Dreams are reality waiting to happen.

di thatsmara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


CAPITOLO UNO. Nicholas si sveglio' quella mattina con un gran mal di gola. Nel sonno aveva spostato le coperte e aveva dormito con i piedi e meta' del busto di fuori. Bestemmio', appena se ne accorse. Avrebbe dovuto smettere di mangiare troppo la sera, anche perché tutte le volte andava a finire che dormiva male, si addormentava con una pietra sullo stomaco e si ammalava. Ma non ci poteva fare niente; tutte le volte che davano Titanic per tv, lui su ingozzava di gelato.. Che femminuccia del cavolo. Quel film lo aveva visto ormai un centinaio di volte, e tutte le volte finiva allo stesso modo. Ma no! Figurati. Nello stesso momento in cui la nave incominciava ad affondare, le lacrime gli iniziavano a scendere sulle guance. Per fortuna che non lo vedeva nessuno, se no si sarebbe rovinato seriamente la reputazione. Ma quale reputazione? La sua vita sociale ormai era pari a zero. Le uniche uscite che si concedeva erano quelle con suo fratello Joe, qualche volta con Kevin, e ancora più di rado con i suoi genitori. Wow, della serie non sprechiamoci eh? Ma in fondo a Nicholas andava anche bene così. Chi la voleva una vita sotto ai riflettori come quella che aveva avuto in passato. Chi le voleva fan di tutto il mondo urlare il tuo nome fuori dall'albergo e strapparsi i capelli appena ti vedevano. Pff, figurati. Bzz, bzz. Il cellulare sul comodino vibro' per qualche istante e sullo schermo comparve il nome Joe.  -non sono dell'umore- disse Nicholas indaffarato nel mettersi a posto le coperte. -Titanic eh? Ben comunque aprimi la porta, sono qui fuori.- rispose ridendo. -e tra l'altro fai in fretta perché il caffè che ho in mano scotta- -le chiavi sono sotto lo zerbino, come al solito. Memoria di uno struzzo.- e proprio mentre riattaccava senti le chiavi girare nella toppa. Alzo' gli occhi al cielo. -Bella brother- disse Joe sfoggiando un sorriso a 65 denti, mentre apriva le tende della finestra. -e' domenica mattina, c'e' il sole, e non e' il caso di stare a letto- il sole innondo' la camera e il mal di testa di Nicholas aumento' notevolmente. Un gemito si levo' da sotto le coperte. -ma vaffanculo Joe, sto malissimo.- Nicholas senti' una parte del letto ripiegarsi verso il basso, Joe si era seduto di fianco a lui.  -starai peggio quando ti dirò quello che ho da dirti- disse con voce quasi spaventata. Nicholas. Sbuffo' scocciato, odiava le brutte notizie. E odiava ancora di più quando una persona iniziava una frase come aveva appena fatto suo fratello. "devo dirti una cosa" oppure "non arrabbiarti ma.." ma vaffanculo. Se mi devi dire le cose me le dici subito, così mi dai la mazzata sullo stomaco e non ci pensiamo più. -Dai dimmi- disse Nicholas alzando gli occhi al cielo. -Oggi mi ha chiamato Amelie- rispose Joe con tono impassibile, notando l'espressione sul volto del fratello. Sapeva di averlo colpito nel segno.  E infatti ci era riuscito benissimo. Nicholas si alzo' di scatto, rimanendo seduto sul letto con lo sguardo perso nel vuoto. Amelie. Era l'unica cosa che riusciva a pensare. Amelie. Era l'unica aria che riusciva a respirare. Si era ripromesso di non pronunciare mai più quel nome, di non pensarlo e di non bisbigliarlo nemmeno. Non dopo quello che era successo, non dopo tutto quello che aveva passato. Che avevano passato.  -Perché?- fu l'unica cosa che riusci' a dire, mentre il respiro si faceva più pesante. -Perché si, Nicholas. Perché noi siamo sempre stati amici, anche prima del vostro matrimonio. Perché e' la mia migliore amica, sei tu che l'hai tagliata fuori dalla tua vita-  Nicholas si alzo' dal letto e i ricci, troppo lunghi e trasandati, gli caddero sul viso. Gli prudeva la barba e non era sicuro che il pigiama che aveva indossato la sera prima fosse veramente pulito. Si fermo' davanti allo specchio, fissandosi. O meglio, compatendosi. -Guardati Nicholas, sei uno schifo. Ma non ti ricordi come eri? Non ti ricordi che forza e che voglia di vivere avevi? Io ne sono sempre stato invidioso. Ero invidioso del tuo sorriso sempre così allegro. E ora? E' due anni che sei sparito. La gente si chiede dove sei, e per cosa? Per una donna, ti rendi conto?- -Amelie non e' una donna, Amelie era la mia donna- ripose Nicholas con le lacrime agli occhi, non riuscendo a dire altro.  -La tua donna? Ti prego, Nicholas. Sembri un pedofilo. Svegliati e fatti un esame di coscienza, per favore.- -Perché ha chiamato?- -Eh cazzo, una domanda intelligente. Voleva sapere come stavi, considerato che sei dato quasi per disperso da tutti.- -Non poteva chiamare me?- -Se accendessi il cellulare una volta ogni tanto, forse troveresti qualche sua chiamata- Nicholas non rispose, doveva ammettere che era diventato uno schifo. A partire dai capelli, e dalla barba, i baffi, qualche brufolo, i vestiti, le unghie. Era diventato un barbone.  Viveva ma senza saper di vivere veramente. La sua vita era passiva, i suoi occhi guardavano tutto passivamente. Nicholas sorrise amaramente pensando come una sola parola poteva cambiarti l'umore. Amelie, era quella la sua parola. Prima aveva mal di testa si, ma niente che non si poteva risolvere. Ora invece si guardava allo specchio e non si riconosceva. No.  -Tieni, chiamala- Joe, che era in silenzio a guardarlo, gli porse il suo telefono.  Nicholas lo prese, con il cuore in gola. Fece il numero, che sapeva a memoria, e spinse il tasto verde.  Tu, tu, tu -pronto?- la voce di Amelie risuono' dall'altra parte della cornetta dopo solo tre squilli, come aveva sempre fatto.  -Ciao Mel, sono Nicholas-  -Ehi, ciao, stavo aspettando la tua chiamata-             

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Capitolo 2
*** #2 ***


CAPITOLO DUE. L'ennesimo riccio gli cadde sulla fronte e Nicholas si accorse di quanto fossero diventati lunghi, quei capelli. Una forza dentro di lui lo riporto' ai ricordi del passato, all'immagine di quei capelli ricci e corti, quei capelli che facevano impazzire le ragazzine. Lui non ci aveva mai trovato niente di particolare, erano di un riccio abbastanza banale e di un castano altrettanto banale, ma evidentemente avevano qualcosa di speciale.  Guardandosi allo specchio e vedendo la propria immagine riflessa, non gli usci' altro che una smorfia di dolore. Aveva ragione Joe, faceva proprio schifo.  Tiro' fuori dal cassetto della scrivania un paio di forbici di metallo e fece un lungo respiro. Era impazzito, completamente impazzito, ma andava bene così. Con la mano tremante tiro' su la prima ciocca di ricci e gli diede un taglio netto, come se volesse cancellare un brutto ricordo. E infatti era proprio così. Ogni ciocca tagliata, lo faceva stare meglio e man mano che per terra aumentava il mucchietto di capelli il suo respiro si faceva più leggero. Ed eccoli i capelli di una volta, erano sempre stati li. Certo, il taglio faceva abbastanza schifo, niente da negare, ma non era niente che non si potesse rimediare con l'aiuto di un barbiere.  Poi prese il rasoio e passo' alla barba. Ogni passata di rasoio lo ringiovaniva di dieci anni. Pian piano il viso del vecchio ragazzo, l'eterno bambino che era sempre stato dentro di lui, prendeva forma. O meglio.. Riprendeva forma.  Nicholas si guardo' allo specchio con aria soddisfatta, e gli angoli della bocca si sollevarono in una specie di sorriso. Le guance gli facevano quasi male, aveva perso l'abitudine di fare quel gesto. La sua faccia non aveva un'espressione famigliare messa in quel modo. Ma Nicholas non ci poteva fare niente, più ci pensava, più gli angoli della sua bocca si alzavano. E si piaceva, si piaceva così sorridente. Si piaceva così tanto che non smise di sorridere per tutta la mattina. Prese il cellulare, le ultime chiamate ricevute erano solo di suo fratello Joe. Così si decise, andò nella rubrica e la sfogliò fino a che il nome di suo fratello Kevin non gli apparve davanti. Spinse il tasto verde con il cuore in gola, sperando che suo fratello non gli riattaccasse il telefono in faccia. -Nicholas?- la voce stupita di suo fratello lo fece sorridere. Effettivamente, con che coraggio gli telefonava dopo tutto il tempo che non si erano sentiti? -Ciao Kev, si sono io- -Hai bisogno di qualcosa?- Nicholas sorrise di nuovo. No che non aveva bisogno di niente, cavoli.  -No Kev, tutto ok. Volevo sapere come ve la passavate tu e Danièlle... -  -Oh, ehm, ce la passiamo bene. Ehm, tu?- Nicholas si immagino' il fratello arrossire dall'altra parte del telefono, aveva sempre fatto così. Era una delle sua caratteristiche che ricordava meglio. Lui e Kevin erano sempre stati così simili, sia di aspetto che di carattere. Non si ricordava nemmeno perché si erano allontanati, dopo tutto quel tempo. -Sto meglio, non so perché ma.. Credo mi sia tornata la voglia di vivere che avevo una volta. Ho sentito Amelie ieri, mi vuole vedere, ed e' come se quella telefonata mi avesse ridato energia. Mi sono tagliato i capelli e perfino la barba e..- Nicholas rise sottovoce -conto di farmi una doccia dopo questa telefonata-  -Oh ma Nicholas e' fantastico!- il tono di suo fratello cambiò radicalmente. Ora la sua voce era decisa e squillante, si sentiva che era felice. -Dani e io eravamo così in pensiero. Volevamo venirti a trovare un po' di tempo fa, ma poi abbiamo pensato che non stessi molto bene quindi abbiamo rinunciato. Sai com'è, dopo tutto questo tempo non pensavo volessi parlarmi ancora e..- -Mi siete mancati, tutti e due- Nicholas interruppe il monologo di suo fratello, che come sempre si era trasformato in un blocco di parole sparate a caso, come faceva ogni volta che era agitato.  -Anche tu.- ci fu un momento di imbarazzante silenzio fra i due ma poi Kevin riprese -Noi domenica ci vediamo, come sempre, a casa di mamma e papà per pranzo. Vuoi venire anche tu?- -Certo, mi farebbe piacere rivedere mamma e papà- rispose Nicholas sorridendo. -Va bene, allora a domenica, ciao Nick. E ben tornato fra noi.- -Grazie, a domenica- 

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