Dispersi tra i ghiacci

di H o l l y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Dispersi tra i Ghiacci
 
Capitolo uno
La neve fresca e morbida scorreva dolcemente sotto lo snowboard.
Hinata sentiva il vento freddo di Dicembre soffiarle tra i capelli, sul collo e attraverso i vestiti, facendola rabbrividire.
L’aria gelida le frustava il viso, arrossandole le guance.
Rallentò, osservando sua sorella Hanabi scivolare con grazia sulla neve fresca, come se nella vita non avesse fatto altro che quello.
-Coraggio Hinata! Vediamo se riesci a battermi!- le gridò la ragazzina, accelerando la velocità della discesa.
Hinata le sorrise tristemente, ben sapendo che ciò non sarebbe mai stato possibile. Era già un miracolo se riusciva a tenersi in equilibrio sulla tavola, senza finire con la faccia tra i ghiacci!
Un cumulo di neve apparve improvvisamente nel suo capo visivo. Andava troppo velocemente, non sarebbe mai riuscita a evitarlo… non poteva fare altro che superarlo.
-Triplo salto mortaleee!- Hanabi, davanti a lei, oltrepassò un dosso simile eseguendo un salto perfetto.
Hinata rallentò un poco, puntò i piedi e piegò le ginocchia, calcolando l’asse del salto.
Raggiunta la sommità della duna, spiccò un piccolo salto.
Non fece in tempo a sentirsi sollevata per la riuscita della propria impresa, che si ritrovò con la faccia tra la neve gelida e bagnata.
Al momento dell’atterraggio, infatti, aveva perso il controllo dello snowboard, e con esso anche l’equilibrio.
-Sempre la solita… Cugina, non ti smentisci proprio mai- la apostrofò una gelida, familiare voce.
Tossendo e scrollando i lunghi capelli corvini, la giovane si mise faticosamente a sedere.
Suo cugino, Neji Hyuga, la fissava sprezzante. Hinata poteva facilmente immaginare che le avesse raggiunte dopo l’ennesima delle sue discese impeccabili.
-M-mi d-dispiace… De-devo aver calcolato m-male la lunghezza del s-alto…- balbettò, mentre le guance s’imporporavano sempre più.
-Non è questo il punto- Neji la riprese severamente –ogni anno è la stessa storia. Per quanto ti sforzi, durante le altre stagioni, dimentichi completamente la tecnica; persino le cose più semplici, fondamentali! Sembra quasi che sia la prima volta che vedi la neve…-.
Hinata abbassò lo sguardo, afflitta, vergognandosi di essere così incapace… persino Hanabi, che aveva cinque anni meno di lei, riusciva a superarla.
Tentò invano, di rialzarsi, ma con entrambi i piedi saldamente legati allo snowboard, era un’impresa davvero ardua: più faceva leva sulle ginocchia, più scivolava lungo il pendio.
Sentii qualcuno frenare bruscamente alle sue spalle, una risata famigliare la fece voltare.
-Oh, Hina! Sempre con il sedere per terra, eh? Ti piace proprio stare bagnata!- Ridendo Kiba la afferrò per i fianchi e la aiutò ad alzarsi, facendola arrossire di nuovo.
Kiba Inuzuka era il suo migliore amico praticamente da sempre, si conoscevano da quando erano bambini (questo era il principale motivo per cui gli era permesso seguire gli Hyuga nelle loro frequenti vacanze) tuttavia non riusciva a fare a meno di diventare rossa a ogni minimo contatto con lui.
Neji sbuffò irritato, e mormorò qualcosa che assomigliava moltissimo ad un: “Incapace che non sei altro”.
Kiba lo fulminò con lo sguardo: non aveva mai sopportato quel altezzoso ragazzo.
Hanabi cominciò a lagnarsi, nel tentativo di convincerli a riprendere la corsa.
-Tutto ok Hinata? Ti sei fatta male?- Kiba assunse la sua migliore aria da “fratello-maggiore-iperprotettivo”. La ragazza annuì abbattuta.
-Sai che dovremmo fare?- Kiba sfoderò un sorriso sfavillante –iscriverci a un corso collettivo di snowboard! Perfezioneremmo la tecnica, e conosceremmo gente nuova!-.
La ragazza ci pensò per un attimo e tornò a sorridere, era davvero un’ottima idea!
 
 
 
 
-Grazie mille, e arrivederci!-
Ino Yamanaka usciva in quel momento dal più costoso negozio di attrezzature sportive della valle, carica di pacchi.
Sakura Haruno arrancava al suo fianco, sbuffando sotto il peso dei recenti acquisti dell’amica.
-Fantastico! Ora mi sento DAVVERO bene. Ci voleva proprio un po’ di shopping!- Ino era al settimo cielo, nulla la faceva sentire bene come acquistare capi costosi.
E poco importava se non li avesse mai messi.
-Abbiamo finito finalmente? Hai tutto il necessario!- piagnucolò Sakura –ora possiamo andare sulle piste? Ti prego!-.
La ragazza aveva ogni diritto di lamentarsi, infatti aveva lungamente litigato con i genitori per ottenere il permesso di partire per una settimana bianca, sola con la propria amica… ma finora, quella settimana, di bianco aveva avuto ben poco!
Da quando erano arrivate Sakura non aveva ancora visto un singolo fiocco di neve, poiché Ino non aveva fatto altro che trasportarla in giro per negozi alla ricerca del “completo da snowboard perfetto”.
Solo Ino Yamanaka era capace di partire per una settimana bianca senza un completo per l’inverno!
-Piste?! Sei impazzita per caso?- Ino era sconvolta.
-Ma è per questo, che siamo venute!- Sakura cominciava davvero a scocciarsi. Posò i pesanti acquisti per terra, e fissò i grandi occhi azzurri dell’amica.
-Non vorrai passare la settimana chiusa nella camera d’albergo?- chiese irritata.
-Perché no? Il cameriere è così carino!- rispose distrattamente la biondina, dopodiché indicò i pacchi ai piedi di Sakura –ti conviene raccoglierli sai, sono di Chanel-.
Sakura sorrise malignamente –lo farò solo se mi prometti che li userai. Oggi stesso, mentre collaudi il tuo nuovo snowboard firmato!-.
Scioccata, Ino abbassò lo sguardo sulle proprie braccia: erano così cariche di pacchi, che neanche se ne avesse possedute quattro sarebbe riuscita a raccogliere quelli che Sakura aveva appena gettato a terra.
Non poté fare altro che accettare quello spregevole ricatto.
 
 
 
 
-YYAAAUUUUH!!!!- Il grido di giubilo di Naruto Uzumaki si udì distintamente fino a fondo valle.
E probabilmente aveva provocato un paio di valanghe.
Il ragazzo scendeva a una velocità terrificante il crinale della montagna, i biondi capelli sferzati dal vento gelido. La tavola da snowboard produceva un suono ovattato, mentre scorreva sulla neve fresca.
-Naruto! Pezzo d’idiota, rallenta!- Sasuke Uchiha strinse i denti, frustrato, mentre lo seguiva nella sua spericolata impresa.
Se si fosse schiantato (contro un albero per esempio) sarebbe sicuramente finito all’altro mondo.
Non che la cosa lo preoccupasse particolarmente, intendiamoci.
Tuttavia il pensiero di doverne raccogliere i resti martoriati, bastava a fargli sperare che ciò non accadesse.
-Haha! Che c’è Uchiha? Ti spiace forse mangiare la polvere?!- la provocazione gli giunse alle orecchie trasportata dal vento sferzante.
Sasuke digrignò i denti, irritato. Quel emerito idiota l’avrebbe pagata.
E l’avrebbe pagata cara.
Sprezzante del gelido vento invernale che gli frustava il viso latteo, inarcò le ginocchia, facendo maggior presa sulla tavola: la velocità che toccò sfiorava l’inimmaginabile.
In pochi attimi raggiunse il compagno; una, due curve e l’aveva superato.
Le iridi azzurre di Naruto si spalancarono sorprese, mentre, superandolo, Sasuke gli faceva “ciao ciao” con la mano.
Ma se l’Uchiha credeva di aver vinto si sbagliava di grosso.
Naruto Uzumaki non avrebbe mai accettato di perdere; specialmente contro uno che aveva messo piede, per la prima volta, su uno snowboard appena tre giorni prima!
Nonostante mancassero appena pochi metri alla fine della pista, Naruto non calcolò minimamente il breve tratto di neve che rimaneva per la discesa, troppo preso dalla sua vendetta contro il moro.
Scalò il primo dosso che trovò, ed eseguendo (bisogna ammetterlo) un salto davvero spettacolare, atterrò davanti ad uno sconvolto Sasuke.
-NARUTO!- Più che sconvolto! Terrorizzato.
-HAHA! HO VINTOOO! Ho battuto il grande Sasuke Uchiha!!!!- Naruto esultava, euforico.
Si voltò, cercando lo sconfitto con lo sguardo. Sasuke gesticolava in modo incomprensibile, indicando presumibilmente qualcosa davanti a lui.
Naruto non se ne curò, era chiaro che cercasse solamente di distrarlo dalla felicità per la sua vittoria.
-Davanti a te!- perché Sasuke insisteva tanto?
Naruto volse lo sguardo: davanti a se non c’era ASSOLUTAMENTE null…
Si sbagliava.
Qualcosa c’era.
Qualcosa di grande, enorme, e di arancione.
Qualcosa che sventolava leggermente con il vento freddo.
Qualcosa di quadrato, sostenuto da sottili paletti di legno.
Qualcosa di un materiale che sembrava ruvida tela impermeabile.
Qualcosa su cui era scritto: “Vacanze Folgaria, un altopiano di divertimento”.
Qualcosa come… un cartellone pubblicitario!
E Naruto se ne accorse, quando era solo a pochi passi da esso. In procinto di schiantarcisi contro.
Sasuke frenò bruscamente la propria impeccabile discesa, disturbato da qualcosa.
E quel qualcosa era un groviglio di neve, tela arancione, invernale tuta del medesimo colore, e sottili capelli biondi.
Il mostro emetteva brontolii e gemiti indistinti, piagnucolando qualcosa come –Uchiha fammi uscire! Tanto… coff coff… tanto lo SO che sei… ecciù! Che sei li fuori!-.
Sasuke ghignò, soddisfatto della propria vendetta.
Lui l’aveva detto, che gliel’avrebbe fatta pagare.
Indisturbato riprese la propria corsa verso la meta.
 
 
 
 
Shikamaru Nara se ne stava tranquillamente sdraiato su una gelida panchina ai margini della pista.
L’unica cosa che sentiva era il vento soffiargli nelle orecchie.
L’unica cosa che vedeva era il placido migrare delle nuvole sopra di lui.
Nulla poteva disturbare la sua quiete, la sua pace interiore.
Il freddo pungente sulla faccia era un po’ fastidioso, questo doveva ammetterlo… ma l’idea di alzarsi ed infilarsi una sciarpa lo disarmava.
Quando i suoi due amici, Naruto e Sasuke, l’avevano obbligato a seguirli in quella folle avventura, una vacanza in un piccolo paesino sperduto tra i monti, si era sentito male.
Già si immaginava a dover scarpinare tra le alpi, sotto una tormenta, alla ricerca di una qualche baita solitaria… invece doveva proprio ammettere che quella vacanza non era male.
L’albergo era caldo e accogliente, Naruto e Sasuke non facevano altro che cavalcare la neve come degli indemoniati (perciò non si curavano troppo di lui), e lui passava le proprie giornate disteso a fare niente. Nulla. Nada.
Meglio di così non poteva andare.
Shikamaru sospirò soddisfatto.
-Che COSA?!- Un grido acuto disturbò la sua serenità. A giudicare dagli ottavi raggiunti doveva essere la voce di una ragazza.
-Senti Sakura, non è colpa mia. Sai quanta gente c’è, al mondo, che non sa andare sullo snowbaorde…-. Una seconda voce, anch’essa femminile, sembrava annoiata.
-Snowboard, Ino… SNOWBOARD!- Decisamente troppo acuta, per i suoi gusti.
-E’ uguale-.
Shikamaru aveva una mezza idea di alzarsi e cacciare quelle fastidiose ragazzine.
-Ma avrai speso miliardi in quel negozio, per procurarti l’attrezzatura migliore… come minimo devi essere una campionessa!-.
No, decisamente troppo sfiancante, muovere anche solo un muscolo.
-Quale parte, del concetto “non ho mai usato uno shnowbarde in tutta la mia vita, e mai lo farò” non comprendi?- Fece la seconda voce, in tono di vellutata minaccia.
Dei passi risuonarono, pericolosamente vicini al giovane.
-Sakura… litigare con te è così noioso…-.
Su quello, il ragazzo non aveva assolutamente NIENTE da ridire.
Ad un tratto nel suo campo visivo, prima occupato esclusivamente dal limpido cielo azzurro, apparve un volto.
Una ragazza dai capelli cosi biondi, che quasi si confondevano con il suo incarnato cereo, le guance rosee a causa del freddo pungente.
Morbide labbra rosse, sottolineate da un filo di lucidalabbra.
Incastonati in quel viso da fata delle nevi, vi erano due occhi blu, splendenti come zaffiri.
I suoi capelli erano così lunghi che quasi solleticavano il viso di Shikamaru, mentre la ragazza, leggermente china su di lui, chiedeva: -Potresti levarti, gentilmente?!-.
Certamente il suo tono non era delicato ed elegante quanto il suo aspetto.
Decisamente seccato, Shikamaru si sollevò sui gomiti, riconoscendo la seconda, noiosa voce che lo aveva strappato alla sua pace.
-Ma che vuoi, di grazia?- chiese, con grande sforzo.
-Sedermi su questa panchina! Sono stanca che ti credi?!-.
Con tutta la delicatezza che possedeva chiese allora –Ma forse non vedi, che è occupata?-.
Probabilmente quel blu così innaturale le ostruiva la vista.
-Senti un po’ bello, questo è suolo pubblico, io sono una signorina e tu un gran cafone, steso qui da chissà quante ore. Quindi, fa un opera buona e LEVATI DAI PIEDI, CHE NON E’ ARIA!- Ino era veramente furiosa.
Sakura si avvicinò correndo alla propria amica, nel tentativo di fermarla dal fare a botte con un perfetto sconosciuto. Quando faceva così, Ino era pericolosa.
-Ragazzina levati di mezzo!- gridò una voce trasportata dal vento.
Sakura scattò in avanti verso l’amica, ma all’improvviso qualcosa la travolse.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice…
Salve a tutti! Questa è la mia prima fan fiction, e sono fermamente convinta che sia un’emerita schifezza.
Non riesco ancora a capacitarmi di aver trovato il coraggio di pubblicarla….
Comunque, la dedico alle mie folli vacanze natalizie, evidentemente l’aria di montagna mi ha fatto male.
Ringrazio moltissimo chiunque si sia dato la pena di leggerla.
Naturalmente mi farebbe davvero piacere se riusciste a farmi sapere che ne pensate…così, tanto per dirmi di cambiare mestiere!
Ciao ciao!

Holly 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


 
Capitolo due
-Ragazzina levati di mezzo!- gridò Sasuke in direzione di una strana tipa dai capelli rosa. La ragazza si trovava esattamente sulla sua traiettoria di corsa.
La giovane non sembrava intenzionata ad ascoltarlo, così Sasuke fu obbligato a modificare la parabola della curva perfetta che stava eseguendo.
Tutto accadde in un attimo, con uno scatto fulmineo ella era nuovamente di fronte a lui, così vicina da non lasciargli spazio di manovra.
Come un tornado, la travolse in pieno.
Mezzo secondo dopo Sasuke si ritrovò disteso sulla neve gelata, specchiandosi in due pozzi verdi, che solo dopo qualche secondo riconobbe come gli occhi della ragazza.
I loro visi erano a un palmo di distanza, la ragazza sembrava folgorata.
Sasuke si rialzò più in fretta che poté, considerato l’impedimento costituito dallo snowboard, sbuffando.
-Fa attenzione a dove cammini- le disse bruscamente, tendendole sgarbatamente una mano per aiutarla ad alzarsi.
La ragazza lo fissava a bocca aperta, gli occhi verdissimi spalancati, i corti capelli pieni di neve.
“ Fantastico” pensò Sasuke “un’altra mentecatta priva della facoltà di parola”.
L’espressione inebetita della ragazza mutò a una velocità incredibile, dallo stupore passo alla rabbia, tanto velocemente che Sasuke temette di aver parlato ad alta voce.
-Attenzione a dove vai?!- gli fece il falsetto lei -ma se mi hai investita come una valanga! Sei tu che dovresti fare attenzione!-.
Sasuke era davvero sorpreso, mai si sarebbe aspettato una tale forza d’animo da quella piccoletta.
-Avresti potuto farmi del male!- continuò imperterrita.
-Ti sei fatta male?- chiese, mezzo annoiato, mezzo scettico.
-No, ma…-
Sasuke la interruppe bruscamente –allora non vedo quale sia il problema- poi si rivolse a Shikamaru, ancora tranquillamente seduto sulla panchina, intimandogli di seguirlo a cercare Naruto, quindi ritornare in hotel.
-Ah, e un'altra cosa- Sasuke, rivolgendosi nuovamente a Sakura, indicò un manifesto appeso alla ringhiera vicina –dovresti proprio iscriverti, sai? Hai allacciato gli scarponi al contrario-.
Con un ghigno soddisfatto se ne andò, trascinandosi dietro uno sbadigliante Shikamaru.
Frustrata dal comportamento di quello strano ragazzo, Sakura lanciò un’occhiata all’annuncio in questione.
-Corsi collettivi di snowboard???-.
 
 
 
 
Naruto scendeva in quel momento dalla pista: seccato, congelato e bagnato fino al midollo.
Finalmente libero dalla soffocante stretta della ruvida tela arancione, trascinava lo snowboard sbuffando. Nella caduta, infatti, aveva strappato i lacci che glielo legavano ai piedi.
S’irritò ancora di più ricordandosi improvvisamente che la tavola era a noleggio.
Masticando insulti e progettando una terribile vendetta contro Sasuke, si fermò slittando di fronte all’entrata del negozio d’attrezzature sportive.
Sogghignò, decidendo che Sasuke avrebbe cominciato a scontare la sua pena pagando i danni.
Entrando un piacevole tepore lo avvolse da capo a piedi. Si tolse dal volto la mascherina semi congelata.
Cercò la commessa con lo sguardo, una ragazzetta mora con due buffe crocchie sulla testa, ma si accorse che era impegnata a servire altri clienti.
Scrollandosi la neve dai capelli, e inzuppando la moquette, si accinse ad attendere tranquillamente il proprio turno.
Dico “si accinse”, giacché ditranquillo quell’attesa non ebbe poi molto.
Lasciandosi cadere malamente su una sedia, infatti, Naruto urtò per sbaglio una lunga serie di tavole da neve, accuratamente allineate tra loro.
Le tavole si urtarono l’una con l’altra, cadendo in successione come tessere di domino.
Un gemito si levò dal fondo della stanza.
-Oooooops- fu il suo unico commento.
 
 
 
 
-Signorina? Si sbriga a portarmi quegli scarponi?-.
Tenten sfoderò il suo migliore, falsissimo sorriso; quindi si affrettò a servire il maleducato cliente.
“Finirà questo strazio, prima o poi finirà!” ripensò disperatamente all’orribile mattinata passata.
Tenten, figlia del proprietario del negozio d’impianti sportivi, passava le giornate relegata in quel buco di bottega lavorando come commessa.
Odiava il suo lavoro, che le impediva di uscire alla gelida aria invernale e sfogarsi sulle piste da sci.
Quel giorno poi, era stato particolarmente stressante. Suo padre era dovuto assentarsi tutta la mattina per sbrigare “pratiche burocratiche”, e aveva lasciato il negozio nelle sue giovani mani.
Non che fosse una ragazza irresponsabile, anzi! Ma come i clienti la vedevano dietro al bancone (essendo una giovinetta priva della supervisione paterna), si sentivano autorizzati a trattarla come una schiavetta.
-Ragazzina, gli scii nuovi!-.
-Hei tu! Questo snowboard non va bene-.
-Commessa, sbrigati a portarci quelle giacche!-. Sbraitavano sgarbatamente.
Tenten si sentiva vicina a Cenerentola, come mai nella sua vita.
Arrampicandosi con l’abilità di un ragno sull’alto scaffale dove erano riposti i caschi da sci, canticchiava per tirarsi su di morale:
Cenerella, Cenerella...
Sempre in moto, Cenerella!
Su in soffitta, giù in cucina…”
Ridacchiò, rendendosi conto di quanto doveva essere buffa, scalando scaffali e cantando come Cenerentola.
-Ehi, Bella Addormentata nel Bosco! Avremmo bisogno di aiuto-. Una voce attirò l’attenzione della ragazza, che con un agile balzo piombò ai piedi dello scaffale.
La voce apparteneva a un ragazzo che, a giudicare dai vestiti innevati, era reduce da una mattinata sui campi sciistici. I lunghi capelli castani sgocciolavano sulla moquette rossa.
Con lui vi era una brunetta graziosa che doveva avere sì e no l’età di Tenten, una ragazzina minuscola che stringeva al fianco uno snowboard alto il doppio di lei, e un giovane con i mossi capelli castani scompigliati dal vento freddo.
-Cenerentola- precisò freddamente la giovane commessa.
“L’ennesimo spocchioso ragazzo ricco che non conosce nemmeno la differenza tra Cenerentola e la Bella Addormentata nel Bosco!” fu il suo reale pensiero.
-Comunque sia- il ragazzo liquidò la faccenda con un gesto della mano, come se stesse scacciando una mosca fastidiosa –desidero acquistare quattro nuovi ski-pass -.
Le tessere a punti che garantivano l’accesso agli impianti sciistici.
-Mi fornisce nome e carta d’identità?- chiese Tenten, mettendo da parte l’irritazione e gettandosi a pesce nel suo ruolo d’impiegata.
Con la coda dell’occhio notò la ragazza dai capelli corvini appoggiarsi delicatamente alla parete fondamentale; proprio accanto ad una lunga serie di tavole da neve da lei accuratamente disposte le une accanto alle altre.
Pregò il cielo che non le urtasse. Aveva impiegato ore a sistemarle!
Il giovane, che in quel momento le stava educatamente porgendo i propri documenti, seguì la direzione del suo sguardo.
Tenten provò un improvviso moto di gratitudine verso quel ragazzo, quando lo sentii dire –Hinata per l’amor del cielo, vedi di non fare danni-.
Le ultime parole famose.
Con un fragore assordante le tavole caddero in successione, sommergendo la piccola ragazza che era semplicemente vittima della inettitudine di Naruto.
 
 
 
 
-Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!-.
Kiba decise di odiare quell’irritante biondino che da dieci minuti buoni non faceva che scusarsi, mentre aiutava la sua amica a emergere dalla sua prigionia.
Prigionia di cui lui era la causa.
Hanabi ridacchiava, con la piccola mano bianca a coprire le labbra. Neji li fissava gelido.
-Potresti sforzarti di fare attenzione a dove metti le mani?!- ringhiò Kiba –Avresti potuto romperle qualcosa!-.
-Su su… Kiba, non e-esagerare… non m-mi sono fatta n-nulla…- mormorò Hinata mentre, tossendo, riemergeva dal cumulo di tavole.
Il ragazzo sospirò, conosceva fin troppo bene la sua amica.
Delicata com’era, gli sarebbe toccato portarla a fare un paio di lastre, per accertarsi che stesse davvero bene.
Hinata era sempre stata così: quando si faceva male non si lamentava mai, tanto meno ne faceva una colpa a qualcuno. A quel biondino dei suoi stivali era andata davvero bene, ad aver investito una ragazza dolce come lei.
Per di più lui sembrava starle simpatico, poiché da due minuti la ragazza non faceva che rassettarsi i pantaloni bianchi e balbettare scuse a vanvera.
E perché diavolo Hinata continuava ad arrossire?!
Kiba sbuffò, quel ragazzo gli stava sempre meno simpatico.
La giovane commessa giunse come un tornado, e quando notò il casino che avevano (che NARUTO aveva) combinato, quasi scoppiò a piangere dal nervoso.
Tenten ingoiò un paio d’insulti e minacce di morte –Ma come… cosa… chi, CHI?!- riuscì solo a balbettare mentre la rabbia montava dentro di lei.
Lo sconosciuto sbiancò notando la faccia irata della commessa.
-M-mi dispiace m-m-moltissimo… è…è ovvio c-che rimetterò t-tutto in ordine per-personalmente…- balbettò spaventato.
“Perfetto!” pensò Kiba felice “così sarà troppo occupato a lavorare per nuocere ad altri, e noi potremmo finalmente andarcene e…” ma i suoi pensieri furono bruscamente interrotti da una fioca vocina al suo fianco.
Arrossendo sempre più Hinata sussurrò –Ti aiuteremo anche… anche n-noi. Io… io m-mi sento in col-colpa per ciò che è… che è successo…-.
Ma cosa aveva quella ragazza? Perché insisteva nell’aiutare un perfetto sconosciuto che, tra l’altro, aveva anche attentato alla sua vita?
-Cosa?! No, no, no e NO! Mi rifiuto categoricamente di…- Kiba venne di nuovo zittito dallo sguardo implorante dell’amica.
Lo sconosciuto rivolse a Hinata un sorriso di sincera gratitudine che la fece arrossire ancora di più, ma le provocò un piacevole tepore alla bocca dello stomaco.
-Be divertitevi!- cinguettò Hanabi, mentre s’incamminava verso l’uscita.
-Ci vediamo all’hotel- fu l’unico commento di Neji.
Prima di uscire tuttavia, si voltò nuovamente e, puntando i grandi occhi grigi in quelli della ragazza, disse –Vedi di non scordarti l’iscrizione ai corsi, cugina-.
Hinata si limitò ad annuire.
-Corsi? Quali corsi?- fece il biondo interessato.
Kiba roteò gli occhi al cielo, e pregò che non s’iscrivesse anch’egli; l’idea di vederlo di nuovo gli dava ai nervi.
 
 
 
 
La porta della segreteria si aprì per l’ennesima volta, una brezza gelida serpeggiò nel caldo locale.
Iruka Umino fece il suo ingresso, cercando con lo sguardo i due destinatari del suo messaggio.
Trovò chi cercava stravaccati su un comodo divanetto della caffetteria, sorseggiando caffè fumante dopo una lunga giornata sulla neve.
-Si batte la fiacca, eh Kakashi?- annunciò con un ghigno, sedendosi a sua volta sul morbido sofà.
A rispondergli fu invece una giovane donna, con i mossi capelli neri pieni di neve –Si chiama “meritato riposo” Iruka- annunciò placidamente Kurenai Yuhi.
-E mai nome fu più azzeccato. Ho passato una mattinata orribile, sopportando bambini frinanti che non sanno neanche da che parte s’infila uno scii- sospirò il giovane maestro.
-E’ il tuo lavoro Kakashi- gli fece gentilmente notare Iruka –comunque, vi porto liete notizie-.
-Purché non riguardino bimbetti iperattivi- il maestro era chiaramente esasperato, a causa del proprio lavoro.
Iruka ghignò, visibilmente compiaciuto –meglio, molto meglio!- e, detto questo, gettò sul tavolo alcuni fogli.
Kurenai fissò con un sopracciglio alzato l’elenco di nomi sconosciuti che le si presentava davanti, quindi chiese –Che significa? Non capisco-.
-Siete stati scelti, come insegnati per un gruppo di ragazzi- spiegò Iruka –corsi collettivi sulla neve-.
-Cooosa?!-.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice…
Ecco a voi il nuovo capitolo! Ho cercato di fare il più in fretta possibile, spero di non averci impiegato troppo tempo…
In ogni caso, ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite/da ricordare/preferite.
Mi rende così felice sapere che la mia storia v’interessa!
Naturalmente ringrazio anche chi l’ha solo letta.
Ma soprattutto GRAZIE a chi l’ha commentata, le vostre recensioni sono state davvero illuminanti^^.
Spero che continuerete a farmi sapere che ne pensate, accetto sempre molto volentieri le critiche (costruttive, è ovvio).
Bene, ora è meglio che vada… al prossimo aggiornamento!
Ciao! Holly_94
  

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


 
Capitolo tre
I giorni trascorrevano tranquillamente e i corsi erano iniziati; per la gioia di alcuni, come per l’esasperazione di altri.
Le ore passavano leggere, tanto da poter essere paragonate a sottili fogli di carta…
Proprio come i fogli cui i nostri nove protagonisti avevano affidato le loro memorie.
…memorie, ingiurie, dichiarazioni d’amore, lettere minatorie o quant’altro. Insomma: foglietti sparsi un po’ovunque con gli intenti più disparati.
Tre giorni si snodavano tra righe, penne e inchiostro.
 
 
Primo giorno: tra diari segreti, amori malcelati e lettere minatorie ritrovate su panchine.
 

3 Gennaio
Stanza n°202
Hotel Folgaria
6.08 a.m.

Caro Diario,
Come va? E’ da un po’ che non ci si sente!
Mi rendo perfettamente conto di come non sia il momento migliore per mettermi a scrivere (sono le 6 del mattino), né il luogo più adatto (lo scomodo e minuscolo tavolino di cristallo nel soggiorno)… ma sai, sono piuttosto agitata!
Oggi comincerò il corso di snow… chissà che non riesca a migliorare anch’io.
Incredibile ma vero, sono riuscita a convincere quella stupida della mia amica Ino a seguirmi. E questo spiega perché da due ore si sia barricata in bagno, armeggiando con phon, piastra e fondotinta.
Aspetta… credo che mi stia gridando qualcosa…
Ino: SAKURA DOVE DIAVOLO HAI MESSO LA SPUMA PER CAPELLI?!
Meglio che non le risponda! Le conviene sapere però, che se continua a urlare in questo modo, mi metterò davvero a cercarla, la spuma per capelli.
Dopodiché la sbatterò, con tutta la forza che possiedo, sulla sua bionda testolina!
Non so davvero perché si agiti tanto, spera forse di incontrare il principe azzurro tra i ghiacci?
Ora che ci penso, so che oltre a noi si sono iscritti altri sette ragazzi … chissà, magari ci sarà anche quel tipo maleducato che mi ha investita, poco tempo fa.
Se ci penso, mi viene ancora il nervoso!
Ino dice che era il ragazzo più figo che avesse mai visto, ma temo di non poter confermare la sua tesi poiché ero troppo inviperita per accorgermene…
Meglio dimenticarmi di lui! Tanto non lo rivedrò mai più!...
Sai diario, ieri ho conosciuto la giovane commessa del negozio accanto agli impianti, Tenten.
Si è iscritta anche lei al corso, ha detto di essere così stressata da non saper distinguere uno scii da una racchetta… poveretta ha davvero bisogno di un po’ di svago.
Ino: SAKURA, TI GIURO CHE SE LA MIA SPUMA PER CAPELLI NON SALTA FUORI NE PAGHERAI TUTTE LE CONSEGUENZE!
Ok, è ufficiale. Ino ha raggiunto il “punto di non ritorno”.
Non riuscirò a sopportarla per tutta la mattinata. Lo so, che non ci riuscirò.
La ucciderò prima!
Beh almeno, con Tenten, avrò qualcuno che mi aiuterà ad occultarne il cadavere.
Scusami diario, ora devo proprio andare, Ino minaccia di farmi ingoiare l’arricciacapelli rovente se la sua benedetta spuma non salta fuori.

Un bacio!
La tua esasperata
Sakura

 
 
 
 
 

 

Hinata,
Sappi che non appena leggerai questo biglietto, sarà troppo tardi.
Me ne sarò andato per sempre, conservando di te solo il dolce ricordo.
Nel caso ti stessi chiedendo dove sia sparito, sappi che io vado sempre ed esclusivamente dove mi porta il cuore.
Allyou need is love, baby!
Ti ho sempre amata mia piccola Hinata!
Addio, per sempre.
Tuo Kiba.
 
********
 
Hinata! RIPRENDI A RESPIRARE!
Sto solo scherzando naturalmente!!! Non mi avrai creduto?!
Non sono morto, sono solo uscito presto con Neji e Hanabi… Respira Hinata, RESPIRA!
Ok, ti piego la situazione.
Anzi no, prima voglio che tu faccia una cosa. Mi ascolti Hina?
Raggiungi lo specchio più vicino e osserva il tuo viso: se stai assumendo un’allarmante sfumatura violacea, significa che non c’è sufficiente apporto di ossigeno nel tuo organismo.
Odio ripetermi, ma devo farlo. Riprendi a respirare HINATA HYUGA!
Se nonostante ciò senti che stai per svenire, ti prego di farlo su una superficie piana e la più morbida possibile.
 
Arrivati a questo punto, c’è da chiedersi perché sia così sadico da farti scherzi che minano seriamente alla tua salute… sia mentale che fisica.
Ma che vuoi farci? Sono fatto così… prendere o lasciare.
 
D’accordo, ora che sono certo di essere riuscito a farti ridere, veniamo al dunque.
Se svegliandoti hai trovato la casa deserta (e così l’hai trovata), sappi che sono andato con Neji alla ricerca della tua dolce sorellina…
Hanabi deve aver trovato particolarmente stimolante l’idea di un paio di discese sulla neve, alle 5 e 30 di questa mattina.
Dovevi vedere la faccia di Neji quando l’ha scoperto!
Comunque, temendo di essere disconosciuto dalla famiglia se Hanabi si piglia un raffreddore, Neji si è diretto alla sua ricerca.
Ed io, come l’emerito pirla che sono, l’ho seguito.
Non preoccuparti per lei, sono più che certo che quella piccola peste sta benissimo!
Solo, quando ti svegli, raggiungici agli impianti. Facciamo colazione al bar e troviamo i maestri, ok?
A dopo!
Kiba.

 
 
 
 
 

 

La panchina numero 14, ai margini della pista principale degli impianti sciistici di Folgaria
è di proprietà RISERVATA
della signorina
INO YAMANAKA
 
Capito Shikamaru Nara?!
Perciò gira a largo!

 
 
 
 
 

 

Ci tengo a informarti, Uchiha Sasuke, che ho fatto riparare il mio snowboard…ora è tornato come nuovo!
Ho chiesto alla gentile commessa di fare ogni riparazione possibile e immaginabile, applicare tutti i trattamenti più costosi, lucidarlo fino a che non mi ci potessi specchiare sopra.
Ho speso più soldi ha farlo riparare, di quanti non ne avrei spesi comprandone uno nuovo!
So bene cosa stai pensando Uchiha: “E perché dovrebbe interessarmi?”.
 
Beh, scommetto che cambierai idea, non appena ti dirò che HO USATO LA TUA CARTA DI CREDITO.
 
Non sei poi tanto furbo, non è così?!
Ha ha HA!
Naruto Uzumaki

 
 
 
 
                                                                                     
Secondo giorno: tra paure delle reazioni paterne, cuginette con l’influenza e conversazioni su fogli di carta.
 
Papà,
Probabilmente sarai furioso quando lo scoprirai… per ciò preferisco dirtelo di persona…
Con un biglietto attaccato al frigorifero, s’intende.
Perdonami, ma mi annoio così tanto, passare le giornate chiusa in negozio è davvero orribile!
Mi spiace deluderti… ma è meglio mettere le cose in chiaro prima che la situazione degeneri…
Bene, te lo dico senza giri di parole: IO ODIO QUESTO LAVORO, e se speravi che sarei sempre rimasta lì a farmi maltrattare dai clienti, beh ti sbagliavi!
Ora, questo non significa che non ti aiuterò mai più, mi sono solo concessa una breve vacanza.
Il corso di snowboard mi aiuta a rilassarmi, ieri mi sono davvero divertita.
I ragazzi sono così simpatici, non ridevo tanto da secoli!
Ok, ora vado, la seconda lezione sulla neve mi attende.
Le chiavi del negozio sono sotto lo zerbino.
Spero che ora tu non mi odi troppo.
Tenten
 
 
 
 
 
Egregio zio,
Vi scrivo per mettervi al corrente delle condizioni di salute di vostra figlia minore, Hanabi.
Sono lieto di informarvi che la febbre è finalmente scesa, così come, con le giuste medicine, anche il raffreddore sembra essersi placato.
Tuttavia temo, che il carattere impavido per non dire capriccioso della vostra dolce figlioletta, non sia altrettanto semplice da gestire.
Quello che intendo dire, è che Hanabi sembra assolutamente incurante delle sue precarie condizioni di salute; a dimostrazione di ciò ci sono i suoi continui tentativi di evasione dalla villa.
Forse voi potreste convincerla che il freddo vento della montagna non giova se si è ammalate d’influenza?
Grazie al cielo sua sorella Hinata è stata in grado di persuaderla a non iscrivesi a corsi di snowboard.
A questo proposito vi porto piacevoli novità: nonostante siano passati solo due giorni dal loro inizio, tali corsi mostrano già i loro frutti.
In particolare su vostra figlia Hinata.
Il numero medio delle sue cadute si è ridotto notevolmente, spero che finalmente migliorerà anche la sua tecnica terribilmente scadente.
Per ora credo che sia tutto, naturalmente potete stare certo che mi premurerò di farvi conoscere eventuali sviluppi.
I miei saluti.
Vostro nipote,
Neji Hyuga.

 
 
 
 
 
Naturalmente dubito che il tuo cervello bacato abbia notato sentore di qualche stranezza… Ma sono magnanimo, perciò voglio almeno sperarlo.
Nel caso non te ne sia accorto (e non te ne sei accorto) ti sto deliberatamente ignorando da due giorni.
Sono ancora sconcertato al pensiero dei miei fondi finanziari prosciugati per il pagamento del tuo stupido snowboard, e per l’iscrizione a questi benedetti corsi collettivi.
Come hai potuto usare i MIEI soldi? Oltretutto, nella tua infinita scemenza, che hai fatto? Hai pagato l’iscrizione anche per me e Shikamaru!
Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso Uzumaki. Come se IO avessi bisogno di corsi di snowboard.
Me la pagherai Naruto, me la pagherai.
In ogni caso, ti scrivo per avvisarti (e perché voglio avere la coscienza pulita quando accadrà): ti consiglio vivamente di fare attenzione, oggi sulle piste. Sai com’è… gli incidenti possono accadere a tutti.
Uzumaki, parliamoci chiaro: un’altra cazzata come questa ed io potrei… come dire… spingerti ACCIDENTALMENE giù dal burrone più profondo della valle.
Sono più che certo che noterai questo biglietto minatorio amichevole, poiché l’ho attaccato alla tua adorata confezione di ramen istantaneo.
Non sono altrettanto sicuro che ne afferrerai il concetto.
Poco male.
Sasuke Uchiha

 
Veramente mi credi tanto idiota Uchiha?! E’ ovvio che ti ridarò ogni singolo centesimo!
 
Ma se non hai un soldo.
 
Mmm… mi avvalgo della facoltà di non rispondere?
 
Non sai neppure che significa!
 
Si invece! E’ ciò che le ragazze ribattono ogni volta che le invito a uscire con me!
 
Appunto, non lo sai.
Patetico.

 
 
 
 
 
Terzo giorno: tra cadute imbarazzanti, brucianti gelosie e chiamate indesiderate.
 

 

5 gennaio 2011
Villa in montagna
21.15

 
Caro diario,
È già il terzo giorno di vacanza, quanto vorrei che non finisse mai…
Non hai idea di quanto mi stia divertendo, i ragazzi che ho conosciuto sono tutti così simpatici!
In soli tre giorni ho fatto talmente tanti progressi, sulla neve, che persino Neji sembra essersi un po’ raddolcito nei miei confronti.
Ma forse è solo la mia immaginazione…
Sakura, Ino e Tenten, le mie compagne di corso, invece si dicono molto fiere dei miei progressi.
Proprio ieri, mentre scendevamo da una discesa particolarmente ripida, sono incredibilmente riuscita a eseguire una stretta curva, evitare di travolgere un povero bimbo di passaggio e rimanere in equilibrio sulla tavola!
Un miracolo, in sostanza.
Peccato che poco dopo sia caduta comunque… diario, arrossisco ancora al solo pensiero… Con tutte le persone proprio… proprio a Naruto dovevo piombare in braccio…?
Oh che vergogna…
Dovevi vedere che faccia ha fatto, poverino… è stata una situazione terribilmente imbarazzante.
Non bastava l’essere distesi sulla neve, l’una tra le braccia dell’alto… ci si è messo anche Kiba...!
Sarò sincera, non l’ho mai visto così.
Sembrava un altro… Ha cominciato a urlare e a dare di matto, cose tipo “lasciala andare razza di maniaco!” o “come ti permetti di sfiorare la MIA Hinata, brutto squilibrato?!”.
Era davvero fuori di sé. Non capisco perché se la sia presa tanto con Naruto… come se fosse stato lui a cadermi addosso…
Ricordo che il poveretto non sapeva come comportarsi, era persino un po’ rosso in viso…
Accidenti, perfino il rossore dona al suo volto abbronzato…
…ma che cosa vado a scrivere?... devo aver battuto la testa più forte di quanto pensassi…
Purtroppo a questo punto, i miei ricordi sull’accaduto si fanno sfuocati… temo di essere svenuta, con le grida di Kiba che mi riecheggiavano nelle orecchie.
…Aspetta, sento qualcuno bussare alla porta…
Devo andare, manca solo che Kiba legga questi scritti!
Saluti
Hinata!
 

 
 
 

 

Naruto, sto dormendo.
Se chiama Ino, non svegliarmi.
Non ho tempo per certe stupidaggini.
Shikamaru.
P. s. cerca di essere un poco delicato, mentre glielo dici ok?
…sono io che poi devo subirmi le sue lamentele!...

 

 
 
 
 
Note dell’autrice…
Eccomi qui! Sono ritornata con quest’obbrobrio che è il terzo capitolo…
Credetemi ho vissuto un vero trauma scrivendolo, e sono stata sinceramente combattuta se pubblicarlo o meno.
Temo che sia uno schifo incredibile, ma vi assicuro che dal prossimo capitolo tornerà tutto come prima!
Ringrazio sempre chi ha aggiunto la mia storia, e chi l’ha commentata^^.
Grazie davvero, le vostre recensioni sono bellissime!
Gradirei davvero molto una recensioncina anche su questo capitolo (so che è chiedere molto), ma vorrei davvero sapere che ne pensate… dopo la guerra che ho combattuto con lui!
Ok ora la smetto di rubarvi tempo prezioso, e vi saluto! Al prossimo aggiornamento.
Ciao ciao:)
Holly_94! 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


 
Capitolo quattro
Ino arrancava nella neve fresca, sbuffando sonoramente. Come diavolo aveva fatto a lasciarsi convincere, come?
Trascinava i piedi, fasciati nei caldi doposci blu notte, e con un braccio stringeva la pesante tavola da neve.
Sulle spalle un enorme zaino colmo di “beni di prima necessità”… per i comuni mortali: vestiti firmati.
Era ormai quasi mezzogiorno e i nove ragazzi, con i loro maestri, erano in viaggio da almeno tre ore.
Secondo le indicazioni del maestro Kakashi, erano diretti verso un piccolo casale di montagna, dove avrebbero trascorso insieme gli ultimi quattro giorni di corsi. “Perfezionare la tecnica” l’aveva definita.
“Sfacchinata sotto il sole cocente” avrebbe invece detto Ino.
-Manca ancora molto?- si lagnò per quella che doveva essere la diciassettesima volta.
L’unica che si diede la pena di risponderle fu Tenten, che sorridendo saltellava in testa al gruppo, fresca come una rosa –Andiamo Ino, ancora un piccolo sforzo! Mancheranno solo cinque minuti!-
-Mancavano cinque minuti anche tre quarti d’ora fa- brontolò Kiba dalla sua sinistra.
Il giovane era forse l’unico che aveva il diritto di lamentarsi, poiché, oltre alla propria, trascinava anche la pesante tavola di Hinata.
-Kiba, t-ti prego… non è ne-necessario…- Hinata tentò nuovamente di convincerlo a farsela restituire.
Il ragazzo si limitò a sorriderle, scrollando la chioma castana.
Hinata scosse il capo desolata, perché era sempre tanto protettivo nei suoi confronti?
Ma per Ino, che non possedeva la forza del ragazzo, lo snowboard era veramente pesante e non faceva che sfuggirle dalle mani coperte dai guanti, peggiorando la situazione.
Quanto le sarebbe piaciuto che un ragazzo gentile come Kiba le portasse lo zaino… per l’ennesima volta si ritrovò a sbirciare di sottecchi il ragazzo più pigro e svogliato del gruppo.
Shikamaru.
Ultimamente era per lei una sorta di ossessione.
Chissà perché poi… forse era merito del suo carattere così particolare?
Doveva ammettere che il suo comportamento svogliato la incuriosiva.
D’accordo, “incuriosiva” era un eufemismo. Diciamo pure che la attirava come il canto di una sirena trae a se gli sprovveduti marinai.
Ino scosse la fluente chioma bionda. Basta, doveva decisamente smettere di pensare a lui.
E poi… non era AFFATTO il suo tipo!
 
 
 
 
Shikamaru notò appena le crisi isteriche di cui era preda la biondina al suo fianco. Cause sconosciute lo portarono a osservarla.
La giovane scuoteva il capo così violentemente che il moro non dubitava, le sarebbe presto venuta una terribile emicrania.
Sospirò, immaginando fin troppo bene chi sarebbe stato la sua fonte di distrazione, durante la convalescenza.
Per dirlo in parole povere: l’avrebbe bruscamente afferrato e cominciato a lamentarsi di quanto le doleva la testa, per ore e ore.
Temendo l’avverarsi delle sue predizioni, le posò non troppo delicatamente una mano sul capo, provocandone l’immediato fermarsi.
La ragazza alzò lo sguardo, il viso si colmò di sorpresa quando riconobbe Shikamaru.
-Ti verrà un gran mal di testa- si limitò ad annunciare, la mano ancora posata tra i suoi capelli biondi.
 
 
 
 
Un sottile rivolo di sudore segnava la fronte dell’altero Hyuga. Non che lui fosse stanco, sia ben chiaro.
Ma una pausa non gli avrebbe di certo fatto schifo.
Camminava ininterrottamente da più di due ore, sopportando (più o meno pazientemente) le idiozie di un certo biondino, che sembrava avere ingoiato dinamite tanto era frizzante ed esplosivo.
Ringraziò tutti gli dei del cielo non appena la voce di Tenten lo raggiunse, dall’alto di una ripida salita –Ragazzi, venite a vedere! Siamo arrivati!- annunciava entusiasta.
Neji non riuscì a non chiedersi dove trovasse tutta quell’energia… poi, ricordandosi che effettivamente lei in montagna ci viveva, immaginò che fosse normale.
Raggiunta la tanto sospirata cima, i nove ragazzi rimasero a bocca aperta.
Due accoglienti baite di montagna si stagliavano sul bianco paesaggio circostante. Erano tanto tipiche ma al contempo belle, che persino Ino sembrò apprezzarle.
Ansiosi di riposarsi un poco, si avviarono verso l’entrata.
Ma Kurenai li fermò, ponendosi davanti alla porta.
 
 
 
 
Kurenai osservava i suoi nove giovani allievi, con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra.
Ansimavano e sbuffavano, chi si teneva un fianco dolorante, chi si reggeva alla tavola da snowboard. Esausti.
Ridacchiò tra se, per un poco di moto, si riducevano in quello stato! Pietoso.
-Coraggio, ci siamo tutti?- chiese.
L’unico che trovò la forza di risponderle fu Sasuke; Kurenai sapeva benissimo che era stanco almeno quanto gli altri, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Indicando l’alloggio alle sue spalle, la donna cominciò a spiegare la disposizione delle camere –Bene, nel casale più grande dormiranno i ragazzi. Questo è anche il luogo dove mangeremo e ci riuniremo a fine giornata.
Potete iniziare a sistemare le vostre cose- disse spingendo gentilmente Kiba all’interno della casa.
Felici (chi più chi meno…) di potersi finalmente liberare delle ragazze, i giovani si avviarono con il maestro Kakashi verso gli alloggi.
Kurenai sorrise alle restanti allieve –La casa accanto è tutta per voi- annunciò.
Gli occhi delle ragazze s’illuminarono.
 
 
 
 
Naruto gettò la borsa, con tutti i suoi effetti personali, ai piedi del letto meno sgangherato.
-Carino qui- fece Kiba, sarcastico.
Sasuke sbuffò, calciando un sacchetto di plastica sul pavimento.
-E’ il posto più brutto che si sia mai visto- annunciò placidamente. E aveva ragione!
Era il luogo più simile a una discarica che Sasuke conoscesse.
Insomma, se all’esterno la casa era una villa, l’interno era l’esatto contrario. Cos’era quell’orrore?
L’arredatore doveva essere stato ubriaco, come minimo, quando aveva creato quella stanza; nella quale non pulivano presumibilmente da secoli.
Neji arricciò il naso, schifato da quello scempio.
La stanza a loro assegnata era di modeste dimensioni, di forma rettangolare, con quattro letti ai poli opposti del locale.
Il suolo era disseminato degli oggetti più vari, da sacchetti di carta a scarponi rosicchiati dalle tarme. Da bottiglie di plastica a panini in via di decomposizione.
Le alte pareti erano ricoperte da una sgradevole moquette color crema.
-Io qui non mi siedo!- decise Kiba, guardando storto il proprio letto.
Naruto si sforzò di sorridergli –Che razza di femminuccia- lo scimmiottò –questo posto andrà benissimo...-.
E detto questo si gettò, con tutto il suo dolce peso su quell’ammasso di legna e tela ruvida… altrimenti detto letto.
-Visto?- chiese quindi, sorridendo –è assolutamente sicuro, e poi mi sembra davver…- ma Naruto non finì mai quella frase.
Con un sonoro schianto (e fuochi d’artificio di polvere), il letto crollò a terra.
-Credo, che non mi ci siederò neanche io- commentò Shikamaru, andando ad aprire la finestra per permettere all’aria di circolare.
Naruto riemerse tossendo dalle macerie di quello che, fino a pochi secondi fa, era stato il suo letto.
-MIO DD… ma che schifo!- il grido di Neji li fece voltare tutti, contemporaneamente.
 
 
 
 
Dopo essersi lavata e cambiata, Tenten si lasciò cadere a peso morto sul soffice letto dalle lenzuola rosse.
Le stanze erano persino più carine degli esterni, tutto sembrava provenire da una favola.
Le delicate rifiniture di legno, il fuoco che scoppiettava allegramente nel camino, le pesanti tende che ombreggiavano la stanza di un tenue arancione… contribuivano a creare un’atmosfera famigliare e accogliente. Quasi surreale.
Tenten ridacchiò, osservando le espressioni ammirate delle ragazze –Davvero siete sorprese?- chiese.
-Molto!- le rispose Sakura -Insomma, la mia idea di baita in montagna coincide con puzza di capre e fieno sparpagliato sul pavimento- precisò, giocherellando con le frange del copriletto.
Oh, la povera ragazza non aveva idea di quanto altre stanze si avvicinassero alla sua descrizione!
Ino e Hinata annuirono.
“Ragazzine di città” si ritrovò a pensare Tenten, divertita.
Improvvisamente il piacevole tepore della stanza fu disturbato da una gelida brezza che la invase.
-Ino che stai facendo?!-.
-Chiudi quella finestra, si gela!-.
Ino accostò le ante di legno, di malo modo.
-Volevo solo vedere se c’era un passaggio! Come siete irritabili…- fece, accomodandosi a sedere su una morbida poltrona di velluto.
-Passaggio?- chiese Hinata, un po’ titubante –e per dove…?-.
Tenten notò una scintilla inquietante negli occhi della biondina.
La quale, con un ghigno, rispose –Ma per la camera dei ragazzi naturalmente!-.
-La camera dei ragazzi?- Sakura sgranò gli occhi verdi –non penserai di andarli a trovare… vero?-.
Tenten, non riuscendo a trattenersi, commentò malignamente –magari di notte… con il gelo, illuminata dai raggi della luna-.
Accorgendosi di avere l’attenzione generale, continuò in una discreta imitazione della voce di Ino –Oh Shikamaru, che freddo che fa qui fuori… mi ospiti nel tuo letto??-.
Le ragazze scoppiarono a ridere, tranne Ino, le cui guance si colorarono per qualche secondo di un rosa acceso.
-Ah, è così?!- la biondina recuperò in fretta la propria dignità.
Si avvicinò alla chetichella a Tenten, afferrando un cuscino e nascondendolo dietro alla schiena.
-Voglio vedere se riderete ancora, mente voi sarete qui sole solette ed io circondata da cinque bei ragazzi!-. Ghignò, sollevando il guanciale sopra il capo.
Quindi, con tutta la forza in suo possesso, calò il soffice oggetto sulla testa della morettina disintegrandole gli accurati chignon.
Tenten riemerse dal morbido mare di piume e le sorrise maligna.
-Allora vuoi la guerra?-.
Hinata si fece avanti con l’intento di porre fine a quel conflitto, e per evitare che quelle due mietessero altre vittime (oltre al cuscino). Tuttavia fece in tempo a muovere appena un passo che un colorato guanciale s’infranse sul suo viso.
-E guerra sia!- all’urlo di Sakura si scatenò l’inferno.
Hinata sorrise, schivando l’ennesimo colpo.
 
 
 
 
Neji si trovava in bagno, una minuscola stanzetta adiacente alla camera.
Non ricordava di possedere tanto coraggio… tuttavia aveva comunque deciso di imbarcarsi nell’impresa di esplorare l’edificio.
C’erano voluti diversi minuti, prima di riuscire a forzare la maniglia di quello che, si era rivelato, essere il bagno.
Ma come aveva aperto la polverosa porta, una macabra visione si era parata dinanzi a lui.
-Che c’è Neji?- la voce di Kiba lo raggiunse –Hai trovato uno scheletro nell’armadio?- chiese, scherzando.
Pallido in volto, il giovane si limitò a indicare la parete di fronte a lui. Una lugubre e ampia macchia scura si stendeva su quasi tutta la superficie della moquette.
Il liquido scuro era ormai secco, tuttavia aveva fatto in tempo a colare lungo la parete, fino a formare una piccola pozza nera… pozza che si trovava esattamente ai piedi di Neji.
-Ma non-non sa-arà… d-davvero…-.
Kiba deglutì rumorosamente.
-…SANGUEEE!- gridarono i ragazzi, terrorizzati.
 
 
 
 
-Ma vi rendete conto?! Qui è stato ucciso qualcuno!- era passata mezzora, ma i ragazzi non avevano ancora superato lo shock della loro inquietante scoperta.
-Andiamo Naruto… non possiamo esserne certi…- provò a farlo ragionare Shikamaru.
Sasuke alzò lo sguardo dal tappeto (nel quale poteva giurare di aver appena visto muoversi qualcosa) e aprì la bocca per parlare… ma una risata cristallina gli fece perdere il filo dei pensieri.
Con la delicatezza di un branco d’ippopotami, si diressero alla finestra. Sporgendosi appena, avevano una visuale perfetta della stanza da letto delle ragazze.
Una scena afrodisiaca, il sogno di ogni uomo, si presentò ai loro occhi: le quattro meravigliose fanciulle, in vestaglie leggere e svolazzanti, si prendevano a cuscinate, ridendo.
I loro luminosi capelli spiccavano sul bianco delle lenzuola, piume leggere, sfuggite alle cuciture dei cuscini, danzavano intorno a loro, come se nevicasse. Risate argentine saturavano l’aria.
Una vaga traccia di rimbecillimento accomunava le espressioni dei ragazzi.
Solo Naruto, mentre osservava beato una matassa di capelli corvini sparire sotto una cascata di piume candide, e dimostrando una grandissima forza d’animo, riuscì a chiedere –Chi… chi vota per trasferirsi nella stanza delle ragazze…?-.
Cinque mani scattarono in aria.
 
 
 
 
Note dell’autrice…
Hello people! Gentile pubblico di Efp, sono tornata.
Uff, finalmente è terminato anche il quarto capitolo! Spero che sia all’altezza delle vostre aspettative^^.
Mi sono state mosse obiezioni sul fatto che non è possibile trovare baite in montagna cosìdevastate…
E in effetti, spero bene che non ne esistano! Tuttavia è una mia fobia che mi accompagna in ogni viaggio.
Quella di trovare un posto orribile intendo.
Poveretti i miei protagonisti, dove sono andati a finire O_o? Non c’è mai fine al peggio, quindi aspettatevi di tutto anche dai prossimi capitoli^^!
Ma come sono contenta delle vostre recensioni!!!!! Non sapete che felicità accendere il computer e trovarle lì che aspettano solo di essere lette! Siete fantastici GRAZIE :)!!
Naturalmente grazie anche a chi legge solamente, la vostra presenza (pur silenziosa) m’incoraggia a continuare la fic^^.
Ok, ora vado perché ho già chiacchierato troppo (manie di protagonismo ignoratemi).
Ciao ciao un bacio!
Holly^^! 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


  
Capitolo cinque
Qualche ora dopo, tutti e nove gli sventurati partecipanti e i loro maestri si trovavano riuniti nell’ampio salone dell’alloggio maschile.
Incredibilmente, il soggiorno sembrava essere in condizioni meno disastrate rispetto alle camere.
Certo non era bello quanto il dormitorio femminile, tuttavia decisamente vivibile. Tanto che le ragazze si rifiutavano di credere alla descrizione riportata da Kiba riguardo le camerate.
Naruto sedeva sul rosso divano di cotone, le gambe e le braccia incrociate, imbronciato dopo che il suo ennesimo tentativo di trasferimento era fallito.
Da quando avevano ricevuto l’angelica visione, infatti, i ragazzi assillavano il maestro Kakashi affinché permettesse loro di trasferirsi nella casa adiacente.
Tuttavia fin ora, non avevano avuto troppo successo. Evidentemente, i maestri avevano deciso di non fidarsi di quelle faccette innocenti che, garantendo ogni buon proposito di questo mondo, li supplicavano di non limitare il loro desiderio di “stringere amicizia”.
Ma più che altro, le loro preghiere erano mosse a causa di un certo squittio che Sasuke giurava provenire dal tappeto.
-Dal tappeto?- Sakura fissava Naruto con un sopracciglio alzato –ma andiamo!- concluse scettica.
-Perché non vuoi credermi…? Ti assicuro che è il luogo più disgustoso sulla faccia della terra!- piagnucolò quest’ultimo.
Poi, colto da un’improvvisa folgorazione, chiese –ti va di visitare le mia camera Sakura?-.
Il ragazzo aveva stampato in volto un sorriso a trentadue denti, che lasciava intendere tutto e niente.
Sakura sbiancò, fraintendendo la buona fede del biondino; ma si riprese in fretta.
-Come ti permetti brutto squilibrato?- sibilò, torreggiando sopra di lui scura in volto e scrocchiandosi le bianche nocche con l’intento di sfigurare il suo bel faccino.
-Ma… io intendevo… per-per vedere con i tuoi occhi, come-com’è ridotta…- Naruto deglutì a fatica.
Sakura si scagliò sopra di lui, attuando i suoi piani omicidi.
In quella, non si sa come o perché, Sasuke intervenne per separare i due litiganti.
Era sempre del partito “peggio Naruto sta, più tranquillamente io vivo”, ma in quel momento decise di abbandonare le proprie idee politiche per preservare la calma che si era venuta a creare.
O almeno, questo era quello che diceva a se stesso.
In effetti, il pensiero che Sakura potesse non necessitare delle sue attenzioni non lo aveva neanche sfiorato; ma quando la vide scagliarsi come una furia sul proprio amico, senti qualcosa fiorire sulle proprie labbra.
Un sorriso forse?
 
 
 
 
La scia lasciata dalle dita di Sasuke, mentre la tratteneva nel tentativo di separarla da Naruto, le bruciava sulla pelle. Quasi il suo calore fosse stato assorbito dal rosso maglione invernale, e fosse rimasto impresso sulla sua carnagione nivea come un tatuaggio.
Un marchio segnato a fuoco.
Sakura si lasciò avvolgere da quel dolce calore che quasi la soffocava, come ogni santissima volta in cui Sasuke la sfiorava, anche solo per sbaglio.
Tuttavia, come ogni volta che accoglieva quella piacevole sensazione, la sua gioia era segnata da una punta di amarezza.
Amarezza derivante dalla consapevolezza che tale gesto era puramente casuale… e mai si sarebbe ripetuto, spinto da fini più amorevoli.
Sakura, persa nei suoi idilliaci pensieri, si accorse appena della calma voce di Hinata che la richiamava nel mondo dei comuni mortali.
Che c’era, ancora? Perché si rifiutavano così categoricamente di lasciarla sola con i propri sentimenti contrastanti?
Hinata sembrò comprendere il turbinio di emozioni che sconvolgevano la ragazza, tant’è che si limitò a passarle un braccio intorno alle spalle e condurla fuori.
Sakura sospirò, ringraziando il cielo che al mondo esistessero persone come lei.
-Ti erigeremo un monumento, un giorno non troppo lontano. Vedrai Hinata- le sembrò corretto farle sapere.
Hinata sgranò gli occhi chiari, quindi le sorrise piacevolmente sorpresa.
 
 
 
 
-Usciamo, la neve ci aspetta!-.
Le speranze di Shikamaru s’infransero inesorabilmente non appena comprese l’intento dei maestri.
Ma qual era il loro problema?
Una camminata di tre ore e mezzo sotto il sole, non era forse bastata a sfogare i loro istinti suicidi? Perché certa gente non era in grado di accontentarsi?
Di mala voglia (e quando mai) s’infilò il freddo giaccone invernale e seguì i compagni fuori dal soggiorno, sulle gelide e innevate piste da sci.
-Cosa sono queste facce depresse?- chiese Kurenai con un sorriso, probabilmente alludendo a quella di Shikamaru –sono solo un paio di discese! Vedrete che vi divertirete-.
-Rientreremo tra un paio d’ore- il maestro Kakashi pensò bene di girare il coltello nella piaga –Non avrete davvero pensato di riposarvi tutto il giorno?-.
“In effetti, si” rispose silenziosamente il ragazzo.
 
 
 
 
Vincendo il ribrezzo, Kiba si distese sul letto bucherellato: era così stanco che avrebbe tranquillamente dormito sui sassi.
Allungo le gambe abbronzate, stiracchiandosi come un gatto (anche se non altrettanto elegantemente) e sentì le articolazioni doloranti schioccare.
La giornata volgeva al termine, infatti, dopo due ore passate sulla neve e una cena a base di tipici prodotti di montagna, i ragazzi si erano ritirati nelle rispettive camere.
Si erano cambiati certo, ma quando Neji aveva provato ad aprire l’acqua del lavandino (manco a dirlo) aveva scoperto che non funzionava.
Naruto invece era riuscito a recuperare, chissà poi dove, una bruttissima poltrona di pelle a sostituta del suo letto.
E su quella poltrona si rigirava, cercando una posizione comoda per prendere sonno. Impresa tutt’altro che semplice!
A Kiba ricordava incredibilmente il personaggio di uno sciocco film per bambini.
Stanco dei suoi mugugni, gli tirò un cuscino sbottando –Ehi “Sid-il-Bradipo”, fa un po’ silenzio che qui c’è gente che vuole dormire!-.
-Non posso farci niente… sto scomodo!-.
-E chi se ne frega-.
Naruto si alzò di scatto dal fastidioso giaciglio, dirigendosi a grandi passi verso la porta.
Kiba sospirò, ma non riuscì a trattenersi dal chiedergli dove diavolo andasse.
Naruto sfoderò un sorriso sghembo –Io mi trasferisco nella camera delle ragazze- annunciò con serietà –e chi mi ama mi segua!-.
Un verso a metà tra uno sbadiglio e uno sbuffo provenne dal letto di Shikamaru.
Sasuke alzò un sopracciglio, scettico.
Neji, che era evidentemente il ragazzo più acuto del gruppo, espresse quello che era pensiero comune –Stai pur certo che nessuno lo farà-.
Ma Naruto non lo sentiva più: era già sparito verso il fondo del corridoio.
 
 
 
 
Hinata, seduta compostamente sul morbido materasso rosso, chiuse gli occhi abbandonandosi alla piacevole sensazione della spazzola che le scorreva tra i lunghi capelli corvini.
Ino teneva nel pugno stretto la metà superiore dei suoi capelli, spazzolando con calma i restanti.
La stanza era rischiarata solo da una fioca luminescenza che proveniva dalle braci nel caminetto.
Praticamente non si vedeva a un palmo dal naso, secondo il parere di Ino tuttavia, creava un’atmosfera molto suggestiva.
Ma fin ora, la suddetta atmosfera, non aveva prodotto altro che botte e infortuni vari.
-Ahia!- Sakura imprecò a mezza voce, quando il suo piede sinistro sbatté nuovamente nell’angolo del comodino.
-Ino ti prego, accendi quella maledetta luce- le intimò Tenten perentoria.
La bionda finse di non sentirla, limitandosi a commentare –Non trovate che sia un’atmosfera molto romantica?- sospirò.
-Il camino… la fioca penombra… i materassi morbidi… non avete anche voi la sensazione che stia per accadere qualcosa d’incredibile?-.
Hinata corrugò le sottili sopracciglia scure –Incredibile? Tipo… tipo cosa?- chiese.
Tenten scosse la testa, i capelli sciolti le danzarono intorno al viso –Non darle retta Hinata. Non capisci che è in mistica attesa del suo principe azzurro?- scherzò.
-Mistica attesa?! Te la do io la mistica attesa!- s’infuriò lei, provocando gli sbuffi irati di Sakura, che ancora saltellava tenendosi tra le mani il piede sinistro.
Senza accorgersene, presa dalla foga del proprio discorso Ino serrò la presa sui capelli di Hinata, tirando le sue lunghe ciocche decisamente con troppo impeto.
-Sono più che certa che da un momento all’altro riceveremo un segno… esatto proprio un segno! Me lo sento, che qualcosa sta per accadere…-.
Un pesante tonfo risuonò nella stanza. Il colpo fece sussultare la bionda che, con grande sollievo di Hinata, lasciò i capelli che stava strattonando.
La porta tremò sotto un colpo particolarmente violento.
I tonfi risuonavano secchi e chiari nella buia camerata.
Non aspettavano visite, chi poteva essere…?
…Forse che Ino non scherzasse… un segno?
Solo Hinata riuscì a sussurrare –Ino… se è uno scherzo, non-non è divertente…-.
 
 
 
 
Note d’autrice…
Finalmente è terminato anche il quinto capitolo^^. Oh, sono contenta!
Ok, ci tengo a precisare che le “insinuazioni” di Naruto erano fatte in totale buona fede.
Nella sua infinita ingenuità, non ha minimamente pensato che a Sakura potesse arrivare un messaggio “sbagliato”… e ovviamente le ha prese!
Mi spiace Naruto caro, ma era necessario per il buon proseguimento della storia (sto mentendo e ne sono perfettamente consapevole… HahaHA).
Che altro dire? Un oceano di grazie (ma dove l’ho trovata ‘sta espressione?!) a tutti coloro che si sono arrischiati a leggere quest’ennesimo capitolo!!
Non vi trattengo oltre, spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo… nonostante mi siano venuti tutti depressi, i personaggi intendo.
Cercherò di risollevare loro il morale nel prossimo capitolo! Soprattutto alla mia Sakura… hihiXD
Ciao e ancora grazie mille!
Baci
Holly_94!
 

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


  
Capitolo sei
La porta della camera si spalancò di scatto, cinque figure si stagliavano sullo sfondo luminoso.
All’inizio ai nostri impavidi eroi, quella di avventurarsi in territorio femminile, era sembrata una fantastica idea.
Tuttavia non avevano fatto i conti con la penombra pretesa da Ino durante la sua mistica attesa.
-Ahia!-.
-Sasuke, levati dai piedi…-.
-Kiba, pezzo di defic… quello era il mio braccio!-.
-Vedi di smetterla di spingere Neji!-.
-Guarda che non sono io-.
-Shikamaru cerca l’interruttore della luce, per carità-.
-Ah, la fai facile… ma secondo voi perché stanno al buio?-.
La luce scattò all’improvviso. Inaspettata quasi quanto gradita.
Neji rimase abbagliato per qualche secondo, prima di recuperare la vista.
I contorni della stanza si fecero nitidi. Con somma sorpresa, si accorse di essere finito in una reggia.
Purtroppo, non poté bearsi di quell’immagine per molto; uno scatto fulmineo alla sua destra lo fece sobbalzare.
Accadde tutto molto velocemente: una voce femminile, un dolore lancinante al cranio, e infine tutto divenne nero.
Neji perse conoscenza.
Nella stanza risuonò un suono metallico.
Tenten lasciò cadere l’attizzatoio, sconvolta, portandosi le mani alla bocca.
 
 
 
 
“Ecco, l’ho fatto secco. Oddio e ora che faccio? Riprenditi Tenten!”.
La ragazza scosse violentemente il capo, come a voler scacciare quei terribili pensieri.
Il senso di colpa la attanagliava e da quando aveva colpito Neji Hyuga con quella maledetta asta di ferro, sembrava intenzionato a non abbandonarla mai più.
Erano già passati dieci minuti, ma il giovane pareva determinato a non riprendersi.
Nel frattempo, i restanti ragazzi erano riusciti a distenderlo sul letto più vicino e ora erano tutti riuniti intorno al suo capezzale scrutandolo con sguardi carichi di apprensione.
L’attesa si faceva snervante, e i commenti di Shikamaru certamente non aiutavano.
-Secondo me è morto- pensò bene di annunciare.
Tenten si fece pallida come un cencio, vedendo confermate le sue paure.
Ino colpì Shikamaru sulla testa, non molto forte dopo l’esperienza di Neji, tuttavia abbastanza perché si pentisse della sua macabra sentenza –Idiota, non può averlo ucciso. Non l’hai colpito tanto forte… vero Ten?- chiese quindi, titubante.
La castana deglutì rumorosamente.
In realtà… .
Temendo che fosse un ladro, o peggio, l’aveva picchiato con tutta la forza che possedeva… che era notevole.
-Beh, ecco…-.
-Perfetto! E ora chi lo dice a suo padre?- fece Sasuke sbrigativo.
Hinata, preoccupata, tentò di chiedere se respirasse ancora, ma nessuno sembrò sentirla.
-Ma almeno ce l’avrà un padre?- chiese Naruto.
-Oddio ci accuseranno di omicidio!- si disperò Sakura.
Nuovamente Hinata provò a parlare, e nuovamente fu ignorata.
-Accuseranno lei- mise bene in chiaro Kiba, terrorizzando ancora di più la povera Tenten –io non ho la minima intenzione di finire in galera!-.
A questo punto, persi in funesti discorsi, i ragazzi si erano completamente scordati del moribondo.
-Ci saresti finito comunque, prima o poi… per un motivo o per l’altro. Anche se personalmente avrei scommesso sullo spaccio- la paura rendeva Ino leggermente acida.
-Che stai insinuando bionda?!- Kiba le mostrò il pugno, minaccioso.
Shikamaru s’insinuò tra i due litiganti, commentando placidamente –Basta perdersi in chiacchiere gente. Abbiamo un cadavere da far sparire-.
-Perché, chi avete ucciso?- una voce che Tenten non aveva più sperato di sentire risorse dall’aldilà.
Facendo leva su i gomiti, Neji si sollevò dal materasso osservandoli incuriosito.
-NEJIII!- gridò Tenten sollevata –allora non sei morto!-.
Era così felice che fosse vivo, che si gettò tra le sue braccia senza pensarci un attimo, stringendolo in un abbraccio caldo e sincero.
Neji sgranò gli occhi grigi, e massaggiandosi il bernoccolo la scostò gentilmente da sé.
-No, non lo sono- le rispose, evitando di guardarla negli occhi color cioccolato, ma trattenendo a stento un sorriso di piacevole sorpresa –ma ci sono andato vicino-.
Ridendo Tenten saltellò via alla ricerca della borsa del ghiaccio.
 
 
 
 
Sollevati dal rassicurante chiacchiericcio di Neji, i ragazzi si convinsero definitivamente di non essere degli assassini… poiché solitamente i morti non parlano. Ripresero allora a conversare con più serenità.
Sospirando Hinata si sedette un poco più comoda, per quanto il contesto lo permettesse.
La bella Hyuga, infatti, si trovava in una situazione alquanto imbarazzante, come le sue guance rosse potevano confermare.
Seduta per terra, con le ginocchia al petto e la schiena poggiata ai piedi del capezzale di Neji, sentiva chiaramente Naruto, adagiato sul letto a gambe incrociate, giocherellare distrattamente con le sue ciocche brune.
E fin qui, vergogna a parte, non c’era nessun problema. Anzi… diciamo pure che era un sogno divenuto realtà.
Hinata si concentrò meglio per evitare di svenire.
Il punto era che Kiba, terminata la sequela d’insulti contro Ino, aveva ben pensato di sedersi di fronte a lei, appoggiando la schiena contro le sue gambe.
Il che non era comportamento inusuale, affatto. Lui era il suo migliore amico, e certi atteggiamenti, dopo sedici anni, erano diventati pressoché normali (ma non meno imbarazzanti).
Tuttavia Hinata aveva notato un’espressione inquietante sul volto del ragazzo, mente fulminava Naruto per la sua sfacciataggine. Uno strano atteggiamento in effetti… quasi possessivo.
Un pensiero la colpì all’improvviso.
“Oddio, vuoi vedere che… che è… geloso?”.
 
 
 
 
-Ragazzi… io mi annoio!- Sakura trattenne uno sbadiglio solo perché la presenza di Sasuke la spronava automaticamente a comportarsi in maniera impeccabile.
Naruto annuì, fissando la nuca di Hinata.
“Che graziosi i suoi capelli, scuri come la notte…” si sorprese a pensare, quando…
Quando arrivò… il colpo di genio.
Ma certo, la notte!
Scattando in piedi, propose con un sorriso –Usciamo! Perché non andiamo a farci un paio di piste?-.
Sasuke si strinse nelle spalle –Ok- disse semplicemente.
E naturalmente, quando un Uchiha emette una sentenza tanto chiara e coincisa, non si può far altro che ascoltarlo.
 
 
 
 
Vestiti e preparati (ma soprattutto imbacuccati sotto almeno nove strati di maglioni), uscirono avventurandosi nella gelida aria invernale.
Come misero piede fuori di casa tuttavia, il freddo polare penetrò loro fin nelle ossa: in pochi minuti si ritrovarono a battere i denti in via di congelamento.
Mai Sakura si sarebbe aspettata un tale gelo. Certo, sapeva benissimo che le notti invernali in montagna potevano sfiorare temperature che avrebbero fatto concorrenza al polo nord… ma questo era troppo!
Con il vento spietato che le frustava il viso, pregò i compagni di rientrare.
Naruto si guardò intorno, gli amici semi congelati stavano prendendo in considerazione l’idea di assecondare la ragazza.
“Oh, no! Non ho speso dieci preziosi minuti della mia vita a legarmi lo snowboard ai piedi, per poi non usarlo!”.
Già, dopo tutto questo tempo, s’incasinava ancora con i lacci.
Puntò gli occhi blu sulla piccola Hyuga, il vento le soffiava in faccia i capelli corvini mentre finiva di infilarsi i quanti di un tenue viola, difficilmente distinguibile alla luce delle poche torce e della semplice luna.
Sorrise: un ostaggio.
Ecco cosa ci voleva per convincerli a muoversi!
In mezzo secondo le volò accanto e la prese in fretta per le mani.
Un po’ trascinandola, e un po’ scivolando lui stesso, la condusse fino all’inizio della ripida discesa.
-Naruto! Ti prego, torniamo dentro!- ignorando completamente le grida degli amici, guardò nuovamente la ragazza.
Hinata era, ovviamente, rossissima… per il freddo o per il fatto che il biondo le stava ancora temendo le mani? Suppongo che la risposta sia facile.
Tuttavia il suo sguardo era carico di determinazione. Si limitò ad annuire.
Con una piccola spinta scivolarono leggeri lungo il pendio.
Naruto rise osservando avverarsi le sue predizioni.
Infatti, com’era sparito giù dalla discesa con Hinata, tutti gli altri si erano affrettati a seguirli.
Kiba combattuto tra la preoccupazione che la ragazza si schiantasse da qualche parte, e il desiderio di spaccare la faccia di quel deficiente che la trascinava verso morte certa.
Sasuke perché semplicemente non concepiva l’idea che Naruto potesse precederlo in qualcosa, qualunque cosa.
Sakura desiderosa di dimostrare a Sasuke la propria bravura sulla neve, anche con il buio.
Neji metà temendo la brutale morte della giovane vita di sua cugina, metà spinto dal violento scappellotto di Tenten.
Tenten entusiasta all’idea di una nuova sfida ed evidentemente ansiosa di mettere nuovamente a repentaglio la vita dell’altero Hyuga.
Ino seguendo Sakura e trascinando per un braccio un riluttante Shikamaru.
E Shikamaru, infine… maledicendo il destino infausto che gli aveva scagliato contro quella bionda dannazione.
 
 
 
 
Sasuke s’infilò le mani nelle tasche del giubbotto, sperando che il poco caldo riuscisse nell’impresa di riattivarne la circolazione.
Ardua impresa dato il gelo che soffiava loro addosso, mentre scendevano a rotta di collo quel tratto di montagna.
Soddisfatto, osservò il panorama davanti a lui, e ciò che vide lo riempì di orgoglio.
Davanti a lui (oltre, certo, a cose effimere tipo alberi, neve e foreste) c’era… il nulla.
Nessuna risata irritante.
Nessuna caduta ridicola.
Nessun oggetto semidistrutto.
Nessun cretino biondo con un’imbarazzante tuta arancione.
Insomma: nessuna traccia del passaggio di Naruto Uzumaki.
E questo, perché… Sasuke era riuscito asuperarlo.
Soddisfatto, si concesse un mezzo sorriso.
Era il re indiscusso della montagna.
-Ha ha oh Naruto! Mi raccomando, continua così che probabilmente entro domattina arriverai!-.
Sakura rise, e con due semplici curve lo superò bellamente, affiancando Sasuke.
Il giovane spalancò le iridi sorpreso. Da quando quella ragazza era così brava?
Era perfino riuscita a raggiungerlo.
Notevole.
Sakura gli sorrise, quindi infilò a sua volta le mani nel proprio giubbotto. Ne estrasse un paio di guanti invernali.
Sasuke li riconobbe solo quando la ragazza glieli lanciò addosso: erano quelli che aveva “dimenticato” (diciamo che non aveva mai avuto intenzione di prenderli) nella camera di Sakura.
-Mettiteli- ordinò gentilmente –ti si congeleranno le dita, e l’ospedale più vicino è a due ore di viaggio-.
Sakura sorrise nuovamente mentre accelerava la velocità.
Sasuke, mezzo sconvolto mezzo sollevato (dalla prospettiva di non perdere le dita), se ne accorse appena. Solo quando rialzò lo sguardo, notò una cosa che lo scosse profondamente.
Sakura era davanti a lui.
-Sei ancora lì?- ridacchiò la ragazza, imboccando un sentiero sconosciuto.
Sasuke ghignò, e si affrettò a seguirla.
 
 
 
 
-Io dico che ci siamo persi-.
Kiba era l’immagine dell’ottimismo.
-Naaa, so perfettamente dove siamo- mentì spudoratamente Naruto.
Ino si guardò intorno, il buio paesaggio che la circondava era davvero inquietante. Il vento che muoveva le ombre degli alberi le faceva temere che potesse esserci qualche spaventoso animale in agguato.
Il freddo era sempre più intenso, e già non si sentiva più le dita dei piedi.
Si strinse meglio nel cappotto blu, seppellendo il volto nella sciarpa. L’unica cosa che desiderava in quel momento era tornare a casa, nel morbido e caldo letto della baita.
-Perché non ce ne torniamo a casa?-.
Ino sorrise, ascoltando la proposta di Shikamaru.
I nove ragazzi si strinsero in un cerchio, guardandosi gli uni gli altri.
Nessuno aveva il coraggio di annunciare ad alta voce la spaventosa verità che incombeva nel loro presente.
Nessuno di loro conosceva la strada del ritorno.
Si erano ufficialmente PERSI.
 
 
 
Note d’autrice…
Ed ecco terminato anche il sesto capitolo! Incredibile, non l’avrei mai detto…
Come sempre ringrazio infinitamente chi ha aggiunto la mia storia tra le seguite/preferite/da ricordare, e un enorme GRAZIE a chi si è imbarcato nella disperata impresa di lasciare una recensione. Siete dei santi^^!
Si può dire che siamo finalmente entrati “nel vivo” della storia… dopo ben sei capitoli! Non ho capacità di sintesi, e il mio profe di storia ha ragione!
Ora è definitivamente chiaro il senso del titoloXD? Ecco dove volevo andare a parare.
Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando^^.
Un bacio a tutti!
Holly

 

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***



Capitolo sette

-In che senso “persi”?!- la voce di Sakura era resa stridula dall’ansia.
-Hai presente quando non sai dove ti trovi- cominciò Ino molto sarcastica –quando non sai come ci sei arrivata, ne come potresti andartene e soprattutto, SOPRATTUTTO, quando ti affidi alla guida di un cretino biondo con maie suicide?!- terminò furiosa e digrignando i denti.
Naruto non sembrava aver afferrato i velati insulti.
-Non ti senti chiamato in causa Naruto?!- sbraitò nuovamente Ino, decisa a picchiarlo a sangue; soprattutto perché il gelo in cui li aveva portati le stava arricciando i capelli.
Naruto corrugò le sopracciglia chiare, continuando a non capire a cosa alludesse. E a ignorare pericolosamente la sua furia omicida.
Ino strillò frustrata, e avrebbe volentieri cominciato a menarlo se Shikamaru non fosse intervenuto a salvare Naruto.
Il braccio che cingeva la sua vita sottile, infatti, le fece perdere ogni voglia di fare a botte; conferendole inoltre un gran desiderio di dispensare solamente parole di amicizia e di pace.
-Ragazzi… litigare n-non serve a nul-la…- la pacata osservazione di Hinata la riportò nella dura realtà –dovremmo invece cer-cercare una soluzione… che so, un mo-do per andarce-cene…- concluse intelligentemente.
-Hinata ha ragione- annuì Kiba – avanti, chi ha un’idea? Va bene chiunque- chiese speranzoso.
-Io ho un ide…- cominciò Naruto entusiasta.
Neji lo interruppe senza pietà –Chiunque TRANNE Naruto?- precisò.
Ignorando i borbottii irritati di Naruto, Tenten alzò la mano.
 Felice che a chiedere la parola fosse qualcuno dotato di un cervello, Neji annuì osservandola.
La ragazza prese fiato, sfregandosi le mani nell’intento di riscaldarle, quindi cominciò –Allora, contando che abbiamo percorso una decina di minuti per pista, e che siamo già scesi da due piste, possiamo facilmente calcolare il tempo che impiegheremo a risalire-.
-Venti minuti?- azzardò Sakura.
Tenten fece una smorfia dispiaciuta –Almeno tre ore-.
Un coro di lamentele e imprecazioni (naturalmente tutte rivolte a Naruto) si levò dai nove ragazzi.
Sasuke, che fu il primo a riprendere il controllo di se, propose intelligentemente –Conviene tornare giù in paese. Non riusciremo mai ad arrivare vivi alla baita con questo freddo-.
-Evviva l’allegria!- commentò Ino tristemente.
Quindi si affrettò a seguire i compagni che già si stavano incamminando verso valle, riconoscendo finalmente la superiorità dell’intelligenza di Sasuke a quella di Naruto.
 
 
 
 
-Io davvero non capisco cosa possa esserti saltato in testa… perché non hai pensato, anche solo vagamente, che saremmo stati costretti a risalire?!- sibilò Sakura, incazzata come una iena, contro il povero Naruto; che da qualche tempo era oggetto di calunnie e scappellotti vari.
-Guardate che non vi ha costretti nessuno a seguirmi…- fece notare lui.
Ignorandolo bellamente, Kiba propose –Dovresti davvero lasciare il tuo cervello alla scienza sai? Si scoprirebbero cure a molte delle più gravi patologie studiandolo!-.
Scandalizzato all’idea, Naruto spalancò gli occhi blu –Neanche per sogno!- rispose seriamente.
-Ma come?- continuò Sasuke con un ghigno inquietante –non vuoi diventare patrimonio dell’umanità?-.
Affondando i piedi nella neve gelata Hinata intervenne in aiuto del suo “rapitore” –Veramente… è anche colpa mia…- suggerì con una fioca vocina.
Naruto la guardò come se fosse una specie di divinità, discesa sulla terra per salvarlo.
-Ma figurati! Non è affatto colpa tua, anzi sei stata rapita! Sei semplicemente vittima dell’inettitudine di Naruto… di nuovo- Kiba, ovviamente.
La conversazione procedette in questi termini per una buona mezz’ora.
Era un buon modo per non pensare al gelo che inesorabilmente si stava impossessando di loro.
Fino a che, dal fondo del gruppo, Tenten richiamò la loro attenzione.
-Hei! Ragazzi, venite a vedere-.
 
 
 
 
Ciò che aveva attirato l’attenzione della ragazza non era altro che un edificio.
Nel bel mezzo di una radura.
Disperso tra i monti più anonimi.
Seppellito nella fitta boscaglia.
Una baita di montagna.
Una baita di montagna.
Un sorriso a trentadue denti illuminò il viso dei ragazzi: erano salvi.
Salvi, al caldo, al sicuro!
Salvi finalmente.
-Beh? Che facciamo ancora qui?- chiese la mora, felice.
 
 
 
 
Naruto bussò un po’ titubante al portone d’ingresso.
La porta era in legno massiccio, nera come il carbone, tanto grande che un’automobile ci sarebbe passata tranquillamente.
L’edificio era, in proporzione, persino più grande.
Assomigliava moltissimo a una villa triste e austera, un luogo abbandonato, ma che un tempo era stato chiaramente abitato.
Il freddo incredibile che li torturava fino a poco tempo prima era quasi totalmente sparito.
Era questa la principale ragione che li aveva spinti a bussare a quella porta.
Tutti loro, infatti, sapevano perfettamente quanto il gelo notturno potesse essere pericoloso. Ma era quando non riuscivi più a sentirti le membra, che era davvero il caso di angosciarsi.
La porta si aprì appena, rivelando un sottile spiraglio di luce.
Il ragazzo intravedeva a fatica una piccola figuretta nel vano della porta.
Dalla statura, e dall’esile corporatura doveva essere una bambina.
Naruto ne ebbe l’effettiva conferma quando, con una vocina infantile, chiese –Chi sei? Che cosa vuoi?-.
-Sono uno studente- rispose con calma, cercando al contempo di non spaventarla e di smettere di battere i denti –di un corso di snowboard. Io e i miei amici ci siamo persi, non potreste aiutarci?-.
La bimbetta chiuse di scatto la porta, con tutta la violenza che le braccia esili le consentivano.
Dall’interno della casa giunse il suo grido –No! Andate via, non c’è nessuno in casa!-.
Naruto rimase basito.
Come poteva non esserci nessuno? E lei cos’era?! Incorporea forse?!
Infuriato, tornò dagli amici che lo aspettavano al limitare della radura, calando con forza i piedi nella neve.
 
 
 
 
-E’ solo una bambina Naruto!- Sakura provò a farlo ragionare.
-D’accordo, in ogni caso non vuole farci entrare!-.
Sasuke sbuffò –E’ più che naturale. Con la tua grazia da uomo del paleolitico l’avrai spaventata a morte- commentò freddo.
-Ci vorrebbe qualcuno di più dolce… di delicato e grazioso, così da convincerla a fidarsi…- intervenne Neji, pensieroso.
-Perché, io non sono abbastanza grazioso?!- ma nessuno più lo stava ascoltando. Alle parole di Neji tutti si erano voltati e osservavano chi non poteva che essere perfetto per quella missione.
Tutt’a un tratto Hinata, pur fissandosi i doposci bianchi, sentiva gli sguardi dei compagni puntati su di lei.
 
 
 
 
Prendendo fiato, la ragazza bussò timidamente al grande portone; Naruto al suo fianco la osservava, in attesa.
-Non c’è NESSUNO!- urlò una vocina di bimba che ormai Naruto conosceva.
Armandosi di tutta la calma che possedeva, e precedendo Naruto che stava per risponderle per le rime, Hinata chiese –Non c’è davvero nessuno?-. Era sempre stato molto semplice, per lei, trattare con i bambini.
-Nessuno, nessunissimo!- affermò convinta.
-Bene- Hinata sorrise –perché non c’è nessuno neanche qui fuori-.
Naruto era sbalordito: non l’aveva mai vista chiacchierare con tanta calma.
La bimba ci impiegò un poco per risponderle, come a voler elaborare una risposta convincente.
Hinata continuava a sorridere, tranquilla.
-Ma…- rispose finalmente, un po’ dubbiosa –ma se parli… vuol dire che sei li!- concluse soddisfatta del proprio ragionamento che, bisogna ammetterlo, non faceva una piega.
-E’ vero! Ma anche tu parli. Non sei forse dietro la porta a tua volta?- concluse Hinata, sorridendo della dolcezza di quella bambina, che era spaventosamente sveglia per i suoi (molto probabili) quattro anni.
La porta si aprì di scatto, la luce mostrò finalmente ai due ragazzi il volto di quella peste che si rifiutava di aiutarli.
La bimba, proprio come Hinata aveva supposto, non poteva avere più di quattro anni.
I lunghi boccoli color’ebano ballonzolavano a ogni suo movimento, due fiocchi rossi glieli fermavano ai lati della testa, in due stretti codini.
Portava una bianca vestina, semplice e spaventosamente leggera per quel periodo. Ai piedi due scarpette di tela rossa, una delle due era macchiata di quello che sembrava cioccolato.
Ma la cosa che sconvolse veramente Hinata furono i suoi occhi.
Così tremendamente famigliari.
Così incredibilmente conosciuti.
Erano gli stessi occhi che l’altero viso di Neji portava incastonato al proprio interno.
Erano gli stessi occhi che lo specchio del bagno le mostrava ogni mattina.
Erano i suoi occhi.
Hinata impiegò diversi minuti a riprendersi.
Naruto nel frattempo aveva afferrato la bambina per la vaporosa manica della vestina, poiché quella stava divincolandosi nel tentativo di ritornare in casa.
-F-ferma!- la pregò Hinata.
Incredibilmente la bambina la ascoltò.
-Ti prego… vogliamo solo parlare…- ragionando con più calma riuscì a chiedere –con la mamma, magari?-.
Puntandole quegli occhioni spaventosi sul viso, ma aprendole la porta per invitarla a entrare –La mamma non c’è più. Se né andata perché era obbligata. Ma papà dice sempre che tornerà, prima o poi- fece una pausa e spostando lo sguardo sui restanti ragazzi che, nel frattempo si erano avvicinati all’entrata, concluse –ma potete entrare comunque. Papà tornerà a momenti- sorrise.
Hinata e Naruto, suo malgrado, non riuscirono a trattenersi dal rispondere a quel sorriso di miele.
Nessuno udì il sussurro della piccola, poiché la sua voce era talmente bassa che era quasi impossibile –Mamma… mamma, sei tornata davvero? Oh, papà sarà cooosì felice- concluse lieta.
 
 
 
 
La bambina condusse i ragazzi in un ampio salone, permettendo loro di accomodarsi sul comodo sofà e di riscaldarsi al calore del fuoco.
Era rimasta in religioso silenzio fino a quel momento, ma un dolce sorriso le aleggiava sulle labbra.
Sakura stravaccandosi comodamente metà sul divano, metà su Sasuke (non senza presunta irritazione da parte di quest’ultimo, che tuttavia non mosse un muscolo per spostarla) chiese finalmente –Scusa piccola, potresti dirci come ti chiami?-.
Inclinando leggermente il capo, rispose –Cielo. Mi chiamo Cielo-.
“Un nome particolare” constatò Sakura sorpresa.
La bambina puntò l’indice in direzione di Hinata, che in quel momento si stava riscaldando le mani ghiacciate accanto al fuoco –E tu? Tu ti chiami Hisae?- chiese, tranquillamente.
Hinata sobbalzò, sentendosi chiamata in causa –Veramente…n-no… Hinata, piacere…- rispose in un sussurro.
La bambina sembrò sorpresa, e delusa, da quella risposta.
Tutto sommato di riprese in fretta. Quindi trotterellò via ridacchiando.
-Papà tornerà a momenti!- gridò estasiata.
Naruto corrugò le sopracciglia bionde –Secondo me è matta- annunciò con calma epocale.
Kiba si costrinse a ridere –E’ solo una bambina-.
Tuttavia anche lui aveva notato i suoi occhi bianchi.
 
 
 
 
Note d’autrice…
Finalmente è terminato il settimo capitoloooo!
E’ veramente INCREDIBILE, sul serio, non pensavo che sarei mai arrivata a questo punto…

Bene spero proprio che vi sia piaciuto^^
Mi raccomando fatemi sapere! Soprattutto ditemi: Che ne pensate di Cielo?
Vi sta simpatica? Antipatica? Andrebbe bruciata su un rogo????
Ditemi voi.
E’ un personaggio che non rientrava nell’idea originale della storia… ma non ho resistito all’idea d’inserirla^^.
Mi raccomando!
 
Ah, si devo comunicarvi che da questo capitolo in poi potrebbe succedere che la pubblicazione avvenga un po’ a rilento… scusatemi tanto, nell’ultimo periodo la scuola mi sta uccidendo.
Ma SOPRATTUTTO perché ultimamente sono impegnata nella stesura di una nuova Fan Fiction… hahaXD
Non disperate! Non abbandonerò il mio “capolavoro” (si fa per dire, eh!).
 
Concludo con i consueti ringraziamenti alle anime pie che si arrischiano a leggere quest’ennesimo capitolo.
E soprattutto ai recensori^^
GRAZIE!!!
Mi raccomando, continuate a farmi sapere!
Un bacione
Holly_94

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


  
Capitolo otto
 
Bisognava ammettere che Cielo non era affatto il terremoto che si anticipava essere… era molto, molto peggio.
Per tutta la serata non fece che saltellare allegramente per la casa, sul divano, sul tavolino di cristallo e (più frequentemente) tra le braccia di Hinata.
La bambina, infatti, sembrava aver preso in gran simpatia la ragazza, che a sua volta era lusingata di tutte quelle attenzioni.
Attenzioni così pressanti che riuscirono perfino nell’intento di far ingelosire un paio di persone.
Come confermavano i ringhi frustrati di Kiba e il volto crucciato di Naruto.
Per quanto Cielo fosse dolce tuttavia, Shikamaru non riusciva a capacitarsi di come suo padre potesse averla abbandonata in quella casa enorme per tutta la serata, senza la minima supervisione.
La casa, come Cielo aveva fatto gentilmente notare mentre giocherellava distrattamente con i capelli di Hinata, era, infatti, completamente vuota.
Ora, Cielo era sveglia, deliziosa, furba e adorabile… tuttavia aveva solamente quattro anni! Quale incosciente l’avrebbe lasciata in balia del suo destino a quel modo?
Più volte tentarono di estrarle informazioni in merito, ma senza successo.
Né la delicata richiesta di Hinata, né gli sbuffi di Ino, né la vena che pulsava pericolosamente sulla tempia di Neji, né il solletico di Naruto, né le velate minacce di Sasuke erano infatti riusciti a farla parlare.
Intendiamoci: Cielo parlava tanto da essere quasi logorroica, ma parlava solo e soltanto di ciò che decideva lei.
E in quel momento aveva deciso di parlare… del gelato.
-Tocca a te Hina!- intimò sorridendo a Hinata –qual è il tuo gusto di gelato preferito?-.
-I-il mio gusto preferito… mmm…- la ragazza ci pensò un attimo –direi… la vaniglia, si-.
Gli occhi della piccola s’illuminarono –davvero?! E’ anche il mio!- annunciò entusiasta.
-Ma se fino a due minuti fa era il cioccolato!- sbraitò Naruto che, già dopo poco tempo, era stufo marcio dei giochi della piccola.
-Ho cambiato idea- annunciò Cielo con aria di superiorità, provocando i risolini dei presenti.
Placate le risate, Ino tornò placidamente alla sua precedente occupazione: annoiarsi.
Ma quando tornava il padre di quella piccola peste?
Ino non vedeva l’ora che li lasciasse in pace.
Nel frattempo, ben lungi dall’assecondare le preghiere della ragazza, Cielo stava chiedendo, o meglio ordinando –Giochiamo a “mamme, papà e figli”!-.
L’unica che si diede la pena di risponderle fu Hinata, la quale le fece dolcemente notare la sua ignoranza riguardo tale gioco.
-E’ facile!- assicurò Cielo con gli occhi che brillavano –Ci dividiamo in tre famiglie: uno fa il papà, una la mamma e uno il figlio- spiegò.
-E chi decide i ruoli?- chiese Sakura pazientemente.
-Io, è ovvio!- trillò Cielo, entusiasta.
-E ti pareva…- brontolò Naruto.
 
 
 
 
Dieci minuti (e svariati tentativi di coinvolgere i ragazzi) dopo, i dieci giocatori erano pronti.
Cielo, che sembrava aver acquistato fiducia anche nei confronti di Naruto, stava in bilico sulle ginocchia di quest’ultimo. Scrutando i partecipanti con lo sguardo, si apprestava ad annunciare i ruoli dei vari giocatori.
Indicando con il ditino i prescelti annunciò –Voi sarete le mamme-.
La bambina aveva designato a quel ruolo: Hinata, Sakura, Ino e… Neji.
-Cosa?!- scattò lo Hyuga –No, ti sbagli. Io sono un ragazzo- sibilò trattenendo la rabbia, solo perché a nominarlo era stata una bimba di quattro anni.
-Davvero?- la bimba pareva sinceramente sorpresa.
Di nuovo Neji trattenne un insulto. Come poteva veramente credere che fosse una donna?!
-Beh- continuò lei imperterrita –E’ che hai i capelli coooooosiii luuuuunghi… sembri proprio una bambina!- ridacchiò, le manine a coprirsi la bocca rosea.
Tanto che risciò di cadere dalla sua precaria posizione ma Naruto la afferrò in tempo così che non si sfracellasse a terra.
Neji nel frattempo lottava con Tenten (la quale era accanita sostenitrice del club “l’infanzia è sacra e i bambini sono tutto ciò che ci rimane del paradiso”), nell’intento di liberarsi dalla stretta di quest’ultima e di picchiare la sfrontata bimbetta.
Non contenta dell’affronto che Neji aveva appena subito, continuò con l’assegnazione di quei folli ruoli.
Indicò Sasuke come marito di Sakura, Shikamaru come amante (amante, mettendo bene in chiaro che non era suo marito) di Ino e Kiba come il suo tradito sposo, infine annunciò che Neji era rimasto tragicamente vedova in un terribile incendio.
Che ragazzina precoce… e spaventosa.
-E io?- chiese Tenten, un po’ preoccupata vista la fine di Neji.
La bambina la indicò come il frutto della dolce unione di Sakura e Sasuke.
I due la guardarono schifati, che famiglia orribile era loro toccata!
Senza contare che Tenten era perfino più grande dei genitori…
Dulcis in fundo, voltandosi di scatto e affondando le manine nei folti capelli biondi di Naruto, decretò quella che sembrava essere l’unica famiglia normale: ovviamente la sua.
Insieme con Hinata e Naruto.
 
 
 
 
Decise le scapestrate famiglie, (delle quali la maggior parte erano prive di figli, avevano mariti di troppo o ne avevano troppo pochi) Cielo si disse soddisfatta.
-Ora possiamo andare nelle nostre case- dichiarò, e con un balzo scese dalle ginocchia di Naruto per afferrare la mano di Hinata.
Trascinando la nuova giovane mamma, indicava le “casette” destinate alle altre famiglie.
Il soggiorno, il camino, il tavolino di cristallo e luoghi simili.
Naruto rise e lanciò uno sguardo trionfale a un furioso Kiba, prima di seguire la propria deliziosa famigliola.
Il suo sguardo sembrava avere l’unico intento di sottolineare quanto il suo futuro promettesse bene.
Lasciandosi alle spalle sette persone completamente sconvolte, tra mogli, amanti e figli illegittimi, i tre uscirono dall’ampio soggiorno per avviarsi lungo un imponente scalinata di marmo.
 
 
 
 
-Cielo… dove ci porti?- chiese Hinata, la mano ancora stretta tra quella piccola e calda della bambina.
-In un posto segreto- rispose evasiva –nella nostra casa!-.
Naruto seguiva le due ragazze da dietro, salendo pesantemente la scala di marmo, si guardava in giro curioso.
La scala a chiocciola si snodava lungo un versante della casa, singolarmente arredato: busti di marmo e tappeti persiani facevano bella mostra di se negli angoli o lungo la parete.
Un tappeto color ocra, ricamato in oro, era steso sui chilometrici gradini; completamente esposto al devastante passaggio delle scarpette infangate di Cielo.
Naruto non era mai stato in un posto simile (questa era una sensazione che si stava ripetendo decisamente troppo spesso per i suoi gusti, negli ultimi giorni), quella casa lo metteva quasi in soggezione.
Finalmente la bambina giunse all’imboccatura di un lungo corridoio. Con passo deciso, sempre trascinando Hinata, si fermò dinnanzi a una porta.
Abbastanza anonima, per gli standard del luogo, tuttavia sufficientemente minacciosa da essere in grado di modificare l’atteggiamento di Cielo… la bambina, infatti, sembrava aver perso gran parte della sua tracotanza.
Imbarazzata, si dondolava sulle punte dei piedini, sotto lo sguardo attento di Hinata e Naruto.
-E’ qui- disse solamente.
Incrociando le braccia dietro la nuca, Naruto chiese –Beh? Che facciamo ancora qua? Entriamo!-.
Con lo sguardo sempre fisso sui piedi, Cielo disse piano –In verità… ecco… papà dice che non… che veramente non posso proprio, proprio andarci…- sembrava davvero desolata.
Naruto sospirò, ma allora perché li aveva condotti fin li?!
-Come mai, non ti è permesso?- chiese Hinata con calma, fissando dolcemente la piccolina che si torturava un ricciolo corvino.
-Mmm… era, la stanza della… della mamma…- ammise infine, dopo un lungo silenzio.
Sorpresa da quella confessione, Hinata non credette affatto che fosse il caso di invadere a quel modo la privacy della famiglia.
-Allora for-forse è meglio se…- incominciò, ma le dita di Naruto, che le afferrarono il polso, la bloccarono immediatamente.
Afferrando la mano Hinata, che ha sua volta stringeva Cielo, e con un ghigno leggermente inquietante fece notare –Ma adesso il papà non c’è… non è così?-.
Detto ciò, aprì con nonchalance la porta.
 
 
 
 
Ino si stravaccò come meglio poté sul morbido divano, con la mano sinistra soffocò uno sbadiglio.
Non vedeva l’ora che quei due mentecatti di Naruto e Hinata si decidessero a tornare. La sua idea era infatti quella di cacciare l’orfanella nel proprio lettino (aveva abbandonato l’idea che suo padre potesse tornare) e di dedicarsi all’esplorazione delle stanze degli ospiti.
Non vedeva l’ora di potersi finalmente riposare in qualcosa di simile a un letto.
Sbuffando si lasciò cadere all’indietro, naturalmente senza minimamente fare caso a chi ci fosse seduto, e scoprì che la spalla di Shikamaru poteva essere un ottimo sostituto del cuscino.
-Ma dove diavolo sono finiti i due piccioncini e la loro orfanella?- chiese, soffocando l’ennesimo sbadiglio.
L’insinuazione che tra Naruto e Hinata potesse esserci qualcosa riuscì nell’intento di risvegliare Kiba (caduto in un coma profondo, profondissimo) meglio di una secchiata d’acqua gelida.
-Che vorresti dire, scusa?!- chiese ringhiando.
Ino, mezza intontita dal sonno e dal contatto con la pelle di Shikamaru, non colse la nota di panico nella voce del giovane e proseguì imperterrita –Voglio dire che sono spariti da un bel po’ di tempo! Non crederai davvero che si siano messi a giocare a “mamma, papà e figli”?! Andiamo, è molto più probabile che stiano facendo…- Ino s’interruppe bruscamente, raggelata da un’occhiataccia orribilmente inquietante di Neji.
Persino del suo stato di semi-catalessi, mista a rimbecillimento post “Oh my god sono appoggiata alla sua spalla e non mi ha ancora tirato un cazzotto” riuscì ad afferrare il messaggio silenzioso che l’Hyuga le stava inviando… in altre parole “attenta a ciò che dici, è mia cugina quella cui stai dando della sgualdrina”.
Ma Kiba non sembrava minimamente intenzionato a desistere.
-…facendo?- insisté.
-Facendo “Dio-solo-sa-cosa”- concluse sbrigativa, in attesa dell’esplosione.
Esplosione che, non dubitava, sarebbe presto arrivata.
E infatti…
Tre.
Kiba la fissava con lo sguardo perso nel vuoto, segno che non aveva colto le allusioni.
Due.
Di colpo, uno scintillio nello sguardo e un’espressione sconvolta furono il segnale che il messaggio era giunto al cervello.
Uno.
Kiba aprì la bocca per pronunciare tutto il suo disgusto e la sua rabbia, le unghie ficcate nei palmi serrati.
E…
-MA COME SI PERMETTE QUEL MALEDETTO *Beep*, *Beep* E ANCORA *Beep* DI PENSARE ALLA MIA HINATA IN QUEL MODO?!
GIURO CHE SE LO PESCO LO RIDUCO AD UN FERMACARTE! UNO YOGURT SARA’ SOLIDO IN CONFRONTO A CIO’ CHE RIMARRA’ DI LUI! CHE RAZZA DI PERVERTITO, MENTECATTO, APPROFITTEREBBE IN TAL MODO DI UNA COSI’ TENERA FANCIULLA?!- e di questo passo procedette per lungo,lunghissimo tempo.
Tramortendo e torturando i timpani dei presenti.
Ino maledisse la sua linguaccia in tutti i modi che conosceva.
 
 
 
 
-Giuro… lo riduco… fer… carte! Pervermentecat…!- i toni soavi di Kiba giunsero fino al piano in cui si trovava il diretto destinatario di tali insulti, scatenando imbarazzanti domande da parte di Cielo quali –Cos’è un pervertito? E un mentecatto? E un…-.
Quella bimbetta aveva l’udito di un lupo.
Ridacchiando nervosamente Hinata cercava di sviare le sue domande, con scarso successo.
Le due si trovavano in un’ampia anticamera, arredata con stile tale che avrebbe fatto concorrenza alla reggia del Re Sole.
Arazzi, colonne di marmo, letto con baldacchino di seta, scrittoio in mogano, abatjour ricamate in oro… ci si perdeva, in tutto quel lusso.
Gli occhi di Hinata brillavano, quasi quanto i diamanti ricamati sul meraviglioso abito dolcemente poggiato sul bordo del letto.
In quella sopraggiunse Naruto, appena tornato da quella che doveva essere l’esplorazione della stanza adiacente.
Hinata gli sorrise arrossendo un poco, ma quando incontrò il suo sguardo raggelò.
-Na-Naruto? Che… che succede?- chiese preoccupata dallo sguardo sconvolto del ragazzo.
Serissimo e impassibile, Naruto le rispose piano –Hinata. C’è una cosa che dovresti davvero venire a vedere-.
 
 
 
 
La porta d’ingresso si aprì scricchiolando.
Un cappotto pesante venne abbandonato su un attaccapanni.
Dei passi risuonarono leggeri nel corridoio.
-Un momento.
E voi chi siete?-.
-LE POSSIAMO SPIEGARE!-.

-CIEEELOOOO-.
 
 
 
 
 
Note d’autrice…
E finalmente, dopo lungo tempo ed estenuanti battaglie (???) ritorno!!!
Seriamente. Perdonate il mio vergognoso ritardo… ma un 5- - in fisica mi ha impedito di scrivere per un po'…
MATEMATICA, CHIMICA E FISICA SIA MALEDETTO CHIUNQUE VI ABBIA INVENTATEEE!


Ok, dopo questo sclero passo alle cose serie.
Come sempre GRAZIE a chi continua a seguire questa… questa… cosa.
Davvero, per me è importante^^
Un bacio enorme a chi ha aggiunto la mia storia, e soprattutto a chi continua a commentare!


Ah si! E come dimenticare (ora mi odierai lo so…)!
Un bacione grandissimo soprattutto alla mia migliore amica^^

Sono così felice di sapere…
…che tu abbia apprezzato la mia storia…
…che ti abbia fatto passare una piacevole serata (priva di versioni di Greco:P)…
…che tu sia orgogliosa di me…
…ma soprattutto che mi chiamerai la prossima volta che andrete a fare un giro^^!
 
GRAZIE!!!


Saluti a tutti e al prossimo capitolo (che arriverà presto, lo giuro!)
Baciiii
Holly_94!

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***



Capitolo nove

La mano di Naruto era poggiata, con delicatezza sulla spalla di Hinata.
La ragazza non pareva essersene accorta.
Non era infatti arrossita, nemmeno un po’. Era bianca come un cencio, Hinata Hyuga.
Questo fatto era quantomeno allarmante.
Spaventoso in effetti.
Hinata fissava la parete di fronte a lei, sconvolta. Un turbine di emozioni le danzava nel petto.
L’ampia parete, causa di tale sconvolgimento per la ragazza, era occupata da un’enorme dipinto.
Doveva essere piuttosto antico, i colori erano persino un po’ sbiaditi, ma l’immagine raffigurata era inconfondibile.
Per la seconda volta Hinata si trovò a specchiarsi nei propri occhi.
Ma questa volta era diverso. Non erano solo gli occhi a esserle stati sottratti, ma anche il naso, la bocca, i capelli…
Il quadro rappresentava una ragazza, piuttosto giovane.
Era stata raffigurata durante una danza, come indicavano le pieghe circolari del suo vestito bianco e le sue braccia sottili, leggermente alzate.
I suoi capelli corvini erano raccolti in un’elaborata crocchia alla base del collo. Nell’acconciatura brillavano piccoli diamantini bianchi.
L’artista era riuscito a catturare con inquietante maestria la sua espressione. Fredda, altera e addirittura un poco maliziosa.
Tutto, nell’aspetto fisico di quella ragazza, sembrava essere la fotocopia di Hinata Hyuga.
Le due non si assomigliavano semplicemente, no.
Erano assolutamente, totalmente, spaventosamente identiche.
Quella era lei, era Hinata.
-Ehi… Hinata?- preoccupato dalla reazione della ragazza, Naruto la scosse leggermente, la mano sempre poggiata sulla sua spalla.
Lei si schiarì la voce, prima di rispondere seria –Chi, cre-credi che sia…?-.
-Non capisco. Pensavo lo sapessi… voglio dire, è ovvio che sei tu la ragazza del ritratto!- felice di costatare che Hinata aveva recuperato pienamente il dono della parola, proseguì più tranquillamente –Chi è l’autore? E come diavolo è finito qui?-.
La ragazza scosse la testa desolata –Non lo so… mi dispiace. La ragazza del quadro non sono… io-.
Naruto sgranò gli occhi azzurri sinceramente sorpreso –No?! Ma siete identiche! Se non sei tu… deve essere per forza la tua gemella!-.
Di nuovo Hinata scosse la testa, spiegandogli brevemente di avere solamente una sorellina minore, Hanabi.
-Mmm… beh, allora non ho proprio idea di chi possa essere!- ammise, incrociando le braccia al petto.
Hinata tornò a rivolgere lo sguardo al dipinto.
Quella ragazza trasudava eleganza da ogni poro… l’acconciatura, il sorriso malizioso, l’abito di seta morbida… era tutto così…
Un momento.
L’abito di seta morbida?!
Trattenendo rumorosamente il fiato, Hinata si fiondò nuovamente nell’anticamera. Tanto in fretta da spaventare Naruto.
Posò lo sguardo sullo sfarzoso letto a baldacchino, e lì notò ciò che cercava.
Il candido abito ricamato in argento, con rifiniture di quelli che parevano essere diamanti, era appoggiato delicatamente alla base del letto.
Lentamente, sotto lo sguardo stupito di Naruto, Hinata lo strinse tra le mani. La seta scorreva placidamente tra le sue dita bianche.
-E’…?- Naruto lasciò in sospeso la domanda.
-Si- affermò Hinata con convinzione –E’ l’abito della ballerina nel dipinto-.
Ma che ci faceva li?
 
Persi tra i pensieri della recente scoperta, né Naruto né Hinata si accorsero di una cosa che avrebbe dovuto invece allarmarli: Cielo era scomparsa.
 
 
 
 
-E voi chi siete?-.
Sasuke maledisse la sfortuna, secondo le leggi della quale le preghiere di Ino non erano state esaudite.
La bambina non era affatto orfana.
Anzi.
Come faceva a saperlo, chiedete voi?
Causa del giovane uomo (di un’età che non poteva essere superiore ai ventidue anni) che li fissava in quel momento, un’espressione sconvolta negli occhi verde smeraldo.
-LE POSSIAMO SPIEGARE!- Sakura, si alzò di scatto dalla sua spalla, l’immagine della pace e della diplomazia.
-Assolutamente- asserì Ino, con maggiore calma.
-Vede, siamo studenti di un corso di snowboard, ecco… non so bene come, ma ci siamo persi… la sua sorellina è stata tanto gentile, da ospi… tar… ci…- le parole le morirono in gola, quando vide l’espressione del padrone di casa.
La furia si era impadronita dei lineamenti del suo viso, e per qualche secondo ne detenne il possesso.
Tanto velocemente com’era arrivata, sparì.
O fu nascosta molto bene.
Con tranquillità chiese –La mia sorellina, prego?-.
Ino non rispose, ancora spaventata dalla collera che fino a poco prima invadeva l’uomo.
Kiba intervenne al suo posto, velocemente, forse per evitare un nuovo scatto di collera da parte dell’uomo –Esatto- assicurò prima di lanciarsi nella descrizione di Cielo –Minuscola, ricci mori, due fermagli rossi, vestina bianca, occhi chiarissimi…-.
L’uomo pareva confuso. Gli occhi verdi ridotti a due fessure, mentre scrutava i ragazzi, indeciso se fidarsi o meno.
-Cielo- disse infine.
Sasuke non capì se si riferiva alla bambina o era una semplice esclamazione sbalordita.
La sua espressione mutò nuovamente. Ma Sasuke non riuscì a coglierla pienamente, poiché il giovane si voltò di scatto e si diresse a grandi passi verso l’ampia scalinata che conduceva ai piani superiori.
-CIELO- tuonò con voce imperiale.
La bambina giunse trotterellando con finta innocenza.
 
 
 
 
-Forse non mi ero spiegato bene?-.
Due gelidi occhi verdi fissavano una bambina mora, due codini fermati da fiocchi rossi.
-No… n-no…- Cielo si fissava i piedi, tirandosi contemporaneamente un ricciolo nero –ti sei spie-gato… molto bene…- terminò balbettando, impaurita dallo sguardo del giovane.
-Bene- continuò, serrando i denti –e allora dimmi: quale parte del concetto non far entrare nessuno, per nessun motivo al mondo non è chiara?-.
L’uomo era veramente furioso, la bambina balbettava in preda al panico.
-Ma t-tu hai de-detto che…- la bambina non ebbe il coraggio di continuare.
-Che?!- insisté l’uomo.
-Che… beh, se… insomma- Cielo, dall’alto dei suoi rispettabilissimi quattro anni, si angosciava alla ricerca delle parole –lo sapevo, che non poteva entrare nessuno… però c’era quella… quella…-.
-Parla Cielo!- sibilò, cercando di non farsi sentire dagli ospiti nella sala accanto.
-Quella… ra-ragazza…- concluse a fatica.
-Ragazza?- il giovane la fissò con un sopracciglio alzato.
-Si, è davvero uguale a...- ma l’uomo la interruppe bruscamente.
-Quale ragazza? Perché né la rosa isterica, né la bionda con la coda di cavallo, né la mora con quella ridicola acconciatura, somigliano a qualcuno che conosco- concluse, senza più dare alcun peso alle parole della bambina.
Facendosi coraggio, Cielo disse –Non loro! L’altra ragazza!-.
-L’altra?- il volto dell’uomo era crucciato, quasi dubitando delle parole della bambina –non c’erano altre ragazze- fece notare, con calma abissale.
-Si invece! C’è n’è una, di sopra! Hina- di nuovo, Cielo non fece in tempo a finire la frase.
Afferrandola con forza per le esili spalle, l’uomo la sbatte violentemente contro la parete. La bambina tentò di divincolarsi, ma quello, serrando la presa delle mani, la sbatacchiava come una bambolina –Di sopra?! DI SOPRA?!- diceva furioso.
-S-si… nella stanza della mam-ma… è che, vedi, lei le assomiglia così… così…- Cielo scoppiò in lacrime, quando il dolore si fece veramente intenso.
L’uomo si decise a lasciarla andare solo quando la sentì piagnucolare –Mi fai ma-male… papà!-.
Lasciandosi alle spalle le irritanti lacrime della figlia, l’uomo si diresse con passo deciso verso i piani superiori.
 
 
 
 
La porta fu spalancata di scatto.
Hinata, spaventata, lasciò cadere il prezioso abito bianco che teneva tra le mani.
Lo sguardo smeraldino di uno sconosciuto scandagliò la stanza: dal vestito ai piedi della ragazza, alla faccia sorpresa di Naruto fino a quando il non si posò sul viso di Hinata.
-Hisae…- gli sfuggì in un sospiro.
Arrossendo di botto, sotto lo sguardo indagatore dell’uomo, Hinata si affrettò a rimettere a posto il vestito.
Nel frattempo Naruto accampava scuse a raffica, una più improbabile dell’altra, per giustificare la loro presenza li.
Con un sorriso benevolo e un gesto della mano, li assolse da ogni loro colpa, compresa quella di essere piombati in casa sua senza il minimo permesso.
-Potete chiamarmi Eien- si limitò a presentarsi il giovane.
Per la prima volta Hinata lo osservò.
Portava un paio di pantaloni neri, leggeri quasi estivi, e un’immacolata camicia bianca, che metteva in risalto il suo fisico atletico.
I riccioli ramati gli solleticavano il collo quando voltava la testa, nel viso leggermente abbronzato spiccavano due occhi verdissimi. Era davvero molto giovane.
Tuttavia, aveva un certo guizzo nello sguardo… così come quel suo sorriso sbieco.
Strano.
Quasi inquietante.
Scacciando quei ridicoli pensieri, la ragazza tornò a fissarsi i piedi, in imbarazzo. Tuttavia si costrinse ad alzare lo sguardo, quando si sentì chiamata in causa da Naruto.
-…e lei è Hinata- la stava presentando il biondo.
Un brivido le corse lungo la schiena, quando colse lo sguardo del padrone di casa indugiare su di lei.
Con somma sorpresa, si accorse che quello sguardo non l’aveva abbandonata da quando aveva messo piede in quella stanza.
 
 
 
 
-Sssssh, su Cielo… ora basta!- Cielo piangeva tra le braccia di Sakura e i ragazzi tentavano inutilmente di placare il suo pianto isterico.
Nessuno era riuscito a farsi svelare il motivo delle lacrime che, da dieci minuti buoni, bagnavano le sue guance rosee.
La bambina si rifiutava di parlare, come di smetterla di frignare.
Decisamente stufo dei suoi singhiozzi, Sasuke convenne che fosse il momento di metterla a tacere. Alzatosi dalla sua comoda posizione sul sofà, s’inginocchiò di fronte a Sakura, incatenando i suoi occhi neri in quelli grandi e bianchi di Cielo.
-Smettila- le disse semplicemente.
Incantata da quello sguardo magnetico, la bambina smise immediatamente di piangere.
 
 
 
 
Note d’autrice…
Salve a tutti! E’ con orgoglio che vi presento il nuovo capitolo!!
…ok sono ufficialmente andata.
Vi chiedo scusa in anticipo, fan delle varie coppie, mi rendo conto che sotto questo punto di vista il capitolo sia MOLTO scadente… ma prima o poi dovevo trovare il modo di approfondire la storia di Cielo.
Vi prego non linciatemi!
 
Anzi vi assicuro che dal prossimo capitolo le cose cambieranno!!!
E’ un po’ triste, e noioso, lo so… ma vi assicuro che costituisce la quiete prima della tempestaXD
 
Come sempre grazie a:
-Chi ha aggiunto la mia storia tra le varie seguite/da ricordare/preferite
-Chi ha trovato il tempo di lasciare un commento, siete degli angeli vi dedicherò un monumento!!
-Chi ha semplicemente letto, per me è importante, davvero^^

 
Concludo ricordandovi la mia speranza di ricevere commenti e consigli!
Ah si! Quasi dimenticavo! Ditemi soprattutto che ne penate della piega inquietante che la storia sta prendendo (sono la prima ad ammettreloXD)???

Devo ammettere che non era esattamente mia intenzione… ma praticamente questo capitolo si è scritto da solo!
Alla prossima!
Un bacione a tutti,

Holly_94

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


 
Capitolo dieci
-…e capisce che non potevamo rischiare l’assideramento. Così abbiamo pensato di bussare, e Cielo è stata tanto gentile da aprirci- Sakura terminò di spiegare a Eien la travagliata avventura che li aveva condotti fin li.
L’uomo sorrise, stringendo maggiormente la figlioletta al petto.
-Capisco- disse quindi –non c’è alcun problema. Vi ospiteremo volentieri, abbiamo numerose stanze riservate agli ospiti- assicurò con gentilezza.
-A proposito, che maleducato, ancora non mi sono presentato! Potete chiamarmi Eien- disse alzandosi e poggiando a terra la bambina che, fino a pochi secondi prima, teneva in braccio –e… avete già avuto modo di conoscere mia figlia Cielo, immagino-.
-Una bambina deliziosa- sorrise educatamente Sakura.
Dopo una breve presentazione, Eien incaricò Cielo di guidare le ragazze alle camere a loro assegnate.
Sollevata, la bambina afferrò le mani di Hinata e Tenten, e si avviò lungo le scale.
Camminando a passo spedito, Cielo condusse le ragazze lungo gli sfarzosi corridoi della casa, giungendo di fronte all’entrata di una camera.
-Ecco- disse solamente prima di saltellare via.
La stanza nella quale erano state accompagnate era molto ampia, di forma circolare, quattro letti a baldacchino erano allineati lungo le pareti. Il luogo non era meno austero ed elegante del resto della casa.
 
 
 
 
 
Liberatesi delle pesanti giacche a vento, tolti i cappelli di lana e i quatto strati di maglioni, le ragazze si stavano finalmente godendo un meritato riposo.
La sveglia segava le undici e mezzo di notte.
Dal bagno proveniva la voce di Tenten che, accompagnata dallo scorrere dell’acqua del rubinetto, canticchiava e contemporaneamente si lavava i denti.
Il suono prodotto era un misto tra un barrito, un grugnito e un gorgoglio.
Sakura rideva, mentre si stendeva tra le morbide coperte di lino, e Ino era la causa delle sue risa.
La ragazza imprecava e tirava con forza il fermaglio che si era aggrovigliato con i suoi lunghi capelli. Il vento aveva scompigliato al punto la sua chioma da formare una matassa di fini capelli biondi, stretti intorno ad un mollettone viola.
-Vuoi una mano Ino?- le chiese Sakura ancora ridendo, e ringraziando segretamente la sua drastica decisione di tagliarsi i capelli.
-No!- gridò quella, le lacrime agli occhi per il dolore –con la tua forza bruta, strapperesti tutti i miei bellissimi capelli! Non voglio il tuo aiuto, chiederò a Hinata-.
-CHE COSA?!- stillò Sakura –ma come ti per…-.
-HINATA!- la ignorò bellamente Ino, chiamando la Hyuga al proprio cospetto.
Ma Hinata non la stava ascoltando. Seduta sul davanzale della finestra scrutava il buio.
La neve cadeva fitta, formando piccole spirali mentre procedeva verso il suolo.
I suoi pensieri erano tutti rivolti alla ballerina del quadro. Chi era? Come poteva essere tanto simile a lei?
“E’ ovvio che sei tu la ragazza del ritratto!” le parole di Naruto risuonavano nella sua mente.
Ma si sbagliava! Non era lei, quella ragazza! Se così fosse stato, l’avrebbe saputo.
Eppure non aveva mai conosciuto nessuno che le assomigliasse tanto: molto più di Neji, più di Hanabi, persino più di sua madre.
Certo Hinata conosceva l’esistenza dei sosia, intesi come persone di aspetto fisico simile al nostro, ma non era veramente convinta che potessero esistere.
E se fosse semplicemente un caso?
Hinata si morse il labbro inferiore con forza, rivolgendo i suoi pensieri alla piccola Cielo.
Molte delle frasi da lei pronunciate, ora che ci ripensava con attenzione, non avevano il minimo senso.
A cominciare dal principio, quando si era rifiutata di aprire la porta a Naruto, ma non aveva opposto la minima resistenza alla sua pacata richiesta.
“La mamma non c’è più. Se né andata perché era obbligata. Ma papà dice sempre che tornerà, prima o poi”le aveva risposto, quando Hinata aveva chiesto notizie della donna.
Ma questo non aveva alcun senso!
Se la donna non c’era più… certamente non sarebbe tornata!
Hinata si prese la testa tra le mani, cercando di ragionare con lucidità.
“E tu? Tu ti chiami Hisae?”anche quella domanda era singolare. Perché mai avrebbe dovuto supporre che si chiamasse in quel modo? Forse che le ricordasse qualcuno in particolare?
La ballerina del ritratto, magari... no, era impossibile.
“Papà dice che non… che veramente non posso proprio, proprio andarci…”Cielo aveva un sacrosanto rispetto del padre Eien, l’atteggiamento di pacata sottomissione che assumeva in sua presenza lo dimostrava. Non avrebbe mai trasgredito a un suo ordine (senza l’esuberanza di Naruto) e di conseguenza non poteva mai essere entrata in quella stanza.
“era, la stanza della… della mamma…”
La stanza della mamma… Hinata si premeva le dita sulle tempie, cercando la soluzione di quel mistero che andava infittendosi sempre più.
C’era qualcosa che le sfuggiva, che avrebbe dovuto dedurre, ma non riusciva a capire…
-La stanza della mamma…- sussurrò a occhi chiusi.
-HINATA!- il grido di Ino la fece sussultare e le fece perdere il filo dei pensieri –sono dieci minuti buoni che ti chiamo! Che c’è? Non mi hai sentita?- chiese Ino scrutandola dall’alto in basso, le mani poggiate sui fianchi.
-Scusami Ino… ero assorta nei miei pensieri- le rispose, lo sguardo rivolto al pavimento di legno chiaro.
-Sfehi schikura dhi stafhree befene?- Tenten era riemersa dal bagno, lo spazzolino elettrico tra i denti, la schiuma alla bocca e le gengive terribilmente irritate.
-Non preoccupatevi- Hinata si costrinse a sorridere –mai stata meglio! Credo solo di aver bisogno di una passeggiata. Ci metterò appena qualche minuto… è… è stata una giornata difficile…- concluse un po’ titubante.
Sakura la fissava con un sopracciglio alzato –Sei certa di non volere compagnia?-.
Hinata rise e in mezzo secondo volò fuori dalla porta, con un semplice –Certissima! A dopo, ragazze-.
Ora sapeva che fare.
Sapeva chi avrebbe potuto fornirle delle risposte.
Hinata stava andando da Eien.
 
 
 
 
 
-SPARISCI Uzumaki!-.
Le voci congiunte dei quattro ragazzi risuonarono all’interno della casa. Naruto venne letteralmente scagliato fuori dalla stanza a loro assegnata.
La porta venne serrata con violenza, chiudendolo fuori.
-Ma che modi!- sbuffò rialzandosi e rassettandosi la felpa stropicciata –d’accordo forse sono un pochino responsabile della nostra tragica situazione… ma non c’è bisogno di scaldarsi tanto…- brontolava indignato.
-E ora dove dormo?!- gridò in direzione dei compagni barricati nella camera.
-E chi se ne frega!- fu l’esaustiva risposta di Kiba.
Naruto si lasciò sfuggire un lamento… come avrebbe fatto?
-Sono certo che troverai delizioso il corridoio al secondo piano- la porta venne aperta per qualche secondo, in uno spiraglio di luce s’intravedeva il volto di Neji.
-Va all’inferno Hyuga!- gridò Naruto mentre si scagliava su di lui, con tutto l’intento di malmenarlo a dovere.
La porta si chiuse nuovamente di scatto, e il volto di Naruto ne pagò le conseguenze. Nell’intento di afferrare Neji aveva sbattuto la faccia contro la pesante porta di mogano, e ora saltellava con il viso tra le mani e le lacrime agli occhi.
-Andate tutti a quel paese, ingrati!- gridò quando riuscì finalmente a riprendersi –tanto non ho bisogno di voi. Hinata sarà più che felice di ospitarmi nella sua stanza!- e con un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle sue labbra s’incamminò lungo il corridoio.
-NON T’AZZARDARE UZUMAKI!- il grido di Kiba non tardò ad arrivare.
La porta si spalancò di scatto, e Kiba rincorse Naruto.
 
 
 
 
 
-A cosa devo l’onore di questa visita?-.
-Eh… ecco… ecco io… Mi spiace di-disturbarla….-.
-Tranquilla. Mi fa piacere-.
Due voci nel corridoio attirarono l’attenzione di Kiba. Si fermò di botto, in ascolto.
-Ho… avrei davvero bisogno di parlarle. Ecco… questa cosa mi-mi sta davvero facendo im-pazzire…-.
Quella voce… Kiba l’avrebbe riconosciuta tra mille. Era quella di Hinata Hyuga.
-Naruto!- sibilò gesticolando per attirare la sua attenzione.
Il biondo, che si trovava nel fondo del corridoio, raggiunse l’amico; un’espressione interrogativa dipinta sul volto.
-Ma che…?- incominciò a chiedere, ma Kiba gli fece bruscamente segno di zittirsi.
“Ascolta” sillabò senza emettere alcun suono.
Avvicinando l’orecchio al buco della serratura i due si misero in ascolto della conversazione che stava avvenendo.
-Si tratta del quadro. Nella stanza di mia moglie. Non è così?-.
-Esatto! Ma… lei com-e…?-.
-Chiunque si sentirebbe turbato, ritrovando il proprio ritratto nella casa di uno sconosciuto- la voce, che ormai i ragazzi avevano riconosciuto come quella di Eien, era calda e suadente. Un tono delicato e incalzante che metteva i brividi.
Hinata non sembrava intenzionata a farsi impressionare, era anzi decisa a ottenere delle risposte.
-Non sono io-rispose lei, convinta.
-Questo lo so-.
-Ma di cosa diavolo vanno blaterando?- sussurrò Kiba confuso –Ritratto? Moglie? Che vuol dire?!-.
-Sta un po’ zitto Kiba, non riesco a sentire!- ordinò Naruto accostando maggiormente l’orecchio alla porta.
-Suppongo tu voglia sapere la sua storia-.
-Non-non voglio in alcun modo… intromettermi nelle questioni private della-della sua famiglia- la voce di Hinata si era fatta un po’ tremante, quasi avesse paura di conoscere la risposta.
La risata di Eien risuonò nella stanza –ma Hinata, non sono affatto faccende private!... non per te-.
Naruto udì distintamente il sussulto di Hinata, che impiegò un paio di secondi a chiedere –cosa intende dire…?-.
Il rumore di una sedia che si spostava e il tintinnio di un bicchiere di cristallo poggiato su un tavolino, poi la risposta secca e decisa di Eien –questo posto è troppo affollato, non trovi Hinata cara?-.
-Affollato?-chiese Hinata, presa alla sprovvista.
Una folata di vento e Kiba e Naruto vennero scaraventati all’indietro, le voci di Hinata ed Eien si persero nel vuoto.
Kiba e Naruto fecero appena in tempo a udire il suono della chiave che scattava nella serratura della porta, poi tutto divenne nero.
 
 
 
 
 
-Sasuke?- le iridi di Sakura erano sgranate di fronte alla piacevole apparizione di Sasuke Uchiha fuori dalla sua porta.
-Cerco Naruto- disse, evitando però di incrociare il suo sguardo smeraldino e brillante.
L’espressione di Sakura si fece accigliata, mentre rispondeva –beh, io non l’ho visto-.
-Ne sei certa? Eppure aveva detto di andare da Hinata...- sembrava sorpreso.
Sakura sorrise, ringraziando il cielo che le aveva donato quella magnifica visione. Sasuke diventava più bello ogni volta che posava lo sguardo su di lui.
Eh sì, era proprio un caso disperato.
-Hinata non c’è. Ha detto che sarebbe andata a fare una passeggiata lungo il corridoio. Immagino che si siano incontrati- concluse Sakura.
-E’ da lì che vengo. Naruto non c’è. Nè Hinata… nè Kiba- le disse Sasuke, improvvisamente si era fatto serio.
-Non è possibile… dove credi che siano?- chiese Sakura turbata.
-Non lo so- disse scuotendo la testa, i capelli corvini danzavano a ritmo dei suoi movimenti.
Sakura toccò il cielo con un dito quando si sentì afferrare il polso e trascinare lungo il corridoio.
-Dobbiamo trovarli-.
 
 
 
 
 
-Tutto questo vostro interesse per le sorti di Naruto e Kiba, deriva dal fatto che le ragazze ci aiuteranno nelle ricerche?- chiese Neji, rivolto a Shikamaru che si trascinava lungo il corridoio, verso l’ignoto.
-Non so di che parli- rispose distrattamente.
-Ino Yamanaka- annunciò lo Hyuga, il tono fermo e distaccato.
-Non so di che parli- ripeté Shikamaru, senza guardarlo negli occhi.
Lo sbuffo irritato di Neji venne interrotto da un grido di bambina.
Cielo usciva urlando da una stanza sulla destra verso il fondo del corridoio.
 
 
 
 
 
Note d’autrice…
Posto il nuovo capitolo a tempo record!
E siamo a quota 10! Incredibile, chi l’avrebbe mai detto??
Eh sì, la storia si fa sempre più confusa e inquietante… e andremo di male in peggioXD!


Grazie a chi continua a leggere la mia fic^^
 
Mi raccomando ditemi cosa ne pensate!!!
 
Al prossimo capitolo!
Un bacio.

Holly_94^^

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


  
Capitolo undici
-Ma cosa diavolo…?-.
La bambina aveva le guance arrossate dal pianto, i riccioli corvini che le volavano intorno al viso mentre correva incontro a Neji e Shikamaru. Cielo singhiozzava disperata.
Frenò bruscamente la corsa e si gettò tra le braccia di Shikamaru, continuando a piangere e inzuppando la sua maglietta.
-Cosa succede Cielo?- le chiese il ragazzo, un po’ in difficoltà a causa dell’imbarazzante situazione.
-Ho fatto un… brutto… sigh… brutto sognooo!- rispose, con un po’ di difficoltà a causa dei frequenti singhiozzi.
Neji si rilassò, constatando di essersi inutilmente allarmato per una sciocchezza.
-Aspetta Cielo, ma tu da dove arrivi?!-.
La bambina alzò gli occhioni bianchi dalla felpa ormai fradicia di Shikamaru e, tirando su con naso, indicò una porta verso il fondo del corridoio –da lì- disse solo.
-Eh grazie mille!- si lasciò sfuggire Neji, prima di mordersi le labbra.
Shikamaru, invece, si limitò a seguire con lo sguardo il ditino della piccola, commentando –perché esce del vapore, dalla tua camera da letto?-.
-Emmm…- Cielo giocherellava con i riccioli corvini –perché… perché ho… mmm…- la bambina evitava di rispondere, prendendo a giocherellare con i riccioli corvini e cercando di evitare lo sguardo indagatore di Shikamaru.
-Cielo. Che hai combinato?!- sibilò Neji, dando sfogo alla sua irritazione.
La bambina lo fissò dritto negli occhi, per qualche secondo… prima di scoppiare in un pianto disperato.
Le sue grida invadevano il corridoio e dilagavano lungo il piano. Shikamaru non dubitava, avrebbero presto raggiunto le orecchie del padre.
Afferrando la bambina da sotto le braccia, Shikamaru la prese in braccio, un po’ impacciato cercava di farla smettere di frignare.
-Hai visto che hai combinato?! Ora la fai stare zitta tu!- disse, porgendo a Neji la piccola, in malo modo.
-Io?! Non ci penso neanche!-.
Ma alla fine fu Cielo a porgere la soluzione.
-VOGLIO HINATAAAAAA- gridò a pieni polmoni.
I ragazzi si guardarono per un attimo, prima di schizzare lungo il corridoio, in direzione della camera delle ragazze.
Ignari del fatto, che li non vi avrebbero trovato la Hyuga.
 
 
 
 
 
 
-Non avrei immaginato, che saresti mai venuta a chiedermelo personalmente- Eien tornò a sedersi sulla rossa poltrona accanto al caminetto, fissando Hinata negli occhi ammise –non ti facevo così coraggiosa-.
Hinata sussultò, sorpresa. Cosa intendeva dire quell’uomo? Parlava come se già la conoscesse.
La ragazza assottigliò lo sguardo, muovendosi agitata sulla sedia. Era stufa di tutti quegli strani giochetti, voleva delle risposte, ma la situazione le stava sfuggendo di mano.
-Ti racconterò la storia di Hisae, mia moglie, nonché soggetto del dipinto che hai già avuto modo di ammirare- cominciò il giovane, sistemandosi più comodamente sulla poltrona.
Hinata lo imitò, prevedendo un lungo e travagliato racconto.
-Hai notato l’abito da lei indossato, Hinata?- chiese invece Eien, spiazzandola.
-Come scusi?-.
-L’abito. Come ti è parso?- riformulò la domanda lui, attendendo pazientemente la sua risposta con il mento poggiato sulle sue mani intrecciate.
-Beh…- esitò lei, incerta sulla risposta –immagino che fosse… elegante, certamente bellissimo ma a-anche… particolare- concluse, un po’ imbarazzata.
-E’ così- Eien sorrise del suo imbarazzo –ma era perfino ordinario rispetto agli standard di Hisae-.
-Non riesco a seguirla- fu costretta ad ammettere Hinata, mentre si torturava una ciocca corvina in maniera tale che ricordava moltissimo la piccola Cielo, e non solo.
Eien sospirò a lungo, chiaramente indeciso su come continuare la conversazione o forse su come introdurre l’argomento; Hinata attendeva pazientemente che l’uomo si decidesse.
Alla fine ovviò per la soluzione più drastica –Hinata. Hisae era solita indossare abiti molto più stravaganti ed eccentrici, perché lei era una medium-.
-Che cosa?!-.
-Hai capito bene, una medium. Una sensitiva. Non amo rivangare il passato… ma ora che ho l’opportunità di riaverla…- la sua voce si era ridotta a un sussurro appena percettibile, Hinata, ancora sconvolta, aveva non poche difficoltà a seguirlo.
Gli occhi di Eien erano ridotti a due fessure, fissava Hinata con la stessa intensità di quando l’aveva sorpresa con le dita affondate nel morbido abito della moglie.
Hinata si sentiva terribilmente a disagio, completamente fuori luogo, l’unica cosa che ora desiderava era andarsene da quel luogo.
-Credo pro-proprio che i miei amici… mi stiano cer-cando- soffiò con voce appena udibile.
Maledicendo l’idea malsana che l’era venuta di andare a rivangare il tragico passato di quella famiglia, fece per alzarsi ma l’uomo le afferrò il polso, impedendole di andare oltre. Le dita stringevano il suo polso sottile fino a farle male.
Hinata cercò di divincolarsi, ma la morsa delle dita non faceva che aumentare la propria pressione.
-Mi la-lasci… mi lasci, ho detto!- trovò il coraggio di gridare.
Con voce calma ma accompagnata da una risatina leggermente folle, Eien incatenò lo sguardo agli occhioni chiari della ragazza –oh Hinata- disse con voce suadente quanto inquietante –te ne vai già via? Ma ancora non ho terminato di raccontare la mia storia!-.
E detto ciò la giovane Hyuga si ritrovò nuovamente seduta, spinta con la forza, in ascolto delle folli parole di quell’uomo che ancora le stritolava il polso in una morsa d’acciaio.
-E inoltre, non devi preoccuparti. Sono convinto che i tuoi amici non ci darannoalcun fastidio-.
 
 
 
 
 
 
Tre dita.
Le stesse identiche tre dita che in quel preciso momento Hinata malediceva con tutto il suo cuore, chiuse intorno al polso di un’altra ragazza avevano l’effetto totalmente contrario.
Il sangue scorreva impetuoso nelle sottili vene azzurrognole, facilmente distinguibili attraverso la bianca pelle del polso destro di Sakura Haruno.
La ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo dalla mano di Sasuke, saldamente serrata, mentre la conduceva deciso lungo il corridoio.
Camminavano da minuti… ore… giorni… chi lo sa?
A Sakura non importava, minimamente.
Avrebbe potuto procedere così per sempre, con Sasuke che la guidava per mano e lei che lo seguiva docilmente, senza imporre la propria presenza. Cosa che accadeva molto raramente, a una ragazza come lei.
Uno sbuffo di Sasuke la riportò bruscamente alla realtà. Il ragazzo si era fermato, e rimaneva immobile al centro del lungo corridoio.
Lentamente, Sakura trovò la forza di alzare lo sguardo a incontrare la sua nuca scura.
Distinse appena un mormorio soffocato mentre Sasuke scuoteva il capo, perplesso.
-Che succede, Sasuke?- chiese sussurrando.
-C’è qualcosa che non va- disse solamente, continuando a guardarsi attorno spaesato.
-Ti riferisci al fatto che non abbiamo ancora incontrato Naruto?- incominciò a chiedere lei –sono certa che sarà qui, da qualche parte! Camminiamo da cinque minuti appena- Sakura ridacchiò, rendendosi conto che il tempo era ben superione.
Sasuke non rispose, rimanendo in silenzio per qualche minuto.
Poi, ad un tratto, lasciò la mano di Sakura che ancora stringeva, per posare la propria su di un antico vaso di ceramica greca posto sul lato destro del corridoio, proprio accanto a loro.
-Dimmi Sakura… riconosci questo vaso, per caso?- chiese assorto.
Stizzita da quell’improvviso cambio di atteggiamento, di argomento (ma soprattutto di oggetto su cui posare le mani) rispose senza troppo pensarci –certo che lo riconosco! Mentre ci dirigevamo verso le camerate con le ragazze, poco tempo fa, Ino sosteneva che se non avesse trovato un bagno al più presto, questo vaso sarebbe stato un ottimo sostituto- a quel punto s’interruppe di colpo, rendendosi conto di ciò che stava per rivelare, quindi concluse sbrigativamente –lo vedo ogni volta che apro la porta della mia camera, è il vaso che abbellisce il corridoio del nostro piano-.
Sasuke annuì lentamente –come pensavo- disse solo, ma dal suo tono sembrava quasi turbato.
E se lui era turbato, Sakura capì che lei non poteva che essere terrorizzata di conseguenza.
-Che cosa succede Sasuke?- chiese avvicinandosi, e posandogli una mano sul braccio in un gesto spontaneo.
Sasuke abbassò lo sguardo fino a incontrare le dita di Sakura che stringevano il suo gomito attraverso il morbido strato di cotone della camicia, tuttavia non ritirò il braccio –abbiamo percorso quattro svolte a sinistra e imboccato tre corridoi di destra, percorso due brevi rampe di scale e oltrepassato tre porte. Capisci Sakura?- i suoi occhi scuri volarono a incatenarsi in quelli smeraldini di lei –questo non è il tuo piano. Eppure la tappezzeria, il vaso, la finestra… tutto è esattamente identico-.
-Sasuke… che significa?- la voce le tremava mentre capiva dove il ragazzo voleva andare a parare.
-Siamo già passati di qui, e per ben tre volte- gli occhi ardevano per quella spaventosa rivelazione mentre continuava -Sakura ne sono più che certo, non è una coincidenza!- terminò, stingendo il pugno.
 
 
 
 
 
 
-VAPORE?!- il grido di Ino fece tremare le pareti. La ragazza si era scagliata su Shikamaru, e ora lo sbatacchiava trattenendolo per il bavero della felpa –che cosa stai cercando di dirmi Shikamaru?!- gridò mentre il ragazzo assumeva un’allarmante colorito violaceo –che cosa avete fatto?!-.
Il ragazzo tossiva, alla disperata ricerca di aria che Ino impediva raggiungesse i suoi polmoni. Non rispondere era il minimo indispensabile per evitare la morte per asfissia.
E così Ino, sempre più irritata, continuava le sue pratiche di tortura.
Nel frattempo nel bagno della camera, totalmente incurante dell’omicidio in corso nella stanza adiacente, Tenten se ne stava accovacciata ai piedi della vasca da bagno, un batuffolo di cotone in una mano e il visetto bagnato e arrossato di Cielo nell’altra.
Passando il cotone imbevuto di olio di mandorle sulle guance gonfie di pianto della piccola, sbirciava di sottecchi la figura di Neji, che se ne stava tranquillamente appoggiato allo stipite della porta e osservava la scena delle torture di Shikamaru, quasi sogghignando.
-Neji- lo chiamò lei –seriamente, cosa significa? Non avrete dato fuoco a qualcosa!- chiese ridacchiando, curiosa di conoscere, da una fonte attendibile, la realtà dei fatti.
Il ragazzo scosse la testa, divertito dalla domanda di Tenten, e rispose –era la stanza di Cielo, dovresti chiedere a lei. Comunque ne dubito, suppongo invece che quella non fosse una camera da letto, ma piuttosto un bagno… o una specie di sauna- detto ciò, e lanciato un ultimo sguardo alla ragazza che ora porgeva gentilmente un fazzoletto di carta alla bambina, si diresse a grandi passi verso i due litiganti con l’intento di porre fine a tanta sofferenza.
Voltata rispetto all’entrata Tenten non colse il putiferio che ne seguì.
Senza alcuna ragione apparente la porta del bagno nel quale si trovavano la ragazza e Cielo si chiuse di scatto, i tre restanti ragazzi udirono appena lo scatto della serratura.
Ino mollò di scatto il collo di Shikamaru, prima di puntare i suoi occhioni marini in quelli del ragazzo, turbata chiese –hai sentito… avete sentito anche voi?-.
Afferrando con calma epocale le mani che fino a poco prima minacciavano di strangolarlo, Shikamaru annuì lentamente, gli occhi sbarrati.
-Neji, dimmi che hai sbattuto tu la porta-.
-…-.
-Lo prendo come un no- mormorò Ino, prima di volare verso la porta e cominciare a chiamare a gran voce Tenten e Cielo.
L’urlo della bambina e di Tenten raggelò loro il sangue nelle vene.
 
 
 
 
 
 
Naruto sbatte più volte le palpebre nel vano tentativo di cogliere qualche particolare della buia stanza nella quale si era appena risvegliato.
Uno schiocco secco alla sua destra lo fece sussultare. Un paio di scintille volarono diradando le tenebre per una manciata di secondi.
Naruto distinse Kiba al suo fianco, il quale, con un accendino in mano, tentava di fare un po’ di luce nella stanza.
-Finalmente ti sei svegliato!- lo salutò il ragazzo con un sorriso un po’ tirato. Prima che Naruto potesse dire niente Kiba annunciò -Allora Bella Addormentata, te lo dico chiaro e tondo: non ho idea di ciò che possa essere successo, quando dieci minuti fa mi sono svegliato mi sono trovato esattamente qui-.
Naruto aprì la bocca per fare una domanda, ma Kiba lo precedette nuovamente –La risposta è: no, non so perché siamo al buio-.
-Ah, ok… ma scu…- ma Naruto venne bruscamente interrotto, di nuovo.
-No, non possiamo accendere la luce, semplicemente perché non c’è alcun interruttore- Kiba armeggiava ancora con accendino, tentando di farlo scattare.
-Non sapevo che…- provò ancora a chiedere il biondino.
-…Fumassi?- concluse Kiba –Infatti l’ho fregato dalla tasca di Shikamaru… ma… acch! Non riesco… ad accendeee…- l’ansia rendeva Kiba agitato e frettoloso, e Naruto lo capì.
Senza più dire nulla strappò l’oggetto dalle mani dell’ amico e, facendo scattare, illuminò la stanza.
-Ok, usciamo da qui-.
 
 
 
 
 
Note d’autrice…
Terminato anche questo capitolo!
Mi scuso per l’attesa, ma ho passato le vacanze di carnevale in montagna con i miei… dove la connessione ad Internet non sanno nemmeno cos’è -.-“

Spero che potrete perdonarmi^^
In ogni caso, ringrazio chiunque si sia dato la pena di leggere! Mi raccomando, fatemi sapere!


Per i prossimi capitoli, pensavo di scriverne uno per ogni gruppo… incominciando magari dal rivelare, finalmente, TUTTA la verità sulla storia di Hisae?? Non so, ditemi voi…
Povera Hinata cosa l’attende! XD
 
Ah si! Per chi se lo stesse, giustamente, chiedendo…
…la storia della sensitiva and Co. deriva da un libro che il mio profe di Psicologia ci ha ordinato di leggere (sono rimasta influenzata e sconvolta)… perciò se fa schifo PRENDETEVELA CON LUIIIIII!
 
Non vi annoio oltre!^^
Alla prossima!
Un bacione a tutti,

Holly_94

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***



Capitolo dodici
 
Hinata, Eien e Hisae.
 
-Dimmi Hinata, cosa sai delle medium?- chiese Eien, ora nuovamente calmo e affabile, ma con le dita ancora chiuse intorno al polso bianco di Hinata.
Ragionando velocemente Hinata decise che la cosa più prudente da fare fosse assecondare le richieste di quell’uomo, e nel frattempo cercare un modo per liberarsi della sua stretta e tornare dai propri amici.
-Che sono persone in grado di…- rispose distrattamente, scoccando un’occhiata alla porta -…comunicare con il mondo degli spiriti?- terminò titubante.
-Esattamente- Eien sorrideva soddisfatto, il solito ghigno stampato sul viso –Proprio ciò che sapeva fare la mia dolce Hisae-.
Hinata tornò a guardarlo negli occhi, colpita, suo malgrado, da quella storia incredibile.
Cosciente di aver catturato l’attenzione della giovane Eien cominciò a raccontare la sua storia. La voce calma e melodiosa definiva un suo nuovo cambio d’umore.
-Conobbi Hisae quando avevo solo quattordici anni.
Da poco avevo perso la mia cara nonna materna, distrutto dal dolore, non riuscivo a superare lo shock del trauma.
Una sera, circa un mese dopo la sua morte, mi trovavo al parco nei pressi della mia scuola. Accovacciato ai piedi di un grande albero, perso nel mio dolore sordo, non mi accorsi della sua presenza. Hisae mi si era avvicinata con calma, ricordo i suoi capelli del colore della notte che le volavano sul viso, mossi dal vento; tranquillamente si era seduta di fronte a me e aveva chiesto il mio nome.
Naturalmente non si presentò, infondo non c’era persona che in paese non la conoscesse. Tutti sapevano la storia di quella ragazzina dai poteri paranormali e, dopo un periodo d’iniziale odio e timore, avevano imparato ad apprezzarne le doti.
Con le sue delicate domande riuscì a strapparmi il motivo del mio dolore.
Il muro di calma e sicurezza che ero riuscito a creare intorno a me crollò come un castello di carte, ben presto mi trovai a singhiozzare tra le sue braccia- Eien s’ interruppe per un breve istante, costatando con piacere di aver ottenuto la piena attenzione di Hinata. La giovane, infatti, si era completamente scordata della precaria situazione in cui si trovava, troppo presa dal racconto che la voce magnetica del giovane uomo le proponeva.
-Dolcemente Hisae mi chiese se per caso non desiderassi parlare nuovamente con mia nonna.
Ovviamente, ma ci sarebbe voluto un miracolo.
Sorridendo, Hisae lo fece. Proprio sotto i miei occhi si mise in contatto con lo spirito della mia defunta nonna.
Potei nuovamente parlare con lei, comunicarle tutto il mio dolore e la mia nostalgia-.
-Come poteva essere certo che fosse davvero sua nonna?- Hinata non riuscì a trattenersi dal chiedere.
Eien sembrava veramente soddisfatto della sua curiosità, tanto che si affrettò a risponderle –All’inizio avevo anch’io i tuoi stessi dubbi… ma quando Hisae cominciò a parlare… mia nonna comunicava con me attraverso di lei. Parlava di questioni, giochi e segreti che appartenevano solo ed esclusivamente alla nonna e me. Non c’era la minima possibilità che Hisae fosse a conoscenza di tali discorsi. Non potei che fidarmi-.
Concluse soddisfatto, quindi riprese a narrare la sua storia da dove si era interrotto.
-I giorni trascorrevano sereni, e la mia amicizia con Hisae non tardò a trasformarsi in qualcosa di molto più profondo.
Crescemmo e il nostro amore sfociò in un matrimonio prematuro ma sincero.
I suoi poteri non facevano che fortificarsi e Hisae trovò il modo migliore per sfruttarli. Più volte collaborò con le indagini della polizia, comunicando con lo spirito delle vittime era in grado di individuare con certezza il colpevole, e ciò le fruttò una certa reputazione… oltre naturalmente che a notevoli quantità di denaro per mantenerci.
Quattro anni fa nacque Cielo, e noi non potevamo essere più felici.
Tutto era perfetto, vivemmo il periodo più sereno della nostra vita; certo, fino a quando… non cominciarono gli incubi-.
-Incubi?- chiese Hinata, per poi immediatamente capire –ma certo. Immagino che fosse un’esperienza davvero traumatica, venire a contatto con tutte quelle anime… morte in modo t-tanto cruento…-.
-Precisamente. Ecco perché decidemmo di trasferirci in un luogo isolato, lontano dai centri abitati, decisi a condurre un’esistenza serena e priva di tali preoccupazioni-.
“Quale miglior posto di una baita sperduta tra i monti più anonimi?” constatò silenziosamente Hinata, che or mai era completamente presa dal racconto.
-Ma non avevamo fatto i conti con la reputazione di Hisae. La notizia del nostro trasferimento in questo luogo non tardò a diffondersi tra le valli, e le richieste d’aiuto da parte delle persone cominciarono a farsi davvero pressanti.
Hisae non aveva alcuna intenzione di riprendere la sua attività di supporto alla polizia, ma un ci fu il caso di una giovane mamma che la colpì veramente molto.
La donna venne personalmente a bussare alla nostra porta, per chiedere aiuto a mia moglie. Camminava da giorni, sola tra la neve, pregando di poter essere aiutata a far luce sulla tragica morte della sua bambina.
Le sue parole, trasudanti di sincera disperazione, commossero a tal punto mia moglie da convincerla ad aiutare quella giovane a parlare con la figlia per l’ultima volta.
Chissà… forse che, con Cielo di poche settimane, si rivedesse in lei?-.
Eien fece una breve pausa, nella quale la sua espressione mutò nuovamente, e la sua profonda tristezza preannunciò a Hinata ciò che stava per narrare. L’uomo si alzò, continuando a parlare mentre camminava irrequieto per la stanza. Le parole uscivano a fatica, il ricordo così doloroso si faceva strada dentro di lui.
-Hisae riuscì a contattare lo spirito della bambina, i dettagli più terrificanti e inaspettati vennero a galla dalle sue parole. La donna ottenne le risposte che cercava… ma non si accontentò.
Voleva a tutti costi che sull’anima della figlia fosse fatta giustizia, ma per farlo era necessario interpellare l’assassino-.
-Sua moglie era in grado di contattare anche le persone vive?!- Hinata non riusciva a trattenere la propria curiosità, nonostante fosse pienamente cosciente della situazione in cui si trovava.
Eien annuì, quasi distrattamente, mentre continuava a camminare irrequieto, andando da un capo all’altro della stanza –Ci aveva provato un paio di volte, e i risultati erano stati abbastanza soddisfacenti. Ma quella volta fu diverso.
Ancora provata dal recente parto, Hisae impiegò la maggior parte delle proprie energie nel tentativo di comunicare lo spirito dell’uomo.
E ci riuscì.
Purtroppo non aveva messo in conto… che l’anima non desiderava affatto… essere contattata…-
La voce di Eien si fece fioca, Hinata lo ascoltava attentamente, le labbra serrate e lo sguardo fisso; naturalmente aveva già capito cosa stava per raccontare.
-Hisae perse totalmente il controllo dello spirito, il quale, furioso e terrorizzato nel ritrovarsi fuori dal proprio corpo, fece l’unica cosa che gli pareva possibile.
Cercò un nuovo corpo.
La donna era fuggita terrorizzata, nella stanza rimanevano solo Hisae e la piccola Cielo. La bambina piangeva disperata nella propria culla, svegliata dalle grida dello spirito.
Ricordo ancora il suo pianto… un suono acuto e secco… così reale in quella situazione totalmente priva di controllo...-.
-E lo spirito… trovò un nuo-vo corpo…?- chiese debolmente Hinata, ma con coraggio.
Eien la fissò a lungo prima di rispondere secco, quasi scortese –Lo trovò. E naturalmente non poteva essere Cielo. Una bimbetta insulsa e frinante non era adatta a diventare il suo nuovo corpo-
Il suo sguardo era mutato nuovamente, ora era colmo d’inquietudine, con una luce leggermente folle negli occhi.
Hinata si era quasi dimenticata di quel suo lato spaventoso, di quell’uomo che fino a poco fa le stritolava il polso tra le dita.
-E indovina Hinata. Indovina chi poteva essere?- Eien si era avvicinato nuovamente, per afferrarle le mani e fissarla negli occhi chiarissimi.
-Hisae non riuscì a controllare la violenza dello spirito dentro di lei. L’uomo era furioso, e lei esausta. Non aveva mai provato a trattenere uno spirito all’interno del suo corpo, l’unica cosa che poté fare fu abbandonarlo lei stessa. Cedette il posto allo spirito, possiamo dire.
Quest’ultimo si trovò in una condizione del tutto nuova, sconvolto e spaventato non riuscì a sopravvivere, e il corpo di Hisae si consumò lentamente privandolo della vita-.
-Ma lei non morì-.
Hinata sussultò, decidendo di non volerne sapere più nulla di tutta quella faccenda.
Era andata da lui in cerca di risposte, che tra l’altro non aveva trovato, ma ora era decisa ad andarsene. Sebbene piena di nuovi quesiti.
Ma la situazione si stava facendo problematica, Eien si era alzato di nuovo e camminava pestando i piedi sul tappeto alle sue spalle, Hinata aveva aspettato fin troppo tempo.
-Lo spirito di Hisae trovò un nuovo corpo…- Stava incominciando a dire Eien.
Hinata si sporse sul bordo della sedia, pronta a scattare al primo segnale di distrazione.
-…qualcuno già presente nella stanza…-
Prendendo un profondo respiro, puntò i piedi e con le mani fece leva sui braccioli.
-…qualcuno che condivideva con lei fortissimi legami di sangue, qualcuno come sua figlia-.
La sorpresa la bloccò, il respiro mozzato. Ma di cosa diavolo andava blaterando?
-Qualcuno come Cielo-.
Hinata non fece in tempo a muovere un passo, Eien si portò alle sue spalle.
Un dolore sordo alla base del collo e tutto si fece buio.
 
-Ora, mia cara Hinata, dirai addio al tuo corpo. Hisae tornerà da me, esattamente com’era-.
 
 
 
 
 
Note d’autrice…
E finalmente sono tornata!
Non ci speravate più vero? (E come no, siete già in lacrime. Ma non di felicità!)
Il capitolo mi ha dato del filo da torcere, e qualcuno ne sa qualcosaXD
A proposito, ne approfitto per ringraziale la mia neo-Ivy94 (per il sostegno nonostante le intemperie) e Fay_Fay (perché mi ha dato l’ispirazione per terminare il capitolo^^).

Senza nulla togliere a tutti gli altri!
Grazie grazie grazie^^.

 
Il prossimo capitolo dovrebbe essere meno difficoltoso… almeno spero!
Giuro che questo ritardo indecente è l’eccezione che conferma la regola.

Un bacione a tutti quanti, recensori, lettori e anche a chi ha aperto la pagina per sbaglio!
Holly_94


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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


 
Capitolo tredici
 

Shikamaru e Ino.
 
Shikamaru serrò la presa sulle mani gelide di Ino e lanciò un’occhiata alla fonte del grido che, fino a poco prima, saturava l’aria.
La massiccia porta d’abete era perfettamente serrata e immobile; il vetro incastonato al suo interno era appannato a causa del vapore ma lasciava intravedere una figura umana dietro di esso.
Gli occhi di Shikamaru tornarono a posarsi in quelli azzurri e sbarrati di Ino.
La vide prendere un profondo respiro e deglutire un paio di volte.
Incapaci di muoversi i due ragazzi si limitavano a fissarsi, temendo anche solo di proferire parola.
Fu Neji a infrangere quel pesante silenzio. Fiondandosi accanto alla porta del bagno, infatti, cominciò a chiamare a gran voce Tenten che era ancora barricata al suo interno.
Le grida del ragazzo funzionarono meglio di una secchiata gelida in viso: i ragazzi si riscossero dallo stato di vago tepore in cui erano caduti e Ino lasciò di scatto le mani di Shikamaru per correre anch’ella in soccorso dell’amica.
Di Tenten, ancora barricata all’interno del bagno insieme a Cielo, non si avevano notizie da diversi minuti… benché Neji non facesse che chiamare il suo nome, bussando sulla porta in cerca di una qualche risposta.
Ino si avvicinò a grandi passi aggregandosi al coro –Tenten! Tenten rispondi!- urlavano preoccupati.
Shikamaru li osservava in silenzio. Non aveva mai visto Neji in quello stato.
Durante quei pochi giorni che avevano passato insieme, era sempre stato tanto composto e impassibile, mai una parola di troppo… mai un comportamento sconveniente…
Ora lo osservava stringere le dita intorno al pomello della porta, battere il pugno sul vetro fino a farlo tremare e capiva di non conoscerlo veramente.
Capiva di non conoscerlo affatto.
-Tenten ti supplico, di qualcosa!- dalle grida, Ino era giunta alle suppliche.
Avvicinandosi Shikamaru le posò una mano sulla spalla per farla scostare, quindi appoggiò l’orecchio sulla serratura della porta.
Dall’interno proveniva un rumore simile allo scorrere dell’acqua.
Shikamaru si concentrò meglio, cercando di escludere tutti i rumori superflui, fino a che colse un breve colpo di tosse.
Sussultò, accostandosi maggiormente udì distintamente vari colpi di tosse e un rumore di passi, un suono risonante e cristallino… Shikamaru decise che il pavimento doveva essere ricoperto d’acqua e che tali scarpe dovessero essere zuppe.
Gli altri lo osservarono in silenzio fino a che, raddrizzandosi, annunciò –Tenten sta bene, semplicemente non può sentirci-.
-Come fai a esserne certo?- chiese Ino sorpresa.
Fu Neji a rispondere, al posto di Shikamaru –Perché le porte di montagna sono molto solide e spesse- con lo sguardo scrutava il vetro appannato -…ovviamente… come ho fatto a non pensarci?- aggiunse, con voce flebile.
-Non è solo quello- lo interruppe Shikamaru –questa porta è… strana… credo che sia isolata acusticamente- il ragazzo faticava a trovare le parole.
-Ho sentito appena lo scorrere dell’acqua, e solamente attraverso il buco della serratura! E’ impossibile che Tenten e Cielo sentano ciò che diciamo- concluse convinto ma per niente soddisfatto.
-Come facciamo a parlare con loro, allora?!- strillò Ino ritrovando la propria usuale vivacità.
Aveva dipinta in volto un’espressione di totale disappunto e frustrazione, e Shikamaru si ritrovò inspiegabilmente a sorriderne.
Ma si riscosse presto. Aveva cose più urgenti cui pensare.
-Come facciamo a tirarle fuori?!- Ino esigeva delle risposte.
Ma prima che chiunque potesse proferire parola, la risposta giunse dalla stessa Tenten.
Sul vetro, tanto appannato da risultare completamente bianco, il dito della ragazza stava tracciando un messaggio.
Le goccioline d’acqua correvano tra le lettere, lasciando saltuariamente intravedere gli occhi cioccolato di Tenten.
Neji lesse ad alta voce ciò che la ragazza ancora stava scrivendo- “Non so come si sia chiusa la porta, ma non ho la chiave! Siamo bloccate. T e C.”-.
-Che significa che non hanno la chiave?- sbottò Ino –non spereranno forse che l’abbiamo noi!-.
Shikamaru armeggiava con le tasche del giubbotto, alla ricerca di qualcosa d’indefinito.
-Mi ascolti?!- Ino odiava essere ignorata, ma era allo stesso tempo incuriosita dal suo comportamento. Shikamaru estrasse un fazzoletto di carta completamente spiegazzato e si rimise alla ricerca.
-Che vuoi fare?- chiese Ino curiosa.
-Vuole mandare un messaggio a Tenten- le rispose lo Hyuga impassibile.
-Che ti serve?- insisté lei.
-Gli serve una penna- Neji era sempre molto diretto e coinciso… per non dire incredibilmente intuitivo.
Ino era stufa di quei giochi di parole, quindi impiegò tutto l’autocontrollo di cui era dotata per trattenersi dal cacciare a Neji un dito in un occhio.
Cosa che desideravaimmensamente fare.
Si limitò a passarsi le mani prima sulla lunga frangia bionda, quindi attorno allo stretto chignon del medesimo colore.
Quando porse a Shikamaru la matita che fermava il nodo, i capelli d’angelo le piovvero lungo la schiena nascondendo parzialmente gli affilati tratti del viso.
-Ecco- disse, piazzandogli la matita sotto il naso –tieni, scrivi e fai in fretta-.
Shikamaru la osservò stupito per qualche secondo e, senza riuscire a trattenersi, chiese –Per quale motivo giri con una biro tra i capelli, di grazia?!-.
Ino ridacchiò della sua espressione prima di annunciare con aria di superiorità –veramente, è una matita per gli occhi. Non lo sai che noi ragazze dobbiamo essere pronte a qualsiasi evenienza?-.
-Vogliamo tornare a noi, per cortesia?- Neji li richiamò all’ordine –sbrigati Shikamaru con quel messaggio-.
Poi, lanciando un’occhiata di sbieco al fazzoletto stropicciato, mormorò –di supplico… dimmi che non l’hai mai usato…-.
Ma nessuno si diede la pena di rispondergli.
Cinque minuti (e innumerevoli sforzi fisici, mentali, psicologici e quant’altro) dopo, i ragazzi erano finalmente riusciti a far passare il messaggio nella serratura della porta. Avrebbero sicuramente impiegato meno tempo se l’avessero fatto scorrere parallelamente al suolo, tuttavia le piastrelle del bagno erano completamente bagnate e (come Ino aveva fatto gentilmente notare) “Il mio kajal non è waterproof”.
Il messaggio, scritto in due brevi e criptiche frasi, aveva l’unico scopo di farsi dire dalla piccola Cielo dove potessero trovare un mazzo di chiavi per aprire la porta.
La risposta non tardò ad arrivare, le parole tracciate sul vetro nuovamente appannato svelarono il mistero.
 
 
 
 
 
 
Shikamaru e Ino correvano a perdifiato lungo il corridoio del secondo piano, i piedi indolenziti, gli occhi gonfi di sonno e i capelli che svolazzavano intorno al viso.
Ino in particolare, litigava con un detestabilissimo paio di pantofole che Tenten le aveva prestato: le orribili scarpette non facevano che sfuggirle dai piedi rallentando considerevolmente la loro marcia.
Cosa che Shikamaru non faceva che farle notare.
-Senti Shikamaru- lo apostrofò Ino all’ennesima caduta –non so nemmeno perché corriamo tanto!-.
Ino aveva dipinta in volto una smorfia di sincero disappunto e frustrazione. E la poverina non aveva tutti i torti.
Era or’mai notte fonda e i ragazzi venivano da una pesantissima giornata: tra estenuanti camminate e piste da scii, Ino decise di potersi permettere una pausa.
Shikamaru intuì i pensieri della ragazza e si accovacciò al suo fianco sul freddo corridoio, osservandola armeggiare con le pantofole.
-Coraggio Ino- la incalzò, ma con una dolcezza insospettabile –potrai riposarti più tardi-.
La verità era che Shikamaru aveva una bruttissima sensazione, riguardo tutta quella faccenda.
C’erano molti elementi che destavano sospetti; erano accaduti veramente troppi fatti strani: dalla porta che si chiudeva da sola alle chiavi scomparse… c’era decisamente qualcosa che non andava e Shikamaru desiderava solamente lasciare quel luogo.
Alzandosi di scatto allungò la mano alla ragazza ancora seduta, stupendo perfino se stesso per tutta quell’audacia.
-Su Ino, prima andiamo…- cominciò ad alta voce -…e prima potremo andarcene- aggiunse tra i denti.
Ino non sembrava molto convinta ma decise di afferrare comunque la mano che gli veniva offerta, sebbene senza particolare entusiasmo.
-Ah si!- fece Shikamaru voltandosi di scatto nella sua direzione –quasi dimenticavo…-.
Ino osservò la scena quasi al rallentatore. Vide Shikamaru sorriderle e tendere le braccia verso di lei…
In pochi attimi si ritrovò sospesa nel vuoto con le mani del ragazzo che la tenevano per la vita e i piedi improvvisamente privi del sostegno del pavimento.
Dall’alto del suo metro e settanta Shikamaru sollevò la ragazza come fosse una piuma, i suoi capelli sciolti gli solleticarono il viso nello slancio del salto.
Ino si affrettò a poggiare le mani sulle spalle del ragazzo, cercando di mantenere una minima, dignitosa, distanza tra loro ed evitare di rovinagli addosso.
Esterrefatta non riusciva però a capire cosa potesse essere accaduto. Il suo cervello semplicemente si rifiutava di ragionare.
Non riusciva a trovare una spiegazione razionale… ma non la cercava neppure.
Tutto ciò che vedeva era il volto di Shikamaru che le sorrideva sereno…
…fino a che non sentì le odiose pantofole scivolarle lentamente dai piedi.
A quel punto, il ragazzo la posò cautamente a terra e raccolse con calma le scarpette.
Quindi le sventolò davanti ai suoi occhi blu, annunciando convinto –queste le buttiamo, si?-.
 
 
 
 
 
-Ok, ok. Questo è il magazzino, secondo Tenten le chiavi dovrebbero essere qui-.
Ino osservava scettica un’imponente portone rozzamente levigato in legno.
Shikamaru la guardò per un secondo, le sopracciglia alzate. In attesa.
-Prima le signore- annunciò in fine.
Ino superò in fretta lo stupore e poggiò le mani sul pomello della porta. Con una leggera pressione, l’entrata si aprì cigolando.
Una coltre di fumo scuro avvolse i ragazzi impedendo loro di vedere alcun’che.
 
 
 
 
 
Note d’autrice…
Ed ecco a voi il capitolo numero tredici!
Che lavoraccio… è stato terribile… e il risultato è penoso…
Spero possiate perdonarmi, ma in questo periodo sono in crisi per via della scuola… e le mie storie ne risentono>.<
E’ molto corto, ma ho dovuto dividere il capitolo perché i personaggi erano troppi (e sarebbe venuto un poema)!
 
Ci tengo a dire che questo capitolo è DEDICATO a IXIA che si è auto-eletta al rango di mia spronatrice durante i periodi di non-voglia-di-scrivere XD
Spero che ti sia piaciuto!!!
 
Un bacione a tutti, e grazie!
Holly_94
 

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