Midnight Eclipse

di Mikhi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Fuga di mezzanotte ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Purple Eyes ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Strani Inconvenienti ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Fuga di mezzanotte ***


Wizard
Fuga di mezzanotte











Correre. Correre. Correre.
Dovevano correre, più veloce che potevano, poco importava se la stanchezza prendeva possesso di ogni singolo centimetro del loro corpo.
Poco importava se le gambe davano l'impressione di cedere da un momento all'altro.
Poco importava se la neve, così bianca e fredda, rallentava la loro fuga.
Avrebbero protetto a qualcunque costo quella neonata in fasce, una donna dalla chioma scura la stringeva con fare materno contro il suo petto che, con movimenti irregolari, sembrava scandire il ritmo della loro corsa.
Un uomo più alto accanto le cingeva le spalle rassicurandola con brevi ed efficaci parole, incitandola ad aumentare l'andatura che ormai con il passare dei secondi dava l'impressione di rallentare.
In cuor suo la donna non desiderava altro che la salvezza della piccina, quel volto addormentato così pacifico, dolce e troppo pallido per il vento freddo e pungente che inevitabilmente le frustava il volto.
Eppure non vi era altro modo per tenerla in vita se non abbandonarla in quella foresta, in quel posto così lugubre e oscuro le guardie del re non si sarebbero mai addentrate, del resto quegli sciocchi non avevano mai tollerato ambienti del genere.
Il villaggio, o almeno quel che ne restava, non era più zona sicura, tramutato in un cumulo di macerie ardenti e fumanti, cosparso del sangue degli abitanti, delle lacrime dei caduti in battaglia, dalla presenza di quegli immondi e sacrileghi soldati.
Come avrebbero potuto soltanto due semplici esseri umani proteggere una bambina? L'unica soluzione era la fuga.
L'uomo con un fendente basso tagliò di netto alcuni rami che intralciavano il passaggio mentre con le braccia scostava le liane che pendevano dagli arbusti scuri e ricoperti di muschio.
Corsero per un altro breve tragitto con tutte le forze che risiedevano nelle loro gambe finchè la donna dalla chioma scura non si accasciò al suolo priva di qualsiasi energia, le braccia sorreggevano ancora la piccola in fasce, le palpebre spalancate per il terrore ed il cuore che palpitava dolorosamente per l'enorme sforzo appena compiuto.
-Amil!-
Il compagno la raggiunse, nelle sue iridi blu come la notte era tangibile la paura che provava in quell'istante dove tutto sembrava nemico, pronto ad assalirli quando le loro prede sarebbero cadute dinnanzi ai suoi piedi.
La strinse con tutte le sue forze contro il suo corpo, lacrime calde inumidivano le guance così bianche e fragili da sembrare porcellana, il fruscio delle fronde rendeva l'atmosfera inquietante mentre il cozzare delle armi in lontananza dava l'impressione di giungere sempre più vicino.
-N-Non ce la faccio...- singhiozzò con la voce rotta dalla fatica e dal pianto.
Con sveltezza adagiò il fascio fra le braccia dell'uomo rassicurandolo con un mezzo sorriso: -Portala in salvo, ti prego. Una creatura così piccola non merita la morte.-
Con qualche indugio osservò la giovane donna che tremava come una foglia, così debole, senza energie. Avvolse il mantello che aveva sulle spalle contro il corpo gelido della ragazza che, ancora una volta, lo incitiò ad andare avanti.
-Prometto che tornerò.- disse prima di iniziare a correre verso il centro del bosco dove ormai non si scorgeva neppure un barlume di luce, la luna non splendeva nella volta celeste, era un'eclissi di mezzanotte.
Corse ancora per qualche minuto verso la parte più fitta della foresta dove anche la neve faticava a raggiungere finchè anch'esso senza fiato e vitalità non poggiò una spalla contro il tronco umido e vischioso di un albero.
Con un ultimo sospiro afflitto guardò il viso della piccola ed infine la poggiò in terra con dolore, ciò significava abbandonarla, ma se questo comportava la sua salvezza sarebbe stato anche disposto a consumare, a sacrificare la sua vita.
-Che questa eclissi di mezzanotte ti aiuti a vivere bambina mia e che la sua forza giovi alla tua salute ora e per sempre.-












Spazio dell'Autrice.


Salve! Ok, devo ammettere che è la prima volta che mi cimento nello scrivere una storia originale e spero appreziate questo Prologo seppur breve. Da qui non si intuisce molto ma, più avanti, vi saranno chiarimenti.
Spero che vi piaccia :3 Al prossimo aggiornamento!
Mikhi.









 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Purple Eyes ***


Moonlight Eclipse
Purple Eyes















Ancora una volta non fui in grado di ricavarmi una risposta del perchè fossi giunta nuovamente in quel luogo, a prima vista così quieto, pacifico e alquanto profumato dai fiori primaverili che tinteggiavano le chiome degli alberi verdeggianti.
Molto probabilmente perchè era il luogo in cui nacqui, o almeno da quanto mi raccontano fui trovata, o forse perchè mi portava in mente molti ricordi, trasmetteva una pace mai trovata prima; quel piccolo ruscello che divideva in due la foresta produceva un suono che al primo impatto poteva definirsi rilassante, così dolce da spingere le palpebre a chiudersi ed il corpo ad adagiarsi sul manto erboso.
Il più delle volte trascorrevo le mie giornate a girovagare per il bosco e qualche volta dedicavo il mio tempo anche alla pesca e alla raccolta dei frutti dato che le uniche risorse di cibo disponibili in luoghi del genere erano questi.
Non che mi lamentassi delle mie condizioni di vita, anzi, poteva definirsi avventurosa ed in qualche modo anche "diversa".
Con qualche altro sospiro mi alzai sino a raggiungere le sponde umide del torrente, acqua fresca a volontà si poteva ammettere; sciacquai il mio viso stanco e assonnato, stiracchiai le braccia ancora del tutto indolenzite dal breve pisolino che mi ero concessa ed infine raccolsi il libro accanto a me finchè qualcosa di duro e a prima vista molto pesante non andò a cozzare dolorosamente contro il mio cranio.
«
Stupida! Ancora una volta qui a perdere tempo? Continuando così non riuscirai mai a superare l'esame di apprendistato!»
Mi portai una mano sopra la nuca ed alzai gli occhi al cielo voltandomi con sguardo innocente verso il diretto interessato che, intuibile dal suo sguardo perennemente funereo ed irritato con la sottoscritta, non dava l'impressione di avere le più buone intenzioni.
«Non credo sia un grande danno. E poi perchè frequentare la scuola se posso avere lezioni private da te?» dissi quasi come se fosse un'affermazione poggiandogli una mano sulla spalla con fare ironico.
Si, esattamente, frequento, se così si può dire, la scuola di magia. Sono ancora alle prime armi ma posso anche aggiungere con modestia di non cavarmala male nonostante sia ancora una semplice apprendista.
«Yuki, perchè non sei capace di prendere seriamente queste lezioni?» rispose accigliato scostando con uno schiaffo la mia mano dal suo mantello.
Lui è Fenix, il mentore della nostra classe, nella struttura ogni singola aula è composta da uno stregone che guida ed aiuta noi semplici ed inesperti apprendisti in modo tale da migliorare la qualità ed il livello delle nostre magie, sino a diventare maghi o maghe se i nostri poteri sono indirizzati verso la Magia Bianca, oppure streghe e stregoni se siamo diretti verso la Magia Nera.
Increspai le labbra ed abbassai lo sguardo. 
«Non è questo ma, a volte chiunque richiede una pausa dallo studio, anche tu ne avresti bisgno. E poi per l'ennesima volta il mio nome non è Yuki.» replicai spazientita, non ero ancora riuscita a comprendere la nascita di quello stupido nomignolo, il che urtava particolarmente i miei nervi.
Accennò un mezzo sorriso sarcastico che decimò come una falce la mia precaria pazienza. 
«E' da cinque giorni che non frequenti i corsi, non sembra che ti applichi molto, continuando così sarò costretto a bocciarti.» ammise con un lungo sospiro fra l'afflitto e il piccato.
Sin da quando ero piccola aveva cercato di insegnarmi tutto ciò che conoscesse al riguardo della magia e affini, sempre con scarsi risultati dato che le mie più fervide fantasie volavano puntualmente altrove: dalle bollicine che galleggiavano nel calderone al mio grande quaderno di scarabocchi.
«Sarà meglio andare, fra poco sarà notte.» dettò come una legge afferrandomi per il polso e trascinandomi il più lontano possibile da quel posto.
Altro dettaglio da aggiungere, vivevo da più di quindici anni nella casa di Fenix, del mio passato non ricordo quasi nulla, si può dire che la mia infanzia sia iniziata con lui e con Armida, nonna di Fenix.
Da quanto conosco mi hanno trovato nel bosco, ricoperta con un lenzuolo scuro ed estremamente pallida e bianca come la neve, probabilmente da qui è sorto il motivo di tale soprannome.
Li ho sempre considerati come la mia famiglia e devo anche ammettere che mi piace vivere con loro, anche se a volte il desidero di prendere a calci Fenix riaffiora nei miei ricordi occupando il primo posto.
Posso anche immaginare che faccia tutto ciò per il mio bene ed io, nonostante il più delle volte non riesca a dimostrarlo, gliene sono estremamente grata per come si è preso cura di me.
Mi lasciai trascinare come un peso morto per quasi tutto il tragitto poichè immersa come al solito nei miei più profondi pensieri risvegliandomi dal mio trance con un'altra botta sul capo prima di giungere dinnanzi l'uscio della piccola ma accogliente casa.
Era costruita completamente in legno, il giardino era pieno di ogni sorta di fiori da far sembrare quell'ambiente la tavolozza di colori di un pittore, la nonna Armida aveva sempre amato i fiori e questo lo sapevamo entrambi sin troppo bene, a partire dalle mille allergie di Fenix fino a concludere con la raccolta dei fiori freschi giornaliera.
Quel grande testardo non era mai stato in grado di apprezzare qualsiasi cosa che andasse oltre i ranghi di "serio, nero e magia", privo di qualsiasi sorta di fantasia e senso dell'umorismo.
Le finestre erano molto grandi in modo tale da permettere alla luce di illuminare completamente la piccola cucina e il salone dove dormivano Fenix e Armida, ed infine la casetta terminava con un piccolo bagno e la mia camera costituita da un letto, armadio e scrivania.
Aprimmo la porta e varcammo la soglia fino a lasciare che un dolce profumo di pino e muschio ci inebriasse, la nonna come al solito era sdraiata sulla sua sedia accanto al camino dove alcuni tizzoni scoppiettanti producevano un calore magnifico; nonostante fosse primavera l'umido della foresta provocava i brividi a chiunque ed io non aveva moi sopportato il freddo pungente.
Fenix abbandonò armi e bagagli vicino la porta e si apprestò a preparare quella che sarebbe dovuta essere la cena mentre io mi avvicinai lentamente ad Armida che divorava come al suo solito l'ennesimo libro di magia che la bibliotecaria della scuola di magia che frequentavo ogni settimana le portava.
Armida era specializzata nella Magia Bianca, ovvero era una maga. Aveva circa novant'anni ed allevò Fenix come un figlio poichè la madre ed il padre morirono, non seppi mai il perchè dato che la nonna non andò oltre con quel discorso ed il mio istinto di sopravvivenza mi aveva esplicitamente invitato a non porgere questa domanda al soggetto in questione.
«Ciao nonna.» sorrisi sventolando la mano ed accucciandomi vicino a lei.
Lei chiuse con calma il libro che stringeva fra le mani e lo poggiò sopra un piccolo tavolo accanto e si rimboccò leggermente la coperta di lana poggiata sopra le gambe.
«Sayuki, Fenix mi ha detto che ancora una volta hai saltato la scuola.» ridacchiò accarezzandomi la testa affettuosamente.
Armida era in grado di scovare un lato positivo in qualunque situazione ed il suo buon umore era coinvolgente, a differenza di qualcun'altro che trovava negativo e disastroso qualsiasi cosa facessi dalla mattina alla sera che non fosse studiare.
«Ho deciso di prendermi una pausa ma domani prometto di partecipare alle lezioni.» replicai ad alta voce sperando che Fenix ascoltasse le mie parole anche se come risposta ero sicura di ricevere il solito mugugno indefinito.
«Brava, studiando sono sicura che diventerai qualcosa di speciale.» affermò adagiandosi contro lo schienale e tornando ad osservare compiaciuta il fuoco che indomabile ardeva nel camino.
Armida in parte sosteneva alcune decisioni di Fenix riguardanti lo studio poichè aveva sempre creduto che la magia fosse un dono prezioso che soltanto pochi erano in grado di gestire con maestria; molto probabilmente aveva ragione ma, io continuavo a vederla come qualcosa di assolutamente normale.
«Speciale? Diventerò soltanto un'altra delle anonime streghe o maghe che popolano questa foresta.» bofonchiai quasi in un lamento.
La nonna distese le labbra sottili in un semplice sorriso. 
«Soltanto il tempo potrà mostrarci cosa accadrà realmente.»
Fissai intensamente per qualche minuto le sue iridi cristalline così pure e limpide, questo mi portò a mente alcune leggende che lessi in biblioteca durante l'ora di pranzo: narravano di mentori dagli occhi color carminio proprio come Fenix, maghe dalle iridi azzurre proprio come Armida, occhi verde smeraldo, color ocra ed infine neri come la pece. Ogni colore deteneva un potere speciale che successivamente li avrebbe condotti verso una scelta.
Scrollai il capo ad infine mi alzai armandomi del peggior sguardo possibile trascinandomi in direzione dalla mia camera, chiusi la porta con un sonoro tonfo e dopo aver raccolto ogni singolo pezzeto di buona volontà che risiedeva nel mio corpo mi incollai dinnanzi lo specchio sorretto contro il muro.
Forse qualcosa che non andava bene in me, oppure vi era la fattibilità che le mie iridi non andassero al passo con la magia che scorreva dentro di me. Possibile che non fossi uguale a tutti gli altri?
Aggrottai le sopracciglia fulminando me stessa allo specchio e con un ultimo grugnito infastidito abbandonai la mia postazione, decisa che per oggi le mie frustrazioni e paranoie avessero oltrepassato il limite; mi sedetti a gambe incrociate sopra il letto e mi presi il volto fra le mani osservando per un buon quarto d'ora in modo ossessivo il soffitto, anch'esso di legno.
Qualche minuto dopo sobbalzai, qualcuno mi aveva lanciato contro un cuscino e dato che come al solito ero immersa nelle mie più fervide fantasie non mi ero nemmeno accorta che Fenix aveva varcato la soglia della stanza accomodandosi sopra la mia scrivania.
«Cosa ci fai in camera mia?» blaterai ancora con quell'ammasso di piume spiattellato in volto.
Lo sentì sogghignare il che diede una bella martellata al mio tasso di irritazione instabile.
«La cena è pronta scansafatiche, anche se non la meriteresti.» asserì incrociando le braccia al petto e guardandomi con la peggiore occhiataccia che il suo vasto repertorio possedesse.
Accennai un sorriso sarcastico cercando di non soppesare in modo negativo le sue parole. 
«Non ho fame.»
Gettai il cuscino dalla parte opposta della camera fino a ricopormi mentre le iridi rosse di Fenix mi scrutavano fra il preoccupato e lo sbigottito per la risposta che gli avevo appena rifilato.
«Sicura di star bene?» domandò scendendo dalla scrivania e avvicinandosi di qualche passo a me.
Feci cenno di no con il capo ed infine feci incrociare i nostri sguardi. 
«Perchè ho gli occhi viola?» chiesi a bruciapelo cercando di assumere un'espressione seria e composta, il tema era ben chiaro ma il volto assente di Fenix non preannunciava nulla di interessante.
Si mordicchiò con fare nervoso il labbro prima di decidersi a rispondemi. 
«Vedi Yuki, so che sei una ragazza con dei poteri magici a tutti gli effeti ma... non sono in grado di trovare una risposta a questa tua domanda.» rispose quasi con tono mortificato, guardando il pavimento come se fosse l'unica cosa presente in quella stanza.
Lo guardai sottecchi scompigliarsi pensieroso la chioma corvina per poi lasciar dondolare le braccia. 
«Sicura di non avere fame?»
Cambiò letteralmente argomento spezzando quel silenzio terribilmente angoscioso che poco prima sopprimeva questa camera, feci leva sulle gambe e lo raggiunsi guardandolo dritto negli occhi.
«Dipende. Cosa hai preparato cuoco da quattro soldi?» scherzai poggiando le mani sui fianchi.
Fenix alzò entrambe le sopracciglia. 
«Il tuo piatto preferito, come al solito.»
«Continuando così mi vizierai troppo.» sorrisi sorpassandolo e fiondandomi in cucina.
«Forse perchè è l'unica cosa che apprezzi della mia cucina.» sospirò raggiungendomi anche lui insieme ad Armida.
Mi voltai. 
«Che cosa?»
«Niente. Adesso mangia che domani ti aspetta il doppio del lavoro.»
Sorrisi fra me e me, in fondo sapevo che faceva tutto ciò solo per il mio bene.

 

 
Note:
Yuki = Neve.









.Spazio dell'Autrice.


Ecco che anche questo capitolo è concluso. Spero si inizi a comprendere un po' di più riguardo la trama che, successivamente, riceverà una svolta. Negativa o positiva? Chi lo sa.
Spero che vi sia piaciuto e ringrazio moltissimo chi legge e recensisce! :)
Mikhi.


Lovy91:

Sono contenta che l'inizio ti incuriosisca :3 Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Alla prossima! ^^ Sayonara!
Mikhi.







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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Strani Inconvenienti ***


capitolo 3
Strani inconvenienti

















Sin da quando ero piccina avevo sempre creduto che possedere poteri magici, essere in qualche modo "speciali", fosse qualcosa di strabiliante, addirittura affascinante... Ma come si suol dire "non tutto è sempre rose e fiori" ed io lo avevo imparato a mie spese, assaporandolo sulla mia stessa pelle.
Imparare a gestire la propria magia risultava molto più complicato di quanto si possa immaginare: scuole da frequentare, lezioni da assistere e pile di libri su libri da imparare.
Io da ben quindici anni frequentavo la scuola di magia situata nella foresta, non molto distante dalla casa in cui abitavo. Anch'essa come tutte il resto delle abitazioni che popolavano il bosco era una struttura in legno abbastanza ampia, completamente ricoperta di foglie e muschio in modo tale da confonderla con il resto degli arbusti, il motivo di tutto ciò non mi era ancora stato svelato ma, in fondo, non aveva mai catturato la mia attenzione questo particolare.
Al suo interno erano presenti varie aule in cui noi apprendisti insieme al nostro metore frequentavamo i corsi di magia, un laboratorio dove preparare alcune pozioni curative ed infine una zona piuttosto vasta dove poter sperimentare il frutto di ciò che avevamo imparato durante i corsi, una specie di allenamento se così si poteva definire.
«Siamo in ritardo! E' tutta colpa tua Yuki!» mi sgridò con tono acido Fenix velocizzando il passo.
Borbottai qualcosa di incomprensibile sottovoce, questa mattina le urla di Fenix non erano state in grado di buttarmi giù dal letto, ormai era diventato il tran-tran di tutti i giorni: io mi alzavo in ritardo, lui mi rimproverava come sempre ed infine ci presentavamo in aula in disastroso ritardo.
Ormai i guardiani che si occupavano della chiusura dei cancelli avevano imparato ad avere un occhio di riguardo nei nostri confronti.
Lo detestavo quando si poneva in questi modi nei miei confronti, avrei tanto voluto rispondergli a tono, ma decisi che sarebbe stato soltanto uno spreco di parole e così mi limitai a mordemi con foza il labbro cercando di sopprimere l'ulro con un'occhiata inceneritrice.
Fenix era sempre stato così sin dal principio, lo sguardo perennemente serio e molto probabilmente mai scalfito dall'ombra di un sorriso, quelle iridi rosse capaci di incuterti timore al solo contatto, le sopracciglia aggrottate e la chioma corvina che ombreggiava leggermente il suo volto.
La carnagione chiara era messa in risalto dagli indumenti scuri che indossava, specialmente dal mantello da cui non si separava mai, era di una tonalità di blu molto scura, legato con un nastro del medesimo colore sul quale erano appoggiati degli occhiali da vista.
Raramente lo aveva visto indossarli, perlopiù li utilizzava in biblioteca quando effettuava una delle sue mille ricerche, io non la frequentavo molto, nonostante fosse un luogo tranquillo e abbastanza popolato preferivo studiare vicino al ruscello a pochi passi da casa.
Mi passai una mano fra i capelli e sbuffai mentre con poca gentilezza venivo trascinata verso l'entrata della struttura.
«Non c'è bisogno di essere così furiosi a prima mattina e poi solo io sono in ritardo, le tue lezioni iniziano l'ora successiva.» sbottai quasi in un lamento, questa mattina avrei iniziato la giornata con il laboratorio di pozioni curative.
«Cosa credi che debba occuparmi solo della vostra classe?! Ho anche altri impieghi nella scuola!» ringhiò polverizzandomi con uno dei suoi micidiali sguardi che mi fece accapponare letteralmente la pelle.
Nonostante il mio svantaggio in questo campo decisi di girare ancora un po' il dito nella piaga. 
«Ah, davvero? Che tipo di impegni?» domandai con finta curiosità, sinceramente cosa facesse Fenix oltre a gestire la nostra classe non era ancora entrato nella lista delle mie curiosità.
«Non sono affari tuoi.»
Concluse il discorso con una risposta degna di lui in persona, ormai era diventato così prevedibile che ero in grado di costruirmi botta e risposta da sola. Assumeva un comportamento così rude che all'inizio credevo mi odiasse per qualche inspiegabile motivo a me sconosciuto, con il tempo invece avevo imparato a comprendere che in realtà era soltanto un ragazzo privo di qualsiasi tipo di emozione dove il suo unico pensiero era quello di studiare, le mie opinioni su di lui non erano mai state delle migliori.
Dopo qualche altra decina di sgridate e strattoni finalmente giungemmo presso i cancelli della scuola dove un paio di guardie, anch'esse stregoni, sghignazzarono tra di loro appena entrammo nel loro campo visivo.
Conoscendo Fenix se non avessero fatto parte della struttura credo li avrebbe già azzannati, io invece potevo ritenermi fortunata visto che non avevo ancora raggiunto l'altro mondo, ogni giorno mettevo a dura prova i suoi nervi d'acciaio con le mie battutine irritanti.
«Alla buon ora Sayuki!» salutarono entrambi aprendo il cancello e sostenendo con sfida lo sguardo lugubre di Fenix.
Io mi limitai a sorridere e a sventolare la mano ignorando le dita di Fenix che mi stringevano sempre di più il braccio come a dire "Stupida! Quante volte ti ho detto di non socializzare con quegli idioti?!".
Quando arrivammo vicino l'entrata finalmente lasciò andare il mio braccio per poi imboccare il primo corridoio fino a sparire dietro l'angolo senza nemmeno rivolgermi un saluto.
Scrollai la testa e calzai la sacca sopra la mia spalla dirigendomi verso il laboratorio di pozioni curative. Il laboratorio rientrava fra le aule più grandi della scuola, la stanza era occupata perlopiù da enormi scaffali ricolmi di erbe medicinali ed altre sostanze benefiche.
Un cartello abbastanza visibile fece arrestare la mia camminata svelta e, dopo aver inspirato una buona boccata d'aria, poggiai la mano sopra la maniglia aprendo timidamente la porta dell'aula.
Lo sguardo severo della maga seduta accanto alla cattedra mi fece gelare il sangue nelle vene, tutto il corteo degli apprendisti della mia classe mi squadrava con aria divertita e dei sorrisi sfuggivano sui loro visi, ormai era come se fossi diventata il buffone di corte il cui la sola presenza bastava a scatenare le risate fragorose dei commensali.
«Mi domado se riuscirai mai ad arrivare in orario Sayuki.» mi rimproverò con tono grave fulminandomi con le sue iridi di ghiaccio.
Senza proferire alcuna parola mi trascinai verso il mio banco dove la mia compagna mi osservava quasi con compassione, odiavo questa terribile ed imbarazzante situazione.
Mi accasciai sulla sedia, gettai la borsa ai piedi della sedia e diedi un calcio a Sohra. 
«Smettila di fare così ogni volta! I rimproveri basta e avanzano!» sibilai aggrottando le sopracciglia.
Era pur sempre la mia migliore amica ma la detestavo quando cercava di fare il medico pietoso.
«Non fare così Sayu.» bisbigliò scrivendo contemporaneamente sopra un quaderno alcuni appunti che la professoressa stava dettando.
Tamburellai con le dita sul banco di legno. 
«Quella donna mi odia!» mormorai indignata.
Effettivamente non rientravo di certo fra le simpatie di tutti i professori ma ero sicura che quell'arpia non mi avesse mai sopportato sin dall'inizio: Sohra diceva che era soltanto una mia paranoia mentre Shiro, il mio migliore amico, aveva sempre sostenuto che non era ancora riuscita a digerire il fatto che abitavo nella stessa casa di Fenix. Qualche voce di corridoio assicurava che un tempo fossero una coppia ma non era del tutto sicuro e, conoscendo Fenix ed il suo carattere, avere una ragazza lo avrebbe distolto troppo dallo studio per i suoi gusti.
«Sei paranoica Sayu.» borbottò guardando la lavagna e senza badare ai miei commenti acidi.
Alzai gli occhi al cielo. 
«Certo che mi odia! Ma tu non puoi capire la mia situazione! Sei totalmente venerata da tutti i professori di questa scuola e non so come sei riuscita ad entrare anche nelle grazie di Fenix!» ringhiai cercando di mantenere i nervi saldi, ero sicura che fra poco mi sarei ritrovata in infermeria per un collasso emotivo.
Sohra mugugnò qualcosa con aria contrariata ed infine decise di lasciarmi perdere almeno fino alla fine dell'ora, io invece raccolsi un foglio dalla sacca ed iniziai a scarabocchiare qualche vignetta.



La pausa pranzo era appena terminata ed il mio voto in pozioni curative non aveva subito alcun miglioramento come mi aspettavo, avevo sfogato tutta la rabbia repressa nel cibo che mi aveva preparato Fenix rischiando quasi di soffocarmi.
Dopo un altro passo scalciai con violenza alcuni ciottoli sul viale incurante della persona che camminava avanti a me, il sangue ribolliva nelle mie vene ed il mio corpo necessitava di urlare a pieni polmoni, forse la lezione di addestramento avrebbe contribuito al mio sfogo personale.
«Sayu devi calmarti, lasciala perdere a quella befana. Piuttosto vediamo di finire nel migliore dei modi questo allenamento...» sospirò con tono allusivo lanciando un'occhiataccia al campo di fronte.
A Shiro non era mai andato a genio Fenix, forse perchè tutte le studentesse della scuola lo veneravano come un Dio sceso in terra, oppure perchè era geloso che Sohra gli dedicasse più attenzioni del dovuto; lei era il completo opposto, si poteva dire che adorasse le lezioni di Fenix e potevo anche ammettere che fosse la più brava della nostra classe con l'uso delle magie.
«Non sai quanto ti invidi Sayu, hai la fortuna di abitare anche nella sua stessa casa!» esclamò giosa, conoscendola non vedeva l'ora di presentarsi dinnanzi Fenix e dare sfogo al suo miglior repertorio di magie.
Soltanto Shiro, Sohra ed il preside della scuola erano a conoscenza della mia convivenza con il citato e da come continuava a sostenere il mio migliore amico secondo lui la professoressa Kheir era venuta a capo di questa faccenda odiandomi di conseguenza.
«E' soltanto una tremenda sciagura, per colpa sua i miei voti in pozioni curative sono disastrosi!» esclamai passandomi entrambe le mani fra i capelli con nervosismo.
«Concordo con te.» mi assecondò Shiro dandomi una pacca amichevole sulla spalla per consolarmi.
Sohra scrollò il capo come se avessimo appena detto la sciocchezza più grande di questo mondo. 
«Cosa darei per essere la sua ragazza.» sospirò con aria sognante, magari immaginandosi anche una scenetta con loro due seduti sulla cima di una collina con i pallidi raggi lunari a fare da sfondo.
«Beh, effettivamente saresti il tipo perfetto per Fenix: alta, snella, splendida e secchiona quanto lui.» sorrisi beccandomi una gomitata senza perdono sul fianco sinistro da Shiro, avevo toccato un tasto dolente.
Un'occhiata fulminata partì direttamente verso la mia direzione dalle iridi smeraldine di Shiro. 
«Che amica che sei Sayu! Al posto di aiutarmi elogi quel tipo?!» sussurrò al mio orecchio in modo tale che Sohra non ascoltasse la conversazione anche se, presa com'era dai suoi pensieri, non avrebbe prestato minimamente attenzione neanche se le fosse passato accanto un dinosauro.
«Come non detto, ritiro tutto.» misi le mani davanti come segno di arresa.
In effetti Sohra era davvero una bella ragazza, i capelli color mogano si intonavano perfettamente alle iridi ocra, la pelle era leggemente abbronzata e perdipiù intelligente e brillante negli studi.
Anche Shiro era un tipo carino, si poteva dire che fu la mia prima cotta un bel po' di tempo fa, la cosa che più mi piacque sin dal principio furono i suoi occhi di un verde quasi magnetico che andavano magicamente a braccetto con la chioma biondo cenere, non ebbi mai il coraggio di dichiararmi e così finì per diventare solo il mio migliore amico innamorato perdutamente di Sohra.
«Disponetevi in fila.»
La voce di Fenix rimbombava per il campo di addestramento, il suo sguardo era diretto verso una cartella azzurra che stringeva nella mano destra mentre con la penna ticchettava un ritmo inventato contro la sua gamba.
Dopo esserci disposti in una lunga fila chiamò ognuno per nome per accertarsi della nostra presenza, o quantomeno della mia dato che da più di cinque giorni non mi presentavo all'addestramento giornaliero che spettava ad ogni apprendista.
L'addestramento consisteva nel centrare il bersaglio con la propria magia di attacco, di solito consisteva nel dominare gli elementi e sfruttarli come difesa oppure in casi gravi come attacchi.
La fila iniziò pian piano a decimarsi con il passare del tempo finchè non toccò il turno di Sohra, sul suo volto era stampato un sorriso a trentadue denti e per le prossime ventiquattro ore nessuno le avrebbe toltoquel ghigno dalla faccia.
Evocò la sua arma che consisteva in due aste composte di acqua, ovvero il suo elemento.
«Water!»
Prese la mira e successivamene scagliò un'ondata d'acqua contro il bersaglio qualche metro più distante di lei, una mira ottima si poteva dire.
«Brava Sohra. Anche questa volta hai dato il meglio di te.» si complimentò appuntando il voto sopra la cartella azzurra.
Sohra si voltò raggiante verso di me e mi schiacciò il cinque per poi saltellare allegramente vicino la recinzione di legno insieme al resto della classe.
Questa volta invece toccò a Shiro, le sue armi a differenza di Sohra erano rafforzate dall'elemento opposto, l'elettricità.
«Thunder!»
Nella sua mano destra apparve una lunga spada a prima vista molto pesante che indirizzò contro lo stesso bersaglio attaccato dall'onda di Sohra.
Un fulmine partì in direzione del bersaglio provocando una leggera esplosione che alzò una leggera coltre di polvere.
«Non c'è male Shiro. Ma puoi fare di meglio.» sentenziò scrivendo un altro voto sul foglio bianco.
Shiro grugnì qualcosa in sottovoce e con un muso lungo si apprestò a raggiungere il resto degli apprendisti che già avevano mostrato le loro tecniche di combattimento.
Ok, panico. Odiavo ammetterlo ma anche la mia media nella lezione di addestramento non era delle migliori, era degenerata irrimediabilmente a causa delle mie numerose assenze e se in questa dimostrazione non avessi preso almeno il voto più altro mi sarei giocata l'apprendistato.
Lo sguardo grave di Fenix era puntato su di me e questo bastava a mettermi in completa agitazione e le incitazioni di Sohra di certo non avevano un effetto calmante sul mio umore.
«Sayuki...» sospirò piccato Fenix incrociando le braccia. «Stiamo aspettando la tua dimostrazione.»
Perchè tutta questa fretta?!  Fu l'unico pensiero che il quel momento balenò nella mia mente. Senza aspettare altri rimproveri allungai il braccio dinnanzi a me e pochi secondi dopo apparve un lungo scettro di legno che terminava con una sfera viola di normali dimensioni, avvolta un filo argentato come a luna.
«Spiritual Bolt!»
Divaricai leggermente le gambe e indirizzai la punta dello scettro contro il bersaglio.  Una grossa sfera che variava dalle tonalità del blu e del rosso si scaraventò contro il bersaglio centrandolo in pieno e provocando un'onda d'urto che per poco non mi fece cadere all'indietro.
Stropicciai gli occhi più volte a causa della grossa foschia che si era innalzata finchè non fu chiaramente visibile il manichino ridotto ad un cumulo di rovi ardenti, dove alcune fiammelle azzure bruciavano i resti ancora integri.
Non fui in grado di realizzare in modo immediato ciò che avevo appena compiuto ma i sussulti sorpresi che vibrarono fra le labbra del resto degli apprendisti bastò ad accendere la lampadina nel mio cervello in modo tale da da farmi mettere a fuoco il disastro che albergava a pochi metri da me.
Lo scettro che stringevo poco fa nella mano destra cadde terra svanendo dentro un fascio di luce mentre le mie iridi incredule si andavano pian piano a posare su Fenix che, visibilmente interdetto, sembrava che avesse appena visto un fantasma.
La penna che pochi minuti fa picchiettava sulla cartella azzurra cozzò contro il terreno e le sue palpebre spalancate osservavano al dir poco stupefatte il manichino completamente bruciato.
Il mio corpo in cuor suo desiderava scappare al più presto da quel luogo ma i miei piedi davano l'impressione di aver impiantato delle radici nel terreno che impedivano anche il più piccolo movimento, ero al dir poco spaventata da ciò che avevo compiuto, di solito la mia magia di attacco si basava sull'elemento primario, il fuoco. Quello che avevo creato oggi era del tutto differente, il bersaglio presente nel campo di allenamento aveva resistito ad ogni sorta di attacchi da molti, moltissimi anni conservando la sua forma integra mentre ora le fiamme azzurre avevano consumato anche il più piccolo frammento.
«E' ora di rientrare in aula. Iniziate a percorrere la strada del ritorno.» ordinò Fenix indicando il viale che conduceva verso l'entrata principale della struttura.
Il resto degli apprendisti obbedì alle sue parole percorrendo la strada del ritorno in un religioso silenzio mentre Fenix dopo aver riacquistato l'autocontrollo perduto si avvicinò con molta calma alla sottoscritta.
Non mi azzardai a proferire parola finchè non fui sicura che tutti gli studenti fossero abbastanza lontani e che Fenix non si fosse avvicinato a me. 
«Che cos'è successo?»
Lo vidi passarsi una mano fra i capelli mentre un lungo sospiro afflitto sembrò spaccare i miei timpani. «Questo dovrei chiederlo a te.»
Mi voltai di scatto armandomi del peggior sguardo assassino che avessi mai mostrato in vita mia. «Credi che io lo sappia?!» urlai finalmente con tutto il fiato a disposizione liberandomi di quella sensazione sgradevole che opprimeva il mio stomaco.
Molto probabilmente sarei scoppiata a piangere da un momento all'altro per tutta la rabbia che scorreva nel mio sangue, ma sapevo anche che sarebbe stato del tutto inutile. Eppure perchè dovevo essere l'unica apprendista che possedesse un paio di iridi viola, cosa c'era che non andava in me? Da quando ero piccola questo particolare mi contraddistingueva dal resto degli studenti della scuola, all'età di dieci anni non ero stata in grado di trovarmi degli amici, alcuni mi evitavano, altri fuggivano terrorizzati mentre altri ancora mi definivano diversa.
Soltanto Shiro e Sohra mi ritenevano in qualche modo speciale, a loro non importava se avessi gli occhi viola oppure qualche altra stranezza che mi differenziava dal resto degli apprendisti.
«Perchè piangi?» domandò calpestando con la suola delle scarpe avanti e indietro sempre lo stesso pezzo di terra.
Non riuscivo a decifrare correttamente il suo sguardo, forse perchè le lacrime mi appannavano pian piano la vista oppure perchè il mio cuore si rifiutava di interpretarlo.
Con il dorso della mano cercai di asciugarmi come meglio potevo le guance completamente inzuppate e con la poca lucidità e forza che mi permetteva ancora di reggermi in piedi gli risposi.
«Perchè per una buona volta non la pianti di fare domande stupide?» chiesi con innaturale calma da lasciar spiazzata prima me stessa che Fenix.
Per un breve istante lo vidi sbloccarsi a metà passo e girarsi verso la mia direzione mentre un paio di mani si andavano a poggiare sulle mia spalle, si abbassò in modo tale da raggiungere la mia altezza e far incrociare definitivamente le nostre iridi.
«Perchè piangi?» mi ripetè ancora una volta scandendo attentamente ogni singola parola, come se stesse parlando ad una bambina.
Tirai su con il naso continuando a singhiozzare silenziosamento. 
«Anche tu mi consideri un mostro come tutti gli altri.»
Fenix sbattè un paio di volte le palpebre ed iniziò a scrollarmi vigorosamente come una bambola nella speranza che non fossi del tutto uscita fuori di testa. «Yuki stai scherzando?!» mi urlò in faccia aggrottando le sopracciglia.
Con uno schiaffo scacciai entrambe le braccia di Fenix e mugugnai un flebile "mi fai male" per poi guardarlo in cagnesco.
«Adesso non solo mi eviteranno per il colore dei miei occhi ma mi riterranno anche un pericolo pubblico! Che cos'altro potranno mai farmi? Espellermi dalla scuola?» esclamai con rabbia raccogliendo le ultime lacrime che inumidivano le ciglia con il dito mentre Fenix si mordicchiò il labbro trattenendo a stento quella che sembrava una fragorosa risata.
«Che cosa c'è di divertente?» mi lamentai incrociando le braccia e fulminandolo con lo sguardo.
Fenix scosse la testa. 
«Sei una stupida Yuki. Credi davvero che io ti consideri un mostro?»
«Uhm. Forse.»
«Probabilmente hai ragione, assomigli molto ad un cactus alieno.» replicò iniziando a ridere come non aveva mai fatto in vita sua, restai di stucco a vedere il corpo di Fenix contorcersi in una risata.
Da quando abitava in casa sua non avevo mai visto stendere le sue labbra in sorriso mentre adesso per poco non gli uscivano le lacrime dagli occhi. Effettivamente era così buffa e coinvolgente che ne scappò una anche a me.
«Cactus alieno?» domandai alzando un sopracciglio.
«Si. Sei sempre sulla difensiva, pronta ad attaccare con quella tua lingua troppo lunga, cactus.» ridacchiò ricomponendosi e raccogliendo la cartella azzurra e la penna che aveva lasciato cadere prima.
Sbattei un paio di volte le palpebre ed infine decisi di lasciar perdere quel discorso senza senso, la cosa più importante che adesso occupava i miei pensieri era quella strana magia che avevo lanciato contro il bersaglio.
«Comunque... Adesso cosa si fa?» chiesi un po' perplessa guardando con aria spaesata il campo di allenamento.
Fenix fece spallucce. 
«Per ora andrò a parlare con il preside, poi vedremo cosa fare.»
Increspai leggermente le labbra, ero sicura che l'indomani sarei diventata il nuovo fenomeno da baraccone della scuola portandomi la nominata della "ragazza strana e pericolosa" almeno fino alla fine dell'apprendistato, poi finalmente avrei abbandonato quello stupido edificio.
«Ok, facciamo il resoconto della situazione. Ho gli occhi viola, ho distrutto il manichino del campo che resisteva quasi da secoli e molto probabilmente ho anche un'arma difettata! Adesso ci manca solo che mi trasformi in un mostro oppure che creino una sezione apposta per me.» bofonchiai agitando le braccia in aria.
«Non preoccuparti piccolo cactus alieno, troverò la soluzione. E' una promessa.» sorrise battendomi il palmo della mano in testa compatendomi per l'ennesima volta anche lui. Stavo iniziando a credere che lui e Sohra mi avvessero scambiato per un cane abbandonato.
Sospirai. 
«Beh... Uhm... Grazie?»
Fenix si girò verso di me e con tutto lo stupore di questo mondo mi abbracciò. «Per te questo e altro.»
Wow fu l'unica cosa che passò attraverso l'anticamera del mio cervello, troppe emozioni contemporaneamente, il mio cuore non ce l'avrebbe fatta ad un altro colpo basso come questo.
«F-Fenix che stai facendo?» la mia voce tremava così tanto da assomigliare al belare di una pecora.
Sembrava che il mio corpo si fosse così fossilizzato che per qualche minuto pensai di aver perso anche le capacità motorie, Fenix che abbracciasse qualsiasi tipo di essere con un paio di gambe e braccia era l'evento più raro del mondo intero, umanamente impossibile, così inconcepibile che non ebbi nemmeno il coraggio di ricambiarlo.
«Ti abbraccio.» rispose tranquillamente.
«No. Non c'ero arrivata.» ironizzai pizzicandogli il fianco destro.
Lui scrollò il capo. 
«Domanda stupida risposta stupida.»
«Sai che questo non farà piacere alla professoressa Kheir?» sorrisi.
Fenix si staccò da me e sbattè la cartella azzurra contro la mia testa. 
«Questo non fa testo.» asserì aprendo il cancello del campo di addestramento e uscendo.
Adesso potevo anche ammettere di sentirmi meglio, il mio umore era del tutto migliorato senza dubbio. Chiusi il cancello alle mie spalle ed infine raggiunsi Fenix. 
«L'ultima cosa che pensavo è che tu avessi un lato buono, di solito sei sempre così burbero, antipatico, insopportabile e molte, moltissime volte anche orribilmente irritante.»
«Tu hai una lingua troppo lunga per i miei gusti Yuki.»
«Grazie.»
«Cosa?»
«Grazie.» ripetei.
«Di niente stupido cactus.»
Lato buono o no, Fenix restava sempre un gran pezzo di imbecille.
 








                                                                                            

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