Ariana Silente Il segreto di una famiglia.

di Arya89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La bacchetta di Ariana. ***
Capitolo 2: *** A Hogwarts ***



Capitolo 1
*** La bacchetta di Ariana. ***


~•~

La bacchetta di Ariana.


Tutto ebbe inizio molto tempo fa, ad Hogwarts, la più celebre scuola di Magia e Stregoneria del mondo. A quel tempo, il preside era un certo Armand Dippet, un uomo vecchio che si avvicinava all'età della pensione. Gli alievi, erano forse i più brillanti che si fossero mai avuti, e tra di loro una ragazza, di nome Minerva McGranitt, una rispettabile strega della casa del Grifondoro, dai capelli neri, il visino a punta e degli occhi castani. Anche se esprimeva un'aria del tutto autoritaria, lei faceva sì che andasse a beneficio dei suoi amici. Ma daltro canto, anche gli angeli hanno un piccolo capriccio nel loro io più profondo, e Minerva era innamorata persa del proprio insegnante di Trasfigurazione, che altri non era che Albus Silente, il professore che pochi anni prima era diventato il più Grande Mago Del Mondo “a detta di molti” secondo lui. Si accorse degli sguardi persi che Minerva gli rivolgeva, che ogni volta che lui guardava la ragazza lei arrossiva. I suoi sentimenti erano così tangibili e vistosi che anche Albus cominciò ad apprezzarli e a ricambiarli. Certo in quanto ruolo di professore doveva imporsi dei limiti, ma Minerva era così sincera con lui e così imbarazzata quando gli parlava che i suoi limiti, ad un certo punto, furono mandati al diavolo. Questo accadde fino al quinto anno della ragazza. Negli ultimi due anni, Albus si lasciò decisamente andare, intraprendendo una stretta relazione privata con Minerva McGranitt, che non fu mai scoperta. Si conclusero gli anni accademici, e Minerva fu costretta a trovare lavoro presso delle filiali temporanee come il negozio di accessori per il Quidditch, visto che lei ne andava persa per quello sport magico, e infine come cameriera ai Tre Manici Di Scopa, dove conobbe Rosmerta Taylor, conoscita poi come Madama Rosmerta. Lì riuscì a stare in contatto con Albus, che passava quattro giorni su sette alla taverna, durante i qali teneva gli occhi fissi su Minerva. Trascorsero così altri due anni, e nell'ultimo, Silente non andò spesso a trovare Minerva al lavoro.

“C'è un ragazzo che mi incuriosisce e allo stesso tempo mi spaventa molto!” disse Albus ad una Minerva dispiaciuta delle carenze delle sue visite. “Non so perchè, ma dalla prima volta che l'ho visto mi sono detto - Questo ragazzo è alquanto pericoloso. Meglio tenerlo d'occhio prima che faccia del male ai suoi compagni. -”.

“Deve aver fatto qualcosa di male per ricevere così tanta attenzione!” gli rispose Minerva.

“Credo che tu abbia perfettamente ragione, ma a volte e meglio non esporsi troppo.” disse Silente in modo pragmatico “Scusami se non rimango di più, ma ho molto da fare.”

Certo che aveva molto da fare. È un professore, non un detective che aveva appena finito il turno. Si disse tra se Minerva.

Quei sette anni nel quale Albus vide poco Minerva, furono i più strani. Nella comunità magica si era cominciata a spargere la voce di un giovane mago che adoperava la magia oscura, e che era attorniato da un piccolo gruppo che si facevano chiamare Mangiamorte. Minerva li aveva visti un paio di volte, e non gli erano mai piaciuti, poi Albus tornò alle sue consuete quattro visite ogni sette giorni, e questo per un lato fece rallegrare la povera Minerva, mentre dall'altro, quello più canzonatorio, cercava delle parole per rimproverare il suo amato professore. Gli anni passarono in fretta, durante i quali i Mangiamorte avevano cominciato a mettere sottosopra la comunità magica in nome di Lord Voldemort, e accadde che un giorno il vecchio Armand Dippet decise di andare finalmente in pensione e lasciare il posto di Preside della scuola ad Albus Silente, che si vide costretto come primo incarico a trovarsi un rimpiazzo per la materia di Trasfigurazione. Minerva accettò molto volentieri la proposta che il suo caro Albus le aveva offerto.

“Non perchè te ne voglia male Rosmerta” disse Silente a Rosmerta che nel frattempo era diventata la proprietaria del Pub “Ma è l'unica persona che secondo me è adatta a quel posto”

E così da allora troscorsero quasi vent'anni, da quella scena alla locanda a quella che segue qui sotto. L'amore tra Minerva McGranitt e Albus Silente non fu mai spento, come il fuoco eterno che brucia su un tronco incantato.

Tra quelle che si possono definire le mille passioni dei due professori, ci fu anche un meraviglioso evento, durante il quale Minerva era al settimo cielo, mentre Albus sembrava particolarmente distaccato, come se si fosse accorto di aver fatto uno sbaglio che non ammetteva scuse. Fu una fortuna che la gravidanza di Minerva non fu scoperta da nessuno, al di fuori di qualche fantasma curioso che sbirciava dai muri, ma fu un colpo quando, dopo la nascita della piccola, Minerva se ne dovette separare, per poter salvare almeno il suo posto di lavoro e la stimata figura di Albus Silente, che ricevette la richiesta di diventare Ministro della Magia per ben cinque volte e che rifiutò perchè si riteneva inadatto ad un compito così alto. Fecero solo una cosa per la bambina. La chiamarono Ariana, nome che scelse Albus personalmente, poi la affidarono al fratello del padre di Albus, Teodor, che, pur essendo sposato, non aveva avuto la gioia di avere un figlio. Così la piccola Ariana Silente crebbe nella famiglia degli zii paterni, prendendoli come genitori, totalmente diversa da loro. Nessuno dei due zii aveva un viso come quello di Ariana, sottile e dolce; nessuno dei due zii aveva i capelli biondi e ricci; Nessuno dei due zii avevano gli occhi celesti di Ariana, che appena ti fissavano ti davano la netta sensazione di errere radiografati. Insomma, più il tempo passava e più Ariana assomigliava ad Albus, anche nel carattere. Era una bambina che non sopportava le ingiustizie. Dalla parte di Minerva invece aveva preso una leggera nota di fierezza, che non si notava quasi mai. Arrivata all'età di undici anni, una lettera giunse nell'indirizzo di Haemon Back Street numero 4. Ariana si era appena svegliata, e stava scendendo le scale quando vide Teodor leggere le lettere che gufi e postini babbani avevano messo davanti alla porta.

“Buon Giorno papà!” disse Ariana gioiosa.

“Ben svegliata Ariana. Tieni questa lettera è per te!” gli rispose il padre dandogli una lettera siggillata con della ceralacca rossa sul quale era inciso uno stemma.

Ariana corse in cucina, lasciando che il padre la seguisse lentamente, si buttò sulla prima sedia, ruppe la ceralacca ed estrasse una pergamena piuttosto lunga edun biglietto ferroviario. Cominciò a leggere la lettera, e la gioia di quel giorno si quadruplicò.

“Evviva! Andrò a Hogwarts, andrò a Hogwarts!”

Emily, la moglie di Teodor lanciò uno sguardo confuso al marito.

“Certo che ci andrai. Non mi dire che te ne eri già dimenticata!” chiese il padre alla figlia che saltava per la gioia.

“Sì che lo sapevo, ma almeno posso giudicare questa lettera una conferma!” e così dicendo tornò di corsa di sopra a cambiarsi.

“Più cresce e più somiglia a tuo nipote, anche nel modo in cui parla. Stà diventando enigmatica come Albus. Secondo me prima o poi se ne accorgeranno che è sua figlia.” disse Emily

“Meglio tardi che mai. Ma ora non parliamone davanti a lei. Stà scendendo tutta di corsa!” rispose Teodor tendendo un'orecchio. Infatti pochi minuti dopo, Ariana tornò in cucina vestita di tutto punto e tirando la manica del padre disse:“Andiamo a Diagon Alley oggi? Mancano solo tre giorni all'inizio della scuola e non voglio essere sempre l'ultima a fare le cose!”.

Così Teodor ed Emily si vestirono e andarono a Diagon Alley assieme ad Ariana, passando per il solito passaggio del Paiolo Magico. Ad Ariana piaceva adarci. Adorava i gelati della gelateria Fortebraccio, così, sapendo ormai a memoria il posto dove si trovavano i negozi che le servivano se li fece uno ad uno. Lasciò per ultimo i negozio di -Olivander – il miglior fabbricante di bacchette di tutta l'inghilterra. Entrò nel negozietto pieno di scatolette, nere e grigie, ed andò al bancone. Fortunatamente aveva lasciato tutta la roba ai suoi, così che fosse libera da impicci. Sul bancone c'era un piccolo campanello dorato da bar. Lo suonò, e da una mensola al piano di sopra si affacciò un uomo dai capelli di un grigio sporco e con un accenno di calvizie in cima alla testa. Sul volto dell'uomo erano cominciate ad apparire le prime rughe della vecchiaia, anche se tutto sembrava fuorchè vecchio.

“Piacere, mia bella signorinella. Io sono Olivander, il fabbricante di bacchette. Suppongo che tu ne sia venuta ad acquistare una!” disse Olivander con voce mielotica.

“Esattamente Signore!” rispose Ariana educatamente.

“Bene!” trillò Olivander afferrando un metro da sarta che stava sul bancone, e facendo il giro, in modo da trovarsi al fianco della ragazzina disse: “Potresti tendere gentilmente il braccio destro in avanti per favore cara?”

Ariana obbedì immediatamente, e Olivander le prese le misure del braccio con professionalità, poi si diresse verso uno scaffale, afferrò la scala con una mano, salì, prese una scatola polverosa e disse:

“Ecco prova questa! Biancospino, corda di cuore di drago, rigida, lunga dodici pollici...”

Ariana la agitò delicatamente, ma non successe nulla.

“Come va?”

“Me la sento un po' pesante. È normale?” chiese Ariana fissando Olivander con il suo sguardo intenso.

“Beh, no. Hai sentito calore dopo averla toccata, perchè vedi Signorina, è la bacchetta a scegliere il mago!”

“No! Non ho sentito nulla del genere.”

“Allora non è quella adatta a voi.” Poi mentre si rituffava negli scaffali disse: “Posso chiederti come ti chiami?” Prese una scatola e tornò al bancone.

“Mi chiamo Ariana. Ariana Silente!”

Al solo udire del cognome, Olivander la guardò attento, poi mise da parte la scatola che aveva preso dicendo: “Allora so qual'è la bacchetta che fa per lei.” e andò a prendere una scatoletta di tessuto color panna, ben tenuta. Forse la teneva in disparte dalle altre. Slacciò il fiocchetto di raso e aprì la scatola. Ne estrasse una bacchetta color avorio, molto elaborata. “È la migliore opera che ho creato, la più strana, e l'unica a cui tengo veramente. Salice lunga  undici pollici e mezzo, elastica, lavorata a mano fin nei minimi dettagli con uno stile floreale e la raffigurazione du una fenice sul manico. Il nucleo è formato da una piuma di fenice bianca.” la descrisse Olivander con orgoglio. “Prego. La provi. Sono assolutamente certo che questa bacchetta cercava giusto lei.”

Ariana prese la bacchetta con la solita delicatezza, le fece fare un giro a mezz'aria dal quale ne apparve un Calice di vetro con le rifiniture dorate nei bordi.

“Che le dicevo?” disse Olivander sorridendo “È la giusta bacchetta per voi signorina.”.

“Signore!” disse Ariana in modo serio “Se questa bacchetta conta davvero tanto per voi, e che vi dispiace venderla allora...”

“No signorina mia. Sono le bacchette a scegliere i maghi che la devono utilizzare. D'altro canto non posso tenermela per sempre. Non sono io il padrone scelto dalla bacchetta, ma lei. Cos'ha sentito questa volta?”

“Una sensazione che un fiotto di fuoco mi avvolgesse tutto il braccio. Come se adesso non mancasse nulla, mentre prima era un pò vuota.”.

“Bene. Allora sa una cosa? Questa bacchetta gliela regalo.”

“Ma signore, la tanta pazienza che lei ci spende per ognuna...”

“Niente ma. Gliela Dono. E poi ne ho ancora di bacchette da vendere signorinella mia.”

“Allora grazie mille per il dono!” disse Ariana educatamente. Rimise la bacchetta nella propria scatola che Olivander le porgeva e uscì dal negozio notando il sorriso che increspava il volto del fabbricante.

Ariana raggiunse immediatamente i genitori, che recuperarono la roba acquistata e tornarono a casa in attesa del primo Settembre.

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Capitolo 2
*** A Hogwarts ***


~•~

A Hogwarts.



La mattina del primo Settembre, Ariana e i suoi zii, avanzavano tranquilli nella stazione di King's Cross verso una colonna come tutte le altre posta in mezzo al binario nove e dieci. Tutti i pendolari fissavano curiosi i tre. Certo se ne vedevano di ragazzini che spingevano carrelli con gufi, gatti, topi, rospi e quant'altro, ma nessuno era vestito in modo tanto strampalato. L'unica che poteva sembrare a dir poco normale per il punto di vista babbano era la ragazzina, anche se adire il vero, a volte l'occhio inganna. Ariana portava già la sua nuova divisa fiammante della scuola con sopra una mantella nera che copriva i suoi abiti e che faceva risaltare i suoi capelli biondi. Teneva un giornale in mano tutto arrotolato, e si reggeva sorridente al carrello che il padre trascinava.

Teodor portava invece un abito grigio scuro con un mantello. Fu quello ad attirare l'attenzione dei babbani, mentre Emily era vestita di un lungo abito verde scuro.

Camminavano lentamente per far sì che quegli sguardi smettessero di fissarli, e poi attraversarono la colonna che in realtà era un passaggio per il binario Nove e tre quarti che ospitava una maestosa locomotiva a vapore.

Migliaia di persone stavano sulla banchina. Tutti genitori che salutavano i propri figli aiutandoli a caricare i bauli.

Teodor, Emily ed Ariana si avvicinarono al treno.

“Allora mia cara!” disse Teodor abbracciando Ariana “Mi raccomando, fatti valere. Stai attenta agli sbruffoni e non metterti nei guai con loro.”

“Papà! Lo so. Non devi dirmelo. Non preoccuparti. Io starò una meraviglia a scuola.” disse Ariana abbracciando Emily e poi salendo sul treno.

“Ti scriveremo!” le disse Emily con un sorriso.

Ariana scese dal treno, li abbracciò entrambi, poi dopo un fischio del treno, salì, chiuse la porta e li salutò con la mano finchè non furono spariti, dopodichè andò alla ricerca di uno scompartimento libero in cui stare.

Non ne trovò uno libero e si sistemò come meglio poteva, sistemò la borsa sulla reticella sopra di lei poi si sedette comoda vicino al finestrino e cominciò a leggere il giornale “Trasfigurazione Oggi.”. Lo sfogliò fino ad arrivare all'articolo che le interessava, scritto da Albus Silente che riportava uno degli usi del Sangue di Drago.

Era immersa nella lettura quando la porta dello scompartimento si aprì. Lei si voltò e vide un ragazzo alto dai capelli lunghi e biondo platino. Aveva un'aria altezzosa e una scorta di amici dietro.

“Possiamo sederci?” chiese il ragazzo davanti a tutti con una voce melliflua.

“Certo!” rispose Ariana “Sedete pure!”

“Lucius Malfoy!” disse il ragazzo piantandosi davanti a lei e tendendole la mano con un sorriso storto.

“Ariana Silente!” rispose lei stringendola e guardandolo negli occhi.

Gli occhi grigi di Malfoy si strinsero fino a diventare due fessure.

“Silente!” disse poi alzando un sopracciglio “E come si chiama tuo padre?”

“Mio padre si chiama Teodor.” rispose lei tornando al suo cruciverba che stava facendo sul giornale.

Lucius continuò a fissarla per qualche minuto, poi si addentrò in una discussione con i suoi amici rivolgendogli ogni tanto uno sguardo.

“C'è un Black sul treno quest'anno. Dovrebbe frequentare il primo anno, quindi sappiamo già dove verrà smistato. Dovremo tenergli il posto fra noi Serpeverde!” disse Lucius ai suo amici.

Ariana alzò gli occhi dal giornale per un istante. Lucius Malfoy stava stravaccato sul sedile difronte a lei .

Fu una fortuna che non le rivolse tanto la parola. Quel viaggio verso Hogwarts pareva interminabile. Il cielo fuori al finestrino si faceva buio. Ormai aveva finito il cruciverba da un bel pezzo e Lucius ne approfittò per chiederle:

“Tu dove vorresti essere smistata? Sei una Purosangue vero? Fai Silente di cognome!”

Ariana lo fissò gelida. Da quanto aveva sentito quei ragazzi non le piacevano per niente.

“Sì, sono una Purosangue. Quanto allo smistamento una casa vale l'altra. Non fa molta differenza!” disse lei tranquillamente.

“Non fa differenza! Questa stà fuori. Certo che fa differenza!” disse orribilato un ragazzo pienotto che si era seduto affianco a lei e che ora la guardava con aria offesa. “Vuoi mettere a confronto la Grande casa dei Serpeverde con quei fessi dei Grifondoro,Corvonero o Tassorosso?”

Ariana gli sorrise affabile e disse “Per te possono sembrare fessi, ma ogni casa ha una sua qualità inestimabile. Quindi che io venga smistata in Tassorosso, Corvonero, Serpeverde o Grifondoro non fa differenza.”

Lucius scoppiò a ridere. “Sei stato messo K.O. Nott!”

Nott si risedette furioso.

“Mi sei simpatica sai? Sei la prima ragazza che riesce a contraddire Nott!” disse Lucius illuminandosi.

“Grazie!” rispose Ariana che tornò a leggere.

Il treno prese a rallentare poco più tardi, e Ariana prese la sua borsa, vi infilò il giornale si alzò e uscì davanti a Malfoy, che aveva insistito per cederle il passo, ed ora la guardava borioso. Scese dal treno e la fresca brezza le scompigliò i capelli.

Dal fondo, una sagoma enorme che sventolava una mano urlando a pieni polmoni:

“Primo anno! Quelli del primo anno con me per favore.”

Ariana si allontanò dal gruppetto formato da Malfoy fino a raggiungere quelli della sua stessa età. Ora la sagoma era ben visibile. Era Hagrid. Lei lo conosceva già. Era un'amico di suo padre, ed ogni tanto passava a casa per salutarlo e giocare con lei. Gli sorrise gioiosa.

“Bene. Ora che siete tutti qui, voi del primo anno verrete con me al castello. Noi raggiungeremo la scuola con le barche, attraversando il lago nero. Io sono Rubeus Hagrid, custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts. Preso seguitemi perchè ci stò un po' in ritardo!”.

Tutti lo seguirono fino alla riva del lago dove erano appostate migliaia di barchette. Ariana cercò di avvicinarsi ad Hagrid. Voleva salutarlo anche se sapeva che non ci sarebbe riuscita.

“Ogni barca può contenere quattro persone” stava spiegando Hagrid “Salite su per l'ordine che vi pare!”

Ariana si avvicinò alla barchetta più vicina a lei e si guardò intorno. Alcuni dei suoi compagni erano in difficoltà. Mentre saliva, la barca cominciò ad ondeggiare. Avrebbe perso l'equilibrio e sarebbe caduta in acqua, come molti, se non fosse stata afferrata da un ragazzo.

“Attenta!” aveva urlato lui afferrandole un braccio per non farla cadere. Ariana si voltò, chi l'aveva aiutata era un ragazzo affascinante dai capelli scuri, lunghi e mossi, gli occhi grigi e allegri e un sorriso da sogno. “Io e i miei amici possiamo salire in barca con te?”

“Certo!” rispose Ariana con un sorriso.

Quando tutte furono sulle barche, quelle presero il largo verso il centro del lago. Ci misero un bel po' di tempo prima di avvistare la scuola illuminata da una miriade di luce. Dietro di lei sentì uno dei tre ragazzi dire “Wow!” e aveva ragione. Quello che avevano davanti era meraviglioso. Trascorsero qualche minuto a fissare ammaliati la scuola, fino a quando sentirono il fondo delle barche raschiare sulla riva. Il ragazzo che aveva aiutato riana scese rapido dalla barchetta e l'aiutò a scendere.

“Sai com'è! Non è bello farsi un bagno di notte. Poi dentro ci aspettano e non è bello presentarsi bagnati.” si spiegò il ragazzo, poi corse dietro gli amici che gli batterono una mano sulla spalla.

Lei cominciò a risalire il cortile assieme ai compagni, entrarono e davanti ad un grande portone di quercia stava una professoressa dritta come una statua e fiera.

“Buongiorno a tutti. Sono Minerva McGranitt insegnante di trasfigurazione e vicepreside della scuola. Una volta attraersate queste porte verrete smistati nelle quattro case di Hogwarts che sono Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ogni casa ha una clessidra segnapunti. La casa che acquista più punti vince la coppa delle case. I punti si acquistano a lezione o per merito. Si perdono quando si infrangono le regole. Ora siete pregati di seguirmi.”

Così dicendo entrarono tutti nella Sala Grande. Passarono in mezzo agli studenti di Hogwarts e Ariana guardandosi attorno vide Lucius Malfoy che la guardava sorridente. Tutti si radunarono al centro della sala, davanti ad un trepiedi con sopra un cappello.

“Ora vi chiamerò, vi metterò il cappello e poi il cappello proclamerà la casa a cui apparterrete. Bene. Sirius Black!” proclamò la McGranitt.

Ariana vide il ragazzo che l'aveva aiutata alla barca farsi avanti, poi si voltò a gettare un'occhiata ai Serpeverde perchè quel nome lo aveva già sentito dire da Malfoy.

Black si sedette, si posò il cappello sulla testa e quello proclamò tra lo stupore generale: “Grifondoro!”.

Andò avanti per tutta la lista a questo modo. Dopo Sirius vennero smistati i suoi due amici, tutti e due a Grifondoro. Lei era fra gli ultimi. Erano rimasti in tre quando finalmente la McGranit dopo aver fatto un'espressione confusa e stupita e dopo aver rivolto uno sguardo ad Albus Silente, il preside che era seduto esattamente dietro lo sgabello, disse: “Ariana Silente!”

La sala si ammutì. Il professor Silente stesso smise di bisbigliare ad un professore seduto lì affianco per osservare curioso la ragazza che nel frattempo si era seduta sullo sgabello. Una tremante McGranitt le pose il cappello in testa, e quello dopo vari minuti acclamò: “Grifondoro!”.

Ariana sorrise, si tolse il cappello e lo porse alla McGranitt che la guardava con le lacrime agli occhi, poi si diresse al tavolo dei Grifondoro.

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