lei aveva chiuso. Ma allora, perché stava male? Perché passava la notte a rimuginare sulle cose che aveva fatto insieme al Serpeverde? Perché alla vista di un mantello verde argento si nascondeva tra i ragazzi per non guardare chi fosse? Qualcosa non quadrava. E sapeva anche cosa. Non era una stupida. Lui l’aveva insultata. L’aveva derisa. L’aveva allontanata.

“torna da Potter e digli che con me hai chiuso”

“non devi litigare con loro per me”

“riprenditi la tua stupida vita”

“lontana da me, sporca mezzosangue”

Le frasi le rimbombavano nella testa come tromboni che non potevano essere spenti. Sporca mezzosangue. Era così che finiva tra di loro? Si era solo illusa, per davvero? Non poteva essere, non era così. Lei aveva bisogno di sentirgli dire che davvero pensava che fosse una mezzosangue. Sapeva che gliel’aveva detto solo per allontanarla. Ci sperava. Aveva passato la notte a crederlo. Altrimenti, perché le aveva dato la mano, qualche minuto prima? Perché l’aveva consolata? Perché la cercava? 

"Vorrei essere quello che vuoi, lo vorrei con tutto il cuore"

"Vorrei essere quello che cerchi, ma non so neppure se riesco ad essere quello che sono"

Se lo pensava davvero, perché le aveva dato il suo mantello? Aveva bisogno di sentirsi dire da lui che non la voleva più tra i piedi. Ma doveva dirglielo guardandola in faccia e non di spalle mentre osservava l’orizzonte. Era stufa di gente che la metteva all’angolo e non le dava via d’uscita. Si alzò dal divanetto della sala comune di Grifondoro e uscì nel castello, in cerca del serpe verde.

Lo trovò davanti all’aula di pozioni, nel sotterraneo.

-Malfoy! – urlò con quanto più fiato aveva in gola.

Draco non si aspettava quella visita. Si voltò di scatto e si stupì di vedere la ragazza davanti a sé. –Granger, non ti avevo detto di starmi alla larga?

Lei si avvicinò –Non mi pare tu sia in condizioni di darmi ordini, devo parlarti!

-Dai Granger, gira al largo, non vorrai annoiarmi con la tua vocina stridula! – e imboccò  il corridoio della sala comune di serpe verde.

Hermione lo seguì e correndo si mise davanti a lui –Malfoy! – il ragazzo si fermò.

-Tu mi hai chiamata Mezzosangue! – disse arrabbiata – mi hai presa per mano .. e poi mi hai chiamata mezzosangue.

-In realtà ti ho detto ‘Sporca Mezzosangue’ – puntualizzò lui.

-Sei uno stronzo, Malfoy! Un bastrado! Un idiota.. un pezzo di..

Non se ne rese conto se non quando sentì la bocca del ragazzo sulla sua. Un braccio del serpeverde le cinse la vita, l’altra mano le fermò la testa. Poi capì che l’aveva fatto per non farle male mentre si spostavano contro il muro. Le sue braccia cinsero il collo del ragazzo. Appena capì quello che stava succedendo, si lasciò andare in un bacio profondo, come quelli che aveva solo visto nei film babbani. Stava baciando Draco Malfoy. O meglio. Draco Malfoy la stava baciando. E le piaceva.

Dopo qualche minuto, lui staccò la sua faccia dalla sua e posò i suoi occhi su quelli della ragazza. Ghiaccio nel cioccolato. Le sorrise. E lei rispose con un sorriso ebete.

L’angolo dell’autrice:

Ok, siete in diritto ( e in dovere ) di uccidermi. Ma a causa di una mancanza di tempo e di ispirazione, ci ho messo un po’ per scrivere questo capitolo. È un capitolo pieno di cose e soprattutto, come avrete notato, finalmente si sono scambiati attenzioni reciproche. Ed al di là della storia dei due piccioni,abbiamo visto che Draco ha un compito preciso e che questo compito sarà reso difficile dalla presenzadi Hermione nella sua vita.
Ringrazio chi continuamente mi ha mandato msg privati, invocando il mio ritorno xD ringrazio chi mi ha aggiunto tra le seguite, chi tra le preferite, chi ancora tra le ricordate.
Invito tutte voi a recensirmi per farmi sapere cosane pensate del capitolo ( o della storia in generale).. grazie a chi mi aiuta a crescere ogni volta di più con le sue recensioni, siete preziosissime!
Vi lascio con questo capitolo, sperando che sia stato di vostro gradimento..
mifaccio un po' di pubblicità in questo angolo: ho partecipato ad un contest e mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate di questa shot :) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=670873&i=1
Un bacio :*

Slab*

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Capitolo 24
*** River flows in you - part II ***


River flows in you - parte 2°


"Dopo che te ne sei andato ha pianto per una settimana. Forse anche di più, ma non voleva farsi vedere."

Harry Potter

E lui lo disse. – Stai lontana da me, sporca Mezzosangue.

Lei rimase immobile. Non sapeva cosa dirgli. Non sapeva cosa fare. Rimase lì davanti a lui. Draco fece per andarsene ed Hermione gli corse incontro –Sei un imbecille Malfoy! – e gli lanciò il mantello contro,  correndo in avanti e lasciandolo  da solo dietro.

*

Draco Malfoy non era un ragazzo semplice. Nascondeva in sè molti pensieri che non lasciava trasparire mai. Aveva un’alta considerazione di sè e nascondere al mondo quello che provava in quel momento era l’unico modo per difendersi da tutti. Questo lo rendeva un ottimo Occlumante, nonché un abile Legilimens. I corridoi di Hogwarts sarebbero stati particolarmente silenziosi quella sera, se non fosse stato per lo scalpitio dei suoi piedi furenti che si dirigevano nel dormitorio di Serpeverde.

Aveva appena detto ad Hermione Granger che doveva star lontana da lui. E l’aveva chiamata anche Mezzosangue. Quale modo peggiore per farlo? Si avvicinò al dormitorio e quando il muro del sotterraneo si aprì trovò tutti i suoi amici in sala comune a svolgere le loro quotidiane faccende. Blaise Zabini era disteso sul divanetto con la testa poggiata sulle gambe di Erika Sallers, una ragazza del suo anno, nonché la sua nuova vittima sacrificale. Lei gli accarezzava i capelli mentre lui ad occhi chiusi si lasciava massaggiare. Sul tavolo di fronte Tiger e Goyle stavano scrivendo freneticamente due rotoli di pergamena. Erano indietro con i compiti di Pozioni e il professor Lumacorno già li odiava abbastanza per farlo arrabbiare ulteriormente. Pansy Parkinson seduta sul divanetto di fronte a Blaise stava facendo una partita a scacchi col Barone Sanguinario. C’era un’aria di alleanza in quella sala comune,un’aria di unione assoluta. Draco si fermò qualche secondo sull’uscio dell’entrata al sotterraneo. Eccoli lì, tutti i suoi amici. Tutti cresciuti fin da bambini con l’idea di essere dei Mangiamorte. Tutti figli di mangiamorte o fratelli, o cugini. Tutti. Erano cresciuti col disprezzo per i Babbani e lo schifo verso i Mezzosangue. Tutti con l’idea della grandezza dei purosangue. Li odiava. Li odiava tantissimo. Li odiava più di se stesso. Macinò a grandi passi la sala comune ignorando Pansy che lo chiamava. Salì le scale del dormitorio ed entrò nella sua stanza, imprecando dentro di sé contro tutta la gene che occupava il sotterraneo. Lui lo sapeva perfettamente, a quale famiglia apparteneva. Sapeva benissimo qual era il suo destino. Aveva visto per anni amici entrare in casa sua con ferite mortali. Li aveva visti morire. Aveva visto i suoi genitori fare gli scongiuri ogni volta che uscivano di notte in missione. Aveva visto la paura negli occhi di sua madre, la rabbia negli occhi di suo padre. Aveva sempre disprezzato i Mezzosangue e i Babbani, tutti quelli meno nobili e quelli con meno ricchezza di quanto ne avesse mai avuta lui, ma non avrebbe mai, mai immaginato di poterne apprezzare qualcuno. Di poter arrivare a desiderarne una, in particolare. Quella più odiata. La più antipatica. Non aveva più voglia di vedere nessuno. Non voleva più mischiarsi con quella gente, non voleva  baciare la veste e tremare alla sola vista di un uomo che non solo li manovrava per la sua sete di potere, per la sua personale battaglia contro la Morte, ma che per di più era lui stesso un Mezzosangue. Si gettò sul letto, cercando di dimenticare quell’orribile giornata. La discussione con Piton, le lacrime di Hermione. Hermione. Lei era tutto quello che adesso rappresentava una svolta. E Piton era il passato. Voleva chiudere col passato. Ma questo significava abbandonare tutto e tutti. Era pronto, era davvero pronto. Ma non poteva andarsene e basta. Doveva chiudere, definitivamente. E farlo richiedeva sforzi. Richiedeva sacrifici. Il suo sacrificio si chiamava Harry Potter. Ora che era tornato avevi ricominciato a manipolare tutto e tutti. Aveva di nuovo i riflettori su di sé, aveva di nuovo la considerazione di un tempo. Aveva tutto, e si prendeva tutto. Anche Hermione. Draco capì che doveva lasciarla andare nel momento stesso in cui l’aveva vista abbracciato a lui a quella partita. Nello stesso momento in cui aveva capito di desiderarla, aveva capito di doverla lasciare andare. Lui non apparteneva al suo mondo. Lui non significava niente in confronto a quel Potter. Lui non avrebbe mai avuto quella considerazione che lei conservava per lo Sfregiato. E lei invece era tutto il suo mondo adesso. Si chiese dove avesse sbagliato. Si era tenuto lontano dalla ragazza per sei anni e mezzo. Odio, rancore, antipatia. Era un summit di ogni più spiacevole sensazione. Vederla ogni giorno, litigarci un giorno sì e l’altro pure. Era una tortura mentale anche solo pensare di poter stare vicino a lei. Come era finito allora in questa situazione? La morte della madre lo aveva soggiogato. Era cambiato. Lo sentiva. Non solo fuori. Era cresciuto tantissimo esteriormente. Ormai le guance erano ricoperte da una barbetta giovanile e le spalle si erano leggermente allargate. Rimaneva comunque estremamente magro ed incavato, ma gli allenamenti di Quidditch stavano avendo i loro frutti, dopotutto.  Ma cosa più importante, Draco sentiva di esser cambiato dentro. Non gli interessava più nulla. Non gli importava degli odii e dei rancori passati. Non gli importava delle antipatie reciproche. Gli interessava solo stare vicino a lei. Ed era l’unica cosa che non poteva fare. Doveva starle alla larga. Perché l’avrebbe salvata. E avrebbe consegnato Potter a Voldemort più facilmente.  Si trovava ad un bivio. Un bivio che gli imponeva la scelta tra il passato ed i futuro. Da un lato i mangiamorte, dall’altro la libertà da suo padre. Mangiamorte con Voldemort, libertà con la consegna di Potter. E qualunque cosa avesse scelto, non avrebbe incluso lei.

La notte passò insonne. Dormiva bene ultimamente. Dormiva bene, dopo tanto tempo dalla morte di Narcissa. Rimase sveglio quella notte, perché aveva tanti pensieri per la testa. Interrogò la sua mente su come prendere Potter senza destare sospetti né in lui, né negli altri intorno a lui. Doveva cercare di non destare sospetti in Hermione Granger. Facile , si disse. Adesso lei l’odiava..perchè avrebbe dovuto accorgersi di quello che stava tentando di fare? Si rigirò tra le coperte, in attesa di un’illuminazione. Si voltò freneticamente. Niente, la sua mente non gli era proprio d’aiuto. E pensando a come e quando avrebbe fatto la sua mossa, si addormentò, solo qualche ora prima di alzarsi per andare a lezione.

*

La sala grande era piena di gente. Le giornate si erano allungate e il sole faceva capolino con qualche suo raggio luminoso. Draco entrò nella sala e si diresse verso il tavolo dei Serpeverde. Come d’abitudine gettò l’occhio verso il tavolo dei Grifondoro. Riconobbe alcuni di loro che seguivano con lui, ma non vide chi la sua coscienza stava cercando esplicitamente. Si chiese cosa la trattenesse ancora nella torre. Si chiese se lo stesse evitando dopo la sua brutta uscita del giorno prima. Si buttò sulla panca ed afferrò un pancake fissando l’entrata principale. Se fosse arrivata, sarebbe entrata per forza da lì. Non si aspettava né un cenno, né un’occhiata da parte sua. Era cosciente di averla trattata male,ma era cosciente anche del fatto che era l’unico modo per allontanarla da sé. Qualche mese prima sarebbe stato molto più facile. Qualche mese prima bastava che non si avvicinasse nemmeno. Perché era arrivato fino a questo punto? Come aveva fatto a cacciarsi in una situazione simile? I pensieri della notte riaffiorarono rapidamente nella sua mente, ma tentò di scacciarli svogliatamente buttandosi in bocca l’ultimo pezzo di Pancake. Risultò difficile per lui non strozzarsi con le briciole mentre Hermione entrava in Sala,vicino a Ron ed Harry che parlottavano tra loro animatamente. Non lo degnò di uno sguardo. Non si rivolse nemmeno verso il tavolo dei Serpeverde come era solita fare la mattina. Niente. Non che lui si aspettasse una partecipazione lieta. Anzi, puntava proprio a quello. Puntava all’indifferenza più assoluta. Ma c’era qualcosa che non aveva messo in conto. Hermione Granger lo ignorava e stava con isuoi amici proprio come ai vecchi bei tempi. Ma allora perché non sorrideva mai? Sfregiato e Lenticchia ridacchiavano tra loro e lei invece sembrava come eclissata. Distolse i pensieri anche da quell’immagine. Si era praticamente incantato sulla figura della ragazza che aveva dimenticato che dopo avrebbe avuto lezione con Lumacorno. Prese le sue cose e si alzò, diretto verso i sotterranei. Si sentì osservato alle spalle mentre si allontanava dalla Sala Grande. Non poteva essere lei. Lei doveva dimenticare che anche lui poteva essere diverso. Doveva odiarlo. Doveva allontanarsi. O le avrebbe fatto male, davvero male. A cominciare da quei giorni.

*

-Ti dico che ha avuto paura di te, Harry!

-Di me ? e perché mai?

-Perché sei tornato e lui ha smesso di andare dietro la gonnadi Hermione…

Ronald Weasley era sicuro di tutto quello che stava dicendo. Draco Malfoy provava tanta invidia quanto timore in Harry Potter e questo era il motivo per cui qualche giorno dopo il ritorno del suo migliore amico , il serpastro aveva smesso di correre dietro la loro amica..

-Mh.. io non ci giurerei..secondo me sta tramando qualcosa..

Hermione li ascoltò in silenzio mentre faceva finta di seguire Lumacorno. Non solo non aveva la minima voglia di sentirli parlare di Draco così apertamente davanti a lei, ma si era stufata dei continui rimandi di Ron all’argomento.. e soprattutto durante le lezioni! Si limitò però a lanciare delle occhiate ai compagni che invece di ascoltare il professore si erano persi nelle loro personali elucubrazioni mentali..

-Ti dico che è per questo.. cosa potrebbe mai escogitare?

Hermione li fissò spazientita –Oh andiamo! Smettetela tutt’e due e fate attenzione alla lezione..

-Ma Hermione! Stiamo parlando di una cosa seria.. e se..

-Se un corno,Ronald.. presta attenzione alla lezione o giuro su Merlino che non ti presterò nemmeno un pezzo dei miei appunti..

Ron la guardò orripilato. Ma a quanto pare le sue parole fecero effetto perché fissò immediatamente il professore e smise di parlare. Harry si limitò a ridacchiare.. aveva nostalgia dei battibecchi dei suoi amici, ma d’altro canto non era di ceryo stupido. Aveva capito benissimo che in Hermione c’era qualcosa che non andava. Non partecipava alle discussioni, non parlava, non esprimeva i suoi pareri. Non era più Hermione. E forse, a differenza del suo amico Ron che aveva dato la colpa ai suoi cicli fisiologici, Harry aveva capito anche il perché. Il suo perché si trovava a tre file di distanza, alla sua sinistra. Era platinato. E si chiamava Draco Malfoy.

*

Draco non aveva molta voglia di mettersi a studiare. Dopo le lezioni si diresse verso il dormitorio. Non voleva vedere nessuno e si decise a rinchiudersi in camera. Tirò le tende verde argentate del baldacchino e si risvegliò giusto l’indomani mattina, pronto per la colazione.

Si alzò, si vestì e risalì le scale che lo portavano all’ingresso del dormitorio. Ma mai avrebbe pensato a quello che stava per succedere. Non era arrivato nemmeno vicino alla porta dell’aula di Pozioni che se la ritrovò davanti. Hermione Granger, in tutta la sua ira.

-Malfoy! –  gli urlò lei con tutto il fiato che poteva avere in gola.

Non si aspettava quella visita, era chiaro. Iniziò a sentire il battito del cuore accelerare e diventare più superficiale. Gli batteva persino nelle tempie. Era una sensazione strana e sgradevole per certi versi.  Si voltò di scatto e se le ritrovò a due passi. Ecco che il suo cuore iniziò a fare le capriole. –Granger, non ti avevo detto di starmi alla larga?

Erano le prime parole che si rivolgevano da due giorni. Ed erano le stesse parole che si sarebbero scambiati un anno prima. Erano tornati al punto di partenza?

Lei si avvicinò –Non mi pare tu sia in condizioni di darmi ordini, devo parlarti!

Eccla di nuovo, pensò lui. Con la sua aria fiera da leone inorgoglito. -Dai Granger, gira al largo, non vorrai annoiarmi con la tua vocina stridula! –

Non aveva voglia di parlare con lei. Non aveva voglia di sentire la sua voce. Non aveva voglia di sentirsi dire ancora quanto fosse un idiota. Quanto facesse schifo. Non voleva sentirsi dire che era il più grande stupido della storia. Non da lei. Non in quel momento. Pensò bene di voltarsi e imboccare il primo corridoio che la riportasse ai sotterranei.

Hermione lo seguì e correndo si mise davanti a lui –Malfoy!

Era costretto a fermarsi. Non poteva calpestarla.

-Tu mi hai chiamata Mezzosangue! – disse arrabbiata – mi hai presa per mano .. e poi mi hai chiamata mezzosangue.

Draco la guardò bene. Era agitata. Esasperata. Aveva gli occhi di una pazza.

-In realtà ti ho detto ‘Sporca Mezzosangue’ – puntualizzò lui. Non gli piaceva che gli distorcessero la verità. Ma il punto era un altro. Lui l’aveva chiamata così per allontanarla. Cosa diavolo ci faceva davanti a lui ancora?

-Sei uno stronzo, Malfoy! Un bastrado! Un idiota.. un pezzo di..

Lo sapeva. Avrebbe continuato ad insultarlo come era il suo solito. Le guardò la bocca mentre le parole lo inondavano con l’acidità solita della ragazza. Quelle labbra. Quella voce. Fu un attimo. E la baciò. Non sapeva cosa stava facendo, ma sapeva che era la cosa a cui pensava da almeno un mese. Dal ritorno di Potter aveva immaginato Hermione Granger come una cosa sua. Ma sua non lo era. E questo era chiarissimo. Ma lo faceva impazzire tremendamente. La voleva, come non aveva voluto nient’altro al mondo. Le cinse la vita con una mano mentre con l’altra le fermò la testa. La spostò lentamente verso il muro e le appoggiò il capo delicatamente. Appena comprese che lei non avrebbe opposto resistenza la strinse a sé. Le braccia della ragazza cinsero il suo collo. Non era un sogno che lo stava annebbiando. Era la realtà. Stava baciando una babbana. Una mezzosangue. La sua mezzosangue. Il sangue ribollì nelle sue orecchie e prolungò il bacio per qualche secondo. Poi, infine, si staccò. La guardò negli occhi. Ghiaccio nel cioccolato. Le sorrise. E lei rispose con un sorriso ebete.

Restarono per un minuto in quella posa. E lei gli sussurrò all’orecchio

-Sei un idiota..

Lui la guardò. Era la cosa più bella che aveva mai visto in tutta la sua vita. Le strinse la vita in modo più energico.

-Non mi pare tu abbia dissentito troppo da quest’idiota..

Lei lo fissò –Il fatto che tu mi stia baciando è una piccolezza..

-Come il fatto che tu abbia ricambiato il bacio?

Hermione arrossì. E lui la baciò di nuovo.

L’aveva baciata, in un impeto di passione, un istintivo atto. Eppure gli era piaciuto così tanto che l’aveva fatto per la seconda volta, subito dopo. Il suo cervello lavorò subito. Cosa avrebbe fatto adesso? Come avrebbe consegnato Potter senza far male a lei. Si rese conto ancora una volta di quanto fosse debole il suo animo. Altro che riscatto, altro che nuova vita. Suo padre aveva visto bene. Avrebbe servito il Signore Oscuro per l’eternità se si fosse affidato per sempre alla sua volontà.

Probabilmente una nebbiolina gli attraversò gli occhi, perché Hermione parve accorgersi subito del cambiamento.

-Draco. – il ragazzo la guardò. Quanto era strano sentirle pronunciare il suo nome? – Io..io ho fatto pace con Harry e Ron.. ora sto bene con loro .. io..

-Granger.. Hermione- si sforzò a chiamarla per nome – Hermione. –restò in silenzio qualche secondo, assaporando il suono della sua voce mentre pronunciava quel nome –non voglio che ritorni a litigare con loro..

NON VOGLIO CHE RITORNI A LITIGARE CON LORO? Era tutto quello che riusciva a pensare dopo averla baciata? Se fosse stato da solo avrebbe dato due capocciate al muro, ma per non attirare attenzione si astenne, rinviando la cosa non appena lei se ne fosse andata.

-Draco.. io ho capito.. ho capito benissimo quello che intendevi..

Draco la guardò. Non capiva a cosa si riferisse.

-Io non voglio sconvolgere la tua vita. Non voglio darti grane. So che tuo padre non accetterebbe mai se tu.. – abbassò lo sguardo, lui in silenzio davanti a lei non riusciva a dire nulla. Riprese coraggio sospirando rumorosamente –Io capirò se tu avrai paura di andare contro la tua famiglia.. insomma, ti è rimasto solo lui e..

Draco la guardò costringendola a zittirsi. La sua espressione si fece seria ed Hermione non riuscì a dirgli più niente. Gli  avrebbe detto che doveva star vicino al padre perché era in un momento articolare. Gli avrebbe detto che voleva che lui fosse felice e che non voleva intralciare la sua felicità. Ma si bloccò in tempo perché quello che disse lui dopo le mise davanti una realtà completamente diversa da quella che immaginava. Era ben lontana dalla verità.

-Non voglio compiacere mio padre. Sto cercando con tutte le mie forze di fuggire da lui.

Era certo che avrebbe deluso suo padre. Era certo che sarebbe stato punito da lui. Gli avrebbe detto che era un fallito. Che aveva disonorato la sua famiglia. Con una mezzosangue, per giunta. È strano quando a rinfacciarti di non saper volare è la stessa identica persona che ti ha spezzato le ali. Non gli importava di suo padre. Gli importava solo di poter volare lontano da lui e dalla sua cerchia. Ma come dirlo a lei? Come farle capire che doveva stargli alla larga senza ferirla? Guardando i suoi occhi marroni desiderò essere come Lenticchia. Uno stupido senza pensieri. La guardò un attimo e poi si rivolse verso l’aula.
-Che dici, entriamo a lezione?
Lei lasciò cadere il discorso. Ci sarebbero ritornati, sicuramente. Ma non era quello il momento. Per adesso, le bastava godersi la leggerezza al cuore che le provocava la sua mano stretta in quella del Serpeverde. In quel momento le bastò entrare mano nella mano con lui in quell’aula. Il resto sarebbe venuto dopo.
E non si fece attendere. Perché Severus Piton questa volta, per la prima volta dopo un anno e mezzo, aveva preso il posto di Lumacorno  nell’aula di pozioni.
-Ho da dirvi un paio di cose. Innanzitutto, posate le bacchette. Poi, tra venti minuti siete tutti attesi nel cortile della scuola. C’è qualcuno che vi aspetta e vuole fare la vostra conoscenza.
Una ragazza delle file dei Corvonero alzò la mano.
-Signorina Nobirtol non mi pare vi avessi concesso delle domande.. quello che voglio dirvi è di stare in silenzio ed eseguire gli ordini così come vi saranno dati.
E uscì col mantello svolazzante dall’aula.
Uno sentimento di smarrimento si sparse tra tutti gli studenti. Hermione guardò Draco che a sua volta ricambiò lo sguardo. Lui non era smarrito, no. Lui sapeva benissimo chi stava per arrivare. E la cosa non gli piaceva. Non gli piaceva affatto.

 

 L'angolo dell'autrice:

Lo so. Mi merito davvero una frustata. Ma il capitolo c'era, solo che non riuscivo a metterlo giù. E complice una vita universitaria totalmente incasinata, ho fatto passare tanto, troppo tempo. Spero che adesso non mi odiate e spero che ritornerete a recensirmi, anche per dirmi "Caspita! fai più schifo di prima! Hai sbagliato qua, qua, qua e.. qua!" Insomma, spero davvero che mi facciate sapere la vostra opinione su questo "bambino", data che la gestazione è stata come quella di un essere umano.. ho bisogno di sentire cosa ne pensate.. 
Detto questo, penso abbiate notato che è un ritorno al capirtolo precedente ( non per nulla si chiama "Parte 2°"..) tutto dal punto di vista di Draco.. 
E ho introdotto il nuovo da farsi... adesso iniziamo a fare sul serio :)
Grazie a tutte voi che avete recensito i vecchi capitoli e che non avevo ancora ringraziato.. grazie a chi ha aspettato tanto per questo capitolo e a chi ha letto fin quaggiù :D
Fatemi sapere cosa ne pensate :D
un bacio :*

Slab*

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 25
*** In the Shadows ***


In the Shadows

Abbiamo  paura, come il resto del mondo
Anonimo


 

Nonostante lo scompiglio generale, era facile prevedere le reazioni di ogni singolo studente in quel momento. C’era chi non capiva, chi si guardava intorno confuso, chi invece era calmo e indifferente. Ma lui, lui sapeva cosa voleva dire quella cosa. E si chiedeva cosa fosse venuto a fare a scuola. Prese Hermione per un braccio e la trascinò fuori dall’aula. Aveva poco tempo per spiegarle. Aveva poco tempo per  convincerla ancora a restare dalla sua parte. Sapeva che le sue possibilità erano davvero scarse. Ma adesso che l’aveva per se, adesso che finalmente la sentiva sua, non poteva mollare. Hermione era sua. Lei, la Granger, era sua. E quello che stava per accadere quella mattina poteva strappargliela via con una tale freddezza e facilità che lo spaventava.il solo pensiero gli toglieva l’aria. Hermione si chiese cosa volesse dirgli il ragazzo. Trascinata lungo il corridoio, era incosciente di quello che stava per succedere e non trovava nessuna giustifica al comportamento del ragazzo che la stava portando via dall’aula di Pozioni. Arrivati nei sotterranei, Draco si fermò. Diede la parola segreta e si addentrò nel dormitorio. Hermione lo guardò senza muoversi.
-Allora Granger! Ti muovi o vuoi l’invito in pergamena?
Hermione si buttò nel dormitorio, ancora senza capire cosa stesse facendo lì e perché Draco l’aveva trascinata in quel luogo.
Non rea mai stata in un dormitorio di un’altra casa, pensava che tutto fosse simile al suo, in fin dei conti era sempre Hogwarts! Per questo rimase basita quando facendo il suo ingresso nei sotterranei si trovò davanti una stanza completamente diversa dalla sua sala comune. Il verde scintillava da ogni dove e stendardi con lo stemma di Salazar Serpeverde erano numerosi e messi in ogni parte della sala comune. C’erano baldacchini, divanetti, poltroncine, tutte rivolte verso un camino con delle fiammelle verde petrolio. Più dietro invece c’erano tavoli rotondi dove c’erano posati dei libri. Al di là delle scale sul lato opposto un nuovo camino e altri divanetti. L’aria era calda e accogliente, nonostante si stesse nei visceri del castello, e questo era dovuto al fuoco che ballava allegramente. Era così diverso da come se lo immaginava. Non era umido e buio. C’era tanta luce che illuminava la stanza che era anche più grande di quella dei Grifondoro. Si accorse che oltre le scale, laddove aveva trovato il secondo camino, c’era una parete piena, ma no, ricolma di libri. Erano i libri dello stesso Salazar Serpeverde ed ogni studente guardava ad esso con riverenza. Era tutto molto tranquilo lì dentro. Tutto così diverso da quello che aveva sempre pensato. Draco la trascinò giù per delle scale.
-Ma si scende ancora?
Sussurrò Hermione sbigottita.
Draco fece una piccola smorfia in segno di sorriso – Che ti aspettavi Granger, siamo nel sotterraneo, mica nella torre! Quaggiù ci sono i dormitori con le camere.
Hermione avvampò in un secondo.
-Ca.. Ca....Camere?
Pose una leggera resistenza al braccio di Draco e lui se ne accorse. Il momento sarebbe stato anche comico per lui, se non fosse che doveva parlarle seriamente ed in meno di un quarto d’ora!
-Granger, non voglio abusare di te – rise – devo parlarti, e devo farlo in un posto in cui sono sicuro non ci senta nessuno!
Hermione smise di fare resistenza, cercando di nascondere l’imbarazzo. Entrarono in una stanza e Draco chiuse la porta dietro di sé. Era il momento. Adesso doveva parlare. Doveva spiegarsi. Ora o mai più.
-Hermione – cominciò. Sperava che chiamandola col nome almeno l’avrebbe addolcita verso la sua confessione.
-Draco cosa sta succedendo? Perchè siamo qui? E perché Piton ci ha convocati in Sala Grande?
Hermione lo guardava come se pretendesse da lui una qualche spiegazione. Sapeva che lui conosceva qualcosa del loro immediato futuro. Non era idiota e l’aveva capito.
-Non posso dirti tutto, non c’è tempo. Ma devo chiederti di fidarti di quello che ti dico..
-Mi fido, ma parla in fretta..
-Devi portare Potter lontano da qui.
-Harry? – Hermione lo guardò in silenzio per qualche millisecondo. – Insomma Draco, cosa c’entra ora Harry? Cosa sta succedendo?
-è una storia troppo lunga per spiegartelo adesso, ma Hermione tra qualche minuto dovremmo uscire e tu dovrai andare dritta dallo Sfregiato e portarlo via.. Non so, portalo dove vuoi..portalo lontano da Castello!
-Ma Draco.. perché?
-Ti prego.. mi hai detto che ti fidavi, ricordi ?
-Non si tratta di fiducia.. io vorrei capire.. vorrei capire cosa sta succedendo!
-Non c’è tempo! Devi allontanare Potter da qui, devi farlo e devi farlo subito e senza farti vedere! Portalo via, portalo nella Foresta!
Hermione lo guardò in silenzio. Non capiva cosa stesse dicendo. Draco le prese la mano.
-So che ti sembrerà folle. Lo è anche per me. Non avrei mai pensato che un giorno sarei stato qui a chiederti di salvare Potter..
-Salvare? – Hermione restò sbigottita. Harry era in pericolo. Non sapeva chi stesse arrivando, ma sapeva che non era una cosa buona. Guardò Draco. E fece cenno di sì con la testa.
-Sai, è facile quando non hai niente, perché non ti possono portare via più nulla. – Le disse in un soffio. –Ed è stato così, fino a qualche mese fa per me. Ma poi è cambiato tutto. Non avevo più speranze. E mi hai insegnato a sperare. Hermione, porta via Potter da qui e mettilo in salvo. Fallo presto, non dare spiegazioni a nessuno. Non fermarti a parlare con nessuno. Deve avvenire tutto in dieci minuti. Deve nascondersi e non lasciare traccia. Fai in modo che Lenticchia non scopra dove state andando e cosa state facendo.
-Ma come faccio! Ron sta sempre con lui!
-Penserò io a lui.
Hermione lo guardò torva. –Non gli farò del male-disse lui, accennando un sorriso. –Devi prendere Potter e portarlo lontano. Non ti fidare di nessun altro. Non parlare con nessun altro. Stai attenta a quello che ti dico ora. Adesso in questo castello anche i muri hanno le orecchie. Quando torni da quel luogo in cui porterai Potter, io non saprò niente, tu non saprai niente. Per nessuna ragione al mondo devi parlarne. Nemmeno a me, se te lo chiedo.
Criptico, la guardò annuire. Nella mente della ragazza si affollavano infiniti pensieri. Erano in pericolo. E Draco pensava addirittura che potesse subire una maledizione senza perdono. Era questo il significato delle sue parole, del suo discorso. Voleva metterla in guardia che al suo ritorno, poteva non ritrovare il Draco di prima o la scuola di prima.
Si avvicinò, gli mise le mani sulle guance. –Mi fiderò di te e farò come mi hai chiesto. Lo porterò lontano. E tornerò prima che posso. Ma tu stai attento.
Lui la guardò negli occhi. Tempesta nel cioccolato. Le cinse la vita con un braccio e la baciò.

*

Tutti gli studenti si stavano movimentando in massa quando Hermione trovò Harry. Era nel corridoio prima dell’aula di Pozioni e la stava cercando.
-Harry!
-Hermione.. ma dove diavolo eri? Ti stavamo cercando dappertutto!
-Ero con Draco.
Harry la guardò con uno sguardo di rimprovero. Ti sembra il momento di amoreggiare mentre hanno richiesto la nostra presenza qui?
-Non stavo amoreggiando.- avvampò per la seconda volta in 15 minuti.- Comunque.. – cambiò discorso sperando di non sentire più il cuore a mille che le batteva nel petto. – Cercavo proprio te. Devi venire con me. Ma, dov’è Ron?
-Era venuto a cercarti in torre..mentre io aspettavo qui se fossi tornata..ehi ma dove vai?
-Seguimi per favore!
-Hermione , mi dici cosa sta succedendo?
-Te lo dirò appena potremo fermarci.
-Ho capito che vai di fretta… ma ci è stato detto di andare in Sala Grande!
-Suvvia Harry, da quando segui a pennello le regole di questa scuola..
-Il punto è da quanto tu non le segui più.. Hermione…
Uscirono verso il guardino, diretti ai grandi cancelli che cingevano il parco del castello.
Hermione andava così velocemente che Harry doveva correre per tenerle passo. Non aveva idea di cosa volesse l’amica.
-Hermione, stiamo uscendo dal castello?
-Siamo già usciti, Harry!
-Stiamo uscendo dal parco?
-Harry .. seguimi, ti spiegherò tutto quando arriveremo..
-Hermione! – Harry si fermò appena fuori al grande cancello – Stiamo andando verso la Foresta?
-Come hai fatto a capirlo? – disse lei in modo sarcastico
-è davanti a noi e tu stai schizzando verso quella direzione!
-Harry scherzavo..
-Hermione!
-Harry!
Lui non proseguiva. Lei fu costretta a tornare sui suoi passi e ad andare vicino all’amico. Lo tirò per un braccio. Ma lui glielo tolse dalle mani.
-mi dici cosa sta succedendo?
-Ti prego Harry. Siamo in pericolo. Sei in pericolo.
-Ma come mai lo pensi?
-Draco.. mi ha detto che devo portarti via dal castello..
Harry la guardò incredulo –Malfoy? E tu ti fidi di Malfoy? Io… dovrei fidarmi di Malfoy? E poi perché? Perché siamo in pericolo..perchè solo io devo allontanarmi?
-Harry non lo so! Draco mi ha chiesto di fidarmi di lui!
-Ti ha fatto un incantesimo ? ti ha costretta? Ti ha soggiogato.. cosa..
-HARRY NO! Mi ha chiesto di fidarmi!
-E COME PRETENDI CHE ANCHE IO MI FIDI?- le urlò. Lei spalancò gli occhi. –Come pretendi – disse Harry abbassando il tono di voce.
-Harry..so che non hai un buon rapporto con lui..- Lui alzò gli occhi al cielo. Dire che non vevano un buon rapporto era un eufenismo. –Harry..- lo supplicò –ti fidi di me?
-Di te mi fido, ma non mi fido di lui!
-Harry.. fidati di me..
Lui la guardò per qualche secondo. Poi si mosse in direzione della foresta.. –Allora, dove andiamo?
Lei sorrise. –Vieni, di qua.

*

Nonostante avesse cercato in tutta la torre, Ronald Weasley sapeva benissimo dove fosse Hermione. Era con lui, da qualche parte. Ma era con lui. Si decise a tornare da Harry fuori l’aula di Pozioni , ma non trovando nessuno pensò che forse i due amici si fossero incontrati per andare in Sala Grande. Quando vi entrò c’era una tal confusione che pensò che non avrebbe mai ritrovato i suoi amici. Poi in un lampo vide una chioma biondo platino e decise di seguirne il riflesso.
-Ehi tu! Dov’è Hermione?
Draco si voltò di scatto. Stava cercando proprio lui e dopo aver controllato tutti i corridoi si stava chiedendo come mai quella mezza calzetta avesse tanta voglia di nascondersi..
-Perché lo chiedi  a me? – lo guardò come se fosse sorpreso di trovarselo avanti. In realtà la sorpesa c’era, quindi non ebbe problemi a fingerne una inesistente. Era il motivo della sorpresa ad essere diverso. Fece finta che non lo stesse cercando e ringraziò Salazar di essere un bravo Occlumante. E poi ringraziò anche per la scarsa capacità di Lenticchia di leggere nelle menti della gente.
-Andiamo- disse Ron con un ghigno malefico e irritato in viso –so che state insieme, vi hanno visto tutti stamattina entrare mano nella mano..
Draco sogghignò. La parte bella di stare con Hermione, oltre a stare con lei, era di far irritare enormemente il rosso. Lo trovava un passatempo magnifico.  -So che tu non hai mai avuto un rapporto di coppia decente Weasel, ma stare con una persona non significa essere la sua piattola!
Ron si avvicinò pericolosamente al viso di Draco –Stai attento a quello che dici, Malfoy!
-Stai attento tu, Lenticchia!
Un rumore sordo davanti a loro li zittì.
Piton prese parola davanti a tutti gli studenti che iniziavano a riunirsi davanti a lui.
Dietro di lui, Lucius Malfoy.
Ron guardò Malfoy. Lo vide in scurirsi in volto.
-Cosa vuole ora tuo padre?
-Non ne ho idea.
Lucius si fece avanti, presentato da Piton.
-Salve ragazzi. So che molti sanno chi sono. Altri probabilmente lo ignorano, ma è solo perché sono troppo poco informati sul mondo magico. Vengo in vece del Ministero della Magia. Non è un mistero per nessuno che la scuola sta dando particolari problemi con i risultati. Ci ritroviamo troppo spesso maghi appena diplomati che non sanno fare gli incantesimi più semplici, maghi volti alla rivoluzione anziché all’obbedienza.. ebbene. Aumentò il tono grave della voce, per riprendere un gruppetto che non la smetteva di parlare – ebbene il ministero ha deciso di prendere provvedimenti. Non ci sarà mai più nessuna distrazione. Il Quidditch, sarà sospeso..
-Ma non si può sospendere il Quidditch!
-Lei si è meritato la prima punizione, signor…- si girò verso Piton in segno di aiuto
-Nott..
-Nott? Il figlio di Edward Nott? Tu ragazzo! Sei il figlio di Edward Nott?
-Sì Signore..
-Per questa volta te la scampi. – ci pensò su qualche secondo- in ogni caso, niente Quidditch. Niente di niente. Dovete solo studiare. E inizieranno corsi di disciplina.
-Disciplina?
-Sì ragazzina. Disciplina. Quella che tu non hai dal momento che interrompi una persona che sta parlando. Come ti chiami?
-Elizabeth Taylor.
-Taylor?
-Sì signore.
-Taylor di Hogsmade?
-No. I miei sono babbani!
Lucius fece una smorfia e si voltò verso la platea.- imparerete che alcune famiglie sono meglio di altre. Imparerete a trattare i vostri simili come vostri pari. A servire chi è migliore di un altro. A comandare chi è sotto di voi nella scala sociale.
-ma è un’assurdità! – Ron si era spinto oltre.
-Weasley! Tu più di tutti dovresti imparare a stare zitto. Dieci punti in meno a Grifondoro. E ci vediamo alle 19 nella stanza del Preside.
Un brusio si levò tra gli studenti.  Lucius iniziò ad irritarsi . Poi riprese a parlare –capirete come si vive nel mondo vero e limiteremo scene di ormai ordinaria assurdità.  Ora mettetevi in fila e venite qui a scrivere il vostro nome su questa pergamena. In base a questo verrete smistati nelle lezioni di disciplina.
Lucius controllava dall’alto gli studenti che si mettevano in fila per quell’assurda pratica. Ma in realtà ne aveva in mente solo uno. Harry Potter. che in quel momento, non c’era.
-Draco! – hermione era appena tornata e vide il ragazzo che si apprestava a scrivere il suo nome su un foglio di pergamena.
-Hermione!
-Ma cosa state facendo? E cosa ha detto tuo padre?
Ron si scagliò contro di lui –suo padre! Vuole riportare la divisione di classe che c’era nel 700!
-Non è mio padre che vuole farlo! È il ministero!
-Davvero credi che sia il ministero, stupido di un Malfoy?
-Ron!
Draco lo guardò senza dargli soddisfazione. –so che non è il ministero. E so che lo sai anche tu. Ci stanno dividendo, così combatteremo l’uno contro l’altro.
Ron era così arrabbiato che se la prese anche con Hermione  - e tu gli stai ancora vicino! Sai dove finirai? Nel gruppo dei perdenti! Ti faranno pulire le scodelle invece di fare lezione ! perché sei una Mezzosangue.
Bum. Un pugno in faccia. –Ripetilo se hai il coraggio.
Hermione guardò Draco allibita. L’aveva difesa. Aveva picchiato Ron, per lei. Gli prese la mano. Si rivolse verso Ron.
-So come andrà a finire Ron. So quello che sono, non c’è bisogno che tu me lo ripeta sempre.
Prese la pergamena e la piuma e scrisse il suo nome. Prese la mano di Draco e uscì dalla Sala Grande. Ron la guardò fare tutto questo. Sapeva già di averla persa. Ed adesso, sentiva il peso del vuoto nell’animo. Si guardò intorno, cercando Harry nella folla.

*

Erano passate solo 3 ore da quando Lucius era ricomparso e Draco aveva già distrutto l’integrità della sua mano. Aveva lasciato Hermione un’ora prima, senza parlare di quello che avevano fatto con Harry. Parlando solo della “nuova riforma del castello” come l’aveva chiamata Lucius. Aveva spiegato ad Hermione che era la cosa più stupida che avesse sentito. E lei l’aveva baciato, dicendogli che quello non li avrebbe divisi. Nemmeno quello. Lei si fidava di lui. Si fidava di lui.
Fuori alla porta dell’ufficio del Preside, si chiese cosa volesse ancora. Entrò. Un solo sguardo dentro gli fece capire che non era stato il preside a convocarlo. Era stato suo padre.
-Bene Draco, mi fa piacere tu sia venuto.
-Sono venuto perché pensavo mi avesse chiamato Piton. – il suo sguardo era carico d’odio. Ma Lucius sembrava intenzionato a trattarlo come sempre. Era intenzionato a non vedere quell’odio.
-Draco, se sei preoccupato per questa nuova riforma non devi avere paura. Sappiamo entrambi in quale gruppo finirai, per fortuna.
-non mi importa niente della riforma. Penso piuttosto che sia un’emerita cretinata.
-Beh, ognuno ha le sue credenze.
-non sono credenze. È cervello. Cosa state combinando?- l’agitazione iniziava a salire nel suo animo..
-Niente. – Lucius volse lo sguardo verso la finestra –Draco sappiamo entrambi perché sono qui e che la riforma è solo una scusa.
-So perché sei qui. Ma non ti aiuterò.
Lucius lo guardò immobile. Si stava adirando –lo farai Draco. Lo farai. Dimmi dov’è.
-Non so dove sia. Non lo sopporto, non seguo tutti i suoi spostamenti.
Lucius si avvicinò al ragazzo –Non farmi arrabbiare, dimmi dov’è!
Draco lo sfidò con gli occhi. –Non-ne-ho-idea.
-Crucio!
Draco si accasciò a terra, contorcendosi per il dolore.
-Ora me lo dici dov’è?
Draco sogghignò –Pensi che io non sia  abituato alle tue torture? – un ghignò di sfida tsempre pronto, rivolto al padre.
-Crucio! Crucio! Crucio!
Draco continuava a contorcersi. Sentiva i visceri strappati. I polmoni serrati in una morsa di intenso dolore. L’intestino strappato in tutte le sue parti.
-DIMMELO!
-NO!
-DIMMELO! NON PUOI NEGARMI I TUOI SERVIZI, SONO TUO PADRE!
-ERI MIO PADRE!
-Crucio!!!!
Draco cadde al suolo, con le gambe che gli tremavano e la testa che gli scoppiava. Non avrebbe aperto bocca. La mente chiusa agli attacchi esterni. Ringraziò Salazar ancora una volta per la sua capacità da Occlumante. E poi, il buio.

 

L'angolo della scrittrice:

Ed eccomi qui. sempre in ritardo, ma mi perdonerete, nonostante i ritardi perchè la storia va avanti. i tempi di esami sono un po' così..lenti :)
Fatemi sapere come vi sembra :D
un bacio :*

Slab*

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Capitolo 26
*** Around me, only nightmares. ***


Around me, only nightmares

"La felicità si può ritrovare anche negli attimi più tenebrosi, basta solo ricordarsi di accendere la luce."

- Albus Silente

La sua pazienza stava per finire. Guardava correre i Mangiamorte in ogni lato della stanza, solo e soltanto perché lui si era irritato, ma il loro movimento non portava a nessuna parte,  e a lui stava solo venendo un enorme mal di testa.  Cosa aveva fatto per meritarsi tutto questo? Lui, era diventato grande. Lui, si era spinto oltre le comuni coltri magiche. Lui, aveva sconfitto la morte. Ed ora? Non era in grado di trovare uno stupido ragazzo? Stava perdendo la pazienza. Era furente.

E poi eccolo. Severus Piton, la sua unica e sola speranza di vittoria.

 -Severus, avete trovato il ragazzo?

-Non ancora mio Signore.

La rabbia montò in lui come se stesse per vomitare. Severus vide tutto questo nei suoi occhi rossi, occhi da demonio. Ci vide dentro tutta la malvagità che un uomo potesse provare. Ci vide dentro tutta l’ira possibile. Ci vide dentro.. disperazione? No, non lo era, si disse. Non poteva essere. Vide la rabbia del padrone montargli dentro l’anima. La sentì ruggire e ne rabbrividì.

-Devo fare tutto io ?

Urlò spazientito. Fu come l’allarme rosso di una caserma di pompieri. Tutto rallentò. Gli altri lo guardarono impauriti a testa bassa. Nessuno osava guardarlo negli occhi. Nessuno, tranne lui.

-Signore, noi stiamo facendo del loro meglio.

-Il vostro meglio non è abbastanza, siete degli idioti.

Si alzò, dirigendosi verso i suoi Mangiamorte.

-Avery, cosa mi dici dal Ministero?

-Signore, al Ministero tutto è pronto, sono sotto il nostro controllo.

Trionfo, ecco cosa vide Avery negli occhi del suo Signore quando osò alzare la testa.

-Severus, come procede ad Hogwarts?

-Mio Signore, la scuola è blindata, non si entra senza passare dal portone principale.

-E allora passeremo da lì, Severus.

Brama di potere. Ecco cosa vide Severus in quegli occhi serpentini.

-Signore, lei è sicuro, non è azzardato? Lucius sta già..

-Lucius è un uomo inutile, avrei dovuto ucciderlo tempo fa, insieme a sua moglie.

Silenzio. E terrore. Era l’aria che si respirava in quella stanza. Era la prima volta che Lord Voldemort ammetteva di aver ucciso Narcissa Black Malfoy.

Bellatrix alzò lo sguardo. Guardò Severus. Ed al loro Signore non sfuggì.

-Dimmi Bellatrix.

-Niente, mio Signore, erano anni che Narcissa non era più mia sorella. Ma d’altronde, con alleati e un marito di quel genere.

Guardò sprezzante Severus. E lui non poté fare altro che trovare un mucchio di macerie ambulanti, al posto della donna che aveva davanti a sé.

-Andremo al castello e prenderò io con le mie mani Potter. Preparatevi.

E uscì dalla sala correndo. Occhi pieno di odio. Occhi pieni di rabbia. Di brama di potere. Di trionfo. E di disperazione. Parte della profezia era ancora lì, nella sua mente. E nei suoi occhi rossi.

*

Draco ci mise un po’ prima di ritrovare Hermione. L’aveva intravista nel corridoio dell’aula di Pozioni, carica di libri e di tensione.

-Draco! – urlò appena lo vide svoltare l’angolo.

E lui ritornò sui suoi passi. E le andò incontro.

-Granger.. ehm, cosa stai facendo con tutti quei libri?

-Li sto portando in biblioteca. Devo posarli, li avevo in prestito per qualche lettura fugace.

Draco guardò lo spessore di ognuno di quei malloppi. Lettura fugace. Beh, ognuno aveva i suoi metri di paragone..

-Senti Granger, non ho tempo da perdere ora, sono leggermente indaffarato.

Hermione lo guardò preoccupata. Si avvicinò e lo prese per mano.

-Draco, tutto bene?

Lui si scostò dalla sua presa. Come se gli facesse schifo con un ghigno di repulsione.

-Tutto a meraviglia. Ma non vai ai corsi per quelli di rango inferiore?

Hermione lo guardò stupita. Sembrava così..diverso. non Draco. O almeno. Non l’ultimo Draco che aveva conosciuto. Era il Draco del primo anno, quando voleva far stare Harry tra i migliori. Del secondo anno quando lo vide in libreria ad Hogsmade. Del terzo, quando gli mollò un cazzotto in bocca.

-Draco, i corsi per gli studenti babbani, vuoi dire?

-Sì, quelli per la gente con cui non è lecito parlare in pubblico.

Hermione lo fissò sbalordita. Era impazzito? Fino alla sera prima la baciava calorosamente nel prato della scuola, come se fosse la cosa più bella del mondo ed ora era diventata quella con cui non poteva parlare in pubblico?

Non era Draco. Non era il suo Draco. Era il vecchio Draco. Era un Lucius in miniatura.

Si avvicinò a lui, come per farlo rinsavire, ma lui si discostò nuovamente da lei, la sua vicinanza lo metteva quasi a disagio.

-Piuttosto, dov’è Potter? Devo parlargli.

Hermione spalancò gli occhi. –Ha..Harry?

Lo guardò con apprensione. Il cuore a mille. Le gambe le tremavano.

-Ma Draco, Harry è.. – poi, ricordò.

Adesso in questo castello anche i muri hanno le orecchie.

-Harry è? – disse lui, spazientito dalla sua pausa temporeggiante.

-Harry è da qualche parte, non so dove sia..

-Non lo sai? – fece lui avvicinandosi pericolosamente.

-Non lo so. Non lo vedo da molti mesi ormai.

-Da molti mesi?- Draco spalancò gli occhi irato.

- Draco,ma stai bene? Lo sai meglio di me che Harry non frequenta Hogwarts da ottobre.

Draco non la lasciò nemmeno parlare, fece dietro-front e corse in direzione opposta, lasciandola in mezzo al corridoio a guardargli le spalle.

Hermione iniziò a credere che Draco fosse posseduto. O che fosse controllato da qualcun altro. E per la prima volta dopo molti mesi, desiderò essere una babbana, lontana dal mondo magico.

*

E poi buio.

Suo figlio giaceva a terra davanti a lui, senza che lui si sentisse in colpa. Anni ed anni  a cercare di istruirlo. Anni a provare a metterlo sulla retta via. E arriva lei e te lo distrugge. Una ragazzina stupida, persino mezzosangue. Più niente vedeva nel bambino che aveva plasmato. Più nulla sentiva di quel figlio che aveva cresciuto. La madre, lo diceva sempre. Draco, un nome importante. Un nome per un uomo importante. Non si lasciava piegare facilmente. Non si sarebbe fato piegare alla volontà di nessuno. La madre, lo sapeva, eccome se lo sapeva. Ma nell’orgoglio di padre, vedere il proprio figlio tra le teste più potenti poteva esser solo gioia e ammirazione. Poco importava che tra i potenti si potesse cadere facilmente così come era toccato a lui. Poco importava che  tra quei potenti si morisse facilmente. I Malfoy non erano codardi. I Malfoy non erano traditori. Non fuggivano davanti alla paura. Non voltavano le spalle al loro Signore. Narcissa lo diceva sempre. È il tuo Signore, non il Suo.

Anni passati a servire un uomo per dare a tuo figlio un futuro migliore. Anni buttati via, come il corpo incosciente del suo unico erede. Pallido come la morte, freddo come il ghiaccio.

Dolore, sofferenza, paura. Questo dovrebbe provare un padre alla vista del suo unico figlio maschio disteso come un morto.

E invece lui provava solo rabbia. Quelle maledizioni che molte volte gli aveva scagliato contro, per puro spirito d’insegnamento, questa volta si erano rovesciate sull’erede come un fiume in piena. Rabbia. Questo lo guidava in quel gesto. Gliel’aveva vomitata in faccia tutta quanta, suo figlio. Il suo unico figlio, gli aveva vomitato in faccia la sua rabbia.

Draco, un nome importante. Diceva Narcissa. Non si lascerebbe mai piegare.

Era uno spirito forte, un ribelle. Come lei, d’altronde.

La delusione di vedere i suoi anni buttati per quell’essere nato dall’amore per una donna. Tutta riversata in quella maledizione. E lui aveva retto. Senza urlare, senza piangere.

 Da bambino non era stato così. Si era contorto, aveva pianto, si era lamentato. Era rimasto chiuso in camera per giorni senza mangiare. Non lo aveva guardato in faccia per giorni prima di riprendere a parlare con suo padre. Era cresciuto, quel bambino. Non urlava più quando lo cruciava. Non piangeva. Non si lamentava con la madre. E la madre lo sapeva. Molte volte l’aveva vista addolorarsi per il trattamento che il padre riversava a suo figlio. Ma era per educazione, diceva lui. Doveva educarlo. E come educarlo senza mettergli la paura addosso?

Era questo, quello che lo guidava in tutti quegli anni. La paura che incuteva in suo figlio.

Ma quegli anni erano passati. Suo figlio era grande e non aveva più paura di lui. Gli aveva vomitato addosso tutto il disprezzo che provava per lui. In quelle uniche parole. Eri mio padre. E allora eccola di nuovo, la delusione, mista alla rabbia. Si erano rovesciate nelle vene come sangue bollente. Il cuore aveva pompato odio senza nemmeno contenersi. Tutto lì, nella sua bacchetta, il prolungamento del suo cuore. Aveva liberato delusione, odio, rabbia. Le aveva scaraventate su suo figlio come un fiume in piena, senza che lui opponesse resistenza. Non un gemito. Non un urlo, nemmeno una lacrima di dolore. Fino a quando si era afflosciato al suolo, al limite delle sue forze.

Giaceva a terra, il suo unico erede, senza muoversi, obnubilato dal suo stesso padre.

E nel suo stesso padre, nessun sentimento di rimorso. Nessun senso di colpa. Solo delusione e rabbia.

Tutto figlio di sua madre.

E se il figlio avesse sentito i suoi pensieri, ne era sicuro, se ne sarebbe rallegrato.

*

-Mi hai fatto venire qui e non hai detto a nessuno che Potter non era nel castello?

Piton guardò entrare un Draco furioso sbattere la porta come una furia ed irrompere nel suo ufficio. Aveva bisogno di trovare un buon piano per ritardare la venuta di Voldemort al castello, ma sembrava che non ci fosse modo di far cambiare idea al suo Signore. Era deciso. Voleva il ragazzo e questa volta lo voleva così presto che aveva deciso di sporcarsi le mani da solo.

E fu per questo che guardò entrare Draco trasalendo.

-Draco, cosa diavolo..

-Severus! Dimmi un motivo per cui io ora non dovrei ucciderti!

Draco puntò la bacchetta contro Piton. La sua intenzione la si leggeva chiaramente nei suoi occhi. La vedeva bene dall’espressione del suo viso.

-Draco, vuoi spiegarmi cosa..

Draco non lo fece nemmeno continuare che lo scaraventò dall’altro lato della stanza.

-Stupeficium!

Si avvicinò al professore e lo alzò per il mantello, portando la sua faccia all’altezza di quella dell’uomo. Svegliò Piton con un colpo secco e lui trasalì ancora e lo guardò negli occhi, indolenzito.

-Severus, vuoi che mi uccida, vero? Vuoi che mi tolga di mezzo? Il Signore Oscuro non avrà pietà per me se non trovo Potter. Mi ucciderà, poi ucciderà mio figlio, come ha fatto con chi ha sbagliato!

Piton guardò Draco prendendosi una pausa.

-Lucius?

-Mi ucciderà, Severus, mi ucciderà.. l’ho deluso una volta e mi ha risparmiato. Non mi risparmierà ancora..

-Lucius ma spiegami perché sei nel corpo di Draco.

Lucius lasciò andare Piton e si buttò sulla sedia di fronte alla scrivania del preside.

-Pozione Polisucco. Ti devo delle scorte.

Era disperato. Severus lo vide stringersi le nocche. Lo vide tremare, ripetendo che Voldemort lo avrebbe ucciso. Era fuori di sé.

Si avvicinò, per dare forza all’uomo che aveva considerato amico anche senza condicìviderne le credenze assurde che aveva.

-Lucius, calmati ora, e dimmi dove è finito Draco.

-è nella sua stanza chiuso a chiave. Sta bene, l’ho solo stordito.

-Stordito?

-Ho usato una Maòedizione Cruciatus..

-Maledizione.. ma sei impazzito? Su tuo figlio?

Lucius si adirò fortemente –Non dirmi cosa devo o non devo fare con mio figlio, Severus, non dirmelo! Ha solo me, e devo pensare anche a lui.

Severus guardò l’uomo che un tempo era distinto per la sua maestria nel nascondere le emozioni. Lo guardò affannarsi, preoccuparsi, aver paura.

-Mi ucciderà, Severus, lo farà di sicruo. Quando non gli porterò Potter si vendicherà e compirà òla sua vendetta.. avrebbe già voluto uccidermi..

-Verrà qui.

-Voleva già.. – rimase un secondo in silenzio, come se ricevesse in differita le parole di Severus –Verrà.. qui? Ha già deciso di farmi fuori? – ricominciò ad esagitarsi.

-No, verrà a prendere lui stesso Potter.

-Ma Potter non c’è. Potter è via da mesi!

Severus spalancò gli occhi. A quanto pare Lucius era davvero uno stupido. Non era riuscito a sapere nulla di quello che succedeva ad Hogwarts.

-Potter è fuggito due giorni fa, di nuovo. E ho perso le sue tracce.

Lucius lo guardò senza comprenderlo –Mi stai dicendo che te lo sei fatto fuggire?

Iniziò a sghignazzare.

-allora forse sono salvo. È te che ucciderà, non me. Io non c’entro nulla.

I caratteri di suo figlio iniziarono leggermente a scomparire. Nel modificarsi iniziarono ad apparire evidenti le differenze che dividevano padre e figlio. Lui aveva gli occhi da pazzo. Grigio spento, velati da un alone scuro. Gli occhi di Draco erano freddi, ma vivi. Ghiaccio contro nebbia. Era questa la caratteristica essenziale.

Un Lucius molto invecchiato riapparve dalle spoglie del figlio.

-Non dire idiozie Lucius, il Signore Oscuro conosce tutti gli spostamenti del ragazzo.

-Ucciderà te, Severus,è meglio se scappi. E la Granger, oh, la Grangermela pagherà per avermi detto una bugia.

Si alzò, e si portò verso la porta.

-Non serve a niente scappare Lucius.

-Serve a salvarsi la pelle, Severus.

-Lui ti troverà.

-Non  così facilmente Severus, non così facilmente.

E uscì dallo studio.

Severus guardò la porta cigolare per qualche secondo.

Stava distruggendo tutti. Chi fisicamente, chi moralmente. Li stava distruggendo. Lord Voldemort aveva un  potere oscuro molto più grande di quello che pensava. Viveva nell’oscurità, nella paura della gente. Accresceva il suo potere uccidendo i sogni e le speranze di chi se lo trovava davanti. E ne godeva in un modo assurdo. Severus pensò a Lucius, uomo dal polso fermo e dalla ferrea condotta. Ridotto alla follia di un pazzo. Lo avrebbe trovato. E lo avrebbe ucciso. E sarebbe accaduto tutto molto velocemente.

A che pro tutto questo dolore? Perché continuare a seguire un uomo che non prometteva nulla se non una vita di orrore e terrore? Che non dava potenza, non dava potere. Dava solo paura ed angoscia. Prendeva tutto e non dava niente. Metteva in pericolo tutto e tutti al solo scopo do accrescere la sua potenza. A che pro?

E mentre il preside si crucciava nel suo studio, un ragazzo si ritrovò chiuso a chiave nella sua stanza del dormitorio, nelle viscere del castello.

L'angolo dell'autrice:
Eccomi qui, spero di non aver fatto troppo tardi :)
Innanzitutto un ringraziamento particolare va a  Sloggy, Lily4ever, Sorority, aurora89 e Mikami  per i bellissimi commenti incoraggianti e indirizzanti che mi avete lasciato! grazie ragazze :) !
poi vorrei dare un urlo di gioia nel veder crescere i numeri delle ragazze che hanno messo la storia tra i preferiti , ben 20 e tra le seguite, ben 83 :) !
Grazie a tutte, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non abbia tradito le vostre aspettative.. beh, penso sia evidente il clima di terrore in cui vivono i mangiamorte.. ho voluto dare un accento a queste situazioni, perchè si capisca che non ci sia solo il terrore dal lato buono,maanche in quello malvagio..
detto ciò, spero commentiate in tante per farmi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e spero di aggiornare quanto prima e con più regolarità, esami permettendo :)
fatemi sapere,
un bacio *:

Slab*

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Capitolo 27
*** Because of you ***


Because of you.

Draco, un nome importante. Diceva Narcissa. Non si lascerebbe mai piegare.

*

Draco Malfoy non era mai stato un ragazzo incline alla calma. Non aveva mai accettato qualcosa andata male, qualcosa fatta male. E soprattutto, non l’avrebbe fatto sicuramente ora.

Ripensando a quelle ore perse nell’incoscienza più totale aveva capito una sola cosa: l’incoscienza faceva davvero schifo, gli aveva fatto perdere tempo prezioso  e adesso non sapeva né quanto tempo fosse passato, né cosa fosse successo fuori da quella stanza. Aveva imparato a convivere nell’incertezza della giornata. Quando sua madre era morta gli restava solo quella, l’incertezza. Ma adesso, che aveva trovato qualcosa per cui combattere, adesso no.

E l’unica cosa che lo faceva andare avanti in quel caos che si era rivelata la sua vita, la sua famiglia, era chissà dove, con chissà chi.

Ripensando ad Hermione Granger un unico pensiero lo aveva pervaso. E se le avessero fatto del male?

Suo padre era stato molto chiaro. O la famiglia o la morte. Lui non aveva scelto la famiglia. Non più. Non senza sua madre. Ma la morte di un figlio era stata per Lucius una soluzione troppo dura da affrontare, anche per un padre degenere. Degno seguace del suo padrone, non aveva capito che non era la morte la più alta delle sofferenze. Draco aveva capito che suo padre era rimasto indietro, proprio come Voldemort. Sperava intimamente che non avesse fatto nulla di avventato e che soprattutto non avesse perseguitato Hermione.

Con uno spintone alla porta della sua camera, si accorse che Hogwarts era davvero il luogo più sicuro della Terra. Nessuno entrava, nessuno usciva. E adesso che era diventata la faccia opposta della medaglia, capì che poteva essere la prigione perfetta.

Dopo vari tentativi di fuga,  pensò di dover escogitare un piano. Al momento non aveva nessuna idea, e il mal di testa a causa delle punizioni a suon di Crucio del padre si stava facendo sentire.

Dopo vari scossoni alla porta si chiese se avrebbe mai trovato una via di uscita. La sua via di uscita si chiamava Hermione Granger. E per il momento, era lontana da lui e da tutto ciò che lo riguardava.

*

-Draco, ma sei sicuro che tuo padre non se ne accorgerà?

-Non si accorgerà di nulla, è estremamente stupido.

Lucius Malfoy somigliava al prototipo del serpeverde in un modo impressionante. Viveva di astuzia e prevaricazioni, anche quando a rimetterci poteva essere il sangue del suo sangue. Hermione dal suo canto, non era stupida. Aveva capito che in Draco qualcosa non andava. L’aveva capito da quello che diceva, da come lo diceva. Da come si toglieva freneticamente i capelli dal viso. Quello non era il suo Draco, non più parlava di Mezzosangue, di potere come il Draco di qualche anno prima. No, quello non era lui. Non aveva capito però dove stava il tranello. Se quello non era il suo Draco, allora, chi era? Chi era l’estraneo che le stava vicino? Che la tirava verso le segrete del castello? Non le aveva chiesto più di Harry, e questo l’aveva tranquillizzata, ma aveva ricominciato ad essere apprensivo e frenetico. Sembrava in estrema difficoltà di fronte a lei.

Scesero velocemente nei sotterranei e non riuscì a capire il perché di quella scelta. Lei avrebbe dovuto seguire la lezione per i Mezzosangue, lui invece per i Purosangue di un certo status. Ma l’aveva trascinata via prima ancora di entrare in aula, dicendole che doveva parlarle.

Non aveva idea di cosa le dovesse dire, sapeva solo che non era la stessa persona che aveva abbracciato qualche giorno prima.

Era un Draco Malfoy diverso. Spaventato forse quasi quanto il suo. Ma non era il suo Draco.

Lui d’altro canto, non disse niente lungo il tragitto. Sembrava perso in un mondo extrafisico dal quale era difficile uscirne. Non le aveva rivolto la parola da molti piano sopra e l’aveva condotta come si conduce un servo, tra i corridoi.

Entrarono nel Sotterraneo dei Serpeverde. Luci brillanti riflettevano le loro ombre, le fiamme verde argento ballavano nei caminetti. Alle finestre, le acque del Lago Nero.

Hermione si chiese se era vera la leggenda  della piovra e se Draco l’aveva mai vista affacciandosi da quei grandi vetri.

-Aspettami qui.

Il silenzio fu interrotto da questo inaspettata richiesta. Il ragazzo scomparve tra le scalinate del sotterraneo, lasciandola nel bel mezzo della Sala comune.

Nonostante i colori vivaci, quel posto le metteva ansia. Un conto era avere Draco come guida. Un altro era ritrovarsi lì, da sola. Si chiese cosa avrebbe fatto se fosse entrato qualcuno all’improvviso e l’avesse vista lì. Pensò che nella peggiore delle ipotesi, avrebbe iniziato a correre in direzione dell’uscita.

Oppure si sarebbe data alla recitazione improvvisata più spudorata.

Dopo quello che a lei sembrò un tempo eterno, Draco tornò da lei con in mano una tazza.

-Sarai stanca. Ti ho portato un thè . – disse, mellifluo.

-Mi hai portato fin qui per offrirmi del thè?

Il ragazzo si accigliò. – Se non vuoi berlo, non berlo. È inutile fare la persona maleducata, volevo essere gentile.

Hermione lo guardò con occhi socchiusi. Si avvicinò a lui e fece per mettere la sua mano sulla guancia del ragazzo quando lui si discostò e le fermò l’arto.

-Mezzosangue, perché mi tocchi?

Era la prova. La ragazza spalancò gli occhi e rimase immobile.

-Dov’è Draco?

-Non sapevo gli ibridi come te mostrassero demenza già intorno ai 20 anni.

Hermione lo fissò dritto negli occhi. Nervosa, strinse i pugni e si avvicinò a lui prepotentemente. –Dov’è?

Lucius le diede un ceffone, lasciandola di stucco. Hermione portò velocemente una mano sulla guancia senza sapere cosa dire.

-Come osi rivolgerti a me in questo modo?

-Dimmi dov’è il vero Draco.

-Dimmi dov’è il vero Draco – disse lui, in una mera interpretazione molto piagnucolante – come osi chiamare mio figlio col suo nome di battesimo?

Hermione spalancò gli occhi. Ora le era tutto chiaro. La venuta di Lucius al castello, le raccomandazioni di Draco. Anche i muri hanno le orecchie. Le sue domande strane. Ora tutto tornava. Lucius voleva Harry. Lucius avrebbe fatto di tutto per sapere dove fosse.  Avrebbe anche impersonato suo figlio.

-Dimmi dov’è Draco!

Gridò con tutta la rabbia che aveva in corpo. Iniziò a temere che lo stesso padre non avrebbe fatto nulla  contro suo figlio, ma vedendo gli occhi irritati di Lucius cominciò a dubitarne.

-Sporca Mezzosangue! – le rivolse la bacchetta contro ed Hermione fece un volo di 3 metri andando a scaraventarsi contro una libreria antica che, essendo molto solida, rimase intatta, lasciandola cadere al suolo e rilasciando dei libri che le caddero addosso e intorno.

Lucius si avvicinò a lei, pericolosamente alla sua faccia. – Ora tu mi dirai dove diavolo è finito quel finocchio di Potter, o potrai dire addio anche alla tua cara scuola.

Hermione lo guardò impaurita. Sentire quelle cose, con il corpo di Draco, la bocca di Draco .. era impensabile.

-Harry non è un finocchio – sussurrò lei alzandosi da terra e sfregandosi gli abiti , spaventata a morte - Per l’ennesima volta non so dove diavolo sia Harry, non lo so!

-MENTI! Crucio! – disse lui inalberato.

Il corpo di Hermione si contorceva a terra come pervaso da mille funi che la tiravano da dentro verso l’esterno. Sentiva i suoi arti stirati in tutte le direzioni, cercò di non urlare, di trattenere il dolore dentro di sé.

-DIMMI DOV’è QUEL DANNATO RAGAZZO!

-Non lo so!

-SMETTILA DI DIRMI BUGIE! CRUCIO!

Sentì le ossa contorcersi e i muscoli strapparsi in un dolore urente. Sentì mille lame che le penetravano la carne, il dolore insopportabile che aumentava sempre di più. Cercò di soffrire in silenzio, di non urlare. Poi le venne in mente che se lo avesse fatto, probabilmente qualcuno l’avrebbe sentita. E iniziò ad urlare più che poteva.

-è inutile che urli, sporca mezzosangue, nessuno può sentirti da da qui.. pensi chei serpe verde non abbiano pensato anche a insonorizzare la sala?

Hermione iniziò a temere per la sua vita. Aveva paura, non voleva sopportare di nuovo una maledizione addosso.

Distesa al suolo della sala comune dipinta di verde, non riusciva a muovere nessun muscolo del suo corpo, senza sentire tutti gli altri dolerle. Restò immobile, forse se non avesse fatto nulla, non l’avrebbe riattaccata.

Immaginò che prima o poi qualcuno sarebbe passato per lì. Era impossibile che non ci fosse proprio nessuno, la sala di Grifondoro era sempre piena di gene, anche di notte!  Iniziò a maledire mentalmente le serpi, anche se non troppo perché Lucius non le diede nemmeno il tempo di farlo.

L’uomo ormai furioso e fuori di sé dalla rabbia le andò vicino e la girò con un piede. Con la punta della scarpa le alzò il viso da terra, in modo che potesse vederlo. Poi gli venne un’idea magnifica. Tornò al tavolino, prese la tazza di thè e tornando dalla ragazza, si chinò su di lei. Le fece ingoiare il thè aprendole a forza la bocca.

-DIMMI DOV’è POTTER!

-Non lo so - piagnucolò lei.

Le fece bere ancora un altro sorso, poi un altro ed un altro ancora, fino a quando non ne finì tutto il contenuto.

-Dimmelo.

Hermione lo guardò, muta. Poi, le uscì una lacrima che scese verso il collo.

-Nella foresta proibita.

Lui la guardò, finalmente, il primo sorriso da quel viso martoriato dalla paura e dalla fretta.

-Brava, stupida ragazza. CRUCIO.

Un ultimo urlo, quello della resa. Aveva tradito il suo amico e non se lo sarebbe mai perdonata. Ma non ebbe tempo di pensare a quanto era stata stupida, perché un dolore lancinante in pieno addome le fece perdere coscienza.

*

“È lei”.

È questo che pensò Draco dalla sua stanza. Sentì urlare ripetutamente, ma non capiva le parole che arrivavano indistinte da dietro la sua porta. Qualcuno era in sala comune ed era già una grande cosa che lui riuscisse a sentire dalla sua camera, visti i piani di differenza.

Ma di una cosa era certo. Qualcuno urlava, e quel qualcuno era lei.

Non sapeva da dove veniva quella certezza, ma una paura lancinante gli pervase il petto.

Paura.

Chiara ed inequivocabile paura.

Si agitò moltissimo, cercò di aprire quella dannata porta, ma niente. Era tutto inutile.

E poi d’improvviso, la porta si spalancò.

-Ah ti sei svegliato.

-Cosa le hai fatto?

-Dovresti essere felice di vedere tuo padre che viene ad accoglierti dopo una lunga dormita.

Draco iniziò a pensare che il padre soffrisse di personalità multiple.

-COSA DIAVOLO LE HAI FATTO?!?

-Assolutamente nulla. La tua amica è un’attrice eccezionale, dovrebbe fare qualche concorso e andare sui palchi magici di tutto il mondo.

Senza pensarci nemmeno due volte, Draco diede un pugno a suo padre, che non aspettandosi assolutamente niente si lasciò pervadere da quella foga.

-ahahaha -  rise,suo padre, i una risata isterica, ancora una volta –mi hai dato un pugno, Draco?

SBAM.

Un altro.

Draco si lanciò su di lui, senza bacchetta sapeva di non poter far nulla per fronteggiare l’attacco del padre,  che se avesse voluto ucciderlo l’avrebbe fatto con un colpo di bacchetta molto velocemente.

Ma il padre sembrava non voler controbattere.

Forse sa di meritarselo. Pensò il figlio tra sé e sé.

Ma furono interrotti bruscamente.

-Sapevo che eravate una famiglia strana ma non credevo fino a questo punto.

Lucius si buttò subito a terra in una sorta di inchino ridicolo. Draco rimase immobile, impietrito.

Guardò Piton che gli fece cenno di non parlare.

-Dunque, questo è il dormitorio di Salazar Serpeverde. Sembra passato un secolo da quando ci dormivo io in questi letti.

-S..Signore.. voi dormivate in questa stanza?

Lord Voldemort adirato si voltò verso il Mangiamorte che aveva parlato.

-Mi pare ovvio. Anche io sono stato un ragazzo, non sono nato Lord Voldemort. Ahimè.

Un’ombra scura sembrò passare sul viso del Signore Oscuro. Ma fece in fretta perché si rivolse aLucius.

-Puoi alzarti, Lucius. Hai fatto un buon lavoro qui.

-Grazie Signore- disse Malfoy Senior alzandosi e guardando a terra.

Tremava. Draco sentiva che tremava al suo fianco.

-Abbiamo trovato una ragazza distesa in sala comune. Non ricordo che gli studenti potessero oziare a terra in piena sala, però.

Guardò Draco che sembrò irrigidirsi.

-Draco, forse potresti aiutarmi tu con lei. Forse la conosci?

Lo fissò.

Un minuto di silenziò che sembrò un’eternità. Piton incoraggiò la risposta.

Draco lo guardò, le nocche strette e la rabbia che gli invadeva il petto.

-Draco?

Il Signore Oscuro lo incoraggiò.

-Lei non è il Mio Signore.

Tutti rimasero allibiti. Il padre lo prese per un braccio e lo strattonò.

-Lascialo Lucius. I giovani sono il nostro futuro.. perché reprimere il loro pensiero?

Voldemort si avvicinò velocemente al ragazzo. Tutti gli altri si scostarono da lui.

-Perché dici così, ragazzo? Mi sembrava di godere di un buon rapporto con te..

Draco lo guardò. Si era spinto finalmente oltre e adesso ne era sicuro. L’avrebbe ucciso.

Voldemort stranamente, non era di quell’idea.

-Sono sicuro che cambierai idea, Draco. Dopotutto, sei sempre figlio di tuo padre.

Si voltò verso gli altri – Prendete la ragazza e portatela a Malfoy Manor.

Poi si voltò verso Draco e sussurrò con un fare paterno- Un giorno mi ringrazierai Draco. Capirai cos’è giusto e cosa non lo è. Ma prima devi imparare un po’ di educazione che i tuoi genitori non ti hanno insegnato.

Si girò verso Lucius.

-Crucio.

Lucius iniziò a contorcersi.

Il Signore Oscuro uscì dalla stanza.

-Vieni con me ragazzo – disse incoraggiandolo –so benissimo cosa significa non accettare il proprio padre. Ma beh. Io ho provveduto da solo. Sono sicuro che saprai farlo anche tu.

Con uno sguardo di intesa con gli altri e con lo stesso Draco lasciò la stanza lasciandosi dietro il corpo di Lucius inerte.

Era chiaro che voleva punire il figlio attraverso il padre.

Ma solo allora comprese, che Draco Malfoy era molto più simile a lui da ragazzo di quanto lo fosse stato al padre.

E capì che doveva lavorare su quella somiglianza.

-Adesso troviamo Harry Potter. Non era per questo che eravamo venuti?

Attraversarono la sala comune. Draco cercò invano. Hermione non era più lì. Sapeva dove trovarla, ma non sapeva come. Doveva sgattaiolare fuori il castello e cercare di materializzarsi a Malfoy Manor.

Il problema era solo come.

L'angolo dello scrittore:

E ce la feci.

Lo so che aggiorno a singhiozzo, esono più le volte che non lo faccio rispetto a quelle che lo faccio.

Ma spero di tornare sulla retta via, ora che ho rotto il silenzio con questo capitolo. Ringrazio tuttele splendide persone che hanno recensito lo scorso capitolo, adesso risponderò a tutte voi, una per una e ringrazio chi mi segue e chi continua a tenere la storia tra i preferiti, nonostante io sia pessima con gli aggiornamenti. Cercherò di migliorare, ve lo prometto!

Spero vi piaccia questo capitolo, vi anticipo subito che se ne vedranno delle belle :D

Buona lettura! 

Slab*

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Capitolo 28
*** You are my only source. ***


You are my only source

Dimmi con chi vai e ti dirò se vengo anch'io.

- Marcello Marchesi

C’erano cose che la magia non poteva risolvere. Anzi, spesso e volentieri, la magia ne era l’artefice. Artefice silenziosa e inanimata. Quando aveva varcato la soglia di quell’immenso castello  era convinta che la magia potesse tutto. Che si trattasse di una grande cavolata, lo aveva scoperto a sue spese nel corso degli anni. La magia non poteva tutto. Poteva grandi cose. Molto belle. O anche molto brutte. Ma non poteva tutto.

A questo pensava Hermione Granger, seduta sul pavimento gelido di una stanza che a lei pareva un immenso salone. Ma non riusciva a capire dove si trovasse e chi ce l’aveva portata. Era leggermente intontita e si sentiva piccolissima in uno spazio tanto grande.

Si guardò intorno senza comprendere, fece per alzarsi ma una fitta all’addome le fece capire che forse era meglio se restava a terra. Per quel che ne sapeva lei, poteva avere lo stomaco lacerato.  Aveva un ricordo sbiadito di quello che era successo prima del suo risveglio. E quindi prima del suo svenimento.  Perché da allora in poi era stato buio pesto.

Quel luogo era deserto e non sapere cosa ci facesse lì le dava un senso di smarrimento. Si guardò intorno per un paio di minuti quando d’improvviso si ricordò tutto. Draco, il sotterraneo, Lucius. La maledizione Cruciatus. La paura.

Un senso di angoscia la pervase. Si alzò di nuovo, l’addome teso e dolorante. Un’altra fitta. Ma qualcuno l’aveva portata lì e quel qualcuno non poteva essere lontano. Se fosse tornato avrebbe potuto ucciderla, questa volta. Forse era stato Lucius. Probabilmente, era stato lui. Si convinse di quella cosa e iniziò a girare per il salone. C’erano dei lampadari interamente di cristallo e molti specchi in quella sala. Un’ombra grigia a terra le fece intendere che un tempo c’erano anche dei divanetti, dei sofà e che erano stati spostati, scomparsi nel nulla. Probabilmente quella era una casa vissuta e che ora era diventata disabitata.

Rettificò subito quell’idea quando uscendo dal salone si ritrovò in una stanza adiacente. Sempre molto grande, ma con un lungo tavolo al centro e tante sedie intorno. Sul tavolo c’erano varie copie de “La Gazzetta del Profeta”  e ce n’era una risalente a due giorni prima.. più in là, delle tazze vuote ed una semi piena. La sedia posta a capotavola era più grossa, le altre tutte di misure diverse, alcune appaiate, altre probabilmente prese da altre stanze. Tutto questo le fece pensare che forse quella casa non era proprio disabitata. Questo le diede un motivo in più per essere circospetta. Si ritrovava da sola, fuori dalle mura di Hogwarts, senza i suoi amici, in territorio sicuramente nemico, senza Draco.

Draco. Il ragazzo era letteralmente scomparso da qualche giorno. Lo sapeva bene lei. Quello che aveva visto non era il vero Draco. Era suo padre. Un senso di  ansia invase il suo cuore. Voleva rivederlo, aveva bisogno di parlare con lui. Doveva dirgli di stare attento. Doveva dirgli molte cose. Da quando avevano confessato l’un l’altra i propri sentimenti, non avevano avuto un attimo di pace. Non che lei se l’aspettasse, la pace. Erano stati giorni di tumulto e scalpore. Era successo tutto troppo velocemente ed i vari avvenimenti avevano perso la loro importanza. In una settimana aveva trovato un’intesa con lui, aveva fatto scappare Harry, aveva seguito dei corsi per i mezzosangue, aveva sviato Lucius ed infine era stata torturata a morte nella sala comune dei Serpeverde. Effettivamente, aveva messo in conto che frequentare un Malfoy non sarebbe stato poi tanto facile. Ma non aveva pensato che sarebbe successo tutto e subito. In fondo si frequentavano soltanto. Frequentare, poi. Non aveva idea di quello che stessero facendo. Si vedevano, parlavano. O meglio, avevano parlato per molto tempo. E avevano litigato, tanto. Come al solito. Ma litigavano in modo diverso. Senza rendersene conto, avevano cambiato il loro modo di litigare, trasformandolo da un litigio per disgusto reciproco ad un litigio necessario per scambiarsi anche due parole. Parole che facevano andare avanti entrambi. Come aveva potuto pensare solo per un momento che doveva lasciar perdere Draco e tornare alla sua normale vita? Come aveva potuto solo immaginare una cosa del genere. Non capiva come, ma Draco le era entrato dentro . Le era entrato dentro senza che lei se ne accorgesse. Non capiva il motivo e non capiva nemmeno quando era successo. Era successo e basta.  Sapeva solo che era una cosa strana e che mai si sarebbe aspettata tutto questo. Era una cosa strana. Ma giusta, in qualche modo. Il modo doveva ancora trovarlo, ma sapeva che c’era. Lei e Malfoy. Lei e Draco. Draco. Disperso. Draco , probabilmente torturato. Draco. Sostituito da quel pazzo di suo padre. Ma come fare a smascherarlo? Come ritrovare il vero Draco? E soprattutto, cosa voleva Lucius? Cosa voleva da lei?

D’improvviso, un’onda di ricordi le tempestò il cervello. E fu come risentire un vecchio disco ad un volume altissimo.

Nella foresta proibita.

Dimmi dov’è!

Era successo così in fretta che se l’era dimenticato. Aveva detto a Lucius Malfoy il nascondiglio di Harry. Era finita. Lo avrebbero trovato. E lo avrebbero ucciso. Un senso di colpa e di angoscia si associò alla paura che stava provando.  Pr colpa sua Harry era in grave pericolo. Draco era scomparso e lei non aveva la minima idea di come fuggire da lì. Era in trappola e aveva segnato a morte il suo migliore amico.

Con quella confessione, Hermione Granger aveva ucciso Harry Potter.

Per un momento le si raggelarono i pensieri. E se Draco ne fosse stato al corrente? In fondo, era un Malfoy.

un Malfoy, ma solo di nascita’

Draco era un Malfoy, ma aveva varie volte fatto intendere che con suo padre non c’erano quei rapporti idilliaci di un tempo, sempre ammesso che questi rapporti idilliaci fossero veramente esistiti. Come avrebbe potuto. Era la causa della morte della madre.

‘.. è sempre un Malfoy e Lucius è sempre suo padre’

Era  sempre suo padre. Raggelò ancora. Rieccola, la piccola Hermione. Quella personcina nel suo cervello che ricominciava a blaterare senza darle il tempo necessario di controbattere e di trovare una giustificazione alle sue accuse.

 Sperò con tutta se stessa che quei brutti pensieri le stessero invadendo l’anima perché si trovava lì da sola. Decise di ignorare la vocina. Non ci avrebbe creduto. Non ci avrebbe creduto perché non ci voleva credere. Sapeva che Draco era cambiato davvero.

‘Lo sai o lo speri?’

 Lo sapeva. Draco era un altro. Non era più Malfoy. Adesso era Draco e doveva fidarsi di lui.

*

Trovare un momento per fuggire da quella cerchia non sarebbe stato facile, soprattutto per il sorvegliato speciale del Signore Oscuro in persona.  Lo avrebbe semplicemente ucciso a sangue freddo. Caduto insieme alle altre vittime. Cosa importava? Uno in più, uno in meno.  Non stava lì a far i conti. Ma questo non poteva permetterlo. E non perché ci teneva troppo alla propria vita. Ormai era giunto alla conclusione che era più un danno che altro, ma era l’unico che sapeva dove fosse Hermione. L’unico dei buoni, ovviamente. Buoni. Che strana parola. Non si era mai classificato come tale. Draco Malfoy, uno dei buoni. Sembrava così strano a pensarci. Ma d’altronde, chi è che decideva cosa era giusto, chi era buono e chi no? Per anni a credere chi quelli giusti erano loro.

I Babbani sono stupidi!

Giusto!

I mezzosangue sono indegni!

Vero.

Ed ora? Mezzosangue. Una parola che solo ora iniziava a comprendere a pieno. Era dispregiativo, una pura calunnia. Lo sapeva da quando era piccolo. La usava spesso. Era stato educato per questo, per portare avanti il nome della famiglia Malfoy e la sua casata di eterni Purosangue. Ma solo ora comprendeva quanto potesse far male essere chiamati in quel modo quando tutto il disprezzo ti viene sputato in faccia. Solo ora capiva. Anni. Ed adesso era dall’altra parte, dalla loro parte. E se avesse sbagliato ancora? Chi diceva che i buoni stavolta erano loro. Che Voldemort e la sua cerchia fossero quelli fuori dalla logica e dalla morale? Sarebbe stato considerato come un servo, come uno stupido, come qualcuno che aveva bisogno di stare dalla parte del vincitore. Agli occhi degli altri sarebbe diventato 'Draco Malfoy, il ragazzo a cui non importava con quale fazione schierarsi, ma solo che fosse la fazione vincitrice'. Questo pensiero gli fece drizzare la mascella e stringere i pugni. Lui non voleva essere un codardo. Non era un codardo. Lo avrebbero creduto tale, però. Da fuori tutto quello che alla fine si vedeva, era un ragazzo con troppa paura che non era riuscito nemmeno a portare a compimento le piccole opere assegnategli dal Signore Oscuro. Piccole opere, come uccidere Albus Silente. Piccole opere, come consegnargli Harry Potter. Da fuori sarebbe trasparita solo sua paura. La sua fragilità, la sua codardia. Avrebbero potuto biasimarlo? Gli avrebbero puntato il dito contro per aver avuto paura del più grande mago Oscuro di tutti i tempi? Per aver avuto paura di Voldemort? Voldemort. Un mago potente. Un mago Oscuro. Fissato con la purezza del sangue e con la sua immortalità. Voldemort, un mezzosangue.

Non aveva più paura. La paura lo aveva abbandonato quando il mangiamorte aveva preso di peso Hermione e l'aveva portata al Manor. Sapeva che lì sarebbe stata più al sicuro che a scuola. Aveva rabbia. Per tutti quegli anni che gli erano stati portati via. Rabbia per quel marchio, per quelle volte che aveva dovuto sopportare le scelte di suo padre, per quelle volte che avrebbe detto  no ed invece avevano detto sì al suo posto. Rabbia, solo questa.

*

Cercando tra la folla di studenti che si accalcava a prendere posto nelle lezioni di “Educazione sociale alla vita pratica del mago”, Ronald Weasley non poteva credere di essere stato ‘smistato’ nella cerchia dei rinnegati. Erano in dieci, a lezione. E venivano trattati peggio dei nati Babbani. Perché loro erano i traditori del loro sangue, ovvio. E i Weasley centravano in pieno il concetto.

“Educazione sociale alla vita pratica del mago”. Che cretinata. Solo Lucius Malfoy aveva potuto ideare una materia più stupida di Divinazione.  Eppure ci era riuscito. Ma la cosa migliore era che il Ministero gli aveva dato corda. Rimase sbigottito nel vedere quello che avevano da dire a quella lezione. Parlavano di oneri, di responsabilità. Essere un mago è una responsabilità. Ma lo è ancora di più essere un Purosangue. E voi non avete capito bene cosa significa. Ron lo aveva capito benissimo. Parlavano di punizioni, di leggi. Ma cosa stavano dicendo? Volevano creare una divisione di classe. Possibile che avevano la mente ancora così “antica”. Un brivido risalì verso la schiena. Un brivido di paura. Dopo la morte di Silente era andato tutto storto. Niente era più come prima.. niente di niente. La società, la scuola, Hermione.

Ovviamente, non poteva accusare Silente di aver fatto cambiare Hermione. Ronald sorrise mesto. No . Hermione Granger aveva fatto tutto da sola. Con lo zampino di Draco Malfoy. Ormai erano passati giorni da quando lui ed Hermione non si parlavano e non si vedevano. L’aveva cercata dappertutto, ma di lei nemmeno l’ombra. Inoltre non vedeva nemmeno più Malfoy in giro quindi sospettò che stessero insieme da qualche parte. L'idea di Hermione che bidonava le lezioni, però, non riusciva ancora a digerirla. Per non parlare della scomparsa di Harry. L’amico era scomparso senza lasciare nessuna traccia alle sue spalle e per lui averli persi entrambi in un sol colpo era stato un trauma non indifferente. Capiva benissimo che quella era una situazione di emergenza, forse Harry era semplicemente scappato per non farsi trovare da Lucius. Era chiaro che il mangiamorte voleva trovare il ragazzo, magari per guadagnare qualche punto a suo favore tra le file dei suoi colleghi. Tuttavia, quello che non capiva era il perché Harry non aveva accennato minimamente alla cosa. Un pensiero iniziò a frullargli in testa, mentre uscendo dall’aula si accorse che non aveva seguito nemmeno un minuto di quella stupida lezione. Harry era scomparso nello stesso momento in cui era scomparsa Hermione. Stessa cosa per Malfoy. E se fossero? Cercò di togliersi quell’idea malsana che gli torturava le meningi, deciso ad ignorare anche la sola possibilità che Harry Potter avesse preferito Draco Malfoy alla sua compagnia. Non era possibile. Molte e molte volte in realtà, Harry aveva cercato di ammonirlo per il suo comportamento da ‘capra’ nei confronti di Hermione e quel furetto. Ma una cosa era sicuro. Nonostante Hermione lo avesse sostituito, per Harry non sarebbe stata la stessa cosa. Harry non gli avrebbe mai fatto un torto del genere.

Girovagando in quella che per lui era una scuola vuota senza i suoi amici, capì quanto era importante avere qualcuno di cui fidarsi. Certo, rimanevano ancora Ginny, Neville e Luna. E chissà quanti altri studenti a cui era simpatico e che gli erano simpatici. Ma lui aveva bisogno delle uniche due persone che lo facevano sentire a casa. E che proprio in quel momento, mancavano all’appello.

Stava per superare il ritratto di una grande dama quando sentì parecchio movimento davanti a sé. Non riuscì a capire cosa fosse, vide solo un lungo gruppo di gente passargli davanti senza riconoscere chi fossero. Era chiaro fossero Mangiamorte, ma perché così furtivi? Aveva quasi deciso di seguirli e capire cosa stessero facendo in quel modo rigido e silenzioso quando lo vide. Draco Malfoy. Tra gli ultimi dell’ultima fila. Lo sapeva. Harry non l’aveva tradito. Hermione era un’ingenua. E Draco Malfoy era esattamente il Draco Malfoy dell’anno prima. Con un sorriso colmo di gratitufìdine verso la sorte che gli aveva fatto capire la verità, si avvicinò di qualche passo, intento a fermare il ragazzo.

-MALFOY!

Il ragazzo accigliato si voltò e la sua espressione sorpresa di vederlo lì, trasparì sul suo volto scarno e pallido. Ronald lo vide diverso da qualche giorno prima. Sembrava che non dormisse da molto tempo. Le occhiaie profonde solcavano le sue guance e il suo colorito era ancora più pallido. Non stava bene. Il ragazzo per contro, disse a quelli che stavano vicino a lui di andare avanti e restò indietro.

*

Forse Lenticchia può essere la mia salvezza, per una volta.

Draco macinò i passi che lo dividevano da Ronald Weasley come un condannato a morte. Ma aveva capito che forse il rosso era la sua unica speranza per salvare Hermione. I mangiamorte dell’ultima fila lo guardarono, lui gli aveva fatto cenno di andare avanti, ma sembravano non volerlo mollare per niente al mondo. Probabilmente si erano affezionati a lui, oppure,  era semplicemente il sorvegliato speciale, ancora una volta. Il gruppo davanti aveva ormai lasciato il piano. Erano tutti raggruppati per nascondere il Signore Oscuro che per qualche strana ragione non voleva farsi vedere in giro. Draco ci pensò un po’ su. Probabilmente si sarebbe scatenato il panico. Ma dubitava che Voldemort si interessasse a tutto ciò. Si chiese che era andato a fare ad Hogwarts se poi doveva nascondersi. Ma il piano del Signore Oscuro era quanto di più logico potesse esistere nel mondo magico. Voleva comparire solo in un preciso istante. E quell’istante coincideva con la cattura di Harry Potter. Diretti verso il giardino del Castello, Voldemort ed i suoi seguaci stavano abbandonando il castello.

Si avvicinò a Weasley con fare riluttante.

-Cosa vuoi lenticchia?- non poteva sembrare troppo amichevole, lo stavano guardando tutti.

-Dimmi dov’è Hermione! – però, pensò Draco, ha fatto tutto da solo!

-Cosa vuoi che ne sappia Lenticchia, Granger e Potter sono tuoi amici! – rispose beffardo. A sentir nominare il nome di Potter i due mangiamorte dietro aguzzarono le orecchie.

D’altro canto, Ron non se lo fece ripetere due volte. Prese per il colletto della divisa Draco e lo tirò in avanti come se volesse dargli un pugno.

-Dimmelo adesso dove sono, stupido platinato! Sapevo che non eri cambiato, ho cercato di avvertire Hermione prima che facesse qualcosa di stupido invece sono stato etichettato come lo stupido geloso.

Draco restò impassibile a quelle parole. Nonostante avesse promesso ad Hermione di cercar di comprendere i suoi amici, era comunque scettico sull’esistenza del cervello in Ronal Weasley.

Prese il polso di Ron, quello che gli arpionava il colletto della divisa. Cercando di liberare la morsa cercò di parlare al ragazzo tralasciando le riserve che aveva su di lui. Era davvero la sua ultima speranza.

-Lenticchia smettila di fare l’idiota ed ascoltami bene.

I due mangiamorte percependo un probabile azzuffamento richiamarono Draco –Tutto bene lì, Malfoy?

Draco si voltò quasi a scusare quell’interruzione –Certo. Lenticchia aveva voglia di esprimere le sue perplessità sul suo ceto sociale.

Tornò a Ron, che strinse ancor di più il pugno intorno alla divisa.

-Ascoltami Lenticchia. Fai finta che io ti stia dicendo qualcosa di completamente brutto .. fai.. il solito insomma.. parla ad alta voce!

-MA SEI IMPAZZITO MALFOY! – urlò Ronald.

-Non così. – era davvero un idiota –fai come se ti stessi dicendo qualcosa contro il tuo rango, contro la tua famiglia.. dovresti essere abituato a questi scambi di battute, in fondo..

-Non capisco dove vuoi arrivare – lo guardò torvo Ron.

-Fallo e basta , quei due ci stanno guardando.

Ron alzò lo sguardo verso i due mangiamorte ed effettivamente era vero, li stavano guardando. Poi si voltò verso Draco ancora una volta –Cosa vuoi?

-Sì, ma stai sussurrando. – gli rispose secco il biondo.

-COSA SIGNIFICA CHE LA MIA FAMIGLIA è DI RANGO INFERIORE?

-SIETE DELLE FOGNE WEASLEY E TE NE ACCORGERAI MOLTO PRESTO! – Draco aveva in mente una cosa che avrebbe salvato la vita a Potter, ma prima di tutto ad Hermione – ascolta attentamente e fai finta di arrabbiarti.

-MALFOY MA IO TI AMMAZZO!

-Hermione è stata portata al Manor da sola. Lì è al sicuro ma non vorrei che tornassero e le facessero del male.

-COME OSI PARLARE COSì DI MIA SORELLA! GUARDA CHE TE LA FARò PAGARE!

-Io per ovvi motivi non posso lasciare il gruppo. Verrei seguito e porterei con me il pericolo. Devi farlo tu. Il Signore Oscuro è nel castello.

Ronald sbiancò. –COOOOOOOOOOOOSA?

Malfoy gli diede un calcio. –Non così idiota.

I due mangiamorte dietro guardavano la scena senza capire. Vedevano solo due persone che litigavano sul rango delle proprie famiglie. Tipico dei Malfoy, insomma.

-Ti ho detto sii credibile!

-ABBIAMO LO STESSO SANGUE CHE AVETE VOI MALFOY! NON IMPORTA QUANTI SOLDI POSSIATE POSSEDERE!

-Bene. Allora, il piano è questo. Vai nella foresta Proibita e cerca Potter.

-HAAAARRY!?!?

I due mangiamorte si avvicinarono di un passo.

Draco diede un altro calcio a Ronald.

-Mi hai fatto male! – si indignò il rosso.

-SEI UN IDIOTA LENTICCHIA! TU E QUELLO SFREGIATO FARETE UNA BRUTTA FINE QUANDO CADRETE NELLE MANI DEL SIGNORE OSCURO, VEDRETE!- cercò di rimediare alla situazione. –Lenticchia. Vai alla foresta e prendi Potter. Poi andate al Manor e portate via di lì Hermione. Nascondila Lenticchia. Sei la sua unica speranza. La mia unica speranza.

Se Ronald Weasley credette a quelle parole fu solo perché era troppo logico, anche per un piano diabolico di Malfoy. Annuì col capo.

-Ok allora. Finiamo questa scenetta.

Ronald iniziò a stringere il colletto e Draco a stringergli il polso.

-MALFOY POTREI UCCIDERTI ALL’ISTANTE!

-E perché NON LO FAI? PAURA LENTICCHIA?

-DI TE? MAI.- Diede un calcio a Draco sull’addome.

Draco meravigliato da quella piega che aveva preso la conversazione rimase un attimo sbalordito prima di sentire il dolore. Poi rialzò il capo e furente si buttò addosso a Ronald, dandogli un pugno in faccia che lo fece barcollare e piegare a terra.

Si avvicinò al rosso –RICORDATELO WEASLEY. NON HAI ANCORA CAPITO CON CHI HAI A CHE FARE.

Ronald alzò il volto . Draco lo guardò e con gli occhi gli fece un accenno di fuga. – Devi sempre esagerare Weasley. Ora muoviti.

Ronald mantenendosi la guancia iniziò a scappare in direzione opposta.

Draco lo guardò andare via. Era messo proprio male se doveva fidarsi di pel di carota.

Si voltò verso i due mangiamorte che lo accolsero festanti.

-Bella mossa Draco. Gliele hai suonate!

-Niente di che. Weasley ha bisogno di essere ridimensionato una volta a settimana.

E continuarono verso la direzione precedente.

*

Hermione Granger nel frattempo, aveva capito dagli araldi dell’antica casa, che si trovava nella dimora dei Malfoy. Nella casa del suo ragazzo. Tutto questo non era sicuro.

L'angolo dell'autrice:

Ebbene, ecco a voi!

Come promesso, ho aggiornato anche questa settmana e addiritturacon mezza giornata d'anticipo! Spero sia di vostro gradimento, ormai ci stiamo addentrando nella vicenda e sono curiosa di sentire le vostre opinioni al riguardo! Questo capitolo ci introduce a dei momenti davvero unici per Draco ed Hermione che lottano per salvarsi e per salvare il loro rapporto, precario e soprattutto alla mercè di chiunque. Devono aver fiducia l'uno nell'altra oppure devono dubitare fino alla fine? Malfoy è sempre un Malfoy , dopotutto.. ma Hermione?

Spero vi sia piaciuto.. e sarei felice di leggere i vostri commenti, anche se critici sulla questione!

Al prossimo capitolo!

un bacio a tutte,

Slab*

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