America

di OttoNoveTre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***




E’ gia stanco di vagabondare sotto un cielo sfibrato

per quel regno affacciato sul mare che dai Mori è insidiato
e di terra ne ha avuta abbastanza, non di vele e di prua,
perché ha trovato una strada di stelle nel cielo dell’anima sua.
Se lo sente, non può più fallire, scoprirà un nuovo mondo;
quell’attesa lo lascia impaurito di toccare già il fondo.
Non gli manca il coraggio o la forza per vivere quella follia
e anche senza equipaggio, anche fosse un miraggio ormai salperà via.

E la Spagna di spada e di croce riconquista Granada,
con chitarre gitane e flamenco fa suonare ogni strada;
Isabella è la grande regina del Guadalquivir
ma come lui è una donna convinta che il mondo non pùo finir lì,.
Ha la mente già tesa all’impresa sull’oceano profondo,
caravelle e una ciurma ha concesso, per quel viaggio tremendo,
per cercare di un mondo lontano ed incerto che non sa se ci sia
ma è già l’alba e sul molo l’abbraccia una raffica di nostalgia.


Tirò fuori le braccia da sotto le lenzuola e si stiracchiò. L'aveva svegliato una luce dritta negli occhi, ma decise che si poteva godere ancora qualche istante nel letto. Si voltò dall'altra parte, col naso tuffato nei capelli bruni di Lola (o era Ignacia?). Lei mormorò qualcosa e tornò a dormire.
Poi sentì il campanile di san Jorge che suonava l'angelus.
- Que te jodan, capullo!-
Buttò le coperte in fondo al letto e schizzò in piedi. La giacca e i pantaloni erano sulla sedia, ma le mutande? Cominciò a frugare sotto il letto e in mezzo alle coperte. La donna si era messa a sedere, coperta fino al seno con il lenzuolo.
- Che succede, Santiago?-
- La nave, querida, parte la nave. Dov'è che mi hai messo la camicia, dopo il giochino di ieri?-
Lei scrollò le spalle, sbadigliando.
Aveva recuperato le mutande tra la sponda del letto e la parete.
- Huevonazo… Cristobal mi farà il culo, io mi farò il culo se non riesco a partire!-
Si infilò saltellando l'ultimo stivale, prese la borsa e diede un ultimo bacio a Lola o Ignacia (se non era addirittura Joanna…).
- Vado in Catai, querida, e torno con più oro della regina.-
Per fortuna il bordello era appena discosto dal porto. Corse con la borsa che gli sbatacchiava sui fianchi fino a che vide le vele immacolate delle navi di Cristobal.
Lui era lì sul molo, stava baciando la moglie. Gli ultimi barili erano ancora sospesi sopra il ponte della nave.
Si fermò senza fiato davanti all'amico.
- Santiago Moreira… al vostro servizio... capitano.-
Cristobal si sciolse dall'abbraccio della moglie e lo guardò sarcastico.
- Non dirmi che il mio navigatore si è perso per le strade del porto.-
- Ero perso più che altro tra i capelli di una morena…-
Beatriz tappò le orecchie a suo figlio Fernando e guardò storto Santiago.
- Arriverà la donna che vi metterà al vostro posto, criminale. Ci volessero un paio di secoli, arriverà.-
Santiago rise e abbracciò a sua volta Beatriz e Fernando. Cristobal diede un ultimo bacio alla moglie, poi salirono sulla Santa Maria. Quando le navi stavano per uscire dalla bocca di porto, la gente festante si fece sempre più piccina. D'un tratto Santiago vide la folla scindersi in due ali, e in mezzo...
- La regina Isabella, Cristobal!-
L'amico si sporse al limite del castello di poppa, con una mano sulla fronte per schermare il sole del tre agosto, sopra le loro teste.
- Dove la vedi?-
- E' scesa dalla sua carrozza, la donna altera col vestito bianco e azzurro.-
Cristobal si sporse tanto che rischiava di cadere in mare.
- Santiago, Dio mi fulmini se non sei il figlio di puttana con la vista migliore di tutta la Spagna. E' già molto se distinguo ancora che quelle sul molo sono persone...-
Santiago guardò per un'ultima volta la regina, che fissava l'orizzonte nel punto in cui c'era la loro nave. Poi sentirono solo le ultime grida di gioia, e la loro Spagna scomparve all'orizzonte. Cristobal inspirò l'aria salmastra.
- Bene, navigatore, troverai le tue mappe nella mia cabina, nel prossimo mese impareremo quanti nomi diversi si possono dare all'azzurro. E…grazie per avermi dato fiducia.-
- Caro mio, è quella donna sulla riva che devi ringraziare. Sta a noi non deluderla di aver dato credito ad un folle.-
- Due folli! Chi mi ha mostrato per primo L'historia rerum ubique gestarum? Chi vuole disegnare per primo le mappe di Catai e Cipango?-
- Tre folli, allora. Aggiungerei alla conta la nostra sovrana.-
- Allora siamo ad un folle per nave, perfetto.-
Santiago si girò verso la prua, a guardare la striscia che separava i due azzurri dell'oceano e del cielo. Qualcosa avrebbe rotto l'orizzonte, prima o poi, l'aveva visto negli occhi di Cristobal, e anche in quelli della regina.
E presto l'avrebbero riflesso anche i suoi.

E’ da un mese che naviga a vuoto quell’Atlantico amaro,
ma continua a puntare l’ignoto con lo sguardo corsaro;
sarà forse un’assurda battaglia ma ignorare non puoi
che l’Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi.
Quante volte ha sfidato il destino aggrappato ad un legno,
senza patria bestemmi in latino fai del bere un impegno,
per fortuna che il vino non manca e trasforma la vigliaccheria
di una ciurma ribelle e già stanca, in un’isola di compagnia.

E naviga, naviga via,
sulla prua che s’impenna violenta lasciando una scia,
naviga, naviga via
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria.

Non si era sentito mai solo come in quel momento
ma ha imparato dal vivere in mare a non darsi per vinto;
andrà a sbattere in quell’orizzonte, se una terra non c’è,
grida: “Fuori sul ponte compagni dovete fidarvi di me!”
Anche se non accenna a spezzarsi quel tramonto di vetro,
ma li aspettano fame e rimorso se tornassero indietro,
proprio adesso che manca un respiro per giungere alla verità,
a quel mondo che ha forse per faro una fiaccola di libertà.

Acqua acqua e ancora acqua. Gli animi si fiaccano, sopra un guscio di legno per mesi. Santiago guardò quella strana acqua cosparsa di alghe che li aveva illusi di essere arrivati, e poi ancora l'orizzonte. Cristobal era sempre più nervoso, comunicava agli uomini meno miglia di quelle effettivamente percorse, ma ad un cartografo non si mente: avevano navigato per un tratto di oceano più lungo del Mediterraneo.
Sputò in mare dal parapetto.
- Non puoi deludere il mio amico, bastardo.-
Lo scinitillio del sole al tramonto sulla maledetta acqua fu l'unica cosa che gli rispose.
Si rinchiuse nella sua cabina, a guardare per l'ennesima volta le mappe di navigazione.
Erano diretti un po' più a sud, seguendo il volo di alcuni uccelli.
Eppure erano vicini alle tremila miglia calcolate da Cristobal. Allora perché? Giochi a nascondino, Cipango?
Scrutò una ad una le mappe, come se potesse tratteggiarsi d'improvviso la costa del continente, o la rotta giusta da seguire.
Tremila miglia…
Tremila…
Fissò terrorizzato la carta spiegata sul tavolo.
Nell'angolo in basso a sinistra, accanto alla rosa dei venti, rilesse il nome del compilatore, e l'unità di misura...
- Hijo de puta! Huevonazo!-
Piegò la carta in malo modo e corse verso la cabina di Cristobal. Lo trovò intento a scrivere il diario di bordo.
- Santiago! Che ti succede? Sembra che tu abbia visto…-
La speranza gli illuminò gli occhi.
- Terra? Siamo arrivati?-
Santiago strinse a pugno la mano in cui teneva la carta geografica.
- No, non si tratta di quello. Anzi, in realtà si tratta proprio di quello, ma non nel senso che pensi tu. Non so bene come dirtelo, però…-
Fu interrotto dalla porta della cabina che si spalancava. Ne entrò uno dei marinai, Juan. Era di servizio sulla Pinta, perché era lì? Poi alzò il braccio e vide che stava puntando una pistola contro Cristobal.
- Sul ponte, seňor.-
- Cosa stai facendo, Juan?-
- Torniamo a casa.-
Gli puntò la pistola al petto. Santiago si alzò dalla scrivania.
- Anche voi, capitano.-
Lo seguirono sul ponte, dove si erano radunati tutti gli uomini. Il posto del timoniere era già stato occupato, e un altro dei marinai era pronto a far virare la nave verso est. Juan prese la parola.
- Ci siamo imbarcati perché ci avete promesso una via breve per le indie. A me non sembra così breve, se da un mese non vediamo altro che questo cazzo di oceano!-
Il resto della ciurmo rumoreggiò con varie frasi di assenso.
- Per quanto mi riguarda, andando avanti potremmo arrivare all'orlo del mondo e cadere giù. Quindi torniamo a casa. Diego!-
Il timoniere cominciò a far virare la nave. Cristobal tentò di di correre verso il timone, ma due marinai lo trattennero.
- Non moriremo per le tue pazzie, italiano.-
- Voi non capite, manca poco, ci siamo quasi. Non avete visto gli uccelli, ieri? E quei mucchi di legname e alghe. Non manca molto, non potete abbandonare adesso!-
Cristobal tentò ancora di liberarsi per raggiungere il timone, serrò i denti e strattonò gli uomini, ma ne arrivò un terzo a puntargli contro il coltello. Stavano frantumando la sua vita.
Ma Santiago sapeva che avevano ragione i marinai, stavano facendo la cosa giusta.
Perché Cristobal sarebbe andato a sbattere nella fine delle acque prima che in Catai: aveva confuso miglia europee con miglia arabe, e non erano che ad un sesto del viaggio che li avrebbe portati a qualche straccio di terra.
Fu con la totale consapevolezza di essere un pazzo, quindi, che Santiago si mosse verso il timone. Juan gli puntò di nuovo contro la pistola. Lui continuò a camminare, finché la bocca di fuoco non toccò la sua giacca. Prese con le mani i due lembi della giacca e della camicia e tirò, in modo da scoprire il cuore.
- Avanti, Juan, sparami.-
- Fermo, cabròn.-
Si avvicinò ancora, la canna che premeva contro la pelle e lui che sovrastava Juan.
- Sparami, Juan Rodriguez, perché se non mi spari questa cazzo di nave arriverà in Catai, con o senza voi!-
L'uomo esitò un momento di troppo: Santiago afferrò la canna della pistola e la girò verso il petto di Juan, stortandogli il dito infilato nel grilletto. Con la pistola in mano, sparò il colpo in canna verso l'oceano.
- Avete ragione! Avete ragione tutti. Non ne posso più di bere rum annacquato, guardare questa cazzo di acqua e Dio sa quanto ho bisogno di una scopata.-
L'atmosfera da minacciosa sembrò distendersi un poco, qualcuno sghignazzò.
- Però il capitano ha detto che siamo quasi arrivati, quindi siamo quasi arrivati.-
- Lo ha detto anche due settimane fa, quando sono cominciate le alghe.-
- Tre giorni.-
Era stato Cristobal a parlare: aveva aperto le prime tre dita della mano sinistra, in alto perché le vedesse tutta la ciurma.
- Se entro tre giorni non succede nulla, torniamo a casa.-
Juan si stava ancora accarezzando la mano ferita. Sputò per terra.
- Non un'ora di più.-
Fece cenno agli altri marinai, che lasciarono poco per volta il ponte. I tre che minacciavano Cristobal borbottarono anche qualche frase di scusa. Il capitano si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
- Convoca subito Martin Alonso e Vicente Yanez. Non possiamo permetterci un vero ammutinamento. E tira fuori tutta la mia scorta di vino, dallo in cucina che lo distribuiscano stasera assieme al pasto. Facciamoli star buoni il più possibile.-
Santiago andò subito a dare il segnale ai due capitani, che raggiunsero la Santa Maria.
Si chiusero nella cabina di Cristobal quella sera stessa, mentre dal ponte arrivavano gli schiamazzi e le urla di gioia per il vino spagnolo.
- Dobbiamo trovare un modo per tenerli buoni e continuare il viaggio. Non sono arrivato ai reali di Spagna per tornare in patria a mani vuote.-
- Un po' hanno ragione, Cristobal. Le tue previsioni ci davano già arrivati a questo punto. Che dici Santiago? Secondo i miei calcoli, abbiamo superato le tremila miglia.-
Sì, tremila miglia italiane le avevano superate, ma non tremila miglia arabe…
- Soltanto di poco, i tre giorni concessi dal capitano saranno sufficienti per arrivare.-
Non riusciva, non voleva dirlo a Cristobal.
- E se così non fosse, come teniamo buona la marmaglia là fuori? Non abbiamo altro vino.-
Cristobal si accarezzò qualche volta il mento.
- Convinciamoli che c'è terra. Questa qui - indicò una pianta fiorita vicino alla branda - stacca i fiori e buttali in mare. Domani sera annuncerò di aver visto delle luci all'orizzonte.-
Martin pestò il pugno sul tavolo.
- Così il vitalizio di diecimila maravedì toccherebbe a voi!-
- Solo all'apparenza. Darò il giusto compenso al primo che davvero avvisterà terra.-
Guardò in direzione di Santiago e sorrise.
Lui fu tentato di fermare subito tutti i piani dell'amico, e si sentì un verme quando la sua testa annuì, approvando il piano che avrebbe portato avanti l'illusione non solo della ciurma, ma anche del capitano.
- Se il vitalizio non sarà mio, mi permetterete almeno di ripagare il vino che quelle spugne stanno scolando alla mia salute!-
Vicente rise assieme a Cristobal, mentre Martin si limitò ad alzarsi per tonare sulla Pinta.
Mentre i due raggiungevano la scialuppa che li avrebbe riportati alle loro navi, Cristobal prese in parte Santiago.
- Segui Martin sulla Pinta, non mi fido.-
Santiago annuì e prese posto nella scialuppa. Da come lo guardò Martin, capì che sapeva cosa aveva in mente Cristobal, ma non fece commenti.
Sulla Pinta proseguivano i festeggiamenti. Santiago vide Juan impegnato a confabulare con altre quattro persone. Decise di avvicinarsi.
- Allora! Niente di meglio di un buon rosso per calmare i cuori…-
I cinque interruppero di colpo i loro discorsi e lo guardarono.
- Seňor Santiago. Girano già scommesse su chi avvisterà terra per primo, ma la vostra fama di falco ci sta rovinando la piazza.-
- Scommesse, davvero? Vieni un attimo con me e spiegami meglio.-
Gli cinse le spalle con un braccio e lo allontanò dagli altri quattro. Arrivarono sulla punta del castello di prua, e Santiago fece sedere Juan su un mucchio di cordame.
- Mi sembrava avessimo chiuso la questione, prima.-
L'altro sogghignò e sputò in mare.
- Tra tre giorni si ripeterà la storia di oggi, e di tre giorni in tre giorni l'italiano ci porterà in malora. Voglio solo essere certo di riabbracciare il mio povero padre…-
- Se non ti basta la parola del capitano, ti do anche la mia. Se non sarà nei prossimi tre giorni, torneremo indietro.-
Perché sarebbe venuto il tempo di dire a Cristobal delle sue tremila leghe arabe.
- Non so, seňor. Se tra tre giorni non troviamo nulla, chi mi assicura che sarà così facile convincere il capitano?-
- La questione non si porrà nemmeno: massimo tre giorni e saremo in Catai.-
- Se ne siete così sicuro, cedetemi il primo avvistamento.-
- Cosa?-
Juan ghignò di nuovo.
- Santiago Moreira dalla vista di falco, giuratemi solennemente che se nei prossimi tre giorni avvisterete terra prima di chiunque altro, lo farete gridare a me.-
Furbo il marinaio. Gloria e diecimila maravedi di vitalizio in cambio di tranquillità nella ciurma.
Strinse la sua mano, suggellando quella promessa irrealizzabile. Se dovevano essere gli ultimi tre giorni di pia illusione per Cristobal, che almeno fossero tranquilli.
- Il "Terra" è tuo, Juan Rodriguez.-

Il giorno dopo, un marinaio ritrovò dei fiori freschi in acqua, con meraviglia e gioia da parte di tutti. La notte successiva, Cristobal affermò di aver visto una luce fioca e intermittente all'orizzonte. Come sospettava, Vicente appoggiò la sceneggiata, mentre Martin negò tutto, e insistette perché fosse la Pinta a precedere le altre due navi.
Santiago era rimasto sul ponte, a prua, e faceva passare l'ultima notte in cui sopravviveva ancora il sogno di Cristobal in compagnia di una bottiglia di vino superstite.
Come avrebbe potuto dirglielo? Lui si era sentito sprofondare, davanti a quella maledetta mappa. Cristobal… quel viaggio era la sua vita, e sarebbe rimasto nella storia solamente come l'abbaglio più grande della regina Isabella. Le risate di tutti coloro che si erano rifiutati di finanziare il genovese pazzo... Mierda! Sarebbe stato meglio avvertirlo subito, il giorno dell'ammutinamento. Perché cazzo aveva lasciato che proseguisse? Bel gesto, illudere così un amico. E cosa avrebbe detto, una volta saputo che lui sapeva da giorni che non c'era nulla? Poveraccio anche quel Juan, sei giorni in più in mezzo al mare a pensare di poter ricevere sul serio diecimila maravedi…
Tracannò l'ultima sorsata e guardò per l'ennesima volta tutta quell'acqua, dalle onde che la prua infrangeva a...


E naviga, naviga là
come prima di nascere l’anima naviga già,
naviga, naviga ma
quell’oceano è di sogni e di sabbia
poi si alza un sipario di nebbia
e come un circo illusorio s’illumina l’America.

Terra?
Terra!
Cazzo, urlalo Santiago.
Terra, terra dove non ce ne doveva essere, terra a tremila miglia italiane dalla Spagna.
Terra, terra!
Cosa aspetti, huevonazo, l'hai vista, è la! Urla quella cazzo di parola.
Terra!
La promessa, ma quale promessa dei miei coglioni. Promessa fatta ad un ubriaco, perché tu sapevi che non c'era terra, non c'era niente da vedere.
Urlalo, cazzo.
Urlalo e prenditi il tuo meritato trionfo.
Terra, terra cazzo…

Juan Rodriguez si sentì scuotere dal suo sonno: una mano gli afferrò la camicia e lo trascinò sul ponte.
- Siamo arrivati. Dillo, prima che cambi idea.-















E arriva la prima parte di "America"! Non so quanti dal titolo avessero intuito chi poteva essere il nostro Santiago prima di starsene a Volterra, in ogni caso ecco qua. Il viaggio di Colombo mi ha sempre affascinato moltissimo, però la molla per scrivere è quella canzone stupenda che trovate in corsivo tra un paragrafo e l'altro, ovvero "Colombo" di Guccini. Ecco, la parte bella della storia sono le parole di Guccini, in cui sta già dentro tutto il significato del viaggio. In mezzo i miei timidi tentativi di integrare con la storia di Santiago...
Cristobal è il nome con cui Cristoforo Colombo era conosciuto in Spagna. La storia ripercorre abbastanza fedelmente i veri avvenimenti del viaggio, a parte che l'avvistamento dei fiori e delle luci non è stata una macchinazione (almeno credo...), e non c'era nessun navigatore di nome Santiago Moreira, purtroppo :( Il povero Juan Rodriguez si starà rivoltando nella tomba a vedergli soffiato il merito da un personaggio immaginario, quindi...mi perdoni, signor Juan!
Ho trovato su internet alcuni insulti tipici spagnoli e li ho inseriti^^ I significati sono facilmente intuibili :)
Catai e Cipango erano i nomi di Cina e Giappone.
Se c'è altro di poco chiaro, son qua!
La seconda parte arriva tra qualche giorno.
Grazie grazissime a tutti quelli che leggono! Aro vi ricompenserà per l'apprezzamento che date alle sue guardie^^

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


- Fammi riprovare.-
Prese la polvere marroncina e cercò di non farla cadere a terra, mentre ci arrotolava attorno la foglia essiccata. Ottenuto un risultato passabile, la avvicinò al fuoco: la punta si accartocciò e ne uscì il fumo lattiginoso e dall'odore pungente tipico di quella strana pianta.
Santiago inspirò qualche boccata. Tossì come se dovesse sputare i polmoni e tutte le interiora.
Amonhana si mise a ridere, e con lui i bambinetti che li avevano attorniati.
Santiago prese una seconda boccata, e gli lacrimarono gli occhi. Iniziò a rigirarsi il fumo in bocca prima di sbuffarlo dalle labbra.
- Non male questo tobago…-
Strizzò gli occhi per farne uscire le lacrime, e diede un altro colpetto di tosse, prima della terza boccata.
- La prima volta è per tutti così. Te gusta?-
Santiago rise alla pronuncia spagnola del ragazzino. Amonhana stava imparando in fretta la loro lingua, e lui si districava nell'arauaco.
Pareva ieri che il ragazzino si era avvicinato agli strani uomini barbuti, e aveva guardato con ammirazione la bussola di Santiago. Lui se l'era caricato in spalla, al che il ragazzino aveva riso estasiato. Erano arrivati anche altri indigeni, e lui dalla sua altezza aveva cominciato a tirare i ricci di Santiago e gridare nella loro direzione.
- Wai'tukubuli!-
Uomo alto. Peccato, sperava fosse il nome di qualche aitante divinità indigena.
Ma il nomignolo gli era rimasto appiccicato.
Finì il suo tobago e ne arrotolò subito un altro. Ci stava prendendo gusto, e come vizio era meglio dell'alcool: invece che annebbiare la mente, pareva svegliarla. E poi l'alcool scarseggiava, al forte La Navidad, prima colonia Spagnola nel Nuovo Mondo.
- Non esagerare, se no precipiti nel mondo degli spiriti.-
- E' solo la seconda!-
- Ti sei messo il resto in tasca...-
- Bimbo, non è ora che torni a casa? Sta calando il sole.-
- Prima raccontaci qualcosa, una storia della Spagna!-
Anche le richieste degli altri bambini si unirono a quella di Amonhana.
Santiago inspirò una boccata del tobago e soffiò il fumo lentamente.
- Quale volete?-
- Dicci di nuovo, com'è fatto un castillo?-
Santiago iniziò  a raccontare.

- Sei commovente, quando fai il maestro.-
- Voglio che i prossimi di loro che andranno in Europa, possano comprendere il mondo in cui si troveranno. Amonhana impara in fretta, sa anche leggere le mappe.-
- Beh, io spero che arrivi presto il momento in cui passerà una nave, voglio tornare in Spagna. Non ne posso più di caldo e insetti e malattie strane.-
Diego tirò in mare un ciottolo. Santiago era impegnato a incidere con un coltellaccio la scorza di uno di quei frutti verdi pieni di polpa bianca e dolce.
- E l'oro? Tu ne hai mai visto di oro? Per me il capitano si è preso un abbaglio. O Marco Polo era un grande imbroglione. Sai che c'è? Mai dar retta agli italiani…-
Santiago gli porse metà del frutto.
- Con l'oro non ti riempi la pancia. Prova questo.-
Diego si ficcò in bocca una manciata di polpa.
- Tu che sei amico di quelli, perché non ti fai dire se esiste dell'oro?-
- Credi che non lo abbia già fatto? Non c'è oro qui. Ti arricchirai nelle prossime isole, quando tornerà Cristobal per riprendere il viaggio.-
Diego finì la sua parte di coco. Si alzò in piedi, pulendosi le mani sulla giacca.
- Torniamo alla Navidad. E il tuo frutto è appiccicoso e troppo dolce.-
Ancora prima che il forte apparisse dietro le dune di sabbia, sentirono delle voci concitate, urli di una donna…
Donna?
Santiago accelerò per l'ultimo tratto di strada. Vide due marinai che strattonavano per le braccia una indigena. Corse verso il più vicino e gli mollò un gancio in viso. Quello stramazzò al suolo perdendo la presa. Prese il secondo per il braccio che stringeva la ragazza e gli diede una gomitata sulla giugulare. Senza fiato, anche lui lasciò andare la ragazza.
- Vai via!-
Quella annuì, sentendo parlare nella sua lingua, e corse verso la foresta.
Santiago rialzò per la camicia in primo marinaio.
- Cosa cazzo credevi di fare?-
Dietro di lui era arrivato anche Diego.
- Mi pare ovvio, mentre tu ti occupi dei figlioletti, qualcuno deve pensare alle madri.-
Santiago spinse via il marinaio e guardò Diego.
- Mi vuoi dire che non è la prima volta?-
- Sentiti, come se fossi un santo! Anche tu non disprezzi queste cagnette indigene, dì la verità.-
- Io non le trascino a forza sul mio letto. Pare invece che a voi non sia rimasto altro modo per ottenere le attenzioni di una donna.-
Si rivolse al resto della guarnigione.
- Chiunque verrà sorpreso ancora a fare una cosa del genere, ne risponderà secondo le leggi dei Reali di Spagna.-
Sentì un colpo secco sulla nuca, e gli si annebbiò la vista. Riprese lucidità pochi secondi dopo, a terra, Diego che gli puntava contro la pistola.
- Navigatore, temo che abbiate dimenticato come il signor Colombo abbia dato a me il comando di questa guarnigione. Siete agli arresti fino a che non tornerà il capitano. Voi due, portatelo nel forte.-
I due di prima gli si avvicinarono, e uno gli diede un calcio allo stomaco prima di portarlo via.

Aveva ottenuto almeno una brace per accendersi un'altro involto di tobago, e guardava le volute di fumo disperdersi nella stanzetta dove lo avevano messo. Appuntò mentalmente che Fernando, di guardia, era appena passato per la trentesima volta davanti alla sua cella: si era più o meno a metà della notte. Come Diego sulla spiaggia, quel pomeriggio, ora non rimaneva che aspettare il ritorno di Cristobal.
Trentuno…
Era quasi finita la sigaretta.
Trentadue…
Con l'ultima brace del rotolo, accese la seconda.
" La terza il giorno che mi tirano fuori da qui."
Trentatr…
Fernando tardava, forse era l'ora del cambio della guardia. Sentì un tonfo alla sua destra, nel corridoio. Cercò di sporgersi dalle sbarre per dare un'occhiata, ma la zona del rumore era un angolo cieco. Poco dopo ricominciò il rumore di passi: Fernando aveva ricominciato il giro?
Una donna.
Sventolò via dal viso il fumo, e si ricordò di quanto gli aveva detto Amonhana sul mondo degli spiriti: davanti alla sua cella, c'era una donna alta, dal corpo scuro e nudo coperto di tatuaggi, i capelli intrecciati con monili indigeni.
Mise una mano sulla grata, e la divelse con un movimento di polso, gettandola alle sue spalle. Si chinò a pochi centimetri dal suo viso e gli poggiò una mano sul petto e l'altra tra i capelli. Gli occhi della donna erano arancioni come la fiamma di una torcia, e la sua mano lascia un'impronta di sangue sulla sua camicia.
Il tobago scivolò fuori dalle labbra di Santiago. Lei lo prese a mezz'aria e inspirò in un soffio ciò che restava della brace. Soffiò il fumo sul suo viso, mentre sussurrava alcune parole.
- Wai'tukubuli, protetto dal tobago…-
Con un balzo uscì dalla cella e scomparve.
La nuvola di fumo si dissolse nell'aria, prima che Santiago fosse in grado di alzarsi. Mise un piede oltre il muro spaccato, e corse nel corridoio verso la camerata: i letti erano tutti vuoti. Il portone del forte era aperto, e davanti ad esso erano schierati i cadaveri di tutti gli undici marinai. Davanti a loro, in piedi, c'erano due figure. Santiago riconobbe Amonhana, mentre l'altra doveva essere la donna che quel pomeriggio aveva tolto dalle grinfie dei due uomini. Stava facendo strani gesti sopra i loro cadaveri. Gettò sopra la fila manciate di sabbia, dalla sua bocca usciva una cantilena di cui non si riuscivano a distinguere le parole.
Amonhana lo vide, e si avvicinò.
- I tuoi compagni hanno tentato di disonorare colei che evoca i nostri spiriti, e hanno provocato l'ira di Malliouhana. La donna degli spiriti ha chiesto che Wai'tukubuli fosse risparmiato.-
La stregona aveva interrotto il suo rituale, e gli sorrise.
- Chi è gentile con gli spiriti, viene ricompensato.-

Cristobal guardò gli uomini che scavavano le tombe per gli undici corpi sulla spiaggia. Il villaggio di indigeni era stato abbandonato da mesi, quei vigliacchi avevano fatto un bel lavoro. Tra gli undici, mancava il corpo di Santiago. La sua ragione gli diceva che poteva essere accaduta qualsiasi cosa: un'onda lo aveva trascinato in mare, lo avevano ucciso altrove…
Una vigliacca speranza, però, gli sussurrava che quel bastardo se la fosse cavata, che avrebbero potuto rivedersi. Uno dei suoi uomini, finito di ricoprire le buche, gli si avvicinò.
- Capitano, quali sono gli ordini?-
- Esploreremo l'entroterra. Dobbiamo trovare quei cani e dar loro una lezione.-

Avevano girato per mesi, spostandosi continuamente sull'isola. Santiago a volte riusciva a tracciare delle mappe rozze, ma nella giungla, senza punti di riferimento, rimaneva un'impresa ardua. A volte incideva gli alberi per segnare il passaggio, ma il clima di quelle isole ricopriva i suoi segnali in pochi giorni. Amonhana era felicissimo di fargli da insegnante, però negli ultimi giorni lo trovava sempre più spesso irrequieto o malinconico. Era arrivata l'ora di tornare al suo villaggio.
Amonhana si fece subito più allegro, man mano che nella marcia riconosceva ambienti familiari. Ad una roccia imponente, sorrise.
- Ci siamo!-
Il ragazzino trotterellò giù per l'ultima discesa, e Santiago scorse i tetti della capanne.
- Siamo qui! Siamo tornati!-
Ma nessuno rispose ai richiami di Amonhana. Corsero entrambi nello spiazzo centrale del villaggio: tutto deserto. Amonhana entrò in qualche capanna, ma non trovarono nessuno.
Santiago si guardò attorno, e vide dei fori tondi nelle case.
- Deve essere tornato qualcuno dei miei. Temo non abbiano gradito il regalo al forte. Devo spiegargli tutto.-
Amonhana annuì e percorsero il sentiero fino alla spiaggia.
Il forte era stato ampliato e ricostruito, una nave era attraccata nella baia, con un andirivieni di scialuppe dalla riva, cariche di persone.
- Wai'tukubuli…-
- Ho visto: li stanno portando a bordo. Aspettami qui.-
Si avviò verso il marinaio che stava spingendo gli indios nella scialuppa. Quello puntò il fucile.
- Altolà, cane indio!-
- Capullo, non riconosci uno spagnolo quando te lo trovi davanti?-
Il marinaio abbassò l'arma, e lo guardò con stupore.
- Santiago Moreira?!-
La voce che aveva pronunciato il suo nome gli diede un tuffo al cuore.
- Cristobal! Non è così facile uccidermi, come vedi.-
L'amico corse ad abbracciarlo.
- Lo sapevo! Sapevo che quei cani non potevano averti ammazzato!-
Santiago si fece serio.
- Cristobal, non è andata come pensi. Diego e gli altri se la sono cercata.-
- Troppa giungla in questi mesi, amico mio. Vieni, parliamone davanti a un bicchiere di vino.-
- Solo se mi prometti che mi ascolterai.-
- Tutto quello che vuoi.-
Andarono in una tenda al limite della giungla. Cristobal versò due bicchieri di porto, e ne porse uno a Santiago.
- Devi lasciar andare quella gente.-
- In Spagna ne manderò pochi. Tutti i nobili desiderano un servitore indio, dopo che ho portato i primi. Gli altri mi aiuteranno a cercare l'oro. A proposito, in questi mesi avrai scoperto dove si trova!-
Santiago scosse il capo.
- Non c'è oro su quest'isola, e non parlare di loro come se fossero bestie.-
- Hanno ammazzato i nostri compagni! E' ovvio che sono selvaggi. E poi, chi è che ti ha raccontato dell'oro? Certo non lo vogliono cedere al primo venuto, per questo te l'hanno nascosto. Ne ho viste di situazioni simili, nei miei viaggi. Non ci si può fidare.-
- E' grazie a uno di loro che sono sopravvissuto!-
- Il sole ti ha dato alla testa, che parli come una suorina? Quando ti sarai ripreso, le ricchezze del Catai saranno anche tue.-
Santiago bevve il bicchiere d'un fiato.
- Non puoi portarli via, Cristobal.-
- Questa terra mi è stata concessa dalla corona di Spagna!-
- Questa terra è un dono del Cielo, e come la stai trattando?-
Guardò l'amico negli occhi.
- Ti prego, non rovinare tutto.-
Cristobal bevve un sorso dal suo bicchiere.
- Non è per l'oro che siamo partiti, Cristobal.-
- Tu ti accontenti di uccelli colorati ed erba puzzolente, io no. Sono contento che tu sia vivo, ma le decisioni sugli indios spettano a me.-
Cristobal si allontanò dalla tenda.
- Non è per questo che ho rinunciato ai miei maravedi!-
Si fermò.
- Esatto! Ho comprato Juan Rodriguez con la promessa di fargli avvistare terra per primo, perché ero sicuro che non ce ne fosse, di terra! Sei proprietario di un paradiso dove nessun europeo ha mai messo piede, e lo stai mandando a puttane con la tua sete di oro, oro e oro! Quante volte l'avrai ripetuto da quando abbiamo cominciato a parlare? Non c'è l'oro del Catai, qui, perché qui NON SIAMO in Catai!-
Cristobal lo fissò.
- Che cosa vuoi dire?-
- Hai confuso le miglia, abbiamo navigato tremila miglia italiane, mentre per arrivare in Catai ci sono tremila miglia arabe! Questa è una nuova terra, l'hai strappata tu all'oceano con la tua cocciutaggine, e come la stai trattando?-
Respirò pesantemente.
Cristobal si voltò, in mano la pistola.
Santiago sentí un colpo allo stomaco, più forte di un pugno. Si accasciò su se stesso e sentì qualcosa di vischioso sulle mani che premevano la pancia.
- Ammutinamento, signor Moreira.-
Lo guardò, frugando oltre i suoi occhi gelidi per una risposta.
- Non me la porterai via, Santiago.-
Fece cenno agli uomini, che lo seguirono sull'ultima scialuppa, lasciando la spiaggia deserta. Santiago era caduto in ginocchio sulla sabbia, e vide la nave allontanarsi all'orizzonte.
- Era già tua, cabron…-
Tirò fuori dalla tasca il terzo tobago, anche se non si aspettava così il ritorno dell'amico. Si trascinò fino alle braci di un fuoco e la accese. Si buttò a terra, il sangue che gli colava attraverso le dita della mano. Anche il fumo sembrava sapesse di sangue.
Chiuse gli occhi.
Mentre la brace si consumava lentamente, sentì un sussurro sopra di lui, e qualcosa di freddo che gli accarezzava una guancia.
- Wai'tukubuli, protetto dal tobago…-

Si svegliò con mille conchiglie colorate che gli danzavano davanti agli occhi. Sbattè qualche volta le palpebre, e vide che erano sospese a tanti fili, come quei giochini che si mettono sopra le culle. Era sdraiato su un pagliericcio, in una capanna simile a quelle indigene.
Sulla soglia c'era la donna dagli occhi arancioni che lo aveva salvato al forte. Portava in braccio una grossa scimmia. Santiago sentì male alla gola, e la donna gli porse la bestia. Seguendo un nuovo istinto, morse il collo e prosciugò il sangue dell'animale. Sentiva fuori dalla finestra la presenza di altro sangue. Oltre il muro della capanna doveva esserci un pappagallo, più in là altre scimmie, dieci scimme. Si alzò dalla paglia per gettarsi verso le prede, ma la donna gli mise una mano sul petto, immobilizzandolo. Prese da un angolo una pipa, e Santiago riconobbe l'odore acre del tobago, ma immensamente più forte, come se distinguesse la tostatura differente di ogni foglia. La donna gli mise la pipa in bocca.
Si accese anche lei una pipa e lo guardò con quegli strani occhi arancioni.
- Aspira, lento. Calma la sete. Devi imparare, ora.-
- Cosa mi è successo?-
- Con il tuo tributo di fumo e sangue, sei precipitato nel mondo degli spiriti. Essi ti hanno accolto bene, come hanno fatto per Malliouhana.-

Dove il sogno dell’oro ha creato
mendicanti di un senso
che galleggiano vacui nel vuoto
affamati d’immenso.
Là babeliche torri di cristallo
già più alte del cielo
fan subire al tuo cuore uno stallo
come a un Icaro in volo
Dove da una prigione a una luna d’amianto
l’uomo morto cammina
dove il Giorno del Ringraziamento
il tacchino in cucina
e mentre sciami assordanti d’aerei
circondano di ragnatele
quell’inutile America amara
leva l’ancora e alza le vele.

E naviga, naviga via
più lontano possibile
da quell’assordante bugia
naviga, naviga via
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria

- … E così sono stato trasformato in vampiro.-
Corin era rimasta col pacchetto di sigarette a mezz'aria e la bocca aperta. Santiago ne approfittò per sfilarle il pacchetto dalle mani e rimetterselo in tasca.
- Fammi capire, mi hai raccontato tutta la tua storia solo per convincermi a ridarti il tuo stupido tabacco?-
- Esatto, querida.-
- Sei… Oh cielo, non mi viene in mente una parola adeguata. Ti perdono solo perché c'era la giungla e un po' di racconti di spiriti.-
La nave fendeva l'acqua scura, nella notte, diretta verso l'America.
- E non sei più tornato da quella volta?-
Santiago si era acceso una delle sue odiose sigarette.
- No. Mi è bastato rivedere Amonhana, una volta acquistato il controllo. E' rimasto a servire il suo spirito tatuato, la bella Malliouhana. So che Aro l'ha conosciuta e corteggiata, ma lei non vuole uscire dalla giungla.-
Spense il mozzicone sul parapetto.
- L'ho rivisto Cristobal, lo sai? Isabella gli ha tolto l'isola, saputo dei metodi brutali che usava. Mi spiace, mi spiace sul serio che si sia ridotto così…-
Corin scrutò l'orizzonte nero.
- Dovremmo quasi esserci, no?-
Santiago non rispose: guardava l'orizzonte nero, ma non come lei. Era come se stesse per rincontrare un amico.
D'un tratto raddrizzò la schiena, puntò il braccio e urlò.
- Terra!-
- Davvero, dove?-
Santiago le cinse le spalle con un braccio per indirizzare il suo sguardo.
- Guarda, lì davanti, la striscia più scura a pelo d'acqua.-
Corin guardò l'orizzonte, ma ancora nulla si staccava dall'acqua. Alzò la testa verso Santiago per lamentarsi.
E allora, nei suoi occhi, la vide.

Quello che per primo vede l'America. Su ogni nave ce n'è uno. E non bisogna pensare che siano cose che succedono per caso, no... e nemmeno per una questione di diottrie, è il destino, quello. Quella è gente che da sempre c'aveva già quell'istante stampato nella vita. E quando erano bambini, tu potevi guardarli negli occhi, e se guardavi bene, già la vedevi, l'America, già lì pronta a scattare, a scivolare giù per nervi e sangue e che ne so io, fino al cervello e da lì alla lingua, fin dentro quel grido, AMERICA, c'era già, in quegli occhi, di bambino, tutta l' America.







E quindi, finisce pure la seconda storia. Scusate il distacco, ma non mi convinceva, e tutt'ora ci sono pezzi debolucci... Il finale è zuccherosissimo, me ne dolgo, ma a Cori piaceva così ^^.
Che dire... Colombo era davvero uno fatto così, nella canzone ci fa una nobilissima figura, ma nella realtà Guccini nell'ultimo pezzo descrive anche lui, intrappolato dall'immensità della sua stessa scoperta.
I nomi che ho usato per gli indios sono i vecchi nomi delle isole dei Caraibi, perché trovare un vocabolario di lingua locale, su internet, non è risultato possibile. Il personaggio della vampira indio è un OC, ha gli occhi arancioni perché fa una dieta mista animal-umana, e ad Aro interessava perché comanda gli animali. Peccato non aver scritto di più su di lei, ma già la storia si era allungata a dismisura. Il tabacco, un po' come i funghi peyote, era usato dagli sciamani per vedere gli spiriti. Non so se aiuti effettivamente a trattenersi durante il periodo da neonati ^^
L'ultimo pezzo in corsivo è tratto da "Novecento" di Baricco. Avevo scritto una cosa molto simile da me, poi mi sono ricordata del libro e ho deciso di far parlare uno che ha scritto il mio stesso concetto prima e meglio di me^^
Se ho tralasciato punti oscuri, dite pure!
E grazie davvero a chi è arrivato fin qui.

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