Lupin

di Maximus Lupin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** La trasformazione ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


- Maximus, vieni qui velocemente!! -. Aprii gli occhi e mi alzai di scatto. Attraverso le finestre entravano i primi bagliori dell'alba. - Maximus, muoviti! -. Dal piano di sotto giungevano le urla di Mary, la neonata giunta da poco all'orfanotrofio. Mi vestii di corsa e scesi le scale. Giunto nel salone d'ingresso vidi Kristine, la direttrice, che parlottava con un signore dal naso adunco e dai capelli neri unti. Aveva una faccia severa e mi spaventai leggermente. - Oh eccolo qua - disse Kristine. Mormorai un - Salve - poco convinto. Il tipo mi squadrò dall'alto in basso. Dopo un minuto di silenzio disse - E così tu saresti il nipote di Remus -. Lo fissai. "Remus? Remus chi? Il "licantropo"?". Come se mi avesse letto nel pensiero disse - Sì, proprio lui -. Lo guardai sbalordito. Kristine si congedò dicendo che doveva andare a dare da mangiare agli altri ragazzi. Il tipo le sorrise freddamente e poi si rivolse a me - Vengo dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Sono il professore di pozioni, Severus Piton. Il primo settembre ti recherai al binario 9 e 3/4 di King's Cross dove troverai il treno che ti porterà ad Hogwarts -. Lo fissai ancora più sconcertato di prima e pensai "Pozioni? Magia? Ma che cavolo si è fumato questo qua? Si vuole approfittare di un ragazzino di 11 anni?". Visto che non sapevo che dire annuii lentamente con la testa. Piton mi squadrò un'ultima volta e poi andò via. Rimasi immobile. Dopo cinque minuti mi decisi ad andare a fare colazione. Quella calda giornata di fine agosto passò in fretta. La sera decisi di fare una passeggiata intorno all'orfanotrofio. Giunsi nel parco giochi e mi dondolai su un'altalena. Il crepuscolo era passato da circa dieci minuti e la pallida luce lunare illuminava il prato dell'orfanotrofio. Mi persi guardando la bellezza delle stelle quando ad un tratto sentii un rumore. Mi alzai di scatto e mi girai. Nulla. Assolutamente nulla. Tornai tranquillamente sull'altalena, girandomi di tanto in tanto. Forse mi ero solo sognato quel rumore. Ma dopo poco lo risentii e stavolta ne ero sicuro. Raccolsi un bastone, un pò di coraggio e, rivolto verso gli alberi, urlai - Chi è là? -. Ovviamente non rispose nessuno. Riformulai la domanda. Silenzio. E poi, improvvisamente, lo vidi. Era alto circa due metri e mezzo, muscoloso, pieno di peli. Non riuscii a vedere il volto. Si avvicinò sempre più velocemente a me. D'un tratto grazie al chiarore lunare vidi il viso. Non era umano. Il muso sporgente era pieno di cicatrici, gli occhi erano gialli, assetati di sangue. Non ebbi la forza di urlare. Indietreggiai di qualche passo ma inciampai su una buca. Il mostro era sempre più vicino. Giunto di fronte a me si inginocchiò. Chiusi gli occhi; non volevo vedere la morte in faccia. D'un tratto sentii che mi alzava il braccio destro. "Che vuole fare?" pensai. E dopo cinque secondo la risposta mi arrivò. Un dolore lancinante si protrasse dal braccio a tutto il resto del corpo. Urlai. Urlai come non avevo mai fatto in vita mia. Aprii gli occhi. Il mostro rimase vicino a me. Guardai la ferita; era piena di sangue. Ebbi un conato; mi girai verso la parte sinistra del corpo e vomitai. Continuai ad urlare come un forsennato mentre il dolore si estendeva fino al cuore e da lì al cervello. Mi contrassi, misi la mano sinistra sulla testa e credetti di esplodere. Continuai ad urlare. D'un tratto la vista mi si annebbiò. Il dolore iniziò a placarsi sempre di più. "Sto morendo" pensai "E' tutto finito, sto morendo". Guardai un'ultima volta l'artefice della mia morte. Mi fissava con uno sguardo perso, mentre un filo di bava gli scendeva per la bocca sporca di sangue. Prima di chiudere definitivamente gli occhi vidi un lampo di luce rossa. Poi, il nulla.

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Capitolo 2
*** La trasformazione ***


Tic toc, tic toc. "Ahia che dolore la testa. Ma cos'è questo rumore? Forse la domestica dell'orfanotrofio ha messo un nuovo orologio nella mia camera" pensai. Poi aprii gli occhi. Mi trovavo in una stanza d'ospedale e l'orologio in questione era appeso alla parete di fronte a me. Però non era un orologio normale. Sul quadrante c'erano i nomi dei.. Medimaghi?! Cosa diavolo erano i medimaghi? "Ok ragiona. Sei in un ospedale perchè ieri un cane di dimensioni enormi ti ha morso il braccio e questo orologio è solo uno scherzo di cattivo gusto". Sì, doveva essere per forza così. Ad un tratto sentii bussare alla porta - Avanti!- esclamai. Nella stanza entrò un dottore che appena mi vide esclamò sorridendo - Oh ma come sta oggi il nostro lupo mannaro?-. "Lupo mannaro? Ma mi prendi in giro?" pensai e lo guardai stupito. - Secondo il calendario lunare- continuò il dottore - Dovresti trasformarti questa sera. Ti avverto, da quanto ho studiato è una cosa molto dolorosa (almeno la prima volta). Poi dalla seconda in poi dovresti essere in grado di controllare il dolore-. Continuai a guardarlo stupito. Durante tutto il suo "discorso" non aveva smesso di sorridere. Allora gli dissi - No, scusi, ma mi prende in giro? Dove mi trovo? Dov'è la direttrice del mio orfanotrofio?-. Lui mi guardò (sempre sorridendo) e rispose - No, non ti sto prendendo in giro. Alla direttrice del tuo orfanotrofio è stata cancellata la memoria, se ti vedesse ora non saprebbe assolutamente riconoscerti-. Detto questo si congedò con un inchino e se ne andò. Ero sempre più confuso. Guardai il mio orologio da polso. Segnava le sei del pomeriggio. "Dovresti trasformarti questa sera". Ma cosa avrà voluto dire? Visto che mi sentivo incredibilmente stanco risistemai le coperte e mi misi a dormire. Dopo qualche ora un'infermiera sulla trentina mi svegliò e sussurò al mio orecchio - Tra venti minuti ci sarà la trasformazione. Seguimi, in giardino riusciremo a controllarti meglio-. Decisi di non fare domande ed obbedii. Giungemmo al giardino interno dell'ospedale. C'era un piccolo gruppo di medici e tra loro riconobbi il dottore di prima. Appena mi videro sorrisero tutti in modo leggermente malinconico e mi invitarono a mettermi al centro del giardino. Guardai il cielo e vidi che la luna era coperta. Aspettai. D'un tratto una nuvola si scansò ed il disco lunare si mostrò in tutta la sua bellezza. Sentii le mie pupille stringersi sempre di più, fino a farmi male. Un dolore alla schiena mi fece piegare in avanti. Mi gettai in ginocchio mentre sentivo il mio corpo ingrandirsi sempre di più, fino a strappare i vestiti. D'un tratto, com'era iniziato, finì. Mi alzai. Credetti di essere una specie di gigante, visto che i medici ora mi sembravano degli gnomi. Cacciai la testa all'indietro ed ululai. Quando ebbi terminato abbassai lo sguardo e fissai i medici. Mi guardarono per un istante terrorizzati, ma poi iniziarono a lanciarmi carcasse di pecore. Non so cosa mi spinse a farlo, ma mi lanciai sui cadaveri di quelle bestie ed iniziai a mangiarle, strappando loro le viscere e riempendomi la bocca di sangue. Non credo sia stato un bello spettacolo da vedere, ma non potevo farne a meno. Continuai a mangiare per altri dieci minuti. Quando terminai, mi ersi in tutta la mia nuova statura e sentii la voglia di correre. Iniziai a farlo, ma i medici appena videro le mie intenzioni tirarono fuori dei minuscoli pezzi di legno, dai quali scaturirono fiotti di luce rossa. Caddi a terra stordito. Mi lasciarono lì per qualche ora e quando tornarono videro che avevo ripreso le mie sembianze umane. Così mi trasportarono dentro l'ospedale e mi adagiarono sul lettino.

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