La lacrima perduta di Stella94 (/viewuser.php?uid=102847)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una nuova avventura ***
Capitolo 2: *** la lacrima della sirena ***
Capitolo 3: *** Sbarco a Saudor Island ***
Capitolo 4: *** Guai in vista ***
Capitolo 5: *** Una tempesta di passione ***
Capitolo 6: *** Tra l'amore e il mio credo ***
Capitolo 7: *** La leggenda diventa realtà ***
Capitolo 8: *** Senza nuvole ***
Capitolo 9: *** Segreto ***
Capitolo 10: *** I due custodi del tempio ***
Capitolo 11: *** A quattrocchi col coraggio ***
Capitolo 12: *** Il segreto dell'amicizia ***
Capitolo 13: *** la purezza di un amore ***
Capitolo 14: *** La ciurma del capitano Jack ***
Capitolo 15: *** Si riparte ***
Capitolo 1 *** L'inizio di una nuova avventura ***
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Allora
che dire, prima di tutto questa è la mia prima ff che scrivo su
one piece. Leggendo altre ff mi è piaciuto molto l'accostamento
zoroxnami e così ho deciso di scriverne una anch'io cercando di
essere il meno banale possibile e di creare un'idea nuova. Così
ho scritto questa storia dove la loro storia d'amore si intreccia con
una nuova avventura su un'isola dai mille misteri.
Volevo avvisarvi sul fatto che so che il nome vero del capitano
è Rufy ma a me piace chiamarlo Rubber come nell'anime spero non
vi dispiaccia, se è così ditemelo senza timore. Ora vi
lascio al cap. BUONA LETTURA !!
Disclaimer:I personaggi
di questa storia in parte non mi appartengono. Ma sono di proprietà di
Eiichiro Oda. Questa storia è stata pubblicata senza alcun
scopo di lucro.
La lacrima perduta
cap. primo
L'inizio di una nuova avventura
Il vento
fresco d'Ottobre, sferzava sulla polena della Thousand Sanny- il famoso
leone con due ossa incrociate- gonfiando le sue due enormi vele, conferendo
così alla nave un'andatura moderata e costante, dirigendola verso
una nuova rotta.
Il mare era abbastanza calmo e nel cielo solo qualche piccola nuvola
macchiava quel magnifico etere celeste che sovrastava l'oceano.
Era quasi ora di pranzo e il capitano della nave: Il temerario Rubber,
dopo l'ennesimo sonoro brontolio del suo stomaco, che chiedeva di
essere saziato, decise di raggiungere Sanji, il cuoco di bordo,
speranzoso di poter assaporare un'altra delle sue prelibatezze.
Raggiunse lesto, il secondo piano della poppa della nave, dove vi era
situata la professionale cucina, e mentre si accingeva a raggiungere la
meta, venne colto dal grazioso profumo del cibo caldo, che percorreva
l'intera rampa delle scale della Sunny.
I suoi sensi si inebriarono nel fiutare quell'aroma prelibato, indice
della tanta dedizione che Sanji riserbava alla sua cucina, sempre
sopraffina e perfetta, da non poter far restare nemmeno un briciola nel
piatto, per lui sarebbe stato davvero uno spreco.
Affrettò così il passò, dirigendosi verso la destinazione che ora tanto agognava.
Nel raggiungere la cucina, si rese conto di non essere l'unico ad
avvertire un leggero languorino, infatti poteva intravedere da essa, la
camera da pranzo, in cui i suoi compagni di avventure già
sedevano intorno all'enorme tavola, smaniosi di un gustoso piatto caldo.
<< Ehi Rubber ci stavamo preoccupando tutti ! >>
Esclamò il giovane cuoco dai crini dorati, mentre già
serviva una ciotola di porcellana abbastanza grande, stracolma di
spaghetti dal profumo davvero invitante << Dato che è ora
di pranzo, e ancora non ti vedevamo seduto al tuo solito posto al
tavolo, ci stavamo domandando tutti che fine avessi fatto. >>
Il capitano si diresse di corsa ad accomodarsi intorno ai suoi amici,
sbavava al sol pensiero di un pasto << Hai ragione Sanji,
ma vedi mi ero perso ad ammirare l'orizzonte che si vede dalla Sanny, ma
poi il mio stomaco ha avuto la meglio... >> Rispose, portandosi
alla bocca il primo boccone di spaghetti.
<< Sei sempre il solito ingordo... >> Constatò Nami,
la seducente navigatrice di bordo, protagonista insieme a Robin,
l'archeologa, dei pensieri più proibiti di Sanji, che
inutilmente da tempo ormai, cercava di sedurle, come faceva con tutte
le donne del resto.
<< Ci siamo tutti ? >> Domandò Chopper, il medico
renna, dalla taglia simbolica di 50 berry, la marina infatti lo ritiene
solo una sorta di mascotte del gruppo.
<< Manca quel marimo da strapazzo. >> Rispose Sanji
<< Sarà ancora intento a ronfare nella sua stanza.
>> Aggiunse.
E già, Zoro è proprio un dormiglione per eccellenza. Era solito
addormentarsi in qualsiasi ora del giorno in qualunque posto lui si
trovasse, scatenando l'ira dei suoi compagni, ma sopratutto quella di
Nami, con la quale aveva dei frequenti litigi, dovuti anche ai numerosi
debiti che il ragazzo aveva nei suoi confronti.
<< Chi va a chiamarlo ? >> Chiese Usop, il famoso re dei cecchini.
Nessuno rispose, erano tutti capovolti letteralmente con la testa nel
piatto a gustarsi quegli invitanti spaghetti al sugo. Ma qualcuno
doveva pur alzarsi da tavola per andare ad avvisare il compagno che era
ora di pranzo, l'unica che così decise di sacrificarsi fu Nami.
La navigatrice sbuffò enfaticamente, prima di alzarsi ed
esclamare: << Dato che nessuno si alza ci vado io a svegliare
Zoro, con la speranza che sia meno antipatico del solito... >>
Scese al primo piano della prua e percorse il verde giardino della
Sunny. Senza bussare, aprì la porta della stanza dei ragazzi,
dove trovò lo spadaccino disteso su uno dei tre letti a
castello, con addosso soltanto un paio di pantaloni neri, che giaceva sonoramente.
Inaspettatamente la ragazza, invece di correre a svegliarlo, si
fermò sullo stipite della porta, persa nell'ammirare il fisico
tonico del giovane.
Doveva ammetterlo, nonostante Zoro sia il più arrogante di tutta
la ciurma, suscitava spesso in lei un certo fascino.
Alto, muscoloso, forte, erano solo poche delle tante qualità
che lo contraddistinguevano dagli altri, ma quello che proprio Nami
non
riusciva a sopportare, era quel suo carattere da prepotente e
altezzoso, burbero e cavernicolo, le sembrava che niente potesse
scalfirlo. Dal suo viso non fuoriusciva nessuna emozione, era come se
non provasse sentimenti, l'unica cosa che davvero gli interessava era
raggiungere il suo sogno di diventare il migliore spadaccino del mondo,
per mantenere una promessa fatta tempo fa a Kuina, la persona
più importante della sua vita.
La giovane fece un lungo sospiro e in quel momento non seppe neppure
lei cosa la condusse ad avvicinarsi silenziosamente al ragazzo,
mettendosi a sedere di fianco a lui, per poi fermarsi a fissare ogni
particolare del suo corpo, scoprendosi compiaciuta di ciò che
ammirava. In quel momento inspiegabilmente, si sentì attratta da
lui, più lo fissava e più aveva voglia di stendersi
vicino al giovane, per essere cullata dal suo dolce respiro, fino a che
Morfeo si prendesse gioco dei suoi sogni, trascinandola in una
realtà fantastica e appagante.
Posseduta da una forza che non seppe controllare, adagio la sua mano si
mosse, fino a sfiorare flebilmente il ventre del ragazzo, delineato dagli
addominali scolpiti e duri come la roccia, per poi salire fino al suo
petto dove poté quasi sentire il suo cuore, che dolcemente
batteva, cullandolo nel mondo dei sogni.
Le guance di Nami si dipinsero di un leggero rossore, ciò che
stava facendo era contro ogni sua razionalità, ogni suo
principio, ma sentiva di essere attratta come una calamita dal quel
corpo che profumava di virilità, sicura che Zoro non avrebbe mai
potuta sentirla, perso com'era nel suo dolce riposo.
Convinta di ciò, la sua timida mano ritornava ad esplorare le grazie di quel corpo magnetico.
Le sue dita affusolate giunsero sul collo, toccando il pomo d'Adamo,
per poi finire la loro avanzata sulla guancia del giovane, che
accarezzò amorevolmente.
Li Zoro cominciò ad avvertire qualcosa, come se fosse sfiorato
da una piuma leggera o da un angelo, perché solo una creatura
divina poteva avere quel tocco delicato e placido.
Destato dal sonno da quel dolce contatto, lo spadaccino aprì
leggermente gli occhi, cercando di mettere a fuoco l'immagine di quella
figura femminile che si trovava di fronte.
Subito la navigatrice vedendo che ormai il ragazzo era quasi del tutto
sveglio, ritirò la sua mano, eclissandola nervosamente tra le
sue gambe, mentre abbassava lo sguardo sul pavimento per nascondere al
ragazzo il turbamento che l'aveva colpita.
<< Nami sei tu ? >> Domandò Zoro con la voce un
può rauca dovuta all'imminente risveglio << Che ci fai qui
? >>
<< Bhè ecco io... >> La giovane cercava in tutti
i modi di mettere in fila parole che avessero un senso compiuto, ma i
suoi pensieri erano ancora proiettati verso il gesto, che ora gli parve
sconsiderato, che aveva appena fatto << Si ecco io... Ero venuta
per dirti che è pronto in tavola. >> Tirò un
sospiro di sollievo: ci era riuscita a dirlo.
Zoro si alzò lentamente, mettendosi a sedere sul letto. I due
erano così seduti uno di fianco all'altro, pericolosamente
vicini eppure ancora tanto lontani.
Nami sentendo che non poteva reggere più il peso di quella
vicinanza, si alzò di scatto, preferendo scappare da quella
situazione che già le aveva procurato brutti scherzi.
<< Vabbè allora io raggiungo gli altri. >>
Mugugnò, prima di dare le spalle al ragazzo diretta verso la
cucina. Ma i suoi intenti furono interrotti da qualcosa o più
precisamente qualcuno, che prendendole un braccio fermò i suoi
passi.
<< Eri tu vero ? >> Sussurrò il giovane.
Nami continuava a dargli le spalle, confusa più che mai da quel
comportamento, mentre il braccio di Zoro continuava a stringere il suo
polso.
<< Non capisco quello che stai dicendo. >> Rispose la navigatrice, frastornata e imbarazzata più che mai.
<< Eri tu quella che mi stava accarezzando prima, anche se stavo dormendo io percepisco ogni cosa... >>
Una vampata di calore percorse il corpo di Nami e il suo cuore
cominciò ad avere battiti più intesi e frequenti del
solito. Lo stupore presto si impossessò di lei, facendola
sentire indecisa sul da farsi.
Maledì se stessa e quel gesto stupido che aveva rivolto al
compagno. Inventarsi una scusa non le sarebbe servito, doveva essere
anche il più convincente possibile e nello stato in cui si
trovava le parve la cosa più complicata al mondo.
<< Ma che dici Zoro ! >> Esclamò << Perché mai dovrei fare una cosa del genere ?! >>
C'era d'aspettarselo. Nami negava sempre ogni cosa, anche l'evidenza se
in gioco c'era il suo orgoglio e la ragazza ne aveva davvero troppo a
parer di Zoro. Ma lui di certo non scherzava, scaltro com'era non
poteva di certo bersi una menzogna del genere, era sicuro più
che mai di ciò che aveva avvertito, infondo lui era uno
spadaccino ed era solito rimanere sempre in allerta anche quando dormiva, pronto per uno
eventuale attacco nemico.
<< Stai mentendo. >> Ribatté << Io ti ho
sentita mentre sfioravi ogni parte del mio corpo. Avanti ammettilo...
>>
Nami cominciò a sentire in nervi a fior di pelle. Ora non solo
si sentiva terribilmente in colpa per quello che aveva fatto, ma ci
mancava anche che lo spadaccino cominciasse a insistere nel farle dire
la verità. La pazienza non era mai stata il suo forte,
sopratutto con Zoro, e la sua ira non tardò a farsi sentire.
<< Senti mi hai scocciato proprio con questa storia ! >>
Affermò voltandosi verso di lui senza sciogliere la sua presa
<< Io non avrei di certo nessuno interesse a toccare un verme
viscido come te ! >>
Un ghigno di disappunto si fece largo sul viso di Zoro e la sua
espressione tranquilla e serena si trasformò in seria e
profondamente adirata.
La giovane si rese conto di aver esagerato con quel insulto, sapeva
bene che allo spadaccino bastava un nonnulla per cominciare a ringhiare
peggio di un cane rabbioso, ma prima che potesse rimediare a
quell'offesa gratuita, il ragazzo la trasse a se, trovandosi così
incastonata tra il materasso e il corpo seducente di Zoro, che quasi
schiacciava il suo.
Lo spadaccino teneva ben salda Nami stringendole i polsi, il suo
respiro affannato si infrangeva sul collo della ragazza e il loro
profumi si mischiavano dando vita a una ammaliante nuova fragranza.
<< Sono un verme viscido io eh ? >> Balbettava Zoro
<< Su avanti rispondi ! Cos'è hai perso la lingua adesso ?
>>
Nami era completamente in imbarazzo. Il suo volto divenne ramato e il
cuore le stava scoppiando dal petto, il viso del ragazzo era a pochi
centimetri dal suo con il suo petto che sbatteva frenaticamente contro il suo seno.
Persa in quelle iridi corvine, Nami non sapeva più che dire, un
turbine di emozioni contrastanti la stava avvolgendo, annebbiandole le
membra. La stretta di Zoro si faceva sempre più forte, le stava
quasi stritolando i polsi, mentre impaziente attendeva una sua risposta.
<< Lasciami Zoro ! Mi stai facendo male ! >>
Non fece neppure in tempo a finire di parlare che il ragazzo aveva
già mollato la presa, mettendosi a sedere sul letto. Subito Nami
si alzò dal materasso, pronta più che mai ad allontanarsi
da quel ragazzo dalle mille sorprese.
<< Era meglio che non venivo a chiamarti io, come al solito sei
sempre uno zoticone maleducato ! >> Imprecò, prima di
scomparire del tutto dalla vista di Zoro, che confuso si accasciò
sul morbido materasso, mentre mille pensieri balenavano nella sua testa
e tante domande, che per ora non avrebbero trovato risposta.
Preda di una collera funesta, Nami raggiunse presto i suoi compagni, intenti ancora a banchettare tranquilli.
Si sedette di nuovo al suo posto cercando di dimenticare l'accaduto, ma senza successo.
<< Ah Nami eccoti finalmente ! Zoro si è svegliato ? >> Domandò Rubber.
<< Si ! Quell'ominide dovrebbe venire a momenti. >>
<< Allora dicci mia dea quale sarà la nostra prossima isola ? >> Chiese il giovane Sanji.
<< L'isola più vicina è Saudor Island. >> Rispose la navigatrice.
Robin voltò di scatto la sua attenzione verso la rossa << Hai detto Saudor Island ? >>
<< Si esatto, perché ? >>
<< Credo di aver già sentito parlare di quest'isola. >>
FINE PRIMO CAPITOLO
Allora
che ne dite di questo primo cap ? Mi raccomando fatemelo sapere!!!! La
fine non doveva essere così ma visto che mi era uscito
già parecchio lungo ho preferito stoppare momentaneamente la
storia in quel punto. Nel prossimo la trama della storia sarà
meglio delineata a vi darà qualche dettaglio in più. La
data precisa del prossimo aggiornamento non posso dirvela, dato che
sono occupata già con un'altra storia, ma spero di farcela per
la settimana prossima. Mi raccomando recensite !!! Ho bisogno del
vostro parere. Alla prossima kiss kiss
Stella94
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Capitolo 2 *** la lacrima della sirena ***
2
Bene
rieccomi con il secondo capitolo. Prima di lasciarvi alla lettura
volevo ringraziare immensamente tutte le persone che hanno recensito il
primo capitolo vi RINGRAZIO TANTO mi hanno fatto molto piacere le
vostre parole e spero di non deludervi con questo capitolo. Volevo
anche ringraziare tutte le persone che hanno messo questa storia tra le
preferite e tra quella da seguire, un GRAZIE IMMENSO anche a voi. Detto
questo vi lascio al capitolo. BUONA LETTURA !! ^_^
La lacrima della sirena
Cap. 2
Seduta intorno al tavolo con i cuoi compagni, Robin cercava di ricordare dove avesse potuto sentire il nome di quell'isola.
"Saudor Island" si ripeteva nella testa, sforzandosi di collegarla a qualche ricordo remoto.
All'improvviso un'illuminazione le fece prendere possesso dei suoi
ricordi, riuscendo a collegare il nome di quella strana isola ad una
lontana reminiscenza.
<< Ah ora ricordo ! >> Esclamò, alzandosi di scatto
dalla sedia << Ho letto di Saudor Island su un libro che parlava
di leggende legate alle isole. >>
<< Ah si ? E cosa diceva ? >> Domandò la curiosa Nami, ancora un pò scossa dall'accaduto.
<< Dovete pensare che Saudor Island è molto famosa per una
strana leggenda che si tramanda da padre in figlio. >>
Il racconto di Robin si faceva via via sempre più interessante, suscitando attenzione dell'intera ciurma.
<< Di che cosa parla questa leggenda ? >> Chiese il coraggioso Rubber.
L'archeologa fece un lungo sospiro, cercando di mettere insieme tutti i
pezzi di quella antica storia che da anni affascinava non solo
studiosi, ma anche pirati, mercenari, marinai e tutti coloro che
giungevano su quell'oasi che si innalzava in mezzo all'oceano.
<< La storia parla di un amore infelice tra un marinaio e una
sirena. Molto tempo fa una nave della marina naufragò sui pressi
di Saudor Island. L'intero equipaggio morì, tranne uno, che
miracolosamente fu salvato dalla sirena Aurelia. Presto tra i due
nacque un amore profondo, che li legò per il resto della loro
vita. >>
Gli occhi della navigatrice cominciarono a brillare come scintille
ardenti, trascinata dalle parole della compagna in quel magnifico
racconto, sentendosi quasi protagonista di quella storia che le faceva
palpitare il cuore.
<< Continua ! >> La incitò allora Nami e Robin non poté che accontentarla.
<< Il loro amore però era destinato a finire. L'ufficiale
della marina a cui apparteneva, riuscì a scampare al naufragio.
Raggiunse preso Saudor Island e fu felice di trovare sano e salvo uno
dei suoi marinai. Presto lo costrinse a scegliere tra l'amore e il
potere, che gli avrebbe sicuramente dato se gli avrebbe concesso la sua
nave, costruita in tanti mesi di lavoro e pronta a salpare. Il marinaio
scelse il potere e il denaro e salpò con il suo ufficiale a
bordo dell'Aurelia: la nave che lui stesso aveva costruito. Alla sirena
non
restava altro che piangere, aspettando il ritorno del suo amato sullo
scoglio più alto dell'isola. Ma lui non arrivò e
quando la morte la colse, le sue lacrime si condensarono, dando vita al
gioiello più ambito di tutti i secoli. >>
Il racconto si delineò in tutti i suoi dettagli, lasciando a
bocca aperta gli ascoltatori di quella leggenda infelice. Quella storia
intrisa di mistero, aveva però un ultimo particolare da svelare:
la ragione per cui tanti uomini si spinsero verso i confini
dell'oceano, per giungere sulle coste di quell'isola che di paradisiaco
aveva ben poco.
Un altro sospiro interruppe il discorso di Robin. Anche se di leggende
ne aveva lette e sentite davvero molte, quella storia l'aveva
particolarmente colpita, imprimendo nella sua memoria ogni particolare
di quella dura realtà.
<< Il gioiello in questione è un diamante. >>
Pronunciò l'astuta archeologa << E' solito essere chiamato
"La lacrima della sirena". >>
In quello stesso momento, Zoro fece il suo silenzioso ingresso nella
sala da pranzo. Nessuno fece caso alla sua presenza, perché
presi dal racconto di Robin, erano tutti intenti a fissarla,
completamente rapiti dalle sue parole.
Imbarazzato lo spadaccino, diede una leggera occhiata alla navigatrice,
ma resosi conto che anch'ella lo stava fissando, spostò subito
l'attenzione su un punto indefinito della parete, per evitare quegli
occhi nocciola magnetici come una calamita.
<< Hai detto un diamante ?! >> Domandò Rubber, alzandosi di scatto dalla sedia.
<< Si un diamante ! E aggiungerei un gran bel diamante. >>
Gli occhi del capitano si infiammarono, pronti per una nuova sfida. Un
pirata coraggioso come lui non poteva di certo tirasi indietro, quella
pietra preziosa sarebbe stata la sua. In quel momento fu sicuro che una
volta giunto su quell'isola, avrebbe vinto dove gli altri
avevano perso miseramente: sarebbe riuscito a trovare "la lacrima della
sirena", aggiungendola alla sua collezione di tesori.
Serrò la sua mano destra in un pugno e lo strinse talmente forte,
che le nocche divennero di un leggero color bianco. Il sapore di una
nuova sfida l'aveva ormai già stuzzicato, proprio come il
profumo di un buon piatto caldo ed ora come non mai era pronto a
saziare la sua fame di avventura, anche se doveva essere praticamente saturo.
<< Bene ! Allora noi andremo su quest'isola e recupereremo "la
lacrima della sirena", fosse l'ultima cosa che faccio... >>
La sua smania di tesori, proprio come un buon pirata, fu presto
interrotta dalle parole di Robin: << Ma Rubber è solo una
leggenda ! Nessuno ci dice che il diamante esista sul serio ! >>
<< Nelle leggende c'è sempre un pizzico di verità.
Questo lo sanno tutti Robin. >> Rispose il capitano, ma
l'archeologa non parve convincersi.
<< Molti pirati si sono già spinti verso Saudor Island
alla ricerca del diamante, ma sono sempre ritornati a mani vuote oppure
non sono ritornati affatto. Quell'isola è meta di mercenari,
pirati senza scrupoli e cacciatori di taglie, sarebbe meglio girare all'argo, non è un bel posto... >>
Quelle parole pronunciate con un indissolubile certezza, non sfiorarono
nemmeno lontanamente i pensieri del capitano. La determinazione di
Rubber era qualcosa di eccezionale, lo spingeva a fare cose assurde
senza un briciolo di razionalità, mettendolo spesso in fin di
vita. Ma come un buon capitano che si rispetti, aveva sempre un asso
nella manica che giocava a suo vantaggio, questo l'aveva visto sempre
uscire immune dalle innumerevoli battaglie da lui affrontate.
Gli avvertimenti di Robin non avevano fatto alcun effetto sul capitano,
ma questo non si poteva dire per il resto della ciurma. I loro volti
preoccupati, lasciavano trasparire una sorta di scetticismo
riguardo la nuova missione.
Parevano tutti concordi sul fatto che mettersi alla caccia di un tesoro
che non si dava per certo nemmeno la sua esistenza e per di più
in un isola non molto ospitale come Saudor Island, non era di certo una
buona idea.
Per non parlare del fatto che non avevano neppure una mappa, ne la conoscenza di un
luogo dove iniziare a cercare. A credito di Nami, Saudor Island non era
molto grande, questo giocava a loro vantaggio, ma mettersi a cercare un
diamante per tutta l'intera isola, sarebbe stato più difficile di
cogliere un ago in un pagliaio. Insomma a tutti pareva una sorta di
follia mettersi alla ricerca della "lacrima della sirena" e questo fu
molto evidente anche agli occhi di Rubber. Ma il capitano sapeva bene
che non poteva farsi sfuggire l'occasione, il suo istinto da pirata gli
suggeriva che valeva la pena tentare.
<< Oh andiamo ragazzi ma che vi prende ? Cosa sono quelle facce
da funerale ? Siamo o non siamo pirati ? >> Cercò di
svogliarli il capitano ma senza grande successo.
<< Rubber ha ragione Robin. Noi non sappiamo se davvero questo
diamante esista, ne dove cercarlo. E' una cosa impossibile lo capisci
?! >> Affermò Nami.
<< Ragazzi noi abbiamo affrontato il governo mondiale e ne siamo
usciti vittoriosi e adesso vi tirate indietro per così poco ?
>>
Un silenzio straziante accompagnò le parole di Rubber. Le
probabilità di trovare quel diamante sembravano altamente
scarse, ma infondo avevano superato sfide molto più dure di
questa.
Nonostante ciò Robin maledì se stessa per non aver frenato
la sua lingua, raccontando quella malinconica leggenda, spingendo
così Rubber a mettersi alla ricerca della pietra preziosa.
Solo Zoro praticamente allo scuro dell'intera faccenda, stava
tranquillamente mangiando la sua porzione di spaghetti al sugo,
fregandosene altamente dei discordi e preamboli che intrattenevano da
qualche minuto i suoi compagni di avventure.
L'ignorare della fatidica storia, non era il sol motivo per cui lo
spadaccino sembrava non interessato all'argomento. I suoi pensieri
erano ancora proiettati verso ciò che era accaduto con la
seducente navigatrice. Nella solitudine della sua stanza, si era reso
conto di aver agito in un modo sconsiderato con la giovane e di aver
esagerato.
Ora, che erano seduti uno di fronte all'altro e si lanciavano occhiatine
imbarazzati, il peso del suo gesto parve pesargli ancora di
più, anche se a esser sincero, non gli era per niente
dispiaciuto quel contatto ravvicinato con la navigatrice.
Il suo aroma di mandarini ancora gli inebriava i sensi e stuzzicava i suoi pensieri proibiti che da tempo cercava di assopire.
Uno strano batticuore cominciò ad avvertire nel suo petto,
quando per l'ennesima volta si guardarono negli occhi e non potendo reggere
il peso di quello sguardo, il giovane scostò la sua attenzione
su un punto indefinito del pavimento. Cercando di distogliere la sua
attenzione da tali pensieri, scelse di prendere parte al discorso:
<< Visto che io non ho capito ne dove dobbiamo andare, ne quello che dobbiamo fare, io sto con Rubber. >>
Il capitano fu felice che almeno uno della sua ciurma concordasse con
le sue idee. Speranzoso che con le parole di Zoro potessero convincersi
anche gli altri, poteva già vedere la meta agognata farsi sempre
più vicina e il diamante scintillare tra le sue mani.
<< Grazie Zoro, sapevo che potevo fidarmi di te. E voi allora ? Siete o non siete con me ? >>
Complici l'intera ciurma, cominciarono a guardarsi negli occhi, come se
da essi si potessero cogliere i pensieri e i turbamenti di ciascuno di
loro. L'emozione di poter stringere tra le mani quel tesoro
leggendario, cresceva frenetica in ognuno di loro, portandoli presto
ad escludere ragionamenti razionali e congetture filosofiche.
Per difendere la reputazione dei pirati, ma sopratutto la loro, non
potevano tirarsi indietro, senza contare sul fatto che se il capitano
sceglieva una rotta e una missione, loro erano costretti a seguirlo e
se ciò implicava anche la ricerca di un diamante da milioni di
berry, tanto meglio sarebbe stato eseguire gli ordini. Con un pò
di fortuna e buon senso, sarebbero riusciti di sicuro in quel compito
apparentemente impossibile.
<< Rubber io sto con te ! >> Esordì il piccolo Chopper.
<< Anch'io sto con te ! >> Lo accompagnò Usop, seguito poi da Franky e da Brook.
Rubber spostò la sua attenzione verso Sanji, il quale parve
intuire ogni cosa. Chiuse gli occhi e sbuffò, unendosi poi al
gruppo. Presto anche Robin ne fu partecipe, c'era solo Nami da
convincere, ma il capitano sapeva bene come fare.
<< Ehi Robin a quanto ammonta il valore del diamante ? >>
La ragazza ci pensò su qualche minuto poi rispose: <<
Bhè questo non posso dirlo con certezza dato che non è
mai stato ritrovato e appurata la sua grandezza, ma credo che valga
molto di più della tua taglia Rubber. >>
<< Cosa ?! >> Esclamò la rossa << Vale
più di trecento milioni di berry ? Bene allora anch'io sto con
te capitano ! >>
Un ghigno compiaciuto si fece spazio sul volto di Rubber. Ora che tutta
la sua ciurma lo appoggiava in quella assurda missione, non c'era
più niente che potesse fermarlo,fu sicuro più che mai che
anche questa volta ne sarebbe uscito vincitore, accaparrandosi uno dei
tesori più ricercati del tempo.
<< Evviva ! Allora è deciso, andremo tutti a Saudor Island
e ci metteremo alla ricerca della "lacrima della sirena" e sono sicuro
che la ritroveremo ! >> Incitò il capitano, pregustandosi
già quella sua piccola vittoria.
Erano le diciassette sulla Sunny e il tramonto stava già
regalando i suoi primi colori al cielo macchiandolo di un lieve
arancione. I gabbiani strillavano alti nel cielo alla ricerca di
qualche piccola preda da acciuffare, dando vita a coreografie circolari
davvero stupende. Sulla prua della nave, Nami si stava godendo il
magnifico panorama. L'isola secondo i suoi calcoli, era ormai vicina,
l'avrebbero raggiunta in serata e questo le portava una sorta di
agitazione intercorporea, che solea sempre avere quando sbarcavano su
una nuova località.
Dun tratto sentì qualcuno avvicinarsi a lei. << Nami.
>> La chiamò quell'entità e una volta voltatasi
verso di essa, scoprì che altri non era che Zoro.
<< Che vuoi ? >> Pronunciò seccata riportando l'attenzione verso l'oceano.
<< Ecco io... Volevo chiederti scusa. >>
Sorpresa da quelle parole, la navigatrice si rivoltò verso di
lui, scorgendo un leggero imbarazzo nell'espressione di Zoro.
<< Non avrei dovuto... >> Fece una breve pausa << ...
fare quello che ho fatto. Sai bene che io non potrei mai fare del male
ne a te, ne a nessuno della ciurma. Non so quello che mi è
preso... >>
<< SSShh... >> Lo interruppe Nami, mettendogli due dite
sulle labbra, come per tappagli la bocca << Ho capito non
preoccuparti. Nemmeno io avrei dovuto chiamarti "viscido verme",
perciò la colpa è di entrambi. >>
I due si guardarono per qualche istante, perdendosi uno negli occhi
dell'altro. Poi come scottati da quella insolita vicinanza, decisero di
allontanarsi, improvvisando qualche stupida scusa.
<< Vabbè io ora devo andare a lavarmi i capelli. >> Disse Nami.
<< Eh... Si io devo... insomma devo... Vabbè ciao.
>> Proferì Zoro, prima di scomparire di corsa su qualche
angolo deserto della nave.
FINE SECONDO CAPITOLO
bene
anche questo capitolo è giunto a termine ma le sorprese per i
nostri pirati non sono finite. Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia
incuriosito. Mi raccomando RECENSITE mi farebbe davvero piacere un
vostro parere qualunque esso sia. Vi aspetto per il terzo capitolo.
BACI BACI
Stella94
|
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Capitolo 3 *** Sbarco a Saudor Island ***
3
Bene
sono davvero felice di essere riuscita a concludere anche il terzo
capitolo. Vedo che la mia storia vi sta davvero piacendo e questo non
può che farmi piacere. Vi ricordo per chi ancora non lo sapesse,
che io rispondo alle vostre recensioni mediante un messaggio personale. ATTENZIONE ho deciso di cambiare titolo infatti la storia prima si chiamava TRA LEGGENDA E REALTà ora si chiamerà LA LACRIMA PERDUTA.
Grazie mille per le vostre recensioni e a tutte le persone che hanno
messo questa storia tra le preferite e tra quelle da seguire. Bene
è arrivato il tempo di lasciarvi al cap. Bonne Lecture !!!
Sbarco a Saudor Island
Cap. 3
Saudor Island era una piccola oasi che si innalzava in mezzo all'oceano.
Isola di origine vulcanica, era spesso meta di mercenari, della marina,
di spietati pirati, di contrabbandieri e di cacciatori di taglie senza
scrupoli. Attirati dall'antica leggenda della sirena e del marinaio,
sbarcavano sulle sue coste, in cerca del prezioso gioiello.
L'isola non era molto grande, si poteva percorrere tutta la sua
circonferenza impiegando non meno di quarantotto ore. La
particolarità di questa osai paradisiaca quanto inospitale meta,
era il grande monte che s'innalzava al centro, che tutti chiamavano la
montagna della discordia. Nessuno sapeva il vero motivo per cui quell'
altura era stata battezzata con quel nomignolo che incuteva timore, ma
tutti gli isolani erano concordi sul fatto che era meglio non
addentrarsi tra i suoi folti e cupi boschi. Infatti mai nessuno aveva
raggiunto la vetta di quella montagna, o almeno mai nessuno era
riuscito a ritornare a valle dopo averla scalata, per raccontare quale
mistero si celasse in quella giungla selvaggia, sinistra e oscura.
Il clima era abbastanza mite, le piogge autunnali, che in quella
stagione erano quasi all'ordine del giorno, erano una ricorrente
disgrazia per i pochi agricoltori di quell'osai e, per le loro
piantagioni di tè, famose in tutto il mondo. Spesso
violenti uragani si abbattevano su Saudor Island, trascinandosi via
tutto ciò che incontravano sulla loro strada, sradicando
alberi, distruggendo interi villaggi, profanando coltivazioni e
uccidendo molte specie animali.
Erano le ore venti.
Il sole era ormai del tutto calato, lasciando che la luna, trovatasi al
primo quarto della sua fase, fosse la protagonista di quel magnifico
etere scuro puntinato di stelle, che si elevava sul oceano.
Un fresco venticello sferzava sulla pelle candita di Nami, facendole
venire la pelle d'oca. La giovane, vittima di questa fastidiosa
reazione, si portò le mani sulle braccia, per poi sfregarle
energicamente per darsi calore.
<< Brrrr... >> Mormorò << Fa davvero freschino
qui, dovrò mettermi qualcosa di più pesante. >>
Poi prese il binocolo e scrutò l'orizzonte e, con immenso
stupore, intravide la grande montagna, che si innalzava su Saudor
Island, farsi sempre più vicina.
<< Ehi ragazzi ci siamo ! >> Esclamò rivolgendosi ai
suoi compagni di avventure, che come lei, erano tutti impazienti di
giungere sulla nuova destinazione << L'isola è ormai
vicina, fra poco potremmo gettare le ancore. >>
<< Finalmente ! Era ora ! >> Constatò il capitano, precipitoso di sbarcare su quella nuova meta.
Non passò molto, prima che la Sunny potesse finalmente
concedersi un meritato riposo, dopo dei giorni incessanti di navigazione.
Fermatasi non molto lontano dalla costa, Franky presto provvide a
gettare in mare le sue due ancore- somiglianti a due zampe di un
leone- artigliandola così al fondo dell'oceano.
Forniti di armi e bagagli, i nostri eroi si apprestarono a porre i primi passi su quell'isola dall'apparenza davvero tetra.
Dalla spiaggia i ragazzi potevano intravedere le luci del villaggio
più vicino e gli schiamazzi dei loro abitanti echeggiare
nell'oscurità.
Nami cominciò a pensare che sarebbe stato meglio girare
all'argo, prestando così ascolto alle parole di Robin, ma una
decisione presa dal capitano non poteva essere contraddetta, si convinse
così della sua impossibilità di scelta e della
costrizione a cui era stata sottoposta.
Spostò la sua attenzione verso Zoro che era poco distante da
lei. Subito quel timore che l'attanagliava da quando aveva mosso il
primo piede su Saudor Island, sparì improvvisamente. Con lui al
suo fianco si sentiva protetta, come se niente potesse accaderle, in
quel momento voleva tanto stringersi al suo petto e, avvinghiata a lui,
incamminarsi in quella giungla selvaggia e oscura che presto avrebbero
dovuto affrontare.
Si trattenne da tale congettura e la spostò con ardore dalle sua
membra. Sentendosi una stupida per ciò che aveva pensato, si
fece coraggio e mosse alcuni passi verso quella meta ancora
indefinita.
Non ci impiegarono molto prima di giungere al villaggio più vicino, il suo nome pareva nascondere una storia tutta sua.
<< Benvenuti a Maze. >> Lesse il giovane Rubber, su un cartello segnato dagli anni posto fra due pali di legno.
<< Il nome significa labirinto. >> Precisò Robin
<< Il villaggio infatti presenta dei sentieri molto stretti e
lunghi, dov'è molto facile perdersi se non sei un abitante
dell'isola. >>
<< Allora sarebbe meglio restare uniti, se non vogliamo smarrirci. >> Constatò Zoro.
Più si addentravano in quel borgo e più parevano tutti
concordi sul fatto di essere finiti in un inferno. Maze pareva un
villaggio molto malfamato, la case erano quasi tutte diroccate e
sgradevoli quanto maleodoranti odori esalavano da esse. Le strade erano
completamente infangate, sintomo di una pioggia appena trascorsa, il
che le rendeva fangose e poco praticabili. Dalle numerose bettole che
vi erano si udivano i forti schiamazzi di uomini ubriachi e prostitute
bramose di denaro. Brutti ceffi si aggiravano per quelle strade semi
deserte, armati di whisky, rum o qualsiasi alcolico che potesse
donargli attimi di pura follia e pazzia.
Uno di questi, evidentemente sbronzo, si avvicinò alla
navigatrice, osando sfiorarle il braccio con la sua mano per poi
sussurrarle:
<< Ehi bella che ne dici di divertirti un pò con me ?
>> Il suo alito emanava un forte odore di alcool che fece
rabbrividire la rossa. Timorosa delle intenzioni che quell'uomo le
aveva praticamente palesato, agì senza pensare. Subito
corse dallo spadaccino a pochi centimetri da lei, per poi avvinghiarsi
al suo braccio che strinse più forte che poteva, sentendosi al
sicuro solo quando esalò il suo profumo di uomo.
<< Ehi mocciosa ma sei impazzita ?! >> Esclamò Zoro, al quanto perplesso da quella reazione.
Solo quando udì la sua voce, Nami si rese conto di ciò
che aveva fatto. L'istinto aveva preso di nuovo il sopravvento su di
lei, spingendola, ancora una volta, a gettarsi tra le braccia del
giovane spadaccino.
Sciolse presto la presa, ritrovandosi gli occhi corvini del ragazzo che
puntavano i suoi, che chiedevano una silenziosa spiegazione per quel
comportamento. Nami sentii un groppo alla gola che le impediva di
parlare o di emettere qualsiasi suono. Nemmeno lei sapeva con certezza
il vero motivo di quel gesto, questo la faceva indugiare ancora di più sul
chiarimento che ora Zoro si aspettava da lei. Ma capii presto che
doveva dire qualcosa, anche una stupida, per difendere la sua
reputazione.
<< Ecco io... Insomma vedi... C'era quel tizio la giù che mi stava importunando allora io... >>
<< Ho capito. >> La interruppe il giovane.
<< Cosa hai capito ? >> Domandò Nami.
<< Che sei una mocciosa fifona ! >> La derise lo spadaccino.
<< E tu sei un'idiota senza cervello ! >>
<< Farò finta di non aver sentito questo tuo gratuito
quanto inopportuno insulto. >> Poi la spinse a camminare
dandole una leggera pacca sulla schiena aggiungendo: << Dai su
muoviamoci a camminare, ci stiamo allontanando troppo dal gruppo.
>>
Poco dopo i nostri eroi, decisero di fermarsi in una locanda per riempirsi un pò lo stomaco, inesorabilmente vuoto.
L'osteria più vicina si chiamava "the black cat" e aveva proprio
l'aria di essere un vero postaccio, ma pareva che Maze non offrisse di
meglio, ragion per cui dovettero accontentarsi.
Il locale era davvero squallido e disadorno. Una ventina di tavoli di
legno mal ridotti, riempivano l'intera area e un vecchio bancone stile
far west, faceva da padrone in quella locanda dall'aria irrespirabile.
Gentaglia di qualsiasi rango sedeva ai suoi tavoli, le loro grida e
risate sguaiate, si udivano rimbombare in tutto il locale e l'odore di
alcool penetrava funesto nelle narici dell'intera ciurma, misto
all'effluvio di poca igiene che vi era in esso. Donacce di
ogni età cercavano di deliziare i clienti offrendogli le
loro mercanzie in cambio di denaro, strusciandosi sensualmente,
cercavano in tutti i modi di suscitare il desiderio negli uomini, nel
tentativo di estrapolargli anche un misero centesimo.
Rubber scrollò le spalle e si sedette al tavolo libero
più vicino. Fu seguito poi anche dal resto della ciurma, che
infondo non erano molto intimoriti dal posto in cui si trovavano, in
tanti anni di navigazione avevano di certo frequentato locali ancora
peggiori di quello.
<< Allora ragazzi, ora che siamo giunti qui cosa facciamo ? >> Domandò Brook.
<< Bhè per prima cosa potremo chiedere delle informazioni
più precise riguardanti il diamante a qualche isolano. >>
Propose Nami.
<< Giusto ! >> Affermò Rubber, poi diete una
occhiatina in giro per cercare qualcuno a cui potesse chiedere del
diamante, ma scorse solo uomini ubriachi e brutti ceffi dall'aria
minacciosa. Spostò in seguito la sua attenzione verso la
cameriera che era dietro al bancone e dall'espressione dolce e
rilassata, pareva diversa dalle altre persone. Aveva lunghi capelli
castani che scendevano giù per la schiena in vaporosi boccoli,
occhi di un verde smeraldo ed era abbastanza formosa. Su per
giù poteva avere circa vent'anni ed era molto, molto carina. Nel
fissarla gli venne un'illuminazione:
<< Ehi Sanji la vedi quella ragazza la giù ? >>
Disse puntando discretamente il dito verso la giovane. Il cuoco appena
la vide, sentì un fuoco ardergli dentro, facendogli sgranare gli
occhi, assumendo così quella sua solita espressione da pesce lesso quando
ammirava una bella ragazza.
<< Certo che la vedo ! E' davvero stupenda ! >>
<< Bene, adesso tu vai lì la seduci un pò e scopri
se sa qualcosa in più sulla lacrima della sirena. >>
<< Con immenso piacere Rubber. >> Rispose Sanji avviandosi verso il bancone.
Nello stesso momento, un uomo alto di circa trent'anni, corporatura
snella, con capelli corti racchiusi in una bandana, stava raggiungendo il
suo tavolo con un boccale stracolmo di birra. Rivolse, per qualche
istante, il suo sguardo verso Rubber e subito si accomodò sulla
sua sedia, gustandosi la sua bibita alcolica. Poi si rivolse ad uomo leggermente grassottello, con lunghi capelli rossi,
che era intento ad amoreggiare con una donna:
<< Capitano. >> Lo chiamò
<< Che vuoi? >> Rispose seccato l'uomo, distaccandosi per qualche istante dalla donna.
<< Guardi c'è cappello di paglia. >>
L'uomo scrutò con attenzione tutti i clienti di quel locale,
fino a quando non poco lontano da lui si accorse di quello strano
ragazzo dai crini neri e da uno bislacco copricapo di paglia.
<< Oh che piacevole coincidenza, sono proprio contento di vedere
finalmente questo Rubber che tutti temono. >> Disse con un tono
sarcastico.
<< Capitano sarà giunto anche lui qui per i diamante. >>
<< E allora troverà filo da torcere Snake, non ho nessuna
intenzione di farmi sopraffare da un pivello come lui. >>
Proferì il rosso.
<< Bhè non credo che sia del tutto un pivello capitano. Si
dice che abbia battuto Lucci della CP9. >> Gli fece notare Snake.
Seccato da tale argomento ed estremamente sicuro delle sue convinzioni e del suo valore in battaglia, rispose inaridito:
<< A me non interessa un fico secco dei suoi avversari ! Sono
giunto qui molto prima di lui e il diamante sarà mio. Il ragazzo
potrà valere anche trecento milioni di berry ma io ne valgo
trecentocinquanta, i tipi come lui e la sua insulsa ciurma non mi fanno
di certo paura. >>
<< Ha ragione capitano, ha perfettamente ragione. La lacrima della sirena sarà nostra. >>
FINE TERZO CAPITOLO
Allora vi è
piaciuto questo capitolo ? Spero di si ! Il prossimo sarà ancora
meglio di questo. Mi raccomando RECENSITE i vostri pareri sono per me
molto importanti. Grazie per aver letto anche questo capitolo. Alla
prossima !!! KISS KISS
Stella94
|
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Capitolo 4 *** Guai in vista ***
4444
Lo
so lo so, sono in tremendo ritardo, è solo che sto passando
davvero un periodaccio, soliti problemi da tenn ager che danno grandi
grattacapi. Perciò per fare questo capitolo c'ho messo
più del previsto, pare che la mia fantasia sia andata a farsi
benedire ultimamente, quindi il cap non è di certo il mio
più grande capolavoro. Spero vi piaccia lo stesso e scusatemi
ancora per il ritardo. Grazie per le vostre recensioni siete fantastici
!!! Bene ora vi lascio al cap. Buena lectura !!!!! ^_^
Guai in vista
La coltre di fumo provenienti dal tabacco che ardeva in costosi sigari, rendeva l'aria del locale quasi irrespirabile.
Quell'odore acre e sgradevole, ma apprezzato da molti, stuzzicò
le narici del giovane Sanji, che tentato da tale olezzo, decise di
accendersi una delle sue sigarette.
Si godette affondo il sapore del tabacco e buttò fuori il
fumo in un sonoro sospiro. Spostò la sua attenzione verso la
ragazza dietro al vecchio bancone di legno che, immersa nei suoi
pensieri, stava asciugando un lungo bicchiere di vetro.
Il biondo, azzardando un atteggiamento da "Latin lover", si diresse senza
alcun indugio verso quella giovane al quale, in quel momento, riservava
tutta la sua attenzione. I tacchi delle sue scarpe classiche,
ticchettavano ad ogni suo passo, fin quando Sanji, arrivato al suo
traguardo, decise di sedersi su uno degli sgabelli posti davanti al
bancone.
<< Buona sera signorina. Posso sapere il nome di una bellezza rara come la sua ? >> Disse con una voce sensuale.
La ragazza però, dopo una breve fulminea occhiata, non parve
dargli molto retta. In tanti anni di duro lavoro al The black cat di
Maze, doveva averne visti a bizzeffe di tipi come lui che erano
soliti atteggiarsi a gentiluomini ma alla fine risultavano essere solo
il passatempo di una nottata.
<< Cosa vuole che le porti signore ? >> Pronunciò seccata, cercando di ignorare le parole del giovane.
<< Il suo cuore, mia radiosa meraviglia... >>
La misteriosa ragazza, di cui ancora al cuoco non era noto il nome, si
ritrovò a ridere a quella affermazione. Affascinata dal suo
sciarm, che in quel postaccio spiccava come una rosa bianca in mezzo a
tante rosse, decise di apprestarsi al suo gioco. Infondo non pareva poi
tanto male, quei suoi capelli biondi e quel taglier nero indossato con
classe ed eleganza, lo rendevano affascinate ai suoi occhi, di tipi
come lui a Maze se ne vedevano davvero pochi.
<< Siete proprio un tipo che non si arrende molto facilmente, vero signore ? >> Gli disse fra un mezzo sorriso.
<< No, se ho a che fare con ragazze belle come lei e credetemi ce
ne sono davvero poche che possano eguagliare la sua... >>
Ammaliata dai dolci complimenti che il giovane cuoco le stava
regalando, decise di prestargli un pò della sua attenzione.
Sentendosi stanca dalle dure ore di lavoro compiute a avvertendo un
dolore pulsare alle tempie, si convinse che un pò di distrazione
non le avrebbe fatto male. Quel ragazzo inavvertitamente aveva
stuzzicato la sua curiosità, quasi sempre inappagata.
<< Siete un pirata ? >>
A quella domanda Sanji capii di avere la sua completa attenzione. Fu
orgoglioso di se stesso, le sue tecniche di seduzione non si smentivano
mai, in quel momento fu convito che, oltre quella del cuoco, aveva una
predisposizione innata per le belle donne.
Fece un altro tiro dalla sua sigaretta prima di risponderle:
<< Si sono un pirata. Ma la prego mi dia del tu. >>
<< Va bene come preferite... Oh no scusa come preferisci...
>> Disse sorridendogli << Comunque mi chiamo Anaya e tu ?
>>
<< Io mi chiamo Sanji e sono il cuoco di bordo di quella ciurma
di strampalati la giù. >> Affermò indicando i suoi
compagni dietro alle spalle.
<< Capisco... Siete giunti anche voi qui per la lacrima della sirena immagino. >>
<< Si esatto. >> Rispose il biondo << Tu sapresti
dirci qualcosa per aiutarci nelle sua ricerca ? Dirci almeno se esista
veramente. >>
La giovane Anaya non si meravigliò molto di quella domanda. Non
era stato il primo e non sarebbe stato nemmeno l'ultimo a porle quel
quesito. Ora capiva il vero motivo di tutti quei complimenti, il cuoco
voleva solo delle informazioni sul diamante, altro che bellezza rara e
meraviglie incontrastate. Era caduta, come un povero pesce, nella rete
del pescatore, ma sentiva di avere ancora una via di fuga. Lei sapeva
bene come poterlo aiutare nelle ricerca della pietra preziosa, ma
quell'informazioni doveva meritarsele e di certo non le sarebbero
bastate le sue insolite cerimonie.
<< Bhè oltre che a chi lo trova sarà destinato ad incontrare l'amore vero, non so nient'altro. >>
Il ragazzo però non parve del tutto convinto da questa
affermazione. Una strana luce poteva leggere negli occhi color smeraldo
di Anaya, sintomo di chi la sapeva davvero lunga ma preferiva tenere la
bocca chiusa. Il quel momento sentii la sua abilità innata di
sedurre le donne vacillare, a quanto pareva la giovane isolana si stava
dimostrando un preda dura da acciuffare, ma nonostante ciò non
poteva gettare la spugna così presto, non sarebbe mai tornato
dal suo capitano senza aver avuto tutte le informazioni che gli
servivano.
Gettò il mozzicone della sigaretta ai suoi piedi, rendendolo un
mucchio di brandelli stropicciati dopo averlo schiacciato con il piede.
Adagiò i gomiti sul bancone, escogitando qualcosa che potesse aiutarlo in quella dura missione.
<< Qualcosa mi dice che non mi hai detto tutta la verità, o sbaglio ? >>
Prendersi gioco di un pirata era cosa assai dura, anche per una ragazza
sveglia e determinata come Anaya. Aveva avuto a che fare con questi
avventurieri senza scrupoli da quando era ancora in fasce eppure ogni
volta si stupiva sempre di più della loro perspicacia e questo
non poteva che alimentare l'odio che provava nei loro confronti. Per
colpa di questi dominatori dei sette mari, Maze e tutta Saudor Island
era ridotta ad una latrina. Armati di qualsiasi cosa che potesse indurre
timore, sbarcavano sulle sue coste, distruggendo tutto ciò che
trovavano, alla disperata ricerca del diamante. Il ritrovamento di
quella pietra preziosa sarebbe stato l'unico modo per porre fine a
quello scempio che durava da troppo tempo. Se quel giovane cuoco e la
sua ciurma sarebbero riusciti nella ricerca della lacrima della sirena
i guai per tutti gli isolani sarebbero finiti. Questo convinse Anaya a
collaborare con Sanji.
<< Senti, io non so niente del diamante, ma forse posso indicarti una persona che ne sa molto più di me. >>
<< Interessante... E chi sarebbe questa persona ? >>
La ragazza esitò per qualche istante, dirigendo lo sguardo sullo
sporco pavimento del locale. Sospirò, fiutando l'aria pessima di
quel postaccio in cui era costretta a sgobbare, ripresosi da quel
momento d'impaccio, si apprestò a rispondere al biondo:
<< Noi qui lo chiamiamo... Capitan senz'occhio. >>
Nello stesso momento a pochi metri di distanza da loro, la nostra
ciurma era intenta a bere birra in enormi boccali di vetro, attendendo
notizie cospicue da Sanji.
Dopo aver ordinato dal menù della locanda ogni specialità
della zona, si preparavano a riempire il loro stomaco brontolante.
Nami, pensierosa più che mai, stava cercando in tutti i modi di
distogliere la sua attenzione dallo spadaccino, accomodandosi per puro
caso, di fianco a lei, apparentemente incurante dell' estrema vicinanza
della giovane.
Era strano, ma da quando aveva avuto quel brutale contatto nella cabina
del giovane, gli assilli di Nami parevano trovare al centro sempre
Zoro. Questo per lei era davvero preoccupante.
Dopo aver sprecato giorni preziosi della sua esistenza a tentare di
estorcergli il denaro che inconsciamente gli aveva prestato
sovraccaricando i debiti del ragazzo, ora si ritrovava a sperare che
quel numero sporadico di contanti a cui lei era molto legata, potesse
crescere ogni giorno di più, in modo da tenerlo sempre legato a
lei.
Che assurdità era per la navigatrice, perdersi in tale
congetture alla vigilia di una nuova avventura. Il benessere e
l'equilibrio della ciurma veniva prima di tutto e questo Nami lo sapeva
bene. Non c'era spazio per i sentimenti nella sua vita, sopratutto se
provati nei confronti di Zoro, ma sarebbe davvero riuscita a resistere
alla dolce sensazione di concedersi all'intrepido spadaccino ?
Mentre cercava di darsi una muta risposta a tale domanda, una delle
tante prostitute diciottenni del locale, si avvicinò a Zoro. Con
estrema maestria degna del suo mestiere, cominciò a far vagare
le sue mani sul petto del giovane, che appagato da tali carezze, la
lasciò fare, gustandosi quell'attimo di piacere.
<< Ehi fustacchione, che ne dici se ci andiamo a divertire da
soli io e te ? >> Gli sussurrò la ragazza, apprestandosi a
dargli calorosi baci sul collo.
Naturalmente questo non sfuggì agli occhi della navigatrice, che
dopo aver fulminato la ragazza con una dei suoi sguardi assassini, si
apprestò ad entrare in scena, prima che potesse accadere
l'inevitabile.
<< Ehi qui non abbiamo bisogno delle tue mercanzie perciò
evapora ! >> Esclamò rossa in viso dalla rabbia.
<< Parla per te marmocchia ! >> la derise Zoro << Io
invece avrei proprio bisogno di lei in questo momento... >>
Deriderla davanti all'intera ciurma ma soprattutto di fronte a quella
donna che avrebbe voluto strozzare con le sue stesse mani fu un grave
affronto per Nami. In quel momento la rabbia prese il completo
possesso del suo corpo e non era dovuta solo alla beffa che il ragazzo
gli aveva espresso, ma anche perché in quel frangente,
inavvertitamente, si era ritrovata ad essere gelosa dello spadaccino.
Questo la mandava letteralmente in bestia, ma di certo non lo
avrebbe mostrato agli occhi dell'intero equipaggio. Ora c'era la sua
reputazione da difendere e infatti come di consueto la sua risposta non
tardò ad arrivare:
<< Ma come ti permetti di chiamarmi marmocchia ?! Razza di troglodita senza cervello ! >>
<< Ma sentitela, io sarei un troglodita ? Allora tu sei una
gallina che schiamazza senza dare un senso alle sue parole ! >>
Questo era davvero troppo da sopportare per una tipa come Nami. Preda
della collera più funesta mai avvertita, sfonderò tutta
la sua grinta per tenere testa a quegli insulti ormai consueti e
insensati.
Serrò la mano in un pugno e si trattenne nel spiaccicarlo sulla
faccia di Zoro, perché sapeva bene che le parole possono ferire più di mille pugni.
<< Questo è troppo ! Stai esagerando babbeo squattrinato ! >>
<< Vipera ! >>
<< Scimpanzé ! >>
<< Strega ! >>
<< Idiota ! >>
<< Mocciosa ! >>
E così diedero il via ai loro insulti che solitamente duravano
ore intere, nel quale nessuno dei due aveva la ben che minima
intenzione di darla vinta all'altro.
<< Ecco ci risiamo. >> Sbuffò Rubber.
<< Vabbè forse è meglio che tolgo il disturbo...
>> Constatò la giovane ragazza, mentre i due ancora
continuavavano a dirsene di tutti i colori.
Dopo qualche minuto Sanji raggiunse i suoi compagni, soddisfatto di aver avuto informazioni davvero interessanti.
<< Sanji finalmente ! Credevamo che non saresti più ritornato. >> Esclamò Usopp.
<< Bhè diciamo che è stato più difficile del previsto, ma ho quello che ci serve. >>
Si concentrarono tutti ad ascoltare le parole del giovane cuoco. Il
silenzio fra di loro era ormai calato, perché a quanto pareva
Sanji aveva in pugno qualcosa di davvero notevole.
<< La ragazza mi ha detto che non sa nulla riguardo al diamante,
ma mi ha indicato una persona che pare sappia dove sia nascosto.
>> Esordì nel suo racconto Sanji.
<< E chi è questa persona ? >> Domandò Rubber.
<< Un certo capitan senz'occhio. Pare che abiti nei pressi di una cascata chiamata Alvion. >>
<< Bene allora andiamoci subito ! >> Disse il capitano che
come al solito era sempre impaziente di vivere una nuova avventura.
<< No Rubber non è una buona idea. La cascata di Alvion si
trova dall'altra parte dell'isola e poi il tempo non è dalla
nostra parte. Anaya è stata così gentile da offrirci
delle stanze e una buona colazione, ci conviene accettare. >>
La fretta era sempre una cattiva consigliera e questo il ragazzo di
gomma lo sapeva bene. Incamminarsi al buio nel bel mezzo di un
temporale in quell'isola dalle mille sorprese, non era proprio una
buona idea. Questo convinse Rubber a frenare il suo impeto e la sua
smania di possedere al più presto quel gioiello milionario.
<< E va bene, per questa sera resteremo qui, ma domani mattina ci
incammineremo di buon ora verso Alvion ! >> Esclamò il
capitano.
Nello stesso momento Snake era intento ad origliare tutto ciò
che la ciurma di cappello di paglia stava bisbigliando al loro tavolo.
Subito corse dal suo capitano, che ancora banchettava riempendosi la sua
grossa pancia di ogni ben di Dio. Presto provvide a riferirgli quelle
importanti informazioni, di cui loro erano ancora allo scuro.
Inaspettatamente il rosso non si scaldò più di tanto nel
constatare che il giovane pirata, nonostante fosse sbarcato da poche ore
su quell'isola, già fosse arrivato ad avere importanti
informazioni.
Cominciò a pensare che tutto quello che si dicesse sul suo conto
corrispondesse al vero, ma non si fece spaventare più di tanto.
La sua astuzia lo avrebbe aiutato anche in questo frangente, la posta
in gioco era troppo alta per lasciarsela sfuggire da un tipo come
Rubber cappello di paglia.
<< Cosa facciamo capitano ? >> Domandò Snake.
<< Niente... Lasciamo fare a loro il lavoro sporco, noi ci
limiteremo a seguirli discretamente. Quando avranno trovato il diamante
noi faremo il nostro ingresso in scena e lo ruberemo. >> Rise di
gusto a tale pensiero il rosso. Avrebbe acciuffato la pietra preziosa
senza fare il ben che minimo sforzo. Forse non era stata una
maledizione per lui incontrare il giovane capitano, anzi, a suo parere
si stava dimostrando un aiuto essenziale.
FINE QUARTO CAPITOLO
Bene
bene che ne dite ? Ok lo so non è un gran che ma vi prometto che
nel prossimo mi impegnerò di più, anche perché nel
quinto cap, Nami e Zoro faranno scintille !!! Eh Eh Eh quindi non
perdetelo e mi raccomando recensite !!! Accetto tutto critiche e
consigli. Alla prossima Hola hola !!!!
Stella94
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Capitolo 5 *** Una tempesta di passione ***
4
Ciao
a tutti e scusate il ritardo ma sto scrivendo due storie
contemporaneamente per questo ci metto un pò di tempo. Allora
per gli amanti di nami e zoro ho dedicato l'intero capitolo a questa
coppia favolosa e spero vi piaccia. Grazie mille ancora per l'affetto
che mi state dimostrando e per le vostre recensioni, siete davvero
grandiosi. Attenzione ! ho alzato il reating per sicurezza. Vi lascio a cap, Good reading !!!! ^_^
Una tempesta di passione
Grandi, scuri nuvoloni, minacciavano la serenità di quella serata.
Un tremendo temporale si sarebbe presto abbattuto su Saudor
Island, mentre la nostra ciurma si accingeva ad entrare nelle loro
stanze, sotto l'efficiente guida di Anaya: la figlia del proprietario del
The balck cat.
Le stanze messe a loro disposizione erano tre: in una c'erano due letti
singoli, dove avrebbero dormito Nami e Nico Robin, la seconda aveva tre
letti ad una piazza, dove avrebbero alloggiato Brook Franky e Sanji,
mentre la terza camera aveva quattro letti e sarebbe stato il giaciglio di
Zoro, Chopper, Usopp e naturalmente il capitano Rubber.
Le camere non potevano considerarsi delle vere e proprie suite anzi
erano tutt'altro che alloggi di lusso, ma nell'osservare la loro
interezza, non parevano poi così male.
L'arredamento era ridotto all'essenziale. Dei confortevoli giacigli con
semplici lenzuola bianche, facevano da padrone nelle piccole camere,
aventi tutte un armadio- segnato dagli anni- di legno e, a ciascuna di
esse, era connessa una piccola finestra che affacciava sul mare.
Scrollò le spalle Nami, alla vista del suo alloggio. Non era
esattamente quello che si aspettava, abituata com'era al lusso della
Sanny, ma per quella sera avrebbe dovuto accontentarsi, se ovviamente
non voleva trovarsi nel bel mezzo di una tempesta e preda delle onde
sulla sua nave.
<< Bhè non è un gran che, ma vi assicuro che a Maze
non c'è posto migliore. >> Affermò Anaya.
<< E' perfetto grazie mille. >> Rispose Robin.
Poco dopo la giovane isolana lasciò le due ragazze nella solitudine della loro stanza.
La bella archeologa tirò fuori dalla sua borsa un grosso libro
di storia antica. Dall'apparenza doveva essere davvero molto pesante
sia da leggere che da trasportare, ma Robin era abituata a questo,
mandava giù di consueto pagine e pagine di storia, immagazzinando
nelle sua vasta cultura, informazioni sempre più interessanti e
cospicue. Infondo è proprio grazie alla sua fama di conoscenza
se era venuta alla luce quella antica leggenda dai risvolti misteriosi.
<< Robin hai intensione di scolarti questo mattone per tutta la notte ? >> Domandò Nami.
<< Si, ma non qui c'è troppo baccano, non riuscirei a
concentrarmi. Perciò vado alla ricerca di un posto più
tranquillo. >>
In effetti i rumori che provenivano dalle altre stanze erano davvero
assodanti e insopportabili. Questo metteva ancora di più
l'accento sul fatto che Maze era frequentato da gentaglia di ogni tipo.
Schiamazzi, risate, urla, si udivano prepotenti riecheggiare tra le
annose pareti bianche macchiate dall'umidità. Tutto ciò
era davvero insopportabile, sopratutto se ci si voleva dedicare alla
lettura, prestando, come era solita fare Robin, una scrupolosa
attenzione per ogni singolo rigo, per ogni singola parola.
<< Non credo che sarà semplice trovare un posto tranquillo
qui. >> Constatò Nami << Ragion per cui ti auguro
buona fortuna. >>
<< Grazie, ne ho proprio bisogno. >> Detto questo
uscì dalla stanza, facendo entrare per pochi secondi un piccolo
fascio di luce proveniente dal corridoio.
Ore ventitré: Nami non riusciva a prendere sonno. Si rigirava in
continuazione tra quelle lenzuola bianche senza riuscire a chiudere
occhio.
Il bagliore dei lampi e il tumulto dei tuoni, di tanto in tanto la
facevano sobbalzare dal letto, riportandogli alla mente l'estrema paura
che aveva dei temporali.
Quel posto non le ispirava molta sicurezza e unito allo scrosciare
incessante di quella tremenda perturbazione, la gettavano in una
profonda inquietudine. In quelle condizioni il riposo era l'ultimo delle
sue prerogative e, pur volendo provarci, di sicuro non ci sarebbe
riuscita, presa com'era da mille preoccupazioni.
Lo sbarco su quell'isola, annesso all'apertura di una nuova avventura,
non era l'unica pena che attanagliava le sue congetture.
A quanto pareva il giovane Zoro non le era per niente indifferente e,
cosa ancora più grave, sentiva di provare un profondo trasporto
nei suoi confronti, ben lontano dall'attrazione fisica o dalla semplice
simpatia.
La sua reazione alla venuta di quella ragazza al locale, che aveva
osato ammaliare lo spadaccino, ne era la prova e ormai era cosa assai
inutile mentire a se stessa.
Nella solitudine di quella stanza, avvolta dal buio che di tanto in
tanto veniva squarciato dalla luce dei lampi, Nami ripensò a
tutto il suo trascorso, chiedendosi se nella sua vita, avesse fatto
sempre scelte giuste, che l'avevano vista seguire sempre il suo istinto
e, se anche in questa occasione, avrebbe dovuto fare lo stesso. Se ciò
fosse stato, avrebbe dovuto buttarsi subito tra le braccia di Zoro,
perché era proprio quello, ciò che in quel momento, le
dettava la sua impulsività. Ma questo significava perdere la sua
indole, schiacciare il suo orgoglio, donare anima e corpo a colui che
credeva di odiare più di ogni altra cosa.
No, questo non era di certo qualcosa che rientrasse nei suoi interessi.
Aveva forse dimenticato il suo sogno di diventare la migliore
cartografa del mondo ?
Impossibile, a suo avviso, era ciò che le stava accadendo, aveva
perso il contatto con la realtà e smarrita la strada del suo
obbiettivo, questo non poteva assolutamente accadere, c'era in gioco
più di un semplice sogno, ma la ragione della sua stessa vita.
I suoi ambiziosi progetti sarebbero di sicuro andati a monte se si
fosse concessa a quel sentimento. In quel momento si convinse del fatto
che il tempo rimargini le ferite, facendo dimenticare scomodi
accaduti, questo caso non avrebbe fatto eccezione, portandola così a trascurare
questa assurda emozione.
Presa da tali pensieri, si convinse che rimanere a letto era
pressoché inutile, decise quindi di uscire a fare due passi,
come se in qualche modo, potesse smaltire il peso di quei pensieri.
Una luce fioca, illuminava lo stretto corridoio che dava l'accesso alle
varie camere della locanda. Il vecchio parquet scricchiolava ad ogni
passo della navigatrice, che percorrendo quell'andito segnato dagli
anni, non poteva fare ameno di pensare di essere finita in un vero
postaccio.
Ad un tratto, non poco lontano da lei, intravide la silhouette di un
uomo che conosceva molto bene. Si trattava di Zoro, che, appoggiato a
una parete di quel corridoio, tracannava un bottiglia di rum.
Non ci impiegò molto prima di raggiungerlo e, stupida del fatto
che non fosse a letto a ronfare enfaticamente, non esitò a
chiedergli il motivo del suo vagabondare notturno.
<< Pare che Rubber, Usopp e Chopper si siano messi d'accordo nel
dare vita ad un'orchestra sinfonica dalla melodia insopportabile.
>> Le rispose lo spadaccino.
Non capendo il vero significato di quelle parole, Nami alzò uno
dei suoi sopraccigli, chiedendogli in silenzio, una spiegazione
più chiara.
<< Russano, grugnendo come dei maiali e non mi fanno riposare.
>> Mugugnò Zoro, intuendo di essere stato poco chiaro con
la cartografa.
<< Strano, pensavo che il trombone di bordo fossi tu... >> Lo derise la rossa.
<< Che c'è vuoi litigare ancora ? >> Affermò
lo spadaccino portandosi alla bocca un altro sorso di rum.
<< Può darsi... >>
Restarono così in silenzio a guardarsi negli occhi. Fu strano
per entrambi riscoprire il piacere di perdersi in quegli sguardi dai
fantomatici risvolti.
Anche gli schiamazzi che si udivano tra le mal ridotte pareti del
locale e il rumore dei tuoni, parevano improvvisamente scomparsi, oppure nei loro timpani
rimbombava così forte il battito dei loro cuori, che pareva
quasi impossibile cogliere altri suoni.
Nami si chiese se ciò che stava avvertendo fosse amore e se Zoro
in quell'istante provava lo stesso. A lei questo non era dato sapere,
perché dalle iridi corvine dello spadaccino, nessuna emozione
riusciva a venire a galla, restava lì a fissarla, scrutando ogni
sua reazione, portando la massima attenzione anche ad ogni suo singolo
respiro.
In realtà Zoro era travolto dallo stesso stato emozionale della
rossa, ma la sua indole da spadaccino superbo, gli impediva di farlo
emergere. Provare tali emozioni era cosa nuova per lui che credeva di
essere immune ai richiami dell'amore, ma assai stupida era la sua
convinzione, perché nessuno può sfuggire da tale
sentimento, nemmeno se si vuole nasconderlo con ridicoli litigi e
azioni insensate.
Non potendo reggere il peso di quell'occhiata, tempestivamente Nami
spostò la sua attenzione verso la parete frontale, cercando di
celare il suo rossore, ma lo spadaccino non fece lo stesso e
continuò a tenere gli occhi puntati su di lei, tanto da farle
poter sentire l'aggravio di quello sguardo farsi sempre più
insopportabile.
<< Che hai da fissare ? >> Domandò allora.
<< Non ti stavo fissando. >> La liquidò alla svelta.
<< Mi fissavi e come ! Che c'è non sai resistere al mio fascino ? >>
<< Tsk ! Non sapevo che le mocciose come te avessero pure del fascino. >>
In un altro frangente Nami si sarebbe sicuramente imbestialita alla
luce di tali accuse, ma questa volta volle giocare d'astuzia. Il fatto
che gli uomini negassero anche l'evidenza, era un fatto assai
risaputo, ma era dovere di una donna arguta come lei, metterlo nelle
condizioni da fargli esporre tesi dalla veracità basata sulla
certezza.
Il suo indiscutibile sciarm sarebbe stata un'arma estremamente utile
per tale impresa, la consapevolezza di suscitare un certo interesse tra
i suoi coetanei, sarebbe stato invece un ottimo alleato per quella
missione che si apprestava a fare, dalle conseguenze inaspettate quanto
rischiose.
Flemmatica la sua mano cominciò a tracciare scie bollenti sul
petto dello spadaccino, mentre con estrema audacia si avvicinava sempre
di più al suo volto.
<< E così io ti sarei indifferente ? >> Gli sussurrò sensuale ad un orecchio.
Lo spadaccino un pò imbarazzato cercò di trattenere il
suo funesto impeto che già chiedeva di essere saziato. Il
comportamento della rossa non gli ispirava nulla di buono, la certezza
di essere la vittima di qualche suo giochetto fu l'unica cosa di cui fu
pienamente convinto.
<< Se pensi di potermi raggirare in questo modo, ti sbagli di grosso ! >>
<< Che brutta opinione che hai di me... >> Rispose la rossa
cominciando poi a lambire il collo del giovane con la sua lingua.
A quel punto Zoro sentì che il suo auto controllo lo stava a
poco a poco abbandonando. Se la ragazza avesse continuato a stuzzicarlo,
di sicuro non ci avrebbe impiegato molto a cedere alle sue fattezze
invitanti. Il desiderio di sentirla sua già molte volte l'aveva
posseduto, la sua serietà e correttezza si erano rivelati armi
utili per combattere tale ardore, quell'occasione non avrebbe fatto
eccezione. Chiuse gli occhi trattenendo qualche sussurro di piacere, la
sua disciplina gli suggeriva di farla smettere prima che potesse
accadere l'inevitabile.
<< Nami smettila, a giocare con il fuoco ci si fa molto male. >> Le sussurrò.
<< Non ho paura di scottarmi. >> Gli disse di tutta risposta Nami.
A quel punto erano ormai diventati inutili altri battibecchi e
filosofiche congetture. Preda dei loro stessi desideri, si sentirono in
dovere di appagarli, fregandosene di tutto ciò che fosse
razionale.
Zoro sconfitto dalla bramosia di possederla, fece cadere a terra la
bottiglia di rum che andò distrutta in mille pezzi, riversando
tutto il suo contenuto sul vecchio parquet. Non ci impiegò molto
prima di capovolgere la situazione, portando la ragazza con le spalle
al muro e così incastonarla tra la parete e il suo corpo.
<< Sei sicura che non hai paura ? >> Le domandò Zoro, stringendola forte tra le sua braccia.
<< Sicurissima... >>
Il ragazzo non aspettava altro e a dirla tutta sapeva già la
risposta a quella domanda. Subito annullò la loro breve distanza
in un passionale bacio. Fu magico, inaspettato, passionale per entrambi
che scoprirono di averlo per troppo tempo bramato nell'inconscio e solo
ora appagato. Le loro labbra sembravano fatte per essere unite,
perché ora incastonate alle perfezione, facevano da simbolo a
quell'amore che per troppo tempo era stato tenuto nascosto.
Nami dal canto suo si sentiva estasiata da tale emozione, mai avrebbe
pensato che quel insulso giochetto si sarebbe trasformato in
realtà in qualcosa di più profondo, gradito ad entrambi e
indispensabile come l'aria.
Subito Zoro provvide e rendere quel contatto più peccaminoso,
facendo scendere la sua lingua sul collo niveo della giovane, che
vittima di quel turbine di passione, assaporava le grazie di quei
momenti, che avrebbe tanto voluto fossero infiniti.
La tempesta cominciò a scrosciare più impetuosa e i lampi
con i connessi tuoni, squarciavano di tanto in tanto l'intensità
di quel momento di fuoco che bruciava inesorabile nel corpo dei due
amanti. Gemiti, sospiri, mormorii, saturarono quell'andito ombreggiato
da una luce fioca, proveniente da un vecchio lampadario, quell'ardore
ormai li aveva travolti come una tempesta che scroscia inesorabile
sulle cime del mondo e porta con se tutto ciò che trova,
sradicando ciò che c'è stato in passato e tracciando
nuove linee, nuove realtà.
E così fu anche per loro, che si riscoprirono uniti più
che mai da un sentimento mai del tutto appagato. Zoro mentre ancora
lambiva il corpo della giovane, si rese conto che quello era più
che un bisogno carnale, ma un'esigenza impercettibile ai sensi e solo
chiara al cuore e al suo spirito, finalmente sazio di un qualcosa che da
tempo imprecava contro la sua indole.
Si staccò per qualche secondo da lei, per guardarla in quegli
occhi che gli infondevano imbarazzo ma anche amore. La rossa fece lo
stesso e colse una stana luce nelle iridi scure del compagno, uno
strano torpore che aleggiava nel suo essere e fu convinta che
ciò che avevano appena condiviso, per Zoro non fosse stato
solo un passatempo.
Lo spadaccino diede poi una breve occhiata alla porta della sua stanza
che però a suo malgrado era occupata. Nami parve intuire ogni
cosa, capii presto che il ragazzo voleva stare da solo con lei,
perché non era ancora pago del suo sapore, ragion per cui gli
disse:
<< Andiamo nella mia stanza, non c'è nessuno. >>
Il giovane colse quell'invito davvero allentante e, stringendo la mano della ragazza, si fece guidare fino alla sua stanza.
Arrivati a destinazione e chiusa bene a chiave l'ingresso, i due
ricominciarono a fare ciò che da poco avevano interrotto.
Condusse flemmatico Zoro, la ragazza verso il letto dove l'adagiò
dolcemente, per poi imporre il suo peso su quello di lei ma facendo
attenzione a non arrecarle disturbo. Riprese ad assaggiare le grazie di
quel corpo di cui non era mai abbastanza pago, sedendo l'ardore e il
desiderio in lei crescere ad ogni suo tocco. Il suo petto sfregava
contro il seno della ragazza e quasi poteva sentire il suo cuore
palpitare forte e deciso, come se volesse uscirle dal costato.
Non c'erano dubbi: quello non era solo sesso, non era solo il semplice
desiderio di attimi di passione, quello era amore e forse il più
puro mai provato dai loro cuori, dalle loro anime.
Nudi presto, si ritrovarono a rotolare tra quelle lenzuola bianche che
li avvolgevano in quegli istanti memorabili. La tempesta intanto
imprecava la sua imponenza e forte il vento sbatteva sulle finestre
provocando forti rumori, ma a loro poco importava, ciò che
stavano provando in quel momento era di certo più aitante della
tormenta che da ore non dava tregua, e poco importava ciò che
accadeva al di la di quelle pareti annose, ora esistevano solo loro,
esisteva solo quell'emozione, che li teneva uniti per la prima volta
nell'atto più puro che due amanti possano scambiarsi. E quando
Zoro sentì che era arrivato il momento di farla sua, non
esitò a chiedergli un'ultima conferma: non averebbe mai fatto
niente contro la sua volontà.
<< Nami ne sei sicura ? >>
<< Non sono mai stata più sicura di adesso Zoro. >>
Un ghigno compiaciuto si dipinse sul volto del giovane e non attese
molto prima di entrare in lei. Il gusto di sentirla gemere di piacere
sotto quella tenera tortura, non ebbe prezzo per lo spadaccino, che per
la prima volta si sentì vivo dentro il suo corpo.
Accelerò inesorabile il battito del suo cuore, connesso al
movimento del suo corpo che si faceva sempre più frenetico. Una
goccia di sudore percorse il suo viso e un strano calore si
impossessò del suo essere.
E quando fu quasi all'apice del suo piacere, udì qualcosa dalle
dolci labbra della ragazza, che mai si sarebbe aspettato di sentire:
<< Zoro... Ti amo... >> Sospirò sommersa di piacere.
A quel punto nulla che stava facendo gli sembrò sbagliato, ma a
suo malgrado c'era ancora qualcosa che gli impedita di esprimere
ciò che anch'egli provava.
<< Oh... Nami. >> Riuscì a sussurrare travolto da un
estremo piacere che segnò la fine di quell'attimo di enfasi.
Scossi entrambi da un turbamento mai provato, si strinsero forte tra
quelle lenzuola candide, poco dopo il sonno li travolse e cullati
dal ritmo dei loro cuori, si lasciarono trasportare nel mondo dei sogni.
FINE QUINTO CAPITOLO
Bene
bene che ne dite ? Vi è piaciuto ? Spero di si c'ho messa tutta
me stessa per farlo, sono ancora agli inizi non è da molto che
scrivo quindi vi chiedo scusa se c'è qualche errore e vi chiedo
di comprendermi. Se vi va lasciate una recensione mi farebbe davvero
piacere sentire il parere di persone che non hanno mai recensito e
davvero importante per me. Bene ora vi lascio con la speranza di
aggiornare al più presto. Alla prossima ciao ciao ^_^
Stella94
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Capitolo 6 *** Tra l'amore e il mio credo ***
6
Tra l'amore e il mio credo
La tempesta il mattino seguente lasciò spazio ad un cielo azzurro macchiato da qualche nuvola.
Gli uccelli cantavano nascosti tra le fronde degli alberi e alcuni
raggi di sole, accarezzavano il corpo della nostra giovane navigatrice,
che dormiva profondamente.
Destata da tale torpore da un rumore proveniente dalla serratura della
porta della sua camera, aprì lentamente gli occhi, tastando il
suo materasso alla ricerca del suo amante.
A suo malgrado i suoi palmi, riscontrarono solo il cotone del bianco
lenzuolo. Schiuse così del tutto gli occhi, mettendosi a sedere
sul letto.
<< Zoro ! >> Urlò avvertita l'assenza del ragazzo.
<< Mi dispiace deluderti, ma dovrai accontentarti di me. >>
Affermò una voce al suo fianco, che Nami parve conoscere.
<< Robin ! Da quando sei arrivata ? >>
<< Pochi minuti fa. Ieri sera avevo trovato un posto tranquillo dove leggere
ma dopo qualche capitolo mi sono addormentata sul libro. >>
Detto questo prestò una scrupolosa attenzione alla sua compagna di stanza e calò in una profonda riflessione.
Il motivo per cui Nami fosse mezza nuda nel letto non le era ancora
dato sapere, ma a giudicare dalla sua espressione doveva aver passato
proprio una nottata insonne, le sue due profonde occhiaie ne erano la
prova. Chissà cosa aveva combinato stavolta quella ragazzina
tutto pepe, se voleva scoprirlo non poteva che chiedere spiegazioni
più dettagliate alla diretta interessata.
<< Nami si può sapere perché sei nuda e sopratutto il perché credevi che fossi Zoro ? >>
A quella domanda il viso della navigatrice si dipinse di un rosso
accesso. Si coprì fulminea quelle fattezze generose per cercare
di nascondere lo stato ambiguo in cui si trovava.
Ciò che quella notte aveva condiviso con il seducente
spadaccino, doveva rimanere ancora un segreto, l'equilibrio e il
benessere della ciurma veniva prima di tutto.
Con quel poco di lucidità mattutina cercò di mettere in piedi una scusa plausibile:
<< Ah... Eh si... Al dire il vero io avevo caldo e allora... >>
<< Si, si certo come no. >> La interruppe l'archeologa che
evidentemente aveva già afferrato ogni cosa << Dai su
sbrigati a scendere. C'è una bella colazione che ci aspetta.
>> Detto questo uscì nuovamente dalla stanza lasciando la
rossa preda delle sue congetture.
Si portò una mano sulla testa e sospirò, come se con tale
gesto potesse smaltire quelle preoccupazioni con annessi dubbi, che dal
suo risveglio l'attanagliavano.
Avendo concesso anima e corpo all'intrepido spadaccino, si stava
chiedendo se non fosse caduta in qualche sua perfida trappola.
La sua assenza in quel frangente, non poteva che alimentare questa tesi
apparentemente assurda.
Eppure in quegli attimi di passione che avevano condiviso le era sembrato
sincero. Le sue carezze, i suoi baci, le sue parole smorzate dal
desiderio, non potevano essere equivocate.
Assurto era per lei pensare che in quel momento stesse bleffando,
costringendola a far parte di un suo subdolo gioco da scopi
ancora sconosciuti.
Ma se così fosse stato, cosa mai aveva cercato di dimostrarle
? Che era lui che comandava ? Che poteva assogiocarla al suo volere
ogni volta che desiderasse ?
Tutto ciò era una arcano ancora tutto da svelare. Per ora Nami
non poteva fare altro che sperare in meglio, perché alla luce
dei fatti non poteva più mentire sul fatto che non fosse
innamorata di lui.
D'altronde glielo aveva anche confessato in quell'idillio di fuoco, ed
era stata sincera. Averlo stretto fra le sua braccia, sentirlo muoversi
nel suo corpo, le aveva dato la forza di esternare quel sentimento che
cercava di reprimere nei più remoti meandri delle sue membra,
con la speranza che potesse presto svanire. Ma di certo non si poteva
dire che ci era riuscita. Alla prima ghiotta occasione presentatele,
era finita a condividere le lenzuola con il seducente spadaccino, il
che non le era per niente dispiaciuto. Ora però per sciogliere
quella matassa di dubbi e pensieri aggrovigliatele nella mente, doveva
rivestirsi e affrontare al più presto un discorso con Zoro.
Raccolse le sue cose e si ricompose alla svelta.
Raggiunse in pochi minuti il resto della ciurma, intenta a fare
colazione. Naturalmente tra di loro c'era anche Zoro, che sorseggiava
una tazza di latte caldo.
All'improvviso la sua espressione pagata e tranquilla, mutò in
uno sguardo cupo e angoscioso, quando si accorse della presenza della
giovane.
Si guardarono per interminabili istanti l'uno negli occhi dell'altro,
come se con tale gesto, potessero darsi spiegazioni silenziose che solo
loro potevano udire.
Tutto intorno gli sembrava svanito, nulla aveva importanza, nulla
esigeva la loro attenzione, nulla avrebbe sciolto quell'incatenarsi si
sguardi dagli arcani intenti.
<< Nami, finalmente sei sveglia! Dormito bene stanotte mia dolce
principessa? >> Osò domandare Sanji ma ebbe solo il
silenzio come risposta.
Pareva che niente il quel momento potesse distoglierla dalle iridi
corvine dello spadaccino, perché troppo imponente si era fatto
il peso dei suoi dubbi che attendevano di trovare una risposta.
Dal suo canto Zoro era pervaso da un senso di rabbia. Ciò che
aveva condiviso con Nami, non era stato solo un soddisfacimento di
esigenze carnali, ma qualcosa di molto più profondo. E questo lo
sapeva bene. Ma sapeva anche che per la vita che aveva scelto di
seguire i sentimenti risultavano essere le ultime delle sue
prerogative.
Ma adesso era troppo tardi per cambiare ciò che era stato.
Il suo desiderio di passione, già lo rimpiangeva amaramente e le
sue scuse non sarebbero bastate per ricomporre i cocci della loro
amicizia, frantumata dalla sua impulsività.
Il fatto che in quel momento la ragazza continuasse a tenere
l'attenzione puntata su di lui, non lo aiutava di certo, anzi non
poteva che farlo sentire in un disagio che mai avrebbe pensato di
provare nella sua vita.
L'esigenza di una breve parentesi era quello che in quel momento tanto
agognava, per fuggire da quegli occhi color cioccolato, che
scombussolavano il sue essere.
<< Io me ne vado! >> Imprecò seccato, sbattendo
prepotentemente la tazza sul tavolo di legno che per poco non andò
in frantumi, per il forte impatto subito.
Nami perplessa per tale reazione, guardò il ragazzo allontanarsi
sempre di più fino a sparire del tutto dalla sua vista.
Il suo comportamento si stava facendo sempre più strano. Le sue
paure stavano trovando un'agghiacciante conferma, il suo essere donna
l'aveva forse spinta a commettere l'errore più grande della sua
vita.
Non era il tempo di nascondersi dietro dilemmi e supposizioni create
solo dal suo intelletto. Esigeva spiegazioni chiare riguardante quel
comportamento apparentemente inspiegabile.
Colta da dale ardore, si decise a raggiungere il ragazzo, trovandolo
poco dopo, non molto lontano dal locale in cui alloggiavano.
Con le mani fra i capelli, girava nervosamente avanti e indietro,
sussurrando imprecazioni che la rossa non riuscì a cogliere.
Gli si avvicinò in breve tempo e non perse altri preziosi secondi per affermargli le proprie perplessità:
<< Si può sapere che ti prende? Che significa tutto questo? >>
<< Nami lasciami stare, non è il momento. >>
La navigatrice si convinse che Zoro aveva un'abilità innata del mutare la propria personalità.
La sera precedente era stato dolce e premuroso con lei, mentre adesso
si stava dimostrando altezzoso e ingiurioso. Quali fossero le reali
intenzioni che segregava dentro di se, a lei non era dato sapere, ma
quelle parole appena pronunciate non le ispiravano nulla di buono.
<< E qual'è il momento, eh? Zoro tu non puoi venire a
letto con me e comportarti come se niente fosse successo. >>
Nami non aveva tutti i torti e di questo Zoro ne fu pienamente convinto.
Numerevoli sensi di colpa echeggiavano con prepotenza nelle membra del
giovane e ciò non poteva che farlo indugiare ancora sulle
fatidiche parole che avrebbe dovuto confessare alla navigatrice.
<< Senti sono confuso, ok ? >>
<< Oh ma sentitelo, il povero Zoro si sente confuso! E io come
dovrei sentirmi dopo che mi sono concessa a te, rivelandomi anche i
miei sentimenti ? >>
Già. Zoro aveva quasi rimosso quella confessione dettata dal
cuore. Il fatto che Nami fosse stata sincera con lui, non aveva dubbie
identità, ma la cosa non poteva che gettarlo in una profonda
riflessione e inquietudine.
Si sentiva preda di due identità distinte che rivendicavano il loro predominio
In una c'era il Zoro che si abbandonava alle emozioni, quello
passionale, dolce, premuroso e tenero amante. Nell'altra invece si
ergeva la tenacia del suo essere spadaccino, il coraggio, l'astuzia, la
intraprendenza, che spesso venivano a galla.
Una parte desiderava amare, l'altra desiderava il potere.
A quale delle due avrebbe dovuto d'are ascolto ?
Sapeva che ciò che provava per Nami non poteva paragonarsi ad
una semplice attrazione, il trasporto che sentiva verso di lei era
troppo forte per essere paragonato come tale. Forse era amore ? Di
questo non ne aveva la piena certezza, infondo lui non si era mai
trovato di fronte a tale sentimento e mai aveva avvertito l'esigenza di
provarlo. Eppure ora si ritrovava a desiderare quella donna con ogni
singola cellula del suo corpo. Agognava ogni cosa di lei, dal suo
essere petulante e impertinente alla sua sensualità e dolcezza.
Era incredibile di come fosse riuscita a sconvolgerlo in breve tempo, a sconvolgere i suoi piani, i suoi obbiettivi.
Non poteva però di certo trascurare la promessa fatta ad una persona ormai
rimasta solo un ricordo. Per lui era la ragione della sua stessa
esistenza e il motivo di ogni suo fare.
Ma adesso quel lontano obbiettivo quasi gli sembrava sfumato. Per una
notte aveva dimenticato chi fosse in realtà e quali fossero le
sue finalità. Questo era quasi inammissibile per un tipo come
lui. Ciò che sentiva per Nami, che fosse stato amore o meno, in
quel momento poco gli importava, perché tale emozione non faceva
altro che distrarlo dal suo credo e intento.
In coraggio per rinunciare all'ardore di possederla mai l'avrebbe
accompagnato e di questo ne era consapevole, ma doveva almeno provarci,
per il suo benessere, per quello di Nami e per l'intera ciurma.
<< Nami facciamo finta che non sia successo niente tra di noi. Credimi è meglio così. >>
No, la navigatrice non poteva credere a ciò che udiva. Non era
possibile che Zoro avesse potuto davvero dirle tali cattiverie.
Le lacrime cominciarono a bagnarle gli occhi, le sue supposizioni avevano trovato una tremenda conferma.
<< Zoro ma come puoi dire questo? Io...Io allora per te sono
stata solo una puttana ! Una da scopare e poi mandare a diavolo.
giusto?! >>
<< No! >> Zoro ci teneva nel farle capire che non fosse
stata solo un passatempo per lui. Ecco perché all'udire di tale
accuse l'aveva subito azzittita << Non è così...
>>
<< E allora dimmelo tu com'è, perché io non ci sto capendo niente ! >>
Lo spadaccino sapeva bene quale fosse la verità e sarebbe
bastata solo una sua parola per convincere la ragazza della sua buona
fede, eppure indugiava su tale dovere, eppure non riusciva a dirle
quanto in realtà tenesse a lei.
Se tutto ciò fosse dettato dal suo orgoglio non era a lui certo,
ma il quel frangente il peso delle sue aspirazioni si imponeva forte
sul suo cuore, accecando quel sentimento che chiedeva di essere
appagato.
La paura di non poter mantenere la parola data, per via ti tali
emozioni, lo costringeva a mentire a se stesso e gli parve cosa assai
giusta trascurare quel sentimento che a suo giudizio lo rendeva
vulnerabile. Spiegare tali congetture ad una ragazza innamorata come
Nami,
sarebbe stato pressoché inutile. Però era giunto il tempo
di porre fine a quel discorso e fare in modo che nell'avvenire non si
fosse mai più riaperto. Il suo ingegno si mise all'adopera per
escogitare qualcosa che funzionasse.
<< Ho commesso un errore Nami. Non ho pensato alle conseguenze di
quello che stavo facendo e mi sono lasciando andare in qualcosa di
sbagliato. E' stato solo un piccolo momento di debolezza, niente di
più. Io non posso stare con te, ho altri progetti per la testa.
Per cui ti chiedo perdono. >>
Che squallida realtà era questa agli occhi di Nami. Una stupida,
ecco come si sentiva. Eppure c'era qualcosa in quelle parole che non la
convincevano del tutto. Possibile che per lo spadaccino fosse stato
tutto un gioco ?
I suoi baci, le sue carezze, le sua parole sussurrate, erano apparse sincere alla cartografa e allora perché mentire ?
Bhè, forse si stava sbagliando, forse Zoro era davvero il
bastardo che si stava dimostrando, ma alla luce di ciò che
avevano condiviso, dubbiose le parvero tali affermazioni.
Conferme, ecco cosa avrebbe voluto. Ma questo solo lui poteva dargliele.
<< Io non ci credo ! Tu mi vuoi proprio quanto io voglio te. >>
<< Ti sbagli Nami... >> Rispose con poca enfasi lo spadaccino e di questo la rossa se ne accorse.
Ma c'era qualcosa con cui nessun uomo sia mai riuscito a
mentire e che in questo frangente le sarebbe stato utile. Come si suol dire gli occhi sono lo specchio dell'anima e con
essi anche il bugiardo più bravo al mondo deve sempre far conti.
Per questo la rossa non esitò un istante nel prendergli il viso
tra le sue mani e sussurrargli a pochi centimetri dalle sua labbra:
<< Dimmelo guardandomi negli occhi. Dimmi che non mi ami, dimmi
che per te è stato solo un gioco e che non lo rifaresti mai
più. >>
Messo alle strette lo spadaccino non poté altro che sciogliere la presa della giovane, diventata troppo insidiosa.
<< Lasciami Nami. >> Bisbigliò, prima di sparire il
più lontano possibile da colei che sentiva di amare più
della sua stessa vita.
La rossa non poté che fissarlo allontanarsi sempre di più, mentre un astuto sorriso si dipinse sul suo volto.
Bugie, ecco cos'erano state le affermazioni di Zoro e fu certa che ne avrebbe avuto la prova molto presto.
Forniti di armi e bagagli, la ciurma di capello di paglia era
finalmente pronta per raggiungere la cascata di Alvion, dove pare
avrebbero trovato un cosiddetto capitan senz'occhio, aventi delle
informazioni cospicue sulla fatidica lacrima della sirena.
Ma prima che potessero lasciare Maze, Anaya non perdette occasione per
metterli in guardia sugli eventuali pericoli che avrebbero incontrato
sulla loro strada.
Ragion per cui decise di rivolgersi al capitano, che attento, si
preparò a fare tesoro dei consigli della giovane isolana.
<< Ascolta Rubber, capitan senz'occhio non è un tipo molto
socievole. Lui odia tutti e sopratutto i pirati, quindi non credo che
sarà felice di aiutarvi in questa missione. Nonostante
ciò io sono certa che voi riuscirete a convincerlo a
collaborare. >>
Così dicendo si avvicinò all'orecchio del ragazzo di
gomma in modo che nessuno potesse udire ciò che gli avrebbe
appena detto:
<< Poi c'è un'altra cosa che devi sapere... >> Bisbigliò
Il capitano si fece serioso << Dimmi tutto. >> Rispose.
<< Lo vedi quell'uomo grasso la giù ? >>
Mormorò puntato discretamente il dito verso un uomo dai capelli
rossi.
<< Si certo. >>
<< Ecco lui è noto come Jack testa rossa ed è un
pirata. Lui e la sua ciurma sono giunti a Saudor Island pochi giorni fa per
il diamante, ma per ora sono ancora in alto mare con le ricerche. Ha
una taglia di trecentocinquanta milioni di danari, alcuni dicono che
abbia mangiato un frutto del mare ma nessuno sa il suo vero potere. Sta
molto attento è un tipo pericoloso. >>
A Rubber tutto questo non lo intimoriva affatto. Anzi, sapere che
avrebbe trovato una soddisfacente concorrenza, gli rendeva quella
missione ancora più divertente. Lui amava le sfide e avrebbe
colto anche questa senza alcun indugio.
<< Grazie Anaya, farò attenzione. Piuttosto come possiamo raggiungere Alvion ? >>
La bella isolana non esitò a rispondere a quella domanda. Per
raggiungere la cascata, secondo le sua indicazioni, avrebbero dovuto
proseguire nella loro direzione e affrontare altri due piccoli
villaggi. Alvion si ergeva proprio in direzione perpendicolare da dove
in quel momento si trovavano e quindi avrebbero dovuto percorrere mezza
isola.
Come prevedibile questo non destò nessun effetto nel giovane
cappello di paglia, se non una profonda eccitazione per la nuova
avventura appena iniziata.
I nove eroi si prepararono dunque a percorrere i tanti metri che li
separavano dalla prima tappa della loro missione. Nami e Zoro, preda di
uno scombussolamento ormonale, decisero di restare lontani e di non
darsi molta confidenza. Ora c'era il diamante da trovare e questo
esigeva anche il loro massimo contributo. Brevi occhiate osavano solo
scambiarsi, mentre flemmatici si addentravano tra i meandri sconosciuti
di quell'isola misteriosa, sentendo già l'emozione di vedere
scintillare la preziosa pietra tra le loro mani.
FINE SESTO CAPITOLO
NDA
Lo soooooo !!! sono in tremendo ritardo. Sorry !!! Ma è stato
davvero un periodaccio. Allora c'ho messo del tempo perché mi
sono dedicata alla mia prima storia originale, anzi se volete mi
piacerebbe molto un vostro parere si intitola I sentieri dell'amore quindi
se vi fa piacere dategli un occhiatina. Poi è iniziata la scuola
e ho dunque la mattinata impegnata a sbuffare sul mio banco guardando
le nuvole dalla finestra e pensando ad una personcina che mi sta molto
a cuore, mentre i prof, ignari di tutto parlano parlano ore intere di
cose davvero noiose, bhè voi mi capirete di certo. E infine il
mio modem ha deciso di scioperare, quindi ecco il motivo del mio
ritardo. Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto e gradirei
come sempre un vostro parere. Detto questo vi saluto con la speranza di
riuscire ad aggiornare il più presto possibile. Alla prossima
che non so quando sarà. BYE BYE
Stella94
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Capitolo 7 *** La leggenda diventa realtà ***
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La leggenda diventa realtà
<<
Rubber sono ore che camminiamo e io non ho visto nemmeno l'ombra di
qualche cascata. >> Affermò seccato Sanji << Sei
sicuro che Anaya ti abbia indicato proprio questo sentiero? >>
Il capitano arrestò il suo cammino. Si portò una mano
sulla testa grattandosela freneticamente. Si guardò quindi
intorno, scrutando con estrema attenzione il circondario.
I suoi occhi corvini captarono solo grandi arbusti e piantagioni di
varie specie, ma nulla che potesse suggerirgli la strada da
intraprendere.
Cercò di ricostruire nella sua mente, le parole della giovane
isolana, ma la sua memoria sembrava azzerata. Oltre che a ricordarsi
gli svariati nomi delle prelibatezze a lui preferite e il suo
obbiettivo di diventare il re dei pirati, non rimembrava nient'altro.
Ormai doveva ammetterlo: si erano persi in quella boscaglia angusta.
D'altronde con Rubber alla guida era impossibile azzeccare la giusta destinazione.
<< Eh... Ragazzi credo che ci siamo persi. >> Disse ammiccando uno strano sorriso.
<< Rubber sei il solito idiota! >> Imprecò Nami
<< Ci avevi detto di seguirti perché conoscevi bene la
strada! >>
<< Si lo so, ma l'ho dimenticata... >>
Tipico del capitano, come sempre era il solito guastafeste, ora si
trovavano di fronte a un altro rompicapo da risolvere, la missione si
faceva più difficile del previsto.
Poco distante da li una ciurma di sette uomini capitanata dal
misterioso Jack testa rossa, si faceva spazio silenziosamente tra gli
arbusti di tale foresta.
Non si udivano chiacchiere, ne imprecazioni, tutti in silenzio seguivano i minuziosi ordini del capitano.
Il rosso fermò il suo cammino, quando si accorse che la sua preda aveva arrestato il suo.
<< Fermi! >> Ordinò agli altri uomini << Capello di paglia ha qualche problema. >>
Si nascosero dunque tra la folta vegetazione, mantenendo la massima
allerta e rizzando le attenne per captare ogni particolare che
balbettava il nemico.
Da quella postazione non era molto semplice essere partecipi di
ciò che la ciurma di Rubber si confidava, ma il rosso
riuscì comunque ad intuire la causa della loro brusca fermata.
<< Rubber ha smarrito la strada. E' proprio un buon a nulla... >> Sibilò come un serpente.
Un altro membro della ciurma decise di farsi avanti. Era un tipo alto,
dai folti capelli bianchi. Al suo fianco si ergeva una lucente spada
dal manico ramato, reso elegante da uno sfarzoso rubino incastonato al
suo interno.
Si avvicinò a Jack, cercando di essere il più silenzioso
possibile. Le sue perplessità esigevano una risposta.
<< Capitano ma è proprio sicuro che vuole seguire questa banda di smidollati? >>
Il rosso accigliò uno sguardo minaccioso << Certo che ne
sono sicuro Sharp. Ritroveranno la strada è solo questione di
tempo. >>
Passarono i minuti, scorsero le ore, ma niente sembrava mutato. La
ciurma era ancora bloccata in quella giungla selvaggia, attanagliata
dalle loro stesse congetture.
Purtroppo con loro non avevano una mappa e nei dintorni non si
intravedeva nemmeno un'anima viva a cui chiedere informazioni, la
stupidità di Rubber li aveva forse spinti ad un cammino senza
meta.
Ma ecco che all'improvviso lo scheletro canterino, sbucando da un cespuglio, chiamò l'intero equipaggio a raccolta.
Sembrava che avesse appena percorso una maratona, dato che il suo fiatone smorzava spesse volte le sue parole.
<< Ragazzi venite a vedere cosa ho trovato! >>
Seguirono tutti senza fare troppe domande il simpatico Brook, con la
loro immensa sorpresa, potevano udire ad ogni nuovo passo, lo scrosciare
dell'acqua e l'odore di terra umida: la meta tanto agognata forse si
faceva sempre più vicina.
La meraviglia si fece spazio tra le loro espressioni quando si
ritrovarono di fronte ad uno spettacolo mozzafiato: erano giunti ad
Alvion, il piccolo paradiso di Saudor Island
Nella loro vita da predatori dei mari, ne avevano visti di luoghi meravigliosi e unici, ma Alvion forse li superava tutti.
L'enorme cascata colava a picco da un monte, infrangendosi in una
piccola laguna, li le acque percorrevano uno stretto sentiero, per
sfociare nell'infinito mare.
Alti arbusti si ergevano nei suoi dintorni e molte specie animali
trovavano rifugio tra le loro fronde. Grandi rocce delineavano i
contorni della laguna, ricoperte da muschi.
Gli occhi del capitano scintillarono a tale vedere, la sua eccitazione
cresceva a dismisura, sentiva di essere solo all'inizio di una grande
avventura.
<< Avete visto? E' bellissima! >> Esclamò Brook.
<< Non c'è che dire è uno spettacolo meraviglioso. >> Constatò il giovane cuoco.
Ora però c'era un altro passo da compiere. Con un può di
fortuna erano giunti nei pressi di Alvion, ma la loro vera meta appariva
ancora lontana.
C'era il famoso capitan senz'occhio da scovare e questa già sembrava un impresa ardua.
La bella isolana aveva detto che questo tizio doveva abitare nei pressi
della cascata, ma la giusta collocazione a nessuno era nota.
La ricerca si faceva dunque più difficoltosa.
Ad un tratto però, l'attenzione del piccolo Chopper andò a
posizionarsi su un piccolo promontorio trovatosi sull'altra sponda.
Era difficile capire cosa si ergeva sopra di esso, ma al simpatico medico parve intravedere le mura di una piccola casa.
Al fine non ebbe più dubbi: quella doveva essere l'abitazione di capitan senz'occhio.
<< Ehi ragazzi guardate! >> Esclamò allora indicando
il punto con uno zoccolo << Li dovremmo trovare capitan
senz'occhio. >>
Accurata la veracità di quelle parole i ragazzi si fecero largo in quel paradiso naturale.
Ad ogni passo che compivano parevano che stessero commettendo un sacrilegio nel calpestare il verde prato della boscaglia.
Rubber grazie alla sua abilità nel sapere allungare gli arti
del proprio corpo, riuscì alla svelta a arrivare sull'altra
sponda, aiutando così gli altri compagni in quella traversata
mozzafiato.
Giunti a destinazione si prepararono a risolvere un arcano che da
troppo tempo impegnava il loro ingegno: l'identità del famoso
capitan senz'occhio.
Rubber, nella sua sconfinata fantasia, lo aveva immaginato come un uomo
di mezza età, riservato, con gradi occhiali che gli regalavano
un'aria da dotto ed esperto dell'archeologia.
Ma in realtà egli era molto diverso da come lui stesso credeva e ciò lo avrebbe scoperto molto presto.
L'abitazione, che ora chiara compariva ai loro occhi, aveva le pareti
costituite da grossi mattoni di pietra grigiastri a tratti muschiati.
Era di piccole dimensioni e dall'esterno si poteva presumere che
in essa vi era alloggio solo per un unica persona, questo non poteva
che accentuare la tesi sostenuta da Anaya, sul carattere scontroso e
riservato di capitan senz'occhio.
Una scia di fumo usciva dal vecchio comignolo, strisciando lenta
nell'aria, qualcuno doveva quindi essere all'interno dell'abitazione.
Mossero in silenzio alcuni passi fino a scorgere la silhouette di un uomo accovacciato intento a spaccare la legna.
Quando gli furono più vicini, i suoi lineamenti parvero più chiari.
Era un uomo anziano, all'incirca cinquantacinquenne, i suoi capelli
brizzolati erano racchiusi in un capello verde, mentre si intravedevano
appena i folti baffi che aveva sulle labbra. Presto capirono il
perché lo chiamavano capitan senz'occhio, doveva aver
evidentemente perso la vista all'occhio sinistro e la benda che vi era
sopra ne custodiva la prova.
Era abbastanza in carne e in un certo senso metteva inquietudine, sembrava davvero un tipo burbero e altezzoso.
Si accorse presto della presenza degli intrepidi pirati e spaccando l'ultima legna brontolò:
<< Chi siete voi? E che cosa volete? >>
<< Siamo pirati e abbiamo alcune domande da porti. >> Rispose Rubber.
Al che il vecchio gettò a terra lascia che impugnava e guardò l'intera ciurma con aria minacciosa.
<< Tsk! I pirati non sono bene accetti qui. Perciò girate
i tacchi e andate via! >> Così dicendo si incamminò
verso la sua abitazione, quando le parole di Nami bloccarono i suoi
passi:
<< Noi non andiamo da nessuna parte se tu non ci dirai tutto quello che sai sulla lacrima della sirena. >>
Stupito da tali parole l'uomo sgranò il suo grande occhio azzurro.
Certo, il fatto che dei pirati fossero a conoscenza dell'esistenza del
prezioso diamante, non era una sorpresa per lui, ma il fatto che
fossero venuti a cercarlo per informazioni più cospicue sulla
lacrima, lo gettò in una profonda riflessione.
Nessuno sull'isola era a conoscenza dei suoi accaniti quanto disperati
studi sul diamante o per lo meno nessuno fino ad ora si era spinto fino
ai pressi della sua dimora per chiedergli informazioni: avevano tutti
troppo timore della sua indole.
E allora chi aveva puntuto menzionare il suo nome? Chi li aveva spinti fino ad Alvion?
Era un arcano da risolvere al più presto.
<< Chi vi ha condotti qui? >>
Dopo attimi di titubanza, Rubber decise di rispondergli, doveva avere a
pieno la sua fiducia e cercare di accontentarlo in ogni sua richiesta.
<< E' stata Anaya, la figlia del proprietario del The Black Cat. >>
Anaya. Pensò, doveva
immaginarselo che dietro a tutto questo doveva nascondersi quella
ragazzina tutto pepe. Lui la conosceva bene e sapeva che non era per
niente stupida. Si era fidata di quei pirati e li aveva condotti presso
le sue terre, anche se era a piena conoscenza di quanto odiasse i
dominatori dei mari.
Il beneficio del dubbio era qualcosa che in fondo poteva concedergli.
Dalle loro facce non sembravano poi tanto spietati, ma al contrario,
parevano essere svegli e molto volenterosi di mettersi all'opera.
La ricerca del diamante forse, pretendeva anche la loro forza e astuzia.
Li invitò così a entrare nella sua dimora << Venite dentro. Fra quattro mura si parla meglio. >>
L'arredamento della piccola casa era ridotto all'essenziale.
Un letto, un tavolo e una cucina, parevano le uniche cose di cui egli si serviva.
La ciurma ebbe un pò di difficoltà nel farsi spazio in
quel locale stretto e angusto, ma riuscirono comunque ad accomodarsi
tutti intorno al vecchio tavolo.
Capitan senz'occhio sedeva a capotavola guardando tutti con un'aria
severa e burbera. Non tardò dunque a prendere la parola.
<< Non so molto riguardante il diamante, ma posso dirvi che esiste di sicuro. >>
<< Come fai ad esserne certo? >> Domandò Zoro.
<< Le domande qui le faccio io e se non vi fidate delle mie parole, potete pure girare i tacchi. >>
Quel capitan senz'occhio aveva proprio un brutto caratteraccio, ma
purtroppo in quel momento sembrava l'unico alleato in quell'ardua
missione di ricerca.
Digerire la sua irascibilità, sarebbe stata un'impresa assai
difficoltosa, ma il diamante pareva una più che giusta
ricompensa per la loro pazienza.
Sanji decise di prendere la parola: << Anaya ci ha detto che hai fatto molti studi sulla lacrima della sirena. >>
<< Si è vero. >> Rispose << Ma nulla mi ha
condotto da lei. Sembri che la sua giusta collocazione sia sepolta nel
mistero, ma io in tutti questi anni un'idea me la sono fatta. >>
Detto questo si diresse verso una cassettiera poco distante da tavolo.
Ne estrasse quindi una cartina geografica dell'isola rendendola visibile
a tutta la ciurma.
<< Sapete cos'è questa? >> Disse, indicando un punto sulla carta.
<< Certo. E' la montagna della discordia. >> Rispose Robin.
<< Esatto. Come credo già sapete nessuno è mai
riuscito a giungere in cima, oppure nessuno ha mai avuto il coraggio di
farlo. Cose strane si raccontano sul suo conto, ma io credo che siano
tutte dicerie. Molto tempo fa infatti scoprii su un libro di storia
antica che i vecchi sciamani dell'isola custodivano la montagna come un
luogo sacro, perché dimora di potenti divinità. Tra di
queste vi era una graziosa fanciulla, intrappolata nel corpo di un
pesce che osava ammaliare gli isolani con il suo canto, propriziando il raccolto. Per caso vi
ricorda qualcuno? >>
<< La sirena! >> Esclamò il prorompente Frankie
<< Esattamente! Proprio una sirena. Da allora tutti gli isolani
rispettano la montagna della discordia come un luogo inaccessibile a
semplici mortali. Anche se adesso quelle religioni sciamaniche si sono
distinte la credenza della dea è ancora rimasta a Saudor Island
e per questo che nessuno osa addentrarsi tra i foti boschi della
montagna. Ma purtroppo l'ignoranza della gente ha portato a presupporre
che quel luogo sia inaccessibile perché un' entità oscura
vi si nasconde all'interno, ma in realtà è tutto falso.
>>
Che incredibile racconto era venuto a galla. L'uomo che inizialmente si
era dimostrato burbero e superbo aveva completamente mutato la sua
personalità diventando socievole e abbastanza incline alla
collaborazione.
Quali erano i suoi reali intenti a nessuno della ciurma era dato sapere, ma per ora a loro poco importava.
L'antica leggenda dunque si stava dimostrando qualcosa di veritiero.
Rubber sentii l'eccitazione crescere a dismisura, sapeva bene di non
aver commesso un errore a mettersi alla ricerca del misterioso diamante.
Il racconto di capitan senz'occhio ne era la prova, anche se ancora gli
sfuggiva l'attinenza di ciò che aveva appena detto con la
ricerca del diamante, per cui non esitò a rendere
partecipi tutti di questo suo dubbio.
<< Mi scusi signor capitan senz'occhio, ma io ancora non ho
capito cosa centra tutta questa storia con il diamante. >>
<< E' molto semplice: se c'è un posto perfetto a Saudor
Island per nascondere la lacrima della sirena quella è la
montagna della discordia, proprio dove gli sciamani veneravano la
figura di questa dea mitologica. >>
<< Ma se lei è sicuro del fatto che il diamante sia li,
perché non è mai scalato la montagna? >> Chiese
Nami.
<< C'ho provato molte volte ma sono sempre dovuto ritornare
a valle a causa di frane o condizioni metereologiche pessime. La
leggenda dice che il diamante vuole essere trovato solo dal prescelto
che evidentemente non sono io. >>
Ora avevano una meta e anche delle certezze indissolubili. Ma la
ricerca dell'antico tesoro era ancora intrinseca di pericoli e di dubbi.
Il più grande di questi era la collocazione esatta del diamante. Capitan senz'occhio provvide anche a questo:
<< Dunque per trovare la lacrima della sirena dobbiamo giungere
in cima alla montagna della discordia, più precisamente alla
sorgente oscura, dove Alvion ha origine e dove pari si trovi il tempio
della sirena. Sempre se voi avete il fegato per farlo... >>
Che assurda insinuazione era quella per Rubber. Se c'era un pirata che poteva riuscire in quell'intento era sicuramente lui.
Il suo spirito temerario sarebbe stato un ottimo alleato.
<< Ma certo che abbiamo il fegato di farlo, abbiamo superato
sfide ancora più ardue di queste! >> Esclamò il
ragazzo di gomma.
Anche se conosceva quei ragazzi da poco tempo, capitan senz'occhio non
aveva dubbi sul fatto che fossero un gruppo intrepido e coraggioso, ma
volle comunque metterli allerta:
<< Ragazzi vi avverto nella mia vita ho cercato più volte
di scalare quel monte ma non ci sono riuscito. Il cammino è irto
di ostacoli e pericoli che voi non potete lontanamente immaginare.
L'impresa non è semplice. >>
Rubber serrò le mani in due pugni << Le sfide ci piacciono
non abbiamo paura. La lacrima sarà nostra, costi quel che costi!
>>
FINE SETTIMO CAPITOLO
N.d.A Ecco
finito anche il settimo capitolo tutto dedicato alla ricerca del
diamante. I nostri pirati dunque hanno una meta, ma non sarà
semplice arrivare al diamante. Spero di non aver deluso gli amanti del
sentimentalismo perché credetemi i momenti zoroxnami non sono
finiti e nel prossimo capitolo ve ne renderete conto. Mi scuso se c'ho
messo un pò di tempo ma sono piena di impegni. Ringrazio
immensamente chi continua a seguire questa storia e a recensirla, mi
rendete sempre felice^_^
Bene detto questo vi lascio e spero di ritornare presto ad aggiornare
questa storia perché per ora voglio dedicarmi alla mia storia
originale ma non abbandono questa quindi non preoccupatevi.
Ora vi saluto e vi auguro tante belle cose. Alla prossima ciao ciao!!!
Stella94
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Capitolo 8 *** Senza nuvole ***
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Senza nuvole
Senza nuvole appariva l'etere, che il sole in tramonto, colorava di rosee sfumature.
Nami ripensava al suo trascorso, mentre attenta, era persa in quello
spettacolo mozzafiato. Era lontano il tempo in cui si era ritrovata a
soffrire per amore e mai nella sua vita avrebbe immaginato che un
giorno l'avrebbe rivissuto.
Nelle sue reminiscenze, Nami credette di trovare nuove certezze,
marchiata a fuoco da esperienze che avevano plasmato la sua esistenza.
Sofferenza, soprusi, infamie, crudeltà, avevano segnato il suo
burrascoso passato, eppure mai si era piegata a tali congiure e lottando
con le unghie e con i denti era sempre riuscita a superare le
avversità che aveva incontrato.
Adesso però doveva forse affrontare la sfida più ardua della sua vita: quella con i suoi sentimenti.
Troppe volte aveva trascurato i turbamenti che la sua natura rivendicava
contro il suo temperamento e per troppe volte era riuscita ad assopire
questa assurda esigenza.
Ma per quanto tempo si può riuscire a sfuggire ai richiami del cuore?
Fece un sospiro e si convinse che forse l'unico suo errore, non era
stato quello di lasciarsi trasportare dal suo istinto, ma bensì
scegliere la persona sbagliata, qualcuno che mai avrebbe potuto amarla.
Nell'amarezza di tali congetture, Nami perdette gran parte del suo
tempo nel cercare di sciogliere la frustrazione in cui era stata gettata,
dovuta al presunto rifiuto di colui che sentiva di amare più della
sua stessa esistenza.
I suoi occhi color cioccolato si posarono verso il cielo. Lo vide
sereno e privo di nubi, candito in quel suo colore scarlatto e
silenzioso come la sua anima.
Senza nuvole, proprio come lei
voleva sentirsi in quel momento, senza pensieri, senza preoccupazioni,
senza turbamenti che la gettavano in una profonda inquietudine.
Il suo animo ora non era sereno come quel cielo, ma una rovinosa
tempesta si stava scatenando al suo interno. Forse un giorno sarebbe
finita, forse sarebbe sorto l'arcobaleno e con esso l'inizio di nuovi
giorni cristallini, ma per ora le parve solo una colossale utopia.
Una mano calda e rassicurante si posò all'improvviso sulla sua
spalla. Riconobbe presto il suo proprietario, mentre inebriata dal
profumo di costui, ammiccò uno sguardo amareggiato.
<< Che vuoi Zoro? >>
<< Mi hanno chiesto di venirti a chiamare, la cena è
pronta. Lo sai dobbiamo metterci in forza, domani partiremo all'alba.
>>
Alla navigatrice parve di intuire una certa premura in quelle parole,
ma scansò subito quel pensiero dalle sue membra. A Zoro
interessava solo la sua esistenza e nient'altro.
<< Vi raggiungo subito. >>
Lo spadaccino, dopo un lieve assenso con la testa, fece per
allontanarsi, quando le mani della giovane artigliarono la sua maglietta
blu.
<< Io la sento ancora Zoro. >> Sussurrò restando di spalle.
<< Cosa? >> Domandò allora lo spadaccino.
<< Quell'emozione che ho provato mentre facevamo l'amore. E'
rimasta in me da quella notte e non riesco a dimenticarla. >>
Sentii all'improvviso sulle sua braccia forti mani che sfregavano la
sua pelle, il respiro affannoso del ragazzo sul suo collo, una scarica
elettrica attraversarle il corpo.
<< Anch'io Nami, anch'io la sento... >>
<< E allora perché mi sfuggi? Perché? >>
Lo sguardo del ragazzo calò sul verde prato della boscaglia.
Lui, nella sua immensa e spudorata mole, per la prima volta nella sua
vita si ritrovò a dover fare i conti con qualcosa che sfuggiva
impetuoso al suo controllo e sfociava nella fragilità.
Lui agognava ogni parte di lei, anche quella più remota e oscura
a molti, quella che a nessuno osava mostrare e solo ai suoi occhi era
nota. Eppure indugiava ancora, eppure ingiuriose bugie masticava
incontrollato, sporche menzogne che non avevano nessun fondamento.
Per quanto ancora poteva resisterle? Per quanto ancora credeva di ingannare lei, ma sopratutto se stesso?
Pullulava il suo corpo di assurde certezze, che lontano lo vedevano da
lei. Reagì il suo istinto a un comando erroneo, falsato dal suo
orgoglio.
<< Sfuggo perché è giusto che sia così. Io
non ti amo Nami è vero con te sono stato bene, ho provato un
emozione strepitosa, ma era da molto che non facevo l'amore ed è
più che normale che io ci provi gusto... >>
Richiami di una lontana coscienza rimbombarono nelle membra della
giovane navigatrice. Essi rivendicavano rispetto e disciplina che
evidentemente aveva smarrito.
Nami si fece coraggio e trattenne qualche lacrima. Sentiva il fuoco
della rabbia ardere dentro il suo corpo inesorabile e distruttivo, ma non per
questo avrebbe perso il suo autocontrollo.
<< Sai che ti dico Zoro? >> Affermò voltandosi verso
di lui fissandolo con un aria di sfida << Sei solo una bestia, un
essere senza alcun sentimento, sei un cavernicolo, un bastardo, un vile,
un ipocrita, un verme viscido e subdolo! Mi fai schifo, ti odio con
tutta me stessa e spero che tu su quest'isola ci possa rimanere per
sempre! >>
Corse fulminea dunque al raggiungimento dei suoi compagni, ignorato
l'espressione rammaricata del diciannovenne, che stizzito, la guardava
andar via.
Meglio che mi odi, si dimenticherà presto di me...
Pensò il giovane spadaccino, autoconvincendosi che in quel
modo avrebbe trovato presto una efficacia soluzione alle sue
perplessità.
Quanto si sbagliava, l'amore non ha catene, ne dimensioni in cui esso
possa essere imprigionato. Quando ti colpisce a poco serve convincersi
di essere vittime di un qualcosa che possa essere controllato,
perché l'amore agogna essere appagato e che ci piaccia o no,
saremmo sempre inconsapevolmente spinti a seguirlo, dovunque esso ci
porti.
Zoro questo ancora lo ignorava, ma ben presto avrebbe fatto i conti con
questa cruda realtà, che pur se a volte assurda, ci rende beati
e in pace con noi stessi.
Una fumante grigliata di carne era il gustoso menù della nostra ciurma.
Capitan senz'occhio pareva aver preso un piacevole feeling con la ciurma e con loro banchettava allegramente.
L'indomani avrebbe riserbato per tutti loro un'audace avventura, ma di questo parevano non preoccuparsi.
<< Ehi Capitan senz'occhio, ma tu ce l'hai un nome? >> Gli domandò Rubber.
<< Certo! Mi chiamo Valiant. >>
<< Bene allora da oggi in poi ti chiamerò così!
Valiant è molto meglio. >> Affermò il capitano
portandosi alla bocca una portentoso pezzo di bistecca alla brace.
Nami e Zoro, messi uno di fronte all'altro si scrutavano e senza
proferire parole, si scambiavano messaggi silenziosi e discreti.
Nessuno, tranne Robin, aveva notato un forte cambiamento tra i due, ma
l'astuta archeologa decise di tenere per se i propri dubbi e
perplessità, attendendo il momento giusto per il suo rientro in
scena.
Nami non aveva molta fame, era pensierosa e ancora profondamente
amareggiata dalle parole dello spadaccino. Nel cuor suo, sapeva che
erano menzogne, ma il reale motivo di quel mentire spudorato ancora le
era ignoto.
Spostò la sua attenzione verso Sanji e le venne in mente una geniale quanto baldanzosa idea.
Era giunto il momento di smuovere un pò le acque e di mettere a dura prova la diligenza di Zoro.
Si avvicinò flemmatica al giovane cuoco e gli si sedette
affianco. I suoi arcani spostamenti non sfuggirono, come previsto, agli
occhi del diciannovenne, che pensieroso si apprestò a non
perdersi nemmeno un piccolo particolare di quello strano comportamento.
<< Ehi Sanji tutto bene? >> Sibilò sensuale sfiorandogli una piccola ciocca bionda scomposta.
Sanji, che come al solito pendeva vistosamente dalle labbra dell'audace
ragazza, colse l'occasione come un inaspettato invito per una
serata all'insegna del "divertimento" e decise di entrar a far parte
del suo gioco.
<< Ora che sei vicino a me va tutto a meraviglia, mio dolce pasticcino! >>
<< Bene mi fa piacere. Lo sai che stasera sei proprio carino,
quasi ti darei un bacio... >> Disse sfiorando la punta del naso
con quella di Sanji. A quel punto Zoro sentii una rabbia funesta
ribollirgli nelle vene.
Era geloso, tremendamente geloso e la certezza del suo stato d'animo fu una brutale sorpresa per lui.
Odiava quel cuoco da strapazzo e di certo vederlo in quegli
atteggiamenti con Nami, non poteva che fargli aumentare questa
avversione che aveva nei suoi confronti. Al culmine della
sopportazione, non attese oltre prima di avvicinarsi alla ragazza e
afferrarla prepotentemente per un braccio indulgendola ad alzarsi.
<< Ehi razza di deficiente rincitrullito, come ti permetti di
toccare la mia Nami?! >> Protestò irritato Sanji.
<< Sta zitto cuoco! Io e Nami dobbiamo fare quattro chiacchiere. >>
La trascinò senza troppa premura tra la folta boscaglia, fino a
quando, sicuro di essere completamente solo, la scaraventò con
irruenza sul tronco di un albero, provocandole un forte dolore alla
schiena.
<< Ma si può sapere che ti prende babbeo?! Mi hai fatto male! >>
Incastonò il corpo della giovane con il suo e senza troppe cerimonie la rese partecipe delle sue perplessità:
<< Si può sapere a che gioco stai giocando? >>
<< Non so di che cosa tu stia parlando. >> Rispose Nami
sentendo il calore dell'uomo infuocare il suo corpo e istigare il suo
istinto.
<< Non fare la finta tonta. Volevi veramente baciare il cuoco? >>
<< Quello che volevo e voglio fare non sono affari tuoi! >>
Cosa assai giusta era ciò che Nami aveva appena pronunciato,
pungenti come spine gli parvero tali parole e ad elle non seppe dare
una risposta.
Era all'estremo delle sue forze e al limite della sopportazione.
Sentiva il suo temperamento vacillare all'odore sensuale e penetrante
della giovane, che flebile, gli freneticava i sensi. Era troppo per lui
continuare a fingere e assecondare il suo assurdo orgoglio, che l'aveva
già spinto molte volte sulla strada della perdizione.
Perduto dalla sua stessa natura, accasciò la testa sulla spalla minuta della ragazza annaspando un sonoro sospiro.
<< Perché non capisci Nami? >>
<< Cosa dovrei capire? >>
Lo spadaccino strinse forte le mani in due pugni e impallidirono le
nocche a tale pressione. Un magone gli salì in gola, qualcosa
nella sua testa gli sussurrava silenziosamente l'arrivo del tempo di
ogni verità. Non poteva più mentire, non poteva
più mentire a se stesso.
<< Sei la mia debolezza, la mia fragilità. Tu mi rendi
diverso, mi fai sentire vulnerabile e a te non posso mai sfuggire. Non
posso permettermi di perdere tempo con tali sciocchezze, io ho una
promessa da mantenere, eppure non posso fare ameno di te... >>
Il cuore accelerò il suo battito, la sua espressione sorpresa
tradiva la sua spudoratezza, i suoi occhi color cioccolato divennero
lucidi, pronti a far scorrere lacrime salate.
Nami sentii riempirsi di una strana sensazione che le pizzicava il suo
esile corpo e la faceva sentire al settimo cielo. L'intrepido
spadaccino, a modo suo, aveva sciolto il suo cuore di ghiaccio,
inchinandosi ad un sentimento troppo imponente perfino per lui.
Un'insolita confessione d'amore le aveva fatto, ma a Nami questo bastava e non pretendeva di più.
Gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi.
<< Zoro io ho bisogno di te e non mi importa di nient'altro. Io voglio te, solo te... >>
Carnose e bollenti bocche si unirono in un passionale bacio. Loro,
vittime della frenesia, gettarono ai loro piedi ogni barriera che
separava l'incastonarsi incontrollato delle loro nature, assopite dalla
presunzione.
I loro sapori si mischiarono, le loro lingue si unirono e i loro cuori
palpitanti, scandivano il tempo di quei interminabili istanti, gloriosi
per le loro anime, distruttive per gran parte della loro indole.
La luna, le stelle, la folta boscaglia, unici testimoni eletti di tale
passione, silenziosi spettatori di ciò che di più sublime
possa esistere al mondo, complici di un'istante perfetto, che racchiude
l'immensità di un'emozione, la purezza di un amore.
Trovatesi senza respiro, le loro labbra si sciolsero, ansimarono i loro
respiri, agognando l'intensità di un nuovo contatto.
<< Nami io ti voglio, ti voglio adesso, al diavolo il resto. Ciò che per me conta sei tu. >>
<< Ti amo Zoro, ti amo immensamente... >>
Colti da una voglia irrefrenabile di ritornare ad esplorarsi a vicenda,
si strinsero in un muto abbraccio, ritornarono così a fondersi
dolci sapori.
Gemiti, sospiri, urli, sfuggivano al controllo di entrambi, bruciati
dal fuco turbinoso della passione, diventando perfette prede della dea
dell'amore.
Fra le braccia del giovane, Nami si sentii finalmente in pace con se stessa e liberata da ogni perplessità.
La sua anima ora candita le appariva, priva di turbamenti, esonerata dal dolore, ricoperta dal velo della tranquillità.
Senza nuvole, si ora finalmente lo era. Il suo spirito non era più in tempesta, ma una risplendente alba fioriva al suo interno.
Scoprì dunque il secreto della serenità e la gioia del suo amore.
Priva da ogni turbamento, si concedeva ancora a colui che l'aveva
tradita, a colui che rinnegava il suo sentimento, la causa di ogni suo
turbamento.
Ma il quel momento seppe di non essere la sola a sentire quell'emozione, di non essere l'unica a provare tale affetto.
C'era lui con lei, come c'era stato la notte precedente e come ci sarà sempre.
All'apice del piacere, ella aprì gli occhi e li rivolse al cielo stellato.
Sorrise, compiacendosi di quello spettacolo e sentendosi partecipe ti tale visione.
Anche lei, unita col suo amante, era finalmente serena, anche lei come
quel cielo, risplendeva di luce propria irrorata dal suo cuore, anche
lei era senza nuvole, beata
dal calore del suo amante, succube della sua irrazionalità e
scintillante, come le stelle, luccicava la pura essenza del suo
spirito, inebriandosi di quel momento impercettibile allo spazio e al
tempo.
FINE OTTAVO CAPITOLO
We bella gente
rieccomiiiiiiiiii !!! scusate per il ritardo ma sono state veramente
impegnata, però dai vi ho sfornato un bel capitolo interamente
zoroxnami. Spero vi sia piaciuto fatemelo sapere mi raccomando!!!!!!
L'ispirazione mi è venuta in un giorno di assoluta depressione
mentre ascoltavo la canzone di Alessandra Amoroso intitolata senza
nuvole. Da li sono partita e poi ho scritto tutto il capitolo basandomi
su questa metafore che racchiude anche quelli che sono i miei
sentimenti in questo momento, cioè sono praticamente in tempesta
e anch'io, come nami, vorrei essere senza nuvole, ma per ora va
così... Basta con questa depressione adesso!! Vi ringrazio per
le vostre splendide recensioni siete davvero fantastici e vorrei anche
avvisavi sul fatto che questa volta risponderò alle vostre
recensioni nel prossimo cap. visto che ho riscontrato qualche
problemino. Con questo vi saluto e vi auguro tante belle cose. Bye Bye
Stella94
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Capitolo 9 *** Segreto ***
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Segreto
Un cinguettio repentino di un uccellino, destò Nami dal suo torpore.
La luce accecante del sole si intrufolò prepotentemente nelle sue palpebre e restii furono i suoi occhi a tale bagliore.
Li aprì dunque con cautela stropicciandoseli con una mano, con
tale gesto la realtà circostante le parve più chiara, ma
nonostante ciò, faticava ancora a capire dove in realtà si
trovasse.
Una selva folta e selvaggia, era l'unica cosa che la contornava e da
essa ne ricavava solo piccoli sprazzi di ricordi lontani e confusi.
Sentì una nota presenza sfiorale una gamba, mugugnando sillabe
prive di senso: Zoro era disteso di fianco a lei e preda ancora del suo
dolce riposo, sospirava parole dettate dal suo inconscio.
A tale visione, Nami rimembrò ogni cosa e il suo attuale stato le
parve più chiaro. Aveva forse trascorso la notte più
bella della sua vita, perché persa tra le braccia del suo
amante, aveva condiviso non solo attimi di passione. ma sopratutto
d'amore.
Lo spadaccino, il temibile cacciatore di taglie dei setti mari,
l'intrepido vice capitano, le aveva confessato, a suo modo, i suoi
sentimenti e si era donato a lei completamente, non potendo più
trattenere il funesto trasporto che sentiva nei suoi confronti.
Sorrise Nami, nel vederlo rannicchiato con il viso nascosto sull'erba,
mentre misteriose realtà albergavano nelle sue congetture,
trasportandolo in ignote dimensioni.
Gli passò una mano tra i capelli, accarezzandolo amorevolmente.
Si avvicinò alla guancia del giovane, che inumidì con un
dolce bacio quasi innocente, avente un significato profondo che solo
lei poté cogliere.
A quel punto anche Zoro riaprì gli occhi e colto dalla suprema
visone della sua amante, sorrise felice e sereno nell'animo.
<< Nami... >> Sussurrò con voce rauca.
<< Buon giorno amore mio. >> Già ormai era il suo
amore, ormai era parte di lei, unico essere degno del suo cuore.
Le loro labbra smaniose di riconciliarsi, subito trovarono un nuovo
contatto, dando prova dell'immenso trasporto che entrambi provavano.
Famelicha, delicata e composta, fu quella dolce coccola, che a loro era immensamente gradita.
<< Questa volta non sei fuggito. Questa volta al mio risveglio ti ho trovato accanto a me. >>
<< No, questa volta no e ti prometto che non lo farò più... >>
Nami sapeva bene che per Zoro una promessa significava impiegare
sacrificio, impegno e dedizione per mantenerla e fu certa che il suo
amante avrebbe portato fede alla sua parola, che per lui valeva
più di mille imprese.
Nonostante ciò, avvertiva una strana fobia farsi spazio in lei.
Non sapeva il perché, eppure si sentiva peccatrice di una crudele
infamia, complice di un reato che nemmeno a se stessa sapeva confessare.
Lasciarsi guidare dal proprio cuore, non era mai stato per nessuno un reato, ma non si sentiva colpevole di questo.
Il silenzio, ecco cosa la
faceva sentire in colpa. Il silenzio nei confronti dei suoi compagni,
il silenzio nei confronti di Sanji, nei confronti di Robin, le
provocava un forte turbamento, eppure da esso non sapeva scappare.
Non poteva, non poteva rivelare la loro relazione a nessuno dei suoi
amici anche se di loro si fidava ciecamente. Cosa ne sarebbe stato
dell'intera ciurma se fossero venuti a conoscenza di una loro presunta
relazione? Che ne sarebbe stato di Sanji? E Robin avrebbe riacquistato
la sua fiducia?
A quelle domande non seppe rispondere, ma la sua espressione
rammaricata, non sfuggì al ragazzo. che premuroso le
accarezzò una guancia.
<< Nami cos'hai? C'è qualcosa che non va? >>
<< Ho paura Zoro... >>
Il giovane si mise a sedere << E di cosa? >>
<< Cosa penseranno gli altri di noi quando verranno a sapere che stiamo insieme? >>
<< Niente, non penseranno proprio un bel niente. Io voglio stare
con te, non mi interessa quello che dicono gli altri. >>
Determinato come sempre, anche questa volta Zoro le diete prova di
ciò che realmente provava. Per difendere quel sentimento era
disposto a mettersi contro tutto e tutti, perfino contro i suoi compagni,
che adorava al di sopra di ogni cosa.
Zoro era consapevole della colpa di cui si stava macchiando, ma la
sfrontatezza del loro amore era più forte di ogni suo peccando e
niente gli avrebbe mai fatto cambiare idea.
Mentre famelici erano pronti a darsi un altro bacio, udirono la voce di Rubber farsi sempre più vicina.
Egli a squarciagola, invocava i loro nomi, facendosi largo tra la folta boscaglia.
<< E' Rubber! >> Bisbigliò Nami.
<< Già. Dobbiamo andare via! Presto! >>
Percorsero qualche metro insieme prima di dividersi, imboccando sentieri opposti.
Raggiunsero il capitano e il resto della ciurma qualche minuto dopo,
giustificandosi con insolite menzogne che destarono non pochi dubbi
nell'astuta Robin. Ella scrollò le spalle, attendendo che gli aventi le comprovassero la sua tesi.
Tutti erano pronti, tutti erano emozionati per la nuova avventura che stavano per affrontare.
Il monte della discordia era un luogo inaccessibile e irto di ostacoli,
nonostante ciò Rubber non era affatto preoccupato e sotto la
guida minuziosa di Valiant, detto capitan senz'occhio, si preparava ad
addentrassi fra i suoi boschi.
Procedeva tutto secondo i piani. Ad ogni passo la sorgente oscura si
faceva sempre più vicina e con essa il prezioso diamante.
Per ora nessun pericolo aveva intralciato la loro strada, ma i nostri
coraggiosi eroi ignoravano di essere seguiti dalla ciurma di jack testa
rossa, che non attendeva altro di fare il suo brutale ingresso al
momento opportuno.
Zoro avvertì una strana presenza celarsi dietro le sue spalle.
<< Ehi Zoro qualcosa non va? >> Domandò Frankie.
Lo spadaccino si guardò indietro, ma tutto sembrava
tranquillo. Nonostante ciò, alcuni turbinosi dubbi lo gettarono
in una profonda riflessione.
<< No. E' tutto apposto. >> Si convinse in seguito, proseguendo il suo silenzioso cammino.
Una breve sosta fu per i nostri amici occasione di ristoro. Li, dove la
strada appariva meno sdrucciolevole e priva di incombranti ostacoli,
decisero di fermarsi e di godersi un meritato riposo.
Quella si prospettava proprio una bella giornata d'autunno. Privo di
nuvole, un cielo azzurro sovrastava l'intera isola e i fievoli raggi
solari, penetravano tra le fronde degli alberi, dando vita a bizzarri
giochi di luce.
Seduta sul verde prato, Nami ammirava il suo amante, che come un bravo
attore, riusciva a mascherare benissimo la sua reale indole e
,apparentemente non curante della sua presenza, si dilettava a fare
ciò che era il suo solito, in modo da non provocare forti
sospetti nei suoi compagni.
Il desiderio che aveva di lui cresceva ad ogni secondo, ma
quell'incombrante bisogno non poteva essere appagato e di questo a
malincuore se ne convinse presto.
Mentre era completamente persa nello scacciare tali congetture dai suoi
pensieri, Robin trovò l'occasione giusta per esporle le proprie
perplessità.
<< Guarda che io ho capito tutto. >>
Nami accigliò una sguardo dubbioso. << Cosa hai capito? >>
<< Quello che c'è tra te e Zoro. Lo so bene che vi amate. >>
L'apodittico rossore, che colorì le guancie della navigatrice, fu
una schiacciante prova per Robin, ormai completamente certa della sua
tesi. Qualunque menzogna che Nami avrebbe osato dirle, di certo non
l'avrebbe bevuta.
<< Ma che dici Robin! Tra me e lui non c'è niente! >>
<< Nami io sono la tua migliore amica, con me puoi essere sincera. >>
La sincerità, qualcosa di cui Nami ultimamente non si era servita
e da essa aveva spesso scappato. La strada più giusta per una
solida amicizia era sicuramente la fiducia e su di essa si basa ogni
presupposto per un legame solido e indissolubile.
Di questo la rossa ne era convinta, ma il prestigio del suo amore
valeva forse anche il prezzo di qualche menzogna. Ma a Robin non poteva
mentire, di lei si fidava ciecamente e nessun segreto era stato
così imponente da non poter essere svelato alla sua migliore
amica. Logorata dal silenzio e dall'imponenza di quel segreto, Nami
decise di rivelarle ogni cosa:
<< Hai ragione tu. Io e Zoro stiamo insieme, cioè in teoria dovremmo stare insieme... >>
Un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto dell'archeologa: ancora una volta non si era sbagliata.
Nello stesso istante, Valiant, armato di una cartina geografica
dell'isola, delineava con maggiori dettagli il loro cammino e
conteggiava i chilometri che mancavano al grande traguardo.
Ad un tratto la sua espressione divenne più cupa e il suo malessere lasciò gli altri in un profondo sgomento.
<< Da adesso in poi le cose si fanno più interessanti. >> Sibilò superbo.
<< Che intenti dire? >> Domandò Rubber.
<< Oltre questi confini io non mi sono mai spinto per cui non so
cosa ci riserverà il futuro. Tante storie si raccontano della
montagna e della sorgente oscura, ma nessuno sa se sono vere. Sta di
fatto, che se vogliamo trovare il diamante, dobbiamo rischiare. La meta
non è molto lontana. Tra poche ore saremo in cima. >>
FINE NONO CAPITOLO
N.d.A we bella gente rieccomi con il nono capitolo. Un
capitolo senza troppi colpi di scena ma spero vi sia piaciuto lo
stesso. Ci manca poco alla fine di questa storia secondo i mie calcoli
dovrebbero restare altri tre capitoli ma non ne sono sicura. Questa
volta mi sono ispirata ad un'altra canzone di Alessandra amoroso
chiamate segreto che secondo me va a pennello con questo capitolo.
Grazie per le vostre recensioni siete davvero mitici e a proposito di
questo, non mi resta che rispondere ai vostri commenti, per cui:
Charlotte94: we
we ciccia!! come sempre le tue recensioni sono sempre mitiche
perché quasi infinite. Non so che dirti grazie per i tuoi
complimenti e sono felice che questa storia ti piaccia tanto visto che
la leggi sempre. Cia cia :-)
tre 88: Ciao
grazie mille anche a te visto che mi segui sempre e non dimentichi mai
di lasciare un commento. Mi fa piacere che anche questo capitolo ti sia
piaciuto e spero che continuerai a seguirmi ancora. Grazie di tutto,
alla prossima ^_^
Lucy94: Ciao
cara è inutile dire che le tue parole mi hanno riempito il cuore
di gioia. Per un autore è molto bello sentirsi dire di essere
riuscita a trasmettere emozioni, perché in fin dei conti
è proprio il mio obbiettivo principale. Anch'io a volte odio
Sanji, specialmente quando sta sempre attaccato a Nami, ma in fondo lui
è fatto così per cui come fare a non biasimarlo? Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che continuerai a seguirmi.
Grazie ancora, ciao.
_marghe 96 xd_Ciao
cara, felicissima del fatto che il mio capitolo ti sia piaciuto! E
già i due ora si sono riuniti e credo che sarà devvaro
difficile ora separarli. Che ne dici di questo capitolo? Nel prossimo
ti preannuncio sarà ricco di colpi di scena per cui conto ancora
a sentire tuoi pareri a riguardo. Grazie mille ancora e ciao ciao.
Giulz87
Ciao Giulia ! Le tue recensioni come sai già mi fanno sempre
tanto piacere e sapere che apprezzi ciò che scrivo è
sempre bello per me. Ti ringrazio immensamente e spero di risentirti
presto. Ciao ciao ^_^
Banny_Ehi
Banny che bello risentirti. Mi fa piacere che anche questo capitolo ti
sia piaciuto ne sono davvero felice e anche del fatto che stai seguendo
la mia prima storia originale nel quale ci sto mettendo tutta me
stessa. Spero di risentirti presto ciao ciao.
Bene
ora non mi resta che salutarvi ma prima volevo ringraziare anche chi ha
messo questa storia tra le preferite e tra quelle da seguire, grazie di
cuore a tutti. Alla prossima ciao ciao!!! E recensite mi raccomando!!!
Stella94
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Capitolo 10 *** I due custodi del tempio ***
10 capitolo
I due custodi del tempio
La lunga avanzata sembrava essere giunta al suo termine, ma Rubber non sembrava tranquillo.
E' tutto troppo semplice, pensava tra se e se e dalle sue congetture ne ricreò strane e angosciose convinzioni.
Qualcosa era in agguato, qualcosa stava per succedere e, quella
perpetua calma apparente, ricalcava tesi dai fantomatici risvolti.
La tensione li stava consumando.
Secondo i calcoli di Valiant, la Sorgente Oscura era pericolosamente vicina e con essa il ricercato diamante.
Ma la consapevolezza di questa realtà, li trascinava in vortici
turbolenti di un insolita acredine e in essi perdevano la loro indole.
Ma la buon sorte, forse, anche in questa occasione sarebbe stata dalla
loro parte, servirsi di essa sarebbe stata un'ottima soluzione, ma per
ora il loro fato rimaneva ancora un arcano.
Mentre silenziosi si districavano tra la folta boscaglia, un oggetto pungente e
fulmineo, strisciò la guancia del capitano, andandosi a schiantare
sul tronco di un albero.
All'impetuosa fermata di tale arnese, fu possibile percepire la sua
vera natura e capirne la provenienza: era una freccia con una punta di
metallo e penne d'uccello alla sua estremità.
Tale dardo, aveva provocato lo scorrere indisturbato di una scia di
sangue, che orizzontalmente, segnava il volto del ragazzo di gomma.
Egli, avvertendo uno strano bruciore, si portò una mano sulla
guancia << Ehi ma chi è che scaglia questi oggetti
pericolosi all'improvviso?! >>
I suoi dubbi furono presto chiariti da una voce aspra proveniente dalla boscaglia: << Sono stato io! >>
A questo punto, il proprietario di quel timbro, ebbe una chiara identità.
L'essere sembrava al quanto strano e non di certo umano. Il
suo corpo, fino al busto, apparteneva a quello di uomo, ma il resto era di certo
il corpo di un cavallo: si trovavano di fronte ad un leggendario
centauro.
<< Chi siete voi per varcare i territori sacri dell'isola? >> Domandò tale essere.
<< Siamo pirati. E siamo in cerca della lacrima della sirena! >> Lo rimbeccò di sicurezza Rubber.
A quel punto Nami tirò fuori il suo essere selvaggio. Come al
solito il capitano era sempre lo stupido di corte, che prima di dare
aria alla sua bocca, non sapeva riflettere. Gli diete
dunque un portentoso pugno, dritto sulla testa, tanto forte da farlo
urlare di dolore.
<< Bravo Rubber sei sempre il solito idiota! Perché non gli dici anche la tua data di nascita?! >>
Cappello di paglia continuava a non capire e una volta ripresosi
esternò il suo dubbio << Dici che dovrei dirgliela?
>>
Nami trattenne un urlo animale e sbuffò: Rubber era un caso perso.
Il centauro intanto accigliò un'espressione contrariata, non
appena era venuto a conoscenza del vagabondare indisturbato dei dieci
uomini. Il loro, era stato un affronto grave per la mansione che a tempo
addietro gli era stata affidata, quei tipi meritavano una punizione.
<< Il diamante è una pietra sacra dell'isola, non una
semplice cianfrusaglia sparsa per i sette mari. Questo posto non
può essere meta di nessun uomo, la cupidigia che vi ha spinti qui,
segnerà la vostra fine! >>
Zoro era sempre più confuso. Territori sacri, pietre mistiche: quell'isola era ricche di sorprese.
Ma se c'era un uomo in grado di fermare quell'energumeno, questi era
senz'altro lui. In posizione d'attacco, era già pronto a
scagliare un suo potente colpo, quando la venuta di un'ambigua
fanciulla, bloccò il suo temperamento.
Essa era bellissima, sembrava quasi una dea. Mai nella sua vita aveva
incontrato una creatura tanto bella, ne concepiva l'esistenza di un
tale splendore. Eppure lui non era di certo come quel cuoco da
strapazzo che penzolava dalle labbra di qualsiasi fanciulla, ma in
questo caso dovette ricredersi perché, dai suoi occhi blu, non
riusciva a sfuggire.
Aveva lunghi capelli biondi e un candito vestito a coprire ciò che bastava per nascondere le sue nudità.
Con grazia e dolcezza si avvicinò al centauro, accoccolandosi sulla sua spalla.
<< Persefone che ci fai qui? >> Domandò la leggendaria creatura.
<< Ma come Sansone hai trovato degli ospiti e non mi dici niente?! >> Rispose la fanciulla.
Neppure a dirlo che Sanji, a tale visione, si sciolse come un gelato al
sole d'agosto. Cominciò col pronunciare apprezzamenti assurdi
ed ondeggiare col corpo in una specie di danza del corteggiamento.
Ma la sorpresa non fu questa.
Tutti gli uomini sembravano ammaliati dalla dolce fanciulla. Usop,
Brook, Frankie, Valiant, Chopper e perfino Rubber sembravano trasognati
a tale visione.
Naturalmente a Nami non sfuggì la faccia da pesce lesso assunta dal suo
amato e, senza pesarci di volte, gli diete un portentoso schiaffo sulla nuca,
riportandolo alla realtà.
<< Cavolo Nami, mi hai fatto male! >> Mugugnò il giovane.
<< E tu smettila di guardare quella sciacquetta in quel modo. Capito? >>
Ah le donne...! Gioia e supplizio di ogni uomo. Cosa non si farebbe per amore e questo Zoro lo sapeva bene.
Ad ogni modo, non era il tempo per scherzare e perdersi in tali
sciocchezze. Quei due non ispiravano nulla di buono e lo spadaccino,
ripresosi dal suo torpore, prese in mano la situazione.
<< Si può sapere chi siete voi due? >>
<< Io sono Sansone. >> Pronunciò il centauro.
<< E io sono Persefone. >> Continuò la donna.
<< Siamo i guardiani della Sorgente Oscura e custodi del tempio della sirena! >>
Come sotto il getto di una spudorata doccia gelata, quelle parole
scrollarono la ciurma dalla loro apatia, riconnettendoli con la realtà.
Ignote erano a loro tali novità, ne pur lontanamente
immaginavano l'esistenza di tali creature nella montagna della
Discordia.
Lo stesso Valiant, sembrava molto sorpreso e, incredulo, osservava i due guardiani, smarrendosi nelle sue stesse riflessioni.
Quei due sembravano essere tipi davvero potenti e dalle mistiche facoltà.
Se pur a loro non era concesso il privilegio di venire a conoscenza
della loro vera natura, ne avvertivano la pericolosità e ne
premeditavano uno scontro assai arduo.
Si misero dunque in allerta, pronti per un loro eventuale attacco.
Ma la sete di conoscenza del vecchio Valiant, detto capitan
senz'occhio, non conosceva fini e prima di impartire a quei due esseri
una equa lezione, doveva chiarirsi ancora qualche dubbio.
<< Non sapevo dell'esistenza di guardiani. Da quanto proteggete questi boschi? >>
Fu Sansone a rispondere << Da sempre. Il diamante e il tempio,
costituiscono l'equilibrio dell'isola stessa. L'ultimo sciamano
del tempo antico, alla fine della sua esistenza, ci ha risvegliati dal
nostro secolare torpore, dandoci l'incarico di proteggere la lacrima e
di custodirne l'incolumità... >>
<< Se l'antica pietra fosse profanata... >> Continuò
la donna << ...e il tempio distrutto, la stessa isola ne
risentirebbe, l'equilibrio sarebbe sciolto e l'era nera rifiorirebbe
dalle tenebre. >>
Valiant era sconvolto. Niente di tutto quello che aveva appena
ascoltato gli sembrava veritiero e ne ignorava i suoi completi risvolti.
Nei suoi numerosi e disperati studi sul diamante, mai aveva sentito parlare di guardiani, di equilibri, e di ere nere.
L'arcano, che si nascondeva dietro quella mistica pietra, si
faceva dunque più complesso e si delineava, a poco a poco, in
risvolti appassionanti.
Ma sicuro di ciò che egli stesso aveva scoperto e delle tesi che
col tempo aveva formulato, Valiant accigliò un'espressione scettica che
si palesò in acide e brutali parole:
<< Baggianate! E' solo un diamante e non esiste nessun
equilibrio. Non ho mai sentito parlare di ere nere, perciò
quello che dite risulta privo di senso! >>
<< Pensa pure ciò che vuoi Valiant... >> Lo
apostrofò la donna << La tua smania di possedere la pietra,
ti acceca l'anima l'intelletto. >>
<< Coma fai a conoscere il mio nome? >> Domandò allora l'uomo.
<< Noi conosciamo ogni cosa. Siamo stati creati per questo. >> Un sorriso malizioso accompagnò tali parole.
La ciurma intanto era impietrita. La storia che il capitan senz'occhio
aveva raccontato, non corrispondeva per niente al racconto dei due
essere leggendari. Le cose dunque si complicavano.
Per giungere al tempio, avrebbero dovuto affrontare il centauro Sansone e la fanciulla Persefone.
Concesso che sarebbero riusciti in quest'impresa e recuperato il
diamante, non avrebbero potuto portarlo con loro, in quanto pare che a
quella pietra era strettamente legato l'equilibro naturale dell'isola.
Ma le sagge parole del vecchio Valiant, ancora riecheggiavano nelle membra del capitano:
<< Il diamante può essere ritrovato solo dal prescelto... >> Chi era dunque costui? E in questo caso la vita su Saudor Island ne sarebbe stata risentita?
Rubber doveva conoscere la verità.
<< Ma La leggenda affermava che il diamante ha già scelto un possessore? >>
<< Si esatto. In questo caso l'equilibrio dell'isola rimarrebbe
invariato. Noi siamo stati eletti proprio per questo. Dobbiamo guidare
il prescelto. >> Affermò Sansone.
<< Come? >> Domandò Franky.
<< Attraverso tre prove. Il prescelto o in questo caso i
prescelti, devono dimostrare di avere un cuore puro. Attraverso le tre
prove a cui noi vi sottoporremo, constateremo la vostra purezza. Se le
supererete, vi guideremo al tempio, se fallirete per voi non ci
sarà scampo. >> Chiarì la donna.
Ecco, sembrava tutto troppo semplice fine a qualche minuto fa. Ora
invece si trovavano nelle grinfie di quei strani esseri e incastrati in
una scelta, che forse, li avrebbe condotti alla morte. Ne valeva la pena?
Per Rubber non era il valore del diamante che lo stuzzicava, ma ben
sì l'inizio di una nuova sfida. Che pirata sarebbe stato se non
avesse accetto di affrontare le tre prove?
Forse un codardo, un vile e non più degno di accaparrarsi il leggendario One Piece.
<< E va bene accettiamo! >> Esclamò tra gli sguardi
contrariati dei suoi compagni << Quali sono le prove che dobbiamo
affrontare? >>
La donna si portò una mano tra i suoi capelli biondi, facendone
trasparire la loro setosità. Ammiccò un sorriso
soddisfatto e allo stesso tempo ammaliante, prima di pronunciare:
<< La prima prova è quella del coraggio. La seconda
è quella dell'amicizia e l'ultima... >> Spostò lo
sguardo verso Zoro << ...é quella dell'amore. >>
Un altro arcano era stato svelato. Un'altra sfida stava per cominciare.
Lunghi ed ardui sarebbero stati i sentieri per giungere alla preziosa
pietra, grandi pericoli ancora dovevano affrontare, mentre il temibile
Jack testa rossa, all'agguato, si gustava quello splendido spettacolo,
nell'attesa della sua entrata in scena.
FINE DECIMO CAPITOLO
Allora
gente vi ho fatto aspettare? Direi non molto, ma speriamo dunque che
l'attesa sia valsa a qualcosa. Allora credevo che mancavano tre
capitoli, ma penso che ne manchino molti di più. La fine
però è da molto che l'ho prestabilita e credo che
rimarrà invariata. Intero capitolo dedicato alla lacrima. Come
avete letto ho inserito i due guardiani per smuovere un pò le
acque e per rendere la storia un pò stile One Piece. Certo
nessuno ha le idee geniali come Oda, ma spero almeno che con le mie
storie di non distruggere il grande mito di questo manga. Come credo
sapete, per i nomi, mi sono ispirata per Persefone alla mitologia
greca, più nota sotto il nome di Proserpina, mentre per Sansone
ad un personaggio biblico: eroe dalla forza prodigiosa concessa da Dio
stessa.
Spero che l'idea di queste tre prove vi abbia stuzzicato, fatemelo
sapere mi raccomando ci tengo e vorrei sentire anche chi non ha mai
recensito ma che segue con affetto la mia storia. Perciò raga
fatevi sentireeeeee!!!!
Bene ora rispondo alle vostre mitiche recensioni:
Charlotte94: Grande ciccia sei sempre la prima. Continua a seguirmi mi raccomando!!!!
_Marghe 96 xd_: Ciao
cara che piacere risentirti. Bhè si era normale che Robin si
accorgesse di tutto, così astuta e intelligente com'è.
Poi è la migliore amica di Nami per cui era inevitabile che
capisse tutto. Riguardo a Sanji avrà una brutta sorpresa, e
poi... Spero che continuerai a seguirmi ci conto!!! Grazie mille!!
tre 88: Ciao
è sempre un piacere ricevere tue recensioni. Come hai letto i
nostri ora si sono cacciati un pò nei guai e altre sfide li
aspettano. Il cammino sarò ricco di ostacoli e molto
interessante. Spero di riceve altre tue recensioni. Grazie di tutto!!!
Lucy94: Ciao
cara che bello risentirti!! Oh che bello sapere che ogni mio capitolo
ti appassioni sempre di più. Grazie mille per i tuoi
complimenti, mi riempiono il cuore di gioia. Sai hai proprio ragione
gli uomini sono proprio TARATI ma di grosso!!! Se una cosa non
gliela dici col cucchiaino non la capiscono!! E in questo caso non
poteva andare diversamente, poi con una ciurma di stupidi come loro...
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Fammelo sapere!! Un
bacione e grazie!!
Bene ora non mi resta che salutarvi. Alla prossima e grazie ancora di tutto!!!
Stella94
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Capitolo 11 *** A quattrocchi col coraggio ***
11 capitolo
A quattrocchi col coraggio
Tre prove. Tre arcane, enigmatiche prove, erano le prossime sfide a cui i nostri eroi si sarebbero sottoposti.
Il fato per loro si prospettava buio e incerto e nelle loro mani non rimaneva altro che un pizzico di speranza.
Valeva la vita un semplice diamante? Valeva l'ansia e la preoccupazione
che in molti della ciurma stavano avvertendo? Valeva rischiare la fine
di un sogno e l'epilogo burrascoso di una fantastica avventura?
Evidentemente si.
Per Rubber cappello di paglia, non c'era in gioco una semplice pietra, ma bensì il suo stesso onore.
Nulla valeva più di quello e niente avrebbe osato scalfirlo.
La dignità e la resistenza da sempre avevano contrastino la sua
ciurma e ne avevano delineato il marchio di dominatori dei mari senza
freni e ricercati dall'intero mondo.
La loro fama sarebbe andata in frantumi e con essa il diritto ad
aggiudicarsi il leggendario One piece, tesoro del pirata più
grande di tutti i tempi, il temerario Gold Roger.
Banda allora alle ciance! Era il momento di agire e se questo
significava correre non pochi rischi, allora valeva la pena affrontarli,
quanto meno avrebbero dimostrato la loro impudente indole.
Ma se c'era chi era già pronto alla riscossa, alcuni
premeditavano in segreto un fuga repentina e temevano i risvolti
misteriosi di tale situazione.
Tra questi c'era di sicuro Usop, che non appena aveva incontrato i due
guardiani, non faceva altro che tremare come una foglia d'autunno e
sussurrare imprecazioni di ogni tipo. Anche Chopper ,come il suo solito,
non era affatto contento di ciò che il capitano aveva deciso.
Sempre avventato e audace, non era capace di riflettere prima di agire e
prendeva altrettante bizzarre decisioni per il suo gruppo.
Ah... Povero, povero Chopper, la prima prova che avrebbero dovuto
affrontare sarebbe stata quella di coraggio; e se fosse toccata a lui?
Rabbrividiva al sol pensiero.
Quella bella fanciulla dai crini biondi, metteva davvero un'aria
inquietante, non c'era di sicuro da fidarsi di lei, per non parlare del
centauro. Qualcosa di oscuro stava per succedere.
<< Bene, bene... >> Esordì Persefone << ...mi
fa piacere sapere di aver trovato pane per i miei denti. >>
Zoro la scrutò dubbioso. Un brutto presentimento, avvertiva
impregnarsi nelle sue viscere. La donna aveva dimostrato di conoscere i
nomi, le vite di ciascuno di loro e ha lei stessa affermato di essere a
conoscenza di ogni cosa.
E inoltre , quando aveva menzionato l'ultima prova, cioè quella
dell'amore, gli era apparso che l'avesse guardato con un'aria risaputa
e allo stesso momento minacciosa.
Che volesse spaventarlo? Che fosse invece a conoscenza del segreto che lui e Nami custodivano nei loro cuori?
Fissò dunque la sua amata con preoccupazione. Nami incrociò subito il suo sguardo, ma non seppe interpretarlo.
Gli fece un cenno con la testa per fargli capire le sue
perplessità, ma per Zoro non era il momento di spiegare, doveva
sapere.
Le sue profonde e angosciose lagune, esigevano immediate risposte.
<< Avanti non perdiamo tempo. In che cosa consiste la prima prova? >> Domandò allora.
<< Quanta foga Roronoa Zoro! Cosa c'è, hai fretta di
morire o sei solo preoccupato di ciò che giungerà in
seguito? >> Lo provocò la donna.
A quel punto, lo spadaccino, sentì una rabbia funesta ardergli
dentro. Digrignò i denti e afferrò il manico di una delle
sue spade, prossimo all'attacco. Fu Valiant a fermarlo: << Zoro,
stai calmo, non essere avventato... >> Gli disse, e lui parve
ascoltare.
Ma la preoccupazione di Zoro non fece che aumentare.
<< Persefone basta con questi giochini! Vogliamo sbrigarci?! >>
<< Certo Sansone! Li trasporto subito nella prima dimensione... >>
Dimensione? Nessuno capiva ciò che avesse appena pronunciato la
giovane, ma tutti erano concordi sul fatto, che non doveva essere un
buon presentimento.
Osservarono rapiti la donna impugnare un flauto traverso e dar vita ad un'armoniosa melodia.
Allo scorrere di qualche nota, la realtà circostante scomparve, dando vita ad un nuovo luogo apparentemente surreale.
Non c'erano alberi, ne siepi. Non c'erano uccellini, ne animali selvatici, ma solo oscurità.
Nel guardarsi meglio intorno, Nami capì di essere giunta in una qualche specie di caverna buia e maleodorante.
Non vi erano punti di fuga, ma solo rocce aguzze e scure come la pece.
Innanzi a loro, un lago dalle acque salmastre e sudicie, ricopriva
parte dell'intero ambiente, conferendogli un'aria ancora più
tetra. Poche torcie ad illuminare il circondario e nulla su cui
progettare un'evasione. Nami ebbe paura. Avrebbe voluto correre dal suo
amante ed eclissarsi nel suo confortate petto. Ma non poteva, non
poteva. Quel segreto la stava lacerando. Perché mai non
erano liberi di vivere il loro amore? Perché erano costretti al
silenzio e alla menzogna?
Ben più gravi problemi c'erano ora da affrontare e Nami dovette trattenere il suo impeto.
<< Caspita! >> Esclamò il capitano << Che posticino... >>
<< Che luogo è mai questo?! Io me ne voglio andare subito!
>> Urlò dispero il povero Usop, seguito da Chopper, preda
della paura più funesta, ma le terribili parole di Persefone li
pietrificarono all'istante:
<< E' inutile tentare di fuggire. Da qui non si esce se non avete
superato la prova. Comunque benvenuti a Black Cave, conosciuta anche
come la grotta dei piagnistei. E' qui che svolgerete la prima prova.
>>
Tenebroso e offuscato, dunque, appariva il loro avvenire. Le loro sorti,
erano nelle mani di due bizzarri personaggi e delle loro menti subdole.
Niente era a loro favore, tutto presagiva una sfida ricca di colpi di
scena: era giunto il tempo di entrare in azione.
<< Allora dicci, cosa dovremmo fare? >> Domandò Sanji.
<< E' semplice. Con il mio flauto sveglierò il demone di
queste acque torbide noto come Silar. E' un serpente a due teste di
dimensioni colossali davvero inespugnabile, fino ad ora nessuno
è riuscito a batterlo. Il suo veleno uccide in pochi istanti...
>>
Mordaci e truculente, risuonarono quelle parole nell'eco della grotta.
Niente di più divertente era per Rubber battere tale bestia, e
con gli occhi luccicanti, ardeva al gusto di una nuova sfida. Niente di
più spaventoso era invece per Usop tale missione.
Il suo corpo, scosso da un leggero tremolio, lasciava trasparire il suo
turbinoso stato d'animo e la sua estrema goffataggine: la paura lo stava
corrodendo.
<< ... ma non è finita qui... >> Continuò la
donna << ... In cima alla grotta, esattamente alle spalle del
mostro, sarà posta una gabbia. Due di voi vi entreranno
all'interno e saranno proprio loro l'obbiettivo della vostra missione.
Ad ogni minuto che trascorre, la gabbia scenderà sempre di
più verso il lago, fino ad infrangersi nel suo fondo, provocando
il soffocamento dei vostri due amici sfortunati. Per cui, per salvare i
vostri compagni, dovete battere il mostro prima che la gabbia giunga
sul fondo o per loro sarà la fine. >>
Semplice, astuta, ingeniosa, ma allo stesso tempo tetra e rischiosa.
Ormai c'erano dentro fino al collo, tanto valeva giocarsi anche la pelle.
Spirito di sopravvivenza, attaccamento alla vita o quel che sia, sta di
fatto che nessuno di loro si sarebbe tirato indietro o quasi...
Ma allo svolgere dei fatti, le scelte a loro concesse si erano ridotte
al minimo. Sfuggire sarebbe stato impossibile, combattere sarebbe stata
una pazzia, ma non sarebbe stata lo loro prima stravaganza.
<< Naturalmente... >> esordì Sansone << Se non
riuscirete a superare la prova sarete imprigionati qui per sempre e
diventerete mangime per il demone Silar. >> Il ghigno che
accompagnò queste parole, fu motivo di irritazione per il giovane
Zoro.
Ma egli ancora una volta avrebbe dimostrato il suo valore in battaglia e si sarebbe contraddistinto per il suo estremo coraggio.
Ma i suoi piani non avrebbero trovato compimento.
La parole che pronunciò il seguito Persefone, furono un'acuta coltellata nel petto per tutti.
<< Alla prova parteciperanno solo tre di voi, gli altri non
potranno assolutamente intervenire e naturalmente sarò io a
sceglierli. Saranno dunque Usop, Chopper e.... Brook. >>
<< Questo non è giusto! >> Protestò il capitano << Lascia che io scenda in battaglia! >>
<< Siamo noi qui che decidiamo l'orine dei fatti, non voi! Le cose
sono già decise, il fato per voi è già scritto... >>
Le cose si mettevano di male in peggio. Potevano i tre battere quel
mostro e salvare gli sfortunati compagni rinchiusi nella gabbia?
Certo, ne avevano affrontate di temibili avventure, ma arrivare a
sconfiggere un mostro leggendario, forse era al di sopra della loro
portata. Ad ogni modo, non gli era concessa scelta. O scendevano in
battaglia o sarebbero rimasti in quel postaccio per l'eternità.
I tre si fecero coraggio.
<< Chi allora entrerà nella gabbia? >> Chiese Franky.
<< Saranno le due fanciulle della ciurma... >>
Spiegò sogghignando Persefone << ... l'archeologa Robin e
la cartografa Nami. >>
<< No! >> Si impose Zoro << Non lascierò che loro rischino la vita... >>
Nami percepì la tensione e la preoccupazione del suo amato.
Sapeva a quali pericoli si stava esponendo, ma confidava
nella forza dei suoi amici ed era più che certa che sarebbe
andato tutto per il meglio.
Cercò di tranquillizzare Zoro e di placare la sua ira. Inconsciamente gli accarezzò un braccio sussurrandogli:
<< Non preoccuparti andrò tutto bene... >>
<< Nami non voglio, non voglio! >>
Quello strano comportamento tra i due, non destò pochi dubbi in
molti di loro. L'intera ciurma si ritrovò a guardare perplessa, i
due giovani, scambiarsi i reciproci punti di vista. Non era poi
così strano che Zoro si preoccupasse per loro, ma il modo in cui
Nami lo teneva stretto, provocò forti vicissitudini da parte di
molti.
I due amanti, consci del fallo in cui erano inconsciamente caduti, si
guardarono intorno e osservarono impietriti gli sguardi dei propri
compagni e rabbrividirono al loro silenzio.
Subito Nami, lasciò la presa e Zoro si schiarì la voce. Il loro segreto stava per essere svelato.
Nami cercò allora di prendere in mano le redini della situazione:
<< Allora siamo pronti! Iniziamo immediatamente! >>
Senza altri indugi, la bella fanciulla bionda, impugnò il suo
flauto. Questa volta la sua melodia fu tristemente scandita da note cupe
e malinconiche, che presagivano brutti avvenimenti.
Allo scorrere di qualche minuto, le acque del lago cominciarono ad
agitarsi. Un leggero gorgoglio si faceva sempre più
frequente ed, un ansito più accelerato dell'intera ciurma, scandiva quegli interminabili minuti di pura tensione.
Ed ecco sorgere dalle tetre e sinistre acque, una creatura mostruosa dalle dimensioni colossali.
Due teste si agitavano, e stridevano le loro voci nell'eco dell'ambiente.
Soffocati erano i respiri, sgranati i loro occhi, sorpresi da tale visione.
Due lingue affilate, strisciavano dalle bocche del mostro, un fluido di
uno strano verdognolo, sgorgava in esse ed un odore acre e salmastro
ricoprì l'ambiente.
In un battito di mani, scandito dalla giovane donna, Nami e Robin si
ritrovarono imprigionate nella stretta e sudicia gabbia, alle spalle
dell'orrenda creatura. Non potevano sfuggire, non c'era via di scampo,
il loro destino era nella mani dei giovani compagni.
<< Che la prova di coraggio abbia inizio! >> Urlò
Persefone e subito la gabbia cominciò la sua spudorata ma lenta
discesa.
Usop, Chopper e Brook si fecero avanti. La paura li divorava, ma non
era quello il momento di indugiare, dovevano mettere in salvo le loro
compagne.
Chopper assunse subito le sembianza umane, Usop impugnò la sua fionda, Brook si fece largo impugnando il suo bastone.
<< Brutto essere immondo, non ti permetterò di fare del
male alle mie amiche! Stella esplosiva! >> Urlò
Usop, lanciando una delle sua ingeniose biglie, ma provocando solo
qualche insignificante taglio al mostro Silar.
L'attacco imprevisto, aumentò l'ira del mostro che
cominciò a sputare il suo veleno, dagli ancora arcani effetti.
Usop riuscì ad evitarlo per poco, riuscendo così a
scampare al mitico attacco dell'avversario. Una volta che il potente
veleno toccò il suolo, si poté constatare la sua
potenzialità: scioglieva qualunque cosa che sfiorasse.
Toccava a Chopper prendere le redini della situazione. Senza altre
riflessioni, ingoiò una Rumble Balls, per poi spiccare il volo e
giungere alla groppa del serpente. Cercò di attaccarlo, di
ferirlo, di indurlo alla resa, ma dopo alcuni minuti il mostro,
divincolandosi, lo scaraventò a terra, provocando un forte tonfo.
Altro veleno fuoriuscì dalla sua bocca, nel tentativo di
uccidere il medico renna. Anche lui, in extremis, riuscì ad
evitare l'attacco.
Intanto il tempo trascorreva, la gabbia si avvicinava pericolosamente
alle acque del lago. Zoro guardava Nami estremamente preoccupato e
angosciato. Temeva il peggio, e progettava un suo eventuale intervento.
<< Forza ragazzi! Forza! >> Li incitava il capitano, che fremeva ed agognava poter entrare in battaglia.
Fu il turno di Brook. Con la sua abilità, spiccò il volo,
raggiungendo le teste del demone. Usò il suo bastone nel
tentativo di infliggergli quanti più danni possibili, ma come i
suoi compagni anche egli fallì, e fu vittima dell'ira di Silar.
Recuperarono le forze, tentarono ancora, ma niente da fare, il serpente sembrava invincibile.
Zoro non poteva star più fermo. La gabbia contenente le due
donne, scendeva senza indugio verso il fondo del lago, raggiungeva la
meta che avrebbe segnato la fine di Nami e Robin.
Cosa doveva fare? Agire o avere fiducia nei suoi compagni? Quell'ansia
lo stava uccidendo, troppa era la foca di scendere in battaglia.
<< Ragazzi così non va! >> Esclamò Chopper << Dobbiamo farci venire in mente un'idea! >>
Già, ma quale? Quel serpente spara veleno sembrava invincibile.
Ma il tempo scorreva troppo velocemente, la gabbia era già sul
pelo dell'acqua.
<< Insieme ragazzi. Battetelo con unico attacco! >> A
volete le idee di Rubber non erano poi tanto sbagliate e in questo caso
il suo lapsus di genio sembrò essenziale. I tre si guardarono
negli occhi ed accolsero il consiglio. Ormai stremati dai continui
attacchi del mostro, recuperarono le ultime forze e con esse le misere
speranze.
<< Al mio tre attacchiamo insieme! >> Disse Brook e dunque si prepararono al comando.
Usop impugnò la sua fionda, Chopper digrignò i denti, lo scheletro canterino cominciò a contare:
<< Uno...due...e... tre! >>
A quel punto i loro attacchi combinati, si fusero e diedero vita a un mix di forza e coraggio, che fu impossibile sconfiggere.
Scagliarono contro il mostro le loro potenzialità e ne fecero vacillare la mole.
Dopo alcuni minuti, il demone, esalando un urlo, si accasciò superbo al fondo del lago, segnando la sua fine.
La gabbia giunta nell'acqua fermò le sua corsa: la prova era superata.
Tutti esaltarono e diedero vita alla loro estrema gioia. Erano davvero tipi speciali e con loro non c'era mai da annoiarsi.
<< Complimenti! >> Esordì Persefone << Avete
sconfitto il demone Silar. Fino ad ora nessuno si era spinto a tanto.
>>
Le due donne si ritrovarono sulla terra ferma e Zoro non poté
che sorridere nel vedere la sua amata sana e salva. Cercò di
trattenere la sua rabbia, quando Sanji cominciò a fare le sue
solite smancerie alla cartografa, perché infondo sapeva che il
cuore della rossa gli apparteneva.
<< Avete dimostrato di possedere gran coraggio e vi siete fidati
dei vostri compagni e in loro avete riposto tutte le vostre speranze. Vi
siete aggiudicati la vittoria della prima prova. >> Detto questo
Persefone impugnò il flauto e suonandolo, riportò l'intera
ciurma nei verdeggianti boschi di Saudor Island.
<< Domani si svolgerà la seconda e vi avverto sarà
molto più cruenta di questa. La prova dell'amicizia vi aspetta,
vi auguro una buona notte... >> Detto questo, i due strani
personaggi, scomparirono nel nulla sotto il fruscio di una breve
sferzata di vento.
Cosa ora avrebbe riserbato per loro la seconda prova?
FINE UNDICESIMO CAPITOLO
Hola gente!! Allora vi
è piaciuta la prima prova??? Premetto col dire che io a scrivere
scene di azione non sono proprio brava anzi non mi piacciono per niente
infatti le altre due prove saranno completamente diverse. Spero che vi
sia piaciuta è frutto di notti insonni perché quando
avevo scritto il precedente capitolo ancora non avevo progettato
niente. In fatti Sansone e Persefone dovevano avere un ruolo
completamente diverso ma poi ho optato per le prove.
Cosa molto importante: per chi ancora non lo sapesse ho già
risposto alle vostre mitiche recensioni nella nuova funzionalità
che ha messo a disposizione il sito. Per cui sotto alle vostre
recensioni precedenti troverete il link con le mie risposte. Hei ragazzi da oggi mi trovate anche su facebook!!! Cliccate Stella novantaquattro sullo spazio della ricerca oppure troverete il link nella mia pagina!!! contattatemiiiiiiii!!! Bene detto
questo ringrazio immensamente voi che avete recensito, tutte le persone
che hanno messo questa storia tra le preferite che sono davvero tante e
quelle che l'hanno messa tre quelle da seguire che siete
moltissimiiiiiiiiii Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee !!!!!!
Bene ora vi saluto e spero di aggiornare al più presto. BACI BACI DA:
Stella94
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Capitolo 12 *** Il segreto dell'amicizia ***
12 capitolo
A chi mi ha sempre seguito e
continua a farlo
grazie di tutto.
Il segreto dell'amicizia
L'indomani giunse quasi inesorabile e minaccioso e con esso era annessa l'apertura di una nuova prova.
La prova dell'amicizia.
Quali circostanze ambigue avrebbero intralciato il cammino dei nostri eroi questa volta?
Tale domanda personificava il centro dei turbolenti pensieri dell'intera ciurma.
La tensione era al limite dell'immaginabile e la paura dell'ignoto seminava coltri di apprensione.
E poi c'era il rimorso. Il rammarico dell'intrepido samurai e della sua amata dai capelli color mandarino.
Amicizia. Forse loro avevano smarrito il vero significato di codesta
parola. Ne ignoravano i più salienti pregi e tralasciavo i
doveri a essa connessi.
Bugiardi. Peccatori di una pena infame, increduli adulatori di un
sentimento nobile e cospicuo, preda di desideri infimi e segreti,
uomini normali alla prese con la propria natura.
Ma stupidi e scocchi ora si stavano dimostrando. I loro segreti, infami,
li avrebbero resi agli occhi dei loro più cari compagni,
ingiusto e peccaminoso sarebbe apparso quel sentimento che chiedeva
solo di essere ascoltato.
Il coraggio, che per anni li aveva contraddistinti e decretò la
consistenza della loro imponente taglia, sembrava scemato, corroso,
quasi dissoluto, perché l'amore piega ogni cosa, di fronte ad
esso niente sfugge, niente vince.
Allora sembrava più che normale il loro silenzio. Giustificate
apparivano le loro menzogne e senza fini dannosi erano i loro intenti.
Eppure una rottura sarebbe avvenuta presto e, di li a poco, scatenato l'inferno.
Il sole era alto e si ergeva in un etere chiaro e puro.
Era una giornate perfetta per una buona dose di relax e divertimento, ma non era di certo quello il tempo per poltrire.
La venuta della bella Persefone, convalidò tale tesi.
<< Buon giorno mie cari. Dormito bene? >>
Più che una domanda di cortesia, risuonò come un'ingiuria
irritevole. Nessuno ripose e cupi la fissavo con aria di sfida.
<< Deduco dal vostro silenzio che non vedete l'ora di iniziare la
seconda prova. Bene vi accontenterò immediatamente! >>
Uno scenario già vissuto stava per evolversi. Di nuovo, la
donzella dai crini dorati, impugnò il suo flauto e una nuova
melodia giunse alle loro orecchie, più soave ma a tratti cupa e
malinconica.
La realtà circostante scomparve, tutto divenne scuro e
indefinito. Non c'erano contorni ne confini, ma solo buio e coltri di
tenebre.
Ed ecco che presto tutto sembrò più chiaro ai loro occhi, ma non per questo rassicurante.
Al fine della loro strana avanzata, giunsero in una stanza circondata
da specchi di ogni dimensione, che riflettevano le loro immagini
delineandole in disparati contorni.
Era immensa e di essa non si intravedeva la fine. Non vi era un'altezza,
ne una lunghezza, ma solo specchi a riempire tutto il circondario.
<< Benvenuti a Place of Mirrors... >> Esordì la
donna seguita da Sansone << ...conosciuto anche come la stanza
dei mille volti. >>
Non si poteva dire di certo che l'ambiente fosse più rassicurante
di quello precedente, ma rilasciava loro un piccolo barlume di
salvezza.
Neanche a dirlo che Rubber cominciò a ciocherellare con il suo
riflesso negli specchi e pareva divertirsi molto nell'assumere pose al
di fuori del suo aspetto. Tutto questo non lo preoccupava, qualunque
prova avrebbero dovuto affrontare, per lui era già vinta.
Ma Zoro non era tranquillo. Il brutto presentimento, che già in
precedenza aveva infestato le sue congetture, si riaffacciava
minaccioso nelle sue membra. La donna non faceva altro che fissarlo e
questo presagiva grossi guai in vista. Era troppo astuta non forte, ma
terribilmente furba. Credette che quella volta sarebbe stata più
dura della prima e premeditava una sorte infima e crudele.
<< Voi sapete cosa indica il termine amicizia? >> Persefone
gettò ai loro piedi questa domanda lasciandoli al quanto
perplessi. Poi continuò: << Significa fiducia, devozione,
sacrifico e... >> Intimorì Nami con il suo sguardo prima
di pronunciare: << ...sincerità. Voi credete di adempiere
pienamente a tutto questo? >>
<< Certo che si! Noi tutti siamo uniti l'uno all'altro e la
nostra amicizia non avrà fine! >> Rispose Rubber.
<< Eppure fra di voi qualcuno mente... >> Constatò
la fanciulla << Eppure qualcuno fra di voi cela un infimo segreto.
Un segreto che potrebbe lacerare il vostro legame. >>
Non c'erano mai stati segreti tra loro, ne realtà che non
potevano essere confessate. La loro unione, era sempre stata il punto di
forza dell'intera ciurma e aveva collaborato ai loro successi.
Dunque, sembrava impossibile, agli occhi di alcuni della ciurma, tale confessione.
Probabilmente, pensarono, la donna li stava conducendo verso i sentieri
della discordia, per seminare in loro rancore e risentimento.
Ma per tre di loro, quelle parole risuonavano minacciose e crudeli alle loro orecchie.
Nami in quel momento avvertì il fastidioso peso delle sue
menzogne ed ebbe paura di ciò che sarebbe potuto venire a galla.
Zoro aveva da tempo premeditato quest'epilogo disastroso.
Digrignò i denti e, come un ottimo samurai che si rispetti,
cercò di affrontare la situazione con coraggio.
Robin, che da tempo aveva percepito ogni cosa, si sentii in dovere di
proteggere quel sentimento puro e nato da un amore sincero.
Lei era troppo furba, non avrebbe permesso ad una qualunque di seminare
discordia tra i suoi compagni. Dopo una breve riflessione seppe cosa
risponderle.
<< Anche se noi avessimo dei segreti, non vedo come questo possa influire sulla prova. >>
<< E' qui che ti sbagli Nico Robin. E' proprio questa la prova.
Dovete essere in grado di dirvi ciò che non avevate il coraggio
di confessarvi e di superare le avversità che da tutto questo
potrebbero scaturire... >>
Impietriti, sorpresi, quasi increduli si stavano dimostrando ciascuno di loro.
Una prova assurda e al quanto impensabile avrebbero dovuto affrontare.
Un qualcosa di estremamente semplice ma allo stesso momento crudele e
ingiurioso.
Si erano cacciati in un guaio al di sopra dello loro
potenzialità. Avevano avuto modo di constatare che le prove a
loro proposte, non esigevano forza fisica o poteri bislacchi, ma forza
di collaborazione, coraggio e fiducia da parte di ciascuno di loro.
Qualità ,forse, che valevo più di qualsiasi pugno di Rubber
o calcio di Sanji e via discorrendo.
Ma se molti di loro non avevano segreti e restavano infondo tranquilli
e preda dell'incredulità, per Nami, Zoro e Robin, si preparava
una sfida ardua. Cosa avrebbero dovuto fare, mentire o confessare ogni
cosa?
<< Questo è ingiusto! >> Protestò Zoro << E' terribilmente ingiusto! >>
<< Ma Zoro, tu puoi tenere celato quanto vuoi il tuo segreto.
Resta il fatto che poi dovreste rimanere in questa dimensione per
l'eternità e vi assicuro non è un bel luogo per una
piacevole vacanza... >> Lo rimbeccò Persefone.
Lo spadaccino si portò una mano sul viso annaspando un sonoro sospiro, mentre il resto della ciurma lo fissava incredulo.
Rubber cominciò a pensare che forse un fondamento le parole di
Persefone le avevano, ma si fidava del suo compagno e mai avrebbe
immaginato che potesse celare arcani minacciosi.
Corrugò la fronte e attese paziente eventuali chiarimenti.
Nello stesso istante, il cuore della navigatrice, cominciò a battere come un tamburo all'impazzata.
Fissava Zoro preoccupata e temeva che potesse cedere a quella sporca infamia gettata malignamente ai loro piedi.
Non voleva che i suoi compagni, ma sopratutto Sanji, sapessero della loro
relazione in quel frangete e con condizioni dettate da una ragazzina
impudente e velenosa come una vipera. Trattenne il fiato e sperò
in meglio.
<< Avanti Roronoa Zoro... >> Lo incitò la fanciulla
<< ... Illuminaci dei pensieri nefasti che circondano le tue
idee. Liberati da questo peso che ti opprime e ti procura dolore...
>>
Le sue parole, erano un chiaro invito a sputare fuori ogni cosa. Ma Zoro non avrebbe ceduto, non poteva, non doveva farlo.
La donna allora continuò: << Credevo che tu fossi un uomo
d'onore, un uomo coraggioso, che non si ferma davanti a niente. Ma a
quanto pare mi sbagliavo. >>
Ringhiò lo spadaccino come un cane rabbioso. L'avevano colpito nel suo orgoglio e questo lui non poteva sopportarlo.
Aveva ceduto, aveva deciso. Tutto sarebbe venuto a galla.
<< E va bene! >> Urlò << Hai vinto tu! >>
<< Zoro no! >> Lo interruppe Nami. Lui la guardò per
qualche istante e impudente proseguì con la sua confessione:
<< E' da quanto ci siamo visti per la prima volta ,che cerchi di farmi arrivare a questo punto. Ci sei riuscita. >>
Si mise dunque di fonte ai suoi compagni e senza esitare affrontò gli esiti delle sue debolezze con grande coraggio.
<< Questa donna vuole che io confessi il mio segreto, il nostro
segreto. Vero Nami? >> La fissò scrupoloso, quasi
minaccioso e per la prima volta, di quelle iridi d'ebano, Nami ne ebbe
paura.
Sentì un fremito percorrergli tutto il corpo, e il respiro mozzarsi in gola. Non poteva più scappare.
Sanji non riusciva a comprendere il reale significato di quelle parole
appena pronunciate. Era completamente impietrito e dai loro compagni
attendeva chiarimenti.
Lo spadaccino proseguì: << Non mi sono mai tirado indietro
dalle mie responsabilità e non intento farlo questa volta. Io e
Nami stiamo insieme. Ecco tutto... >>
Una sferzata di vento gelido, attraversò la schiena del cuoco di
bordo. Mai, si sarebbe aspettato un risvolto simile e mai avrebbe
immaginato tale tradimento. Sporchi bugiardi, infami e senza clemenza
si erano dimostrati, da adesso in poi tutto avrebbe preso un severo
avvenire.
<< Cosa?! >> Esclamò allora Sanji << Che significa questa storia? Che significa?! >>
<< Quello che ho detto! Abbiamo sbagliato a tenervelo nascosto,
ma è successo tutto così in fretta e... >> Zoro non
ebbe tempo di continuare, che in un batter di ciglia, si ritrovò
il suo compagno dai crini dorati, a poca distanza dal suo visto. Gli
teneva il collo della sua maglia ben saldo nelle sue dita longilinee e,
con lo sguardo accecato dalla rabbia, si preparava ad infliggergli una
dura lezione.
<< Io ti ammazzo! >> Imprecò << Questa
è la volta buona che ti tolgo di mezzo, razza di marimo senza
cervello! >>
La situazione stava degenerando. Quei due non si sarebbero fermati e
ben presto avrebbero inaugurato un duro e accanitissimo scontro
all'ultimo sangue. Rubber decise di intervenire. Prese per le spalle
Sanji in modo che potesse lasciare la presa su Zoro. Il cuoco
cominciò a divincolarsi dalla stretta del capitano, che ben
saldo, cercava di mantenerlo tranquillo per evitare il peggio.
<< Rubber Lasciami! Lasciami! Non posso accettare una cosa del
genere. Ci hanno traditi, l'hanno fatto sotto i nostri occhi. Sono dei
bugiardi infami! >>
<< No questo no! >> Lo interruppe la navigatrice in lacrime
<< Io amo Zoro e farei qualunque cosa per stare con lui! >>
<< Vergognati! >> La rimbeccò il cuoco << Come hai potuto farmi una cosa del genere?! Come?! >>
Nessuno riusciva a credere a ciò che stava accadendo, nessuno
osava parlare. Troppo forte era stato l'impatto con questa
realtà tenuta nascosta per giorni, e increduli cercavano di dare
un filo logico a tale situazione.
Tutta colpa di quella prova, tutta colpa dell'irrazionalità di
Rubber e della sua voglia di mettersi in gioco. Ora come premio non
c'era più il diamante, me ben si, la loro stessa amicizia.
<< Bene, bene... >> Esordì Persefone << Qui la
situazione si sta scaldando, direi che la prova è cominciata.
>>
Fece comparire, poco dopo dalla sua mano, un bocciolo di rosa nero come
la pece << Questo.. >> Disse << E' la rosa
dell'amicizia. Come potete vedere è solo un bocciolo ed è
nero. Se riuscirete a trovare un accordo, dimostrando che la vostra
amicizia vale più di qualsiasi altro tesoro, la rosa si
schiuderà e diventerà bianca. A quel punto avrete vinto
la seconda prova. >>
L'ultimo dei loro pensieri in quel momento, era di sicuro l'esito della
prova e la loro avanzata verso il diamante. Ben cosa assai più
dura, avrebbero dovuto affrontare: riconciliarsi. A giudicare
dall'espressione di Sanji, questo intento, poteva anche rimanere una
lontana utopia, perché un affronto grave egli aveva subito.
Ma per molti, rappresentava la speranza di uscire fuori da quella
assurda situazione e ripartire, ben presto, gioiosi come un tempo verso il
nuovo mondo.
Passarono i secondi, i minuti, le ore, ma la situazione rimaneva
invariata. Nessuno di loro riusciva a trovare un punto di incontro,
nessuno di loro aveva il coraggio di perdonare l'altro per gli errori
commessi.
Le tenebre della disperazione, aleggiavano minacciose nei loro cuori
pieni di rabbia, e sazi di un'ira funesta, tralasciavano gli intenti di
quella prova seminatrice di odio.
Sanji era furioso nei confronti dei suoi amici e, più di una
volta, aveva pregato il capitano di esiliarli dalla loro ciurma,
perché di un tradimento troppo infame si erano macchiati.
Ma tutto ciò, non faceva altro che giocare a loro discapito, dato
che, la rosa dell'amicizia era ancora rigorosamente nera.
Minacce, insulti, provocazione già avevano saturato il colossale ambiente e comprovavano la tesi della loro amarezza.
Sfruttando un attimo di tregua, la bella archeologa decise di parlare con il cuoco di bordo.
Egli, era seduto in un angolo della stanza, e con il viso basso, sussurrava imprecazioni varie e incomprensibili.
<< Posso parlarti? >> Domandò la ragazza.
Lui non rispose, ma con un lieve cenno della testa, diede il suo silenzioso consenso.
<< So quello che stai provando... >> Disse << Ma non credi di sbagliare? >>
<< Loro hanno sbagliato Robin, non io! E meritano tutto il mio disprezzo e dell'intera ciurma! >>
La corvina si lasciò andare in un sospiro e si sedette a poca distanza dal suo compagno. Riprese dunque a parlare.
<< Guardali Sanji, guardali! >> Esclamò, volgendosi
ai due amanti che, poco lontani, erano intenti in una dolce
conversazione, probabilmente cercavano coraggio l'uno nell'altro.
Sanji seguì il consiglio dell'amica e rimase quasi rapito da
quello che osservava. Sentì una stretta al cuore e uno strano
senso di frustrazione.
<< Tu credi di amare Nami come l'ama Zoro? Tu credi che
riusciresti mai a guardarla con quegli occhi carichi d'amore? Tu credi
davvero di poterle dare ciò che ella desidera da un uomo?
>>
Sanji non seppe rispondere. << Io... >>
<< Ciò che tu senti per Nami è solo stima e
affetto. Ma l'amore Sanji... bhè è tutta un'altra cosa.
>>
Forse Robin aveva ragione, forse stava commettendo un errore. A mente
lucida poté passare meglio al vaglio l'intera faccenda e
valutarne le svariate sfumature.
La passione, che lui nutriva nei confronti di ogni donna, era un
caratteristica su cui di certo non si poteva dubitare, ma per nessuna
aveva provato un sentimento così forte come l'amore. Non era un
tipo costante, a lui piaceva cambiare, osservare sempre nuovi orizzonti
e vivere altrettante avventure.
Nami era un'amica, una splendida amica. Una bellezza della natura rara e
preziosa, ma questo infondo lo pensava quasi di ogni donna.
Ma per Zoro era diverso. Lui è sempre stato un uomo d'onore e
pieno d'orgoglio. Lui non aveva mai ceduto alle emozioni eppure in quel
momento, nell'osservarlo con attenzione, sembrava un semplice ragazzino
alle prese con la sua prima cotta.
Ne era perdutamente innamorato, anche se forse non l'aveva ammesso ancora a se stesso, ma i suoi occhi luminosi non mentivano.
Senza aggiungere oltre, il cuoco si alzò e si diresse verso lo spadaccino.
Egli si preparò a fronteggiarlo, prossimo all'attacco, ma a sua sorpresa il biondino gli diede la mano.
<< Non sono qui per colpirti, ne per ricominciare a litigare, ma
sono venuto a porti le mie scuse. >> Disse << Ho sbagliato,
sono stato impulsivo e ho perso il lume della ragione. La nostra
amicizia non può essere recisa da una donna anche se si tratta
di Nami.
Ciò che provo per lei, credo di provarlo nei confronti di ogni donna. Perciò qua la mano! >>
Lo spadaccino sorrise, felice di aver ritrovato un amico prezioso. Gli
porse la sua mano che unite si strinsero, suggellando il loro legame.
<< Grazie Sanji lo sapevo che avresti capito... >> Gli sussurrò mentre finalmente uniti si abbracciarono.
Nami pianse lacrime di gioia e l'intera ciurma fu felice di tale evento.
Ancora una volta, avevano dimostrato la forza della loro amicizia e la stima che da tempo li accomunava.
All'improvviso, la rosa dell'amicizia, divenne bianca e, man mano, si schiuse
fino a fiorire del tutto: avevano superato anche questa prova.
Esordì allora, la donna dai capelli dorati, e meravigliata ma al contempo felice pronunciò a loro:
<< Bravi, avete superato anche la seconda prova! Avete dimostrato
la forza del vostro legame e la potenza della vostra amicizia. Siete
stati in grado di riconciliarvi senza alcun rancore. Complimenti la
vostra amicizia è vera e pura. >>
FINE DODICESIMO CAPITOLO
We we allora avete visto sono
ritornata subito con il dodicesimo capitolo. E si perchè voglio
finire questa storia prima di natale e dedicarmi ad altro. Ma non vi
preoccupate sto già scrivendo una one shot proprio su Nami e
Zoro e quando finirò questa la pubblicherò. Bene! Anche
la seconda prova è superata, avevevate qualche dubbio?? Credo di
no! Ormai tutti sanno tutto niente più segreti, ma c'è un
ultima prova da superare in cosa consisterà ???? Per saperlo
continuate a segurimi!!! Grazie di tutti mi state seguendo davvero in
tanti siete mitici e mi raccomando continuate a recensire!!!! Voglio
sentirvi tutti!!! Bene ora vi saluto ma tornerò prestissimo non
vi preoccupate! Baci baci da:
Stella94
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Capitolo 13 *** la purezza di un amore ***
13 capitolo one pice
Alla mia ciccia preferita!
sperando che non pianga
a fine capitolo.
La purezza di un amore
Felice, già si sentiva felice.
Per la prima volta nella sua vita, Zoro, avvertiva pullulare il suo corpo
di un senso di appagamento mai provato e una gioia immensa scacciare i
turbamenti e le angoscie di una vita che per troppo tempo lo avevano
impermalito.
Non osava pensare a come sarebbe stata la sua vuota esistenza, se non avesse
incontrato Rubber e quella mocciosetta dai capelli rossi che gli aveva
rubato il cuore.
Ciononostante, il suo obbiettivo, era ancora chiaro e vivido tra le sue aspettative.
Mantenere la promessa a Kuina, che implicava nel raggiungimento della
sua scalata il titolo di miglior spadaccino, era una
prerogativa che non poteva lasciarsi sfuggire.
Certo, adesso le cose avevano preso una piega decisamente inaspettata,
ma niente sarebbe mai riuscito ad intralciare i suoi progetti e il
mantenimento della sua parola data.
Lui era pur sempre Zoro, Roronoa Zoro, il celeberrimo ex cacciatore di
taglie, diventato membro della ciurma di capello di paglia,
aggiudicandosi una taglia di centoventi milioni di berry, dopo le straordinarie imprese sull'isola giudiziaria di Enies Lobby.
Ma da quel momento in poi, niente più sarebbe stato come un
tempo. Nella sua esistenza solitaria e taciturna, vi era entrato un
uragano, un bellissimo uragano. Qualsiasi scelta, qualsiasi mossa,
qualsiasi cosa, implicava anche la presenza di Nami e questo
significava assumersi grosse responsabilità.
Niente bravate, niente colpi di testa, niente impulsività, il
benessere della sua amata veniva prima di qualunque cosa e di questo ne
fu pienamente convito.
Mentre formulava tali congetture al chiaro di luna, avvertì un
profumo molto familiare stuzzicargli le narici e inebriargli i sensi.
Un dolce contatto sulla sua guancia, gli fece emettere un leggero
mugolio di appagamento e, avendo già percepito la venuta della
sua donna, si mise a sedere sul prato morbido e l'accolse con un bacio
a fior di labbra.
<< Mi piace. >> Disse dopo aver sciolto il contatto.
<< Cosa? >> Fu curiosa di sapere Nami.
<< Baciarti, mi piace. >>
Un ghigno compiaciuto si dipinse sul volto della ragazza dai crini
rossastri. Ne era più che fiera di quella confessione,
perché sapeva bene di essere assai sincera e che sopratutto
costata molto all'indole del ragazzo.
<< Allora dovresti farlo più spesso. >> Le venne da
replicare, portando poi la sua mano sulla nuca dello spadaccino per
catturare le sue labbra, delle quali non era mai paga.
Sapori che si mischiavano, cuori che acceleravano il battito, mani
audaci ma allo stesso tempo timide e impacciate che ritornavano a
constatare la perfezioni di corpi bollenti. La passione che già
da tempo li aveva travolti, guidò ancora i loro istinti, verso
attimi infiniti di puro piacere e amore.
La mattina seguente il tempo non era dei migliori. Scuri nuvoloni,
presagivano tumultuose perturbazioni, come spesso avvenivano a Saudor
island.
Ma la preoccupazione della ciurma non riguardava il tempo, ma ben si la loro terza prova.
L'ultima che li separava dal diamante, faticoso scalino da superare per
arrivare alla meta, pegno ancora oscuro e per questo fonte di
apprensione.
Ed ecco che Persefone, seguita da Sansone, comparve dinanzi a loro e senza indugio pronunciò le sue prime parole:
<< Ben risvegliati mie cari. Oggi come ben saprete, affronterete la terza e ultima prova. Quella dell'amore. >>
Già, la prova dell'amore. Un qualcosa che incupidiva gli animi di
ciascuno di loro e li trasportava in una profonda riflessione. Persi fa
ciò che il loro ingegno ideava, cercarono in quel breve frangente, di
prospettare le sorti alle quali avrebbero dovuto sottoporsi.
Altre stregonerie erano in balia di essere progettate e malignamente accollate ai nostri eroi.
Forse sarebbero riusciti a cavarsela anche questa volta, o forse no, sta di fatto che nulla ora poteva cambiare il loro destino.
Deglutì Chopper, appena vide la donna afferrare il suo flauto.
Portatoselo alle labbra, cominciò ad emettere dolci e soavi
melodie, che tralasciavo un barlume di salvezza e una buona speranza di
vittoria. Il posto in cui questa volta furono catapultati, parve
convalidare tale tesi.
Si ergeva, per l'appunto, davanti a loro, una radura immensa e
verdeggiante. Secolari querce ed alberi dalle chiome ricolme di frutti
succosi, si innalzavano intrecciandosi tra di loro, arricchendo quello splendido scenario naturale.
Un cielo limpido e sereno si elevava sopra le loro teste, macchiato a
tratti di piccoli puntini neri, dati dai voli acrobatici degli uccelli.
Sembrava di essere in un sogno, in un luogo magico e fatato descritto spesso da favole illusorie.
<< Vi do il benvenuto a Tempting Paradise. Conosciuto anche come il giardino del peccato. >>
Paradiso tentatore, e in fondo lo era per davvero. La natura, che li
cresceva verde e rigogliosa, era uno spettacolo mozzafiato. Tutto
sembrava incontaminato e mai deturpato dalla mano umana.
Ma la prova che avrebbero dovuto affrontare, di paradisiaco aveva ben poco e presto ne avrebbero avuto la prova.
<< Questa volta mie cari... >> Disse Persefone << ...
uno solo di voi parteciperà alla prova. Costui sarà
Roronoa Zoro. >>
Cosa assai prevista, era quella confessione per l'ex cacciatore di pirati.
Aveva già calcolato un esito simile e incoraggiato in precedenza il suo animo.
Rassegnato ad una sorte che per pura casualità si ritrovava ora
nelle mani di una giovane donna, fece un passo avanti, accogliendo
impavido quella sfida ancora tutta da scoprire.
<< Cos'è che dovrei fare questa volta? >> Domandò.
<< E' semplice, io sarò la tua tentazione, il tuo
peccaminoso desiderio, il sogno che infesterà le tue membra.
>> Spiegò con una voce che tralasciava note di
sensualità, come se con tale gesto, volesse già spronarlo a
raggiungere la sua rete intrappolatrice.
<< Io e la tua cara Nami... >> Continuò <<
...ci metteremo una di fianco all'altra. La melodia che genererà
il mio flauto, ti offuscherà la ragione e inconsapevolmente sarai
attratto dalle mie fattezze, portandoti a scegliere me anziché
lei. >>
Un ghigno malizioso si fece largo sul volto di Zoro << Questo è impossibile! >> Gli venne da replicare.
<< Se invece sceglierai Nami... >> Proseguì la donna
apparentemente incurante dell'imprecazione dello spadaccino <<
... vorrà dire che il tuo amore nei suoi confronti è vero
e puro. In questo caso avrai vinto. >>
Per il ragazzo non c'era sfida più semplice di quella. Secondo il
suo modesto parere, nessuna melodia sarebbe mai riuscita ad offuscargli
la mente a tal punto di dirigersi verso una donna perfida e maligna
anziché la sua Nami.
"Che sfida assurda!" Gli venne da pensare tra se e se, ma ben presto si
sarebbe ritrovato ad esclamare un opinione nettamente diversa.
<< Posso dichiararmi già vinto! >> La rimbeccò lo spadaccino.
La donna ti tutta risposta, lo congelò con poche parole, che tempestarono la sua mente di numerosi dubbi.
<< Non essere sicuro delle tue potenzialità Roronoa Zoro.
Ricordati che io posso tutto, perfino resuscitare i morti se voglio...
>>
<< Che indenti dire? >>
<< Lo vedrai presto... >>
Una di fianco all'altra, diverse nei loro animi, unite da un solo obbiettivo: Zoro.
Nami e Persefone, protagoniste indiscusse di questa prova, incrociavano i
loro sguardi entrambe sicure delle rispettive potenzialità.
E Zoro, agnello sacrificale di codesto pegno, non attendeva altro che dimostrare al mondo intero ciò che per lui contava.
Nessuno e dico nessuno, poteva ora distoglierlo da quell'intento
mistico e arguto. Nessun fallimento era ad egli concesso, perché
una pena troppo grande avrebbe poi dovuto pagare.
In gioco vi era tutto: l'amore, la fiducia, la stima e l'onore stesso dal quale non osava separarsi.
Incrociò le braccia al petto ed attese l'avvenire dei cupi eventi.
Portò il flauto alla bocca l'astuta Persefone, e saturò l'ambiente delle sue melodiose note.
Dopo brevi secondi, il temerario spadaccino, cominciò ad avvertire
gli amari effetti di quell'armonia malinconica e a tratti stridula.
La testa gli parve scoppiare e la vista quasi annebbiata.
Si portò d'istinto, entrambe le mani alle tempie, come se voleva
scacciare quel dolore inteso e acuto che gli annebbiava i sensi.
Vani, purtroppo, erano i suoi tentativi e sommerso dal dolore, si accasciò sul prato verdeggiante urlando disperato.
<< Smettila! >> Urlò Nami devastata dalla
preoccupazione << Non vedi che sta male?! Lascialo stare! >>
Ma nulle risultarono tali suppliche, perché la giovane donna,
imperterrita, continuò a suonare il suo mistico flauto.
Provò allora a raggiungere il suo amato Nami, ma al primo
movimento si accorse di aver perso l'uso dei suoi arti. Era come
impietrita, immobile, piegata alla volontà di Persefone.
Intanto Zoro si dimenava, urlava, imprecava a più non posso ed il dolore cresceva.
Sentì poi un entità malvagia prendere possesso della sua ragione e il pieno controllo delle sue volontà.
Era come se, dentro il suo corpo, vi era una seconda creatura, che a suo piacimento lo imboccava verso scuri sentieri.
E fu così, che fissò Persefone, e fu così, che
sentì irrimediabilmente di essere attratto da lei e di volerla
ad ogni costo. Si alzò allora in piedi e mosse alcuni
barcollanti passi in un'imprecisa direzione. Ad ogni mossa, la sua
andatura, parve delinearsi dando vita ad un'assurda realtà. Ed
egli inconscio, si protraeva verso il peccato, sceglieva la strada della
perdizione e trascurava il suo reale sentimento.
Ghignò, l'astuta donna dai crini dorati, pregustando già la
sua ambiziosa vittoria, mentre Nami incredula e ferita, faceva scorrere
lacrime salate dal suo viso.
<< Zoro ma che fai? >> Urlò sperando che potesse sentirlo << Sono qui! Sono io, Nami. >>
Ma quelle parole non ebbero effetto sull'indole del grande uomo, o
almeno ad una parte di egli. Ma per quanto sincere e commoventi furono
le parole che la cartografa ancora gli implorava, niente poteva
distoglierlo dalla sua decisione ormai già presa.
Pochi passi lo separavano da Persefone.
Ma ad un tratto arretrò il suo passo. Parve ritrovare la ragione
e riaccendere il suo intelletto. Guardò la sua donna, colei per
quale aveva lottato ed affrontato per fino l'ira dei suo compagni. La
vide in lacrime, forse già rassegnata al fatto di essersi
illusa di quel sentimento che credeva condiviso e provò un senso
di smarrimento.
<< Nami... >> Sussurrò quasi non volesse farsi
sentire, quasi come se fosse una supplica silenziosa e annunciava il
ritrovo della sua razionalità.
Si guardarono entrambi, chi con occhi umidi di lacrime, chi con occhi stanchi e spaesati.
Per un attimo, Zoro, parve sentire un calore prendere possesso
delle sue viscere e infondergli un senso di appagamento e
serenità.
Lo stesso stato d'animo, che solea avvertire in presenza della sua
donna, lo stesso sentimento che li aveva uniti e vincolati per il resto
della loro esistenza. E fu così, che la melodia della donna non
fece più alcun effetto sul giovane, che adesso, sicuro della sua
scelta, proseguiva il passo verso la sua donna che già lo
accoglieva con un sorriso.
Ma ad un tratto avvenne ciò che Nami, Zoro e il resto del gruppo non si sarebbero mai aspettati.
Persefone, adirata dalla scelta che lo spadaccino stava per compiere e
non arresasi a tale decisione, mutò il suo corpo, prendendo le
sembianze di una bambina assai nota e cara agli occhi del giovane.
Corti capelli di un blu scuro, occhi neri come la pece ed uno sguardo inconfondibile: Kuina.
Distesa a terra in una pozza di sangue, dava vita al suo dolore emettendo lamenti incomprensibili e lacrima amare.
<< Kuina! >> Urlò Zoro sopraffatto da quell'atto infame che Persefone gli aveva teso.
La figlia del suo maestro ed amica indimenticabile della sua infanzia, ora implorava il suo nome e chiedeva aiuto.
<< Zoro aiutami! >> Chiedeva << Vieni da me, staremo
insieme come un tempo e uniti realizzeremo i nostri sogni. >>
Lei, quella ragazzina dagli occhi color ebano, personificava da
sempre il grande punto interrogativo della navigatrice. Sapeva per
certo quanto ella significasse per Zoro, e che ancora lacerava i suoi
ricordi, come una ferita mai rimarginata. Se davvero esisteva un punto
debole dello spadaccino, questo era senz'altro Kuina, colei che mai
riuscì a battere e che personificava il centro di ogni suo
gesto. Era un nemico invincibile che mai sarebbe riuscita a battere
e se davvero il suo più grande intento era quello di
legare la sua vita allo spadaccino, doveva accettare anche la sua
silenziosa e fantasmagorica presenza, che da sempre aleggiava sulla
vita del ragazzo. Cominciò a tremare Nami, ormai rassegnata e
completamente convinta della scelta che il suo amato avrebbe fatto.
Lo vedeva già, lacrimante, correre da colei che non avrebbe mai
dimenticato, forse unica presenza femminile che meritava il suo cuore.
Cercò, in un ultimo disperato tentativo, di risanarlo e di condurlo verso sentieri certi, esclamando:
<< Zoro no! Non puoi andare da lei, non è quella vera, ti
sta prendendo in giro. >> Ma neppure le sue lacrime riuscirono a
convincerlo, perché in pena ormai per le condizioni della sua
cara amica, si dirigeva verso quella trappola maligna.
<< Avanti Zoro! Non puoi farti infinocchiare in questo modo! Lei
non è Kuina! >> Imprecò Sanji, ma ogni cosa che ad
egli veniva detta sembrava inutile.
E la falsa spadaccina: << Si Zoro, vieni da me. Saremo felici come un tempo, ma solo se mi raggiungerai... >>
Barcollanti passi, percorreva il cacciatore di taglie, ormai preda
dell'incantesimo di Persefone. Non udiva le lacrime della sua donna,
non udiva gli inciti dei suoi compagni, non udiva la voce del suo
cuore, che pretendeva di essere ascoltato.
Ancora pochi passi e sarebbe tutto perduto, ancora pochi centimetri ed
ogni sforzo per giungere a tale traguardo sarebbe stato vano.
Ma come solea sempre affermare, l'amore non conosce ostacoli e ne
barriere. Non può essere ostacolato in nessun modo, nemmeno con
perfidi incantesimi ed i suoi affetti anche qui non tardarono ad
arrivare.
Fece un respiro Zoro e fissò quella bambina a terra, che ora gli
tendeva la mano. La guardò negli occhi e vi lesse solo odio e
bramosia di vittoria. Colei non poteva essere di certo la sua amica
Kuina, la compagna di tanti allenamenti e di scontri indimenticabili.
<< Tu... >> Sospirò << ...tu non sei Kuina.
>> Affermò << Lei non mi avrebbe mai imposto una
scelta così meschina, ne mai guardato con quegli occhi. Lei
è morta tempo fa e i morti non possono tornare in vita...
>>
Cessarono allora le lacrime di Nami, che sbarrò i suoi occhi per lo sbigottimento.
<< E poi... >> Continuò lo spadaccino guardando la
sua amata << Anche se lei fosse qui, viva, io saprei sempre chi
scegliere. >>
Ed allora alle parole seguirono i fatti. Senza indugio, corse da Nami
che aiutò ad alzarsi stringendola poi tra le sue possenti
braccia.
Ed ella piangeva, ma questa volte di gioia, perché in quell'istante capì quanto davvero fosse importante per lui.
<< Nami... >> Sussurrò al suo orecchio << Ora sono sicuro di quello che sento. >>
Le prese con dolcezza il viso tra le mani e fissandola intensamente
negli occhi, le diete maggiormente prova del suo amore, confessandole
ciò che mai si sarebbe aspettata.
<< Adesso so che ti amo. >>
Non seppe aspettare alcuna risposta, catturò le sue labbra,
avvolgendole alle sue in dolce bacio. E dall'intensità che quel
gesto prese, capì la gioa e la silenziosa risposta della sua
amata.
Gli saltò poi addosso Nami, cingendo i suoi fianchi con le sue cosce ed inebriandosi del profumo del suo corpo.
<< Anch'io ti amo Zoro, ma tu questo già lo sai. >>
Sorrise poi la donna stringendolo tra le sue braccia, felice di
quell'attimo che a lei parve infinito. E fu così che Persefone,
leggermente adirata, riprese le sue reali sembianze. Avvicinatasi poi
ai due, li sentenziò con poche ma efficaci parole:
<< Complimenti Zoro. Il tuo amore nei suoi confronti è
vero ed immenso. Adesso che avete superato le tre prove, non mi resta
che condurvi al tempio. Li troverete la vostra ricompensa. >>
Zoro, con ancora in braccio Nami, accorse dalla sua ciurma che
l'accolsero calorosi. Nelle loro perplessità, dubbi, e incertezze
avevano vinto anche questa sfida e ne erano usciti più valorosi
che mai.
Ma davvero questa avventura poteva considerarsi conclusa?
FINE TREDICESIMO CAPITOLO
N.d.A Rieccomiiiiii !!!!
Piaciuto il capitolo??? Spero di si perché ci ho messo un bel
pò per scriverlo, anche perché sono stata molto impegnata
con la scuola. Zoro finalmente ha confessato il suo sentimenti a Nami,
le ha detto che l'ama! Dolce lui. Onestamente questa parte doveva
avvenire alla fine ma poi ho cambiato idea. Bene che altro dire
recensiteeeee!!! Mi farebbe immensamente piacere sapere quello che ne
pensate e vorrei anche ringraziare chi ha recensito il capitolo
precedente che siete stati in tanti.
Bene ora vi saluto, la vostra Stella corre ad addobbare il suo albero di natale. A presto ragazzi! Baci Baci da:
Stella94
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Capitolo 14 *** La ciurma del capitano Jack ***
14 capitolo
La ciurma del capitano Jack
<< Oh ma quando si arriva al tempio!? >> Il capitano Rubber era davvero esausto.
Erano ore ormai che proseguivano il cammino verso il luogo sacro ai
cittadini dell'isola, ma la meta sembrava ancora assai lontana.
Alla loro guida, Persefone e Sansone, si facevano largo tra la folta boscaglia, consci di dover mantenere la parola data.
Quella strana ciurma di pirati, tutt'altro che spaventosi e senza
scrupoli, erano riusciti, a gran sorpresa, a superare le tre prove a
loro proposte, dimostrandosi degni del premio tanto ambito: la lacrima
della sirena.
Al dire il vero, nessuno dei due guardiani volevano liberarsi di un
cimerio tanto sacro all'isola, ma poco potevano fare contro ciò
che il destino aveva messo in serbo per loro. Il diamante era ormai
perduto.
Si raccontavano molte storie sul tempio. Alcune erano frutto di pura
fantasia, altre di qualche sbornia improvvisa, ma nessuna di queste
corrispondeva al vero. Valiant ne aveva ascoltante molte in tanti anni
di dura ricerca e progettante anch'egli di svariate, ma solo quando
raggiunse il tempio per davvero capii quanto esse corrispondessero al
falso.
La struttura si ergeva su un enorme bacino naturale contornato da folti boschi.
Esso aveva la struttura di un fiore, più precisamente di loto,
di un colore bianco pallido quasi volesse indicare la sua estrema
purezza e fragilità.
Lo si raggiungeva mediante un ponte di legno adornato da miriadi di
fiori, che tralasciavo un olezzo davvero invitante. Sembrava quasi di
essere in una specie di sogno.
<< E' magnifico! >> Esclamò Valiant << Sono davvero senza parole... >>
Si, la sensazione che si percepiva in quell'istante era proprio di completo sbigottimento.
Mai, luoghi tanto fantastici e mistici, avevano osservato i loro occhi,
mai, nei loro animi, c'era stato un tale sentimento e forte emozione.
<< Questo è Lotus Temple, il luogo in cui giace la lacrima
della sirena. >> Spiegò Sansone << Adesso seguiteci.
>>
Percorsero, allora, il ponte di legno e raggiunsero in brevi secondi l'ingresso del tempio.
Il grande portone, che si presentò ai loro occhi, era intarsiato
nei contorni da motivi floreali mentre al centro vi era raffigurata la
sinuosa silhouette di una sirena adagiata su un crepuscolo.
Si spalancò, dunque, al loro arrivo, quasi come già sapesse
ogni cosa, conducendoli verso un mondo ancora tutto da scoprire.
Quando l'intera ciurma approdò al centro della sala, riconobbe
presto un sontuoso altare d'oro e la splendente pietra tanto agognata
brillare come una cometa nel cielo notturno.
Occhi scrupolosi e attenti brillarono a tale visone, sopratutto quelli
della navigatrice, che già pregustava l'avvenire di milioni e
milioni di berry.
Il diamante era una pietra di circa dieci centimetri, un vero tesoro per
ricercatori bramosi e avidi come i pirati. Poteva di certo valere
pressoché novanta milioni di berry, una cifra più che
allentante considerando che si tratti di una pietruzza.
Ma fu proprio quando il capitano fissò il prezioso diamante, che
gli fu tutto più chiaro, quasi avesse avuto un illuminazione
improvvisa, frutto di una riflessione repentina ma illuminante.
Si avvicinò, titubante e quasi incerto, verso quel premio da lui tanto ambito e prepotentemente aspirato.
Lo prese fra le mani e lo scrutò con attenzione, quasi volesse leggere qualche messaggio segreto nascosto al suo interno.
Gli venne da sorridere. La sua mente ritornò la dove tutto era
cominciato, da un racconto, da una semplice leggenda e dal suo
desiderio di mettersi alla prova.
Quella sua aspirazione, li aveva poi spinti, verso sentieri oscuri e
pericoli fortunatamente scampati. Ma con ciò aveva conquistato
forse qualcosa di più prezioso di un diamante e questo valeva
non solo per lui ma per l'intero della sua ciurma.
Basti pensare all'amore sbocciato tra l'intrepido spadaccino e
l'orgogliosa navigatrice. Ne era, allora, valsa proprio la pena
approdare su quell'isola sconosciuta e non di certo per il tesoro
conquistato. Loro stessi si erano riscoperti più uniti di un
tempo, capaci di superare qualsiasi ostacolo per difendere la loro
amicizia e avevano ritrovato la gioia di fidarsi ciecamente l'uno
dell'altro.
Bhè questo, lasciatemelo dire, vale di più di qualsiasi diamante e tesori rari.
<< Ragazzi... >> Iniziò col dire il capitano << ...credo di aver preso una decisione. >>
<< Cioè? >> Domandò Usop.
<< Voglio donare la lacrima della sirena a Valiant. >>
<< Cosa?! >> urlò la navigatrice << Ma, ma
Rubber non puoi! Quella pietra vale milioni e milioni di berry! >>
La solita Nami, sempre venale e avida di denaro. Ma al ragazzo di gomma
poco importava il valore di quella pietra. Ne avevano conquistati
già molti di tesori e se ne sarebbero aggiudicati altrettanti nel corso della loro avventura.
Lui aveva un motivo più che valido a guidare quella scelta.
<< Ma pensateci ragazzi. >> Disse << Noi abbiamo
conquistato molto più di un diamante. Guardatevi! >>
L'intera ciurma cominciò a scrutarsi con sguardi interrogativi ed
enigmatici, nel vano tentativo di porre un filo logico alle parole del
loro capitano.
<< Nami, tu hai scoperto di esserti innamorata e lo stesso vale
per te Zoro, ed entrambi avete messo in disparte le vostre nature per
assecondare il vostro sentimento. >> Constatò Rubber.
<< Tu, Sanji, hai capito che l'amicizia vale più di
qualsiasi altra cosa, che è un bene prezioso che va conservato e
non sciupato. E voi Brook, Chopper e Usop, avete compreso che dentro di
voi alberga un coraggio strepitoso capace di farvi affrontare qualsiasi
cosa. E poi, tutti noi ragazzi, ci siamo riscoperti più uniti e
fiduciosi l'uno nell'altro. >>
Che avesse ritrovato la ragione, oppure che un incantesimo improvviso
avesse colpito il capitano, era un dilemma che mai avrebbe trovato
una riposta. Sta di fatto, che le sue parole, erano più che giuste
e corrispondevano a una realtà che non poteva essere negata.
Su di loro cadde l'audacia di una nuova sfida, fatta di cose semplici
ma pure e preziose, come mantenere ben salda la loro amicizia e
custodire i loro sentimenti nel tempo.
L'agonia di accaparrarsi quella grazia della natura, sfumò, insieme
all'avarizia di denaro. Anche per quella volta, si sarebbero piegati al
volere del loro capitano, rispettando la sua inaspettata scelta.
<< Rubber ha ragione. >> intervenì Sanji <<
Valiant ha dedicato la sua intera vita alla ricerca del diamante, ora
è giusto che sia lui a custodirlo. >>
La patina di ghiaccio, che da anni ricopriva il cuore di capitan
senz'occhio, inavvertitamente si sciolse, all'udire di quelle parole. Mai
si sarebbe aspettato un tale affetto, ne un dono così prezioso.
In fondo, era stata proprio la ciurma di capello di paglia a scendere
nell'arena delle prove e a combattere con le unghie e con i denti per
aggiudicarsi la pietra preziosa.
Certo, senza il suo aiuto non sarebbero mai giunti sulla cima della
montagna della discordia, ma Valiant era più che certo che il
diamante da tempo avesse scelto il suo possessore e, paziente e
silenzioso, lo stava aspettando da secoli.
Non era degno di possedere un tale gioiello. La sua vita passata era
stata macchiata da troppe infamie e crudeltà, delle quali non
andava fiero. Aveva abbandonato la sua famiglia, i suoi affetti
più cari per la sua smania di possesso e aveva perduto
ciò che più conta nella vita. E fu così, che capii
quanto erronea era la sua cupidigia, per anni aveva vissuto nella
completa solitudine, contornato solo dalla sua scontrosità. Era
per lui giunto il momento di ritornare a casa.
<< Sono davvero senza parole ragazzi per l'affetto che mi state
dimostrando. >> Disse << Ma non credo di meritare un tale
tesoro. Per gran parte della mia vita ho vissuto nell'anonimato,
ignorando tutto e tutti per questa pietra. Ma ora che l'ho trovata, ho
capito di aver sprecato il mio tempo in cose futili e banali e ho
trascurato i miei affetti più cari. >>
Anche capitan senz'occhio aveva compreso una giusta lezione. Forse era
proprio quello il reale tesoro che la pietra poteva offrire e
lasciatemelo dire, senza l'astuzia, la cattiveria e la furbizia di
Persefone e Sansone molto probabilmente nessuno di loro avrebbe
compreso il reale scopo di ogni essere umano.
Una lacrima inaspettata e silenzioso scivolò dall'unico
occhio dell'anziano uomo. Scorreva indisturbata, rigandogli il viso
segnato dagli anni, prova silenziosa delle parole che egli ancora
pronunciava: << Stando con voi ragazzi, mi sono reso conto che se
non hai una persona d'amare, da proteggere, d'aiutare non sei nessuno.
Voglio ritornare dalla mia famiglia e ricominciare da zero. >>
E' proprio strana a volte la vita. Passi la tua intera esistenza alla
ricerca di qualcosa che presumibilmente può renderci felici e
poi, quando per puro caso la otteniamo, ci rendiamo conto di non averla
mai affondo desiderata e che in realtà non ci appaga.
Ed è proprio così anche per i nostri amici, che in quel
momento, per uno strano scherzo del destino, si erano ritrovati tutti a
rifiutare quel premio tanto sospirato.
La pietra, forse, nascondeva un significato più profondo di
ciò che apparentemente appariva e, anche in quell'occasione, aveva
regalato a giovani intrepidi come loro i suoi mistici prodigi.
Cosa ne sarebbe stato allora della pietra? Chi avrebbe custodito tale cimerio?
Ma mentre queste domande gettavano in una profonda riflessione l'intero
equipaggio, una figura, non molto in forma, entrò in scena.
La lunga barba rossa, scendeva ispida dal suo viso e una folta criniera
dello stesso colore, accarezzava le sue spalle. Un espressione superba
costui accigliava, ma allo stesso tempo sembrava sicuro delle sue
potenzialità.
Alle sue spalle, altri sette uomini si facevano largo nell'ampio tempio
armati di spade, katane e chissà quali altri poteri mistici che a
loro ancora non erano dati sapere.
<< Chi sei tu? >> Domandò sorpresa e sconcertata la bella Persefone.
Senza alcun timore o esitazione l'uomo dalla criniera rossa rispose:
<< Mi chiamo Jack testa rossa e sono il capitano della ciurma alle
mie spalle. Vi consiglio di darmi il diamante senza fare troppe storie
o sarà peggio per voi. >>
FINE QUATTORDICESIMO CAPITOLO
Rieccomi!!
Dopo una breve pausa natalizia sono ritornata. Allora colgo l'occasione
per augurarvi un bellissimo 2011 con la speranza che sia un anno ricco
di felicità e di emozioni. Bene bene, siamo giunti al
quattordicesimo, direi il penultimo per mia gioia!! E si perché
come ho sempre detto voglio dedicarmi all'originale e altre fan
fiction, ma tornerò senz'altro a raccontare presto di zoro e
nami anzi di sicuro. Per descrivere il tempio mi sono ispirata al
tempio di Bahai in India, a mio giudizio veramente favoloso. La ciurma
di Jack ha fatto il suo ingresso, il nostri eroi riusciranno a
proteggere il diamante? Lo scoprirete nel prossimo capitolo, mi
raccomando seguitemiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Adesso vi lascio, grazia
ancora di tutto e alla prossima e non dimenticate di lasciare un
piccolo segno del vostro passaggio con un commentino. Kiss Kiss da:
Stella94
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Capitolo 15 *** Si riparte ***
Si riparte
Alla persona più importante
della mia vita.
Ancora una volta.
Si riparte
Jack testa
rossa era un tipo di poche parole. La sua spudorata fama di temerario
predatore dei sette mari era cosa assai nota al governo mondiale, ma le
sue galattiche, quanto mostruose imprese, non erano di certo giunte alle
orecchie di Rubber, che lo fissava incredulo e leggermente irritato.
Di lui potremmo dire molte o poche cose, ma quello che forse di
più ci interessa sapere, si nasconde nel suo speciale potere dato
da un frutto del mare.
E già, Anaya aveva avvertito Rubber in precedenza di
questo inconveniente, ma il capitano all'epoca non parve darle molta
importanza.
Ora, invece, doveva fare i conti con quel grassone dai capelli rosso fuoco dall'aria estremamente cupa e minacciosa.
Ma come dicevamo, la cosa che ci preme conoscere è il suo reale potenziale.
Rubber e il resto della sua ciurma se ne resero conto, quando, il pirata
rosso, cominciò a muoversi come una trottola impazzita
allungando la mole dei suoi bizzarri capelli.
Essi vorticavano a gran velocità insieme al suo corpo. Qualunque
cosa incontrassero nella loro bislacca avanzata, veniva tranciata di
netto, quasi come una zucchina sotto la lama affilata di un coltello.
Avvertendo l'imminente pericolo, l'intera ciurma cercò di
mettersi a riparo come meglio poteva, stando il più alla larga
possibile da quell'improvviso attacco inaspettato.
Ma contro ogni aspettativa, Jack, parve improvvisamente arrestare la sua esibizione.
<< Questa è solo una piccola dimostrazione di quello che
so fare! >> La sua voce burbera rimbombò tra le dorate
pareti del tempio, ormai martoriate dalle sue lame.
<< Consegnatemi il diamante ed eviteremo sgradevoli inconvenienti. >>
Rubber reagì d'impulso << Mai! >>
Quello si poteva di certo considerare l'inizio di un'aspra battaglia.
Tutti contro tutto. Il diamante brillava sull'altare dorato, quasi come
fosse uno spettatore silenzioso della tragedia imminente.
Un trofeo per il quale valeva la pena lottare, perché in esso vi
era custodito l'equilibrio del benessere dell'isola stessa e il segreto
della sua misteriosità.
Rubber aveva faticato per giungere sino a quella vetta, per toccare con mano quella lacrima preziosa e appurarne la grandezza.
Nessuno poteva osare intralciare il suo cammino da predatore di tesori
e niente esigeva il suo prostrarsi ad un essere spregevole come Jack.
Si fece avanti con le mani ai fianchi. Ispirò l'aria
dell'ambiente, impregnando le narici di un odore simile allo stantio di
una vecchia cantina. Ma trasse coraggio e forza per dare libero sfogo
alla sua voce.
<< Il diamante appartiene all'isola. Non ti permetteremo di
usarlo per i tuoi luridi scopi. Resterà qui dove è sempre
stato... >>
Nessuno dei suoi compagni osò obbiettare. Per la prima volta,
quello zuccone aveva ragione. Avrebbero difeso quella pietra anche a
costo della loro vita se in gioco vi era anche la loro dignità.
<< Allora mi costringete ad usare le maniere forti. >>
Più quella testa rossa parlava, più a Nami saliva alla
gola un senso di disgusto. Era rivoltante, quasi indecente per una che
era abituata ai canoni marmorei di Zoro.
Tutto ciò non faceva che aumentare la sua ira, sentiva
l'impellente bisogno di dimostrare il suo valore in battaglia, di
dimostralo a Zoro. Perciò senza esitare impugnò il suo
Clima Sansetsukon.
Anche Zoro non era da meno. Quei tipi non gli inspiravano nulla di
buono, sopratutto il tizio dai capelli grigi alle spalle del grassone.
Aveva un lunga katana affilata, un ottimo bersaglio per lui.
Digrignò i denti e afferrò il manico delle sue adorate
spade.
La lotta cominciò senza esitazioni.
Rubber contro in burbero Jack, Nami contro Ivy, una donna dai crini
d'ebano molto attraente, ma scaltra e potente. Zoro si fiondò su
Sharp, lo spadaccino dall'aria terrificante, Sanji contro Ermaot, un
tipo snello e taciturno dagli abiti bizzarri formati da varie stoffe
unite tra loro, ma capace di tirare pugni e calci più potenti di
Rubber; Franky era alle prese con Ilvian, un uomo anziano dotato di
strane e potenti bombe esplosive. Chopper invece si scontrava con
Buby un simpatico orsetto di piccole dimensioni tutt'altro che
docile e coccoloso, mentre la bella archeologa subiva i colpi di Duffy,
una ragazza dai capelli color cobalto con un bastone allungante di
notevole pericolosità, ed infine Brook e Usop facevo squadra
contro Snake, un tipo a prima vista debole ed impacciato ma avente molte
armi segrete da sfoderare.
Il tempio era un vero e proprio campo di battaglia. Le grida di dolore
e l'olezzo del sangue saturarono l'ambiente rendendolo quasi
irrespirabile. Dopo svariati minuti sembrava la ciurma di capello di
paglia a subirne il peggio.
Molti di loro, tra cui Chopper, Nami e Brook, sembravano sfiniti
sull'orlo di un colossale precipizio, troppo deboli per continuare a
combattere ma fu proprio il capitano a cambiare le sorti.
Lunghe scie di sangue imbrattavano i lembi dei suoi pantaloni e gocce fredde di sudore percorrevano i lineamenti del suo viso.
Sembrava ormai perduto. Ma mai nella sua vita si sarebbe arreso e non intendeva farlo nemmeno in quell'occasione.
Si era ripromesso che avrebbe difeso quel diamante anche al costo della vita e così sarebbe stato.
Morse allora il pollice della sua mano, immettendo una grande quantità d'aria nel suo corpo.
Diventò ramata la sua pelle quasi come volesse andare a fuoco da un momento all'altro.
Janck ne rimase sorpreso << Ehi ragazzo cosa stai cercando di fare? >>
Ma Rubber parve non ascoltare, doveva concentrarsi, non poteva fallire.
Assottigliò il suo sguardo, quasi che i suoi occhi non furono
altro che una piccola fessura, nel quale a stento si riuscivano ad
intravedere
le iridi nere.
Ispirò profondamente e prese coraggio. Un solo urlo si
udì nel circondario << Gom Gom Gigant Pistol! >>
Partì un potente pugno in direzione dell'invincibile nemico. Il
frastuono che provocò tale gesto fece chiudere gli occhi dallo
spavento alla dolce Nami che si accasciò sul suolo pregando ogni
sorta di divinità nel buon esito di quell'attacco.
Poi tutto sfuggi ai sensi, tutto sembrò non avere colore e
forma, tutto svanì sotto una grigiastra coltre di polvere.
Nami sospirò, accogliendo la grazia di poter inspirare ancora l'odore del mare.
Guardava sulla sua cara Sunny, Saudor Island diventare un piccolo
puntino all'orizzonte reso ramato dall'imminente tramonto. Si sentiva
finalmente a casa.
Quasi provava rammarico a dover salutare quel piccolo angolo di
paradiso in mezzo all'oceano, ma sapeva che il suo sogno aveva ancora
tante strade da dover percorrere.
Avevano dato il meglio di loro anche in quell'occasione. Si erano
dimostrati degni pirati nel ritrovare il tesoro leggendario e avevano
difeso il buon nome della loro ciurma sconfiggendo Jack e i suoi
compagni.
Rivolse ancora lo sguardo verso quell'arcipelago da prima sconosciuto e
nel profondo del suo animo avvertì di avere un debito con esso.
Perché se non fossero giunti sul quell'isola, perché se
non si fossero messi a caccia di un tesoro praticamente introvabile,
perché se non avesse seguito la caparbietà di Rubber e
non si fosse affascinata alla bella leggenda della sirena,
probabilmente in quel momento si troverebbe ancora a lottare contro i
suoi stessi sentimenti e a convincersi di quanto fosse sbagliato amare.
Zoro. Ora quel nome non faceva più paura. Poteva pronunciarlo
sempre, senza timore e vergogna, senza sentirsi stupidi o non accettati.
Ora sapeva che anche lui l'amava.
E il modo in cui gliela aveva detto era stato, forse, la cosa più dolce e romantica che ella abbia mai udito da un uomo.
Non aveva mai immaginato quanta umanità si nascondesse nello
spadaccino e la cosa che più la rendeva felice era il fatto di
essere stata proprio lei la causa di quel mutamento.
Non c'era più nessun dubbio che tenesse. Zoro e Nami, ora erano una sola parola, un solo essere, una sola realtà.
Si passò una mano tra i capelli e sorrise felice dei suoi stessi
pensieri e poi sentì due mani grandi e calde sulle sue spalle e
un odore di fresco che le coccolò i sensi.
<< A cosa stai pensando? >> Costui le diede un leggero
bacio la dove la pelle incontrava i lobo e non attese risposta per
continuare la sua ascesa fino al collo niveo.
<< Un pò mi dispiace lasciare Saudor Island, ci ha donato tanto. >>
<< Già... >> Zoro appoggiò il mento sulla
spalla minuta della ragazza per osservare l'orizzonte dalla sua veduta.
Anche lui si sentiva sereno e innamorato, irrimediabilmente innamorato.
<< Un giorno ci ritorneremo... >> Le disse, quasi come
volerla rassicurare, ma in realtà l'idea di fare sbarco di nuovo
su Saudor Island non gli dispiaceva per niente.
Nami fece l'ennesimo sorriso di quella serata. Aveva quasi paura di
provare quella felicità perché temeva che potesse svanire
da un momento all'altro e ritrascinarla in quel limbo di solitudine che
in passato aveva lacerato la sua anima.
Ma una parte del suo cuore sapeva che questo non sarebbe mai successo.
Perché Zoro non l'avrebbe mai abbandonata, per nessuna ragione al mondo, perché ormai era sua, sua e di nessun altro.
E lui era suo, solamente suo, perché solo lui poteva meritarla, solo lui custodiva il suo cuore.
<< Lo sai che ti amo e che ti amerò per sempre, vero? >>
Era solo una ricerca di conferma che in fondo già sapeva, ma la
rivoleva.
Doveva esserne certa, ancora una volta, doveva poter guardare il futuro con serenità e niente dubbi.
<< Certo che lo so, e tu sai che anche io ti amo, vero? >>
Quella domanda non ebbe riposta, almeno non una udibile. Ci furono solo
due labbra ad unirsi e due respiri a confondersi nel silenzio
dell'oceano.
FINE
Rieccomi
dopo un pò di tempo. Oh ! Finita anche questa storia. Ci sono un
mucchio di cose che vorrei dirvi ma adesso mi sfuggono. Innanzitutto
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e chi si aspettava uno
scontro a l'ultimo sangue con Jack sarà rimasto deluso, ma come
già ho detto in precedenza, non sono brava a descrivere scene
d'azione sono più per il sentimentalismo.
Questa storia è
nata per caso in un giorno di fine estate mentre fantasticavo con la
mente e non mi sarei mai aspettata un affetto simile da parte vostra.
In questo cammino sono migliorata molto, ho sempre cercato di rendere
il tutto più appassionante e di non deludervi mai. Spero di
esserci riuscita.
Zoro e Nami faranno sempre parte di questo cammino verso il mio sogno
di diventare una scrittrice e li porterò sempre con me.
Intanto vi dico che non voglio abbandonarli per ora. Ho intenzione di
scrivere una shot su di loro, magari anche una un pò rossa anche
se non sono il mio forte vi avverto.
Ma comunque ritornando a noi per ora ho altri poggetti. Infatti vi invito a leggere la mia nuova Fan Fiction sulla serie televisiva The Vampire Diaries. E' una stuggente storia d'amore mista all'affascinante mondo del fantasy. La storia può essere seguita anche da chi non ha mai victo il telefilm perchè riparte dall'inizio e racconta eventi parralleli alla serie ma arricchiti dalla mia fantasia.
Vi invito a dargli un'occhiata ^_^ Ah dimenticavo si intitola Breathe Again!
Detto anche questo non mi resta altro che salutarvi e ringraziarvi.
UN GRAZIE ENORME a chi mi ha sempre seguita e si è appassionato
con me. A chi a recensito ogni mio capitolo, a chi l'ha messa tra le
preferite, tra quelle da ricordare e tra quelle da seguire e anche a
chi ha semplicemente letto.
GRAZIEEEEEEE!!! Siete fantastici e vi porterò sempre con
me!!! Spero di risentirvi presto e spero di farmi risentire anch'io ma non
vi preoccupate sarà sicuramente così. Baci Baci dalla
vostra
Stella94
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