Once in a Lifetime di Slab (/viewuser.php?uid=119813)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** For the first time ***
Capitolo 2: *** My personal fake ***
Capitolo 3: *** Chance ***
Capitolo 4: *** I don't know ***
Capitolo 5: *** Everything is wrong with me ***
Capitolo 6: *** Your eyes, in my eyes. ***
Capitolo 7: *** All in my mind, always in it. ***
Capitolo 8: *** In my own worst nightmare ***
Capitolo 9: *** Summer eyes and winter smiles ***
Capitolo 10: *** Everything you don't ***
Capitolo 11: *** All i can do is be me, whoever that is ***
Capitolo 12: *** Tell me what's happening around me ***
Capitolo 13: *** I know. ***
Capitolo 14: *** Poker face ***
Capitolo 15: *** I'll kill him. ***
Capitolo 16: *** A ray of a strange light ***
Capitolo 17: *** So different, so close ***
Capitolo 18: *** Have an horrible Christmas… ***
Capitolo 19: *** The dark side of the moon ***
Capitolo 20: *** Things I don't understand, but.. ***
Capitolo 21: *** Resting on your shoulder ***
Capitolo 22: *** I want you, under my skin. ***
Capitolo 23: *** River flows in you - part I ***
Capitolo 24: *** River flows in you - part II ***
Capitolo 25: *** In the Shadows ***
Capitolo 26: *** Around me, only nightmares. ***
Capitolo 27: *** Because of you ***
Capitolo 28: *** You are my only source. ***
Capitolo 1 *** For the first time ***
For
the first time.
.
..and we don’t know
how
how we got into this mess is a god’s test,
someone help us cos where doing our best
TheScript – For the first time
-Credi che andando via da solo ci
lascerai qui al sicuro?
Ovunque è pericoloso adesso, Harry e prima lo capisci, prima accetterai il nostro
aiuto.. non saremo
grandi Auror, né avremmo moltissima esperienza, beh, almeno
io e Ron, ma
abbiamo un cervello e con tre teste si ragiona meglio che con una..
lasciati
aiutare!
-Herm, troppe persone sono morte per
colpa mia, troppe..
Malocchio, Edvige, i miei genitori.. Ginny ha rischiato di essere
uccisa nella
camera dei segreti, tu e Ron varie volte stando con me…non
accadrà più.. ti
prego, dici a Ron di disfare i bagagli, io vado da solo..
- Ma Harry, gli Horcrux..
- Hermione! Basta.. questa cosa
riguarda me e solo me..
-Questa cosa riguarda tutti..
Voldemort sta uccidendo il
nostro presente e il nostro futuro.. e tu devi lasciarci venire con te,
altrimenti io non ti parlerò mai più Harry, non
te lo perdonerò..
-Ma ti senti?- Harry sorrise
guardandomi affettuosamente e
mi accarezzò i capelli con la mano – tu non puoi
rischiare la tua vita con me,
perché sei intelligente, e sei bellissima.. Hermione,
finisci la scuola e
inizia a vivere, perché se davvero Voldemort ci ha derubato
il futuro, ci
resterà molto poco per cui gioire e ci resterà
poco tempo per farlo
Harry si alzò dalla
poltroncina della sala comune della
torre di Grifondoro e mise un galeone sul bordo del camino, per
l’elfo che
l’avrebbe ripulito di notte.. avevo fatto un buon lavoro con
lui attraverso il
C.R.E.P.A. ... gli sorrisi mentre tornava a darmi la buonanotte,
convinta che
non avrebbe più voluto sentir parola.. ma non aveva chiuso
la discussione ,
l’indomani l’avrei tartassato di parole, si sarebbe
convinto che dovevamo
andare con lui, doveva capire che io e Ron eravamo quello che gli
serviva per
riuscire con più tranquillità nella sua impresa.
-Notte Herm, fai sogni
d’oro- mi diede un bacio in testa
insolito e mi abbracciò quasi commosso. Gli
restituì l’abbraccio, sapevo quanto
poteva essere difficile per lui quel momento, tutti i suoi cari quasi
morti ,
la sua civetta, i suoi genitori.. Harry non aveva avuto mai una vita
felice, ma
momenti di felicità e noi eravamo in quei momenti..
-Ricordati che ti voglio bene..
sempre.. ricordatelo
-Anche io ti voglio bene Harry, te ne
voglio tantissimo!
-E ricordati che Ron a volte dice
cose senza pensare e che
devi capirlo.. conta fino a 10 prima di esplodere!
-Ehm, sì… ma
Harry perché mi dici..
-La sera ho paura che
l’indomani mattina non ci sarà.. è una
stupidaggine, ma dirvi che vi voglio bene e che per me siete la
famiglia che nn
ho mai avuto in qualche modo mi fa sentire sereno..
Povero Harry, doveva avere
più paura di quel che pensassi..
Lo abbracciai in modo stretto e gli diedi un bacio sulla guancia
– Ti voglio
bene Harry, sei il fratello migliore che una ragazza possa desiderare..
Mi guardò con gli occhi
lucidi, ringraziandomi con lo
sguardo.. ricambiò l’abbraccio, poi si
alzò e ci avviammo verso i dormitori.
-Notte Harry, cerca di riposare
-Notte Herm..
-A domani, ti voglio arzillo e
sorridente!
-Ciao Herm!
Mi sorrire, mi accarezzò
la testa e salì al dormitorio.
Tornai in camera con un senso di tenerezza per il mio amico. Gli volevo davvero bene
come ad un fratello,
l’avrei aiutato in ogni modo.
Mi misi a letto sperando di prendere
sonno in fretta e
ovviamente, il sonno non arrivò. Mi voltavo e rivoltavo tra
le lenzuola rosse,
senza riuscire ad addormentarmi; avevo come un peso sulla coscienza o
nello
stomaco.. era da qualche parte, ma c’era ed io lo sentivo che
mi premeva senza
farmi dormire..Irritata mi alzai e mi avviai verso la sala comune..
forse
riscaldarmi e stare un po’ vicino al camino, magari leggendo
qualcosa, mi
avrebbe aiutato a ritrovare il sonno. Mi avviai sulle scale del
dormitorio e sentii
qualcuno muoversi giù in comune.. il rumore era quasi
soffocato, forse non
voleva farsi vedere..a giudicare dalla quantità dei rumori,
devo dire che era
più di uno.. attesi qualche secondo prima di scendere, se
non voleva farsi
vedere non avrei invaso la sua privacy.. dopo 10 minuti buoni spesi a
saltellare su un gradino mezzo rotto pensai che era arrivato il momento
di
scendere.. se volevo irritarmi me ne sarei rimasta a letto a rigirarmi
tra le
coperte! Scesi l’ultimo gradino e mi affacciai. La stanza era vuota.
Eppure avevo sentito quei rumori.
Avrei giurato che ci
fossero 2 o addirittura 3 persone che facevano baccano
quaggiù..
Senza capire molto, mi sdraiai sul
divanetto di fronte al
camino e aprii il libro di Storia della Magia.. quello mi avrebbe fatto
venire
sicuramente sonno.. il calore mi aveva invaso il corpo,mi sentivo a mio
agio lì
davanti.. lessi un paio di capitoli, e all’inizio del terzo
capitolo, mi
addormentai.
Dopo circa 6 ore mi risvegliai. Il
fuoco era stato spento da
poco e intorno a me l’aria era un po’ fredda ..
feci per alzarmi ma appena mi
mossi cadde qualcosa dai miei vestiti.. fece un piccolo tonfo e pensai
che
qualunque cosa fosse si fosse rotta. Mi chinai a terra per vedere
cos’era. Una
lettera. Era dorata, con un grifone rosso stilizzato molto sottile. Era
rigonfiata nel mezzo, conteneva qualcosa di spesso oltre alla semplice
carta. L’alzai,
curiosa e la girai per vedere a chi era indirizzata. Sopra
c’era scritto Herm, in una calligrafia che conoscevo molto
bene.
L’angolo
dell’autrice:
Salve!
Mi presento, mi chiamo Slab e ho
osservato questo sito come lettrice per molto tempo.. quindi ho
iniziato prima
a recensire, poi mi ci è voluto uno sprint di coraggio in
più ed eccomi qui!
Questa
è la mia prima FF e spero di attirarvi
con il mio racconto.. accetto qualunque cosa, suggerimenti, consigli e
perché no,
anche critiche :D sono emozionatissima per questa mia nuova avventura e
spero
di entusiasmare anche voi *.*
Un
bacio:*
Slab*
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Capitolo 2 *** My personal fake ***
My
personal fake
Her
green plastiC wateringcan
for her fake chineserubberplant
in the fake plastic earth.
that she bought from a rubber man
in a town full of rubber PlanS
to get rid of itself,- it wears her out.
Radiohead - Fake Plastic Trees
-
Decisi di salire sopra a leggere,
anche chiedendomi cosa ci
fosse dentro.. la lettera conteneva qualcosa di consistente, di pesante
quasi..
mi dava l’impressione di un pezzo di plastica o di vetro ma
non riuscivo a
capire cosa era precisamente.. salii le scale dei dormitori a due a
due, ed
entrai in camera. Chiusi le tende del baldacchino e quella poca luce
che veniva
da un’alba appena accennata scomparve.
–Lumos!- il mio letto si illuminò
subito e iniziai a scartare la
lettera. Sono impaziente, impazientedi sapere cosa
c'èscritto qui dentro, un senso diorrore mi opprime il
petto, so cosa c'è scritto, lo immagino, ma non voglio
crederci, non può essere così stupido,non
può averlo fatto.. Apro tremando leggermente, cercando di
controllare il respiro, il contenuto cade sul letto.. Uno
specchio. Rettangolare, con i margini argentati e gli angoli
arrotondati.
Sui bordi più piccoli del rettangolo c’erano delle
catenelle di fiori
arrotondati, dalle linee morbidissime. Grande quasi quanto un
quadernino di
scuola, di quelli che usavo quando frequentavo ancora il mondo babbano.
Carino, molto semplice, risplende alla luce del baldacchino.
Mi vedo riflessa nello specchio, senza capire e la mia faccia
accigliata mi appare davanti.. che strana forma di capelli che ho
stamattina. Dopo aver
esaminato il mio viso e aver trovato almeno 300 difetti, mi apprestai a
girare
lo specchio in cerca di qualche spiegazione.. non ci stavo capendo
nulla!
Volto lo specchio e dietro c’è scritto nella
stessa calligrafia del mio nome
sulla busta Esistono
quelli dei maghi,ma io preferisco quelli dei babbani. Qualunque cosa volesse dire, io non
l’avevo capito.. cosa significava? Mi sto irritando, non ci
sto capendo niente.. possibile che devo svegliarmi con questi
indovinelli stupidi? Mi alzai e la lettera mi
cadde dalle ginocchia e rivelò un foglio interno che nella
foga dello specchio
non avevo notato.
Aprii il
foglio e rividi la calligrafia conosciuta.
Herm,
so
che mi odierai, so che non dovevo permettermi di fare una cosa del
genere a
voi, a te che mi sei sempre stata vicina. Herm, cerca di capirmi.. Mi
trovo in
una spiacevole situazione. La mia vita è circondata di
morti, tutti, tutti
morti. Se starete vicino a me ancora, con i tempi che corrono potreste
esserlo
anche voi. Tu hai ragione, quando dici che nessun posto è
sicuro adesso, ma
forse stare a scuola, anche se è posseduta dai mangiamorte,
è molto più sicuro
che stare tra i lupi mannari, giganti, inferi e Voldemort coi suoi
scagnozzi
dietro. Herm, me ne sono andato da solo, stanotte, col Mantello
dell’invisibilità.. Ho aspettato che salissi e ti
addormentassi e dirti , dirvi
addio è stato difficilissimo. Voi siete la mia famiglia ,
gli unici fratelli
che ho avuto e vorrò ancora avere. Ma questo viaggio contro
l’ignoto e contro
il male, voi, tu e Ron, non lo meritate.. Meritate di vivere coi vostri
amici
ancora una volta, meritate di divertirvi senza la paura di non
risvegliarvi il
giorno dopo.. Herm, aiuta Ron a superare la mia mancanza, per favore,
non
litigate.. ogni volta che vuoi ucciderlo pensa che non ci sono io a
fare da
paciere e pensa che Ron a volte è stupido e tu sei troppo
orgogliosa per
chiedergli la parola di nuovo. Fatelo per me, sarò
sicuramente più tranquillo
sapendo che siete uniti, anche se lontani. Tornerò con voi,
il prima possibile
e saremo felici di nuovo insieme e soprattutto tranquilli.
Perdonami
Herm, ti voglio bene.
Harry
Ps.
Sono un idiota! Mi sono dimenticato dello specchio. Questo è
un MagiSpecchio,
l’ho incantato con molta difficoltà (ero da solo,
non potevo dirti nulla o mi
avresti contraddetto e saresti voluta venire come ogni volta che te ne
parlavo)
e l’ho collegato col mio e con quello di Ron. Ricordi quello
di Sirius che mi
regalò prima di tornare a Hogwarts? Va usato allo stesso
modo, ma per attivarlo
basta risolvere l’indovinello scritto dietro. È
una cosa che sapete solo tu e
Ron quindi solo voi dovreste essere in grado di usare gli specchi. Ogni
volta
che volete, ogni volta che ne avrai bisogno, Herm, usa lo specchio e
parleremo.
Non usarlo per chiamarmi appena hai letto la lettera per farmi una
ramanzina.
Lo userò io prima appena possibile, conosco i vostri orari
ma non conosco i
miei. Usalo bene Herm. Vi voglio bene!
Un senso
di impotenza e rabbia mi riempii il petto. Iniziai a
chiedermi perché quel ragazzo era così stupido a
volte! Perché ci aveva
estromesso dalla sua idea? Perché era partito verso
l’ignoto da solo? È uno
stupido, uno stupido, uno stupido! E mi aveva lasciato questo stupido
specchio
che non potevo usare e questo stupido indovinello che non sapevo
risolvere! Una
cosa che avevano anche i maghi ma che lui non preferiva.. non ci stavo
capendo
nulla.. mi sfregai gli occhi, per il sonno e la rabbia! Harry Potter
era un
ragazzo stupido! Cosa pensava, che Hogwarts era ancora un posto felice?
E che
pensava, che noi saremmo rimasti qui senza preoccuparci per lui?
Così aveva
soltanto peggiorato le cose, ci aveva messi contro un fatto compiuto,
dovevamo
accettare una sua stupidissima decisione senza poter far nulla. Harry!
Stupido di un Potter! Ma cosa pensi? che io non abbia paura? Ho paura
di risvegliarmi in un campo di macerie, senza voi, senza la scuola,
senza nessuno.. la mattina mi sveglio con l'ansia di arrivare a sera
illesa e la sera mi addormento con l'angoscia di non svegliarmi il
giorno dopo.. prego di non venir mai a sapere della morte dei miei
genitori, di non vedere Voldemort che entra a scuola e uccide tutti i
mezzosangue.. ho paura di perdervi, di non rivedere più Ron
che non mi capisce quando parlo, che fa battute stupide, che fa facce
buffe quando sono giù per farmi ridere.. ho il terrore di
non rivederti cavalcare una scopa, di non sentirti più
parlar di Quidditch,di non vederti grattare più la testa
quando sei imbarazzato.. ho paura Harry, ho paura, come te, come gli
altri, ho paura più di tutti perchè non sono
pronta, io.. Hermione Granger, per la prima volta nella mia vita, non
sono pronta... Di colpo mi
ricordai dei rumori in sala comune la notte prima.. allora era lui!
Stupido,
stupido Harry.. di colpo vidi delle lacrime che bagnavano la lettera e
lo
specchio e mi resi conto di star piangendo.. chissà da
quanto.. sto piangendo, da sola, come una stupida, senza nemmeno
accorgermene.. ho iniziato a piangere, cosa accadrà dopo? Ci
hai lasciati Harry e io adesso ho una stretta al cuore non
indifferente..
Iniziai
ad agitarmi,
mi alzai dal letto e uscii dalla camera
scendendo di corsa le scale del dormitorio.. Dovevo
svegliare Ron il più
in fretta possibile e
decidere il da
farsi.. Saltai sugli ultimi tre gradini e..
-Ahi!- mi
ero scontrata con qualcuno
-Hermione!-
-Ronald..
se n’è andato!-
Iniziai a
piangere, pensando a Harry in qualche vortice di mangia
morti.. avevo paura per lui e se non fosse tornato? Ron stava pensando
le
stesse cose, a giudicare dalla sua faccia.. mi abbracciò per
consolarmi e mi
accarezzo i capelli – Andrà tutto bene, vero?-
sbiascicai tra le lacrime. Lui
fece una pausa prima di parlare e poi mi strinse più forte.
-Non lo
so Hermione, ma ci proveremo..
Passammo
un po’ di tempo in sala
comune, prima di salire per prepararci per la scuola, e ci avviammo
insieme
verso la sala grande per fare colazione.. la lezione successiva era nei
sotterranei, Lumacorno e le sue provette da chimico ci
aspettavano.
Lezione
di Pozioni, sono qui, seduta vicino a Ron, e guardo senza
interesse Lumacorno che spiega, spiega e spiega.. sono qui, seduta
vicino a Ron
e penso ad Harry che è lì fuori da solo.. Penso
ad Harry lì fuori da solo,
e sono qui vicino a Ron che segue Pozioni con
Lumacorno che spiega e spiega. Poi il prof prende una pausa e io mi
interrompo,
pensando di aver attirato la sua attenzione,ma no, lui sta rispondendo
ad una
domanda di Malfoy.. quello stupido Malfoy, quello stupido, stupido di
un
furetto, stupido di un mangia morte.. se ne sta seduto al banco a
ridere e a
prendere in giro il prof, mentre Harry è lì fuori
da solo.. mi giro verso Ron
per vedere se ha capito qualcosa della lezione, ma lui dorme, dorme ad
occhi
aperti o pensa, pensa troppo in questo momento anche lui, forse pensa a
cosa
fare, pensa ciò che sto pensando io, che Harry è
lì fuori da solo, mentre
Lumacorno spiega e Malfoy, quello stupido furetto si dondola sulla
sedia e
gioca a scacchi senza seguire la lezione..
Gioca a
scacchi… gli scacchi.. Malfoy gioca a…
-SCACCHI!
-Signorina
Granger! C’è qualcosa che vuole dirci?
Mi
ritrovo in piedi, il flusso dei pensieri mi aveva così
estraniato che mi ero dimenticata che ero in classe!
-professore,
non mi sento molto bene.. potrei uscire fuori un
attimo?
-Signorina
Granger, la vedo pallida e smorta.. avrei dovuto capirlo
da prima, dato che i suoi commenti oggi non sono stati colonna della
lezione..
vada in infermeria e si faccia controllare da Madama Chips.. poi torni
in
camera e si riposi.. la rivoglio qui la prossima lezione di nuovo
energica-
Lumacorno mi guardò come si guardano i malati terminali e mi
sorrise –porti il
signor Wensleby con lei, non vorrei che svenisse per strada!
-Mi
chiamo Weasley!
-Come
dici Wenderdolf?
-Niente
Ci
incamminammo verso la porta della classe.. mi dispiaceva per la
lezione di Lumacorno, ma avevo avuto una grossa epifania..ci chiudemmo
la porta
dietro e iniziai a correre
-Hermione,
se non stai bene dovresti andare calma!
-Ron, ho
capito! Che stupida che sono… Gli scacchi!
-Che?
-RON!
“esistono quelli dei maghi ma io preferisco quelli
babbani”!
sono gli scacchi! Ho la chiave! Harry intendeva dire gli scacchji! Come
ho
fatto a non pensarci prima.. sono una stupida!
Entrammo
nel dormitorio e corsi a prendere lo specchio
-SCACCHI!
-Hermione,
Harry aveva detto che ci avrebbe chiamato lui!
-Ma devo
provare! E se non fosse questa la parola? SCACCHI!
SCACCHI! SCACCHI!
-Forse
Harry ha da fare, ce lo aveva detto che ci avrebbe chiamato
lui..
-Ron
stai..
-Infatti,
ve l’avevo detto..ma mi fa piacere sentirvi e vedervi..
La faccia
di Harry apparve nello specchio sorridente.. aveva un
po’ di occhiaie, forse aveva viaggiato tutta la notte e non
aveva dormito.. oh
Harry! Perché?
-Harry!
Che piacere
vedert..
-HARRY
JAMES POTTER! COME HAI
OSATO E COME OSI..
-è
indiavolata..
-ESSERTENE
ANDATO COSì! SENZA UNA SPIEGAZIONE! SENZA DIRCI NULLA E
SOPRATTUTTO LASCIANDOCI QUI, DA SOLI! SEI UNO STUPIDO HARRY,
UNO…
-in
realtà la spiegazione ce l’ha data, ricordi le
lettere?
-STUPIDO!
E SOPRATTUTTO SAPENDO CHE IN QUESTA SCUOLA CI SONO MANGIAMORTE
OVUNQUE, DIETRO GLI ANGOLI, DIETRO LE CATTEDRE, NELL’UFFICIO
DI SILENTE, SEDUTI
NEI BANCHI CHE FANNO DOMANDE STUPIDE E GIOCANO A SCACCHI DONDOLANDOSI
SULLE
SEDIE! HARRY!
-Hai
ragione Hermione, non dovevo farlo, ti chiedo scusa, ma se te
l’avessi detto saresti voluta venire e io non voglio
più metterti in pericolo
per colpa mia..
-Harry,
io non so come..
-Mettiamo
questo discorso un attimo da parte? Harry,dovresti
vedere come hanno addobbato l’aula di pozioni, ci sono due
mangia morte vicino
alla cattedra e due all’uscita dell’aula..
-RONALD!
Io stavo dicendo una cosa importante..
-Sìsì,
ti dispiace, ma ormai Harry è andato via e noi nn possiamo
farci niente, quindi adesso è meglio che parliamo con lui
invece di urlargli
contro come una pazza..
-una
pazza? Io sarei una pazza? Io sono preoccupata, sono delusa,
sono arrabbiata, sono imbufalita, sono stanca, imbronciata, triste,
impaurita,
terrorizzata, assonnata, ma NON SONO UNA PAZZA! Forse sei tu il pazzo
se non ti
fai il minimo problema per il fatto che Harry non è qui..
dovresti invece…
-Ragazzi..
io sn qui.. per favore, non litigate.. e raccontatemi
tutto..
-Ci sono
mangia morte ovunque, ti dicevo- Ron mi guardò storto,
zittendomi con lo sguardo.. ARG! Ma come faceva a starsene
così tranquillo a
parlare di cattedre , cibo e fiori nei vassoi della colazione, quando
la
situazione prevedeva ben altro di cui parlare ?!?
-ok.. mi
pare di aver capito che siamo ormai sotto il Suo
controllo.. bene.. io ora però devo andare.. devo fare degli
incantesimi di
protezione per non farmi trovare nel posto in cui sono..
Sbottai
–dove sei?
-non
posso dirvelo, ma sto bene mentre vi parlo.. forse ci
sentiamo prima di quanto vi aspettate.. vi voglio bene! Ron, ricordati
di
quello che ti dissi la mattina in cui me ne andai.. Herm, leggi la
lettera e
ricorda anche tu… vi voglio bene!
-anche
noi te ne vogliamo…ma Harry cosa vuoi dire con.. ha chiuso!
La
mattina in cui se n’è andato Harry ha incontrato
Ron? E lui
l’ha lasciato andare via così? Stupido Ron!
Stupido, stupido Ron!
-Beh! Sta
bene!
-TU!
RAZZA DI UN IDIOTA! STAMMI LONTANO ALMENO 20 METRI DA ADESSO!
-ma
Hermione! Era inutile sgridarlo..
-TU!
RAZZA DI SCARAFAGGIO CON LE PUSTOLE! TU SAPEVI! TU LO VEDESTI
LA MATTINA IN CUI è ANDATO VIA!
-Beh, me
l’aveva detto la sera prima e mi ha chiesto di
accompagnarlo alla voliera..
-RAZZA DI
IDIOTA SENZA SENNO! COME HAI POTUTO NON DIRMI NULLA?!?
-Ma dai,
voleva andarsene da solo.. per favore, non urlare enon
fargli queste ramanzine..
-SEI UN
CRETINO, UN IDIOTA..E POI, TE NE SEI STATO ZITTO, SENZA
DIRMI NULLA, FACENDOMI CREDERE DI ESSER STATO PRESO ANCHE TU ALLA
SPROVVISTA!SEI UN VISCIDO! UNA SERPE! UN TRADITORE! UN… e
poi, solo perché tu
hai la sensibilità di uno scarafaggio non vuol dire che io
devo starmene zitta
mentre il mio migliore amico se ne sta là fuori a lottare DA
SOLO-alzai la
voce-CONTRO VOLDEMORT!
-Non dire
quel nome..
-VOLDEMORT!
VOLDEMORT! VOLDEMORT!Cosa c’è Ron.. tu hai paura
di
dire anche il nome e Harry può andare a combattere da solo
contro di lui?
-Io non
ho paura.. è solo..
-è
SOLO COSA?
-
è solo che Harry è il prescelto, e io invece non
sono niente.. lui
l’ha già fatto tante volte! non devo essere io
quello che..
-IL
PRESCELTO, IL PRESCELTO! Hai ragione! Harry è il prescelto e
può morire.. ma tu NO! Ronald Bilius Weasley non
può morire! Non è scritto da
nessuna parte! Sei
solo un codardo…a te ha fatto solo piacere che Harry sia
andato da solo..
-Miseriaccia
Hermione! Smettila di dire queste cavolate! Io voglio
solo dire che è il destino di Harry quello di incontrare
Voldemort e combattere
con lui.. ricordi “nessuno dei due vive se
l’altro…”
-ricordo
la profezia Ron.. la ricordo benissimo… Harry Potter
sarà
anche il prescelto.. ma ha un pessimo gusto in fatto di consiglieri..
mandalo a
morire da solo.. fallo andare via da solo! DIGLI ANCHE CHE HA FATTO
BENE! I
MIEI COMPLIMENTI SIGNOR POTTER PER LA SCELTA CORAGGIOSA, I MIEI
COMPLIMENTI! AH
SIGNOR POTTER,MI RACCOMANDO, QUANDO VEDI –alzai la voce ancor
di più-VOLDEMORT,
BUTTI LA BACCHETTA, TANTO LEI, è IL PRESCELTO! Forza Ron,
DIGLIELO, richiamalo…
diglielo adesso che sei felice per questo.. spero tu sia felice quando
arriverà
la notizia che è morto.. così si è
concluso il suo destino… COME DOVEVA FINIRE!
-Ora
capisco il perché hai solo noi come amici.. sei una pazza..
e
non fai altro che urlare… e pensi di avere sempre ragione..
ti avverto
Hermione, è perchè ormai ti sopporto da 6 anni e
quindi mi sono abituato a
te, ma gli altri non lo faranno.. devi
temperarti o rimarrai sola per tutta la vita.. controllati, vedi di..
Si
avvicinò a me, toccandomi il braccio.
-Stai.Lontano.Da.Me.
-Ma
dai, tu fai la vecchia pazza e io..
-Dico
davvero Ron.. non voglio più sentirti, vederti, parlarti..
stammi lontano..
-Non
è quello che Harry vorr..
-STAMMI
LONTANO! Tu non sei nessuno per dire cosa vuole Harry..
L’hai mandato a morire e ne sei consapevole… e
togliti quel mezzo sorriso dalle
labbra..
Se
ne andò, uscendo dalla sala comune…
Mi stesi su un divanetto, la testa mi scoppiava, un vortice di emozioni
nel
cuore.. stupido Ron, stupido Harry, stupidi tutti..
L’angolo
dell’autrice:
Rieccomiiii!
Allora.. ho incanalato la storia in qualche direzione, quindi spero
possiatecapirmi sul perchè ancora non appare Draco pur
essendo una Dramione (beh, è apparso dondolante e
gongolante, ma non nei termini Dramionici :p ) ... vi ringrazio per le
recensioni, grazie davvero *.* ! Spero di esser stata all'altezza della
vostra curiosità :p
ps.
Non me ne vogliate, ma l'incazzatura di Herm è dovuta e
necessaria per lo svolgersi della storia e Rondoveva allontanarsi in
qualche modo.. vi lascio con la promessa di un capitolo
scoppiettante... un bacio a tutte :*
Slab*
|
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Capitolo 3 *** Chance ***
Chance
Venti
e onde sono sempre dalla parte dei navigatori più abili.
Edward
Gibbon,
Storia della decadenza e caduta dell'Impero Romano
È
notte, e mi rigiro nel letto
senza dormire.. non so cosa pensare, non so cosa dire.. Ron mi ha
deluso, ma non è la prima volta.. quel ragazzo è
un idiota ed io sono stata
anche fin troppo buona per lui.. non ne fa una giusta.. non capisco se
è peggio
il senso di frustrazione per aver scoperto la sua marachella o la mia
reazione
forse spropositata.. Ron, stupido Ron.. l’ho trattato
malissimo.. lo tratto
sempre malissimo, ma lui non mi lascia altra scelta.. tra di noi si
accumulano
sempre incomprensioni.. sempre troppe parole o troppo poche.. non ne fa
mai una
giusta ed io non perdo mai occasione di farglielo notare.. ma questa
volta,
questa volta no! Questa volta doveva solo venirmi a dire quello che
aveva in
mente Harry.. lo fa sempre, dannazione, SEMPRE.. e invece questa volta,
quest’unica volta.. è notte, e mi rigiro nel letto
senza dormire.. i letti
intorno a me sono avvolti nell’oscurità, e sento i
respiri delle mie amiche
pesanti nel sonno e regolari.. mi appallottolo sotto le coperte rosse e
mi chiedo
se sono io quella sbagliata e il mondo gira in un verso opposto a
quello che
credo.. questi giorni di incomprensioni mi pesano sul cuore in un modo
indescrivibile.. mi sento impotente, con
una forza immensa ma senza capacità di usarla.. vorrei fare
qualcosa ma non so
cosa.. COSA? È notte, e mi rigiro nel letto senza dormire..
Hogwarts intorno a
me è immersa nell’oscurità ed io mi
sento solo più sola..
Hermione
si svegliò un po’ intontita, il cuscino un
po’umido, per
le lacrime versate quella notte.. Quanto aveva pianto? Si
vestì, e scese in
Sala Grande per fare colazione..
-Hermione,
mi passi la marmellata?
-Prego..
Calì
mi fa sentire strana stamattina.. deve aver capito che io e
Ron abbiamo litigato e si è seduta qui per farmi compagnia..
ma cavolo quanto
parla! E io questa mattina non ho voglia di ascoltare nessuno, nemmeno
i miei
pensieri, figurarsi gli altri.. Hogwarts è uno scenario di
desolazione e
terrore e le poche persone rimaste
non
vanno mai in giro da sole.. forse io sono l’unica qui in
mezzo che vago
indisturbata..
-Signorina
Granger!
Sobbalzo..
tra le parole di Calì e il mio cercare di ignorarla non
mi ero accorta che era entrato Piton in sala ..
-S..S..Signore..
-Signorina
Granger, mi sa per caso dire dove diavolo è finito il
nostro amico Potter?
-Il
nostro amico Potter? Non mi pare di avere amici in comune..
non apparteniamo nemmeno alla stessa cerchia a dir la
verità..
Si era
spinta oltre.. rispondere male ad un insegnante per di più
preside della scuola? Hermione Granger cosa sei diventata?
Iniziò a sorridere
beffarda..
-Forse se
le dicessi che è il Preside della scuola a chiederlo
presterebbe un po’ più di rispetto..
Dove.Diavolo.è.finito.Potter?
-Mi scusi
Signore, ma io davvero non so dove sia.. se n’è
andato,
e non l’ho più visto..- e anche se lo sapessi di
sicuro non lo verrei a dire a
te, schifosa di una serpe, traditore e codardo!
-Non mi
faccia perdere la pazienza.. vediamo..
Mi sento
percorsa da un brivido che sale dalla schiena.. la mia
mente, mio dio, la mia mente.. sta leggendo la mia mente.. lo sento
frugare,
aggirarsi nei miei pensieri.. vede tutto, i pianti a causa di Ron, la
litigata
di ieri mattina, vede gli scacchi..non posso permettergli di sapere
dello
specchio, non posso.. devo tenerlo fuori, tu nella mia mente non entri
serpe
schifosa..
-Graziosa,
l’arte dell’occlumanzia, no è vero,
signorina Granger?
Ma l’avverto che sto perdendo la pazienza.. – si
avvicinò ad Hermione
pericolosamente e la tenne per una spalla, stringendogliela fino a
farle male e
avvicinando il viso della ragazza al suo –Non
userò un Cruciatus, né un Imperio
su di te solo perché sono il preside di questa scuola..
-Un
preside senza arte né parte direi.. - Ancora una battutina
beffarda..Hermione Granger, mi stupisci!
-Bada
bene, fastidiosa so-tutto-io … i tempi in cui tu e Potter e
quell’altro scorazzavate per Hogwarts facendo i vostri comodi
sono FINITI..
chiudimi di nuovo la tua mente e non mancherò
nell’usare le maledizioni senza
perdono anche su di te! Mi dirai dove diavolo è finito
Potter, e me lo dirai tu
con la tua bocca, di
tua spontanea
volontà senza diniego alcuno.. e per la tua lingua
insolente, 200 punti in meno
a Grifondoro! – La stretta sulla spalla si allentò
in quel momento –direi che
il punteggio della tua Casa grazie a te ha appena toccato i numeri
negativi.. stupefacente
Granger! –
Detto
questo, si allontanò.
Quel
Piton, lo odio.. LO ODIO! Ho gli occhi pieni di lacrime, ma
non piango, non posso piangere, non devo piangere..
non avrà la soddisfazione di vedermi
così..
voglio andarmene da qui, voglio andare via, ma dove.. non so nemmeno
dove sia
Harry, non lo so davvero.. il mondo dei mangia morte fa schifo..
schifo..
rivoglio la mia Hogwarts e rivoglio..
-E
così Potter non ha retto la pressione! Cosa
c’è, il prescelto aveva
paura di farsi male?
-Non
osare Malfoy.. non osare rivolgermi la parola, stupido
furetto!
-Sporca
Mezzosangue, ma che hai capito? Io che rivolgo la parola a
te per parlare? Devi aver frainteso davvero tanto.. se io mi rivolgo a
te,lo
faccio per insultarti, nient’altro..
Hermione
si alzò di scatto,
e si accorse che Malfoy
si era
avvicinato tantissimo, come l’ultima volta, quando gli diede
quel megacazzotto
sul naso..
-Malfoy,
fai tanto schifo quanto ribrezzo!
-Sporca
Mezzosangue, come osi parlarmi con questo tono..-si
avvicinò ancora di più – sappi che
manca poco e quelli COME TE smetteranno di
farsi buffoni davanti ai veri maghi..
-E
scommetto che con veri maghi intendi te e la tua famiglia.. AH
AH AH!
-Tu,
sudicia, lurida babbana che finge di fare la strega.. ti
pentirai di tutto questo..
-MALFOY!
Piton
comparve dietro a Malfoy, facendo sobbalzare entrambi..
-Vorrei
parlarti in privato, nel mio ufficio..
-Certo
professore..
Già,
in privato.. in quell’ufficio che adesso è
diventato il
quartier generale del circolo dei mangia morte.. mi fa schifo anche
solo pensare
che vi sedete sulle stesse sedie su cui si è seduto Silente..
-Addio
Granger, chissà se ci rivedremo o al mio ritorno avranno
già
ammazzato tutti i sudici mezzosangue che sono rimasti in questa scuola.
Malfoy le
voltò le spalle e se ne andò, seguendo Piton..
Hermione
restò in silenzio.. tornò al suo posto e
iniziò a
sfogliare un quaderno a caso cercando i finire una colazione che
già era
iniziata male.
***
-Altrove,
nell’ufficio del Preside-
-Il
Signore Oscuro si è accorto della mancanza di Potter dalla
scuola..
-e come?
-Draco,
il Signore Oscuro ha armi potenti e sa sempre tutto.. ci
sorveglia e sorveglia voi, come un preside.. direi che Lui è
il vero preside di
Hogwarts.. ma non potrebbe presentarsi qui, non credi?
-Genererebbe
il panico.. e nessuno verrebbe più a scuola.. già
così siamo meno della metà..
-Il
Potente Signore confida in Hogwarts per il mantenimento del
suo potere, ma non se ne farebbe nulla di un edificio senza nessuno..
gli
edifici non possono diventare un alleato..
-vuole
dire che..
- voglio
dire che Hogwarts si schiererà con Lui in occasione di
una guerra.. noi siamo suoi alleati.. e gli studenti costituiranno il
loro
esercito.. ma è meglio che non lo sappiano.. comunque, non
è il tempo di
pensarci, adesso.. ti ho chiamato perché ho bisogno di
parlare con te di una
questione importante.. ho un compito da affidarti ed è la
cosa a cui il Signore
Oscuro tiene di più , direi..
-
continuo a non capire, Signore..
- Devi
scoprire dov’è Potter!
- Io, ma
come faccio? Non ho nessun collegamento con lui, non so
dove cercarlo, non so come fare a saperlo..
-Trovalo..
non so come, ma fallo!
-Signore, ma io..
- Draco..
non voglio ordinarti di fare queste cose pericolose, ma
il Signore Oscuro è stato molto chiaro.. la questione di
Silente era un compito
delicato che solo io, a pensarci bene , potevo risolvere.. ecco
perché il Signore
Oscuro non si è risentito del fatto che non sia stato tu ad
ucciderlo come
progettato. Ma tu sei l’unico a poter scoprire
dov’è quella piattola di
ragazzo.. capisci, Draco?
Malfoy
abbassò lo sguardo, in pensiero. Piton aveva ragione, se
Voldemort
non si era irato contro di lui (e la sua famiglia) dopo la morte di
Silente era
perché l’obiettivo era stato raggiunto con un
successo oltre le aspettative.
Piton, il mangiamorte discusso da tutti, aveva ucciso il nemico numero
due (
secondo solo ad Harry Potter) e ne era uscito lodato e ammirato
dall’Oscuro
Signore. Ma se questa volta avesse fallito, lui e tutta la sua famiglia
avrebbero fatto una brutta fine,per davvero..
mentre rifletteva, Piton lo fissava senza proferir parola.
-Cosa
ottengo io in cambio?
-Trova
Potter e la tua famiglia ne gioverà.. potrei addirittura
chiedere al Signore Oscuro di lasiarvi andare..
-MA SIETE
NELLA NOSTRA CASA!
-Penso
che voi abbiate ricevuto un trattamento abbastanza tollerogeno
da parte del Signore Oscuro.. non credi? Molti altri per tradimenti ben
minori
sono stati uccisi, o peggio torturati fino alla morte!
-Chi mi
assicura che la mia famiglia verrà liberata davvero dalla
prigionia?
-Te lo
assicuro io. Non ti basta la mia parola?
-
è solo che..
Malfoy
non sapeva se fidarsi o meno. Suo padre era in uno stato
pietoso.. girava per casa senza più proferir parola. Parlava
solo quando
interpellato e solo
se a interpellarlo
erail Signore Oscuro. La madre era diventata un cadavere ambulante. Non
voleva
nemmeno rimandarlo ad Hogwarts quell’anno.Ma il Signore
Oscuro gli aveva
impedito di fare tale gesto.
-Draco.
Scopri dov’è Potter e sarete liberi.
-Draco si
accasciò su una sedia, resosi conto di non aver altra
scelta. – Cosa devo fare?
-Trova un
modo per far parlare la Granger.
Malfoy lo
guardò con uno sguardo di odio mista a repulsione..
parlare ancora con quella sporca mezzosangue?
-Lei
è l’unica che può aiutarci. Quello
stupido di un Weasley non
sa niente.. ho frugato nella sua mente. Trova Potter, Draco. Parla con
lei e
fatti dire dov’è!
Draco
abbassò lo sguardo,
sapeva che accettare era l’unica cosa che potesse fare.
– Lo farò.
-è
un’ottima opportunità Draco. Tu
forse non riesci a capirne il significato, ma se avrai fortuna
nell’impresa, il
Signore Oscuro non lo dimenticherà. Trovagli Potter e lui te
ne sarà
riconoscente.
L'angolo
dell'autrice:
Ciao ragazze! innanzitutto,
ringrazio chi ha messo la mia ff tra le storie seguite, grazie mille *.*
Poi..
vediamo un po'.. questo capitolo inizia a inquadrare la direzione di
cui vi parlavo in quello scorso. Draco ormai ha un compito.. e deve
portarlo a termine. Il prossimo capitolo, sarà tutto su di
lui, quindi capirete molte cose :D
Spero
di non avervi annoiato con questo cap e che continuerete a leggere la
mia FF.
Ah
un'altra cosa. Penso abbiate notato che il narratore è
diverso dai pensieri di Hermione. Non volevo mettere lei come narratore
principale perchè altrimenti gli altri personaggi verrebbero
visti soltanto come li vede Herm, quindi ho preferito far raccontare
tutto da un narratore esterno e affidare ad Herm, e solo a lei, i suoi
pensieri ( che infatti sono in prima persona). Se preferite che usi un
carattere diverso, il corsivo o qualunque altra cosa per differenziarli
potete dirmelo, non ho problemi :) Se invece per voi non fa differenza
( alla fine Herm parla in prima persona ed è facile
distinguere il suo flusso mentale da quello del narratore principale)
allora va bene così!
Vi
ho fatto una testa piena di frottole, ma volevo chiarirvi questa cosa
xD Grazie per la lettura *.*!
Slab*
|
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Capitolo 4 *** I don't know ***
I don't know
Ero il tipo che vive di
solitudine;
senza solitudine ero
come un altro uomo senza cibo o senz'acqua.
Ogni giorno passato senza
solitudine mi indeboliva.
Charles Bukowski
- Factotum
Draco
Malfoy aveva un problema. Non era mai stata una persona
particolarmente interessata apertamente a qualcosa, non aveva mai
cercato
nessuno né aveva mai avuto bisogno di qualcuno per fare le
cose. Ma quella
mattina non riusciva a togliersi dalla testa le parole del professor
Piton che
lo aveva esortato, ovvero costretto ad accettare una proposta che non
poteva
rifiutare. Seduto sul divanetto della sala comune di Salazar Serpeverde
capì che
raggiungere la Granger sarebbe stata un’impresa non ardua, ma
di più. Prima di
tutto perché lei l’odiava. In secondo luogo
perché era sempre circondata da
gente molesta che le ronzava intorno ed erano poche le volte in cui non
c’erano
vicino a lei quel Potter o quel Weasley o ancora quel Paciock. In
ultimo, ma
non per importanza, Hermione Granger era la persona più
antipatica, scorbutica
e irritante dell’intero pianeta e rappresentava per lui un
insetto fastidioso
da schiacciare.
Draco non
riusciva a non pensare alla paralisi familiare in cui
era immersa la sua casa. Suo padre non era mai stato di tante parole
con lui,
né con sua madre. Ma in quei tempi oscuri aveva raggiunto
livelli di freddezza
paurosi, non che a lui comunque, importasse molto. A lui importava
più del
fatto che la madre potesse risentirne. Gli occhi impauriti e sofferenti
di
Narcissa lo accompagnavano tutti i giorni e non riusciva a perdonarsi
il
fallimento della sua ultima missione. Piton aveva ragione. Doveva
trovare quel
Potter e doveva farlo per la sua famiglia. Essere un mangia morte ,
ormai, non
era nemmeno più quello che voleva. Aveva il marchio, ma solo
perché l’anno
prima l’aveva bramato. Adesso era arrivato persino ad odiare
il “suo” Signore. Era
arrivato a coprirsi quel disegno sul braccio con una fascia e a non
guardarlo
quando la toglieva per lavarsi. Ed era per questo che, intimamente,
sperava che
fosse sconfitto da qualcuno. Ma quel qualcuno non si era ancora
mostrato al
mondo e la sua famiglia remava verso l’infelicità
e la dannazione eterna. Ed
era anche per questo che si iscrisse al corso di Pozioni. Non per
‘migliorare
le tecniche da pozionista, arte che tutti i mangiamorte sanno
fare’ come disse
al padre quando doveva giustificare la scelta dei suoi corsi. Si
iscrisse al corso
di pozioni perché era uno dei corsi che gli avrebbero
permesso di divenire un
Auror in futuro. Se esisteva ancora un futuro, ovviamente.
A questo
pensava mentre beveva del blu mele nel salottino di
Salazar Serpeverde. Traditore intimo della sua casa, sapeva che sarebbe
andato
contro la sua famiglia col futuro che si era scelto, ma era sempre la
famiglia
il motivo che lo aveva spinto ad accettare la proposta di Piton. Dopo
il suo
sacrificio, il padre l’avrebbe accolto anche se fosse
diventato babbano. Dopo
il sacrificio che si accingeva a fare, il padre l’avrebbe
amato lo stesso,
forse di più, anche se avesse sposato una babbana a cui il
mondo della magia
faceva ribrezzo. Doveva solo trovare Potter. E doveva consegnarglielo.
Poi,
sarebbero stati liberi, qualcuno avrebbe ucciso Voldemort e lui avrebbe
avuto
un futuro da Auror e una vita fantastica.
Draco si
alzò dalla poltroncina e uscì dai sotterranei.
Doveva
trovare la Granger e doveva costringerla a farla parlare di Potter.
Risalì
le scale che lo portavano in sala Grande e cercò la Granger
tra tutte le panche. Non c’era. Uscì e
andò davanti alla torre di Grifondoro..
aspettò 5 minuti e si stufò. Decise che sarebbe
stato meglio cercarla che
aspettare che uscisse da lì. Andò
nell’aula di pozioni e non la trovò.
Risalì
verso la torre di Astronomia e la trovo chiusa. Raggiunse perfino le
serre di
Erbologia ma della Granger nemmeno l’ombra. Era scomparsa,
dove poteva mai
andarsene una ragazza in pieno giorno? Provò sopra in
gufiera, chiedendosi se
lei conoscesse l’esistenza dei gufi e il loro utilizzo,
babbana mezzosangue
qual era. Non c’era nessuno nemmeno lì,
tranne che decine di gufi dormienti che
al suo arrivo si svegliarono e gli volarono addosso per
l’irritazione. Lui
riuscì ad evitare che gli sporcassero la felpa e
uscì sul balconcino della
torretta quando..
…
eccola lì, quella lurida sporca mezzosangue! Era seduta tra
gli
alberi, leggendo qualcosa e mantenendo in mano qualcosa..
capì subito che si
trattava di uno specchio perché rifletteva la luce del sole
sulla torre vicina.
Iniziòa correre, irritando di nuovo i gufi che lo seguirono
per beccarlo
-via
stupidi gufacci, andate via!
Scese di
corsa le scale , corse per il corridoio principale,
arrivò all’entrata principale affannato. Non
poteva permettersi di perderla
ancora. La rivide che parlava da sola davanti ad uno specchio. Che
fosse pazza
se ne era accorto, e la cosa non lo stupì, soprattutto
perché pensava fosse la
fine che si meritava, diventare pazza. Poi notò anche
l’assenza di quel rosso Weasley e
decise che quel momento, mandato in suo aiuto dalla fortuna, era il
momento
giusto per farle dire dove si trovava lo Sfregiato. Si
avvicinò a lei che
appena lo vide nascose lo specchio tra le mani e si asciugò
gli occhi con la
manica del maglione.
-cosa
vuoi ancora Malfoy?
-Granger,
non esultare per il fatto che sia qui a parlarti..
- Cosa
c’è? Sei deluso che io non sia ancora morta?
-Sì,
ma non dispero fino in fondo, so che la tua ora è vicina.
-Và
all’inferno Malfoy!
Era
così tranquilla nel mandarlo al diavolo che si chiese come
mai
non lo facesse almeno 300 volte al giorno. Mandare al diavolo Malfoy
era sempre
un’emozione purificante. Lui l’irritava, lei lo
mandava al diavolo.. ed erano
entrambi felici, come se fossero legati da questo legame di odio e
rabbia che li
accomunava, che induceva Draco a istigarla ogni volta che la vedeva, e
induceva
Hermione a mandarlo al diavolo anche solo se lui l’aveva
guardata.. si scostò
da questi pensieri molesti, d’altronde, quale legame? Draco
Malfoy era la
persona più acida del mondo, più presuntuosa,
più instabile, più irritante,
più.. basta! Stava ancora pensando a quello stupido furetto.
Si alzò irritata e
si allontanò dall’albero, raccogliendo le sue
cose.
Tuttavia
Draco non poteva farla andare via così. Fece due passi in
avanti, ma ebbe paura di rincorrerla. Qualcosa lo bloccò e
si limitò ad urlarle
dietro.
-Ehi
Mezzosangue! Non si lascia una persona da sola mentre sta
parlando con te.
Lei si
girò irritata, scocciata al suono della sua voce, ma
così
abituata alle offese che lui le proponeva che ormai niente di quello
che le
avesse detto l’avrebbe più scalfita.
-Malfoy
non ho voglia di sentire le tue stupidate adesso. Perché
non vai a farti dare cazzotti da qualche ragazza invece di darmi noia?
-Dì
la verità, hai gli occhi rossi perché hai
scoperto che Potter
ci ha lasciato le penne, vero? Non ha resistito nemmeno un secondo
fuori da
qui..
-Malfoy
sei disgustoso..
-Granger,
Granger, Granger.. non ci si rivolge così a chi ti parla
in modo cortese.. in fondo non ti tratto mica come un elfo domestico!
Potrei
farlo, ma da gentiluomo magnanimo quale sono non lo faccio, sebbene
alla tua
classe sociale dovrebbe essere riservato un trattamento ancor
più basso..
Lei non
parlò, si limitò a girarsi e macinare ettari di
prato
senza degnarlo di uno sguardo..
-Allora?
Non vuoi proprio confidarti? Come se la cava Sfregiato? È
ancora vivo?
Gli
urlò -Vai
al diavolo!- E
scomparve dietro la colonna dell’entrata.
Beh,
come primo approccio non era
andata male. Lei piangeva e non gli aveva urlato contro come al solito.
Quanto
poteva essere irritante però. Ricordava ancora quando gli
mollò quel pugno
sull’occhio due anni prima. L’aveva odiata dal
primo momento che l’aveva vista
per l’aria di superiorità che sprigionava da tutti
i pori. Nessuno aveva mai
osato passargli accanto con la testa alta e la fierezza in volto come
faceva
quella stupida ragazza. Nessuno. Irritato al pensiero di lei che non si
sottometteva alla sua nobiltà e alla sua
superiorità decise di tornare al
castello per preparare un piano. A quanto pare, parlare con lei senza
che le
versasse addosso tutto il suo disprezzo e il suo disappunto per il
fatto che
lei gli era davanti, non era possibile. Decise di utilizzare, quindi,
mezzi più
subdoli. Avrebbe usato qualcosa che la costringesse a dirgli
la verità, avrebbe usato il Veritaserum.
L'angolo dell'autrice:
Ehi ragazze! Questo capitolo è tutto
dedicato a Draco Malfoy e mi sono innamorata di lui mentre lo scrivevo
*.* ( innamorata ancor di più di quanto lo fossi
già prima , ovviamente u.ù ). Continuo a
ringraziare chi mi ha aggiunto tra le storie seguite,
ricordo che sono BEN 8 :D Grazie mille, davvero! Spero di
essere in grado di soddisfare la vostra curiosità
*.*
un bacio :*
Slab*
|
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Capitolo 5 *** Everything is wrong with me ***
Everything is wrong
with me
Gli è tutto sbagliato, tutto da
rifare.
Gino
Bartali
Ronald
Biluis Weasley non aveva mai avuto un grande acume. Non era
bello, né particolarmente intelligente. Non aveva nemmeno il
senso della
misura. Finiva per urlare sempre più del dovuto,
aprire la bocca sempre più
del dovuto, pensare sempre più del
dovuto. Ma mai avrebbe pensato che uno stupido litigio lo
facesse stare tanto male. Lontano da Harry e dalla sua famiglia,
aveva macinato chilometri di distanza mentale dall’unica
ragazza che amava e
che non era in grado di tenersi stretta, Hermione Granger. O meglio,
era lei
che aveva messo anni luce tra i due, perché lui era stato
così stupido, questa
volta, come al solito, più
del dovuto. Loro due vacillavano in continuazione su
un baratro, ricco di MAI e di SEMPRE. ‘Tu non mi
capisci MAI’ ‘Tu non riesci MAI a
dirmi qualcosa di carino’ ‘Hai SEMPRE qualcosa da
ridire’ ‘Non riesci MAI ad
ascoltarmi’ ‘Vuoi SEMPRE aver ragione’
. Lui era il MAI, lei era il SEMPRE.
Due avverbi, che in qualche modo li univano, ma li tenevano distanti
anni luce,
MAI vicini nel modo giusto, SEMPRE in atto di collisione. Lei se ne
stava
seduta di fronte a lui, al tavolo della colazione, ma solo
perché quello era il
tavolo di Grifondoro, e solo perche erano tempi bui e nessuno se ne
andava o se
ne stava in giro da solo. Non lo fissava, non lo guardava, non gli
parlava. Non
accennava nemmeno al suo tipico movimento della testa che gli faceva
capire che
si era accorta della sua esistenza ma che stava studiando, leggendo,
parlando e
non poteva interrompersi. Niente. Ronald Weasley pensava davvero che
MAI come questa
volta lui non c’entrava niente, e che come SEMPRE lei aveva enfatizzato
tutto. Ma si sbagliava,
perché in futuro avrebbe pensato che quello che stava per
succedere in quelle
mattine di Ottobre, era avvenuto solo ed esclusivamente per colpa sua.
Hermione
aprì un libro , per la prima volta in sei anni e mezzo in
modo svogliato e decise che studiare un po’
l’avrebbe distratta dall’individuo
che stava di fronte a lei.
Non
capisco se fa finta di niente perché non ha capito la
gravità delle sue azioni
e delle sue parole, o è semplicemente menefreghista e pensa
che se gli permetto
di starmi di fronte è perché l’ho
perdonato. Non.lo.perdonerò.mai! Vediamo un
po’.. 'un Molliccio che non è riuscito a trovare
un posto in cui nascondersi
crea danni al mondo intorno a sé solo per il tentativo di
difendersi'.. mi
chiedo se impareremo mai qualcosa di diverso.. queste cose le studiamo
praticamente ogni anno.. possibile non ci sia nulla di nuovo? vediamo..
Alzò
gli occhi aspettandosi di vedere Ron che la fissava come
faceva di solito durante le lezioni negli ultimi giorni. Invece
qualcos’altro
attirò la sua attenzione. Un enorme gufo, con ali maestose e
un colore insolito
atterrò con eleganza sul tavolo dei Grifondoro. Si fermò davanti
a lei, rovesciando tutto
quello che incontrò sul suo percorso e facendo imbestialire
Ron che aveva
appena visto il latte che 5 minuti prima era nella sua tazza
rovesciarsi sul
libro di Divinazione.
Hermione
lo guardò accigliata. Di chi era quel gufo e soprattutto,
cosa voleva da lei? Il gufo aspettava immobile che lei facesse
qualcosa, cosa
che non arrivò, per cui iniziò a beccarla.
Hermione si accorse solo dopo che il
gufo portava con sé una piccola bottiglia, carina, tutta
argentata col tappo
lavorato finemente. Sopra l’etichetta, con un tratto leggero
ed elegante vi era
scritto ‘Per
Hermione Granger, da mamma e papà”.
Coooooooooooosa?
Mamma e papà che usano i Gufi? Saranno diventati matti..
ahahah, già mi
immagino mamma che urla per le cacche di uccello sul davanzale e
papà che cerca
di legare la bottiglia a questo coso.. dovrebbe venire
dall’Irlanda, ecco
perché è un gufo così strano..
chissà cosè.. mhh, che buon odore.. emana un
profumo di vaniglia e fragola..ma forse è latte! Strano
però che non ci sia
scritto nulla, non ci sentiamo da parecchi giorni ormai..
chissà cosa fanno, e
se gli manco. Probabilmente sì..ovvio che sì ..
probabilmente non sanno a chi raccontare gli
impicci della nuova segretaria.. cavoli, immersa nello studio, in Harry
e Ron,
e nei problemi del mondo magico, non mi ero mai resa conto di quanto mi
mancasse la mia famiglia.
Hermione
guardò soddisfatta la boccetta e ne versò il
contenuto in
un bicchiere, contenta di aver ricevuto un dono dai suoi genitori, un
dono
insolito, pensava, visto che loro non erano in grado di usare gufi. O
almeno,
fino a quell’autunno, quando li aveva salutati per salire
sull’Espresso per
Hogwarts.
[ -Ciao mamma, scrivimi se
ci riesci quest’anno, sento sempre la tua mancanza..
-Oh Herm,
tesoro! Sai che lo farei volentieri, ma io non so proprio come fare ad
usare
quegli uccelli per spedirti le lettere.. io e tuo padre abbiamo cercato
di
addestrarne uno quest’estate, ma è tutto inutile..
è volato via prima che tu
tornassi dalla scuola per le vacanze estive.
Hermione sorrise
all’idea dei genitori che litigavano con un gufo,
abbracciò la madre e il padre
e salì sul treno.
-Non
preoccupatevi, starò bene, tanto, ci vediamo per Natale! ]
A questo
pensava Hermione mentre vedeva il liquido roseo che aveva
appena versato scintillare nel bicchiere. Ricordava quel giorno a
King’s Cross,
quando aveva cercato di far capire ai genitori
l’utilità dei gufi. Lo ricordava
come se fosse stato ieri, ne ricordava ogni singola parola. E ricordava
le
facce dispiaciute dei suoi quando le dissero che con i gufi, per loro,
non
c’era nulla da fare.
I miei
avevano anche cercato di addestrare un gufo per spedirmi cose, ma
questo è
fuggito via. Come avrebbe potuto non farlo, i gufi sentono dove non
c’è magia e
nel mondo dei babbani sono animali solitari e guardinghi. Ma allora?
Questa
boccetta.. chi diavolo..
Guardò
di nuovo la boccetta argentata senza capire.. non riusciva
a venir fuori da quel cavillo quando rialzò lo sguardo e
Draco Malfoy passò
davanti al suo tavolo adocchiando la sua bevanda con un sorrisino
beffardo.
Forse voleva solo prenderla in giro perché aveva ricevuto
posta in un orario
non consono ..
Magari mi
butta lì un ‘Ehi sporca Mezzosangue! La tua posta
arriva da parte per non
contaminare quella degli altri?’.. forza Malfoy , dici la tua
frase di scena e
togliti subito dai piedi.
-Ehi
Mezzosangue! La tua posta la controllano prima degli altri hanno capito
che sei in grado di contaminarci tutti? La notizia del tuo Sangue
sporco ha fatto il giro del mondo, vedo..
Bravo
Malfoy, appena in tempo. Avevi tardato un po’
nell’entrare in scena , figurati!
Mi stavo anche preoccupando.. ma sei comunque prevedibile! Stupidamente
prevedibile.
-Malfoy,
il gel che porti in testa sta facendo davvero seri danni
al tuo cervello.. inizio a pensare che ti abbia attaccato le meningi.
Faresti meglio ad
allontanarti da me, sai, non vorrei
che mi vedessero parlare con te per troppo tempo. Ho
sentito dire che la stupidità è contagiosa.
-Granger,
mi compiaccio del fatto che ogni volta che ti incontro
avvalori sempre di più l’ipotesi di quanto tu sia
ingenua e stupida… e sporca...
cos’è? Sei così acida perchè
Weasley ti ha fatto arrabbiare stamattina?
-Malfoy!
Sei un idiota.
-Ma
quindi.. Non hai intenzione di bere quella cosa rosa? Ha
un’aria disgustosa – Malfoy sapeva che aveva nessun
ascendente su Hermione e
soprattutto, sapeva che se l’avesse spinta a fare una cosa,
lei avrebbe fattoil
contrario senza pensarci su due volte. Iniziò a decantarle
quanto quella pozione facesse orrore, iniziando a deriderne il colore,
l’odore, persino il modo in
cui se ne stava indisturbata nel bicchiere –
Cos’è? Un dono di Sfregiato? Se
n’è andato in giro per il mondo per riprendersi ed
ora ti manda tutti i piatti
tipici del luogo?
-Magari
saranno anche affari miei, che ne dici?
-Dico che
vedere un sottoposto trangugiare la sua bevanda sia
alquanto disgustoso. Quindi sperando che quel miscuglio ti vada storto
e
uccidendoti faccia pulizia sulle nostre strade, mi congedo da te e dai
tuoi
inutili amici. Addio Granger, spero davvero che quella cosa ti uccida.
-Sei una
serpe, Malfoy.
-Grazie.
Malfoy
sorrise di un sorriso perfido, e allontanandosi verso la
porta d’ingresso era conscio che il suo piano stava andando
come sperava.
Hermione Granger avrebbe bevuto il contenuto di quel bicchiere e lo
avrebbe
fatto di sua spontanea volontà, quando..
-AAAH!-
Un urlo invase la sala, facendo voltare Draco di scatto,
giusto per notare l’espressione pietrificata di Hermione e
quella imbarazzata
di Ron che non sapeva dove e cosa guardare. -Scusami Hermione, io non
l’ho
fatto con intenzione.. avevo lasciato il quaderno vicino a te, ma non
avevo
visto il bicchiere sopra..
Hermione
vide rovesciarsi sul quaderno che Calì aveva appena
tirato, il liquido roseo versato nel bicchiere. La sostanza da rosea
divenne nera
e si irrigidì sui fogli sparsi sul tavolo, che divennero
piccoli pezzi duri
senza speranza di recupero. Non solo aveva perso la cosa che le avevano
mandato
i genitori, ma anche tutti i suoi appunti di Trasfigurazione. Hermione
si alzò,
particolarmente irritata, sbiascicando un secco –non fa
niente!-, raccolse i
libri nella borsa e uscì dalla sala grande. Aveva
dimenticato per l’irritazione
che quella probabilmente poteva non essere un dono dei suoi. Era
così irritata
che se pure fosse stato veleno distillato pronta ad ucciderla, avrebbe
urlato
come la pazza per il fatto che era stato rovesciato. Invece, si
limitò ad
alzarsi e ad andarsene, cosa che stupì non solo
Calì, gli altri e Ron che già
si aspettava una scenata tipica delle sue, ma aveva stupito soprattutto
sè stessa.
Sulla
porta d’ingresso diede una spallata a Malfoy che le ostruiva
il passaggio.
Draco
Malfoy iniziò a credere che qualcuno gli aveva fatto una
fattura addosso ed iniziò a pensare che forse le cose non
erano semplici come
gli aveva fatto credere Piton nel suo studio. Aveva sudato per trovare
quel
Veritaserum, per cercare una sostanza che non cambiasse colore quando
veniva
mescolata insieme alla pozione , per dare alla cosa un odore invitante.
Aveva
sudato per cercare un gufo che portasse la bottiglia nel castello senza
essere
controllato dai mangiamorte.. insomma, aveva architettato tutto nei
minimi
particolari, tranne che la gente che stava a Grifondoro potesse essere
stupida
e soprattutto ficcanaso. Ripensò ad Hermione Mezzosangue
Granger, a Ronald
Sanguesporco Weasley e a Harry Sfregiato Potter.. erano tutti uguali.
Con lo
stesso problema del giorno prima, si avviò quindi verso
l’aula di Pozioni, rimuginando sull’accaduto tra
sé e sé e
unendosi alla fila dei suoi compagni di Casa
prese posto per la spiegazione.
-Oggi
impareremo a fare una pozione particolare, si chiama
‘DulciaDìem’.
È una pozione particolare perché la vede maturare
in 5 atti, che si svolgono in
5 giorni diversi. Chi lo sa a cosa serve la DulciaDìem?
Hermione
alzò la mano, come aveva fatto negli ultimi 6 anni, come
aveva fatto sempre.
-Signorina
Granger?
-La
DulciaDìem deriva dal latino e vuol dire ‘Momento
Dolce’. A
differenza del suo nome così mellifluo, riferitosi solo al
sapore
particolarmente dolce degli ingredienti e alla capacità di
fare effetto in un
secondo, la DulciaDìe è anche chiamata
‘La goccia del sonno letale’, nome
riferito al fatto che..
-che
questa pozione provoca un sonno simile alla morte in chiunque
ne assaggi anche solo una piccola goccia. Molto bene Signorina Granger,
mi
compiaccio ma non mi stupisco, lei è sempre molto attenta,
25 punti a
Grifondoro.
Hermione
si compiacque. Finalmente dopo giorni di panico, il mondo
le aveva sorriso anche solo per un attimo. Lumacorno
continuò a spiegare le
notevoli caratteristiche della DulciaDìem e
raccontò che anche i babbani ne
conoscevano l’esistenza. Era la pozione usata da Giulietta
per simulare la
morte in attesa di Romeo.
Draco non
faceva altro che pensare che aveva fallito per la
seconda volta nel suo tentativo di parlare con la Granger. Quella
ragazza lo
stizziva. Non capiva perché non riusciva a parlarle senza
che le sputasse
addosso chili e chili di veleno e odio. Poteva almeno provare a fingere
che gli
fosse simpatica. Invece no. Ogni suo proposito di parlarle
cortesemente, appena
lei gli era davanti, svaniva come nebbia al vento e ricominciava a
prenderla in
giro. Non capiva nemmeno il perché non riusciva a
controllare questo suo
istinto basso e primordiale. Forse la Granger lo istigava
così tanto, piena nella
sua fierezza e nella sua compostezza che lo feriva quasi. Era
circondato da
gente abituata a temerlo e rispettarlo. O semplicemente lo temeva, e
questo
aveva come conseguenza il fatto che l’assecondassero tutti.
Ma lei… quella
maleducata mezzosangue. Gli rispondeva sempre a tono, non si lasciava
sfuggire
una mosca dal naso, aveva sempre da ridire su quello che le diceva. Non
camminava a testa bassa e con la coda tra le gambe davanti a lui. Due
giorni
passati a cercare di capirla gli avevano insegnato che Hermione Granger
era
diversa dalle altre ragazze che aveva avvicinato in quegli anni.
Hermione
Granger lo irritava come nessuna sapeva fare, ma per qualche motivo
ignoto, invece
di starle alla larga, lui si sentiva in diritto di farla arrabbiare.
Si
scoprì a fissarla, quasi volesse chiedere ai suoi capelli
castani come raggiungere il suo scopo, ma cosa ben peggiore dal suo
canto, era
che lei, voltandosi svogliata verso di lui, l’aveva beccato a
fissarla e
adesso, lo guardava di rimando chiedendosi cosa avesse in mente quel
Malfoy.
E
ora cosa
vuole? Perché mi fissa? Perché non mi lascia in
pace? Sono due giorni che mi
ronza intorno senza lasciarmi un attimo per conto mio. Cosa
avrà in mente
adesso? Ha deciso di torturarmi? Ha capito che sono sola e quindi per
lui sono
debole e facile da schiacciare? Draco Malfoy, cosa vuoi da me?
La
lezione di Lumacorno finì tra i sospiri della gente,
annoiata
dalle storie del professore su poeti babbani e pozioni a dir loro
inutili. Che
necessità c’era di fingere la morte? I babbani
erano persone strane.
Hermione
decise di passare l’ora buca prima di Trasfigurazione
sulla torre di Astronomia , così studiava un po’ e
si sarebbe portata avanti
coi compiti. E inoltre avrebbe anche evitato Ron facilmente.
Salì
sulla torre pronta a posare i
libri che nella borsa e in mano erano diventati pesanti, ma ebbe una spiacevole
sorpresa.
Il posto era già occupato. Tentò di far piano ed
uscire senza essere vista, ma
nell’accortezza dei movimenti, come è solito
succedere quando non si vuol far
rumore e invece si fa il doppio del baccano, le caddero i libri dalle
mani,
catturando l’attenzione della persona seduta sul davanzale
che fissò prima lei,
poi i libri ai suoi piedi.
L'angolo
dell'autrice:
Ciao
ragazze! Innanzitutto vi ri-ri-ri-ringrazio per le vostre recensioni..
ringrazio i consigli che mi avete dato e che seguirò
ciecamente :) Grazie di cuore :D :D *.*
Allora,
questo capitolo vede un Draco Malfoy incapace di avvicinare Hermione
Granger senza insultarla, ma fa nascere anche in lui un interrogativo
piuttosto scomodo per uno come lui: perchè Hermione gli
istiga tanta rabbia e perchè lui non riesce a trattenersi di
fronte a lei? Insomma ragazze, è una Dramione e lo sapevamo,
ed è risaputo che loro due si odiano a morte e godrebbero
tantissimo nel vedere uno il cadavere dell'altro appeso al soffitto della
sala grande.. ma ( i grandi ma della vita! ).. se quest'odio invece
fosse qualcosa di più grande? In fondo la linea sottile
tra odio e amore è facilmente varcabile **
non
vi anticipo nulla, vi lascio con un finale semi bastardo che vi faccia
rimuginare :D :D
un
bacio a tutte, a chi mi segue, a chi mi legge e a chi mi
recensisce.. spero di non avervi annoiato ^^
ciao!
Slab*
|
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Capitolo 6 *** Your eyes, in my eyes. ***
Your eyes, in my eyes
Le
particelle subatomiche non obbediscono alle leggi
fisiche, si muovono secondo il caos, il caso, la coincidenza...
Si scontrano,
l'una con l'altra, nel mezzo dell'universo. E poi... C'è il
bang. E l'energia.
Noi siamo come loro. La
più grande qualità dell'universo è
l'imprevedibilità.
Per questo è divertente.
-Skins-
Hermione Granger non era una persona
particolarmente calma. Non aveva il minimo senso della tolleranza e non
amava
quando qualcuno la contraddiceva, specialmente se in pubblico. Era ben
consapevole di avere un’intelligenza sopra la media della
scuola- babbana o
magica che fosse – e aveva accettato di buon grado il
trasferimento ad Hogwarts
perché questo la distingueva, cosa che la giustizia umana
non era riuscita a
fare, dai ragazzi della sua classe. Tuttavia Hermione aveva enormemente
affinato la sua capacità di resistere alla tentazione di
ficcare con la testa
nel muro chiunque affermasse il contrario di ciò che lei
aveva detto in
precedenza ed era diventata persino tollerante e amichevole anche con
chi
dimostrava di avere il cervello delle dimensioni prossime a quelle di
una
nocciolina. Poche erano le persone che la infastidivano enormemente e a
cui non
riusciva a trattenersi e tra queste, occupavano un posto
d’onore Ronald Weasley,
per il quale nutriva un sentimento di odio-amore non meglio
identificato, e
Draco Malfoy, piccolo satana platinato che la ricopriva di epiteti
infamanti
ogni volta che se lo trovava davanti, il che corrispondeva alle volte
in cui le
succedeva qualcosa di spiacevole ed irritante. Hermione Granger non
aveva mai
capito cosa fosse il destino, ma in quel momento capì che il
suo aveva deciso
di non venirle incontro e di affidarla al caos più totale. A
questo pensava
Hermione, mentre sperava che quel momento finisse il più
velocemente possibile.
Spalancando gli occhi color nocciola, si accorse
di aver attirato involontariamente , altroché!, la sua
attenzione e si preparò
a sorbirsi un’altra delle sue – ormai ricorrenti-
fastidiose pillole di
saggezza.
-Non lo sai che esistono incantesimi per ridurre
il peso, Granger?
Draco la guardò accigliato. Andava in
quella
torre dal primo anno e odiava essere disturbato mentre pensava perso
nell’orizzonte, proiettato in un paesaggio offerto dai
giardini, dal lago e
dalla Foresta Proibita. E cosa forse più odiosa, era che a
disturbarlo fosse
stata lei.
-Scusa Malfoy, non avevo idea che questo posto
fosse occupato.
-Questo posto è occupato
dall’alba dei tempi. Io
ci vengo qui da quando sono ad Hogwarts. Lo trovo altamente ispirante e
stimolante. Mi permette di riflettere, di calmarmi e soprattutto mi
isola dal
mondo dandomi la possibilità
di non
incontrare gente molesta. Cosa che , a quanto pare, avevo
dato per scontato.
Perso nelle sue divagazioni mentali ad alta voce,
si accorse con chi stava parlando, smise di raccontarsi e la
guardò. Gli venne
in mente un’idea geniale.. se avesse avuto la forza di non
dirle quanto
l’odiava.. se solo avesse avuto la capacità di
contenersi e non farla
arrabbiare, magari lei gli avrebbe detto subito dov'era Potter.. La
fissò di
nuovo, guardandola dall’alto in basso, come era solito fare,
ma questa volta
più accuratamente, più lentamente, come per farla
sentire a disagio, ma trattenendo la lingua velenosa che provocava
sempre danni.
-Non che ti interessi comunque. Dunque, cosa
vuoi?
Lei, imbarazzata da quella momentanea mostra di
vulnerabilità da parte del suo arcinemico, si accorse dello
sguardo
indagatore di Malfoy e per evitarlo si abbassò a prendere i
libri,
irritata.
-Niente, dammi il tempo di prendere questi libri
e tolgo il disturbo, non sia mai io debba dividere il posto con te,
stupida
serpe!
Draco si avvicinò ad Hermione, e
nonostante lei
avesse creduto che era per darle un calcio, tirarle i capelli o farla
cadere,
lui si abbassò vicino a lei, le prese il libro dalle mani e
lo posò sugli altri
a terra sussurrando – Una studentessa modello come te
dovrebbe sapere questo
genere di incantesimi – puntò la bacchetta ai
libri e intimò – Ponderus
lievis!- ; i libri restarono come prima. Nessun cambiamento. Erano
lì immobili.
Hermione lo guardò accigliata.
L’espressione di
lui parve soddisfatta. Incomprensibilmente soddisfatta.
Lo sapevo, è
un idiota.
Mentre lo guardava si accorse che non aveva
notato, prima, che il suo viso era particolarmente vicino a quello di
Draco.
Riusciva a vedere i profondi occhi color ghiaccio di Malfoy, e
notò che erano un miscuglio di azzurro e di grigio. Non
aveva mai visto quella tonalità.. Quei pozzi ricolmi di
ghiaccio
che non aveva mai guardato attentamente, perché non ce
n’era mai stata
l’occasione. Mai così vicini ai suoi per scrutarci
dentro. Lui le restituì lo
sguardo senza batter ciglio, osservava i suoi occhi color nocciola,
nessuno
aveva quegli occhi così grandi e così intensi.
Poi si destò dall’incanto. E
abbassò lo sguardo. Iniziò a guardare verso i
libri. Imbarazzato. Come aveva
osato lei fissarlo così intensamente? Anche lei
abbassò lo sguardo con un filo
arrossato sulle guance e cercò di nasconderlo disperatamente
dicendo subito qualcosa. La sua
voce uscì di getto, come a confermare la
necessità di parole e di rumori, in
quel momento incantato, che nessuno dei due riusciva a spiegarsi.
-Malfoy sei un idiota. Non vedo differenzada come
erano prima.
Per la prima volta lui si sentì felice
di sentire
la sua voce. Non perché volesse sentirla, chiariamoci. La
voce di Hermione
Granger lo irritava forse più della persona stessa. Ma in
quell’istante di
non-capico-cosa-sta-accadendo era un rumore ben accetto, anche se
molesto.
-Granger, farò finta di non aver
sentito.
Si rialzò, prese il suo quaderno sul
davanzale e
si avviò verso la porta.
-Facciamo così.. io me ne vado. Ora che
ho
scoperto che questo posto è contaminato da gente come te, ha
perso tutto il fascino che aveva ai miei occhi.
Aprì la porta, e uscì con un
sorrisino invisibile
sulle labbra. Nell’atto di uscire disse a voce alta - Mi
aspetto ovviamente un
grazie , Mezzosangue!- e se ne andò davvero.
Malfoy, idiota di un
furetto, idiota di un mangiamorte.
Hermione ritornò ai libri a terra,ma si
ritrovò a pensare alla profondità di quegli
occhi. Non li aveva mai visti così da vicino.
Quei pozzi azzurri,
così pieni di ghiaccio, così pieni di odio. Mi
fanno
quasi rabbia. Pozzi azzurri senza senso. Potrebbero essere persino
belli se
appartenessero a qualcuno di meno ripugnante. Idiota di un furetto,
idiota di
un mangiamorte. Quei pozzi profondi di ghiaccio e di solitudine. Occhi
freddi di
un serpente, pronto in ogni momento ad attaccare. Quanto ti odio Draco
Malfoy!
Scosse la testa, come per scacciare pensieri
malsani e si irritò al pensiero che lui volesse anche un
ringraziamento da parte sua. Come osava? Prese i libri e si
scoprì abile nell’alzarli tutti
insieme con una sola mano. Erano leggeri come una piuma, in fin dei
conti, l’incantesimo era
riuscito.
Hermione sorrise senza accorgersene, ma appena se
ne rese conto cercò di scacciare quel sorriso. Aveva
già pensato troppo a lui
in quel giorno. Era tempo di mettersi a studiare.
L'angolo
dell'autrice:
Ciao
ragazze!
Un
capitolo piccolo piccolo, che non potevo mettere insieme ad un altro,
perchè altrimente avrebbe perso il valore. Inoltre vi
anticipo che il prossimo è un altro importante ai fini della
storia, quindi doveva anch'esso restare da solo *.* !
Ringrazio
ancora chi mi recensisce, legge, aggiunge tra i seguiti. E vi esorto a
dare consigli, suggerimenti, critiche , qualora lo vogliate :D
Un
bacio a tutte!
Slab*
|
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Capitolo 7 *** All in my mind, always in it. ***
All
in my mind, always in it.
Tu
sei per la mia mente, come cibo per la vita.
Come le piogge di primavera, sono per la terra. [...]
Così ogni giorno, soffro di fame e sazietà, di
tutto ghiotto, e d'ogni cosa privo.
William Shakespeare
[ -Professore, Signore. Io non so come ringraziarla
per tutto quello che
sta facendo per me. Mi ha aiutato a rialzarmi dalla fogna
più nera e mi ha
portato con lei qui. Quella che è stata la mia prima casa,
la mia unica casa..
Io..
- Severus, i ringraziamenti giovano soltanto
all’uomo che chiede ciò che
dà in cambio. Tienili per te, Hogwarts è la tua
casa, lo è sempre stata e lo
sarà sempre, se tu lo vorrai.
Un giovane Silente guardava un giovane Severus
Piton da sopra gli
occhialini a mezzaluna. Gli occhi azzurri del preside lo fissavano e lo
squadravano,
persi in una nebbia opaca che il ragazzo non riusciva a decifrare.
Severus
pensò a quanto fosse stato fortunato, a quanto gli avesse
giovato il suo
rimorso. Tornare ad Hogwarts e lasciare il Signore Oscuro si era
rivelato più
fruttuoso di quanto pensasse. Era stato accolto a braccia aperte, da
quel professore
che aveva denigrato per unirsi al suo Signore. Ma d’altro
canto, Severus sapeva
che Silente non era uno stupido. Si aspettava che il preside non si
sarebbe
fidato pienamente di lui. Sospettava che il professore non lo avrebbe
considerato degno delle
sue confessioni.
Si aspettava qualunque cosa. Gli occhi azzurri celavano una mente
brillante e
astuta e Severus non lo aveva dimenticato. Mentre aveva questi
pensieri, il
preside lo guardava, pervaso dalla nebbiolina che gli riempiva gli
occhi, come
se qualcosa lo impensierisse. Che ci fosse qualcosa che impensierisse
il
preside, e soprattutto qualcuno, era chiaro come l’alba
sull’orizzonte. Ma
adesso, che si trovavano nel dopo, adesso non capiva il
perchè. Severus stava
vivendo ancora nel prima. Viveva ancora in un universo popolato da
magia oscura
e seguaci vendicativi. La notte si svegliava di soprassalto col sudore
che gli
bagnava il pigiama. E ci metteva tempo, molto tempo, per ricordare a se
stesso
che adesso, quello che stava vivendo era il dopo. Ma cosa poteva mai
impensierire il preside? Perché pur vivendo nel dopo, aveva
ancora pensieri
così forti, così duri da annebbiargli gli occhi
così come quando stavano nel
prima? Incapace di
decifrare i pensieri
del preside, non sapeva cosa fare, imbarazzato dagli occhi del
professore
riposti su di lui.
-Professore, Signore.. Si sente bene?
-Come no- Silente scosse la testa, come tramortito
dal suono della voce
del ragazzo, che lo guardava in pensiero, aspettandosi un malore nel
professore
- In verità, pensavo ai
lamponi.
-Ai.. Lamponi,
Signore?
Severus iniziò a pensare che Silente gli
stesse cercando di dire qualcosa
in codice. Cercando di capire il significato delle parole, si
impensierì, senza
riuscire a trovare nessuna spiegazione.
-Cosa c’è Severus, non ti
piacciono i lamponi?
-Ehm, sì signore, certo che mi piacciono
i lamponi. Io amo i lamponi. I
lamponi sono la cosa che adoro di più..
-Benissimo, li adoro anche io. Fantastico, allora
si può fare!
-Cosa Signore?
-Stavo pensando ad una fetta di crostata di
lamponi. Dici che in cucina
ce ne sarà rimasto un pezzo dalla colazione?
Severus non capiva niente di quello che stesse
dicendo il preside, ma
decise ugualmente di non contraddirlo. La sua stranezza doveva essere
l’altra
faccia della medaglia, che mostrava solo onore, forza, coraggio,
potenza.
Silente si alzò e costeggiò la scrivania.
-Andiamoci a prendere la crostata, allora.
Severus incredulo lo seguì, provando ad
essere rilassato quanto il
Preside. Eppure quell’aria spensierata che mostrava il
professore lo metteva
quasi a disagio. Non riusciva ad entrare in empatia con lui quando
faceva così,
non solo perché lui, Severus, era sempre stato un tipo
particolarmente
riservato, poi perché amava concludere le conversazioni
senza uscite assurde
come quelle che, spesso e volentieri, si concedeva il preside.
Raggiungendo le
cucine, accanto all’uomo che lo aveva posto sotto la sua ala
protettiva, non
poteva far altro che ringraziare quell’uomo, strano o meno
che fosse.
-Sai qual è la cosa che più
conta adesso, Severus?
- Ehm.. i lamponi, Signore?
Silente lo guardò da sopra gli occhiali
a mezza luna con i suoi occhi
azzurri, ma questa volta erano limpidi, non più attraversati
dalla nebbia del
suo ufficio. Inaspettatamente, gli sorrise.
-No, Severus. Ammetto che pensare ai lamponi mi fa
sentire meglio quando
sono giù di corda e stanco, ma quello che ti volevo dire,
adesso, è che quello
che più conta, Severus, è non pensare a quello
che si è perso o a quello che si
sta per perdere. Adesso conta guardare quel
disegno superiore, a cui tutti ci affidiamo.
-Professore, Signore.. Temo di non comprendere
davvero.
-Severus, quello che voglio dirti adesso
è che quello che sto per
chiederti non devi vederlo come una punizione, né come un
peso che voglio
affibbiarti. Vedilo nel contesto di un disegno maggiore.
-Sì Signore, proverò a farlo.
Arrivarono alle porte delle cucine, ma non
entrarono subito. Il Preside
si fermò, in attesa di qualcosa. Severus non stava capendo
molto di quelle
parole, ma se ne stava in silenzio, in attesa che il professore gli
dicesse
quello che stava cercando di dirgli da quando, quel pomeriggio, lo
chiamò nel
suo studio facendogli interrompere una lezione sulla Felix Felicis ai
ragazzi
del sesto anno. Il preside, come se stesse raccogliendo il coraggio di
parlare,
lo guardò fisso negli occhi, azzurro nel nero, ghiaccio
nella cenere.
-Severus, devi promettermi che qualunque cosa
accada, tu baderai al
bambino.
-Al bambino, Signore?
-Al piccolo dei Potter. Devi promettermi, che
qualunque cosa accadrà in
futuro, qualunque cosa Severus, tu veglierai su quel bambino quando
tornerà al
castello per frequentare la scuola. Qualunque cosa accada.
-Ma professore, io.. insomma, è il
figlio di..
-Lily Potter è morta per salvare quel
bambino. La cosa minore che
possiamo fare è prenderci cura di lui.
-Sì Signore, ma perché io..
insomma, io sono un ex mangiamorte,
come potrei .. il bambino si chiederà
perché
io non ho fatto nulla per impedire l’accaduto.. mi
odierà quando saprà da dove
vengo, quello che sono diventato.. penserà che sono
ignobile, per come mi sono
comportato e avrà ragione, perché..
-Severus..- Il preside fece un respiro profondo, lo
guardò con gli occhi
azzurri più espressivi che potesse avere - .. quando venisti
nel mio ufficio
qualche mese fa, chiedendomi di aiutare Lily Potter, capii subito che
c’era
ancora qualcosa che ti legava a lei. Non buttare all’aria
quello che lei ha
fatto per te, per noi, solo per uno stupido rancore passato. Lilian
Potter si
fidava di te.. ed è per questo che adesso, nelle condizioni
in cui siamo, sei
l’unica persona che può vegliare su suo figlio.
Per favore Severus, onora la
memoria di sua madre prendendoti cura del figlio.
Severus aveva un vortice di emozioni che gli
sconvolgeva lo stomaco. Non
aveva ancora capito cosa volesse dire
Silente quando parlava di vegliare sul ragazzo. Harry
James Potter, il
figlio di James Potter e Lily Evans. Il bambino che era sopravvissuto.
Il
figlio della sua Lily. Un giorno sarebbe tornato ad Hogwarts e lui
avrebbe
dovuto vegliare su di lui. Si passò una mano tra i capelli
color carbone. Alzò
gli occhi e restituì lo sguardo al preside.
-Va bene.
-Bene Severus. Il valore di un uomo si comprende
dalle scelte che fa, non
dal luogo da cui proviene e dalla famiglia in cui è
cresciuto. Non
dimenticartelo mai, Severus, d’accordo?
-D’accordo Preside.
Gli occhi azzurri gli sorrisero da sopra gli
occhiali, raccogliendo la pelle
intorno alle palpebre e illuminando il viso del professore.
- E adesso, andiamo a prenderci la nostra crostata.
Aprirono la porta e si persero
dietro di questa. ]
Severus Piton posò questo pensiero nel
Pensatoio,
al fine di svuotare la mente appesantita. Seduto nell’ufficio
del Preside, si
chiedeva molto spesso in quei giorni, come mai Silente gli avesse dato
tutta
quella fiducia. Lui, figlio di una strega e di un babbano, poi seguace
accanito
di Lord Voldemort, infine infimo cane senza più padrone, era
stato accolto dal
vecchio preside come il ragazzo più puro del creato. E lui,
come il figlio di
Giulio Cesare, lo aveva pugnalato alle spalle. Camminando per i
corridoi di
Hogwarts, Severus Piton aveva imparato a farsi rispettare con il
semplice
terrore psicologico. Non amava molto parlare e lo faceva solo con
persone che
secondo lui lo meritavano. Torturare studenti innocenti era la
rivincita contro
i genitori di quelli che lo avevano maltrattato ai tempi della scuola.
E grazie
alle promesse al vecchio preside, aveva vegliato su Harry Potter, non
mancando
di prendersi le giuste rivincite sul ragazzo, che odiava più
del suo stesso
padre, perché era identico a lui, James Potter, ma gli
ricordava la madre,
Lilian Evans, a causa di quei suoi dannati occhi verdi. Tutti gli anni
a
Hogwarts col ragazzo, gli avevano permesso di rispettare
l’accordo con il
vecchio preside, senza dover lavorare più del dovuto.
Ripensò a quei giorni di
terrore. La consegna dei Potter a Voldemort. La sua paura. La richiesta
di
aiuto a Silente. Il viso di Lily. La sua Lily. Il corpo di lei, morto,
sotto le
macerie della sua casa. La sua Lily morta,vicino a Potter,
l’uomo che aveva
preferito a lui. Il bambino che piangeva accanto a loro, sotto quelle
macerie.
Il viso che lo perseguitò per 11 anni, dopo quella notte di
terrore. I suoi
occhi verdi, un giorno, tornati al Castello. Il figlio di Lily, la sua
Lily. Il
figlio di Lily con i suoi stessi occhi. Il bambino sopravvissuto. Il
signore
Oscuro che risorge. Il ragazzo che scappa dalla scuola. La sua promessa
infranta. Dove diavolo era finito Potter?
Doveva ritrovare quel ragazzo. Non lo faceva per
lui. Non lo faceva per la promessa a Silente. Non lo faceva per se
stesso. Lo
faceva solo per Lily. La sua Lily. Lo faceva per i suoi occhi verdi.
Gli occhi
che lo perseguitavano ogni notte durante quegli ultimi 17 anni.
Posò il Pensatoio, prese una pergamena
ed iniziò
a scrivere.
Nel
mio ufficio,domani, alle 19 in punto.
Professor
Severus Piton
Chiuse la pergamena, sigillandola con della cera
nera.
Chiamò il suo gufo e legò il foglio ad una zampa.
-Consegnala ad Hermione Granger.
L'angolo
dell'autrice:
Ciao
ragazze!
Eccomi
con questo nuovo capitolo, tutto dedicato a Severus Piton.. insomma, ho
cercato di inquadrare un po' il personaggio, solo accennato nei
capitoli precedenti. Personalmente ho una sorta di odio/amore per lui..
l'ho amato per i suoi modi in tutto il libro, che mi fanno morire dal
ridere dati il suo cinismo e la sua acidità che mi risultano
estremamente ironici.. l'ho odiato nel sesto libro quando ha ucciso
Silente.. l'ho ri-amato nel corso del settimo libro e alla fine della
saga mi è rimasto un persnaggio fantastico.. insomma.. ho
cercato di portare un Piton non troppo diverso dal libro e
ciò mi è stato particolarmente difficile ,
perchè riprodurre un personaggio senza sbavarlo, quando
vorresti fargli fare 300mila cose, non è molto semplice..
stessa cosa per Draco Malfoy ed Herm, che nello scorso capitolo
potevano farte tante cose, ma poi si sarebbero allontanati dai loro
personaggi reali.. spero mi sia avvicinata alla vostra idea di Piton
così di Draco ed Hermione e di non avervi sconvolto e
soprattutto annoiato. Vi ringrazio per la lettura..
un bacio!
Slab*
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Capitolo 8 *** In my own worst nightmare ***
In my own worst
nightmare
Non
sforzarti di capirlo, devi solo immaginarlo!
Jack
Skeletron -
Nightmare before Christmas
Seduto in sala comune e immerso tra i libri,
Draco Malfoy ricopiava una per una le pergamene di compiti arretrati
che
avrebbe dovuto già scrivere tempo prima. Tra gli allenamenti
di Quidditch, i
compiti extrascolastici che gli assegnava Piton e le uscite serali che
concedeva a qualche ragazza di turno, aveva accumulato ritardi in varie
consegne. E siccome non aveva intenzione di abbassare la sua media,
anche se
non aspirava ad essere il secchione del momento, decise di dedicare
quel
pomeriggio allo studio, nonostante il tempo assegnatogli da Piton per
far
parlare la Granger diveniva sempre minore. In realtà sapeva
che avrebbe potuto
semplicemente torturarla con una maledizione, ma se non
l’aveva ancora fatto il
preside, qualche motivo ci doveva pure essere. I suoi diabolici
sotterfugi si
erano rivelati inconcludenti fino a quel momento. Era come se quella
ragazza
fosse circondata da un incantesimo di protezione che
l’allontanava da tranelli
e cose simili. Perso in questi pensieri irritanti, guardava le sue
pergamene
attentamente, senza capire nulla di quello che stava scritto, ma
copiando
pedissequamente gli abbozzi fatti durante i giorni di nullafacenza .
Accanto a
sé, Tiger e Goyle facevano finta di leggere, ma in
realtà si era capito che
erano anche loro persi nel mondo dei sogni. All’improvviso,
Blaise Zabini che
lo fissava stupefatto, iniziò a deriderlo.
-Ehi tu, Principino, torna un po’
dall’Iperuranio.. fammi capire, hai deciso di diventare una
secchia?
-Ho deciso di non studiare più fino alla
fine
della scuola. Ma per farlo devo accumulare prima dei voti decenti a
questi
compiti. Poi potrò sedurre tutte le professoresse, tranne la
McGranitt che mi è
antipatica ed è una vecchia racchia. Infine
offrirò dei sigari cubani ai
professori, per aggraziarmeli.
Blaise spalancò gli occhi -Dici davvero?
Cioè..
davvero puoi..
-No idiota! Sono stufo di essere messo in
punizione da Vitious perché ho dimenticato la pergamena in
dormitorio..e sono
stufo che quella vecchia megera della McGranitt assegni altre relazioni
mentre
io devo fare ancora quella di inizio anno. E sono stufo di passare le
mie
serate con Piton nel suo ufficio a smistare ragni e vermetti rossi,
quando
potrei andarmene in giro con qualche bella ragazza.
-Sì, qualche ragazza ti ci vorrebbe
davvero
adesso. Sei più pallido del solito. Somigli quasi ad un
vampiro! Quando sei
uscito con una l’ultima volta?
-Due sere fa, Anne Abbott, 3° anno. Non un
granché
per la verità. Non ha parlato per tutta la serata. Mi ha
annoiato. Poi, quando
l’ho lasciata davanti al dormitorio femminile si aspettava
qualcosa di più e
quando io non ho fatto nulla si è arrabbiata.
-E allora?
-E allora gli ho dato quello che voleva! Le
ragazze sono semplici da capire amico mio..vogliono essere sedotte e
abbandonate, anche se poi dicono il contrario.. Dovevi vederla. Una
gatta in
calore! Ahhhhh queste studentesse!
-Sei un porcellino Draco! – Blaise fece
una
risatina stridula, per prenderlo in giro – Sei una piccola
sgualdrina
platinata!- Draco
gli lanciò una
pergamena addosso ridendo.
-E tu sei il più grande idiota del mondo!
-Oh Draco Malfoy, sì.. sculacciami!
-Ahahahahahh! Ma la vuoi smettere! A te serve una
ragazza! Sei particolarmente in calore.. dico sul serio!
-Ma dai, io posso avere chiunque, prendo chi
voglio..
-No, io dico che ti serve una ragazza fissa..
così la smetti di corteggiare me!
-Ma Draco Malfoy.. sei così biondo! E
così
attraente!- E gli si buttò
addosso,
incurante degli sguardi degli studenti intorno divertiti che stavano
assistendo
allo spettacolo dei due amici.
-Ehi stai lontano da me, mi fai schifo!- Draco
iniziò
a correre intorno al divanetto, lanciando fatture cresci-naso con la
bacchetta
e mancando di proposito l’amico, che per scherzare lo
rincorreva per la sala
comune facendo baccano e disturbando gli altri studenti che ormai erano
rassegnati all’idea che dove ci fossero Draco Malfoy e Blaise
Zabini era finita
la pace. Continuarono
a fare gli scemi
per un altro po’ di tempo, le pergamene che si consumavano
all’aria e
l’amicizia tra i due amici che allietava le loro menti,
troppo ingombre di cose
più grosse di loro.
Ad un tratto Draco di arrestò, percosso
da un
pensiero lampante – Oh cavolo! Sono le 19!
-E allora?
-Devo andare da Piton. Mi ha messo in punizione
perché mi ha scoperto mentre mi
“rilassavo” con Joanne McGuerin, 4° anno,
nell’aula di Difesa contro le arti oscure.
-Ribadisco Draco Malfoy! Sei una sgualdrina in
saldo!
-Una sgualdrina in saldo morta, se non arrivo da
Piton entro un millisecondo.
Draco Iniziò a correre per le scale che
lo
riportavano dai sotterranei di Serpeverde verso i corridoi
dell’ufficio di
Piton. Si portò davanti ai grifoni, disse la parola
d’ordine –Mangronia
Dormiens!- e comparvero le scale per
salire fin su. Si avvicinò alla porta e bussò,
attendendo risposta
dall’interno.
-Entra Malfoy!
-Buonasera Signore. Scusi il ritardo.. stavo..
-Bene bene Malfoy, entra , abbiamo già
abbastanza
fretta.
Draco si chiuse la porta alle spalle ed
entrò
nell’ufficio del Preside. Si aspettava qualche punizione in
stile Piton, tra
pergamene da ricopiare, scartoffie da sistemare, ingredienti di pozioni
da
catalogare, bacchette da lucidare. Ma quella volta, stava pensando che
Piton
aveva davvero esagerato. Seduta sulla sedia vicino a quella che il
professore
aveva indicato a lui, Hermione Granger se ne stava imbronciata
guardando
entrambi con disprezzo misto a delusione. Si era aspettata che il
preside
avesse qualcosa di importante da dirle, ma invece quel biglietto,
accolto dallo
stupore generale, era un semplice invito ad una punizione per la sua
‘lingua
biforcuta, degna di un serpente’, come l’aveva
definita Piton qualche minuto
prima. Hermione, aveva pensato che il professore le avrebbe fatto fare
qualcosa
di davvero umiliante per divertirsi, ma vedendo entrare Malfoy si rese
conto
che l’umiliazione non era nulla al confronto con quello che
la stava aspettando.
-Signore, ma.. cosa significa?
-Significa che voi due stasera lavorerete insieme.
-INSIEME? MA PROFESSORE..
-Ehi! Mettete a tacere le vostre boccucce
disgustosamente infantili e perse nelle vostre incomprensioni.. siete
in
punizione , entrambi, ed entrambi darete a questo studio una bella
ripulita..
diciamo, il giusto aspetto che si confà ad un preside..
-Ma questo studio ha già
l’aspetto che dovrebbe!
-Io e il professore Silente abbiamo..gusti
diversi, se così vogliamo chiamarli, per le faccende che
riguardano l’arredamento..
Hermione spalancò gli occhi sentendo
Piton
nominare il nome di Silente e iniziò a borbottare sottovoce
–io direi riguardo
a tutto- sperando di non essere sentita dal professore che volteggiava
intorno
agli scaffali zeppi di libri, foto e quant’altro. Ma
ovviamente, il professore
la sentì
-Le consiglio, NUOVAMENTE, di tenere a freno la
sua lingua, signorina Granger.. mi chiedo come mai lei è
finita nella sua casa,
sarebbe stata una degna Serpeverde, con quella lingua che si ritrova..
-Magari perché è una sporca
mezzosangue- si
affrettò a dire sprezzante Malfoy.
-Pietrificati Malfoy!
-Lasciamo.i.nostri.rancori.e.malintesi.fuori.da.questo.studio!-
Piton stava perdendo la pazienza.. aveva capito perché Draco
ci mettesse tutto
quel tempo per portargli informazioni su Potter.. quei due erano come
cane e gatto,
sempre pronti a beccarsi, sempre pronti a picchiarsi, se gliene fosse
data
l’opportunità –mi auguro di trovare un
ufficio degno della mia persona, al mio
ritorno..
-Ma perché ci lascia qui da soli?- Draco
Malfoy
era esterrefatto..
-Pensavi che sarei rimasto con voi mentre vi
offendete a vicenda e mettete a soqquadro il mio ufficio? Sulla
scrivania c’è
una piccola lista di cose.. sappiate che se non finirete stasera, ci
saranno
altre sere da dedicare alla causa. Io vi consiglio di muovervi in
fretta, potrei
cambiare idea e farvi sistemare tutto in un altro modo una volta
finito..
-Non può tenerci qui in eterno..
-Signorina Granger. Io sono il Preside di questa
scuola, e in quanto tale ho in mio potere anche di farla lavorare nella
foresta
proibita da sola circondata da una mandria di Ippogrifi inferociti che
le
vengono contro..
E allora fallo stupido
idiota! Non tenermi chiusa qui dentro con questa
serpe senza cervello, perché se ci passo anche solo
più di un minuto inizio ad
avere reazioni allergiche e crisi omicide e compulsive..
-Per cui, ci vediamo tra 2 ore esatte.. buon
lavoro!
Detto questo, voltò le spalle alla porta
ed uscì.
Draco rincorse subito il professore, spalancando
la porta e
urlandogli dietro -Professore,
professore..
-Che c’è Draco, qualcosa non
ti è chiaro?
-Professore..davvero, lei non può
chiudermi in
una stanza così piccola con quella … mezzosangue,
e andarsene incurante..
-Draco, temo che tu non abbia capito, nuovamente,
l’opportunità che ti sto dando.. starai vicino a
lei e potrai capire dove si
trova Potter!
-Sì Signore, ho pensato a questo, ma..
-Allora va tutto bene! Rientra in quella stanza
subito
o potrai dire addio ai tuoi allenamenti di Quidditch..
-Era una minaccia, Signore?!
-Prendila come un suggerimento.- E se ne
andò col
suo mantello fluttuante.
Malfoy tornò indietro pensando a cosa
fare, ma più si
avvicinava alla porta più la mente si affollava di cose
inutili, pensieri
scadenti e insulti da lanciare a destra e a manca. Decise di rientrare
e trovò
Hermione vicino alla scrivania. Appena Draco entrò lei si
ridestò dai suoi
pensieri. Accigliata prese il foglio dalla scrivania, lo
arrotolò e glielo
porse.
-Cosa vuoi Granger?
-È la lista di cose da fare.
-E allora?
-E allora, leggila, stupido furetto!
A quella parola, Draco scattò in avanti,
arrivò
al viso della ragazza e le prese il mento. Le alzò la testa,
portandole
l’orecchio sinistro estremamente vicino alla sua bocca, tutto
molto
velocemente, senza che lei se ne accorgesse. E lei, se lo
trovò addosso, così,
all’improvviso.
-Te lo dirò solo adesso, per
l’ultima volta.
Prova a chiamarmi di nuovo furetto e non avrai più questo
faccino delicato da
mostrare in pubblico, Sporca Mezzosangue.
Hermione si staccò immediatamente da
lui,
dandogli uno scossone per liberarsi dalla stretta in cui la teneva.
-AH! Tu non mi farai un bel niente,
perché sei un
cretino!
-Non osare, Granger!
-Io oso quanto mi pare, furetto!
-Sei una sporca insolente! – si
guardavano
sprezzanti, uno contro l’altra, ghiaccio contro fuoco. Poi
Draco iniziò a
ridere. Lei lo guardò irritata senza capire –Tu,
una Serpeverde. Piton deve
essere impazzito! Ahahah! Una Mezzosangue tra di noi. Questa
è bella!
-Exulcero!
Il viso e le braccia di Draco si riempirono di
scottature rossastre -Ahia! Sciocca Mezzosangue! Stupeficium!
-Protego!
-Levicorpus!
Hermione venne attratta al soffitto come un pezzo
di ferro al suo polo magnetico -Fammi scendere, idiota!
-Non fino a quando non mi chiederai scusa per
tutte le bruciature che mi hai fatto!
-Chiederti scusa? AH! Mai Hermione Granger
chiederà scusa a Draco-mi-hai-fatto-la-bua-Malfoy!
-Bene, allora prevedo una serata movimentata
lassù!
-Idiota fammi scendere o te ne pentirai!
-Mi stai facendo una tale paura, Granger!
Perché
non scendi qui e vediamo di risolvere?
-Sei un cretino, Malfoy! Lacarnum Inflamar!
-Expelliarmus!
La bacchetta le schizzò via dalle mani
velocemente. Draco Malfoy aveva momentaneamente vinto la diatriba con
Hermione
Granger. Lei si ritrovava appesa al soffitto , mentre lui le
andò sotto per
raccogliere la sua bacchetta – E adesso Granger, solo se mi
prometti che terrai
a freno la tua lingua biforcuta..
-Non
se ne
parla nemmeno!- ringhiò lei.
-Tacito Accordus!- La bocca di Hermione venne
cucita da due mani invisibili e le sue parole vennero frenate
all’istante -
Solo se terrai a freno la tua lingua
biforcuta, dicevo , e non parlerai per tutta la sera, solo allora,
quando me
l’avrai promesso, ti farò scendere. Ora, dici
sì con la testa, da brava..
Hermione era arrabbiatissima, lo guardava in
cagnesco senza batter ciglio e voleva strappargli quel sorrisino
maligno a
morsi per sentirsi meglio..
Quest’idiota
mi tiene qui sopra come se fossi alla sua mercé! Ma chi si
crede di essere! È solo un presuntuoso, vanitoso, stupido,
senza cervello,
mangia morte, irritante furetto! Cosa si aspetta, che io faccia da sola
tutta
la punizione? Se lo può scordare, io non gli
chiederò mai scusa! MAI! Può anche
lasciarmi qui appesa tutta la notte se ne sente il bisogno,
io.non.chiederò.mai.scusa.a.Draco.Malfoy!
-Forza Granger, non possiamo mica star qui tutta
la notte! Piton arriverà prima o poi e si
arrabbierà se il suo ufficio non sarà
ancora in ordine o in atto di rifacimento! Non vorrai annoiarmi con la
tua
presenza all’infinito! Forza, fai sì col capo! Tu
non parli per tutta la sera,
ripuliamo questo buco e ce ne torniamo entrambi felici ai nostri
dormitori..
Hermione non voleva dare nessuna soddisfazione a
Draco, ma capì che effettivamente era l’unica cosa
da fare. Per liberarsi di
lui, doveva sbrigare prima la faccenda del’arredamento,
quindi, di malavoglia,
chinò il capo in segno positivo.
-È un sì quello? Mi stai
dicendo di sì?
Lei scosse il capo più violentemente per
fargli
capire di sì
Stupido Malfoy!
Stupido, irritante furetto!
Lui all’istante la fece scendere
–Liberacorpus!-
e le ridiede la parola –Mormora modo!-
-Sappi che..
-No, no no.. hai promesso- e si baciò
due dita
incrociate –Allora, dividiamoci le cose, così
facciamo prima.. tu togli quei
libri lassù, io tolgo i quadri appesi a quel muro.
Hermione non obbedì perché
voleva dare
soddisfazione al suo nemico, lo fece soltanto perché se ne
voleva andare il più
in fretta possibile da lì.
Ohhh quando Harry
tornerà lo farò sentire davvero peggio della
carta
straccia! Oh sì! Lasciarmi da sola con Ronald! E in balia di
Malfoy.. oh se mi
sentirà! E questo cretino di un mangia morte che pensa di
essere il migliore
del mondo.. che rabbia … potrei implodere.. devo muovermi,
devo fare presto! Me
ne voglio tornare in camera nel mio letto. Non ne posso più!
Malfoy apparve alquanto entusiasta del silenzio
che si era creato tra loro. Soprattutto perché poteva dire
quello che voleva,
senza essere ricambiato con frasi irritanti. Si chiedeva se Hermione
stesse
facendo quello che gli diceva perché voleva obbedirlo o
perché anche lei voleva
tornarsene in camera. A giudicare dalla sua espressione accigliata,
Hermione
stava seguendo le sue direttive solo perché fuori da
quell’ufficio avrebbe
potuto, l’indomani, dargli un bel cazzotto in pieno volto.
Dopo circa un’ora e mezzo di duro lavoro,
i due
ragazzi avevano spostato i libri, tolto i quadri, pulito le mensole,
aggiustato
le scale, buttato le gabbie, spostato gli altarini di Fanny la fenice,
cambiato
posto alla cattedra, cambiato le tende, smontato i divanetti, girato le
vetrine
e spostato al centro della sala le cose che contenevano gli scaffali
d’argento.
Avevano smantellato una stanza, ma adesso bisognava riordinare nel
giusto
verso. Piton entrò nel suo ufficio mentre decidevano di
mettere le nuove tende
–
Vedo
che siete solo
all’inizio del lavoro..
siete lenti!- il professore li guardò con scarso interesse,
notando le
scottature sul volto di Draco e i capelli arruffati di Hermione
–bene, prevedo
che domani sarà una nuova serata di lavoro. Potete andare
ora, non voglio
tenervi qui tutta la notte, siete alquanto.. fastidiosi- e
spostò il suo volto
su Hermione.
I ragazzi si congedarono dal professore ed
uscirono dall’ufficio.
-Bene, come puoi vedere, se stai zitta,
è molto
meglio!
Hermione lo ignorò mentre percorreva
davanti a
lui il corridoio che la portava verso il suo dormitorio
-Spero che domani tu venga con la stessa voglia
di silenzio!
-Sei un bastardo, Malfoy-
e scomparve sulle scale che portavano ai
dormitori dei Grifondoro.
Draco Malfoy era soddisfatto. Non era
assolutamente riuscito a sapere niente su Potter, cosa che avrebbe
fatto
irritare Piton in modo particolare, ma era riuscito a zittire Miss
Petulanza, e
questo, per ora gli bastava. Entrò nel dormitorio e
si diresse verso la
sua camera. Si buttò sul letto e si addormentò
all’istante tra le coperte verdi
e argentate.
L'angolo
dell'autrice:
Salve ragazze. Mi scuso
innanzitutto per aver aggiornato tardi, ma ieri per me era un giorno di
festa , quindi non ho potuto. Ecco per voi un capitolo nuovo, in cui la
storia finalmente va avanti. Delineati i personaggi principali,
facciamo proseguire la cosa. Vi preannuncio che il prossimo capitolo
sarà epifanico per i nostri personaggi *.* Spero di non
avervi sconvolto.. colgo l'occasione di ringraziare chi recensisce, chi
mi segue, chi m i legge :D Grazie:D spero di non deludervi.. un bacio :D
Slab*
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Capitolo 9 *** Summer eyes and winter smiles ***
Summer
eyes and winter smiles
Ma
però che non subitamente nasce amore e fassi grande e viene
perfetto,
ma vuole tempo alcuno e nutrimento di pensieri, massimamente
là dove sono pensieri contrari che lo 'mpediscano,
convenne, prima che questo nuovo amore fosse perfetto,
molta battaglia intra lo pensiero del suo nutrimento e quello che li
era contraro,
lo quale per quella gloriosa Beatrice tenea ancora la rocca de la mia
mente.
Dante - Convivio
-Hai capito cos’ha fatto? Mi ha preso la
bacchetta! Dico io, la mia bacchetta in mano sua!
-Ahahahahah Ho capito Herm, ma calmati.. Malfoy
ha un modo strano di patteggiare..
-Sì , me ne sono accorta! E poi questo
fatto che
mi ronza intorno da quando te ne sei andato.. ho paura stia tramando
qualcosa,
ma non riesco ancora a capire che cosa.. e questo mi stressa..
-Dai Hermione, sai com’è
fatto.. è solo curioso
che io non ci sia e vuole darti il tormento.. tu però resta
calma e..
-Calmarmi.. e come! Da quando te ne sei andato
non una cosa è andata a buon fine..Mi sento agitata..
-E di Ron ? che mi dici?
-Non.voglio.parlare.di.Ronald.Weasley.
Hermione era accucciata nel suo letto, guardando
lo specchio. Da qualche parte nel mondo, Harry la stava ascoltando,
perso tra
le sue mille parole, ascoltando quello che aveva da dire
l’amica.
-Harry davvero. Ronald si è comportato
malissimo.
Non doveva fare così.
-Herm, ma mettiti nei suoi panni. La colpa
è solo
mia. Sono io che l’ho spinto a fare quello che ha fatto. Io
che gli ho chiesto
di mantenere il segreto. Io che gli ho chiesto di mettersi da parte.
Non tu,
non lui.. IO.
-Harry.. io ho bisogno di rivedere molte cose.
Ron mi fa sempre arrabbiare, è sempre così
ostinato.. Io non capisco.. non lo
capisco e non mi capisco.. inizio a pensare di essere sbagliata.
-Ma tu non sei sbagliata..
-Non io da sola. Io e Ron siamo sbagliati insieme.
Lo siamo sempre stati. E sempre lo saremo.
Era un po’ che Hermione Granger pensava
al suo
ruolo nella coppia Ron/Hermione ed era giunta alla conclusione che uno
dei due
stonasse con l’altro e con il contorno emozionale. Aveva
sempre pensato che Ron
le rispondesse male perché troppo impacciato o troppo
timido. Ma ormai aveva
iniziato a capire che Ron le rispondeva male perché era
abituato a farlo e non
sarebbe cambiato col tempo, nemmeno se la loro amicizia fosse divenuta
qualcosa
di più. Probabilmente qualche mese prima non avrebbe pensato
a lui in questo modo,
probabilmente prima della partenza di Harry aveva sperato in una
soluzione ben
più felice per entrambi. Era stata male quando lui stava con
Lavanda, stava
male quando la sceglieva per ultima. Quando per ultima la voleva
portare al
Ballo del Ceppo. Ron la faceva stare male per niente e lei glielo aveva
sempre
permesso perché si diceva ‘dai Hermione, le cose
cambieranno, deve
crescere’..ma i giorni passavano, gli anni passavano e lui
era sempre lo
stesso, se non peggio. Ciò di cui adesso si stava accorgendo
in questa
lontananza autoimposta, ciò che adesso le premeva il cuore,
era che Ronald
Weasley non era più una sua necessità. Lei non
cercava una storia di litigi e
insoddisfazioni. Non voleva un fuoco senza miccia. Non aveva voglia di
un
rapporto flebile. Lei cercava Amore, passione, tensione. Voleva
qualcuno che le
desse Inferno e Paradiso tutti insieme. Cercava qualcosa che la
riaccendesse,
qualcosa che le facesse esplodere la mente ed incendiare i sensi.
Voleva tutto
questo e lo voleva tutto insieme. E Ronald Weasley ora, era ben lontano
dalla
sua lista dei desideri. Seduta in quella stanza,con Harry nello
specchio,
Hermione Granger aveva appena capito che mettere un paletto a Ron e a
quello
che erano diventati, o per meglio dire, non diventati, era quello che
serviva
ad entrambi per andare avanti, ognuno per la propria strada.
-Sono stanca Harry, troppo stanca. Non ho
più
voglia di queste continue lotte. Voglio che mi lasci in pace.-
-Hermione… sai quanto voglio bene a te e
quanto a
Ron, ma davvero.. davvero è quello che vuoi?
-Sì.. e sarebbe bello se tu glielo
facessi
capire.
Harry sorrise, guardando l’amica. Aveva
assistito
a tanti, troppi litigi di quei due per vederli finire così.
Fu per questo che
lasciò andare Hermione a letto, invece che tartassarla con
prediche o
convincimenti. Sapeva che prima o poi, i suoi amici si sarebbero
parlati di
nuovo. E non perché li avrebbe convinti lui, ma
perché secondo lui, Hermione
Granger e Ronald Weasley erano destinati a restare insieme. Tutto stava
nel
dare una spinta a Ron che tardava di comprensorio quando
c’era di mezzo
l’amica.
-Buonanotte Harry, fatti sentire presto, mi
raccomando.
-Mi farò sentire prestissimo, non
temere.. Notte
Herm, e stai attenta a Malfoy..- sorrise – ti voglio bene!
-Ti voglio bene anche io!
Hermione posò lo specchio e si
rigirò tra le
coperte.
Sono arrabbiata con
lui. E non come potrei esserlo verso una qualunque
persona che mi ha fatto un torto. Sono arrabbiata con Ronald Weasley
perché mi
ha deliberatamente mentito, ingannato, soggiogato. Mi ha fatto credere
che
anche lui era stato ingannato da Harry, invece … invece
tutte balle..so di
essere stata pesante e crudele nel dirgli quelle cose.. so anche che
non se le
meritava.. ma adesso non ho voglia di cercare di ricucire ancora, il
nostro
rapporto. Se ci tiene tanto, che venga lui da me. Venga lui a chiedermi
scusa,
perché io non devo scusarmi proprio di un bel niente! Sono
stufa di rincorrerlo
per i corridoi di Hogwarts e perdonarlo in continuazione. Vorrei una
vita fatta
di cose chiare e schiette e non di incomprensioni, chiarimenti , pace e
poi di
nuovo incomprensioni, chiarimenti , pace.. chiedo troppo? Forse
sì … forse
Ronald non è pronto.. forse non lo sarà mai con
me.. quanto ancora dovrò
rigirarmi nelle coperte pensando a lui? Per quanto tempo ancora
dovrò star male
per lui? Adesso basta.. Ah se solo avessi il coraggio di dirlo ad Harry
con
questa foga.. mi capirebbe, mi comprenderebbe.. e mi darebbe ragione..
Ronald
Weasley, esci dalla mia mente. E dal mio cuore.
Hermione si girò dall’altra
parte, con gli occhi
leggermente umidi. Guardò il comodino accanto al baldacchino
e vi ritrovò la
pergamena di Piton con la sua convocazione. Ricordò lo
stupore nel ricevere la
lettera quella mattina. Ricordò l’irritazione nel
vedere in cosa consisteva. Il
disgusto nel vedere Malfoy entrare in quella stanza. L’orrore
di doverci
lavorare insieme. I loro screzi, le loro differenze. Malfoy era un
altro
stupido. Si rivoltò dall’altra pare. Era stufa
della gente che la circondava.
Con gli occhi ancora umidi, si addormentò con un senso di
irritazione.
L’indomani mattina, Hermione si
svegliò molto
presto. Non importava quanto tardi avesse potuto fare la sera prima.
Né quanto
stancante fosse stato il giorno appena trascorso. Il suo orologio
biologico
aveva deciso deliberatamente di suonare l’allarme e lei si
era ridestata da un
sonno più o meno rinnovatore. L’aspettava una
giornata piena, fatta di
Trasfigurazione, Pozioni, Difesa contro le Arti Oscure ed infine Piton e Malfoy. Rinvenendo in
questi pensieri, la
ragazza sospirò. Era tempo di scendere a fare colazione.
-Herm, ho una cosa importante da dirti.
-Cosa vuoi, Ron?
Rieccolo, con la coda
tra le gambe.. l’uomo con la sensibilità di un
cucchiaino. E sicuramente avrà parlato anche lui con Harry!
Che coincidenza che
proprio il giorno prima parliamo di lui e il giorno dopo mi si
avvicina. Beh,
almeno Harry gli avrà detto che se non fosse venuto lui io
me ne sarei rimasta
qui in disparte..
-È vero, sono uno stupido. Dovevo
parlartene.
Dovevo dirti quello che Harry voleva fare. Dovevo..
-Ronald, per favore non è il momento
– tutti i
suoi propositi notturni stavano andando a farsi benedire, voleva una
vita senza
battibecchi e incomprensioni? Beh, non aveva nemmeno iniziato il giorno
e si
stava accorgendo che la sua vita ERA battibecchi e incomprensioni
– non ne
possiamo parlare più tardi?
-No. Sarebbe troppo tardi.
-Va bene Ron. Dimmi tutto, allora. - Lo guardava
con aria di sufficienza, come un giudice guarda un imputato che ritiene
colpevole.
-Io.. io..
- Tu?
- Io sono stato stupido.
-Sì, a questo c’eravamo
arrivati 6 anni fa.
-Sai, sarebbe molto più semplice se te
ne stessi
zitta e facessi parlare me – Ma perché volevano
tutti zittirla?
-Muoviti Ronald o mi farai fare tardi alla
lezione di Trasfigurazione.
-Allora riassumerò. Scusa Hermione.
È tutto
quello che posso dirti.
-Va bene.
- Va bene? Come, va bene?
-Va bene. Volevi le mie scuse, le hai. Ti scuso.
Adesso mi lasci andare a lezione?
-Insomma.. non so se hai compreso.. io ti ho
detto solo scusa.. non può essere.. così semplice!
-Mi hai preso per scema? Ho capito. Ti dispiace.
Mi hai chiesto scusa, ti ho scusato. C’è altro?
- N..No.
-Bene allora! – accennò ad un
sorriso. – Direi
che è ora di andare. Vieni con me?
-Ok! – Ron fece un sorriso a 32 denti,
felice che
la cosa si fosse risolta subito e senza troppe chiacchiere.
- Andiamo allora.
Per la strada parlarono del più e del
meno, ma
non troppo nel dettaglio. Hermione aveva capito che l’unico
modo per far uscire
Ron dalla sua testa era quello di trattarlo con indifferenza e
sufficienza. Se
ci fosse stato Harry avrebbero fatto pace più in fretta e si
sarebbero parlati
di nuovo come prima. Ma Harry non c’era e questa era la prova
che Hermione
attendeva da tempo. Fuori da Hogwarts non ci sarebbe stato Harry. Non
sarebbero
stati Harry-Ron-Hermione, niente trio Potter-Weasley-Granger. Sarebbero
stati solo
Hermione e Ron. E tutti i loro difetti e le loro incomprensioni. Era
una prova.
E fino ad ora non stava andando granché bene. Hermione
capì che il sentimento
che lei provava nei confronti dell’amico e che era riuscita a
definire come più
forte di una semplice amicizia, forse era dovuto solo e soltanto ad un
legame
alimentato da un anello comune. E capì che spezzatosi
quell’anello, quel legame
avrebbe avuto vita molto breve. Odiava saltare alle conclusioni troppo
in
fretta senza rigor di logica e dati certi. Decise quindi di dare a Ron
una
possibilità minima. E decise di starsene ad aspettare.
La lezione di Trasfigurazione durava sempre il
più del dovuto e lei che era davvero brava, fece vincere
alla sua casa 25
punti, sotto gli occhi esterrefatti dei Corvonero. Dopo li aspettava
Lumacorno,
con le sue pozioni. Lumacorno ed i Serpeverde.
Chissà se
quello stupido Malfoy avrà raccontato a qualcuno della
nostra
lite nello studio di Piton. Scommetto di sì,
solo per darsi arie, perché mi ha fatto volare
minacciandomi di farmi
restare lassù. Quanto è stupido. Quanto lo odio.
-Ehm, Hermione?
-Cosa c’è Ron..
-Perché fissi Malfoy in cagnesco?
-Cosa? – arrossì - Io non sto
fissando proprio
nessuno, ma cosa ti salta in mente? E poi invece di guardare me
potresti
seguire la lezione , non pensi?
-Ah sì, certo, la lezione. È
che, avevi un’aria
assorta.. è per quello che è successo ieri sera?
-Sì Ron. Pensavo che Malfoy mi avrebbe
presa in
giro per la cosa del volo. Temevo mi avrebbe derisa davanti a tutti i
suoi
compari da 4 soldi.
-Sì, me lo aspetterei da quella serpe.
Se lo farà,
avrò pronto un bell’incantesimo mangia lumache
– le sorrise.
-Accertati prima che la bacchetta sia integra,
questa volta. – gli sorrise anche lei, nel ricordo di quella
giornata di tanto
tempo prima, quando Malfoy l’aveva insultata e lui per
difenderla gli aveva
lanciato la fattura mangia lumache . Ma la sua bacchetta si era rotta
sul
Platano Picchiatore e l’incantesimo tornò indietro
colpendo chi l’aveva
lanciato e Ron si era ritrovato accasciato a terra, vomitando lumache
tra gli
sguardi divertiti delle serpi. Ripensò a quel giorno.
Sono una persona
davvero cattiva. Che stupida.
Tutto filava liscio quella giornata, niente
screzi, niente Malfoy, niente di niente. Era la calma prima della
tempesta?
Hermione pensò che quel giorno sarebbe stato perfetto se non
fosse per il
momento che sarebbe venuto dopo, l’incontro con Piton e la
risistemazione del
suo ufficio con Malfoy.
-Sono quasi le 19. Devo andare – si
alzò di
malincuore dal tavolo della cena, risistemandosi gli abiti.
-Herm?- Ron la guardava seduto al tavolo della
sala grande, da sopra i grandi piatti – grazie per aver fatto
pace con me.
Lei gli sorrise, prese la borsa e si
recò verso
l’ufficio del Preside. Arrivata davanti ai grifoni, stava per
dire la parola d’ordine,
quando un Draco Malfoy particolarmente scapigliato e in disordine
correndo la
richiamò –Ehi Mezzosangue,
aspetta!
Lei, di pronta risposta diede velocemente ai
grifoni la parola d’ordine e salì sopra,
lasciandolo giù.
Quando entrò nella stanza Piton stava
guardando
le pareti in modo assente.
-Signorina Granger, dove diavolo è
finito il suo
amico Malfoy?
-Non è un mio amico.. e non ne ho idea.
Un secondo dopo Draco faceva irruzione nella
stanza.
-Bene, vi lascio al vostro lavoro. Sentite,
è
meglio che vi muoviate – rivolgendosi più a Draco
che ad Hermione – sto
perdendo la pazienza.
E se ne andò col mantello nero che
svolazzava
dietro di lui.
-Forza Mezzosangue, muoviamoci.
-Non hai ancora capito che chiamarmi in quel modo
non ti assicura la mia disponibilità?
-Ma è il tuo nome..
-Diavolo quanto sei stupido..
-Ehi, avevamo detto che te ne saresti stata in
silenzio..
-Avevamo detto? Tu mi hai fatto volare e ti sei
preso la mia bacchetta…
-Non iniziare ad urlare per favore.. la tua
vocina è particolarmente fastidiosa. E comunque, sia ben
chiaro che io ti ho
fatto volare perché sono un gentiluomo..
-Ma davvero? E se non lo fossi stato mi avresti
uccisa?
-Non prima di averti torturato, ovviamente.
-Tu non sei un gentiluomo, Malfoy. Sei solo uno stupido mangiamorte. I tuoi genitori sono degli assassini e ti farà piacere
sapere,
probabilmente, che qui tutti hanno paura della tua
stupida
famiglia ma non darti ancora troppe arie perchè nessuno ti rispetta veramente.. sei un arrogante stupido pallone gonfiato pieno di sè e quando Voldemort vi
ucciderà tutti
– Draco la fissò immediatamente mentre pronunciava
quelle parole - perché stai
certo che lo farà , io sarò lì a
battergli le mani poichè sarà l’unica
volta
in cui approverò il suo operato!
sei una
nullità!
-Levicorpus!
-Expelliarmus! – La bacchetta di Draco
schizzò
via prima che l’incantesimo colpisse Hermione.
-Per favore voi due! La smettiamo di darci guerra
e risistemate subito questa stanza? Ho un leggero capogiro
nell’essere portato
davanti e indietro..
Hermione e Draco si voltarono verso la voce che
proveniva da un ritratto steso per terra al centro della stanza. Il viso
rosso
di Dexter Fortebraccio, antico preside di Hogwarts, li guardava stizzito
dalla
tela – Forza, muovetevi, sono stufo di sentirvi e
vedervi!
Draco raccolse la sua bacchetta da terra, sotto
gli occhi vigili di Hermione che aveva paura di un potenziale
contrattacco.
-Vecchietto, ci scusi. Ritorni a dormire, mentre
noi facciamo il nostro lavoro.
-Professor Fortebraccio, lo scusi.. sa,
è l’ansia
della morte che gli preme sul collo..
-Morirai prima tu sporca mezzosangue..
-Probabilmente.. ma non prima di vedere la tua
famiglia essere uccisa dal dio che segue da anni..Sarà una
grande
soddisfazione, DRACO. Vederti implorare pietà!
-AH! – a quelle parole, Draco rimase di
stucco.
Smise di parlare, si voltò ed iniziò a riordinare
la stanza. Prese il foglio,
lo divise in due parti e gliene lanciò una – Fai
questo. Io farò il resto della
lista- pareva alquanto turbato, il suo viso era sbiancato, se poteva
esserlo
ancora di più del solito.
Hermione iniziò a pensare che
probabilmente aveva
un tantino esagerato. Voleva colpirlo, fargli male, farlo sentire
impotente.
Probabilmente non si era nemmeno sognata lontanamente che Draco Malfoy
avesse
dei sentimenti. Ma forse, qualcosa in quella carcassa ambulante
c’era. Non dei
veri sentimenti, intendiamoci, ma una sorta di legame che lo teneva
stretto ai
suoi familiari. Forse riversargli in faccia tutta la rabbia e il
disgusto non
era servito a nulla. Forse parlargli di Voldemort e della sua imminente
morte
non era stata una mossa vincente. Draco spostava carta da parato e
quadri senza
rivolgerle lo sguardo. Non un insulto, né la minima offesa.
Era silente. E lo
era perché lei l’aveva ferito.
Lo sapevo che alla fine
sarei stata io la persona cattiva tra i due.
Forse era meglio che me ne stavo zitta. E se davvero l’avessi
ferito?
Naaaaaaaaah! Io ferire Malfoy! Ma se lui mi insulta da mattina a sera,
appena
ne ha l’opportunità.. se potesse farlo inizierebbe
alle 6 del mattino per
finire alla stessa ora il giorno successivo. Aahahah ! se lo dicessi a
qualcuno
inizierebbe a ridere da solo all’impazzata, alla sola idea di
Malfoy ferito da
qualcosa detta da me! Oh,
se ci fossero
stati Harry e Ron qui, mi avrebbero fatto addirittura un applauso.
Tuttavia,
adesso è come se mi sentissi di troppo. In questa stanza mi
sento una presenza
non gradita. E non come prima. Adesso è un non gradimento
diverso. Se ne sta
troppo in silenzio. Si sarà ingoiato la lingua?
Perché non parla? Perchè non mi insulta?
Insultami
Malfoy.. fammi capire che se te ne stai pallido e zitto a fissare
quella pila
di libri non è perché io ho detto ad alta voce
cose che stanno accadendo
davvero nella tua vita.. fammi capire che non sono io la voce reale dei
tuoi
pensieri.. che i tuoi genitori stanno bene vicino a Voldemort e che te
ne stai
zitto solo perché ti faccio troppo schifo per proferir
parola..
Draco alzò il quadro del Professor
Fortebraccio
che parlava da solo rivolgendo domande al ragazzo
e irritandosi per il mondo in cui l’aveva
trattato. Ma lui sembrava perso in un suo mondo, ignorando le parole
dell’anziano. Hermione stava invece lucidando i calici di
cristallo dalla
vetrina e lo scrutava tra i vetri con le rifiniture argentate. Lui non
la
degnava di uno sguardo.
-Forza, dici qualcosa..
Lui la fissò stupito da sopra il grande
quadro,
colpito dal suono della
sua voce che
irruppe nel silenzio della sala, rotto solo dal borbottio del vecchio
preside.
-Cosa vuoi?
-Non vuoi dirmi proprio niente?
-Io sto rispettando il patto di reciproco silenzio.
Cosa che dovresti fare tu per prima..
-Malfoy, lo sai che la tua voce per me è
come un
ago nella pelle..
-E allora stai zitta! E lasciami in pace.
Colpito. Draco era stato colpito. Ed Hermione
l’aveva capito. E cosa più grave, per lei, era che
era stata lei stessa a
farlo. Aveva disarmato il suo avversario con la sua lingua. Forse Piton
aveva
ragione. Forse sarebbe stata davvero a suo agio tra i Serpeverde. Si
alzò e
scavalcò i calici. Prese la bacchetta che Draco aveva
lasciato sul tavolino
dell’ingresso, si avvicinò a lui e gliela
lanciò. Lui la prese a volo, senza
capire. Lei si allontanò di due passi e gli gridò
–Forza Malfoy, colpiscimi!
-Ma sei impazzita?
-Probabilmente sì.. ma ho detto
colpiscimi..
-Granger, non lo farò.. Non
perché ho paura che
tu ti faccia male, perché detto tra noi, in questo momento
mi sto lasciando
scappare una grossa opportunità.. ma perché se
viene Piton e tu sei morta poi
mi metterà in punizione di nuovo e mi farà
sistemare tutte le stanze del
castello.
-Dai Malfoy, colpiscimi e basta!
Malfoy buttò la bacchetta a terra. Si
avvicinò a
lei e portando il suo viso vicino al suo senza toccarla, le
sussurrò –Sbagliato
Granger! Non ti colpirò, per adesso.
Si guardarono negli occhi, ghiaccio nel fuoco,
poi lui distolse lo sguardo –E poi, Mezzosangue, non ho
nessuna intenzione di
farti stare tutta la notte appesa al soffitto. Potresti dar fastidio a
questi
poveri ritratti con la tua voce irritante. Tornò alla sua
occupazione. Si voltò
dandole le spalle e iniziò a lucidare le cornici.
Sono davvero una
persona cattiva..
Hermione iniziava a pensare di aver fatto davvero
una grossa, colossale stupidata. Si era offerta a Malfoy per farlo
rinsavire,
ma non era riuscita a cavarne un ragno dal buco. Riprese a lucidare i
cristalli, nel silenzio truce della stanza.
Allo scadere delle 2 ore, Piton ritornò
in sala.
Diede uno sguardo alla stanza, e si rivolse ai ragazzi
-D’accordo. Penso che possa bastare.
Domani
arriveranno gli elfi domestici e sistemeranno tutto.
-Lei ci ha fatto fare tutto questo per nulla?
-Chi ha detto che fosse per nulla? Era una
punizione..
-Ma ci ha costretti a lavorare insieme!
-Ripeterò per l'ultima volta. Era una
punizione. Se volevo premiarla,
Signorina Granger, le avrei mandato un pacco di caramelle gommose,
non pensa?
Hermione guardò in cagnesco il preside,
poi si
voltò verso Draco.. lui ancora non la guardava, ma osservava
in silenzio Piton,
seguiva il discorso tra i due senza distogliere i suoi occhi dal
professore.
I ragazzi uscirono dalla stanza e si diressero
verso i dormitori come la sera prima. E come la sera prima, lei
davanti, lui
dietro. Ma questa volta, in silenzio. Quando erano arrivati alle scale
che
dividevano il loro cammino lui ruppe il silenzio.
-Ehi Mezzosangue! Quando tu e i tuoi sporchi
amici morirete sappi che non verrò ad accenderti un cero.
-Vai al diavolo Malfoy! –
Hermione allungò il passo e risalì verso le scale
del suo dormitorio come la
sera prima. Ma diversamente dalla sera prima, la sua espressione
appariva
stranamente soddisfatta. Malfoy era tornato quello di prima. E lei, lei
aveva
fatto un buon lavoro. Salì le scale dei dormitori, si mise
il pigiama e si
buttò nel letto per addormentarsi.
Chiuse le tende del baldacchino, si accoccolò
tra le coperte rosse e
dorate e sospirò stancamente, bofonchiando ad occhi chiusi e
a se stessa – ti.odio.Malfoy!-
e si addormentò sorridendo nel calore della stanza.
L'angolo dell'autrice:
Hola gente!
Rieccomi, con un nuovo capitolo
bello pieno! Avevamo lasciato Herm e Malfoy che si beccavano e li
ritroviamo a litigare ancora.. penso che non c'è modo di non
farli scontrare, sanno fare solo quello quando stanno insieme xD ma
comunque tutte queste noie litigiose, a qualcosa serviranno, non
credete? E magari, galeotto fu Piton! Il comportamento di Herm è facilmente riconducibile al fatto che lei, rispetto a Malfoy, sa pesare le parole e non reagisce così perchè prova qualcosa per Draco (o almeno, non ancora :P ) ma perchè vede dall'altra parte un essere umano ferito da se stessa. Insomma, Hermione avrà
fatto centro nel credere che Draco abbia paura di Voldemort? E Draco,
è stato davvero toccato dalle sue parole oppure è
semplicemente annoiato nel risponderle? Chissà :) Per il
momento, vediamo come prosegue la storia .. vi lascio con queste
riflessioni, ringraziando come sempre (ormai sono quasi monotona :p )
chi mi recensisce, chi legge, chi mi segue.. Un bacio a tutte :*
Slab*
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Capitolo 10 *** Everything you don't ***
Everything you don't
Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori.
Italo Calvino
Hermione Granger
non aveva un grande istinto da crocerossina. Non voleva
diventare un
Medimago una volta uscita da Hogwarts , ma era una ragazza. E le
ragazze si
accorgono sempre quando intorno a loro qualcosa cambia. Anche se a
cambiare è
il loro acerrimo nemico. Ecco perché non diede ascolto alle
parole di Ron
quando le disse che secondo lui Malfoy era sempre lo stesso. Lei
l’aveva
sentito che qualcosa era diverso. Ma come sopra, non aveva
l’istinto da
crocerossina. Non intendeva aiutare i bisognosi, salvare gli ammalati.
Non
sarebbe diventata amica di Draco Malfoy all’improvviso.
Perché non le
importava. Perché lui era irritante. Perché
l’odiava. Perché Draco Malfoy era
un pallone gonfiato che si meritava tutto il male del mondo. O quasi.
-Malfoy è cambiato. Perché
non te ne sei accorto?
-Perché non passo la mia giornata a
guardare la
soap opera “Che lunatica quella
Serpe!”..Miseriaccia Hermione, le sere da Piton
ti stanno facendo perdere il cervello?
-No Ron, sto solo osservando che Voldemort
terrorizza anche i suoi alleati, non solo chi lo combatte.
Ronald Weasley sapeva della testardaggine
dell’amica, quindi preferì non contraddirla mentre
gli spiegava quello che era
successo la sera prima, quello
che aveva
detto, la reazione di Malfoy. Secondo lui il ragazzo era semplicemente
indifferente alle parole che Hermione gli aveva riversato addosso, ma
lei ci
vedeva qualcosa di più.
-Malfoy ha il pallino del potere. Se gli dici che
morirà non soffre mica per la famiglia e la sua vita!
Soffrirebbe solo per la
perdita del nome e del patrimonio..
-Andiamo Ron, chi demone potrebbe pensare a
questo in una situazione del genere..
-Malfoy , per l’appunto..
-Io non credo.. è cambiato e questo
cambiamento ha
a che fare con Voldemort.
-Beh, scoprilo allora.. diventa la sua confidente!-
la sfidò il rosso.
-Ma non se ne parla nemmeno!
Andando verso la lezione di Aritmanzia, Hermione
si chiedeva come mai i ragazzi pensavano sempre troppo poco e non si
accorgessero
di nulla. Ma ce l’avevano un cervello? A giudicare da Ronald
Weasley, non
proprio.
L’ora di Aritmanzia passò
veloce, la
professoressa Vector si destreggiava abilmente tra i vari metodi di
studio dei
numeri e ciò permetteva ad Hermione di rilassarsi e di
pensare ad altro.
Lontana dai suoi amici , né Ron né Harry
l’avevano scelta come materia di
studio, dedicava a quell’ora tutta se stessa,
perché poteva finalmente seguire
senza essere interrotta da nessuno, poteva davvero non pensare altro
che al
libro che aveva davanti. E questo era estremamente gradevole, dati gli
ultimi
avvenimenti. Hermione sapeva che Harry non sarebbe tornato troppo
presto e si
aspettava una battaglia silente tra le mura del castello. Voldemort
c’era,
anche se non si mostrava mai al pubblico, anche se non era nel castello
e non
ci voleva molto a rendersene conto. I mangiamorte erano in tutti gli
angoli, e
la sera dopo le 19 non potevano più circolare i ragazzi nei
corridoi. Le sere
da Piton erano state eccezioni irripetibili e lei lo sapeva benissimo.
Era
addirittura peggio di quando erano sotto la dittatura della Umbridge,
addirittura più brutto del clima di terrore alla Tana
durante le sparizioni al
ministero. Hogwarts in poco tempo era diventata una dimora scomoda ed
Hermione,
che per la sua lingua lunga e il suo cervello veloce, scomoda lo era
sempre
stata, iniziava ad avere paura a restare lì senza protezione.
Pensando a tutto questo, uscì
dall’aula e si
diresse verso il lago, per passare la sua ora buca prima di Antiche Rune e quindi, per studiare un
po’ in vista degli
ultimi esami, i M.A.G.O. . Si scelse l’albero più
isolato di tutti, si distese
a terra , aprì il libro e iniziò a studiare.
A meno di 15 metri da lei, un altro ragazzo stava
facendo la stessa identica cosa. Draco Malfoy non aveva voglia di
perdere tempo
con Divinazione, materia scelta non di propria volontà ma
forzata dal volere
del padre Lucius, quindi pensò bene si saltare
l’ora della Cooman per dirigersi
sul prato e prendersi un po’ di riposo che non aveva da un
po’ a causa dei
compiti arretrati e delle punizioni accumulate. Steso
sull’erba, non faceva
altro che pensare a come mai si era cacciato in un guaio tanto grosso.
Odiava dover
dimostrare a qualcuno il suo valore. Odiava farlo perché lui
era Draco Malfoy e
non doveva dimostrare niente a nessuno. Ma soprattutto, odiava dover
fare una
cosa da cui dipendeva la libertà della sua famiglia. Andate
a vuoto le
possibilità che aveva di interrogare la Granger
nell’ufficio del Preside, Piton
era stato molto chiaro. Stava perdendo la pazienza, non che lui ne
fosse molto
fornito, e se non si fosse mosso in fretta avrebbe riferito al Signore
Oscuro
che Draco non era in grado di portare a termine nemmeno il
più banale dei
compiti che gli venivano assegnati.
-Il metodo di Pitagora! Che stupida..
perché non
ci ho pensato prima?
Draco fu scosso dai suoi pensieri da una voce
familiare. Era disteso a terra e si godeva il meritato riposo. Si
voltò di
scatto, ed eccola. Hermione Granger che parlava da sola sopra un libro
di
scuola. Come una persecuzione, se la ritrovò davanti.
Scrutò i suoi movimenti,
i suoi gesti, il suo modo di prendere appunti, il modo di accigliare il
sopracciglio destro quando non le riusciva qualcosa e il modo di
rilassare la fronte
quando trovava la soluzione. Quasi scoppiò a ridere mentre
la sentiva litigare
con se stessa per non aver pensato a formule banali. Doveva ammetterlo,
la
Granger era una ragazza particolarmente buffa e le sue movenze glielo
dimostravano sempre di più.
-Dio mio Granger, hai deciso di torturarmi?- si
mise a sedere con la schiena appoggiata all’albero sotto cui
due minuti prima
stava disteso.
-Malfoy! Da quanto sei lì?
-Da abbastanza per notare che qualcosa in te non
va.. sei pazza?
-Dai Malfoy, lasciami in pace.. ho bisogno di
studiare!
-Dai Malfoy lasciami in pace – le fece il
verso
–ma lo sai che se ti vedono sempre sui libri poi ti
prenderanno per secchiona?
– Rise di gusto – Ops! Troppo tardi!
-Fammi capire, non ti è bastato stare
con me da
Piton, quindi vuoi passare del tempo extra vicino a me?
-Non sia mai Granger! Non pensarlo mai
più. Io
stavo qui da molto prima che i tuoi piedi da mezzosangue decidessero di
pestare
quest’erba umida..
-Di un po’ Malfoy.. ma non hai proprio
niente di
meglio da fare che startene sotto un albero a dire cretinate?
-E tu non sai che esistono le sale comuni per
studiare, invece di prendere i posti degli altri?
-Le sale comuni non mi fanno concentrare.. ho
bisogno di un posto silenzioso..
Draco smise di guardarla e rivolse lo sguardo
verso l’edificio scolastico. Il portone principale era
aperto, un paio di
ragazzi stavano seduti sulle scale parlando tra di loro, nel prato
antistante
un gruppo di ragazze si cambiava colore allo smalto delle dita con un
tocco di
bacchetta, più in là il campo da Quidditch con
gli allenamenti dei Corvonero..
-Il mondo è troppo rumoroso
lì dentro, vero
Granger? – Draco la fissava adesso, senza però il
solito sguardo tra
il divertito e lo sprezzante.
Questa volta la guardava e basta, come se stesse parlando a qualcuno
che non giudicava
come un sottoposto. Ed era uno
sguardo vacuo, senza rancore, senza
odio
né ribrezzo. Profondi occhi grigi che la guardavano, celando
i suoi pensieri.
-Abbastanza.. – tagliò corto.
Non capiva cosa
stava facendo ancora seduta sotto quell’albero. In tempi
migliori si sarebbe
alzata e gli avrebbe voltato le spalle. In tempi migliori lui si
sarebbe alzato
e, inorridito al solo pensiero di aver toccato la sua stessa erba, si
sarebbe
allontanato insultandola. Ma questa volta qualcosa li teneva seduti,
uno di
fronte all’altra e se ne stavano lì, beccandosi a
vicenda senza muoversi. Se ne
stavano lì, litigando e insultandosi a toni leggeri, senza
però alzarsi e
voltarsi. Rimanevano seduti. –
E per te?
Anche per te il mondo è troppo rumoroso, lì
dentro?
-Il più delle volte. E io odio il rumore
di
sottofondo. È insopportabile.
-Lo penso anche io.
-Oddio Granger, siamo d’accordo su una
cosa..
questo è il giorno più brutto della mia vita!
-Smettila Malfoy! Chi ti dice che io stia godendo
a restare qui seduta a parlare con te?
-Beh, puoi sempre andartene..
-O puoi sempre andartene tu..
Si guardarono, incoscienti dei pensieri
dell’uno
e dell’altra, quasi irritati dall’insolenza
reciproca. Lui distolse lo sguardo
da lei e iniziò a strappare l’erba che gli stava
intorno, delicatamente, un
filo alla volta, come un rito di tranquillità e calma. Lei
invece abbassò lo
sguardo sul libro e iniziò a colorare gli spazi tra le
lettere con la matita.
Questo metodo si basa
sull'associazione tra le lettere dell'alfabeto latino e i numeri da 1 a
9.
Basandosi sull'alfabeto latino, non ha nulla a che vedere con Pitagora
che era
greco; inoltre.. oh Santo cielo, non mi ricordo nulla di nulla e come
se non
bastasse ho questo furetto davanti che mi distoglie dallo studio.. I
M.A.G.O.
si avvicinano e io penso a salvare il mondo invece che studiare..
-Ma dai! Smettila
di studiare! Ma perché non pensi a rilassarti una volta
tanto.. eh Granger?
-Si
dia il caso che io stia qui da molto poco e che mi
rilassi tantissimo quando non sono sui libri.. e poi non mi pare che
debba
giustificarmi con te.. gli esami avanzano e nemmeno tu sei
onnisciente..
quindi,faresti bene a metterti sui libri.
-Che
importa.. tanto saremo tutti morti – Draco si
alzò, si
avvicinò a lei e la guardò sgranare gli occhi
divertito – L’hai detto tu che
morirò con la mia famiglia .. no? E cosa ti fa pensare che
tu sopravviverai?
-
Io non volevo dire..
-Qualunque
cosa tu abbia voluto dire non mi interessa. È la
verità, e agisco di conseguenza..- si alzò, si sistemò i pantaloni e la camicia con un colpo di mano e raccolse le sue cose da terra. Poi iniziò a camminare verso il castello, alzando una mano in segno di saluto - Addio Granger, fossi in te
mi divertirei di
più e studierei di meno.. non si sa mai, il momento potrebbe
essere vicino – si
allontanò, portandosi verso la porta d’ingresso a
passo lento e falsamente
distratto.
Hermione
si alzò di scattò e gli urlò dietro
– Che vuol
dire che il momento è vicino?
Lui
si fermò all’istante, si girò, con aria
assente e le
rispose divertito –Qualunque cosa ti faccia dormire la notte,
Granger - Si
voltò di nuovo e se ne andò.
Hermione
lo vide allontanarsi e passare vicino quel gruppo
di ragazze che si toglieva lo smalto. Appena lo videro andarono tutte
in
fibrillazione, e iniziarono a ocheggiare contemporaneamente, ma lui,
non
degnandole di uno sguardo, continuò ad avanzare verso il
castello. Alla fine
scomparve sotto il maestoso portico d’ingresso.
Irritata
e ormai disturbata, Hermione ci mise un po’ per
riprendere l’attenzione, ma aveva in testa sempre e solo
quelle 4 parole..
Che
voleva dire Malfoy con ‘Il momento è
vicino” ? Significa che lui sa
qualcosa? È al corrente degli spostamenti di Voldemort? Che
diamine significa?
E poi, perché me lo trovo davanti in continuazione? Non
riesco a fare qualcosa
che eccolo che spunta.. è una maledizione. E comunque,
qualunque cosa voglia
dire Ron, ho ragione io. Malfoy sta
cambiando. Ha paura, ne sono sicura. Voldemort non sta terrorizzando
solo i sui
nemici, ma persino i suoi alleati migliori. E questo ci può
risultare davvero
molto utile.
Hermione
ricordò un discorso che Harry sentì da Silente al
riguardo e che le raccontò per sfogo personale . ‘Voldemort agisce nel silenzio.
È così che durante la prima guerra
magica è riuscito a creare un impero senza che nessuno se ne
accorgesse. E con
il silenzio lui riesce a contaminare anche le forze del bene’.
E se quel silenzio
avesse colpito anche i suoi più fedeli mangiamorte? Se tutti
adesso lo
temessero, ma nessuno parlasse per paura personale o per la sua
famiglia? Sono
sicura di aver ragione io e sono disposta a scoprirlo, anche se da
sola, costi
quel che costi.
Si
alzò entusiasta della sua
nuova idea e si avviò verso il castello, diretta verso
l’aula di Antiche Rune
dove la professoressa Babbling l’avrebbe fatta rilassare.
L'angolo dell'autrice:
Rieccomi! Ciao Ragazze!
Lo studio mi impegna un attimino (
<.< ) quindi non sono molto presente, ma il nuovo
capitolo c'è! Vi ringrazio per le recensioni e la lettura
del vecchio, mi fa piacere che abbiate approvato :) temevo un po' la
vostra reazione verso la mia personale idea di Herm :) Cmq! Finalmente!
Finalmente quei due hanno avuto una conversazione quasi-semi-civile :D
E adesso si è creato un intruglio Hermione-Draco, ognuno dei
due vuole qualcosa dall'altro.. reggeranno ? Per il
momento so solo che ci saranno ancora battibecchi, come è
facile prevedere da un incontro tra i due :) Non ci resta che vedere
cosa ci viene fuori.. vi ringrazio ancora per tutto, spero di non
deludere le vostre aspettative! un bacio grandissimo :*
Slab*
|
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Capitolo 11 *** All i can do is be me, whoever that is ***
All i can do is be me,
whoever that is
"May you grow up to be true,
May you
always know the truth,
And see the
lights surrounding you,
May you
always be courageous,
Stand
upright and be strong,
May you
stay forever young..."
Bob
Dylan -
Forever Young
L’avambraccio
sinistro non smetteva di bruciare e la parte
di pelle colorata di nero si era gonfiata come se stesse prendendo
infezione.
Draco Malfoy, chiuso nella sua camera e seduto sulla coperte verdi e
argentate,
guardava quello che era diventato il suo braccio. Non era
più un braccio anatomicamente
distinto. Prima si vedeva il muscolo, si notavano i vasi sanguigni che
scorrevano sotto la
pelle diafana. Adesso invece, si vedeva solo una chiazza nera, che
copriva il
tutto e che sporadicamente diveniva più scura. Questa era
solo una parte del
prezzo da pagare per avere aderito al Signore Oscuro. Essere marcato a
pelle,
come le mucche da macello. E così, Draco, si sentiva un
animale prossimo alla
macellazione. Caduto in un turbine mortale, non sapeva come uscirne e
si chiedeva spesso come sarebbe stata la sua vita se non avesse
accettato di divenire un Suo servo. In serbo, covava la paura
di riuscire a portare avanti l'onore della sua famiglia. Aveva
paura di morire coi suoi genitori, ma cosa più assoluta
aveva paura di deludere i suoi, in particolare il padre. L'ansia di
riuscire bene ai suoi occhi era così grande che lo inibiva
in ogni sua singola attività. Lucius, aveva un carattere
difficile e questo Draco L'aveva sempre saputo. Ma anni a desiderare un
suo gesto di assenso, anni a sperare in una parola di conforto. Suo
padre sapeva soltanto farlo sentire meno della feccia, meno del meno di
uno stupido babbano. Lo comparava a chiunque riuscisse a raggiungere
risultati migliori di lui in qualcosa, cosa che non accadeva spesso, ma
era capitato che accadesse, qualche volta. Non si era congratulato con
lui per essere diventato caposcuola. Non si era congratulato con lui
quando era diventato capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde.
Non si era congratulato nemmeno dopo i voti ottimi dei G.U.F.O.. E
Draco ne era convinto. Suo padre non si sarebbe congratulato con lui
nemmeno se avesse ucciso con le sue stesse mani Silente e il Signore
Oscuro lo avesse eletto il suo pupillo migliore. Non che lui avesse
bisogno di un grande discorso di congratulazioni, intendiamoci. Si
sarebbe fatto bastare anche una sola piccola pacca sulla spalla, un
accenno ai suoi successi, anche minimo, invece di rispondere alla
notizia del suo successo rimarcando che Tizio o Caio avevano fatto di
meglio o avevano fatto uguale. Intimamente invidiava tantissimo tutti
coloro i cui genitori erano ossessionati dai propri figli. Il padre di
SangueSporco Weasley, la nonna di Stupido Paciock, i genitori
di Tiger e Goyle. Era riuscito persino ad invidiare la sua compagna di
Casa, Pansy ,quando il padre per farla sentire meglio dopo che aveva
fatto togliere 50 punti a Serpeverde dalla McGranitt, le aveva detto
che andava bene lo stesso e che era fiero di lei. Lucius l'avrebbe
guardato con il suo solito modo e avrebbe detto la sua solita cosa "Grifondoro ha 150 punti in
più, adesso". Si sentiva schiacciato da una
situazione che non aveva scelto nemmeno lui. Lui sapeva di non avere la
stoffa per fare il Mangiamorte. Sapeva che probabilmente sarebbe stato
ucciso da Voldemort per la sua incapacità. Ma cosa
più atroce, per uno del suo rango, era che non riusciva
più ad avere il controllo di nulla intorno a se. Non
era mai stato un personaggio particolarmente calmo, né particolarmente allegro. O
meglio, forse
allegro lo era stato, aveva persino toccato attimi di
felicità. Ma non aveva
mai lasciato trasparire a nessuno le proprie emozioni. Ed era per
questo che si
era enormemente irritato quando Hermione Granger
gli aveva riversato tutto il suo odio
profondo addosso. Si era irritato perché in quel momento lei
aveva capito che
anche lui aveva un punto debole. Lui, Draco Malfoy, era stato scoperto
da una
lurida mezzosangue e questo lo infastidiva più della persona
stessa. Aveva
deciso la sera prima di stare alla larga dalla sangue sporco per far
sì che lei
non lo guardasse più con gli stessi occhi compassionevoli
con cui l’aveva
guardato il giorno prima. Era una
cosa che non doveva più accadere. Ma se l’era
ritrovata davanti all’improvviso e questo lo aveva
scombussolato, non aveva nemmeno più la voglia di dirle che
gli faceva schifo, tanto lei, già lo sapeva. Erano
stati tanti, ormai, i tentativi di
scoprire dalla ragazza dove si trovava Potter, ma erano risultati tutti
vani. Se suo padre avesse saputo che l'astuta mezzosangue lo stava
mettendo in difficoltà, gli avrebbe tolto anche lo
sguardo sprezzante e gli avrebbe fatto cambiare nome per fargli
smettere di infangarlo. Era una macchia per la sua famiglia, ne era
consapevole. Ma non riusciva a fare di meglio. E questo lo faceva
impazzire.
-Dannazione!
– Diede un pugno alla colonnina del
baldacchino del letto, poi si posò sul materasso,con le mani
tra i capelli e la
testa tra le gambe –Dannazione!
Ricordò
come l’anno prima, mentre cercava di uccidere
Silente era caduto nello sconforto, in quel bagno con Mirtilla
Malcontenta. Ma
alla fine, Silente era morto. Non ci era riuscito personalmente, ma il
risultato era quello che contava. Stavolta però, comprese
che non ci sarebbe
stato Severus Piton a salvarlo dal suo ennesimo fallimento.
Perché stavolta il
mandante era lui, il professore. Quel giorno, in quel bagno, con
Mirtilla. E
Potter che non si faceva mai gli affari suoi. Potter che era sempre in
giro. Potter che ficcava sempre il suo stupido nasaccio negli affari
che non gli riguardavano. Vedeva spuntare la sua fronte sfregiata
ovunque. Ah
se fosse stato un fantasma e fosse riuscito a spiare la Granger con i
suoi
amici. Lo avrebbe capito subito e avrebbe finalmente avuto la
capacità di chiedere al Signore
Oscuro di lasciare in pace la sua famiglia, come ricompensa. Sarebbero
stati liberi. Non gli sarebbe importato di nient'altro, solo di
liberare la madre dal fardello atroce di un marito e un figlio sul filo
del rasoio. Lo faceva solo per lei. Perchè Narcissa, era
l'unica che aveva capito quando ci era rimasto male per il
comportamento di Lucius quando all'arrivo dei risultati dei G.U.F.O. il
padre gli aveva comunicato che Blaise Zabini aveva avuto il suo stesso
voto in Difesa contro le arti oscure. Era l'unica ad aver visto i suoi
occhi lucidi quando Lucius lo aveva sgridato perchè Potter
era diventato Capitano della squadra di Quidditch e lui
"soltanto" Caposcuola. Lo avrebbe fatto sol oper lei. Ah, se fosse
stato un fantasma. Rialzò la testa tra le mani doloranti, si
guardò nello specchio che pendeva dall'anta dell'armadio.
Guardò i lineamenti del suo viso, divenuti spigolosi e duri,
come un'evoluzione che lo stava portando a diventare un uomo. La pelle
diafana della mano destra era diventata leggermente rossa per il pugno
di prima. Sventolò la mano all'aria, come per allontanare il
sangue che si era accumulato a quel livello della pianta, ed
effettivamente, il sangue iniziò a ricircolare e la mano
iniziò a ritornare al suo bianco pallido, quasi perlaceo. La
guardò. Era come se un corpo caldo fosse stato ucciso e si
stesse raffreddando, rintanandosi nel ghiaccio della morte. Poi di
colpo, capì. Si alzò dal letto, corse
verso le scale del dormitorio, saettò attraverso la sala
grande.
-Ehi
Principino, dove scatti?
-A
dopo Blaise, ora non posso parlare!
-Usa
le precauzioni!- gli gridò dietro ridendo l’amico.
-Idiota!
Scattò
verso i corridoi e arrivò al secondo piano. Si
guardò intorno ed entrò nel bagno
delle ragazze, sempre vuoto, soprattutto dal suo secondo anno. Si
chiese se ci fosse ancora qualcuna che frequentasse ancora quel bagno,
poi si stupì della sua stessa riflessione. Sicuramente non
ci andava nessuno da tanto tempo, per paura della maledizione
dell'erede d Salazar Serpeverde. Ed inoltre c'era lei. Si
addentrò tra
le fontane. Quella d’ingresso per la camera dei segreti era
ancora lì, maestosa
e perlacea, collocata al centro della stanza. Alla sua sinistra si
stagliavano
le cabine dei bagni, e su un lato di queste, ultima in fondo al bagno
alla
riga, la vide. Mirtilla Malcontenta fissava la porta del bagno senza
aspirazione
alcuna. Incuriosita dal rumore dei passi, si voltò sbarrando
gli occhi.
-Ah
sei tu.. non vorrai mica cercare di morire di nuovo davanti a me?
-No
Mirtilla, questa volta no.
Il
suo cipiglio si ammorbidì e le tornò il sorriso.
Draco
faceva quasi fatica a non fissarla come se fosse.. un fantasma.
Mirtilla
volteggiava tra le varie cabine con eleganza, come se la sua natura di
fantasma
fosse qualcosa di estremamente normale. E forse, nel mondo dei non
vivi, poteva
anche esserlo. Gli rivolse un enorme sorriso e gli occhi opachi
lampeggiarono
tra le lenti degli occhiali.
-Bene.
Io odio quelle scene di morte. Sono sempre.. tutte uguali! Allora, cosa
vuoi qui?
-Beh..
vorrei proporti un patto.
-Un
patto? Cosa ti fa pensare che io sia invogliata a fare
patti con te? In fondo, io non ho bisogno di niente.. se non..
-Se
non?
-Le
giornate sono tanto lente.. sai, Draco? – esitò
sul suo nome, per metterlo in soggezione. Poi volteggiò
intorno a lui per attirare la sua attenzione, poi si fermò
davanti al suo viso,
a due centimetri dal suo naso –mi chiedevo.. pensavo che, un
amico.. ogni
tanto.. potrebbe velocizzarle.. non credi?
Draco
capì dove voleva andare a parare. Mirtilla voleva
compagnia. Ma come dare compagnia ad un fantasma se non
l’aveva mai fatto
nemmeno con una persona viva? Lui era abituato alla solitudine. Era un
ragazzo
solitario e odiava la confusione intorno. Inoltre non era in grado di
prestare attenzione a nessun altro, sempre concentrato su se stesso,
sempre in atto di migliorarmento. Ma adesso ci pensava, per che cosa?
Pensò ad un modo per poterle dare
quello che voleva senza esserne principalmente coinvolto.
-Potrei
parlare di te a Potter. Sfregiato passerebbe un po’
di tempo con te.
-Tu
ad Harry Potter non siete amici, Draco Malfoy. Lo so
benissimo, non insultarela mia intelligenza! E poi è molto
che Harry non viene a trovarmi! Si è
dimenticato di me.
Scartata
l’ipotesi Sfregiato, Draco pensò ad un nuovo
stratagemma. La guardò svolazzare su una cabina e poi
tornare indietro, poi
girare intorno alla fontana, infine capitolare di nuovo davanti a lui.
-Ok
senti. Quello che sto per chiederti è una cosa
abbastanza semplice. E facendo questa cosa potrai parlare con me quanto
vuoi,
fino alla fine della tua missione. In più ti consentirebbe
di uscire da qui
ogni tanto. – La fissò – Non ti va, di
uscire da qui?
-Certo
che mi va. Mi assicuri che potrò parlarti quando e
dove voglio?
-Fino
alla fine della missione, te l’assicuro.
-La
fine della missione?
-Fino
alla fine, poi tornerà tutto come prima.
Lei
lo scrutò, in silenzio. Iniziò a volteggiare
intorno a
lui, come per capire l’inganno. Lo guardò
accigliata, lo esaminò attentamente.
Poi gli sorrise.
-Va
bene Draco Malfoy! Cosa devo fare?
-Segui
Hermione Granger e Ronald Weasley e scopri cosa
hanno da dire di Harry Potter. Poi riferiscimi tutto velocemente.
-Tutto
qui?
-Tutto
qui.
-Sarà
fatto.
-Sì,
però.. non devi farti vedere.. se no, non parlano
più, capisci cosa intendo?
-Devo
spiarli, ovvio che capisco! So essere molto discreta, quando voglio.
-Bene!
-Bene.
– lei sorrise – Allora.. vado?
-Vai!
E
volò dentro uno scarico. Lui guardò il punto dove
prima
stava lei e adesso era vuoto. Si ridestò dalla cosa che di
per se poteva anche
sembrare disgustosa ( Mirtilla era scivolata dentro un gabinetto ), si
voltò e
uscì dal bagno.
Si
incamminò verso i corridoi, passando davanti ai grifoni
dell’ufficio del Preside. Gli venne un’idea. Se
avesse fatto vedere a Piton che
stava procedendo nel suo piano, lui non gli avrebbe messo
più tutta quella
fretta e se ne starebbe stato buono in silenzio ad aspettare. Diede la
parola
d’ordine ai grifoni e salì sopra, al cospetto di
Severus Piton.
-Draco,
finalmente. Aspetto tue notizie da vari giorni.
-Signore,
mi scusi per il ritardo. Sono venuto a dirle che
il piano procede.
-Il
piano?
-Scoprire
dove si trova Potter.
-Hai
bisogno di un piano?
-Interrogare
la Granger si è rivelato decisamente più
difficile del previsto..
-Interrogare
la Granger.. Interrogare la… - Piton si
fermò, lo guardò con i suoi penetranti occhi
neri, gli balzò davanti, poi
riprese – Draco, io non voglio essere duro con te. Lo sai. Ma
così mi costringi ad essere in pensiero con te. Io non posso
più aiutarti. Devi fare tutto da solo, il Signore Oscuro
è stato molto chiaro al riguardo.
Ti rendi conto..
-Della
grandissima opportunità che mi sta dando? Sì, me
ne
rendo conto. Ma mi lasci spiegare ..
Parlare
con Piton si rivelava ogni giorno più irritante. Non
solo perché lui, traditore massimo del SUO Signore adesso si
pavoneggiava
perché era rientrato nelle sue grazie, ma soprattutto
perché non capiva che
quello che gli aveva chiesto era sfinente e soprattutto impossibile.
Non gli
aveva chiesto di scoprire qualcosa fatta da Zabini o Nott. Gli stava
chiedendo
di scoprire qualcosa dei suoi più acerrimi nemici, nemici
scaltri e diffidenti
che non si sarebbero mai aperti con lui. Come poteva biasimarli, lui
per primo non avrebbe confessato loro nemmeno dove si trovavano i bagni
del terzo piano ( cosa ovvia ai più ). Come poteva dirgli
cose più oscure e personali? Perché Piton,
questo, non lo capiva?
-Draco,
mi duole dirtelo. Ma devi muoverti. Il Signore
Oscuro sta perdendo la pazienza e..
-Se
il Signore Oscuro sta perdendo la pazienza perché non
se lo va a cercare lui, Potter?
-Draco..
Non dire così. Sai quanto lui ti abbia in
considerazione.
-Lui
non mi tiene in considerazione ma mi usa come una marionetta per le
cose che lui non vuole fare.
-Draco,
per favore, non essere insolente. Il Signore Oscuro tiene
considerazione di te e della tua famiglia, ecco perchè
siete..
-Ancora
vivi? Ahaha!
Il
preside lo guardò, con sguardo severo e rimproverante. Lui
smise il sorriso finto e sarcastico, poi, sfinito acconsentì.
-Ha
ragione. Mi scusi Signore.
-Va
bene. Facciamo così. Lavora al tuo piano, ma fai in
fretta. Accelera i tempi e scopri dov’è quel
ragazzo. Poi, vieni da me e io ti
farò ottenere la libertà.
Draco
uscì dalla stanza furente. Piton sembrava parlare con
un bambino di 10 anni. Non riusciva a capire. Che se lo cercasse da
solo, quel
Potter. A lui non importava niente, a lui non interessava nemmeno un
po’. Non
gli importava niente del Signore Oscuro e della sua ascesa. Tutti
quegli
ossessionati intono a lui, era degli stupidi! A lui importava solo
salvare la
sua famiglia. Gli importava solo ridare la libertà a sua
madre. Come si era
cacciato in quella situazione? Perché lui e non qualcun
altro? Perché non
poteva pensare anche lui ai M.A.G.O. come tutti gli altri ragazzi della
sua
età? Per la prima volta nella sua vita penso di voler essere
qualcun altro. Per la prima volta nella sua vita penso che essere un
Malfoy non era poi così figo. Anzi. Faceva schifo. Il
marchio nero sotto la benda ricominciò a bruciare e lui era
al limite
della rabbia. Tornò in camera, con la collera alle stelle e
afferrò il boccino
senz’ali che aveva sul comodino accanto al letto.
Iniziò a giocherellarci
nervosamente, mentre ripensava alle parole dette del professore. Preso
dalla
collera lo catapultò fuori dalla finestra e si distese sul
letto cercando di
sbollire la rabbia. Gli restava solo Mirtilla. Attese quindi che
tornasse con le
informazioni richieste.
L'angolo dell'autrice:
Ciao ragazze! Un nuovo
capitolo, un po' più lunghetto di quello scorso :) Mi
dispiace per il ritardo, ma purtroppo lo studio mi impegna tanto :)
Cooooooooooooooomunque! Questo capitolo fa un po' di
chiarezza (spero :p) nelle riflessioni di Draco.. pare sia
chiaro che siamo ancora lontani anni luce dal suo innamoramento per
Herm, è troppo preso dai guai che affligge i Malfoy e sente
la pressione di questa missione sul collo, ha paura di fallire, ha
paura di morire.. ha paura di tante cose. Ma noi lo conosciamo bene,
lui non si lascerebbe mai scappare queste cose davanti a nessuno, e per
questo si rifugia in camera e qui l'idea brillante di far braccare Herm
da Mirtilla ( a proposito, è un personaggio che mi fa
abbastanza ridere xD spero di averla resa :) ) .. quindi.. cosa
succederà nel prossimo capitolo sarà tutto da
vedere :) ( ci scriverei un film sopra xD !)
Cmq, vi ringrazio per i consigli che mi date, li accetto di buon cuore
e ne sono strafelice :) grazie per le belle parole che mi avete
lasciato nello scorso capitolo, ho apprezzato e vi lascio con questo
capitolo ( lo so, i miei cap sono troppo corti, ma purtroppo sono
straimpegnata e pur di non lasciare Draco ed Herm che si scannano da
soli, scrivo anche pochissimo, chiedo venia T.T ! ) sperando di non
deludervi e di tener alta la vostra curiosità!
Un bacio a tutte :*
Slab*
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Capitolo 12 *** Tell me what's happening around me ***
Tell me
what's happening around me
Se una persona ha il potere di farti cambiare umore.. allora
è davvero importante!
- Cappellaio Matto -
Ronal
Weasley iniziava a scocciarsi dei discorsi di
Hermione Granger. Sapeva che l’amica fosse cocciuta, ma
quando si impuntava su
certe cose era come vedere un toro che si fissava sulla rossa gonnella
di una
fanciulla sugli spalti. Inutile dirgli che doveva seguire il Matador ,
il toro
avrebbe seguito la gonnella rossa. Così era Hermione
Granger, un toro illogico
che aveva puntato il suo bersaglio. E stavolta la gonnella rossa era Malfoy. Non era
sicuro cosa
gli volesse far capire, ma ne era certo, quello che gli stava dicendo
era
sbagliato. Draco Malfoy non era cambiato. Non stava cambiando e non
sarebbe
cambiato mai. Sarebbe rimasto solo un mangia morte per tutta la vita.
Hermione,
d’altra parte, non ne era convinta. Credeva in una
redenzione. Parlava di
cambiamento. Di paura. Di opposizione. Era convinta che anche lui in
fondo
avesse un’anima. Un’anima maledetta, magari. Ma ce
l’aveva. Cretinate, pensava
Ron. Lui sapeva che nè lui, nè la sua famiglia, nè tantomeno la crocchia intorno al padre, i servitori di Lord Voldemort, sarebbero mai cambiati e che Malfoy
l’aveva soltanto
ingannata per ferirla e farla sentire in colpa. Era sempre la solita
serpe. E
lo sarebbe sempre stato. Lo ripeté ad Hermione e a se stesso
come per
convincersene meglio.
-Ti
dico di no. Secondo me ti stai soltanto impicciando in
cose che non ti riguardano..
-Non
hai capito niente, Ronald! Se scopriamo che anche i
mangia morte hanno paura, sarà più facile per
noi. Colpisci il nemico quando è
diviso.. non pensi?
-No.
-Ronald
Weasley! Cavolo, non rendermi sempre le cose
difficili. Ho bisogno di sentire il tuo appoggio, almeno in questo!
Harry è lì fuori,
da solo, senza nessuno, al freddo, senza cibo, senza un letto.. e noi
siamo
qui.. ti è così difficile capire che ho bisogno
di aiutarlo?
-Bisogno?
Per Merlino Hermione, non pensi di esagerare
giusto un po’?
-Non
sto esagerando, sono solo in pensiero per il mio
amico.. cosa che dovresti fare anche tu.. ma a quanto pare a te sta
bene così..
-Ok
ok – Ron si accorse di stare su un terreno pericoloso,
quindi cercò di assecondarla per non farla urlare di nuovo,
come l’ultima volta
– sto solo dicendo che Malfoy e i suoi affari non sono tanto
raccomandabili,
ecco tutto.. potrebbero esserci conseguenze gravi, potresti imbatterti
in una
tempesta più grande di quanto tu ti saresti immaginata.
-A
volte abbiamo bisogno di un vento di tempesta per disperdere la nebbia
che c'è nella nostra anima, Ronald.
Hermione
lo guardò negli occhi e forse
per la prima volta da quando si conoscevano, Ron la comprese. Aveva
bisogno di
sentirsi utile per Harry, non per una stupida mania di protagonismo,
voleva
sentirsi in pace con se stessa ed Harry, partendo da solo, non aveva
capito che
quella pace, gliel’aveva negata.
Ricominciarono
a studiare nella sala
Grande, perdendosi tra le tante pagine del libro di Trasfigurazione.
-Ciao
ragazzi..
-Ciao
Neville..
-Mhh..
Trasfigurazione? La McGranitt ci
ha dato sotto con i compiti, eh?
-Già..
due relazioni.. dico io, due!Ma
cosa crede, che siamo qui a rigirarci i pollici? –
Ron sbuffò pittorescamente, facendo volare due
o tre piume che aveva davanti a se..
-La
McGranitt ci ha dato una
relazione.. quella che dici tu era per sabato scorso.. stupido tu che
invece di
fare i compiti ti metti a perder tempo – lo
incalzò prontamente Hermione.
Neville
iniziò a giocherellare con una
pallina dorata tra le mani mentre loro scrivevano il rotolo di
pergamena
assegnatogli dalla professoressa. Ovviamente, Neville non era
propriamente
conosciuto per la sua agilità e la sua fermezza, per cui, fu
molto prevedibile
vedere la pallina cadergli da mano e rotolare fino ad Hermione e Ron.
Hermione
irritata per l’ennesima interruzione , alzò lo
sguardo e si trovò davanti un
boccino senz’ali, quasi distrutto, pieno di graffi..
-Neville,
non ti sarai mica messo a
rubare boccini alla squadra di Quidditch? È un reato..
potresti essere espulso
per questo, per di più..
-No,
no tranquilla – le sorrise
l’amico, abituato alle visioni catastrofiche della riccia
– l’ho trovato a sud
del Castello sul prato.. cercavo delle bacche per la pozione di
Lumacorno e me
lo sono ritrovato davanti..
-Ah..
strano.. chi è che butta boccini
così in giro..in ogni caso, dovrai restituirlo alla
professoressa McGranitt –
Hermione sapeva sempre quello che si doveva fare. A parte
perché conosceva a
memoria il regolamento della scuola già dal primo anno e se possibile da prima che mettesse piede ad Hogwarts. Poi,
e cosa più
importante, era dotata di un grande senso di moralità, per
cui non poteva non
esprimere il suo dissenso da chi si teneva le cose trovate e non le
restituiva.
Guardò il boccino, rigirandoselo tra le mani. Era identico a
quello che Silente
lasciò in eredità ad Harry, tranne che per quei
graffi tutti intorno. Stava per
ridarlo a Neville, quando inclinando la mano e il boccino in essa
contenuto, le
parve di vedere dei segni che formano una parola.
-R..
C.. ma che significa?
-Stai
delirando? – Ron la guardava
senza capire, come se l’amica stesse delirando per la febbre
alta.
-C’è
scritto qualcosa.. le linee..
formano una parola..
-Fammi
vedere! – Ron le strappò da mano
il boccino per osservare meglio da vicino – Effettivamente,
potrebbe essere..
C.. O.. D.. R.. A.. che diavolo è CODRA ?
Hermione
lo guardò assente. Non era
Codra. Si stupì della chiusura mentale del suo amico che
cercava in tutti i
modi di capire cosa significasse quella parola, per lei inesistente,
ovviamente.
-Neville,
ti dispiace se questo lo
porto io alla McGranitt? Dovrei già andarci per conto mio,
non mi costerebbe
nulla portarlo lì, facendo due cose in una sola volta.
-Ok.
Tanto io adesso dovrei ripassare
Erbologia..
-Ancora
con Erbologia, eh? Ma non ti
scocci? Cioè, tutte quelle piante.. quei pollini.. bleah!
-Ma
no, dai.. non è così brutto come
pensi..
-Neville
non ascoltarlo. Ronald
ultimamente parla a sproposito e riesce solo a pensare a come mangiarsi
in una
volta 20 cioccorane.
-Sono
arrivato a 15, è più difficile di
quello che pensi! Le rane zampettano allegramente in tutte le
direzioni! Faccio
fatica già dalla decima in poi.
Hermione
lo guardava senza espressione.
Non sapeva che pensare, se non ‘Questo
è
un idiota’.
-Beh,
allora io vado.. lo porti tu alla
professoressa, allora?
-Certo
Neville. Ci vediamo stasera al
dormitorio.
Neville
si allontanò a passo svelto,
dirigendosi verso la serra per la lezione di Erbologia che Ron ed
Hermione
avevano accuratamente deciso di eliminare dal proprio curriculum.
-Ma
sei impazzito?
-Per
cosa, questa volta?
-Dire
a Neville che l’unica materia in
cui va bene fa schifo!
-Ma
è la verità..
-Un
bradipo.. sei un bradipo!
-Ma
cosa c’è che non va?!?
-C’è
che hai la sensibilità di un
bradipo in letargo, ecco cos’è!
-Ma
Neville non se n’è nemmeno accorto!
-Solo
perché tu non ci hai fatto caso.
Non hai visto come ha sgranato gli occhi e come cercava di
giustificarsi?
-E
tu che hai afferrato quel boccino
come la sadica? Non mi pare ti sia mai appassionata al Quidditch!
-Ma
allora sei davvero idiota!
Hermione
iniziava a spazientirsi! –
Possibile che da solo non ci arrivi?
-Spiegamelo
tu, facciamo prima!
-Il
boccino ha un proprietario..
-Ovvio.
È della squadra di Quidditch di
qualche casa!
-
Le lettere! Il nome.. ti prego
Ronald, metti in azione la logica!
-CODRA!
Conosci questo tipo!
-È
DRACO, Ron! DRACO.. DRACO MALFOY ! è il
proprietario di questo boccino!
-Ahh!
Dracooooo! Hai ragione! Vabbè,
allora la McGranitt glielo restituirà se lo capisce cosa
c’è scritto.. o glielo
dirai tu che è di Malfoy?
-Non
hai capito proprio niente! Lo
porterò io a Malfoy!
-COSA?
-Glielo
porterò io.. così potrò
indagare più da vicino quello che sta tramando con i suoi
amichetti oscuri..
-Hermione,
davvero, io..
-Basta
Ron, ormai ho deciso – si alzò
dalla panca, con un colpo di bacchetta risistemò tutti i
libri in borsa e se la
mise in spalla, afferrò il boccino e con un sorriso a
trentadue denti si
rivolse a Ron che la guardava cupo e interdetto – Ci vediamo
dopo Ronald!
Studia, mi raccomando o la McGranitt ti trasformerà lei
stessa in una ciocco
rana! – gli voltò le spalle e si avviò
verso la porta d’ingresso.
Ron
rimase a guardare la scia dei suoi
capelli dorati che lasciavano la sala. Che ragazza cocciuta!
Hermione
non aveva la minima idea da
dove cominciare a cercare Malfoy. Prima cosa, non voleva aspettarlo
fuori i
sotterranei dei Serpeverde, perché così gli
avrebbe dato un’importanza che non
meritava e che soprattutto non gli avrebbe dato comunque. In secondo
luogo, non
voleva che le altre Serpi la vedessero lì fuori.. le erano
tutti antipatici.
Passò quindi davanti a quello che era l’ufficio di
Piton prima di diventare
Preside. L’ufficio si trovava comunque nei sotterranei, nelle
vicinanze dei
dormitori dei Serpeverde, anche se non ne era molto sicura, visto che
non ci si
era mai avvicinata, anzi, se ne era tenuta sempre alla larga con molta
attenzione.
Se anche l’avessero vista lì, poteva sempre dire
di star cercando il Preside e
di non averlo trovato nel suo ufficio. La cosa si sarebbe complicata se
invece
che i suoi compagni di scuola, avesse incontrato il Preside stesso. Ma
era
un’eventualità a cui non voleva pensare, o almeno,
non ancora. Dieci minuti
davanti alla porta di Piton le fecero pensare che quel posto era
così tetro e
freddo che avrebbe biasimato le Serpi per il loro comportamento acido e
crudele. Era il microclima che modificava qualcosa nei loro cervelli,
inducendoli a divenire come il marmo che tappezzava le scalinate
d’entrata ai
sotterranei: duro,
freddo e scivoloso.
Dove
diavolo si sarà cacciata quella serpe della
malora! Me lo trovo sempre
davanti, sempre tra le scatole e quando lo cerco scompare nel nulla
così. Vuoi
vedere che se n’è rimasto nel letto proprio
stamattina? Ma che razza di idiota!
Che razza di furetto idiota che è!
Irritata
dalla desolazione di quel
posto, decise di risalire verso il mondo aperto. Quel corridoio le
aveva messo
l’angoscia e l’ansia. Risalì le
scalinate e si ritrovò nel corridoio
d’ingresso. Decise di provare all’ingresso, magari
se ne stava a guardare il
panorama da portone principale.
Ovviamente
no. È un idiota. Prima se ne resta sul prato ore ed ore a
non farmi studiare, e
proprio quando mi serve si volatilizza! Dove.diavolo.sei.Malfoy?!?
Un
fischio in lontananza la distolse
dai suoi pensieri. Si voltò verso il suono acuto che quasi
le bucava un timpano
e finalmente capì. Sei scope con cavalieri verde e argentati
si alzarono in
volo. L’allenamento di Quidditch dei Serpeverde. E lei non ci
aveva proprio
pensato.
Mi
ero scordata che il furetto giocasse a Quidditch. A proposito,
saprà cavalcare
la scopa? Che imbecille!
Si
avviò verso il campo da Quidditch ma
decise di restare comunque fuori per non dare a Malfoy
l’impressione di un
pedinamento così sfacciato. Decise quindi di mettersi sotto
un albero a circa
20 metri dal campo. E facendo finta di leggere un libro, si mise ad
aspettare
che finisse l’allenamento. Si sentì estremamente
diabolica.
I
Serpeverde erano nel pieno del loro
allenamento. Da principio Draco non aveva nessunissima voglia di
andarci, ma
poi, decise che gli avrebbe fatto bene smaltire la rabbia del giorno
precedente
con del puro agonismo, quindi si mise lo zaino in spalla e si
avviò verso il
campo da Quidditch. Passando attraverso la sala grande notò
subito Hermione Granger
e Ronald Weasley che parlavano concitatamente elei ovviamente urlava.
Ma che
aveva sempre da urlare quella lì? Gli tornò in
mente il compito affidatogli da
Piton, ma decise di non pensarci per il momento. Quello che voleva
adesso, era
saettare tra le nuvole e sentire l’aria infrangersi contro i
suoi capelli ed il
suo viso. Appena spiccò il volo fu come se avesse lasciato a
terra tutte le sue
pene. Piton. Lucius. Voldemort. Hermione Granger. Erano tutti
là a terra mentre
lui si librava libero nel cielo. Amava quella sensazione,
l’avrebbe voluta
addosso per tutta la vita. Volò in alto fin sopra le nuvole,
da lì il mondo
aveva una visuale diversa. Scese, ma solo perché altrimenti
Madama Bumb avrebbe
gridato alla sua scomparsa e nonostante non riuscisse a distinguere che
le
sagome delle persone che stavano intorno al castello, gli parve che
tutto da lì
era diverso. Un luccichio dorato gli apparve improvvisamente davanti
agli
occhi. Eccolo, il boccino d’oro. Ricordava la prima volta che
lo afferrò tra le
sue mani. Aveva solo 3anni e le sue mani piccine stringevano il piccolo
boccino
come se fosse un tesoro inestimabile. Draco corse
all’inseguimento in
picchiata, si gettò di strapiombo verso terra per poi
frenare ad un centimetro
dal terreno. Lo aveva in mano.
Madama
Bumb fischiò la fine
dell’allenamento appena dopo che lui prese il boccino. Tutti
scesero a terra e
si avviarono verso gli spogliatoi.
L’acqua
scorreva sul suo viso ,
rimovendo le tracce di terriccio e fango che vi si erano attaccate per
il
sudore. Draco preferiva il momento dopo l’allenamento,
perché sentiva tutti i
suoi muscoli tirarsi all’unisono sotto l’acqua
bollente della doccia.
Ma quando
si muove? Harry non ci mette
mai tutto questo tempo.. ma che idiota! Scommetto si stia facendo
bello, vanesio
com’è. Draco Narciso Malfoy, è assurdo!
Sai che c’è di nuovo? Mi ha fatto
perdere solo tempo prezioso, quello stupido furetto! Adesso mi alzo e
me ne
vado.. mi alzo, conto fino a 3 e me ne vado.. 1…
2… 3… idiota!
-Ehi
Mezzosangue.. Guarda dove vai! Le radici
degli alberi non ti hanno fatto nulla per essere schiacciate dai tuoi
piedi
sporchi!
Hermione
si girò di scatto. Eccolo lì,
Draco Malfoy, davanti a lei, dopo tutta quell’attesa. Aveva
il viso più
rilassato rispetto alle altre volte, ma la voce era sempre la stessa,
un po’
roca, quasi raffreddata per il freddo intorno e i capelli ancora molto umidi.
-Taci
Malfoy, brutto zotico
troglodita!- lo fulminò con lo sguardo – sai che
andare in giro con i capelli
bagnati può essere pericoloso alla tua età?
Potrebbe venirti un accidente.
-Quello
che potrebbe venirmi non sono
affari tuoi Granger.. piuttosto, sai che andare in giro da sola
può avere gravi
ripercussioni per il tuo faccino?
-Le
stesse che potrebbero capitare a
te, stupido furetto!
Draco
le balzò davanti senza lasciarle il
tempo di reagire, un’altra volta –Devo ricordarti
con chi stai parlando, sanguesporco?
-Non
c'è bisogno che mi ricordi chi sei Malfoy! Piuttosto evita
di saltarmi davanti in questo modo, è una cosa che mi fa
venire l'angoscia!
-Che
c’è Granger, ti faccio paura?
-No
Malfoy! Mi fai solo schifo.
-Stupida
figlia di babbani.. stupida..
– il sangue riprese a ricircolargli
in testa come una pompa impazzita, la rabbia stava riprendendo il
possesso del
suo corpo. L’allenamento era stato tutto inutile. Quella
stupida Mezzosangue
aveva vanificato i suoi sforzi – mi sto scocciando di te, sul
serio.
-Beh,
Malfoy. Sarai felice di sapere
che tu mi hai scocciato dalla prima volta che ti ho visto - Si
allontanò
velocemente da lui togliendosi dal suo controllo, ma Draco
l’afferrò per il
braccio e la tirò verso di se, questa volta però
più distante da lui, ma
abbastanza vicino da poterlo sentire mentre parlava sottovoce, con la
voce roca
e sibilante, simile ad un serpente. - Tu, zannuta mezzosangue!
Sparirà il tuo
ghigno arrogante e superbo dal tuo volto, posso garantirtelo.- disse
tuto velocemente e sommessamente, con un tono cupo. Parole taglienti e
letali quasi quanto un Avada Kedavra.
Hermione
diede uno strattone per
liberarsi e iniziò a camminare verso il castello,
lasciandosi alle spalle un
Draco Malfoy immobile, sotto l’ombra di un albero, nel prato
antistante il
castello.
Entrò nel dormitorio
arrabbiatissima. Come un ciclone. Come un uragano. Una furia.
Quello
stupido Malfoy! Stupido di un furetto!
Salì nel dormitorio ed entrò
nella stanza
scaraventando sul letto la borsa. Questa si aprì e il
boccino senz’ali rotolò fuori
sul letto. Nell’impeto dell’irritazione se ne era
dimenticata. Lo fissò e si
chiese se non era meglio gettarlo giù dalla finestra e
disfarsene. Che se lo
cercasse da solo, quello stupido di Malfoy.
Poi si ridestò un momento, doveva pur
sempre
scendere a seguire Pozioni. Quindi, sistemò di nuovo la
borsa, vi ficcò il
boccino dentro e ritornò in sala comune, pronta per andare
nell’aula di
Lumacorno.
Si
era completamente dimenticata che la lezionie di Pozioni era condivisa
con le Serpi, quindi quando si ritrovò davanti
Malfoy col suo solito ghigno maligno le venne quasi un colpo.
Fortunatamente, la lezione si svolse velocemente e a ritmi serrati, per
cui Hermione non ebbe nemmeno il tempo materiale di pensare che Draco
Malfoy era un inutile idiota senza cervello, presa dalla pozione
assegnata dal professore, che le costava attenzione e
precisione.
Quando
uscirono dall'aula di Pozioni, Ron ed Hermione avevano finito le loro
lezioni giornaliere, quindi decisero di tornarsene in sala comune dei
Grifondoro perchè lui voleva sapere come era andata con
Malfoy e se lei avesse scoperto qualcosa, lei invece voleva rintanarsi
per studiare un po' e per finire la relazione per la McGranitt.
-Mezzosangue,
come mai non sei mai caduta nel calderone?
-Malfoy,
non lo sai che non tutti sono deficienti come te?
Mentre
ripercorrevano il corridoio che li portava nelle rispettive case,
Malfoy l'aveva avvicinata insultandola come il suo solito,ma la sua
lingua tagliente e biforcuta aveva trovato pane per i suoi denti.
Hermione rispondeva ad ogni insulto a raffica, senza mai venir meno e
nell'atto di offendersi a vicenda, non si erano accorti di aver
proseguito insieme per circa due terzi del corridoio.
-Beh,
che vuoi fare, venire con me nei sotterranei? Sai che il sanguesporco
non è ben accetto dalle mie parti!
-Ma
piantala Malfoy! Sono io che non mi avvicino a te perchè ho
paura di una contaminazione.
-Passa
una giornata pessima, Granger! - e si intrufolò in un
corridoio vicino che lo avrebbe portato ai sotterranei delle Serpi.
Lei
si affacciò all'entrata per gridargli - Tu di
più! - e se ne risalì verso la torre di
Grifondoro.
Passata
attraverso il ritratto della Signora Grassa, si
ritrovò Ron che l'aspettava e la guardava senza espressione.
-Dove
diavolo sei finita?
-Ero
con Malfoy..
-Per
Merlino, Hermione! Ma cosa diavolo ti sta attraversando il cervello.. con
Malfoy! Con Malf..
-Ma
che hai capito! Mi ha rallentata mentre tornavamo nei dormitori
perchè voleva insultarmi.. e comunque è un idiota.
-Voglio
sapere tutto quello che hai scoperto su di lui.. il boccino? Gliel'hai
dato?
-No
-COME
NO?
-No..
è un idiota e ha la capacità di istigarmi
soltanto.. non capisco come faccia ad avere conversazioni normali con
altra gente.. se ne ha di conversazioni normali!
-Secondo
me no..- rise il rosso alla faccia particolarmente irritata dell'amica - Ron! Non è questo il punto.. il punto è che non
ci si può parlare..devo trovare un modo subdolo
per scoprire qualcosa!
-Secondo
me ti sbagli.. senti.. chiamiamo Harry?
-Harry?
E se stesse facendo qualcosa di importante?
-Cosa
potrebbe mai fare?
-Va
bene allora - Hermione cacciò lo specchio dalla borsa e
attesero insieme che l'amico rispondesse alla chiamata. Dopo dieci
minuti, quando sembrava che non avrebbe risposto, la faccia di Harry
apparve nello specchio. I ragazzi parlarono un po' tra loro, del
più e del meno. Hermione disse ad Harry quello che voleva
scoprire da Malfoy ed Harry la esortò a fare attenzione. Ron
esortò l'amico a farle cambiare idea, sotto lo sguardo
irritato di Herm che non ne era convinta. Infine lei esortò loro di fidarsi e di lasciarla agire liberamente.. Fu una discussione ricca di esortazioni, ma i tre amici parlarono come se intorno a loro Hogwarts era la stessa del primo anno, come se non ci fosse una sorveglianza serrata, come se il mondo intorno fosse lo stesso di 5 anni prima.
Dall'altra
parte del castello, invece, Draco Malfoy era seduto sul divanetto verde
bottiglia della sala comune di Serpeverde davanti al caminetto. Stava
aspettando che finalmente Blaise Zabini si facesse vivo, visto che gli
aveva dato appuntamento lì, per un "succoso aggiornamento"
sulla sua "florida situazione". Ma come al solito Blaise ritardava e
Draco non poteva far altro che notare quanto il suo amico andava
peggiorando di anno in anno.
D'improvviso,
un'ondata di gelo gli percorse la schiena, facendogli venire
la pelle d'oca. Si voltò di scatto, come se si aspettasse un
attacco dal retro. Infine, si trovò davanti una Mirtilla
Malcontenta elettrizzata.
-Mirtilla!
Da quanto diavolo sei..
-Ciao
Draco. Ho delle notizie per te.
Il
Serpeverde restò immobile, quasi di sasso. Non si aspettava
la sua visita così presto, ma la sorpresa era più
che gradita, quindi si accomodò di nuovo sul divanetto per
ascoltare il fantasma e soprattutto, quello che aveva da dire.
L'angolo dell'autrice:
Allora! Ciao ragazze.. oggi ho
rallentato un po' il ritmo, perchè avevo tanto da scrivere,
quindi invece di spezzettarlo in microcapitoli ho pensato di farne uno
un po' più grande :) Spero vi piaccia :D !
Vi ringrazio ancora una volta per le recensioni, i consigli e
l'appoggio che mi concedete! Lo apprezzo tantissimo! Spero di non
deludere le vostre aspettative!
Un bacio*
Slab*
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Capitolo 13 *** I know. ***
I know.
'People
are strange
When you are stranger
Faces look ugly
When you're alone.
Women seem wicked
When you're unwanted,
Streets are uneven
When you're down'
The Doors -
People are strange
Draco Malfoy ascoltava in silenzio Mirtilla
Malcontenta. Non sapeva a cosa credere, perché quello che il
fantasma gli stava
dicendo andava ben oltre ogni sua immaginazione. Harry Potter, non solo
era
andato via da Hogwarts senza aver detto nulla a nessuno, ma era andato
a
cercare qualcosa. Cosa, Mirtilla non era stata in grado di dirglielo.
Era un
fantasma dopo tutto. E non aveva una grande preparazione, né
per quanto
riguardava il mondo magico prima della sua morte,né per
quello moderno. Viveva
sempre rinchiusa in quel bagno e ne era sicuro, l’evento
più significativo
della sua vita era stata la sua morte. Oltretutto, gli aveva parlato di
uno
specchio argentato.
-Uno specchio?
-Sì Draco Malfoy! Harry Potter compare
nello specchio
e scompare dallo specchio. E parla con i due ragazzi quando loro lo
chiamano.
-Ho capito. E hai capito dove si trova?
-No. Mi dispiace. Ma non lo ha detto ai due
ragazzi.
-Quindi nemmeno loro lo sanno?
-Beh, in teoria.. – Mirtilla
iniziò a torturarsi le
unghie delle mani, e se non fosse stata un fantasma, Draco si sarebbe
aspettato
di vederla sanguinare proprio da lì.
-Smettila! In teoria che cosa?
-In teoria, potrebbe averglielo detto altri giorni,
oppure, potrebbe averglielo detto, ma .. beh.. io …
-Tu cosa?
-Io appena ho saputo dello specchio e ho visto la
faccia di Harry Potter sono scappata qui a dirtelo..
Draco la guardò sbalordito. Era
semplicemente un’idiota
– Che.significa.che.sei.scappata.qui.a.dirmelo? COME
è POSSIBILE CHE NON HAI
SENTITO TUTTO QUELLO CHE AVEVANO DA DIRE QUANDO IO TI HO ESPLICITAMENTE
DETTO
CHE DOVEVI STARTENE AD ASCOLTARE!?!?!?
-La notizia era così succulenta..
pensavo ti facesse
piacere..
-Piantala! Adesso vattene. Voglio restare da solo.
Mirtilla iniziò a piagnucolare
–Ma tu avevi detto che
avremmo parlato!
-La missione è finita.Sono libero da
tutto ciò che ti
ho promesso. Adesso.lasciami.solo.
Mirtilla stizzita fluttuò attraverso il
tavolino
facendolo tremare e catapultando tutto ciò che
c’era sopra a terra. Passò nel
fuoco del camino e il suo freddo riuscì addirittura a spegnerlo, dopo averlo fatto ondeggiare come se stesse danzando. Attraversò le tende davanti
alla
finestra che dava nel giardino a sud del castello e la
spalancò facendovi
entrare l’aria gelida di un inverno imminente.
Aleggiò sopra il davanzale,
ferma, scura in volto , per quanto fosse possibile per un fantasma, e
alzò la
voce in tono di sfida.
-Non finisce così, Draco Malfoy.
E si volatilizzò attraverso le
condutture dell’aria.
Draco fissò per un secondo il punto in
cui prima vi
era Mirtilla. Non era irritato. Lo sarebbe stato in una situazione
normale e
avrebbe provveduto anche ad una punizione per quell’insolente
di un fantasma.
Ma non in quel momento. Aveva altro a cui pensare. Harry Potter cercava
qualcosa. Era in contatto con Hermione Mezzosangue Granger e Ronald
Weasel
Weasley. Loro sapevano probabilmente dov’era. E lui doveva
scoprirlo. Cercò di
pensare a cosa fare adesso che era venuto a conoscenza dello specchio.
Forse
doveva spiare più da vicino il trio. E sarebbe stato meglio
farlo da solo, di
prima persona. Si alzò dal divanetto.
-Reparo!- Il tavolino si raddrizzò e gli
oggetti a
terra si ripararono da soli. Poi riaccese il fuoco e chiuse le
finestre. La
sala comune dei Serpeverde era ancora più gelida quella
sera. Dopodiché, usci
dal dormitorio e si avviò verso la biblioteca. Mancava
un’ora al coprifuoco. Ma
avrebbe tentato lo stesso a trovare quello che cercava.
La biblioteca era un luogo sempre affollato,
soprattutto durante il pomeriggio perché assicurava agli
studenti un posto
caldo in cui studiare e in cui non essere disturbato. O almeno questo
era
quello che succedeva nella maggior parte dei casi.
Draco si diresse direttamente verso il reparto
degli
oggetti incantati. Prese un libro che a vista pesava circa 20 kg e
cercò un
tavolo isolato e vuoto. Quando lo trovò, dopo una momentanea
irritazione a
causa di due ragazze civettuole che essendosi alzate per andarsene,
invece di
togliersi dal tavolo quando lo videro avvicinare per rivendicare il
posto
trovato, si misero in piedi a cincillarsi per farsi notare.
Fortunatamente,
quando lui buttò lì uno sguardo di disprezzo
misto a fretta, si allontanarono
velocemente, deluse. Draco passò il dito sulla pagina dell’indice, scorrendo l'elenco. Specchi
incantati. Specchi rivelatori.
Specchi delle brame. Specchi mentitori. Specchi bidimensionali. Specchi
babbani. Eccolo, specchi siamesi.
-Gli specchi siamesi, sono specchi gemelli in grado
di
creare una comunicazione tra i possessori degli stessi. Una parola
magica fa da
chiave allo specchio e questo apre l’uno sul mondo
dell’altro. Possono essere
in numero di due, di tre, persino fino ad un numero di 5 specchi
siamesi. Per
incantare basta mettere gli specchi tutti vicini e creare una
pozione in cui
immergerli recitando la formula. Dopo che il rito è stato effettuato, bisogna dire come prima parola
quella che
si vuole usare come chiave. Infine usare lo specchio. – Draco
bisbigliò tutto
d’un fiato il paragrafo. Guardò la formula e la
pozione. Erano cose abbastanza
elementari, chiaro che quell'idiota senza capacità pozionistiche di un Potter era riuscito a crearlo. Cercò
qualcosa che
parlasse di uno specchio aggiuntivo o di qualcosa che
dall’esterno potesse
carpirne i dialoghi. Cercò in tutto il capitolo, fino a
quando, quasi
rassegnato, non vide nelle note a piè di pagina del capitolo,
una piccola scritta
che riguardava quello che stava cercando. Riprese a leggere senza
fermarsi,
eccitato per la scoperta. – L’aggiunta di un
ulteriore specchio prevede la
raccolta di tutti gli specchi che sono già stati incantati e
l’immersione nella
stessa pozione, fatta de novo, di
tutti gli specchi concatenati. Non si aggiunge uno specchio senza la
presenza
degli altri. Tutti gli specchi devono essere re-immersi nella pozione
nello
stesso preciso momento. Dannazione! – Draco chiuse il libro,
sbattendo le
pagine in un impeto di stizza. – Sarebbe stato troppo banale
e scontato trovare
la soluzione così.. Dannazione!
Uscì di fretta dalla biblioteca e si
rintanò nella
sua camera, in cerca di una soluzione
migliore.
Hermione Granger era il Prefetto di Hogwarts
più
puntiglioso, razionale, attento e incorruttibile di tutta la storia del
Castello. Girava di notte con la bacchetta accesa e puntava la luce a
chiunque
girasse per i corridoi oltre l’orario. Di giorno toglieva
punti a tutti coloro
che avevano voglia di sfidare le regole. Era temuta e rispettata, anche
se non
mancavano le eccezioni. Ovvero coloro i quali non si piegavano alla sua
severità e continuavano recidivi a commettere
‘infrazioni’. Hermione odiava le
ronde notturne perché la costringevano a star sveglia di
notte e a dormire di
giorno. La mattina dopo una ronda era sempre troppo appisolata e senza
forze e
non riusciva mai a ribattere come voleva ad un attacco verbale. Era
però la
strega più brillante della scuola, la più
brillante della sua età, come l’aveva
etichettata una volta Remus Lupin, vecchio professore di Difesa contro
le Arti
Oscure, nonché amico di guerriglia. Ed era per questo che
anche dopo la nottata
insonne, riusciva a rispondere ai professori, a trovar tempo per
studiare ed
infine ad essere in pari con i compiti, cosa non poco difficile che
dava
invece, parecchi problemi a Ron, altro Prefetto dei Grifondoro. Quello
che però
odiava di più Hermione Granger, era di dover fare la ronda
con persone poco
simpatiche e senza cervello. E la cerchia di gente che cadeva in questa
categoria si restringeva ad un solo Prefetto, per il quale lei, ancora
si
chiedeva come era possibile che fosse diventato tale. Pansy Parkinson,
la
persona meno simpatica, meno tranquilla, meno intelligente della storia
dei
Prefetti di Serpeverde.
L’indomani mattina, Hermione
entrò nell’aula di
Trasfigurazione con un tremendo capogiro e con una lieve nota di
irritazione.
Era stata una nottata insopportabile. Tranquilla, ma insopportabile. La
lezione
della McGranitt era una per cui Hermione avrebbe fatto salti mortali
per
seguire. La professoressa era sempre molto chiara e disponibile ed
aveva così
tanto da insegnare che Hermione nella sua ora si trasformava in una
strega
indefessa, senza limiti, con brama di sapere e di avere almeno un
po’ delle
conoscenze della sua prof.
Alla fine della lezione, Hermione si trattenne un
attimo in aula per chiedere delle spiegazioni alla professoressa e Ron
che la
seguiva ovunque, l’aspettò vicino al banco. Quando
ebbe finito, si
incamminarono fuori. Ron uscì, Hermione richiuse la porta
dando le spalle al
corridoio. Appena si voltò, si ritrovò davanti un
Draco Malfoy particolarmente
spento, a due centimetri dal suo viso che la fissava.
-Dio mio Malfoy, ti sei specializzato nel creare
microinfarti alla gente?
-Hai fatto tutto da sola Granger. Io mi sono
limitato
ad aspettare che chiudessi.
-Comunque allontanati. Cosa vuoi?
-E chi ti dice che voglia qualcosa da te?
– La guardò
accigliato, irritato dal fatto che quella presuntuosa personcina
potesse
pensare che lui era lì per lei.
-E allora perché non ti togli dai piedi?
O hai deciso di farmi venire un accidente?
-Mi servi Granger! Vieni con me! –
Iniziò a tirarla
per il braccio, stringendo la mano e facendole anche un po’
male, ma doveva
portarla dove nessuno potesse sentirli.
Ron si limitò a fissare la scena, con
Hermione che
sbraitava mentre Malfoy la tirava via. Avrebbe fatto qualcosa, ma
Hermione lo
fulminò con lo sguardo, quindi se ne rimase al suo posto,
senza far nulla.
Draco la trascinò per il braccio, nel
giardino centrale al castello.
Voleva stare solo con lei per parlarle, ma non troppo solo. Quella
ragazza
poteva benissimo ucciderlo soltanto col suono della sua voce. Decise
quindi che
all’aperto sarebbe stato meglio.
-Lasciami stupido furetto. Ho detto LASCIAMI! Guarda che inizio ad urlare eh!
Draco la lasciò all’istante,
non solo perché si
lamentava troppo, violentando le sue povere orecchie, ma anche
perché tutti
iniziavano a girarsi mentre passavano e li guardavano sbigottiti.
-La smetti di urlare come un’oca spennata
oppure devo
fare una fattura alla tua inutile lingua biforcuta?
-Sai, so camminare! E poi, mio caro FURETTO,
trascinare contro la propria volontà una persona
è un reato P-E-N-A-L-E. Si
chiama sequestro di persona e tu adesso mi stai sequestrando contro la
mia
volontà.. se fossimo nel mondo dei babbani, io adesso potrei
fare una denuncia
a tuo carico e..
-Bla-bla-bla Granger ma quanto parli?!?
-Io parlo quanto mi pare, stupido sequestratore
senza
cervello!
-Quella senza cervello sei tu, oca giuliva! La tua
voce è pari soltanto alla Cruciatus inflitta a tradimento..
-Oh oh! E tu sei un maestro di queste cose a TRADIMENTO, vero Malfoy?
-AAAAAAAAAAAAA! Smettila Granger! Mi stai
irritando!
Adesso stammi a sentire! Non ti ho portato qui perché voglio
passare del tempo
con te, né perché ho bisogno di sentirmi dire
sempre le stesse cose da una
perfetta sconosciuta senza sale in zucca! Per Merlino, Mezzosangue!
-Cos’è che vuoi precisamente?
Se devo essere zittita
da te preferisco almeno che la tortura di ascoltarti sia veloce e
possibilmente
poco dolorosa!
-Volevo solo informarti che so quello che stai
combinando..
-E cosa starei combinando, sentiamo!
-Tu, Sfregiato e Sanguesporco. Che trio mal
assortito,
concedimelo! Lo so. So cosa state cercando e so anche dove. Per cui,
sarà
meglio per voi che facciate attenzione Granger, perché sarai
una sorvegliata
speciale.- Si voltò con molta tranquillità, certo
di averla colpita con quelle
parole. Iniziò a camminare verso il corridoio che circondava
il patio erboso,
lasciandola in silenzio sul prato a guardarlo andare via. Non sapeva
perché, ma
la notte passata a rimurginare su un piano per venire a conoscenza del
luogo in
cui Potter si nascondeva l’aveva convinto a non scatenare una
guerra fisica, ma
psicologica. Avrebbe sfinito Hermione Granger.
L’avrebbe indotta a piegarsi.
L’avrebbe costretta a chiedergli di
ascoltare dove si trovava il suo amico e a pregarlo per il suo aiuto.
Lui era
Draco, e prima di tutto, era un Malfoy.
-Che significa con questo? Malfoy! – Le
gridò lei,
cercando di nascondere tutta la preoccupazione che le aveva generato
nel petto.
-Lo sai Granger, attiva il cervello. O chiedilo a
Potter, stasera. – E svoltò l’angolo,
diretto verso la Sala Grande.
Era come se il cuore di Hermione stesse portando
tutto
il peso del corpo addosso. Si sentiva schiacciata. Il
respirò era affannoso, il
torace duro come il marmo. Non riusciva a respirare e le uniche cose
che
riusciva a pensare in quel momento erano ‘Io so’..
Possibile
che abbia scoperto che Harry sta cercando gli
Horcrux? Possibile che ci sia arrivato da solo? Ha capito che
io ed Harry
parliamo. Ha capito che lui è alla ricerca dei pezzi
dell’anima di Voldemort. E
ha capito anche dov’è. E adesso che succede? Lo
andrà a dire a Voldemort? Harry
è in pericolo?
Quel leggero stato di tachicardia le mandava sangue
alle tempie che non finivano di pulsare. Non riusciva ad essere lucida
e
pensava solo che se Voldemort lo avesse saputo avrebbe ucciso Harry in
modo
meno difficile di quanto lui stesso si fosse aspettato. Non
sottovalutava la
forza dell’amico. Ma era solo un ragazzo. E Voldemort era il
più grande Mago
Oscuro di tutti i tempi.
Il gracchiare di un gufo la riportò alla
realtà. Aveva
lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Piton non le avrebbe alleviato
la sensazione
di morte e pericolo imminente che provava in petto. Si ridestò da
quello stato
di coma autoindotto e scattò verso la parte opposta a quella
che aveva imboccato
Malfoy, correndo a più non posso per non fare tardi e
arrivare in aula prima di
tutti per riordinarsi le idee.
Draco Malfoy camminava allegro, fischiando tra
sé e
sé, con un ghigno malefico sul viso. Aveva fatto centro.
Eccome. Aveva colpito
la Mezzosangue giusto al petto, vicino al cuore. Non voleva ucciderla
subito.
Voleva che soffrisse. Che tremasse. E soprattutto, che vuotasse il
sacco.
Mentre raggiungeva l’aula di Trasfigurazione, nemmeno il
pensiero della lezione
più noiosa di tutti i secoli avrebbe scalfito l’
ilarità che lo invadeva in
quel momento. Ascoltare la McGranitt per lui era sempre qualcosa di
davvero
stancante e penoso. Quella vecchia megera parlava in continuazione,
senza
fermarsi. Non lo coinvolgeva, non lo entusiasmava. Niente. Per lui era
una
morta. E nemmeno, perché i fantasmi certe volte , lo
affascinavano.
Svoltò l’angolo e si
ritrovò Ronald Weasley in tutta
la sua rossosità davanti.
-Ehi tu, Malfoy! Dov’ è
Hermione! Che
cosa le hai fatto?
Eccolo che vuole rogne. Lo accusava, partendo in
quarta. Lo guardava negli
occhi, scrutandolo con rabbia. Draco non poteva non notare quanto
fossero vicino l’uno all’altro, storse il
muso, come infastidito dalla sua presenza.
- Traditore del tuo sangue, sangue sporco. Piattola
Weasley, togliti da mezzo e
lasciami passare.
Ron non si mosse di un centimetro, lo
guardò fisso negli occhi.
-Dov’è.Hermione.Malfoy?
-Fossi in te girerei con uno
spazzolino in tasca. Hai l’alito che uccide. Davvero, Weasel,
se non hai soldi
puoi sempre usare quello di tuo fratello, magari funziona lo stesso.
Ron non se lo fece nemmeno ripetere
due volte. Mosso
dagli insulti di
Malfoy, lo tirò per la camicia della divisa, cercando di
mettergli paura.
Draco, che era un esperto di quei mezzucci, gli strinse il polso per
fargli
mollare la presa, cercando di imprimergli quanta più forza
avesse nella sua
mano. Funzionò, perché Ronald Weasley
lasciò la camicia.
-La tua Mezzosangue ha quasi vent’anni,
non mi pare abbia bisogno di un badante. E
comunque, se anche ne avesse la necessità, non sarei io. Non
ho idea di dove
sia e non me ne importa, sia chiaro. Ma conoscendo il tipo,
starà già seguendo
la lezione che anche tu dovresti seguire. Sei in ritardo Weasel? 10
punti in
meno anche oggi?
-Malfoy, io..
-Signor Weasley, Signor Malfoy. Che ci fate qui
fuori.
La professoressa McGranitt li guardava
dall’alto in basso, uno per uno.
-Weasley non hai lezione con il
professor Piton?
-Sì Signora. Stavo giusto andando.
-Bene. Buona lezione. Signor Malfoy,
che dice, vogliamo cominciare o preferisce che il corridoio sia adibito
ad aula
secondo il suo gusto personale?
Draco la guardò accigliato. La
McGranitt entrò, incitando anche lui ad entrare per
cominciare presto la
lezione.
-Ciao Weasel!- gridò Draco dietro un
Ron visibilmente arrabbiato. Ed entrò in aula, divertito.
Ron iniziò a correre verso
l’aula di
Difesa contro le arti oscure, chiedendosi che fine avesse fatto
Hermione.
Arrivò davanti alla porta, per fortuna c’erano
ancora persone che entravano, ma
sentiva da fuori la voce irritata, e irritante alle sue orecchie, di
Severus Piton che li invitava a muoversi e a
sedersi velocemente.
Entrò e la vide seduta al primo banco,
come al solito, che gli manteneva il posto. La raggiunse.
-Miseriaccia Hermione, dove diavolo..
Si interruppe. Hermione era
estremamente e stranamente pallida. Si sedette, per non far incazzare
Piton più
di quanto non lo fosse già per sua natura. Guardò
l’amica ammutolita che
fissava il foglio. 'So
cosa state cercando e so anche dove' era una coltellata
nelle tempie. Le diede una gomitata. Lei si voltò,
irrigidita.
-Malfoy sa degli Horcrux. E dello
specchio.
L'angolo dell'autrice:
Ciao
ragazze :D
mi scuso per il ritardo, ma sono sempre loro, i libri, che mi
corteggiano e mi prendono tempo.
Torniamo a noi. Il capitolo è abbastanza centrale. Draco ha
avuto una bella intuizione, a mio dire :)
vi rimando ai prossimi capitoli per vedere come continua, sperando di
non deludere le vostre aspettative ;)
Vi invito a darmi consigli e critiche, anche solo per dirmi 'la tua
storia fa schifo!' xD davvero, ho bisogno della vostra opinione :D
Ringrazio cmq chi mi recensisce già :D grazie di cuore :) lo
apprezzo tantissimo :)
buona lettura!
Slab*
|
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Capitolo 14 *** Poker face ***
Poker face
Il
carattere è tutto l'uomo:
nulla di
buono può aspettarsi dagli
individui,
dalle famiglie, dalle nazioni, dalle società,
che non siano fornite di carattere.
- R.
Ardigò -
[ Chiusa
nell’abbraccio più dolce che avesse mai ricevuto,
non sapeva cosa dire e se
fosse il caso di dire qualcosa che non apparisse insensato. Decise
quindi di
restarsene in silenzio, affondando la sua testa nell’incavo
delle sue spalle,
mentre lui sentiva il suo sospiro caldo, accarezzargli la pelle.
Rimasero per
dieci minuti in quella posizione, senza dirsi nulla. Il tramonto, le
mille
forme assunte dalle nuvole, l’aria fresca che li pungeva
senza però dargli
fastidio, facevano tutto loro. Non c’era bisogno delle
parole, era tutto fantastico
già così.
Poi, lei prese
coraggio e a tono basso, con la voce rotta dall’emozione,
glielo chiese.
-Tornerai,
vero?
-Certo che
tornerò. E tornerò solo per te.
-Promettimelo
però!
-Perché, non
mi credi?
-Certo che ti
credo, ma tu promettimelo lo stesso.
-Te lo
prometto. Va bene?
Lei si strinse
nelle sue braccia, rafforzando la presa che aveva con le braccia
intorno al suo
busto. Lui le diede un bacio in testa, un dolcissimo bacio tra quei
lunghi
capelli rossi.
-Ora hai
promesso- disse lei, con una lacrima che le rigava il viso e che
cercava di
nascondergli. Gli aveva detto che sarebbe stata forte. Gli aveva
promesso di
mantenere sempre il sorriso. Gli aveva assicurato che non si sarebbe
preoccupata per lui. Ma in quel momento, in quel momento
così intenso, prima
che lui la lasciasse per andare chissà dove, poteva
lasciarsi andare e
mostrarsi debole.
Harry la
strinse forte a sé, doveva andarsene, ma lasciarla
lì gli stringeva il cuore.
Aveva bisogno di lei in quel momento. Aveva avuto bisogno di lei prima
e ne
avrebbe avuto bisogno dopo. Le prese la faccia tra le mani, e le
alzò il viso.
Vide la lacrima che poco prima aveva versato.
Gliel’asciugò con un dito e le
sorrise.
-Ogni cosa
intorno a me, mi ricorderà che mi manchi.
-E tu non
guardarle . – Le sorrise ancora
-Ginny...
Io tornerò. E non lo farò perché
Hogwarts è la mia casa. Non lo farò
perché Ron
ed Hermione altrimenti si accapiglierebbero come cane e gatto.- a quel
pensiero
Ginny sorrise. Finalmente l’aveva fatta sorridere - Lo farò
perché ci sarai tu ad aspettarmi. E
solo per questo. Se mi aspetti, tornerò.
-Ti
aspetterò
Harry.
-Promettimelo
– fece lui, per farle il verso. Ma un verso dolce.
-Te lo
prometto.
E
l’abbracciò
per l’ultima volta. Sarebbe partito e l’avrebbe
rivisto chissà quando. Ma quel
momento racchiudeva in sé un briciolo
d’eternità. Sarebbe andato via e sarebbe
tornato dopo tanto tempo. Ma ci avrebbe pensatol’indomani.
Ora voleva solo
godersi l’eternità con Harry Potter.]
Ginevra Ginny Molly Weasley lo stava aspettando.
Eccome se lo stava aspettando. Ogni notte lo aspettava nel suo letto,
si
rigirava tra le coperte pensando a cosa stesse facendo, dove fosse
andato e chi
avesse incontrato. Ogni giorno lo aspettava in giro per il castello, in
Gufiera
mentre guardava i gufi, in Biblioteca mentre cercava di concentrarsi, in aula mentre faceva
finta di ascoltare il
professore di turno. Aveva bisogno di qualcosa che la distraesse e che
la
invogliasse a pensare ad altro. E non perché volesse
smettere di pensare ad
Harry, ma perché lui era andato via da un mese ormai e lei
non era mai uscita
dal suo dormitorio se non per le lezioni. Dalla stanza se non per
andare in
biblioteca a prendere un libro che le serviva. Era ormai quasi finito
novembre
e presto sarebbe arrivato il Natale. Sarebbe tornata alla Tana
quell’anno. Ma
senza Harry. Dopo 6 anni, sarebbe tornata senza di lui. A questo
pensava Ginny
Weasley mentre davanti al caminetto nella sala comune di Grifondoro
sfogliava
il libro di Divinazione senza leggere davvero nemmeno una parola. E fu
per
tutti i motivi elencati sopra, che si illuminò quando
Hermione entrò con Ron
nella sala comune e vedendola le andò vicino.
-Ginny! Ciao! Come stai?
-Bene .. sto bene!- cercò di nascondere
l’ansia che
l’accompagnava da giorni, ed esplose in un sorriso poco
convincente che però
cercò di mantenere a lungo.
-Sai, pensavo che Harry ti avrebbe portato con
sé..
Hermione fissò Ron con aria truce,
cercando di farlo
star zitto.
È
impossibile!
Questo ragazzo è impossibile. Un bradipo in coma? Ma che!
È un bradipo morto!
M-O-R-T-O! Ma che idiota.
-Ron, ma non hai niente da fare? –
L’espressione di
Ginny era passata dal sollevato per l’incontro di amici ad un
furioso annoiato
per le parole del fratello.
-No. Ho del tempo libero.
-In realtà dovresti finire la relazione
della
McGranitt.. ricordi?- Hermione lo guardò di nuovo in
cagnesco, ma lui sembrò
non accorgersene.
-Posso finirla dopo!
-Secondo me è meglio che la finisci
adesso..
-Ma dai Hermione, adesso voglio riposarmi.
-VAI A FINIRE LA RELAZIONE RONALD!- Hermione si era
un
tantino alterata. Vedere il suo amico inerte davanti alla sorella che
soffriva
per la mancanza del ragazzo che amava e affondare ulteriormente il dito
nella
piaga senza accorgersene nemmeno, l’aveva fatta arrabbiare.
Ma erano tutti così
lenti i ragazzi?
-Certo.. ma non arrabbiarti.. – si
alzò dal divanetto
e se ne risalì nel dormitorio verso la sua stanza. Mentre
camminava borbottava
concitatamente –Queste ragazze preoccupate per le mie
scartoffie..
Hermione lo guardò salire, scuotendo la
testa, nel
silenzio autoimposto di Ginny che aveva ripreso a sfogliare
svogliatamente il
libro.
-Allora.. scusalo, sai com’è
fatto. Lo conosci meglio
di me.
-Non preoccuparti Herm. È che sono solo
stufa di
pensare sempre alle stesse cose. Mi sto consumando.
-Hai ragione. – Non voleva preoccuparla
ulteriormente
con le vicende di Malfoy.. quindi decise di omettere tutto
ciò che riguardasse
Harry e lo specchio. Non sapeva se Harry l’avesse messa al
corrente degli
Horcrux, ma decise ugualmente di non farne parola – Allora,
che studi?
-Divinazione. La odio.
-Ah .. la Cooman! L’ho odiata anche io..
una volta ha
detto che ero un guscio vuoto tutta libri e regole.. che idiota.. mi
chiedo
cosa ci abbia trovato Silente in lei per ammetterla a scuola.
-Non ne ho idea! So solo che in quei fondi di
caffè
vedo soltanto tante palline nere addossate le une alle altre. Bah!
Hermione la guardò. Era così
simile a Ron. Gli stessi
capelli, la stessa carnagione. Tranne gli occhi. Gli occhi di Ginny
erano
scuri. Forse solo lei nella sua famiglia li aveva così. Lei
di rimando chiuse
il libro, e lo lanciò sul tavolino davanti. Poi si
rannicchiò sul divanetto.
-Allora? Come va col bradipo?
-Mh.. lo sai.. sempre le stesse cose. È
lento,
lentissimo. E litighiamo. Continuamente.
Ginny, per la prima volta in quella discussione
accennò ad un sorriso. Hermione le sorrise in risposta, poi
entrambe
scoppiarono a ridere –Il bradipo? Ahahahhaha!
-Pensi che quest’anno gli esami si
faranno?
-Chi lo sa.. pensi che vedremo la fine
dell’anno?-
Hermione sorrise, stringendosi nelle spalle, cercando di giustificare
la sua
domanda apocalittica.
-Dai Herm non essere così pessimista! Ma
chi ti mette
in testa certe cose?!?- Ginny le tirò addosso un cuscino,
per riprenderla. Era
lei quella che doveva essere rianimata. Harry aveva lasciato sola lei.
Hermione
aveva Ron.
-Si dice in giro – Hermione le sorrise,
cercando di
scacciare dalla testa le parole di Malfoy. ‘Io
so’ . Era una fitta al cuore, ogni volta che
sentiva quella frase. Piccola,
tagliente. Tipico di Malfoy.
-Chi lo dice è un idiota.
Un idiota. Hermione lo pensava dal primo anno,
quando
se lo trovò davanti durante lo smistamento. Cercò
di darle a parlare, ma lei
gli disse solo il suo nome e lo snobbò altezzosamente. Dopo
lo smistamento
iniziò a chiamarla mezzosangue. L’aveva
riconosciuta dal cognome. Era un idiota,
lei lo sapeva. Ma quell’idiota probabilmente sapeva troppe
cose su Harry. E le
sue amicizie non erano quelle che si definivano propriamente
raccomandabili.
Cercò di non pensarci, ma il tarlo c’era e non
sapeva cosa fare per scacciarlo
anche solo un secondo dalla sua testa-
-Ti vedo stanca.. non stai dormendo?
-Diciamo.. la sera mi rigiro nel letto per ore
prima
di trovare il sonno. La mattina vorrei dormire, ma devo andare a
lezione. È un
periodo un po’ così – Ginny sorrise
all’amica. Non voleva sembrare troppo la
vittima della situazione,ma effettivamente era vero che dormiva poco, e
si
notava. Aveva certe occhiaie!
Le due amiche si misero a parlare del
più e del meno.
Hermione le raccontò della punizione di Piton e della stanza
con Malfoy e Ginny
non poté fare a meno di notare come quel ragazzo era sempre
in giro e se lo
trovassero sempre davanti.
-Insomma, se uno ti odia, non cerca di trovare
sempre
il modo di parlarti!
-Non mi parla Gin, mi offende. E ciò si
allontana dal
concetto di discorso che fa una persona civile.
-Beh, sì. Eppure è un idiota.
Io non gli andrei mai
vicino di mia spontanea volontà per dirgli che è
un idiota. Lui invece sembra
doverlo fare se no si sente male!
-L’hai detto tu.. è un idiota.
Continuarono a parlare (male ) di Malfoy, poi la
loro
conversazione si spostò su Ron ( altro elemento critico ),
sui M.A.G.O. di
Hermione, sui compiti della McGranitt, sul Quidditch,
sul Natale alla Tana. Circumnavigarono la
figura di Harry, senza mai sfiorarla. E Ginny in cuor suo
ringraziò il tatto
dell’amica. Sapeva sempre cosa fare.
-Si è fatto tardi. Che dici, scendiamo a
cena?
-Va bene.
Si alzarono e si incamminarono verso la Sala Grande
insieme. Per qualche ora Ginny Weasley non aveva pensato ad Harry
Potter e
questo, per il momento, le bastava.
Dopo la cena Hermione si rintanò in
stanza. Doveva
pensare. Escogitare un piano. Trovare il modo di capire cosa sapeva
Malfoy e
cosa voleva farne di quello che sapeva. Non poteva averlo scoperto
davvero! Si
mise sul letto, appoggiò la testa al cuscino e si
addormentò, vinta dalla
stanchezza di quei giorni.
Draco Malfoy si svegliò di buonumore,
per la prima
volta dopo tanto tempo. Non era sicuro che il suo piano avesse
attecchito bene,
ma non era il momento di pensarci, quello. Quella mattina, ci sarebbe
stata la
prima partita di Quidditch dell’anno che avrebbe visto
Serpeverde contro
Corvonero. Era un bene che ci fosse il Quidditc, pensò. Non
vedeva l’ora di
scendere in campo. Si vestì velocemente e scese a fare
colazione. Ricordava la
prima partita che giocò nitidamente. Fu una sfida contro i
Tassorosso e la sua
abilità nel volo permise ai verde-argento di portarsi a casa
la vittoria.
Sapeva che era entrato in squadra solo perché Lucius aveva
regalato le scope
alla squadra. Ma da allora, solo una volta avevano pero. E le vittorie
erano
state tutte farina del suo sacco, Lucius non c’entrava. Ricco
di pensieri
positivi risalì le scale verso la sala grande,
entrò e prese posto tra Blaise
Zabini e Pansy Parkinson. Tiger e Goyle gli stavano di fronte. Erano
tutti
eccitati per questa nuova partita. Finalmente ad Hogwarts dalla morte
di
Silente si respirava aria di tradizione. Finalmente non si pensava a
Voldemort.
Era una giornata speciale e Draco voleva gustarsela fino in fondo.
Dopo la colazione, si diresse verso gli spogliatoi accompagnato da Blaise che
blaterava su 101
modi di battere la pluffa in faccia ai cercatori molesti delle altre
squadre.
Tiger e Goyle arrivarono agli spogliatoi dieci minuti dopo, quando
Draco e
Blaise erano ormai quasi vestiti. Dopo aver indossato la divisa, Draco
uscì
come suo solito prima di una partita, dallo spogliatoio, diretto verso
il
campo. Doveva vedere quanta gente c’era, chi era
lì e quanta paura avevano gli
avversari. Incontrò subito Cho Chang, cercatrice di
Corvonero.
-Ciao Malfoy!
-Paura Chang?
-Un po’… è da tanto
chenon gioco una partita.. sono
tornata adesso.
-Guardati le spalle Chang.
E le voltò le sue, di spalle. Stava per
rientrare
negli spogliatoi quando intravide una chioma cespugliosa avvicinarsi.
Eccola di
nuovo, pronta per rovinargli la preparazione agonistica.
-Cosa vuoi Granger, possibile che non riesci a
stare
lontano da me nemmeno per un secodno?
-Non voglio niente da te Malfoy, piuttosto, tu cosa
vuoi da me?
-Ma sei impazzita? Fino a prova contraria sei
davanti
al mio spogliatoi, alla mia partita e sei venuta tu fin qua di tua
scelta!
-Zitto Malfoy! Non vedi che sprechi fiato per dire
cavolate? Il campo di Qudditch è suolo pubblico e la TUA
partita è anche la
partita di amici miei!
-Amici tuoi? E allora perché non te ne
vai dai tuoi
amici invece di innervosirmi?
-Nervosi Malfoy? Ah! Chi lo avrebbe mai detto, una
stupida serpe nervosa prima della partita.. paura di perdere?
-Taci Granger..non dire cavolate. Te ne vuoi andare
o
no?
-Non me ne vado Malfoy fino a quando non mi dici
cosa
sai di Harry!
-Ahhhhh! Ecco.. la piccola mezzosangue ha paura che
svelerò il segreto del suo amato Potty!
Draco aveva un ghigno maligno a cui Hermione non
riuscì a resistere. Si avvicinò a lui e gli
puntò la bacchetta sullo stomaco,
ma erano così vicini che nessuno poteva vedere che la
ragazza avrebbe potuto
schiantarlo. –Ora tu mi dirai cosa sai di Harry !
Draco le abbassò la bacchetta con una
mano, per niente
intimorito. Anzi, era elettrizzato. Aveva attecchito. Il suo piano
stava
prendendo piede bene, eccome! Hermione Granger era persino arrivata a
minacciarlo con la magia, lei che non era in grado di far male ad una
mosca,
lei che sembrava esser nata soltanto per avere il coraggio di osare
contro di
lui. Strinse la bacchetta della ragazza, costringendola ad abbassarla
verso il
terreno.
-Io non ti dirò proprio un bel niente,
Mezzosangue. E
sai perché? – prese un minuto di pausa per
guardarla negli occhi e vederla
soffrire in silenzio – Perché tu non sei una mia
amica. E io parlo di Potty
soltanto con i MIEI amici.- Accentuò il suono di miei.
Voleva che il messaggio
le arrivasse forte e chiaro. E se avesse capito quanto forte e chiaro
fosse
arrivato ad Hermione, avrebbe riso a crepapelle. Aveva un talento
innato per il
poker. Stava bluffando, ma Hermione non lo aveva capito e lui stava
facendo di
tutto per non farglielo capire.
Si staccò da lei e cominciò a
camminare verso il suo
spogliatoio, la partita in fondo stava per iniziare e lui non aveva
nessuna
voglia di rovinarsela per quella lurida mezzosangue.
-Non prendertela Granger, ma non hai mai fatto
niente
per starmi simpatica – e le sventolò una mano in
segno di saluto prima di entrare
negli spogliatoi.
-Che un bolide possa colpirti Malfoy!
Hermione stizzatissima se ne tornò nel
castello mentre
tutti gli altri erano al campo. Sentiva dalla biblioteca le urla della
gente e
capì che i Corvonero erano in testa.
Ben gli sta,
stupido di un furetto stupido! Ma come si permette? E poi chi
è mai voluto
essere sua amica. Ah, ma se crede di aver vinto si sbaglia di grosso!
È un
idiota e mi dirà quello che sa prima che lo faccia a
qualcuno di losco..ma che
imbecille farabutto mangiamorte idiota di un Malfoy. Te la
farò pagare, o non
mi chiamerò più Hermione Granger!
Restò tutto il tempo in biblioteca,
cercando di
svolgere i compiti per i giorni seguenti. Aveva così tanto
da pensare che non
aveva nemmeno il tempo di leggere un libro piccino. Poteva diventare
una
pensatrice professionista, a dire il vero. Le urla da fuori si stavano
placando, i Serpeverde avevano recuperato. Poi, il telecronista
urlò il nome di
Draco Malfoy così forte che lei sobbalzò. I serpe
verde avevano vinto e quello
stupido furetto non era stato abbattuto da un bolide. Ci avrebbe
pensato lei
appena ne avesse avuto l’occasione. Chiuse il libro e lo
posò al suo posto.
Prese la borsa e se ne tornò in dormitorio. Quel giorno, a
causa della partita,
non avrebbe avuto lezione, quindi decise di mettere in ordine la stanza
prima
di pranzo.
Al tavolo delle serpi, tutti i ragazzi facevano un
baccano enorme, sovreccitati perla vittoria e riconoscenti alla persona
che era
riuscita a regalargliela: Draco Malfoy. Lui si sentiva invincibile.
Quel
momento era il più bello della sua vita. Campione di
Quidditch, osannato e
venerato da tutti, senza Potter nei paraggi. Era un sogno. Prima di
pranzo
arrivarono i gufi per la posta. Il gufo della famiglia Malfoy fece
capolinea
sul tavolo e Draco immaginò che la notizia della sua
vittoria meritata fosse
arrivata già a casa. Si aspettava parole di gioia e giubilo
da parte della
madre e un breve cenno dal padre. Aprì la busta e
iniziò a leggere la breve
missiva.
La calligrafia era minuta, simile alla sua. Era
Lucius
a scrivere. Draco si sentì quasi emozionato. Addirittura
Lucius di prima
persona gli voleva fare i complimenti? Lesse la lettera che consisteva
di 3
righe. Rimase di sasso. La sua pelle divenne più pallida del
suo normale
colorito cereo. Rimase pietrificato. Mollò
all’istante la lettera e si alzò di
scatto. Camminò rigido fino al portone d’ingresso
alla sala grande e qui vi
scomparve dietro. Hermione, che aveva seguito le sue mosse da lontano,
guardò
prima lui, poi Blaise Zabini che sconcertato anche lui dal
comportamento dell’amico,
prese a leggere la lettera lasciata sul tavolo rimanendo senza parole.
E se fossero
notizie su Harry? Se avesse saputo qualcosa su di lui tramite la posta?
A
questo non ci avevo pensato.. la posta potrebbe essere il mezzo
attraverso cui
Draco ha scoperto tutto..
Si alzò anche lei, decisa a seguire il
serpe verde fuori
dalla Sala Grande.
L'angolo dell'autrice:
Ciao ragazze!
Un capitolo con finale bastardo, lo so. Ma mi serve che nell'altro la
vicenda sia tutta complessamente complessata :D
Ringrazio tutte le ragazzeche mi recensiscono, siete troppo buone, chi
mi segue, chi mi ricorda, chi mi legge! Grazie!
Vi invito a recensire, ho bisogno di voi per migliorare :)
spero di non avervi annoiato!
un bacio :*
Slab*
|
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Capitolo 15 *** I'll kill him. ***
I'll kill him
"E chi per esser suo vicin
soppresso spera eccellenza e sol per questo brama ch'el sia di sua
grandezza in basso messo,
è chi podere,
grazia, onore, fama e teme di perder perch'è altri sormonti,
onde s'attrista
sìche 'l contrario ama;
ed è chi
ingiuria par ch'aonti,
sì che si fa
de la vendetta ghiotto e tal conviene che 'l male altrui impronti"
- Dante Alighieri -
Salì le scale di corsa, a due a due..
non voleva
restare nemmeno un altro secondo seduto a quel tavolo. Gli avrebbero
fatto domande, gli avrebbero chiesto
che gli scriveva Lucius. Voleva restare solo, doveva restare solo.
Corse a più
non posso, per raggiungere il punto più alto e isolato del
castello. Senza
pensare a nulla, se non a quelle poche parole che c’erano
scritte sul foglio di
pergamena arrotolato. Fredde. Letali. Raggiunse la torre di astronomia.
Era il
posto meno abitato del castello. Non voleva che nessuno lo vedesse
così..
debole. Non voleva che qualcuno lo vedesse star male. Lui Draco. Lui un
Malfoy.
Spalancò la porta, senza pensare che la torretta potesse
essere occupata. Si
precipitò dentro, come aveva intuito era vuota. Da
lassù si vedeva il mondo
intero. Il giardino, il lago. La foresta proibita.
Un momento di debolezza, si accasciò ed
iniziò a piangere. Draco Malfoy, al riparo da tutto e tutti.
Adesso, stava
piangendo. Diede un urlo rivolto verso il soffitto, per far uscire
tutto il dolore
dal suo petto. Il dolore, gli stava attanagliando i polmoni. Erano
duri, di
pietra. Capì all’istante dove era il suo cuore.
Era nel petto ed era di pietra.
Cercò a tentoni la lettera nei jeans. Non la
trovò, l’aveva lasciata giù. Non
poteva crederci, non era successo per davvero. Gli occhi gonfi, la
faccia
bagnata. Un dolore alla testa lancinante. Iniziò a dare
pugni per terra.
Dolore. Rabbia.
Era il momento di arrabbiarsi. Si alzò,
di scatto,
facendo spaventare due piccioni che erano appollaiati sul davanzale che
presero
immediatamente il volo. Stava per rovesciare una panca vicino alla
vetrata
della torre, quando la porta si spalancò.
Hermione aveva sentito quell’urlo
lancinante e ne
aveva seguito l’eco. Uscita dalla sala Grande, aveva perso
Draco, ma l’urlo che
squarciava il silenzio l’aveva indirizzata verso
l’ala est del castello. Poi
ricordò.
‘il mondo fa troppo rumore lì
dentro, Granger?’
‘questo posto mi isola da tutto e
tutti’
‘qui
riesco a pensare’
Ecco dov’era andato. La torre di
astronomia. Pregò affinché
la sua intuizione non fosse errata e si diresse verso la torre. Mentre
saliva le
scale, il cuore accelerava i suoi battiti. Non c'era calma
lassù. Stava succedendo qualcosa in quella stanza. Rumori.
Singhiozzi. Passi. Spalancò la
porta e trovò un Draco Malfoy in atto di scaraventare una
panca verso la
vetrata della torre.
-Sai, se la rompi, dovrai ripagarla.
Draco si riscosse. Il suono di quella voce lo
destabilizzò. Abbassò la testa, per non farsi
vedere in viso. Non voleva che
nessuno lo vedesse piangere, tanto meno la Granger. Cercò di
mantenere il suo contegno, di nascondere il dolore che si intravedeva
da tutti i pori. La sua voce uscì dura, ma
spezzata dai singhiozzi.
-Cosa diavolo vuoi Granger, adesso?
-Voglio che posi quella panca Malfoy e ti calmi,
stai
facendo un tale baccano!
-Non sono cose che ti riguardano, Granger.
-Invece sì. Questa scuola è
anche la mia, quindi se
rompi qualcos..
-VATTENE!
Draco alzò lo sguardo ed Hermione ci
vide dentro un
misto tra rabbia, dolore, irritazione. Si sentì fuori luogo
e soprattutto
inopportuna. Quel ragazzo stava soffrendo?
-Malfoy, io..
Draco le venne incontrò. Hermione
pensò che l’avrebbe
picchiata. Che le avrebbe dato un pugno per l’intromissione.
Che l’avrebbe
sbattuta per aria. Invece, lui si limitò ad oltrepassarla,
non senza averle
dato una spallata. Scaraventò la porta dietro di
sé e iniziò a scenderele
scale, velocemente. Sulle scale incontrò Blaise che
probabilmente aveva sentito
le loro urla e stava salendo.
-Draco, io..
Si interruppe, perché Draco non lo
degnò nemmeno di
uno sguardo. Continuò a scendere.
Hermione iniziò a scendere le scale, si
ritrovò davanti
a Blaise.
-Il tuo amico.. il tuo amico..- la voce le tremava
per il nervosismo - è un isterico, ecco
cos’è!
-Granger, modera i termini..
-Ma.si.può.sapere.cosa.diavolo.gli.è.preso?
Abbassò lo sguardo, vide la lettera tra
le mani di
Blaise. Gliela strappò da mano.
Draco,
quello
che sto per dirti non sarà piacevole. Sono profondamente
addolorato
nel dirti che tua madre, Narcissa, è deceduta stamattina
all’alba .I funerali
saranno tra due giorni. Le cause della morte non sono chiare, anche se
penso
che sia stata una punizione. Resta ad Hogwarts. È la
soluzione ideale, ora come
non mai. Condoglianze.
Lucius
Hermione rimase pietrificata. Notò come
il nome
Narcissa fosse affossato rispetto agli altri. Lucius avea sofferto
anche lui nello
scriverlo.
Narcissa
Malfoy è morta. La madre di Malfoy. Per una punizione.
Possibile che?
Guardò Blaise che le restituì
uno sguardo malinconico.
Scese le scale il più velocemente possibile.
Ritrovò Draco che usciva dal
portone d’ingresso del castello. Macinò metri come
fossero una distanza nulla.
Si trovò dietro Draco che continuava a camminare. Scese le
scale d’ingresso, si
incamminò verso il sentiero che portava al cancello che
incorniciava Hogwarts. Iniziarono
a calpestare l’erba. Erano ormai
vicini, quando lei lo afferrò per il braccio.
-Malfoy! Cosa credi di fare?
-LASCIAMI IN PACE GRANGER! LEVATI DAI PIEDI!
-Non dire cretinate Malfoy!
-Taci sporca Mezzosangue!
Hermione lo mollò all’istante.
Era semplicemente
sbalordita.
-Dopo tutto.. dopo tutto quello che ti ha fatto.
Dopo
che lei è…
-NON LO DIRE!
Draco non era ancora in grado di sentirlo dire ad
alta
voce. Era come se non fosse successo davvero. Se lo avesse solo
pensato,
scritto, immaginato, non sarebbe stato vero.
-TACI GRANGER!
Hermione lo guardò. Aveva capito cosa
stava pensando
il ragazzo.
-Dopo tutto quello che ti ha fatto. Tu continui
ancora
a chiamarmi Mezzosangue. Devi essere davvero pazzo, Malfoy.
Draco si fermò. Si voltò e la
guardò. Aveva ragione. A
suo malincuore, Hermione Granger aveva ragione. Voldemort gli aveva
ucciso la
madre. Voldemort aveva messo fine alla sua vita. E lui si stava
rivelando
uguale a lui. Il braccio sinistro prese a bruciargli di nuovo. Questa
cosa lo
irritò.
-Lo ucciderò.
-Non dire sciocchezze Malfoy! Come puoi tu..
-LO UCCIDERò!- Urlò, al
cielo, ad Hermione , a se
stesso.
Una piccola folla di studenti si era radunata
al’entrata
e guardava lo spettacolo perplessa. Draco si voltò di nuovo
verso il cancello,
Fece due passi.
-LO UCCIDERò GRANGER! HA AMMAZZATO MIA
MADRE! IO UCCIDERò
LORD VOLDEMORT!
Ecco, adesso, era tutto vero. Nel momento stesso in
cui lo disse, scoprì al petto una sensazione ben peggiore di
quella che aveva
provato nella torre. Si sentiva lacerato. Sfinito. Tagliato. Si sentiva
vuoto,
come se qualcosa di sé fosse stata fatta a pezzi, maciullata
e poi allontanata
dal suo corpo. Si accasciò a terra, iniziò a
battere i pugni sul terreno
fresco.
Hermione si avvicinò con cautela, aveva
paura che
riprendesse ad urlare di nuovo. Si accostò a lui, gli mise
una mano sul
braccio. Poggiò la mano sul braccio marchiato e questo
ricominciò a pulsare.
Questa cosa fece ridestare Draco. Non si voltò, non voleva
che lei lo vedesse
piangere. Era.. umiliante. Estremamente umiliante. Lui, un Malfoy.
Distrutto
dalla sua stessa famiglia. Distrutto dal suo stesso Signore.
Restò immobile, a
fissare il terreno sotto di se. Vedeva le gambe della ragazza vicino
alle sue, ma
non osava alzare il viso. Non voleva la sua compassione. Non voleva la
sua
pietà Lui era Malfoy.. E lei… Lei era solo
una… ci pensò.. era solo Granger.
-Me l’ha uccisa.. ed io lo
ucciderò a mia volta.
-E cosa farai?
-NON LO SO!
Spinse a terra i pugni. Sapeva che da solo non
avrebbe
fatto nulla contro Voldemort. Era troppo potente. E lui non aveva idea
di quali
fossero i suoi punti deboli.
Hermione non sapeva cosa la trattenesse
lì. Sapeva
soltanto che era una situazione strana. Mai in vita sua avrebbe pensato
di
dover consolare Draco Malfoy. Ma ormai l’aveva visto sulla
torre scaraventare
tutto per aria. Non poteva farlo uscire dal castello. Voldemort
l’avrebbe
ucciso. E per il momento, troppi morti erano stati fatti per mano di
una sola
persona. Malfoy non avrebbe avuto possibilità Draco sarebbe
morto. Accantonò il
pensiero che il suo nemico più acerrimo le stava accanto e
rimase in silenzio,
aspettando che i singhiozzi si placassero.
All’improvviso vide due scarpe laccate di
nero vicino
alle sue ginocchia. Alzò lo sguardò e si
ritrovò il professor Piton che li
sovrastava.
-Spostati Granger –
le sussurrò. Ma non lo fece con aria di
superiorità. Lo fece quasi per
supplica.
Lei si alzò e lo guardò negli
occhi. Caramello nel
petrolio. Piton restituì lo sguardo, poi si
abbassò verso Draco.
-Forza Draco, vieni con me.
Draco si alzò e sorretto dal preside si
avviò verso l’entrata
del castello. Hermione rimase lì, in quel punto. Quando li
vide scomparire
attraverso l’arco d’ingresso si avviò
anche lei verso il dormitorio. Ritrovò
uno Blaise Zabini sconolto che le diede uno sguardo spaventato. Che lei
restituì allo stesso modo. Vide la piccola folla radunata
sugli scalini.
-E voi che avete da guardare? Andate altrove!
Ed entrò nel castello.
Ecco come si fa a rovinare una giornata trionfale.
E si portò nel dormitorio. Ora,
sicuramente, il
segreto di Harry sarebbe stato al sicuro.
La notte passò in bianco nelle lenzuola.
La madre di
Malfoy. L’aveva vista una sola volta. Un’unica
volta, al binario del treno. Era
una bella donna. Magra, alta. Dai tratti severi, ma allo stesso tempo
aveva uno
sguardo dolce. Bionda come il figlio. Gli stessi occhi del figlio.
Adesso era
morta. Non sapeva perché avesse lo stomaco in subbuglio. Non
era riuscita a
mangiare la sera. Non si aspettava una reazione del genere. Malfoy gli
era
antipatico. Ma lei aveva invaso la sua privacy in modo invadente e
prepotente.
L’indomani gli avrebbe fatto le sue scuse.
-Mi dispiace Malfoy.- sussurrò. E si
addormentò con
gli occhi lucidi.
*
-Hermione? Mi ascolti?
Hermione guardava il professor Lumacorno spiegare,
ma
non ascoltava una sola parola di quello che avesse da dire. Sapeva
già quello
che stava spiegando, l’aveva studiato secoli prima, ma non
riusciva lo stesso a
concentrarsi.
-Miseriaccia Hermione! Stai dormendo?
Hermione lo guardò, come se
l’avesse svegliata da un
sonno propiziatore.
-Che vuoi Ronald? Non vedi che sto seguendo?
-Sembravi addormentata in realtà! Non
annuivi nemmeno
alle cose che dicevo!
-Ti stavo ignorando Ronald!
-Hai dormito male?
-Abbastanza.. non riuscivo a prender sonno!
-Malfoy?
-Può darsi..
-Smettila di pensare a quel furetto..
è.. deprimente!
-Hai ragione – le fece una sorta di
sorrisino piatto
che non convinse Ron, ma gli bastò e ritornarono ad
ascoltare la lezione.
Ora di Pozioni.
Non
c’è.
Malfoy non è venuto. Dove l’avrà
portato Piton? Non c’era nemmeno ieri a cena. In
più non mi sta facendo seguire. Stupido di un furetto!
Possibile che ci sei o
non ci sei mi devi comunque disturbare?
Pranzo.
Nemmeno adesso
c’è. Chissà se sta meglio.
Biblioteca.
Non l’ho
visto
da nessuna parte oggi. Di solito mi sta sempre in mezzo ai piedi.
Cena.
È
tutto il giorno che non si vede in giro. Inizio
a pensare che sia tornato a casa per il funerale.
L’indomani, Hermione non cercò
nemmeno di pensare a dove
fosse Malfoy. Sapeva che quel giorno ci sarebbe stato il funerale di
Narcissa
ed era più che convinta che lui stesse lì. In
fondo anche lei avrebbe voluto
assistere al funerale di sua madre.
Si recò nella torre di astronomia.
Adesso che lui non
c’era era sicuramente vuota. Aprì la porta ed
entrò. La stanza era vuota. C’era
ancora la panca spostata. Si avvicinò alla finestra e
guardò il lago. Era
rilassante, il furetto aveva ragione. Aprì la borsa ed
iniziò a studiare. Aveva
accantonato già troppi compiti per colpa sua.
L'angolo dell'autrice:
Come promesso, ecco a voi il nuovo
capitolo. Spero di non avervi sconvolte, ma avevo bisgono del trauma
personale per Draco.. eh un trauma serve sempre, se no, hai voglia di
litigare, sti due non si avvicineranno mai xD
ma non disperate.. Perchè non tutto è cambiato xD
Anzi, ne vedremo ancora delle belle.. anzi no, delle bellissime xD
Ringrazio tutte per le vostre recensioni, GRAZIE! vi adoro *.*
e ringrazio anche chi legge e chi mi ha posto tra i seguiti ( siete
tantissimè ^^ ! )
spero di non aver deluso le vostre aspettative e che continuiate a
seguirmi :D
un bacio :*
Slab*
|
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Capitolo 16 *** A ray of a strange light ***
A ray of a strange light
Bisogna
essere cauti nell'esprimere desideri, perché potrebbero
avverarsi.
- J. K. Rowling
-
Le ore, i giorni passavano velocemente verso il
Natale. Hogwarts si stava preparando alla festa tradizionale. Il
professor
Vitious stava raccogliendo le adesioni dei primini per il nuovo coro
natalizio.
La McGranitt dava disposizioni per l’albero di Natale. I
mangiamorte agli
angoli delle stanze sembravano più cordiali del solito.
L’aria di festa si
stava diffondendo in fretta ed ad Hogwarts la magia si vedeva più che altrove,
soprattutto a Natale.
Nonostante mancasse ancora un mese e mezzo, il fervore per i
preparativi si
faceva sentire. E gli studenti non erano da meno.
Era una settimana che Hermione Granger si chiedeva
che
diavolo di fine avesse fatto Draco Malfoy. Si chiedeva dove fosse
andato il
ragazzo e se sarebbe mai tornato a scuola. Ogni mattina lanciava uno
sguardo al
tavolo dei Serpeverde con la speranza di vederlo lì seduto,
sprezzante di tutto
e di tutti. Ma ogni mattina aveva la solita delusione di voltarsi verso
il suo
tavolo e vedere il suo posto il suo posto, tra Blaise e Pansy, vuoto.
Quel lunedì mattina era un giorno come
tanti. Scese a
fare colazione. si sedette vicino Ron, Ginny e Neville. Prese del succo
di
zucca e un muffin ai frutti di bosco. Guardò al tavolo di
Serpeverde. Vide
Malfoy fare parlare con Blaise Zabini. Tornò ad ascoltare
Ron che blaterava
qualcosa sui Nargilli di Luna e le infestazioni delle tende della sua
stanza.
Un momento. Ripose di nuovo lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde.
Malfoy. Lì.
Era tornato. Lo studiò da lontano. Occhi leggermente
cerchiati da occhiaie più
o meno normali per lui. Pelle sempre bianchissima. Leggermente
più magro del
solito. Parlava con Blaise e Pansy lo ascoltava estasiata. Si chiese
cosa
avesse da dire. Dove era stato. Come stava. Se avesse superato il lutto
o stava
solo portando una maschera per andare avanti. Passò il resto
della colazione a
lanciare occhiate al tavolo delle serpi e ad addentare il muffin per
non
rispondere in malo modo a Ron dicendogli che i Nargilli non esistevano
ed erano
tutta un’invenzione di un giornaletto per vendere
più copie, a cui solo gli
allocchi credevano.
Si alzò per andare a prendere i libri in
sala comune,
la prossima lezione sarebbe stata Pozioni e il professor Lumacorno li
aspettava
ridente nei sotterranei.
La stanza era calda, ancora più delle
altre volte. Dovevano
forse preparare una pozione che aveva bisogno di calore? Hermione
entrò e
appoggiò i suoi libri sul primo banco della prima fila.
Aspettò che venissero
gli altri, ma più di tutto aspettò di vedere
entrare Malfoy. Era lì. Non sapeva
come. Ma c’era. Dopo una settimana di assenza. Dopo giorni di
silenzio. Aveva
perso la madre. Ma adesso era lì.
Draco entrò nella stanza, ma non si
voltò, nemmeno per
insultarla. Strano. Si recò al suo banco, insieme a Blaise e
Pansy. Si recò al
suo banco, in silenzio. Ma c’era. Era questo quello che
contava. Lui era lì e
non era stato ucciso. Significava che non aveva fatto niente di
avventato. Era
rimasto al suo posto.
Autoconvincendosi di ciò, Hermione prese
ad ascoltare
il professore, ma con molta poca attenzione. Di sottecchi mandava
sguardi al
ragazzo biondo e dai tratti sottili e duri. Era seduto diversi banchi
di
distanza da lei e stava guardando il professore. Non batteva le
palpebre. Lo
guardava e basta. Senza battere le palpebre. Chissà a cosa
stava pensando. Era
chiaro che non seguiva. O se seguiva era particolarmente preso dalla
lezione.
Tornò a guardare Lumacorno. Non era una lezione
particolarmente interessante!
Abbassò lo sguardo sul foglio e fece finta di prendere
appunti. Rialzò lo
sguardo verso Draco e notò che ora le era di spalle.
Chissà a cosa stava
pensando.
L’ora passò velocemente. Il
professore era così
sovraeccitato per quel Natale ad Hogwarts che si perse in divagazioni
poco
interessanti ed Hermione non potè far altro, a malincuore,
di rimpiangere le lezioni
del professor Piton, odioso, è vero, ma sempre interessanti.
Uscì dall’aula
insieme a Ron e rinfrancata dal fatto che quella mattina per lei le
lezioni
erano finite, si recò in Sala Grande, mentre Ron invece si
recava presso l’aula
di Babbanologia.
La Sala Grande era semi vuota, per via della bella
giornata che stava fuori. Gli studenti si erano portati tutti sul prato
della
scuola per godersi quei pochi raggi di sole tra la neve che Londra era
in grado
di offrire in quei giorni freddi. Hermione amava la neve e ancor di
più amava
la neve con i raggi di sole. Ma non aveva voglia di stare fuori
perché quello
che amava di più era starci con i suoi amici.
Chissà Harry
cosa sta facendo.. Chissà se sta bene. Non lo sento da un
po’ e l’ultima volta
che l’ho chiamato non poteva parlare e ci ha solo salutati.
Speriamo vada tutto
bene.
Si arrovellava sempre sui soliti pensieri. Harry. Ron. Malfoy. Harry.
Malfoy. Harry. Malfoy.
Malfoy. Quell’ultima settimana aveva
pensato molto al ragazzo. La morte della madre l’aveva
turbata, ma più di
tutto, l’aveva turbata la reazione di lui. Non credeva fosse
così legato alla
madre. In realtà, non pensava affatto che Draco Malfoy
potesse essere legato a
qualcuno con dei sentimenti puri. Ma invece si era dovuta ricredere.
Quel
giorno sul prato, insieme a lui. Lo aveva visto soffrire, con gli occhi
pieni
di rabbia e di dolore. Lo aveva visto urlare con gli occhi gonfi. Lo
aveva
visto buttare tutto per aria nella torre di astronomia.
L’aveva sentito gridare
contro Voldemort. Lui, Draco Malfoy. Aveva giurato di uccidere
Voldemort. Il
suo Signore. Aveva visto tutto. Non si sarebbe stupita più
di niente, adesso.
Perché Draco Malfoy stava soffrendo per qualcuno, per
qualcuno che amava. E
aveva giurato di uccidere il Signore che la sua famiglia amava da anni.
Non si
sarebbe più stupita di niente. Adesso ne era certa.
Alzò lo sguardo dalle pergamene che
aveva preso dalla
borsa e vide vari studenti venire verso di lei. E superarla. Si
immaginò come
poteva essere vivere la vita di uno studente normale. Senza Harry
Potter, senza
Voldemort. Senza Malfoy che le ronzava nei pensieri negli ultimi
giorni. Voleva
non sapere degli Horcrux, della missione di Harry, della
malvagità di
Voldemort. Sarebbe stato meglio essere ignorante di tutto. Sarebbe
stato meglio
essere un’oca frivola e senza una mente parlante come
… Lavanda Brown. Ecco..
voleva essere Lavanda Brown. Senza materia grigia parlante.
Perché il suo
cervello era un’Hermione in miniatura nella testa e adesso
stava iniziando a
capire perché prima di conoscerla davvero , la gente la
evitava. Quella piccola
Hermione era irritante. Ma era nella sua testa. E a meno che non avesse
ricevuto una craniotomia, ci sarebbe restata per sempre. E per il
momento, non
era in programma nessuna craniotomia.
Si rimise a studiare, decisa a finire i compiti di
Aritmanzia. Quella notte avrebbe fatto il giro notturno e sicuramente
Pansy
Parkinson non le avrebbe dato pace nemmeno per un secondo.
Alzò di nuovo lo
sguardo, ripetendo tra sé e sé le pagine
sottolineate con molta foga . Si rese
conto che un gruppo di Serpeverde si stava dirigendo attraverso il
portone
d’entrata. E poi lo vide. Era di spalle , e confabulava con
Blaise Zabini.
Pensò di essersi abbagliata, pensare troppo a Malfoy aveva
l’effetto collaterale
di vederlo apparire in ogni angolo. Ma no. Non aveva sbagliato. Il
colore
biondo platino di quei capelli era inequivocabile. E
l’andamento fiero poteva
essere solo il suo. Si voltò e i suoi sospetti si
dissiparono all’istante. Si
aspettò una battuta acida. Che tardò ad arrivare.
Anzi, non arrivò. Malfoy
abbassò lo sguardo e superò il suo posto, senza
degnarla di una parola. Passò
avanti e la lasciò pensierosa al suo posto. Senza un cenno
di sdegno. Senza una
parola offensiva. Senza niente. Buio.
E ora che gli
prende? Mi evita da stamattina. Non è da Malfoy. Avrebbe
trovato il tempo per
prendermi in giro anche se non doveva stare in classe con me, figurati
vedermi
da sola a studiare. Stupido furetto! Sei un idiota! Irritante anche
quando
cerchi di non esserlo.. ma che imbecille.
Indispettita, soprattutto perché non
capiva il motivo,
questa volta, della sua irritazione, se ne andò in sala
comune. Non aveva
lezioni, quindi decise che riposare sarebbe stata la cosa migliore per
affrontare una notte insonne e una Pansy Parkinson sbroccata.
La notte venne in fretta.
Draco Malfoy aggiustò la
divisa e iniziò a salire verso l’ingresso, pronto
a fare quel giro notturno che
lui odiava tanto. Non amava restare sveglio di notte, perché
le occhiaie gli si
accentuavano. Inoltre, non era nemmeno il suo turno. Pansy gli aveva
chiesto di
prendere il suo posto, perché aveva mangiato troppe
caramelle gommose e aveva
passato il pomeriggio in infermeria a vomitare il tutto, tra conati
inespressi
e mal di pancia atroce. Odiava fare il giro di notte, ma in quelle
notti non
aveva molto sonno. Aveva passato l’ultima settimana chiuso
nelle stanze del
Preside, perché Piton aveva paura che uscisse e andasse a
Malfoy Manor a farsi
ammazzare. Ma lui l’avrebbe fatto. Voleva davvero andare a
casa. Voleva andare
a farsi uccidere. Sapeva benissimo che Voldemort l’avrebbe
ucciso senza nemmeno
pensarci. Lo sapeva. Aveva ucciso la madre senza pensarci. Poteva
benissimo
uccidere anche lui. Non gliene importava. Leggendo quella lettera
l’unica cosa
che aveva pensato di fare era stata quella di raggiungere casa sua e
farsi
ammazzare. Perché era così che si sentiva.
Un’anima morta in un corpo vivo.
Ogni volta che si lavava, vedeva quel marchio sul suo braccio e
rivedeva la
madre morta. Non gli avevano fatto assistere al funerale,
perché era troppo
arrabbiato. Piton aveva paura che dicesse qualcosa di poco ragionevole.
Ma lui
voleva dirlo. Voleva ammazzarli tutti, come loro avevano ucciso sua
madre. Quel
marchio, non significava soltanto la venerazione per un Signore che non
era suo
fin dal principio, ma era anche un promemoria. Gli ricordava che la
madre era
morta per una causa che avevano abbracciato senza pensare alle
conseguenze. Gli
ricordava che tutti i suoi sforzi per compiacere il signore di suo
padre erano
risultati vani. Gli ricordavano che era morta perché lui
aveva fallito più
volte. Era morta per colpa sua. Non era riuscita proteggerla,
nonostante i suoi
sforzi. L’aveva uccisa con la sua incapacità.
Piton non lo aveva fatto uscire
perché aveva paura che facesse qualcosa di avventato contro
l’Oscuro Signore. E
lui pensava che l’avrebbe fatta. Ma contro se stesso.
Perché la causa di tutto,
era lui. Era tutta, inesorabilmente, colpa sua. Per questo dissedi
sì a Pansy,
quando ormai esausta di contorcersi nel letto gli chiese di prendere il
suo
posto. La notte lo isolava dal mondo. E girava per Hogwarts gli faceva
dimenticare che ormai, su quel suolo, stava camminando un corpo vuoto.
Perché
con la morte di Narcissa, era morto anche quel poco di anima che gli
era
rimasta. Se era vero
che una persona
vive negli occhi di chi la ama, allora lui era morto. Perché
l’unica persona
per cui Draco significasse qualcosa quegli occhi li aveva chiusi. E lui
era
morto all’istante, insieme a lei. Si riaggiustò la
divisa, si passò una mano
tra i capelli e aspettò il Prefetto che l’avrebbe
accompagnato in quel giro. E
quando lo vide arrivare, capì che accettare il posto di
Pansy, era la cosa più
idiota che avesse fatto quel giorno.
-Ciao Malfoy. Cosa vuoi?
-Io non voglio niente da te – disse a
testa bassa
–Sono il Prefetto di Serpeverde e si dia il caso che i
Prefetti fanno il giro
di notte. Non so se lo sai.
-Certo che lo so. – lo guardò
acida, ma si trattenne
perché era una ragazza col tatto grande quanto un castello
– Ma stasera è il
turno di Pansy. Cosa ci fai tu qui?
-Magari non sono fatti tuoi, non è vero,
Granger?
- Malfoy
sei davvero insopportabile! Non fai
altro che portarci a bisticciare. Io volevo solo essere gentile!
- Sei tu che mi irriti, mi viene naturale
risponderti male!
- Va bene. Basta. Tregua! Se andiamo avanti
così, il giro del castello lo
finiamo a Natale!
-E tu vorresti parlarmi nelle orecchie
per un altro mese. Muoviamoci, che prima iniziamo, prima finisce!
-Sei un deficiente Malfoy! E io che
volevo essere gentile con te.. Ma dove mi è saltato in
mente? Sei
insopportabile!- Irritata
sbuffò e passò
davanti, mentre lui la seguiva in silenzio.
Fecero
l’ispezione dell’aula sud del primo
piano, in silenzio,
senza rivolgersi
nemmeno lo sguardo. Lei era semplicemente imbufalita, lui tranquillo.
Non gli
dispiaceva quel silenzio, anche se era strano camminare con la Granger
zitta al
suo fianco. Ogni tanto lei gli lanciava occhiate in cagnesco per poi
tornare a
guardare avanti. Ad ogni occhiata Draco non poteva far altro di pensare
a
quanto fosse pazza. All’ennesima occhiataccia
sbottò.
-Che c’è
Granger? Che mi devi dire? - chiese con tono scocciato. Lo
stava irritando anche senza parole e questo era il peggior torto che
gli
potesse fare.
-Niente, Malfoy,
niente – rispose lei, con aria apparentemente indifferente.
-Forza, Granger,
parla. Non ho tutta la notte..- disse, con voce annoiata.
-In realtà
sì.
Hai tutta la notte! Sei un Prefetto e devi restare sveglio tutto il
tempo.
-Quanto sei noiosa!
Ti muovi a dirmelo o no?
-Che c’è
Malfoy, non riesci a sostenere il mio silenzio?
-Il tuo
silenzio è più irritante della tua voce. Non
capisco come fai.. Sarà quest’aura
che ti porti attorno – e indicò l’aria
che la circondava tremolando con le
mani.
-Sai Malfoy,
pensavo fossi cambiato. Invece sei sempre il solito imbecille!
Malfoy la
guardò accigliato. –Cosa significa che sarei
cambiato?
-Dicevo.. dopo
che è successo..
-Granger, non
sono affari tuoi.
-Capisco che
non ne vuoi parlare. E non voglio spingerti a farlo.
-Smettila
subito.
-Hai ragione,
scusa. È che mi dispiace. Io..
-Granger non
guardarmi come se tra poco crollassi a terra, mi irrita!
-Non ti sto
guardando come se stessi crollando!
-Lo stai
facendo da stamattina!
-Ma se non ci
siamo proprio parlati oggi!
-È perchè
ho
cercato di evitare la tua pietà per tutto il giorno!
Hermione si
sentì cogliere da un brivido di freddo
all’improvviso. Doveva aspettarselo.
Malfoy, pensava che cominciasse a guardarla con pietà.
Doveva aspettarselo.
Tipico di Malfoy. Non pensare che la gente potesse avere un briciolo di
umanità. Non pietà. Umanità. Quel
ragazzo era un cane.
-Stai
continuando a farlo! Smettila!
-Non ti sto
guardando con pietà. Volevo solo sapere se stavi bene.
-Certo che sto
bene! Sto.bene.
-Ok. Mi
dispiace Malfoy.
-E perché? Non
siamo mai stati amici, Granger!
-Sai, idiota,
non c’è bisogno di essere amici per essere
cordiali. Sei un imbecille.
-L’imbecille
sarai tu! Portami rispetto, non volevi essere gentile con me?
-Ma lo vedi che
tu hai problemi mentali? Fai pace col cervello, stupido furetto!
-Ecco, Granger,
è così che mi piaci, antipatica ed irritante.
-Rabbrividisco
solo al pensiero che possa piacerti in qualche modo.
-Cercavo solo
di essere gentile e cordiale.
-Tu? Ma
smettila!
-Potrei stupirti
Granger!
-E allora
fallo!
-Ma nemmeno per
sogno!
-Potrei
ammazzarti! – Si portò le mani davanti alla bocca.
Aveva fatto riferimento alla
morte. Adesso. – Oddio, scusami!
Draco la
guardò. E inaspettatamente scoppiò a ridere. Non
come al solito. Rise, rise
davvero. E questa volta il suo viso smise di essere cupo e misterioso.
Divenne
quasi normale. – Granger, smettila di cercare di ripararmi da
qualcosa, non
sono rotto!- e ricominciò a ridere.
Hermione era
leggermente indispettita. Con tutto quello che stava cercando di fare
per
essere gentile. Quel Malfoy! Era soltanto un idiota!
-Sai che ti
dico?Smettila di parlare!
-Ma dai,
Granger, mi stai facendo divertire!
Hermione lo
superò, portandosi di nuovo davanti. In silenzio, finirono
di fare il giro del
castello. Non avrebbe aperto bocca. Quello stupido di un furetto non
era stato
toccato nemmeno dalla morte della madre. Ma che imbecille!
Arrivarono di
nuovo nell’antro di ingresso per risalire ognuno nei propri
dormitori.
-Pensavo che
questo momento non arrivasse più.
-Smettila
Malfoy, sono io a tirare un sospiro di sollievo!
-Hai uno strano
concetto di gentilezza.
-Ho cercato di
essere gentile, ma tu sei una persona insopportabile!
-Ahahahahah
buffo detto da te! Come mai non impazzisci col suono della tua voce?
-Idiota!
-Gallina!
-Furetto!
-Ancora con
questa storia? Ma smettila!
-Furetto!
Furetto! FURETTO!
-Ma hai 5 anni?
-E tu ne hai 3?
-Sai cosa ti
dico? Me ne vado a letto.
-Ecco vattene a
letto, che è meglio!
-Gentile e
cordiale?
-Certo… io sono
cordialissima! Stai bene, no?
-
No. Ma è solo quello che vuoi sentire. –
E si voltò, scomparendo nei
sotterranei.
-Quando
la smetterai di fare
queste uscite teatrali?
Ma
non vi fu risposta. Hermione
si voltò a sua volta e se ne salì nella torre di
Grifondoro. Era irritata, ma
almeno gli aveva detto che le dispiaceva. Adesso si poteva togliere
quel peso
dallo stomaco.
Draco
Malfoy entrò nella sua
stanza ridente. Non rideva così
da
qualche mese. Quella Granger, sempre così spiritosa! Eppure
era stata l’unica a
trattarlo come prima di quello che era successo. E per il momento, gli
bastava.
Si mise nel letto e si addormentò all’istante.
L'angolo dell'autrice:
Saaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalve!
Rieccomi, con un nuovo capitolo.. spero vi piaccia e di non aver deluso
le vostre aspettative :)
Grazie a tutte per le vostre recensioni, siete fantastiche *.* :D !
Grazie anche a chi legge soltanto, anche se vorrei un vostro cenno T.T
!
Vi ringrazio tantisssssssssimisssssssimisssssssssssimo!
un bacio :*
Slab*
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Capitolo 17 *** So different, so close ***
So
different, so close
Quando
non si è sinceri bisogna fingere,
a
forza di fingere si finisce per credere;
questo è il principio di ogni fede.
-Alberto
Moravia-
Freddo.
Buio. Si alzò sudato, dopo un’ora, come tutte le
volte che cercava di dormire.
La stanchezza lo faceva addormentare subito ma ogni volta si
risvegliava colto
da un attacco d’ansia nel bel mezzo del letto, in un bagno di
sudore. Draco
Malfoy non era mai stato un tipo che amava molto dormire, ma tra lo
svegliarsi
tutte le notti per incubi persistenti e il non dormire fino a
mezzogiorno,
c’era una netta differenza. Ed ormai andava avanti da un bel
po’. Si alzò dal
letto, con un lieve cerchio alla testa e si portò in bagno,
per farsi una
doccia. Nonostante l’acqua gelata, non era riuscito comunque
a rinfrancarsi. Si
vestì di fretta e risalì verso la Sala Grande.
Prese il solito posto e aspettò
che mettessero la colazione. Non aveva fame, ma se non mangiava
qualcosa, lo
sapeva, sarebbe crollato nel bel mezzo dell’allenamento di
Quidditch di quel
pomeriggio.
Dopo due
minuti netti i tavoli si ricoprirono di cibo. Come se gli avessero
letto nella
mente. Draco afferrò una fetta di pane tostato. Non aveva
fame. Ma se voleva
restare in piedi doveva mettere qualcosa sotto i denti. Decise che
bastava
così. Era forte, dopotutto. Si sentiva forte.
Alzò
lo
sguardo e vide il preside venirgli incontro. Lo guardò
seduto.
-Buongiorno
Draco, ti cercavo in dormitorio. Potresti seguirmi nel mio ufficio, per
favore?
-Professore,
buongiorno. È una cosa urgente?
-Direi di
sì. Dovrei parlarti.
Draco si
alzò a malincuore. Si maledì per non aver preso
una colazione più grossa e
lunga da consumare. Almeno così Piton non
l’avrebbe tartassato. Lo seguì verso
il suo ufficio in silenzio. Immaginava solo lontanamente quello che gli
avrebbe
detto. E immaginava che non gli sarebbe piaciuto. Non gli
piaceva mai,
ultimamente.
Entrò
nell’ufficio che nell’ultima settimana era stato la
sua prigione personale. Non
capiva cosa volesse ancora Piton. Sperava che non ricominciasse ancora
con la
storia di Potter. Non aveva voglia di pensare a quello Sfregiato ora,
né
tantomeno di rincorrere la Granger per farsi dire dove diavolo fosse
finito il
suo amichetto. E men che meno, voleva aiutare Voldemort a prenderlo.
Che se lo
cercasse da solo. Adeso non aveva più niente per ricattarlo.
Niente. Il padre?
Si era cacciato da solo in questa situazione, che ne uscisse anche, da
solo. Piton
gli si parò davanti e come se avesse letto nei suoi
pensieri, lo guardò negli
occhi. Petrolio nella nebbia.
-Lo so,
Draco. Non voglio costringerti a fare niente contro la tua
volontà. Ma..
-Io non
farò
un bel niente. Sia chiaro- La voce era dura. Il volto non tradiva
nessuna
emozione diversa sall’indifferenza. Non avrebbe ceduto alle
richieste del
professore. I problemi di Voldemort non erano più problemi
suoi.
Piton era
preparato a quella reazione. Rimase calmo ed impassibile e riprese a
parlare,
lentamente -Draco, il Signore Oscuro è stato molto..
-Comprensivo?
– rise amaramente, gli occhi pieni di rabbia. Gli stava
risalendo tutta di
nuovo. Si voltò verso i ritratti dei vecchi Presidi,
cercando di non guardare
l’uomo che aveva davanti – è stato tanto
comprensivo che ha deciso di
risparmiarmi e uccidere mia madre.
-Non dire
così Draco. Quello è stato un errore di.. calcolo.
-ERRORE DI
CALCOLO? Mia madre è morta. Uccisa. E non
c’entrava niente con tutti voi!
-Con tutti
noi, Draco. Con tutti NOI- Fece molta attenzione a pronunciare
lentamente
l’ultima parola. Indugiò su essa – Siamo
un gruppo. Draco.
-E dove
è
finito il gruppo quando la stava uccidendo? L’avete uccisa
tutti.
-Draco.
Quando sei tornato ad Hogwarts dopo il marchio – gli
guardò il braccio sinistro,
poi riprese – tua madre mi fece giurare che mi sarei preso
cura di te.
-Io.non.ho.bisogno.di.nessuno.
-Hai bisogno
di qualcuno, Draco. Lo so.
-Lei non sa
un bel niente!
Piton si
avvicinò, lo prese per un braccio e lo portò
vicino ad un pensatoio. Con la
bacchetta fece fluire dalla sua tempia un filo argentato e lo
versò dentro.
-Per favore
Draco, guardalo.
Draco
rivolse prima uno sguardo a Piton, poi al pensatoio. –Questo
non cambierà
nulla– disse amareggiato – Quando uscirò
da lì sarà tutto come prima. Io non
sono più votato alla SUA causa – sottolineando il
SUA. E si addentrò nel
pensatoio, seguito da Severus.
[ Piton,
ignorando Bellatrix al suo fianco, si voltò verso sua
sorella.
- Severus.
Io… io penso che tu sia l’unico che può
aiutarmi, non ho altri a cui chiedere.
Lucius è in prigione e…
La madre. La
madre era lì, disperata davanti al professore con evidente
disappunto della
sorella. Cosa stava succedendo? A quando risaliva quel ricordo?
Lei chiuse
gli occhi e due grandi lacrime filtrarono attraverso le palpebre.
-Di che
aiuto hai bisogno, Narcissa? Se pensi che io possa persuadere il
Signore Oscuro
a cambiare idea, temo che non ci sia speranza, nessuna speranza.
-Severus,-
sussurrò lei, con le lacrime che le scendevano lungo le
guance pallide. -mio
figlio… il mio unico figlio…
La madre
piangeva. Piangeva per lui. Ed era andata a chiedere aiuto a Piton.
Vedendola
così, in quello stato, le avrebbe voluto dire tante cose. Le
avrebbe urlato che
lui sarebbe stato bene, che doveva preoccuparsi solo di se stessa. Le
avrebbe
voluto dire di stare attenta. Di non fidarsi di nessuno. Ma sapeva bene
che
quello era solo uno sciocco ricordo. E il viso di sua madre contratto
nella
disperazione, non faceva altro che alimentare la rabbia che aveva
dentro e che
gli attanagliava lo stomaco. Piton gli mise una mano sulla spalla.
-Continua a
guardare Draco, per favore. - Draco si rivolse di
nuovo verso le tre
persone che parlavano.
Narcissa
iniziò a piangere più forte, continuando a
lanciare sguardi supplicanti a
Piton.
-
Perché,
Severus? Perché mio figlio? È troppo pericoloso!
Questa è una vendetta per
l’errore di Lucius, lo so! È per questo che ha
scelto Draco, non è vero?-
continuò- Per punire Lucius?
Un’altra
punizione. Ancora. La vita di Draco era un ricatto bello e buono montato
sulla
scena. Tornò ancora una volta a guardare il ricordo.
-Se Draco
riesce,- disse Piton - sarà onorato sopra tutti gli altri.
-Ma se non
riesce? - singhiozzò Narcissa.
-Il Signore
Oscuro non si farà convincere, ed io non sono abbastanza
stupido da provarci-
disse Piton chiaro e tondo -Non posso certo fingere che il Signore
Oscuro non
sia adirato con Lucius. Sì, il signore Oscuro è
adirato, Narcissa, molto
adirato davvero.
-Allora ho
ragione, ha scelto Draco per vendetta!- disse Narcissa con voce
strozzata- Non
vuole che riesca, vuole che venga ucciso nel tentativo! - Si raccolse
su se
stessa, cadendo ai suoi piedi, singhiozzando e gemendo sul pavimento -
Mio
figlio…il mio unico figlio…
Piton si
chinò, la afferrò per le braccia, la fece alzare
e la condusse sul sofà.
-Narcissa,
basta così. Ascoltami.- Lei si calmò un poco.
Tremando - Potrebbe essere
possibile… che io aiuti Draco.
Lei si
tirò
su, con il viso bianco come un foglio di carta, gli occhi immensi.
-Severus…
oh, Severus… lo aiuteresti? Ti prenderesti cura di lui,
facendo attenzione
affinché non si faccia male? Se è tua intenzione
proteggerlo… Severus, lo
giurerai? Farai il Voto Infrangibile?
- Il Voto
Infrangibile?- la guardò sbigottito. Non se
l’aspettava -Certamente Narcissa,
farò il Voto Infrangibile- disse semplicemente -Forse tua
sorella consentirà ad
essere il nostro Garante.
Sotto gli
occhi stupefatti di Bellatrix, afferrarono ciascuno la mano destra
dell’altro.
Narcissa
parlò.
-Vuoi tu,
Severus, vegliare su mio figlio Draco, mentre cerca di adempiere i
desideri del
Signore Oscuro?
-Lo voglio-
disse Piton.
Una lingua
brillante di fuoco uscì dalla bacchetta e si avvolse intorno
alle loro mani
come un filo incandescente.
-E vuoi tu,
al meglio delle tue capacità, proteggerlo dal pericolo?
-Lo voglio -
disse Piton.
Una seconda
lingua di fuoco uscì dalla bacchetta e si
intrecciò alla prima, producendo una
bella catena incandescente.
-E, se fosse
necessario… se sembrasse che Draco possa
fallire…- sussurrò Narcissa -
porterai tu a termine la missione che il Signore Oscuro ha ordinato a
Draco di
compiere?
Ci fu un
momento di silenzio.
-Lo voglio-
disse Piton. ]
E uno
vortice riportò i due alla realtà.
-Lei..
è per
questo che lei..
-Draco io..
-Lei ha
ucciso Silente perché aveva promesso a mia madre che mi
avrebbe protetto.
-Sì.
Draco lo
guardava senza esprimere nessun sentimento. Non sapeva cosa dire,
né cosa
pensare. Sapeva soltanto che in quel momento avrebbe preso Piton e
l’avrebbe
scaraventato contro una finestra.
-Non ero io
ad aver bisogno di protezione.
-Lo pensi
davvero, Draco? Tua madre..
-Mia madre..
era a casa mia, da sola.
-Non era
sola.
-Invece
sì.
Ed è morta sola. Io ero qui al sicuro. E lei era sola.
-Quando la
smetterai di darti la colpa?
-Io.non.mi.sto.dando.la.colpa.
Mia madre è morta perché l’ho lasciata
sola. Dovevo restare a casa. Non dovevo
obbedirle.
-Tua madre
ti ha mandato qui per salvarti. E l’ha fatto. Se il Signore
Oscuro..
-La smetta!
-Cosa?
-La smetta
di chiamarlo così. Voldemort. Voldemort mi avrebbe ucciso! E
avrebbe fatto
bene! IO SONO UN MANGIAMORTE! IO HO FALLITO! NON LEI. IO.
-Capisco il
tuo dispiacere Draco, ma..
-Lei..
capisce? Capisce come ci si sente ? Capisce cosa significa vedere
l’unica persona
che la ama morire per colpa sua? Morire al posto suo con lei impotente?
Lo
capisce?
-Più
di
quanto credi.
Piton si
voltò. Gli occhi neri così espressivi,
così rivelatori. Lui sì che lo sapeva.
Lo sapeva benissimo. Sapeva come ci si sentiva a tradire
l’unica persona che
provava davvero qualcosa per lui. Sapeva come ci si sentiva davanti
alla sua
morte. Aveva provato impotenza, rabbia, dolore. Proprio come Draco si
sentiva
adesso. Avrebbe spaccato il mondo e ucciso con le sue stesse mani
Voldemort se
solo non fosse stato ucciso da quel bambino. Ma diversamente da Draco,
lui
aveva chiesto aiuto. Si era rifugiato sotto l’ala protettiva
di Silente. Draco
credeva di potere superare tutto da solo. Grande errore. Tipico di quel
ragazzo. Pensava di essere forte. Ma non lo era. E lui lo sapeva. Si
voltò
verso il ragazzo biondo, così pallido, così magro.
-Da quanto
è
che non mangi davvero?
-Non penso
sia una cosa importante adesso.
-Invece lo
è.
Da quanto?
-Una
settimana, più o meno.
-E da quanto
non dormi?
-Ma
è un
interrogatorio?
-Rispondi,
per favore.
-Una
settimana, più o meno.
-Cosa devi
fare ora?
-Devo venire
a lezione da lei, Signore.
-E poi?
-Ho
l’allenamento di Quidditch.
-Pensi sia
il
caso di partecipare? Sei debole.
-Ho bisogno
di volare, Signore.
Una
richiesta. Finalmente. Piton lo guardò. Finalmente quel
ragazzo aveva detto che
aveva bisogno di qualcosa. Era prematuro. Troppo debole. Troppo stanco.
Avrebbe
retto all’allenamento?
-Va bene. Ma
dopo, vieni qui. Mangeremo insieme.
Draco lo
scrutò da dietro alla scrivania. Che Piton volesse aiutarlo
era chiaro. E aveva
capito anche il perché. Il Voto Infrangibile. Ma adesso che
sua madre era
morta, a che pro? Non sarebbe tornato da Voldemort. O meglio. Non
sarebbe
tornato da Voldemort strisciando. Se lo avesse rivisto,
l’avrebbe attaccato. E
probabilmente ne sarebbe uscito morto. Ma sarebbe morto ribellandosi a
lui. E
non come un suo servo.
-D’accordo.
Piton gli
rivolse un sorriso. Il primo vero sorriso che riceveva dal professore.
Non un
sorriso in scherno di qualche Grifondoro. Un sorriso vero.
-Adesso vai
in classe. Io sistemo qui e arrivo tra un minuto.
Draco
annuì.
Mentre si dirigeva verso la porta dello studio si voltò.
Piton era di spalle,
sistemava dei foglio sulla scrivania.
-Professore,
Signore.
Piton si
voltò di scatto. –Dimmi.
-Perché
lo
sta facendo? Il Voto ora, è infranto.
-Non ci
arrivi da solo, Draco?
-Pare di no.
Con gli ultimi avvenimenti io non sono quel che si direbbe il pupillo
preferito
di Voldemort. E lei potrebbe subire delle conseguenze. Non vorrei che..
-Tua madre
mi ha chiesto di proteggerti, Draco.
Draco lo
guardò. Era la prima volta che gli parlava di sua madre. La
prima volta da
quando era morta.
-E io adesso
non posso far altro che onorare la sua memoria vegliando su di te.
Draco non
fiatò. Si voltò verso la porta ed
uscì, diretti verso la lezione di Difesa
contro le arti oscure.
Piton
risistemò i fogli sparsi sul tavolo. Un'altra memoria da
onorare. Un altro
ragazzo da proteggere. Quei due ragazzi, così diversi.
Così distanti. Non
sapevano quante cose avessero in comune, in realtà. Doveva
vegliare su
entrambi. Uno per amore. L’altro per onore. Mentre Potter era
ancora chissà
dove. Ma adesso, veniva prima il Serpeverde. Raccolse le sue cose e si
avviò
anche lui verso l’aula per la lezione.
L’ora
di
pranzo era sempre ben accolta da tutti gli studenti, non per Draco
Malfoy che
quel giorno non aveva fame. La discussione con Piton gli aveva chiuso
lo
stomaco e seguire la sua lezione non aveva fatto altro che ricordargli
che le
Arti Oscure erano la causa della sua attuale situazione. Quindi decise
di fare
una passeggiata nel giardino antistante lo stadio di Quidditch in
attesa degli
allenamenti che ci sarebbero stati qualche ora dopo. Uscì
dal castello e si
incamminò sereno. L’aria fresca gli pizzicava le
guance e gli dava un moto di
vita all’interno. Voleva distrarsi e non pensare e il volo
sarebbe stata la
cosa migliore. Già pregustava la serenità
ritrovata che si accorse troppo tardi
che la scelta di uscire era stata la cosa più stupida della
giornata.
Seduta sotto
un albero, a pochi passi da lui, Hermione Granger stava leggendo una
pergamena
con un pasticcino in mano.
-Diavolo
Granger, ma tu non sai cosa sono i tavoli?
Hermione
alzò lo sguardo dal foglio con indifferenza.
-Scusami?
-Non lo sai
cosa sono le aule?
-Certo che
lo so. Ma non avevo voglia di restare dentro.
Poi, notando
che il ragazzo era stranamente vagante all’ora di pranzo, lo
scrutò ben benino
e lo guardò accigliata.
-Non mangi?
-Non sono
affari tuoi?
-È
vero, ma
è anche vero che ho fatto solo una deduzione!
-Brava
Granger, ottimo intuito.
-Grazie
–
gli sorrise. Sapeva che la stava prendendo in giro, ma non aveva voglia
di
litigare quel giorno. In più, non voleva infierire sul
ragazzo perché sapeva di
saperci andare pesante.
-Che tipo
strano.
-Scusa?
-Mi ringrazi
per averti trattato male. Cosa c’è Granger, sei
masochista?
-Era
sarcasmo Mister-non-capisco-quando-fai-sul-serio-e-quando-no!-
restò in
silenzio, gli avrebbe voluto dire altre cattiverie, ma si morse la
lingua. Non
ora Hermione, non ora.-Mi chiedo perché mi ronzi
sempre intorno,
sinceramente.. –sbuffò alzando il mento verso
l’alto con gli occhi chiusi in
segno di irritazione. Poi li riaprì, due nanosecondi
dopo,giusto per vedere
l’espressione schifata di Malfoy.
-Questa
è
proprio bella! Guarda che sei tu che mi capiti sempre tra i piedi. Io
mi sono
limitato a venire qua fuori.
-Ma io
c’ero
da prima. Il che, tontolone, significa che sei stato tu ad uscire dopo.
Non
potevi restartene dentro?
Draco la
fissò. Poi prese a guardare un puntino subito alla sinistra
del suo orecchio.
Si perse in quell’orizzonte dietro di lei.
Hermione lo
vide guardare un punto indefinito. Pensando di avere a che fare con un
idiota,
un’altra volta,lo ridestò dai suoi pensieri.
–Allora, tonto! Non potevi
mangiare dentro?
-Magari non
sono affari tuoi, vero, Granger?
-Lo sai,
risulti monotono. Non sono affari tuoi, sono affari miei, non sono
affari suoi.
Sai che me ne importa? Se vuoi dirmelo dimmelo. Se no, ciao! Non muoio
mica per
il tuo diniego!
Draco la
guardò di nuovo. Quella ragazza aveva davvero qualche
rotella fuori posto!
Prima lo insultava, poi era gentile, poi lo insultava di
nuovo, poi
voleva farlo parlare, poi non gliene importava affatto. Intanto parlava
e
violentava ardentemente le sue orecchie con la sua voce. Decise quindi
di
risponderle per farla star zitta.
-La sala
Grande è un posto pieno di riflettori ultimamente.
-Scusa?
-Sì
lo so.
Dovrei essere abituato. Insomma io sono Io. E detto tra noi, è piacevole essere ME. Ma i motivi
dell’ultima pubblicità
mi infastidiscono alquanto.
-Ti
riferisci alla scenata dell’altro giorno?
Centro. E
quella doveva essere la ragazza col tatto?
-Esattamente. -
la guardò cupo.
Hermione
capì di aver detto troppo dallo sguardo del ragazzo e
dall’offesa non ricevuta.
Ma ormai il danno era stato fatto.
-Sai Malfoy,
a volte si ha bisogno di un crollo. Un crollo del tipo urlo-a-chiunque
e
piango-fino-a-che-non-svengo-e-non-respiro. Poi ti senti meglio. E se
non ci
riesci, almeno la gente saprà che non stai bene- esenza
aspettare replica, si
alzò e si incamminò verso il portone di ingresso.
Draco la
guardò, riflettendo su quello che aveva detto. La gente
avrebbe capito che
stava male. Ma lui questo non lo voleva. Non voleva apparire debole. Le
urlò
dietro – Granger! Come osi andartene mentre sto parlando?
Lei senza
voltarsi alzò la mano in segno di saluto
–Tecnicamente, stavo parlando io!
Draco rimase
fermo, in piedi, interdetto. La guardò andare via e risalire
il prato e quasi
come se stesse parlando a se stesso esclamò –Ti
stai facendo influenzare
troppo, Granger- E si rimise a sedere, in attesa degli allenamenti che
ci
sarebbero stati dopo il pranzo.
L’allenamento
era sempre qualcosa di piacevole, perché faceva dimenticare
quello che c’era
fuori da quel campo e creava un mondo isolato. Non quel giorno, a
quanto pare,
pensò Draco Malfoy, intento a evitare gli sguardi
preoccupati dei suoi amici
che lo fissavano come un pazzo in procinto di fare una scenata alla
Potter.
Nonostante avesse detto in continuazione di star bene, gli altri
continuavano a
guardarlo in un modo particolarmente irritante quindi Draco
pensò davvero che
la Granger avesse fatto centro col suo discorso infinito sullo star
bene, sul
crollo, etc, etc. Sembrava quasi di sentire la sua vocina stridula
‘urli
a
chiunque’
‘stai
meglio’
‘le
persone
sanno che stai male’
Iniziò
a
scuotere la testa. Da quanto dava ragione a quella Mezzosangue?
Appena
lo pensò, rettificò i suoi pensieri.
‘Dopo
tutto
quello che ti ha fatto, hai ancora il coraggio di chiamarmi in quel
modo?’
Ancora?
Quella vocina lo stava infastidendo. Sembrava la sua coscienza.
Rettificò. Da quanto
dava ragione a Miss-so-tutto-io-Granger?
Ne era
certo. Stava diventando pazzo. Ed era tutta colpa di quella serpe
travestita da
grifone.
Uscì
nello
stadio. Sentì il vento sulla faccia. Blaise gli si
avvicinò.
-Ce lo
facciamo un giro là sopra?- gli sorrise.
Draco
capì
che per lui, era rimasto tutto uguale.
-Agli
anelli! Chi arriva ultimo esce con Lunatica Lovegood!- E
partì di scatto.
Draco
saltò
sulla sua scopa e lo raggiunse in un attimo, superandolo e toccando un
anello
con un piede.
-Hai perso!
E
volò verso
l’alto.
Finalmente
si librò. Aspettava quel momento da giorni. La morte di sua
madre, la prigionia
forzata, Voldemort, la Granger. Era tutto, TUTTO così
lontano. L’aveva lasciato
a terra. Era tutto a terra. Draco si librava nel cielo, come per
dimenticare
una parte di sé ingombrante, di cui voleva disfarsi. Vedeva
la gente a terra
che studiava sotto gli alberi. Ragazzi e ragazze che parlavano
concitatamente,
senza nessun problema, senza pensieri più grandi di loro.
Finalmente, dopo
diversi giorni, sentì che quel corpo sapeva, poteva reagire.
L’aria fredda gli
aveva arrossato le guance ed il naso, sentiva il sangue ribollire in
circolo e
risalirgli nelle tempie. Fece roteare la scopa, volò
più su, poi si portò in
picchiata verso il basso. Si arrestò ad un centimetro dal
terreno e risalì
felice. Amava volare. E amava giocare a Quidditch. Si sentiva
piacevolmente
estraniato. Tutti quei giorni di silenzi. Le notti insonni. I pranzi
saltati,
le cene abbozzate. Il mondo iniziò a ruotargli attorno. Poi,
cadde dalla scopa
e fu buio.
Hermione
Granger era seduta sotto un albero del prato, studiando Antiche Rune e
dando
ogni tanto un’occhiata al campo da Quidditch dove Ginny e Ron
avrebbero
iniziato gli allenamenti a momenti. Stavano ancora i Serpeverde in
campo. Vide
Malfoy che volava verso l’alto mentre il boccino era da
tutt’altra parte. Lo
vide fluttuare nell’aria come se stesse danzando. Sapeva
volare bene ed era
anche un bravo giocatore. Quasi quanto Harry. Poi lo vide cadere dalla
scopa e
una furia di mantelli verde argento sulle scope attorniarlo a terra.
Hermione strinse la maniglia,
indecisa se entrare o
meno. Stava infrangendo le regole. Lei un Prefetto. Il Prefetto
più rigido che Hogwarts
avesse mai visto dopo la professoressa McGranitt. Stava girovagando per
il
castello e adesso era davanti a quella porta. Se l’avessero
presa l’avrebbero
punita fino a Pasqua. E inoltre lei aveva tutto da perdere. Tutto.
Devo
essere impazzita! Se mi scoprono sono finita.
Sapeva
che in quella stanza c’era Malfoy, forse addormentato per la
caduta
e per l’indolenzimento. Sapeva che doveva lasciarlo dormire.
Era debole e
confuso. Dopotutto aveva appena subito un trauma. Sapeva anche che se
qualcuno
fosse venuto a sapere che aveva fatto visita a Malfoy probabilmente
l’avrebbero
presa in giro per tutta la vita. Ma sapeva che doveva vedere come
stava. Era
fatta così. Doveva accertarsi che stava bene. In fondo,
l’aveva detto lui,
voleva sentire che stava bene. Così, dopo aver raccolto un
po’ di coraggio che
fino ad allora le era mancato, ricordò di essere una
Grifondoro e che il
coraggio lo poteva vendere. Quindi, spinse la porta ed entrò
nel buio
dell'infermeria.
C’erano
otto letti lì dentro, e il posto di Madama Chips era vuoto.
Probabilmente era nello stanzino del Medico a riposare. Volle
assicurarsi che
fosse così, almeno per mettersi l’anima in pace ed
accertarsi che poteva
muoversi in libertà senza essere scoperta
all’improvviso. Un ragazzo biondo era
l’unico occupante della stanza. Nel letto più
vicino alla porta.
Hermione
avanzò piano, attutendo a colpi di bacchetta il rumore dei
suoi
passi sul pavimento. Si affacciò nello stanzino del dottore
e chiuse la
porta dell’ufficio di Madama Chips che dormiva beata su un
lettino minuscolo,
pronta a cogliere qualsiasi rumore che venisse dai suoi pazienti.
Infine si
diresse lentamente verso il letto dove Draco Lucius Malfoy riposava.
L’orgogliosa
Grifondoro si sedette accanto a lui, dopo aver gettato
un’altra
occhiata alle sue spalle. C'era solo la luna a fare luce e quel cielo
trapuntato di stelle.
Draco
dormiva, con un’espressione placida sul volto pallido. Non
aveva
un’espressione particolare. Era semplicemente addormentato ed
Hermione pensò
che fosse l’unica persona che durante il sonno deformasse
così vistosamente il
suo aspetto. Non un ghigno. Non uno sguardo rabbioso, né
malinconico. Draco
dormiva in modo così tranquillo che sembrava quasi normale.
Un ragazzo come
tanti e non il purosangue prepotente e superbo che l’aveva
torturata in quei
sei anni e passa. Aveva un ematoma sullo zigomo destro particolarmente
sporgente ed un taglio rosso sul lato destro della fronte, che Hermione
sfiorò
piano con la punta delle dita fredde. Notò il braccio
sinistro in una vistosa
fasciatura che ricopriva tutto l’avambraccio nascondendo la
ferita che c’era
sotto. Rimase a guardarlo, chiedendosi se stesse sognando… e
se era possibile
che Draco Malfoy sognasse.
Passarono
minuti, ore di silenzio e veglia prima che Hermione si decidesse
ad alzarsi per tornare al suo dormitorio. Era quasi giunta alla porta
quando un
sussurro la bloccò:
-Buonanotte
Granger-.
Hermione
sentì il cuore perdere un colpo. Il sangue le
ribollì nelle
guance, conscia del fatto che a parlare poteva essere stato solo Draco.
Così,
senza voltarsi, anche lei sussurrò:
-Buonanotte
… Malfoy …-
E
sempre molto attentamente, per non farsi vedere dai Prefetti di turno,
se
ne tornò in camera.
L'angolo dell'autrice:
Ciao ragazze!
Che dire, penso di aver detto tutto con questo capitolo! Dialogo civile
- dialogo civile - dialogo civile! Olè! Come vedete, il
ricordo di Piton è cosa risaputa, il voto infrangibile,
Narcissa che si dispera.. Piton voleva far capire a Draco che era
lì, come Silente lo era stato per lui quando morì
Lily :) Spero vi sia piaciuto e di non avervi deluso :)
Ringrazio di cuore, ma davvero, le belle ragazze che mi recensiscono.
Siete fantastiche!
In più ringrazio anche chi legge soltanto, le visite sono
salite vertiginosamente!Grazie! E chi mi ha messo tra i seguiti e i
preferiti. Ne sono onorata!
Confido nelle vostre recensioni per migliorarmi!
Un bacio :*
Slab*
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Capitolo 18 *** Have an horrible Christmas… ***
Have
an horrible Christmas…
Momenti
bui e difficili ci attendono.
Presto
dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto
e ciò che è facile.
-Albus
Silente -
Tra tutte le feste comandate, nessuna era solo
lontanamente
paragonabile al Natale e alla magia che emanava. E lo sapeva bene
Hermione Jane
Granger, intenta ogni anno a comprare regali, anticipare tutti i
compiti per
passare le feste in santa pace, essere più buona con tutti,
aprire il cuore al
mondo. Dopo tutto, questo era il significato del Natale e lei si
immedesimava con
tutta se stessa in moti
di gentilezza e spiccata cordialità. Ronald Weasley amava il
periodo di Natale
proprio per questo. L’amica era piacevole, quasi
un’altra. Non urlava, non lo
criticava e non gli diceva cosa era sbagliato. Il Natale la rendeva
un’Hermione
senza difetti e lui, amava quella festa più di se stesso.
Stavano passando gli ultimi istanti del vecchio anno al castello nella
Sala Grande, facendo colazione e parlottando tra loro. Ma nonostante la
sua 'profondità da paletta' come era solita mettere in
evidenza la riccia Grifondoro, a Ron non era sfuggito che l'amica era
incomprensibilmente calma. Troppo calma. Quasi svogliata. Quasi
catatonica. Guardava il suo budino. Lo mescolava. Prima in alto. Poi in
basso. Ruotava il cucchiaio all'interno. E lo fissava senza attenzione.
Così, da giullare di corte improvvisato, aveva intavolato
una discussione più o meno interessante, per cercare di
riprendere il suo umore. Tutto inutile. La ragazza si limitava ad
annuire. A rispondere con toni secchi e svogliati. A non guardarlo in
faccia nemmeno una volta. Era catatonica. E lui, forse, aveva davvero
la capacità di una paletta. Se solo ci fosse stato Harry.
-Quest’anno rimarrà Charlie
per Natale. Mamma è tanto emozionata..
-Mi fa piacere. – Hermione guardava
disinteressata Ron mentre
parlava. Cercava di non dargli molta importanza, perché non
voleva che l’amico
gli chiedesse di passare il Natale alla Tana, come tutti gli anni.
-Dopo il matrimonio di Bill ha deciso che era il
caso rimanere a
casa.. sai, per un’eventuale..
-Battaglia?
-Beh, sì. Vedrai, sarà
divertentissimo. Mi dispiace solo che non
ci sia Harry. Si sarebbe divertito.
Hermione lo guardò, limitandosi ad
annuire.
-Dai Hermione, non sarai mica ancora dispiaciuta
per lui?
-Ronald.. io sono sempre dispiaciuta per Harry.. e
preoccupata.
Anche quando non ti urlo contro. – e decise quindi di
dirglielo, dal momento
che il ragazzo aveva sottinteso la sua presenza.- e comunque, io non ci
sarò
questo Natale.
-COSA?!?!?
-Hai capito bene.
-Miseriaccia. Non dirmi che è
perché Harry..
-No, Ron. Devo stare coi miei quest’anno.
-Ma perché proprio
quest’anno.. è l’ultimo Natale
scolastico.. è..
-Ron, mi dispiace. Ma devo mettere in salvo i miei
genitori.-
Hermione, per la prima volta da quella mattina, guardò
l’amico negli occhi. Lui
la guardò senza capire.
-Potremmo farli venire da noi alla Tana.. Sarebbero
al sicuro.. E
poi, cosa vorresti fare?
-No, sarebbe troppo pericoloso. Sono babbani, non
hanno nessuna
capacità di difendersi senza una bacchetta in caso di un
attacco.
-Non deve esserci per forza un attacco.. anche i
Mangiamorte
festeggiano il Natale!
-Non intendevo dire quello.. Ron, la cosa che
dovrò fare sarà
difficilissima, ma devo farlo. È un po’ che ci
penso.. e beh, ecco..- abbassò lo sguardo, prevedendo
già dentro di sè la reazione del ragazzo. Che non
tardò ad arrivare.
Ed infatti, dopo un secondo di silenzio, Ron
realizzò -Cosa vuoi fare?
-Oblivierò le loro menti.-
rialzò lo sguardò, iniziò a guardare
un punto vicino all'amico. Non aveva il coraggio di dirglielo,
perchè era una cosa pericolosa. E illegale. E lei, era
Hermione Jane Granger. Lei ODIAVA le cose illegali.
-Cooooooosa?
-Hai sentito bene. – Ron la
guardò strabuzzando gli occhi.- è
l’unico
modo per metterli in salvo.
-Ma così.. così
dimenticheranno tutto.. così tu..- Ron
provò solo per un secondo ad immedesimarsi
nella situazione del'amica. Sarebbe stato come
uccidersi. Non poteva credere che avesse deciso
così, senza pensarci bene. Doveva essere una cosa
decisa da tanto. Che stava vagliando da un'infinità di
tempo. All'improvviso, si accorse di quanto erano distanti.
Per la prima volta in sei anni e passa, l'aveva sentita distante anni
luce. Non come quando litigavano. Persino in quei momenti poteva
sentirla vicina. Adesso non avevano litigato. Ed era una sensazione
peggiore.
-Sì, lo so – rivolse lo
sguardo altrove. Sapeva benissimo che era
come decidere di esser morta per loro. Ma almeno loro sarebbero stati
salvi.
Sarebbero stati vivi.
-Io non capisco.. perché..
-Non voglio che facciano la fine dei genitori di
Harry. E nemmeno
di Narcissa Malfoy.
-Ma non era la stessa cosa. Loro erano.. maghi!
-Appunto Ron! Pensaci. Loro erano maghi. Erano
forti. Erano
potenti. E sono morti. Quali possibilità avrebbero i miei in
caso di un attacco.
Quali?- i suoi occhi iniziarono a farsi lucidi. Tratteneva a stento la
voglia
di urlare. La voglia di esplodere in un pianto frenetico. Ci pensava da
un po’.
E più ci pensava, più credeva fosse la cosa
più logica da fare.
-Ma non puoi passare il Natale da sola!
–Disse Ron indignato.
-Ma infatti non sarò sola.
Starò con loro. Per l’ultima volta.
Poi, chissà.- la ragazza gli sorrise malinconicamente e lui
dovette non
ribattere ulteriormente. Sarebbe stato come combattere contro i mulini
a vento.
E non aveva voglia di una battaglia personale.
*
In
camera, a preparare i bagagli, ci era andata come tutti gli anni. E
come tutti gli
anni aveva aperto la valigia felice. Avrebbe rivisto i suoi genitori.
Li
avrebbe riabbracciati. Ma quella volta lo fece con uno slancio di
malinconia. Si
muoveva come un automa, prendendo poche cose e piegandole nella borsa.
Tanto
sarebbe tornata molto presto. Sarebbe stata una visita veloce. Troppo
veloce.
Ma necessaria. Ed era per questa necessità che si era
convinta a prendere
quella decisione. Era necessario. E doveva farlo. Mentre scendeva con
la borsa
in spalla, le sembrò di scorgere da lontano una figura
sconosciuta. Ed
effettivamente, più si avvicinava più se ne
convinceva. Era impossibile non
riconoscere quel portamento e quella postura. E soprattutto,
c’era una sola
persona che aveva quel colore di capelli. Ed ovviamente, era Draco
Malfoy. Lo
vide mentre parlava con Blaise e Pansy. Era da quella notte in
infermeria che
lo evitava. Ed il perché era molto semplice. Era andata solo
per vedere come
stava, spinta da una forza interiore che non sapeva né da
dove venisse, né
perché. Lo sapeva benissimo invece che se fosse successo
qualche mese prima non
l’avrebbe nemmeno sfiorata, quella forza. Ed invece, le sue
gambe avevano preso
a camminare da sole e l’avevano portata lì, in
quella stanza, dove c’era lui.
Ma doveva essere una cosa veloce. Una cosa segreta. Ma quel saluto
finale. Lui.
Se n’era accorto. E da allora, aveva evitato ogni suo
sguardo. Ogni sua parola.
Ogni suo possibile riferimento. Aveva cercato di non incrociarlo nei
corridoi.
Di non farsi vedere. Si nascondeva dietro Ron e Ginny. Dietro Neville.
E lui,
lui era troppo frastornato dalle perdite recenti per fermarsi ad
insultare la
gente nella scuola. Sembrava che conservasse quella facoltà
solo per lei. Ma
questo accadeva prima che cominciasse ad evitarlo. Ed ora,
inevitabilmente,
eccolo. Stava
parlando, attorniato dagli amici. Come se le avesse letto
nel pensiero, anche lui alzò il capo. E si accorse di lei.
Poi, tornò a fissare
i compagni che parlavano allegramente. L’aveva solo sfiorata
con lo sguardo ed
Hermione ringraziò il cielo per la sua indifferenza. Ma
ovviamente, aveva
parlato troppo presto. Già, perché non li aveva
nemmeno superati di due metri
che lo sentì rivolgersi a lei.
-
Granger, andrai a disturbare
qualche babbano mentre dorme questo Natale?
Lei
si fermò. Che gran pezzo di idiota!
Si voltò.
-Sei
un imbecille, Malfoy. – E
mise passi tra lei ed il ragazzo che la stava prendendo in giro.
Lui
la fissò un momento. Ghignò
tra se e se –Oh meno male Granger, pensavo avessi perso la
tua lingua
biforcuta!
Hermione
continuò a camminare,
borbottando parole incomprensibili e insultandolo non a voce altissima
ma ad un
volume sufficiente affinchè lui potesse capire quello che
diceva.
-Mi
raccomando Granger, passa un
Natale pessimo!
Si
fermò. Si girò sul fianco e lo
guardò per circa 2 secondi – Anche tu, Malfoy!- ed
uscì fuori, dove le carrozze
trainate da animali invisibili stavano già aspettando gli
studenti.
*
Varcando la soglia di casa un moto di malinconia le
inondò il
cuore. Da quanto tempo desiderava di rivederli, eppure quella volta,
quella
volta era una situazione particolare. Abbracciare la madre, abbracciare
il
padre, erano state le prime cose che aveva fatto. Aveva ripensato a
lungo a
quello che avrebbe dovuto fare, negando a se stessa
l’evidenza di una fine
dovuta. Lei, sempre così premurosa nei loro confronti.
Sempre così attenta.
Aveva avuto continui ripensamenti. Se stava male, se il mondo gli
andava
stretto, se tutto era sottosopra, sapeva che loro erano lì,
in una casa d’Irlanda.
Ma adesso? A chi si sarebbe appoggiata? A chi avrebbe mandato i suoi
pensieri
in momenti di sconforto? Chi l’avrebbe fatta sorridere quando
stava giù?
Lontana da Hogwarts e nella casa che non era già
più sua, Hermione prese la sua
decisione definitiva. Se Voldemort avesse torto anche un solo capello a
sua
madre,lei, non se lo sarebbe mai perdonata.
Tum. Le sembrò che il cuore le battesse
in gola.
Il suo pensiero decollò inevitabilmente
fino a Draco Malfoy.
Ripensò al ragazzo la cui madre gli era stata appena tolta
dalle mani. Non un
addio, non una carezza. Non un ‘ti voglio bene’ .
Non sarebbe accaduto anche a
lei. Li avrebbe spediti in Australia, dove avrebbero vissuto in pace ed
ignari
del fatto che in
qualche posto del
pianeta, la loro bambina, la loro unica bambina combatteva contro una
presenza
maligna che si cibava del loro dolore. Li avrebbe salvati. Non
sarebbero morti
come Lily e James Potter. Non avrebbero fatto la fine di Narcissa
Malfoy.
Sarebbero stati bene.
-Herm! È pronta la cena! – la
chiamò la madre dalla stanza di
sotto.
Hermione fu riportata alla realtà in un
batter d’occhio. Toccò la
sua scrivania. Guardò la stanza. Aveva deciso.
L’avrebbe fatto dopo il cenone
di Natale. Almeno l’ultima festa, l’avrebbe passata
con loro.
-Herm! Ma che stai facendo?
-Mamma sto scendendo.. – si
precipitò in corridoio e le rispose
mentre scendeva le scale – stavo leggendo e non mi sono resa
conto di quanto si
fosse fatto tardi!
Entrò in cucina e vederli insieme,
sorridenti al suo ingresso, le
strinse il cuore. Si accomodò a tavola, con una luce velata
negli occhi. Ad
ogni parola della madre tratteneva il bisogno di scoppiare a piangere.
Poi,
decise che non voleva passare gli ultimi istanti coi suoi genitori in
quel
modo. Si sarebbe divertita quella sera. Li avrebbe amati. Li avrebbe
abbracciati. E non ci avrebbe più pensato fino al momento
prescelto. Quella
sera, sarebbe stata magica. Lei, i suoi genitori e la cena di Natale.
È sera
tardi. Sono sul divano con mamma, mentre papà accanto a noi
sulla poltroncina
sta leggendo il giornale. Il fuoco è acceso. Il camino
irradia luce e calore e
io mi sento una bambina piccola, mi sento come se avessi dieci anni e
mamma mi
racconta le storie prima di dormire. La mia casa è
accogliente. Amo restare
qui, vorrei starci per sempre. Se solo non avessi aperto la busta di
Hogwarts
sei anni fa. Adesso sarei qui, andrei
all’università. Sarei una babbana. Ma
come, come dimenticare gli anni di magia. Come rinunciare al MIO vero
mondo.
Non potrei, non potrei mai. Mia madre si è addormentata al
chiarore del fuoco e
papà sta bevendo un thè. Adesso, forse,
è il momento. Ora posso mettere in
salvo la mia famiglia.
Hermione si alzò piano, per non
svegliare la madre appisolata sul
divano e abbracciata a lei.
-Papà, vado un momento di sopra. Prendo
una coperta per la mamma.
-Va bene cara.- Il padre alzò lo sguardo
dal giornale e le
sorrise. L’ultimo sorriso di suo padre. L’avrebbe
ricordato per sempre. Quanto
le pesava quella decisione.
Uscì dalla camera per affacciarsi e
vedere se poteva agire. Erano
lì, di spalle. Era il momento.
-Arrivederci Mamma. Arrivederci Papà.
Fate i bravi, mi raccomando.
– lacrime calde iniziarono a scorrerle dagli occhi.
–Vi voglio bene.
Si sporse dalla porta.
-Oblivion.
Una scia simile ad una nebbiolina uscì
dalla stanza. Hermione si
voltò. Prese la borsa con le cose che si era portata da
Hogwarts e uscì dalla
casa. Si recò alla stazione. Di lì a poco ci
sarebbe stato il prossimo treno
per Londra. Era tutto calcolato.
Tra poco
arriverà il treno. Papà, Mamma. Mi dispiace, ma
non potevo lasciarvi correre
pericoli. Non potevo accettare di stare lontano da voi sapendovi in
pericolo.
Mi mancherete. Sento che la mia anima si è fatto a
pezzettini piccoli. Dai
ventricoli del mio cuore, arriva un silenzio strano.
Adesso, era sola. Era davvero sola.
Arrivò il treno e vi salì.
Lasciandosi il passato alle spalle.
Lasciandosi gli anni della sua infanzia dietro. Si accorse solo dopo,
prendendo
posto e vedendo il suo riflesso sulla vetrata del finestrino, che stava
piangendo. Chissà da quanto.
*
Hogwarts era silenziosa e stranamente vuota.
Hermione si addentrò
nei lunghi corridoi. Non aveva mai passato il Natale al castello. Ed
era la
prima volta che lo vedeva senza tutti gli studenti. Vagliò
l’idea di andare a
trascorrere il resto delle feste alla Tana, Ron l’aveva
tartassata per vari
giorni. Ma non ne aveva voglia. La mancanza di Harry quando era con Ron
si
sentiva ancora più di quanto era da sola. E poi, adesso,
aveva la possibilità
di starsene un po’ per fatti suoi. C’erano molte
ricerche che voleva fare. Per
prima cosa, doveva informare Harry sulle ultime novità della
scuola. Doveva
dirgli che era vero che i Mangiamorte avevano paura di Voldemort.
Doveva dirgli
che ormai erano un gruppo in divisione e scardinandoli
dall’interno poteva
riuscire a sconfiggerli. Aveva pensato agli Horcrux. Voleva sapere dove
stava
cercando. E se fossero ad Hogwarts? Harry non ci aveva pensato. Ma
dove?
Pensare alla battaglia imminente le distoglieva il
pensiero dai
suoi genitori. Era più facile fuggire che soffermarvisi
sopra. Si recò verso il
dormitorio a passo svelto. Presto, avrebbe sentito Harry, ma era giunta
la
notte e quello che voleva fare era buttarsi alle spalle una giornata
pesante.
È
come quando non hai
molte cose da dire. Ma molto bisogno di avere qualcuno a cui dirle. O
come
quando hai bisogno solo di qualcuno lì. Accanto a te.
Qualcuno che ci sia.
Senza necessariamente avere qualcosa da dirsi. Una specie di presenza
rassicurante. Qualcuno che ci sia. A dirti andrà tutto bene.
O a dirti ce la
puoi fare. Ce la stai già facendo. Questo bisogno di avere
qualcuno che ti dia
un po’di fiducia. La costante fiducia che ti manca. O che ti
viene a mancare
nei momenti in cui ne avresti più bisogno. Mi sento forte e
fragile.
Contemporaneamente. Dove sei, quando ho bisogno di te?
Rivoltandosi tra le coperte, Hermione
non riusciva ad
addormentarsi. Si domandava in continuazione se avesse fatto la scelta
giusta.
Nessuno con cui parlare, nessuno con cui sfogarsi. Era quello il Natale
che
aveva scelto di passare? Non era nei suoi piani la solitudine. Doveva
forse
andare alla Tana? Si alzò col busto, restando seduta sul
letto. Il buio
intorno, nessuno che dormiva accanto a lei. Era sola. Se quel
pomeriggio la
solitudine era sembrata soltanto una cosa lontana ed accennata, adesso
era
tangibile. Lei non aveva più una famiglia. Le era stata
portata via da una
minaccia esterna e troppo grande. Era stata davvero una decisione
giusta,
quella di obliviare i suoi? Li aveva protetti dalla morte. Erano vivi.
Ma
cos’era adesso lei per loro? Adesso era lei ad esser morta.
Si sentì pervadere
dal panico. Lei era morta. Isuoi genitori non sapevano della sua
esistenza. Era
sola. E solo ora, nell’oscurità della sua stanza,
poteva accorgersi di quanto
pesanti e quanto vere fossero quelle parole che le rosicchiavano
l’anima ed il
cuore.
Si vestì velocemente, con
un abito che le arrivava al
ginocchio ma molto caldo, mise il mantello ed uscì da quella
stanza. Non
riusciva a stare a letto. Doveva smaltire il panico e la paura. Doveva
farsi un
giro. E avrebbe camminato fino a quando la stanchezza le avrebbe
addormentato
il cuore, in modo da non farlo più pensare.
Un’idea le balzò
in mente. La torre di astronomia. Era
notte. E sarebbe stata vuota. E soprattutto, nessuno ci sarebbe mai
andato.
*
Nei sotterranei faceva sempre freddo
di notte, ma gli
studenti godevano di un riscaldamento magico che permetteva loro di
dormire
senza brividi gelati. Ma per Draco Malfoy, quella notte faceva troppo
caldo.
Come per le notti precedenti. Come per quelle che sarebbero venute
dopo.
Passata la giornata di Natale con il preside della scuola, aveva
iniziato ad
odiare la prigione che era divenuta quella scuola. I suoi amici erano
partiti
perle loro case, ed era rimasto solo, al buio del castello, a cercare
di
mettere a posto i cocci di un’anima che sembrava essersi
spezzata. Incredibile,
a dire il vero, pensare che Draco Malfoy potesse avere
un’anima spezzata.
Incredibile, in realtà, pensare che ce l‘avesse
un’anima. Pensare poi che si
potesse esser spezzata andava oltre ogni immaginazione. E questo lo
sapeve bene
lui, altero Serpeverde, abituato a non concentrarsi troppo su quello
che aveva
dentro, ma su quello che poteva apparire fuori. Ottimo Legilimens,
superbo
Occlumante, solo e
soltanto grazie alla
sua capacità di indossare una maschera di piombo che
nascondeva la sua vera
natura. Nessuno mai, avrebbe pensato che sotto la pelle diafana e i
capelli di
platino ci fosse una materia più profonda. Nessuno mai,
avrebbe immaginato che
quegli occhi di ghiaccio nascondessero un substrato così
introspettivo. Quelle
pozze di ghiaccio e d’argento chiudevano dentro una
realtà ben diversa da
quello che il ragazzo lasciava trasparire. Erano come un cancello.
Nessuno era
riouscito mai a varcarlo. E lui, non aveva mai abbassato di sua
spontanea
volontà il ponte levatoio.
Era sveglio e accigliato. La notte
era sempre troppo lunga.
Di notte il suo cervello parlava sempre troppo. Era ora di metterlo a
tacere.
Si alzò dal letto, si vestì e uscì dai
sotterranei. C’era solo un posto in cui
poteva stare senza dar troppo peso al Draco interiore. Si sarebbe perso
nell’orizzonte, imponendo al suo cervello un black out
forzato. Avrebbe alzato
il ponte levatoio anche a se stesso.
*
Aprì la porta, finalmente
era arrivata. Hermione aveva
salito le scale con trepidazione, voleva entrare in quella stanza che
negli ultimi
giorni l’aveva calmata e le aveva permesso di fermare i
pensieri molesti.
Poteva rilassarsi. Aveva pensato a tutto questo, quando, messo il primo
piede,
si era vista arrivare contro una figura d’uomo.
Sgranò gli occhi –Lumos!- e
Draco Malfoy le apparve davanti, più bianco di un fantasma,
con la fronte
corrugata e gli occhi accecati dalla luce improvvisa.
-Si può sapere cosa ci fai nel mezzo
della notte qua sopra?
-Vorrei sapere cosa ci fai tu piuttosto. Questa
zona è off limit
per te! – Draco si era voltato di scatto mentre la porta
veniva aperta alle sue
spalle. E quando qualcosa iniziò ad entrare nella stanza era
scattato in piedi.
Alla luce della bacchetta aveva stropicciato gli occhi con le mani.
Quando si
abituò a quella luce che per lui fu come un lampo in pieno
buio, si accorse di
avere davanti l’ultima persona capace di lasciarlo stare in
silenzio a
contemplare il lago.
-Ehi serpe.. guarda che quello che deve restarsene
nei sotterranei
sei tu. Le torri lasciale a chi sa stare in alto. E poi.. ma sei qui?
-Granger ma ti sei bevuta il cervello..
è ovvio che sono qui! Sono
una persona reale, non mi stai sognando, stavolta!
-Ma smettila di fare l’imbecille almeno
per un momento. Io non ti
ho mai sognato.- gli diede un colpo di mano alla spalla, come per
allontanarlo
e si poggiò sul davanzale. Prima con il busto, poi si
sedette sopra, con le
gambe che penzolavano all’interno ed il busto rivolto verso
il cielo.
-Certo, come no.
-Intendevo dire – si fermò
qualche secondo, seccata. –cosa ci fai
al castello adesso? Non festeggi il Natale con i tuoi?
-Magari non sono affari tuoi, vero, Granger?
-AAAAAAAH ricominci. Scusami, se ho osato farti una
domanda ovvia.
-Ovvia? È la stessa domanda che potrei
fare a te, non trovi?
-Magari non sono affari tuoi, vero, Malfoy?
– disse senza pensare,
non accorgendosi di aver usato le stesse e identiche parole del ragazzo.
-Come sei noiosa. – la guardò
in cagnesco per qualche minuto, in
silenzio. Poi si avvicinò alla finestra dove Hermione era
seduta. Salì sul
davanzale, a mezzo metro di distanza da lei, che lo guardava fare quei
movimenti senza capirci molto.
-Ti ho per caso invitato a sedere?
-Innanzitutto stai oltraggiando un posto in cui ero
seduto io
circa 10 minuti fa.. ma lasciamo perdere. In secondo luogo, sei una persona
terribilmente scostumata.
Quindi per non fartelo notare ho fatto da solo. Ma a quanto pare ami
essere
insultata.
Lei non gli rispose. Stava trattenendo una sfilza di cattivi pensieri
tutti nel suo
cervello. Non aveva voglia di infierire, non quella notte. Voleva
starsene da
sola, a pensare. Il letto e il torpore della stanza non conciliavano il
sonno.
Ma un bel cielo stellato e l’aria fredda le avrebbero
giovato. Se fosse stata
da sola. Ma a quanto pare, il destino non era affatto dalla sua parte.
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Draco
arrotolava un
pezzettino di carta tra le dita, Hermione guardava il lago fuori dalla
finestra. Non era imbarazzo, né mancanza di argomenti.
Restarono in silenzio,
perché era di quello che avevano bisogno in quel momento.
-E Weasley? Che fine ha fatto? Come mai non
è con te?
Hermione fu ridestata così
improvvisamente e senza preavviso dalla
voce di Draco che ci mise un secondo a capire cosa le stesse dicendo.
Poi, gli
rispose accigliata.
-Sai, ha una famiglia.. le persone a Natale
vogliono stare coi
loro cari e non da soli come asociali senza recupero in fase di ristoro.
Draco spalancò gli occhi. Eccome se lo
sapeva. Lo sapeva
benissimo. Il natale gli era sempre piaciuto per quello. Fino a
quell’anno.
-Senti, scusami. Questa era gratuita. Sono una
scema. Scusa.
Hermione si diede uno scappellotto in fronte da
sola. Ci era
andata giù pesante, senza motivo. Era sbottata
così, senza istigazione.
Semplicemente. E poi, aveva messo in mezzo la famiglia, senza pensare
che era
proprio quello che Draco non aveva. Una famiglia. Ma
d’altronde, nemmeno lei
ora. Non più.
Draco la guardò stupito. Quella ragazza,
ora ne era davvero
convinto, aveva qualche rotella fuori posto.
-Asociali senza recupero in fase di ristoro con un
futuro da
pensionati in vestaglia, direi.
Hermione lo guardò incredula. Malfoy le
stava tirando su il
morale?
Iniziò a ridere. Si illuminò
in una risata sonora, liberatrice.
Non rideva da quanto? Tre mesi? Sentire il suono gutturale della sua
voce le
ricordò una vecchia Hermione. Quella che non aveva paura di
niente. Quella
sempre coraggiosa. Quella che non si abbatteva mai. Le mancava la sua
vecchia
sé. Quella nuova, faceva schifo.
Draco la guardò ridere senza freni. Il
suo viso si aprì nella
prima vera risata mai vista sul volto della Grifondoro. Era strana,
mentre
rideva. Gli occhi le si allungavano e l’espressione le si
illuminava. Non era
un ghigno di scherno. Era una risata bella e buona. Grassa. Sonora. La
guardò
consumarsi nella sua gola. Mentre rideva era strana. Diversa. Era..
bella?
Nello stesso momento in cui pensò a quell’ultimo
aggettivo, provò orrore.
Hermione Granger poteva essere di tutto. Saccente, arrogante, viziata,
presuntuosa, irriverente, lingua lunga, scorbutica, tagliente, una
piccola so-tutto-io.
Ma non era bella. A cosa stava pensando?
Le divagazioni mentali di Draco furono subito
interrotte dalla
voce della ragazza.
-Ron è con la famiglia. A Natale.
-Pensavo stessi con lui. Insomma. È il
tuo ragazzo.
-RONALD WEASLEY NON è IL MIO RAGAZZO!
Come non detto. Non faceva in tempo ad apprezzare
un minimo di lei
che subito doveva ricredersi. Quella ragazza era un serpente velenoso.
-Sarà. Ma ti segue come la tua ombra,
quindi viene spontaneo
pensarlo!
-Chi è che lo pensa?-
strabuzzò gli occhi. Era sicura che se non
fosse stata seduta sarebbe caduta a terra!
-Sveglia Granger! Tutta la scuola lo sa!
-CHE COS..?- Hermione non aveva parole. Tutta la
scuola? Tutta la
scuola pensava che lei e Ron fossero fidanzati?
-Dai Granger, non fare la gnorri! Se siete
fidanzati a me non
importa mica! –
-Ti ripeto che non stanno così le cose!
-Allora come stanno?-
fece
lui perplesso. Non gliene importava niente di quei due, ma adesso
voleva capire
se era lui che aveva le visioni o davvero erano due idioti che non
capivano
niente l’uno dell’altra.
-Ma a te che importa? Perché non ti fai
gli affaracci tuoi?
-È tardi e non riesco a dormire. E poi
sono qui sopra, dovrò pur
passare il tempo in qualche modo, non credi?
-Beh, trovati un passatempo diverso dalla mia vita
privata.
-D’accordo, ma non ti scaldare. Non mi
importa un accidenti di
quello che combinate tu e Lenticchia!
-NOI NON COMBINIAMO NIENTE! NIENTE! SIAMO SOLO
AMICI.. SOLO AMICI!
– eccola di nuovo, che sbottava. Ormai Draco ci stava quasi
per fare
l’abitudine. Un secondo prima rideva, poi si arrabbiava. Poi
rideva di nuovo.
Quella ragazza, era pazza.
-Ok, ok, non c’è bisogno di
urlare. Se non vuoi parlare di
Lenticchia, non parlare di Lenticchia.
-Ecco!
-Bene!
-Magnifico!
-Perfetto!
Stettero qualche secondo in silenzio. Ma Draco Malfoy non poteva
farsi spegnere in
quel modo. Non da Hermione Granger.
-E scusa, ma allora perché siete sempre
appiccicati?- chiese senza
pensarci troppo. Era una domanda naturale.
-Ma sarai mica geloso?
-Io! Figurati! Geloso di Lenticchia! Ahahahah non
farmi ridere! –
si sbellicò dalle risate,mantenendosi l’addome con
le mani e piegandosi in due,
come per dare enfasi a qualcosa di particolarmente assurdo.
-Malfoy, smettila di fare il deficiente! Non fa
ridere!- rispose
lei, ormai irritata al massimo. Gli avrebbe schiacciato la testa contro
il muro
se non fossero stati a scuola!
Malfoy si ricompose in un lampo e divenne serio -E
tu smettila di
rispondere ad ogni mia domanda con altre domande, per altro stupide!
Hermione lo guardò irritata. Poi si
voltò verso il cielo. C’era la
luna piena. E nessuna stella intorno. Solo la luna. Draco si stava
ancora
scompisciando da solo per l’affermazione della ragazza. Era
ovvio che non era
geloso di Lenticchia. Per prima cosa e di questo ne era assolutamente
sicuro,
non poteva essere geloso della Granger, anzi, non gliene poteva fregare
di
meno, in realtà. E poi. Stavano parlando di Lenticchia.
Nessuno era geloso di
lui. E come al solito, il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalla
ragazza.
Guardava ancora fuori, come per paura di quello che stava per dire.
Come se
stesse cercando in sé del coraggio. Guardava fuori,
perché se l’avesse guardato
in faccia avrebbe perso l’occasione di dirlo ad alta voce.
- Solo perché sono
lì per lui tutto il
tempo, non vuol dire che può darmi per scontato.
E
a quel punto, si girò verso di lui.
-Caspita
Granger, siamo messi male lì
dentro!
-Dentro
dove?
-In
quella melma che hai al posto
dell’anima!
Hermione
gli sorrise flebilmente. Non
le pareva che Malfoy stesse messo meglio.
-Beh,
sempre meglio di come stai messo
tu!
-Ti
sbagli. – la sua voce si era fatta
improvvisamente dura. – Io non perdo tempo dietro a simili
sciocchezze. Ho
altro a cui pensare. In più credo di non averla nemmeno
più un’anima. Quindi,
non c’è proprio nulla da metter male in me.
Hermione
lo guardò. Era vero, Malfoy
era messo proprio male.
-Sai
Malfoy, se non hai anima, e ne sei
cosciente, allora ti resta ancora dell’anima.
-Bah.
La mia vita è come le montagne
russe. Non ho il tempo di preoccuparmene, adesso. Sono troppo intento a
restarmene qui per salvare quel po’ che mi è
rimasto di me. Non so nemmeno
perché ci resto in questa scuola. Forse perché
è il solo posto in cui posso
essere me stesso. - questa volta era lui a guardare fuori. Non voleva
guardare
gli occhi della ragazza su di lui.
-Non
è quello che sei che ti trattiene.
E' ciò che pensi di non essere. E questo vale anche per me.
Vale per tutti.
Hermione
spostò lo sguardo dal ragazzo
che aveva di fronte. Iniziò a guardare il buio del parco. La
macchia nera che
era il lago. La densità della foresta.
-Sai
Granger, sei criptica come una
sibilla. È meglio che me ne vada a letto, prima che Piton
venga a controllarmi
e pensi che sono scappato per tagliarmi le vene.
-Faresti
una cosa così babbana per
ucciderti?
-Certo
che no. Ma dico, Granger, ti sei
bevuta il cervello?
-Beh,
come ti dicevo, anche tu stai
messo proprio male.
-Naaa..
stai messa peggio tu! - Scese
dal davanzale con un salto e si avviò verso la porta
- Io non ho mica problemi con Lenticchia.
Stai messa male, Granger.
-Ma
smettila!
-Smettila
tu! Che ci posso fare se hai
qualcosa che non ti funziona in testa?
-Si
chiama cervello! Ed è quello che a
te manca completamente.
-Ecco,
come non detto. Meno male che
sei così scorbutica, iniziavo a pensare che ti stessi
innamorando di me!
-Ma
ti senti? Sei un egocentrico senza
speranze! Per tua informazione Narciso Malfoy, io non potrei mai
innamorarmi di
un presuntuoso, arrogante, vanesio, saccente, scorbutico stupido come
te!
-Fantastico!
Allora.. beh. Buonanotte
Granger, me ne vado, prima che inizi ad implorarmi di portarti con me!
Hermione
gli lanciò immediatamente una
scarpa contro –Buonanotte, cretino!- e Draco di
tirò dietro la porta per non
farsi colpire e svanì sulla grossa rampa di scale a
chiocciola.
Seduta
su quel davanzale, Hermione non
riusciva a credere alle sue orecchie. Possibile che quel ragazzo
riusciva a
trarre fuori il lato più isterico che aveva? Era una cosa
assurda! Ma cosa che
constatò gradevolmente, le
era
finalmente venuto sonno. Aspettò altri dieci minuti, per
assicurarsi di non
incontrarlo mentre tornava alla torre di Grifondoro, scese dal
davanzale e si
avviò a letto, leggermente più leggera,
leggermente più serena. Ma con un
pensiero abbastanza chiaro in mente. Sei
un idiota, Malfoy!
L'angolo dell'autrice:
Ecccccccomi! Mi scuso per il terribile ritardo D:
ma non ho avuto davvero tempo ^^'
spero mi sia fatta perdonare con questo capitolo nuovo :) e spero vi
sia piaciuto, perchè ho iniziato finalmente a far avvicinare
Herm e Draco e credetemi, non far trasparire troppo da entrambi
è stata la cosa più difficile del mondo. Quindi,
spero sia rimasta, in character xD
vi prometto che il prossimo non tarderà così
tanto :) e spero di non avervi annoiato o deluso!
Vi ringrazio nuovamente per le scorse recensioni, siete carinissime e dolcissime! Inoltre invito le lettrici a scrivermi :D mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, davvero! :)
un bacio:*
Slab*
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Capitolo 19 *** The dark side of the moon ***
The dark
side of the moon
Prender l’armi contro un mare di problemi e
combattendo disperderli.
William
Shakespeare, da “Amleto”
Avere un castello tutto per
sé significava essere
completamente liberi di fare, andare, guardare quello che le pareva e
piaceva.
Hermione non era mai stata da sola ad Hogwarts prima di allora, e se
prima
poteva credere di impazzire per quanto era desolato quel posto senza
troppi studenti, adesso lo
preferiva decisamente. La colazione era più buona, senza Ron
nelle orecchie che
diceva cose ovvie. I prati erano bellissimi su cui stendersi e riposare
dopo
pranzo. Anche il campo da Quidditch era qualcosa di spettacolare senza
ragazzi
strillanti e gente che cadeva dalla scopa senza capire come. Era tutto
diverso,
a cominciare dal mattino. E quella mattina, ad una settimana dal
ritorno degli
altri a scuola, si accorse quanto la sua nuova sé poteva
sopportare. E dentro
di lei, la vecchia Hermione aveva già iniziato a
disapprovare. Mai fregarsene
della propria coscienza. Soprattutto quando questa ti diceva di stare
alla
larga da Draco Malfoy.
Hermione si trovava di fianco a
Draco, nell'ufficio del Preside. Era stata interrotta bruscamente dal
ragazzo durante la colazione e reprimendo un istito omicida che la
invitava a lanciargli dietro la tazza coi cereali, lo seguì
con riluttanza, sperando che quella visita dal preside finisse il
più presto possibile.
-Vi ho convocati qui
perché siete gli unici due caposcuola
già rientrati.
-Tecnicamente preside, io non sono
mai uscito.- rispose con prontezza Draco. Il tono era sarcastico.
Particolarmente sarcastico.
-Sottigliezze, Draco.
-Professore, posso capire anche io il
motivo della mia
convocazione? – Hermione guardava accigliata il professore
che aveva imparato
ad odiare più di tutti. Non si era mai messa contro un
professore, ma Piton per
lei rappresentava la quintessenza dell’odio. Anzi, no. Era
l’odio fatto
persona.
-Ebbene, Signorina Granger.
Probabilmente sapete che a fine
anno ci saranno i G.U.F.O dei
ragazzi
del quinto anno.
-Professore, è ovvio che
lo sappiamo. Li abbiamo fatti anche
noi!
-Signorina Granger, lei trova
compiacimento nell’essere
un’altezzosa so-tutto-io?- Piton la guardava come il rifiuto
più disgustoso
esposto su un cumulo di immondizia. Hermione stava per ribattere. Ma
Malfoy la
precedette.
Malfoy? La precedeva in
un’offesa a Piton?
-Quello che la Granger vuole dire..
– e le rifilò uno
sguardo di rimprovero tornando a guardare poi il professore - è che.. non
capisco perché dovrebbe
interessarci.
Piton squadrò Draco per
qualche minuto. Il suo pupillo stava appoggiando la mezzosangue?
-Draco. Voi siete Prefetti. E i
prefetti custodiscono
l’ordine e la disciplina.
I ragazzi lo guardavano. Non stavano
capendo niente di tutto
ciò che il professore credeva di fargli intendere con i suoi
sguardi sibillini.
-Professore, io temo di non
comprendere pienamente quello
che vuole dirci.
Piton li guardò come
sefossero due menomati. E con l’aria di
uno che pensa”devo-spiegarvi-sempre-tutto-io!”
iniziò a svelare quello che
intendeva – Voglio dirvi… che i ragazzi del quinto
anno dovranno fare pozioni.
E le pozioni da fare ristagneranno in un calderone. I calderoni sono
messi in bella
mostra. Ricordate ai vostri esami? – I ragazzi annuirono.
Nell’aula di pozioni
quel giorno c’erano calderoni colmi di pozioni in ogni angolo
della
stanza, a ridosso
di tutte le pareti.
Era una festa, di calderoni. Le parole del professore li riportarono al
presente. – Quelle pozioni vanno preparate. I prefetti del
settimo anno lo
fanno. In riunioni durante l’anno. Ma voi siete qui, e siete
privilegiatissimi.
Essere un prefetto significa avere grande autorità,
sacrificare il tempo libero
e lo studio per la scuola. Ma voi che siete rientrati prima dalle
vacanze.. sì,
lo so Draco, non c’è bisogno che tu mi dica che
non sei uscito – distolse lo
sguardo dal Serpeverde che stava per ribattere prontamente, per posarlo
sugli ingredienti dentro la dispensa vicina
al ragazzo – visto che siete tornati prima avete la
possibilità quest’anno di
non sacrificare il vostro studio,
ma
solo il vostro tempo libero.
I ragazzi lo guardarono perplessi. In
pratica, avrebbero
dovuto lavorare mentre gli altri prefetti erano a casa a riposarsi, per
far
guadagnare ristoro e tempo libero durante l’anno a tutti?
-Ovviamente potete anche rifiutare.
Ma ricordatevi che voi
avete i M.A.G.O. quest’anno. E una cosa in meno da fare
potrebbe essere
estremamente importante durante il periodo esami. Non è
vero, Signorina Granger?
Lo sguardo di Piton si
posò sulla Grifondoro che lo
ascoltava attentamente. Non doveva fare pressing psicologico per
convincerla a
collaborare. Lo aveva già fatto. E non c’entravano
i M.A.G.O. Non c’entrava il
tempo libero. Se non avesse fatto qualcosa in quell’ultima
settimana di attesa
delle lezioni sarebbe impazzita. Aveva letto già tutti i
libri che si era
riproposta prima di partire. I compiti lo aveva finiti prima di Natale.
E
adesso le rimaneva soltanto pensare ai suoi genitori, ad Harry, a Ron e
a come
maltrattare Malfoy. Ecco perché accolse di buon grado la
proposta. Avrebbe
avuto la mente occupata.
-Certo professore. - rispose
meccanicamente.
Il professore spostò lo
sguardo sul serpeverde -Malfoy?
-Sissignore. - non potè
fare altro che accettare, per non sembrare quello che non voleva
studiare. In confronto alla Grifondoro.
Il professore li squadrò
entrambi. Possibile che non
urlavano, non si accapigliavano, non sbraitavano? Nessun commento
acido? Nesuna
resistenza? Accettavano di collaborare così? Senza nemmeno
un cenno di diniego?
Per tutte le civette. Il mondo stava davvero capovolgendosi.
-Perfetto. Allora questa è
la lista degli ingredienti,
potrete trovarli nella mia dispensa, non è il caso di andare
ad Hogsmade, in
questi tempi. – guardò i ragazzi cercando di
nascondere l'urgenzae la preoccupazione nella sua voce. –
Questa è la lista
delle pozioni. In una settimana potrete farne almeno dieci.
-Signore, posso farle una domanda?
-Dimmi Draco.
-Dove pensa che dovremmo fare questo
lavoro?
-Ma è ovvio che
sarà qui. Qui i calderoni. Qui gli
ingredienti. – li squadrò per qualche secondo.
–Comincerete domattina. Intesi?
– rivolse il suo sguardo ad Hermione.
-Certamente, preside – lei
sottolineò l’ultima parola.
Il professore costeggiò la
cattedra con i fogli degli
ingredienti, e si lasciò cadere sulla sedia che stava
dietro. Si passò una mano
tra i capelli neri come il piombio e posò lo sguardo sulle
carte davanti a sé.
Aveva una cera particolarmente pallida e due occhiaie che si
estendevano dagli
occhi fino all’emicanto laterale dell’occhio.
Ad Hermione parve estremamente
stanco. E per un secondo,
provò compassione per quell’uomo. Ma
durò solo un attimo. Perché
poi si ricordò chi aveva davanti. Un
assassino. E non meritava niente. Nemmeno la sua compassione.
Piton restò seduto per
qualche minuto, poi alzò la testa e
li vide davanti al tavolo che lo fissavano.
-Allora? Che ci fate ancora qui?
Andate!
I ragazzi scattarono verso la
direzione della porta. Mentre
aprivano la maniglia si lanciarono uno sguardo di sottecchi.
-Draco?
Lui si girò di scatto,
distogliendolo sguardo dalla ragazza.
-Sì, Signore?
-Resta un attimo.
Hermione si voltò ed
uscì dalla stanza.
Draco rimase alla porta, girato verso
il professore che
l’aveva appena chiamato.
-Tutto bene con la Granger?
A Draco quella domanda parve strana.
Molto strana. –Sì,
Signore.
-Sicuro? Non è che avete
litigato?
-No professore.
-Mi era sembrata una situazione
strana quella di prima. –
Piton lo guardò. E si avvicinò.
-Professore, so combattermele da solo
le mie battaglie-
rispose il ragazzo accigliato.
-Non ne dubito. Beh, allora penso che
sia tutto apposto –
disse il professore, ormai fermato nel suo tentativo di capire cosa
stava
succedendo in quella testa bionda.
-Tutto ok, signore.
-Bene. Allora puoi andare. Mi
raccomando, Draco. Mi fido di
te.
Il ragazzo lo guardò in
modo irreprensibile. –Ehm, grazie
Signore. Farò del mio meglio. - e si lasciò alle
spalle il preside, chiudendo
la porta e avviandosi verso la Sala Grande. Era quasi ora di pranzo. E
aveva
fame. Finalmente, aveva fame.
*
Dopo un pomeriggio passato a mille e
un modo per distruggere
verbalmente Draco Mlafoy, Hermione Granger decise che era il caso di
chiamare
Harry per aggiornarlo sulle ultime novità del castello.
Decise di dirgli anche
dei suoi genitori e della sua decisione di non passare il Natale alla
tana.
-Non riesco ancora a spiegarmi per
quale motivo tu non sia
andata alla Tana, però. – Harry la guardava dallo
specchio con voce
indagatoria. Lei non aveva voglia di sentirsi fare una ramanzina,
quindi decise
di dirgli quante più poche cose possibili.
-Harry, avevo voglia di stare da sola.
-Non pensi che è il modo
migliore di sentirsi soli, quello
di stare da soli?
Hermione sorrise ad un Harry sempre
troppo comprensivo – Lo
sai, mi manchi.
-Mi manchi anche tu Hermione. Ma non penso ci rivedremo
tra tanto.
-Torni al castello? Torni ad
Hogwarts?- Hermione saltò dal
letto eccitata, portando con lei lo specchio. Harry la vide a
più riprese,
stava facendo un tale baccano, come quando zio Vernon cercava di
riprendere con
la telecamera Dudley ma non era in grado di restare fermo con la mano e
il
video era come se montato su un battello in un mare in tempesta.
-Hermione, se non ti fermi
vomiterò per mal di mare sulla
terraferma!
-Ahahah, scusami Harry, ma non sono
riuscita a controllare
lo slancio.. Quindi, tornerai?
-Tornerò, ma non so
quando. Ho varie idee a proposito. Ma
non starò qui a decantartele perché non sono
sicuro. – le sorrise dallo
specchio.
In quei mesi di lontananza, Hermione
aveva imparato a non
chiedere troppo al suo amico. Quindi lasciò le sue idee
nella testa del
ragazzo, sapeva che se fosse stato sicuro di qualcosa
gliel’avrebbe detto
subito.
-Ma quindi, fammi capire, tu e Ron
avete litigato di nuovo?
-No. Mai come questo periodo il
nostro rapporto è limpido e
senza incrinazioni.- mentiva. E sapeva che Harry se n’era
accorto. Limpido, sì.
Apparentemente perfetto. Niente litigate, niente inclinazioni. Ma
perché lei
aveva smesso di voler trovare il buono in quel legame. Aveva smesso di
considerarlo un legame che andava oltre qualsiasi cosa. Aveva smesso. E
aveva
iniziato a vedere Ron così come era. Mai fare di una persona
la propria
priorità se quella nemmeno ti considera una
possibilità. E per Ron, l’aveva capito.
Non erauna priorità ma una possibilità molto
remota, che veniva dietro
qualcun’altra di più succulenta.
-Hermione? Io parlo anche con lui.
-E cosa ti avrebbe detto di preciso,
Ronald?
-Sai che non posso dirti quello che
mi dice. Sarebbe sleale
e moralmente ingiusto.
-Ma dai, Harry. Se
c’è qualcosa che non va tra noi, perché
non è venuto a dirmelo!
-Ma lo sai com’è
Ron!
-Hai ragione.. lo so.
Eccome se lo sapeva. Lo sapeva bene.
E sapeva anche che non
l’avrebbe più accettato. Non a discapito della sua
felicità. Non più, almeno.
-Sai che ti dico? Sono proprio felice
di fare questo compito
per Piton. Finalmente smetterò di trascinarmi tra la
biblioteca e i vari pasti
come uno zombi!
-L’unica pecca
è..Malfoy!
-Già! – sorrise
al ragazzo. Forse non era tanto sbagliato
dirglielo. –Harry, secondo te la gente può
cambiare?
-Certo, se non si tratta di Malfoy.
-Ahahah! E invece secondo me,
qualcosa è cambiato in lui,
dopo la morte della madre.
-Hermione, non voglio finire con
dirti ‘te l’avevo detto’
quando te ne accorgerai. Ma Malfoy è una delle classiche
persone che non
cambieranno mai. Ce l’ha nel codice genetico quello di essere
una serpe!
-Sarà come dici tu, ma mi
dà l’impressione di una persona
molto sola.
Hermione iniziò a guardare
Harry in modo pensante.
-Sola, è ovvio.
È da solo! Ma aspetta che torneranno gli
altri mangiamorte.
-Forse hai ragione. Intanto domani
starò con lui a fare
quelle pozioni, e so già che mi riempirà di
insulti, come il suo solito.
-Beh, non sarebbe Malfoy, se non lo
facesse.
-Già! – risero,
raccontandosi di quando Moody lo trasformò
in furetto e di quando nella foresta durante il primo anno, aveva
così paura
che si attaccò a Thor, il cagnone di Hagrid.
-Penso che io me ne vado a letto, ora.
-Va bene Herm. Io anche credo che mi
metterò a dormire – le
sorrise come un fratello – Hermione?
-Dimmi, Harry.
-Qualunque cosa succederà
con Malfoy, mi prometti che starai
attenta e non cercherai guai?
-Ma certo Harry. Non sono io a
cercare lui, è lui che mi
compare davanti all’improvviso.
-Ahahah , d’accordo. Ma
promettimi che starai alla larga
dalle sue macchinazioni.
-Te lo prometto.
-Spero davvero che sia cambiato, come
dici tu. Ma non ci
metterei troppo presto la mano sul fuoco.
-Va bene, Harry. Starò
attenta.
Parlarono per qualche minuto ancora.
Si salutarono e
chiusero la comunicazione. Hermione era così stanca che
avrebbe dormito per un
anno intero. E la cosa era paradossale. Non stava facendo letteralmente
niente
in quei giorni, eppure si sentiva esausta. Si raggomitolò
nel letto, cercando
di non pensare a quello che le aveva appena detto Harry.
Sentì l’amico più
vicino, ma di una cosa era sicura. Malfoy, Draco Malfoy, non era
più lo stesso
di un anno prima. Che fosse cambiato in meglio o in peggio ancora non
lo
sapeva. Ma non era più lo stesso ragazzo che era a settembre.
*
Svegliarsi la mattina dopo una notte
di agitazione e sudore
non poteva essere che la soluzione migliore, pensò Draco
Malfoy. Si vestì in
fretta e in fretta scese a fare colazione. Quel giorno avrebbe dovuto
fare le
pozioni per Piton e nonostante la noia di sentire la Granger nelle
orecchie per
tutto il giorno, era grato alla ragazza per aver accettato,
perché avrebbe
messo a tacere il cervello per qualche ora.
Si precipitò davanti
all’ufficio del preside e vide la Grifondoro
aspettare impaziente.
-Buongiorno Granger, che è
successo, non ti fanno entrare?
La ragazza lo guardò torva
– Buongiorno. Il professore mi ha
detto di aspettarti qui fuori. Quanto.diavolo.ci.hai.messo?
Dracola guardò. Era
accigliata e nervosa. Non potè fare a
meno che sorridere con il suo solito ghigno. La giornata cominciava
proprio
bene –Cosa c’è? Scesa dal letto col
piede storto?
Hermione irritata già di
prima mattina, gli restituì uno
sguardo torvo – Vederti così presto mi irrita.. in
più sei un ritardatario
cronico!– per lei, la
giornata non
poteva che cominciare peggio.
Draco la scrutò
– Lo sai, Granger, che quando sei assonnata somigli
ad uno scoiattolo?
-Per prima cosa, non sono assonnata!
– lo fulminò con gli
occhi. – E poi.. che faccia avrebbe uno scoiattolo?
-La tua.
-Sei un idiota, Malfoy!
-E tu sei uno scoiattolo. Guarda, hai
anche le briciole
sulla maglia! Ma non sai mangiare? – tolse una briciola dal
collo alto del
dolcevita.
Vista da fuori, sarebbe stata una
scena piuttosto idilliaca.
Ma Hermione stava per esplodere.
-Toglimi le mani di dosso, Malfoy!
-Ti stavo solo togliendo una
briciola. Sai che figura ci
faccio io se vieni in giro con la sbavatura della colazione addosso!
-Ah! Malfoy! Ma quando finisce questa
giornata?
Continuarono a battibeccare per
qualche minuto,. Malfoy
aveva messo su il suo tipico ghigno. Era divertente, torturare la
Granger. Ed
era ancora più divertente vederla innervosirsi.
Dopo quello che per Hermione parve
un’eternità, ma in realtà
erano 10 minuti, Piton
aprì la porta.
-Ah. Siete qui. Bene. Entrate.
I ragazzi si accomodarono. Il prof
diede loro le istruzioni
e gli ingredienti.
-Ci vediamo in serata. Io ho da
sbrigare cose per la scuola.
E scomparve con il suo mantello nero.
Draco si rivolse ad Hermione con tono
divertito –Granger,
sei in grado di fare queste pozioni?
-Malfoy! Cosa ti fa pensare che io
non sappia già farle?
-Non so, un presentimento.
– sghignazzava
Ma che
furetto idiota!
Ma come si permette! Adesso gli faccio vedere io!
-Malfoy!
Facciamo la
pozione Polisucco!
-Granger, stai scherzando col fuoco!
Io sono il maestro
delle pozioni!
Hermione ce l’aveva nel
sacco. Un Narciso e superbo come lui,
non poteva non accettare il guanto di sfida.
-Sono sicura che sei un mollaccione,
invece. È una pozione
avanzata. – disse lei in modo indifferente.
-Granger, smettila. Facciamo questa
pozione polisucco e ti
farò vedere io di cosa sono capace.
Iniziarono a preparare gli
ingredienti.
Hermione si voltò a
guardarlo, e gli sorrise in modo
affettuoso.
- Malfoy, mi passeresti per favore un
po’ di Gelsolina in polvere?
Lui la guardò torvo -
Zannuta, la prossima volta impara a prenderti le cose da
sola. - C’era un qualcosa di morbido nel suo tono, come se
volesse prenderla in giro
bonariamente.
Nel momento in cui le loro mani si
sfiorarono appena, Hermione ritrasse
la sua violentemente.
-Cos’hai Granger, ti
emozioni al mio tocco?
-Idiota, ho avuto come una scossa!-
era vero, ma ciò non le
impedì di arrossire lo stesso.
-Lo so, succede. Il mio contatto ha
elettrizzato molta
gente.
-Ma perché io ci parlo
anche con te? Si chiama elettricità.
Oggi è una giornata piuttosto umida.
-Basta blaterare cose da babbana,
Granger. Non fai altro che
indispettirmi in questo modo!
-Lo sai Malfoy, restare chiuso qui
dentro ti rende ancora
più odioso e irritante!
Lui la guardò
indifferente.- Sempre meglio che essere una
gallina starnazzante!
-Le galline non starnazzano, furetto!
Quelle sono lo oche.
-Ok, allora, mia cara professoressa.
Sempre meglio che
essere un’oca!
-Bah,
sei
acido come uno jogurt scaduto. Lo sai che ti ci vorrebbe? –
Hermione ebbe
un’idea in mente, ma sapeva benissimo che Draco avrebbe
denigrato subito la
cosa.
-Cosa,
Granger? – La guardava stupito. Adesso faceva anche proposte
di sollevamento
umorale?
-Un
giro a
Londra!
-Apri
le
orecchie Granger, hai sentito Piton, non si può andare ad
Hogsmade di questi
tempi! Cavolo Granger, ma non ascolti quando ti parlano?
-Frena
Serpe,
intendevo la Londra babbana!
-CHE
COSA? TU
SEI IMPAZZITA! IO NON METTERò MAI PIEDE IN QUEL POSTO!
-Va
bene, se
vuoi restare in questo castello per il resto dei tuoi giorni! Contento
tu.. io
esco quando e quanto mi pare!
La
ragazza lo
guardò magnetica. Possibile che per uscire da lì
doveva chiedere aiuto ad una
semi babbana? E andarsene per vie babbane? Dov’era finito il
suo mondo magico?
La guardò mescolare la pozione polisucco, mentre si
arrovellava il cervello sul
da farsi. Quel castello era diventata la sua prigione.
-E
sentiamo,
questa Londra babbana – fece una smorfia al sol sentire la
sua voce pronunciare
quell’aggettivo – cos’ha da offrire?
-Cosa
ti
importa Malfoy, hai detto che non ci metterai piede –
staccò gli occhi dal
calderone e lo fissò. Prima distrattamente, poi i suoi occhi
e la sua bocca si
incurvarono in un ghigno degno del suo interlocutore – tu ci
stai pensando!
Stai pensando di accettare la proposta!
-Frena
zannuta! Sto solo vagliando le mie possibilità!
-Vediamo,
restare al castello, venire a Londra, restare al castello
e…. oh, sì! Restare
al castello! Hai un mucchio di opzioni Malfoy!
La
Granger
aveva ragione. Non aveva opzioni. Se voleva uscire da lì e
voleva farlo
davvero, doveva solo assecondarla.
-C’è
un unico
e solo problema. Come ci andiamo, in questo posto!
-Sai,
sei
l’unica persona che al pensiero di andare a Londra si fa
venire i problemi e i
patemi d’animo e la chiama ‘questo
posto’…
ma cos’hai nel cervello?
-Quel
po’ di
sale in zucca che manca a te, a quanto pare.
Hermione
pensò un attimo. Non aveva pensato a come andarci. Guardando
il calderone, poi,
trovò il modo.
-Ho
trovato!
-è
inutile
che pensi alla smaterializzazione, non ci si può
smaterializzare nei confini di
Hogwarts! Ma non hai mai letto Storia della Magia?
-Zitto
Malfoy! Non intendevo materializzarmi nei confini di Hogwarts.
C’è un solo
posto in cui possiamo andare. – attese un secondo, per dare
enfasi a quello che
stava per dire. Il ragazzo la guardava con interesse sommesso
– alla Stamberga
Strillante!
-Ala
stamb..
alla stamberg.. alla… Ma dico Granger, ti sei bevuta il
cervello?
-Paura
Malfoy? – gli lanciò la sfida.
-Io?
Nei tuoi
sogni, zannuta!
-Allora
accetti?
-Accetto.
Quando dovremmo andarci?
-Che
ne dici
di .. – lo guardò fisso negli occhi. Cioccolato
nella nebbia. – Adesso?
-Adesso?
– il
ragazzo sembrava titubante. – dopo una mattinata intera con
te, dovrei passare
anche il pomeriggio?
-Ma
lo sai
che sei davvero insopportabile? Sa io che ti dico, restatene qui da
solo! Io mi
troverò un passatempo diverso !
Draco
la
guardò imbronciarsi e mettere il muso. La vide tornare alla
pozione e mescolare
febbrilmente. Non voleva darlo a vedere,ma se n’era accorto
che lo voleva
cruciare con il respiro. Le fece una strana sensazione, vederla
sbuffare
confondendo il suo fiato con i vapori del calderone. Era …
divertente.
Imbronciata, Hermione Jane Granger, era divertente. Fece un ghigno. E
lei, se
ne accorse subito.
-Cos’hai
da
ghignare ora?
-Niente
–
disse alla riccia che appariva particolarmente infastidita –
pensavo che tutto
sommato, farò questo sacrificio e ti porterò
nella Londra Babbana.
-Mettiamo
in
chiaro le cose. Sono io che porto te.
-D’accordo,
come vuoi. – la guardò di sottecchi. Il suo viso
si era disteso in un sorriso
sereno. E di nuovo quella sensazione allo stomaco. Quella ragazza e
quel
sorriso. Era.. bella? Scosse la testa come per far cadere un pensiero
scomodo.
-Allora andiamo? – le chiese, per interrompere il flusso
mentale che aveva in
testa.
-E
la
pozione?
-Stai
cambiando
idea, Granger? – stavolta fu lui a lanciarle la sfida.
-Certo
che
no! E poi – rivolse lo sguardo al calderone. – la
pozione ha bisogno di bollire
per un mese. Quindi sta bene dove sta.
Posarono
gli
attrezzi, lasciarono le pozioni a riposare. Se Piton avesse saputo
quello che
avevano in mente li avrebbe trucidati. Ma non lo sapeva. E se fosse
andato nel
suo uffico a vedere come procedevano le cose, avrebbe visto calderoni
fumanti e
avrebbe pensato che i due ragazzi si stessero prendendo qualche ora di
riposo
in attesa delle bolliture. Uscirono dal castello e si diressero verso
il
platano picchiatore. Entrarono nel passaggio segreto
-Ma
che
diavolo è?
-Io
ti sto
svelando troppe cose Malfoy!
Lui
la guardo
con un ghigno che lasciava intendere
“non-sai-quanto-è-vero” e si ritrovarono
nell’edificio della Stamberga Strillante.
-Sei
pronto?
- gli disse lei.
-Io
sono
sempre pronto.
-Ok.
– evitò
di fare commenti. – allora pensa a Piccadilly Circus.
-Vuoi
portarmi in una piazzetta desolata?
-Non
ti sto
portando in una piazzetta desolata, Malfoy! Ti sto portando nel cuore
di
Londra.
E
si
smaterializzarono. Pop.
*
Piccadilly
Circus era uno spettacolo. Era quasi sera e le luci dei megaschermi
proiettavano sulla piazzetta tutti i loro colori. Una festa di suoni e
immagini
vorticava nell’aria. Il natale londinese era qualcosa di
magico. Senza magia.
Non
era dello
stesso avviso Draco Malfoy, che invece se ne stava imbronciato a
guardare quei
maxischermi senza capirne molto.
-È
magia?
-No,
Malfoy!
Si chiamano schermi televisivi.
-Schermi?
-Televisivi.
Cavoli Malfoy, non hai mai visto la televisione?
-Granger,
io
ho avuto altro da fare che vedere la tevelisione! –
annunciò imbronciato
Hermione
lo
guardò un attimo e poi scoppiò in una sonora,
grassa risata .
-Ed
ora cos’hai
da ridere?
-Potresti..
ripetere?
-Cosa?
-Quello
che
hai detto due minuti fa!
-Che
io ho
avuto troppo da fare per accorgermi dell’invenzione della
tevelisione?
Hermione
lo
guardò e scoppiò di nuovo a ridere.
-Andiamo
Granger, così mi fai innervosire! Si può sapere
cosa diavolo hai da ridere?!?
-
Si dice
TE-LE-VI-SIO-NE! E non tevelisione!
Lui
la guardò
accigliato. Quella ragazza lo stava prendendo in giro per una cosa
babbana! –
Al diavolo come si dice! Me ne infischio! – Mise
il broncio.
Hermione
non
potè far altro che ridere come una matta. Prendere in giro
Malfoy su cose
babbane era qualcosa di davvero risollevante. Guardò il
ragazzo incrociare le
braccia a mo’ di broncio. Ma un secondo dopo vide un autobus
per Westminister
passare dietro di lui. Lo afferrò per un braccio e lo
catapultò sul mezzo che
stava per ripartire.
-Granger!
La
prossima volta esigo che mi sia chiesto se voglio o non salire su mezzi
rossi,
giganti e altamente instabili! Dovrebbero abolirli!
-Aboilirli?
Ahahauah!
Ma dove hai vissuto fino ad ora Malfoy! Gli autobus a due piani sono
una delle
attrattive londinesi per cui gli inglesi vanno molto fieri!
-Vuoi
dire i
babbani!
-Dì
quello
che vuoi, ma smettila di insultarli, adesso sei tu in territorio
nemico.- gli
ricambiò un sorriso a trentadue denti.
Draco
non
aveva nessuna idea di cosa ci trovassero i babbani in quei mostri
mangiapersone rossi, sapeva solo che erano orribili e che gli autisti
avrebbero fatto bene ad andare a lezione di guida, perchè
gli stava venendo da vomitare. Scesero a Camden Town,
perchè Hermione voleva fargli vedere i mercati
babbani. Dopo una serie di insulti lanciati a qualche babbano
che lo spingeva di lato e dopo aver minacciato di avadakedavrizzarli tutti tentando anche di cacciare la bacchetta, Hermione fu felice
di constatare che anche Malfoy sapeva divertirsi. Scoppiò a
ridere davanti ad un mimo che faceva le facce buffe, si
meravigliò a vedere tante Vespe infilate
una affianco all'altra a formare sedie su cui sedersi e mangiare,
rimase allucinato dalle luci psichedeliche della via con i palazzi
dalle facciate spettacolari. Quindi Hermione, decise di finire il giro
con un tocco di classe.
-Dove stiamo andando Granger?
-è una sorpresa, Malfoy!
Ma credimi, rimarrai estasiato!
-Spero tanto che non sia un'altra
pacchianata inglese Granger!
Hermione lo guardò truce.
-Non mi pare ti sia lamentato così tanto quando siamo stati
a vedere la ruota panoramica!
Draco si limitò ad
annuire. -Facciamo presto, allora. Si sta facendo tardi.
Salirono su un autobus che li
fermò in una graziosa località al centro di
Londra. Scesero.
-Benvenuto Malfoy, a Covent Garden!
Draco si voltò su se
stesso per ammirare il posto. C'erano cantanti di strada, luci
luminose, vetrine illuminate. non voleva lasciar trasparire troppo
apprezzamento, quindi si limitò a dire - carino, Granger.
Carino.
Ma Hermione sapeva che gli piaceva. E
lo sapeva perchè aveva smesso di lamentarsi. E aveva smesso
di insultare i babbani appena avevano messo piede in quella piazzetta.
*
Il braccio pulsava, era come se
si fosse fatto di piombo. Draco si accasciò a terra,
incurante dei passanti che
lo sfioravano ai lati. Non riusciva a sopportare più quel
dolore. Aveva sentito
punzecchiargli la pelle già prima di arrivare a Covent
Garden. Ma era
trascurabile. Come al solito. Adesso invece bruciava, come se qualcosa
sotto la
pelle si stesse movendo. Voldemort. Era arrabbiato. E li chiamava con
veemenza.
Possibile che nessuno si precipitava da lui? Il braccio era gonfio. Si
alzò la
manica e apparve la fasciatura solita.
Hermione lo guardò star
male.
Vedeva sul volto del ragazzo i segni del dolore. La faccia corrugata,
la fronte
accigliata. Poi lo vide accasciarsi a terra, cercando di scaricare a
terra la
tensione del suo braccio. Non stava capendo molto, ma lo vedeva
contorcersi
internamente. Non diceva niente. Non dava segni di tortura. Ma sentiva
che
dentro urlava con tutto se stesso. Si abbassò vicino a lui,
stando sulla punta
dei piedi. Lo vide alzarsi la manica. Aveva una fasciatura. La stessa
di quella
notte in infermeria. Non era ancora guarita. Ma sotto, qualcosa si era
gonfiato
a dismisura. Riusciva a vederne i contorni. Possibile che?
-Sei ferito, Malfoy!- Gli mise
una mano sopra la benda.
Lui si ritrasse. – Lasciami.
-Fammi vedere, idiota. Non voglio
che mi muori davanti.
-Non morirò, Granger. Tra
poco
passa.
-Ma smettila di fare il super
uomo! – Gli afferrò il braccio, più
veementemente di quanto volesse. Il ragazzo
sbarrò gli occhi.
-Granger, lasciami il braccio.
Non ti conviene disubbidire. – ma non era nella posizione
migliore per dettare
legge. Il braccio bruciava. Voldemort li chiamava. Ed era infuriato.
Maledetto.
Lei metteva la mano sulla benda,
lui gliela toglieva. Lei voleva capire. Lui sapeva che non ci sarebbe
riuscita.
Non lei. Perfetta e pura Grifondoro. Perfetta e pura Mezzosangue. La
benda si
spostò. E quello che mostrò sotto tolse il fiato
ad Hermione. Cadde
all’indietro, incurante anche lei dei passanti che non li
degnavano di uno
sguardo. Malfoy. Marchiato. Fu percorsa da un brivido di terrore. La
pelle si
orripilò lungo la schiena. Lui. Purosangue. Lui.
Mangiamorte. Come aveva fatto
a dimenticarlo? L’aveva visto agitarsi, contorcersi per il
dolore, far finta di
star bene e reprimere una rabbia interiore per la morte della madre.
L’aveva
visto rivolgerle parole di astio che mascheravano una vena di
consolazione. Ma
come poteva per così poco aver dimenticato quello che in
realtà lui era? Un
Mangiamorte. E lo sarebbe stato per sempre. E quel marchio ne era la
prova.
Era come se Draco avesse letto
tutto il suo giro di pensieri. Come se le avesse letto dentro.
Perché si oscurò
in volto. Hermione temete addirittura di averlo detto ad alta voce.
Lui, un
mangiamorte. Lei, così stupida. Poi,di colpo, quel silenzio
pesante che le
lacerava le tempio, fu interrotto dalla voce del ragazzo, che appariva
leggermente supplichevole.
-Granger. Ho bisogno che tu mi
riporti al castello. – chiese lui. E lei sentì che
la richiesta fu decisamente
combattuta. Si era abbassato a pregarla.
-Malfoy, io..
-Usa la materializzazione
congiunta, per Salazar!
Hermione sbarrò gli occhi. ‘Per Salazar’ . Lui
era un mangiamorte.
Era un Serpeverde. Era tutto quello che lei avrebbe evitato come la
peste.
Perché era lì, nella Londra babbana, con lui?
Possibile
che la mancanza di Harry e Ron e l’abbandono
dei miei genitori mi abbiano portato a tanto? Possibile che mi sia
lasciata
abbindolare da Draco Malfoy con così poco?
Si sentì una stupida. Ma si
sentì
molto peggio sentendosi pronunciare quelle parole. -Malfoy, io non ho
mai fatto
una materializzazione congiunta! Non ne sono capace.
-Certo che ne sei capace!- la
guardò negli occhi. Neve nel caramello. –Devo
tornare al castello. E non posso
farlo da solo perché verrei proiettato direttamente da lui
se mi materializzo
ora. – la fissava intensamente. Ghiaccio nell’oro. –Granger, pensi
che ami stare qui a pregarti?
Ma lo sto facendo. Per favore.
Hermione non capiva niente in
quel momento. Rispose meccanicamente –va bene. – lo
prese per un braccio,
l’altro, e si preparò alla materializzazione.
-Forza, decisione,
determinazione, direzione. Ricordi Granger?
-Decisione, determinazione,
direzione. E se ti spacco?
-Non succederà.
Si smaterializzarono. Pop.
*
La stamberga strillante era stata
circondata da un fascio di oscurità. Risalirono in silenzio
la collina ed
entrarono nel castello. Hermione era agitata, Draco invece, leggermente
più
calmo. Il braccio pulsava ancora, ma sapeva di essere al sicuro, ad
Hogwarts.
Ne ignorava il motivo, ma sentiva che quello era il solo luogo
dell’Inghilterra
in cui si sentiva al sicuro. Anche adesso. Soprattutto in quel momento.
-Chiamo Piton?
-Piton non c’è
adesso.
Hermione si diede mentalmente
della stupida. Era ovvio, che Piton non ci fosse. Era stato chiamato
anche lui,
dopotutto! Si avvicinarono all’ingresso del castello. Nessun
Mangiamorte nei
paraggi, nessun mangiamorte in nessun angolo. Erano corsi tutti da lui.
Nell’antro
della scuola si dividevano le loro vie. Si fermarono. Lui si manteneva
il
braccio ancora dolorante, lei non riusciva a guardarlo.
-Immagino di doverti ringraziare,
Granger. –fece per avvicinarsi, ma lei si
allontanò di qualche passo.
-Non.avvicinarti.a.me.mai.più.Malfoy.MAI.Più!
– e lo disse in modo atroce. Crudo. Freddo. Più
letale di un’Avada Kedavra. Da
fare invidia ad una serpe. –stammi.lontano.
Si voltò e lo
lasciò da solo,
diretta verso il suo dormitorio.
Draco se l’aspettava.
Girò i
tacchi e scese verso i sotterranei. Era tornato al punto di partenza.
Era solo
ed imprigionato in quel castello. Ed era tutta colpa di suo padre.
L'angolo
dell'autrice:
Salve ragazze. Un capitolo per la maggior parte
molto di passaggio. Quello che va bene focalizzato, come avrete
sicuramente capito è che Draco ha iniziato a vedere in Herm
una compagna di "giochi"(?) .. si insultano a vicenda,
perchè è l'unica cosa che sanno fare l'uno nei
confronti dell'altra, e questo sembra bastargli per il momento. Ma vi
annuncio che mai come questa volta, tutto è scritto nella
mia mente e non vedo l'ora di metterlo su carta. I prossimi capitoli
saranno un fulcro xD
Spero sia di vostro gradimento questo e che non abbia deluso nessuno.
Ringrazio largamente chi mi recensisce e mi aiuta con le sue dritte.
Grazie mille a tutte voi, siete dolcissime e preziosissime!
Continuo ad invitare chi non ha mai scritto a scrivere,
perchè un commento in più non fa mai male xD
vi lascio con il presentimento di qualcosa di grande, ringraziandovi
infinitamente!
un bacio:*
Slab*
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Capitolo 20 *** Things I don't understand, but.. ***
Things I don't understand,
but ...
Se
tu credi che il carbone bruci meglio
è un abbaglio è petrolio
Comunque se ami più del fuoco il fumo di un cero
non usare l'oro nero
Lucio
Battisti -
Confusione
Avete
mai provato a restare senza respiro per più di venti
secondi? Quella strana
sensazione che ti dà l’apnea. L’avete
mai sperimentata? Ecco cosa succede. I
polmoni collassano, Il
cuore batte di
più perché il sangue povero di ossigeno deve
ricircolare velocemente a tutti i
tessuti. Ti senti spossato, senza forze. Ti senti svenire
perché il tuo
cervello non reagisce più. È uno scompenso
generalizzato e tu senti davvero che
qualcosa dentro di te si sta spezzando. Era così che si
sentiva Draco Malfoy.
Era una sensazione strana quella. Al fianco di quella che qualche mese
prima
avrebbe facilmente affatturato con una fattura orco volante, non
riusciva a non
credere che questa volta l’aveva fatta grossa. Hermione
Granger, al suo fianco,
mescolava impassibile gli ingredienti di una Pozione Rigenerante e
spostava lo
sguardo da un calderone all’altro, tenendo bene la bocca
cucita, senza proferir
parola. Era indifferente e tagliente allo stesso tempo. Draco non capiva
perché
il silenzio della ragazza lo facesse stare così male. Sentiva
come un peso al
livello del torace che non si spostava in nessun modo. Vani si erano rivelati i
tentativi di farla
rilassare. Come quella mattina, appena arrivati nell’ufficio
del Preside,
l’aveva presa in giro sui suoi capelli leggermente crespi. O
come prima di
iniziare a lavorare, quando aveva cercato di farla sorridere imprecando
contro
uno spigolo che gli era entrato nel fianco mentre sbatteva contro la
cattedra.
Niente. Lei si era limitata a rivolgergli uno sguardo truce, senza
parole che
lo sostenessero. Nemmeno una vena di isteria, nemmeno una parola di
irritazione.
Era immobile al suo fianco. Il ragazzo non capiva perché mai
gli desse così
fastidio il suo silenzio. Capiva solo che l’unica persona che
era stata al suo
fianco in quei giorni di desolazione, l’aveva allontanata. La
notte di ritorno
da Londra era rimasto sveglio a rimirare il soffitto della sua stanza.
Era
sicuro che non gli avrebbe più rivolto la parola. E
ciò lo turbava intimamente.
Per sei anni aveva marciato sulla via dell’odio contro di
lei, l’aveva
insultata, derisa. Aveva gioito ai suoi fallimenti. Aveva goduto ogni
volta che
la vedeva interdetta e repressa. Ed ora, che davvero era riuscito a
mettere un
muro davanti a sé, ora, che la Granger non gli rivolgeva
nemmeno il minimo
cenno, nemmeno il minimo insulto, ora.. ora, doveva esserne felice.
Avrebbe
dovuto gioire. Fare le capriole in aria, mangiare fino a scoppiare e
ridere
fino a perdere il respiro. Eppure. Un senso di oppressione lo aveva
investito.
Perché aveva questo genere di pensieri? Aveva passato la
mattina a cercare di
capire come poteva farla ridere di nuovo. Quel sorriso. Gli mancava
quel
sorriso. Quella risata vera, sincera. Quel suono gutturale. Due occhi
color
caramello che si modificavano. Le labbra che si aprivano ad arco.
Diventava
diversa. E lui ne era stranamente attratto. Quella diversità
che non aveva mai
notato in lei. Sei anni. Sei anni a farla arrabbiare e a giudicarla.
Sei anni
di urla e di menzogne. Ci aveva messo sei anni per vedere quel sorriso
che
adesso era sostituito da un’espressione di pura indifferenza.
Indifferenza
cattiva. Era abituato a vederla imbronciata davanti a lui. E avrebbe,
ora,
anche accettato il broncio, se non fosse che adesso la ragazza lo
evitava come
la peste. Perché? Perché aveva reagito
così al marchio? Lei
lo sapeva, oh sì che lo sapeva. Sapeva che
era un mangiamorte. Lo sapeva benissimo. Perché allora
quella reazione così..
spropositata? Stanco, di simili pensieri, era arrivato ad una
conclusione ben
più intensa. Hermione Granger era entrata con prepotenza
dentro di lui. E aveva
cercato in tutti i modi di farla uscire dalla sua mente.
All’inizio per la
storia del sangue. Poi per la sua incapacità nel sopportare
una voce così
stridula, un carattere così saccente, una mente
così brillante. L’aveva evitata
come la peste. Prima lui. Prima lui aveva creduto che lei fosse la
peste. Così
inopportuna, così ridicola. E adesso? Dopo la morte di
Narcissa, era stata
l’unica persona con cui poteva essere se stesso.
L’unica persona che lo
atterriva con le sue battute acide. L’unica che lo derideva..
ANCORA. Che gli
dava consigli nascosti in insulti innocui. Che lo aveva portato a
Londra. La
Londra babbana. Aveva cercato di non pensare al suo sorriso. E a quel
broncio
caratteristico. Aveva distrutto la sua immagine da dentro. Voleva
estraniarla
dalla sua mente. Voleva lacerare il suo ricordo. Ma lui sapeva che
dentro di sé, Hermione Jane Granger, esisteva in un modo che
l’atterriva.
*
-Hermione,
finalmente! Queste vacanze sono state troppo strane senza te ed Harry!
– Una
Ginny particolarmente affettuosa corse a stritolarla non appena fece il
suo
ingresso ad Hogwarts, mentre Hermione aspettava i suoi amici entrare al
castello dopo le vacanze di Natale. Sussurrò nelle orecchie
dell’amica – in più,
Ron non ha fatto altro che parlare di quanto gli mancavi!
Hermione
la guardò stupita – davvero?
-Certo!
-Ha
detto proprio che gli mancavo? – Hermione non poteva crederci.
Non era da Ronald
dire cose così esplicite.
-Beh,
in realtà.. ha detto che gli mancavate tu ed Harry
– disse un po’ titubante
Ginny. Poi vedendo l’espressione rassegnata della ragazza
davanti a sé fece per
riprenderla – ma in realtà si capiva benissimo che
parlava di te.
Hermione
le sorrise senza troppe speranze. Aveva smesso di pensare che Ron prima
o poi
si sarebbe svegliato. Non ne aveva più voglia. Aveva troppe
cose in testa ora.
Ma soprattutto, aveva altro a cui pensare. E quest’altro,
stava a venti passi
da lei, con il mantello nero rifinito di verde e d'argento, che salutava
gli
amici tornati dalle vacanze e ogni tanto le mandava sguardi di
sottecchi.
Faceva
così da ormai una settimana. Aveva smesso di cercare di
parlarle, perché aveva
capito che anche durante i compiti di Piton lei l’avrebbe
ignorato. L’avrebbe
ignorato in una stanza vuota in cui c’erano solo loro due.
L’avrebbe ignorato
in un atrio pieno di persone mentre aiutava gli amici a rientrare al
dormitorio. L’avrebbe ignorato, in apparenza. Ma con la testa
e la coda
dell’occhio, era sempre su quel pensiero fisso. Lui era un
mangiamorte. E lei
si era spinta troppo oltre. Era una stupida.
-Hermione!
Cos’hai fatto in questi giorni senza di noi? – Ron
la guardava entusiasta da
sotto le sue mille borse. –Mamma ti ha mandato un regalo per
Natale.
-oh,
ringrazia Molly da parte mia! E comunque – spostò
lo sguardo dal ragazzo – non
ho fatto molto. Ho solo eseguito dei compiti per Piton.
-Piton?
– Ron la guardò a bocca aperta. Cosa voleva un
mangiamorte dalla sua amica?
-Sì.
Voleva che facessi le pozioni per i ragazzi del quinto.
-COSA?
-Ronald,
siamo Prefetti. È logico che dobbiamo lavorare di
più. – lo guardò con aria di
rassegnazione. Quel ragazzo era uno scansafatiche. Si chiedeva ancora
perché
Silente non aveva fatto di Harry il Prefetto di Grifondoro.
-Io
non farò mai niente per Piton! – e risalirono
verso la torre di Grifondoro,
lasciandosi alle spalle il resto della scuola.
Da lontano, un ragazzo
pallido e
biondo osservava ogni suo singolo movimento.
*
-Come
la signorina Granger e il signor Malfoy già sanno, vi ho
chiamati perché in
qualità di Prefetti avete degli obblighi.
Il
professor Piton aveva chiamato tutti i Prefetti tramite gufo e voleva
che
andassero quella stessa sera nel suo ufficio. Spiegò loro la
situazione e i
ragazzi un po’ disorientati vennero divisi in due squadre,
sorvegliate da
Hermione e Draco.
-Granger,
dì a Lenticchia di girare meglio quella pozione.
-Ron,
gira meglio.
-Non
puoi prendere ordini da quella Serpe senza ribattere!
-Non
sto prendendo ordini. Stai girando male, Malfoy ha ragione.
-Vedo
che almeno in qualcuno il sale in zucca è rimasto!
Hermione
lo guardò con sguardo altamente irritato. Non voleva dare
ragione a Malfoy, ma
assecondarlo era più facile che scontrarsi con lui. E al
momento quello che
voleva era soltanto ignorarlo.
La
seduta dal preside durò solo qualche ora, poi i ragazzi
presero le loro cose e
tornarono ai rispettivi dormitori.
-Granger,la
tua squadra non fa altro che rallentarci.
-Se
invece di pensare a far prender fiato alla tua mucosa orale, ti
impegnassi a
lavorare non staremmo indietro, Malfoy!
Malfoy
la guardò seccato. Dopo tutti quei giorni, era solo questo
che gli riusciva a
dire? Che doveva star zitto e lavorare invece di lamentarsi. Fece per
ribattere. Ma Hermione gli girò le spalle e lo
lasciò a bocca aperta indietro. -Uno
a zero per te, Granger – pensò. Ma non sarebbe
finita così. Ne era sicuro.
*
Niente
scalfiva l’orgoglio della
Grifondoro. Niente riusciva a distrarla da una lezione. Ma quello
sguardo.
Quello sguardo se lo sentiva addosso. Sentiva che le penetrava la pelle
e i
muscoli. Se lo sentiva nelle vene. E questa cosa
l’indispettiva al massimo.
Perché aveva passato gli ultimi giorni a convincersi che
vedere il marchio nero
su quel ragazzo era un messaggio del destino. Sapeva di dovergli stare
lontano.
Lo sapeva dall’inizio. Ma aveva trovato solo lui al castello
quando era tornata
per il Natale. C’era lui la notte quando stanca di rigirarsi
tra le coperte
andava a prendere aria nei corridoi bui. Era lui che le aveva tirato
fuori
cose che nemmeno credeva di pensare sul suo rapporto con Ron. Con lui
era
andata a Londra. La Londra babbana. E avevano riso insieme. Avevano
mangiato
insieme. Aveva cercato di stargli vicino e di non ferirlo quando dopo la
morte
della madre lo aveva rivisto. Gli aveva tirato su il morale. Si era
preoccupata
per lui. Lo aveva cercato quando non c'era, tra i banchi vuoti dei Serpeverde. Ed ora, ora che erano vicini, quel marchio li aveva
riallontanati.
Stupida. Stupida e debole. Gli aveva permesso di entrarle dentro. Le
era
entrato dentro, per gli occhi e le orecchie. Le era entrato dentro. E
non
sapeva più come farlo uscire. Amore? No. Non era innamorata
affatto di Draco
Malfoy. Inorridì al solo pensiero. Si diede della stupida.
Di nuovo. Stupida. A
chi voleva darla a bere. A Ron? A Ginny? Poteva darla a bere a
chiunque, ma non
ad Hermione. Hermione, la vecchia Hermione. Che la guardava da un
angolino del
cuore, rivendicando il suo posto in quel cervello che l’aveva
scacciata via.
No, non era amore. E lo sapeva. Ma le era entrato dentro. E non sapeva
né come,
né perché. Si voltò verso il
professore che spiegava. Ma sentiva ancora lo
sguardo sulle sue spalle. Fastidioso. Irritante. Uno sguardo di
ghiaccio.
Odio
il modo in cui mi guardi,
odio il modo in cui sorridi, odio il tuo modo in cui sai sempre essere
perfetto, il modo in cui mi parli, ma soprattutto odio il fatto che non
ti
odio... e dovrei farlo, almeno un pochino, perché sei tu, ed
io sono io. A
volte tocchi contemporaneamente il punto dove provo dolore e piacere. A
volte.
Ma adesso, cosa vuoi da me, Malfoy? Cosa vuoi? Perchè
continui a fissarmi in
modo così imponente e prepotente? Riesco
solo ad avvertire un moto di oppressione all'altezza del petto, la
tentazione
di rendere polvere le catene che mi immobilizzano senza che io ne sia a
conoscenza. Mi pare di sentirmi in difetto di qualche cosa oscura,
piccoli
dettagli che vanno coagulandosi in qualcosa d'altro senza un nome. Mi
sento incapace
di capire quei dettagli così insignificanti, ma
così pesanti tra di noi. E'
frustrante, troppo. Demoralizzante per certi versi. E la
curiosità sbuca da
angolini remoti e mi induce verso il baratro delle cicatrici. Mi fermo
e
pungolo passo passo piccoli squarci dall'apparenza insignificante. E in
un
batter d'occhio sono sul punto di chiedermi, di sperare se allora per
te vale
lo stesso. Se anche tu in questo momento provi lo stesso. Se fa male
anche a te
quest’indifferenza che ci assale all’improvviso. Mi
chiedo se sei tu o sono io
ad essere in difetto. Non capisco e mi crogiolo in questo,
perché vedere ciò
che fai, sapere ciò che sei è un motivo troppo
pesante che non mi fa andare
avanti. Mi opprime e mi disturba. Mi blocchi, col tuo solo essere. Mi
fermi, mi
blocchi, mi controlli. Sono immobile nei miei pensieri e non capisco il
perché.
Perché sei dentro la mia testa e non riesco a farti uscire.
Ma come ogni volta
è la mia mania di creare castelli fatati e non riuscire a
lasciare andare le
cose avanti.. Non ci sono proprio portata, nonostante gli innumerevoli
sforzi. E
prima di riassaporare la delusione preferisco voltare le spalle, almeno
stavolta.
Ed attendo, anche se
il pensiero di
invertire rotta recentemente mi ha sfiorata. Ma c'era il dolore, ora la
paura e
le impressioni che mi portano agli occhi risolini striduli e occhiate
derisorie. La realtà ha avuto troppe facce troppo in fretta
nello stesso
momento. A chi credere non saprei. Mi sento in ombra in questa nuova
strada che
potrebbe incrociarne un'altra. Se mi trovassi con te, non cambierebbe
nulla, solo
il tarlo della curiosità batterebbe più
insistente qui all'interno di me, ma è
la speranza che mi strangola un po’. Non cerco più
un sonno senza riposo, ma
delle volte sarebbe sublime anestetizzare i pensieri e le fantasie.
Anche
perchè sono in una fase di stallo, piattezza, né
gioie né sofferenze. Mi hai
bloccato in questa fase senza uscita. Tu, un mangiamorte. E non ho la
voglia di
ricordarlo a me stessa. Ripeto a me stessa che non
c’è niente, niente,
niente che mi lega a te. La pioggia che in questi giorni è
caduta ovunque. Sulle
mani, sugli occhi, in ogni angolo della pelle. Eppure ti sento
così vicino.
-Hermione?
Hermione
fu riportata alla realtà in un batter d’occhi. Ron
la scuoteva come un pazzo.
-Hermione
stavi dormendo?
-Certo
che no, Ronald. Era sovrappensiero. – Distolse lo sguardo dal
ragazzo.
Ron
la guardava come se fosse una malata in uno stadio terminale.
-Tutto
ok?
-Certo.-
lo guardò sorridendo, come per non metterlo in allarme. Non
le andava di dirgli
che era distratta per Malfoy. Non le andava di mettere Ron al corrente
del
fatto che fosse marchiato. Non le andava di dirgli che grazie a lui
aveva
dimenticato il dolore dell’abbandono dei suoi genitori. Non
voleva dirgli che
avevano passato una giornata intensa. Che l’aveva fatta
ridere come nemmeno lui
era riuscito a fare nell’ultimo anno. Non riusciva a dirgli
che per qualche
stupido motivo, Malfoy le tormentava il cervello. Le sue meningi erano
in punto
di strapparsi. Ed era un mangiamorte. E non come lo avevano sempre
sospettato
loro. Lo era davvero.
La
lezione durò pochi minuti in più. Hermione parve
accorgersi di quanto fosse
stata distratta quando il professore disse alla classe che si sarebbero
rivisti
il giorno dopo. Non si era accorta di aver guardato tutto il tempo
l’aria fino
a quando il professore non li congedò. Tutto il tempo a
pensare a lui. Tutto il
tempo a sentirsi il suo sguardo trapanargli la testa. Stupido, stupido,
stupido
di un Malfoy. La distraeva con molto, troppo poco. Ed oltre ad essere
un
Mangiamorte, era il torto più grosso che le potesse fare.
Uscì con Ron
dall’aula, diretta alla Sala Grande, dove avrebbero consumato
il pranzo. Malfoy
era ad un passo da loro. Continuava a fissarla intensamente. Faceva
questo da
ormai una settimana. Ed era peggio degli insulti.
*
-Si
può sapere cos’ha tanto da fissare, quello
lì? – Posando indispettito la coscia
di pollo che aveva afferrato voracemente dal piatto di portata, Ronald
Weasley
aveva capito che c’era qualcosa che non andava. E non era il
fatto che ormai
Hermione non faceva altro che stare zitta a guardare il soffitto in
pensiero,
non era nemmeno il fatto che quando erano tornati aveva dato una
motivazione
vaga per non andare a vedere gli allenamenti con i Serpeverde. Ronal
Weasley,
si era scocciato di vedere il viso pallido e scavato di Draco Malfoy
fissare il
loro tavolo, il loro banco in aula, il loro gruppo nei corridoi. Li
fissava,
scrutandoli in continuazione. E ciò non lo metteva in
soggezione, ma metteva in
soggezione la sua amica, che abbassava lo sguardo e tentava di
ignorarlo. E da
quel momento, non proferiva più parola. Hermione era stata
molto evasiva sulle
sue vacanze natalizie. Gli aveva detto che era tornata dopo Natale e
che aveva
obliviato i suoi. Sembrava turbata, profondamente. Le aveva detto che
avrebbe
rivisto i suoi e che era stata affrettata nella decisione. Le aveva
fatto
capire, o almeno lei l’aveva ascoltato mentre parlava, che
lui avrebbe fatto
diversamente. E l’aveva rassicurata dicendole che i genitori
sarebbero stati
meglio. Ma l’amica continuava a manifestare il suo turbamento
e lui non poteva
fare a meno di notare che questo aumentava quando nei paraggi
c’era il
Serpeverde. Aveva delle ipotesi al riguardo. Si erano incontrati alla
fine
delle vacanze e lui l’aveva insultata pesantemente. Oppure
l’aveva minacciata
ed era per questo che la turbava in continuazione. Sapeva che Hermione
si
sarebbe cacciata nei guai indagando sui mangiamorte e sui loro
sentimenti. Ma
non aveva il coraggio di dirle che gliel’aveva detto. Ma mai
Ron, avrebbe
pensato in futuro, era più distante dalla verità
come in quei giorni.
-Cosa?
– Hermione alzò la testa da un piatto di
purè di patate.
-Malfoy.
Ci fissa come se fossimo indegni di stare seduti qui a mangiare!
– sbottò il
ragazzo ormai stizzito.
-E
quale sarebbe la novità? – disse lei. Ma in
realtà avrebbe voluto dire ‘è
me che continua a fissare, idiota!’.
-Beh,
adesso mi ha scocciato.. gliene andò a dire quattro!
-Smettila
Ronald, e pensa a mangiare in modo civile! Ti stai sbrodolando tutto il
pranzo
addosso!
‘ti sei sbavata tutta la colazione addosso’
‘Granger,
ma sai mangiare?’
‘ti
stavo solo ripulendo’
Le
parole di quella mattina si
stagliavano
nitide contro le pareti del suo cervello. Perché non era in
grado di smettere
di pensare a lui?
-Hermione!
Non so te, ma io non riesco a mangiare se sono osservato! –
il rosso era
accigliato.
-Vuoi
dire che arruffare tutte le coscette di pollo per te
e mangiarle con foga non ti ha saziato? – Lei
lo guardò sconcertata.
-Tutte?
Tutte le.. – Ron guardò il piatto di portata.
Vuoto. Poi il suo ricolmo di
ossicini di pollo. Infine il piatto di Hermione, con del
purè spalmato sopra –
ehm, non è che ne volevi un po’, di pollo.. vero?
Tu non ne prendi mai!
‘solo
perché sa che ci sono non
vuol dire che può darmi per scontato!’
‘caspita
Granger, siamo messi male
lì dentro!’
Di
nuovo. I pensieri continuavano a tradirla. Era come
un’ossessione.
-No,
Ron. Non ne volevo. – spostò lo sguardo
involontariamente al tavolo dei
Serpeverde.
Sussultò.
Lui, tra Blaise e Pansy. Lui, così pallido. Così
freddo. Lui. La stava
fissando. Ancora.
Si
alzò di colpo.
-Ed
ora dove vai? Non sarai mica arrabbiata per il pollo?
-No
Ronald. Non ho molta fame. Me ne vado in camera.
-D’accordo…
ehm, Hermione…
Lei
aveva ormai già messo qualche passo tra lei e Ron quando si
sentì richiamare da
lui. Si voltò.
-Posso
mangiare il tuo dolce?- le orecchie del ragazzo divennero color
peperone.
-Ma
certo, Ronald.- si voltò e uscì a grandi passi
dalla Sala Grande.
Ron
la vide uscire di fretta. Come un lampo. Scomparve dietro i grandi
archi della
porta d’ingresso velocemente. Il ragazzo posò lo
sguardo sul grande tavolo.
Afferrò un pezzo di tacchino appena comparso nel piatto e se
lo buttò in bocca.
Era sempre più lontana. Distante. Hermione cordiale.
Hermione serena. Hermione
silenziosa. Che non s’arrabbiava. Che non lo pizzicava con
commenti acidi. Non
gli urlava in testa che quello non andava fatto. Era un angelo. Un
angelo col
sorriso finto. Hermione che lo perdonava sempre, per le sue negligenze.
Lei.
Distante. Non era più la stessa Hermione. Non era
più quella di prima. Era
un’altra e lui, faceva fatica a riconoscerla. Era
un’altra. La vecchia Hermione
era scomparsa. E non aveva nessun’idea di come fare a farla
tornare indietro.
*
Hermione
macinava a grandi falcate i metri che la dividevano dal ritratto della
Signora
Grassa. Stava scappando. Ma non era sicura da cosa. Né da
chi. O meglio. Sapeva
benissimo da chi. Ma non ne comprendeva il motivo. Forse era
semplicemente
stanca. Forse.
Avvicinandosi
al ritratto della Signora Grassa, un’ombra la fece
rallentare. Qualcuno si
muoveva furtivo nel corridoio, come se fosse impaziente di qualcosa. Si
avvicinò lentamente, era troppo distante per vedere chi
fosse, le appariva come
un’asticella vagabonda col mantello nero e i capelli chiari.
I capelli chiari.
La consapevolezza si fece strada nella sua mente. Possibile che? Si
avvicinò di
più, e capì che i suoi sospetti erano
più che fondati. Draco Malfoy stava
davanti al ritratto con le mani in mano, senza sapere che fare, come se
aspettasse qualcuno. Aveva assistito durante il pranzo alla sua fuga ed
era
balzato in piedi nella direzione opposta per raggiungere prima la torre
dei
Grifondoro, sperando con tutto se stesso che la ragazza fosse diretta
da quella
parte. Aveva aspettato un po’ e vedendo che passavano i
minuti era diventato
estremamente irrequieto, fino a quando vide qualcuno avvicinarsi e la
cespugliosa chioma da lontano, gli diede la conferma che era lei che
tornava al
dormitorio. Hermione lo vide fissarla ancora. Di primo istinto, sarebbe
andata
da lui per mollargli un ceffone e dirgli di smettere di fissarla in
continuazione. Ma questo voleva dire che lei l’aveva notato.
Quindi fece per
gettarsi nel primo corridoio di svincolo che l’allontanasse
dal ritratto. Ma
una voce la raggiunse.
-Granger,
quando la smetterai di scappare? – cominciò a
camminarle incontro, imboccando
anche lui il corridoio.
Hermione
camminava davanti, quando un impeto di rabbia le invase il petto e la
testa.Si
fermò, si voltò. Lo guardò.
-Malfoy!
Smettila di seguirmi ovunque! Lo sai che potrei denunciarti per
stalking?
Draco
parve non capire quello che diceva la ragazza, ma almeno si compiacque
per
averla fatta girare. – Granger, non ho la minima idea di cosa
tu stia dicendo,
né la minima intenzione di capire i tuoi giochini da
babbana..
-E
allora, COSA VUOI DA ME?!?
-Non
voglio niente.
Hermione
rimase basita –Tu! Non fai altro che fissarmi come se fossi
la cosa più
disgustosa del mondo. Tu.. mi deconcentri.. in continuazione! SMETTILA!
Draco
parve interessato a quello che diceva e particolarmente compiaciuto.
Ancora.
–Granger, non è che il mio pensiero ti sta
ossessionando? – si avvicinò a lei,
lentamente, con le mani in tasca. La ragazza rimase ferma, immobile.
Una forza
misteriosa non riusciva a muoverle le gambe.
-Sai,
potrei capire se fossi il tuo unico pensiero. – le sorrise di
un ghigno
divertito. Si avvicinava sempre di più.
Lei,
di contro, riacquistò l’uso delle gambe.
Indietreggiò di qualche passo. Piccoli
passi. Per allontanarsi. Per allontanarlo.
-Se
non sbaglio ti avevo detto di non avvicinarti più a me,
Malfoy! – gli disse
arrabbiata.
-Granger,
non posso farci nulla se hai voglia di parlarmi!- ribattè
lui divertito.
Ancora.
Non
lo capiva. Che aveva tanto da divertirsi, quello lì?
-AH!
Parlare con uno come te? – il tono le uscì secco,
freddo. Tagliente. –L’idea
non mi è passata nemmeno per l’anticamera del
cervello! – lo guardò torva.
-Come
..me? – Draco inorridì a quelle parole
–Granger, attenta a quello che dici!
-Io
non sto dicendo proprio
niente. Se hai la coda di paglia non sono affari miei! – in
tono di sfida.
-Coda
di paglia? Per Merlino,
Granger,quanto sai essere ottusa! – Hermione rimase
paralizzata a quelle
parole. – Dovresti essere una Grifondoro, tra
l’altro. Com’è che dite? Onore,
coraggio, valori..
-Quello
che diciamo non sono
affari tuoi, serpe!
-Ecco..
come dicevo..dovresti
esserlo. Eppure sei qui davanti che giudichi. Chi sei tu, per
giudicarmi? – si avvicinò a lei
lentamente, come per non farle capire
che lo stava facendo, per non farla allontanare.
-Tu,
e la tua famiglia..
-Non.mettere.la.mia.famiglia.in.mezzo
– il tono di Draco si fece improvvisamente freddo.
Più del normale. Hermione si
chiese come fosse possibile.
-Davvero?
-Zitta
Granger, non hai idea di
cosa stai parlando. – la guardava duro, con tono di
rimprovero. Lei non poteva
parlare di quello che accadeva a casa sua. Lei, non sapeva niente.
-Di
cosa? Del fatto che a 17 anni
sei un assassino?
-Io
non ho ucciso nessuno – iniziò
ad innervosirsi. Chi era quella babbana per dirgli quelle cose?
-Tu!
Tu sei la causa per cui
Silente è morto!
-Granger.
Te lo dirò per l’ultima volta.
Taci.
-E
perché? Perché ho osato gettare
fango sulla casata dei Malfoy? Lucius dovrebbe essere fiero di te!
-Smettila
Granger! Tu non sai
niente, tu non capisci niente della mia famiglia! – lo
sguardo di Draco era
rabbioso, cattivo. Era una tempesta di nuvole. La guardò
negli occhi. Tempesta
nel fuoco. –Sempre meglio di essere degli stupidi babbani
senza arte né parte.
– disse duro. Ma se ne pentì un minuto dopo. Non
voleva dirlo. Non lo pensava
nemmeno. Quello, era il vecchio Draco. Che era fissato con il fatto
della
casata. Che era devoto al Signore Oscuro. Era il vecchio. Ma le
abitudini erano
dure a morire. Soprattutto se si trattava di lei.
Il
suono riecheggiò nell’aria come
un rimbombo. Hermione non si accorse nemmeno di averlo fatto. Quando
riebbe
coscienza, vide la guancia del ragazzo chiazzarsi di rosa. E per la sua
carnagione
funerea,voleva dire che ci era andata giù pesante. Draco non
aveva nemmeno
visto arrivare la mano della ragazza. Fu veloce, forte, scostante. E un
ceffone
lo colpì in piena guancia. Se lo sarebbe aspettato da lei.
Di nuovo. Come al
terzo anno. Lei per paura indietreggiò ancora. Poi si
voltò, decisa a mettere
chilometri tra lei ed il ragazzo che aveva insultato i suoi. Quando una
mano,
le strattonò il braccio e la tirò verso se.
Se
lo trovò davanti, con ancora la
guancia rossa. Si avvicinò a lei e se lo trovò
addosso. Come quella volta, da
Piton. Le loro facce erano semplicemente incollate. Poteva sentire il
suo
respiro sul suo naso. Tremava. Anche lui tremava. Il calore di quel
respiro
proveniente da quel corpo freddo la destabilizzò. Anche lui
era in grado di
riscaldare. Rimase immobile, per paura che potesse farle del male. Ma
lui restò
qualche minuto in quella posizione. Lei lo sentì
vicinissimo. Sentì il corpo di
lui schiacciato contro il suo. La mano di lui che teneva fermo il suo
braccio,
come per paura che potesse ancora girare i tacchi e fuggire via. Si
sentì in
obbligo di chiedergli scusa, per lo schiaffo.
-Io..
senti..
Ma
le parole le morivano in gola.
Non ne era capace, non in quel momento.
-Io
ti odiavo Granger.
Adesso
la stava guardando negli
occhi. La tempesta era scomparsa. Due pozze grigie la stavano fissando
negli
occhi. Nebbia nel caramello. Non capiva perché il suo cuore
le batteva
all’impazzata.
Poi,
si staccò da lei, quando
ormai si era abituata alla sua vicinanza. Girò i tacchi e se
ne andò,
lasciandola sola nel corridoio. –Uno ad uno, palla al centro,
Granger – pensò mentre
si allontanava. E sapeva che nemmeno questa volta era giunta la fine
alla loro
lotta. E adesso, intimamente, ci sperava.
Rimase
immobile per qualche
minuto, incapace di muoversi, incapace di pensare. Possibile che
stargli così
vicino le avesse fatto arrivare il cuore in testa? ‘io ti odiavo’.
L’imperfetto di quella frase la metteva in
confusione. Non era ti odio. Era proprio, odiavo. Passato. Ma il
presente? Si
decise a tornare al ritratto e quando uscì dal corridoio, si
trovò Ron di
faccia.
-Hermione,
ma cosa…
Guardò
il corridoio deserto. Poi
tornò a fissarla.
-Ho
appena visto Malfoy uscire da
lì - il suo sguardo divenne improvvisamente sospettoso.
–Miseriaccia, che
diavolo stavate facendo?
-Proprio
niente, Ronald.
-Ma
allora..
-Ron,
non è successo proprio
niente!- e se ne andò correndo irritata nel ritratto.
Ron
rimase un attimo interdetto.
Ma un turbine di confusione gli invase il cervello. Aveva visto giusto.
Malfoy
la stava turbando con qualcosa. Una minaccia, un insulto. Non capiva.
Doveva
fare qualcosa. Doveva farlo smettere. Subito. Non sapeva come, ma
doveva
smetterla. Avrebbe trovato il modo. E partì nervoso in
direzione dei
sotterranei.
L'angolo dell'autrice:
Ed eccoci qui, un capitolo molto Valentiniano xD
che lo festeggiate o no, è tempo dei nostri due eroi (*.*)
di interrogarsi sui propri sentimenti. Ed entrambi cercano di lottare
contro se stessi. Vedete, Draco è troppo orgoglioso per
abbassarsi a dire ad Herm che si è "accorto" di lei. E lei,
è identica. Maintimamente, loro sanno. Ecco
perchè si cercano sempre con lo sguardo. Loro insieme stanno
bene..devono solo, aver coraggio.. facile a dirsi.. più
difficile a farsi xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che sia rimasta in IC senza
aversconvolto non tanto Hermione ma Draco xD ( ho sempre un po' paura
quando gli faccio fare le cose xD)..
cmq, vi ringrazio, per le recensioni, per l'affetto che mi date e che
date alla storia :) ne sono davvero onorata! Ringrazio le mie vecchie
seguaci, siete fantastiche e le nuove che hanno recensito o mi hanno
scritto in pvt! Davvero grazie :)
vi invito come sempre a dirmi la vostra :D
e spero di non avervi annoiato e di avervi incuriosito un po'!
un bacio a tutte :*
Slab*
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Capitolo 21 *** Resting on your shoulder ***
Resting
on your
shoulder
I hardly
recognized the girl you are today
And god i hope it's not too late
It's not too late
Michael Bublè
- Lost
Ronald Bilius Weasley era infuriato. Non
aveva mai provato niente di simile. Niente. Una furia cieca si era
impossessato
di lui, le orecchie color peperone, le nocche sbiancate per la forza
con cui
stringeva i pugni. Camminava nel corridoio dei sotterranei senza capire
da dove
gli veniva tutta quella forza che lo trascinava per le gambe. Cosa
voleva Malfoy?
Perché minacciava Hermione? Cosa le stava chiedendo e
perché la turbava così
tanto? L’amica era visibilmente sconvolta. Che fosse successo
qualcosa durante
le vacanze di Natale era indubbio, adesso. Non riusciva a capire come
mai la
ragazza poteva restarne compromessa. Si trattava di Malfoy, dopotutto.
Lo
stesso che l’insultava tutti i giorni a lezione. Lo stesso
che le dava della
lurida Mezzosangue. Poi ripensò a quando se lo
trovò davanti qualche minuto
prima. E dallo stesso corridoio aveva visto uscire Hermione.
L’aveva
spaventata, perché lei era semplicemente sconvolta. Cosa le
aveva detto e perché
non la lasciava in pace. Se ci fosse stato Harry, pensò,
questa storia sarebbe finita
molto presto.
Si
diresse in direzione del dormitorio
dei Serpeverde. Non sapeva dove cercare precisamente. Non era mai parso
particolarmente interessato a dove dormissero le altre case. A lui
bastava
sapere che la sua stava nella torre ovest del castello. Gli bastava
sapere che
arrivato lì avrebbe trovato Harry ed Hermione. E Ginny, Fred
e George. Neville
e Dean. Harry ed Hermione. Hermione. Strinse le nocche delle mani.
Nessuno
girovagava per quei corridoi freddi. Nessuno a cui chiedere.
Girovagava
almeno da qualche
minuto, quando decise di risalire verso l’atrio comune.
Avrebbe seguito il
primo studente verde argento che trovava e si sarebbe fatto dare la
parola d’ordine
se fosse stato necessario e scovare Malfoy in quel buco di ghiaccio.
Risalì
le scale, diretto verso le
aule al piano terra. Dai sotterranei era più facile arrivare
alla sala Grande. Maledette
serpi, avevano tutte le fortune! Diede uno sguardo alle aule mentre
camminava e
superava le entrate. Si fermò. Fece qualche passo indietro.
E vi si affacciò di
nuovo dentro.
Eccolo.
In
piedi tra quel Zabini e quell’oca
della Parkinson, stava parlottando allegramente, per quanto fosse
possibile
essere allegri, per uno come lui.
-MALFOY!
–urlò con quanta più
voce aveva in corpo.
Lui
si girò lentamente e
annoiato. Era stupito di sentirsi chiamare con tanta foga. Quando vide
Ron,
mise su il suo ghigno peggiore.
-Weasel..
smarrita la strada di
casa? Che c’è, i tuoi non ti hanno detto di fare
attenzione ai cartelli? –
divertito, Draco si girò verso il suo interlocutore.
-Smettila
di fare lo stupido,
Malfoy! So cosa stai facendo.. ma io ti tengo d’occhio.
– Ron si avvicinò al
ragazzo con fare minaccioso e velocemente. Non aveva voglia di farsi
prendere in
giro da lui. Voleva solo mettere in chiaro alcune cose.
-Ehi
ehi, senti un po’. – Malfoy lo
guardò oltraggiato. – se ti avvicini
più di così, sarò costretto a
denunciarti
per tentato stupro alle mie narici nasali. Fattela ogni tanto una
doccia..
Ron
si irritò ulteriormente –Malfoy,
smettila di prendermi in giro!
-E
allora cos’è questa storia che
sai.. cosa vuoi da me? Guarda che io non la faccio
l’elemosina.. vai a
lavorare! – gli lanciò uno sguardo di disprezzo.
Ron
non capì nulla in quell’attimo.
– Expelliarmus! – la bacchetta di Malfoy fu
catapultata dall’altra parte della
stanza.
Blaise
e Pansy videro la scena da
lontano e si avvicinarono lentamente. Ron aveva disarmato Draco e la
cosa si
faceva seria, a quanto pare.
-Weasley,
non è buona educazione
voler combattere senza nemmeno avvertire il tuo avversario!
-Io
non voglio combattere,
Malfoy!
-E
allora perché la mia bacchetta
mi è volata dai pantaloni quando nemmeno avevo idea che
dovesse servirmi?
-Sei
poco attento.. – si avvicinò.
Gli puntò la bacchetta contro la gola –Sappi che
non mi limiterò a disarmarti
la prossima volta che lo farai.
-Mi
stai annoiando. – lo sguardo
di Draco di fece di ghiaccio. Non aveva idea di cosa volesse il rosso
da lui,
ma era certo di non volerlo sapere. Non ne aveva voglia –
Vedi di smetterla con
questa pagliacciata ed allontanati da me, ora!
Ron
affondò leggermente la
bacchetta nella pelle di Draco. Non voleva fargli male, ma voleva
avvertirlo.
-Smettila
di metter paura alla
mia amica.
Draco
non capì subito. Si chiese
a quale ragazza aveva messo paura negli ultimi giorni. E dove avesse
trovato il
tempo, visto che era stato intento a cercare di non farsi ignorare
dalla
Granger e poi ad ignorarla successivamente per orgoglio. Poi, come di
colpo,
comprese.
La
sua faccia si modificò di
nuovo in un ghigno. –Mi pare che la Granger si sappia
difendere da sola, o
sbaglio, Lenticchia? Io non sto facendo proprio nulla..
-Se
è così.. se non la stai
minacciando.. perché allora hai capito subito che si
trattava di lei?
Draco
ghignò rumorosamente. –perché
sei troppo stupido per avere amiche donne. Il tuo unico compare
è scomparso
portandosi con se la fama di prescelto e l’unica che ti
dà ancora corda, oltre
che a quell’insopportabile oca bionda che ti porti dietro,
è lei. E non mi pare
che tu possa reagire così se andassi a disturbare
l’oca. O sbaglio, Pel di
carota?
Touchè.
Ron spinse ancor di più
la bacchetta nel collo di Draco.
-EXPELLIARMUS!
– la bacchetta del
rosso volò dall’altra parte del pavimento. Da
lontano, Pansy Parkinson,
irrequieta nel suo viso da carlino, l’aveva disarmato. Ron la
guardò perplesso.
Poi rivolse di nuovo lo sguardo a Draco. E gli mollò un
pugno. Sullo zigomo
destro. Spaccandogli la pelle. Un rivolo di sangue scese dalla guancia,
come
una lacrima rossa.
-Draco!
– urlò Pansy, spaventata.
Cercò di andare dall’amico, ma Blaise la trattenne.
-Lascialo
stare.. gli farà bene –
disse lui, guardando attentamente l’amico. Sapeva che era in
grado di battere
il Grifondoro anche da solo. Ma soprattutto, sapeva che gli avrebbe
giovato,
quello sfogo. Li guardò, quasi divertito..
-un
uomo, - sussurrò - ha bisogno
di vincere da solo le sue battaglie.
Pansy
accanto a lui non ne era
molto convinta – maschi.. – disse. E si mise le
mani davanti alla bocca ad ogno
colpo che veniva lanciato, da entrambe le parti.
Draco
non capì molto di quello
che era appena successo, perché nello stesso momento in cui
si accorse di esser
stato colpito, mollò un altro pugno a chi l’aveva
colpito. In faccia, sotto il
mento. Nello stomaco. Ron si piegò, ma non contento si
gettò di testa nelle
coste del biondo, buttandolo per aria e ritrovandosi sopra. Gli
mollò un altro
pugno, questa volta sul labbro. Stava per mollargliene un altro, quando
Draco
afferrò la sua mano e si spostò con la testa.
Quella reazione colse Ron di
sorpresa, perché perse la concentrazione, quel poco che
bastò a Draco per
capovolgerlo per toglierselo di dosso.
-Allora
non hai capito, Weasley,
puzzi!
Ron
non contento si gettò addosso
al ragazzo che l’aveva di nuovo offeso, scaraventandolo di
lato. Poi, si
bloccò, alla vista di Severus Piton.
-Weasley.
Scommetto che questa
non è una cosa degna di uno studente, non è vero?
Cinquanta punti in meno a
Grifondoro. –
il professore guardò Draco
che si rialzava da terra. –Malfoy.. forse tu sai spiegarmi
perché vi rotolavate
a terra come bestie randagie invece di usare le vostre lingue insolenti
al
posto delle mani… ho visto lupi mannari trasformati essere
più civili di voi …
Draco
lo guardò toccandosi il
labbro. Non era rotto, ma era pulsante. Lo sentiva battere sotto le
dita..
stupido di un Weasley –Professore, quel cretino..
-Non
mi importa di CHI sia il
cretino.. toglietevi subito dalla mia vista… ADESSO!
*
-Hermione,
Ron e Malfoy si
picchiano..- le urlò Ginny, per riportarla alla realtà.
Hermione,
seduta sul divanetto in
sala comune, stava cercando di dimenticare quelle parole, quella
vicinanza. Gli
occhi le stavano per uscire dalle orbite.
È un idiota!
Si
alzò di scatto, uscì dal
dormitorio e seguì le voci di una piccola folla radunata
nell’atrio davanti ai
giardinetti interni.
Vide
Ron risalire verso la sua
direzione. Era.. rosso. Non come al solito. Più rosso. Rosso
davvero. Un bozzo
gli aveva deformato il mento e l’occhio sinistro, un livido
già scurito formava
un’occhiaia molto pronunciata sotto l’altro occhio. Si
manteneva l’addome.
-Ronald..
ma sei impazzito? – Lo rimproverò.
-Vedrai,
- disse lui allegro. –adesso
non ti infastidirà più.
Gelo
nel sangue. –Ronald.. dov’è
Malfoy?
Lui
la guardò, perdendo tutto l’entusiasmo
–Hermione…
-Dov’è?
La
guardò triste – nei giardinetti,
credo. Attorniato dai suoi amici. Hermione..
-Scusami
Ron.. – e si allontanò
da lui, lasciandolo tra le cure di sua sorella Ginny.
*
Un
piccolo gruppo di ragazzi
attorniavano qualcuno intorno ad una panchina e parlavano eccitati tra
di loro.
-Ahahah,
Draco! Pensavo che quel
Weasley potesse stenderti! – lo incalzò Blaise.
-Ma
stai zitto, è che mi ha preso
di sorpresa.. – si difese ridendo il ragazzo.
-Solo
così poteva colpirti, quel
cretino! – lo difese Pansy – guarda.. ti ha
spaccato lo zigomo..
Hermione
si avvicinò a quella che
sembrava la celebrazione di Draco Malfoy nel regno dei forti..
-Malfoy!
Tutti
si girarono verso di lei.
Draco la vide e smise quel ghigno che aveva un attimo prima.
-Granger..
sei venuta a
rivendicare la tua fidanzata?
Hermione
diede uno sguardo di
disprezzo la ragazza che aveva pronunciato il suo nome. Era uno sguardo
irritato. Degno di un serpente. Ciò fece star zitta Pansy
Parkinson, che non
proferì più parola.
-Granger..
sei venuta a vedere se
mi sono fatto male? – disse lui, riprendendo il solito ghigno.
-Sono
venuta a vedere se insieme
al sangue avessi perso anche quel poco di cervello che ti rimaneva! - fece lei, per provocarlo.
-Senti,
non fargli male, adesso. È
ancora debole.. – disse divertito Blaise, mentre trascinava
con sé un’indispettita
Pansy ed il resto della combriccola per lasciare da solo il suo amico.
Hermione
lo guardò sconvolta
mentre il ragazzo si allontanava parlando di una misteriosa collezione
di
Cioccorane che aveva in camera, seguito da Tiger e Goyle in testa e da
Pansy,
di malavoglia che invece, voleva restare con Draco. Ma fu presa di peso e
portata via
da quell’aiuola.
Hermione
continuò a fissare il
corridoio, quando si accorse che davanti a lei, Draco era ancora
dolorantee
sanguinante. Lo fissò per qualche secondo. Poi, innervosita,
mise le mani sui
fianchi e cominciò ad urlargli nelle orecchie. -Sei
un
idiota.. Che cosa gli hai detto?
-Io non
gli ho detto proprio niente, ha fatto tutto da solo! –
Draco la guardò allibito.
-Sei un
bozzo umano…
-I
grifondoro ultimamente hanno un debole per la mia faccia- le
disse, alludendo allo schiaffo di un po’ di tempo prima
…
Lei lo
guardò, sentendosi un po’ in colpa - Refrigo!
– una borsa
di acqua ghiacciata in stoffa apparve allo schioppo della sua
bacchetta. Come
per paura di toccargli la guancia, la tenne in mano, rischiando che le
dita
divenissero blu per il freddo.
-Allora
Granger, me la dai o vuoi tenertela per te per tutto il
tempo?
Hermione
gli porse la borsa. Leggermente imbarazzata. Leggermente
rossa in viso.
Lo
sguardo del ragazzo si risollevò quando al contatto con la
stoffa gelata, lo zigomo smise di pulsare. Poi, come riaccorgendosi che
lei era
ancora davanti a lui, decise di prenderla un po’ in giro. In
fondo, si disse,
era questo quello che sapevano fare meglio. Prendersi in giro. E solo
così potevano
parlare. Le rivolse lo sguardo -Sai, avrei saputo farlo anche io!
-E allora
perché hai aspettato che lo facessi io! – fece lei
un
po’ stizzita, un po’ dispiaciuta per la sua faccia
gonfia.
-Granger,
sei venuta qui per darmi fastidio o per vedere come sto?
-E chi ti
ha detto che sono venuta a vedere te? Se non mi sbaglio
il mio amico era con te lì a terra..
-Beh,
quanto meno gliene ho suonate di cotte e di crude...-
sghignazzò con un senso di orgoglio per il suo pestaggio.
Aveva picchiato
Lenticchia. E soprattutto, nessuno avrebbe detto che era lui il pazzo.
Pel di
carota aveva fatto tutto da solo.
-Per la
miseria Malfoy, stai parlando del mio amico!
-Ehi, ha
cominciato lui.. io non mi sarei mai abbassato a
picchiarlo in modo così barbaro..
Hermione
gli lanciò uno sguardo di disapprovazione –Ma
senti
questo qui! – alzò gli occhi al cielo, incapace di
comprendere il motivo di
tanto orgoglio.. ma erano tutti così stupidi i maschi?
Draco la
guardò mentre alzava gli occhi in segno di disapprovazione.
Era strano a dirsi, ma averla dalla sua parte gli dava una qualche
conferma.
Per un momento ripensò agli ultimi giorni di silenzio,
all’indifferenza
forzata, all’incapacità di non pensare a lei. E
adesso ce l’aveva vicina, a due
battiti di ciglia. Era lì. Ed era per lui. Appunto. Cosa ci
faceva lì, Hermione
Granger? Aveva passato la prima parte dell’anno con
l’animo afflitto per quel
cretino di un Lenticchia. Perché non era a consolare lui?
-Dì
un po’, Granger… - la scrutò con occhi
sospettosi – non
dovresti stare a consolare Lenticchia?
-Beh,
sì. Dovrei.. – ricambiò lo sguardo,
complice di un qualcosa
di non detto, di qualcosa di sentito. Si sedette vicino a lui, sulla
panchina,
come per confermargli che non sarebbe andata proprio da nessuna parte.
Che
sarebbe rimasta lì. Anche questa volta. Con lui. Leggermente
titubante, per la
paura di esser ripresa da quel ragazzo freddo e austero. Per la paura
di essere
derisa e allontanata. Ma lui non si mosse. Non disse nulla. Non
fiatò. La
osservò sedersi accanto a lui, e parve accettare la cosa,
senza esser
contrariato.
Draco non
le toglieva gli occhi di dosso. La guardava compiaciuto,
con la bocca semi tirata in un semi ghigno. Ma era un ghigno diverso
dai suoi
soliti. Era .. dolce?
Hermione
pareva persa in quell’espressione di complicità
che mai,
mai e poi mai aveva visto su quel ragazzo. E soprattutto, mai
l’ aveva visto
rivolta a lei. Da lui. Il cervello girava a mille. Era
la prima volta che pensando a lui, le
venne in mente come Draco. Draco. E non Malfoy. Semplicemente, Draco.
Abbiamo un rapporto strano, noi due.
Vincolati da un
contratto non scritto, che ci spinge a tirarci spallate quando abbiamo
il
morale a terra. Non
devi esserci per
forza, ma so che ci sei. Adesso, tu ci sei.
I
pensieri della ragazza vennero
interrotti dalla voce del ragazzo. Si voltò di scatto per
osservarlo. Lui aveva
gli occhi rivolti verso il basso, come se guardare il terreno fosse
d’aiuto.
Come se non guardandola trovasse il coraggio di dire qualcosa che gli
dava
noia.
-Mia
madre è morta.
Lei
restò immobile, aveva paura
anche di respirare troppo forte e disturbare
l’intimità di quella confessione
che veniva fatta più a se stesso che a lei che gli era
davanti.
Finalmente
girò lo sguardo. E la
guardò. –Mia madre è morta. E mio padre
segue ancora quell’idiota.
Hermione
lo guardò sconvolta, ma
cercò di non darlo a vedere troppo. Voldemort ora era
diventato.. quell’idiota.
Prima aveva giurato di ucciderlo. Adesso gli andava contro
così esplicitamente.
Ripensò al giro a Londra. Ripensò al marchio
scuro e gonfio che gli aveva
deformato il braccio. Si obbligò a non abbassare lo sguardo
sulla manica della
divisa. Rimase immobile. Ed in silenzio.
Draco
la ringraziò mentalmente
per quel silenzio. –Fui marchiato in estate. Gli servivo come
spia a scuola.
Voltò
il viso, non riusciva a
guardarla in faccia. Lei, non l’avrebbe mai fatto. Lei si
sarebbe opposta.
Anche al costo della sua vita. E sarebbe morta. Perché
Voldemort l’avrebbe
uccisa. Di questo era sicuro.
Passò
qualche minuto di silenzio.
Ma adesso non riusciva più a reggerlo. Perché non
diceva nulla?
Come
se lo avesse letto nel
pensiero, Hermione parlò, mettendo fine a quel silenzio
pesante.
-Ho
obliviato i miei.
Lui
si voltò di scatto,
costringendosi a guardarla. Le avrebbe urlato un sonoro
‘COSAA!’. Ma forse, non
era opportuno. Soprattutto perché lei non aveva urlato
sentendolo parlare di
arti oscure.
Lei
si fece forza. Continuò. –La
sera di Natale. Ho obliviato i miei. Non erano al sicuro. Ho pensato
che così
non avrebbero incontrato nessun rischio in caso di una guerra
– abbassò di
nuovo lo sguardo, gli occhi si inumidirono, ma non voleva fargli vedere
che li
aveva lucidi. Non capiva perché dopo tanto tempo ancora non
riusciva ad
abituarsi a quelle parole che aveva architettato con tanta calma. Erano
al
sicuro, ora. Ma perché allora lei stava così male?
Draco
non voleva essere
inopportuno. E soprattutto, non era capace di consolare una persona.
Non lo
aveva mai fatto. E soprattutto, non aveva mai creduto di doverlo fare.
E questo
perché non gli era mai importato nulla di quello che
succedeva alla gente
intorno. Una volta incontrò Pansy Parkinson in sala comune
di Serpeverde che
piangeva perché aveva trovato il suo gufo morto, avvelenato
da un lombrico
infestato. Ma non l’aveva consolata. Non era da lui. Non ci
era portato e non
voleva esserlo. Però restò con lei, quella sera,
in sala comune. Senza dire
niente. Le rimase vicino, facendo finta di non interessarsi della cosa.
Ma
adesso, cosa doveva fare?
Guardò
la ragazza che ormai aveva
affondato la testa nel colletto, nascondendo il viso coi capelli. E
mentre con
la mano destra manteneva la borsa sullo zigomo, appoggiò la
sinistra sulla sua
spalla e la strinse quel poco che bastava per farle sentire la
pressione.
-Sei
stata una strega migliore di
me, Granger.
E
lei, inaspettatamente,
ridacchiò istericamente. Era un riso spezzato da singhiozzi
sommessi, a testa
bassa, e a voce spenta.
-Siamo
proprio una coppia di
sfigati, io e te, Malfoy. – e solo dopo, Hermione, parve
sentire quello che le
era uscito dalla bocca. Alzò la testa di scatto,per vedere
la reazione del
ragazzo al suo fianco. Arrossì quel poco che le ci voleva
per farle sparire gli
occhi gonfi del pianto. Ma ormai le parole erano uscite, da sole, senza
permesso. Così. Come un turbine. Una coppia.
Draco
parve non averci fatto
nemmeno caso. Le sorrise, abbassando la mano dalla spalla della ragazza
verso
la linea del suo braccio. E la posò accanto a quella di
Hermione. Vicino.
Poteva sentirne il calore, ma rimase fermo, in quella posizione.
Ghignò, con
una leggera emissione di aria dal naso. Pareva non aver sentito nulla,
pensò
Hermione. Ma in realtà , aveva sentito MOLTO bene. E per il
momento, per
qualche strano motivo, gli
piaceva così.
*
La
lezione di
Aritmanzia più lunga del secolo giunse al termine ed
Hermione fu felice di
potersi finalmente ritirare al dormitorio. Voleva dormire. Voleva
riposare. Non
aveva voglia di nient’altro.
-Giornata
pesante?
Ron
la
guardava entrare dal ritratto della Signora Grassa. Seduto sul
divanetto
davanti al camino, l’aveva aspettata tutto il tempo da quando
era tornato dall’infermeria.
Aveva ancora i bozzi sotto gli occhi e i segni di qualche capillare
rotto sul
naso, ma il grosso, Madama Chips l’aveva sistemato a suon di
magia.
Lei
si
avvicinò, per vedere come stava l’amico.
-Mi
manchi. –
iniziò lui -Mi manca la vecchia te.. questa nuova, non la
capisco.. non mi
piace…
Hermione
lo
guardò. Ma non disse nulla. Aspettò che lui
finisse di spiegarsi.
-Dove
sei,
Hermione?
-Sono
qui,
Ronald. Davanti a te.
-Hermione,
capisco che sei delusa perché Harry ci ha lasciati qui.. e
che sei triste
perché hai fatto una scelta stupida..
-Cosa
intendi
dire?
-Hai
obliviato i tuoi.. non volevo dirtelo, ma l’hai fatta grossa
emi dispiace..
-Ronald
– il
tono era duro e particolarmente forte – tu non sai quello che
dici, per
favore.. RESTATENE IN SILENZIO!
-Ma
Hermione…
stiamo parlando di Malfoy.. il mangiamorte .. quello che ti ha
insultato per
anni ed anni.. quello che voleva uccidere Silente..
Hermione
lo
guardò in modo truce –Malfoy non è
più come era un anno fa… Sta cambiando…
-Sta
solo
servendosi di te per divertirsi un po’… e tu.. tu
sei troppo ingenua.. e poi
pensaci.. perché dovrebbe parlare con te, quando ..
–non riuscì a trovare le
parole.
-..
quando? –
Hermione voleva sapere. Forza Ronald, dillo.
-Quando,
dai.
Lo sai meglio di me. Tu sei… - e distogliendo lo sguardo
dall’amica, lo disse –
sei una mezzosangue..
Fu
come una
pugnalata in pieno petto. Sapeva che stava per dirlo. Ma le fece male
lo
stesso. Una Mezzosangue. Quante volte aveva sentito quella parola in
quei sei
anni. E quante volte dal ragazzo che stava difendendo. Ma
perché adesso
bruciava così tanto?
Alzò
il viso
sbiancato nella direzione del rosso che la guardava. Non sapeva cosa
dirgli.
Lui se ne accorse. Si avvicinò a lei. Le alzò il
viso con una mano. – Lo so che
sei arrabbiata. So che potrebbe averti elogiato in qualche modo e che
ti
potrebbe aver fatto credere chissà cosa. Tu eri fragile, in
quel momento. Eri
sola. Ma Malfoy non cambierà mai. Per lui sarai sempre e
solo una mezzosangue..
-E
per te.
Anche per te sarò sempre una mezzosangue, Ron?
Lo
guardò.
Lui non si aspettava quella domanda. Restò in silenzio
qualche minuto, come per
preparare una risposta che non le facesse troppo male. O che non
facesse troppo
male a lui. E quando pensò di averla trovata, fece un
sospiro –Lo sai che per
me non conta se sei o no una mezzosangue.
Fu
come una
duplice pugnalata nello stesso punto della prima. Non faceva male il
suono di
quella parola. Faceva male sentirla pronunciare da Ronald Weasley.
-Noi,
ne
abbiamo passate tante insieme. Pensaci. – continuava a
tenerla per il mento. –
Io ci sono sempre stato. Sempre. – lei continuava a rimanere
zitta e immobile,
quindi lui continuò – ti siamo stati vicini in
questi anni. Ti abbiamo aiutato
quando non ce la facevi ad andare avanti. Smettila di intestardirti.
Malfoy non
è diverso. Sei tu che lo vuoi vedere così.
Hermione
gli
prese la mano tra le sue. Gliela strinse. Aveva lo sguardo basso. E a
voce
bassa, disse quello che stava pensando da almeno dieci minuti mentre
l’amico
parlava -Oh, te lo
giuro, non è rabbia, non
è amore, nè odio o
semplice, misero dolore. Non è
più apatia o l'essere testarda.
-E
allora,
cos’è? – la interruppe lui.
Lei
alzò lo
sguardo di scatto, come per ammonirlo di avere interrotto i suoi
pensieri. -Il punto è che
non vali i miei
pensieri, i miei sogni, i
miei
pianti, quei dolori. Non
vali
le canzoni, nè la pioggia e tutte quelle
frasi che mi piaceva pensare
per te senza dirti nulla, perchè
troppo stupida e piena di speranze.
Tu mi sei stato vicino, in questi anni, è vero. Ma
dov’eri quando io avevo
bisogno di te? Tu c’eri. Ci sei sempre stato. Ma non quando
io ne avevo
bisogno.
Ron
rimase
fulminato da quelle parole. Non riusciva a replicare niente. Sapeva che
Hermione aveva ragione. E soprattutto, sapeva che le volte in cui
Hermione
aveva bisogno di lui, erano quelle volte in cui lui le aveva fatto
male. Rimase
in silenzio. Lei continuò - La verità
è che tu non ne vali
più nemmeno la pena. E a ripensarci,
è sempre stato
così. – lasciò cadere la sua mano.
Distolse lo sguardo da lui e si allontanò
lentamente lasciandolo solo davanti al caminetto fumante.
Il
freddo
nonostante il fuoco acceso si impadronì di lui. Le sue
orecchie erano rosso
infuocato. Non capiva. E in una situazione diversa, sapeva che non
avrebbe
detto nulla. Ma qualcosa lo spinse. L’istinto. La rabbia.
L’incomprensione.
Come poteva essere? Le parole gli uscirono dalla bocca senza pensarci
troppo
sopra -E Malfoy? Lui ne vale la pena?
Hermione
si
bloccò. Malfoy, ne valeva la pena?
-Non
c’è
niente tra me e Malfoy.
-E
allora
perchè sei andato da lui?
-Perché
non
c’è niente nemmeno tra me e te.
-Hermione…
-
lui la guardò, come supplicandola – lui
è…
-Ronald.
Sono
stanca. E domani c’è una gara importante per te.
Vai a letto anche tu. – e
risalì verso la sua stanza. Entrò
nella
camera e si gettò sotto la doccia in pochissimo tempo.
Mentre l’acqua calda le
allietava la pelle stanca, non poteva far altro che pensarci.
‘io ti odiavo,
Granger’
‘sei stata una strega meglio
di me’
Uscì dalla doccia, mise il
pigiama e si buttò nel letto. È
che
in questa giornata assurda, sei stata l’unica cosa positiva.
E si
addormentò piena di una confusione in testa.
Ron
era rimasto
seduto in sala comune. Non riusciva a muoversi. Perché era
arrivato a tutto
questo? Lui non si era nemmeno mai dichiarato.. perché era
finito tutto così?
Se ci fosse Harry, pensò , tutto questo interesse per quel
Serpeverde sarebbe
già stato seppellito.
Dall’altra
parte
dell’Inghilterra, in una tenda scomoda e fredda, Harry Potter aveva preso la
sua decisione.
L'angolo
dell'autrice:
Ciao Girlz!
Oook, questo è stato un piccolo parto... Non so se vi sia
piaciuto, avevo molte aspettative per questo capitolo.. Ron si
è svegliato
(forza, facciamo tutte insieme una hola per Ron! ).. sembra.. ed ha
agito di conseguenza... ed Hermione, pare che si sia svegliata anche
lei.. lo so, non è successo ancora nulla tra lei e Draco, ma
una certa consapevolezza si è impossessata dei nostri due
Ammmmmmori.. e la consapevolezza spesso, precede un grande passo.. non
è vero?
Spero vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso :)
Ringrazio tutte voi, che mi leggete, mi seguite e mi recensite.. le
vostre recensioni sono sempre bellissime, sempre indirizzanti.. mi fate
crescere ogni volta di più, e con me, fate crescere la mia
storia... grazie :D
Ringrazio anche chi mi segue 'soltanto' e vi invito a scrivere :) la
vostra opinione è importante :))))
Ci vediamo al prossimo capitolo :)
un bacio:*
Slab*
|
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Capitolo 22 *** I want you, under my skin. ***
I want you, under my
skin.
'Sono creature invisibili, ti
entrano nelle orecchie e ti confondono il cervello'
Luna
Lovegood
‘Mr.
Riddle, primo Horcrux.
Mirtilla, secondo
Horcrux.
Terzo
Horcrux.
Quarto
Horcrux.
Hepzibah
Smith, quinto Horcrux.
James
Potter e Lily Potter, sesto Horcrux.
Guardiano
di casa Riddle, settimo Horcrux.
Harryyyyyyyyyyy’
Harry si
svegliò sudato. Di nuovo quell’urlo. Di nuovo la
voce di
sua madre che lo chiamava. Di nuovo. Come al terzo anno. La notte
ripercorreva
in sogno gli insegnamenti che Silente gli aveva dato prima di morire.
La storia
degli Horcrux. La storia di Tom Riddle prima di diventare Voldemort. Il
sacrificio dei suoi genitori. James e Lily Potter, morti per salvarlo.
Ma un
pensiero continuava a disturbarlo. Silente diceva che c’era
un altro Horcrux in giro, ma non capiva quale fosse. Un altro Horcrux.
Il
quinto, creato prima di scomparire e di vivere nascosto. Harry non
capiva. Era
tornato a Godric’s Hollow, aveva perlustrato la casa dei suoi
genitori. Era ancora
lì. Intatta. La magia l’aveva tenuta integra.
Davanti, una targa, che
inneggiava ai suoi genitori. Che inneggiava a lui. Aveva pianto,
davanti alla
sua casa. Aveva pianto, davanti alla tomba dei suoi. Aveva guardato in
ogni
angolo. In ogni dove. Aveva trascinato il medaglione di Salazar
Serpeverde
ovunque.
Ricordò
le parole di Silente, “Gli Horcrux, sono legati da una
magia indissolubile. Avvertono la presenza l’uno
dell’altro. Sono i frammenti d’anima
che si cercano e si ritrovano quando sono vicini” . Ma il
medaglione, era
rimasto calmo, per tutto il tempo. Si poteva dire che si agitava di
più quando
stava al suo collo che davanti a quella stanza piena di magia.
Se ne era
tornato in tenda. Deluso. Voldemort. I suoi genitori. Un
altro Horcrux. Ma quale.
L’anello
di Marvolo Riddle. Il diario di Tom Riddle. Il Medaglione
di Salazar Serpeverde. La coppa di Tassorosso. Il diadema di Corvonero.
Nagini,
il serpente.
Silente diceva che Lord Voldemort
voleva associare i
suoi Horcrux a morti significative
e rinchiuderli in oggetti magici importanti. Ne aveva creati cinque
prima della
sua caduta. Il sesto doveva esser creato con la morte di Harry Potter.
Harry
era una morte significativa, per via della profezia. ‘Nessuno
dei due vive se l’altro sopravvive’. La voce di Sibilla Cooman
gli rimbombò nella
testa come se gli stesse parlando davvero.
Harry era stanco. Era stanco di
cercare. Stanco di non
capire. Stanco. Di stare da solo. Forse, non doveva andarsene
così, da solo.
Forse, se Silente aveva assegnato qualcosa della sua eredità
anche a Ron ed
Hermione, doveva avere qualche significato.
Raccolse le sue cose nella tenda e le
mise in una borsa. L’indomani,
sarebbe partito per una nuova meta. Sarebbe tornato ad Hogwarts e
avrebbe
chiesto ai suoi amici l’aiuto che per primo si era negato. Da
solo non poteva
continuare. Gli serviva la mente brillante di Hermione e
l’appoggio di Ron.
Doveva tornare a casa. Voleva rivedere Ginny. Doveva trovare gli
Horcrux che
gli mancavano. E doveva scoprire quale fosse l’ultimo.
*
L’evento
più atteso e sperato di tutto il campionato sportivo era
la partita tra Serpeverde e Grifondoro. Tutti erano entusiasti della
cosa,
anche chi non apparteneva alle due case. La rivalità tra gli
studenti era
sempre stata altissima e nessuno sarebbe stato in grado di fare un
prognostico
sicuro. Poteva succedere qualunque cosa. Quella mattina, Draco si era
svegliato
felice. Dopo molto tempo non aveva fatto incubi, quella notte. Aveva
passato la
mattinata a trastullarsi tra una colazione rilassante e un giro nel
campo. Lo
stadio prima delle partite era il luogo migliore in cui stare. Era
silenzioso,
eterno, magico. Nello spogliatoio la tensione si tagliava a fette. La
divisa da
Quidditch lo faceva sembrare più muscoloso di quanto non
fosse e Draco sapeva
quanto ascendente potesse avere questa cosa sulle ragazze. Prima delle
partite
faceva sempre un giro di ricognizione del campo, così da
attirare i riflettori
su di sé, ma quella mattina, non aveva voglia delle luci
della ribalta, perché era
un po’ che i suoi riflettori erano puntati su una sola
persona. Si sedette
sulla panca, quando Blaise lo guardò a trentadue denti.
-Draco,
ti vogliono fuori – disse sorridendo Blaise che non alluse
a null’altro tranne che ci fossero buone notizie per lui.
Uscì dalla tenda,
cercando
di capire chi stesse fuori. Si trovò Hermione davanti.
Doveva aspettarselo, chi
poteva volerlo, in quei giorni? Avevano passato del tempo insieme dopo
la rissa
con Ron. Lei gli era stato vicino e lui era stato vicino a lei. Senza
pretendere nulla, si erano fatti compagnia, come tra l’altro
era successo negli
ultimi tempi. Erano stati uno accanto all’altra, abituandosi
reciprocamente
alla presenza l’un dell’altra. Sorrise tra
sé e sé. La vide guardarsi intorno,
guardare in aria, fissare le scarpe. E quando lo vide uscire, si
aprì in un
enorme sorriso.
-Non
credevo di poter mai fare una cosa del genere, ma… sono
venuta a darti i miei in bocca al lupo! In bocca al lupo, Malfoy!
Draco la
guardò, riconoscente. Ma non perse l’occasione per
istigarla un po’ – Crepi, Granger.. e non piangere
quando vi faremo piangere!
-Malfoy!
Ma che… - Hermione lo guardò con uno sguardo
fulminante
–D’accordo. Io non piangerò. Ma quando
perderai tu, sappi che non farò niente
per tirarti su il morale..
Draco
ghignò rumorosamente, si avvicinò a lei e si
fermò a due
centimetri dal suo viso . Con una mano manteneva la scopa, con
l’altra le alzò
il viso.
-Credi
davvero che io, un Serpeverde, piangerei per una sconfitta
a Quidditch?
-Beh, -
fece lei non staccando lo sguardo dai suoi occhi. Fuoco
nel ghiaccio – potrebbe sempre accadere..
Lui le
alzò di più il viso, si avvicinò col
la testa alla sua. Le
loro labbra erano vicinissime, tanto da sentirne il fiato caldo che
usciva
dalla bocca.
Draco le
guardò le labbra.
Hermione lo continuava a guardare negli occhi. Il cuore in gola.
Pulsava come
un matto. Il sangue nelle arterie era come impazzito. Draco
alzò il suo sguardo
negli occhi della ragazza.
-Potrebbe..-
sussurrò, la voce gli uscì come una flebile nota.
Deglutì – ma non accadrà, Granger.
Si
staccò lentamente da lei.
Hermione
si risvegliò dall’incanto. Si riscosse come da un
sogno.
Lo vide allontanarsi con un sorriso malizioso. Draco. Era bello, quando
sorrideva. Avrebbe dovuto farlo più spesso.
-Per un
momento – gli gridò dietro divertita, stando al
suo gioco
- .. per un momento ho pensato che mi avresti baciato..
Lui si
fermò. Poi si girò lentamente –Ahah..
Granger, nei tuoi
sogni.. ti piacerebbe!
-Sono
sorpresa dal fatto che tu stia pensando che io
ricambierei il bacio. – lo guardò maliziosa e
sorridente.
- Ora sì, sono davvero
ferito! – rise lui. Si voltò di
nuovo, sventolando la mano destra in segno di saluto, trascinando la
scopa per
terra, diretto al campo –
Fai il tifo per
me Granger!
-Nei tuoi sogni, Malfoy –
lo derise mentre lui si
allontanava e scompariva nella tenda della squadra.
Una civettuola. Cosa.stava.facendo?
Hermione si sentì la
Lavanda Brown dei tempi d’oro di Ron. Era così che
si sentiva la biondina,
allora? Confusa e farneticante? Provò ad immaginare i
pensieri di un
ascoltatore esterno. Se lei avesse visto due persone comportarsi
così avrebbe
pensato che erano totalmente, inevitabilmente … fuori di
testa. Le loro
discussioni continuavano ad essere battibeccanti e senza senso.
Sottintendevano
un qualcosa di fondo che nessuno dei due aveva la voglia, o il
coraggio, di
mettere in luce. Eppure sapeva che quel qualcosa era lì.
Sapeva che nelle loro
frasi di scherno, nel loro continuo litigare e nella loro immancabile
capacità
di riprendersi l’un l’altra, c’era
qualcosa di più. Lei, lo sapeva. E ne era
sicura. Lo sapeva anche Draco. Malfoy, si corresse mentalmente.
L’idea di
chiamarlo per nome le era sfiorata molte volte. Ma era così
innaturale, così
poco da loro. Loro erano fatti per chiamarsi per cognome. Per parlare
attraverso sottintesi vaghi. Erano fatti per apparire disinteressati
l’uno
all’altra. Per deridersi a vicenda. E per tenere le distanze.
Chiamarsi per
nome non era da Granger e da Malfoy. Non era da Malfoy. Ron o Harry
l’avrebbero
chiamata Hermione. Già non chiamarla Mezzosangue doveva
essere una cosa davvero
strana, per lui. Chiamarla Hermione era un qualcosa di troppo. E
sarebbe stato
innaturale. Troppo costruito. Troppo fittizio. Strano. Sarà,
ma lei, in quel momento sentiva soltanto di averela testa piena di
cose. Se ci fosse stata Luna al suo fianco, avrebbe detto che erano
Gorgosprizzi.
*
Si avviò verso gli spalti
di Grifondoro, cercando nella
folla Neville e Luna che avevano già preso il posto. Non
avrebbe sperato che un
bolide lo colpisse in pieno volto , stavolta. Ma non avrebbe mai fatto
il tifo
per lui, contro la propria casa. Non avrebbe tifato per Draco. Malfoy,
si
corresse di nuovo mentalmente. Trovò gli amici e si mise al
posto che le
avevano riservato. Dieci minuti dopo, iniziarono ad entrare le squadre
e la
partita ebbe inizio.
-Forza Ginny! – Hermione
urlò a tutto fiato verso l’amica
che aveva preso il ruolo di Harry. Ginny era brava
in quello sport, anche più di Ron,
pensò
Hermione. In più era plasmabile per qualsiasi ruolo di
gioco, costretta fin da
bambina a fare la ruota di scorta e a sostituire il fratello che si era
fatto
male al momento o che mancava. Quel giorno, giocava da Cercatrice. La
pesante
eredità che le aveva lasciato Harry non aveva abbattuto la
rossa, che
volteggiava in aria e lanciava occhiate di gelo a Draco, il Cercatore
di
Serpeverde.
-Non ti farò del male solo
perché sei una ragazza! – le urlò
lui dalla sua posizione, a mezz’aria.
-Ma dai.. Malfoy rispetta la
cavalleria? – osservò lei
pungente e stupita.
-Sono un Signore, Weasley, non te lo
dimenticare.
-E tu non dimenticarti di tenere gli
occhi sul boccino..
stai solo perdendo tempo! – sfrecciò al suo
fianco, volando ad una velocità
altissima.
Si portò prima in alto,
seguita da Draco che le stava dietro
come un rimorchio, poi si buttò in picchiata e si
arrestò a mezzo metro da
terra.
-Peccato che non sia così
stupido.- Draco si era reso conto
che era una finta – di un po’ Weasley, queste sono
le tattiche che ti ha
insegnato Sfregiat… - non finì nemmeno di parlare
che intravide una scia
luminosa dietro la ragazza. Si gettò
all’inseguimento del boccino, seguito a
ruota da Ginny che lo marcava stretto.
Lo stadio implodeva in un silenzio
nervoso. Le partite tra
Serpeverde e Grifondoro erano sempre le più sofferte, a
causa della rivalità
delle due case.
Ron dagli anelli cercava di tener gli
occhi bene aperti e di
non lasciarsi distrarre dal boato del pubblico che esplodeva ogni volta
che uno
dei due cercatori avanzava rispetto all’altro o si lanciava
verso il boccino. I
Grifondoro conducevano al momento il gioco per 90 a 50 e lui ce la
stava
mettendo tutta.
Rivide i cercatori passare dietro gli
anelli, si voltò di
scatto per osservarli girare intorno alle torrette dei Serpeverde e poi
portarsi alla piattaforma dei Grifondoro. Lì in mezzo,
intravide Hermione tra
Neville e Luna. Ripercorse con la mente l’ultima
conversazione avuta con la
ragazza. La vide seguire con lo sguardo attento i Cercatori e volle
convincersi
che era perché stava seguendo la partita. Cercò
di ricordare se quando c’era
Harry, Hermione seguiva lo stesso anche lui, o adesso era la semplice
presenza
di Malfoy ad interessarla. Concentrato sul viso di Hermione, non si
accorse di
Tiger che gli lanciò un bolide che gli sfiorò
l’orecchio destro. Si mantenne
saldamente alla scopa per non cadere, dato il leggero sbilanciamento
verso
sinistra, ma la perdita di equilibrio lo distrasse dal Cacciatore di
Serpeverde
che buttò la Pluffa nell’anello centrale.
-SERPEVERDE SEGNAAAAAA!
Un boato si alzò dalla
torre e dalla piattaforma di
Serpeverde. Ron si diede del’idiota e rimase attento al
gioco, ripromettendosi
di non voltarsi più verso Hermione. Non voleva far perdere
la squadra per colpa
di Malfoy. Riuscì infatti a parare ben quattro pluffe che
gli arrivarono a
tradimento mentre i bolidi tentavano di disarcionarlo dalla scopa. I
Grifondoro
sugli spalti lo acclamavano. Weasley era ancora il loro Re.
D’un tratto la folla stette
in silenzio, come se stesse
trattenendo il fiato. I Cercatori si buttarono in picchiata verso una
scia
scintillante. C’erano vicini, entrambi, uno di fianco
all’altra, con le mani
allungate nell’atto di acchiapparlo e tenerselo per
sé. Arrivarono a due
centimetri dal suolo quando Draco sterzò di colpo per non
schiantarsi e Ginny
invece imperterrita si buttò a capofitto e fu sbalzata dalla
scopa. Fece un
volo di dieci metro, la scopa in direzione opposta. Lo schianto era
stato
pesante. Dopo un minuto di silenzio, che sembrò
un’eternità, Ginny si rialzò
dolorante. Alzò la mano destra e mostrò a tutti,
il Boccino d’Oro.
Grifondoro aveva vinto.
Lo stadio si aprì in un
boato di Giubilo, tutta la squadra
scese a terra e prese Ginny per portarla in aria e farle fare il giro
del
campo.
Era il momento. Ron si
staccò dal gruppo, andò nella tribuna
della cronaca e chiese alla professoressa McGranitt se poteva prendere
la
bacchetta col Sonorus per fare una dedica. La professoressa leggermente
indispettita, accettò di malincuore. In fondo non
c’era nulla di male. Ron si
schiarì la voce e tutto lo stadio stette ad ascoltare,
interrompendo
momentaneamente i festeggiamenti.
-HERMIONE GRANGER.. VOGLIO DIRTI CHE
DOPO QUESTA PARTITA..
IO … - esitò. Stava facendo la cosa giusta? Ormai
era dentro. – HERMIONE, NON
FARE LA TESTARDA E CREDI AI TUOI AMICI QUANDO TI DICONO CHE CERTA GENTE
è COME
I SERPENTI. – posò la bacchetta e tornò
a festeggiare, tra il silenzio attonito
dello stadio e i ragazzi che lo guardavano stupiti. Poi tutti tornarono
a far
baccano, tra i commenti delle parole di Ron e l’entusiasmo
per aver vinto
questa partita contro i Serpeverde.
Hermione invece, sentì
solo di volergli lanciare una
maledizione senza perdono.
*
-Cosa ti
è saltato in mente, Ron?
Hermione
era a dir poco isterica.
-Voglio
che tu sappia.. Hermione, quel ragazzo… non è
come tu..
-Cosa ne
sai tu, Ronald? Possibile che non ti vada mai bene
niente? Perché non mi lasci in pace?
-Perché
ti voglio bene..
-Se mi
volessi bene staresti al mio fianco – il suo sguardo era
perso.. calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance
– staresti vicino
a me, Ron.. Non mi metteresti in imbarazzo davanti a mezza scuola..
-Era
l’unica cosa che potessi fare.. Hermione..
-No,
Ron.. se davvero volevi mettermi in allerta, saresti stato
con me. Mi avresti appoggiato, sempre. E poi mi avresti asciugato le
lacrime,
se avessi avuto ragione..Non avresti cercato di farmi cambiare idea,
non così..
Ron la
guardò senza speranza. –Hermione.. Malfoy non
è la persona
giusta per te..
Hermione
si avvicinò a lui. Gli prese la mano e lo guardò
negli
occhi –E chi è la persona giusta perme, allora?
– lo sguardo umido, le guancie
bagnate dalle lacrime, la voce singhiozzante. Ron capì che
era il momento. Era
il momento di dirle quanto l’amasse in realtà. Era
il momento di dirle tutto.
-Hermione..
– la guardò posare l’attenzione sulle
sue labbra. Gli
mancarono le parole. Era come se cercasse di parlare, ma il fiato era
corto e
le corde vocali erano come ossificate perché dalla sua bocca
non uscì nulla.
Ripensò a Malfoy. Ripensò ad Harry. E se Hermione
l’avesse rifiutato? Se invece
si sarebbero messi insieme? Tra di loro, sarebbe cambiato tutto? E come
avrebbe
reagito Harry.. cosa ne sarebbe stato del loro trio?
-Ron..
– Hermione lo riportò alla realtà, dopo
un interminabile
minuto di silenzio. Il coraggio che aveva sentito esplodergli nel cuore
come un
ruggito da leone, parve svanire tutto quanto, quando il suo sguardo
incontrò
quello della ragazza.
-Malfoy,
non è il ragazzo giusto per te, Hermione. Sei mia amica.
E mi preoccupo per te.
Hermione
gli lasciò la mano. Abbassò lo sguardo.
–Malfoy non
c’entra nulla. Lui mi è stato vicino, quando ne
avevo bisogno..
-Lui…
lui ti è stato.. vicino?.. sa stare vicino a qualcuno?
Lui…
Hermione.. NOI.. io ed Harry.. noi…
-Lui mi
è stato vicino, a modo suo. E questo è quello che
conta.
Tu dovresti appoggiarmi. Dovresti accettare che per me lui è
cambiato. Non ti
chiedo di accettare lui, per ora. Accetta me. E come la penso.
– riprese a
piangere. Ronald Bilius Weasley non si sarebbe mai dichiarato. E lei lo
sapeva.
Lo aveva sempre saputo. Si diede della stupida mentalmente.
Perché aveva
creduto che Ron sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere?
L’ultima
speranza, esile, flebile, minima, si perse con le sue lacrime.- Non
state
gareggiando a chi mi è più vicino. Accetta il
fatto che per me Malfoy è
diverso.
Aveva
smesso di aspettare Ronald Weasley. E questa volta, per
davvero.
Rimasero
un secondo in silenzio. Ron non aveva il coraggio di
guardarla. Non aveva il coraggio di parlare. Era così che
voleva che finisse? -Ma se non lo chiami nemmeno per nome! - Hermione si limitò a guardarlo in cagnesco. Non ebbe il tempo per ribattere, perchè fu interrotta da qualcuno di familiare.
Una voce,
alle loro spalle, li fece trasalire.
-Cosa mi
sono perso?
Spalancarono
gli occhi. Harry James Potter era davanti a loro,
sorridente e leggermente imbarazzato.
Hermione
si asciugò le lacrime per non farle vedere al suo amico.
Gli corse incontro, abbracciandolo fino quasi a stroncargli il fiato.
-Anche tu
mi sei mancata, Herm! – rispose Harry a
quell’abbraccio
caloroso.
Hermione
si staccò da lui, adesso, piangeva, ma non perché
stava
soffrendo. Piangeva, perché era felice. Harry era davanti a
lei, vivo. Harry
era davanti a lei, sano e salvo, davanti a lei.
Ron
guardò l’amico, immobile. Non poteva credere che
il suo
migliore amico era davanti a lui. Gli andò incontro,
imbarazzato, porgendogli
una mano. Harry gliela strinse sorridente, poi, tirò il suo
braccio verso di sé
e lo abbracciò.
-Allora,
mi sono perso qualcosa di grosso. Vero? – sorrise rivolto
agli amici.
Hermione
e Ron si guardarono. Per quel giorno,forse,potevano
mettere da parte le loro divergenze. Per quel giorno, potevano
semplicemente
stare senza litigare, senza urlarsi contro, senza ferirsi. Quel giorno
Harry
era tornato, e quello era quello che contava, adesso.
-Ha…
Harry?
Ginny
Weasley ci mise un po’ prima di accorgersi che non stava
semplicemente sognando, ma che davanti a sé il suo ragazzo
stava allegramente
parlando con i suoi amici. Harry sentendo la sua voce si
voltò di scatto.
-Ginny.
– le sorrise. Ginny corse tra le sue braccia e
scoppiò in
un’interminabile singhiozzo –Te l’avevo
promesso che sarei tornato. Io mantengo
le mie promesse- le sussurrò lui all’orecchio
– E tu?
Ginny non
riusciva a staccarsi dal suo tronco nemmeno per
parlargli. Poi, alzò la testa verso quella del ragazzo.
–Le mantengo Harry, le
mantengo – disse fra i singhiozzi. Ricordò quel
giorno in cui gli promise che
l’aveva aspettato. E l’aveva fatto. Aveva aspettato
per tutto il giorno, per
tutta la notte. Lo aveva aspettato nei sogni, con tutte le sue forze. E
aveva
sperato che tornasse il più presto possibile.
Hermione
guardò i ragazzi che si ritrovavano. Erano bellissimi,
uniti in quell’abbraccio. E d’istinto, si
ritrovò a pensare a Draco. Le venne
voglia di vederlo. E di consolarlo per la sconfitta. Per la prima volta
nella
sua vita, un moto di tenerezza le strinse così forte il
cuore che desiderò
anche lei stringere il cuore di un’altra persona. E quella
volta, per la prima
volta nella sua vita, desiderò con tutte le sue forze che
quella persona fosse
Draco Malfoy. Ora, lo sapeva. E ne era certa. Lei voleva Draco Malfoy.
Con
tutte le sue forze.
*
Draco si
massaggiava le tempie con forza. Aveva un’enorme
emicrania da quando era finita la partita. In più, vedere
Potter tornare dal
nulla, gli aveva messo addosso soltanto nervosismo. Un nervosismo non
giustificato, tra l’altro. Lo aveva visto ritrovare gli
amici. Lo aveva visto
abbracciare Hermione. E in quel momento, aveva desiderato che al suo
posto ci
stesse lui. Aveva desiderato che Hermione avesse abbracciato lui,
così
intensamente. Così dolcemente. Non sapeva perché.
Sapeva solo che voleva essere
al posto di quello sfregiato. Era messo davvero male.
Continuava
a pressarsi le tempie, mentre intorno a se, nella sala
grande, i pochi Grifondoro rimasti lì invece di tornarsene
in sala comune a
festeggiare, stavano facendo un tale baccano per la neo vittoria.
Già.
Perché Serpeverde aveva anche perso a Quidditch contro quei
Grifoni da strapazzo. Come se non avesse già troppe grane
per la testa. Doveva
pensare pure allo sport.
Come se
si sentisse osservato, si voltò di scatto.
-Granger,
mi hai fatto prendere un colpo.- disse meravigliato e al
contempo spaventato. Hermione era balzata alle sue spalle
d’improvviso.
-Malfoy!
Come hai fatto a capire che ero io? – gli chiese lei
stupita.
-Sei
riconoscibilissima. – disse con fare ovvio.
-Che
significa?
-Che
respiri come un maiale. Grugnisci, Granger. Fai qualcosa.
-Malfoy,
sei un tale idiota – esplose urlandogli accigliata.
Lui
scoppiò a ridere come un pazzo – lo sai, quando ti
arrabbi
all’improvviso sei addirittura meglio. – Lo era.
Quando si arrabbiava era
divertente. Era bella. Anche col broncio.
Lei lo
guardò torva. Non era arrabbiata. Ma continuò a
farglielo
credere, perché mentre teneva il broncio, lui esplodeva in
un sorriso e in una
risata che gli era sempre stata estranea.
Hai un
sorriso che fa ombra al sole, lo sai?
-Malfoy,
smettila. Io ero anche venuta a consolarti!
-Ahahaha-
continuava a ridere –Granger, non sprecare il tuo fiato
per convenevoli così sciocchi. – si
alzò dal suo posto. Aveva voglia di fare
due passi, di uscire fuori al sole. Di respirare aria pulita. Aria
fresca,
piena del suo odore. – Vado a fare due passi- disse
–Ti va?
Lei lo
guardò ancora accigliata. Poi, si aprì in un
sorriso a
trentadue denti –Va bene!
-Che hai
da sorridere, Granger? – domandò lui dubbioso.
-Niente.
Anche io avevo voglia di uscire.
-È
che sono un veggente. Lo sapevo. – disse lui nella migliore
espressione ovvia che riusciva a fare.
-Quindi,
hai cercato di accontentarmi?
-Scordatelo
– le ghignò torvo –ho le gambe
rachitiche. Devo
sgranchirle un po’.
-Ma se
hai giocato tutta la mattinata a Quidditch. – lo
punzecchiò
lei –a proposito, bella sconfitta –
iniziò a sorridere beffarda.
-Vi
abbiamo lasciato vincere. Ci fate pena. – si difese lui.
Senza
capire come, si ritrovarono nei corridoi intorno al giardino
interno. Girarono per un bel po’, parlando animatamente,
scordando quello che
c’era intorno, beccandosi a vicenda.
-A
proposito di Quidditch – la guardò ridendo
–ma dopo la
partita.. cos’era
-Draco.Malfoy.Tira.fuori.Ronald.Weasley.e.ti.giuro.che.una.Crucio.al.mio.confronto.non.sarà.nulla!
La
guardò divertito –Lenticchia? Chi? Cosa?
-Grazie
– rispose lei soddisfatta.
-Ma
allora – fece il vago – è tornato lo
Sfregiato, eh?
-Sì,
è tornato – gli sorrise, a trecentocinquanta
denti. Un moto
di .. gelosia? Gli invase i visceri. Lei, però,
continuò -Ti prego non chiamare
Harry in quel modo.. dovreste essere più comprensivi
l’uno col l’altro, ora
che...- si interruppe.. ORA CHE.. COSA? Ma quanto poteva essere idiota
da uno a
cento?
-Ora che?
– Draco la guardò interessato.
-Niente.-
arrossì di colpo.
Lui
ghignò. Ora che. Era gradevole, sentirselo dire. Forse non
era
il solo che provava quelle strane sensazioni in sua compagnia.
-Ah
Granger, se solo non grugnissi.. saresti persino divertente!
-Anche tu
saresti divertente se ti tagliassi la lingua- gli
rispose lei acida. Ma per gioco.
-E poi?
Chi ti fa notare che non sai respirare senza far rumore?
Io lo dico per te.. sai, poresti addirittura svegliare chi dorme .
Lei lo
guardò accigliata. Poi, comprese. Quella notte. Quella
notte in infermeria. Lui, la salutò mentre stava tornando in
camera. Ma come?
Era allora vero che grugniva?
Lui la
guardò perdersi nei suoi pensieri. Era sicuro che stesse
pensando a quella notte. Lo aveva fatto apposta a ricordarglielo.
Hermione
guardò uscire due corvonero dall’aula di pozioni.
-Cavolo!
Devo andare a lezione tra dieci minuti!
-Anche
io. Abbiamo lezione insieme.
-Già.
Si
incamminarono verso l’aula, uno al fianco
dell’altra. Entrarono
in aula insieme, provocando un quasi coccolone a Ron, che
iniziò a piagnucolare
vicino ad Harry. Prese posto vicino a loro, mentre Draco si portava
vicino a
Blaise Zabini e Pansy Parkinson.
Durante
la lezione, entrambi si accorsero di fermarsi a fissare
l’un l’altra. Incrociarono i loro sguardi per un
secondo, e poi li riportavano
sui rispettivi quaderni. Un gioco di sguardi. Intenso. Magico. Hermione
non
sapeva che fare. Si sentiva osservata. E al contempo, aveva voglia di
guardarlo.
Lo guardo mentre
parla, a
volte, lo
ammetto. Lo guardo sorridere
senza motivo e tutto il poco che sapevo, in quel
momento, non
lo so più.
Mi piace
la sua risata. Perchè mi sembra la cosa più
giusta in tutto
l'intero universo.
Draco non
poteva far altro che ignorare il professore e rinchiudersi
in se stesso. Non poté far altro che pensare
che in quella giornata
assurda, lei era stata l’unica nota positiva. Non era vero che grugniva. Quella
notte l’aveva svegliato davvero. Ma perché aveva
risentito l’odore che gli
aveva offuscato le narici durante le punizioni con Piton.
Quell’odore che aveva
risentito prima di vederla apparire dietro di sé in sala
Grande. Quell’odore,
che aveva desiderato avere addosso, quando la vide abbracciare
Sfregiato. Lo
voleva addosso. E questa volta, Draco, capì che voleva lei.
Hermione Granger.
La voleva. E con tutte le sue forze.
L'angolo
dell'autrice:
Eccccccccccomi!
Scusatemi scusatemi scusatemi!
Lo so, vi ho fatto aspettare tantissimo troppissimo! Purtroppo sono
super impegnata con gli esami, e tra qualche giorno avrò il
mio ultimo supplizio, quindi ragazze, pazientate solo un po', poi
tornerò ad aggiornare normalmente e costantemente ^^'T.T!
Cmq, torniamo a noi. Fianlemente qualcosa si è smosso. Draco
ha ammesso a se stesso che Hermione gli piace. Hermione ha ammesso che
Draco gli piace. Harry è tornato. Ron ha sbroccato, di
nuovo. Insomma, le cose vanno avanti. C'è solo da vedere
cosa succederà in seguito.
Ragazze grazie mille per tutte le recensioni e i messaggi privati
carini che mi avete mandato interessandovi a me e alla storia :D
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che non vi
abbia sconvolto o deluso troppo!
Ringrazio chi mi recensisce, chi mi ha tra i preferiti, chi mi segue,
chi solo legge :)
Grazie davvero a tutte!
Vi invito a farmi sapere come vi è paro il capitolo :D
un bacio :*
Slab*
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Capitolo 23 *** River flows in you - part I ***
River
flows in you
"C'erano
cose che
avrei voluto dirgli. Ma sapevo che gli avrebbero fatto male.
Così le ho
seppellite, e ho lasciato che facessero male a me."
Alessandro
Baricco
Cosa fare
quando tutto quello che avevi creduto per tutta la vita,
si rivela un grosso immenso buco nero? Cosa dire? A chi chiederlo e
soprattutto, come? Draco Lucius Malfoy guardava il soffitto della sua
camera
senza concentrazione, cercando di definire cos’era quella
macchia nera sulla
vernice bianca. Era stanco, in
quei giorni. E soprattutto, l’idea che gli potesse davvero
piacere Hermione
Granger lo stava sconvolgendo completamente. Lei era tutto quello che
lui aveva
cercato di infangare ed evitare negli ultimi diciassette anni. Lei era
tutto quello che non
aveva mai considerato. Lei era tutto quello che aveva odiato. Lei era
tutto.
Era tutto quello che adesso voleva. Ma soprattutto, ne aveva bisogno.
Aveva
bisogno di lei per sorridere. Aveva bisogno della sua voce stridula,
così
odiosa e tramortente. Aveva bisogno del suo broncio, della sua risata,
dei suoi
occhi castani e profondi. Non capiva perché. La sua vita
ora, era completamente
distrutta. Lui non aveva niente. Non aveva una vera famiglia, non aveva
un
signore. Non aveva nessuno che lo amava così
incondizionatamente. E lei era
tutto il resto. Lei gli manteneva il suo mondo ancora integro. In quel
mondo a
pezzetti, lei riusciva a farlo sentire integro e senza lacune. Lei, il
resto
del suo niente. Si corresse mentalmente. No. Lei non era il resto. Lei
era
tutto. E il resto anche.
Si rivoltò nel letto confuso quando si ricordò
che il preside lo
aveva convocato nel suo ufficio quel pomeriggio. Scocciato si
alzò per
risistemarsi e si diresse verso i due Gargoile di pietra.
Accelerò
il passo, non sapeva cosa volesse Piton. Da quando era
divenuto preside lo aveva convocato una settimana sì e
l’altra pure ed era
ormai stufo di recarsi nel suo ufficio. Bussò alla porta e
si chiese cosa
diavolo ci facesse lì di nuovo.
-Entra
Draco- la voce di Severus lo distolse dal tedio che stava
attanagliando la sua mente.
Draco
entrò e si chiuse la porta alle spalle.
-Draco,
siediti, devo parlare con te.- Il professore sembrava
preoccupato.
Piton lo
guardò sovrappensiero. Sapeva che sarebbe arrivato il
momento in cui avrebbe dovuto dire a Draco quello che stava per dirgli.
Lo
sapeva, eccome. Ma non sapeva che una volta arrivati a quel punto, gli
sarebbe
dispiaciuto.
-Professore..
– Draco lo guardò interdetto. Non stava capendo
granchè. – Professore, tutto bene? –
L’espressione del preside lo aveva messo
particolarmente in allarme. Era chiaro che volesse dirgli qualcosa che
lui non
avrebbe compreso, o peggio, non avrebbe voluto comprendere.
-Draco,
ti chiederai il motivo per cui ti ho convocato qui. - cercò
di tergiversare chiedendogli cosa pensasse.
-Sì,
professore. Effettivamente me lo sto chiedendo da un bel po’.
-Bene.
– Piton lo guardò senza batter ciglio. Nero nel
ghiaccio.
–Non voglio portarla per le lunghe. Allora. Mi è
giunta voce che stai
frequentando con assiduità la signorina Granger..
-Professore..
– Non capiva. Perché Piton gli stava dicendo
quelle
cose? E cosa gliene poteva importare?
-Lasciami
parlare per favore.. – si voltò e andò
a sedersi alla
scrivania. – Draco, tuo padre è molto preoccupato..
-Mio
padre? Mio p.. professore ma come..
-Tuo
padre sa che ti sei avvicinato alla mezzosangue.
Come era
possibile che suo padre sapesse? A quanto pare i il suo viso era una
pergamena facilmente leggibile in quel momento, perché
Piton lo guardò e gli rispose –Non puoi andare in
giro con lei per Hogwarts con i Mangiamorte ad ogni angolo e
pretendere che nessuno lo noti. Sei un
sorvegliato Draco, come noi tutti. Siamo tutti sorvegliati -
continuò il preside, parlando come se lo stesse
dicendo a se stesso e non al ragazzo.
Draco
comprese che quella visita nell’ufficio del preside non era
un semplice invito a bere un thè, ma era qualcosa di
più. C’entrava suo padre.
C’entrava Voldemort. E sicuramente, c’entrava una
richiesta. Come sempre.
Piton lo
guardò in attesa che dicesse qualcosa.
–Professore, non
vedo perché dovrei spiegare a mio padre i motivi che mi
spingono a frequentare
persone diverse. Sono un ragazzo ed è normale che io sia
circondato da gente.
-Capisco.
Ma ciò che non capisco è perché tra
tanti purosangue, tu
abbia scelto di passare il tuo tempo con una sporca mezzos..
-Non.dica.quella.parola.
Piton si
interruppe improvvisamente. Lo guardò con aria gelida.
Quel ragazzo. Quel ragazzo voleva a tutti i costi incasinarsi la vita,
come se
non fosse già incasinata abbastanza! –Cosa stai
blaterando, Draco?
-Professore..
per anni – abbassò lo sguardo – per anni
ho vissuto
con la convinzione che avere il sangue puro fosse divino. Non
parlare con i mezzosangue, Draco. Non parlare con i Babbani, Draco. Se
ti
avvicini troppo ad uno di loro prenderai una brutta infezione, Draco..
– rialzò
lo sguardo. Piton lo fissava stupito. –E cosa mi è
rimasto? Non ho una
famiglia. Non ho una casa. Non ho niente. Sono solo.
-Non sei
solo, Draco. Tuo padre..
-Mio
padre.. mio padre.. sempre mio padre.. – Draco pareva
esasperato – per tutta la mia vita ho fatto quello che diceva
lui.. per tutta
la mia vita ho eseguito ogni suo ordine. Ho cercato di piacergli, di
assecondarlo, di essere come lui. – fece una pausa, di pochi
secondi, poi,
riprese a parlare. – Ho passato il tempo a cercare di essere
mio padre. Ma io
sono Draco. Solo Draco.
Piton si
alzò – sei Draco Lucius Malfoy. Porti il suo nome.
E sei il suo erede.
-Non
è un nome che fa di una persona quello che è,
professore.
-Il tuo
nome è quello che conta.- Piton si avvicinò al
ragazzo con
fare urgente. -Draco, tu sei un Malfoy. E hai degli obblighi verso la
tua casa
e il tuo nome.
-Professore..
– Draco era stufo di sentirsi direcheil suo nome era
una cosa importante. Era stanco di doversi comportare sempre in un
certo modo,
di dover pensare solo a determinate cose, di non poter frequentare la
gente che
voleva. – mi dica perché mi ha fatto venire qui.
Sta tergiversando un po’
troppo.
Piton si
irrigidì sui due piedi. Lo guardò attentamente.
–Tuo
padre sa della Granger. Ma .. – abbassò lo sguardo
per un secondo, poi lo
rialzò. – non è arrabbiato.
Draco
cerco di decifrare quello che gli stava dicendo il preside.
Non lo capiva. –Ah bene, allora, non vedo quale sia il
problema.
-Tuo
padre non è arrabbiato, Draco. Sa che sei un uomo ormai.. e
da uomo farai la cosa giusta. – si voltò e
tornò a sedersi alla sedia dietro la
scrivania.
-Professore,
dica a mio padre che non ho intenzione di lasciar
perdere la Granger.
-Cos’ha
quella ragazza che..
-Niente.
Ma il fatto che gli dia fastidio le ha fatto guadagnare
davvero tanti punti.
-Draco..perchè
vuoi farlo arrabbiare?
-Non
voglio farlo arrabbiare. Voglio che mi lasci in pace. - disse seccato.
-Bene.
Allora, stammi a sentire. Lui non ti chiede di lasciar
stare la ragazza.
-Fantastico.
-Vuole
solo che tu sia devoto al nome della tua casa.
Draco lo
guardò attentamente. Si aspettava la bomba che stava per
arrivare. La sentiva. Suo padre. Lo conosceva. Conosceva Lucius. Sapeva
come
agiva, come parlava. Sapeva persino il momento esatto in cui
l’avrebbe
sgridato. Per lui non aveva segreti. – Lo sono, professore.
-Benissimo.
– Piton iniziò a guardare le carte con modo
disinteressato. Poi rialzò il capo –Allora non
avrai problemi a fare lavoretti
per lui.
-Che tipo
di lavoretti? – eccola, la bomba.. stava scendendo. La
sentiva.
-Consegna
Potter al Signore Oscuro.
-Cosa?
-Tuo
padre è stato chiaro. Il Signore Oscuro verrà
questa
settimana al castello. Consegnagli Potter e sarai libero di fare quello
che
vuoi.
Eccola,
la bomba.
-Professore
cosa le fa credere che io possa accettare una cosa del
genere?
-Non hai
scelta Draco, è la tua unica possibilità.
Draco
aveva capito benissimo l’antifona. Diceva: consegna Potter o
farai la fine di tua madre. E lui, non voleva morire.. non adesso.
Rimase in
silenzio, a guardare il preside come se fosse morto.
-Lo
farò.
E girando
i tacchi, uscì di fretta dall’ufficio del
professore.
Piton
tornò a sedersi. Quel ragazzo era come lui, da giovane.
Attratto dalle arti oscure, ma tremendamente impaurito da esse. Come
lui, aveva
capito troppo tardi che quello che stava facendo era davvero
pericoloso. Che
non era figo. Non era divertente. Con Voldemort si moriva. Si moriva
davvero. E
anche il ragazzo lo aveva capito a spese di qualcuno che amava.
Fissò le pergamene
poggiate sulla cattedra. Era arrivato anche per lui il tempo di
scegliere.
Sapeva benissimo cosa doveva fare. Era stato tutto progettato. Ma
qualcosa gli
diceva che non era per niente facile come programmato.
*
Draco
percorse infuriato a grandi passi il corridoio che lo
portava al sotterraneo. Era a dir poco orripilato dalla sua famiglia.
Essere un
Malfoy gli stava dando più problemi di quanti gliene
risolvesse. Il padre si
ostinava a dire che avrebbe avuto vita facile . Ma in
realtà, quello che voleva
dire , e che solo adesso lui stava capendo, era che non avrebbe avuto
una vita
sua. Era nato per essere manipolato.
Mentre
camminava guardò dalle vetrate il giardino fuori. Era
spento e freddo. Poi si accorse di una figura familiare sotto un
albero. Si accostò
alla vetrata e si rese conto di non aver preso un abbaglio.
Invertì il senso di
marcia e si recò nel prato.
Granger!
Cosa ci fai con questo freddo qui fuori? – si
avvicinò
lentamente a lei e parve accorgersi di qualcosa di strano. Hermione
stava..piangendo?
-Malfoy..
ciao.. cosa – si interruppe. Non voleva fare
conversazione. La sua voce rotta dal pianto sarebbe uscita ancora
peggio
davanti a lui. Si sfregò gli occhi con veemenza, cercando di
nascondere il
gonfiore che sicuramente si era formayto intorno alle palpebre. Non
aveva avuto
modo di controllare, anche perché non aveva idea che si
sarebbe trovata lui
davanti.
-Granger?
– Draco si avvicinò preoccupato. Non stava
piangendo, ma
un singhiozzo sommesso e il rossoro degli occhi gli facevano capire che
aveva
pianto.
-Malfoy..
– Hermione prese un respiro profondo e sperò che
la sua
voce uscisse uguale. –Stavo ripetendo un po’.
Draco
decise di non attaccarla. Voleva fare il suo gioco. Se non
voleva dirgli perché piangeva, non glielo avrebbe chiesto.
–Al freddo? – la
guardò titubante.
-Gli
alberi mi mettono concentrazione – disse lei per difendersi.
-Cavolo
Granger, devo fare anche il dottore con te? – si
avvicinò
di più e si tolse il mantello, posandolo sulle spalle della
ragazza.
Hermione
parve quasi estasiata da quel gesto. Malfoy che si
prendeva cura di lei? –G..g..grazie- e uscì un
singhiozzo.
Draco la
fissò. Poi si sistemò a terra al suo fianco.
–Allora..-
decise che se ne infischiava della decisione di farsi gli affari suoi.
Lei era
diventata un affare suo, dopotutto. –Si può sapere
perché hai pianto?
-Non ho
pianto –disse la ragazza con una nota d’urgenza
nella
voce.
-Granger!
Non farmi scocciare.. credi che sia stupido?
-Un
po’..- gli sorrise lei.
-Allora?
– insisté il ragazzo.
-Ma
niente.. tu non potresti capire – si giustificò
Hermione.
Abbassò la testa per non guardarlo negli occhi.
-Granger.
Allora è vero che mi consideri idiota! Ed io che credevo
che lo dicessi solo per nascondere il tuo amore per me!
Hermione
spalancò gli occhi. Possibile che con quel ragazzo non si
poteva parlare mai seriamente?
-IO NON
NASCONDO IL MIO AMORE PER TE.. NON PROVO AMORE PER TE! -
arrossì leggermente.
-Meno
male.. dunque penso che adesso sia il caso che mi ritiri in
sotterraneo.- fece per alzarsi, ma la mano di Hermione lo
strattonò di nuovo a
terra.
Non
voleva restare da sole. Era scappata dal suo dormitorio per
isolarsi, questo è vero. Ma non voleva stare da sola. Voleva
solo evitare le
persone che avevano creato un caos assurdo attorno a sé. E
ringraziò il cielo
quando vide il Serpeverde che si sedeva accanto a lei. Era
l’unica persona che
voleva vicino in quel momento. L’unica con cui parlare.
-Ron.. ha
creato un macello.. – iniziò a giustificarsi.
-Lenticchia?
Ti riferisci a
quella volta alla partita?
Avevano
fatto entrambi finta finora che non fosse successo nulla a
quella partita. Ma in realtà sapevano tutt’e due
che era successo tutto, nel
dopopartita. Il ritorno di Harry aveva accantonato l’accaduto
e la richiesta di
Hermione di non
parlarne aveva appianato
la situazione per un po’. Ma anche Draco sapeva che quelle parole erano
riferite a lui.
“non fidarti di lui”
“ti farà del male”
“fidati dei tuoi
amici”
D’improvviso
l’eco delle parole di Ron rimbombò nelle loro
menti.
Hermione sbiancò e Draco si irrigidì nella sua
posizione.
-Lenticchia..
-Ron si
è arrabbiato, ma questa non è una
novità.. ha fatto un
casino.. – Hermione alzò lo sguardo verso di lui
–ha tirato in ballo Harry, non
so cosa gli abbia detto..
Il
nervoso cominciò a
invadere il corpo del Serpeverde che strinse i pugni..
guardò le sue
mani.. una di queste sarebbe stata bene di nuovo sulla faccia di quel
Pel di
Carota.
Hermione
continuò a parlare,come un treno, cacciò fuori
tutto
quello che aveva e che la faceva star male.
-Harry
è venuto da me stamattina dicendomi che non era contrario
alle mie amicizie, perché ero libera di fare ciò
che volevo. Ma che l’avevo
deluso, che ero cambiata- esplose in un singhiozzo rumoroso.
-Quello
Sfregiato..
-Draco..sto
perdendo i miei amici.. io non sono una persona molto
popolare.. e se si allontanassero anche loro da me?
Draco la
guardò con aria sicura.. sbaglio o lo aveva chiamato Draco? –Non li perderai. Sono
tuoi
amici, non li perderai.
Hermione
lo guardò e si strinse nel mantello.
-Hai
ancora freddo?
-Sta
scendendo la sera e l’aria si è seccata..
Draco si
accostò ancora di più a lei. Erano vicini quanto
bastava
per sentire uno il calore dell’altra. E lei era congelata. Lei lo sentì
avvicinarsi, ma non si discostò.
Non aveva tantissimo freddo, ma quella vicinanza la faceva sentire al
sicuro,
protetta. Gli strinse la mano.
Draco
rispose con sorpresa a quella stretta di mano. La guardò e
le sorrise. Le strinse la mano e rimase con lei sotto
quell’albero.
Dopo
qualche minuto rimasti in silenzio, Hermione smise di
rimurginare ed esternò tutti i suoi pensieri.
-E se li
perdessi? Se si allontanassero da me? Sono la mia
famiglia..
Draco la
guardò. Hermione aveva bisogno di loro. E sapeva che era
in rotta solo e soltanto per colpa sua. Se lui non si fosse intromesso
nelle
loro vite forse sarebbe rimasto tutto tale e quale. Era tutta colpa
sua. Mesi
prima avrebbe gioito al solo pensiero di vedere irritare lo Sfregiato.
Adesso
invece, ne era solo irritato. Significava che era lui
l’artefice delle lacrime
della ragazza. Era lui la causa della sua tristezza. Lui, sempre. Era
un
mostro, capace solo di distruggere chiunque incrociasse il suo cammino
e si
fosse interessato a lui.
Capì
in quel momento quello che doveva fare. Doveva consegnare
Potter al Signore Oscuro, non aveva scelta se voleva vivere senza
l’oppressione
del suo nome. E lontano dalla ragazza avrebbe portato a termine il suo
compito
molto facilmente.
La
guardò, aveva gli occhi lucidi. Era ancora più
bella con quegli
occhi così luminosi. Peccato che lo erano a causa sua.
Peccato.
-Ecco
cosa farai. – era calmo, secco, deciso. Come se stesse
proclamando una sentenza. –Andrai
da
Potter e gli dirai che sei sempre la solita Hermione. – lei
sussultò al suono
della sua voce mentre pronunciava il suo nome. –Andrai e gli
dirai che ti eri
avvicinata a me perché eri sola e ti avevo fatto pena per la
morte di mia
madre..
-Ma non
è vero! Malfoy.. non è vero..
-Rivuoi i
tuoi amici, Granger?
-Li
rivoglio, ma non così! Non dicendogli cretinate per
sminuirti
e dar loro ragione!
-Io sono
quello scomodo tra noi, se io sparissi li riavresti in
men che non si dica!
-Malfoy,
apprezzo il fatto che…
-Vai da
Potter.. – staccò gli occhi dai suoi. Si
rialzò. –Stai
solo perdendo tempo qui con me, sai come sono fatto e sai cosa sono
capace di
fare..vai da loro e riprenditi la tua stupida vita!
-Malfoy..-sussurrò
lei –Draco.. io..tu… Draco.. tu sei.. –
la sua
voce era spezzata dai singhiozzi e non sapeva cosa dirgli per
convincerlo a
rimanere. Ma lei lo sapeva. Sapeva che quello che stava dicendo era
vero, per
quanto terribile. Era lui la causa del loro litigio. Ron e Harry non
accettavano lui. E lei non riusciva a capire perché la sua
vita doveva
dipendere da una scelta così crudele. –Draco..
sono rimasta con te tutto il
tempo perché mi piaceva parlare con te e starti a sentire..
– staccò gli occhi
dai suoi e iniziò a fissare un puntino lontano dietro la sua
testa platinata.
–Sei l’unica persona che mi capisce anche quando
non parlo, in questo momento.
Draco le
avrebbe detto che l’unica cosa che voleva era restare
lì
con lei a tenersi per mano. Ma non lo fece. Anzi. Capì che
allontanarla sarebbe
stato meglio per entrambi e soprattutto per lei.
-
Vorrei
essere quello che vuoi, lo vorrei con tutto il cuore. –
guardava
in direzione opposta a quella della ragazza per non tradire emozioni
ben più
forti. Per non tradire i suoi occhi che adesso erano un tumulto di
colori.
Freddi. Come la morte e la paura. - Vorrei essere quello che cerchi, ma
non so
neppure se riesco ad essere quello che sono. È meglio che
smetti di cercarmi e
parlare con me..
-Ma io.. io voglio parlare con te..
-Beh, mettila così
Granger.. io non voglio.
Hermione si alzò di
scatto. Voleva dargli una sberla per
farlo rinsavire. Non poteva prenderle la mano e darle il mantello e
dopo due
minuti dirle che non voleva parlarle. Era impazzito?
-Malfoy! Smettila di dire cretinate!
E trova un’idea
migliore..
E lui lo disse. – Stai
lontana da me, sporca Mezzosangue.
Lei rimase immobile. Non sapeva cosa
dirgli. Non sapeva cosa
fare. Rimase lì davanti a lui. Draco fece per andarsene ed
Hermione gli corse
incontro –Sei un imbecille Malfoy! – e gli
lanciò il mantello contro,
correndo in avanti e lasciandolo da
solo dietro.
Draco ringraziò la sua
capacità di allontanare le persone da
sé. Aveva un talento innato per quello. E pensando di aver
fatto la cosa giusta
per una volta nella sua vita, si avviò al castello dove a
breve avrebbero
servito la cena. Ma non aveva fame. Voleva solo chiudersi in camera ed
addormentarsi, sperando che finisse presto quella giornata infernale.
*
Due notti insonni erano bastate a far
capire ad Hermione
Granger che quello che stava vivendo non era quello che aveva sperato
di
vivere. Si era riappacificata con Harry e Ron quando aveva lasciato
Draco
Malfoy da solo in quel giardino, e aveva lanciato varie maledizioni
silenziose
al ragazzo ogni volta che lo incrociava nei corridoi.
L’aveva chiamata Mezzosangue. Lui, che aveva
perso la madre per mano di chi i Mezzosangue li uccidono. Lui che negli
ultimi
mesi era stato la spalla su cui sfogare le sue ansie. Lui. Draco Malfoy. E provocando un sonoro
“te l’avevo detto” da
parte di Ron, si era convinta che davvero quel ragazzo era marcio dal
midollo. Non
si era mai urtata negli anni prima. L’aveva sempre chiamata
così, ma il suono
di quella parola l’aveva resa immune al significato stesso.
Considerava Malfoy
un poco di buono. O meglio, non lo considerava affatto. E adesso, che era arrivata
addirittura a desiderare di
averlo al suo fianco. Adesso che lo aveva persino chiamato Draco. Aveva
litigato coi suoi amici per lui. E avrebbe litigato ancora, se glielo
avesse
lasciato fare. Era un idiota. E con lei aveva chiuso. Ma allora,
perché stava
male? Perché passava la notte a rimuginare sulle cose che
aveva fatto insieme
al Serpeverde? Perché alla vista di un mantello verde
argento si nascondeva tra
i ragazzi per non guardare chi fosse? Qualcosa non quadrava. E sapeva
anche
cosa. Non era una stupida. Lui l’aveva insultata.
L’aveva derisa. L’aveva
allontanata.
“torna
da Potter e
digli che con me hai chiuso”
“non
devi litigare con
loro per me”
“riprenditi
la tua
stupida vita”
“lontana
da me, sporca
mezzosangue”
Le frasi le rimbombavano nella testa
come tromboni che non
potevano essere spenti. Sporca mezzosangue. Era così che
finiva tra di loro? Si
era solo illusa, per davvero? Non poteva essere, non era
così. Lei aveva
bisogno di sentirgli dire che davvero pensava che fosse una
mezzosangue. Sapeva
che gliel’aveva detto solo per allontanarla. Ci sperava.
Aveva passato la notte
a crederlo. Altrimenti, perché le aveva dato la mano,
qualche minuto prima?
Perché l’aveva consolata? Perché la
cercava?
"Vorrei
essere quello che vuoi, lo vorrei con
tutto il cuore"
"Vorrei
essere quello che cerchi, ma non so
neppure se riesco ad essere quello che sono"
Se
lo pensava davvero, perché le
aveva dato il suo mantello? Aveva bisogno di sentirsi dire da lui che
non la
voleva più tra i piedi. Ma doveva dirglielo guardandola in
faccia e non di
spalle mentre osservava l’orizzonte. Era stufa di gente che
la metteva
all’angolo e non le dava via d’uscita. Si
alzò dal divanetto della sala comune
di Grifondoro e uscì nel castello, in cerca del serpe verde.
Lo trovò davanti
all’aula di pozioni, nel sotterraneo.
-Malfoy! – urlò
con quanto più fiato aveva in gola.
Draco non si aspettava quella visita.
Si voltò di scatto e
si stupì di vedere la ragazza davanti a sé.
–Granger, non ti avevo detto di
starmi alla larga?
Lei si avvicinò
–Non mi pare tu sia in condizioni di darmi
ordini, devo parlarti!
-Dai Granger, gira al largo, non
vorrai annoiarmi con la tua
vocina stridula! – e imboccò il
corridoio della sala comune di serpe verde.
Hermione lo seguì e
correndo si mise davanti a lui –Malfoy! –
il ragazzo si fermò.
-Tu mi hai chiamata Mezzosangue!
– disse arrabbiata – mi hai
presa per mano .. e poi mi hai chiamata mezzosangue.
-In realtà ti ho detto
‘Sporca Mezzosangue’ –
puntualizzò lui.
-Sei uno stronzo, Malfoy! Un
bastrado! Un idiota.. un pezzo
di..
Non se ne rese conto se non quando
sentì la bocca del
ragazzo sulla sua. Un braccio del serpeverde le cinse la vita,
l’altra mano le
fermò la testa. Poi capì che l’aveva
fatto per non farle male mentre si
spostavano contro il muro. Le sue braccia cinsero il collo del ragazzo.
Appena
capì quello che stava succedendo, si lasciò
andare in un bacio profondo, come
quelli che aveva solo visto nei film babbani. Stava baciando Draco
Malfoy. O meglio.
Draco Malfoy la stava baciando. E le piaceva.
Dopo qualche minuto, lui
staccò la sua faccia dalla sua e
posò i suoi occhi su quelli della ragazza. Ghiaccio nel
cioccolato. Le sorrise.
E lei rispose con un sorriso ebete.
L’angolo
dell’autrice:
Ok, siete in diritto ( e in dovere ) di uccidermi.
Ma a
causa di una mancanza di tempo e di ispirazione, ci ho messo un
po’ per
scrivere questo capitolo. È un capitolo pieno di cose e
soprattutto, come
avrete notato, finalmente si sono scambiati attenzioni reciproche. Ed
al di là della storia dei due piccioni,abbiamo visto che
Draco ha un compito preciso e che questo compito sarà reso
difficile dalla presenzadi Hermione nella sua vita.
Ringrazio chi continuamente mi ha mandato msg privati,
invocando il mio ritorno xD ringrazio chi mi ha aggiunto tra le seguite,
chi tra
le preferite, chi ancora tra le ricordate.
Invito tutte voi a recensirmi per farmi sapere cosane
pensate del capitolo ( o della storia in generale).. grazie a chi mi
aiuta a
crescere ogni volta di più con le sue recensioni, siete
preziosissime!
Vi lascio con questo capitolo, sperando che sia stato di
vostro gradimento..
mifaccio un po' di pubblicità in questo angolo: ho partecipato ad un contest e mi farebbe piacere sentire cosa ne pensate di questa shot :) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=670873&i=1
Un bacio :*
Slab*
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Capitolo 24 *** River flows in you - part II ***
River flows in you - parte 2°
"Dopo che te ne sei andato ha pianto per una settimana. Forse
anche di più, ma non voleva farsi vedere."
Harry
Potter
E lui lo disse. – Stai lontana da me,
sporca Mezzosangue.
Lei rimase immobile. Non sapeva cosa dirgli. Non
sapeva cosa fare. Rimase
lì davanti a lui. Draco fece per andarsene ed Hermione gli
corse incontro –Sei
un imbecille Malfoy! – e gli lanciò il mantello
contro, correndo in
avanti e lasciandolo da solo dietro.
*
Draco
Malfoy non era un ragazzo semplice. Nascondeva in sè molti
pensieri che non lasciava trasparire mai. Aveva un’alta
considerazione di sè e
nascondere al mondo quello che provava in quel momento era
l’unico modo per
difendersi da tutti. Questo lo rendeva un ottimo Occlumante,
nonché un abile
Legilimens. I corridoi di Hogwarts sarebbero stati particolarmente
silenziosi
quella sera, se non fosse stato per lo scalpitio dei suoi piedi furenti
che si
dirigevano nel dormitorio di Serpeverde.
Aveva
appena detto ad Hermione Granger che doveva star lontana da
lui. E l’aveva chiamata anche Mezzosangue. Quale modo
peggiore per farlo? Si
avvicinò al dormitorio e quando il muro del sotterraneo si
aprì trovò tutti i
suoi amici in sala comune a svolgere le loro quotidiane faccende.
Blaise Zabini
era disteso sul divanetto con la testa poggiata sulle gambe di Erika
Sallers,
una ragazza del suo anno, nonché la sua nuova vittima
sacrificale. Lei gli
accarezzava i capelli mentre lui ad occhi chiusi si lasciava
massaggiare. Sul
tavolo di fronte Tiger e Goyle stavano scrivendo freneticamente due
rotoli di
pergamena. Erano indietro con i compiti di Pozioni e il professor
Lumacorno già
li odiava abbastanza per farlo arrabbiare ulteriormente. Pansy
Parkinson seduta
sul divanetto di fronte a Blaise stava facendo una partita a scacchi
col Barone
Sanguinario. C’era un’aria di alleanza in quella
sala comune,un’aria di unione
assoluta. Draco si fermò qualche secondo
sull’uscio dell’entrata al
sotterraneo. Eccoli lì, tutti i suoi amici. Tutti cresciuti
fin da bambini con
l’idea di essere dei Mangiamorte. Tutti figli di mangiamorte
o fratelli, o
cugini. Tutti. Erano cresciuti col disprezzo per i Babbani e lo schifo
verso i
Mezzosangue. Tutti con l’idea della grandezza dei purosangue.
Li odiava. Li
odiava tantissimo. Li odiava più di se stesso.
Macinò a grandi passi la sala
comune ignorando Pansy che lo chiamava. Salì le scale del
dormitorio ed entrò
nella sua stanza, imprecando dentro di sé contro tutta la
gene che occupava il
sotterraneo. Lui lo sapeva perfettamente, a quale famiglia apparteneva.
Sapeva
benissimo qual era il suo destino. Aveva visto per anni amici entrare
in casa
sua con ferite mortali. Li aveva visti morire. Aveva visto i suoi
genitori fare
gli scongiuri ogni volta che uscivano di notte in missione. Aveva visto
la
paura negli occhi di sua madre, la rabbia negli occhi di suo padre.
Aveva sempre disprezzato i
Mezzosangue e i Babbani, tutti quelli meno nobili e quelli con meno
ricchezza
di quanto ne avesse mai avuta lui, ma non avrebbe mai, mai immaginato
di
poterne apprezzare qualcuno. Di poter arrivare a desiderarne una, in
particolare. Quella più odiata. La più
antipatica. Non aveva più voglia di
vedere nessuno. Non voleva più mischiarsi con quella gente,
non voleva baciare
la veste e tremare alla sola vista di
un uomo che non solo li manovrava per la sua sete di potere, per la sua
personale battaglia contro la Morte, ma che per di più era
lui stesso un Mezzosangue.
Si gettò sul letto, cercando di dimenticare
quell’orribile giornata. La
discussione con Piton, le lacrime di Hermione. Hermione. Lei era tutto
quello
che adesso rappresentava una svolta. E Piton era il passato. Voleva
chiudere
col passato. Ma questo significava abbandonare tutto e tutti. Era
pronto, era
davvero pronto. Ma non poteva andarsene e basta. Doveva chiudere,
definitivamente. E farlo richiedeva sforzi. Richiedeva sacrifici. Il
suo
sacrificio si chiamava Harry Potter. Ora che era tornato avevi
ricominciato a
manipolare tutto e tutti. Aveva di nuovo i riflettori su di
sé, aveva di nuovo
la considerazione di un tempo. Aveva tutto, e si prendeva tutto. Anche
Hermione. Draco capì che doveva lasciarla andare nel momento
stesso in cui
l’aveva vista abbracciato a lui a quella partita. Nello
stesso momento in cui
aveva capito di desiderarla, aveva capito di doverla lasciare andare.
Lui non
apparteneva al suo mondo. Lui non significava niente in confronto a
quel
Potter. Lui non avrebbe mai avuto quella considerazione che lei
conservava per
lo Sfregiato. E lei invece era tutto il suo mondo adesso. Si chiese
dove avesse
sbagliato. Si era tenuto lontano dalla ragazza per sei anni e mezzo.
Odio,
rancore, antipatia. Era un summit di ogni più spiacevole
sensazione. Vederla
ogni giorno, litigarci un giorno sì e l’altro
pure. Era una tortura mentale
anche solo pensare di poter stare vicino a lei. Come era finito allora
in
questa situazione? La morte della madre lo aveva soggiogato. Era
cambiato. Lo
sentiva. Non solo fuori. Era cresciuto tantissimo esteriormente. Ormai
le
guance erano ricoperte da una barbetta giovanile e le spalle si erano
leggermente allargate. Rimaneva comunque estremamente magro ed
incavato, ma gli
allenamenti di Quidditch stavano avendo i loro frutti, dopotutto. Ma cosa più
importante, Draco sentiva di
esser cambiato dentro. Non gli interessava più nulla. Non
gli importava degli
odii e dei rancori passati. Non gli importava delle antipatie
reciproche. Gli
interessava solo stare vicino a lei. Ed era l’unica cosa che
non poteva fare.
Doveva starle alla larga. Perché l’avrebbe
salvata. E avrebbe consegnato Potter
a Voldemort più facilmente.
Si trovava
ad un bivio. Un bivio che gli imponeva la scelta tra il passato ed i
futuro. Da
un lato i mangiamorte, dall’altro la libertà da
suo padre. Mangiamorte con
Voldemort, libertà con la consegna di Potter. E qualunque
cosa avesse scelto,
non avrebbe incluso lei.
La
notte passò insonne.
Dormiva bene ultimamente. Dormiva bene, dopo tanto tempo dalla morte di
Narcissa. Rimase sveglio quella notte, perché aveva tanti
pensieri per la
testa. Interrogò la sua mente su come prendere Potter senza
destare sospetti né
in lui, né negli altri intorno a lui. Doveva cercare di non
destare sospetti in
Hermione Granger. Facile , si disse. Adesso lei
l’odiava..perchè avrebbe dovuto
accorgersi di quello che stava tentando di fare? Si rigirò
tra le coperte, in
attesa di un’illuminazione. Si voltò
freneticamente. Niente, la sua mente non
gli era proprio d’aiuto. E pensando a come e quando avrebbe
fatto la sua mossa,
si addormentò, solo qualche ora prima di alzarsi per andare
a lezione.
*
La
sala grande era piena di
gente. Le giornate si erano allungate e il sole faceva capolino con
qualche suo
raggio luminoso. Draco entrò nella sala e si diresse verso
il tavolo dei
Serpeverde. Come d’abitudine gettò
l’occhio verso il tavolo dei Grifondoro.
Riconobbe alcuni di loro che seguivano con lui, ma non vide chi la sua
coscienza stava cercando esplicitamente. Si chiese cosa la trattenesse
ancora
nella torre. Si chiese se lo stesse evitando dopo la sua brutta uscita
del
giorno prima. Si buttò sulla panca ed afferrò un
pancake fissando l’entrata
principale. Se fosse arrivata, sarebbe entrata per forza da
lì. Non si
aspettava né un cenno, né un’occhiata
da parte sua. Era cosciente di averla
trattata male,ma era cosciente anche del fatto che era
l’unico modo per
allontanarla da sé. Qualche mese prima sarebbe stato molto
più facile. Qualche
mese prima bastava che non si avvicinasse nemmeno. Perché
era arrivato fino a
questo punto? Come aveva fatto a cacciarsi in una situazione simile? I
pensieri
della notte riaffiorarono rapidamente nella sua mente, ma
tentò di scacciarli
svogliatamente buttandosi in bocca l’ultimo pezzo di Pancake.
Risultò difficile
per lui non strozzarsi con le briciole mentre Hermione entrava in
Sala,vicino a
Ron ed Harry che parlottavano tra loro animatamente. Non lo
degnò di uno
sguardo. Non si rivolse nemmeno verso il tavolo dei Serpeverde come era
solita
fare la mattina. Niente. Non che lui si aspettasse una partecipazione
lieta. Anzi,
puntava proprio a quello. Puntava all’indifferenza
più assoluta. Ma c’era
qualcosa che non aveva messo in conto. Hermione Granger lo ignorava e
stava con
isuoi amici proprio come ai vecchi bei tempi. Ma allora
perché non sorrideva
mai? Sfregiato e Lenticchia ridacchiavano tra loro e lei invece
sembrava come
eclissata. Distolse i pensieri anche da quell’immagine. Si
era praticamente
incantato sulla figura della ragazza che aveva dimenticato che dopo
avrebbe
avuto lezione con Lumacorno. Prese le sue cose e si alzò,
diretto verso i
sotterranei. Si sentì osservato alle spalle mentre si
allontanava dalla Sala
Grande. Non poteva essere lei. Lei doveva dimenticare che anche lui
poteva
essere diverso. Doveva odiarlo. Doveva allontanarsi. O le avrebbe fatto
male,
davvero male. A cominciare da quei giorni.
*
-Ti
dico che ha avuto paura
di te, Harry!
-Di
me ? e perché mai?
-Perché
sei tornato e lui
ha smesso di andare dietro la gonnadi Hermione…
Ronald
Weasley era sicuro
di tutto quello che stava dicendo. Draco Malfoy provava tanta invidia
quanto
timore in Harry Potter e questo era il motivo per cui qualche giorno
dopo il
ritorno del suo migliore amico , il serpastro aveva smesso di correre
dietro la
loro amica..
-Mh..
io non ci
giurerei..secondo me sta tramando qualcosa..
Hermione
li ascoltò in
silenzio mentre faceva finta di seguire Lumacorno. Non solo non aveva
la minima
voglia di sentirli parlare di Draco così apertamente davanti
a lei, ma si era
stufata dei continui rimandi di Ron all’argomento.. e
soprattutto durante le
lezioni! Si limitò però a lanciare delle occhiate
ai compagni che invece di
ascoltare il professore si erano persi nelle loro personali
elucubrazioni
mentali..
-Ti
dico che è per questo..
cosa potrebbe mai escogitare?
Hermione
li fissò
spazientita –Oh andiamo! Smettetela tutt’e due e
fate attenzione alla lezione..
-Ma
Hermione! Stiamo parlando
di una cosa seria.. e se..
-Se
un corno,Ronald..
presta attenzione alla lezione o giuro su Merlino che non ti
presterò nemmeno
un pezzo dei miei appunti..
Ron
la guardò orripilato. Ma
a quanto pare le sue parole fecero effetto perché
fissò immediatamente il
professore e smise di parlare. Harry si limitò a
ridacchiare.. aveva nostalgia
dei battibecchi dei suoi amici, ma d’altro canto non era di
ceryo stupido. Aveva
capito benissimo che in Hermione c’era qualcosa che non
andava. Non partecipava
alle discussioni, non parlava, non esprimeva i suoi pareri. Non era
più
Hermione. E forse, a differenza del suo amico Ron che aveva dato la
colpa ai
suoi cicli fisiologici, Harry aveva capito anche il perché.
Il suo perché si
trovava a tre file di distanza, alla sua sinistra. Era platinato. E si
chiamava
Draco Malfoy.
*
Draco
non aveva molta voglia
di mettersi a studiare. Dopo le lezioni si diresse verso il dormitorio.
Non voleva
vedere nessuno e si decise a rinchiudersi in camera. Tirò le
tende verde
argentate del baldacchino e si risvegliò giusto
l’indomani mattina, pronto per
la colazione.
Si
alzò, si vestì e risalì
le scale che lo portavano all’ingresso del dormitorio. Ma mai
avrebbe pensato a
quello che stava per succedere. Non era arrivato nemmeno vicino alla
porta dell’aula
di Pozioni che se la ritrovò davanti. Hermione Granger, in
tutta la sua ira.
-Malfoy! – gli
urlò lei con tutto il
fiato che poteva avere in gola.
Non si aspettava quella visita, era chiaro.
Iniziò a sentire il battito del
cuore accelerare e diventare più superficiale. Gli batteva
persino nelle
tempie. Era una sensazione strana e sgradevole per certi versi. Si voltò di
scatto e se le ritrovò a due
passi. Ecco che il suo cuore iniziò a fare le capriole.
–Granger, non ti avevo
detto di starmi alla larga?
Erano le prime parole che si rivolgevano da due
giorni. Ed erano le stesse
parole che si sarebbero scambiati un anno prima. Erano tornati al punto
di
partenza?
Lei si avvicinò –Non mi pare
tu sia in condizioni di darmi ordini, devo
parlarti!
Eccla di nuovo, pensò lui. Con la sua
aria fiera da leone inorgoglito. -Dai
Granger, gira al largo, non vorrai annoiarmi con la tua vocina
stridula! –
Non aveva voglia di parlare con lei. Non aveva
voglia di sentire la sua
voce. Non aveva voglia di sentirsi dire ancora quanto fosse un idiota.
Quanto facesse
schifo. Non voleva sentirsi dire che era il più grande
stupido della storia. Non
da lei. Non in quel momento. Pensò bene di voltarsi e
imboccare il primo
corridoio che la riportasse ai sotterranei.
Hermione lo seguì e correndo si mise
davanti a lui –Malfoy!
Era costretto a fermarsi. Non poteva calpestarla.
-Tu mi hai chiamata Mezzosangue! – disse
arrabbiata – mi hai presa per mano
.. e poi mi hai chiamata mezzosangue.
Draco la guardò bene. Era agitata.
Esasperata. Aveva gli occhi di una
pazza.
-In realtà ti ho detto ‘Sporca
Mezzosangue’ – puntualizzò lui. Non gli
piaceva che gli distorcessero la verità. Ma il punto era un
altro. Lui l’aveva
chiamata così per allontanarla. Cosa diavolo ci faceva
davanti a lui ancora?
-Sei uno stronzo, Malfoy! Un bastrado! Un idiota..
un pezzo di..
Lo sapeva. Avrebbe continuato ad insultarlo come
era il suo solito. Le guardò
la bocca mentre le parole lo inondavano con
l’acidità solita della ragazza. Quelle
labbra. Quella voce. Fu un attimo. E la baciò. Non sapeva
cosa stava facendo,
ma sapeva che era la cosa a cui pensava da almeno un mese. Dal ritorno
di
Potter aveva immaginato Hermione Granger come una cosa sua. Ma sua non
lo era. E
questo era chiarissimo. Ma lo faceva impazzire tremendamente. La
voleva, come
non aveva voluto nient’altro al mondo. Le cinse la vita con
una mano mentre con
l’altra le fermò la testa. La spostò
lentamente verso il muro e le appoggiò il
capo delicatamente. Appena comprese che lei non avrebbe opposto
resistenza la
strinse a sé. Le braccia della ragazza cinsero il suo collo.
Non era un sogno
che lo stava annebbiando. Era la realtà. Stava baciando una
babbana. Una mezzosangue.
La sua mezzosangue. Il sangue ribollì nelle sue orecchie e
prolungò il bacio
per qualche secondo. Poi, infine, si staccò. La
guardò negli occhi. Ghiaccio
nel cioccolato. Le sorrise. E lei rispose con un sorriso ebete.
Restarono per un minuto in quella posa. E lei gli
sussurrò all’orecchio
-Sei un idiota..
Lui la guardò. Era la cosa
più bella che aveva mai visto in tutta la sua
vita. Le strinse la vita in modo più energico.
-Non mi pare tu abbia dissentito troppo da
quest’idiota..
Lei lo fissò –Il fatto che tu
mi stia baciando è una piccolezza..
-Come il fatto che tu abbia ricambiato il bacio?
Hermione arrossì. E lui la
baciò di nuovo.
L’aveva baciata, in un impeto di
passione, un istintivo atto. Eppure gli
era piaciuto così tanto che l’aveva fatto per la
seconda volta, subito dopo. Il
suo cervello lavorò subito. Cosa avrebbe fatto adesso? Come
avrebbe consegnato
Potter senza far male a lei. Si rese conto ancora una volta di quanto
fosse
debole il suo animo. Altro che riscatto, altro che nuova vita. Suo
padre aveva
visto bene. Avrebbe servito il Signore Oscuro per
l’eternità se si fosse
affidato per sempre alla sua volontà.
Probabilmente una nebbiolina gli
attraversò gli occhi, perché Hermione
parve accorgersi subito del cambiamento.
-Draco. – il ragazzo la
guardò. Quanto era strano sentirle pronunciare il
suo nome? – Io..io ho fatto pace con Harry e Ron.. ora sto
bene con loro .. io..
-Granger.. Hermione- si sforzò a
chiamarla per nome – Hermione. –restò in
silenzio qualche secondo, assaporando il suono della sua voce mentre
pronunciava quel nome –non voglio che ritorni a litigare con
loro..
NON VOGLIO CHE RITORNI A LITIGARE CON LORO? Era
tutto quello che riusciva a
pensare dopo averla baciata? Se fosse stato da solo avrebbe dato due
capocciate
al muro, ma per non attirare attenzione si astenne, rinviando la cosa
non
appena lei se ne fosse andata.
-Draco.. io ho capito.. ho capito benissimo quello
che intendevi..
Draco la guardò. Non capiva a cosa si
riferisse.
-Io non voglio sconvolgere la tua vita. Non voglio
darti grane. So che tuo
padre non accetterebbe mai se tu.. – abbassò lo
sguardo, lui in silenzio
davanti a lei non riusciva a dire nulla. Riprese coraggio sospirando
rumorosamente –Io capirò se tu avrai paura di
andare contro la tua famiglia..
insomma, ti è rimasto solo lui e..
Draco la guardò costringendola a
zittirsi. La sua espressione si fece seria
ed Hermione non riuscì a dirgli più niente. Gli avrebbe detto che doveva
star vicino al padre perché
era in un momento articolare. Gli avrebbe detto che voleva che lui
fosse felice
e che non voleva intralciare la sua felicità. Ma si
bloccò in tempo perché quello
che disse lui dopo le mise davanti una realtà completamente
diversa da quella
che immaginava. Era ben lontana dalla verità.
-Non voglio compiacere mio padre. Sto cercando con
tutte le mie forze di
fuggire da lui.
Era
certo che avrebbe
deluso suo padre. Era certo che sarebbe stato punito da lui. Gli
avrebbe detto
che era un fallito. Che aveva disonorato la sua famiglia. Con una
mezzosangue,
per giunta. È strano quando a rinfacciarti di non saper
volare è la stessa
identica persona che ti ha spezzato le ali. Non gli importava di suo
padre. Gli
importava solo di poter volare lontano da lui e dalla sua cerchia. Ma
come
dirlo a lei? Come farle capire che doveva stargli alla larga senza
ferirla? Guardando
i suoi occhi marroni desiderò essere come Lenticchia. Uno
stupido senza
pensieri. La guardò un attimo e poi si rivolse verso
l’aula.
-Che
dici, entriamo a
lezione?
Lei
lasciò cadere il
discorso. Ci sarebbero ritornati, sicuramente. Ma non era quello il
momento. Per
adesso, le bastava godersi la leggerezza al cuore che le provocava la
sua mano
stretta in quella del Serpeverde. In quel momento le bastò
entrare mano nella
mano con lui in quell’aula. Il resto sarebbe venuto dopo.
E
non si fece
attendere. Perché Severus Piton questa volta, per la prima
volta dopo un anno e
mezzo, aveva preso il posto di Lumacorno nell’aula
di pozioni.
-Ho
da dirvi un paio
di cose. Innanzitutto, posate le bacchette. Poi, tra venti minuti siete
tutti
attesi nel cortile della scuola. C’è qualcuno che
vi aspetta e vuole fare la
vostra conoscenza.
Una
ragazza delle
file dei Corvonero alzò la mano.
-Signorina
Nobirtol
non mi pare vi avessi concesso delle domande.. quello che voglio dirvi
è di
stare in silenzio ed eseguire gli ordini così come vi
saranno dati.
E
uscì col mantello
svolazzante dall’aula.
Uno
sentimento di
smarrimento si sparse tra tutti gli studenti. Hermione
guardò Draco che a sua
volta ricambiò lo sguardo. Lui non era smarrito, no. Lui
sapeva benissimo chi
stava per arrivare. E la cosa non gli piaceva. Non gli piaceva affatto.
L'angolo
dell'autrice:
Lo so. Mi
merito davvero una frustata. Ma il capitolo c'era, solo che non
riuscivo a metterlo giù. E complice una vita universitaria
totalmente incasinata, ho fatto passare tanto, troppo tempo. Spero che
adesso non mi odiate e spero che ritornerete a recensirmi, anche per
dirmi "Caspita! fai più schifo di prima! Hai sbagliato qua,
qua, qua e.. qua!" Insomma, spero davvero che mi facciate sapere la
vostra opinione su questo "bambino", data che la gestazione
è stata come quella di un essere umano.. ho bisogno di
sentire cosa ne pensate..
Detto questo, penso abbiate notato che è un ritorno al
capirtolo precedente ( non per nulla si chiama "Parte 2°"..)
tutto dal punto di vista di Draco..
E ho introdotto il nuovo da farsi... adesso iniziamo a fare
sul serio :)
Grazie a tutte voi che avete recensito i vecchi capitoli e che non
avevo ancora ringraziato.. grazie a chi ha aspettato tanto per questo
capitolo e a chi ha letto fin quaggiù :D
Fatemi sapere cosa ne pensate :D
un bacio :*
Slab*
|
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Capitolo 25 *** In the Shadows ***
In the Shadows
Abbiamo paura, come il resto del mondo
Anonimo
Nonostante lo scompiglio generale, era facile prevedere le reazioni di ogni singolo studente in quel momento. C’era chi non capiva, chi si guardava intorno confuso, chi invece era calmo e indifferente. Ma lui, lui sapeva cosa voleva dire quella cosa. E si chiedeva cosa fosse venuto a fare a scuola. Prese Hermione per un braccio e la trascinò fuori dall’aula. Aveva poco tempo per spiegarle. Aveva poco tempo per convincerla ancora a restare dalla sua parte. Sapeva che le sue possibilità erano davvero scarse. Ma adesso che l’aveva per se, adesso che finalmente la sentiva sua, non poteva mollare. Hermione era sua. Lei, la Granger, era sua. E quello che stava per accadere quella mattina poteva strappargliela via con una tale freddezza e facilità che lo spaventava.il solo pensiero gli toglieva l’aria. Hermione si chiese cosa volesse dirgli il ragazzo. Trascinata lungo il corridoio, era incosciente di quello che stava per succedere e non trovava nessuna giustifica al comportamento del ragazzo che la stava portando via dall’aula di Pozioni. Arrivati nei sotterranei, Draco si fermò. Diede la parola segreta e si addentrò nel dormitorio. Hermione lo guardò senza muoversi.
-Allora Granger! Ti muovi o vuoi l’invito in pergamena?
Hermione si buttò nel dormitorio, ancora senza capire cosa stesse facendo lì e perché Draco l’aveva trascinata in quel luogo.
Non rea mai stata in un dormitorio di un’altra casa, pensava che tutto fosse simile al suo, in fin dei conti era sempre Hogwarts! Per questo rimase basita quando facendo il suo ingresso nei sotterranei si trovò davanti una stanza completamente diversa dalla sua sala comune. Il verde scintillava da ogni dove e stendardi con lo stemma di Salazar Serpeverde erano numerosi e messi in ogni parte della sala comune. C’erano baldacchini, divanetti, poltroncine, tutte rivolte verso un camino con delle fiammelle verde petrolio. Più dietro invece c’erano tavoli rotondi dove c’erano posati dei libri. Al di là delle scale sul lato opposto un nuovo camino e altri divanetti. L’aria era calda e accogliente, nonostante si stesse nei visceri del castello, e questo era dovuto al fuoco che ballava allegramente. Era così diverso da come se lo immaginava. Non era umido e buio. C’era tanta luce che illuminava la stanza che era anche più grande di quella dei Grifondoro. Si accorse che oltre le scale, laddove aveva trovato il secondo camino, c’era una parete piena, ma no, ricolma di libri. Erano i libri dello stesso Salazar Serpeverde ed ogni studente guardava ad esso con riverenza. Era tutto molto tranquilo lì dentro. Tutto così diverso da quello che aveva sempre pensato. Draco la trascinò giù per delle scale.
-Ma si scende ancora?
Sussurrò Hermione sbigottita.
Draco fece una piccola smorfia in segno di sorriso – Che ti aspettavi Granger, siamo nel sotterraneo, mica nella torre! Quaggiù ci sono i dormitori con le camere.
Hermione avvampò in un secondo.
-Ca.. Ca....Camere?
Pose una leggera resistenza al braccio di Draco e lui se ne accorse. Il momento sarebbe stato anche comico per lui, se non fosse che doveva parlarle seriamente ed in meno di un quarto d’ora!
-Granger, non voglio abusare di te – rise – devo parlarti, e devo farlo in un posto in cui sono sicuro non ci senta nessuno!
Hermione smise di fare resistenza, cercando di nascondere l’imbarazzo. Entrarono in una stanza e Draco chiuse la porta dietro di sé. Era il momento. Adesso doveva parlare. Doveva spiegarsi. Ora o mai più.
-Hermione – cominciò. Sperava che chiamandola col nome almeno l’avrebbe addolcita verso la sua confessione.
-Draco cosa sta succedendo? Perchè siamo qui? E perché Piton ci ha convocati in Sala Grande?
Hermione lo guardava come se pretendesse da lui una qualche spiegazione. Sapeva che lui conosceva qualcosa del loro immediato futuro. Non era idiota e l’aveva capito.
-Non posso dirti tutto, non c’è tempo. Ma devo chiederti di fidarti di quello che ti dico..
-Mi fido, ma parla in fretta..
-Devi portare Potter lontano da qui.
-Harry? – Hermione lo guardò in silenzio per qualche millisecondo. – Insomma Draco, cosa c’entra ora Harry? Cosa sta succedendo?
-è una storia troppo lunga per spiegartelo adesso, ma Hermione tra qualche minuto dovremmo uscire e tu dovrai andare dritta dallo Sfregiato e portarlo via.. Non so, portalo dove vuoi..portalo lontano da Castello!
-Ma Draco.. perché?
-Ti prego.. mi hai detto che ti fidavi, ricordi ?
-Non si tratta di fiducia.. io vorrei capire.. vorrei capire cosa sta succedendo!
-Non c’è tempo! Devi allontanare Potter da qui, devi farlo e devi farlo subito e senza farti vedere! Portalo via, portalo nella Foresta!
Hermione lo guardò in silenzio. Non capiva cosa stesse dicendo. Draco le prese la mano.
-So che ti sembrerà folle. Lo è anche per me. Non avrei mai pensato che un giorno sarei stato qui a chiederti di salvare Potter..
-Salvare? – Hermione restò sbigottita. Harry era in pericolo. Non sapeva chi stesse arrivando, ma sapeva che non era una cosa buona. Guardò Draco. E fece cenno di sì con la testa.
-Sai, è facile quando non hai niente, perché non ti possono portare via più nulla. – Le disse in un soffio. –Ed è stato così, fino a qualche mese fa per me. Ma poi è cambiato tutto. Non avevo più speranze. E mi hai insegnato a sperare. Hermione, porta via Potter da qui e mettilo in salvo. Fallo presto, non dare spiegazioni a nessuno. Non fermarti a parlare con nessuno. Deve avvenire tutto in dieci minuti. Deve nascondersi e non lasciare traccia. Fai in modo che Lenticchia non scopra dove state andando e cosa state facendo.
-Ma come faccio! Ron sta sempre con lui!
-Penserò io a lui.
Hermione lo guardò torva. –Non gli farò del male-disse lui, accennando un sorriso. –Devi prendere Potter e portarlo lontano. Non ti fidare di nessun altro. Non parlare con nessun altro. Stai attenta a quello che ti dico ora. Adesso in questo castello anche i muri hanno le orecchie. Quando torni da quel luogo in cui porterai Potter, io non saprò niente, tu non saprai niente. Per nessuna ragione al mondo devi parlarne. Nemmeno a me, se te lo chiedo.
Criptico, la guardò annuire. Nella mente della ragazza si affollavano infiniti pensieri. Erano in pericolo. E Draco pensava addirittura che potesse subire una maledizione senza perdono. Era questo il significato delle sue parole, del suo discorso. Voleva metterla in guardia che al suo ritorno, poteva non ritrovare il Draco di prima o la scuola di prima.
Si avvicinò, gli mise le mani sulle guance. –Mi fiderò di te e farò come mi hai chiesto. Lo porterò lontano. E tornerò prima che posso. Ma tu stai attento.
Lui la guardò negli occhi. Tempesta nel cioccolato. Le cinse la vita con un braccio e la baciò.
*
Tutti gli studenti si stavano movimentando in massa quando Hermione trovò Harry. Era nel corridoio prima dell’aula di Pozioni e la stava cercando.
-Harry!
-Hermione.. ma dove diavolo eri? Ti stavamo cercando dappertutto!
-Ero con Draco.
Harry la guardò con uno sguardo di rimprovero. Ti sembra il momento di amoreggiare mentre hanno richiesto la nostra presenza qui?
-Non stavo amoreggiando.- avvampò per la seconda volta in 15 minuti.- Comunque.. – cambiò discorso sperando di non sentire più il cuore a mille che le batteva nel petto. – Cercavo proprio te. Devi venire con me. Ma, dov’è Ron?
-Era venuto a cercarti in torre..mentre io aspettavo qui se fossi tornata..ehi ma dove vai?
-Seguimi per favore!
-Hermione , mi dici cosa sta succedendo?
-Te lo dirò appena potremo fermarci.
-Ho capito che vai di fretta… ma ci è stato detto di andare in Sala Grande!
-Suvvia Harry, da quando segui a pennello le regole di questa scuola..
-Il punto è da quanto tu non le segui più.. Hermione…
Uscirono verso il guardino, diretti ai grandi cancelli che cingevano il parco del castello.
Hermione andava così velocemente che Harry doveva correre per tenerle passo. Non aveva idea di cosa volesse l’amica.
-Hermione, stiamo uscendo dal castello?
-Siamo già usciti, Harry!
-Stiamo uscendo dal parco?
-Harry .. seguimi, ti spiegherò tutto quando arriveremo..
-Hermione! – Harry si fermò appena fuori al grande cancello – Stiamo andando verso la Foresta?
-Come hai fatto a capirlo? – disse lei in modo sarcastico
-è davanti a noi e tu stai schizzando verso quella direzione!
-Harry scherzavo..
-Hermione!
-Harry!
Lui non proseguiva. Lei fu costretta a tornare sui suoi passi e ad andare vicino all’amico. Lo tirò per un braccio. Ma lui glielo tolse dalle mani.
-mi dici cosa sta succedendo?
-Ti prego Harry. Siamo in pericolo. Sei in pericolo.
-Ma come mai lo pensi?
-Draco.. mi ha detto che devo portarti via dal castello..
Harry la guardò incredulo –Malfoy? E tu ti fidi di Malfoy? Io… dovrei fidarmi di Malfoy? E poi perché? Perché siamo in pericolo..perchè solo io devo allontanarmi?
-Harry non lo so! Draco mi ha chiesto di fidarmi di lui!
-Ti ha fatto un incantesimo ? ti ha costretta? Ti ha soggiogato.. cosa..
-HARRY NO! Mi ha chiesto di fidarmi!
-E COME PRETENDI CHE ANCHE IO MI FIDI?- le urlò. Lei spalancò gli occhi. –Come pretendi – disse Harry abbassando il tono di voce.
-Harry..so che non hai un buon rapporto con lui..- Lui alzò gli occhi al cielo. Dire che non vevano un buon rapporto era un eufenismo. –Harry..- lo supplicò –ti fidi di me?
-Di te mi fido, ma non mi fido di lui!
-Harry.. fidati di me..
Lui la guardò per qualche secondo. Poi si mosse in direzione della foresta.. –Allora, dove andiamo?
Lei sorrise. –Vieni, di qua.
*
Nonostante avesse cercato in tutta la torre, Ronald Weasley sapeva benissimo dove fosse Hermione. Era con lui, da qualche parte. Ma era con lui. Si decise a tornare da Harry fuori l’aula di Pozioni , ma non trovando nessuno pensò che forse i due amici si fossero incontrati per andare in Sala Grande. Quando vi entrò c’era una tal confusione che pensò che non avrebbe mai ritrovato i suoi amici. Poi in un lampo vide una chioma biondo platino e decise di seguirne il riflesso.
-Ehi tu! Dov’è Hermione?
Draco si voltò di scatto. Stava cercando proprio lui e dopo aver controllato tutti i corridoi si stava chiedendo come mai quella mezza calzetta avesse tanta voglia di nascondersi..
-Perché lo chiedi a me? – lo guardò come se fosse sorpreso di trovarselo avanti. In realtà la sorpesa c’era, quindi non ebbe problemi a fingerne una inesistente. Era il motivo della sorpresa ad essere diverso. Fece finta che non lo stesse cercando e ringraziò Salazar di essere un bravo Occlumante. E poi ringraziò anche per la scarsa capacità di Lenticchia di leggere nelle menti della gente.
-Andiamo- disse Ron con un ghigno malefico e irritato in viso –so che state insieme, vi hanno visto tutti stamattina entrare mano nella mano..
Draco sogghignò. La parte bella di stare con Hermione, oltre a stare con lei, era di far irritare enormemente il rosso. Lo trovava un passatempo magnifico. -So che tu non hai mai avuto un rapporto di coppia decente Weasel, ma stare con una persona non significa essere la sua piattola!
Ron si avvicinò pericolosamente al viso di Draco –Stai attento a quello che dici, Malfoy!
-Stai attento tu, Lenticchia!
Un rumore sordo davanti a loro li zittì.
Piton prese parola davanti a tutti gli studenti che iniziavano a riunirsi davanti a lui.
Dietro di lui, Lucius Malfoy.
Ron guardò Malfoy. Lo vide in scurirsi in volto.
-Cosa vuole ora tuo padre?
-Non ne ho idea.
Lucius si fece avanti, presentato da Piton.
-Salve ragazzi. So che molti sanno chi sono. Altri probabilmente lo ignorano, ma è solo perché sono troppo poco informati sul mondo magico. Vengo in vece del Ministero della Magia. Non è un mistero per nessuno che la scuola sta dando particolari problemi con i risultati. Ci ritroviamo troppo spesso maghi appena diplomati che non sanno fare gli incantesimi più semplici, maghi volti alla rivoluzione anziché all’obbedienza.. ebbene. Aumentò il tono grave della voce, per riprendere un gruppetto che non la smetteva di parlare – ebbene il ministero ha deciso di prendere provvedimenti. Non ci sarà mai più nessuna distrazione. Il Quidditch, sarà sospeso..
-Ma non si può sospendere il Quidditch!
-Lei si è meritato la prima punizione, signor…- si girò verso Piton in segno di aiuto
-Nott..
-Nott? Il figlio di Edward Nott? Tu ragazzo! Sei il figlio di Edward Nott?
-Sì Signore..
-Per questa volta te la scampi. – ci pensò su qualche secondo- in ogni caso, niente Quidditch. Niente di niente. Dovete solo studiare. E inizieranno corsi di disciplina.
-Disciplina?
-Sì ragazzina. Disciplina. Quella che tu non hai dal momento che interrompi una persona che sta parlando. Come ti chiami?
-Elizabeth Taylor.
-Taylor?
-Sì signore.
-Taylor di Hogsmade?
-No. I miei sono babbani!
Lucius fece una smorfia e si voltò verso la platea.- imparerete che alcune famiglie sono meglio di altre. Imparerete a trattare i vostri simili come vostri pari. A servire chi è migliore di un altro. A comandare chi è sotto di voi nella scala sociale.
-ma è un’assurdità! – Ron si era spinto oltre.
-Weasley! Tu più di tutti dovresti imparare a stare zitto. Dieci punti in meno a Grifondoro. E ci vediamo alle 19 nella stanza del Preside.
Un brusio si levò tra gli studenti. Lucius iniziò ad irritarsi . Poi riprese a parlare –capirete come si vive nel mondo vero e limiteremo scene di ormai ordinaria assurdità. Ora mettetevi in fila e venite qui a scrivere il vostro nome su questa pergamena. In base a questo verrete smistati nelle lezioni di disciplina.
Lucius controllava dall’alto gli studenti che si mettevano in fila per quell’assurda pratica. Ma in realtà ne aveva in mente solo uno. Harry Potter. che in quel momento, non c’era.
-Draco! – hermione era appena tornata e vide il ragazzo che si apprestava a scrivere il suo nome su un foglio di pergamena.
-Hermione!
-Ma cosa state facendo? E cosa ha detto tuo padre?
Ron si scagliò contro di lui –suo padre! Vuole riportare la divisione di classe che c’era nel 700!
-Non è mio padre che vuole farlo! È il ministero!
-Davvero credi che sia il ministero, stupido di un Malfoy?
-Ron!
Draco lo guardò senza dargli soddisfazione. –so che non è il ministero. E so che lo sai anche tu. Ci stanno dividendo, così combatteremo l’uno contro l’altro.
Ron era così arrabbiato che se la prese anche con Hermione - e tu gli stai ancora vicino! Sai dove finirai? Nel gruppo dei perdenti! Ti faranno pulire le scodelle invece di fare lezione ! perché sei una Mezzosangue.
Bum. Un pugno in faccia. –Ripetilo se hai il coraggio.
Hermione guardò Draco allibita. L’aveva difesa. Aveva picchiato Ron, per lei. Gli prese la mano. Si rivolse verso Ron.
-So come andrà a finire Ron. So quello che sono, non c’è bisogno che tu me lo ripeta sempre.
Prese la pergamena e la piuma e scrisse il suo nome. Prese la mano di Draco e uscì dalla Sala Grande. Ron la guardò fare tutto questo. Sapeva già di averla persa. Ed adesso, sentiva il peso del vuoto nell’animo. Si guardò intorno, cercando Harry nella folla.
*
Erano passate solo 3 ore da quando Lucius era ricomparso e Draco aveva già distrutto l’integrità della sua mano. Aveva lasciato Hermione un’ora prima, senza parlare di quello che avevano fatto con Harry. Parlando solo della “nuova riforma del castello” come l’aveva chiamata Lucius. Aveva spiegato ad Hermione che era la cosa più stupida che avesse sentito. E lei l’aveva baciato, dicendogli che quello non li avrebbe divisi. Nemmeno quello. Lei si fidava di lui. Si fidava di lui.
Fuori alla porta dell’ufficio del Preside, si chiese cosa volesse ancora. Entrò. Un solo sguardo dentro gli fece capire che non era stato il preside a convocarlo. Era stato suo padre.
-Bene Draco, mi fa piacere tu sia venuto.
-Sono venuto perché pensavo mi avesse chiamato Piton. – il suo sguardo era carico d’odio. Ma Lucius sembrava intenzionato a trattarlo come sempre. Era intenzionato a non vedere quell’odio.
-Draco, se sei preoccupato per questa nuova riforma non devi avere paura. Sappiamo entrambi in quale gruppo finirai, per fortuna.
-non mi importa niente della riforma. Penso piuttosto che sia un’emerita cretinata.
-Beh, ognuno ha le sue credenze.
-non sono credenze. È cervello. Cosa state combinando?- l’agitazione iniziava a salire nel suo animo..
-Niente. – Lucius volse lo sguardo verso la finestra –Draco sappiamo entrambi perché sono qui e che la riforma è solo una scusa.
-So perché sei qui. Ma non ti aiuterò.
Lucius lo guardò immobile. Si stava adirando –lo farai Draco. Lo farai. Dimmi dov’è.
-Non so dove sia. Non lo sopporto, non seguo tutti i suoi spostamenti.
Lucius si avvicinò al ragazzo –Non farmi arrabbiare, dimmi dov’è!
Draco lo sfidò con gli occhi. –Non-ne-ho-idea.
-Crucio!
Draco si accasciò a terra, contorcendosi per il dolore.
-Ora me lo dici dov’è?
Draco sogghignò –Pensi che io non sia abituato alle tue torture? – un ghignò di sfida tsempre pronto, rivolto al padre.
-Crucio! Crucio! Crucio!
Draco continuava a contorcersi. Sentiva i visceri strappati. I polmoni serrati in una morsa di intenso dolore. L’intestino strappato in tutte le sue parti.
-DIMMELO!
-NO!
-DIMMELO! NON PUOI NEGARMI I TUOI SERVIZI, SONO TUO PADRE!
-ERI MIO PADRE!
-Crucio!!!!
Draco cadde al suolo, con le gambe che gli tremavano e la testa che gli scoppiava. Non avrebbe aperto bocca. La mente chiusa agli attacchi esterni. Ringraziò Salazar ancora una volta per la sua capacità da Occlumante. E poi, il buio.
L'angolo della scrittrice:
Ed eccomi qui. sempre in ritardo, ma mi perdonerete, nonostante i ritardi perchè la storia va avanti. i tempi di esami sono un po' così..lenti :)
Fatemi sapere come vi sembra :D
un bacio :*
Slab*
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Capitolo 26 *** Around me, only nightmares. ***
Around me, only nightmares
"La felicità si può
ritrovare anche negli attimi più tenebrosi, basta solo
ricordarsi di accendere la luce."
- Albus
Silente
La sua pazienza stava per finire.
Guardava correre i
Mangiamorte in ogni lato della stanza, solo e soltanto
perché lui si era
irritato, ma il loro movimento non portava a nessuna parte, e a lui stava solo venendo
un enorme mal di
testa. Cosa aveva
fatto per meritarsi
tutto questo? Lui, era diventato grande. Lui, si era spinto oltre le
comuni
coltri magiche. Lui, aveva sconfitto la morte. Ed ora? Non era in grado
di
trovare uno stupido ragazzo? Stava perdendo la pazienza. Era furente.
E poi eccolo. Severus Piton, la sua
unica e sola speranza di
vittoria.
-Severus,
avete
trovato il ragazzo?
-Non ancora mio Signore.
La rabbia montò in lui
come se stesse per vomitare. Severus
vide tutto questo nei suoi occhi rossi, occhi da demonio. Ci vide
dentro tutta
la malvagità che un uomo potesse provare. Ci vide dentro
tutta l’ira possibile.
Ci vide dentro.. disperazione? No, non lo era, si disse. Non poteva
essere.
Vide la rabbia del padrone montargli dentro l’anima. La
sentì ruggire e ne
rabbrividì.
-Devo fare tutto io ?
Urlò spazientito. Fu come
l’allarme rosso di una caserma di
pompieri. Tutto rallentò. Gli altri lo guardarono impauriti
a testa bassa.
Nessuno osava guardarlo negli occhi. Nessuno, tranne lui.
-Signore, noi stiamo facendo del loro
meglio.
-Il vostro meglio non è
abbastanza, siete degli idioti.
Si alzò, dirigendosi verso
i suoi Mangiamorte.
-Avery, cosa mi dici dal Ministero?
-Signore, al Ministero tutto
è pronto, sono sotto il nostro
controllo.
Trionfo, ecco cosa vide Avery negli
occhi del suo Signore
quando osò alzare la testa.
-Severus,
come procede ad Hogwarts?
-Mio Signore, la scuola è
blindata, non si entra senza
passare dal portone principale.
-E allora passeremo da lì,
Severus.
Brama di potere. Ecco cosa vide
Severus in quegli occhi
serpentini.
-Signore, lei è sicuro,
non è azzardato? Lucius sta già..
-Lucius è un uomo inutile,
avrei dovuto ucciderlo tempo fa,
insieme a sua moglie.
Silenzio. E terrore. Era
l’aria che si respirava in quella
stanza. Era la prima volta che Lord Voldemort ammetteva di aver ucciso
Narcissa
Black Malfoy.
Bellatrix alzò lo sguardo.
Guardò Severus. Ed al loro
Signore non sfuggì.
-Dimmi Bellatrix.
-Niente, mio Signore, erano anni che
Narcissa non era più
mia sorella. Ma d’altronde, con alleati e un marito di quel
genere.
Guardò sprezzante Severus.
E lui non poté fare altro che
trovare un mucchio di macerie ambulanti, al posto della donna che aveva
davanti
a sé.
-Andremo al castello e
prenderò io con le mie mani Potter. Preparatevi.
E uscì dalla sala
correndo. Occhi pieno di odio. Occhi pieni
di rabbia. Di brama di potere. Di trionfo. E di disperazione. Parte
della
profezia era ancora lì, nella sua mente. E nei suoi occhi
rossi.
*
Draco ci mise un po’ prima
di ritrovare Hermione. L’aveva
intravista nel corridoio dell’aula di Pozioni, carica di
libri e di tensione.
-Draco! – urlò
appena lo vide svoltare l’angolo.
E lui ritornò sui suoi
passi. E le andò incontro.
-Granger.. ehm, cosa stai facendo con
tutti quei libri?
-Li sto portando in biblioteca. Devo
posarli, li avevo in
prestito per qualche lettura fugace.
Draco guardò lo spessore
di ognuno di quei malloppi. Lettura
fugace. Beh, ognuno aveva i suoi metri di paragone..
-Senti Granger, non ho tempo da
perdere ora, sono
leggermente indaffarato.
Hermione lo guardò
preoccupata. Si avvicinò e lo prese per
mano.
-Draco, tutto bene?
Lui si scostò dalla sua
presa. Come se gli facesse schifo
con un ghigno di repulsione.
-Tutto a meraviglia. Ma non vai ai
corsi per quelli di rango
inferiore?
Hermione lo guardò
stupita. Sembrava così..diverso. non
Draco. O almeno. Non l’ultimo Draco che aveva conosciuto. Era
il Draco del
primo anno, quando voleva far stare Harry tra i migliori. Del secondo
anno
quando lo vide in libreria ad Hogsmade. Del terzo, quando gli
mollò un cazzotto
in bocca.
-Draco, i corsi per gli studenti
babbani, vuoi dire?
-Sì, quelli per la gente
con cui non è lecito parlare in
pubblico.
Hermione lo fissò
sbalordita. Era impazzito? Fino alla sera
prima la baciava calorosamente nel prato della scuola, come se fosse la
cosa
più bella del mondo ed ora era diventata quella con cui non
poteva parlare in
pubblico?
Non era Draco. Non era il suo Draco.
Era il vecchio Draco.
Era un Lucius in miniatura.
Si avvicinò a lui, come
per farlo rinsavire, ma lui si
discostò nuovamente da lei, la sua vicinanza lo metteva
quasi a disagio.
-Piuttosto,
dov’è Potter? Devo parlargli.
Hermione spalancò gli
occhi. –Ha..Harry?
Lo guardò con apprensione.
Il cuore a mille. Le gambe le
tremavano.
-Ma Draco, Harry è..
– poi, ricordò.
Adesso in
questo
castello anche i muri hanno le orecchie.
-Harry è? –
disse lui, spazientito dalla sua pausa
temporeggiante.
-Harry è da qualche parte,
non so dove sia..
-Non lo sai? – fece lui
avvicinandosi pericolosamente.
-Non lo so. Non lo vedo da molti mesi
ormai.
-Da molti mesi?- Draco
spalancò gli occhi irato.
- Draco,ma stai bene? Lo sai meglio
di me che Harry non
frequenta Hogwarts da ottobre.
Draco non la lasciò
nemmeno parlare, fece dietro-front e
corse in direzione opposta, lasciandola in mezzo al corridoio a
guardargli le
spalle.
Hermione iniziò a credere
che Draco fosse posseduto. O che
fosse controllato da qualcun altro. E per la prima volta dopo molti
mesi,
desiderò essere una babbana, lontana dal mondo magico.
*
E poi buio.
Suo figlio giaceva a terra davanti a
lui, senza che lui si
sentisse in colpa. Anni ed anni a
cercare di istruirlo. Anni a provare a metterlo sulla retta via. E
arriva lei e
te lo distrugge. Una ragazzina stupida, persino mezzosangue.
Più niente vedeva nel
bambino che aveva plasmato. Più nulla sentiva di quel figlio
che aveva
cresciuto. La madre, lo diceva sempre. Draco, un nome importante. Un
nome per
un uomo importante. Non si lasciava piegare facilmente. Non si sarebbe
fato
piegare alla volontà di nessuno. La madre, lo sapeva, eccome
se lo sapeva. Ma nell’orgoglio
di padre, vedere il proprio figlio tra le teste più potenti
poteva esser solo
gioia e ammirazione. Poco importava che tra i potenti si potesse cadere
facilmente così come era toccato a lui. Poco importava che tra quei potenti si
morisse facilmente. I Malfoy
non erano codardi. I Malfoy non erano traditori. Non fuggivano davanti
alla
paura. Non voltavano le spalle al loro Signore. Narcissa lo diceva
sempre. È il tuo Signore, non il Suo.
Anni passati a servire un uomo per
dare a tuo figlio un
futuro migliore. Anni buttati via, come il corpo incosciente del suo
unico
erede. Pallido come la morte, freddo come il ghiaccio.
Dolore, sofferenza, paura. Questo
dovrebbe provare un padre
alla vista del suo unico figlio maschio disteso come un morto.
E invece lui provava solo rabbia.
Quelle maledizioni che
molte volte gli aveva scagliato contro, per puro spirito
d’insegnamento, questa
volta si erano rovesciate sull’erede come un fiume in piena.
Rabbia. Questo lo
guidava in quel gesto. Gliel’aveva vomitata in faccia tutta
quanta, suo figlio.
Il suo unico figlio, gli aveva vomitato in faccia la sua rabbia.
Draco, un
nome
importante. Diceva Narcissa. Non si
lascerebbe mai piegare.
Era uno spirito forte, un ribelle.
Come lei, d’altronde.
La delusione di vedere i suoi anni
buttati per quell’essere
nato dall’amore per una donna. Tutta riversata in quella
maledizione. E lui
aveva retto. Senza urlare, senza piangere.
Da
bambino non era
stato così. Si era contorto, aveva pianto, si era lamentato.
Era rimasto chiuso
in camera per giorni senza mangiare. Non lo aveva guardato in faccia
per giorni
prima di riprendere a parlare con suo padre. Era cresciuto, quel
bambino. Non urlava
più quando lo cruciava. Non piangeva. Non si lamentava con
la madre. E la madre
lo sapeva. Molte volte l’aveva vista addolorarsi per il
trattamento che il
padre riversava a suo figlio. Ma era per educazione, diceva lui. Doveva
educarlo.
E come educarlo senza mettergli la paura addosso?
Era questo, quello che lo guidava in
tutti quegli anni. La paura
che incuteva in suo figlio.
Ma quegli anni erano passati. Suo
figlio era grande e non
aveva più paura di lui. Gli aveva vomitato addosso tutto il
disprezzo che
provava per lui. In quelle uniche parole. Eri
mio padre. E allora eccola di nuovo, la delusione, mista alla
rabbia. Si erano
rovesciate nelle vene come sangue bollente. Il cuore aveva pompato odio
senza
nemmeno contenersi. Tutto lì, nella sua bacchetta, il
prolungamento del suo
cuore. Aveva liberato delusione, odio, rabbia. Le aveva scaraventate su
suo
figlio come un fiume in piena, senza che lui opponesse resistenza. Non
un
gemito. Non un urlo, nemmeno una lacrima di dolore. Fino a quando si
era
afflosciato al suolo, al limite delle sue forze.
Giaceva a terra, il suo unico erede,
senza muoversi,
obnubilato dal suo stesso padre.
E nel suo stesso padre, nessun
sentimento di rimorso. Nessun
senso di colpa. Solo delusione e rabbia.
Tutto figlio di sua madre.
E se il figlio avesse sentito i suoi
pensieri, ne era
sicuro, se ne sarebbe rallegrato.
*
-Mi hai fatto venire qui e non hai
detto a nessuno che
Potter non era nel castello?
Piton guardò entrare un
Draco furioso sbattere la porta come
una furia ed irrompere nel suo ufficio. Aveva bisogno di trovare un
buon piano
per ritardare la venuta di Voldemort al castello, ma sembrava che non
ci fosse
modo di far cambiare idea al suo Signore. Era deciso. Voleva il ragazzo
e
questa volta lo voleva così presto che aveva deciso di
sporcarsi le mani da
solo.
E fu per questo che guardò
entrare Draco trasalendo.
-Draco, cosa diavolo..
-Severus! Dimmi un motivo per cui io
ora non dovrei
ucciderti!
Draco puntò la bacchetta
contro Piton. La sua intenzione la
si leggeva chiaramente nei suoi occhi. La vedeva bene
dall’espressione del suo
viso.
-Draco, vuoi spiegarmi cosa..
Draco non lo fece nemmeno continuare
che lo scaraventò dall’altro
lato della stanza.
-Stupeficium!
Si avvicinò al professore
e lo alzò per il mantello,
portando la sua faccia all’altezza di quella
dell’uomo. Svegliò Piton con un
colpo secco e lui trasalì ancora e lo guardò
negli occhi, indolenzito.
-Severus, vuoi che mi uccida, vero?
Vuoi che mi tolga di
mezzo? Il Signore Oscuro non avrà pietà per me se
non trovo Potter. Mi
ucciderà, poi ucciderà mio figlio, come ha fatto
con chi ha sbagliato!
Piton guardò Draco
prendendosi una pausa.
-Lucius?
-Mi ucciderà, Severus, mi
ucciderà.. l’ho deluso una volta e
mi ha risparmiato. Non mi risparmierà ancora..
-Lucius ma spiegami perché
sei nel corpo di Draco.
Lucius lasciò andare Piton
e si buttò sulla sedia di fronte
alla scrivania del preside.
-Pozione Polisucco. Ti devo delle
scorte.
Era disperato. Severus lo vide
stringersi le nocche. Lo vide
tremare, ripetendo che Voldemort lo avrebbe ucciso. Era fuori di
sé.
Si avvicinò, per dare
forza all’uomo che aveva considerato
amico anche senza condicìviderne le credenze assurde che
aveva.
-Lucius, calmati ora, e dimmi dove
è finito Draco.
-è nella sua stanza chiuso
a chiave. Sta bene, l’ho solo
stordito.
-Stordito?
-Ho usato una Maòedizione
Cruciatus..
-Maledizione.. ma sei impazzito? Su
tuo figlio?
Lucius si adirò fortemente
–Non dirmi cosa devo o non devo
fare con mio figlio, Severus, non dirmelo! Ha solo me, e devo pensare
anche a
lui.
Severus guardò
l’uomo che un tempo era distinto per la sua
maestria nel nascondere le emozioni. Lo guardò affannarsi,
preoccuparsi, aver
paura.
-Mi ucciderà, Severus, lo
farà di sicruo. Quando non gli
porterò Potter si vendicherà e compirà
òla sua vendetta.. avrebbe già voluto
uccidermi..
-Verrà qui.
-Voleva già.. –
rimase un secondo in silenzio, come se
ricevesse in differita le parole di Severus
–Verrà.. qui? Ha già deciso di
farmi fuori? – ricominciò ad esagitarsi.
-No, verrà a prendere lui
stesso Potter.
-Ma Potter non
c’è. Potter è via da mesi!
Severus spalancò gli
occhi. A quanto pare Lucius era davvero
uno stupido. Non era riuscito a sapere nulla di quello che succedeva ad
Hogwarts.
-Potter è fuggito due
giorni fa, di nuovo. E ho perso le sue
tracce.
Lucius lo guardò senza
comprenderlo –Mi stai dicendo che te
lo sei fatto fuggire?
Iniziò a sghignazzare.
-allora forse sono salvo.
È te che ucciderà, non me. Io non
c’entro nulla.
I caratteri di suo figlio iniziarono
leggermente a
scomparire. Nel modificarsi iniziarono ad apparire evidenti le
differenze che
dividevano padre e figlio. Lui aveva gli occhi da pazzo. Grigio spento,
velati
da un alone scuro. Gli occhi di Draco erano freddi, ma vivi. Ghiaccio
contro
nebbia. Era questa la caratteristica essenziale.
Un Lucius molto invecchiato riapparve
dalle spoglie del
figlio.
-Non dire idiozie Lucius, il Signore
Oscuro conosce tutti
gli spostamenti del ragazzo.
-Ucciderà te,
Severus,è meglio se scappi. E la Granger, oh,
la Grangermela pagherà per avermi detto una bugia.
Si alzò, e si
portò verso la porta.
-Non serve a niente scappare Lucius.
-Serve a salvarsi la pelle, Severus.
-Lui ti troverà.
-Non
così facilmente
Severus, non così facilmente.
E uscì dallo studio.
Severus guardò la porta
cigolare per qualche secondo.
Stava distruggendo tutti. Chi
fisicamente, chi moralmente. Li
stava distruggendo. Lord Voldemort aveva un
potere oscuro molto più grande di quello che
pensava. Viveva nell’oscurità,
nella paura della gente. Accresceva il suo potere uccidendo i sogni e
le
speranze di chi se lo trovava davanti. E ne godeva in un modo assurdo.
Severus pensò
a Lucius, uomo dal polso fermo e dalla ferrea condotta. Ridotto alla
follia di
un pazzo. Lo avrebbe trovato. E lo avrebbe ucciso. E sarebbe accaduto
tutto
molto velocemente.
A che pro tutto questo dolore?
Perché continuare a seguire
un uomo che non prometteva nulla se non una vita di orrore e terrore?
Che non
dava potenza, non dava potere. Dava solo paura ed angoscia. Prendeva
tutto e non
dava niente. Metteva in pericolo tutto e tutti al solo scopo do
accrescere la
sua potenza. A che pro?
E mentre il preside si crucciava nel
suo studio, un ragazzo
si ritrovò chiuso a chiave nella sua stanza del dormitorio,
nelle viscere del
castello.
L'angolo dell'autrice:
Eccomi qui, spero di non aver fatto troppo tardi :)
Innanzitutto un ringraziamento particolare va a Sloggy, Lily4ever, Sorority,
aurora89 e Mikami per i bellissimi commenti
incoraggianti e indirizzanti che mi avete lasciato! grazie ragazze :) !
poi vorrei dare un urlo di gioia nel veder crescere i numeri delle
ragazze che hanno messo la storia tra i preferiti , ben 20 e tra le
seguite, ben 83
:) !
Grazie a tutte, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non
abbia tradito le vostre aspettative.. beh, penso sia evidente il clima
di terrore in cui vivono i mangiamorte.. ho voluto dare un accento a
queste situazioni, perchè si capisca che non ci sia solo il
terrore dal lato buono,maanche in quello malvagio..
detto ciò, spero commentiate in tante per farmi sapere cosa
ne pensate di questo capitolo e spero di aggiornare quanto prima e con
più regolarità, esami permettendo :)
fatemi sapere,
un bacio *:
Slab*
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Capitolo 27 *** Because of you ***
Because of you.
Draco, un nome importante.
Diceva Narcissa. Non si
lascerebbe mai piegare.
*
Draco Malfoy non era mai stato un
ragazzo incline alla
calma. Non aveva mai accettato qualcosa andata male, qualcosa fatta
male. E
soprattutto, non l’avrebbe fatto sicuramente ora.
Ripensando a quelle ore perse
nell’incoscienza più totale
aveva capito una sola cosa: l’incoscienza faceva davvero
schifo, gli aveva
fatto perdere tempo prezioso e
adesso
non sapeva né quanto tempo fosse passato, né cosa
fosse successo fuori da
quella stanza. Aveva imparato a convivere nell’incertezza
della giornata.
Quando sua madre era morta gli restava solo quella,
l’incertezza. Ma adesso,
che aveva trovato qualcosa per cui combattere, adesso no.
E l’unica cosa che lo
faceva andare avanti in quel caos che
si era rivelata la sua vita, la sua famiglia, era chissà
dove, con chissà chi.
Ripensando ad Hermione Granger un
unico pensiero lo aveva
pervaso. E se le avessero fatto del male?
Suo padre era stato molto chiaro. O
la famiglia o la morte.
Lui non aveva scelto la famiglia. Non più. Non senza sua
madre. Ma la morte di
un figlio era stata per Lucius una soluzione troppo dura da affrontare,
anche
per un padre degenere. Degno seguace del suo padrone, non aveva capito
che non
era la morte la più alta delle sofferenze. Draco aveva
capito che suo padre era
rimasto indietro, proprio come Voldemort. Sperava intimamente che non
avesse
fatto nulla di avventato e che soprattutto non avesse perseguitato
Hermione.
Con uno spintone alla porta della sua
camera, si accorse che
Hogwarts era davvero il luogo più sicuro della Terra.
Nessuno entrava, nessuno
usciva. E adesso che era diventata la faccia opposta della medaglia,
capì che
poteva essere la prigione perfetta.
Dopo vari tentativi di fuga,
pensò di dover escogitare un piano. Al momento
non aveva nessuna idea, e
il mal di testa a causa delle punizioni a suon di Crucio del padre si
stava
facendo sentire.
Dopo vari scossoni alla porta si
chiese se avrebbe mai trovato
una via di uscita. La sua via di uscita si chiamava Hermione Granger. E
per il
momento, era lontana da lui e da tutto ciò che lo riguardava.
*
-Draco, ma sei sicuro che tuo padre
non se ne accorgerà?
-Non si accorgerà di
nulla, è estremamente stupido.
Lucius Malfoy somigliava al prototipo
del serpeverde in un
modo impressionante. Viveva di astuzia e prevaricazioni, anche quando a
rimetterci poteva essere il sangue del suo sangue. Hermione dal suo
canto, non
era stupida. Aveva capito che in Draco qualcosa non andava.
L’aveva capito da
quello che diceva, da come lo diceva. Da come si toglieva
freneticamente i
capelli dal viso. Quello non era il suo Draco, non più
parlava di Mezzosangue,
di potere come il Draco di qualche anno prima. No, quello non era lui.
Non
aveva capito però dove stava il tranello. Se quello non era
il suo Draco,
allora, chi era? Chi era l’estraneo che le stava vicino? Che
la tirava verso le
segrete del castello? Non le aveva chiesto più di Harry, e
questo l’aveva
tranquillizzata, ma aveva ricominciato ad essere apprensivo e
frenetico.
Sembrava in estrema difficoltà di fronte a lei.
Scesero velocemente nei sotterranei e
non riuscì a capire il
perché di quella scelta. Lei avrebbe dovuto seguire la
lezione per i
Mezzosangue, lui invece per i Purosangue di un certo status. Ma
l’aveva
trascinata via prima ancora di entrare in aula, dicendole che doveva
parlarle.
Non aveva idea di cosa le dovesse
dire, sapeva solo che non
era la stessa persona che aveva abbracciato qualche giorno prima.
Era un Draco Malfoy diverso.
Spaventato forse quasi quanto
il suo. Ma non era il suo Draco.
Lui d’altro canto, non
disse niente lungo il tragitto.
Sembrava perso in un mondo extrafisico dal quale era difficile uscirne.
Non le
aveva rivolto la parola da molti piano sopra e l’aveva
condotta come si conduce
un servo, tra i corridoi.
Entrarono nel Sotterraneo dei
Serpeverde. Luci brillanti
riflettevano le loro ombre, le fiamme verde argento ballavano nei
caminetti.
Alle finestre, le acque del Lago Nero.
Hermione si chiese se era vera la
leggenda della
piovra e se Draco l’aveva mai vista
affacciandosi da quei grandi vetri.
-Aspettami qui.
Il silenzio fu interrotto da questo
inaspettata richiesta.
Il ragazzo scomparve tra le scalinate del sotterraneo, lasciandola nel
bel
mezzo della Sala comune.
Nonostante i colori vivaci, quel
posto le metteva ansia. Un
conto era avere Draco come guida. Un altro era ritrovarsi
lì, da sola. Si
chiese cosa avrebbe fatto se fosse entrato qualcuno
all’improvviso e l’avesse
vista lì. Pensò che nella peggiore delle ipotesi,
avrebbe iniziato a correre in
direzione dell’uscita.
Oppure si sarebbe data alla
recitazione improvvisata più
spudorata.
Dopo quello che a lei
sembrò un tempo eterno, Draco tornò da
lei con in mano una tazza.
-Sarai stanca. Ti ho portato un
thè . – disse, mellifluo.
-Mi hai portato fin qui per offrirmi
del thè?
Il ragazzo si accigliò.
– Se non vuoi berlo, non berlo. È
inutile fare la persona maleducata, volevo essere gentile.
Hermione lo guardò con
occhi socchiusi. Si avvicinò a lui e
fece per mettere la sua mano sulla guancia del ragazzo quando lui si
discostò e
le fermò l’arto.
-Mezzosangue, perché mi
tocchi?
Era la prova. La ragazza
spalancò gli occhi e rimase
immobile.
-Dov’è Draco?
-Non sapevo gli ibridi come te
mostrassero demenza già
intorno ai 20 anni.
Hermione lo fissò dritto
negli occhi. Nervosa, strinse i
pugni e si avvicinò a lui prepotentemente.
–Dov’è?
Lucius le diede un ceffone,
lasciandola di stucco. Hermione
portò velocemente una mano sulla guancia senza sapere cosa
dire.
-Come osi rivolgerti a me in questo
modo?
-Dimmi dov’è il
vero Draco.
-Dimmi dov’è il
vero Draco – disse lui, in una mera interpretazione
molto piagnucolante – come osi chiamare mio figlio col suo
nome di battesimo?
Hermione spalancò gli
occhi. Ora le era tutto chiaro. La
venuta di Lucius al castello, le raccomandazioni di Draco. Anche i muri hanno le orecchie. Le sue
domande strane. Ora tutto
tornava. Lucius voleva Harry. Lucius avrebbe fatto di tutto per sapere
dove
fosse. Avrebbe
anche impersonato suo
figlio.
-Dimmi dov’è
Draco!
Gridò con tutta la rabbia
che aveva in corpo. Iniziò a
temere che lo stesso padre non avrebbe fatto nulla
contro suo figlio, ma vedendo gli occhi
irritati di Lucius cominciò a dubitarne.
-Sporca Mezzosangue! – le
rivolse la bacchetta contro ed
Hermione fece un volo di 3 metri andando a scaraventarsi contro una
libreria
antica che, essendo molto solida, rimase intatta, lasciandola cadere al
suolo e
rilasciando dei libri che le caddero addosso e intorno.
Lucius si avvicinò a lei,
pericolosamente alla sua faccia. –
Ora tu mi dirai dove diavolo è finito quel finocchio di
Potter, o potrai dire
addio anche alla tua cara scuola.
Hermione lo guardò
impaurita. Sentire quelle cose, con il
corpo di Draco, la bocca di Draco .. era impensabile.
-Harry non è un finocchio
– sussurrò lei alzandosi da terra
e sfregandosi gli abiti , spaventata a morte - Per l’ennesima
volta non so dove
diavolo sia Harry, non lo so!
-MENTI! Crucio! – disse lui
inalberato.
Il corpo di Hermione si contorceva a
terra come pervaso da
mille funi che la tiravano da dentro verso l’esterno. Sentiva
i suoi arti
stirati in tutte le direzioni, cercò di non urlare, di
trattenere il dolore
dentro di sé.
-DIMMI DOV’è
QUEL DANNATO RAGAZZO!
-Non lo so!
-SMETTILA DI DIRMI BUGIE! CRUCIO!
Sentì le ossa contorcersi
e i muscoli strapparsi in un
dolore urente. Sentì mille lame che le penetravano la carne,
il dolore
insopportabile che aumentava sempre di più. Cercò
di soffrire in silenzio, di
non urlare. Poi le venne in mente che se lo avesse fatto, probabilmente
qualcuno l’avrebbe sentita. E iniziò ad urlare
più che poteva.
-è inutile che urli,
sporca mezzosangue, nessuno può
sentirti da da qui.. pensi chei serpe verde non abbiano pensato anche a
insonorizzare la sala?
Hermione iniziò a temere
per la sua vita. Aveva paura, non
voleva sopportare di nuovo una maledizione addosso.
Distesa al suolo della sala comune
dipinta di verde, non
riusciva a muovere nessun muscolo del suo corpo, senza sentire tutti
gli altri
dolerle. Restò immobile, forse se non avesse fatto nulla,
non l’avrebbe
riattaccata.
Immaginò che prima o poi
qualcuno sarebbe passato per lì.
Era impossibile che non ci fosse proprio nessuno, la sala di Grifondoro
era
sempre piena di gene, anche di notte!
Iniziò a maledire mentalmente le serpi, anche
se non troppo perché Lucius
non le diede nemmeno il tempo di farlo.
L’uomo ormai furioso e
fuori di sé dalla rabbia le andò
vicino e la girò con un piede. Con la punta della scarpa le
alzò il viso da
terra, in modo che potesse vederlo. Poi gli venne un’idea
magnifica. Tornò al
tavolino, prese la tazza di thè e tornando dalla ragazza, si
chinò su di lei.
Le fece ingoiare il thè aprendole a forza la bocca.
-DIMMI DOV’è
POTTER!
-Non lo so - piagnucolò
lei.
Le fece bere ancora un altro sorso,
poi un altro ed un altro
ancora, fino a quando non ne finì tutto il contenuto.
-Dimmelo.
Hermione lo guardò, muta.
Poi, le uscì una lacrima che scese
verso il collo.
-Nella foresta proibita.
Lui la guardò, finalmente,
il primo sorriso da quel viso
martoriato dalla paura e dalla fretta.
-Brava, stupida ragazza. CRUCIO.
Un ultimo urlo, quello della resa.
Aveva tradito il suo
amico e non se lo sarebbe mai perdonata. Ma non ebbe tempo di pensare a
quanto
era stata stupida, perché un dolore lancinante in pieno
addome le fece perdere
coscienza.
*
“È
lei”.
È questo che
pensò Draco dalla sua stanza. Sentì urlare
ripetutamente, ma non capiva le parole che arrivavano indistinte da
dietro la
sua porta. Qualcuno era in sala comune ed era già una grande
cosa che lui
riuscisse a sentire dalla sua camera, visti i piani di differenza.
Ma di una cosa era certo. Qualcuno
urlava, e quel qualcuno
era lei.
Non sapeva da dove veniva quella
certezza, ma una paura
lancinante gli pervase il petto.
Paura.
Chiara ed inequivocabile paura.
Si agitò moltissimo,
cercò di aprire quella dannata porta,
ma niente. Era tutto inutile.
E poi d’improvviso, la
porta si spalancò.
-Ah ti sei svegliato.
-Cosa le hai fatto?
-Dovresti essere felice di vedere tuo
padre che viene ad
accoglierti dopo una lunga dormita.
Draco iniziò a pensare che
il padre soffrisse di personalità
multiple.
-COSA DIAVOLO LE HAI FATTO?!?
-Assolutamente nulla. La tua amica
è un’attrice eccezionale,
dovrebbe fare qualche concorso e andare sui palchi magici di tutto il
mondo.
Senza pensarci nemmeno due volte,
Draco diede un pugno a suo
padre, che non aspettandosi assolutamente niente si lasciò
pervadere da quella
foga.
-ahahaha - rise,suo
padre, i una risata isterica, ancora una volta –mi hai dato
un pugno, Draco?
SBAM.
Un altro.
Draco si lanciò su di lui,
senza bacchetta sapeva di non
poter far nulla per fronteggiare l’attacco del padre, che se avesse voluto
ucciderlo l’avrebbe fatto
con un colpo di bacchetta molto velocemente.
Ma il padre sembrava non voler
controbattere.
Forse sa di meritarselo.
Pensò il figlio tra sé e sé.
Ma furono interrotti bruscamente.
-Sapevo che eravate una famiglia
strana ma non credevo fino
a questo punto.
Lucius si buttò subito a
terra in una sorta di inchino
ridicolo. Draco rimase immobile, impietrito.
Guardò Piton che gli fece
cenno di non parlare.
-Dunque, questo è il
dormitorio di Salazar Serpeverde.
Sembra passato un secolo da quando ci dormivo io in questi letti.
-S..Signore.. voi dormivate in questa
stanza?
Lord Voldemort adirato si
voltò verso il Mangiamorte che
aveva parlato.
-Mi pare ovvio. Anche io sono stato
un ragazzo, non sono
nato Lord Voldemort. Ahimè.
Un’ombra scura
sembrò passare sul viso del Signore Oscuro.
Ma fece in fretta perché si rivolse aLucius.
-Puoi alzarti, Lucius. Hai fatto un
buon lavoro qui.
-Grazie Signore- disse Malfoy Senior
alzandosi e guardando a
terra.
Tremava. Draco sentiva che tremava al
suo fianco.
-Abbiamo trovato una ragazza distesa
in sala comune. Non
ricordo che gli studenti potessero oziare a terra in piena sala,
però.
Guardò Draco che
sembrò irrigidirsi.
-Draco, forse potresti aiutarmi tu
con lei. Forse la
conosci?
Lo fissò.
Un minuto di silenziò che
sembrò un’eternità. Piton
incoraggiò la risposta.
Draco lo guardò, le nocche
strette e la rabbia che gli
invadeva il petto.
-Draco?
Il Signore Oscuro lo
incoraggiò.
-Lei non è il Mio Signore.
Tutti rimasero allibiti. Il padre lo
prese per un braccio e
lo strattonò.
-Lascialo Lucius. I giovani sono il
nostro futuro.. perché reprimere
il loro pensiero?
Voldemort si avvicinò
velocemente al ragazzo. Tutti gli
altri si scostarono da lui.
-Perché dici
così, ragazzo? Mi sembrava di godere di un buon
rapporto con te..
Draco lo guardò. Si era
spinto finalmente oltre e adesso ne era
sicuro. L’avrebbe ucciso.
Voldemort stranamente, non era di
quell’idea.
-Sono sicuro che cambierai idea,
Draco. Dopotutto, sei
sempre figlio di tuo padre.
Si voltò verso gli altri
– Prendete la ragazza e portatela a
Malfoy Manor.
Poi si voltò verso Draco e
sussurrò con un fare paterno- Un
giorno mi ringrazierai Draco. Capirai cos’è giusto
e cosa non lo è. Ma prima
devi imparare un po’ di educazione che i tuoi genitori non ti
hanno insegnato.
Si girò verso Lucius.
-Crucio.
Lucius iniziò a
contorcersi.
Il Signore Oscuro uscì
dalla stanza.
-Vieni con me ragazzo –
disse incoraggiandolo –so benissimo
cosa significa non accettare il proprio padre. Ma beh. Io ho provveduto
da
solo. Sono sicuro che saprai farlo anche tu.
Con uno sguardo di intesa con gli
altri e con lo stesso
Draco lasciò la stanza lasciandosi dietro il corpo di Lucius
inerte.
Era chiaro che voleva punire il
figlio attraverso il padre.
Ma solo allora comprese, che Draco
Malfoy era molto più
simile a lui da ragazzo di quanto lo fosse stato al padre.
E capì che doveva lavorare
su quella somiglianza.
-Adesso troviamo Harry Potter. Non
era per questo che
eravamo venuti?
Attraversarono la sala comune. Draco
cercò invano. Hermione
non era più lì. Sapeva dove trovarla, ma non
sapeva come. Doveva sgattaiolare
fuori il castello e cercare di materializzarsi a Malfoy Manor.
Il problema era solo come.
L'angolo dello scrittore:
E ce la feci.
Lo so che aggiorno a singhiozzo,
esono più le volte che non lo faccio rispetto a quelle che
lo faccio.
Ma spero di tornare sulla retta via,
ora che ho rotto il silenzio con questo capitolo. Ringrazio tuttele
splendide persone che hanno recensito lo scorso capitolo, adesso
risponderò a tutte voi, una per una e ringrazio chi mi segue
e chi continua a tenere la storia tra i preferiti, nonostante io sia
pessima con gli aggiornamenti. Cercherò di migliorare, ve lo
prometto!
Spero vi piaccia questo capitolo, vi
anticipo subito che se ne vedranno delle belle :D
Buona lettura!
Slab*
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Capitolo 28 *** You are my only source. ***
You are my only source
Dimmi con chi vai e ti
dirò se vengo anch'io.
- Marcello Marchesi
C’erano cose che la magia
non poteva risolvere. Anzi, spesso
e volentieri, la magia ne era l’artefice. Artefice silenziosa
e inanimata.
Quando aveva varcato la soglia di quell’immenso castello era convinta che la magia
potesse tutto. Che
si trattasse di una grande cavolata, lo aveva scoperto a sue spese nel
corso
degli anni. La magia non poteva tutto. Poteva grandi cose. Molto belle.
O anche
molto brutte. Ma non poteva tutto.
A questo pensava Hermione Granger,
seduta sul pavimento
gelido di una stanza che a lei pareva un immenso salone. Ma non
riusciva a
capire dove si trovasse e chi ce l’aveva portata. Era
leggermente intontita e
si sentiva piccolissima in uno spazio tanto grande.
Si guardò intorno senza
comprendere, fece per alzarsi ma una
fitta all’addome le fece capire che forse era meglio se
restava a terra. Per
quel che ne sapeva lei, poteva avere lo stomaco lacerato. Aveva un ricordo sbiadito
di quello che era
successo prima del suo risveglio. E quindi prima del suo svenimento. Perché da
allora in poi era stato buio pesto.
Quel luogo era deserto e non sapere
cosa ci facesse lì le
dava un senso di smarrimento. Si guardò intorno per un paio
di minuti quando
d’improvviso si ricordò tutto. Draco, il
sotterraneo, Lucius. La maledizione
Cruciatus. La paura.
Un senso di angoscia la pervase. Si
alzò di nuovo, l’addome
teso e dolorante. Un’altra fitta. Ma qualcuno
l’aveva portata lì e quel
qualcuno non poteva essere lontano. Se fosse tornato avrebbe potuto
ucciderla, questa
volta. Forse era stato Lucius. Probabilmente, era stato lui. Si
convinse di
quella cosa e iniziò a girare per il salone.
C’erano dei lampadari interamente
di cristallo e molti specchi in quella sala. Un’ombra grigia
a terra le fece
intendere che un tempo c’erano anche dei divanetti, dei
sofà e che erano stati
spostati, scomparsi nel nulla. Probabilmente quella era una casa
vissuta e che
ora era diventata disabitata.
Rettificò subito
quell’idea quando uscendo dal salone si
ritrovò in una stanza adiacente. Sempre molto grande, ma con
un lungo tavolo al
centro e tante sedie intorno. Sul tavolo c’erano varie copie
de “La Gazzetta
del Profeta” e
ce n’era una risalente a
due giorni prima.. più in là, delle tazze vuote
ed una semi piena. La sedia
posta a capotavola era più grossa, le altre tutte di misure
diverse, alcune
appaiate, altre probabilmente prese da altre stanze. Tutto questo le
fece
pensare che forse quella casa non era proprio disabitata. Questo le
diede un
motivo in più per essere circospetta. Si ritrovava da sola,
fuori dalle mura di
Hogwarts, senza i suoi amici, in territorio sicuramente nemico, senza
Draco.
Draco. Il ragazzo era letteralmente
scomparso da qualche
giorno. Lo sapeva bene lei. Quello che aveva visto non era il vero
Draco. Era
suo padre. Un senso di ansia
invase il
suo cuore. Voleva rivederlo, aveva bisogno di parlare con lui. Doveva
dirgli di
stare attento. Doveva dirgli molte cose. Da quando avevano confessato
l’un
l’altra i propri sentimenti, non avevano avuto un attimo di
pace. Non che lei
se l’aspettasse, la pace. Erano stati giorni di tumulto e
scalpore. Era
successo tutto troppo velocemente ed i vari avvenimenti avevano perso
la loro
importanza. In una settimana aveva trovato un’intesa con lui,
aveva fatto
scappare Harry, aveva seguito dei corsi per i mezzosangue, aveva sviato
Lucius
ed infine era stata torturata a morte nella sala comune dei Serpeverde.
Effettivamente, aveva messo in conto che frequentare un Malfoy non
sarebbe
stato poi tanto facile. Ma non aveva pensato che sarebbe successo tutto
e
subito. In fondo si frequentavano soltanto. Frequentare, poi. Non aveva
idea di
quello che stessero facendo. Si vedevano, parlavano. O meglio, avevano
parlato
per molto tempo. E avevano litigato, tanto. Come al solito. Ma
litigavano in
modo diverso. Senza rendersene conto, avevano cambiato il loro modo di
litigare,
trasformandolo da un litigio per disgusto reciproco ad un litigio
necessario
per scambiarsi anche due parole. Parole che facevano andare avanti
entrambi.
Come aveva potuto pensare solo per un momento che doveva lasciar
perdere Draco
e tornare alla sua normale vita? Come aveva potuto solo immaginare una
cosa del
genere. Non capiva come, ma Draco le era entrato dentro . Le era
entrato dentro
senza che lei se ne accorgesse. Non capiva il motivo e non capiva
nemmeno
quando era successo. Era successo e basta.
Sapeva solo che era una cosa strana e che mai si sarebbe
aspettata tutto
questo. Era una cosa strana. Ma giusta, in qualche modo. Il modo doveva
ancora
trovarlo, ma sapeva che c’era. Lei e Malfoy. Lei e Draco.
Draco. Disperso.
Draco , probabilmente torturato. Draco. Sostituito da quel pazzo di suo
padre.
Ma come fare a smascherarlo? Come ritrovare il vero Draco? E
soprattutto, cosa
voleva Lucius? Cosa voleva da lei?
D’improvviso,
un’onda di ricordi le tempestò il cervello. E
fu come risentire un vecchio disco ad un volume altissimo.
Nella
foresta
proibita.
Dimmi
dov’è!
Era successo così in
fretta che se l’era dimenticato. Aveva
detto a Lucius Malfoy il nascondiglio di Harry. Era finita. Lo
avrebbero
trovato. E lo avrebbero ucciso. Un senso di colpa e di angoscia si
associò alla
paura che stava provando. Pr
colpa sua
Harry era in grave pericolo. Draco era scomparso e lei non aveva la
minima idea
di come fuggire da lì. Era in trappola e aveva segnato a
morte il suo migliore
amico.
Con quella confessione, Hermione
Granger aveva ucciso Harry
Potter.
Per un momento le si raggelarono i
pensieri. E se Draco ne
fosse stato al corrente? In fondo, era un Malfoy.
‘un
Malfoy, ma solo di
nascita’
Draco era un Malfoy, ma aveva varie
volte fatto intendere
che con suo padre non c’erano quei rapporti idilliaci di un
tempo, sempre ammesso che questi rapporti idilliaci fossero veramente esistiti. Come avrebbe
potuto. Era la causa della morte della madre.
‘..
è sempre un Malfoy
e Lucius è sempre suo padre’
Era
sempre suo padre.
Raggelò ancora. Rieccola, la piccola Hermione. Quella
personcina nel suo
cervello che ricominciava a blaterare senza darle il tempo necessario
di
controbattere e di trovare una giustificazione alle sue accuse.
Sperò
con tutta se
stessa che quei brutti pensieri le stessero invadendo l’anima
perché si trovava
lì da sola. Decise di ignorare la vocina. Non ci avrebbe
creduto. Non ci
avrebbe creduto perché non ci voleva credere. Sapeva che
Draco era cambiato
davvero.
‘Lo
sai o lo speri?’
Lo
sapeva. Draco era
un altro. Non era più Malfoy. Adesso era Draco e doveva
fidarsi di lui.
*
Trovare un momento per fuggire da
quella cerchia non sarebbe
stato facile, soprattutto per il sorvegliato speciale del Signore
Oscuro in
persona. Lo avrebbe
semplicemente ucciso
a sangue freddo. Caduto insieme alle altre vittime. Cosa importava? Uno
in più,
uno in meno. Non
stava lì a far i
conti. Ma questo non poteva permetterlo. E non perché ci
teneva troppo alla
propria vita. Ormai era giunto alla conclusione che era
più un danno che
altro, ma era l’unico che sapeva dove fosse Hermione.
L’unico dei buoni,
ovviamente. Buoni. Che strana parola. Non si era mai classificato come
tale.
Draco Malfoy, uno dei buoni. Sembrava così strano a
pensarci. Ma d’altronde,
chi è che decideva cosa era giusto, chi era buono e chi no?
Per anni a credere
chi quelli giusti erano loro.
I Babbani
sono
stupidi!
Giusto!
I
mezzosangue sono
indegni!
Vero.
Ed ora? Mezzosangue. Una parola che
solo ora iniziava a
comprendere a pieno. Era dispregiativo, una pura calunnia. Lo sapeva da
quando
era piccolo. La usava spesso. Era stato educato per questo, per portare avanti il nome della famiglia Malfoy e la sua casata di eterni Purosangue. Ma solo ora comprendeva quanto potesse
far male
essere chiamati in quel modo quando tutto il disprezzo ti viene sputato
in
faccia. Solo ora capiva. Anni. Ed adesso era dall’altra
parte, dalla loro parte. E se avesse
sbagliato ancora? Chi diceva che i buoni stavolta erano loro. Che
Voldemort e
la sua cerchia fossero quelli fuori dalla logica e dalla morale? Sarebbe stato considerato come un servo, come uno stupido, come qualcuno che aveva bisogno di stare dalla parte del vincitore. Agli occhi degli altri sarebbe diventato 'Draco Malfoy, il ragazzo a cui non importava con quale fazione schierarsi, ma solo che fosse la fazione vincitrice'. Questo pensiero gli fece drizzare la mascella e stringere i pugni. Lui non voleva essere un codardo. Non era un codardo. Lo avrebbero creduto tale, però. Da fuori tutto quello che alla fine si vedeva, era un ragazzo con troppa paura che non era riuscito nemmeno a portare a compimento le piccole opere assegnategli dal Signore Oscuro. Piccole opere, come uccidere Albus Silente. Piccole opere, come consegnargli Harry Potter. Da fuori sarebbe trasparita solo sua paura. La sua fragilità, la sua codardia. Avrebbero potuto biasimarlo? Gli avrebbero puntato il dito contro per aver avuto paura del più grande mago Oscuro di tutti i tempi? Per aver avuto paura di Voldemort? Voldemort. Un
mago potente. Un mago Oscuro. Fissato con la purezza del sangue e con la sua immortalità. Voldemort, un mezzosangue.
Non aveva più paura. La
paura lo aveva abbandonato quando il mangiamorte aveva preso di peso Hermione e l'aveva portata al Manor. Sapeva che
lì sarebbe
stata più al sicuro che a scuola. Aveva rabbia. Per tutti
quegli anni che gli
erano stati portati via. Rabbia per quel marchio, per quelle volte che
aveva
dovuto sopportare le scelte di suo padre, per quelle volte che avrebbe
detto no ed invece
avevano detto sì al suo posto. Rabbia,
solo questa.
*
Cercando tra la folla di studenti che
si accalcava a
prendere posto nelle lezioni di “Educazione sociale alla vita
pratica del
mago”, Ronald Weasley non poteva credere di essere stato
‘smistato’ nella
cerchia dei rinnegati. Erano in dieci, a lezione. E venivano trattati
peggio
dei nati Babbani. Perché loro erano i traditori del loro
sangue, ovvio. E i
Weasley centravano in pieno il concetto.
“Educazione sociale alla
vita pratica del mago”. Che
cretinata. Solo Lucius Malfoy aveva potuto ideare una materia
più stupida di
Divinazione. Eppure
ci era riuscito. Ma
la cosa migliore era che il Ministero gli aveva dato corda. Rimase
sbigottito
nel vedere quello che avevano da dire a quella lezione. Parlavano di
oneri, di
responsabilità. Essere un mago
è una
responsabilità. Ma lo è ancora di più
essere un Purosangue. E voi non avete
capito bene cosa significa. Ron lo aveva capito benissimo.
Parlavano di
punizioni, di leggi. Ma cosa stavano dicendo? Volevano creare una
divisione di
classe. Possibile che avevano la mente ancora così
“antica”. Un brivido risalì
verso la schiena. Un brivido di paura. Dopo la morte di Silente era
andato
tutto storto. Niente era più come prima.. niente di niente.
La società, la
scuola, Hermione.
Ovviamente, non poteva accusare
Silente di aver fatto
cambiare Hermione. Ronald sorrise mesto. No . Hermione Granger aveva
fatto
tutto da sola. Con lo zampino di Draco Malfoy. Ormai erano passati
giorni da
quando lui ed Hermione non si parlavano e non si vedevano.
L’aveva cercata
dappertutto, ma di lei nemmeno l’ombra. Inoltre non vedeva
nemmeno più Malfoy
in giro quindi sospettò che stessero insieme da qualche
parte. L'idea di Hermione che
bidonava le lezioni, però, non riusciva ancora a digerirla.
Per non parlare
della scomparsa di Harry. L’amico era scomparso senza
lasciare nessuna traccia
alle sue spalle e per lui averli persi entrambi in un sol colpo era
stato un
trauma non indifferente. Capiva benissimo che quella era una
situazione di emergenza, forse Harry era semplicemente scappato per non
farsi
trovare da Lucius. Era chiaro che il mangiamorte voleva trovare il
ragazzo,
magari per guadagnare qualche punto a suo favore tra le file dei suoi
colleghi.
Tuttavia, quello che non capiva era il perché Harry non
aveva accennato
minimamente alla cosa. Un pensiero iniziò a frullargli in
testa, mentre uscendo
dall’aula si accorse che non aveva seguito nemmeno un minuto
di quella stupida
lezione. Harry era scomparso nello stesso momento in cui era scomparsa
Hermione. Stessa cosa per Malfoy. E se fossero? Cercò di
togliersi quell’idea
malsana che gli torturava le meningi, deciso ad ignorare anche la sola
possibilità che Harry Potter avesse preferito Draco Malfoy
alla sua compagnia.
Non era possibile. Molte e molte volte in realtà, Harry
aveva cercato di
ammonirlo per il suo comportamento da ‘capra’ nei
confronti di Hermione e quel
furetto. Ma una cosa era sicuro. Nonostante Hermione lo avesse
sostituito, per
Harry non sarebbe stata la stessa cosa. Harry non gli avrebbe mai fatto
un torto
del genere.
Girovagando in quella che per lui era
una scuola vuota senza
i suoi amici, capì quanto era importante avere qualcuno di
cui fidarsi. Certo,
rimanevano ancora Ginny, Neville e Luna. E chissà quanti
altri studenti a cui
era simpatico e che gli erano simpatici. Ma lui aveva bisogno delle
uniche due
persone che lo facevano sentire a casa. E che proprio in quel momento,
mancavano all’appello.
Stava per superare il ritratto di una
grande dama quando
sentì parecchio movimento davanti a sé. Non
riuscì a capire cosa fosse, vide
solo un lungo gruppo di gente passargli davanti senza riconoscere chi
fossero.
Era chiaro fossero Mangiamorte, ma perché così
furtivi? Aveva quasi deciso di
seguirli e capire cosa stessero facendo in
quel modo rigido e silenzioso quando lo vide. Draco Malfoy. Tra gli
ultimi
dell’ultima fila. Lo sapeva. Harry non l’aveva
tradito. Hermione era
un’ingenua. E Draco Malfoy era esattamente il Draco Malfoy
dell’anno prima. Con
un sorriso colmo di gratitufìdine verso la sorte che gli
aveva fatto capire la
verità, si avvicinò di qualche passo, intento a
fermare il ragazzo.
-MALFOY!
Il ragazzo accigliato si
voltò e la sua espressione sorpresa
di vederlo lì, trasparì sul suo volto scarno e
pallido. Ronald lo vide
diverso da qualche
giorno prima. Sembrava
che non dormisse da molto tempo. Le occhiaie profonde solcavano le sue
guance e
il suo colorito era ancora più pallido. Non stava bene. Il
ragazzo per contro,
disse a quelli che stavano vicino a lui di andare avanti e
restò indietro.
*
Forse Lenticchia può
essere la mia salvezza, per una volta.
Draco macinò i passi che
lo dividevano da Ronald Weasley
come un condannato a morte. Ma aveva capito che forse il rosso era la
sua unica
speranza per salvare Hermione. I mangiamorte dell’ultima fila
lo guardarono,
lui gli aveva fatto cenno di andare avanti, ma sembravano non volerlo
mollare
per niente al mondo. Probabilmente si erano affezionati a lui, oppure, era semplicemente il
sorvegliato speciale,
ancora una volta. Il gruppo davanti aveva ormai lasciato il piano.
Erano tutti
raggruppati per nascondere il Signore Oscuro che per qualche strana
ragione non
voleva farsi vedere in giro. Draco ci pensò un po’
su. Probabilmente si sarebbe
scatenato il panico. Ma dubitava che Voldemort si interessasse a tutto
ciò. Si
chiese che era andato a fare ad Hogwarts se poi doveva nascondersi. Ma
il piano
del Signore Oscuro era quanto di più logico potesse esistere
nel mondo magico. Voleva
comparire solo in un preciso istante. E quell’istante
coincideva con la cattura
di Harry Potter. Diretti verso il giardino del Castello, Voldemort ed i
suoi
seguaci stavano abbandonando il castello.
Si avvicinò a Weasley con
fare riluttante.
-Cosa vuoi lenticchia?- non poteva
sembrare troppo amichevole,
lo stavano guardando tutti.
-Dimmi dov’è
Hermione! – però, pensò Draco, ha fatto
tutto
da solo!
-Cosa vuoi che ne sappia Lenticchia,
Granger e Potter sono
tuoi amici! – rispose beffardo. A sentir nominare il nome di
Potter i due mangiamorte
dietro aguzzarono le orecchie.
D’altro canto, Ron non se
lo fece ripetere due volte. Prese
per il colletto della divisa Draco e lo tirò in avanti come
se volesse dargli
un pugno.
-Dimmelo adesso dove sono, stupido
platinato! Sapevo che non
eri cambiato, ho cercato di avvertire Hermione prima che facesse
qualcosa di
stupido invece sono stato etichettato come lo stupido geloso.
Draco restò impassibile a
quelle parole. Nonostante avesse
promesso ad Hermione di cercar di comprendere i suoi amici, era
comunque
scettico sull’esistenza del cervello in Ronal Weasley.
Prese il polso di Ron, quello che gli
arpionava il colletto
della divisa. Cercando di liberare la morsa cercò di parlare
al ragazzo
tralasciando le riserve che aveva su di lui. Era davvero la sua ultima
speranza.
-Lenticchia smettila di fare
l’idiota ed ascoltami bene.
I due mangiamorte percependo un
probabile azzuffamento
richiamarono Draco –Tutto bene lì, Malfoy?
Draco si voltò quasi a
scusare quell’interruzione –Certo.
Lenticchia aveva voglia di esprimere le sue perplessità sul
suo ceto sociale.
Tornò a Ron, che strinse
ancor di più il pugno intorno alla
divisa.
-Ascoltami Lenticchia. Fai finta che
io ti stia dicendo
qualcosa di completamente brutto .. fai.. il solito insomma.. parla ad
alta
voce!
-MA SEI IMPAZZITO MALFOY! –
urlò Ronald.
-Non così. – era
davvero un idiota –fai come se ti stessi
dicendo qualcosa contro il tuo rango, contro la tua famiglia.. dovresti
essere
abituato a questi scambi di battute, in fondo..
-Non capisco dove vuoi arrivare
– lo guardò torvo Ron.
-Fallo e basta , quei due ci stanno
guardando.
Ron alzò lo sguardo verso
i due mangiamorte ed
effettivamente era vero, li stavano guardando. Poi si voltò
verso Draco ancora
una volta –Cosa vuoi?
-Sì, ma stai sussurrando.
– gli rispose secco il biondo.
-COSA SIGNIFICA CHE LA MIA FAMIGLIA
è DI RANGO INFERIORE?
-SIETE DELLE FOGNE WEASLEY E TE NE
ACCORGERAI MOLTO PRESTO! –
Draco aveva in mente una cosa che avrebbe salvato la vita a Potter, ma
prima di
tutto ad Hermione – ascolta attentamente e fai finta di
arrabbiarti.
-MALFOY MA IO TI AMMAZZO!
-Hermione è stata portata
al Manor da sola. Lì è al sicuro
ma non vorrei che tornassero e le facessero del male.
-COME OSI PARLARE COSì DI
MIA SORELLA! GUARDA CHE TE LA FARò
PAGARE!
-Io per ovvi motivi non posso
lasciare il gruppo. Verrei seguito
e porterei con me il pericolo. Devi farlo tu. Il Signore Oscuro
è nel castello.
Ronald sbiancò.
–COOOOOOOOOOOOSA?
Malfoy gli diede un calcio.
–Non così idiota.
I due mangiamorte dietro guardavano
la scena senza capire. Vedevano
solo due persone che litigavano sul rango delle proprie famiglie.
Tipico dei
Malfoy, insomma.
-Ti ho detto sii credibile!
-ABBIAMO LO STESSO SANGUE CHE AVETE
VOI MALFOY! NON IMPORTA
QUANTI SOLDI POSSIATE POSSEDERE!
-Bene. Allora, il piano è
questo. Vai nella foresta Proibita
e cerca Potter.
-HAAAARRY!?!?
I due mangiamorte si avvicinarono di
un passo.
Draco diede un altro calcio a Ronald.
-Mi hai fatto male! – si
indignò il rosso.
-SEI UN IDIOTA LENTICCHIA! TU E
QUELLO SFREGIATO FARETE UNA
BRUTTA FINE QUANDO CADRETE NELLE MANI DEL SIGNORE OSCURO, VEDRETE!-
cercò di
rimediare alla situazione. –Lenticchia. Vai alla foresta e
prendi Potter. Poi
andate al Manor e portate via di lì Hermione. Nascondila
Lenticchia. Sei la sua
unica speranza. La mia unica
speranza.
Se Ronald Weasley credette a quelle
parole fu solo perché era
troppo logico, anche per un piano diabolico di Malfoy. Annuì
col capo.
-Ok allora. Finiamo questa scenetta.
Ronald iniziò a stringere
il colletto e Draco a stringergli
il polso.
-MALFOY POTREI UCCIDERTI
ALL’ISTANTE!
-E perché NON LO FAI?
PAURA LENTICCHIA?
-DI TE? MAI.- Diede un calcio a Draco
sull’addome.
Draco meravigliato da quella piega
che aveva preso la
conversazione rimase un attimo sbalordito prima di sentire il dolore.
Poi rialzò
il capo e furente si buttò addosso a Ronald, dandogli un
pugno in faccia che lo
fece barcollare e piegare a terra.
Si avvicinò al rosso
–RICORDATELO WEASLEY. NON HAI ANCORA
CAPITO CON CHI HAI A CHE FARE.
Ronald alzò il volto .
Draco lo guardò e con gli occhi gli
fece un accenno di fuga. – Devi sempre esagerare Weasley. Ora
muoviti.
Ronald mantenendosi la guancia
iniziò a scappare in
direzione opposta.
Draco lo guardò andare
via. Era messo proprio male se doveva
fidarsi di pel di carota.
Si voltò verso i due
mangiamorte che lo accolsero festanti.
-Bella mossa Draco. Gliele hai
suonate!
-Niente di che. Weasley ha bisogno di
essere ridimensionato
una volta a settimana.
E continuarono verso la direzione
precedente.
*
Hermione Granger nel frattempo, aveva
capito dagli araldi
dell’antica casa, che si trovava nella dimora dei Malfoy.
Nella casa del suo
ragazzo. Tutto questo non era sicuro.
L'angolo
dell'autrice:
Ebbene, ecco a voi!
Come promesso, ho aggiornato anche questa
settmana e addiritturacon mezza giornata d'anticipo! Spero sia di
vostro gradimento, ormai ci stiamo addentrando nella vicenda e sono
curiosa di sentire le vostre opinioni al riguardo! Questo capitolo ci
introduce a dei momenti davvero unici per Draco ed Hermione che lottano
per salvarsi e per salvare il loro rapporto, precario e soprattutto
alla mercè di chiunque. Devono aver fiducia l'uno nell'altra
oppure devono dubitare fino alla fine? Malfoy è sempre un
Malfoy , dopotutto.. ma Hermione?
Spero vi sia piaciuto.. e sarei felice di
leggere i vostri commenti, anche se critici sulla questione!
Al prossimo capitolo!
un bacio a tutte,
Slab*
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