Never say never di Fiorels (/viewuser.php?uid=78393)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Never say never
- Salveeeeeeeeee
*__*
- Prima
di tutto Buon Natale a tutti! :D
- Siamo
di nuovo noi, Cloe e Fio, le due pazze sadiche di 'Qui dove batte il cuore' XD (se non l'avete ancora letta fatelo perché è stupenda
*modestia mode on ahahaha* e tra l'altro postiamo tra poco
u__u) e in occasione del Natale e di volere fare gli auguri in modo
speciale alla nostra sorellina abbiamo partorito questa nuova cosa.
- Se
già partite con asce e bastoni, potete anche metterli giù u_u
- Tranquille,
non siamo tanto pazze da metterci in un nuovo progetto a lungo
termine quando abbiamo già altre FF in corso..
- Questa
è nata un po' per caso. Doveva essere una shot inizialmente ma
purtroppo quando noi due iniziamo a pensare è difficile fermarci e
la sintesi non sappiamo manco dove sta di casa -__-
- Perciò
diciamo che si può definire una mini-FF: prologo, 4 capitoli ed
epilogo.
- La
storia era così travolgente che solo per un secondo avevamo pensato
di farne una FF, ma il secondo dopo siamo rinsavite e abbiamo capito
che non era cosa XD
- La
trama è particolare e abbastanza complessa, piena di flashback e
riferimenti, perciò se iniziate a leggere attaccate il cervello e
seguite ogni minima cosa
perché qui tutto ha un significato e niente è ciò che sembra!
- E’
una storia che parla d’amore, di sofferenza, di distanza…ma che
sopra ogni cosa parla del destino. E del fatto che niente, NIENTE,
può spezzare i legami tra le persone se quello che le unisce è
speciale.
- Chi
scrive come noi (e “scrivere” è una grossa parola XD) potrà
capire l'ansia nel postare qualcosa di nuovo, ma ci teniamo davvero a
sapere cosa ne pensate visto che ci abbiamo lavorato in pochissimo
tempo e speriamo ripagherà in pieno di tutto. Tutta la fatica, le
nottate ad organizzare i personaggi e i dettagli e a scrivere
pensando che il fine valeva un pò di lavoro...
- (Cloe
si è alzata alle 4 di notte per scrivere o____o)
- Detto
questo, speriamo di avervi incuriosite un po'.. e speriamo di leggere
i vostri pareri anche su questa specie di esperimento *__*
- Vi
lasciamo al Prologo e domani ci vediamo col primo capitolo.
- Un
bacio!
- Fio
e Cloe
Never
say never
Prologo
Quando
il battito del cuore supera le ombre del passato l’amore potrà
trionfare sul destino. (Nicholas
Sparks)
- Avevo
letto tante volte quella frase, ma mai ci avevo creduto.
- Come
fa un solo battito del cuore a superare il passato?
- Il
cuore non è altro che un cuore non una macchina del tempo.
- Come
può l'amore trionfare sul destino?
- Non
dovrebbe essere il destino così potente da essere imprescindibile da
ogni cosa? Sciolto da ogni vincolo e superiore a tutto?
- E
ammesso che esista.. come può l'amore trionfare su di esso senza
ridursi ad esso?
- E'
così facile attribuire la colpa al destino..
- Non
è altro che una comoda giustificazione per illuderci che tutto ciò
che accade non dipende da noi e dalle nostre scelte.
- Ma
come può l'amore superare il destino? Come può essere più forte?
Come si può incontrare qualcuno e dire Ti amo quando al mondo
ci sono migliaia di persone che potremmo amare di più se le
incontrassimo?
- Sembrerebbe
in questo modo che nella vita non facciamo altro che accontentarci..
- Accettare
passivamente quello che abbiamo senza guardare altrove per paura di
non trovare niente e restare irrimediabilmente soli.
- Credevo
di sapere tutto una volta, credevo di aver capito la vita e di poter
essere indifferente con lei..
- Ma
non è così..
- Oggi
so che non è così, perché il destino non è il futuro, ma è nel
passato stesso.
- Puoi
svegliarti molto presto all'alba ma lui si sveglierà sempre mezz'ora
prima di te e se il caso ti trascina in determinate situazioni è
perché evidentemente doveva andare così.
- Non
c'è spiegazione a ciò..
- Non
so quali siano gli eventi che mi hanno condotto a quella che sono
oggi.
- Posso
averne un'idea, posso immaginare, posso credere di sapere. Ma non lo
saprò mai.
- So
solo che li guardo, i miei occhi si posano su di loro senza pausa,
immobili, senza nemmeno battere le ciglia e ora capisco cosa voleva
dire..ora ha tutto un senso e il cuore non batte più solo perché il
sangue mi scorre nelle vene, ma perché ha una ragione vitale per
farlo.
- Ed
è tutto quello che posso e vorrò mai sapere perché il futuro non
ha destino senza il passato e non esiste spiegazione scientifica alle
certezze del cuore.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
- Buon
pomeriggio a tutte :D
- Wow..
16 recensioni solo per il prologo sono tante *__* e non possiamo fare
altro che ringraziarvi per fidarvi di noi e seguirci in questa
'piccola avventura'.
- Abbiamo
notato che il tema piace a molte quindi siamo fiduciose che la storia
non vi deluderà ;)
- Visto
che non c'è molto da aggiungere vi lasciamo subito al primo
capitolo!
- Verranno
postato a distanza di circa 5 giorni l'uno dall'altro in modo da
darci il tempo di scrivere QDBIC e di darvi un modo per passare il
tempo e non farvi dimenticare di noi nel frattempo :)
- Buona
letturaaa!!!
- E
fateci sapere che ne pensate *__*
- Baci.
- Fio
e Cloe
Never say
never
Capitolo
1
POV
Kris
- Le
luci, i suoni, le immagini..
- Tutto,
ogni cosa si stava affievolendo man mano..
- Il
respiro. Non lo sentivo più.
- La
forza. Era sparita.
- La
paura. Non sapevo più cos'era perché non sentivo
niente.
- Tutto
attorno a me perdeva senso mentre sentivo il dolore pulsare dentro di
me, il bisogno di liberarmi e liberarlo.
- “Fa..fatelo..
uscire..”
- Fu
un lieve sussurro il mio. Due parole biascicate prima di sentire un
beep assordante, di quelli che si sentono solo nei film, di quelli
che sai che arrivano quando la situazione va male e i dottori si
guardano preoccupati.
- Ma
i miei occhi era già troppo pesanti e l'udito era rimasto
l'unico
senso che mi teneva ancora al mondo..
- Morivo,
lo sentivo. Sarei morta e non sarei nemmeno riuscita a vederlo.
- Ma..
ma lui ce l'avrebbe fatta?
- Doveva!
Doveva farcela almeno lui altrimenti avevo combattuto invano e non
poteva farmi un affronto del genere, non dopo aver affrontato tutto e
tutti.
- “Tu
vivrai..” un sospiro subito coperto da voci pesanti che
echeggiarono subito nella mia testa.
- “Lo
stiamo perdendo”
- “E'
il cordone!”
- “Dobbiamo
farlo uscire subito!”
- No..
no ti prego.. tu devi vivere..
- Ma
qualcosa sul mio viso bloccò le parole che volevano uscire e
in
pochi secondi fu il buio.
- Aprii
gli occhi lentamente, senza spaventarmi, senza saltare nel sonno come
di solito accade dopo un incubo.
- Ma
forse era perché quello non era più nemmeno un
incubo. Lo era stato
per i primi mesi forse ma ora era diventato semplicemente parte di
me.
- Non
ero nemmeno sicura che fosse un sogno, sembrava più il
ricordo del
sogno stesso..
- Una
futile e inutile speranza di svegliarmi da quel buio e trovarmi in
una realtà diversa, una realtà che non mi aveva
portato via nulla
senza motivo.
- La
realtà che doveva essere, l'alternativa per cui sarebbe
valsa la
pena urlare “No, non è così!”.
- Ero
davvero una stupida..
- Per
quanto ancora sarei andata avanti a vagare in quella che credevo una
menzogna?
- Per
quanto ancora avrei continuato a credere che non poteva essere vero?
- Per
quanto mi sarei svegliata sperando che davvero fosse solo un incubo e
non una parte di me?
- Stupida..
ero solo una stupida..
- Una
stupida che meritava di soffrire così come aveva sofferto
lui.
- Sofferenza
fetale.
- Sofferenza.
- Era
tutto ciò che contava e che aveva avuto da quell'attimo di
vita che
aveva respirato.
- Sofferenza.
- “E'
stato meglio così tesoro..” mi aveva
detto mia madre e da
quel momento non ero riuscita a guardarla più allo stesso
modo.
- Come
poteva essere stato meglio così? Come poteva anche solo
pensare che
io sarei stata meglio dopo averlo sentito dentro per otto mesi?
- Dopo
aver sentito la sua presenza costante dentro di me, i suoi calci, i
suoi tentativi di allungarsi per farsi sempre più spazio.
- “Presto
sarai fuori.. con me..” gli sussurravo
carezzandomi la
pancia e sentendolo calmarsi credevo davvero che non vedesse l'ora di
venire al mondo.
- Invece
mi sbagliavo, non era così.
- Perché
avrebbe voluto in fondo?
- Il
mondo non era altro che delusione, dolore e sofferenza, la stessa che
aveva provato nei suoi pochi secondi di vita, la stessa che lo aveva
portato via da me e che albergava il mio cuore da mesi.
- E
non potevo fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se le cose
fossero andate diversamente.
- Se
non avesse assunto quella posizione, se avessi fatto un'ultima
ecografia o se quella notte non avessi bevuto così tanto.
- Se
non avessi accettato l'invito di Jessica, se non fossi andata a
quella festa, se non avessi sfidato la sua scommessa..
- Pensai
al modo in cui mi era stata vicina per mostrarmi quanto si sentisse
in colpa e quanto avrebbe fatto qualsiasi cosa per alleviare il mio
dolore.
- Ma
non era colpa sua. Non era colpa di nessuno in realtà.
- “Evidentemente
doveva andare così..”
- No
mamma. Non doveva andare così..
- “Non
la pensavi così quando ti ho detto che ero incinta di
quattro
mesi..”
- Le
cose non accadono per un motivo predeterminato. Accadono e basta.
- Non
c'è fato, non c'è destino, non c'è
nessuna forza mistica e nessun
motivo particolare.
- Accadono
e basta; aggrapparsi a queste cose è da deboli e io non ero
mai
stata debole.. fino ad allora almeno.
- Prima
di perdermi per l'ennesima volta nei meandri infiniti di quegli
ultimi undici mesi guardai l'orologio che come una sveglia mi
avvertiva di quanto sarei stata in ritardo se non mi fossi data una
mossa eppure, nonostante tutto, rimasi lì a fissare il
soffitto,
l'unica cosa tanto simile a quella stanza d'ospedale in cui mi ero
svegliata per vomitare anche l'anima.
- L'unico
pezzo di quel caso che era rimasto così
intatto da farmi
vivere il dolore che avevo provato mentre mia madre parlava prima
ancora che io potessi chiedere.
- “Era
troppo tardi..”
- Tre
parole vivevano costantemente nella mia testa in tutta la loro esatta
tonalità ed espressione..
- E
una lacrima solitaria sfuggì al mio controllo.
- “Kristeeeeeen!”
- Perché
cazzo non potevo soffrire in pace? Perché non potevo vivere
senza
sentire la sua più che irritante voce penetrarmi come un
martello
pneumatico ogni santo secondo?
- Coma
va? Come ti senti? Hai mangiato? Il lavoro? Che ne pensi? Hai
dormito? Che ore sono? Cosa guardi? L'hai letto? Te l'avevo detto....
- Ogni
minima cosa mi irritava a morte e non perché l'odiassi
effettivamente. Lei non aveva colpe in tutto ciò se non
l'avermi
rinfacciato quanto ero stata stupida a “restare
incinta a
nemmeno diciassette anni, di uno sconosciuto per giunta!”
- E'
stato meglio così.
- Si..
certo che era stato meglio così, per loro senza dubbio. A
loro non
importava, non era mai importato e la mia sofferenza era solo una
fase di passaggio che sarebbe affievolita col tempo..
- Mesi
chiusa in casa...
- Prediche...
- Delusioni.
- La
figlia prediletta, quella che avrebbe potuto avere una grande
carriera in quel mondo si era rovinata la vita per nulla e doveva
pagarne le conseguenze.
- Prima
e dopo.
- Ma
in fondo tutti dobbiamo pagare le conseguenze delle nostre azioni,
non finiscono mai per nessuno.
- Finché
ci sarà un'azione ci sarà una conseguenza e a
pagare in un modo o
nell'altro è sempre la donna.
- Il
mio bambino aveva pagato con la vita, io stavo pagando con i sensi di
colpa e lui..
- Lui
non sapeva nemmeno il mio nome..
- “Kristen!”
mi madre irruppe in camera rompendo nuovamente quella bolla di
silenzio che ero riuscita a creare attorno a me. “Sei in
ritardo!”
- “Lo
so” mugugnai senza degnarla di uno sguardo.
- “Ti
muovi allora?”
- “Te
ne vai allora?”
- “Non
rispondermi così”
- “Allora
non darmi ordini”
- “Non
ci si comporta così! E' tuo dovere presentarti in tempo e
rispettare
i tuoi impegni!”
- Non
potendo evitare lo scontro mi misi a sedere sul letto per poi alzarmi
un attimo dopo.
- “Non
sono i miei impegni, mamma. Sono i tuoi! Come tutto! Tutto è
tuo,
ogni cosa. I miei pensieri, i miei sentimenti, la mia vita!”
- “Lo
faccio solo per te..”
- “Cosa
esattamente fai per me? Chiami il mio agente costringendomi a leggere
un copione e a fare un provino? E' questo il tuo aiuto per me?
Bè
grazie ma potevo farne a meno..”
- “E'
il massimo che posso fare.. Tesoro..”
- Strinsi
gli occhi.
- “Sai
che sarò sempre qui..”
- Era
davvero troppo. “Non mi serve più mamma. Non mi
serve più. Non mi
servi ora. Dov'eri quando avevo bisogno di te? Dov'eri quando ho
fatto l'ecografia la prima volta? Dov'eri quando con la maglia
più
larga che avevo sono dovuta andare a comprare culla e passeggino?
Dov'eri quando mi si sono rotte le acque? DOVE CAZZO ERI?!”
- “Io
ero lì, accanto a te..”
- “Col
corpo forse.. ma con lo spirito? Dov'eri con lo spirito?”
- Mi
guardò truce. “Sei ingiusta”
- Scrollai
le spalle con disinvoltura. “Si bè.. benvenuta nel
club. La vita è
ingiusta nel caso non te ne fossi accorta..”
- Mi
voltai e aprendo l'armadio mi cambiai velocemente maglia.
- “Kristen,
tu devi smetterla di pensare al passato. Non serve a nulla.
Concentrati sul futuro e dimentica. Prima dimentichi prima ricominci
a vivere..”
- “Evidentemente
la vita non è la mia priorità in questo
momento..”
- Risponderle
a tono era una soddisfazione che non potevo negarmi in momenti come
quello, momenti in cui volevo solo prendermela con qualcuno e lei era
la mia cavia preferita, lei che mi aveva sempre dato il suo appoggio,
lei che c'era sempre stata ma che non avevo mai sentito davvero
vicina.
- “Tesoro..”
iniziò ma l'ignorai completamente quando aprendo la
cassettiera non
trovai quello che stavo cercando.
- Il
sangue mi salì al cervello quando mi resi conto che era
stata lei,
che l'aveva fatto per l'ennesima volta ignara di quanto potessi
davvero diventare pericolosa.
- “Dove
stanno?” ringhiai con lo sguardo chino tra i panni nel
cassetto.
- “No..”
- “Mamma..”
mormorai con calma estremamente forzata richiudendo il cassetto
“Dove
stanno?” ripetei.
- “Ti
fanno male..”
- “DOVE
CAZZO STANNO?!” esplosi contro di lei che tremò al
tono della mia
voce.
- Lo
sguardo duro e rassegnato mentre metteva una mano in tasca per poi
passarmi il pacchetto di sigarette che le strappai di mano con un
colpo secco e preciso.
- Uscii
di camera velocemente arronzando Cameron che si era offerto di
accompagnarmi.
- I
miei fratelli erano gli unici che potevano capirmi minimamente ma
quello era troppo per me e sarebbe stato impossibile da sostenere per
loro.
- Dovevo
solo stare sola.. anche sul sedile freddo di un taxi.
- Fissai
l'orologio della macchina per l'ennesima volta e quando mi resi conto
che il traffico evitava ogni tipo di movimento e che eravamo solo a
due isolati dalla meta pagai il tizio velocemente e scesi.
- Presi
a correre mentre cercavo disperatamente di allacciarmi la zip della
felpa quando inevitabilmente mi scontrai contro qualcosa. Vidi prima
i suoi piedi e capii immediatamente che era un ragazzo.
- Alzai
il capo per un attimo, giusto il tempo di vederlo in viso un secondo
e scusarmi.
- “Piacere
mio..” lo sentii sussurrare mentre già prendevo la
mia via.
- Doveva
essere un pazzo..
- Allungai
il passo velocemente ma nonostante il ritardo non mi negai il piacere
di una sigaretta, la quinta da quando ero uscita di casa.
- Dio,
con quei presupposti non sarei riuscita a ricordare nemmeno una
battuta.
- Arrivai
a destinazione col fiatone e mi scusai più volte con
Catherine per
il ritardo ma lei non sembrò darci molto peso troppo presa
dalla sua
incessante euforia che dopo un po' iniziava anche a dare sui nervi..
e i miei erano già a fior di pelle...
- Calma
Kristen.. calma... mi
ripetevo
mentalmente maledicendo per l'ennesima volta la condiscendenza che
avevo dimostrato nell'accettare quel lavoro. Ancora una volta avevo
lasciato che qualcuno decidesse per me, ancora una volta mi ero
lasciata vivere.
- Tutto
prospettava un pomeriggio d'inferno e infatti l'ora e mezza
successiva non fece che dare credito ai miei presentimenti.
- Quattro
ragazzi, quattro provini uguali e diversi, quattro approcci ma nessun
con cui valesse la pena anche solo iniziare a girare un film del
genere.
- Senza
elettricità non avrebbe significato nulla e le loro labbra
non
avevano fatto altro che darmi disgusto.
- Sconosciuti.
Erano sconosciuti, proprio come lui.
- “Mi
dispiace Cath.. credo sia colpa mia..” dissi per essere
gentile non
sapendo quanto di vero ci fosse nelle mie parole.
- “Non
dire sciocchezze Kristen.. non convincevano per niente neanche
me..”
- “Troveremo
qualcuno..” l'arronzai lì col solo desiderio di
uscire da quella
casa e farmi quattro passi con l'unica compagnia dei miei pensieri.
- “Bè..
io andrei..” azzardai dopo un po' ma lei mi bloccò.
- “Ce
n'è un altro ancora..”
- “Non
erano quattro?”
- “E'
arrivato poco fa..”
- “Iniziamo
bene..” borbottai tra me e me dimentica di come il ritardo
fosse
stato una mia colpa quello stesso pomeriggio.
- “Tanto
vale provarle tutte..” sospirò quasi rassegnata
per poi aprire la
porta e lasciare entrare l'ultimo pretendente.
- L'osservai
seduta sul letto mentre entrava col capo chino e il passo insicuro.
- Seriamente?
Se quello era l'approccio che avrebbe avuto con l'audizione poteva
anche iniziare a tornarsene a casa.
- Stavo
giusto per perdermi nei miei pensieri quando alzò il viso e
seppure
l'avessi visto per un solo secondo, lo riconobbi subito.
- “Tu..”
sussurrai.
- “Ciao..”
disse timido abbozzando un sorriso e colpendomi gli occhi con i suoi.
- “Vi
conoscete?”
- “Gli
sono finita addosso prima” risposi senza staccare il contatto
visivo.
- “Ma
dai! Magari è un segno del destino!”
esordì lei e bastò quella
parola a farmi ridestare dei pensieri confusi che giravano nella mia
testa e a farmi chinare il viso.
- “No..non
credo..” sussurrai.
- “Non
mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Robert..”
- Vidi
una mano tesa proprio sotto i miei occhi e non potei fare a meno di
alzare il viso e allungare la mia per stringergliela.
- “Kristen..”
dissi mentre le nostre mani si muovevano leggermente e si mise seduto
sul letto accanto a me come attratto dalla forza di un magnete.. o
forse semplicemente perché non c'erano altre sedie in camera.
- Voltai
lo sguardo insieme a lui quando Catherine prese a illustrargli la
scena che ormai conoscevo a memoria ma non mi esentai dal lanciargli
qualche occhiata e non potei fare a meno di notare come avesse
iniziato a mordersi le labbra quando aveva inteso che la scena
comprendeva un bacio.
- Era
incredibilmente impossibile spiegare l'effetto che mi faceva quel
ragazzo.
- Non
era attrazione.. era curiosità..
- O
forse era davvero attrazione e io stavo cercando di celarla sotto
falso nome ma semplicemente perché non riuscivo a
spiegarmela.
- Era
come se lo conoscessi da tempo, come se l'avessi lì accanto
a me da
una vita e fossi in grado di leggergli nel pensiero..
- Era
come sentire che col tempo sarei stata capace di capire com'era
davvero, qual era il suo cognome, perché portava quei
capelli scuri
e quel taglio assurdo che a prima vista mi avevano portato a farmi
un'opinione completamente sbagliata di lui..
- Questo
è ancora da vedere..
- Echeggiò
una vocina nella mia testa ma le intimai il silenzio e decisi di
concedergli quanto meno il beneficio del dubbio.
- Mi
resi conto di essere stata a fissarlo per molto solo quando si
voltò
verso di me dicendo: “Quando vuoi”.
- I
suoi occhi furono nei miei ancora una volta e fu come perdersi
completamente. Erano così profondi che mi sembrava di
precipitare in
quel mare di silenzio e.. ansia, dolore, dolcezza, calma.
- Era
un mix assurdo di sensazioni che mi resero il respiro irregolare
mettendomi lo stomaco sotto sopra.
- “Come
sei entrato?” recitai chiedendomi davvero come
potesse essere
già entrato così in fondo in me dopo appena
cinque minuti.
- “Dalla
finestra..”
- Mio
dio.. la sua voce. Era così soffice e dolce che mi sembrava
di
poterla accarezzare, così morbida da non poter essere rotta.
- “L'hai
fatto tante volte?”
- Perché
l'impressione di conoscerlo era così radicata in me da
portarmi a
desiderare una risposta a quella domanda che fosse sincera e non solo
una battuta di copione?
- “Nell'ultimo
paio di mesi..”
- L'ultimo
paio di mesi.. quelli che per me erano stati un inferno.
- “Mi
piace guardarti mentre dormi.. è una cosa che mi affascina
molto..”
- Mi
penetrò con gli occhi e il mio pensiero andò
irrimediabilmente a
quella notte, l'unica, sola e ultima notte in cui avevo dormito tra
le braccia di qualcuno. E nonostante tutto mi ero sentita protetta e
amata..
- Assurdo..
- “Voglio..
solo provare a fare una cosa..”
- Il
cuore prese a battermi in modo così vergognoso che fui lieta
che non
fosse udibile all'orecchio umano.
- “Però
non ti devi muovere..”
- E
non volevo. Non volevo muovermi, non volevo andare da nessuna parte.
Volevo stare lì e aspettare che fosse lui a venire da me.
- Non
sarei più andata incontro a nessuno io.. mai più..
- Col
respiro quasi affannato e irregolare restavo ferma al mio posto
aspettando che lui, con tutta la calma del mondo, si avvicinasse.
- Era
quasi frustrante quella minima distanza che ci teneva a un passo
impercettibile l'uno dall'altra e mi sentii strana.
- Strana
al pensiero di come avessi disgustato i baci di quei quattro
sconosciuti e di come ora desiderassi il suo.
- Improvvisamente
il concetto di sconosciuto mutò forma, le lettere presero a
mischiarsi nella mia testa e non ebbe più un senso, come se
per lui
non esistesse un termine del genere, come se non rientrasse in quella
schiera.
- Fu
un attimo solo di esitazione prima che finalmente le sue labbra si
posassero lievi sulle mie.
- Quasi
impercettibili e così prudenti che mi portarono a
desiderarne di
più.
- Mi
riavvicinai baciandolo a mia volta, e fu allora che la sentii.
- La
scarica, il brivido, la scintilla, l'elettricità, la carica.
Tutto
ciò che solo un'altra volta avevo sentito in vita mia.
- Nonostante
volessi godermi quel momento il mio inconscio tornò a quella
notte
di quasi un anno prima..
- Ricordavo
perfettamente le sue mani sul mio corpo e le mie tra i suoi capelli,
il suo respiro sul mio viso, i nostri odori così simili e
contrastanti.. Rum e Vodka che passavano dalla sua bocca alla mia e
poi di nuovo alla sua.. e di nuovo alla mia.
- Sentii
una mano sul fianco e rabbrividii per quanto rispettasse alla
perfezione la vividezza di quel ricordo.
- Avvertii
la punta della sua lingua contro la mia bocca ma non premeva per
passare e nonostante volessi non glielo lasciai fare, non prima di
farlo io almeno.
- Avvicinai
la mia punta alla sua e senza esitare mi lasciò passare
facendo
scivolare una mano dietro la mia schiena per farmi stendere sul letto
sotto di lui, quasi con violenza e irruenza.
- Alzai
le ginocchia per permettergli i movimenti e giocando tra i suoi
capelli lo tirai e lo avvicinai a me finché non fu di nuovo
lui a
stringermi per portarmi su un lato insieme a lui finché non
sentii
lo stacco improvviso delle nostre labbra e un tonfo assurdo sul
pavimento di legno.
- Sbarrai
gli occhi quando lo vidi lì per terra e una risata sonora e
spigliata si liberò dal mio corpo per la prima volta dopo
tanto
tempo, sincera come mai.
- Catherine
si aggiunse a me ricordandogli di attenersi ai canoni del film.
- Continuai
a ridere e lui, imbarazzato fino al midollo, era ancora per terra
borbottando qualcosa per giustificarsi.
- Istintivamente
allungai una mano seppur non sarebbe servita davvero a niente.
- Eppure
lui l'afferrò e la strinse alla sua alzandosi minimamente e
tirandomi un po' così che i nostri visi erano estremamente
vicini.
- Restammo
a fissarci per molti secondi, senza mai nemmeno sbattere le ciglia.
- A
rompere l'idillio fu l'entusiasmo di Cath, manifestato prima con
qualche sussurro estasiato e poi con vere urla di soddisfazione
- “Si!
Si! Eccolo! E' questo! E' questo quello che volevo! Quello
sguardo!!!”
- Fu
quell'ultima parola a farmi rendere conto di come fosse assurda e
imbarazzante quella situazione e allargando leggermente la mano, la
liberai dalla sua rimettendomi composta sul letto mentre Cath era
già
intenta a rivedere la registrazione.
- “NO!
Porca..” si trattenne giusto in tempo. “Vado a
prendere il
caricabatteria!” ci informò e io ne approfittai.
- “Va
bene se mi fumo una sigaretta?” esitai sperando che non fosse
un
problema.
- “Oh
certo tesoro, torno subito comunque..” rispose già
uscendo dalla
stanza.
- Mi
morsi le labbra passandomi una mano tra i capelli e senza guardarlo
presi le sigarette dalla scrivania e andai fuori.
- Nei
disperati tentativi di accendere la sigaretta e far funzionare quel
dannato accendino iniziai quasi ad andare in ansia sicura che mi
avrebbe raggiunta di lì a poco e forse mi avrebbe anche teso
un
fiammifero o qualcosa del genere, proprio come accadeva nei film e
proprio come in effetti accadde solo due secondi dopo.
- Me
lo trovai al mio fianco con un accendino già acceso in mano.
- Lo
avvicinò piano a me e velocemente aspirai.
- “Di
cuore..” ringraziai nel modo in cui ero abituata a fare da
tempo.
- “Come..
come mai questo modo per ringraziare?”
- Mi
prese alla sprovvista. Nessuno aveva mai fatto caso a quella mia
abitudine o per lo meno nessuno mi aveva mai fatto domande, ma in
effetti non avevo stretto molti rapporti umani in quel periodo quindi
nessuno poteva davvero interessarsi a me o a quello che mi passava
per la testa.. eccetto questo ragazzo che era lì, appoggiato
sulla
ringhiera accanto a me, intento a scrutare le mie espressioni e in
attesa di una risposta.
- Aprii
la bocca in attesa che qualche suono ne uscisse.
“Ehm..”
- Come
potevo spiegargli? Come potevo trovare un modo di rispondergli senza
sembrare un pazza invasata?
- Cercavo
disperatamente una risposta quando decisi di essere semplicemente
molto evasiva. In fondo era pur sempre uno sconosciuto e non ero
certo obbligata a raccontargli particolari della mia vita.
- “Non
lo so..” scrollai le spalle. “E' solo un modo per
sentirmi vicina
a qualcuno..” dissi una mezza verità sperando che
non chiedesse
altro.
- “E'
strano comunque..”
- Mi
sentii quasi offesa per un secondo, ma solo perché era vero.
- “Senti
chi parla, quello che quando si scontra con qualcuno dice 'Piacere
mio'..”
- Sorrise
e mi resi conto di quanto fosse davvero carino.
- Era
così diverso dagli altri ragazzi che avevo visto quel
pomeriggio..
Aveva qualcosa in più..
- “E'
un modo per rimorchiare o lo dici a tutte le ragazze che ti piombano
addosso?”
- “No..
lo dico solo se è vero..”
- Iniziavo
a perdere il filo. “Vero cosa?”
- “Che
è stato un piacere..”
- Rimasi
a fissarlo per un po' senza dire niente.. senza sapere cosa dire per
la prima volta.
- “Eppure
sembravi piuttosto ansioso di scappare via. Cosa ti ha fatto cambiare
idea e tornare indietro?”
- “Un
quarto di pasticca di valium” confessò con un
sorriso un po'
imbarazzato.
- Non
potei trattenere il riso. “Stai scherzando?” chiesi
cercando di
moderare la risata.
- Lui
scosse il capo mantenendo quel sorriso che già adoravo.
- Ricambiai
con un cenno del capo invitandolo a darmi una spiegazione.
- “Ero
solo nervoso all'idea di rivederti..”
- Non
capii e pensai stessa usando qualche gioco di parole o cose del
genere.
- “Cosa?”
- Guardò
davanti a sé verso il giardino poi di nuovo verso di me.
- “Immaginavo
che non ti ricordassi.. Ma.. ci siamo già visti..”
- “Questo
pomeriggio..”
- Scosse
il capo lentamente.
- “Prima
ancora..”
- Quelle
parole non avevano alcun senso per me, erano solo parole alla
rinfusa, dette a caso..
- Eppure
prima che potessi ignorarle socchiusi gli occhi focalizzandomi sul
suo viso, i suoi lineamenti, i suoi capelli così.. diversi.
- E
come un fulmine a ciel sereno, tutto fu di nuovo chiaro come la luce,
il suo viso mi fu di nuovo noto e.. aveva ragione.
- Io
lo avevo già visto e ora che tutto tornava alla memoria come
se
fosse stato ieri mi chiedevo come avevo fatto a dimenticarlo.
- Non
riuscivo a stare ferma, camminavo avanti e dietro in quella sala
d'aspetto come se fosse quella di un'ospedale e fossi in attesa delle
analisi più importanti della mia vita.
- La
situazione era meno tragica ma per qualche motivo mi sentivo
ugualmente in ansia e desiderosa di uscire da quel posto il prima
possibile.
- Da
molto tempo non entravo in uffici del genere e tornarci dopo mesi
come se niente fosse successo mi dava la nausea soprattutto
consapevole di essermi messa in un nuovo progetto quando forse non
ero ancora pronta.
- Come
sempre i miei mi avevano spronato ad andare avanti e spinta da quel
desiderio che animava anche me avevo accettato.
- Dovevo
continuare la mia vita, non potevo chiudermi in me o non sarei
più
tornata alla normalità.
- Eppure
non potevo fare a meno di pensare che fosse troppo presto.
- Erano
passati appena due mesi e il mio ricordo di tutto ciò che
era
successo era ancora troppo vivo per essere semplicemente cancellato
da un nuovo copione che la mio agente mi aveva obbligato a leggere.
- Inizialmente
avevo rifiutato con un no secco ma dopo una lettura più
accurata mi
ero ricreduta. La storia non era male e per niente scontata. Era
diverso da ogni cosa che avevo mai fatto prima e forse era quello di
cui avevo bisogno per distrarmi.
- Ma
stare lì, in attesa del nulla, mi dava davvero i nervi.
- Odiavo
aspettare, odiavo gli obblighi, odiavo la formalità e le
regole,
odiavo in pratica ogni cosa che fosse così adiacente alla
società
in cui vivevo, la stessa società che mi avrebbe criticato
per essere
rimasta incinta di uno sconosciuto a soli sedici anni, la stessa
società di cui tanto si preoccupavano i miei genitori mentre
a me
non fotteva un cazzo..
- “Tesoro..
puoi aspettarmi giù se vuoi. Non c'è
necessariamente bisogno di te
ora..quindi..”
- “Davvero?
Posso?”
- “Certo,
se vuoi puoi anche andare. Ti chiamerò per le ultime
cose..”
- Oh
grazie a dio!
- “Grazie
di cuore Stephanie..” l'abbracciai cautamente sorridendole
grata.
- Stranamente
lei sembrava l'unica ad essersi messa nei miei panni. Non erano
mancati i suoi rimproveri ma nel tentativo di spronarmi ad accettare
altri lavori era stata la sola che aveva capito quanto grande fosse
il mio dolore nel dire di no e quanto avessi bisogno di tempo per
assimilare tutto.
- Ricambiò
il mio abbraccio ma il suo saluto fu coperto da un tuono assurdo che
rimbombò per tutta l'aria interna ed esterna facendo vibrare
le
vetrate.
- “Muoviti
prima che cominci a piovere..”
- E
con quelle sue ultime parole mi allontanai definitivamente
già
agognando il momento in cui sarei potuta stare seduta alla finestra
di camera mia a fissare la pioggia cadere forte..
- Speravo
solo che non iniziasse prima di lasciare l'edificio. Ero uscita con
jeans e maglietta a maniche corte nell'umida aria di Los Angeles,
tiepida e piacevole come sempre in Ottobre e mai avrei creduto
possibile che nel giro di un paio d'ore il cielo azzurro potesse
lasciare spazio a dense nuvole nere che incombevano pronte ad
esplodere.
- Una
volta mi avevano raccontato che la prossimità del temporale
si
poteva misurare contando i secondi che separavano un tuono dall'altro
e scioccamente lo facevo ogni volta per prepararmi e contai appena
sette secondi di distanza tra i diversi tuoni.
- Allungai
il passo verso l'ascensore che ovviamente non poteva già
trovarsi a
disposizione per me.
- Premetti
il pulsante di chiamata e restai in attesa per qualche secondo
continuando con quello stupido gioco che mi impegnava a passare il
tempo.
- I
secondi erano diminuiti a quattro e sapevo che da un momento
all'altro si sarebbe scatenato il delirio e non sarei riuscita ad
arrivare alla mia macchina senza bagnarmi da capo a piedi.
- “Dai
dai.. muoviti...” tamburellai contro la parete e come se mi
avesse
ascoltato le porte si aprirono un secondo dopo.
- Entrai
e velocemente premetti il bottone per il piano terra. Le porte
iniziarono a chiudersi ma quando erano a qualche centimetro
dall'incontrarsi furono bloccate sgarbatamente da qualcuno che si
frappose tra loro con irruenza facendo in modo che si riaprissero.
- Perfetto..
avevo proprio bisogno di perdere altro tempo, pensai tra me e me
mentre un ragazzo entrava.
- Senza
chiedere niente decisi di nuovo per il piano terra e sbuffai.
- “E'
maleducazione non chiedere a che piano, sai?”
- Mi
voltai a dir poco sbalordita ma non senza la parole pronta.
“Lo è
anche fermare le porte come hai fatto tu..”
- “No,
quello si chiama ritardo..”
- “Bè
anche il mio allora..”
- “D'accordo..
che caratterino..”
- “Senti,
a che piano vai? Così facciamo prima..” cercai di
chiudere la
faccenda prima di scoppiare e dire cose poco gradevoli.
- “Piano
terra..”
- Ancora
più senza parole. Non potevo crederci. Andava al mio stesso
piano.
“Perché tutte queste polemiche allora?”
- “Pura
constatazione, niente di che..”
- “E'
assurdo quanto il tuo bel visino non faccia giustizia ai tuoi modi
irritanti..” sbottai prima di poter pensare a quello che
stavo
dicendo. Gli avevo detto che era irritante, certo, ma inconsciamente
gli avevo anche confessato che era carino e in effetti lo era davvero
ma decisamente non era il modo per colpire a fondo il suo ego.
- “Credi
che abbia un bel visino?”
- “Era
ironico” me ne uscii indifferente. “Oltre che
irritante quindi
sei anche poco perspicace.. Wow.. hai due delle caratteristiche che
odio di più al mondo..” continuai acida non
sapendo nemmeno perché
portassi avanti quella conversazione.
- “E
cosa te ne importa a te delle mie caratteristiche?” chiese
sorridendo, evidentemente divertito da quel gioco e lo ignorai
sperando fosse la sua ultima parola, anche perché aveva
ragione.
Dopotutto non me ne importava niente.
- “Infatti..
non so nemmeno perché sto qui ancora a parlarti..”
- “Sai
è sbalorditivo che piccolina come sei possa contenere un
così alto
tasso di acidità. Hai preso uno yogurt scaduto a
colazione?”
- Non
era possibile che ogni parola di quel ragazzo riuscisse a farmi
ribollire il sangue nelle vene peggio di prima.
- “Dì
un po'.. ma cerchi di rovinare la vita a tutti quelli che incontri
negli ascensori oppure sono la sola sfigata ad avere avuto questo
onore?”
- “Rovinare
la vita? Addirittura? Sto solo cercando di fare un po' di
conversazione..”
- “Conversazione?
Ma se hai solo insultato dal momento in cui hai aperto
bocca..”
- “Ah,
aspetta. Io non ho insultato. Ho solo fatto una critica. La tua
reazione è stata esagerata. Rispondere a una critica con
un'altra
critica è sintomo di debolezza e di aver torto..”
- Un
sorriso amaro mi dipinse il viso e presto sentii una sensazione di
acido invadermi lo stomaco. “Tu non sai niente di me.. non
sai
niente. Chi ti credi di essere per entrare in un ascensore e pensare
di avere il diritto di sputare sentenze su di me? Chi sei tu? Non mi
conosci e non ci tengo nemmeno a continuare questa conversazione
quindi.. stai semplicemente zitto e fatti gli affari tuoi per
cortesia..”
- Lo
fissavo negli occhi per sfidarlo ma mi risultò piuttosto
difficile
quando mi persi in quel blu così bello e profondo, come se i
suoi
occhi dicessero tutto il contrario di quello che usciva dalla sua
bocca.
- Annuì
leggermente prima di parlare.
- “Come
pensavo..” disse semplicemente e distogliendo lo sguardo dal
mio si
voltò verso le porte chiuse dell'ascensore.
- Eh
no.. che gran figlio di puttana. Credeva forse di lasciare le frasi a
metà e darsi la vittoria con mezzi enigmi senza che
chiedessi altro
per dimostrare la mia ragione?
- Povero
illuso. Non sapeva com'ero fatta. Non sapeva che ero così
abituata
ad essere criticata e ad andare contro tutto e tutti che non
sarebbero state certo le parole di uno sconosciuto a scalfirmi.
- “Come
pensavi cosa, scusa?”
- Si
voltò a fissarmi di nuovo scrollando le spalle come se la
questione
non gli riguardasse.
- “Niente..
non hai fatto altro che confermare le mie impressioni..”
- “E
sarebbero?”
- “Credevo
che non ti importassero..”
- “Infatti
non mi importano. Cioè.. non so nemmeno il tuo nome
perché dovrebbe
importarmi quello che pensi di me?”
- “Farebbe
differenza se ti dicessi il mio nome? Per quel che ne sai potrei
sempre mentirti e non varrebbe nulla..”
- Sbattei
le palpebre diverse volte. “Sai una cosa? Hai ragione..non mi
importa.. non so nemmeno perché ho insistito.. Tanto siamo
quasi
arrivati.. Tutto ciò non ha senso..”
- “Bene”
- “Perfetto”
- “Grandioso”
- “Meraviglioso!”
- “Favoloso!”
- Inspirai
profondamente chiudendo gli occhi. “D'accordo.. hai vinto
tu..
dio..”.
- Lo
vidi sorridere soddisfatto e irritata al massimo lanciai un'occhiata
ai numerini in alto sperando di vederli scendere sempre più
velocemente. Ovviamente non fu così e l'ascensore
continuò il suo
corso iniziato al 32° piano, sempre più vicino a
raggiungere la
meta.
- Mi
torturavo le mani nell'attesa ed ero già in posizione
davanti alle
porte quando arrivato al terzo piano si fermò di botto.
- Mi
ci volle qualche secondo per realizzare che era effettivamente fermo
e che non si stava muovendo di un millimetro.
- “Non
è possibile..” bisbigliai incredula, sicura che
non fosse vero e
che forse semplicemente si stava muovendo ma non l'avvertivo.
- Eppure
il tondino era illuminato sul 3, fermo e immobile.
- “Non
ci credo..”
- “Credo
che sia bloccato..” sentii la sua voce irritante dietro le
mie
spalle e rabbrividii per quanto mi desse fastidio.
- “Ma
dai.. sei un vero genio! Non ci sarei mai arrivata da
sola!!!”
sbottai acida prima di iniziare a battere con forza le mani contro le
porte.
- “AIUTO!!
C'E' QUALCUNO?? SIAMO CHIUSI DENTRO!!! QUALCUNO MI SENTE??!”
- “Siamo
dietro un muro..”
- “Cosa?”
- “Guarda..”.
Mi indicò la soglia che separava l'ascensore dal piano ed
era appena
sotto al suolo quindi non c'era nemmeno possibilità di
intravedere
minimamente qualcuno all'esterno.
- Tuttavia
lo ignorai e con tutto il corpo mi buttai di peso contro le porte per
fare quanto più rumore possibile.
- “Ma
sei pazza per caso?!?! Ti fai male così..”
- “Che
te ne importa?”
- “D'accordo
allora. Fai come vuoi. Ucciditi pure..”
- “Perché
tu non sembri minimamente preoccupato?”
- “Perché
sono intelligente abbastanza da ricordare che in ogni ascensore
c'è
un campanello d'allarme”
- Ecco..
bastarono quelle poche parole per farmi sentire una perfetta idiota.
- Mi
schiarii la voce cercando di ricompormi e senza dire una parola
distolsi lo sguardo dal suo e con estrema e forzata calma mi voltai
verso il quadrante e allungai la mano giusto un secondo prima di
vederlo illuminarsi ad intermittenza per poi spegnersi sotto i miei
occhi.
- Le
luci nel vano si spensero improvvisamente e terrorizzata dal buio
pesto che improvvisamente mi fu attorno lanciai un urlo impaurito e
senza nemmeno pensarci feci due passi indietro per voltarmi e
affondare il viso nel suo petto.
- Non
pensai alle conseguenze di quel gesto e al fatto che potesse
prendermi per una psicopatica e allontanarmi in malo modo, ma non lo
fece.
- Passarono
solo pochi secondi prima che avvertissi le sue mani leggere sui miei
fianchi per poi farsi strada dolcemente dietro la mia schiena
stringendomi a se.
- “Hey..
va tutto bene.. tranquilla..”
- La
sua voce era così soffice ora che mi sembrava appartenesse a
un'altra persona, non lo stesso irritante ragazzo con cui avevo avuto
l'onore di parlare fino ad ora.
- Mi
carezzava debolmente la schiena forse per non sembrare troppo
sfacciato ma mi dava un senso di protezione non indifferente, come
non mi sentivo da tempo, come non mi sentivo da allora.
- “Dovrebbe
accendersi la luce d'emergenza..” disse al mio orecchio e per
un
secondo sperai tanto che avesse torto ma invece non fu così
e man
mano una piccola luce gialla sopra di noi si riscaldò sempre
più
fino a tornare a illuminarci parzialmente.
- Mi
sentii terribilmente in imbarazzo quando potei constatare alla luce
della debole illuminazione che eravamo ancora abbracciati e prima che
potesse fraintendere, a malincuore mi allontanai un po', eppure lui
non sciolse la presa dietro la mia schiena.
- “Ehm..
scusami..” sussurrai alzando il viso e incontrando i suoi
occhi.
- “Piacere
mio..” sorrise e mi sciolsi come neve al sole.
- Mi
lasciò andare appena dopo qualche minuto e fu una mossa
completamente inutile visto che un attimo dopò si
fulminò anche la
luce d'emergenza e restammo di nuovo al buio.
- Fu
più forte di me e non potei non tornare tra le sue braccia
che mi
accolsero subito, come se si aspettassero quella mossa da me.
- Sorrise
teneramente e mi carezzò i capelli col filo di barba che era
così
piacevole da sentire sulla fronte.
- “Come
non detto..” rise stringendomi e di tutta riposta mi scusai
di
nuovo dato che stavolta sapevo di averlo fatto consapevolmente.
- “Te
l'ho detto.. è un piacere..”
- E
di nuovo la sua voce mi trasmise una calma assurda, come se l'avessi
già sentita altrove, come se non fosse per niente nuova.
- Restammo
così per qualche altro minuto senza dire niente poi
sembrò
ricordarsi di qualcosa..
- “Aspetta
un secondo...” mormorò e le sue mani mi lasciarono
quel poco che
bastava per fargli frugare nelle tasche della sua felpa.
- Estrasse
qualcosa e poco dopo la lucetta di una mini-torcia mi illuminava il
viso.
- Sorrisi
prendendola dalle sue mani e spostandola verso di lui.
- Non
mi importava del buio attorno, non era quella la mia fobia. Era
più
che altro sapere che c'era qualcuno accanto che non potevo vedere..
- Era
quello il pensiero che mi dava paura e che mi tormentava da quella
notte di dieci mesi prima. La paura di restare al buio e non poter
riconoscere le persone, la paura di non ricordare i loro volti e
restare delusa e ferita un'altra volta..
- Vuota.
- “Come
mai porti una torcia con te?”
- “Hei,
è una mini torcia”
- “Oh
d'accordo. Come mai porti una mini-torcia con te allora?”
- Sembrò
rifletterci un po' o semplicemente prendere tempo. “Non.. non
lo
so.. Nella speranza di trovare qualcuno forse.. La porto solo quando
vengo negli States comunque..”
- “Ah..
non sei di qua?”
- “Il
mio accento non è abbastanza forte? Wow.. questa
è una sorpresa..”
- E
quella parola, 'sorpresa', fu più che sufficiente per farmi
capire.
- “Sei
inglese..” era un'affermazione ovviamente.
- Sorrise
annuendo e lo seguii con la piccola luce mentre si metteva a sedere
con le spalle alla parete dell'ascensore.
- “Che
fai?”
- “Bè..
sembra che staremo qui per un po' ..Sicuramente il temporale ha fatto
scattare qualche circuito. Finché non rimettono a posto le
cose non
possono farci uscire..”
- “Potremmo
chiamare i pompieri” suggerii d'un tratto di nuovo in ansia e
avvertii che era soprattutto perché si era allontanato da me.
- “In
una città come questa non sono certo due poveracci chiusi in
un
ascensore per blackout a rappresentare un'emergenza..”
- “Potrei
fingere un attacco di panico..” proposi e lo vidi ridere
scuotendo
il capo.
- “Non
sarebbe giusto. Ci saranno sicuramente casi che necessitano
più di
noi. Stai tranquilla. Nel giro di mezz'ora saremo di nuovo fuori. Ora
rilassati e siediti”
- Fu
difficile cedere alle sue parole che rievocavano un deja-vu assurdo e
la paura di riviverlo. Ma non sarebbe stato così. Ero
perfettamente
cosciente, non avevo bevuto più da quella sera e non sarebbe
successo assolutamente niente. Soprattutto non con uno sconosciuto in
un ascensore.
- Feci
come mi disse prendendo posto di fronte a lui e lo vidi scuotere il
capo.
- “Intendevo
qui..” batté la mano sullo spazio libero accanto a
lui ma esitai.
“Ti giuro che non mordo..” scherzò e lo
trovai ironico visto che
avevo appena firmato un contratto per un film sui vampiri.
- Spinta
da chissà quale forza mi spostai e gattonando in quel
piccolo spazio
mi sistemai accanto a lui e.. iniziai a tremare per il freddo.
- Avevo
una semplice maglia di cotone e da sopra arrivava una fastidiosa aria
gelida che mi copriva il corpo di brividi continui e mi fece venire
la pelle d'oca. Mi accucciai su me stessa e lo sentii muoversi
accanto a me.
- Non
capii cosa stava facendo né tanto meno me lo chiesi
finché non
sentii qualcosa appoggiarsi sulle mie spalle e mi fu ovviamente
chiaro che mi aveva dato la sua felpa.
- Non
poteva essere vero.. Era tutto come quella notte..
- “Non..
non importa..” sussurrai nascondendo la voce rotta dal freddo.
- “Sono
abituato a questa temperatura io. Per una ragazza californiana come
te questo è il polo Nord..” scherzò
esasperando la cosa eppure
risi di gusto.
- “Bè..
di cuore..” lo ringraziai.
- “C..cosa?”
- “Non
farci caso.. è una strana abitudine che ho di
ringraziare..”
- “Oh..”
sembrò deluso ma non ci feci molto caso e prima che potessi
accorgermene lo scontro di soli pochi minuti prima era dimenticato e
ci trovammo a parlare del più e del meno.
- “Comunque
scusa per prima.. ero nervoso.. mi avevano appena rifiutato a un
provino..”
- “Sei
attore?”
- “Non
proprio.. diciamo che faccio quello che mi va.. ma dopo questa ho
chiuso.. Evidentemente non sono tagliato..” rise.
- “Bè..
mai dire mai..” cercai di confortarlo.
- “E
tu? Come mai qui?”
- Mi
sentii improvvisamente a disagio. Lui mi aveva confessato di voler
chiudere col suo lavoro dopo l'ennesima delusione e io avrei dovuto
dirgli che avevo appena firmato per un nuovo progetto?
- “Oh..
niente di che..pensavo di lasciare anche io..” mentii ma la
mia
stessa voce mi tradì.
- Spostai
la luce dal suo viso così che non potessi vederlo in faccia.
- Lo
sentii ridere. “Per essere un'attrice sei una pessima
bugiarda.. ed
è una buona cosa. Vuol dire che devi essere davvero
brava..”
- “Scusa..”
mormorai. “Se può consolarti.. non sono molto
spronata a farlo.. è
un modo per tenermi impegnata ora come ora..”
- “Non
preoccuparti.. E poi mi va bene così. Se non mi avessero
rifiutato
non avrei sentito il bisogno di fuggire via, non avrei bloccato
l'ascensore e non ti avrei conosciuta.. Forse era destino..”
- “Credi
nel destino?” chiesi sorpresa.
- “Tu
no?”
- “No..
non più..” risposi chinando il capo.
- “Bè..
non si può mai sapere..” continuò
citando le mie stesse parole.
- Non
risposi e mentre lui mi stringeva massaggiandomi le braccia per farmi
calore poggiai il viso sulla sua spalla senza più bisogno di
illuminargli il viso.
- “Posso?”
chiese prendendo la torcia dalle mie mani e lo lasciai fare.
- Esitò
un po' prima di portarla sul mio viso.
- “Che..
che stai facendo?”
- “Voglio
solo.. ricordarmi il tuo viso..” sussurrò e
incatenando i miei
occhi ai suoi lasciai che esplorasse ogni particolare del mio volto
mentre il suo mi restava oscuro iniziando a farmi di nuovo paura.
- In
quel momento ci fu un leggero movimento, le luci si accesero e la
discesa riprese come se nulla fosse successo.
- Sentivo
già un vuoto nello stomaco all'idea di dovermi allontanare
da lui ma
non feci niente. Non gli chiesi il nome, o il numero di telefono.
Niente. Lui era inglese e presto sarebbe ritornato nel suo paese e mi
sarei sentita abbandonata.. di nuovo.
- Le
porte si aprirono ma noi eravamo ancora persi nei nostri occhi
finché
non sentimmo le persone in attesa tossire con imbarazzo.
- Lui
si alzò per primo e mi tese una mano senza staccare gli
occhi dai
miei.
- L'accettati
e lasciai che mi tirasse su. Chinai il viso e gli passai la giacca.
- “Fa
freddo.. puoi tenerla..”
- “No..
non la voglio..” sussurrai malinconica.
“Però grazie davvero..
di cuore..”
- Gli
baciai una guancia e uscii velocemente dalla cabina.
- Lo
sentii subito urlarmi dietro.
- “Aspetta!”
- Mi
voltai per guardarlo un'ultima volta.
- “Non..
non so nemmeno il tuo nome..”
- Sorrisi
ripensando alla risposta che lui mi aveva dato quando ero stata io a
farglielo notare. Avrei potuto citare le sue parole, avrei potuto
avere la mia vittoria e dirgli che non faceva differenza.. ma non lo
feci.
- “E'
più bello così..” dissi con un sorriso
scrollando le spalle e
uscendo dall'edificio me lo lasciai alle spalle, come tutto il resto.
- Sorrisi
al ricordo.
- “Sai..
dovrei sentirmi offeso per questa mancanza..”
- “Mi
dispiace davvero tanto ma.. cioè.. ti sei visto con questi
capelli?
Sei totalmente diverso..”
- Finse
una faccia offesa per qualche secondo ma poi sorrise e fu costretto a
darmi ragione spiegandomi di aver appena finito un film.
- “Allora..
credevo che avessi deciso di mollare..”
- “Oh
bè.. sai com'è.. mai dire mai..”
scherzò e sorrisi insieme a
lui.
- “Assurdo
come ci troviamo qui insieme no?” lo schernii con un filo di
ironia.
- “Te
l'ho detto che credevo nel destino io..”
- “Ma
questo non è destino.. è solo.. un provino, un
film.. Di certo non
ti si è rotta la macchina mentre andavi all'aeroporto e
casualmente
hai chiesto aiuto a Cath che casualmente cercava qualcuno con le tue
caratteristiche..”
- “Bè..
no.. Lo ammetto..”
- “Allora
come mai di nuovo qui?”
- “Per
te..”
- “Cosa?”
- “Non
ho fatto che pensare a quel giorno e ti ho cercata ma non sapevo
proprio dove trovarti. Sono anche tornato su a chiedere agli uffici
ma ovviamente la legge sulla privacy impediva di darmi qualsiasi
informazione. Non sapevo che fare e infine una sera.. guardavo un
film con un mio amico nel mio appartamento di Londra e ho sentito la
tua voce dalla cucina.. così nitida che credevo di impazzire
per il
ricordo chiaro che ne avevo. E tu eri lì.. in quello
schermo, nel
mio salotto.. e non potevo credere ti averti trovata e averti a un
palmo dalle mie mani ma non poterti toccare.”
- Il
cuore mi si era fermato quando aveva iniziato a parlare e ogni frase,
ogni parola, ogni sillaba sembrava una parte essenziale di una
poesia.
- “Ed
ecco perché credo nel destino.. perché due
settimane fa il mio
agente si è presentato con questo copione che inizialmente
ho
rifiutato su due piedi.. finché non ho letto il nome della
protagonista. Il tuo nome. Kristen Stewart, la ragazza
dell'ascensore, la ragazza del film, la ragazza che cercavo e volevo
rivedere...” sospirò sorridendo al ricordo.
“Così eccomi qui..”
concluse tornando in sé e mi resi conto di avere la bocca
aperta, le
fronte inarcata e uno stupido sorriso stampato in faccia.
- “Tu
sei pazzo..” fu tutto quello che riuscii a dire.
- “Lo
prendo come un complimento” sorrise avvicinandosi a me e
sentii un
brivido percuotermi la schiena.
- “Devi
imparare a seguire il tuo cuore Kristen”
- Gelai
sentendolo pronunciare quella parola, cuore,
con quella r così soffiata e appena accennata che mi
rimandò
indietro di un anno.
- Inchiodai i miei occhi
ai suoi per molto tempo, finché la voce di Catherine ci
giunse da
dentro invitandoci a rientrare.
- “Ti
farò credere nel destino... Fosse l'ultima cosa che
faccio..”
- “Buona
fortuna allora..” risposi ironica.
- “Bè..”
disse piano. “Mai dire mai..”
- Soffiò
quelle parole sul mio viso e sentii le sue morbide labbra sulla mia
guancia.
- Un
sorriso e una carezza delicata prima di allontanarsi e tornare
dentro.
- E
mentre lo guardavo capii che volevo fidarmi di lui, che forse era
quello che mi mancava davvero, che forse era quello che mi serviva
per andare avanti e dimenticare il passato.
- Ma
ancora non sapevo quanto fossi lontana dalla verità.
- Come
avrete notato ( o forse no XD ) non abbiamo specificato il nome di
chi ha scritto il capitolo XD
- Siamo
curiose di sapere se riuscite a indovinare chi di noi due l'ha
scritto hihi.
- Alla
prossima! ;)
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
- Salve
:D
- Bè..
prima della fine di questo anno vi postiamo il secondo capitolo, che
in effetti è un po' a tema perché.... mmm..
vabbè capirete
leggendo XD
- Vogliamo
davvero ringraziarvi per il supporto a questa storia. Per chi l'ha
aggiunta tra seguita, preferiti, e per chi ha recensito *__* Ma
grazie anche a chi legge.. Significa molto per noi..
- Non
rispondiamo volutamente alle vostre recensioni perché
preferiamo
dirvi un “grazie” generale e non abbiamo alcuna
intenzione di
rispondere alle vostre domande u_u
- La
FF è piccola.. XD quindi le cose si scopriranno subito..
già a
partire da questo capitolo che speriamo vi piaccia...
- Ma
sicuramente vi piacerà u__u ahahaha
- Ok..
la smetto XD
- Avete
indovinato quasi tutte *__* Lo scorso capitolo l'ho scritto io (Fio)
e in effetti sono felice di notare che gli stili si distinguono anche
se sono abbastanza simili..
- Ormai
ci conoscete troppo bene hihi.
- Vabbè..
meglio chiuderla qui tanto nessuno se ne frega di quello che sto a
dì
XD
- Buona
lettura! E come sempre, fateci sapere cosa ne pensate..
- Anche
se non rispondiamo, leggere le vostre recensioni ci riempie il cuore
di gioia *__*
- Un
bacio!
- Fio
e Cloe
Never say
never
Capitolo
2
POV
Rob
- “Ma
tu sinceramente avresti mai ..mai pensato che avrebbe avuto un
successo del genere?” chiesi ancora sconvolto per quello che
era
successo la sera precedente: la premiere a LA di Twilight.
- Insomma,
avevo percepito che c’erano grandi aspettative ma il bagno di
folla, di luci, di fans era qualcosa che mi aveva lasciato totalmente
allibito.
- “Effettivamente
le ragazze che ti urlavano di prenderti la loro verginità
sono state
un tantino uno shock” commentò divertita.
- Improvvisamente
rise quasi isterica mentre diceva: “Oddio e la ragazzina che
ti ha
proposto di essere la madre dei tuoi figli!Lì
…quello è stato un
momento epico!”
- “Ahahah”
allungai una mano e le pizzicai il fianco.
- “Ma
sei matto!” la sua voce risuonò
nell’abitacolo e questa volta
fui io a ridere della sua assoluta mancanza di sopportazione del
solletico. “Sto guidando!”
- “Sei
tu che hai insistito, mi sono offerto di guidare io se ben ricordi
prima”
- Roteò
gli occhi al cielo come se avessi detto la più grande delle
sciocchezze. “Si, se volevo vederci morti!”
- Sbuffai
anche se dovetti ammettere che ancora non riuscivo bene a capire
perché il resto del mondo dovesse guidare dal lato
sbagliato. Evitai
di dirglielo però, consapevole che avrebbe iniziato a
sostenere che
fossero gli inglesi a fare sempre le cose diverse da tutti.
- “A
che pensi?” chiese mostrandomi quel sorriso abbagliante che
ogni
volta riusciva a togliermi il respiro.
- “Penso
che ti amo” risposi sincero.
- Lei
arrossì di botto e scosse il capo, tornando a guardare la
strada.
- “Che
c’è?”
- “Niente
è che…” balbettò
“E’ che non te ne puoi uscire con una cosa
così. Una ragazza si scioglie a sentire una dichiarazione
simile..”
- Mandai
all’aria la cautela e, anche se stava guidando ed era
rischioso, mi
sporsi per lasciarle piccoli baci lungo la guancia e sul collo.
- La
sentii rabbrividire.
- “Mmmm…sì,
direi che mi ami anche tu. Anzi sei completamente andata, partita,
innamorata cotta di me.”
- Alzò
gli occhi al cielo, allontanandomi con la mano “Sbruffone! E
poi
quello che è stato folgorato e cotto a puntino sin dal primo
istante
sei tu, mio caro.”
- “Mmmm”
le posai un altro piccolo bacio proprio dietro l’orecchio.
- “Non
hai prove al riguardo..”
- “Ah
no?” mi sfidò “Sappi che Tom mi ha
raccontato ogni dettaglio. Di
come non facevi che parlare di me e del nostro incontro in ascensore,
dei miei occhi verdi come la campagna inglese, di quanto fossi dolce
e coraggiosa e…”
- “…e
terrorizzata dall’ascensore!” la presi in giro.
- Immediatamente
mi colpì sul petto. “Non ho paura degli
ascensori..solo di quelli
bloccati!”
- “Certo..”
sussurrai.
- “E
comunque si parlava d’altro. Si parlava di quanto mi ami e di
come
hai sbrodolato davanti alla tv quando mi hai vista in ‘Into
the
wild’ e hai capito che ero io..”
continuò.
- Sbuffai.
“Tu passi troppo tempo con Tom. E pensare che per farvi
conoscere
ho dovuto passare le pene dell’inferno!”
- “Siamo
due tipi timidi all’inizio!” ribatte. “E
comunque vuoi negare
di aver sbavato davanti alla TV?”
- Sospirai
ricordando quel momento come se fosse stato il giorno precedente.
- “No…non
posso proprio negarlo” ridacchiai.
- “Rob
e dai muoviti! Odio vedere i film da solo!” la voce di Tom
arrivò
dal salottino e mi trattenni a fatica dal mandarlo a quel paese.
- Aveva
scelto lui il film da affittare e poi pretendeva pure che lo
guardassi. Oltretutto una storia di un tipo e del suo cammino
interiore…non avevo per niente capito la trama.
- Non
sapevo se era proprio il mio genere…
- E
dopo un’ora ancora la cosa non mi era ben chiara. Tutto
ciò che
avevo capito era che il protagonista voleva andare in Alaska.
- “Mi
sembra sia il caso di prendere altra birra se vogliamo arrivare alla
fine” dissi.
- Tom
annuì ma non si mosse, segno che dovevo alzarmi io
ovviamente.
- Arrivai
in cucina e presi altre due lattine dal frigo e risi sentendo Tom
urlare ancora.
- “Ma
cosa ci sarà mai in Alaska poi? Ahhh ah
c’è una ragazza
finalmente! Wow miracolo! Scommetto che c’è una
storia fra i due
da qualche parte..”
- “Probabile..”
borbottai senza registrare davvero le sue parole. Finchè non
sentii
la voce dell’attrice dalla TV.
- E
mi raggelai all’istante.
- “Ciao
mi chiamo Tracy..” disse.
- Era
lei. Avrei riconosciuto la sua voce tra mille.
- Era
lei, era lei. Cazzo era lei.
- Gettai
le lattine sul tavolo della cucina correndo a rotta di collo in
salotto proprio mentre la ragazza entrava in scena ed iniziava a
suonare e cantare.
- Schivai
non so come la scatola di cartone della pizza e caddi in ginocchio
davanti allo schermo della TV.
- Era
lei, la ragazza dell’ascensore. Era in quel film e stava
suonando
la chitarra…
- Ed
era bellissima…ancora più bella di come la mia
mente potesse
ricordarla.
- I
capelli castani sparsi alla rinfusa sulle spalle che il vento le
portava sul viso e il suo viso pensieroso e il modo in cui le sue
dita toccavano le corde della chitarra…
- “E’
lei..” mormorai per quella che doveva essere la centesima
volta.
- Tom
mi batté un pugno sulla spalla “Rob ma sei scemo?
Che hai?”
- “E’
lei Tom!”
- “Ma
lei chi?”
- “La
ragazza…la ragazza che rimase chiusa con me in
ascensore!”
- “Nooo”
esclamò “Lei…lei è
quella?”
- Ebbi
solo la forza di annuire mentre il film andava avanti e io non
prestavo attenzione a niente che non fosse il suo viso e le parole
che le uscivano dalle labbra.
- Dio
quanto era bella…
- E
i suoi occhi verdi. Non li ricordavo così grossi e brillanti
e..
- “Beh
è un gran bel pezzo di..”
- Presi
una lattina vuota dal tavolino e senza scollare gli occhi dallo
schermo la gettai contro Tom. La sentii rimbalzare contro una parte
non ben definita del suo corpo prima che imprecasse sottovoce.
- “Ehi
non è mica la tua ragazza!” protestò
ridendo come un pazzo.
- “Forse…ancora”
dissi, completamente perso.
- E
non potei fare a meno di rimanere a bocca aperta quando il
protagonista le disse una frase che era completamente azzeccata.
- ‘Lo
sai? Tu sei magica…’
- E
lo era davvero. Mi aveva passato qualcosa in quella piccola e angusta
ascensore quel giorno. Qualcosa che non avrei potuto spiegare se non
con una magia.
- “Tom..”
ebbi solo la forza di sussurrare “manda
indietro…”
- E
poi, come se il destino non fosse mai stato stanco di mandarci dei
segni, era arrivata la proposta di sostenere il provino per Twilight.
- E
quando l’avevo vista lì, in piedi, che mi tendeva
la mano e mi
sorrideva avevo capito…
- Che
c’era qualcosa. Che, bene o male, eravamo destinati e che non
mi
sarei mai arreso, mai, finché lei non fosse stata mia. E
l’avevo
fatto.
- Avevo
lottato per conquistarla così duramente nel corso
dell’ultimo anno
che adesso averla li, sorridente e felice, in macchina con me, mi
sembrava un sogno, quasi un illusione.
- “Comunque
sia” sussurrò “Ti amo anche io
Rob..”
- Ti
amo anche io…
- Adesso
sembrava così normale che lei mi dicesse quelle semplici
parole. Ma
non era sempre stato così. Sin dall’inizio avevo
notato qualcosa
in lei. Qualcosa che nelle altre ragazze della sua età non
c’era.
- Qualcosa
nei suoi occhi.
- Alle
volte bastava una parola, una frase, un gesto e improvvisamente si
spegnevano oppure si perdevano nel vuoto come se stesse
disperatamente cercando di scacciare le lacrime o un ricordo
così
terribile da non potere, o volere, rievocare.
- C’era
qualcosa…qualcosa di orribile doveva esserle accaduto, ne
ero
certo.
- Qualcosa
che l’aveva ferita al punto da impiegare mesi prima di
fidarsi di
me e di abbandonarsi al sentimento che stava nascendo tra noi.
- Sorrisi
ripensando che, però, alla fine aveva trovato il coraggio di
buttarsi nella nostra storia.
- Anche
se aveva paura,anche se non aveva certezze sul futuro, si era fidata
di me e, quel pomeriggio che non avrei mai dimenticato, era davvero
cambiato tutto fra noi.
- “Kristen!”
- “Vattene
via, Rob!” strillò accelerando il passo e correndo
via da me.
- Andarmene?
No, questa volta no. Questa volta non ne avevo la ben che minima
intenzione.
- “No”
- “Vai
via!”
- “No!”
- Salì
i gradini della sua roulotte e fece per chiudersi la porta alle
spalle ma fui io il più veloce e glielo impedii, bloccandola
con il
piede.
- Sbatté
con forza la giacca sul letto e mi fissò. Rossa in volto,
gli occhi
gonfi…
- “Kristen..”
- “Ti
ho detto che voglio restare sola!”
- “Tu
non vuoi restare sola” dissi “Non lo vuoi. E quel
bacio me lo
stava urlando…”
- Sorrise
amara. “Quel bacio non voleva dire niente. Stiamo girando un
film
d’amore. Un bacio è…è solo
un bacio. Niente di più.”
- “Niente
di più” la sfidai “Se non era niente
guardami negli occhi.
Guardami negli occhi mentre mi dici che non hai sentito niente
durante quella scena. Niente elettricità, niente passione,
niente
a…”
- Alzò
gli occhi pieni di lacrime e mi zittì con la mano.
“Non lo dire,
ti prego. Non dire che…non farlo..”
- Mi
passai istintivamente le mani fra i capelli, disperato.
Perché non
riusciva a capire quello che provavo per lei? O meglio,
perché non
lo accettava?
- Era
come se si rifiutasse di credere che io potessi amarla. Come se
pensasse di non meritare il mio amore.
- Mentre
io la guardavo e vedevo solamente la ragazza più dolce e
bella
e…fragile che avessi mai visto.
- Se
ne stava li con ancora gli abiti di scena indosso, una semplice
maglietta ed un paio di shorts, le braccia incrociate sul petto, come
a volersi proteggere e lo sguardo smarrito.
- Mi
avvicinai di un passo.
- “Kris
io ti..”
- “Non
lo dire” Ora la sua era quasi una supplica.
- “Perché?”
- “Perché
servirebbe solo a ferirci entrambi. Perché non funzionerebbe
mai..”
- Adesso
lacrime di dolore scendevano sulle sue guance e quella vista
provocò
un moto di rabbia nel mio stomaco. Io sapevo che lei mi ricambiava,
che ricambiava i miei sentimenti e che respingermi la faceva
soffrire.
- “Sei
solo una bugiarda” mormorai “Menti a me e a te
stessa perché hai
paura. Ma io posso aiutarti.” Presi un respiro profondo,
deciso ad
essere sincero questa volta. “Kristen io sono innamorato di
te.”
- Trasalì,
come se l’avessi pugnalata e alzò lo sguardo,
furente.
- “Tu
non sai niente di me! Niente”
- “Questo
perché non mi permetti di saperlo” urlai
avvicinandomi “Perché
non mi fai entrare nella tua vita!”
- Istintivamente
allungai la mano e le afferrai il braccio, trascinandola contro di
me.
- Adesso
potevo sentire il suo corpo tremare contro il mio ei suoi occhi
spalancati e pieni di un emozione che non riuscivo a decifrare.
- “La
mia vita è un macello Rob” disse così
piano che feci fatica a
sentirla “Ho solo…solo avuto un casino dietro
l’altro e…e
finirò per incasinare anche te. Io..fallisco
sempre..”
- “Potremmo
sempre incasinare tutto insieme..” mormorai nel tentativo di
rassicurarla.
- “Ho
paura” Le sue labbra tremarono nel pronunciare quelle parole.
- “Perché?”
- Respirò
ma poi ebbe il coraggio di guardarmi in faccia, seria.
- “Perché,
tanto per citare questo stupido film che stiamo girando,
‘sono
totalmente incondizionatamente innamorata di te.’ E so che
alla
fine rovinerò tutto.”
- Si
asciugò le lacrime con rabbia e io non le permisi di
riabbassare il
volto. Lo cinsi con le mani e la costrinsi a guardarmi.
- “Ma
non capisci?” mormorai “A me non importa se sei
piena di casini.
Non importa quello che è successo. Il passato
è..passato. Non
capisci che per me conta solo quello che hai appena detto ora? Hai
detto che mi ami..”
- Avvicinai
il viso al suo, pronto a non lasciarla mai andare via. “Dimmi
che
mi ami e tutto il resto non vale niente…”
- “Rob..”
protestò leggermente ma la bloccai.
- “Dillo..”
Ora le nostre labbra si sfioravano appena.
- “Io..io
ti amo.”
- “E
allora conta solo questo..” sussurrai mentre le mie braccia
la
stringevano.
- Adesso
era mia. Mia e avrei fatto di tutto per non permetterle di scappare
via da me.
- Di
tutto.
- E
adesso lei era la mia ragazza.
- Mia,
mia,mia..
- Alle
volte mi sentivo ridicolo da come mi faceva sentire quel piccolo,
semplicissimo aggettivo.
- Piano
piano avevo sciolto un po’ il guscio in cui si era rifugiata
per
tutti quegli anni. Avevo capito che faticava a fidarsi delle persone
e che il suo rapporto con i genitori non era dei migliori. Cosa che
risultava difficile da comprendere ai miei occhi visto che le poche
volte che li avevo visti mi erano parsi estremamente gentili. Ma
Kristen..lei alle volte sembrava che pensasse che non la amassero
davvero o che, quanto meno, a loro non importasse affatto di lei.
- La
mia convinzione che qualcosa di brutto fosse successo nel suo passato
si rafforzava ogni giorno di più, anche se non
l’avrei mai forzata
a raccontarmi qualcosa. Doveva partire da lei, se e quando ne avesse
sentito il bisogno.
- Ma
forse quella sera…
- Forse
quella sera si sarebbe aperta un po’ di più.
- Mi
era sembrata strana sin dall’inizio. Aveva proposto di fare
un giro
in macchina e poi mi aveva posto una semplice domanda.
- “Vuoi
venire in un posto con me? Sono anni che non ci
vado…”
- E
anche se aveva scherzato durante la strada, anche se mi aveva preso
in giro, anche se si era comportata come al solito io…io
vedevo
chiaramente che qualcosa non andava. C’era una tensione in
lei che
non avevo mai visto prima e che andava ben al di là della
sua calma
apparente.
- Dopo
alcuni minuti di pesante silenzio Kristen parcheggiò
l’auto in una
piccola piazzola proprio di fronte ad una spiaggia larga e totalmente
vuota. Era tardi e tirava un’aria leggermente fredda anche
per gli
standard di LA.
- Osservai
attentamente le onde scure, il modo in cui erano posizionate le rocce
e le stelle che creavano una volta scura sopra di noi.
- Mi
sembrava quasi…
- Forse
era un pensiero stupido ma non potei evitare di pensare di essere
già
stato in quel posto. Cosa alquanto improbabile visto che la mia
conoscenza di LA esisteva solo grazie a Kristen e lei, di certo, non
mi aveva mai portato prima in quel luogo.
- Spense
il motore e rimanemmo al buio.
- La
sentivo respirare piano e con regolarità, come se stesse
cercando di
tranquillizzarsi e, senza pensarci, le strinsi la mano nella mia.
- “Che
c’è?”
- “Io..io
volevo parlarti di una cosa..”
- Ma
la sua voce era debole e chiaramente sconvolta.
- E
non era questo che volevo. Non volevo che pensasse che dovesse
parlarne. Io l’avrei amata comunque, malgrado tutto.
- “Non
sei obbligata.”
- “Invece
sì” rispose “Ho sempre evitato di farlo
con chiunque perché
faceva troppo male.”
- “E
ora non fa male?”
- Sospirò.
“Farà sempre male. Ma tu…tu mi fai
sentire come se mi
accetteresti comunque, malgrado tutto.”
- Rafforzai
la mia presa. “Lo sai che è
così.”
- “Facciamo
due passi?” propose in un sussurro.
- E
così ci ritrovammo a scavalcare il basso muretto di pietra
che
divideva la sabbia dalla strada e a camminare con le scarpe in mano e
le dita affondate nella sabbia. Era fresca ma piacevole sotto la
pelle.
- E
non sapevo perché ma quell’assurda sensazione di
deja-vu ritornò
a colpirmi forte, anche se il luogo che mi circondava
era…sbagliato
in qualche modo. Diverso. Troppo buio, troppo…silenzioso?
- Cosa
diavolo poteva voler dire?
- Mi
lasciai trascinare da Kris in un punto svariati metri più in
la e ci
accoccolammo sulla sabbia umida. Il cielo scuro e puntinato di stelle
sopra di noi.
- Ero
già stato lì…
- “E’
successo la notte dell’ultimo dell’anno. Quasi due
anni fa”
Kristen strinse con forza le mie dita sul suo grembo e
iniziò a
parlare piano “Ero..ero venuta a questa festa sulla spiaggia
proprio qui, con Jessica. Ricordi? L’hai conosciuta.
C’era musica
assordante, lucine bianche simili a stelle e..tanta tanta roba da
bere.”
- Annuii
veloce mentre le sue parole entravano piano nel mio cervello.
- Spiaggia,
musica, festa l’ultimo dell’anno….
- E
improvvisamente mi fu tutto chiaro come il sole. Ecco perché
mi
sembrava di essere già stato in quel posto!
Perché, effettivamente,
ci ero già stato.
- Quando
ero venuto qui in vacanza con Tom, Sam e Johnny!
- Quindi
Kristen anche quella sera era stata li vicino, a pochi metri da me.
Un’altra coincidenza nel nostro rapporto!
- “Kris
ti sembrerà assurdo ma..”
- “No
ti prego lasciami finire. Lasciami parlare o finirà che non
avrò
più la forza…” la sua voce non era
più di un mormorio e quasi
mi spaventai quando sentii la sua mano tremare come una foglia nella
mia.
- “O..okay..”
- “Avevo
bevuto un po’ troppo e feci una stupida scommessa con Jess di
baciare una ragazzo…non l’avevo neppure ben visto
in faccia”
rise di una risata amara e spenta “E poi andò via
la corrente e…e
abbiamo iniziato a camminare e ci siamo fermati proprio qui. Qui in
questo punto e…e le cose ci sono sfuggite un po’
di mano…”
- Si
bloccò, probabilmente per calmarsi prima di continuare, ma
in quel
momento quello a doversi calmare dovevo essere io.
- Se
non fossi stato certo che Kris non sapesse nulla di quella notte
avrei pensato che mi stesse prendendo in giro.
- Perché..perché
quello che mi stava raccontando era…era la stessa
storia…la
stessa cosa che era successa a me quella stessa notte.
- L’alcool,
il buio, il bacio della mia piccola sconosciuta e poi…io che
le
toglievo i vestiti e la sua pelle morbida contro la mia.
- “Abbiamo
fatto l’amore. La mia prima volta….e nemmeno
sapevo che faccia
avesse. Ricordo che sentii qualcosa e..e che sperai che ci sarebbe
potuto essere un sentimento tra noi...”
- Provai
a respirare ma non ci riuscii. Non bene, comunque.
- Perché
non poteva essere. Non poteva essere vero.
- Eppure
quella notte e i suoi dettagli erano impressi a fuoco nella mia
mente.
- “Ti
prego, ricordami ancora una volta perché siamo dovuti volare
dall’altra parte dell’oceano per una
festa” domandai
abbandonando il capo sul sedile “A Londra non ce
n’erano
abbastanza per te?”
- Tom
alzò gli occhi al cielo. “No, non ce
n’erano abbastanza. E poi
dai. Mostra un po’ più di entusiasmo accidenti. Ti
ho regalato la
vacanza no? E fino adesso ci siamo divertiti!”
- In
effetti aveva ragione. Per esserci divertiti ci eravamo divertiti.
- Era
da una settimana che eravamo arrivati in California e non avevamo
fatto altro che stare spaparanzati sulla spiaggia a prendere i raggi
del sole tiepido anche a Dicembre di giorno, e a partecipare a
diversi party di notte.
- E
le feste erano divertenti ma ora, dopo una settimana di baldorie, ero
esausto. Avevo ingurgitato così tanta birra e accumulato
così tante
ore di sonno arretrato da bastarmi per la mia intera esistenza .
- E
ora avrei francamente passato una sola, singola notte a dormire.
- “E
poi stanotte è l’ultimo dell’anno.
Divertirsi è assolutamente
d’obbligo! Perciò…festa”
continuò a parlare mentre gli altri
miei due amici, Johnny e Sam, seduti sui sedili anteriori guidavano e
si divertivano a distruggere l’autoradio della macchina che
avevamo
preso in affitto la settimana precedente.
- “Festa
e ragazze” strillò Sam quando ci avvicinammo ad
una spiaggia da
cui proveniva musica a palla “E si sa che le ragazze
americane sono
molto meglio di quelle inglesi tutte così rigide e
perfettine!”
- “Chissà,
magari stasera troverai la donna della tua vita!” disse Tom
dandomi
una gomitata mentre parcheggiavamo l’auto al lato della
strada.
- Scendemmo
e ci dirigemmo verso il luogo della festa. E dovetti ammettere che il
tutto prometteva bene: fili di luci bianche erano tirate sopra le
nostre teste, alcuni fuochi erano sparsi qua e la e da quanto potevo
vedere c’erano tonnellate di alcolici da bere. Senza contare
che
camminare su una spiaggia calda a Dicembre era sempre
un’esperienza
piacevole.
- Io
e i ragazzi ci separammo e, ad un certo punto, mi ritrovai a ballare
con una biondina di cui ignoravo il nome reggendo tra le mani quella
che doveva essere almeno la quarta birra. Sentivo la testa leggera ma
tutto sommato ero ancora abbastanza lucido da capire cosa stessi
facendo.
- Al
contrario di Sam che all’improvviso arrivò alle
mie spalle,
ridendo come uno scemo e porgendomi un bicchiere di carta colmo di
quello che mi pareva essere Coca e Rum.
- O
meglio…molto Rum e molta poca Coca.
- “Bevilo”
mi ordinò “E’ troppo buono.”
- “Ehi
non voglio ridurmi come te.”
- “No
davvero..è la cosa più buona che abbia mai
assaggiato. Tu la devi
provare!” detto questo si avvinghiò a una rossa
che passava li
vicino e, in pratica, le ficcò la lingua in bocca. Ma non mi
parve
che a lei desse fastidio anche perché si appartarono poco
distante a
fare chissà cosa.
- Anzi,
sapevo benissimo cosa. Speravo solo che l’alcool non gli
impedisse
di stare attento a non fare sciocchezze.
- Annusai
sospettoso il liquido e tentai un assaggio e, malgrado sapessi che
era roba forte, ne bevvi una sorsata.
- Cazzo
solitamente Sam diceva una marea di stupidaggini ma quella cosa era
davvero buona! Era Coca e rum ma dentro sembrava esserci anche
qualcosa alla…era vaniglia quella. Prima che me ne rendessi
conto
ne avevo bevuta più di metà…
- Dopo
qualche altra canzone la musica iniziò ad essere un
po’ troppo
forte per i miei gusti così mi allontanai di qualche metro
alla
ricerca di un posto tranquillo dove stendermi. E fu in quel momento
che sentii qualcuno battermi sulla spalla.
- Non
ebbi il tempo di girarmi a vedere chi fosse che la sconosciuta mi
gettò le braccia addosso e infilò la testa
nell’incavo del mio
collo.
- Inizialmente
fui tentato di seguire il primo impulso e allontanarla da me, anche
perché non mi sentivo affatto fermo sulle gambe, ma poi
affondai il
volto fra i suoi capelli e inspirai il suo profumo.
- Sapeva
di…oddio la mia mente non riusciva ad elaborare esattamente
di cosa
profumasse ma era buono…un qualche strano fiore…
- Ridacchiò
al mio orecchio e mi parve che fosse brilla almeno quanto me.
“La
mia amica ha detto..ha detto che non avrei mai avuto il coraggio di
venire a parlarti. Ahahah invece ci sono
venuta…perciò tienimi
stretta qualche secondo e reggimi il gioco..”
- Divertito
da quello scherzo tra ragazzine abbassai il volto e sussurrai.
“Vuoi
darle davvero qualcosa di cui parlare?Vuoi che ti dia un
bacio?”
- Teneva
il viso così premuto contro di me che non potevo vederlo ma
da
quello che sentivo aveva un bel corpo e i suoi capelli scuri erano
così profumati..mmm avrei potuto benissimo dare un bacio
alla mia
piccola sconosciuta.
- Lei
scostò leggermente il viso e in quel preciso istante le luci
si
spensero e la musica saltò, con gran pace per le mie
orecchie e la
mia testa martellante. Doveva esserci stato un sovraccarico di
tensione.
- Ci
fu un po’ di brusio e qualche voce concitata e quando mi resi
conto
che la mia mano si era intrecciata con quella della ragazza cercai di
dare un occhiata al suo viso. Ma era davvero troppo buio, specie per
i miei occhi stanchi e abituati alla luce forte di prima.
- “Io
faccio due passi” mormorai “Se vuoi quel bacio e
una scommessa
vinta come si deve allora vieni con me…”
- La
sentii allontanarsi di qualche passo senza dire nulla.
- Presi
un bel respiro di aria fresca e provai a reggermi in piedi da solo.
Ci riuscii perciò mi incamminai verso il bagnasciuga, anche
se un
po’ barcollante.
- Probabilmente
la ragazza aveva cambiato idea..dopotutto nemmeno mi
conosceva…
- “Aspetta!”
- O
forse no…
- La
sua voce mi colpì e in pochi secondi arrivò
vicino a me reggendosi
al mio braccio per sostenersi.
- “Aahahah
scusa ho..avvertito Jess..ahahah. Dove ..dove andiamo? Ti prego
lontano dalla musica mi sta facendo scoppiare la
testa…ahahah”
- “Anche
a me..anche a me..” risposi trattenendo a stento una risata,
contagiato in qualche modo da quelle della ragazza.
- Ridacchiava
ogni cinque secondi, cosa che mi faceva capire che aveva bevuto
almeno quanto me, se non di più.
- Ad
un certo punto dovemmo esserci avvicinati un po’ troppo
all’acqua
perché un ondata più forte delle altre ci
colpì gelida, bagnandoci
fin quasi alle cosce.
- “Cazzo..cazzo”
strillammo insieme e iniziammo a spostarci dal lato opposto al mare
ma, molto probabilmente,lei inciampò su un tronco
abbandonato perché
prima di rendermene conto mi ritrovai steso sulla sabbia con lei
sopra di me.
- “Ops..scusa”
questa volta la sua voce non era più di un flebile sussurro.
Cercò
di spostarsi ma non era molto lucida e tutto ciò che le
riuscì fu
di strusciarsi contro di me in modo decisamente troppo..invitante. E
il profumo dei suoi capelli sul mio viso era…
- Ribaltai
velocemente le nostre posizioni e mi ritrovai a premere lei contro la
sabbia.
- Alzai
la testa deciso guardarla negli occhi ma prese a girare in modo
così
orribile che la riaffondai sul suo collo dove mi sentivo decisamente
meglio.
- “Allora..mi
sembra di averti promesso un bacio. Lo vuoi ancora?” gliene
posai
uno appena percettibile dietro l’orecchio e lei
tremò.
- Non
rispose e visto che ovviamente non avrei mai forzato una ragazza a
fare qualcosa, feci per alzarmi. Ma le sue braccia circondarono il
mio collo e mi trascinò di nuovo verso di lei.
- “No..”
balbettò “Lo..lo voglio…”
- Eccitato
dalle sue parole posai le labbra sulla sua fronte lasciandole una
serie di piccoli baci finché non mi decisi a scendere sul
suo naso e
poi…poi le mie labbra furono sulle sue, morbide e invitanti
come
mai.
- Si
schiusero piano e non indugiai nemmeno un attimo prima di affondare
dentro di lei e rendermi conto che il sapore della sua bocca era
anche migliore del profumo. Invitante e dolce e…simile alla
bibita
che avevo bevuto poco prima.
- Prima
che potessi fermarmi le mie labbra scesero a tracciare una scia di
piccoli baci lungo il suo collo, la sua gola mentre le mie dita
sbottonavano a fatica quella che doveva essere una camicetta. So solo
che presto mi ritrovai con la lingua affondata nel suo ombelico, la
morbida pelle del suo ventre premuta contro il mio viso.
- Risalii
e quando le scostai l’indumento mi resi conto che non portava
il
reggiseno. Neanche da dire che questo non fece nulla per diminuire la
mia voglia di averla li in quel preciso istante.
- Le
succhiai piano il collo, mentre la mia mano copriva un seno. Era
piccolo ma morbido e duro sotto il mio tocco. Riuscivo a sentire il
suo respiro spezzato…
- “Ehi..piccola..vuoi
tornare..torniamo di la?” domandai. Anche se confuso riuscivo
a
sentire il rumore della musica in lontananza e volevo darle la
possibilità di andare via. Mi sarei sempre fermato ma, se
non voleva
andare oltre, meglio farmelo sapere subito.
- La
sentii tentennare e trattenere il respiro ma, quando la mia mano si
mosse sul suo fianco, rabbrividì.
- “No..no..restiamo..”
- Fu
quello che mi servì per continuare. Ripresi a massaggiarla,
sentendola venirmi incontro e rimasi sorpreso quando le sue mani
fecero fare alla mia camicia la stessa fine della sua: un mucchio di
stoffa sulla sabbia…
- Le
sue dita erano piccole e incerte ma tiepide e così
piacevoli. Ne
baciai una per una prima di portare le mie al bottone dei suoi jeans.
Ne afferrai i lembi e quando alzò il bacino fu una conferma
a
continuare. Non smisi mai di baciarla mentre glieli sfilavo insieme
alla biancheria.
- Iniziai
ad accarezzarla lentamente in tutto il corpo. Era così
morbido e
piacevole contro il mio che mi chiesi come dovesse essere vederlo
davvero. Ma ci eravamo allontanati troppo dalla festa per avere una
qualsiasi luce e tutto ciò che potevo apprezzare erano i
suoi
capelli disordinati che le coprivano il viso, sollevati soltanto dal
suo respiro quando ansimava un po più forte.
- Mi
stava facendo letteralmente impazzire e non ce la facevo davvero
più
a continuare così..
- La
sentii tremare quando la toccai un po’ più a fondo
con le dita e
fui felice di sentirla pronta.
- “Piccola
non resisto ancora…sei sicura?” le chiesi tanto
per essere
sicuro.
- Annuì
solamente e riuscii a sfilarmi i pantaloni, nonostante la nausea che
mi colpì quando mi misi in ginocchio per farlo. Me ne
liberai il più
velocemente possibile mentre la testa che girava vorticosamente mi
fece ricadere sul suo corpo morbido.
- Chiusi
gli occhi….oddio era l’inferno ed il paradiso
insieme.
- Forse
non la potevo vedere ma la potevo sentire in un modo…era
tutto così
amplificato.
- Presi
a baciarle il petto e quando le labbra sfiorarono il punto sopra il
suo cuore sussurrai: “Il tuo cuore batte
fortissimo…”
- Inspiegabilmente
lei rise a quelle mie parole. “Ahahahaha oddio non sei..di
qui..sei
inglese? Solo voi avete un modo così…ahah di dire
‘cuore’
senza quasi pronunciare la r.”
- Sorrisi
a quell’assurdo commento e ripresi a baciarla, facendomi
spazio fra
le sue gambe.
- Dio
la volevo così tanto..ma non volevo neppure affrettare le
cose.
- Cercai
di fare piano entrando centimetro dopo centimetro ma facevo
incredibilmente fatica e lei era così stretta, quasi come se
fosse…
- Anche
se ubriaco fradicio quel pensiero mi attraversò la mente.
- “Ehi
hai mai..hai mai..tu lo hai mai fatto prima?” sussurrai
stringendola più forte.
- Scosse
il capo. “No…”
- Sospirai.
Cazzo, cazzo, cazzo…
- “Se
non vuoi…”
- Non
mi lasciò il tempo di finire. “Voglio..”
- Incoraggiato
dalle sue parole mi spinsi un po’ di più, lento e
il più piano
possibile, ma sapevo di starle facendo male.
- Almeno
all’inizio. Ma quando iniziò a venire incontro ai
miei movimenti
capii che il peggio era passato e iniziammo a muoverci insieme,
dolcemente e via via sempre più forte.
- Era
bellissimo e intenso e non sapevo se fosse per via di lei o solo
perché non avendo la vista tutti gli altri sensi erano molto
più
amplificati.
- La
sentii fremere e sprofondai ancora di più dentro il suo
corpo
tiepido affondando il viso contro di lei, lasciandomi andare
totalmente a quel mix terribilmente eccitante che era quella ragazza
- Uscii
lentamente lasciandole una serie di baci sulla spalla nuda, senza
smettere di tenerla contro il mio petto. Sentivo il suo viso bollente
ma se era in imbarazzo non lo disse o almeno io non lo capii. Mi
lasciai andare con la schiena contro la sabbia mentre uno strano
ronzio mi invadeva le orecchie.
- Dio
ti prego fa che non vomiti.
- Dopo
qualche minuto iniziò a tremare e a tentoni trovai la mia
giacca di
jeans abbandonata li a terra.
- La
coprii mentre lei infilava la testa sotto il mio braccio per
scaldarsi.
- “Di
‘cuore’” mormorò in un soffio.
- “Cosa?”
Ormai i miei occhi si stavano chiudendo e volevo solo sprofondare
nell’incoscienza.
- “Di
‘cuore’” mormorò
“Così…così capirò
sempre che sei tu.”
- “Cuore”
ebbi la forza di sussurrare.
- Lei
rise e quello fu l’ultimo suono che sentii prima che il buio
del
cielo si confondesse con quello del mio sonno.
- Mi
sembrava di stare dormendo da pochi minuti quando la mia testa
sbattè
violentemente contro qualcosa di duro.
- “Ouch..!”
esclamai.
- “Ehi
bell’addormentato, cerca di riprenderti e vestirti o non ti
fanno
salire sull’aereo.”
- Mmmm..ma
quella era la voce di.. Tom??
- Aprii
gli occhi e per un secondo li richiusi, accecato dalla luce del sole
che, prepotente entrava dal finestrino della macchina.
- Confuso
più che mai li aprii e mi guardai attorno.
- Johnny
e Tom erano sui sedili anteriori mentre Sam era addormentato al mio
fianco, un rivolo di bava che gli colava dalla bocca.
- Ewww
Dio che schifo! Senza considerare che il mio stomaco già
aveva
voglia di fare le capriole per conto suo. Ma cosa diavolo avevo
bevuto per stare così male…
- Sentii
una ventata di aria gelida e mi resi conto di essere in boxer. I miei
vestiti un cumulo umido sul tappetino.
- Ma
che cazzo ci facevo mezzo nudo? La mia mente era in pratica un enorme
buco nero ma potevo giurare di non essermi messo a fare uno streap
tease davanti a tutti o…
- E
poi, all’improvviso, un flash.
- La
spiaggia, il cocktail di Sam, la ragazza che mi aveva gettato le
braccia al collo.
- La
mia piccola sconosciuta.
- Mi
massaggiai le tempie cercando di ricordare meglio.
- Ci
eravamo appartati e poi…aveva un profumo così
buono e la sua pelle
era così morbida. Ed era così caldo e bello stare
dentro di lei
eppure…cazzo nemmeno ricordavo che faccia avesse. Era troppo
buio e
io troppo ubriaco.
- “Come
diavolo ci sono finito in macchina? Mi sono..ehm..addormentato sulla
spiaggia stanotte”
- Johnny
scoppiò a ridere. “Ah sì addormentato!!
In dolce compagnia direi!
Ti abbiamo ripescato stamattina a faccia in giù sulla sabbia
vicino
ad una ragazza…”
- Sbiancai.
“Cosa?? Lei era ancora lì?E..e..perché
non mi avete svegliato?”
- “Credimi
ci abbiamo provato” disse Tom “Ma eri completamente
andato. Se ci
fossi riuscito mi sarei risparmiato l’ingrato compito di
infilarti
i boxer. Comunque lei dormiva ancora e non l’abbiamo
svegliata.”
- Gli
diedi una botta in testa accecato dalla rabbia mentre mi infilavo la
maglietta. “Tom ma sei scemo? L’avete lasciata
lì nuda?”
- “Ehi
ma sei scemo tu, piuttosto? Che avrei dovuto fare secondo te?
Mettermi a scuotere una sconosciuta? E poi era coperta con la tua
giacca fin sopra i capelli e le ho messo i vestiti vicino. E ora
vestiti tu, dobbiamo riconsegnare l’auto e correre al
terminal o
perdiamo l’aereo!”
- Mi
infilai i jeans ancora umidi, passandomi le dita fra i capelli.
- Cazzo,
non era così che sarebbe dovuta andare.
- Certo
la sera prima eravamo entrambi troppo ubriachi per capire bene quello
che facevamo o anche solo per vedere che faccia avessimo ma avevo
pensato che la mattina avremmo potuto scambiare due parole.
- In
fondo avevamo condiviso parecchio e se c’era una cosa che
ricordavo
era lei che mi diceva di essere vergine. Volevo almeno sapere il suo
nome.
- “Cazzo”
sbottai.
- Tom
guardò nello specchietto la mia aria disperata.
- “Ehi
dai. E’ stata un’avventura. Probabilmente
è meglio così. Avete
evitato il terribile imbarazzo della mattina dopo. E poi stiamo
ripartendo. Conoscerla e dirle il tuo nome non avrebbe cambiato
niente.” Disse abbozzando un sorriso.
- Sospirai.
Probabilmente aveva ragione. Non era come se avessimo mai potuto
avere un qualche tipo di futuro insieme.
- Sì,
forse era meglio così. Probabilmente sarebbe stato orribile
per lei
parlarmi da sobria. Così invece avrebbe sempre conservato la
mia
giacca e, in qualche modo, un piccolo ricordo di me.
- Aveva
certamente ragione Tom: conoscerla non avrebbe cambiato niente.
- Eppure
quella frase la dovetti ripetere molte volte prima di iniziare a
crederci almeno un poco.
- No…
- Cazzo,
no..
- Il
destino aveva uno strano senso dell’umorismo ma questo no.
- Questo
era impossibile, impossibile!
- “E
poi…poi quando mi sveglio la mattina non
c’è più. Sono sola
e..e …” sbuffò e con la mano libera
diede un pugno alla sabbia.
- “All’inizio
sono stata così triste e delusa e poi…poi alla
fine ero solo tanto
arrabbiata” sussurrò “Avrei solo voluto
sapere chi fosse per
chiamarlo e potergli dire ‘Ehi aspettiamo un
bambino!’”
- A
quelle sue ennesime parole raggelai.
- Un
nodo mi chiuse la gola e avrei voluto morire all’istante.
- “Cosa?”
gemetti.
- Mi
voltai e incontrai i suoi occhi pieni di lacrime.
- “Quella
notte…quella notte sono rimasta incinta.”
- O________________O
- Wow...
non ve lo aspettavate eh?? O_____O
- Ahahahaha
ok forse ve lo aspettavate..
- Ma...
ma... c'è sempre un MA.. muhahahahaha
- mi
cucio la bocca :D
- Buon
Fine Anno a tutte!
- Ci
vediamo l'anno prossimo ;)
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
- Buon
pomeriggio girls :D
- Dico
girls perché dubito seriamente che ci siano dei ragazzi qui
XD ma se ci sono fate un fischio ahahaha
- Allora?
Come avete passato l'inizio anno? :D
- Sicuramente
bene.. con tutte queste cosine dai Robsten come si fa a non essere
felici?? Avete visto che bellini *-* awwww il 2011 è
iniziato da solo 4 giorni e già è EPIC! Hahahaha
XD
- Vabbè..
detto questo volevamo tanto ringraziarvi per le recensioni! Siete
fantastiche ed è assurdo il supporto e la fiducia che ci
date per ogni cosa (anche sadica e malata) che ci passa per la testa XD
ahahaha.
- Ci
scusiamo per non rispondere ad ognuno singolarmente ma vi assicuriamo
che ogni piccola parola, ogni minimo complimento ci rende felicissime e
come vedrete le vostre domande troveranno presto risposta :) E' il
bello di scrivere e leggere una mini-ff hihi.
- Dovevo
dire qualcos'altro ma mi sono dimenticata -__-”
- Bah..
evidentemente non era importante.. come tutto questo sproloquio in
fondo hahaha.
- Ah
si! Da questo capitolo in poi ci saranno POV di entrambi. Inizialmente
avevamo pensato di fare in modo che io mi occupassi dei Pov Kris e Cloe
dei Pov Rob ma arrivati a questo punto era impossibile non narrare da
entrambi i lati hihi.
- Leggete
il chappy che è meglio di stare a leggere me che dico
ca***te XD ahaha
- Ci
leggiamo in fondo ;)
- Un
bacio a tutte!
- Fio e
Cloe
Never
say never
Capitolo
3
POV
Rob
- Quelle
cinque parole erano uscite dalle sue labbra nello stesso momento in
cui dense lacrime avevano solcato il suo viso incontrando i miei
occhi e io ero semplicemente immobile.
- Fermo
col corpo, fermo con l'anima e col cuore, cercavo di elaborare tutte
le possibilità esistenti ma non ce n'erano perché
era una frase
tanto chiara che non poteva essere fraintesa.
- Quella
notte sono rimasta incinta...
- Quella
notte, la stessa notte in cui avevo conosciuto e abbandonato la mia
piccola sconosciuta, la stessa notte in cui mi ero lasciato andare a
lei senza nemmeno sapere il suo volto o il suo nome..
- E
a distanza di quasi due anni.. un'altra notte in quello stesso luogo
mi rivelava una delle verità che non avrei mai creduto
possibile in
vita mia.
- Eppure
tutto combaciava..
- La
scommessa con la sua amica, il blackout, la spiaggia..
- E
noi ubriachi e lei che mi confessava che era la sua prima volta
proprio come Kristen mi aveva appena detto.
- La
sua prima volta e non lo aveva nemmeno visto in faccia..
- E
come mille tessere di un puzzle attratte da una strana forza
magnetica ogni cosa tornò al suo posto e ricordai come se
fosse ieri
la prima volta che lo avevamo fatto.
- “Vorrei
fingere che questa sia la mia prima volta..” mi aveva detto e
io
non avevo fatto domande perché temevo di metterla a disagio,
eppure
sapere mi premeva molto.
- Se
solo glielo avessi chiesto, se avessi insistito sul perché
di alcuni
suoi atteggiamenti forse avrei potuto scoprire la verità
molto
prima.. ma a che scopo in fondo?
- Le
cose non sarebbero cambiate.. e ancora stentavo a credere che la
ragazza che ero riuscito a conquistare, quella che mi aveva stregato
il cuore in quell'ascensore, e poi al provino e poi con quel bacio
era la stessa che non avrei voluto lasciare quella mattina in
spiaggia.
- La
stessa a cui avevo lasciato la mia giacca. L'unica cosa che aveva di
me..
- Ma
come poteva essere? Doveva essere per forza un assurdo caso del
destino, non poteva essere vero e il mondo non poteva essere tanto
piccolo.
- O
forse era piccolo solo per noi..
- “Rob..”
sentii la sua voce lontana chiamarmi e solo allora, guardandomi le
mani, mi resi conto di stare tremando.
- No..
non era possibile..
- “Di..
di cuore..” un sussurro involontario uscì dalla
mia bocca ora che
quelle parole avevano tutt'altro senso, anzi ora che finalmente ce
l'avevano un senso.
- “Cosa..?”
la sentii sospirare tra le lacrime ancora calde.
- “Così..
così avresti capito che ero io..”
- Non
riuscii a guardarla in faccia ma sentivo il suo sguardo confuso sul
mio volto.
- “Che
stai dicendo.. non capisco..”
- E
nonostante la paura che quella rivelazione potesse rovinare tutto,
era troppo per tenermelo dentro. Prima o poi avrei dovuto dirglielo e
solo lei poteva spazzare via i miei ultimi dubbi.
- Mi
voltai a fissarla e vidi il suo viso ancora bagnato dalle lacrime che
aveva versato per quella confessione che io avevo interrotto.
- “Rob..”
- “Ero
io Kris... il ragazzo sulla spiaggia.. il.. il ragazzo della festa..
ero io..”.
- I
suoi occhi prima impazziti si fermarono di botto sconvolti da quelle
parole poi piano prese a scuotere il capo.
- “No..”
sussurrò chinando lo sguardo. “No, non
è possibile..”
- “Kristen..
lo ricordo.. è tutto come hai detto tu..”
- “No,
non è vero. Non eri tu!”
- “La
scommessa con la tua amica.. e tu mi hai gettato le braccia al
collo.. e io ti ho promesso un bacio e ti ho invitata a seguirmi
fuori..”
- Continuava
a scuotere il capo mentre ogni mia parola la colpiva sempre di
più.
- “No..”
- “E
le onde.. l'acqua gelida.. la tua risata mentre dicevo la parola
cuore.. e il tuo corpo che tremava per il freddo
mentre ti
coprivo con la mia giacca..”
- Ricordavo
ogni cosa.. nonostante fossi ubriaco quella sera avevo portato con me
ogni particolare di quei momenti, compreso il senso di vomito e il
mal di testa..
- “'Di
cuore.. così capirò sempre che sei tu..'”
- Citai
le sue parole e allora fermò il viso, il respiro le sembrava
bloccarsi in gola come se non riuscisse a trovare via d'uscita..
- Finalmente
alzò lo sguardo e di nuovo i suoi occhi furono nei miei ma
erano
così.. diversi.
- Non
riuscivo a capire cosa li animasse. Delusione, rabbia, sorpresa,
tristezza, malinconia..
- “Ti
prego.. dimmi che non eri tu..” sussurrò e col
cuore che perse un
battito annuii leggermente col capo e la vidi stringere gli occhi
lasciando di nuovo scorrere le lacrime.
- “Non
è possibile..” scoppiò a piangere
mentre si alzava di scatto.
- “Kristen
ti prego..”
- “Mi
hai abbandonata lì.. Nuda.. su una spiaggia.
Sola..”
- “Io
non volevo Kris..” piansi col cuore in mano.
- “Non
ti credo Rob, non voglio sapere più niente.. Lo sapevi..
l'hai
sempre saputo e.. hai solo giocato con me.. per tutto il tempo.
Volevi che mi innamorassi di te e ci sei riuscito.. e io.. lo
sapevo.. Lo sapevo che non dovevo darti retta. Lo sapevo che avrei
solo sofferto di più! Dio.. perché?!
Perché ho lasciato che mi
facessi questo? Dovevo dire di no.. perché Rob?
Perché sei entrato
nella mia vita in questo modo? Ti sei divertito?”
- Non
riuscivo assolutamente a seguire il filo del suo discorso. Erano
parole senza senso per me e non potevo credere che davvero pensasse
che l'avevo solo usata o che mi ero preso gioco di lei.
- “Kristen
come puoi pensare una cosa del genere? Non sapevo niente prima di
stasera.. io non lo sapevo..”
- “Vattene
Rob.. esci dalla mia vita!” urlò esasperando i
gesti che guidavano
le mani tra i suoi capelli.
- “Non
vado da nessuna parte”
- “Aaaagh!”
ringhiò piangendo forte e calciando la sabbia.
- “Non
seguirmi!” urlò infine un secondo prima di correre
indietro verso
il lungomare, lasciandomi lì, ad osservarla mentre spariva
nel buio
di quella notte.
- E
rimasi del tutto vuoto mentre senza forze mi abbandonavo di nuovo
alla sabbia, pieno di domande e di paure.
- Non
poteva davvero credere che avessi finto per tutto questo tempo, non
poteva credere che avessi sempre saputo tutto e volessi solo
prendermi gioco di lei.
- Il
solo pensiero che lo credesse mi faceva male e le sue parole urlavano
ancora nella mia testa rinfacciandomi come l'avessi abbandonata
lì
senza motivo.
- Dio..
se solo mi avesse ascoltato..
- Avrei
trovato un modo per parlarle ma non sapevo se era il caso di
lasciarla sola o chiarire le cose prima che diventassero troppo
irrecuperabili.
- Proprio
mentre i dubbi mi stavano assalendo ricordai di ciò che mi
aveva
fatto gelare il sangue e non riuscivo a capire come potessi anche
solo aver messo da parte un simile particolare.
- Incinta.
Lei era rimasta incinta. Era ciò che le mie orecchie avevano
sentito
ma che il cervello non aveva ben elaborato. Troppe cose erano salite
a galla tutte insieme e la realtà che avevo vissuto
nell'ultimo anno
con lei era troppo chiara per non mettere in discussione una tale
affermazione.
- Non
mi aveva mai detto niente né avevo mai visto bambini attorno
a lei e
per quanto fosse sconvolta sapevo che non poteva aver esasperato la
cosa o essersi inventata il falso.
- Era
vero. Lei era rimasta incinta, incinta di me.. eppure niente quadrava
e l'ipotesi più ovvia si fece subito strada, l'ipotesi che
mai avrei
voluto accettare ma che potevo comprendere.
- Immaginavo
lei tutta sola in quella clinica, a dire addio al bambino.. al nostro
bambino.. al figlio di un bastardo che l'aveva scopata
su una
spiaggia la notte dell'ultimo dell'anno e l'aveva lasciata
lì senza
dare nessuna spiegazione e senza preoccuparsi delle conseguenze.
- Gli
occhi iniziarono a pungermi al pensiero, per quanto irreale e
astratto fosse ancora nella mia mente.
- Era
esistito ed era sparito nello stesso istante in cui ne ero venuto a
conoscenza e d'improvviso tutto sembrò semplicemente troppo
da
assorbire in una volta sola.
- Come
potevo pretendere di riuscire a sopportare senza scoppiare?
- Avrei
voluto prendere a calci ogni cosa ma stranamente la rabbia passava in
secondo piano davanti la paura che Kristen avesse frainteso tutto e
d'un tratto lei fu la sola cosa importante di cui dovevo
preoccuparmi.
- Dovevo
andare da lei e assicurarmi che non si fosse pentita di nulla, non
del tempo che avevamo passato insieme, non del primo Ti amo
che mi aveva detto dopo averlo tanto desiderato e dopo aver capito
che poteva fidarsi di me.
- Presi
un pugno di sabbia e la vidi scivolare via dalle tante fessure create
dalla mia mano chiusa. Presto cadde tutta e non potei fare niente per
fermarlo.
- In
quel millesimo di secondo mi resi conto di quanto la vita fosse
fuggevole e capii che non doveva essere così per noi, potevo
fare
qualcosa. Potevo afferrare il tempo e lo spazio tra di noi, potevo
bloccarlo e ripeterle quanto l'amassi nonostante tutto.
- Mi
alzai sicuro di me e tornai indietro percorrendo i suoi stessi passi,
le sue stesse orme illuminate dalla luna ma che purtroppo si
interrompevano ovviamente davanti il muretto che avevamo scavalcato.
- La
macchina era ancora lì e non sapevo se esserne sollevato o
no. Se
era lì voleva dire che in qualche modo lei era nei dintorni
ma
l'ansia che potesse esserle successo qualcosa si fece subito viva in
me portandomi a guardare ovunque.
- Non
era in macchina ovviamente ed esplorai il posto attorno a me con cura
cercando tra le panchine nascoste dalle enormi e lunghe palme e
dietro i muri ma niente.
- Stavo
davvero per preoccuparmi quando scorsi una figura seduta di spalle
sul molo e mi ci volle nemmeno un secondo per riconoscere la sua
sagoma così minuta ed essenziale.
- Camminai
lentamente verso di lei attento a non far rumore ma il legno del
pontile mi tradiva e sapevo che si era accorta di me nonostante non
si voltasse a guardarmi.
- Solo
quando arrivai a pochi passi da lei notai che aveva qualcosa tra le
mani, qualche che somigliava a una maglia o una felpa o.. una giacca.
La mia giacca, la famosa giacca di jeans che avevo usato per
coprirla.
- Tutti
i minimi e pochi dubbi che avevo mi abbandonarono definitivamente e
di nuovo il ricordo di quella notte tornò a pulsare tra le
membra
più forte che mai.
- Con
cautela mi sedetti accanto a lei lasciando penzolare le mie gambe dal
pontile.
- Non
mi degnò di uno sguardo e avrei voluto essere io a parlare
ma il suo
silenzio era troppo strano dopo la sfuriata di prima e persi tempo a
chiedermi cosa potesse voler dire.
- “E'
tua questa?”. Un debole sussurro mentre continuava a tenere
il capo
chino sulla giacca.
- “Si..”
risposi sincero e quello che ne seguì fu un sussurro
accompagnato da
un gemito e una lacrima che vidi scenderle dalla guancia destra per
poi cadere sul tessuto.
- “Era..
troppo facile. Era troppo facile prendermela con lui, con quel
ragazzo che mi aveva lasciata lì.. Era così
semplice dargli la
colpa di tutto.. ma.. ma ora quel ragazzo sei tu e..”
- “Kristen..
ti prego ascoltami..”
- Grazie
al cielo non scosse la testa e la vidi semplicemente mordersi le
labbra; avevo la sua attenzione ma non pretesi il suo sguardo.
- “Non
sapevo nulla.. non lo avrei mai immaginato e mai avrei voluto che
andasse così” iniziai. “Mi sono
svegliato quella mattina che i
miei amici mi avevano già caricato in macchina. Mi avevano
raccolto
sulla spiaggia che ancora dormivo, mi hanno messo su un auto e prima
che potessi accorgermene eravamo al terminal dell'aeroporto. Non
facevo che pensare a te e al modo in cui ti avevo lasciata su quella
spiaggia. Il pensiero che tu fossi lì nuda e sola mi
uccideva. Avrei
voluto tornare indietro ma avevano ragione loro.. Era stata solo una
notte, sarei dovuto partire comunque la mattina dopo e non avrei
potuto darti niente. Ti ho cercata quando sono tornato a Londra, ho
cercato in tutti i modi di arrivare a te ma non era possibile non
sapendo il tuo nome. Ricordavo quello della tua amica e su facebook
ho cercato tutte le Jess possibili residenti a Los Angeles ma erano
più di 500 risultati e non sapevo nemmeno il suo volto o il
suo
cognome. Ho cercato l'indirizzo della casa della festa sperando di
risalire ai proprietari e alla loro lista di invitati ma era una
festa organizzata e senza lista.. e noi c'eravamo imbucati. Non
conoscevo nessuno, non sapevo niente. Non un nome, non un indizio,
non un volto che potesse aiutarmi.
- A
lungo andare ho desistito convincendomi che in fondo sarebbe stato
inutile, che tu probabilmente eri felice con qualcuno, ma anche se
non fosse stato così e se avessimo trovato di avere in
comune più
di una semplice notte, cosa avrei potuto offrirti? Fino a qualche
mese fa ero un ubriacone che se ne stava sul tetto di un appartamento
a Londra a bere una birra dopo l'altra e cantare alla luna.. come
avrei anche potuto pensare di poter significare qualcosa per
qualcuno? Decisi che avrei semplicemente lasciato stare, che non
avrei più cercato nulla e nessuno e non avrei più
forzato le cose..
Questo finché non ho visto il tuo nome scritto su quel
copione..”
feci una breve pausa ricordando quel momento. “In
quell'istante
capii che non potevo semplicemente ignorare i segni. La ragazza
dell'ascensore, quella che mi era sembrata tanto acida quanto dolce e
ingenua, quella che col suo strano modo di ringraziare mi aveva
portato indietro di dieci mesi, quella che avevo visto sullo schermo
del televisore di casa mia un mese e mezzo dopo era lì.. a
due passi
da me. Avrei solo dovuto fare un provino..”
- Mi
fermai qualche secondo per guardarla e fui felice di notare come
fosse leggermente più calma mentre carezzava il tessuto
della mia
giacca.
- Decisi
di continuare. “Non avevo letto quasi per niente il copione,
solo
le parti che ritenevo essenziali. Dopotutto non m'importava molto di
come andasse, volevo solo rivederti. Eppure dopo soli dieci minuti
iniziai a darmi dello stupido e del cretino. Eri così bella
che era
impossibile che non avessi un ragazzo ed io ero solo un povero illuso
visionario che sperava di farti credere nel destino. Quel destino che
mi aveva rifiutato ad un provino, che mi aveva fatto bloccare
l'ascensore, che aveva portato quel film nel mio lettore DVD e quel
copione sulla mia tavola.. Quello stesso destino che ci ha fatto
scontrare per strada e mi ha fatto capire che scappare non serviva a
nulla.. e che ora mi ha rivelato che eri tu.. anche quella
notte..”
- Fu
allora che la vidi scuotere il capo. “Non è
destino Rob.. non
capisci? Sono solo tante.. inutili.. coincidenze.. Il destino
dovrebbe farti avere un lieto fine, non mesi di sofferenza..”
- Un
pugno mi strinse il cuore strizzandolo come se fosse una pezza e
sentii il pressante bisogno di chiederle del..
- Non
riuscivo nemmeno a pensarlo, figuriamoci a dirlo..
- “Parlami
Kristen.. dimmi di quei mesi.. sfogati.. ti prego..”
- “Non
c'è niente da dire Rob.. Non c'è.. più
niente..”
- Quelle
parole volevano dire molto più di ciò che
lasciavano intendere, lo
sapevo e avevo un disperato bisogno che si confidasse con me. In
fondo si trattava anche di mio.. figlio. Il solo pensiero mi gelava
il cervello e non sapevo se fosse perché mai avevo sfiorato
la
possibilità di essere padre e ventidue anni o
perché ero
consapevole che quella possibilità era morta e svanita
insieme a
quella creatura di cui non avevo mai saputo l'esistenza fino a pochi
minuti fa.
- “Amore..
ti prego..”
- “No
mi va di parlarne Rob.. non ora.. non..”
- Un nodo alla gola bloccò le sue parole e
non osai andare oltre. Non
potevo vederla soffrire così e se dovevo aspettare per
sapere, avrei
aspettato. In quel momento tutto ciò che mi interessava era
lei e
sapere che stesse bene.
- “Kristen,
guardami..”
- “Non..
non ci riesco..”
- “Ti
prego..” sussurrai debole e con la mani accompagnai il suo
viso per
lasciare che incontrasse i miei occhi.
- “Io
ti amo.. ti amo da sempre.. a prescindere dal passato e dal futuro
e.. ho davvero bisogno che tu mi creda e che non sia pentita.. ti
prego.. Dimmi che non lo sei.. dimmi che mi ami..”
- Gli
occhi colmi di lacrimi mi fissavano come se fossi l'unica ancora di
salvezza a un oceano di dolore.
- “No..”
sussurrò e mi si gelò il cuore.
- No.
No cosa? No, non mi amava?
- “Non
sono pentita..” rispose ai miei pensieri silenziosi e sentii
il
cuore battermi di nuovo mentre una lacrima silenziosa mi scendeva sul
viso.
- “Grazie
amore mio. Grazie..” bisbigliai sfogando il mio dolore e
abbracciandola stretta a me.
- Si
lasciò cullare respirando il profumo nell'incavo del mio
collo e non
feci altro che stringerla e carezzarle e baciarle i capelli.
- “Mi
canti qualcosa?” chiese dopo un po' scostandosi leggermente e
poggiandosi al mio petto.
- “Cosa?”
- “Qualsiasi
cosa..”
- E
pensai.. pensai a qualcosa che potesse avere un senso in quel momento
e che potesse aiutarla a stare meglio e farle capire quanto l'amassi
ma c'erano così tante canzoni che non riuscivo a fare ordine
nella
testa. Ne conoscevo così tante che nessuna mi veniva in
mente in
quel momento cruciale.
- Questa,
quella? Infine decisi di non scegliere e le prime parole che si erano
fermate in mente iniziarono a uscirmi di bocca.
- “On
the days I can't see your eyes I don't even want to open mine. On the
days I can't see your smile, well I'd rather sit and wait the
while..”
- Un
suono leggero e appena ritmato, simile molto a una ninna nanna. Una
melodia per farle capire come non avrebbe avuto senso per me
svegliarmi sapendo di non poter vedere i suoi occhi o di non poter
vedere il suo sorriso.
- “For
the days I know you'll be near, cause a day without you just isn't
fair. See the days I can hear your voice I'm left without a
choice”
- Era
proprio così.. proprio come cantavo. Non avrebbe avuto senso
alcun
giorno passato senza di lei, non sarebbe stato giusto e solo sentire
la sua voce mi avrebbe lasciato di nuovo senza scelta. Solo sentire
il suo respiro sul mio collo mi ricordava quanto ero incatenato a
lei.
- “But
to get weak in the knees fall head over heels baby and every other
cheesy clichè..”
- Avrei
fatto di tutto per lei, mi sarei messo in ginocchio, la avrei mandato
centinaia di rose a casa, una lettera d'amore o le avrei
semplicemente cantato una canzone.. tutto..
- “Yes
I'm swept off my feet, oh my heart skips a beat.”
- Sono
fuori di me, sono innamorato e il mio cuore perde un battito.
- “But
there's really only one thing to say”
- Una
cosa da dire, una cosa semplice ed essenziale.
- “God
damn you're beautiful to me..”
- Bella.
- “You're
everything”
- Tutto.
- “Yeah
that's beautiful.. to me..”
- Ed
era tutto quello che le bastava sapere. Che per me era bella, era
perfetta così com'era e non l'avrei cambiata nemmeno di una
virgola.
- Era
lei.. la mia piccola sconosciuta. La ragazza che aveva segnato la mia
vita per sempre.
- La
sentii tirare su con il naso e nascondersi nel mio petto cercando di
frenare il pianto.
- “Va
tutto bene amore mio... Ora sono qui.. ora ci sono..”
- E
continuando a cullarla e cantarle quelle parole restammo
lì.. fino
alle prima luci dell'alba.
- Stavolta
svegli e insieme.
- Davvero
insieme.
POV Kris
- “Mmm...”
lo sentii mugugnare sulle mia labbra e sapevo che non voleva
lasciarmi andare.
- “Ti
prego.. dimmi perché devo andare..”
- Sorrisi.
“Perché manchi alla tua famiglia ed è
giusto che passi il Natale
con loro..”
- “E'
giusto che lo passi con te..”
- “Qualche
giorno non ci ucciderà.. e il 26 sarò a Londra..
Non credi di poter
resistere quattro giorni senza di me? In fondo ci sono stati periodi
più lunghi..”
- “Era
diverso.. ora non voglio lasciarti più..”
- Sapevo
che inconsciamente il vero problema era che aveva paura di lasciarmi
sola, paura che questa cosa mi avrebbe nuovamente ferita ma
onestamente stavo bene, relativamente bene, e non sapevo come ancora
fargli capire che gli credevo.
- “Rob
non stai partendo per il Vietnam...” cercai di sdrammatizzare
la
situazione alzandomi sulle punti per baciarlo.
- “Lo
so.. ma.. vorrei tanto che tu venissi con me. Non voglio lasciarti
qui di nuovo..”
- “Non
mi stai lasciando qui.. Sono io che resto. E poi.. stavolta conosco
il tuo nome, il tuo numero di telefono e so anche dove abiti quindi
nel caso non ti facessi più vedere saprei come venire a
prenderti a
calci in culo..”
- “Cosa
che non accadrà mai.. perché
tornerò..”
- “Lo
so..” lo rassicurai subito anche un po' divertita da quella
conversazione. Era assurdo come fosse diventato apprensivo dopo
quella che io chiamavo la 'grande rivelazione'.
- “Lo
so che tornerai.. bè non letteralmente perché
verrò io da te..
ma..” sospirai “Va tutto bene Rob.. tra poco inizia
un nuovo
anno, perciò lasciamo quello che è stato alle
spalle e pensiamo
solo a noi e al futuro, d'accordo?”
- E
con quelle parole sembrò tranquillizzarsi un po'.
- “D'accordo..”
annuì debolmente per poi baciarmi, prima con calma e poi con
urgenza
sempre più crescente. Un ultimo bacio prima di sentire il
taxi
bussare e lasciarlo andare anche se solo per qualche giorno.
- “Ora
vai..”
- “Però
potrei sempre restare qui dopo tutto..”
- “Vai..”
lo ammonii spingendolo fuori ma fece due passi prima di tornare
indietro e baciarmi ancora una volta.
- “Kristen..”
- La
voce di mia madre offuscò il ricordo di quella mattina fino
a farlo
sparire completamente.
- “Mmm?”
- “Mi
passi la farina?”
- “Oh..
certo..”. Mi allungai per passarle quello che mi aveva
chiesto nel
tentativo di rendere più facile quel suo desiderio di fare
la torta
di mele insieme, come se avesse risolto tutti i nostri problemi.
- “A
cosa pensavi?”
- “Oh..
ehm.. niente..” scossi il capo velocemente.
- “Pensavi
a lui, vero?” sorrise. “Sono contenta tesoro. Sai
quanto mi
piaccia quel ragazzo, ti ha fatto bene..”
- Oh
mamma, non la penseresti così se sapessi la
verità.
- Avevo
volontariamente deciso di non dire niente ai miei genitori. Per loro
sapere non era né essenziale né avrebbe cambiato
niente quindi non
ne vedevo il motivo.
- Sapevo
che Rob non era della mia stessa opinione tuttavia rispettava la mia
scelta e sapeva che era una cosa che riguardava più me che
lui.
- Onestamente
ripensare a tutto quello che era successo nelle ultime settimane
ancora mi faceva tremare le gambe per l'assurdità.
- Quale
mondo era così piccolo da creare tante minime coincidenze e
farci
incontrare nei modi più impensati per ben tre volte?
- Destino,
diceva lui che era destino ma io non riuscivo a crederci.
- Se
davvero era destino che stessimo insieme, se era destino che quella
notte avrebbe cambiato le nostre vite, perché non era
destino che
nostra figlia vivesse?
- Perché
portarcela via se era destino che prima o poi le nostre vite si
sarebbero incrociate e avremmo scoperto di appartenerci da sempre?
- Forse
perché se lei avesse vissuto non avrei mai accettato quella
parte..
ma se era destino ci saremmo trovati in altro modo, no?
- No..
non era destino.
- Non
potevo e non volevo crederlo. Era troppo facile pensarla
così eppure
Rob alzava gli occhi al cielo quando facevo quei discorsi e presto
avevamo iniziato a non parlarne più. Probabilmente avremmo
sempre
avuto opinioni differenti e a nulla serviva dibattere sulla
questione.
- Le
cose non cambiavano. Lei era andata e prima che potessi evitarlo la
mente volò alla notte in cui avevo trovato il coraggio di
parlarne a
Rob un paio di settimane prima, su quel tetto, sotto il cielo
stellato di Londra.
- Avevo
sentito il suo corpo tremare e il suo respiro bloccarsi in gola..
incapace di esprimere a parole qualsiasi sentimento gli traviasse il
cuore.
- Mi
aveva stretta tutta la notte, trasmettendomi il rimorso per
ciò che
era passato e il calore per quello che sarebbe venuto.
- Credevo
che quella sera avremmo archiviato la faccenda una volta per tutte ma
lui sembrava non riuscire a farsene una ragione, come l'ultima
conversazione che avevamo avuto a riguardo.
- “Dov'è?”
chiese d'un tratto prendendomi alla sprovvista.
- “Chi?”
risposi non capendo.
- “Lei..
Faith.. dov'è?”
- Un
tuffo al cuore..
- “Io..
spero in un posto migliore di questo..”
- “Non..
non era quello che intendevo dire..”
- Lo
guardai stranita cercando di seguire il suo discorso.
- Aspettò
qualche secondo prima di spiegarmi. “Dov'è
seppellita?”
- Mio
dio.. come poteva chiedermi una cosa del genere? Eppure.. era
qualcosa che non mi aveva mai sfiorato, un pensiero che non avevo mai
preso in considerazione come se fosse morta dentro di me e non fuori.
- “Io..
non ci ho mai pensato.. Non.. non ne ho idea..” mormorai
confusa.
- “Magari
potresti chiedere..”
- “No
Rob..”
- “Perché
no?”
- “Bè
che senso avrebbe?”
- “Potremmo
andare da lei..”
- “No..”
- “Kristen..”
- “Ho
detto di no, Rob!” sbottai d'un tratto nervosa.
- Non
poteva buttarmi lì quella cosa come se niente fosse e
aspettarsi che
fossi d'accordo; faceva ancora male per me parlarne così
apertamente, come se niente fosse. Lui non l'aveva tenuta dentro per
otto mesi, non aveva affrontato l'inferno per portarla alla luce e
non poteva capire il dolore che avevo provato nel sentirmi dire che
era troppo tardi..
- “D'accordo..
scusami..”
- “Non
importa..” bisbigliai più a me che a lui mettendo
termine alla
conversazione.
- Eppure
ora, a distanza di un po' di tempo, mi premeva sapere. E nonostante
sapessi che con quella domanda avrei portato a galla la situazione
spiacevole che stavamo cercando di lasciarci alle spalle, non potei
trattenermi.
- “Mamma..”
- Alzò
il viso dall'impasto e, incontrando i suoi occhi, glielo chiesi.
- “Dov'è
la bambina?”
- Sbatté
le palpebre diverse volte e per un secondo mi parve di notare
un'espressione terrorizzata sul sul viso, come se avessi appena fatto
la domanda che sperava non avessi mai fatto.
- “In..
in che senso?” la sua voce tremò notevolmente.
- “Dov'è..
seppellita?”
- Mi
parve di vederla rilassarsi all'istante nonostante mantenesse una
posizione rigida. Come pensavo, avevo tirato fuori l'argomento
tabù
della casa creando di nuovo quello stacco che ci divideva da
più di
un anno.
- “Non
lo so.. Abbiamo lasciato che se ne occupassero alla clinica..”
- “Che
schifo..” mormorai indignata prima che potessi fermarmi.
- “Tesoro..”
- “Lascia
stare mamma, lasciamo stare..” sospirai sapendo che ormai era
una
battaglia persa in partenza. Avevo sempre perso, avevo perso fin
dall'inizio, fin da quando avevo confessato tutto.
- “Senti..
perché non vai a prendermi il cellulare? Dovrebbe stare sul
comò in
camera.. se chiama tuo padre non lo sento..”
- Ovviamente
per lei l'unico modo di andare avanti era fare finta che non fosse
successo niente e prendendo alla lettera le mie parole aveva trovato
la prima scusa per togliermi di torno. Altro che torta riparatrice.
- Ma
in fondo era meglio così, non avevo creduto a quel tentativo
di
riconciliazione fin dall'inizio e già iniziavo a pentirmi di
non
aver accettato l'invito di Rob a passare il Natale con loro; con
quella famiglia che mi aveva accolto con un sorriso la prima volta
che avevo messo piede in casa loro e non aveva esitato un secondo a
farmi sentire parte di loro..
- Avevo
davvero bisogno di una sigaretta..
- Ne
approfittai per andare prima in camera mia ma ovviamente non erano
nel mio cassetto.
- Dio,
quanto avrei voluto gridare! Fu solo il pensiero di non voler
rovinare il Natale a tutta la famiglia a bloccarmi e diretta in
camera sua per prendere il cellulare provai a cercare le mie Camel
tra i cassetti del comò dove di solito teneva anche le sue
scorte.
- Allungai
una mano tra le sue maglie sicura che le avrebbe nascoste bene in
fondo e infatti le trovai lì ma tirandole qualcosa venne con
loro.
- Un
sottile foglio di carta che aprii inconsapevolmente.. ignara di
quello che avrei trovato scritto.
- CERTIFICATO
DI NASCITA
- Stato
della California – Dipartimento della Salute Pubblica
- Mi
ci volle appena un secondo per capire di cosa si trattasse e un
semplice sguardo al nome per averne la conferma.
- Nome:
Faith
Jamie Stewart.
- Femmina,
nata alla Private Health Clinic di Los Angeles il giorno 10 Agosto
dell'anno 2007.
- Madre:
Kristen Jaymes Stewart
- Padre:
X
Guardavo
quel foglio, quella fotocopia come se ne dipendesse il mio futuro,
come se racchiudesse tutto il mio essere, come se fosse la prova
definitiva di ciò che avevo passato..
Strinsi
gli occhi insieme al foglio che si comprimeva piano in un mio pugno e
il bisogno di sapere e avere la prova anche di ciò che avevo
perso
fu più forte del dolore che quella carta apparentemente
innocua mi
faceva alla mano, come se fosse fuoco vivo.
Tornai
a scavare nel cassetto in cerca dell'altro certificato, quello che mi
avrebbe dato una volta e per tutte la conferma che ciò che
avevo
perso non sarebbe tornato mai più, perché era
andata via nello
stesso momento in cui era venuta.
Finalmente
sentii qualcosa sotto le mani ma era di una consistenza diversa e
decisamente più dura.. lucida..
Senza
pensarci oltre tirai fuori le maglie gettandole sul letto e diverse
foto erano sparse nel cassetto.
Ne
afferrai una a caso e sorrisi.
Una
bambina, una stupenda bambina dai capelli scuri e gli occhi verdi in
tutina rosa rideva felice, poggiata su quella che sembrava una sedia
a dondolo rivestita di piume d'oca, o forse era una copertina, non si
capiva bene. L'accarezzai dolcemente chiedendomi chi potesse essere,
forse qualche figlia di parenti lontani e fu solo quando la voltai
che sentii il cuore perdere un colpo leggendo ciò che c'era
scritto.
Faith.
22-12-07
Santo
dio.. come potevo credere al destino quando non faceva altro che
infliggermi colpi del genere?
Cercai
di rilassarmi all'idea che un nome non è che un nome e non
poteva
significare nulla eppure.. eppure non volevo crederci.
Presi
le altre foto ispezionandole man mano.
Faith.
02-10-07. La
stessa bimba, adorabile con un ciuccio in bocca e gli occhioni aperti
mentre reggeva un pupazzo tra le mani.
Faith.
16-06-08.
Primavera, ride mentre sul prato gioca con un fiore.
Faith.
11-09-08.
Triste, guarda fuori dalla finestra come se aspettasse qualcuno.
Faith.
07-03-08. Ride,
stesa su un tappetino colorato circondata da giochi e pupazzi.
Faith.
09-04-08.
Intenta a non far cadere la piramide di cubi che ha messo su, con
quell'adorabile pigiamino.
Per
qualche motivo
sentivo il respiro iniziare a mancarmi e forse era dovuto a quel
nome.. Quel nome, quelle date..
Le
coincidenze, troppe
coincidenze perché non si affacciasse il più
impossibile dei
pensieri nella mia testa..
Ne
presi un'altra.
Faith.
10-08-08.
Nel seggiolone, con le codine e completamente sporca di cioccolata
come se avesse appena messo la faccia in una torta intera.. come se
fosse il suo.. compleanno. 10 Agosto.
10-08-08.
Un anno.
Agosto. 10.
No..
non era così..
non poteva essere così.. Stavo avendo un flash assurdo..
Sicuramente
c'era una
spiegazione a quelle foto, a quel nome e a quelle coincidenze. Doveva
esserci una spiegazione perché non potevo minimamente
credere che..
Faith.
10-08-07.
Appena nata. L'ultima foto che avevo tra le mani era anche la prima
che le era stata scattata.. Quel giorno.. Il giorno della sua
nascita..
La
vista si appannò
all'improvviso, il respiro si bloccò.. le gambe presero a
tremarmi,
la testa girava, completamente, come se fossi il centro del suo
universo..
Strinsi
gli occhi più
volte per rendermi conto che ero effettivamente sveglia e cercare di
non lasciare che il buio mi prendesse, non di nuovo, non in quel
momento in cui un'altra verità si faceva spazio tra i
meandri del
passato..
No..
non poteva essere.
Non stava accadendo a me. Non poteva essere vero..
Lei
era morta, morta
quello stesso giorno come mi aveva detto mia madre.
Lei
non voleva venire
al mondo, non voleva..
Sentii
il cuore
stringersi come costretto in una morsa che si chiudeva sempre
più, e
un improvviso conato di vomito mi scosse lo stomaco costringendomi a
piegarmi su me stessa mentre sentivo tutto nel mio corpo vibrare
dalle scosse dei conati.
Riuscii
a rimettermi in
piedi e poggiai i gomiti al comò mentre stringevo quelle
foto con
una mano e con l'altra asciugavo il sudore che ormai bagnava la mia
fronte.
“Kristeeen?” sentii
mia madre chiamarmi dalle scale e dai suoi passi capii che era
vicina.
Mio
dio.. no.. non
ora.. o avrei anche potuto ucciderla..
Non
riuscivo nemmeno a
pensare che avesse fatto una cosa del genere.
Cercai
di riprendermi e
mi preparai ad affrontarla.
“Tesoro se non lo
trovi forse è per..”
Si
bloccò quando mi
vide e con la coda dell'occhio potevo constatare io stessa quanto la
mia immagina riflessa allo specchio fosse impressionante.
I
suoi occhi caddero
sui panni sparsi sul letto e poi immediatamente sulle foto che avevo
tra le mani..
“Che cosa.. che cosa
hai fatto?” il suo sguardo perso.
“Cosa sono queste?”
la mia voce fredda e dura come il ghiaccio.
Non
rispose e cercò di
avvicinarsi a me ma indietreggiai per quanto mi fosse possibile.
“Dimmi che non è
vero mamma.. dimmi che ho capito male.. dimmi che c'è una
spiegazione..”
“Tesoro..”
“DIMMELO!” urlai
isterica e bloccai le lacrime in attesa della sua risposta, pronta a
ricacciarle quando mi avrebbe detto che non era vero e mi avrebbe
spiegato come stavano le cose.
Sospirò
stringendo la
mascella. “Cosa avrei dovuto fare Kristen? Eri appena una
bambina,
avevi fatto un errore e volevi continuare su quella strada. Non
potevo permetterlo. Cosa avrebbe pensato la gente? Uno scandalo del
genere non sarebbe stato tollerato e la tua carriera ne avrebbe
risentito per sempre!”
Ero
di pietra,
completamente vuota mentre quelle parole entravano nello stesso
momento in cui uscivano, trapassandomi come se fossi un fantasma.
“No.. dimmi che non
l'hai fatto..”
“Tesoro è stato
meglio per entrambe.. credimi..”
Il
cuore ormai aveva smesso di battere e non riuscivo nemmeno a capire
come avessi ancora la forza di respirare o di parlare.
“Dov'è?”
“Non è il caso
Kristen.. credo che tu ora abbia bisogno di calmarti e
magari..”
“DIMMI DOV'E'!!!”
urlai incurante del dolore alle corde vocali.
Tenevo
il viso fisso su
di lei in attesa di una semplice risposta quando vidi gli altri
accorrere in camera.
I
miei fratelli che
chiedevano cosa stesse succedendo e infine mio padre, ancora con la
giacca addosso.
Lo
guardai un secondo
per restituirgli lo sguardo che mi aveva conservato per tutto quel
tempo ma ero ancora in attesa.
“Dimmi.dove.è.mia.figlia?”
Un
silenzio
assurdamente rumoroso invase la camera e io con lo sguardo duro
attendevo solo una risposta e non me ne sarei andata senza averla
ottenuta.
“Gill” la voce roca
di mio padre arrivò come un pugno allo stomaco.
“Gill Somerville”
precisò quasi professionale.
Spostai
lo sguardo su
di lui e incontrai i suoi occhi che con tutto il cuore imploravano
perdono.
Annuii
debole
ricordando il nome della sorella adottiva di mia madre ed
associandolo a un viso poco conosciuto che risiedeva nella mia
memoria solo grazie ai pochi ricordi sfocati che avevo dei momenti
passati in Australia da piccola.
Spinta
dalla sola forza
di volontà e di lasciare quella casa scansai gli altri e mi
diressi
velocemente in camera mia.
Sentivo
i loro sguardi
addosso mentre prendevo un borsone per infilarci le prime cose che mi
trovavo sotto mano. Poca roba. Soldi, carta e passaporto.
Nient'altro
mi serviva.
Scesi
le scale seguita
da tutti loro che mi ponevano domande continue ma ormai nulla aveva
importanza.
“Kristen dove credi
di andare?!”
Presi
la giacca
dall'attaccapanni all'entrata e avrei davvero voluto ignorare quella
sua ultima domanda, ma non potevo andarmene così. Dopo tutto
era pur
sempre mia madre..
“Non esisti più per
me..”
E
coi suoi occhi che si
gelarono all'istante uscii sbattendo la porta dietro di me e presi a
correre più veloce e più lontano possibile.
Via
da quell'incubo,
quel nuovo incubo.. con la sola speranza che non avrei dovuto
affrontarlo da sola.
POV
Rob
- Forse
ero davvero patetico, mi rendevo ben conto che stare lì da
almeno
un'ora a fissare una nostra foto era alquanto ossessivo eppure.. non
facevo che pensare al modo in cui l'avevo lasciata all'aeroporto
promettendole che sarei tornato presto, assicurandola in qualche modo
che non andavo per non tornare più.
- Sarei
tornato da lei, il prima possibile.
- Personalmente
avrei anche potuto evitare di passare le vacanze a Londra ma Kristen
ci teneva che stessi con la mia famiglia e non mi ero per niente
sentito di proporle di restare a Los Angeles. Sapevo dei suoi
rapporti burrascosi con la madre e ora ne capivo anche più
il motivo
e la mia presenza non avrebbe aiutato, soprattutto perché
loro non
sapevano niente. Non sapevano che fossi io quel ragazzo quella sera e
fingere che nulla fosse sarebbe stato scorretto ma volevo rispettare
la scelta di Kristen di tenere quella specie di piccolo segreto solo
tra noi, almeno per un po'.
- “Sai
fratellino.. sei un po' patetico.. Stai fissando quella foto da
un'ora! Perché non le hai chiesto di venire qui se ti manca
così
tanto?”
- Lizzie..
sempre molto gentile.
- “Grazie
sorellina, regina del tatto..” risposi ironico.
- Credeva
forse che non glielo avessi proposto?
- Mi
sembrava la cosa migliore per non stare lontani quel periodo ancora
così in bilico delle nostre vite ma..
- “E'
natale.. a mamma le si spezzerebbe il cuore se la sua unica figlia
femmina lo passasse lontano per la prima volta.. e vorrei evitare.
Siamo tutti più buoni a Natale no? O almeno in
teoria..” aveva
risposto con un sorriso sulle labbra ma sapevo che le costava.
Sapevo, in modo anche molto sfrontato, che avrebbe adorato
abbandonare il clima di casa sua per respirare l'aria londinese della
mia famiglia che aveva conosciuto un paio di settimane prima in
occasione della premiere di Twilight. Avevo parlato alla mia famiglia
di lei ma per loro era inconcepibile che avessi davvero messo la
testa apposto e avessi trovato una ragazza che presentassi come tale.
Eppure sapevo che gli era bastato uno sguardo, gli era bastato vedere
i miei occhi su di lei per capire che stavolta era quella giusta e
che lei era tutto per me.
- “Vorrei
non dover tornare..” mi aveva confessato una sera, l'unica
sera
libera prima di rientrare, la sera in cui avevo conosciuto l'altra
parte della storia.
- “Possiamo
restare qui..” suggerii con una punta di speranza nella mia
voce
fermandomi per avvicinarla a me e baciarle delicatamente le labbra.
- “Mmm..
davvero invitante come proposta..” rispose al bacio ma
scherzando
con lei mi allontanai sorridendole e trascinandola con me per le
strade deserte e buie di Londra.
- “Attenzione..
potrei prenderti in parola..” continuai camminando e
stringendola a
me per baciarle i capelli.
- “Dammi
un solo motivo per non farlo?” rispose seria e pensai per
qualche
secondo che non stesse più scherzando.
- “Bè..
la tua famiglia..”
- “Poco
conto..” scrollò le spalle. “Mi
preoccuperei più di un posto
dove vivere. Di certo non potremmo accamparci dai tuoi per
sempre..”
- Sorrisi
per la piega che stava prendendo quella conversazione. Inconsciamente
stavamo parlando del nostro futuro e il pensiero mi riscaldò
il
cuore.
- “Voglio
mostrarti una cosa..” sussurrai baciandola velocemente e
afferrandola per mano per farci meglio strada tra l'umidità
e la
nebbia tipica della città agli inizi di dicembre quando il
tempo si
preparava alla neve.
- “Dove
stiamo andando?” chiese seguendomi sicura.
- “Vedrai..”
- Sapevo
che le piacevano le sorprese e infatti non chiese altro
finché non
ci trovammo di fronte un palazzo, quel palazzo, quello del mio
periodo passato a pensare a lei in un modo o nell'altro: come la
piccola sconosciuta, come la ragazza dell'ascensore, come l'attrice
del film, come nome su quel copione..
- Ogni
cosa mi riportava a lei..
- “Dove
siamo Rob?”
- Non
risposi preoccupandomi solo di far scattare la chiave del portone.
- La
trasportai con me salendo le scale e passando davanti quella porta,
così triste ora con quel cartello “FITTASI”
che, per mia
assurda felicità, era ancora lì dopo mesi.
- Nessuno
aveva occupato l'appartamento e io c'ero così affezionato
che quando
l'avevamo lasciato avevo avuto il barbaro coraggio di farmi un'altra
copia delle chiavi di casa. Sapevo che era come commettere un reato
ma in fondo in quel palazzo abitavamo solo noi e ora che eravamo
andati via era completamente vuoto. Probabilmente nessuno ci aveva
nemmeno messo piede nell'ultimo anno e io andavano avanti nella
speranza che non lo demolissero.
- In
poco tempo salimmo anche l'ultima e ripida rampa di scale e ci
trovammo di fronte la porticina di cui sperai la maschiatura non
fosse troppo arrugginita da rifiutare una chiave ancora praticamente
nuova.
- Fortunatamente
non fu così e tirai un sospiro di sollievo quando con un
cigolio si
aprì davanti a noi.
- Guardai
Kristen che di rimando mi guardava come se avesse intuito tutto. Le
feci un cenno e uscì fuori davanti a me.
- Si
guardò intorno per qualche secondo in quella piccola
terrazza
spoglia per poi voltarsi verso di me.
- “E'..
è casa tua..”
- Annuii
malinconico. “Lo era..”
- “Lo
sarà sempre..” sussurrò avvicinandosi
con un sorriso per poi
posare le sue dolci labbra sulle mie.
- “Da
qui è più bello però..
vieni..”
- Mi
avvicinai a una piccola scala a pioli al lato del muro invitandola a
salire per prima per assicurarmi che non cadesse.
- Si
fidò di me, nonostante tutto, e mi aspettò in
cima, lì, sul tetto,
sulle tegole abbastanza piane da permettere di stare in piedi senza
cadere.
- “Siediti
Kris..” le suggerii quando fui accanto a lei e insieme ci
sedemmo
su quella superficie fredda come il marmo.
- “Avrei
dovuto portare una coperta.. mi dispiace..”
- “Se
vuoi puoi darmi la tua giacca” scherzò ma io non
me lo feci
ripetere due volte.
- “Rob,
scherzavo! Sei pazzo? Ti prenderai una polmonite. Sto bene
davvero..”
soffiò stringendosi a me per poi accucciarsi sul mio petto
costringendo entrambi a stenderci.
- “Così
va meglio..” respirò il mio profumo e per momenti
interminabili
non feci altro che stringerla a me mentre fissavamo le stelle.
- “Guarda
quella.. com'è luminosa..” bisbigliò a
un tratto indicando una
stella poco più a destra della luna.
- “Si..
è bella..” concordai e mai mi sarei aspettato le
parole che stava
per dirmi.
- “Avrei
voluto chiamarla Faith..”
- Inspirai
l'aria gelida per lasciarla penetrare nei polmoni e ricordarmi che
ero vivo.
- “Era..
una femmina?” chiesi nello stesso istante in cui chiedevo a
me
stesso a quanti mesi fosse possibile conoscere il sesso di un bambino
e fino a che mese fosse possibile praticare un aborto.
- “Si..
non ho voluto saperlo fino all'ultimo. Volevo fosse una sorpresa.. ma
avevo deciso i nomi in entrambi i casi. Alex se fosse stato maschio..
Ma speravo tanto che fosse una bambina per poterla chiamare
Faith..”
- Mi
gelai. Cosa voleva dire fino all'ultimo?
- Mi
resi conto che fino ad allora ero vissuto nella convinzione che
avesse volontariamente rinunciato al bambino ma le altre opzioni non
mi avevano minimamente sfiorato le idee.
- “C..cosa..
Cosa è successo Kristen?” ebbi il coraggio di
chiedere dopo tanto
tempo. “Io.. io credevo che..” non riuscii a
terminare la frase
maledicendomi per aver considerato solo quell'unica soluzione.
- La
sentii inspirare forte per poi iniziare a parlare mentre carezzava il
mio corpo e io la sua schiena.
- “Avevo
cinque giorni di ritardo. Ho fatto un test ed era lì, da tre
settimane, da quella notte, dall'unica volta in cui avevo fatto
l'amore. E tutto quello che provai fu rabbia.. rabbia nei confronti
di quel ragazzo che mi aveva abbandonata lì, nuda e sola,
senza un
nome, senza un contatto, senza qualsiasi cosa per cui potessi
raggiungerlo e dirgli che portavo suo figlio in grembo. Non sapevo
cosa fare. Ce l'avevo con lui, ce l'avevo con Jess, ce l'avevo col
mondo intero. Ero così piccola.. troppo piccola per vivere
per due e
decidere per entrambi. Troppo piccola per abituarmi al pensiero che
qualcosa crescesse dentro di me. Qualcosa che in fondo non
conoscevo.. Volevo solo tornare ad essere quella di prima e liberarmi
di quella parte sconosciuta che occupava il mio corpo. Fissai un
appuntamento ma non entrai mai in quella stanza.
- Una
donna era lì.. e piangeva.. Piangeva come se avesse appena
perso la
cosa più importante della sua vita. “Perdonami
bambino mio..”
furono le sue uniche parole sussurrate tra le lacrime mentre
nascondeva quel ventre vuoto e capii.. Capii che non avevo diritto di
decidere della vita degli altri. Qualcuno aveva deciso per la mia
ottenendo tutto il mio odio e il pensiero che quell'essere potesse
odiarmi mi distrusse quel poco di coraggio che avevo.
- Tornai
a casa.. mi chiusi nel silenzio parlando solo con lui..Era il mio
unico confidente, l'unico che poteva davvero capirmi. Avrei voluto
che fossimo solo noi due per sempre ma presto divenne troppo evidente
per nasconderlo.
- Ricordo
il volto deluso dei miei genitori nel momento in cui annunciavo che
la loro figlia appena diciassettenne era rimasta incinta di uno
sconosciuto perché aveva bevuto troppo all'ultimo dell'anno
e non
aveva pensato alle conseguenze. Mio padre .. è sempre stato
così..
sofferente nei miei confronti. Anche ora.. come se nascondesse un
segreto ma so che in realtà è solo la delusione
per ciò che sono
diventata. Mia madre invece.. lei non ha mai capito. Mi è
stata
vicina materialmente ma non perdeva occasione per rinfacciarmi la mia
irresponsabilità. 'Incinta a diciassette anni, cosa
penserà la
gente?'
- Mi
hanno chiusa in casa per mesi con l'unico svago dei miei fratelli che
cercavano di fare il possibile per aiutarmi ma loro.. non capivano.
Nessuno poteva capire e l'unica persona di cui avrei voluto il
sostegno, l'unica da cui avrei voluto sentire le semplici parole
“Andrà tutto bene, ci sono io tesoro”..
non c'era, troppo presa
da modi per mascherare la mia assenza.
- Sono
sempre stata sola in tutto.. solo io e il mio bambino..e sola ero nel
momento in cui mi si sono rotte le acque. Era agosto..il 10 Agosto,
un mese prima del previsto. Sono stata portata in una clinica privata
con medici già informati e pagati per tenere il silenzio
ma.. mi
faceva tutto troppo male.. non riuscivo a respirare.. il bambino non
riusciva a respirare.. Sentii che era tutto perduto per me e chiusi
gli occhi con la sola speranza che non lo fosse per lui.. e
invece..”
- Un
respiro profondo mi fece capire che lacrime dense già erano
pronte e
infatti un secondo dopo le sentii bagnarmi la maglietta.
- “Invece
io ero viva e lui era morto.. Sofferenza fetale.. col suo stesso
cordone ombelicale.. Quello da cui gli davo la vita era stato la
stretta che lo aveva ucciso.. e forse è stato meglio
così.. Forse
non voleva venire a questo mondo.. e non potevo biasimarlo.. Fino ad
ora..” sospirò lasciandomi un bacio sul petto per
poi stringersi a
me.
- Sentivo
gli occhi colmi di lacrime. Lacrime per il suo dolore, lacrime per
quello che mi ero perso e per non aver potuto fare nulla per
alleviare la sua pena, lacrime per quello che mi, che ci, era stato
portato via..
- E
le lasciai scorrere non facendo altro che carezzarle la schiena
cingendola a me in un abbraccio forte che le trasmettesse tutto
quello che non riuscivo a dire a parole.
- E
non ci fu bisogno di dire niente. Restammo lì, l'uno nella
braccia
dell'altro, a fissare la nostra stella luminosa, la nostra piccola
Faith.
- Sentii
il dito bagnarsi e mi resi conto di stare piangendo solo quando
sbattei le ciglia.
- Dio..
non riuscivo a non pensare a lei e a quanto avrei voluto averla
lì
vicino a me, solo per stringerla ancora.
- Il
suono del campanello mi portò completamente alla
realtà ma lo
ignorai.
- “Rooob
vai tuuuuu!” urlò mia sorella dalla doccia per poi
riprendere a
cantare.
- Sbuffai
chiedendomi dove fossero finiti tutti e affacciandomi alla finestra
che dava sul retro li notai velocemente intenti a costruire un
pupazzo di neve.
- Sorrisi
immaginando Kris con me, con noi, spensierata e magari felice e non
potei fare a meno di chiedermi come stesse passando la sera prima
della vigilia.
- Se
fosse serena, se avesse abbracciato sua madre perdonandole il male
che le aveva fatto, se avesse espresso un desiderio guardando le
stelle nel cielo.
- Il
campanello tornò a suonare e mi chiesi chi potesse essere a
quell'ora e in quel giorno.
- “Arrivo!”
urlai percorrendo velocemente il corridoio.
- Infine
spalancai la porta e la trovai lì.
- Il
viso pallido, gli occhi arrossati e la paura nel suo volto..
- Dio
mio.. che diavolo era successo?
- “Kris..”
sussurrai sconvolto rendendomi conto delle sue condizioni.
- E
furono solo due parole.
- “E'
viva...”
- Wow..
o_____o questa si che è una sorpresa eh??
- O forse no?? Dite la verità.. chi ci
aveva pensato?? Un applauso a Veronicas che è stata molto
perspicace hihi, ma in fondo con tanto di bimba in copertina u_u poteva
mai essere morta davvero? u__u ahahaha
- Il
punto ora è.. come la prenderà Rob e cosa
succederà? eheheh.
- Lo
scoprirete tra 5 giorni ;) muhamuhamuha
- PS:
Le foto di Faith è stato più comodo renderle
così e fare una specie di collage perchè erano
troppe ma era impossibile scegliere XD
- PPS:
la canzone che canta Rob a Kris alla fine della prima parte si chiama "God damn
you're beautiful". Io me ne sono totalmente innamorata e ce
l'ho messa.. ascoltatela se avete tempo perchè è
stupenda e troppo dolce *__*
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
- Buona
sera a tutte :D
- Scusate
il piccolo ritardo ma mi ero dimenticata che dovevo postare XD
Buhauahua
- No
vabbè la verità è che mi stavo vedendo
per la terza volta il film “Tre all'improvviso”
*__________*
- Se
non l'avete visto e come noi siete malate di storie con bimbe
adorabili, vedetelo assolutamente! *__* Mi sono innamorata di Sophie!
Awwwwwwww
- Ok
basta u_u Torno in me u_u
- Awwwww
ragazze grazie mille per le recensioni! *__* Non sappiamo che dire
cioè.. siete FANTASTICHE!!!
- Tra
l'altro Cloe ci teneva a ringraziare Mel per tutte le info su
“Into the Wild” che le sono servite nel capitolo
due.. (ancora non ho capito perché non ha chiesto a me u__u)
Buahuahaua
- Non
ve l'aspettavate che Faith fosse viva eh? Muhamuhamuha
- Andiamo
u__u noi non facciamo morire nessuno u__u Bè..
- Cloe
no.. io qualche volta si.. ma non delle povere bimbe innocenti...
- Anche
se in effetti il titolo della FF è “Mai dire
mai” quindi... mai dire mai.. Muahahaahha. Oddeo sto male
o____O
- Beeeeeeeeeene...
visto che sono a corto di parole (immagino che stiate esultando..) vi
lasciamo al capitolo 4 ;)
- Un
bacio!
- Fio e
Cloe
Never say
never
Capitolo
4
POV
Rob
- “E'
viva”
- Sbattei
le palpebre un paio di volte, per accertarmi che Kristen
fosse
davvero li, davanti a me, e non un’allucinazione della mia
mente.
- “Kristen?”
- “Rob
è..lei è viva. E’ viva”
continuava a ripetere quelle parole, il
volto sconvolto, le labbra tremanti e gli occhi arrossati.
- “Kris
amore è successo qualcosa?” la trascinai dentro
sbattendo la
porta, sempre più terrorizzato.
- Quella
frase ‘E’ viva’ significava che qualcosa
di terribile doveva
essere successo. Forse una sua amica aveva avuto un incidente. O
forse sua madre.
- Ma
Kris non faceva nulla. Stava li a guardarmi così ferma che
avrei
potuto iniziare a domandarmi se si fosse trasformata in una statua.
- “Amore
stai bene?” sussurrai “Tu stai bene? I tuoi stanno
bene?”
- Il
suo viso si fece immediatamente duro e freddo, come se con le mie
parole l’avessi schiaffeggiata.
- “Non
voglio parlare di loro. Loro non esistono più per
me.” Rispose
seria “Ciò che conta è che lei..lei
è viva.”
- Mi
prese la mano mentre mormorava quella singola parola, lei,
con
un amore e una venerazione tali da farmi vacillare. Avevo sentito la
sua voce avere quel tono solo poche volte prima e tutte quante mentre
stava parlando di Faith.
- Faith…
- E
inconsciamente, ancora prima che il mio cervello riuscisse a fare un
collegamento razionale, il mio cuore prese a battere velocemente,
come mai prima. Impazzito, era leggero come se un enorme peso fosse
scomparso nel giro di un secondo.
- E
capii che quello che voleva dirmi Kristen non erano brutte notizie,
ma belle.
- Anzi
meravigliose.
- Ma
non poteva..non poteva essere…
- “Kristen
non..non stai parlando di..”
- Lei
annuì semplicemente con gli occhi che le brillavano
dall’emozione
e dalle lacrime.
- “Non
è morta..no” mormorò “Faith
è viva. Nostra figlia è viva. Ci
hanno mentito. Mi hanno mentito per tutto questo tempo e non
l’avrei
mai saputo se non fosse stato per..”
- Scossi
il capo incapace di ascoltare oltre in quel secondo. Non riuscivo a
capire nulla di ciò che stava dicendo, non
d’avvero per lo meno.
Le sole parole che danzavano nella mia mente erano ‘Faith
è viva’.
- Faith…viva.
- Qualcosa
che credevo impossibile razionalmente era davanti ai miei occhi.
- Nostra
figlia era la fuori, da qualche parte. Ora non importava il dove , il
come o il perché. Importava solo portarla a casa, farla
restare con
noi.
- “Kristen
che ci fai qui?” La voce eccitata di mia sorella mi
strappò dai
miei confusi ragionamenti.
- Alzai
gli occhi e vidi Kristen travolta dall’abbraccio di Liz.
- “Allora?
Pensavo che stessi con i tuoi per Natale.”
Continuò lei ignara di
ciò che aveva appena interrotto “E..e sei sicura
che vada tutto
bene? Sembra che tu abbia pianto.”
- Posò
il suo sguardo indagatore su di me “Rob non è che
l’hai fatta
soffrire eh? E tu Kris non hai nemmeno una valigia?”
- Guardai
in giro e notai che in effetti il solo bagaglio di Kristen sembrava
essere un piccolo borsone pieno di roba, certamente cacciata dentro
alla rinfusa.
- “Avevo
una certa fretta” mormorò e quando i miei occhi
incontrarono i
suoi vidi la stessa cosa che doveva invadere i miei. Bisogno.
- Bisogno
di parlare, di spiegarci, di capire..
- Ma
soprattutto bisogno di lei.
- Della
nostra bambina.
- “Noi
andiamo di sopra” ebbi solo la forza di dire dopo aver
afferrato la
mano di Kristen “Trova tu una scusa con mamma e
papà.”
- “Ma
la cena di Natale..”
- “Liz,
non ora!”
- Lo
sapevo di non essere stato gentile o carino con lei, ma non era
importante al momento.
- Salimmo
velocemente le scale e ci chiudemmo in camera mia.
- Insieme,
crollammo seduti sul pavimento, distrutti.
- Non
sapevo nemmeno come fare a tirare fuori l’argomento. In quei
pochi
secondi milioni di ipotesi possibili mi avevano affollato la mente ed
erano una meno probabile dell’altra.
- Ma
com’era possibile che nostra figlia, una preziosa e piccola
innocente bambina fosse stata strappata dalle braccia di sua madre e
che lei l’avesse creduta morta per tutto quel tempo?
- Come?
- “Sono
stati i miei”
- La
voce di Kris mi arrivò potente e chiara come se mi avesse
letto nel
pensiero. Fissava un punto della moquette e la sua espressione mi
ricordò per un attimo quella di quando mi aveva raccontato
della
‘morte ‘ di Faith. Ma questa volta i suoi occhi non
erano spenti
e vuoti. No, li vedevo duri e freddi ma allo stesso tempo infuocati e
decisi.
- “Mi
hanno detto che era morta” continuò “E
invece l’hanno data ad
una sorellastra di mia madre, in Australia. E tutto perché
si
vergognavano di me. Solo per salvare le apparenze e la mia fottuta
carriera..”
- Repressi
a stento un conato di vomito a quell’immagine. Avevo
conosciuto i
genitori di Kris e mi erano sembrati delle brave persone e invece..ma
come avevano potuto fare una cosa simile? Mentire per tutti quegli
anni?
- “Ma
tu..tu ne sei certa?”
- Annuì
velocemente “Ho trovato il certificato di nascita di Faith in
un
cassetto e ..e alcune fotografie” si asciugò le
lacrime che
colavano abbondanti dai suoi occhi “Ho chiesto a mia madre
e..e sia
lei che papà hanno confessato tutto.”
- Deglutii,
sconvolto. “Ma che ti hanno detto per..per..”
- “Per
trovare una scusa a quello schifo?” domandò con
odio “Non lo so.
Non gli ho dato neppure lontanamente il tempo di provare a
giustificarsi. Non riuscivo nemmeno a guardarli in faccia. Per me
sono morti per sempre.”
- Non
dissi nulla. Normalmente avrei cercato di trovare un modo, una
possibilità per cercare di sistemare le cose, ma non quella
volta.
Certo, io ero il primo da biasimare in tutta la storia.
L’avevo
lasciata sola su una spiaggia, dopo aver condiviso qualcosa di
così
intimo e perfetto ma.. ma mentire volontariamente sapendo che questo
aveva distrutto il cuore di Kristen giorno dopo giorno era diverso.
- Era
imperdonabile.
- Stavo
per dire qualcosa ma, poi, i miei occhi si posarono sul pacco che
Kristen aveva stretto fra le mani sin da quando aveva oltrepassato la
porta di casa.
- E
il mio cuore si bloccò all’istante.
- “Quelle..sono..”
- Kris
annuì e si avvicinò a me, fino a posare il capo
sulla mia spalla.
- Notando
le mie mani tremanti ci pensò lei ad aprire lentamente la
busta e ad
estrarre un mazzetto di fotografie.
- E
quando i miei occhi si posarono sui tratti delicati e perfetti di
quella bambina non potei trattenermi più. E scoppiai in
lacrime.
- Era
l’esatta copia in miniatura di me e Kris. I capelli castani
leggermente mossi e gli occhi di un’indescrivibile
tonalità di
verde, ma con una punta di azzurro all’interno. Proprio come
me.
- La
osservai crescere mano a mano che le foto andavano avanti. La vedevo
passare da piccola neonata a dolcissima bimba che festeggia il suo
primo compleanno completamente ricoperta di torta al cioccolato.
- E
più la guardavo più mi rendevo conto che
c’era una parte del mio
cuore la fuori in Australia, a milioni di chilometri di distanza. Una
parte che dovevo andare a riprendermi.
- Alzai
lo sguardo e vidi Kris fissarmi con la stessa determinazione.
- “Lei
è nostra. E la nostra bambina. E io la rivoglio.”
- Mi
stupì quando si aprì in un debole sorriso.
“Aspettavo solo che lo
dicessi..”
- Improvvisamente
allungai le braccia e la strinsi a me, affondando le dita tra i suoi
capelli, le labbra che si modellavano sulle sue con una forza quasi
disperata. Le nostre lacrime, mescolate, diventavano una cosa sola.
- “Ti
amo…e lei è viva” mormorai
“la nostra bimba è viva. Nostra
figlia..nostra figlia..”
- Non
riuscivo a smettere di dirlo e lei a sorridere, mentre i nostri occhi
non si staccavano mai, luccicanti di eccitazione.
- Le
diedi un ultimo rapido bacio prima di scattare in piedi. Presi una
vecchia borsa dall’armadio e iniziai a riempirla di jeans e
maglioni.
- “Credo..credo
che in Australia sia estate” borbottò lei ,
scoppiando a ridere.
- “Giusto”
Cambiai cassetto e presi una manciata di t shirt, un po’ di
biancheria e i documenti.
- “Io
sono pronto” dissi veloce e mi diressi a grandi passi verso
Kristen, prendendola tra le braccia.
- La
mia ragazza. La madre di mia figlia.
- “Andiamo..andiamo
a riprenderci la nostra bambina.”
- Kris
si morse il labbro, probabilmente per non piangere, e annuì
forte e
decisa.
- Strinsi
di nuovo le nostre mani per darci sostegno l’uno con
l’altra e
ripercorremmo le scale a rotta di collo. Per un secondo cercai di
pensare ad una buona scusa da rifilare ai miei genitori ma, quando
entrammo in salotto scoprii che non ce n’era affatto bisogno.
- Mamma
e papà se ne stavano in piedi davanti al caminetto e,
insieme alle
mie sorelle, reggevano tra le mani dei calici di champagne.
- “Che
sta..?” Non ebbi il tempo di parlare che mi ritrovai
racchiuso
nell’abbraccio stritolatore di mia madre.
- “Oh
tesoro tesoro sono così felice per voi due. E noi saremo
nonni…è
fantastico” disse lasciandomi totalmente spiazzato
“Ecco prendi
un bicchiere di vino per festeggiare. Invece per te Kristen un
po’
di succo di frutta, non vorrei che l’alcool facesse male al
piccolino”
- Lanciai
una rapida occhiata confusa in giro per la stanza finché non
incontrai lo sguardo eccitato e colpevole di Liz.
- “Ok,
ok va bene lo ammetto. E’ possibile che io abbia origliato,
ecco.
Beh comunque abbiamo capito che sei incinta. Rob ha detto
‘Abbiamo
una figlia’ perciò..”
- Sospirai
passandomi velocemente una mano tra i capelli.
- Non
c’era tempo per spiegare ogni singolo dettaglio ora ma non
potevo
neppure lasciare i miei genitori nel buio su quella storia.
- “Io..io
non sono incinta” Kristen mi tolse dall’impiccio di
parlare per
primo. Si avvicinò a me e mi passò un braccio
attorno alla vita
prendendo un bel respiro “Ma sì…io e
Rob avremo una bambina. In
realtà l’abbiamo già.”
- “Quello
che vuole dire…” continuai io
“E’ che nostra figlia ha
già..quasi un anno e mezzo.”
- A
quelle parole vidi papà accigliarsi e mamma impallidire al
punto che
temetti potesse svenire di fronte a me.
- “Vorrei..penso
che meritiamo una spiegazione..” mormorò.
- Guardai
kris negli occhi e quando l’ebbi vista annuire veloce
riportai
l’attenzione sulla mia famiglia.
- Dovevano
sapere, loro lo meritavano.
- “Forse
è il caso che vi sediate tutti” dissi sospirando
“Questa è una
storia lunga. Decisamente lunga”
- POV
Kris
- “E
se non le piacessimo?” sussurrai per quella che doveva essere
la
milionesima volta da quando avevamo lasciato l’aeroporto.
“Se non
volesse neppure che la tocchiamo? Se..se ci odiasse a prima
vista?”
- “Siamo
i suoi genitori Kristen, non ci odierà.”
- “Ma
non ci ha mai visti prima” protestai.
- “Saprà
riconoscerci, io ne sono certo.” Ostentò un
sorriso all’apparenza
sicuro ma io che lo conoscevo bene riuscivo a capire che era
più una
forzatura per auto convincersi e soprattutto per far stare calma me.
- La
verità era che non avevo fatto altro che preoccuparmi da
quando
avevamo lasciato la casa di Rob a Londra e ora, dopo quasi 20 ore di
viaggio e a pochi minuti dal vederla, mi stavo comportando come una
codarda.
- I
genitori di Robert avevano reagito alla notizia meglio di quanto
avessi potuto sperare e, anche se erano rimasti un po’
scioccati
dal racconto della nostra serata sulla spiaggia ubriachi fradici, non
avevano detto nulla. Si erano limitati a sostenerci nella nostra
scelta e ad incitarci a riportare a casa la loro nipotina.
- Sorrisi
alla prospettiva che almeno Faith avrebbe avuto dei nonni che davvero
l’avrebbero amata incondizionatamente ma, immediatamente,
scacciai
il pensiero che inevitabilmente riportava a galla il ricordo dei miei
genitori e della loro espressione di soli pochi giorni prima.
- Il
taxi si fermò proprio davanti ad una piccola casetta bianca,
alla
periferia di Melbourne. Ci trovavamo in un quartiere residenziale e
riuscivo a vedere tante casette simili lungo il resto della via.
- Ma
in quella… in quella semplice casa c’era la mia
bambina.
- Per
un istante tutti i dubbi che mi avevano martellato la mente per
l’intero viaggio ripresero vigore, espandendosi e dilatandosi
come
una nube pronta a inondarmi completamente.
- Decine
e centinaia di ‘e se..?’ pronti a rovinare ogni
certezza, ogni
speranza.
- E
se non mi avesse voluta?
- Se
non mi avesse mai riconosciuta?
- Se
non avesse funzionato?
- “No…”
la voce ferma ma dolce di Rob arrivò dal mio fianco e,
quando mi
voltai a guardare, mi accorsi che era già sceso e mi
aspettava con
la porta aperta.
- Nonostante
tutte le mie paure trovai la forza di scendere e quando il taxi
ripartì ci ritrovammo li da soli, davanti a quel piccolo
giardinetto, immobili.
- “Lo
so che hai paura” sussurrò. “Guardami ti
prego..”
- Alzai
lo sguardo fino a che i miei occhi si incatenarono ai suoi e lui
afferrò entrambe le mie mani.
- “Anche
io sono terrorizzato. Sono…non ho idea di che cosa
succederà una
volta che entreremo li dentro. Ma di una cosa sono certo: se molliamo
ora perché abbiamo paura allora si che saremo dei veri
fallimenti
come genitori. Cosa credi che penserebbe se tra 10 o 20 anni lei
sapesse la verità e…noi non avessimo fatto nulla
per lei, per
riaverla?”
- Sospirò
e diede un calcio all’asfalto bollente. “Non mi
sono mai pentito
di qualcosa come del non aver costretto Tom a girare la macchina e a
tornare su quella spiaggia da te. Se solo lo avessi fatto sarebbe
cambiato tutto, ma non è andata così. Ho
preferito rinunciare a te.
Ma so che mai più voglio voltarmi indietro e avere dei
rimpianti,
mai più. Io combatterò per lei e tu lo farai con
me.”
- Mi
strinse forte e quando guardai i suoi occhi li vidi determinati come
mai “Io ora entrerò li dentro perché
lei è nostra. E tu..tu non
ti arrenderai e verrai con me, vero?”
- “Sì”
risposi ferma. Aveva ragione. Quella era la nostra bambina e non
avremmo mai mollato. Avremmo combattuto fino allo stremo per riaverla
ad ogni costo.
- E
alla fine tutto sarebbe andato per il meglio, semplicemente
perché
doveva andare così..
- “Andiamo..”
La sua voce era un sussurro mentre percorrevamo il vialetto in pietra
del piccolo giardino
- Notai
con la coda dell’occhio dei giochi in plastica dentro ad un
contenitore per la sabbia e alcune biciclette abbandonate
sull’erba.
Forse c’erano altri bambini. Ricordavo in effetti alcune foto
ricevute da mamma durante varie vacanze di Natale o estive degli anni
passati.
- Allungai
la mano tremante e schiacciai il campanello. Era ora o mai
più e Rob
aveva ragione: eravamo solo lì a pretendere ciò
che ci era stato
strappato con la forza.
- La
porta si aprì ed una donna sorridente sui 40 anni venne ad
aprirci.
La riconobbi immediatamente: era lei, Gill.
- Alzò
gli occhi su di me, probabilmente pronta a parlare con il postino o
un venditore porta a porta, ma non di certo con me. Non appena si
accorse chi ero il sorriso le morì sulle labbra e il
bicchiere di te
che reggeva fra le mani scivolò a terra, rompendosi in mille
pezzi.
- Non
so quanto rimanemmo così, ferme a fissarci, ma dalla sua
espressione
mi resi conto che aveva immediatamente capito il motivo per cui ero
alla sua porta.
- “Tesoro
che succede?”
- Un
uomo arrivò al suo fianco e osservò preoccupato
prima la moglie e
poi i cocci di vetro sul pavimento. E poi me.
- “Kristen?”
- Annuii
solamente.
- Rob
invece, trovando un coraggio e una forza inimmaginabili,
riuscì
addirittura a stringergli la mano e a presentarsi.
- “Beh..direi
che forse è meglio se riprendiamo il discorso
dentro..”
- Ci
fecero entrare e il mio cuore accelerò, come impazzito,
mentre
stringevo convulsamente la mano di Rob.
- Era
il momento della verità, della resa dei conti quindi.
- Sorpassammo
due ragazzini seduti sul tappeto davanti alla TV a giocare a dei
videogiochi e ci dirigemmo in cucina, chiudendoci la porta alle
spalle.
- “Francamente
posso immaginare il motivo per cui siete qui…”
Batté
nervosamente il dito contro il ripiano della cucina e improvvisamente
tutto l’odio ed il rancore che avevo destinato fino ad ora
solo a
mia madre ritornarono a galla, perlomeno triplicati.
- Quella
donna che mi stava di fronte era responsabile tanto quanto mia madre.
Chissà per quanti mesi prima del parto avevano discusso i
dettagli
di quel folle e orrendo piano.
- “Per
mia figlia. La rivoglio.” Dissi decisa.
- “Lei
non è tua figlia” ribatté e si
avvicinò al marito in cerca di
appoggio. “Conosce solo noi. E per lei io sono sua
madre…”
- “Ma
non è la verità!”
- “Lo
è per noi, sin da quando è arrivata” il
marito che con Rob si era
presentato come Tom iniziò a parlare deciso
“Nell’anno nuovo
potremo iniziare le procedure legali per l’adozione.
- “Oh
non credo proprio.” La voce di Rob era ancora più
ferma e
tagliente mentre mi stringeva a se.
- Gill
avanzò di un passo verso di noi col volto rigato di lacrime
di
paura. “Francamente non so perché sei qui ora.
Dopo tutto questo
tempo lei è nostra e siamo disposti a combattere in
tribunale se è
quello che volete.”
- “Facciamolo.
Vorrei proprio vedere una causa dove sarete come minimo imputati di
occultamento di minore, rapimento e chissà quante altre cose
che ora
non so ma sono sicuro il mio avvocato conoscerà alla
perfezione.”
- Lanciai
una rapida occhiata a Rob e i miei occhi si spalancarono
automaticamente.
- Avvocato?
- Avevamo
un avvocato?
- Non
credevo che Rob ne avesse chiamato uno, o forse stava solo bluffando,
ma di una cosa ero certa. Se la situazione si fosse messa male
avremmo cercato il migliore per aiutarci.
- Alle
parole di Rob vidi Gill sbiancare e suo marito fissarci sconvolto.
- “Rapimento?”
borbottò lei “Aspettate ma..ma tu” mi
indicò col dito “Tu non
lo volevi. Tua madre ha detto che..che l’avresti dato via
comunque
alla fine…”
- Le
sue parole mi colpirono come una bomba, rilasciando la loro forza a
terribili ondate.
- Tua
madre ha detto…
- E
in quell’esatto istante capii. La donna di fronte a me
credeva ad
una storia completamente diversa dalla verità anzi,
probabilmente
pensava che io avessi dato via mia figlia spontaneamente.
- Non
credevo che avrei mai potuto odiare mia madre più di quanto
l’avessi
odiata l’istante in cui aveva confessato tutto, ma forse
dopotutto
mi ero sbagliata.
- “Io..”
balbettai “Parliamo un secondo fuori io e te, per
favore..”
- Lei
fissò scioccata prima il marito e poi me e annuì,
probabilmente
speranzosa di convincermi a rinunciare a Faith.
- “Kristen..”
Rob mi bloccò il braccio ma io mi gettai sul suo petto e lo
strinsi
a me, posando lievemente le labbra sul suo orecchio.
- “Fammi
provare. Fa provare me..” mormorai. Gli diedi un rapido
baciò e
lui annuì appena percettibilmente.
- Seguii
Gill lungo i pochi gradini che ci portavano nel giardino sul retro.
Vidi un’altalena uno scivolo e un tavolino e…e il
mio cuore si
spezzò riconoscendo il posto dove la foto di Faith sporca di
cioccolata era stata scattata.
- Quel
luogo era pieno dei ricordi di mia figlia, ricordi che avrebbe dovuto
dividere con me e non con una sconosciuta.
- “Perché
mi fai questo?” domandò cercando di mantenere
un’aria
determinata.
- “Io..non
sto facendo niente. Rivoglio solo mia figlia. “
- “Lei
non è tua figlia!” la maschera di controllo che
aveva cercato di
mostrare si stava frantumando lentamente mentre vedevo le lacrime
colarle lungo le guance “Tu non la volevi, non la
volevi!”
- “Questa
è una bugia” Le parole mi uscirono simili ad un
ringhio “E’
una sporca bugia!”
- “Tua
madre mi ha detto che avevi pensato di abortire e poi avevi scelto
l’adozione. Tu non la volevi comunque!”
- Mi
passai le mani tra i capelli, disperata. Mia madre aveva mentito
così..così tanto che mi risultava perfino
difficile credere che
fosse caduta così in basso.
- Presi
un profondo respiro. “Ho pensato di abortire, questo
è vero. Per
circa cinque minuti prima di capire che sarebbe stata solo
un’enorme
sciocchezza. Avevo deciso di tenerla e crescerla. Questa è
la
verità.”
- Alzai
gli occhi e incontrai i suoi, dubbiosi e confusi.
- “Lei..Jules
ha detto che tu non l’avresti tenuta. Che dirti che era morta
era
solo un modo per risparmiarti il dolore della separazione e per dare
alla bambina una famiglia sicura..” balbettò.
- Abbozzai
un sorriso amaro. “Beh, ti ha mentito. Proprio come ha
mentito a
me. Lei ha sempre creduto che qual bambino avrebbe rovinato la mia
vita e ha tentato per nove mesi di convincermi a cambiare idea, ma
non l’ho mai fatto! Io la volevo…”
- “Eri
poco più di una bambina tu stessa.”
- “Ma
sarei andata a mendicare pur di tenerla con me!” protestai
“Avrei
fatto qualunque cosa. Sacrificato tutti i miei sogni, tutti!”
- A
quel punto nessuna delle due riusciva più a contenere le
lacrime e
la vidi accasciarsi stremata su una sediolina.
- “Che..che
cosa..che cosa abbiamo fatto? Che cosa ho fatto?”
sussurrò non so
se rivolta a me o a se stessa.
- Mi
avvicinai a mi sedetti accanto a lei, sull’erba.
- “Avevamo
iniziato le pratiche per l’adozione vera e propria.
“ disse
flebile “Per darle il nostro cognome e…e io le
voglio bene, le
voglio così bene…”
- Si
coprì il viso con le mani e io, anche tra le lacrime, potei
vedere i
bambini che dall’altra parte del vetro giocavano allegri e
spensierati in salotto.
- “Lo
so” risposi “Ma pensa se…se un giorno
qualcuno ti portasse via
uno dei tuoi figli e…e per quanto magari sia felice tu sai,
sai che
il suo posto è con te. Che ti appartiene… Ho
passato l’ultimo
anno a piangere pensando che mia figlia fosse morta e ora che so che
non è così sappi che farò qualsiasi
cosa per riaverla” Ritornai
a guardarla e vidi che le lacrime si erano fermate “E se
questo
significherà trascinarvi in tribunale allora lo faremo. Io e
Robert
siamo pronti a tutto.”
- Passarono
alcuni secondi di assoluto silenzio prima che annuisse così
piano
che pensai di essermelo sognato.
- “Lo
so.. In effetti una parte di me è felice che tu lo staia
facendo..”
- “Co..come?”
balbettai confusa.
- “Sono
stata adottata” rispose debole “ E so che cosa vuol
dire. Anche
se finisci in una casa felice e piena d’amore non smetti mai,
mai
di chiederti se i tuoi genitori ti amano. Di domandarti se ti hanno
lasciata perché non potevano tenerti o non volevano. E per
quanto
amassi i miei genitori adottivi ho sempre sperato che mia madre
tornasse a battersi per me. Perché mi voleva
bene…”
- Alzò
il viso molto precariamente riuscì a reggersi in piedi. La
imitai e
ci dirigemmo verso la porta.
- “Lo
capisco e..e anche se mi sembra che mi stiano strappando il cuore
io..io non posso negare a Faith sua madre. E ti ho dato solo dolore
fino ad ora per cui…”
- “Non
è stata solo colpa tua” dissi. Quasi non potevo
credere che
davvero accettasse a ridarmi mia figlia. Ma forse…forse mi
capiva
essendo madre di altri bambini e poteva immaginare il dolore di
vederseli strappare dalle braccia.
- “Mia
madre..”
- “Sì,
beh con lei ci farò una lunga chiacchierata”
sussurrò mentre
entravamo di nuovo in cucina e potei cogliere una sfumatura nella sua
voce che mi fece capire chiaramente che mia madre non aveva distrutto
solo la mia vita ma, in quel secondo, anche quella di Gill.
- Rob
era seduto al tavolo con Tom e quando tornammo entrambi scattarono in
piedi, nervosi.
- Non
potei resistere e gli saltai praticamente in braccio stringendomi
forte e lui.
- “Non
ci saranno più problemi..più problemi..”
- Sentivo
le lacrime premere con decisione ma le ricacciai a forza mentre
prendevo Rob per mano e lo trascinavo nel corridoio seguiti di Gill
che, dopo aver sussurrato qualche parola al marito, ci precedette su
per le scale.
- Rob
mi lanciò un’occhiata confusa anche se
visibilmente sollevata e io
gli baciai la guancia per tranquillizzarlo.
- “Come
hai fatto?”
- “Non..ti
spiegherò più tardi “ sussurrai di
rimando “Ti spiegherò tutto
dopo. Ora conta ..conta solo vederla, conoscerla.”
- A
quelle mie parole Robert spalancò gli occhi e mi
fissò scioccato.
- “Ora?”
- “Beh..”
risposi “Credo di sì. Insomma ci sarà
un motivo se stiamo andando
al piano di sopra, no?”
- Ora
sembrava davvero perso e terrorizzato. “Ma..ma io io..sono
presentabile?Insomma, vorrei fare una buona impressione.”
- Se
non fossi stata praticamente sull’orlo di una crisi di nervi
sarei
scoppiata a ridere molto probabilmente. “Rob ha un anno e
mezzo.
Non credo che baderà allo stato dei tuoi abiti.”
- “Lo
so però..”
- “La
bambina sta dormendo.” La voce di Gill era piatta e vuota e
mi si
strinse il cuore a sentirla “Ha avuto un po’ di
febbre per via
dei dentini questa settimana.”
- Annuii
deglutendo a fatica un po’ di saliva.
- Quello
a parer mio non era un buon segno. Conoscevo poche cose sui bambini
ma di certo mi pareva che malati non fossero propriamente propensi a
conoscere nuove persone.
- Ma
noi eravamo i suoi genitori quindi, forse, dopotutto…
- Ci
immobilizzammo quando fummo di fronte ad una porta di legno scuro,
socchiusa.
- “Lei
è..” non ebbi la forza di continuare.
- “Sì”
disse Gill “Quella è la stanza di
Faith…”
- Aprì
la porta ed entrò mentre io e Rob rimanemmo fermi sulla
soglia.
- Ma
fu abbastanza per vederla.
- Gill
si inginocchiò di fronte ad un lettino con le sbarre dove vi
era
adagiata…
- Dovetti
portarmi una mano alla bocca per non scoppiare in singhiozzi.
- La
mia bambina…la nostra bambina era lì, stesa sul
suo lettino,
profondamente addormentata. I capelli scuri come i miei sparsi sul
cuscino bianco, il petto che si abbassava a ritmo regolare, le manine
serrate a pugno.
- Era
l’immagine della perfezione, così simile al
piccolo angioletto che
mi ero immaginata nel corso dell’ultimo anno. Solo che nella
mia
mente la mia piccola era volata in cielo, per sempre lontana da me e
invece…invece la persona per cui avevo pianto era qui.
Proprio di
fronte a me. Viva e in salute e…
- Emisi
un piccolo singhiozzo e sentii la mano di Rob stringere forte la mia,
come a ricordarmi che eravamo li insieme e che avremmo condiviso ogni
gioia e dolore di quell’esperienza.
- Forse
fu il suono che avevo emesso a farla svegliare o forse
percepì la
presenza della propria madre ma, in quell’esatto istante,
spalancò
gli occhi e io mi ritrovai a fissare il colore più assurdo e
meraviglioso che avessi mai visto in tutta la mia vita.
- Era
verde e allo stesso tempo azzurro, come se il colore del cielo e
quello dell’erba fossero riusciti a unirsi in una mescolanza
perfetta.
- “Ti
somiglia “ sussurrò Rob mentre la sua mano tremava
nella mia
“ma..”
- “Ma
i suoi occhi..sono ..sono una combinazione dei nostri..”
finii io
per lui.
- “Tesoro..”
Gill si sedette al fianco della piccola e le carezzò la
testolina
“Come stai amore mio? Qui ci sono delle persone che vogliono
conoscerti..”
- Faith
si limitò a sollevarsi leggermente sul cuscino e a
strofinarsi gli
occhietti assonnati..
- Io
e Rob ci scambiammo un’occhiata preoccupata. Cosa avremmo
fatto se
lei ci avesse respinti ? Se fosse scoppiata a piangere? Probabilmente
sarebbe stata una semplice reazione istintiva, nulla di personale, ma
il mio cuore era certo che un gesto simile avrebbe spezzato la mia
già scarsa fiducia.
- “Avvicinatevi
“ mormorò Gill.
- Rob
si sporse e mi baciò i capelli “Ci siamo dentro
insieme. Vedrai ce
la caveremo. Alla fine andrà tutto bene.”
- Annuii
aggrappandomi alla forza che le sue parole sapevano sempre infondermi
ed insieme facemmo qualche passo, finché non ci ritrovammo
ai piedi
del letto.
- Faith
non pianse né strillò terrorizzata ma si
limitò a rimanere li
ferma,a fissarci dubbiosa.
- “Ciao..”
non potei fermarmi dal rivolgerle quel semplice cenno di saluto con
la mano a cui lei rispose …agitando la sua piccola manina
paffuta.
- Scoppiai
a ridere sentendo il mio corpo rilassarsi man mano.
- Forse
avevo qualche possibilità per non rovinare tutto fin da
subito.
- Iniziammo
a mostrale piccoli pupazzetti che trovavamo sparsi sul pavimento e ad
avanzare pian piano verso di lei, finché non ci ritrovammo
seduti
ciascuno ad un lato della piccola.
- Gill
si era alzata e ora ci fissava dalla porta.
- “Kris,
prendi il biberon col latte che c’è sul comodino.
Adora berlo a
quest’ora e probabilmente a causa della febbre si
riaddormenterà…
Io scendo di sotto”
- “Credi
che resti sola con noi?’” chiese Rob preoccupato
“Non si
metterà a piangere?”
- “Non
credo, di solito lei è molto aperta e sorridente. Leggetele
una
favola, adora sentire le voci delle persone.”
- Rob
annuì e prese in mano un piccolo libretto su cui erano
raffigurati
dei pinguini che ballavano proprio nel momento in cui Gill agitava la
mano, seguita a ruota da una replica del gesto da parte di una sempre
sorridente Faith.
- Quando
si chiuse la porta alle spalle mi sentii male per quella donna a cui
avevo appena strappato una dolcissima splendida bambina. Era una
brava persona e sapevo che, se non avessi mai scoperto la
verità,
mia figlia sarebbe cresciuta in una famiglia felice e piena
d’amore
ma.. ma il destino, invece, mi aveva portata lì. Ci aveva
riuniti in
modo che tutti e tre potessimo formare una vera famiglia e di certo
non vi avrei rinunciato per tutto l’oro al mondo.
- Presi
il biberon e glielo portai alle labbra proprio mentre la sua mano si
chiudeva sulla mia per stringerlo meglio a se. Era morbida e
vellutata e prima che lei potesse staccarsi afferrai rapida quella di
Rob e la unii alle nostre.
- Lo
sentii rabbrividire leggermente a quel contatto così intimo,
puro e
perfetto che mai avrei creduto possibile.
- “La
sua pelle sembra quella di una pesca..” mormorò
Rob.
- Annuii
e in quel momento Faith batté il libretto che Rob teneva tra
le
dita, come a ricordarci che lei pretendeva una storia.
- Rob
lo aprì e iniziò a leggere piano, con voce
delicata e melodiosa, la
stessa che ogni volta mi faceva accelerare il cuore come se fosse
impazzito.
- Continuò
senza interruzioni finché arrivato alla quarta pagina circa
si
interruppe e fece parlare il grande capo pinguino con una vocina
così
totalmente assurda che non potei fare a meno di scoppiare a ridere,
insieme a …
- Mi
zittii quando mi resi conto che non ero l’unica divertita.
Anche
Faith si stava letteralmente contorcendo dalle risate sul letto e
quando Rob fece ancora quella voce scoppiò in un altro
eccesso di
risa tanto che dovetti scostarle il biberon per paura che il latte le
andasse di traverso.
- Dio,
la sua voce era…era una magia. E sapere che stava ridendo
con noi,
felice era..
- Mi
morsi il labbro, ma non potei evitare alle lacrime di scendere questa
volta e quando guardai Rob mi resi conto che per lui era lo stesso.
Gli carezzai i capelli e i nostri sguardi che ogni tanto si
incontravano molto probabilmente furono la sola cosa che gli diede la
forza di riuscire a finire la storia.
- “E
il pinguino danzò felice con tutti gli altri, per sempre.
Fine..”
sussurrò piano e quando abbassai gli occhi mi resi conto che
Faith
dormiva ormai profondamente. I tratti dolci del viso erano stesi e
rilassati nel sonno e mi azzardai a posarle un bacio fugace sulla sua
pelle profumata.
- “Ti
amo..” mormorai stringendole una manina.
- “Ti
amo..” Le parole di Rob furono un eco delle mie mentre ci
stendevamo al suo fianco, le nostre dita intrecciate.
- E
in quel piccolo perfetto momento sentii che Rob sulle scale aveva
avuto ragione.
- Alla
fine, tutto sarebbe andato per il meglio.
- E
alla fine era davvero stato così. E io stessa alle volte non
potevo
crederci perché, se c’era una cosa che avevo
imparato nella vita,
era che raramente le cose andavano per il verso giusto e le persone
vivevano felici e contente.
- E
invece, forse, mi ero sempre sbagliata.
- Perché
non ricordavo di essere mai stata tanto felice in tutta la mia vita.
- Ero
di nuovo in macchina con Rob sulle rive dell’oceano
californiano
ma, questa volta, non eravamo soli. Nel sedile posteriore adesso un
seggiolino ospitava la nostra bambina.
- Nostra
figlia…
- Finalmente,
dopo sei settimane, avevamo potuto portarla a casa con noi. Erano
stati giorni duri, fatti di pianti, crisi, ore a parlare con
psicologi per mettere in pratica la forma di distacco meno traumatica
per lei da quelli che aveva sempre considerato i suoi genitori ma,
alla fine, eravamo insieme. E questa volta, per sempre.
- La
macchina si muoveva veloce sull’asfalto liscio e, osservando
le
stelle per un attimo, ripensai al terribile istante in cui Tom e Gill
avevano detto addio a Faith. Era stato straziante e si era marchiato
a fuoco nel mio cuore. Ma non avrei mai potuto sentirmi in colpa per
aver fatto di tutto per fare giustizia, per essere felice. Sapevo
che, a lungo andare, quella si sarebbe rivelata la decisione migliore
anche per Gill e Tom.
- “A
che pensi?” domandò improvvisamente Rob staccando
gli occhi dalla
strada per guardarmi.
- Scossi
le spalle. “Penso che devi assolutamente tenere lo sguardo
fisso
davanti a te, prima che ci ammazzi tutti!”
- Sbuffò
borbottando qualcosa di simile a “Esagerata!” e
facendomi
scoppiare a ridere.
- Dopo
qualche altro minuto di viaggio finalmente raggiungemmo la nostra
meta e rimasi piacevolmente stupita.
- Rob
spense distrattamente il motore, parcheggiando li. Ancora una volta
davanti a quella spiaggia che aveva cambiato per sempre le nostre
vite.
- La
mia, la sua…e quella dello scricciolo che sedeva nel suo
seggiolino, curiosa del mondo sconosciuto fuori dal finestrino.
- “Perché
qui?” domandai.
- Rob
scosse le spalle, ma mi fissò sorridente. “Ho solo
pensato
che..fosse appropriato portarla qui. Dove è iniziato tutto
quanto.
Dove è iniziata anche la sua vita.”
- “Ah
sì, perché è il sogno di ogni bambino
vedere il luogo in cui è
stato concepito vero?” Risi punzecchiandogli il fianco.
- “Ah
non voglio traviare una bimba così piccola. Facciamo che i
dettagli
di quella notte glieli risparmiamo tra qualche anno.”
Borbottai
“Oppure mai in effetti…”
- Scendemmo
dalla macchina e immediatamente feci per slacciarle il seggiolino e
prenderla tra le braccia ma, ovviamente, lei le indirizzò
subito
verso Rob che senza esitare la prese in braccio.
- Alzai
gli occhi al cielo. Quella bimba stava già diventando una
cocca del
suo papà in così poco tempo. Ma andava bene
così: volevo che
avesse il meglio e, anche se era inesperto e alle prime armi, Rob era
fantastico. Sembrava essere nato per ricoprire il ruolo di padre ed
amava Faith in un modo così assoluto e devastante che alle
volte mi
faceva male. Male nel pensare a tutto il tempo che avevamo perso,
alle piccole conquiste, alle piccole gioie che avremmo potuto provare
tutti e tre insieme.
- E
invece…
- “Non
lo fare” Rob sussurrò e sapevo benissimo che aveva
capito cosa
stesse passando nella mia mente “Non serve a nulla pensare al
passato. Contiamo noi, adesso.”
- Annuii
debolmente, tentando di scacciare la nuvola nera che minacciava di
offuscare il nostro splendido pomeriggio. Non potevo permetterlo.
- Strinsi
con più decisione la sua mano mentre passeggiavamo sulla
sabbia
chiara, il pallido sole di febbraio ormai in pieno tramonto
sull’orizzonte. Rob fece scivolare una mano sul mio fianco e
mi
strinse più a se mentre io sistemavo la giacchetta di jeans
a mia
figlia.
- Forse
avrei dovuto metterne una anche io. Iniziava a fare freddo e il sole
ormai riscaldava davvero poco. Sorrisi, però, notando che
Faith e
Rob erano in pratica vestiti in coordinato: entrambi ne portavano una
di jeans…
- E
i miei occhi si spalancarono notando quella di Rob.
- Era..
- Lui
si arrestò a guardarmi. “Che
c’è?”
- “Quella
è la mia…è la mia giacca”
protestai.
- “Veramente,
tecnicamente è mia.”
- “Ce
c’entra? E’ stata mia per tutti questi anni
perciò…perciò
dopo tutto questo tempo ne ho acquisito il possesso.”
- Scoppiò
a ridere come un pazzo. “Cosa? Questa è la cosa
più assurda che
io….oh dai prendila, oltretutto stai morendo di
freddo”
- Anche
con Faith tra le braccia riuscì agilmente a sfilarsela e ad
adagiarmela sulle spalle e dovetti ammettere che, dopo che era stata
a contatto col suo corpo, era mille volte meglio. Nel corso dei due
anni precedenti aveva perso il suo profumo originale mentre ora..ora
il tessuto ne era di nuovo impregnato ed era così tiepida da
riuscire a scaldarmi la pelle. E anche il cuore.
- Lo
sentivo caldo e pulsante e…vivo come non mi era mai capitato
prima.
- Ero
felice, felice dentro. Felice di essere lì, con una figlia
che
credevo non avrei mai visto e con quello che, ormai ne ero certa, era
l’uomo della mia vita.
- Feci
una piccola corsetta staccandomi da loro, finché i miei
piedi non
sprofondarono nell’acqua ghiacciata. A mala pena sentii il
freddo,
totalmente oscurato da tutte le altre mille emozioni che occupavano i
miei sensi.
- Sentii
Faith gorgogliare eccitata versetti senza senso dietro di me.
- “Attenta
a non scuotere troppo la giacca, dentro
c’è…ehm ci sono le
chiavi della tua macchina..”
- Mi
voltai e gli feci la linguaccia schizzandogli un po’
d’acqua sui
jeans col piede.
- I
miei occhi incontrarono i suoi e non potei trattenere le risa.
Nemmeno sapevo perché stavo ridendo a quel modo. O, forse,
un perché
non c’era. Ero semplicemente felice. Per la prima volta da
anni ero
felice di esistere.
- Mi
chinai pronta a cogliere un po’ d’acqua del mare
tra le mani
quando la sentii.
- Prima
non era che un insieme sconclusionato di sillabe e poi…
- “Ma..ma…ma..mama!”
- Mi
bloccai voltandomi all’istante, paralizzata dallo shock.
- Mi
ero sognata tutto?
- Ero
così euforica che mi ero immaginata qualcosa che
nemmeno…?
- No,
era vero. Lo capii quando incontrai lo sguardo di Rob, paralizzato ed
emozionato quanto doveva essere il mio.
- “Mam..mama!”
Faith continuò a strillare protendendo le braccine verso di
me.
- Probabilmente
voleva che la prendessi per farla giocare vicino all’acqua,
proprio
come aveva visto fare a me.
- Senza
staccare per un secondo gli occhi dai suoi enormi e scintillanti nel
tramonto percorsi poche falcate finché non fu al sicuro tra
le mie
braccia. La tenni stretta a me, inspirando il suo profumo
così
buono,delicato ed inconfondibile che, ormai, mi era entrato sotto la
pelle.
- “Ti
amo, ti amo” mormorai “La mamma non ti
lascerà mai, mai più!
Mai mai mai più… mai
più…”
- Improvvisamente
mi sentii cingere per la vita e io e Faith ci ritrovammo a
volteggiare in aria. Ebbi la forza di scostare il volto dai capelli
di mia figlia, appena in tempo perché le labbra di Rob
potessero
incontrare le mie in un bacio che..che era al di la di ogni
definizione o perfezione.
- Mia
figlia era stretta a me e le nostre bocche si muovevano
all’unisono
e le nostre braccia erano intrecciate e il nostro miracolo era ben
protetto tra di noi.
- E
per la prima volta quelle a rigarci e mescolarsi fra loro il volto
erano lacrime di gioia. Di pura e totale gioia.
- “Ti
amo, ti amo, ti amo” mormorai posando una serie di lievi baci
sulle
sue labbra, senza potere, o volere, contenere l’enorme
sorriso che
si apriva sul mio viso in quell’istante.
- “Ti
amo” rispose,prima di prendere un bel respiro.
- E
poi…poi disse le parole che, ancora una volta, cambiarono
tutto per
sempre.
- “Sposami
Kristen”
- Rimasi
immobile, i miei occhi persi nei suoi, le mani di mia figlia che
giocavano con i miei capelli.
- Lui
aveva..?
- Quella
era una..proposta…o..
- Aprii
la bocca per dire qualcosa di sensato o meno ma non riuscii ad
emettere alcun suono.
- Rob
abbozzò un risolino nervoso. “Non…non
volevo uscirmene con una
cosa simile in questo modo, credimi…è
che..”
- Sospirai
e lui mi rimise in piedi , ferma sulle mie gambe.
- “Non
importa Rob. E’ stato un momento..emotivo e le ultime
settimane
beh, dire che sono state assurde è un eufemismo. Di certo
non voglio
che tu ti giustifichi per avermi posto una domanda che non era tua
intenzione farmi.”
- Gli
sorrisi debole, anche se il mio cuore si frantumava in mille
pezzettini.
- Era
troppo presto, ovviamente. Non c’era motivo di affrettare le
cose,
era già successo tutto così in fretta. Io non
avevo bisogno di un
matrimonio per essere felice.
- “Aspetta,
hai pensato che non intendessi davvero chiedertelo?”
domandò
scioccato.
- “Penso
solo che..che un matrimonio non sia necessario ecco”
sussurrai.
- “Questo
è un no?” Alzai lo sguardo quando incontrai i suoi
occhi, freddi e
spenti e..distrutti dal dolore.
- Oh
cazzo..
- “No
Rob è solo che io..che tu..” presi un bel respiro
cercando di fare
un discorso logico nonostante la miriade di emozioni che stavano
lottando nel mio cuore “Voglio solo dire che non devi
sposarmi per
renderci una famiglia. Noi lo siamo…indipendentemente da
tutto.
Voglio dire che non devi buttarti in qualcosa di cui non sei sicuro
perché…perché davanti ad una domanda
come questa..beh, non c’è
storia che io ti dica di no.”
- La
mia voce era bassa e rotta dall’imbarazzato. “Io
non potrei mai
dirti di no. Perché lo voglio. Voglio essere tua moglie e
voglio
svegliarmi con te e con Faith ogni singolo giorno della mia vita
e..io voglio tutto con te. Ma voglio che tu sia pronto quando me lo
chiederai. Non voglio che sia una forzatura, o qualcosa che senti di
fare o un..”
- La
mano di Rob premuta contro le mie labbra interruppe il flusso
impazzito che usciva dalla bocca.
- “Credi
che per me sia un obbligo?”
- “No,
ma penso che magari l’emozione del momento..”
- Piegò
il capo da un lato e mi fissò, quasi divertito.
- “Che
c’è?”
- Invece
di rispondermi allungò il braccio ed infilò la
mano all’interno
della mia, ovvero della sua, giacca.
- Mi
tremarono letteralmente le ginocchia quando vidi la scatolina di
velluto blu stretta tra le sue dita.
- “Credi
che sia un caso che avessi questa in tasca?”
sussurrò e il mio
cuore prese a batter impazzito “Credi che sia un caso che vi
abbia
portate qui? Volevo che fosse qualcosa di speciale, nel posto dove
tutto è iniziato. Ma quando ti ho dato la giacca”
ridacchiò “Per
un attimo ho dimenticato che avresti potuto sentirlo o farlo cadere
in acqua prima..”
- Aprì
piano il cofanetto e io mi ritrovai a fissare abbagliata il singolo
semplice diamante che ornava il cerchio in oro bianco. Non era enorme
ma semplice e delicato.
- Ne
sfiorai la punta col dito, incapace di parlare.
- “Forse
ti sembrerà assurdo ma l’ho comprato in
Australia” mormorò “Il
giorno dopo la prima sera che abbiamo passato insieme…quando
Faith
si è addormentata con noi, ricordi? Le tenevamo le manine
strette
nelle nostre e tu..tu la guardavi in un modo..come se fosse tutta la
vita che aspettavi quel momento e io ho capito. Che era così
che
volevo addormentarmi ogni singola notte della mia vita. Con te e la
nostra bambina. Io voglio questo con te Kristen. Io voglio tutto
quanto con te. Voglio te e me per sempre e sempre e
sempre…”
- In
quel momento non provavo più nemmeno a tentare di contenere
le
lacrime, ma le scacciai comunque col dorso della mano. Non volevo che
mi offuscassero la vista e mi impedissero di gustare ogni piccolo
istante di quel momento.
- Chiusi
gli occhi cercando di calmarmi quel tanto che bastava a dire:
“Chiedimelo di nuovo”
- Rob
mi sorrise e si mise in ginocchio davanti a me.
- “Kristen..Faith…vi
prometto dia amarvi sempre, per tutta la mia vita. Mi fareste il
grande onore di volerla dividere con me? Per
l’eternità?”
- “Tu
che dici?” balbettai rivolta alla mia piccola.
- “Ma..mamma!”
strillò come a suggerirmi che dovevo essere io a rispondere
a quella
domanda.
- Allungai
la mano e feci alzare Rob, finché i nostri volti non furono
l’uno
di fronte all’altro ancora una volta.
- “Di
‘cuore’” sussurrai.
- “Cuore”
le sue parole divertite furono un soffio sulle mie labbra
“Fammi
indovinare,così saprai sempre che sono io?”
- Scossi
il capo, decisa. “No. Io lo so che sei tu. Sei sempre stato
solo tu
per me….”
- Ed
era così semplice capirlo finalmente. Lo sentivo in ogni
poro della
pelle, in ogni singolo bacio che lasciava sulle mie ciglia imperlate
di lacrime, in ogni carezza.
- Ci
sarebbe sempre stato solo lui. Per sempre.
- “Lo
prendo come un sì?” sussurrò
- Allungai
la mano e lui fece scivolare l’anello al mio dito. Le sue
mani
corsero subito attorno alla mia vita, stringendoci di nuovo al suo
corpo.
- E
non mi servì altro che una piccola, semplice sillaba per
dare inizio
alla nostra nuova vita insieme.
- La
vita di una famiglia.
- “Sì,
si voglio sposarti.”
- Awwwwwwww
che dolciumeria vero?? *__*
- Ovviamente
abbiamo deciso di accorciare i tempi quindi fare un salto temporale ed
“omettere” il “mese di
conoscenza” ma come abbiamo già detto all'inizio..
abbiamo scritto questa FF di getto tipo in una settimana XD E il nostro
intento era proprio quello di raccontare l'essenziale :)
- Speriamo
che il capitolo vi sia piaciuto.. ormai siamo quasi alla fine ueueueueue
- Quindi
ci sentiamo tra 5 giorni per l'epilogo *__*
- PS
per Cloe: La smetti di recensire la tua stessa FF?? o____O
- Buahuahauha
mi fai morì XD ahahahahaha
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Capitolo 6 *** Epilogo ***
- OMG
OMG ç___ç
- Non
ce la faccio...
- Non
dico altro.. e ci sentiamo alla fine.. ç_____ç
Never
say never
Epilogo
- POV
Rob
- “Mmmm”
mugugnai quando sentii qualcosa di estremamente pesante adagiato sul
mio corpo. Ma avevo decisamente troppo sonno per aprire gli occhi e
capire cosa stesse succedendo,perciò rimasi immobile e
pregai
solamente che ‘la cosa’ sparisse.
- Non
sembrava, però, intenzionata a farlo.
- Qualcosa
di morbido e tiepido prese a toccarmi le guance e a darmi leggeri
colpetti.
- A
quel punto non potei trattenere un sorriso, specialmente quando il
piccolo mostro prese a fissarmi così da vicino che potevo
sentire il
suo respiro profumato di cioccolata colpirmi il viso.
- Aprii
piano un occhio e fui ricambiato con la vista dei più
spettacolari
occhi verdi che ogni mattina mi stupivo ancora di contemplare.
- “Ciao
amore” sussurrai posandole un bacio sulla fronte
“Vieni sotto le
coperte su, così prendi freddo…”
- Scivolai
un po’ verso il centro del letto per farle spazio ma, come al
solito, lei occupò quasi per niente il materasso,
prediligendo
invece il mio petto. Non che mi dispiacesse, anzi…
- Passavo
con lei ogni singolo istante disponibile, specie se sapevo che mi
sarei dovuto allontanare per lavoro.
- Lanciai
una veloce occhiata a Kris, stesa al mio fianco. Il mese prima
c’era
stata la premiere di Breaking Dawn 2 e ora si poteva dire che quel
periodo fosse finito per sempre. Certo mi spiaceva un po’
smettere
di lavorare con Kris e dire addio a quello che, nel bene o nel male,
ci aveva riuniti tutti e tre. Senza Twilight io e Kristen non ci
saremmo mai messi insieme e Faith…
- Scacciai
l’immagine della mia piccola, felice con un’altra
famiglia il
giorno di Natale dal cervello, prima che mi facesse impazzire.
- Ora
lei era qui con noi, e stava ridacchiando mentre le solleticavo il
pancino.
- Si
tappò la bocca, per non fare rumore e la cosa mi
stupì molto. Di
solito non si faceva problemi a saltare sulla schiena mia e di Kris
la mattina di Natale, circa verso le sei, urlando che Babbo Natale
era venuto e aveva lasciato una montagna di regali che aspettavano
solo di essere aperti.
- Stamattina
invece era insolitamente tranquilla.
- “Ehi
piccola come mai così silenziosa?”
- Alzò
gli occhi al cielo come se avessi fatto la più scema delle
domande,
tratto che dovevo essere sincero, aveva acquistato da Kris.
- “Papà!!
Non voglio svegliare la sorellina!” sussurrò
indicando la pancia
di kris sotto le coperte “La mia amica Hope ha detto che se i
bambini nella pancia si svegliano iniziano a prendere a calci le
mamme. E io non voglio che faccia male alla mamma..”
- Non
potei fare a meno di stringerla ancora più forte alle sue
parole.
Era la bambina più dolce e buona che avessi mai potuto
desiderare
ma, allo stesso tempo, determinata e testarda come sua madre.
- “Tesoro
il bambino non si sveglierà. Per adesso non sente i rumori,
è
ancora troppo piccolo. Quando crescerà un po’
capirà la tua voce
e lo sentiremo muoversi, ma non farà male alla mamma. Lei
sentirà
solo…solo una specie di solletico, ecco.”
- Mi
guardò pensierosa e un tantino incredula. “Non le
farà male?”
- Scossi
il capo.
- “Perciò
posso parlare?” Si aprì in un enorme sorriso
quando le feci segno
di sì col capo.
- “Si
parlare però non…”
- “E’
NATALE!!!! W IL NATALE!! MAMMA SVEGLIA E’ ARRIVATO BABBO
NATALE!!!”
- “…urlare..”
terminai, completamente ignorato.
- Kris
a tutto quel baccano alzò di scattò la testa,
guardandosi intorno
terrorizzata.
- “Che
cosa..cosa..Faith amore stai bene?” La strinse tra le braccia
e la
esaminò da cima a fondo prima di ricordarsi che oggi era
Natale e
quello di Faith era stato il suo normale strillo eccitato da 25
Dicembre.
- “Posso
aprirne uno?” domandò sbattendo i suoi occhioni
“Posso aprirne
uno? Uno solo, per favoreeeeeeeeee! Per favoreeeeeeeeeeee!”
- Non
riuscii a resistere al suo visino eccitato e annuii provocando altri
urletti di gioia mentre si precipitava giù dalle scale alla
velocità
della luce.
- “Solo
uno” le urlai dietro “Gli altri li apriamo dai
nonni, sai che
vogliono esserci! E non correre Faith!”
- Girai
il capo e vidi Kristen osservare la stanza intorno a se, con
un’adorabile aria confusa.
- “Ancora
un po’ assonnata?” la presi in giro.
- “No,
veramente sto aspettando di vomitare” rispose seria
“Di solito è
la prima cosa appena apro gli occhi e invece stamattina
no…strano..”
- Risi,
stringendola a me sotto le coperte e posando le mani sul suo ventre
ancora quasi totalmente piatto.
- Quasi
però. C’era comunque una piccolissima collinetta
sotto le mie dita
e per me, che conoscevo il corpo di Kristen come il palmo della mia
mano, era chiarissima.
- “Magari
sarà la magia del Natale” dissi “Ho
sentito che opera miracoli”
- “Già..”
mormorò “In effetti l’abbiamo testato
sulla nostra pelle…”
- Sapevo
benissimo a cosa si riferiva: al Natale di quattro anni prima, quando
avevamo saputo la verità su Faith.
- “Ed
eccolo che arriva il nostro piccolo miracolo!”
esclamò Kristen
mentre nostra figlia saltava sul letto con un enorme pacco rosso tra
le mani.
- “Questo,
questo, questo!” disse “Voglio aprire
questo!”
- Iniziò
a strappare la carta facendone migliaia di pezzettini che sarebbero
finiti ovunque sul letto e sotto.
- “Aaaaa!”
strillò gettandosi addosso a me
“Papàààà!! Allora
ha letto la
lettelina che gli abbiamo sclitto! Questa è proprio quella
che
volevo!”
- Sorrisi
ripensando a quando io e Faith avevamo scritto la letterina a Babbo
Natale in salotto o meglio, io avevo scritto sotto dettatura della
piccola visto che lei ancora non era in grado di farlo.
- “Ma
certo che ti ha portato quello che hai chiesto” la
tranquillizzai
“Sei stata una brava bambina tutto l’anno. Te la
sei meritata!”
- Faith iniziò a contemplare estasiata la
macchina fotografica rosa per
bambini tra le sue mani, cercando di capirne il funzionamento. Ero
stato un po’ stupito quando avevo letto quel dono in cima
alla sua
lista di richieste ma ero felice che si stesse appassionando a
qualcosa di artistico. Dopotutto aveva uno spirito così
dinamico e
brillante che di certo sarebbe sfociato in un grande talento.
- Kris
si protese verso di me e sussurrò al mio orecchio
:”E io, non ce
l’ho un regalo? Prometto di essere stata una buona
bambina..”
- Le
solleticai il fianco prima di commentare: “Oh mi sembra che
tu
abbia già scartato il tuo regalo ieri sera..ed era anche
bello
grosso..”
- Kristen
mi diede uno schiaffo sulla spalla me riuscii a bloccarla e a posarle
un bacio a fior di labbra.
- “Dai
c’è Faith!” mi rimproverò.
- “Tanto
lo so che pel mettele bambini nella pancia le mamme e i papà
devono
darsi tanti tanti baci in un letto” disse tranquillamente
lasciandoci a bocca aperta “me l’ha detto
Hope..”
- “Mmm
direi che questa Hope sa già un po’ troppe cose su
come gira il
mondo ..” commentai e Kris rise ma, si immobilizzò
non appena notò
l’ora sul comodino.
- “Su
su muoviamoci” esclamò “E’
tardi, non vogliamo arrivare in
ritardo dai nonni, no?”
- Scese
dal letto e si diresse rapida verso il bagno.
- “Ti
dispiace se faccio io la doccia per prima”
- Annuii.
- “Perciò
puoi fare il bagnetto a Faith e poi aiutarla a vestirsi?”
domandò
e immediatamente si voltò a guardarmi, seria come mai prima
“Questa
volta possibilmente non di budino?”
- Le
feci la linguaccia ma, non appena si fu richiusa la porta alle
spalle, mi caricai mia figlia sulle spalle e mi diressi verso la sua
cameretta, ricordando con una risata ciò che era successo il
giorno
del nostro matrimonio quasi quattro anni prima.
- “Papà!!”
La vocina di Faith mi colpì mentre tentavo di farmi il nodo
alla
cravatta per quella che doveva essere la cento milionesima volta.
- Ci
rinunciai con un sorriso, però, per afferrare la mia
piccolina che
si precipitava dentro la stanza in cui stavo finendo di prepararmi.
- “Papà!!”
si aggrappò al mio collo e la strinsi forte a me.
- Papà…
- Ancora
mi sembrava impossibile che davvero lei mi avesse accettato ed amato
così incondizionatamente in poco tempo. Erano appena tre
mesi da
quando mi aveva conosciuto eppure ora che, finalmente, aveva imparato
a parlare, mi aveva fatto l’onore di chiamarmi
così, papà. Una
semplice parolina che ogni volta che veniva pronunciata mi faceva
esplodere il cuore di gioia.
- “Ciao
amore mio..ma come sei bella!” la vezzeggiai un po’
e come ogni
volta lei arrossì nascondendo il visino
nell’incavo del mio collo.
- Quel
rossore che le imporporava le gote ogni volta che qualcuno le faceva
un complimento era uno dei suoi tratti più adorabili, forse
perché
mi ricordava così tanto Kristen.
- Cercai
di non pensare al fatto che la mia fidanzata era soltanto poche porte
più in la a finire di prepararsi per la cerimonia.
- Kristen,
la donna della mia vita, la madre di mia figlia, finalmente sarebbe
diventata mia, solo mia.
- Mia
moglie…
- Chiusi
gli occhi, beandomi di quel pensiero e del profumo dei capelli di mia
figlia. La sola cosa che avrebbe potuto calmarmi in quel momento.
- Mia
madre entrò poco dopo, trafelata, di certo alla ricerca di
Faith.
- “Ah
ecco dov’eri finita, piccola monella!” la
rimproverò
bonariamente ma poi la sua attenzione si focalizzò di nuovo
su di me
“Rob ma stai ancora così? Ti pare il caso? La
cerimonia è tra
meno di mezz’ora e non è carino far aspettare il
parroco o peggio
Kristen”
- Abbassai
lo sguardo e mi accorsi che in effetti dovevo essere un disastro.
- La
camicia era tutta sgualcita, la cravatta non stava meglio
e…e non
avevo i pantaloni!
- Cazzo
avrei giurato di averli infilati poco prima!
- Mia
madre rise della mia espressione smarrita e si affrettò a
prendere
Faith e a posarla sul tappeto ai nostri piedi, cercando di darmi una
sistemata.
- Mi
sistemò il nodo della cravatta, i capelli e mi
aiutò a infilarmi i
pantaloni, cosa che mi fece sentire un bambino di cinque anni di
nuovo.
- “E
ora fammi tornare da Kristen, devo finire di sistemarla”
concluse
con un sorriso “E’ molto bella.”
- “Lei
è sempre bellissima” mormorai cercando di
immaginarmela in bianco
avanzare verso di me in quella piccola ed isolata chiesetta inglese
dove avevamo deciso di sposarci.
- “Awww
non credevo che avrei mai visto il giorno in cui il mio bambino
sarebbe stato cotto di una donna!” mi prese in giro
schioccandomi
un bacio “Senti dai questo budino a Faith o avrà
fame durante il
matrimonio. Non credo sappia resistere fino all’ora di
pranzo.”
- Annuii
e, quando fu uscita, sistemai la mia piccola su una sedia con un bel
tovagliolo sul petto perché non si macchiasse il vestitino e
presi
ad imboccarla, ma la mia mano fu presto sostituita dalla sua. Da poco
aveva iniziato a mangiare da sola e non soltanto usando le mani, ma
anche le posate.
- “Brava
amore mio..” dissi e, in quell’istante, avvertii un
rumore
assordante provenire dal corridoio. Lasciai Faith occuparsi del
budino da sola .
- “Mi
raccomando, vedi di sporcarti col budino eh?” dissi ironico,
prima
di precipitarmi fuori a vedere cosa fosse successo.
- Per
fortuna si trattava solamente del vice parroco che aveva fatto cadere
un vaso e in pochi secondi fui di nuovo davanti a Faith. Solo che,
ora, il vasetto di budino era totalmente vuoto.
- Era
impossibile che lo avesse già finito tutto…
- Non
feci in tempo ad aprire la bocca che Faith molto orgogliosamente si
strappò il tovagliolo da dosso rivelandomi esattamente dove
fosse
finito il resto del budino.
- Spiaccicato
sul suo petto.
- Ghiacciai.
“No..amore che hai fatto!”
- Lei
continuava a guardarmi sorridente e ripensai alle stupide parole che
avevo detto prima “Mi raccomando, vedi di sporcarti col
budino eh?”
- Certo,
ovviamente lei non aveva colto l’ironia, perché
era solo una
bambina e io ero un idiota!
- E
Kristen sarebbe passata alla storia come la sposa assassina!
- “Rob
credo che dovresti proprio venire o..che cazzo hai fatto?”
Voltai
il capo e vidi Liz fissare sconvolta mia figlia e poi me.
- “E’..è
stato un incidente” mormorai “E ora sono
morto..”
- “Forse
no” rispose Liz “Forse no…aspetta
qui..”
- Corse
fuori e ritornò pochi secondi dopo con un vestito simile a
quello
che già indossava Faith.
- “Sapevo
che avresti combinato qualche casino perciò quando ho visto
quello
che aveva scelto Kris ne ho comprato uno simile nella stessa boutique
di Harrod’s. Certo questo è meno costoso e non
è proprio identico
ma..”
- “Sei
la mia salvatrice” dissi “Veramente, ti sono
debitore. E poi Kris
non capirà mai la differenza. E’ quasi lo stesso
rosa, no?”
- Lei
mi fissò alzando le sopracciglia. “Si vede che sei
un uomo..”
- E
infatti negli occhi degli uomini doveva esserci qualcosa che non
andava perché dopo la cerimonia, quando ero in uno stato di
totale e
assoluta beatitudine dopo aver fatto diventare Kristen mia per
sempre, la mia dolce mogliettina mi guardò confusa.
- “Perché
Faith ha quel vestito?” chiese.
- Mi
ghiacciai ma tentai di deglutire mantenendo un’aria
tranquilla “E’
il vestito che doveva indossare, no?”
- “No”
rispose “Non è quello..”
- “No?”
- “No..”
rispose e mi fissò accigliata “Pensi che dovresti
dirmi la verità
o no?”
- “Ehmm”
ridacchiai “Non credo tu vorresti saperla.”
- Con
mio grande stupore invece di arrabbiarsi si limitò a ridere
“Ti
amo e..grazie di avermi sposata.”
- Sorrisi.
“Di cuore”
- Alzò
il sopracciglio e mi colpì il petto. “Quella
è la mia battuta!”
- “Ma
adori il modo in cui noi inglesi diciamo
‘cuore’”
- “Un
modo strano..” mi provocò.
- “Guarda
che quelli con l’accento strano siete voi
americani!” replicai.
- Alzò
gli occhi al cielo ma prima di avere il tempo di dire qualcosa
arrivò
Faith e la presi tra le braccia, stringendola tra i nostri corpi.
- “Direi
che quando ci si mettono di impegno inglesi e americani riescono a
fare dei veri capolavori” sussurrai.
- “Direi
di sì” rispose prima di posare le labbra sulle mie.
- “Faith
i capelli sono puliti, non te li bagnare mi raccomando!” la
ammonii
- “Ma
tu li hai bagnati” rispose incrociando le braccia sul petto
in un
adorabile broncio.
- “Sì,
ma io sono un ragazzo e i miei capelli sono corti e si asciugano in
fretta. I tuoi invece sono lunghi lunghi e poi li hai lavati ieri,
perciò attenta a non bagnarli” dissi serio
“E stavolta non
scherzo..”
- Sbuffò
ma rimase a giocare con la paperella senza bagnarsi la testa,
probabilmente consapevole di aver già tirato un
po’ troppo la
corda. Il problema era che io non sapevo come fare a dirle di no e
quindi, quando mi aveva chiesto di fare il bagno insieme con i
costumi per giocare alla spiaggia, non avevo saputo rifiutare,
ovviamente. Perciò ora ce ne stavamo qui, stretti dentro
l’acqua
ormai fredda e pronti a farci trucidare da Kristen una volta scoperto
che ancora non eravamo vestiti.
- Faith
allungò una manina e sparse un po’ di shampoo sui
miei capelli,
massaggiando piano con le sue manine e poi risciacquando il tutto con
un secchiello da spiaggia pieno d’acqua pulita.
- “Ecco
ora sei bello e plofumoso” disse tutta soddisfatta
“Puoi andale a
vettirti”
- “La
ringrazio signorina..ma che dice di vestirsi anche lei?”
domandai
mentre uscivo dall’acqua e mi asciugavo velocemente.
- “No,
voglio stare e giocare alla sirena!”
- “Faith
ora vado a vestirmi e quando sono tornato ti voglio in piedi qui ad
asciugarti, ok?”
- “Okkaaayyy!”
borbottò troppo intenta a sistemare le paperelle sul bordo
per
prestarmi davvero attenzione.
- Mi
precipitai in camera estraendo veloce dall’armadio un paio di
jeans
ed una camicia e vestendomi alla velocità della luce. Non
volevo
avere a che fare con un picco di ormoni di Kristen, non la mattina di
natale perlomeno.
- Proprio
nell’esatto istante in cui mi allacciavo l’ultimo
bottone,
pregando che per una volta mia figlia non avesse fatto di testa
propria, Kris uscì dal bagno con indosso solo un paio di
coulotte e
alla ricerca disperata di qualcosa.
- Si
avviò verso il comò e prese una crema per il
corpo spalmandosela
sulle braccia.
- Il
mio cervello sapeva di avere altra cose più urgenti da fare,
come
controllare la mia bambina e finire di vestirla ma, a quella vista,
non potei evitare una piccola deviazione.
- Posai
le mani sulla sua pancia e iniziai a lasciarle piccoli baci sulle
spalle nude.
- “Ti
ho già detto che ti amo?” domandai.
- “Oggi
in effetti ancora no..” rispose ridacchiando quando presi un
po’
di crema sul palmo e la posai sulla sua piccola pancia.
- “Si
vede un pochino”
- “Rob
sono solo al terzo mese, non si vede niente!” disse
“Anche con
Faith non si è visto nulla fino al quarto mese
almeno..”
- “Ma
era diverso, avevi diciassette anni” sussurrai
“Adesso sei una
donna, il tuo corpo è diverso”
- “Secondo
me ti sei letto troppi libri sulla gravidanza” mi interruppe
“E
ora vai da nostra figlia o i tuoi genitori ci uccideranno”
- “Signor
sì signore” commentai posandole un bacio sulla
pancia “Fai il
bravo con la mamma tu…o lei poi se la prende col
papà” mormorai
a mio figlio in un sussurro.
- Kris
mi accarezzò i capelli e, dopo un ultimo bacio a mia moglie,
tornai
in bagno scoprendo, con sommo orrore, Faith ancora felice a sguazzare
nell’acqua.
- “Signorina,
che cosa ti avevo detto?”
- Sussultò
alle mie parole e quando mi guardò mise su il suo musetto da
cucciolo ‘non-mi-sgridare-ricorda-che-mi-ami’.
- “Volevo
te papino..” disse e a quelle parole mi sciolsi
definitivamente.
- “D’accordo
pulcino non preoccuparti” mi avvicinai e la estrassi
dall’acqua
avvolgendola in un asciugamano dopo averle sfilato il costume da
bagno.
- La
presi tra le braccia e la portai nella sua cameretta, posandola sul
letto dopo averle lasciato una scia di baci sul pancino che la
stavano facendo morire dalle risate.
- “Non
ti sei asciugato i capelli” disse lei “La mamma
dice che così ti
plendi il laffreddole!” mi sgridò.
- “Lo
farò più tardi.” Dissi veloce vagliando
una serie di vestitini
nell’armadio.
- “Guarda
che se non lo fai ti viene la febbre” rispose “A
Londra ta
tleddo!”
- Sorrisi.
Su questo aveva perfettamente ragione. Aveva perfino nevicato la
sera precedente.
- “Preferiresti
vivere da qualche altra parte?” chiesi.
- La
vidi rabbuiarsi e senza pensarci neppure per un secondo
urlò:”Nooo!
No, Londra è il posto più bello del
mondo!”
- Faith
amava Londra e per lei era una casa sin da quando l’avevamo
ripresa
con noi. Avevamo deciso di allontanarci da LA e di venire a vivere
qui soprattutto dopo il caos che la scoperta di una figlia di Robert
Pattinson e Kristen Stewart aveva causato.
- Fotografi
appostati ovunque, zero privacy, tutti che volevano avere un
intervista esclusiva e foto della piccola.
- LA
sarebbe stata invivibile e Londra per noi era anche la scelta
più
comoda. I miei genitori ci erano stati vicino e ci avevano aiutati
con la piccola, visto e considerato che avevamo una scarsa esperienza
in fatto di bimbi così piccoli.
- E
poi girare Twilight e avere una figlia sul set che richiedeva le tue
costanti attenzioni non era stato semplice, ma con l’aiuto di
tutti, ce l’eravamo cavata.
- Ripensai
per un attimo all’enorme sorpresa che Kristen mi aveva fatto
pochi
mesi dopo che ci eravamo trasferiti a Londra. Stavamo vivendo dai
miei ma eravamo alla ricerca di un posto tutto per noi quando un
giorno lei mi aveva portato davanti al palazzo dove avevo vissuto
sino a pochi anni prima.
- Solo
che ora il cartello affittasi era sparito
perché..perché lei lo
aveva comprato. Sapendo quanto fosse stato importante per me aveva
pensato che sarebbe stato il posto migliore per vivere ed aveva avuto
ragione e così, ora, vivevamo in uno splendido appartamento
a due
piani con un terrazzo su cui passavo le serate ad osservare il cielo
di Londra con la mia famiglia.
- Chi
l’avrebbe mai detto che in pochi anni la mia vita sarebbe
cambiata
così drasticamente, per il meglio.
- “Papà,
voglio i jeans e le converse.” Disse Faith riportandomi al
presente.
- “Tesoro,
ti prego. Sai che la nonna ci tiene che tu metta un vestitino per
fare le foto” la pregai “Dai su fallo per
lei..”
- Sospirò
ma poi accettò prendendo un vestitino grigio di raso e
infilandoselo
rapidamente con un paio di ballerine basse in vernice.
- Infilai
le mani tra i suoi capelli ma rinunciai dopo tre secondi a fare
qualunque tipo di acconciatura elaborata, limitandomi ad un paio di
codine.
- “Sei
molto bella così amore mio..” sussurrai
sfiorandole il nasino e
mettendole il giubbotto.
- Scendemmo
di sotto e vedemmo che Kris era già pronta e ci aspettava
sul divano
sfogliando una rivista.
- “Siete
incredibile. La donna sono io e ci metto la metà del tempo
di voi
due a prepararmi” disse ridendo “Ho già
caricato la macchina con
i regali, possiamo andare.”
- Salimmo
e dopo aver sistemato Faith sul riduttore mi misi alla guida.
Stranamente Kris faceva guidare me in Inghilterra perché
diceva che
il suo cervello non riusciva a ragionare al contrario e a guidare in
quello che lei considerava ancora ‘il lato sbagliato della
strada’.
- Mentre
eravamo fermi nel traffico le sfiorai la pancia sotto il vestito di
lana.
- “Allora
oggi lo diciamo?” chiesi “Anche perché
non so quanto riusciremo
a tenere il segreto con Faith..”
- Kris
mi guardò pensierosa e poi annuì.
“Sì, insomma ora che ho
passato il terzo mese..mi sento più sicura..”
- “Andrà
tutto bene” Le sorrisi e posai un bacio sul dorso della sua
mano
“Te l’avevo detto che sarebbe andato tutto bene e
te lo posso
ridire anche ora..”
- Mi
sorrise a sua volta e poi sbatté gli occhi, eccitata
“Ora mi dai
il mio regalo?”
- “No”
ridacchiai “E poi non ce l’ho qui. Ti aspetta a
casa dei miei.”
- “Davvero?Dai
dimmi che cos’è! Dimmelo ti prego!”
esclamò
- “Assolutamente
no. Dai pochi minuti e vedrai.” Dissi, iniziando a sentire i
sintomi del nervosismo farsi strada nel mio stomaco.
- Non
sapevo ancora come avrebbe preso la mia sorpresa. Forse le cose
sarebbero andate bene o forse si sarebbe arrabbiata ma, comunque,
bisognava sistemare la situazione. Andavamo avanti in un limbo da
troppi anni ormai.
- “Sono
certa che comunque sia ne rimarrò stupita”
- Sospirai
“Oh, non ne hai idea… Spero solo che non ti
arrabbierai troppo
con me”
- POV
Kris
- “Perché
dovrei arrabbiarmi?? Dai Rob dimmi che cosa hai fatto!”
chiesi
disperata per l'ennesima volta mentre scendevamo dalla macchina.
- Lui
si limitò a scrollare il capo e liberare Faith dal sediolino.
- “Amore,
perché non vieni in braccio a papà?
Così la mamma può non
uccidermi..”
- Mia
figlia rise divertita e di buon grado si buttò tra le
braccia del
padre iniziando a giocare con i suoi capelli.
- “Pecchè
hai paura che la mamma ti uccide papi?”
- “Ssh..
non glielo ricordare..” bisbigliò.
- “Okay
okay.. scusa..” rispose lei in un sussurro come se non
potessi
sentirli.
- Alzai
un sopracciglio aspettando che si ricordassero della mia esistenza.
- “Deve
essere qualcosa di molto grave se devi usare Faith come
scudo..”
- “Oh
dipende dai punti di vista” rispose mentre bussavamo al
campanello.
- “Ma
hai abbastanza paura da credere che possa ucciderti?”
- Annuì
senza aggiungere altro e in effetti quando la porta si aprì
l'avrei
ucciso più che volentieri.
- “Nonnaaaaaaaaaa”
- Clare
ci accolse con un abbraccio reclamando Faith ma Rob la trattenne
nelle sue braccia mormorando alla madre qualcosa che somigliava a un
“Mi serve per vivere ancora..”
- E
nello stesso istante in cui sentii la mia bambina bisbigliare
“Papi
chi sono quelli?” i miei occhi caddero su loro. I miei
genitori che
stavano in piedi in salone. Mio padre mi guardava come se avesse
appena visto un angelo e mia madre cercava di non chinare il viso
mentre si torturava le mani. Rimasi pietrificata senza sapere cosa
dire o cosa fare.
- “Hey
piccola!!!” riconobbi la voce di mio fratello che appariva
dalla
cucina.
- Faith
dovette accorgersi di lui perché la vidi con la coda
dell'occhio
dimenarsi tra le braccia di Rob e urlare “Tio
Taaaaaaaaay”.
- Le
urla di mia figlia erano l'unica cosa che riempiva il silenzio che
era piombato nel momento in cui eravamo entrati in casa.
- “Vieni
qui scricciolo!”
- “Scusate”
mi voltai di scatto incontrando i miei fratelli sulla strada ma ero
troppo agitata anche solo per salutarli adeguatamente così
abbozzai
un sorriso e lasciando l'entrata e il salone attraversai la cucina
per rifugiarmi sulla veranda posteriore.
- Presi
a camminare avanti e indietro aspettando l'arrivo di Rob e infatti
passò poco quando lo vidi chiudere il vetro dietro di se e
venirmi
incontro.
- “Kris..”
- “No
Rob! No! Questo non dovevi farmelo!”
- “Sono
i tuoi genitori!”
- “No,
non lo sono più!”
- “Amore..”
- “No
Rob! Come hai potuto!?” mi fermai per affrontarlo negli
occhi.
“Come hai potuto senza parlarmene!?”
- “Avresti
detto di no..”
- “Infatti!
E sarebbe stato meglio di questo..”
- “Kris..
è sempre tua madre..”
- “Una
madre che mi ha mentito per quasi due anni!”
- “Ha
fatto un errore..”
- “No
Rob. Mettere il bicarbonato al posto dello zucchero a velo è
un
errore! Mentire a una figlia per due anni è premeditato! Non
posso
credere che tu la stia difendendo..” sputai quasi indignata.
- Si
passò le mani nei capelli un po' esasperato. “Non
la sto
difendendo! Non sto dicendo che ha fatto bene o che è tutto
dimenticato..Sto solo dicendo che è tua madre e so che
è
sinceramente pentita di ciò che ha fatto..”
- Lo
guardai aspettando un'ulteriore spiegazione.
- “Mi
ha scritto.. dal giorno in cui partimmo per l'Australia. All'inizio
non ho risposto ma poi.. Chiedeva di Faith, di te. Voleva sapere che
stavi bene e le inviavo una foto della bambina ogni mese..”
- “Non
ci posso credere! Avete fatto tutto alle mie spalle!”
- “Non
abbiamo fatto niente Kristen. Non ti sto chiedendo niente, solo di
pensarci, solo di offrirle un'altra possibilità..”
- “E
questo è niente?! Dopo tutto quello che ha fatto!”
- “Siamo
umani per questo Kris. Sbagliare è nella nostra natura, ma
perdonare
è ciò che ci rende superiori..”
- “Io
non voglio perdonarla per sentirmi superiore..”
- “Allora
potresti farlo per sentire di aver fatto una buona cosa..”
sospirò.
“E' Natale Kris. Cosa vuoi insegnare ai nostri
figli?” si voltò
verso la vetrata e io insieme a lui per notare Faith che saltando un
po' sulle punte rideva con mia madre. Si abbassò alla sua
altezza
aggiustandole le codine e poi le carezzò il viso.
- Possibile
che fosse la stessa donna che aveva mandato quell'angelo lontano da
me nascondendomi la verità per tutto quel tempo?
- “Solo...Pensaci
Kris..” si avvicinò attirandomi a lui e posando le
sue labbra
sulla mia fronte. Chiusi gli occhi per rilassarmi a quel contatto.
- “Per
lei.. e per lui..” lo sentii sorridere al contatto con la mia
pelle
mentre una sua mano carezzava dolce la mia pancia.
- “D'accordo..”
sospirai infine.
- “Ti
amo..”
- “Io
no”
- Rise
divertito. “Andiamo?”
- “Vorrei..
vorrei restare un po' qui fuori se non ti dispiace..”
- “Come
vuoi..” un ultimo bacio prima di tornare dentro e lo vidi
prendere
Faith di sorpresa e caricarsela sulle spalle mentre la risa della mia
bambina invadevano la cucina arrivando anche a me fuori.
- Non
potei fare a meno di pensare come fossi stata fortunata in effetti..
- Ero
riuscita a trovare l'uomo della mia vita, ritrovare una figlia che
credevo perduta e sentire di nuovo una vita che cresceva dentro di
me.
- Mi
carezzai la piccolissima sporgenza a quel pensiero e sorrisi al
ricordo di come l'avevo scoperto.. Una situazione assurda e
impensabile ovviamente, proprio tipico di me.
- Ci
misi appena un secondo ad arrivare nel bagno dove fortunatamente non
trovai nessuno.
- Una
via sulla prima tazza disponibile e mi accasciai per vomitare quel
poco che avevo appena mangiato.
- Sentivo
la testa pesante e lo stomaco completamente sottosopra, i capelli non
riuscivano a stare su con le poche mollettine che avevo e mi caddero
sul viso mischiandosi al sapore amaro della mia bocca.
- Dopo
il secondo conato pensai fosse finita ma invece mi aspettava un terzo
rigurgito che mi destabilizzò completamente svuotandomi
l'intestino
e lasciandomi un senso di disequilibrio assurdo nonostante fossi per
terra, su una superficie solida e per niente mobile.
- Sentii
qualcuno tirarmi i capelli da dietro e capii dalle piccole mani che
fortunatamente non era lui.
- “Kristen..”
sussurrò Dakota alle mie spalle mentre tossivo sputando gli
ultimi
residui di vomito.
- “Ah..”
sospirai cercando di non ingoiare e respirare profondamente.
- Mi
voltai mettendomi seduta con le spalle al muro e allungando le gambe.
Ecco, così sembravo davvero una tossica e immaginai che
dovevo avere
un aspetto orribile.
- Dakota
mi guardò compassionevole e mi lasciò per tornare
solo qualche
secondo dopo con qualche fazzoletto bagnato con cui mi pulii alla
meglio.
- “Va
meglio?”
- Ebbi
solo la forza di scuotere il capo. Sentivo che non era finita..
- “Lo
sapevo che quelle tartine non erano buone.. il salmone era quasi
giallo..”
- Chiusi
gli occhi poggiando il capo al muro. “Non credo siano state
le
tartine..” sospirai iniziando a massaggiarmi le membra.
- “Bè..”
si sistemò accanto a me facendomi aria col pizzo del suo
vestito.
“Forse qualcos'altro che hai mangiato..”
- Scossi
ancora il capo mentre si radicava in me la sicurezza di ciò
che
davvero era.
- “Ho
un ritardo di otto giorni.. E il mese scorso mi è saltato
completamente. Non mi sono preoccupata perché per lo stress
mi è
capitato altre volte ma ora.. ora non credo sia nemmeno lo
stress..”
- Non
ebbi nemmeno la forza di aprire gli occhi per vedere la sua
espressione ma capii dalla sua voce che era confusa e probabilmente
scioccata.
- “Kristen
non starai dicendo che..”
- “Credo
di essere incinta”
- “Ecco...”
sospirò.
- La
guardai per trovarla con gli occhi persi su di me forse chiedendosi
come mi sentivo, cosa provavo mentre quella consapevolezza cresceva
in me.
- “Ho
bisogno di fare un test.. devo saperlo adesso.. Ti prego
Dakota..”
- “Tesoro..”
esitò. “Ma dove lo prendo un test di gravidanza
ora?” chiese
sincera.
- In
effetti in quella situazione era alquanto impossibile recuperarne
uno.
- Di
certo non poteva uscire da lì e mettersi a chiedere in giro
se
qualcuno aveva per caso un test di gravidanza nella borsa..
- Non
potevo chiedere a Rob, non prima di aver scoperto se era
effettivamente così..
- Non
potevo abbandonare l'after-party o mi sarebbe venuto a cercare e non
potevo sgusciare via senza essere vista..
- “Non
lo so.. ma ti prego..” la supplicai. “Ho bisogno di
sapere..”
- Mi
guardò per qualche secondo prima di carezzarmi il viso.
“Ehm..
d'accordo. Vedo che posso fare.. torno subito. Non muoverti di
qua!”
- La
ringraziai e sentii la porta del bagno sbattere. Sperai solo che non
entrasse nessuno altrimenti non avrei proprio saputo spiegare la
situazione.
- Sbottonai
il bottone dei comodi jeans che avevo indossato dopo la premiere e
nonostante i miei problemi fossero altri sentii il bisogno di
distrarmi.
- Cercai
di concentrarmi su altro ma inevitabilmente un senso di tristezza e
malinconia mi pervase quando ricordai che con quella serata era tutto
finito.
- Così
com'era iniziata quella avventura si era conclusa e presto saremmo
tornati a Londra, in quella casa che amavo e che rappresentava tutto
ciò che avevo sempre voluto. Pensai ai miei genitori, ai
loro
messaggi, alle loro chiamate ignorate..
- All'ultimo
litigio..
- Pensai
che forse avrei voluto vederli lì quella sera.. ma loro non
c'erano.
Non c'erano mai stati e ormai li avevo allontanati dalla mia vita a
tal punto che era impensabile recuperare qualunque tipo di rapporto.
- Nonostante
volessi distrarmi non potei fare a meno di chiedermi cosa stessero
facendo, se pensavano a me, se pensavano a Faith, se davvero si
rendevano conto di averci perso per sempre.
- Grazie
a dio Dakota tornò interrompendo i miei tristi pensieri.
- “Tutto
apposto.. ho mandato Gary a una farmacia.. Non ti dico che faccia ha
fatto pensando fosse per me..”
- “Hai
mandato il tuo bodyguard a comprare un test di gravidanza?!”
- “Che
potevo fare Kris? Di certo desta meno attenzione di me..”
- E
anche su questo aveva ragione.
- “Rob
ha chiesto di te..” sussurrò poco dopo.
- “Che..
che gli hai detto?”
- “Solo
che hai mal di stomaco.. Voleva entrare ma gli ho detto che c'era una
con una crisi di pianto isterico..”
- “Grazie..”
sorrisi grata e chiusi di nuovo gli occhi cercando di non pensare
all'acidità nel mio stomaco. Bevvi un bicchiere d'acqua che
mi aveva
portato la mia amica e fui grata di come capì quanto non
volessi
parlare della cosa prima di esserne certa e sviò l'argomento
sul
vestito orrendo che aveva indossato Nikki per la premiere.
- Spettegolammo
per un po' finché non le arrivò un messaggio.
- “E'
Gary. Torno subito..”
- Annuii
preparandomi a scoprire la verità e di nuovo
sgusciò fuori dalla
porta, eppure non la sentii chiudersi completamente.. e solo qualche
secondo dopo capii perché, sentendo la sua voce.
- “Mami?”
- L'avrei
riconosciuta fra mille..
- “Tesoro..”
la chiamai e avanzando nel bagno fu davanti a me. “Che ci fai
tu
qui?” la ripresi con finto tono perentorio.
- Mi
guardò da capo a piedi e immediatamente incrociai le gambe
drizzando
la schiena per non darle una brutta impressione.
- Il
suo visino si intristì immediatamente. “Non stai
bene?”
- “Cosa?
No amore.. che dici.. sto benissimo..” allungai una mano
verso la
sua e l'afferrò senza esitare venendo a sedersi sulle mie
gambe.
- Si
sistemò il vestitino e dondolò un po' i piedi che
sfoggiavano un
paio di converse che adorava. Persino la mia stilista mi rimproverava
per come la vestivo ma a lei piaceva così.
- “Pecchè
sei bianca bianca allora?”
- “Perché..”
iniziai con tono minaccioso stringendola da dietro. “Sono
diventato
un vampiro e ora ti mangio tutta tutta!” scherzai e presi a
farle
il solletico.
- Sentirla
ridere era la cura migliore che potessi desiderare in quel momento e
risi con lei.
- “Ti
ha chiesto papà di venire da me?” le chiesi sicura
di averci visto
giusto.
- Mi
guardò colpevole e poi stringendo gli occhi
annuì. “Si però non
glielo dile che te l'ho detto..” sussurrò con un
misto di timore e
complotto.
- Arricciai
il naso baciandole il suo. “Tranquilla. Sarà il
nostro piccolo
segreto..” le sorrisi. “A patto che però
ora torni di là..”.
- Mi
riservò un faccino triste che mi uccideva ogni volta e in
quell'istante rientrò Dakota di fretta e furia.
- “Ok,
dobbiamo fare presto perché Rob inizia davvero a diventare
impaz..”
si bloccò quando si rese conto della bambina.
“Faith! Tesoro, che
ci fai qui?”
- Lei
non rispose e si appoggiò al mio petto stringendo la mia
maglia in
un pugno.
- “Stava
giusto tornando di là, vero?”
- “Tu
non vieni co me?”
- “Vengo
tra poco amore.. Vai a giocare con Mackenzie, ti starà
cercando..”
- Assunse
un'espressione contrariata mentre giocava con il bordo della mia
maglia.
- “Ma
stiamo giocando a nascondino e non riesco a trovarla..”
- “Hai
visto dietro le tende?” suggerii silenziosa e scosse il capo
sorpresa, come se avesse appena scoperto un nuovo mondo.
- “Bene..
facciamo così.. vai a vedere lì..e io tra cinque
minuti vengo da te
così se ancora non la trovi ti aiuto a cercarla, va
bene?”
- Ci
pensò su qualche secondo poi annuì sorridendo.
- “Brava
la mia bambina..”
- Dakota
la prese per mano aiutandola ad alzarsi dalle mie gambe.
- “Faith
mi raccomando, non correre fuori però..” mi
raccomandai e lei alzò
gli occhi al cielo.
- “D'accordo
Mami..”. Si chinò per darmi un bacino sulla
guancia e fece per
andarsene ma si bloccò. “Mami? Cosa dico a
papà?”
- “Digli
che mi aspetta in terrazza, ok? Sai dirlo terrazza?”
- “Tellazza”
ripetè vittoriosa.
- “Esatto..”
sorrisi. “Vai amore, ti raggiungo tra poco..”
- E
con quella promessa Dakota riuscì finalmente a farla uscire
dal
bagno.
- “Bene..”
sventolò il test. “Pronta?”
- “No..
non mi viene nemmeno da fare pipì..” mi lamentai.
- “Coraggio
Kris..pochi minuti e passa la paura..”
- Era
facile per lei parlare così ma sapevo che lo faceva solo per
sdrammatizzare la cosa.
- “Guarda
tu, ti prego..” bofonchiai nervosa passandole il test che
avevo
tenuto tra le mani per quei due minuti aspettando che scattasse il
terzo e mi desse la risposta.
- Fu
costretta ad afferrarlo quando capì che altrimenti l'avrei
lasciato
cadere per terra.
- “Kris
calmati..”
- Ma
era inutile. Presi a camminare incessantemente aspettando che
passasse quell'ultimo minuto.
- “Ok
ci siamo..” mi voltai verso la mia amica che con poche
cerimonie
guardava il test.
- Un
secondo dopo un sorriso sincero le apparve sul volto e capii
perfettamente.
- “Più
di quattro settimane..” sussurrò emozionata per
poi incontrare il
mio sguardo perplesso.
- Lo
sapevo..
- “Congratulazioni
tesoro!” mi abbracciò e io.. io sorrisi.
- “G..
grazie..” risposi dopo un po' ancora disorientata da tutto
anche se
in fondo me l'aspettavo.
- “Bè
che aspetti? Devi dirlo a Rob! Mio Dio, farà i salti di
gioia!”
- “Ma
non.. non posso dirglielo ora..”
- “Si
che puoi.. ti cerca da mezz'ora..”
- “Ma
sono uno straccio..”
- “Nulla
che non si possa risolvere”. Cacciò qualche affare
dalla sua
borsetta e nel giro di pochi minuti avevo assunto un aspetto quanto
meno umano.
- “Hei
io non credo che sia il caso.. magari.. magari lui non lo vuole e
se..”
- “Kris,
stai scherzando? Quel ragazzo è pazzo di te, è
pazzo di Faith e non
aspettava altro.. Ti ama alla follia, non sei sola..”
- Annuii
convincendomi subito di quelle parole e lei mi abbracciò da
dietro
mentre la vidi sorridere allo specchio.
- “Andiamo!”
mi afferrò per mano trascinandomi fuori dal bagno e facendo
spazio
tra la folla.
- Lanciai
una rapida occhiata in cerca di Faith e la vidi ridere insieme a
Mackenzie attorno alle sorelle di Rob.
- “Vai
tesoro” mi incoraggiò Dakota lasciando la mia mano
e spingendomi
verso le tende del balcone. Le attraversai piano respirando un po'
d'aria fresca e lo vidi lì, di spalle, appoggiato al muretto
poco
lontano da me e illuminato solo dalla penombra che creavano le
candele e le fiaccole fissate nelle piante.
- Mi
avvicinai lentamente e solo quando gli fui accanto si accorse di me e
si voltò di scatto assalendomi di domande.
- “Kristen!
Che è successo? Ti senti bene? Faith mi ha detto di
aspettarti
qui..”
- Gli
tappai le labbra con un dito e mi avvicinai per sostituirlo poi con
le mie labbra, in un bacio dolce e carico di tenerezza e sicurezza
mentre cercavo il modo migliore per dirglielo.
- Una
parte di me voleva aspettare, quella parte di me che ancora
rabbrividiva al ricordo dell'ultima volta e al pensiero di quello che
avevo passato da sola ma l'altra parte, quella che era fra le sue
braccia e nel suo cuore, sapeva che stavolta sarebbe stato tutto
diverso e mi riempì di coraggio.
- “Sicura
di stare bene?” sussurrò apprensivo nel secondo in
cui ci
staccammo e i nostri respiri erano ancora mescolati l'uno all'altro.
- “Si..”
annuii. “Sto bene...” un respiro. “Stiamo
bene..”
- Si
scostò quel poco che bastava per guardarmi negli occhi.
- “Stiamo..?”
la sua voce giustamente confusa.
- Non
feci altro che prendere una sua mano e portarla sotto la mia sulla
mia pancia.
- “Stiamo..”
confermai osservando i suoi occhi che piano risalivano verso i miei e
li vidi quasi illuminarsi, vivi come mai li avevo visti in vita mia.
- “Vuoi..
vuoi dire che..”
- Annuii
semplicemente, un sorriso estasiato si aprì sul suo viso e
il
secondo dopo ero tra le sue braccia a volteggiare mentre mi baciava.
- Mi
mise giù e afferrò il mio viso per baciarlo
continuamente, in ogni
suo punto.
- “Ti
amo, ti amo, ti amo” sussurrava tra un bacio e un altro e mi
strinsi a lui così forte che fu costretto a portare le sue
mani
sulla mia schiena per cingermi.
- “Sarà
tutto diverso, te lo giuro amore mio. Sarò accanto a te per
sempre.
Te lo giuro!”
- “Lo
so Rob, lo so” lo rassicurai stringendo le mie braccia
attorno al
suo collo per poi allungarmi e fare incontrare le nostre labbra che
si unirono come se non si vedessero da tempo nonostante si erano
appena lasciate.
- Gli
occhi di mia madre si alzarono incontrando i miei che abbandonarono
subito quell'aria sognante che dovevano avere.
- E
mi resi conto che il prezzo da pagare per tutto ciò era aver
perso
una madre, ma non potevo davvero farci niente. Non riuscivo a
guardarla senza avercela a morte con lei, non riuscivo a dimenticare
quello che aveva fatto e senza dimenticare non potevo perdonarla.
- “Mammaaaaa”
vidi mia figlia salire le scale esteriori della piccola terrazza e
corrermi incontro gettandosi su di me e facendo dondolare ancora di
più il dondolo.
- “Amore!
Vieni qui!” le schioccai un sonoro bacio sulla guancia.
- “Ah!
Perché non hai sciarpa e cappello? Corri subito a metterli
che fa
freddo.”
- “Stiamo
per fale un pupazzo di neve grande grande. Vieni a dacci una
mano?”
- “Vengo
tra poco amore.. solo se vai a metterti la sciarpa e i guanti
però..”
- “Okay,
ola vado..” ma non sembrava per nulla intenzionata ad andar
davvero.
- “Mami..
quei signori hanno detto che sono i miei nonni e la signora ha detto
che è stata cattiva con me ma io non me lo licoddo”
- Mi
gelai mentre lei giocava con i miei capelli. “E' stato molto
tempo
fa..”
- “Allola
posso essere buona con lei? Mi sta simpatica e pule il signore.. mi
ha fatto fale l'aloplano..” sorrise spiegandomi e capii che
ero
davvero fottuta.
- “Certo
amore.. puoi essere buona con loro. Devi esserlo..” mi
corressi. “E
ora corri a metterti qualcosa! Papà lo sa che sei uscita
senza
niente addosso?”
- Scosse
il capo colpevole.
- “Non
glielo dile” pregò e sorrisi.
- “Guarda..
entra da lì. Così non ti vede..”
sussurrai complice indicandole
la piccola tendina del cane proprio a fondo della porta che dava sul
retro.
- “Okay”
esultò felice e scese dalle mie gambe con poca grazia.
“Scusa
sorellina.. non è che gli ho fatto male?”
- Risi
per quella sua premura verso l'esserino che da tre mesi occupava il
mio corpo. “No amore, sta benissimo..”
- “D'accordo..
scusa comunque..” sussurrò e ugualmente si
chinò per darmi un
bacino sulla pancia facendomi luccicare gli occhi.
- La
vidi contorcersi mentre attraversava quella fessura e ringraziai il
cielo che l'avesse presa così bene, meglio di quanto potessi
mai
sperare o immaginare.
- Temevo
avesse paura che le nostre priorità cambiassero con l'arrivo
di un
altro bambino ma invece lei non ci aveva minimamente pensato e aveva
fatto i salti di gioia immaginando di avere finalmente una sorellina
con cui poter giocare.
- Ovviamente,
per evitarle una possibile delusione, le avevamo spiegato che poteva
anche essere un fratellino ma lei sembrava sicura di sé e le
piaceva
immaginare che fosse femmina tanto che quasi mi stavo abituando
all'idea come se fosse vera.
- Rimasi
lì ancora per un po' sola finché non furono i
miei fratelli a
raggiungermi. Erano gli unici della famiglia con cui non avevo chiuso
i rapporti. Anche loro come me erano stati tenuti all'oscuro di tutto
e non avevo certo intenzione di privarli del mio affetto o di quello
della loro nipotina per gli sbagli di altre persone.
- Mi
aspettavo anche l'arrivo di mio padre ma invece non si
mostrò ed ero
sicura che temeva l'avrei respinto. Forse l'avrei fatto, forse no..
Con lui era sempre stato tutto molto particolare, avevo sempre
pensato che fosse vittima di tutto ciò che era successo e
forse
sarei riuscito anche a perdonarlo..
- Il
solo grande punto interrogativo era mia madre. Perdonarla o no?
Sapevo che se avessi perdonato lei automaticamente avrei perdonato
anche lui ma non sapevo se ne valesse davvero la pena..
- Rimasi
di nuovo sola e scesi le scale con l'intenzione di farmi due passi e
non essere più disturbata nei miei pensieri e nelle mie
scelte.
- Voltai
l'angolo della casa e notai con la coda dell'occhio Richard, mio
padre, Rob, Faith, Lizzie, Victoria e i miei fratelli intenti a fare
un enorme pupazzo di neve.
- Sorrisi
sperando non mi vedessero e mi avviai sul viale ma non feci nemmeno
qualche metro che sentii chiamarmi. La sua voce, non la sentivo da
così tanto tempo eppure era proprio come la ricordavo.
- Controvoglia,
o forse no, mi fermai e mi voltai per vederla correre verso di me.
- “Ti..
ti ho portato un pezzo di torta.. è appena sfornata.. ti
riscalderà..” accennò un sorriso
sincero mentre mi porgeva il
fazzoletto con il dolce.
- “Grazie..”
sussurrai fredda afferrando la torta e feci di nuovo per voltarmi ma
mi fermò.
- “Kristen!”
- Mi
bloccai evitando il suo sguardo e fissando la neve per terra.
- “So..
so che quello che ho fatto è imperdonabile.. so che ce
l'avrai con
me per sempre e non ti biasimo per questo. Vorrei tornare indietro
per cambiare quella che sono stata ma so che non si può..
Non ti
chiedo nulla per me.. Ma ti prego, non avercela con tuo padre.. non
c'entra nulla e soffre ogni giorno sperando di sentire la tua voce..
Non chiedo il perdono perché so di non meritarlo, ma non
ignorare
lui.. ecco.. solo questo..” terminò scendendo
sempre più di tono
e sentii i suoi passi affondare nella neve mentre si allontanava da
me.
- “Mamma..”
la chiamai prima che potessi ripensarci e si voltò subito,
con lo
sguardo acceso di speranza e le labbra che le tremavano, sicuramente
non per il freddo.
- “Ci
vorrà del tempo...” riuscii a dire abbandonando
per qualche
secondo l'odio e la rabbia che avevo covato per tutti quegli anni.
- Due
dense lacrime scesero dai suoi occhi. “Non chiedo altro
tesoro..”
sussurrò commossa e sospirai sperando solo di non pentirmene.
- “Jules
cara! Puoi venire ad aiutarmi con la seconda infornata???”
urlò
Clare dal portico e trovai che fosse un'ottima scusa per lasciarla
andare ed evitarci quell'imbarazzo assurdo.
- “Vai
pure..” dissi abbozzando un sorriso che ricambiò
sincera per poi
andare via, non prima di avermi abbracciato come se avesse paura di
perdermi per sempre.
- Era
Natale in fondo.. e come aveva detto a Faith, era stato tutto tanto
tempo fa..
- Ricambiai
l'abbraccio chiudendo gli occhi e mi carezzò una guancia
prima di
sparire di nuovo dietro la porta di casa.
- Restai
ferma per qualche secondo finché non vidi Rob avvicinarmisi
piano
con uno strano sorriso sul viso.
- “Che
ti ridi?” lo schernii quando si fermò davanti a me.
- “Com'è
andata?”
- Scrollai
le spalle indifferente. “E' andata..”
- “Oh
bè. È già qualcosa..”
- “Non
ho detto che sarà come se non fosse successo
nulla..”
- “Non
l'ho mai pensato..”
- “E
ci vorrà del tempo..”
- “Lo
immaginavo bene..”
- “E
non è detto che le cose funzionino..”
- “Oh,
mai dire mai..” rispose a tono e mi rilassai mentre mi
cingeva le
braccia alla schiena attirandomi a sé. “Sono fiero
di te..”
- “Sei
davvero incredibile..”
- “Lo
so.. sono stato bravo..”
- “Come
scusa?” chiesi confusa guardandolo negli occhi.
- “Avevo
detto che ti avrei fatto credere nel destino..”
- “Questo
cosa c'entra ora?” deviai la sua affermazione.
- “C'entra
sempre, se ci credi.. e so che è così..
perché.. tu ci credi.. Ora
ci credi..”
- Sussurrò
tra i miei capelli e chiusi gli occhi alle sue parole così
dolci e
al suono della voce soffice come la prima volta che l'avevo sentito.
- “Si..
si ci credo..” ammisi infine distruggendo ogni mia barriera.
- Come
potevo non crederci ora che avevo tutto? Ora che ogni tessera era
tornata al suo posto..
- “Papaaaaaà
prendimiiiiiiiiii!” fu un urlo assordante e Rob si
staccò giusto
in tempo per voltarsi e trovarsi quel terremoto tra le braccia che
rideva senza sosta.
- “Mami
hai visto che bel pupazzo abbiamo fatto?”
- Osservai
quel tronco di neve di cui si riconoscevano a malapena le tre palle
diverse.
- “Oh
si.. è stupendo..” l'assecondai sorridendole e
alzandomi sulle
punte per baciarle i capelli.
- “Non
ho detto a nessuno della sorellina, come avete detto voi.. Sono stata
blava velo?”
- “Sei
stata bravissima tesoro!” disse Rob.
- “Ti
va di dirlo tu agli altri Faith?” le chiesi e notai lo
sguardo
stupito ed emozionato di Rob. Era stata più una scelta mia
tenerlo
solo per noi tre ma ora non vedevo momento migliore per unirci ancora
di più..
- Ora
che sarebbe stato tutto diverso.
- “Posso
mami? Davvelo?”
- “Certo..”
- “Siiii
che bello, che bellooooo...” prese a battere le mani
scendendo da
Rob e correndo verso il portico.
- Credevo
di sapere tutto una volta, credevo di aver capito la vita e di poter
essere indifferente con lei..
- Ma
non è così..Oggi so che non è
così.
- Non
so quali siano gli eventi che mi hanno condotto a quella che sono
oggi.
- Posso
averne un'idea, posso immaginare, posso credere di sapere. Ma non lo
saprò mai.
- So
solo che li guardo, i miei occhi si posano su di loro senza pausa,
immobili, senza nemmeno battere le ciglia e ora ha tutto un senso e
il cuore non batte più solo perché il sangue mi
scorre nelle vene,
ma perché ha una ragione vitale per farlo.
- Ed
è tutto quello che posso e vorrò mai sapere
perché il futuro non
ha destino senza il passato e non esiste spiegazione scientifica alle
certezze del cuore.
- Faith
si fermò sulle scale aspettandoci.
- “Vi
muovete??”
- Guardai
Rob sorridendo e lui ricambiò felice.
- “Pronta?”
mi tese la mano e l'afferrai stringendola alla mia.
- “Ora
si..”
- E
ora lo ero davvero, ora che non ero nuda, ora che non ero sola. Ora
che sapevo che avrei avuto loro al mio fianco, per sempre.
- Bene..
eccoci giunte alla fine.. e quasi non ci credo.. Mi mancano le parole
ç__ç
- No
non è vero XD ahahahaha
- Bè..
dal punto di vista “tecnico” voglio solo precisare
che questo
capitolo l'abbiamo scritto entrambe. Un POV Cloe e uno io.. e come
avete notato.. ogni tessera è tornata al suo posto..
- Ogni
cosa ora ha avuto un senso.. e speriamo che il messaggio che volevamo
trasmettere sia arrivato: un messaggio d'amore, di fede.. e di
destino.
- Che
dire..? Siamo felicissime di aver concluso la nostra prima FF insieme
*-*
- Anche
se piccola speriamo davvero che sia stata di vostro gradimento, si
può dire che è stato un esperimento, una full
immersion assurda, ma
ne è valsa la pena! Almeno per noi! E' stato davvero
soddisfacente e
dobbiamo ringraziare voi e il vostro appoggio se ancora ci diamo alla
scrittura.. per noi significa molto, quindi non sia detto che non ci
vedrete in futuro con altri piccoli esperimenti, in fondo, Never say
never, no? ;)
- Ancora
una volta, ringraziamo la nostra sorellina Leti (alias
“cess/coglia”
per me u__u), perché sai.. che senza di te.. non ci saremmo
mai
conosciute.. non avremmo mai iniziato a scrivere insieme, non avresti
creato un mostro malato di Joy quale sono diventata io
ç__ç E non
avremmo passato insieme la migliore settimana del 2010, per me almeno
LOL
- Grazie
sorellina! Ti vogliamo tanto bene! E tieni a mente questo regalo
prima di partire con altri contest u__u Buahauhauha
- Se
per caso avete letto Joy al posto di Faith da qualche parte.. ehm...
abbiate pietà.. la forza dell'abitudine XD ahahahaha
- E
a proposito di questo, tranquille perché non siamo sparite,
e
torneremo con l'aggiornamento di “Qui dove batte il
cuore” tra
cinque giorni :)
- Dite
la verità.. non siamo super mega buone? u__u ahahahaha
- Ok..
prima di iniziare a montarci di nuovo come la panna.. vi lasciamo..
con un “Grazie di cuore!!!” a tutte... e sperando
di avervi
trasmesso qualcosa.. lasciateci un'ultima recensioncina *-* che ci fa
sempre piacere *-* LOL
- Un
Bacio enorme!
- Fio
e Cloe
- PS
per Cloe: Aspetto la tua recensione! Buahauahuaha
- Ti
voglio bene Sister! Scrivere con te è un onore e non posso
immaginare di farlo con nessun altro <3
- Alla
prossima ragazze ;)
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