Contratto di Sangue-L'ombra del principio

di Lady Moonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sogni di un oscuro passato ***
Capitolo 3: *** Dove tutto ebbe inizio ***
Capitolo 4: *** Fumo e fiamme ***
Capitolo 5: *** Extra 01-Notte tempestosa ***
Capitolo 6: *** La Pietra di Cristavia ***
Capitolo 7: *** Madame Lydia ***
Capitolo 8: *** Alhandra ***
Capitolo 9: *** All'ombra della Cattedrale ***
Capitolo 10: *** Un incontro ***
Capitolo 11: *** La spada, il sacrificio e il sangue ***
Capitolo 12: *** Tradimento ***
Capitolo 13: *** Tuffo nel passato ***
Capitolo 14: *** Il desiderio di Vlad Tepes ***
Capitolo 15: *** Un passo dalla fine ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Nota 2014: Questa storia è stata scritta nel lontano 2011, quindi spero perdonerete lo stile acerbo ed eventuali imperfezioni. Contratto di Sangue è in fase di revisione totale, per approfondire e migliorare la trama, arricchendola di nuovi particolari. Conto di ripubblicare le vicende di Clare appena avrò concluso la nuova versione!
Nel frattempo spero che questa vecchia versione possa tenervi compagnia! :D  
 




Prologo
 
 
 
È inverno. La neve cade lentamente sul prato, ricoprendo il mondo con il suo candore.
La ragazza si porta una mano al ventre, dove il sangue continua a fuoriuscire dalla ferita. Ha paura, le labbra le tremano mentre pronuncia il nome del suo amato.
Sebastian...” sussurra con le ultime forze che le rimangono.
Il ragazzo le stringe la mano e delle lacrime sfuggono dai suoi occhi.
Devi farlo ora.” mormora la fanciulla, ormai al limite delle sue forze.
Non posso farlo Cassandra!” grida Sebastian stringendo a sé il corpo dell'amata.
Questo è l'unico modo. In nome del nostro contratto, io te lo ordino!” esclama socchiudendo gli occhi. “Nutriti del mio sangue ed uccidi i nemici!”
All'improvviso gli occhi del ragazzo assumono una colorazione violacea, con lievi sfumature rosse.
Le mani strette intorno alle spalle della ragazza stringono con violenza il suo corpo, dalla bocca compaiono due piccole zanne affilate.
La ragazza si lascia sfuggire un ultimo sospiro, poi avverte il vampiro succhiare dal suo corpo l'ultima scintilla di vita che le rimane.
Il buio prende il sopravvento sopra ogni cosa...
 
 
Clare si svegliò all'improvviso nel suo letto con la fronte sudata. La luce del sole l'abbagliò per qualche istante e fu costretta a chiudere gli occhi.
Sbadigliò e si portò una ciocca dei lunghi capelli biondi dietro l'orecchio.
“Ancora quel maledetto sogno.” bisbigliò osservando il paesaggio fuori dalla finestra.
I giardini del palazzo reale le si presentarono in tutto il loro splendore. Gli alberi erano fioriti, le fontane erano piene d'acqua e i passeri beccavano qualche briciola di pane.
Clare constatò che doveva aver dormito fino a tardi perché i rampolli degli aristocratici stavano giocando, facendo un gran baccano.
La testa le faceva male e la ferita alla spalla non era ancora del tutto guarita. Scese dal letto e la bianca camicia da notte le arrivò alle ginocchia. I suoi piedi toccarono la fredda superficie della camera da letto e Clare fu scossa da un brivido. Anche se la primavera era arrivata, quell'anno sembrava che i geli dell'inverno non volessero lasciare il paese.
Con passo leggero si diresse verse il bagno. Notò immediatamente che le domestiche dovevano essere entrate da poco nelle sue stanze perché l'acqua della vasca era già calda.
Si sfilò il delicato tessuto di seta e si immerse nella vasca fino al collo. Dopo pochi minuti chiuse gli occhi per un istante. In quel periodo era estremamente stanca, e la notte precedente era stata alzata quasi fino all'alba.
Sbadigliò ed osservò le bolle di schiuma ricoprire la sua pelle.
Il tempo trascorse e solo quando Clare si rese conto che l'acqua era ormai fredda, la ragazza afferrò un asciugamano ed uscì dalla vasca.
Osservò i suoi capelli e dopo un attimo di indecisione afferrò una spazzola e cominciò a pettinarli.
In seguito si diresse verso il grande armadio che le aveva regalato Vincent qualche anno prima. Prese alcuni vestiti e si cambiò. Indossò un corpetto marrone e una leggera camicia bianca e verde. Infine infilò dei pantaloni in pelle nera, degli stivaletti che le arrivavano quasi al ginocchio ed un mantello color crema.
Pronta per tornare al lavoro uscì dalle sue stanze. Lungo il corridoio, le cui pareti erano tappezzate di rosso e le grandi finestre laterali avevano spesse tende scure, incontrò alcuni domestici che le riferirono un messaggio.
“Il re vuole vederla, l'aspetta per il pranzo.” le riferì un maggiordomo.
Clare annuì, le rimaneva circa un'ora prima del loro incontro. Fece per andarsene. Ma fu trattenuta dalle parole di Virginia, la sua cameriera privata.
“Il signor Vincent mi ha pregato di portarvi il suo dono per voi.” disse la ragazza mostrando tra le mani un collana d'oro con incastonato un rubino.
Clare osservò le piccole mani di Virginia e il capo leggermente inchinato in segno di rispetto. Aveva una corporatura minuta, corti capelli neri ed occhi scuri.
La sua pelle scura risaltava maggiormente contro quella pallida di lei.
“Riferisci a Vincent quello che gli dico ogni volta.” rispose sospirando. “Il fabbro è arrivato?” aggiunse rivolgendosi al maggiordomo, che indossava abiti scuri e candidi guanti di velluto. L'uomo non più molto giovane rispose con voce ferma e sicura. “L'attende nelle scuderie.” spiegò.
Clare si diresse verso le scalinate che davano ai giardini e si soffermò un secondo sulla porta di un pesante colore nero ed una raffinata maniglia d'argento.
Si portò una mano al petto, poi, scuotendo la testa decise di proseguire. Dopotutto non aveva bisogno di Sebastian, non ancora.
Percorse le lunghe sale affrescate, i saloni dei ricevimenti e si soffermò qualche istante per osservare la sala del trono, le cui porte chiuse erano vigilate da alcune guardie armate.
“Ci sono stati problemi?” domandò ad un ragazzo di trent'anni che reggeva in mano una lancia.
“No, Lady Rainsworth.” rispose prontamente fissandola negli occhi.
“Riferisci al re che se avrà bisogno del mio aiuto mi troverà nelle scuderie.” Concluse Clare dando le spalle agli uomini e proseguendo per la sua strada.
Attorno a lei, bambini e donne dell'alta società camminavano per i corridoi del palazzo reale.
“È lei!” mormorò una donna alla sua dama di compagnia.
“Sì...” confermò un'altra indicando Clare con cenno della testa.
La ragazza si fermò per un istante, poi sospirando riprese la sua strada. Clare si sfiorò i capelli poi s'assicurò che il pugnale nascosto sotto i suoi abiti fosse ancora al suo posto.
Infine, ignorando gli sguardi della gente scese dalla scalinata che la condusse ai giardini privati del re.
Un movimento furtivo alle sue spalle la costrinse a voltarsi. Il suo corpo si mise in posizione di difesa, pronto a scattare al minimo cenno di pericolo.
I muscoli si contrassero e Clare estrasse il pugnale dalla sottoveste.
La figura nascosta all'ombra delle colonne, sotto il porticato, mosse qualche passò verso di lei rivelando il suo volto.
“Sebastian!” esclamò Clare abbassando l'arma. “Perché sei qui?” gli domandò sospirando.
Il ragazzo rimase zitto fissandola negli occhi e scrollò le spalle. I capelli corvini che gli arrivavano alle spalle furono mossi dal vento, mentre lo sguardo vagò alle spalle della ragazza.
“Non dovresti rimanere qui. Il sole ti indebolisce.” gli fece notare Clare chinandosi su un cespuglio di rose. Se né portò una al volto e né assaporò il delicato profumo.
Alzò il viso ed ammirò il piccolo paradiso floreale che si trovava davanti. Ricordò che quand'era piccola era solita andare a giocarci in compagnia di Edward. Tuttavia da quando lui era stato nominato nuovo sovrano del regno di Ziltar e lei aveva assunto il ruolo che spettava ai membri della famiglia Rainsworth erano sempre più rare le occasioni in cui lo incontrava, se non per questioni riguardanti la sua sicurezza.
Scosse la testa. Non voleva ricordare quei giorni. Quei pensieri non avrebbero fatto altro che minare ancora una volta le scelte che aveva fatto.
Sussultò quando avvertì la mano di Sebastian posarsi sulla sua spalla. Si girò verso di lui e con poca grazia allontanò la sua mano.
“Lo sai che non mi piace quando mi tocchi!” esclamò furiosa. I capelli le scivolarono in avanti coprendole il viso. “Non farlo più!” ordinò, ignorando gli occhi confusi di Sebastian.
Sentì il vampiro ridere, ma non si girò. Fece una smorfia, il dolore alla spalla le era tornato. Sentì la ferita bruciare e dovette appoggiarsi a tronco di un frassino per l'improvvisa scossa di dolore.
“Stai sanguinando.” mormorò Sebastian avvicinandosi. “Sento l'odore del sangue.” proseguì, come se Clare avesse avuto bisogno di una spiegazione.
La ragazza diciannovenne s'irrigidì all'improvviso. Il suo volto aveva perso colore e la presa sul tronco si fece più insicura. L'odore acre e quasi metallico del sangue non l'aveva mai potuto sopportare. Malgrado avesse dovuto uccidere alcune persone, in passato, non era mai riuscita a farsi passare quella fobia per la “linfa”, propria, degli umani.
Più volte si era chiesta come potessero fare i vampiri a sopportarne il sapore. Una volta aveva posto quella domanda a Sebastian che si era limitato a rispondere con un enigmatico sorriso.
“Forse è il caso che tu torni a riposare.” propose Sebastian, mostrando i sui affilati canini da vampiro.
Clare distolse lo sguardo. Si morse il labbro, poi, constatando che il dolore stava lentamente affievolendosi decise di proseguire il suo cammino verso le scuderie.
Sebastian la seguì in silenzio.
Attraversò i giardini, salutando alcuni addetti alle pulizie di quest'ultimo, passò la fontana di pregiato marmo bianco con al centro la statua di un cigno dalla cui bocca usciva un rivolo d'acqua ed infine svoltò dietro una siepe ricoperta da piccoli fiori gialli.
Aprì la porta che dava alle mura esterne del castello ed attraversò il breve corridoio che dava accesso alle scuderie. Guardie armate erano poste in più punti, ma lei non ci badò.
Senza guardare, capì immediatamente di essere giunta a destinazione. Il profumo del fieno e l'odore dei cavalli le colpì le narici, rammentandole il motivo per il quale si trovava lì.
Vide Sebastian storcere il naso, a lui non erano mai piaciuti i cavalli, probabilmente perché emanavano un odore troppo forte e pungente per il suo delicato olfatto.
“Ancora non capisco perché sei venuto.” intervenne Clare fermandosi prima che uno stalliere le finisse addosso.
“Semplice curiosità.” rispose il vampiro con espressione vacua.
“Potevi almeno metterti dei vestiti più adatti” commentò la ragazza osservando gli abiti neri, fin troppo aderenti al corpo del ragazzo. “Non ho mai capito la tua passione per gli abiti in pelle e cuoio.” riprese.
“Eppure mi conosci.” replicò il moro. “ In effetti da ancor prima che tu nascessi.”
Clare lasciò perdere il discorso. Come al solito Sebastian aveva sviato l'argomento, ricordandole che la conosceva meglio dei suoi genitori, morti da quasi cinque anni.
Gli spazi riservati ai cavalli erano divisi da pareti in legno ed ognuna era segnata con un numero, messo ben visibile, utilizzato per distinguere i diversi animali.
Trovò il fabbro, un uomo che doveva aver quasi raggiunto i cinquant'anni intento a ferrare alcuni cavalli. I capelli rivelavano delle ciocche grige, quasi bianche, segno del tempo trascorso. Il volto era magro, stanco, eppure erano ancora poche le rughe che lo attraversavano.
Simon, il fabbro, fece appoggiare lo zoccolo del cavallo, ormai ferrato e si voltò, con il volto sudato, regalando un sorriso a Clare che lo salutò con altrettanto entusiasmo.
“Mi cercavate?” domandò la ragazza con dolcezza.
L'uomo annuì. “Ho terminato il lavoro che mi avevate richiesto.” spiegò accennando una sacca appoggiata al muro.
Clare seguì Simon verso quel punto, mentre si premette la ferita sulla spalla. Il dolore era tornato a farsi sentire. Sospirando, la Guardiana pensò che forse avrebbe fatto meglio a prendere degli antidolorifici una volta tornata nei suoi alloggi.
Vide il fabbro cercare qualcosa nella sacca che si era portato dal villaggio e Sebastian che si affiancava all'uomo, appoggiando un braccio alla parete del muro.
Alla fine Simon prese una spada riposta in un fodero di cuoio.
Clare s'avvicinò, mentre il fabbro le porgeva l'impugnatura dell'arma. La ragazza afferrò la spada e con un movimento fulmineo la portò davanti a sé. Sorrise.
La lama era nera con una linea azzurra nel centro che dalla punta arrivava fino all'impugnatura. Nell'elsa era incastonata una pietra blu di forma rettangolare e Clare vi passò sopra una mano, senza pensarci.
Sebastian accennò ad un sorriso, mentre il fabbro aspettava il responso della nobile.
“È perfetta!” esclamò la Guardiana riponendo l'arma nel fodero. “Esattamente come la volevo.” continuò.
“Fin troppo bella direi.” mormorò il vampiro.
“Devo forse ricordarti chi è stato a spezzare l'altra?” domandò Clare mentre i suoi occhi celesti si posarono in quelli grigi con sfumature verdi di Sebastian.
Il ragazzo si zittì immediatamente.
Clare estrasse dalla tasca un sacchetto di velluto rosso e né estrasse due monete d'oro che diede al fabbro.
“I tuoi lavori sono sempre i migliori.” concluse la nobildonna.
Salutò alcuni stallieri e ripercorse il cammino che aveva fatto precedentemente, pronta per incontrare il re.
“Sebastian!” chiamò aspettando che il dannato le s'affiancasse. Quando gli fu accanto gli diede la spada e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchia.
Attraversarono i giardini del re in silenzio, mentre il vento s'insinuava tra i loro abiti.
Rientrarono nel palazzo, sede del governo e Clare si diresse nelle sue stanze per poter cambiare le bende.
“Bentornata lady.” mormorò Virginia con un leggero inchino e distogliendo lo sguardo imbarazzato da quello di Sebastian.
Clare sentì il vampiro ridacchiare. “Ti trovo bene Virginia.” si complimentò con la giovane serva.
“V-Vi ringrazio...” balbettò la ragazza.
Clare roteò gli occhi. Sebastian sapeva fin troppo bene che Virginia aveva una cotta per lui ed ogni volta che l'incontrava se né approfittava per prenderla in giro.
“Mi serve il tuo aiuto Virginia.” tagliò corto Clare.
“Certo, lady” rispose prontamente.
La ragazza lanciò un'ultima occhiata a Sebastian, poi s'affrettò a seguire Clare nelle sue stanze.
Superarono un breve corridoio rettilineo ed infine si ritrovarono all'entrata che dava accesso agli alloggi dell'erede della famiglia Rainsworth.
Alcune rose erano state messe in piccoli vasi di ceramica e posti su diversi tavolini. Le finestre erano state spalancate per permettere il cambio d'aria e la luce filtrava all'interno della stanza. Il letto a baldacchino era stato rifatto e sulle coperte erano stati posti due nuovi abiti dai delicati ricami.
“Sono da parte del re.” spiegò la serva allo sguardo interrogativo di Clare.
“Capisco...” bisbigliò la Guardiana andando a sfiorare gli abiti con le dita. “Mi sta viziando.” aggiunse con un flebile sorriso.
Erano vestiti da sera. Uno era di un tessuto chiaro, tendente al viola, l'altro era di un blu scuro, quasi nero. Entrambi i vestiti avevano, disegnate sul corpetto, alcune rune non ben definite ricamate con del nastro dorato. Le maniche si stringevano ai gomiti per poi allargarsi fino al polso. La gonna arrivava fin quasi a sfiorare il terreno e terminava con un complicato pizzo bianco. Alla vita v'era una sorta di cintura che scivolava elegantemente sull'abito.
“Immagino che il re abbia organizzato l'ennesima festa.” disse più a se stessa che alla serva. “Aiutami con la fasciatura alla spalla, Virginia. Edward mi sta aspettando.” concluse.
Le mani di Virginia erano delicate sulla pelle della nobile, l'aiuto a svestirsi e poi dopo aver disinfettato la ferita la coprì con delle bende pulite.
Finito il lavoro fece un breve inchino ed uscì dalla camera, lasciando Clare da sola.
 
 




 

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Capitolo 2
*** Sogni di un oscuro passato ***


 

 

01
Sogni di un oscuro passato

 

 

Clare si lasciò cadere su una poltrona e il suo sguardo vagò tra i vari dipinti del soffitto. Ricordò che le prime volte in cui era andata a vivere al castello aveva fatto fatica ad addormentarsi, troppo impaurita dagli sguardi duri e severi di quegli affreschi.
Ve n'era uno in particolare che aveva sempre attirato la sua attenzione. Rappresentava un angelo, dalle candide ali spiegate al vento, che stringeva a sé con estrema dolcezza una fragile umana dagli occhi verdi e i fluenti capelli castani.
Una volta aveva chiesto il significato ad Edward e lui le aveva raccontato la leggenda.
Narrava le vicende di Enuwiel, l'angelo che scese dal cielo per vivere tra i mortali e che infine s'innamorò di Chyntia, l'umana da cui ebbe un figlio. Secondo il popolo di Ziltar fu proprio quel figlio che divenne il primo re del paese, di conseguenza le persone credevano che Edward possedesse nelle vene il sangue dell'angelo.
Lei non c'aveva mai creduto. Tutte quelle leggende erano frutto della stessa famiglia reale che per incutere timore al popolo ed accrescere il suo prestigio non esitava nel far credere la sua discendenza divina.
Allungò la mano verso l'angelo, come per afferrarlo e rimase ad osservare i suoi occhi celesti.
L'insistente bussare alla porta la costrinse a tornare alla realtà.
"Avanti” disse alzandosi dalla poltrona.
Sebastian l'attendeva sulla soglia, le braccia incrociate al petto e un'espressione vagamente preoccupata. Una ciocca di capelli gli era scivolata sul volto, creando un gran contrasto con la sua pelle pallida.
"Ci stavi mettendo troppo tempo.” intervenne facendo qualche passo in avanti.
"Immagino di sì” replicò lei spostando lo sguardo sulla spada legata alla cintura del vampiro.
"Regali del re?” domandò indicando gli abiti posati sul letto.
"Edward si preoccupa troppo.” tagliò corto Clare. “Dovrebbe dispensarsi di più per la sua futura moglie.” continuò.
" Se non sbaglio quand'era bambino aveva detto che ti avrebbe sposato.”
Clare schiuse le labbra e gli regalò un'occhiata d'odio. “Questo non avverrà mai, lo sai meglio di me!”
Sebastian sorrise, uno di quei sorrisi che Clare detestava con tutta se stessa.
"E smettila di sorridere!” esclamò.
La ragazza strinse i pugni ferendosi con l'anello che portava al dito. Osservò l'oggetto che la legava a Sebastian con crescente rabbia. Il simbolo del loro contratto.
Aveva la forma di una rosa dai petali dischiusi ed era di un colore bianco lucente con qualche striatura argentea.

 

La sala del trono era un luogo piuttosto ampio. Al lati delle pareti c'erano una fila di colonne di prezioso marmo, color della notte, affiancate da una coppia di guardie ciascuna. Il pavimento rispecchiava un cielo notturno con piccole pietre preziose che simulavano le stelle. Il soffitto, a forma di cupola, era affrescato con scene riguardanti angeli e demoni, la maggior parte vampiri.
Dall'altro lato della stanza, nel mezzo, s'ergevano i due troni destinati al re ed alla regina.
Come ogni volta che lo vedeva, a Clare mancò un battito del cuore mentre osservava il viso rilassato e sereno di Edward. I capelli, castano chiaro, erano pettinati elegantemente all'indietro, la bocca, sottile, era piegata all'insù, in un leggero sorriso, e gli occhi, simili a due smeraldi, la fissavano pieni di gioia. Poi si posarono su quelli di Sebastian ed un'ombra passò sul volto del re.
Il vampiro si inchinò qualche passo dietro alla sua padrona ed attese che il re parlasse.
"È un piacere vedervi Lady Rainsworth, sebbene le circostanze non siano delle più piacevoli.” Fece una pausa e con un cenno della mano indicò a Clare d'avvicinarsi.
La ragazza avanzò, fermandosi a poco più di un metro dal suo sovrano.
Dietro le spesse tende scure alle spalle del trono, la Guardiana poté sentire i mormorii delle serve.
Edward s'alzò avvicinandosi a Clare e le tese il braccio. “Se volete seguirmi.” disse con uno sguardo più dolce. “Il pranzo verrà servito tra poco.” spiegò.
La ragazza annuì accettando l'invito di Edward ed appoggiò la mano sul braccio del sovrano con fare insicuro.
Edward era più alta di lei di una decina di centimetri. Il fisico era ben sviluppato, come lasciava intravedere la leggera veste di stoffa, merito dei faticosi allenamenti a cui era stato sottoposto da ragazzo. Indossava degli stivali che gli arrivavano al ginocchio, dei pantaloni marroni di pregiata fattura con filamenti dorati ed una maglia di stoffa bianca. Alla cintura era fissata una spada, la cui elsa era impreziosita da numerose pietre preziose.
Superarono Sebastian e dall'espressione del vampiro Clare capì che non era affatto contento, o semplicemente soffriva per la mancanza di sangue. In quel momento non lo seppe dire.
Si morse nervosa le labbra e strinse la presa sul braccio di Edward. Lui se ne accorse e si voltò comprensivo verso di lei.
"Hai ricevuto i miei doni?” chiese in un sussurro.
Agli occhi di Clare quella voce poteva appartenere davvero ad un discendente di un angelo. Il suo tono era così dolce e melodioso che, ogni volta, le faceva venire in mente una creatura celeste, distante dai semplici mortali.
"Non avresti dovuto, Ed.” bisbigliò, chiamandolo con il nome che erano soliti utilizzare da piccoli.
Sentì Edward sussultare e si chiese se avesse fatto bene a chiamarlo in quel modo.
Al loro passaggio i nobili presenti fecero un breve inchino, lasciandoli passare.
Non poté fare a meno di pensare che vedere Sebastian con l'espressione imbronciata era davvero uno spettacolo molto raro.

 

Il pranzo fu servito poco dopo. Si trovavano su una tavola esageratamente grande per tre persone soltanto, ma Clare dubitava che nel castello ve ne fossero per un così esiguo numero di individui. Edward era seduto a capotavola e stava venendo servito da alcune cameriere.
Clare si trovava al fianco di Sebastian che giocherellava con una mela senza prestare interesse per il cibo che veniva servito. Ogni tanto lanciava un'occhiata poco rassicurante alle cameriere e Clare sperò che quelle povere ragazze non diventassero il suo pasto.
"Mi hanno riferito che sei stata ferita.” intervenne Edward malinconico.
Persa nei suoi pensieri Clare rimase un attimo in silenzio prima di rispondere.
"È così.” rispose. Afferrò una forchetta ed assaggiò uno dei tanti piatti che si trovava davanti.
"Mi dispiace Clare.” mormorò il sovrano abbassando lo sguardo. “Sei costretta a combattere per proteggere la famiglia reale, tuttavia, se tu lo volessi, io...” non riuscì a terminare la frase.
"Va bene così Ed.” lo interruppe Clare. “Non preoccuparti. Ci pensa Sebastian a proteggermi.” proseguì versandosi dell'acqua nel calice di cristallo.
Sentì il vampiro mormorare qualcosa, ma non riuscì a coglierne il significato.
Edward sospirò e con un cenno della mano invitò i domestici a lasciarli soli.
"Dunque cosa avete scoperto?” domandò.
"Il ladro era un vampiro.” spiegò Sebastian incrociando le dita delle mani sul tavolo. “ Un Mezzosangue.”
Clare sbadigliò. I vampiri si dividevano in tre classi, ad ognuna di esse corrispondeva un diverso livello di abilità e poteri. Alla scala più bassa c'erano i Mezzosangue, vampiri che un tempo erano stati umani e che non necessitavano di bere sangue tutti i giorni. Al secondo posto c'erano i Purosangue, coloro nati dal vampiro originario, Vlad Tepes. Al terzo posto c'erano i Primi, i vampiri più antichi e potenti al cui vertice sedeva lo stesso Vlad.
Sebastian era un Purosangue, uno dei più vecchi e dai poteri micidiali. Tuttavia la sua forza era stata sigillata in passato dalla famiglia Rainsworth ed essa poteva essere risvegliata solo dalla contraente, colei con il quale il demone aveva stretto il patto.
"Lord Henry è morto. L'abbiamo trovato nel suo letto con la gola tagliata.” spiegò Clare trattenendo un conato di vomito. “La casa era sommersa dal caos, l'assassino cercava qualcosa.” continuò cercando di rilassarsi. "Abbiamo seguito il Mezzosangue e Clare è stata ferita alla spalla.” concluse Sebastian.
Edward si voltò verso la Guardiana con lo sguardo colpevole. “Si sa cosa cercava?” domandò il sovrano.
Entrambi scossero la testa in segno negativo.
"Questa è la terza aggressione.” mormorò il re. “Mi chiedo quale sia lo scopo di tutto ciò.”
"Qualunque esso sia, noi lo scopriremo!” esclamò Clare alzandosi in piedi. Fece un cenno a Sebastian che la imitò. “Dobbiamo andare.” spiegò. “Arrivederci Edward.” aggiunse esitante.
"Capisco.” bisbigliò il re. “Ci vedremo alla festa questa sera?”
Clare si guardò le mani. “Il compito della Guardiana è quello di vegliare sul re. Probabilmente ci incontreremo.” concluse voltandogli le spalle.
A passi sicuri uscì dalla stanza, salendo le scale che l'avrebbero portata alla biblioteca. Si sentiva stanca. La ferita alla spalla non le dava più grossi problemi, ma la fatica dei giorni precedenti l'aveva indebolita.
Inoltre, vedere Edward le provocava sempre una fitta dolorosa allo stomaco. I precedenti sovrani erano morti quando lui aveva compiuto da poco quindici anni ed Edward si era visto piombare addosso tutte le responsabilità di un regno.
Da quel momento i loro incontri si erano fatti sempre più rari.
L'anno successivo, quando lei compì quattordici anni anche i suoi genitori morirono e Clare dovette occupare il posto da Guardiana.
Aveva stretto il patto con Sebastian che non era stato in grado di proteggere i suoi cari ed aveva cominciato una nuova vita.
Aveva detto addio alla spensieratezza degli anni precedenti ed era diventata un'assassina, una ladra, una spia silenziosa. Le sue doti erano andate al nuovo re, Edward Terzo, a cui aveva giurato fedeltà.
Appoggiò le dita alla superficie liscia e fredda del corrimano e salutò con un sorriso una dama che stava scendendo ai piani inferiori.
"In questi giorni sei strana.” disse Sebastian all'improvviso, facendo sussultare Clare. “In passato mi avresti detto ciò che ti turbava.” continuò il vampiro.
"Sono solo stanca” rispose con un tono poco convincente. “Ultimamente dormo poco, continuo a fare strani sogni.”
"Incubi?” chiese il ragazzo. Doveva dimostrare più o meno ventitré anni.
"Sì.” rispose vaga Clare. Aveva mentito e sapeva che Sebastian doveva averlo intuito dalla sua espressione.
Strinse i denti e pensò che non le sarebbe dispiaciuto fiondarsi tra le braccia di Sebastian e lasciarsi consolare. Arrossì al solo pensiero e abbassò lo sguardo.
"Il tuo cuore sta battendo più velocemente.” aggiunse il demone. Si portò una mano al volto, pensieroso, poi la poggiò sulla spalla di Clare.
Clare si voltò timorosa e troppo imbarazzata per guardarlo.
"Sai che puoi confidarti con me.”
"Lo so, Sebastian. Ora non mi va di parlarne.” con delicatezza allontanò la mano. “Puoi andare. Immagino che sarai assetato.” aggiunse, indicando con un dito la porta spalancata della biblioteca.
Fece qualche passo in quella direzione ed attese che Sebastian la superasse. Non lesse alcuna espressione sul suo volto quando la lasciò, forse una nota di malinconia. In lontananza lo vide inchinarsi sorridente ad una dama del palazzo e baciarle galantemente la mano. Si chiese se quella ragazza sarebbe diventata il suo prossimo pranzo.

 

Grossi scaffali stracolmi di libri erano addossati alle diverse pareti della stanza. I più grossi ed antichi si trovavano in una stanzetta separata ed erano sorvegliati da un paio di guardie, armate di lancia ed una pesante armatura.
Il vociare dei bambini distrasse Clare che si voltò ad osservarli mentre ascoltavano la storia raccontata dal loro insegnante. Erano i figli dei nobili che abitavano il castello, i più vicini alla famiglia reale, e che frequentavano regolarmente le lezioni.
Erano seduti tutti attorno ad un tavolo, tra i loro vestiti eleganti e le pettinature più strane, come richiedeva la moda. Un bambino aveva tirato i capelli ad una bambina e quella si era messa a piangere.
Clare si lasciò quelle grida alle spalle ed entrò. Le sue dita vagarono sulle vecchie copertine di libri semi impolverati fino a fermarsi su un tomo dalla vivace tinta rossa. Lo prese e lo portò svogliatamente sul tavolo al suo fianco.
Non aveva cercato nulla di particolare, voleva solo rilassarsi e liberare la mente da ogni preoccupazione.
Era un libro di vecchie leggende e miti ormai scomparsi, accompagnati da alcune raffigurazioni.
Clare avvertì la testa farsi più pesante ogni minuto che passava e senza rendersene conto s'addormentò tra le pagine ingiallite e consumate dal tempo.

 

È da poco comparsa la luna in cielo.
Cassandra si porta una mano tra i capelli e sorride rivolgendosi al vampiro.
"Sei venuto.” mormora. “Non credevo ti saresti presentato.”
Sebastian le accarezza la guancia. “Volevo vedere tua figlia. È bellissima.” sussurra guardandola negli occhi.
"Mi odi?” chiede la ragazza.
"No, era giusto così...” risponde il vampiro. “Devo andare.” aggiunge dopo un attimo di esitazione. “Lui non deve vedermi.”
"Sebastian...” Cassandra lo afferra, facendolo voltare verso di lei.
Le loro labbra si potrebbero toccare, tanto sono vicine, e accade. Il bacio si protrae per alcuni istanti, è il vampiro a staccarsi dalla ragazza per primo.
"Devo andare...” conclude mentre la notte lo inghiottisce.

 

Clare si svegliò di colpo. Fece scivolare le mani sulle labbra, tremanti. Avvertiva una sensazione strana, come se quel bacio che aveva sognato fosse stato dato a lei.
Scosse la testa, cercando di scacciare ciò che aveva appena visto. Non capiva il motivo, ma continua a sognare la sua bisnonna, Cassandra Rainsworth. Tuttavia, ciò non l'avrebbe disturbata più di tanto se nel sogno non ci fosse stato anche Sebastian.
Era quasi un mese che continuava a vedere pezzi di vita o di ricordi dei due amanti. La cosa non le faceva piacere. Sapeva che i due avevano avuto una relazione, ma lei era morta. Non aveva mai parlato con Sebastian di Cassandra, ma decise che indirettamente prima o poi avrebbe dovuto farlo.
Inoltre il motivo per cui quei sogni erano cominciati le era oscuro.
Si rese conto che la stanza era avvolta dal silenzio e alle sue spalle la finestra mostrava un panorama notturno. Per quanto tempo aveva dormito?
Rimise al suo posto il libro che aveva letto ed uscì nell'ala principale della biblioteca, aperta a chiunque avesse bisogno di una qualche informazione.
Vi trovò solo una persona che sistemava alcuni volumi sugli scaffali.
Silenziosamente le passò accanto, pensando che tutti i nobili dovevano trovarsi al ricevimento del re.
Alcune lanterne erano state accese e lei seguì con gli occhi il flebile bagliore illuminare i corridoi del palazzo. Decise di tornare alle sue stanze e cercare Sebastian. Mentre attraversava i corridoi affrescati concentrò l'attenzione sul rumore dei suoi passi e respiri.
La musica delle danze la distrassero per alcuni istanti. Ne sentiva l'eco lontano e le risate degli invitati. Poi avvertì una sensazione di gelo e disagio. Le ombre cominciarono a non essere più semplici ombre, l'aria stessa sembrava cambiata.
La gola era secca e i muscoli in tensione. Clare estrasse con attenzione il pugnale e diede una breve occhiata all'anello che sembrava sprigionare scintille di calore.
Cominciò a correre, senza neanche rendersene conto, imboccando i primi corridoi che incrociava.
Qualcosa non andava, ma non sapeva dire cosa.
Senza fiato era riuscita a raggiungere il piano dei suoi appartamenti. Svoltò l'angolo e si ritrovò a sbattere contro il petto di Sebastian.
In principio lo guardò sconvolta, poi prendendo un bel respiro scoppiò a ridere. Si voltò, notando che la sensazione di pericolo era scomparsa e si chiese se non fosse stata altro che un illusione.
Il vampiro indossava i soliti pantaloni in pelle ed una leggera camicia bianca, aperta sul collo. Clare si scostò facendo leva con le mani sul suo petto. Solo allora s'accorse che stava tremando.
Sentì una sorta di ringhio salire dalla gola del vampiro e i suoi occhi grigi-verdi diventare più scuri.
Avvertì le sue braccia che la stringevano con fare protettivo, mentre osservava l'oscurità alle sue spalle.
"Clare!” esclamò stringendo la presa. “Cos'è accaduto? Stai bene? Sei ferita?” domandò alzando il tono di voce.
Clare si lasciò cullare per alcuni istanti, assaporando il profumo delicato di Sebastian. Provò a parlare, ma si sentiva la gola secca e i pensieri confusi.
Il tremore stava lentamente scomparendo e la Guardiana capì che stava riacquistando il controllo di se stessa.
"I-Io pensavo d'aver visto qualcuno seguirmi.” mormorò. “Mi devo essere sbagliata.” concluse allontanandosi un poco dal vampiro.
"Eri terrorizzata fino a un attimo fa.” replicò Sebastian.
"Sto bene... Ho solo bisogno di farmi un bagno.” barcollò all'indietro e s'avviò verso le sue stanze.
Non s'accorse dello sguardo preoccupato che le lanciò Sebastian, troppo impegnata ad evitare di finire per terra.

 

 

Anticipazioni:
[Clare poteva vederla, Cassandra, se chiudeva gli occhi. Era una donna dagli intensi occhi verdi, i capelli castani ondulati, la pelle diafana e le labbra sottili e rosee.

"Cassandra. Era questo il suo nome." osservò Clare.
Sebastian annuì e rimase in silenzio il resto del tempo.]

 

Grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la ff ai preferiti-seguite-ricordate. Ho aggiornato prima, perché oggi è stata una giornata nera ed avevo bisogno di tirarmi su! XD spero vi sia piaciuto il capitolo!


 

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Capitolo 3
*** Dove tutto ebbe inizio ***


 

 

02

Dove tutto ebbe inizio

 

 
Clare s'era rannicchiata sul letto ed aveva aspettato che Virginia preparasse l'acqua calda per potersi fare un bagno. Osservando i diversi affreschi si rese conto di non averli mai trovati tanto ostili come in quel momento.
S'alzò malamente e si diresse verso la vasca contente l'acqua. Mentre si sedeva ripensò al sogno riguardante la sua bisnonna e al caldo abbraccio di Sebastian. Il tepore del bagno riuscì a darle una sensazione di serenità.
Si asciugò e s'infilò la vestaglia per la notte. La veste scivolava morbida sulla sua pelle, segnata dalle cicatrici.
Avanzò silenziosa verso la finestra osservando le stelle. Da bambina era solita guardarle insieme ad Edward, ma era stato Sebastian a fargliele conoscere con i loro nomi.
I capelli, ancora umidi, le erano rimasti incollati al viso e Clare li allontanò, sistemandoli dietro le orecchie.
Un bussare insistente alla porta la fece alzare per andare ad aprire. Davanti a lei Sebastian la guardava nervoso.
"Hai dimenticato che c'è una festa." le fece notare distogliendo gli occhi dalla ragazza.
Clare sussultò. S'era completamente scordata del ricevimento, ma al momento non le importava. Presa dalle sue riflessioni non rispose.
"Puoi controllare tu? Non mi sento bene." si giustificò. In realtà, in quel momento, non le importava nulla della sicurezza di Edward o di quel ballo. Potevano pensarci le guardie del palazzo a proteggere il re, per una notte.
"Cos'hai?" domandò Sebastian, rivelando i canini appuntiti.
"Nulla. È solo stanchezza." ripeté Clare per la decima volta in quel giorno. "Comunque, se non hai voglia di farlo puoi considerare oggi come una breve vacanza." aggiunse. Rabbrividì per il freddo e si strinse maggiormente nella vestaglia. "Ora vai."
"È un ordine?" chiese il vampiro.
Clare ci pensò un attimo e sospirò. "Sì è un ordine." Le parole le scivolarono via dalla bocca. "Lasciami sola."
Sebastian se ne andò, i muscoli tesi e la testa bassa. Clare chiuse la porta e si nascose sotto le lenzuola, come aveva fatto il giorno della morte dei suoi genitori.
Pianse, anche se non ne capiva la ragione.

 
La mattina seguente si svegliò presto. Attese che Virginia entrasse per chiamarla e le ordinò di far preparare due cavalli e alcune provviste per un paio di giorni. Poi lasciò che la serva le facesse una treccia e la arrotolasse su se stessa, fermandola con alcuni fermagli. Indossò i suoi abiti da viaggio. Una camicetta marrone, leggermente aperta sul petto, e delle brache, fin troppo aderenti, ma che le permettevano di muoversi bene.
Alla cintura aveva fissato un pugnale e la spada che le aveva consegnato Simon, il fabbro, il giorno prima. Un pugnale più piccolo e da lancio era nascosto nello stivale destro.
Mangiò una mela mentre andava nelle scuderie dove trovò ad attenderla Sebastian. Vestito con uno dei suoi soliti completi in pelle non la degnò di uno sguardo. Sistemò la sella dei loro cavalli e vi saltò sopra con estrema eleganza.
Clare osservò il profilo della sua schiena, poi con riluttanza montò sul cavallo anche lei. Gli diede una breve carezza sul muso, poi con un colpo dei polpacci lo spronò a partire.
Aveva in mente una meta ben precisa. Durante la notte aveva riflettuto a lungo su cosa fare ed era giunta alla conclusione che per prima cosa doveva risolvere la faccenda dei sogni. Sentiva che celavano un messaggio a lei ignoto e tuttavia estremamente importante.
"Dove andiamo?" gridò Sebastian affiancandola mentre scendevano la rampa di ghiaia che portava al paese circostante il castello.
"A casa..." fu la risposta.
I cavalli accelerarono il passo, mentre la discesa lasciava il posto al piano.
La cittadina di Werya era conosciuta per la sua ricchezza e bellezza, sebbene i poveri aumentassero giorno dopo giorno. Era una grossa cittadina, dove abbondavano il commercio e l'allevamento.
Le case erano costruite con solidi mattoni di pietra dura, di un pallido colore grigio, che conferivano al paese un aspetto irreale. La via principale era attraversata da numerose carovane di mercanti e Clare e Sebastian furono costretti a fermarsi più di una volta per lasciarle passare.
La gente che si vedeva vestiva abiti semplici ed umili. Alla loro destra il richiamo di una fornaia invitava i passanti a comprare del pane, mentre a sinistra un macellaio stava cercando di convincere un contadino ad acquistare le sue carni.
La periferia era costituita da un ammasso di case, costruita l'una sull'altra, dove la maggior parte delle persone viveva di agricoltura.
Si lasciarono ben presto il villaggio alle loro spalle e proseguirono in aperta campagna. Le colline si susseguivano l'una all'altra, intervallate da qualche casa solitaria e cimiteri abbandonati.
"Cinque anni..." bisbigliò Clare. Era troppo tempo che mancava dalla sua casa, il luogo in cui era vissuta con i suoi genitori e Sebastian.
"Puoi sempre tornarci." intervenne il moro. Il suo volto era estremamente pallido.
"Questo è impossibile." rispose.
Era quasi giunto mezzogiorno e decisero di fermarsi sotto un frassino per fare una pausa. Lasciarono i cavalli a brucare dell'erba.
Clare si sedette appoggiando la schiena al tronco e prese un panino che le aveva preparato Virginia, mangiandolo di gusto. Ora che ci pensava, era quasi un giorno che non metteva quasi nulla nello stomaco.
Si strinse nel mantello e lanciò un'occhiata a Sebastian. Il vampiro era in piedi, le mani chiuse a pugno che osservava il paesaggio davanti a sè.
"Dovresti riposarti. Se estremamente pallido." gli fece notare Clare.
Sebastian non cambiò espressione. "Non ho bisogno di riposo."
"Infatti hai bisogno di sangue. Non ti sei nutrito questa notte?" domandò
Il vampiro si voltò verso di lei , gli occhi ridotti a due fessure, i capelli che ricadevano disordinatamente sulle spalle.
"Non l'ho fatto" commentò acido.
Clare scrollò le spalle. Era arrabbiato e lo capiva. Decise che sarebbe rimasta zitta anche lei. Il vento primaverile le soffiò tra i capelli e i suoi occhi celesti vagarono alla ricerca di qualche farfalla. Il panorama brullo e poco ospitale non le permisero di vederne neanche una e alla fine rinunciò.
Sbuffò, strappando qualche ciuffo d'erba gialla con le mani.
Sebastian si voltò verso di lei, osservandola giocherellare con le mani.
"Possiamo ripartire." disse incrociando le braccia sul petto.
"No." fu la risposta secca e concisa della ragazza.
Clare si portò le gambe al petto e si dondolò avanti ed indietro per alcuni minuti. Sapeva che la luce del sole in quelle ore era più intensa e non voleva far indebolire Sebastian più di quanto lo fosse.
Alla fine Sebastian cedette e si lasciò cadere anche lui sull'erba. Il terreno era freddo ed umido e Clare dovette riscaldarsi le mani mettendole nelle tasche.
"Tu hai conosciuto la mia bisnonna, giusto?" chiese all'improvviso.
Vide Sebastian chiudere un istante gli occhi e stringere le mani a pugno.
"Sì."
"Che tipo di donna era?"
"Non saprei, siamo rimasti poco tempo insieme. Tre o forse quattro anni, poi lei è morta. Un attacco improvviso." Sebastian si zittì e rimase immobile. Non si poteva neppure percepire il suo respiro, che di solito imitava per sembrare più umano, ma che di fatto gli era inutile.
"Bugiardo..." bisbigliò Clare, rendendosi conto troppo tardi d'aver parlato ad alta voce.
"Clare?" chiamò il moro.
"Scusa, scusa! Stavo parlando fra me." una scintilla d'odio passò sul suo volto. "La nonna diceva che era una donna molto bella." aggiunse.
"È vero."
Clare poteva vederla, Cassandra, se chiudeva gli occhi. Era una donna dagli intensi occhi verdi, i capelli castani ondulati, la pelle diafana e le labbra sottili e rosee.
"Cassandra. Era questo il suo nome." osservò Clare.
Sebastian annuì e rimase in silenzio il resto del tempo. Ripartirono poco dopo, e arrivarono di fronte alla villa Rainsworth quando era quasi sopraggiunto il tramonto.

 
Il villaggio era semi deserto, c'era solo qualche uomo ubriaco che vagava per le strade. Il rintocco delle campane della piccola chiesetta segnava che erano le sette di sera. Piccole case di pietra e dai tetti in legno, si susseguivano uguali, una dietro l'altra.
Clare accarezzò il dorso del cavallo ed alzò lo sguardo quando i suoi occhi scorsero la sua casa. Era un abitazione più grande delle altre, in pietra e con il tetto di legno. Era circondata da un piccolo giardino, delimitato da una vecchia staccionata in legno.
Era costituita da tre piani e quello centrale presentava un'ampia terrazza. Delle guardie controllavano l'abitazione per ordine di Edward ed erano svogliatamente appoggiate ad un muretto di mattoni.
Clare smontò dall'animale e fece qualche passo nella loro direzione. I due soldati puntarono la spada verso di lei che si bloccò immediatamente.
"Chi siete?" gridò uno dei due.
"Clare Rainsworth." rispose Clare cercando di prendere un atto firmato dal re.
"Ferma!" gridò l'altro. "Alzate le mani." La guardò sospettoso.
Clare non gli badò e velocemente lanciò agli uomini la carta firmata con il sigillo reale che testimoniava chi fosse.
Ci misero qualche minuto per leggere e comprendere tutto. Probabilmente non avevano frequentato la scuola pubblica, da bambini, constatò Clare.
Titubanti allontanarono le armi e fecero qualche passo di lato.
"Benvenuta Lady." mormorarono all'unisono.
"Lui è con me." aggiunse Clare indicando il vampiro. "Sebastian." chiamò. "Occupati dei cavalli." ordinò.
"Vi fermerete per la notte, Lady?" chiese la guardia più anziana.
La ragazza annuì. "Forse alcuni giorni." concluse avviandosi verso l'entrata.
Clare dovette fare forza sulla maniglia per riuscire a spalancare la porta. Entrò, aspettandosi quasi di rivedere sua madre pronta per accoglierla.
Era buio e l'aria sapeva di vecchio e chiuso.
Starnutì, accorgendosi che della polvere aveva ricoperto i mobili. Clare fece qualche passo in avanti fermandosi sul tappeto. Allungò le mani verso le pareti e riuscì ad accendere una lanterna.
La staccò dal muro e camminò verso la cucina. Vasi, argenteria,e mobili erano stati portati in cantina e la casa era quai completamente deserta.
Avanzò, posando le mani sulle pareti di legno, ed accendendo alcune candele rimaste poggiate sui pochi mobili rimasti nella casa.
La schiena le doleva per la lunga cavalcata e si sentiva il corpo pesante. Salì la scalinata di legno, procedendo lentamente verso la sua camera.
Spalancò la porta che cigolò e si guardò attorno. Tutto era rimasto identico all'ultima volta in cui c'era stata.
Un pupazzo di pezza era posato malamente sul comodino, affiancato da una candela, mentre il letto, notò, era stato coperto con un telo nero per impedire alla polvere di infilarsi tra le coperte.
Sentì uno scricchiolare di assi alle sue spalle e si voltò incontrando gli occhi gelidi di Sebastian.
"Ricordi il giorno quando tua madre mi ordinò di leggerti il libro di favole?" chiese Sebastian. I suoi occhi erano ridotti a due fessure, sembrava quasi di osservare un gatto.
"Ricordo." disse Clare andando ad aprire la finestra che dava sulle vie del piccolo villaggio. "Mi avevi fatto piangere." aggiunse nostalgica.
Sentì il vampiro ridere e non potè che imitarlo.
"Mi mancano." si interruppe Clare all'improvviso, riferendosi ai suoi genitori.
"Lo so."
"Devi andare a nutrirti." osservò la ragazza.
"Sì." convenne Sebastian. "Prima che mi attacchi al tuo collo."
Clare distolse lo sguardo, ricordando il giorno in cui aveva stretto il patto con il vampiro. I membri della famiglia Rainsworth erano "speciali". Il loro sangue era in grado di schiavizzare un demone e l'unico modo per stringere il contratto era quello di farsi succhiare il sangue dal vampiro predestinato.
All'età di quattordici anni Clare aveva avvertito le zanne di Sebastian penetrarle nel collo e succhiarle il sangue. Era rimasta a letto due giorni dopo quell'episodio, al confine tra la vita e la morte.
Così facendo aveva sigillato i poteri di Sebastian e lo aveva obbligato a servirla, così com'era tradizione nella sua famiglia da centinaia d'anni. Non sapeva la ragione, ma il vampiro era sempre stato favorevole al contratto. Clare non era mai riuscita a capire che tipo di vantaggio ne traesse.
"Buona caccia." bisbigliò la ragazza.
Sebastian si voltò, pronto per andarsene.
"Chiunque sia, non portarla in casa. Per favore..." aggiunse Clare, stringendo i pugni.
Sebastian si bloccò di colpo. "Non l'avrei mai fatto." Fece per aggiungere qualcos'altro, ma sembrò cambiare idea.

 
Clare si rigirò nel letto, irrequieta. Non riusciva a prendere sonno, malgrado la stanchezza. Si mise a sedere, bevendo un sorso d'acqua dalla sua borraccia.
I capelli le scivolarono sulle spalle e la Guardiana decise d'affacciarsi alla finestra per ammirare le stelle.
Tuttavia la sua attenzione fu attirata da qualcos'altro. Dall'altro lato della casa, dove si trovava la locanda del villaggio, ancora illuminata, c'erano due persone. A giudicare dalle corporature dovevano essere un uomo ed una donna.
In lontananza poté sentire i versi infuriati di due gatti che si stavano affrontando, ma lei non ci badò.
Il suo sguardo era incatenato alle due figure che erano avanzate di qualche metro. La ragazza indossava un abito semplice, con un'ampia gonna sul davanti. La sentì ridere e vide l'uomo accarezzarle una guancia.
Poi le loro bocche si toccarono e il ragazzo spinse la donna contro il muro della locanda.
Clare sussultò quando si rese conto che quello era Sebastian. Un moto di rabbia le salì alla gola.
Il vampiro, ora stava baciando il collo della ragazza e i canini le sfiorarono il collo.
Quando Sebastian affondò le zanne sul viso della giovane si dipinse un sorriso di puro piacere.
Clare si voltò disgustata, ma sapeva che Sebastian l'aveva vista. Il cuore le batteva furiosamente nel petto e si maledì per essersi alzata ed aver visto quella scena.
"Non doveva succedere..." continuò a ripetere come una litania per alcuni minuti.
Era terrorizzata. Lei non avrebbe dovuto, mai, vedere Sebastian mentre si nutriva delle sue vittime.
Si nascose sotto le coperte e lasciò che il sonno le invadesse la mente.

 


Capitolo dedicato a Nihal e KumaCla che sopportano coraggiosamente la mia storia ed hanno recensito i precedenti capitoli! Grazie, ragazze*_*

Next Episode:
"Sapevo che saresti venuta.” le disse porgendole una mano. “I sogni ti hanno portato da me.”
"Cosa sei?” chiese Clare. Aveva sentito di storie di fantasmi, ma in qualche modo percepiva che la figura davanti a lei non era tale.
"Frammenti di anima, ricordi, sigillati in questa casa e...” fece una pausa. “Nel tuo corpo.”
Clare scosse la testa.    





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Capitolo 4
*** Fumo e fiamme ***




03

Fumo e fiamme

 

 

Clare fu svegliata dai primi raggi del sole che le sfiorarono gentilmente il volto. Si pettinò i capelli, lasciandogli sciolti sulle spalle e leggermente ondulati.
Il suo olfatto captò il profumo di una brioche, appena sfornata, e sentì il suo stomaco brontolare. Sbadigliando scese dal letto e scorse sul tavolino un vassoio su cui era posata una tazza di té e il dolce.
"Per farmi perdonare.” intervenne la voce soffice e melodiosa di Sebastian.
Clare si strofinò gli occhi e ricordò ciò che aveva visto la sera prima. Imbarazzata balbettò che era stata colpa sua.
"Avrei dovuto fare ugualmente più attenzione.” Si scusò il vampiro.
Clare lasciò cadere l'argomento, tirando un sospiro di sollievo. L'importante, pensò, era che Sebastian non fosse arrabbiato con lei.
Si concentrò sulla colazione ed addentò un pezzo di brioche. Dovette ammettere che era davvero deliziosa.
"Viene dalla locanda?” chiese.
"Naturalmente.” rispose il demone, come fosse la cosa più ovvia al mondo. “Ancora non mi hai detto perché siamo venuti qui.” Le fece notare.
"Ho sentito il bisogno di venire.”
Clare s'infilò il mantello del giorno prima e scese in salotto. La grande vetrata che dava all'esterno, illuminava la stanza, e mostrava un cielo grigio e nuvoloso.
Osservò le pareti e si fermò, cogliendo un volto famigliare, dipinto in un quadro. Si diresse velocemente verso il salotto fermandosi davanti al ritratto.
Sebastian era dietro di lei, che osservava ugualmente il quadro.
"Cassandra.” bisbigliò senza alcuna emozione.
Clare passò una mano sul ritratto, ritraendola di scatto. Aveva avvertito qualcosa mentre lo sfiorava, una sensazione famigliare. Le sembrò che il volto rilassato di Cassandra le rivolgesse un sorriso.
"Strano. È l'unico dipinto rimasto nella casa.” rifletté. Fece qualche passo indietro ed osservò la grande vetrata. Socchiuse gli occhi e sobbalzò quando davanti a lei vide la figura aggraziata e serena della sua bisnonna.
Avanzò, ignorando le domande di Sebastian, fino a sfiorare la figura femminile davanti a sé. Le dita però toccarono solo aria.
Cassandra sorrise, gli occhi verdi fissi nei suoi celesti. Indossava un abito lungo, leggermente scollato, di uno sbiadito colore viola. All'inizio della gonna c'era una striscia di pizzo bianco, piuttosto elaborato. I capelli castani erano legati in una coda.
"Sapevo che saresti venuta.” le disse porgendole una mano. “I sogni ti hanno portato da me.”
"Cosa sei?” chiese Clare. Aveva sentito di storie di fantasmi, ma in qualche modo percepiva che la figura davanti a lei non era tale.
"Frammenti di anima, ricordi, sigillati in questa casa e...” fece una pausa. “Nel tuo corpo.”
Clare scosse la testa. Non capiva. Cosa significavano quelle parole? Cosa voleva quelle donna da lei?
Cassandra rise e la sua risata così pura e cristallina fece tremare Clare. Le girò attorno, come un lupo con la propria preda, continuando a sorridere.
"Così non va bene.” commentò. La sua figura, diafana ed irreale s'avvicinò a Sebastian che ignaro della sua presenza continuava a fissare la sua padrona.
"Perché mi hai fatto venire? Perché mi hai mostrato quei ricordi?” chiese Clare.
"Clare!” esclamò Sebastian. “Con chi stai parlando? Che cosa...?”
"Esci, Sebastian! In nome del contratto, questo è un ordine!” gridò Clare.
Sebastian fece per replicare, i suoi occhi si tinsero di rosso e lui fu costretto ad obbedire.
"Hai fatto bene, Clare.” disse Cassandra, girandosi verso la vetrata. Clare vide che era scalza.
passato molto tempo dalla mia morte.” continuò come se quel fatto le fosse indifferente. “Gli omicidi e i furti che si sono verificati ultimamente, sono in parte legati ad essa.”
Clare s'appoggiò alla parete. “Vuoi dire che Lord Henry, il Mezzosangue che lo ha attaccato, tutto ciò non è un caso, ma è legato alla tua morte!” esclamò incredula. “Ti ho vista nel sogno, mentre morivi. Qualcuno ti inseguiva, Sebastian mi potrebbe dire cos'è successo.”
"Non può. Lui non ha ricordi di quel periodo, o per lo più sono confusi nella sua mente.” spiegò lo spirito. “Sei qui per questo. Solo tu puoi aiutarlo a ritrovarli.”
"Perché? I-Io non capisco!” gridò frustrata.
"Dovete ritrovare la Pietra di Cristavia.” proseguì Cassandra giocherellando con le mani. “Prima che sia troppo tardi.”
Clare si sentiva sempre più confusa e frustrata. Cassandra le s'avvicinò e posò una mano sul suo petto, in corrispondenza del cuore.
"Il mio compito era quello di distruggere la Pietra, ma sono morta prima di farlo. Non volevo che lo stesso destino capitasse a tua nonna o ai suoi figli, ma pensai egoisticamente, che un'altra mia discendente avrebbe potuto portare a termine questa missione. Nascosi la pietra e prima di morire pronunciai una sorta di maledizione che avrebbe permesso al mio spirito di entrare in contatto con colei che sarebbe stata chiamata dalla Pietra per assolvere il mio compito.”
Clare spalancò gli occhi e trattenne il respiro. Dunque era lei quella discendente?
La Pietra di Cristavia, cos'è? Cosa significa che sono stata chiamata dalla pietra?”
Cassandra rimase in silenzio allontanando la mano dal petto di Clare.
"Il mio tempo sta scadendo. Uno dei suoi seguaci ci ha trovate, è in casa, nella biblioteca.” sussurrò schiudendo le labbra in una smorfia di dolore.
La figura di Cassandra si fece più pallida. Stava svanendo, constatò allarmata Clare.
"Il sangue è la chiave per ritrovare i ricordi di Sebastian. Ci incontreremo ancora Clare Rainsworth, nei tuoi sogni, i tuoi incubi.” concluse con un sorriso terribile sul volto.
Clare deglutì spaventata. “Il sangue.” balbettò, portandosi una mano al collo.
I rumori attutiti di libri che cadevano la riscossero all'improvviso. Portò la mano alla spada di metallo nero e la estrasse. Il filo di metallo azzurro risplendette minaccioso. Concentrandosi Clare poteva avvertire la presenza di un vampiro Mezzosangue, al piano di sopra. Corse nell'ingresso, spalancando la porta ed urlando il nome di Sebastian che trovò appoggiato al muro di una locanda.
Allentò la presa sulla spada e sentì due mani che l'afferravano sbattendola a terra. La testa le girò qualche secondo mentre veniva trascinata a forza sul pavimento della sua casa.
L'arma le scivolò a terra e Clare cercò alla cintura il suo pugnale. Scalciò con tutte le sue forze nella speranza di liberarsi, ma la presa del vampiro si fece ancora più salda.
"Lasciami!” urlò. Piegò le gambe riuscendo a tenersi sufficientemente in equilibrio per tentare di colpire il suo aggressore alle spalle.
Allungò il braccio, ma il vampiro scivolò nel salotto facendo sbattere la schiena di Clare contro lo spigolo della porta.
Un urlo di dolore le uscì dalle labbra, mentre il respiro le si bloccò in gola. Le mani la lasciarono all'improvviso e lei rotolò sul pavimento. Davanti a lei Sebastian stava fronteggiando l'altro vampiro. Lo sentì ringhiare al nemico, mentre lei facendo leva con le mani era riuscita a rimettersi in piedi.
In mano teneva la spada che le era caduta e i suoi occhi erano solo per l'avversario.
Clare dovette appoggiarsi ad un armadio per riuscire a rimanere in piedi. La schiena le provocava fitte terribili e il suo stomaco non era da meno.
La testa le girava eppure riuscì a percepire l'odore di fumo che aleggiava nell'aria.
Capì che il motivo per il quale il vampiro era andato in biblioteca era semplicemente quello di dar fuoco ai libri ed alla casa. Traballando fece dei passi verso la seconda porta che dava alle scale per andare di sopra. Nella biblioteca potevano esserci dei libri contenenti informazioni preziose che avrebbero potuto aiutarla a risolvere i suoi problemi.
Spalancò la porta e con orrore s'accorse che le fiamme s'erano propagate fin troppo velocemente ed avevano raggiunto il piano terra. Il fumo le fece lacrimare gli occhi, provocandole un attacco di tosse. Tornò indietro.
Sebastian era riuscito a ferire il vampiro ad un braccio, ma la ferita non era profonda. Clare lo osservò disgustata mentre si leccava la ferita sanguinante. Era più basso di Sebastian, la testa era pelata e gli occhi erano neri come la notte. Scattarono in avanti e Clare non riuscì a seguire i loro movimenti. Il fumo era penetrato nella stanza e Clare avvertì il calore del fuoco farsi sempre più vicino.
Provò lo stesso terrore di quando aveva visto i corpi senza vita dei sui genitori.


Aveva quattordici anni, all'epoca, ed era appena tornata dal palazzo reale, scortata da Sebastian, per incontrarli nella loro residenza cittadina.
Davanti alla casa aveva avvertito l'odore metallico del sangue e Sebastian l'aveva trattenuta sulla porta d'entrata. Lei era riuscita a liberarsi ed era corsa all'interno urlando il nome di sua madre. Non aveva fatto che pochi passi, quando vide i corpi insanguinati e privi di vita dei suoi genitori.
Il corpo di sua madre si trovava all'interno di un cerchio, tracciato con del gesso bianco, le mani incrociate al petto e i capelli biondi a farle, quasi, da cuscino. Ai lati del cerchio erano state poste quattro candele nere, in corrispondenza dei punti cardinali. Non ricordava se in seguito avesse vomitato o urlato, rammentava solamente che Sebastian s'era chinato su di lei mentre il fuoco inghiottiva l'abitazione. I corpi dei suoi genitori bruciarono tra quelle fiamme scarlatte, inghiottiti dalle macerie e dalle ombre.
La mattina seguente aveva stretto il contratto con Sebastian. Un contratto dal sapore di sangue e di vendetta.


Clare aveva solo una vaga idea di ciò che stava succedendo accanto a lei. Sentiva le spade cozzare l'una contro l'altra, Sebastian che le urlava qualcosa, il vampiro nemico che ansimava. Con una forza che non credeva ancora di possedere, Clare si rimise in piedi, ansimando per il dolore alla schiena.
Volse lo sguardo al vampiro nemico e s'accorse che una grossa macchia di sangue si propagava sul suo petto. Barcollò all'indietro, verso il muro e una trave del piano di sopra gli cadde addosso.
Clare avanzò di qualche passò mettendosi alle spalle di Sebastian. Era certa che prima o poi avrebbe vomitato. Le gambe le cedettero e lei cadde a terra.
Avvertì le braccia di Sebastian prenderla in braccio, poi il dolore quando lui si gettò di peso contro la grande vetrata ed infine quello provocato dalla caduta sul giardino.
Stesa sull'erba fredda e umida Clare vomitò. Per un istante credette pure l'anima.
Vagamente s'accorse della mano di Sebastian che la sosteneva e della sua voce che le mormorava qualcosa alle sue orecchie.
"Va tutto bene, Clare.” le disse il moro, sistemandole i capelli.
Clare chiuse gli occhi. Certamente, niente, in quella giornata andava bene.


Clare non ricordava che Sebastian l'avesse riportata al castello e nemmeno di essere stata medicata alla schiena. Aprì gli occhi lentamente, rendendosi conto che ogni respiro le era faticoso. Tossì, appoggiando il busto alla testata del letto.
Le coperte le scivolarono via e le fecero provare un orribile sensazione di freddo. Era mattina e non c'era nessuno nella stanza. Osservò la pioggia battere contro i vetri delle finestre e ne ascoltò il leggero rumore.
Dall'altra stanza sentì un rumore concitato di voci e di passi che s'avvicinavano.
"Non è il caso Edward!” sentì gridare la voce di Sebastian. “Deve riposare!”
"Togliti!” sibilò la voce asciutta e tagliente del sovrano.
La porta si spalancò e Clare dovette trattenere un gemito di dolore. La prima ad entrare fu Virginia che accortasi del risveglio di Clare s'era fiondata al suo fianco.
Fu seguita da Edward che lanciava occhiate furenti a Sebastian. Si immobilizzò vedendola seduta sul letto e le andò più vicino.
"Clare.” mormorò con un misto di sollievo ed angoscia. Si chinò su di lei e le diede un leggero bacio sulla fronte.
A quel gesto la ragazza s'irrigidì. I suoi occhi si posarono su quelli di Sebastian che non la lasciarono un momento.
"Come ti senti?” le domandò Edward dopo qualche secondo. “Non ti ho mai visto tanto pallida.” aggiunse malinconico.
"Penso, penso di stare meglio ora.” rispose Clare con una smorfia. “Virginia?”
"Sì, lady?” intervenne la domestica, affiancandola.
"Potresti portarmi un altro cuscino?”le domandò gentilmente.
"Il medico dice che devi riposare” spiegò Edward. “Non devi muoverti da questo letto per almeno i prossimi tre giorni. Hai preso un bel colpo alla schiena.”
Il sovrano le accarezzò la guancia e le porse una rosa. Era bianca, come quella presente sullo stemma dei Rainsworth.
"Grazie Ed.”
"Mi assicurerò che non si muova.” intervenne Sebastian.
"Taci!” gridò Edward, facendo sobbalzare Clare. La ragazza si voltò verso l'amico d'infanzia con lo sguardo sconvolto. Non aveva mai sentito Edward così infuriato e per un istante l'immagine da angelo si sovrappose a quella di un diavolo.
"Edward, lui non ha fatto niente!” esclamò sbalordita.
"Potevi morire!” sibilò furioso.
"Esci!” esclamò Clare. “Esci, subito!”
Il re rimase impassibile osservando il vampiro. “Hai sentito, Sebastian? Ti ha detto di uscire.” commentò.
"Non lui.” intervenne Clare. “Tu Edward. Ora non sei te stesso.” concluse.
Vide gli occhi di Edward spalancarsi per lo stupore e un sorriso affacciarsi su Sebastian.
"Come vuoi.” ribatté il sovrano. Uscì in silenzio, stringendo i lembi del suo mantello. Il suo profumo alla pesca si sparse per la stanza e la Guardiana si domandò se avesse fatto bene a mandarlo via. Quella situazione era assurda.
Virginia le pose una mano sulla fronte, poi prese dal comodino un bicchiere d'acqua aggiungendoci una polverina bianca.
"Avete un po' di febbre, ma è normale. Sebastian vi ha portato a palazzo correndo e tenendovi tra le braccia, ma non ha potuto coprirvi dalla pioggia.” disse la domestica.
Clare strabuzzò gli occhi. Sebastian l'aveva trasportata al castello per tutto il tragitto! Inghiottì la medicina che le venne data e si volse a guardare il vampiro che fissava i dipinti del soffitto.
"Virginia lasciaci soli.” ordinò.
Il ragazzo s'avvicinò al letto e si sedette elegantemente su una poltrona. Si portò una mano ai capelli e li tirò all'indietro.
"Stavi troppo male, un cavallo non sarebbe stato abbastanza veloce.” intervenne il vampiro per rispondere alla muta domanda di Clare. “Voglio sapere con chi hai parlato. Chi era?” proseguì riferendosi all'episodio avvenuto nella villa.
Clare si morse il labbro e giocherellò frustrata con le mani. “Cassandra. Ha detto di essere un frammento d'anima e di ricordi, sigillati in quella casa e nel mio corpo. ”
"Tu hai visto il suo spirito?” Sebastian si fece scuro in volto. “Non capisco perché non ha cercato di...” le parole gli morirono sulle labbra.
"Parlare con te?” concluse Clare al suo posto. “Sfortunatamente, so della vostra passata relazione, o almeno una parte.”
Il vampiro spalancò la bocca sorpreso. S'alzò e cominciò a girare in tondo nella stanza. “Tu sai di noi? Com'è possibile?”
"Vi ho sognati e credimi non è stata una bella esperienza. Riuscivo a provare tutte le emozioni di Cassandra. “ proseguì Clare.
"Tutte.” mormorò Sebastian. Il vampiro si portò una mano al volto coprendosi gli occhi. Era imbarazzato e all'improvviso Clare si chiese se lui e Cassandra fossero andati anche oltre un semplice bacio.
Arrossendo, deglutì. “Bhe, forse non tutte.” s'affrettò ad aggiungere.
Vide le spalle di Sebastian rilassarsi, mentre il suo viso continuò ad essere teso.
"Lei ha detto che ha cancellato i tuoi ricordi ed ha maledetto la sua stessa discendenza. Per impedire il compiersi degli ultimi omicidi devo ritrovare la Pietra di Cristavia e distruggerla. Così mi ha spiegato. ”
Sebastian si piegò in avanti portandosi una mano alla testa.
"Quella Pietra...” sibilò tra i denti. “È pericolosa, ma non ricordo il motivo.”
Clare fece per alzarsi ed andare da lui, ma Sebastian le gridò di rimanere a letto.
"Mi sta passando, probabilmente è vero che Cassandra ha rimosso alcuni dei miei ricordi.” gemette.
"
Probabilmente non voleva coinvolgerti in questa faccenda anche dopo la sua morte. Deve averti amato moltissimo.”
"Clare, io... Mi dispiace che Cassandra ti abbia incaricato di questo fardello, qualunque esso sia.” Sebastian sembrava veramente triste.
"Ha detto una cosa prima di scomparire.” continuò. “Il sangue è la chiave per ritrovare i ricordi di Sebastian. Sai cosa significa?”
Gli occhi di Sebastian parvero diventare neri, o quella fu la sensazione che ebbe Clare, tuttavia il vampiro scosse la testa.
"Ora è meglio per te riposarti. Io cercherò informazioni su quella pietra.”
Non lasciò a Clare il tempo di ribattere che già era scomparso dietro la porta.

 

 

 

Next Episode:
"Dovrebbe farti piacere. Non ricordo che i vampiri amino il sole.” intervenne, lisciandosi la gonna del vestito.
"Sembri una bambola.” commentò acido Sebastian.
Clare ignorò quell'ultima frase e si sedette al bordo della finestra.
"Non capisco perché non mi hai detto che se avessi succhiato il mio sangue i ricordi ti sarebbero tornati, un po' alla volta.”
Sebastian rimase impassibile. “Sapevo che alla fine l'avresti capito.” mormorò cupo.




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Capitolo 5
*** Extra 01-Notte tempestosa ***



 

Extra 01
Notte tempestosa

 

 

Pioveva e i fulmini squarciavano in continuazione il cielo nero della notte. Il vento soffiava violentemente sul piccolo villaggio di contadini ed il vampiro Sebastian era ben lieto di potersi sedere accanto al fuoco.
Allungò una mano per prendere un pezzo di legno e lo gettò nel caminetto. Il fuoco illuminava la parete vicina di un'inquietante luce rossa.
Sebastian portò il capo all'indietro e per alcuni minuti rimase ad osservare il soffitto.
Marianne e Lucas erano in visita al palazzo reale, mentre lui era dovuto rimanere alla villa per sorvegliare la loro piccola figlioletta.
Si passò una mano nei capelli scuri e sospirò.
Il rumore di alcuni passi lo fece immediatamente scattare in piedi, pronto a difendersi in caso di pericolo.
Gli occhi vagarono lungo la parete opposta, finché non vide una piccola figura avanzare goffamente verso di lui.
"Clare!” esclamò, andandole incontro preoccupato.
La bambina si strofinò il volto, rigato dalle lacrime e corse ad abbracciare Sebastian. Il vampiro rimase perfettamente immobile, colpito da quel gesto ed incapace di ricambiarlo.
La mano gli scivolò sui capelli biondi di Clare e sentì la bambina venire scossa dai singhiozzi. Non poté fare a meno di pensare a quanto la bimba somigliasse a Marianne, la madre.
"Quando torna la mamma?” volle sapere fissandolo negli occhi.
"Ti manca?” chiese Sebastian comprensivo. “Per questo sei triste?”
Clare scosse la testa e lasciò cadere il libro che aveva in mano. Si strinse più forte al ragazzo e sobbalzò quando un fulmine squarciò il silenzio che si era creato.
"Hai paura Clare?” Sebastian la prese in braccio e la fece sistemare sulla poltrona che lui aveva occupato fino a un attimo prima. Si chinò fino a raggiungere la sua stessa altezza e fissò gli occhi celesti della bambina.
"Non mi piace la pioggia!” si lamentò con una smorfia che fece sorridere il moro. “E non riesco a dormire!” continuò imbronciata.
"Per quale motivo non ci riesci?” la interruppe Sebastian.
Clare borbottò qualcosa, ma il vampiro fu costretto a richiederle la domanda perché non aveva capito.
Il calore del fuoco rassicurò Clare che rispose con più sicurezza.
"Nessuno mi ha letto le mie storie.” spiegò la bambina imbarazzata. Aveva già sette anni e sua madre la riprendeva in continuazione, sgridandola che doveva imparare a crescere. “La mamma ha detto che non posso più leggere questo libro” bisbigliò, indicando il volume che le era caduto.
"Ma la mamma ora non c'è, non è così?” Sebastian sorrise e Clare annuì convinta.
"La mamma non c'è!” disse Clare alzando la voce.
Scese velocemente dalla poltrona e girò su se stessa un paio di volte ridendo felice. Poi si lasciò cadere sul tappetto e camminando a gattoni ritornò da Sebastian che dall'alto la guardava con curiosità.
"Ti sporcherai tutta.” disse incrociando le braccia sul petto.
"Ma tu non lo dirai alla mamma, vero?” chiese ansiosa. Un scintilla di paura attraversò il suo sguardo e la bambina si rimise immediatamente in piedi.
"Vieni qui” Sebastian allungò una mano nella sua direzione ed afferrò la piccola mano di Clare.
La prese per i fianchi e dopo essersi seduto, nuovamente, la fece appoggiare sulle sue ginocchia.
"Mi leggerai la fiaba?” domandò la piccola.
Sebastian non rispose, ma si allungò verso il tavolino per prendere in mano il libro.
Sfogliò qualche pagina, piena di disegni, poi lo porse a Clare. “Ne vuoi una in particolare?”
La bambina sfogliò il grosso volume fino a fermarsi davanti all'illustrazione di un drago. Sebastian osservò che in quel punto la pagina era piuttosto consumata ed ipotizzò che quel racconto fosse il preferito di Clare.
"Il drago e la principessa.” lesse ad alta voce. La bambina annuì soddisfatta e si sistemò meglio sulle sue gambe.
"C'era una volta un principe, coraggioso e bellissimo, ma un giorno egli disobbedì agli ordini di una fata e fu per questo che ella lo trasformò in un drago...” Iniziò a leggere il vampiro.
Fuori dalla piccola abitazione, il vento si era calmato e la pioggia cadeva meno fitta di prima.
La bambina appoggiò la testa sul petto di Sebastian e chiuse gli occhi per poter immaginare le figure del suo libro prendere vita.
"... Allora la giovane principessa decise di...” Il vampiro si interruppe, consapevole che Clare s'era finalmente addormentata.
con delicatezza la prese in braccio e la portò al piano superiore fino alla sua camera da letto. La lasciò sul letto, ricoprendola con le lenzuola ed augurandole un'ultima volta la buonanotte.
L'osservò girarsi nel sonno e scuotendo la testa s'avviò all'uscita.
"S-Sebastian...” mormorò la bambina, gli occhi ancora chiusi.
Il vampiro sorrise. “Buonanotte, piccola Clare.” sussurrò prima di andarsene.

 

 

 
Piccolo extra che spero possa essere di vostro gradimento. Grazie a tutte le persone che seguono e leggono la storia, se avrete tempo di lasciarmi un piccolo commentino sarò ben lieta di leggerlo^^ A presto, credo giovedì! XD
Vi lasciò un ulteriore spoiler del “vero” nuovo capitolo.

 

Next Episode:
"Un uccello senza più le ali!” dichiarò la ragazza. Con un unico colpo avvolse la catena alle spalle di Sebastian che cadde in ginocchio, incapace di compiere qualsiasi movimento.
"Ora chi si occuperà della povera, piccola Lady Rainsworth?” chiese con un ghigno sul volto.  


 

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Capitolo 6
*** La Pietra di Cristavia ***


 

04
La pietra di Cristavia

 

 

Clare aveva pas sato i suoi giorni di convalescenza nella sua stanza, meditando su quanto fosse ancora inesperta. Si era lasciata ridurre come uno straccio da un semplice vampiro Mezzosangue, non osava pensare a cosa sarebbe successo se al suo posto avesse incontrato un Purosangue.
Dopo il litigio che aveva avuto con Edward lui l'aveva riempita di regali, ma il più bello era stato un piccolo gattino bianco e rosso con due intensi occhi ambrati che da due giorni le saltava in giro per la camera.
Ogni tanto vedeva Sebastian gettargli occhiate terrificanti, come se avesse avuto intenzione di rendere il cucciolo il suo prossimo pasto.
"Non ci pensare nemmeno.” Gli aveva detto Clare poche ore prima.
Il vampiro le aveva portato dei libri, storie fantastiche e leggende e lei si era concentrata sulla lettura. Il gattino s'era addormentato sul letto e sembrava non dare cenni di svegliarsi.
Clare sfogliò le pagine del libro che raccontava la storia di un vampiro sanguinario, innamorato di una donna umana che trasformò in una della sua razza per salvarla da morte certa.
"
Fu così che la ragazza, bevendo il sangue del suo amato, poté conoscere ogni suo pensiero e ricordo passato.” Clare si bloccò di colpo.
S'era dimenticata che i vampiri attraverso il sangue delle loro vittime riuscivano a vederne i ricordi e le esperienze più importanti. All'improvviso s'accorse di quanto era stata ingenua e le parole di Cassandra assunsero un nuovo significato.
Frustrata si rese conto che Sebastian conosceva perfettamente il messaggio che le aveva riferito la sua bisnonna.
L'unico modo per Sebastian di recuperare i ricordi era quello di bere il suo sangue, dentro al quale si trovavano frammenti della memoria di Cassandra.
Clare scese dal letto, la schiena non le faceva più male, sebbene avesse un grosso livido scuro sulla pelle e si diresse verso il piccolo salottino privato, prima della sua stanza. Virginia le aveva fatto indossare un abito che le aveva regalato Edward, pieno di pizzi e fiocchi totalmente inutili, che la facevano sentire una bambola di porcellana.
Non fece in tempo ad uscire che Virginia entrò con un enorme mazzo di rose rosse. Le mise in un vaso di cristallo e le porse un biglietto.
"Ho sentito che la mia preziosa cuginetta è stata ferita.” Lesse ad alta voce. “Nella speranza che si rimetta in forze, le invio questi splendidi fiori.” continuò. “Il suo caro, ed amato cugino, Vincent.”
Clare scoppiò a ridere, lasciando cadere il biglietto a terra. Era quasi un mese, che per fortuna, non incontrava Vincent. Suo cugino aveva fin troppo il gusto per la teatralità e con l'andare del tempo i suoi atteggiamenti potevano diventare fastidiosi.
Uscì trattenendo a stento le lacrime e scoppiò nuovamente a ridere.
"Sembra che tu ti sia ripresa piuttosto bene!” esclamò Sebastian, letteralmente sdraiato su un divanetto. Si mise a sedere con poca grazia e mormorò qualcosa riguardante il tempo. Clare sorrise, osservando le grosse nuvole grigie in cielo.
"Dovrebbe farti piacere. Non ricordo che i vampiri amino il sole.” intervenne, lisciandosi la gonna del vestito.
"Sembri una bambola.” commentò acido Sebastian.
Clare ignorò quell'ultima frase e si sedette al bordo della finestra.
"Non capisco perché non mi hai detto che se avessi succhiato il mio sangue i ricordi ti sarebbero tornati, un po' alla volta.”
Sebastian rimase impassibile. “Sapevo che alla fine l'avresti capito.” mormorò cupo.
"Sai meglio di me cosa accade alla contraente quando il vampiro suo servo, le prende il sangue.”
"Per un'intera giornata ella cade in un sonno profondo, simile ad un coma.” osservò la Guardiana. “Se ti preoccupi di qualche attacco potrai sempre proteggermi. Il mio sangue non solo ti consentirà di ricordare, ma libererà i tuoi poteri sopiti e sigillati dal contratto.”
"Tutta questa faccenda... Non mi piace.”
"Io voglio scoprire la verità! Voglio ridarti i tuoi ricordi e, forse , iniziare una vita normale.” Insistette Clare.
Sebastian sorrise, schiudendo le labbra in un gesto tremendamente troppo desiderabile. Clare socchiuse gli occhi. Aveva davvero detto quelle parole a Sebastian? Perché il suo cuore batteva così veloce?
Desiderò che quelle labbra la baciassero così com'era avvenuto per Cassandra. Poteva vedere i muscoli di Sebastian sotto la camicia bianca e sognò di poterli toccare. Voleva sentire Sebastian sussurrarle all'orecchio che la desiderava e l'amava.
Clare scosse la testa, il volto arrossato e i capelli arruffati. Cosa le passava per la mente?
Sebastian era stato come un secondo padre per lei, un fratello, un...

Vide il vampiro che le s'avvicinava chinandosi su di lei. La sua mano, pallida e gelida, le sfiorò la guancia.
Clare lo lasciò fare, troppo affascinata dagli occhi argentei che la fissavano dolcemente. Poteva avvertire su di sé il fiato gelido di Sebastian, i suoi capelli che le solleticavano il collo e vedere le sottili labbra cremisi ad un passo dalle sue.
Si chiese se il vampiro stesse ascoltando il battito furioso del suo cuore e una nuova ondata d'imbarazzo le invase la mente. Ogni cosa le sembrò perdere significato davanti al demone.
Le loro labbra erano a un passo dal toccarsi e presto Sebastian azzerò la distanza tra loro. Fu un bacio dolce, gentile, diverso dal primo che Clare aveva donato ad Edward, quasi due anni prima.
La ragazza si staccò da Sebastian tremante con lo sguardo perso in quello del vampiro che la strinse al suo petto. Alle sue spalle udì un rumore di passi e malvolentieri s'allontanò dalla presa del moro.
Non voleva che altri li vedessero in quella posizione. Dopo qualche secondo si rese conto che era Virginia. La ragazza si chinò e i suoi occhi scuri vagarono alla ricerca di Sebastian.
Clare si morse il labbro, gelosa.
"Marcus è tornato, si trova nelle sue stanze ora.” disse.
Clare annuì. Marcus era il suo maggiordomo, aveva quasi raggiunto i sessant'anni e si era preso un permesso di qualche giorno per poter stare con i suoi nipotini.
"Puoi andare.” aggiunse, dato che la serva era ancora immobile nella posizione di prima.
"Ecco... Se mi è permesso, io vorrei...” balbettò Virginia, stringendosi nelle spalle imbarazzata.
Clare rimase spiazzata. Era la prima volta che la ragazza le chiedeva qualcosa e le sorrise, incoraggiandola a proseguire.
"Vorrei chiederle il permesso per fare un passeggiata nei giardini con... con Sebastian.” concluse quasi ansimando.
Clare la guardò incredula e scocciata. Rimase paralizzata mentre i suoi occhi vagavano da Sebastiana a Virginia.
"Fate come volete!” gridò dando le spalle ai due e chiudendosi la porta alle sue spalle. Il colpo le provocò una maggior ondata di rabbia.
S'assicurò d'avere con sé i pugnali e si diresse in Biblioteca. Si maledì per essere stata tanto ingenua da aver baciato il vampiro. Avrebbe dovuto capire che per lui era solo una delle tante conquiste.
"Maledizione!” gridò, ignorando lo sguardo sconvolto di una dama di corte.
Aumentò il passo e senza rendersene conto si ritrovò di fronte alla biblioteca. Vi entrò, chiudendosi nella saletta riservata alle persone che ne possedevano l'accesso.
Fece scorrere le mani sui titoli dei libri: “La Pietra Filosofale”, “Pietre e significati”, “Pietre curative”, “Pietre Magiche e Rituali”.
Pensierosa Clare prese l'ultimo libro. Era un piccolo volume rispetto agli altri ed aveva una copertina nera con incisa nel centro un occhio dorato.
Sfogliò le prime pagine, interessata dalle illustrazioni.
"Pietra della Rinascita, utilizzata per...” proseguì con la lettura.
Infine i suoi occhi celesti si posarono sul disegno di una pietra blu e ne lesse la descrizione, convinta d'aver visto quella gemma da qualche altra parte.
"La Pietra delle Lacrime, detta anche Pietra di Cristavia.” Clare si bloccò. Spalancò la bocca, lasciandosi uscire un esclamazione di vittoria.
L'aveva trovata! Finalmente avrebbe potuto scoprire perché era tanto importante quella dannata pietra!
nota per la sua capacità di guidare un demone di livello superiore da una dimensione all'altra. Essa permette al demone di seguire la strada che lo condurrà al suo evocatore.”
Clare si sedette meglio sulla sedia, interessata a scoprire tutto ciò che riguardava quella Pietra.
"Viene raccontato che la Pietra fu generata dalle lacrime di una fata, che per ritrovare il figlio mezzo demone viaggiò da un mondo all'altro. Per poter ritrovare la strada di casa la fanciulla creò questo artefatto, che le avrebbe fatto da “guida” nell'universo.” Clare fece un profondo respiro.
"Chi sarebbe così pazzo da evocare un demone superiore?” bisbigliò tra sé. “E per quale motivo?”
Clare sapeva che maghi, streghe e il popolo fatato erano scomparsi da centinaia d'anni e nessun comune essere umano poteva credere di riuscire ad evocare un demone di quel livello. Quella faccenda non aveva senso.
Per l'ultima volta osservò il disegno della Pietra e all'improvviso ricordò la gemma incastonata nella sua spada.
S'alzò di scatto, facendo cadere la sedia a terra. Non si preoccupò di rimettere a posto il libro, ma corse direttamente ai suoi alloggi.
Arrivò con il fiatone e Virginia le andò incontro. Clare constatò che era da sola, Sebastian non era con lei e per qualche ragione ciò le fece piacere. Il bacio che si erano dati era ancora impresso nella sua mente, indelebile.
"Dov'è Sebastian?”
"Mi ha detto di riferirvi che sarebbe uscito per qualche ora.” Rispose Virginia, il volto infantile che osservava la nobile.
Clare pensò che doveva essere andato a caccia. Tuttavia, sentiva una sensazione di disagio che aumentava ad ogni minuto. “Immagino avesse con sé la mia spada.” commentò.
"Sì, lady.”
La Guardiana si lasciò sfuggire un sospiro. Nel momento in cui era ad un passo dall'avere tra le mani la Pietra di Cristavia e la conseguente possibilità di distruggerla, quella era sparita.
"Sembrate preoccupata. Vi preparerò un tea così potrete rilassarvi.” intervenne Virginia.
Clare annuì, non aveva voglia di discutere. Appena Sebastian fosse tornato decise che avrebbe distrutto la Pietra. Si lasciò cadere su una poltrona e con la mano accarezzò distrattamente il gattino che le era saltato in grembo.
Le sembrò quasi che il rumore delle sue fusa avesse un effetto calmante su di lei.
Ringraziò Virginia che le aveva portato la tazza di tea e se la portò alle labbra per assaporarne il sapore.
Quando lo finì si rese improvvisamente conto di avere sonno. Il corpo sembrava pesare più del normale e gli occhi le si chiusero.


Sebastian era rimasto sorpreso quando Virginia, dopo la partenza di Clare, gli s'era avvicinata ed aveva cominciato a sbottonarsi la camicetta bianca. Era indietreggiato verso la parete cercando di farla ragionare, ma la serva aveva continuata a procedere.
Aveva osservato Virginia mentre gettava a terra l'indumento e l'aveva guardata sconvolto quando aveva afferrato un pugnale e s'era recisa in profondità il braccio.
Come se nulla fosse accaduto, Virginia aveva leccato il nettare rosso e con un gesto fulmineo aveva posato le sue labbra su quelle di Sebastian.
Disgustato il vampiro l'aveva allontanata e le aveva chiesto se avesse perso la ragione.
"Sebastian, Sebastian... Mio caro Sebastian.” aveva cantilenato Virginia con una strana smorfia di disgusto sul volto.
"Cosa stai cercando di fare, Virginia?” domandò il moro.
La ragazza sembrò infuriarsi maggiormente. “Non chiamarmi mai più con quel nome!” tuonò. “Dopotutto, non lo è.” aggiunse, ritrovando la calma.
"Chi sei? Chi ti manda?” domandò Sebastian mettendo in mostra le zanne.
Virginia, o per lo meno colei che si faceva chiamare così, si leccò le labbra.
"Presto sarai mio.” disse estraendo dalle tasche una lunga catena d'argento.
Il vampiro ringhiò. Quella catena non era un oggetto comune, essa non era composta da semplici anelli di metallo, ma da croci saldate l'una con l'altra.
La combinazione dell'argento e delle croci ebbero su Sebastian un effetto devastante. Il metallo lo privò dei suoi poteri, mentre il simbolo religioso lo costrinse a rimanere immobile.
"Un uccello senza più le ali!” dichiarò la ragazza. Con un unico colpo avvolse la catena alle spalle di Sebastian che cadde in ginocchio, incapace di compiere qualsiasi movimento.
"Ora chi si occuperà della povera, piccola Lady Rainsworth?” chiese con un ghigno sul volto.
Virginia gli s'era avvicinata e con una forza che Sebastian non credeva lei possedesse l'aveva colpito violentemente alla testa. Prima di perdere i sensi s'era maledetto per non essere stato in grado di proteggere Clare e per non aver scoperto prima l'inganno della serva.

 

 

Grazie infinite a tutte le persone che continuano a seguire la storia! Sono felice che vi piaccia^^ Dedico il capitolo a mia madre, che non lo leggerà mai, dato che è il suo compleanno! XD Vi lascio alle anticipazioni...

 

 

Next Episode:
"Quello fu senz'altro un giorno pieno di tristezza per me." commentò mentre i capelli ondulati si muovevano, come trasportati dal vento.
Clare si portò una mano al petto ed annuì. Riusciva a percepire quell'immenso dolore come fosse stato il suo.
"Avevo detto che ci saremmo riviste e così è stato." continuò. "Hai trovato la Pietra?" chiese avanzando di qualche passo.


["Sai cosa chiese in cambio del suo dono, l'Unicorno?"
Clare scosse la testa, improvvisamente tesa, come se la risposta fosse più terribile di quanto avesse potuto immaginare.
"Egli disse che un giorno un Rainsworth, avrebbe preso il suo posto."]

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Capitolo 7
*** Madame Lydia ***


    

05

Madame Lydia

 

 

Il tiro era stato perfetto ed il paletto di legno era penetrato nel cuore del vampiro. Cassandra si gira verso Sebastian che le fa un cenno del capo. La ragazza sorride ed afferra l'arma che ha da poco utilizzato, mentre una nube di polvere si solleva da dove poco prima stava il dannato.
Attende che Sebastian la raggiunga e lo abbraccia con foga. "Ci sono riuscita!" esclama soddisfatta del suo lavoro. "Ho fatto tutta da sola!" dice l'adolescente.
"Tua madre ha già preparato il regalo." spiega il vampiro. "Ora sei ufficialmente una
Guardiana. Presto il re vorrà incontrarti."

"Ma quando potrò stringere il contratto con te?" chiese imbronciata.
Sebastian sorride e Cassandra gli volta le spalle.
"Al momento opportuno." conclude il vampiro.

 
La giovane donna dagli occhi verdi si porta una mano al ventre dove è stata ferita. S'appoggia al muro di una casa e una smorfia compare sul suo volto.
Davanti a lei, un vampiro Mezzosangue la deride insultandola.
"Avresti dovuto rimanere con il Purosangue!" esclama, riferendosi a Sebastian. "Sei un'umana troppo fragile e debole, malgrado la tua famiglia abbia avuto il Dono dell'Unicorno."
Cassandra si piega in avanti, in mano un pugnale dai riflessi violacei. Il suo lancio è perfetto ed il vampiro s'accascia al suolo emettendo un sibilo fastidioso.
"Stai parlando con un membro del casato Rainsworth. Io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno" La ragazza estrae dagli abiti un altro pugnale e lo affonda nel cuore del demone.

 
Cassandra osserva con attenzione, mentre una piccola bara bianca viene calata nel terreno. Le labbra si muovono e pronunciano un unico suono: "Amelia"
Si guarda l'anello a forma di rosa, segno del legame con Sebastian e sospira.
La sua cara e adorata sorellina era morta a causa sua.
Accecata dalla rabbia corre verso casa. Vede Sebastian in giardino, intento ad osservare un albero di pesco in fiore. Si avvicina con lentezza, finché lui non decide di voltarsi e guardarla negli occhi.
"Voglio trovarli, Sebastian! Non importa quanto ci metterò o cosa dovrò affrontare! Troverò gli assassini di Amelia e tu mi aiuterai!" grida, i pugni stretti lungo i fianchi. "Nel nome del contratto, questo è un ordine!" conclude con le lacrime agli occhi.
Sebastian sospira e l'abbraccia delicatamente.

 
Clare lasciò che i ricordi di Cassandra le riempissero la coscienza, tuttavia ad ogni sguardo in quei frammenti confusi, la sofferenza della bisnonna si faceva sempre più forte, annebbiandole la mente. In quel passato sconosciuto, in quel sogno lei era solamente un'osservatrice.
Mentre guardava Cassandra piangere sul petto del vampiro, una sensazione famigliare l'avvolse. Guardandosi alle spalle la figura sbiadita della parente era al suo fianco.
"Quello fu senz'altro un giorno pieno di tristezza per me." commentò mentre i capelli ondulati si muovevano, come trasportati dal vento.
Clare si portò una mano al petto ed annuì. Riusciva a percepire quell'immenso dolore come fosse stato il suo.
"Avevo detto che ci saremmo riviste e così è stato." continuò. "Hai trovato la Pietra?" chiese avanzando di qualche passo. I piedi nudi sfiorarono l'erba verde del giardino, presente in quel ricordo.
"È sempre appartenuta alla nostra famiglia. Era lo zaffiro che per secoli ha incorniciato le spade del nostro casato..." rispose Clare, lo sguardo spento e lontano.
"L'hai trovata..." mormorò volteggiando come una ballerina.
"Cosa significa che sarei stata chiamata dalla Pietra?" domandò Clare.
"Avrai compreso che la Pietra è nata dalle lacrime di una fata. Il suo potere è attirato da quello che scorre nella famiglia Rainsworth, il casato che fu in grado di ottenere il Dono dell'Unicorno. Il Dono si trasmette solo alle figlie femmine ed esclusivamente loro, attraverso il sangue, sono in grado di distruggere quell'artefatto."
"Perché?"
Cassandra rise, una risata fredda e terribile. "Gli Unicorni erano i padroni delle fate, con
la loro purezza erano in grado di controllarle. La Pietra è attratta dal residuo di potere all'interno dei discendenti Rainsworth." si fermò all'improvviso e si voltò verso Clare. "Sai cosa chiese in cambio del suo dono, l'Unicorno?"

Clare scosse la testa, improvvisamente tesa, come se la risposta fosse più terribile di quanto avesse potuto immaginare.
"Egli disse che un giorno un Rainsworth, avrebbe preso il suo posto."
"Cioè?" disse Clare ora curiosa di sapere la risposta.
Cassandra la guardò con una smorfia. "Cioè che un membro della nostra famiglia
sarebbe, infine, diventato l'Ultimo Unicorno." spiegò come se fosse ovvio.

Clare balbettò. "V-Vuoi dire trasformarsi in un Unicorno?" incredula fissò Cassandra.
Il frammento d'anima annuì con un espressione soddisfatta e guardandola Clare notò che la sua essenza stava svanendo, lasciando il posto al nulla.
"Ti stai svegliando..." mormorò, infine, quasi il sussurro del vento.

 
La prima cosa che vide Clare alzandosi fu una stoffa azzurra, piena di pizzi, che sopra la sua testa sembrava avere la forma di una tenda.
Solo dopo qualche istante si rese conto di essere sdraiata su un comodo letto a baldacchino. Sbatté alcune volte gli occhi non riuscendo a capire dove fosse.
La Guardiana fece pressione sulle mani e si mise in posizione semi seduta. La stanza era ben illuminata con una serie di candele e lanterne. La grande finestra di fronte a lei, lasciava vedere uno spicchio di cielo notturno, con qualche stella che brillava debolmente.
Clare rabbrividì e s'accorse d'indossare un lungo abito di seta. Il vestito era di una delicata stoffa bianca ed argentea. Le braccia erano lasciate scoperte ed era, per i suoi gusti, fin troppo scollato. In testa i capelli erano acconciati in una complicata acconciatura ed un diadema era posato elegantemente poco sopra la fronte. La gonna le arrivava fin sopra le caviglie, tuttavia scendeva liscia e non voluminosa come quella portata dalle dame di corte. Le unghie erano state pulite e tagliate con cura.
Guardandosi Clare spalancò la bocca. Le sembrava di essere improvvisamente diventata una di quelle principesse che vivono nel reame incantato.
"Ma io sono una cacciatrice..." commentò silenziosamente. Scese dal letto e camminò per il perimetro della stanza.
Era piccola, ed a parte il letto non v'erano altri mobili di nessun tipo. La porta era di legno massiccio, con lavorazioni in ferro che mostravano segni geometrici non ben definiti.
"C'è qualcuno?" gridò battendo i pugni sull'unica via d'uscita. Si sentiva confusa e spaesata. Per quale motivo aveva quegli abiti? Perché era stata rapita e com'era stato possibile?
Il pensiero della Pietra ancora nelle mani di Sebastian le diede una scossa allo stomaco. Attese qualche minuto, ma nessuno rispose alla sua chiamata.
Clare si lasciò scivolare a terra al fianco della porta. Si rannicchiò su se stessa e silenziosamente attese che qualcuno la facesse uscire da quel luogo.
Quando sentì qualcuno spalancare l'uscio, non alzò il viso per guardare chi fosse.
"Clare Rainsworth, la mia preziosa cugina..."
Clare alzò di scatto la testa. Di fronte a lei chino nella sua direzione v'era Vincent, il suo unico cugino.
"V-Vincent?" chiamò incapace di comprendere per quale motivo si trovasse lì.
"Ho scelto bene quegli abiti. Ti donano, Clare." commentò.
Quella frase per la Guardiana fu come una pugnalata al petto. "Tu mi hai portato qui?" domandò furiosa, rizzandosi in piedi.
Osservò il volto sereno del cugino. I riccioli biondi gli cadevano sulle spalle, la bocca era piegata in un risolino e gli occhi, che davano l'impressione di essere dorati, fissavano Clare in un modo che a lei parve quasi ossessivo.
"Sì, certamente!" fu la risposta.
"Cosa ti passa per la testa, Vincent!" urlò. "Perché farmi indossare questi vestiti poi?" continuò con gli occhi accecati dall'ira.
"Non devi preoccuparti Clare, dopotutto tu sei la cosa più preziosa." disse, come se quella frase avesse un qualche senso logico.
"Preziosa per cosa?"
"Per il futuro di tutti noi! Tu ed io cambieremo questo mondo corrotto! Lo libereremo dai suoi demoni e tu sei la chiave!"
"Che diavolo significa, Vincent?" chiese esasperata. "Non capisco quale sia il tuo obiettivo!"
"Cominceremo con Edward..." aggiunse senza aver dato l'impressione di rispondere ai dubbi della ragazza. Appoggiò la mano sull'elsa della spada ricurva che teneva alla vita.
Clare si sentì invadere da un terrore gelido. Cosa aveva in mente di fare con Edward? Che cosa significava cambiare il mondo.
"Presto sarà il momento. Infine l'Unicorno si manifesterà nuovamente e il mondo verrà purificato!" Vincent rise e lanciandole un'ultima occhiata uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Clare si lanciò sull'uscita battendo furiosamente i pugni sulla superficie. Invano urlò al cugino di lasciarla andare, mentre il dubbio ed il tormento affollavano la sua mente. "L'Unicorno si manifesterà..." mormorò portandosi una mano sul cuore. Strinse con forza quell'orribile vestito con il desiderio di farlo a pezzi.
Non riusciva a capire quanto tempo era passato dall'incontro con Vincent. Malgrado quello desiderava solo poter vedere nuovamente il cugino per comprendere cosa gli fosse accaduto. Lo ricordava come un ragazzo gentile e generoso, seppur avesse il vizio del gioco e delle donne. Era figlio del fratello di suo padre ed aveva ereditato una proprietà piuttosto ampia, quando lo zio era morto per una malattia.
Clare si sentiva inutile, incapace di fare qualsiasi cosa e di comprendere la situazione. Sull'uscio comparve una nuova persona e Clare sbarrò gli occhi.
"V-Virginia!" balbettò incredula. Tuttavia notò che la ragazza davanti a lei, indossava abiti raffinati, un'acconciatura da mozzare il fiato e il fisico snello messo in bella mostra.
Un'ombra di sospetto le passò sul volto mentre la osservava.
"No! Madame Lydia." annunciò con un sorriso. Il suono della sua voce rimbalzò nella mente di Clare come un insulto.
Quel nome era molto famoso negli ambienti meno rispettabili della città di Werya. Si raccontava che nessuno, se non Madame Lydia, era in grado di soddisfare gli appetiti e i piaceri più reconditi di ogni uomo. In poco tempo Lydia era diventata l'amante di metà dei nobili di Werya e la sua fama era diventata una sorta di leggenda.
Clare fece per spalancare la bocca, di fronte alla donna che era riuscita ad imbrogliarla.
"Non era semplice tea quello che ho bevuto, dico bene?" domandò.
Lydia sorrise, le labbra socchiuse. "No, infatti. V'era un sonnifero all'interno." Fece per andarsene, ma ci ripensò e mosse qualche passo verso Clare.
"Sebastian sarà mio." disse leccandosi le labbra. "Lui non ti salverà." concluse uscendo dalla stanza.
Clare sentì un opprimente sensazione al petto che non riuscì a spiegarsi. Era sola, completamente sola. Ebbe voglia di piangere, ma non lo fece. Aveva imparato fin troppo bene che le lacrime non servivano a nulla.
Si fece coraggio e ricordò le dure ore di allenamento che aveva sostenuto da bambina per poter diventare una Guardiana.
Sebbene, Clare avesse sempre creduto di possedere una discreta forza, negli ultimi giorni quella certezza si stava sgretolando come un castello di sabbia.
Immersa nei suoi pensieri, quando qualcuno andò a prenderla, si lasciò trascinare fino ad un enorme sala che aveva la parvenza di un'immensa cattedrale.
Inorridita Clare si rese conto che quella dove l'avevano portata era una Cattedrale! Dovevano averla tenuta in una stanza ai piani superiori, una di quelle utilizzate in passato per nascondere i fuggitivi.
Gli uomini la lasciarono al fianco di Vincent che compiaciuto si stava passando una mano sotto il mento.
Si trovavano su una sorta di rientranza, utilizzata probabilmente dai costruttori dell'edificio, ad una altezza considerevole dalla pavimentazione. Clare constatò che se fosse caduta di sotto sarebbe stato, senza alcun dubbio, un viaggio di sola andata.
"È la vecchia cattedrale di Win? Non è così Vincent?" La ragazza scosse energicamente la testa.
La Cattedrale di Win era un luogo maledetto e temuto da tutti. Si raccontava che al suo interno vi camminassero strani spiriti, fantasmi di sacerdoti che furono uccisi quasi cento anni prima in circostanze misteriose.
La cattedrale in seguito era stata saccheggiata e privata di qualsiasi oggetto di valore.
Osservando le panche di legno rovesciate, i vetri delle grandi vetrate sparsi a terra e i dipinti con le tele squarciate, Clare avvertì un senso di tristezza. L'unica cosa rimasta in quel luogo era il grande crocifisso, appeso alla parete sopra l'altare.
V'erano tre navate, sostenute da lisce colonne bianche, rovinate dal tempo che confluivano in una grande arcata centrale.
Fu in quello spazio concentrico che scorse una figura famigliare piegata sulle ginocchia con il volto rivolto verso il suo. La bocca era imbavagliata e le mani legate da una corda.
Clare si lasciò sfuggire un grido di sorpresa e d'orrore.
"E-Edward..." sussurrò tremante. "C-Cosa significa?" urlò voltandosi verso il cugino e puntandogli contro un dito.
"Vincent! Sei completamente impazzito! Arrivare a rapire il re... Verrai ucciso!" continuò Clare.
"Non credo, Clare." mormorò lui. S'avvicinò a Clare posando le mani sulle sue spalle. "Perché vedi, cugina... Io sono l'unico e vero re di questo paese!" esclamò indicando Edward, molti metri più sotto.
"Tu sei folle! Vincent, lascia che io ti aiuti." fece per allungare la mano sul volto del cugino che la respinse malamente.
"Oh! Ma tu mi aiuterai!" urlò, i riccioli biondi che svolazzavano al vento. "La mia preziosa, preziosa cugina." continuò abbassando la voce.
Clare fece per replicare, quando si rese conto che la via per scendere al piano inferiore era libera. Se fosse fuggita avrebbe potuto aiutare Edward, ragionò. Indietreggiò di qualche passo, poi con fare deciso si fiondò lungo la stretta apertura che dava alla scalinata a chiocciola.
Fu quando stette per varcare l'uscita che all'improvviso avvertì una forza bloccare il suo corpo. Clare rimase immobile, come una statua, incapace di fare il benché minimo movimento.
"Mi dispiace, Clare, ma sei tu che mi hai costretto ad usare i miei poteri per fermarti, ad ogni modo puoi parlare." spiegò.
Da quell'angolazione, Clare credette di vedere gli occhi dorati di Vincent diventare neri come il carbone.
"Manca poco a mezzanotte e mi chiedo se non sia l'ora di rivelarti il mio piano."
Alle sue spalle, la Guardiana avvertì i passi concitati e leggeri di qualcuno raggiungerli.
"Madame Lydia." bisbigliò Vincent.
"Hm!" commentò Lydia passando accanto a Clare. "Non dovresti sprecare la tua magia per cose tanto futili." bisbigliò esaminando la ragazza. Ancheggiando in una maniera oscena s'avvicinò a Vincent e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
Clare lo vide sorridere e provò il forte istinto di volerlo soffocare con le proprie mani. All'improvviso si sentì cadere in avanti e fu costretta a coprirsi il volto con le mani.
Sentì le risate di scherno dei due amanti e dentro di lei la rabbia aumentò.
Infuriata la ragazza si tirò in piedi e lanciò al cugino un'occhiata di puro odio.
"Qual è il vostro scopo?"
"La piccola Lady vuole sapere..." intervenne ironicamente Lydia, posando la spalla sul petto di Vincent.
"Questa notte, cugina, realizzerò la mia vendetta e tu avrai l'onore di comandare il più potente dei vampiri..." Clare deglutì, la gola sempre più secca. "Vlad Tepes!"

 

 

 

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"Fu una sciocca, una terribile stolta nel credere tutto ciò possibile.” commentò Vincent. “Il re negò perfino di conoscerla ed ordinò d'ucciderla. Alhandra, l'incantevole Alhandra morì sul rogo e la sua storia fu dimenticata.” concluse.
terribile!” esclamò Clare.
"Ma non tutti la dimenticarono. Suo figlio sopravvisse e così i suoi figli, fino a me. Io, Clare, sono l'ultimo discendente di Alhandra ancora in vita ed esigo la mia vendetta!” gridò stringendo i pugni.



 

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Capitolo 8
*** Alhandra ***


 

06

Alhandra

 

 
All'improvviso Clare sentì le gambe vacillare, i pensieri farsi più annebbiati e come in un sogno s'avvicinò lentamente al parapetto di pietra per osservare la figura di Edward, molto più in basso.
"P-Puoi ripetere il nome?” chiese al cugino.
"V-l-a-d T-e-p-e-s.” scandì per lei Lydia. “Stupida ragazzina...” mormorò passando le mani sul petto di Vincent.
Clare non badò all'ultima frase, troppo concentrata nel tentare di capire come suo cugino credeva possibile portare nel mondo quel demonio.
"La Pietra di Cristavia...” bisbigliò
"Sei piuttosto sveglia, ragazzina!” esclamò Lydia.
"Perché?” prese fiato. “Perché?” gridò più forte.
"Perché è giusto farlo.” rispose Vincent, il volto rosso per la rabbia. “Devi capire, Clare...” riprese più dolcemente.
"Questo mondo cambierà, grazie a me non esisteranno più ingiustizie, tutto sarà perfetto!”
Clare scosse la testa. Delusa e amareggiata non poté fare altro che vedere l'animo folle che muoveva suo cugino. “La perfezione non esiste Vincent. Anche l'angelo Enuwiel cadde nel peccato. S'innamorò di un umana e...” Tuttavia non terminò la frase e ritornò a fissare Edward.
"Molti, molti anni fa v'era un re. Questo re era amato da tutto il popolo, il suo nome era Marcus. Non era sposato poiché egli amava le donne, tuttavia una più di tutte occupava i suoi pensieri. Il suo nome era Alhandra ed era bella, più bella di qualsiasi altra creatura che avesse mai messo piede su questa terra. Ciò nonostante lei era una schiava ed una strega.” Vincent si fermò ed i suoi occhi sembrarono scorgere cose che Clare non poteva vedere.
"Lui la desiderava ed ogni notte, le faceva visita nella torre in cui l'aveva rinchiusa. Un giorno lei gli disse d'amarlo e di stare aspettando un figlio da lui. Venuto a conoscenza di questo segreto il re ordinò alle sue guardie d'ucciderla, poiché il sovrano non poteva mischiare il suo sangue e la sua carne con una semplice schiava, per quanto lei fosse bella.”
Clare chiuse gli occhi, incantata ed inorridita al tempo stesso.
"V'era però un soldato, di guardia alla torre, che era innamorato della fanciulla e l'aiutò a fuggire. Si nascosero nei boschi, finché, un giorno, Alhandra diede alla vita un bambino. Il neonato si dimostrò da subito speciale. Dentro di lui v'era il potere magico di Alhandra e il sangue dei discendenti dell'angelo Enuwiel. In seguito la fanciulla seppe dell'imminente matrimonio del re e pensò che se avesse presentato a Marcus il loro bambino raccontandogli dei suoi prodigi, il sovrano l'avrebbe ripresa al suo fianco e nominato il piccolo suo legittimo erede.”
Clare si rese conto di star trattenendo il fiato.
"Fu una sciocca, una terribile stolta nel credere tutto ciò possibile.” commentò Vincent. “Il re negò perfino di conoscerla ed ordinò d'ucciderla. Alhandra, l'incantevole Alhandra morì sul rogo e la sua storia fu dimenticata.” concluse.
"È terribile!” esclamò Clare.
"Ma non tutti la dimenticarono. Suo figlio sopravvisse e così i suoi figli, fino a me. Io, Clare, sono l'ultimo discendente di Alhandra ancora in vita ed esigo la mia vendetta!” gridò stringendo i pugni. “Il sovrano che tanto ammiri... che ami...” Clare sussultò e Vincent sorrise. “Edward verrà sacrificato a Vlad, la Pietra di Cristavia indicherà al demone la via per entrare in questo mondo e tu che possiedi il Dono dell'Unicorno diventerai la sua padrona e aiuterai me a controllare il suo immenso potere!” urlò, chinando il capo all'indietro.
L'eco della sua risata rimbalzò tra le fredde pareti della Cattedrale. Una folata di vento gelido entrò da una finestra in frantumi e spense alcune candele, oscurando ulteriormente l'ambiente.
Nel suo abito leggero Clare rabbrividì e si portò le mani al petto. L'anello del contratto era ancora al suo dito ed emetteva una strana luce rosata. La ragazza lo fissò per qualche istante, poi non riuscendo a capire cosa significasse quel bagliore decise di lasciare perdere e di tornare a concentrarsi sul cugino.
"Il potere dei vampiri si affievolisce se si trovano nelle vicinanze di una chiesa.” intervenne la Guardiana pensierosa. “Hai scelto questo luogo per limitari i poteri di Vlad Tepes?”
"Questo è uno dei motivi, l'altro era impedire a Sebastian di aiutarti. Anche se, pensandoci bene, credo che a lui sarebbe piaciuto poter rivedere suo padre.” rispose Vincent con un gesto vago della mano.
"S-Suo padre? Vuoi dire Vlad?”
Lydia scoppiò a ridere e sembrava non volesse cessare di smettere. “Che sciocca ignorante!” disse tra una risata e l'altra.
Clare si morse il labbro furiosa. Toccandolo si rese conto che sanguinava.
"Ogni vampiro è figlio di Vlad Tepes!” intervenne Vincent con voce pacata. “Ma certo è, che Sebastian era uno dei suoi figli prediletti. Il tuo caro amichetto è molto più antico e potente di quanto voglia far credere.” fece una pausa per osservare lo stupore dipinto negli occhi di Clare.
"Ti ha detto di essere un Purosangue, ma in verità egli apparteneva alla stirpe dei Primi. Non ho idea di cosa accadde, ma un giorno Vlad lo privò di molti dei suoi poteri e sigillò l'altra parte. Per questo è stato relegato alla stirpe dei Purosangue.”
Per qualche momento Clare non seppe dire se avesse più voglia di strangolare Vincent con le sue mani o uccidere Sebastian.
Con rammarico si chiese se Cassandra fosse a conoscenza di tutti quei segreti che a lei sembravano preclusi.
"Mancano pochi minuti a mezzanotte, Vincent.” intervenne Lydia, sfiorando i riccioli dorati del ragazzo.
Vincent annuì e s'avvicinò alla cugina. Clare indietreggiò di qualche passo, fino a toccare i bordi del parapetto. Poteva sentire il contatto con il freddo marmo bianco ed avvertire il senso di vuoto e di caduta alle sue spalle.
Vincent l'afferrò brutalmente per le braccia facendola voltare e Clare si ribellò cercando di sferrare un calcio al cugino.
Il suo pugno colpì solo l'aria e lo stomaco le si chiuse quando il ragazzo la fece sporgere, pericolosamente, in avanti. Quando la spintonò violentemente in avanti il suo urlo echeggiò tra le mura della vecchia cattedrale.
Sotto di lei Edward si era alzato in piedi, trattenuto da due uomini o forse vampiri ed era corso in avanti riuscendo a togliersi lo straccio che gli impediva di parlare.
"Lasciala andare!” il suo grido, pieno di disperazione si perse nell'aria.
"Fermati Edward!” fu l'ordine di Vincent che strattonò ulteriormente Clare. “Non vorrai che per errore io la lasci cadere.” continuò.
La Guardiana rimase per alcuni secondi immobile, incapace di ragionare. Davanti a lei, sotto diversi metri c'era Edward ed una caduta mortale ad attenderla.
"C-Cosa stai facendo Vincent? Non ti serviva il mio aiuto?” domandò Clare cercando di trovare una soluzione per uscire da quella situazione.
"È così, ma vedi...” avvicinò le labbra alle orecchie di Clare. “...affinché il rituale funzionasse serviva un individuo dotato di grande forza spirituale. Il nostro caro sovrano possiede i Poteri dell'Angelo, ma questi sono sopiti. Dovevamo risvegliarli in qualche modo ed ecco che entri in scena tu.” Fece una pausa, umettandosi le labbra.
"Cosa vuoi dire?” bisbigliò Clare.
"Vedendoti su punto di morire, i poteri di Edward si risveglieranno. Ecco perché fra pochi minuti io ti lascerò cadere...”
Il cuore di Clare smise di battere per un secondo. Gli occhi divennero due fessure e il respiro si fece irregolare.
"M-Morirò!” balbettò. Trovando il coraggio necessario, riuscì a divincolarsi dalla stretta di Vincent, assestandogli una gomitata nella stomaco. Fece solo pochi passi, prima che Lydia l'afferrasse e Vincent la immobilizzasse, nuovamente, con la magia.
"Naturalmente, come ti ho già spiegato, non morirai. Mi servi.” fu la semplice spiegazione di suo cugino che si teneva una mano allo stomaco. Il viso era attraversato da una smorfia di dolore e gli occhi sembravano esseri tornati neri.
"Non temere, se Edward dovesse fallire, sarò io a salvarti dalla caduta. Dopotutto...” il suo sguardo si posò sul collo di Lydia. “Solo tu puoi farti obbedire da Vlad.” concluse. Le sue mani si strinsero nuovamente sul corpo di Clare che incapace di reagire si vide portare davanti al parapetto.
"Clare!” l'urlo di Edward era fin troppo doloroso da sopportare per la ragazza. In un istante di follia sperò che quella caduta avrebbe segnato la sua morte perché in quel modo Vlad sarebbe stato impossibile da controllare per Vincent. Si pentì immediatamente di quei pensieri. Lei era una Guardiana e in quanto tale aveva il dovere di proteggere il suo re. Eppure, in quel momento, sembrava che fosse Edward l'unico in grado di salvarla.
"Lasciala andare Vincent!” ripeté Edward correndo lungo i corridoi della cattedrale e fermandosi, senza fiato, prima di raggiungere il balconcino dal quale Clare sporgeva.
La mano di Vincent strinse la presa sulle braccia della ragazza per poi lasciarla andare delicatamente.
"Come comandate maestà!” gridò Vincent, mentre un ghigno di vittoria e compiacimento gli segnava il volto.
Clare si sentì scivolare verso il basso, sempre più velocemente. Avvertì che il suo corpo aveva ripreso la sensibilità e che poteva nuovamente muoversi a suo piacimento. Il rombo delle campane che segnavano la mezzanotte riempì la sua mente. I rintocchi si susseguivano uno dopo l'altro, con una lentezza incredibile.
L'aria gelida la investì e le urla di Edward la fecero tremare.
Il mondo sembrava muoversi al rallentatore.
Clare chiuse un istante gli occhi, per poi riaprirli ed osservare l'enorme croce posta sopra l'altare. Se fosse stata pulita dalla polvere, probabilmente il suo splendore sarebbe stato accecante. Intarsi dorati si alternavano a pietre preziose, ricordandole la Pietra di Cristavia. Pensandoci s'era resa conto che la spada era al fianco di Vincent, fino a qualche secondo prima.
Il volto di Sebastian le apparve nella mente, bello e assolutamente perfetto. L'ultima volta che l'aveva visto se n'era andata arrabbiata, senza neanche salutarlo.
Il freddo divenne insopportabile e Clare decise di chiudere definitivamente gli occhi. L'ultima cosa che voleva vedere non era certo il volto sconvolto di Edward.
Si diede della stupida, pensando che cadere non era stato tanto terribile come aveva immaginato. I fiocchi del vestito le volavano intorno, sfiorando la pelle nuda delle braccia.
Improvvisamente, però avvertì una sorta di calore avvolgerla e frenare la sua precipitosa caduta verso il suolo. Era una sensazione piacevole e prima di rendersene conto aveva riaperto gli occhi che si scontrarono contro due iridi verdi.
La cattedrale sembrava essere stata investita dalla stessa luce del sole. Una luce accecante aveva illuminato a giorno la chiesa e Clare poté ammirare, incantata, le splendide ali bianche che avvolgevano la schiena nuda di Edward. Erano enormi e più splendide di qualsiasi cosa Clare avesse mai visto.
Affascinata la sua mano s'allungò verso quelle piume candide e quando le sfiorarono avvertì una scarica di energia percorrerle tutto il corpo.
Deglutì, non riuscendo a fare altro che osservare il volto di Edward e le ali d'angelo che erano comparse sulla sua schiena, lacerandogli la veste e lasciandolo a petto nudo.
In un secondo momento si rese conto di essere sospesa a mezz'aria tra le braccia del re. Le ali si muovevano con grazia, come se fossero sempre esistite e producevano una leggera folata d'aria tiepida che riscaldava Clare.
"E-Edward” balbettò la ragazza notando la stessa espressione di incredulità anche sul suo volto. “Sei identico al ritratto di Enuwiel.” mormorò sconvolta.
"Enuwiel era biondo.” fu l'unica cosa che riuscì a dire il re.
Seppure la situazione non fosse delle migliori Clare si lasciò andare ad una risata che ebbe il potere di infonderle un po' di speranza. Forse sarebbero riusciti a fuggire, in un qualche modo ancora sconosciuto.
Edward la strinse con maggiore forza e le baciò la fronte con dolcezza.
"Mi dispiace Clare. È colpa mia. Sapevo che c'erano degli aristocratici che erano contro di me, ma non credevo che anche Vincent fosse uno di loro! Arrivare fino a qui...”
Clare gli sfiorò il volto, scuotendo la testa. “Ti sbagli Edward. Lui cercava me, la Pietra di Cristavia e...” esitò. “... voleva te! Vuole evocare Vlad Tepes e come sacrificio ha scelto il tuo sangue.” La sua mano percorse il profilo del collo di Edward per poi posarsi delicatamente su un'ala.
"Incredibile!” mormorò mentre i suoi piedi toccarono terra. “Non ho mai visto nulla di così bello.” disse la ragazza, distogliendo lo sguardo.
"Non abbiamo armi.” fece notare il re, indicando Vincent. Poi la sua mano si spostò su una porta posta sul fondo della cattedrale. “Ma se provassimo a scappare, saremo in vantaggio rispetto a tuo cugino. Vincent dovrebbe percorre un tragitto molto più lungo del nostro per riuscire a prenderci!”
Clare osservò, dal basso, Lydia avvicinarsi alle spalle di Vincent e rivolgerle una smorfia di delusione. Pensò che probabilmente avrebbe preferito vedere la Guardiana precipitare al suolo e lì rimanervi.
"È un mago, Edward e tra le sue vene scorre il sangue degli Zagalath.” spiegò Clare, riferendosi con quel nome alla discendenza della famiglia reale.
"Bhe... a quanto pare invece io sono un angelo!” esclamò Edward, gli occhi lucidi.
"Ma non hai la minima idea di come utilizzare questo potere. Magari puoi solo volare.” gli fece notare la ragazza piegandosi a terra per raccogliere un frammento di vetro affilato.
Edward afferrò la mano di Clare ed improvvisamente la trascinò correndo verso l'uscita dell'edificio. La Guardiana, però, rallentò il passo ed osservò il tremolio che attraversava il portone di legno.
"Qualcosa non va.” disse, facendo fermare il ragazzo. Indietreggiarono di un passo e si fermarono per vedere la spessa porta di legno cadere a terra, provocando un gran rumore.
Una spessa nube di polvere s'alzò dal pavimento, disperdendosi nell'aria e facendo tossire la ragazza. Edward si mise tra l'uscita e Clare, facendole scudo con il proprio corpo.
La Guardiana però fece qualche passo in avanti ed osservò le figure che si stagliavano nell'oscurità della notte.
Davanti alla porta, con il viso insanguinato e il corpo piegato per lo sforzo, Sebastian la stava osservando sollevato. Alle sue spalle, una decina di vampiri stavano fermi con i canini scoperti, pronti per attaccarlo. Gli occhi avevano una colorazione rossastra, segno che avevano bisogno di nutrirsi.
Clare strinse la mano sul frammento di vetro e si piegò pronta a difendersi.
"Sebastian!” esclamò, correndo nella sua direzione. Il vampiro sembrava stremato, come se avesse perso all'improvviso tutta la forza che possedeva.
"Edward! Aiutami! Dobbiamo portarlo via!” disse chinandosi sul Purosangue ed esaminando il taglio che aveva alla testa. Tirò un sospiro di sollievo quando s'accorse che non era così grave come aveva immaginato.
"Alzati Sebastian!” gridò, afferrandolo per le braccia. Clare si voltò per cercare l'aiuto di Edward, ma lo trovò perfettamente immobile dove l'aveva lasciato.
Le ali erano chiuse dietro la schiena e piene di polvere.
Sebastian si alzò e Clare lo fece appoggiare alla parete della cattedrale.
"Sto bene, mi serve solo qualche minuto.” disse il vampiro.
"Ti servirebbe del sangue.” commentò Clare, guardandosi intorno. “Forse Edward potrebbe...” mormorò, lasciando il discorso a metà.
Edward dispiegò le ali e Sebastian sussultò sorpreso.
"Gli angeli sono scomparsi!” esclamò. “Sapete cosa accadrà ora che il loro potere si è risvegliato nel corpo di Edward?” domandò stringendo i pugni. Una smorfia di dolore e di turbamento passò sul suo viso.
Clare guardò Edward che scosse energicamente la testa.
"Sarà l'inizio di una nuova guerra Celeste!” Le sue parole si persero nel caos che scoppiò successivamente.

 

 

 

Eccomi con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto e colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che seguono la storia. Inoltre vi informo che il prossimo aggiornamento sarà tra due settimane perché martedì andrò a Roma con la mia classe...

 

 

Next Episode:
Osservò Sebastian chiudere di scatto gli occhi ed allontanarsi da lei con un balzo.
La Guardiana deglutì, un misto di paura ed eccitazione la fecero tremare.
"Io... noi... Dobbiamo andare!” esclamò dopo un attimo di esitazione. S'avvicinò a Sebastian che la respinse malamente, allontanandola di qualche passo.
"Sono affamato Clare.” spiegò in un roco sussurro.
La ragazza osservò il vampiro che si portava una mano alla gola e scuoteva energicamente la testa. Rimase ad osservarlo incantata. 

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Capitolo 9
*** All'ombra della Cattedrale ***


07

All'ombra della Cattedrale

 

 

 
Clare non aveva la minima idea del significato delle parole di Sebastian, ma non gli domandò alcuna spiegazione. Mentre i capelli corvini del vampiro le scivolarono sul viso, coprendole il volto Clare sentì una fitta di dolore percorrerle il cuore. Non poteva dire se sarebbero sopravvissuti a quella notte e lei avrebbe voluto risolvere le questioni rimaste in sospeso tra lei e Sebastian.
Non ebbe tempo di fare o dire nulla perché il gruppo di vampiri Mezzosangue alle sue spalle erano in procinto di attaccarli.
La ragazza afferrò il pugnale legato alla cintura di Sebastian e lanciò il vetro acuminato contro il primo vampiro, riuscendo a colpirgli il cuore. Lo guardò sparire in una nube di polvere e dovette coprirsi gli occhi con il braccio. Alle sue spalle Edward sembrava cavarsela discretamente con due avversari che l'avevano circondato. Aveva raccolto un asse di legno e la brandiva quasi fosse stata una spada.
Clare schivò un pugno, lanciandosi di lato, e con la punta del pugnale riuscì a ferire il
vampiro che le stava davanti. Era più alto di lei di almeno una ventina di centimetri, le spalle larghe e gli occhi neri come la notte. Combatteva a mani nude, sicuro della sua incredibile forza. Clare non si spaventò e ricordò le lezioni di combattimento che aveva seguito da ragazzina.

Si piegò sulle gambe, poi con la sinistra lo fece cadere a terra. Velocemente si portò su di lui, una mano poggiata sulla sua spalla e l'altra stretta sul pugnale pronto per affondare nella carne.
Clare stava per sferrare l'attacco finale, quando si sentì sollevare di peso e venire catapultata a terra. La vista le s'annebbiò per un istante, mentre il freddo della notte le penetrava nelle ossa a causa del vestito che le aveva fatto indossare Vincent.
Osservò distrattamente la figura di un vampiro che cercava di rimetterla in piedi per riportarla con forza nella cattedrale.
Con il manico del pugnale colpì l'assalitore alla base del collo, riuscendo a stordirlo. Ansimando, si voltò in cerca di Sebastian, ma non riuscì a vederlo. Era notte fonda e a parte qualche flebile stella, lo spazio era illuminato solo da alcune torce.
All'improvviso avvertì un soffio di alito caldo sul collo che la fece irrigidire. Con molta lentezza cercò di vedere chi fosse ed il suo sguardo venne catturato da due terribili e bellissimi occhi scarlatti.
Clare conosceva quel volto, così stanco, ma pur sempre affascinante. Osservò Sebastian chiudere di scatto gli occhi ed allontanarsi da lei con un balzo.
La Guardiana deglutì, un misto di paura ed eccitazione la fecero tremare.
"Io... noi... Dobbiamo andare!” esclamò dopo un attimo di esitazione. S'avvicinò a Sebastian che la respinse malamente, allontanandola di qualche passo.
"Sono affamato Clare.” spiegò in un roco sussurro.
La ragazza osservò il vampiro che si portava una mano alla gola e scuoteva energicamente la testa. Rimase ad osservarlo incantata. Era la prima volta che lo vedeva perdere il controllo e in qualche modo la cosa l'attirava.
Fece per muoversi nuovamente verso di lui, quando un urlo di Edward la fermò dai suoi propositi, costringendola a voltarsi.
Vincent, la chioma dorata che si muoveva nel vento e gli occhi di un nero cupo, era alle spalle del re. In mano reggeva la lunga spada nera dei Rainsworth, con la pietra di Cristavia incastonata nell'elsa che brillava di un agghiacciante colore azzurro.
La lama aveva trafitto il corpo di Edward al torace, lasciando il sovrano con uno sguardo smarrito. Il ragazzo aveva portato le mani alla spada ed era rimasto in piedi a fatica, tentando di estrarre l'arma.
La sua bocca era rimasta aperta in un urlo silenzioso, le ali avevano smesso di muoversi e una smorfia di puro dolore attraversava il suo volto.
Poi Vincent ritirò la lama che cadde a terra con un tonfo assordante.
Clare dovette sbattere più volte gli occhi per rendersi conto di ciò che era appena avvenuto. Anche Sebastian alle sue spalle trattenne il respiro.
"No! No!” gridò, mentre le lacrime le rigavano le guance e la rabbia prendeva il posto della paura. Afferrò il pugnale e si lanciò in una folle corsa verso il cugino.
"Che cosa hai fatto! Vincent!” urlò disperata.
Sì sentì afferrare alle spalle da due braccia sconosciute e si dimenò riuscendo a liberarsi.
Edward fu preso da due uomini di Vincent e portato all'interno della cattedrale, mentre una scia del suo sangue si faceva largo sul pavimento.
Clare avanzò nuovamente, ritrovandosi di fronte a Madame Lydia che la guardava disgustata.
"Il vestito è completamente rovinato!” esclamò, indicando l'abito bianco che era stato fatto indossare a Clare.
La Guardiana si lanciò su di lei, ormai inconsapevole di ciò che stava facendo. L'unica cosa che contava in quel momento per Clare era poter raggiungere Edward e distruggere Vincent.
Il pugnale sibilò nell'aria, ma non centrò il bersaglio. Lydia s'era spostata di lato con estrema facilita, ma sul suo volto non v'era più il sorriso rilassato di prima, al suo posto v'era un terribile ghigno.
"Maledetta ragazzina!” sibilò tra i denti. “Ti ucciderò con le mie mani! Vincent capirà, mi perdonerà!” disse poco convinta. Tuttavia, inciampò nel vestito e diede tempo a Clare per colpirla.
Fece per calare il pugnale nel suo petto, quando Sebastian, davanti a lei, la fermò.
Clare lo guardò furiosa, le lacrime che non volevano smettere di scendere.
Gli occhi del vampiro erano violacei, ed era palpabile lo sforzo che doveva fare per mantenere il controllo su se stesso.
"Togliti!” gridò Clare. “Togliti Sebastian! Io la ucciderò!” disse rivolgendosi al vampiro “Maledetta traditrice!” Il suo sguardo tornò su quello di Lydia a terra e vi lesse un profondo terrore. La vide leccarsi le labbra con fare provocante e sfiorare la gamba di Sebastian con la mano.
Clare piegò la gamba all'indietro con l'intento di darle un calcio. Fu la voce acuta e priva di sentimento di Sebastian che la indusse a fermarsi nuovamente.
"Non sei un'assassina Clare!” intervenne il vampiro, il capo rivolto a Lydia.
"Questo non è vero. Io sono un'assassina!” affermò Clare, abbassando il tono di voce. “Non ricordi più le persone che ho ucciso?” domandò.
"Volevo dire che non uccidi solo per vendetta! Clare, guardala!” continuò Sebastian. “Non può difendersi!” Ma Clare non lo stava più ascoltando.
Le sue orecchie erano attirate da una lenta litania che stava venendo recitata come una sorta di preghiera, nei pressi dell'altare della chiesa sotto l'enorme crocifisso.
Tre figure erano chine a terra e tra quelle v'era anche Edward.
"Il rituale è cominciato.” bisbigliò. In principio le parole avevano un suono aspro e quasi ostile, ma ben presto quella sorta di melodia divenne più dolce e malinconica.
Clare lasciò scivolare il pugnale a terra e la sua mente si focalizzò su quella lenta e dolce litania. Le sue gambe si mossero da sole, verso il luogo del rito oscuro, ma la mano di Sebastian, stretta nella sua, la trattenne.
"Non ascoltare!” disse con un ringhio.
La ragazza decise di fare come le venne detto e si sforzò d'ignorare le parole, che risuonavano tra le pareti della cattedrale.
"Che ti succede?” la schernì Lydia, ancora a terra. “Non hai più la forza di uccidermi?” domandò tossendo.
Clare trattenne la rabbia e le sorrise con odio. “Sebastian si prenderà molto cura di te.” spiegò ed ebbe la soddisfazione di vederla sbiancare di colpo.
"Virginia, per me è già morta. Presto lo sarà anche Madame Lydia.” riprese con amarezza.
Vide Sebastian leccarsi le labbra e i suoi canini allungarsi di qualche centimetro.
Clare si chinò per prendere il pugnale, ma esitò un istante.
"N-Non ucciderla.” balbettò riferendosi al vampiro. Sebastian sembrò capire ed annuì.
"Andrò avanti. Raggiungimi quando... quando avrai finito.” concluse la ragazza, versando la sua ultima lacrima.
Clare non attese la risposta e s'avviò silenziosa lungo l'ampia navata centrale che potava direttamente davanti all'altare. Si sentiva stanca, debole ed incapace.
Da quando i suoi genitori erano morti le sembrava che la sua vita avesse perso qualsiasi significato.
Era stato grazie ad Edward se lei aveva ancora uno scopo nella vita, ma quella missione sembrava essere sul bordo di un baratro. Sebastian era stremato, anche se ancora non conosceva la ragione di quel malessere fisico e Edward era sul punto di morire, se già non era morto.
Vincent stava per evocare il vampiro originario Vlad Tepes e Clare dubitava che se anche fosse sopravvissuta per vederlo avrebbe potuto fare qualcosa per fermarlo, come sosteneva il cugino.
Camminava tra le file di colonne della cattedrale, illuminata dalla luce delle torce e il freddo che le filtrava tra i vestiti. In mano teneva solo un misero pugnale e il bruciore di una ferita alla gamba le doleva alla pelle.
Sapeva che era inutile tentare di nascondersi, in ogni caso Vincent l'avrebbe trovata.
Ancora distante dal luogo del rituale vide due servi di suo cugino tracciare con un gesso bianco un cerchio e porvi alle sue estremità quattro candele nere.
Clare urlò.
All'improvviso e nella maniera più brutale il suo passato era tornato a farle visita. Un passato che reclama vendetta e giustizia, perché niente avrebbe impedito alla Guardiana di uccidere l'uomo che aveva assassinato i suoi genitori.

 

 
Sebastian aveva provato pietà per la ragazza che per tanti anni aveva lavorato al servizio di Clare come cameriera. Stesa su quel pavimento impolverato e sporco lo fissava con un'aria di sfida negli occhi.
Tuttavia, dopo che la sua mente ebbe riportato a galla ciò che Lydia gli aveva fatto solo qualche ora prima, i suoi occhi si tinsero di rosso.
Si portò una mano alla gola, sempre più desideroso di bere il liquido che gli avrebbe permesso di recuperare le forze.
"Dicono che i vampiri sono degli amanti straordinari!” intervenne Lydia cercando di mettersi a sedere.
Sebastian sorrise, stando al gioco della donna.
"Hai ragione, sappiamo appagare i desideri più oscuri e proibiti degli esseri umani. Il nostro tocco è come una droga per voi.” mormorò suadente.
Sospirò, ascoltando i battiti del cuore di Lydia farsi più rapidi. La ragazza si mise in piedi e si portò volutamente una mano sul petto, muovendola lentamente.
Le sue labbra si schiusero in una smorfia curiosa e fece qualche passo verso Sebastian, sfiorandogli i capelli e poggiando le mani dietro il suo collo.
"Sono certa che potremmo divertirci molto tu ed io.” bisbigliò, posando un bacio sul collo del vampiro.
Sebastian la lasciò fare, accarezzandole di tanto in tanto la schiena. Assaporò il sapore di Lydia e le mani gli corsero sui fianchi dell'umana.
"Sono molto brava a soddisfare i desideri degli uomini.” disse la ragazza posando le labbra su quelle del vampiro.
Soddisfatta si scostò di qualche centimetro. “L'avevo detto che saresti stato mio.” bisbigliò, spingendolo verso una colonna.
Sebastian invertì le posizioni, lasciando Lydia appoggiata al freddo marmo. Le baciò lentamente il collo, sentendola ansimare e le solleticò la pelle con i suoi capelli. Infine i suoi canini affondarono nella pelle pulita e delicata della ragazza che si lasciò sfuggire un grido di sorpresa.
Il liquido rosso scivolò nella gola di Sebastian, saziando il suo appetito.
Lydia cercò di opporre resistenza, gridando e graffiandogli la schiena, ma a nulla valsero le sue preghiere di aiuto.
"Madame, siete anche molto brava a saziare il mio appetito.” commentò Sebastian, pulendosi la bocca con un raffinato gesto della mano.
"Ti aveva... ti aveva detto di non uccidermi!” esclamò Lydia portandosi una mano al collo sanguinante. Il sangue aveva macchiato i suoi adorati vestiti, lasciando impregnato anche il pavimento.
"Sei ancora viva o sbaglio?” la prese in giro. “Anche se...”
"Anche se cosa?” chiese Lydia barcollando in avanti.
"Dal tuo aspetto credo che molto presto sverrai.” Sebastian la vide sbattere un paio di volte gli occhi, poi con un tonfo crollò a terra.
"Ti avevo avvertito.” concluse con il volto impassibile.
Il grido che squarciò il silenzio della chiesa, lo fece sussultare, costringendolo a mettersi alla ricerca di Clare. Era un urlo così straziante e doloroso che per un istante Sebastian credette che Clare fosse stata uccisa. Corse nella sua direzione, tirando un sospiro di sollievo quando la vide ai limiti della cattedrale.
Poi Clare balzò in avanti e Sebastian non poté far altro che imprecare e dirigersi velocemente nella sua stessa direzione.
Tuttavia ebbe la strana sensazione di aver già vissuto un'esperienza simile e si chiese se fosse legata ai ricordi condivisi con Cassandra.
Al ricordo di quel nome e quel volto lo stomaco gli si strinse in una morsa dolorosa.

 

 

 
Eccomi di nuovo qui dopo due settimane. Purtroppo devo annunciarvi che gli aggiornamenti si faranno più lenti perché la scuola mi sta letteralmente “soffocando”. Ringrazio coloro che continuano a seguirmi ed hanno aggiunto la storia tra preferiti-seguite-ricordate.
Sarei molto felice di sapere le vostre opinioni, quindi non siate timidi e ditemi^^ Vi assicuro che non vi mangio. XD

 

 

Next Episode:
"Il momento è prematuro."
Il panorama davanti agli occhi della ragazza mutò. La radura, ora, era ricoperta di neve e il cielo notturno era illuminato dalle stelle e la luna.
L'Unicorno mosse qualche passo in avanti, scavando sotto il manto gelido in cerca d'erba con cui sfamarsi. A Clare sembrò quasi che si fosse dimenticato della sua presenza.

 
 

   

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Capitolo 10
*** Un incontro ***


  

A Luana, per il suo compleanno anche se sono anticipo di un giorno.
Grazie per sopportarmi! u.u

 

  

08

Un incontro

 

 

 
Clare ricordava il fumo e le fiamme che avevano inghiottito i corpi dei suoi genitori. Poteva avvertire il bruciore del fuoco sulla sua stessa pelle e rammentare l'orrore e la paura che aveva provato quel giorno.
L'urlo che le uscì dalla bocca aveva il sapore del sangue.
In tutti quegli anni aveva cercato in Edward la motivazione per continuare a vivere, ma aveva trovato nella vendetta lo scopo della sua esistenza. Per mesi aveva svolto accurate indagini per comprendere chi fosse stato ad uccidere i coniugi Rainsworth e proprio in quello stesso momento lo aveva davanti a gli occhi.
Fin dal principio era stato Vincent a muovere i fili della sua vita e del suo destino.
L'aveva privata di tutto, dei genitori, di un futuro ed anche di Edward.

Vincent, il cugino che la riempiva di regali, Vincent che le inviava mazzi di rose, Vincent il discendente di Alhandra.
Esattamente come i fiori che le regalava era riuscito ad ingannarla con la sua bellezza ed a imprigionarla con le sue spine.
Clare non riusciva a capacitarsi di come avesse potuto farsi ingannare tanto facilmente da quell'uomo. Lei che era stata nominata Guardiana, lei che aveva ucciso decine di individui per il bene del regno...
All'improvviso la verità di tutto ciò che stava accadendo la travolse come un fiume in piena trasportandola come una furia verso l'oggetto della sua vendetta. Ed esattamente come il fiume si lanciò alle spalle di Vincent con tutta la forza che aveva.
Clare e Vincent caddero entrambi sul pavimento, la ragazza impugnando il pugnale e puntandolo al cugino, il ragazzo con il volto a terra.
Una risata aspra e amara proruppe dalle labbra di Vincent, che voltò il capo verso la cugina.
"Sei sempre stata fin troppo ingenua." disse. "Anche adesso." continuò più rilassato.
Clare poggiò la lama al collo di Vincent che non smise di mostrarle il suo orribile ghigno. Alle sue spalle i servitori del mago continuavano a cantare la melodia che avevano cominciato precedentemente, ma in quel momento le parole si alzarono d'intensità.
"Zitto!" urlò furibonda, intravedendo la figura di Sebastian. "Tu non sai niente! Niente!" replicò lasciando una scia di sangue sul collo di Vincent.
"Non puoi fermarmi Clare." continuò il ragazzo ignorando le sue parole. "Proprio ora con una mia sola parola, potrei ucciderti." spiegò.
"Vincent!" La voce di Sebastian rimbalzò tra le parete della cattedrale.
Clare alzò un istante gli occhi sul vampiro e quello che avvenne dopo le apparve piuttosto confuso. Sentì il cugino pronunciare una strana parola, dal suono aspro e simile al sibilo di un serpente, poi si ritrovò lanciata contro una colonna e per alcuni istanti perse conoscenza.

 

 
Si trovava la centro di una radura. L'erba era verde e gli alberi rigogliosi, carichi di fiori e di frutti. Una piacevole brezza muoveva le foglie e trasportava con sé un dolce profumo di primavera. Al centro di quel luogo stava quello che a prima vista, a Clare, sembrò un cavallo, ma non lo era. Era più alto di un normale cavallo, il suo manto era più nero della notte e in mezzo alla fronte, tra i due occhi azzurri, stava un lungo corno bianco.
L'animale era intento a mangiare l'erba e sembrava non essersi accorto della sua presenza in quel luogo. Poi l'Unicorno alzò lo sguardo ed i suoi occhi si posarono su quelli di Clare.
"È arrivato il momento?" domandò, ma la sua voce fu sentita solamente nella mente di Clare. Aveva un tonalità dolce che riusciva a trasmettere tranquillità.
L'Unicorno mosse la criniera e Clare pensò che fosse davvero bello. L'animale tornò a brucare l'erba e la Guardiana gli s'avvicinò.
La ragazza ebbe l'impulso irresistibile di volergli toccare il corno e la folta criniera, ma qualcosa le disse che era meglio non farlo.
Clare rimase in silenzio mentre la creatura tornava ad immergere il proprio sguardo nel suo.
"No, non è ancora giunta l'ora." pronunciò con tono neutro. "Tu non dovresti essere qui." si rivolse direttamente alla Guardiana.
Clare sobbalzò e rimase in silenzio. Era la prima volta che l'Unicorno si rivolgeva a lei direttamente.
"È accaduto qualcosa, qualcosa che non sarebbe dovuto accadere." continuò la voce nella mente di Clare. "Il momento è prematuro."
Il panorama davanti agli occhi della ragazza mutò. La radura, ora, era ricoperta di neve e il cielo notturno era illuminato dalle stelle e la luna.
L'Unicorno mosse qualche passo in avanti, scavando sotto il manto gelido in cerca d'erba con cui sfamarsi. A Clare sembrò quasi che si fosse dimenticato della sua presenza. Poi l'animale si stese affaticato a terra ed osservò il cielo.

 

La stella illuminerà la notte di verde
Le piume cadranno insanguinate
La terra brucerà tra le fiamme
Le spade suoneranno tra loro

 
La ragazza lo sentì pronunciare quelle parole enigmatiche e trovò il coraggio di sedersi al suo fianco. Incrociò le gambe e malgrado sapesse che quel gesto fosse sbagliato cominciò ad accarezzare il collo dell'Unicorno. Sfiorò il suo manto con delicatezza, timorosa e allo stesso tempo eccitata.
L'animale voltò la testa nella sua direzione e rimase a fissarla con curiosità.
"Non dovresti essere qui, Clare Rainsworth." disse, prendendo di sorpresa la ragazza.
"Non so come tornare indietro." replicò Clare.
"Mi hai trovato perché desideravi delle risposte, ponimi le tue domande."
La Guardiana s'alzò in piedi e camminò avanti e indietro per alcuni istanti. All'improvviso si rese conto che non aveva la più pallida idea di cosa chiedergli per dissipare alcuni dei suoi dubbi.
"Ricorda!" l'ammonì l'Unicorno. "Risponderò ad una sola delle tue domande."
"Chi è Sebastian?" la domanda le uscì dalle labbra involontariamente e Clare si pentì immediatamente di averla posta. Avrebbe dovuto riflettere ed invece non era stato così.
L'Unicorno scosse la criniera ed emise uno strano verso. "Una domanda interessante, ma la cui risposta non potrà mai essere certa." proseguì. "Ogni essere vivente vede il suo prossimo secondo una luce differente. Tu vedi quel vampiro come colui che si è preso cura di te da quando sono morti i tuoi genitori..." fece una pausa, alzandosi nuovamente dal terreno. "Io lo vedo come colui che mi ha reso l'ultimo della mia razza."
Clare non si era resa conto di aver trattenuto il respiro e fu costretta a spalancare la bocca dopo quella rivelazione.
"Perché?" una semplice domanda a cui aveva paura di sentire la risposta.
"Questo dovrai chiederlo a lui." ribatté brusco l'animale. "Sebastian, il Dannato, colui che possiede un potere pari a quello di Vlad Tepes dovrà morire."
La ragazza socchiuse gli occhi e per un istante immaginò il corpo privo di qualsiasi scintilla di vita di Sebastian. Scosse la testa, mentre osservava l'Unicorno che scrutava la foresta.
"Non morirà" affermò decisa Clare, lei l'avrebbe impedito e sarebbe riuscita a salvare anche Edward.
"Ora dimmi, Clare Rainsworth, sei soddisfatta delle mie risposte?"
La Guardiana inclinò la testa di lato e si chiese come poteva essere soddisfatta quando non aveva scoperto praticamente nulla. Decise che l'unica soluzione per quei dilemmi era chiedere direttamente all'interessato, Sebastian.
Annuì poco convinta e l'Unicorno le si mise di fronte. Si guardarono negli occhi alcuni secondi, poi l'animale soffiò fuori dell'aria dalla sua bocca e Clare si sentì sospingere verso il suo corpo.

 

 
Quando Clare si svegliò vide di trovarsi ancora ai piedi della colonna su cui Vincent l'aveva fatta schiantare. Davanti a lei Sebastian e il cugino stavano combattendo, ma la ragazza non riusciva a seguire i loro movimenti.
Sebastian aveva le zanne scoperte ed in mano teneva la spada nera dei Rainsworth e la Guardiana ipotizzò che fosse riuscita a strapparla a Vincent. La Pietra di Cristavia, incastonata nell'elsa, riluceva di una pallida luce.
Clare fece forza sulle gambe e si tirò in piedi, afferrò il pugnale che le era caduto e si preparò a combattere nuovamente. Quando fece per attaccare Vincent, una forte folata di vento investì Sebastian che le cadde addosso, trascinando entrambi sul pavimento.
Prima che il vampiro potesse reagire Vincent lo immobilizzò con la stessa catena formata da croci che aveva utilizzato precedentemente su di lui anche Madame Lydia. Sulla pelle di Sebastian le croci cominciarono a brillare di una tenue luce rossa segno che stavano prosciugando la forza del vampiro.
Stordita, Clare scivolò alle spalle del ragazzo tentando invano di rimuovere l'arma antivampiro.
"Mi dispiace Clare." mormorò Sebastian. Il viso gli si era contratto in una smorfia dolorosa e lo sguardo s'era fatto distante, come se stesse ricordando fatti a lei preclusi.
Vincent si lasciò sfuggire una risata davanti a quella scena e si chinò per allontanare la cugina dal vampiro. "Hai davvero molte cose da farti perdonare, dico bene Sebastian?" domandò. Vincent fece cenno ad alcuni vampiri di prendere il Purosangue che fu condotto verso l'altare, al fianco di Edward che era svenuto.
Lo stregone immobilizzò Clare che tentava di dibattersi e la portò all'estremità opposta del cerchio tracciato sul terreno.
"Non farlo Vincent." mormorò la ragazza, in piedi di fronte al crocifisso che adornava la cattedrale.
"Non temere cugina, dopo questa notte anche tu sarai finalmente libera." disse sfiorando la guancia della Guardiana con delicatezza. "Ti prometto che non soffrirai più, farò in modo che ciò accada." Fece una pausa e uno dei suoi servi gli porse la spada di cristallo nero. Un altro vampiro spinse Edward all'interno del cerchio e il sangue cominciò a creare una pozza circolare di liquido rosso.
Clare fece un passo in avanti allungando la mano, ma ogni movimento le costava una fatica enorme. Sentì Vincent stringerle il polso e impedirle di andare oltre.
"Liberami da questo sortilegio."
"Smettila di ribellarti Clare, ciò che sto facendo è anche per il tuo bene!" esclamò furioso. "Finalmente potrai essere una ragazza normale, una volta diventato re io non ti chiederò nulla di ciò che ha voluto Edward!" Le portò la spada davanti al volto rigirandola con cura. "Sarai libera, il tu futuro non sarà condizionato, non sarà più necessario per te combattere!"
Clare spalancò gli occhi e rise. "Sarò molto più condizionata di prima!" intervenne. "Tu mi stai chiedendo di utilizzare il mio potere in ogni momento delle mie giornate! Cosa pensi che accadrebbe se Vlad Tepes sfuggisse al mio controllo?" Il suo tono di voce si addolcì. "Sei ancora in tempo per fermare tutto questo Vincent! Fermati! Fermati ora!"
"Devi ascoltarla Vincent!" esclamò Sebastian che a sentire nominare il vampiro originario era impallidito. "Scatenerai una guerra! Non puoi volere tutto questo!" gridò. Le catene che lo imprigionavano emettevano una luce sempre più forte.
"Buffo" replicò Vincent. "Detto da colui che potrebbe fermare tutto ciò." rispose.
Sebastian chinò il capo verso il basso e Clare si morse il labbro. Non riusciva a capire che tipo di potere le stesse nascondendo Sebastian e il motivo per cui non lo utilizzava.
"Perché non lo fai Sebastian? Fermalo!" lo pregò Clare urlando il suo dolore.
"È un vampiro Clare, uno dei Primi... A lui non interessano le vicende umane. Non farà nulla che lo porterà ad andare contro la sua stessa razza e suo padre!" intervenne Vincent. Sebastian voltò il capo e rimase in silenzio.
Clare osservò Edward, le ampie ali macchiate di sangue, e Sebastian immobile ad aspettare gli eventi.
"S-Sebastian..." balbettò la ragazza. "Non farai nulla!?"
"Ma tu potresti sempre ordinarglielo Clare. Lui non potrebbe opporsi... Il tuo fedele schiavo per l'eternità!"
"No! Lei non lo farà!" gridò Sebastian. "Non devi farlo Clare!" disse cercando gli occhi della ragazza, ma lei evitò il suo sguardo.
La Guardiana si lasciò condurre dal cugino all'estremità del cerchio, troppo confusa ed agitata per fare qualsiasi cosa. Si sentiva abbandonata, una guerriera solitaria che doveva combattere un nemico più forte tutta da sola. Malgrado avesse tentato di opporsi a Vincent con tutte le sue energie sembrava che il destino del regno ormai fosse nelle mani dello stregone. Clare si sentiva perduta, non possedeva alcun arma, Sebastian l'aveva lasciata e Vincent la teneva prigioniera nel suo incantesimo.
"C-Clare..."
Era solo un sussurrò, ma Clare fu certa che quel nome appena sussurrato provenisse dalle labbra di Edward.
La Guardiana strinse i pugni. C'era ancora tempo, tempo per impedire a Vincent di aprire il portale e riportare Vlad Tepes nel loro mondo.
Era il tempo della speranza. La speranza di poter aiutare Edward ed impedire una catastrofe.
Clare fece un profondo respiro ed esaminò la situazione. Se fosse riuscita a far credere a Vincent che era dalla sua parte, allora, forse, avrebbe avuto qualche possibilità di vittoria, con o senza l'aiuto di Sebastian.

 

 

 

Incredibilmente sono riuscita ad aggiornare prima di quanto pensassi. Ma temo che potrebbero passare due settimane per il prossimo aggiornamento anche perché sto sviluppando altre storie di prossima pubblicazione. Inoltre la scuola richiede la mia attenzione!
Grazie ancora a tutte le persone che seguono Contratto di Sangue, se vi va fatemi sapere le vostre opinioni^.^  




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Capitolo 11
*** La spada, il sacrificio e il sangue ***





09

La spada, il sacrificio e il sangue

 

 

 

Completamente immobile alle spalle di Vincent, Clare lo osservò sollevare la spada a mezz'aria e mormorare qualche parola a lei sconosciuta. Poi, all'improvviso, la Pietra di Cristavia prese a vorticare nel vuoto e rimase sospesa sopra le loro teste, al centro esatto del cerchio utilizzato per il rituale.
L'arma ricadde al suolo producendo uno strano rumore, poco lontana dal fianco destro di Clare. La ragazza portò nuovamente l'attenzione sul cugino che s'era voltato verso di lei ed aveva estratto un sottile pugnale dorato.
"La spada, il sacrificio e il sangue..." commentò Vincent con le labbra appena dischiuse.
Clare deglutì. Per completare il rito mancava solo il suo sangue. Il sangue che avrebbe stretto un contratto con Vlad Tepes. Clare non era sicura, ma ipotizzava che in quel modo si sarebbe indebolito il legame che la univa a Sebastian.
Guardò in direzione del vampiro con sofferenza. Avrebbe dato qualsiasi cosa per conoscere l'intero passato di Sebastian.
"Me lo darai di tua spontanea volontà?" domandò Vincent, interrompendo il suo flusso di pensieri.
Clare annuì, accennando ad un fugace sorriso. "Sì!" affermò con fin troppa decisione. La Guardiana allungò il polso verso il cugino, ripensando al piano che aveva ideato. "Ho finalmente compreso la grandezza della tua impresa." fece una pausa. "Sono pronta per svolgere la mia parte."
Vincent si lasciò sfuggire un esclamazione di compiacimento. Con la mano che non reggeva il pugnale sfiorò con il dorso la guancia di Clare che gli si strofinò contro, quasi fosse una gatta.
"Non temere Clare. Basteranno poche gocce." spiegò Vincent allungando il pugnale verso il polso della ragazza ed incidendo un piccolo taglio.
Clare osservò il suo sangue mischiarsi a quello di Edward e in silenzio contò le piccole gocce scarlatte che cadevano a terra. In quel momento s'accorse che la ferita al petto del re aveva quasi smesso di sanguinare e sembrava quasi che stesse... guarendo? Clare dovette sbattere le palpebre un paio di volte per essere sicura di non stare sognando.
Un sospiro di sollievo le sfuggì dalle labbra, inconsapevole che Sebastian aveva urlato il suo nome. Solo quando la chiamò una seconda volta Clare si voltò verso il vampiro.
"Ignoralo!" ordinò brusco Vincent che aveva afferrato la Pietra di Cristavia e l'aveva posata sul cerchio di sangue.
La Guardiana si costrinse a distogliere lo sguardo per riportarlo sul cugino. Vincent aveva pronunciato il nome di Alhandra ed altri che lei non era riuscita ad identificare ed all'improvviso il sangue s'era illuminato di una macabra luce rosata.
La pozza scarlatta aveva preso a vorticare nell'aria sempre più velocemente ed infine aveva assunto una forma rettangolare simile ad una porta.
Vincent osservava la scena rapito, facendo ogni tanto dei cenni con il capo.
Approfittando del suo momentaneo stato di perdizione Clare s'era spostata al fianco della spada che il cugino aveva lasciato cadere e s'era chinata per penderla.
Mentre impugnò l'elsa della sua spada sentì che la mano le tremava per l'agitazione. S'alzò traballando ed osservò la schiena di Vincent. Per lei sarebbe stato facile coglierlo in quel momento di debolezza, ma qualcosa le suggeriva che era meglio aspettare.
Lentamente s'avvicinò al vampiro Mezzosangue che teneva prigioniero Sebastian e con un rapido affondo lo trasformò in polvere.
Fu con assoluto silenzio che liberò Sebastian dalle catene che gli stavano risucchiando la sua energia e non gli rivolse la parola nemmeno quando lui fu nuovamente in grado di muoversi.
Improvvisamente un forte boato scosse le pareti della cattedrale. Clare comprese immediatamente che il suono doveva provenire dal portale che Vincent aveva creato per guidare Vlad Tepes nel suo mondo.
Quando Sebastian la prese per le spalle facendola voltare verso di lui, Clare lo guardò imbarazzata. Il ricordo del bacio che si erano dati era ancora troppo vivido per ignorare la vicinanza delle sue labbra.
"Devi andartene Clare!" esclamò Sebastian stringendo la presa. "Vlad non lascerà che un'umana possa controllarlo a suo piacimento." spiegò.
Clare lo guardò carica di rabbia e con uno strattone si liberò dalla stretta delle sue mani. La ragazza fu quasi certa di leggere un lampo di disperazione nel vampiro.
"Non sei tu che puoi dirmi cosa posso o non posso fare!" gridò, incurante del fatto che Vincent potesse udirla.
"No, hai ragione." bisbigliò Sebastian abbassando il capo.
"S-Sebastian..." Clare gli sfiorò una ciocca dei capelli neri quanto le tenebre. Scosse la testa, stanca ed avvilita. "Non è quello che volevo dire. Io..." lasciò la frase a metà.
Il vampiro posò lo sguardo in quello della ragazza e per alcuni istanti non accade nient'altro.
"Non voglio perderti Clare. Se il mio destino è quello di sopravvivere a tutte le persone che amo, allora io... Preferisco che tu mi uccida Clare. Sono stanco di vivere così." disse stringendo i pugni.
Clare sorrise tristemente e pensò che in quel momento Sebastian appariva come un bambino capriccioso. "Stupido..." gli disse abbracciandolo. "Se io ti dicessi che non voglio vederti morire? Non credi che sia valsa la pena vivere ogni attimo della tua esistenza?" Fece una pausa, incurante del fatto che Vincent s'era voltato verso di loro. "Non è forse per la tua voglia di vivere che hai firmato il contratto con la mia famiglia?"
Sebastian rimase inerme tra le braccia di Clare e lei si domandò se avesse fatto un discorso simile anche con Cassandra.
"Io devo fermarli Sebastian. Vincent, tuo padre..."
"Come fai a sapere che lui è..."
"Non ha importanza, ad ogni modo sento che il nostro contratto si sta indebolendo. Non ti costringerò a seguirmi. Sei libero di prendere la tua decisione." Clare si staccò da quell'abbraccio e strinse la presa sulla spada. "Per me è il momento di andare." concluse prima di lanciarsi verso il cugino.


C'era uno strano odore nell'aria, ma Clare non era stata in grado di definirlo. Era qualcosa di sconosciuto e al contempo quasi nostalgico. All'improvviso comprese che quella sensazione proveniva dai ricordi di Cassandra. Scosse energicamente la testa, impedendo che i ricordi della sua bisnonna si sovrapponessero alla realtà.
La terra tremò per un istante sotto i suoi piedi e Clare dovette lanciarsi di lato per evitare una trave del soffitto che era caduta rovinosamente al suolo.
Interi frammenti dell'intonaco si staccarono dalle pareti e la ragazza dovette muoversi con estrema rapidità per evitarli. Con l'eleganza di una ballerina di teatro Clare riuscì infine a ripararsi nei pressi di una colonna.
La prese sulla spada si fece più salda, quando dal portale, poco più avanti, uscì un'ondata di aria calda. Clare non aveva mai creduto nell'antica religione, di cui rimanevano solo poche tracce, ma quel calore le portò alla mente un'unica parola: Inferno.
Sembrava che nella Cattedrale fosse scesa un'afosa nottata estiva. Clare si fece coraggio ed osservò i contorni del portale. Il nero assoluto che precedentemente lo caratterizzava aveva lasciato il posto ad una terrificante luce rossa. La Guardiana fu certa di sentire strane grida ed urli senza senso che la fecero sobbalzare.
Infine con grande fatica una mano emerse dalle profondità del portale, seguita a ruota da una gamba. Le unghie erano nere come la notte, lunghe ed affilate, mentre la pelle era più pallida di qualsiasi cosa Clare avesse mai visto. Poi la figura emerse completamente dall'oscurità che la circondava e i suoi occhi trovarono immediatamente quelli della ragazza.
Il cuore di Clare perse un battito mentre osservava il volto della creatura che le stava di fronte. Gli occhi erano di un rosso cupo, ben poco tranquillizzante, le labbra erano violacee e lasciavano intravedere due piccole zanne. I capelli, neri, gli arrivavano fin quasi alle cosce ed avevano riflessi bluastri.
Quello che Clare identificò come Vlad Tepes indossava un elegante armatura argentea con strani incisioni sul petto e al suo fianco pendeva una lunga spada dorata. Possedeva un atteggiamento quasi aristocratico, notò, quando lui si mosse di qualche passo in avanti.
Per qualche ragione Clare provò grande pena per quel vampiro che la stava fissando con sincera curiosità. Inoltre, per quanto le costasse ammetterlo, i tratti del volto non solo assomigliavano a quelli di Sebastian, ma sembravano ancora più raffinati e delicati. Effettivamente, pensò Clare, quel volto appariva bello quanto quello con cui veniva raffigurato l'angelo Enuwiel.
Il portale alle spalle di Vlad si chiuse e l'angelo delle tenebre camminò verso il nascondiglio della Guardiana. Solo allora Clare s'accorse che colui che stava guardando il vampiro non era lei, ma bensì Sebastian.
Il vampiro si trovava alle sue spalle ed aveva uno sguardo malinconico, quasi triste, mentre osservava il volto del padre.
Vlad distolse lo sguardo e s'avvicinò a Vincent che aveva un'aria assai soddisfatta.
"Tu, sei colui che mi ha chiamato?" domandò con voce profonda, ma estremamente chiara.
Vincent accennò ad una reverenza, poi mentre i suoi occhi si tingevano di nero rispose affermativamente a quella domanda.
"Per quale motivo mi trovo in questo luogo sacro?" la domanda suonò quasi come un'accusa. "La mia forza qui viene indebolita." spiegò.
"Mi deve scusare, nobile Vlad, ma la voragine in cui sta cadendo il mondo mi ha costretto a ricorrere al vostro aiuto."
Vlad portò la mano sull'elsa della spada e mostrò i canini. "E cosa ti fa credere che io ti concederò aiuto?" domandò con un ghigno divertito.
"Il sangue." fu la solo risposta di Vincent.
"Il sangue?" ripeté Vlad curioso.
"Esatto, il sangue di un Rainsworth." spiegò, levando l'indice verso Clare.
Istintivamente la Guardiana fece un passo indietro, mentre Vlad si volse nella sua direzione.
"Più quello dei discendenti di una strega e di un angelo." commentò il demone, indicando il corpo accasciato di Edward e quello di Vincent. "Ho abbandonato da tempo le questioni umane." continuò. "Non ti aiuterò." disse con tono di voce gelido.
Vincent levò le braccia al cielo e dalle sue labbra proruppe una risata fredda e distaccata. "Voi sarete costretto ad obbedirmi, non potete ignorare il contratto di sangue." intervenne.
Vlad estrasse la spada dorata che brillò, come il sole, nell'oscurità della chiesa.
"Non ho interesse nell'aiutarti, ma il fatto che tu mi abbia chiamato disturbandomi dallo scontro con Michele è un fatto inaccettabile." Fece una pausa, come se stesse riflettendo su qualcosa.
Alle sua spalle, Clare sentì Sebastian sussultare quando Vlad nominò il nome del suo avversario: Michele.
"Dunque, distruggerò te, sciocco umano, e la ragazzina che possiede il Dono dell'Unicorno!" dichiarò il vampiro originario levando in lato la spada.

 

 


Ecco il nuovo capitolo e scusate il ritardo^^ Come avevo precedentemente avvertito aggiornerò più lentamente, anche perché ho pubblicato una nuova storia... Se vi va di darvi un'occhiata la trovate: qui
Fatemi sapere cosa ne pensate! :)

 

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Capitolo 12
*** Tradimento ***



 

10

Tradimento

 


 

La spada dorata brillò e la lama di Vlad si scontrò con quella di ghiaccio creata da Vincent. Nascosta dietro la colonna Clare osservò il cugino difendersi dagli attacchi del vampiro e sperò che il ragazzo decidesse di eliminarlo.
Agile come un felino e provvisto di una forza spaventosa Vlad non aveva problemi a mettere in difficoltà lo stregone.
Vincent creò una specie di muro ghiacciato per difendersi e Clare si voltò verso Sebastian che era rimasto in piedi ad osservare il combattimento. Mentre lo fece una strana sensazione di calore le attraversò il corpo e capì che il contratto con il demone era stato quasi ultimato. Clare poteva sentire il flusso di un immenso potere che attraversava ogni muscolo del suo corpo e che lentamente le stava restituendo ogni energia.
"Straordinario." mormorò osservandosi le mani. Le ferite e i graffi che aveva ricevuto sembravano essere guariti completamente.
Puntò gli occhi su Vlad che sembrava del tutto ignaro di quello che le aveva provocato.
Il vampiro originario si alzò da terra e due enormi ali nero-bluastre gli spuntarono sulla schiena. Non erano belle come quelle di Edward, ma nemmeno brutte. Assomigliavano a quelle dei pipistrelli, avvolte da una sottile membrana, ma Clare le paragonò a quelle dei draghi che popolavano le leggende. Erano ali immense, grandi due volte il corpo del padrone ed avevano un aspetto decisamente più minaccioso di quelle candide degli angeli.
"Ali..." bisbigliò pensierosa. Ormai s'era completamente dimenticata della presenza di Sebastian ed il suo cervello stava elaborando un piano per cercare di farla sopravvivere a Vlad.
"Mi serve dell'acqua santa." ragionò tra sé. "Forse nell'acquasantiera né posso trovare ancora." Clare ricordava d'aver visto il recipiente poco lontano da dove stava, così si mise a correre in quella direzione.
La Guardiana ricordava bene le lezioni che aveva seguito da bambina e sapeva che l'acqua santa era una delle poche cose che riuscivano a ferire i demoni o in quel caso un vampiro.
Clare tirò un sospiro di sollievo quando vide che era rimasta ancora dell'acqua nel recipiente a forma di coppa. Mentre immergeva la spada nel liquido ripensò al nome che aveva pronunciato Vlad.
"Michele." era quello l'avversario che il vampiro stava combattendo. Clare non immaginava chi fosse tanto sciocco da mettersi contro la forza di Vlad. Eppure quel nome le ricordava qualcosa...
" Mikhail... Che sia quel Michele?" domandò al vento mentre faceva riemergere la spada.
"Esatto. Michele, l'angelo prediletto dal Creatore." spiegò Sebastian che l'aveva seguita senza che lei se né accorgesse. "Il loro destino è quello di essere eterni rivali." continuò. "Fu scritto nelle antiche scritture che solo Mikhail potrà sconfiggere, un giorno, Vlad Tepes."
"Per questo non lo combatti?" urlò Clare furiosa. "Per via di una profezia che non si sa neanche se è vera?" La ragazza sospirò delusa. All'improvviso le sembrava di non conoscere affatto Sebastian. Strinse la spada e scuotendo la testa si diresse verso il cugino, lasciando dietro di sé il vampiro.
Vincent era a terra, poco lontano da Edward, il volto insanguinato e gli occhi che erano tornati al loro naturale colore dorato. Le mani gli tremavano e Clare fu certa che per la prima volta nella sua vita, Vincent, avesse realmente paura di qualcosa.
La guardiana fece un respiro profondo. Toccava a lei ora combattere per evitare una catastrofe e salvare centinaia di vite umane.
Vlad spalancò le ali e fece per affondare la spada nel petto di Vincent. Clare gridò, un ordine imperioso e secco pronunciato con violenza.
"Fermo!" Le parole le uscirono naturali, sebbene fino a qualche minuto prima avesse desiderato lei stessa di uccidere il cugino.
La spada si fermò a mezz'aria, mentre Vlad le lanciava un'occhiata di puro odio. I suoi occhi assunsero una colorazione ancora più intensa, mentre i capelli libravano nel vuoto. La sua figura, tremenda e magnifica allo stesso tempo, si voltò verso la Guardiana ed ella seppe che le sue speranze di sopravvivere erano notevolmente diminuite.
"Unicorno, hai deciso di morire?" chiese il vampiro affogando lo sguardo in quello di Clare. La ragazza cercò di evitarlo, ma il suo viso e la sua voce avevano uno strano effetto su di lei.
E Clare capì. Comprese che Vlad detestava quella creatura la quale sembrava assopita nel suo corpo. La temeva e la odiava allo stesso tempo. Poiché l'Unicorno era in grado di controllarlo e di domarlo come se egli fosse una qualsiasi creatura vivente.
"In nome del contratto, ti ordino di deporre l'arma." gridò Clare, imponendosi di evitare nuovamente i suoi occhi. Alzò la lama nera contro Vlad e gli fece segno di abbandonare la sua.
Vlad rimase perfettamente immobile, il volto una maschera impassibile e lo sguardo assente. Clare deglutì mormorando una maledizione e lanciò uno sguardo a Vincent perché non riusciva a comprendere il motivo per cui Vlad non aveva obbedito all'ordine impartito.
Se il contratto non aveva alcun effetto si trovava in grossi guai. Nessuno in quel luogo era in grado d'affrontare il vampiro originario, nessuno tranne...
"Sebastian." mormorò seguendo lo sguardo e gli stessi pensieri che avevano animato Vlad Tepes.
"Ti sei abbassato a questo livello, figlio mio?" domandò Vlad. "Sei diventato un burattino senza volontà al servizio degli umani?"
Clare osservò Sebastian avanzare di qualche passo verso Vlad ed inchinarsi al suo cospetto. La ragazza spalancò la bocca meravigliata. Aveva compreso che il vampiro non l'avrebbe aiutata nella battaglia, ma non aveva immaginato che l'avrebbe addirittura tradita in quel modo tanto palese.
"Tu eri una stella di straordinaria lucentezza. Non vorresti tornare la mio fianco? Dopotutto gli anni del tuo esilio e della tua punizioni si sono conclusi da molto tempo." dichiarò Vlad.
"Mi restituiresti i miei poteri?" l'interruppe Sebastian alzandosi in piedi.
Clare osservò la scena incredula e e furiosa ed avanzò verso i due vampiri che sembravano non fare alcun caso alla sua presenza.
"Che diavolo stai dicendo Sebastian!" esclamò.
"Come?" continuò rivolgendosi al padre. Vlad aprì la bocca in un ghigno divertito alzando la mano e puntandola su Clare.
"Portami l'Unicorno!" ordinò, muovendo le ali e provocando un'ondata d'aria che investì la Guardiana in pieno petto, facendola barcollare all'indietro.

 
Clare dovette piantare la spada saldamente a terra, per non farsi trascinare dal vento che aveva creato Vlad. Quando si rialzò Sebastian era davanti a lei, lo sguardo spento e il pugnale alla mano, pronto per colpirla.
"Reagisci Sebastian! Sta manipolando la tua mente!" gridò Clare parando i colpi con la spada. "Non ti ridarà i tuoi poteri! Non se sono così potenti come ho capito!"
Clare balzò di lato, rotolando sul pavimento e rimettendosi velocemente in piedi.
Fermò l'attacco del vampiro e lo colpì di striscio al fianco destro.
"Ti ordino di fermarti!" disse la Guardiana, ma Sebastian riprese ad attaccarla.
La risata di Vlad Tepes riempì il silenzio della Cattedrale. "Non sei in grado di mantenere il controllo su nessuno di noi. Non hai completato l'addestramento di Guardiana come avresti dovuto, le tue capacità sono dimezzate!" urlò sovrastando lo stridio delle lame che si battevano tra loro.
"Maledizione" urlò stringendo i denti. Clare era a conoscenza dei suoi limiti. Sua madre era morta senza spiegarle come dominare nel migliore dei modi il contratto e per quanto si fosse sforzata di capirne gli arcani segreti, questi rimanevano tali.
"Non permettergli di comandarti! Non eri tu quello che si lamentava della posizione di servo?"
Sebastian allungò i canini ed un ringhio proruppe dalla sua gola.
"Non ci posso credere Sebastian!" esclamò facendo calare un fendente dall'alto. "Non ti facevo tanto debole!" continuò ansimando. Fece appena in tempo a girarsi che si ritrovò stesa a terra sul pavimento ed una mano del vampiro stretta attorno alla gola.
Clare strinse la presa sul braccio di Sebastian tentando di allontanarlo, ma la forza del ragazzo era superiore alla sua. Con la gola che le bruciava e la vista che la stava lentamente abbandonando, Clare lanciò un ultima occhiata a Vlad Tepes che s'era fatto più vicino.
"Mi stai tradendo Sebastian..." mormorò. "Hai fatto un giuramento" continuò tossendo. In risposta Sebastian strinse la presa con più forza.
"Io non ti avrei tradito." concluse. La presa sulla spada si fece più insicura fino a lasciare cadere l'arma sul pavimento.
"Aspetta! Non ucciderla!" ordinò Vlad. Clare chiuse gli occhi, se doveva morire non voleva ricordare Sebastian come colui che l'aveva uccisa.
Prima di perdere coscienza ricordò un urlo di stupore e di rabbia provenire dal vampiro originario, ma troppo stanca per pensare Clare si lasciò cullare dall'oblio.

 
Si trovava sul ciglio di una scogliera. Sotto di lei il mare s'infrangeva con violenza sugli scogli. Clare si portò le mani alla gola e fece un bel respiro.
Ormai sapeva cosa significava quella sensazione strana che provava sulla pelle. Cassandra, la sua bisnonna, era nelle vicinanze.
La trovò poco più avanti sdraiata su un masso, quasi stesse prendendo il sole. I capelli mossi dal vento erano sparpagliati intorno al suo viso. La pelle candida era risaltata da un vestito rosso fuoco, mentre gli occhi verdi la osservavano attentamente.
"Clare!" esclamò Cassandra mettendosi agilmente in piedi. "Hai risposto alla mia chiamata, noto con piacere." osservò.
"Veramente ho perso i sensi." replicò Clare distanziandosi dalla ragazza. "Che cosa vuoi dirmi?"
Cassandra sbuffò e si portò le mani ai fianchi. "Ti mostrerò il passato. Sebastian lui..." s'interruppe.
"Sebastian?" La invitò a continuare Clare, vedendo la sua esitazione.
"Non posso lasciare che lui commetta lo stesso errore che fece con me." spiegò con un tono di voce malinconico. "Presto verrà una tempesta." commentò alzando lo sguardo al cielo.
Clare diede una scrollata di spalle, consapevole che in quella dimensione ogni cosa accadeva per il volere di Cassandra. Quest'ultima era andata a sedersi sotto il riparo di un albero, intrecciandosi i capelli con particolare attenzione.
La Guardiana sospirò e s'avvicinò alla bisnonna.
"La notte in cui fui uccisa... In realtà morire fu una mia libera scelta. " disse Cassandra, sistemandosi gli orli dell'abito.
"Come?" intervenne Clare sussultando. "Nel mio sogno ho visto che ordinavi a Sebastian di prendere il tuo sangue per sconfiggere i nemici e proteggere quindi la Pietra di Cristavia." replicò infastidita.
"Ciò che hai visto è solo la più piccola parte di ciò che veramente successe. All'epoca io spezzai il sigillo, il sigillo che imprigionava i poteri di Sebastian." annunciò con un triste sorriso.
Clare sbatté più volte gli occhi per essere sicura di aver compreso bene. Mille domande affollarono al sua mente. Per quale motivo quel potere era stato liberato? Com'era possibile farlo? Sebastian né era a conoscenza?
"Ma Sebastian ha detto... Lo stesso Vlad mi ha spiegato che solo lui poteva restituirglieli!" esclamò.
"Vlad Tepes ha mentito. È sempre stato il migliore il questo campo." commentò enigmatica. Fece una pausa ed osservò le grosse nuvole grigie che si avvicinavano.
"Ora vieni." ordinò porgendole la mano. "È tempo che tu conosca la verità sui poteri di Sebastian e su ciò che accadde più di cento anni fa."

 

 

 
Salve a tutti, eccomi tornata! Ringrazio le persone che hanno aggiunto la storia tra preferiti-seguiti-ricordate ed auguro a tutti Buona Pasqua! In particolare ad Hideko, Nihal, Cla e Ale! A presto^.^
Come regalino vi lascio i link con le immagini di come appaiano, più o meno, alcuni personaggi!

Vincent: qui

Cassandra: qui

Vlad Tepes: qui


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Capitolo 13
*** Tuffo nel passato ***



 

11

Tuffo nel passato

 

 

 

Cassandra guidò Clare nel fitto di una foresta, sopra di loro il cielo era tinto del rosso del sole al tramonto e l'aria che si respirava sapeva di sangue e ferro.
La Guardiana si guardò attorno, ma la sua vista non riusciva a scorgere i dettagli delle scene che le scorrevano davanti.
All'improvviso sentì la mano di Cassandra stringersi nella sua e Clare, per la prima volta, ebbe timore di vedere il passato di Sebastian.
"Ciò che vedrai..." annunciò Cassandra. "È solo una parte della verità. Un frammento distorto ed incompleto di quello che è stato."
Clare annuì ed entrambe si ritrovarono al centro di una radura, la stessa dove la ragazza aveva parlato con l'Unicorno.
Gli alberi erano in fiore ed una gentile brezza primaverile scuoteva le loro fronde.
Davanti a lei, la scena che si stagliava era terrificante.
"Fu terribile, la stirpe degli Unicorni..." Cassandra indicò un punto impreciso davanti a lei. Clare seguì la sua indicazione ed il cuore le smise di battere. "Venne sterminata."
Clare deglutì, mentre i cadaveri di centinaia di Unicorni erano riversi nel prato ed il loro sangue argenteo tingeva l'erba di un colore innaturale.
Chino, su un animale dal manto bianco, un vampiro stava prosciugando la linfa vitale dell'Unicorno. Gli abiti neri erano imbrattati di quello strano sangue chiaro e lucente mentre i canini erano immersi in profondità nel collo della creatura.
Prima ancora che l'individuo si voltasse Clare aveva già capito che il vampiro era Sebastian.
Quando il suo viso si voltò nella sua direzione, gli occhi di un terribile colore nero, le zanne esposte e le labbra schiuse in un oscuro sorriso, Clare indietreggiò.
Le gambe le tremavano, ma gli occhi erano incapaci di distaccasi da quelli del vampiro. In quello sguardo leggeva una tremenda sete di potere ed un pozzo d'odio infinito.
Infine Sebastian s'alzò e si scaravento contro un Unicorno che stava tentando la fuga nella foresta. Clare distolse lo sguardo incapace di guardare.
"Un potere terribile, una forza mostruosa, un destino segnato dalla sofferenza." commentò Cassandra scuotendo la testa. Un sorriso malinconico comparve sul suo volto, immutabile e perfetto negli anni.
"Sebastian, il Dannato." Clare pronunciò le parole che le aveva rivolto in precedenza l'Unicorno.
"Osserva." mormorò Cassandra lasciandola passare qualche passo in avanti. Clare guardò con attenzione, finché lo vide, il superstite, l'unico sopravvissuto.
Era un cucciolo, debole e malfermo sulle gambe, che si nascondeva dietro il corpo senza vita della madre.
Clare sussultò ed il suo cuore ebbe un fremito. Quella piccola creatura era la stessa che dimorava all'interno dei membri della famiglia Rainsworth. Era il suo Unicorno.
Piccolo ed indifeso stava tremando come una foglia in balia del vento.
Sebastian si voltò nuovamente, puntando verso il cucciolo.
"Lo ucciderà!" gridò sconvolta Clare, mettendosi davanti all'Unicorno.
"Non lo farà." rispose tranquillamente Cassandra. "Il tempo dei giochi è finito, per lui ha inizio il periodo della punizione." continuò enigmatica.
Clare era sconvolta nel vedere il passo sicuro con cui Sebastian procedeva, i capelli corvini che gli arrivavano a metà schiena e le gocce di sangue che gli scivolavano giù dagli angoli della bocca. Due enormi ali comparvero sulla sua schiena e Clare rimase spiazzata da quell'ennesima sorpresa.
Erano nere, come quelle dei corvi, ma l'aspetto era molto simile a quelle che appartenevano ad Edward.
"Un Angelo delle Tenebre." intervenne nuovamente Cassandra mentre s'avvicinava a Sebastian e gli accarezzava il volto.
"P-Portami via!" esclamò Clare. "Non voglio vedere oltre!" gridò. "Voglio andarmene da qui!"
Cassandra le fece segno di tacere poi la sua mano percorse un arco immaginario nell'aria e il paesaggio mutò.

 

Stesa a terra su un fianco Clare ci mise qualche minuto per comprendere di essere immersa ancora nei ricordi di un passato dimenticato.
Si mise a sedere, mentre cercava Cassandra con lo sguardo. La trovò seduta sul ramo di un albero che osservava l'orizzonte. Le sembrò la personificazione della bellezza.
"Perché Sebastian l'ha fatto?" volle sapere dalla bisnonna. "Qual'era la ragione?"
"La ragione che muove ogni essere vivente, il potere." rispose con un sospiro Cassandra. "All'epoca, nel mondo dei demoni, si stava svolgendo una sorta di torneo. Questa gara si sarebbe conclusa con la proclamazione del demone più potente che sarebbe poi diventato il successore di Vlad Tepes." spiegò.
"Un'erede di Vlad?" mormorò pensierosa Clare.
"Ogni demone, di qualsiasi grado e potenza, si scontrò con i suoi stessi compagni pur di ottenere i favori di Vlad. Sebastian era tra loro ed era lui che Vlad aveva scelto come suo erede."
"Cosa successe?" chiese Clare, ansiosa di scoprire il resto della verità.
"Una volta Sebastian mi disse: Uccidere non è il dono che è stato dato alla stirpe demoniaca. Quello che ci è stato offerto, in realtà, è stata la possibilità di scegliere."
Clare rimase perplessa, mentre guardava Cassandra posare la schiena al tronco dell'albero.
"Cosa dovrebbe significare?" Sentì Cassandra sospirare e scuotere la testa.
"Significa che Sebastian prese la sua decisione, ma questo avvenne molti anni dopo ciò che seguì. In quel periodo, durante uno di questi combattimenti per ottenere il potere, venne sconfitto. Non mi ha mai spiegato la ragione per cui ciò avvenne, ma lui s'infuriò. Pieno di rabbia impazzì. Si trovava sul baratro della follia e cominciò a nutrirsi del sangue degli Unicorni, gli esseri più puri ed amati dagli angeli."
"Così il suo potere crebbe, crebbe a tal punto da eguagliare quello di Vlad." continuò Clare, comprendendo finalmente la situazione. "Lui è l'unico vampiro che non muore se esposto alla luce del sole. Pensavo dipendesse dal contratto, ma..."
"La sua immunità deriva dal sangue che scorre nelle sue vene." aggiunse Cassandra. "Dopo essersi convinto d'aver ucciso ogni Unicorno, lui tornò da Vlad, consapevole di quello che aveva fatto e con la mente finalmente libera dalla confusione che l'aveva fatto impazzire. Era cambiato, non solo i suoi poteri erano aumentati, ma aveva ottenuto un'anima ed essa era lacerata dalla tristezza e dal dolore che lo rendeva consapevole degli innumerevoli massacri di cui era stato complice." fece una pausa ed i suoi occhi vagarono incessantemente lungo il limitare della foresta. Clare ebbe la strana sensazione che gli alberi si stessero ritirando lasciando il posto al nulla.
"Malgrado la sua natura, Vlad provava un enorme affetto nei confronti di Sebastian. Lo giudicò secondo le sue leggi e lo punì. Bere il sangue degli Unicorni era proibito ed inoltre con i suoi nuovi poteri Sebastian minacciava il comando di Vlad. Fu così che il signore dei demoni sigillò i suoi poteri. Lo condannò al peggiore di tutti i destini. Lo esiliò su questo mondo, destinato a proteggere i discendenti umani della stirpe degli Unicorni."
"I Rainsworth." completò Clare, ora che ogni mistero si faceva più chiaro.
"Ma se ci pensi bene, Clare, Vlad gli ha anche offerto la possibilità di redimersi. Proteggendo i membri della famiglia, Sebastian protegge anche l'Unicorno ed in questo modo lo spirito della creatura ha potuto imparare a conoscerlo nel corso dei secoli."
"Lui vuole ucciderlo. Ha detto chiaramente che lo vuole vedere morto." rispose la Guardiana.
Cassandra diede una scrollata alle spalle. "Ad ogni modo non credo che riuscirà a farlo." disse.
Clare non ne era così sicura, ma lasciò perdere quel discorso, totalmente inutile in quel momento.
"Per quanto riguarda ciò che accadde più di cento fa..." intervenne. "...ed i fatti relativi alla mia morte, ti spiegherò anche questo."

 

Per l'ennesima volta Clare si lasciò guidare all'interno di un ricordo. Era notte, le strade
della capitale erano semi deserte, e la chiesa al centro del villaggio stava suonando la mezzanotte. Nevicava ed i fiocchi caduti lmostravano le tracce delle due figure che stavano correndo lungo uno stretto vialetto.

Clare osservò i due giovani ragazzi. Cassandra era stata ferita gravemente al ventre e ad una gamba, mentre Sebastian riportava alcuni tagli superficiali su tutto il corpo.
"È finita, Sebastian!" disse la ragazza toccandosi la ferita. "Dobbiamo rompere il sigillo, dobbiamo farlo ora!" esclamò con una punta di disperazione.
"No!" gridò il vampiro.
La Guardiana guardò Sebastian prendere in braccio Cassandra e dirigersi verso un prato. Mentre correva, Clare seguì con lo sguardo le figure incappucciate che stavano inseguendo i due giovani.
"Non ti mette a disagio guardare la scena della tua morte?" domandò Clare alla figura di Cassandra al suo fianco.
"No." rispose con convinzione. "Fai attenzione a questo momento." continuò superandola e mettendosi al fianco della sua altra se stessa.
Anche Clare s'avvicinò con cautela. Con sorpresa s'accorse che Sebastian stava tremando, mentre la Cassandra del passato gli regalava un sorriso fiducioso.
"Romperò il sigillo!" annunciò con un espressione sofferente.
"Non possiamo sapere cosa ti accadrà facendolo!" ribatté il vampiro. "È troppo pericoloso!"
"È la nostra unica possibilità di salvezza! In questo stato io non posso combattere. Dovrai farlo tu e con tutti i tuoi poteri!" Cassandra tossì appoggiandosi a Sebastian per sostenersi.
"Devo portarti da un medico." replicò il vampiro.
"Non morirò per così poco!" affermò la ragazza.
Clare osservò che effettivamente la ferita al torace non era così grave da portare una persona alla morte.
Poi Cassandra si sfilò l'anello, simbolo del contratto, e Clare portò istintivamente una mano sul suo.
La donna lo bagnò con alcune gocce del suo sangue e all'improvviso sull'anello comparvero piccole crepe che con il passare dei secondi crebbero sempre di più, infine del gioiello non rimase altro che polvere.
Nello stesso istante sulla schiena di Sebastian comparvero due ali nere, striate d'argento, gli occhi divennero due pozze oscure ed i canini si allungarono.
"Non puoi chiedermi di fare questo!" gridò il vampiro.
"Questo è l'unico modo. In nome del nostro contratto, io te lo ordino!” annunciò chiudendo gli occhi. “Nutriti del mio sangue ed uccidi i nemici!”
Gli occhi di Sebastian divennero rossi come due preziosi rubini ed il vampiro si lanciò contro i nemici.
Clare osservò il corpo stremato di Cassandra. La ragazza stava sudando ed il volto era estremamente pallido.
"Perché all'improvviso sei diventata così debole?" chiese Clare al fantasma della sua bisnonna.
"Un sacrificio." mormorò.
"Come?"
Cassandra le andò incontro sfiorandole la guancia. "Il sacrificio richiesto per liberare i suoi poteri. La forza vitale del contraente in cambio di una forza straordinaria." disse.
"Tu lo sapevi!" esclamò indignata Clare. "Malgrado questo ti sei lasciata morire! Per questo motivo hai cancellato i ricordi dalla mente di Sebastian!"
Cassandra sorrise inclinando la testa di lato. "È così. Quando Sebastian si è reso conto di quello che richiedeva rilasciare il sigillo, ha tentato in ogni modo di spezzare il nostro legame, ma era troppo tardi."
Sebastian era chino sul corpo di Cassandra, ormai privo di vita e continuava a ripetere una sola parola. "Perdonami."
Clare distolse lo sguardo ed il panorama tornò ad essere quello della scogliera sul mare. Sotto di lei le onde si infrangevano con violenza sugli scogli.
Alle sue spalle Cassandra sembrava pensierosa.
"Perché hai voluto mostrarmelo?" domandò la Guardiana.
"Tu non spezzerai il sigillo! L'anima di Sebastian andrebbe definitivamente in frantumi ed io non riuscirei a perdonarmelo. Non commetterai questa sciocchezza." disse risoluta.
"È l'unico modo per sconfiggere Vlad Tepes!" replicò Clare.
"No, c'è solo un individuo in grado d'ucciderlo, ma questo non è Sebastian. Solo Mikhail, il prediletto dal Creatore, può ucciderlo. Così è stato predetto e così avverrà."
Cassandra appoggiò le mani sulle spalle di Clare e per alcuni istanti rimase a guardarla in silenzio. "Al prossimo incontro." bisbigliò prima di spingerla nel vuoto e poi, giù, verso l'oceano.
L'urlo di Clare si perse nelle acque gelide che la sommersero.

 

 

 

Questo capitolo e per ora il mio preferito, anche se c'è un'altra scena, più avanti, che adoro! XD Spero che anche voi l'abbiate potuto apprezzare, malgrado il mio ritardo.
Il capitolo è dedicato a Nihal ed ai suoi magnifici risultati univeristari u.u Complimenti!!! Vi lascio con i link di alcune immagini. Fatemi sapere cosa ne pensate, sarei davvero felice di saperlo! :)

 

Sebastian: qui
Clare: qui


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Capitolo 14
*** Il desiderio di Vlad Tepes ***


  

12

Il desiderio di Vlad Tepes

 

 

La prima sensazione che Clare avvertì fu il freddo sulla sua pelle; la seconda, il tepore di due braccia che l'avvolgevano con delicatezza; la terza, la certezza di essere al sicuro.
Aprire gli occhi e riuscire a rimanere cosciente si rivelò un grande sforzo per l'ultima discendente della famiglia Rainsworth. Clare dovette sbattere più volte le palpebre per rendersi conto che quella che stava vedendo era la cattedrale dove era stato eseguito il rituale per riportare nel mondo Vlad Tepes. La chiesa era diventato uno spazio pieno di macerie che sapeva di morte.
Solo in un secondo momento si rese conto di stare osservando quel panorama di distruzione dall'alto. Stava volando, tuttavia la presenza che avvertiva alle sue spalle non era quella di Vlad, ma una molto più famigliare.
La pelle del sovrano era stranamente calda, malgrado Edward avesse sfiorato la morte e le sue ali si muovevano con eleganza ed in perfetta sintonia.
"Non agitarti." le sussurrò all'orecchio, schivando all'ultimo momento una colonna rovinata dal tempo.
"Stai bene! La ferita, non dovresti muoverti..." intervenne Clare, mentre osservava Vincent che a fatica cercava di raggiungere l'uscita della cattedrale. In qualche modo si sentì rincuorata sapendo che fosse ancora vivo. Voltò il capo verso Edward che le fece cenno di guardare verso il basso.
Vlad Tepes ricambiò l'occhiata che Clare gli rivolse e in quegli occhi la ragazza intravide il caos ed il potere che animavano il vampiro originario. Ma vide anche di più. Scrutò le tragedie che aveva scatenato nel corso dei secoli, le battaglie che aveva sostenuto ed il momento in cui il suo spirito fu esiliato in una prigione senza spazio né tempo. Assaporò il suo stesso dolore, la sua tristezza e la sua rabbia. Infine l'unica cosa che le rimase fu l'accecante desiderio di vendetta che lo animava.
Clare distolse lo sguardo confusa e arrabbiata. Il fatto che avesse potuto percepire i sentimenti del suo nemico significa solo una cosa, i legami del contratto si stavano facendo più profondi.
La consapevolezza che Vlad Tepes doveva essere distrutto si fece nuovamente largo tra i suoi pensieri e la mano le corse al fianco sinistro, certa che la sua spada di cristallo nero sarebbe stata lì, pronta per essere utilizzata. Tuttavia l'arma non c'era, l'aveva perduta da qualche parte sotto le macerie della chiesa.
Il sibilò di qualcosa che squarciava l'aria la fece sobbalzare ed allo stesso tempo avvertì la stretta di Edward farsi più insicura. Una sfera che sembrava essere l'essenza stessa del fuoco era riuscita a provocare delle leggere ustioni sul braccio del re, ma lui non vi prestò particolare attenzione.
"Guarirà." le disse, trattenendo un gemito di dolore.
"Avere ereditato il sangue di Enuwiel è stata una vera fortuna per te Edward. Non riesco... Vederti a terra con tutto quel sangue che ti circondava..." Clare s'interruppe, incapace di proseguire.
"Anche tu mi saresti mancata, Clare." completò Edward, intuendo i pensieri che la Guardiana non avrebbe mai tradotto in parole.
Quando una parte del tetto della cattedrale cadde a terra, dopo l'esplosione della sfera infuocata, rivelando una stella che emetteva una forte luce verde, Clare trattenne il respiro. Le parole dell'Unicorno le tornarono alla mente mostrandole la prima parte di quella che sembrava essere una sorta di profezia.
Allungò la mano verso quella luce innaturale, come a cercare di svelarne i segreti, ma la voce di Vlad Tepes la ricondusse alla realtà. Lo vide mentre chiamava a sé Sebastian e gli ordinava di fare qualcosa.
"Edward." disse attirando la sua attenzione. "Abbiamo bisogno di aiuto. Devi tornare al palazzo e radunare i soldati e tutti i Mistici che riesci a trovare." girò la testa quel tanto che le permise di osservare l'espressione di disappunto sul volto del sovrano.
"Non intendo lasciarti qui da sola!" esclamò Edward, muovendo le ali con più energia.
"Devi." si limitò a rispondergli. "Rimango la tua Guardiana con o senza aver stipulato un contratto. Sono perfettamente in grado di resistere fino al tuo ritorno." spiegò con una punta di amarezza nella voce. "Sebastian ha bisogno del mio aiuto, il popolo del tuo. Tu sei il sovrano e devi fare ciò che è meglio per il regno. Io devo assicurarmi che tu rimanga in vita per permettere a ciò di realizzarsi."
"Vivrai?" la voce di Edward tremò. "Non permetterai a nessuno di loro di farti del male, lo prometti?"
Clare annuì e per un istante si permise di perdersi nello sguardo rassicurante del re.
Poi con il dito gli indicò un punto tra le macerie in cui avrebbe dovuto farla scendere.
"Stai attenta." le mormorò prima di sparire alla sua vista. Alcune piume le si posarono sui capelli, ma Clare si limitò a togliersi le più fastidiose. Piegandosi sulle ginocchia si affrettò a recuperare la spada, ormai priva della Pietra di Cristavia che era stata incastonata all'interno dell'elsa.
Le sue mani scivolarono sotto strati di polvere, assi di legno e frammenti di pietra. Agitata e in preda all'ansia Clare era sul punto di rinunciare quando, finalmente, le sue dita si chiusero sulla fredda impugnatura dell'arma.
Si alzò e tenne l'arma, pronta, davanti a sé.
"Sono sforzi inutili i tuoi." parlò Vlad Tepes, raggiungendola, la spada dorata pronta a colpire. "Un unico individuo potrà uccidermi, né tu né Sebastian possedete quel potere. È grazie alla profezia su me e Michele che non ho mai cercato di uccidere il tuo vampiro." si fermò, spiegando le ali. "D'altra parte Sebastian è una delle mie pedine, una delle più importanti nello svolgimento di questo gioco."
Clare non fiatò, non cercò di replicare a quello che le sembrava un discorso privo di logica. Tuttavia, comprese che i progetti di Vlad Tepes per il futuro erano molti vasti e ben organizzati.
"Un gioco..." si ritrovò a ripetere, muovendo un passo alla sua sinistra.
L'armatura del vampiro originario si illuminò e la Guardiana dovette abbassare lo sguardo sul terreno.
"Era solo questione di tempo, prima o poi sarei tornato a dominare su questo mondo mortale. Tuo cugino credeva di essere speciale, ma è stato solo manovrato dai miei sudditi che pianificavano la mia venuta. Le sue bizzarre idee... Nessuno potrà mai pensare di avere un qualche controllo su di me!" esclamò in un scatto d'ira, alzando la voce. Il suo viso, però, rimase perfettamente calmo, come il volto di una statua la cui immagine è destinata a rimanere impressa nel marmo per l'eternità.
"Tutti tranne te." continuò, rivolgendo la spada verso quella di Clare. "Lo senti?" chiese inclinando la testa di lato. " Il nostro legame si rafforza ogni minuto che passa ed io non intenzione di diventare il tuo schiavo." commentò.
Raggruppando le forze che le rimanevano, Clare provò ad attaccarlo nella speranza di prenderlo di sorpresa.
Vlad schivò il colpo con una grazia sovrannaturale, mentre alle sue spalle Sebastian si stava avvicinando. La spada dorata s'abbatté con violenza sulla lama nera e per un istante il braccio di Clare tremò.
"Una spada di cristallo Felix." disse il vampiro osservando la spada della ragazza. "Una fortuna per te possederla. Una comune spada di metallo non avrebbe resistito a questo attacco." spiegò interessato.
"O forse è la tua spada a non essere più affilata. Quanti secoli sono che se ne sta rinchiusa in quel vecchio fodero?" gli domandò con l'intento di provocarlo.
Vlad si lasciò andare ad un'aspra risata, poi con una mossa che Clare non riuscì neanche ad intravedere le fu alle spalle con la lama puntata sulla sua gola.
"Mi piace il tuo modo di fare." le sussurrò all'orecchio.
Le ali del vampiro si richiusero attorno a loro e Clare rabbrividì quando sentì la loro superficie entrare in contatto con la sua pelle. Dolore, tormento, solitudine.
Con il respiro affannato spinse in avanti con tutte le sue forze, per liberarsi da quei sentimenti, e finì a terra con la mente tormentata da immagini apocalittiche.
"Cosa mi hai fatto?" domandò alla ricerca di aria, tastandosi la gola.
"Ti ho mostrato il mio mondo." disse, sottolineando le ultime due parole.
"Il tuo mondo? Non... Non esiste un luogo del genere."
"Esiste. Tu conosci questo nome grazie alle antiche leggende, ma il Pandemonium è una realtà. Esso è reale tanto quanto te e me."
"Non è possibile." disse Clare trascinandosi lontana da Vlad.
"In questo paese l'Antica Religione è quasi scomparsa, dunque non mi meraviglia il fatto che tu non conosca assolutamente nulla." commentò. "Voglio salvare Pandemonium, tanto quanto tu desideri salvare il tuo re e Sebastian." disse, facendo un cenno nella direzione dell'altro vampiro.
"Quando la nuova Guerra Celeste avrà inizio io avrò la possibilità di realizzare il mio desiderio. Hai visto come i miei sudditi stanno morendo? La mia assenza, gli angeli... tutto ciò sta distruggendo la mia stirpe."
"Perché me lo stai dicendo?" mormorò Clare.
"Giusta domanda, perché? Non me lo so spiegare, ma ho bisogno che tu capisca le mie motivazioni."
"Ti rendi conto che questo non ha senso?" gli chiese, alzandosi in piedi, ma consapevole che era stato lui a permetterle di rimettersi in posizione di difesa.
Davanti a lei Sebastian prese posto al fianco del vampiro.
Vlad Tepes non rispose così Clare proseguì col suo discorso. "Non puoi cercare l'approvazione di qualcuno che stai tentando di uccidere!" esclamò sconvolta.
"Forse non ti ucciderò. Dopotutto potresti rivelarti una pedina del gioco interessante. " intervenne, mentre distrattamente accarezzava il collo pallido di Sebastian.
Disgustata e confusa Clare lo guardò senza capire quali fossero le reali intenzioni di Vlad. "Soffri di qualche disturbo della personalità?" volle informarsi alla fine.
Sebastian e Vlad si scambiarono un'occhiata confusa, poi entrambi lasciarono intravedere i canini in un gelido sorriso.
"Sarà molto stimolante averti nel gioco." replicò il vampiro.
Clare osservò il cielo, lì dove il tetto della cattedrale era stato distrutto, e considerò che non dovevano mancare molte ore all'alba. Se fosse riuscita a resistere fino ad allora era certa che Vlad Tepes si sarebbe indebolito abbastanza da permetterle di scappare, portando con sé Sebastian.
Sebastian sembrò intuire i suoi pensieri, ma rimase in silenzio e fissò qualcosa muoversi nell'ombra.
"Lo lascerete andare, mio signore?" chiese rivolgendosi a Vlad.
"Sì, per ora concederò al discendente della strega Alhandra di muoversi nel mondo, a lui sarà affidato un nuovo compito ed in cambio io gli risparmierò la vita." disse, emettendo la sentenza sul destino di Vincent.
Clare non voleva sapere che tipo di missione Vlad gli avrebbe affidato, ma ipotizzava che prima o poi avrebbe dovuto nuovamente combattere con Vincent.
"Ad ogni modo io non diventerò una delle te pedine." annunciò Clare.
"Questo è tutto da vedere, Rainsworth." la bloccò Vlad con un cenno della mano.
"Io ti ucciderò" affermò decisa. "Non importa la profezia, non importa quanto tu sia potente... Troverò il modo e sarò io ad ucciderti!"
"Ma io mi chiedo... Sarai in grado di uccidere Sebastian? Perché se vorrai tentare di avere la meglio su di me, prima dovrai occuparti di lui e personalmente non credo che saresti in grado di torcergli un solo capello."
"Questo non puoi saperlo." commentò Clare, preparandosi ad attaccare.
"Meraviglioso, un combattimento all'ultimo sangue!" esclamò Vlad, lanciando la propria spada a Sebastian. "Vedi di non danneggiarla!" concluse prima di andarsi a sedere su un cumulo di macerie.
Clare scosse la testa e cercò di rilassare i muscoli delle spalle, mentre osservava i movimenti di Sebastian. Non era la prima volta che combatteva contro di lui e qualche possibilità di sconfiggerlo l'aveva.
"È ora che l'allieva superi il maestro." bisbigliò a se stessa, prima di lanciarsi contro il vampiro.

 

 


Scusate il ritardo, ma tra maturità ed altre questioni non sono arrivata a completare prima il capitolo. Grazie a tutte le persone che seguono la storia e la commentano^^
Annuncio che in teoria manca ancora un capitolo più l'epilogo. u.u Spero che questo sia stato di vostro gradimento! A presto!!!


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Capitolo 15
*** Un passo dalla fine ***



13

Un passo dalla fine

 

 

 

Seduto sul suo trono di macerie e polvere, Vlad si lasciò andare ad un'aspra risata mentre osservava con interesse le sue preziose pedine, domandandosi chi delle due sarebbe stata schiacciata per prima. Le sue dita si mossero distrattamente lungo la pila di detriti, chiudendosi con forza su una pietra e riducendola in polvere.
"Mi sto annoiando." fece notare dopo qualche minuto. "Iniziate a combattere." ordinò con un tono che non ammetteva repliche.
"Come il Signore degli Inferi comanda." replicò Clare, distanziandosi da Sebastian. La ragazza si piegò sulle gambe e strinse la presa sull'elsa della spada. Non badò al freddo pungente che le penetrava fin nelle ossa, né alla fastidiosa luce verde emanata dalla stella nominata in precedenza dall'Unicorno. Tutti i suoi pensieri erano orientati verso un unico scopo: il raggiungimento della vittoria.
"Credo sia giunta l'ora di mettere fine a questa storia che dura da secoli." disse Clare, osservando il vampiro originario. "Non posso permetterti di seminare nuovamente il terrore nel regno. D'altra parte se davvero non è destino che io ti uccida, allora, ti rimanderò nella prigione dalla quale sei fuggito."
"Così sciocca e così ingenua." rispose Vlad ergendosi in piedi. "Hai dimenticato che ora il tuo avversario non sono io." proseguì annoiato.
"Presto lo sarai."
"Dimostri coraggio, ma ciò non basterà a salvarti. Come credi di fare per rispedirmi nel luogo della mia lunga e solitaria prigionia?" domandò compiaciuto, osservando la Guardiana lanciare un'occhiata al luogo dove era stato evocato. "Lì, non la troverai. La speranza che riponi nella Pietra di Cristavia si è dissolta con la fuga di quel tuo inutile cugino."
Un’espressione di insicurezza si affacciò sul volto di Clare che per un momento la fece vacillare. "Ah, sì, il discendente di Alhandra si è ripreso l'oggetto per il quale ha cercato di ucciderti. Non poteva certamente andarsene a mani vuote." sibilò maligno, distendendo le sue ali.
"Questo non ha importanza!"esclamò Clare, mordendosi il labbro inferiore.
"Straordinario! Riesci a dimostrare tanta sicurezza, sebbene il tuo mondo e le tue certezze stiano venendo frantumate attimo dopo attimo, minuto dopo minuto. Ammirevole. Si direbbe che tu sia una combattente nata."
"Stai dicendo un mucchio di assurdità. Io non sono nata per combattere, esattamente come te non sei stato creato per dominare questo mondo. Questo è il motivo per cui i tuoi piani falliranno. Che ciò avvenga per mano mia o di qualcun'altro ..." fu interrotta da un cenno della mano di Vlad Tepes.
"Basta." ordinò puntando l'indice al petto della Guardiana. "Mi sono stancato di perdere tempo ad ascoltarti. Se non sarò io colui destinato a regnare su questo mondo, allora chi lo sarà? Gli uomini? Una razza in grado di pensare solo a se stessa, incapace di guardare al futuro, troppo concentrata a riflettere sui suoi errori passati. Le fate, forse? Esseri tanto fragili che sono costantemente sull'orlo dell'estinzione. Le ninfe?"
"Non esiste risposta a questa domanda." rispose Clare, distogliendo l'attenzione.
"Sebastian!" comandò Vlad. "Occupati di lei." ordinò. "Non c'è più molto tempo, presto sorgerà l'alba." concluse, appoggiandosi con la schiena ad una colonna.
Sebastian annuì e portò la spada dorata che Vlad gli aveva affidato davanti a sé. La lama, alla luce della luna, brillò di una pericolosa minaccia di morte.
Balzando in avanti Clare tentò di colpire il vampiro di lato, ma quest'ultimo parò il colpo con la propria arma.
Le spade si incrociarono tra loro, permettendo ai due avversari di guardarsi faccia a faccia. Clare fu la prima a distogliere lo sguardo. Fu un errore e se ne rese conto immediatamente dopo averlo fatto. La presa sull'arma si fece più debole e la forza delle braccia non riuscì a fermare completamente il colpo inferto da Sebastian.
La lama dorata le provocò un lungo taglio lungo il fianco destro, ma la ragazza si rese conto con sollievo che non era una ferita particolarmente profonda.
"Un profumo delizioso, non trovi anche tu Sebastian?" commentò Vlad, mostrando i suoi canini.
Clare non ebbe bisogno di chiedergli a cosa si riferiva per sapere che parlava del suo sangue. Con un balzò all'indietro si mise in posizione difensiva.
Sebastian la raggiunse immediatamente, camminando intorno a lei come seguendo le linee di un cerchio immaginario.
La Guardiana si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione. Spostò il peso della spada sul braccio sinistro, impugnandola con quell'unica mano.
"Non hai mai utilizzato la mano sinistra." rifletté Sebastian.
Clare non rispose immediatamente. I suoi occhi erano intenti ad osservare quelli cremisi del vampiro. Si chiese se in fondo a quello sguardo spaventoso potesse esserci ancora traccia della coscienza del vero Sebastian.
"Non con te." rivelò infine. "Avevo bisogno di qualcosa in grado di coglierti alla sprovvista se mai, un giorno, avessi deciso di tradirmi." spiegò con una punta di acidità nella voce. Vlad mormorò qualcosa, ma Clare non riuscì a capire.
La Guardiana fece qualche passo alla sua destra, evitando un mucchio di detriti che occupavano il pavimento della cattedrale.
"Un essere umano non potrà mai fidarsi completamente di qualcuno appartenente ad una razza differente. Dovresti saperlo bene, Sebastian, visto che è stata Cassandra la prima a rivolgerti queste parole." Era uno dei ricordi di Cassandra che Clare aveva potuto vedere nei suoi sogni.
A sentir pronunciare il nome della sua vecchia amante qualcosa nell'animo di Sebastian sembrò cambiare. Per pochi secondi abbandonò la posa da combattimento ed assunse un'aria più rilassata.
"Fa male. È come essere pugnalati al cuore per la seconda volta, Sebastian." mormorò Clare. "Io... Io non potrò mai essere come lei." aggiunse in un flebile sussurro.
Alle sue spalle Vlad proruppe in una strana risata. Il rumore dei suoi passi appariva come un elemento in totale disarmonia con la situazione di quel momento.
Fu in quell'istante che la sua attenzione fu catturata dall'anello, simbolo del contratto con Sebastian, che portava sempre con sé.
"Se ora lo distruggo." disse rivolgendosi a Vlad " Non potrai più avere alcun controllo sulla mente di Sebastian. Se lo faccio, io..." Turbata dalla sue stesse parole non concluse il discorso e prima di cambiare idea, appoggiò il gioiello sullo squarcio creato dalla lama della spada dorata.
I petali bianchi e argentei dell'oggetto sembrarono assorbire il suo stesso sangue ed assunsero una cupa tonalità scarlatta. Poi piccole crepe comparvero sull'anello, allargandosi sempre di più in ogni parte del gioiello.
Clare avvertì l'urlo disperato provenire dal frammento d'animo di Cassandra intrappolato nel suo corpo ed uno altrettanto spavento uscire dalle labbra di Sebastian.
Il vampiro lasciò cadere l'arma a terra per portarsi le mani alla testa. Mormorava parole in una lingua che Clare non conosceva e si stringeva il volto con una violenza inaudita.
"Che cosa stai facendo?" gridò Vlad che si era precipitato al fianco di Sebastian ed aveva raccolto la spada dal terreno.
"Ciò che doveva essere fatto." rispose, barcollando all'indietro. Dalla schiena di Sebastian presero forma due grandi paia di ali nere, nettamente più splendide e più maestose di quelle del vampiro originario. Ogni piuma era attraversata da un sottile linea argentea che conferivano a Sebastian un aspetto quasi regale.
La loro bellezza fu in grado di lasciare la Guardiana disorientata e confusa.
"Hai rotto il sigillo!" esclamò infuriato Vlad, raggiungendola in pochi istanti e stringendole la gola.
"Se-ba-stian." balbettò Clare allungando una mano nella sua direzione. Il vampiro era inginocchiato sul pavimento con lo sguardo perso nel vuoto ed il volto bagnato di lacrime.
"Hai fallito." le sibilò Vlad all'orecchio. "Non ti aiuterà. Hai risvegliato in lui ricordi così dolorosi, che non gli permettono di essere in grado di pensare lucidamente al presente."
Clare tossì mentre, con disperazione cercava di allontanare Vlad dal suo corpo.
Quando le forze cominciarono ad abbandonarla, i suoi occhi fecero appena in tempo ad osservare Vlad venire scagliato su un cumulo di macerie prima di ritrovarsi anch'ella a terra.
Con lentezza si portò una mano alla gola, massaggiandosi la parte lesa.
"Che cosa hai fatto!" gridò la voce di Sebastian, mentre con forza la scuoteva per le spalle.
"N-Non no so di cosa stai parlando." disse Clare, sapendo che il vampiro non poteva ricordare ciò che era accaduto a Cassandra.
"Maledizione Clare!" intervenne, aiutandola ad alzarsi in piedi. "Credi sempre di sapere quello che è giusto fare per gli altri, ma non lo sai mai per te stessa. È colpa mia. Ogni cosa è avvenuta a causa mia." continuò raccogliendo la spada di metallo Felix. "Devo chiudere questa partita prima che sia troppo tardi. Devo farlo o tu, come Cassandra, mi lascerai." concluse con un sospiro.
Clare dovette chiudere un attimo gli occhi per essere certa di aver compreso bene le parole di Sebastian.
"Tu sai. Ricordi quello che è successo." osservò ansiosa. "Aspetta!" ordinò, afferrandolo per un braccio ed impedendogli di andarsene.
"Clare." mormorò il vampiro con una certa urgenza nel tono di voce. "Mi dispiace di essermi fatto controllare da Vlad, ma ora non abbiamo tempo per discutere. Se dopo questa notte esisterà ancora un futuro, allora io..."
Le sue labbra sfiorarono appena quelle della ragazza, in un bacio dal sapore di rimpianto.
Quando s'allontanarono, la mano di Clare vagò sulle piume delle ali di Sebastian accarezzandole dolcemente. "Splendide." osservò con una punta di invidia.
Il vampiro sorrise tristemente e ne staccò una che mise tre le sue mani. "Ne avrai cura?" le domandò inclinando la testa di lato.
"Sempre." rispose prontamente la ragazza.
"Allora ci rivedremo Clare. Ci ritroveremo."
La Guardiana annuì prima di vederlo avanzare verso Vlad Tepes.

 


Clare rimase ad osservare il combattimento affascinata e al contempo terrorizzata di fronte all'enorme potenza che i due nemici possedevano. Tuttavia, per quanto interessante potesse apparire quello scontro, lei si rendeva fin troppo bene che più Sebastian combatteva, più le sue forze si indebolivano.
La prima parte del suo corpo a perdere sensibilità era stata la gamba ferita, anche se Clare non avrebbe saputo dire quanto tempo era trascorso da allora, poi era stato il turno delle braccia.
In cielo, la stella della profezia aveva cominciato a perdere la sua lucentezza e la notte aveva lentamente cominciato a lasciare spazio al giorno. La ragazza considerò che non doveva mancare molto all'alba.
"Meno di un'ora." ansimò, cercando di spostarsi.
Le urla del combattimento furono sostituite dalle voci di un centinaio di persone che stavano intonando un antico canto e Clare volse la sua attenzione nella direzione dalla quale sembravano provenire.
Il vecchio portone della cattedrale fu abbattuto e gettato a terra in pochi minuti e nella chiesa si riversarono alcuni soldati, seguiti dal re ed un gruppo di Mistici.
Clare osservò le lunghe tuniche nere, al cui centro spiccavano i simboli del sole e della luna ricamati con un filo arancione, e le lunghe collane di perle che si muovevano lentamente tra le loro mani.
Non aveva mai stimato i Mistici ed il compito che la loro setta si era prefissata, ma in quel momento non era mai stata così felice di vederli.
Le figure incappucciate si dispersero velocemente, andando a creare un quadrato lungo il perimetro di tutta la cattedrale.
Osservò Edward mormorare alcuni ordini ai soldati e spiegare le sue ali angeliche.
"Vlad Tepes!" chiamò il sovrano, interrompendo lo scontro tra il vampiro originario e Sebastian. "Sei stato giudicato per i tuoi numerosi peccati. Il tribunale ha dichiarato la tua colpevolezza. I Mistici, adempiendo al loro dovere, eseguiranno la sentenza." spiegò, puntando l'indice verso il diretto interessato. "Morte e dannazione. Questa è la tua punizione." pronunciò.
Vlad non sembrò sorpreso di essere stato circondato, né di aver ricevuto una condanna. Rimase perfettamente immobile, fissando i Mistici uno ad uno e regalando ad Edward uno dei suoi incomprensibili sorrisi, che potevano dire tutto o niente.
"Esseri umani. Così patetici e fragili. Ancora non comprendo il motivo per cui Lui abbia scelto voi." commentò.
Una sfera infuocata apparve nella sua mano ed il vampiro la scagliò addosso ad alcuni soldati. Clare dovette distogliere lo sguardo mentre gli uomini colpiti venivano divorati dalle fiamme.
"State indietro!" ordinò il re, sguainando la spada.
Un rivolo rossastro scese dalla bocca di Clare che fu percorsa da un attacco violento di tosse. La Guardiana non dovette vedere le macchie sul terreno per capire che aveva rigurgitato il suo stesso sangue.
Edward si voltò nella sua direzione e a passo veloce cercò di raggiungerla, ma Vlad lo fermò, costringendo lui e Sebastian al combattimento.
A Clare non restò che assistere all'inevitabile scontro con la consapevolezza che forse non avrebbe potuto assistere ad una sua conclusione.
Osservando combattere i due ragazzi della sua vita non poté far altro che pensare a come i loro movimenti le ricordassero quelli di una macabra danza.
Tre passi a destra. Due indietro. Quattro in avanti. Uno a sinistra.
Era affascinante notare il modo in cui i loro corpi evitavano gli attacchi di Vlad e come ricambiavano i colpi inferti. Tuttavia, malgrado fossero in due, la superiorità del vampiro originario era inconfutabile.
"Michele..." mormorò Clare, quasi aspettandosi di vedersi comparire di fronte l'unico essere vivente in grado di uccidere Vlad Tepes.
Un forte boato le comunicò che un'altra parte del soffitto della cattedrale era andato distrutto. Alcuni raggi del sole le sfiorarono il viso e Clare si ritrovò a sorridere di fronte a quel segno di speranza che si era fatto attendere così a lungo.
In seguito, ogni cosa si svolse in modo tanto rapido che persino lei ebbe qualche difficoltà a comprendere ciò che stava avvenendo.
Il sole avvolse Vlad, che si ritirò nella parte più oscura della chiesa. Edward si lanciò su di lui nella speranza di coglierlo alla sprovvista, mentre Sebastian li seguì dall'alto, pronto per trafiggere al petto il suo nemico.
Poi il Signore del Pandemonium creò due piccole sfere, dal colore bluastro e le lanciò contro i suoi avversari con un sorriso beffardo stampato sul volto. Una colpì Sebastian al petto, facendolo precipitare, l'altra ferì Edward alla spalla.
"È infine giunta la vostra fine." pronunciò avvicinandosi al re.
Allarmata, Clare si guardò intorno per cercare di capire se i Mistici sarebbero intervenuti. Li trovo tutti accasciati al suolo, ma non comprese cosa avesse provocato quel simile atteggiamento. Certo, era che Vlad non era più l'unica minaccia presente in quel luogo sacro.
"Il nuovo giorno reclama la tua morte." obiettò Edward, soffocando un gemito di dolore proveniente dalla ferita alla spalla.
Un ghigno divertito si fece largo sul volto di Vlad Tepes che alzò la spada pronto per colpire il bersaglio ai suoi piedi.
Con le ultime energie che le erano rimaste Clare pronunciò l'unica frase che, era certa, avrebbe potuto salvare il suo re. Dopotutto, il compito di una Guardiana era quello di proteggere il sovrano di Ziltar a discapito di tutto e di tutti.
"Proteggi il tuo re! In nome del contratto, io te lo ordino!" gridò rivolgendosi a Sebastian che era steso a terra. Tossì nuovamente, sentendosi così stanca che avrebbe potuto dormire per i successivi tre secoli senza farsi alcun tipo di problema. Sentiva gli occhi farsi più pesanti ad ogni secondo che passava e più il tempo trascorreva più avvertiva il suo corpo perdere la poca sensibilità che le era rimasta.
Edward era nuovamente in piedi, la lama incrociata a quella di Vlad e pronta a trafiggere il petto dell'avversario. Fu allora che lo stridio di un urlo acuto e fastidioso proruppe nella cattedrale, distruggendo quel che rimaneva delle antiche vetrate e minando l'esito dello scontro.
Clare chiuse gli occhi, non potendo sopportare oltre il rumore di quel grido spaventoso.
L'istante dopo, quando gli riaprì, si ritrovò davanti a sé la scena più terrificante e dolorosa che il suo cervello avrebbe potuto concepire.
Edward stringeva tra le mani l'elsa della spada insanguinata, mentre Vlad Tepes era a terra, protetto dalla luce del sole, in una piccola nicchia della chiesa. A separare i due avversari c'era Sebastian, con il petto squarciato da un lungo e profondo taglio e la lama di Edward ancora conficcata nella carne.
Il vampiro barcollò all'indietro, togliendosi l'arma con le sue stesse mani ed inginocchiandosi al suolo rivolto nella direzione della sua contraente. Il suo bracciò si protese verso Clare, mentre dalla ferita il sangue cominciava a sgorgare senza freno, sempre di più.
"Perché?" riuscì a mormorare la ragazza, senza neppure avere più la forza di piangere.
"Edward non è mai stato il mio re. Non potrà mai esserlo. Era il tuo." rispose Sebastian, prima di accasciarsi al suolo.
Clare fece per aprire la bocca, ma si rese conto che non avrebbe saputo cosa rispondere. La colpa ed il peso dell'errore la stavano schiacciando nello stesso modo in cui lei, per anni, aveva annientato e distrutto i vampiri.
Nessuna redenzione. Ogni peccato sarà giudicato.
Nemmeno si accorse che il re, il suo re, l'aveva presa tra le braccia, invocando disperato il suo nome. Il vento le accarezzò il volto e Clare si lasciò cullare da quella gelida punizione.
E mentre le urla di Vlad inondavano la cattedrale e quelle di Edward la scongiuravano di resistere, un canto melodioso si propagò tra le macerie della costruzione. La voce femminile, di una bellezza e di una forza inaudita, fu accolta dalla Guardiana con sollievo. Gli occhi le si chiusero e Clare seppe con certezza che non si sarebbero più riaperti, per molto, molto tempo.

 

 

 

Ebbene, ecco a voi l'ultimo capitolo di questa storia, il prossimo sarà l'epilogo. Devo dire che scriverlo mi ha messo un po' di tristezza e non sono del tutto sicura di aver reso bene la situazione. Spero ugualmente che voi l'abbiate apprezzato e che vogliate farmi sapere la vostra opinione in merito. :)
Grazie inoltre alle persone che hanno aggiunto la storia tra preferiti, seguiti, ricordate ed ai numerosi lettori silenziosi che continuano a seguirmi!

 

By L. M.

 

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Capitolo 16
*** Epilogo ***




14

Epilogo

 

 

La nebbia aveva avvolto i prestigiosi giardini del palazzo reale, rendendo impossibile distinguere le statue che li custodivano.
Edward sospirò mentre le gocce di pioggia continuavano a scivolare lungo la vetrata del suo studio. La mano sfiorò, quasi con timore, la liscia superficie di vetro. L'indice tracciò qualche linea immaginaria, dall'alto verso il basso, mentre i suoi occhi fissavano un punto ben preciso del giardino. Un lampo illuminò la zona che stava osservando, rivelandogli ciò che lui già conosceva.
L'arto gli ricadde inerme lungo il fianco destro e la bocca si incurvò in un mesto sorriso.
"Sarei dovuto arrivare prima." mormorò, guardando distrattamente il suo sigillo reale.
"Non sarebbe servito a nulla." mormorò la voce alle sue spalle. "Avrebbe compiuto in ogni caso quel gesto." il tono si fece più duro. "Da qualche tempo mi chiedo se sia stato il frammento dell'anima di Cassandra a spingerla verso quella decisione." proseguì con più sicurezza.
Il sovrano si voltò, nascondendo dietro una maschera di durezza la sofferenza che il suo cuore stava provando. Fece qualche passo verso il suo scrittoio, lasciando scivolare alcune carte ai suoi piedi e concentrandosi sul contenuto di una lettera che gli era giunta qualche ora prima dall'Impero Thogal.
"Dopo tutto questo tempo, malgrado tu abbia consultato i migliori Mistici del regno ed i migliori Sacerdoti non ottenendo da loro alcun risultato ti ostini a voler trovare una soluzione.""C'è una soluzione!" gridò Edward, scaraventando a terra il resto delle carte. "Io lo so, tu lo sai! Lo sappiamo entrambi che esiste, ma tu sembri voler abbandonare Clare a quella sua condizione di non-vita." Si lasciò cadere sulla poltrona portandosi le mani alla testa.
"Non ci riesco. Non riesco più a lottare. Non comprendo il motivo della mia esistenza." mormorò Sebastian stringendo i pugni.
"Ti rammarichi che non ti abbia ucciso?" domandò il re, stringendo la lettera tra le mani.
"Ecco perché non ti ho mai potuto sopportare."

Il vampiro inclinò la testa di lato. "Lo stesso vale per me." commentò. " E questo è uno dei tanti motivi per cui non ti potrò mai considerare il mio re."
"Sei un illuso. Tu cerchi la felicità negli esseri umani, ma non potrai mai trovarla in noi esseri mortali. Le nostre razze si attraggono e si distruggono come le fiamme fanno con le falene. Convivere... questa parola non è adatta per descrivere un rapporto tra demoni ed umani." Edward si alzò raggiungendo la libreria e guardando i titoli dei libri.
"Perfino adesso, so con certezza che la tua mente è spinta all'insaziabile ricerca di Vlad Tepes. Il tuo spirito corrotto crede che lui sia la soluzione di ogni cosa. Pensi davvero che uccidendolo il vuoto dentro di te si colmerà?" domandò.
Sebastian rimase in silenzio mentre, come aveva fatto in precedenza il sovrano, si ritrovava a cercare il punto in cui era stato posto il corpo della Guardiana.
"Lui è stato per me più di quanto immagini, Edward." mormorò.
"Non riesci a dimenticare lui come il resto del tuo passato. Sei ancorato a ricordi, fatti e pensieri che in questa tua attuale forma di esistenza dovrebbero aver perso il loro originario significato." Studiò uno dei dipinti che lo raffigurava insieme ai suoi genitori ed alla famiglia Rainsworth. Non avrebbe saputo dire quanti anni aveva in quel quadro e nemmeno ricordava quando e dove era stato realizzato. Tuttavia sapeva con certezza che un giorno avrebbe restituito alla Clare del suo presente lo stesso sorriso che aveva avuto nel loro passato.
"Lo sapevi che ogni Guardiana scriveva un resoconto segreto e molto dettagliato che ogni anno veniva consegnato al sovrano?"
"No." si limitò a rispondere Sebastian con una scrollata di spalle.
"Anche Clare lo faceva." riprese Edward.
"Non capisco quale sia il punto, Edward." replicò il vampiro.
"Mancano tutti i registri di Cassandra Rainsworth. Strano, non trovi?" osservò il re. "Tutti i fatti che la riguardano sembrano essere scomparsi nel nulla. Anche i dettagli sulla sua morte e sulla sua sepoltura sono poco approfonditi. Perché?" domandò con tono severo. "C'è qualcos'altro che tu nascondi?"
"Se anche fosse, i segreti non vanno mai rivelati. Non sarebbero tali altrimenti. "
Edward si voltò di scatto, gettando verso il vampiro una statuetta posta sulla libreria.
Sebastian non tentò nemmeno di spostarsi, accusò il colpo con espressione neutra.
"Perchè hai voluto che venissi da te?" chiese allora, osservando le mani chiuse a pugno del sovrano.
"Sono passati tre mesi e lei è ancora in quello stato. Ho fatto delle ricerche." disse, cercando di riprendere il controllo di se stesso. "Esiste una persona che vive nell'Impero Thogal che potrebbe aiutarla. Tu andrai a cercarla." continuò, mostrando al vampiro la lettera che aveva ricevuto.
"Il mio posto è qui Edward. Hai idea di quanti demoni, ogni giorno, continuano ad attraversare il varco creato dalla Pietra di Cristavia?"
"Tu forse, l'avrai dimenticato, ma io no. Occorre l'aiuto di un discendente Rainsworth per distruggere la Pietra. Prima troverai questa persona e meno perdite subiranno i miei uomini." insistette il re. "Inoltre, i Mistici eseguiranno il loro lavoro molto meglio senza la tua infausta presenza."
"Possiamo salvarla? Funzionerà?" bisbigliò Sebastian, portandosi una mano alla gola. "Freya Gadamath." continuò, leggendo il nome che recava la lettera.
"Le miei spie riferiscono che questa ragazza possiede doti straordinarie. Se potrà salvarla, se lo farà, io..." Edward s'interruppe, sedendosi nuovamente sulla poltrona.
"La troverò e la porterò da lei. Fino al mio ritorno sarà compito tuo sorvegliare i demoni." decise Sebastian. "Vlad sta riunendo i suoi seguaci. Ho idea che prestò scatenerà un nuovo attacco."
Edward annuì sollevato e per qualche istante chiuse gli occhi. Era stanco ed erano quasi tre mesi che non riusciva a dormire con tranquillità. Il volto privo di calore di Clare, quando l'aveva stretta tra le braccia nelle macerie della Cattedrale, continuava ad ossessionarlo.
"C'è un'altra cosa Sebastian." lo chiamò quando s'accorse che il vampiro se ne stava andando.

 

***

 

Seduto sul suo trono, Vlad, contemplò con soddisfazione l'ultimo giocattolo di Lilith muoversi a passo di danza, mentre la sua amata, al suo fianco, sorrideva compiaciuta. Quando anche le ultime note della canzone si dispersero nell'aria, il vampiro originario dedicò ogni sua attenzione alla moglie che con estrema eleganza gli stava sfiorando il torace.
Lilith si chinò in avanti per baciarlo e mentre le labbra scarlatte si posavano su quelle del Sovrano della Notte ed i suoi candidi capelli andavano a mescolarsi con le tenebre alle sue spalle, la regina dei demoni lanciò un'ultima occhiata alla sua prediletta che stava aspettando le sue nuove direttive.
"Finalmente sei tornato da me." mormorò all'orecchio di Vlad. "Era così noioso il mondo in tua assenza." annunciò, lasciandosi afferrare dal suo re.
"Mai quanto lo è stata la mia prigione senza di te." sibilò Vlad, baciando con maggior desiderio l'amata. "Tuttavia hai lasciato che gli umani lo infettassero con la loro presenza." gli fece notare con disappunto.
Lilith si leccò le labbra, lasciando vedere i suoi canini. "Ho pensato che dopo quella prigionia così noiosa, il mio signore avrebbe desiderato divertirsi una volta libero."
Vlad si lasciò andare ad una risata, mentre esponeva la gola alla consorte.
"Sei così ingorda, Lilith. Hai un appetito insaziabile." osservò il vampiro, intento a giocherellare con una ciocca di capelli dell'amata. "Sei bella come allora. Sei rimasta uguale dal momento della Caduta." commentò, avvertendo i suoi canini penetrargli la carne. "L'Eden ha perso la sua stella più luminosa quando hai deciso di seguirmi."
Lilith alzò il volto, mentre gocce di sangue scarlatte cadevano al suolo. Con la mano sfiorò la collana di rubino che portava al collo ed inclinò la testa di lato.
"Non mi sono mai pentita della scelta." bisbigliò ad un passo dal volto di Vlad Tepes.
"Lo so. Per questo sei la mia regina." intervenne il vampiro, catturando in un unico gesto
le labbra dell'amata ed assaporando il suo stesso sangue.

"Deliziosa." continuò. La lasciò andare poco dopo e si alzò dal trono spalancando le ali.
Offrì la mano a Lilith che si appoggiò al suo torace e cominciò una lenta salita verso l'alto. "Canta per me, Lilith. Come quel giorno alla cattedrale, quando sei venuta da me."
La Regina della Notte annuì e lasciò che la sua voce si disperdesse in ogni angolo del mondo.
"Presto i nostri sudditi ci raggiungeranno." concluse Vlad, stringendo maggiormente a sè la sua sovrana.

 

 

 

Immagine di Lilith: link

 

Eccoci giunti alla fine di Contratto di Sangue-L'ombra del principio, ma non disperate! Potete trovare il seguito nella sezione Sovrannaturale-Angeli e Demoni : Qui
Quindi tenete gli occhi aperti se avete intenzione di sapere come proseguirà questa "trilogia". u_u

Grazie alle coraggiose persone che hanno seguito la storia fino a qui e l'hanno aggiunta tra preferiti-seguiti-ricordate.
Attendo un vostro parere su questo ultimo capitolo che spero abbiate gradito. L'ho riscritto per ben tre volte! XD
Grazie a tutti! :)
By Cleo^.^

Nota: Ho aperto un piccolo portfolio, se vi va di passare a dare un'occhiata e/o fare due chiacchiere basterà cliccare su questo banner!


Storie in corso:
Romatico

Pirates-L'ombra del tradimento
Opera National-Ricatto d'amore

Angeli&Demoni

Contratto di Sangue-La Guerra Celeste

Storie concluse:
Vampiri

Contratto di sangue-L'ombra del principio

Sovrannaturale

La rivincita delle acque  


 

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