The life after

di Viki_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Ferite aperte ***
Capitolo 2: *** 2. Incontri spiacevoli ***
Capitolo 3: *** 3. Gufi ***
Capitolo 4: *** 4. Attese ***
Capitolo 5: *** 5. Amortentia ***
Capitolo 6: *** 6. Antidoti ***
Capitolo 7: *** 7. La foresta ***
Capitolo 8: *** 8. Congedo ***
Capitolo 9: *** 9. Dubbi ***
Capitolo 10: *** 10. Ricordi ***
Capitolo 11: *** 11. Punti di vista ***
Capitolo 12: *** 12. Crostata di pesche ***
Capitolo 13: *** 13. Ritorni ***
Capitolo 14: *** 14. Magia ***
Capitolo 15: *** 15. Medievalismi ***
Capitolo 16: *** 16. Intrusioni ***
Capitolo 17: *** 17. Pregiudizi ***
Capitolo 18: *** 18. Spazio e tempo ***
Capitolo 19: *** 19. Scomparire ***
Capitolo 20: *** 20. Scontri e incontri ***
Capitolo 21: *** 21. Favori ***
Capitolo 22: *** 22. Inutili facciate ***
Capitolo 23: *** 23. Inimicizie radicate ***
Capitolo 24: *** 24. Discorsi ***
Capitolo 25: *** 25. Nascondino ***
Capitolo 26: *** 26. Leoni in gabbia ***
Capitolo 27: *** 27. Il giorno dopo ***
Capitolo 28: *** 28. In vino veritas ***
Capitolo 29: *** 29. Necessità ***
Capitolo 30: *** 30. Spiccare il volo ***
Capitolo 31: *** 31. Esami e richieste ***
Capitolo 32: *** 32. Per sempre ***
Capitolo 33: *** 33. Tradizioni babbane e parole importanti ***
Capitolo 34: *** 34. La vita vera ***
Capitolo 35: *** 35. Cerimonie ***
Capitolo 36: *** 36. La Vita Dopo ***
Capitolo 37: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1. Ferite aperte ***


1. Ferite Aperte



Non era stato facile tornare alla normalità. Anche se durante il nostro vagabondare alla ricerca degli Horcrux ogni tanto fantasticavo su Hogwarts, non ero preparata alla vita dopo Voldemort.
Erano già passati alcuni mesi, avevo avuto tutto il tempo di riportare i miei genitori in Inghilterra, di vivere qualche bel momento con Ron.
Quando ricevetti la lettera della professoressa McGrannit, mi resi conto di quanto erano cambiate le mie priorità nell'arco di un anno. Ricevere un'istruzione nell'anno precedente aveva perso ogni importanza, l'unico obiettivo era la distruzione di Tu-sai-chi, la sopravvivenza. Ero stata riammessa a Hogwarts, potevo frequentare l'ultimo anno e diplomarmi, senza il peso della guerra magica imminente: mi sembrava un sogno.
Harry e Ron erano con me durante il viaggio, si sedettero accanto a me durante il banchetto, seguirono lo smistamento. Capii subito che se Ron era felicemente sorpreso di quella nuova e tanto agognata normalità, Harry come me aveva ferite profonde, nascoste, ma ancora sanguinanti.
Passava tra la gente che lo guardava con ammirazione, sorrideva a tutti, stringeva mani. Poi si voltava verso di me e abbassava lo sguardo, certo che se avessi potuto guardare i suoi occhi avrei capito che per lui la guerra non era finita, dentro di lui i sensi di colpa e i ricordi ribollivano senza sosta. Sapeva mentire così bene che anche Ginny non pareva preoccupata, probabilmente accecata da quell'amore che finalmente poteva provare senza se e senza ma.
La veridicità di questi miei pensieri mi apparve qualche giorno dopo l'inizio delle lezioni, era notte fonda, non riuscivo a dormire e scesi in sala comune con Le Fiabe di Beda il Bardo, sperando di trovare un po’ di pace in quelle storie per bambini.
Trovai Harry seduto sulla sua poltrona preferita, le ginocchia al petto, lo sguardo rivolto verso al fuoco scoppiettante. Mi avvicinai a lui lentamente, sperando di non spaventarlo.

“Che ci fai ancora sveglio?” gli chiesi mettendogli una mano sulla spalla. Harry sussultò e mi guardò dopo tanto tempo negli occhi. Ebbi come l’impressione che il suo sguardo avesse assorbito un po’ del fuoco che guardava con così tanta concentrazione.

“Non riuscivo a dormire.” disse schiarendosi la voce. “Tu ti dai alla lettura?” fece un mezzo sorriso, che scomparì non appena lesse il titolo del libro che avevo in mano. Lo lasciai vagare nei ricordi qualche minuto, acciambellandomi sulla poltrona più vicina, aprendo il libro in una pagina a caso.

“E’ davvero finita?” disse ad un certo punto.

“Si, Harry. E’ finita. Voldemort è stato sconfitto.” Mi resi conto che pur avendo messo in quelle parole tutta la mia convinzione esse erano senza peso, senza senso.

“E’ tutto così immobile. Anche se siamo a Hogwarts io non mi sento a casa, è strano.” Aveva colto nel segno. Avevamo passato solo un anno lontano da quel castello, ma avevamo vissuto tante avventure che la vita sedentaria non ci si addiceva più, come se non avessimo scaricato tutta l’adrenalina che la battaglia finale ci aveva fatto circolare nel corpo.

Mi alzai, ma le gambe cedettero e mi ritrovai in ginocchio sul tappeto, a piangere. Anche Harry si inginocchiò e mi strinse forte a sé. Lo sentivo tremare contro il mio corpo e iniziai a battere una mano sulla sua spalla, dimenticandomi quasi subito chi stava consolando chi e perché.

Dopo minuti ma forse ore si allontanò da me, pulendosi gli occhiali bagnati con il pigiama.
“Sai cosa potrebbe farci stare meglio? Un viaggio. Dovremmo andare nella foresta di Dean durante le vacanze di Natale.” Disse sedendosi sul divano e ritornando a guardare il fuoco. Mi chiesi se era un’idea che nutriva da tempo, se gli era balenata subito dopo averla lasciata quella bella foresta innevata.

“I miei genitori non saranno d’accordo. Dopo quello che è successo, non penso mi lasceranno andare via a cuor leggero.” Era uno di quei momenti in cui mi pentivo di aver raccontato ai miei tutta la verità, compresa la modifica della memoria che gli avevo imposto per proteggerli. Ero certa che avrebbero voluto passare il Natale in famiglia, come i vecchi tempi.

“Potrai passare il Natale con loro, partiremo il giorno dopo. Io andrò da Andromeda e Teddy, non ho intenzione di passare le feste alla Tana, mi sentirei di troppo. Non sarà facile festeggiare senza…” la frase rimase incompiuta, il nome di Fred era sempre censurato nei nostri discorsi, come se non parlarne rendesse la sua morte una bugia.

“Si, è una bella idea. Ho voglia di partire.” dissi mettendomi a sedere accanto a lui, che appoggiò la testa sulle mie gambe e chiuse gli occhi.
“Leggimi una fiaba.” disse porgendomi il libro, un muto invito a parlare d’altro.

Sfogliai il vecchio volume consumato fino al titolo  “Baba Raba e il Ceppo Ghignante”.
“Molto tempo fa, in un lontano paese, c'era un re stolto che voleva essere l'unico a possedere il potere della magia….”




Improvvisamente non ero più sul divano della sala comune, ero su una delle vecchie sedie in legno della biblioteca. Ero talmente assorbita da quel ricordo da non capire che qualcuno chiedeva la mia attenzione, sbatacchiandomi avanti e indietro.

“Ehi, hai ancora molto con quel libro? Non sei l’unica ad avere 30 centimetri da scrivere.”

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Capitolo 2
*** 2. Incontri spiacevoli ***


2.Incontri spiacevoli

“Ehi, hai ancora molto con quel libro? Non sei l’unica ad avere 30 centimetri da scrivere.”


Mi voltai verso di lui, anche se la voce mi era più che familiare.

Draco Malfoy mi guardava con impazienza, il volto spigoloso sempre più pallido.

“No, ho finito.” Mentii chiudendo “Incantesimi di protezione oggi” di scatto e porgendoglielo. Mi accorsi di averlo stupito, probabilmente non si aspettava tanta gentilezza. Prese il libro con una mano, mi accorsi che l’altro avambraccio era coperto di una spessa benda.

“Grazie.” Disse senza convinzione mentre si voltava e si andava a sedere qualche sedia più in la, sullo stesso tavolo.

Era cambiato davvero tutto. Malfoy solo in biblioteca che chiedeva a me, sporca mezzosangue, il libro che stavo leggendo. Lo osservai prendere piuma e inchiostro con il braccio sano, aprire il libro e iniziare a dettare alla penna cosa scrivere borbottando anche qualche imprecazione.

“Che hai da guardare?” disse con il suo solito tono maleducato. Si accorse di aver esagerato e per un secondo sgranò gli occhi, per poi riprendere il solito contegno. Voleva essere gentile, infondo gli avevamo salvato la vita.

“Per te la guerra è finita?” gli chiesi senza pensare, lasciandomi trasportare dalle ultime immagini del ricordo. 

“Il Signore Oscuro è stato sconfitto. San Potter ha riportato la pace. I mangiamorte sono stati catturati.” Sputò le frasi come un cibo disgustoso. Forse non era tanto diverso da prima, era rimasto il solito bambino viziato. Decisi di annuire tanto per dimostrargli di aver ascoltato le sue parole e feci per andarmene, iniziando ad arrotolare la pergamena su cui avevo scritto le prime righe del tema di difesa contro le arti oscure.

Malfoy riprese a dettare alla sua penna, lo capii dal borbottio proveniente dal suo posto ma evitai di guardarlo. Chiusi la borsa e mi diressi verso la porta, ma lui mi fermò tirandomi il maglione con il braccio fasciato.

“Mi chiedi se la guerra è finita Granger? Lo chiedi a me? La vedi questa?” disse indicandosi la benda. “Sai cosa c’è qui sotto? Sono un reietto Granger.” Si passò il dito sull’avambraccio, disegnando i contorni del Marchio nero che la garza bianca nascondeva. “Ti sei mai voltata a guardare il tavolo di Serpeverde, tra un bacio e l’altro con Lenticchia? E’ vuoto. Se ne sono andati tutti. Sono scappati, sono stati catturati, alcuni sono morti” ripensai a Tiger e alla sua tremenda morte nella Stanza delle necessità  “Della vecchia guardia rimaniamo solo Io e Blaise, gli altri sono per lo più ragazzi più piccoli e i nuovi smistati. Non è più casa mia Hogwarts, non sono il benvenuto. La guerra per me non finirà mai.”

Ascoltai le sue parole e il silenzio che colmò la distanza tra me e lui. Nonostante mi avesse trattato come fango a causa del mio sangue, Malfoy aveva deciso di dirmi la verità, di gettarmi addosso un po’ del peso che lo schiacciava. Restammo immobili, lui seduto con ancora la mano sopra la benda e io in piedi con la bocca aperta, colpiti da un Petrificus mai lanciato. Riuscii a riavermi solo qualche minuto dopo, girai i tacchi e me ne andai, lasciandolo borbottare maledizioni contro di me e contro se stesso.

Ritornai in sala comune poco prima di Ron, Ginny ed Harry, che avevano approfittato della bella giornata di sole per fare una partita a Quiddich. Ron mi salutò con un tenero bacio, che non bastò però a farmi dimenticare quello che avevo appena vissuto. Mentre i due Weasley erano nei dormitori, Harry mi si avvicinò con fare sospettoso.

“Cos’è successo? Hai la faccia di una a cui si è annodata la bacchetta!”

“Niente, mi stavo solo chiedendo che fine avessero fatto i Mangiamorte.” Chiedere direttamente dei Malfoy mi sembrava troppo sospetto.

“Sono tutti ad Azkaban, alcuni ancora in attesa di giudizio. Perché?”

“Così, ho notato che il tavolo di Serpeverde è vuoto, mi chiedevo dove fossero tutti i loro figli.” Cercai di essere convincente e anche se Harry soppesò le mie parole per qualche secondo, non replicò alla mia debole risposta.

Mi accomodai sul divano, frugando nella borsa per evitare il suo sguardo indagatore.

Quando ebbi l’impressione che si fosse arreso, rialzai lo sguardo e lo vidi sfogliare il Cavillo.

“Hai incontrato qualcuno in biblioteca?” disse con mezzo sorriso. Aveva capito dove stavo andando a parare, lo sapevo. Stava solo cercando un modo per farmi sputare il rospo ed era compiaciuto di avermi scoperto.

“Chi hai incontrato in biblioteca?” ripeté Ron alle mie spalle. Mi voltai a guardarlo, tutto spettinato e disordinato e provai un moto di tenerezza. Non avevo intenzione di tirare fuori l’argomento Malfoy davanti a lui, soprattutto perché per la prima volta mi sentivo un po’ dalla sua parte.

“Ho incontrato Lu..” Harry mi guardò e mosse impercettibilmente la testa, probabilmente Luna era al campo con loro “…macorno, mi ha detto che parleremo della Pozione Polisucco. Non è eccitante?” la mia voce era salita di un paio di ottave, ma Ron non se ne accorse, probabilmente poco interessato al nostro professore di Pozioni.

Ginny rietrò nella stanza subito dopo e mano per la mano con Harry uscì dalla sala comune. Ron mi si sedette a fianco e mi strinse a sé, facendomi appoggiare la testa sul suo petto, giocando con i miei capelli. Stavo molto bene tra le sue braccia, i nostri corpi si modellavano alla perfezione, ma in quel momento la mia testa era altrove, sentivo il bisogno di parlare con Harry, di farmi raccontare tutto quello che sapeva sui Malfoy e mi sentii una stupida.

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Capitolo 3
*** 3. Gufi ***


3. Gufi


Erano passate due settimane da quell’incontro spiacevole in biblioteca e io e Harry, un po’ per le quantità dei compiti da fare e un po’ per la presenza di Ginny e Ron non eravamo più tornati sul discorso Malfoy.

La mia attenzione si era spostata sulle lezioni, anche se ogni tanto mi capitava di sbirciare il tavolo di Serpeverde. Era pieno di persone, anche della mia età. Mi chiesi più volte se Malfoy aveva mentito, se cercava compassione. Tutte le volte la risposta era la stessa, mi immaginavo il tavolo di Grifondoro senza Ron, Ginny, Harry, Neville e tutte le mie compagne di dormitorio: vuoto, anche con cento sostituti.

Quella mattina ero in ritardo, correvo nei corridoi ormai vuoti verso l’aula di Difesa. Malfoy mi si affiancò, correva e imprecava contro la benda che proprio non voleva stare chiusa. Salutai con un cenno, mi fermai davanti alla porta già chiusa. Anche lui si fermò e si piegò in avanti, affannato.

“Busso?” chiesi.

“Fai come vuoi.” Disse litigando con la manica della camicia, aveva rinunciato a coprire il Marchio con la fasciatura, cercava di abbassare le maniche che aveva rigirato con cura fino al gomito. 

Istintivamente lo aiutai a legare i bottoni.

“Che fai?” disse scuotendo il braccio per farmi togliere le mani. Lo guardai con un’espressione avvilita e bussai.

La voce allegra di Bill Weasley mi incitò ad entrare. Era strano trovarmi il fratello di Ron come insegnante di Difesa contro le arti oscure e tutte le volte che incrociavo il suo sguardo arrossivo, tanto che Ginny una volta mi chiese se avevo una cotta per lui. Non sapevo perché quel fratello mi facesse un tale effetto, probabilmente era la vergogna di indugiare sulle sue cicatrici ogni volta che spiegava una contromaledizione o un incantesimo di difesa.

Lasciai la porta aperta per far entrare Malfoy e mi sedetti al mio posto. Vidi gli occhi di Bill passare da me alla porta lasciata aperta. Alcuni miei compagni si alzarono sulla sedia per vedere chi c’era fuori dall’aula., Malfoy era sparito. Costatato che il corridoio fosse vuoto, Bill chiuse la porta e si rivolse a me con un sorriso triste.

“Signorina Granger, devo togliere cinque punti a Grifondoro per il tuo ritardo. Ora, se ci siamo tutti possiamo continuare la lezione sugli Inferi...”

 

La lezione passò in fretta e all’ora di pranzo mi ritrovai a cercare Malfoy al tavolo di Serpeverde, ma lui non c’era.

Tra una patata al forno e l’altra presi una pergamena, scrissi un breve riassunto di quello che avevamo studiato a lezione e aggiunsi

“Non ha senso saltare una lezione per un incontro spiacevole. Hermione.”

e infilai il foglio in una busta.

Solo Harry si accorse di quello che stavo facendo, per l’ennesima volta era più concentrato su di me che su Ginny, che gli accarezzava il braccio adorante.

“Ehi Hermione, oggi ci facciamo una passeggiata al lago? Abbiamo un paio di ore libere prima di pozioni.” Mi chiese Ron addentando l’ultima fetta di torta alla melassa.

“Certo, aspettami qui, vado a posare i libri.” risposi buttandomi la borsa a spalle e scoccandogli un bacio.

Lasciai la sala Grande e corsi in guferia, decisa a mandare il messaggio a Malfoy. Arrivata nella stanza chiamai uno dei gufi della scuola e gli legai la busta alla zampa.

Successe una cosa buffissima, il gufo uscii da una finestra e iniziò subito la sua picchiata, il destinatario del messaggio doveva essere a pochi passi da me.

 “Che cosa vuoi stupido uccello?” urlò Malfoy. Scoppiai a ridere e mi nascosi dietro alla colonna più lontana dalla porta, in attesa. Il ragazzo salì le scale e aprì la porta leggendi il messaggio ad alta voce.

 “Granger! So che sei qui stupida...” e scoppiò a ridere. Rise di gusto, da solo. Io rimasi nascosta con un pugno in bocca per non ridere, osservando la scena con attenzione.

“Devon” disse dopo essersi calmato. “Manda questa a Villa Malfoy.”

Un barbagianni scese dai trespoli, planò dolcemente verso di lui facendo dei versetti di assenso e ripartì con una grossa busta nera alla zampa.

“Granger!” urlò ancora una volta dopo aver lasciato il suo messaggero. Stette qualche minuto in silenzio, lo sentì sfogliare delle pergamene, aprire e chiudere la borsa.

“Portala a Hermione Granger.” disse ghignando. Un gufo uscii dalla finestra, poi mi vide e atterrò sulla mia borsa. Malfoy attese in silenzio che io leggessi il biglietto. Una calligrafia elegante tracciava una sola parola sulla pergamena.

 

“Fregata.”

 

Uscii allo scoperto e Malfoy mi guardò sogghignando. “Saltare le lezioni per un incontro spiacevole.” fece una brutta imitazione della mia voce “Tu un incontro spiacevole? Si vede che non hai mai dovuto incontrare spiacevolmente il Signore Oscuro nel bagno di casa tua.” Rise amaramente. “Sei proprio una ragazza strana Granger, non ti facevo così premurosa.” Disse avvicinandosi di mezzo passo a me. “Certo, bisogna avere proprio una bella pazienza per stare con Lenticchia, è proprio un …”

“Ron!” urlai. Gli avevo chiesto di aspettarmi nella sala Grande, dovevano essere passati più di venti minuti. Guadai Malfoy, che con un’espressione confusa mi seguiva con lo sguardo.

“Devo andare.” dissi superandolo. Arrivata alla soglia della porta aggiunsi “Grazie.” e iniziai a correre.

 

Trovai Ron nella sala ormai vuota che si guardava le scarpe.

“Era ora Herm, quanto ci hai messo. Perché stai ridendo?” disse guardandomi di sbieco.

“Niente.” dissi riprendendo fiato e ridendo ancora. “Sei così buffo qui da solo.” Mentii.

Lo presi per mano e lo portai nel parco, mantenendo il buon umore per tutto il giorno. Avevo riso per Malfoy, con Malfoy. E mi era piaciuto molto.



 

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Capitolo 4
*** 4. Attese ***



4. Attese


Sembrava una mattina di fine novembre come le altre, mi ero svegliata ed ero scesa a fare colazione con Harry, Ron e Ginny.

Arrivò il momento della consegna della posta, i gufi planavano sui tavoli spruzzando i destinatari delle lettere di pioggia. Il solito vecchio barbagianni mi consegnò La Gazzetta del Profeta ma insieme a lui c’era un altro uccello, con un piumaggio molto scuro. Anche Harry quella mattina ricevette un paio di lettere e si buttò subito nella lettura di quella più lunga.

Slegai il messaggio dal barbagianni nero e riconobbi subito la calligrafia elegante di Malfoy.

 

“Granger,

il professor Lumacorno vuole vederci prima di cena nel suo ufficio. Il suo gufo ha il vaiolo di drago (sarà mai possibile?) e quindi mi ha chiesto di mandarti Devon…”

 

“Chi ti scrive?” chiese Ron sbirciando dalla mia spalla. Non fece in tempo a leggere una sola parola che Devon iniziò a mordergli un orecchio con forza.

“DEVON, no!” urlai facendo girare molte teste sia al mio tavolo che in quelli vicini. Il barbagianni emise un verso acuto e si alzò in volo, senza aspettare la risposta.

“Dove vai adesso?” gli urlai. Lessi velocemente il resto della lettera.

 

“Non ho bisogno di una risposta, ci sarai. Altrimenti sarà peggio per te.

D. L. Malfoy.”

 

Mi voltai verso Ron, che si teneva l’orecchio.

“Conoscevi quel uccellaccio?” mi chiese mostrandomi la ferita. Era un piccolo graffio sul lobo, sanguinava un po’, ma non ebbi difficoltà a guarirlo con un semplice incantesimo.

“E’ il barbagianni di Malfoy, Lumacorno ci ha convocati.”. Ron mi guardò e fece per parlare, ma Harry fu più veloce di lui.

“Ho un annuncio da fare.” Disse scollando finalmente gli occhi dalla lettera che aveva ricevuto.

“Non sarò alla Tana per Natale.” Si affrettò a dire guardando soprattutto Ginny, la cui reazione non tardò ad arrivare.

“Cosa?” disse lei mantenendo con difficoltà il contegno.

“Ho intenzione di festeggiare con Teddy. Ho avvertito anche Molly” disse sventolando la lettera “E’ d’accordo.”.

“Cosa aspettavi a dirmelo? A mia madre mandi una lettera e a me lo dici così? Ron? Non dici niente?” Ginny era furiosa, tirava occhiatacce al suo ragazzo e a suo fratello. Se avevo indovinato cosa c’era nell’altra busta, tra poco sarebbe arrivato anche il mio turno.

“Non è tutto.” Disse togliendo dalla busta quello che sembrava un biglietto d’auguri. “Ho intenzione di passare una settimana nella Foresta di Dean con Hermione.” Ecco lo sguardo gela sangue di Ginny che aspettavo. “Ovviamente siete invitati anche tu e Ron.” Concluse aprendo il biglietto.

Era come uno di quei libri per bambini in cui aprendo le pagine le figure si alzano. Dal biglietto uscì una tenda molto simile a quella che Bill ci aveva prestato qualche mese prima. Ci passammo il biglietto di mano in mano, sbirciando dalle due lingue di stoffa che erano la porta. La tenda era molto più nuova e meglio arredata, anche se le dimensioni erano più o meno le stesse. Mentre Ron e Ginny osservavano la tenda stupiti, io guardai Harry. Non so per quale motivo ero delusa. Mi aspettavo una settimana sola con lui, a chiacchierare tranquillamente, solo noi. Sapevo che la presenza di Ron e Ginny avrebbe movimentato la situazione e una parte di me era felice, ma…

Harry lesse qualcosa nel mio sguardo e mi indicò Ginny con il mento. Non era pianificata la cosa, l’aveva invitata per calmarla. Il Prescelto spaventato dalla sua ragazza e non da Voldemort. Sorrisi e lui ricambiò.

“Penso che mamma ci vorrà a casa almeno fino al giorno dopo natale” disse Ron dopo aver ispezionato la miniatura per filo e per segno.

“Non è un problema, io e Hermione monteremo la tenda e vi aspetteremo. Si tratta di una sola giornata.” Disse riprendendo il foglio. “Il pacco arriverà domani.”

In mezzo a tutta quella confusione non avevo notato il volto che mi guardava sfacciatamente dalle pagine del Profeta.

“Lucius Malfoy scagionato dalle accuse di omicidio.” Diceva il titolo. La foto scelta era la prova lampante della considerazione che il giornale aveva per quell’uomo: una vecchia foto che lo ritraeva mano per la mano con Pius O’Toole, il Ministro della Magia sotto la Maledizione Imperius. La Gazzetta aveva espresso più che bene il suo punto di vista e quello di molti lettori: Malfoy era un Mangiamorte, nessuna sentenza avrebbe cambiato le carte in tavola. Alzai lo sguardo e cercai il Malfoy rimasto ad Hogwarts, anche lui mi stava guardando.

Si era fatto tardi, presi il giornale e seguii gli altri a Incantesimi.

 

Dopo la lezione di Aritmanzia mi precipitai nei sotterranei, Malfoy era già li, appoggiato al muro. Lo salutai sorridendo, lui mi fece il solito cenno con il capo.

“Temo che non sarà l’unica volta che ci incontreremo. L’ultima pozione che ho fatto ha sciolto il calderone.” Disse con noncuranza.

“Hai bisogno di una mano in pozioni? Non c’era bisogno di chiedere a Lumacorno, bastava mi mandassi un gufo.”

“Io” sottolineò la parola con orgoglio “Non ho bisogno di niente da te. E’ Lumacorno che crede che io senta il bisogno di migliorare i miei voti. Accettabile non è male.”

“Beh, detto questo la mia presenza è inutile, se non sgradevole.” Dissi alzando il mento con un tono di superiorità. “Ho altro da fare, sono venuta solo per farti un favore. Visto che non hai bisogno di aiuto, me ne vado.”

Malfoy mi guardò ma non rispose. Mi accorsi di non riuscire a voltarmi, come se avessi ricevuto un incantesimo di Adesione Permanente e fossi incollata al pavimento.

Il Professor Lumacorno interruppe quello spiacevole incontro di sguardi. Sembrava stanco e triste, ci aprì la porta dell’aula che era appartenuta a Piton e attese che ci accomodammo in prima fila, uno accanto all’altra.

“Sapete perché siete qui immagino?” disse con lo sguardo lontano. “Signorina Granger, ho davvero bisogno di lei. Il signor Malfoy ha qualche problema in pozioni e io in questi giorni sto dedicando il mio tempo per curare il mio povero Dimitri, che alla veneranda età di 20 anni si è preso il vaiolo di drago.”

Guardai il Professore e non seppi se ridere o se piangere alle sue parole, al contrario, Malfoy accanto a me nascose una risatina con un colpo di tosse.

Lumacorno era distratto e non si accorse di nulla.

“Penso che possiate vedervi nella stanza delle Necessità, una volta a settimana. Decidete voi il giorno e l’ora. Pensate alla stanza del professor Lumacorno, ci sarà un registro e controllerò che facciate tutto quello che è li segnato. Ora se non vi dispiace devo andare da Hagrid a trovare Dimitri.” Si alzò e uscì di corsa.

“Ti va di vederci domani sera?” chiesi.

“C’è l’allenamento di Quiddich. Dopodomani?” disse senza guardarmi.

“Io e Ron il mercoledì sera stiamo..”

“Si, non ho bisogno dei particolari della tua vita sessuale.” Mi interruppe.

“Facciamo giovedì alle 8?” dissi dopo qualche momento di imbarazzo.

“Va bene. Davanti alla stanza delle necessità.” Disse deglutendo rumorosamente. Mi alzai e andai a cena con una strana sensazione allo stomaco, non sarebbe stato facile, ma la sfida non mi faceva paura.

Nota dell'autrice: nel prossimo capitolo avremo una sorta di dejà vu. Solo che non ci sarà una pozione in palio...

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Capitolo 5
*** 5. Amortentia ***


5. Amortentia

Giovedì arrivò in un lampo e nonostante i vari tentativi di Ron per far finire Malfoy in infermeria, l’ultimo dei quali aveva causato la sconfitta dei Grifondoro a Quiddich, alle otto in punto mi presentai davanti al muro che nascondeva la stanza delle necessità.

Malfoy arrivò qualche minuto dopo, sistemandosi i capelli bagnati.

“Il tuo ragazzo è un’idiota.” Disse senza aggiungere altro, mentre varcavamo la soglia.

La stanza era per l’occasione arredata con un grande tavolo al centro e diversi scaffali pieni di libri. Sul tavolo fumavano diversi calderoni, ognuno dei quali conteneva una pozione diversa. Lessi ad alta voce il compito della serata “Riconoscimento di vari distillati”

“E’ una roba da sesto anno, ti ricordi Granger? Quando san Potter ti ha battuto? Il principe delle pozioni l’aveva chiamato Lumacorno.” Disse Draco annusando il calderone più vicino a lui, nel quale ribolliva una sostanza incolore.

“Si, ricordo. Ma sbaglio o eri tu quello che aveva più bisogno della Felix?” risposi acidamente avvicinandomi al piccolo calderone in cui bolliva la sostanza dorata che avevo appena citato. Malfoy mi fu subito accanto.

“Pensi che si possa prendere? Non se ne accorgerà nemmeno se ne prendiamo una fiaschetta per uno.” Disse guardando avidamente la pozione.

Cercai un contenitore e quello apparì all’istante nella libreria dietro di me. Lo presi e cercai di affondarlo nella pozione, senza poterne però scalfire la superficie, che era protetta da uno schermo invisibile.

Provai con tutte le pozioni e mi ritrovai con il piccolo vasetto pieno dell’ultima sostanza che avevo provato a prendere.

“Ehi, quella funziona. Che cos’è?” chiese vedendomi stupita.

“Dovresti dirmelo tu. Dai, vieni a vederla.” Lo incitai.

Malfoy si avvicinò cauto e annusò l’aria, facendosi scappare un sospiro di piacere.

“Amortentia” disse senza smettere di inspirare il suo profumo. “Lumacorno crede che ci serva un filtro d’amore? Vecchio tricheco.”

“Di cosa profuma per te?” chiesi cercando di non respirare quella sostanza. Era come una droga, sapeva di tutto ciò che amavo: un profumo selvatico di terra bagnata, il profumo di Ron, pergamena nuova.

“Non credo che siano affari tuoi.” Rispose di scatto. “scommetto che non la berresti nemmeno sotto tortura.” Aggiunse con tono di sfida.

“Non ho intenzione di diventare la tua schiava.” Dissi sempre tenendo in mano il vasetto colmo di pozione.

“C’è l’antidoto. Ti sfido. Beviamola entrambi, in tempi diversi ovviamente, non vorrei trovarmi incastrato al tuo corpo al risveglio.”

“Cosa mi assicura che tu mi faccia bere l’antidoto?” guardai la fiala che conteneva un liquido scuro e torbido, un cartiglio diceva “Antidoto per due”, Lumacorno aveva proprio pensato a tutto.

“Cosa te lo assicura? Pensi che mi farebbe piacere averti attorno come un’ossessa?”

Soppesai le sue parole e mi convinsi. Pensai a due calici e essi apparvero, ne presi uno e vi inserii un mio capello. Il liquido prese un’accesa tonalità di rosso.

“Prima tu. Abbiamo mezz’ora. Quindici minuti a testa.” Dissi porgendoglielo. Lui fece un ghigno e bevve tutto d’un fiato.

Passarono pochi secondi e Draco Malfoy scomparve. Al suo posto c’era un altro, era l’unica spiegazione. Mi guardò adorante per qualche secondo, in un modo in cui nessuno mi aveva mai guardata.

“Hermione” disse solamente, sorridendo dolcemente. Mi si avvicinò lentamente, gustandosi la mia immagine. Io indietreggiai di qualche passo e decisi di sedermi sul divano più distante da lui.

“Cosa c’è?” dissi appoggiandomi un grosso cuscino sul petto, come se fosse un’armatura.

“Io ti amo.” disse cercando i miei occhi. Provai una gran pena per lui, immaginando la lotta interiore tra il vero Malfoy e l’Amortentia.

Lo osservai sistemarsi i capelli bagnati e cercai di trovare un argomento di conversazione che esulasse il suo grande amore per me.

“Chi ti ha bagnato?” chiesi.

“Weasley. Ha detto che non dovevo avvicinarmi a te. Ma io ti amo Hermione, non basteranno cento Weasley a separarci.” Disse sedendosi accanto a me.

Sapevo che era tutta una finzione, ma fui sul punto di crederci. Ero più spaventata da me che da lui, che pur standomi vicino non sembrava avere strane intenzioni.

“Hai un buon profumo.” mi disse. “E’ proprio come me lo immaginavo.” Abbassò gli occhi e divenne incredibilmente triste.

“Tu lo ami vero? Weasley.” era al limite delle lacrime.

“Si Draco, mi dispiace.” risposi mestamente.

“Non è un problema. Posso continuare a guardarti da lontano, a sentire in tuo profumo, non è un problema.” parlava più con se stesso che con me.

“Ne sono felice.” dissi sorridendo. Lui mi prese la mano e la strise forte, appoggiandosela al cuore. Sentivo i suoi battiti accelerare e anche il mio cuore prese quel ritmo martellante.

“Basta.” urlai. Lui si riebbe, come se lo avessi svegliato da un bel sogno. Mi alzai e presi la sua parte di antidoto.

“Draco, bevi.” dissi con gentilezza, mettendogli in mano il bicchiere.

“E’ un veleno? Vuoi uccidermi?” chiese. La sua voce non era spaventata, sembrava sollevato.

“No. Non è veleno.”

“Quando avrò finito di berlo tu sarai ancora qui?” chiese speranzoso.

“Si, tienimi la mano.”

E bevve.

Bastò un secondo per capire che l’antidoto aveva funzionato, Draco si afflosciò su un lato, come svenuto. Aveva bisogno di energie, frugai per la stanza e trovai una grossa tavoletta di cioccolato. Ne spezzai un paio di quadrati e glieli portai.

“Non era Amortentia?” mi disse prima di mettersi in bocca il cioccolato.

“Si certo. N-non ti ricordi niente?”

“No.” Guardò l’orologio. “Non è passato un quarto d’ora. Perchè?”

“Capirai quando berrò.” Pur disprezzandolo con tutto il mio cuore, non avrei resistito un secondo in più a vederlo in quella condizione. “Promettimi che non mi toccherai, anche se te lo chiederò.” Dissi strappandogli un capello e bevendo la pozione.

“Come se lo volessi.” Furono le ultime parole che sentii.

 

Quando mi risvegliai ero appoggiata al suo petto, il calice di antidoto che mi pendeva dalla mano, bagnandomi la gonna con le ultime gocce di liquido nero.

“S-sei viva?” mi chiese. Aveva un braccio attorno alla mia schiena, come faceva Ron, anche i nostri corpi si modellavano perfettamente.

“Più o meno.” dire quelle parole mi era costata una fatica immane. Mi asciugai le lacrime che non ricordavo di aver pianto e mi allontanai da lui.

Lui si alzò e mi porse la barretta intera, senza guardarmi. Mangiai in silenzio, guardandolo camminare avanti e indietro.

“Hai usato tutto il tuo quarto d’ora” osservai. Mancavano una decina di minuti al coprifuoco.

“Non per mia scelta. Ho impiegato un sacco di tempo per farti bere quella roba.” disse indicando il calice che tenevo ancora in mano.

“Non mi ricordo nulla, è inutile che ti scaldi.”

“Non ho intenzione di rinfrescarti la memoria.”

“Non te l’ho chiesto.” Mi sentivo confusa, imbarazzata, incredibilmente stanca, ma non volevo andarmene. Ebbi la sensazione che non fossi l’unica a pensarla così. Draco mi guardava, lo sguardo altero così diverso da quegli occhi grigi che mi avevano guardato poco tempo prima.

“Stai arrossendo.” osservò.

“Mi stavo solo chiedendo dov’è quel Draco. Se esiste, da qualche parte.”

“Scordati che io mi batta con Weasley per te.”

“Allora ricordi! Maledetto infame!” urlai. Mi guardò stupito e mise le mani sulla bacchetta.

“No, veramente me l’hai detto tu “Portami via da lui”.” Disse con il solito tono canzonatorio.

“Fantastico.” Conclusi avvicinandomi al tavolo per appoggiare il calice. Diedi un’ultima annusata all’Amortentia.

“Giovedì, stessa ora.” Gli dissi lasciandomelo alle spalle e uscendo fuori dall’aula.

Voltai l’angolo e mi sedetti sul pavimento freddo.

L’amortentia aveva un profumo in più, il suo.

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Capitolo 6
*** 6. Antidoti ***


6. Antidoti


Ho gli allenamenti di Quiddich giovedì. Ho già informato Lumacorno. Draco

Va bene. Non mandarmi più Devon, Ron sta perdendo le orecchie. Hermione

 

 

“Non ho voglia di vederti. Anche stasera niente lezione. Hermione”

Ho rubato un foglio dall’infermeria, mi fingerò malato. Non c’è di che. Draco

 

 

Il terzo giovedì dopo il nostro incontro ravvicinato con l’Amortentia, l’ennesimo gufo mi sfrecciò davanti.

“Se mio zio Vernon fosse qui, direbbe più o meno così: “Gufi!”” disse Harry facendo ridere Ginny. Ron al contrario mi guardava torvo.

“E’ quello là vero? E’ giovedì. ” chiese facendo un cenno verso il tavolo di Serpeverde.

Aprii il messaggio, il più lungo delle ultime settimane.

 

“Lumacorno mi ha dato un ultimatum. O ci vediamo stasera o mi boccia. Se non ti trovo li alle otto vengo a prenderti, non importa quanti Weasley devo affatturare. Draco

 

“Devo andarci per forza stasera, Lumacorno lo vuole bocciare.” Dissi mestamente.

“Non mi importa, non dovrebbe importare nemmeno a te. E’ una delle ultime sere che stiamo insieme, Herm.”

“Staremo insieme una settimana intera, in una tenda, soli soletti. Ti prego.”

Ron annuì e io risposi affermativamente a Malfoy. Non c’erano più scuse, saremmo stati di nuovo soli.

Quando arrivai davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo Draco era già li, che si passava le mani sulle braccia per scaldarsi.

Entrammo in silenzio nella stanza e subito venni invasa di nuovo del profumo di tutto ciò che amavo. Lumacorno aveva lasciato solo il calderone di Amortentia sul tavolo, che sobbolliva emanando una nebbiolina profumata.

Andai verso il registro, il professore voleva che creassimo un antidoto ad un veleno.

Non appena finii di leggere mi voltai verso Draco, che stava annusando l’aria con piacere.

“Dobbiamo creare un antidoto a quel veleno.” Dissi indicando un piccolo calderone accanto all’amortentia.

“Bene. La Terza Legge di Golpalott dice che l'antidoto di un veleno miscelato sarà uguale alla somma degli antidoti dei diversi componenti, quindi basterà dividerli no?” disse come se stesse ripetendo una poesia, lasciandomi di stucco.

“Mi ricordi perché siamo qui? Mi sembra tu sia abbastanza preparato.”

“Ho studiato in questi giorni, visto che non ci siamo più visti. Non ho molto da fare.” disse mescolando il veleno con una punta di ribrezzo. “Non ho idea di come si faccia però.”

Mi avvicinai lentamente a lui, cercando di non pensare a nulla tranne che al veleno e iniziai a spiegargli come dividere i componenti, aiutandomi con il libro di Pozioni che era apparso sulla libreria. Ascoltava con attenzione, sbuffava, riprovava e risbagliava. Mi perdevo nei suoi gesti eleganti, nella freddezza con cui mi annuiva, nei riflessi dorati dei suoi capelli.

“Granger!” mi urlò. “E’ la ventesima volta che ti chiamo accidenti. Passami quella maledetta fialetta.” disse strattonandomi.

Scossi la testa e gli passai il piccolo recipiente, che riempì dell’ultimo componente.

“L’amortentia ha cambiato profumo.” sussurrai. Ero stanca di tenermi quel pensiero solo per me, dovevo dirlo a qualcuno, immediatamente mi accorsi di aver scelto la persona sbagliata. Mi guardò per un istante, mise l’ingrediente sul tavolo e si voltò completamente verso di me incrociando le braccia.

“E’ questo il motivo della tua disattenzione? L’amortentia ha cambiato profumo, interessante.”

“Sa di te.”

“Smettila.” disse tranquillamente, sperando che scherzassi.

“Sono seria, mi dispiace.” abbassai lo sguardo, mi sentivo dispiaciuta, come se avessi scelto di sentire quel profumo nuovo, intrigante al posto del più conosciuto profumo di Ron.

Ron. Le lacrime mi scesero da sole, incontrollabili. Andai a ripararmi sul divano, là dove avevo visto quegli occhi grigi guardarmi in modo così dolce, così diverso da come mi guardavano ora.

Draco si sedette accanto a me, continuando a mantenere il suo atteggiamento altero.

Misi le braccia al petto e chiusi gli occhi, cercando di isolarmi da quella situazione, respirando lentamente.

“Sei sicura che sia il mio profumo?” chiese sussurrando, impaurito dai miei atteggiamenti da isterica.

“Si, sono sicura. E’ il tuo.”

Lo sentii mormorare qualcosa, poi si avvicinò di più, annusandomi a sua volta.

“Hai un buon profumo.” disse.

“Proprio come l’avevo immaginato.” Conclusi io la frase. “L’hai detto anche quel giorno.”

“Lo penso.” confermò. “Non sono la persona giusta per te Granger. Sono un reietto.”

“Non voglio che tu lo sia. Non è colpa mia.”

“Lo so. Nemmeno mia.” si alzò di nuovo “Sono un mangiamorte, un Serpeverde, la persona che ti ha insultato di più.”

“Non c’è bisogno che mi lasci. Non stiamo insieme, non so perché te l’ho detto. Abbiamo un antidoto da preparare.” mi alzai e ritornai al tavolo.

Lui mi seguì senza aggiungere altro e in mezz’ora preparammo l’antidoto. Si era fatto tardi, eravamo nella stanza da più di un’ora. Lasciammo il lavoro ultimato sul tavolo e raccogliemmo le nostre cose sempre in silenzio.

Era arrivato il momento di lasciarci, ci scambiammo uno sguardo veloce, mi voltai velocemente e uscii.

Camminai lentamente, godendomi il silenzio del castello, fregandomene della possibilità di incontrare Gazza o Mrs Purr. Non ero l’unica ancora sveglia nel castello, Luna e Neville chiacchieravano appoggiati a un muro nel corridoio.

“Hermione.”Luna era come al solito eterea, vestita con un pigiama con tanti piccoli girasoli. “Che bello vederti.”

“Ciao ragazzi. Che ci fate fuori a quest’ora?”

“Sono venuto a portare dei boccioli di radigorda a Luna, sono il mio regalo di Natale.” disse Neville mostrando il sacchetto che aveva ancora in mano.

“Devo andare. Buon natale!!” urlai mentre facevo dietrofront. Corsi, corsi più forte che potevo, dovevo raggiungerlo.

Lo trovai accanto alla sala Grande, stava per scendere nei sotterranei.

“Buon natale.” sussurrai bloccandogli la strada.

E lo baciai.

Non so con quale forza riuscii a separarmi da lui, ma lo feci. Mi guardò di nuovo e si appoggiò alla mia spalla.

“Hermione.” era meno di un sussurro, meno di un soffio di vento. Non era la sua voce, era il suo cuore.

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Capitolo 7
*** 7. La foresta ***


7. La Foresta


Pochi giorni dopo quel bacio, mi ritrovai con Harry nella foresta di Dean sempre più confusa. Montammo la tenda e proteggemmo tutta l’area alla vista dei babbani, poi ci concedemmo una cioccolata calda.

“Come hai passato il natale?” mi chiese tra un sorso e l’altro.

“Bene, i miei mi hanno regalato una nuova divisa, la mia mi stava stretta. A te come è andata?”

“Ho passato il natale con Malfoy. Andromeda sta cercando di ricucire il rapporto con la sorella, quindi ha invitato Narcissa e Draco a pranzo. E’ stato meglio di quello che pensavo.”

Aveva passato il natale con Draco. Chissà che gli aveva detto, no, non gli avrebbe detto nulla, lo sapevo.

Iniziammo a parlare del più e del meno quando un Patronus ci raggiunse. Era il Jack Russel Terrier di Ron e per questo parlò con la sua voce “Arriveremo domani mattina, vi salutano tutti. Herm, mi manchi.” e sparì in una nebbiolina argentea. Restammo ad osservare il punto in cui il cane era scomparso per un po’.

“Rispondi.” Dissi come se fosse un ordine. Non potevo far dire al mio Patronus una bugia, Ron non mi mancava, non lo amavo più e questa cosa mi bruciava l’anima. Presi d’istinto le tazze vuote e mi precipitai in cucina, lasciando Harry a parlottare con il suo cervo.

“Harry.” lo chiamai quando mi accorsi del suo silenzio prolungato. Lui non rispose. Lasciai la piccola cucina e lo cercai in salotto, non c’era. Frugai in entrambe le stanze da letto, entrai in bagno ma niente, doveva essere uscito. Mi misi un altro maglione e la giacca e uscii al freddo, nella boscaglia innevata.

“Harry” urlai ancora. Non rispose. Fui presa dal panico e iniziai a correre. Non poteva essersi allontanato di molto.

Lo trovai alle rive di un piccolo stagno ghiacciato e mi ricordai del suo racconto. Li Piton doveva aver lasciato la spada di Grifondoro. Mi sedetti accanto a lui e insieme ascoltammo quello che la foresta voleva dirci: il rumore della neve che cadeva dai rami, i passi veloci degli animali sul terreno gelato, il dissestarsi dell’acqua ghiacciata davanti a noi.

Mi resi conto che il secondo profumo dell’Amortentia era quello della foresta e iniziai a respirarlo con gioia. Potevo sentirlo senza rompere nessun equilibrio, senza andare contro la mia natura.

Quando ormai le mie gambe si erano intorpidite, Harry si voltò a guardarmi.

“Dobbiamo parlare.” disse alzandosi.

Io annuii e lo seguii sulla strada del ritorno.

 

Arrivati nella tenda, si spogliò di tutti gli strati superflui di vestiti, rimanendo con una camicia a quadri. Si accomodò sul divano e aspettò che mi sedessi accanto a lui.

“Malfoy mi ha dato una cosa da darti.” esordì. “Mi ha detto che è un compito di recupero per Lumacorno, ma non sono scemo. Quello è un ricordo.” fece una pausa. “Non l’ho portato con me, non vorrei finisse nelle mani sbagliate. Te lo darò al ritorno.” rispose alla domanda prima che la formulassi. “Ne sai qualcosa?”

“Non con precisione. Però posso fare un’ipotesi.” Aggiunsi dopo essere stata colpita da uno sguardo scettico.

Gli raccontai della nostra sfida, dell’amortentia e dell’effetto che mi aveva fatto. Quel ricordo doveva essere la parte della serata che mi ero persa, quella in cui ero sotto l’effetto del filtro d’amore.

“Capisco.” Commentò Harry asciutto.

“Non credo tu possa capire.” continuai con lo sguardo basso “da quel giorno l’Amortentia non ha più lo stesso profumo. Credo di amarlo.”

“Hermione.” Disse abbracciandomi.

Mi cullai tra le sue braccia, ero al sicuro, lontano dal mio amore impossibile.

“Di cosa profuma la tua Amortentia?” chiesi per distrarmi dal ricordo di Draco.

“E’ un po’ che non la sento, però qualche anno fa profumava di torta di melassa, manico di scopa e fiori della Tana, cioè il profumo di Ginny. Non so se ora profumerebbe così, ho sentito tanti buoni odori in questo arco di tempo.” Disse alzando gli occhi al cielo, evidentemente perso nei suoi ricordi olfattivi.

“La mia Amortentia profuma di Draco Malfoy. Tra tutti, Draco Malfoy.”

“Quel profumo non conta niente, è quello che provi la cosa importante.”

“Non c’è molto da dire. Lo amo da poco ma è come se fosse sempre stato così, me ne rendo conto giorno dopo giorno.” Ripensai a quante volte lo cercavo nel tavolo di Serpeverde, alle volte che mi voltavo a lezione anche solo per constatare la sua presenza, ai baci negati a Ron quando lui era nei dintorni.

“E’ un amore strano, spiacevole e doloroso. E’ come se si chiedesse ad un gatto di amare un cane. E’ fastidioso come un cane, puzza come un cane, abbaia come un cane. Ma è pur sempre il suo cane.” Conclusi.

Harry scoppiò a ridere e io lo seguii, arrivando alle lacrime, a sentire dolore ovunque.

“Dovrai dirlo a Ron. Non merita di essere preso in giro.” disse ritornando serio.

“Lo farò al più presto. Ci ho pensato tante volte ma non ho ancora trovato un modo per non spezzargli il cuore.”

“Non penso che esista. L’unica cosa che ti consiglio  è di tenere nascosta l’identità del cane per ora.” Sorrise “Dagli tempo.”

Annuii e andai a preparare la cena.

Dopo aver riempito lo stomaco di manicaretti preparati da Andromeda, ci stavamo addormentando sul, così decisi di farmi una doccia e mettermi il pigiama.

“Dormiamo insieme stanotte?” gli chiesi con naturalezza.

“Veramente io…” iniziò lui.

“Harry sono io, Hermione! E’ solo per non mettere in disordine entrambe le stanze.” Lo tranquillizzai.

Ci mettemmo a letto, ognuno nel suo angolo, schiena contro schiena. Rimasi ad ascoltare la neve scendere sopra al nostro rifugio.

Nonostante tutto Harry era riuscito a ridarmi un po’ di buon umore.

“Ti voglio bene.” gli sussurrai.

“Anche io” rispose dopo qualche secondo.

E mi addormentai.

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Capitolo 8
*** 8. Congedo ***


Nota dell’autrice: Ciao a tutti, sono felice di vedere che la mia storia è seguita da un po’ di lettori. Mi farebbe molto piacere che recensiste i capitoli che preferite, le vostre impressioni (positive o negative) sono importanti. Proprio per questo vorrei ringraziare phantomale per il suo entusiasmo verso la mia prima FF a capitoli.

Buona lettura!

8. Congedo

 

“C’è nessuno??” una voce acuta mi risvegliò. Aprii gli occhi e mi ricordai dove mi trovavo. Cercai Harry tastando l’altro lato del letto, era vuoto.

Nell’aria c’era profumo di bacon e french toast. Ginny parlava velocemente, sentii rumore di pacche sulle spalle, di baci. Poi la luce penetrò nella stanza, insieme a una figura conosciuta.

“Herm, stai ancora dormendo?” sussurrò. Mi sfregai gli occhi e mi voltai verso di lui che nel frattempo aveva riportato la stanza nell’oscurità.

“Buongiorno.” dissi. Ron si sdraiò accanto a me e mi abbracciò.

“Hermione, la colazione!” urlò Harry e seppi che gli dovevo un favore.

Mi allontanai da Ron e mi alzai velocemente.

Quando andai in cucina trovai Ginny incollata ad Harry e ebbi una gran voglia di sparire. Diedi due piccoli colpi di tosse degni della Umbridge e mi presi la colazione, dribblando i loro corpi attaccati al bancone.

Non avevo ancora iniziato a mangiare che Ron mi era già accanto. Non potevo evitarlo, così decisi in una soluzione un po’ meno drastica e molto più codarda: assecondarlo e intanto pensare ad un piano per lasciarlo. Bell’affare.

 

Passammo la giornata a scartare i regali di natale. Ginny mi regalò un nuovo set di creme per il viso prese ai Tiri Vispi Weasley, Harry un libro sulle streghe più influenti del ventesimo secolo. Era dedicato “Nella speranza di trovarti nelle prossima edizione di questo libro. Con affetto.”.

Lo strinsi forte, sperando di dire con quell’abbraccio tutto quello che le parole non avrebbero saputo esprimere.

Arrivò il momento del regalo di Ron, un ciondolo a forma di cuore.

“E’ speciale, ogni volta che pronuncio il tuo nome si scalda e se vuoi comunicare con me, basta che ci metti dentro un biglietto.” disse molto soddisfatto dalla scelta fatta. Indossai la collana e Ron mi chiamò. Immediatamente divenne calda e mi avvolse il cuore di un dolce tepore, non riuscii a trattenere le lacrime.

“Grazie” dissi abbracciandolo. Non si meritava quello che stavo facendo, mi sentivo la persona più meschina del mondo, ma controllarmi è impossibile: anche se l’amore non c’era più, l’affetto che mi legava a Ron era sincero, incorruttibile.

Harry ricevette una bella cornice con all’interno una foto di lui e Ginny, scattata pochi giorni dopo la caduta di Voldemort accompagnata da una lunga lettera e due poster con il bando e la ricompensa per la sua cattura e per quella di Sirus, che apprezzò moltissimo.

Scartò per ultimo il mio regalo. Avevo impiegato molto tempo a crearlo, era un album di foto che ripercorreva i suoi anni ad Hogwarts, le sue vittorie al Quiddich e al Torneo Tre maghi. Sulla prima pagina avevo messo una foto rubata da Rita Skeeter, nella quale ci abbracciavamo nella tenda che ospitava i quattro campioni prima della prima prova del torneo. 

Quando anche Ron e Ginny ebbero scartato i loro regali: per lui un braccialetto da parte mia e un nuovo casco da portiere da parte di Harry, per lei una fedina e mangimi a volontà per la sua puffola pigmea, era già arrivata l’ora di cena.

Mangiammo voracemente e fu una prova per tutti riuscire a finire la torta di melassa  della signora Weasley.

Ci salutammo dopo una chiacchierata e qualche partita a scacchi magici e io e Ron ci ritrovammo soli nella nostra stanza da letto.

Lo guardai togliersi il nuovo maglione cucito da Molly, la camicia, rimanere a torso nudo.

Potevo resistere.

Si avvicinò lentamente a me e mi diede un bacio tenero e pieno d’amore.

Potevo resistere.

Un altro bacio, un altro ancora, sempre più forte, sempre più bramoso delle mie attenzioni.

Dovevo resistere.

Mi slacciò la felpa e la camicia, mi ribaciò. Ero una bambola totalmente abbandonata nelle sue braccia.

Dovevo resistere, spostarmi. Hermione, fallo. Hermione, spostati.

Dovevo resistere, ma non lo feci.

 

 

Secondo l’orologio di Ron erano le quattro, mi svegliai e presi la mia decisione. Avevamo fatto l’amore e mi odiai per questo. Non era stato un amore timido e impacciato come la prima volta, nemmeno pieno di passione come quelle successive. Avevo messo in quel gesto tutta la rabbia e la frustrazione del non amare la persona giusta, dell’amare il nemico. Guardai Ron, i capelli scompigliati e la coperta che gli lasciava scoperte le spalle muscolose. Un bambino troppo cresciuto.

“Muffliato” dissi puntandogli la bacchetta sul viso.

“Mi dispiace.” sussurrai raccogliendo i miei abiti e la borsa di perline che conteneva tutti i miei effetti, appoggiando sul mio cuscino un messaggio breve e coinciso “E’ finita.”.

Mi rivestii in soggiorno, illuminandomi con la bacchetta, poi entrai nella stanza di Harry e Ginny.

“Muffliato” sussurrai contro di lei.

Svegliai Harry lentamente, provocandogli comunque un bello spavento.

“Che c’è?” brontolò con la bocca impastata dal sonno.

“Ho bisogno di sapere dov’è il ricordo di Malfoy.”

“Proprio ora?”

“Harry me ne sto andando.” la mia voce si ruppe.

“No.” ribattè deciso.

“Harry ti prego.” i singhiozzi stavano prendendo il sopravvento.

Non aggiunse altro, si alzò e uscì dalla stanza ancora in mutande.

“Non è il modo giusto Hermione, è da codardi. Cosa farò quando si sveglierà?”

“Fingerai di non sapere niente.” Sapevo che il piano faceva acqua da tutte le parti, ma l’idea di mantenere ancora il ruolo della fidanzatina innamorata mi disgustava molto di più del passare per una codarda.

“E’ a Grimmauld Place, chiedi a Kreacher, ti mostrerà la mia stanza. È nel cassetto dello scrittoio.” disse passandosi due dita sugli occhi chiusi. “Hermione è una follia, ti odierà.”

“Sarà così in qualunque caso. Sei un amico Harry. Stagli vicino, ci rivediamo ad Hogwarts.” dissi avvicinandomi ad abbracciarlo.

Mi diede un bacio sulla fronte e ritornò nella sua stanza.

Uscii dalla tenda, presi una boccata di quel profumo tanto amato e mi smaterializzai.

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Capitolo 9
*** 9. Dubbi ***


9. Dubbi


La squallida piazzetta davanti al numero dodici di Grimmauld Place era deserta, nessuno notò la mia materializzazione tranne un gatto, che soffiò alla mia vista.

La grande casa apparve davanti ai miei occhi e bussai.

Dietro alla porta sentì il rumore di passi, ma nessuno rispose. Ribussai e sentii la porta aprirsi.

Non appena varcata la soglia fui investita da un getto di acqua magica, Harry doveva aver creato una sorta di fontana del Ladro, e infatti ne uscii completamente asciutta.

“Signorina Hermione.” Kreacher si inchinò. Il vecchio elfo sembrava molto felice di vedermi.

“Ciao Kreacher. Scusa per l’orario.”

“Gli amici di Padron Potter sono sempre benvenuti.” Si inchinò nuovamente. “Vuole fare colazione?”

“No, sono di fretta. Harry mi ha detto che c’è qualcosa per me qui in casa.” dissi guardandomi intorno. Nonostante l’aspetto sempre un po’ cupo e squallido, la casa aveva una cera decisamente migliore. La maggior parte dei mobili era stata sostituita e le teste degli elfi domestici erano scomparse. Harry stava cercando di rendere la casa più vivibile.

“Si, il Padrone ha il suo pacchetto nella sua stanza.” Disse incamminandosi per le scale, lo seguii innervosendomi subito per la sua camminata lenta.

Ci ritrovammo davanti alla stanza dove avevano vissuto Harry e Ron e Kreacher mi spalancò la porta, facendomi un cenno per entrare.

Harry aveva sostituito i due letti con uno matrimoniale e aveva ritinteggiato le pareti. L’unico legame con il passato era il ritratto vuoto di Phineas Nigellus.

“Grazie Kracher.” Dissi mentre aprivo lo scrittoio. La fiala che conteneva il ricordo era li, la presi, la guardai in contro luce. Sapevo di dare troppa importanza al liquido impalpabile contenuto in quel pezzo di vetro. C’erano troppe cose inspiegabili all’interno di quella storia, nemmeno il ricordo di Draco sarebbe bastato. Il problema principale ero io, non lui.

“Kreacher, c’è un pensatoio qui in casa?” gli chiesi.

“Pensatoio?”mi guardò confuso. “Il Padrone gli ha detto che è qui anche quello?”

“No, però…” cercai le parole giuste per descriverlo. “E’ una specie di bacile di pietra.” L’elfo sembrava sempre più confuso. Cercai nella mia memoria la descrizione dell’oggetto. L’unica cosa che mi venne in mente fu un racconto di Harry. Silente. Ecco dove potevo trovare un pensatoio.

“Devo proprio andare ora, dimentica il Pensatoio.”

“Così presto?” mi chiese l’elfo sconsolato.

“Si, però il lascio un regalo.” cercai nella borsa un oggetto qualsiasi, dalla parvenza preziosa. Trovai una vecchia spilla a forma di libellula. Gli occhi bulbosi di Kreacher si illuminarono e mi abbracciò la gamba.

“La signorina Hermione è troppo buona.” Disse piangendo come una fontana.

“Non è niente Kreacher. Ora vado.” Scesi le scale a grandi passi e uscii dalla casa pensando alla nuova destinazione.

Quando riaprii gli occhi ero nella strada principale di Hogsmeade.

Il sole faceva capolino dalle montagne. Doveva essere già mattina. Mi diressi verso la Testa di Porco e ebbi la fortuna di trovare il suo proprietario sulla soglia, intento dare da mangiare a un gatto.

“Alberforth.”

“Hermione, che ci fai qui?” disse con il suo solito tono scocciato.

“Ho bisogno di andare ad Hogwarts. E’ ancora aperto il…”

“Shhhh..” mi zittì lui guardandosi in giro. “Vuoi farmi chiudere stupida saputella? Entra.” disse facendomi strada e chiudendosi la porta alle spalle.

Salimmo le scale in silenzio e il fratello di Silente mi portò davanti al ritratto di Ariana.

“Ariana, tesoro. Abbiamo un’ospite.” Le sussurrò con amore.

“Hai bisogno di passare?” mi chiese la giovane, annuii e entrai nel tunnel ringraziando Alberforth.

Pochi istanti dopo mi ritrovai nella stanza delle necessità trasformata in dormitorio da Neville. Uscii di corsa e mi diressi verso l’ufficio del preside, il cuore che batteva all’impazzata.

Il gargoyle davanti alla scalinata mi guardò.

“Abiti babbani, temo che tu non possa salire dalla preside in questo modo.”

“E’ urgente” lo pregai. Proprio in quell’istante sentii la collana che avevo al collo scaldarsi, Ron doveva aver trovato il biglietto.

“Ti prego.” Dissi asciugandomi le lacrime. La statua mi rivelò le scale. Dietro alla porta di legno massiccio sentivo delle voci chiacchierare amabilmente.

Bussai, la voce famigliare della professoressa McGrannit mi invitò ad entrare.

“Signorina Granger, cosa la porta ad Hogwarts con dieci giorni di anticipo?” chiese preoccupata.

“Ho un favore da chiederle. Avrei bisogno del pensatoio.” Parlavo a testa bassa,  guardandomi le scarpe sporche di fango. Vidi i piedi della preside allontanarsi da me ed avvicinarsi al muro.

“Albus, posso?”

“Certo, sono sicuro che la signorina Granger lo userà per nobili intenti.” Disse il ritratto di Silente. Alzai lo sguardo e sorrisi al volto familiare del preside, gli occhiali a mezzaluna appoggiati sul naso adunco, la lunga barba mossa da un sorriso. Mentre la McGrannit prendeva il Pensatoio, Silente mi osservava.

“Temo che sarò costretto a chiederti di chi è quel ricordo.”

“Draco Malfoy.”

“Hai strappato con la forza questo ricordo al signor Malfoy?”

“No.”

“Lo hai recuperato con un ricatto, con una minaccia, ponendolo sotto il controllo mentale dell’incantesimo Imperius?”

“No.”

“Userai questo ricordo per infrangere leggi o generare violenza?”

“No, signore.”

“In questo caso Minerva, è giunto il momento di lasciare un po’ di privacy alla signorina Granger.”

La professoressa McGrannit guardò il ritratto con sorpresa, poi si diresse verso la porta.

“Se hai bisogno, sarò qui fuori.” disse senza guardarmi.

Guardai il bacile vuoto, solcai con le dita le scritte che lo intarsiavano.

“Professor Silente?”

“Si?”
”Le ho mentito.” Dissi sospirando. “Penso che questo ricordo genererà violenza.”

“Mia cara Hermione, non stai vedendo le cose in modo troppo negativo? Sei una strega eccezionale, hai superato molte prove dimostrando coraggio aiutando attivamente a distruggere Voldemort. A meno che mi sia perso l’arrivo di un nuovo mago oscuro, non penso che un semplice diverbio possa metterti in difficoltà.” mi guardò intensamente per qualche secondo.
“Penso che la prima cosa da fare sia guardarlo quel ricordo. Magari ti schiarirà le idee.” Concluse facendomi l’occhiolino.
Per l’ennesima volta pensai che Silente era già un passo avanti, anche se era morto, anche se quello che rimaneva di lui era solo un ritratto.

Versai il ricordo nel Pensatoio e vi entrai.

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Capitolo 10
*** 10. Ricordi ***


Nota dell’autrice: Here we are. Eccomi arrivata finalmente alla pubblicazione del ricordo di Draco. Non sono molto convinta di alcune parti, ma lascio ai lettori l’ardua sentenza. Recensite numerosi!

Stay tuned!

 

10. Ricordi

“Ripetizioni con la Granger, hai vinto alla lotteria Dra.” Blaise era sdraiato su un divano, doveva essere la sala comune dei Serpeverde.

“Non capisci cosa significa Blaise. Quella ragazza è la mia dannazione.” Disse Draco tirandosi indietro i capelli con entrambe le mani con stizza. “Mi fa impazzire. E’ il frutto del peccato.”

“Amico mio, ti sei innamorato della Mezzosangue.” annunciò con la faccia di uno che la sapeva lunga. “La fidanzata di Lenticchia, Dra. Siamo caduti proprio in basso.”

“Attento a quello che dici Blaise, sto per meritarmi il posto che gli Auror mi hanno prenotato ad Azkaban.” disse lui con fare minaccioso “Non ho intenzione di contendermela con il Re dei Bidoni. Mi passerà in fretta. Dov’è Pansy quando serve?”

“Pensi che basti una notte con un’oca per fartela passare? La guardi come se fosse il boccino della finale della coppa del mondo. E comunque Pansy al contrario di noi due si è diplomata. Però quella Michelle del terzo anno..”

 

Tutto divenne nebuloso, la scena era cambiata, finalmente eravamo nella stanza delle necessità.

“Promettimi che non mi toccherai, anche se te lo chiederò.” dissi a Draco.  “Come se lo volessi.” mi rispose.

Mi vidi bere l’Amortentia tutta d’un sorso e decisi di sistemarmi sul bracciolo del divano accanto a Draco per godermi meglio la scena.

“Cosa c’è?” dissi.

“Niente.” mi rispose lui tranquillamente.

“Perché mi guardi così allora?” la mia voce sembrava piena di dolore, ma anche misurata, come se cercassi di apparire noncurante, con risultati scadenti.

Draco rise di me e io mi sedetti accanto a lui, guardandolo in un modo vergognosamente dolce.

“Cos’è quello?” dissi indicando il suo braccio.

“Il marchio nero.” Lo disse con naturalezza, come se mi stesse mostrando una maglietta nuova. Sapeva che avrei dimenticato tutto.

“Posso toccarlo?”

“Certo.”

Mentre toccavo il marchio mi avvicinai finchè potevo, Draco mi guardava in un modo ancora diverso, non era schivo come al solito, era sinceramente interessato dalla mia reazione.

“E’ morbido, è caldo.”

“E’ la mia pelle ad essere calda sciocca. Senti.” Mi porse l’altro avambraccio sorridendo e io me lo appoggiai sulla fronte, facendolo poi scivolare sotto la mia bocca, baciandolo.

“Per favore Hermione.” disse nascondendo il braccio dietro alla mia schiena.

Io scrollai le spalle e iniziai a guardarlo sempre più intensamente. Malfoy era visibilmente combattuto ma cercava di tenere il suo modo distaccato.

“Draco.” Sussurrai con voce suadente.

“Si?” si voltò verso di me e si spaventò al vedere il suo viso così vicino al suo.

“Baciami.”

Mi guardò con uno sguardo tremendamente triste e contrito, come se stesse guardando un cucciolo ferito. Si avvicinò a me e le nostre labbra si sfiorarono per qualche secondo, poi mi scansò con tanta forza che caddi dal divano.

“Questa è una finzione, non è vero. Tu stai con Weasley. E io sono un idiota.” disse dandosi uno schiaffo sulla fronte.

Ero talmente concentrata sulla strana reazione di Draco che non mi accorsi che l’altra me, quella che stava vivendo davvero quella scena, si era alzata in piedi e tremava in preda ai singhiozzi.

“Perché dici così Draco? Perché mi ferisci?” urlai.

“Perché è la verità! Ti stai ferendo da sola.” anche lui si era alzato in piedi.

“Se è la verità allora portami via da lui. Rapiscimi.” Dissi con convinzione.

“Smettila.” urlò ancora più forte.

“Draco.” mi avvicinai a grandi passi, lo abbracciai con forza. Lui si scansò di nuovo, il voltò deformato dalla rabbia.

“Cosa farò quando ti sveglierai eh? Se continui a stringermi così? Cosa farò? Sono un idiota, ecco cosa sono!”

“Svegliarmi? Io ti amo Draco, sono sveglia!” lo stavo pregando.

“Va bene.” disse annuendo vigorosamente. “Ora bevi qualcosa, devi calmarti.” E versò l’antidoto nel calice, le mani tremanti di rabbia.

“No! Io so quella cos’è!” ebbi un altro attacco isterico e urlai di nuovo, piangendo sempre di più. “Vuoi farmi innamorare di lui vero? Vuoi liberarti di me.”

“No, no. Sediamoci.” Disse prendendomi per un braccio e riportandomi sul divano.

“Non mi lascerai vero?” chiesi speranzosa.

“No, calmati.” Disse accarezzandomi i capelli, cercando di calmarsi a sua volta. “Bevi ora.”

“Non voglio.” avevo messo il broncio come una bambina. “Non ti credo.”

Lo vidi sospirare, prendermi il viso con entrambe le mani e baciarmi con dolcezza. Mi accorsi subito che a quella Hermione un bacio non bastava, sempre con il calice pieno in mano si mise a cavalcioni su di lui schizzando antidoto ovunque, baciandolo con passione.
Mi vergognai di me stessa era un po’ come quando scoprivo Harry e Ginny baciarsi con foga in sala comune, mi sentivo di troppo.

 Draco prese il bicchiere dalle mie mani, controllando che ci fosse pozione a sufficienza.

“Non mi vuoi Draco?” sussurrai sempre seduta su di lui.

“Per la barba di Merlino.” disse prendendomi di peso e rimettendomi accanto a lui con una smorfia. “Prima bevi.”

Appoggiai le labbra sul bicchiere, poi lo riallotanai.

“Draco?”

“Si?” disse alzando gli occhi al cielo.

“Sei così bello.”

E bevvi.

 

Cambio di scena.

Eravamo nell’ufficio di Lumacorno.

“Professor Lumacorno?” chiese Draco bussando alla porta aperta.

“Signor Malfoy, se è qui per sapere dell’antidoto creato ieri sera, mi dispiace, penso che avrà la valutazione dopo Natale, sono molto impegnato al momento” Brontolò posando un pezzo di ananas candito in una scatola di latta.

“No, non è per quello. Volevo chiederle una cosa.”

“E’ qualcosa di lecito vero?” chiese spaventato buttando l’occhio sul braccio marchiato di Draco, nascosto dalla solita benda.

“Si, riguarda l’amortentia.”

“Oh, beh. Ho visto che tu e la signorina Granger l’avete sperimentata.” Mi sembrò una vecchia pettegola dal parrucchiere, eccitata dall’idea di un chiacchiericcio particolarmente succulento.

“Infatti” commentò con un sospiro “Mi chiedevo se è possibile che l’Amortentia cambi profumo. Intendo, se io dovessi bere l’Amortentia con all’interno un suo capello, è possibile che anche ad effetto finito senta il suo profumo nella pozione anche se non la amo veramente?”

“E’ successo. Talvolta capita che rimanere troppo esposti alla pozione crei questo tipo di inconvenienti, che si risolvono comunque in un paio d’ore.”

“E quindi è possibile che anche dopo aver preso l’antidoto per un po’ rimanga l’effetto della pozione?”

“Oh, questo temo sia impossibile. L’Amortentia non crea veramente l’amore, ma un’ossessione quasi patologica, lo sa, è come un veleno. Se si prende l’antidoto, tutto passa. Quel che resta è solo ciò che c’era prima.”

Draco chiuse gli occhi, si passò le mani sulle tempie e lasciò la stanza senza aggiungere altro.

 

Ennesimo cambio di scena.

Draco era seduto a tavola, di fronte a lui Harry produceva delle scintille con la bacchetta davanti a un Teddy Lupin estasiato. Dietro alle sue spalle un chiacchiericcio animato di donne, dovevano essere Narcissa e Andromeda.

“Ho bisogno di un favore.” Esordì con una punta di disprezzo nella voce.

“Davvero?” chiese Harry sarcastico.

“Ho bisogno che tu dia una cosa a Hermione.” Notai che mi aveva chiamata per nome e mi venne voglia di stringerlo.

“Non puoi inviarglielo con un gufo?”

“La posta che parte da Villa Malfoy è controllata.”

“Invialo da qui.” Harry gongolò, sapeva di avere il coltello dalla parte del manico.

“Non è il luogo il problema.” Draco mosse le braccia come se stesse parlando con un sordo “E’ la persona.” disse indicandosi.
”Trattarmi come un troll non ti sarà d’aiuto. Perché non vuoi che sia controllato? E’ un’altra collana maledetta Malfoy?”

“No, è un veleno. E’ per un compito di Lumacorno. Una cosa facile da fraintendere.” Disse lisciando la tovaglia con le dita sottili.

“Lo sai vero che se le dovesse succedere qualcosa rimpiangerai di essere nato?” il fuoco che stava nascendo in Harry si trasformò in un aumento esponenziale delle scintille. Teddy spalancò gli occhi e si fece diventare i capelli rosso fuoco applaudendo.

“Non ho cattive intenzioni Potter. La guerra è finita, vengo in pace.” Draco sembrava sincero, forse un po’ altezzoso, ma sincero.

“Non dimenticherò il marchio che hai sul braccio solo perché me lo dici tu. Ci vuole tempo per ricostruire la fiducia tradita. Ancora di più se la fiducia non è mai esistita.” Harry era tranquillo, ma le sue parole erano taglienti come lame.

“Dammi quella cosa e facciamola finita.”

“Te la darò a tempo debito. E’ pronto il caffè.” Disse facendo un cenno verso la cucina.

 

Venni risucchiata all’esterno del Pensatoio e rimisi i piedi per terra.

“Visto qualcosa di interessante?” chiese Silente.

“Credo proprio di si.”

“Ti ha chiarito le idee?”

“Non lo so.” ero sincera. “Ho capito qualcosa di lui, ma nulla di me.”

“Il signor Malfoy è stato qui qualche giorno fa. Voleva sapere come si estrapolano i ricordi. Si è molto impegnato.”

“Ci credo. Non è il suo atteggiamento che mi preoccupa, è il mio. E’ possibile cambiare…” cercai la parola giusta per rimanere sul vago. “..idea così in fretta?”

“Non è una risposta che posso darti, cara Hermione. Ma credo che a volte valga la pena vivere ciò che la vita ci offre senza farci troppe domande. Ma sono solo un povero quadro, personalmente non mi fiderei di un po’ di tempera parlante.” Capì che mi stava congedando. Lo ringraziai e uscii dallo studio facendo un cenno alla professoressa McGrannit.

Volente o nolente avrei passato le restanti vacanze sola, ad ascoltare i pensieri che mi vorticavano nella mente. Non potevo tornare indietro, ma avrei cercato di sistemare il sistemabile, per il resto avrei pagato tutte le conseguenze. 

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Capitolo 11
*** 11. Punti di vista ***


11. Punti di vista


Non mi aspettavo una solitudine così totale. Il castello era veramente vuoto, gli studenti rimasti si contavano sulla punta delle dita. Le uniche Grifondoro erano due gemelle del secondo anno, Mary e Lucilla Wordspread, che difficilmente uscivano dai dormitori, lasciandomi la sala comune a disposizione.

Passavo giornate intere sdraiata sul divano, a pensare.

Di Hermione Jean Granger era rimasto davvero poco. Ero una codarda, avevo lasciato quello che per anni ero convinta fosse l’amore della mia vita con uno stupido bigliettino. Avevo lasciato quella stanza nuda come un verme, dopo aver fatto l’amore con lui, fingendo che tutto andasse bene.

Pensavo e ripensavo ai ricordi di Draco, aggiungendo ogni volta una domanda che avrei dovuto porgli. Perché mi aveva dato quei ricordi? Da quanto tempo era innamorato di me? Perché proprio io?

Perché mi sono innamorata di te?

 

Nonostante il colloquio con Silente quella era la domanda che mi attanagliava giorno e notte. Quel sentimento così strano e sbagliato si era fatto un posto nel mio cuore in modo subdolo e nascosto, a forza di sguardi, di gesti e di una somma di fattori incontrollabili.

 

Un paio di giorni prima della fine delle vacanze decisi di fare una passeggiata nel parco per prendere una boccata d’aria. Una leggera nebbiolina circondava gli alberi e il lago nero conferendo al paesaggio un aura quasi mistica. Vidi del fumo uscire dal comignolo della capanna di Hagrid, ma non ero dell’umore di fare conversazione.

Non ero dell’umore di far niente, tranne dormire e camminare, talvolta contemporaneamente, come in quel momento, più addormentata che sveglia, più nel mondo dei sogni che nella vita reale.

Cenai senza sapere che stavo mangiando e tornai in sala comune svogliatamente, addormentandomi su una poltrona.

Qualche ora dopo fui svegliata dal becchettio di un uccello sui vetri della finestra. La aprì e un barbagianni di mia conoscenza mi porse la zampa, sulla quale era legato un bigliettino.

 

Sono tornato.

 

Il coprifuoco era iniziato da un paio d’ore, ma il bisogno di vedere Draco mi obbligò ad uscire dalla sala comune e a correre verso i sotterranei, ricordando man mano che percorrevo la strada le parole scritte in “Storia di Hogwarts”.

L’ingresso della sala comune dei Serpeverde era dietro a un muro di pietra nuda e per entrare avevo bisogno della parola d’ordine.

“Purosangue” dissi a un pezzo di muro in una posizione plausibile. Niente.

“Onore” Niente.

“Nobiltà” Niente.

Dissi tutte le parole che mi venivano in mente e alla fine iniziai a battere i pugni contro la parete.

“Hermione?” Draco era accanto a me, che mi guardava stupito.

“Da dove sei arrivato?”

“Ero in sala comune.” disse indicando un punto poco lontano da dove ero io.

Scossi la testa e mi avvicinai al punto che aveva indicato.

“Entriamo? Devo parlarti.”

“Non penso tu possa entrare.”

“Harry è stato nella sala comune dei Corvonero l’anno scorso.” replicai.

“Non è per via della casa, ma per il tuo sangue.” disse abbassando lo sguardo.

“Tanto vale provare no?”

Ci avvicinammo al muro. Draco sussurrò “Smeraldo” e la parete si aprì in una stanza fiocamente illuminata da una luce verdastra. I soffitti bassi mi davano l’idea di essere in una cripta. Tutto era verde e argento e mi metteva estremamente a disagio, pertanto decisi di sedermi accanto al fuoco, unico colore caldo di tutto l’ambiente.

“Allora che c’è?” mi chiese posizionandosi sulla stessa poltrona del ricordo.

“Hai passato delle belle vacanze?” esordii con  poca convinzione.

“Non sono un amante dei convenevoli, la parte più importante l’hai vista.” disse con fare annoiato “Che vuoi?”

Maleducato, antipatico e odioso.

“Volevo chiederti perché mi hai dato quel ricordo.” andai diretta al punto, sperando che il suo umor nero migliorasse.

“E’ il mio regalo di Natale.” rispose con una punta di sarcasmo. “Volevo che tu vedessi che mi sono informato.”

“Hai chiesto al Professor Lumacorno dell’Amortentia perché anche la tua a cambiato profumo?”

“No, perché sono un po’…” si grattò il mento “…scettico. Non credo che tu sia innamorata di me.”

“Scusa?” dovevo aver frainteso le sue parole, doveva essere così.

“Quello che dico è che può darsi che tu ti sia fatta condizionare da quel profumo e ti sia creata un sentimento fittizio. Magari pensi di amarmi solo perché ti sei stufata della solita routine. O vuoi provare l’ebbrezza di avere un amante.”

Avevo capito bene.

“Un amante? Io e Ronald ci siamo lasciati. Anzi, se proprio vuoi saperlo l’ho lasciato io. Perché non lo amavo più. Però, se vuoi trovarci un sentimento fittizio pure qui, signor Scetticismo…” Dissi iniziando a misurare la stanza a grandi passi. “Non ho intenzione di spiegarti cosa significhi rinunciare alla solita routine per buttarsi a pesce in un qualcosa che non si sa nemmeno se sia reale o frutto di qualche trauma post bellico. Per non parlare del fatto che la persona che credevo volesse stare con me in realtà mi ha fatto come regalo di Natale una fiala di..” feci una pausa teatrale riducendomi gli occhi a due fessure. “Scetticismo.”

“Parli sempre così tanto?” mi disse togliendo per un secondo lo sguardo dalle sue dita incociate.

“Solo quando sono nervosa.” arrossii e mi sedetti incrociando le braccia, era il suo turno.

“Mi sembra di averti detto tutto quello che pensavo.”

“Versare due ricordi in una tazza non è dire quello che si pensa. Guardarmi negli occhi e parlare è dire quello che si pensa”

“Io non sono un Grifondoro Granger. Io non sono un cavaliere coraggioso. Sono una serpe codarda. E per di più…”

“Vuoi ricominciare dal Marchio nero o dal fatto che tuo padre sia ad Azkaban o partiamo direttamente dalla tirata sul fatto che sei un reietto e tutti ti odiano? Così mi preparo.” lo interruppi. Non ebbi tempo di respirare che lui mi era già a pochi centimetri.

“E’ una cosa seria.” sibilò a denti stretti.

“Lo so. Ma se è questo che volevi dirmi con sono tornato, ho già sentito troppo.”

“Allora è conveniente per te girarti e tornare nel tuo dormitorio ai piani alti e dimenticare quello che è successo.”

“Penso che lo farò.” dissi avvicinandomi al muro. “Sei davvero un codardo. Come puoi rinunciare a qualcosa che non sai nemmeno che cos’è? Come fai a rinunciare all’amore? Con me questi trucchetti da quattro soldi non funzionano. Fai pure lo stronzo quanto vuoi, non mi vedrai piangere una lacrima per te. La tua è paura di vivere Malfoy.” girai i tacchi e uscì dalla sala comune.

Mentre il muro si rimaterializzava, sentì due voci.

“Con chi parli Malfoy?”

“Fatti gli affari tuoi Greengrass.” rispose lui con violenza.

Andai a letto imprecando. L’amore è cieco, accidenti.

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Capitolo 12
*** 12. Crostata di pesche ***


12. Crostata alle Pesche

 

Sembrava avessi appena appoggiato la testa sul cuscino, che due voci mi diedero il buongiorno in coro. Le gemelle Wordspread erano entrate di soppiatto nella mia stanza e si erano sedute ai piedi del letto.

“Domani la scuola si riaffollerà di studenti, dobbiamo goderci gli ultimi pasti su un unico tavolo!” disse quella delle due che portava le treccine, doveva essere Mary.

Mi alzai cercando di ricordarmi quando avevo dato loro tanta confidenza e arrivata in Sala Grande non avevo ancora una risposta.

Gli studenti rimasti per natale erano come al solito seduti in un unico tavolo con i professori. Avevo passato così tanto tempo a riflettere su me stessa che non avevo fatto caso alla serena convivialità che regnava nella Sala grande: la professoressa McGrannit chiacchierava con una ragazza di Corvonero di gatti, Lumacorno mostrava a un minuscolo Tassorosso il suo gufo Dimitri finalmente guarito, le gemelle elogiavano una Serpeverde per le sue ciglia lunghissime.

 

Draco.

Mentre ascoltavo le loro chiacchiere mi accorsi che lui non c’era. Riguardai tutti i volti più e più volte, ma niente.

Alla fine della colazione vidi la giovane Serpeverde, tale Astoria Greengrass, chiedere alla McGrannit di poter portare la colazione in camera a Draco, il quale si sentiva particolarmente debole.

“Nessun problema signorina Greengrass. Dica al signor Malfoy che Madama Chips è sempre a disposizione, dovesse peggiorare.” Rispose la professoressa.

La ragazza annuì e sparì dalla sala con un vassoio pieno di cibo in mano.

“Codardo.” borbottai lasciando la sala a mia volta, diretta in biblioteca.

 

Passai tutta la mattinata tra i libri, sentendomi protetta come tra le braccia di Harry. Era un po’ come casa mia, conoscevo anche gli angoli più remoti della grande stanza. Finii di scrivere il tema di pozioni giusto per l’ora di pranzo e mi diressi ancora in sala grande.

 Di Draco ancora nessuna traccia. Astoria riprese il vassoio, lo riempì e uscì dalla stanza.

Non poteva essere davvero malato. L’avevo lasciato a notte inoltrata in ottima forma. Rientrai in biblioteca nel pomeriggio e mi sedetti allo stesso tavolo della Greengrass scrutandola sopra al libro di trasfigurazione.

Era una ragazza molto carina, i capelli castani le arrivavano sotto le scapole e finivano con dei boccoli ordinati. Era magra, alta più o meno come me e con una postura fiera. Doveva essere una nobile o una Purosangue, o entrambe le cose forse.

Mi chiesi come fosse possibile per una ragazza del genere farsi trattare da cameriera da Draco. Se solo avesse voluto avrebbe avuto ai suoi piedi molti ragazzi, ne ero certa.

Forse lo temeva, forse la sua famiglia gerarchicamente inferiore ai Malfoy, forse gli doveva dei favori.

Astoria si voltò e intercettò il mio sguardo aprendosi in un sorriso dolce.

Forse era anche lei innamorata di lui. A questo pensiero il mio stomaco fece una capriola.

Chiusi il libro e uscii dalla biblioteca. Dovevo fare qualcosa, qualsiasi cosa. In così tanti giorni di solitudine non avevo combinato niente. Ron mi odiava, ma avrei dovuto aspettare il suo ritorno per parlargli, Harry mi credeva una codarda ma allo stesso tempo sapevo che mi sarebbe stato accanto comunque, da amico fedele. Draco mi aveva chiuso la porta in faccia, dandomi praticamente della sgualdrina.

Dovevo muovermi, ma anche quella giornata, me ne accorsi guardando fuori dalle grandi finestre dei corridoi, era già giunta a termine.

 

L’illuminazione mi venne durante la cena mentre mangiavo le patate al forno, le mie preferite.

Svuotai il piatto velocemente e mi diressi verso la McGrannit.

“Professoressa? Posso portare io la cena a Malfoy stasera? Ho bisogno di vederlo per dargli degli appunti di pozioni.” dissi ammiccando al Professor Lumacorno, che origliava la conversazione in modo tutt’altro che discreto.

“Si, però non si attardi. Al coprifuoco deve essere in Sala comune, verrò a controllare.” mi rispose lei.

“Non sa che piacere mi fa signorina Granger. Il signor Malfoy è molto migliorato.” Lumacorno mi batté una mano paffuta sulla spalla, facendo rilassare l’espressione preoccupata dipinta sul viso della McGrannit.

Presi il solito vassoio e lo riempì di stufato, patate e una grossa fetta di crostata alle pesche.

 

“Smeraldo” sussurai e questa volta la sala comune dei Serpeverde mi apparve senza problemi. Non avevo idea di quale fosse la stanza di Draco, così bussai in tutte quelle maschili, attenta a non rovesciare il vassoio. Solo al settimo tentativo sentii una voce che rispondeva.

“Lascialo li fuori.” Disse con la solita voce annoiata.

L’educazione e Draco non avevano mai avuto il piacere di conoscersi.

Decisi di rendergli pan per focaccia ed entrai senza chiedere permesso. La stanza conteneva quattro letti di cui solo uno, quello più vicino alla finestra, era occupato. Draco era sdraiato a gambe incrociate.

“Ma che diavolo…” disse alzandosi di scatto. “Tu.” Sbuffò forte.

“Anche per me è un piacere Draco.” Dissi appoggiando il vassoio sul comodino più vicino.

“Che ci fai qui?”

“Ti ho portato la cena. Ma tu ti vesti sempre così?” chiesi osservandolo. Anche se la camicia era slacciata di qualche bottone più del solito, Draco era pronto per andare ad un matrimonio. Niente a che fare con i maglioni marroni di Ron o alle felpe oversize di Harry.

“Mi piacciono le camicie bianche e i pantaloni eleganti.” disse abbassando lo sguardo e allacciandosi un bottone.

“Capisco. Beh buon appetito.” Feci per avvicinarmi alla porta.

“Dove vai?” mi chiese sorpreso.

“Ai piani alti.” Risposi con naturalezza. Lui socchiuse gli occhi, si voltò verso la finestra e stette un secondo in silenzio. Mi parve di sentire il rumore di una epica lotta interiore e sorrisi.

“Vuoi che ti faccia compagnia? Svegliati a mangiare, lo stufato è buono caldo.”

Lui rimase in silenzio e lo presi come una risposta affermativa. Mi sedetti sul suo letto, lui accanto a me e si mise a mangiare.

Per qualche minuto il solo rumore nella stanza fu il grattare delle posate. Finito anche l’ultimo sorso di succo di zucca, Draco si voltò verso di me.

“Sei così testarda.” disse scuotendo la testa.

“Lo so.”

“Non ne vale la pena.”

“Ti ho insegnato a creare l’antidoto di un veleno composto, posso riuscire ad insegnarti a comportarti come un essere umano.” dissi sorridendo.

“Non sono un amante dei sentimenti.”

“Non sei un amante praticamente di niente. Tranne della crostata di pesche forse, quella l’hai mangiata in un secondo.”

Fu un secondo, un battito di ciglia e Draco mi baciò. Fu un bacio dolce come mille crostate, sentivo le sue labbra sulle mie e mi chiesi perché ci avevamo messo così tanto tempo per capire che eravamo perfetti così, legati insieme da quel bacio.

Ci separammo lentamente e lo guardai negli occhi come se fosse la prima volta. Volevo ricordarmi ogni sfumatura, ogni scheggia di cristallo e nebbia e tempesta che unite creavano nelle sue iridi un colore indescrivibile, impareggiabile. Dietro a tutta quella facciata da freddo Mangiamorte ero riuscita ad aprirmi un varco, lo vedevo nei suoi occhi, ugualmente concentrati nei miei. Non era come il bacio che ci eravamo scambiati prima di Natale, quando la dolcezza era arrivata solo sulla sua bocca, dalla quale era uscito con un rantolo il mio nome. Questo bacio l’aveva fatta arrivare fino agli occhi. Dovevo riuscire a portarla fino al cuore.

Mi riavvicinai e lo ribaciai di nuovo, con passione crescente, tanto da sentirmi bruciare dentro.

Ghiaccio e fuoco.

Argento e Oro.

Serpe e Grifone.

Mangiamorte e Nata Babbana.

Draco e Hermione.

Era una lotta di anime, uno scontro di cuori.

Volevo di più. Volevo tutto. Volevo lui. Volevo che volesse solo me.

Poi un rumore, qualcuno bussò alla porta.

“Sono Astoria. Il coprifuoco sta per iniziare.”

No.

Ci slegammo. Con il fiato corto, uno sopra l’altro, scarmigliati e mezzi svestiti.

Mi alzai in piedi, sistemandomi la divisa, tutte le parole incastrate in un punto indefinito tra l’ombelico e il cervello.

“Ne vale la pena.” riuscii a dire quando ormai ero alla porta.

Mi si avvicinò e mi accarezzò la guancia lentamente, posando un’altra volta le labbra sulle mie per un attimo, poi ritornò a sdraiarsi sul letto.

Presi un sospiro e ritornai in sala comune.

Astoria mi sorrise e io sorrisi di rimando, cercando di avere un espressione innocente.

 

“Buonanotte anche lei Professoressa.”

La McGrannit sembrava felicemente sorpresa di trovarmi senza ferite visibili.

Le sorrisi un’ultima volta prima di arrampicarmi sulle scale dei dormitori.

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Capitolo 13
*** 13. Ritorni ***


Nota dell’autrice: postare il nuovo capitolo a mezzanotte è proprio una bella soddisfazione. Notte lettori!

 

13. Ritorni

 

“Hermione?” mi svegliò una voce.

Sapevo che non poteva essere reale, stavo semplicemente sognando di svegliarmi e mi rigirai dall’altra parte.

“Hermione?” ripetè quella voce così famigliare.

Aprii un occhio e vidi sulla parete un’ombra. No, non poteva essere il mio migliore amico, a nessun maschio era dato il permesso di entrare nei dormitori delle ragazze.

Mi voltai verso la figura e lo vidi. Harry mi sorrideva, gli occhi brillanti dietro ai soliti occhiali malconci. Non dissi una parola, saltai direttamente al suo collo.

“Come hai fatto a salire?” gli chiesi dopo averlo lasciato.

“La professoressa McGrannit ha fatto uno strappo alla regola. Credo che aver ucciso Voldemort sia stato un punto a mio favore, anche se mi ha fatto giurare di aver motivi nobili per venire qui.” disse sorridendo.

“Sono felicissima di vederti!”

“Anche io.” disse guardando verso la porta, come se avesse sentito un rumore.

“Lui è già qui?” il nome di Ron mi si bloccò in gola.

“No, arriverà più tardi con l’Espresso, io mi sono materializzato a Hogsmeade e mi sono fatto aprire i cancelli. Avevo bisogno di vederti da solo.”

“Come sta?” chiesi un po’ spaventata.

“Bene. Cioè, male ma meglio di quello che pensassi. Ti vuole così bene che penso che ti perdonerà presto. Ron è un buono, lo sai. Solo dagli tempo.” rispose sfiorandomi la mano e sorridendo. “Il problema è Ginny.” Il suo sguardò si incupì.

“Avete litigato?”

“No, solo… Non ha accettato la tua fuga. Ce l’ha a morte con te.” Fece una pausa, vidi l’indecisione sul suo volto. “Le ho detto che è un po’ iperprotettiva nei confronti di Ron, è maggiorenne e vaccinato. E lei ha detto che io sto dalla tua parte e non dalla sua. Ragazze.” Disse l’ultima parola sbuffando, salvo poi accorgersi con chi stava parlando spalancando gli occhioni verdi. “Si, hai capito che intendo.” Concluse a mo’ di scusa.

Lo guardai senza rispondere, sorridendo inebetita dalla gioia di riavere accanto un compagno ed un alleato. Anche se la strada per ricucire i rapporti con Ron non era ancora iniziata, avere accanto Harry era un punto a mio favore.

“Avete chiarito poi tu e Ginny, vero?”

“Si, però penso sia una buona idea tenere tra noi il fatto che ho usato la mia unica occasione di entrare nei dormitori femminili per vedere te e non lei. ” mi rispose scompigliandomi i capelli.

Dopo il resoconto del resto della settimana nella Foresta di Harry, io gli raccontai tutto ciò che era successo tra me e Draco, sorridendo ad ogni suo cambio di espressione. Sorpresa, disappunto, grande disappunto, rabbia, gioia, disappunto, forse un po’ di ribrezzo, gioia.

 

Andammo in sala grande per la colazione insieme e subito mi resi conto che Hogwarts si era ripopolata. I tavoli delle case erano di nuovo divisi e gli studenti iniziavano a riempirli chiacchierando allegramente.

Ci sedemmo uno di fronte all’altra ridendo allegramente e salutando chi via via arrivava. Vidi Draco entrare poco dopo di noi, sedersi quasi dietro ad Harry. Quando i nostri sguardi ci incontrarono spuntò sul suo volto l’ombra di un sorriso.

“Ti piace davvero eh?” mi domandò Harry.
”Molto.” risposi tornando a concentrarmi su di lui.

 

La maggior parte degli studenti arrivarono con l’espresso poco prima di cena. Dopo essere stati in biblioteca, dove Harry aveva scopiazzato i miei compiti come ringraziamento per essermi venuto a trovare, ci ritrovammo in una sala comune gremita di persone. Due teste rosse spiccavano ad un tavolo: Ginny guardava nella nostra direzione, Ron al contrario guardava con interesse scientifico la gamba del tavolo al quale era appoggiato.

Presi un respiro profondo e mi diressi verso di loro.

“Bentornati.” dissi evitando i loro sguardi.

“Ciao Herm.” Borbottò Ron senza alzare lo sguardo. Ginny non si degnò di salutarmi, si diresse verso Harry e lo strattonò con forza verso il buco del ritratto.

Li osservai uscire e mi diressi anche io verso l’uscita, lasciandomi Ron alle spalle, che nel frattempo si era messo a chiacchierare con il battitore della squadra di Quiddich di Grifondoro.

 

Per i corridoi salutai un po’ di persone, compresa Luna, che si dispiacque molto per la fine della storia tra me e Ron. Ero ancora con lei quando incontrai Draco, qualche metro prima della porta d’ingresso della Sala Grande.

“Buonasera Draco.” disse tranquillamente. Luna era così buona e candida, che non avrebbe tolto il saluto nemmeno a Voldemort in persona.

“Luna.” rispose lui con un cenno educato.

“Hermione.” mi salutò con un tono troppo distaccato da sembrare naturale.

“Sempre un piacere.” dissi prendendo Luna per un braccio e portandola in sala grande.

“Penso che Draco sia stato attaccato dai Gorgosprizzi. Mi sembrava piuttosto confuso.” Commentò lei andandosi poi a sedere tra i Corvonero.

Fingere di non amare un amico era stato difficile, fingere di non amare un nemico mi sembrava impossibile. Seguii con lo sguardo Draco fin quando non lo vidi sedersi accando a Blaise e ad Astoria, andando ad inciampare contro Neville, il quale si rovesciò addosso il succo di zucca che si era appena versato.

“Scusami tanto.” Dissi aspirando il liquido dalla sua maglia con la bacchetta.

“Nessun problema.” mi rispose felice per una volta di non essere stato l’artefice del disastro.

 Mi sedetti lontano da Harry, Ginny e Ron, che notai essere appena arrivato. Mi misi in un punto dal quale potessi vedere Draco, immerso in una conversazione sussurrata con Zabini. Mangiai velocemente, scambiando qualche battuta con Neville e Dean Thomas, che aveva passato il Natale in montagna con la famiglia finalmente riunita dopo la guerra.

Mi alzai dal tavolo e vidi con sorpresa anche Draco alzarsi con me. Intorno a me altre persone stavano lasciando la sala, compresi che era il momento buono per avvicinarmi a lui senza dare nell’occhio.

Arrivati alla porta ci trovammo uno accanto all’altra nella calca.

“In biblioteca, tra 10 minuti.” mi sussurrò. Vidi un gruppo di Corvonero voltarsi verso di noi.

“Stai un po’ più attento Malfoy, stai camminando sui miei piedi” dissi sprezzante superandolo, il cuore che mi esplodeva nel petto.

 

Percorsi la strada che mi separava dai dormitori a grandi passi, rendendomi conto di non aver niente da fare in sala comune. Non aveva senso sistemarmi i capelli o truccarmi o mettermi altro profumo. Draco mi aveva già visto in situazioni peggiori, non avevo intenzione di nascondere i miei difetti interiori, non l’avrei fatto nemmeno con quelli esteriori.

 

Arrivai in biblioteca cinque minuti dopo, scegliendo un tavolo appartato.

Presi il libro che Harry mi aveva regalato per Natale e attesi il suo arrivo.

Draco mi raggiunse poco dopo e si sedette accanto a me.

“Dobbiamo parlare.” disse in tono solenne. Doveva aver cambiato per l’ennesima volta idea, lo sapevo.

“Dimmi pure.”

“Non abbiamo un piano d’azione.”

“Un piano d’azione.” ripetei. “Non credevo che stare insieme a te implicasse fare piani. Dobbiamo rapinare una banca?” chiesi sorridendo.

“Stupida Granger.” sbuffò. “Oggi non ci siamo visti tutto il giorno. Domani rincominciano le lezioni, sarà sempre peggio.”

“Allora ti manco.” dissi avvicinandomi a lui così tanto da sentire il suo profumo. “Comunque giovedì sera ci vediamo per pozioni. Potremmo usare sempre la stanza delle necessità no?”

“Come se fosse libera. Un sacco di coppie.” disse la parola con una smorfia.”ha scoperto la stanza delle necessità. E’ sempre più difficile essere così fortunati da arrivare per primi.”

Mi allontanai e mi misi comoda sullo schienale della sedia a pensare. Lui fece lo stesso, mantenendo però il suo portamento fiero.

“Dove andavi con i tuoi ragazzi?” mi chiese con tono noncurante ad un certo punto.

“Io non ho mai avuto un ragazzo qui ad Hogwarts, solo Viktor ed è stato per un ballo o poco più. Tu?”

“Io stavo con delle Serpeverde, quindi buttavo fuori i miei compagni dalla stanza.”.

Dalle sue parole capii che quello che aveva intendeva per coppia era l’esatto contrario di quello che credevo io.

“Draco, io non voglio essere la tua ennesima compagna di letto. Vorrei che fosse chiaro.” lo guardai negli occhi per la prima volta da quando avevamo iniziato a parlare. Sembrava sorpreso, o qualcosa del genere. Mi era davvero difficile capire che stesse pensando. Rimase in silenzio qualche secondo, voltandosi verso gli scaffali. Al di là di essi si sentiva qualcuno sfogliare dei libri e borbottare.

Mi si avvicinò prendendomi per un braccio.

“Io sto facendo del mio meglio, ma tu non mi aiuti.” detto questo le sue guance presero un po’ di colore. “Se avessi voluto qualcuna del genere mi sarei scelto una preda meno complicata. Voglio vederti e basta.”

Compresi lo sforzo che aveva fatto per dire una cosa del genere e mi sporsi per baciarlo. Un bacio veloce, un bacio di nascosto.

Draco mi assecondò e fece una smorfia quando mi allontanai. L’orologio a pendolo batté le nove, dovevo tornare in sala comune.

“Pensa ad un posto e domani ne parliamo.” Dissi alzandomi. Lui mi prese e mi sbatté contro uno degli scaffali e mi baciò con forza, facendo aderire perfettamente il suo corpo con il mio.

Cercò di staccarsi ma io lo tenni attaccato a me prendendolo per la camicia, volendo che quel bacio durasse per sempre.

Pochi secondi dopo il rumore dei tacchi di Madama Prince ci riportò alla realtà.

“Che sia l’ultima volta che ti aiuto a sistemare i libri Granger.” mi disse con il suo miglior tono malefico.

“La biblioteca è da scartare.” sussurrai mentre lo superavo e mi dirigevo all’uscita.  

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Capitolo 14
*** 14. Magia ***


Nota dell’autrice: vedi sotto. ^^

 

14. Magia

 

Durante la prima settimana di scuola la rottura tra me e Ron fu il pettegolezzo più succulento ed entrambi ci trovammo per l’ennesima volta al centro dell’attenzione. Dopo la disfatta di Voldemort Ron era diventato per citare Lav Lav “interessante” agli occhi di molte ragazze. Ora che l’avevo lasciato le più coraggiose gli si avvicinavano tra una lezione e l’altra, portando il colore delle sue orecchie a un rosso preoccupante.

Nonostante il totale silenzio tra noi due, i pochi minuti nei corridoi erano i momenti migliori della giornata scolastica. Tutti i professori avevano iniziato le raccomandazioni per i M.A.G.O. con alcuni mesi di anticipo, aumentando in modo esponenziale il carico di compiti da fare.

Per stare al passo con tutte le materie dovevo studiare in ogni momento libero, facendomi forza solo pensando alle poche ore che potevo passare in compagnia di Draco, che trovava questo mio essere così indaffarata molto fastidioso.

“Grazie al cielo domani è giovedì.” disse quando trovammo riparo nell’aula di trasfigurazione, dopo aver aperto invano molte stanze, tutte occupate da qualche coppietta. Sembrava che la fine della guerra avesse portato in tutti una gran voglia di innamorarsi. Che sfortuna.

Mi sedetti su un banco e gli feci cenno di avvicinarsi, abbracciandolo forte, respirando lentamente il suo intenso profumo.

“Sono a pezzi.” sussurrai con il viso sul suo petto. Draco mi alzò il mento con la mano, baciandomi lentamente. Ogni mia cellula invocava un letto, ogni muscolo urlava la propria stanchezza. Cercai di metterli a tacere abbandonandomi totalmente tra le sue braccia, facendomi guidare totalmente dalla sua bocca così bramosa di attenzioni.

Quando si staccò da me mi colpì con i suoi occhi grigi.

“Che c’è?” chiesi incuriosita da quello sguardo.

“Sono stufo di questa storia delle aule da cercare, dovremmo trovare una soluzione. Stasera quella maledetta Grifondoro stava per scoprirci.” disse prendendomi entrambe le mani. Ci eravamo imbattuti in Demelza Robins e Dean nell’aula del professor Ruf, fortunatamente Draco aveva chiuso la porta in tempo, in modo che lei vedesse solo lui e non me.

“Troveremo una soluzione.” dissi riavvicinandolo a me e baciandolo di nuovo.

Nonostante tutte le mie migliori intenzioni, il nostro rapporto era meramente fisico. Usavamo il poco tempo che avevamo a disposizione solo ed esclusivamente per baciarci. Non parlavamo molto e quando lo facevamo era semplicemente per decidere orari e luoghi dell’incontro successivo. Tutto questo mi rendeva piuttosto insofferente.

Lasciammo l’aula pochi minuti dopo, entrambi imbronciati e stanchi.

“Per fortuna domani è giovedì.” Sussurrai quando lui era troppo lontano per sentirmi.

 

Alle otto in punto ci trovammo davanti alla stanza delle necessità.

Lumacorno voleva che preparassimo la bevanda della Pace, una pozione piuttosto complessa. Versammo l’essenza di elleboro nell’infuso di tiglio, e mentre aspettavamo i 20 minuti di ebollizione ci sistemammo sul divano.

Eravamo soli, ma Draco non sembrava tranquillo.

“Si può sapere che hai?” dissi dopo il terzo tentativo fallito di avvicinarmi a lui.

“Questa stanza è la stanza di Lumacorno. Io penso che lui sappia che facciamo qui dentro.” rispose guardandosi intorno. “Dovremmo finire la pozione ed aspettare il coprifuoco poi uscire e pensare a un altro tipo di stanza.”

“Beh, direi che questo è un piano.” commentai sorridendo ed evitando di fargli notare che Lumacorno doveva aver visto già abbastanza da riempire più di una lettera di sospensione.

Lasciammo sobbollire la pozione, poi la concludemmo seguendo le istruzioni del libro.

Alla fine Draco decise di mescolare mezza volta in più in senso antiorario, dicendo che se fosse stata perfetta Lumacorno avrebbe trovato inutile continuare le ripetizioni. Dopo averla imbottigliata e aver firmato il registro uscimmo dalla stanza.

“Penso io al posto. Entra dopo di me.” Mi disse iniziando a fare avanti e indietro davanti al muro vuoto.

Quando la porta comparve, ci trovammo in una stanza diversa, molto accogliente. Sembrava la camera di uno chalet di montagna. Un grande letto a baldacchino occupava una parete, di fronte ad esso scoppiettava allegro il fuoco. Rimasi qualche secondo immobile davanti alla porta, fissando estasiata la camera, poi mi voltai verso Draco, evidentemente sorpreso dalla realizzazione del suo pensiero.

“E’ bellissima.” dissi avvicinandomi a lui.

“E’ come la mia camera nella villa che avevamo sulle Alpi qualche anno fa.”

Vidi nei suoi occhi la stessa voglia di provare quel letto che mi aveva assalito.

Ci buttammo sui morbidi cuscini velocemente, percorrendoci con le mani ogni centimetro del nostro corpo, come ciechi che cercano capire contro cosa stanno sbattendo. Il cuore mi martellava nel petto, lo sentivo premere sulle costole impazzito. Draco mi spogliò lentamente, e ancora più lentamente io svelai il suo corpo bianco, come se stessi scartando il più desiderato regalo di compleanno.

Quando non ebbe più nulla da levarmi si fermò e mi guardò sorridendomi.

“Quanto tempo perso.” disse prima di lasciarsi andare, di farci diventare una cosa sola.

La nostra prima volta.

L’oblio, la passione, l’estasi.

Sentivo il suo corpo muoversi sopra di me e mi venne l’istinto di mangiarmelo, pezzo per pezzo, come una crostata di pesche. E in un certo senso lo feci.

 

Ci sdraiammo uno accanto all’altra, tenendoci per mano, gli occhi chiusi per rivivere ancora una volta quello che era appena successo.

Lo spiai con la coda dell’occhio: il suo petto si alzava e abbassava velocemente, come se avesse corso la maratona, in viso aveva stampato un sorriso beato. Sembrava un angelo, nonostante il Marchio Nero sembrasse ancora più evidente in contrasto con la sua pelle di porcellana.

Iniziai ad avere i brividi, così decisi di andare a farmi un bagno caldo.

Mi immersi nell’acqua bollente e i miei muscoli si rilassarono completamente.

Non potevo crederci.

Avevamo fatto l’amore.

Mi feci coccolare dall’acqua calda, mille pensieri positivi entravano ed uscivano dalla mia testa come vapore.

 

“Ehi.” Draco entrò in bagno, i pantaloni indosso e la camicia ancora in mano.

“Ehi.” sussurrai io. Si chinò su di me e mi diede un bacio in fronte.

“Mi è venuta un’idea.” dissi con la voce bassa, la paura di svegliarmi da quel sogno da un momento all’altro.

“Ti è venuta idea mentre…” finì la frase con un gesto buffo verso la stanza accanto, facendomi sorridere.

“No, mi è venuta adesso, vedendo questo bagno.” indicai il lavandino stile impero.

“Non ti seguo.”

“Lasciamo stare quando mi è venuta.” tagliai corto. “I professori dormono ad Hogwarts.” Dare corpo alla mia idea con tutto quel vapore e Draco mezzo nudo ad un metro di distanza era davvero difficile. Chiusi gli occhi e rividi la scena. Bagno in stile Neoclassico francese, Fleur, Bill, studio di Bill.

Quando li riaprii lui era nella stessa posizione di prima, seduto sul mobile ancora con la camicia sul braccio a coprire il marchio Nero.

“Bill Weasley insegna ad Hogwarts, però al contrario degli altri non vive qui, tutte le sere torna a villa Conchiglia, a casa sua. Suppongo che la sua camera sia vuota quindi. Quello sarebbe un bel posto no?” conclusi guardando la sua reazione.

“Fantastico. Peccato che non sappiamo dove sia.”

“Penso di avere una soluzione anche per quello.” Pensai subito alla Mappa del Malandrino, doveva essere indicata anche quella stanza, doveva esserci.

Lui annuì e restò a guardarmi.

“Vorrei uscire.” dissi arrossendo.

“Ti ho già vista nuda, che differenza fa qui o di là?” mi disse ritornando il solito Draco. “Ma se proprio insisti.” Disse alzandosi e uscendo, non prima di avermi schizzato dell’acqua in faccia facendo un ghigno.

Mi coprii con un accappatoio bianco e ritornai nella stanza, Draco era ancora seduto sul letto, guardava la stanza con attenzione.

Quello era il momento perfetto per capire qualcosa in più di lui.

“Perché hai pensato a questa stanza?” chiesi cercando nel frattempo la mia biancheria.

“Il tuo reggiseno è là.” disse indicando un angolo accanto al fuoco. “Te l’ho detto, avevamo una villa sulle Alpi, era un bel posto.”

“Perché era un bel posto?” indagai finalmente abbastanza vestita da togliermi l’accappatoio.

“Accidenti, ti pare che io possa rispondere con te mezza nuda davanti?”

“No, dai dimmi.” Dissi infilandomi velocemente la gonna e la camicia.

“Il signore oscuro non era ancora tornato, la famiglia aveva ripreso il suo antico splendore e nessuno sospettava di mio padre.” Fece una pausa e abbassò lo sguardo. “Era un bel periodo.”

“Non è così difficile vedi? Aprirsi con la persona che si ama.” lo canzonai sedendomi sulle sue gambe.

“Non ho mai detto di amarti.” disse con un ghigno.

“Nemmeno io in effetti. Ti amo Draco Lucius Malfoy.” scandii il suo nome baciandolo sulla bocca ad ogni parola. Draco mi guardò e mi strinse forte.

“Anche io ti amo stupida Granger.” sussurrò con la voce che gli tremava.

 

Lasciammo la stanza che era notte inoltrata e corsi in sala comune, svegliando una indisponente signora Grassa.

“Non è un po’ tardi signorina?” mi chiese.

“Sono stata a studiare fino ad ora.” cinguettai facendole gli occhi dolci.

Mi aspettavo la sala comune vuota invece sul divano qualcuno dormiva russando.

Mi avvicinai, Ron doveva essersi addormentavo mentre studiava, nella mano che toccava il pavimento aveva ancora “Mille erbe e funghi magici”.

Lo guardai sorridendo della sua infinita tenerezza, poi decisi che dovevo scusarmi con lui e quello era il momento giusto. Andai a mettermi il pigiama velocemente e ridiscesi in sala comune, pronta al peggio.

 

Nota dell’autrice (bis): festeggio le (quasi) 1000 visite del primo capitolo di questa FF con la prima volta di Hermione e Draco. Spero che vi sia piaciuta e abbia soddisfatto il mio e il vostro bisogno di vederli felici insieme perché nel prossimo capitolo ci sarà una lotta tra titani!

Stay Tuned!

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Capitolo 15
*** 15. Medievalismi ***


15. Medievalismi

 

“Ron.” lo chiamai prendendo il libro dalla sua mano per appoggiarlo sulla poltrona. Emise un suono roco, da orso e aprì gli occhi.

“Che c’è?” mi chiese.

“E’ tardi Ron, dovresti andare a letto, è tardi.”

Alzò gli occhi ancora semichiusi e capii che mi aveva riconosciuto solo in quel momento.

“Mi svegli per questo? Mi svegli perché è tardi? Potevi lasciarmi un biglietto, non sarebbe la prima volta.” Mi disse mettendosi seduto e sfregandosi gli occhi con i pugni.

“Ron, io…”

“No, niente Ron, io... L’hai fatto, non ci sono scuse Herm.” Fece per alzarsi. Lo rispinsi con forza sul divano. Era più alto e muscoloso di Draco e molto meno incline ad assecondarmi.

“Parliamone.”

“Da quanto tempo volevi lasciarmi?” mi chiese incrociando le braccia, un po’ sorpreso dalla mia reazione.

“Qualche giorno. Ci ho pensato bene, non volevo prendere una decisione affrettata.”

“Abbiamo fatto l’amore quella sera. Te lo ricordi? Mi hai trattato come una puttana.” Sentire Ron dire una parola così pesante mi trafisse il cuore. Non aveva alzato la voce, ma quelle parole rimbombavano nella mia testa come se me le avesse sparate addosso con un cannone. Lui si accorse della mia reazione e addolcì la sua espressione per un attimo.

“Ti sbagli. N-non è così Ron. Io ti ho amato per tanto tempo, non puoi dire una cosa del genere.” Cercai di trattenere le lacrime stringendo i pugni.

“Un biglietto Herm. Un maledetto biglietto. Mi sono svegliato nudo in compagnia di un pezzo di carta. Lo sai quanto ho sofferto? Vuoi provare?” Tirò fuori dal maglione un bracciale con un ciondolo simile a quello che portavo al collo. Dal bracciale estrasse un foglio e me lo porse.

“E’ finita.” Lessi ad alta voce. Non lo avevo mai riletto, nemmeno nel momento in cui l’avevo scritto.

“Forse sono io la puttana.” Dissi ridandoglielo.

“Aspetta, aspetta. Leggi cosa c’è scritto nel tuo.” mi disse prendendo la collana e aprendo il mio ciondolo con forza, graffiandomi il collo.

Ne uscì un bigliettino piccolo, un coriandolo di pergamena. Anche li solo due parole “Ti amo” scritte nella scrittura infantile di Ron.

“Incredibile vero?” mi disse mentre le lacrime iniziavano a sgorgargli dagli occhi. “Abbiamo scritto due pensieri, ci abbiamo pensato entrambi. Sono diversi. Sono sbagliati. Sono opposti. Sono un idiota, lo sai? Io credevo che andasse tutto bene, miseriaccia.”

Tirò su con il naso, gli occhi lucidi a cercare i miei. “Preferirei odiarti. Preferirei vederti soffrire. Preferirei fare l’amore con te e lasciarti con un biglietto vigliacco. Ma non ci riesco.”

“Ron.” sussurrai lasciando scorrere le lacrime, dentro di me sentivo il cuore a pezzi.

“Non posso perdonarti Herm. Non ce la faccio.” Scagliò tutta la rabbia che aveva in corpo su un tavolino, prendendolo a calci. Ringraziai di non essere io. Si avvicinò a me di nuovo con la stessa rabbia. Mi prese le mani tremando, lottando con le lacrime. “Io ti amo Herm, non penso di porterti perdonare.” finì abbracciandomi.

Non capivo, non riuscivo a capire. Aspettavo che da un momento all’altro mi puntasse la bacchetta al petto, ma non lo fece.

Non si voltò più verso di me, si diresse verso il dormitorio senza parlare.

Mi sedetti sul divano piangendo.

Due pensieri.

Un ti amo e un è finita.

Desideri opposti.

Diversi.

Sbagliati.

Avevo amato Ron.

Amavo Draco.

Draco.

Mi venne l’idea malsana. Salii nel dormitorio maschile e frugai nel baule di Harry, prendendo il vecchio mantello consunto di suo padre. Lanciai uno sguardo a Ron, che si era coperto fino alla punta dei capelli e ritornai in sala comune.

Percorsi la strada ormai conosciuta verso la sala comune dei Serpeverde. Entrai e mi diressi verso la settima porta.

Non ero l’unica sveglia. Astoria Greengrass stava uscendo da quella che immaginavo essere la sua camera per entrare in camera di Draco.

Entrai di soppiatto anche io. Astoria si avvicinò al suo letto, dove era seduto con Blaise a chiacchierare.

“Anche tu sveglia Tori?” gli chiese Blaise facendole spazio accanto a lui.

“Si, non riuscivo a dormire.” Si sedette e si rivolse a Draco. “Dove sei stato stasera?”

“A ripetizioni, come ogni giovedì.” rispose lui senza degnarla di uno sguardo.

“Sei tornato tardi, ti ho aspettato più di un’ora in sala comune.”

“Avevo voglia di prendermi una boccata d’aria.” Draco mentiva bene, il suo volto era una maschera di noncuranza. Astoria si voltò verso Blaise, il quale fece un’espressione tipo “Io non so niente.”.

“Ne hai trovata un’altra?” chiese poi rivolgendosi di nuovo a Draco.

“Anche se fosse non sono affari tuoi.” La maschera scricchiolò.

“E invece si, sono la tua fidanzata.” rispose lei.

Cosa?

“Ehi, questo è un colpo basso Tori, giocare la carta degli accordi matrimoniali non è da te.” Commentò Blaise dandole una pacca sulla spalla.

Le gambe mi tremavano, decisi di appoggiarmi a quello che mi sembrava il letto di Blaise.

“Che c’è?” il cuscino su cui ero appoggiata parlò e si mosse. Mi accorsi solo in quel momento che era una ragazza, che si mise seduta con aria confusa.

“Niente Michelle, continua a dormire” disse Zabini sorridendole.

“No, qualcosa mi ha toccato.” rispose lei mentre io mi alzavo e andavo verso la porta più velocemente possibile. Tutti e quattro iniziarono a guardarsi intorno. Sapevo che finchè fossi stata sotto il mantello dell’invisibilità non mi avrebbero mai vista, ma decisi comunque di spostarmi dove la luce delle candele non poteva arrivare. Michelle lanciò un cuscino a Blaise, e lui fece lo stesso mentre Draco e Astoria si guardavano in cagnesco.

Decisi che quello era il momento giusto per andarmene, aprii la porta il minimo indispensabile e corsi fuori.

 

Mentre tornavo in sala comune in compagnia dei primi deboli raggi dell’alba ripensai alle parole di Ron.

“Mi hai trattato come una puttana.”

Mi sentivo esattamente così e in qualche modo solo in quel momento capii il dolore sordo e martellante che perseguitava Ron, le lacrime e l’abbraccio.

Mi sentivo pesante e vuota, arrabbiata con me stessa perché sapevo che l’unica persona che poteva aiutarmi era quella che mi faceva sentire così.

Accordi matrimoniali, fidanzamenti.

“Preferirei odiarti. Preferirei vederti soffrire. Preferirei fare l’amore con te e lasciarti con un biglietto vigliacco. Ma non ci riesco.”

L’amore era una tortura, mi voltai stupita di non vedere le mie impronte insanguinate sulla dura pietra.

Da carnefice a vittima in pochi minuti.

 

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Capitolo 16
*** 16. Intrusioni ***


Nota dell’autrice: i prossimi due capitoli (il XVI e il XVII) nascono come un capitolo unico. Ho deciso di dividerli proprio in fase di pubblicazione perché un capitolo-fiume spegne un po’ l’attenzione. Speriamo che la soluzione funzioni. Vi lascio alla lettura del capitolo di preparazione.

 

16. Intrusioni

 

Ginny mi guardava in cagnesco.

Ron guardava Ginny e poi guardava me, gli occhi arrossati e stanchi.

Harry guardava tutti e tre con una faccia quasi buffa.

Sembrava stessimo facendo un gioco. Chi abbassava la guardia per primo avrebbe perso.

Ron fu il primo a cedere. Infilò il cucchiaio nei suoi cereali con così tanta forza da rovesciarne metà sul tavolo.

Harry prese la mano di Ginny e anche lei si addolcì.

Io guardai la fetta di pane tostato che mi ero messa nel piatto sperando che si mangiasse da sola.

Decisi di lasciare il tavolo quando vidi entrare Draco. Non volevo guardarlo, non volevo che lui guardasse me.

“Aritmanzia.” Risposi ad una domanda che nessuno aveva posto, perché a quel tavolo a nessuno importava dove stessi andando, tutti erano troppo impegnati ad ignorare i sentimenti altrui, a fingere che tutto andasse bene.

Mi alzai e andai a lezione.

La lezione passò in un lampo, feci molta fatica ad abbandonare quella zona franca. Niente Draco e niente Ron. Solo Hermione e i libri. Bei tempi quelli, quando l’amore era un sentimento puro e senza complicazioni: amore per i propri genitori, amore per la conoscenza, amore per Harry e per quel Ron.

Sospirai e mi diressi alla lezione di storia della Magia.

Arrivai appena dopo Ron e Harry che mi guardò con aria interrogativa. Annuii impercettibilmente, senza incontrare i suoi occhi, certa che non mi avrebbe creduto. Mi sedetti davanti a loro, in prima fila, aspettando il suo arrivo.

Arrivò con Blaise quando la classe era ormai piena. Cercò di guardarmi, rallentò impercettibilmente il passo quando si trovò davanti al mio banco.

Non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi piangere.

Non ne valeva la pena, forse aveva ragione lui.

Il professor Ruf iniziò il suo solito rantolo sommesso sul duello tra Silente e Grindelwald, un argomento che avrei trovato interessante in un altro momento. Presi al solito molti appunti, ormai il cervello e la mano lavoravano senza il bisogno di un mio comando, in una sorta di meccanismo automatico formatosi con gli anni.

Solo quando sentii il grattare delle sedie mi accorsi che la lezione era finita.

Non avevo molta fame, corsi in sala grande a prendere un panino e tornai nella sala comune deserta.

Era il primo giorno, il primo di tanti lunghi giorni simili. E stavo già impazzendo.

La pausa pranzo durò un’eternità e nonostante tutta la buona volontà che misi per perdere tempo, arrivai alla lezione di Lumacorno con quasi mezz’ora di anticipo.

“Signorina Granger, qualcosa non va?” disse il professore entrando in aula dieci minuti dopo di me.

“No, non avevo molta fame.”

“Capisco. Beh, spero che la lezione di oggi le rimetta appetito. Prepareremo la Pozione Rinvigorente.” Annunciò con tono pomposo. Gli feci un sorriso entusiasta e riabbassai lo sguardo.

 

Era strano, notai uscendo qualche ora dopo dalle serre di erbologia, come una situazione sfavorevole in quella giornata era diventata più che vantaggiosa. Il fatto che Draco non potesse avvicinarsi apertamente mi aveva dato la possibilità di evitarlo con più facilità, nonostante lo vedevo cercarmi con lo sguardo, intrattenersi più del dovuto nei corridoi in cui mi incontrava.

All’ora di cena il mio stomaco implorava pietà. La delusione e il malumore non mi avevano tolto del tutto l’appetito. Corsi in sala grande e mi servii una porzione doppia di patate al forno, godendo della loro croccantezza e del borbottio del mio stomaco finalmente riempito.

“Abbiamo fame vedo.” Commentò Dean, il primo arrivato di quelli del mio anno. “Sei uscita dall’aula come un fulmine.”

“Stavo letteralmente morendo.” dissi tra una forchettata e l’altra, sorridendo sinceramente per la prima volta nella giornata.

L’avevo imparato durante il lungo viaggio in tenda: lo stomaco era un fattore discriminante per l’umore.

Mi servii una fetta di torta quando tutti erano arrivati solo al primo, dovevo aver mangiato tutto in meno di dieci minuti.
Vidi Harry sorridermi, probabilmente sollevato dal vedermi più allegra. Gli sorrisi di rimando, cambiando espressione quando incrociai lo sguardo di Draco nel tavolo dei Serpeverde.

Mi alzai e uscii dalla sala senza voltarmi indietro, camminando lentamente nei corridoi vuoti.

La sala comune abitata dagli ultimi ritardatari, che uscivano a gruppetti massaggiandosi lo stomaco affamati.

“Hermione?” mi chiese Harry rientrando pochi minuti dopo di me.

“Sto bene.” dissi automaticamente.

“Si, lo so. ” anche se non lo vedevo in volto, immaginai la sua solita espressione scettica. “Abbiamo un problema.”.

“Stanotte ho parlato con Ron, vedrò di chiarire con Ginny il prima possibile.”

“Non intendevo quello, è un problema più urgente. Malfoy è qui fuori.” Disse indicando nervosamente la porta.

“Cosa?”

“Voleva che lo facessi entrare. Lo vuole tutt’ora penso. Devi dirmi che è successo.”

Mi alzai e lo guardai. Harry aveva la bacchetta stretta in pugno, gli occhi ardenti. Per un secondo pensai di raccontargli tutto in modo tale che uscisse e gliela facesse pagare. Mi pentii di quel pensiero immediatamente. Mai più azioni codarde, dovevo risolvere le mie questioni da sola.

“Mi ha detto che mi ama. Ma sta anche con la Greengrass, penso che se la sposerà..” Chiusi gli occhi e sospirai. “Fallo entrare Harry.”

Mi guardò un secondo, poi riguardò il buco. “Hermione. Io posso…”

“No, stai fuori, facci da palo.”

Lui annuì e mi lasciò sola. Mancavano pochi secondi, la Serpe stava entrando nella tana del Grifone.

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Capitolo 17
*** 17. Pregiudizi ***


Nota dell’autrice: non ho resistito. Volevo pubblicare il nuovo capitolo domani ma… era già pronto… mi raccomando aspetto le vostre recensioni... Stay tuned!

 

17. Pregiudizi

 

Quando Harry rientò con Draco mi riguardò ancora una volta, incerto sul da farsi.

“Va tutto bene.” gli sorrisi convincendolo a lasciarci soli.

Draco guardò la scena senza parlare, gelato all’ingresso della sala comune.

“Cosa vuoi?” gli chiesi mantenendo le distanze.

“Cosa voglio? E’ tutto il giorno che mi eviti. Guarda che ho dovuto fare per vederti.” Si guardò intorno con disprezzo.

“Dovresti sapere perché ti evito. Credevi che io non sarei mai venuta a saperlo?”

“Stai delirando.” Si avvicinò di un passo. “Non so di cosa tu stia parlando.”

“Astoria Greengrass, ti dice qualcosa? La tua fidanzata.” Indietreggiai, andando a cozzare contro il divano. “Quando credevi di dirmelo? Prima o dopo avermi preso ancora più in giro?” tremavo di rabbia. Mi sentivo così stupida.

“Qualsiasi cosa ti abbia detto la Greengrass è falsa.” Il solito tono sprezzante. Il solito tono alla Malfoy. Come potevo pensare di cambiare una persona con qualche parola e una notte di sesso?

Non ebbi il tempo di rispondere, Harry entrò velocemente.

“Ron e Ginny.” disse allarmato. “Il mantello, subito.”

“Vieni con me.” Feci strada a Draco nei dormitori maschili, presi il mantello dell’invisibilità e lo appoggiai su entrambi.

“Cosa stiamo facendo?” mi sussurrò mentre ci riavvicinavamo alle scale che davano sulla sala comune.

“Ci nascondiamo da loro. Non ho intenzione di farmi vedere da loro con te.” Risposi indicando i due rossi, che nel frattempo si erano seduti sul divano con Harry. Guardai con preoccupazione l’entrata, la sala si stava riempiendo.

“Non abbiamo finito il discorso” disse uscendo dal mantello e sedendosi sul letto di Neville.

“Copriti.” Dissi buttandogli il mantello. “Ieri notte sono venuta da te con quello. Volevo stare con te e poi lei ti urla dietro che è la tua ragazza.”

“Credevo che tu fossi più intelligente, credevo ci arrivassi.” Mi disse intento a studiare la fattura del mantello, per niente intenzionato a rimetterselo.

“A quanto pare entrambi abbiamo sbagliato qualche valutazione.” Dalla sala grande arrivava un rumore sempre più consistente, la cena doveva essere finita.

Draco mi guardò, i suoi occhi grigi ridotti a fessure. Sembrava un gatto pronto a tendermi un agguato.

“Sei una Nata Babbana, certe cose non le puoi capire.” Sospirò. “La conservazione del sangue puro è uno degli obbiettivi fondamentali per le famiglie magiche più nobili. Ed è anche il più difficile da perseguire in tempi come questi. I Malfoy e i Greengrass sono amici da sempre, il matrimonio tra me e Astoria è un’idea che le nostre famiglie tengono in considerazione da quando siamo nati. Lei crede molto in questa cosa, è innamorata di me da sempre.”

“E non ti è mai venuto in mente che io avrei dovuto essere informata?” chiesi. “Il mio sangue è sempre stato un problema. Sempre. Ma una cosa del genere, i matrimoni combinati… Non siamo più nel medioevo accidenti. Come faccio a sapere che non è una scusa?”

“Ognuno è permeato dei valori in cui vive, non pretendo che tu capisca.” commentò.

“E tu questi li chiami valori? La purezza del sangue? Non mi sembra che ti interessasse stanotte. Non mi sembra che fosse un problema quando eri dentro di me, cuore contro cuore, sangue contro sangue.” nella mia testa le parole avevano forza, ma quando furono espresse mi sembrarono deboli briciole di pensieri sconnessi.

“Non ho fatto l’amore con una mezzosangue stanotte, ma con Hermione Granger. E Astoria è fatta così, è una debole.” Disse alzandosi in piedi e avvicinandosi.

“Avresti dovuto dirmelo. Io non ho intenzione di stare con una persona che si dimentica di avere una promessa di matrimonio che gli pende sulla testa. Oggi è quello, domani cosa sarà? Un omicidio che non mi hai confessato? Una riunione di Mangiamorte che ti è sfuggita di mente? Io non ti credo.”

Un rumore ci informò che qualcuno stava venendo nel dormitorio. Ci sistemammo sul letto e ci riparammo di malavoglia sotto il mantello.

Eravamo strettissimi ed intenzionati a non toccarci. Draco era furioso, tutti i muscoli del volto erano desi, i pugni chiusi.

“Hermione.” Sussurrò Harry. “La sala comune si sta svuotando, portiamolo fuori di qui.”

Ci alzammo e scendemmo le scale piegati, attenti a non scoprirci. Harry ci fece strada sfruttando un momento di disattenzione di Ron e Ginny, entrambi intenti a scrivere e finalmente ci ritrovammo in corridoio.

“Fa’ attenzione.” Disse richiudendosi il ritratto alle spalle.

Eravamo in piedi, ancora sotto il mantello che ci scopriva i piedi e una parte delle gambe, immobili.

Draco si scoprì con violenza.

“Parli tanto dei problemi con il tuo sangue, non vedi che stai facendo la stessa cosa con me?” parlò così vicino al mio orecchio che fui costretta a sentire il suo inebriante profumo. “Fingi che non ti importi niente del mio marchio, ma alla prima occasione lo tiri fuori.” disse toccandosi involontariamente l’avambraccio.

“Non è la stessa cosa. E’ difficile costruire la fiducia di una persona che per anni ha dimostrato di essere qualcun altro.” Mentre parlavo si insinuò in me il dubbio che non avesse tutti i torti, ma non ero intenzionata a darlo a vedere.

“Parli come San Potter dannazione” si allontanò e iniziò a misurare il corridio a grandi passi “Non ti ho chiesto io di metterti con me, ti ho detto più di una volta che non ero quello giusto. Io non sono Potter o Weasley. Nessuno a fiducia in me, nessuno si aspetta che io sia fedele o che mi sacrifichi per lui. Quando faccio quel genere di cose mi sforzo dieci volte di più di quei due perché non è la mia natura. Sono venuto nella sala comune di Grifondoro, ho chiesto per favore a Potter, ho fatto quello che mi diceva di fare, ti sto dicendo queste cose. Ti sembro lo stesso Draco Malfoy? Cosa devo fare di più?” Parlava tremando, da un momento all’altro sarebbe esploso. “Se proprio vuoi saperlo, penso che in questa storia io sia quello che sta facendo lo sforzo maggiore.” Mi guardò con aria di sfida, invitandomi a dargli torto.

Rimasi in silenzio, quel tanto che basta per dargli l’impressione di aver vinto. Continuò a fissarmi, lo sguardo nobile e fiero era stemperato da un sorrisino entusiasta.

Cosa avevo fatto io? Avevo ascoltato le parole di una sconosciuta e lo avevo giudicato, portando come prova a mio favore tutto quello che stava cercando di farmi dimenticare.

Restò a guardarmi in silenzio, muovendo la testa con dissenso.

“Non doveva nemmeno iniziare questa storia.” Disse alla fine.

“Sono d’accordo.” Mi trovai a rispondere. 

“Non ne valeva la pena.”

“Lo so.” Le lacrime premevano per uscire, alzai lo sguardo per mantenere la promessa che avevo fatto a me stessa. “Ti amo Draco, ma se comportarti così è uno sforzo, io non penso che sia giusto continuare a vederci.”

Chiuse gli occhi, si avvicinò e mi baciò lentamente e dolorosamente, come un condannato a morte che bacia per l’ultima volta la terra prima di salire sul patibolo. Restammo a guardarci, la sua mano fredda sul mio collo.

“Non lo so.” Sussurrò allontanandosi.

Quando finalmente ebbe girato l’angolo, liberai le lacrime.

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Capitolo 18
*** 18. Spazio e tempo ***


Nota dell’autrice: ho allungato un po’ i tempi, mi dispiace. Questo capitolo è stato difficile da scrivere e sinceramente non sono ancora convinta di aver fatto la cosa giusta… Bah, ogni tanto anche l’ispirazione cala.

Recensite e commentate!

Stay tuned!

 

18. Spazio e tempo

 

Tre mesi dopo

 

Draco non ebbe una risposta migliore né l’indomani, né il giorno dopo, né il giorno dopo ancora.

Erano già passati quasi tre mesi da quella serata così strana e il suo “non lo so” si era trasformato senza altre discussioni in un tacito assenso. Archiviammo la nostra storia senza ulteriori scossoni emotivi, lasciando semplicemente da parte tutto, come un brutto regalo ingombrante da dimenticare in soffitta.

Intorno a noi l’inverno rigido e nevoso stava iniziando a soccombere sotto i raggi del sole primaverile, che tra una giornata piovosa e l’altra ci regalava qualche ora mite e ottima per una passeggiata in riva al lago.

Era quello il mio passatempo preferito. Studiavo e passeggiavo, passeggiavo studiando e studiavo passeggiando.

Nonostante la sua mancanza, la mia vita proseguiva tranquillamente, ero una persona forte, non bastava così poco per spezzarmi soprattutto da quando i rapporti con Ron erano arrivati ad un piacevole equilibrio. Nonostante non parlassimo molto, quando c’era Harry la situazione sembrava più o meno tornata alla normalità, garantendomi un po’ di pace almeno dal punto di vista dell’amicizia. Aveva anche iniziato a vedere una ragazza del quarto anno, Danielle, che giocava nella squadra di quiddich di Tassorosso.

Fu proprio durante una delle partite di Quiddich, quella tra Grifondoro e Corvonero che il professor Lumacorno mi venne a parlare.

“Signorina Granger, credo che sia arrivato al momento per il caro Malfoy di studiare da solo.” Mi disse arrampicandosi sulle gradinate e pestando i piedi alla piccola Mary Wordspread. “Giovedì vi lascerò l’ultima prova. E’ fondamentale che il signor Malfoy se la cavi da solo, pertanto le chiedo di partecipare solo in veste di supervisore.”

“Perfetto.” risposi asciutta.

I recuperi nella stanza delle necessità erano l’unica cosa che mi teneva ancora legata a Draco. Quando ci incontravamo nei corridoi ci scambiavamo occhiate veloci, cenni con il capo, niente di più. Nella stanza di Lumacorno ci comportavamo in modo educato e cordiale, come se stessimo recitando una parte provata più volte, perfettamente calati nel ruolo. All’inizio tutto questo fingere mi pesava molto, con il tempo ci feci l’abitudine.

A lungo andare i miei sentimenti per lui erano caduti in un sonno irrequieto, interrotto ogni tanto da un sospiro o da parole sconnesse borbottate. Mentre Lumacorno parlava, avrei giurato di sentire qualcosa dentro di me girarsi più volte. No, non doveva svegliarsi.

 

Come ogni giovedì ci trovammo davanti a Barnaba il Babbeo e entrammo per l’ultima volta nella stanza.

“Lumacorno ti ha detto cosa devi fare?” chiesi mentre lui appoggiava la borsa sul divano.

“No. Deve essere scritto li da qualche parte.” si avvicinò e lesse il registro che avevo in mano da sopra la mia spalla. Quel movimento mi portò il suo profumo addosso. Ci avevo fatto l’abitudine, non doveva farmi più lo stesso effetto, no.

Lesse il nome della pozione, prese il manuale e accese il bollitore.

“Mi metto sul divano, se hai bisogno chiedi pure.” Gli dissi lasciandolo al tavolo da solo.

Mi accomodai e presi il libro di storia della magia dalla borsa.
Draco lavorò in silenzio per più di mezz’ora, lasciando che l’aria si riempisse solo del mio sfogliare le pagine e del sobbollire della preparazione.

“Ho finito.” Annunciò ad un certo punto dandomi ancora le spalle. Dovevo essermi appisolata, il libro era appoggiato al divano e io ero scivolata di qualche centimetro verso terra.

“Stavi dormendo?” mi chiese avvicinandosi.

“Si, sono molto stanca.” Mi stiracchiai e mi ricomposi. Draco mi mostrò la fiala che conteneva il lavoro.

“Dovrebbe essere grigia. E’ abbastanza grigia?” mi chiese avvicinandomela. Guardai i suoi occhi e la pozione, lo stesso colore di fumo e nebbia e tempesta e cenere.  Qualcosa brontolò dentro di me. Sorrisi.

“Si, è grigissima.”

“Lo spero per te, altrimenti avrai sulla coscienza il futuro di un povero ragazzo.” Commentò con un ghigno ritornando al tavolo. Mi alzai anche io e lo aiutai a sistemare.

“Draco?”

“Si?”

“E’ l’ultima volta che noi veniamo qui.” Le parole scappavano incontrollabili dalla mia bocca come gli abitanti di una casa in fiamme. Una casa in fiamme da tre mesi.

“Si, lo so.”

“Da domani sarà tutto come prima. Voglio dirti una cosa prima che questo accada: so di aver ragione.” Abbassai lo sguardo e lo vidi fermarsi.

“Scusa?.”

“Ho sempre avuto ragione io.” dissi con mezzo sorriso. Ne era valsa la pena, ne valeva la pena. Perché non lo capiva?

“Stupida Granger.” Anche lui sorrise dolcemente. “Arrivati a questo punto non penso che conti più.”

Lo guardavo parlare ma non lo sentivo. Mi aveva chiamato così anche quel giorno. Mi aveva detto che mi amava. Ero seduta sulle sue ginocchia, in quella stanza nella baita di montagna dei Malfoy, avevamo fatto l’amore. Il ricordo mi avvolgeva con forza ferendomi come i rami del Tranello dei Diavolo.

“Cos’hai da guardarmi?”

“Stavo solo pensando.”

“Che hai ragione?”

“Si.” Abbassammo entrambi lo sguardo. Non avrei dovuto tirare fuori quel discorso, non dopo così tanto tempo. Draco si passò nervosamente la mano tra i capelli chiari.

“Sono passati tre mesi.” Commentò alzando le spalle. Una risposta che non voleva dire assolutamente niente.

Annuii e andai a prendere la borsa, lui fece lo stesso.

“Non so cosa sia l’amore.” Sbottò improvvisamente.

“Ho sempre vissuto al di sopra dei sentimenti. Ho sempre preferito una notte di passione rispetto a una vita di stupidaggini amorose. Non so spiegarti cos’è o dov’è. Ma c’è qualcosa da qualche parte in me che tutte le volte che ti vede vorrebbe urlarti che esisto.” Parlava sommessamente, di spalle, dovetti concentrarmi per sentire quello che diceva. “Forse era meglio prima, quando i sentimenti non mi toccavano, quando l’unica cosa che mi importava era sopravvivere.” Concluse.

“Ti amo.” Sussurrai più a me stessa che a lui. “Ti amo quando sei una serpe e mi dici che sei quello sbagliato, ti amo quando entri nella mia sala comune e storci il naso, ti amo quando Blaise ti dice che ti sto guardando e tu ostinatamente fingi che non ti importa. Ti amo quando mi dici che per te è uno sforzo amarmi e ti amo adesso quando vorresti tornare quello di prima, prima di incontrare me.”

Si voltò, il viso tremendamente triste e mi guardò.

“Non devi. E’ finita. E’ finita come tre mesi fa. Evitati altre sofferenze inutili.”

Feci un passo, un altro, un altro ancora. A pochi centimetri da lui mi fermai a guardare i suoi occhi, così tristi e pieni di passione.

Respirai il suo profumo intenso e appoggiai le me labbra sulle sue. Sapevo che quelle non avrebbero mentito. Draco non si spostò, non mi assecondò. Era pietrificato.

Rimassimo in quella buffa posizione qualche secondo, appoggiati l’uno all’altra per le labbra in un bacio infantile.

Lo sentivo respirare il mio profumo, poi ad un tratto le sue labbra abbandonarono le mie e mi abbracciò.

 “E’ sbagliato.” Disse con il viso nascosto nei miei capelli.

“Come facevi a preferire il vecchio Draco?” chiesi sfiorandogli i capelli, cercando di farlo rialzare, desiderosa delle sue labbra.

“Io sono il vecchio Draco. E’ la tua presenza che mi altera.” disse ridendo, il suo respiro mi solleticava il collo. Finalmente si alzò. “Non penso di avere il coraggio di lasciarti questa volta.” Mi baciò con passione e forza, riuscivo a seguirlo a fatica, mantenere il suo ritmo era quasi impossibile. Mi morse il labbro inferiore, come se lo volesse rubare, facendomi impazzire.

Al diavolo Lumacorno e la sua stanza controllata.

Al diavolo la divisa a troppi strati di Hogwarts.

Cercai di liberarmi dalle braccia di Draco, che mi imprigionavano e mi impedivano di fare qualsiasi cosa. Sembravano di metallo.

“Hermione.” Mi chiamò a fior di labbra. “Fermiamoci.”

Aprii gli occhi e incontrai i suoi, la tempesta di emozioni che avevamo vissuto li aveva resi lucidi, cangianti in burrasca. Mi fece un sorriso dolce, un sorriso solo per me.

Lasciò la presa. Nonostante il fuoco che mi ardeva nel cuore lo assecondai e mi diressi verso la porta, con la sensazione che questa volta ci saremmo lasciati solo momentaneamente, perpetuamente uniti dal nostro amore.

 

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Capitolo 19
*** 19. Scomparire ***


Nota dell’autrice: Grazie grazie grazie per l’affetto che mi dimostrate e per i complimenti che mi fate. Continuate a seguirmi e a recensire (anche se avete qualche critica o se c’è qualcosa che non vi piace), mi date grandi soddisfazioni.

Stay tuned!

 

19. Scomparire

 

 

Il giorno dopo mi svegliai di buon umore. Il sole faceva capolino dalle tende del dormitorio, accarezzandomi dolcemente i capelli.

Passeggiai lentamente per i corridoi in compagnia di Harry, Ron e Ginny, che nell’ultimo periodo sembrava aver chiuso le ostilità.

Davanti alla Sala Grande ci si presentò una scena inconsueta. La professoressa McGrannit e Lumacorno discutevano a bassa voce in un angolo.

“Non mi sembra comunque corretto, decidere senza informare il ragazzo.” Disse il professore proprio mentre li superavamo e ci dirigevamo al tavolo. Notai che indossava il mantello da viaggio come se fosse appena arrivato.

“Strano eh? Non mi ricordavo il tempo di vedere due professori discutere in corridoio dal tempo della Umbridge.” Commentò Harry servendosi un’abbondante dose di cereali.

“Ti sbagli, anche l’anno scorso era così. La sala professori non era un luogo sicuro con i Carrow in giro.” Rispose Ginny.

“Secondo me si sono incontrati casualmente, Lumacorno aveva in mano la borsa, come se se ne stesse andando.” Disse Ron.

Persi il filo del discorso quando mi accorsi che Draco non era al suo tavolo. Al posto che solitamente era occupato da lui c’era Blaise, che aveva la faccia di uno che non aveva chiuso occhio.

 “Cosa ne pensi tu Herm?” mi chiese Ron riportando la mia attenzione sulla conversazione.

“Lumacorno mi sembrava appena arrivato, magari aveva da fare in città.” Dissi sperando che nel frattempo non avessero cambiato discorso.

Nessuno disse più nulla, le nostre voci furono coperte dallo svolazzare dei gufi. Come al solito presi La Gazzetta del Profeta, non avevo ricevuto altro.

Non avrà fame, pensai diretta ad Aritmanzia.

Draco non si presentò né a storia della magia, né a pranzo.

Nonostante cercassi di stare tranquilla, c’era qualcosa che non quadrava e che mi faceva insospettire.

La sera prima era sicuro di vedermi l’indomani. Se fosse stato male mi avrebbe avvisato.

Perché Blaise continuava a guardarmi?

Entrando nell’aula di pozioni fui sorpresa di vedere seduto alla cattedra Bill Weasley.

“Il professor Lumacorno ha avuto un contrattempo, potete usare questo tempo per studiare.” Ci informò. Ron guardò me e Harry compiaciuto.

Bill passò in rassegna tutta l’aula con il solito sguardo magnetico e si mise a leggere una rivista.

Non avevo la giusta concentrazione per studiare, così decisi con il suo consenso di fare un po’ di manutenzione al mio calderone. Mentre cercavo in un armadio un po’ di Pozione Pulitrice Blaise mi si avvicinò senza dare nell’occhio.

“Ho un messaggio da parte di Draco.” Mi sussurrò fingendo di leggere il cartiglio su una bottiglia.

“Dimmi.”

“Non ti preoccupare, tornerò. Non scrivermi.” disse lentamente.

“Sai che è successo?” chiesi.

Blaise si guardò alle spalle, attento a non destare sospetti.

“Stanotte ha ricevuto un gufo e non è più tornato.” Mi voltò le spalle e ritornò al suo posto.

Presi un liquido a caso e tornai al mio calderone.

Sapevo fin dall’inizio che stare con Draco sarebbe stato difficile e sbagliato.

Sapevo che il nostro amore doveva essere vissuto in clandestinità.

Ma qui si aggiungeva pure la sfortuna. Com’era possibile? Ogni volta che il sereno sembrava tornare sopra di noi, ecco l’ennesimo problema, l’ennesima minaccia.

Qualcosa lo aveva portato via da Hogwarts, qualcosa che doveva essere anche più grave e importante di Astoria Greengrass.

“Hermione, non lo stai pulendo, lo stai torturando quel povero calderone.” Mi disse Harry. Alzai lo sguardo e lui tirò indietro la testa, come se lo avessi ferito.

“Scusa.” Mi disse alzando entrambe le mani e sorridendo.

“Io n-non.. Stavo solo pensando, devo averti fulminato.” Dissi sorridendo anche io.

Harry guardò Ron, indaffarato a spiegare a Dean uno schema di Quiddich e si voltò di nuovo verso di me.

“Dov’è?” mi chiese guardando qualche posto più avanti.

“Ha ricevuto un gufo e se n’è andato.”

“Non è più a Hogwarts? Non pensi che magari sia con Lumacorno?”

“No perché?” era un ipotesi che non avevo vagliato.

“Beh, anche Lumacorno oggi non c’è. Magari li hanno convocati. Al Ministero vorranno vederlo, insomma..” non concluse la frase, sapevo che non era sua intenzione farmi preoccupare. Harry era così, seguiva l’istinto, parlava prima di pensare alle conseguenze. Se avevo capito dove stava andando a parare, avevo anche capito perché si era interrotto. Se Draco era davvero al Ministero, sicuramente non si trattava di una visita di cortesia. Dovevano aver trovato qualcosa contro di lui oppure lo avevano chiamato per testimoniare in un qualche processo. E Lumacorno? Forse la McGrannit non voleva che ci andasse solo. Tutto quadrava.

Harry abbassò lo sguardo e mi prese una mano.

“Non dovresti pensare subito male. Forse Lumacorno aveva davvero qualcosa da fare a Londra e Draco sarà andato a trovare suo padre o dovrà sbrigare qualche faccenda di famiglia.” Concluse la sua frase con un sorriso.

“Si.” Sorrisi anche io.

 

Draco non tornò per cena e nemmeno la mattina dopo, quando lanciai un sguardo rapido al tavolo dei serpeverde. Zabini mi guardò con il solito fare spocchioso e si rigirò verso Astoria, che sembrava preoccupata quasi quanto me.

“Hey, vi siete accorti che Malfoy non c’è?” disse Ron mentre pagavo il gufo della Gazzetta. “Ho sentito dire da due Corvonero che lo hanno spedito ad Azkaban.”

“Si, certo.” Fu Ginny la prima rispondere, mentre mi nascosi in una pagina qualunque del giornale. “E’ io sono Madama Rosmerta.”

Ron si voltò verso me e Harry. Lui alzò semplicemente le spalle, io feci finta di leggere.

“Io so dov’è Malfoy.” Si intromise Neville. “L’altra notte ero in giro con Luna e abbiamo visto Lumacorno e Malfoy in corridoio. Parlavano di sua madre. Pare qualcuno sia entrato a Villa Malfoy e abbia rubato di tutto. Gli auror hanno deciso di non informare Draco, però la McGrannit gliel’ha voluto dire lo stesso.”

“Questo spiega quello che Lumacorno ha detto alla McGrannit ieri in corridoio.” Commentò Harry.

“Ben gli sta. Voglio dire…. Villa Malfoy è stata il quartier generale di Voi-sapete-chi per un bel po’ di tempo.”

“Per l’amor del cielo Ron, Voldemort è morto, puoi chiamarlo con il suo nome adesso.” Disse Harry sospirando. “E poi il furto è sempre da condannare.”

La mia mente viaggiava veloce. Se Neville aveva ragione Draco doveva essere andato subito da sua madre. Chissà se era ferita, o peggio.

Mi alzai meccanicamente e senza salutare nessuno corsi in guferia.

Mi sedetti in un angolo e scrissi poche righe.

 

“So cos’è successo. Mi dispiace tanto e sono con te. Torna presto. Ti amo.”

 

“Devon” chiamai il barbagianni che subito scese da un trespolo.

“Devi trovare Draco capito? Non so dove sia. Cercalo al ministero, a Villa Malfoy, in altri posti dove gli hai portato delle lettere. Trovalo.” Gli ordinai mentre gli legavo il bigliettino alla zampa.

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Capitolo 20
*** 20. Scontri e incontri ***


Nota dell’autrice: Siamo già al 20esimo capitolo? Incredibile, mi sembra ieri che scrivevo del primo incontro di Hermione e Draco in biblioteca. Voglio dedicare questo capitolo a Domi97, una delle recensi… recenso… si insomma, “persone che scrivono recensioni” più attente e più curiose.

Ringrazio comunque tutti per l’affetto e vi informo che mi sono iscritta a Twitter, nel caso voleste aggiungermi cercate viki__chan (con due underscore)per essere aggiornati sullo stato dei capitoli, e magari leggervi qualche spoiler e qualche mio colpo di testa nella vita quotidiana :D.

Stay tuned!

 

20. Scontri e Incontri


Era passata già una settimana dall’ultima volta che Draco era stato visto a scuola.

Il primo giovedì sera senza ripetizioni.

La sua mancanza mi pungeva come un ago, che entrava e usciva da parti del corpo sempre diverse. Era difficile non pensare a lui. Ero riuscita a dimenticarlo quando mi era stato chiesto, quando pensavo fosse finita davvero, ma ora mi era impossibile.

Quella sera, quel giovedì sera senza lui, sapevo che da qualche parte Draco mi pensava e mi voleva, si era allontanato involontariamente, per qualcosa al di sopra di noi, qualcosa che ci seguiva come un’ombra: il suo pesante passato.

Accoccolata sul divano, le Fiabe di Beda il Bardo tra le ginocchia, guardavo i fogli senza vederli. Era tardi, abbastanza tardi per trovare la sala comune vuota, non troppo tardi per trovare solo cenere nel camino.

Devon non mi aveva portato una risposta e probabilmente questo significava che Draco veramente non volesse posta, Blaise me l’aveva anche detto.

Non mi era importato, pensavo che quel biglietto gli avrebbe ricordato che io ero li nella torre di Grifondoro ad aspettarlo. Speravo che quella pergamena gli desse quella sensazione prodigiosa di tepore che solo quando si pensa alla persona amata si può percepire.

Un rumore proveniente dalle scale del dormitorio maschile disturbò i miei pensieri. Mi voltai e vidi Harry portare in braccio Ginny, addormentata sul suo petto.

Si avvicinò al dormitorio femminile e borbottò qualcosa, forse la parola d’ordine per bloccare le scale e scomparì, per poi ritornare in sala comune qualche minuto dopo.

“E’ impossibile dormire tutte le notti con lei nel letto, mi picchia!” disse sistemandosi accanto a me sul divano.

“Sei tenerissimo Harry.” dissi accarezzandogli un braccio. “Ginny è fortunata.”

Harry sorrise e mi scompigliò i capelli.

“Anche tu Hermione troverai qualcuno che ti prenda in braccio e ti porti a letto.” Disse arrossendo.

Sorrisi e abbassai lo sguardo. Rimanemmo in silenzio un po’, coccolandoci lievemente.

“Ho qualcosa per te.” Mi disse ad un certo punto alzandosi e andando nel dormitorio.

Tornò con in mano un pezzo di giornale, era un ritaglio della Gazzetta del Profeta di un paio di giorni prima.

“La compri tutti i giorni e non la leggi mai.” Commentò passandomela.

Era un breve articolo con una piccola foto di Villa Malfoy.

 

Furto a Villa Malfoy, per ora nessun arresto.

Continuano le ricerche dei ladri che qualche giorno fa sono entrati a Villa Malfoy, maniero appartenente all’omonima famiglia famosa per essere stata il covo di Tu-sai-chi e i suoi Mangiamorte. Gli auror sono stati allertati dalla proprietaria, Narcissa Black, già moglie del noto Mangiamorte Lucius Malfoy, rinchiuso ad Azkaban. La donna è stata Cruciata ed incarcerata nelle prigioni della stessa casa, dove secondo indiscrezioni ha passato un breve periodo anche Il Ragazzo che è Sopravvissuto.

La signora Black non ha saputo descrivere gli aggressori, che hanno rubato alcuni gioielli appartenenti alla famiglia approfittando delle scarse misure di sicurezza ed è stata portata al San Mungo in condizioni gravi.
Dopo alcune ricerche nei dintorni gli Auror non hanno ancora trovato i colpevoli, anche se si pensa che si tratti di una ritorsione nei confronti del marito, che si è reso disponibile a collaborare per la cattura di altri Mangiamorte.

Nonostante le pessime acque in cui naviga la famiglia Malfoy, ogni atto di violenza è da condannare.” Commenta il Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt. “Chiediamo per questo la collaborazione di tutti per prendere questi criminali.”.

 

“Ho chiesto a Andromeda, Narcissa se la caverà.” Disse quando fu sicuro che ebbi finito di leggere. “Di lui però non mi ha detto niente.” Rispose alla domanda mentre aprivo bocca per porgliela.

“Grazie.”

“Quella donna mi ha salvato la vita. E lui… non mi piace. Ma tu lo ami, lo vedo. Sembra che ti renda felice, voglio dargli una possibilità.”

Non risposi a parole, mi gettai al suo collo e lo strinsi forte.

“Non puoi capire Harry quanto questo sia importante per me. Ti voglio bene.” dissi con la voce rotta dall’emozione. “Sei così speciale Harry, non so come farei senza di te.”

Harry rispose all’abbraccio e lo sentii tremare.

“Sei la mia famiglia Hermione. Lo sai.” Tirò su con il naso e si nascose tra i mie capelli.

Stretta tra le sue braccia sentii il solito senso di sicurezza. Stetti in quella posizione finchè Harry me lo concesse dopo di che ci alzammo entrambi per andare a letto.

Quando fui nel dormitorio scostai le tende. La notte abbracciava tutto, interrotta solo da qualche debole luce e dalla luna. Scrutai il cielo alla ricerca di qualche ombra. Dovevo rassegnarmi all’idea che Devon non sarebbe tornato prima di Draco.

 

Il weekend che stava per iniziare era da tutti il più atteso dell’anno. Il sabato pomeriggio si disputava la partita Grifondoro contro Serpeverde, domenica invece era in programma l’uscita a Hogsmeade. Come al solito salutai i ragazzi e mi diressi verso le gradinate, accomodandomi vicino a Luna che stranamente non portava il buffo copricapo a forma di grifone.

“Papà dice che non si intona con il colore della mia anima.” Disse mestamente.

Accanto a noi si sedette Danielle con un’amica. Mi salutò cortesemente e salutò con un cenno della mano Ron, che stava già volando sopra le porte.

“Draco non è ancora tornato.” Commentò soavemente Luna. “Dovevi vedere la sua faccia, non è facile quando succede qualcosa ai tuoi cari.”. Al suo posto c’era una cacciatrice magra e con una lunga chioma corvina. Doveva essere Michelle, la ragazza di Blaise.

“Si, ho letto sul Profeta.”

“Era così preoccupato. E’ una persona incompresa come un Schiopodo Sparacoda. Tutti pensano che sia pericoloso, ma alla fine non ha mai fatto male a nessuno no?”

Draco come uno Schiopodo. Sorrisi all’idea mentre in campo la partita aveva ritmi serratissimi, Madama Bumb fischiava continuamente, facendo impazzire le tifoserie.

Improvvisamente provenne da una zona lontana del campo un botto. Vidi due sagome scontrarsi e cadere in picchiata. Compresi di chi si trattava un secondo dopo, quando sentii Ron urlare e precipitarsi verso di loro.

Ginny e Michelle. Entrambe furono afferrate prima di cadere a terra, la rossa da Ron e la Serpeverde da Harry, che era nella zona opposta del campo un secondo prima.

Scattai in piedi e corsi verso l’infermeria, dove sapevo sarebbero state scortate entrambe. Alcuni professori fecero la stessa cosa. La partita fu interrotta.

Arrivai prima delle due ferite da Madama Chips, ignara di quello che era successo al campo.

Appoggiarono le due su due letti vicini, entrambe avevano ripreso conoscenza.

Ginny aveva un graffio sulla fronte, sotto il quale si intravedeva già un bernoccolo e una caviglia rotta.

Michelle aveva il naso sanguinante e un braccio in una strana angolazione.

Le due si guardarono a vicenda.

“Mi dispiace tanto.” Disse la Serpeverde. “Stavo cercando il boccino e non ti ho vista arrivare.”

“No, sono io che ho schivato un bolide senza vedere chi c’era nella mia traiettoria.” Rispose la rossa porgendo la mano a Harry, visibilmente preoccupato.

La professoressa McGrannit, Lumacorno e Bill entrarono qualche minuto dopo. Non restarono molto, giusto il tempo di controllare che entrambe stessero bene.

A quel punto arrivò anche Blaise.

Nonostante mantenesse il solito contegno aveva il fiatone. Si avvicinò al letto di Michelle e le diede un bacio sulla fronte.

Poi si voltò verso Harry e gli fece un mezzo inchino.

“Grazie per averla portata qui.” Disse con il solito fare altero, tenendo però stretta la mano sana della ragazza.

“Di niente.” Rispose Harry abbozzando un sorriso.

Io e Ron ci guardammo e senza aggiungere altro uscimmo dall’infermeria.

“Dopotutto anche loro hanno un cuore.” Commentò a metà strada.

Non dissi niente, annuii solamente.

Harry, Neville, Luna e ora anche Ron. Tutti se ne dovevano rendere conto. Le valutazioni andavano riviste.

 

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Capitolo 21
*** 21. Favori ***


Nota dell’autrice: Un giorno senza un nuovo capitolo è un giorno perso. No, senza esagerare… Ho avuto un po’ di cose da fare nella mia vita reale quindi… Mi rendo sempre più conto di essere l’unica pazza ad aggiornare la mia FF quasi quotidianamente. Un appello agli scrittori delle FF che seguo: SCRIVETE!! non lasciatemi così tanto senza un capitolo da leggere.

Recensite!

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21. Favori

L’indomani convinta di dover passare la giornata a Hogsmeade da sola, fui felicemente sorpresa di trovare Harry davanti al portone.

“Ginny mi ha praticamente obbligato. Dice che Michelle le farà compagnia.” mi disse mentre ci incamminavamo.

Pochi minuti dopo Ron e Danielle ci raggiunsero e insieme visitammo Mielandia, finalmente tornato agli antichi splendori dopo la guerra magica.

Harry comprò una scatola gigante di Cioccorane e Ananas candito, io ripiegai invece su alcune nuove piume di zucchero colorate.

Girammo tutto il negozio e io e Harry decidemmo di andare alla Testa di Porco, mentre gli altri due si diressero verso Madama Piediburro.

“Quel posto mi da i brividi.” Commentò Harry lasciandoseli alle spalle. “Tutti quei cuori, le coppiette che si sbaciucchiano…”

“Ci eri andato con Cho vero?”

“Si, a San Valentino. E’ stato un disastro. Sembra passata un’eternità.” Disse aprendo la porta del vecchio pub.

Alberforth ci squadrò per qualche secondo, intento a scoprire le nostre intenzioni. Solo quando Harry gli chiese due burrobirre il suo viso si rilassò.

“Secondo me credeva fossimo qui per l’ennesima battaglia.” Mi sussurrò sedendosi accanto a me in un tavolo appartato. Il locale era praticamente vuoto, solo un altro tavolo era occupato da quattro vecchi maghi, che si voltarono verso Harry togliendosi il cappello con reverenza.

“Non riesco ancora ad abituarmici.”

“Sei un eroe Harry.” Sorrisi. “Tutta la comunità magica lo riconosce.”

“E’ comunque strano. A proposito di strano. Zabini.” Annunciò tirandosi su le maniche. “Ieri è stato quasi umano, abbiamo parlato un po’ mentre Madama Chips dava l’Ossofast a Ginny e Michelle.”.

“Che ti ha detto di così sconvolgente?” chiesi curiosa.

“Frasi sconnesse. Voleva portarsela a letto una sera ma poi si è affezionato. Si chiedeva se le facesse male, in effetti Madama Chips ha dovuto addormentarle, povere. Ha parlato un po’ dei nuovi Serpeverde, lei per esempio è una mezzosangue.” Bevve un sorso di burrobirra. “I tempi sono maturi, è ora che la gente la smetta di fare le differenze. Voldemort ha diviso il paese e ha generato morte, non riesco a capire come sia possibile che qualcuno la pensi ancora come lui.” Sbattè il boccale con violenza, facendo girare due vecchietti.

Che Harry fosse il Prescelto non c’erano dubbi. Diventavo ogni giorno più convinta di questo. Era posato, modesto e umile. Incredibilmente legato ai valori positivi e incline al perdono. Questo tipo di affermazioni ne erano la prova

Il perdono.

Draco.

Il solito ago mi entrò tra una costola e l’altra, facendomi sussultare. Il bisogno di lui si manifestava improvvisamente e senza un particolare legame con quello che mi stava succedendo.

“Pensi che gli altri accetteranno la storia tra me e Draco?”

“Non adesso. Magari con il tempo. Voglio dire, Malfoy è sempre lo stesso, nonostante tutto il suo atteggiamento non è cambiato. Lui è diverso solo con te, e a volte con me. Dovrebbe abbandonare quella maschera da principino viziato e dimostrarsi per quello che sta cercando di diventare.”

“Una persona corretta?” chiesi.

“Vacci piano… diciamo meno serpe più uomo.” Rispose ridendo.

Finimmo le nostre burrobirre chiacchierando della scuola e dei M.A.G.O sempre più imminenti.

Anche se la metà degli studenti era ancora in paese, io e Harry decidemmo di tornare al castello. Sapevo che non vedeva l’ora di vedere Ginny e per me non era un problema stare un po’ in sala comune.

Camminavamo a braccetto, ridendo come pazzi ricordando i momenti felici passati a Hogwarts quando a pochi metri da noi comparve.

Camminava solo, lentamente, lo sguardo perso nelle colline che riempivano tutto il paesaggio alla sua sinistra.

Draco.

Draco era li, era tornato.

Si voltò verso di noi sentendo il rumore dei nostri passi e si fermò, sul viso un’espressione sorpresa.

Mi slegai da Harry, eliminai la distanza e lo strisi forte. Lui rimase gelato per un secondo, le braccia incollate al corpo, poi lentamente si riprese e rispose all’abbraccio.

Sentivo Harry venire verso di noi e Draco si allontanò da me per avvicinarsi a lui.

“Mi dispiace molto per quello che è successo a tua madre.” Harry gli porse la mano.

“Adesso sta molto meglio.” Lo vidi sorpreso, sussultò e gli porse la sua.

Non so cosa successe di preciso, vidi Harry approfittare del contatto per avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli qualcosa.

Detto questo mi salutò e tornò verso il castello.

Rimasi impietrita per un po’, poi Draco mi prese un braccio e mi riportò alla realtà.

“Hermione.” disse prima di baciarmi. Eravamo li, nel sentiero che ogni studente avrebbe potuto percorrere in qualsiasi momento. E nonostante questo Draco Malfoy baciava Hermione Granger con passione, stingendola forte da toglierle il respiro.

Passarono alcuni secondi, o minuti o secoli e le nostre labbra si separarono.

“Mi sei mancato.” Sussurrai ancora con gli occhi chiusi. Lo presi per mano e insieme percorremmo la strada che ci separava dal castello.

“Come sta tua madre?”

“Meglio, è stata dimessa oggi. Per un po’ starà da Andromeda, Villa Malfoy è un disastro.” Commentò con il volto teso. Davanti alla scuola ci separammo, mantenendo tra di noi una distanza di sicurezza.

“Ho lasciato i bagagli in sala grande, sono appena tornato.” Disse fermandosi proprio li davanti. “Vediamoci tra mezz’ora davanti a Barnaba il Babbeo.”

Annuii senza muovermi di un passo. Aspettai che lui mi sorridesse un’ultima volta, si voltasse e con il solito passo fiero si dirigesse verso la porta della Sala Grande.

Draco era tornato, Draco era qui.

Il cuore cercava di uscirmi dal petto. Camminai verso la torre di Grifondoro con un sorriso ebete stampato in faccia. Era questo quello che tutti chiamavano amore? Credevo di amare Ron, ma non avevo mai provato per lui quella sensazione.

La sensazione di essere nata solo per incontrare lui a metà strada tra Hogwarts e Hogsmeade.

La sensazione di essere in sala comune ma di essere anche con lui nei sotterranei.

Come preventivato la stanza era semi deserta. Andai in camera e mi tolsi la giacca. Nessuna Grifondoro del mio anno era rimasta nel castello, approfittando della mite giornata di Aprile.

Avevo mezz’ora di tempo e non sapevo che fare. Mi sdraiai sul letto, e presi un libro a caso.

La porta si aprii alle mie spalle poco dopo.

“Penso di amare Harry Potter.”

 

P.s. Mi scuso anche per non aver risposto alle recensioni più recenti! Grazie a mostrina (anche per quel Jacob Black come avatar, anche se odio Twilight la carne è debole),  Lovesmile, mordente, Ayumi… e a tutti voi che mi seguite e recensite!

 

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Capitolo 22
*** 22. Inutili facciate ***


Nota dell’autrice: prima di tutto: Happy B.day Ayumi! Da quello che ho capito (sperando di non fare una figuraccia) oggi è suo il compleanno. Continua a seguirmi!

Poi, vorrei dedicare questo capitolo al mio ragazzo che vive lontano e odia Harry Potter ma è stato scoperto con le mani nel sacco a leggere la mia FF.

Convertiamo tutti coloro che non credono alla Zia Rowl!

Buona lettura.

Recensite numerosi!

 

22. Inutili facciate

 

“Penso di amare Harry Potter.” Il solito tono sarcastico.

Draco?

“Cosa ci fai qui? Come hai f-fatto?” chiesi incredula.

“Potter. Non mi hai nemmeno chiesto che mi ha detto nell’orecchio.”

“La parola d’ordine per bloccare le scale?” Ero sbalordita.

“Non esageriamo.” Disse avvicinandosi, la giacca in mano. “Ho un regalo per te, vediamoci in Sala Grande. Mi ha detto così, credevo fosse una trappola, ero già pronto a ucc ..” lo fulminai con uno sguardo “… difendermi se mi avesse attaccato.” Si corresse facendo un ghigno. “Invece lui era li pacifico. Tua madre mi ha salvato la vita, Hermione è importante per me, bla bla.. insomma, mi ha portato qui davanti con il suo strano mantello e ha parlato con le scale. Mi ha detto: se ti fai scoprire o se le fai del male ti uccido ed eccomi qui.”.

Lo guardavo con la bocca aperta. Parlava di morte e delle minacce di Harry come se mi stesse raccontando la giornata più tranquilla della sua vita. Sorrisi, mi scrissi in mente di ringraziare Harry fino alla fine dei miei giorni e lo tirai verso di me prendendolo per la giacca che gli pendeva da un braccio.

“Scommetto tutti i miei vestiti che non l’hai nemmeno ringraziato.” Dissi mettendomi in ginocchio sul letto rimanendo comunque più bassa di lui di un bel po’. Draco fece un mezzo sorriso, mi levò i capelli dal viso con entrambe le mani e mi baciò.

“Allora inizia a spogliarti.” Rise ancora. “Per chi mi hai preso? Per Draco Malfoy? L’ho ringraziato, in effetti era molto sorpreso.”.

Era così bello vederlo sorridere in quel modo, non sembrava nemmeno più lui.

Continuai a guardarlo maliziosamente negli occhi mentre lentamente mi slacciavo il cardigan e mi toglievo la maglietta.

Lui si godette lo spettacolo sfiorandomi le spalle, poi le braccia, poi mi prese le mani e se le appoggiò sulle sue spalle.

Mi cullò un po’, accarezzandomi con dolcezza i capelli. Poi si decise, si slacciò la camicia e mi raggiunse sul letto.

Rimasi a guardarlo. Non sarebbe successo una seconda volta: Draco nel mio dormitorio era un fatto unico e per questo cercai di ricordare ogni dettaglio, dalla giacca riposta con cura sul comodino, alle tende del baldacchino chiuse con il braccio marchiato.

“Colloportus.” Disse puntando la bacchetta verso la porta, per poi riporla in una tasca interna della giacca.

Si rivoltò finalmente verso di me e iniziò a baciarmi il collo, lentamente, provocandomi i brividi ovunque, facendomi respirare quel profumo che mi era mancato come l’aria.

Avevo bisogno di fare l’amore con lui. Ogni cellula del mio corpo lo chiamava, sembrava che la mia pelle scottasse dal desiderio. Draco cercò i miei occhi e per qualche secondo l’unica cosa che vidi furono le sue iridi color tempesta. Trattenni involontariamente il respiro e iniziai a baciarlo con passione.

I ritmi si fecero serrati. Ci togliemmo i vestiti rimasti come se andassero a fuoco.

E fu l’amore.

Mi ritrovai più di una volta a bloccare i gemiti che cercavano di uscirmi dalle labbra. Quando poi ogni difesa cadde sotto il peso dell’estasi, mi feci scappare un gridolino. Draco riemerse da i miei capelli e sorrise, uno di quei miracolosi sorrisi che non erano da lui, troppo umano e pieno d’amore.

Al culmine della passione gli misi una mano tra i capelli, così perfettamente pettinati, scolpiti nel platino e strinsi forte.

Non lasciarmi. Resta qui, per sempre dentro e fuori di me.

 

In quel piccolo letto a baldacchino in due si stava stretti. Draco si rivestì come al solito velocemente, lasciando solo una parte del torso in vista. Mi ricomposi anche io per poi ributtarmi accanto a lui.

“Sei diverso.” Dissi appoggiandomi sul suo petto.

“Sono felice. E’ la prima volta della mia vita che lo dico sinceramente.”

“Oggi hai sorriso un sacco di volte, di solito per lo più ghigni.” Lo guardai per un secondo facendo l’imitazione del tipico ghigno alla Malfoy.

Sentii il suo respiro scompigliarmi i capelli e il suo petto alzarsi e abbassarsi più velocemente. Rideva di gusto, come se gli avessi appena raccontato la barzelletta più divertente del mondo.

“Sei strano.” Rincarai la dose mentre si asciugava le lacrime. Draco si mise seduto e mi guardò di sbieco.

“E’ una cosa negativa?”

“No, solo… E’ strano.”

“E’ come se vedessi la luce dopo tanto tempo. Mia madre sta bene e vivrà con sua sorella, non sarà più sola. Mio padre è ad Azkaban, ma non mi importa ora che so di quante cose mi ha privato. Ci sei tu, Hermione. E quando sto con te è come se indossassi un paio di occhiali magici: le persone mi sembrano molto più valorose e interessanti di quanto le consideravo prima. Mi fai star quasi simpatico Potter accidenti.”

“Ti amo Draco.” Sussurrai. Non c’era altro da dire. Era la sua dichiarazione, l’ennesima prova che mi amava. E non mi importava se non era perfetta, se paragonare la persona amata ad un paio di occhiali magici non era una dichiarazione vera e propria. Era qualcosa di diverso, ma non per questo peggiore.

Anche noi eravamo qualcosa di diverso. Non eravamo una coppia convenzionale, la coppia che tutti si aspettavano. Non eravamo Harry e Ginny, poco importava, avevamo lo stesso diritto di stare insieme, di amarci in pubblico, di camminare mano per la mano.

“Draco.”

“Si.”

“Perché ti comporti così solo con me?”

Silenzio.

“Ho un’immagine da mantenere.” Rispose senza particolare passione.

“Giovane ex seguace di Voldemort, purosangue convito strappato dalla fortuna da Azkaban è meglio di giovane studente con un brutto passato innamorato di me?” sorrisi.

“Può darsi.” Disse alzando un sopracciglio con un mezzo sorriso. “Non ti basta che io sia così con te?”

“A volte no.” Ero seria.

“E perché mai?” anche il suo sorriso si spense.

“Draco, sono stufa di nascondermi.”

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Capitolo 23
*** 23. Inimicizie radicate ***


Nota dell’autrice: stamattina mi sono svegliata ispirata e ho scritto questo capitolo di ritorno al passato in meno di un’ora. Rileggendolo ora non sono più così entusiasta.. Come al solito a voi i giudizi!

Recensite numerosi.

Buon weekend!

 

23. Inimicizie radicate

 

Un’alzata di spalle.

Fu quella la sua risposta. Un’alzata di spalle e un bacio.

Prese le sue cose e se ne andò. Era solo il primo round, non avevo intenzione di lasciar cadere quel discorso.

 

“Hey Hermione!” mi salutò Ginny. Entrai in infermeria sorridendo pochi minuti dopo.

Sui due lati del letto di Ginny c’erano Harry e Luna, Michelle invece era sola.

Salutai cordialmente anche lei, pallida e con il braccio fasciato appoggiato ad un seno invidiabile.

“Come state?” chiesi ad entrambe, mi dispiaceva vedere la serpeverde li sola.

“Meglio, spero di uscire domani.” Mi rispose la rossa, Michelle annuì di rimando.

Harry mi guardò e io gli sorrisi abbassando lo sguardo. Sembrava sollevato e felice, conoscendolo doveva essersi pentito di quello che aveva fatto per Draco un secondo dopo averlo lasciato davanti alle scale ed era felicemente sorpreso di trovarmi viva e in buona salute. Subito dopo di me entrarono anche Ron e Blaise in infermeria, entrambi con dei piccoli regali per le ragazze.

Ginny scartò subito il suo, era una confezione di biscotti allo zenzero.

“Madama Piediburro?” chiese leggendo il cartiglio legato alla coccarda del pacchetto. “Hai portato Danielle da Madama Piediburro? E’ non ti ha ancora lasciato? Quel posto mi fa venire i brividi.” Chiese sorpresa.

Il mio sguardo saettò di nuovo su Harry, che lo intercettò iniziando a ridere. Ron era diventato di un rosso così intenso da intonarsi perfettamente con la sua cravatta. Tutti scoppiammo a ridere, compresi Michelle e Blaise, contagiati dalla risata fragorosa di Luna, che era praticamente piegata in due.

“Oh.. Ronald…” disse lei con il fiato corto.

Madama Chips era ancora nel suo ufficio, mi sporsi nel corridoio aspettandomela sbucare da un momento all’altro per riprenderci.

“Il Muffliato.” mi disse Harry vedendomi confusa.

La porta si aprì e il silenzio cadde sull’infermeria. Draco entrò salutando tutti cortesemente, avvicinandosi a Michelle e sedendosi sul suo letto.

Sembrava che l’equilibrio si fosse rotto. Ron voltò le spalle al letto di Michelle e tornò a chiacchierare con Luna, Harry mi continuò a fissare.

 

“Metti giù quel biscotto.” mi dovevo essere persa qualcosa, Ron si era voltato verso Draco, che aveva in mano un zenzerotto di Ginny, la cui scatola era stata nel frattempo appoggiata erroneamente sul comodino di Michelle.

Gli sguardi dei presenti passarono da Ron a Draco, il biscotto a mezz’aria indeciso sul da farsi.

“Non è un problema, Ron, faglielo mangiare.” disse Ginny al fratello.

Ron si voltò verso di lei, poi ritornò su Draco.

“Non credevo fossero tuoi Weasley, a quanto pare tuo fratello si scalda facilmente.” Disse con tono spavaldo rimettendo il biscotto nella scatola.

“Vuoi vedere cosa succede quando mi scaldo Malfoy?” Ron si alzò in piedi e si mise una mano nei pantaloni, pronto ad estrarre la bacchetta.

Decisi che era il momento di intervenire, ma Harry fu più veloce di me.

“Ron, calmati.” Gli disse mettendogli una mano sul braccio.

“Dovrebbe calmarsi lui invece. Chi ti credi di essere Malfoy? Sei un..”

“Ron, è un biscotto.” Lo interruppi.

“Lascialo finire Granger, sono curioso.” Disse Draco senza guardarmi.

“Non usare quel tono con lei.” Le orecchie di Ron erano diventate rosse.

“Ron, smettila ti prego.” dissi fulminando Draco con lo sguardo.

Troppo tardi, entrambi sfoderarono le bacchette. Harry, io e Blaise ci frapponemmo tra i due. Luna si riscosse e puntò la sua verso la porta dell’ufficio di Madama Chips.

“Finite incantatem” sussurrò.

Pochi secondi dopo dalla porta sbucò la donna.

Doveva trovarsi davanti ad una scena stranissima. Harry aveva una mano sul petto di Ron, Blaise stava tenendo Draco, io ero in mezzo al gruppo con le braccia aperte.

 “Questa è un’infermeria, non una sala per duellanti. Fuori tutti di qui!” urlò gesticolando.

Lasciammo tutti l’infermeria, mi accorsi subito che il diverbio non era ancora finito, Ron guardava ancora Draco con la bacchetta stretta in pugno.

“Che altro vuoi Weasley?” chiese lui in posizione di difesa.

“Che altro voglio? Sei un ragazzino fortunato Malfoy. Nonostante tutto quello che hai fatto, nonostante tutto il dolore che hai causato le persone ti regalano i biscotti. Ho intenzione di farti sapere cosa ne penso io.” Ron sembrava impazzito, non capivo da cosa era nata tutta questa rabbia. I due si misero uno di fronte all’altro.

“Ron smettila. E’ una perdita di tempo.” disse Harry.

Ron non lo degnò di uno sguardo e sferrò un attacco a Draco, che lo parò senza difficoltà. Notai che Draco non lo attaccava, si limitava a bloccare gli attacchi dell’avversario.

Più volte invitai Ron a smetterla, cercando di calmarlo. Era impossibile, sembrava volesse scaricare su Draco mesi e mesi di rabbia repressa.

Draco iniziò ad attaccare a sua volta e decisi di frappormi fisicamente fra i due. Blaise capì le mie intenzioni e impose uno scudo tra noi spettatori e gli sfidanti senza commentare.

Il duello procedeva praticamente in parità, entrambi erano stati colpiti un paio di volte senza subire particolari danni.

Vederli combattere era un’agonia, soprattutto per la futilità dei motivi. Conoscendo Ron, stava facendo di Draco il capro espiatorio di tutta la sofferenza che Voldemort aveva creato nella sua famiglia.

“Draco, ti prego.” Lo implorai ad un certo punto. La sua esitazione diede a Ron la possibilità di colpirlo in pieno, aprendogli in profondo taglio sulla guancia.

“Cos’è, adesso la ascolti? Ascolti la… com’era? Sudicia Mezzosangue?”

“RON!” urlai così forte da far sobbalzare anche Blaise, che ruppe lo Scudo.

“Smettila ti prego.” Dissi avvicinandomi a lui e picchiandogli i pugni sul petto. Le lacrime scesero senza contegno, facendo trattenere il respiro a tutti i presenti.

Sentii dei passi dietro di me, Draco mi appoggiò una mano sulla spalla e mi spostò, ponendosi davanti a Ron, disarmato.

“I tempi sono cambiati Weasley, rimarresti sorpreso di sapere quanto lo sono.” Disse guardandolo fisso negli occhi. “Non avevo intenzione di duellare per un biscotto, ma se desideri uccidermi o farmi del male, conviene che tu mi venga a cercare da solo. Qui ci sono troppe persone con ancora un po’ di buon senso che potrebbero fermarci.” Rimase a guardarlo ancora qualche secondo, aspettando una sua risposta. Ron era pietrificato, tutti i muscoli del volto tesi e le mascelle serrate.

Il taglio di Draco sanguinava copiosamente e ben presto il sangue sporcò la sua camicia bianca.

Quando il contatto di sguardi si ruppe Luna si avvicinò a lui e richiuse la ferita.

“Grazie.” Sussurrò Draco prima di voltarsi e andarsene.

Non mi guardò, girò l’angolo accompagnato da Blaise.

Rimasi al centro del corridoio interdetta, mentre Harry faceva notare a Ron quanto quello che aveva fatto era idiota e pericoloso. Decisi di non ascoltarli, non avevo intenzione di sentire giustificazioni inutili e altrettanto inutili dichiarazioni di intenti da parte di Harry. Sembrava che nemmeno il Prescelto potesse risolvere quella situazione, quell’odio così profondo che tutto sommato era una consuetudine. Ron sembrava l’unico a non voler accettare il cambiamento, attaccato com’era al passato.
Non lo si poteva biasimare.
Draco era il nemico che l’aveva fatta franca. Forse era meglio che lui sapesse solo quello per ora, che fosse ignaro del nostro amore.

“Penso che Ron sappia molto di più di quello che crediamo.” Disse Luna con il suo solito tono angelico, accucciata a terra a pulire il sangue di Draco.

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Capitolo 24
*** 24. Discorsi ***


Nota dell’autrice: lo dico subito: E’ UNA LICENZA NARRATIVA. So che in nessuno dei libri si parla di questo argomento e di come l’evento si sviluppi (non voglio fare del mero spoiler, capirete leggendo cosa intendo). Io l’ho immaginato così, spero che l’idea non vi dispiaccia. Fatemi sapere che ne pensate mi raccomando!

Stay tuned!

 

24. Discorsi


Primo giorno di maggio.

L’ufficio della preside, o meglio dei presidi era accarezzato dal sole.

Il trio delle meraviglie era seduto su comode poltroncine in attesa.

Ron ci aveva tediato per tutta la strada dalla sala comune chiedendoci che cosa avevamo fatto di male per farci convocare. Quella stanza circolare era per lui sinonimo di rogne.

Harry era tranquillo, chiacchierava con Silente. Era un rapporto invidiabile il loro: parlare con il vecchio preside trasfigurava Harry anche fisicamente, mi sembrava più adulto, più saggio forse anche più bello, con gli occhi smeraldo dardeggianti.

Io non sapevo cosa pensare, tamburellavo le dita sulle ginocchia nervosamente. La professoressa McGrannit ci aveva mandato un gufo la mattina stessa a colazione. Non aveva specificato il motivo della convocazione. Eravamo li da più di dieci minuti, in attesa. Un bombo sbatteva testardamente contro la finestra, sperando di trovare un varco. Il suo toc toc era in controtempo rispetto al pendolo appeso nell’ufficio e i due suoni si univano provocando una sorta di snervante melodia. Mi trovai a pensare cosa avrei potuto fare, a contare i minuti che erano stati rubati allo studio domenicale. Sbuffai.

 

“Scusate il ritardo.” si giustificò la preside. Tutti e tre scattammo in piedi, alle nostre spalle sentii un risolino provenire da un quadro, ipotizzai fosse quello di Phineas Nigellus.

La McGrannit fece cenno di accomodarci e si sedette a sua volta.

“Potete immaginare perché vi ho convocati qui.”

Ron emise un gemito, Harry gli pestò un piede sperando di non essere visto, camuffai una risatina con un colpo di tosse.

“Si avvicinano i M.A.G.O. Lei signor Weasley sa come si svolge la consegna dei diplomi, è stato a molte cerimonie.” Disse la professoressa muovendo il mento verso Ron, decisamente rilassato dopo aver capito di non dover subire una punizione.

“Si, in giardino, vengono invitati tutti i genitori e i membri del Ministero. Poi c’è un lungo tavolo pieno di cose da mangiare.” Rispose alzando lo sguardo, frugando tra i ricordi.

“Esatto. La cerimonia si compone di alcuni riti oltre all’abbuffarsi in compagnia.” Alzò eloquentemente un sopracciglio.

“Ed arriviamo al punto. La vostra carriera scolastica sta giungendo solo ora al termine ma avete affrontato più difficoltà voi che la maggior parte della comunità magica. Per questo io, il professor Silente e gli altri professori abbiamo scelto voi tre per rappresentare gli studenti del settimo anno, insieme a un rappresentante per ogni casa. Signor Potter, lei sa che per la comunità magica lei è stato ed è tutt’ora il simbolo di tutto ciò per cui abbiamo combattuto, per questo la stampa e le cariche più alte di Inghilterra si aspettano che lei dica qualcosa. A lei verrà quindi affidato il discorso di apertura.” Disse porgendogli una pergamena con le istruzioni per la stesura del pezzo.

Harry aprì e chiuse la bocca un paio di volte. La McGrannit gli sorrise, convinta che fossero ringraziamenti quelli che Harry non riusciva a dire. Io ero quasi certa che lui stesse cercando il modo migliore per declinare l’offerta. Non era uno che amava la sua celebrità e parlare in pubblico gli aveva sempre creato dei problemi.

“Signor Weasley, a lei invece è dato il compito dell’accensione della Braciere.” Sia io che Ron trattenemmo il respiro, Harry si voltò verso di noi confuso, era chiaro che non avesse mai sentito nominare il Braciere. Mi ricordai di un capitolo molto suggestivo di Storia di Hogwarts in cui si parlava della cerimonia del diploma. Dopo la consegna delle pergamene uno studente doveva ripetere una sorta di giuramento e accendere una fiamma da cui gli altri studenti avrebbero attinto per accendere una candela, simbolo della luce della conoscenza che era stata accesa negli anni ad Hogwarts.

“Grazie.” Disse Ron emozionato, prendendo anche lui la sua pergamena.

“Infine signorina Granger, sono lieta di annunciarle che come studentessa più brillante del suo anno le è stato dato l’onore di chiudere la cerimonia. Il suo sarà il discorso di chiusura, le sue parole avranno una grande responsabilità poiché saranno quelle più ricordate dai suoi compagni e da lei.”

“Hogwarts è la mia casa, in questo castello troverò sempre pace.” Disse Silente. “Ne sono passati di anni dal mio discorso. Qual’era l’ultima frase del tuo Minerva?”

Le guance della professoressa McGrannit si colorirono “La conoscenza è un bene preziosissimo, per questo ringrazio tutti i professori per quello che mi hanno insegnato.”

“Si, certo. Molto più classico, ma pur sempre brillante.” Commentò il vecchio preside.

“Detto questo avete ancora un mese per scrivere i discorsi e imparare il giuramento. Mettetevi al lavoro, sarò comunque a disposizione per correzioni e suggerimenti. Non perdete di vista l’obiettivo più importante: prendere più M.A.G.O. possibili.” Disse alzandosi e congedandoci.

 

Uscimmo in silenzio dallo studio, tutti ingobbiti, come se ci avessero messo sulle spalle dei macigni.

Verremo ricordati per sempre.

Più di prima.

Più del Prescelto, l’amico rosso e la ragazza babbana.

Avrei pronunciato il discorso finale. Ero incredibilmente emozionata.

Quando arrivammo in sala comune fummo accolti con un mare di domande da parte di Ginny e Neville, che avevano letto con noi la convocazione.

Entrambi si congraturarono immaginando il giorno del diploma. Harry si fece silenzioso e con la scusa di studiare andò in biblioteca seguito da Ron.

Io salutai i due rimasti in sala comune e mi diressi fuori, avevo ancora metà pomeriggio per studiare.

 

Mi sistemai sotto il solito albero, il Lago Nero mi aspettava calmo facendosi coccolare dal sole.

Presi la pergamena che mi aveva appena consegnato la McGrannit e la lessi velocemente. Si trattava di un insieme di esempi di frasi da inserire e qualche argomento da prendere come spunto. Ogni parola suscitava in me qualche ricordo.

La conoscenza: scoprire di essere una strega è stata la cosa migliore che mi sia capitata.

Il futuro: non so cosa farò dopo i M.A.G.O. e ora non ho voglia di pensarci.

Le proprie radici: nata babbana, fiera di esserlo.

Le amicizie: darei la vita per il mio migliore amico, anche se penso che dopo aver resistito a due anatemi che uccidono sia indistruttibile. Ho un altro migliore amico, che amavo. E ora non sa che sto con la persona che detesta di più in questa scuola. Fantastico.

Richiusi il rotolo con stizza e rimasi a guardare il panorama. Il pensiero ritornò al duello fra Ron e Draco avvenuto qualche giorno prima, subito dopo il quale Ron si era scusato con me e Luna per la sua irruenza. Sia io che Harry provammo a farlo ragionare, a fargli capire che c’era qualcun altro con cui scusarsi. Ron non si smosse dalla sua posizione e così rinunciammo momentaneamente all’impresa.

Vidi Draco il giorno dopo e lui mi disse che non aveva motivi di scusarsi, che si era difeso senza attaccare per la maggior parte del tempo, che reputava Ron una persona non degna del suo rispetto.

Nonostante il duello la situazione non era cambiata di una virgola. L’unica novità era un taglio rimarginato sulla guancia di Draco, che lo faceva sembrare più rude e che aveva attirato tanti sguardi. La maggior parte della gente si chiedeva chi fosse stato. Molti puntarono su Harry, anche se bisognava ammettere che i rapporti tra lui e Draco erano molto migliorati. Quindi qualcuno tirò fuori il mio nome, non sarebbe stata la prima volta. Questo mi spinse ancora di più a dire a tutti come stavano le cose.

“Hermione?” Draco mi si avvicinò lentamente, guardandosi le spalle e spaventandomi.

“Hey.”

“Che ti ha detto la McGrannit?” mi chiese senza preamboli.

“Dovrò fare il discorso finale alla consegna dei diplomi.” Cercai di ritrovare l’entusiasmo perso ripensando a tutti i sotterfugi che dovevo mettere in atto per amare la persona che mi stava di fronte.

“E’ fantastico.” Commentò lui con un mezzo sorriso. “Ne parliamo stasera? Aula di Storia della Magia, dopo cena.”

Aspettò solo il mio cenno di assenso e se ne andò. Decisi in quel istante che non avremmo parlato solo di quello.

Forse nel mio discorso avrei potuto scrivere “stare ad Hogwarts mi ha permesso di innamorarmi di un ragazzo che però vuole tenere il nostro amore nascosto e quando mi parla in pubblico si comporta come una spia. Grazie Hogwarts.”.

Bell’idea.

 

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Capitolo 25
*** 25. Nascondino ***


Note dell’autrice: 50 recensioni! Eh si, oggi bisogna festeggiare… sono proprio felice che commentiate i capitoli e le vostre recensioni mi danno molti spunti.
Vi ringrazio tutti, questo capitolo è dedicato a voi, recensori (finalmente ho trovato la parola) abituali e non.

Non smettete proprio adesso!

Stay tuned!

 

25. Nascondino

 

“Buonasera.” Draco sembrava particolarmente di buonumore, sperai fosse di buon auspicio.

Mi ero seduta sulla cattedra dell’aula di Storia della magia pochi minuti prima. Lui si avvicinò sorridendo e mi baciò con forza.

“Tutto bene?” chiesi.

“Si. Tu?”

“Abbastanza. A questo proposito dobbiamo parlare…”

“Proprio ora? Non possiamo prima..” non concluse la frase ma in compenso iniziò a baciarmi sul collo.

“No, proprio ora.” Dissi irrigidendomi. Lui finse di non sentire e continuò imperterrito.

“Draco.” Ripetei.

Sbuffò e si allontanò.

“Ok, che c’è?” domandò visibilmente scocciato. La sua scorta di sorrisini era già finita.

“Ho intenzione di dire a Ron che stiamo insieme. Lo farò il prima possibile.” Era un’idea che mi era balenata in testa tutto il pomeriggio. Se volevo vivere alla luce del sole la nostra storia, l’ostacolo più grande era sicuramente dirlo ai miei amici più cari. Ginny sarebbe stata un osso duro, ma avevo comunque il suo ragazzo dalla mia parte. Neville non avrebbe fatto problemi ed ero convinta che Luna sospettasse già qualcosa. Mancava solo Ron.

“Stai scherzando vero?” disse appoggiando le mani sulle mie cosce e appoggiandoci sopra la testa.

“No. Sono seria.”

“Tu sei pazza, Hermione.”

“Non era una domanda la mia comunque. Volevo solo avvisarti.” Rincarai la dose. Mi guardò intensamente, gli occhi grigi pieni di quella che immaginai fosse rabbia.

“E se non ci fosse più niente da dire a Weasley?” mi chiese dopo attimi interminabili di silenzio.

“Vuoi lasciarmi? Mi stai lasciando Draco Malfoy?”

“N-no.” Rispose dandomi le spalle. “Non quello maledizione. Solo che se lui viene a sapere di noi due, poi lo sapranno tutti.”

“Io voglio proprio quello.” Risposi di getto.

“Ma sarebbe un casino.”

“Per la tua reputazione? Ti vergogni di me?”

“La mia reputazione non conta. Ma la tua Hermione… Hai salvato il mondo per la barba di merlino e ti metti con un Mangiamorte. ”

Aprii la bocca per ribattere, ma lui alzò una mano.

“Lo so che cosa stai per dire, che sono ripetitivo. Ma sembra che queste cose non ti entrino in testa. Vuoi essere guardata con disprezzo? Vuoi che la gente sia felice quando vieni ferita, quando i ladri ti svaligiano casa e ti cruciano?”

Nonostante credessi che Draco la stesse facendo un po’ tragica, non potevo dargli tutti i torti.

Vero, lui aveva una brutta reputazione.

Vero, qualcuno mi avrebbe guardata con disprezzo.

Ma ero più che sicura che i più avrebbero capito. Così come avevano riabilitato la figura di Piton dopo che Harry aveva raccontato a tutti la sua storia.

“Io voglio stare con te.” Risposi con passione. “Ho superato un sacco di prove Draco. Sai cosa è successo. Eri li quando Bellatrix Lestrange mi ha torturata. Non ho paura di quello che succederà. Harry ha capito, Ron non sarà da meno. I miei genitori non sanno nemmeno chi sei, con loro sarà facile da partire da zero. Del resto non mi importa, quello che pensano gli altri è secondario.”

Mi guardò di nuovo, massaggiandosi il collo con fare meditabondo. Si morse il labbro e alzò un braccio come per scacciare dei pensieri spiacevoli.

“Va bene.” Concluse. “Ad una condizione.”

“Sarebbe?”

“Se ha una reazione violenta ho il permesso di farlo a pezzi.”

Gli sorrisi e lo tirai verso di me per la cravatta. Lo baciai intensamente e mi appoggiai con la schiena sulla cattedra, le gambe ancora a penzoloni.

“Penseranno che ti sto soggiogando con la Maledizione Imperius.” Mi sussurrò tra un bacio e l’altro, ormai praticamente sopra di me.

“Dimostrerò che sono nel pieno delle mie f-facoltà.” la voce tremò mentre le sue mani strisciavano sulle mie gambe alzandomi la gonna.

“La metà degli studenti non ti saluterà più nei corridoi.”

“Poco male, prima o poi avranno di nuovo bisogno dei miei appunti.” Dissi.

“E i professori? La McGrannit, oooh Hermione, cosa penserà?”

“Silente è dalla nostra parte, capiranno.” Dissi sbrigativa. “dobbiamo parlarne proprio ora? Non possiamo…” cercai di imitarlo, nonostante la mia testa fosse già per metà qualche passo più avanti.

“Come vuoi.” Sussurrò e sorrise con malizia, solleticandomi un orecchio con il suo respiro.

 

Rimpiansi il mio piccolo letto a baldacchino. Fare l’amore in un’aula scolastica poteva definirsi eccitante, rischioso, trasgressivo, inusuale ma non sicuramente comodo. La cattedra scricchiolava sinistramente e quando il cervello era ancora collegato ebbi il timore di sentirla crollare sotto la mia schiena.

Era come se fossi stata chiusa in una sauna per ore: accaldata, totalmente rilassata ma distrutta.

 

“Finalmente avrò anche io un posto strano dove ho fatto l’amore.” Commentai mentre mi risistemavo.

“Perché, qualcuno te l’ha mai chiesto?”

“Ma si, nei discorsi tra amiche ogni tanto se ne parla.”

“E tu cosa rispondevi?” Era proprio incredibile con che velocità Draco riusciva a ritornare in perfetto ordine. Doveva essere una qualità innata.

“Il bagno della Tana, la casa di Ron. Tu?” Quando pronunciai quel nome Draco fece un gesto di stizza, probabilmente ricordando quello di cui avevamo parlato e quello che ci aspettava.

“L’ufficio della Umbridge.” Disse con noncuranza. Spalancai gli occhi, l’ufficio della Umbridge era il re dei posti strani.  “Ma si, io e Pansy eravamo in perlustrazione per la Squadra d’Inquisizione e l’ufficio era aperto. Che schifo quei gattini guardoni, mi hanno ucciso il desiderio.”

“Con quante ragazze sei andato a letto?” chiesi facendo un piccolo calcolo. Erano passati 3 anni dalla sua volta più strana, mi preparai a una risposta abbastanza rilevante.

“Ma che domande fai? L’importante è la qualità.” Disse prendendomi per mano e trascinandomi verso la porta.

“E’ tardi Hermione.” Rispose al mio broncio. Mi baciò un’ultima volta e aprì la porta tirando fuori la testa.

“Ma quello non era Malfoy?” chiese una voce maledettamente riconoscibile mentre Draco richiudeva la porta di scatto.

“Quello chi?” le voci si avvicinavano.

“Dai Harry, quello che è sbucato dalla porta.”

“Non ho visto proprio niente. Sbrighiamoci, o Gazza ci troverà.” Harry Potter era un pessimo bugiardo.

“Sarà.” Commentò Ginny poco convinta. I due passarono proprio accanto alla porta ma non si fermarono.

“Forse è l’ultima sera che dobbiamo nasconderci così” gli sussurrai con ancora l’orecchio incollato alla porta.

Draco mi guardò e mi sorrise.

Avevo vinto la mia personale battaglia contro la sua visione della nostra storia.

Ora dovevo iniziare una guerra ancora più difficile: quella contro il resto del mio mondo.

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Capitolo 26
*** 26. Leoni in gabbia ***


Nota dell’autrice: strano orario per pubblicare… in effetti ho finito di scrivere il capitolo proprio ora e non l’ho nemmeno riletto tutto, per questo mi scuso per eventuali errori di battitura. Oggi il mio umore è pessimo, quindi mi sono buttata a capofitto nella mia FF per trovare un po’ di pace. Il capitolo è lungo e molto intenso, spiacevole in effetti.

Prima o poi andava scritto.

Fatemi sapere cosa ne pensate e metteteci tante faccine allegre!

Stay tuned!

 

26. Leoni in gabbia

 

Due giorni dopo ero in sala comune. La luce luna che entrava dalla finestra era l’unica luce che abitava la stanza. Sdraiata sul divano ero troppo pigra per alzarmi e ravvivare il fuoco e avevo lasciato la bacchetta in camera.

Guardavo il soffitto e pensavo. Anche se mi ero fatta vedere così sicura da Draco, le sue parole mi avevano un po’ turbato. Le aveva pronunciate così tante volte, se non altro mi erano entrate in testa per logoramento.

Amare Draco mi avrebbe davvero creato così tanti problemi?

Le persone mi avrebbero guardata diversamente per sempre?

Ne valeva la pena?

Ovvio che ne valeva la pena, lo amavo con tutto il mio cuore. Mi sfiorai il braccio con una mano, come se sentissi ancora le sue mani su di me, così nobili ma anche così forti.

Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi.

Prima o poi sarebbe saltato fuori comunque, la scuola stava per finire. Meno di un mese, e se la nostra storia voleva avere un futuro qualcosa andava fatto.

Mi sentivo come prima di un esame importante. Mi autoconvincevo che tutto sarebbe andato per il meglio, ma pian piano mi avvicinavo al momento della verità mi sentivo sempre meno sicura, sempre meno preparata.

“Accidenti.” Sbottai ad alta voce.

Qualcuno cacciò un urlo.

“Herm? Sei tu?” Ron. Non ora ti prego.

“Si.”

“Cosa ci fai qui al buio? Mi hai fatto prendere un colpo miseriaccia.” Disse avvicinandosi con la bacchetta accesa accecandomi.

“T-ti stavo aspettando.” Mentii.

Lo vidi fare una faccia poco convinta e andare a ravvivare il fuoco, riportando un po’ di luce nella stanza. Usai quei pochi secondi per rimettere in ordine le idee.

“Perché mi aspettavi?” chiese sedendosi su una poltrona lontana, un po’ impaurito.

“Volevo parlarti.”

“Dobbiamo farlo proprio adesso? Non possiamo..”

Lo fulminai. Mi ritornarono alla mente delle scene di sesso con Draco sulla cattedra dell’aula di storia della magia.

“Accidenti!” dissi di nuovo per scacciarle.

Ron si bloccò, sul volto panico puro. Dovevo aver fatto una faccia terrificante.

“Sei sicura di star bene? Sembri una pazza.” Commentò cautamente, come se stesse parlando con un bambino particolarmente capriccioso.

“Si. Scusa. Per me è fondamentale parlarne adesso. E’ un problema?”

“No, dimmi pure.”

“Sto uscendo con qualcuno.”

“Bene, sono felice che tu ti sia trovata un ragazzo.” Sorrise sinceramente.

“Si, un ragazzo..” proseguii poco convinta.

“Non è un ragazzo? Ti sei messa con una ragazza?”

“NO! C-certo che è un ragazzo. Maschio.”

Vidi il suo volto distendersi. Doveva per forza essere così complicato?

“E chi è?”

Draco Lucius Malfoy. Draco Lucius Malfoy. Draco Lucius Malfoy. Dillo accidenti.

“Chi è chi?” Ginny fece capolino dal dormitorio maschile seguita da Harry.

“Herm ha un nuovo ragazzo.” Gli rispose Ron sorridendo.

Maledizione. Guardai Harry, sperando che la prendesse di peso e la portasse via. Lui era pietrificato sulle scale, sul volto un’espressione tipo non-dirmi-che-glielo-stai-per-dire.

“Allora?” chiese Ginny con impazienza battendo un piede per terra.

La voglia di affatturarla divenne forte ma priva di bacchetta non potevo fare granchè. Forse una classica testata l’avrebbe zittita. Stavo davvero impazzendo.

Forse era destino. Forse dovevo davvero dirlo ad entrambi contemporaneamente. Presi un respiro profondo.

“Malfoy.”

La reazione fu inaspettata. Prima Ginny poi Ron scoppiarono a ridere. Li lasciai fare per qualche secondo, poi fui costretta a ripetermi.

“Draco Malfoy. Sono seria.” Dissi cercando un’espressione che non lasciasse dubbi di interpretazione.

Tre paia di occhi mi colpivano quasi letteralmente, mi sentivo scottare. Ognuno con un sentimento diverso.

Mi voltai verso Harry, il suo volto il ritratto dell’incredulità. Non credeva che l’avrei mai fatto.

Ginny era per metà attonita e per metà arrabbiata. Ron sembrava sul punto di rimettersi a ridere.

“Dai Herm, smettila.” Commentò alzando le spalle.

“Sono seria Ronald. E’ così difficile capirlo? Amo Draco Malfoy.” Mi chiesi da dove venisse tutto quel coraggio, forse dal fatto che nonostante tutto fossi ancora viva.

Tra o due fratelli Weasley la prima a rendersi conto della verità fu Ginny. Si avvicinò a grandi passi e mi sfidò a muso duro, gli occhi ridotti a fessure.

“Hai mollato mio fratello per Malfoy?”
”Si.”

“E ti permetti ancora di parlargli? E ti permetti di raccontaglielo come un lieto evento? Dopo quello che è successo, dopo il loro duello? Me l’ha raccontato sai, credeva di averti fatto un favore. Mentre tu te lo scopavi Malfoy, lui credeva di farti un favore.” Mi sputò le parole in faccia, il suo dolce profumo in contrasto con le amare parole che stava dicendo.

“Ginny calmati.” Disse Harry. Mai parole furono più sbagliate. Mi diede uno schiaffo fortissimo, e subito sentii il sangue colarmi dal naso.

“Io non mi scopo Malfoy, io lo amo. E anche Ron ha una nuova ragazza. La nostra storia è finita da un pezzo.”

“Lui non sta con una Mangiamorte. Lui non sta con il nemico, con chi ha ucciso i nostri amici e i nostri cari. Cos’è, ti sei dimenticata chi è?” era a pochi centimetri da me, le braccia legate da Harry, che nel frattempo cercava di tenerla ferma.

“Il passato è passato.”

“Chiedilo a George se il passato è passato. Chiedilo a Teddy Tonks, chiedilo ai Canon se il passato è passato. Hanno ucciso un sacco di gente. Sei stata torturata da sua zia, in casa sua. Mi fai così schifo.”

Mi asciugai il volto con la manica del pigiama, nei suoi occhi solo tanto odio.

“Credi che non lo sappia? Credi che io non ci sia stata male? Draco non è come loro, vuole cambiare. Ha visto soffrire tanta gente, si è fatto trasportare troppo da ideali non suoi.” Risposi cercando di trattenere le lacrime.

“Ginny smettila.” Non era Harry che parlava ma Ron. Ero troppo concentrata sulla sorella per sapere come aveva reagito scontrandosi con la verità.

“Ma Ron..”

“Non sto dicendo che hai torto. Sto dicendo che non devi farle male. Ci penserà il suo nuovo ragazzo a scaricarla quando non avrà più bisogno di una raccomandazione.” Disse con un disprezzo che poche volte avevo sentito nella sua voce, di solito buffa e accondiscendente.

“Ti credevo più intelligente. Credevo che avresti capito. Malfoy ha bisogno di qualcuno che gli tolga la fama del bastardo assassino che ha addosso. Ti sei fatta abbindolare.” Si rivolse a me.

Ero impietrita. Fronteggiarli insieme era impossibile. Il sangue stava iniziando a fermarsi ciò nonostante mi sentivo sempre più debole.

“Ragazzi dovremmo darci tutti una calmata.” Disse Harry portando Ginny di peso a sedersi e poi tornando verso di me per fare la stessa cosa.

Eravamo ai nostri soliti posti ma era come se fossimo lontani chilometri e chilometri. Restammo in silenzio per molto tempo.

“Io non mi aspetto che voi capiate ora la mia scelta. Forse non la capirete mai. Ma io sono sempre la stessa, sono la stessa Hermione. Se io non ve lo avessi detto non ve ne sareste nemmeno accorti.”

“Come ti sentiresti se Harry uccidesse tuo padre e poi si mettesse con me?” mi chiese Ginny.

“Draco non ha ucciso nessuno della vostra famiglia. Draco non ha ucciso nessuno.” Risposi.

“Per che cosa abbiamo combattuto Hermione? Dimmelo. Contro i mangiamorte, e sai quel bel tatuaggio sexy che ha sul braccio. Quello è una prova schiacciante.” Rincarò la dose.

“Draco era un mangiamorte, ma la guerra è finita. Lui ora è uno studente normale, un ragazzo con un brutto passato, tutto qui.”

“Io me ne vado a letto.” Disse Ron. Sembrava non avesse ascoltato una parola.

“Non hai niente da dirmi?”

“Mi fai schifo e penso che tu sia la puttana di Malfoy. Ma ognuno è libero di stare con chi vuole e ho deciso che da oggi fingerò che tu non esista.” Rispose alzando le spalle con un tono così tranquillo da farmi ancora più male.

Si alzò e fece per andare verso il dormitorio.

No.

Mi alzai anche io e lo presi per un braccio.

“Io non sono la puttana di nessuno. Volevo rendervi partecipe della mia vita. A quanto pare a tutti interessa con chi sto ma a nessuno interessa come sto.”

“Hai detto bene.” Disse liberandosi dalla presa e sparendo dietro le scale di legno.

Mi voltai di nuovo verso Harry e Ginny. Erano ancora seduti sul divano, discutevano sussurrando.

“Se non hai altro da aggiungere vado anche io a letto. Harry?” disse lei alzandosi.

“Buona notte.” Disse lui non intenzionato ad alzarsi. Ginny gli lanciò un’ultima occhiataccia e ci lasciò soli.

Raggiunsi Harry sul divano tremando. Sapevo che sarebbe stato un trauma, sapevo che ne avrei sofferto.

Ma la verità faceva molto più male.

“Tempismo perfetto.” Commentai guardando i suoi occhi smeraldo, cercando in quei pozzi profondi un po’ di conforto.

“Hai il coraggio di una Grifondoro Hermione. Sei stata magnifica. Lo so che adesso sembra una follia ma hai vinto. E’ come quando hai lasciato Ron, vedrai che ti perdoneranno.” Sembrava molto convinto, la sua positività era contagiosa. Mi gettai tra le sue braccia e lasciai cadere le lacrime.

“Dovranno capire. L’ho capito per l’ennesima volta stasera che non è una storia da poco la vostra. Lo difendi a spada tratta e lui…” sospirò “se lui ha deciso di rendere la vostra storia pubblica è perché ti ama. Vorrei tanto che Ginny e Ron capissero. E lo capiranno vedrai.”

Il solito senso di protezione mi diede la forza per alzare il viso e guardarlo ancora una volta negli occhi annuendo.

Harry James Potter era la mia isola di pace. Nonostante tutto, nonostante l’ essere stata insultata dai miei migliori amici, vedevo uno spiraglio di luce.

Draco mi amava e domani mattina l’avrei baciato in corridoio, non appena mi fosse stato possibile.

Harry era con me ancora una volta. Sarebbe andato tutto per il meglio. Ma in quel momento…

Mi ributtai su di lui e ripresi a piangere.

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Capitolo 27
*** 27. Il giorno dopo ***


Nota dell’autrice: grazie a tutti per i commenti e per le recensioni. Anche questo capitolo andava scritto. Non mi piace far soffrire i miei protagonisti accidenti!

Va beh, dopo due capitoli di pioggia, arriverà (si spera) un po’ di sereno.

Commentate e recensite.

Stay tuned!

 

27. Il giorno dopo

 

“Draco?” lo incrociai dopo Aritmanzia, diretto con Blaise verso l’aula di storia della magia.

Zabini si voltò verso di me, fece un cenno e aumentò il passo, lasciandoci soli.

“Gliel’hai detto?” mi chiese senza nemmeno salutarmi.

“Si.”

“Si vede, hai una faccia. Non hai dormito vero?”

“Non molto.” Risposi alzando le spalle. “E’ andata bene.” Mentii.

“Si, immagino.” Aveva il volto teso e guardava il corridoio davanti a sé, squadrando chiunque ci guardasse in modo strano.

“Si può sapere che ti prende?” gli chiesi mentre salivamo le scale, dovevo correre per stargli dietro.

“Niente.”

“Allora guardami.” Dissi fermandomi sul pianerottolo. Non sentendo i miei passi dietro di lui si fermò anche lui, scendendo i pochi gradini che aveva percorso.

Si mise a mezzo metro da me, guardandomi con il solito sguardo fiero alla Malfoy. Mi avvicinai e gli scoccai un bacio sulle labbra, intercettando lo sguardo di un gruppo di studenti.

“Ho sentito la Weasley litigare con Potter prima in biblioteca. Dice che sei una stronza.” Disse con un mezzo sorriso.

“Ieri sera ha detto di peggio.” Commentai sorridendo. “Le passerà.”

“Non c’è molto da essere felici” un gruppo di Corvonero ci passò accanto chiacchierando e osservandoci. “Non devi isolarti per me.”

“Passerà. Possiamo semplicemente goderci il nostro primo giorno di libertà? Andiamo o faremo tardi.” Tagliai corto prendendolo per mano e portandolo verso l’ultima scalinata. Non appena le nostre mani si sfiorarono sentii come una scossa elettrica e per la prima volta dopo anni fui sul punto di saltare volontariamente una lezione.

Ci fermammo davanti alla porta chiusa e lo guardai per l’ultima volta.

“Ci pensi che noi ci abbiamo fato l’amore su quella cattedra?” sussurrò sorridendo mentre mettevo la mano sulla maniglia.

“Scemo.”

 

Al termine della lezione Ron e Harry mi superarono senza degnarmi di uno sguardo. Vidi Danielle aspettare il suo ragazzo e raggiunsi Harry rimasto solo.

“Come stai?” mi chiese. Anche lui aveva gli occhi cerchiati da pesanti occhiaie, era stato tutta notte con me, buttandosi a letto solo all’alba.

“Non so spiegarti perché, ma va meglio. Hai passato una nottataccia per colpa mia, mi dispiace.”

“Non è un problema. Ho provato a parlare con Ginny, ma non c’è stato verso, adesso mi ha messo il broncio.” Disse sorridendo.

“Non voglio crearti dei problemi Harry. Non voglio farti litigare con Ron e Ginny.”

“Non lo faccio solo per te. Voglio far capire ad entrambi che è ora di voltare pagina.” Mi passò una mano tra i capelli e sorrise di nuovo.

“Hermione?” Draco era accanto a noi immobile. Mi chiesi da quanto tempo ci stesse osservando. “Vieni a pranzo?”

“Si.”

“Io vado da Ginny, altrimenti mi ammazza. Ci vediamo a Pozioni.” Mi salutò Harry. “Ciao Draco.”

Draco rimase interdetto. Sentirsi chiamare per nome da Harry doveva essere un trauma. Alzò il braccio per salutarlo quando lui aveva già voltato l’angolo.

“Andiamo?” gli chiesi facendolo tornare sulla terra.

Borbottò qualcosa come “quel Potter” e mi seguì.

“Fate sempre così?” mi chiese dopo aver taciuto per una scalinata.

“Come così?”

“Non preoccuparti Hermione. Oh scusami Harry. No scusami tu.” Disse facendo l’imitazione alternata delle nostre due voci, facendomi ridere.

“Siamo amici, è normale aiutarsi a vicenda.” Risposi io con semplicità.

“Stupidi Grifoni.” Commentò lui. “Siete così sdolcinati. Ti guarda come se volesse mangiarti.”

“Sei geloso?” sorrisi maliziosamente.

“No, perché al contrario di lui, io posso mangiarti davvero.” Disse sbattendomi contro il muro e dandomi un bacio. A una ragazza nel corridoio caddero i libri e anche la sua amica ci guardò attonita.

Mi sentii avvampare e abbassai lo sguardo. Draco si avvicinò a loro e raccolse i libri della Tassorosso.

“E’ shoccante vero?” le chiese.

Non seppi se era stupita per quello che aveva visto o per il fatto che Draco mostrasse un po’ di gentilezza.

“Non sei Malfoy vero?” disse l’amica.

Draco non rispose, alzò le spalle e mise i libri in mano alla ragazza.

“Le hai rovinato la giornata.” Commentai quando ci lasciarono soli.

“Lei mi ha interrotto.” Disse prendendomi la mano.

Ci dividemmo solo in Sala Grande e io feci attenzione a sedermi lontano da Harry, Ron e Ginny. Alla fine trovai posto vicino a Neville, che mi accolse con un sorriso.

“E’ vero quello che dicono?” mi chiese subito. “Che stai con Malfoy?”

“Si. Le voci corrono.”

“Luna l’ha sentito dire da due sue compagne.” Disse azzannando il suo stufato.

“Cosa ne pensi?”

“Malfoy è diverso da qualche tempo. L’altro giorno mi ha pure detto che stavo mettendo un ingrediente sbagliato nella mia pozione.”

Non aggiunse altro. Mi bastò.

Ginny fu la prima ad alzarsi dal tavolo di Grifondoro e ad andarsene. Mi passò dietro le spalle e salutò Neville.

Dopo pranzo mi resi conto che le notizie ad Hogwarts volavano più velocemente di Harry su una Firebolt. Per il breve tratto di strada che mi separava dai sotterranei ricevetti un centinaio di occhiate curiose e captai una decisa di commenti sussurrati. Fui lieta che per la maggior parte fossero increduli. Solo uno mi colpì particolarmente: due Serpeverde mi si pararono davanti e mi diedero della sudicia Mezzosangue sfoderando le bacchette.

Furono prontamente fermate dall’arrivo di Lumacorno, che tolse 20 punti alla loro casa e mi scortò involontariamente verso l’aula di pozioni.

“Credevo che tutto questo sarebbe finito in fretta.” Commentò scendendo le scale.

“Non è un problema per me, ormai non ci faccio più caso.”
”Signorina Granger, il problema sta ben al di sopra di due sciocche ragazzine. Sono le famiglie alle spalle, sono i maghi adulti che educano i figli secondo credenze da estirpare.”

Mi sedetti accanto ad Harry, il suo umore era visibilmente peggiorato. Guardava fisso avanti a sé imbronciato.

“Che è successo?”

“Quiddich. C’è la partita contro Serpeverde sabato, il recupero di quella finita con il botto. Ginny vuole giocare per forza, ho paura che sia troppo presto.”

“Tu chi tiferai Hermione?” chiese maliziosamente Dean Thomas sbucando da dietro Ron, concentrato a fingere noncuranza.

“Grifondoro ovviamente.” Risposi sorridendo.

“Peakes mi deve 10 galeoni!” disse felice.

“Se  Ginny se la sente, perché non deve giocare?” chiesi.

“Non sei nella posizione di darmi torto.” Rispose fingendosi arrabbiato. Ron assistette alla scena senza dire parola, ma vidi che un angolo della sua bocca si era involontariamente mosso in un mezzo sorriso.

Draco arrivò con Blaise in ritardo, discutevano entrambi particolarmente agitati.


Dopo la lezione mi fermò, provocando il solito pieno di occhiate curiose da parte di tutti.

“Stasera non possiamo vederci.” Disse con tono scocciato.

“Non è un problema. Inizierò a stendere il mio discorso.”

“E’ una scocciatura. Allenamento di Quiddich supplementare. La riserva del nostro portiere è una cicciona maledetta, non prenderebbe una bluffa nemmeno se fosse fatta di glassa.”

“Che è successo al vostro portiere?” chiesi immaginandomi la scena.

“Si è rotto un braccio cadendo dalle scale ubriaco, quell’idiota.” Eravamo già arrivati alla lezione di Erbologia e ci separammo di nuovo.

 

 

Andai a cena senza di lui, vedendolo imbronciato uscire con Blaise.

Dopo cena mi sistemai in sala comune. I Grifondoro avevano un modo tutto loro per scambiarsi i pettegolezzi. C’erano gruppetti qui e la che parlavano e mi guardavano.

“Visto che state parlando tutti di me.” Dissi in modo che tutti mi sentissero. “Tanto vale che vi mettiate tutti insieme. Sarà più facile.” Mi sedetti sul divano, le braccia incrociate.

“E’ vero che te la fai con Malfoy?” mi chiese Demelza Robins uscendo da un gruppo di ragazze del suo anno. Tutti si zittirono. A quanto pare sentire la risposta dell’interessata era ancora più succulento che ascoltare i retroscena dagli altri.

“Si. E’ un problema?”

“No, ottima scelta. E’ un gran figo.” Rispose lei sorridendo. Dean, che stava rientrando in quel momento le lanciò un’occhiataccia.

Nessuno aggiunse altro, gli altri Grifondoro ritornarono ai loro chiacchiericci. Notai con dispiacere che non tutti erano così felici della notizia. Captai alcuni discorsi: le parole “nemico” “mangiamorte” “mezzosangue” passavano di bocca in bocca.

Cercai di non badarci e aspettai che la sala si svuotasse leggendo un libro. Non avrei mai potuto scrivere con quella confusione.

Alla fine seduta ad un tavolo rimase solo la squadra di Grifondoro. Li sentivo parlare dietro di me di tattiche in vista della partita di sabato.

“Non sarà facile, Tiger e Goyle erano grossi, ma questi due nuovi Gerbert e Pitbild sono cattivi. Una tassorosso c’è quasi rimasta secca.” Disse Peakes, il battitore insieme a Coote.

“Abbassa la voce, non vorrei che i nostri schemi arrivassero ad orecchie sbagliate.” Ginny alzò volontariamente la voce. Non colsi la provocazione, chiusi il libro e mi alzai.

“Stai esagerando Gin.” Disse Demelza.

Mi voltai verso di lei e le sorrisi ma nonostante cercai di fare del mio meglio, una lacrima scese tradendomi.

Harry spalancò gli occhi, gli altri ragazzi si voltarono imbarazzati, Ron aprì la bocca senza dire niente.

“N-non importa, s-sto andando a letto.” Dissi sorridendo di nuovo, sentendomi le lacrime ai lati delle labbra.

Era il primo giorno, sarebbe andata meglio con il tempo. Come preventivato le occhiatacce e i commenti degli altri studenti non mi creavano problemi ma Ginny stava davvero facendo del suo meglio per rovinarmi l’esistenza.

Le lacrime si fermarono lentamente e in quel momento di tristezza trovai l’ispirazione per scrivere qualche riga del mio discorso.

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Capitolo 28
*** 28. In vino veritas ***


Nota dell’autrice: PERDONATEMI! Ho avuto un weekend molto impegnato e non ho potuto aggiornare prima. Per farmi perdonare vi offro un bel capitolo che spero vi diverta. Ringrazio tutti delle belle recensioni, ormai sono ripetitiva. Che altro dire? Fatemi sapere che ne pensate. Buona lettura.

Stay tuned!

 

28. In vino veritas

 

Il sole di maggio scaldava le tribune e ci accecava. Io, Luna e Neville ci sistemammo accanto alla tifoseria dei Grifondoro, quel giorno multicolore e molto numerosa. Anche la maggior parte delle altre case tifava per i rosso oro, gli spalti dei Serpeverde erano infatti tutti verdi e argento.

Harry e Draco si strinsero le mani e la partita iniziò, così come le urla delle diverse tifoserie.

I Serpeverde erano in vantaggio nonostante gli errori del loro portiere di riserva, che seguendo i pronostici di Draco si era lasciata sfuggire malamente più di una bluffa.

 La professoressa McGrannit e Lumacorno seguivano la partita attenti, commentando di tanto in tanto e segnando dei nomi su una pergamena.

Qualche minuto prima della fine della partita la preside ci si avvicinò.

“Come va la stesura del suo discorso?” mi chiese.

“Bene, è quasi finito.” Mentii sorridendo.

“Signor Paciock, avrei bisogno di parlarle dopo la partita. Mi raggiunga nel mio ufficio.”

Harry strappò il boccino dalle mani di Draco e l’incontro si concluse con una netta vittoria dei Grifondoro. Il pubblico esplose e fui abbracciata da molte persone: la coppa delle case era tornata alla nostra casa.

Prima di andare a festeggiare corsi verso il campo a cercare Draco. Fui investita da un mare di Grifondoro festanti e rinunciai all’impresa puntando al castello.

Non capii come fu possibile trasportare tutto quell’alcool in sala comune: oltre la classica burrobirra in un angolo giaceva ancora intatta una cassa con alcune bottiglie di whisky incendiario.

Quando tutta la casa fu stipata nella stanza aspettammo il ritorno della squadra, che fece il solito ingresso trionfale. Harry fu idolatrato se possibile più del solito, stringeva mani e si trovò subito le guance timbrate da decine di bocche festanti. Anche gli altri ricevettero i complimenti.

Fui subito contagiata dalla felicità e mi avvicinai a Demelza per congraturarmi servendomi una burrobirra.

Harry mi raggiunse dopo un po’, una bottiglia di Whisky in una mano e due bicchierini nell’altra.

Li riempì e me ne diede uno in mano.

“A noi.” Alzò il suo. Mi accorsi che la bottiglia era già mezza vuota. Il Prescelto era alticcio.

Presi il Whisky e lo bevvi in un sorso. L’effetto fu immediato, mi sentii così calda che dovetti togliermi il maglione.

Dean fischiò e alcuni ragazzi intorno a noi iniziarono a urlare. Presa dall’euforia versai un altro bicchiere di Whisky, un altro e un altro ancora, perdendo il conto. Le voci delle persone che mi parlavano si fecero sempre più veloci e ben presto non riuscii a seguire il flusso di idee che mi vorticava in testa.

Harry era di nuovo scomparso tra la folla e io iniziai a vedere tutto a rallentatore.

Mi appoggiai ad un ragazzo a caso per non cadere.

“P-potresti accompagnarmi alla porta?” Chiesi appoggiata alla sua schiena. Lui non rispose ma mi guidò fino al buco del ritratto, facendomi sedere a terra accanto alla signora grassa.

“Tutto bene?” mi chiese. Cercai di metterlo a fuoco, l’unica cosa che mi colpì fu una massa di capelli rossi ancora umidi.

“Ron. Sei tu?”

“Si. Stai bene?”

“Mi gira la testa.”

“Vuoi che ti faccia compagnia?” Fece per sedersi accanto a me. Alzai il braccio e lo spinsi indietro con uno sforzo immane.

“No, torna dentro. Devi festeggiare e…” chiusi gli occhi. “mi odi.”

“Non fare la bambina Herm. Non puoi rimanere qui fuori da sola.”

“Nessuno mi chiama Herm. Solo tu. E’ bello.” Mi venne una gran voglia di ridere, ma nonostante quello sentii le lacrime uscirmi dagli occhi.

“Hey, n-non piangere. Dai Herm.” Ron si abbassò e mi alzò di peso, la testa mi girava sempre più forte, lasciai che mi cadesse all’indietro.

“Ti voglio bene.” Gli dissi con un piccolo singhiozzo.

“Puzzi di alcool.”

Qualcuno si schiarì la voce.

“Tu.” Disse Ron stringendomi più forte.

“Sto per vomitare.” Le parole mi uscivano dalla bocca incontrollate.

“Che ha?”

“E’ ubriaca, non vedi?”

“Non sono ubriaca, Ron. Ho solo un…” non mi venne in mente il termine, lasciai la frase incompiuta.

Lo sconosciuto si avvicinò e mi sfiorò facendomi venire i brividi, doveva essere Draco.

“Lasciala a me.” Disse a Ron.

Ron sembrava titubante, sentii i due ragazzi vicini.

“Fa caldo. State così.” Dissi. Ron sorrise e si staccò da me. Mi voltai verso di lui così in fretta da sentirmi male di nuovo, il Whisky che spingeva per ritornare in gola. Gli sorrisi di nuovo, lui mi diede una carezza e si rivolse verso a Draco.

“Stai attento a quello che fai.” La sua voce era dura e cattiva.

 

Non so cosa successe dopo, mi trovai di nuovo seduta a terra, la testa appoggiata alla spalla di Draco.

“Ho festeggiato.” Dissi iniziando a ridere.

“Lo so.”

“Demelza dice che sei un gran figo.” Nonostante la lingua non stesse a freno, vedevo un pochino meglio.

“Hermione, è imbarazzante.” Mi sussurrò.

“Tu sei un figo Draco. Sei così sexy.”

Sentii delle risatine provenire da qualche metro più in là. Mi alzai.

“Ho ragione?”

“Puoi dirlo forte!” rispose con entusiasmo una voce femminile.

“Vedi.” Dissi alzando le spalle.

“Puzzi di whisky.” Commentò lui prendendomi per un braccio e portandomi davanti alla Signora Grassa.

“Dille la parola d’ordine.” Mi ordinò.

“Hey Signora Grassa, non pensa anche lei che Draco sia un figo spaziale?”

“Robins, salvami ti prego.” Disse Draco coprendosi gli occhi con una mano libera.

“Charminius.” Urlò la ragazza che ridacchiava.

Persi altre scene, decisi di chiudere gli occhi. Un brusio mi riempiva le orecchie, qualcuno urlava, Draco disse qualcosa, non lo ascoltai.

Ci fu un po’ di movimento intorno a me, Draco mi appoggiò a una poltrona, mi decisi ad aprire gli occhi.

C’erano mezza dozzina di bacchette sfoderate.

“Hei, hei, hei.” Dissi cercando in me tutta la lucidità che potevo. “Che succede? Dov’è Harry?”

“Che ci fai lui qui?” chiese Ginny entrando dal buco del ritratto.

“Ho portato Hermione, non si regge in piedi.”

“Chi ti ha dato la parola d’ordine?”

“Demelza Robbins, è qui fuori.”

“Cosa stai aspettando, vattene. Non sei il benvenuto.” Disse la rossa tirando fuori la bacchetta.

“Dov’è Harry?” chiesi di nuovo cercando di rimettermi in piedi con scarsi risultati.

Erano tutti troppo impegnati a guardare l’intruso. Draco mi guardò, abbassò la bacchetta e mi prese in braccio, arrampicandosi nel dormitorio maschile.

Mi appoggiò su un letto libero.

“Maledizione Potter. Quando servi non ci sei mai.” Disse rivolgendosi ad un cuscino.

“Ho la testa che mi scoppia.” Rispose il cuscino con una voce così bassa che poteva provenire da sottoterra.

“E io ho cinque Grifondoro che mi vogliono fare il culo. Si è aggiunta anche la tua fidanzatina.”

“Draco…”

“Zitta tu!” urlò facendosi scappare una risata. “Siete due stracci.”

Anche Harry si mise a ridere, io li seguii.

“Vado.” Mi diede un bacio sulla fronte e scese.

“Rimani qui con me.” Gli chiesi mettendo il broncio.

Lui mi fece un mezzo sorriso e sparì.

 

Nessun botto, nessun urlo.

“Sarà ancora vivo?” chiesi a Harry.

“Penso di si. Ginny mi ucciderà se scopre che sono qui.”

“Ho freddo Harry.” Dissi alzando le gambe e le braccia.

“Ti ci vorrebbe un po’ di Whisky.” Fece una pausa, “Whisssssssky. E’ troppo bello da pronunciare.”

“Whisssssssssky”

“Whissssssssssssky”

“Whissssssssssky.” Dissi un’altra volta. “Buonanotte Harry.”

“Sono le sette Hermione.”

“Buonanotte.” Ripetei.

Tutto divenne buio.

 

 

“Hey Neville, dovevi dirmelo che oggi era il tuo compleanno!” la voce di Dean Thomas mi penetrò il cranio da parte a parte.

“Perché?”

“Qualcuno ti ha fatto un regalo.” Rispose sorridendo. “Un regalo che russa.” Doveva essere a pochi passi da me. Mi girai dall’altra parte.

“Hermione?” qualcuno mi scuoteva delicatamente.

“Che vuoi?” borbottai.

“D-devo venire a dormire.” Mi sussurrò Neville.

“Mmh.” Mi alzai lentamente, la testa che batteva in modo incredibile. Guardai verso il letto di Harry, anche lui dormiva beatamente. L’unico letto libero era quello di Ron.

Soppesai l’idea di abbandonarmici sopra, poi presi la saggia decisione di andare nel mio dormitorio.

La sala comune era ancora piena di gente in vena di festeggiamenti notturni. Salutai delle persone a caso e mi arrampicai sulle scale del dormitorio.

Li mi aspettava un barbagianni nero.

Presi la pergamena e il piccolo pacco che aveva legato alla zampa e cercai di mettere a fuoco l’elegante scrittura del suo padrone.

 

“Ti pentirai di quello che hai detto, tu mi tenti. Non hai nemmeno cenato, sei proprio irrecuperabile. Se non torni nel tuo letto lo saprò, mi auguro che tu sia pronta alla mia ira. Draco”

 

Aprii il pacco e vi trovai dentro dei biscotti e una bottiglia di succo di zucca.

Nonostante apprezzassi il pensiero l’idea di mangiare in quel momento mi fece venire di nuovo la nausea. Porsi un biscotto a Devon e presi un pezzo di pergamena.

 

“Ho un mal di testa incredibile e dei buchi di memoria, però sono tutta intera. Grazie del pensiero. Penso che ritornerò immediatamente a dormire. Buona notte. Ti amo. Hermione”

 

“Se Draco te lo chiede, digli che ho mangiato tutto.” Dissi aprendo la finestra. “Ma sei un gufo, non penso te lo chiederà.”.

Detto questo mi misi il pigiama e mi rimisi a dormire.

 

La mattina seguente fui accolta al tavolo di Grifondoro con racconti di quello che avevo detto e fatto il pomeriggio precedente. Anche se ero allarmata dal fatto che alcune situazioni non le ricordavo per niente, ero comunque felice che nessuno portava rancore per l’intrusione di Draco in sala comune.

Mi voltai verso il tavolo di Serpeverde ma non ebbi tempo di constatare se Draco fosse già seduto che Devon volò verso di me insieme agli altri gufi.

Mi voltai verso Ron e Harry, seduti a qualche metro di distanza e mi accorsi che anche Ron aveva ricevuto della posta.

Sfilai la pergamena dalla zampa del barbagianni.

 

“Sto entrando nella stanza delle necessità. Ti aspetto qui. Draco.”

 

“Stai meglio?” mi chiese Ron avvicinandosi. Era del colore della marmellata di fragole che stavo mangiando.

“O si, grazie per ieri. Grazie per tutto.” Dissi sentendo le guance bollenti.

“Mi sono fatto mandare da George questo.” Mi porse una bottiglietta. “E’ un rinvigorente brevettato Tiri Vispi. Per le sbornie è una bomba.”

Guardai alle sue spalle, anche Harry osservava una fiaschetta simile con attenzione.

“Grazie. Devo berla adesso?”

“Si, ha un sapore orribile. Però a me ha sempre fatto effetto.”

Gli sorrisi un’altra volta.

“A-adesso torno da Harry.” Mi fece un mezzo sorriso pieno di tenerezza.

“R-ron!”

“Si?”

“Me la ricordo sai, la carezza. I-io..” incontrai il suo sguardo pieno di gioia ed imbarazzo. “Grazie.”

Mi guardò un’ultima volta e si voltò.

Osservai con attenzione la bottiglietta e bevvi il contenuto tutto d’un fiato.

Draco mi aspettava.

Forse però era una buona idea andarsi a lavare i denti prima.

 

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Capitolo 29
*** 29. Necessità ***


Nota dell’autrice: Visto che velocità? Oggi ero particolarmente ispirata!

Spero che  il capitolo vi piaccia. Mi dispiace di non aver potuto rispondere alle ultime recensioni, non vi ho dimenticati, semplicemente ho preferito concentrarmi sulla stesura del capitolo.

Continuate a dirmi che ne pensate!

Stay tuned!

 

29. Necessità

 

Non ero molto curiosa di come sarebbe stata quel giorno la stanza delle necessità poiché la mia unica necessità era di stare con Draco.

Entrai e mi trovai in un luogo a metà tra la stanza di Lumacorno e lo chalet dei Malfoy.

Draco mi aspettava seduto ad un tavolo, un pesante libro e una tazza di thè davanti.

“Buongiorno” dissi appoggiando la borsa sul divano di pelle.

“Buongiorno. Ci siamo ripresi?”

“Decisamente.” Mi sedetti sulle sue gambe, mettendogli le mani al collo.”Non mi dici niente? Come mai è arredata così oggi la stanza?” chiesi indicando la grande libreria che occupava la parete di fronte a noi.

“Fra due settimane ci sono gli esami. E nonostante io stia molto tempo con una secchiona, ho studiato veramente poco. Per dopo invece di là ” indicò un pesante tendaggio verdone “C’è un ambiente più comodo.”

“Prima il dovere poi il piacere quindi.” Commentai.

Gli diedi un bacio e mi alzai.

“Cosa ci facevi fuori con Weasley ieri?”

“Mi girava la testa e mi sono fatta accompagnare fuori. Che fosse Ron l’ho capito dopo.”

“Ti ha detto qualcosa?”

“Forse lo sta capendo, sta provando ad accettarlo.” Dissi con un sorriso.

Draco mi fece un mezzo sorriso, poi la sua espressione si incupì.

“Quando parli di loro ti si illuminano gli occhi.” Commentò.

“Sono la mia famiglia. Anche quando parlo di te succede.”

“E io cosa sono?” mi chiese.

“Sei il mio amore.” Dissi abbassando lo sguardo.

Draco sorrise ancora, poi si concentrò sul libro.

Presi anche io il volume di trasfigurazione e mi sistemai accanto a lui.

Per un po’ gli unici rumori furono lo sfogliare di pagine e il grattare delle piume sulle pergamene.

“Draco?” dissi dopo essermi accorta di aver letto la stessa riga sulla trasfigurazione complessa per la quinta volta.

“Si?”

“Io cosa sono?”

Si voltò verso di me, gli occhi grigi a cercare i miei.

“Sei mia.” Disse con semplicità.

Sorrisi e abbassai lo sguardo. Si, ero sua. Mi sentivo sua ogni secondo, anche se eravamo lontani.

Studiammo un altro po’, parlando il minimo possibile. Cercai di stare concentrata, sbirciandolo di tanto in tanto. Aveva la solita postura fiera, la camicia con le maniche arrotolate fino a sopra il gomito. Sembrava una statua di marmo. Bellissimo, ma forse un po’ troppo freddo.

Guardai l’orologio, era quasi ora di pranzo, il mio stomaco brontolò.

“Ho fame.” Annunciai.

“In camera c’è da mangiare, ho chiesto a Blaise di passare dalle cucine. Gli elfi lo hanno preso in simpatia.”

Mi alzai e superai la tenda, ritrovandomi in una stanza da letto accogliente, in un angolo un bancone e una dispensa.

Presi una pentola piena di patate al forno e la scaldai nel camino.

“Che cosa vuoi tu?” chiesi tornando da lui, ritrovandolo nella stessa posizione.

“Non ho fame ora.” Rispose.

Presi la pentola e mi sedetti.

“Mangi dalla pentola?”

“E’ un problema?” dissi prendendo una patata con le dita, mangiandomela e leccandomi il sale dalle dita.

“Hermione, non scherzare con il fuoco.” Disse alzando un sopracciglio.

Presi un’altra patata e rifeci il gesto, più lentamente, più maliziosamente.

Draco mi guardò mantenendo il contegno, anche se vidi i suoi occhi seguire i miei gesti con attenzione.

Bastava così.

Mi alzai e mi diressi lentamente verso le tende, voltandomi teatralmente per farmi seguire.

Draco mi raggiunse sul letto e iniziò a baciarmi con forza.

Prima il dovere poi il piacere.

Avevamo fatto il nostro dovere.

Adesso pretendevo il piacere.

“Draco.” Sussurrai mentre lui era impegnato a baciarmi il collo.

“Mh?”

“Sono tua.”

 

Fare l’amore con Draco era diventato una droga, ero totalmente assuefatta alle sue mani e al suo respiro affannato, ai suoi occhi accessi di piacere e al peso del suo corpo muoversi sopra il mio.

Si abbandonò accanto a me per un secondo, poi si alzò iniziando a rivestirsi.

“Che fai?” chiesi prendendo il lenzuolo di seta per coprirmi.

“Mi vesto.”

“Lo fai sempre. Sembra che tu voglia scappare.”

“Dai Hermione.” Disse scocciato appoggiando i pantaloni al letto. “Cosa vuoi che ti dica? Sono abituato così.”

“Te le fai e poi scappi.” Dissi mettendomi a sedere e guardandolo di sbieco.

“Si. Ma non è questo il caso. Dai, non rendere sempre le cose difficili.”

“Sei tu che rendi le cose difficili.”

Mi guardò un secondo serio, poi si allungò verso di me tirandomi per un braccio verso il bordo del letto, scoprendomi.

Con un gesto deciso tolse il lenzuolo dal letto e me lo girò intorno al busto come un vestito.

“Vieni qui dai.” Disse con un ghigno. “Vuoi un po’ di coccole Granger? Chiedi le coccole a Draco Malfoy?”

Era in piedi al limitare del letto, mi misi in ginocchio contro di lui.

Mi appoggiai sul suo petto nudo ad ascoltare il suo cuore battere. Al contrario del mio era lento e regolare.
Sentivo le sue mani appena appoggiate sulla mia schiena.

“Stringimi. Non mi spezzo giuro.”

“Non ne sono tanto sicuro.” Sentivo la sua voce rimbombare nella cassa toracica, facendola vibrare. La sua stretta aumento di intensità.

Mi allontanai da lui, lasciandogli un po’ di spazio. Accettò il silenzioso invito inginocchiandosi di fronte a me.

“Chiudi gli occhi.”gli sussurrai.

Presi le sue mani nelle mie e le guidai dal mio collo ai miei fianchi lentamente, assaporando i brividi che nonostante ci fosse la seta a dividerci, mi stavano invadendo il corpo.

 Arrivata all’ombelico liberai le sue mani e con le mie disegnai i suoi contorni, il petto scolpito, gli addominali appena accennati.

Draco sorrideva beato, come se gli stessi facendo indovinare il suo regalo di compleanno.

Appoggiai le mie labbra sulle sue e lui aprì gli occhi.

“Vuoi scappare?” gli chiesi a fior di labbra.

“No.”

“Vorrei che fosse così per sempre. Ti amo Draco.”

I nostri sguardi si incrociarono di nuovo. Non sapevo bene perché, ma sentivo che Draco aveva paura di rispondermi. Non che non mi avesse mai detto che mi amava. Però era diverso.

Possibile che si stesse rendendo veramente conto di cosa fosse l’amore?

Chiuse gli occhi, prese la mia mano e la appoggiò sul suo petto. Finalmente il suo cuore aveva aumentato la velocità. Finalmente cercava di scappare fuori dal petto. E non era per il sesso o per la passione o per una partita di Quiddich o per l’Amortentia.

Era l’amore.

Rimanemmo in quella posizione del tempo, poi decisi di farmi una doccia.

L’acqua calda era piacevole, ma mi sentivo anche un po’ dispiaciuta. Il profumo di Draco stava scomparendo dalla mia pelle, facendomi sentire un po’ sola.

Quando tornai in salotto Draco aveva preparato dei pancakes con sciroppo d’acero.

“Pranziamo con dei pancakes?”

“Dobby me li preparava il giorno del mio compleanno. Mi è venuta voglia.” Disse tirando indietro la sedia per farmi accomodare.

Mangiammo in silenzio, guardandoci di tanto in tanto. Mi sentivo incredibilmente imbarazzata, nonostante fossimo insieme da tempo, mi sembrava di essere a pranzo con il Ministro della magia.

“Come va il tuo discorso?” mi chiese ad un certo punto.

“Sono ancora all’inizio.”

“La McGrannit pensa tu l’abbia finito. Mancano solo due settimane all’inizio degli esami.”

“Stasera lo finirò. Sono molto ispirata.” Sorrisi. “Ma quando hai parlato con la McGrannit?”

“Ieri, mi ha convocato. Vuole che alla cerimonia dei diplomi rappresenti Serpeverde.”

Per un secondo fu come avere davanti Harry. Aveva la stessa faccia da chi non desiderava altra inutile notorietà.

“Sono felice.”

“Io non molto.”

“Sarai li accanto a me, mi farai coraggio.”  Dissi prendendogli la mano.

“Si.” Commentò poco convinto. “Vado a farmi una doccia.”

 

Non appena sentii la porta del bagno chiudersi mi lasciai scappare un gesto di stizza. Era così malinconico e imbronciato, non riuscivo a capire cosa lo turbasse. E cosa turbava anche me.

Mi sdraiai sul divano ancora in accappatoio meditando.

D’un tratto la verità mi sbatté contro come uno schiantesimo: quella poteva essere l’ultima domenica in cui io e Draco potevamo stare insieme nella stanza delle necessità.

Mancavano solo due settimane ai M.A.G.O. e lo studio stava diventando sempre più disperato. Non potevamo permetterci un’altra giornata di poco dovere e tanto piacere come quella che stavamo trascorrendo.

Il futuro.

Non ci sarebbe stata più Hogwarts a difendere il nostro amore, non avremmo più dormito sotto lo stesso tetto.

“Sei pronta per rimetterti a studiare?”

“Si.”

Presi i piatti e li lavai, poi mi rivestii senza parlare, cercando di ricacciare le lacrime.

Ci sedemmo al solito posto, i libri davanti agli occhi.

Studiai un paio di pagine, poi sentii la mano di Draco appoggiarsi sulla mia e non riuscii più a trattenermi.

Le mie lacrime lo spaventarono, ritrasse la mano e la usò per alzarmi il mento, facendosi guardare in faccia.

“H-ho rotto una promessa.” Sussurrai con la voce rotta, sforzandomi in un mezzo sorriso. “H-ho paura.”

“Smettila.” Disse incatenandomi con i suoi occhi di tempesta. “Io sono qui. Ci vorrà più di uno stupido diploma a dividerci.”

Annuii e mi asciugai le lacrime con una manica del maglione.

“Sei così sentimentale.” Commentò con un mezzo sorriso.

“E tu sei così malinconico oggi. Si può sapere che hai?”

“Pensavo che Hogwarts mi mancherà sai.” Disse con tono canzonatorio. “I prati, le mura, i quadri che ti urlano dietro, Pix…”

“Il sesso sulle cattedre” aggiunsi io.

“Soprattutto il sesso sulle cattedre.” Disse sorridendo.

Per l’ennesima volta Draco aveva evitato di rispondermi, ma decisi di godermi quello slancio di tenerezza.

 

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Capitolo 30
*** 30. Spiccare il volo ***


Nota dell’autrice: Capitolo un po’ piatto, necessario come antipasto per alcuni capitoli decisamente più corposi. Spero che comunque vi piaccia.

Commentate numerosi.

Ah, ho deciso di iniziare a dedicare tutti i capitoli: questo è per LaCicciSweet e misselisabeth, che mi hanno inserita tra gli autori preferiti.

Stay tuned!

 

 

30. Spiccare il volo

 

“Hermione devi aiutarmi!” Harry si avvicinò con il compendio di pozioni.

Mancavano sette giorni. Era domenica e nonostante quello la sala comune non era piena di gente rilassata. Gli studenti dei G.U.F.O e dei M.A.G.O avevano monopolizzato l’ambiente, cacciando gli altri Grifondoro a rilassarsi nel parco o altrove.

“Cosa non ti è chiaro?” gli chiesi prendendogli dalle mani il libro.

“Tutto.” Fece un broncio.

Vidi Ron intento ad ascoltare la nostra conversazione.

“Se vuoi venire anche tu, lo spiego una volta sola.” Gli dissi facendogli un cenno.

Ron sorrise e si avvicinò timidamente.

“Allora, antidoti composti.” Dissi alzandomi le maniche.

“Hermione ti amiamo.” Harry sorrise e Ron annuì.

Cara e dolce normalità. Quanto mi sarebbe mancata.

Dopo un paio d’ore passate con i miei migliori amici decisi di farmi una passeggiata. Ero quasi davanti al lago nero quando fui raggiunta da Ron.

“Possiamo parlare?” mi chiese adeguando i suoi lunghi passi con i miei.

“Certo.”

“Mi dispiace per come ti ho trattato. Però… Malfoy.”

“Sapevo che sarebbe stato un duro colpo per te. Però pensavo che essendo anche tu fidanzato avresti capito.” Ron mi fece strada sotto la solita quercia.

“Si, certo. Se fosse stato un ragazzo normale ma lui… Ma non sono qui per questo. Io voglio che la nostra amicizia torni come prima, mi manca tanto. Non importa con chi stai.”

Lo guardai, vedevo la fatica di esprimersi nelle rughe di concentrazione che gli si erano formate sul volto.

“Stai dicendo delle cose bellissime Ron, non penso nemmeno di meritarmi tutto. Ho rovinato il nostro amore, la nostra amicizia e sono stata egoista. Però sono felice che tu sia qui a parlarmi.”

Si avvicinò e mi abbracciò. Un abbraccio stritolacostole, così diverso da quello di Draco.

“Quanto c’entra Harry in questa storia?” gli chiesi sorridendo.

“Poco. Il lavoro più duro è convincere Ginny.”

“Senza offesa, tu eri la mia priorità” commentai approfittandone per prendermi un altro abbraccio.

“Sono sicuro che le passerà. Vado da Dani adesso. Beata lei che è senza esami! Tu vai da… lui?”

“No, sto qui ancora un po’, anche lui starà studiando.”

“Beh, allora ci vediamo dopo.” Mi scoccò un bacio sulla fronte e si diresse verso il castello.

Ronald Weasley.

Rimasi a guardare il lago Nero con tante belle frasi in testa, pensieri che non vedevo l’ora di mettere per iscritto. Il discorso di fine anno era li nella mia testa.

La fine dell’anno.

Avrei lasciato Hogwarts. Per sempre, questa volta veramente per sempre.

Non c’erano più Horcrux da distruggere o persone da salvare. C’era un futuro tranquillo, niente più avventure con Harry e Ron, niente più tagli e ferite, niente più incantesimi e duelli, niente più Ghermidori e Mangiamorte.

Mi sarebbe mancato tutto questo.

Non avevo avuto paura di partire con Harry e Ron, non avrei avuto paura di lasciare Hogwarts e di spiccare il volo.

Una coppia mi passò davanti, lui tirava lei verso il lago, facendole fare dei gridolini. Dovevano avere quattro o cinque anni in meno di me.

Nonostante io alla loro età avessi già visto morire il povero Cedric e avessi pulito le ferite di Harry, che aveva appena annunciato il ritorno del Signore Oscuro, non avrei mai fatto a cambio con la loro vita. Chissà se in quel castello qualcuno si fosse mai annoiato, o avesse avuto voglia di andarsene per non tornare più. Erano sentimenti lontani da me, inconcepibili.

 

“Hermione?” una voce femminile mi risvegliò dai miei pensieri.

“Ciao Michelle, anche tu sola?”

“Sto andando proprio ora da Blaise. Draco ti cercava, l’ho visto chiedere a Potter dov’eri.” Disse riavviandosi i lunghi capelli, facendomi provare il solito moto d’invidia.

“Grazie, lo raggiungo.”

“Non ce n’è bisogno, sta arrivando. Buonagiornata.”

Salutai Michelle e aspettai Draco osservandolo camminare. Adoravo la sua postura fiera, la trovavo incredibilmente sexy.

“Ciao amore.”

“Siamo di buonumore.”

“Ho fatto ufficialmente pace con Ron. Sono così felice.” Dissi con un sorriso.

Draco rispose al mio sorriso ma si rabbuiò immediatamente.

“Si può sapere che hai? Seriamente.” Sbottai.

“Non ho niente.”

“Non è vero.”

“Si che è vero.”

“Allora perché sei così triste?”

Draco mi lanciò un’occhiataccia e poi si rivolse verso il lago.

“Apparteniamo a due mondi diversi Hermione, io non so se potranno mai essere compatibili.”

“Per fortuna che non avevi niente.” Commentai gelida.

“E’ un dato di fatto.”

“E’ un dato di fatto anche il mio essere una mezzosangue ma l’hai superato.”

“Si.”

“Supereremo le differenze.”

“Mhh..”

Mi voltai verso di lui.

“Seriamente Draco. Vuoi stare con me? Allora smettila di crearci questi paletti. Lo so, fuori di qui sarà tutto diverso. Tu vivi nel mondo magico e io invece sono la figlia di due dentisti ma..” vidi Draco pronunciare la parola dentisti senza voce, increspando le labbra. “E’ mia intenzione cercare di coniugare i miei due mondi, non voglio rinunciare né a te, né alla mia famiglia babbana, né alla mia famiglia magica. Qualche altro dubbio?” dissi incrociando le braccia.

Draco mi guardò intensamente e annullò la distanza tra di noi con un bacio.

“Mi prometti di smetterla di pensare in negativo?”

“Sono fatto così.”

“Almeno provaci.”

“Ok.” Mi diede un altro bacio. Mi sistemai accanto a lui, guardando il sole tramontare.

“Hai letto il messaggio della McGrannit?” mi chiese.

“Si, sabato prossimo c’è la prova per la consegna del diploma.”

“Sarà imbarazzante.”

“Sarà una bella festa.” Lo contraddissi prendendogli la mano. “Adesso però dobbiamo andare a cena.”

“Stasera non possiamo vederci, ho promesso a Blaise di ripassare Pozioni. Sono diventato il migliore di Serpeverde.” Si vantò sorridendo e mi alzò da terra.

“Hai avuto un’insegnante molto brava.”

“Brava si, però sapessi quanto parla.” Commentò ridendo.

Rientrammo nel castello ancora mano per la mano, alcuni studenti ci lanciavano le solite occhiatacce.

“Hermione?”

“Siiiii.”

“Sono un bastardo vero?”

“Ogni tanto mi fai spaventare. Sembra che tu voglia lasciarmi da un momento all’altro.” Eravamo arrivati ormai alla soglia della sala Grande.

Mi aspettavo che al solito mi lasciasse la mano e andasse al suo tavolo ma non lo fece. Si fermò davanti al tavolo dei Grifondoro e mi diede un bacio molto pudico.

Tanto bastò per far girare molte teste verso di noi, comprese quelle di alcuni professori.

Il contatto durò meno di un respiro, meno di un secondo.

Dimmi che mi ami Draco.

Dimmelo.

Non lo fece, si voltò e ritornò al suo tavolo.

Mi sedetti anche io con gli altri.

“E’ la cosa più carina che io abbia mai visto.” Commentò Demelza. “Tu per me non fai mai niente di carino.” Disse rivolgendosi verso Dean.

Lui per tutta risposta si alzò e urlò “Io amo Demelza Robins.” facendo esplodere un applauso in tutta la sala e guadagnandosi un’occhiataccia della McGrannit.

“Sei proprio un idiota.” Disse prendendolo per un braccio e rimettendolo sulla panca. Nonostante l’imbrarazzo, sorrideva raggiante.

“Scordati che io faccia una cosa del genere per te.” Harry si rivolse a Ginny, seduta accanto a lui.

Lui scoppiò a ridere e anche io feci una risatina, attirando uno sguardo truce della rossa. Le sarebbe passata, con il tempo.

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Capitolo 31
*** 31. Esami e richieste ***


Nota dell’autrice: questo capitolo non doveva essere così lungo. In realtà ho aggiunto poco fa delle scene, mi sembrava più giusto dividere questa parte “istituzionale” dalla festa in sala comune, che occuperà buona parte del prossimo capitolo (che spoiler!).

Questo capitolo lo dedico alle 37 persone che hanno inserito la storia tra le preferite!

Recensite numerosi!

Stay tuned!

 

31. Esami e richieste

 

I M.A.G.O.

Il giorno tanto atteso era arrivato. Seduta in un banco tra tanti uguali nella sala grande, ascoltavo le istruzioni della Professoressa McGrannit. Trasfigurazione era la prima prova scritta. Feci dei respiri profondi e chiusi gli occhi. Le pergamene furono distribuite velocemente. Prima di buttarmi a capofitto nel tema diedi una sbirciatina verso Draco, Ron e Harry, l’ultimo dei quali mi fece l’occhiolino sorridendo.

Ce la puoi fare. Calmati Hermione.

Guardai le domande.

La so, la so, la so, oddio questa? ci penserò dopo.

 

I giorni correvano veloci, le materie da affrontare diminuirono gradualmente. Non vedevo mai Draco, sempre impegnato con qualche libro in mano, ce la stava mettendo tutta. Usciva da un esame e già stava ripassando la materia successiva.

Giovedì pomeriggio era l’unico momento senza prove. L’indomani mattina avrei dovuto sostenere Aritmanzia solo io, per questo Harry e Ron erano un po’ più rilassati.

Vennero comunque con me in biblioteca, con il libro di Pozioni in mano, la prova pratica era venerdi pomeriggio. Era il penultimo esame, Difesa contro le arti oscure avrebbe concluso i M.A.G.O. nella giornata di sabato.

“Abbiamo quasi finito!” commentò Ron cercando un tavolo libero sotto lo sguardo attento di Madama Prince.

La biblioteca era piena di piccoli gruppetti, ma riuscimmo comunque a trovare un tavolo completamente vuoto.

Iniziai subito a ripassare il programma, nonostante sapessi una buona metà del libro a memoria.

“Perché non ho più il libro del Principe?” Sospirò Harry ad un certo punto.

La porta della biblioteca si apriva e chiudeva in continuazione cigolando, dalla nostra posizione ci era impossibile però vedere gli studenti.

“E’ libero?” chiese Blaise venendo dalle nostre spalle. Tutti e tre scattammo sull’attenti spaventati.

Blaise sorrise.

“Si, accomodati pure.” Rispose Harry spostando un po’ degli appunti che occupavano il tavolo.

“Pozioni?”

“Si, è un disastro. La cosa positiva e che non c’è Piton a valutarci.”

“Positiva per te.” Rispose il Serpeverde sempre sorridendo.

“Ah già.” Anche Harry sorrise.

 

Passammo il resto della giornata a girare pagine, gli occhi sempre più stanchi, le palpebre sempre più pesanti.

Mi stavo per appisolare quando Blaise fece spazio ad un’altra persona.

“Buongiorno” disse Draco quando ormai stava per arrivare l’ora di cena.

Lo salutammo tutti, compreso Ron, che si limitò però ad un burbero cenno con la mano.

“So dove esercitarci stasera” annunciò a Blaise. Vidi Harry tendere l’orecchio.

“Ho chiesto a Lumacorno di farmi usare l’aula dove io e Hermione facevamo ripetizioni, nella stanza delle necessità. Dice che la terrà a mia disposizione per 2 ore.”

“Magnifico.” Commentò Blaise unendo le dita sottili sotto il mento.

“Potete venire anche tu e Weasley, Ha-arry.” Aggiunse poi Draco. “Tu che ne pensi?” mi chiese.

“Ho Aritmazia domani mattina, preferisco concentrarmi su una cosa alla volta.”

“Ok, se volete venire la stanza sarà li dalle otto. Pensate alla stanza di Lumacorno, sapete come funziona.” Disse rialzandosi e riprendendo la borsa. Non aspettò una risposta, mi sfiorò i capelli con la mano e scomparì tra gli scaffali.

Harry sorrise confuso, Ron aveva un’espressione combattuta.

“Ci andiamo?” chiese cercando di non farsi sentire da Blaise.

“Dobbiamo andarci, non vorrai prendere una T.”

“Mh.”

“E’ bello come il mio ragazzo preferisca pasticciare con i miei migliori amici invece di stare con me.” Commentai in tono scherzoso.

“Pasticciare è necessario.” Disse Blaise.

“Pasticciare è fondamentale.” Rincarò la dosse Harry.

“Quel ragazzo deve riconsiderare le sue priorità.” Aggiunse Ron con il tono più serio che riusciva.

 

 

Non seppi cosa i ragazzi combinarono nella stanza delle necessità. Li vidi rientrare un’ora dopo il coprifuoco abbastanza sereni, anche se cosparsi di una strana sostanza color cicca.

“Blaise ha voluto sperimentare una cosa.” Disse Harry mentre cercavo di toglierli dei residui dai capelli perennemente spettinati.

“Io vado a letto.” Disse Ron sconsolato, arrampicandosi sulle scale.

“Hai della roba sui pantaloni.”

“Grazie.” Detto questo sparì.

Aspettai qualche secondo, poi, sicura che non mi sentisse mi rivolsi a Harry.

“Che è successo?” chiesi.

“Hermione…” disse con un po’ di imbarazzo.

Solo in quel momento mi accorsi che per pulirlo gli avevo spinto il viso sul mio seno.

“Da quanto tempo sei li?”

“Pochissimo giuro.” Sussurrò rialzandosi. “Ron è un po’ preoccupato. E poi gli scoccia dovere un favore a Draco, sai com’è, l’orgoglio.”

“Come si sono comportati?”

“Bene, cioè. Bene, non è che si parlino molto, però non è scattata la rissa. Oh, ecco che ne arriva un altro.” Disse guardando la finestra.

Aprì un anta e fece entrare un gufo molto robusto. Il pacco che portava era voluminoso. Harry prese la scatola e la portò sul divano, mentre il gufo spariva nell’oscurità.

“Cos’è?” chiesi curiosa.

“Sabato sera si farà la festa di fine scuola qui in Sala comune. Mi sto attrezzando.” Tirò fuori dalla scatola tre bottiglie di Whisky incendiario con soddisfazione.

“E con queste fanno 20. Spero che domani arrivino tutte le burrobirre.”

“Sei diabolico Harry.” Dissi sorridendo, togliendogli altra sostanza gelatinosa dal maglione.

“Dobbiamo festeggiare Hermione, è il nostro ultimo anno. Poi chissà cosa succederà, magari perderemo tutti di vista, magari sarà l’ultima volta che vedremo alcune persone.”

“Promettimi che il primo brindisi lo farai con me.”

“Tu promettimi che non sparirai a metà festa. Voglio viverla con te, sei la mia migliore amica.” Disse prendendomi le mani.

“Promesso.” Sussurrammo insieme.

 

Meno di due giorni dopo, mi trovavo nella stanza accanto alla sala grande, a sostenere la prova pratica di Difesa contro le Arti Oscure.

La vecchia professoressa che mi stava esaminando osservò il mio patronus con uno sguardo soddisfatto.

“Sa farlo parlare?” mi chiese quando della lontra non rimase che un alone argenteo.

“Si.” Feci per alzare la bacchetta, ma l’esaminatrice mi fece un cenno.

“Ci credo signorina Granger. Ho già visto abbastanza per fare la mia valutazione.” Disse sorridendo. Il mio cuore già provato da una settimana di esami si fermò un secondo. Deglutii e mi avvicinai stringendole con forza la mano rugosa.

“Grazie mille.”

“Grazie a lei signorina e buona fortuna.” Rispose vivacemente.

Uscii dalla stanza e mi fermai al centro della stanza occupata da coloro che avevano già sostenuto l’esame.

Era finita.

Finita.

Gli esami erano alle spalle, mi ero lasciata ufficialmente alle spalle la mia carriera scolastica. Lasciai scorrere le lacrime di gioia, come me tanti altri erano incollati a terra, immobili. Tante statuine sollevate, felici, ma comunque con le lacrime agli occhi.

Mi sedetti in un angolo e attesi gli altri.

Era buffo vedere in tutti gli studenti la stessa reazione. Un sorriso, un momento di indecisione, la commozione. Poi gli abbracci. Tante ragazze mi strinsero la mano con gli occhi lucidi, tante coppiette si riunivano stringendosi in mezzo alla stanza.

Draco fu il primo ad uscire.

Ghigno compiaciuto, stop in mezzo alla stanza, sguardo incredulo nel vuoto.

Scosse un secondo la testa e mi cercò. Mi alzai in fretta e lo andai ad abbracciare con forza.

Draco cercò le mie labbra e mi baciò con passione, qualcuno applaudì.

“E’ finita.” Mi sussurrò con il mio volto ancora tra le mani.

“Si amore.”

Ci sedemmo uno accanto all’altra, la sua mano sulla mia coscia. Alcuni Serpeverde lo salutarono allegramente.

Fu il turno di Neville, che mi abbracciò e corse a raccontare tutto a Luna.

Stavo parlando con un Corvonero quando sentii degli applausi. Harry era appena entrato nella stanza.

Lasciai la mano di Draco e corsi a stringerlo.

“Non ci credo.” Mi disse sorridendo. Mi baciò due volte per ogni guancia e mi strinse ancora.

Anche Draco si era alzato in piedi, fece un sorriso ad Harry e gli strinse la mano con forza. Vidi molte persone voltarsi a guardarli, ma il Prescelto aveva occhi solo per il Mangiamorte.

“Come è andata?” gli chiese.

“Direi abbastanza bene. A te?”

“Non è bastato un patronus corporeo questa volta.” Disse sorridendo.

Si accomodò accanto a noi.

Il pomeriggio volò in fretta.

Quando anche Ron uscì lo abbracciai. Draco non fu così cordiale come con Harry, ma lo salutò comunque.

I miei due migliori amici scapparono a preparare la sala comune per la festa.

“Hai tutta la serata impegnata?” mi chiese Draco mentre aspettavamo Blaise.

“Si. Però appena è finita verrò da te. Non ho intenzione di passare la mia ultima notte ad Hogwarts dormendo.” Risposi sorridendo.

Blaise uscii per ultimo, la sala ormai era vuota.

Automaticamente mi avvicinai e lo abbracciai. Era un po’ più alto e muscoloso di Draco e per quel poco che rimanemmo abbracciati sentii un forte profumo di uomo.

Rimase interdetto, poi mi diede delle amichevoli pacche sulla spalla.

“Scusa” dissi. “Sai, noi Grifondoro siamo sentimentali.”

“Non è un problema.” Nonostante la sua pelle bruna, lo vidi arrossire.

Draco si avvicinò e salutò con quello che vidi come il gesto più amichevole che avesse mai fatto davanti ai miei occhi: gli diede una pacca sulla spalla.

“Ci vediamo a cena.” Disse mentre uscivamo dalla stanza.

“Ti raggiungo fra un po’.”

Eravamo rimasti soli nel corridioio. Il rumore sempre più forte proveniente dalla sala grande faceva da sottofondo ai nostri baci.

“Domani ce ne andremo di qui.” Dissi con una nota di tristezza nella voce.

“Fra una settimana saremo di nuovo qui, per quella stupida cerimonia.”

“Mi verrai a trovare?” chiesi tra un bacio e l’altro.

“Nella tua casa babbana?”

“Si.”

“Mmh.” Rispose poco convinto, mettendomi le mani sotto il maglione.

“Un brontolio non è una risposta.”

“Si, verrò nella tua casa babbana. Non sono mai stato in una casa babbana. Nemmeno quando…” si interruppe di colpo spalancando gli occhi.

“…quando i babbani li torturavi. E’ il passato, non importa.” Conclusi spingendolo verso il muro.

“Non l’ho mai fatto comunque. Torturare i babbani. Più che altro stavo in casa a fare il cameriere agli altri e facevo da balia a zia Bella.”

“Meglio così, ma ti ripeto, non importa. Ti amo Draco, non importa che è successo prima.”

“Verrò a trovarti, poi però tu dovrai venire a Villa Malfoy.”

“Quel posto è inquietante.” dissi sorridendo. “Non è normale avere una prigione in cantina.”

“Come siamo sofisticati. Tu che hai in cantina? Case di bambola?”

“Vecchie coperte, biciclette, qualche vecchio gioco.”

“Robaccia babbana insomma.”

Sospirai e lo trafissi con uno sguardo severo.

Lui lo ignorò e mi baciò ancora, mentre dalla sala Grande provenivano rumori più bassi, doveva essere iniziata la cena.

Draco si staccò da me per andare a controllare.

Lo aspettai appoggiata al muro confusa e per un secondo temetti che mi avesse lasciata li da sola.

“Non vorrai perderti il discorso finale della McGrannit? So quanto ci tenete voi Grifondoro a queste cose.” Disse tornando verso di me e prendendomi per mano.

Mi salutò con un bacio davanti al tavolo di Gridondoro e si andò a sedere.

Erano tutti arrivati al dolce, feci appena in tempo a prendere una fetta gigante di crostata e a sedermi accanto a Ron.

 

La professoressa McGrannit si alzò poco dopo, portando nella sala un silenzio rispettoso.

“Buonasera a tutti. Un altro anno è passato e domani tornerete dalle vostre famiglie. E’ stato un anno tranquillo, di pace. Un anno in cui a Hogwarts è tornata protagonista l’istruzione dei giovani maghi. E’ molto confortante, sono sicura che anche gli studenti più anziani la pensano come me” forse lo immaginai, ma la vidi cercare nel tavolo di Grifondoro Harry, me e Ron. “Nonostante l’atmosfera di festa sia più che ben accetta, è fondamentale per noi ricordare ciò che è successo l’anno scorso, la guerra che si è conclusa proprio qui, a Hogwarts. Abbiamo perso tanti amici e fratelli, ne siamo usciti in ginocchio. Ma siamo qui stasera. Siamo ancora uniti, insieme. E’ questo che io e gli altri professori vogliamo vi ricordiate durante le vostre vacanze. Finchè la speranza permea i nostri cuori, finchè saremo uniti, il bene continuerà a sconfiggere il male. Il messaggio di pace che stasera vi offriamo, che per tutto un anno abbiamo cercato di trasmettervi deve essere portato al di fuori della scuola, nella comunità. E questo compito spetta a voi. Per concludere vi auguro una buona serata. L’espresso per Londra partirà domani mattina dopo la colazione. Vi prego di non tardare.”

Un applauso partì spontaneo e la McGrannit concesse uno dei suoi rari sorrisi, poi gli studenti iniziarono a sciamare fuori dalla sala, diretti verso i dormitori.

Salutai con la mano Draco e seguii Harry, pronta per l’inizio della festa.

 

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Capitolo 32
*** 32. Per sempre ***


Nota dell’autrice: Questo capitolo è l u n g o ma spero vi diverta. Ho dato l’ultima sistemata alla trama e mi sono accorta che mancano pochi capitoli alla fine.. Mi dispiace un po’, questa FF mi mancherà. Non pensiamoci adesso, ci sono ancora un bel po’ di cose da raccontare.

Dedico questo capitolo a tutti coloro che hanno recensito questa storia e che la recensiranno fino alla fine.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Stay tuned!

Ah, un’ultima cosa. Mai giudicare il libro (o il letto) dalla copertina.

 

32. Per sempre

 

La sala comune si riempì in fretta. Riuscii a malapena a trovare un posto accanto al tavolo sotto la finestra, il mio preferito. Da quello che avevo capito l’organizzazione della festa era stata affidata alla squadra di Quiddich, perché vedevo tutti i suoi membri controllare che tutto fosse pronto.

Harry era scomparso, lo vidi sbucare dal dormitorio maschile qualche minuto dopo e insieme a me molte teste si girarono verso di lui.

“Discorso, discorso.” Iniziò Peakes, e molti lo seguirono. Harry lo fulminò e arrossì, ma dopo aver visto tutto quell’entusiasmo annuì.

“Io odio i discorsi.” Esordì facendo ridere tutti. “Nonostante questo spero che la festa vada bene e che vi divertiate. Mi mancherete tutti, dal primo all’ultimo.”

“Hogwarts non sarà la stessa senza di te!” urlò Peakes e molti assentirono, comprese le piccole Wordspread, che lanciarono degli buffi urletti.

“Grazie, grazie. Allora prima di far partire la musica devo chiarire delle cose. Primo, gli studenti fino al quarto anno potranno stare svegli fino a mezzanotte, non più tardi. Non l’ho deciso io.” Aggiunse vedendo le facce imbronciate di alcuni. “E’ un’ordine della McGrannit. Secondo: vi prego di non esagerare con l’alcool. Per questo è stato posto sulla sala un incantesimo che si spezzerà a mezzanotte, per cui ai più piccoli sarà concessa una sola burrobirra. Lo facciamo per voi. Terzo: divertitevi!” detto questo puntò la sua bacchetta su una vecchia radio che si accese e iniziò a spargere nell’aria musica a tutto volume, come se fosse uno stereo di ultima generazione. 

Alcuni iniziarono a ballare, altri a servirsi da bere. Vidi Ron stappare con la bacchetta alcune burrobirre e mi avvicinai.

“Ne vuoi una?” mi chiese.

“Veramente credevo ci fosse anche…”

“SSSSh..” mi interruppe guardando di sbieco due ragazzini del secondo anno. “Dopo mezzanotte.” Sussurrò porgendomi la bottiglia.

Ballai un po’ con lui e Demelza, che era stata abbandonata in mezzo alla pista da Dean.

“Doveva fare una cosa con Harry, non so.” Mi spiegò sopra la musica.

Li vidi tornare mezz’ora dopo, ma Harry sparì di nuovo con Ginny e io e Ron decidemmo di sederci un po’.

Seduto su una poltrona accanto al camino trovammo Neville, un po’ sconsolato.

“Che c’è Neville, ti si è annodata la bacchetta?” chiese Ron stappando altre due burrobirre e porgendone una a Neville.

“No, però..” bevve un sorso. “Mi manca Luna, vorrei che fosse qui con noi.”

“Che problema c’è? Andiamola a chiamare. Non penso che qualcuno faccia storie se una Corvonero si imbuca.” Proposi io scattando in piedi, puntando già la porta.

Il corridoio era deserto e nonostante in sala comune regnasse il caos non appena il ritratto si chiuse piombammo in un silenzio assoluto, quasi innaturale. Arrivammo alla torre dei Corvonero con calma, a quanto pare tutti e tre eravamo consapevoli del fatto che la vera festa sarebbe iniziata dopo mezzanotte. Neville tirò fuori il vecchio Galeone stregato dell’Esercito di Silente e aspettammo pazientemente appoggiati al muro. Notai che Ron aveva già finito la sua seconda burrobirra, mentre Neville rigirava la sua bottiglia ancora piena tra le mani.

“Non la bevi?” gli chiesi.

“No, prendila.” La bevvi più per fare qualcosa che per voglia. Quando la bottiglia fu vuota la trasfigurai in una farfalla, ricevendo gli applausi di entrambi.

“L’ho sempre detto Herm, tu ci sai fare.” Commentò Ron.

Le nostre risate furono interrotte da un rumore, Luna uscì dal dormitorio con il solito pigiamino a fiori, i lunghi capelli raccolti in due trecce.

“Buonasera ragazzi. Siete venuti a salutarmi?” chiese a me e Ron per poi dare una tenera carezza a Neville.

“Veramente ti stiamo ufficialmente invitando ad una festa.” Rispose Ron con un tono pomposo degno di suo fratello Percy.

“Davvero? E’ bellissimo. Quand’è?”

“Ora.” Disse Neville. “Vai a cambiarti, ti aspettiamo qui fuori.”

“O-ra? Tutti i miei vestiti da cerimonia sono già nel baule. Qualcuno ha anche nascosto le mie scarpe da ballo.” Sussurrò grattandosi la testa, parlando più con se stessa che con noi.

“Basta la divisa. Su, avvisa le tue compagne che non tornerai per la notte.” Aggiunsi io facendole l’occhiolino.

“Vado.” Era raggiante. Iniziò a camminare all’indietro continuando a sorriderci, poi sparì di nuovo.

“Vorrei aver portato altre burrobirre.” Commentò Ron lasciandosi scivolare contro il muro.

L’attesa fu molto più breve, Luna uscì dalla sua sala comune con le scarpe in mano e la cravatta slacciata.

“Dove andiamo?” disse a metà strada.

“Nella sala comune dei Grifondoro. Voi Corvonero non avete organizzato niente per la fine della scuola?” chiese Neville, che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

“Un torneo di scacchi. Non è stato particolarmente divertente.” Commentò con il suo tono beato.

Stavamo per girare l’angolo che ci avrebbe portato davanti al ritratto della Signora Grassa quando sentimmo due voci conosciute, dovevano essere Harry e Ginny.

Le orecchie di Ron diventarono di un rosso molto scuro. Ebbi la sensazione di stare per vedere una scena particolarmente imbarazzante e mi fermai a pochi passi dallo sbocco del corridoio.

“Stanno litigando.” Ci sussurrò Neville dopo aver sbirciato. Luna rimase un passo dietro a lui, concentrata ad ammirare un quadro sulla parete, come se fosse quello il motivo della nostra sosta.

Mi avvicinai a Neville e tesi le orecchie. I toni erano piuttosto concitati, Ginny aveva alzato di un paio di ottave la sua voce già acuta.

“Gin ti prego. E’ l’ultima sera, dobbiamo per forza rovinarcela? Ne parleremo domani dai.” Vidi Harry tentare di prenderle la mano, lei si scostò.

“Domani quando? Partiamo domani e tu non vuoi venire alla Tana.”

“Non è casa mia la Tana. E’ casa tua. Verrò a trovarti, ma io ho bisogno di avere una casa che sia solo mia.” Harry enfatizzava ogni parola e parlava molto lentamente, probabilmente per calmarla.

“Una casa solo tua? Tu vuoi andare in quella casa orrenda perché se stufo di stare con me 24 ore su 24.” Lo aggredì lei.

Sentì Ron maledirla e chiedersi se non ci fosse un’entrata secondaria per la Sala comune.

“Smettila Gin. Sta diventando una cosa folle. Io ti amo, però è normale che io voglia tornare a Grimmauld Place. Là ci sono i miei ricordi, Kreacher…”

“Non mi ami abbastanza a quanto pare.”

La rabbia mi montò lentamente, come un veleno che mi intossicava le vene. Senza pensarci due volte diedi una spinta a Neville, facendolo uscire allo scoperto.

“C-ciao ragazzi.” Disse lui spaesato.

“Ciao Neville.” Risposero in coro, lei ancora con le mani sui fianchi e lui con uno sguardo avvilito.

“Ero qui con L-Luna, non volevo ascoltare.” Disse prendendola per un braccio e dirigendosi velocemente verso la sala Comune.

“Non preoccuparti Neville, io e Harry abbiamo finito.” Ginny fece un mezzo sorriso e si diresse a grandi passi verso la nostra direzione, facendomi andare in panico. Spinsi Ron dentro la nicchia tra un’armatura e il muro e mi schiacciai contro di lui.

Fortunatamente era così accecata dalla rabbia che non notò la metà del mio corpo che rimaneva esposta. Io e Ron ci scambiammo uno sguardo a metà tra il divertito e l’imbarazzato e uscimmo dal nostro nascondiglio, trovando Harry incollato nella posizione in cui Ginny l’aveva lasciato.

“Da quanto tempo eravate li?”
”Abbastanza per capire che hai bisogno di divertirti. Che ore sono?”

“Le undici e mezza.” Rispose Ron. “Ho promesso a Dani che sarei passato a chiamarla prima di mezzanotte. Vado, e se incontro mia sorella la ribalto.” Detto questo sparì di nuovo.

Harry guardò dietro alle mie spalle.

“Se vai a parlarle adesso rischi di peggiorare la situazione” gli consigliai avvicinandomi.

“E’ una settimana che va avanti questa storia. Io la amo tantissimo, ma non sono ancora pronto per sposarla o fare una pazzia del genere.”

“Entriamo e non pensiamoci ok? Manca poco a mezzanotte, abbiamo una promessa da rispettare.”

Lo strinsi forte, il suo famigliare profumo mi investì e mi convinse ancora di più a stare con lui, nonostante per un secondo avevo pensato di andare a chiamare anche Draco.

La sala comune si era un po’ svuotata, la maggior parte degli studenti più piccoli era già andata a letto.

“Harry, ti prego, facci restare svegli!” chiesero due studenti del quarto anno appena ci videro entrare.

“E’ la McGrannit che ve l’ha vietato, dovete chiedere a lei. Ho paura che abbia messo degli incantesimi rivelatori. Non voglio che la festa finisca prima per un ingenuo strappo alla regola.” Rispose con una faccia dispiaciuta.

Ci servimmo un’altra burrobirra a testa e ci mettemmo a ballare. Harry era sempre goffo e incredibilmente tenero, mi fece fare due giravolte e poi si scambiò di partner con Neville, facendo volteggiare anche Luna.

Anche Neville mi fece ballare un po’, poi sentimmo il pendolo suonare e un “Buuuuuu!” generale degli studenti obbligati ad andare a letto.

Dean raggiunse Harry e insieme sistemarono il Whisky Incendiario su un tavolo.

Harry venne verso di me con un paio di bottiglie e raggiungemmo Neville, Luna, Ron e Danielle, accomodati una in braccio all’altro sulle poltrone. Le ultime due libere furono occupate da Dean e Demelza e da me e Harry. Stappammo le bottiglie e ci servimmo il Whisky.

“Propongo un brindisi.” Disse Luna sulle gambe di Neville. “A questa bella festa e a tutti noi, che rimarremo amici per sempre.”

Tutti rimanemmo colpiti dalle sue parole e alzammo i bicchieri commossi.

“Per sempre” disse Dean dando un bacio a stampo a Demelza.

“Per sempre”

“Per sempre” mi sussurrò Harry guardandomi con i suoi occhi di smeraldo e battendo il suo bicchiere contro il mio.

Dopo aver riso e scherzato un po’, facendo due o tre giri di whisky, la mia vista tornò ad annebbiarsi. Le coppiette con una scusa o un’altra si dileguarono, Neville e Luna si buttarono in pisca e io e Harry rimanemmo soli con il nostro amato liquido ambrato.

“Facciamo un gioco.” Gli dissi  sistemandomi sulla poltrona di fronte a lui. Harry era riuscito a strappare l’ultima bottiglia intatta di Whisky a un gruppetto di ragazzi del sesto anno usando come scusa l’aver ucciso Voldemort.

“Si.”

“Obbligo o verità. Se non vuoi rispondere bevi.” Dissi svuotando il bicchierino.

“Ok. Inizio io: obbligo o verità?”

“Obbligo.”

“Allora..” disse grattandosi il mento. “Ora vai da quel ragazzo laggiù”

“Quello è Coote.” Puntualizzai sforzando la vista.

“Va bene, vai da Coote e lo baci appassionatamente”

“Bevo.” Non lo lasciai nemmeno finire. “Sei cattivo. Ora tocca a me.”

“Verità.”

“Con quante ragazze hai tradito Ginny?” chiesi con uno sguardo furbetto.

“Realmente nessuna. Mentalmente, forse un paio.” Rispose ridendo.

“ Chi?”

“Non tocca a te fare le domande.” Sbottò trattenendo a fatica un rutto.

“Ufff.Verità.”

“Qual è il posto più strano in cui l’hai fatto con Draco?”

“Vuoi saperlo davvero?” chiesi tenendomi la testa con una mano. “La cattedra dell’aula del professor Ruf”

“Oddio che schifo, io su quel tavolo c’ho messo le mani.”

“Voi invece?”

“N-non ti ho detto se volevo l’obbligo o la verità”

“O vai a baciare Coote, o rispondi a questa domanda.”

“Quella poltrona su cui sei seduta.” Rispose scoppiando a ridere incontrollatamente.

“Ok, smettiamola, sta diventando imbarazzante.”

“Va bene.” Disse portandosi le mani davanti al pett ed endrambi ridemmo. Forse mi appisolai, forse semplicemente mi persi qualche passaggio, perché rimanemmo in silenzio per un po’.

“Hey Hermione.” Mi chiamò Harry ridendo ancora.

“Che c’è?” dissi premendomi le tempie, cercando di intrappolare le poche idee che mi erano rimaste.
”Whissssssky.” Disse tra una risata e l’altra osservando il bicchiere in controluce, sembrava non riuscisse a smettere.

“Whissssssssssky!” ripetei io ridendo a mia volta.

 “Tutti insieme” urlò alzandosi barcollando e cercando di sollevarmi prendendomi per le braccia. “Whissssssssssssky!”

“Whisssssssssssky” ripeterono tante voci. Fu l’ultima cosa che sentii prima di perdermi ancora.

“Abbiamo bevuto troppo whisssssssssky.” Harry canticchiava tenendoci entrambi in piedi a fatica.“E ora ci gira la tessssssta.”

Tutti i volteggi che mi faceva fare stavano peggiorando la situazione.

“Harry” dissi con il fiatone. “Penso che il whisssssky non veda l’ora di uscire dal mio corpo. Devo andare a sdraiarmi, non posso andare da Draco conciata così.”

“S-stai qui, torno subito.”

Chiusi gli occhi e mi persi delle scene. Quando li riaprii ero seduta a terra, sul tappeto tarlato della sala comune. Tante gambe si muovevano aritmicamente facendomi sentire dolore ogni volta che cercavo di seguirne un paio preciso.

“Vieni con me.” Disse qualcuno alzandomi e facendomi salire le scale del dormitorio maschile.

“Harry?” chiesi.
”Si, sono io.”

“Com’è che sei così serio? Dov’è finito il whisssssssssky?”

“Pozione antisbornia Tiri vispi Weasley, devi esserti addormentata qui a terra mentre andavo a prenderla.”

“Che ore sono? Devo andare da Draco.” Mi ricordai cercando di alzarmi.

“Sono solo le due.” Disse porgendomi una bottiglietta. “Bevi questa e lasciati andare. Ti prometto che riuscirai ad andare da Draco dopo.”

Bevvi e chiusi gli occhi di nuovo. Subito mi sentii meglio, come sollevata. La musica e le voci si fecero più basse, più lontane. Sentivo sotto di me qualcosa di morbido e intorno a me il profumo della foresta di Dean. E se quello non fosse stato Harry? E se fossi stata avvelenata?

Forse ero morta.

Forse quello era il mio paradiso.

No, mancava Draco.

Sentii qualcosa accanto a me, un corpo caldo, doveva essere lui. Sfiorai il suo braccio e lo sentii passarmi sotto la nuca, per stringermi.

Rimasi un po’ in quella posizione, poi il dolore arrivò.

Era un dolore pulsante, le tempie mi battevano con forza. Aprii gli occhi e guardai Draco.

No, non era Draco, era Harry.

“Sei sveglia?” mi chiese.

“Mmmmh.”

“Sono le quattro. Se ti è passata conviene che tu vada da Draco. Stavo per svegliarti.”

“Dove siamo?”

“Nella tua stanza. Le tue compagne si stanno dando da fare in giro, non è ancora rientrato nessuno.” Disse sorridendo.

“Perché sei qui tu?”

“Cercavo un posto in cui nascondermi da Ginny e mi dispiaceva lasciarti da sola, continuavi ad agitarti.”

Mi alzai sui gomiti e lo guardai sorridendo. Stavo decisamente meglio, anche se la testa un po’ doleva.

“Grazie.” Gli dissi alzandomi.

“Grazie a te.”

“Che farai adesso?”

“Conoscendo Ginny sarà in camera con il muso. Vedrò di farmi perdonare facendole una sorpresa.” Anche lui si alzò, fece il giro del letto e mi abbracciò ancora.

“In bocca al lupo.” Gli sussurrai in un orecchio alzandomi sulle punte.

“Divertiti e salutami Draco.” Rispose lui.

Lasciammo entrambi la stanza con umori diversi.

 

Corsi per tutto il castello, in direzione dei sotterranei. Fuori dalla sala comune dei Serpeverde una coppietta si baciava con passione.

“La parola d’ordine è cambiata.” Mi disse lei. “Serpentese.”

La ringraziai ed entrai. Anche i Serpeverde avevano fatto festa, qualche tiratardi era straiato sui divani o per terra. Andai direttamente nella stanza di Draco e aprii la porta.

Sul letto di Draco oltre a lui c’erano due ragazze mezze nude molto divertite.

“Che diavolo sta succedendo?” chiesi shoccata.

Tutti e tre risero.

 

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Capitolo 33
*** 33. Tradizioni babbane e parole importanti ***


Nota dell’autrice: ok, anche questo capitolo è lunghissimo! Non so perché ma non sono riuscita a scrivere meno di così, c’erano così tante cose da dire!

Vi avverto già ora che il prossimo capitolo potrebbe arrivare con un po’ di ritardo.

Intanto però godetevi questo e fatemi sapere se qualcuno ha indovinato quello che stava combinando.

Recensite numerosi!

Stay tuned!

Ah, questo capitolo è dedicato a aladoni che se vedrà il suo nome scritto qui magari leggerà questa nota!

 

33. Tradizioni babbane e parole importanti

 

“Che diavolo sta succedendo?”

I tre risero, probabilmente non mi avevano nemmeno vista entrare.

“Hey Hermione.” Mi disse allegramente Blaise entrando dopo di me con in mano una bottiglia. Anche lui non aveva indosso la camicia ed era visibilmente alticcio.

Quando venne pronunciato il mio nome Draco finalmente si voltò con una faccia a metà tra il sorpreso e qualcos’altro.

Aprii e chiusi la bocca due volte.

“M-ma.. V-voi..” balbettai indicando quelle che finalmente riconobbi essere Michelle e Astoria.

“Ohi ohi, la signora Malfoy ci ha scoperti.” Commentò Michelle sorridendo. Aveva gli occhi semichiusi e il seno che non vedeva l’ora di scappare da un reggiseno di pizzo nero.

“Blaise, falla tacere.” Disse Draco rivolgendosi all’amico, che nel frattempo si era versato un bicchiere di quello che sembrava vino.

“Sei tu che l’hai portata sulla strada dell’idromele barricato. Adesso ti arrangi.”

Parlavano come se io non esistessi. Non riuscivo proprio a capire cosa stesse succedendo.

“Spiegale cosa stiamo facendo, penso le stia per venire un infarto.” Disse Astoria riportando l’attenzione su di me con una leggera nota di disprezzo nella voce. Nonostante il suo volto tradiva un consumo fuori dalla norma di alcool, manteneva un certo contegno.

“Hermione?” mi chiamò Draco. Non sapevo con che faccia guardarlo, così optai per un’espressione scettica. “Stiamo giocando a carte.”

“Nudi?” chiesi. Per lo meno avevo scelto l’espressione giusta.

“Una nata babbana che non ha mai giocato a strip poker. Mah, i miei amici babbani dicono che tutti i ragazzi ci giocano almeno una volta nella vita.” Commentò Michelle alzando le spalle.

“Forse perché volevano convincerti a far vedere le tette. Solo i babbani potrebbero inventarsi un gioco simile.” Disse Astoria facendo ridere gli altri tre.

Mi avvicinai al letto e notai il mazzo di carte in mezzo a loro e alcune bottiglie vuote.

Non sapevo ancora se sentirmi sollevata. Draco era comunque a torso nudo in mezzo a due ragazze. Sapevo che gioco era il poker, i miei genitori ci giocavano spesso d’estate con i miei vicini di casa. Ma loro di solito puntavano delle monete di plastica, non i loro vestiti. L’idea dei miei che si spogliassero per gioco mi fece venire i brividi. Mentre cercavo di scacciarmi quella brutta immagine dalla testa vidi Blaise dire qualcosa a Michelle che rise sputacchiando qua e la il sorso di vino che aveva bevuto.

“Un po’ di vino elfico?” mi chiese poi.

“No, mi sono appena ripresa da una sbornia colossale. Io e Harry ci siamo dati alla pazza gioia.” Dissi guardando ostinatamente Draco, che spalancò per un secondo gli occhi.

Dolce vendetta.

“Deve essere uno spettacolo vedere Potter ubriaco.” Commentò Blaise, sempre con il bicchiere in mano.

“Non sai quanto.”

“Beh, la finiamo questa partita?” ci interruppe brusco Draco prendendomi il braccio e facendomi sedere accanto a lui.

“Che ne dite di fare direttamente “La sfilata del serpente”? Così poi abbiamo finito.”

“La che?” chiesi.

“Sfilata del serpente. Praticamente facciamo le carte, possiamo cambiarle ma non ritirarci. Chi perde si spoglia del tutto e va fino alla sala comune.” Snocciolò Astoria, come se stesse spiegando le regole del gioco più casto e puro del mondo.

“Cioè ve ne andate in giro completamente nudi? Non è la prima volta che lo fate?”

“Oh no, questo mese io l’ho dovuto fare ben quattro volte.” Si vantò Michelle. “Tanto a quest’ora non c’è in giro nessuno.”

Li guardai attonita, nessuno di loro sembrava particolarmente turbato. I Corvonero avevano festeggiato con un torneo di scacchi, i Grifondoro con un festino con tanto alcool e i Serpeverde con lo strip poker. Eravamo proprio una scuola molto molto particolare.

Mentre la mia testa vagava altrove mi accorsi che Draco mi guardava con un’espressione indecifrabile, il rumore di una lotta interiore si sentiva anche dal mio posto. Gli misi una mano sulla gamba e sorrisi innocentemente. Doveva stare un po’ sulle spine, d’altronde non era lui che aveva trovato la sua ragazza con due uomini sul letto.

Astoria diede velocemente le carte. Non sapendo giocare non sapevo se Draco stesse vincendo o no. L’idea che si spogliasse davanti a Michelle e soprattutto davanti ad Astoria non mi piaceva per niente.

Tutti cambiarono qualche carta in silenzio, senza tradire una minima espressione.

“Ok, vediamo.” Annunciò Blaise.

Scoprirono le carte e Draco sorrise. Aveva doppia coppia a quanto pareva.

Blaise fu l’ultimo a mostrare le sue carte e lo vidi fare un’espressione molto sconsolata.

Senza dire altro si alzò e si tolse i pantaloni. Mi lasciai scappare un sospiro di sollievo.

“Aspetta!” urlò Draco. “Tu, voltati.” Mi disse.

“Perché Dra, hai paura che faccia confronti?” Commentò Blaise passandosi una mano sugli addominali colore dell’ebano. Era proprio bello, incredibilmente armonioso ed elegante. La sua pelle scura poi sembrava brillare sotto la luce delle candele. Dai pantaloni della divisa sbucava già l’elastico dell’intimo grigio scuro.

“Vedi?” disse Blaise alzando il mento verso Draco. Mi accorsi di non aver sbattuto le palpebre per un tempo sospetto.

Draco mi prese senza tanti complimenti e appoggiò la mia testa sulla sua spalla nuda, impedendomi la vista.

Dopo qualche rumore di elastico tirato sentii gli applausi di Astoria e Michelle e la porta sbattere, doveva essere andato in corridoio.

“Io e te facciamo i conti dopo.” Mi sussurrò Draco accarezzandomi i capelli.

La porta si riaprì e il frusciare di vestiti mi confermò che Blaise era tornato.

 “E’ sempre una soddisfazione.” Disse Michelle stampando un bacio sulla bocca al suo ragazzo.

“Direi che è ora che andiate.” Ci disse Blaise mentre con un braccio si portava Michelle accanto.

“Non sul mio letto, grazie.” Commentò Draco. “Avete un’ora.”

Astoria prese il vino rimasto e si diresse verso la porta. Draco prese la camicia e la giacca e la seguì.

Mentre lasciavo la stanza avrei giurato di sentire un paio di pantaloni sfilarsi di nuovo.

 

“Facciamo una passeggiata fuori in giardino?” chiese Draco mentre si allacciava la camicia in sala comune.

“Ok.”

Contro il muro c’era ancora la coppietta di prima, che senza pudore si baciava con passione sempre maggiore. Li guardai per un secondo poi presi la mano di Draco nella mia.

“E’ vero che tu e Potter vi siete dati alla pazza gioia?” mi chiese.

“Si. Abbiamo bevuto un po’, però al contrario di voi non ci siamo spogliati. Abbiamo semplicemente dormito. Vestiti.” Scandii l’ultima parola con una smorfia.

“Noi Serpeverde siamo fatti così, ci divertiamo a nostro modo. Poi dovresti essere contenta che mi sto avvicinando alle tradizioni babbane.”

“Lo strip poker non è una tradizione babbana. Non è che io e i miei genitori dopo il cenone della vigilia ci spogliamo giocando a carte.”. Cercai di restare seria ma una risata mi scappò, anche lui rise.

Camminammo un po’ in silenzio, superando il portone e respirando la leggera brezza estiva. Mi venne un brivido e Draco mi appoggiò la sua giacca sulle spalle.

“Cos’hai pensato appena ci hai visti?”

“A che maledizione lanciarti per prima.” Risposi voltandomi verso di lui. “Non è stato piacevole, anche se stavate giocando. E se tu fossi stato ubriaco? E se Astoria ti fosse saltata addosso? Eravate già mezzi nudi, il passo da fare era breve.”

“Anche tu e Harry eravate ubriachi e per di più io non ho potuto vedere in che condizioni eravate. Chi mi dice che lui non ti ha portata a letto?”

Stavo per dire che in teoria Harry mi aveva letteralmente portata a letto ma evitai per non peggiorare la situazione. Tirai un sospiro.

“Harry è il mio migliore amico ed è fidanzato. Anche da ubriachi abbiamo parlato di te e Ginny e mentre mi assisteva mi ha anche promesso che mi avrebbe svegliata in tempo per venire da te.”.

“Avete avuto il tempo di fare tutto quello che volevate. E poi fidanzato o no non conta, magari gli è stato impossibile resisterti.”

“Però per me resistergli sarebbe stato facilissimo. Io amo te, e nonostante in un certo senso ami anche lui, non mi sognerei mai di andarci a letto. Ubriaco per di più. Che cosa triste.” Mi sedetti sotto la solita quercia, illuminata dalla luna.

Draco mi seguì e mi cinse i fianchi con un braccio senza commentare.

“Non ti fidi di me Hermione Granger?” mi chiese guardando il lago.

“Si, però loro sono così disinibite. E so che sei sempre stato abituato ad avere tante ragazze. Magari non dai importanza al sesso come gliela posso dare io.” Risposi.

“Può darsi che ci abbia dato un po’ più dentro di te. Diciamo molto di più.” si corresse vedendo la mia espressione scettica. “Però adesso non sento la mancanza della mia vecchia vita.”

Gli sorrisi e appoggiai la mia testa sulla sua spalla.

“Tu ti fidi di me?”

“Certo. Con quei bruttoni che ti girano intorno sarebbe una follia tradirmi.” Rispose ridendo.

Mi scostò e si alzò in piedi, dandomi le spalle. Andò verso il lago e lanciò una pietra. Rimasi a guardarlo appoggiata alla quercia, pensando alle sue parole.

Qualche sasso dopo, ritornò verso di me con un’espressione meditabonda e combattuta.

“Devi dirmi qualcosa? Sputa il rospo.”

Prese un respiro profondo e si sedette proprio di fronte a me, trafiggendomi con i suoi occhi grigi sempre ombrati di tristezza. Mi prese le mani e restò in silenzio, facendo impazzire il mio cuore con panico crescente.

“Ti amo Hermione Granger. So che non te lo dico spesso come vorresti. Vedo la tua faccia quando tu me lo dici e io non rispondo. C’ho pensato tanto, volevo che questa volta fosse vero. Volevo sentire l’amore bruciarmi nelle vene. Volevo che tu vedessi nei miei occhi la stessa luce che io vedo nei tuoi quando tu lo dici a me. Diventi ancora più bella, più dolce e più sensuale quando dici quelle due parole. Il movimento che fai con la bocca è cento, anzi mille volte più sexy di tutte le parole che le ragazze con cui ho condiviso il mio letto mi hanno detto mentre facevamo l’amore. Volevo che questa volta il mio ti amo non fosse la risposta al tuo. Volevo uscisse spontaneo, senza richiesta. Ti amo così tanto che mi sembra tutto migliore, tutto più colorato e divertente. Per la prima volta nella mia vita mi sento felice di essere un debole schiavo dei sentimenti.” 

Per la seconda volta non seppi cosa dire. Continuavo a fissare i suoi occhi con il cervello scollegato e il cuore sovraccarico per le troppe emozioni che il ragazzo che avevo davanti sapeva suscitare in me. Staccai le mie mani dalle sue e mi inginocchiai prendendo la sua testa tra le mani.

Gli diedi un bacio timido, dolce e allo stesso tempo carico di tutto l’amore che mi scorreva nelle vene.

“Ti amo.”gli sussurrai con la voce appesantita da tutte quelle sensazioni.

“Promettimi che non smetterai mai di dirmelo, anche quando sarò tornato sobrio del tutto e un po’ di questi buoni sentimenti torneranno nascosti da qualche parte nella mia testa.”

“Te lo prometto. Tu promettimi che me lo dirai sempre con quella passione nella voce.” Gli dissi sorridendo prima di dargli un altro bacio senza aspettare una sua risposta.

 

Mezz’ora dopo tornammo nella sala comune dei Serpeverde, ancora abitata da corpi addormentati qua e là. Erano le sei, avevo ancora un’ora da passare con lui, poi sarei andata a finire di sistemare il baule.

Blaise e Michelle ci salutarono entrambi molto cordialmente e lasciarono la stanza.

“Dove sono gli altri due che dormono qui?” chiesi vedendo i due letti ancora fatti.

“Uno è quello che abbiamo scavalcato in sala comune, l’altro sta con una tassorosso.”

“Capisco.” Dissi sedendomi sul suo letto.

 

Fare l’amore dopo essersi sentita dire quelle parole fu ancora più bello e intenso del solito, tanto che sentii il bisogno di urlare. Decisi ti tapparmi la bocca mordendo il collo bianco di Draco, che fu travolto dai brividi.

“E’ veramente molto tardi.” Dissi quando ebbi ripreso il fiato.

“E’ una delle scuse più utili da usare per cacciare le ragazze dalla propria camera.” Commentò lui baciandomi dietro un orecchio.

Ci coccolammo un po’, nonostante Draco stesse tornando freddo come al solito.

“Ho capito una cosa: l’alcool si smaltisce più in fretta sudando.” Commentai così il suo solito abbraccio distaccato.

“Almeno io non mangio le persone.” Mi mostro un livido violaceo sul suo collo. “Sei un vampiro accidenti.”

“Può darsi.” Dissi alzandomi e cercando i miei vestiti.

“Il tuo reggiseno è là.” Indicò il letto di Blaise.

“E’ sempre la prima cosa che vedi, il reggiseno.” Gli feci notare. “Anche nella stanza delle necessità hai detto così.”

“So dov’è perché sono io a lanciarlo. Ah, mi mancherà quel posto. ” Disse mettendosi le mani dietro la nuca.

Mi rivestii lasciandolo fantasticare. Notai che per la prima volta non si era risistemato in fretta e furia, si era solo rimesso i boxer.

“Vado. Ci vediamo più tardi.”

Non mi rispose, era già caduto in un sonno profondo.

 

 

Non dormii aspettando l’ora della colazione. Stipai tutto il contenuto della mia camera di Hogwarts nel baule e scesi in sala comune, dove la serata precedente aveva lasciato prove visibili. Con qualche incantesimo pulii la maggior parte del caos, poi presi le bottiglie vuote e andai in camera dei ragazzi, per nasconderle sotto il letto di Harry.

Il suo letto era vuoto, mentre negli altri tre erano sistemate altrettante coppie.

Doveva aver passato il resto della notte con Ginny.

Lanciai un ultimo sguardo alla mia camera come per stamparmela bene in mente e scesi per fare colazione.

Se qualcuno del ministero fosse arrivato ad Hogwarts quel giorno, avrebbe lanciato l’allarme per un’invasione di Inferi. Tassorosso, Grifondoro e Serpeverde si muovevano tra i tavoli lentamente, rantolando frasi sconnesse. Tutti avevano la faccia di aver passato una notte insonne, alcuni guardavano il cibo con la mano davanti alla bocca per non vomitare. Solo i Corvonero sembravano immuni a quest’epidemia.

La processione che portava a Hogsmeade fu lenta e particolarmente silenziosa.

Caricai il mio baule sul treno in uno scompartimento con Harry, Ginny, Neville e Luna.

Dormii qualche ora e poi andai a trovare Draco.

“Quanto tempo!” mi sussurrò Michelle sulla spalla della quale Blaise dormiva beato.

“Sono passata a salutarvi ragazzi.”

Diedi un bacio a Michelle e Blaise e strinsi la mano ad Astoria. Draco si alzò e mi seguii nel mio scompartimento.

“Ciao a tutti, vi auguro un buon rientro.” Disse stringendo la mano a tutti.

Rimanemmo nel corridoio fino alla stazione di Londra.

“Ti mando un gufo appena arrivo a casa.” Gli dissi baciandolo per l’ultima volta mentre il treno rallentava la sua corsa.

“Verrò a trovarti appena mi sarà possibile.” Mi disse lui affrettandosi ad andare a recuperare i suoi bagagli.

Il binario nove e tre quarti pieno di famiglie felici. Salutai i Weasley con un po’ di imbarazzo, cancellato immediatamente dalle parole di Molly.

“Rimarrai sempre come una figlia per noi.” Mi sussurrò prima di buttarsi su Harry.

Salutai il mio migliore amico con un abbraccio.

“Ci vediamo settimana prossima.” Urlai  a tutti sopra le voci della folla mentre ritornavo alla Londra babbana.

 

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Capitolo 34
*** 34. La vita vera ***


Nota dell’autrice: 100 recensioni (in realtà 101) è un onore. Grazie mille a tutti coloro che leggono questa storia e la commentano. Mi fate davvero felice. Nonostante in questi giorni io sia stata un po’ impegnata, sono riuscita a scrivere questo nuovo capitolo. Sto anche pensando al mio nuovo progetto, ve ne parlerò nella nota del mio prossimo capitolo.

Che dire invece di questo? Non è stato facile scriverlo, ci sono delle cose che non mi piacciono, però come dico sempre “andava fatto”.

Commentate numerosi!

Stay tuned!

Ah, questo capitolo è dedicato a Patrick.

 

34. La vita vera

 

“La porta!” urlò mia madre dal piano di sotto.

“Vai tu!” urlai di rimando dandomi un’ultima occhiata allo specchio. Erano passati tre giorni dal mio ritorno a casa, tre giorni nei quali avevo sentito la sua mancanza ogni singolo minuto.

Nonostante sentissi la sua voce provenire dall’ingresso decisi di aspettare a scendere giusto il tempo per dare a mia madre la soddisfazione di studiarlo un po’.

“Tesoro è Draco.” Mi urlò dopo un po’.

“Arrivo.”

Scesi le scale velocemente e mi diressi verso il salotto. Mia madre lo aveva fatto accomodare sul divano e gli aveva offerto da bere. Lo vedevo sorseggiare l’acqua con piacere, nonostante fosse pomeriggio e facesse molto caldo portava i soliti pantaloni scuri.

Prima di raggiungerlo andai in cucina, dove mia madre mi accolse con un sorriso.

“E’ davvero bello.” Mi sussurrò eccitata. “Un po’ spaesato, ma bello.”

“Lo so” gli risposi orgogliosa “Devo andare a Diagon Alley a ritirare la veste per la cerimonia. Penso che sarò qui per cena.”

Quando entrai in salotto Draco si voltò e sorrise. Mi avvicinai velocemente a lui e gli stampai un bacio.

“Come stai?” gli chiesi infilando la mia mano nella sua.
“Bene. Bella casa. Molto luminosa.” Disse guardandosi intorno. “Cos’è quello?” disse indicando la tv al plasma proprio davanti a noi.

“Roba da babbani. Una specie di radio però anche con le immagini.”

“Interessante. Ne ho visto uno simile una volta, però era più largo.” Disse osservandola con curiosità crescente. Presi il telecomando e la accesi. Lui spalancò gli occhi facendomi sorridere.

“Ti fermi qui a cena Draco?” chiese mia mamma entrando già vestita per uscire.

“Veramente pensavo di portare Hermione fuori a cena, se non è un problema.” Rispose lui con un tono cordiale ma allo stesso tempo molto serio.

“Oh, si certo. Ti fermerai la prossima volta, anche John non vede l’ora di conoscerti. Adesso vado al lavoro. Buonagiornata.”

Mia mamma uscì lanciandomi un’occhiata veloce.

“Se andiamo fuori a cena devo portarmi un cambio, non posso venire conciata così.” Dissi indicandomi il vestito leggero che indossavo. “Torno subito.” Mi alzai e feci per spegnere la tv.

“Lascialo acceso.” Mi disse lui estasiato dalle immagini di una pubblicità di creme abbronzanti.

Presi la mia vecchia borsa di perline e vi misi dentro l’unico abito elegante che avevo e un paio di scarpe con il tacco. Misi quella borsa nell’altra che avevo già preparato e tornai da Draco.

“Sono pronta.”

“Andiamo allora.”

 

Ci materializzamo fuori dal Paiolo magico. Il locale era come al solito affollato di ogni genere di mago, dalle ricche signore di passaggio cariche di borse a loschi figuri pieni di cicatrici. Non appena entrammo mano per la mano tutti si voltarono, alcuni senza riuscire a trattenere dei commenti a mezza voce.

Quando fummo a Diagon Alley la situazione fu più o meno la stessa. Non facevo molto caso a quello che pensava la gente, ero felice di stare con Draco e di passeggiare con lui tra i negozi.

“Mi sei mancato.” Gli dissi mentre osservavo delle bellissime piume fuori da Ghirigoro.

“Anche tu. Devo dire che non è stato così male l’incontro con tua madre.” Sorrise. “E’ una babbana molto informata.”

“In effetti ho cercato di tenerla al corrente della mia vita magica e di come andava la nostra storia.”

“Gli hai detto anche..” si indicò l’avambraccio fasciato.

“Si.”

Ricordai il discorso che avevo fatto ai miei genitori la sera prima. Draco mi aveva mandato una lettera per informarmi che sarebbe passato a prendermi l’indomani e io mi sentivo in dovere di descrivere un po’ la persona che si sarebbero trovati davanti. La parte più difficile fu proprio quella di raccontare il passato di Draco, cercando di non lasciare nulla alla loro immaginazione. Se volevo informarli, avrei dovuto dire tutto. Gli avevo raccontanto del Marchio, della battaglia di Hogwarts e di suo padre chiuso ad Azkaban. Ma non avevo tralasciato nemmeno il suo cambiamento e l’amore che aveva dimostrato per me. Mia madre aveva capito subito, mio padre invece sembrava più preoccupato.

“Allora la compri oppure no?” mi chiese spazientito rompendo il flusso dei miei pensieri.

“I-io… No. Ne ho già tante” risposi scuotendo la testa.

Ci dirigemmo verso Madama McClan e Draco non disse altro, mantenendo lo sguardo verso la strada.

La commessa ci accolse con un sorriso e ci portò nella grande stanza sul retro, dove ci furono consegnate le toghe. Uscimmo dal camerino contemporaneamente e vedere Draco vestito così mi fece emozionare. Lo presi per mano e ci portai davanti al grande specchio. Le vesti erano della misura giusta e ci calzavano a pennello.

“I tuoi genitori non vogliono che tu esca con uno come me?” chiese alla mia immagine riflessa, evitando di guardarmi direttamente negli occhi.

“Certo, hai visto come si è comportata mia madre.”

“Allora a cosa era dovuto quel silenzio?”

“A niente.” Dissi voltandomi verso di lui e guardandolo dritto negli occhi. “Loro vogliono che io sia felice, e se per essere felice io devo stare con te, loro lo accettano. Sono semplicemente apprensivi, come tutti i genitori.”

“Se fai un discorso del genere allora vuol dire che ti hanno detto qualcosa.”

“Come siamo sospettosi.” Senza pensarci due volte mi avvicinai e lo baciai con passione, finchè qualcuno non si schiarì la voce alle nostre spalle.

“Allora come vanno le toghe?” chiese Lavanda Brown dopo un momento di imbarazzo.

“Lavanda?”

“Ciao Hermione.” Esclamò avvicinandosi e baciandomi entrambe le guance, senza togliere gli occhi da Draco.

“Lavori qui?”

“Si, in questo periodo di diplomi e matrimoni avevano bisogno di personale.” Esclamò continuando a squadrare ostinatamente Draco.

“Le toghe vanno bene.” Disse lui con una nota di impazienza nella voce.

“L-le toghe? Oh si, fantastico.”

Ci cambiammo e aspettammo che Lavanda ci preparasse i pacchetti.

“Ci mancava solo la Brown” mi sussurrò Draco mentre ritornavamo al bancone, cingendomi la vita con un braccio.

“E’ stato un piacere rivederti Hermione. Salutami tutti i ragazzi.”

“Anche per me Lavanda.”

“Arrivederci D-draco.” Aggiunse guardandolo con occhi da cerbiatta.

“Lavanda.” Disse lui con un freddo cenno con il capo.

 

“Dove mi porti stasera?” chiesi qualche tempo dopo mentre ci accomodavamo in uno dei tavolini della gelateria di Florian Fortebraccio.

“E’ una sorpresa.” Rispose nascosto dal menù.

“Ti è passato il broncio?”

“Forse.”

“Sei sempre il solito musone.”

“Sei tu che fai sempre di testa tua. Per me non avresti dovuto dire niente ai tuoi.”

“Odio le bugie. E poi avrebbero fatto due più due. Si parla della tua famiglia un giorno si e uno no sulla Gazzetta del Profeta.”

“I tuoi leggono il Profeta?”

“A volte, quando me lo dimentico in giro per casa. Certo mio padre preferisce il Times e mia madre Vanity Fair, però un po’ di attualità magica non fa mai male. No?”

“No, assolutamente.” Rispose lui con la faccia di uno che non aveva capito minimamente di cosa stessi parlando.

Una coppa maxi di gelato dopo decidemmo di fare un altro giro per i negozi, in attesa che venisse l’ora di cena.

“Passiamo da villa Malfoy prima di andare a mangiare ok?” mi chiese mentre tornavamo al paiolo magico. “Tranquilla, mia madre è da sua sorella.” Aggiunse vedendo il mio sguardo preoccupato. Tirai un sospiro di sollievo.

“Io ho conosciuto tua madre, toccherà anche te conoscere la mia.”

“Teoricamente conosco già tua madre.” Osservai io fingendo noncuranza.

“Non mi freghi Granger.”

“Uff.”

“Prendimi la mano.”

Ci materializzamo fuori dal maniero. Il sole stava calando, le grandi ombre che creava mi facevano venire i brividi.

“Ti prego.” Mi sussurrò con passione. “Mi fa stare male questa tua reazione.”

“Non posso evitarla, scusa.”

Annuì e superammo il pesante cancello nero.

Nel parco i soliti pavoni giravano tranquillamente, da lontano potevo sentire lo scrosciare di una fontana.

Cercai in tutti i modi di pensare a qualcosa di bello, al fatto che ero con la persona che amavo e non con un branco di Ghermidori senza scrupoli.

L’ingresso era esattamente come lo ricordavo, i ritratti degli avi di Draco ci guardavano in modo inquietante.

“Puoi andare nella mia stanza a cambiarti. Sali le scale, è la prima a destra. Ti aspetto in soggiorno.”

Annuii e seguii le sue istruzioni.

La stanza di Draco era molto grande e per certi versi mi ricordava la vecchia stanza di Regulus Black. I colori principali erano il verde e l’argento. Il grande letto regnava al centro di una parete, mentre di fronte c’era uno scrittoio perfettamente in ordine. Alle pareti erano appese delle vecchie fotografie di Draco con i genitori e con gli amici. Riconobbi il piccolo Blaise e la piccola Astoria.

Tolsi dalla borsa di perline il mio abito, un vestitino monospalla verde, che mia madre mi aveva comprato come regalo del diploma.

Dopo essermi messa anche le scarpe notai un cassetto semi aperto da quale spuntava una benda bianca.

Lo aprii per sistemarla meglio e vi trovai una maschera da mangiamorte spezzata.

Rivedere quell’oggetto mi getto nel panico. Tutti i ricordi di quella casa mi colpirono come le maledizioni che Bellatrix mi aveva lanciato contro. Dovevo scappare, mi mancava l’aria. Aprii la finestra con un gesto brusco che fece tremare i vetri e respirai profondamente.

“Tutto bene?” chiese Draco entrando di corsa. Mi voltai verso di lui con le lacrime agli occhi.

“S-si. S-scusa ma.. Non è facile.” Risposi accennando un sorriso.

“Vieni qui.” Disse alzando le braccia. Mi gettai su di lui e mi feci coccolare.

“Mi dispiace. Ma tornare qui è davvero terribile. Ci sono delle notti in cui la sento ancora addosso a me, a cruciarmi. E le urla di Ron e Harry…” Mi si incrinò la voce. “Non posso dimenticare.”

 “Lo so, Her… amore.” Si corresse con un sorriso triste. “Andiamo dai, sei così sexy vestita così.”

“Va bene.”

Mi asciugai le lacrime e mi lasciai portare fuori.

Con la materializzazione congiunta arrivammo nella piazza di una cittadina. Oltre ad un ristorantino italiano davano sulla piazza un paio di negozi ed un ufficio postale babbano.

“Mangiamo italiano?” chiesi stupita.

“Si, è molto che non vengo qui.” Rispose continuando a guardare i tavoli che davano sulla piazza.

Un bel cameriere molto abbronzato ci accompagnò in un tavolo appartato.

“Ho una gran fame.” Esclamai dopo aver scelto spaghetti alla bolognese.

“Anche io.”

Fu una cena lenta e piacevole. Parlammo del più e del meno, della scuola e dei progetti per le vacanze. Mi sembrava che Draco stesse evitando di dirmi qualcosa, ma dopo un paio di bicchieri di vino mi convinsi che fosse una mia inutile paranoia.

“Potremmo andare nel mio chalet qualche giorno.” Propose lui. “Non sono un amante del mare.”

“Si, sarebbe bello. Così potrei vederlo dal vivo.”

“Hai già deciso cosa farai dopo il diploma?”

“No. Mi piacerebbe iscrivermi al corso per Auror, oppure lavorare nei rapporti tra maghi e Babbani.” Buttai li senza convinzione. “Tu?”

“La mia priorità è tirare fuori mio padre da Azkaban. Per mia madre, non per me. Si sente così sola senza di lui e ora che io ho te, ne sente ancora di più la mancanza.”.

“Sei così premuroso.” Dissi sporgendomi verso di lui con uno sguardo malizioso. “Cosa facciamo adesso?”

“Torniamo a casa tua.” Rispose senza cogliere la mia provocazione, lo sguardo sempre lontano da me.

“Paranoie.” Commentai sbuffando mentre lasciavamo il ristorante senza che lui mi sentisse.

 

Raggiungemmo l’ultima tappa della serata in un batter d’occhio. I miei genitori stavano guardando un film in salotto.

“Buonasera.” Salutò Draco porgendo la mano a mio padre.

 “John.” Disse asciutto mio padre guardandolo fisso negli occhi “Tu devi essere Draco.”

“Si signore.” Rispose lui per poi cadere in un silenzio colmo di imbarazzo.

“Avete passato una bella serata?” chiese mia mamma per spezzare la tensione.

“Si, bellissima.” Risposi con un sorriso forzato togliendomi le scarpe, i tacchi mi stavano uccidendo i piedi. “Vieni Draco.” dissi poi facendogli strada verso camera mia.

 

Chiusi la porta alle sue spalle e lo buttai sul letto.

“Hey.”

“Ho veramente bisogno di te.” Dissi slacciando i bottoni della camicia.

“Ci sono i tuoi genitori.” Non provò nemmeno a metterci dell’entusiasmo. Sembrava stesse rifiutando un piatto che comunque gli faceva schifo.

“Basta.” sbottai alzandomi. “Puoi rilassarti un secondo Draco? Sei così teso. Cos’è cambiato?”

“Forse la nostra storia non è pronta alla vita vera. Non mi basta. Anche se adesso facciamo l’amore, so che me ne dovrò andare di nuovo. A Hogwarts era diverso. Mi sei mancata in questi giorni, ma ho paura di dimenticare tutto quello che provo se non ti vedo quanto vorrei. Non ho intenzione di andare avanti così.”

“Vattene allora.” dissi con la voce ferma. “Vai via.” Alzai la voce.

“Muffliato.” Sussurrò lui con la bacchetta in mano verso la porta. “Hermione…”

“No! Come puoi dirmi così? Tanto valeva che mi lasciassi sul treno. Se il tuo fosse amore, non basterebbero tre giorni per dimenticarmi. E’ tutta sera che eviti le mie attenzioni.”

“Non è vero. Io non voglio lasciarti, dico solo che dovremmo trovare una soluzione.”

“Tipo?” chiesi con le mani sui fianchi.

“Potremmo eliminare le distanze, per esempio.”

“Scusa?” spalancai gli occhi. “Mi stai chiedendo di…”

“N-no, non ti sto chiedendo niente. Era solo un’idea. Solo perché tu capissi che io non voglio lasciarti.”

“Si.”

“Si cosa?”

“Lo voglio.” Ripetei convinta.

“Cosa vuoi?”

“Eliminare le distanze”

“Io non so che intendi” commentò confuso.

“Sei tu che l’hai detto.”

“Si. Potremmo vivere per un po’ di tempo insieme, per esempio.” le sue guance presero una lieve sfumatura di rosso.

“Ah.”

“Senza impegno per ora, ho davvero bisogno di divertirmi. Però proviamo a vivere un po’ insieme. Vediamo come va. Hai già cambiato idea?” mi guardò con uno sguardo severo notando il mio sguardo attonito.

“N-no. Anzi, però fino a un minuto fa credevo mi volessi lasciare e ora mi chiedi di vivere insieme.”

“No, non correre. Dico, potremmo farci una lunga vacanza insieme, convivere gomito a gomito e vedere se ci sopportiamo. E’ una cosa folle. Però…” fece una pausa alzandosi dal letto ed avvicinandosi a me.

“Però?” dissi alzando il mento per cercare i suoi occhi.

“L’idea di lasciarti tra pochi minuti è triste.” Mi diede un bacio sulla fronte. “Pensiamoci fino al giorno del diploma. Poi prenderemo le nostre decisioni. Adesso vado però, i tuoi inizieranno a pensare male.”

Misi le mie mani sul suo volto e lo baciai con forza.

Scendemmo le scale mano per la mano e Draco salutò i miei.

Davanti alla porta mi diede un bacio dolce e timido.

“Ti amo.” Gli sussurrai.

“Anche io. Ci vediamo sabato.”

Una lunga vacanza con Draco.

Non avevo bisogno di giorni per pensarci, sarei partita anche subito.

 

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Capitolo 35
*** 35. Cerimonie ***


Nota dell’autrice: finalmente ci siamo (quasi). Non vi anticipo niente, spero questo capitolo vi piaccia e vi emozioni. Visto che siamo quasi alla fine, ho pensato al dopo, all’after di The life after. Sono un paio le idee che sto vagliando, la prima è quella di riscrivere questa storia (a cui ormai sono affezionata) dal punto di vista di Draco, per descrivere meglio il suo cambiamento e sfruttare le potenzialità di questo personaggio.

Della seconda parlerò nel prossimo capitolo, se no facciamo notte -.-“

Buona lettura! Recensite numerosi.

Questo capitolo è dedicato ad Alessia (phantomale) e Domi, che scrivono sempre lunghissime recensioni.

Stay tuned.

 

35. Cerimonie

 

“Questo treno è bellissimo.” Esclamò mia madre mentre ci sistemavamo in uno scompartimento con Andromeda, Harry e il piccolo Teddy. Mio padre entrò poco dopo con la Gazzetta del Profeta sotto braccio.

“Quanti ricordi.” Sospirò Andromeda. “Avete visto Narcissa?”

“No.” Risposi io. In effetti sul binario non c’era traccia di Draco.

“Saranno saliti prima di noi, in effetti eravamo un bel po’ in ritardo.” Disse Harry facendo trotterellare Teddy sulle sue gambe.

“Ehilà!” Ron aprì con forza la porta dello scompartimento. Salutò tutti e prese in braccio il piccolo, che cambiò il suo colore di capelli in rosso Weasley.

“Così sembra tuo figlio.” Commentò mia madre ridendo.

“Oh, piccolo Teddy. Vieni in braccio a zia Cissy.” Disse una donna nascosta dal vetro. Non poteva essere lei, la sua voce era troppo dolce e serena.

Compresi che anche Ron stava pensando la stessa cosa, perché cedette il bambino a Narcissa Malfoy con uno sguardo attonito.

“Io vado da Ginny, così Narcissa e Draco possono sedersi qui con voi.” Disse Harry per spezzare il momento di silenzio.

“Non disturbarti Harry, Draco non è con me, si è fermato con gli Zabini nell’altro vagone. Ci raggiungerà dopo.”

“Non è un problema, penso che Ginny mi aspetti.” Harry sorrise a Narcissa e spettinò i capelli del suo figlioccio, diventati ora di un verde scuro, in tinta con l’abito della zia.

“Verrò con voi a salutare.” Li seguii nel corridoio, lasciando gli adulti a chiacchierara su quanto i figli erano cresciuti in fretta.

I Weasley occupavano due vagoni. Nel primo trovai Molly, Artur, Fleur, Bill, Charlie e Percy. Tutti mi salutarono con il sorriso. Nell’altro c’erano invece Ginny, George e Danielle. Era strano vedere uno solo dei gemelli, anche se come al solito mi salutò con gioia. Era molto dimagrito e meno curato del solito, i capelli rossi erano lunghi e gli ricadevano spettinati. Nonostante tutto però quel suo aspetto trasandato gli dava un certo fascino.

Ginny mi salutò freddamente, mentre Danielle guardava Ron con occhi carichi d’amore.

Mezz’ora dopo un trambusto fuori dalla carrozza ci destò da un momento di silenzio, qualcuno litigava con la porta. Alla fine George la aprì ed entrò Draco, con in mano un Teddy particolarmente agitato.

“C-ciao, ahia, a tutti.” Il bambino si stava arrampicando sulle sue spalle per tirargli i capelli. “Teddy!” disse con fermezza guardando negli occhi il bambino, che trasformò il sorriso in un broncio.  “No, ti prego. Non piangere. Harry che faccio?!?” lo guardò implorante.

Tutti eravamo pietrificati dalla scena, le facce bloccate in un  sorriso shoccato.

Harry prese in braccio Teddy e Draco ricevette i saluti di tutti.

“Vado a salutare Dean, così ci state tutti” disse George alzandosi.

“Grazie.” Rispose Draco prendendo posto. Il gemello spalancò gli occhi e gli fece un cenno.

Il piccolo Teddy iniziò a tirare i capelli a Ginny.

“Ha fatto così anche con me, e dire che io li ho più corti.” Commentò Draco. Ginny fece finta di non sentirlo, voltandosi dall’altra parte. La guardai per un secondo con tristezza. Draco si sta va impegnando molto per esserle simpatico e lei lo ignorava. Mi voltai verso di lui e gli porsi una mano.

“Basta, smettiamola.” Disse a Ginny con uno sguardo deciso. Anche Danielle e Ron si voltarono verso di lui.

“E’ davvero una brutta situazione. Non mi importa se vuoi avercela con me fino alla morte perché stavo dalla parte sbagliata, va bene. Ma non puoi fare questo alla tua migliore amica.”

“Che ne sai tu dell’amicizia Malfoy? Sei sempre stato circondato da leccapiedi.”

“Posso non saperne niente, ma so qualcosa dell’amore. Io amo Hermione e vedo che da quando non le parli lei è triste. Per una ragione così stupida come un ragazzo.”

Harry guardò Draco e poi Ginny, mi passò Teddy e prese un respiro profondo.

“Draco ha ragione Gin.” Disse tutto d’un fiato.

“Cosa?”

“Ha ragione, perché ce l’hai tanto con Hermione?”

“Sono l’unica a vedere con chi si è messa? Ron?” chiese incredula indicando Draco.

“Non mi mettere in mezzo. Certo, non è il mio migliore amico, ma io voglio bene a Herm, è questo l’importante.” Rispose lui.

Il silenzio calò sullo scompartimento. Solo il borbottare di Teddy riempiva l’aria. Draco mi guardava con gli occhi che ardevano.

Aveva detto che mi amava davanti ai miei amici.

Mi aveva protetta e aveva fatto tacere anche Ginny.

La rossa uscì dallo scompartimento poco dopo, seguita a ruota da Harry che si riprese anche Teddy.

“Grazie Ron.” Disse Draco.

“Miseriaccia, sei davvero cambiato.” Rispose lui sorridendo.

“E’ colpa sua.” Mi indicò con il mento.

Sorrisi a entrambi.

“Andiamo a salutare Blaise?”

“Va bene.”

Salutammo i due rimasti e ritornammo nel corridoio.

“Ma non hai già salutato Blaise?”

“Appunto, cerchiamoci uno scompartimento vuoto.” Disse superando velocemente lo scompartimento dei nostri genitori. Dopo qualche tentativo trovammo un posto dove sistemarci.

“Hai fatto una cosa bellissima” gli sussurrai sedendomi sulle sue gambe.

“Ho solo detto quello che pensavo, al solito.”

Lo guardai di traverso.

“Mi sono reso conto che sono cambiato tanto, ma che voglio cambiare ancora. Vorrei riuscire a darti più tranquillità, invece tutte le volte creo dei problemi. Vedo sempre il lato negativo delle situazioni. Vorrei poter vedere sempre il meglio di tutti, senza pensare a chi non ci parla o a chi ci giudica. Sarebbe  bello.”

Lo baciai e lo strinsi forte.

“Sei fatto così Draco. E’ il tuo carattere.  Ma io ti amo tanto e non mi importa soffrire un po’ se posso avere momenti come questo.”

Mi accarezzò i capelli e ci perdemmo a guardare il paesaggio fuori dal finestrino.

“Sei emozionata per il discorso?” mi chiese.

“Un po’.”

“Vuoi ripetermelo?”

“No, lo sentirai anche tu in diretta. Prepara i fazzolettini.” Risposi sorridendo.

“Hermione?”

“Si?”

“Ti prometto che da oggi non ti farò soffrire mai più. E’ una promessa.”

“Non promettere ciò che non puoi mantenere.”

“Allora ti prometto che cercherò di fare il mio meglio per non farti soffrire.”

“Questo va meglio.” Mi voltai e lo baciai di nuovo.

Restammo in quello spazio lontano dal mondo per un po’, dopo tanto tempo rilassati e senza pensieri negativi.

“Penso che sia ora di pranzo no?” disse lui. “Torniamo dai nostri genitori.”

 

Passammo il resto del viaggio tra la cabina dei nostri genitori e quella dei Weasley, dove ad un certo punto era ritornata anche Ginny.

 

Arrivare senza bagagli ad Hogsmeade era veramente strano. I miei genitori si stupirono praticamente di tutto, dalle carrozze trainate dai Thestral, che entrambi vedevano, al grande giardino che circondava il castello.

Il palco era sistemato di fronte al lago nero, e davanti ad esso c’erano diverse file di sedie bianche.

Studenti e famigliari vennero invitati nella Sala Grande, quel giorno ben illuminata dal sole estivo.

Tutti i professori erano seduti al loro posto e alcune sedie erano state aggiunte per Kingsley Shacklebolt e altre persone dall’aria importante.

Quando fummo tutti seduti la McGrannit si alzò e riportò il silenzio.

“Buongiorno a tutti voi. Non è il momento di fare discorsi, voglio solo darvi alcune indicazioni pratiche. La cerimonia come forse avrete notato si svolgerà in giardino. Gli studenti si riuniranno nei rispettivi dormitori per cambiarsi, mentre i genitori verranno portati nei posti assegnati. Ogni casa ha un Direttore, pertanto qualora qualcuno avesse qualche dubbio, e mi riferisco soprattutto ai nostri ospiti babbani, non abbiate timore a chiedere. Ora ragazzi è ora di alzarvi”.

Un rumore di panche spostate riempì l’aria. Salutai i miei genitori e mi diressi con Harry e Ron verso la sala comune.L’emozione era palpabile, Harry si teneva lo stomaco come se gli volesse scappare da un momento all’altro, Ron invece era talmente pallido che sembrava brillare in contrasto con la tunica scura.

La McGrannit tornò da noi qualche minuto dopo e ci scortò verso il parco che nel frattempo era gremito di persone.

Prima di sedermi al mio posto vidi i miei genitori qualche fila più indietro, entrambi emozionati.

Davanti agli studenti c’era la fila delle autorità, da cui si alzò Kingsley.

Salì sul palcò e dopo un applauso si mise a parlare.

“Professori, studenti, comunità magica. Siamo qui oggi riuniti a celebrare la fine di un’avventura e l’inizio di qualcosa di nuovo. La classe che oggi si diploma è piena di talenti, di ragazzi e ragazze che hanno dato a loro modo un grande contributo alla comunità magica. Hogwarts è da sempre la casa di tanti giovani, che all’interno di questo castello rinforzano non solo la loro formazione magica, ma anche il loro carattere e la loro personalità. Come Primo Ministro dopo la Seconda Guerra Magica sono fiero di partecipare oggi a questa cerimonia e sono altrettanto fiero di poter stringere la mano a queste giovani menti.” Kingley venne applaudito a lungo. I fotografi fecero scattare le loro macchine fotografiche.

Fu il turno della professoressa McGrannit.

“Grazie Ministro. In veste di Preside è mio il compito raccontarvi nello specifico qualcosa di questi ragazzi. E’ una classe particolare, con molti studenti più grandi, che a causa del flagello della guerra non ha potuto frequentare la scuola. E’ un gruppo di ragazzi acuti e un po’ scapestrati, fatto di persone troppo conosciute per la loro giovane età e che portano ancora sul corpo e nel cuore i segni della battaglia. Questi sono giovani che nonostante tutto sono tornati a terminare la loro istruzione. Ci sono studenti che hanno combattuto contro delle idee sbagliate subendo gli attacchi di professori violenti. Sono molto fiera di voi e con me lo è tutto il corpo insegnanti. Voi siete il futuro del nostro mondo, un futuro che vedendo i buoni sentimenti che vi animano è roseo. Non dimenticatevi nulla di quello che avete visto e appreso qui a Hogwarts, perché Hogwarts non si dimenticherà mai di voi.”

Un altro applauso.

“Detto questo invito sul palco uno degli studenti che ha creato più problemi in assoluto qui ad Hogwarts: una testa calda, un insofferente alle regole ma anche una persona dotata di un grandissimo cuore. Harry Potter.”

Mi voltai verso Harry, seduto qualche fila dietro di me.

Si alzò in piedi e l’applauso che scaturì dalla folla quasi lo spaventò. Dai Grifondoro partirono degli urli da stadio, alcune persone si alzarono in piedi.

Il Prescelto salì lentamente le scalette e appoggiò un foglio stropicciato sul leggio, schiarendosi più volte la voce.

“G-grazie.” Disse facendo timidi cenni per invitare le persone a sedersi. “I-io non so proprio cosa dire. A-avevo scritto un discorso ma direi che è meglio che dica quello che penso adesso. Io odio i discorsi.” Confessò provocando alcune risate e un altro breve applauso. “Nonostante tutto è un onore e un piacere poter parlare oggi davanti a tante persone. Ho uno scopo: quello di far arrivare un messaggio a più persone possibili e questa è un’ottima occasione per farlo. La guerra è finita.” Fece una pausa e il pubblico trattenne il respiro.

“Sembra una cosa ovvia, ma non lo è. In tante persone l’odio è ancora presente e non parlo putroppo solo dei Mangiamorte, che per me in questo momento sono il problema minore. Parlo della gente comune, di coloro che hanno visto cadere i loro cari sotto il peso delle armi e nonostante tutto provano ancora odio verso gli altri. E’ stato l’odio a dividerci. E’ arrivato il tempo per amare. E’ stato l’amore a salvarmi tanti anni fa. E’ stato l’amore a farmi arrivare vivo fino al diploma.” Fece un sorriso così bello da illuminare l’intero parco. Era un sorriso caldo e pieno di vita.

“Detto questo torniamo al presente: Hogwarts è la mia casa, per questo non la abbandonerò mai e le sarò per sempre fedele. Qui ho incontrato i miei migliori amici e tante persone con cui ho condiviso momenti bellissimi. Porto ognuno di voi nel cuore. Come ha detto bene la nostra Preside, non sono mai stato un amante delle regole e nemmeno uno studente modello, però posso dire con certezza che Hogwarts è stata per me una palestra di vita. Grazie a tutti.” Harry tacque e l’ennesimo applauso scoppiò tra la folla. Lui abbassò lo sguardo intimidito e aspettò che il pubblico si calmasse spontaneamente.

“Ora invito sul palco Ronald Weasley.” Disse con tono impostato, notai che stava leggendo per la prima volta dal suo foglietto. “Che effettuerà il rito dell’accensione del Braciere.” Ron si alzò tra gli applausi e raggiunse Harry, che lo abbracciò e si avvicinò per l’ultima volta al microfono. “Questo perché Weasley è il nostro re.” disse.

Tutti risero, qualcuno fischiò. Harry scese soddisfatto dal palco e tornò a sedersi.

Anche Ron aveva degli appunti. Li guardò mentre il pubblico era concentrato su Hagrid, che stava portando un grande contenitore di ferro riccamente decorato. Sembrava un pensatoio per giganti. Non vidi cosa c’era al suo interno, ma da come Hagrid si asciugò la fronte, doveva pieno di qualcosa di molto pesante. Oltre a quello fu sistemato sul palco una sorta di portacandele con quattro lumi con i colori delle quattro case.

“Io Ronald Bilius Weasley accenderò il Braciere simbolo della conoscenza che questa scuola ha fatto nascere in me durante questi anni. Il fuoco si spegnerà, la cera si consumerà, ma io rimarrò fedele ai principi che Hogwarts ha profuso in me.” Ron si avvicinò tremante al Braciere e con un colpo di bacchetta lo accese. La fiamma che ne scaturì era azzurrina e il fumo che liberò disegnò figure leggiadre nell’aria.

“Prometto davanti a voi e a questo fuoco di mantenere viva nel mio cuore la fiamma della conoscenza per sempre.” Disse con una voce profonda, da uomo.

Notai una nuova espressione sul suo volto, forse una nuova consapevolezza, forse la prima traccia di una maturità che per tanto tempo gli era mancata.

“Neville Paciock.”
Sentendo il suo nome Neville si alzò da poche file dietro di me e raggiunse Ron sul palco.

“Tu, rappresentante della casa di Godric Grifondoro, ricevi questa candela simbolo della conoscenza. Abbine cura.” Neville prese la candela dalle mani di Ron tremando e la accese con la fiamma del Braciere e la risistemò nel porta candele.

“Per Godric Grifondoro.” Disse stringendo la mano a Ron.

Fecero la stessa cosa una rappresentante dei Corvonero e uno di Tassorosso.

“Draco Malfoy.”

Quel nome fece sospirare molte persone, tutti si voltarono verso Draco, che si alzò e rigidamente raggiunse il palco.

“Tu.” Disse Ron con veemenza. “Rappresentante della casa di Salazar Serpeverde, ricevi questa candela simbolo della conoscenza. Abbine cura.”

Draco fece lo stesso gesto di Neville con la sua solita eleganza, poi porse la mano a Ron.

“Per Salazar Serpeverde.”

Vidi i loro sguardi incrociarsi un secondo. La folla rimase in silenzio, poi qualcuno iniziò ad applaudire e tutti lo seguirono. Ron e Draco lasciarono il palco insieme.

Kingsley, la professoressa McGrannit e gli altri professori guargnarono il palco e iniziarono a chiamare gli studenti in ordine alfabetico.

“Aberley, Devon” un ragazzo si alzò dalle prime file. La professoressa Sprite gli consegnò una pergamena e gli altri professori gli strinsero le mani. Il ragazzo si avvicinò alla candela di Tassorosso e vi accese la candela appena consegnatagli da Bill, che chiudeva la fila delle autorità.

I nomi scorrevano, tra poco sarebbe arrivato il mio momento.

 

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Capitolo 36
*** 36. La Vita Dopo ***


Nota dell’autrice: manca solo l’epilogo. Questo è l’ultimo capitolo numerato di The Life After. E mi dispiace un sacco!! Lascio i ringraziamenti ufficiali per il “very end”. Vi dico solo che ho in cantiere due progetti che spero voi seguiate: la continuazione di questa FF (titolo e trama ancora in fase di ideazione) e The afterlife, cioè la storia POV Draco. Ho deciso di far partire i progetti contemporaneamente, mi prenderò comunque qualche giorno per pensare bene a tutto, non voglio venir meno alla promessa di aggiornare le mie FF quasi quotidianamente. Vi lascio al capitolo.

Commentate numerosi!!

Stay tuned!  

Ah, il capitolo è stato scritto di getto. Magari ci sarà qualche errore di battitura, perdonatemi.


36. La vita dopo

 

“Granger, Hermione”

mi alzai e mi avvicinai al palco cercando di dimenticare tutte le persone che mi stavano guardando. Ricevetti una pergamena e molte strette di mano. Quando fu il turno di quella con Kingley i fotografi scattarono molte foto accecandomi. Presi la mia candela dalle mani di Bill e la accesi. Il pubblico applaudì, con la coda dell’occhio vidi Hagrid soffiarsi il naso in uno dei suoi fazzoletti giganti a pallini e sorrisi.

Quando anche Blaise ebbe ricevuto il suo diploma e la sua candela la professoressa McGrannit rimase sola sul palco.

“Ora che finalmente avete ricevuto i vostri diplomi chiuderà la cerimonia una delle studentesse più preparate e brillanti che Hogwarts ha avuto l’onore di ospitare. Hermione Granger.”

Bill mi si avvicinò e prese in consegna il mio diploma e la candela e mi accompagnò sul palco. Gli applausi fecero aumentare i battiti del mio cuore a dismisura.

Uno, due, tre scalini. Ad ogni passo un respiro.

Quando il parco ritornò silenzioso chiusi gli occhi un secondo, allontanandomi da tutto e da tutti.

“Grazie mille Professoressa McGrannit.” Debuttai cercando di tenere la voce ferma, nonostante tutti fossero rivolti verso di me. “Questo è un giorno speciale per noi, un giorno che segna il nostro passaggio ufficiale alla vita adulta. Sono molto felice che dopo tanti anni i miei genitori possano vedere Hogwarts. Ci si può impegnare molto, cercare di descrivere ogni minimo dettaglio di questa scuola, ma è davvero impossibile renderle onore solo con le parole. Hogwarts è più di un castello, più di una scuola, più di una casa. Hogwarts è un pezzo della nostra vita, una parte di noi che nasce e cresce in fretta, che non ci abbandona mai, nonostante la distanza, nonostante a volte si abbia solo voglia di scappare da queste mura.Quando il giorno del mio undicesimo compleanno la nostra Preside è venuta a trovare me e la mia famiglia e a spiegaci che ero una strega, non pensavo a come la mia vita sarebbe cambiata. Ero incredula. La cosa che mi colpì di più fu la reazione dei miei genitori. Entrambi credettero subito alle parole della professoressa e mi dissero che sapevano che ero speciale. Ero una bambina molto curiosa e studiosa, sapevo così tante cose che difficilmente qualcuno riusciva a sorprendermi. Ma quando quella strana donna si trasformò davanti ai miei occhi in un gatto, dovetti capitolare. I miei genitori erano dei dentisti, io una strega.”

“Arrivai ad Hogwarts convinta di sapere già tutto. Avevo passato quasi un anno ad imparare a memoria i testi scolastici. E lentamente mi accorsi di non aver capito niente. Il mondo magico è qualcosa di più di un incantesimo o di una potente pozione. C’è voluto un Troll per farmi capire che c’era dell’altro al di là della pergamena e dei voti. C’erano degli amici da incontrare, dei luoghi da visitare, dei nemici da affrontare, un mondo al di fuori della biblioteca che troppo spesso era il mio rifugio. E così è stato: mi sono imbattuta nei miei due migliori amici e non li ho lasciati più andare. Hogwarts è diventato un luogo di incontro e di condivisione e quando la lasciavo ero sempre più triste. Ad Hogwarts i legami si rafforzano e si radicano in noi, tanto che a volte ci sembra di respirare tutti all’unisono, come se fossimo un unico grande essere. Un’anima sola. Per questo motivo non importa come ti chiami, di che colore è la tua pelle o da che famiglia provieni, in questo luogo troverai sempre qualcuno che ti tenda la mano e ti aiuti a superare le tue paure e le tue ansie. Mi piace sottolinerare che nonostante il mio nome sia apparso troppe volte su i giornali e la gente mi riconosca per strada, a Hogwarts vengo trattata come tutti gli altri. Perché non importa se sono quella del trio delle Meraviglie, se sbaglio, vengo punita lo stesso. Questa scuola mi ha insegnato a tenere i piedi per terra e a farmi sempre e comunque un esame di coscienza prima di imporre le mie decisioni.

Ci sono molti valori che la mia famiglia mi ha tramandato e che Hogwarts ha rafforzato. Sarebbe impossibile parlare ogni cosa, però tengo particolarmente a lasciarvi una riflessione su due di questi: il coraggio e l’amore.

A Hogwarts ho imparato che ci sono delle scelte che è necessario fare, senza le quali la nostra vita risulta incompleta. Purtroppo la strada giusta è spesso la più difficile. I miei professori mi hanno insegnato che se si tiene ad una cosa, se si vuole raggiungere un obbiettivo, bisogna sporcarsi le mani e lottare per la causa che ci sta a cuore, nonostante tante volte ci si ritrovi con le spalle al muro. E’ un monito che prima il Professor Silente e poi la professoressa McGrannit hanno inserito in ogni loro discorso: bisogna sapersi rialzare. Durante questi anni abbiamo dovuto assistere a delle tragedie che hanno segnato tutti. Nonostante tutto siamo qui. Nonostante io abbia visto morire tanti innocenti e alcune persone a me care, sono qui a raccontarlo. Il coraggio non è solo il combattere un nemico, il coraggio a volte è semplicemente uscire dal coro, esprimere il proprio pensiero a discapito della propria vita. Ci sono molti esempi tra le persone che vedo qui oggi presenti di questo tipo di coraggio, tutti possono voltarsi verso il vicino e ritrovare in lui quello che ho appena detto.

A questo mi ricollego per parlare dell’amore. L’amore è la prima cosa che si percepisce appena nati. E’ il calore dell’abbraccio di una mamma, è il suo canticchiare una ninna nanna per farci addormentare. Io penso che quando si parla d’amore, tutti diventiamo uguali, babbani e maghi. L’amore è una magia che tutti possiamo condividere. Ed è anche la magia più potente.

Ne ha parlato prima Harry. Chi meglio di lui può insegnarci che l’amore è un’arma potentissima e senza controindicazioni? L’amore protegge e cura le ferite, l’amore salva sempre la vita. Si, sempre, anche quando non ce ne rendiamo conto. Anche quando le persone che amiamo non ci sono più. Tante persone a me care hanno lasciato questa vita. Ma io oggi lo racconto con il sorriso, perché io so che in realtà loro sono qui e percepiscono tutto l’amore che i sopravvissuti provano per loro. Io li riesco a vedere. Vedo negli occhi di ragazzo con gli occhi verdi una madre e un padre fieri di lui. Vedo negli occhi di un altro ragazzo il sorriso di suo fratello, tanto simile che potrebbe essere il suo, che lo invita ad andare avanti, perché lui non lo abbandonerà mai. Vedo un uomo e una donna guardare il frutto del loro amore seduto in braccio alla nonna. Vedo tra i professori un vecchio dalla barba lunga che mi sorride e mi guarda con quei suoi occhi così azzurri e intensi.

Loro sono qui, perché l’amore ci rende immortali. Non dobbiamo mai negarci di amare. Dobbiamo amare sempre, anche se ci sembra di amare la persona sbagliata, anche se non veniamo ricambiati come vorremmo. Perché nonostante tutto quell’amore ci tornerà indietro prima o poi.

“Detto questo vi confesso che Hogwarts mi mancherà moltissimo. Mi mancheranno i suoi profumi e i suoi colori. I dodici alberi di natale in Sala Grande addobbati, i pomeriggi passati sotto la vecchia quercia a guardare il Lago Nero, le lezioni, anche quelle più noiose. Mi mancheranno la biblioteca e il campo da quiddich, le canzoni stonate di Pix e le continue sfide a duello dei quadri. Come ha detto la professoressa McGrannit, Hogwarts non si dimenticherà mai di noi, perché tutti noi abbiamo lasciato una traccia nel nostro passaggio in questa scuola.”

“Il mio messaggio che vorrei ricordaste è semplice. Non guardiamoci indietro con dolore e rimpianto. Non importa quanti errori abbiamo fatto e quanta sofferenza abbiamo patito. Se il nostro presente è come questa giornata di sole, chiara e senza nuvole, il nostro dolore si è trasformato in qualcosa di produttivo, in un qualcosa di bello. Grazie a tutti gli insegnanti, agli amici e ai compagni per questi anni. Hogwarts avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, perché Hogwarts mi ama, e io amo lei.”

Un applauso molto forte salì dal pubblico. Vidi molte persone commosse e non riuscì a trattenere una lacrima, che mi cadde sulla guancia silenziosamente.

 

La cerimonia si concluse con le foto di rito e l’invito al buffet.

Molte persone vennero a salutarmi, tra cui George Weasley, che mi strinse come mai aveva fatto.

“Grazie Hermione. Davvero. Io penso che lui sia felice di essere stato nominato anche oggi.” Mi disse con un tono serio in un orecchio, prima di riprendere la solita espressione sorridente.

Mi raggiunse anche Draco e i miei genitori ci fecero alcune foto, lasciandoci poi soli. Ci accomodammo su due delle sedie bianche davanti al palco.

“Complimenti. Hai detto delle cose molto belle.” Mi disse prima di baciarmi.

“Grazie.”

“Ci hai pensato allora?.”

Lo guardai. I suoi occhi grigi illuminati dal sole era un po’ più caldi del solito. Sorrisi.

“Partiamo Draco. Partiamo domani.”

“Sei sicura?”

“Si. Ne parlerò con i miei stasera stessa.” Dissi convinta.

“Ti amo.”

“Anche io Draco.”

Mi prese per mano e mi portò verso il grande tavolo pieno di cose da mangiare.

Nonostante fossi felice di stare in mezzo alla gente e con Draco, sentii il bisogno di allontanarmi da tutti. Presi del succo di zucca e mi diressi verso il lago.

Sedute sul prato c’erano due persone. Le uniche due persone con cui avevo voglia di condividere quel momento.

“Hey Herm. Anche tu in fuga dai fotografi? Siamo delle celebrità.” disse Ron prima di addentare un sandwich.

“Si.”

“Siediti qui con noi.” Disse Harry facendomi posto tra i due.

Rimanemmo tutti e tre in silenzio, a guardare il cielo sopra di noi.

“Il tuo discorso è stato bellissimo.” Si complimentò Harry.

“Grazie, anche il tuo. E tu Ron, per una volta sei sembrato un uomo.”

Tutti e tre ridemmo.

“Il trio delle Meraviglie.” Sussurrò Harry. “Non so perché ma è come se ci stessimo dicendo addio. Mi sento così.”

“Solito malinconico.” Commentò prontamente Ron sputacchiando il succo. “Ehi, amico. Non c’è bisogno di una scuola o di un mago oscuro per tenerci uniti. Vero Herm?”

“Già.” Risposi cercando un po’ di convinzione. Appoggiai il bicchiere a terra e li presi entrambi per mano.

“Otto anni. Ci pensate? Quante ne abbiamo passate insieme? Siete diventati due uomini. Sono così fiera di voi.”

“Parli come mia madre Herm.”

“Promettetemi che non cambierà niente. Promettetemi che non mi lascerete sola.” Dissi con le lacrime agli occhi.

“Promesso.” Risposero in coro, appoggiando le loro teste sulle mie spalle.

Il silenzio che venne dopo fu interrotto solo dai miei singhiozzi. Nonostante cercassi di essere positiva, sapevo che tutto sarebbe cambiato. Sapevo che stava per iniziare una lunga estate lontano da loro, una lunga estate senza il consueto ritorno ad Hogwarts.

“Sta iniziando davvero. Sta iniziando adesso.” Disse Harry voltandosi verso di noi. Mi vidi riflessa nei suoi occhi di smeraldo, così dolci da farmi tornare la voglia di piangere.

“Cosa?” chiese Ron.

“La nostra nuova vita. La vita dopo.”

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Capitolo 37
*** Epilogo ***


Nota dell’autrice: Vi ho fatto aspettare qualche giorno, mi dispiace. Ho avuto più di un imprevisto e non ho avuto tempo per scrivere questo breve epilogo, che come leggerete ha solo la funzione di ponte tra The Life After e The Life After – Summer’s Chronicles, cioè la sua continuazione. Per i ringraziamenti vi rinvio a fine capitolo. Io spero tanto che voi mi seguiate anche nei miei progetti futuri, ormai sono affezionata ai miei recensori.


 

Epilogo

 

“Sei sicura di aver preso sufficienti maglioni?” mi chiese mia madre sbirciando nella mia borsa di perline, che ad ogni suo movimento faceva un rumore sproporzionato rispetto alle sue dimensioni.

“Ho preso tutti quelli che avevo, non penso che partiremo per una spedizione per il Polo Nord.”

“Dovevamo andare a fare un po’ di shopping tesoro, se solo tu ti fermassi ancora qualche…”

“Ne abbiamo già parlato mamma.” La interruppi anzando lo sguardo dalla lunga lista di cose da portare. Lei mi guardò con un’espressione un po’ triste, poi si aprì in un mezzo sorriso.

“Ti sei diplomata solo ieri Hermione. Sei stata a casa solo una settimana dopo la fine della scuola. Sembra che ti dia fastidio stare qui con noi.”

Mi avvicinai a lei e la abbracciai.

“Io vi voglio bene mamma, ma ho davvero bisogno di staccare da tutto e da tutti. Si tratterà solo di qualche settimana, poi tornerò qui e non lascerò casa finchè non avrò capito come procedere.”

“Va bene, abbiamo già ripetuto questo discorso troppe volte in queste ore.” Commentò mio padre facendo capolino dalla porta semichiusa. “Draco è appena arrivato.”

“Scendiamo subito.”

Presi la borsa di perline che mi faceva da bagaglio e una gabbietta in cui stava appollaiata la mia nuova civetta e mi diressi verso la porta. Mia madre mi seguiva a un passo, guardandosi intorno furtiva.

“Che c’è?” chiesi infastidita dal suo comportamento bloccandomi a metà scala.

“Non ci oblivierai vero?” rispose con un filo di voce.

Mi voltai e vidi una lacrima rigarle la guancia.

“Mamma.” Sospirai. “Sarò in vacanza, una tranquilla vacanza con il mio ragazzo. Vi manderò Temperance appena saprò dove siamo diretti.”. dissi alzando il braccio per mostrarle la civetta, che tubò allegramente. “Non voglio che tu pianga, vado a divertirmi.”

“Va bene. Ma prendi anche questo.” Disse porgendomi un cellulare. “Io e tuo padre saremo più tranquilli.”

Presi il piccolo telefono e lo misi in tasca, accanto alla bacchetta.

Dal salotto provenivano le voci di papà e Draco, sembrava si stessero scambiando dei convenevoli.

“Eccomi.” Esclamai entrando. Draco si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.

“Hai preso tutto?”

“Si.”

“Direi che possiamo andare.” Disse prendendo la gabbietta di Temperance dalle mie mani e avvicinandosi alla porta.

I miei genitori si mossero simultaneamente, abbracciandomi a turno e sussurrandomi frasi come “stai attenta” “fatti sentire” “divertiti”.

Sorrisi e mi diressi verso l’uscita, mettendo la mano libera in quella di Draco.

 

“Dove stiamo andando?” gli chiesi quando eravamo ormai a metà del vialetto.

“Ti ricordi quel bel chalet sulle Alpi?” rispose con un sorriso. “Tieniti forte.”

 

 

 

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto questa storia. Siete davvero in tanti. In particolare ringrazio le persone che hanno recensito i capitoli capitoli, e in particolare (mi sto ripetendo allo sfinimento, non importa) le persone a cui ho anche dedicato dei capitoli, perché come ho scritto nelle risposte alle loro recensioni, mi hanno motivata moltissimo. Voglio inoltre dire grazie a Patrick, che nonostante tutto mi appoggia anche nelle idee più stravaganti.

E ringrazio anche te, non c’è bisogno che ti nomini. Mi mancherai tanto. 


 

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