Echiko

di Aurora Barone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 il risveglio (capitolo ripubblicato!) ***
Capitolo 2: *** Itou e il suo odio per i robot (revisionato) ***
Capitolo 3: *** 3 IL LABIRINTO STRADALE (revisionato) ***
Capitolo 4: *** libertà illusoria (revisionato) ***
Capitolo 5: *** il giorno della mia morte (revisionato) ***
Capitolo 6: *** una nuova compagna? (REVISIONATO) ***
Capitolo 7: *** Proposta indecente! ***
Capitolo 8: *** ADDIO PER SEMPRE AIKO ***
Capitolo 9: *** il permesso di Itou? ***
Capitolo 10: *** un appuntamento ***
Capitolo 11: *** Un ritorno inaspettato ***
Capitolo 12: *** gita scolastica?! ***
Capitolo 13: *** il ponte ***
Capitolo 14: *** addio Yuki! ***
Capitolo 15: *** una cruda verità ***
Capitolo 16: *** i pensieri di Itou ***
Capitolo 17: *** un incontro inaspettato ***
Capitolo 18: *** la mia prima volta ***
Capitolo 19: *** ribellione?! (revisionato) ***
Capitolo 20: *** appuntamento?! ***
Capitolo 21: *** Un compleanno memorabile?! (1° parte) ***
Capitolo 22: *** un compleanno memorabile?! (2 parte) ***
Capitolo 23: *** il destino di un robot ***
Capitolo 24: *** L'arma e il suo caricatore?! ***
Capitolo 25: *** la morte di Hikari ***
Capitolo 26: *** la confessione ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 il risveglio (capitolo ripubblicato!) ***


Diciamo che è questo il capitolo in cui ho applicato delle vere e proprie modifiche riguardo gli altri ci sono solo delle correzioni, ma nessuna sostanziosa differenza.

 

 

1 Capitolo: IL RISVEGLIO

 

Nel buio che mi circondava percepivo dei rumori e delle presenze.

Avvertivo calore umano, nonostante non vedessi nessuno.

O forse era solo un'illusione?

Volevo illudermi che ci fosse qualcuno oltre a me in mezzo all' oscurità in cui mi trovavo.

Mi affanai fino a giungere allo stremo delle mie forze per cercare una via d'uscita, ma il paesaggio era sempre buio,tetro, spoglio e privo di qualsiasi forma di vita.

Ero come un ceco che non vedeva la luce, ma che la cercava disperatamente.

Poi sentii un piacevole odore insinuarsi sino alle narici, non avrei saputo definirlo con precisione.

Non riuscivo ad assocciarlo ad altri odori che conoscevo e che fosserò presenti in natura.

Era un 'odore seducente che si insinuava dentro le mie narici fino a togliermi il respiro.

Iniziai a sentirmi sollevata, allegra anche se confusa, come se fossi caduta in uno stato di ubriachezza improvvisa, come se quel profumo fosse una droga.

Poi mi accorsi che dinanzi a me non c'erano più le tenebre, ma c'era un 'immensa distesa di verde con fiori di tutti i colori possibili e immaginabili.

Raccolsi alcuni di questi fiori, correndo e sdraiandomi sui prati, continuando a sentire quel piacevole profumo che si espandeva sempre di più e nonostante tutto continuavo a sniffare come se non mi bastasse mai, ne volevo ancora, volevo ancora un'altra dose.

Poi improvvisamente aprii gli occhi e mi ritrovai distesa su un lettino e poi vidi un paesaggio che non era bello come il precedente.

Ero in una stanza con tavolini su cui erano poggiate delle ampolle con dei liquidi verdi e di tanti altri colori, poi c'erano dei macchinari e strumentalizzazioni varie di cui non riuscivo a capire l'utilità,ma a parte questo, sentivo ancora quell' inebriante profumo circondare l'aria.

Attirata da quell'odore, mi voltai cercando di capirne la provenienza.

Dopo i miei occhi si incrociarono con dei grandi occhi a mandorla di un verde lucente come le pietre di smeraldo.

Era il proprietario di quei occhi ad emanare quella gradevole fragranza, poi mi persi tra le sue iridi lasciandomi condurre in un mondo pieno di verde, mi trovavo già sulle pendici di una collina senza neppure accorgermene.

Lo scrutai con più attenzione: dire che era bello mi sembrava un eufemismo.

Era slanciato e dotato di un bel fisico, i pettorali che si intravedevano dalla maglietta, le braccia possenti e poi aveva quelle spalle così larghe per non parlare del suo viso,era impeccabile, perfetto sotto ogni punto di vista.

Aveva il naso allungato e grosso, eppure non guastava alla sua immagine,anzi si intonava perfettamente alle sue labbra carnose e provocatorie, ai suoi rilucenti occhi e alle sue gote leggermente pronunciate come quelle di un tenero bambino.

La sua fronte era sporgente, nonostante fosse nascosta dalla lunga frangia corvina si notava lo stesso, eppure anche quella larga tempia mi piaceva, sembrava integrarsi perfettamente con la bellezza del suo viso, dando maggiore risalto alla forma dei suoi occhi e alle sue labbra.

Dopo circa un'ora di contemplazione di quel quel ragazzo che stava lì immobile ad osservarmi, una voce maschile mi riportò alla realtà, era un uomo più grande rispetto al ragazzo dagli occhi smeraldo, forse erano padre e figlio.

L'uomo più anziano mi fissava con un espressione circospetta, mentre il ragazzo dagli occhi verdi rimaneva immobile accanto a quel letto su cui ero distesa.

Nessuno dei due disse niente, quel silenzio mi mise in agitazione. Avrei tanto voluto capire le loro intenzioni e avrei voluto chiedergli chi fossero e che cosa ci facessi lì, ma le parole non riuscivano ad uscirmi dalle labbra.

Cercai di formulare un discorso, ma ero come una bambina che doveva dire la sua prima parola.

Poi vidi il ragazzo e l'uomo più grande parlare fra di loro, poi l'uomo più grande diede al ragazzo due braccialetti di acciaio.

Il ragazzo li prese senza rivolgergli alcuna domanda, poi l'uomo più grande se ne andò dicendo “ Pensaci tu, dopotutto è il tuo robot!”

Il ragazzo fece una smorfia e rispose scocciato “Io neanche lo volevo! Avrei preferito un regalo di natale più normale!” Era tremendamente bello, persino quand'era scocciato.

Non appena l'uomo uscii dalla stanza, i miei occhi si scontrarono ancora una volta con quelli del ragazzo.

“Smettila di fissarmi!” disse stizzito, poi si voltò dandomi le spalle.

Rimasi delusa dal suo atteggiamento, perché un ragazzo bello come un principe doveva essere così sgarbato?

“Avrei preferito ricevere un cane per natale... di gran lunga sarebbe stato meglio!”forse stava parlando più con se stesso che con me.

Avrei tanto voluto poter dire qualcosa, ma non riuscivo a dire nulla, i miei sforzi sembravano vani, ma poi improvvisamente ci riuscii, ma dissi soltanto delle parole sconclusionate.

“Io vorrei...” dissi senza riuscire ad aggiungere altro.

“Tu stai parlando” disse voltandosi sorpreso, lo disse con molto entusiasmo, poi però ritrasse questa sua eccessiva enfasi, tornando ad essere distaccato e freddo come prima.

Dopo un po' mise nel suo polso uno di quei braccialetti che gli aveva dato il padre,mentre l'altro lo mise nel mio polso sinistro.

Sentii il tocco della sua mano calda sfiorare il mio polso e sentii di colpo un caldo pazzesco, mi mise quel braccialetto che di colpo si illuminò di una luce gialla.

Il ragazzo osservò il braccialetto illuminato, poi notò che anche il suo si era illuminato per qualche strana ragione.

“Questa stupidaggine perché diamine si illumina!” affermò indispettito.

“Chi sei?” domandai, accorgendomi solo in quel medesimo istante che ero riuscita a formulare una frase di senso compiuto.

“Kayashi Itou, il tuo padrone!” affermò con un espressione insolita.

“Ed io chi sono?” affermai, confusa dalla sua stessa spiegazione. Che cosa significava “ Il tuo padrone?” pensai tra me.

“Ehm dunque, mi toccherà trovarti un nome... ecco fammi pensare...”

“Ecchi...ehm ecco potrei chiamarti ecchiko...eh no magari suona meglio con una solo c, ok allora Echiko!”

“Echiko” ripetei quel nome più volte, speravo che mi dicesse qualcosa, ma era privo di qualsiasi significato.

“La pianti di ripeterlo in continuazione, mi stai facendo diventare nevrastenico!” affermò con irritazione.

Mi alzai di botto da quel lettino e caddi subito per terra facendo degli strani rumori metallici, sembravano provenire da dentro il mio corpo, poi subito dopo mi rialzai.

“Che diamine sono questi rumori!” affermai sorpresa, poi iniziai a provare un dolore lancinante era come se ci fosse qualcosa che mi trafiggesse la carne, era come avere delle lame dentro il corpo.

“Sei per metà robot e per metà umana, hai delle parti del tuo corpo che sono in metallo e altre di carne e quindi per ora la tua parte umana entra in conflitto con quella artificiale, è normale ma ti ci abituerai!”

“Ah...” affermai senza essere troppo sorpresa, ero più che altro confusa e disorientata.

Sentivo come se avessi dimenticato qualcosa di importante, ma per quanto cercassi di ricordare, mi accorgevo sempre più che la mia testa era vuota.

La luce del braccialetto scomparve, anche quella del braccialetto di quel ragazzo si affievolii sempre di più tornado ad essere color argentei.

Nel mio braccialetto c'era un numero “660”, mostrai il numero al ragazzo chiedendogli che cosa significasse.

Lui disse “Ogni robot ha un numero, quello è il tuo numero di identificazione!”

Provai a camminare ma barcollavo e finii per cadere nuovamente per terra.

Dopo un po' lo vidi avvicinarsi a me, poi sentii le sue braccia avvolgermi, mi stava portando in braccio.

Un braccio intorno alla vita ed uno intorno alle mie gambe, le stesse braccia possenti che avevo ammirato fino ad un momento fa, poi sentivo la vicinanza del suo corpo e iniziai a sentire caldo e il battito del mio cuore si fece irregolare,mentre il ragazzo mi conduceva da qualche parte.

Dopo aver attraversato un lungo corridoio, mi portò dentro una stanza e mi poggiò delicatamente su un letto matrimoniale a baldacchino color rosa antico e dopo se ne andò senza dire una parola.

Il giorno seguente, il ragazzo mi svegliò dandomi una divisa da indossare dicendo che era la mia divisa scolastica.

Non avevo idea di cosa fosse una divisa scolastica, ero ancora confusa, ero come se c'era qualcosa di importante che avessi dimenticato eppure nonostante i miei sforzi, non riuscivo a far si che mi tornasse alla mente.

Dopo aver indossato quella divisa composta da una maglia bianca con un fiocco nero e da una gonna a strisce nere e bianche con delle lunghe calze bianche, eravamo pronti per uscire.

Lo osservai, indossava dei vestiti diversi dal giorno precedente, aveva una camicia bianca e una giacca nera con dei bottoncini dorati molto ottocenteschi,mentre i pantaloni erano neri e molto semplici.

Gli donava molto quell' abbigliamento o comunque sarebbe stato bene, anche con indosso uno straccio.

Mi fece salire su una macchina nera molto grande e spaziosa, quando gli domandai sorpresa che diavolo fosse, lui mi rispose che era una limuosine.

Seduta accanto a lui sui sedili posteriori, vidi lui prendersi qualcosa da bere nell'angolo bar di quella grande macchina,mentre io osservavo la strada.

“Non dire a mio padre che ho bevuto!” non sapevo se si stesse rivolgendo a me o all'autista o forse a tutti i due.

Dopo un po' scese dalla macchina invitandomi a fare lo stesso,mentre sguardi di ragazze e ragazzi giunsero da tutte le parti di quel giardino attorno a cui c'era un grande edificio.

Sentii dei commenti delle ragazze che dicevano “Ma quanto è bello poi è così ricco!” poi altre che storcevano il naso dicendo “ peccato che sia egoista, viziato e stronzo!”

“E quella ragazza accanto a lui, chi cazzo è?” domandarono alcune, sembravano scaldarsi un po' troppo, iniziai a sentire il peso di tutti quegli sguardi addosso.

Una ragazza si avvicinò a Itou il ragazzo che era accanto a me, che era oggetto di tutti quegli sguardi.

“Ciao idiota!” disse dandogli una violenta pacca sulla spalla.

“Quando la pianterai di darmi dell'idiota!” affermò irritato.

“Mai!” rispose ridendo.

Questa ragazza era davvero molto carina, aveva dei lunghi capelli neri, gli occhi del medesimo colore e aveva un nasino piccolino all'insù, aveva un viso davvero angelico, ma aveva quelle labbra carnose che si contraddicevano a quell'immagine angelica.

Poi era alta quanto Itou, tutto il contrario di me che ero una vera nanerottola, mi sentivo una bambina in mezzo a quei due spilungoni.

“Lei è il tuo robot?” domandò ridendo.

“Guarda che non c'è niente da ridere! Perché mai avresti detto a mio padre che volessi ricevere per natale una cosa del genere?! È stato uno scherzo di poco gusto!”

“bè dato che odi tanto i robot creati da tuo padre... ho pensato che sarebbe stato divertente fartene fare uno per te... così forse dovendo vivere con uno di loro per lungo tempo avresti imparato ad amarli!”

“Piantala Sayoko! Questo non succederà mai, io li detesto questi esseri!” affermò seccato senza degnarmi di uno sguardo.

“Come ti chiami?” mi chiese la ragazza che a quanto pare si chiamava Sayoko.

“Echiko” dissi incerta, era l'unica cosa che sapevo di me stessa.

“Bene, io e te diventeremo grandi amiche!” disse sorridendomi con dolcezza.

Dopo un po' sentii il suono di una campana e tutte le ragazze e i ragazzi che erano fuori entrarono velocemente in quell'edificio che si trovava attorno a quel giardino, entrai anch'io trascinata da Sayoko mentre Itou non mi degnava di uno sguardo.

Attraversammo un lungo corridoio e poi entrammo in una delle tante aule, erano quasi tutte uguali con banchi e sedie, una cattedra e poi una lavagna.

C'ero già stata in un luogo simile, ma non ricordavo bene quando potesse essere successo, ma era come se un momento simile lo avessi già vissuto, ma in circostanze ben diverse.

Sentii una risata rimbombarmi dentro la testa, era una risata femminile, dolce e familiare, ma non sapevo a chi potesse appartenere.

“Echiko tutto ok?” mi domandò Sayoko.

Mi ridestai dai miei pensieri e mi lasciai guidare da Sayoko che disse che dovevo andare nella cattedra dove c'era quella donna matura che osservava i ragazzi con un espressione severa e autoritaria.

Andai non avendo idea di cosa dovessi fare, ero rimasta in silenzio ad osservare quei ragazzi che prendevano posto fra i diversi banchi.

Era strano vedere l'aula da quella prospettiva, si potevano vedere tutte le facce di quei ragazzi: c'era chi sbuffava, c'era chi sbadigliava, chi sorrideva chi di nascosto si girava e parlava con il compagno che era messo nel banco vicino, chi si girava e chi si mandava bigliettini da un banco all'altro, poi c'era Itou e Sayoko che rimanevano in silenzio ad osservarmi erano messi tra gli ultimi banchi e poi c'erano quelli dei primi banchi che non spiccicano una parola, c'era sopratutto una prevalenza di ragazze fra i primi banchi che erano ordinate e ben composte.

La donna matura che era accanto a me mi sussurrò all'orecchio “ Dovresti presentarti!”

Non sapevo cosa dovessi fare di preciso, così mi limitai col dire che mi chiamavo “Echiko!” mentre la professoressa aggiunse “ è il robot del vostro compagno Kayashi... mi raccomando ragazzi trattatela con lo stesso rispetto con cui si tratta un vostro simile...”

Non sapevo cosa significassero le frasi della professoressa e perché avesse detto “ trattatela come se fosse un vostro simile”. Dopo un po' capii non appena notai le occhiatacce dei ragazzi e delle ragazze.

Mi parve di intuire che ce l'avessero con me perché qualche strana e insolita ragione.

Anche Kayashi non sembrava riscuotere la stessa simpatia che aveva riscosso fuori dalla classe. Dentro quella classe Itou, era odiato dalla maggior parte degli studenti sopratutto dai ragazzi.

Davanti ai professori però non lasciavano trapelare nulla, ma durante la ricreazione non appena i professori si allontanarono vidi dei ragazzi avvicinarsi al tavolo in cui eravamo seduti io, Sayoko e Itou.

I ragazzi Rovesciarono per terra il tavolo e sollevarono dalla sedia Itou per poi spingerlo per terra con violenza,mentre Sayoko li pregava di smetterla.

Itou si rialzò, ma non appena lo fece, due di quei ragazzi lo attorniarono da dietro per tenerlo fermo mentre gli altri due lo picchiavano, impendendogli di fare qualsiasi movimento.

Osservai le facce di quei ragazzi, erano arrabbiati non ne comprendevo la ragione, poi dopo un po' avvertii qualcosa, uno strano impulso provenire da quel braccialetto.

Dovevo proteggerlo, era questo che il braccialetto mi stava comunicando.

Mi alzai dalla sedia e liberai Itou dalla stretta di quei ragazzi.

Li avevo spinti per terra senza neppure accorgermene, senza neppure avvertire più di tanto il peso dei loro corpi, era stato fin troppo semplice, era come se una strana forza si fosse impossessata improvvisamente di me.

I ragazzi si rialzarono e mi guardarono atterriti anche gli altri che assistettero alla scena mi osservarono spaventati.

Sentii dire ad una ragazza“ è davvero spaventosa!”

 

Tornati a casa, Itou non parlò sembrava offeso dal mio gesto, io d'altronde non riuscivo a capirlo non avevo fatto altro che proteggerlo senza neppure sapere il motivo per cui lo avessi fatto, era come se fosse stato il braccialetto che avessi indosso a costringermi a farlo.

Quando rimasi da sola in quella stanza in cui avevo dormito il giorno precedente, tentai di togliere quel braccialetto dal mio polso, ma non appena ci provavo la mia mano veniva colpita da una forte scossa elettrica.

Rammentai i visi di quei ragazzi che mi osservavano spaventati e poi quel commento che diceva “ è davvero spaventosa!”, ripensai a quella voce femminile spaventata pronunciare quelle parole, quel commento nei miei confronti e mi sentii improvvisamente triste.

Dallo specchio di quella stanza vidi la mia immagine riflessa, mi osservai confusa, non mi ero mai vista prima d'ora.

Era come se la ragazza dello specchio non fossi io, quei lunghi capelli, quegli occhi color ebano, quelle grandi e rosee gote e quelle labbra rosse e piccole non le avevo mai viste prima d'ora e poi quel naso allungato e stretto con due grosse fossette.

“Questa non sono io!” urlai improvvisamente e colta dall'ira ruppi lo specchio, tagliandomi la mano “Che cos'è successo?” disse Itou entrando di soppiatto dalla stanza.

Dopo un po' comparve anche il padre che doveva aver sentito tutto quel trambusto causato dalla rottura dello specchio, tutti e due mi osservarono con un espressione preoccupata.

Il padre raccolse i cocci dello specchio,mentre Itou mi portò in bagno per sciacquarmi la mano sporca di sangue e per fasciarmela.

“Che cosa diamine ti è passato per la testa, lo sai che sono 7 anni di sfiga?!” affermò lui in tono ironico,ma comunque arrabbiato.

“Io non lo so, io vorrei soltanto sapere chi sono... perché quella ragazza riflessa nello specchio non sono io...”

“Che cosa stai dicendo?! Certo che quella sei tu!” mi rispose agitato.

“Io non picchio la gente in quel modo...io non sono spaventosa!” affermai con le lacrime agli occhi.

“Non sei spaventosa...sei solo un robot ed il tuo istinto è quello di proteggermi, perché quel braccialetto che hai indosso te lo impone!”

“Ho provato a toglierlo ma non ci riesco!” affermai osservandolo.

“Non puoi toglierlo, posso farlo solo io...ma mio padre mi ha detto di non farlo, perché qualora lo facessi tu potresti togliere il tuo ed in questo caso il nostro rapporto padrone e robot cesserebbe di esistere!”

“fammi capire come funziona questo nostro rapporto...” esclamai perplessa.

“Non ne ho idea, non ho mai avuto un robot prima d'ora...ma so che un robot di solito deve fare qualunque cosa per compiacere il proprio padrone!” disse con un espressione alquanto maliziosa.

Fortunatamente Sayoko mi aveva messo ben in guardia riguardo Itou che era un vero e proprio depravato di natura, infatti mi fu facile intuire che le sue mani mirassero ai miei seni.

“Non ci provare!” dissi bloccandogli la mano che si avvicinava silenziosamente per toccarmi il seno.

“Uffa dato che sei un robot credevo che potesse essere più facile indurti a fare ciò che voglio...” disse sbuffando.

“Sei veramente un vile bastardo te ne approfitti così dei momenti di debolezza delle ragazze!” affermai furiosa, ancora con le lacrime agli occhi.

Gli mollai un violento ceffone sul viso, ma mentre lo feci una violenta scossa elettrica mi percorse tutto il corpo, mi lamentai per il dolore lancinante che essa mi stava provocando e mi piegai dal dolore.

Itou mi osservava con una certa soddisfazione dipinta sul viso disse “ Non puoi picchiare il tuo padrone,il braccialetto te lo impedisce e qualora tu lo faccia, verrai colpita da una violenta scossa elettrica, il dolore della scossa aumenta in base a quanto mi picchierai...ad esempio se tu provassi ad uccidermi, la scossa elettrica ti ucciderebbe ancor prima che tu provassi a farlo”

Da quel momento capii che lui aveva il pieno controllo di me stessa e che non avrei potuto fare nulla per potermi sottrarre ai suoi voleri.

Le sue mani cercarono ancora una volta di posarsi sui miei seni, ma per quanto sapessi che qualora avessi cercato di respingerlo mi sarei fatta male anch'io,non potevo e non volevo che osasse toccarmi.

Era viscido e villano e non sarei di certo stata al suo gioco neanche se ciò significasse morire,anche se mi doleva ammettere che era veramente bello e poi quell' odore, oddio mi confondeva la mente.

Stavo quasi per cedere al suo volere, stavo quasi lasciando che la sua mano si avvicinasse e che mi sfiorasse i seni, poi però tornai in me, il mio pudore me lo impediva.

La scossa elettrica questa volta fu più violenta non appena cercai di respingerlo, ma strinsi i denti e trattenni il dolore per poter fare resistenza,mentre le sue mani si ostinavano ad insinuarsi fra i miei seni.

Sentii la scossa elettrica colpirmi anche la testa, ma ciò nonostante continuavo a respingerlo, la mia dignità me lo imponeva.

Lui ritrasse le sue mani e disse “ Uhm non hai neppure tutto questo gran seno... ne posso toccare di migliori!”

Dopo di ciò la scossa elettrica si affievolii sempre di più e mi sentii meglio, ma una cosa mi era ormai chiara quel ragazzo era insopportabile.

Dopo un po' Itou mi disse “ Andiamo a mangiare!”

La tavola era ben apparecchiata, c'erano un sacco di pietanze su quel grande tavolo, dopo un po' comparve anche il padre,mentre la cameriera buttò i cocci dello specchio che avevo rotto.

“E' arrivata qualche lettera della mamma?” domandò Itou.

“Tesoro tua madre in Germania è davvero indaffarata con il lavoro cerca di capire...” rispose suo padre.

“Già come no!” affermò amareggiato.

Li osservai bene, non si somigliavano molto per essere padre e figlio sopratutto dagli occhi, il colore degli occhi di Itou era diverso da quelli di padre, il padre aveva gli occhi castani.

“A scuola com'è andata?” domandò il padre.

“Bene come al solito...” rispose lui.

“Veramente dei tipi ti hanno picchiato...” affermai tranquillamente.

Itou mi guardò storto, come se avessi detto qualcosa che non avrei dovuto dire.

“Oh ma pensavo che quello che non dovessi dire era che avevi bevuto stamattina...” dissi facendo la finta tonta, in realtà mi stavo vendicando di quello che aveva tentato di fare un minuto fa.

“Ho creato un mostro!” affermò il padre ridendo, dopo un po' tornò serio dicendo “ Quante volte te l'ho detto di non bere di mattina e poi cos'è questa storia che dei tipo ti hanno buttato per terra?”

“Papà non è successo nulla c'è stato solo un piccolo diverbio tutto qui, delle semplici ragazzate non c'è nulla di cui preoccuparsi...”

Dopo mangiato, Itou mi condusse di malavoglia in quella stanza in cui avevo dormito il giorno precedente, non appena entrai dentro la stanza disse “Ti conviene tenere a freno la lingua se non vuoi fare una brutta fine, sono il tuo padrone non te lo dimenticare! Per legge posso disporre di te come voglio!”

Subito dopo uscii dalla stanza, ma le sue parole mi turbarono profondamente.

Osservai quella stanza e notai che c'erano degli scaffali con molti libri, così decisi di darci un'occhiata, poi vidi un libro che forse faceva al caso mio:

“Le disposizioni riguardo i robot anno 2020”

Incominciai a leggerlo e così capì cosa i robot potevano e non dovevano fare e come i padroni potessero' disporre delle vite dei propri robot.

Purtroppo andava tutto a mio sfavore, i robot dovevano soddisfare ogni valore del padrone proprio come aveva sostenuto Itou e i robot per legge non potevano ribellarsi.

Un'altra cosa che mi lasciò piuttosto interdetta era che se il padrone decideva di sbarazzarsi del robot poiché lo ritenesse inadeguato poteva tranquillamente farlo, attraverso una pistola adatta per uccidere i robot che veniva data a tutti i padroni.

Quindi anche Itou doveva possedere quest'arma, la sola idea che Itou fosse impossesso di un'arma adeguata per uccidermi mi mise i brividi.

Smisi di leggere quel libro, mi stava dando i nervi, ogni cosa era a vantaggio dei padroni e degli esseri umani, mentre noi robot avevamo ben poca voce in capitolo.

Sentii la porta aprirsi,sollevai lo sguardo dal libro e mi ritrovai faccia a faccia con Itou, il mio bel padrone dal cuore di ghiaccio.

I suoi occhi erano stupendi e lucenti come smeraldi, mi era difficile rimanere indifferente a tanta bellezza.

Poi mi guardava in un modo talmente intenso, che finivo col sentirmi nuda, come se mi stesse spogliando con gli occhi.

Si avvicinò a me continuando a fissarmi con insistenza, iniziai a sentirmi a disagio, tanto da dover abbassare lo sguardo.

“ Uhm stavi leggendo le leggi che regolano i rapporti fra robot e padrone, dunque adesso dovresti essere più consapevole di quale sia il tuo ruolo...” disse in un tono di voce fastidioso, mi parve piuttosto arrogante.

“A dire la verità temo di non trovarmi d'accordo con quanto dicono queste leggi...” affermai pacatamente, non volevo irritarlo eccessivamente, poteva avere quell'arma per uccidermi a portata di mano.

“Temo che al Governo giapponese importi poco del pensiero contrario di un robot” mi fece notare in tono perentorio.

“Tu dunque approvi queste leggi?” domandai in tono retorico, sapevo già la sua risposta.

“Non sono qui per dibattiti politici sulle leggi, ma per dirti di cambiarti i vestiti e di venire con me...”

“E dove dobbiamo andare?”gli domandai curiosa e perplessa, la sua espressione non prospettava nulla di buono.

“Piantala di fare domande! Piuttosto sbrigati a vestirti!” disse in tono autoritario.

“E dove sarebbero questi vestiti!” affermai con scarsa convinzione, volevo seguire i suoi ordini semplicemente perché temevo che fosse impossesso di quell'arma che potesse porre fine alla mia esistenza.

“Questo chiamasi armadio, qui dentro ci sono i vestiti che ti servono!” disse indicandomelo con le dita.

Mi trattava come se fossi stupida, quel suo modo di esprimersi, mi irritava.

Aprii l'armadio che mi aveva indicato in cui vi trovai vari vestiti da poter indossare, c'è ne erano davvero tantissimi anche se erano per la maggior parte di colori scuri e spenti.

Mi saltò all'occhio una maglietta dalle maniche lunghe, color amaranto e con lo scollo a barca, poi presi una gonna nera e delle calze a strisce nere e bianche.

“Devo cambiarmi...quindi dovresti uscire!” affermai incrociando i suoi occhi verdi che mi guardavano con uno sguardo restio.

“Forse tu non lo sai ma ti ho già visto nuda un mucchio di volte, prima che ti svegliassi...” disse ambiguamente.

Era veramente difficile riuscire a sostenere il suo sguardo, sapeva essere incredibilmente seducente e provocatore, mentre diceva certe cose e risvegliava in me certe sensazioni strane, era come se non facesse altro che risvegliare i miei sensi e i miei desideri più reconditi attraverso la sua voce roca e attraverso i suoi sguardi ambigui e impertinenti.

Il mio pudore mi impediva di lasciarmi travolgere da quelle sensazioni e di spogliarmi dinanzi a lui, anche se una parte di me, quella più emotiva avrebbe tanto voluto farlo.

“Esci!” affermai con un tono di voce che non ammetteva replica.

“Sei il mio robot quindi non mi farei nessuna strana fantasia su di te e poi ripeto ti ho già vista nuda un mucchio di volte!” lo disse con un tono di voce indifferente, come se volesse farmi capire che vedermi nuda non gli avrebbe trasmesso nessuna emozione.

“Bene, allora esci...non vedo perché tu debba tenerci tanto a vedermi nuda!” dissi lasciandolo senza parole, fui soddisfatta dalla mia arguta risposta.

Lui uscii dalla stanza con un espressione imbronciata, per qualche strana ragione quella sua espressione mi suscitò uno strano senso di tenerezza.

No, non dovevo lasciarmi intenerire da quella specie di maniaco e dispotico padrone!

Mi vestii e dopo di ciò uscii dalla stanza, ritrovandomelo dietro la porta.

“La prossima volta fai più in fretta...” disse sbuffando.

Non avevo idea di quale fosse la nostra meta e lui non aveva alcuna intenzione di dirmelo, ma si limitava a giocare con un videogioco dentro quella grande limousine.

“Dove siamo diretti?” gli domandai.

Non mi rispose era del tutto preso da quello stupido videogioco.

Cercai di richiamare la sua attenzione alzando la voce, ma non mi stava affatto dando retta.

“Ei mi ascolti!” affermai furiosa.

Dopo un po' sollevò lo sguardo dallo schermo e mi osservò con un espressione imbestialita “ Ecco brava per colpa tua ho perso!”

“Adesso mi dici dove siamo diretti?” domandai.

“Dovresti smetterla di essere così confidenziale, vedi che io sono il tuo padrone, insomma un po' di rispetto!” disse irritato.

Dopo un po' la macchina si fermò, guardai fuori dal finestrino, per capire dove eravamo.

Vidi una strada, ma non riuscivo a scorgere un granchè dal finestrino, riuscivo a vedere soltanto alcuni palazzi altissimi, poi c'è ne era uno con una grossa scultura in bronzo a forma di un grosso emisfero ruotante.

Quando scesi dall'auto, iniziai a guardarmi intorno c'erano una marea di palazzi con sculture che si muovevano, poi vidi uno schermo gigante in cui trasmettevano il telegiornale e poi degli specchi enormi sui piani più bassi di questi palazzi che riflettevano le immagini dei passanti.

Vidi la mia immagine riflessa insieme a quella di Itou, vidi anche i nostri braccialetti illuminarsi nel medesimo istante.

Dopo un po' lo sentii tossire rumorosamente, sembrava stranamente a disagio, si grattò la testa più volte, poi si voltò evitando di incontrare il mio sguardo e disse “Muoviamoci!”

Si toccava il polso, per coprire il braccialetto luminoso.

Il suo atteggiamento mi risultò incomprensibile, ma non volevo darci troppa importanza, la sola cosa che in quel momento mi importava era scoprire dove mi stesse portando.

Lo seguii, era difficile stargli dietro, sopratutto perché i suoi passi erano molto sbrigativi mentre i miei erano faticati e stentati, non riuscivo ancora ad acquisire il controllo delle mie gambe.

Arrancavo ad ogni passo, con il rischio di scivolare sull'asfalto, poi avvertii ancora quella sensazione, un pezzo di ferro che mi trafiggeva la gamba.

Sussultai dal dolore e il piede e la gamba si storsero in una posizione quanto mai improbabile, vidi la mia gamba e il mio piede girarsi, poi anche l'altra gamba e l'altro piede si girarono.

Itou assunse un espressione sconcertata non appena notò lo strano fenomeno del mio corpo. Caddi per terra perdendo l'equilibrio, mi era difficile muovermi sui talloni e con il resto delle gambe messe all'incontrario.

Ansimai dal dolore causato dalla caduta e anche dal dolore di quei ferri che mi trafiggevano la pelle. Urlai mentre tentavo di rialzarmi perché non ci riuscivo.

Il mio urlo era stridulo e angosciante, mentre tentavo di alzarmi usando come sostegno le mani sul quel freddo asfalto.

“Aiutami! Idiota!” urlai con le lacrime agli occhi,mentre continuavo a reggermi con le mani sull'asfalto.

Non riuscivo a vedere la sua espressione perché avevo il viso chino sull'asfalto, ma ero certa che doveva avere un espressione impassibile e piena di freddezza, dopotutto era sempre così, freddo e distaccato.

Dopo sentii una mano sfiorare le mie gambe e poi una violenta torsione che cercava di riportare le mie gambe alla loro posizione naturale, poi sentii quella mano salire fino a raggiungere il mio interno coscia, anche quello serviva per aggiustare le mie gambe?

Avvertii una sensazione piacevole invadermi tutto il corpo, avrei voluto che non smettesse più di fare ciò che stava facendo, ma sapevo anche che dovevo porre un freno a quelle piacevoli sensazioni.

“Dammi la mano che ti aiuto a rialzarti!” il suo tono di voce mi parve distaccato come al solito.

Sollevai a fatica lo sguardo dall'asfalto, dato che le gambe mi impedivano di muovermi e poi allungai la mia mano verso la sua.

Sentii il calore della sua mano riscaldare la mia mano fredda, dopo lo sentii tirare con tutta la sua forza per sollevare il mio corpo, mi sollevai di pochi centimetri dopo sentii l'altro mano stringere e sostenere il mio busto.

Riuscii ad alzarmi ma a stento riuscivo a restare in equilibrio e prima che ricadessi di nuovo sentii le sue braccia afferrarmi.

“E' davvero snervante questa situazione!” disse sbuffando, portandomi in braccio contro voglia.

Dovevo ammettere che non era poi tanto male stare tra le sue braccia , era una buona fonte di calore,ma nient'altro che questo.

Dopo un po' si fermò non appena arrivò dinanzi una piccola casetta con un piccolo giardino. e mi posò per terra con la speranza che riuscissi ormai a mantenere l'equilibrio.

Suonò al campanello più volte, dopo un po' un ragazzo dai capelli tinti di rosso gli aprii la porta.

Era davvero carino, era alto, muscoloso e aveva anche dei bei lineamenti, forse un po' troppo delicati per essere quelli di un ragazzo.

Certo non possedeva il fascino del mio padrone, mi doleva ammetterlo:Itou era molto più seducente.

Dopo un po' comparirono altri ragazzi e ragazze che si accalcarono sulla porta di casa concitati, tutti interessati a vedermi e a conoscermi.

“E' davvero carinissima!” disse uno di questi, con una voce fin troppo dolciastra per essere quella di un ragazzo.

Osservai questo tipo che mi pizzicava le gote con le mani: aveva degli occhi castano scuro ed era vestito in un modo abbastanza appariscente, una maglietta fucsia molto stretta e femminile e poi una gonna di tullè nera.

Itou lo salutò con cordialità come fece con tutti gli altri, ma lo teneva a distanza se poteva.

Poi altre ragazze e ragazzi che mi salutavano e mi toccavano testa, capelli,mani e braccia come se fossi una specie di bambola di porcellana.

Mi sentii soffocare in mezzo a tutta quella gente che sembrava non volermi lasciare in pace, ma non sapevo che dire e che fare per potermi sottrarre a quella tortura.

Dopo un po' Itou si innervosii dicendo “Datevi una calmata è soltanto un robot come tanti altri, non ne avete mai visto uno?!”

“Bè in effetti state esagerando!” disse il ragazzo dai capelli rossi, che non aveva neppure avuto l' occasione di salutarmi dato che tutti si mettevano in mezzo.

Dopo un po' sembravano tutti essersi un tantino calmati e riuscimmo ad accomodarci in quella modesta casa.

“Perdonali, sono soltanto rimasti sorpresi dalla tua bellezza...” disse lui sorridendomi in un modo molto dolce.

“Vorrai dire della sua rifinitura... mio padre ha fatto davvero un buon lavoro, come sempre del resto!” disse Itou cercando di sminuire le parole di quel ragazzo.

“Già devo ammetterlo tuo padre è davvero bravo...quanto costa uno di questi modelli di robot?” domandò un ragazzo, uno dei tanti che era lì,non lo osservai neppure più di tanto, mi sembrava un ragazzo insulso come tanti altri, sopratutto per i suoi discorsi in cui si azzardava a sminuire la mia persona.

“Bè non so dirti di preciso una cifra, però costano abbastanza tanto, non credo che tu possa permetterti un robot del genere...” disse Itou ridendo.

“E lei quanto la venderesti?” domandò il ragazzo curioso.

“Uhm forse un cinquanta mila yen oppure un po' meno!” rispose Itou osservandomi, io lo guardai malamente.

“Perchè un po' meno?” domandò Sayoko sorridendo.

Mi accorsi solo in quel momento che c'era anche lei, molto probabilmente mi aveva pure salutato, ma mi era passato di mente, forse perché c'era troppa confusione.

“Bè perché non è uno di quei robot che soddisfa i voleri del proprio padrone...” disse ambiguamente.

Uno di quei ragazzi disse ridendo “ Bè non mi pare che tu abbia bisogno di un robot per soddisfare i tuoi piaceri!”

“Questo è anche vero!” disse Itou, mentre una ragazza si avvicinava a lui dicendo “ Assolutamente vero!”

La osservai quella lì, non mi piaceva per niente, c'era qualcosa in quei suoi sorrisi e in quella sua stretta di mano rivolti ad Itou che non mi piaceva affatto.

Dopo un po' Sayoko propose di giocare a Mahjong e così iniziammo a giocare, anche se io non sapevo nulla di quel gioco.

Itou non faceva altro che criticare aspramente le mie mosse sbagliate, era davvero insopportabile,mentre il ragazzo dai capelli rossi mi forniva dei suggerimenti e mi spiegava il gioco.

“Come al solito vinci sempre Yoto!” disse Itou scocciato.

Yoto era il ragazzo dai capelli rossi che mi aiutava a giocare.

Da quello che avevo capito quei due erano molto amici, Itou e Yoto, si conoscevano sin da piccoli, trapelava questo dai loro discorsi.

Richiamavano diverse volte momenti della loro infanzia passati insieme,mentre io rimanevo in silenzio ad ascoltarli mentre gli altri si inserivano nei discorsi fra loro due, ma molto spesso se ne distaccavano.

Sayoko si inseriva spesso fra quei discorsi dato che quei discorsi includevano anche lei, loro tre erano buoni amici di infanzia.

La ragazza accanto ad Itou, sembrava scocciata da quei discorsi e non faceva altro che cercare di richiamare per sé le attenzioni di Itou,mentre io accanto a Yoto cercavo di richiamare alla memoria qualcosa, non sapevo neanche io cosa, ma c'era qualcosa di molto importante che avevo dimenticato.

Sentii una voce dentro la mia testa diceva “Aiko, Aiko, Aiko!” senza accorgermene dissi quel nome ad alta voce causando espressioni di sorpresa ai presenti.

“Chi è questa Aiko?” domandò Itou.

“Non lo so...” affermai confusa.

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Capitolo 2
*** Itou e il suo odio per i robot (revisionato) ***


2 ITOU E IL SUO ODIO PER I ROBOT

 

Dopo un po' sentii ancora una voce dentro la mia testa che ripeteva ancora quel nome e poi disse anche il suo cognome.

“Aiko Moemi” dissi ad alta voce.

L'espressione di Itou mutò di colpo, sembrava preoccupato.

Anche i presenti udendo quel nome rimasero stupefatti, poi uno di loro, quello vestito da donna disse “Ma Aiko Moemi non è quella ragazza morta in una sparatoria?!”

Itou gli fece cenno di starsi zitto, ma era troppo tardi, il ragazzo aveva già svelato quella strana e “mezza” verità.

“Credo che si sia fatto veramente molto tardi... ed Echiko non sta molto bene...quindi andiamo!” disse Itou visibilmente turbato.

Lui si era già alzato dal divano, salutando tutti e aspettandosi che io facessi lo stesso,ma non lo feci.

Volevo sapere chi era Aiko Moemi e cosa mi legasse a lei.

Chiesi a tutti gli altri ulteriori informazioni su quella ragazza, ma Itou mi trascinò via stringendomi con violenza il braccio.

Usciti da quella casa, Itou chiamò il suo autista.

Non disse una parola e neanch'io avevo tutta questa gran voglia di parlare con lui.

Non dopo il modo in cui mi aveva brutalmente trascinato via da quella casa.

Iniziò a piovere a dirotto, così ci riparammo sotto il balcone di un edificio.

Mi sentii in completo disagio, forse era quel silenzio a creare quell'atmosfera glaciale fra di noi o forse era colpa sua, mi guardava con insistenza,ma senza decidersi a dire una parola.

Fortunatamente arrivò in breve tempo la macchina del suo autista che ci condusse a casa.

Ad aprirci fu un uomo di una cinquantina d'anni, vestito elegante e galante nei suoi modi di fare, non lo avevo mai visto prima d'ora.

“Salve signorino!” disse salutando con estrema cordialità Itou, una cordialità fin troppo eccessiva che di certo non meritava.

“Passato delle belle vacanze?” domandò Itou entrando in casa.

Entrai pure io, mentre l'uomo si affrettò a rispondere con un si secco, dopo la sua attenzione si spostò verso di me.

“Salve bella signorina!” disse l'uomo guardandomi in un modo strano.

“Non farti strane idee non è una di quelle con cui mi diverto...” disse Itou con un espressione seccata.

“Ha messo la testa apposto mentre ero via?” domandò sorridendo.

“Ma che! Lei è un robot” disse con ripugnanza,con lo stesso tono di chi ha appena visto la cosa più abominevole del mondo.

“Ah e come si chiama?” disse con lo stesso tono cordiale con cui si rivolgeva ad Itou.

“Echiko” risposi sorridendogli, mi piaceva quando gli altri erano cordiali con me e odiavo quelli che mi trattavano come un oggetto come faceva Itou.

“Io sono Takashi Kotoba, maggiordomo di questa casa da parecchi anni!” disse stringendomi la mano.

“Non essere troppo carino con lei...” disse Itou scocciato.

Percorrendo il corridoio di casa incrociammo due ragazze avevano delle divise da cameriere, erano davvero molto belle e con quel vestito erano anche abbastanza provocanti.

“Ciao!Passato bene le vacanze?” chiese Itou.

La ragazza dai capelli lunghi e castani, si affrettò a rispondergli con spigliatezza “ Certo! Peccato che non c'eri tu!” mentre l'altra cameriera era più riservata e si limitò a rispondere con un si e poi inventò una scusa come un'altra per andarsene.

Itou posò la mano sui seni di quella cameriera, mentre lei incominciò a baciarlo in un modo fin troppo appassionato, riuscivo a vedere le loro lingue intrecciarsi squallidamente.

“Certo fate come se io non ci fossi” pensai.

Notando che non avevano alcuna intenzione di smetterla di perdersi in quelle scabrose effusioni,pensai bene di andarmene anche se ancora non conoscevo bene quella casa,mi ricordavo a malapena dove fosse la mia stanza.

Percorsi quel lungo corridoio pieno di quadri e di sculture, c'era persino una colonna e un arco in stile classico,non sapendo che altro fare osservai ogni minimo particolare di quella casa e alzai lo sguardo verso il soffitto in cui c'era un dipinto in cui c'erano un uomo e una donna nudi distanti l'uno dall'altro che allungavano le braccia verso l'altro, come se cercassero di abbracciarsi ma erano troppo distanti per farlo.

La donna era bionda e aveva gli occhi verde smeraldo come gli occhi di Itou, mentre l'uomo aveva i capelli neri e gli occhi castani.

Anche i capelli neri mi rimandavano alla mente Itou, anche lui aveva i capelli neri come il padre.

Dopo un po' notai anche una strana frase, in una lingua che non conoscevo forse era in tedesco.

“Bello vero?”

Abbassai lo sguardo e mi trovai davanti il maggiordomo.

“Si davvero molto bello questo dipinto...” affermai sinceramente meravigliata dal modo impeccabile in cui fosse in grado di trasmettere angoscia. Quei colori scuri, quell'atmosfera lugubre e fredda e piena di alberi spogli in cui i due innamorati distanti cercavano di avvicinarsi l'uno all'altro per darsi quell' abbraccio.

“L'ha fatto la madre di Itou...”

“Ah...” affermai sorpresa non sapendo cos'altro dire.

“Credo che con questo quadro volesse rappresentare l'amore non corrisposto provato per il marito...”

“Non capisco... perché non corrisposto?” domandai sorpresa, non capivo di cosa parlasse.

“Uhm ma non so se sia il caso raccontartelo...” disse incerto.

“ Sarò muta come un pesce...non lo dirò a nessuno...” dissi con sincerità, più che altro con chi avrei dovuto parlarne, non conoscevo nessuno e quelli che conoscevo mi trattavano non proprio benissimo, forse Sayoko era l'unica che mi aveva trattato con riguardo e anche quel ragazzo dai capelli rossi era stato carino.

“ Bè il padre di Itou inizialmente creò dei robot molto simili fisicamente a noi esseri umani come te, ma privi di una qualsiasi personalità,avevano solo il ruolo di assecondare il proprio padrone. Ma con l' andare del tempo si stancò di realizzare questi robot e decise di creare un robot perfetto, che sembrasse tale e quale ad un essere umano in tutto e per tutto, che avesse una propria personalità, che fosse in grado di pensare e di provare dei sentimenti. E così creò il suo primo e vero robot sostenendo che tutti gli altri non erano solo che l'inizio del suo lavoro. Creò un robot davvero stupefacente, era tale e quale ad un essere umano, poi era così bella e aveva degli atteggiamenti dolci e talmente umani, che tutti quando la vedevano non credevano alla storia che fosse un robot.

Il signor Kayashi era estasiato dall'ottimo lavoro svolto tanto da diventarne quasi ossessionato.

Le persone che vedevano Isae, il robot che aveva creato, lo avrebbero acquistato a qualsiasi prezzo, perché era veramente bella sembrava una fanciulla uscita dalle favole e anche il suo modo di fare era dolce e angelico come quello di una principessa.

Ma lui non osò mai venderla, potevano offrirgli tutti i soldi del mondo, ma lui non avrebbe mai venduto Isae, inizialmente tutti pensammo che fosse solo un po' troppo affezionato alla sua creazione ben riuscita, ma poi scoprimmo tutta la verità: Il signor Kayashi si era innamorato di Isae.

Iniziava a trascorrere più tempo con Isae che con il figlio e la moglie.

Credo che sia questa la ragione per cui Itou odi tanto i robot, perché per colpa di un robot i suoi genitori si sono separati...”

 

“Ma cosa è successo di preciso?” domandai curiosa e anche un pò dispiaciuta per la triste vicenda.

“Bè la signora Kayashi era una donna forte e nonostante le disattenzioni del marito, cercava di non scoraggiarsi e continuava a tenere duro almeno per il figlio, dato che Itou era ancora un bambino. Fino a quando il marito non lo tradii con Isae. Da quel momento la signora Kayashi perse la testa e se ne andò via senza dire una parola, era pronta per tornarsene in Germania nel suo paese natale, ma purtroppo non arrivò mai in Germania... perché quello stesso giorno ebbe un incidente con la macchina e morii...”

“Di Isae cosa ne è stato?” domandai scioccata.

“ Dopo tutto quello che è successo il padre di Itou decise di venderla e di non volerla più vedere, perché l'aveva ritenuta la causa della morte della moglie...”

Poi pensai ad una cosa, ripensai a quando Itou chiese al padre “ Non è arrivata alcuna lettera della mamma dalla Germania?” Se era morta perché Itou aveva chiesto se era arrivata una lettera della madre?

“ Non capisco una cosa...Itou oggi ha chiesto al padre se era arrivata una lettera di sua madre...” affermai stranita.

“ Itou quando è venuto a conoscenza della morte della madre, si è sentito molto male ed è svenuto, poi quando ha ripreso conoscenza si era dimenticato solo della morte della madre...e il padre per timore che potesse sentirsi nuovamente male, mentii dicendogli che sua madre era andata in Germania e questa menzogna andò avanti per anni e anni fino adesso...”

“E Itou non si chiede mai come mai sua madre non scrive mai e non lo viene mai a trovare?” domandai sbigottita.

“ Il padre dice sempre che è molto impegnata con il lavoro poi a volte scrive lui qualche lettera spacciandosi per la madre”

“Ma è assurdo!” affermai indignata.

“Forse non avrei dovuto raccontartelo! Mi raccomando non dirlo ad Itou!”disse il maggiordomo.

“D'accordo...” affermai perplessa.

Forse iniziavo a capire perché Itou mi odiasse tanto...

Dopo un po' grazie all'aiuto di Takashi riuscii a trovare la mia stanza e mi coricai in quel letto a baldacchino.

Mi tornò in mente ancora quel nome “Aiko Moemi” chissà chi era e perché quel nome fosse impresso nella mia mente?

Poi iniziai a farmi tante di quelle domande a cui non riuscivo a trovare una risposta, del tipo essendo un robot non ero come gli altri, ma cosa avevo poi di tanto diverso dagli esseri umani?

Poi pensai alla triste vicenda del padre e la madre di Itou... Forse la cosa che distingueva me dagli esseri umani, era il fatto che io non avessi dei genitori.

Ma davvero non avevo mai avuto dei genitori? Eppure mi sembrava strana l'idea di non aver mai avuto dei genitori.

Dopo un po' risentii una voce molto dolce e familiare, mi lasciai cullare dal suono di quella voce che sembrava come un'armoniosa melodia “Aiko, piccolina mia!”

Ma purtroppo quel momento fu interrotto da Itou che mi chiamò per la cena, mangiai un po' di tutto, ero davvero affamata.

Bè anche in questo non era diversa da loro, anch'io mangiavo e mi nutrivo.

Iniziava a diventare veramente difficile capire cosa mi distinguesse dagli esseri umani, insomma era in tutto e per tutto tale e quale a loro. Quindi perché mai dovevano trattarmi in modo diverso? O almeno perché Itou doveva dire cose come “ Io sono il tuo patrone!” con quel tono di pretesa.

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Capitolo 3
*** 3 IL LABIRINTO STRADALE (revisionato) ***


Il giorno seguente eccoci di nuovo in quel luogo chiamato scuola in cui una mandria di ragazzi si muoveva a per di fiato c'era chi correva per paura di arrivare in ritardo e c'era chi come Itou camminava molto, ma molto lentamente come se cercasse di perdere tempo.

Il giorno prima per andare a casa di Yoto non era stato così lento, anzi neppure teneva in considerazione che io fossi rimasta indietro,mentre per entrare in quel luogo chiamato “ scuola” si prendeva tutto il tempo del mondo.

“ Volete andare un po' più lente!” sbraitò contro me e Sayoko che ci lasciavamo trascinare dalla velocità di tutti gli altri.

Sayoko disse “ Non voglio sorbirmi un altro rimprovero dal professore per colpa tua!”

“Dovresti smetterla di fare tanto la secchiona!” disse seccato.

“Itoukun così mi offendi!” disse voltandosi verso di lui e facendogli gli occhioni dolci.

Itou rimase imbambolato a fissarla, sembrava si fosse rimbecillito all'improvviso.

“Scusami non intendevo offenderti!” affermò dispiaciuto, come se avesse fatto la cosa più meschina al mondo.

Ero stupita, non avevo mai visto un Itou così remissivo, ero abituata a vederlo farmi i dispetti e vederlo comportarsi in quel modo nei confronti di Sayoko mi irritava, non capivo perché con lei si comportasse in quel modo,mentre con me non facesse altro che essere irritante e arrogante.

Itou si stava affrettando ad entrare a scuola?

Sayoko assunse un espressione furba e astuta, riusciva a manipolare le azioni di Itou con un semplice sguardo.

“Dovresti smetterla di usare il tuo fascino per spingermi a fare ciò che ti fa comodo!” disse Itou sbuffando.

Sayoko si mise a ridere e poi disse incerta “ Mi domando se sia davvero in grado di farti fare tutto quello che voglio”

“Bè mi sto affrettando ad entrare a scuola cosa vuoi di più?” domandò lui osservandola, come se fosse completamente rapito dai suoi occhi corvini.

Un sorriso stupido e malizioso si impresse nel viso di lei, lui allora le domandò “Cos'è quel sorriso?”

“Bè, mi stavo chiedendo... se io ...uhm ti ordinassi di trattare meglio Echiko...tu lo faresti?” domandò lei, come se io non fossi presente.

“Questo è assolutamente impossibile!” disse senza voler sentire ragioni.

Poi aggiunse “Insomma, guardala! Guardala! Non è irritante?!”

“Cosa ci trovi di così irritante...è una così bella ragazza!” disse lei.

Quelli irritanti erano loro due, parlavano di me, come se io non fossi presente, insomma un po' di considerazione e di rispetto per la mia persona!

“ E' questo il punto è bella... ma non è una ragazza... è tutta finzione... è frutto tutto di un lavoro ben fatto di un chirurgo plastico e del lavoro di mio padre!”

“ Io me ne vado! Sono stanca di essere trattata in questo modo da te! Io non sono un oggetto!” affermai urlandogli contro.

Me ne stavo andando, adesso si che sarei stata libera da qualsiasi vincolo, ma c'era qualcosa che mi impediva di muovermi.

Le mie gambe erano bloccate, non riuscivo a muoverle.

Lui scoppiò a ridere la sua risata era così maligna, ma allo stesso tempo aveva qualcosa di attraente. “ Non puoi andare da nessuna parte...non puoi scappare da me...il braccialetto te lo impedisce!”

“Dannato braccialetto!” affermai cercando inutilmente di staccarlo dal mio braccio, ma era inutile non ci riuscivo affatto, non appena tentavo di toglierlo prendevo una forte scossa elettrica che mi impediva di toglierlo.

“ E' tutto inutile non puoi toglierlo! Posso farlo soltanto io, peccato che non abbia alcuna intenzione di farlo!” disse con un espressione sadica sul viso.

Dopo un po' mi arresi ed entrai a scuola insieme a quei due.

Avevo un espressione triste e rassegnata, non sapevo che fare.

Avrei tanto voluta essere libera da quel legame schiava e padrone, ma non c'era alcun modo per poterlo sciogliere.

Le lacrime mi rigarono il viso, mentre il professore spiegava non so cosa, poi dopo un po' mi invitò a piangere fuori, non era stato per nulla gentile nel dirmelo, me lo aveva detto con un tono di voce così duro e rude,mentre gli altri mi guardavano mettendomi a disagio come se avessi fatto qualcosa di terribile.

“ Non disturbare la lezione con i tuoi piagnistei! Vai fuori!” furono queste le esatte parole del professore, poi si aggiunsero anche i compagni di Itou.

Andai fuori dalla classe con un espressione piuttosto mortificata e mi scusai senza capirne neppure il motivo, quando invece avrei voluto mandarli a quel paese.

Doveva essere ancora quel dannato braccialetto a rendermi così dannatamente remissiva.

Fuori dalla classe, incrociai l'amico di Itou il ragazzo dai capelli rossi, si chiamava Yoto a meno che non mi ricordassi male.

“ Hanno buttato fuori anche te!” disse sorridendomi.

Mi asciugai gli occhi bagnati di lacrime, non volevo farmi vedere da qualcun altro in quel momento di debolezza.

“ Stai piangendo?” domandò avvicinandosi a me, per vedermi meglio.

“No, mi bruciano solo un po' gli occhi...” affermai con la voce soffocata dal pianto.

“ Tieni” disse dandomi un fazzoletto di stoffa con incise le sue iniziali.

“Grazie sei molto gentile, ma non credo di meritare queste attenzioni...io sono solo un robot...” affermai continuando a piangere.

“Sai io non credo che tu sia poi tanto diversa da noi... lo dimostrano le tue lacrime...hai un cuore è questo quello che conta...” disse porgendomi ancora una volta il suo fazzoletto.

“Grazie!” dissi sorridendogli e prendendo il fazzoletto per asciugarmi le lacrime.

“Comunque sei molto più bella quando sorridi!” disse con dolcezza.

Dopo che mi asciugai le lacrime, stavo per ridargli il fazzoletto, ma lui mi disse di tenerlo.

“ Sei troppo gentile! Non capisco come uno come te possa essere tanto amico di un essere tanto sgradevole come Itou!”

“ Oh avanti Itou non è sgradevole è soltanto un po' prevenuto sulle persone che non conosce sopratutto sui robot, li odia veramente molto...forse perché suo padre trascorre più tempo a realizzare robot che con lui...”

“Questo non lo giustifica a maltrattarmi sempre!” affermai furibonda.

“Credo che l' odio di Itou sia la minor cosa, piuttosto preoccupati dell' odio che susciti nelle altre persone, quello si che può essere un'arma a doppio taglio!” affermò facendosi cupo e serio.

“ Di cosa stai parlando?” domandai confusa.

“ Non noti il disprezzo che susciti negli altri ragazzi e ragazze? Anche Itou è detestato da alcune persone perché suo padre fa il “robottaio” così si divertono a chiamarlo”.

“Non capisco... perché odiano tanto i robot?” domandai sorpresa.

“Perchè i robot sono una riproduzione perfetta di noi stessi, è questo desta paura, perché gli esseri umani temono che un giorno saranno i robot ad avere il sopravvento e a comandare su di noi e per evitare questo, fanno si che i robot continuino a stare al di sotto di noi...”

“ Quindi in realtà noi robot siamo di gran lunga superiori a voi?” domandai sorpresa.

“ Bè non saprei, dipende dal tipo di robot...dipende dalla capacità del robot, però ci sono quei robot che lavorano per la polizia che hanno delle capacità davvero incredibili e straordinarie!”

“Che tipo di capacità?” domandai curiosa.

“ Bè sono molto agili e veloci nei movimenti e molto forti nel combattimento, infatti vengono usate per combattere la criminalità”

“Capisco.... ma chissà se ce le ho anch'io queste capacità!” affermai meditabonda.

“Da quello che mi ha detto Itou ... dovresti avere tutte le caratteristiche di noi comuni esseri umani,anche se mi ha raccontato il modo in cui lo hai difeso da quei tipi...sei stata molto veloce e violenta...”

“Invece dimmi una cosa... questo braccialetto...come faccio a togliermelo?” gli domandai sperando che ci fosse un modo per togliermelo che Itou non mi avesse accennato.

“ Vediamo se riesco a togliertelo io...ma dubito che si possa fare...può farlo solo Itou...solo lui può sciogliere il vostro rapporto padrone e robot...e poi ricorda una cosa...qualora lo facesse tu non avresti più alcun diritto...sarebbe come se tu non esistessi per la società”

“Ma questo è ingiusto!”

“Già purtroppo queste sono le regole! Però potresti sempre diventare il mio robot!” disse sorridendomi.

“Bè se non mi tratti come Itou...accetterei di buon grado!” affermai ridendo.

Dopo quell'ora rientrammo tutti e due nelle rispettive classi.

Ah mi ero dimenticata di chiedergli di quella Aiko Moemi...e adesso come avrei svelato quel mistero?

Entrata in classe, mi resi conto che l'insegnante dell'ora successiva non era ancora arrivato e tutti mi guardavano con uno sguardo cattivo.

Iniziai seriamente ad avere paura, sopratutto quando vidi tutti alzarsi e venirmi contro.

Alcuni dietro mi bloccarono le mani e mi tenevano ferma e poi gli altri mi malmenavano con violenza.

“ Oh ma che diamine vi passa per la testa!” si intromise Sayoko.

“Fatti gli affaracci tuoi!” disse un ragazzo della classe,mentre le ragazze rimanevano ferme a guardare e altre ridevano e dicevano cose poco carine sul mio conto.

“Non vi sembra di esagerare...” questa volta non fu Sayoko a parlare,ma Itou.

E chi lo avrebbe mai detto che sarebbe intervenuto per salvarmi?

“Non ti immischiare Kayashi, o picchiamo anche te insieme al tuo robot!” disse uno di quei ragazzi.

Sembravano divertirsi tanto a fare gli spacconi e i prepotenti,mentre io cercavo di liberarmi e di difendermi,ma era tutto inutile, non riuscivo a far nulla mentre ricevevo i loro colpi.

Avrei tanto voluto avere quella stessa forza che avevo avuto per proteggere Itou e non ricevere quei colpi come un automa.

“Bene provaci....picchiami!” disse Itou provocandolo,mentre Sayoko cercava di calmarlo.

“Non ti preoccupare Sayoko ho tutto sotto controllo!” disse tranquillamente.

Non appena quel ragazzo gli mise le mani di sopra, mollandogli un pugno, sentii un impulso fortissimo sul braccio e poi percorrermi tutto il corpo, era quella forza che prima non avevo,ma che adesso avevo e che voleva agire per proteggere Itou.

Mi liberai da quei due che mi tenevano ferma e buttai a terra anche gli altri che mi ostacolavano il cammino e raggiunsi in gran fretta quello che picchiava Itou e gli mollai un bel pugno, poi altri pugni e calci.

“Visto te lo avevo detto che avevo tutto sotto controllo!” disse Itou con un espressione piuttosto rilassata rivolgendosi a Sayoko,mentre io picchiavo il tipo che gli aveva alzato le mani.

Dopo un po' che lo malmenavo crudelmente, Itou mi disse “Basta così!”

Non appena disse quella frase mi fermai automaticamente, doveva essere ancora quel braccialetto a farmi recepire quella frase come un ordine alla quale non potessi sottrarmi.

“La cosa che voi non sapete è che un robot non sa difendere se stessa, ma può difendere anzi il suo preciso dovere è quello di difendere il suo padrone!” disse Itou rivolgendosi ai suoi compagni con un espressione piuttosto divertita.

Dopo quello sgradevole accaduto,arrivò l' insegnante che mandò in presidenza me e Itou ritenendoci responsabili di quanto fosse accaduto.

“che palle” affermò Itou sbuffando,mentre aspettavamo il preside che non c'era.

Dopo un po' arrivò il preside:era un uomo sulla sessantina, calvo, basso di statura e grassottello, era veramente molto buffo.

“ Kayashi...ti abbiamo sospeso troppe volte... e sai che se superi le 10 sospensioni...sarai di nuovo costretto a ripetere l'anno...” disse il preside con un espressione seria.

“Lo so, perfettamente! Ma non è stata colpa mia...” disse Itou infastidito.

“Kayashi a te piace sempre dare la colpa agli altri... magari vorresti dare anche la colpa ai tuoi compagni riguardo ai tuoi pessimi voti?” domandò il preside osservandolo con un atteggiamento severo e autoritario.

“Ma cosa centrano adesso i miei voti! Quelli sono un'altra storia! Riguardo alla zuffa sono stati loro a cominciare e il mio robot mi ha soltanto difeso come è giusto che faccia!” disse Itou agitandosi.

“ E tu che dici? Sono andate realmente così le cose?” mi domandò osservandomi con attenzione.

“Si”

“ Quindi questi robot mentono anche per il bene del proprio padrone...”

“Ma è la verità!” affermai irritata, non mi piaceva affatto essere presa per una bugiarda.

“Kayashi tuo padre nutre molte aspettative per te e noi non vogliamo deludere le sue aspettative? Non è vero? Lo sai che lui ci tiene tanto che tu segua le sue orme... quindi vedi di non cacciarti più in queste brutte situazioni e cerca di studiare seriamente per una buona volta!”

“Arrivederci!” disse Itou in tono sgarbato e trascinandomi via dalla presidenza insieme a lui.

“Che essere sgradevole!” mi giunse spontaneo dire.

“Molto di più che sgradevole!” affermò lui con un espressione irritata per il trattamento ricevuto.

Era la prima volta che ci trovavamo d'accordo su qualcosa.

 

Dopo la scuola, l'autista di Itou ebbe alcuni problemi con la macchina così Itou decise di andare a piedi verso casa poiché casa sua non era poi tanto lontana dalla scuola.

Camminava sempre avanti rispetto a me, come se ci tenesse molto a mantenere le distanze fra me e lui, poi non spiccicava neppure una parola.

Attraversammo diverse strade e stradine in completo silenzio, fortunatamente i rumori delle macchine e i passanti che parlottavano fra di loro alleggerivano quell'atmosfera glaciale che c'era fra di noi.

Iniziai a perdermi nella contemplazione delle varie strade, dei semafori e dei grandi grattacieli che erano tutti di colori allegri e vivaci e poi osservavo gli schermi luminosi con manifesti pubblicitari , uno schermo gigante che riproduceva le trasmissioni televisive e un grosso display su un palazzo in cui c'era segnato l'orario. Piccoli dettagli sul quale mi piaceva soffermarmi. Poi gli alberi di ciliegio che iniziavano a fiorire, si sentiva anche il loro profumo invadere l'aria.

Dopo un po' notai tra le varie coppie di passanti, una coppia un po' particolare, lui aveva degli occhiali da sole molto spessi e dei capelli tinti di biondo, anche un piercing alla bocca ed era vestito in un modo piuttosto bizzarro, tutto nero e pieno di borchie sui pantaloni e sulla maglietta, anche lei era vestita nello stesso identico modo e anche lei aveva quei capelli tinti di biondo.

Ciò che però attirò maggiormente la mia attenzione era il fatto che lui gli stesse alzando le mani, mentre lei rimaneva immobile a subire le bastonate violente di lui con le lacrime agli occhi.

Rimasi scioccata e istintivamente decisi di intervenire, così mi avvicinai a quei due con l'intento di fermarlo, anche perchè la stava picchiando con una tale violenza da farle uscire il sangue dal naso e dalla bocca.

“Non fare casini!” disse Itou tirandomi per un braccio.

“Ma quel tipo va fermato!” dissi mentre mi allontanava da quei due.

“Non sono cose che ti riguardano! E poi lui è il suo padrone...quindi può trattarla come meglio crede...”

“Ah, quindi sono robot e padrone...” affermai osservandoli più attentamente di prima, poi improvvisamente il mio sguardo incontrò quello di Itou, quegli occhi verdi erano lucenti e belli più del solito.

Forse mi era sbagliata sul suo conto, non era poi così terribile averlo come padrone, in fondo non mi aveva mai alzato le mani almeno per ora, bè a parte qualche tentativo di molestia non andato a buon fine, non potevo proprio lamentarmi.

“Odi tanto i robot, eppure tu non mi hai mai alzato una mano...non sei poi così terribile come vuoi far credere di essere!”

Dopo questa frase, Itou sembrò infrangere per un attimo la muraglia cinese che aveva cinto fra me e lui.

“ Bè non sono quel tipo di persona...non picchio chi non è in grado di difendersi...non ci proverei alcun gusto!”

Dunque non mi avrebbe mai alzato le mani,almeno di questo potevo essere sicura,ma non potevo neppure esserne poi tanto sicura, non mi sembrava un tipo di parola.

“Comunque grazie per aver preso le mie difese!” affermai ringraziandolo.

Era stato un gesto inaspettato e che mi aveva veramente sorpreso, forse aveva ragione Yoto, Itou era solo un tipo un po' prevenuto verso le altre persone.

“Guarda che l'ho fatto solamente per Sayoko... lei voleva che smettessero' di picchiarti e così li ho fermati...”

Ah, certo Sayoko! Che sciocca come avevo potuto illudermi che un tipo come lui potesse mai prendere le difese di un robot! Solo per Sayoko avrebbe potuto fare una cosa tanto assurda.

Chissà perché per Sayoko avrebbe fatto qualsiasi cosa. Perchè con lei diventava docile come un agnellino? Mentre con me era una belva selvaggia?

Poi improvvisamente capii, forse era innamorato di lei.

“Non è che per caso il mio padrone è innamorato?” affermai con un espressione piuttosto divertita.

Era strano pensare ad uno come lui, che provasse sentimenti come l'amore.

Allora non era poi tanto freddo e insensibile come gli piaceva far credere.

“Non sono cose che ti riguardano!” affermò rabbioso,mentre arrossiva dall' eccessivo imbarazzo.

“Allora dimmi una cosa se lei ti piace così tanto, perché non state insieme?” domandai sorpresa.

“ Non è come pensi e comunque sono cose che non ti riguardano!” affermò risoluto.

Dopo un po' avvertii una strana sensazione, come se qualcuno ci pedinasse, così mi girai più volte per vedere se effettivamente qualcuno ci stesse seguendo.

“Che ti prende?” mi domandò lui.

“Ho come l'impressione che qualcuno ci stia seguendo” affermai stranita.

“ Ah, allora non è stata soltanto una mia impressione...” esclamò lui iniziando a guardarsi attorno.

Anch'io mi voltai più volte,ma non c'era nessuno nelle vicinanze, poi eravamo in una stradina di periferia molto isolata.

“Ci converrà prendere di qua!” disse lui prendendomi per il polso e accelerando il passo,sembrava preoccupato.

Dopo aver fatto quella lunga corsa,trovammo uno steccato con scritto “ lavori in corso!”,così tornammo indietro e Itou mi condusse verso un'altra strada ma anche in quella c'era lo stesso steccato.

Le strade iniziavano a diventare una sorta di labirinto senza via di uscita, piena di steccati che ci impedivano di andare avanti.

“ Che diamine sta succedendo...” affermò Itou visibilmente preoccupato.

“ Ho come l'impressione che qualcuno si stia divertendo a farci impazzire! Comunque tanto vale scavalcare questo steccato!” affermai avvicinandomi ad esso,ma non appena lo toccai presi una forte scossa alla mano.

“Non possiamo scavalcarlo...altrimenti pigliamo la scossa!” affermò Itou.

“Bè potevi dirlo prima!Ho rischiato di morire carbonizzata!” mi lamentai.

“ Sai che perdita!” esclamò in tono sferzante.

“Invece di essere tanto premuroso... che dici di cercare un modo di uscire da qui?”

“ Come se fosse facile... siamo praticamente in trappola... però forse tornando indietro... troveremo qualche altra strada per andare verso casa”

Tornando indietro, trovammo dei paletti anche nelle strade in cui prima non c'erano.

“Ma questi paletti prima non c'erano!” urlò Itou.

“E se superassimo lo steccato passandoci sotto evitando qualsiasi contatto con esso...dici che prendiamo lo stesso la scossa?!” gli domandai.

“Non lo so,ma possiamo provare!Ci passi tu e poi io ti seguo a ruota se non resti carbonizzata!” affermò cinicamente.

“ Certo che sei veramente acido!” affermai indispettita.

Itou si sedette sull'asfalto con un espressione piuttosto rassegnata, ormai si era fatta sera e noi eravamo ancora bloccati in quel labirinto senza via d'uscita.

“Ah ci sono, chiamo mio padre!” affermò tirando fuori il cellulare.

“ Avresti potuto farlo prima...” sbadigliai.

“ Batteria scarica... cazzo!” disse furibondo lanciando il telefonino sull' asfalto.

Mi sedetti accanto a lui su quell'asfalto freddo e grigio illuminato dalla luce fastidiosa dei lampioni.

“ Ci toccherà dormire qui...” affermai rassegnata.

“Già...anche se fa freddissimo...brrr”disse tremando dal freddo.

“ Si in effetti fa davvero molto freddo...” affermai avvicinandomi a lui.

“Che stai facendo?” domandò stizzito.

“ Se stiamo vicini ci riscaldiamo, anzi se apri la tua giacca mi ci infilo dentro, così stiamo al caldo tutti e due!” proposi. Ero disposta a tutto pur di non morire dal freddo, anche ad abbracciarmi un lebbroso, non mi importava.

“Non ci penso neanche per sogno!” tuonò lui.

“Ecciu! E... e..cciu” starnutii.

“ Vabbè dai vieni qui...” si arrese.

Si sbottonò la sua lunga e larga giacca di cashmir nero e mi fece cenno di sedermi tra le sue gambe.

Mi avvolse con la sua giacca di cashmir, che però non riuscii ad abbottonare,ma si stava al caldo lo stesso, grazie anche al calore dei nostri corpi vicini l'uno all'altro.

Fortuna che ero di spalle e non potevo incrociare i suoi occhi color smeraldo...altrimenti avrebbero di certo notato il mio imbarazzo.

“Adesso va meglio?” domandò con un tono di voce rauco e sensuale, soffiandomi aria calda vicino all'orecchio.

“Si...ho solo un po' le mani fredde...” dissi imbarazzatissima.

Dopo un po' sentii la sua grande mano stringere la mia.

Non era come stare abbracciata ad un lebbroso, era qualcosa di veramente piacevole e di indescrivibile, non avevo mai provato una sensazione simile a quella.

Il suo braccialetto era coperto dalla giacca,mentre il mio braccialetto era ben visibile, e notai che si era illuminato.

“Tu sentii ancora freddo?” domandai.

“No, devo ammetterlo... questo metodo funziona!” disse ancora con quel tono di voce sensuale.

Sentii il suo braccio cingermi forte i fianchi, facendoli aderire meglio contro il suo petto.

Ma dopo un po' una figura femminile venne verso di noi, era bellissima.

Aveva dei lunghi capelli ricci e neri che le arrivavano fino ai piedi, un naso piccolo e all'insù e degli occhi a mandorla blu elettrico così belli e ipnotici, poi indossava un kimono bianco decorato con dei fiori di ciliegio e con una cinta rosso scuro.

“Siete caduti nella mia trappola con molta facilità!” affermò annoiata, sbuffando piuttosto rumorosamente.

La sua voce per qualche strana ragione, mi era familiare, avevo già sentito quella voce, ma non riuscivo a ricordarmi dove l' avessi già sentita.

La osservai meglio, per capire se davvero la avessi già vista da qualche parte, però soltanto la sua voce mi era familiare,mentre il suo aspetto fisico non mi ricordava nulla.

Notai un ciondolo che portava lungo il collo, era un grosso crocifisso azzurro, sembrava antico, un po' medievale nello stile.

Quel crocifisso lo avevo già visto da qualche parte, ma non riuscivo a ricordarmi dove.

“Quindi sei stata tu a tenderci questa trappola!” affermai osservandola attentamente.

“ La tua voce...mi pare di averla già sentita da qualche parte!” disse confusa avvicinandosi a me e a Itou.

Mi alzai abbandonando il calore del capotto di Itou, per poter vedere meglio quella misteriosa e affascinante ragazza.

“ perché ci hai teso questa trappola?” domandò Itou alzandosi dall' asfalto interrompendo i pensieri miei e della ragazza.

Sicuramente stavamo tutte e due pensando a come mai trovavamo la voce dell'altra alquanto familiare, nonostante non ci fossimo mai viste prima d'ora.

“ Kayashi Itou... sei tu quello che mi interessa... consegnati a me e il tuo robot e nessun altro si farà male!” si affrettò a rispondere con molta scioltezza.

“ Io?” domandò lui sorpreso.

“ Si, ai miei superiori interessa quello che hai dentro la tua testa!” disse irremovibile.

“I tuoi superiori?!” domandai perplessa,

“ Niente domande!” disse impassibile, anche se si notava un lieve fastidio impresso nei suoi occhi blu.

Si avvicinò ad Itou per trascinarlo via,ma lui si dimenava urlando “ Tutto questo non ha senso! Non c'è nulla dentro la mia testa! Riesco a malapena a prendere un voto decente a scuola! Lo so, che mio padre è uno scienziato, ma io non ho preso per nulla da lui! Sono un imbecille!”

Sentirgli dire certe cose, era davvero insolito, mi era sempre sembrato uno molto pieno di sé, e invece si stava proprio dando dell'imbecille.

Bè cosa non si fa pur di avere salva la vita?

“Taci e non fare resistenza!” disse lei continuando a trascinarlo con violenza,ma non per molto, il mio braccialetto stava reagendo come al solito.

Di nuovo quel dannato istinto di protezione nei confronti di Itou, non c'era alcun verso per poterlo controllare.

“Lascialo andare!” gridai fortissimo senza accorgermene, mi avrebbero sentito anche i muri.

“Altrimenti che mi fai?” domandò in tono derisorio.

Mi avvicinai a lei e gli mollai un pugno in pieno viso, mentre Itou ne approfittò per potersi liberare dalla stretta di lei.

Lei non tardò a rispondere al mio pugno. Anch'io ne sferrai un altro, ma non riuscivo a tenergli testa, era troppo veloce e molto più agile di me nei movimenti.

Mi arrivò un calcio violentissimo dritto in faccia e caddi per terra. Dopo mi rialzai, non sapevo neppure io come avessi trovato la forza per rialzarmi,anche Itou mi parve piuttosto sorpreso.

Feci una serie di capriole per evitare i suoi colpi e poi delle giravolte in cui la afferravo per un braccio e la costringevo a roteare come se stessimo danzando insieme, ma mentre lei era intenta a liberarsi, io le feci lo sgambetto per buttarla per terra.

Lei si rialzò con un espressione furiosa e vendicativa, sembrava pronta per uccidermi.

Tirò fuori da dentro il suo kimono un coltello, con la quale iniziò a colpirmi più volte. Non riuscivo più a fermarla era diventata più veloce di prima.

Sentii il sangue gocciolarmi dalle braccia e dai vari punti lesi dal suo affilatissimo coltello.

Provai ad evitare i suoi colpi, ma mi era indebolita troppo e riuscivo a malapena a reggermi in piedi. Ma nonostante tutto la voglia di proteggere Itou era più forte delle mie stesse esigenze vitali.

Così continuavo a reggermi in piedi e a cercare di attaccarla in modi diversi, riprovavo la giravolta, le capriole, i pugni e i calci,ma lei era troppo agile e rapida e riusciva così ad evitare tutti i miei attacchi.

Ma alla fine ebbe la meglio lei:Il suo coltello mi colpii il petto senza che io riuscissi a far nulla. Non ebbi neppure il tempo di accorgermene che era già troppo tardi.

Mi piegai per il dolore. Mi strappai via il coltello insaguinato dal petto provando un dolore lancinante.

Poi riprovai di nuovo a colpirla,ma la ferita mi faceva troppo male.

“Ormai non puoi fare più nulla!” disse ridendo con cattiveria.

“No!” urlai stringendo i denti,nonostante avessi il petto lacerato.

Dopo un po' sentii uno sparo. La ragazza dagli occhi blu, fu colpita sull'addome, si piegò per il dolore, ma si riprese quasi subito e si voltò verso colui che aveva sparato, era Itou.

Si avventò contro di lui. Strisciai sull'asfalto cercando disperatamente di fermarla, afferrandola con le mani per le gambe.

Dopo sentii la sirena della polizia e una macchina raggiungere il punto in cui eravamo.

Scese una ragazza, un ragazzo e altri due ragazzi armati per fermare la ragazza dagli occhi blu e per poterla arrestare, ma lei riuscii subito a scappare, da quel momento in poi persi i sensi.

Avevo resistito soltanto perché dovevo proteggere Itou e dopo aver assolto il mio compito, potevo tranquillamente rispondere alle mie esigenze vitali.

Mi risvegliai in una stanza che non conoscevo, c'era il sole, era già mattina.

Analizzai la stanza, aveva un televisore enorme accanto al letto e poi era arredata con oggetti e con poster maschili di giocatori di calcio e con dei modellini di qualche personaggio femminile di qualche anime in delle pose un po' osé.

“Finalmente ti sei svegliata!” affermò Itou seduto ad una sedia vicino al letto matrimoniale in cui ero sdraiata.

“Dove mi trovo?” domandai perplessa.

“ Nella mia stanza...” mi rispose con un mezzo sorriso.

“Quindi questo sarebbe il tuo letto?” domandai scioccata.

“ Si, esatto... E non è un privilegio che concedo a tutte...quello di dormire nel mio letto e accanto a me!” disse con un tono di voce arrogante e prepotente come al solito, ma in qualche modo lo trovai anche dolce,ma non volevo darci troppo peso.

Lui era quello che mi aveva fatto colpire da quella tizia dagli occhi blu, dopotutto era tutta colpa sua, quella era interessata a lui, mica a me ed io ci andavo di mezzo a causa di questo stupido legame di sottomissione che mi legava a lui.

Avrei tanto voluto lasciarlo lì, nelle mani di quella lì, non che adesso mi ritrovavo con una ferita profondissima sul petto che mi doleva da impazzire per uno come lui.

“Un privilegio di cui avrei fatto volentieri a meno...dato che non ti ho salvato la vita per mia volontà, ma a causa di quest'orrendo bracciale!” puntualizzai alzandomi dal suo letto.

“Non ti alzare sei ancora molto debole!” affermò cingendomi i fianchi con le sue braccia poiché stavo perdendo l'equilibrio.

“Oh ma che premuroso!” affermai disgustata.

“Stavo solo cercando di essere carino...” affermò seccato.

“Sei solo un ipocrita fai tanto il carino solo per senso di colpa... perché ho rischiato di morire per salvarti la vita...” lo accusai.

“ Io non mi sento affatto in colpa! Perché il tuo compito in quanto mio robot è quello di proteggermi!” disse furioso.

“Io...non voglio essere il tuo robot!” urlai sprecando tutte le forze che mi erano rimaste in corpo.

“E poi ho sparato quel colpo...per proteggerti...” mi fece notare.

“Chissà perché porti sempre un'arma con te!” esclamai in tono allusivo, mi stavo riferendo a ciò che avevo letto sulle disposizioni riguardo i robot ,ovvero che i padroni portavano sempre con sé una pistola adatta per poter uccidere i propri robot qualora si fossero stancati di loro.

“Non capisco cosa vuoi dire...” affermò fingendo di non capire a cosa mi stessi riferendo.

“Hai quell'arma nel caso in cui decidessi di sbarazzarti di me... nel caso in cui ti stancassi del tuo giocattolino...perchè dopotutto è questo che sono per te...” affermai sputandogli in faccia tutte le cattiverie, che si erano fatte spazio nella mia mente.

“Si è vero, me la porto sempre per questa ragione come tutti i padroni... e come tutti i padroni ti tratto come se fossi il mio giocattolino... perchè è questo che sei...Echiko tu sei la mia bambola...posso fare ciò che mi pare con te! Perciò dovresti mostrare un po' più di riconoscenza verso le mie gentilezze e le mie accortezze nei tuoi confronti!” disse con un tono di voce piuttosto aggressivo, dopo mollò la presa lasciandomi cadere e uscii via dalla stanza sbattendo con violenza la porta.

Chissà perché quelle parole mi avevano tanto stupito e ferita? Eppure cosa altro potevo aspettarmi da uno come lui, non potevo certo aspettarmi che mi trattasse con lo stesso riguardo che riservava alla sua amata Sayoko.

Ma se ripensavo a quel momento passato seduta tra le sue gambe, accoccolata sotto la sua giacca e vicina al suo petto,mi sentivo diversa.

Non sapevo spiegarmene la ragione, ma in quell' istante mi ero dimenticata che lui fosse Itou, il mio scorbutico e arrogante padrone ed io mi ero dimenticata di essere il suo robot.

Cercai di alzarmi da terra , ma non ci riuscivo, le mie gambe e il resto del corpo non rispondevano ai miei comandi e poi sentivo ancora quella fitta lancinante sul petto,ma non era solo la ferita a dolermi, c'era qualcos'altro di più profondo che mi doleva,ma non sembrava un dolore fisico, era un dolore diverso, difficile da classificare, più che un dolore sembrava uno stato emotivo... mi sentivo spenta, come se avessi perso di colpo ogni voglia di vivere.

 

Poi ripensai alla voce di quella ragazza dagli occhi blu, mi era troppo familiare, eppure quel viso non lo avevo mai visto.

E poi c'era quella ragazza, Aiko Moemi, coinvolta in una sparatoria, quale legame aveva con me? Perché quel nome era scolpito nella mia mente?

Dopo averci riflettuto a lungo stesa su quel pavimento, vidi comparire nella mia mente qualcosa, però l'immagine era piuttosto sbiadita e confusa.

C'era una ragazza con i capelli corti di un castano molto chiaro, mentre gli occhi erano di un castano molto scuro ed era della mia stessa altezza. Poi accanto a lei un'altra ragazza con dei ricci castano scuro che le ricadevano lungo la schiena e con degli occhi cerulei, stavano tutte e due attraversando la strada e chiacchierando allegramente,sembravano molto amiche e poi diventava tutto buio ed offuscato.

Non capivo, era come se ci fossero dentro la mia mente i ricordi sbiaditi di qualcun altro, eppure quella scena era come se l'avessi vissuta io in prima persona.

Ma quella ragazza dai capelli corti e castani, non ero io. Io avevo un altro aspetto, non ero quella ragazza ne ero certa, eppure quell'immagine stava riuscendo a mettere in dubbio ogni mia certezza.

Poi ancora un altro ricordo, mi attraversò la mente, un ragazzo alto, un po' robusto, ma davvero molto carino, mi sussurrava all'orecchio con dolcezza “ Ti amo” e la ragazza dai capelli corti, si affrettava a rispondergli con lo stesso affetto “ Ti amo anch'io”, ma dopo diventava nuovamente tutto buio.

Una cameriera entrata nella stanza, quella che se ne era andata in gran fretta non appena Itou le aveva chiesto delle vacanze, mi aiuto' ad alzarmi dal pavimento e mi porto' nella mia stanza, mi poggiò sul letto con delicatezza e poi se ne andò via.

Mi toccai la ferita sul petto che era stata accuratamente fasciata con delle bende, mi faceva meno male,ma ciò nonostante non ebbi la forza di alzarmi da quel letto.

Dopo quella lunga mattinata di ozio in cui fissavo un punto imprecisato della stanza, assorta tra i pensieri che continuavano ad ossessionarmi, ovvero chi era Aiko Moemi, chi era la ragazza dagli occhi blu e cos'erano quei flashback che avevo? Ripensavo a queste cose, evitando di pensare a quell'abbraccio, al calore del suo corpo e allo splendore dei suoi occhi.

Non potevo di certo pensare queste stupidaggini, non dopo il suo comportamento e comunque avevo cose più importanti a cui pensare!

Accesi il televisore, dato che per quanto cercassi di scacciare il mio pensiero da Itou, non ci riuscivo un granchè, chissà perché riusciva ad essere così vivo nei miei pensieri.

“Tu sei solo la mia bombola!”sentivo la sua voce rimbombarmi nella testa, la freddezza e la cattiveria con la quale diceva certe frasi, mi faceva stare veramente male, ma non potevo dargli tutta questa importanza, sicuramente era di nuovo colpa del braccialetto.

Doveva essere quel braccialetto a far si che le parole di Itou diventassero' tanto vitali per me, da far si che esse influissero con il mio umore.

In televisione non facevano niente di chè, c'erano tante stupide trasmissioni con dei quiz e con dei giochi davvero molto stupidi, poi trovai qualcosa di interessante.

C'era un tipo, era un uomo sulla cinquantina, nonostante l'età era molto affascinante, aveva quell'aria da intellettuale che attirava l'attenzione della presentatrice del programma televisivo e finiva per attirare anche me.

“ Quindi di cosa parla il suo libro?” domandava la presentatrice che lo osservava con ammirazione, sembrava pendere dalle labbra di lui.

“Il titolo dice già tutto “ Robot e Padrone” , infatti il libro parla proprio di questo rapporto che c'è fra il robot e il proprio padrone... parlo anche di certi robot e padroni con la quale sono entrato in contatto accorgendomi che spesso non è il padrone a predominare fra i due, ma è proprio il robot a rendere il padrone schiavo... “

“Dice sul serio?” domandò la presentatrice incredula.

“Si, perché tendenzialmente l'essere umano finisce col diventare schiavo di ciò che realizza da non poterne fare a meno, come i computer...quante persone soffrono da sindrome di dipendenza da computer...ma ciò che è ancora più preoccupante è che in questo caso la dipendenza è fra un essere comunque pensante quasi simile a noi...e quindi quest'essere spesso si approfitta di questa nostra debolezza per poter assumere il controllo nel rapporto. Oppure ci sono quegli esseri umani che si auto convincono di essere innamorati del proprio robot...”

“Dunque mi pare di capire che lei sia contrario al matrimonio tra robot ed esseri umani?” domandò la presentatrice.

“Certamente e spero davvero che lo stato non acconsenti ad un tale scempio del matrimonio... Anche perché se si sposano robot e padrone... Possiamo dire addio al tasso di natalità...la nostra specie potrà estinguersi! Dato che è come stato più volte ribadito i robot non sono in nessun caso in grado di procreare!”

“Non sono in grado di procreare, però i robot non invecchiano mai, rimangono sempre belli,giovani e seducenti forse è questo che piace tanto agli esseri umani dei robot!” fece notare la presentatrice ridendo.

“Può darsi, anche a me aggrada una moglie eternamente giovane,ma bisogna anche essere realistici e capire che certe cose sono contro natura!”

Ascoltavo le parole della presentatrice e di quell'uomo in uno stato di trance, avendo finalmente capito cosa mi diversificava dagli esseri umani.

Io non sarei mai cresciuta, avrei continuato ad avere 17 anni per sempre e non avrei mai potuto avere un figlio, quelle nuove scoperte mi facevano stare male.

“Comunque mi tolga una curiosità dato che non me ne intendo molto di questi robot, sono sempre stata contraria all'idea di comprarne uno... Ma quel braccialetto di acciaio che ho visto spesso portare sia al padrone che al robot...a che serve?”

“Il braccialetto intanto è un simbolo per gli altri, indica appunto che quel robot appartiene a qualcuno come il collare dei cani e poi vi è appunto il codice di identificazione del robot, poi serve appunto anche per rendere il robot remissivo nei confronti del padrone, infatti il robot automaticamente reagisce a certi istinti che il braccialetto gli impone come quello di proteggere il proprio padrone. Anche se ho sentito spesso parlare di robot che riescono ad assumere una volontà totalmente indipendente dal braccialetto. Poi appunto qualora il robot tenti di uccidere il proprio padrone cosa che disgraziatamente è spesso successa, il robot riceve delle scossa elettriche potentissime nel caso in cui usi violenza contro il proprio padrone. Ma purtroppo spesso forse i braccialetti risultano difettosi e quindi provocano degli epiloghi catastrofici. Si ricordi la morte di Higashi Otome...”

“Già quella si che è stata una vera disgrazia, era un uomo veramente geniale Higashi Otome tra i migliori scienziati specializzati in robotica dopo Kayashi”

“Ah, poi un'altra curiosità, ho visto spesso questi braccialetti illuminarsi...perchè si illuminano?” domandò ancora la presentatrice.

“ i braccialetti si illuminano quando il padrone o il robot stanno provando delle emozioni forti... ma si può trattare di rabbia, amore, gelosia, tristezza ecc... Anche se molti sono convinti che quando il braccialetto si illumina significa chiaramente che ci sia amore tra robot e padrone...Ma io la ritengo una stupidaggine...”

Quel tipo mi dava sui nervi, si dava quell'aria da intellettuale poteva anche sembrare affascinante, ma era così acido, mi ricordava vagamente Itou.

Ma se non altro mi aveva almeno chiarito un bel po' di cose riguardo quel braccialetto e il rapporto tra padrone e robot.

Quindi il mio braccialetto si illuminava quando provavo emozioni forti e poi tutte quelle altre scoperte, ovvero esistevano robot che erano riusciti a sottrarsi alla volontà del proprio padrone ed erano persino riusciti ad ucciderlo.

Non volevo ucciderlo, mi andava bene semplicemente andargli contro e riuscire ad assumere il controllo delle mie azioni, anche se dopo le frasi che mi aveva detto quella mattina sapevo che mi sarebbe stato difficile andargli contro, perché qualora lo avessi fatto mi avrebbe ucciso.

Ah poi un'altra domanda mi giunse spontanea cosa cercava la ragazza dagli occhi blu dentro la testa vuota di Itou?

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Capitolo 4
*** libertà illusoria (revisionato) ***


Sentii qualcuno entrare dentro la stanza, era il padre di Itou mi osservava con un espressione autoritaria e distaccata.

“ Echiko, volevo ringraziarti per quello che hai fatto ieri, hai salvato mio figlio!” disse con gratitudine,ma nonostante tutto lo diceva con un tono di voce piuttosto contenuto,sembrava non volesse sbilanciarsi più di tanto.

“ E' stato questo braccialetto, io non lo avrei mai fatto... se fosse stato per me suo figlio sarebbe già morto...per quel che me ne riguardi!” affermai acidamente.

“Non devi dire questo genere di cose, il tuo compito è quello di proteggerlo, sei il suo robot...” disse con un tono di voce piuttosto pacato.

“Ed io non vorrei esserlo!”controbattei.

Mi rivolse uno sguardo di disappunto e poi mi domandò “ Ti sta per caso trattando male?”

“ E' insopportabile ed è così sgradevole...” gli risposi criticandolo aspramente.

“Non ti preoccupare ci parlerò io... ma la cosa importante è che tu non perda la bussola...”

“Cioè?” domandai non capendo a cosa si stesse riferendo.

“ Il tuo obiettivo in quanto robot è quello di proteggere il tuo padrone qualunque carattere egli assuma, anche se lui ha un carattere difficile, tu devi farlo! Ci siamo ben intesi?”

Lo disse con una foga ed un eccitazione,che sembrava suonare come un rimprovero, così preferii non controbattere ed annuire.

“Riguardo ieri...mi chiedevo cosa cercasse quella ragazza dagli occhi blu dentro la testa di Itou...”

“Echiko non farti queste strane domande... doveva trattarsi di qualche robot malato di mente, molti robot perdono la testa di questi tempi finendo per dire e fare cose prive di senso...”

“Quindi era un robot... come me...” dedussi da quello che aveva appena detto.

Si limitò a rispondermi con un si secco e poi uscii silenziosamente dalla stanza.

Era un tipo insolito il padre di Itou, portava sempre un camice bianco e aveva quasi sempre tutti i capelli scompigliati, poi non usciva quasi mai da casa almeno lo avevo visto poche volte uscire da quando lo conoscevo.

Stava sempre rintanato nel suo laboratorio, il luogo in cui mi aveva dato la vita e poi era un tipo piuttosto silenzioso durante i pasti rivolgeva poche domande al figlio, le sue domande sembravano di circostanza, erano sempre le stesse “ Come è andata a scuola?” oppure “ Tutto apposto, studiato oggi?”

Itou rispondeva sempre nella stessa identica maniera “ Si, tutto apposto” oppure diceva “Si, ho studiato tanto! Infatti sono stanco morto!”ovvero tutte bugie.

Dopo un po' avvertii una fitta fortissima al petto, la ferita ancora mi doleva, mi alzai a fatica dal letto per dare un'occhiata ai libri riposti sui vari scaffali.

Non c'era nulla di interessante, così mi accasciai nuovamente nel letto sbuffando dalla noia.

“Eccola qui...” disse Itou aprendo la porta della mia stanza, non mi guardò neppure in faccia,mentre Sayoko mi salutava allegramente dandomi dei fiori che aveva comprato appositamente per me.

“Come stai?” mi domandò Sayoko piuttosto in apprensione.

“ Meglio...” risposi piacevolmente sorpresa dalle sue premure.

“Io vado nella mia stanza, ciao Sayoko” disse Itou avvicinandosi a lei per darle un bacio sulla guancia, mentre mi stava bellamente ignorando.

Uscii rapidamente dalla stanza, come se volesse evitare in qualunque modo di poter minimamente incrociare il mio sguardo.

“Ma che gli è preso?” domandò lei come se io potessi saperne qualcosa.

“Se lo sa lui...che problema ha!” risposi indispettita.

Era ufficiale: io lo odiavo!

“Io penso che tu gli abbia fatto qualcosa!” disse sorridendomi in modo ambiguo, sospettando qualcosa.

“ Non gli ho fatto proprio niente!” esclamai spazientita.

“Bè gli hai salvato la vita, al mio paese questo significa qualcosa!” disse ridendo stupidamente.

“E' tutta colpa di questo dannato braccialetto... io non centro nulla...” affermai in tono apatico e afflitto.

“E' davvero così terribile averlo come padrone?” domandò.

“Tu non hai minimamente idea di quanto possa essere insopportabile!” affermai, riportandogli poi tutta la nostra discussione dell'altro giorno.

“Se solo fosse almeno un po' gentile...non dico che debba trattarmi nello stesso identico modo in cui tratta te...mi basterebbe semplicemente un po' di tatto, ecco tutto!”dissi scontenta.

“Io una soluzione ce l'avrei... dovresti semplicemente farlo innamorare di te!” mi rispose come se fosse la soluzione più ovvia e più semplice del mondo.

“Eh?”domandai incredula.

Questa ragazza non doveva essere sana di mente, aveva certe idee così malsane e assurde da lasciarmi senza parole e la cosa peggiore era che continuava ad insistere su quel punto.

“Tu non capisci se lui si innamorerà di te, lo avrai ai tuoi piedi... si invertiranno le parti fra voi due e poi io non avrei più Itou tra i piedi, per carità è davvero un grande amico, ma come innamorato risulta asfissiante!”

Non voleva proprio demordere con quella sua malsana idea, voleva in tutti i modi convincermi che quella fosse la cosa più giusta da fare.

Anche se in effetti, pensandoci non era male come idea: Itou ai miei piedi, che facesse tutto quello che dicessi e che la smettesse di trattarmi in quel modo villano.

Il problema era riuscirci! Che cosa piaceva ad un tipo come Itou? Che cosa avrebbe mai potuto far breccia nel suo cuore?

Sayoko tirò fuori una spazzola dalla sua borsa e iniziò a pettinarmi i capelli, poi me li legò facendo due chignon davanti. Mi specchiai con uno specchietto che tirò fuori dalla sua borsa che sembrava quella di Mary Poppins.

Quell' insolita acconciatura che mi aveva fatto mi stava stranamente bene.

“Ecco adesso piacerai sicuramente ad Itou, lui ha sempre amato le ragazze con le acconciature bizzarre e sopratutto ama i Chignon!” disse Sayoko sorridendomi.

“Che gusti strani aveva in fatto di ragazze!” pensai.

Sayoko continuava ad impuparmi, aveva tirato fuori una quantità esorbitante di trucchi e iniziò a mettermi fondo tinta,phard, mascara, ombretto, matita e rossetto.

“Ecco adesso sei carina!” disse soddisfatta del proprio operato tendendomi lo specchietto.

Osservai quella trasformazione e in effetti dovevo ammetterlo, era una brava truccatrice.

Quell'ombretto blu scuro mi stava molto bene e anche la matita nera sugli occhi, anche se avrebbe potuto mettermela un po' più leggera e poi quel rossetto rosa chiaro risaltava le mie labbra.

Sayoko stette lì per lungo tempo a tenermi compagnia, era una ragazza simpatica e anche abbastanza allegra.

Mi parlò del più e del meno, delle vicende infantili sue e di Itou e di tante altre cose che mi fecero' ridere.

“Quella volta che Itou, mi stava guardando e per guardarmi è ruzzolato giù dalle scale!” disse ridendo.

Mi immaginai la scena e scoppiai quasi subito a ridere, più che altro perché mi veniva riportato un Itou diverso da quello che ero solita a vedere.

“Oh cielo si è fatto tardissimo! Adesso vado! Bè in bocca al lupo!” si affrettò a dire prendendo la sua giacca che aveva posato su uno scaffale della stanza.

“In bocca al lupo per cosa?” domandai stranita.

“Bè per Itou!” disse con fare malizioso.

“Non ho alcuna intenzione di sedurlo!” affermai indispettita.

“ Secondo me non vuoi farlo perché hai paura di non esserne in grado!” disse con tono di sfida.

“Non è affatto così!” controbattevo, poi alla fine mi ritrovai a stringerle la mano ed accettare quella specie di scommessa.

Ma dopo che se ne era andata, mi maledii mentalmente pensando che non fosse stata affatto una buona idea.

“Male che vada mi sottraggo a questa stupida sfida” pensai pronta a rinunciarci.

Ma dopo aver riflettuto a lungo su quella sciocca scommessa ed essermi guardata allo specchio, pensai che forse non avevo poi nulla da perderci e che tanto valeva provarci.

In quello stesso momento sentii qualcuno bussare alla porta della stanza.

“Avanti!” dissi senza pensarci due volte, lo avevo detto senza neppure pensare a chi potesse essere.

La porta si aprii e mi ritrovai faccia a faccia con gli occhi verdi di Itou.

“Questo è il tuo pranzo!” disse avvicinandosi al mio letto.

“Grazie...” affermai stranita da quella sua improvvisa gentilezza.

“E' stato mio padre a costringermi a farlo!” affermò seccato.

“Ah ecco, mi sembrava strano!” gli risposi.

Mi stava per porgere quel vassoio con una minestrina e un boccale d'acqua,ma mentre lo stava facendo, i nostri sguardi si incrociarono e poi non so il perché il vassoio gli cadde dalle mani.

“Che imbranato!” affermai con cattiveria, per una volta potevo essere io a maltrattarlo.

“E' tutta colpa tua, non dovevi guardarmi in quel modo!” affermò lui per difendersi.

“ E' stata Sayoko a conciarti così?” domandò mentre raccoglieva i pezzi di vetro del boccale e asciugava il pavimento con dei fazzoletti.

“Si perché?” domandai.

“Non ti dona affatto!” disse incrociando il mio sguardo.

“Ah,ma davvero! Come se me ne importi qualcosa della tua opinione!” affermai infastidita.

Dopo si avvicinò al letto, riducendo le distanze che c'erano fra di noi.

Rimasi immobile ad osservarlo, cercando di capire cosa avesse in mente.

Le distanze tra di noi si ridussero' del tutto e mi ritrovai i suoi occhi verdi vicino ai miei che mi osservavano con quell'espressione imperscrutabile.

Si era seduto nella sedia accanto al letto e rimase lì a fissarmi per un bel po' di tempo, anch'io rimasi ferma ad osservarlo, ma dopo un po' non riuscii più a sostenere il suo sguardo e così senza volere lo abbassai.

La sua mano mi sollevò il viso con fermezza, poi con l'altro mano posò il fazzoletto bagnato che aveva usato per asciugare a terra e me lo passò sul viso per togliermi il trucco.

Cercai di liberarmi ma era tutto inutile.

Il braccialetto non era di aiuto, mentre cercavo di liberarmi finivo per avvertire scosse per tutto il corpo, poi oltre a quello sentivo il cuore battermi forte.

Dopo avermi strofinato quel fazzoletto bagnato per il viso,lo lasciò cadere a terra. Mi posò un dito sulle labbra per togliermi il rossetto.

Sentii il tocco del suo dito sfiorarmi le labbra, non lo fece con delicatezza ma per qualche strana ragione risultò comunque piacevole.

I suoi occhi verdi come i prati, non erano affatto di aiuto, sopratutto perché mi guardavano con una tale insistenza, che mi facevano sentire nuda e così finii per sentirmi a disagio, quando in realtà avrei voluto infuriarmi.

“ Sei solo un robot è inutile che ti fai carina... una come te non deve piacere a nessuno!” affermò sciogliendomi pure i chignon, la sua voce aveva come al solito quel tono maligno e sgradevole.

“ Sbaglio o ieri hai detto a Sayoko che ti dà fastidio che io sia così bella...” affermai compiaciuta della mia stessa osservazione.

“Sarai anche bella ma rimani comunque un robot!” affermò agitandosi.

“Non capisco, perché ti scaldi tanto?”domandai.

“Io non sono affatto agitato! Figuriamoci ...non ho alcun motivo per essere agitato...” disse cercando di sembrare rilassato, ma si notava perfettamente che era irrequieto.

“Comunque mio padre mi aveva detto di ringraziarti per ieri e così ti ringrazio, ma non per mia volontà! Non farti idee strane! Ci tengo a precisarlo!”

“Si ho capito...” affermai ridendo, mi faceva ridere quel suo strano modo di precisare le cose e di agitarsi.

“Bè cosa c'è di tanto divertente!” affermò cinicamente.

“Nulla!” gli risposi tranquillamente.

“Bene...” sembrava più parlare con se stesso che con me, inoltre quel “bene”l 'aveva detto con un tono di voce per nulla convinto.

Se ne andò dalla mia stanza lasciandomi interdetta per quello strano comportamento, forse era semplicemente pazzo.

 

Il giorno seguente mi ero ripresa, la ferita si era persino rimarginata.

Rimasi piacevolmente sorpresa da tale fenomeno, anche se dopo mi sentii un po' scossa forse aveva ragione quella ragazza che aveva detto che ero un mostro.

Ero guarita in così poco tempo, dovevo per forza essere un mostro o qualcosa del genere.

Itou quella mattina mi chiamò svogliatamente per la colazione e per invitarmi a prepararmi per la scuola.

Lo vidi addentare velocemente una fetta di toast e poi era già pronto a farmi fretta.

“Non farmi fretta! Ho fame!” mi lamentai pronta a divorarmi tutti i biscotti che c'erano posati sul tavolo.

Avevo in effetti un appetito eccessivo quella mattina e poi non aveva senso la fretta di Itou, lui era quello che non aveva voglia di andare a scuola.

Infatti la sua fretta doveva derivare da una certa Sayoko.

Giunti in quell' edificio, Itou salutò alcuni ragazzi e parlarono del più e del meno, delle loro partite di calcio, dalla quale ero tenuta fuori dal discorso e poi si avvicinò a me, Sayoko.

“Dunque sei guarita!” disse allegramente.

“ Si...” affermai con scarso entusiasmo, non sapevo bene cosa avessi, ma ero improvvisamente triste.

Piansi senza una vera ragione, davanti gli occhi stupiti di Sayoko e persino Itou si accorse delle mie calde lacrime immotivate e interruppe i discorsi di calcio con gli altri ragazzi.

Corsi via per quel giardino senza una metà precisa, volevo semplicemente scomparire.

Il braccialetto in teoria avrebbe dovuto impedirmi di allontanarmi da Itou, ma stranamente non reagii così pensai che forse ero libera da quel vincolo robot e padrone e così pensai che potevo fare e andare dove volevo, poi però ci pensai su.

Dove potevo andare? Cosa potevo fare? Non avevo soldi, né amici né famiglia, in realtà senza i Kayashi io non potevo far nulla, diventavo un robot privo di qualsiasi diritto e sarei stata esclusa dalla società.

Osservai i ragazzi e le ragazze di quella scuola, come li invidiavo, ridevano e scherzavano, loro si che potevano essere felici, avevano una famiglia, degli amici, dei ricordi ed erano liberi di fare quello che volessero, liberi di godersi la propria gioventù e liberi di crescere e di crearsi un giorno una propria famiglia. Mentre io...

Le lacrime continuarono a scendere incontrastate dal mio viso, realizzando una sola verità: la mia vita non aveva alcun senso.

Osservai il giardino di scuola, diventare sempre più deserto poiché la campana era ormai suonata e tutti si affrettavano ad entrare.

Io rimasi immobile ad osservare il cielo e i fiori di ciliegio con gli occhi umidi e rossi dal pianto.

Poi ripensai alle parole di Itou, aveva ragione io non dovevo essere bella, a cosa serviva tanta bellezza se poi tale bellezza non poteva essere amata ed apprezzata da nessuno?

Scavalcai il cancello di scuola e me ne andai via senza una meta ben precisa.

Girovagai per le strade di Tokyo, osservai il traffico e sentii il rumore dei clacson suonare poi qualche autista insultarne un altro perché perdeva tempo e non si affrettava a guidare.

Vidi un gatto nero dagli occhi verdi, osservarmi e miagolare, tutti i passanti che lo avevano visto per scaramanzia cambiavano strada non appena lo vedevano.

Io mi avvicinai a lui per accarezzarlo, si lasciò accarezzare senza problemi, continuando a miagolare in un modo molto dolce.

“Povero gattino tutti ti disprezzano solo perché sei nero... ti capisco anche a me, mi trattano tutti malamente solo perché sono un robot...”

Dopo un po' osservai quegli occhi color smeraldo, che mi ricordarono gli occhi di Itou e mi rimisi a piangere, poi però mi calmai, anche se aveva i suoi stessi occhi, lui era diverso da Itou.

Camminai con il gattino fra le braccia, sembrava avere fame così cercai qualcosa da potergli dare da mangiare, ma non trovai nulla e non avevo soldi con me.

Poi fui attirata da un locale pieno di luci in cui fuori da esso stavano delle ragazze vestite con minigonne e calze a rete e con degli abbigliamenti che mettevano ben in mostra cosce,seno e fianchi.

Notai i braccialetti di metallo che portavano al polso e dalla quale intuii che erano dei robot come me.

Poi vidi un uomo più grande fumarsi una sigaretta anche lui aveva un braccialetto e dava degli ordini alle ragazze,mentre degli uomini parlavano con lui.

Dopo un po' le ragazze entrarono nel locale insieme agli uomini che avevano parlato con quell'altro, che sembrava essere il loro padrone.

Poi quell'uomo finii la sua sigaretta e incrociò il mio sguardo.

Si avvicinò a me dicendomi “Lo sai che sei propria bella!”

Io lo osservai, non sembrava un tipo di cui fidarsi, era robusto e aveva un espressione cattiva, però quando aveva detto quella frase mi ero lasciata cullare da quel complimento ignorando il suo aspetto e la sua espressione poco rassicurante.

“E che bel gattino!” disse accarezzando il gatto,ma non appena lo accarezzò il gatto gli morse il braccio e si buttò per terra andandosene via, lasciandomi sola con quell'individuo.

“Dannato gattaccio!” affermò massaggiandosi il braccio ferito.

“Mi dispiace...” affermai dandogli un fazzolettino che avevo sulla cartella di scuola.

“Grazie!” affermò sorridendomi, prendendo il fazzolettino per asciugarsi la ferita dalla quale usciva del sangue.

“Sei un robot smarrito?”mi domandò guardando il braccialetto.

“Si più o meno...” affermai incerta.

“Io posso darti un lavoro... potrai guadagnare bene, credimi!” disse con un espressione piuttosto rassicurante.

“Ma io...” affermai incerta.

“Su avanti non ti preoccupare!” disse stringendomi il braccio e trascinandomi dentro quel locale.

Purtroppo non ero neppure in grado di fare resistenza e forse non avevo neanche voglia di fare resistenza, dopotutto sembrava un tipo apposto, poi aveva detto che ero bella.

Insomma ero stata fin troppo ingenua.

Il locale era pieno di ragazze robot come me, truccate e con degli abiti succinti, c'è ne erano alcune che indossavano dei corpetti rossi e dei reggicalze oppure altre che ballavano e si strusciavano su un palo mentre un pubblico di uomini le acclamava.

Lui mi portò in una stanza riservata in cui c'era un letto e le pareti erano scure, poi mi fece sedere su una sedia e prese un oggetto di metallo appuntito posandolo più volte sul mio braccialetto.

Sentii una forte scossa e poi vidi il braccialetto spezzarsi.

Lui me lo tolse e poi stava per mettermene un altro.

In quel momento cercai di scappare e di liberarmi, rendendomi conto che non dovevo fidarmi di quel tipo, perché voleva farmi diventare un suo robot. Ma in quello stesso momento comparvero due uomini che mi tennero' ferma e così non ebbi modo di liberarmi.

Il braccialetto ormai mi era stato messo e non avrei più potuto fare nulla, ero diventata il robot di quell'uomo.

Dopo ebbi modo di capire in quale guaio mi fossi cacciata, sentendo dei gemiti provenire dalle altre stanze.

“Mettiti questo!” disse l'uomo che era diventato il mio padrone, disse dandomi un corpetto nero plastificato e un reggicalze, poi mi diede anche dei tacchi spillo.

Controvoglia mi vestii in quel modo davanti a lui.

Sentii le mani dell'uomo toccarmi viscidamente mentre mi ero ormai vestita.

“Voglio tornare a casa!” affermai cercando di sottrarmi da quel vincolo, quel maledetto braccialetto, mi mandava delle scosse violentissime non appena solo pensavo di voler tornare a casa Kayashi.

“Spiacente non puoi più farlo!” affermò l'uomo toccandomi i seni.

“Smettila!” dissi togliendo le sue mani dai miei seni, ma un'altra scossa violenta mi colpii facendomi perdere i sensi.

Non appena mi risvegliai me lo ritrovai sopra di me, che mi stava togliendo i vestiti di dosso, cercai inutilmente di fare resistenza, ma le scosse del braccialetto erano più forti della mia stessa volontà.

“Mia cara devi fare pratica prima di divertiti con i clienti!” affermò ridendo.

Fortunatamente nello stesso momento in cui stava per sbottonarsi i pantaloni, un ragazzo lo chiamò dicendogli che c'erano dei clienti che volevano parlargli.

“A dopo piccola micetta!” disse suscitandomi una sensazione di ripugnanza.

Rimasi in quella stanza per ore, osservai la parete con una tristezza dipinta sul viso, incominciavo a sentirmi sempre più vuota.

Forse era meglio quand'ero a casa dei Kayashi, almeno lì non mi avevano mai fatto del male,ok non mi trattavano bene, però almeno non ero mai stata trattata in quel modo terribile.

O forse non erano i Kayashi, era semplicemente quel mondo dalla quale mi sentivo estranea che non mi piaceva.

Essere un robot mi faceva sentire a disagio e strana davanti agli altri, come se avessi qualcosa di sbagliato e per questa ragione tutti si sentivano in dovere di giudicarmi e guardarmi malamente.

Iniziai a ripensare al peso dello sguardo dei compagni di Itou, all'atteggiamento di Itou e ai suoi amici che mi trattavano come se fossi una bambola.

Poi però pensai a Sayoko e a Yoto, loro erano state le sole persone ad accogliermi e a trattarmi come se fossi una loro simile e a causa della mia ingenuità non li avrei mai più visti.

Ripensai ai loro sorrisi e alle loro attenzioni e così mi scesero' nuovamente le lacrime agli occhi.

Dopo quelle lunghe ore trascorse ad osservare il vuoto e a riflettere su quanto la vita di un robot potesse peggiorare in un solo momento, comparve il mio nuovo padrone, pronto per farmi del male.

Poi quando mi tolse le mutandine disse piuttosto sorpreso “Ma sei vergine...” e così di colpo smise di fare quello che stava facendo.

“Questo cambia le cose! Un robot vergine, wow! Tu varrai una fortuna, poi sei così ben fatta...sei davvero un'opera d'arte!” disse rimettendomi le mutandine.

“Chi ti ha fatto così figa?” domandò guardandomi con quella sua espressione torva e per nulla piacevole.

Non volli rispondere, rimasi in silenzio, mentre lui si faceva insistente,ma io continuavo comunque a non rispondere il solo pronunciare quel nome mi rendeva malinconica.

Improvvisamente volevo tornare a casa dei Kayashi, lì almeno ero trattata non dico con rispetto, ma non mi avrebbe mai molestato nessuno,almeno di questo ne ero certa.

Poi ripensai a quella volta io seduta tra le gambe di Itou e le sue mani che mi stringevano i fianchi e poi quegli occhi verdi che mi osservavano, chissà perché in quel momento ripensandoci trovavo conforto in quelle due semplici immagini, poi però se ripensavo al suo tono acido e a tutte le cattiverie dette da parte sua tornavo ad essere triste.

Ogni suo gesto mutava il mio stato emotivo e questo mi infastidiva, lui chi era per potersi permettere di rendermi felice o triste con una sua semplice frase o con un gesto?.

Lui non era nessuno, sopratutto adesso, non era neppure più il mio padrone!

Già, avevo perso qualsiasi legame che mi tenesse unita a lui e invece di esserne contenta, tutto ciò mi rendeva l'animo amaro.

“Ah, stasera devi fare uno spogliarello e cerca di metterti un espressione allegra, sembra che ti è morto il gatto!” commentò in un tono acido.

Adesso sapevo cosa significava avere un tono acido e maligno, Itou in confronto era la dolcezza fatta persona.

Dopo mi portò in un'altra stanza dove c'era un robot come me, sembrava essere abituata alle molestie di lui e finiva per assecondarlo, rimanendo indifferente a tutto ciò che faceva.

“Eccola qui, istruiscimela per bene! E poi stasera vieni nell'altra stanza che ci divertiamo un po' io e te!” disse ambiguamente sorridendogli, la ragazza forzatamente gli rispose “Oh ma certo non vedo l'ora!”

Non appena se ne fu andato, la sentii dire “ Stronzo!”

Dopo la sua attenzione si soffermò su di me e disse “Quindi tu sei nuova” affermò con un espressione scocciata.

Annuii senza voler aggiungere altro.

“Sei silenziosa... ecco in questo mestiere... la cosa migliore è parlare poco, annuire sempre e fingere di essere eccitata...” disse amareggiata.

“Anche tu sei stata portata qui con l'inganno?” domandai osservando la sua espressione del viso per nulla contenta di quello che facesse.

“No, non è andata così... il mio padrone si è stancato di me e così mi ha venduto a Rinsaki”

“Ah, ho capito” affermai scossa dalla sua risposta.

“E tu? Sei un robot così ben fatto, mi pare strano credere che il tuo padrone si sia stancato di te! Poi hai quest'aspetto così innocente, sembri proprio una bambola...”

“Io veramente sono scappata dal mio padrone, non lo sopportavo...” ammisi versando lacrime amare.

“Sei scappata? Sul serio?” domandò colta alla sprovvista.

“Ti trattavano peggio di qui?” chiese lei mettendo il coltello sulla piaga.

“No... non so cosa mi ero messa in testa, ma volevo andarmene e speravo di poter finalmente essere libera e invece” affermai singhiozzando.

“Invece sei finita in una gabbia ben peggiore di quella in cui eri” concluse lei.

Mi abbracciò forte mentre piangevo, così mi sentii un po' meglio, anche se la disperazione continuava a rimanere dentro di me,anche se non era più impressa nei miei occhi, quella angoscia l'avrei portata sempre dentro al cuore.

Dopo mi spiegò cosa dovevo fare, facendomi vedere come ballare e strusciarmi su quel palo e poi mentre si perdeva in quelle movenze eccessivamente provocanti, iniziava a togliersi vestiti lanciandoli verso di me.

Poi la sentii simulare dei gemiti, poi leccò il palo e voltandosi verso di me mi guardò con un fare provocante lanciandomi le sue mutandine.

“E' questo che devi fare... la squallida porca...” disse con un espressione carica di rabbia.

“Ma ti pagano per questo?”

“No, tutti i soldi se li prende il nostro benefattore Rinsaki!” affermò in tono aggressivo.

“Hai mai provato a scappare da qui?” le chiesi,mentre si stava rivestendo.

“No, è impossibile ci sono troppi uomini che ci sorvegliano e poi abbiamo questi dannati braccialetti che ce lo impediscono... comunque ci sono ragazze che ci sono riuscite, ma non per raccontarlo...le ha uccise...e poi altre invece si sono suicidate...”

“Ma questo è inumano...” affermai rabbrividendo.

“Purtroppo per noi robot... nulla è da considerarsi inumano...non siamo altro che i loro giocattoli...gli umani credono di poter disporre di noi come meglio credono perché ci hanno creato loro...”

“Si ma...” affermai bloccandomi di colpo, non sapevo più che altro dire.

In realtà mi ero lamentata sempre di Itou, non sapendo quale altro trattamento venisse riservato agli altri robot e adesso sapevo che in confronto io ero trattata come una principessa.

Ero stata così irriconoscente, pretendevo di essere trattata come un essere umano, quando c'era chi stava peggio di me!

E adesso mi trovavo in questa situazione orrenda, così ad un certo punto sperai che fosse solo un brutto sogno dalla quale presto Itou mi avrebbe risvegliato e poi saremmo andati insieme a scuola come al solito. Lui mi avrebbe trattato male ancora una volta,ma in quel momento non mi sarebbe più importato, poteva anche offendermi, mi andava bene qualsiasi cosa, l'importante era non trovarmi mai più in un luogo simile.

Il tempo trascorse repentino, avrei tanto voluto fermarlo, ma lui era più forte di me.

Si era già fatta mezzanotte, il tempo era passato troppo in fretta e adesso mi toccava spogliarmi davanti a tutti quegli uomini eccitati e sudici.

Ballai come mi aveva insegnato quella ragazza robot, poi incominciai a chinarmi verso il palo e a togliermi i vestiti cercando di apparire allegra,mentre facevo tutte queste cose, anche se la lacrime mi scesero' ancora una volta dal viso.

Sentii quegli uomini fischiare e guardarmi in un modo perverso, poi chiusi gli occhi per non vedere ciò che stavano facendo,mentre io mi muovevo in quello squallido palco.

Volevo solo dimenticare dov'ero, oppure morire in quello stesso momento.

Sentii tante mani toccarmi,ma non volli comunque aprire gli occhi, se fosse stato possibile avrei tanto voluto perdere qualsiasi contatto con la realtà.

Dopo quello spogliarello, non riuscii più a chiudere gli occhi, mi sentivo sporca dentro per quello che avevo fatto.

Il mattino seguente con gli occhi ancora aperti sentii arrivare il mio nuovo padrone.

“Sei stata brava ieri, mi hai fruttato bene!”

“Lasciami in pace!” urlai,mentre lui mi mollò uno schiaffo in pieno volto.

“Bada a come parli!Sono il tuo padrone adesso non te lo dimenticare!” disse guardandomi con uno sguardo minaccioso.

Dopo comparve un uomo dentro la stanza che gli diede un giornale, dopo sollevò lo sguardo dal giornale per guardarmi.

“Hanno denunciato la sua scomparsa...Rinsaki ci arresteranno!” affermò il ragazzo piuttosto preoccupato.

“Uhm aspetta dunque tu sei un robot che è stato creato da quell'eccentrico scienziato,molto interessante... e il tuo padrone è suo figlio...” disse con un espressione piuttosto rilassata che sorprese il ragazzo.

“Rinsaki ... forse ci conviene sbarazzarcene!” affermò il ragazzo piuttosto agitato.

Non appena sentii quella frase, mi venne un groppo allo stomaco,anche se la mia vita era priva di senso, ero attaccata selvaggiamente ad essa.

“ Ti agiti troppo! Fidati questa è la più bella notizia che potesse mai arrivarci! Ci frutterà un sacco di soldi questo robot!” disse avidamente.

“Ma ci denunceranno...ci arresteranno...” balbettò il ragazzo.

“No, fidati...quelli lì sono ricchi sfondati... e preferiranno risolvere la questione in modo tranquillo senza correre il rischio che uccidiamo la loro cara Echiko...”

“E se non fosse così?” domandò il ragazzo continuando ad agitarsi.

“Piantala! Si fa come dico io...” affermò lui incominciando ad irritarsi.

Da quel giorno mi fu riservato un trattamento speciale, potevo rimanere indisturbata nella mia stanza senza che nessuno mi disturbasse e mi venne portato persino da mangiare.

“Sei un robot sopraffino...immagino che dovrò riportati vergine al tuo padrone...ti vorrà avere pura e intatta...” disse scrutandomi in un modo schifosamente perverso.

“Ti ho portato dei vestiti nuovi...E non dire nulla di quello che ti ho fatto fare, non una parola! Mi devi fruttare tanti soldi, altrimenti non ti faccio andare da nessuna parte! Il tuo padrone dovrà sborsare tanto soldi per riaverti, mi hai capito?”

Indossai quel vestito rosso che mi ricadeva lungo le gambe, non era per nulla volgare anzi sembrava il vestito di una ragazza di brava famiglia.

“E togliti quell'espressione triste...e aggiusta quei capelli da spaventa passeri...devi apparire uguale a com'eri prima di arrivare qui...”

Dopo quella fase preparatoria, digitò un numero dal suo telefonino e poi si perse in una lunga conversazione.

Stava parlando con il padre di Itou, almeno questo mi parve di capire da quello che gli stesse dicendo.

Fui sollevata dall'idea che i Kayashi sarebbero venuti a riprendermi, così senza accorgermene un sorriso mi si dipinse sulle labbra.

“Ecco brava devi sorridere così...devi essere raggiante...” disse Rinsaki posando un'ultima volta la sua mano nei miei seni, non mi sarebbe mancata affatto la sua mano, come qualsiasi altra cosa della sua persona, non mi sarebbe mancato assolutamente nulla di quel posto.

Mi dispiaceva solo per quella ragazza che mi aveva insegnato a fare lo spogliarello e per le altre ragazze infelici che erano costrette a stare in quel brutto posto.

Rinsaki ad una certa ora chiuse il locale, cacciando via i clienti, preferiva rimanere chiuso mentre aspettava il padre di Itou arrivare.

Dopo sentii bussare nella porta del locale, Rinsaki mi fece sedere su una sedia del locale,mentre si affrettava a far entrare Itou e il padre che entrarono in quel locale con un espressione angustiata e per nulla felice.

Gli occhi di Itou si scontrarono con i miei, mi chiedevo a cosa stesse pensando in quel momento.

“Ecco qui la vostra Echiko... come l'avete lasciata!” affermò Rinsaki sorridendo eccessivamente, quel suo comportamento sembrò irritare sia il padre di Itou che il figlio.

“Bè quanto vuole?” affermò il signor Kayashi andando dritto al sodo.

Rinsaki sparava delle cifre esorbitanti, contestatissime dal padre di Itou.

Dopotutto come non dargli torto, dover spendere una fortuna per un robot che era scappato di casa. Chi lo avrebbe mai fatto? Ero un'ingrata! Non mi meritavo tanto! La cosa peggiore è che non ero ironica, pensavo davvero di essere un'ingrata, non mi sentii neppure degna dello sguardo del signor Kayashi e del figlio e così abbassai lo sguardo.

“Volete troppi soldi, per un robot che mi avete traumatizzato... è così pallida prima non lo era...che le avete fatto?” domandò il padre di Itou, mantenendo un tono comunque pacato.

“Papà lascia perdere, dagli quel che vuole e andiamocene...” affermò Itou con un espressione disgustata, come se non volesse avere nulla a che vedere con Rinsaki e volesse uscire in gran fretta da quel luogo.

“Prima toglile quel braccialetto!” affermò il signor Kayashi.

Rinsaki prese lo strumento con la quale mi aveva rotto il braccialetto di Itou e lo usò questa volta per rompere il suo.

Dopo gli diede la somma di soldi stabilita e ce ne andammo via da quel luogo.

Non mi voltai neppure per un istante, ero troppo felice per poterlo fare, ero ormai certa che in quel luogo non ci avrei mai più messo piede.

Ma la felicità fu solo momentanea quando tornai a casa dei Kayashi, riavvertii quell' atmosfera fredda, sopratutto Itou sembrava arrabbiato con me e non ne capivo la ragione.

“Dovrai esserci riconoscente ci sei costata davvero molto...” affermò il signor Kayashi.

“Io non vi ho chiesto niente!” gridai contro il signor Kayashi, ormai arrivata in quella casa.

“Che cavolo hai di sbagliato tu! Perché sei un robot così ingrato?!” domandò il signor Kayashi piuttosto incredulo.

Il signor Kayashi mi mollò uno schiaffo, sembrava pronto ad uccidermi, aveva uno sguardo inquietante che non gli avevo mai visto prima d'ora.

“Papà adesso basta, ti prego! Credo che lei sia sconvolta per tutto quello che è successo... e poi è stata anche colpa mia...l'ho trattata male e lei si è sentita autorizzata a scappare...” affermò Itou prendendo improvvisamente le mie difese.

Chi l'avrebbe mai detto? Così mi sentii ancora una volta ingrata nei suoi confronti, ma nonostante tutto, c'era qualcosa che mi impediva di dimostrare che gli fossi riconoscente, forse era l'orgoglio che mi impediva di ringraziarlo o forse era l'idea che mi avesse difeso perché gli facessi semplicemente pena.

Mi rintanai dentro la mia stanza dalla quale non uscii neppure il giorno seguente, le cameriere mi portavano da mangiare, ma io non mangiavo nulla, lasciavo tutto intatto sul tavolo.

Per quanto cercassi di essere felice e di accontentarmi di non essere molestata, non mi bastava questo, volevo essere trattata come un essere umano, era questo il rispetto che io pretendevo.

Forse ero un robot capriccioso e troppo pretenziosa, che pretendeva di essere riconosciuta perciò che non ero. Per quanto cercassi di accontentarmi, io non ce la facevo.

Io disconoscevo la mia stessa natura, volevo essere trattata da umana perché in fondo io volevo essere umana.

Dopo un po' vidi Itou entrare dentro la stanza.

Non appena il mio sguardo incrociò il suo mi voltai da un'altra parte.

“Echiko, io...” disse con un tono di voce che non gli s'addiceva affatto, sembrava dispiaciuto.

“Hai intenzione di continuare a non degnarmi di uno sguardo?” domandò lui, stringendomi il polso e cercando di mettermi qualcosa, mi voltai per capire cosa fosse, poi vidi il braccialetto che doveva aver ricostruito il padre.

“Io non la voglio la tua pietà! Uccidimi!” urlai infuriata.

“Ma che stai dicendo?” domandò lui.

“Sono un robot disubbidiente... e lo sarò sempre... non posso fare altrimenti...” affermai adirata.

“Ed io ti accetterò così per come sei...” esclamò sedendosi nel letto accanto a me, e iniziando ad accarezzarmi con dolcezza i capelli.

Rimasi imbambolata a guardarlo, non capivo perché improvvisamente aveva assunto un espressione così dolce abbandonando il suo solito sguardo rigido e contratto.

“Tu sei disposta ad accettarmi così per come sono....sei disposta ad accettare un padrone indisponente e scorbutico?” domandò mettendomi terribilmente a disagio, sembrava come se mi stesse facendo una proposta di matrimonio.

“Io non voglio essere il robot di nessuno!” mi affrettai a rispondere.

“E credi di poter essere un robot libero? Echiko per l'amor del cielo, nessun robot può essere libero, così stanno le cose! E tu ne hai già avuto la prova... che non puoi essere un robot libero da qualsiasi vincolo... pensa a quello che ti è successo...” disse furibondo alzando la voce.

“Te lo ripeto...Uccidimi...non voglio vivere una vita del genere! Se non posso essere libera, preferisco morire!” affermai risoluta.

Sapevo che l'unica soluzione era quella e per quanto fossi legata alla vita, avrei preferito morire che tornare ad essere il giocattolo di qualcuno.

“Tu non sai quello che dici...” affermò guardandomi come se fossi ammattita.

“Dimmi una cosa Itou...tu nel mio caso cosa faresti? Sceglieresti di morire con la gloria di non essere più il pupazzo di qualcuno o sceglieresti di vivere una vita meno amata come quella di un robot?”

“Spiacente ma non hai la possibilità di scegliere tra vivere e morire, qui la scelta che ti viene posta è un'altra, ovvero di scegliere tra l' essere il mio robot o di tornare ad essere il robot di uno come quel Rinsaki...”

Dopo quella frase, la paura di tornare in quel postaccio mi paralizzò e mi spinse a dire le seguenti parole: “D'accordo, accetto di essere il tuo robot!”

“Bene, è stato qualcosa di voluto questa volta...” disse mettendomi il braccialetto sul braccio.

Poi mi diede il suo braccialetto per spingermi a metterglielo.

“Perchè non te lo metti da solo...” affermai seccata.

“Voglio che sia tu a mettermelo...” mi rispose con un espressione strana, mi parve sadica.

“Sei così sadico!ti piace tanto ferirmi psicologicamente!” affermai acidamente,mentre gli mettevo quel braccialetto al polso.

“Ok siamo partiti col piede sbagliato...ammetto di averti trattato male...ma non ti pare di esagerare?”

“No! Io ti odio!” affermai con tutto il disprezzo e l'odio che avevo in corpo.

“Mi piaci quando fai l'incazzata devo ammetterlo ti dona...” disse come se si fosse perso nella contemplazione della mia espressione infuriata.

Arrossii di colpo senza volere e lui si mise a ridere, notando il mio rossore, poi disse “ Sei ancora più bella quando arrossisci...sembri uguale a noi esseri umani...”

“Adesso smettila di prendermi in giro!”

“Non ti sto prendendo in giro...” disse avvicinandosi sempre di più al mio viso.

Indietreggiai cercando di allontanarlo da me, ma lui in tutta risposta mi si buttò di sopra e finii per cadere nel letto con lui sopra di me, sentii il profumo della sua pelle avvolgermi.

Poi improvvisamente si rialzò come se avesse riacquistato lucidità e uscii della stanza senza dire nulla.

Quel suo comportamento mi aveva scombussolato emotivamente, non mi sarei più ripresa dallo choc.

E poi io pensavo che almeno a casa dei Kayashi, non avrei corso il rischio di molestie, bè dovevo ricredermi non era proprio così.

Anche se quelle di Itou non si potevano chiamare vere e proprie molestie, non sapevo il perché ma non me la sentivo di chiamarle “molestie”,mi sembrava una parola troppo grossa, poi si era subito tirato indietro...andandosene via dalla stanza, cosa che per qualche strana ragione, parve per un momento dispiacermi.

“Tutta colpa del braccialetto!” Pensai tra me.

Ma per qualche strana ragione non ero neppure più di tanto scontenta come prima, forse mi andava anche bene essere il robot di Itou.

Sempre meglio di essere il robot di quel Rinsaki e poi forse Itou mi avrebbe dato modo di ricredermi su di lui, dopotutto aveva preso le mie difese con il padre e poi forse anche il padre non aveva avuto tanto torto ero scappata e non mostravo neppure un po' di gratitudine per avermi tirato fuori dai guai.

Forse avevo sbagliato, avevo avuto torto sin dal principio, ma ciò nonostante c'era sempre quella parte di me, combattiva che non avrebbe mai voluto sottostare ai comandi di nessuno.

Ma non potevo fare altrimenti, dovevo essere il robot di Itou, questo era il mio destino e non avrei mai potuto cambiarlo, potevo solo sopravvivere come meglio potevo e raggirarlo usando tutte le armi che avessi a disposizione.

Forse aveva ragione Sayoko, mi toccava sedurlo per farlo innamorare di me.

Da quel momento in poi io sarei diventata la padrona e lui il robot, così non sarei più stata il suo giocattolino, dovevo dominare per non essere dominata.

Poi mi tornò in mente quel povero gattino, ora sicuramente doveva essere per strada e doveva essere tutto infreddolito e così mi rattristai per lui.

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Capitolo 5
*** il giorno della mia morte (revisionato) ***


Io e Itou eravamo diretti anche quella mattina verso scuola.

Nessuno dei due sembrava trovare il coraggio di parlare di quello che era successo la sera precedente e così il silenzio regnò sovente per tutto il tragitto finchè non arrivammo al giardino di scuola in cui ci salutò una Sayoko pimpante, poi incrociammo anche Yoto.

Erano tutte e due felici di vedermi, sopratutto Yoto.

“Menomale...alla fine Itou ti ha ritrovata!” affermò lui.

“Ma tu guarda che razza di amici considerano di più il mio robot che me!” affermò Itou seccato.

“ Ciao Itou!” disse Yoto ridendo, anche Sayoko lo disse dandogli il contentino.

“Io con voi due non ci parlo più!” brontolò.

“ Comunque grazie, siete davvero molto gentili a preoccuparvi per me...” affermai incominciando a sentirmi in uno strano disagio.

“Oh, ma che dici...tu sei nostra amica!” affermò Sayoko come se fosse una cosa scontata.

“Certo, perché gli amici di Itou sono anche nostri amici!” aggiunse Yoto.

“Veramente lei non è mia amica,ma il mio robot, ci tengo a sottolineare!” disse Itou austero come sempre.

“Guarda tu sei quello che l'altra notte mi ha chiamato per telefono...e mi hai fatto una testa quanto una casa su quanto fossi in pensiero per lei...” affermò Sayoko.

“Non è affatto vero... e poi sei scorretta... io mi confido con te e tu...ma tu guarda che bella amica!” affermò Itou indispettito.

Scoppiai a ridere non appena sentii tali parole e rivolgendomi a Sayoko ad Itou dissi “ Oh bello scherzo, siete esilaranti tutti e due...”

“Veramente non è uno scherzo!” precisò Sayoko.

“Ma certo che è uno scherzo, non puoi certo credere che lei ci caschi... sa perfettamente che è il mio robot e che non mi preoccuperei mai per lei...” esclamò Itou distaccato e glaciale come al solito.

“Già e non me ne importa un fico secco...” esclamai cercando di assumere anch'io un tono freddo e impassibile.

“Bene!” rispose Itou irritato.

“Bene!” affermai in tutta risposta.

“Bè io comunque ero veramente preoccupato per te!” affermò Yoto guardandomi con quei suoi occhioni castani così languidi e belli, tanto che ne rimasi affascinata.

Al diavolo Itou! C'era sempre Yoto e Sayoko che mi trattavano bene, facendomi sentire un essere umano come loro, avevano persino detto che ero loro amica.

Quella semplice frase destò in me una gioia immensa, era come se improvvisamente avessi trovato il mio posto in quel mondo dalla quale ero preclusa e rifiutata.

“Yoto, non prenderti troppo gioco di lei... poi poverina finisce per crederci...non la illudere!” affermò Itou con cattiveria.

Era incorreggibile! Che antipatico, lo avrei ucciso se solo non avessi avuto quel braccialetto ad impedirmelo.

“Ma io non la sto prendendo in giro, io ero davvero preoccupato per lei!” disse Yoto sorridendomi,mentre Itou lo fulminava con lo sguardo.

“Ah comunque questa sera stavamo pensando di andare al karaoke con tutti gli altri...Echiko ti va di venire?” mi domandò Sayoko.

“Si certo!” affermai istintivamente sorridendo.

“Bene!” affermò Yoto.

“Ei ... che cos'è questa storia...adesso invitate lei...e non me...” protestò Itou.

“Oh ma certo sei invitato pure tu!” affermò Yoto.

“E ci mancherebbe pure che invitate lei e non me...ma tu guarda!” disse sbuffando.

Ero davvero contenta quel giorno, niente avrebbe potuto cambiare il mio buon umore, almeno era ciò che pensavo, ma non appena entrai a scuola insieme ad Itou, Sayoko e Yoto, incrociai i sguardi malevoli di tanti ragazzi e ragazze, li sentii pure parlare tra di loro “ Ancora lei...non se ne era andata...”

Poi entrai in classe salutando Yoto con un cenno con la mano, dato che eravamo in classi diverse,ma mentre stavo per sedermi una ragazza mi passò accanto e mi fece lo sgambetto facendomi cadere a terra,mentre Itou e Sayoko si accorsero' solo dopo che ero caduta.

“Kayashi, le spiacerebbe aiutare il suo robot a rialzarsi ed educarlo meglio... veramente troppo maldestra...” affermò la professoressa in tono velenoso.

Itou annuii e mi aiutò a rialzarmi,mentre la ragazza che mi aveva fatto cadere rideva sotto i baffi e aveva già preso posto facendo finta di nulla, come se fossi caduta da sola e lei non avesse alcuna colpa.

Purtroppo quello fu solo l'inizio, dopo la ricreazione trascorsa piacevolmente sul giardino di scuola con Yoto, Sayoko e Itou, non appena rientrai in classe, trovai il mio libro scritto con un pennarello rosso indelebile.

C'erano scritte frasi minatorie del tipo “Avresti fatto meglio a non tornare! Sparisci stupido robot! Sei un essere inutile...vattene dalla nostra scuola!”

“660, leggi tu!” mi ordinò la professoressa, suscitando in me un eccessivo fastidio dato che mi aveva chiamato con il mio numero identificatore e non con il mio nome.

“Io mi chiamo Echiko!” affermai perdendo le staffe. Su quello non transigevo.

Nessuno avrebbe mai osato identificarmi con un numero, io ero Echiko punto e basta, potevo essere un robot, ma questo non significava che dovessero azzardarsi a calpestare ulteriormente la mia dignità.

“Ma sentitela lei...si chiama Echiko” iniziarono a dire tutti in coro ridendo.

“Adesso basta, silenzio!” urlò l'insegnate poi si rivolse a me “ E tu 660 o Echiko o come diavolo ti chiami, vai fuori!”

Il mio sguardo incrociò quello dei compagni che mi guardavano storto e incattiviti come delle bestie pronte a sbranarmi.

Non riuscivo a capire perché mai suscitassi tanto odio e cosa avessi fatto di male per meritarmi tutto questo, poi mi voltai verso Sayoko che mi guardava con un espressione dispiaciuta,mentre Itou non riuscivo a capire se fosse dalla parte dei suoi compagni o dalla mia.

Uscii dall' aula sbattendo con furia la porta, ero troppo incavolata, non riuscivo più a contenere la rabbia.

“Cos'è quella faccia scura? Ti hanno di nuovo sbattuto fuori?”

Mi voltai per capire chi fosse e poi incrociai gli occhi color castagna di Yoto.

“Hanno cacciato anche te...” dissi con un lieve sorriso dipinto sul viso.

“Si... sono un pessimo soggetto... non seguo mai le lezioni... non sai che palle questi... parlano parlano sempre di numeri, di robe filosofiche e strane...oppure le date, le guerre ma chi se ne frega!”

“Non ti piace proprio studiare...ora capisco cos'hai in comune con Itou...” affermai ridendo.

“In realtà quando mi buttano fuori mi fanno solo un favore, sopratutto se poi ho la fortuna di incontrare te!” disse mettendomi a disagio.

“Ma dimmi un po' ragazzaccia, che cos'hai fatto per farti sbattere fuori?” chiese in tono scherzoso.

“Ma... secondo me in questa scuola sono tutti pazzi...mi odiano senza una ragione, persino gli insegnanti!”

“Io al posto tuo farei qualcosa per farli morire di invidia...” esclamò lui.

“Tipo cosa?” domandai curiosa.

“Non so, tipo qualcosa che sai fare solo tu...in quanto robot e che loro non potranno mai fare...”

“Ma veramente non è che sappia fare grandi cose... anche nello studio...ehm apprendo forse più degli altri...ma non mi pare che abbia chissà quali grandi capacità...”

“Il tuo problema Echiko...è che ti sottovaluti...sei insicura di te stessa...e gli altri ti vedono così insicura e pensano di poter fare quello che gli pare con te”

“No, io credo che ce l' abbiano con me solo perché sono un robot...” affermai rassegnata.

“Non ti piace essere un robot...e questo tuo disagio lo rifletti sugli altri, dovresti invece mostrarti orgogliosa di quel che sei e far capire agli altri che non ha senso trattarti male...”

“Ma cosa sei uno psicologo?” domandai scioccata.

“Mio padre fa lo psicologo, se vuoi ti faccio fare qualche seduta gratis!” affermò in tono ironico.

“Uno psicologo che analizza la testa di un robot... uhm...esistono psicologi che lo fanno?”

“Esiste di tutto, ormai non mi stupisco di niente!” esclamò lui.

Era bello parlare con lui, era come se tutti i problemi non avessero' più valore, era come se non esistesse più nulla che potesse preoccuparmi e farmi male.

Lo ringraziai e lui mi guardò sbalordito “Non devi ringraziarmi di nulla...io ci sarò sempre capito... l'importante è che non scappi più...”

“Grazie” continuai a ringraziarlo, ma dopo il quarto grazie si infuriò.

“ La smetti! Non devi ringraziarmi di nulla, siamo amici!” disse abbracciandomi.

Il suo gesto fu del tutto inaspettato, ma nonostante tutto non tardai a ricambiare.

Nascosi il mio viso paonazzo nel suo petto, poi finii per sentire un tum tum tum provenire dal suo petto, era così forte, doveva essere il battito del suo cuore.

Dopo però fummo costretti a tornare nelle medesime classi e poi lo rividi solo all'uscita da scuola, poi prima di salutarmi insieme a Sayoko, disse “Quindi ci vediamo stasera!” io annui sorridendogli, mentre Itou ci osservava con uno sguardo di assoluta disapprovazione.

Non appena ci allontanammo da scuola, prese la parola.

Di solito non aveva tutta questa gran voglia di dialogare con me, quel suo comportamento era fuori dall'ordinario, ma ero sicura che non dovesse dirmi nulla di piacevole, così mi preparai a non ascoltare neppure una parola di quello che avesse da dirmi.

Volevo tapparmi le orrecchie e pensare a qualcosa di meglio, qualcosa che non avrebbe rovinato il mio buon umore come sapeva fare bene Itou, era un maestro in questo.

Sapeva compromettere il mio buon umore in un breve lasso di tempo e non volevo più permetterglielo, ma ciò nonostante ero curiosa di sapere cosa avesse da dirmi.

“Echiko...” disse per introdurre il discorso.

“Su avanti spara...dai dii la tua cattiveria del giorno, come se oggi non mi fosserò bastate quelle dei tuoi compagni...” affermai pronta a ricevere quel colpo basso.

“E poi dicono che sono io il prevenuto...” affermò ironico.

“Bè perché non dovevi dirmi qualcosa di cattivo?” domandai.

“Volevo solo dirti di andarci piano con Yoto...” affermò lui guardandomi in un modo incomprensibile.

“Che cosa vuoi dire... non capisco...” affermai seccata.

“ Temo che lui si stia innamorando di te...” esclamò facendosi di colpo serio.

Arrossii per quella sua assurda deduzione e poi mi irritai rispondendogli con un “Bè e anche se fosse?”

“Forse dimentichi che Yoto è un essere umano e tu sei un robot...tra di voi non potrebbe mai funzionare!” affermò fermamente convinto di quello che stesse dicendo.

“ Comunque non sono cose che ti riguardano!” affermai con irritazione.

“ Invece è qui che ti sbagli lui è il mio migliore amico e tu sei il mio robot, la cosa mi riguarda e come! Non lascierò mai che il mio migliore amico faccia una stronzata del genere e per giunta con il mio robot, mi sentirei troppo colpevole!” ne parlava come se fosse una disgrazia.

“Sei troppo apocalittico...guarda che non c'è comunque nulla fra di noi e anche se ci fosse qualcosa tra di noi... ciò non causerà mica la fine del mondo...” esclamai scocciata e poi aggiunsi tagliando corto“E comunque non capisco neppure perché io debba giustificarmi con te! Questa conversazione è assurda, mi rifiuto di continuarla!”

“E invece...è qui che ti sbagli...Yoto mi sta a cuore, se tu e lui vi metteste insieme...sarebbe oggetto anche lui del bullismo che viene fatto a te...non lo capisci...potresti rovinargli la vita...”

“Ah...capisco...” affermai scossa da quelle sue ultime parole.

Poi però gli urlai contro “E che dovrei fare? Devo stare alla larga da tutti come una lebbrosa, perché altrimenti tutti quelli che diventano miei amici verranno presi di mira?!”

“Più o meno questa era la mia idea!” affermò cinicamente.

“Non è che invece ...tu sia per caso geloso?” domandai adirata.

“Geloso io? Di chi? Di te? Ma per piacere!” disse scoppiando in una fragorosa risata.

“Guarda che hai detto tutto tu! Io intendevo geloso dei tuoi amici...ti dà fastidio che loro mi considerino loro amica...”

“Ma figurati...non sarà certo un robot a portarmi via i miei amici!” affermò stizzito.

“Bene allora perché preoccuparsi tanto?” gli domandai mettendolo in difficoltà.

Lui tardò a rispondere e poi concluse dicendo“Io mi preoccupo solo per Yoto...”

Dopo mi incominciò a farmi male la testa, iniziavo a vedere tante immagini scorrere veloci dentro la mia testa, un ragazzo che correva verso qualcuno, verso una ragazza, poi lo sentii pronunciare quel nome “Aiko!Ti ho presa!” disse sorridendo e stringendola fra le sue braccia, avvertii il calore di quelle imponenti braccia, era tutto così reale e come se fosse stato un momento vissuto da me stessa, anche se sapevo bene che quella ragazza non ero io.

“Aiko io ti amo!” disse stringendomi ancora fra le sue braccia, provai una stretta al cuore non appena nella mia mente rivivevo quella scena.

Era tutto così reale, come se non fosse altro che un ricordo, ma io non potevo avere ricordi...ero un robot.

“Echiko! Echiko!” disse Itou riportandomi alla realtà.

“Itou io non posso avere ricordi...io sono un robot ricordi non ne ho?! Giusto?” gli domandai.

Lui mi osservò con un espressione inquieta poi mi domandò tradendosi da solo “Hai ricordato qualcosa?”

“Quindi io ho dei ricordi... e come faccio ad avere dei ricordi...se mi ha creato tuo padre...” affermai stupita.

“No, è solo che può esserci stato qualche errore... forse hai ricordi di qualche altro robot dentro la testa...mio padre deve aver combinato qualche casino...” disse correggendosi, ma non mi aveva affatto convinto.

“Mi stai nascondendo qualcosa...tipo quale rapporto c'è tra me e Aiko Moemi...tu lo sai non è vero?” lo interrogai agitata, volevo sapere ed ero disposta a tutto pur di sapere, finii per stringerlo per il colletto della camicia, stranamente la scossa elettrica non me lo impedii, forse era più forte la mia voglia di sapere, che non era in grado di fermarmi neppure il condizionamento del braccialetto.

“Echiko mi stai soffocando...” rispose con quel po' di fiato che gli era rimasto.

“E tu rispondi alla mia domanda!” affermai allentando la stretta.

“Se te lo dico...prometti di non dirlo a mio padre, lui andrebbe su tutte le furie se scoprisse che te l'ho detto...”

“D'accordo... non glie lo dirò...” dissi togliendo le mani dal colletto della sua camicia.

“Ecco in realtà tu prima di diventare Echiko, eri umana. Ti chiamavi Aiko Moemi, poi però un giorno sei finita coinvolta in un inspiegabile sparatoria insieme ad una tua amica di infanzia, siete morte tutte e due.

L'unica differenza è che tu sei stata riportata in vita da mio padre che ti ha fatto diventare per metà robot, poi ti ha cancellato tutti i ricordi della tua vita passata e poi ti ha cambiato aspetto attraverso l'aiuto di un chirurgo plastico, rendendoti irriconoscibile così i tuoi familiari non avrebbero potuto riconoscerti...”

Non appena mi disse queste esatte parole, iniziai a ricordare, la mia migliore amica, si chiamava Liriko, ci conoscevamo dalle medie.

Iniziai a ricordare tutti i momenti passati insieme a lei a ridere e a scherzare.

Poi ricordai quel giorno di pioggia, in cui eravamo uscite di corsa da scuola e correvamo con in mano un solo ombrello mezzo rotto, cercando inutilmente di non bagnarci.

Eravamo dirette verso casa, abitavamo nello stesso quartiere, io abitavo a pochi passi di distanza da casa sua.

Quel giorno ridevamo nonostante fossimo bagnate fradicie, riuscivamo a cogliere in qualsiasi situazione il suo aspetto divertente.

“ Ho tutti gli stivali fradici...” disse Liriko lamentandosi.

“L'acqua mi è entrata dentro i calzini!” risposi io ridendo.

“Ma che stivali fasulli hai!” commentò Liriko sgnignazzando.

“Chiedilo a mia madre, lei me li ha comprati!” scoppiai a ridere pure io.

“Oh stai attenta con questo ombrello...che mi stavi prendendo l'occhio!”

“Scusa!” affermai cercando di tenere l'ombrello in una posizione stabile, senza muoverlo eccessivamente, ma non ero in grado di tenerlo fermo e Liriko disse “Vabbò lo tengo io, che tu al solito hai il morbo di parkinson”

“Ai! Mi hai preso la testa! Stai attenta pure tu!” affermai io.

Dopo Liriko mi propose di prendere da una scorciatoia deserta che eravamo solite a fare per arrivare prima a casa. Non c'era mai successo nulla in quella strada, a parte qualche stupido che cercava di abbordarci, che noi mandavamo a quel paese, per tale ragione avanzavamo tranquille.

Ma quel giorno, incrociammo due tipi vestiti di nero che indossavano delle maschere nere che serviva a coprirgli il viso e a renderli inedentificabili. Questi due rimaserò immobili sul marciapiede per bloccarci il tragitto.

Noi cambiammo lato allontanandoci da quei strani tipi.

Acceleravamo il passo tentando di seminarli, ma ci raggiunserò subito dopo e poi vidi uno di loro impugnare un fucile.

Si mise a sparare dalla parte di Liriko, istintivamente mi misi in mezzo per proteggerla e mi beccai la pallotola che era rivolta a Liriko.

Iniziai a sentire un dolore lancinante sul petto,mentre Liriko mi osservò con le lacrime agli occhi e poi si avventò contro quei due come un kamikaze inferocito, avendo intuito che io stavo per morire, volle morire insieme a me.

Ricordando quel momento, le lacrime mi sceserò dirompenti dal viso, poi la rabbia si impossessò di me.

Perché io e Liriko eravamo state uccise, tuttociò non aveva senso, quei tipi mascherati cosa volevano da noi?

Poi vidi la pioggia cadere giù dal cielo, come quel giorno, il giorno in cui io e Liriko eravamo state uccise in quel modo così insensato.

“Echiko va tutto bene?” mi domandò Itou, mentre rimanevo immobile ad osservare la pioggia cadere, lasciandomi bagnare da essa.

“Dopo quello che mi hai detto credi che io possa stare bene...e sopratutto dopo quello che ho ricordato...”

“Sarà meglio ripararci da qualche parte” propose lui, prendendomi per mano.

Solo dopo che mi portò sotto un portico, si rese conto di avermi stretto la mano e finii per ritrarla, però non lo fece con sdegno, mi parve averlo fatto con imbarazzo.

“Quindi in realtà io ho una famiglia...e pure un ragazzo...” affermai di colpo, ricordandomi i miei genitori, la mia mamma con le sue abitudini strampalate e il mio papà un tipo silenzioso ma comunque affettuoso a modo suo e poi le mie due sorelle Yuri ed Inaki.

Poi c'era il mio ragazzo, era carino, un po' robusto,però ero alto ed era anche carino, mi piaceva un sacco con quel suo naso a patata e con quei suoi occhi castani e piccoli, ma così penetranti e lucenti, poi era anche un tipo che aveva sempre la risposta giusta per tutto, non facevamo altro che scherzare e provocarci a vicenda, ci divertivamo un mondo a prenderci in giro.

“No, ormai loro non sono più la tua famiglia...ormai tu non sei più Aiko, non hai solo il viso e il corpo diverso,ma anche caratterialmente sei cambiata... Tu non sei più Aiko, adesso sei Echiko il mio robot!” disse lui guardandomi dritto negli occhi.

“No...”affermai flebilmente tremando mentre lo dicevo, tremavo dall' angoscia e dal rifiuto che provavo per quello che ero diventata.

Avrei preferito non essere riportata in vita, se poi la mia vita doveva ridursi all' essere il burattino di qualcuno.

“Mi fate schifo...tu...tuo padre.. Per prima cosa tuo padre che mi hai cancellato i ricordi...e poi tu che hai retto il suo gioco...” gli gridai tutto il mio disprezzo.

“Lo sapevo non avrei dovuto dirtelo...” mi parse turbato, mentre lo diceva.

Se voleva incantarmi con quella sua espressione, non ci sarebbe riuscito, non mi sarei lasciata abbindolare tanto facilmente da un verme come lui.

“Mio padre voleva farmi un regalo di natale...credeva che regalandomi un robot, avrebbe compensato con la mancanza di mia madre...lui invece credo che non abbia capito niente di me...”

“Oh poverino quanto mi dispiace, che tu non abbia superato il tuo complesso di edipo!” affermai acidamente, non sopportando il fatto che volesse fare la vittima e che volesse essere compatito, perché io non lo avrei fatto: io non lo avrei compatito, perché la vittima della storia qui ero io e non lui.

“Non voglio la tua compassione...stavo solo cercando di spiegarti perché mio padre ti ha riportato in vita, forse così avresti cercato di capire perché ti è stato fatto tutto questo...” mentre lo diceva mi parve farsi cupo e triste,ma ciò nonostante volli rimanere indiferrente, perché ero certa che stesse fingendo.

“Non è minimamente giustificabile quello che mi è stato fatto!” esclamai furibonda.

“Guarda che mio padre ti ha solo riportato in vita! Non è mica stato lui ad ucciderti, lui ti ha solo dato una seconda vita!”

“Mi ha dato una seconda vita, e che seconda vita, guarda glie ne sono debitrice...ma fammi il piacere, avrei preferito non tornare in vita...se era questa la vita che doveva darmi!” affermai in tono velenoso.

Dopo un po' Itou tirò fuori dalla sua tasca, quella pistola, quell'arma che tutti i padroni portavano con sé qualora decideserò di sbarazzarsi del proprio robot.

Me la puntò contro, mentre lo faceva mi osservava con i suoi occhi verdi che sembravano voler ridurre in brandelli la mia immagine.

“Bene, non volevi questa vita, allora che ne dici di morire!” affermò completamente fuori di sé,continuando a puntarmi quella pistola contro.

“Uccidimi, forza!” lo provocai.

Non avevo alcuna intenzione di rimanere legata saldamente ad una vita che non mi apparteneva.

“Credi per caso che io non ne sia capace?” domandò agitato.

“Quello che non riesci a capire è che preferisco morire che essere il tuo robot!”

“Dosa bene le parole...se non fosse stato per me...saresti ancora da quel Rinsaki...a fare la puttana in quel locale!” disse continuando a stringere la pistola tra le mani.

Le mani però gli tremarono non appena cercava di avvicinare le dita al grilletto, lui mi guardò dritto in faccia cercando di non lasciar trasparire nulla dei sentimenti che stava provando, però quelle mani tremanti suggerivano che non fosse convinto e che avesse paura di sparare.

“Pensavo che Yoto e Sayoko ti avesserò reso felice... allora perché vuoi morire?”

“Bè sarebbe la cosa migliore, in questo modo non ti rubo gli amici e non faccio innamorare il tuo migliore amico di me”

“Mi sembra una soluzione troppo estrema... e poi se ricompare quella tizia dagli occhi blu,chi è che mi salva la vita...” disse meditando seriamente su quell'eventualità, così riposò la pistola dentro la tasca.

“Sei meschino!” lo insultai.

“Eh ma se devo uccidere qualcuno ne devo trarre qualche vantaggio, non degli svantaggi!” esclamò bruscamente.

Dopo ritornammo a casa, tutto si svolse come al solito, la solita routine il pranzo con il padre che poneva al figlio i soliti quesiti alla quale Itou rispondeva inventando delle stronzate colossali.

“Oh si oggi abbiamo avuto un compito e mi è andato bene!”

Che bugiardo! Ma la cosa assurda era che bleffava con convinzione, sembrava crederci persino lui alle cazzate che raccontava al padre.

“Ah papà io questo pomeriggio vado a studiare con Sakura...”

“Porta con te Echiko...” disse il padre facendo intuire che il suo non era un consiglio, ma un ordine.

“Papà, ma...” controbatteva Itou, il padre lo interruppe subito “Non si discute, metti caso che si fa vivo quel robot dagli occhi blu e poi...voglio assicurarmi che tu vada seriamente a studiare, perché dai voti che hai non si direbbe!”

“Ma oggi ho recuperato con quel compito...” esclamò lui cercando di salvarsi con quella frase, ma il padre disse “Ho fatto una chiamata a scuola. Ho parlato con il preside e mi ha detto tutto... mi ha detto che non hai recuperato di una virgola...”

“Papà poi quello non mi sopporta è normale che ti può dire solo cose brutte di me...”

Il padre non gli stava più dando retta, poi si rivolse verso di me dicendomi “E tu non lo coprire! Vabbè anche se lo farai lo verrò a sapere! Capito Itou? Verrò a sapere se Echiko ti sta coprendo, quindi vedi seriamente di andare a studiare e di non andare fare altro come al tuo solito...”

Le raccomandazioni del padre servirono a poco, mi ritrovai a casa di una ragazza estranea, che non aveva una casa un po' malridotta, sembrava cadere a pezzi,il parquet poi faceva dei rumori per nulla confortanti, sembrava che potesse rompersi da un momento all'altro.

Poi pure lo sguardo di questa, non era affatto bello, mi squadrò dalla testa ai piedi.

“Così questo è il tuo robot...” disse poi continuando a guardarmi fisso.

Avrei tanto voluto capire cosa stesse cercando con tanta insistenza su di me.

“Oh ma insomma Itou io riesco a far uscire miei da casa e tu mi porti il tuo robot! Ma che hai dentro quella testa bacata!” sbuffò lei, facendo l'offesa,mentre lui si voltò verso di lei stringendole la mano.

“Non è colpa mia, passerottino mio!” disse Itou con un tono di voce spaventosamente dolce, ma così dolce da far venire la carie ai denti.

Aspetta lui era quello che aveva cercato di spararmi? Era lui no? Oddio, che cos'era quella transformazione improvvisa, lo preferivo di gran lunga quando faceva l' insensibile.

Osservai la ragazza, non aveva niente di particolare a parte quella quarta di seno che sembrava richiamare più volte l'attenzione di Itou.

“Vabbè possiamo sempre andare nella tua stanza e lasciare lei qui in cucina...” esclamò lui incominciando a baciarle il collo con fare seducente.

Mi voleva far morire adesso, non mi aveva ammazzato prima e stava cercando di farlo ora, facendomi vedere quell' abominevole inciuciamento fra lui e quella lì.

“No ei aspetta, io rimango qui e voi cosa... no cioè io , dovrei stare qui ad appalarmi mentre voi...oddio non voglio neppure saperlo cosa dovete fare!”

“Tu guarda un po' di tv!” affermò Itou, mentre mi mollava lì per andarsene con quella ragazza dentro la sua stanza.

“Tu guarda un po' di tv!” lo imitai irritata.

Accesi il televisore e mi guardai un anime, anche se in sottofondo all'anime incomiciai a sentire scricchiolii di letto e poi gemiti vari della ragazza e di Itou.

Che cosa sgradevole! Ma tu guarda se dovevo trovarmi pure in questo genere di situazioni!

Questa me l'avrebbe pagata cara!Giuro su Dio che me lo avrebbe pagata cara, oppure sul santo protettore dei robot, ammesso o concesso che ne esistesse uno che questa era l'ultima volta che accadeva una cosa del genere.

Uhm e poi al padre cosa avrei dovuto raccontare? Ma guardi suo figlio ha studiato alla grande, si dà veramente da fare con lo studio! Che amarezza!

Mi addormentai sul tavolo di quella cucina,mentre guardavo la televisione, aspettando che Itou finisse prima o poi di fare quello che stesse facendo con quella lì.

Dopo un po' sentii una pacca giungermi sulla spalla, era Itou.

“Possiamo andare!” disse disturbando il mio sonno.

Riaprii gli occhi e mi rialzai,salutando la ragazza forzatamente, anche lei lo fece con scarso entusiamo, poi si fiondò tra le labbra di Itou e rimaserò incollati così per circa una mezzora.

“Oh Itou, tu mi hai svegliato e ora ce ne andiamo!” esclamai indispettita tirandolo per un braccio,mentre si stava ancora baciando quella lì.

Mi toccava pure vedere quegli squallidi slinguazzatamenti e sentire lui dire “ Mi spiace passerotto, ma devo andare!” poi prima di andarsene gli diede delle banconote tra le mani.

Usciti da quella casa, persi il controllo e gli strillai contro:

“Non ho capito... cosa sia peggio che tu vada a letto con quella mentre sei innamorato di Sayoko o che per giunta la paghi per andarci a letto...e poi volevo essere tenuta fuori da situazioni del genere!”

“E' stata colpa di mio padre... io non posso farci nulla...” esclamò come se lui fosse del tutto innocente.

“Ascoltami bene! Non dovrà ripetersi mai più una cosa del genere che io debba stare in una stanza a guardare la tv, mentre tu e quella lì fate sconcerie...”

“Bè se volevi unirti a noi bastava dirlo!” esclamò ambiguamente ridendo.

Io in tutta risposta lo incenerrivo con lo sguardo.

Dopo ritornammo a casa e il padre mi fece la seguente domanda “Itou ha studiato? Ed io stavo per rispondere di no, poiché non avevo alcuna intenzione di coprirlo, ma l'espressione di lui, mi preoccupava, sapevo che se avessi detto no avrei firmato chissà quale condanna.

“Si...ha studiato tantissimo...” esclamai cercando di apparire convincente.

Il padre di Itou dopo un po' tirò fuori una collanna con un ciondolo giallo e lo fece roteare più volte attirando la mia attenzione, poi disse “ Da questo momento in poi Echiko tu mi dirai tutta la verità...” poi mi rifece la domanda “Itou ha studiato?”

“No, Itou è andato a letto con una...” lo dissi senza volere, era come se la mia mente fosse controllata da qualcosa di superiore che mi impediva di mentire.

Mi sentivo in uno strano stato di trance, non riuscivo più a capire nulla e le parole del padre di Itou sembravano così distanti.

Poi rividi quel ciondolo roteare e poi mi risvegliai da quello strano stato confusionale, non ricordando più nulla.

“Che mi è successo?” domandai ancora spaesata.

“Ti ho fatto cadere in uno stato di ipnosi per farti dire la verità...” esclamò il padre di Itou, guardando me e poi osservò il figlio con un espressione per nulla contenta.

“Papà andiamo...tu alla mia età non sei mai andato a letto con nessuna?Sono ragazzate, che c'è di male?”

“Allora se tu facessi le tue ragazzatte senza compromettere i tuoi voti scolastici mi andrebbe anche bene e poi ciò che mi preoccupa... è che tu assiduamente vada a letto con una ragazza diversa... questa cosa mi dà da pensare che tu abbia un serio problema!”

“Per piacere papà da che pulpito viene la predica! Non sei stata tu quello ad andare a letto con un robot tradendo la mamma... E' per colpa tua che la mamma se ne è andata!” lo accusò Itou, mentre il padre infuriato gli urlò contro “ Tu sei in punizione, uscirai di casa solo per andare a scuola, ci siamo ben intesi?!”

Bene addio Karaoke, addio la mia bella serata allegra con Yoto e Sayoko, non ci sarei potuta andare senza il mio padrone. Bah, non ero neppure libera di uscire da sola.

Poi osservai Itou sembrava veramente triste, sinceramente triste, per uno strano momento mi suscitò quasi un sentimento compassionevole.

Anche il padre di Itou non era entusiasta, le parole del figlio erano state piuttosto dirette e lo avevano ferito.

Dopo Itou si diresse verso la sua stanza senza dir nulla, ma mentre camminava riuscii a vedere delle lacrime scendere dal suo viso.

Mi venne un tuffo al cuore nel vedere quelle lacrime, non potevo credere che lui potesse soffrire così tanto da piangere, pensavo che non fosse una sua prerogativa.

Pensavo che lui fosse insensibile a qualunque cosa e invece, era lì che cercava di trattenere le lacrime e non appena gli colarono giù dal viso accelerò il passo per andare nella sua stanza, per non farsi vedere mentre piangeva.

“Oddio!” esclamò il padre massaggiandosi la testa, non appena il figlio se ne fu andato.

Le cameriere che avevano assistito alla scena e anche il maggiordomo, rimasero in silenzio, una delle cameriere fece una camomilla al padre e cercò di calmarlo un po'.

“Echiko ti dispiacerebbe parlargli...” mi pregò il padre.

“Io? E cosa dovrei dirgli?” domandai sorpresa.

“Non lo so, parlaci un po' tu...magari a te dà retta... io non so più che fare con lui, lui mi odia...”

Avrei voluto controbattere “ guardi che suo figlio odia anche me”.

Ma alla fine non lo feci, forse perchè il ricordo delle lacrime di Itou che scendevano da quei bellissimi occhi verdi, mi trasmettevano un incontenibile tristezza.

Iniziavo quasi ad avvertire una sensazione di dovere, dovevo andare a consolarlo.

Doveva essere di nuovo l'influsso di quel braccialetto, non potevo arrivare da sola ad una conclusione del genere, io lo odiavo!

Era lo stesso ragazzo che aveva cercato di uccidermi e che mi diceva sempre cose brutte e offensive... e poi quello che mi aveva tirato fuori dai guai, quello che mi aveva riportato a casa sua nonostante fossi scappata, quello che aveva fermato il padre mentre mi stava alzando le mani, quello che mi aveva stretto a sé per riscaldarmi dal freddo, quello che aveva sparato alla ragazza dagli occhi blu per difendermi e poi aveva preso le mie difese dinanzi ai suoi compagni che mi stavano alzando le mani.

Lui aveva detto di averlo fatto per Sayoko, ma allora tutte le altre cose elencate, anche queste le aveva fatte per Sayoko?

Bussai più volte alla stanza di Itou senza ottenere alcuna risposta, poi mi decisi ad aprire la porta.

Lo vidi girato ad osservare fuori dalla finestra, mi avvicinai a lui.

Non si voltò, si limitò a guardarmi con la coda degli occhi e poi disse “Scometto che è stato mio padre a mandarti...”

“Si più o meno” affermai osservando fuori dalla finestra, cercando di capire cosa stesse osservando con così tanta insistenza.

Vidi l'arcobaleno nel cielo, lo ammirai con gli occhi di una bambina estasiata che lo vedeva per la prima volta.

“E' bellissimo” mi lasciai scappare dalla bocca.

Itou si voltò verso di me, chiedendomi “Che cosa?”

“Come sarebbe cosa? l'arcobaleno!Non era quello che stavi osservando?”

“Veramente non l' avevo neppure notato, pensavo stesse ancora piovendo...”

Mi sembrava piuttosto cupo, poi vidi di sfuggita delle lacrime scendergli dal viso.

“Credo sia meglio che tu te ne vada nella tua stanza” esclamò cercando di nascondere le lacrime.

“ Aspetta tu non sei cattivo come vuoi far credere... mi hai tirato fuori dai guai molte volte e per questa ragione vorrei starti vicino...consolarti in questo momento...anche se non so come...” esclamai col batticuore.

“Davvero? Allora ti dico io come puoi consolarmi” disse ambiguamente in un modo che non mi piacque per nulla.

Dopo si avvicinò a me e incominciò a baciarmi il collo causandomi i brividi lungo la schiena, rimasi immobile senza trovare la forza di reagire, ma non appena stava per infilare le sue mani sotto la maglietta lo fermai prendendo la scossa.

“Pensavo che volessi consolarmi!” disse guardandomi con quella sua espressione penetrante e sensuale.

“Non in questo modo!” esclamai risoluta.

“ E allora come? In quale altro modo credi di potermi essere di aiuto?” la sua voce assunse quel suo solito tono acido e cinico.

Mi stava dicendo indirettamente di sparire dalla sua vista se non ero disposta a consolarlo nel modo in cui volesse lui.

“Non lo so...pensavo che per consolare una persona bastasse l'intenzione...” esclamai scontrandomi con i suoi occhi.

“L'intenzione?” domandò lui ridendo forte.

“Si, per intenzione, intendo dire dimostrare di voler stare vicino a qualcuno... penso che significhi questo consolare qualcuno...” dissi flebilmente con incertezza.

Itou rimase in silenzio ad osservarmi, sembrò aver messo da parte per qualche minuto il suo atteggiamento acido e irritante, poi però tornò alla carica “Tu mi sei vicina eppure non traggo alcun conforto da questa tua vicinanza... perciò faresti meglio a sparire!”

Chissà per quale ragione voleva atteggiarsi tanto da stronzo, nonostante avesse gli occhi gonfi per le lacrime versate.

Poi mi tornarono alla mente le parole del maggiordomo, mi aveva raccontato tutta la vicenda di sua madre e di suo padre.

Mi ricordai l'espressione di Itou quando chiedeva se la madre le avesse scritto, con quale smania attendeva una lettera dalla madre morta, che lui credeva essere ancora viva.

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Capitolo 6
*** una nuova compagna? (REVISIONATO) ***


CAPITOLO 6

 

Mi risvegliai nella grande stanza di Itou, avevo fatto un grande fosso su quel morbido letto.

Non ero mai stata su un letto così morbido, almeno per quello che ricordassi del mio passato.

Già il mio passato, mi era quasi sfuggito di mente.

Io ero stata umana, io avevo avuto una famiglia e adesso invece mi trovavo a vivere una vita priva di scopo e di senso al fianco di quel ragazzo così affascinante.

Dovevo ammetterlo era proprio bello, sopratutto quando dormiva e stretta tra le sue braccia incominciavo a sentirmi al sicuro da tutto e da tutti.

Essere un robot iniziava quasi a piacermi, ma sapevo che quella sensazione sarebbe durata poco.

Non poteva cambiare da un momento all'altro, Itou avrebbe continuato a maltrattarmi non appena si sarebbe risvegliato, così cercai di osservarlo senza fare alcun rumore.

Volevo approffittare di quel momento di quiete, per poterlo ammirare mentre era indifeso quasi come un bambino.

Le sue braccia mi impedivano di muovermi e di poter contemplare alla perfezione la sua bellezza, poi mi diedi della stupida e cercai di darmi un po' di contegno.

Non potevo lasciarmi abbindolare in questo modo da quei semplici pettorali così ben scolpiti, da quelle grandi labbra e da quel suo grande naso...e poi quegli occhi di un verde rispledente come i diamanti o come il verde di una pianura.

Interruppi i miei pensieri, dandomi della ragazzina immatura, incominciavo a sentirmi come una di quelle sciocche ragazzine che andavano dietro a qualche celebrità a cui chiedevano disperatamente l'autografo, mentre quello con un atteggiamento altezzoso rifiutava di farle l'autografo, ma loro nonostante tutto continuavano a venerarlo come un Dio.

Un Dio, i robot non avcvano un Dio e il loro padrone era da considerarsi come un Dio?

Incominciai a chiedermi se non fosse ancora tutta opera del braccialetto, doveva essere sicuramente colpa del braccialetto, se iniziavo a pensare cose così stupide su Itou.

Era bello senza ombra di dubbio, ma carratterialmente era irascibile, fastidioso e... chissà perché non mi veniva nient'altro di brutto da poter dire su di lui.

Forse perché il suo comportamento della sera precedente aveva messo in dubbio tutte le mie certezze, forse perché anche lui poteva piangere e soffrire come tutti gli altri, in fondo anche lui aveva un cuore.

Dopo un po' sentii le sue braccia allontanarsi da me, si era risvegliato.

I miei occhi castani incontrarono i suoi,rimasi incantenata dal suo sguardo.

“Dimenticati di quanto è successo ieri sera...non una parola con Sayoko e né con Yoto e con qualsiasi altra persona...mi sono spiegato?!” disse arcigno.

“D' accordo” affermai continuando a fissarlo.

“Che hai da guardare?” domandò irritandosi.

“Io niente!” affermai alzandomi dal letto.

Uscii dalla stanza, piuttosto delusa, certo lo sapevo che sarebbe tornato tutto come prima non appena si sarebbe risvegliato, però non immaginavo certo un cambiamento così repentino.

La colazione quel giorno, non fu una delle solite, i rapporti tra padre e figlio erano piuttosto tesi ed Itou non faceva altro che prestare attenzione al televisore senza degnare di uno sguardo né me né il padre.

Io non facevo altro che mangiare tutto quello che mi trovassi nelle vicinanze, mi sentivo davvero affamata come se non mangiavo da mesi.

“Echiko dovresti mangiare un po' meno, essendo un robot...devi mantenere un certo peso, altrimenti potresti avere moltissimi problemi...” disse il padre invitandomi a darmi una regolata.

“E' un pozzo senza fondo!” esclamò Itou distaccando per un attimo la sua attenzione dal televisore, poi scoppiò a ridere sotto lo sguardo incredulo del padre.

Poi spostò di nuovo la sua attenzione sul televisore tornando serio, rendendosi conto solo in quel momento di aver rivolto la parola al padre.

“Riguardo ieri forse ho un po' esagerato... ma ho detto quelle cose perché sei mio figlio e vorrei che tu...” disse il padre venendo subito interrotto da Itou.

“Vorresti che io diventassi il tuo successore...un robottaio come te, ma sai perfettamente che questo non è il mio sogno, ma il tuo!” disse Itou alzando la voce.

“Robottaio?” domandò alquanto stranito il padre.

“E' così che a scuola mi chiamano il padre del robottaio...e onestamente non ne posso più di quest'etichetta...”controbatteva Itou.

“Dovresti essere orgoglioso del lavoro di tuo padre!” si inviperii il padre.

“E di cosa? Tanto lavoro per creare questi esseri... e dimmi che funzione hanno? Che funzione ha Echiko?” disse infuriato dando un pugno sul tavolo.

Io li osservai discutere senza batter ciglio,mentre il padre gli rispondeva a gran voce “ Che funzione hanno? Sai quanti robot lavorano per la polizia, quanti robot hanno salvato un sacco di persone!Anche Echiko ti ha salvato la vita se non sbaglio!”

“Già...servono a questo...anche se loro non sono in grado di salvare se stessi...anche se poi la maggior parte delle persone ne fanno un uso illecito...” poi aggiunse “ anche se poi c'è chi se ne innamora...” lo disse lanciando chiaramente quella frecciatina al padre.

“Hai intenzione di rinfacciarmelo per tutta la vita!” esclamò il padre ormai nero dalla rabbia.

“Si! Te lo rinfaccerò finchè non la smetterai con questa storia, io non diventerò mai uno scienziato ficcatelo ben in testa!” disse Itou ringhiando dalla rabbia.

“Non sei nelle condizioni di poter imporre la tua volontà, con i pessimi voti scolastici che ti ritrovi non sei nelle condizioni né di fare lo scienziato e né di fare qualunque altra cosa...nè riparleremo il giorno in cui i tuoi voti miglioreranno!” rispose il padre con un espressione contratta, ma nonostante tutto risultò piuttosto ragionevole.

“Bene! I miei voti miglioreranno ma non per intraprendere la strada dello scienziato!” esclamò risoluto.

Non avevo alcuna intenzione di immischiarmi nella loro discussione,ma si era già fatto tardi e dovevamo andare a scuola, nonché tenessi più di tanto ad andare in quella scuola in cui tutti mi guardavano con aria di superiorità, ma la sola cosa che mi importava era vedere Yoto e Sayoko le uniche persone che mi apprezzavano.

“Si è fatto un po' tardi, dovremmo andare...” esclamai ponendo fine alla loro discussione.

Itou uscii di casa senza salutare il padre che stava salutando tutti e due con un bacio sulla guancia, ma Itou uscii subito di casa non appena il padre osò avvicinarsi a lui e così fui la sola a ricevere quel bacio.

Il padre di Itou mi parve molto triste, mi suscitò un sentimento di tenerezza, anche se capivo le ragioni di Itou, capivo che il padre non poteva costringerlo a diventare uno scienziato se non voleva, ma poteva almeno salutarlo.

Uscii di casa e glie ne dissi quattro, ok che dovevo farmi gli affari miei però in una situazione come quella mi risultò difficile farlo.

“Potevi almeno salutarlo! Pensavo che fossi sgradevole solo con me invece lo sei anche con tuo padre!”

“Fatti gli affari tuoi!” rispose per mettermi a tacere.

“Forse è vero dovrei farmi gli affari miei, però...hai detto che mi avresti accettato così per com'ero...ebbene io non sono un robot che si fa gli affari suoi!” esclamai intestardendomi.

“E va bene, ammetto di aver esagerato, forse avrei dovuto salutarlo, ma ormai che posso farci, non l' ho fatto e non posso più far nulla per porre rimedio a questa mia mancanza” rispose con indifferenza.

Non si mostrava neppure un po' dispiaciuto, aveva davvero una faccia tosta.

“Guarda che quello è tuo padre e tu lo hai ferito a morte!” gli feci notare.

“E lui non l'ha fatto con mia madre?” domandò pieno di rancore.

“Ma tuo padre non l'ha fatto intenzionalmente...” esclamai prendendo le difese del padre, non sapevo neppure perché lo stessi facendo, ma ormai ero troppo presa dalla questione per tirarmene fuori.

“E tu che ne sai?” domandò sospettoso.

“Ecco non dovrei dirtelo ma il tuo maggiordomo mi ha raccontato tutta la storia...” affermai sperando che non si arrabbiasse.

“Ah...bè è una storia ormai risaputa... ha fatto il giro in tutti i notiziari per un certo periodo, mio padre era diventato lo zimbello fra tutti gli scienziati...”

“Per quale motivo?” domandai sorpresa.

“Innamorarsi di un robot e per giunta del robot costruito da lui stesso...è una cosa troppo degradante!” disse facendosi serio.

 

I pregiudizi e i preconcetti erano all'ordine del giorno, di cosa mi sorprendevo?

Essere un robot significava portare un grande fardello: un sacco di occhiatte e sguardi negativi ed era naturale che un rapporto tra un robot ed un essere umano non venisse visto di buon occhio.

Terminò così la nostra discussione, non sapevo perché ma quella frase mi aveva fatto perdere la voglia di continuare a discutere forse perché “quel degradante” lo aveva detto con convinzione, anche lui come gli altri credeva che fosse degradante innamorarsi di un robot.

Avrei tanto voluto poter superare quella situazione, riuscire a tralasciare tutto quello che gli altri dicesserò sul mio conto solo e semplicemente perché ero un robot, ma era difficile non curarsi dell'immagine riflessa di me stessa negli occhi degli altri.

Non appena mettevo piede in quella scuola, iniziavo a sentirmi inadeguata e disorientata,anche quella mattina fu così.

Non appena io e Itou raggiungemmo il corridoio di scuola:

Sentii le compagne di Itou parlottare, stavano dicendo qualcosa di sgradevole su di me, senza curarsi più tanto se io le sentissi o meno.

“Che squaldrinella, suppongo che essere un robot della famiglia Kayashi le frutti bene! Per i suoi servigi da puttanella la ricompenseranno con tanti bei vestiti e con tanta roba di lusso...” disse una di quelle ragazze ammiccando un sorriso non appena incrociò il mio sguardo, aveva tutta l'aria di essere una provocazione.

Le altre ragazze sgnignazzarono dalle risate non appena ci viderò,Itou si mostrò del tutto estraneo alla faccenda, si comportava come se la questione non lo riguardasse affatto.

Osservai la ragazza che mi aveva appena dato della squaldrina , era la stessa ragazza che mi aveva fatto lo sgambetto il giorno precedente.

Sembrava darsi tante arie, anche se non mi sembrava neppure tanto bella, aveva quegli occhietti color fogna così minuscoli e insignificanti, poi il suo naso mi ricordavo tanto l'aproboscide di un elefante e per non parlare di quei capelli di un castano sbiadito così lunghi e artificiali, si vedeva lontano un miglio che fosserò delle exstention ed era persino più bassa di me ed era anche anoressica, sembrava un insieme di ossa in movimento.

Itou salutò quelle ragazze come se niente fosse, mentre io le guardavo con astio.

“Ciao Itoukun!” disse l'anoressica facendo la gatta morta.

Itou la guardò appena, mentre lo sguardo di lei incrociò il mio.

“C'è forse qualcosa che non va 660?” domandò lei.

Si stava divertendo a provocarmi ed io non riuscivo più a tenere i nervi saldi, la volevo fare a pezzi.

“Nulla” risposi cercando di apparire insensibile alle sue provocazioni.

Dopo se ne andò insieme alle altre sue stupide amiche,non appena se ne andò mi lasciai scappare di bocca “ Ma chi diamine si crede di essere quella lì?”

“Quella lì è la figlia di un ministro del Giappone...” mi corresse lui.

Rimasi basita dalla sua risposta,anche se ciò non la giustificava a comportarsi in quel modo.

“E comunque perché mai darmi della puttanella e poi perché ha detto che io e te...” chiesi non riuscendo a completare la frase,mi sembrava una cosa troppo imbarazzante da dire.

“Bè perché esistono persone che utilizzano i robot per sfogare le loro più assurde pervesioni...” disse evitando di incrociare il mio sguardo.

“Dovresti spiegare alla gente che tra me e te non c'è quel tipo di rapporto!” esclamai inferocita.

“Perchè mai te la prendi con me? Non è certo colpa mia!” si difese.

“Invece si...immagino che a te vada anche bene che gli altri pensino questo, per questa ragione sei rimasto in silenzio!”

“E tu allora? Non mi pare che tu abbia controbattuto!”

“Ei ciao” disse Sayoko interrompendo la nostra discussione.

Ricambiammo il saluto, poi lei ci domandò “ Di cosa discutevate con tanta vivacità?”

“Nulla!” rispose Itou per tutti e due, facendo un espressione del tipo taci o sarà peggio per te.

“Comunque perché ieri non siete venuti al karaoke? Non è stato carino darci buca senza dire nulla...” si lamentò.

“Mio padre mi ha messo in punizione per i pessimi voti ed ero troppo incazzato per dirti che non venivo...” disse Itou giustificandosi.

“Potevi almeno far venire Echiko...” dicendo tale frase scatenò l'ira funesta di Itou.

“E' il mio robot quindi se io non posso uscire non può farlo neppure lei! Chiaro?” aveva perso del tutto le staffe.

“Non fare il padrone rompipalle!” disse Sayoko mettendolo a tacere.

Dopo un po' sbucò anche Yoto che mi salutò dandomi un bacio sulla guancia, fregandosene delle occhiatacce dei ragazzi e delle ragazze che ci guardavano malamente e non tenendo neppure in considerazione l'amico.

“Perchè ieri sera non sei venuta?” domandò lui.

Sayoko rispose al posto mio “Perchè Itou è un padrone rompipalle!”

“La pianti di darmi del rompipalle...e comunque tutti i robot non possono uscire senza il loro padrone è una regola!”

“Itou questa te la sei inventata!” esclamò Yoto tirando fuori un libro grosso quanto un macigno in cui c'erano scritte le disposizioni riguardo i rapporti padrone e robot.

“E da quando ti dai a questo tipo di letture?” domandò Itou scrutandolo a fondo.

“ L'ho letto ieri sera così per semplice curiosità...” rispose Yoto incrociando lo sguardo enigmatico di Itou.

Poi suonò la campanella e salutai Yoto che era nella classe accanto la nostra, anche Itou lo salutò, poi li vidi lanciarsi delle strane occhiatte come se si stesserò dicendo qualcosa con dei semplici sguardi, però quella conversazione silenziosa e fatta di sguardi e gesti, io non la riuscivo a capire.

Entrati nell'aula, c'era una ragazza dagli occhi blu e dai capelli neri che le ricadevano sino ai piedi che si stava presentando al resto della classe.

Ehm ma quella era la ragazza che aveva attacato me e Itou e che diceva di volere qualcosa che si trovava dentro la testa di Itou.

Rimasi pietrificata non appena la vidii e l'espressione di Itou era dello stesso tipo.

“Bè sedetevi!” disse la professoressa,mentre noi rimanevamo imbambolati ad osservare la ragazza che si stava presentando.

Itou prese posto, anch'io lo feci, mentre la ragazza dagli occhi blu mi rivolse uno sguardo per nulla amichevole,mentre si stava presentando.

“Mi chiamo lydia, provengo dalla Svezia, i miei genitori si sono trasferiti da poco in Giappone per affari di lavoro!” disse con un sorriso sciocco stampato sulle labbra.

A ricreazione tutti parverò entusiasti della loro nuova compagna, non facevano altro che tartassarla di domande in modo abbastanza amichevole.

Lei rispondeva in modo cordiale, ma senza lasciar trapelare molto, parlava di se stessa in maniera piuttosto vaga.

Il padre di Itou aveva detto che doveva essere un robot impazzito, ma non vidi neppure l'ombra di un braccialetto sul suo polso.

Poi si era presentata facendo intendere che era un essere umano, infatti tutti la trattavano come tale e poi i ragazzi sembravano aver perso la testa per lei.

“E' troppo bella!” sentii tra i vari commenti, mentre le ragazze un po' invidiose ne parlarono un po' male, poi altre cercavano di far amicizia con lei,anche Sayoko le diede a parlare, le propose persino di venire con noi a pranzare.

Così ci ritrovammo a mangiare il nostro obento nel giardino di scuola con la ragazza che aveva cercato di ammazzarmi.

Itou era “entusiasta” quanto me, mentre Yoto salutò amichevolmente la nuova arrivata poi si soffermò su di me e mi diede a parlare come al solito.

Scherzando e parlando con Yoto, quasi mi dimenticai della presenza di Lydia, almeno così diceva di chiamarsi.

Dopo la scuola, non appena l'autista ci venne a prendere,ormai salita in quella limuosine che dava molto nell'occhio dissi “E' la ragazza che ha tentato di ammazzarmi!”

“Già... ci toccherà denunciarla!” esclamò Itou facendosi serio, mi parve anche molto preoccupato.

E così ci recammo verso la centrale di polizia, ma senza ottenere alcun buon risultato.

La ragazza non risultava registrata nel registro dei robot, ma risultava regolarmente registrata come essere umano, sembrava avere tutti i documenti e i certificati apposto.

Nonostante le contestazioni mie e di Itou,nessun robot poliziotto sembrava volerci dare retta.

Dicevano che era impossibile, che la ragazza dell'altra sera non poteva essere lei poiché risultava che fosse arrivata pochissime settimane fa in Giappone e che fosse stata soggetta ad ogni minimo controllo con la sua famiglia.

Dopo di ciò stavamo per dirigerci verso la macchina con aria sconfitta fino a che non notai il gattino nero che avevo visto quella mattina in cui ero scappata.

“Ei micietto!” dissi allegramente chinandomi per accarezzarlo.

“Piantala di perdere tempo e andiamo via!” esclamò Itou per nulla contento.

“Ma è adorabile!” esclamai prendendolo in braccio e avvicinandolo a Itou facendogli notare che aveva pure il suo stesso colore degli occhi.

Ma non appena lo avvicinai Itou con un espressione contrariata indietreggiò,mentre io continuavo ad avvicinarglielo, poi lo sentii starnutire più volte.

“Sono allergico ai gatti!” bofonchiò tra uno starnuto e l'altro.

Itou cominciò a dissuadermi, voleva che mettessi giù quel gatto, ma io mi ero ormai affezionata e non volevo lasciarlo lì tutto solo per strada poi era tutto sporco e il suo miagoliò sembrava un chiaro messaggio di aiuto, era affamato e infreddolito.

“Ti prego Itou portiamocelo a casa!” lo supplicai.

“Ti ha dato di volta il cervello! Io e mio padre siamo allergici ai gatti! Non possiamo tenerlo!” si mise ad urlare.

“Ti prego! Ti prego!” continuai a supplicarlo.

“No e no!” ripeteva lui.

“Ti prego mio illustrissimo padrone!” lo pregai,incominciando a ricoprirlo di tutto il rispetto che aveva sempre desiderato, finendo persino per inchinarmi a lui,mentre i passanti ci guardavano spaesati.

“Ma che stai facendo?”domandò guardandomi con un espressione sconvolta.

“E' il tuo devoto robot che te lo chiede...” dissi mettendo giù il gatto per potergli baciare con dolcezza la mano.

Il mio gesto lo aveva messo in difficoltà e poi all'improvviso lo sentii dire “Mi pentirò di quello che sto per dirti” poi aggiunse “ Va bene, l'importante è che la pianti di adorarmi in questo modo... mi fa troppo impressione!”

“Grazie!” affermai con un espressione grata e felice, senza accorgermene mi ritrovai persino ad abbracciarlo.

“Ok adesso smettila!” disse lui, cercando di nascondere il rossore impresso sul suo viso.

Dopo di ciò salii in macchina con il gattino fra le braccia,mentre Itou teneva le distanze da me e da quel gatto per evitare di starnutire.

Anche il padre non appena vide il nuovo componente della famiglia non fu affatto contento e lo sentii starnutire rumorosamente, ma a parte tenere le distanze da lui non mi intimò di mandarlo via, forse perché mi vedeva fin troppo entusiasta di quel mio nuovo amico.

Era solo un gatto, eppure per me era molto di più di questo, forse perché lui era come me, tutti lo trattavano malamente semplicemente perché era nero, per un semplice pregiudizio veniva maltrattato e per tale ragione sentivo che tra me e lui c'era una certa intesa.

E poi quegli occhi verdi erano così belli, mi ricordavano tanto quelli del mio padrone, ma quelli di Itou non potevo contemplarli con troppa insistenza perché altrimenti si sarebbe arrabbiato o avrebbe bofonchiato “Bè che hai da guardare?”,mentre quelli del gatto potevo osservarli più volte senza interruzione.

Poi pensai di dovergli dare un nome, forse avrei potuto chiamarlo “Itou” dato che i suoi occhi simili ai suoi, poi però mi diedi della stupida, come potevo dare il nome di quell'essere insopportabile al mio amato gatto, sarebbe stata una vera e propria offesa chiamarlo in quel modo.

Così pensai a qualche altro nome, poi optai per un nome che mi sembrava piuttosto carino “Miamoto”.

“Ho deciso ti chiamerò Miamoto” dissi tutta contenta,mentre stavo provvedendo a fargli il bagnetto, poi gli diedi pure da mangiare.

Per il resto mi doleva ammettere che Itou era stato gentile, aveva lasciato che tenessi il gatto, per una volta doveva riconoscere che non era poi antipatico come pensavo.

Dopo un po' mentre stavo riempiendo di coccole il mio amato gattino, l'unica fonte di conforto in quella vita priva di senso.

Vidi comparire Sayoko che mi disse “Ei, dai vieni, con me e Yoto...mangiamo qualcosa fuori...Itou non si è potuto sotrarre al mio volere e ho parlato pure con suo padre e dato che voleva far un dispetto ad Itou gli ha detto che va bene che tu esca anche senza di lui!”

Il padre di Itou era stato stranamente gentile, mi aveva pure dato dei soldi lasciandomi detto di comprarmi qualunque cosa volessi.

Ero felice all'inverosimile, finalmente incominciavo a sentirmi a mio agio, anche se mi dispiaceva lasciare Miamoto a casa.

Uscii da casa salutando Miamoto e promettendogli che sarei tornata presto a casa,mentre Sayoko guardava il gatto piuttosto sorpresa, poi mi domandò come fosse possibile che avessi un gatto e che Itou mi avesse permesso di tenerlo dato che sapeva bene dell'allergia del padre e di Itou.

“L' ho pregato così tanto e alla fine ha ceduto” gli dissi contenta.

“Sul serio?! E che cosa avresti fatto di preciso?” domandò divertita.

“Bè ho soltanto incominciato ad elogiarlo in modo esagerato” affermai tranquillamente.

“Ho capito” disse dando l'aria di una che la sapeva lunga.

Eravamo giunte verso le strade del centro, poi arrivate vicino la torre di Tokyo ci fermammo aspettando che arrivasse Yoto.

“Quell'idiota è in ritardo” sbuffò lei e poi prese un argomento che non mi piacque affatto “Allora per quella scomessa a che punto siamo?”

“Io veramente...” esclamai sentendomi a disagio.

“Bè forse a buon punto se riesci persino a convincerlo a tenere un gatto in casa...”

Dopo arrivò Yoto che pose fine a quella nostra conversazione.

Mi divertii molto, Yoto era gentile e simpatico e anche Sayoko non era da meno.

Incominciavo davvero a sentirmi finalmente bene in quella nuova vita che non mi apparteneva.

Sayoko mi consigliava sull'abbigliamento e mi costringeva a provare un mucchio di vestiti, mentre Yoto ci aspettava lagnandosi un po' e poi veniva messo a tacare da Sayoko.

Poi andammo anche a mangiare un gelato in un bar e parlammo del più e del meno, gli argomenti che toccarono furono diversi, poi non so come venne fuori dalla mia bocca il nome di Itou, non sapevo neppure perché ne stessi parlando tanto.

Ne parlavo male, ma ne parlavo sempre, era una costante nei miei discorsi tanto che me lo fecerò notare e poi Sayoko disse “Non è così terribile come credi e poi se ne parli tanto...potremmo anche pensare che in fondo ti piace..”

“Eh ma figurati! Non è assolutamente vero!” esclamai negando in modo eccessivo.

Yoto scoppiò a ridere e disse “Tranquilla Sayoko stava solo scherzando!”

“Comunque dovresti fare un po' la voce grossa con lui, oppure semplicemente fargli gli occhioni dolci e lui non saprà più cosa fare per contraddirti...”

“I saggi consigli di Sayoko sugli uomini” commentò Yoto in tono ironico.

“E comunque Echiko tu dovresti sentirti libera di fare quel che ti pare, insomma ribellati, non sopporta l'idea di vederti così remissiva con Itou!” disse Sayoko alzando la voce.

“Ma io lo faccio!” controbattei.

“Non fai abbastanza!” rispose lei.

“Dimentichi che c'è quel braccialetto che la rende comunque remissiva nei confronti di Itou...” disse Yoto prendendo le mie difese.

“Si, ma ho sentito che se il robot ha molta forza di volontà riesce a sottrarsi al controllo del braccialetto...” disse lei tirando fuori un articolo di giornale dalla sua borsa in cui lo aveva letto.

“Comunque non parliamo più di lui che mi risveglia il malumore!” esclamai volendo cambiare a tutti i costi argomento.

“Ma sei stata tu a prendere l'argomento!” contestarono nello stesso preciso momento Sayoko e Yoto.

Dopo quella giornata trascorsa allegramente mi sentivo euforica, poi avevo comprato tanti bei vestiti su consiglio di Sayoko e me li riprovai a casa canticchiando e accarezzando il mio amato Miamoto peccato che a guastarmi la festa c'era Itou che era entrato nella mia stanza senza neppure bussare.

Poi aveva aperto nel preciso momento in cui mi era tolta uno dei tanti vestiti che avevo appena comprato, quindi ero solo in intimo.

Incrociai gli occhi maniaci di Itou che mi osservavano senza distogliere lo sguardo, io in tutta risposta gli lanciai il vestito in testa per coprirgli la visuale e per mettermi in tempo record qualcosa addosso.

Non volevo che gli venisse la bella idea di utilizzarmi per soddisfare le sue bizzarre perversioni, come facevano gli altri padroni depravati di cui mi aveva parlato quella mattina.

Nel momento in cui tirai il vestito presi una scossa, ma non fu molto forte, forse il braccialetto era anche in grado di identificare gli oggetti che tiravo contro il mio padrone e quindi era in grado di capire che non era un oggetto che potesse essere lesivo.

Mi misi la prima cosa che trovai poggiata sul letto, una cannottiera e poi cercai disperatamente un paio di pantaloncini o una gonna qualunque altra cosa da mattermi sotto ma non riuscivo a trovare nulla.

Itou si era già tolto il vestito che gli copriva gli occhi e si lagnò dicendomi “Quante storie ti ho già vista nuda...” poi improvvisamente distolse lo sguardo da me.

Io ne approffittai per prendere un paio di pantaloncini dall'armadio, mentre nel frattempo gli chiedevo in tono sgarbato che cosa volesse.

“Bè ti sei divertita oggi?” domandò fingendosi quasi premuroso nei miei confronti.

“Non sono cose che ti riguardano!”mi affrettai a rispondergli.

“Bè invece si dato che sei il mio robot!”

“Spiegami qual'è il problema...”

“Mi pare di avertelo già detto...non devi far innamorare Yoto di te...”

“Ancora con questa storia!” sbuffai seccata poi mi tornarono alla mente le parole di Sayoko, diceva che dovevo farmi rispettare da lui, che dovevo ribellarmi e così iniziò la mia ribellione:

“1 NON SONO AFFARI TUOI, 2 YOTO CREDO CHE SIA GRANDE ABBASTANZA PER DECIDERE DA SOLO CON CHI FIDANZARSI E 3 E' STATA SOLO UN'USCITA TRA AMICI, C'ERA PURE SAYOKO!”

“Invece mi riguarda e come!” lo disse annullando la distanza che c'era tra di noi, poi mi strinse forte il braccio.

Mi stava facendo male, eppure nonostante mi facesse male, stavo avvertendo anche una strana sensazione piacevole che non riuscivo a capire.

Feci tacere la sensazione piacevole per ribellarmi al suo dominio e riuscii finalmente a liberarmi prendendo una violenta scossa elettrica e poi per allontanarlo da me presi il gatto tra le braccia e glie lo avvicinai, quello era il metodo più indolore che avessi per farlo andare via.

“Ecchiù! Comunque non finisce qui! Ecchiù!” disse prima di uscire dalla stanza, voleva essere minaccioso ma con quegli stranuti non lo era stato affatto, ormai avevamo un gatto che era anche un'arma che potevo usare contro di lui.

Dopo la cena che trascorse in un atmosfera di silenzio tombale, in cui non si sentiva neppure ronzare una mosca,dato che padre e figlio non si rivolserò neppure mezza parola.

Dopo di ciò il padre di Itou volle parlarmi in privato nel suo laboratorio, pensai preoccupata che volesse dirmi qualcosa di spiacevole o di grave,tipo che Miamoto doveva smammare e che non potevamo più tenerlo.

Quando aprì bocca feci un sospiro di sollievo, anche se poi pensandoci quello che mi aveva detto non era poi tanto confortante.

Voleva che sorvegliassi il figlio e che lo facessi studiare e non appena cercai di sottrarmi da quel compito dicendo di non voler essere la sua babysitter, il padre in tutta risposta mi guardò con un espressione glaciale che non ammetteva repliche tirando fuori discorsi del tipo che Itou era il mio padrone e lui era il mio creatore è che la mia vita era nelle loro mani.

“Vedi Echiko voglio ssere comprensivo con te, io ti permetterò sempre una certa indipendenza, ti permetterò di uscire da sola, se Itou rimarrà a casa. Ma tu in cambio non devi mai sottrarti alle mie richieste... devi fare l'impossibile per Itou perché lui è il tuo padrone, vedi di mettertelo bene in testa!” disse mettendomi i brividi, non sapevo il perché ma il suo tono di voce sembrava minaccioso, come se lasciasse intendere che se non lo avessi fatto di sicuro avrei fatto una brutta fine.

“Non costringermi ad essere cattivo, io voglio stabilire un buon rapporto con te! Ti potrei trattare anche come una figlia se vorrai, ma tu non devi mai andarmi contro! Io odio quando gli altri mi vanno contro! E' una cosa che non sopporto, mi innervosisce quando tutto non va secondo i miei piani...mi capisci?” disse quest'ultime parole perdendo il controllo di sé, si infuriò di colpo spaventandomi a morte.

Mi limitai ad annuire, non potevo fare altrimenti, andargli contro significava mettere a rischio la sua pazienza che era ben poca, sopratutto nei miei confronti perché ero un robot che aveva creato lui e pretendeva che io facessi tutto quello che gli chiedessi senza discutere.

Poi alla fine non era una richiesta così terribile da dover compromettere la vita pur di non portarla a termine.

Dopo di ciò filai nella mia stanza e accarezzai il mio amato micietto Miamoto, poi ripensai alla giornata appena trascorsa con Sayoko e Yoto e dopo pensai alla richiesta del signor Kayashi sarebbe stata molto dura dover seguire Itou nello studio.

Poi mi tornò in mente quella nuova compagna Lydia, il suo sguardo era malevolo e poi era la stessa che aveva attaccato me e Itou quella notte in cui c'eravamo stretti l'uno all'altro per riscaldarci.

E poi c'era quell'altra tizia figlia di un ministro che mi detestava e diceva cose poco carine sul mio conto, pensando questo cose, pensai che avrei preferito stare a casa che andare a scuola il giorno seguente.

Poi ripensai alla mia vera famiglia, loro chissà che facevano adesso, se mi stavano pensando con le lacrime al viso poiché loro non sapevano che io fossi viva, ma pensavano che Aiko la loro amata figlia fosse morta tanto tempo fa.

Avrei tanto voluto rivedere il mio papà, la mia mamma e le mie sorelle anche solo per un momento per dirgli che stavo bene e per vedere se stavano bene anche loro.

Incominciai a piangere ricordando la mia mamma che mi svegliava tutte le mattine, che mi accompagnava a scuola e che mi consolava quand' ero triste e mio padre che era sempre stato fin troppo preso dal lavoro per potermi ricoprire di attenzioni, però nonostante tutto quando avevo un problema grave lui c'era sempre. Poi c'erano le mie sorelle a cui chiedevo consigli sui ragazzi e su altre cose che non avrei mai chiesto ai miei, perché mi vergognavo ad esempio riguardo il sesso, non avrei mai preso certi argomenti con i miei genitori.

Ricordavo certe conversazioni avute con le mie sorelle, poiché mi sentivo insicura e titubante su quel punto di vista dato che non l'avevo mai fatto e avrei voluto farlo col mio ragazzo.

Già il mio ragazzo, neppure lui sapeva che ero ancora viva, avrei volito tanto rivederlo, quanto mi mancava il mio Yuki.

Yuki, i momenti con lui passavano velocemente, quando ero con lui mi sentivo così bene e in pace con il mondo, ricordai quei momenti con un sorriso malinconico.

Volevo tornare alla mia vera vita! Anche se Sayoko e Yoto mi erano simpatici, non potevo dimenticare la mia vita passata, non potevo abbandonare i miei familiari e il mio Yuki, perché dopotutto io ero Aiko e la mia vera vita era accanto al mio papà,la mia mamma, le mie sorelle e il mio Yuki e poi le mie compagne, la mia scuola e i miei insegnanti.

Dovevo escogitare un modo per poter tornare alla mia vera vita, ma il mio viso, il mio corpo avevano subito un cambiamento sconvolgente la mia famiglia non mi avrebbe riconosciuto e non mi avrebbe creduto se gli avessi raccontanto come erano andate le cose.

E poi il padre di Itou mi avrebbe fatto a pezzettini se avessi solo pensato di scappare e poi c'era quel braccialetto che me lo impediva, però c'era stata quella volta in cui ero riuscita a scappare.

Dopo un po' tutti quei pensieri finirono per mettermi sonno, così mi sdraiai sul letto e mi addormentai.

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Capitolo 7
*** Proposta indecente! ***


CAPITOLO 7:

 

Quella mattina avrei voluto non risvegliarmi, perché almeno nei sogni potevo essere chi volevo, potevo essere un comune essere umano, già nei miei sogni tornai ad essere Aiko, ma non appena riaprii gli occhi tornai ad essere Echiko il robot ed il mio padrone era Itou Kayashi colui che mi stava urlando nelle orecchie per svegliarmi.

“Vuoi deciderti ad alzarti!” si lamentò.

“Potresti trovare dei modi più dolci per svegliarmi...” esclamai scocciata con la voce ancora impastata dal sonno.

“Guarda che in teoria dovresti essere tu a svegliarmi e a portarmi la colazione dentro la stanza...ma qua le cose vanno al contrario...io che devo svegliare il mio robot...è da non crederci!” disse continuando a lamentarsi, iniziando pure a parlare con se stesso.

“Bè non mi risulta che tu mi abbia portato la colazione!” esclamai sbadigliando, in quel momento avrei gradito molto quel gesto, sopratutto perché mi scocciava tremendamente alzarmi, ero ancora troppo assonata e in quel momento mi sentivo le gambe e il resto del corpo indolenzito.

“E ci mancherebbe sarebbe il colmo dei colmi” esclamò lui, facendo intuire che non lo avrebbe mai e poi mai fatto, me lo potevo solo sognare un tale gesto da parte sua.

“ E se ti dicessi che non riesco ad alzarmi e che mi sento indolenzita e che avrei bisogno di addentare qualcosa prima di alzarmi?” domandai, sperando di riuscire ad impientosirlo, dato che non riuscivo veramente ad alzarmi,ma mi beccai una delle sue rispostacce “Aspetta mi stai chiedendo di portarti la colazione?! Non è che tu abbia fatto un po' di confusione con i ruoli, guarda che io qui sono il padrone e tu il robot!”

“Bè allora fammela portare da una delle tue cameriere!” gli risposi secca.

“ No, tu adesso ti alzi che già si è fatto molto tardi!” disse con un espressione che non ammetteva repliche.

“ Non riesco ad alzarmi mi fa male tutto...dico sul serio...” ammisi.

“Non riesci ad alzarti perché queste gambe non le usi molto...e devono ancora abituarsi ai movimenti, quindi meglio che ti alzi!”disse iniziando a farsi insistente.

“D'accordo” sbottai seccata.

Mi alzai dal letto perdendo l'equilibrio e finii per appoggiarmi ad Itou dato che era l'unico sostegno che avessi trovato nelle vicinanze.

“Si ma non ti poggiare a peso morto su di me...che altrimenti cado pure io!” quelle furono le sue ultime parole, prima di finire tutti e due a terra.

“Prega Dio che io non mi sia rotto qualcosa,altrimenti giuro che non so quello che ti faccio!” disse mentre si stava rialzando, il suo tono di voce era irascibile come al solito, neppure ci prestavo più tanta attenzione.

“Bè ti stai rialzando, quindi non credo che tu abbia nulla di rotto!” esclamai cercando anch'io di rialzarmi, dopo un po' ci riuscii, le mie gambe sembravano meno fragili, forse aveva ragione Itou più le muovevo e più si rinforzavano.

Arrivati in cucina, c'era il padre che stava bevendo una tazza di caffè mentre leggeva il giornale, ma non appena ci vide arrivare sollevò lo sguardo verso il figlio che non lo degnò di uno sguardo.

“Ben svegliati...a quanto vedo questa mattina ve la siete presa comoda voi due dormiglioni!” disse in tono allegro e scherzoso, fingendo di non notare la scarsa considerazione che il figlio nutrisse nei suoi confronti e sorvolando anche su tutte le discussioni sorte in quei giorni fra lui e Itou.

“Dillo ad Echiko! Crede forse di essere lei il padrone, pretende pure che le porti la colazione in camera... E' da non crederci! Possibile che tu abbia commesso qualche grave errore quando l'hai creata, no perché veramente è roba da pazzi!” disse lamentandosi più del necassario, come se gli avessi chiesto chissà cosa ed ero sicura che il padre si sarebbe infuriato e mi avrebbe sgridata dicendo qualcosa del tipo “ manchi di rispetto al tuo padrone!”

E magari avrei anche dovuto scusarmi per la mia pessima condotta, anche se non sentivo di aver fatto nulla di così grave, avevo semplicemente chiesto un favore ad Itou dato che ero impossibilitata, lo avrei chiesto a chiunque senza esclusioni di colpi e la mia non era stata una mancanza di rispetto.

Ma sapevo che il loro modo di intendere le cose era diverso dal mio, perché per loro io ero un essere inferiore, mentre Itou era il mio padrone è quindi questo faceva si che il comportamento dovesse essere ritenuto inaccettabile e poco riguardevole nei confronti di Itou.

Lanciai un'occhiataccia ad Itou, non mi era piaciuto il fatto che avesse spiattellato tutto al padre, sopratutto in quel modo, tralasciando il fatto che mi facessero' male le gambe e che glie lo avessi chiesto perché non riuscivo ad alzarmi e non per un semplice capriccio.

Bene ecco adesso aspettavo la sfuriata dal padre o magari uno schiaffo come la volta in cui mi aveva dato dell'ingrata, perché non li avevo ringraziati per avermi tirato fuori dai guai.

Ma stranamente la sua reazione non fu nessuna di quelle,anzi si mise a ridere di gusto, non lo avevo mai visto ridere così.

Persino Itou lo osservò perplesso domandogli “Papà va tutto bene?”

“Niente credo solo di aver affatto un ottimo lavoro! Un robot che vuole che tu lo serva,è semplicemente perfetto per un tipo come te che pretende il contrario!”

“Non mi dirai che l'hai fatta di proposito così?” domandò lui incominciando ad alterarsi.

“Sei un ragazzo viziato, quindi per uno come te ci vogliono i robot che non soddisfino le tue richieste!” rispose il padre con naturalezza.

“Io non sono viziato!” disse Itou irrigidendosi.

“Tua madre ti ha sempre viziato ed è per questo che vuoi più bene a lei che a me, perchè io sono sempre stato quello che ha cercato di non viziarti troppo...”

“Bè certo eri troppo impegnato a fare altro per potermi viziare e comunque la mamma mi viziava forse per compensare alla mancanza di un padre che era troppo impegnato a divertirsi con la sua amante!” disse alzando la voce e irritandosi visibilmente.

Avevo capito che non appena si diceva qualcosa di sgradevole riguardo sua madre Itou perdeva del tutto il controllo, diventava una bestia selvaggia pronta a sbranare chiunque.

Il padre di Itou era stato colpito e affondato! Non rispose alla provocazione del figlio, ma uscii dalla sala da pranzo senza proferire parola.

“Andiamo a scuola” disse Itou rivolgendosi a me, con un espressione scocciata e inquieta.

Le discussioni tra padre e figlio non volevano giungere al termine, per quanto ancora Itou aveva intenzione di rinfacciare al padre di essersi innamorato in passato di un robot?

Non lo avrebbe mai perdonato nonostante fosse suo padre e pur non sapendo il vero esito della vicenda.

Anzi se avesse saputo come fossero' andate realmente le cose, ero sicura che lo avrebbe odiato e disprezzato ancor di più ritenendolo la causa della morte della madre. Poi lo avrebbe odiato per il fatto che lo avesse preso in giro per tutto questo tempo tacendogli la morte della madre e mandandogli delle sue false lettere.

Saliti in quella grande macchina, Itou si mise a giocare ad un videogame, poi mi sorprese mi propose di giocare insieme a lui a quel gioco di combattimento.

Lo vedeva accanirsi su quel joyped avventandosi contro quei poveri tasti, come se fosserò loro la causa di ogni male e poi lo vedevo colpire il mio personaggio, facendo prese e mossa di ogni tipo per potermi battere.

“Ti ho battuta!” esultò contento.

“Bè non mi hai neppure dato il tempo di capire le funzioni dei vari tasti!” protestai.

Ma lui non mi stava neppure dando retta, era troppo soddisfatta della propria vittoria, si comportava proprio come un bambino, in un certo senso mi parve patetico e infantile, poi però capii che in fondo per lui era solo un modo per distrarsi dalla discussione avuta con il padre.

Arrivati a scuola, Sayoko comparve con la nuova compagna dagli occhi blu elettrico.

Quegli occhi erano di un blu scuro intenso e guardandoli ebbi quasi l'impressione di annegarci dentro.

“Ciao” disse lei senza neppure accennare un sorriso, poi ci guardò con attenzione, si concentrò sopratutto su Itou.

Itou rispose forzatamente al suo saluto, ma era evidente che tra quei due non scorresse buon sangue persino Sayoko si accorse dell' atmosfera pesante che aleggiava fra noi tre.

“Oh ma insomma cosa sono queste facce scure?” domandò Sayoko che non era al corrente del nostro spiacevole scontro con Lydia.

Lydia però sembrava molto astuta e furba, davanti a Sayoko assunse un espressione inconsapevole, come se non capisse perchè io e Itou la guardassimo male,ma non appena Sayoko si voltava da qualche altra parte riprendeva ad osservarci con uno sguardo di minaccia e sfida.

Dopo suonò la campanella e iniziarono le lezioni.

“Allora ragazzi, volevo parlarvi di una gita in montagna che abbiamo pensato di organizzare la prossima settimana!” disse la professoressa ,mentre i compagni esultavano contenti, non tanto perchè l'idea di andare in montagna li entusiasmasse,ma perchè almeno in questo modo avrebbero potuto saltare delle ore di lezione.

“Ci sono domande?” strillò la professoressa per contrastare il trambusto che si era scatenato in classe.

“Professoressa mi chiedevo se a questa gita siano ammessi anche i robot?” domandò un compagno suscitando le risa dei compagni.

La professoressa disse delle frasi di circostanza “ bè la gita include tutti i menbri della classe e poi avere un robot ad una gita in montagna ci sarà abbastanza utile...”

Quel “ci sarà abbastanza utile” mi infastidii molto, sopratutto perchè io non avevo neppure detto che volessi andarci in quella stupida gita e neanche me lo avevano chiesto.

Itou alzò la mano per poter dire qualcosa.

“Dii pure Kayashi!” disse la professoressa.

“Spetterebbe a me decidere se il mio robot debba venire o meno...” disse contrapponendosi alla professoressa e al compagno.

“No, ti sbagli...il regolamento dice che se c'è un robot nelle classi...questo deve essere presente alle gite in cui ci sono dei percorsi un po' pericolosi, dato che può esserci di aiuto...”

“Scusi professoressa, ma cosa intende per un po'pericolosi?” domandò Itou con un espressione seria.

“Bè avrete tutti sentito parlare del famoso “ponte della morte”, è stato ricostruito varie volte poiché ci è sempre caduto qualcuno dentro... bè adesso è stato reso più resistente e comunque lì c'è una bel panorama!”

“Non mi sembra una buon idea farci attraversare un ponte in cui sono morte un sacco di persone...” sostenne Itou.

“Bè lo sai che dice il regolamento?” chiese la professoressa rivolgendosi ad Itou con un espressione composta e pacata.

Itou non rispose, rimase in silenzio poi la professoressa disse “Kitokawa spieghi a Kayashi cosa dice il regolamento?”Il compagno rispose con un espressione malevola dipinta sul viso “ Se c'è almeno un robot in una classe spetta al robot attraversare per prima percorsi ritenuti pericolosi... quindi vorrebbe che 660 passerà il “ponte della morte” prima di noi e se non ci cade giù ci passiamo noi... così noi non corriamo alcun pericolo!”

Non appena sentii quelle parole, mi sentii male, io neppure ci volevo andare in quella gita e loro pretendevano che io corressi tanti sciocchi pericoli solo per ammirare uno stupidissimo panorama e per garantire la loro incolumità, incolumità di gente che mi trattava di merda.

Non alzai neppure la mano per parlare e gli ringhiai contro “ Guardate che io non ho alcuna intenzione di venire a questa stupida gita!”

Tutti mi guardarono malamente e risero, poi l'insegnante disse “ Bè non è che tu sia nella posizione di obbiettare! Lo dice il regolamento, giusto Kayashi?”

Itou annui appena, poi però disse “ Però se scegliessimo un percorso meno pericoloso sarebbe meglio”

In quel momento tutti I compagni iniziarono a parlottare fra di loro dicendo frasi del tipo “ Ma sentitelo come si preoccupa dell'incolumità del suo robot...è stupido quanto il padre!”

La profesoressa come I compagni disse “ Non è che lei si stia preoccupando un pò troppo del suo robot?”

“No, è soltanto che tengo molto al duro lavoro di mio padre e mi seccherebbe molto che a causa di uno stupido ponte uno dei suoi lavori venisse distrutto...” disse con freddezza a testa alta dinanzi ai compagni, io l' osservai con la coda dell'occhio dato che era dietro il mio banco.

“Bè non mi pare che suo padre possa incontrare troppe difficoltà a realizzare un altro robot...” disse l'insegnante non ammettendo la sua replica.

Poi mi intromisi dicendo “ Questa decisione spetta solo a me, spetta solo a me decidere se ho intenzione di attraversare quel ponte è la mia risposta è no, no e no!”

“Vada fuori! Subito fuori!” mi sbraitò contro l'insegnante poi si immischiò anche Sayoko dicendo “ Professoressa non potremmo scegliere un altro percorso per evitare ogni tipo di discussione!”

“Ora ci si mette anche lei signorina Hayame!” si infuriò la docente, mentre I compagni continuavano a parlottare e a tramare contro chiunque prendesse le mie difese, Sayoko e Itou erano in quella cerchia.

Uscii fuori dalla classe furiosa, non potevo più sostenere quella situazione.

Poi però pensai che almeno c'era qualcuno che prendeva le mie difese,così un sorriso stupido mi si dipinse sul viso, ripensando alla presa di posizione di Itou e di Sayoko.

In particolar modo mi aveva colpito la presa di posizione di Itou, quella di Sayoko non mi sorprendeva, da lei me lo sarei aspettato, ma da lui...

Poi però ripensando alle sue parole, aveva giustificato quel gesto dicendo che non voleva che il lavoro del padre andasse perduto.

Già io non ero altro che il lavoro del padre per lui, non poteva ritenermi nient'altro che questo.

No, non c'era di esserne contenti anzi tutto il contrario, così il mio malumore si rafforzò ulteriormente.

Poi vidi uscire dall' aula accanto alla mia Yoto , come al solito si era fatto buttare fuori.

“Ei ragazzaccia!” disse sorridendomi con dolcezza.

“Incomincio a credere che ti faccia buttare fuori di proposito!” dissi ridendo.

“Certo, ovvio che lo faccio di proposito!” rispose guardandomi in un modo che mi faceva sentire bene, non mi guardava come faceva il resto della scuola, ma il suo sguardo era dolce e rincuorante.

“Suppongo che ti sia infuriata per la storia della gita!” esclamò lui.

“E tu che ne sai?” domandai sorpresa.

“Ne stavano parlando anche nella mia classe e parlavano anche della faccenda del ponte!” esclamò con aria perplessa.

“Già vogliono obbligarmi ad attraversare quel ponte è da non crederci!” esclamai irritata.

“Bè dai non credo che sarà tanto pericoloso, da quel che so l'hanno reso più resistente per evitare che ci cadesse qualcun altro! Dato che sono morte fin troppe persone su quel ponte!”

“Già ma se non fosse poi così resistente?Non ho intenzione di porre fine alla mia vita in un modo così stupido e sopratutto per l'incolumità di gente come quella!”

“Temo che sarai costretta a farlo...” disse assumendo un espressione seria e preoccupata.

“Ma io non voglio!”dissi perdendo le staffe.

“Si, lo capisco, ma purtroppo non è una scuola che hai contro, ma un intero governo!” disse facendosi cupo.

“Già” esclamai amareggiata.

“Dai sono sicuro che il ponte non si romperà!” disse tranquillizzandomi, scacciando così i cattivi pensieri.

E se si rompesse?” domandai.

A quel punto rimase in silenzio, poi disse “Non accadrà!”

“Ne sei veramente sicuro?” insistetti.

“Pregherò così tanto per evitare che accada!” disse sorridendomi.

“Ma Dio non provvede solo per la salvezza degli esseri umani?” gli domandai.

“Non ascoltare le sciocchezze che dicono gli altri, è vero che la chiesa è contraria ai robot, ma questo non significa che Dio lo sia”

Dopo la scuola e appena rientrati a casa, Itou non disse una parola riguardo la faccenda della gita, non parlò neppure al padre riguardo quella faccenda.

Il pranzo si svolse in un assordante silenzio, padre e figlio non si rivolserò neppure mezza parola.

Itou mangiò piuttosto frettolosamente e si diresse verso la sua stanza senza dir nulla,mentre il padre mi fece un cenno per dirmi di raggiungerlo e di portare a termine il piano “far studiare Itou”.

Bussai diverse volte e svogliatamente alla stanza di Itou, ma lui non mi diede alcuna risposta,così alla fine mi decisi ad aprire la porta con scarsa convinzione.

Non ero lì per piacere personale, avrei voluto evitare qualsiasi rapporto con lui, ma Itou era il mio padrone e io il suo robot e nonostante non riuscissi ad accettarlo, sapevo che quel rapporto non potevo scioglierlo tanto facilmente.

Non si voltò neppure per vedere chi avesse aperto la porta o forse non mi aveva neppure sentito entrare, era troppo concentrato a guardare un film porno sul computer per degnarmi di uno sguardo.

Disgustata vidi nello schermo un ragazzo e una ragazza nudi messi in una posizione quanto mai improbabile, a meno che non fossero due esperti contorsionisti del sesso e poi si udivano I rantoli di piacere di quei due.

“Mi spiace interrompere la tua importante attività, ma ecco vedi tuo padre mi ha detto che devo aiutarti a studiare!” dissi piuttosto di malavoglia.

Lui si voltò verso di me e poi scoppiò a ridere dicendo “ Non sa più cosa inventarsi per convincermi a studiare!”

Non aveva alcuna intenzione di darmi retta e così riprese la visione di quel porno senza più considerarmi.

Così finii per alterarmi e per interrompere il video che stava vedendo piggiando dei tasti a caso dalla tastiera del computer, ma lui con il mouse riavviò il video.

“Adesso vedi di darmi retta perchè sto iniziando ad irritarmi sul serio!” esclamai iniziando ad agitarmi.

“Non ho alcun intenzione di mettermi a studiare quando posso vedere video interessanti come questi!” disse assumendo un 'espressione depravata, che per qualche strana e insolita ragione risultava anche sensuale.

Iniziò così una dura lotta tra noi due, io che cercavo di interrompere quel video cercando di pigiare ancora una volta I tasti della tastiera,mentre lui me lo impediva tenendomi ferme le mani.

Purtroppo lui era in vantaggio dato che ogni qualvolta che tentassi di liberarmi e di alzargli le mani iniziavo ad avvertire scosse per tutto il corpo, poi però pensai a Miamoto, quella si che era un 'ottima arma da poter usare contro di lui.

Così finii col dire “ D' accordo non vuoi studiare, accetto la tua decisione!”

Lui non parve tanto convinto da quella mia improvvisa arresa, poi mollò la presa dicendo “ Non credevo che ti saresti arresa con così tanta facilità!”

“Bè sei un caso disperato!” gli risposi uscendo dalla stanza.

Quello era stato solo l'inizio, non avevo di certo intenzione di morire per colpa di un Itou che non voleva studiare.

Così dopo aver preso il mio amato micino rientrai nella stanza di Itou e posai il gatto sulla scrivania su cui era poggiato il computer di Itou.

“Mettilo subito giù!” tuonò Itou allontanandosi dalla scrivania e incominciando a starnutire.

“Solo se ti metterai a studiare!” esclamai soddisfatta, adesso ero io ad avere il coltello dalla parte del manico.

“Dannazione lo sapevo che non avrei dovuto acconsentire a farti tenere questo dannato gattaccio!”

Dopo un pò presi il gatto tra le braccia e glie lo avvicinai sempre di più, lo vidi indietreggiare poi non appena si trovò a sbattere contro il muro disse “Ok va bene, ho capito...che palle!”

Andai a riposare il gatto della mia stanza e rientrai nella stanza di Itou ritrovandomelo immerso nei libri, ero stata abbastanza convincente.

Poi però mi accorsi che in realtà sopra il libro c'era un manga hentai, così finii per sequestrarglielo, ma lui cercò in tutti I modi di riprenderselo.

“Vuoi che vada a riprendere Miamoto?” lo minacciai.

“Non mi faccio fregare due volte di seguito!” disse strattonandomi contro il muro per impedirmi di muovermi e buttando a terra il manga hentai.

“Guarda che mi troverò costretta a parlare con tuo padre della tua pessima condotta!” dissi incrociando I suoi occhi verdi come olive mature.

“Questo andrebbe solo a tuo discapito, mio padre potrebbe ritenerti un robot incapace e quindi potrebbe decidere di sostituirti con qualche altro robot!” disse astutamente con un sorriso tra le labbra.

Tentai inutilmente di liberarmi dal peso del suo corpo che mi teneva ferma contro il muro, ma era tutto inutile.

“Facciamo così...io studierò, ma solo ad una condizione...” disse sfiorandomi il viso e chinando il capo per avvicinare il suo viso al mio.

“Quale sarebbe questa condizione?” domandai con diffidenza,tentando di apparire insensibile all'estrema vicinanza del suo viso con il mio.

“Mia cara come sei impaziente!” disse con un sorriso malevolo, eppure era diverso da quello dei suoi compagni mi parve in un certo senso meno cattivo e poi era attraente.

No, ma che andavo pensando, non c'era nulla di attraente in lui! Ma per quanto cercassi di fermare quei pensieri, era tutto inutile una parte di me era completamente assorbita dalla sua bellezza.

“Ecco vorrei provare quella posizione del video!” disse guardandomi in un modo piuttosto ambiguo e provocante.

“Eh?!” esclamai accigliata.

“Dai non mi sembra una richiesta così difficile da soddisfare dopotutto io sono il tuo padrone e non sono neppure uno di quei padroni brutti e vecchi, insomma dovresti sentirti onorata, non sai quante ragazze si sentirebbero onorate di venire a letto con me!” disse con arroganza.

“Già così onorate che le paghi!” dissi ricordando la ragazza dell'altro giorno a cui aveva dato dei soldi.

“Non è proprio così, che vanno le cose... le costringo a prendersi I soldi perchè non voglio che diventino storie serie” rispose tranquillamente rivolgendomi un sorriso sensuale e disarmante.

Ok , aveva ragione non era un brutto ragazzo,si poteva dire tutto su di lui ma non che fosse brutto e quindi che ci fossero' ragazze disposte ad andarci a letto senza problemi poteva anche essere fattibile, ma che ci andassi a letto io, quello era fuori discussione.

Per quanto lui si ostinasse a dire che la mia personalità fosse molto cambiata rispetto a quella precedente, io non vedevo alcun cambiamento, anzi sentivo di non essere cambiata affatto, a parte il mio aspetto, ero sempre la solita Aiko.

Quella che non sarebbe mai andata a letto per puro piacere fisico, ma solo e soltanto per amore.

Poteva cambiare il mio nome, il mio aspetto, ma quello che ero sarebbe sempre comunque rimasto immutato, la personalità di una persona non la si può cambiare con tanta facilità.

E allora perchè avevo detto si? Perchè avevo accettato la proposta di Itou? Perchè ci eravamo stretti la mano?

“Bene” disse lui incominciando seriamente a studiare,mentre io continuavo a chiedermi cosa mi avesse spinto ad accettare una proposta indecente come quella.

Era stata tutta colpa di quegli occhi così penetranti, che mi osservavano in quel modo, sembravano denudarmi e poi il suo petto contro il mio e poi quel suggestivo profumo che proveniva dalla sua pelle e poi quelle labbra carnose rosso amaranto che erano un opprimente e devastante tentazione.

Mi ero lasciata soggiogare dalla sua bellezza con eccessiva facilità, forse era il braccialetto a rendermi particolarmente sensibile al fascino del mio padrone.

Mi morsi il labbro dal nervoso, avrei voluto avere una macchina del tempo, tornare indietro e rispondere con un bel “no” alla sua assurda condizione. Ma ormai era troppo tardi.

No, non era troppo tardi per sottrarsi ad una proposta come quella, così mi schiarii la voce dicendo “Senti riguardo a quello che ho detto prima ...non credo che...ecco” e adesso perchè diamine stavo balbettando?

Mi ritrovai i suoi occhi addosso, oddio che occhi, erano più splendenti dei rubini.

Ecco, bene già balbettavo prima di aver incrociato il suo sguardo, e adesso incrociando quelle iridi ero letteralmente pietrificata.

Occhi verdi come: le distese di verde, i cespugli,le olive appena mature, le pianure, come le piante, I trifogli, gli smeraldi. Poi mi fermai un attimo e dopo aver richiamato alla mente quelle belle immagini cercai qualcosa di verde e di sgradevole da poter attribuire ai suoi occhi e poi dopo lunghe riflessioni mi rammentai che anche gli anfibi e I rettili sono verdi.

Ecco I serpenti, le rane e le lucertole sono verdi e lui era viscido e pericoloso come un rettile.

Quella era l'associazione più congeniale alla sua natura, ma per quanto cercassi di richiamare l'immagine dei serpenti per evitare di rimanere incantata dai suoi occhi, era tutto inutile, erano troppo belli per poterli paragonare alla verdastra e viscida pelle di un serpente.

“Stavi per dire qualcosa?” domandò lui ammiccando un sorriso.

Lo stava facendo di proposito, ne ero ormai certa, era consapevole di quanto mi mandasse in tilt I feromoni con quei suoi sorrisi seducenti e con quei suoi splendidi occhi!

“Echiko, mantieni la calma e torna in te!” mi ripetevo dentro la testa,me mentre l'osservavo la perversione prendeva il sopravvento.

L'idea di fare cose vietate ai minori di 14 anni con un ragazzo con quei bei occhi forse non mi dispiaceva mica tanto.

“No, ma che sto dicendo, Echiko, anzi Aiko torna in te!” continuai a ripetermi dentro la testa, ma in quella ardua lotta l' Echiko depravata si aggiudicava la vittoria.

“Io oh niente” esclamai completamente rapita dal suo sguardo.

“Bene allora potresti aiutarmi a fare quest' esercizio che non l'ho capito!” disse continuando a lanciarmi dei sorrisi accattivanti.

Mi ritrovai a sorridere come un' ebete, mentre mi avvicinavo a lui per leggere quell'esercizio che non aveva capito.

Mi stupii il fatto che non lo avesse capito, era una scemenza pazzesca, possibile che fosse un pò tonto?

Glie lo spiegai, ma mi seguii con un espressione poco convinta, come se in realtà non avesse capito un accidente di quello che gli stessi dicendo.

Alla fine tra sorrisi e sguardi ammiccanti del sottoscritto, mi ritrovai a dovergli fare l'esercizio io, poi dopo la matematica passò alla letteratura e lo aiutai a ripetere.

Mi accorsi quasi subito che la storia di “Genji Monogatori” ( Considerato uno dei primi capolavori della letteratura giapponese) la sapeva spiegare benissimo nei minimi particolari.

Tutte le varie vicende del giovane “Genji” figlio dell'imperatore giapponese che si innamora dell' amante del padre le sapeva spiegare con maestria, ma se gli chiedevo qualsiasi altra opera rimaneva in silenzio con gli occhi sbarrati.

Così iniziai a chiedermi la ragione per cui sapesse così bene la storia di “Genji Monogatori” mentre delle altre il nulla assoluto.

Poi ascoltando quello che diceva iniziavo a percepire delle somiglianze, dei punti di incontro tra Genji e Itou.

Tutti e due avevano perso la madre e tutti e due avevano una vita amorosa frenetica, da quello che era trapelato dalla bocca del padre: Itou andava a letto sempre con ragazze diverse come faceva Genji, solo che nell'epoca in cui era ambientato il romanzo era ritenuta normale la poligamia.

“Secondo te perchè Genji va a letto con tutte quelle donne nonostante ami Fujitsubo( amante del padre)?” domandai cercando di scavare a fondo su quelle somiglianze che trovavo tra lui e il protagonista, in realtà con quella domanda gli stavo chiedendo indirettamente perchè lui andasse a letto con altre ragazze se amava Sayoko.

“Bè nell'epoca Haien tutti gli uomini erano poligami!Comunque credo che lo facesse perchè Fujitsubo lo aveva rifiutato e poi lui risentiva molto della perdita della madre e cerca disperatamente nelle altre donne la figura della madre che solo in Fujitsubo aveva ritrovato”

Ecco la spiegazione!In Sayoko rivedeva la figura della madre, forse perchè erano amici di infanzia e quindi in un certo senso avevano un legame affettivo molto forte, ma lei lo aveva rifiutato.

Così cercava nelle altre ragazze quest' immagine riflessa della madre che non riusciva mai a trovare.

Iniziavo quasi a sentirmi una psicologa, poi perchè diamine stavo indagando su di lui?La mia stupida curiosità cresceva in maniera vertiginosa.

“E perchè Sayoko ti ha rifiutato?” esclamai erroneamente, poi subito dopo mi corressi dicendo “cioè volevo dire perchè Fujitsubo rifiuta Genji?”

Itou inarcò un sopracciglio dicendo “Stai per caso cercando di indagare sulla mia vita sentimentale?”

“No, ti sto facendo delle domande di letteratura..” risposi con ingenuità.

“Fujitsubo rifiuta Genji perchè era l'amante del padre è se venivano scoperti sarebbe successo un pandemonio...” rispose mettendomi in difficoltà.

Da quel che sapessi Sayoko non aveva relazioni con il padre di Itou, quindi in quel caso non c'era alcun rapporto di somiglianza tra il rifiuto di Fujitsubo e quello di Sayoko.

Rammentai una frase di Sayoko “ Itou è un buon amico, ma come innamorato è asfissiante!”

Dopo mi tolsi dalla testa le faccende sentimentali di Itou, dopotutto non erano cose che mi riguardavano.

“Comunque ti dirò del rifiuto di Sayoko se tu mi risponderai ad una domanda che intendevo farti da tempo...” disse guardandomi con attenzione.

Io seduta accanto a lui, incominciai a sentirmi in estremo disagio e poi facendo la disinvolta dissi “ Cosa ti fa pensare che sia tanto interessata a sapere la ragione per cui Sayoko ti ha rifiutato?”

“Bè me l'hai chiesto...” disse beffardamente.

“Prima dimmi cosa hai intenzione di chiedermi e poi ti dirò se ho voglia di rispondere...” risposi con sagacia, non volevo trovarmi a dover rispondere a domande imbarazzanti.

“Bè mi chiedevo quel Rinsaki...ecco lui ti ha per caso fatto fare cose strane?” domandò con un espressione insolita, mi parve quasi che si sentisse a disagio nel farmi quella domanda.

“Come mai ti interessa tanto saperlo?” domandai incominciando a sentirmi pure io a disagio, sopratutto perchè mi rammentai di quello sgradevole spogliarello che ero stata costretta a fare.

“Bè a te perchè interessa sapere perchè Sayoko mi ha rifiutato?” domandò astutamente rigirando la frittata.

Già, perchè ne ero così interessata? Forse perchè se fossi stata Sayoko, non lo avrei rifiutato.

Oddio ma che cosa stavo dicendo? No, aspetta...calma! Cioè intendevo dire che se fossi stata Sayoko e avessi ricevuto tante attenzioni e gentilezze da un ragazzo bello come Itou di certo non lo avrei rifiutato.

Si, in effetti se fossi stata trattata nel modo in cui trattasse Sayoko molto probabilmente...Oh no, adesso basta con questi sciocchi pensieri! Tanto erano solo delle sciocche supposizioni perchè io ero Echiko il suo robot e lui il mio padrone e quindi non avrei mai ricevuto certe gentilezze e attenzioni da parte sua, quindi perchè rimuginarci sopra?

“Semplice curiosità!” mi azzardai a rispondere.

“Anche per me è una semplice curiosità!” mi rispose astutamente.

Bene e adesso che dovevo dirgli? Dovevo rispondergli? Dovevo dirgli, no ecco mi sono dovuta spogliare davanti a un sacco di uomini allupati di sesso? Ma cosa diamine voleva che gli rispondessi? E poi erano cose mie private! Tanto valeva avvalersi della facoltà di non rispondere.

“Non mi va di rispondere a questo genere di domande!” mi affrettai a rispondere con finta scioltezza.

“Comunque riprendiamo con lo studio...” aggiunsi abbassando lo sguardo verso il suo libro di letteratura.

“Veramente abbiamo finito!” disse con aria sorniona.

“No, devi ancora ripetermi ecco...vediamo...” dissi cercando disperatamente un argomento che non mi avesse ancora ripetuto, perchè sapevo bene a che cosa alludesse con quella sua espressione fintamente bonaria, stava alludendo all' accordo che avevamo stretto.

“Ti ho ripetuto tutto!” ci tenne a precisare.

“Già, però in quest'argomento eri un po' indeciso, non me lo hai ripetuto bene, che dici se me lo ripeti di nuovo?” dissi iniziando ad arrampicarmi agli specchi, poi sollevai lo sguardo verso l'orologio il tempo sembrava essersi fermato, non potevo neppure usare la scusante del tipo “devo andare che adesso si è fatto tardi e sono molto stanca”

Itou mi stava ripetendo l'argomento con un espressione piuttosto scocciata e contrariata, però a parte questo me lo stava ripetendo alla perfezione, così cercai di metterlo in difficoltà iniziando a fargli un sacco di domande,ma lui riusciva a rispondermi a tono a tutte le domande che gli rivolgevo.

“Ok adesso, abbiamo finito!” disse maliziosamente alzandosi dalla sedia e invintandomi a fare lo stesso.

“Aspetta un momento...c'è un altro argomento che...ecco...non mi è piaciuto come... lo hai ripetuto!”dissi balbettando per il nervosismo.

Iniziavo a sudare freddo e il mio cuore sembrava come impazzito, batteva fortissimo, sembrava una bomba pronta a scoppiare da un momento all'altro.

Lui non mi stava più dando retta, non mi ascoltava neanche, nonostante io cercassi di convincerlo a ripetermi meglio qualche altro argomento. Strinsi forte il libro di letteratura giapponese tra le mani come se fosse un'arma o uno scudo che mi potesse proteggere da lui.

Stavo tremando,mentre lui si avvicinava sempre di più a me, poi mi tirò via il libro dalle mani con estrema facilità.

“No, ti prego!” dissi tremando non appena lo vidi chinarsi per avvicinarsi sempre di più alla mia bocca.

“Non sei una persona di parola, anzi non sei un robot di parola!” si corresse con un sorriso subdolo ed enigmatico.

Avrei tanto voluto fare qualcosa, ma il mio stato emotivo mi impendiva di fare qualsiasi movimento e anche se lo avessi fatto lui mi avrebbe bloccato e stretta a sè impendendomi di fuggire via, poi io avrei cercato di liberarmi però in quello stesso momento la scossa elettrica del braccialetto mi avrebbe impedito di reagire.

Poi come si faceva a dire di no a quegli occhi? Come? Dentro di me cercavo di fare come diceva Sayoko, mi ripetevo dentro la testa “Forza di volontà aiutami tu! Forza di volontà!” ma per quanto la invocassi tutti I miei propositi e la forza di volontà andava a farsi benedire, non appena incrociavo gli occhi verdi del mio padrone.

Dopo vidi le sue labbra rosse e carnose che si avvicinavano lentamente alle mie, ero ancora in tempo per fuggire dopotutto non mi stava neppure tenendo ferma, stava semplicemente abolendo qualsiasi distanza tra me e lui.

La pressione che esercitava su di me non era una pressione fisica, ma psicologica:

Usava I suoi occhi, le sue labbra, le sue guance paffute come armi per sedurmi, sopratutto quelle zigomi leggermente pronunciati erano un'arma a doppio taglio che mi inducevano ad abbassare la guardia.

Erano come le guance di un un bambino, gli davano quasi un ' aria infantile e ingenua rispetto a come realmente fosse, già quelle guance mi traevano quasi in inganno, come se volessero' dirmi “ Dai in fondo non sono così cattivo!”

Il suo braccialetto si era illuminato, ma non appena abbassai lo sguardo verso il mio che avevo visto illuminarsi, sentii la sua mano calda e grande sollevarmi il viso con fermezza.

In quel momento il tempo mi parve fermarsi per davvero, le sue labbra avanzarono unendosi alle mie.

Rimasi immobile e con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, mentre lo vidi chiudere gli occhi come se volesse evitare di incrociare il mio sguardo, poi sentii la sua lingua calda e carezzevole premere contro le mie labbra serrate. Mi stava causando i brividi e quasi di istinto, presa dal piacere e dalle sensazioni piacevoli di quel momento, socchiusi le labbra lasciando che la sua lingua entrasse dentro la mia bocca per sfiorare la mia.

Poi mi lasciai trascinare dal ritmo incalzante della sua lingua che accarezzava la mia e così iniziai ad essere io a condurre il gioco, ad essere io stessa a leccare la sua e a baciarlo con più passione, perdendo ogni contatto con la realtà.

L'unica cosa che riuscivo a percepire in quel momento era l'estasi di quel bacio, il piacere che provavo nel sentire le nostre lingue toccarsi e i nostri corpi vicini.

Leccavo le sue labbra, poi cercavo di nuovo la sua lingua con insistenza e anche lui faceva lo stesso, tutti e due eravamo come due magneti che non volevano più staccarsi l'uno dall'altro.

Poi sentii le sue mani sfiorarmi il collo con delicatezza causandomi i brividi lungo la schiena e dopo sentii le sue mani spostarsi un po' più giù, forse un po' troppo giù.

Mi stava toccando i seni, presa dalla passione del momento, non ero più in grado di intendere e di volere e di capire di quanto tutto quello che stavo facendo fosse terribilmente sbagliato.

In quel momento avrei quasi detto di amarlo. Ma quello non poteva essere amore, era solo desiderio sessuale primordiale, un'attrazione fisica eccessiva. Oppure no?

Pensandoci neppure Yuri era riuscito mai a farmi perdere del tutto il controllo di me stessa, con lui ero sempre stata frigida da quel punto di vista, non riuscivo mai a sciogliermi, nonostante stessimo insieme ormai da anni.

Stavamo insieme da 4 anni, eppure tutte le volte che provavo a far l' amore con lui, non ci riuscivo, rimanevo tesa come la corda di un violino, non riuscivo mai a lasciarmi andare del tutto pur sapendo quanto Yuki mi amasse.

Mentre lì con il mio padrone che detestavo e che non mi amava affatto, mi sentivo così a mio agio,pronta a fare follie senza pensarci due volte.

Sentivo i palmi delle sue mani stringermi i seni con ardore, mentre io continuavo a baciarlo.

Poi però improvvisamente smise di toccarmi e pose fine ai nostri baci dicendomi che forse era meglio se me ne tornavo nella mia stanza.

Mi parve turbato da qualcosa, ma non avrei saputo dire con precisione cosa lo avesse turbato tanto, poi lo vidi osservare più volte il suo braccialetto illuminato, ma non appena notò che lo stessi fissando se lo coprii sotto la manica della maglietta.

“Dimentica quello che è successo!” disse diventando visibilmente pallido.

Io non dissi nulla, dopotutto doveva essere stato un bene che si fosse fermato, dato che se non lo avesse fatto io molto probabilmente non mi sarei fermata, avevo perso del tutto il controllo! Che diamine mi era passato per la testa?

Scappai via dalla stanza di Itou dandomi della sciocca, avrei davvero voluto fare come aveva detto Itou dimenticare quella mia stupida debolezza.

Stavo per concedermi a lui? Al mio padrone? Quello che mi riteneva una sua proprietà, un suo giocattolo con cui potesse giocare tutte le volte che volesse.

Dentro la mia stanza accarezzai Miamoto e mi confidai con lui, più che parlare con lui era una comunicazione con me stessa, mi diedi ancora della stupida, perché una parte di me avrebbe voluto follemente fare sesso con Itou.

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Capitolo 8
*** ADDIO PER SEMPRE AIKO ***


Quella notte non riuscii a prendere sonno, stavo ripensando a quel bacio e alle sue mani che mi sfioravano i seni coperti dalla camicetta della divisa scolastica.

Cercai di scacciarlo dalla mia mente, ma era tutto inutile, il pensiero di lui era più forte di qualsiasi altra preoccupazione, persino l' attraversamento di quel pericoloso ponte non mi balenava più per la testa.

Dopo un po' osservai il cielo fuori dalla finestra, sentii la pioggia cadere giù dai cieli di Tokyo.

Eravamo in pieno dicembre non era poi così strano che piovesse così tanto, anche se ormai le stagioni erano pressochè inesistenti in quasi tutto il mondo.

Aprii la finestra e catturai sul palmo della mia mano una goccia di pioggia, non era trasparente, ma era nera come pece, era acqua inquinata.

“Un'altra pioggia acida” pensai ricordando il giorno in cui ero morta.

Liriko mi disse “ Ci conviene ripararci, è una pioggia acida...è tutta acqua inquinata che ci cadde addosso, non ci fa bene!”

Io le davo sempre dell'esagerata, le dicevo che l' eccessivo studio le dava alla testa, ma in quel momento costatai che avesse ragione quella pioggia era dannosa, sentii la mia mano bruciare al tatto con quella goccia di acqua scura e poi l' annusai era un odore pestilenziale sembrava petrolio.

Tossii rumorosamente a causa di quel concentrato di sostanze tossiche che cadeva dal cielo, così richiusi la finestra impedendo a quell'odore di invadere il mio setto nasale.

Poi trafelata andai a lavarmi le mani dentro il bagno della mia stanza, pensai che fosse una vera fortuna avere il bagno in camera.

Richiamai alla mente la mia piccola e modesta casa di quand'ero stata un essere umano, non aveva niente a che vedere con l'enorme casa dei Kayashi in cui avevo sempre paura di perdermi.

Non mi sarei mai abituata a vivere in una casa così grande, non sapevo neppure quante stanze ci fossero' in tutto.

Sapevo solo che non appena uscivo dalla mia stanza dovevo percorrere un corridoio immenso pieno di porte in cui ovviamente c'erano altre stanze in cui non ero mai entrata, però sapevo bene che la decima stanza era quella di Itou. Poi al piano di sotto c'era solo la sala da pranzo e un grande spazio libero che doveva rappresentare l'ingresso, in cui c' erano quadri,vasi e altri oggetti pregiati.

Poi c'era un altra scala che portava giù e lì c'era il laboratorio del padre dalla quale usciva rare volte, solitamente solo per pranzare e cenare.

Ah e come facevo a sapere che la decima stanza era di Itou? Domanda che giungerebbe spontanea a chiunque.

Lo sapevo semplicemente perché c'era una cartellina attaccata con scritto “stanza di Itou- non rompete e fottetevi!”anche se avesse omesso “stanza di Itou”lo avrei intuito semplicemente da quel “non rompete e fottetevi” che si trattasse della sua stanza.

Chi mai avrebbe scritto un cartello alla porta con scritto “Non rompete e fottetevi”per forza un tipo scorbutico come lui poteva pensare di scrivere cose del genere.

Già, era scorbutico, cinico, acido e .... sexy?

Mi morsi con violenza il labbro per frenare i pensieri per nulla casti che mi ronzavano intorno.

Pensavo a quell' eventualità, all'eventualità in cui avesse continuato a palparmi il seno e a baciarmi, in quel caso sarei finita sotto di lui, nel suo letto e poi...

“Ma che andavo pensando?” sbuffai,mentre una parte di me rimaneva ferma con quei pensierini depravati.

Miamoto mi osservava con quei suoi occhioni verdi venendomi incontro per farsi coccolare,mentre io rimanevo incantata ad osservare quegli occhi scordandomi che erano quelli del gatto e richiamando costantemente l'immagine di Itou.

Agguantai il gatto e sentii le sue zampe premere contro i miei seni e mi tornò in mente quello che era successo con Itou, il bacio e le sue mani che mi toccavano suscitando in me desideri inauditi.

Mi ritrovai a baciare il musetto del micino che mi osservava con quei suoi occhioni curiosi e vigili.

Io chiusi gli occhi continuando a richiamare alla mente gli occhi del mio padrone su quelli di Miamoto.

“Lo sapevo che eri strana, ma non che fossi anche zoofila!” disse Itou cogliendomi in fragrante mentre baciavo il gattino.

Mi risvegliai da quella presunta atmosfera romantica che stavo ricreando con il gattino immaginando che fosse Itou.

Avvampai tra un misto di rabbia e imbarazzo.

Rabbiosa per la vergogna gli sbraitai contro “E tu che diamine ci fai qui? Potresti perlomeno bussare prima di entrare!”

“Ho interrotto la tua notte hot con il gatto!” disse iniziando a prendermi in giro.

Poi mi ricordai del bacio che ci eravamo dati quel pomeriggio..e poi le sue mani sul mio corpo.... stavo sudando per la tensione, sopratutto perché non sapevo quali fossero' le sue intenzioni.

Per quale ragione era entrato nella mia stanza? Che cosa voleva ancora? Che ci avesse ripensato, che volesse continuare quello che stavamo per fare?

Aspettavo ansiosa quella risposta, iniziavo pure a sentire le farfalle nello stomaco e poi le gambe che traballavano. A fatica riuscivo a reggermi in piedi.

“Mi chiedevo....” disse guardandomi con quel suo sguardo enigmatico e misterioso che non lasciava trasparire alcun emozione.

Sentii una violenta scarica di adrenalina, mentre lui esitava a rispondermi.

Gli piaceva lasciarmi in sospeso e a crogiolarmi su ciò che stesse per dire,l'impazienza stava crescendo sempre di più.

Cercai di smaltire la tensione ascoltando il suono della pioggia che batteva contro i vetri delle finestre e i tetti dei palazzi, quel rumore aumentava progressivamente come il crescendo di un brano musicale.

“Mi chiedevo...” ripeteva continuando a lasciarmi in sospeso, ravvivando ancor di più l'agitazione e l'impazienza.

“Si?” domandai cercando di incoraggiarlo a proseguire quel suo discorso lasciato in asso.

“Niente...solo stupidaggini...” concluse senza aggiungere altro.

Se c'era una cosa che odiavo erano i discorsi interrotti e sconclusionati.

Se c'era qualcosa che aveva da chiedermi, che sputasse il rospo!

“Che tipo di stupidaggini?” domandai incrociando i suoi occhi verdi che mi osservavano disorientati.

“Nulla...solo dimentica quello che è successo questo pomeriggio!” disse guardando un punto imprecisato della stanza, sembrava stesse evitando di guardarmi negli occhi.

Era questo che intendeva chiedermi? Chissà perché rimasi tanto delusa da quella richiesta.

“Ah, ma già lo avevo dimenticato” dissi senza emozione,celando tutte le sensazioni spiacevoli che stavo provando in quel momento.

Uscii dalla stanza, lo osservai uscire dalla stanza con uno sguardo spento e quasi malinconico.

Non sapevo la ragione per cui stessi provando quella morsa al cuore e quella sensazione di tristezza e vuoto dentro l' anima.

Mi sdraiai sul letto con Miamoto tra le braccia e lo riempii di tante coccole.

Era un gatto adorabile, lui si che mi faceva sentire bene come Yoto e Sayoko.

Invece Itou era una persona dannosa per me, un momento prima mi faceva toccare il cielo con un dito e poi mi diceva frasi fredde,acide e stentate diventando una delle mie maggiori fonti di turbamento e angoscia.

Era come stare sulle montagne russe, un momento ero felice, esaltata, poi mi sentivo male, vomitavo e volevo scendere dalla giostra.

 

Il mattino seguente:

 

A svegliarmi non fu Itou, fu la cameriera con la quale Itou si sbaciucchiava.

Era una bella ragazza, aveva un fisico mozzafiato e aveva anche un bel viso, però i suoi atteggiamenti da oca giuliva mi indispettivano.

Poi stava assumendo un atteggiamento da prima donna come a dirmi tu non passi e non conti.

“660 deve svegliarsi” disse scandendo le parole con un atteggiamento autoritario come se fosse la padrona di casa.

“Mi chiamo Echiko!” dissi correggendola, ma lei mi ignorò bellamente dicendo svogliatamente :“Le ho messo la colazione sul tavolo...”

“La colazione in camera?” domandai stupita.

“Si è stato il signorino Itou a chiedermelo...” disse fulminandomi con lo sguardo.

“Sul serio?” domandai attonita.

“Si” disse a denti stretti, come se volesse nascondere l'irritazione.

Poi uscii dalla camera lanciandomi uno sguardo di sfida, mentre io la guardavo confusa chiedendomi che cosa avessi fatto di male.

Dopo osservai il vassoio con la colazione riposta sul tavolo e ripensai ad Itou.

Perché mi aveva fatto portare la colazione in camera? Era insolito da parte sua dopo le discussioni avute il giorno precedente...e poi quel bacio.

Basta dovevo metterci una pietra sopra! Così interruppi ogni tipo di pensiero godendomi a pieno quell' abbondante colazione.

Dopo mi feci una doccia veloce e mi vestii in fretta, accorgendomi che si era fatto molto tardi, sentii ripetutamente bussare alla porta della stanza. Doveva essere Itou.

“Un momento!” gridai dal bagno della stanza.

Dopo sentii la porta della stanza aprirsi, uscii dalla doccia appena in tempo per chiudere a chiave la porta del bagno. Non volevo che si mettesse in testa strane idee.

“Sbrigati!” urlò seccato da dietro la porta.

Dopo essermi sciacquata, mi accorsi di essermi dimenticata i vestiti dentro la stanza in cui era dentro Itou.

“Cazzo! Mi toccava uscire in asciugamano!” stavo iniziando a farmi prendere dal panico.

“Potresti uscire dalla mia stanza, così mi vesto!” dissi sperando che lo facesse senza fare troppe storie.

“Non ne vedo il motivo dato che sono sdraiato nel tuo letto e devo ammettere che si sta veramente comodi!” disse con naturalezza.

“ Ho dimenticato i vestiti in camera, potresti mettermeli dietro la porta!” dissi sperando che accettasse almeno quella condizione.

“Non ho alcuna intenzione di alzarmi da questo comodo letto!” disse con un ghigno.

“E allora io non esco da qui!” affermai risoluta.

“Invece devi muoverti...è tardissimo! Altrimenti mi troverò costretto a dire a mio padre che mi fai arrivare sempre in ritardo a scuola!”

Mi stava minacciando?! Era incredibile, prima mi faceva portare la colazione nella stanza e poi mi minacciava? Era incomprensibile.

Uscii dal bagno infuriata,mentre lui stava comodamente sdraiato sul mio letto ad osservarmi compiaciuto.

Cercai la divisa scolastica nella sedia su cui era poggiata, ma mi accorsi che non c'era più, poi mi chiese con aria innocente“ Stai per caso cercando qualcosa?”

“La mia divisa scolastica” esclamai cercandola frettolosamente per tutta la stanza, poi però mi accorsi che l'unico posto in cui non avevo controllato era proprio il letto su cui era sdraiato.

Mi avvicinai all'altro capo del letto, ma lì non c'era poi mi avvicinai alla parte del letto su cui era sdraiato lui e notai che sotto la sua schiena c'era la mia divisa.

“Itou ti sei sdraiato sopra la mia divisa!” gli feci notare.

“Io non vedo nessuna divisa!” disse facendo il finto tonto.

“Dammela!” dissi incominciando ad infuriarmi, sopratutto perché ero seminuda con gli occhi di lui che mi fissavano con insistenza.

“Venitela a prendere!” mi stuzzicò.

Mi piegai verso l'altro capo del letto per tirare la divisa dalla manica che sbucava da sotto la sua schiena, ma era tutto inutile, anzi correvo più il rischio di strapparla.

Poi la sua mano mi strinse il braccio facendomi perdere l'equilibrio e caddi sul letto.

Mi rialzai cercando di prendere la divisa scolastica che era sotto la sua schiena, ma lui in tutta risposta si mise a cavalcioni sul letto stringendomi il polso.

cercai di liberarmi dalla sua stretta ma era tutto inutile, poi sentii la scossa elettrica indebolirmi.

Poi con l'altro braccio libero mi tolse l'asciugamano di dosso che scivolò sul pavimento.

Rimasi immobile, non avevo il coraggio di muovermi ero troppo imbarazzata, mi sentivo nuda com'è effettivamente ero.

Anche lui rimase fermo ad osservarmi, sentivo il peso del suo sguardo addosso:Mi guardava in un modo morboso, ossessivo ed eccitante.

Poi lo vidi avvicinarsi alla mia bocca come quella sera.

Iniziai a sentirmi lo stomaco in subbuglio.

Ero nuda davanti a lui e non avevo neppure la forza di prendere l'asciugamano che era caduto giù dal letto, perché il disagio e la sua stretta sul mio polso me lo impediva.

Rimasi ad osservare i suoi occhi ipnotici smettendo di fare alcun tipo di resistenza, perché era inutile tentare di sottrarsi e poi i suoi occhi sembravano aver preso il pieno controllo di me stessa e l'odore della sua pelle mi inebriava facendomi perdere alcun contatto con la realtà.

Osservavo il mio riflesso dentro i suoi occhi e avvertii una sensazione piacevole invadermi,così senza pensarci troppo,mi ritrovai a sbottonargli la camicia volevo anch'io ammirare i suoi pettorali.

“Che stai facendo?” domandò lui continuando a guardarmi.

“Non lo so...” risposi sorridendo, non avevo idea di cosa stessi facendo, non mi importava capirlo, mi importava solo continuare a stare bene in quel modo con lui.

“No, aspetta ferma...” disse iniziando a farsi prendere dal panico non appena giunsi al secondo bottone.

Mi fermai come se mi fossi appena risvegliata da un sogno, iniziando a chiedermi che cosa mi fosse passato per la testa.

Itou si schiarii la voce evitando di guardarmi e poi disse uscendo dalla stanza “ Sarà meglio che ti vesti”

Mi vestii frettolosamente, volendo in qualsiasi modo dimenticare quello che stava per succedere tra noi due e sopratutto dimenticare il fatto che mi avesse visto nuda.

 

Giunti dentro la limousine che doveva condurci a scuola:

Itou guardava fuori dal finestrino evitando di guardarmi e anch'io feci lo stesso, mi sentivo a disagio dopo quello che era successo tra noi due.

Arrivati a scuola disse “Dimentica quello che è successo!”

Uhm era una costante, ormai la sola cosa che sapeva dire era dimentica quello che è successo.

Poi ecco la nostra “cara amica” Lydia salutarci con un sorriso finto stampato sul viso, mentre io e Itou la salutavamo forzatamente.

Mi soffermai su quel ciondolo, quel crocifisso che portava al collo,cercai di ricordare dove lo avessi già visto,ma i miei pensieri furono interrotti da Yoto.

Mi salutò sorridente come sempre, aveva davvero un bel sorriso, era carino e dolce con quei suoi riccioli rossi e quell'espressione mansueta e bonaria racchiusa dentro quegli occhi color nocciola.

“Guarda che ci sono anche io!” disse Itou accorgendosi che l'amico non la stava neppure considerando.

“Ah si ciao! Amico come butta?” domandò mostrando un sorriso smagliante.

“Sei troppo allegro per i miei gusti!” disse Itou osservandolo con un espressione sospettosa.

“Sei tu ad essere sempre cupo ed emo!” disse Yoto sfottendolo e dandogli una pacca sulla spalla.

“Non sono emo!” si difese.

Lydia rimaneva in silenzio ad osservarci.

“Ah scusa non ti avevo vista, ciao!” disse scusandosi con la presunta ragazza svedese.

“Non fa nulla...” disse flebilmente, atteggiandosi quasi da ragazza timida poi si allontanò inventando una scusa come un'altra.

Mi guardai attorno e vidi tanti ragazzi e ragazze che passeggiavano per il giardino della scuola che ci osservavano con sguardi pesanti e fastidiosi.

“Quella ragazza svedese è strana forte!” esclamò Yoto non appena si fu allontanata.

“Più che strana!” aggiunse Itou.

“Io non credo affatto che sia svedese!” disse Sayoko sbucando all' improvviso.

“E' un robot...” esclamò Itou lasciando i suoi amici increduli.

“Come fai a dirlo con certezza?” domandarono sorpresi.

“Ho un padre che li crea, li so riconoscere!”

“Ma non ha il braccialetto!” sostenni io.

“ Lo avrà nascosto da qualche parte forse lo ha sulla caviglia ...oppure è un robot che non ne ha bisogno...”rispose lui.

“Ma per quale ragione fingersi un essere umano?” lo interrogò Yoto.

“Bel mistero...”rispose lui incrociando il mio sguardo, come se volesse dirmi qualcosa che davanti ai presenti non potesse rivelare.

“Secondo me sono supposizioni assurde, anche se in effetti è di una bellezza surreale quindi si potrebbe in effetti essere un robot...” disse Sayoko meravigliata.

“Non ti starai mica innamorando di quella lì?” domandò Itou sdegnato.

Li osservai stranita e confusa, poi lei rise dicendo “Dai Echiko pensavo lo avessi capito che mi piacciono le ragazze!”

“Ah” affermai cercando di non apparire per nulla scioccata, anche se la mia espressione diceva tutto il contrario. Ora capivo la ragione per cui avesse rifiutato Itou!

“Non ti preoccupare Echiko non sei il mio tipo!” disse ridendo per il mio esagerato sbalordimento.

“Oh ma io non avevo pensato affatto questo...” dissi arrossendo.

“Bè però sei il mio tipo!” disse Yoto causandomi un altro evidente rossore, mentre Itou gli diede una violenta spallata.

“Piantala di dire cazzate!” disse Itou irrigidendosi.

“Oh ma che ti prende? Mi hai fatto male”si alterò Yoto.

“Stava solo scherzando” dissi rivolgendomi ad Itou.

“Ma io veramente...” farfugliò Yoto bloccandosi di botto.

Dopo entrammo in classe, le lezioni si svolsero' come al solito.

Dopo la professoressa disse “Vorrei interrogare, vediamo un po'...Kayashi hai ben 5 insufficienze, che dici di farti interrogare?”

“Si sono preparato” rispose affermativamente passando vicino al mio banco prima di raggiungere la cattedra.

“In bocca al lupo” gli dissi sottovoce.

Mi venne spontaneo augurargli quel in bocca al lupo, dopotutto se andava male quell'interrogazione il padre non l'avrebbe presa bene e se la sarebbe presa sicuramente con la sottoscritta, l' addetta che lo doveva fare studiare.

Itou rispondeva alle domande continue e fastidiose dalla professoressa, era insopportabile non gli dava neppure il tempo di finire le frasi.

Fortunatamente Itou sembrava abbastanza abile con le parole e sembrava anche sentirsi a suo agio seduto su quella cattedra.

Persino la professoressa rimase colpita dalla sua ottima preparazione dicendo “Mi hai piacevolmente sorpresa, dunque ti stai mettendo la testa apposto!”

“Chissà chi è che gli ha fatto mettere la testa apposto...” parlavano fra di loro i compagni ridacchiando malignamente.

Poi vidi dei fogliettini girare per la classe, ma alla sottoscritta questo fogliettino non giunse mai e neppure mi importavano più di tanto le sciocchezze che scrivevano, poi iniziai ad avvertire come la sensazione che ci fosse scritta qualche frase poco carina sul mio conto o su Itou. Fortunatamente dopo suonò la campanella della ricreazione.

 

A ricreazione:

Io, Itou, Sayoko e Yoto passeggiavamo nel giardino di scuola.

Itou per la maggior parte del tempo parve poco comunicativo, mentre tra me e Yoto iniziava ad esserci un certo feeling e stavo sorvolando su quello che mi avesse detto Itou che dovessi stare alla larga dall'amico.

Lui in tutta risposta mi lanciava delle occhiatacce,ma io fingevo di non capire.

Poi comparve una ragazza molto carina dagli occhi castani e i capelli ricci di un castano molto scuro, era molto carina e salutava Itou in modo molto confidenziale.

“Ah ciao Yoko!” esclamò lui sorridendole calorosamente.

Dopo Sayoko disse di avere molta fame e così ci recammo alla mensa per mangiare.

C'era Yoko seduta accanto ad Itou che faceva la scema imboccandolo e lui come uno scemo si faceva imboccare da quella lì.

Mentre Sayoko era seduta nel mezzo tra me e Itou, poi accanto a me c'era Yoto che mi stava parlando di qualcosa, ma non riuscivo più a seguirlo ero troppo concentrata a guardare quei due con la coda dell'occhio.

Mi facevano salire i nervi, certe effusioni così in pubblico.

Itou era indecente, il modo in cui le sorrideva e poi trovava sempre un pretesto come un altro per un approccio fisico.

“Echiko mi stai ascoltando?” domandò improvvisamente Yoto.

“Si, certo!” annuii tentando di apparire credibile.

“Allora che cosa ho detto?” domandò lui mettendomi alle strette.

Sayoko nel frattempo stava mandando dei messaggi, era tutta presa dal telefonino da non tenerci affatto in considerazione, poi si distaccò dal telefonino domandando “Mi sono persa qualcosa?”

Speravo che con la domanda di Sayoko non me lo avrebbe richiesto e invece mi ridomandò “Che cosa ho detto?”

“Niente stavamo parlando della fame nel mondo no?” domandai con scarsa convinzione tentando di apparire simpatica.

“No, veramente ti stavo dicendo... che penso che tu sia la ragazza più bella della scuola” mi sussurrò all'orecchio, scatenando la dirompente curiosità di Sayoko. Itou invece sembrava preso da altre cose per curarsi di noi due.

No, non dovevo curarmi di lui!

Non quando c'era un ragazzo così carino che mi riempiva di tante attenzioni. Iniziavo a sentirmi su di giri dalla contentezza.

“Anche tu sei molto carino!” gli sussurrai timidamente all'orecchio

“Uffa ma che vi dite all'orecchio voglio sapere pure io!” si lamentò Sayoko, sembrava come una bambina capricciosa.

Dopo mi sussurrò ancora all'orecchio “Ti piacerebbe uscire con me...io e te e nessun' altro?”

A quel punto mi sentii confusa, non sapevo cosa rispondere e poi pensavo ad Itou se io avessi accettato mi avrebbe ammazzato e poi non mi avrebbe permesso di uscire da sola con Yoto.

“Si” dissi impulsivamente quasi a volergli fare un dispetto.

Lui non voleva che frequentassi l'amico, bene io avrei fatto tutto il contrario.

Non poteva di certo comandarmi, ok ero il suo robot, ma questo non lo autorizzava ad impedirmi di vivere la mia vita.

Poi mi faceva rabbia l'idea che lui potesse divertirsi con chi gli pareva, mentre io non potevo fare nulla. E poi si trattava solo un'uscita niente di più!

Dopo la scuola l'autista di Itou non era ancora arrivato e alla fine ci incamminammo verso la strada di casa,ma mentre camminavamo lui prese la parola.

“Che vi siete detti all'orecchio tu e Yoto?” domandò stringendo i pugni, sembrava nervoso.

“Non sono cose che ti riguardano” esclamai.

“Allora tu non vuoi proprio capire! Tu a Yoto lo devi lasciare perdere!” disse sbraitandomi contro.

“Na Na Na Na Na non ti sento!” dissi tappandomi le orecchie, non avevo più intenzione di ascoltarlo.

Di colpo smise di camminare e superando il volume della mia voce disse “Non puoi fare quello che ti pare! Io sono il tuo padrone!”

“Tu puoi fare il cretino con quella,mentre io non posso neppure parlare e scherzare ingenuamente con Yoto!” urlai adirata.

“Non sarai mica gelosa di me?” domandò lui con un ghigno.

“No! Figurati, io gelosa...di te! Fossi pazza!” risposi acidamente poi aggiunsi “Solo che mi dà fastidio che tu possa fare quel che ti pare, mentre io per ogni cosa che faccio devo dare conto e ragione a te! Io non ho mai dato conto e ragione a nessuno delle mie azioni, perché non ne ho mai avuto bisogno! So sempre cosa è giusto fare e cosa è sbagliato!”

“E poi mio padre dice che sono io quello viziato” rispose seccato.

“Io non sono viziata, è solo che ho sempre avuto una buona testa, ho sempre capito da sola cosa era giusto fare senza che me lo dicessero' gli altri....” dissi ricordandomi della mia vita passata.

Quando ero stata Aiko avevo sempre avuto libero arbitrio, i miei genitori mi avevano sempre concesso una certa libertà nelle scelte che prendevo e anche quando uscivo con un ragazzo, non ostacolavano mai le mie uscite, magari cercavano di impormi un coprifuoco, ma a parte quello non avevo mai avuto troppe discussioni con loro, perché ero sempre stata impeccabile come figlia, sempre studiosa, volenterosa forse solo nelle faccende di casa ero meno propensa ad aiutare, però a parte quello non mi drogavo, non rientravo tardi la sera e non facevo nulla che potesse dare troppe preoccupazioni ai miei genitori.

Già, i miei genitori! Quanto mi mancavano! Poi improvvisamente mi decisi volevo vederli, non mi importava di Itou e di tutto il resto, del fatto che avessi un'altra faccia e un altro corpo e che quindi molto probabilmente non mi avrebbero riconosciuto.

Volevo vederli lo stesso anche se sarebbe stato troppo complicato spiegare loro che fossi stata riportata in vita e che adesso era per metà umana e per metà robot.

Tentai di ricordarmi la strada di casa, ma Itou iniziò a scrutarmi rabbioso “ Stammi a sentire non importa come sei stata abituata! Ma adesso tu sei il mio robot quindi si fa come dico io...è chiaro?”

Non gli stavo più dando retta, la sola cosa che mi importava era ritrovare la strada di casa.

Dopo mi incamminai, anche Itou riprese a camminare.

Stavo ricordando...Svoltai a destra,mentre Itou mi osservava confuso “Ei dove stai andando, dobbiamo andare da questa parte!”

Mi stava stringendo il polso, poi improvvisamente riuscii a liberarmi dalla sua possente stretta. Sentii una scossa violenta colpirmi, ma nonostante tutto riuscii lo stesso a liberarmi tant'era la determinazione e la voglia di rivedere la mia famiglia.

“Che diamine ti prende?” gridò lui.

“Voglio rivedere la mia famiglia e tu non me lo potrai impedire...Mi hai capito?” Strillai così forte da rompergli i timpani.

“Non puoi...” disse esitante dinanzi alla mia determinazione.

“Questo lo dici tu!” esclamai decisa più di prima.

Ripresi a camminare, ormai sapevo la strada che dovevo fare.

Iniziai a rivedere tutte le strade che avevo sempre attraversato insieme a Liriko, ogni strada, ogni negozio...qualsiasi dettaglio mi riportava indietro nel tempo.

Mi faceva sentire come se nulla fosse cambiato, come se io fossi ancora quella ragazza spensierata che andava a scuola e poi usciva il pomeriggio e il sabato sera con la sua migliore amica e con il suo ragazzo.

C'era solo una persona che mi faceva tornare alla realtà: era Itou a seguirmi rammentandomi la mia nuova vita come robot.

“Ti prego non lo fare! Per una volta dammi retta! Non ti farà bene rivederli!” disse Itou facendosi serio e preoccupato.

Giunti davanti casa mia, mi sentii nervosa e non sapevo più che fare.

Loro non mi avrebbero riconosciuto, mi avrebbero chiesto chi fossi e cosa volessi e in quel momento che cosa avrei dovuto dire?

Di colpo persi tutta la determinazione e il coraggio, forse era meglio andarmene...

“Ci tieni davvero tanto a rivederli?”

“Si! Tu non vorresti rivedere tua madre?”

“Si, se solo potessi...” rispose con rammarico poi con rassegnazione disse “Bene se vuoi rivederli sbrigati a suonare quel campanello...”

“Uhm si però...non mi riconosceranno... che cosa dovrei dirgli? E se non mi credessero'?” dissi confidandogli tutte le mie paure.

“Gli diremo qualche scemenza tipo che dobbiamo fare un sondaggio per un progetto scolastico...poi non puoi dirgli la verità, quello è fuori discussione!”

“Ma io...” dissi con titubanza.

“Bè non appena li rivedrai capirai anche la ragione per cui non puoi svelargli la verità!”

Suonai il campanello e ad aprirmi fu una ragazza, tale e quale a me.

Era come rivedere la me stessa umana, quella che era morta.

La osservai ero proprio io, non era possibile, era come rivedermi riflessa su uno specchio.

“Salve, cosa desiderate?” domandò Aiko.

Osservai i suoi occhi castano chiaro, i suoi capelli corti che gli davano un'aria sbarazzina, il suo viso tondo e quelle grosse guance, ero io non c'era ombra di dubbio.

Anche di fisico era tale e quale a me, non ero mai stata magrissima, avevo sempre avuto una corporatura contenuta né troppo magra né troppo grassa.

Ero letteralmente pietrificata, ero talmente scioccata che non riuscii ad aprire bocca.

Fu Itou a prendere la parola “ Siamo della scuola Aisegawa e vorremmo fare un sondaggio alla a te e a tutta la tua famiglia.”

“Oh ma certo accomodatevi!” rispose cordialmente accogliendoci in casa.

Ci fece accomodare nell'ingresso di casa, osservai la casa accorgendomi che era rimasto tutto tale e quale a come lo avevo lasciato.

“Vado a chiamare i miei genitori! Voi aspettate qui!” disse la ragazza prima di allontanarsi.

“Itou quella sono io? Com'è possibile?” domandai sconvolta.

“Per questa ragione ti avevo detto di lasciar perdere e che non potevi dirgli la verità”

“Ma chi diamine è quella?” domandai agitandomi.

“Il tuo clone!” rispose lui con naturalezza.

“Cosa?”

“Si, non erano riusciti a sopportare la tua morte e così hanno deciso di realizzare un robot che ti somigliasse anche se presenterà naturalmente qualche imperfezione. Nessuno è mai riuscito a realizzare un robot uguale ad un altro essere umano...”

Itou interruppe il suo discorso non appena vide la mia famiglia e Aiko robot raggiungerci.

Rividi il viso di mia madre, quello di mio padre e delle mie sorelle a stento riuscii a trattenere le lacrime.

Dopo iniziammo quel fasullo sondaggio, era Itou a fare delle domande sciocche e banali, io gli reggevo faticosamente il gioco a causa dell'emozione di trovarmi davanti gli occhi la mia famiglia.

Osservai anche la mia sosia, aveva un braccialetto sul polso come me, era un robot come me, eppure in quel momento provai quasi rabbia e invidia nei suoi confronti.

Lei si era presa la mia vita ed io non potevo accettarlo.

Gli occhi di mio padre incrociarono i miei, poi disse “ Hai una voce familiare...”

“Ah, sarà una sua impressione signore...” risposi incerta,mentre osservavo quel perfetto quadretto familiare.

Sembravano felici, nonostante quella fosse solo una me stessa fasulla e imperfetta.

Loro la trattavano come se fossi veramente la loro figlia Aiko e non potevo sopportarlo.

Iniziai a tremare dalla rabbia e dalla tristezza che risiedeva dentro me, avrei voluto dire come stavano realmente le cose, ma non appena vedevo le loro facce sorridenti e inconsapevoli sentivo la forza mancarmi.

Se avessero' saputo la verità li avrei turbati inutilmente, perché non potevo tornare a stare con loro,per legge ormai appartenevo alla famiglia Kayashi.

In conclusione, finito quel sondaggio:salutai la mia famiglia con un sorriso sulle labbra.

Incrociai lo sguardo di quella nuova riproduzione di me stessa e dissi “ Mi raccomando comportati bene con la tua famiglia... rendili felici!” Lei mi osservò con uno sguardo colmo di perplessità,ma nonostante tutto annuii.

Non dovevo più guardarmi indietro, dovevo andare avanti! Anche se il mio futuro sembrava arduo e difficile, anche se le persone che incontravo erano sgradevoli e mi trattavano male, io dovevo andare avanti, dopotutto è questo che significa vivere.

Mai lasciarsi niente alle spalle, mai guardarsi indietro e continuare a sorridere anche quando le cose non vanno come si spera.

Quando raggiungemmo casa Kayashi, Itou prima di entrare disse “ Mi dispiace tanto, non dovevi venirne a conoscenza!” sembrava sinceramente dispiaciuto.

Non avevo neppure la forza di infuriarmi con lui, alla fine la cosa che contava era che loro stessero' bene e fossero felici.

Dovevano aver sofferto tanto per la mia perdita per arrivare a sostituirmi con un robot, il loro era stato un gesto estremo e disperato, perciò non volevo più pensarci.

“Non importa quello che conta è che loro siano felici” dissi trattenendo a fatica le lacrime, poi mi scesero' giù dal viso senza che riuscissi a fermarle.

Itou in quel momento mi strinse forte a sé ed io istintivamente ricambiai.

Mi bastavano quelle due braccia per sentirmi subito meglio, per dimenticare tutto il dolore che stessi provando per la perdita di me stessa.

Aiko, la me stessa umana era morta per sempre e non sarebbe mai potuta tornare.

Adesso ero Echiko che mi piacesse o meno, dovevo accettare quella mia nuova vita, dovevo farlo almeno per loro per la mia famiglia che aveva sofferto tanto la mia mancanza.

Sciolto quell' abbraccio Itou disse “ Mi dispiace davvero”

Mi faceva un certo effetto l' Itou dispiaciuto per me, quasi incominciavo a sentirmi triste per il suo stesso dispiacere che provava per me.

“Sono così dispiaciuto che vorrei fare qualcosa per te...” disse afflitto.

“ Uhm qualcosa per me...” mi si incominciarono ad illuminare gli occhi.

Per una volta che diceva una cosa del genere bisogna pur approfittarne, così dissi “Bene, allora permettimi di uscire con Yoto!”

“Eh? Ti ha proposto un appuntamento?”

“Bè non proprio... dai è solo un'uscita!”

“Non esiste!” esclamò risoluto.

“Dai perché no?” domandai implorante.

“No e no! E tu sai il perchè!” disse senza voler sentire altre ragioni.

“Bè chiederò a tuo padre, lui sicuramente mi darà il permesso!” dissi facendogli una linguaccia, stava tornando ad essere il solito padrone dispotico, però in fondo non era così male come sembrava. Non era così insensibile come voleva farmi credere.

Volevo essere più positiva, cercavo di cogliere qualcosa di buono in lui perché dovevo in qualche modo farmelo piacere perché era il mio padrone. Però ero sicura che non era soltanto questo...c'era qualcosa aldilà dell' Itou che conoscevo, me lo aveva fatto capire quel giorno e tutte quelle volte che aveva fatto qualcosa di carino sminuendolo con le sue parole per evitare di darmi troppa importanza.

Quel giorno la giornata trascorse normalmente, non feci nulla di speciale, stavo di nuovo aiutando Itou a studiare.

Stranamente non fece tante storie, anzi sembrava facilitarmi il lavoro. Riguardo il bacio ci comportavamo come se non fosse mai successo e anche riguardo a ciò che era accaduto quella mattina, non ne parlammo.

Poi la sera prima di addormentarmi rividi i visi dei miei familiari e una lacrima mi rigò il viso e fu allora che dissi sottovoce “Addio mamma, addio papà, addio mie care sorelle e addio anche a te Yuki...”

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Capitolo 9
*** il permesso di Itou? ***


(Avvertimento: La storia come già detto nella trama è ambientata in un eventuale futuro...dato che io sostengo la teoria che il mondo non finirà nel 2012, ma penso soltanto che le condizioni di vita peggioreranno, nonostante le costanti evoluzioni scientifiche quindi anche queste piogge inquinate e tutto il resto sono frutto della mia fantasia come molti altri elementi, insomma è una mia visione del mondo futuro)

 

Quella mattina stava piovendo, era una di quelle piogge tossiche e inquinanti, il cielo era scurissimo e si udiva lo spaventoso frastuono dei tuoni.

Mi alzai di fretta e furia, non volevo discutere con Itou e non volevo neppure che sbucasse nella stanza come il giorno precedente.

Entrati su quella limousine, osservai le strade illuminate dalla luce artificiale dei lampioni, senza quella luce le strade sarebbero rimaste tutte buie dato che il sole iniziava a farsi vedere sempre meno.

Erano rare le giornate di sole e queste di solito erano le più tremende, perché il caldo era asfissiante e difficile da sopportare e spesso si sentiva di gente che perdeva i sensi a causa del forte scirocco.

Quindi in un certo senso erano da preferirsi le giornate di pioggia, anche se quelle di pioggia acida non erano piacevoli.

Il televisore ultrapiatto della limousine trasmetteva il notiziario del mattino, la giornalista diceva le eventuali precauzioni da prendere in quel giorno di pioggia acida.

“ Evitate qualsiasi contatto con la pioggia e se potete usate delle mascherine per uscire...evitate di respirare l'aria tossica...” disse la giornalista.

“Che esagerazione!” sostenne Itou.

“Non si scherza in queste cose, ci sono state persone che si sono beccate tumori e malattie gravi per aver solo inalato l'aria di questa pioggia!” disse l'autista.

Così non appena uscimmo dalla macchina indossammo delle mascherine che ci diede l'autista, Itou non era affatto contento di dover indossare quell' affare.

Non era poi una comune mascherina ma era una di quelle di plastica nera che copriva l'intero volto,dal naso, le orecchie fino ad arrivare agli occhi in cui c'era una plastica trasparente che ci permetteva di vedere e poi c'era una bombetta da cui passava l'ossigeno.

Non avevo mai indossata una, non avevo mai ritenuto che la pioggia acida potesse essere così dannosa alla salute, anzi avevo sempre sottovalutato l' eccessiva preoccupazione di Liriko.

Già, quel famoso giorno di pioggia acida, ma in quel caso non fu la pioggia acida ad averci ucciso ma quei tipi mascherati.

Indossavano forse una mascherina come quella che stavamo indossando io e Itou?

Si, doveva essere una di quelle mascherine, poi sembrava essere esplosa la moda delle mascherine, tutti i ragazzi prima di entrare a scuola le indossavano.

Nella mia scuola mia e di Liriko avevamo visto poche volte ragazzi girare con quelle mascherine, ma in quel periodo mi ricordai che le piogge acide erano abbastanza rare, mentre adesso stavano diventando sempre più frequenti.

Arrivati dentro scuola e ormai tolta la mascherina gli domandai“Ma la pioggia acida può causare malanni anche a me? Io sono un robot non dovrei esserne immune?”

“Uhm non proprio... dato che sei per metà umana...”

“Uffa... non riesco a cavarci nulla di buono nell' essere un robot!” sbuffai seccata.

“Avere un padrone bello come me, non ti basta?” disse iniziando a pavoneggiarsi.

“Ma piantala!” dissi lasciandomi scappare un sorriso, in fondo mi faceva ridere quando iniziava a darsi tante arie,si ok era fastidioso il più delle volte, però era anche buffo.

Dopo il sorriso svanii via non appena incrociai lo sguardo fosco di Lydia, anche Itou si fece di colpo serio.

Poi mi trascinò in un angolino appartato del corridoio della scuola, sembrava dovesse dirmi qualcosa di importante.

“Echiko ci toccherà stare attenti a quella ragazza, anzi a quel robot, lo è per forza se è riuscita a batterti in quel modo...e poi ho come l'impressione che mio padre sappia qualcosa su questa faccenda di questa ragazza,ma non vuole dirmelo!”

“Io vorrei tanto capire cosa cerca in quella tua testa bacata!” esclamai cinicamente.

“ Non ne ho idea, però so che mio padre mi sta nascondendo qualcosa su questa storia...e tu non sei di certo un robot domestico, sei troppo protettiva nei miei confronti, per essere un comune robot...”

“Eh? Dici?” domandai stralunata.

Poi mi tornarono in mente le parole del padre, diceva che il mio preciso dovere era quello di difendere il mio padrone anche se non mi era simpatico.

Per questa ragione mi aveva creato per proteggere Itou da quel pericoloso robot?

“Sai una cosa quella ragazza indossa quel crocifisso azzurro in stile antico, forse in stile medievale, mi è così familiare, ma non riesco a capire dove lo posso aver già visto, poi anche la sua voce è come se l'avessi già sentita da qualche parte...”

“Forse nella tua vita precedente la conoscevi, forse come te prima di diventare un robot era umana” disse lui dandomi modo di riflettere su quell'eventualità.

Poteva essere possibile... potevano avergli cambiato viso, poi ad un certo punto mi tornò inspiegabilmente in mente Liriko.

Giusto Liriko! Era lei a possedere un crocifisso identico!

No, doveva essere una dannata coincidenza, non poteva trattarsi della mia migliore amica.

Lei non mi avrebbe mai fatto del male a nessuno, lei era buona, dolce e timida.

Mi tornò in mente il giorno in cui la conobbi, era il primo giorno di scuola, io mi sentivo a disagio.

Era il primo giorno in cui mettevo piede alla scuola media ed ero ancora una ragazzina molto impacciata e per nulla sicura di sé.

Non appena incrociai il mio sguardo capì che si sentiva nel mio stesso stato d'animo, era silenziosa e solitaria, mentre gli altri ragazzi e ragazze ridevano e scherzavano in modo eccessivo, alcuni erano dei veri scalmanati.

A ricreazione volli darle a parlare, mi sembrava la sola persona in quella classe che mi potesse piacere perché gli altri non facevano altro che starnazzare.

Era difficile riuscire ad intrattenere una conversazione con lei, sembrava che lei avesse innalzato un muro, una sorta di barriera difensiva fra lei e gli altri, però mi piaceva quella ragazza, aveva un modo di fare molto educato e tranquillo, sembrava anche una di quelle persone molto riflessive che evitano le discussioni superflue, infatti era così.

Con lei si poteva scherzare, però con lei la linea che separava un discorso serio da uno scherzoso era sottilissima, spesso riuscivo a intrattenere certe conversazioni che con altre persone non avrei mai potuto fare.

Come mi mancava! Mi mancavano le nostre lunghe e intense conversazioni da quelle più serie a quelle più stupide che facevamo per non pensare alla scuola, ai problemi familiari e sentimentali.

Ma non potevo veramente credere che Liriko e Lydia fossero' la stessa persona c'era una differenza di aspetto abissale e anche caratterialmente erano del tutto differenti.

No, non poteva essere vero e poi voleva far del male ad Itou, lei non avrebbe mai fatto del male a nessuno, lei era troppo buona.

Lei era quella che aiutava tutti a scuola, anche le ragazze che si prendevano gioco di lei, le aiutava a studiare...quindi no, non poteva essere lei!

Una parte di me avrebbe tanto voluto e desiderato che Liriko fosse ancora viva e avrebbe anche accettato quell' eventualità che fosse appunto Lydia, ma l'altra temeva quell' eventualità anche se non avevo ancora chiare le intenzioni della ragazza nei confronti di Itou.

“Echiko!” mi chiamò Itou sventolando una mano vicino al mio campo visivo.

Mi destai dai miei pensieri e poi mi chiese “Non è che hai una mezza idea di chi possa essere questa fantomatica Lydia?”

“No, affatto!” esclamai non volendo neppure accennare a quel dubbio che mi aveva attraversato la mente perché non poteva essere lontanamente possibile.

Poi però ripensando alla voce di Lydia e di Liriko erano identiche, anche se la tonalità di quest'ultima era rabbiosa e maligna,mentre quella della mia amica era sempre stata quella di una ragazza dolce e un po' timida.

No,non volevo più pensarci era impossibile!

“Se sai qualcosa dovresti dirmelo!” esclamò lui iniziando ad innervosirsi.

“Non so nulla!” mi irritai.

Dopo di ciò suonò la campanella, le lezioni erano noiose come al solito poi la professoressa fece un compito a sorpresa di letteratura giapponese su quegli argomenti che avevo fatto ripetere ad Itou.

Lessi la disapprovazione negli sguardi dei compagni: c'era chi per tutto il compito non aveva fatto altro che fissare il vuoto, persino la figlia del ministro giapponese non sapeva fare il compito.

Iniziavo a godere nel vederla in difficoltà, mentre io scrivevo su quel foglio con non pochi problemi, stranamente ciò che mi aveva ripetuto Itou mi era rimasto impresso nella mente.

Sentivo la sua voce roca dentro la testa dettarmi ciò che dovessi scrivere su quel foglio bianco.

Poi la vidi scrivere frettolosamente un fogliettino,mentre la professoressa si distraeva e lo passò ad una compagna che poi lo passò ad un'altra, insomma tutti si passarono questo foglio fino a che non giunse a me?

Non lo lessi neanche,non lo avevo neppure preso tra le mani, mi era stato lanciato sul banco.

Ma dedussi che fosse uno di quei fogli del tipo “Mi passi il compito?”

A quanto pare nessuno sapeva fare quel compito o tutti si erano rifiutati di aiutarla ed io avrei dovuto farlo? Nascosi il foglio davanti al portacolori e poi aspettai che la professoressa si distraesse per poterlo passare al banco dietro di me (quello di Itou) o comunque dovevo trovare un modo per sbarazzarmene.

Ma dopo vidi la professoressa passare nei banchi e sbiancai di colpo, il panico prese il sopravvento.

Non volevo passare i guai per colpa di quella cretina! Ma non potevo far nulla dato che la professoressa stava tutto il tempo ad osservarci e poi non staccava gli occhi di dosso dal mio banco.

“Bè cos'hai lì?” domandò lei non appena raggiunse il mio banco.

“Ah ecco quello è...” esclamai incerta.

L' insegnante mi guardò con un espressione torva e contratta e poi prese il foglio che avevo accanto al portacolori e lo lesse davanti a tutti “ Mio amato padrone passami il compito!”

“Vorresti spiegarmi cos'è questo?” domandò la professoressa infuriata.

“ Non sono stata io a scriverlo...” risposi con titubanza sapendo che non mi avrebbe mai creduto.

“ Kayashi e tu 660 subito in presidenza!” disse ritirandoci i compiti.

“Ed io cosa centro?” domandò Itou irrigidendosi.

“ E' il tuo robot quindi sei responsabile anche di quello che fa e poi stava chiedendo aiuto a te!”

“E comunque lo sappiamo tutti qui, che non è stata Echiko a scrivere quel foglio ma che sono stati gli altri compagni...”

“Osi pure colpevolizzare i tuoi compagni?” domandò l'insegnante irritandosi.

“Lei gli regge il gioco solo perché non sopporta i robot e l'idea che io sia figlio di uno di quelli che li costruisce non le va a genio” controbatteva con convinzione,mentre i compagni lo osservavano inferociti.

Lui con strafottenza esclamò “Bè che avete da guardare, non sono degno del vostro rispetto perché sono figlio di un robottaio...bene! E neanche voi siete degni del mio rispetto, fate tanto gli spavaldi contro chi non si può difendere! Siete solo degli insulsi vigliacchi ecco cosa siete!”

“Andate subito in presidenza!” si adirò l'insegnante.

Ed eccoci di nuovo in quella presidenza in cui quello stupido preside non faceva altro che ribadire ad Itou di quanto la sua situazione scolastica non fosse ottima e di quante delusioni avrebbe dato al padre.

Itou non tentò neppure di spiegargli com'erano andate le cose si limitò ad annuire con aria assente a quel che diceva il preside,mentre io lo osservavo con una certa ammirazione.

Mi era piaciuto quello che aveva detto alla professoressa e ai compagni, era stato così diretto e sincero infischiandosene che avrebbero potuto sospenderlo di nuovo.

Fortunatamente il preside sembrava piuttosto cauto, non voleva dargli un'altra sospensione a patto che si scusasse con l'insegnante ed il resto della classe, ma Itou aveva l'espressione come di chi non ha alcuna intenzione di farlo e potevo ovviamente capirlo.

Neanch'io avevo intenzione di scusarmi, non avevamo fatto nulla di male!

Usciti dalla presidenza mi sentii in dovere di ringraziarlo, ma lui disse “Guarda che non l'ho fatto per difenderti l'ho fatto solo per me stesso, sono stanco del fatto che ce l'abbiamo a morte con me perché sono figlio di un robottaio!”

“Bè comunque sei stato grande, devo ammetterlo mi hai piacevolmente colpita!” esclamai incrociando i suoi occhi verdi.

“Oh ma davvero?” domandò sarcastico dandomi uno scappellotto sulla nuca.

“Ai ai! Mi hai fatto male, ma sei scemo!” lo insultai massagiandomi la testa.

“Bè adesso sono certo di averti colpito letteralmente!” disse ridendo.

“Sei un imbecille!” dissi lasciandomi scappare un sorriso.

Prima di raggiungere la classe, lo osservai dicendo sciocciata “ Ci toccherà scusarci...”

“ la sospensione mi pare un'ottima prospettiva, non venire a scuola per settimane... si credo che sarebbe il massimo, l'unico problema sono le ramanzine e le punizioni di mio padre, però a parte quello... chi se ne frega!” disse strafottente.

Era così immaturo e spensierato, io non ero mai stata così.

Aiko era sempre stata la ragazza diligente, studiosa ed educata, non avevo mai preso una sospensione in vita mia.

E quando prendevo un pessimo voto, ero tra quelle che si disperava.

Ero sempre stata così e a causa di questo non avevo mai avuto tanti amici, ero sempre stata una di quelle ragazze che le compagne trattavano solo per farsi aiutare nei compiti e la mia unica e vera amica era stata Liriko, mentre le altre non erano altro che false amicizie.

Guardando la mia nuova vita, la mia vita sociale era peggiore di quella precedente, a parte Sayoko e Yoto e forse Itou, tutti gli altri mi detestavano.

Almeno quand'ero stata Aiko mi ignoravano semplicemente e mi tenevano in considerazione solo per i compiti, mentre adesso ero oggetto di prese in giro e di vero e proprio bullismo.

“ Uhm credo di averci ripensato...ci toccherà seriamente scusarci...” disse facendosi serio.

“Come mai hai di colpo cambiato idea?” domandai sorpresa.

“ No è che stavo pensando che mia madre non sarebbe contenta della sospensione...e sicuramente mio padre glie lo direbbe per lettera”

Quando parlava della madre i suoi occhi sembravano accendersi di vita, non sapevo come spiegarlo, ma diventava un altro Itou, in Itou profondamente dolce che non conoscevo.

Se avesse scoperto quell'amara verità avrebbe sofferto tantissimo, iniziai a sentirmi profondamente triste per lui.

Forse avrei dovuto dirgli la verità, ma se lo avessi fatto il padre si sarebbe infuriato con me e poi il maggiordomo mi aveva detto di non dirgli niente.

Era giusto mentire? Era giusto nutrire il cuore di Itou di false speranze come faceva il padre pur di non dargli un dispiacere?

Non sapevo cosa fosse giusto e sbagliato, ma quel che sapevo e che quando Itou parlava della madre non era più l' Itou padrone e spavaldo che ero solita a vedere.

 

Spinto dal desiderio di non dare un dispiacere alla madre si scusò umilmente con i compagni,mentre io lo facevo piuttosto forzatamente, era Itou che mi costringeva a farlo.

I compagni e l'insegnante sodisfatti e maligni per com'erano godevano nel vedere Itou rigare dritto tenendo la testa bassa in segno di sottomissione, ma la cosa che più li divertiva è che lo stessi facendo pure io.

L'odio che nutrivano nei miei confronti era più forte di quello che nutrisserò per Itou, perché io ero il robot, per alcuni la puttana di Itou e per altri una brutta copia degli esseri umani.

Ignoravano il fatto che io fossi stata un essere umano come loro e che avessi anch'io dei sentimenti.

Durante la ricreazione Sayoko si lagnò per il pessimo atteggiamento dei nostri compagni dicendo che Itou avesse fatto bene a dirgli quelle cose, ma che avesse sbagliato a scusarsi.

Itou non disse nulla riguardo le ragioni che lo avesserò spinto a scusarsi, forse si vergognava a mostrare quella sua debolezza, ovvero l' affetto che nutrisse per la madre e che l'idea di dovergli dare un dispiacere non gli piacesse affatto.

Allora perché lo aveva confidato a me?

Quel ragazzo era davvero enigmatico, non si capiva mai cosa gli passasse per la testa.

Sopratutto in quei momenti in cui rimaneva in silenzio ad osservare me, Sayoko e Yoto che parlavamo.

“Itou potresti un po' interagire!” disse Sayoko ridestandolo da chissà quale pensiero.

“Bè di che parlavate?” domandò lui non avendo seguito affatto i nostri discorsi.

“Stavamo parlando di quella gita...è davvero assurdo che la professoressa voglia che Echiko attraversi quel ponte pericoloso tutta da sola, personalmente credo tu debba parlarne con tuo padre...lui sicuramente glie ne dirà quattro!”

“Guarda che sono le disposizioni sui robot a sostenere che se in una gita scolastica c'è un ponte o un percorso pericoloso qualora vi sia nella classe almeno un robot, dovrà essere questo robot a passare per prima” disse Itou.

“Che leggi assurde!” esclamai scocciata.

“Non ti preoccupare quel ponte è stata ricostruito per bene per evitare che si ripetesserò altri tremendi incidenti...” esclamò Yoto per tranquillizzarmi.

“Io non ne sarei così certo, anzi credo che la professoressa abbia proposto quel percorso di proposito per farci cadere Echiko...” disse Itou iniziando a mettermi ansia.

“Itou adesso non esagerare!” esclamarono Yoto e Sayoko notando l' ansia impressa nei miei occhi.

“Ho sentito che la nostra insegnante aveva un figlio...” disse lui incominciando a diventare serio.

“E' questo che centra?” domandai.

“Ho detto aveva ...perché...questo figlio le è stata ucciso da un robot impazzito, per tale ragione odia tremendamente i robot e vuole rivendicarsi su di te...sulla morte di suo figlio!”

“Ma è assurdo...non sono stata io ad uccidere suo figlio...”

“Già ma sei sempre uno di loro e quindi...” esclamò lui come se in un certo senso la giustificasse.

“Itou smettila di scherzare, la stai spaventando!” disse Yoto.

“ Sto solo dicendo come stanno le cose...” disse Itou in tono pacato.

“Comunque a parte questo...” disse Yoto pronto a cambiare discorso poi aggiunse rivolgendosi ad Itou “ Vorrei uscire con Echiko e c'era scritto in una di quelle disposizioni che dovrei chiederti il permesso...”

Arrossii di colpo, ero in soggezione sopratutto perché dopo le parole pronunciate da Yoto, Itou mi guardava con un espressione attenta e silenziosa,sembrava come se stesse cercando qualche risposta dai miei occhi castani.

“Bè avevo già detto ad Echiko che non è fattibile...quindi la mia risposta è chiaramente no!” disse freddamente distogliendo lo sguardo da me per spostarlo verso quello dell'amico.

“Quindi voi due uscite insieme!” disse Sayoko sorridendo a me e a Yoto, non curandosi affatto delle parole di Itou.

“Perchè non vuoi che esca con Echiko?” domandò Yoto.

“Non mi va ecco tutto...” rispose in tono piuttosto spicciolo e sbrigativo.

“Itou vorrei parlarti in privato...” propose Yoto.

“Ei aspettate la discussione riguarda anche me! E comunque io faccio ciò che mi pare! Sono io che decido con chi uscire!” esclamai con irritazione.

“Echiko lascia fare a me!” disse Yoto facendomi l'occhiolino prima di allontanarsi con Itou.

Avrei voluto spaccare la faccia sia a Itou che a Yoto mi trattavano come un loro giocattolino, potevo capire che lo facesse Itou, ma pure Yoto!

Io e Sayoko eravamo ormai rimaste sole sedute al tavolo della mensa, la sentii ridere di gusto.

“E tu che hai da ridere?” domandai scocciata.

“Bè mi sembra una di quelle vicende da romanzo, la ragazza contesa tra i due migliori amici!”

Mi andò il pane di traverso non appena lo disse.

“Ma che dici...non sono contesa da nessuno...”

“Questo perché non sei abbastanza sveglia per accorgertene, ma io l'ho capito subito! Ad Itou piaci molto... solo che lui non lo ammetterà mai, è troppo orgoglioso per ammettere che gli piace un robot,mentre Yoto non si fa di questi problemi!”

Scoppiai a ridere, quella ragazza aveva davvero una gran bella fantasia.

Ad Itou non piacevo affatto, anzi tutto il contrario, riguardo a Yoto forse...

Forse a Yoto piacevo, ma tutta al più come amica.

“Hai una gran bella fantasia...” esclamai ridendo.

“Guarda che non ho mai visto Itou guardare qualcuno come guarda te... Persino quando affermava di essere innamorato di me, non l'ho mai visto guardarmi in quel modo...”

“Sei esilarante!” dissi continuando a ridere.

I due contedenti come li chiamava Sayoko erano tornati, stranamente mi parvero essere giunti ad un accordo pacifico.

Itou aveva acconsentito alla nostra uscita in modo non molto allegro, però aveva acconsentito.

Mi parve molto strano quell'improvviso consenso, chissà cosa diavolo aveva detto Yoto per convincerlo.

Dopo la scuola ormai giunti dentro la limousine, continuavo a non capire perché per farsi venire a prendere da scuola dovesse usare una macchina così appariscente.

Comunque a parte questo ormai giunti in quella macchina, gli chiesi“ Ma che ti ha detto Yoto per convincerti?”

“ Nulla, che ti riguardi!” esclamò scocciato.

“Che ti ha per caso ricattato?” domandai divertita.

“Che te ne importa! Non volevi uscire con Yoto, bene hai la tua uscita, il resto non importa!” esclamò sgarbato.

“Sei per caso arrabbiato?”

“Io, ma figurati! Arrabbiato e di cosa? Dammi un motivo per cui dovrei essere arrabbiato?!” disse in un tono che diceva tutto il contrario.

“Bè non so tipo perché mi avevi detto di non stare troppo vicina a Yoto”

“Non ho intenzione di continuare questa inutile conversazione!” disse distogliendo lo sguardo guardando fuori dal finestrino.

 

Era davvero incomprensibile, però mi dispiaceva quel suo atteggiamento, avrei tanto voluto che tra di noi si creasse un bel rapporto, perché vivevamo sotto lo stesso tetto e poi avevamo quel legame padrone e robot che forse non avrei mai accettato pienamente... sopratutto se avesse continuato ad assumere quell'atteggiamento.

“Senti non mi va che tu sia incazzato con me” dissi richiamando la sua attenzione.

“E perché mai?” mi domandò.

“Bè perché essendo legati da questo rapporto forzato dobbiamo cercare di trovare almeno un equilibrio tra di noi!” dissi con tranquillità poi aggiunsi “ So che io non ti piaccio e neanche tu non mi piaci, però dobbiamo cercare di andare d'accordo...”

“Bè non mi risulta che non ti piacessi quando mi hai baciato o quando mi stavi sbottonando la camicia!” disse alterato.

“Veramente sei stato tu a baciarmi...e ad avermi tolto per primo i vestiti...” dissi agitandomi tra un misto di rabbia e imbarazzo.

Ecco avevamo ripreso a litigare, io stavo cercando di mettere la pace e lui invece continuava ad attaccare briga.

Non capivo perché se la fosse presa tanto quando gli avevo detto quel “ Non mi piaci”.

Forse tutta questione di orgoglio pensai tra me.

 

Non sarei mai riuscita ad andare d'accordo con lui, pensai afflitta non appena lo vidi scendere dalla macchina sbattenendo furiosamente la portiera dell'auto.

 

Il pranzo si svolse come al solito in un devastante silenzio spezzato dal suono della tv che trasmetteva il notiziario.

“Un'altra mattina di uccisioni misteriose da parte di uomini con mascherine antipioggia” disse la giornalista rammentandomi della mia morte misteriosa e di quella della mia migliore amica, anche noi eravamo state uccise da degli uomini con delle mascherine.

Avrei tanto voluto vederci chiaro su quella faccenda, scoprire almeno la ragione per cui ero stata uccisa e perché adesso mi trovavo a dover essere il robot di uno come lui, pensai osservandolo mentre lo vedevo mangiare il sushi.

“Com'è andata a scuola?” domandò il padre.

Itou non rispose alla domanda, ma rivolse al padre un'altra domanda “ E' arrivata qualche lettera di mamma?”

“Prima rispondi alla mia domanda!” lo ricattò il padre.

“Tutto bene!” rispose lui.

“Bè ecco è arrivata una lettera di tua madre, ma potrai leggerla solo quando i tuoi voti saranno migliorati...” disse continuando a ricattarlo.

Era meschino il mezzo di cui si serviva per convincerlo a studiare.

“Papà stai scherzando vero?” domandò lui irritandosi.

“No, affatto...mettiti a studiare seriamente e potrai leggere la lettera...” disse il padre mostrandosi deciso e impassibile.

“E la mamma è al corrente di questo ricatto che mi stai facendo?”

“Si anzi lo abbiamo deciso insieme...”

“Sei un vero bugiardo, scometto che la mamma non ne sa nulla di questo tuo subdolo ricatto!”

“Le manderò una lettera e le ammetterò al corrente di tutto!” disse Itou infuriato.

“Bene, scrivi questa lettera...” disse il padre senza scomporsi affatto.

 

Anche quel pomeriggio dovetti aiutarlo con lo studio, questa volta mi parve davvero preso dai libri.

Il ricatto del padre era efficace, non appena c'era di mezzo sua madre Itou avrebbe fatto l'impossibile, anche se la matematica non era affatto il suo forte.

“Non ci capisco niente, non ce la farò mai a prendere un voto decente in questa materia!” ammise disperato.

Aveva persino dimenticato la nostra lite avuta in macchina e mi aveva chiesto umilmente soccorso dinnanzi un esercizio che non capiva.

“Certo che sei un po' tonto!” dissi ridendo, non riuscendo affatto a capire come facesse a non capire degli esercizi semplici ome quelli.

“Immagino che quando eri un essere umano non eri così brava con la matematica! Sei tanto brava solo perché sei un robot!”

Aveva ragione!

Aiko era sempre stata un vero disastro con la matematica,mentre adesso quegli esercizi che mi erano sempre parsi incomprensibili. Da Echiko mi parverò così chiari e semplici.

Bè allora qualcosa di buono c'era nel diventare un robot! Ero diventata più intelligente!

Dopo averlo aiutato e avergli spiegato più volte quegli esercizi gli domandai “ Adesso vuoi dirmi perché in macchina mi hai fatto quella specie di scenata?”

“E perché vuoi saperlo?” domandò lui.

“Bè semplice curiosità...”

“Mi dispiace, non credo di essermi comportato bene nei tuoi confronti...” disse cogliendomi alla sprovvista.

Lui si stava scusando? Mi diedi un pizzicotto sulla guancia per svegliarmi da quel sogno, ma mi resi che non era affatto un sogno, lui si era per davvero scusato.

“Hai ragione dobbiamo cercare di andare d'accordo dato il rapporto che ci lega, anche perché potresti decidere di assumere una tua piena autonomia e quindi potresti smettere di proteggermi qualora quella Lydia decidesse di attaccarci di nuovo...”

“Sei tremendo pensi sempre a te stesso!” esclamai delusa

“Ovvio! E comunque non ti conviene cercare di assumere una tua piena autonomia, i robot che lo fanno spesso impazziscono...”

“Sei tu che mi farai impazzire!” affermai indispettita.

“Adesso che dici di lavarmi i piedi?” domandò lui ridendo.

“Come scusa?” domandai stranita.

“Bè lo hai detto tu che dobbiamo stabilire un rapporto più armonioso, quindi che dici di iniziare col fare quello che un robot dovrebbe fare, ovvero accontentare i voleri del proprio padrone!” disse con un sorriso sadico sul viso.

Risultava sempre dannatamente bello, anche con quel sorriso sadico e anche mentre facevo lo spavaldo e l'arrogante, rischiavo quasi di sciogliermi come un ghiacciolo, così colsi al volo una scusa come un'altra per andarmene nella mia stanza e farmi una doccia fredda per scacciarlo dai miei pensieri, poi mi tornarono in mente le sciocche supposizioni di Sayoko.

Poi pensai a Yoto,il giorno seguente avrei avuto quell' appuntamento con lui.

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Capitolo 10
*** un appuntamento ***


Era una domenica, una giornata libera dagli impegni scolastici, in cui avrei potuto godere in tutta calma del mio meritato riposo se solo Itou non fosse venuto più volte ad importunarmi togliendomi le coperte di dosso.

“Che vuoi?” chiesi facendo un rumoroso sbadiglio.

“Nulla...è solo divertente!” disse continuando ad infastidirmi.

Con irruenza mi tolse il cuscino da sotto la testa sottraendomi da quello stato di confort in cui ero.

“Piantala!” mi infuriai pronta a passare alle maniere pesanti per farlo smettere.

“Perchè altrimenti che mi fai?” domandò lui.

Iniziavo a chiedermi se avesse qualche problema mentale, bè forse era la stupidità.

Mi alzai dal letto e gli tirai uno dei cuscini piccoli che erano poggiati sul letto,mentre lui in tutta risposta mi tirò il mio grande e comodo cuscino.

Dopo di ciò aveva firmato la sua condanna a morte, non bisognava mai provocarmi.

Liriko, la mia povera ex amica che ormai non c'era più, lei si che lo sapeva bene.

Rammentai quelle volte in cui ci schizzavamo addosso l'acqua del mare o quando ci rincorrevamo per i marciapiedi di Tokyo prendendoci a borsettate o quando ci tiravamo le palle di neve addosso.

Mi mancava tantissimo e in quel momento Itou mi aveva ricordato lei, mi aveva ricordato il modo in cui scherzavo con lei, anche il mio modo esagerato in cui prendevo seriamente quegli sciocchi giochi, quando venivo provocata dovevo avere la meglio.

Anche in quel caso iniziai ad armarmi di cuscini da lanciargli addosso,mentre lui li scansava e li deviava, poi non appena finivano a terra li prendeva per lanciarmeli contro.

Mi stavo stranamente divertendo, anche Itou mi parve divertirsi, lo sentii ridere di gusto, non era una di quelle sue solite risate sarcastiche, ma era una risata dolce, fresca e allegra, poi i suoi occhi erano più spledenti del solito.

La nostra battaglia di cuscini andò per le lunghe poi vidi Itou buttarsi nel letto stremato dalla stanchezza.

Gli scagliai un altro cuscino addosso, non ero affatto stanca.

“Ti ho battuto!” esclamai sodisfatta.

“Sei un robot è normale che tu abbia ancora tanta energia!” mi fece notare.

Mi infastidiva quando diceva quella frase, quando diceva “ Sei un robot” forse era anche il modo in cui lo dicesse che mi irritava, come se ci tenesse a sottolineare che fossi troppo diversa da lui.

“Dunque Yoto ti piace?” mi chiese sdraiato nel mio letto,mentre io ero rimasta all'impiedi ad osservarlo con perplessità.

Non appena incrociai il suo sguardo sgranai gli occhi.

“Non sono domande da fare!” esclmai indispettita.

“Bè sei il mio robot avrò pure il diritto di sapere se intrattieni relazioni di un certo tipo con altri uomini” disse osservando il soffitto della mia camera.

“Cos'è un'altra cosa prevista da quelle stupide leggi?”domandai scettica.

“Più o meno...e poi sono curioso, bè Yoto è il mio migliore amico, non voglio che ti prenda gioco di lui...e lui con te fa sul serio... quindi...”

“Scusa ma di cosa stai parlando?” domandai confusa.

“Bè a lui piaci per davvero, tanto da sbattersene del fatto che tu sia un robot!” esclamò con scioltezza.

“Ma ecco io veramente...non saprei, lo conosco da poco...” mi affrettai a rispondere con incertezza.

“Non giocare con lui, è un ragazzo molto sensibile...” disse sollevando lo sguardo dal soffitto.

“Quindi è questo che vi siete detti ieri...”

“Più o meno” rispose rimanendo sul vago.

Quella discussione mi stava mettendo in soggezione, così ripresi a lanciargli un cuscino addosso,mentre lui si alzò dal mio letto lanciandomene un altro.

La mattinata trascorse così con estrema spensieratezza tra cuscini che volavano da una parte all'altra della stanza.

Poi comparve Sayoko che ci colse in quel momento di giochi e stupidità infantile.

Itou di colpo si ricompose,mentre io lasciai cadere un cuscino sul pavimento.

Lei si mise a ridere “Allora non è vero che non vi sopportate!”

“Ma volevo solo far trascorrere in qualche modo questa noiosa giornata dato che sono ancora in punizione!” rispose secco Itou.

“Uhm capisco, bè sono venuta a fare una capatina dato che non usciamo da un pò insieme!” disse amichevole e dolce come sempre.

“Sayoko potrei anche illudermi... che tu stia incominciado a nutrire qualche interesse per il sottoscritto!” esclamò Itou ridendo.

“ Come ben sai è più probabile che mi innamori di Echiko che di te!” disse facendo riferimento alle sue tendenze sessuali.

“Bè però sai non disdegno un rapporto a tre, io te ed Echiko... Mi va anche bene se io non faccio nulla e guardo...” disse facendo il depravato.

Io e Sayoko lo volevamo incenerire con lo sguardo.

“Lo sapevo che non avrei mai dovuto dirti di essere lesbica e che ci avresti fatto delle sciocche battutine!” disse infastidita.

“Stavo solo scherzando... che permalosa!” disse scostandole con delicatezza i capelli dal viso in modo molto confidenziale.

Sayoko lo lasciò fare, poi disse “ Sayoko oggi esci con Yoto giusto?”

“Si, questo pomeriggio!” dissi con un mezzo sorriso sulle labbra.

Sayoko sorrise, sembrava essersi già fatto dei suoi disegni in testa,mentre io e Itou la osservavamo con perplessità, sopratutto Itou gli era venuto uno strano tick nervoso alle gambe.

Non mi sembrava a suo agio, sopratutto nel momento in cui Sayoko tirò fuori i trucchi dicendomi

“Allora dobbiamo farti carina!”

Aprii l'armadio su cui c'erano i vestiti che solitamente indossavo e ne cercò uno che potesse starmi, mentre io iniziavo a sentirmi sempre più una bambola che si divertisse ad acconciare.

“Ecco forse questo!” disse tirando fuori un vestito nero da gothic lolita.

“Non è un po' troppo corto!” esclamò Itou.

“E tu chi sei suo padre?” domandò con estremo sarcasmo.

“Si bè in effetti è un po' troppo corto sulle gambe...” dissi incerta.

“Bè se vuoi piacere ad un ragazzo devi mostrare un po' di gambe...” disse Sayoko.

Poi cacciò Itou dalla stanza per farmi provare il vestito.

Mi stava bene, anche se era un po' corto, poi aveva una semplice decorazione con dei fiocchetti neri che mi piaceva molto e poi almeno la parte di sopra era più che coperta, aveva il collo alto, anche se veniva molto attilato sul seno, mettendolo in maggiore risalto.

“Ti sta benissimo! Quasi quasi ti scoperei!” disse Sayoko facendomi i complimenti.

Poi rifece entrare Itou che rimase imbambolato ad osservarmi,mentre lei gli domandava “ Dacci un tuo parere maschile!”

“Non so, mi sembra troppo corto...” disse con titubanza.

“Ancora con questa storia...” sbuffò lei.

Io cercai in ogni modo di evitare lo sguardo di lui, mi sentivo terribilmente a disagio sopratutto con quel vestito che metteva ben in mostra le mie gambe, anche se lui mi aveva già visto nuda e al solo ricordo avvampai.

“Itou perché ti rifiuti di darci un parere?” chiese con un sorisino ambiguo sulle labbra.

“Che vuoi insinuare con quel sorriso?” chiese imbronciato.

“Non c'è bisogno che io insinui nulla, ti si legge tutto in faccia!” disse lei sgnignazzando.

“La smetti!” disse lui evitando di incrociare il mio sguardo, lo vidi arrosire e chi lo avrebbe mai detto lui stava arrossendo?

Poi Sayoko mi mise la matita agli occhi, poi il rossetto sulle labbra e poi un po' di fondo tinta e phard, poi mi legò i capelli, mi fece quei cignon dell'altra volta.

Quasi quasi iniziava a piacermi l'idea di avere una truccatrice personale!

Mi sentivo come quelle star del cinema.

“Stai benissimo!” disse Sayoko contemplandomi come se fossi una sua opera d'arte appena sfornata.

Itou non disse una parola, ma sentii il peso del suo sguardo addosso, ma quando mi voltavo per guardare i suoi occhi, lui si voltava da un'altra parte come se stesse evitando di incrociare il mio sguardo.

Il padre di Itou aveva preso bene l'idea che uscissi con Yoto, non si mostrò affatto contrario anzi mi aveva dato pure dei soldi per evitare che mi offrisse lui accenandomi della pessima situazione economica della famiglia di Yoto.

Quando si fece l'ora per uscire, sentii la porta bussare. Era Yoto.

Ero felice di uscire con lui, però non sapevo dire se quello che provassi per lui fosse qualcosa di più che una semplice amicizia.

Forse perché lo conoscevo da poco...

Itou salutò l'amico ridendo e scherzando,anche Sayoko lo salutò, poi lo sguardo di Yoto si spostò verso di me, sembrava rimasto senza parole.

“Sei un incanto!” disse facendomi un po' arrosire.

Poi di nuovo lo sguardo di Itou puntato verso di me,poi aprii bocca “ Non fate troppo tardi voi due!”

Sayoko scrutava me, Yoto e Itou con insistenza, si stava ancora facendo qualche suo assurdo disegno in testa.

Usciti fuori da casa Kayashi, feci un sospiro di sollievo, non sapevo perché ma Itou sapeva rendere l'atmosfera pesante con quel suo sguardo oppressivo con la quale mi fissava.

Mi piaceva il modo in cui mi guardava, però allo stesso tempo avvertivo un forte senso di disagio, come se volesse dirmi qualcosa, mentre guardava me e il suo amico uscire insieme.

“Che faccia che aveva Itou!” commentò ridendo.

“Già...” esclamai meditabonda, chissà perché ci aveva fissato con così tanta parsimonia.

“Bè dove andiamo?” domandò lui.

“Come mi inviti ad uscire e non sai neppure dove portarmi!” esclamai in tono scherzoso.

“Bè non sono bravo con le ragazze... l'esperto è Itou...” disse posandosi una mano tra i capelli.

Li osservai: Aveva dei bei capelli amaranto, poi mi soffermai sui suoi lineamenti del viso, erano molto delicati per essere quelli di un ragazzo.

“Bè ti porto....” disse pensieroso.

“Ci sono! il parco!” disse di colpo come se avesse avuto un'illuminazione celeste.

Arrivati al parco in cui c'erano un mucchio di coppiette che si appartavano per sbaciucchiarsi, iniziammo a sentirci a disagio e calò un silenzio a dir poco imbarazzante.

Osservai le statue e le fontane di quel grande parco, poi mi soffermai su Yoto, eravamo un po' distanti l'uno dall'altro.

Dopo lo sentii schiarirsi la voce, stava sicuramente per dire qualcosa.

“Bè Echiko... come ti trovi a casa dei Kayashi?”

“Bè diciamo che non è poi tanto male!”

“Capisco...invece dimmi hai qualche hobby in particolare?”

“Io? Hobby?”

Già da quando stavo a casa dei Kayashi, non avevo neppure più avuto un attimo da dedicare ai miei hobby o almeno ai miei hobby passati.

Quand' ero Aiko i miei hobby erano: uscire con Liriko, ascoltare musica, guardare film e anime e leggere sopratutto i classici.

Mi piaceva molto “Jane Austen”, scriveva sempre storie d'amore in cui era certo il lieto fine, ogni suo romanzo mi lasciava sempre un sorriso sulle labbra.

Sapevo che la vita non fosse così, infatti quando tornavo alla realtà di tutti i giorni, sentivo l'amaro in bocca.

“Mi piace leggere, ascoltare musica, guardare film...” risposi così alla sua domanda.

“Qual'è il tuo anime preferito?” mi domandò.

“Mi piace Gintama”

“Bello! Però è un anime un po' vecchio” disse mostrandomi uno dei suoi sorrisi più smaglianti,anche se il sorriso di Itou aveva quel qualcosa in più, non sapevo cosa fosse, però solo Itou sapeva lasciarmi senza fiato.

Forse era il fatto che le guance di Itou fosserò più pronunciate di quelle Yoto e così quando sorrideva si formavano delle graziose rughette che gli solcavano le guance gonfie e poi... i suoi occhi diventavano di un verde cristallino,mentre quelli di Yoto erano castani, avevano anche il loro fascino, però il più delle volte mi sembravano un po' statici.

“Sarà anche un po' vecchio, ma merita per davvero!” esclamai infervorendomi.

Gintama era il mio anime preferito, non mi ero mai persa un episodio.

Parlammo del più e del meno, di anime e di tante altre cose, poi senza volere mi ritrovai a parlare di chi ero veramente.

Della vera me stessa, di Aiko e della mia morte, forse non dovevo parlarne, ma con lui mi sentivo così a mio agio e non riuscivo a porre freno alla mia lingua.

“Quindi tu saresti Aiko Moemi!” pronunciò quelle parole con accesso stupore.

“Si, forse non avrei dovuto dirtelo...” esclamai iniziando a diventare titubante.

“Ora capisco un bel po' di cose...” disse come se improvvisamente fosse riuscito a capire qualcosa che gli fosse incomprensibile.

“Che cosa hai capito?” gli chiesi volendo sapere qualunque cosa egli sapesse.

“No, è che Itou spesso mi parlava di una ragazza carina che vedeva uscire dalla scuola insieme ad una sua amica...” disse scrutandomi con attenzione.

“E in bè?” domandai confusa.

“Eri tu! Intendo Aiko!” esclamò sconvolto.

“Eh? Che significa?” domandai scossa, mi iniziarono a tremare le mani.

“E' stato lui a farmi uccidere?” dedussi con agitazione.

“No, lui ha scoperto che la ragazza che incrociava sempre si chiamasse Aiko solo tramite i giornali ovvero dopo che eri stata uccisa” disse calmandomi.

Poi aggiunse “Poi il padre gli deve forse aver detto di questo suo regalo di natale piuttosto insolito, ovvero di volergli regalare un robot e gli avrà chiesto se avesse qualche preferenza di qualche tipo...allora deve aver fatto il tuo nome...”

Poi iniziai a ricordare, era vero io ed Itou ci eravamo incrociati parecchie volte per strada, mi era capitato di incrociare spesso di sfuggita i suoi occhi verdi.

Mi ricordai dei miei commenti con Liriko “Che bel ragazzo!” e scherzosamente facevamo anche a gara per chi si dovesse fare avanti con lui, ma in realtà erano solo parole, eravamo tutte e due fin troppo timide per farci avanti con un ragazzo estraneo.

Yoto accorgendosi del mio eccessivo turbamento, mi propose di andare a mangiare qualcosa dato che mi vedeva piuttosto pallida, così andammo al Mcdonald's.

“Ti avrei portato in un posto più elegante, però la mia situazione economica lascia un po' a desiderare!” ammise con imbarazzo.

“Oh non ti preoccupare, va benissimo qui...” esclamai con sincerità.

Lui dopo andò ad ordinare,mentre io presi posto, dato che era pieno di gente c'era il pericolo che rimanessimo senza posto a sedere.

Non aveva neppure accettato i soldi che mi aveva dato il padre di Itou, aveva voluto pagare tutto lui, ciò mi fece sentire a disagio.

Poi seduta su quel tavolo guardai Yoto di spalle e la fila chilometrica che lo precedeva, così per trascorrere il tempo ripensai a quanto mi avesse detto.

Quindi era stato grazie ad Itou se ero ancora viva, anzi se ero tornata in vita, forse per quella ragione si era infuriato molto quando gli avevo detto che volevo far a meno di questa seconda vita.

Poi pensai alla madre, forse se avesse saputo della morte della madre, avrebbe scelto lei e non me.

Dentro la mia testa iniziarono a prendere il via una serie di interrogativi alla quale forse non avrei mai trovato risposta:

“Perché il padre non aveva deciso di riportare in vita sua moglie?” E poi “Itou perché aveva scelto proprio me? Dovevano esserci state tante ragazze che erano state uccise ingiustamente e perché tra tutte proprio io?” E poi “Perchè aveva parlato a Yoto di una sconosciuta che incrociava sempre per strada?”

Ad interrompere tali pensieri fu Yoto, aveva terminato quella fila kilometrica , oddio avevo pensato così tanto?!

“Ecco qua madamoiselle!” disse posandomi con delicatezza il vassoio sul tavolo.

Diedi subito un bel morso al panino come se non mangiassi da secoli.

A Yoto scappò una risata dicendo “Sei una vera ingorda!”

Dopo iniziò pure lui a mangiare con molta tranquillità:

era parecchio lento, dava dei morsetti piccoli e delicati, non sembrava neppure un ragazzo.

Io avevo già finito il panino e rimanevo ad osservare il suo panino quasi intatto che teneva fra le mani, quasi quasi me lo mangiavo con gli occhi.

Poi iniziai a sgranocchiare le patatine su cui versai il ketchup e dopo mi dedicai alla coca cola, ci diedi una bella bevuta.

Che sapore strano che aveva quella coca cola, era troppo dolciastra, avevauno strano sapore di fragola.

La sputai dalla bocca bagnando l'intero tavolo, fortunatamente non avevo preso la faccia di Yoto, anche se nel suo panino era giunto qualche schizzo.

“Ma che roba è?” esclamai schifata.

“Coca cola alla fragola, scusa avrei dovuto chiederti se ti piaceva...ma pensavo che l'avresti gradita!” disse lui prendendo dei fazzoletti per asciugare la mia parte di tavolo in cui c'era tutta la coca cola appena sputata.

Arrossi di colpo e mi scusai, avevo combinato un vero macello e poi gli tolsi i fazzoletti delle mani dicendo “ Lascia faccio io” poi osservai il suo panino con una goccia di coca cola alla fragola.

Sperai che non se ne accorgesse o che non appena fosse arrivato a quella parte di panino quella goccia si asciugasse, ma anche in quel caso quel panino avrebbe avuto quel sapore dolciastro di fragola.

“Ti vado a prendere una coca cola normale” disse posando il suo panino sullo scatolo.

“No, non fa nulla! Non preoccuparti!” dissi incominciando a sentirmi in estrema soggezione, sopratutto perché quella goccia sul suo panino si era assorbita dando al pane un colorito marroncino sul bordo.

Per quanto cercassi di non pensarci, mi ero ormai concentrato su quel pane umido e così quando mi parlava, non riuscivo a seguire una sola parola, avevo lo sguardo assente.

Fortunatamente lasciò il panino dicendo di essere sazissimo e poi anche lui prese a mangiare le patatine, poi come al solito ripresimo a parlare del più e del meno.

“Comunque non c'era bisogno che mi offrissi da mangiare!” esclamai timidamente.

“Non ti preoccupare, oggi è stato giorno di paga!” disse accenandomi del suo lavoro.

Mi disse che i suoi gentori erano separati e che sua madre lavorava come impiegata in un'azenda con orari massacranti e con una paga misera.

Il padre benestante non pagava gli alimenti a sua madre e per tale ragione gli stavano facendo causa, così lui nel frattempo aveva deciso di trovarsi un lavoro da poter fare il pomeriggio dopo la scuola, serviva ai tavoli di un locale, non lo pagavano molto, ma quel poco che bastava per tirare a campare.

“Sei un ragazzo maturo e responsabile a differenza di Itou!” esclamai con ammirazione.

“Già ma le ragazze hanno un debole per i ragazzacci irresponsabili e sopratutto figli di papà!”avvertii quasi un velo di amarezza nella sua voce.

“Perchè dici così?” domandai sorpresa.

“Bè una volta mi piaceva una ragazza, ma questa era solo interessata ad Itou... ci sono rimasto malissimo!”

“Ed Itou?” domandai curiosa.

“Bè lui sapendo che mi piaceva ha rifiutato di uscire con lei, nonostante lei continuasse a tempestarlo di attenzioni”

“Si è comportato da vero amico!” esclamai piacevolmente colpita, non sapevo perché ma Itou lo avevo dipinto come un ragazzo incurante di tutto e di tutti, un tipo strafottente e senza scrupoli e invece lui non era affatto così.

“Bè con tutte le ragazze che può avere grazie ai soldi e a quel suo fascino straniero...non mi sembra che sia stato poi un gesto tanto nobile...” disse lasciando trapelare una certa invidia nei confronti dell'amico.

“Ma voi due non siete amici?” domandai confusa, mi sembrava che ne stesse parlando male.

“Si, molto amici....non mi fraintendere...solo che a volte finiamo per entrare in competizione fra di noi!”

E tra un discorso e l'altro, si fece molto tardi, così iniziammo a dirigerci verso casa.

 

Era stata tutto sommato una bella giornata tra amici o almeno così pensavo, ma prima di dirigerci verso casa dei Kayashi lui si fece improvvisamente serio, sembrava in difficoltà, lo sentii tossire rumorosamente.

“Echiko tu...” disse bloccandosi di colpo.

“Si?” domandai sgranando gli occhi.

“Ecco credo che tu abbia capito che tu mi piaci...” disse riflettendosi nei miei occhi color ebano.

“ Ecco io...” dissi incerta, non sapevo cosa dire, non volevo né respingerlo e né dargli false speranze, avrei tanto voluto astenermi da quella situazione perché non credevo fosse il momento opportuno per potermi impegnare con qualcuno.

“Stai calma non devi rispondermi subito...io aspetterò!” disse aggiustandomi alcuni ciuffi della frangia un po' ribelli.

Percepii un battito appena percettibile, poi più nulla...

Il mio cuore si era spento, i battiti si fecerò più regolari, mentre con Itou, con lui sentivo sempre un turbinio di emozioni invadermi ovunque.

Con Yoto tutto procedeva senza eccessivi scossoni, però mi piaceva perché con lui mi sentivo così a mio agio, in uno stato di calma piatta che mi faceva sentire al sicuro,mentre con Itou mi sentivo sempre alla deriva.

Come se da un momento all'altro potessi cadere in un precipizio o come se non sapessi più chi ero, con lui le emozioni giocavano brutti scherzi: perdevo il controllo di me stessa.

Dopo esserci salutato con un semplice bacio sulla guancia, rientrai a casa.

Fu il maggiordomo ad aprirmi domandandomi se mi fossi divertita e così annui con il capo.

 

 

Punto di vista di Itou:

 

(Credo che sia l'unico capitolo in cui inserisco il suo punto di vista)

 

“Aiko” un nome e tante sensazioni diverse e contrastanti.

 

Ricordo la prima volta che l'ho incrociata per le strade, io avevo detto al mio autista di non venirmi a prendere e che avrei fatto la strada a piedi per tornare a casa.

Quand'ero di cattivo umore preferivo di gran lunga passeggiare, era un modo per scaricare via la tensione.

In quel periodo io e mio padre non andavamo d'accordo come al solito, come adesso.

Quel giorno mentre passeggiavo vidi questa ragazza acqua e sapone con dei capelli castano chiaro molto corti, aveva un taglio molto sbarazzino che dava maggior risalto alla rotondità del suo viso.

Aveva anche gli occhi castani però molto più scuri rispetto ai capelli, poi aveva un naso con un andamento irregolare: largo e lungo, però stava bene tra la sinousità delle sue paffute guance,mentre le labbra sottili erano di un rosa molto chiaro e delicato.

Era bassina di statura, doveva essere alta per lo più un metro e cinquantacinque, però come fisico non era tanto piccolina, aveva le spalle un po' larghe rispetto alle altre ragazze e il cinto era piccolo finchè non si giungeva ai fianchi più sporgenti e morbidi.

Le cosce erano anch'esse grassotelle e aveva anche un sedere un po' in carne che non passava inosservato dalla gonna della sua divisa scolastica.

Ma ciò che attirò maggiormente la mia attenzione era il suo sorriso e la sua risata facile.

Avrei voluto anch'io ridere con così tanta allegria,ma non era da me, ero solito a tenere il muso lungo il più delle volte.

Infatti Yoto e Sayoko e tutti quelli che mi conoscevano spesso mi dicevano “E fatti una risata ogni tanto!”

Provavo un misto di invidia e di ammirazione per quella ragazza, invidiavo la sua spensieratezza e allo stesso tempo l'ammiravo, perché quando vedevo quel sorriso iniziavo quasi a dimenticarmi di tutto il resto, delle mie preoccupazioni e della pesantezza della vita.

Il mio modo di vedere le cose cambiava, non so, mi trasmetteva una positività insolita.

E così per molto tempo percorsi la strada da casa a scuola a piedi per vedere quel sorriso, per vedere quella ragazza camminare e scherzare con quella sua amica.

“Aiko!” diceva l'amica mentre rideva insieme a lei, era questo il suo nome.

Avrei voluto parlarle, a volte ero tentato, ma tutte le volte che pensavo di farlo, mi sentivo stupido solo ad averlo pensato.

I suoi occhi color cioccolato spesso incrociarono i miei, ma a parte questo con lei non c'era mai stato alcun approccio.

Non sapevo perché ma con quella ragazza le mie sicurezze andavano tutte a farsi benedire, non era come le altre ragazze che sapevano che mio padre era uno scienziato molto ricco e importante, lei non sapeva nulla di me.

Ma in fin dei conti mi piaceva l'idea che non sapesse chi ero, perché per una volta potevo avere la possibilità di piaccere a qualcuno per quello che ero e non per quello che rappresentassi, non perché mio padre fosse uno scienziato o perché avessi tanti di quei soldi.

Però temevo anche di non piacere per quello che realmente fossi, dato che tutti erano abituati a tenere in considerazione solo il fatto che mio padre fosse uno scienziato e che fossi ricco, oppure le ragazze in particolare cadevano ai miei piedi solo perché fossi bello d'aspetto, solo perché avevo degli occhi di un colore diverso che erano solite a vedere.

Era una vera rarità trovare in Giappone qualcuno che avesse gli occhi verdi a meno che non fosse straniero, infatti anch'io ero per metà giapponese e per metà tedesco.

 

Sayoko mi aveva rifiutato ma quasi non ci pensavo più, lei era stata una di quelle cottarelle passeggere,mentre i sentimenti che provavo per quella ragazza sconosciuta di cui conoscevo solo il nome erano diversi.

Ne parlai persino con Yoto, lui mi incoraggiava a farmi avanti,ma io ero piuttosto titubante poi un giorno mi decisi, mi sarei fatto avanti, ma non la vidi.

Non c'era neppure la sua amica,così pensai che forse dovevano essersi assentate e provai altri giorni finchè poi non seguii il notiziario scoprendo che la ragazza insieme alla sua amica erano state uccise.

Impalidii di colpo mentre trasmettevano quella notizia, rimasi immobile e non trovai neppure la forza di mangiare, mi sentii nauseato mentre mio padre mi guardava scioccato, non capiva cosa mi avesse turbato tanto.

Poi tornai ad essere il solito Itou, anche se avvertivo una certa tristezza salirmi addosso sopratutto quando sentivo i miei compagni parlare di quella notizia con tanta leggerezza.

Ogni volta che sentivo parlare di Aiko Moemi avvertivo la necessità di scappare, mi prendeva una stretta allo stomaco e al cuore che mi impediva di parlare.

Mio padre parve accorgersi di quei miei strani sbalzi d'umore e non appena si fece dicembre mi chiese cosa volessi regalato per natale, poi decise tutto da solo, disse di volermi regalare un robot anche su consiglio di Sayoko almeno così mi aveva detto.

Ma c'era qualcosa che non mi convinceva su quella sua decisione, era come uno strano presentimento come se volesse proteggermi da qualcosa.

Il mio presentimento si rivelò fondato il giorno in cui si presentarono a casa due uomini con giacca e cravatta,se pur ben vestiti sembravano dei tipi dall'aria poco raccomandabile.

C'era uno che parlava con un accento molto pronunciato e il più delle volte digrignava i denti e si agitava dinanzi alle risposte di mio padre.

Li spiavo da lontano nascosto ad una parete del corridoio e ascoltavo quelle che si dicevano.

Mio padre aveva detto no a delle loro richieste, avevano parlato di un'arma, di un codice e di una formula,poi l'altro mafioso, il più tranquillo dei due fece il mio nome.

Mio padre si mise a ridere come se il mafioso avesse fatto una divertentissima battuta.

 

Dopo quell' incontro mio padre si fece piuttosto insistente con la storia del robot, voleva regalarmi un robot per natale, nonostante io gli dicessi tassativamente di no.

Fino a che non ci pensai per bene, ripensai ad Aiko...e poi mi venne in mente un'idea, avrei potuto chiedere a mio padre di transformare Aiko in un robot.

Mio padre storse il naso dinanzi la mia richiesta, dato che avrebbe dovuto prelevare il cadavere di Aiko sepolto nella tomba che era appunto illegale e poi non era neanche sicuro che quell'esperimento fosse andato a buon fine.

Tutte le volte che avevo provato a dare vita ad un corpo morto non c'era mai riuscito e qualora ci fosse riuscito non era neppure sicuro che la personalità di Aiko si sarebbe mantenuta integra.

Alla fine accettò, pagò delle persone per prelevare il cadavere e poi fece quell'esperimento per potarla in vita.

Ma Aiko non doveva ricordare nulla del suo passato e doveva apparire irriconoscibile ai suoi genitori, altrimenti mio padre avrebbe corso il rischio di finire in galera perché aveva trafugato il corpo di un cadavere e anche per effettuare quell'esperimento ci voleva in realtà il consenso dei suoi genitori.

Alla fine l'esperimento riuscii.

Aiko si risvegliò con un nuovo aspetto e un nuovo corpo, era molto bella la nuova Aiko, anche se era di una bellezza più artificiosa rispetto alla sua naturale bellezza.

Poi mi resi conto di aver fatto una cosa stupida, avevo transformato la mia Aiko in ciò che da sempre odiavo.

L'avevo fatta transformare in un robot e adesso io ero il suo padrone?

Ero disorientato come lo sono tuttora, per tale ragione pensai subito di assumere un atteggiamento freddo e distaccato con lei.

Perché quella nuova Aiko, non era l'Aiko che mi piaceva, era un Aiko robotica ed io e i robot non andavamo affatto d'accordo.

Poi proprio io che facevo le prediche a mio padre, non potevo di certo permettermi di invaghirmi di un robot.

Non potevo! Eppure anche se non potevo, finivo col sentirmi irresistibilmente attratto da lei.

Il suo aspetto poteva essere cambiato, ma il suo sorriso no.

“Echiko” gli avevo dato quel nome, perché nel pronunciarlo avrei dovuto coglierci quello sgradevole significato che gli avevo attribuito.

Perché quel nome lo avevo preso appunto dal termine “Ecchi” usato solitamente per un genere di anime in cui ci sono un sacco di fanservice, insomma tante ragazze disegnate svestite.

Era questo che lei doveva essere per me, doveva essere come il personaggio femminile di quegli anime...potevo solo provare attrazione fisica, ma nient'altro, era questo che mi ero promesso.

Purtroppo non era così semplice, forse paradossalmente finivo col sentirmi maggiormente attratto da quella nuova Aiko.

E così finivo per non sapere cosa fare per davvero, se la trattavo con freddezza, lei ricambiava il mio stesso atteggiamento e questo mi feriva,ma se la davo troppe attenzioni rischiavo di cadere nella trappola dell'innamoramento.

E se mi fossi innamorato di lei, tutti mi avrebbero detestato molto più di adesso, sarei diventato lo zimbello della scuola e della famiglia, com'era successo a mio padre, ancora adesso i parenti parlavano male di lui.

E poi pure Yoto incominciava seriamente ad interessarsi a lei, mi dava sui nervi il suo atteggiamento nei suoi confronti.

Mentre loro due erano usciti a divertirsi, io stavo rintanato nella mia stanza a cercare di distrarmi dal pensiero di Echiko e Yoto insieme.

E se si stesserò baciando in quel preciso momento? Le sue morbide e carnose labbra sulle mie, adesso erano tra quelle del mio migliore amico?

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Capitolo 11
*** Un ritorno inaspettato ***


Dopo l'uscita con Yoto, fece la sua entrata in scena Itou.

“Ben tornata!” disse con un entusiasmo fasullo.

“Bè che vuoi?” domandai sdraiata sul mio letto.

“Bè ti sei divertita?”

“Vuoi sapere se tra me e il tuo amico è successo qualcosa?!” domandai allibita.

“Ed è successo qualcosa?”mi chiese prendendomi contro piede.

“Non dovrebbero essere affari tuoi!” dissi sbuffando.

“Sono il tuo padrone o forse lo hai dimenticato!” disse con quel suo solito tono di pretesa e possesso, mi irritava sembrava che per lui non fossi altro che un suo giocattolo.

“Dunque sei stato tu a dire a tuo padre di transformarmi in un robot...” dissi ricordandomi quella conversazione con Yoto.

“Di che stai parlando?” domandò frastornato.

“Lo sai di che parlo! Tu eri quel ragazzo che incrociavo sempre mentre facevo la strada di casa” dissi incrociando i suoi occhi verdi che mi osservavano stupiti.

“Hai detto a Yoto di essere Aiko Moemi!” esclamò nervoso.

“Si, perché, non avrei dovuto?” domandai seccata, non mi andava di avere un'altra discussione con lui, non credevo fosse il momento ideale.

“No, non avresti dovuto” il suo tono di voce era cambiato, era diventato flebile.

Dopo una lunga pausa, in cui lo vidi osservare il pavimento della stanza, mentre io continuavo a stare sdraiata nel letto intenta a fissarlo, poi mi decisi a fargli quella domanda che mi stava assilando la mente, volevo sciogliermi ogni dubbio.

“Perchè hai deciso di riportarmi in vita?” domandai incuriosita.

“Bè perché...” disse bloccandosi di colpo, lo sentii balbettare, sembrava goffo e impacciato,mentre tentava di rispondere a quella domanda.

Mi scappò una risata, era molto carino e dolce quell'Itou goffo e impacciato, non pensavo che lui potesse mai essere così.

“Che hai da ridere!” esclamò mettendosi sulla difensiva.

“Oh niente... invece perché non rispondi alla mia domanda...”

“No, è solo che ero abituato ad incrociarti spesso per strada e ti vedevo sempre così allegra e quando non è più successo, mi è dispiaciuto...credo sia questa la ragione...” concluse la frase tossendo rumorosamente.

“Mi dispiace, quando ti ho detto di non volere questa seconda vita....temo di averti ferito senza averci fatto caso...” dissi sinceramente dispiaciuta.

“Non importa!” rispose tranquillamente, poi lo vidi avvicinarsi al letto e poi... si sdraio accanto a me?

“Che fai?” domandai preoccupata.

“Nulla, volevo solo chiederti se potevi tradurmi una lettera è scritta in tedesco ed io non so il tedesco...”

“E che cosa ti fa pensare che io sappia il tedesco?”

“Bè sei un robot dovresti saper fare tutto!”

“Vediamo fammela leggere!”

Itou tirò fuori la lettera dalla tasca dei suoi pantaloni e iniziai a leggerla con insistenza, inizialmente non riuscii a dare un senso compiuto a quelle parole e frasi, poi però non so come e perché riuscii a capire il senso di tutto.

“Mio piccolo Itou, qui a Berlino le cose procedono come al solito, non posso lamentarmi... i colleghi di lavoro sono molto affettuosi e disponibili. Invece vorrei che tu mi parlassi più di te, non mi racconti mai nulla nelle tue lettere, fai un po' troppo il misterioso, e chi è questa enigmatica ragazza che ti piace?

Tuo padre mi ha parlato nelle sue lettere delle vostre e continue liti, cerca di essere un po' comprensivo con lui e non rinfacciargli gli errori del passato. Cerca di vivere nel presente.

Con affetto la tua mamma!

Mi manchi tantissimo e mi dispiace molto di non poter venire a trovarti!”

 

Lessi la lettera tra una pausa e l'altra, iniziavo a chiedermi a quale ragazza si riferisse la madre di Itou, anzi il padre di Itou era lui a scrivere le lettere spacciandosi per la madre.

“ Me la rileggi!” disse Itou.

“Oh ma guarda che non sono il tuo traduttore personale” dissi sbuffando, ma glie la rilessi come mi chiedeva, perché era difficile dirgli di no quando assumeva quell'espressione infantile e allegra.

“Quindi so tutte le lingue del mondo?” domandai dopo aver finito di leggere la lettera.

“Può essere!” esclamò lui.

“Wow però che figata se sapessi parlare pure che so l'aramaico!” dissi eccitata all'idea di sapere tutte le lingue del mondo senza averle mai studiate.

“L'aramaico, si magari pure il latino , lingue che non usa più nessuno!” mi fece notare Itou.

“Si, però potrei fare l'archeologa, leggere e tradurre i gereoglifici o robe in latino o in aramaico” dissi iniziando già a immaginarmi un futuro da archeologa molto all' “indiana Jones”

Lui scoppiò a ridere “ Sei proprio una stupida!”

“Oppure potrei fare l'interprete, la guida turistica oppure... tradurre libri... oppure che altro... cioè potrei parlare con il mondo intero...” dissi continuando a sognare ad occhi aperti.

“Datti una calmata!” disse continuando a ridere.

“E' vero potrei fare un sacco di cose!” esclamai eccitata.

“Puoi fare un sacco di cose anche senza sapere tutte le lingue del mondo!” disse esasperato dalla mia esagerata concitazione.

E' vero potevo fare un sacco di cose anche prima, così mi tornò alla mente ciò che disse Yoto “ Io se fossi in te farei qualcosa per farli morire di invidia!”

Già,ma che cosa avrei mai potuto fare? Fare l'archeologa in puro stile indiana Jones? No, non potevo, Itou non me lo avrebbe permesso e lui purtroppo era il mio padrone e non potevo allontanarmi da lui.

“Tu non mi permetteresti mai di diventare un'archeologa come indiana Jones?” domandai posando lo sguardo su di lui.

“Certo che no, neanche mio padre te lo permetterebbe e nessun essere umano credo che te lo permetterebbe! Sei un robot quindi non puoi fare lavori del genere, devi stare sempre ad un gradino al di sotto di noi comuni esseri umani!”

“Ah, wow!” esclamai risentita.

“Dai non è la fine del mondo!” disse cercando acquietare il mio eccessivo scoraggiamento.

“ Forse per te non è la fine del mondo, tanto tu sei un essere umano puoi fare quel che ti pare,mentre io no!” esclamai adirata.

“Ad esempio se io volessi fidanzarmi con qualcuno...dovrei chiederti il permesso?! Non è forse così?!” aggiunsi paonazza dalla rabbia.

Non volevo litigare, ma mi sembrava inevitabile, era una situazione inacettabile e inverosimile.

“Si, è vero dovresti chiedermi il permesso, ma io comunque non te lo darei!” esclamò irremovibile.

“E perché mai non mi daresti il permesso? Pensavo che fossi diventato comprensivo all'idea che mi potessi mettere con Yoto...” esclamai stordita da quella sua risposta così decisa e sicura.

“Bè ho cambiato idea, anzi dovresti lasciar perdere Yoto, lui non fa per te e tu non fai per lui!”

“Sai queste cose spetterebbe a noi deciderle!” affermai lasciandomi vincere dalla collera, era troppo irritante, chi si credeva di essere? Per prendere decisioni così importanti riguardo la mia vita?

“Sei il mio robot e questa conversazione sta diventando noiosa e seccante!” disse tagliando corto.

Si alzò dal letto.

I nostri sguardi in quel momento si incrociarono, lo guardavo con disprezzo mentre il suo sguardo non lasciava trasparire alcun sentimento, come al solito non riuscivo mai a capire cosa gli passasse realmente per la testa.

Poi si voltò per andarsene.

 

Non avevo tutta questa gran voglia di fidanzarmi con qualcuno specialmente con Yoto, mi faceva stare bene, però sentivo che tra di noi non potesse esserci nient'altro che una buona amicizia, però mi infastidiva l'idea che Itou potesse impedirmelo, che lui potesse aver il diritto di impedirmi di mettermi con qualcuno.

Mi sarei messa con Yoto quasi quasi per fargli un dispetto, ma non sarebbe stato maturo da parte mia, però quella situazione mi dava sui nervi e non sapevo più come gestirla.

 

Il giorno seguente, solita giornata scolastica noiosa, soliti battibecchi tra professori e i compagni di Itou, come al solito amavano tutti prendersela con me.

Non era vittimismo il mio, era semplicemente la pura verità, avrei voluto nascondere l'evidenza,ma era un continuo prendersela con Echiko il robot o come dicevano loro con “660”, oppure c'era chi con un'ironia pessima mi chiamava “69” e non credo ci sia bisogno di spiegarne la ragione, perché dopotutto non c'è ne era una valida, c'è l'avevano con me semplicemente per quello che ero e che rappresentavo.

In particolare quella ragazza di cui Itou mi aveva detto che era figlia di un ministro giapponese, era una brutta ragazza rinsecchita che ce l'aveva con me più di tutti gli altri e di tutte le altre.

Si chiamavo Kasumi Aisekawa e mi odiava in un modo esagerato e anomalo.

A ricreazione ebbi modo di capire quanto effettivamente mi odiasse, avrei tanto voluto far volentieri a meno di conoscere il suo esagerato disprezzo, ma fu inevitabile.

Mentre trascorrevo come di consueto la ricreazione tra le allegre chiacchierate con Sayoko e Yoto che sapevano in qualche modo rimbuonire e mettere a tacere quel rompi palle di Itou, il mio padrone.

Bè in quel momento avvertii la necessità di andare al bagno poiché ero in tutto e per tutto come un essere umano e anche i miei bisogni fisiologici erano quelli di un comune essere vivente.

Ma non appena entrai al bagno, vidi questa Kasumi con altre compagne lavarsi le mani sui lavelli del bagno.

Un solo sguardo carico di disprezzo e poi mentre mi stavo avviando dentro uno dei bagni liberi, sento delle mani afferarmi da dietro.

Poi sentii la voce di Kasumi dirmi “ Devi stare alla larga da Itou, lui mi piace da sempre e non permetterò che una putanella come te me lo porti via!”

“Sai la vedo alquanto difficile stare alla larga da lui, dato che sono il suo robot e abitiamo nella stessa casa, figurati ne farei volentieri a meno se fosse per me!” dissi tentando di liberarmi dalla stretta delle compagne che mi tenevano ferma, ma non appena ci provavo avvertivo quella maledettisima scossa che mi impediva di fare qualunque cosa.

Dopo mi spinserò la testa contro il water, riprovai a fare resistenza, ma era tutto inutile.

Non riuscivo a far nulla, le scosse si facevano sempre più forti e avvertii un dolore lancinante che mi impediva di fare qualsiasi movimento.

Ormai la mia testa era china con violenza su quel water in cui a fatica respiravo su quell'acqua fetida.

Mi entrò l'acqua al naso e alla bocca e sentivo il respiro sempre più mancarmi fino a che le compagne non mollarono la presa.

Non appena misi fuori la testa da quello schifo Kasumi disse:

“Farai meglio a darmi retta, lascialo perdere!”

Tossii più volte, mi sentivo malissimo, il naso mi bruciava e iniziavo ad avvertire un forte senso di nausea, non riuscivo neppure a parlare e a fatica riuscivo a reggermi sulle mie gambe.

Poi le due ragazze che mi avevano tenuto ferma sino a quel momento, tirarono fuori dalla loro giacca un paio di forbici.

“Che volete fare?” domandai agitata,tentando inutilmente di reagire, ma non riuscivo neppure ad alzarmi ero rimasta piegata per l'eccessivo dolore allo stomaco poiché avevo sbattuto con violenza contro il marmo del water.

“Alzati!” disse una di loro, poi vedendo che non lo facevo, mi sostenne con irruenza,mentre l'altra mi stava tagliando i vestiti e Kasumi stava lì ferma ad ammirare l'operato delle compagne.

“ Lascialo perdere, ci siamo intese?” mi chiese con un espressione folle e maligna.

Vedendo che non rispondevo, la sua voce si fece più aggressiva “Ci siamo intese o vuoi fare un altro tuffo sul water?”

“Si, ci siamo intese”mormorai rassegnata, temevo che mi rifacesse di nuovo quell' orribile angheria.

Il suo sguardo era torbido e mostruoso, mentre le sue due compagne avevano delle espressioni un po' svampite, come se non facesserò altro che farsi manipolare da lei.

Non appena se ne andarono mi lasciai cadere sul pavimento di quel bagno e piansi.

Non avevo mai pianto così tanto in vita mia, almeno da quel poco che ricordassi.

Ero bagnata fradicia e puzzavo, riuscivo a malapena a tenere il naso aperto, non potevo sentire quell'odore pestilenziale sui miei capelli, sul mio viso e sul resto del mio corpo.

Poi sentivo anche freddo, ero seminuda, mi avevano strappato i vestiti ed ero ridotta in reggiseno e con la gonna della divisa in brandelli.

“Echiko, sei qui?” domandò una voce piuttosto familiare, era Itou.

Mi prese il panico, ero mezza nuda e l'unica cosa che ci separava era la porta accostata di quel bagno, di colpo mi alzai per chiuderla con un bottoncino automatico.

“Echiko, ti ho sentito singhiozzare... so che sei qui...” disse forzando la porta.

“Vattene via, sparisci!” urlai furiosa.

“E' successo qualcosa?”

“Non sono affari tuoi!”

“Ok vuoi parlarne con Yoto oppure con Sayoko?”mi propose.

“No, non voglio parlare con nessuno! Lasciami in pace!”

“Hai intenzione di stare tutto il giorno chiusa in questo dannato bagno? No, perché io dopo vorrei tornare a casa!”

“Vaffanculo Itou!”urlai con tutto il fiato che mi era rimasto nei polmoni.

“Ok, riconosco che era un'uscita infelice, però...insomma cosa devo fare per convincerti ad uscire?”

“Non c'è nulla che tu possa fare, quindi sparisci!”

“Echiko vedi che sfondo la porta!” disse come se volesse farla valere come una minaccia.

“Non ti atteggiare da figone, non riesci a sfondare la porta! Idiota!” dissi irritata da quella sua eccessiva sicurezza, era troppo pieno di sé.

“Bè, provarci non costa nulla!” mi rispose iniziando a colpire e a spingere la porta.

Nonostante i ripetuti colpi alla porta, Itou non riuscii ad aprire la porta come c'era d'aspettarsi.

Lo sentii lamentarsi “ Che dolore, cazzo!”

Tra uno sbraitare consecutivo, tra un colpo e un altro, mi decisi ad aprire la porta per evitare sgradevoli incidenti al “figone di turno”.

Non sapevo neppure perché mi preoccupavo per quest'imbecille, doveva essere quello stramaledettissimo braccialetto ah e poi ovviamente c'era anche il padre, se gli fosse accaduto qualcosa di spiacevole avrei dovuto fare i conti con il signor Kayashi.

Aprii la porta sfortunatamente nel momento in cui quell'imbecille prese la rincorsa nell'inutile tentativo di buttare a terra la porta.

Così si ritrovo a sbattere la testa contro una parete del bagno, essendosi accorto troppo tardi che avevo aperto la porta.

“Che dolore!” disse massaggiandosi la testa.

Scoppiai a ridere, mi inteneriva l'Itou imbranato che si lamentava dopo aver battuto la testa.

“Guarda che non c'è nulla da ridere...” disse indispettito, poi però la sua attenzione si soffermò sulla mancanza quasi totale dei miei vestiti, ero rimasta in intimo.

“Che diamine ti è successo?” domandò osservandomi.

Di colpo mi coprii con le mani e le braccia il reggiseno trasparente.

“Non fissarmi, depravato!” esclamai irritata.

“Si, scusa...ma è un po' difficile non farlo...” disse dandomi le spalle, poi lo vidi togliersi la giacca della divisa e me la lancio di spalle dicendomi “ Mettiti questa!”

“Grazie!” risposi sorpresa poi aggiunsi “ Ma non credo che mi basti la tua giacca, ho pure la gonna in brandelli!”

“Bè non ti preoccupare, per fare educazione fisica hai una tuta, quindi andrò a prendere quella dal tuo armadietto!”

 

Dopo un po' mi portò la tuta presa dal mio armadietto e così potei uscire dal bagno con indosso quella tuta, poi iniziò l'interrogatorio “Che cos'è successo?” mi domandò.

Gli spiegai la situazione, dopotutto glie lo dovevo, mi aveva tirato fuori dai guai un'altra volta, ormai stavo perdendo il conto di quante volte lo avesse fatto e poi le sue mani erano livide, a causa dei colpi che aveva dato alla porta cercando di aprirla.

Come al solito aveva il potere di stupirmi, si proprio lui aveva il potere di confodermi, di non farmi capire se dovessi odiarlo o amarlo.

 

“Uhm quella Kasumi è davvero orrenda...può picchiare tutte le ragazze che mi girano attorno, ma non andrò mai e poi mai a letto con lei... è brutta come la morte!”

“Guarda che io non ti giro attorno!” esclamai irritata.

“Sicura? Allora perché mi hai baciato?” domandò con un sorriso astuto stampato sulle labbra.

“Sei stato tu a baciarmi!” mi difesi, tentando di non lasciar trapelare l'imbarazzo che stavo provando.

“Ma non hai fatto resistenza!” disse per mettermi alle strette.

“Già come se un robot possa fare resistenza su un essere umano!” esclamai in mia difesa.

“Andiama a casa!” propose lui.

“Ma le lezioni non sono finite!” esclamai allarmata.

“Già,ma non credo che tu sia nelle condizioni di seguire le lezioni, fai pure uno strano odore...”

“Bè mi hanno messo la testa dentro il cesso...sai com'è” risposi cinicamente.

 

Sgattaiolammo fuori dalla scuola, tentando di non farci scoprire da nessuno.

Era la prima volta che scappavo dalla scuola, non lo avevo mai fatto prima d'ora, ero sempre stata una ragazza molto seria,studiosa e volenterosa, almeno quand'ero stata un essere umano,ma adesso...

“E' la prima volta che lo fai?” domandai ad Itou ormai fuori dalla scuola, mi sentivo il cuore battere all'impazzata per la paura che avevo di essere scoperta.

“Ma no, credo sia la trentesima!” disse ridendo.

“Come fai ad essere così tranquillo?” domandai stupefatta.

“Al limite mi sospendono come al solito!”

“Tu prendi le cose troppo alla leggera!” lo sgridai.

“E tu prendi le cose troppo seriamente!” controbatteva.

 

“E dove andiamo?” domandai curiosa.

“A casa di Yoto!” rispose tranquillamente.

“Come sarebbe a dire a casa di Yoto? Yoto è rimasto a scuola!”

“Già ma ci sarà sua sorella a casa!” disse tranquillamente.

 

Giunti a casa di Yoto, ad aprirci fu la sorella di Yoto, si capiva che fosse sua sorella per l'esagerata somiglianza che c'era fra quei due.

“Itou come al solito hai biggiato!” rispose lei con un tono di rimprovero quasi forzato, come se fosse abituata alla presenza di Itou in casa sua.

“E Yoto non c'è?” domandò stranita.

“No” rispose atono.

“Mi fa piacere che per una volta tu non abbia coinvolto mio fratello, ma questa ragazza?” domandò squadrandomi per bene.

“Senti non è come pensi!” disse seccato.

“ E come sarebbe?!” domandò irrigendendosi poi aggiunse “ Casa mia non è un bordello, io posso darti ospitalità e posso tacere il fatto che salti la scuola, ma tu non devi approffitartene!”

“Dai non fare la gelosa!” disse Itou lanciandole un sorriso disarmante.

“ Io gelosa di un bamboccio come te! Figuriamoci!” disse lei, alzando lo sguardo in modo eccessivo per mettere in evidenza quanto fosse alta rispetto ad Itou.

“ Comunque io sono solo il suo robot!” risposi scocciata, non mi piaceva che la gente mi ritenesse una delle tante scopate di Itou.

“Ah, Echiko! Yoto mi ha parlato molto di te!” disse sorridendomi, improvvisamente divenne molto ospitale e accogliente.

Ci fece accomodare in soggiorno, Itou prese posto sul divano, anch'io mi sedetti,mentre lei si sedette su un altro divano accanto al nostro e riprese la lettura di alcuni libri universitari.

“Come va l'università?” domandò Itou alla ragazza.

Era molto carina, aveva gli stessi occhi castani del fratello, anche il profilo, il suo naso era simile a quello del fratello anche se era più piccolo e femminile, poi aveva il viso rettangolare, i tratti molto maturi rispetto al fratello e poi i capelli lunghi e mossi di un castano molto scuro, poi era molto alta ed aveva anche un bel fisico.

Non mi sorprendeva che Itou tentasse un qualche tipo di approccio con lei, ma la ragazza in questione lo trattava proprio come un fratellino.

“Bene!” rispose tranquillamente, poi la sua attenzione si soffermò ancora una volta su di me.

“Come mai non hai la divisa scolastica e come mai hai capelli umidi?”

Così gli raccontai tutto quello che era accaduto, lei mi parve molto comprensiva, era stata molto carina, mi fece fare persino una doccia in casa sua.

Dopo di ciò guardammo la tv tutti e tre insieme, ma Itou faceva tutt'altro che guardare la tv non faceva altro che fare il cascamorto con la sorella di Yoto.

Allungava le mani verso le gambe scoperte della ragazza che indossava una minigonna.

“Sai che se mio fratello viene a sapere che fai il porco con me...ti fa a mille pezzi!” disse lei riportando le mani di Itou al loro apposto.

“E tu non dovresti vestirti in questo modo...sembra che tu lo faccia di proposito per provocarmi!”

“Figuriamoci se mi vesto così per provocare un bamboccio come te!” disse tagliando corto in tono seccato, poi bussarono alla porta e così andò ad aprire.

Era un ragazzo molto carino, occhi castani molto scuri e profondi, mentre i capelli erano di un castano molto chiaro, sembravano quasi biondi, poi era molto alto, più di Itou e molto più della sorella di Yoto, io non facevo testo, ero molto, ma molto bassa, sfioravo appena un metro e cinquantacinque.

 

“Ciao amore!” disse la sorella avvinghiandosi a lui, mentre Itou assunse un espressione corucciata, sembrava non andargli affatto bene che la sorella di Itou considerasse più quel ragazzo che lui.

Dopo di ciò Itou e quel ragazzo si salutarono, più per cortesia che per piacere, poi gli occhi scuri del ragazzo si scontrarono con i miei.

“E tu chi sei? La fidanzata del bamboccio?” domandò in tono di scherno.

“No, io sono Echiko il suo robot!” ammisi con scarso entusiasmo.

Dopo di ciò quei due sparirono silenziosamente dal soggiorno per appartarsi in qualche altro angolo della casa, così Itou accese l'unica console presente in quella casa e prese il primo gioco che gli capitò a tiro, poi mi propose di giocare con lui.

“Non ne ho voglia!” esclamai guardandomi attorno.

“Non era una proposta, ma un ordine!”

“Agli ordini, mio padrone!” dissi prendendomi gioco di lui, facendogli intuire che non avevo affatto intenzione di accontentare i suoi capricci.

“Bene, allora dato che siamo soli, potremmo sempre fare tipo quello che stanno facendo quei due nell'altra stanza...” disse ambiguamente, iniziando a mettermi le mani addosso.

“Ok, basta giochiamo a questo videogioco!” dissi per porre fine a quelle sue idee malsane che mi mettevano a disagio.

Si mise a ridere, poi iniziò il gioco.

Era divertente vedere Itou che si imbufaliva per la ventesima volta che aveva perso a quel gioco di combattimento.

Non ci avevo mai giocato, eppure era stranamente brava in quel gioco, ricordavo di aver sempre avuto una predisposizione per quei giochi in cui si mena pesante, però battere 20 volte Itou che doveva averci giocato molte altre volte a quel gioco, mi sembrava troppo.

Non appena si fece l'ora per poter tornare a casa, tornammo a casa, ma non appena il maggiordomo aprii la porta incrociammo il padre parlare con un ragazzo giovane e di bell'aspetto, e poi c'era una ragazza.

La ragazza in questione era di una bellezza impossibile, surreale, non avevo mai visto niente di simile.

Aveva gli occhi di un viola vivo e lucente, color ametista e poi la carnagione bianca come neve, solo nelle guance piccole e delicate c'era un evidente rossore e il naso era perfetto come quello di una venere greca e le labbra erano rosate e soffici.

Poi aveva dei lunghi boccoli dorati che le coprivano l'intera schiena e da cui sbucavano quelle piccole e graziose orrecchie a punta da elfo.

Non era molto alta e il suo corpo era molto esile, però nonostante tutto le sue forme erano rese ben visibili, forse era proprio il fatto che il resto del corpo fosse gracile a mettere ben in evidenza le sporgenze del suo corpo: il sedere, i fianchi e il seno e poi avevo quel collo perfettamente lineare e così lungo.

Non c'era qualcosa di lei che fosse fuori posto, persino le mani erano perfette: le unghia bianche e le dita lunghe e fini.

Itou era scioccato, sbiancò di colpo non appena vide la ragazza seduta sul divano di casa sua,mentre il padre parlava con il giovane ragazzo che aveva un espressione bonaria e tranquilla.

Io non capii l'eccessivo turbamento del mio padrone, non avendo idea di chi fosse quella ragazza, poi vidi il padre accordarsi con quel ragazzo, gli diede dei soldi e lui se ne andò via.

Il padre lo accompagnò alla porta, tenendo in scarsa conto me e Itou che seguivamo la scena,mentre la “fanciulla” credo sia l'unico termine che le si addica, perché ogni suo gesto e ogni suo movimento, suggerivano una delicatezza e una dolcezza d'animo che poteva appartenere solo alle fanciulle di qualche favola, lei fissava un punto imprecisato della stanza come se volesse evitare lo sguardo di Itou che si posava malignamente su di lei.

Aveva uno sguardo contrito e malinconico, ma ciò nonostante continuava ad essere bella, nonostante fosse triste e spenta.

Mi soffermai su quel vestito semplice giallo limone che indossava, non avevo mai amato quel colore, però su quella ragazza stava veramente bene, si abbinava perfettamente con il colore delle sue ciocche dorate.

Non appena il padre salutò il ragazzo e chiuse la porta, dovette affrontare il figlio che lo osservava chiedendogli una qualche spiegazione, si intuiva dallo sguardo.

“Itou, vedi lei è un robot difettoso e malaticcio essendo stato il primo robot che ho creato e così il suo padrone mi ha chiesto se potessi ripararla, ma purtroppo temo di non poter fare molto per lei...e così mi ha detto di volersene sbarazzare se non potevo ripararla e allora io ho deciso di comprarla...”

“Come, scusa? Vorresti ripetere!” esclamò lui furente, alzando la voce più forte che poteva.

La ragazza seduta sul divano, guardava con la coda dell'occhio il padre e il figlio discutere.

Pensai alle parole del padre, il suo primo robot, poi capii che doveva trattarsi di Isae, il robot con il quale il padre aveva tradito la madre e trovai conferma in breve tempo, non appena Itou disse “Con quale coraggio riporti in casa il robot che ha causato la rottura tra te e la mamma?!”

“Itou, io...cosa altro potevo fare... non potevo lasciare che se ne sbarazzasse, dopotutto è colpa mia se è un robot difettoso...”

“Già come no, immagino che per questa ragione sei stato tanto magnanimo, non certo perché tu voglia riscopartela!” disse lui acidamente.

“Non ti permetto parlarmi così! Non sono un tuo coetaneo, dimentichi forse che sono tuo padre!” disse furente pronto a mollargli un ceffone violento.

Ma improvvisamente la ragazza seduta sul divano si alzò impiedi e si immischiò nella discussione “Vi prego non discutete per causa mia, mi dispiace...io non voglio causare altri disagi alla vostra famiglia!” disse osservando il figlio e il padre.

La sua voce era candida, era incredibilmente dolce, come il canto di un usignolo.

Il padre parve ricomporsi non appena udii la voce della ragazza che gli stava di fronte, ma non lasciò trasparire nessun eccessivo slancio emotivo.

Itou continuò a fissarla con disgusto e rabbia, non gli andava affatto bene che Isae stesse in casa sua, non dopo che aveva causato l'abbondono della madre.

“Sei cresciuto molto dall'ultima volta che ti ho visto...” disse rivolgendosi ad Itou, con le stesse premure di una madre.

“Tu non sei cambiata affatto, si vede che sei finta fino al midollo!” disse aspramente, non lo avevo mai visto così sgradevole.

“Itou!” disse il padre in segno di rimprovero.

“Sono contenta che tu abbia mantenuto questa tua forza d'animo, sei un ragazzo forte, molto più di quand'eri piccolo!” disse ancora con quella sua voce dolce e melodiosa,mentre Itou continuava ad essere rigido più di prima, credo che ciò che lo infastidisse di più era il fatto che la ragazza rispondesse alle sue provocazioni con delle lusinghe.

“E tu sei?” domandò guardandomi.

“Lei è Echiko il robot di Itou!” disse il padre evitando di guardarla negli occhi.

Non riuscivo a capire il padre di Itou, si comportava in un modo strano con la ragazza in questione, sembrava in soggezione, forse a causa della presenza del figlio.

“Ah, però sei davvero molto carina! E sembri anche molto in forma!” disse in modo dolce e gentile, era impossibile odiarla.

Ma mentre parlò con me, la sentii improvvisamente tossire e poi vidi le gambe della ragazza indebolirsi, come se si sorreggesserò a malapena, in quel momento il padre la tenne stretta su di sé per evitare che perdesse l'equilibrio.

Gli occhi di Itou erano guardinghi e contrari alle premure del padre per il giovane robot e non parve neppure mostrare un briciolo di pietà per lei, anzi disse una frase cattiva con lo scopo di infastidire il padre.

“Dimmi una cosa... Isae, dopo mio padre, immagino che avrai scopato con quel tuo padrone, dopotutto lui è giovane e desiderabile come te, mica come mio padre...è invecchiato molto dall'ultima volta che lo hai visto, immagino che per te non sia più attraente come una volta...” disse Itou malevolo e privo di qualsiasi scrupolo.

Isae assunse un espressione titubante dinanzi alle parole del ragazzo, il padre si fece cupo e turbato e aiutò Isae a sedersi sul divano.

“Bè che c'è? Non rispondi? Te lo sei scopato o no?” domandò Itou con un'impertinenza maligna.

La ragazza non volle rispondere, ma disgraziatamente la risposta era impressa nel suo sguardo angosciato.

Il padre perse la calma “ Adesso basta Itou smettila!”

“Non posso crederci, che tu voglia stare con una puttana!” disse ingiustamente.

“Itou non dire mai più una cosa del genere!” disse il padre con ostilità.

“E' la verità!” disse lui continuando a provocarlo.

“Io non ti permetto di parlarle così...” disse avvicinandosi a lui per picchiarlo, ma in quel momento il mio istinto di proteggere Itou si intromise e mi beccai io le sberle del padre.

Lui scoppiò a ridere “Non puoi toccarmi, c'è lei che mi difende!”

Le sue parole mi irritarono, sopratutto il modo in cui lo disse, mi faceva sentire come la pedina sacrificabile di un gioco di scacchi, provocava il padre sapendo che le sberle e tutte le bastonate me le sarei prese io, così improvvisamente, ripetei nella mia testa “Forza di volontà, forza di volontà!” mentre i colpi del padre arrivavano a me, tentando inutilmente di arrivare ad Itou, ma per quanto non lo volessi continuavo a mettermi in mezzo fra lui e il padre, non volevo che si facesse male, perché lui era il mio padrone.

Il mio viso si ridusse pieno di lividi poiché non potevo posare una sola mano sul mio stesso creatore per difendere il mio padrone, era una cosa che andava contro ogni linea di principio di un robot, c'era così scritto nel codice che regolava rapporti tra robot ed esseri umani.

Mentre ricevevo senza reagire, sentivo la voce calda e soave di Isae che cercava di fermare il padre, poi lo sguardo di Itou si scontrò con il mio e dopo disse “Papà basta, tanto fai del male a lei non a me!”

Dopo di ciò il padre aiutò Isae ad alzarsi dal divano e la portò via con sé, molto probabilmente voleva portarla in una stanza per farla riposare dato che era molto prostrata e le cattiverie di Itou non dovevano aver giovato alla sua salute.

“Uhm se la starà andando a scopare!” disse non appena il padre fu andato via.

Lo guardai schifata, poi gli urlai contro “Come puoi essere così meschino!”

“Non immischiarti!” disse per farmi tacere, ma non avevo alcuna intenzione di ascoltarlo.

“Sai la cosa mi riguarda e come sopratutto per come mi hai trattata, mi usi come se fossi una pedina sacrificabile...tutte le botte che dovevi ricevere le ho prese io al posto tuo!”

“E allora?” domandò con indifferenza.

“Io ho dei sentimenti! E anche tuo padre e anche Isae! Ma tu sei troppo egoista per accorgertene o per curarti dei sentimenti altrui!” esclamai stravolta.

“Ah, dunque io sarei egoista? Non lui che se la porta a casa dopotutto quello che è successo!” disse furibondo e pieno di risentimento.

“Lui avrà anche sbagliato, ma sai in amore non esiste giusto o sbagliato!” esclamai notando l'amore celato che trapelava dagli occhi del padre mentre aiutava Isae a rialzarsi e anche il modo in cui si era arrabbiato quando il figlio le aveva dato della puttana, quei semplici gesti facevano intuire quanto fosse innamorato di lei.

“Ma fammi il piacere, il loro rapporto è squallido, lei avrà per lo più la nostra età ormai da una vita e lui ne ha qualche 50 ed è così vecchio rispetto a lei...” parlava con la ragione, ma non con il cuore ed era proprio questo che sbagliava, era troppo ragionevole e per nulla sentimentale.

“Sai credo che in amore non esista nulla di ragionevole e di sensato, ma per uno come te è difficile da capire!” dissi criticandolo.

“Già tu hai la presunzione di sapere tutto di me, di sapere come mi sento e quello che provo, ma tu non sai nulla di me, quindi taci!” disse prima di andarsene nella sua stanza con la rapidità e la furia di un vulcano pronto all'eruzione.

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Capitolo 12
*** gita scolastica?! ***


Il giorno seguente il padre di Itou dopo le discussioni sorte a causa della nuova arrivata, si decise a prendere la parola.

Isae stava facendo colazione accanto a noi, quando il padre prese la parola dicendo “ Itou, capisco che la sua presenza non ti faccia molto piacere, dopotutto quello che è accaduto,ma tra me e lei non c'è più niente puoi stare tranquillo”

Il tono del padre spiazzò tutti, parlava lasciando trapelare una certa tranquillità d'animo, lo diceva come se ne fosse fermamente convinto, ma lei parve rattristarsi di colpo e perdere di colpo l'appetito non appena udii quelle parole fredde e distaccate.

“Credo di aver perso l'appetito, vado a riposarmi!” disse pronta per dirigersi nella sua stanza dove aveva riposato il giorno precedente.

“Che c'è? Non ti senti per caso bene?” domandò il signor Kayashi, era premuroso in un modo esagerato e ciò nonostante aveva detto che tra lui e lei non c'era più niente, poteva forse infinocchiare Itou, ma non me.

“No, va tutto bene!” disse lei con un sorriso forzato.

Mi soffermai sul braccialetto che aveva indosso e su quello che portava il padre di Itou al braccio, poi mi accorsi della luce gialla provenire dai due braccialetti:Si illuminavano quando il padrone e il robot provavano emozioni forti e altri sostenevano che ciò accadesse quando il padrone e il robot si innamoravano l'uno dell'altro.

“No, non si preoccupi Kayashisama! È tutto apposto, davvero, sul serio!” disse incrociando lo sguardo premuroso del suo innamorato,mentre Itou continuava a battere convulsamente le bacchette sul tavolo, fingendo di ignorare sia il padre che lei, ma io vedevo benissimo che li osservava con la coda dell'occhio.

“Ti accompagno...” disse il padre pronto ad alzarsi per accompagnarla nella sua stanza.

Itou prese la parola in quel preciso istante dicendo aspramente“Ci può arrivare anche da sola!”

Isae concordò con lui dicendo “Suo figlio ha perfettamente ragione, non mi servono tutte queste premure, posso benissimo far da sola...”

Non appena lei se ne fu andata, il padre disse “ Avanti Itou, cerca di essere gentile con lei...fa almeno uno sforzo, dato che ora in avanti abiterà qui con noi!”

Lui sbuffò rumorosamente poi mollò un pugno al tavolo dicendo “ Io non sarò gentile con quella puttana!”

Il padre si agitò dicendo “ Non dire mai più cose del genere!”

“Bè se non c'è più niente tra te e lei perché ti dà tanto fastidio che la chiami puttana?” domandò stuzzicando il padre.

“ Perché non ti ho insegnato a parlare così della gente!” disse il padre furioso.

“Papà tu non mi hai mai insegnato nulla, la mamma si è sempre occupata di me!”

“E vedi che bel risultato!” disse il padre sarcastico.

“Adesso basta!” urlai perdendo il controllo, non ne potevo proprio più delle loro liti.

Il padre e il figlio si ammutolirono di colpo e mi osservarono stupiti dalla mia reazione.

“Statemi a sentire... vi state tutti e due comportando male...” dissi osservando prima il padre e poi Itou.

“Per prima cosa Itou, piantala di offendere gratuitamente Isae e di fare il ragazzino viziato e poi lei dovrebbe smetterla di dire cose sgradevoli riguardo a come sua moglie abbia educato Itou, da quello che trapela lei non si è mai occupato di suo figlio, se non ci fosse stata sua moglie chi si sarebbe occupato di Itou? Ci ha mai pensato?”

Il padre annuii dicendo “ Hai perfettamente ragione...” poi mi mostrò un mezzo sorriso che mi lasciò spiazzata, pensavo che questa mia intromissione avrebbe causato la sua ira funesta e invece no, ma causò l'ira di Itou:“Non impicciarti sulle questioni che riguardano me e mio padre!”

“Invece può farlo!” disse il padre ancora con quel mezzo sorriso.

“Invece no, se non sbaglio io sono il suo padrone e sono io che le do gli ordini!” disse Itou.

“Ed io sono il suo creatore...ho un ruolo maggiore rispetto al tuo!” disse di contro il signor Kayashi.

“Io non dò retta a nessuno dei due! Razza di imbecilli! Io faccio solo quello che mi va di fare!” dissi allo stremo della rabbia.

Il padre e il figlio mi guardarono stupefatti come se non si sarebbero mai aspettati una mia simile reazione, poi si guardarono fra di loro come se volessero comunicarsi qualcosa, poi il padre disse “ Bè, hai carattere Echiko, spero solo che tu non finisca per impazzire, tanti robot come te...finiscono per fare cose esagerate...” disse il padre iniziando ad assumere un espressione torva e preoccupante.

“Papà ma che stai dicendo... lei è solo capricciosa...ma non è pericolosa...” disse Itou rassicurando il padre.

Non sapevo neanche io di cosa stessero' effettivamente parlando, poi il padre si rivolse al figlio chiedendogli “ E ora perché prendi le sue difese?”

“Scusate di che diamine state parlando?” domandai confusa.

“Bè del fatto che i robot ribelli come te finiscono per impazzire e per fare a fettine i propri padroni il più delle volte...” disse il padre.

“Questo è ridicolo, non posso neppure esprimere un mio parere!” esclamai seccata.

“No, non è questo, è solo il modo in cui lo fai...non fraintendere, mi piace questo tuo modo di essere, mi piacciono i robot che assumono una personalità propria che sfugge al controllo del creatore e del padrone, però spesso questi robot finiscono per compiere azioni estreme!” disse il padre osservandomi accuratamente.

“E Isae che tipo di robot è? E' un robot accondiscendente?”domandai.

“Io non direi accondiscendente, ma ha un temperamento pacato il più delle volte, poi alla fin fine i robot sono proprio come le persone e certi loro comportamenti dipendono anche delle situazioni che gli capitano nella vita...”

Dopo Itou interruppe il discorso chiedendo al padre“ Non sono più in punizione giusto?”

“Uhm vediamo fammici pensare...” disse con un espressione caustica poi si affrettò rispondere “ Mio caro certo che sei in punizione!”

“Aspetta i miei voti sono migliorati!” protestò.

“Già, ma il tuo carattere no! Si nota da come hai trattato Isae!” concluse il padre.

Itou sbuffò e poi si alzò dalla tavola con furia dirigendosi sicuramente verso la sua stanza.

Personalmente non sapevo chi potesse avere ragione o torto fra i due, ero un po' in difficoltà sembravano aver torto tutti e due.

Il padre che mentiva spudoratamente al figlio facendogli credere che la propria madre fosse viva, poi riportare in casa “la donna” anzi il robot che si riteneva fosse stata la causa scatenante la rottura fra padre e madre, poi non aveva certo una buona reputazione da buon padre... era stato un padre assente poiché troppo preso dal proprio lavoro e anche adesso non mi sembrava un granchè come padre, nonostante i suoi inutili tentativi di recupero.

Ma difficilmente si possono recuperare anni e anni di assenteismo continuo, io lo sapevo per esperienza, anche mio padre non era mai stato molto presente nella mia vita.

In un certo senso capivo perfettamente Itou, capivo come si sentisse, capivo i suoi rancori, le sue ansie e le sue paure, ma ciò nonostante il suo atteggiamento mi sembrava esagerato.

Se ne sbatteva di tutto e di tutti, sembrava incurante dei sentimenti altrui, come se si curasse soltanto dei propri e non badasse a tutto il resto e poi era così spensierato, privo di qualsiasi senso di responsabilità.

Non poteva punire il padre per essersi innamorato di un'altra donna e non poteva neppure colpevolizzare Isae per quanto fosse successo.

“Tu credi che io abbia torto?” mi domandò il padre con un tono di voce sommesso, sembrava confuso e triste.

“E' difficile stabilire chi abbia torto e chi abbia ragione, forse perché in parte avete tutti e due torto e tutti e due ragione” dissi risoluta poi aggiunsi “ Continuare a farlo vivere all'interno di una menzogna...non credo sia una buona cosa...”

“Echiko non è facile... cerca di capire, lui è troppo affezionato a sua madre... temo che possa essere un colpo troppo grande per lui, già in passato quando lo ha saputo non è stato in grado di gestire questa situazione...”

“Già allora continui a prendersi gioco di lui!” urlai infuriata.

Lo stavo prendendo come un fatto personale, forse perché mi ero immedesimata in Itou o forse perché Itou mi aveva fatto capire quanto volesse bene alla madre e quanto desiderasse vederla e abbracciarla, non sapendo che non avrebbe mai più potuto farlo.

E non sopportavo le continue illusioni del padre scritte in quelle lettere... non sopportavo neppure più il sorriso sciocco di Itou mentre le leggeva, perché quelle menzogne primo o poi avrebbero' dovuto trovare una fine, non poteva andare avanti quella menzogna...primo o poi la verità sarebbe venute a galla e per Itou sarebbe stato un colpo troppo grande se lo avesse scoperto per caso o tramite terzi, era meglio che glie lo dicesse il padre.

“Non mi sto prendendo gioco di lui, è solo che è difficile... ho sempre continuato a mentire per tutto questo tempo, da anni gli mento, da anni scrivo quelle fottutissime lettere... Credi che io mi diverta? Mi diverto secondo te? Sto malissimo, ma devo farlo per Itou, non posso dirgli la verità, avrei dovuto dirglielo molto tempo fa... adesso è troppo tardi per poterglielo dire!”

Quella discussione si concluse in questo modo, dopo di ciò andai nella mia stanza e mi adagiai sul letto.

Non erano problemi miei, non erano cose che mi riguardavano eppure continuavo a pensarci, incominciavo a chiedermi perché mi sentivo tanto toccata e coinvolta in qualcosa che non mi riguardasse in prima persona, forse perché lui era il mio padrone.

Già, quel fottuto braccialetto! Lo osservai e in un istinto di rabbia provai a togliermelo, ma come al solito era tutto inutile.

Dopo un po' comparve Isae, era proprio bella, era impossibile non rimanere spiazzati da quella sua particolare bellezza.

“Ei” disse incerta.

“Ciao...” dissi confusa, non sapevo che altro dire, eravamo praticamente delle estranee.

“Vedi avevo ecco bisogno di parlare con qualcuno e siccome io e te siamo simili, dopotutto sei anche tu un robot e allora ho pensato di ...”

La interruppi dicendole “ Non hai bisogno di giustificarti, dimmi tutto senza problemi”

“Però promettimi che tutto quello che dirò non verrà fuori da questa stanza!”

“Hai la mia parola, sarò muta come un pesce!”

“Bè tu sai ecco di me e del padre di Itou....” disse con imbarazzo.

“Si” annuii.

“Bene ecco, hai sentito anche quello che ha detto stamattina, secondo te diceva sul serio?” disse in un moto di tristezza.

“E' evidente che lui provi ancora qualcosa per te, è solo che c'è Itou di mezzo e lui non vuole turbarlo eccessivamente!”

“Già, forse è davvero così!” disse incominciando a piangere.

“No, non fare così!” dissi seriamente sconvolta e dispiaciuta per lei.

Dopo un po' perse l'equilibrio e finii sul pavimento, la aiutai a rialzarsi e poi la sentii tossire convulsamente.

“Che hai?” domandai preoccupata.

“Sono molto debole...non sono un robot perfetto come te...” disse accarezzandomi il viso con un sorriso spento.

La aiutai a sdraiarsi sul mio letto, poi riprese a parlare con quel po' di voce che gli era rimasta.

“ Siamo andati a letto insieme ieri notte...e oggi puff dice quella frase... io non capisco...” disse riprendendo a piangere.

“Non so davvero cosa dire... dovresti parlarne con lui...” dissi perplessa e stranita, mi aveva rivelato quella verità con così tanta facilità.

“Ma che mi devo aspettare... dopotutto io sono solo il suo robot, il suo giocattolo vecchio e difettoso che butta e prende quando gli pare e piace!” disse con amarezza e rassegnazione.

“Non dire così!” la rimproverai.

Ero certa che per il padre di Itou lei fosse speciale, lo si capiva dal modo in cui la guardasse, quasi la invidiavo nessun ragazzo mi aveva guardato in quel modo.

Neppure Yuki, già neppure lui mi aveva mai guardato in quel modo, non sapevo ben definire lo sguardo del padre di Itou, ma quell'espressione racchiudeva il profondo amore che provava per il suo robot.

Dopo un po' sembrò sentirsi meglio, ma dopo la vidi perdere i sensi e preoccupata non sapendo che altro fare, chiamai il padre di Itou.

Il padre di Itou accorse subito nella mia stanza, gli fece un iniezione sul braccio e poi mi domandò “ Come mai è qui nella tua stanza?”

“Ecco, stavamo facendo amicizia” risposi con perplessità.

Quando riprese i sensi il signor Kayashi stava per aiutarla ad alzarsi, ma lei si divincolò dicendo “ Echiko potresti aiutarmi tu?”

Io confusa annuii tra gli sguardi spenti dei due innamorati.

La aiutai a rialzarsi, mentre il signor Kayashi continuava a fissare Isae che lo guardava con uno sguardo ostile, quasi di sfida.

Giunte nella sua stanza, mi persi tra i colori pastello delle pareti e poi c'era un letto a baldacchino e uno scaffale stracolmo di libri e poi un orsacchiotto di dimensioni umane poggiato sul pavimento in marmo.

La aiutai a sdraiarsi sul letto, poi commentai la stanza per rompere il ghiaccio, sopratutto perché quel silenzio, mi metteva a disagio “ Hai davvero una bella stanza e poi quell'orsacchiotto è stupendo!”

“Me l'ha regalato Kayashisama!” disse cupamente.

Mi resi conto di aver già detto qualcosa di sbagliato, così mi soffermai su qualcosa altro, sui libri della stanza dicendo “ Wow quanti libri ti piace molto leggere!”

“Si, più che altro a causa della mia salute cagionevole, sono sempre stata costretta anche in passato a stare spesso a letto e quindi Kayashisama mi comprava dei libri per allietare il tempo che passavo a letto...”

Avevo di nuovo detto qualcosa di sbagliato! Ma dopotutto forse in quella stanza c'erano solo cose che gli aveva regalato Kayashisama, dopotutto la sua vita era tutta improntata su di lui e su nessun altro.

Era il suo robot e la sua amante, quindi era normale che fosse così.

 

Il giorno seguente con ben poca voglia mi alzai dal letto, sapevo già che quello era il giorno del giudizio.

Era il giorno della gita scolastica, persino Itou non sembrava per nulla entusiasta di questa gita.

Arrivati sul giardino della scuola, incrociammo Sayoko e Yoto salutarci e poi i compagni di quest'ultimo e gli sgradevoli compagni di Itou.

“660 dunque sei venuta!” disse ridendo Kasumi, poi iniziava a fare la gatta morta con Itou che si mostrava indifferente a qualsiasi sua moina. Era patetica!

Bene dopo di ciò si poteva dire che la gita iniziava con degli ottimi presupposti : L'ostilità dei compagni di Itou nei miei confronti era ben visibile, facevano anche del sarcasmo domandami se ero pronta per cadere giù dal ponte, mentre Itou rimaneva in silenzio a guardarsi intorno.

Non sapevo dire se la sua fosse indifferenza, mi sembrava piuttosto perso tra i suoi mille pensieri che lo distaccavano dalla realtà, ma che cosa poteva mai pensare un tipo come lui?

Pensandoci sapevo poche cose su di lui, mi ero fatta delle idee e dei pregiudizi nei suoi confronti, senza conoscerlo del tutto, senza averci parlato più di tanto.

A volte non basta neppure un'intera vita per conoscere qualcuno, perché in fondo a volte sono pure le circostanze, gli avvenimenti che cambiano il modo di pensare di una persona e di conseguenza cambiano il suo stesso comportamento e forse anche i suoi stessi sentimenti.

Poi mi ricordai qualcosa che non avrei mai voluto rammentare, Yuki che mi osservava con uno sguardo freddo e poi mi diceva quelle semplici parole “Io non ti amo più... è finita!”

Yuki dunque mi aveva lasciato prima che io morissi, io non stavo più con lui, tra noi due era già finita. Per qualche strana ragione quel ricordo fino ad allora non mi aveva mai sfiorato.

Lo avevo sempre ricordato con un sorriso e adesso sapevo che anche nel caso in cui non fossi morta, lui non sarebbe stato più il mio ragazzo, forse la cosa avrebbe dovuto tranquillizzarmi e invece questo pensiero mi aveva rattristato.

Mi rammentai anche di quelle notti insonni, di quei pianti e di quelle continue domande che mi affollavano la testa e che rimanevano prive di una qualche risposta, perché dopotutto quando i sentimenti sono destinati a finire non c'è mai una vera ragione, accade semplicemente o le persone lasciano che ciò accada, si stancano di amare la stessa persona per lungo tempo e preferiscono lasciarsi tutto alle spalle.

Dopo un po' Yoto mi distolse dai miei pensieri, presentandomi ad alcuni suoi compagni, erano tutti molto simpatici, poi mi tornò in mente la sua dichiarazione, già mi aveva rivelato che io gli piacevo molto, ma io non gli avevo affatto risposto e ora come ora ripensando a com'era andata male con Yuki, non aveva alcuna intenzione di cominciare una relazione.

E poi Yoto, era carino, dolce, però non riuscivo a vedere nulla di più di questo, non c'era qualcosa che mi spingesse a provare altri sentimenti per lui, forse perché dopotutto non lo conoscevo, come non conoscevo Itou, ma con lui era diverso, percepivo qualcosa di diverso, non era solo una questione fisica, era qualcosa di più profondo che non riuscivo a comprendere.

Della serie le ragazze si innamorano solo degli stronzi? Di quelle che le trattano male? No, non era quel tipo di ragazza, non avevo mai amato gli stronzi, avevo sempre amato i ragazzi che mi riempissero' di attenzioni.

Però...con Itou era diverso, mi sentivo irrimediabilmente attratta da lui, molto probabilmente doveva essere il braccialetto a farmi provare quelle sensazioni, però nonostante ne fossi consapevole difficilmente riuscivo ad estraniarmi da esse.

Saliti sul pullman, io presi posto accanto ad Itou, più che altro ci eravamo ritrovati privi di altra scelta, perché Sayoko per qualche strana ragione aveva insistito tanto per far sedere Yoto accanto a lei,mentre lo diceva mi faceva pure dei strani cenni che non riuscivo a decifrare.

Ah, c'era anche Lydia con quel suo sguardo glaciale, era sempre sulle sue, aveva preso posto accanto ad un'altra ragazza poco loquace, doveva essere una compagna di Yoto, perché nella nostra classe non l'avevo mai vista.

Itou si mise gli auricolari, ignorandomi per quasi tutto il tragitto, non era affatto di compagnia, così mi ritrovai a guardare il paesaggio dal finestrino,mentre sentivo altri ragazzi canticchiare e parlottare allegramente fra di loro.

Poi improvvisamente mi dà un piccolo colpo alla schiena e mi offre uno dei suoi auricolari, sorpresa lo prendo e ascolto la canzone.

Mi era familiare, l'avevo già sentita da qualche parte eppure non riuscivo a ricordarmi quando.

Poi mi tornarono in mente quelle corse sotto casa, mi piaceva correre, sentire il mio corpo far muovere l'aria intorno a me e poi sentire le mie gambe muoversi e affaticarsi al ritmo della musica sul mio ipod.

Mi piaceva meno sentire i commentini dei ragazzi che si fermavano ad osservarmi con le auto, tanto per recarmi disturbo e mi piaceva sempre meno correre su quello scomodo marciapiede che doveva essere ricostruito e quante volte avevo rischiato di caderci e quante volte avevo pestato cacca di cane bestemmiando.

Però a parte questo, a parte lo smog delle auto che mi arrivava alle narici e tutto il resto, quando correvo era come se i miei pensieri scivolassero' via, anche quando camminavo provavo la stessa sensazione e le preoccupazioni se ne andavano come se non fossero' mai esistite sopratutto in quei giorni di sole e in cui la gente intorno a te sembra essere cordiale anche se non ti conosce e quei piccoli gesti alla fin fine ti fanno capire che non va tutto poi così male.

Quella canzone era stata mia compagna di corse, tante volte mi ero lasciata trascinare da quella melodia per andare avanti, per lasciare scivolare via tutti i pensieri e le preoccupazioni.

Per dimenticare Yuki, avevo ascoltato spesso quella canzone, eppure lui rimaneva sempre lì, vivo dentro i miei pensieri, lo sentivo ancora adesso, più forte di prima, era lì e non voleva uscire dalla mia testa.

Le lacrime rigarono il mio viso, avevo tentato inutilmente di trattenerle, ma era stato più forte di me.

Itou mi osservò con la sua solita espressione impassibile e poi mi domandò “ Vuoi che cambi canzone?”

Annuii asciugandomi le lacrime, poi le sue mani si avvicinarono al mio viso, ma subito dopo le scostò.

I suoi occhi verdi incrociarono furtivamente i miei, mi sentii nuda dinanzi al suo sguardo, così senza volere lo abbassai.

Mi irritava l'idea di sentirmi così debole e a disagio dinanzi al suo sguardo, ma era più forte di me, quelle pietre smeraldine e lucenti mi facevano sentire così piccola e insignificante.

Io con i miei occhi color castagna non potevo competere con quella lucentezza, con quello splendore impregnato dentro quegli occhi.

Sentii ancora un altro battito al cuore, chissà perché uno come lui riusciva a suscitare in me così tante emozioni.

“ Ti ricorda per caso qualcosa questa canzone?” mi domandò atono.

Io non risposi, non volevo di certo confidargli le mie cose, non volevo che lui sapesse di Yuki e non me ne spiegavo neppure la ragione, non eravamo mica fidanzati e allora perché prendevo queste precauzioni con lui?

Poi si affrettò a rispondersi da solo “ Ma certo Yuki!”

“E tu che ne sai di Yuki?” domandai irritata e sorpresa.

“Dimenticatelo!” disse in tono quasi imperioso.

“ Non hai risposto alla mia domanda!” esclamai volendo a tutti i costi una spiegazione.

Poi tirò fuori dal suo zaino un quadernetto turchese, mi era molto familiare, c'era scritto un nome sulla copertina con dei caratteri stilizzati, era il mio nome da umana “ Aiko”.

Quante pagine e quanto inchiostro avevo sprecato per riportare su quel quaderno i miei pensieri, le mie angosce, le mie paure e anche qualche mia depravazione del momento, erano tutte scritte lì su quel quaderno che non avrebbe mai dovuto leggere nessuno.

Si poteva dire che in quel quaderno c'era l' Aiko che aveva smesso di esistere, dentro quel quaderno tutti i miei ricordi potevano prendere ancora una volta vita come nel momento in cui li avevo vissuti, perché si sa che con l'andare del tempo e sopratutto a maggior ragione che avevo subito la cancellazione della mia memoria, essi non erano affatto chiari e non erano così dettagliati come nel momento in cui li avevo vissuti.

Invece lì, c'era descritto ogni minimo particolare di quelle giornate trascorse e in questo modo era come rivivere ogni singolo momento...

“Non avresti dovuto leggerlo! E poi dove lo hai trovato?” gli sbottai contro strappandoglielo dalle mani.

“Ecco vedi quando sei morta, sono andato a casa tua spacciandomi per un tuo compagno di scuola e tua madre mi ha fatto entrare nella tua stanza, poi mi volle offrire un caffè, io accettai così mi lasciò da solo nella tua stanza, così ho rovistato nelle tue cose e ho trovato il tuo diario poggiato sulla scrivania e l'ho aperto, arrivai a leggere solo la prima pagina poi per timore che tua madre tornasse e mi sorprendesse mentre lo leggevo... decisi di infilarlo dentro il mio zaino...” disse sottovoce per paura che ci sentissero' i compagni.

Rimasi sconvolta da quella spiegazione, Cos'era uno stalker? Era ossessionato da una ragazza che neppure conosceva faceva la mia stessa strada a piedi, solo per vedermi, nonostante la sua scuola fosse da un'altra parte e nonostante fosse pure provvisto di un'autista e poi quando sono morta va a casa mia a rovistare nella mia stanza? Potevo anche pensare che fosse stato lui a mandare quegli uomini mascherati ad uccidermi, era talmente ossessionato da volermi tutta per sé, da volermi far diventare il suo robot!

“Tu che diamine vuoi da me? Perché hai fatto tutte queste cose?” dissi agitandomi, ero seriamente spaventata.

“Lo sapevo non avrei dovuto dirtelo...” disse con una sonora risata.

“Bè potrei anche pensare che sia stato tu a farmi uccidere...dato che sei una specie di stalker!” affermai scossa.

“Non sono uno stalker...e non sono stato io a farti uccidere...se avessi potuto ti avrei risparmiato di diventare il mio robot, avevo altri progetti per noi due...”

Quel noi due, adesso che significava? Arrossii di botto e poi gli domandai confusa “ Che vuoi dire con avevi altri progetti per noi due?”

“Nulla! Lascia stare!” disse facendo ripartire la musica sull'ipod.

Io aprii il mio diario e lessi silenziosamente qualche pagina lasciandomi trasportare dai vecchi ricordi della mia vita passata.

Itou muoveva il capo a ritmo di musica e lo sentivo biascicare malamente qualche parola in inglese con quel suo accento giapponese, così mi scappò senza volere una risata.

“Siamo arrivati!” sentii la professoressa comunicare al resto della classe.

Uscivano tutti in fila indiana, dopo un po' si alzò anche Itou, Sayoko e Yoto, poi mi alzai anch'io e incrociai lo sguardo della professoressa che mi osservava con un espressione torva.

Il paesaggio che vidi non appena scesi, era spettacolare, monti verdeggianti e tanti bellissimi fiori, peccato che il tragitto sembrava alquanto faticoso da fare a piedi.

Infatti molti ragazzi e ragazze si lamentavano domandando alla professoressa una sosta o continuamente se c'era altra strada da fare.

Io non avvertivo la fatica, ma la leggevo negli sguardi e nel sudore degli altri, poi improvvisamente tutte le ragazze e anche i ragazzi notando quanto fossi energica dissero' “ Bene date che tu non sei tanto stanca che dici di portare tutti i nostri zaini!”

Tutti posarono i loro zaini sul verde prato senza darmi tempo e modo di rispondere, la loro non era stata una richiesta, ma un'affermazione imperiosa.

Dopo un po' vidi pure la professoressa insieme al professore dell'altra classe posare i loro zaini accanto a me, lei mi guardava con un espressione acida e austera,mentre io rimanevo priva di parole.

Ma dopo notando tutto quel mucchio di zaini posati accanto a me e loro che mi osservavano in attesa che li raccogliessi, iniziai ad irritarmi.

“Io non sono la vostra schiava!” gli sbottai contro infuriata.

Anche Itou, Sayoko e Yoto intervennero' in mia difesa e persino qualche compagno di Yoto, per così dire i più coraggiosi.

“ Il regolamento dice che un robot in una gita con la sua classe deve intervenire in aiuto degli esseri umani!” disse austera.

“Si, ma il regolamento dice in aiuto, questo non mi pare una necessità di aiuto!” sostenne Itou.

Mi sorprese: Quel ragazzo era sempre una sorpresa, prima mi trattava male e poi prendeva le mie difese...boh!

Il professore e la professoressa continuarono a sostenere la loro teoria e anche i compagni erano dello stesso avviso, nonostante Sayoko, Itou, Yoto e qualche compagno di quest'ultimo mi appoggiassero', avevo il resto della classe contro e quel dannato regolamento era anch'esso a nostro svantaggio e loro non facevano altro che abusarne travisandolo a loro piacimento.

“Quante braccia pensate che abbia?!” domandò Itou afferrandomi un braccio e poi l'altro, per mostrarle ai compagni e agli insegnanti.

“Non siamo stupidi, ne ha 2!” esclamò un compagno indispettito, mentre gli altri lo seguirono a ruota continuando a mostrarsi ostili e acidi.

“ 2 braccia e 2 gambe come noi comuni esseri umani, dunque non può portare tutti quegli zaini!” aggiunse Itou, lasciandomi a bocca aperta, non mi aspettavo che prendesse le mie difese.

Anche Sayoko e Yoto sostennero' Itou, mentre gli altri continuavano a ribadire che ero un robot e che il regolamento diceva che dovevo accorrere ai bisogni degli esseri umani qualunque essi fossero'.

Poi sentii alcune parlottare “ si sarà innamorato del suo robot... del resto tale padre tale figlio” anche alcuni ragazzi facevano tante battutine e dicevano tante sciocche frasette con lo scopo di infastidirci.

Ormai stanca di tutto quel parlottare e di quella discussione che sembrava non portare a niente, mi decisi ad accontentarli...sopratutto perché stavo ripensando alle parole di Yoto mi aveva detto “ Io se fossi in te farei qualcosa per farli rodere...qualcosa che puoi fare solo tu in quanto robot!”

E adesso sentivo quasi il bisogno di stupirli, di zittire quelle bocche acide e sgradevoli, volevo che rimanessero' tutti sorpresi quando avrei portato tutti quegli zaini fino al santuario in cui dovevamo arrivare.

Forse in realtà non volevo neppure stupire loro, ma semplicemente me stessa, volevo per una volta essere felice di quello che ero diventata e compiacermene.

“Adesso basta, farò come volete porterò tutti i vostri zaini fino al santuario!” affermai con determinazione.

Sayoko, Yoto e Itou mi guardavano contrariati e preoccupati, sentii Yoto sussurrarmi “ Sei sicura di farcela?”

“Certo che ce la farò dopotutto sono un robot!” dissi ad alta voce con un sorriso stampato sulle labbra. Volevo fare come diceva Yoto, mostrarmi orgogliosa di quello che ero.

“Ti possiamo dare una mano” propose Sayoko,ma Itou incrociò il mio sguardo rivolgendomi un sorriso e poi disse “Non credo che lei voglia il nostro aiuto, ce la farà benissimo da sola!”

Per una volta ebbi come l'impressione che io e Itou ci fossimo capiti con un semplice sguardo mi aveva dato coraggio, facendomi capire che lui credeva in me, credeva che sarei riuscita a portare tutti quegli zaini fino al santuario.

“Mi toccherà fare più volte il tragitto ma ci riuscirò!” dissi agli altri lasciandoli proseguire, mentre io mi facevo carico di tutti quegli zaini.

“In bocca al lupo!” disse acidamente Kasumi insieme alle sue compagne, poi anche altri si aggiunsero'.

Rimasta da sola incominciai a farmi carico di un quattro, un cinque zaini, uno in spalla e altri li tenevo con le braccia, feci quel tragitto più volte, portando tutti quegli zaini poi tornavo per andare a prendere gli altri e così di continuo, poi incominciai a chiedermi perché mai quei maledetti zaini pesassero' così tanto.

Ne aprii uno e ci trovai patate e metalli , tutto materiale pesante e che a dei liceali per una gita scolastica non servivano affatto.

Così capii che era stato fatto di proposito!

Ma non me la presi, anzi mi decisi a continuare e a stare al loro gioco, volevo davvero riuscire a vincere contro di loro, sicuramente credevano che non ce l'avrei mai e poi mai fatta ed invece li avrei lasciati a bocca aperta.

La mia rabbia verso il disprezzo e lo scetticismo che provavano nei miei confronti, si stava trasformando in determinazione e orgoglio, stavo iniziando a diventare orgogliosa di quel che ero.

Questo orgoglio, questa sicurezza nel credere in me stessa nasceva dal fatto che nessuno lo avesse mai fatto, nessuno aveva mai creduto in me, forse le mie sorelle in passato mi avevano dato fiducia, ma mio padre lui non aveva mai creduto nella capacità della propria figlia.

E adesso mi trovavo ancora in una situazione ostile in cui nessuno mi apprezzava e mi sentivo schiacciata dal peso dei loro sguardi,ma ciò se da un lato mi scoraggiava, dall'altro rafforzava il mio carattere, il mio modo di essere.

Se nessuno credeva in me, se tutti mi maltrattavano, non mi restava che farlo io, dovevo essere io a volermi bene, dovevo essere io a darmi fiducia poiché non lo avrebbe mai fatto nessun altro.

Poi mi rammentai dello sguardo di Itou e delle sue parole, non si era perso in lusinghe o in chissà cosa nei miei confronti, ma con quelle semplici parole apparentemente distaccate aveva lasciato trapelare che lui ci credesse in me, credeva che sarei riuscita a portare quegli zaini tutti da sola.

Anche Yoto e Sayoko dando retta all'amico, sembravano i soli a sostenermi e ad avermi protetto dalle pretese assurde dei compagni, poi mi tornò alla mente anche altre persone che avevano creduto in me: Liriko e Yuki.

Tutte le volte che mi preoccupavo dei miei voti scarsi a scuola o di mille altre cose, c'era sempre Liriko e pure Yuki mi aveva spesso sostenuto, ma adesso loro due non c'erano più.

Mi scesero' le lacrime agli occhi rammentandomi di quel momento in cui camminavo spensierata accanto a Liriko, per noi quella era una giornata come tante.

Eravamo a volte annoiate dalla quotidianità della nostra vita, tutto trascorreva in modo assolutamente noioso fra compiti in classe e qualche uscita il sabato pomeriggio, a volte qualche cinema,ma nulla di eclatante.

Era difficile credere che un giorno avrei rimpianto quei giorni assolutamente uguali, che un giorno io e Liriko non saremmo più state insieme...la nostra amicizia per me era diventato come una pianta che aveva messo radici e non sarei mai riuscita ad immaginare una vita senza di lei.

Perché lei era stata quella che mi aveva sempre sostenuto nei momenti difficili, quella con cui potevo essere me stessa senza timore, perché anche quando mi arrabbiavo e le dicevo delle cattiverie lei riusciva a capirmi e a perdonarmi.

Ma quel giorno bastarono due spari per ridurre tutto in frantumi... rivivevo la scena mentre io cadevo per terra sanguinante, riuscivo appena a vedere Liriko che andava disperata incontro alla morte,mentre io cercavo di dirle di scappare, ma non riuscivo neppure più a muovere le labbra e poi divenne tutto buio, udii appena quello sparo che pose fine alla vita di Liriko.

E alla fine riuscii a portare tutti quegli zaini facendo avanti e indietro più volte per giungere fino a quel santuario, avevo salito più volte quei cento scalini, ogni passo era sofferto e li avevo persino contati.

Terminato il mio compito mi sbracai fuori dal santuario, ero tutta dolori, però ero soddisfatta, ero riuscita a dimostrare a tutti che ero riuscita a portare quei 50 o 60 zaini stracolmi di metalli e di altri materiali pesanti.

Nessuno mi acclamò a parte Sayoko e Yoto, Itou non parve neppure dimostrarsi sorpreso, era come se da me si aspettasse una performance del genere, forse per vanto alla sua persona, dato che ero il suo robot.

I compagni e gli insegnanti mi guardarono con diffidenza, altri accrescevano il loro disprezzo da questa mia dimostrazione dicendo “ Visto è un mostro!”

Solo un compagno si lasciò scappare un sorprendente, ma tutti gli rivolsero' delle occhiatacce mettendolo a tacere e così anche lui li segui' a ruota correggendosi e dicendo “ Si, è veramente mostruoso!”

Gli amici di Yoto e molti dei suoi compagni non dissero' nulla, rimasero in silenzio, sembravano neutrali in quella faccenda, forse volevano evitare di mettersi contro la mia classe.

Al santuario tutti avevano espresso un desiderio, io invece stavo lì china dinanzi a quella statua imponente chiedendomi quale desiderio potessi esprimere.

Desideravo troppe cose...desideravo tornare ad essere un umana, tornare ad essere Aiko e rivedere Liriko sorridermi e uscire insieme a lei come i vecchi tempi, poi desideravo rivedere Yuki e la mia famiglia, però in un certo senso mi stavo pure affezionando a questa mia nuova me stessa.

Del resto anche quando ero stata Aiko avevo avuto tutta la classe contro e anche in quel caso avrei voluto essere qualcun altro, avrei dato qualunque cosa per poter essere un'altra persona.

E adesso che ero diventata qualcun altro avrei voluto tornare ad essere Aiko... Buffo no?

Ciò dimostra che noi esseri umani non sappiamo mai cosa vogliamo davvero, in realtà vogliamo sempre e solo quello che non possiamo avere e quando lo otteniamo cerchiamo qualcos'altro da desiderare. Siamo incontentabili!

Mentre rimanevo lì china davanti alla statua, vidi Lydia chinarsi anche lei accanto a me, i nostri sguardi si incrociarono silenziosamente.

Poi prese la parola dicendo “ Hai sorpreso tutti portando tutti quegli zaini! Che robot sorprendente! Ma dubito che riuscirai a proteggere il tuo amato padrone!”

“Che intendi dire?” domandai perplessa.

“Ho intenzione di prendermi ciò che mi serve...niente di personale!” disse freddamente.

“Non capisco che cosa cerchi dentro la testa di Itou?” mi giunse spontaneo chiedere.

“Io personalmente niente, sono i miei superiori che sono interessati a ciò che contiene la sua testa! Ne so quanto te! Ma ti conviene non ostacolarmi!”

Anche se la sua voce era distaccata e gelida, riuscivo ad avvertire una tenue sensazione di torpore, era il ricordo di Liriko che mi accarezzava la mente.

“Liriko sei tu!” esclamai di colpo, non potendo più darmi pace, volevo togliermi quel dubbio che mi ossessionava.

“Non so di cosa tu stia parlando!” mi rispose lei con indifferenza.

“Sono io! Aiko! Non ti ricordi?” le domandai incredula, non potevo essermi sbagliata, la sua voce mi ricordava tanto la sua e quando la sentivo il ricordo di Liriko diventava così nitido e chiaro come se fosse lì davanti a me.

Le parlai dei tanti momenti trascorsi insieme, lei mi guardava con disinteresse come se non avesse affatto idea di cosa stessi parlando.

“Cos'è un modo per soggiogarmi? Per impedirmi di portare a termine la mia missione?! Questi giochetti con me non funzionano!” mi rispose continuando ad essere fredda e impassibile.

Poi mi guardai intorno e vidi tutte le altre ragazze scherzare fuori dal tempio, rivedevo in loro quello che eravamo state io e Liriko, due semplici liceali che ridevano e scherzavano, due grandi amiche. E adesso?

Forse volevo solo illudermi che lei fosse Liriko, non riuscivo ad accettare il fatto che fosse morta,mentre io nonostante tutto continuavo a vivere.

Poi con un sorriso disilluso le dissi “ Scusa devo essermi sbagliata perché la Liriko che conosco non si comporterebbe mai in questo modo...”

Prima di alzarsi per andarsene, mi guardò in un modo strano, come se le mie parole le avessero' fatto uno strano effetto.

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Capitolo 13
*** il ponte ***


Dovevo essermi sbagliata, lei non era Liriko.

Lydia si scontrò con Yoto, rispose stentatamente al cenno allegro di lui.

Poi si sedette accanto a me, dicendo “ Bah che ragazza strana!” poi mi domandò “ Di che parlavate?”

“ Niente di chè...” risposi con perplessità, mi sembrava troppo complicato da spiegare e poi non mi andava di riprendere quell'argomento, mi rattristava troppo parlare della morte di Liriko.

“Vi ho visto parlare tanto animatamente...” disse sorpreso, poi aggiunse “Non è che per caso voi due vi conoscete?”

“No, affatto...” dissi con amarezza, più che a Yoto, lo stavo dicendo a me stessa.

Mi volevo convincere di non conoscerla, ma se ripensavo alla cadenza della sua voce, che mi trasmetteva un miscuglio di emozioni diverse:calma e poi quel calore particolare, quella familiarità, non potevo far a meno di pensare a Liriko.

Poi congiunse le mani e chiuse gli occhi per un istante, stava esprimendo il suo desiderio.

Mi incuriosiva sapere cosa desiderava, in realtà mi incuriosiva la stessa idea dei desideri.

E così mi misi a ridere di queste mie sciocche idee, stavo già iniziando a perdermi in mille congetture riflettendo sul significato stesso della parola “desiderio”.

.”Perchè ridi?” mi domandò non appena smise di esprimere il suo desiderio.

“Niente, è solo che a volte mi scervello troppo su delle cretinate...”

“Tipo?”

“Bè che so, tipo che desiderio hai espresso tu in questo momento, che desiderio ha espresso uno come Itou e che desiderio ha espresso Sayoko... e poi cosa hanno desiderato tutti gli altri...e poi che cosa sono i desideri...”

“Bè non posso dirti il mio desiderio altrimenti non si avvera, però posso solo dirti che rientri in esso...”

“ Che centro io?” domandai interdetta.

“Bè mi sembra di averti già detto chiaramente del mio interesse nei tuoi confronti...”

“ Si ed ecco credo che...” dissi balbettando, dato che la situazione stava diventando piuttosto sconveniente.

“Non ti conosco abbastanza... per poter dire lo stesso...”

“Si, hai ragione...è stata una cosa troppo affrettata...è che non appena ti ho vista ecco devo ammettere che mi sei piaciuta sin da subito...”

Poi tornò al discorso dei sogni e disse “ Bè penso che comunque uno come Itou, bè tra i suoi desideri più grandi ci debba essere quello di rivedere la madre”

Mentre riguardo a Sayoko, credo che desideri un paio di scarpe col tacco e riguardo gli altri, bè tutti le solite scemenze...alla fine c'è sempre un punto che congiunge i desideri di tutti ed è che desideriamo ciò che ci rende felici, perché appunto quello che vogliamo alla fin fine è appunto la felicità e ognuno di noi crede di poterla ottenere con un paio di scarpe, altri con l'amore, altri con lo sport e tante altre passioni e via dicendo”

“E tu come credi che si raggiunga?” gli chiesi sorridendo.

“La felicità non si raggiunge, è qualcosa che deve esserci sempre dentro di noi” si affrettò a rispondere.

“ Allora perché hai espresso un desiderio se la pensi così?”

“Perchè sono felice, cioè lo sono già, ma se posso esserlo maggiormente sarebbe anche meglio!”

La nostra conversazione fu interrotta da Itou, che ci disse che dovevamo andare.

Scesi gli scalini del tempio, proseguimmo in cima al monte Fuji.

L'aria che si respirava era ristoratrice, anche se faceva dannatamente freddo, poi era tutto ricoperto di neve.

Il padre di Itou avrebbe almeno potuto far in modo che i robot che costruisse non patissero' il freddo, avrei tanto voluto godere di uno di questi vantaggi e invece...

Tutti erano ben attrezzati, avevano portato tende per la notte, sacchi a pelo, giubbotti, maglioni, mentre Itou ed io eravamo i soli a non essere attrezzati a dovere.

In uno scatto d'ira gli urlai contro “ Tu perché non ti sei portato nulla di tutto questo?”

“Potrei dire la stessa cosa di te, sei il mio robot, dovresti provvedere ai bisogni del tuo padrone!”

“Ecchiù!” starnutii.

“Su su avanti non fate così! Fortunatamente Sayoko ed io abbiamo provveduto...immaginavamo che tu ne fossi sprovvisto!” disse Yoto.

Sayoko mi porse un fazzoletto, ma prima che me lo desse Itou ne tirò fuori uno dalla sua tasca.

Era quello che mi aveva dato Yoto, quella volta in cui avevo pianto che ci faceva nelle sue mani?

Non appena stavo per prendermelo, non mollò la presa come se non volesse darmelo.

Così alla fine presi quello che mi stava dando Sayoko gettandogli un'occhiataccia, poi Yoto gli chiese“ Ma quello non è il mio fazzoletto?”

“Già e puoi riprendertelo, Echiko non hai bisogno del tuo fazzoletto!” disse con uno strano tono.

Yoto lo osservò e poi scoppiò a ridere dicendo davanti a tutti, senza porsi alcun problema “Uhuh dunque Itou è geloso del suo robot!”

Itou si irritò eccessivamente dicendo “ Non è affatto così, è semplicemente che lei è il mio robot e decido io cosa e chi deve frequentare!”

Sentii le compagne parlottare fra di loro malignamente “ Ma tu guardala la puttana fa litigare pure due grandi amici come Yoto e Itou!”

“Itou piantala!” dissi irritata.

“ Quante volte te l'ho detto che devi chiamarmi Kayashi, anzi precisamente Kayashisama!” disse alzando il tono della voce come se volesse darsi un tono davanti a tutti i compagni e le compagne che lo osservavano.

Stavo iniziando a capire il genere di persona che era, dava molta importanza ai giudizi degli altri e lo irritava l'idea che potessero' ritenerlo innamorato di me.

“E' proprio cotto a puntino!” disse qualche compagno ridendo.

Itou in tutta risposta disse “Innamorato? Io? Innamorato di un robot?! Non siate ridicoli, tengo soltanto al lavoro di mio padre ecco tutto!”

Mi irritava il tono della sua voce e mi infastidirono anche i commenti sgradevoli dei compagni, in realtà in quel momento mi era tutto dannatamente insopportabile, così quasi di istinto pensai di allontanarmi da tutto e da tutti per schiarirmi un po' le idee.

Osservai lo spazio innevato dinanzi a me e starnutii di nuovo, stavo crepando dal freddo, poi comparve Lydia con quei suoi occhi di ghiaccio.

In quell'atmosfera di ghiaccio e neve mi sembrava una dea o una regina delle nevi, poi mi osservava come se stesse cercando di intuire qualcosa dal mio sguardo.

“Vedi come ti tratta il tuo padrone che ti ostini a difendere!” disse ridendo con accesso sarcasmo.

“Io non mi ostino a difenderlo, è questo dannato braccialetto a far si che io lo difenda!” dissi scocciata.

“Echiko o 660, non esiste un braccialetto che possa sottomettere la volontà di qualcuno, se un robot tiene salda la propria volontà non esiste braccialetto che tenga!”

“Allora dovrei dire lo stesso di te, perché segui gli ordini dei tuoi superiori? Non sei pure tu controllata da un braccialetto?”

“Per me è diverso, io non ho nulla, non ho amici...se non ricevessi degli ordini molto probabilmente la mia vita risulterebbe priva di scopo... e poi il mio padrone è molto gentile...è così dolce...io non posso dirgli di no...”

“Dunque sei innamorata del tuo padrone!” esclamai notando l'espressività dei suoi occhi non appena parlò di lui.

“Potresti diventare una di noi, ci sono altri robot che lavorano al servizio del mio padrone e degli altri miei superiori!”

La sua proposta non mi convinceva, non sapevo perché ma quando parlava di superiori e di lavori, iniziavo ad avvertire come la sensazione che ci fosse dietro qualcosa di dannatamente sporco.

Poi dopo quello che mi era successo l'ultima volta, volevo evitare di ritrovarmi in altri brutti affari come la prostituzione.

“L'idea non mi alletta... e poi che cosa intendi con lavori e con superiori?”gli chiesi con diffidenza.

Lei non rispose alla mia domanda, ma ci rigirò astutamente dicendomi “Bè se a te va bene stare con un padrone che ti tratta in quel modo, fa come ti pare...” poi improvvisamente la sua voce diventò triste “ Aiko, non voglio doverti far del male, non voglio che tu sia mia nemica!”

“Liriko!” esclamai di colpo.

“Dopo quello che mi hai detto, ho cominciato a ricordare...” disse con un sorriso stentato.

Io l'abbracciai senza pensarci troppo, mentre lei ricambiò appena il mio abbraccio e poi lo sciolse dicendo “ Smettila con questi sciocchi sentimentalismi, noi siamo nemiche! A meno che tu non voglia passare dalla mia parte!”

“Di cosa diamine stai parlando?” le chiesi confusa.

“Finchè sarai il robot di Kayashi noi due siamo nemiche!” disse andandosene via.

Le sue parole ebbero' su di me lo stesso effetto di una coltellata, non potevo crederci che dopo 8 lunghissimi anni di amicizia lei potesse dirmi qualcosa del genere.

Forse dovevo rassegnarmi all'idea che lei non fosse più la Liriko che conoscessi, forse sarebbe stato meglio continuare a credere che lei non fosse Liriko, ma ormai ero a conoscenza della verità e non potevo far a meno di pensarci.

Si fece sera ed io continuavo a rimuginare su tutto ciò che mi aveva detto, forse avrei dovuto davvero unirmi a lei, anche se era coinvolta in traffici sporchi, avrei dovuto seguirla, perché lei era la mia migliore amica e se era coinvolta in qualcosa di brutto, dovevo tirarla fuori dai guai.

“Pensierosa?”

Mi voltai e mi scontrai con gli occhi nocciola di Sayoko.

“Itou non sa come comportarsi con le ragazze, soprattutto con quelle che gli piacciono... e soprattutto se sono dei robot!”

“Non credo affatto di piacergli e comunque non è che mi importi, neanche lui mi piace, ma purtroppo non posso sciogliere questo nostro vincolo! Insomma dovremmo quanto meno sopportarci a vicenda!”

“Echiko sei così ingenua, non ti accorgi di come ti guarda?” mi chiese ridendo.

“Piantala, Sayoko! “ dissi sbuffando.

Osservai i compagni che erano presi dai preparativi per la sera, tutti stavano montando le tende e cuocendo carne e pesce alla brace.

Dopo mangiato, tutti avevano un posto per dormire meno che io e Itou, Sayoko fortunatamente aveva portato una tenda in più, ma Itou era impedito, non sapeva montare una stupida tenda.

Mi irritai e mi scomposi più del necessario nel notare la sua incapacità fino a che non gli urlai contro “ Lascia perdere, ci penso io!”

“Ecco brava!” mi rispose lui con nonchalance.

I compagni con le loro tende già montate ci osservavano ridacchiando, mentre io mi davo da fare per montare quella tenda.

Ero sfinita fisicamente e psicologicamente, non ne potevo più né di Itou, né dei suoi compagni e poi ci mancava pure Liriko per nemica a completare il quadro.

La tenda era minuscola e stavamo scomodissimi in due, poi continuavo a chiedermi come potessero i professori permetterci di dormire nella stessa tenda, lui a questa mia domanda rispose “Bè sei il mio robot per noi è normale...”

“Bè per me no! Non ti avvicinare!” dissi sdraiata vicino a lui cercando di evitare ogni contatto fisico, anche se era praticamente impossibile.

“Quante storie abbiamo già dormito insieme e non è accaduto nulla!” rispose seccamente.

“Con te non si può mai stare tranquilli dato che agli ormoni fuori controllo!”

“Non mi scopo i robot!” disse con estrema freddezza.

“Bè di questo non ne sarei tanto sicura...se non sbaglio mi hai tolto l'asciugamano di dosso!” dissi arrossendo nel richiamare quel momento alla memoria.

Forse avevo commesso un errore, non avrei dovuto ricordare quel momento...

“Ero un po' fuori di me...comunque se non sbaglio tu hai incominciato a baciarmi e stavi quasi per togliermi la camicia, se non ti avessi fermato non oso pensare cosa avremmo potuto fare!” disse arrogante e sicuro di sé.

Ecco appunto, colpita e affondata! Sarebbe stato meglio non dire nulla!

“Non sarebbe successo nulla!” affermai sulla difensiva.

“Ne sei veramente sicura?” domandò in tono seducente e provocatorio guardandomi dritto negli occhi.

Ecco stavo iniziando a titubare, quelle maledette pietre smeraldine avevano sempre il potere di rendermi vulnerabile e poi anche quella sua maledetta cadenza sensuale, ancora una volta doveva essere l'effetto del braccialetto che mi trasmetteva quelle sensazioni piacevoli e sconsiderate.

“E' tutta opera del braccialetto non è vero?” domandai agitandomi.

“Di cosa stai parlando?” chiese ridendo.

Oddio, perché il suono della sua risata era così dolce, così vitale per me?

“Lo sai queste sensazioni, che provo nei tuoi confronti...” ammisi con estremo imbarazzo.

“E che sensazioni provi per me?” mi chiese con un certo compiacimento impresso sul viso.

Era persino bello quando aveva lo sguardo compiaciuto, anzi nei momenti in cui si dava tante arie ed era arrogante, sembrava ancora più affascinante.

“Echiko spegni questi stupidi pensieri!” mi dissi tra me a denti stretti.

“Divento vulnerabile a certi tuoi atteggiamenti...” dissi tentando di non lasciar trapelare alcuna emozione mentre lo dicevo.

“Non saranno i miei occhi a renderti vulnerabile?” mi domandò sorridendo poi aggiunse “A molte ragazze fanno quest'effetto, deve essere perché in Giappone sono molto rari i ragazzi con gli occhi verdi...”

“Smettila di pavoneggiarti, è questo dannato braccialetto a rendermi sensibile a te e ai tuoi occhi!” gli sbottai contro.

“Oh andiamo è soltanto un braccialetto, credi che quello possa dominare tutte le tue emozioni?”

“Si!”

“Secondo me è solo un modo per te di giustificare quello che fai e quello che provi, è troppo comodo affibbiare ogni colpa a quel povero braccialetto!” disse mettendomi in difficoltà.

Le sue parole mi aveva dato da pensare, forse era vero, per tutto quel tempo non avevo fatto che dare ogni colpa a quel braccialetto per ogni azione e ogni emozione provata, ma era davvero colpa del braccialetto o era tutto opera mia?

Poi improvvisamente si tolse il braccialetto, poi mi disse di fare lo stesso.

Non appena mi tolsi il braccialetto avvertii una sensazione stupenda di libertà, come se potessi provare tutto quello che volessi e che fossi libera di fare ogni cosa, ma nonostante tutto continuavo ad avvertire quella sensazione di fragilità dinanzi a quegli occhi cristallini e verdi.

“Adesso cosa provi?”

Io cercai di evitare il suo sguardo, ma più cercavo di evitarlo e più i suoi occhi si addentravano con insistenza dentro ai miei fino a che non me lo ritrovai sopra di me.

“Che diamine stai facendo?” gli urlai irritata, cercando di scansarlo.

“ Stavi evitando di guardarmi e così...ho deciso di mettermi in una posizione in cui non potessi evitare il mio sguardo!”

“Non provo niente, il tuo sguardo adesso non mi fa più alcun effetto!” mentii spudoratamente.

Stavo sudando freddo, non riuscivo più a reggere quella situazione o meglio quella posizione, sentivo il suo petto combaciare con il mio, poi le sue gambe scoperte poiché portava dei pantaloncini sfiorare la pelle morbida e liscia delle mie gambe, portavo una gonna.

Le sue gambe erano ispide a causa dei peli, però questa caratteristica mi era sempre piaciuta in un ragazzo, mi piaceva avvertire quella sensazione di puntura sulla mia pelle levigata e da quello che vedevo lui sembrava divertirsi parecchio in quella posizione.

Sentivo le sue gambe muoversi attorno alle mie, poi avvertii ehm qualcos'altro...ehm ecco la sua intimità premere contro la mia.

“Itou!”urlai.

“Lo, so ti piace, anche a me!” lo sentii respirare affannosamente mentre si muoveva e continuava a premere con più insistenza la sua intimità contro la mia.

“No!”dissi cercando di fare resistenza, non dovevo lasciarmi travolgere da quelle sensazioni piacevoli.

“Sei il mio robot ed io il tuo padrone...non sarebbe poi tanto strano se lo facessimo...fidati nessuno si sconvolgerà se ci sentissero'!” disse lasciando ancora che le nostre intimità si sfiorassero' tra i vestiti

Ansimai, tentando inutilmente di contenermi,ma era tutto inutile era già partita per un'altra dimensione, per disneyworld.

Era come se ogni parte del mio corpo fosse fatta apposta per sentire il suo, ogni minimo contatto con il suo corpo, mi provocavo un piacere incredibile.

“Noi, non possiamo...” dissi in un sussulto mentre sentivo la sua intimità irrigidirsi contro il mio inguine.

I miei tentativi erano vani, neppure io ci credevo veramente a quelle parole di resistenza appena sussurate.

Poi avvertii le sue labbra sfiorare le mie, prima con delicatezza, poi diventavano avide e insaziabili, si contorcevano con frenesia sulle mie e poi la sua lingua si insinuava con un' irruenza passionale per giocare con la mia.

Cazzo, no non potevo perdere la mia verginità in questo modo! No, noi due non stavamo neppure insieme, poi lui era Itou, il mio padrone, io lo odiavo!

E poi su una tenda stretta e scomoda come quella, non era certo il mio ideale di romanticismo!

Finii per respingere la sua lingua e per mordergli con violenza il labbro, poi si decise a scansarsi.

“Che diamine ti è preso!” disse infuriato.

“Che diamine ti è preso a te!Hai detto che non scopi con i robot!”

Si massaggiò il labbro sanguinante e disse “ Tu mi stai rifiutando, questa è davvero bella!”

“Vado a dormire fuori!” dissi uscendo fuori dalla tenda, non avevo intenzione di continuare quel pericoloso gioco di molestie.

Bè non era stata proprio molestie, era pure colpa mia...

Il giorno seguente, sentii tutti bazzicare e ridacchiare dicendo “No, noi non possiamo!” poi qualcuno dei compagni disse “Così dunque sei rimasto in bianco stanotte eh Itou!”

Ok, adesso volevo ufficialmente scomparire, tutte le compagne e i compagni erano a conoscenza del nostro quasi approccio sessuale di quella sera.

Volevo fingermi indifferente guardando il paesaggio intorno a noi,montagna, sole, prati verdi,le tende colorate dei compagni e le braci ancora sporche del pesce e della carne della sera scorsa.

Starnutii, a causa di quell'idiota avevo preso freddo dormendo fuori dalla tenda!

Yoto mi ridiede il suo fazzoletto con le sue iniziali, mi sentii estremamente imbarazzata, anche perché ero certa che avesse sentito i commenti sgradevoli dei compagni che non facevano altro che fissare me e Itou.

“Sono cose che non vi riguardano!” disse Itou perdendo la calma.

Era veramente irritato, forse per l'umiliazione ricevuta, il fatto che tutti sapessero' che il suo robot lo avesse rifiutato per lui non doveva essere il massimo.

Dopo ci incamminammo insieme agli insegnanti, Io, Itou, Yoto e Sayoko rimanevamo sempre dietro rispetto agli altri.

Calò un silenzio spaventoso fra di noi, avvertivo una strana tensione nell'aria, più che altro Itou e Yoto non mi sembravano molto amichevoli in quel momento, era come se da un momento all'altro potessero sbranarsi come due bestie in cattività.

Sayoko fu la sola a prendere la parola “ Allora che dite...alla fine questa gita si sta rivelando interessante!” disse scioccamente.

“ Già molto interessante, fa capire la vera natura di certe persone...” disse Yoto osservando Itou malamente.

“ Si, sta rivelando davvero interessante!” disse Itou ignorando la frecciatina lanciatagli dall'amico.

Io tra questi due fuochi mi trovavo in difficoltà e mi sentivo in qualche modo colpevole, Yoto voleva prendere le mie difese per il comportamento di Itou della sera scorsa, nonostante alla fine fosse anche colpa mia, avrei dovuto rifiutarlo sin da subito e invece...

“Non sei autorizzato a scoparti tutto ciò che respira!” disse Yoto infuriato.

“E tu dovresti imparare a farti gli affari tuoi, si tratta del mio robot!” disse arrogante, parlando di me come se fossi una sua proprietà.

“E' stata anche colpa mia...sono una stupida...” dissi con amarezza dopo aver udito le parole di Itou, non sapevo perché ma le sue parole facevano così dannatamente male.

Sayoko si intromise sbroccandogli contro“ Itou, tu e la sensibilità, non andate affatto d'accordo eh?”

In quel momento scoppiai a ridere, la mia era una risata acida.

“Lui non ha sensibilità, non sa neppure cosa sia questa parola, persino un robot come me ha più cuore di uno come lui!”

Speravo che le mie parole potessero' in qualche modo ferirlo, almeno un po' di come le sue avevano ferito me.

Non era proprio il massimo come gita, ma a smorzare un po' l'incazzatura di tutti, fu Sayoko e qualche compagno di Yoto che si unii a noi dicendo che non riusciva più a reggere il passo degli altri compagni che erano troppo avanti.

Parlava del più e del meno, era un tale chiacchierone, era difficile persino seguirlo nei discorsi, lo si poteva seguire per non più di mezzora, poi ci si stancava, sopratutto diventava stancante seguirlo per una come me, che aveva sempre la testa da un'altra parte, era difficile fermare i miei pensieri. Per tale ragione spesso a scuola, mi riusciva difficile seguire le lezioni con attenzione, perché dopo un po' i miei pensieri prendevano il sopravvento.

Avevo sempre avuto una concentrazione limitata, anche se da quando ero diventata un robot, le cose sembravano più o meno migliorate, a volte mi capitava di riuscire a seguire contemporaneamente i discorsi delle persone e nel frattempo pensare anche ai fatti miei, era una cosa che non mi dispiaceva, ma così facendo, a volte mi sembrava di non fare bene nessuna delle due cose.

“Quest'anno penso che tra le ragazze più carine ai primi posti ci saranno senza altro Lydia ed Echiko!” disse all'improvviso.

Io lo guardai perplessa, poi Sayoko mi spiegò che nella loro scuola i ragazzi spesso facevano delle stupide votazioni, in cui votavano la più carina, è su quella che si aggiudicava il primo posto ci realizzavano un fan club.

“L'anno scorso sei stata tu al primo posto...” disse Yoto forzatamente, era come se parlasse tanto per parlare.

Itou invece continuava a rimanere in silenzio con aria di sufficienza, era insopportabile.

“Si” ammise Sayoko senza mostrare neppure un po' di entusiasmo.

“Vuoi farci credere che non ti abbia fatto piacere essere al primo posto? E che i ragazzi abbiano realizzato un fan club su di te?” domandò Itou ridendo.

“A me i ragazzi non piacciono, quindi avrei preferito essere votata da delle ragazze!”

“Già! Devono esserci tutti rimasti male quando hai detto pubblicamente che ti piacevano le ragazze!” disse Itou ridendo.

“Bè più o meno come quella volta in cui ti sei dichiarato tu ed io ti ho rifiutato dicendoti che mi piacevano le ragazze!” disse Sayoko sorridendo.

“Non ricordarmelo, è troppo imbarazzante!” disse Itou imbronciato.

Sembrava essere tornato tutto come al solito, ridevano e scherzavano come al solito, ma io mi sentivo fuori, di non appartenere alla fine a quel gruppo di amicizie, io dopotutto non ero altro che il robot di Itou, alla fine non ero neppure amica di Sayoko e di Yoto, era solo il fatto di essere il suo robot a farmi guadagnare la loro considerazione.

Anzi ora come ora ero stata solo la causa scatenante inutili liti tra due grandi amici come Itou e Yoto, forse avrei dovuto mettermi da parte...

“Echiko?” domandò Sayoko richiamando la mia attenzione, essendosi accorta che non ero stata affatto partecipe ai loro discorsi.

E che dovevo dire?

“Echiko sei molto carina lo sai, credo che tutti in verità siano molto invidiosi di Itou!” disse sfacciatamente il compagno di Yoto.

“Oh, grazie...” dissi timidamente.

“Invidiosi? Di un robot che non si concede al proprio padrone?” disse sarcastico Itou.

“Se non sbaglio hai detto che non ti interessa scopare con i robot?! Giusto? Come mai ieri ti è venuta tutta questa gran voglia?!” dissi infuriata, non sapevo neppure io cosa stavo dicendo, come al solito quando ero incazzata, dicevo le cose senza ragionare.

“ Avevo voglia di provare qualcosa di nuovo ecco tutto!” disse con una calma che mi spiazzò.

Persi la calma e gli mollai uno schiaffo prendendo la scossa elettrica nello stesso punto colpito.

La mia povera guancia si ustionò, ma almeno lo stesso dolore che avevo provato io, lo aveva provato anche lui.

Dopo quello schiaffo pensavo che come minimo mi avesse fatto una sfuriata davanti a tutti, invece non fece e non disse nulla, mentre Yoto anche lui si era indispettito per quello che avesse detto e continuava a prendere le mie difese, nonostante gli dicessi che non fosse necessario.

“ Mi sento dentro un triangolo amoroso” commentò ridendo il compagno di Yoto.

“Infatti siamo dentro un triangolo amoroso!” esclamò Sayoko.

“Non siamo dentro un triangolo amoroso!” esclamammo io e Itou nello stesso preciso istante.

E poi tutti scoppiarono a ridere senza una ragione, non capivo cosa ci fosse tanto da ridere!

Dopo aver camminato lungo quella ripida strada di montagna, ecco giunti a quel momento decisivo e dire che me ne ero quasi dimenticata, il ponte di legno che dovevo attraversare prima che ci passassero' gli altri compagni.

Dovevo essere io la cavia, la persona che si accertasse che il ponte fosse resistente e che non ci cadesse nessuno, era questo il compito di un robot sacrificarsi per gli esseri umani...

Non potevo tirarmi indietro e forse ora come ora, non mi importava neppure di caderci giù da quel ponte, non ero né triste né allegra e neppure più arrabbiata con Itou, ero solo indifferente, apatica...

Una sensazione di svuotamento, come se fossi priva di emozione alcuna, potevo cadere giù da quel ponte o potevo restare viva per me non avrebbe fatto alcuna differenza.

Ormai priva di qualsiasi emozione, mi feci avanti per attraversare il ponte con una certa calma impressa sul viso, come se stessi percorrendo la strada di casa a fianco a Liriko.

Mi voltai per incrociare il suo sguardo, ma Liriko o Lydia non c'era, la cercavo tra i vari sguardi e i sorrisi maligni di tutti i compagni, ma di lei nessuna traccia, era come se fosse scomparsa dal nulla.

Solo il fatto di non riuscire a trovare Liriko, mi turbava, ma a parte questo, il ponte in sé non era fonte di turbamento, forse perché dopotutto ero già morta una volta... e quindi potevo anche morire una seconda volta, anzi forse era giusto che quella fosse la fine, aver alterato le cose, riportandomi in vita non doveva essere stata una buona idea.

Camminavo senza fretta sul legno scricchiolante di quel ponte, poi però giunta a metà del ponte incominciai ad avere improvvisamente paura, sentivo il legno farsi sempre più debole, poi udii un rumore ed il legno si ruppe.

Riuscii ad aggrapparmi appena alle spranghe salde di quel legno, che non era poi neanche tanto salde, anche quelle erano abbastanza cedevoli.

Urlai qualcosa in una lingua sconosciuta, tant'era la paura sopratutto perché se guardavo sotto di me mi rendevo conto che c'era il vuoto.

Ok, adesso l'apatia mi era assolutamente passata, non volevo assolutamente cadere, non volevo morire in quel modo a causa di quegli stupidi compagni e insegnanti.

“Sta per cadere!” sentivo i compagni commentare malignamente, sembravano alquanto entusiasmati dalla situazione, come se non li toccasse minimamente.

Sayoko e Yoto, avvertivo le loro voci agitate e preoccupate invitavano i professori a fare qualcosa, ma anche loro sembravano indifferenti ed Itou? Non riuscivo a sentire la sua voce, poi in quella posizione mi era difficile vederlo, riuscivo solo a vedere quel pezzo di legno a cui ero aggrappata che stava per rompersi e poi se guardavo giù, mi perdevo nella profondità del vuoto in cui stavo per cadere e che stava per porre fine alla mia vita.

“Addio Echiko!” mi dissi tra me, con un sorriso malinconico.

Ecco il legno si era rotto, stavo per cadere, era la fine di tutto, prima di cadere dissi mentalmente addio a Sayoko, a Liriko, a Yoto e persino ad Itou lasciando scendere una lacrima dal mio viso.

Ma in quello stesso momento sentii una mano calda stringere la mia, stava cercando di riportarmi su.

“E' completamente impazzito!” urlò la professoressa, mentre il professore diceva “Kayashi torna qui è pericoloso, non può più far nulla, ormai è spacciata!”

“Io direi che è completamente innamorato del suo robot! Questo ne è la conferma!” disse una compagna.

“ Wow però, ho un debole per le storie d'amore!” disse un'altra, mentre le altre compagne la mettevano a tacere dicendo che era vergognoso innamorarsi del proprio robot.

“Secondo me, gli sta salvando la vita perché non glie l'ha data...” disse un altro ridendo.

Tutte quelle voci mi confondevano la testa e mi impedivano di capire cosa effettivamente stesse succedendo, poi la mia mano perse la presa di quella che mi stava traendo in salvo.

“Echiko!” lo sentii urlare,mentre stavo per cadere, no fortunatamente era riuscito ad afferrarmi per la manica della divisa che stava per strapparsi.

“Perchè cazzo hai mollato la presa?!” mi urlò contro.

Riconoscevo quella voce, era di Itou, sollevai lo sguardo e incrociai i suoi occhi smeraldini, sembrava agitato.

Non sapevo neanch'io perché avessi mollato la presa, avevo agito d'istinto, poi ci pensai su doveva essere stato il braccialetto a farmi reagire in quel modo, dopotutto l'istinto era quello di proteggere di Itou, se continuava a stare lì a cercare di salvarmi, avrebbe rischiato di cadere anche lui e non potevo correre questo rischio.

“E' l'istinto di proteggerti, è il braccialetto!”dissi urlando sperando che capisse da lì che cosa stessi dicendo.

Anche qualora avesse riafferrato la mia mano, avrei di nuovo mollato la presa per evitare che cadesse...era alquanto problematico...potevo salvare lui, ma non me stessa e non potevo neppure permettergli di salvarmi...

“Sayoko! Vieni qui!” disse chiamando l'amica, gli ordinò di togliergli il braccialetto dalla sola mano libera che aveva a disposizione,mentre continuava a tenermi per la manica della divisa.

“Ma rimane comunque il braccialetto che ha lei...quindi il vincolo è sciolto per metà!” disse Sayoko.

Mentre i professori richiamavano anche Sayoko commentando “ Ma che sono impazziti, per un robot si prendono tanta briga di rischiare la propria vita...è assurdo!”

“Sayoko, adesso puoi anche andare!” disse Itou.

“Ma...”

“Niente ma, questo ponte è fradicio, non può reggere tutti e tre! Vai via!” gli urlò contro.

“Ok” disse lei con titubanza affrettandosi per tornare indietro dai compagni.

Sentii la manica strapparsi e Itou stava afferrando la pelle nuda del mio braccio.

“Aiko!” lo sentii chiamarmi,mentre il mio braccio faceva resistenza, voleva far si che lui mollasse la presa.

Era la prima volta che mi chiamava con il mio nome da umana...perchè lo stava facendo? Perché stava rischiando la sua vita per salvare quella del suo robot?

“Il nostro vincolo è sciolto, non sei più il mio robot, lascia che io ti salvi la vita!” mi urlò fissandomi con un espressione decisa.

E poi ci riuscii....riusci a tirarmi su, a riportarmi indietro, ma in quello stesso istante in cui i miei piedi toccarono il legno sdrucciolevole, vidi il ponte prendere fuoco.

In quel momento senza pensarci presi Itou per mano e attraversai il ponte velocemente, non credevo di poter essere così veloce. Allora essere un robot, aveva anche i suoi vantaggi!

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Capitolo 14
*** addio Yuki! ***


Eravamo ormai lontani dal ponte che prendeva fuoco sotto i nostri stessi occhi.
“Mi hai salvato la vita!”esclamai scioccata.
“Sei stata tu a salvarmi la vita!” mormoro mostrandomi un sorriso disarmante.
I compagni ci scrutavano malamente più del solito, c'era chi rideva, chi era sorpreso quanto me e chi rimaneva in silenzio a fissarci con insistenza.
Poi delle braccia agitate mi avvolsero', era Yoto.
“Ero preoccupatissimo, stai bene?”
“Si” annui con estremo disagio, sentivo gli occhi di Itou che ci guardavano con una certa insistenza e poi pure lo sguardo delle compagne non presagiva niente di buono, Yoto da quello che avevo capito, era molto desiderato dalle ragazze, mentre Itou era il ragazzo dal fascino complicato, quello più ribelle, quello che piaceva e non piaceva, mentre Yoto toccava il cuore di quasi tutte le ragazze, perché era gentile, a modo, insomma il fascino del classico bravo ragazzo.
Ricambiai il suo abbraccio, un po' per circostanza e un po' perché quelle braccia mi ricordarono quelle del mio amato Yuki.
Tornati a casa, gli domandai “ Come mai mi hai salvato la vita?”
“Bè...mi attizzi parecchio...” mi sussurrò all'orecchio con eccessiva malizia, poi sentii il suo respiro sfiorarmi il lobo.
“Adesso sarai costretta a ricompensarmi come merito!” disse con un sorriso per nulla casto.
Dopo aver detto queste parole, mi afferrò per il braccio e mi condusse nella sua stanza facendo attenzione che non ci vedesse nessuno.
Era difficile fare resistenza sopratutto perché riavevamo messo i rispettivi braccialetti, bè anche quando lo aveva tolto non era cambiato un granchè.
Feci resistenza, anche se mi risultava parecchio difficile, il suo sguardo era così penetrante, si insinuava dentro la profondità dei miei occhi per poi entrare dentro la mia testa e per poi raggiungere il mio cuore.
Sentivo il mio cuore ruggire, nonostante volessi metterlo a tacere.
“Dai che lo vuoi anche tu!” disse non appena lo allontanai da me.
“Non è vero...” dissi indietreggiando come una bambina che fuggiva dal lupo cattivo.
“Sei così frigida! Perché per una volta non ti lasci andare!” disse avvicinandosi, io in tutta risposta mi diressi verso la porta evitando il suo sguardo.
Ma mi afferrò da dietro, sentivo le sue braccia possenti contro il mio corpo che tentava inutilmente di liberarsi, ma una parte di me voleva liberarsi, ma l'altra diventava esitante...
Il calore del suo corpo stretto al mio, mi faceva provare una sensazione di pace e un senso di protezione inspiegabile e poi risvegliava in me insoliti pensieri sopratutto la sua lingua che accarezzava il mio lobo, non era affatto di aiuto!
Dopo un po' si fermò e disse con asprezza“ Il tuo problema è che sei troppo frigida!”
“Non sono frigida!” esclamai irritata.
“No?” domandò ridendo.
“E' solo che non voglio fare questo genere di cose con te...” esclamai giustificandomi, non sapevo neppure perché lo stessi facendo, mi sentivo tremendamente stupida.
“E allora con chi vorresti fare questo genere di cose? Con Yoto?” domandò ancora con quella risata sferzante.
“Con il ragazzo che amo!” gli risposi.
“Bè allora dimmi se amavi tanto Yuki perché tra te e lui non è mai successo nulla?”domandò con impertinenza.
“Non sono affari tuoi!” esclamai indispettita.
Poi di colpo mollò la presa, ma non appena credetti di essere libera sentii la sua mano stringermi il polso per farmi voltare verso la sua direzione poi improvvisamente mi fece quella domanda seria e quanto mai improbabile “Che cosa si prova quando si è innamorati?”
Rimasi sbigottita dalla domanda che mi aveva posto, non potevo certo aspettarmi una domanda del genere da uno come lui.
Non mi stupiva che non sapesse cosa si provasse data la sua insensibilità, però mi scioccava l'idea che me lo stesse chiedendo e che se stesse domandando.
“E' quando bè una persona ti fa venire il batticuore, quando per la quale persona sei disposto a fare qualunque cosa persino mettere a repentaglio la tua vita...quando non esiste il resto del mondo, ma solo tu e lui...”
“A repentaglio la vita?” mi domandò.
Poi mi tornò in mente quello che era accaduto prima di far ritorno a casa, mi aveva salvato la vita senza pensarci 2 volte, così improvvisamente lo guardai con occhi diversi come se improvvisamente stessi cogliendo il senso di quella sua azione.
“Aspetta, non sarai mica innamorato di me?”gli chiesi osservandolo con attenzione.
Sentii la sua mano che stringeva il mio polso tremare.
“Non so di che diamine tu stia parlando!Non ti montare la testa, sei solo un robot molto ben fatto, bè tutta opera del lavoro di mio padre...sei molto scopabile, ma a parte questo nient'altro!” replicò sdegnato.
“Bene allora lasciami in pace!” affermai infuriata.
“E no! Mia adorata, sei il mio robot e la tua verginità mi appartiene di diritto, potrei anche prendermela con la forza non sconterei nessuna pena...ma non mi piace ricorrere alla violenza!”disse con quell'espressione arrogante, avrei tanto voluto prenderlo a schiaffi, ma come al solito l'altra parte di me sembrava avere un debole per quel suo faccino e per quei suoi occhi smeraldo.
“Ma avevi detto che non ti interessava scopare con i robot!” esclamai risentita.
“ Bè si può sempre cambiare idea!” disse sornione.
Il suo braccio stringeva con forza il mio e mi spingeva verso di lui, stavo facendo resistenza, ma la scossa elettrica non era affatto di aiuto, sentivo il mio corpo prendere fuoco e dolermi, per non parlare della testa, quando facevo eccessiva resistenza sentivo come se il cranio mi stesse per esplodere.
Mi lamentai per il dolore causato dalle scosse, ma ciò nonostante non ero disposta a cedere, non potevo andava contro qualunque principio.
Ok, era un ragazzo molto affascinante, aveva quegli splendidi occhi, però non era il ragazzo di cui era innamorata e questo mi bastava per indurmi a fare resistenza, perché non avrei mai fatto l'amore con qualcuno che non amavo era una questione di principio, alla quale non sarei mai scesa a compromessi.
“Vuoi per caso farti esplodere il cranio?” mi domandò infuriato notando i miei malori, anche perché tutte le volte che cercavo di spingerlo e di liberarmi dalla sua stretta finivo per piegarmi per l'eccessivo dolore fino a che non caddi per terra sentendo le forze che mi stavano abbandonando.
“Sono così brutto?” mi chiese interdetto.
“Ma cosa sei idiota?!” esclamai agitata con tutta la forza che avevo in corpo, anche se le mie condizioni non mi consentivano di gridare eccessivamente.
Poi improvvisamente mi misi a piangere per il dolore e poi per tutto il resto per quella situazione in cui non volevo essere, non avevo chiesto di diventare il robot di qualcuno, non avevo chiesto di essere riportata in vita... e questa mia nuova vita non aveva alcun senso...
“Mi dispiace temo di aver esagerato!” disse porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.
“Non ho bisogno del tuo aiuto!” esclamai indispettita rifiutando il suo aiuto.
“Ti ho detto che mi dispiace!” mi precisò, come se bastasse un semplice mi dispiace per aggiustare le cose.
“Non me ne faccio un cazzo del tuo mi dispiace!” dissi cercando di rialzarmi con le mie sole forze.
Riuscii ad alzarmi tra uno sforzo e l'altro, anche se il mio equilibrio era molto precario.
“Non ti reggi in piedi, lascia che ti aiuti!” disse diventando di colpo gentile, mi parve di una falsità unica quel suo comportamento, oppure provava pietà per me, dovevo fargli davvero molto pena, io il suo robot indifeso e di cui lui poteva disporre come meglio credeva.
“Ora capisco perché mi hai salvato la vita, di certo non era un gesto caritatevole!” dissi divincolandomi da lui che mi teneva per evitare di farmi cadere.
“Era per questo, per divertirti con me... io non sono la tua bambola! Preferisco morire piuttosto che diventare il tuo giocattolo. Mi hai capito?”dissi furente.
“Ho capito...” rispose atono con lo sguardo fisso su di me.
“No, non credo tu abbia affatto compreso sono arcistufa di farmi mettere i piedi in testa da te e dai tuoi compagni! Mi hai salvato la vita, bene ora pagane le conseguenze!”esclamai adirata.
Avevo detto quelle parole senza pensarci, però era ciò che realmente pensavo, stavo realizzando che non ne potevo più di prese in giro e di dispetti insensati.
Questa era la mia nuova vita e se non altro dovevo saper dare testa a coloro che ce l'avevano con me senza una ragione ben precisa, anzi no la ragione la sapevo era perché ero un robot. E chi aveva chiesto di diventarlo? Non certo io!
 
Il giorno seguente, mi alzai prestissimo, ero pronta ad iniziare la mia giornata scolastica e se qualcuno osava rompermi le scatole o fare o dire qualcosa contro di me, non sarei stata più in silenzio a subire le offese.
Purtroppo era tutto facile a dirsi che a farsi, quel maledetto braccialetto mi complicava sempre le cose.
Io e Itou non parlavamo, in quella macchina regnava il silenzio solo l'autista a volte scaldava l'atmosfera con qualche domanda e parola facoltativa.
Arrivati davanti la scuola continuammo a non rivolgerci la parola, camminavamo anche mantenendo sempre una certa distanza,in realtà non sapevo se era lui a mantenere quella distanza o se ero io a farlo.
In quelle vicinanze c'erano i suoi “simpatici” compagni e sopratutto le “sue simpatiche” compagne tra cui Kasumi e le sue insopportabili amiche, lei salutava Itou come al solito come una gatta morta in calore, mentre lui accennava appena un saluto.
Non era il suo tipo, a lui gli interessavano solo le ragazze belle, quelle brutte non facevano certo per lui, insomma la superficialità fatta persona di cosa dovevo stupirmi?
E dopo questa scena penosa, mi rivolse uno sguardo di sfida che non riuscivo affatto a comprendere come quello della cameriera di Itou, non riuscivo davvero a capire quale fosse il loro problema? Io di certo non osava neppure avvicinarmi al loro Itou, che se lo tenessero' ben stretto e se potevano anche tenermelo alla larga ancora meglio!
“Eilà!” ci salutò Sayoko allegramente insieme a Yoto, non appena Kasumi e quelle due si allontanarono ridacchiando.
“Ciao” rispose Itou, subito dopo risposi io.
“Un po' di vitalità!” esclamò Sayoko.
“Echiko pessima giornata?” domandò Yoto, non sembrava dar molto peso all'amico, era come se tirasse un'aria strana fra quei due dopo quella famosa gita.
“No, affatto!” dissi sorridendo.
Poi Sayoko e Yoto parlarono dei club, che erano indecisi se iscriversi al club di nuoto o a quello di calcio, c'erano Yoto e Itou che privilegiavano il calcio e Sayoko che era contrariata.
“Oh ma insomma dovevamo iscriverci insieme a quello nuoto!” sbuffò Sayoko.
“Lo sai io e Yoto da sempre decidiamo di iscriverci a quello di calcio!” rispose Itou.
“E se decidessi di venire a letto con te ti iscriveresti a quello di nuoto?” domandò Sayoko ridendo.
“Tanto lo dici solo per scherzo...bè forse in quel caso potrei si comunque fare un' eccezione!” disse Itou.
“Sei senza ritegno, secondo me ti scoperesti anche la serratura di una porta se ce ne fosse l'occasione!” esclamò Yoto in tono scherzoso, ma più che scherzoso sembrava acido.
“Bè in effetti!” dissi ridendo.
“Si ma vorreste paragonarmi alla serratura di una porta?” esclamò Sayoko un po' risentita.
“No, mi attizzi di più di una serratura di una porta!” rispose Itou con sarcasmo
Pensai all' oggetto della loro discussione parlavano dei club, ora che ci pensavo con Liriko avevo frequentato il club di pittura ma con risultati per nulla soddisfacenti, non ero per nulla brava a dipingere e quando mostrava i miei “capolavori” tutti facevano delle espressioni alquanto scettiche.
Liriko e Yuki mi dicevano ironicamente che anche Picasso ai tempi non doveva essere stato compreso e che la sua vera fama gli era stata riconosciuto quand'era morto, ma nel mio caso non credo che ci fosse una qualche forma di talento.
Mi piaceva disegnare e dipingere, però non mi entusiasmava più di tanto, mi divertiva solo l'idea di poterlo fare insieme a Liriko e a Yuki.
Un club che avrei voluto frequentare era sempre stato quello di musica, ma sfortunatamente nella mia scuola era stato tolto per carenza di iscrizioni e poi frequentare un club di musica quando non si sa neppure suonare uno strumento musicale, non mi sembrava neppure una buona idea.
Quante volte avevo implorato i miei genitori di comprarmi un violino e di pagarmi delle lezioni private, ma erano troppo costose e poi erano scettici alla sola idea che potessi essere capace di suonare un qualcosa, non c'era nulla da fare per loro ero solo un'incapace.
E non avevano neppure perso tempo a rimpiazzarmi con un clone, rammentai con amarezza.
“Nella nostra scuola esiste il club di musica?” domandai a Sayoko, interrompendo i loro discorsi su Itou e i suoi approcci squallidi con le ragazze.
“Si, perché?” domandò Sayoko curiosa.
“Lo so io a che cosa sta pensando la mia Echiko...” esclamò Itou.
“Non sono la tua Echiko! Piantala con questa manie di possessione sulla mia persona!” ribattei.
“ Che tu lo voglia o no sei il mio robot” disse con il suo solito sorriso disarmante, poi quei maledetti occhi verdi che con la luce del sole apparivano ancora più luminosi.
“Ha ragione dovresti trattarla un po' meglio! Capisco che per te è difficile portare rispetto ad una ragazza figuriamoci ad un robot, con tutti i pregiudizi che hai tu sui robot!” disse Yoto.
“Sai a volte Yoto...fatico a credere che tu sia mio amico, vedo che hai davvero una così alta stima di me...”disse Itou alzando la voce sembrava essersi offeso.
“Vedi Itou, in quanto tuo amico ti faccio presente queste cose...e te le ho sempre fatte presenti e non smetterò mai di rimproverarti il tuo modo di fare che assumi con le ragazze!” disse Yoto in tono pacato.
“Avrò un modo di fare sbagliato, però io almeno se rischiano la vita non mi sto con le mani in mano!” concluse Itou.
Era un chiaro riferimento all' incidente del ponte, però era vero, Itou mi aveva salvato la vita, da lui non me lo sarei mai aspettato, mentre Yoto che mi riempiva sempre di attenzioni era rimasto lì a guardare senza far nulla.
Anche se non doveva di certo averlo fatto per nobili motivi, la mia idea era che lo avesse fatto semplicemente perché ero il suo giocattolo e l'idea doveva divertirlo parecchio di poter fare tutto quel che gli pareva sulla mia persona senza che avessi possibilità di replica perché ad ogni mio rifiuto,ad ogni mia resistenza corrispondeva una forte scossa.
Poi l'aveva confermato anche lui dicendomi che voleva essere sessualmente ricompensato.
“Mi hai salvato la vita solo perché...bè lo sappiamo benissimo io e te il perché e penso che lo sappia anche tutta la classe, grazie alla tua performance dentro la tenda!” dissi acidamente.
“Echiko quello che non ti è chiaro è che tu mi appartieni già...è la legge che lo dice è nulla mi vieterebbe di forzare un po' la mano, ma mi pare di avertelo già detto ieri sera, non sono quel tipo di persona e poi non c'è ne sarà neppure bisogno perché sarai tu a concederti a me!” disse guardandomi con quei suoi occhi lucenti e penetranti da togliermi il respiro,ma gli mostrai una spiccata indifferenza.
Sayoko si mise a ridere dicendo “ Sei troppo sicuro di te Itou, per una volta dovresti ammettere la sconfitta...”
“Il punto è che qui non stiamo parlando di una partita a scacchi, ma stiamo parlando di me!” esclamai infuriata, fulminai con lo sguardo persino Sayoko.
Anche Yoto era piuttosto concorde e sembrava pronto a fare a pezzi Itou, avevo come l'impressione che stessero' per giungere alle mani.
“Itou stai esagerando!” ringhiò Yoto, stava per mollargli un pugno al naso, ma io mi misi in mezzo, quel maledetto e stupido istinto di proteggerlo.
 
“Ei non ti starai mica incazzando con me? Echiko io non intendevo ecco offenderti, anzi stavo semplicemente prendendo in giro Itou, il suo orgoglio e il suo ridicolo ego!”
“Lascia stare Sayoko!” affermai sbuffando scocciata.
Non ero in vena di risate e di battibecchi di nessun genere, ero piuttosto stanca di essere catalogata il robot di Itou.
E poi l'idea di dover mettere piede in quella classe in cui tutti mi osservavano con quell'aria di sufficienza, non mi faceva di certo fare i salti di gioia.
“Echiko che ti prende?” chiese Sayoko.
“Nulla...semplicemente non sono in vena di argomentazioni e di chiacchierate...” risposi secca.
Suonata la campanella entrammo come al solito, presi posto silenziosamente, mentre tutti mi squadravano da cima a fondo e li sentivo dirsi qualcosa all'orecchio ridendo.
In particolare mi soffermai su Kasumi che rideva forte insieme alle sue amiche, poi alzò la voce dicendo “Ma puttana è sinonimo di robot giusto?”
“Che ne dici di piantarla!” esclamò Sayoko alla diretta interessata.
“ E tu che ne dici di farti gli affaracci tuoi?! E poi da quando non si può più esprimere il proprio pensiero?!” domandò Kasumi insieme alle sue tirapiedi.
Itou era rimasto seduto nel suo banco a godersi la scena, mentre gli altri compagni ridacchiavano e iniziavano anche loro ad andarci giù pesante.
“A quanto pare giochi a fare la difficile con il tuo stesso padrone! I robot come te sono i più insopportabili, chi ti credi di essere?!” domandò un compagno guardandomi in un modo maligno.
“Tu devi fare quello che gli esseri umani ti chiedono e non puoi sottrarti agli ordini del tuo padrone!” esclamarono gli altri compagni in coro.
Incrociai i loro sguardi malevoli e irritati, mentre io cercavo di apparire distaccata e disinteressata a ciò che stessero' dicendo come se ciò non mi riguardasse in alcun modo.
Anche da umana avevo spesso ignorato i miei compagni, le loro critiche e i loro insulti, avevo sempre realizzato una barriera tra me e loro, era come se fossi presente lì con il corpo, ma non con la mente, sapevo quello che stessero' su di me, ma li ascoltavo come se non mi riguardassero', come se stessero' parlando di un'altra persona che non conoscevo.
Ma ignorandoli finii per farli infuriare ancor di più, uno di loro mi lanciò una cartella colpendomi alla testa.
Mi massaggiai la testa e mi voltai per vedere chi fosse stato, era un ragazzo con i capelli tinti di biondo e con un espressione per nulla raccomandabile, digrignava i denti e mi guardava in un modo spaventoso come se volesse farmi a pezzi da un momento all'altro.
Sayoko si alzò dal suo banco urlando“ Piantatela!”
Io osservavo l'orologio appeso alla parete dovevo resistere solo un altro po', dopotutto la professoressa sarebbe arrivata a momenti, ma quel giorno sembrava tardare più del solito.
Poi mi ritrovai circondata, si avvicinarono al mio banco e mi sollevarono di peso, tentai inutilmente di fare resistenza e di liberarmi, ma il braccialetto me lo impediva.
Potevo proteggere Itou, ma non me stessa, questa si che era una gran bella fregatura!
Vidi Sayoko avvicinarsi al banco di Itou, forse gli stava chiedendo di fare qualcosa, mentre lui leggeva un manga con aria indifferente come se la cosa non lo riguardasse.
Voleva forse vendicarsi del fatto che lo avessi rifiutato?
Sentii Sayoko alzare la voce, mentre io subivo le angherie dei compagni che mi spingevano a terra e mi colpivano con pugni e calci.
“Perchè? Perché?” urlai infuriata con le lacrime agli occhi.
“Perchè sei un robot!” rispondevano in coro ridendo come se la risposta fosse scontata.
Poi il biondino mi strappò la maglietta di dosso mentre i compagni ridevano e commentavano.
“Ha un seno piccolo per essere un robot!” commentavano maliziosamente.
Io rimasta in reggiseno tentavo inutilmente di coprirmi con le mani e le braccia.
Rammentai ciò che avessi detto ad Itou il giorno precedente, avevo detto che non avrei mai più permesso a nessuno di calpestarmi e invece ero in quelle condizioni, non riuscivo a far nulla, il braccialetto mi impediva ogni qualsiasi forma di resistenza, tutte le volte che cercavo di colpire qualcuno prendevo una scossa violenta.
Indietreggiavo tentando di scappare dai soprusi dei compagni e in quell'attimo incrociai Liriko, il suo sguardo era gelido.
Mi fece uno sgambetto facendomi cadere a terra poi si abbassò per accostare le sue labbra al mio orecchio.
“Ecco cosa ci guadagni a proteggere Itou... perché non passi dalla mia parte?” mi sussurrò.
Aveva ragione che cosa diavolo ci guadagnavo? Il problema era il braccialetto, non potevo sottrarmi al suo volere neppure se lo desideravo.
“Mi pare di averti già detto che il braccialetto non è un problema, è la tua forza di volontà il problema!”disse rialzandosi, mentre i compagni si avvicinavano a me.
Mi rialzai per scappare fuori dalla classe ma c'era Kasumi e le sue amiche a bloccarmi l'uscita.
Mi voltai verso Itou che continuava a leggere il suo manga con noncuranza,mentre Sayoko continuava ad implorarlo di far qualcosa.
Non erano i compagni e le loro angherie a farmi veramente male, ma era il suo comportamento, non sapevo perché ma la sua indifferenza, aveva il potere di farmi stare malissimo.
Ripensavo alle parole di Liriko e forse unirmi a lei non mi sembrava neppure una cattiva idea, almeno saremmo tornate ad essere amiche, nonostante non sapessi per chi effettivamente lavorasse.
“Il problema era la mia forza di volontà...” riflettevo su quelle parole per cercare di coglierne al meglio il senso.
Poi osservai Itou e lo sguardo dei suoi compagni, accumulai tanta di quella rabbia che avrei potuto uccidere qualcuno se il braccialetto non me lo avesse impedito.
Ripensai anche alla mia famiglia, a Liriko a come eravamo felici prima di morire e poi a Yuki...la rabbia si confuse con la sofferenza, con la tristezza e l'angoscia...
“Adesso basta!” urlai con tutto il fiato che avessi in corpo.
“Che diamine le prende?” domandarono alcuni compagni confusi indietreggiando spaventati.
Il biondino disse “ Tranquilli non può farci niente, lei può difendere Itou, ma non se stessa...”
“Ne sei davvero così sicuro?” gli domandai ridendo sadicamente.
“Che cosa speri forse di farci paura?!” esclamarono gli altri compagni.
Uno di loro stava per sferrarmi un pugno, ma io lo fermai afferrandogli il braccio e dandogli un calcio sullo stomaco che lo fece finire a terra dolorante.
“Com'è possibile?” domandarono gli altri spaventati allontanandosi da me.
“Si chiama istinto di sopravvivenza, lo posseggono anche i robot e quando un robot riesce a tirar fuori quest'istinto sfuggendo al controllo del braccialetto, credetemi può essere davvero molto pericoloso!” disse Liriko ridendo malignamente.
In quel momento non mi rendevo neppure più conto di cosa mi stesse accadendo attorno, ero infuriata e pronta a distruggere tutto ciò che mi capitasse tra le mani.
Afferrai per i capelli una ragazza e la buttai a terra, poi mi avvicinai ad un altro compagno e lo picchiai più volte, poi fu la volta di qualche altro e poi lanciai i banchi uno per uno e poi le sedie fino a che Itou non si alzò dal suo posto cercando di fermarmi.
“Echiko...credo sia abbastanza!” disse Itou mentre tenevo un banco tra le mani.
“Credi che ti darà retta?!” esclamò Liriko ridendo.
“ Io ti odio!” urlai tirandogli il banco addosso.
Poi in quello stesso momento avvertii quella violenta scossa e un dolore lancinante alla testa come se il banco lo avessi lanciato contro me stessa e finii per terra perdendo i sensi.
Quando riaprii gli occhi, mi trovai nella stanza in cui il signor Kayashi faceva i suoi esperimenti, ero distesa su quel lettino in cui per la prima volta avevo preso vita come robot.
“Hai combinato un vero macello, come immaginavo sei un robot pericoloso!” disse il padre di Itou.
“No, non è così è stato un incidente, io non volevo far del male a nessuno, sono stati loro a provocarmi...e suo figlio è stato lì a fare l'indifferente, se lui si fosse intromesso, tutto questo non sarebbe accaduto...”
“Ah si certo Itou, dimmi un po' volevi per caso ucciderlo?!” mi domandò infuriato.
Poi mi ricordai di avergli lanciato il banco addosso e allarmata gli domandai se stava bene.
“Prima tenti di ammazzarlo e poi mi chiedi se sta bene?!” disse furibondo.
“Io non volevo far del male a nessuno...” esclamai con le lacrime agli occhi.
“Comunque Itou sta bene, ha solo qualche frattura alla testa,ma nulla di grave...” disse osservandomi con attenzione.
“Menomale!” affermai sollevata.
“Il problema adesso sei tu. Che cosa dovrei fare con un robot a cui affido mio figlio...e finisce quasi per ammazzarmelo?”
“Papà adesso non esagerare...mi ha solo lanciato un banco addosso, che vuoi che sia...capita!” disse Itou sulla soglia della porta.
Mi voltai per guardarlo, aveva la testa fasciata, ma mentre lo guardavo incrociai per errore i suoi occhi verdi che osservavano i miei, poi si soffermò sul padre.
“Papà è stata colpa mia, avrei dovuto intervenire e fermare i miei compagni...”
“E perché non lo hai fatto?” domandò il padre.
“Perchè altrimenti tutti si sarebbero fatti delle idee strane su di me ed Echiko...” disse tranquillamente.
“E questa ti sembra una ragione plausibile?” domandai alterata.
“E poi le idee strane se le erano già fatte grazie a te!” aggiunsi infuriata.
“Bè il punto è che non vorrei che tutto ciò che ti riguardasse fosse un problema mio... tanto anche se ti tiro fuori dai guai che cosa ne ricavo?! Non fai altro che dire che non vuoi essere il mio robot! E neanch'io voglio essere il tuo padrone!” disse infuriato.
“Bene se è così, Echiko non sarà più il tuo robot!” esclamò il padre.
“Che vuoi dire?” domandò Itou sorpreso.
“Bè tuo zio, voleva un robot da usare come cavia per i suoi esperimenti, potrei affidargli Echiko...”
“No, aspetto io cavia? Sta scherzando?” esclamai preoccupata.
“Aspetta tu che sei innamorato di un robot, lasceresti che Echiko diventasse una delle cavie dello zio che non si fa scrupolo su nessuno?! Hai sempre criticato i suoi metodi e adesso vuoi consegnargli Echiko per i suoi abominevoli esperimenti?!”
“Itou come mai ti scaldi tanto, hai detto che odi i robot, che ti importa se Echiko fa una brutta fine?!”domandò il padre cinicamente.
“Niente, è solo che una cosa del genere fatta da te...è da definirsi incoerente...va contro i tuoi principi...”
“ Bè non mi sembra di avere scelta, Echiko è pericolosa o comunque insieme voi due non potete stare...si vede che non andate d'accordo e se un robot e il suo padrone non vanno d'accordo...succedono cose spiacevoli...”
“Mi dispiace di quanto è caduto signor Kayashi! Ma la prego non mi mandi via!” affermai dispiaciuta e preoccupata, non volevo di certo diventare la cavia di strani esperimenti.
“Già ma se non sbaglio hai detto tu che avevo bisogno di un robot ed hai tanto insistito per farmelo...”disse Itou.
“Già ma si vede che il soggetto umano che hai scelto tu non era adeguato, sarebbe stato meglio realizzare un robot a tutti gli effetti ed evitarci una metà umana e una metà robot...”
“E quindi creeresti un altro robot?! Non voglio altri robot, va benissimo Echiko...” disse Itou lasciandomi del tutto sorpresa.
“Itou, io davvero non capisco...hai detto tu di non volerla come robot o sbaglio? Mi hai sempre fatto intendere che non la sopporti...quindi perché adesso ti stai comportando in questo modo?”
“Bè, ho cambiato idea...cos'è nella vita uno non può cambiare idea?!” disse lui agitandosi.
“E va bene, ma che non si ripeta più quello che è successo oggi!” disse in tono severo guardando tutti e due.
“D'accordo!” avevamo risposto in coro.
 
Il padre se ne andò lasciandoci soli, sembrava aver uno strano sorriso in volto che io e Itou non riuscivamo a comprendere.
“Mi dispiace!” dissi d'istinto senza pensarci, poi mi sentii una stupida di che cosa mi stavo scusando? Quel banco addosso se lo meritava e come!
“No, anzi non mi dispiace affatto e se potessi tornare indietro te lo rilancerei di nuovo!” esclamai irritata.
“Lo so!” disse ridendo.
“Guarda che non c'è niente da ridere!”
“Il punto è che era proprio questo che volevo!”
“Che cosa? Che ti lanciassi il banco in testa?”
“No,volevo che smettessi di essere remissiva...ed ero certo che ci saresti riuscita...però non pensavo che potessi perdere il controllo in quel modo...”
“Quindi è stato per questo che non hai fatto nulla?! Volevi che riuscissi a difendermi da sola?”
“Hai detto tu che non volevi più farti calpestare i piedi da nessuno...e allora ho pensato che se fossi intervenuto...sarebbe stato come rubarti la possibilità di realizzare quello che desideravi...”
“Mi spiace non avevo compreso le tue vere intenzioni...” ammisi dispiaciuta e sorpresa.
“Tu che ti scusi con me?! Che strano evento!” disse ridendo.
“Bè è strano pure che tu abbia tutte queste attenzioni e premure nei miei confronti!”risposi evitando il suo sguardo.
“Forse ho sviluppato anch'io un istinto protettivo nei tuoi confronti! Forse è il braccialetto!” disse ridacchiando.
Stava facendo di tutto per incrociare il mio sguardo, mentre io facevo di tutto per evitarlo.
“E questo tuo zio è davvero così terrificante?” domandai osservando un punto imprecisato della stanza.
“Bè mio padre al confronto è un santo, quel tipo ha perso la sua umanità e qualsiasi principio morale... vive solo per fare esperimenti, secondo me se potesse sperimenterebbe qualcosa anche su suo figlio!” disse raccapricciato.
“Ha un figlio?” domandai, per fare un po' di conversazione, più che altro per evitare che l'aria si facesse pesante tra noi due.
“Si, ha all'incirca la nostra stessa età...è tremendo...” esclamò sbuffando.
Stranamente stava diventando così confidenziale nei miei confronti...
“Perchè sarebbe tremendo?” mi azzardai a chiedergli, non pensavo di certo che mi rispondesse, anzi pensavo che la nostra conversazione e quella sua visita sarebbe terminata presto e nel seguente modo:
“Non sono affari tuoi!” e poi sarebbe andato via.
“Bè, non so per quale ragione deve sempre dimostrare che lui è il migliore in tutto... si sente per qualche strana ragione in competizione con me...”
Capisco il genere...” esclamai senza sapere cosa altro dire.
“Come ti senti?” domandò incrociando il mio sguardo che non aveva fatto altro che evitare il suo da un bel po'.
“bene...” esclamai confusa.
“Quando mi hai colpito e sono caduto... dopo un po' mi sono alzato con la testa sanguinante e ti ho trovato a terra...svenuta...”
“Ah...” esclamai stordita.
“Sai, dovresti almeno evitare di colpirmi con tutta questa violenza... bè se non vuoi farlo per me, fallo almeno per te!”
“Cioè?”
“Bè la maggior parte dei robot che ammazzano i propri padroni fanno una brutta fine...è raro che un robot sopravviva senza il proprio padrone, diciamo che la tua vita è strettamente legata alla mia...”
“Oh fantastico!” esclamai ironica.
“Una come te dovrebbe trovarla una cosa alquanto romantica!” disse prendedosi gioco di me.
“Si, guarda romanticissimo, non sto nella pelle...di morire insieme a te!” esclamai cinicamente.
“Scometto che se si trattasse di Yuki, non la penseresti così... dico bene?” domandò sornione.
“Già...” esclamai con un sorriso forzato, ero irritata dal fatto che sapesse di Yuki e di tante altre mie faccende personali a causa della lettura del mio diario.
“Echiko, dimenticatelo!” disse imperioso.
“Eh?Ancora con questa storia! Tu non puoi darmi ordini...e poi io non posso farci niente, se lo amo, nonostante lui mi abbia lasciato...” dissi cercando di non piangere, non volevo che lui mi vedesse piangere, anche se mi aveva già visto in lacrime, però adesso si trattava di una questione diversa, non si trattava più della mia famiglia e della mia vita da umana, ma si trattava dell'amore che nutrivo per Yuki, un sentimento che Itou sembrava non comprendere affatto, era lontano dalla sua portata.
Lui che si divertiva con ogni ragazza senza alcun impegno, prendendosi spesso gioco di loro, non avrebbe potuto capire quello che provavo, anzi si sarebbe preso gioco di me, come già stava facendo.
“Sei così stupida!” disse sprezzante.
“Lascia stare, uno come te non potrebbe capire...per me Yuki era tutto, lui mi capiva, lui mi faceva sentire unica...” dissi non riuscendo più a controllare le lacrime.
“Sei davvero patetica!” esclamò acidamente.
“Itou vattene!” urlai mentre asciugavo inutilmente le lacrime.
“Echiko...anche se lui volesse tornare insieme a te... sarebbe complicato, perché tu adesso sei il mio robot e poi dovresti spiegargli troppe cose...e poi dai pensi che lui ti accetterebbe così per come sei diventata adesso? Le relazioni tra un robot ed un essere umano non possono funzionare!”
“Fatti gli affaracci tuoi!” esclamai furiosa e agitata.
“E comunque non credo che lui sia interessato a tornare con te...” disse Itou con un tono di voce turbato.
“Bè sai com'è tutti pensano che io sia morta!” dissi sarcastica.
“Infatti Aiko non c'è più, tu sei Echiko il mio robot che tu lo accetti o meno, la realtà è questa e non puoi cambiarla!”disse prima di andarsene.
 
“Tu sei Echiko che lo accetti o meno, la realtà è questa e non puoi cambiarla!” ripetei imitando il suo tono di voce supponente e altezzosa.
Ripensai a Yuki, i suoi capelli castani e il suo sorriso, c'erano troppe cose, troppi ricordi che mi legavano a lui, non riuscivo a far a meno di pensarci.
Per lui avrei fatto qualunque cosa, sarei stata disposta anche a morire, perché era lui quello che mi consolava quando mi sentivo sola ed era quello che riusciva a transformare le mie lacrime in stupendi sorrisi e poi con lui a volte non c'era bisogno neppure delle parole, ci capivamo con un solo sguardo.
E poi avevamo condiviso tante cose insieme, ci piacevano gli stessi film, le stesse canzoni e avevamo persino gli stessi gusti culinari ed avevamo lo stesso temperamento pacato che tende a sopportare, sopportare, sopportare fino a che non scoppiavamo all'improvviso e finivamo per imbestiallirci come iene.
In quel momento presi una decisione, volevo rivedere il mio Yuki...dovevo rivederlo, almeno per un ultima volta, almeno per potergli dire addio...
Così uscii furtivamente dalla stanza sotteranea cercando di fare meno rumore possibile, fortunatamente sembrava non esserci nessuno in giro né il padre, né i domestici, ma giunta sulla soglia della porta di casa:
“Dove cazzo pensi di andare?” mi voltai e incrociai lo sguardo di Itou.
“Non sono affari tuoi!” esclamai aprendo la porta per andarmene.
“Se mio padre lo viene a sapere lo sai...che accadrà un casino, non posso farti uscire dopo tutto quello che hai combinato!”
“Tornerò presto, lui non si accorgerà neppure della mia assenza!” affermai.
“Vengo con te!” disse con naturalezza.
“No, senti Itou...tu statti dove sei...non ho bisogno della tua compagnia...” esclamai titubante.
“Ho detto che vengo con te!” ribadiva con fermezza.
“Itou lasciami in pace!” dissi alzando la voce.
“Idiota vuoi per caso che ci scoprano!” esclamò lui tappandomi la bocca con il palmo della mano.
Ecco che mi ritrovavo a dover far visita a Yuki insieme ad Itou...che non sarebbe stato contento della mia iniziativa.
“Allora dove siamo diretti?” mi domandò.
Non gli risposi nemmeno, sapevo che se glie lo avessi detto non ne sarebbe stato contento o comunque mi avrebbe dato della patetica o avrebbe detto qualcosa di sgradevole.
Dopo un po' che camminavamo tornò a rifarmi la solita domanda “ Dove stiamo andando?”
“Se ti sei rotto, torna a casa!” esclamai indispettita.
“A casa di Yuki?” domandò seccato.
“Come hai fatto a capirlo?” gli chiesi titubante.
“Ti si legge tutto in faccia...” disse scocciato.
Poi aggiunse “ Tu sei proprio una di quelle masochiste, di ragazze come te ne ho conosciute tante, quelle che le tradisci, le molli e nonostante tutto si attaccano a te come delle calamiti, non te le scrolli più...siete fastidiose, irritanti e patetiche...”
“Io non sono masochista! Voglio solo rivederlo, almeno per un'ultima volta...e poi uno come te cosa ne può capire, uno come te non può capire i sentimenti di una ragazza innamorata!” gli sbratai contro..
“Ok, andiamo dal tuo amato Yuki!” disse con uno sguardo strano, sembrava arrabbiato e vendicativo.
Dopo aver camminato senza sosta, giunsi dinanzi al portone di casa sua.
Mi fece uno strano effetto rivedere quel portone, poi diedi un'occhiata all'ideogramma del suo cognome e un sorriso stupido e dolce mi si stampò automaticamente sul viso.
Itou parve accorgersene e in tutta risposta disse in tono austero “Bè vuoi deciderti a suonare questo campanello!”
“Ma ecco...che cosa dovrei dire? Non posso dire di essere Aiko...” dissi incerta.
“Uffa, non dirmi che anche questa volta devo essere io ad ingegnarmi qualcosa... sei una vera idiota! Sei giunta fino a qui senza farti venire un'idea e una scusante plausibile!” esclamò irritato.
In quello stesso preciso momento vediamo Yuki uscire dalla porta di casa insieme ad una ragazza si mettono a passeggiare sul giardino di casa, fortunatamente sembravano non averci visto, sembravano presi da altre cose per accorgersi che fuori il cancello c'eravamo io ed Itou che li fissavamo.
“Wow Yuki ha dei bei gusti in fatto di ragazze, che schianto!” disse Itou squadrandola da cima a fondo.
“Piantala, sarà solo una sua compagna di scuola!” dissi con scarsa convinzione, speravo tanto che fosse una sua compagna di scuola, ma i loro atteggiamenti sembravano lasciar intendere il contrario.
“E poi come fai a dire che è uno schianto, non è che si veda un granchè da qui!”
“Bè si vede quel po' che basta per capire che non sono affatto due semplici compagni di scuola, sai non credo che due compagni di scuola si tengano per mano...”
“Non può essere!” dissi cercando di autoconvincermi che non fosse vero, volevo negare a me stessa la verità, tapparmi gli occhi e smettere di vedere e sentire la realtà.
Volevo solo vedere lui, comportarmi come se quella ragazza neppure ci fosse,dopotutto lei chi era? Lei era insignificante, non contava niente, non valeva certo quanto i 4 anni che io e Yuki avevamo passato insieme, lei era solo una ragazza di passaggio.
Forse lei era interessata a lui, ma lui no, non poteva davvero interessarsi a lei, non dopo tutto quello che c'era stato tra me e lui,non poteva dimenticarmi con tutta questa facilità, ma dopo un po' non occorrerò più neanche le parole di Itou, i fatti parlarono da soli.
Si diederò un bacio sulle labbra, appassionato come uno di quelli che mi aveva dato quando stavamo insieme...lo aveva dato a lei, adesso le sue labbra avevano smesso di appartenermi.
“Adesso capisci perché ti avevo detto di lasciar perdere!” disse Itou notando la mia espressione stravolta dal dolore.
“Perchè? E' così ingiusto...la mia famiglia e persino Yuki mi hanno tutti rimpiazzato con tutta questa facilità!” dissi trattenendo a stento le lacrime.
Mi trascinò via stringendomi il braccio.
“La gente sa essere davvero miserabile nei confronti degli altri,ma non è per cattiveria... e per proteggersi dal dolore, in realtà nessuno ti ha dimenticato, credo che sia Yuki e che la tua famiglia vogliano solo andare avanti e scansare via il dolore per la tua perdita...dopotutto per loro tu sei morta...”disse con un tono di voce calmo, dolce e rincuorante, non sembrava neppure lui e poi i suoi occhi mostravano un velo di malinconia, quella stessa malinconia che aveva provato quando mi aveva parlato di sua madre.
“Io continuo a non capirti!” dissi sorridendo poi aggiunsi “Prima mi tratti male e poi fai delle cose che mi sorprendono, non so, tutte le volte che mi faccio un'idea negativa su di te tu finisci per ridurla in bradelli facendo qualcosa di insolitamente buono e poi torni a maltrattarmi...”
“Bè se è per questo non mi capisco neppure io!” disse scrutandomi con quei suoi maledettissimi occhi verdi.
“Bene allora dovrò rinunciare a comprenderti...” esclamai abbassando lo sguardo, non riuscivo più a sostenere il suo.
Lui continuava a tenermi il polso e riuscivo perfettamente ad immaginarmi che stesse continuando a guardarmi, percepivo il peso del suo sguardo nonostante non lo stessi guardando.
“Bè che dici se torniamo a casa?” domandai per interrompere quella situazione spiacevole.
Lui mollò il mio polso e poi camminammo normalmente, in completo mutismo.
Dentro di me continuavo a pensare alle labbra di Yuki che sfioravano quelle di quella ragazza sconosciuta che aveva preso il mio posto.
Non riuscivo a far a meno di pensarci, era troppo doloroso.
Senza accorgermi finii per crollare in un fiume di lacrime e avvertii un dolore intenso al petto che mi toglieva il respiro, mi sentii morire.
Mi piegai dal dolore e affannosamente respirai,mentre quel bacio continuava a visualizzarsi nitidamente fra i miei pensieri confondendosi fra quelli che ci eravamo dati in passato, io e Yuki.
Ricordavo ancora la sensazione delle sue morbide labbra posarsi fra le mie, la sua lingua calda e morbida giocherellare con la mia, il calore del mio corpo e del suo , poi i nostri petti che si toccavano e il mio cuore scalpitare vicino al suo.
Tutto questo non aveva più alcun significato, era come se tutto ciò non fosse mai accaduto, come se quei momenti non fossero' mai esistiti, come se fossero' stati solo frutto della mia immaginazione.
“ Aiko ti amo”potevo ancora ricordare la sua voce soave e calda pronunciare queste parole.
“Echiko...” mi chiamò Itou, dal suo tono di voce avrei quasi detto che fosse preoccupato.
Si era chinato in mio soccorso cominciando a scuotermi dato che non rispondevo più, non riuscivo neppure a muovermi e il mio sguardo in quel momento era fermo e logoro dalle lacrime, vedevo tutto annebbiato, riuscivo solo a percepire il tocco delle sue mani e a vedere il suo viso sfuocato.
Poi non vidi più nulla, forse i miei occhi dovevano essersi chiusi, dovevo aver perso i sensi...
Ma in quello stesso momento avvertii una sensazione piacevole e di calore, sentii qualcosa sfiorare le mie labbra, mi ricordava tanto la sensazione dei baci di Yuki, però era diverso, i baci di Yuki, bè in quei baci avevo sempre avvertito tanta dolcezza e tenerezza, ma mai quella sensazione eccitante, che stavo avvertendo in quel momento, sentivo quella lingua insinuarsi forzatamente dentro la mia bocca e cercare la mia in modo rude e violento.
Nonostante quel bacio fosse così diversi dai suoi, in qualche modo mi facevano pensare a lui e così quando riaprii gli occhi mi illusi di trovarmi tra le braccia e le labbra di Yuki.
“Yuki!” esclamai gioiosa riaprendo gli occhi.
Ma poi mi resi conto che colui che avevo di fronte non era affatto Yuki, ma Itou che mi guardava con un espressione canzonatoria.
“Sei un' idiota!” disse scocciato.
“Perchè diamine mi hai baciato?” domandai sbottandogli contro, anche se avvertivo la vicinanza del suo viso e la stretta delle sue possenti braccia sostenere il mio corpo e questo mi impediva di arrabbiarmi nel modo giusto.
“Bè i miei baci sono miracolosi, è servito a farti riprendere!” commentò ridacchiando con una certa presunzione impressa sul viso.
“Mi sono ripresa, non c'è più bisogno che mi sostieni...” esclamai imbarazzata.
“Perchè dovrei! È così divertente!” disse subdolo.
“Cosa c'è di divertente?” lo interrogai contrariata tentando di liberarmi dalla sua stretta.
“La tua espressione...” disse continuando a fissarmi con una certa insistenza.
“Adesso basta!” mi divincolai, ma ogni mio tentativo sembrava vano.
“Il mio sguardo ti mette in soggezione!” disse con un sorriso furbo stampato sulle labbra.
“Ma figurati!”dissi fingendomi del tutto indifferente, anche se era parecchio difficile con quello sguardo puntato contro e a così pochi centimetri di distanza, considerando anche che...appena un secondo fa c'eravamo... baciati.
Invece di mollare la presa e di lasciarmi in pace, stava continuando il suo gioco, anzi stava del tutto esagerando, stava di nuovo abolendo le distanze tra il suo viso ed il mio.
L'aveva presa come una sfida personale! Era ridicolo!
“Itou basta!” dissi agitata e imbarazzata al tempo stesso.
“Dovresti chiamarmi Kayashisama!” disse sornione.
Piegai il collo per allontanare il mio viso dal suo, ma dopo un po' vidi una mano mollare la presa sui miei fianchi,forse si era deciso a liberarmi, pensai cantando vittoria troppo presto, ma notai ben presto che l'altra mano era rimasta a tenermi saldamente i fianchi, mentre l'altra riportava il mio viso accanto al suo.
Le nostre labbra erano talmente vicine da potersi toccare, poi avvertivo il suo respiro accarezzarmi le guance e la bocca e il mio cuore stava sussultando insensatamente, come se stessi per avere un attacco di infarto.
E in tutto questo mi toccava pure dover sorreggere il peso di quello sguardo, della lucentezza dei suoi occhi, brillavano, di una luce così viva e inusuale.
Non potevo che restare incantata dal vigore dei suoi occhi che dominavano incontrastati contro i miei castano scuro.
Ci guardavamo come si guardano le stelle, come si guarda la luce del mattino, con la stessa meraviglia e con lo stesso fragore, ma nel nostro sguardo in realtà c'era molto di più, nel suo c'era lo sguardo del seduttore e del marpione, mentre nel mio: c'era un po' di tutto e niente, perché una parte di me voleva nascondere le emozioni che stesse provando, mentre l' altra le lasciava trapelare.
Lo guardavo provando tante di quelle sconfinate emozioni, che non si potevano spiegare una alla volta, si provavo fragore e meraviglia, ma anche dell'altro, qualcosa di più, un desiderio inarrestabile, che non riuscivo a spegnere, una voglia indecente di quel corpo che mi stava lì vicino e di quelle labbra.
Era come se ci completassimo a vicenda in quello sguardo, lui metteva le foglie ed io mettevo il tronco, nei nostri occhi c'era l'essenza della natura stessa e insieme la ricomponevamo.
Lo sentii ridere di gusto, aveva una bella risata, una di quelle che non ti lasciano indifferente, una di quelle contagiose, disarmanti ed anche nella sua risata riuscivo ad avvertire un qualcosa di sensuale ed erotico.
Sentii dopo un po' la sua mano smettere di sfiorarmi il viso, anche quel contatto non faceva che trasmettermi tutta una serie di emozioni diverse, anche perché quelle mani avevano già fatto qualcosa di inaudito: avevano sfiorato i miei seni, poi se ripensavo anche quell'episodio nella tenda, avrei potuto morire di desiderio per lui.
Dannazione, perché risvegliava desideri così depravati dentro la mia testa?
“Sembra che tu stia pensando a qualcosa di depravato...” disse schernendomi.
“Ma che stai dicendo!” affermai sulla difensiva arrossendo visibilmente.
“La tua faccia parla, dice tante cose!”disse spostando la sua mano sul mio naso.
Con la punta del dito tracciava la forma del mio naso poi disse “Il tuo naso non ha subito alcun cambiamento e tale e quale a quello che avevi da umana”

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Capitolo 15
*** una cruda verità ***


Finalmente aveva smesso con le sue solite molestie, eravamo ormai diretti a casa.

Mentre camminavamo, riflettevo su quella strana sensazione che avevo avvertito quando le sue labbra si erano posate sulle mie, oltre il batticuore e l'emozione, c'era qualcos'altro...dopo quel bacio, avevo avvertito una maggiore forza, mi ero del tutto ripreso dal mio mancamento.

I suoi baci erano davvero miracolosi come diceva?

“Che mi hai fatto?” gli domandai incredula.

“Di che diamine stai parlando?” mi chiese stralunato.

“Mi sono ripresa...e non credo che questo sia opera di un tuo bacio”

“E che vuoi che ne sappia...” disse perplesso.

“Che mi hai dato?” gli domandai con insistenza.

“Ma cosa! Sei sorda?! Ti ho già detto che non ne ho idea!” esclamò risentito.

Dopo di ciò calò il silenzio e finii per guardarmi intorno, osservavo il viavai della gente che camminava spensierata per le strade di Tokyo, ma mentre ero presa a contemplare gli schermi pubblicitari e i vari grattacieli color pastello, mi resi conto della presenza di due individui dagli abiti scuri, la maggior parte della gente li evitava, bè in effetti non avevano un aspetto per nulla rassicurante.

Sembrava dei membri della Yakuza, ma non potevo dire con certezza che lo fossero', magari erano dei semplici criminali, ma il loro portamento era maestoso e anche i loro abiti, apparivano più elaborati e ben fatti per essere quelli dei comuni criminali.

“Ci conviene prendere da un'altra strada!” mormorò Itou per evitare di scontrarsi con quei due uomini che stavano venendo verso la nostra direzione.

“Per quale ragione?”gli chiesi.

Non rispose neppure si limitò a trascinarmi via e a proseguire per un'altra strada prima che quei due tizi ci guardassero'.

Ormai lontani da quei tizi e quasi vicini sulla strada di casa, mi spiegò la situazione.

“Bè i rapporti tra la Yakuza e il governo per ora sono abbastanza conflittuali...la Yakuza vorrebbe ottenere il controllo del governo e per farlo, sta facendo di tutto per recare disturbo ai comuni cittadini...ad esempio i tizi mascherati con le maschere antipioggia che ti hanno ucciso, credo fossero' degli Yakuza”

“E per quale motivo avrebbero dovuto uccidere due semplici studentesse?” domandai alterandomi, quel ricordo faceva ancora così male, era troppo doloroso.

“Te l'ho detto: per recare disturbo, non seguono uno schema ben preciso, uccidono chiunque per suscitare allarme e terrore al governo e all'intero paese”.

“Questo è assurdo!” urlai furiosa.

“Lo so, temo che di questo passo le cose saranno sempre più difficili da gestire, piano piano la Yakuza acquisterò il controllo di tutto il paese, già alcune zone sono sotto il loro controllo” disse con una certa preoccupazione impressa sul viso.

 

Era assurdo, per tutto questo tempo, avevo vissuto una vita bè più o meno spensierata, più che spensierata, mi ero solo curata di ciò che accadeva intorno a me, ma non mi ero accorta di quello che capitava all'esterno, di quello che capitava attorno a me.

“E perché io non ero a conoscenza di questi fatti?”

“Bè vedi la maggior parte della gente, non ne è a conoscenza, i giornali taciono queste notizie...vogliono evitare di suscitare agitazione e paura alla popolazione”

“E tu come fai a sapere tutte queste cose?”

“ Ecco mio padre spesso ha lavorato per il governo, gran parte dei robot che difendono il nostro paese sono stati realizzati da lui...e quindi spesso mi sono trovato ad origliare certe sue conversazioni con il presidente!”

“Aspetta chi? Il presidente?” domandai sconvolta.

“Oddio come siamo finiti a questo discorso...non dovevo raccontarti tutte queste cose!”disse andando nel panico.

“Tranquillo, a chi vuoi che lo vada a dire! E poi chi vuoi che mi creda?! Forse non ci credo neanche io alle cose che mi hai appena detto...forse dici tutte queste cose soltanto per darti arie da figo...”

“Ma io non ho bisogno di ricorrere a questi subdoli trucchetti, perché io sono già figo!”

“Bè comunque se tutto quel che mi hai detto è vero, dovresti essere orgoglioso di tuo padre!”

“Uhm, forse...”rispose con titubanza.

Eravamo ormai arrivati dinanzi al portone di casa, ma con nostra sgradevole sorpresa, c'era qualcuno in trepida attesa del nostro ritorno.

“Echiko...uffa ancora tu, pensavo che il padre di Itou, dopo tutto il casino che hai combinato in classe si fosse sbarazzato di te...” esclamò Liriko con un sorriso malevolo scolpito sul viso.

 

I suoi occhi erano freddi, non c'era alcun segno di emozione nel suo volto.

Insomma niente di nuovo!

Però tutto ciò continuava a sconvolgermi, perché lei in passato era stata mia amica, ma adesso era come un'estranea, anzi no, peggio, voleva uccidermi.

“Quindi era parte del tuo piano, ecco perché volevi che io reagissi, volevi che io facessi del male agli altri in modo tale che il padre di Itou si fosse sbarazzato di me...” dissi furibonda.

“Sfortunatamente questo non è avvenuto!” si intromise Itou.

“ Tu!”disse Liriko digrignando i denti e additandolo poi aggiunse spazientita

“Se tu non ti fossi intromesso!Mi sarei già sbarazzato di lei e avrei già terminato la missione impossessandomi della formula”

“Che formula?” chiese Itou, mentre io seguivo quella conversazione senza batter ciglio.

“Quella che è dentro la tua testa” gli spiegò.

“Non c'è niente dentro la mia testa!” rispose lui perdendo le staffe.

“Il tuo caro papà, ti tace molte cose, dovresti chiedere a lui, cosa c'è dentro la tua testa...a quanto pare non si è fatto scrupoli neppure sul suo stesso figlio...la scienza per lui deve contare più della famiglia...”

Itou smise di parlare, non disse più nulla, sembrava troppo scombussolato delle sue parole e anch'io ne ero rimasta colpita, era tutta la situazione a rendermi piuttosto confusa e angosciata:

La mia migliore amica che voleva uccidermi per impossessarsi di una formula dentro la testa di Itou che da quel che aveva detto lei, era un esperimento dello stesso padre di Itou.

E proprio Itou quello stesso identico giorno mi aveva parlato di suo zio, che lui aveva perso la sua umanità e che non risparmiava nessuno, qualunque cosa, persino suo figlio poteva essere oggetto dei suoi esperimenti.Aveva anche fatto un paragone tra lui e suo padre, lasciando intendere che non riteneva suo padre capace di fare una cosa simile e adesso...gli veniva rivelata quella verità...che suo padre avesse sperimentato qualcosa su di lui.

Potevo immaginare come si sentisse, era un po' come mi sentivo io tradita dalle persone che amavo, perché in fondo tutti mi avevano tradito... persino la mia famiglia mi aveva rimpiazzato con un clone dimenticandosi di me, persino Yuki...e la mia migliore amica voleva uccidermi.

“Devo dire che mi hai sorpreso, un padrone che salva il proprio robot, non è cosa che si vede tutti i giorni...” disse con un sorriso tagliente e sferzante osservando Itou che aveva uno sguardo spento ed amareggiato.

“Quindi anche il ponte...” dissi scioccata, lasciando la frase incompleta, non riuscivo a finire il discorso, ero troppo addolorata per poter giungere a quella conclusione così amara.

“Si, sono stata io a manometterlo!” ammise ridendo forte, aveva una risata ridondante ed isterica, era spaventosa.

“Liriko! Noi due siamo amiche!” urlai trattenendo a stento le lacrime.

“Aspetta... Liriko?” domandò Itou confuso.

“Si sono l'amica di Aiko!” esclamò lei divertita dallo stupore di Itou poi dopo un po' precisò“ O meglio eravamo amiche!”

La sua risata maligna rimbombava dentro la mia testa e percuoteva il mio cuore, lo stava facendo a pezzi, vedevo dentro la mia testa tutti quei ricordi, quei momenti passati insieme sfumare via.

“Comunque basta con le chiacchiere!” disse sbuffando.

Dopo aver pronunciato queste parole si avvicinò ad Itou prima che potessi accorgermene, poi vidi le sue labbra avvicinarsi alle sue, fu un contatto improvviso e appena accennato, lui era rimasto stupito quanto me dal gesto, ma di certo neppure disdegnava le labbra del nemico, era un depravato senza speranze.

Ma dopo un po' vidi Itou perdere i sensi e accasciarsi davanti al portone di casa.

“Che cosa gli hai fatto?” gli chiesi preoccupata e agitata.

“Tranquilla l'ho solo addormentato... sarebbe capace di mettersi in mezzo e farsi ammazzare..e i miei superiori lo vogliono vivo...” disse tranquillamente.

Osservai il suo sguardo e il suo sorriso erano carichi di perfida e di insensibilità, non riuscivo più a sopportare questa sua indifferenza, non poteva cancellare la grande amicizia che ci legava come se niente fosse.

“Liriko...ti ricordi quella volta che ci immaginavamo da vecchie, io e te ancora amiche: io mezza ceca che ti andavo cercando e ti confondevo tra la gente, mentre tu sdentata riuscivi a malapena a parlare...Liriko ti ricordi?”gli domandai con un groppo in gola, ricordando le nostre risate spensierate... E adesso...adesso eravamo in questa pessima situazione.

“Sei davvero noiosa!” disse sbadigliando forzatamente.

“Tu non puoi aver dimenticato...quanto ci volevamo bene!”dissi piangendo.

“Adesso ti metti pure a frignare! sei troppo seccante!” disse incominciando ad irritarsi.

Dopo di ciò si avvicinò a me con impugno un coltello, indietreggiai spaventata incrociando ancora una volta il suo sguardo torvo e quel sorriso maligno.

“Vuoi per caso scappare” disse sadicamente notando che non facevo altro che indietreggiare.

Dopotutto non riuscivo neppure a reagire se non per proteggere Itou e in quel momento lui non era in pericolo, e poi non volevo neppure difendermi, non potevo farlo, non potevo...lei era Liriko, anche se era cambiata, se era maligna, non potevo far a meno di pensare a lei come mia amica.

“Io non voglio che ci facciamo del male...” dissi ancora con le lacrime agli occhi.

Lei non mi degnava più di una risposta, si limitava ad avvicinarsi pericolosamente a me stringendo il coltello nella mano sinistra.

Mi rammentai che anche da umana era sempre stata mancina, questa cosa mi fece capire che in fondo non doveva essere cambiata davvero e che da qualche parte dentro di lei doveva esserci ancora la Liriko che conoscevo, dovevo solo far in modo che venisse fuori.

“Sei ancora mancina...” dissi sorridendole.

“Già...a quanto pare” disse in tono distaccato,continuando a non perdere di vista il suo obbiettivo.

Così decisi di scappare, era la sola cosa che potevo fare...correvo a perdifiato, come non avevamo mai corso prima d'ora.

Sentivo i suoi passi, mi stava inseguendo, erano più rapidi e veloci dei miei, mi stava per raggiungere.

Tentai inutilmente di continuare quella disperata corsa, ma ero abbastanza stanca e quasi priva di fiato.

Poi mi ritrovai in un vicolo cieco isolato, non avevo più alcuna via di fuga, sentii un ghigno provenire dalle sue labbra.

“Adesso non hai via di scampo!” precisò ridendo sadicamente.

Stava avanzando verso la mia direzione, mentre io ero ormai con le spalle al muro.

“Noi due siamo amiche!” urlai forte.

“Mi hai scocciato!” si mise a gridare in uno scatto di ira.

Dopo di ciò si avventò contro di me trafiggendomi lo stomaco con il coltello.

Sussultai per il dolore lancinante, mentre lei rideva con noncuranza.

In quello stesso momento,la sua risata sadica, maligna e strafottente rimbombandomi nella testa mi suscitò una sensazione di fastidio che cresceva progressivamente fino a raggiungere il culmine della collera.

Estrassi il coltello dallo stomaco con furia sporcandomi le mani del mio stesso sangue e sopportando il dolore provocatomi da quella ferita e dall'estrazione stessa dell'arma, e poi la puntai contro di lei.

Liriko tirò fuori un altro coltello dalla tasca della giacca e disse con uno sferzante ghigno “ Bene così combattiamo ad armi pari!”

“Non sprecare inutile fiato!” dissi colpendola di sorpresa al braccio sinistro.

In quel momento il braccio si mise a sanguinare e le cadde il coltello dalla mano.

“Con il braccio sinistro fuori uso...non credo che tu possa più far molto!” esclamai soddisfatta.

“Pensi davvero che sia così facile battermi!” disse irritata dalla mia sicurezza.

Iniziò a sferrarmi calci e pugni senza sosta facendomi cadere il coltello a terra.

Non mi dava neppure il tempo di reagire, era come una furia scatenata, non c'era alcun modo per poterla fermare.

Anche se aveva il braccio sinistro ferito, riusciva lo stesso a muoverlo e ad usarlo per sferrarmi tanti violenti colpi e poi mi strattonava da una parte all'altra poi mi afferrò il bacino e mi spinse la testa con violenza contro il muro.

Ma ancora una volta sentii quel ghigno che mi suscitava una morsa al cuore e allo stomaco e che mi faceva infuriare, non potevo lasciare che le cose finissero' in quel modo.

Così con tutta la forza che avevo in corpo mi liberai dalla sua stretta e iniziai a sferrarle calci e pugni con una violenza inaudita e mentre lo faceva avvertivo una sensazione spaventosa, avvertivo un accenno di piacere nel buttarla a terra e nel vederla dolorante e sanguinante.

Poi afferrai il suo collo e lo avvolsi fra le mie mani, però non pensavo davvero a ciò che stessi facendo, era come se la mia percezione della realtà fosse diventata confusa e annebbiata.

Avevo perso il controllo delle mie azioni a causa dell'ira che si era impossessata di me e percepivo solo le sensazioni soddisfacenti di quella stretta e dei suoi disperati tentativi di liberarsi.

Ridevo, in un modo così maligno e acido, non ero più in me, era come se un'altra persona avesse preso il controllo delle mie azioni.

Lei dopo un po' riuscii a liberarsi dalla mia stretta e mi spinse con violenza spostandomi a molti centimetri di distanza da lei, poi si avvicinò a me ancora dolorante,ma ciò nonostante decisa e determinata a farmi fuori.

Impugnava il coltello tremante,mentre io la guardavo ridendo forte, si era indebolita, non potevo di certo competere con me, sapevo che avrei potuto ucciderla senza troppa difficoltà e la sola idea mi eccitava,mentre io rimanevo lì ad osservare quella me stessa che si muoveva ed agiva indisturbata facendo del male a Liriko.

“Ti ammazzo!” urlavo con enfasi,mentre la buttavo a terra saltandogli addosso e massacrandola di pugni e calci.

Lei inerme e indifesa, tentavo inutilmente di liberarsi e di colpirmi ma non ci riusciva.

Era passata da carnefice a vittima ed io ero diventata così priva di controllo così desiderosa di sangue e morte.

Il sangue di lei mi schizzò sul viso e quella sensazione mi procurò una dose maggiore di piacere,mentre l'altra parte di me, spettatrice di quella cruenta scena tentava di frenare quello stato di estasi così deviante e incontenibile.

Leccavo il sangue che mi giunse alla bocca continuando a riempirla di calci e pugni violentissimi.

Agonizzante la sentii pronunciare il mio nome “Ai..ko...”

La sua voce era tremante e flebile, mentre io iniziavo a sentire sempre più calare quelle sensazioni piacevoli fino a chè non tornai in me.

Sconvolta mi trovai sopra il corpo di lei sanguinante che si muoveva appena tra i rantoli di dolore.

Subito mi discostai dal suo corpo,mentre lei si alzò appena, la vedevo barcollare mentre tentava ancora di colpirmi, ma il coltello le cadde tra le mani.

“Perchè sei così maledettamente forte? Che cazzo di robot sei?”mi domandò agonizzante, a fatica riusciva a reggersi in piedi.

“Non lo so...” esclamai spaventata di quello che avessi fatto un momento prima, poi ricordai quel piacere provato mentre la picchiavo brutalmente e mi sentii ancora più male.

“Mi dispiace” dissi turbata e dispiaciuta.

“Immagino che mi lascerai andare via...non mi finisci, sei così fastidiosa e stupida!” esclamò prima di allontanarsi barcollante e dopo un po' non la vidi più.

Dopo di ciò tornai verso casa di Itou, lui aveva ripreso conoscenza e mi osservava con un espressione sconvolta.

“Ha il viso tutto sporco di sangue...” mi fece notare atterrito.

In quel momento scoppiai a piangere e poi urlai angosciata “ Che cosa mi ha fatto tuo padre...che cosa sono io?”

“Il mio robot “ rispose incerto.

“Un robot che può ammazzare le persone...con degli istinti omicidi...” esclamai angustiata.

“Che cos'è successo...” la sua voce era tremante, aveva paura di me, lo leggevo dalla profondità dei suoi occhi smeraldini.

“Lo sai che oggi quando ho colpito i tuoi compagni e quando ti ho lanciato il banco e anche quando ho colpito Liriko... io ho provato un piacere immenso nel farlo...come se ci fosse un'altra me stessa, una me stessa omicida e sadica...” dissi agitata.

“Entriamo a casa!” disse varcando il cancello, si stava comportando come se volesse far finta che non fosse accaduto nulla.

Poi si fermò prima di arrivare alla porta di casa, mentre io protestavo dicendo “Questo è tutto quello che tu hai da dirmi?”

Stava evitando di guardarmi, perché quel sangue sul mio viso lo terrificava.

“Ti sei ferita, non vedo quale sia il problema...” disse dandomi le spalle.

“Mi sono ferita allo stomaco, non sul viso, quello è il sangue di Liriko...”

“E allora? Lei ci stava attaccando...è normale che tu volessi ucciderla...e poi lei non è un essere umano, è un robot, molto probabilmente è uno di quelli che lavora per la Yakuza”

“E allora perché stai evitando di guardarmi, pensi che evitando di vedere quel sangue, sia tutto apposto?”

Lui non rispose mi diede solo un fazzoletto per pulirmi il viso prima di rientrare a casa.

Io lo buttai a terra urlandogli contro“ Vuoi nascondere l'evidenza!”

“Abbassa la voce” disse voltandosi e prendendo il fazzoletto che era finito sull'aiuola.

Poi aggiunse “ Non devi dire niente...sul piacere che hai provato, dimenticatelo!Se mio padre scopre del piacere che hai provato nel farlo,cosa pensi che accadrebbe?”

“E' tutta colpa sua se sono così...” dissi in tono disperato con le lacrime agli occhi.

Si avvicinò a me mi asciugò il viso sporco di lacrime e sangue.

Poi disse “Riguardo a quello che è successo a scuola è stata colpa mia, se fossi intervenuto... non sarebbe successo....mentre riguardo Lydia è giusto che tu l'abbia uccisa ..quel robot voleva farci del male”

“Non l'ho uccisa...mi sono fermata in tempo...” esclamai infuriata, non potevo credere che dicesse con tanta freddezza che fosse giusto ucciderla.

“Lei è Liriko! Una mia amica!” dissi mentre lui continuava a pulirmi il viso con quel fazzoletto.

“Lei non è più Liriko, dimenticati di lei, adesso lei è un robot pericoloso!”controbatteva.

“E se tu fossi nella mia situazione...se Sayoko o Yoto diventassero' pericolosi, tu li uccideresti?”gli chiesi mettendolo in difficoltà.

Faticava a rispondermi, dopo una lunga pausa disse “Non potrei permettergli di fare del male a delle persone innocenti, proprio perché sono miei amici...io li ucciderei!”

“Hai uno strano concetto di amicizia!” esclamai esterrefatta.

“Vedi non potrei permettergli di rovinare l'immagine e il ricordo che io ho di loro, non potrei mai lasciare che loro facessero' qualcosa che andasse contro la loro stessa natura.

Preferirei vederli morti che permetterglielo! E se uccidessero' una persona innocente io mi riterrei responsabile di ciò...perchè in quanto loro amico avrei dovuto fermarli”

Lo ascoltavo senza fiatare, i suoi ragionamenti contorti erano sensati, mi sorprendeva che la sua argomentazione potesse avermi reso incerta su qualcosa che ritenevo terribilmente sbagliato.

“Quindi se io cercassi di far del male a qualcuno tu mi fermeresti?”

“E' quello che ho cercato di fare!” disse ricordandomi di quel momento in cui era dinanzi a me ormai incattivita come una bestia selvaggia.

.

Lasciai uscire dalle mie labbra uno spontaneo mi dispiace.

E poi mi soffermai bene sul senso di quel che avessi detto e poi domandai confusa“Quindi mi ritieni tua amica?”

“No, sei il mio robot ed io il tuo padrone e quindi sono anche responsabile di quello che fai...”

Sbuffai continuava a sottolineare e a ribadire sempre le stesse cose...insomma niente di nuovo ed io che mi illudevo, non sapevo neppure che illusioni mi stessi facendo, forse di poter contare davvero qualcosa per lui e poi perché ci speravo così tanto? Continuavo a non comprendermi e a non sopportare la mia stupidità.

Dopo rientrammo a casa...l'accoglienza non fu delle migliori.

“Che diamine vi è passato per la testa a tutti e due?” domandò il padre sbraitandoci contro.

“Papà siamo solo andati a fare una passeggiatina...” esclamò Itou tranquillamente.

“E quella ferita allo stomaco?” domandò osservandomi.

“Ecco...avevamo fatto una passeggiata quando quella Lydia ci ha attaccati...” continuò a spiegare Itou.

“Avreste fatto meglio a non muovervi da casa...e poi tu hai ancora la testa fasciata...Itou sei davvero così irresponsabile e tu Echiko...insomma dovresti occuparti di mio figlio e invece non fai altro che metterlo in pericolo!” era davvero molto arrabbiato.

“Papà guarda che quello che deve essere incazzato sono io, perché quella Lydia ce l' ha con me? Che cosa cerca dentro la mia testa? Che diamine di esperimenti hai fatto su di me?”

Il padre non rispose alla domanda, si limitò a portarmi nel suo laboratorio sotterraneo, mentre Itou ci seguiva continuando a chiedergli una spiegazione, mentre il padre lo ignorava bellamente.

“Se lo sapesse la mamma...anzi sai che ti dico glie lo scriverò per lettera...sono sicuro che dopo aver saputo questa cosa mi porterà in Germania con sè!”

“Itou...tua madre...” disse il padre non riuscendo a terminare la frase.

Poi guardò verso la mia direzione e disse “Echiko diglielo tu!”

Non aveva il coraggio di dire a suo figlio che sua madre fosse morta e che per tutto quel tempo avesse retto una finta corrispondenza e così lasciava quell'ingrato compito a me.

“Dovrebbe dirlo lei!” dissi guardando il padre di Itou , mi parve abbastanza meschino quel suo comportamento.

“Che cosa diamine mi nascondete?” domandò Itou irritandosi.

Vedendo che il padre non osava dire bocca, mi presi di coraggio e mi decisi a dirglielo io.

“Vedi Itou...quando tua madre stava partendo per la Germania...ha avuto un incidente e lei è....” dissi non riuscendo a terminare quel discorso, anche se dall'espressione vuota e spenta di Itou mi rendevo conto che doveva aver compreso il senso delle mie parole.

“Allora quelle lettere?”chiese scosso.

“Le ho scritte io!” ammise il padre con rammarico.

“Sei un brutto figlio di puttana!” disse Itou furioso spingendolo contro una parete poi gli sputò in faccia. Il padre non reagiva neanche, rimaneva immobile con quell'espressione sommessa,mentre il figlio era agitatissimo e sembrava volerlo fare a pezzi, infatti preparerò un pugno da sferrargli contro, poi però mollò la presa, parve averci ripensato.

“Per tutto questo tempo non avete fatto altro che prendervi gioco di me!” disse Itou lanciandoci sguardi di disprezzo.

“Quando lo avevi saputo ti sei sentito male, non volevo che accadesse di nuovo, per questa ragione ho mentito per tutto questo tempo...e ho retto questa falsa, per me non è stato facile...” disse il padre giustificandosi.

Itou passò dalla rabbia alla tristezza e dopo un po' i suoi occhi divennero' lucidi, le lacrime scesero' giù dal viso come un fiume in piena.

“Ti odio” urlò angosciato e furente contro il padre prima di andarsene.

Io rimasi immobile ad osservare la scena non sapendo cos'altro potessi fare.

Quando Itou se ne fu andato, il padre mi medicò la ferita e poi disse commiserandosi “Sono un pessimo padre...”

“Bè non credo che esista un padre perfetto...” dissi pensando al mio, di lui avevo dei ricordi così vaghi, non avevamo mai passato molto tempo insieme, parlavamo poco, lui era un tipo freddo e incostante.

Poi lo guardai dicendo “Penso che la cosa peggiore, forse non è quella di avergli mentito sulla morte della madre, ma gli esperimenti su di lui...che cosa ha fatto ad Itou? Perché Lydia è interessata a lui?”

“E' complicato da spiegare e non mi sembra il momento adatto per parlarne!” esclamò lui rifiutandosi di darmi una spiegazione.

“E di me che mi dice? Perché sono così forte e pericolosa? Perché mi piace far del male alla gente?”esclamai iniziando ad agitarmi, all'inizio volevo sollevarlo di morale, mi sembrava triste e dispiaciuto per tutto, ma poi mi rendevo sempre più conto che molto probabilmente non potevo fidarmi di un uomo come lui...nascondeva troppe cose.

“Un giorno ti spiegherò , questo non è il momento adeguato...” disse finendo di fasciarmi la ferita.

Ma dopo pochi minuti comparve il maggiordomo allarmato riuscivo a malapena a comprendere quello che stesse dicendo “Itou ha un coltello...Isae ...è in pericolo...lui vuole ucciderla...”

Io e il padre ci dirigemmo subito fuori dal laboratorio ed entrammo nella stanza di Isae che era vuota, poi cercammo nelle altre stanze e poi trovammo Itou che stringeva Isae puntandogli un coltello alla gola.

“E' tutta colpa tua!” urlava fuori di sé,mentre Isae era spaventatissima e continuava scusarsi senza sosta.

Itou sprezzante diceva “Non me ne faccio nulla delle tue scuse, puttana!”

“Itou fermati” urlò il padre avvicinandosi a lui.

“Non ti avvicinare altrimenti giuro su Dio che le taglio la gola, non scherzo!” disse con sguardo minaccioso.

“Itou...credi che uccidendola riporterai in vita tua madre?!” disse il padre con sguardo di rimprovero.

“No, ma voglio vendicarla!” disse con sguardo rabbioso.

Comprendevo come si sentisse, riuscivo a percepire la sua tristezza e angoscia nella follia di quel gesto sconsiderato e immorale, ma non ritenevo che fosse giusto,non era stata Isae ad uccidere sua madre, lei che colpe aveva.

La sua sola colpa era quella di essersi innamorata dell'uomo sbagliato, ma quella poteva chiamarsi una colpa? Una persona poteva scegliere di chi innamorarsi?

Osservavo quel suo viso delicato e il suo corpo fragile stretto da Itou che le puntava un coltello su quel lungo e tenero collo, c'era in lei tanta dolcezza, tanta gentilezza che non avevo mi visto in nessuna altra persona, la percepivo nel suo sguardo dimesso che si scusava con Itou.

Non lo faceva per far si che la risparmiasse, anzi ad un certo punto dalle sue labbra uscii una frase che non mi sarei mai aspettata “Uccidimi che aspetti...ho fatto del male a tua madre, non merito di vivere...”

“Piantala di essere così...mi vuoi forse far credere che sei dispiaciuta ma fammi il piacere!” esclamò lui con irruenza, avvicinando sempre più il coltello al suo collo.

“Itou ti prego non fargli del male!” lo supplicò il padre.

Non riuscivo più a sostenere quella situazione, mi metteva troppa tensione in corpo, così pensai di dover fare qualcosa per fermarlo.

“Itou...hai detto che non sopporti l'idea che qualcuno uccida una persona innocente...tu non stai forse facendo questo?”

Lui mi guardò ringhiando “Lei è un'assassina ha ucciso mia madre!”

“Non è stata colpa sua...la sua sola colpa è di essersi innamorata di tuo padre!”dissi sperando che mi avesse dato retta.

Mi rispose dicendo “Punti di vista!”

“Itou se vogliamo parlare di colpe...allora.ti dico una cosa che non mi sono mai sentito di volerti far presente, ma arrivati a questo punto...ritengo che sia giusto che io te lo dica...” disse il padre esasperato.

“No, la prego...Kayashisama non glie lo dica...lo ferirebbe ancora di più...” disse Isae.

Era assurdo voleva evitare che il suo carnefice soffrisse, invece di pensare a se stessa, si curava delle sofferenze di Itou.

“Smettila mi dai sui nervi!” disse accanendosi contro di lei poi si rivolse al padre dicendo “Ebbene dimmi!”

“Vedi...se io mi sono innamorato di Isae, la colpa è tua...” disse lasciando me e Itou sbigottiti.

“Che diamine significa?” esclamò lui perdendo sempre più la calma.

“Quando tua madre è rimasta incinta di te, le cose tra me e lei sono cambiate, si curava sempre di te, io ho smesso di esistere per lei...ti ricordi tu stavi tutto il tempo a chiederle di dormire accanto a te...e lei ti teneva compagnia...ignorando di avere pure un marito...io e tua madre non abbiamo fatto l'amore da quando tu sei nato...è questa la verità! E poi quando è comparsa Isae, sono diventato l'uomo più felice del mondo, finalmente c'era qualcuno per cui contassi qualcosa....non ti permetterò di portarmi via anche lei!”

Itou dopo aver seguito il discorso del padre gettò il coltello nel pavimento e liberò Isae senza proferire parola,sembrava molto scioccato.

Il padre soccorse Isae e le chiese se stava bene, mentre io guardavo Itou che era inquieto e addolorato.

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Capitolo 16
*** i pensieri di Itou ***


La voce di Itou era altisonante, la potenza della sua voce e del suo sguardo rabbioso erano come un incendio dirompente.
“La mamma ti amava...Non sai quanto ha sofferto quando tu hai incominciato ad allontanarti da lei...eri sempre così preso dal lavoro e da Isae!”
“La prima ad allontanarsi è stata lei. Non mi degnava più delle attenzioni di una volta ed io di questo ne soffrivo, tutte le attenzioni te le sei prese tu! E così mi sono fatto da parte e ho deciso di dedicarmi cuore e anima alla scienza...e poi è arrivata Isae...”
Quella conversazione terminò così, Itou non disse più una parola. A
 cena piombò il silenzio assoluto, né il padre, né Itou parlavano, solo Isae la vidi tentare inutilmente di sostenere una conversazione.
Stava parlando di un libro che aveva letto e ci stava raccontando la trama sostenendo che fosse molto interessante, mentre Itou le lanciava certe occhiate per farla tacere.
Io iniziavo a reggergli il gioco, perché mi faceva tenerezza, stava inutilmente cercando di rendere quella cena meno spiacevole possibile.
Era così amorevole e dolce Isae, era impossibile volerle far del male, ma Itou non era dello stesso avviso, sembrava volerla uccidere solo con lo sguardo e il fatto che fosse gentile nei suoi confronti doveva scatenare maggiormente la sua ira.
“Dimmi una cosa perché non hai cercato di riportare in vita la mamma! A che cazzo serve tutta questa scienza, se non riesci neanche a far questo!” disse adirato battendo un pugno violentissimo contro  il tavolo.
“I genitori di tua madre non me l'hanno permesso, lo sai loro...non volevano neppure che io sposassi tua madre, odiano l'idea che io sia uno scienziato e mi hanno detto che loro figlia non doveva essere oggetto di alcun tipo di esperimento...e poi lo sai...riportare in vita qualcuno che è morto rimane comunque pericoloso, mantenere integra la sua personalità non è semplice...avrei potuto riportarla in vita, ma avrebbe potuto subire uno stravolgimento della sua personalità da renderla completamente un'altra persona...” disse il padre con un tono riflessivo e pacato.
“E ti ritieni uno scienziato?!” esclamò con estremo sarcasmo prima di andarsene.

Nei giorni successivi Itou era completamente assente c'era fisicamente ma non con il corpo, persino con Yoto e Sayoko parlava a malapena dopo aver scoperto che persino loro fossero' al corrente della morte di sua madre e che gli avessero' taciuto così a lungo la verità.
In uno di quei giorni Sayoko e Yoto, a ricreazione non riuscirono più a reggere quella situazione, erano stanchi dell' Itou taciturno e strafottente, così  Sayoko disse “ Adesso basta, Itou se ce l'hai con noi...per quello che è successo, incazzati! Ma non fare l'indifferente! Non tenerti tutto dentro, facci una bella sfuriata... è più sensata come cosa, invece di rimanere in silenzio!”
“Sono senza parole... non mi aspettavo una cosa del genere da parte vostra, mi sento come se mi aveste tutti preso per il culo, come se tutto ciò che ho vissuto fino ad ora fosse pura finzione!”
“E' stato tuo padre che ci ha detto di non dirtelo e poi quando eri venuto a sapere della notizia di tua madre, hai perso i sensi e non ti ricordavi niente...e nessuno ha trovato il modo e il coraggio di dirtelo per paura che potessi avere di nuovo delle ricadute...” ammise Yoto con estremo dispiacere.
“A questo punto avrei preferito non venirlo mai a sapere...dopo tanto tempo che so una cosa...venire a sapere dopo tanto tempo che era tutta una bugia...è così...” disse non riuscendo a concludere la frase, ma il suo sguardo angosciata sembrava dire molto più delle parole.
Sayoko lo abbracciò poi si unii anche Yoto, mentre io li guardavo incominciando a sentirmi fuori posto, ero felice per lui, aveva dei buoni amici che lo sostenevano, anche se aveva  un pessimo carattere, immaginavo che per lui doveva essere stato un colpo troppo grande venire a conoscenza della morte della madre e sopratutto in quel modo così inusuale, dopo che gli era stata detta una bugia per così tanto tempo.
Forse un po' lo invidiavo, dopo Liriko, potevo dire di avere degli amici?
Loro non erano miei amici,ma amici di Itou e si comportavano bene con me, solo perché ero il robot di Itou...altrimenti non si sarebbero mai mostrati cordiali nei miei confronti.
E mentre pensavo queste cose e mi guardavo intorno nel giardino della scuola sentii Yoto dire “Ei Echiko unisciti anche tu al nostro abbraccio di gruppo!”
Un sorriso mi si stampò automaticamente sulle labbra, forse dopotutto mi stavo sbagliando, non ero considerata solo il robot di Itou...
Mi unii a quell' abbraccio amichevole, Itou era circondato da così tanto calore e affetto eppure sembrava non rendersene neppure conto.

A scuola: si svolgeva  tutto come al solito, mi accorgevo solo di un particolare in quei giorni tutti mi evitavano, sembravano spaventati da me, c'erano quei ragazzi e ragazze che avevo attaccato che erano rimasti lesi ad una gamba, ad un braccio e avevano subito fortunatamente  solo delle lievi fratture e altri ancora in ospedale e a quanto pare non mi avevano dato la sospensione soltanto perché il padre di Itou si era scusato con le famiglie delle vittime e aveva dato una cospicua somma di denaro alla scuola e alle vittime.
“E' assurdo che continui a venire a scuola dopotutto quello che ha combinato! E' spaventosa!” sentivo dire da varie ragazze che parlottavano fra di loro.
I loro sguardi erano davvero spaventati e atterriti da me e incominciai a sentirmi a disagio, però se non altro adesso non osavano più maltrattarmi, anzi erano del tutto intimoriti dalla mia presenza in classe.
“Oddio forse ci ha sentite...oddio adesso che cosa ci farà!” le sentii dire a quelle ragazze che fino ad un momento fa avevano parlato, le guardai in silenzio e presi posto.
“Quando ci ha attaccato aveva degli occhi...così cattivi....sembravano iniettati di sangue... troppa impressione mi ha fatto!” disse il biondino che mi aveva tolto la maglietta di dosso.
Da vittima ero diventata carnefice...la cosa un pò mi dispiaceva, io non volevo né suscitare paura né disprezzo,  ma a quanto pare l'unico modo che avevo per guadagnarmi il loro rispetto stava nell'infondere loro timore.
Così mi misi a ridere, per l'assurdità della situazione sotto lo sguardo stupefatto e turbato di tutti.
E poi domandai  alzando la voce “Bè che avete da guardare?!”  e tutti  abbassarono lo sguardo spaventatissimi, mentre io mi giravo da una parte all'altra mostrando uno sguardo cattivo.
Itou con la testa fasciata mi guardava con un sorriso stampato sulle labbra, sembrava anche lui divertito dalla situazione.
Notavo che Kasumi da un po' di giorni si era assentata da scuola, non ricordavo neppure se le avevo alzato le mani e incominciavo a preoccuparmi, speravo che non le fosse accaduto niente di brutto o quanto meno di non esserne responsabile.
Così prima che la professoressa arrivasse in classe raggiunsi i banchi vicini delle sue due amiche e gli domandai di Kasumi, loro mi risposerò con voce tremante “Ah, no Kasumi sta bene...è andato solo dal chirurgo plastico, spera forse che la chirurgia faccia miracoli, ma nel suo caso non credo che ci basti il chirurgo!”
Le guardai stupita dalla loro falsità, davanti a lei si mostravano così amiche e in sua assenza erano così acide e cattive nei suoi confronti.
“E di certo lei non potrebbe mai competere con te, lei è solo invidiosa di te Echiko perché sei molto bella...e ha paura che gli porti via Itou...” dissero' falsamente, iniziavo ad essere improvvisamente così docili nei miei confronti, dovevano essere molto spaventate.
Osservai il resto della classe, i ragazzi e le ragazze che si facevano i fatti loro  tentavano inutilmente di non dar a vedere la paura che provassero' in mia presenza, parlando tra di loro, ma percepivo quell' agitazione nei loro visi e poi  mi guardavano con la coda dell'occhio, come se avessero' persino paura di incrociare il mio sguardo.
Poi mi rimisi a sedere, non sopportavo più quegli sguardi intimoriti e sprezzanti, avrei solo voluto un po' di pace.
Dopo un po' Sayoko si alzò dal suo banco e mi diede a parlare, era così gentile ed amichevole, mi disse anche di non darci troppa importanza ai loro sguardi.
Si comportava normalmente come al solito, come se quel giorno non fosse accaduto nulla, nonostante avesse assistito al massacro compiuto, lei non aveva paura di me, bè a pensarci bene neanche Yoto ed Itou sembravano aver paura di me.
Poi  entrò in classe Liriko, il suo sguardo si incrociò con il mio, era gelido come al solito.
Aveva le stampelle, riusciva a malapena a camminare ed alcune compagne si offrirono di aiutarla, l'avevo ridotta io in quello stato.
Non sapevo se dovermi sentire in colpa o meno per quello che era successo, ripensavo a quella me stessa assettata di sangue che concitatamente la colpiva.
 Rabbrividivo al solo ricordo di quella violenza selvaggia che si era scatenata in me, con cui avevo ferito i compagni di Itou e poi Liriko,
Doveva esserci qualcosa di sbagliato in me! Iniziavo seriamente ad aver paura di me stessa, di ciò che fossi in grado di fare, se avessi perso il controllo un'altra volta chissà cosa poteva capitare...
Dopo la scuola, venne a prenderci l'autista della famiglia Kayashi.
“A quanto pare non verrai più molestata...non sei contenta?” domandò Itou in tono ironico.
“Veramente, non mi fa piacere che gli altri abbiano paura di me...” esclamai scocciata.
“Ma se ti stavi divertendo un mondo a terrorizzarli...” controbatteva.
“Già, ma dopo un po' mi sono accorta che non era divertente...e poi anch'io ho paura di me stessa, di quello che potrei fare...” ammisi secca.
“Ti preoccupi troppo!” disse tranquillamente guardando fuori dal finestrino.
“Tu non hai paura di me?” gli domandai a bassa voce, non volevo che l'autista udisse le nostre conversazioni.
Lui scoppiò in una fragorosa risata e poi disse “Io paura di te? Paura del mio robot! Tesoro se tu mi fai del male muori insieme a me! Capisci?”
“E ma intanto tu moriresti lo stesso!” gli feci notare.
“Non è che mi importi più di tanto di morire, anzi forse ora come ora sarebbe la cosa migliore che mi possa capitare!” disse facendosi serio e cupo.
“Che diamine stai dicendo?” gli sbottai contro.
“Non credo che tu possa capire...” disse facendosi malinconico e triste.
Era dal giorno in cui aveva saputo della morte della madre che era diventato sempre più cupo e malinconico e poi non mangiava niente, saltava i pasti e si rinchiudeva in una stanza della casa senza accendere neppure la luce e rimaneva lì rinchiuso per tutto il giorno a suonare il pianoforte.
E anche quel giorno sembrava dello stesso avviso, infatti non appena tornammo a casa non salutò neppure il padre che lo guardava con un espressione rassegnata.
Dopo un po' riprese a suonare quell' angosciante melodia, l'avevo già sentita, mi era alquanto familiare, doveva trattarsi di una sonata di Beethoven, però non riuscivo a riconoscerla.
A pranzo Itou come al solito, non si presentò, non mangiava da circa una settimana e aveva continuato a suonare  ripetutamente quella melodia non appena tornava da scuola fino a tarda sera, da quello che sapevo il padre lo aveva persino trovato addormentato dinanzi al pianoforte.
Anche quel giorno gli inutili tentativi di persuaderlo del padre, delle cameriere e del maggiordomo non avevano dato i suoi frutti.
E così ci ritrovammo a pranzare come al solito senza Itou sulle note di quel brano musicale.
“Accidenti...speravo che gli passasse...che tempo un 5 giorni si fosse ripreso” disse il padre preoccupato.
“E' passata una settimana!” gli fece notare Isae poi aggiunse “Kayashisama deve fare qualcosa! E' suo figlio ed è davvero molto triste, lo percepisco...da questa melodia si può avvertire la profonda tristezza del suo cuore...” disse in modo alquanto animato, stava proprio facendo una ramanzina al padre.
“Isae che dovrei fare?” esclamò lui iniziando ad alterarsi.
Iniziavo a percepire una certa tensione fra quei due ed era alquanto insolito vedere Isae prendere posizione contro il padre di Itou, mi era parso un robot remissivo e accondiscendente, ma mi dovevo essere sbagliata
“Bè stare qui a mangiare come se niente fosse non mi sembra il massimo...e poi non avrebbe dovuto dirgli delle cose tanto brutte...è come se gli avesse detto che sua madre è morta per colpa sua!”
“Non capisco perché lo difendi tanto...ha cercato persino di ammazzarti...” controbatteva lui.
“Ha le sue ragioni...per essere arrabbiato con me...e anche con lei...” gli rispose a tono Isae.
“Ti piace Itou...sembra che alla fine tutte perdiate la testa per lui...in effetti è più giovane, immagino che uno come me non ti vada più bene!” esclamò il padre irritato.
“Ok dopo questa risposta, non credo che abbiamo altro da dirci!” esclamò Isae alzandosi per andarsene, aveva le lacrime agli occhi,mentre il padre rimase seduto senza dir nulla.
Quando se ne fu andata, il mio sguardo si concentrò su quello del padre, ero anch'io irritata dal suo comportamento, sembrava che stesse facendo di tutto per evitare un approccio con Itou e quando Isae gli aveva sbattuto in faccia la verità, gli aveva detto che dovesse parlargli o quanto meno fare qualcosa e non stare lì ad osservare suo figlio distruggersi, lui si infuriava come se temesse il confronto con Itou.
“Bè che c'è Echiko vuoi farmi anche tu la ramanzina?” esclamò indispettito.
“Bè Isae ha ragione...in quanto suo padre ha il dovere di far qualcosa...”
“Lui mi odia...che vuoi che faccia? Non mi vuole neppure rivolgere la parola...”
“Possibile che non glie ne importi nulla di Itou!” esclamai agitandomi, non sopportavo quel suo modo di fare, rispondeva come se la questione non lo toccasse affatto.
“Non è così, è solo che tra me e lui i rapporti non sono mai stati quelli di un padre e di un figlio.  
E' difficile ripristinare un rapporto che non c'è mai stato...anche se Itou è mio figlio, non posso far a meno di provare rancore nei suoi confronti....se solo lui non fosse esistito io non avrei mai perso l'amore di mia moglie...io l'ho odiato, sono arrivato al punto di volerlo uccidere quand'era ancora in fasce...ma  fortunatamente sono riuscito a tornare in me...e non l'ho fatto...”
“Ma se tutto ciò non fosse mai avvenuto...lei non si sarebbe innamorato di Isae... forse molto probabilmente non sarebbe neppure riuscito a realizzare dei robot, perché è stato grazie ad Itou, a quel figlio che gli ha portato via sua moglie se lei si è dedicato in maniera così morbosa alla scienza...”
“E' vero...non ci avevo mai pensato!” mi rispose sorpreso.
Dopo di ciò andò a parlare con il figlio, ma non parve andare molto bene, Itou non lo aveva neppure ascoltato e aveva continuato a suonare senza curarsi di lui.
Così pensai che le uniche persone che potessero' sbloccarlo da quello stato fossero' Sayoko e Yoto, ma anche a loro non parve dare molto retta, avevano inutilmente tentato di indurlo ad uscire, ma senza ottenere dei buoni risultati.
Altra soluzione poteva essere la cameriera sexy con cui Itou andava a letto, non credevo che Itou potesse dire di no alla sua depravazione e invece anche in quel caso mi dovetti ricredere, era davvero depresso.
“Non mi ha neppure degnato di uno sguardo, ma che diamine gli è successo?” domandò la cameriera scoraggiata.
L'ultima cosa che potessi fare era parlargli personalmente, così bussai alla porta con in mano un piatto con una torta, la  cameriera con cui Itou andava a letto mi aveva detto che era la sua preferita e così pensai che forse non si sarebbe rifiutato di mangiarla.
Bussai senza ottenere una risposta e poi entrai dentro la stanza buia, nella penombra riuscivo appena a scorgere il pianoforte ed Itou.
“Fammi indovinare” disse continuando a suonare senza distogliere lo sguardo dal pianoforte, poi disse “ Dopo la visita di mio padre, quella di Yoto e Sayoko e dopo la trovata della cameriera...uhm bè penso che tu sia...vediamo sono indeciso tra Isae ed Echiko...”
Mi sedetti accanto a lui poggiando il piatto con la torta sulle mie gambe.
“Uhm Isae è sbucata già diverse volte per parlarmi,quindi per esclusione direi Echiko!”
“Ottima deduzione Watson!” esclamai ironica.
Dopo di ciò  continuò a suonare senza degnarmi di alcun tipo di considerazione, io accesi la luce dato che in quell'oscurità a fatica riuscivo a vederlo.
Non appena accesi la luce stupidamente  rimasi ad osservarlo suonare, non sapevo neppure perché ma ero rimasta affascinata dal suo sguardo assorto dalla musica e poi guardavo le sue mani scorrere sui tasti del piano erano così veloci, notavo che neppure osservava i tasti, il suo sguardo era fermo su un punto imprecisato della stanza, doveva conoscere la posizione dei tasti a memoria.
“Questa è la Moonlight Sonata di Beethoven giusto?” domandai, ascoltando con attenzione il brano.
“Si, esatto...” disse fermandosi di colpo poi notò la torta che avevo poggiato sulle mie gambe e disse maliziosamente “ Sarei indeciso tra la torta e le tue appetitose cosce!”
Io non prestai attenzione alle sue parole e gli porsi la torta, ma lui la rifiutò dicendo di non avere poi tanto appetito.
“Ne sei sicuro?!” gli domandai poi aggiunsi “No, perché se non la vuoi la mangio io, sembra davvero buona...”
In effetti a guardarla mi rendevo sempre più conto che aveva un aspetto davvero delizioso: era al cioccolato e con le nocciole.
E così ne tagliai un pezzo per assaggiarla ed era veramente buona e mi lasciai scappare di proposito un 'affermazione del tipo che era buonissima e che non sapeva che cosa si stesse perdendo.
Dopo aver finito di masticare all'improvviso si avvicina di scatto alle mie labbra e incomincia a leccarmele con delicatezza, provocandomi i brividi lungo la schiena e poi il suo sguardo era puntato contro i miei  occhi castani sbarrati e confusi.
“Che diamine ti salta in testa!” urlai indispettita e imbarazzata.
“Ti era rimasto del cioccolato sulle labbra...” disse tranquillamente come se fosse una giustificazione plausibile.
Poi prese il piatto poggiato sulle mie gambe e lo posò sullo spazio libero dello sgabello su cui ero seduta.
Lo guardai confusa, non avevo idea di che cosa avesse in mente e il suo sguardo non mi tranquillizzava, aveva assunto quell'espressione perversa, ma al contempo carica di fascino e sensualità, per non parlare del suo sorriso smagliante che mi toglieva il fiato.
“Aria, aria...mi mancava il respiro, iniziava a fare così caldo...” pensai tra me mentre lo vedevo lì in piedi dinanzi a me, poi si chinò all'altezza delle mie gambe.
Oh santo cielo che cosa aveva in mente...
“Hai delle gambe così belle...una cosa che io adoro delle ragazze è la sinuosità delle cosce fino a giungere alle ginocchia e alle caviglie...” disse in tono sexy.
“Ah bè mi fa piacere...” dissi in completo imbarazzo.
Poi lo vidi allungare le mani verso le mie gambe e subito sbottai sulla difensiva “Non ci provare neanche depravato!”
“Ah,bè pensavo fossi venuta qui per consolarmi!” disse mostrando un broncio forzatissimo.
“Io non consolo le persone nei modi in cui intendi tu...” esclamai infastidita.
“Frigida...frigida...frigida!” prese ad insultarmi senza far cenno di volerla smettere  mentre stava avvicinando le sue mani alle mie gambe ed io le allontanavo prendendo la scossa.
“Dai il fatto che mi sia morta la madre...mi dovrebbe rendere ancora più affascinante, il fascino del ragazzo cupo, triste e depresso...e tu mi dai l'idea di essere la solita protagonista rompi coglioni che ha la sindrome della crocerossina della situazione...mi vuoi consolare....aiutare e quindi...”
“E quindi dovrei venire a letto con te?!” esclamai esterrefatta da quei suoi ragionamenti contorti.
“Esattamente!” disse ridendo, ma era di una di quelle risata forzate e acide.
“Ma ti ascolti quando parli?! e poi cazzo alzati!e non ti stare chino vicino le mie gambe!” esclamai agitata.
“Mi inchino alla bellezza delle tue gambe! Anzi dovresti esserne onorata,si può dire che sia un segno di sottomissione...”  disse lanciandomi uno sguardo provocante, poi le sue mani si posarono sulle mie cosce senza che me ne accorgessi.
Ero rimasta completamente paralizzata, non riuscivo a fare resistenza, sentivo il mio cuore battere fortissimo, mentre le sue morbide e affusolate mani si posavano sulle mie soffice pelle nuda.
Scivolavano sempre più sotto la gonna della mia divisa ed io rimanevo immobile con lo sguardo chino non riuscendo neppure  a sostenere il suo sguardo.
Fino a che non sentii una delle sue mani tentare di insinuarsi più in profondità per raggiungere il mio interno coscia, le mie gambe serrate stavano per essere spalancate da quella mano dal tocco deciso, ma allo stesso tempo delicato.
Le mie cosce  si fecero' cedevoli e lasciarono che la sua mano sfiorasse la mia intimità.
E mentre mi chiedevo che stessi facendo, perché diamine non reagivo, avvertii una sensazione di piacere così forte e inarrestabile mentre la sua mano continuava a giocherellare con la mia intimità insinuandosi dentro le mutandine.
Ansimai tentando inutilmente di trattenermi, ma era tutto inutile il piacere era troppo forte per potergli resistere e avvertivo anche tanto caldo e un desiderio inaudito della sua intimità dentro di me, che non riuscii neppure a tenerlo segreto, le parole mi uscirono di bocca da sole.
Poi le mie mutandine finirono sul pavimento e mi accorsi con imbarazzo che le mie gambe quasi d'istinto si erano del tutto spalancate per accoglierlo.
Sentii la sue carnose labbra posarsi dentro di me, poi la sua lingua calda e la sua saliva fluire dentro la mia intimità causandomi un'eccitazione che non avevo mai provato prima di quel momento.
Continuavo a gemere  perdendo del tutto il controllo di quello che stessi dicendo ormai accecata dal piacere e dall'estasi di quel momento.
La mia voce era soffocata dai gemiti diceva di volerlo e lo supplicavo di farmi sua in quel preciso istante.
Ma proprio in quel momento si  ricompose scoppiando a ridere dicendo “ Hai visto te lo avevo detto che mi avresti poi pregato di farti diventare mia!”
Io tornai in me e mortificata da tutta quella sgradevole situazione mi rimisi le mie mutandine e poi gli mollai un violento schiaffo sulla guancia e così avvertii un ustione alla mia stessa guancia.
“Ed io che mi preoccupo per uno come te...” dissi con le lacrime agli occhi per la rabbia e l'umiliazione subita, non riuscivo neppure a credere al fatto che avessi potuto essere così stupida da cedere alle sue avances.
“Dai volevo solo vedere se eri davvero tanto frigida come credessi...tutto qui...” disse in tono piuttosto pacato come se non fosse accaduto nulla di grave.
“Itou fai schifo! Sei viscido!” dissi mostrandogli tutto il mio disprezzo.
“Bè a me non pare che ti dispiacesse...anzi...” esclamò lui divertito.
“Vuoi che ti faccia a pezzi?! Non credo ti convenga farmi perdere il controllo, dato che hai ancora la testa ferita!” esclamai adirata pronta ad andarmene, ma sentii la sua mano stringere il mio polso per trattenermi.
“Lasciami!” urlai furibonda liberandomi dalla sua stretta e prendendo una violenta scossa per poi andarmene via.

Il giorno seguente a scuola tutto proseguii come al solito e poi mi accorsi di un repentino cambiamento nel comportamento di Itou, non era  più tanto malinconico, aveva ripreso a mangiare normalmente tanto che il padre mi chiese che cosa avessi fatto per riuscire in una tale impresa.
Io lo guardavo stupita mentre da sotto il tavolo mi faceva il piedino con aria divertita, mentre io allontanavo il piede in assoluto disagio.
“C'è qualcosa che non va Echiko?” domandò il padre di Itou.
“Oh no niente...” esclamavo io in completa difficoltà.
“Allora Echiko vuoi dirci cosa hai fatto al nostro Itou?” mi domandò per la seconda volta il padre sotto lo sguardo divertito di lui.
“Echiko sa essere molto, ma molto persuasiva e la sua compagnia...risulta essere molto piacevole...” disse Itou allusivo, ma delle sue allusioni me ne accorgevo solo io, mentre il padre di Itou e Isae non percepivano nulla di strano nelle sue parole.
Lo guardai malissimo, avrei tanto voluto farlo a pezzi sopratutto ripensando a quello che era accaduto il giorno precedente.
Poi mentre Isae e il padre erano distratti e mangiavano, si leccò le labbra alludendo a quella mia debolezza del giorno precedente e mi rivolse un mordace sorriso,mentre io immaginavo tutti i modi possibili e immaginabili per poterlo uccidere.
Istintivamente strinsi i pugni, avrei tanto voluto mollargliene una ventina di fila, ma non potevo, la presenza del padre e di Isae mi frenava e poi quel maledetto braccialetto e le sue violente scosse elettriche.
La cosa che più mi faceva rabbia era stato il mio stesso comportamento, ero stata così idiota da lasciarmi sedurre da uno come lui e per quanto cercassi di schifarlo, anche in quel momento non riuscivo davvero a farmelo dispiacere, nonostante tutto ciò che fosse accaduto, una parte di me era sorprendentemente attratta da lui e se ripensavo a quello che era accaduto potevano venirmi le vertigini al solo pensiero, era stato come toccare il cielo con un dito, peccato che poi... mi ero risvegliata e mi ero resa conto di essere calata giù all'inferno.
Avevo perso la faccia, mi sentivo così sporca, così sudicia, avevo fatto qualcosa di così orribile e umiliante, eppure se ripensavo a quelle sensazioni provate in quel momento, non potevo dire che fosse stato spiacevole.
E poi ecco adesso doveva essersi convinto di avermi in pugno, lo percepivo da quella sua espressione fiera e soddisfatta.
“Papà stavo pensando di uscire con Echiko questo pomeriggio...” disse facendosi tutto sorrisi.
Mentre io lo guardavo preoccupata, quest'idea di uscire da sola con lui non mi piaceva per niente, si era già spinto troppo oltre per i miei gusti.
Era appagato dalla mia espressione allarmata, mentre tentavo inutilmente di dire la mia in merito   sperando di persuadere il padre:“Itou credo che  tu sia ancora troppo sconvolto...non credo che ti faccia bene uscire...”
“Io invece penso che gli farà proprio bene uscire...” disse il padre piuttosto allegro.

E mentre continuavo a chiedermi perché dovevano capitare cose come queste proprie a me, eravamo già fuori di casa ed io scocciata non gli rivolgevo neppure la parola.
Lui si era fatto invece alquanto comunicativo, sembrava lo facesse di proposito per farmi salire i nervi.
“Allora Echiko dimmi ti piace più il sukiyaki o il sushi?” domandava ridendo.
Mi rivolse tante di quelle domande stupide e prive di senso per tutto il tragitto a cui io mi esimevo dal rispondere, ma lui insisteva fino a svilirmi e quindi rispondevo semplicemente per farlo smettere di rivolgermi sempre le solite domande.
Dopo un po' stufa di tutto quel camminare e di quelle domande prive di senso gli dissi “Adesso rispondimi tu ad una domanda...dove diamine siamo diretti?”
“Non ne ho idea!” esclamò lui perplesso.
“Non ti credo!” esclamai sulla difensiva.
“Vediamo...secondo te dove siamo diretti?” mi domandò scendendo dal marciapiede e fermandosi di colpo nel bel mezzo della strada.
“Itou sei in mezzo alla strada!”urlai categorica notando pure un camion che stava passando proprio in quel momento nel punto esatto in cui si era fermato Itou.
Scesi dal marciapiede e lo raggiunsi tirandolo via per un braccio verso il marciapiede, il camion non aveva investito Itou per un pelo.
Il camionista frenò di botto spaventatissimo e poi imprecò contro Itou prima di andarsene.
“Volevi per caso ammazzarti?!”gli invei contro.
“No, stavo lì tanto per....mi godevo il panorama!” disse con accesso sarcasmo.
“Tu sei completamente pazzo!” esclamai scossa.
“E tu sei un'idiota, perché diamine ti sei prodigata a salvarmi la vita!” esclamò ostile e contrariato dal mio gesto.
“Onestamente non lo so, sarà il braccialetto o sarà che non voglio assistere ad uno che tenta di suicidarsi...” esclamai acidamente.
“Vabbè allora torna a casa!” disse incominciando a camminare per i fatti suoi.
“Che hai intenzione di fare?!” gli chiesi allarmata.
“Non sono affari tuoi...va a casa!” mi rispose secco.
“Aspetta non vorrai mica provare un'altra volta ad ammazzarti?!”
“Può darsi!” esclamò in tono alquanto rilassato come se stesse dicendo cose da niente.
“Aspetta, Itou perché  vuoi ammazzarti?”
“Secondo te?”
“La domanda te l'ho fatta io!”protestai.
“Bè sai uccidersi fa molto figo...la madre morta...insomma ci siamo capiti, mi manca il suicidio per raggiungere il culmine...” disse continuando a non rispondermi con serietà.
“La finisci di dire cazzate!” gli sbottai contro.
“Bè si può quasi dire che sia stato io ad uccidere mia madre...è questa la ragione!” disse con aria contrita.
“Questo non è vero...quello che è successo è terribile ma non è colpa né tua, né di tuo padre e né di Isae, è stato un incidente...”
“Già ma tu non hai idea...di quanto io odiassi mio padre, di quante volte da bambino, avrei tanto desiderato che lui non esistesse per poter avere mia madre tutta per me...” disse bieco.
Era evidente che Itou da piccolo avesse sofferto della cosiddetta sindrome di Edipo, ma ciò che mi stupiva e che i genitori non se ne fossero' accorti e che avessero' sottovalutato questo suo attaccamento morboso con sua madre.
“Itou mi dispiace, deve essere difficile per te...questa situazione, ma uccidersi non mi pare una buona idea...” esclamai iniziando a diventare comprensiva nei suoi confronti, ma proprio in quel momento scoppiò a ridere dicendo “Ci sei proprio cascata, non volevo uccidermi, sapevo che mi avresti trascinato via in tempo...dopotutto sei il mio robot, era solo divertente vederti preoccupata per me...e poi mi hai pure perdonato ciò che  è accaduto ieri...che ingenua!”
“Va al diavolo!” esclamai furibonda pronta a tornarmene a casa alla svelta.
“Aspetta!”  disse tenendomi per il polso e poi disse  con un tono abbastanza convincente “ Dai mi farò perdonare!”
Dopo un po' mi portò in giro, stavamo guardando le vetrine di vari negozi ed io continuavo ad essere perplessa e scocciata non capivo quali fossero' le sue intenzioni.
“Bè entriamo!” disse lui davanti a un negozio elegantissimo che aveva tutta l'aria di essere uno di quei negozi a cui io e Liriko non osavamo mettere neanche piede, poiché non potevamo permettercelo a causa delle nostra misera paghetta.
“Buongiorno Signor Kayashi!” disse una delle commesse.
Era molto bella, aveva gli occhi corvini e i capelli neri perfettamente lisci che le ricadevano lungo la schiena, poi il suo naso era così lineare e le sue labbra fini e sottili al punto giusto, non c'era qualcosa in lei che fosse fuori posto, anche le sinuosità del suo corpo si concentravano in maniera sottile e delicata nel sedere, nel seno e nei fianchi.
Poi quel  tailleur  nero che indossava  con una gonna e i collant mettevano in mostra le sue lunghe e snelle gambe, anche queste erano perfette, le cosce risaltavano più del resto delle gambe per la  loro sinuosità che però non era eccessiva,  poi si scendeva giù fino alle gambe al punto che diventavano più snelle e le caviglie erano piccole e messe in mostra da quelle scarpe dal tacco vertiginoso, mi sorprendeva che riuscisse a camminarci con tanta facilità, doveva esserci abituata.
Itou aveva lo sguardo  perso nella contemplazione di quella commessa, la stava squadrando dall'alto in basso, avevo capito che le doveva piacere dato che aveva un debole per le belle gambe.
“Mi porta sempre tante nuove clienti!” disse lei cortese e sorridente guardandomi.
Mi sentii a disagio e completamente fuori posto, sorridevo forzatamente, mi sentivo nervosa e poi non capivo perché Itou mi avesse portato in quel negozio, continuavo a non capire.
“Credo che a questa signorina serva proprio un bel vestito e delle belle scarpe!” disse Itou rivolgendosi alla commessa senza degnarmi di uno sguardo.
“Bene, vediamo un po' cosa possiamo fare...” disse la commessa ammiccando sorrisi ad Itou.
Quando si allontanò per prendere i vari vestiti e le scarpe,  io mi rivolsi ad Itou chiedendogli che cosa avesse in mente e lui mi guardò dicendo “ Bè te l'ho detto che volevo farmi perdonare...quale modo migliore...se non comprarti un bel vestito e delle belle scarpe...”
“Guarda che non basta un paio di scarpe ed un vestito per farti perdonare...che idea ti sei fatto di me? Pensi che sia così facilmente corruttibile!” contestai.
“Sei una donna...a tutte le donne piacciono i bei vestiti costosi e delle belle scarpe...” disse con eccessiva  leggerezza.
“ Io me ne vado!” affermai infuriata.
“E mio padre che cosa penserà? Che mi hai lasciato solo e disperato” disse divertito, aveva il coltello dalla parte del manico.
E così senza che io lo volessi mi ritrovavo in quel camerino a provare una serie di vestiti eleganti con tanti di quei zeri da far girare la testa.
Mi sentivo un po' come Julia Roberts in “Pretty woman” peccato che il mio Richard non era un gentiluomo, anzi tutt'altro.
Però dovevo ammettere che provare tutti quei vestiti non mi dispiaceva ed erano tutti così eleganti e belli, iniziavo a sentirmi come una principessa, ma frenai questi miei pensieri  sapendo che ciò su cui Itou faceva leva era proprio su questo.
Lui sapeva che una ragazza di fronte a tutti quei bei vestiti e a tutte quelle meravigliose scarpe non poteva far a meno di lasciarsi corrompere, conosceva bene l'infima natura femminile e incominciavo a chiedermi il perché...
Presi un altro di quei bei vestiti, ne avevo indossati tantissimi ed erano tutti così belli da avere le idee abbastanza confuse e  poi ne provai un altro:
Era un vestito nero con delle maniche di seta e a palloncino, poi aveva dei  papaveri stilizzati di colore bianco che formavano una linea obliqua che scivolava dal seno sinistro fino alla gonna del vestito.
 Davanti   veniva messo in risalto il mio piccolo seno con una scollatura a barca  e poi dietro  la schiena la stoffa formava un rombo, lasciando  negli angoli degli spazi vacanti in cui veniva messa in mostra la pelle e una lieve striscia del fondo schiena su cui poi cadeva con una gonna di tullè che arrivava fino alle caviglie che però aveva un andamento irregolare e quindi in alcune parti era molto più corta.
Itou entrò in quello stesso momento dentro al camerino senza neppure bussare, poi rimase fermo per circa un quarto d'ora, sembrava essersi incantato, mi guardava in un modo che mi piaceva, era questo che forse mi rendeva vulnerabile, era quel suo sguardo così ingannevole, sembrava perdersi nella profondità dei miei occhi, quando in realtà non li stava fissando neppure...era così bravo a fingere, ora capivo anche perché le ragazze perdessero' la testa per lui, riusciva a simulare degli sguardi così belli, quasi da innamorato.
“Ei ti sei incantato!” esclamai perdendo le staffe, volevo mostrarmi diffidente.
Poi si ricompose quasi in un modo goffo, che non gli s'addiceva.
“Ti ho portato un bel paio di scarpe!” disse con in mano una scatola da cui tirò fuori delle scarpe rosso scuro con un tacco sottile e molto alto.
“Perchè rosse?” domandai interdetta.
“Hai presente la fiaba di Andersen le scarpette rosse, è la mia preferita...”
“Ah, quella in cui la protagonista indossa delle scarpette rosse che la fanno ballare, però poi non riesce più a fermarsi e così gli vengono mozzate le gambe...” dissi accorgendomi che non erano proprio di quelle storielle allegre da raccontare ai bambini,anzi era abbastanza grottesca e macabra.
“Già...quella storia fa capire quanto le donne possano essere così sciocche, per delle bellissime scarpe la protagonista si riduce senza gambe...”
“Ma lei non la sapeva che quelle scarpe fossero' così pericolose”
“Non è vero,  gli era stato detto che quelle scarpe erano pericolose e di non metterle mai, ma la protagonista le guardava, era così sopraffatta dalla bellezza di quelle scarpe che alla fine le mette nonostante tutte le raccomandazioni...”
Dopo un po' lo vidi chinarsi davanti a me per mettermi le scarpe ed io affermai intimorita dalle sue reali  intenzioni:“Non c'è bisogno, posso mettermele da sola!”
Lui non mi stava dando affatto retta, così rassegnata lo lasciai fare.
“Sembra la scena quella di cenerentola quando il principe le mette la scarpetta... per vedere se è lei la principessa del ballo...” disse ridendo poi aggiunse con sarcasmo “Non è romantico?!”
“Uhm guarda...tantissimo!” esclamai ironica mentre finiva di mettermi le scarpe.
“Guarda che io so essere sorprendentemente romantico...” controbatteva in sua difesa.
“Uhm si guarda...immagino!” esclamai con scetticismo.
“Guarda che se non sapessi fare tutte quelle sciocche romanticherie che piacciono a voi ragazze, non avrei certo scopato con nessuna...le serenate, i mazzi di rose, i vestiti, le scarpe, le cene a lume di candela, i gioielli...”
“E questo secondo te significa essere romantici?! “ esclamai disgustata.
“Bè, il 99% delle ragazze a cui ho fatto dei regali...è finita col darmela... e all'un percento ci stiamo lavorando...”  disse ridendo.
“L'un percento sarei io?” domandai scossa.
“No, anzi non c'è neppure l'un percento, dato che ieri se non mi fossi fermato...” disse ridendo soddisfatto e poi aggiunse “ E non ho dovuto neppure farti dei regali...per questo adesso te li meriti...”
In tutta risposta mi tolsi le scarpe e glie le lanciai contro riuscii appena in tempo a schivarle, mentre io avvertivo le scosse per tutto il corpo .
Poi mi tolsi il vestito sotto i suoi stessi occhi, non curandomi della sua presenza per poi rimettermi la divisa scolastica in fretta e furia e fuggii via dal negozio.
Sentii la voce di Itou chiamarmi più volte, ma non gli diedi affatto retta e proseguii da sola seminandolo.
Mi venne un'improvvisa voglia di piangere e non riuscivo a capirne la ragione, perché le sue parole dovevano darmi quest'effetto perché aveva il potere di rattristarmi e rallegrarmi con delle semplici parole?
E mentre soffrivo e singhiozzavo, meditavo una vendetta, glie l'avrei fatta pagare in qualche modo, ma non sapevo ancora come.
Eppure per quanto volessi davvero odiarlo, non ci riuscivo, ripensavo alla tristezza dei suoi occhi, anche se non lo dava a vedere, percepivo quella sua fragilità che celava con quel suo sarcasmo e cinismo.
Ma anche se stava soffrendo per la morte di sua madre, non dovevo essere una giustificazione, non doveva approfittarsi della mia comprensione e bontà d'animo, non potevo permetterglielo.
Mi sedetti su di una panchina amareggiata e guardai il cielo pensando che era tutto così ingiusto, perché tutto ciò capitava proprio a me e come se non bastasse ecco che sbucano dei tizi che puzzavano di alcool e fumo, indossavano dei vestiti sudici e avevano delle facce terrificanti, da veri teppisti.
“Ei bella! Sei sola, un robot tutto solo soletto...il tuo padrone ti ha abbandonata!” diceva uno di quei tre sedendosi accanto a me mentre gli altri rimanevano alzati  per impedirmi di fuggire.
“Fantastico...ci mancava solo questa!” pensai tra me.
Mi divincolai mentre quel tizio con quell'espressione truce e disgustosa si avvicinava a me, sentivo le sue mani sudate posarsi sul mio braccio ed io che la strattonavo via causandomi una lieve scossa appena percettibile e poi gli altri due che iniziavano anche loro a voler allungare le mani verso di me.
Stavo iniziando a perdere la calma, volevo reagire, ma sapevo che se lo avessi fatto poteva accadere qualunque cosa ed io non volevo far del male a nessuno, anche dei tizi ignobili come loro avevano il diritto di vivere...e poi più della loro vita mi importava dell'opinione che avessi di me stessa, se li avessi uccisi, che cosa avrei pensato di me stessa? Non avrei mai più potuto guardarmi allo specchio, avrei dovuto ogni giorno far i conti con la mia coscienza e il rimorso sarebbe stato troppo grande.
Già mi dispiacevo di quello che fosse accaduto a scuola e con Liriko nonostante fossi stata provocata e avessi reagito per legittima difesa, mi sentivo lo stesso maledettamente in colpa.
Sentivo le sue mani appiccicose e sudicie posarsi su di me ed io che non riuscivo neppure a far più resistenza,chiusi gli occhi per potermi distaccare da quella cruda realtà non sapendo cos' altro potessi fare, perché se reagivo avrei potuto perdere del tutto il controllo.
Poi sentii qualcuno tossire forte dicendo “Non vorrei essere inopportuno, ma lei sarebbe il mio robot....”
I tre teppisti si voltarono verso Itou con un espressione minacciosa tirando fuori dei coltelli, Itou li osservava dicendo “ Io non lo farei se fossi in voi....sapete qual'è la reazione di un robot, quando il suo padrone è in pericolo?”
“Ah, è vero...non credo ci convenga...” disse uno dei teppisti intimorito,mentre gli altri due più spavaldi dicevano “ E' solo un robot femmina...che cosa dovrebbe mai farci...”
L' altro preoccupato tentava inutilmente di far ragionare quei due, mentre Itou stava fermo ad osservarli senza scomporsi neppure per un momento, non sembrava neppure spaventato dalla situazione.
Ancora una volta reagii d'istinto: balzai dinanzi a loro,  facendo da scudo ad Itou, mentre loro puntavano i loro coltelli verso di me, ma i loro movimenti erano così lenti e prevedibili, riuscii a sottrargli i coltelli dalle mani e a tirarglieli contro senza però centrarli, in verità volli mettergli solo paura.
Sbagliai mira di proposito, loro invece pensarono di essere salvi per un pelo e fuggirono via rivolgendoci persino delle scuse.
“Devo sempre tirarti fuori dai guai!” sbuffò lui.
“Bè in verità non so chi dei due salva chi....è un po'...complicato... da spiegare” dissi ridendo, ma dopo cinque minuti, mi domandai perché stavo ridendo, non dovevo ridere, dovevo avercela a morte con lui.
“A quanto pare non riesci davvero ad avercela con me!” disse sorridendo mentre camminavamo.
“Guarda che io sono ancora arrabbiata con te! Ti odio!” esclamai alterata.
“ Tanto lo so che non è vero!” esclamò sorridente.
“Che è quel sacchetto?” domandai osservando il sacchetto che teneva fra le mani.
“E' il vestito e le scarpe...le scarpe che mi hai tirato addosso...”  disse ridendo.
“Mi sembra di averti già detto che non li voglio...” mi lagnai.
“ Io te li ho comprati lo stesso!” disse con noncuranza.
Mi stancai persino di controbattere sembrava non volesse proprio darmi retta, non glie ne importava nulla del fatto che io non volessi i suoi regali, voleva per forza rifilarmeli.
“E poi tra un po' di giorni faccio il compleanno, quindi dovrai metterti qualcosa di carino...” disse secco.
Arrivati davanti al portone ecco che eravamo punto e daccapo, c'era di nuovo Lyriko davanti al portone ad attenderci con aria minacciosa.
La osservai riusciva a malapena a mantenersi in equilibrio con quelle due stampelle e doveva aver faticato molto per arrivare davanti casa di Itou, ma ciò nonostante sembrava abbastanza determinata.
Si avvicinò verso di me tentando di colpirmi con una delle sue stampelle, ma scivolò per terra senza  riuscire neppure a colpirmi.
“Non credo che tu sia nelle condizioni per potermi far del male...” esclamai offrendogli la mia mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei orgogliosa e decisa per com'era la rifiutò.
Si alzò a fatica reggendosi su quelle due stampelle, ma ciò nonostante non dava segni di cedimento, i suoi sforzi disperati mi suscitavano un misto di tenerezza e pietà.
Non capivo perché si stesse spingendo a tanto, nonostante non riuscisse neppure a reggersi in piedi,i suoi occhi blu erano colmi di dolore e di sofferenza, ma non demordeva, voleva a tutti i costi metter le mani su Itou.
Cadeva e ricadeva, ma si alzava rimanendo lì fra noi e quel portone impedendoci di rientrare a casa.
“Adesso basta, non lo vedi che non sei nelle condizioni...” gli dissi allarmata da quegli sforzi eccessivi a cui si stava sottoponendo, dopotutto era sempre Liriko, non riuscivo a vederla effettivamente come una mia nemica.
“Tu...non capisci...Aiko...se io...” disse con voce tremante, riusciva a malapena a parlare per la fatica e lo sforzo a cui si era sottoposta nel tentativo di colpirmi, poi fece un  profondo sospiro e disse “Se io non porto a termine la missione, la mia famiglia verrà uccisa...non posso permetterglielo...”
Da quel momento compresi le ragioni per cui Liriko combatteva contro di me, non aveva altra scelta, non poteva fare altrimenti.
“Mi dispiace...io non avevo idea...” esclamai non sapendo cos'altro dire, era alquanto scossa da quella rivelazione.
“Loro non si fermano di fronte a niente...” esclamò agitata.
“Loro chi?” domandò Itou.
“La yakuza...” rispose lei.
“Se io ti do' questa cosa che ho in testa tu ci lascerai in pace...e loro lasceranno in pace la tua famiglia giusto?” domandò perplesso.
Lei annuii, mentre io guardavo Itou con un espressione per nulla convinta e poi mi accinsi a chiederle una cosa che mi domandavo da un bel po', dopotutto era stato quel dubbio a causare tutti i problemi: “ Ma se tu prelevi questa cosa dalla sua testa...ad Itou non accadrà nulla giusto?”
“Non ne ho idea...” esclamò lei.
“Allora non credo che questo sia fattibile!” affermai entrando dietro a quel meccanismo protettivo scaturito dal braccialetto.
“Echiko non immischiarti!” affermò Itou in tono imperioso e freddo.
Dopo di ciò non ebbi modo di far più nulla, Itou non mi ascoltava neanche e Liriko anche lei mi metteva a tacere stava pensando a trarre in salvo la sua famiglia, non si curava certo della vita di Itou e personalmente non sapevo neppure perché dovessi curarmene io, forse perchè lui era il mio padrone, poi c'era quel braccialetto che non faceva altro che indurmi a proteggerlo, ma oltre a questo... c'era qualcos'altro... oltre alla mia bontà d'animo che si curava persino della vita di esseri meno degni di vivere, c'era qualcosa di più...forse lo amavo...
No, non era possibile, amare qualcuno come lui, era puro masochismo, non aveva senso, come potevo io innamorarmi di uno come lui, di uno così pieno di sé, che trattava le donne come oggetti sessuali e che banalizzava l'amore e il resto delle cose, era superficiale e così...in fondo era molto triste quel suo modo di essere, c'era un'angoscia, una freddezza nel suo animo che non era facile da percepire, ma io la sentivo, riuscivo a vedere  un senso di vuoto e di amarezza aleggiare intorno a lui.
Anche in quel momento aveva quell'espressione distratta e strafottente, non gli importava di poterci rimettere la vita,  era come se vivesse in maniera distaccata tutto quello che gli accadesse intorno, come se nel suo animo non ci fosse spazio per provare dei sentimenti come le persone comuni...poteva solo piangere e soffrire per la madre, ma a parte questo non lasciava spazio per altri sentimenti, se non per quelli di affetto che nutriva per Yoto e Sayoko.
Stavamo camminando per un po', eravamo diretti verso casa di Lyriko e giunti lì, ci fece accomodare nella sua stanza.
Notavo che quella stanza era molto spoglia c'era solo un letto, delle pareti bianche. un portatile poggiato sul letto, una sedia, una scrivania e poi nient'altro.
“Che ambientino allegro!” commentò Itou, era ancora in vena di fare del sarcasmo.
Lyriko si avvicinò alla scrivania sulla quale era poggiato uno strano aggeggio con dei fili, mi ricordava tanto quei macchinari che i medici usavano per poter fare dei controlli sulla testa delle persone.
Prese quell'aggeggio e fece sedere Itou sul letto per poi attaccargli tutti quei fili sulla testa, mentre io assistevo a quella scena con sgomento, non mi sentivo affatto tranquilla.
Itou, la cavia che veniva sottoposta a quel trattamento, aveva un espressione rilassata e quieta, sembrava che tutto ciò non lo disturbasse affatto.
Ma dopo che tutti i fili furono collegati alla sua testa, Lyriko accese quel macchinario che iniziava ad inviare degli impulsi elettrici alla sua testa, per tentare di scovare a fondo dentro, per cercare quel qualcosa che gli interessasse, poi la vidi collegare un filo di quel macchinario al computer portatile.
In quel momento vidi una trasmissione di tutta una serie di ricordi di Itou, come se fossero' la scena di un film: la prima volta che avevo aperto gli occhi e i miei occhi avevano visto i suoi, tutte quelle volte che mi era saltato addosso e poi tutta una serie di ricordi di cui ignoravo l'esistenza, poi lo sfondo si oscurò.
“Che è successo?” domandai a Liriko, notando lo schermo nero.
“ Adesso dovrebbe trasmettere i pensieri di Itou...” rispose Lyriko, mentre Itou aveva perso conoscenza attaccato a quel macchinario.
E si sentii una voce sembrava la voce di Itou che si contraddiceva, diceva una successione di cose confuse e scoordinate:
“Se lei non fosse il mio robot forse mi ci sarei già messo insieme, ma...no che diamine, perché... forse sarebbe stato meglio non riportarla in vita.
L' idea di averla lì accanto a me e non poter essere sincero con me stesso, dover nascondere i miei veri sentimenti...Che cosa penserebbe la gente? Che sono come mio padre? Che mi innamoro dei robot? Ma  lei  mi piaceva già da prima, prima che diventasse un robot, ma la gente... non capirebbe...forse neanche la mamma non approverebbe, forse lei  si sentirebbe tradita da un mio comportamento simile :Mettermi con un robot, con uno di quelli che ha rovinato il suo matrimonio...
E poi... i robot non invecchiano, loro non possono neppure avere una famiglia...che futuro potrei avere con una come lei...insieme non avremo mai un futuro...No, io devo odiarla e se non ci riesco devo far almeno in modo che lei mi odi, però...farsi odiare da ciò che si ama è brutto...è dura...no non voglio che mi odi, ma non voglio neppure che mi ami.
Che cosa devo fare? Non so più cosa poter fare per non farmela piacere...e poi averla ogni volta lì davanti a me, è una tentazione così forte e devastante, la desidero tutta per me e non voglio che nessuno provi a portarmela via...non voglio!
Temo di essermi innamorato, di aver perso la testa per lei, ma tutto quello che ho fatto in tutto questo tempo non è stato altro ottenere ciò che volevo...volevo che lei mi odiasse e ci sono riuscito eppure non sono soddisfatto... Non era quello che volevo veramente, non so neppure cosa vorrei per davvero, forse che le cose tornassero' come prima.
Vorrei che lei non fosse mai morta e che il nostro rapporto fosse quello di due semplici fidanzati, ma questo non è possibile perché il nostro legame è diverso... e forse molto probabilmente se provasse soltanto la metà di quello che provo io per lei sarebbe soltanto per via di quel braccialetto...e così alla fine la odio, la amo...non so più cosa è giusto fare.
Forse sarebbe più semplice se non l'avessi mai incontrata, se non avessi mai incrociata il suo sguardo mentre usciva da scuola e attraversava la strada.
E il suo corpo sarà anche diverso da quello che aveva da umana, eppure mi piace lo stesso, sarà anche più attraente e più perfetto, ma anche se ha subito dei cambiamenti, riesco a percepirlo come il corpo di Aiko e questo mi provoca un desiderio incontrollabile di farla mia...però...è diverso da qualsiasi altro desiderio sessuale che io abbia provato per qualsiasi altra ragazza, quelli erano così lievi e facili da accontentare, mentre questo è un desiderio che cresce sempre di più, forse perché non riesco a soddisfarlo, forse se lei mi desse il suo corpo...non proverei più niente.
Forse non sono neppure innamorato, sarà tutta un'illusione...ma poi esiste davvero questo sentimento chiamato amore?  No, basta uno come me non può essersi innamorato, deve essere solo un desiderio sessuale, portato al limite...e che non è stato soddisfatto a causarmi tutto questo profondo tormento.
E allora perché non mi prendo ciò che mi spetta e non pongo fine a tutto questo? Sono così stupido, ho avuto l'opportunità di farmela e non ne ho approfittato...è come se quella sensazione che provo, in sua presenza finisca per inibirmi...non riesco a lasciarmi andare...ho paura delle emozioni forti che provo....non mi è mai successo con nessuno, perché con lei finisco per diventare così preda dei miei sentimenti, perché non riesco a soffocarli...sono così forti e privi di controllo che ho quasi paura che possano uccidermi.
Dopo un po' sentii Itou lamentarsi per il dolore provato o almeno sembrava non riuscire a sopportare gli impulsi e le scosse inviategli da quel macchinario e vidi tutto il suo corpo sobbalzare e tremare in modo eccessivo fino a che non pregai Lyriko di togliergli quei fili dalla testa, ma lei disse che non poteva farlo in quel momento e che sarebbe stato molto più pericoloso se lo avessimo staccato  in quel momento perché Itou avrebbe potuto perdere parte dei suoi ricordi e dei suoi pensieri, perciò non ci rimaneva che aspettare che gli altri ricordi  e pensieri di Itou si caricassero' in quella buia schermata.
Ma sembrava come se il macchinario non riuscisse più a prelevare dalla sua testa altri ricordi e altri pensieri, come se non ci fosse nient'altro...poi notammo una scintilla partire lungo il filo del computer,  aveva preso fuoco e con esso anche il macchinario.
Itou con gli occhi chiusi si agitava mentre i fili attaccati alla sua testa facevano delle violente scintille come se stessero' anche esse prendendo fuoco.
Spaventata mi avvicinai a lui per staccargli quei fili dalla testa causandomi delle violente ustioni alle mani, ma almeno ero riuscita a liberarlo prima che si bruciasse.
Liriko versò  un secchio d'acqua per spegnere il fuoco  che proveniva dal macchinario e dal computer che erano entrambi ridotti in frantumi.
“Come diavolo ha fatto...a bruciare il macchinario e il computer!” esclamò Liriko stupita.
“Perchè secondo te è stato Itou...a farli bruciare?” gli chiesi sorpresa.
“Hai visto quando ha iniziato ad agitarsi e  a tremare ha incominciato a prendere fuoco tutto...”
Itou dopo un po' riprese conoscenza ed era abbastanza disorientato da tutto ciò che fosse accaduto.
Quando lasciammo la casa di Lyriko, mi domandò se fosse accaduto qualcosa, io d'istinto gli sorrisi, aveva un sorriso stupido impresso sul viso ed Itou me lo fece notare.
“Che hai da sorridere a quel modo?” domandò burbero.
“No, niente...” esclamai ripensando ai suoi pensieri, a quel suo turbamento interiore che  non avevo mai compreso.
Era innamorato di me, chi lo avrebbe mai detto! E  faceva di tutto per celare i suoi veri sentimenti.
Aveva costruito una corazza di freddezza e di ostilità per farmi credere che mi desiderasse soltanto sessualmente e invece...c'era molto più di questo.
“Itou ti perdono...” dissi mentre stavamo camminando.
Lui incrociò il mio sguardo con un espressione interdetta e disse “Che significa che mi perdoni?”
“Ti perdono...per tutto quello che mi hai fatto, per ieri...e insomma anche per le altre volte...” dissi specchiandomi dentro i suoi cristallini occhi verdi.
“Perchè hai deciso di perdonarmi?” domandò stupefatto.
“Bè...ecco sei il mio padrone...e ricordi avevo promesso che dovevo accettarti così per come sei...con tutte le tue prepotenze...e poi alla fine mi tiri sempre fuori dai guai, quindi ti perdono!” dissi mentendo, la verità era solo una: lo perdonavo perché sapevo che tutte le sue prepotenze erano state dettate dai sentimenti che nutriva per me, in verità lo faceva per difendersi dai suoi stessi sentimenti, doveva essere molto spaventato dall'amore  e quindi scattava in lui quel meccanismo di autodifesa che finiva col voler distruggere me.
E poi il fatto che io fossi un robot non doveva di certo avergli facilitato le cose...dopotutto i suoi dissidi interiori mi avevano chiarito molte cose e mi  rendevano felice, non sapevo il perché ma l'idea che lui potesse provare sentimenti così forti per me  mi faceva sentire bene.
“Non è che alla fine sei anche tu corruttibile con un bel vestito e un bel paio di scarpe!” disse scherzandoci su.

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Capitolo 17
*** un incontro inaspettato ***


Mi accorgevo di una cosa che la verità poteva cambiare il modo di vedere le cose, ma non i fatti in sé...ovvero anche se conoscevo adesso i reali sentimenti di Itou tra di noi non era comunque cambiato niente ed anche se sapevo che Liriko agiva per proteggere la sua famiglia non cambiava il fatto che io e lei fossimo nemiche dato che non eravamo neppure riuscite a prelevare quel qualcosa che servisse a Liriko dalla testa di Itou.
E molto probabilmente per farlo, forse la vita di Itou doveva inevitabilmente essere messa a repentaglio...
I fatti non cambiavano, ma  mutavano i miei sentimenti, diventavo esitante nei confronti di Itou e delle sue cattiverie e titubante nei confronti di Liriko, cosa dovevo fare? Lei aveva le sue ragioni ed io avevo le mie...
Dopotutto conoscevo la sua famiglia, anche se non c'era mai stata una certa confidenza, nutrivo una simpatia forzata nei loro confronti, nel senso che me li facevo piacere perché si trattava dei suoi genitori, coloro che avevano messo al mondo la mia migliore amica quindi  nutrivo nei loro confronti un' inconsapevole riconoscenza.
Non volevo di certo che loro morissero', ma neanche che morisse Itou, in verità per com'ero fatta non avrei desiderato la morte di nessuno, neppure al mio peggior nemico e quindi rimanevo ossessionata da quei pensieri senza riuscire a porvi fine.
Perdevo il filo dei miei lunghi e intensi pensieri, mentre Isae comparve all'improvviso dentro la mia stanza facendomi sobbalzare in aria.
“Scusa non volevo spaventarti...” disse lei scusandosi in maniera smisurata.
“Non ti preoccupare...” esclamai in soggezione, le sue scuse esagerate mi mettevano in uno stato di disagio, come se mi dispiacesse il fatto stesso che si scusasse.
Osservai i suoi lunghi capelli dorati che illuminati dalla luce del lumino della mia stanza, sembravano ancora più splendenti e il suo bel viso così delicato e grazioso sembrava avvolto di un'incommensurabile tristezza, si stava prendendo pena per Itou e per suo padre.
“Mi dispiace per l'ora tarda, scusa sono stata davvero inopportuna...ma non riuscivo a dormire...e Kayashisama è ancora arrabbiato con me...io volevo solo...” disse con uno sguardo addolorato.
“Ah...è un idiota il padre di Itou...non ti meriti un uomo del genere!” esclamai secca.
Era quello che realmente pensavo, mi sembrava che avesse esagerato e fosse stato troppo duro nei suoi confronti, Isae voleva soltanto essergli di aiuto e invece lui finiva per prendersela con la sola persona che lo amasse veramente.
In fondo forse padre e figlio non erano poi tanto diversi, tutte e due complicati nelle faccende amorose, non ci sapevano proprio fare con le donne che amavano.
Poi non so come e perché finii per raccontarle tutto quello che era accaduto e dell'incoerenza di Itou, lei si mise a ridere, aveva una risata così fresca e  dolce, non c'erano parole per poter descrivere quella sua risata, anche Sayoko aveva una bella risata, ma quella di Isae era diversa da qualsiasi comune mortale, era una risata che ti incantava, che cambiava il tuo modo di vedere le cose, almeno a me questo suscitava la risata di Isae.
Aveva la forza di ridere nonostante fosse un robot sofferente, era condannata a stare rintanata in quella casa ed era sempre a letto, non poteva sforzarsi più di tanto e poi Itou la detestava e l'uomo che amava non l' aveva trattata benissimo, ma ciò nonostante aveva un entusiasmo insolito, c'era una così grande voglia di vivere nel suo sguardo che non riuscivo a comprendere pienamente.
“A te piace Itou?” mi domandò sorridendo.
“Che?!” esclamai con un espressione alquanto contrariata.
“Comunque se ci fai caso...Itou e Kayashisama sono molto simili...nei loro atteggiamenti, poi quando si arrabbiano tutti e due corrucciano le sopracciglia...e poi...fanno una smorfia di disapprovazione non so se hai presente...” disse sorridendo allegramente.
Non ci avevo mai fatto caso, ma si somigliavano in maniera impressionante nei loro modi di fare, persino quel loro rigido modo di camminare era identico e poi anche quando si infuriavano inarcavano tutte e due le sopracciglia e poi anche quella smorfia che facevano contraendo i muscoli del viso e si mordevano tutte e due le labbra per ammortizzare i nervi.
Mi misi a ridere, non sapevo perché ma l'idea di aver trovato quelle insolite somiglianze tra loro due mi divertiva, forse perché non mi aspettavo che potessero' somigliarsi così tanto, ma dopotutto doveva essere una cosa alquanto naturale erano pur sempre padre e figlio.
“Sai che non ci avevo mai fatto caso...non pensavo potessero' somigliarsi così tanto, anzi all'inizio pensavo che non avessero' poi molto in comune nonostante fossero' padre e figlio...perchè bè di aspetto non è che si somiglino un granchè...”
“Si, è vero...Itou è preciso e identico alla madre...gli occhi della madre, anche la forma del naso, le labbra e persino gli zigomi...solo quei capelli neri ha preso da Kayashisama!”
“Tu l'hai conosciuta la madre di Itou?” gli domandai curiosa, mi resi anche conto di essere stata anche abbastanza inopportuna e quando notai che faticasse a rispondermi, mi scusai dicendole che forse le avevo fatto una pessima domanda.
“Ma no, figurati... bè la madre di Itou era davvero una bella donna...con un caratterino un po' particolare, però gentile...persino con me lo è stata nonostante sospettasse che fra me e il marito ci fosse qualcosa...”
“In che senso particolare?”
“Ecco vedi...aveva un carattere molto forte, tutte le decisioni venivano prese da lei.
Kayashisama non aveva voce in capitolo...infatti credo che questo non giovasse al loro rapporto...poi il morboso attaccamento tra Itou e sua madre ha complicato maggiormente le cose... Kayashisama si è ritrovato nella situazione di non contare più nulla in casa propria: Aveva perso sia la funzione di marito che di padrone di casa e neppure come padre poteva azzardarsi a prendere delle decisioni... Ma uno dei maggiori motivi di lite era incentrato sul futuro di Itou, Kayashisama voleva che diventasse uno scienziato come lui, mentre la madre non voleva affatto imporre al proprio figlio la carriera del padre...”
“Bè in effetti, imporre ad Itou di diventare uno scienziato non mi pare giusto...” esclamai pensierosa.
“Già, ma a quanto pare lui deve tenerci molto, forse perché nella famiglia dei Kayashi...sono tutti diventati scienziati e che Itou voglia rompere la tradizione di famiglia...non è una cosa che Kayashisama vuole accettare...”
Quella lunga chiacchierata notturna si rivelò abbastanza interessante e piacevole,  poi lei era così premurosa quando mi raccontava di Itou e di tutte le varie vicende della famiglia Kayashi sembrava prendersi di pena, come se la cosa la toccasse in maniera profonda, era come non si curasse di se stessa, ma solo dei mali altrui.
Non avevo mai visto tanta umanità in una persona e di quei tempi era cosa abbastanza rara, trovare qualcuno così altruista e caritatevole.
Anche il fatto che avesse fatto quella sfuriata al padre di Itou era un'altra prova della sua bontà, aveva messo da parte i suoi sentimenti per  il padre, mettendo persino al rischio il loro rapporto per risolvere le problematiche tra padre e figlio.
“Isae tu sei una ragazza molto buona...non pensi mai a te stessa?”le chiesi accarezzandole con dolcezza il capo mentre stavamo sedute sul  mio letto, era un gesto istintivo, dinanzi a tanta dolcezza e bontà d' animo non riuscivo a rimanerne indifferente.
“Bè prima di tutto io non sono una ragazza, sono un robot...è il mio scopo è quello di rendere il mio padrone felice e tutti gli esseri umani a lui cari...” disse con un sorriso ingenuo stampato sulle labbra.
“ E tu sei felice?” le domandai sbalordita.
“Se il mio creatore e padrone è felice lo sono anch'io!” mi rispose tranquillamente, poi dopo un po' aggiunse “E comunque non sono buona come credi, se lo fossi stata davvero...quella notte non sarei andata a letto con Kayashisama e avrei cercato di risolvere le incomprensioni che aveva con sua moglie...e invece io...purtroppo ero felice quando Kayashisama disperato veniva a cercare conforto e consolazione dal suo insulso robot...” ammise con rammarico.
“Ma questa non è una colpa...tu lo ami e non puoi farci nulla!” dissi stringendola tra le mie braccia per consolarla.
“Ma io...sono stata così egoista, volevo Kayashisama tutto per me...mi piaceva che lui fosse attratto da me e quella notte ho iniziato a provocarlo sessualmente, l'ho fatto di proposito...”  ammise piangendo.
La lasciai sfogare tra le mie braccia,mentre lei continuava ad attribuirsi ogni colpa per tutto ciò che fosse accaduto finchè non persi la calma e le dissi risoluta che non era affatto colpa sua e che doveva smetterla di attribuirsi ogni colpa.
“E poi penso che Kayashisama ti desiderasse molto, altrimenti non avrebbe mai tradito la moglie. Deve amarti molto! E tu hai detto che se il tuo padrone è felice lo sei anche tu...e tu eri ciò che potesse renderlo felice in quel momento...e anche adesso credo che tu sia quella persona che può renderlo felice”
“Già allora perché è così infelice...” esclamò mogia mogia.
“Ma questa non è certo colpa tua...sarà per via dei problemi che ha con Itou, ma queste sono cose che devono risolvere loro due, tu puoi solo stargli vicino e dargli conforto...ma a parte questo non puoi far nulla...” esclamai sciogliendo il nostro abbraccio.
“Ma io...” esclamò con incertezza.
Finimmo per addormentarci tra le nostre lunghe chiacchierate, mi era parso come uno di quei pigiama party che si fanno tra amiche, non ne avevo mai fatto uno, ma doveva essere qualcosa di simile, eppure io e Isae non eravamo amiche, ci conoscevamo da così poco tempo, eppure mi rendevo sempre più conto che tra di noi c'era una certa empatia che con altre persone non avrei mai potuto avere.
Il giorno seguente Itou entrò di soppianto nella mia stanza per svegliarmi poi si accorse di una presenza sgradevole all'interno della stanza, Isae rannicchiata come un sasso accanto a me.
“Che diamine ci fa lei qui?” domandò contrariato, non capivo perché si stesse alterando.
“Niente, ieri sera abbiamo fatto due chiacchiere e ci siamo addormentate!” gli spiegai sbadigliando, non sapevo neppure perché mi sentissi in dovere di dargli tutte quelle spiegazioni.
Poi se ne uscii con una battuta di pessimo gusto “Non è che voi due...”
Lo interruppi, non avevo alcuna intenzione di sentire le sue battute sporche di prima mattina.
“Non abbiamo fatto ciò che pensi o che speri!” esclamai irritata.
“Se devi fare certe cose...falle almeno con Sayoko e avvertimi...così faccio da spettatore!” disse maliziosamente.
Avevo una gran voglia di prenderlo a schiaffi, ma ero ancora rimbambita dal sonno, quindi mi limitai a prendere Miamoto tra le braccia e ad avvicinarmi a lui per cacciarlo fuori dalla  stanza.
“Ecciù!” lo sentii starnutire  e lamentarsi prima che gli chiudessi la porta in faccia.
Defilata mi introdussi nel bagno accanto alla stanza e mi feci un bel bagno e dopo mi vestii, lasciando Isae che dormiva sul mio letto, non sapevo se dovessi svegliarla o meno, ma era così carina mentre dormiva con quell'espressione beata che pensai di lasciarla dormire.
Arrivati  in classe  mi accorsi di un entusiasmo insolito,  stavano tutti discutendo animatamente poi mi accorsi della carpetta di Kasumi poggiata sul banco, la cercai tra gli sguardi della varie ragazze senza riuscire a trovarla.
Poi adocchiai un viso nuovo,  una ragazza molto bella, non sapevo da dove sbucasse, forse era una nuova compagna, ma in lei c'era qualcosa di familiare...non sapevo cosa, ma avevo come l'impressione di conoscerla.
“Kasumi sei diventata così bella, sei quasi irriconoscibile!” disse una delle sue amiche rivolgendosi a quella ragazza.
Rimasi in piedi ad osservarla stupefatta, anche Itou e Sayoko sembravano rimasti a bocca aperta.
Ma Itou oltre che a bocca aperta, aveva assunto un espressione depravata che conoscevo bene.
Non lo biasimavo di certo, Kasumi era diventata molto bella, il suo viso aveva assunto una forma più docile e femminile e anche il suo fisico privo di forme, adesso ne mostrava tante partendo dal seno, ai fianchi e al sedere.
Tutti i ragazzi avevano cambiato di colpo opinione su di lei, era diventata la ragazza più circondata di attenzioni della classe e adesso si pavoneggiava e ridacchiava insieme alle amiche.
E Itou non le staccava gli occhi di dosso neppure per un secondo,mentre lei adesso non lo degnava neppure di uno sguardo.
Che si stesse vendicando di tutte le volte che lui l'aveva espressamente rifiutata?
A ricreazione, seduti sull' erba stavamo mangiando la nostra merenda, io e Itou come al solito avevamo dei pasti molto elaborati: in cui c'era del formaggio,carne,riso, uova e ogni pietanza formava una sorta di composizione floreale.
 Sayoko e Yoto fissavano i propri umili onigiri e guardavano i nostri obento invidiosi.
“Potresti dire alle cameriere di casa tua di prepararti qualcosa di meno eccentrico!” esclamò Sayoko notando che il cibo era stato riposto in uno scrupoloso ordine per formare tulipani, foglie e abeti.
“Siete solo invidiosi!” esclamò Itou ridendo.
“Mi chiedo che necessità ci sia di realizzare un abete con il cibo...tanto finirà dentro il mio stomaco...sembra quasi un vero peccato mangiarmelo!”  dissi osservando quel grazioso abete formato con il riso.
Itou mangiava e distruggeva quelle opere d'arte senza porsi alcun problema, mentre io le osservavo con dispiacere.
“Sei stupida!” esclamò lui, mentre mi guardava osservare il cibo senza trovar il coraggio di addentarlo.
“Ma quest'abete innevato è così carino!” esclamai con meraviglia.
“Questo è riso!” esclamò lui sbuffando continuando a darmi della cretina.
“Echiko non è cretina...anzi è molto tenera!” disse Yoto facendomi arrossire.
“Non vedo che cosa ci sia di tenero nel non voler mangiare un abete di riso...e poi è un abete non un gattino o un porcellino...”
“Perchè li fanno pure con i gattini e i porcellini?” domandai con un espressione trasognante, anche Sayoko incominciò ad intenerirsi.
“Già, ma sa molto di gay...e quindi gli ho detto di non farmi più questo tipo di composizione nel cibo, veramente io volevo che non me ne facessero'...accidenti!”
Dopo un po' Itou con le sue bacchette distrusse il mio abete  addentando il riso, assunsi un espressione molto dispiaciuta per quel povero abete, era stato realizzato così bene e doveva esserci voluto anche un bel po' di tempo per farlo, perché non c'era l'ombra di una sola imperfezione e il riso era stato ben attaccato con il formaggio filante per formare le varie foglie.
Lui si stava spaccando dalle risate, non lo avevo mai visto ridere così forte, anche Sayoko eYoto sembravano abbastanza straniti da quella sua reazione.
Poi quando si accorse che i nostri sguardi erano tutti puntati verso di lui, si ricompose con finta disinvoltura facendo finta di nulla e cambiò discorso “ Kasumi è diventata una vera bomba del sesso!”
“E ti pareva che cosa avrebbe mai potuto dire uno come lui...” pensai tra me.
“La chirurgia fa miracoli!” esclamò Sayoko.
“Bè non per l'intelligenza e il suo caratteraccio!” esclamò Yoto facendo riferimento al fatto che fosse un'arpia priva di buon senso.
“Ah come se mi importasse del suo carattere e dell'intelligenza...di questi tempi chi si cura di queste cose!” disse Itou con naturalezza.
“Dovrebbero essere queste le cose che contano in una persona!” affermai in disaccordo.
Sayoko e Yoto erano d'accordo con me, mentre Itou storse il naso “ Soliti discorsi moralistici che non portano a niente...alla fine parliamoci chiaro gli occhi vogliono la sua parte. Tu Echiko  non ti metteresti mai con uno grasso e di brutto aspetto...”
“Questo è anche vero...ma non mi metterei mai con un ragazzo bello, con un pessimo carattere ed una pessima intelligenza!”
“Davvero?” esclamò lui allusivo e con un espressione divertita.
Si stava forse riferendo a lui, a quello che c'era stato fra di noi, impallidii di colpo, avevo paura che dicesse qualcosa di sconveniente davanti i suoi amici.
“Ragazzi è da un po' che non usciamo...credo che mi farebbe bene uscire una di queste sere” esclamò Itou.
“Oh ma certo!” esclamarono Yoto e Sayoko in coro.
“Vi dispiace se viene anche Kasumi con noi?” domandò lui.
“Hai davvero intenzione di provarci con lei?” domandò Yoto incredulo.
“Perchè no?!” disse lui.
“Bè lo sai, lei è innamorata di te...da chissà quanto tempo...finiresti per ferirla...” contestò Yoto.
“Chissà potrei anche innamorarmi...dopotutto è una ragazza con una pessima intelligenza e un pessimo carattere, bè proprio come me...potremmo andare d'accordo!” disse guardando verso la mia direzione, non capivo, era come se avesse frainteso le mie parole: le aveva interpretate come un insulto alla sua persona, mentre io stavo parlando in generale.
Dopo un po' Itou si alzò e andò incontro a Kasumi che stava parlando con le sue amiche.  Continuavo a non capirlo, eppure avevo sentito bene i suoi pensieri, aveva detto di essere innamorato di me e allora perché continuava a fare il cretino con tutte le ragazze che si trovava attorno?
“Dite che potrebbe innamorarsi di Kasumi?” domandò Yoto.
“Certo che no!” sbottai infastidita.
Sayoko si mise a ridere e poi mi domandò “ Gelosa?”
“Io, ma figuriamoci! Può fare il cascamorto con chi gli pare!” esclamai scocciata.
“Bè meglio così, non mi farebbe di certo piacere se ti innamorassi di Itou!” esclamò Yoto facendomi l'occhiolino.
“Io tolgo il disturbo!” disse Sayoko ridacchiando, se ne andò senza darmi il tempo di fermarla e così mi ritrovai da sola con Yoto.
Ero in uno strano stato di disagio, non che la sua presenza fosse spiacevole, anzi mi trovava bene con lui, ma non credevo che tra di noi potesse esserci qualcosa e sapevo che lui aveva ben altri interessi nei miei confronti.
“Echiko...io...” disse lui esitante.
Avevo paura di quello che stesse per dire, non volevo che riprendesse quel discorso, mi sarei trovata nella situazione sgradevole di rifiutarlo e non avevo intenzione di ferire  bruscamente i suoi sentimenti.
“Oggi è davvero una bella giornata non trovi?” dissi ammirando il cielo e il sole luminoso.
“Si, è proprio una bella giornata...” disse incrociando il mio sguardo.
Poi dopo un po' calò il silenzio, poi lo sentii schiarirsi la voce e disse “ Mi chiedevo...se ti vada bene stare a casa dei Kayashi...cioè sei felice? Immagino che Itou debba continuamente molestarti...”
“Bè dai in fin dei conti non è così cattivo come sembra, cioè si a volte fa il cretino, ma non mi farebbe mai del male...” dissi lasciandomi scappare un sorriso.
“Una volta hai detto che preferiresti un padrone come me...così ho pensato che forse potrei far in modo di convincere Itou a cederti a me...ovviamente tu però dovresti essere d'accordo...” disse sorridendomi.
“Io...veramente...” esclamai titubante.
“Non c'è fretta, però sappi che con me tu saresti trattata come meriti...ti tratterei come un essere umano a tutti gli effetti...” disse con un espressione carica di amore e dolcezza.

Dopo un po' parlammo di altro, ma il mio sguardo si fece assente, stavo riflettendo su ciò che mi avesse detto in effetti forse vivere con un ragazzo dolce come Yoto doveva essere una buona idea,ma pensandoci lui economicamente non se la passava molto bene e avrebbe anche dovuto mantenermi e poi...mi venivano in mente lo sguardo di Itou, a tutte le volte che mi aveva baciato cogliendomi alla sprovvista e quelle volte in cui tentato inutilmente di far cose sconce con me e a quelle volte in cui c'era quasi riuscito e poi  quelle volte che mi aveva tirato fuori dai guai.
E poi  mi tornarono in mente quei pensieri confusi e tormentati, Itou non sapeva che ne fossi a conoscenza, io mi vergognavo troppo per potergli dire che sapevo dei suoi reali sentimenti e poteva anche  essere che quel macchinario si fosse sbagliato!
E riguardo a me  non ero sicura di ciò che provassi per lui, forse ero semplicemente attrazione fisica e quel braccialetto amplificava quell'attrazione facendomi credere che fosse qualcosa di più.
Ma dopo un po' mi diedi della stupida, tutto ciò non poteva essere vero, Itou non poteva essere innamorato di me, altrimenti non avrebbe  mai fatto il cascamorto con Kasumi, pensai voltandomi per guardarlo, mentre rideva e scherzava con Kasumi che si avvinghiava a lui.
Quel suo modo di sorridergli e di fargli gli occhi dolci mi irritava,  prima neppure l' aveva mai considerata, ma adesso che era diventata una bella ragazza si era attaccato alla sua sottana.
“Echiko!” mi chiamò Yoto destandomi dai miei pensieri.
Mi voltai nella sua direzione con aria distratta.
“Dii un po' ... Itou non è che lui ti piace?” mi chiese scrutandomi con scrupolosità.
“Ma di chi stai parlando?” domandai timidamente.
“Lo fissi tutto il tempo...ti dà fastidio che faccia lo stupido con  Kasumi?”
“Ma no! E' solo che non capisco perché ci prova con tutte!”
“Bè devi sapere che Itou non è sempre stato così...” disse Yoto poi mi iniziò a raccontare:
 “Ricordo che una volta le piaceva una ragazza, ma non sai quanto le piaceva, era pazzo di lei e sembrava che anche lei fosse interessata a lui, ma era stata tutta un'illusione.
Lei era soltanto interessata ai suoi soldi, le piaceva che Itou le facesse regali costosi...e lui d'altra parte innamorato per com'era gli regalava ogni cosa desiderasse.
 Poi  Itou un giorno esaurii tutti i soldi dal portafogli e  chiese a suo padre la paghetta , ma egli  si rifiutò di dargli altri soldi ritenendo che  dovesse avere anche un po' il senso dell'economia dato che aveva speso tanti soldi senza spiegargli neppure come.
 Itou  allora uscii con lei senza neppure un soldo e lei incominciò a cambiare atteggiamento, iniziava ad arrabbiarsi con Itou per qualunque cosa e continuavo ad assillarlo chiedendogli di comprarle dei vestiti e delle scarpe costosissime.
Itou arrivò persino a chiedermi dei soldi in prestito per poterle comprare quei vestiti e quelle scarpe,
 ma con l'andare del tempo si rese conto che tutta la relazione girava attorno ai vestiti e ai regali che lui le dovesse fare e così finii per lasciarla, avendo per giunta coperto che si frequentava anche con un altro ragazzo”
Rimasi sbalordita da quella storia, Itou doveva esserci rimasto male e questo spiegava perché  mi aveva comprato quel vestito e le scarpe dicendomi che tutte le ragazze sono facilmente corruttibili.
Dopo la scuola eravamo rimasti che quella sera saremmo usciti con Sayoko e Yoto e con noi sarebbe venuta anche Kasumi, Itou sembrava allegro lo sentii persino canticchiare un motivetto mentre eravamo giunti in macchina.
“Che misura avrà di piede Kasumi?” mi domandò ridacchiando.
“Non ne ho idea...” esclamai secca.
Poi chinò lo sguardo verso i miei piedi e disse “ Uhm mi sembrano più piccoli dei tuoi!”
“Si,certo avrà il piede di cenerentola!” affermai irritata.
“Qualcosa non va?” domandò con un espressione divertita.
“No, non ho nulla!” dissi tentando di mostrarmi serena, ma il mio sguardo non doveva essere dello stesso avviso, infatti iniziò a sghignazzare dicendo “ No, tu hai qualcosa...”
“Mi pare di averti già detto che non ho nulla!” esclamai guardando le strade fuori dal finestrino dell'auto, mentre l'autista sembrava anche lui divertirsi un mondo ad ascoltare i nostri battibecchi.
“Sentii Kyosuke, secondo te il mio robot a che cosa sta pensando?” domandò Itou all'autista.
“Signorino, cosa vuole che ne sappia...” disse lui continuando a guidare senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Io mi voltai verso la loro direzione prestando attenzione ai loro discorsi:
“Ti do' dei soldi aggiuntivi, se mi dici che cosa gli passa per la testa!” disse corrompendolo.
“Uhm...bè vediamo...forse è gelosa di questa Kasumi...” rispose l'autista.
“Allora ci ho preso, la mia teoria non era poi tanto strampalata...” disse Itou rivolgendomi uno di quei suoi sorrisi disarmanti.
“Ma che gelosa!” protestai.
“E dai che sei gelosa!” insistette, poi si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò “Ammettilo... vorresti che il tuo padroncino facesse cose sconce solo con te!”
Il suo respiro accarezzò il mio lobo causandomi i brividi per tutto il corpo, poi avvertii persino un groppo in gola e il mio corpo divenne  incandescente.
In quel momento avrei tanto voluto scomparire per la vergogna, speravo soltanto che non si accorgesse del mio rossore sul viso, anche perché con quella affermazione mi aveva ricordato quando mi aveva accarezzato le gambe e le sue labbra si erano posate sul mio inguine causandomi un immenso piacere.
Lo vidi leccarsi le labbra con uno di quei suoi sorrisi ammiccanti e provocanti, lo stava facendo di proposito, si stava burlando di me.
“Non...è divertente...” dissi balbettando.
“D'accordo la smetto!” disse trattenendo una risata,  poi si fece improvvisamente serio e composto.
Arrivati a casa tutto procedeva come al solito, un pranzo che proseguiva in uno spiacevole silenzio, padre e figlio non erano molto comunicativi, il padre di Itou tentava inutilmente di intraprendere delle conversazioni, ma lui si mostrava molto loquace.
E poi mangiava gettandomi delle occhiate dato che era seduto davanti a me, ma io evitavo di incrociare il suo sguardo concentrandomi sul cibo, poi versai un bel sorso d'acqua sul mio bicchiere,ma mentre bevevo sentii il suo piede accarezzare il mio, l'acqua mi andò di traverso e la rovesciai sul tavolo.
“Echiko ma che diamine combini!” esclamò il padre disgustato chiedendo alla cameriera di asciugare il tavolo ormai zuppo.
Itou rideva sotto i baffi, mentre io avrei tanto voluto sgozzarlo con le mie mani e il suo piede non mollava, continuava ostinato ad avvicinarsi al mio piede, mentre il mio si fece violento e gli diedi un bel colpo, solo che presi la scossa-
“Ah ah cazzo cazzo!” urlai non riuscendo a trattenermi dal dolore.
“Echiko, ma che modi sono...” commentò il padre.
“Echiko...lo so che ti eccita che il mio piede tocchi il tuo, però dai un po' di contegno, stiamo mangiando!” esclamò Itou ridendo.
“Itou!” gridò il padre.
“Papà, lo sai come sono le donne! Anche i robot non riescono a resistermi!” disse facendo il gradasso, poi si voltò dalla parte di Isae.
Isae non distolse lo sguardo, assunse un espressione impassibile, mentre lui incominciò di nuovo a far quel gesto ambiguo, si leccò le labbra spostando lo sguardo prima verso il padre e poi concentrò di nuovo la sua attenzione verso Isae.
“Si, devo ammetterlo Isae, sei davvero molto bella, mio padre ti ha fatto molto bene, nessun ragazzo potrebbe resisterti...” disse con un sorriso allusivo stampato sul viso, poi abbassò lo sguardo verso il seno di lei.
“Itou!” lo sgridò il padre allo stremo della collera.
“Dai papà Isae è giovane, lascia che si diverta un po'! Credi che un vecchio come te possa davvero renderla felice!” esclamò malignamente, poi aggiunse “ Anzi dovresti ringraziarmi che mi prenda pena per lei...così giovane e bella e con uno come te che ha quasi superato la quarantina, ma per fortuna che hai un figlio bello e giovane come me che può consolarla!”
“Itou adesso basta!” urlò Isae, mentre il padre sembrava aver perso la forza di controbattere.
“Dai Isae perché non lo ammetti che preferiresti un tipo più giovane di mio padre!” disse continuando a lanciare provocazioni.
Dopo un po' mi intromisi pure io per cercare di farlo smettere, ma lui non dava retta a nessuno, poi lo vidi alzarsi dalla tavola e di scatto cogliendola di sorpresa si insinuò con forza tra  le labbra di lei sotto lo  sguardo furente del padre.
Itou si allontanò dalle labbra di lei toccandosi le labbra sanguinanti causate dal morso di lei che aveva fatto resistenza.
Il padre era completamente fuori di sé, si alzò dal tavolo e si avvicinò ad Itou  togliendogli il braccialetto dal polso lasciandolo cadere sul pavimento.
Senza il braccialetto io non avevo più quella reazione istintiva di proteggerlo e così il padre prese a malmenarlo con violenza, sembrava volesse farlo a pezzi, Itou tentava inutilmente di difendersi, ma il padre era molto più robusto e corpulento e finii a terra.
“Alzati!” disse il padre furente, poi lo strinse per il colletto della divisa per costringerlo a rialzarsi per continuare a massacrarlo.
“Ti prego, Kayashisama...credo che possa bastare!” disse Isae battendomi sul tempo, anche io in quel momento avevo pensato di chiedere al padre di Itou di calmarsi.
“Itou non ci provare mai più...osa solo posargli una mano...e giuro che io ti ammazzo!” ringhiò il padre.
Itou si rialzò dolorante e con il viso pieno di lividi e graffi, ma non aveva comunque perso la voglia di stuzzicare l'ira del padre e disse “ Vedi che la tua  puttanella  io me la scopo quando voglio...”
Il padre gli mollò un pugno sul viso, Itou in tutta risposta glie ne mollò uno sul naso,ma il padre era rimasto illeso.
“Non ti conviene far a botte con me! Quindi stai alla larga da Isae se non vuoi fare una brutta fine!” disse il padre  in tono minaccioso.
Itou se ne andò via, io lo seguii, ero infuriata e scioccata da quel suo comportamento, non credevo potesse arrivare a tanto.
“Che ti è passato per la testa!” dissi seguendolo per tutto il corridoio, dopo un po' si fermò di colpo e scoppiò a ridere, sembrava una risata isterica.
“Gelosa?” chiese sarcastico dandomi le spalle.
Mi parai davanti a  lui e notai nel suo sguardo quella tristezza impressa nei suoi occhi verdi e poi gli domandai “Perchè ti stai comportando in questo modo?”
“Ti sembra così difficile da capire... lui e Isae hanno ucciso mia madre, pensi che io non glie la farò pagare...e per giunta ha fatto degli esperimenti su di me che intende tacermi!”
“Ma lui è tuo padre...non ti rendi conto che lo stai ferendo...”
“E lui si è curato dei miei sentimenti, mi ha preso un giro per tutto questo tempo sulla morte di mia madre, come dovrei sentirmi Echiko?!”  mi sbottò contro.
“Ma non otterrai niente comportandoti in questo modo, non capisci...lui ama Isae e Isae lo ama, qualunque cosa tu faccia non riuscirai a separarli...”
“Dici?!” disse con un espressione sadica sul viso.
Mi stava preoccupando, non avevo idea di che cosa avesse in mente, ma sembrava avesse in progetto qualcosa di diabolico.
“Che hai in mente?” domandai allarmata.
“Niente!” disse con un sorriso subdolo stampato sul viso.
“Itou, non fare cretinate...io capisco che tu sia molto triste per tutto quello che è successo...e tuo padre non avrebbe dovuto tacerti la verità per tutto questo tempo, sei sconvolto...lo capisco, ma stai oltrepassando il limite...” dissi osservando quella sua espressione rabbiosa e rammaricata.
Dopo un po' se ne andò nella sua stanza dicendo che lui adorava oltrepassare il limite,mentre io ero rimasta immobile a riflettere su quella sua espressione, chissà perché persino con quel suo modo di fare vendicativo, continuava ad essere affascinante ai miei occhi.
Poi pensai a quelle ultime parole “ io adoro oltrepassare il limite!” lo aveva detto con un sorriso maligno, che non desiderava altro che una crudele punizione per i due innamorati.
Ma cosa altro poteva fare dopo ciò che aveva già fatto, aveva tentato di uccidere Isae  e poi l'aveva baciata provando a sedurla davanti il padre, che cosa poteva fare di peggio?
Non ne avevo idea, ma l'ira impressa nel suo sguardo non preannunciava niente di buono ed io finivo per lasciarmi coinvolgere sempre di più dalle problematiche della famiglia Kayashi, forse perché Isae era così carina e dolce, mi dispiaceva che Itou le potesse far del male...e mi dispiaceva un po' anche per il padre, perché in fondo si capiva che anche lui avesse sofferto in tutte quelle situazioni tra cui la morte di sua moglie. E poi mi dispiaceva per Itou, non era cattivo, ormai lo sapevo che era solo un ragazzo complicato, che aveva solo bisogno di comprensione e di dolcezza, a parte sua madre nessuno doveva avergli dato quell'affetto che desiderava, bè era fortunato ad avere Sayoko e Yoto che gli volessero' molto bene,ma dal suo sguardo percepivo che cercasse qualcos'altro un affetto, un amore che fosse più forte di una semplice amicizia.
Così mi tornarono alla mente quei suoi pensieri, ma non dovevano essere riferiti a me, poi ci pensai su, che fossero' riferiti ad Isae? No, aveva fatto il mio nome, aveva detto persino Aiko, come se mi amasse sin da prima che ci conoscessimo, proprio quando facevo la strada con Liriko per tornare a casa, lui era stato lì ad osservarmi silenziosamente, senza rivolgermi una parola, anzi no una volta mi aveva chiesto l'ora.
Era buffo, fino a quel momento non mi ero ricordata di Itou, del fatto che lo avessi già incontrato quand'ero ancora un essere umano, non mi ero curata neppure più di tanto che mi avesse rivolto la parola.
Quand'ero successo ero rimasta per un attimo assorta dalla lucentezza di quei occhi che mi osservano mentre gli rispondevo, poi rimasi stranita dal suo comportamento, rimase impalato a fissarmi anche dopo che gli avessi già risposto e poi si scusò dicendo che non mi aveva sentito e se potessi ripetergli l'ora ed io lo feci, pensando che fosse un tipo strano.
 Quando se ne fu andato Liriko dopo commentò lagnandosi dicendo che anche lei aveva l'orologio e che non era giusto che avesse chiesto l'ora proprio a me che ero persino fidanzata, io ci scherzai sopra dicendogli che per me era tutto suo.
La giornata trascorse velocemente tra i vari pensieri che mi affollavano la mente, poi ad una certa ora comparve Itou dicendo di vestirmi che dovevamo uscire con Sayoko e Yoto.
Mi vestii a casaccio, mettendola la prima cosa che trovai nell'armadio: un paio di jeans e una maglietta,mentre Itou sembrava essere a lutto: indossava come al solito quella lunga giacca nera, un Montgomery di cashmir , un tipo di giacca che andava di moda anni luce, ma che era tornata magicamente di moda  e poi quei pantaloni neri aderenti e quegli stivali di camoscio che insieme  alla giacca contribuivano a dargli un aspetto chick.
Arrivati in una discoteca, luogo in cui non avevo mai messo piede prima d'ora, dato che non ero mai stata una grande fan di quel genere di musica e della gente che la frequentava.
Itou sembrava saperlo e disse ridendo “ Mi sa tanto che il luogo dove siamo diretti non ti piacerà!”
“Come facevi a sapere che la discoteca non mi piace?” gli domandai prima di entrare.
“Io so tutto di te!” disse  osservandomi con insistenza.
Non appena entrammo, notai tutta una serie di sguardi puntati verso di noi, ragazze che scrutavano Itou dalla testa ai piedi e mormoravano tra il casino della musica, non riuscivo a sentire bene ciò che si dicessero' ma dai loro sguardi, non sembravano dire cose sgradevoli, anzi sembravano abbastanza affascinate da lui.
Altre ragazze ballavano con vari ragazzi con una sgradevole musica di sottofondo troppo alta e piuttosto ripetitiva.
Dopo aver camminato in mezzo alla folla di ragazzi e ragazze che ballavano o che stavano in piedi o seduti a sorseggiare un drink, incrociammo una serie di ragazze che salutarono Itou con fare amichevole tra abbracci e baci vari sulla guancia,mentre lui ricambiava ammiccando un sorriso e rispondendo ad abbracci e baci,mentre io stavo lì impalata non sapendo che cosa fare, mi sentivo abbastanza fuori luogo.
“Itou quindi ti sei fidanzato?” domandavano per indagare.
“No! Ma che! E' il mio robot...Echiko...” rispondeva lui.
“Bè allora ti va di ballare insieme a noi due!” domandavano due ragazze gemelle alquanto insistenti, che non riuscivo neppure a capire in quali rapporti fossero' con Itou, dato che tutte e due si erano prese la briga di baciarlo in bocca come se niente fosse.
“Uhm mi piacerebbe, ma ecco sono venuto con degli amici e devo ancora vedere dove sono...quindi magari dopo!” rispose lui sorridendole.
Avevo voglia di tornare a casa, quel posto facevo schifo ed Itou  mi suscitava violenza, poi non capivo perché tutte le ragazze si prendessero' così tante confidenze con lui.
Dopo un po' trovammo Sayoko e Yoto seduti ad un tavolo, ma oltre loro due c'era una ragazza seduta accanto a Sayoko e poi un ragazzo che mi era alquanto familiare, no non poteva essere vero, era Yuki, il mio Yuki.
In quel punto della discoteca la musica si sentiva di meno, così si poteva parlare in tranquillità.
Sayoko ci presentò la ragazza in questione che era una sua amica, poi notai che Itou gli rivolse un'occhiata allusiva dicendo “ Siamo sicuri che è un'amica?” La ragazza di colpo arrossii evitando di incrociare lo sguardo di Sayoko.
Era molto carina: aveva i capelli castani e gli occhi neri, poi aveva delle graziose gote paffute e rosee e un piccolo nasino.
E poi c'era Yoto e Yuki, era proprio lui, rimasi di stucco nel vederlo di fronte a me.
“Ciao Itou è da un po' che non ci si vede!” disse in tono amichevole.
Itou gli sorrise a malapena, aveva assunto un espressione di circostanza, sembrava anche lui sorpreso quanto me.
Io li osservai incredula, loro due si  conoscevano? Perché? Come e quando si erano conosciuti?
“E lei graziosa signorina?” domandò lui con un dolce sorriso.
“Echiko!” esclamai in soggezione per quella assurda situazione.
“Il mio robot!” aggiunse Itou.
“Che strano...” disse guardandomi con quei suoi bei occhi color ebano, quante volte li avevo osservati e adesso quelle meravigliose iridi erano di nuovo lì ad osservarmi, sembrava come se il tempo si fosse fermato.
“La tua voce mi è così familiare!” disse pensieroso.
“Che dite se prendiamo qualcosa da bere!” propose Itou allegramente, sembrava come se facesse di tutto per distrarre Yuki da quelle sue congetture.
Ordinammo da bere e poi sorseggiamo quei drink e si parlò del più e del meno, si scherzava e si rideva in tranquillità, dopo un po' Yoto disse “ E' strano che Kasumi non sia ancora arrivata!”
“Già, è vero chissà che fine ha fatto...” esclamò Itou mostrandosi scarsamente interessato eppure l'aveva invitata lui, non riuscivo proprio a capire cosa gli dicesse la testa.
Yuki iniziò a mostrarsi amichevole e gentile nei miei confronti, come era sempre stato in passato e così mi parve davvero che le cose tra noi non fossero' cambiate, ma c'erano Yoto e Itou che interferivano nei nostri discorsi, sopratutto Itou era  come se volesse marcare il territorio, io ero il territorio su cui stava pisciando.
Sayoko invece era tutta presa da quella ragazza che era in sua compagnia, forse aveva ragione Itou non era solo un'amica, ma molto di più e così non si curava molto dei nostri discorsi.
“E la tua fidanzata?” domandò Itou lanciandomi un'occhiata a me e poi verso di lui.
“ Ci siamo lasciati... tra di noi non andava da un po'...” disse Yuki tranquillamente.
“Ah!” disse Itou cambiando alla svelta argomento.
Dopo un po' una ragazza un po' brilla, ma molto carina si avvicinò al nostro tavolo provondoci con Yoto e lo trascinò in pista, senza che lui potesse controbattere, lui invocava il nostro aiuto, ma noi eravamo divertiti dalla situazione e ridevamo,mentre Itou gli faceva l'occhiolino gridando “ Non fare il cretino e approfittane!”
Poi anche Sayoko e quella ragazza si misero' a ballare sotto gli sguardi idioti di Itou e Yuki che si stavano facendo chissà quali strane e sconce fantasie.

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Capitolo 18
*** la mia prima volta ***


La pista da ballo era gremita di ragazzi e ragazze, c'era anche una ragazza che ballava in modo sensuale su un cubo, mentre vedevo Yoto che si muoveva appena, mentre la ragazza che ballava insieme a lui aveva completamente perso lucidità e strusciava il suo corpo accanto al suo, Yoto rimaneva immobile con un espressione scioccata e basita.

Itou lo incoraggiava dicendo “Dai! Dai!” mentre Yuki sorrideva in modo goffo e un po' imbarazzato, forse perché nella stessa situazione di Yoto, avrebbe fatto le stesse identiche cose che faceva lui, ovvero rimanere basito senza muovere un muscolo.

Mi piaceva quel suo modo di essere, era il classico bravo ragazzo che non avrebbe mai fatto del male ad una mosca e mi trasmetteva sicurezza, anche perché era sempre stato molto sincero, non c'era un'emozione che potesse nascondere, tutto quello che pensava veniva fuori in un modo o nell'altro senza che se ne accorgesse.

Notai con piacere che non era cambiato affatto, era tale e quale al Yuki di cui ero innamorata persa.

Parlava sempre in modo spontaneo e avventato come me, eravamo simili, molto probabilmente per questa ragione mi piaceva, con lui era sempre tutto chiaro e limpido, non c'era bisogno di scervellarsi tanto nel capire cosa pensasse o nel capire che tipo di persona fosse.

Si poteva facilmente tratteggiare un' idea di come lui fosse:

un ragazzo di quelli educati, dai modi gentili, insomma uno di quei ragazzi d'altri tempi che incontri poche volte nella vita, un po' come Yoto, però c'era qualcosa in lui di diverso, non sapevo dire cosa fosse, forse la spontaneità, il suo modo di scherzare e di sorridere, ma lui spiccava tra tutti, ai miei occhi in quel momento era come se ci fosse soltanto lui e basta.

Infatti finivo per non staccargli più gli occhi di dosso, però non mi batteva il cuore come la prima volta che lo avevo visto, ciò che mi metteva in agitazione era invece l'espressione tumultuosa di Itou.

Era da circa mezzora che parlava amichevolmente con Yuki come se si conoscessero' da una vita,ma nonostante tutto aveva un espressione per nulla allegra, sembrava inquieto, come se stesse parlando per nascondere questa sua irrequietezza.

“Come vi siete conosciuti?” domandai curiosa, non riuscivo ancora a spiegarmi come mai si conoscessero.

“Poco tempo fa ero in un videonoleggio, ero così indeciso su che film comprare e così ad un certo punto sbuca Itou all'improvviso facendomi prendere un gran bello spavento e mi consiglia dei film” disse Yuki ridendo.

“Che fifone!” commentò Itou mettendolo in imbarazzo.

“Ho pensato fossi uno squilibrato!” rispose lui in sua difesa.

Dopo un po' notai che anche Yuki mi stava fissando da un po' di tempo e che la conversazione veniva portata avanti da Itou che parlava dei film che gli aveva consigliato, domandandogli se alla fine li avesse visti.

Lui annuii continuando ad osservarmi con attenzione come se stesse cercando di cogliere qualcosa dal mio sguardo, poi mi domandò che genere di film mi piacevano, una domanda banalissima eppure in quel momento tremavo, non riuscivo a pensare a niente, ero andata in tilt.

“Ma film romantici poi bè dipende...non c'è un genere in particolare...” dissi incerta, sudando freddo.

“La tua voce...” disse lui continuando a fissarmi con i suoi occhi color castagna, poi aggiunse “ mi è così familiare...anche certi gesti...che è strano...”

Mi salii un groppo in gola tra il peso del suo sguardo e delle sue parole, perché non potevo dirgli la verità...e temevo quasi che la scoprisse, dato che era sempre stato un ottimo osservatore.

 

Si soffermava spesso su dei piccoli particolari a cui spesso non facevo caso o che col andare del tempo io stessa mi dimenticavo.

Mi ricordai di quella volta che avevamo parlato così scherzosamente della prima volta che ci eravamo visti in autobus, si ricordava persino com'ero vestita, persino il colore delle scarpe che portavo e persino quali orecchini avevo indosso, mi faceva una descrizione così minuziosa di ogni singola cosa.

“E' incredibile...quanto due persone diverse possano avere certe insolite somiglianze...” disse di colpo,mentre io evitavo di incrociare il suo sguardo, Itou tossii rumorosamente, doveva essergli andato di traverso il drink che stava bevendo.

“Ti chiami Echiko giusto?” domandò squadrandomi per bene.

Annuii con il capo, poi mi soffermai su Sayoko che ballava con la sua compagna e poi Yoto che veniva trascinato non so dove da quella ragazza ubriaca.

Volevo evitare di incrociare i suoi occhi castani che mi fissavano con insistenza, poi c'era anche Itou che mi metteva maggiormente a disagio, stava iniziando ad assumere un atteggiamento sgradevole nei confronti di Yuki senza una ragione ben precisa.

“Yuki tu hai mai scopato con una ragazza?” gli domandò a bruciapelo, come se fossero' domande comuni da fare.

“Perchè questa domanda?” domandò Yuki confuso e imbarazzato.

“No, così...per farmi un'idea...” disse Itou spostando lo sguardo verso la mia direzione ed io gli lanciavo un' occhiataccia.

“Ma ecco io veramente...” disse con goffa titubanza.

“Immagino di no!” disse scoppiando a ridere.

“Non c'è nulla da ridere!” disse Yuki arrossendo per la rabbia e la vergogna.

“Piantala!” dissi specchiandomi nei suoi occhi verdi apparentemente freddi e distaccati.

Avrei tanto voluto capire cosa gli passasse per la testa, ma lui era così difficile da capire, era volubile e complicato, non era cristallino come Yuki, in lui c'erano troppe discrepanze caratteriali, un momento prima poteva essere mansueto e cortese, ma dopo due secondi poteva benissimo uccidere qualcuno.

Ed ecco che di colpo aveva cambiato atteggiamento, era diventato vile e spiacevole, sembrava che volesse in tutti i modi sminuire e infastidire Yuki.

“Come mai non hai mai...” proseguii il discorso mettendolo sempre di più in una condizione di disagio.

“Io ecco...bè con questa mia ex non me la sono sentita, ma con l'altra mia ex...avrei tanto voluto ma lei era troppo...ecco come dire...”

Itou completò la frase in tono interrogativo: “ frigida?”

“Si, esatto, proprio frigida...non so spiegarmi il perché...forse non mi trovava abbastanza attraente...” ammise timidamente.

Anche Yuki mi aveva dato quell' appellativo, ero sbalordita e iniziai a pensare di esserlo per davvero.

“Per carità io ero davvero innamorato di lei...e poi non si dovrebbe mai parlare male dei defunti...” disse incominciando ad impallidire, poi il suo tono di voce divenne sempre più triste.

“Già appunto magari eri tu che non andavi bene...” disse Itou in tono severo quasi di rimprovero, continuavo a non capire che gli prendesse, era stato lui a dire per primo che fossi frigida e adesso prendeva le mie difese.

“Già....per quel motivo l'ho lasciata, mi sentivo così inadeguato...io così goffo e brutto e lei così carina...” disse in tono malinconico.

Era sempre stato un ragazzo insicuro di se stesso e non si piaceva fisicamente, non gli piaceva il suo naso grosso, le sue orecchie a sventola e quel po' di ciccia che c'era nel suo stomaco e nelle sue gambe, ma in verità per me lui era perfetto, così per com'era, glie lo avevo sempre detto, ma non doveva avermi preso sulla parola e poi neanche io ero perfetta, persino Itou con quella sua fisionomia occidentale, non era perfetto, aveva anche lui qualche imperfezione.

In realtà anche quest'aspetto di Yuki mi piaceva, non si dava arie, era molto umile, a differenza di Itou che aveva un atteggiamento arrogante e prepotente, si comportava come se tutto gli fosse dovuto e non faceva altro che pavoneggiarsi e mettersi in mostra.

Anche se quella sua sicurezza prepotente, non riuscivo a spiegarmene la ragione, ma risultava in qualche modo intrigante.

Lo sguardo di Yuki si spostò su di me, io distolsi lo sguardo e finsi di osservare i ragazzi che ballavano, non sapevo cosa fare e come comportarmi.

“Echiko...a te piace ballare?” domandò Yuki, mi voltai stupefatta, sembrava come se mi stesse per proporre di ballare, ma in quello stesso momento Itou intervenne battendolo sul tempo “ Echiko ti va di ballare?”

“No!” risposi osservando quei due che si rivolgevano delle strane occhiate.

“Avanti, il tuo padrone ha voglia di ballare...” disse mostrando un broncio forzatissimo.

Il mio sguardo si incrociò a quello di Yuki, mentre Itou mi trascinava contro voglia sulla pista da ballo.

Ormai sulla pista da ballo, iniziò a ballare, si muoveva in modo elegante e morbido, mentre io rimanevo immobile ad osservarlo e ad evitare ogni forma di contatto fisico.

“Non ho voglia di ballare ribadii!” pronta per andarmene e tornare al tavolo su cui Yuki stava seduto ad osservarci.

Ma il suo braccio strinse il mio e non aveva affatto intenzione di lasciarmi andare, poi disse “ Hai intenzione di dirgli la verità...”

“Io...veramente non so...” esclamai turbata.

“Ancora non riesco a capire che diamine ci trovi in un tipo come quello...così impacciato e grossolano...” disse con sdegno e disprezzo.

“Bè allora perché hai deciso di farci amicizia?” domandai irritata da quei suoi giudizi negativi.

“Leggendo il tuo diario e da come ne parlavi...bè ero curioso di conoscere questo fantomatico Yuki!”disse continuando a stringermi il polso.

“Non è carino che ti faccia i fatti miei!” esclamai adirata.

“Sono il tuo padrone! Ma come al solito sembra che te ne dimentichi!” disse con una sicurezza sconvolgente, era come se fosse convinto di essere nel giusto.

“Lasciami!” gli urlai contro, tentando di liberarmi dalla sua stretta,ma stavo prendendo una violenta scossa e poi c'era troppa gente in mezzo a noi e ciò mi impediva anche di muovermi.

“Non fare scenate...siamo in pubblico, non farmi fare brutta figura!” disse ridendo.

“ Sei...un vero figlio di puttana!” dissi infuriata, lo dissi senza pensarci, d'istinto e di colpo la sua espressione divenne ostile e furente.

“Cosa hai detto?” urlò con ferocia.

Solo dopo notando quella sua reazione mi resi conto di aver toccato un tasto dolente e che non avrei mai dovuto premere.

“La puttana sei tu! mi permetti di farti certe cose...anche se come dici tu sono una persona sgradevole...e poi osi darti arie da santarellina e perbenista...” disse insultandomi con cattiveria.

Mi trovai in difficoltà, non sapevo come rispondere a quelle accuse, in verità forse aveva ragione, non lo avevo respinto, mi ero comportata come una poco di buono, come una di quelle ragazze facili che conosceva lui.

“Con questo braccialetto mi riesce alquanto difficile respingerti!” dissi aggrappandomi a quella scusante, in parte era vero, ma a volte non avevo neppure provato a fargli resistenza...non riuscivo a distogliere il mio sguardo dal suo e non riuscivo a far a meno di desiderarlo sessualmente, non so c'era un'attrazione che non avevo mai provato per nessuno.

Desideravo il suo corpo, desideravo lui, anche se sapevo che fosse sbagliato, che era una persona sgradevole...nonostante tutto continuavo a volerlo in un modo irrazionale e privo di sensatezza, pur sapendo che il nostro rapporto non era quello di due innamorati.

E più sapevo che fosse una cosa dannatamente sbagliata e più continuavo a volerlo con maggiore intensità, finivo per esserne sempre più attratta, anche in quel momento, non riuscivo a far a meno di incrociare il suo sguardo ostile che se avesse potuto mi avrebbe trafitto con una sola occhiata.

“Mi stai mangiando con gli occhi!” disse in tono provocatorio, tornando di colpo a scherzare e a prendermi in giro.

Si divertiva molto a mettermi in difficoltà e ci riusciva alla perfezione, io in tutta risposta distolsi lo sguardo dal suo.

Continuavo a sentire la stretta decisa della sua mano sul mio braccio, poi con l'altra mano mi strinse il viso e mi costrinse a guardarlo in faccia.

“Io ti piaccio...e anche molto...” disse con arroganza.

“Non so di cosa tu stia parlando!” esclamai sulla difensiva.

“ Ti si legge tutto in faccia...” disse lasciandosi scappare una sonora risata.

Poi riprese a ballare come se niente fosse continuando a tenermi per il braccio e stava tentando inutilmente di trascinarmi in qualche movimento.

“E' proprio vero sei frigida...ed io che ti ho pure difesa...ma Yuki ha proprio ragione sei davvero frigida...” mi sussurrò all'orecchio poi aggiunse “e priva di sex appeal”

In quel momento le sue parole mi pesarono in maniera spropositata, anche perché lo aveva affermato persino il mio Yuki e incominciavo quasi a crederci anche io e così volli dimostrare a lui o forse persino a me stessa di non esserlo.

Iniziai a ballare, anche se ecco non lo avevo mai fatto, mi stavo improvvisando dei movimenti traendo ispirazione dalle altre ragazze che vedevo muoversi sulla pista da ballo, poi mi spinsi oltre, non sapevo che cosa stessi facendo, ma era del tutto fuori di me, iniziai ad avvicinarmi sempre di più a lui e lasciai che i nostri petti si toccassero' mentre ballavo.

“Allora non sei poi così tanto frigida” disse sornione stringendomi il cinto per far si che i nostri corpi non smettessero' di toccarsi, poi mi resi conto che ci stavamo spingendo un po' troppo oltre eppure non riuscivo a fermarmi in qualche modo mi divertiva stuzzicarlo.

Poi di colpo mi afferrò per il braccio e mi fece roteare, non appena fui girata mi trovai stretta a lui senza riuscire a muovermi e sentii la sua intimità premere contro il mio sedere.

“Mi stai facendo eccitare” mi sussurrò all'orecchio in tono roco e affannoso.

Il mio cuore sussultava e mi sentii le gambe così molli, poi la sua bocca si posò sul mio collo lasciandomi la scia dei suoi baci appassionati, non riuscivo a muovermi, mi sentivo completamente in estasi, poi sentii il suo respiro posarsi sui miei capelli e iniziò ad accarezzarmeli con una delicatezza tale da provocarmi i brividi lungo la schiena.

“Ti prego...basta...” lo supplicai rendendomi conto che non ero in grado di fermarlo.

“Fermami se ci riesci!” disse maliziosamente continuando a premere la sua rigida intimità contro il mio sedere.

Dopo questa frase tornò a baciarmi il collo con maggiore foga ed entusiasmo, io tentai di liberarmi dalla sua braccia possenti che mi avvolgevano, ma non ci riuscivo e dopotutto neppure mi stavo scomponendo più di tanto per liberarmi.

Le luci delle discoteca si fecero soffuse e meno accecanti delle precedenti e poi parti una musica armoniosa, tutte le coppiette iniziarono a ballare un lento, poi incrociai appena lo sguardo di Sayoko nella penombra, ma non riuscii a vedere un granchè.

Itou mi fece roteare riportandomi di fronte a lui e poi mi strinse per ballare il lento, lo guardai stupefatta, quel suo modo di fare mi dava sui nervi, mi afferrava e mi prendeva come se fossi una bambola da manovrare a suo piacimento e lo faceva con una certa facilità e leggerezza.

Io diventai rigida come una corda di violino,ma lui riuscii lo stesso a trasportarmi e a guidarmi nei movimenti, nonostante stessi facendo una certa resistenza.

“Sei troppo tesa...rilassati!” commentò con sarcasmo.

“Adesso basta! Voglio fermarmi...fammi fermare...” dissi adirata, stavo riflettendo su ciò che fosse accaduto, avevo lasciato di nuovo che prendesse in mano la situazione e che facesse di me ciò che gli pareva, per questa ragione ero infuriata.

Non volevo comportarmi da poco di buono, eppure fino ad un momento fa mi ero comportata di nuovo da ragazza facile cedendo alle sue sciocche insinuazioni... e lui faceva ciò che gli pareva di me, senza troppi problemi e aveva assunto quell'espressione sicura e irritante, come se avesse tutto sotto controllo e potesse disporre di me come meglio credeva.

“Dai non lo trovi romantico... ballare un lento insieme al tuo padrone...” disse mostrando un sorriso disarmante.

“Io...voglio farti a pezzi!” esclamai perdendo la calma, poi mi stavo davvero stancando ad essere manovrata da lui, avevo le gambe stanche e i piedi anche quelli erano cedevoli.

“Per una volta potresti anche dirmi qualcosa di carino...non credi?” disse facendo gli occhioni dolci e facendo uno sguardo ingenuo e innocente che non gli s'addiceva affatto.

“Non vedo perché mai dovrei dirti qualcosa di carino!” esclamai sconvolta.

“Vedi mi maltratti sempre!” disse facendo una vocina petulante quasi da bambino piccolo.

Continuava a ballare questo lento da solo trascinandomi contro voglia, mentre io avrei tanto voluto far qualcosa per porvi fine.

“Non mi fermerò finchè non mi dirai qualcosa di carino...” disse furbamente.

La musica era persino finita e lui continuava a ballare costringendomi a seguirlo nonostante fossi sfinita.

“Hai dei bei occhi...” dissi in preda all'affanno.

“Dici davvero?” disse divertito continuando a farmi volteggiare causandomi il mal di testa.

“ Hai detto che ti saresti fermato...se ti avessi fatto un complimento” dissi timidamente e in maniera anche un po' goffa, perché ritenevo davvero che quegli occhi fossero' veramente meravigliosi.

“ Questo è uno di quei complimenti che mi fanno tutte...cose già sentite...voglio sentirmi dire qualcosa di diverso!” disse in tono capriccioso e seccato.

Continuavamo a muoverci e non aveva alcun intenzione di mollare la presa, nonostante la musica si fosse fatta più movimentata e rumorosa, però le luci continuavano ad essere soffuse, ma riuscivo comunque a vederlo, non riuscivo a vedere le altre persone che si muovevano intorno a noi.

Dopo tornò ad essere molesto, mi cinse i fianchi e iniziò a baciarmi appassionatamente sulle labbra.

Sgranai gli occhi sorpresa poi li chiusi, non avevo idea di cosa stessi facendo, ma non riuscivo a fermarlo, la morbidezza delle sue labbra e quel coinvolgimento emotivo che percepivo mi impedivano di controbattere.

I suoi baci erano irruenti e impetuosi, tanto che sentii le labbra dolermi per i morsi ricevuti, sembrava volesse divorarmi e ciò mi smosse dentro un miscuglio di sensazioni discordanti che andavano pari passo: piacere e dolore.

Con la stessa bramosia e desiderio finii per accarezzare la sua lingua con la mia, mentre sentivo i nostri respiri irregolari e affannosi.

Ci fermammo per riprendere fiato, riaprimmo gli occhi e ci guardammo con un'intensità che non c'era mai stata, mi era difficile credere che potesse esserci un' incrocio di sguardi così ardente e passionale come quello.

Tanto che mi trovai costretta a richiudere gli occhi per l'emozione forte che stavo provando, non riuscivo a sostenere i suoi occhi che mi guardavano in quel modo, come se mi stesse spogliando solo con lo sguardo.

Poi riprese a baciarmi sulla bocca, poi scendere di nuovo verso il collo, poi aprii gli occhi e la sua mano strinse la mia, mi stava portando via dalla pista da ballo.

Non feci domande, ero confusa,ma felice come se avessi preso una qualche droga e molto probabilmente non mi importava neppure dove mi stesse portando, mi bastava che mi stringesse la mano.

Quando mi resi conto che mi stava trascinando dentro uno di quei minuscoli e squallidi bagni rimasi immobile facendo resistenza, poi riprese a baciarmi con foga distraendomi e così finii dentro quel bagno senza rendermene conto tra un bacio e l'altro.

Poi le sue labbra scesero' sempre più giù sfiorandomi il seno coperto dai vestiti che mi stava sfilando via con ansietà, poi mi spinse contro il water del bagno per farmici sedere.

Mi ritrovai con imbarazzo priva di reggiseno che aveva gettato sul pavimento insieme alla maglietta, in quel momento ritornai in me e mi resi conto della situazione spiacevole in cui ero finita.

Itou stava in piedi e mi guardava con quei suoi occhi desiderosi e brucianti di desiderio che mi ammaliavano in maniera devastante e sconvolgente.

Ero tra due fuochi: la parte razionale diceva no, mentre quella irrazionale urlava si.

Aiko l' avrebbe fermato lasciando prevalere la ragione, ma Echiko, quella nuova me stessa sembrava essere particolarmente eccitata dai suoi baci e dall'idea stessa di far sesso con lui, in maniera anche non del tutto convenzionale.

Insomma una parte di me pensava che fosse la cosa più squallida al mondo sopratutto come prima volta e poi con un ragazzo con cui non ero neppure fidanzata, per giunta con Itou!

Mentre l'altra era esaltata, desiderosa di trasgredire, non curandosi delle conseguenze, forse un po' stanca della me stessa razionale che avevo sempre lasciato prevalere per tutta la mia vita.

Aiko non aveva mai fatto errori, ero sempre stata una ragazza impeccabile,non mi ero mai concessa grandi rimpianti, la persona più ragionevole di tutte.

Dovevo essermi stancata di questa mia correttezza e impeccabilità, fare sempre ogni cosa in modo pensato e giusto, per una volta avrei voluto fottermene delle conseguenze delle mie azioni, volevo lasciarmi travolgere da quell'ondata di piacere e lussuria senza pormi troppe domande.

Poi quel suo modo di guardarmi così sensuale e perverso non mi dava modo di pensare, per non parlare dei suoi baci per nulla casti che mi incenerivano la testa di desideri peccaminosi e inauditi, persino il cuore pulsava fortissimo, sembrava uscirmi fuori dal petto.

Rimasi immobile a subire i suoi baci e le sue carezze,poi lo supplicai di fermarsi quando la sua mano si posò sul mio seno scoperto.

In quel momento si tolse il braccialetto dal polso lasciandolo cadere a terra e disse “ Se non vuoi...fai resistenza...”

Per quanto ci provassi, con tutte le mie forze, non riuscivo davvero a reprimere tutte quelle sensazioni piacevoli che provavo mentre sfiorava il mio corpo e il peso del suo sguardo contro mi paralizzava.

Mi sentivo così fragile e impotente, come non lo ero mai stata prima d'ora:

con Yuki non mi ero sentita così persa e spaesata, non avevo mai provato tutte quelle sensazioni intense e sfolgoranti, era sempre stato un rapporto sereno, non mi aveva mai messo in agitazione, non avevo mai provato un desiderio così ossessivo e fisico di lui.

Ero sempre stata pienamente padrona delle mie azioni, mentre con Itou perdeva il controllo, smettevo di ragionare e mi rifiutavo di farlo, come se ogni ragionamento plausibile non contasse più nulla.

Con la dita stuzzicava i miei capezzoli in modo rude e selvaggio, però tuttociò non mi disturbava, anzi mi piaceva quel suo modo di toccarmi.

Non era violento, era semplicemente il coinvolgimento emotivo a renderlo brusco e maldestro e non provavo neppure dolore, anche se il mio corpo si trovò a sbattere contro il muro del bagno mentre affondò la bocca su uno dei miei seni.

Non mi resi conto neppure conto di quel violento impatto, forse perché ero un robot quindi ero abbastanza resistente rispetto ai comuni mortali, non mi faceva facilmente male, oppure quella folle eccitazione mi impediva di avvertire qualsiasi forma di dolore.

Ansimai senza riuscire a contenermi, nonostante volessi evitare di strillare come un'ossessa perché mi vergognavo e non volevo neppure dargli troppo soddisfazioni, glie ne stavo già dando troppe.

Istintivamente la mia mano strinse la sua testa contro il mio seno, non volevo che smettesse, era troppo gradevole la sensazione che mi provocava sopratutto in quella parte del corpo.

Dopo un po' si liberò dalla stretta della mia mano e disse malizioso e sarcastico “ Volevi soffocarmi...”

Riuscii a malapena a ricompormi e divenni paonazza sia per l'imbarazzo che per il piacere che mi aveva provocato, poi si mise a ridere “ Sei imbarazzata?”

“Io...affatto...” dissi non volendo che mi prendesse in giro, non volevo dargli l'aria di una ragazzina sciocca e inesperta, anche se in effetti quelli erano i miei primissimi approcci sessuali.

Si era seduto sul water accavallando le sue gambe sulle mie, poi sentii la sua virilità sfregare contro la mia, il piacere e l'eccitazione crescevano sempre di più e persino i miei respiri e i miei spasmi si fecero' più frequenti e rumorosi, anche lui sussultava anche se in modo più sobrio e contenuto.

Questo fatto mi irritava, così chiusi gli occhi e iniziai a baciarlo e a leccare le sue labbra per provocarlo e a strofinare con insistenza il mio seno nudo contro il suo petto coperto da quella sua camicia nera, ma dopo un po' mi decisi a sbottonargliela.

Tolto l' intralcio dei vestiti le sue braccia mi avvolsero' per far aderire il suo petto nudo contro il mio, in quel momento lessi nel suo sguardo tanta dolcezza, una dolcezza che sino ad allora sembrava essermi sfuggita.

Mi accoccolai silenziosamente fra le sue braccia, nonostante tuttociò mi sembrasse inusuale, pensavo fosse una situazione squallida, molto da film porno e invece ci stavamo abbracciando con la stessa dolcezza di due fidanzatini.

Così mi tornò in mente la lettura dei suoi pensieri fatta da quel macchinario di Lyriko...che fosse davvero innamorato di me? Il macchinario aveva detto la verità?

Ma dopo un po' sciolse l'abbraccio e torno ad assumere un atteggiamento rude e selvaggio, tornò a strusciare la sua virilità contro la mia in modo fermo e deciso, ma i pantaloni ci impedivano di godere a pieno di quel piacere, così Itou si tolse gli indumenti e poi lo aiutai a sfilarmi i pantaloni.

Dopo che mi tolse i pantaloni e le mutandine, in quel momento mi resi pienamente conto di quello stesse effettivamente accadendo, ero incredula, spaventata ed imbarazzatissima.

Eravamo in piedi nudi l'uno di fronte l'altro, l'idea di essere nuda mi metteva in soggezione, anche se quel corpo non lo percepivo tanto come il mio, aveva subito delle significative trasformazioni, era stato modellato e perfezionato, non avevo più tutte quel grasso e quelle imperfezioni che avevo in passato, però c'era quel senso di pudore e quella percezione che avevo di me e del mio corpo che era diversa da com'è effettivamente fosse, cioè lo ricordavo per com'era in passato:

ricordavo ancora le mie gambe in carne con la cellulite e le smagliature e tante altre significative imperfezioni che adesso erano inesistenti, però mentalmente dentro di me continuavo a percepire quei difetti fisici anche se mi erano stati tolti.

E poi era la prima volta che vedevo un ragazzo del tutto nudo e ciò mi metteva a disagio, anche perché il corpo di Itou era bello da guardare, non era gracile, ma non era neanche eccessivamente muscoloso, aveva dei muscoli sparsi nel petto e nel resto del corpo che non erano accentuatissimi e che stavano in perfetta armonia con il suo corpo.

Poi i miei occhi senza volere si posarono più giù, senza che me ne accorgessi, in quella parte che mi metteva in maggiore soggezione.

“Non ne hai mai visto uno?” domandò ambiguamente ridendo.

La sua risata sapeva essere irritante, ma allo stesso tempo gradevole, non sapevo quindi se fare o non fare a meno di arrabbiarmi.

Imbarazzata ricondussi il mio sguardo all'altezza del suo viso, gli si dipinse un leggero sorriso che non compresi, non capivo se era sarcastico, divertito o era un sorriso gentile privo di cattive intenzioni.

Non sapevo cosa gli stesse passando per la testa, figuriamoci, faticavo a capire cosa mi fossi messa in testa io stessa, insomma quella situazione era a dir poco paradossale:

Io che avevo sempre messo al centro di tutto l'amore, mi ero lasciata trascinare in un fetido bagno pubblico a perdere la mia verginità con lui, con Itou, una persona con il quale non c'era un rapporto, a malapena ci sopportavamo e poi lui era il mio padrone, dovevo odiarlo, sopratutto per come mi trattava, mi dava sui nervi la sua prepotenza e arroganza.

Ma ecco se da una parte lui mi dava sui nervi per tutto quello che era, anche per come si comportava con le ragazze e con suo padre e con il resto delle persone, dall'altra quel suo modo di fare così arrogante,egoista e prepotente acquisivano un fascino del tutto particolare, non avevo mai conosciuto qualcuno che svelasse con così tanta facilità i propri difetti senza curarsi dell'opinione altrui.

Non era ingannevole, con me si mostrava per com'era con tutte le sue imperfezioni, senza dover ricorrere a subdole frasi e parole,non era come faceva con le altre, forse perché non avvertiva questa necessità, non era interessato al fatto che mi potesse piacere o meno oppure era già sicuro di aver fatto colpo su di me.

E poi a pensarci bene non avevo mai conosciuto qualcuno che mettesse a repentaglio la propria vita per salvare la mia, forse molto probabilmente perché la mia vita non era mai stata messa in pericolo prima che diventassi Echiko.

Mi erano sempre sembrate cose ben lontane dalla realtà la ragazza che viene salvata dal suo amato, insomma questo cose capitano nei film, negli anime e nei manga, non nella vita reale e invece era accaduto,solo che colui che mi aveva tirato fuori dai guai non era il classico principe azzurro delle favole.

“Guarda pure,puoi anche toccare e baciare” disse in tono provocante e sensuale riferendosi alla sua virilità con una sicurezza che trasudava da tutti i pori, non provava neppure la metà del mio imbarazzo.

Iniziai a sentire molto, ma molto caldo e divenni talmente impacciata e goffa che non riuscii a proferire parola e neanche a muovermi.

Poi la sua mano strinse la mia conducendola nella sua zona X, lo lasciai fare con aria distratta e sempre più confusa.

Sentivo che da un momento all'altro sarei morta di infarto non riuscivo a reggere quel concentrato di emozioni che si susseguiva senza darmi pace.

Ero tra l'eccitazione e l'inibizione, una parte di me voleva mettere da parte ogni pudore e darsi alla pazza gioia,mentre l'altra si stava trattenendo e si stava chiedendo cosa avessi fatto sino adesso.

Così la mia mano veniva forzatamente condotta verso i suoi genitali e si muoveva indecisa senza capire se doversi liberare e smettere di fare quello che stesse facendo.

Lo sentii gemere estasiato, mentre la sua mano premeva la mia per farmi stringere la sua modesta virilità.

“Ti piace?” gli domandai eccitata dal suo stesso piacere.

Poi la sua mano smise di forzare la mia e continuai da sola a sfregarlo e a muoverlo stringendolo, mi lasciavo trasportare dai suoi incitamenti di piacere, non sapevo perché, ma l'idea che potessi farlo eccitare, mi aggradava.

“Ahh si, non ti fermare!” esclamò beato.

Dopo un po' notai che il suo pene si era irrigidito ed era diventato molto duro e mi fece cenno di togliere la mano, non capivo cosa avesse in mente, ma ero rimasta completamente abbagliata dai suoi occhi verdi che mi osservavano in un modo sempre più focoso e stuzzicante.

Mi baciò ovunque, poi si concentrò in una zona già esplorata, la mia zona X che amava tanto i suoi baci appassionati e la sua lingua invadente.

Da lì arrivammo ad un punto di non ritorno, io ero in estasi e non ero più in grado intendere e volere sapevo solo di volerlo dentro di me e continuavo a supplicarlo tra gli striduli spasmi e mugugni.

Anche lui sembrava essere abbastanza fuori di sé, sentivo il suo respiro corto e le sue braccia mi sollevarono improvvisamente da terra, le mie gambe in un gesto quasi automatico attorniarono il suo busto, in questo modo le nostre intimità combaciavano perfettamente.

Mi spinse impetuosamente contro il muro e inizia a sentire la sua virilità addentrarsi impulsiva dentro la mia.

Provai un dolore lancinante e mi lamentai per il dolore, mi uscirono persino le lacrime agli occhi, mentre Itou continuava a penetrare sempre più in profondità.

“Calma, calma...è normale che ti faccia male...la prima volta è sempre così...” disse con un tono di voce gentile ed eccessivamente fruttato, non era proprio da lui, quei suoi modi di fare così carichi di affetto e tenerezza mi disorientavano.

Mi baciò con dolcezza le guance bagnate di lacrime e sentii la sua virilità continuare a spingersi dentro di me tra i suoi gemiti e rantoli di piacere, mentre per me in quel momento era un supplizio, faceva molto male, però allo stesso tempo percepivo una punta di piacere che andava crescendo mano mano che Itou penetrasse sempre più dentro di me.

I suoi baci sulle mie guance umide e sulla bocca era una dolce e lauta consolazione e poi lo sentii affondare sempre più dentro di me fino a che la mia intimità c non si dilatò del tutto per poterlo accogliere.

In quel momento iniziai a provare un incommensurabile piacere, non riuscivo a darmi un contegno, le parole mi sfuggivano di bocca da sola, gli avevo dato del porco e aveva detto delle cose assai sconvenienti, ma anche lui sembrava essere abbastanza su di giri, lo sentii digrignare mentre continuava a spingere la sua virilità convulsamente dentro di me.

Non erano solo la penetrazione a causarmi quella sensazione di beatitudine ed estasi,ma ogni parte del nostro corpo che si toccava e che entrava in simbiosi l'una all'altra, persino il suo respiro caldo che mi accarezzava il viso accresceva maggiormente l'ebbrezza di quel momento.

La mia intimità si contraeva e diventava sempre più calda e desiderosa, come se non si sentisse abbastanza appagata e così continuava a cercare la sua.

Anche lui non sembrava soddisfatto e così tutti e due ci sfregavamo l'uno contro l'altra diventando completamente schiavi del piacere fino a che non arrivammo al culmine.

Dopo abbracciai Itou accoccolando la mia testa sul suo petto nudo, ma non parve apprezzare il mio gesto divenne improvvisamente nervoso e si rivestii in fretta e furia.

“Che ti prende?” gli domandai scossa.

“Abbiamo finito no? Quindi rivestiti!” esclamò con impazienza.

Raccolsi i miei vestiti da terra con un espressione mesta e sconsolata, mi stavo riprendendo da quel piacere provato e stavo mettendo a fuoco ciò che fosse accaduto con razionalità,accorgendomi pure della repentina scontrosità di Itou.

Non so neppure perché mi fossi abbandonata a lui con così tanta facilità, mi era venuto spontaneo come se non potessi fare altrimenti, come se tuttociò fosse inevitabile, ma adesso mi accorgevo di aver fatto un enorme cazzata e il suo atteggiamento mi feriva.

Sembrava come se per lui non fosse stata altro che una semplice sveltina come tante altre, nulla di più, chissà quante altre ragazze doveva essersi fatto in quello stesso bagno.

Gli mollai uno schiaffo violento sul viso, lui assunse un espressione confusa, come se non capisse la ragione per cui lo avessi schiaffeggiato e mi guardava con quel suo sguardo penetrante e indagatore.

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Capitolo 19
*** ribellione?! (revisionato) ***


Gli avevo mollato uno schiaffo, mi era venuto spontaneo.

Il colpo mi venne restituito dal braccialetto, sentii la guancia sinistra andarmi in fiamme,ma non me ne curai più di tanto.

Ero incazzata, non volevo che mi trattasse come una puttana, anche se il mio comportamento non era stato quello di una ragazza seria.

Itou sembrava non aver compreso affatto il motivo per cui gli avessi mollato quel violento schiaffo, si soffermò ad osservare il mio viso per cercare di cogliere qualcosa, poi però tornò a fare l'indifferente.

Si abbottonò la camicia come se non fosse accaduto nulla di strano, anche io mi mi rivestii velocemente.

Ero infuriata con lui e con me stessa, avevo fatto una cosa così immorale, così priva di valori.

Mi vergognai di me stessa e mi sentii come se avessi ricevuto una delle più grandi umiliazioni, ma in realtà mi ero umiliata da sola, gli avevo concesso il mio corpo con così tanta facilità.

Mi misi a piangere e mi diedi mentalmente della puttana, dopotutto era questo che ero.

Era questo che lui pensava di me e che tutte le altre persone avrebbero pensato di me scoprendo ciò che fosse accaduto.

“Perchè stai piangendo?” mi domandò scioccato, come se fosse tanto difficile da comprendere il mio stato d'animo.

“Ti rendi conto di quello che abbiamo fatto...di quello che io ho fatto, della gravità della situazione!” urlai adirata.

“Ti prendi troppo sul serio...dovresti essere più morbida con te stessa e non crearti tutti questi problemi., ti andava di fare sesso con me e l'hai fatto punto...” disse con una calma sconvolgente.

“Mi sono comportata da...” dissi continuando a piangere.

“Da puttana?” domandò lui.

“Si, esatto...dopotutto è questa l'idea che devi esserti fatto di me!” lo accusai.

“Veramente io l' ho detto solo perché tu hai offeso mia madre, ma non lo avrei mai detto...non mi piace etichettare le persone...”

“Si ma...ciò non cambia che io abbia fatto una cosa sbagliata...anzi che noi abbiamo fatto una cazzata...”

“Parla per te, io non faccio le cose perché sono giuste e non mi limitò a non farle perché sono sbagliate, faccio solo le cose che mi va di fare...senza pensarci troppo...e poi chi è che ha stabilito cos'è giusto e sbagliato?”

Aveva la capacità di mettermi in difficoltà con quei suoi discorsi e non sapevo davvero come controbattere, poi affermai “ La coscienza... mi dice che ho fatto una cosa sbagliata!”

“E però non mi sembra che ti fosse dispiaciuto, ti piaceva molto... e vedi dopotutto anche queste sono cose naturali, un essere umano come tutti gli animali avverte la necessità di accoppiarsi...è un istinto naturale...”

“Si, ma non in questo modo e non con te...” esclamai allibita.

“Ah, si certo dovevi farlo con Yuki!” affermò acidamente.

Poi tutto accigliato disse“Peccato che con lui non ci riuscissi, mentre con me...non è stato poi tanto difficile...”

“Molto probabilmente perché per te non provo niente...mentre con lui c'era un sentimento, una conoscenza dell'uno e dell'altro molto forte...” gli sbottai contro agitata.

Ero in quei momenti in cui la rabbia prendeva il sopravvento e dicevo cose che neppure pensavo, non curandomi del fatto che le mie parole potessero ferire la persona che mi stava di fronte.

Bè con lui non mi ponevo neppure questo problema, non credevo affatto che le mie parole potessero' in qualche modo ferirlo.

“Non ti preoccupare possiamo anche far finta che non sia accaduto niente” disse bloccandosi di colpo, poi riprese imperversandomi contro “Anzi non è accaduto proprio niente...niente di nuovo...sei una delle tante che mi sono scopato...”

Dopo un po' Itou smise di urlare e mi fece cenno di stare zitta, sentii il rumore dei passi verso la direzione del bagno in cui eravamo chiusi.

“Echiko? Itou?” era la voce di Sayoko, dopo un po' bussò alla porta del bagno su cui eravamo chiusi“Siete qui?”

“Merda e adesso che facciamo!”esclamò Itou ansioso.

Non voleva affatto che l'amica scoprisse quello che avessimo fatto un momento fa, parlava tanto di non curarsi dell' etichette e dell'opinione degli altri e poi si curava tanto delle idee che potesse farsi Sayoko.

Ma anch'io ero concorde con lui: non volevo che Sayoko venisse a conoscenza di quanto fosse accaduto, anzi volevo che nessuno lo venisse a sapere, volevo che rimanesse una cosa tra me e Itou, in questo modo potevamo far finta che non fosse mai accaduto.

 

Itou si schiarii la voce e mi aggiustò i capelli tutti scompigliati e poi disse “ Si, siamo qui!”

Io gli mormoravo contrariata “Che stai facendo!”

“Lascia fare a me!” disse tranquillamente.

Non sapevo se potermi fidare o meno, ma non avevo poi molta scelta.

Itou aprii la porta e Sayoko ci guardò con un espressione interrogativa,anche se non parlava si capiva bene quale domanda ci volesse fare con quel semplice sguardo stranito era la seguente: “Che ci facevate chiusi in quel bagno?”

Itou si affrettò a dirgli “Echiko ha bevuto molto, si è sentita male e la stavo aiutando a vomitare...”

Sayoko mi scrutò con attenzione e poi disse “ Si, in effetti sei tutta rossa in viso..stai bene?”

“Si, sto meglio...” risposi cercando di essere più convincente possibile, ma non credevo di esserci riuscita un granchè.

“Però Itou potevi almeno avvertirci, non sai quanto ci siamo preoccupati...” esclamò in tono di rimprovero.

“Si, hai ragione, mi dispiace...è solo che Echiko si è sentita male e non ci ho pensato ecco tutto...” disse con un espressione carica di dispiacere, era bravo con le bugie a differenza della sottoscritta.

Era pienamente padrone della situazione e di comportarsi come se tra noi due non fosse accaduto niente.

Io invece non riuscivo a celare i miei turbamenti, ero sempre stata un libro aperto per tutti e questo non mi rendeva una ragazza interessante agli occhi degli altri, dovevo apparire noiosa, eppure non riuscivo a nascondere le mie vere emozioni e non riuscivo neppure ad assumere quegli atteggiamenti di circostanza di cui faceva ampio uso Itou.

Dopo Itou si ricordò del braccialetto sul pavimento e lo raccolse per rimetterselo, in quel momento tutto ciò che aveva affermato parve perdere di credibilità agli occhi di Sayoko.

“Scusa perché ti sei tolto il braccialetto?” domandò con un espressione sospettosa.

“Bè...ecco...” disse Itou sospirando in modo rilassato, come se i sospetti di lei, non lo turbassero' affatto e poi si affrettò col rispondere “ Mi era di impiccio per aiutarla a a vomitare...insomma questo braccialetto a volte può essere davvero fastidioso... non è vero Echiko?”

“Si, è vero...” dissi non riuscendo a sostenere lo sguardo di lei, mi guardava con quell'espressione perspicace, come di chi avesse capito tutto, ma ometteva di aver compreso per non metterci in soggezione o per chissà quale insolita ragione.

Mi aveva dato quest'impressione, ma poteva anche sbagliarmi, forse avevo sopravvalutato un po' troppo il suo acume.

Riguardo Itou non sapevo dire se anche lui sospettasse che l'amica avesse compreso tutto, ma dalla sua espressione rilassata e composta, avrei giurato che quell'idea non lo avesse sfiorato affatto.

Quando tornammo al tavolo in cui era seduto Yuki, Yoto e la presunta ragazza di Sayoko ad aspettarci, lui ridiede quella versione dei fatti in modo preciso e delineato anche nei particolari, come se mi fossi sentita per davvero male.

Tanto che Yuki e Yoto si presero' pena per me, io mi sentii in colpa e in assoluto disagio.

Tentai di tranquillizzarli dicendo che adesso stavo benissimo.

“Eppure è strano, non hai bevuto un granchè...” disse Yuki ingenuamente.

Io non sapevo cosa dire, ero entrata nel panico, poi Itou si intromise dicendo “ E' astemia!”

“E che cazzo Itou, la fai bere sapendo che è astemia!” disse Yoto facendogli la predica.

“Ah si certo, adesso è colpa mia...ma per piacere...” esclamò scocciato.

“Bè l'importante è che adesso stai bene!” disse la ragazza seduta accanto a Sayoko.

“Invece tu dii un po' come è finita con quella ragazza ubriaca?” domandò Itou ridacchiando.

“Non è finita in nessun modo...è che diamine sembrava un polipo, non me la staccavo più di dosso... me la sono data a gambe, anzi spero che non mi trovi...” disse Yoto con un espressione sconcertata, poi guardò verso la mia direzione come se mi avesse fatto un torto, era come se volesse giustificarsi con me.

Poi si parlò del più e del meno, si rideva e scherzava come se non fosse accaduto nulla, io rimasi in silenzio e qualche volta mi inserivo distrattamente fra quei discorsi, ma in realtà era come se la mia mente fosse da tutt'altra parte.

Ma nessuno parve farci molto caso, erano presi dai loro discorsi, Itou rideva e chiacchierava allegramente, quel suo atteggiamento mi irritava, ero così sereno e disteso, come se ciò che era accaduto tra di noi non lo toccasse minimamente.

Poi di colpo Yuki mi rivolse la parola proponendomi ciò che non era riuscito a fare in precedenza, mi propose di ballare.

Io gli sorrisi non sapendo che rispondergli.

Mi aveva colto di sorpresa, però il suo invito non mi dispiacque affatto, era come tornare ai bei tempi passati: io e lui e nessun altro.

Accettai l'invito, in quel momento senza una ragione ben precisa, poi scrutai con la coda dell'occhio lo sguardo contrariato di Itou.

“Si è appena ripresa da una sbornia, non credo gli facciano bene questi esagerati trastulli!” disse astutamente rivolgendosi a Yuki.

“Ballare non ha mai fatto male a nessuno!” esclamò la ragazza di Sayoko ingenuamente ignorando le reali intenzioni di Itou.

Sayoko fece alla sua ragazza uno strano cenno, come se avesse detto una cosa sconveniente e si astenne dal dire qualcosa, Yoto invece prese la stessa strada di Itou, erano tutti e due ben disposti ad impedirmi di ballare con Yuki.

“Ti conviene evitare di sforzarti troppo!” disse Yoto.

Yoto era sinceramente preoccupato per la mia salute a differenza di Itou che sapeva alla perfezione che stessi benissimo.

“Sto bene!” esclamai alzando il tono della voce.

Non volevo essere scortese con lui, però non mi andava che Itou potesse ancora una volta averla vinta.

Alla fine ballai con Yuki, eravamo tutti e due pessimi con il ballo e scoppiamo a ridere.

“Sai non volevo ballare...volevo solo trovare un modo per stare da solo con te...” ammise timidamente.

Incrociai i suoi occhi color castagna così limpidi e chiari, in quegli occhi percepivo tanta dolcezza e calma.

Con lui potevo benissimo abbassare qualunque difesa, ero certa che non mi avrebbe mai potuto ferire....anche se alla fine, anche lui lo aveva fatto lasciandomi.

“Mi fa piacere...ma come mai ci tenevi così tanto a rimanere da solo con me?” gli domandai sorridendo.

“Mi dispiace...non so neppure... cosa mi prenda, ma i tuoi sorrisi, i tuoi comportamenti, mi ricordano tanto lei...mi dispiace, perdonami...deve essere una cosa parecchio scortese da parte mia...proporti di ballare... perché mi ricordi un'altra persona...” disse tentennante.

“Ti ricordo la tua ex?” domandai fingendo di non conoscere la risposta.

“Si, esatto...ed è strano sai perché i suoi genitori si sono fatti fare un clone di lei, eppure io in quel clone non ho mai percepito queste notevoli somiglianze che tu possiedi di lei... cioè per carità fisicamente è identica a lei, ma non so c'è qualcosa che stona...qualcosa che non mi hai mai convinto, mentre tu...paradossalmente fisicamente non le somigli affatto, eppure ci sono quei comportamenti, quei dettagli che ti rendono lei...”

Dopo quelle sue parole calò un silenzio imbarazzante, non sapevo cosa dire e fare, l'ardore con cui aveva detto quelle parole mi aveva reso felice, perché qualcuno era finalmente riuscito a capire che non bastasse un clone a sostituirmi ed era quasi riuscito a riconoscermi nonostante il mio aspetto fosse cambiato.

“Scusami devo averti messo a disagio...” disse continuando a muoversi appena.

Dopo un po' la musica si fece sempre più alta e fastidiosa da impedirci la comunicazione e anche quelle luci psichedeliche erano un ostacolo, in più ci arrivarono vari spintoni dalle altre persone che ballavano.

Vedevo in brevi istanti la sua bocca muoversi, ma non riuscivo a capire cosa stesse dicendo.

Alzai la voce urlando un non ti sento, poi sentii la sua mano afferrarmi e trascinarmi via.

Non sapevo dove mi stesse portando, ma era più che certa di non dovermi preoccupare, le sue intenzioni non erano cattive, di certo non mi avrebbe portato nel bagno a far sesso come qualcuno di mia conoscenza.

Yuki era onesto e colmo di buon senso,per questa ragione con lui il mio animo era rilassato, sapevo di potermi fidare ciecamente di lui, però talvolta questo aspetto di lui quando eravamo fidanzati, mi aveva svilito.

Perché appunto uno come lui non osava mai fare azioni avventate e coglierti di sorpresa, ma si comportava sempre in modo corretto e sensibile, tanto che questo suo modo di fare finiva col mettermi a disagio, non riuscivo a prendere iniziative.

Saltargli addosso, mi sembrava brutto da fare, perché avevo paura di cosa avrebbe potuto pensare di me e poi preferivo che fosse l'uomo a prendere l'iniziativa, ma sapendo per com'era fatto intuivo che non l'avrebbe mai presa.

In verità poi fece il primo passo, ma in modo ineccepibile, in realtà alla fine toccava a me condurre il gioco, dato che non sembrava essere all'altezza della situazione.

Era così che funzionava: lui proponeva e poi io dovevo far qualcosa per portare a compimento ciò che ci eravamo predisposti.

Ma essendo priva di esperienza, mi riusciva difficile capire cosa dovessi fare e come dovessi comportarmi, di conseguenza mi irrigidivo e lui diventava sempre più esitante, così tutto ciò finiva per rivelarsi un vero disastro e non concludevamo mai nulla.

Il nostro rapporto era sempre stato così, lui era la barca ed io il timone: dovevo essere io a guidare la barca e il fatto che tutto dipendesse da me, dalla rotta che avrei preso, mi aveva spesso irritato, ma in minima parte mi aveva anche soddisfatto, anzi forse più del necessario.

Ecco, a volte mi ero approfittata di quel suo modo di essere accomodante e per nulla predominante, finendo per avanzare pretese assurde:

Lui doveva essere sempre comprensivo, doveva sempre darmi retta e darmi sempre ragione, altrimenti avrei scatenato il putiferio.

A pensarci bene non dovevo essere stata una brava fidanzata, anzi no, ero stata davvero insopportabile!

Lo costringevo ad ascoltare i miei stupidi problemi scolastici e le inutili discussioni avute in famiglia e lui sempre a dover sbrogliare le mie inquietudini e sorbirsi le mie gratuite incazzature.

Perché quando ero arrabbiata, sbottavo spesso contro tutti anche con chi non centrava, anche con quelli che cercavano di tranquillizzarmi, anzi con loro me la prendevo maggiormente, perché mi sembrava che volessero privarmi del diritto stesso di potermi incazzare.

 

 

Mi condusse fuori dal locale in cui c'era un piccolo cortile e una panchina di pietra da cui si poteva ammirare la luna piena.

Presi posto su quella panchina su cui si sedette per primo, poi riprese a parlare.

“Dimmi un po'... dato che non ho ancora un'idea ben precisa del rapporto che c'è fra un padrone e il suo robot...” disse per introdurre la domanda che stava per rivolgermi.

Poi si decise a rivolgermi quella domanda con un'evidente imbarazzo“ Che fai di preciso per Itou o per la famiglia Kayashi?”

Io trasalii, molto probabilmente perché non sapevo cosa potergli rispondere, ancora non avevo ben capito quale fosse il mio ruolo, ovvero cosa dovessi fare di concreto per Itou e suo padre...poi mi toccai il braccialetto argentato che stringeva il mio polso.

“Diciamo che non faccio chissà cosa...a volte lo tiro fuori dai guai e bè gli faccio anche da insegnante di sostegno!” dissi lasciandomi scappare una risata, ricordando quella volta in cui lo avevo obbligato a studiare.

“Non fate cose strane voi due?” mi chiese paonazzo in viso.

Mi tornò in mente ciò che era accaduto in quel bagno e non trovai la forza di rispondere.

Subito si scusò per la sfrontatezza della sua domanda e poi si giustificò col dirmi “ E che sai...bè ecco è risaputo che i robot vengano utilizzati dai propri padroni per soddisfare certe voglie... e Itou mi sembra proprio quel genere di persona...”

“Non hai una buona opinione di lui?”gli chiesi curiosa.

“Non sembra una cattiva persona, ma con il genere femminile gioca a fare lo stronzo...si dà quelle arie da uomo che non deve chiedere mai, tanto da sembrare ridicolo...per carità sarà anche un bel ragazzo, ha avuto la fortuna di prendere quei tratti marcati e tedeschi che gli danno quel fascino straniero che fa impazzire tanto le giapponesi...però...che non si monti troppo la testa...”

“Si, hai ragione!” dissi sorridendo.

“Diciamo che sta parlando anche la mia buona dose di invidia, mi piacerebbe essere anche lontanamente affascinante come lui...e non avere quest'aspetto così comune e insignificante...da giapponese comune!” disse sinceramente.

“Fidati sarà anche affascinante, ma ha un pessimo carattere... tu invece sei carino eh si ammettiamolo avrai un aspetto comune, ma sei un ragazzo affidabile, dolce, generoso, sensibile e avrai tante altre innumerevoli qualità che lui può solo sognarsi...” dissi ripensando a quel suo comportamento, avevo poggiato la testa sul suo caldo petto e mi aveva respinto.

“Come fai a conoscermi così bene?” mi domandò sorpreso,mostrando un sorriso allegro e innocente.

Avrei tanto voluto porre fine a quella commedia e dirgli tutta la verità, ma sapevo che sarebbe stato troppo complicato da spiegare e avrebbe anche potuto non credermi.

E poi sarebbe stato in grado di reggere lo shock di una tale notizia?

Scoprire che la ragazza che amava era ancora viva e che era diventata un robot... e che per tutto quel tempo aveva sofferto inutilmente.

Poi d'altra parte in quel momento mi sentivo dentro un groviglio di sentimenti controversi che non trovavano pace.

L' avvenimento del bagno, mi aveva scombussolato, non riuscivo più a capire con chiarezza cosa provassi.

Per Itou sentivo un sentimento perverso, era un odio inverosimile, non sapevo neppure se definirlo tale.

Un odio quasi passionale, che mi attanagliava l'anima, un odio che poteva benissimo confondersi con ben altre passioni che non osavo neppure citare in causa.

Doveva essere come diceva Yuki, era quella bellezza tedesca che tanto piaceva alle giapponesi a renderlo tanto affascinante, ma tolto questo non c'era ben altro da prendere.

Ero caduta vittima di quel fascino straniero come qualunque altra stupida ragazza giapponese e adesso mi sentivo orribilmente in colpa persino nei confronti di Yuki.

Non lo avevo fatto con lui, con lui, che mi aveva sempre messo su un piedistallo, mi aveva sempre trattata con rispetto e che mi aveva sempre fatto sentire speciale e unica...ma con uno stronzo come quello mi ero data molto da fare senza irrigidirmi neppure per un secondo.

Egoisticamente lo abbracciai, volevo avvertire ancora per una volta il calore dolce dei suoi abbracci che mi avevano sempre dato tanto conforto.

Ma in quel momento il suo abbraccio non mi bastò, continuavo a sprofondare nell' irrequietezza ripensando ad Itou, al suo respiro e al piacere provato in quegli istanti di follia.

Lui ricambiò il mio abbraccio con dolcezza, era cauto persino quando mi abbracciava, non stringeva mai più del necessario per paura quasi che potessi rompermi in mille pezzi.

Dopo un po' sciolse l'abbraccio, il mio sguardo si soffermò sul suo profilo: il suo naso allungato, i suoi occhi a mandorla e quei capelli castano chiaro dal taglio sbarazzino e poi le sue labbra sottili e e morbide... mi ricordai di averle baciate spesso.

“Aiko” mi sussurrò guardandomi con un'attenzione morbosa il viso.

In quel momento i nostri visi erano vicinissimi ed io non sapevo come comportarmi, cosa fare effettivamente, mentre la mia mente era sommersa dai mille pensieri e stava ancora riflettendo sul da farsi, nel frattempo le sue labbra si avvicinavano furtivamente alle mie senza darmi modo di pensare.

Con la punta delle dita me le accarezzò con delicatezza, le sue mani aveva un tocco delicato, poi nuovamente le sue labbra avanzarono sempre di più verso le mie, senza che io trovassi il coraggio di decidermi se accettare il bacio o rifiutarlo.

Non sapevo neppure perché crollavo in quel dubbio esistenziale, quando con Itou finivo per non pormi neppure queste domande... lo baciavo come se fosse qualcosa che non potessi evitare,mentre con lui, mi comportavo in quel modo indeciso.

E poi di nuovo quella vocetta dentro la mia testa mi diede della poco di buona, facendomi notare che non solo prima avevo fatto sesso con Itou, ma adesso stavo pure per baciarmi con Yuki e nell'arco della stessa sera...Dio mio, che fine aveva fatto la casta Aiko che conoscevo, dov'era finita!

“Eilà!” disse una voce alquanto familiare, ci aveva interrotto sul più bello.

Ci ricomponemmo con acceso imbarazzo e ci voltammo nella direzione di chi aveva parlato, era Itou.

“Scusate forse ho interrotto qualcosa...” disse con finto dispiacere, ci aveva interrotti di proposito.

“No, ma figurati...non stavamo facendo nulla di chè...” disse Yuki timidamente e anche con un espressione preoccupata, non riuscivo a spiegarmene la ragione, sembrava avesse paura di Itou.

“Mia cara, il tuo padrone si è impensierito a non vederti più sulla pista da ballo...” disse in tono melenso. Era palese che fosse tutta una montatura!

Se avessi avuto qualcosa da potergli tirare contro, glie l'avrei tirata, me ne sbattevo del fatto che aveva da poco tolto la fasciatura sulla testa.

Ecco, potevo tirargli la panchina di pietra su cui ero seduta, pensai sadicamente.

Yuki si alzò, anch'io lo feci e in quello stesso istante Itou si avvicinò a me cogliendomi alla sprovvista.

“Echiko, MIA adorata” disse continuando ancora con quella dolcezza fasulla, scandii la voce su quel MIA come se ci tenesse molto a sottolinearlo.

Io ero infastidita, ma non sapevo neppure cosa dire.

Avrei tanto voluto che sparisse dalla mia vista, ma un'altra parte di me faceva quasi un sospiro di sollievo, perché forse baciare Yuki non sarebbe stata la cosa migliore da fare.

Ah, bene per uno stupido bacio ora ci creiamo tanti scrupoli, mentre per far sesso con Itou...ecco di nuovo la voce della mia coscienza, che mi rimproverava e come potevo dargli torto, mi stavo comportando in un modo assurdo.

“E poi lei è MIA ma dove, cosa? Ma che ti sei messo in testa razza di idiota, non sono TUA, che cosa credi che sia un oggetto, una tua proprietà...” avrei tanto voluto dire queste parole, ma non ne trovai la forza.

Mi sentii un po' svampita, non riuscivo a capire fino a che punto Itou volesse spingersi ed ero un po' spaventata, perché con lui non sapevo mai cosa potermi aspettare.

Aveva la capacità di mettermi in una situazione in cui non ero più padrona di me stessa, in cui finivo per dubitare su ciò che fosse giusto e sbagliato.

Mi strinse a se ed entrai nel panico, lui mi osservò con uno sguardo furbo e divertito, poi rivolse uno sguardo a Yuki e poi le sue mani si posarono sul mio viso.

Mi strinse il capo con fermezza e poi le sue labbra vermiglie e copiose si insinuarono con prepotenza sulle mie.

Il mio cuore stava di nuovo per esplodere e non fui in grado di fare nessun tipo di resistenza.

Rimasi immobile lasciando che la sua calda lingua si insinuasse dentro la mia bocca.

Mi dimenticai persino della presenza di Yuki e finii per lasciarmi trascinare dal movimento incalzante della sua lingua che cercava scrupolosamente la mia.

Nel momento in cui mi lasciai trasportare da quel bacio, lui pose fine ad esso dicendo “ E' meglio non lasciarci troppo andare...c'è Yuki che ci guarda!”

Lo aveva fatto di proposito, era ben consapevole di potermi giostrare come meglio credeva, sapeva che quei suoi baci mi facevano perdere il controllo di me stessa e così per dare un'idea sbagliata a Yuki di me e della relazione che avessi con lui, mi aveva baciato.

Yuki disse incredulo “ Mi dispiace, io non avevo idea...che tra di voi...ci fosse qualcosa... Aiko, anzi volevo dire Echiko... mi aveva fatto capire tutt'altro... ma dobbiamo sicuramente esserci fraintesi...”

“No, tra me e lui non c'è proprio niente!” esclamai negando.

“Dai amore, cucciolona mia non fare la timidona...”disse Itou continuando ad abbracciarmi a fare l'idiota, poi si rivolse a Yuki dicendo “ E' molto timida e riservata...non gli piace che altri sappiano di noi due...lo fa anche un po' per difendermi dai giudizi altrui, dato che gli altri disapproverebbe che un padrone e il suo robot stiano insieme!”

“Piantala di dire cazzate!”gli sbottai contro.

“Amore mio, smettila di fare così...” disse in un tono che mi fece venire i brividi per tutto il corpo, anche il suo sguardo mi aveva del tutto ipnotizzato, poi cercai di darmi un contegno ed evitai di incrociare il suo sguardo.

Chissà poi perché Yuki dava più a retta a lui che a me, Itou lo pregò pure di non farne parola con gli altri perché non avrebbero approvato il nostro rapporto, stava dicendo un mucchio di cazzate alla velocità della luce e Yuki gli credeva senza battere ciglio.

Dopo un po' tornammo dentro il locale a sederci con gli altri, arrivò pure Kasumi che non appena vide Itou gli si buttò tra le sue braccia.

Pensai che ci mancasse solo lei a rendere quella serata maggiormente spiacevole.

No, anzi la cosa peggiore era Itou che sembrava cercasse di combinare un' assurda accoppiata: Yuki e Kasumi.

Voleva morire, non c'era altra spiegazione!

Stava facendo da ruffiano fra quei due, che non si erano mai visti e non avevano alcuna intenzione di mettersi insieme, poi erano praticamente gli opposti, non li avrei mai visti bene insieme, in questo era pienamente obbiettiva.

E così alla fine quella serata si concluse con Kasumi e me che volevamo fare a pezzi Itou e talvolta ci rivolgevamo degli sguardi, come se stessimo pensando di seppellire l'ascia di guerra per stabilire un'improbabile coalizione contro quest'ultimo.

Fortunatamente quella serata finii presto e così ormai stanchi ci salutammo.

Io e Itou eravamo FINALMENTE soli, dato che glie ne dovevo dire quattro.

Aspettavamo che arrivasse il suo autista, ma sembrava tardare e così mentre tutti se ne erano andati noi eravamo rimasti fuori dal locale in attesa del suo arrivo.

Avevo detto di dovergliene dire quattro, giusto! Ehm...ma da dove potevo cominciare? Oddio mi stava guardando, no porca la miseria, se mi guardava in quel modo non riuscivo a spiccicare una sola parola sensata.

“Che noia!” disse sbuffando, poi iniziò ad irritarsi “Se continua a tardare giuro che lo faccio licenziare!”

“Si si come no!” esclamai deridendolo.

Mi faceva ridere quando voleva fare lo spavaldo e l'autoritario, come se lui potesse avere voce in capitolo,mentre in realtà non ne aveva nessuna perché era il padre che assumeva e licenziava.

“Ti stai per caso prendendo gioco di me?” domandò secco.

“Piuttosto...” dissi decidendomi a fargli quel discorsetto.

“Dimmi, cucciolona adorata!” disse schernendomi.

“Piantala non è divertente, anzi tutto quello che hai fatto non è stato affatto piacevole!” lo rimproverai.

“Aspetta non tutto quello che ho fatto!” disse in tono malizioso e suadente.

“Guarda che non...” balbettai senza riuscire a concludere il discorso.

“Echiko...Echiko..non puoi negare l'evidenza...” cantilenò,continuando a battere il coltello nella piaga.

“Sei irritante!” gli sbottai contro e poi non lo degnai più di alcuna attenzione allontanandomi da lui. Mi sedetti sul marciapiede, mentre lui stava in piedi poggiando la schiena su un lampione della luce.

Mi guardai intorno, la discoteca e gli altri locali circostanti avevano chiuso e c'era sempre meno gente che si aggirava per le strade, poi guardai la luna piena, le stelle e il buio pesto.

Sentii il rumore di alcuni passi, mi voltai e vidi con la coda dell'occhio Itou prendere posto accanto a me.

“Echiko...io...” disse richiamando la mia attenzione.

La sua voce era esitante ed il suo sguardo era spaurito e incerto, le sue mani battevano nervosamente contro le sue gambe accavallate, era rigido e inquieto.

Dubitai persino che fosse la stessa persona di quella sera o quella di un momento prima, qualcuno doveva averlo fatto a fettine e aver preso il suo posto.

Ma in quello stesso momento, arrivò l'autista ed Itou si ricompose alzandosi per raggiungere la macchina, lo seguii perplessa.

Il suo atteggiamento tornò ad essere quello di sempre e non parlammo più di quello che era successo.

Stava iniziando ad evitare l'argomento, non lo usava più contro di me e questo se da una parte mi tranquillizzava dall'altra diventava motivo di turbamento.

Ok, era stata io a dire che dovevamo comportarci come se non fosse accaduto nulla, ma non era così semplice metterlo in pratica.

E nei giorni a seguire tutto trascorse come al solito, in modo assolutamente monotono, poi organizzarono la fiera dei club, ogni club presentava il proprio e poi i ragazzi decidevano in quale iscriversi.

Osservavo i vari stand insieme ad Itou, Sayoko e Yoto, poi soffermai la mia attenzione in quello di musica e notai lì i vari strumenti musicali: chitarra, pianoforte e poi i vari strumenti ad arco.

Il desiderio di suonare il violino tornò a farsi spazio nel mio cuore.

Guardai estasiata il violino insieme agli altri strumenti, ero dell'idea che quello strumento risaltasse più degli altri.

Itou sbuffò “Andiamo è noioso questo stand!” disse senza curarsi del fatto che ci fossero' i fondatori davanti a noi.

Sayoko domandò“ Echiko sai per caso suonare il violino?”

Doveva aver notato che la mia attenzione si era soffermata su quel violino ben fatto, il legno intagliato e curato nei minimi particolari e di un legno così delicato e lucente, forse ero una stradivari.

“No...” affermai mogia mogia poi aggiunsi “ Però mi piacerebbe tanto...”

I ragazzi del club mi stavano osservando, erano tutti ragazzi, sembravano essere rimasti abbastanza colpiti dal mio interesse,ma non dissero' niente, si limitarono a scrutarmi affondo.

Yoto poi disse “ perché non ti iscrivi...potresti imparare a suonarlo...”

Itou si intromise “E da quando i robot partecipano ai club scolastici?”

“E perché non posso partecipare?! è ridicolo!” sbottai irritata.

Dopo questa affermazione, mi sentii in qualche modo in dovere di dimostrare tutto il contrario e così con aria di sfida chiesi ad uno di quei ragazzi se potevo compilare il foglio d'iscrizione, avevo assunto un espressione minacciosa e adirata.

Tanto che me lo diede senza proferire parola, anche se non sembrava molto convinto di potermelo dare.

Notai che guardava il mio braccialetto sul polso, come se fosse una macchia, una cosa che recava disturbo.

Anche gli altri ragazzi si rivolsero' delle occhiate strane e poi uno di questi si avvicinò ad Itou, poi si allontanarono insieme come se dovessero' parlare di questioni private che io non potessi ascoltare.

Poi ritornarono sul posto e mi resi conto che il ragazzo che aveva parlato con Itou bisbigliò qualcosa agli altri, ma che non riuscii a capire, si fecero' anche degli strani cenni e poi improvvisamente iniziarono a cambiare di colpo atteggiamento erano diventati più sereni e calmi, come se fossi solo una semplice ragazza che aveva deciso di partecipare al loro club, avevano smesso di prestare attenzione al mio braccialetto.

Dopo che finii di compilare quel foglio, girammo ancora un po' per il cortile della scuola per guardare gli altri club.

“Che gli hai detto?” domandò Yoto.

“Non ho detto niente...” disse Itou scrollando le spalle.

“Devi avergli pur detto qualcosa per averli convinti ad accettare Echiko nel loro club...” insistette Sayoko.

“Ho già detto di non aver fatto nulla!” ribatte' lui perdendo la calma ed evitando di guardarmi, poi si allontanò dicendo che doveva andare un momento al bagno.

“Ma che gli prende?” mi domandarono Sayoko e Yoto credendo che io ne sapessi qualcosa.

“Perchè guardate me...io non ne ho idea...” mi limitai a rispondere, ero più confusa di loro.

Dopo Itou tornò e si comportò come al solito.

Itou e Yoto decisero' di partecipare al club di calcio, mentre Sayoko si lagnava perché era l'unica a voler fare quello di nuoto.

 

 

 

 

 

 

Trascorsero' vari giorni in maniera più o meno simile tra la scuola e qualche uscita con Sayoko, Yoto e Itou.

Yuki non lo vidi più dall'ultima volta in discoteca e non ne avvertii molto la mancanza.

Ma c'era quel fatto che era accaduto che non potevo dimenticare, per quanto ci provassi, l'immagine di Itou nudo che mi sorreggeva e che si insinuava dentro di me, era così nitida dentro la mia testa.

Più ci ripensavo e più mi vergognavo di me stessa, finii per arrivare al punto di provare una certa ripugnanza per ciò che fosse accaduto.

Non potevo ricordare quel momento con piacere, perché guardandolo con razionalità era stata una cosa priva di sentimento e molto squallida, in quel bagno e poi con Itou, eppure... quando ci ripensavo il mio cuore sobbalzava e non riuscivo a fermarlo.

No, me lo imposi, non dovevo più pensarci!

“Era stata una cosa orribile, sconveniente e sporca....” mi ripetevo con insistenza dentro la testa, come se volessi convincermene e non ne fossi in verità affatto convinta.

E lui d'altra parte si comportava come al solito, di sicuro era la sola a pensarci...per lui non doveva essere stato niente di memorabile, solo una delle tante con cui si era divertito, pensai con amarezza.

Forse ci pensavo con tanta insistenza perché era stata la mia prima volta, doveva essere stato questo ad aver dato a quel momento un pizzico di dolcezza e magia, poi di nuovo entrai in piena combutta con me stessa “ Un pizzico?” “ Ma se ti è piaciuto tanto, ma tanto...” mi parve di udire la voce di Itou dentro la mia testa.

“Echiko?” mi richiamò Isae destandomi dai miei pensieri

“Si?” domandai destandomi dai miei pensieri e tornando alla realtà, stavamo cenando.

Itou era seduto di fronte a me ed era intento a guardare la tv, avevano uno schermo ultrapiatto enorme e stavano trasmettendo una partita di calcio.

Anche il padre era tutto preso dalla partita se non altro c'era ancora qualcosa che li univa, la passione per il calcio e come due esaltati stavano lì a commentare e sbraitare contro i giocatori.

Io ed Isae che non ne capivamo niente di calcio sbuffammo e lei si lagnò con i soliti luoghi comuni sugli uomini, che si comportavano come dei bambini quando c'era una partita di calcio.

Aveva ragione come non dargli torto si gasavano tanto nel guardare dei tizi che inseguivano un pallone, non ci vedevo nulla di affascinante in tutto ciò, mi sembrava abbastanza noioso che tutto il gioco ruotasse intorno ad una stupida palla.

 

Il giorno seguente sarebbe stata la prima volta che avrei messo piede al club di musica e poi mancavano due giorni al compleanno di Itou, me ne avevano parlato Yoto e Sayoko che stavano pensando di fargli una sorpresa, ma ancora non sapevano cosa preparare di preciso.

Io non fui molto partecipe a quella conversazione, non c'era ragione per cui io mi dovessi curare del suo compleanno.

Non avevo neppure idea di quanti anni facesse ma da quello che sapevo doveva essere più grande di Sayoko perché lui era stato bocciato, infatti a causa di quella bocciatura si erano ritrovati nella stessa classe.

Poi mi venne in mente una cosa che mi rattristò:per me i compleanni non ci sarebbero' più stati, sarei rimasta sempre uguale ad adesso, il mio corpo non sarebbe mai cresciuto.

Sarei rimasta un'eterna diciassettenne, era questa la condanna di un robot....non esisteva un futuro per me, mentre Itou, Sayoko, Yoto e Yuki...sarebbero tutti cresciuti, avrebbero poi potuto farsi una famiglia...io invece non potevo avere nulla di tutto questo e se ci pensavo, se pensavo al futuro finivo per vedere tutto buio e offuscato.

 

Quel fatidico giorno ero ansiosa, non vedevo l'ora di poter suonare il violino, almeno uno dei miei sogni si poteva realizzare, pensai tra me,anche se pensando a tutto il resto non riuscivo ad essere pienamente felice...l'avvicinarsi del compleanno di Itou mi aveva fatto capire che tutti avevano un loro posto nel mondo ed io nessuno...non potevo far nulla, il mio ruolo era solo quello di essere il robot dei Kayashi punto, non c'era nient'altro che potessi fare.

E quella mattina l'autista di Itou non c'era e così ci recammo a scuola a piedi, la mia attenzione si concentrò sulle persone che ci passavano accanto. E

cco tutti avevano il loro da fare, tutti si muovevano e correvano da qualche parte, mentre io ero lì ferma, mi sentivo ferma metaforicamente parlando, perché non c'era una metà da percorrere, se prima l'avevo, ora essa non esisteva più.

Poi vidi una signora sorridente che teneva per mano un bambino che teneva un lecca lecca tra le mani, mi soffermai sui tratti dolci e delicati di lei e su quel sorriso impresso nel viso e poi guardai il bambino che aveva i suoi stessi occhi nocciola e i suoi stessi zigomi e molti tratti del viso simili.

Ero talmente intenta ad osservare quella madre e il suo bambino che urtai contro un signore anziano senza accorgermene.

“Idiota ma dove hai la testa?” mi sbraitò contro, poi disse le solite cose che dicono gli uomini anziani sulla nuova generazione, che i giovani di adesso erano tutti drogati, una massa di incapaci, scalmanati e fannulloni.

Mi scusai,ma sembrava che le mie scuse non bastarono, si accanii smisuratamente contro di me, mentre io ero sconvolta, pensavo che stesse esagerando.

Poi adocchiò il mio braccialetto e disse “ Ah si certo voi maledetti robot, già i giovani sono maleducati, arrivate pure voi a fare i prepotenti...”

Itou tossii attirando l'attenzione del vecchio bisbetico che continuava ad inveirmi contro “ Vi dovrebbero sopprimere a voi robot...sono sempre stato contrariato a questo fottuto progresso!”

“Ok, non ne parliamo più...mi pare che il mio robot si sia scusato...” disse con diplomazia.

“Oh si certo, ora è tutto apposto peccato che io mi sia fatto male...” disse alterato.

“Mi dispiace, non volevo...” affermai non sapendo più cosa dire per porre fine a quella discussione.

“Allora le paghiamo i danni morali e fisici...” concluse Itou, lasciando il vecchio di stucco.

“Le firmo un assegno...” prosegui lui iniziando a scrivere una serie di zeri.

“Giovanotto, mi prendi in giro?” si infuriò diventando paonazzo dalla rabbia.

“Pensa che i soldi per me siano un problema...” ridacchiò in modo esuberante.

“Ah, ma aspetta ti ho già visto da qualche parte...” disse lui osservandolo con attenzione.

“Kayashi Itou, piacere!” disse stringendogli la mano in modo confidenziale e spacciato.

“Kayashi... aspetta tuo padre...è quello scienziato famoso...” disse pensieroso.

“Si, arrivederci” concluse lui lasciandogli l'assegno tra le mani.

“Aspetti, mi dispiace sono stato sgarbato, ma non sapevo che tu fossi il figlio di...” urlò il vecchio mentre Itou si affrettò ad andarsene, io lo seguii pensando che doveva essere appagante mettere a tacere le persone come faceva lui.

“Evita di crearmi tutte queste seccature!” esclamò scocciato.

“Ero solo un po' distratta...” gli spiegai, non sapevo neppure perché glie lo stessi facendo presente.

“Qualcosa non va?” mi chiese continuando a camminare accanto a me.

“No...niente...” dissi stranita, non capivo perché me lo stesse chiedendo,come se si curasse dei miei stati d'animo.

“Tiro ad indovinare sei emozionata perché sarà la prima volta che suonerai un violino in vita tua...” disse come se fosse facile leggermi nel pensiero.

“Bè anche...ma non era quello a cui stavo pensando...” gli risposi meditabonda.

Quella bizzarra conversazione che stavamo sostenendo mi stava confondendo le idee, non compresi neppure perché stessimo parlando, forse solo per alleggerire un po' il tragitto.

“Allora pensavi a Yuki...” disse annoiato.

“Non centra niente...” sbottai irritata.

“Allora a che pensavi?” mi chiese curioso.

“Niente!” affermai sbuffando, domandandomi perché improvvisamente fosse diventato così insistente.

“Ci rinuncio...” disse arrendendosi e tornammo a non rivolgerci la parola.

Ma quel lungo silenzio mi mise in uno strano disagio, anche perché ormai eravamo arrivati davanti la scuola e non c'era ancora né Sayoko né Yoto, quindi rimanere fermi ad osservarci senza aver nulla da dire non era il massimo.

Per distrarmi guardavo gli altri ragazzi parlottare che erano distanti da noi, tutti spensierati e ancora una volta ripensavo al fatto che tutti loro avevano un percorso, una strada da fare...mentre io...

Ci pensai anche nelle ore a seguire, assunsi sempre più un espressione scura e assente ed ero sempre più taciturna persino con Yoto e Sayoko e anche Itou non parve molto comunicativo.

 

 

 

Dopo la scuola, ecco avevo il club, questa era la sola cosa a rallegrarmi, ma allo stesso tempo mi mise in uno stato di agitazione, poi non conoscevo nessuno, pensai persino di tirarmi indietro.

Mi trattenni dal farlo per diverse ragioni: la prima era che era una cosa che avevo sempre desiderato fare, la seconda era Itou, quando avevo compilato quel foglio era stato anche per metterlo a tacere e tirarmi indietro sarebbe stato umiliante.

Peccato che mi trovai in un ambiente che non mi metteva a mio agio, quei ragazzi mi osservavano malamente e in modo assai scettico.

Il ragazzo che si prese la briga di darmi lezioni di volino, era un ragazzo assai robusto e alto, di un aspetto assai rude e trasandato, gli occhi neri e i capelli lunghi da scapestrato,ma nonostante l'aspetto, era un ragazzo assai puntiglioso e rigido quando si trattava del violino, poi io non era una di quelle che apprendeva subito, anzi sembravo assai negata e il fatto che fossi un robot non mi facilitava le cose, nessuno riusciva a prendermi sul serio.

“Un robot che suona il violino non si è mai visto!” sbuffò in tono offensivo quello che mi stava dando lezioni, mentre gli altri provavano un brano per conto loro in un'altra parte dell'aula.

Si faceva chiamare “Paganini”, e viva la modestia pensai, infatti il suo nome vero per me rimaneva un mistero dato che tutti lo chiamavano in quel modo.

“No guarda tu sei un caso disperato...” disse continuando a sgridarmi, mentre continuavo a sbagliare la postura e a produrre una melodia stridente con l'archetto.

Non era affatto contento di dovermi dare quelle lezioni, aveva protestato quando tutti gli avevano affidato “quest'ingrato” compito.

Si alzò dalla sedia e mi aggiustò il violino piazzandomelo tra il mento e la spalla, una posizione davvero scomoda, adesso capivo quant'era dura la vita di un violinista!

Poi mi aggiustò l'archetto e la mano che teneva il manico e mi esortò a suonare di nuovo per abituarmi alla postura.

Continuai a produrre dei suoni stridenti che recavano disturbo all'udito del mio maestro e agli altri ragazzi che stavano provando un brano con gli altri strumenti, poi sentii il rumore del legno spezzarsi.

Dovevo aver tenuto il violino in modo troppo audace e avevo strimpellato e arpeggiato con troppo vigore, fatto sta che il violino mi si spezzò tra le mani.

Paganini si rabbuiò non appena si accorse di quello che fosse accaduto, anche perché era un violino pregiato e molto costoso.

“Come diavolo hai fatto a romperlo?” urlò impressionato.

“Non lo so...” ero più sconvolta di lui, mentre lo dicevo ero rimasta con il manico che si era staccato dal resto del violino.

Gli altri abbandonarono il brano e ci raggiunsero' per vedere cosa fosse accaduto, erano tutti molto sconvolti e tuonarono che quello ero uno stradivari.

Il ragazzo che aveva parlato con Itou nello stand, che sembrava essere il fondatore o comunque quello che guidava le attività del club disse “ Adesso calmiamoci tutti, non è accaduto nulla di irreparabile...”

“Vorrai scherzare spero! Quel violino, vale più di noi messi assieme ed appartiene alla scuola...per colpa sua passeremo i guai!” dissero' gli altri cinque in coro.

“Mi dispiace, io non ho idea di cosa sia successo...” affermai ancora sorpresa da quello strano fenomeno.

“Io lo avevo detto sin dal principio che era una stupidaggine ammetterla nel nostro club!” obbiettò un altro acidamente.

“Vi ho detto di calmarvi!”urlò quel ragazzo che prendeva tutte le decisioni del club, anche se era buffo, faceva la voce grossa, anche se era abbastanza mingherlino di statura e di costituzione.

Tutti si zittirò improvvisamente e lo lasciarono parlare.

“Il problema non è nostro, anzi neppure sussiste...credete che i Kayashi non ripagheranno il danno?!” disse tranquillamente.

Ecco come si era conclusa la mia esperienza con il violino, tornata a casa mi buttai sul letto senza aver voglia di vedere nessuno.

Mi guardai le mani senza darmi pace, non potevo capacitarmi di quello che avessi fatto, come potevano le mie mani essere riuscite a fare una cosa del genere?

Erano riuscite a distruggere persino la cosa che più di tutte amavo...e a mandare a rotoli quella sola e unica cosa che potessi fare in quella vita in cui non mi era concesso nulla.

Poi pensai a quella volta in cui mi ero avventata selvaggiamente contro i compagni di Itou e poi avevo lanciato il banco ad Itou ferendolo, oppure a quella volta che avevo attaccato Liriko.

“Le mie mani avevano fatto cose ben peggiori dal distruggere un violino...”pensai con preoccupazione e la cosa ben peggiore di tutte e che avevo provato un piacere sfrenato nel fare del male agli altri.

Non mi riconoscevo più, per quanto mi sforzassi di scorgere la me stessa umana, in quel momento non riuscivo più a percepire niente di umano e di sano in me stessa.

Itou entrò dentro la stanza, sembrava aver compreso in pieno il mio stato d'animo.

“E' andata male?” domandò con sicurezza, sembrava più un' esclamazione.

“Ho distrutto uno stradivari” dissi alzandomi dal letto.

“Ci avrei giurato...” disse ridendo.

“Non è divertente!” esclamai infastidita, poi mi soffermai su quel che avesse detto e dissi “Aspetta tu lo sapevi che sarebbe andata in questo modo...”

“Si, lo immaginavo...ma non ne ero del tutto sicuro...”

 

Gli sbottai infuriata, lui disse per tranquillizzarmi che li avremmo risarcito il danno.

“ No, questo è un problema mio, li ripagherò da sola!”risposi inalberata.

Il mio orgoglio mi impediva di chiedere aiuto a lui e a suo padre, dovevo sbrigarmela da sola, sopratutto dopo che si era preso gioco di me in questo modo, mi aveva permesso di partecipare al club pur sapendo ciò che sarebbe accaduto.

E poi ero arcistufa di tutta quella situazione, che tutta la mia vita dovesse dipendere dai Kayashi, volevo una mia fottuta indipendenza.

Ero stanca di essere vista soltanto come il suo stupido robot, io ero molto più di questo, io ero Aiko, potevo essere cambiata fisicamente, ma la mia testa rimaneva sempre quella.

“Hai idea di quanto costi quel violino?” domandò caustico.

“No, non ne ho idea!” ammisi sinceramente.

“Ecco perché parli così!” disse derisorio.

“Ma non è importante quanto costi, ce la farò benissimo da sola” continuai intestardendomi, in realtà non aveva idea di quello che stessi dicendo.

In realtà era il suo atteggiamento irrisorio che mi stava spingendo a tanto, non volevo dargliela vinta, non potevo... io dovevo prevalere...dovevo fargli vedere quanto valevo e non soltanto a lui, ma anche tutte le altre persone.

Ero giunta al limite della sopportazione, quella situazione doveva cambiare in un modo o nell'altro, dovevo tornare ad essere me stessa e a riprendermi la mia libertà, anche se non avevo idea di come poter fare, dovevo riuscirci!

“Sei ostinata...” disse analizzandomi per bene.

Poi lo sentii ribattere “ guarda che non puoi andare contro la natura delle cose, tu sei il mio robot che ti piaccia o no!”

“Ancora con questa storia!” mi infastidii.

“Non puoi avere una tua indipendenza!” continuò a provocarmi.

Lo cacciai fuori dalla stanza avvicinandogli Miamoto e lui prese a starnutire e a borbottare prima di andarsene.

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Capitolo 20
*** appuntamento?! ***


Mi ero intestardita come non mi era mai successo prima, anche se effettivamente non avevo fatto idea di come ripagare quel violino, però volevo fare tutto da sola.

Del fatto del violino se ne parlò a cena, Itou lo fece presente al padre, mentre io continuavo a replicare che avrei provveduto da sola al risarcimento del danno.

“Papà falla ragionare tu...te ne prego...quello è uno stradivari...” disse Itou, mentre il padre mi guardava con un espressione curiosa.

“Dimmi Echiko come hai intenzione di procurarti tutti quei soldi?” domandò il padre con un espressione bizzarra, sembrava affascinato dalla mia testardaggine.

“Mi cercherò un lavoro...” dissi con convinzione.

“Ma sentila...un lavoro...” esclamò Itou caustico poi aggiunse “Hai idea di quello che penserà la gente? Che stiamo cadendo in malora e che ti sfruttiamo!”

“E tu non sei uno che si cura dell'opinione degli altri!” lo punzecchiai.

“A me non sembra una cattiva idea!” disse il padre, più che altro sembrava che fosse curioso di vedere se fossi riuscita nel mio intento.

Il padre di Itou si comportava appunto da scienziato, gli piaceva testare le sue creazioni, vedere a che punto potessero' spingersi oltre e mi stava appunto analizzando, mi lasciava campo aperto per potermi analizzare e studiare con attenzione per vedere quanto di umano fosse rimasto in me.

Era questo che riuscivo a percepire dai suoi sguardi e anche dal suo modo di esprimersi, c'era in lui una viltà sottile della conoscenza e della scoperta, che era propria della sua professione.

“Papà...se non rimborsiamo che figura ci facciamo, non possiamo perdere tempo con le idee strampalate di Echiko”

“Si, hai ragione, infatti noi restituiremo i soldi alla scuola ed Echiko ci restituirà i soldi a noi...” disse tranquillamente, con un sorriso appena accennato.

“Possibile che ti piaccia sempre andarmi contro?” sbraitò contro il padre.

“No, non è questo Itou...è solo che mi piace questa sua iniziativa...e poi ho sempre seguito una linea democratica, anche nei confronti dei robot!”

“Già di questo passo saranno loro a comandarci!” controbatteva.

Isae mi rivolse un sorriso incoraggiante, mentre Itou era pronto a buttarmi a terra e continuò a sbuffare “ il mondo si sta capovolgendo...”

“Itou non esagerare...” gli rispose il padre.

“Ora tra un po' anche Isae se ne esce fuori con chissà quale idea malsana e rivoluzionaria...” affermò Itou.

“Per prima cosa Isae è liberissima di fare tutto ciò che vuole...l'unico impedimento è la sua salute cagionevole e poi secondo se gli venisse qualche idea folle il problema sarebbe mio e non tuo!” disse incominciando ad innervosirsi, dopo quel bacio tra Itou e Isae i rapporti fra loro erano sempre più tesi.

Il padre diventava rigido e nervoso quando Itou osavo solo pronunciarsi nei riguardi di Isae.

Lui non si curava affatto di questo, sembrava che le bastonate di suo padre non gli fossero' bastate, continuava ad importunarla anche davanti al padre, anche in modi assai espliciti, anche in quel momento riprese a farlo.

“Isae...può fare tutto quello che vuole hai detto...” ribadii sordido, poi prosegui dicendo “ E se io le proponessi di uscire...papà a te andrebbe bene?”

Il padre si irritò, però neppure più di tanto e poi si limitò col dire “ Bè deve essere Isae a deciderlo...”

Io e il padre eravamo tutti e due fermamente convinti che Isae si sarebbe rifiutata, era troppo scontato...talmente scontato che ciò NON AVVENNE.

“Si, per me va bene...” disse lei lasciando me e il padre senza parole, mentre Itou non mi parve tanto stupito dal si di lei.

“Papà spero tu non abbia nulla in contrario” disse sogghignante.

“No...” disse il padre guardando un punto fisso, sembrava troppo basito e scosso dal fatto che Isae avesse accettato la sua proposta.

“Bene io ed Isae ci divertiremo molto!” disse allusivo.

Suscitando lo sconcerto mio e del padre, invece riguardo Isae il suo viso non mostravano alcun sentimento, era sterile da qualsiasi emozione.

Non rispose neppure ai sorrisi ammiccanti di Itou e neppure all'espressione severa del padre che le chiedeva una qualche spiegazione.

Si accordarono per il giorno seguente, per uscire insieme.

Il padre sembrava giunto allo stremo della collera, il suo viso era diventato di un rosso accesso, sembrava sempre in procinto di far esplodere una terza guerra mondiale, ma non lo fece.

Rimase al suo posto e continuò a mangiare, anche se la sua espressione non era quella di una persona calma, voleva far a pezzi Itou e forse anche Isae, ma si tratteneva, sopportava in silenzio.

“Non c'è alcun problema mi fido di Isae e non mi tradirebbe mai!” esclamò mostrandosi fiducioso.

“Oh ma che coccoloso e romanticone disse Itou schernendolo con cattiveria.

Il padre non rispose alle provocazioni lanciategli suscitando il fastidio di quest'ultimo, che non gli diede tregua.

Si metteva in mostra e si pavoneggiava come a voler dire “Caro papà Isae cadrà ai miei piedi e tu non potrai farci niente”

Isae non mi pareva che lo guardasse, non si curava né dell'uno né dell'altro, sembrava avere l'aria un po' assente.

Era difficile riuscire a scrutare nel suo animo, però sapendo com'era fatta, avevo il sospetto che ci fosse dietro qualcosa, doveva avere qualcosa in mente per risolvere le accese discussioni tra Itou e suo padre, anche se uscire con Itou non mi era sembrato un buon modo per farlo, anzi stava diventando motivo di ben altre discussioni.

Poi mi soffermai su Itou, mi spaventava quello che gli passasse per la testa e non riuscivo neanche lontanamente ad immaginarmelo, ma una cosa era certa: aveva delle cattive intenzioni.

Dopo cena il padre di Itou, entrò dentro la mia stanza senza neppure bussare,.

Mi sorprese molto quella sua inaspettata visita.

Era in escandescenza, non lo avevo mai visto così fuori di sé, sembrava folle, gesticolava e camminava per la stanza mentre parlava.

“Tu domani li devi seguire...e mi chiami non appena vedi qualsiasi atteggiamento o movimento losco!” disse imperioso.

“Ma lei non aveva detto di fidarsi di Isae!” puntualizzai.

“Certo! Ma...” rimarcò molto su quel ma, poi prosegui dicendo “ non mi fido di quel depravato, insano essere, viscido fetido involucro, sottospecie di essere...”

Se non lo avessi interrotto avrebbe continuato con gli insulti fino al giorno seguente.

“Guardi che sta parlando di suo figlio!” puntualizzai.

“No, quello non è mio figlio, è un demonio non c'è altra spiegazione, da quando è nato ha reso la mia esistenza un incubo!” disse furente.

“Un padre non dovrebbe dire queste cose...in fondo è sempre suo figlio...”insistetti.

“Se solo lui non fosse mai nato...” disse in modo meschino e serio.

“Sta dicendo sul serio?!” persi del tutto la calma.

Aveva detto una cosa orribile, che non volevo sentire da nessun genitore, perché ero dell'idea che non si dicevano quel genere di cose, per quanto un figlio potesse essere ribelle e scalmanato.

Annuii come se fosse naturale che pensasse una cosa del genere e continuò col dire che non lo ammazzava solo perché c'era la galera, solo perché...

Non gli diedi modo di proseguire, non volevo sentire oltre, avevo sentito fin troppo:

“Non le voglio sentire queste cose...un padre non deve dirle!” mi impuntai..

“Immagino che abbia contaminato anche te... tutti a dirmi sempre che è solo un bambino, un ragazzino” disse con un tono di voce maligno e spietato.

“No, sa cosa sto arrivando a pensare?! Che se Itou si comporta male la colpa è soltanto sua...questa carenza della figura paterna deve essere stata dura per lui...” dissi puntandogli il dito contro.

“Già certo, è tutta colpa mia...” disse urtando il gomito contro la parete rosa antico.

Dopo un po' se ne uscii agitato dalla stanza, ribadendo che dovevo seguirli.

Io non mi espressi in merito, fare da spia non mi piaceva, però in questo caso non volli neppure esimermi dal farlo perché se non c'ero io a sorvegliare Itou, che cosa poteva accadere alla povera Isae?

Mi preoccupava per la sua incolumità, di cui lei di certo non doveva essersi curata, era troppo presa dalle incomprensioni tra Itou e suo padre per pensare a se stessa e ai rischi che correva.

Dopo di ciò i miei pensieri deviarono direzione, soffermandomi sulle mie mani, la loro grandezza era sempre la stessa, non erano affatto cambiate le mie mani, ma era cambiata la loro forza.

Mi tornò alla mente il violino che mi si era spezzato tra le mani e poi a quella volta in cui persi la calma, avevo preso a pugni i compagni di Itou, li avevo buttati a terra con così tanta facilità.

Se Itou non mi avesse fermato, forse...forse...li avrei uccisi...pensai di colpo spaventatissima.

Incominciai a tremare dal terrore, tentai di fermare quei sconcertanti pensieri, ma non riuscivo a far a meno di pensarci, perché mi tornarono in mente quelle sensazioni così forti e intense, quel piacere perverso e vivido di uccidere che mi aveva stordito la mente in quei momenti.

Mi rigirai nel letto diverse, volte cercando di trovare una posizione che mi facesse prendere sonno e stavo tentando nuovamente di sospendere tutti quei brutti pensieri.

Ma per quanto cercassi di fermarli, erano così vivi dentro la mia testa e poi se ne susseguivano molti altri, il pensiero ancora di quella sera fatta di sesso sfrenato con Itou e poi...Isae,Itou...il loro appuntamento, il violino che si spezzava e i soldi che dovevo risarcire.

C'era troppo casino dentro la mia testa, pensai talmente tanto da ritrovarmi ancora fino alle 4 del mattino sveglia nel letto.

Mi alzai dal letto e decisi di fare un giro per la casa, magari così avrei preso sonno.

Accesi la luce del lungo corridoio e poi scesi già per le scale raggiungendo la cucina, magari mangiare qualcosa mi avrebbe distratto dai cattivi pensieri.

La cucina era assai spaziosa, ogni mobile ed oggetto era posizionata in maniera armoniosa, senza intaccare e limitare gli spazi, inoltre aleggiava uno scrupoloso ordine come in tutto il resto della casa, non c'era mai niente fuori posto, ad accezione che nella stanza di Itou in cui avevo spesso notato un accenno di disordine che però non era destinato a durare dato che veniva sempre sistemata dalle cameriere.

Mi giunse spontaneo fare un paragone con l' assai modesta e semplice casa in cui ero nata e cresciuta come essere umano.

Casa mia era molto piccola, c'erano gli ambienti necessari, non esisteva una stanza superflua come nella casa dei Kayashi, in cui avevo paura di perdermi, anche per questa ragione avevo deciso di recarmi spedita in cucina, perché a parte la mia stanza, la cucina, la stanza di Itou, il laboratorio del padre e quella stanza in cui c'era il pianoforte non conoscevo le altre stanze di quella casa, sapevo solo muovermi in quegli ambienti già citati, al di là di quelli mi occorreva un navigatore satellitare.

La luce era accesa, poi notai che c' era maggiordomo che stava asciugando i piatti appena lavati, poi diede una sistemata alla credenza e al resto della cucina.

Lo osservai in silenzio, lui non si accorse della mia presenza era troppo preso dal suo lavoro, poi prese a canticchiare una canzoncina.

Aveva un aspetto attempato, si notava che avesse una certa età, eppure ciò non lo rendeva affatto sgradevole alla vista, ero uno di quei vecchietti di bell' aspetto, la vecchiaia gli aveva dato quell'aspetto da nonnino docile e poi era così energico e vitale, puliva, sistemava e si dava da fare in modo assai sorprendente per la sua età.

Anche quel suo modo di canticchiare allegro, la sua espressione così vivace e gaia, come se gli piacesse svegliarsi alle 4 del mattino per pulire, lavare e occuparsi di tutte le faccende di quella grande casa, anche perché le altre due cameriere mi sembravano assai pigre rispetto a quest'ultimo, mi sembrava che in realtà il lavoro grosso lo svolgesse lui.

Dopo un po' si accorse della mia presenza: “ Signorina non riesce a dormire?” mi chiese con cordialità spropositata come se fossi la padrona di casa.

“No” ammisi.

“Le posso preparare una bella tisana calda che concili il sonno” disse con premura mettendomi a disagio.

“No, non c'è affatto bisogno...” esclamai in soggezione.

“Nessun disturbo, questo è il mio lavoro...” disse affabile.

Mise da parte i piatti e si cimentò nella preparazione della tisana, anche se io avevo cercato di persuaderlo a lasciar perdere.

I piatti poggiati sul tavolo che era intento ad asciugare con cura erano di un vetro finissimo e delicato ed erano monocromatici, non mi azzardai neppure a toccarli per paura che mi si potessero' rompere tra le mani.

Dopo un po' mi porse la tazza con la raccomandazione di far attenzione perché era bollente, poi si rimise a pulire i piatti a cui avevo prestato tanta attenzione.

“Sono belli non è vero?” disse notando che li stavo osservando.

“Già devono essere molto delicati...” esclamai notando quel lucente e fine cristallo.

“Si graffiano con facilità per questo bisogna far attenzione sia quando si lavano e sia quando si asciugano...”

“Assai ridicoli i ricchi, amano mangiare in piatti pregiati come questi...” esclamai ironica.

“Il signor Kayashi non si cura di certe cose...non se ne è mai curato... la signora Kayashi si prendeva pensieri di questo genere, era una donna assai legata al denaro in un modo esasperato...e questi piatti credono che rappresentino alla perfezione com'era il suo temperamento...”

Ricondussi lo sguardo su quei piatti, ma non riuscii a delineare il carattere della signora Kayashi da quei piatti, le metafore e le allegorie non facevano per me, prediligevo la chiarezza in tutte le sue forme.

“Che significa?” gli chiesi invitandolo ad essere più specifico.

“Ecco li ha comprati lei questi piatti, bè devi considerare che tutto ciò che c'è in questa casa è stato deciso e comprato da lei... comunque riguardo i piatti, questi piatti hanno una lunga storia, fai conto che esistono da quando sono stato assunto dalla famiglia Kayashi, ai tempi avevo una quarantina di anni, ero stato licenziato e non sapevo più cosa fare della mia vita. E quando mi hanno assunto una delle raccomandazioni che veniva fatta dal signor Kayashi era quella di stare attento a non rovinare questi piatti. Infatti sembrava proprio che avessero' cambiato più volte domestici a causa di questi piatti, dato che spesso venivano lavati in modo assai sbrigativo causandone la rottura oppure qualche graffio. La signora Kayashi era puntigliosa e scrupolosa se si accorgeva anche solo l'accenno di una spaccatura o di un graffio su uno di questi piatti licenziava all'istante. Lo era anche per tutte le altre cose, ad esempio se la cena veniva servita 5 minuti dopo, lei osava farlo pesare, tanto che a volte le cameriere decidevano di auto licenziarsi perché non riuscivano a reggere le pressioni psicologiche a cui le sottoponeva.

Pretendeva l'assoluta diligenza! Ma riguardo le altre inadempienze non licenziava, rimproverava in modo eccessivo svergognando e umiliando.

Diciamo che io sono riuscito a mantenermi il mio lavoro grazie a questi piatti, perché ero l'unico a lavarli in modo lento e spensierato, senza avere fretta di finire, perché ci tenevo tanto a rimanere in questa casa dato che non avevo altro a cui aspirare.

E questo mi permise di entrare tra le grazie della signora Kayashi si affidava spesso a me per gran parte delle faccende di casa e lasciava a me soltanto il compito di pulire questi piatti, dato che tutte le volte che affidava questo compito ad altre persone finivano per rompersi. Poi un giorno mi azzardai a chiederle per quale motivo licenziasse tutti quelli che rompessero' quei piatti.

Lei parve irrigidirsi, non entrava in confidenza con i propri domestici, non ci parlava neanche, di solito quando le rivolgevano una domanda personale, neppure proferiva parola.

Aveva questo suo modo di essere così riservato e severo, che se da una parte poteva essere sgradevole a vedersi dall'altro si percepiva un contegno, una forza di carattere che non avevo mai visto in nessun'altra donna.

Ma stranamente rispose alla mia domanda, anche se non subito, sembrava come combattuta, come se non sapesse se fosse giusto frantumare quel muro di riservatezza che aveva realizzato saggiamente tra lei e i domestici.

“Questi piatti se ci fai caso hanno una particolarità se li guardi in lontananza non sembrano così fragili, anzi guardati in lontananza su una vetrina non sembrerebbe neppure di cristallo,ma dei piatti molto resistenti, ma non appena li stringi tra le mani ti rendi conto che si possono spezzare tra le mani e poi mi piacciono, mi piacciono i colori che sono stati usati, se li guardi attentamente c'è una certa sovrapposizione di colori insolita, colori scuri e più chiari che si miscelano e confondono tra di loro, tanto che non riesci neppure a capire se siano belli o brutti, perché i colori non si riescono a capire, perché quando ti concentri su uno di essi, poi ti rendi conto che è un altro colore, è stato fatto un gioco di colori che ti confonde le idee, e poi questi piatti hanno voglia di distinguersi da tutti gli altri, di brillare...di fare sfoggio di se stessi...”

Ammetto che ero affascinato da lei, dal suo modo di parlare, percepivo una certa profondità in quel suo modo di interloquire, poiché avevo ben capito che quando parlava dei piatti stesse parlando di se stessa del fatto che la gente che la vedeva in lontananza l'additava come una persona dura e con un pessimo carattere, ma se la gente si soffermava con più attenzione riusciva a vedere tutta la sua fragilità.

E poi anche in questo i colori che si confondevano si percepiva un altro suo modo di essere: non si riusciva a capire se lei fosse una brutta persona o meno, perché tutti poi vedevano qualcosa di diverso in lei, tutti ci vedevano un colore diverso e riguardo al fare sfoggio di se stessi, era semplice da capire, era una donna molto vanitosa e sicura della sua bellezza straniera.

 

Mi sorprese il fervore che ci mise nel raccontarmi tutto ciò, anche se mi sorprese molto non pensavo che la mia domanda potesse condurre ad un discorso così lungo.

Per carità non mi aveva affatto annoiato, però mi aveva colto del tutto impreparata e in più c'era da considerare che fossero' le 4 del mattino, che non avessi chiuso occhio e che adesso risentivo del sonno perso e in quel momento qualunque discorso mi avrebbe di sicuro annoiato.

Sbadigliai, il sonno si stava facendo sempre più sentire, lui se ne accorse e si scusò di avermi fatto un discorso così approfondito.

Anche se non ero più in vena di far conversazione, anche se il sonno si stava facendo sentire, c'era una cosa che mi manteneva sveglia, c'era un dubbio che mi stava passando per la testa nel vederlo pulire in modo così premuroso quei piatti.

“Dato che la madre di Itou è morta perché continui a pulirli in modo così accurato e attento?” gli domandai alludendo al fatto che ormai non rischiasse più il licenziamento.

Di colpo parve tornare sulle sue e si affrettò a rispondermi “ Non c'è una ragione in particolare...”

Trasalii come se nascondesse qualcosa, come se ci fosse dietro una qualche ragione in particolare, che non potesse rivelarmi.

La mia stanchezza si fece sempre più sentire, quella tisana aveva dato i suoi effetti, però la mia curiosità continuava a tenermi saldamente sveglia.

Non sapevo perché ma ero in un certo senso attirata dalla figura della madre di Itou, avrei tanto voluto poter comprendere alla perfezione che tipo di donna fosse.

“Che lavoro faceva la signora Kayashi?” domandai.

“Prima di avere Itou faceva la modella, ma dopo aver partorito era ingrassata e non si sentii più adatta a quel mestiere, inoltre non riusciva a staccarsi dal suo bambino, non lo lasciava mai a nessuno, non presero' neppure una babysitter, lei si rifiutò categoricamente.

E dopo di ciò non ha mai avuto un effettivo lavoro dato che non voleva lasciare Itou a nessuno, rimaneva costantemente a prendersi cura di lui, a volte dipingeva quando Itou dormiva e si acquietava, oppure si metteva a scrivere e a leggere qualche libro.

Non mi parve di sentire nulla di nuovo, che Itou e sua madre avessero' un rapporto che oltrepassasse il limite di madre e figlio questo lo aveva già intuito, ma c'era qualcosa che mi balzò alla mente: “Perchè la madre dopo aver trovato il marito con Isae, se ne stava partendo lasciando Itou al padre, perché? Se era legata così tanto ad Itou, perché non se lo portò dietro?”

Quella sua mancanza, quel suo atteggiamento snaturato paradossalmente aveva salvato Itou , pensandoci era come se avesse già preveduto il peggio, come se fosse pienamente consapevole che sarebbe accaduta una cosa brutta e non volesse trascinarci Itou.

O forse non era stato un incidente? Si era scontrata contro quel camion di proposito?

Quando feci questa domanda, lui non seppe cosa rispondermi, poi disse che tra Itou e la signora Kayashi i rapporti si erano alterati, perché Itou era diventato un'adolescente e la madre era gelosa di tutte le ragazze con cui Itou entrasse in contatto, era costretto persino a vedersi di nascosto con Sayoko.

Quel rapporto ossessivo stava diventando difficile da reggere per Itou, ma anche per la madre stessa che ne soffriva, che allo stesso tempo non voleva essere soffocante e opprimente nei suoi confronti, ma per quanto provasse a comportarsi da madre normale, non ci riusciva finiva col fare dei discorsi controversi da fare ad un figlio, del tipo nessuna donna devi amare a parte me, oppure “ Sappilo Itou nessuna donna ti amerà mai come ti amo io, nessuna...nessuna...nessuna!”

Lei si accorgeva delle sue stranezze, di questa sua deformazione del rapporto madre e figlio, ma non riusciva a controllarlo e quando tentava di parlare delle sue insicurezze col marito, si rendeva sempre più conto che lui ormai era molto distante da lei, anzi era stata lei stessa ad allontanarlo a causa di quella sua fissazione per il figlio.

Poi non so bene cosa accade, fatto sta che dopo un po' la madre prese a distaccarsi del tutto da Itou, lui sempre a correrle dietro e a comportarsi in modo dolce e amorevole, ma lei non lo degnava più di uno sguardo, prese le distanze da lui.

Nessuno capì mai cosa fosse accaduto tra Itou quindicenne e sua madre ed io e le cameriere non volevano neppure scavare troppo a fondo su quella faccenda, ci aveva sempre fatto impressione quel rapporto affettuoso da innamorati che avessero'.

Anche il signor Kayashi non volle mai indagare, preferiva rimanere all'oscuro di tutto e poi sembrava tutto preso da Isae e dal suo lavoro per curarsene o forse semplicemente si concentrava sul lavoro e su altre cose per evitare di scontrarsi con la realtà dei fatti.

 

La madre di Itou sin da quel momento aveva già pensato di andarsene, che fosse stata la cosa migliore per tutti sia per Itou che per il marito stesso, da troppo tempo sospettava che ci fosse un rapporto forte tra Isae e il marito e non parve neppure alterarsi di ciò, anzi sembrava che Isae le piacesse molto.

Infatti non credo che fosse poi tanto sconvolta di averli trovati a letto insieme.

Credo che lo avesse già capito da tempo, ma che cercasse la conferma., che doveva vedere con i suoi occhi quella cruda realtà altrimenti non ne sarebbe mai stata sicura.

In realtà voleva convincersi che fossero' delle sue stupide insinuazioni e che non ci fosse niente di vero, perché per quanto si fosse allontanata dal marito, io credo che lei lo amasse e molto probabilmente aveva visto in Itou qualcosa che il marito aveva perso con l'età.

Poi penso che ciò la preoccupasse era il fatto di aver perso tutto, sia il marito che il figlio, aveva perso qualsiasi ruolo nelle loro vite e per quanto ci provasse non poteva più recuperarli.

 

Rimasi allibita, più che altro stavo riflettendo sul fatto che la madre avesse deciso di staccarsi da lui, come se fosse accaduto una cosa molto grave tra Itou e lei.

Non volevo neppure figurarmi nulla di quello che stessi sospettando perché era qualcosa di talmente aberrante e disgustoso che non poteva essere accaduta veramente, evitavo di volerci credere.

E se era accaduta molto probabilmente come il padre e il resto delle persone avrei preferito non conoscere una realtà così incestuosa e immorale.

Poi c'erano quelle parole che mi trapanavano la testa “Non devi amare nessun'altra donna, Itou mi hai capito?” oppure “Nessuna donna ti amerà mai come ti amo io!”

Quelle parole molto probabilmente racchiudevano il senso di ogni suo comportamento freddo e distaccato, del fatto che trattasse le donne come dei semplici oggetti per soddisfare i propri desideri sessuali, oltre alla delusione subita di cui mi aveva parlato Yoto, quella ragazza che si era interessata a lui solo per i suoi soldi.

Ecco forse in quella delusione doveva aver dato conferma alle parole della madre che gli aveva sempre detto frasi del genere.

Tra un padre come quello ed una madre del genere, non mi sembrava così strano che Itou fosse Itou, cioè che si comportasse a quel modo.

Tra una chiacchierata e l'altra si fece giorno, non avevo chiuso occhio, con il risultato di due occhiaie enormi e Itou che si prendeva gioco di me dandomi del panda.

In più avvertivo la necessità di dormire, in macchina mi accasciai, poi però Itou mi svegliò dicendomi che eravamo arrivati a scuola.

Avevo un tremendo mal di testa e quel maledetto sonno arretrato mi annebbiava persino la vista, in più non riuscivo ad interagire con le altre persone, riuscivo a malapena a seguirli nei loro discorsi.

Per quanto fossi un robot, il sonno era sonno e ad esso rispondevo come qualunque altro comune mortale.

Eravamo sul cortile della scuola, vicino uno di quegli immensi alberi di ciliegio, di solito mi soffermavo molto ad ammirare quegli alberi, quei petali di quel rosa chiaro così delicato, ma in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri.

Avevo troppo sonno per curarmene e anche troppo sonno per parlare, tutto mi appariva per lo più sbiadito e confuso.

“ Non hai dormito stanotte?” domandò Yoto notando le mie spaventose occhiaie.

“No, non sono riuscita a chiudere occhio...” ammisi tanto sarebbe stato come negare l'evidenza, le mie occhiaie parlavano da sole.

“Come mai?” mi chiese Sayoko.

“Non saprei, forse avevo troppi pensieri per la testa...” dissi facendo la vaga, con la voce sonnolente.

“Ah è andata per caso male a quel club di musica?” domandò Yoto.

Ecco aveva colpito nel segno!

“Diciamo che ha rotto uno stradivari, gli si è completamente spezzato tra le mani” disse Itou ridendo.

“Guarda che non è divertente!” esclamai indignata ancora con quella voce impastata dalla stanchezza.

“Wow, però devi avere una forza sovrannaturale!” disse Yoto volendomi fare a modo suo un complimento.

“Non c'è niente di sovrannaturale, semplicemente non sanno più costruire i violini... era troppo fragile, si sarebbe rotto tra le mani di chiunque...” dissi in mia difesa volendomi convincere io stessa della fondatezza di quello che stessi dicendo.

Sbadigliai rumorosamente, risero tutti per la mia evidente stanchezza.

“ Avresti fatto meglio a startene a casa se avevi così tanto sonno...” esclamò Itou.

“Ma tanto non è che faccia molto la differenza... posso dormire anche in classe, non credo che mi facciano problemi...” dissi pensando al fatto che i professori da un po' di tempo si comportassero' come se io non esistessi, come se non facessi affatto parte della classe.

Non sapevo perché, ma dopo che avevo malmenato i compagni di Itou in modo tanto violento, era come se tutti avessero' paura a contraddirmi, da una parte ciò esaltava le mie manie di onnipotenza, ma dall'altra, questa situazione mi induceva a riflettere su cosa effettivamente io fossi diventata.

“Hai messo a tutti paura...” dissi Sayoko ridendo in modo allegro e simpatico.

Sapevo che non c'era l'ombra di cattiveria nelle sue parole e che lei non avesse paura di me, anzi le mie prodezze sembravano affascinarla, ma io non ci trovavo nulla di straordinario e divertente.

Tutto ciò mi irritava, non volevo che la gente mi vedesse come un mostro o come chissà solo cosa, volevo essere considerata nella mia umanità.

Senza volere finii per diventare sgarbata sia con Sayoko, Yoto e anche con Itou.

Che rispondessi male a quest'ultimo non era una novità, ma con Yoto e Sayoko di solito dosavo sempre le parole, perché in loro non c'era cattiveria, ci vedevo solo tanta ingenuità.

“Che cosa credete che sia io... non trattatemi come se fossi chissà cosa e non osate dire cose idiote, sono umana quanto voi!” esclamai scocciata e nauseata, ero assolutamente stanca degli sguardi indiscreti e di questa diversificazione che venisse fatto sul mio conto.

Nessuno disse niente, parvero rimanere a bocca aperta dalle mie parole, ma anche esserne rimasti dispiaciuti, perché dopotutto non credevo che i loro intenti fosse quello di giudicarmi, anzi avevo anche ben inteso che volessero' farmi apprezzare questo lato di me, il fatto stesso che fossi un robot, ma in realtà da qualunque punto di vista la vedessi, io non riuscivo ancora a vederne i vantaggi.

Non potevo essere orgogliosa di tutto ciò, c'era una sorta di rifiuto di questa mia condizione, forse a causa del fatto che prima ero stata un essere umano come loro, molto probabilmente era il mio ricordo da umana a farmi rifiutare il cambiamento.

E poi quale cambiamento c'era effettivamente stato? Vedevo dei cambiamenti significativi nel mio corpo, nella mia forza, nel mio aspetto fisico, ma a parte questo, cos'era cambiato? Era bizzarro, ma era come se fosse cambiato tutto in me, ma allo stesso tempo come se in realtà non fosse mai cambiato nulla.

Iniziarono le lezioni, non seguii un granchè, anzi mi addormentai con la certezza che la professoressa anche se mi avesse visto non avrebbe osato rimproverarmi.

Dopo la scuola, come al solito tornammo a casa, Itou durante il tragitto in macchina mi sgridò:

“Ti sei comportata male, non ti permettere di trattare i miei amici a quel modo...”

“Già, i tuoi amici...” dissi marcando sul tuoi, dato che era stato stupido anche solo considerare per un momento che potessero essere anche i miei amici.

“Continuo a non capire quale sia il tuo problema!” disse pensieroso, sembrava che cercasse per davvero di capire cosa avessi.

Non lo degnai neppure di uno sguardo, fissai fuori dal finestrino dell'auto, la strada e le persone assorte dai loro mille impegni che camminavano a passo svelto e frenetico.

“Non ho nulla...tu piuttosto hai dei problemi.. l'idea stessa di quest'appuntamento con Isae lo dimostra...” dissi additandolo.

“Sono questioni che non ti riguardano!” disse teso.

“Se non vuoi che mi faccia gli affari tuoi, tu non farti gli affari miei!” affermai secca.

Lui ignorò del tutto le mie parole, poi disse “Centra il fatto del violino...è questo a turbarti tanto?”

Non lo degnai di una risposta.

Lui continuò a parlare “ per quanto tu non lo voglia accettare, devi capire che non sei più umana e devi accettarlo...ciò ha i suoi pro e i suoi contro, come nella condizione di essere umano...”

“E' facile per te, non sei nella mia situazione, vedere le cose da un punto di vista esterno è troppo comodo...”

“Potrei dire lo stesso di te...credi che sia bella, la mia situazione? Credi che mi diverta?”

“Di sicuro te la passi meglio di me!” esclamai.

“Questa è una convinzione di tutti gli esseri umani, pensare che gli altri siano più felici e più fortunati e sai una cosa... è una stupidaggine, nessuno è più felice di nessuno, siamo tutti nella stessa barca che affonda...” disse cinicamente.

Aveva una visione della vita così pessimista,in qualche modo mi rattristò quella sua visione delle cose e dell'altra mi rendevo conto che avesse in parte ragione, perché come avevo già detto anche da umana avevo avuto quei momenti di insoddisfazione e di tristezza.

“Ecco forse la verità è il fatto che tutto sia rimasto invariato a non piacermi, perchè sia da Aiko che da Echiko sembra che ogni volta io non riesca a raggiungere i miei sogni...” dissi riferendomi al violino, pensavo che almeno sarei riuscita a fare ciò che desideravo, invece anche in quella vita c'era qualcosa a fungermi da ostacolo, non più mio padre, ma erano le mie stesse mani ad ostacolarmi.

“Ci tieni molto a questa cosa del violino...” costatò.

“Si molto...ma non è soltanto questo...” dissi meditabonda, non sapevo neppure cosa fosse a turbarmi, c'erano troppe cose da considerare e da elencare, che finivo per cadere nel caos dei turbamenti che non riuscivo più a distinguerli, poiché c'è ne erano fin troppi che si sovrapponevano.

“E che hai intenzione di fare riguardo il club?” mi chiese.

“Non è che io abbia molta scelta, devo abbandonarlo...ho già distrutto uno stradivari, non voglio causare altri danni...” dissi con una certa malinconia, ripensando a quel mio sogno.

Avevo desiderato più che mai imparare a suonare il violino, produrre una musica soave e armoniosa con quello strumento e invece...

“Saggia decisione, ma non è quello che vuoi veramente...” disse serio.

Mi voltai verso la sua direzione, aveva una mano sul mento e un'altra sulla gamba accavallata e il suo sguardo era perso, sembrava stesse pensando a qualcosa.

Dopo non so per quale ragione chiese all'autista di fermare la macchina e lui scese lasciandogli detto di riaccompagnarmi a casa.

Lo guardai interrogativa, lui non mi diede alcuna spiegazione.

Tornai a casa e il padre di Itou mi guardava allarmato non vedendo il figlio insieme a me.

“Itou?”mi chiese perplesso.

“Non ne ho idea, suo figlio è folle...che cosa vuole che ne sappia è sceso dalla macchina all'improvviso, forse doveva fare qualcosa...non so...”

“E tu lo hai lasciato andare da solo?” la sua domanda, mi parve più un' imprecazione.

Isae lo tranquillizzò, anche lo autista tentò di calmarlo dato che inveiva contro di lui.

Io rimanevo sempre più interdetta prima diceva di volerlo morto che era meglio che non fosse mai nato e poi diventava così apprensivo, era davvero assurdo!

Itou fece più presto di quanto credessimo, non diede alcuna spiegazione e il padre neppure si azzardò a chiederglielo, non si mostrò neppure preoccupato, davanti a lui si fingeva disinteressato come se il fatto che lui ci fosse o non ci fosse non facesse alcuna differenza.

 

 

Dopo pranzo, Isae e Itou uscirono insieme.

Li seguii, non volevo avere sulla coscienza Isae e non volevo neppure che il padre di Itou se la prendesse con me se fosse accaduto qualcosa alla sua amata.

Per tutto il tragitto li seguii cercando di non dare affatto nell'occhio, ma non sapevo se c'ero riuscita, non ero mica esperta nello spionaggio e nel pedinamento.

Anzi era la prima volta che facevo una cosa del genere e mi sentivo pure ridicola,mentre dall'altra parte mi sentii quasi dentro uno di quei film di spionaggio e quasi mi esaltai.

Non parlavano, camminavano in silenzio l'uno di fianco all'altro e non si guardarono neppure.

Poi ad un certo punto arrivarono al parco pubblico e si sedettero' su una panchina.

Io mi nascosi dietro un cespuglio per poterli spiare meglio.

“Allora mia bella Isae...” disse Itou in tono pungente, poi si avvicinò a lei che si era seduta all'estremità della panchina per tenersi lontana da lui.

Ormai seduti vicini, lui avvicinò il suo viso al suo, mentre lei con la mano lo allontanava dicendo “Non ci provare neanche!”

“Non prendi le scosse?” gli domandò sorpreso.

“Il mio rifiuto nei tuoi confronti è più forte di qualsiasi scossa...” affermò guardandolo storto.

“Allora perché hai accettato il mio invito?” domandò con un sorriso sottile, uno di quei sorrisi mordaci e sarcastici che gli riuscivano bene.

Ma non le diede neppure il tempo di rispondere, poi disse “ Ti piace mettere alla prova la fiducia che mio padre nutre per te...non si fida affatto...gli si leggeva in faccia, l'hai visto com'era agitato e contrariato...”

“Non sei bravo a capire le mie mosse...” rispose Isae in tono magnanimo.

“Allora...io ti piaccio!” concluse, come se non potessero' esserci altre motivazioni.

“No, nel modo in cui pensi tu...” disse con una tranquillità così innaturale.

“Dai avanti ti sei scopata il padre e ora vuoi scoparti anche il figlio...” disse acidamente.

“ E' inutile che vuoi darti un tono...con me, questa tua recita non attacca...sei solo un ragazzetto confuso e spaventato...” disse Isae con convinzione.

“ Piantala di credere di capirmi...” disse Itou iniziando ad alterarsi.

“Vedi io capisco l'animo umano, sono stata creata per questo... con lo scopo di riuscire a capire i sentimenti umani, per poter rendere le persone felici...” rispose di nuovo con una certa calma.

“Mio padre ti ha creato per soddisfare i suoi desideri reconditi di avere il pieno controllo su qualcuno... sei ridicola, sei talmente sottomessa a lui da non renderti conto dell'evidenza...” disse malignamente.

“Lo so, che vuoi mettermi contro di lui...credi che sia stupida, credi che io ci caschi?!” disse sempre mantenendo un tono di voce rilassato.

“Questo è vero, però ciò non significa che quel che io stia dicendo non sia veritiero...” obiettò.

“E comunque non mi importa, se lui è felice...lo sarò anch'io...” disse con un tono di voce dimesso.

“Fino a quando vorrai essere succube di lui...ecco quello che mi fa incazzare di te!Permetti ad un uomo insignificante come lui di metterti i piedi in testa?!” si inalberò.

“E' questo di cui lui ha bisogno, ha bisogno di una donna da poter sottomettere...di una donna che lo faccia sentire forte...dato che è una persona fragile avverte queste necessità...” gli rispose quieta.

“Già siccome era abituato a mia madre che gli metteva i piedi in testa, adesso vuole la sua rivincita...” dichiarò Itou sprezzante.

“Può darsi...” disse Isae senza scomporsi neppure per un momento.

“E ti va bene?” domandò di nuovo Itou.

“Mi pare di averti già detto di si!” disse lei incominciando a perdere la calma.

“Devo ammetterlo, è stato bravo, ti ha creato nel modo migliore, ti ha reso talmente remissiva che accetti le sue sopraffazioni ed in più ti ha reso pure difettosa da poterti così tenere chiusa in una campana di vetro...è stato davvero ingegnoso da parte sua...”

“Questo non è vero, non mi ha creato così di proposito...è stato un errore...” controbatteva lei.

“Sei così ingenua... se ti amasse per davvero non ti avrebbe mai cacciato da casa mia, non ti avrebbe mai affidato ad un'altra persona dopo la morte di mia madre.

E invece lui non voleva più vederti...e poi quando persino quell'altro ragazzo non ti ha voluto più ti ha accolto a casa mia...gli devi aver fatto molta pena...” disse Itou.

“Non è affatto così!” gridò lei.

“E poi se ti amasse per davvero, non ti terrebbe al guinzaglio, ti avrebbe tolto il braccialetto e invece te lo fa tenere, perché ti vuole avere sotto controllo...sei solo la sua bambola malandata...” continuò lui,mentre lei sembrava rimasta turbata dalle sue parole.

“Basta così! credo tu abbia detto abbastanza!” disse fuori di sé.

“Non sei così brava a svelare l'animo umano come credi...infatti non sei sicura che il tuo padrone ti ami davvero, altrimenti non ti agiteresti tanto...” disse Itou con un ghigno.

“E tu Itou non sei tanto scaltro come credi di essere...lo so, che stai soffrendo per la morte di tua madre e per il fatto che tuo padre ti odi...in realtà non fai altro che voler attirare la sua attenzione verso di te...anche se lui non lo dà a vedere ti vuole molto bene e si preoccupa per te, fa male anche lui questa situazione...”le disse cercando di calmare le acque tra padre e figlio.

Ma itou non parve affatto prendere la via della pace, anzi aveva in pugno l'ascia di guerra rispondeva con disprezzo e con un profondissimo odio, aveva usato le stesse identiche parole del padre, desiderava anche lui la morte del padre, come il padre desiderava la sua.

“Vi comportate tutti e due come due bambini...quest'odio non porta a nulla, dovreste anzi sostenervi a vicenda, anche lui soffre per la morte di tua madre, cosa credi che reggere tutta quella commedia gli sia piaciuto...scriverti quelle lettere...era forse l'unico modo per acquietarti, per starti vicino...dato che continui ad allontanarlo...mentre solo attraverso quelle lettere riusciva a stabilire una comunicazione con te...”

Itou era piombato in uno stato catatonico, fissava un punto imprecisato e aveva smesso di parlare.

“Stai bene?” le domandò scrutandolo con attenzione.

Era diventato pallido e poi la sua voce divenne tremante “ Non ho niente...”

Ma la sua espressione malinconica diceva tutto il contrario.

Lei lo abbracciò con affetto e con una dolcezza estrema impressa sul viso, mentre lui rimaneva immobile senza ricambiare e né porvi fine.

“Itou tu sei molto fortunato...hai tante persone che ti vogliono bene...ma devi smetterla di allontanarle...” disse lei continuando a stringerlo a sé.

“Non so di cosa tu stia parlando...” esclamò sulle sue.

“Tuo padre, Echiko...i tuoi amici...” disse lei sorridendogli, poi gli poso un affettuoso bacio sulla fronte,ma lui la allontanò.

“Vedi che allontani le persone!” disse lei.

“No, credo che il tuo amato scienziato potrebbe esserne geloso” disse ridendo.

“Bè è successo di peggio...” disse lei.

“Già ma in quel caso, ero io, non tu a baciarmi...” puntualizzò

“Spero che tu non abbia frainteso...” esclamò preoccupata.

“No, ho capito benissimo,tu abbracceresti tutti quelli in cui avverti la tristezza nel cuore...sei così ingenua, non ti curi neppure delle conseguenze dei tuoi gesti, avrei potuto approfittarmene per baciarti e far altre cose... e poi raccontare tutto a mio padre...” disse lui.

“Ma non l'hai fatto... in fondo sei un bravo ragazzo...” disse allegramente.

“Chi ti dice che io non abbia intenzione di farlo?”

“Non lo farai...ti conosco bene, non sei tanto cattivo come vuoi far credere...”

“Ecco, mi dai sui nervi” rispose Itou alzandosi dalla panchina.

“Grazie Itou, è stato bello prendere un po' di aria...era da tanto che non uscivo...” disse guardandosi attorno, poi come una bambina si mise a correre e si buttò nel prato.

“Oh non ti agitare tanto che se poi ti senti male quel fottuto scienziato se la piglia con me!”

“Tranquillo, sto bene...” disse lei continuando a giocherellare come una bambina, poi si mise a raccogliere dei fiori.

“Guarda che sono gli uomini a portare i fiori alle donne, non al contrario...” gli fece notare lui.

“Con tuo padre si può fare questo strappo alla regola, anche perché sarà abbastanza arrabbiato, ci vuole qualcosa per calmarlo...”

Dopo aver passeggiato per un po' si diressero' verso casa, io presi da un'altra strada per arrivare prima.

Il padre di Itou mi stava tempestando di domande, fortuna che alla fine tornarono anche Isae e Itou così da salvarmi da quell'infinito interrogatorio.

Isae aveva tutto il vestito sporco di terra e aveva delle margherite bianche tra le mani, il signor Kayashi guardava lei e poi Itou, poi di nuovo tornava a soffermarsi su di lei e poi tornava ad osservare lui.

“Ve la siete presa comoda voi due...” disse lui fissando l'orologio appeso alla parete, era quasi ora di cena.

Isae si avvicinò a lui per dargli i fiori,ma lui la guardava dalla testa ai piedi con uno sguardo di superiorità.

Lei gli diede i fiori rivolgendogli un candido sorriso, ma lui furente lì getto con violenza sul pavimento e poi gli ordinò di darsi una lavata.

Isae aveva un espressione delusa e triste, ma fece come lui gli ordinò di fare e se ne andò dalla cucina per darsi una rinfrescata.

Anche Itou si era sporcato i vestiti passeggiando, anche se meno di lei, dato che lei si era buttata sul prato.

“Itou siediti!” disse imperioso.

Itou rimase in piedi senza dargli retta, mentre lui continuava ad urlare di sedersi a tavola.

Io rimasi in silenzio seguendo quella scena.

“Lo so cosa stai pensando, ma non abbiamo fatto nulla...” ammise Itou.

Il padre lo guardò con circospezione, poi tornò Isae che si era messa dei vestiti puliti.

In quello stesso momento arrivò il maggiordomo insieme alle due cameriere a servirci da mangiare, così avevamo preso posto a sedere.

Mangiavamo nel silenzio assoluto, il padre aveva un espressione spaventosa, sembrava molto irrequieto, Isae era preoccupata e dispiaciuta ed Itou aprii bocca dicendo “Guarda che non abbiamo fatto niente di quello che ti immagini!”

“Echiko è vero? Tu mi confermi che non hanno fatto niente?” chiese rivolgendosi a me, mettendomi in una situazione di disagio.

“Si” risposi.

“Che centra Echiko?” Domandò Isae poi di colpo avvampò dalla rabbia “ Aspetta tu ci hai fatto pedinare da Echiko!”

“Si, ero preoccupato...” si giustificò incrociando lo sguardo di lei di un rosso accesso.

“ A certo si vede come ti fidi di me, tanto che chiedi conferme ad Echiko e non a me! Non appena sono entrata ti sei comportato come se ti avessi tradito...ed io che mi sono presa la briga di prenderti quei fiori...che stupida sono stata...” disse Isae perdendo la calma.

Non l'avevo mai visto così in preda all'ira, si alzò per andarsene, lui gli andò incontro per fermala e lei in tutta risposta gli mollò un violento schiaffo prendendosi una violenta scossa, che la fece cadere a terra.

L'aiutò ad alzarsi, ma lei si divincolava, mentre lui le diceva in tono dispiaciuto “ Non mi fidavo di lui, non di te...”

“ Allora dimmi una cosa...che cosa sono io per te...sono il tuo robot o la tua donna?” domandò con impeto rialzandosi.

“ Che significa questa domanda?” le chiese stordito.

“Eppure non mi pare così difficile da capire...” esclamò infuriata.

“Tutte e due le cose...credo...” disse disorientato.

“Cosa? Come sarebbe tutte e due le cose?” gli sbottò contro.

“Onestamente, non capisco il significato di questa domanda!” rispose spazientito.

“E' troppo comodo rispondere tutte e due le cose, dovresti scegliere tra una delle due cose!” esclamò risoluta.

“Non ha senso fare tutte queste scenate” disse guardandola negli occhi con una certa dolcezza impressa sul viso, poi le posò una mano sulla spalla.

“Non mi toccare!” disse passando dalla rabbia al pianto e abbassò lo sguardo.

Il padre si rabbuiò non appena la vide piangere e poi le rispose “ Sei la mia donna, va bene?”

“Dimostramelo!” gli ordinò, alzando gli occhi verso di lui.

“Cioè?” chiese con preoccupazione.

“Toglimi il braccialetto!” disse tendendogli il polso.

Lui si chinò per baciarle affettuosamente la mano, ma non fece ciò che le avesse chiesto.

.”Non posso farlo...” rispose afflitto.

Lei gli lanciò un'occhiata carica di disprezzo e poi se ne andò via dirigendosi nella sua stanza.

“Adesso sarai soddisfatto” si rivolse ad Itou.

“ Guarda che hai fatto tutto da solo...sarebbe bastato toglierle quel braccialetto, una semplice dimostrazione d'amore ed era tutto apposto, ma non credo che queste cose siano da te...” disse Itou guardandolo con attenzione.

 

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Capitolo 21
*** Un compleanno memorabile?! (1° parte) ***


L'aria si fece pesante e opprimente.

Il padre non disse nulla.

Itou aveva senza dubbio ragione, sarebbe bastato quel semplice gesto:

toglierle quel braccialetto ed Isae si sarebbe calmata avendo compreso i sentimenti di lui, ma il padre non lo fece.

Forse non amava abbastanza Isae? Preferiva avere il pieno controllo di lei, che amarla in modo naturale e privo di certezze?

Oppure c'era dell'altro? Oppure era come sosteneva Itou, non l'aveva mai amata.

Eppure mi risultava strano credere a tali parole, perché avevo sempre visto gli occhi del signor Kayashi cambiare quando vedeva Isae, i suoi occhi brillavano come se stessero' ammirando la bellezza di un tramonto.

Era insolito vedere in lui uno sguardo così lucente, perché di solito aveva sempre uno sguardo cupo e ombroso, era raro persino vederlo sorridere.

Anche in quella tempesta di sentimenti spiacevoli, nel pieno culmine della gelosia, il signor Kayashi non riusciva a nascondere il bagliore dei suoi occhi quando incrociava lo sguardo di lei, anzi forse in quel caso quel bagliore diventava più intenso, poiché era arricchito da quei sentimenti di rabbia, possessione e gelosia che può provare solo un innamorato.

Itou si alzò dalla tavola, io e il padre lo guardavamo con sorpresa, il nostro sguardo era fisso su di lui.

Raccolse le margherite sul pavimento e le posò sul tavolo, accanto al piatto del padre.

I fiori stavano appassendo e non erano più belli a vedersi, eppure tra quei petali rovinati c'è ne erano alcuni che continuavano a resistere, che non si erano ancora seccati.

“Non sai con quanta briga si è messa a raccogliere questi fiori per te...è proprio ingenua come una bambina...” disse con un tono di voce differente dai soliti, era sempre sarcastico e cinico, ma in quel caso nella sua voce si percepiva tanta compassione.

Io non mi intromisi, rimasi in silenzio fingendo di mangiare, ma in realtà stavo seguendo ogni minima parola che i due si stessero' scambiando.

Il padre chinò lo sguardo verso quei fiori e poi sfiorò i petali appassiti con delicatezza.

“La sua vita è come quella di una di queste margherite... potrebbe appassire da un momento all'altro” disse sconfortato, sembrava parlasse più con se stesso che con Itou.

“Dimmi una cosa...rispondimi sinceramente...” disse il padre guardando con insistenza gli occhi verdi del figlio.

Ormai sembrava come se si fossero' dimenticati della mia presenza e parlavano in modo assai intimo.

“Cos'è accaduto quel giorno...” poi precisò “ con tua madre?” domandò tremante, come se temesse la risposta di Itou.

“Le tue insinuazioni mi fanno vomitare!” gli urlò Itou perdendo la calma.

“Deve essere accaduto qualcosa... tua madre è cambiata tanto da quel giorno...con te...con me...” disse tentennante, con il volto cupo e corrucciato.

“Tu pensi che io ti abbia sottratto tua moglie, ma sai...per me è al contrario, per me sei tu che mi hai portato via mia madre!” disse Itou sbraitandogli contro.

“Tua madre o la tua innamorata?” gli chiese con una certa repulsione impressa sul viso.

“No, mia madre! Puoi pensare tutte le cose disgustose che vuoi, ma sono solo fantasie tue...non è mai successo!” continuò Itou rabbioso.

“Ed io dovrei crederti...” disse il padre per nulla convinto della sincerità di Itou.

“Ho provato...a...baciare... le sue labbra...ma...ma...ma lei...mi ha respinto...” disse balbettando, sembrava nervoso e sul punto di piangere, non avevo mai visto Itou così turbato.

Il padre si posò una mano sulla tempia, sembrava scosso dalle sue parole e non sapeva cosa rispondere al riguardo.

Io ero rimasta altrettanto scioccata e allo stesso tempo confortata, c'era stato solo un bacio mancato.

Poi improvvisamente lui riprese a parlare con un tono di voce astioso “ Sai in realtà, forse volevo...ecco, farti un dispetto, non mi hai mai considerato da quando sono nato, eri geloso di me...ed io di te...però c'era lei, che era il nostro unico punto di contatto, c'era lei fra di noi...e lei era anche la mia rivalsa su di te...potevo allontanarla da te, per fartela pagare!”

“Mi stai dicendo che non hai fatto altro che usare il suo affetto per vendicarti di me!” esclamò il padre ingiurioso con sconcerto.

“Non conosco bene me stesso, ancora oggi fatico a capire cosa pensassi in quel periodo, ma posso dirti che ero un ragazzino con una madre troppo amorevole e ossessiva e un padre assente che mi odiava...”dichiarò angustiato.

“Hai lo stesso atteggiamento di tua madre...riversava tutte le colpe su di me...su tutto quel che lei facesse...”

“Vedi se lei si era così attaccata a me, era perché si era resa conto di stare con un uomo così privo di carattere, che con l'età era diventata remissivo e fastidiosamente accondiscendente.

Ha visto in me l'uomo che poteva modellare a suo piacimento, ero un bambino, quindi poteva benissimo far di me ciò che voleva, rendermi l'uomo che desiderasse avere al suo fianco...”

“Smettila Itou con queste analisi psicologiche con il solo scopo di riversare tutta la colpa su di me...” disse il padre alzando il tono della voce, però sembrava esitante e il suo corpo tremava.

“No, papà vedi...io non ti voglio colpevolizzare di nulla, ognuno ha il proprio carattere e le proprie debolezze e capisco anche, che la mamma doveva avere un temperamento assai difficile da domare.

E tu la amavi tanto e proprio per quello eri sempre succube di lei, ma...volevo farti presente solo il punto di vista mio e della mamma, dato che tu non vai oltre te stesso.

Metti sempre in primo piano te stesso e i tuoi sentimenti, sei debole ed egoista...non ti curi mai dei sentimenti degli altri, anche adesso... con Isae, ti stai curando di lei? Del fatto che stia soffrendo?”

“Parli proprio tu... non mi pare che tu sia tanto diverso da me!” disse il padre in sua difesa.

“Tale padre, tale figlio!.” disse sarcastico.

“No, tu hai preso tutto da tua madre...sei abile con le parole...sai mettermi in difficoltà come lei...” disse riflessivo e guardandolo come se avesse visto un fantasma o forse la reincarnazione della madre.

Itou rise, di una risata isterica e poi disse “ Tu...sei talmente debole che hai paura del tuo stesso figlio... hai paura che io ti porti via anche lei, la tua amata Isae...”

“Non è forse quello che stai cercando di fare?!” disse il padre indispettito.

“Si, volevo...ma poi mi sono detto io sono superiore a questo cose” disse Itou, poi ad un tratto riprese a parlare “No, papà io non voglio essere egoista come te... per questa ragione ho lasciato perdere...”

“Un gesto maturo da parte tua...” disse il padre abbassando lo sguardo, sembrava crollato in uno stato di soggezione.

“Alla fine era come pensavo hai rovinato tutto da solo, come con la mamma...è buffo con lei troppo remissivo e con Isae troppo severo e austero...” disse facendosi scappare una risata ironica.

“Qualunque cosa io faccia non andrà mai bene finchè ci sarai tu tra i piedi...” disse puntandogli il dito contro.

“ Vuoi che te lo ripeta...bastava che le togliessi quell' insulso braccialetto...” gli fece presente.

“Itou lei non può vivere senza quel braccialetto...anzi se non glie lo avessi messo lei sarebbe già morta... quando quel suo nuovo padrone l'ha riportata qui a casa la sua morte era più che certa e così mi sono deciso a realizzare un braccialetto con cui le passavo gran parte della mia energia vitale...”

Itou ammutolii di colpo, era stupefatto dalla rivelazione del padre.

“Adesso non dici più nulla...tu mi ritieni una persona meschina e vile che si cura solo di se stesso, ma io non sono così...”

“Aspetta che significa la tua energia vitale? Significa che ti si accorcia la vita?” domandò Itou preoccupato.

“Può darsi...” rispose lui.

“Che significa può darsi?!” gridò ansioso.

“Adesso ti preoccupi per la mia salute...” disse il padre ridendo forzatamente.

“No, figuriamoci...però se sei in procinto di crepare vorrei almeno saperlo...” disse simulando una certa freddezza.

“No, non credo che mi si accorci la vita...non lo so...” disse insicuro.

“Non sai neppure le conseguenze dei tuoi fottutissimi esperimenti!” tuonò Itou nero della rabbia.

“Quando tieni ad una persona e vuoi salvarle la vita, non ti curi delle conseguenze, pensi solo al modo in cui puoi salvarle la vita...” ammise il padre.

“Vedi di scoprirlo!” disse Itou allarmato.

Il padre gli rivolse un sorriso benevolo, poi con un' ironia un po' tetra disse “Sta calmo, non ti lascio Itou, anche se morissi ci sarebbe pur sempre il mio fantasma a perseguitarti!”

“Oh che paura!”esclamò Itou schernendolo.

“Vedi di fare poco lo spiritoso...che mi hai messo in tutto questo casino con Isae!” esclamò alterandosi, però si lasciò scappare un sorriso.

“Basterà spiegarle le cose come stanno no!” disse semplicemente.

“Tu fai tutto facile...lei non vorrebbe mai che io le dessi la mia energia vitale, finirebbe per preoccuparsi...” disse il signor Kayashi.

“Si preoccuperà e poi...” e si mise ad imitare la voce femminile di lei“Oh il mio Kayashisama mi ama così tanto...”

Il padre fece un breve sorriso dicendo “ Non la sai imitare...”

“si, perché lei ha una voce così soave da usignolo...non è vero?” esclamò lui sdegnato da tutto quel miele.

Il padre grande e grosso, di solito con un' espressione severa, lo vidi farsi goffo ed impacciato, poi si innervosii “ Non dire scemenze...”

“Oh ma che timidone!” disse prendendolo in giro.

Il padre riprese a mangiare ignorandolo.

Poi improvvisamente lo sguardo di Itou si posò su di me, come se per tutto questo tempo non si fosse accorto della mia presenza, eppure ero seduta accanto a lui.

“Echiko...è stato divertente pedinarmi?” domandò con un tono di voce che non compresi, non capivo se fosse arrabbiato.

“Io...io...” balbettai.

“Non prendertela con lei, gli ho chiesto io di farlo...” disse il padre prendendo le mie difese.

“Si, ma è il mio robot, non il tuo...e lei invece non fa che dare ascolto a te...” disse scocciato.

“Non sono tua...devi smetterla con questa storia...” esclamai infastidita.

“Oh quanto mi piace farti perdere la calma...” disse gongolante.

Aveva finito con il padre e adesso attaccava con me.

Poi per mi sfortunata il padre finii di mangiare e ci lasciò completamente soli.

“Finalmente soli...” disse con un tono di voce sensuale e disarmante.

Mi alzai e mi allontanai subito da lui,poi però mi strinse il polso e mi rimise a sedere accanto a lui.

Come al solito, mi prendeva e mi manovrava come se fossi un pupazzo.

“Che vuoi fare?” domandai allarmata ritrovandomi le sue braccia che mi tenevano seduta.

“Non lo so...” disse con sincerità, poi si specchiò nei miei piccoli occhi castani.

E poi all'improvviso mi prese in braccio, mi sosteneva come se fossi leggera come una piuma.

Mi divincolai cercando di liberarmi, prendendo le scosse anche se dovevo ammettere che mi sentivo bene stretta tra le sue braccia, però avevo paura di cosa avesse in momento, non volevo ripetere l'episodio della discoteca.

Lui ignorava il fatto che cercassi di liberarmi e che strillassi e nessuno parve accorgersene, anche perché la casa era assai grande e la cucina era insonorizzata, di conseguenza le mie urla non venivano sentite.

“Che hai in mente?” gli domandai spaventata.

“Ti ho già detto che non lo so...” disse scocciato, come se non fosse pienamente padrone delle sue azioni.

“Itou...sei arrabbiato perché ti ho seguito...me la vuoi far pagare?” domandai non capendo cosa gli passasse per la testa.

“No...” disse portandomi via della cucina.

Sentivo il suo braccio sulle mie gambe coperte e in parte scoperte dalla gonna della divisa di scuola,mentre l' altro braccio mi sosteneva la parte superiore del corpo cossichè la mia testa era poggiata sul suo petto e non mi dispiaceva, poteva sentire il battito del suo cuore battere all'impazzata

Nel frattempo mi trasportava da una parte all'altra della casa, non riuscivo a vedere bene che tragitto stesse percorrendo in quella posizione.

Ma temevo di aver già capito cosa avesse in mente e se ci avevo preso giusto mi avrebbe condotto nella sua stanza.

“Mettimi giù!” pungolai, avrei voluto urlare, ma il calore del suo corpo e il battito del suo cuore mi calmavano.

Itou ignorava bellamente le mie lamentele e alla fine mi ritrovai distesa nel suo letto.

Mi aveva posato lì con delicatezza, rimanendo in piedi e immobile a guardarmi, senza neppure avvicinarsi al letto, come se mi stesse contemplando.

Io mi alzai, ma lui mi ributtò nel letto in modo fermo e deciso.

“Itou...mi metto ad urlare...” lo minacciai, dato che quando mi divincolavo le scosse diventavano dolorose da sopportare, così l'unica arma che potessi usare contro di lui erano le urla.

Ero in procinto di urlare, ma in quello stesso momento, mi posò la sua mano destra alla bocca impedendomi di farlo.

Io glie la morsi, anche in quel caso le scosse mi colpirono impedendomi di fare altra resistenza.

“Così ti farai male da sola...” disse cercando di calmarmi.

Ma io continuai a dibattermi e lui si buttò sopra di me.

Iniziai a tremare, le scosse mi avevano percosso e stremata e così rimasi inerme sotto di lui incominciando a tremare, poi mi liberò la bocca e gridai “No, non voglio!”

Itou mi accarezzò il viso con dolcezza, molto probabilmente per calmarmi.

In quel momento guardai il suo viso sembrava calmo e dolce, come se non avesse nessuna brutta intenzione, anche se i fatti dicevano tutt'altro, poi le sue labbra si posarono avide sulle mie.

Mi lasciai baciare, però pensai che forse non dovevo...che sarebbe successo di nuovo...non volevo che accadesse più la stessa identica cosa, anche se in realtà...boh mi sentivo assai confusa, la testa diceva una cosa, il cuore e il mio corpo reagivano in un altro modo ai suoi baci.

Gli morsi il labbro con tutta la forza che avevo.

Lui allontanò le sue labbra doloranti dalle mie ed io avvertii una sensazione di bruciore nel labbro superiore, la stessa parte che avevo morso ad Itou.

“Pensavo ti piacesse...” disse disorientato

“No, non mi piace tutta questa situazione...” esclamai irritata.

“Ma se hai pure ricambiato i miei baci....” disse rimanendo sopra di me, con il suo viso vicinissimo al mio, poi avevo tutto il suo corpo che premeva dolcemente contro il mio.

“Non accadrà di nuovo...No!” esclamai con determinazione.

“Ma se ti è piaciuto...” disse lui sorridendo.

“No, è stato abominevole!” dissi con disgusto, come se lo pensassi veramente, ma in verità lo stavo dicendo per difendermi in qualche modo da lui.

Non potevo di certo permettergli di trattarmi a quel modo!

Di colpo lui si alzò dal letto prendendo le distanze da me, si fece pallido e il suo volto si incupii.

“Che ti prende?” domandai mettendomi a sedere.

Mi stavo sinceramente preoccupando, aveva un aspetto inquieto.

“Abominevole” ribadii scandendo le parole, era agitati e aveva la tristezza impressa negli occhi.

“Non volevo dire...abominevole” dissi accorgendomi che le mie parole dovevano averlo in qualche modo ferito.

“No, va bene!” disse mostrandosi calmo e poi riprese di nuovo a dirlo “abominevole...”

Continuava a ripeterlo e a farsi male da solo nell'udire quell'aggettivo, come se ogni volta che lo dicesse ne cogliesse ancor di più il senso dispregiativo.

Il suo volto diventava sempre più afflitto,i suoi occhi verdi si incupivano, poi abbassò lo sguardo come se stesse evitando di incrociare il mio.

Era una cosa che lui non aveva mai fatto, di solito si dava arie di superiorità, ma in quel momento sembrava fuori di sé.

“Abo...” la voce gli tremò.

Non riuscii a ripeterlo, come se pronunciare quell'aggettivo fosse troppo doloroso, poi una lacrima gli solcò le guance.

Ero sconvolta, non capivo che cosa gli prendesse, perché quel semplice aggettivo potesse avere quell'effetto su di lui.

Lo avevo offeso tante volte, non se le era mai presa e adesso con un quel semplice abominevole vedevo la sua figura scalfirsi sotto i miei stessi occhi.

“Mi dispiace, io non volevo...” dissi rammaricata.

“Sto benissimo...” disse fingendosi calmo,ma in realtà per quanto ci provasse il suo viso era travagliato e sofferente.

“Non è vero...quello che ho detto ti ha ferito...” dissi sommessamente.

Non sapevo perché ma vederlo così triste mi angosciava più del necessario, come se avessi ferito me stessa...e poi di nuovo mi balenavano quei suoi discorsi su di me, quei pensieri in cui diceva di essere innamorato di me.

“Vattene!” disse rabbioso, anche la sua espressione non era poi così cattiva, anzi sembrava afflitta.

“Itou...” dissi con dolcezza tentando di calmarlo, poi mi alzai e mi avvicinai a lui notando un'altra lacrima scendere dai suoi lucenti occhi.

Il mio cuore batteva fortissimo e senza pensarci più di tanto mi ritrovai a posargli una mano sul viso per fermare quella lacrima, che scendeva precipitosa dai suoi occhi,ma lui allontanò la mia mano dal suo viso con irruenza.

“Vattene!” continuava con un tono di voce che non ammetteva repliche, poi si fece sempre più minaccioso “ Giuro che se non te ne vai ti stupro, così capisci cos'è veramente abominevole!”

Lo aveva detto in modo così maligno e spaventoso, però la sua voce aveva anche una cadenza disperata, sopratutto in quell'abominevole ci avvertii tanta tristezza.

“Vuoi che ti stupri?”domandò maligno con l'intento di spaventarmi, ma dopo questa frase si mise a singhiozzare tentando di trattenere le lacrime.

“Che hai?” gli chiesi scossa.

“Io...Non... lo so...” balbettò, poi disse furente ancora con le lacrime agli occhi “Ma voglio tu te ne vada!”

“D'accordo, come vuoi tu...” dissi rassegnata uscendo dalla sua stanza

 

Il giorno seguente non mi rivolse le parola, si comportava come se io non esistessi, non mi degnò neppure di uno sguardo.

Di solito mi punzecchiava, diceva qualcosa o perlomeno mi guardava, invece quella mattina io ero morta per lui.

Tra l'altro era il giorno del suo compleanno e il padre si era dato da fare con i preparativi, a quanto pare era una cosa che facevano da sempre festeggiare forzatamente il suo compleanno, anche se non si sopportavano.

Itou non sembrava neppure felice, non sceglieva neppure il locale dove festeggiare, sembrava che non glie ne importasse nulla.

Tra l'altro avevano fatto tutto all'ultimo momento, dato che erano stati presi dalle liti, infatti ancora Isae e il padre neppure si parlavano.

Lei si stava chiusa nella sua stanza e il signor Kayashi mi chiedeva di andare da lei, per accertarmi della sua salute.

Quel pomeriggio aiutai il padre con i preparativi, in realtà non sapevo neppure perché lo stessi facendo, forse perché mi sentivo in colpa nei confronti di Itou.

Scelsi il locale per festeggiare il compleanno e digitai quel numero per mettermi d'accordo con i proprietari del locale, mentre Itou doveva essersi barricato nella sua stanza dicendo di non essere affatto in vena di festeggiamenti.

Diciamo che era una giornata di quelle schifose per festeggiare un compleanno, lui era con il morale a terra ed io mi sentivo colpevole.

Il padre tentava inutilmente di farlo uscire dalla stanza, ma sembrava non esserci riuscito, mentre io ero presa a digitare un sacco di numeri di gente da invitare al suo compleanno la maggior parte erano amici del padre o nomi di gente importante, ministri e altra gente del genere e poi c'erano i suoi compagni, i parenti, alcuni amici che Itou non doveva frequentare da un po' o dei giri di amici di Sayoko e Yoto poi notai il numero di Yuki.

Lo chiamai, mi rispose con sorpresa, non si aspettava di certo quella chiamata.

“Ah, Echiko!” disse allegramente.

Passammo ai convenevoli come stai e poi gli dissi del compleanno di Itou, lui mi rispose che sarebbe venuto di sicuro e conclusi così anche quella chiamata.

“Itou non mi dà retta, oggi sembra che non gli si possa parlare...ma che cosa gli è preso? Ok che non gli è mai piaciuto festeggiare il suo compleanno.

Ha sempre fatto cose sgradevoli durante i suoi compleanni,ma mai arrivare al punto di non volerlo festeggiare.”

“Che intende con cose sgradevoli?” gli domandai curiosa.

“Tipo lo scorso compleanno ha iniziato a rompere i vari oggetti del locale, era ubriaco fradicio, poi si è messo a fare cose indecenti con una ragazza sopra un tavolo davanti a tutti gli invitati...è preventivato che lui combini dei danni ai suoi compleanni.

Per questa non è neppure tanto piacevole per me preparargli una festa...però se non festeggiassi il suo compleanno che padre sarei...”

“Ma se ha detto che non è neppure felice che sia nato...” obbiettai scossa dall'insensatezza delle sue parole.

“ Quando una persona quando è arrabbiata dice delle cose molte brutte, ma non è detto che le pensi veramente...”

“Già, è vero” dissi ripensando amareggiata a quell'abominevole che mi era uscito dalla bocca.

Dopo un po' bussarono alla porta, erano Sayoko e Yoto che avevano dei regali per Itou.

Il padre li fece accomodare all'ingresso mentre loro ci guardavano interrogativi chiedendoci dove fosse il festeggiato.

“Ho provato con tutte le mie forze a farlo uscire dalla sua stanza, ma si è sigillato lì dentro a vita...” ammise il padre scoraggiato posandosi una mano sulla tempia .

“E' da stamattina che è acido...” disse Sayoko guardandomi.

“Lui è sempre acido!” esclamai irritata, ero stanca di sentirmi in colpa, era anche lui a cercarsele.

“Aspetta Echiko tu ne sai qualcosa!” esclamò lei.

Mi ritrovai i loro occhi puntati addosso, mi stavano chiedendo una qualche spiegazione, mentre io mentivo spudoratamente dicendo di non saperne nulla.

Sayoko mi guardava come se cercasse di cogliere qualcosa dal mio sguardo e poi fece di testa sua dicendo con una voce mascolina poco credibile “Ci penso io, tra uomini ci capiamo!”

“Guarda che io sono un uomo!” controbatteva Yoto.

“No, tu stanne fuori! Mi sembri un soggetto nocivo in questa faccenda!” disse come se sapesse qualcosa.

“Ma che vuoi dire?” domandò Yoto irritato.

“Statti qua e non rompere le palle!” disse iniziando a diventare aggressiva.

“Sayoko se sai qualcosa me la potresti anche dire!” esclamò lui indispettito da tutto quel mistero.

“Non so bene cosa sia successo, ma sono sicura che tu devi starne fuori...” disse guardando Yoto e poi si soffermò su di me.

“Echiko tieni buono quest'idiota!” mi lasciò detto prima di raggiungere la stanza di Itou.

Il padre di Itou diede a parlare a Yoto che era diventato assai turbolento, non aveva sopportato il fatto che Sayoko lo stesse tenendo all'oscuro di tutto, poi gli diedi a parlare pure io e parve calmarsi all'improvviso.

Si parlò del più e del meno, poi d'improvviso Itou uscii dalla sua stanza, non si sapeva cosa Sayoko gli avesse detto però l'importante era che ci fosse riuscita.

Dopo mi andai a preparare per quella serata, insomma per quei festeggiamenti, Itou non mi aveva ancora degnato di uno sguardo.

Presi il sacchetto con il vestito e le scarpe che mi aveva comprato, c'era ancora l'etichetta sul vestito glie la tolsi e me lo misi, poi mi infilai quelle scarpe, non sapevo neppure perché mi stessi truccando.

Mi aggiustai persino i capelli, mi feci i chignon che piacevano tanto ad Itou almeno così mi aveva detto Sayoko,anche in questo non ci vedevo niente di sensato.

In realtà non sapevo neppure perché mi stessi facendo carina, non ero mai stata una di quelle ragazze che curasse eccessivamente il proprio aspetto, ma quella sera, non so c'era qualcosa di strano in me.

Mi guardai più volte allo specchio e iniziai seriamente a pavoneggiarmi, dovevo ammetterlo il padre di Itou insieme a quel chirurgo avevano fatto un bel lavoro, ero così bella che faticavo a credere che fossi io la persona riflessa nello specchio.

Non avevo mai guardato con così tanta attenzione quel mio nuovo aspetto e adesso mi sorprendevo di me stessa e della perfezione del mio corpo, anche se non ero poi poi tanto magra, ero sempre un po' in carne, però non guastava, avevo delle belle forme, non c'era che dire, anche se avrebbero potuto almeno farmi un seno prosperoso pensai notando che al mio seno non era stato applicato alcun cambiamento.

 

 

Entrati in quel grande ristorante che avevo scelto io, era molto sfarzoso ed elegante con un mucchio di gente, mi sembrava molta più gente di quella che avessi chiamato, anche se avevo passato un intero pomeriggio a chiamare persone, c'era davvero troppa gente.

Itou era scocciato, anche se gli donava quell'espressione, sembrava uno di quegli uomini d'affari impavidi e sempre seri, poi con quei vestiti eleganti stava veramente bene, mi doleva ammetterlo.

Aveva una camicia di un grigio scuro sbottonata sin dai primi bottoni,in teoria avrebbe dovuto abbottonarseli.

Il padre non faceva altro che dirglielo di darsi una sistemata che sembrava uscito da non so dove con quella camicia aperta, che mostrava una buona parte dei suoi bei pettorali.

Poi indossava una giacca nera che era già in procinto di togliersi lagnandosi che faceva troppo caldo e i pantaloni neri che delineavano alla perfezione le sue gambe leggermente massicce.

Mi dava un po' sui nervi, aveva sempre quel suo non so chè da figone, eppure a vederlo bene non aveva tutto questo gran fisico statuario, no anzi aveva un qualche accenno di muscoli qua e là, però lui aveva quella convinzione impressa nel viso che tutte le ragazze sarebbero cadute ai suoi piedi.

E forse in verità era questa sua eccessiva sicurezza ad attirare le ragazze, non era poi tanto il suo fisico o il suo bel faccino, ma era proprio una questione di atteggiamento.

Aveva già fatto conquiste, ragazze che lo salutavano calorosamente e lo baciavano, mentre lui neppure si scomponeva più di tanto, lasciava trasparire appena un sorriso.

Queste ragazze stavano lì a fare le gatte morte in maniera anche assai esplicita, mentre lui ancora sorrideva con una certa diffidenza, flirtava un po' e poi se ne distaccava.

Sembrava un po' per i fatti suoi, era strano che si allontanasse da tutte le ragazze che gli andassero' dietro, insomma non era da lui quel comportamento, di solito ne approfittava.

Io ero rimasta insieme al padre e ad Isae, anche lei era un incanto, aveva un vestito lungo nero che metteva in mostra le sue magnifiche spalle e in più metteva in risalto il suo fisico esile e asciutto.

Itou era accanto a noi mentre continuava a salutare delle ragazze che sbucavano all'improvviso come i funghi, lui sembrava essersi stancato, iniziava a rispondere con un tono di voce sempre meno entusiasta alle moine delle ragazze.

In più c'era il padre che gli gettava talvolta una qualche occhiataccia per indurlo a comportarsi decentemente, anche lui era ben vestito e bisognava ammetterlo li portava bene quei suoi cinquantanni, sembrava di gran lunga più giovane.

Ero abituata a vederlo con un aspetto trasandato, i capelli sempre in disordine e la barba incolta.

Diciamo che era il classico scienziato pazzo, sempre con il camice bianco e i capelli ribelli da folle alla Einstein, ecco lui era così!

Ma quel giorno con i capelli sistemati e la barba rasata era un figurino, sembrava di gran lunga più giovane e le sue rughe da uomo maturo sembravano dargli un maggiore fascino, anche i suoi occhi color mogano quel giorno non so sembravano più belli e i tratti del suo viso apparivano meno corrucciati, mostrando un viso rilassato e bello a vedersi.

Isae non gli rivolgeva la parola, ma lo guardava smarrita, come se faticasse a riconoscerlo.

Una cosa di cui mi ero accorta, era che Itou aveva quell'atteggiamento sicuro e presuntuoso, mentre il padre era tutto il contrario aveva un atteggiamento autoritario segnato dall'età, ma a parte questo in lui si percepiva una certa umiltà e insicurezza, anche nel modo di esprimersi, però tentava inutilmente di darsi un tono, ecco era un po' impacciato.

Ma non era neanche di quelli che si vantava, anzi quando la gente gli faceva un complimento quasi arrossiva, era molto modesto e sembrava anche un po' in soggezione fra quei vestiti che non era abituato ad indossare, del resto non faceva altro che rintanarsi nel suo laboratorio con quel suo camice, non era abituato alla conversazione, a parte le litigate con il figlio.

Non era un tipo loquace e quando non sapeva che dire preferiva stare in silenzio anzichè condurre conversazioni insignificanti, ma alla fine erano le altre persone a reggergli il gioco, a condurre la conversazione,non sapevo il perché ma tutti si mostrava smisuratamente gentili con il padre di Itou, anche con Itou, però era una di disponibilità talmente esagerata e portata al limite del possibile da sembrare falsa.

In effetti percepivo molta falsità in quegli sguardi e sorrisi, anche perché dopo non so quanto mi capitava di sentire gente in lontananza che mormorava qualcosa di sgradevole sul conto del padre,ma quando il padre e il figlio era nelle vicinanze quei mormorii si interrompeva e iniziavano quei saluti allegri e festosi.

“Ciao! Ma tu guarda come sei cresciuto!” disse un uomo sulla quarantina guardando Itou, poi salutò anche il padre.

Notai una certa somiglianza tra lui e il padre, doveva essere lo zio di Itou.

“Ma se sono sempre lo stesso!” rispose Itou in tono sgarbato.

Lo zio non si curò molto della risposta di lui, sembrava esserci abituato e poi iniziò a parlare con il padre e a gettare degli sguardi poco lusinghieri ad Isae, non so perché ma la guardava in un modo per nulla piacevole e anche la moglie di lui gli gettò un'occhiata peggiore.

Poi si sa è facile che una donna di una certa età possa subito prendere in antipatia una ragazza giovane e bella come Isae, sopratutto una donna grassa come quella.

Non avevo niente contro le donne grasse, ma lei era assai spiacevole sia di aspetto e sia nell'atteggiamento, aveva quel modo di fare così critico, come di chi ti guarda dalla testa ai piedi e che sta lì a calunniare le persone n modo posato e astuto.

Dopo essersi soffermata su Isae a cui aveva gettato quegli sguardi malevoli, si concentrò su di me, sempre senza osare rivolgere la parola né a me né a Isae.

Poi vidi avvicinarsi un ragazzo della stessa età mia e di Itou, somigliava anche lui allo zio.

C'era una certa somiglianza tra quei due, di conseguenza aveva anche qualcosa di somigliante ad Itou, anche se lui stonava un po' in quel quadretto familiare, perché aveva dei lineamenti più da ragazzo occidentale, anche la sua carnagione era differente dalla nostra, era rosea, mentre noi eravamo tutti con quella carnagione che dava più sul giallino.

In più aveva quegli occhi che nonostante fossero' a mandorla erano così grandi e spalancati e poi erano di un verde che ancora non riuscivo a definire, in base alla luce le sue iridi raggiungevano colorazioni differenti, tonalità di un verde molto scuro, un verde bottiglia, oppure un verde opaco ed altre volte un verde chiaro che si confondeva con l'azzurro.

In quel momento erano di un verde opaco, non erano spiacevoli a vedersi, ma era un colore meno intenso, un po' spento.

Il cugino gli disse “Heil Hitler!” facendo il classico saluto nazista, lo stava prendendo in giro.

“Piantala, non sono neppure tedesco, quindi smettila con questo ridicolo luogo comune” disse Itou scocciato, non doveva essere la prima volta che lo salutava in quel modo.

Anche il padre parve non gradire il gesto del cugino,ma tuttavia non disse nulla, anche se la sua espressione parlava da sola.

Poi il padre seguito da Isae si allontanò con lo zio e la moglie di lui, mentre noi eravamo rimasti lì con il cugino.

“Sempre il solito mio amato cuginetto!” disse in un ghigno.

Io mi guardai attorno, cercavo Sayoko e Yoto che sembravano spariti, poi li vidi in mezzo all'altra gente che ballavano il valzer in modo assai scherzoso, erano buffissimi.

“E lei sarebbe Echiko giusto?” domandò lui ridacchiando e lanciando uno sguardo ambiguo ad Itou a cui lui non rispose.

Notai poi una ragazza accanto a suo cugino che si teneva però in disparte, non parlava ma rimaneva lì immobile.

Aveva i capelli neri molto corti, un taglio mascolino e sbarazzino ed era magrissima, quasi anoressica, anche il suo viso era smagrito, aveva un viso molto comune, però risultava essere carina, anche se un po' di carne qua e là sul corpo avrebbe potuto renderla solo più gradevole alla vista, almeno così la pensavo, poi certo c'è chi ama le ragazze magrissime e scheletriche.

Poi notai una cosa che mi fece storcere gli occhi, aveva un decoltè spropositato per essere così magra, c'era troppa disarmonia tra il resto del suo corpo e quel voluminoso seno, era una cosa sconcertante e mi pareva che faticasse persino a sorreggerlo dato che era così minuta.

Itou annuii senza neppure guardarmi, si comportava come se io non ci fossi, mi stava davvero dando sui nervi.

“Molto, ma molto in carne devo dire...” disse il cugino squadrandomi dalla testa in giù,causandomi un certo fastidio.

“Guarda che in te c'è qualcosa di insano e depravato...” disse Itou acidamente.

“Che intendi?”

“Non mi far essere scortese, Drusile ci sente...” disse Itou tranquillamente.

Immaginavo che Drusile fosse la ragazza anoressica che si era messa un po' più distante da noi, ma non lo era poi così tanto, poteva benissimo sentirci.

“Ti fai troppi problemi, è solo un robot!dii pure! ” disse lui ridendo, aveva quella risata così sgradevole e maligna.

“Ti piacciono gli scheletri...”esclamò Itou, poi si rivolse a quella ragazza dicendo “ Senza offesa, non è neppure colpa tua se il tuo creatore ti ha fatto così magra...”

La ragazza in questione, non rispose, guardava Itou con un espressione assente, sembrava un manichino, non parlava e si muoveva appena.

Lui schioccò le dita e lei si voltò verso la sua direzione domandandogli passivamente“ Si, mio padrone?”

“Puoi rispondere ad Itou” le disse senza neppure degnarla di uno sguardo.

I suoi occhi grigi, dello stesso colore della cenere, erano sbalorditi e spauriti“ Padrone mio, non so cosa rispondere...” poi domandò sommessamente “ Cosa vorreste che dica?”

“Ti chiede pure come rispondere!” esclamò Itou sbalordito.

“Già non è magnifica, che invenzione straordinaria i robot, puoi avere una ragazza ai tuoi comandi!” disse lui con un tono di voce che non mi piacque affatto.

Gli avrei dato una bella rispostaccia, ma preferii evitare di intromettermi, anzi stavo pensando di andarmene dato che suo cugino mi nauseava in tutta la sua presenza.

Poi vedevo quella ragazza così inespressiva e priva di qualsiasi volontà che mi faceva tanta pena, sembrava avesse persino paura di dire o di far qualcosa di sbagliato.

Non osai neppure pensare a che metodi usasse per suscitare tanto timore a quella poverina, anche perché già si percepiva dallo sguardo turpe e cattivo del cugino che non doveva trattarla con i guanti, poi anche quel suo modo di guardarla era spiacevole, la guardava così distrattamente come se in realtà non la vedesse neanche.

“Drusi, vammi a prendere da bere...” gli ordinò.

“Che volete portato?” domandò lei obbediente.

“ Qualunque cosa, fai un po' tu...” lo disse guardandola con uno sguardo minaccioso, del tipo stai attenta a cosa mi prendi, che se non mi piace sai come ti finisce.

“Padrone vi prego, ditemi cosa vorreste...” disse lei con lo sguardo basso.

“Drusi, fai tu!” disse iniziando ad innervosirsi per l'insistenza di lei.

Iniziava sul serio a darmi sui nervi, non c'era ragione di essere così ostile nei confronti del suo robot e poi perché non si andava a prendere da bere da solo? Le mani non ce le aveva?!

“Ah scusa ho dimenticato di chiederti se volevi che ti prendesse qualcosa.” disse il cugino scusandosi, ma non so perché mi parve che lo avesse fatto di proposito.

Dopo disse con un tono di voce carico di malignità“ Ah, ma tu hai Echiko che può prenderti da bere giusto?”

Ok, adesso lo ammazzavo!

Credeva che io avrei fatto come il suo robot, che zitta zitta sarei stata ai comandi di Itou, si sbagliava di grosso!

Ma dall'altra parte ero curiosa di vedere la reazione di Itou, che cosa avrebbe fatto, si sarebbe davvero permesso di trattarmi in un modo tanto vile?

“Non ho sete!” disse astutamente.

“Però tuo padre poteva fargli un po' di tette...” commentò soffermandosi palesemente sul mio seno.

Sbollii dalla rabbia, non riuscivo più a trattenermi.

“Chi ti credi di essere per guardarmi il seno in questo modo?” gli urlai contro coprendomi con le braccia la parte del corpo chiamata in causa.

Ero tentata a mollargli un bello schiaffone, ma in quello stesso preciso momento si rivolse ad Itou “ Che diamine di educazione gli avete dato tu e tuo padre, lasciate che risponda così ad un essere umano?”

Mi stava irritando ancor di più quel suo comportamento, parlava di me come se non fossi presente e non mi degnava di alcuna considerazione e poi aveva quello sguardo del tipo come osi rispondere in quel modo, come se io non potessi farlo perché io ero solo un robot.

“Educazione?! E a te chi te l'ha data questa educazione...di guardare le tette alle ragazze...” dissi irritata.

Itou mi lasciava fare sembrava che la situazione lo divertisse, anche lui mi stava dando sui nervi.

“Come ti permetti sei solo un robot mettitelo in testa!” disse lui inferocito, poi si rivolse ad Itou con uno sguardo di rimprovero“ E tu non le dici proprio nulla?”

“Sai com'è mi annoiano i robot remissivi... troppo noiosi e scontati” disse Itou ridendo, anche quel suo modo di esprimersi mi irritava come se il mio temperamento fosse una sua preferenza, però allo stesso tempo non riuscivo ad irritarmi, aveva una risata troppo bella da vedere e anche i suoi occhi in quel momento si fecero' più espressivi e splendenti.

“Ti lasci mettere i piedi in testa da un robot?” domandò lui acidamente.

“Li sta mettendo a te non a me...” obbiettò Itou con presunzione.

Persi la calma e gli risposi malamente “ Credi che io non sia in grado di metterti i piedi in testa?!”

Il cugino ci guardava compiaciuto dicendo “ Già proprio come pensavo ti lasci mettere i piedi in testa da lei...come tuo padre....”

“Taci!”lo interruppe Itou furibondo, non amava essere paragonato a suo padre.

“Itou, ci penso io a darle un po' di educazione!” disse sadicamente pronto per posarmi un violento schiaffo sul viso.

Itou mi si parò davanti fermandogli la mano, poi disse “ Non ci provare neanche! I tuoi metodi usali con Drusil”

“Itou questa da te non me l'aspettavo proprio...hai sempre odiato i robot...” disse il cugino ridendogli in faccia.

“E chi ha detto che non li odi, semplicemente non mi piace la violenza...” gli rispose lui.

Il cugino si mise a ridere più di prima, aveva una risata così fastidiosa e vile e poi in quei suoi occhi castano scuro ci percepivo un qualcosa di diabolico.

“Itou...stavo pensando...” disse con un espressione sordida, iniziando a guardarmi in un modo morboso e indecente, poi disse “ Non credo che ti dispiacerebbe...e Drusil bè lei non fa testo...bè è lei...anche lei non fa testo giusto?”

Non avevo compreso affatto il discorso del cugino, cioè quale genere di proposta avesse fatto ad Itou e così persi le staffe, non mi piaceva quel parlare in codice e poi tanto meno se la cosa mi riguardava.

“Che stai dicendo? “ chiesi al cugino indispettita.

“E' un po' ingenua” disse maliziosamente.

“La tua proposta non mi interessa!” rispose Itou volendo chiudere il discorso, ma il cugino non era della stesso avviso.

“Cosa c'è Drusil non ti piace? Bè allora ...vediamo posso darti in cambio la mia moto...ti aggrada?”

“Non mi interessa” continuava lui.

“Ma guarda che sarebbe tutto di guadagnato per te...non credo che una scopata con il tuo robot possa valere quanto quella moto...hai idea di quanto mi sia costata? Di quante cilindrate è?” disse lui scaldandosi.

In quel momento compresi il discorso, voleva prima proporre uno scambio di coppie e poi vedendo Itou contrariato gli ha proposto un baratto tra la sua moto e me.

Ero troppo spaesata per sbottargli contro, non pensavo che qualcuno potesse arrivare a tanto, mi stava facendo troppo ribrezzo quella situazione, Itou parve accorgersene.

“Smettila, ti ho già detto che non mi interessa!” esclamò imbestialito.

“Ti fai tanti scrupoli su un robot...Itou dal cuore tenero...” disse schernendolo.

“No, non è come pensi...è solo che sono avido e geloso delle mie cose...” disse gettandomi un'occhiata.

Scappai via, ero stanca di sentire certe cose...

Ero stanca del fatto che dicesse che fossi una sua cosa... io non sono sua e non sono tanto meno una cosa, possibile che non gli entri in testa?!

E poi perché mi scendevano precipitosamente le lacrime dagli occhi?

Per fortuna che ero scappata prima che le lacrime mi colassero' dal viso, non volevo di certo dargli questa soddisfazione.

Mi diedi della stupida per essermi persino prodigata ai preparativi del suo compleanno e di essermi sentita in colpa il giorno precedente per quel semplice aggettivo, avrei dovuto dire molto peggio che un'abominevole.

Dopo un po' mi scontrai contro qualcuno, ero talmente presa dai miei pensieri e dai nervi che non guardavo neppure davanti a me.

“Ei...Echiko!” disse una voce molto familiare.

Sollevai lo sguardo e mi accorsi di essermi scontrata contro Yuki.

“Stai piangendo?” mi domandò chinandosi per guardarmi meglio dato che era molto più alto di me, anche se Itou in quanto ad altezza lo superava di gran lunga.

Adesso basta perché dovevo sempre fare dei paragoni tra lui ed Itou? Dovevo smetterla! Lui era Yuki, il mio amato Yuki...il mio dolce Yuki, non aveva niente a che vedere con quell'insensibile...

“No, non è niente...” dissi asciugandomi gli occhi e sorridendo a malapena.

“E' successo qualcosa con Itou?” mi domandò pensieroso.

Già perché lui si era fatto un'idea sbagliata sul nostro rapporto, credeva stessimo insieme, una cosa quanto mai ridicola e assurda.

“Guarda che ti sei fatto un'idea sbagliata...io e lui non stiamo affatto insieme!” gli dissi agitandomi, non sapevo neppure perché mi si smosse tutto quell'impeto mentre lo dicevo.

Tanto che persino lui mi guardava scioccato e mi diceva per farmi calmare“ Ah ho capito, mi dispiace di aver frainteso...” poi mi guardò interrogativo e mi domandò “Si, ma quel bacio?”

“Quel bacio non significava niente, l'ha fatto di proposito, voleva farti credere che stessimo insieme perché ritiene che io sia una specie di sua proprietà!” dissi furente.

“Anche quando ti arrabbi sei precisa e identica ad Aiko, questa somiglianza mi sconvolge...” disse senza staccarmi gli occhi di dosso.

Nel frattempo c'era tanta gente che ballava qualche lento ed altri che mangiavano, parlottavano, poi spesso notavo certi sguardi di persone posarsi verso di me, mi guardavano come se avessi la peste e ridacchiavano malignamente.

“Deve essere dura la vita da robot!” disse notando quegli sguardi maligni,ma non credo che si riferisse solo a quegli sguardi, stava parlando di lui, di Itou.

“Ti tratta male... ti molesta, ti picchia?” mi chiese guardandomi negli occhi, forse avevo gli occhi gonfi e rossi dal pianto.

“No...” ammisi in preda allo sconforto.

“E allora qual'è il problema?” mi domandò disorientato.

“Bè un robot non è libero di fare quel che gli pare...e lui mi tratta come se fossi un suo oggetto, non mi piace questa cosa...voglio essere trattata come gli esseri umani...” dissi specchiandomi nei suoi occhi color castagna su cui mi ero specchiata molte volte.

Quanto mi era mancata la dolcezza dei suoi occhi, pensavo che nessun altro potesse rendermi così serena come faceva lui, mi faceva sentire al sicuro, al riparo da tutto, con lui sapevo di non correre mai nessun rischio, non mi avrebbe mai fatto del male, mai.

Con lui avevo queste certezze perché dopotutto era un ragazzo troppo buono, molto dolce e se ti faceva del male non era mai intenzionalmente, anzi si struggeva per i dolori altrui come in quel momento: lo vedevo triste per la mia stessa tristezza e questo mi dispiaceva...mi dispiaceva tanto, in verità mi dispiaceva tutto, non poter dire che ero io, che ero Aiko la sua ex ragazza.

E mi dispiaceva non poter neppure rimettere ogni cosa al loro posto, avrei tanto voluto che tutto tornasse come prima, tornare alla mia vita da umana, ma sapevo che questo non era lontanamente possibile.

Dopo un po' mi trascinò via, mi condusse nella terrazza di quel ristorante in cui si vedeva l'intera città illuminata, era stupendo.

Stavamo lì a guardare in silenzio quel panorama, dopo mi voltai verso di lui, c'erano delle luci soffuse che mi permettevano di vedere il suo profilo, era così bello, poi amavo quel naso, già il suo naso come avrei potuto non adorare quel suo simpatico e buffo naso a patata.

Ecco mi piaceva questo di lui che nelle sue imperfezioni riuscivo a coglierci qualcosa di carino e simpatico, perché lui era così, non era uno di quei ragazzi bellissimi e impossibili, era semplice, dolce, alla mano, uno di quelli che a volte ti danno persino sui nervi per la loro comprensione e magnanimità.

Infatti da fidanzati a volte non capivo se lui mi piacesse veramente, mi confondeva quel suo carattere troppo comprensivo e accondiscendente, non sapevo se volessi un ragazzo così stucchevole che mi accontentava sempre, che evitava le liti sul nascere.

Ecco a volte avevo l'impressione che il nostro rapporto fosse un po' piatto e quando mi accorgevo di questa cosa mi rattristavo e mi innervosivo, finivo per scaricare ogni mia ansia e paura su di lui sperando che le cose cambiassero', ma quel nostro rapporto rimaneva immutato, perché lui era per un rapporto stabile e tranquillo, mentre io forse, non lo so, forse io non cercavo questo.

Non lo so a volte avevo dei dubbi sul nostro rapporto, mi sentivo come se avessi il pieno comando di tutto, non mi sembrava di stare con un ragazzo, ma con un cagnolino che mi correva dietro.

E' brutto a dirsi e non mi piaceva neppure dare una definizione così brutta di Yuki, perché non se lo meritava mi aveva trattato bene, con assoluto rispetto e mi aveva sempre fatto sentire amata, però forse troppo amore nauseava o semplicemente non era fatta per lui, per quel tipo di rapporto.

O forse volevo qualcosa di diverso, un ragazzo che quando avessi torto me lo facesse notare e che mi mettesse a tacere ogni tanto.

Il problema era che a quanto pare vertevo su due estremi :Yuki accondiscendente e buono e poi l'opposto Itou, che mi trattava malissimo e che non avrebbe mai voluto avere una relazione con me e neanche io ci tenevo ad avercela, con uno come lui...No mai, mai mai!

Ma anche se lo ribadivo chissà perché dentro la mia testa qualche viaggio mentale di me e lui me lo stavo facendo.

E poi era successa quella cosa, già quella cosa, avevo detto che era stata abominevole, era quello che avrei dovuto pensare e invece no, non credevo affatto fosse stato abominevole, anzi tutto il contrario, solo che non era stato come lo avevo immaginato...insomma non c'era stata quell'atmosfera romantica che mi aspettassi, ma forse non era fatta per quel genere di cose dato che con Yuki era finita male, tutto quel miele non ci aveva permesso di fare l'amore, ci aveva messo in soggezione nell'unione carnale.

Poi però poi mi prendevo la briga di lamentarmi se il romanticismo era assente, insomma non ero mai contenta... l'eccessivo romanticismo mi sdegnava, ma anche la sua assenza mi disgustava.

E' proprio vero le donne non sanno neanche loro cosa vogliono, non sono mai contente!

Yuki posò di nuovo il suo sguardo su di me e così balenarono tutti quei ricordi per la testa, quei quattro anni passati insieme, sembravano non essere mai esistiti.

Era come se tutto quello che avevamo vissuto insieme ed ogni momento passato avesse perso di significato, non sapevo spiegarmene la ragione, ma in tutta quella sequenza di momenti insieme non ci percepivo più alcun sentimento.

Ricordavo ogni cosa con un sorriso e con nostalgia, però non sapevo neanche se sarei stata per davvero disposta a tornare indietro, iniziavo a non esserne più tanto convinta ripensando alle nostre litigate, anzi no a me stessa che litigavo da sola perché lui non era in vena di litigi, non erano cose che facevano per lui.

Anche quando mi lasciò io gli sbraitai contro, dissi delle cose molto cattive, mi sentivo tradita e ferita, proprio da lui, lui che mi aveva sempre trattato bene.

Lui invece sempre buono, anche in quel momento drastico e difficile, aveva cercato di dirmelo nel modo migliore possibile, ma in questo genere di cose non esistono le parole giuste, perché si possono usare parole più belle e più dolci, ma il senso è sempre lo stesso.

Poteva arricchire quel “lasciamoci” con tante belle parole, anzi in quel caso quel suo comportamento gentile e delicato mi parve di un'ipocrisia unica e mi fece più male, mi sentivo presa in giro.

Mi aveva sempre detto che... non mi avrebbe mai e poi mai lasciato, che mi amava troppo.... che per lui era troppo importante, tutte quelle parole erano svanite lasciando il posto a quella sola frase “Dobbiamo parlare noi due dobbiamo lasciarci...”

Avevo ascoltato solo quelle parole e nient'altro, non riuscivo ad ascoltare il resto, tutte le altre cose che mi aveva detto, non ero stata in grado di sentirle.

Ma adesso che la ferita si era rimarginata, me le ricordavo, aveva detto che non mi avrebbe mai dimenticata, che per lui la nostra storia era stata importante e che mi avrebbe sempre voluto bene e pensato, ma che molto probabilmente non eravamo fatti per stare insieme...e che non credeva di riuscire a rendermi felice.

Ed io che cosa gli avevo detto? Già cosa gli avevo detto?

Solo tante cattiverie:” Tu una come non la troverai più...sei così stupido, non sei neppure tutta questa bellezza...va al diavolo...muori!”

E lui non rispondeva agli insulti anzi diceva “ Se ti fa sentire meglio odiami e dimenticami, ma sappi che io non lo farò, Aiko ti ho amato e ti amo ancora, ma non possiamo continuare questa storia, siamo di due lunghezze d'onda differenti!”

“Ma che cazzo significa Yuki...e non mi dire che mi ami, perché giuro che ti prendo a legnate! Cioè mi ami e mi lasci? E poi che significa due lunghezze d'onda differenti?!”

“Lo sai Aiko, lo sai...io sono un ragazzo calmo, paziente e privo di iniziativa, anche quando ci siamo conosciuti alla fine eri tu ad avermi in pugno, io ero solo un imbranato...”

 

Ripensando a quei momenti con distacco, senza provare più tutte quelle sensazioni dolorose riuscivo a comprendere le sue parole, lui era riuscito a capire che quel rapporto non mi appagasse, mentre io continuavo a negare che fosse così e a voler vedere solo gli aspetti positivi del nostro rapporto.

“Yuki...io...” dissi non riuscendo più a tenere nascosta la verità,ma non trovavo le parole giuste per potergli spiegare che io ero Aiko.

“Si dimmi...” disse continuando a guardarmi.

“Io sono...io sono...” dissi tentennando.

“Tu sei Aiko?” mi domandò lasciandomi senza parole.

Calò il silenzio tra di noi, poi mi strinse tra le sue braccia e lo sentii singhiozzare.

“Perchè piangi?”

“Per tutto questo tempo ti ho creduta morta e invece sei qui...accanto a me...sono così felice di poterti ancora abbracciare...”

Sentivo il suo petto contro il mio, le sue braccia stringermi ma non provai più le stesse emozioni che avevo provato in passato, era tutto così diverso.

Il mio cuore batteva, ma non con la stessa enfasi di una volta, era come se quell'amore che avevo sempre provato per lui si fosse assopito di colpo.

Dopo quel lungo e intenso abbraccio, si asciugò gli occhi,mentre io ridevo, era sempre stata un grande piagnone.

“Stai piangendo proprio come quella volta in cui ti ho scritto quella lettera d'amore” dissi rammentandomi delle sue dolci e calde lacrime di quella volta.

Mi aveva colpito quella sua sensibilità, io avevo pensato che mi avrebbe preso in giro per l'eccessivo romanticismo e invece no, si era proprio commosso e aveva pianto dalla contentezza.

“Non me lo ricordare...” disse arrossendo.

“Ma è proprio questo che mi è sempre piaciuto di te...questa tua sensibilità...” dissi sorridendo.

“Come sei diventata un robot?” mi chiese stupito.

“Non dirlo ai miei genitori, loro hanno la loro vita e non ho intenzione di scombussolarla ulteriormente...”

“Si, d'accordo, ma spiegami...” disse scioccato.

“Scusa, forse è stata una cosa azzardata...dirtelo...anche se bè ci sei arrivato da solo...”

“Aiko, avevi intenzione di non dirmelo?” disse alzando la voce, si stava agitando.

“Ecco non volevo scombussolarti la vita ,ero venuta a trovarti a casa ed eri ecco in bella compagnia...” ammisi.

“Mi dispiace, io ti devo tante scuse... quando sei morta, mi sono reso conto di aver fatto tante stupidaggini...ma sapevo che non avevo più nessun modo per riparare a tutto e poi ho pensato che mettendomi con qualche altra ti avrei dimenticato e invece non è stato così...” disse guardandomi intensamente.

“No, sono io a doverti delle scuse ti ho detto tante cattiverie quando mi hai lasciato...e non sono stata neppure un'ottima fidanzata...” dissi scusandomi.

“Ma non c'è bisogno, avevi ragione sono stata un idiota, ma adesso posso riparare...” disse avvicinando il suo viso al mio.

Iniziai ad entrare nel panico.

Per tutto quel tempo, avevo tanto desiderato le sue labbra, poterle baciare anche solo per un'ultima volta.

E adesso?

Adesso mi sembrava che non me ne importasse nulla, non c'era più quell'emozione e non riuscivo a spiegarmene la ragione, poi mi balenò per la testa Itou, perché proprio in momenti simili dovevo mettermi a pensare a quell'idiota!

“No!” dissi allontanandolo.

“Che ti prende?” mi domandò sorpreso.

“Scusami ma non credo che possa tornare tutto come prima...” gli dissi sinceramente dispiaciuta.

“Centra per caso Itou?Già certo ti ha baciato!” disse irrigidendosi.

“No, non centra nulla...” dissi irritata.

“Non dovrebbe baciare le fidanzate degli altri!” esclamò iniziando a farsi geloso.

“Ma noi due non stiamo più insieme...” dissi incrociando le sue iridi castane sbalordite.

“Vuoi dire che tra me e te è finita? Non vuoi che noi due ci rimettiamo insieme?”

“E come potrei mettermi con te...io sono un robot...e poi...non sarebbe la stessa cosa...” dissi non sapendo neanch'io cosa stessi dicendo, mi sentivo confusa.

“Aiko, io ti amo! Non mi importa se il tuo aspetto è cambiato...e sei diventata un robot...o chi che sia, non mi importa... per me resterai sempre Aiko!” disse con una dolcezza che mi spiazzava.

Ma la dolcezza delle sue parole, non fecero' la differenza, purtroppo non riuscivo più a provare quelle stesse identiche emozioni, la mia testa era altrove e per quanto provassi a nasconderlo stavo pensando a....

Basta, non voglio neppure dire quel nome!

“Mi dispiace, ma non credo che di tra noi possa funzionare...avevi ragione siamo di due lunghezze d'onda differenti...”gli dissi tristemente.

Quella decisione mi era costata tanto coraggio, sapevo che un ragazzo dolce e premuroso come lui non lo avrei mai più incontrato.

E molto probabilmente me ne sarei presto pentita, perché in fondo per cosa stavo rinunciando a lui, per una notte di sesso con Itou?

Non sapevo neppure quale meccanismo malato fosse scattato dentro la mia testa e nel mio cuore.

Ma forse non centrava neppure Itou, era una cosa che avrei dovuto fare da molto tempo e che avevo sempre rimandato e come una codarda avevo lasciato che fosse lui a lasciarmi.

Forse in realtà il sentimento era svanito ormai da tempo, solo che la me stessa romantica aveva continuato a volerci credere, a voler credere di essere ancora innamorata e poi mi dovevo essere abituata a quel rapporto, ecco ero talmente abituata alla sua presenza nella mia vita, che non avrei saputo immaginarmi una vita senza di lui.

Lui non la prese male, cioè era rammaricato, ma avevo compreso benissimo quello che gli avevo detto e poi disse “ In realtà ecco vedi quanto ti ho lasciato...l'ho fatto perché avevo paura che fossi tu a farlo, perché ero certo che un giorno ti saresti resa conto che non ero fatta per stare con te...perchè io di questo ne sono sempre stato ben consapevole...”

“Non è vero...tu sei un ragazzo d'oro, non devi dire che non sei alla mia altezza.

Anzi sono sicura che un giorno incontrerai una ragazza su misura per te, sicuramente meno scorbutica di me,poi io tornerò piangendo da te e mi pentirò di tutto quello che ti ho detto oggi...” dissi ridendo, poi però la mia risata divenne amara.

“Eh si, di certo quell' Itou non ti tratterà bene come ti ho sempre trattata io...” disse ridendoci sopra.

“Non centra Itou!” esclamai indispettita.

“Ok, ok...ma allora perché ti scaldi tanto?” mi domandò lui divertito.

“Non mi sto affatto scaldando...solo che le tue supposizioni sono del tutto errate!” esclamai alzando la voce, forse volevo convincere più me stessa che lui.

“Aiko puoi mentire a te stessa, agli altri e persino a lui, ma non a me.

Io ti conosco troppo bene, e sai l'espressione che avevi quando ti ha baciato parlava da sola... un tempo baciavi me con quella stessa espressione” disse mettendomi in difficoltà.

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Capitolo 22
*** un compleanno memorabile?! (2 parte) ***


Tornammo dentro al ristorante, Yuki aveva un espressione un po' scoraggiata quello che gli avevo detto non lo aveva reso felice.

In più se non bastasse tra tutta quella folla di gente, incrociammo Itou con una ragazza che gli si strusciava addosso, lui ridacchiava e beveva una bottiglia di birra.

Sayoko e Yoto tentavano inutilmente di fermarlo, mentre quella puttana lo incoraggiava a bere.

Non la guardai neppure con troppa attenzione e poi aveva quegli atteggiamenti da gatta in calore che mi davano sui nervi, l'avrei pestata a sangue.

Anche Itou con quell'aria da spaccone e da padrone del mondo mi stava facendo perdere la calma e poi appena mi aveva visto aveva continuato a fare il porco con quella, anzi sembrava che la mia presenza lo avesse incoraggiato maggiormente, come se volesse non so farmi un qualche dispetto.

Non volevo dargli nessuna soddisfazione e tentai di fare l'indifferente.

“Echiko per favore fallo ragionare tu!” mi pregò Sayoko, mentre Itou continuava a tracannare birra a baciarsi con quella puttana e a palparle persino il sedere, erano tutte e due senza alcuna vergogna.

“Itou basta stai diventando davvero sgradevole, non capisco perché ogni compleanno tu debba fare così!” disse Yoto esortandolo a smetterla.

“Che palla di amici che hai!” commentò quella specie di trucco vivente, era talmente truccata che il suo viso era di un rosso accesso, poi aveva quei capelli tinti di un biondo ossigenato.

“Itou, insomma hai davvero intenzione di farti prendere per il culo da questa puttana?” gli domandò Sayoko rabbiosa.

“Ti preoccupi troppo...voglio solo divertirmi un pò!” disse lui ridendo.

“Itou questo non è divertente, ma molto triste...” continuò lei.

“Guarda che io non sono una puttana!” disse quella iniziando ad agitarsi.

“Tesoro stai calma... non dargli retta... ti comprerò tutto quello che desideri...” disse Itou accarezzandole il viso sporco di trucco.

Lei si acquietò quasi subito, come se Itou avesse detto chissà quali parole magiche.

Dopo un po' lui sollevò lo sguardo all'altezza del mio viso e con malignità mi domandò“ Tu non vuoi farmi nessuna predica?”

“Che predica dovrei farti!” dissi impassibile, non volevo dargli nessunissima soddisfazione.

Dopo un po' la nostra discussione venne interrotta dal cugino di Itou che con un microfono richiamò l'attenzione di tutti i presenti, dando anche delle specifiche direttive e facendo allineare tutti gli invitati in un'unica direzione, lasciando uno spazio del tutto libero in cui rimaneva solo lui.

“Ancora con quel fottutissimo numero con i coltelli...” si lamentò Itou.

“E però bisogna ammettere che sono veramente bravi!” disse Sayoko.

Dopo un po' partii una musica dal ritmo incalzante, metteva molta ansia, anche le luci si erano fatte basse e si soffermavano su Drusil e il cugino.

Drusil prese un coltello dal tavolo in cui c'erano le varie pietanze, poi all'improvviso lo lanciò nella direzione di suo cugino che lo fermava appena in tempo con la mano.

Poi buttò a terra il coltello mostrando la sua mano illesa tra gli applausi del pubblico, poi nuovamente Drusil lanciava il coltello, mano mano che lanciava cambiava direzione di lancio, prima aveva lanciato il coltello verso la mano di lui, poi prendeva la mira più su fino ad arrivare al viso di lui, ma nonostante ciò lui non sembrava essere colto di sorpresa dai improvvisi cambi di direzione e riusciva sempre abilmente a prendere il coltello con la mano.

“Devono seguire una certa sequenza nel lancio...altrimenti non si spiegherebbe come lui riesca ad avere tutta questa prontezza nel prendere il coltello” commentò Yuki accanto a me.

“Forse si mandano dei segnali...per mettersi d'accordo sul lancio...”commentò Sayoko.

“E poi un'altra cosa come fa ad avere la mano illesa?” domandò Yoto.

“Perchè prende il coltello dalla parte meno tagliente, poi con i coltelli da cucina non è tanto pericoloso, è pericoloso con quelli più grossi e taglienti, infatti non credo che si azzarderanno ad usare quelli...” rispose Itou.

“Lo sai fare pure tu Itou?” domandò la ragazza ossigenata starnazzando.

“No, poi con il mio robot non mi arrischierei di certo a fare un gioco tanto pericoloso...” disse lui ridendo guardando nella mia direzione.

“Esatto ti conviene non fare giochi come questi con me, che ti taglio a pezzetti!” pensai tra me.

La musica diventava sempre più incalzante e ansiogena e la mano di lei diventava sempre più veloce nel lancio, fino a che lui non arrivò a prendere il coltello in tempo.

In quel momento si udirono le voci del pubblico agitate e preoccupate,ma fortunatamente il coltello sfiorò appena la gamba di lui e poi cadde sul pavimento.

“Assurdo, non è mai successo, sono sempre stati impeccabili!” commentò Sayoko sconvolta.

“Anche i migliori sbagliano!” disse Itou ridendo, sembrava ci godesse, non doveva andargli molto a genio suo cugino.

“E dai, pensa se si faceva male!” disse Yoto.

“Già che peccato, poteva farsi veramente male e invece...” continuò lui malignamente.

“Ma è tuo cugino!” esclamò Sayoko.

“Però...è stato veramente bravo...” disse l'ossigenata, sembrava essere rimasta parecchio colpita dalle prodezze del cugino.

Aveva del tutto smesso di considerare Itou per quasi tutto lo spettacolo e dopo la fine dello spettacolo mollò Itou con una ridicola scusa per poterci provare con il cugino.

“Ti ha scaricato per tuo cugino!” disse Yoto scoppiando a ridere.

“Non è divertente...” esclamò lui imbronciato.

“In effetti...anch'io tra i due sceglierei tuo cugino, è un ragazzo modello, perfetto in tutto...” continuò Yoto, sembrava averci preso gusto ad irritarlo.

“Peccato che sia tutta apparenza...” esclamò Itou.

“Già come tratta quella poverina, immagino che a casa la prenderà a legnate dopo quest'incidente del coltello...” disse Sayoko.

“Tuo zio non gli dice nulla?!” domandò Yuki.

“Come se mio zio sia tanto meglio,anzi credo che abbia imparato da lui ad essere così manesco con i robot...” disse Itou.

Nel bel mezzo di quella discussione e mentre tutti stavano ballando, chiacchierando allegramente e mangiando dal tavolo stracolmo di cibarie, improvvisamente si udii uno sparo.

Tutti si buttarono a terra e si nascosero' sui tavoli.

Yuki, Sayoko e Yoto erano rimasti come noi alzati e immobili guardandosi attorno per capire cosa stesse accadendo.

C'erano quattro uomini corpulenti in giacca e cravatta con dei mitra tra le mani, un altro sulla cinquantina che era attorniato da questi quattro e poi un ragazzo di all'incirca una ventina di anni, aveva gli occhi rossi, era davvero strano, mi suscitava una sensazione di panico e sgomento molto più di quegli uomini che impugnavano i mitra.

Stavano venendo verso la nostra direzione, sentii il respiro mancarmi talmente era forte l'ansia e la paura.

“E' lui...” disse l'uomo sulla cinquantina pronto per portarsi via Itou.

“Ancora con questa storia!” sbuffò lui, non sembrava tanto spaventato da quegli uomini o almeno non dava a vederlo.

Il braccialetto mi stava di nuovo spingendo a proteggerlo da quelle persone e mi parai davanti a lui.

“Lei deve essere quel robot che ha ridotto Lydia in quelle pietose condizioni...” esclamò il ragazzo dagli occhi rossi rivolgendosi all'uomo sulla cinquantina dall' aspetto sgradevole aveva una classica faccia da delinquente.

“Un robot dei Kayashi, interessante!” disse l'uomo scrutandomi con attenzione con quei suoi occhi neri e cupi, sembrava risucchiarmi dentro un vortice di tenebre.

“Ci penso io non avete di che preoccuparvi!” disse il ragazzo dagli occhi rossi rivolgendosi con estrema cortesia a quell'uomo, mentre quei quattro uomini tenevano fermi Sayoko, Yoto e Yuki e incutevano timore alle altre persone invitandoli a non fare nulla di sconsiderato e a rimanere a terra, altrimenti avrebbero sparato.

Se lui conosceva Liriko, significava che lei lavorava per questi tizi, erano stati loro a minacciare di uccidere la sua famiglia e molto probabilmente erano stati loro ad ucciderci in quel giorno di pioggia.

Era tutta colpa loro se ero diventata un robot ed era tutta colpa loro se avevo dovuto far del male a Liriko.

La rabbia si stava impadronendo di me e riuscii a colpire il ragazzo dagli occhi rossi prima che lo facesse lui, ma dopo riuscii a buttarmi a terra con un violentissimo calcio.

Mi rialzai, ma finii nuovamente a terra.

Era troppo veloce, non riuscivo neppure a rendermi conto dei colpi che mi dava, cadevo senza rendermi conto di cosa stesse accadendo.

Dopo quella violenta caduta ero rimasta a terra sanguinante senza riuscire a rialzarmi.

Mi aveva sballottato da una parte all'altra del ristorante e avevo sbattuto la testa contro una vetrata del ristorante che si era completamente distrutta.

Avevo pezzi di vetro sparsi per tutto il corpo e sentivo alcuni di questi dentro le mani e nel resto del corpo.

“Bene adesso portiamo via Itou!” disse l'uomo sulla cinquantina.

Stavo pensando a quel giorno di pioggia, a quello sparo che cambiò la mia vita e poi...stavo pensando a quella situazione, io ero un robot giusto? E qual'è il ruolo e lo scopo di un robot? Proteggere il proprio padrone, pensai.

Già, ma se non ero in grado neppure di far questo, allora che senso aveva questa vita...che senso aveva continuare a vivere?

E così mi rialzai pronta per colpire nuovamente quel ragazzo, che era anche lui come me un robot.

Lo colsi alla sprovvista, non si aspettava di certo che mi fossi rialzata.

Ci colpimmo a vicenda, ci ritrovammo a cadere nello stesso medesimo momento, poi gli saltai addosso e lo strinsi per la gola.

Lui si liberò dalla mia stretta e capovolse la situazione in suo favore, poi estrasse un coltello dalla giacca pronto per conficcarmelo sul petto.

Gli morsi la mano facendo cadere il coltello a terra, ma non riuscii a liberarmi da lui e notavo che stava per riprendere il coltello.

Ero in una situazione critica e per quanto cercassi di liberarmi con tutta la forza e la rabbia che stavo tirando fuori da me stessa, non riuscivo lo stesso ad avere la meglio su di lui.

E così riuscii a riprendersi il coltello.

Adesso era la fine per me.

Tentai di strappargli il coltello fra le mani e di scrollarmelo di dosso, ma non ci riuscivo era troppo forte e possente.

Poi avvertii un desiderio bruciante e intenso di morte, volevo ucciderlo, ero completamente accecata da quella voglia e l'idea del suo sangue scorrere fuori dalle viscere e spargersi per tutto il ristorante gocciolando su quelle eleganti e bianche pareti mi eccitava in un modo sadico e spaventoso.

Riuscii a liberarmi da lui e poi mi ci avventai di sopra impossessandomi del suo coltello, pronta ad ucciderlo.

“Che diamine sta succedendo, non ti starai facendo battendo da un robot femmina come questa?!” sbraitò l'uomo sulla cinquantina.

“Non...non è un robot normale...” urlò lui preoccupato liberandosi da me.

Eravamo in piedi l'uno di fronte l'altro a separarci c'era solo una grande tavola con le varie cibarie della festa, io ero pronta per raggiungerlo, ma in quello stesso momento ebbi una strana sensazione e mi buttai a terra, l'uomo sulla cinquantina mi stava sparando contro.

Fortunatamente mi ero buttata a terra ancor prima che mi sparasse.

“Ma che cazzo!” commentò l'uomo scioccato.

“Allora non è Itou...ma è lei!” disse il robot che cercava inutilmente di difendersi dai miei violenti colpi.

“Che significa...è lei?” gli domandai strattonandolo contro il muro.

“Mi vuoi dire che non lo sai...” disse lui ridendo.

Continuai a strattonargli la testa contro il muro e poi imbestialita gli domandai “ Che cosa dovrei sapere?”

“Sei il robot che il signor Kayashi ha creato per difendere il governo dai robot della Yakuza...” disse lui tentando di liberasi dalla mia stretta.

“Non è possibile...” esclamai scioccata.

“Noi credevamo che fosse Itou la chiave di tutto, che ci fosse una specie di formula dentro la sua testa per risvegliare il robot che risiedeva dentro di lui e invece no...sei tu...”

Poi ancora quel desiderio folle del sangue, di uccidere...un desiderio impellente, inarrestabile, quel desiderio spingeva le mie facoltà e le mie capacità oltre il limite dell'immaginabile.

Potevo quasi percepire l'odore del suo sangue penetrarmi dentro le narici,un' odore che si mischiava con il metallo, riuscivo a capire la differenza tra quello suo e quello di un comune mortale.

Quell'odore, quel desiderio, in realtà mi dominavano, possedevano il pieno controllo di me, non ero padrona delle mie azioni, mi sentivo assuefatta da quell'istinto omicida.

Le pupille mi si dilatarono e la vista si concentrò su quell'unico soggetto, abolendo tutto ciò che fosse superfluo, non riuscivo neppure a sentire altri rumori ed avvertire le altre presenze, mi ero concentrata su quella di lui.

Affondai il coltello contro il suo petto.

Lui agonizzante tentava di liberarsi,ma io continuavo a tenerlo fermo contro il muro e a trafiggerlo.

Dopo un po' riuscii a liberarsi, zoppicante e con il coltello conficcato sul petto mi prese a pugni e a calci buttandomi a terra, ma io ero talmente presa da quella voglia insaziabile da non avvertire neppure più il dolore e mi rialzai in fretta.

Lui era agitato, stava correndo da una parte all'altra del locale alla ricerca di qualcosa, poi non appena vide che lo avevo ormai raggiunto, mi lanciò una sedia che si trovò davanti.

Mi prese in pieno, ma non mi ero fatta assolutamente nulla, ma mentre avevo perso tempo per rialzarmi, lui si mise a correre.

“Tu morirai!” dissi con una sadica risata.

Poi quell'altro uomo mi sparò da dietro, riuscii a colpirmi sulla schiena.

Sentii un dolore appena percepibile e poi di nuovo quell'indistinguibile voglia, poi sentivo l'odore suo, un sangue puro privo di metallo e di insolite sostanze.

Mi aggradava molto più di quello del robot, era un' odore più compatto e uniforme, così iniziai a dirigermi verso quell'uomo pronta per avventarmi contro di lui.

Ma l'istinto di proteggere il suo padrone lo portava a pararsi davanti a lui.

Mi scontrai di nuovo con lui, tentava inutilmente di sconfiggermi e resistere nonostante fosse gravemente ferito.

Finii per terra ormai privo di forze e del tutto agonizzante.

Così io non ebbi più nessun ostacolo, adesso ero pronta per soddisfare le mie voglie.

L'uomo indietreggiava spaventato e faceva cenno ai suoi uomini di fare qualcosa, quelli mi spararono contro, ma quelle armi non mi fecero' neppure un graffio.

“Idioti quelle armi non fanno niente contro un robot! Non vi siete portati le armi adatte?!” urlava lui agitato.

Dopo sentii una stretta alla gamba, mi voltai per capire cosa fosse, era il suo robot chino a terra che stringeva la mia gamba per cercare di impedirmi di fare del male al suo padrone.

Era più morto che vivo, ma nonostante tutto continuava imperterrito a volermi fermare ad ogni costo.

Gli mollai un calcio colpendogli con violenza la testa per liberarmi dalla sua stretta, ma lui continuava a strisciare e a stringere la mia gamba.

Ma questa volta non trovai la forza di calciargli la testa e le mani, improvvisamente era come se fossi tornata in me e avvertii un sentimento compassionevole dentro che mi impediva di fargli del male.

“Perchè lo proteggi con tanta insistenza?” gli domandai sconvolta e angustiata da quel suo disperato gesto.

“E' il mio padrone...” biascicò con la bocca sanguinante e con le sue braccia che continuavano a stringere la mia gamba.

Avrei fatto anch'io la stessa cosa se si fosse trattato di Itou, avrei potuto essere io nella sua stessa identica condizione, ecco cosa pensai e cosa mi impediva di reagire, di colpirlo e di sbarazzarmene.

Ma se non ero io ad uccidere loro, loro avrebbero ucciso me, Itou, Sayoko, YotoYuki, Isae e tutta l'altra gente che si trovava spaventata sotto quei tavoli.

Riuscivo a percepire la loro paura, le loro ansie, anche se non vedevo i loro volti, anche se non sentivo le loro voci e poi però pensai ai loro visi, si a quei fottuttissimi sguardi altezzosi che tutti avevano tenuto per tutta la sera guardandomi e scrutandomi con cattiveria.

Ci tenevo davvero a proteggere questa gente e a proteggere lui? Si, proprio lui, che si era messo a fare il cretino con quella puttana.

Divenni esitante, non sapevo più cosa dovessi effettivamente fare, poi io non volevo far del male a nessuno, non ero fatta per la violenza, anzi non sapevo neppure come avessi potuto ferirlo e ridurre quel robot a quel modo.

“Sei spaventata...io lo so come ti senti, questi esseri umani non ti rispettano, ti sottovalutano...noi della yakuza, non siamo così noi rispettiamo e amiamo i nostri robot...anzi vogliamo proprio questo realizzare un nuovo Giappone in cui i robot prendano il potere...” disse l'uomo scrutandomi con attenzione.

“Unisciti a noi...” disse il robot sanguinante che continuava a stringere disperatamente la mia gamba con le sole forze che gli rimanevano.

“Echiko, saresti amata e rispettata come un essere umano, non è questo che vuoi?” mi domandò lui avvicinandosi a me.

Stavo iniziando a titubare e a dubitare su ciò che dovessi fare, le loro parole si insinuavano dentro la mia testa con molta facilità, sapevano essere convincenti e avevano colto in pieno il mio stato d'animo.

“Echiko... spiegami che senso ha proteggere persone che ti maltrattano e che ti guardano dall'alto e in basso?” domandò lui continuando a guardarmi con quei suoi occhi neri, sembrava averlo detto in un tono magnanimo.

“Io...io...” balbettai.

Poi mi voltai verso di loro, incrociai gli occhi di Itou che veniva controllato da quegli uomini con i mitra, poi anche Yuki, Yoto e Sayoko e poi tutte quelle persone spaventate sotto quei tavoli.

Mi faceva un effetto strano vedere quella sala gremita di gente, ora tutta vuota, con gente che si accalcava a terra e sotto i tavoli tentando inutilmente di proteggersi in qualche modo, sentivo anche dei singhiozzi disperati e qualcuno recitare una qualche preghiera, poi qualche stridulo lamento.

“Allora Echiko non sai cosa rispondermi?” domandò lui,ma più che una domanda mi parve un'affermazione.

Poi continuò a parlare “ Sai che fine fanno i robot quando i padroni si stancano di loro?

Finiscono tutti in una discarica, ne hanno costruita una di recente, una spaziosa di scarica dove piazzare tutti i robot rotti e di cui i padroni si stancano... E' questa la fine che vuoi fare? Perché dopo che salverai tutti quanti da noi, dalla minaccia dei robot della yakuza...tu non servirai più...”

Le sue parole mi stavano sempre più confondendo le idee e continuavo a non sapere più da che parte stare.

Dopo un po' ripensai alle parole di Liriko mi aveva detto che l'avevano minacciata, che se non si fosse impossessata di ciò che Itou si presumeva avesse in testa, loro avrebbero ucciso la sua famiglia.

“Già trattate talmente bene i robot che li minacciate, avete minacciato Lydia!” esclamai furente.

“No, non l'abbiamo minacciata, era solo una valvola di incoraggiamento!” disse con una risata sprezzante.

“E poi il potere ai robot comandati da voi... bella presa in giro! Il potere lo prenderebbe la yakuza!” dissi infuriata.

Aveva cercato di ingannarmi e ci stavo quasi cascando, aveva un'astuta tecnica per convincere la gente a credergli, anche in quel momento aveva assunto un espressione benevola come se non avesse idea di cosa stessi parlando.

“Io vi do la libertà, vi libero dai radicali e dai vostri padroni dispotici!” disse ancora con quell'espressione disarmante e carica di sincerità, forse ci credeva persino lui alle stronzate che raccontava.

“E' così che hai convinto Lydia ad unirsi a voi?” gli domandai adirata.

“Noi gli abbiamo ridato la vita...” disse tranquillamente.

“Ma se siete stati voi stessi ad ucciderla...ad ucciderci!” esclamai rabbiosa.

“ Non so di cosa tu stia parlando!” disse come se non ne avesse proprio idea.

“Degli omicidi, dei tizi con le mascherine anti pioggia che uccidono le persone a casaccio, immagino che voi neppure sapete chi andate uccidendo...”

“Sei sicura di quello che stai dicendo? Guarda che quelli non sono componenti della yakuza, ma robot del movimento della libertà, noi non centriamo...diciamo che ci sono dei robot esaltati, stanchi delle usurpazioni e della condizione di schiavitù a cui vengono sottoposti e che decidono di dimezzare la popolazione!”

“E voi non centrate in questo?”

“Noi li incoraggiamo soltanto...”

“Che significa li incoraggiate soltanto?” domandai in preda all'isteria.

“Che noi...siamo solo dalla loro parte...insomma, hanno le loro ragioni...”

Le sue parole si insinuarono dentro la mia testa, non riuscivo a tollerarle, mi disgustava tutto ciò che avesse detto e poi ripensavo a quel maledettissimo giorno di pioggia, fottuto giorno, se solo quel giorno io e Liriko non ci fossimo mosse da casa, se solo io e lei non fossimo andate a scuola, a quest'ora sarebbe stato tutto diverso.

Colta da uno scatto di ira persi di nuovamente il controllo delle mie azioni e diedi un calcio violento al suo robot attaccato alla mia gamba. cadde per terra, si mosse appena, era ormai privo di forze.

Poi mi ricordai un piccolo dettaglio di quel giorno, dalla mascherina anti pioggia, avevo visto degli occhi rossi identici a quelli di lui.

“Sei stato tu! Tu mi hai sparato!” urlai sconvolta.

“Non so di cosa tu stia dicendo...” disse flebilmente sputando sangue.

“Eri tu quello con la mascherina!” dissi piangendo.

“Ne ha uccisi tanti, speri forse che si ricordi le loro facce!” commentò l'uomo dagli occhi bui e torbidi.

Mi avvicinai al moribondo, lo guardai con odio e poi gli strappai via il coltello dal petto per ripiantarglielo nella sua profonda ferita.

Provavo ancora quella bramosa voglia di sangue e di morte che non riuscivo a controllare, mi dominava totalmente, sopratutto se si mischiava alla rabbia e al desiderio di vendetta.

Gli trafissi il petto con tutta la forza che avevo e poi...

Lo sentii respirare per un'ultima volta, gemette dal dolore e poi smise di muoversi.

Rimasi immobile a guardarlo, come se non mi fossi neppure accorta di quello che avessi fatto, era stato un momento, un semplice attimo di follia e di perversione che si era impossessata della mia persona.

Era bastato così poco, ero stato così semplice ucciderlo, che non riuscivo a credere di aver potuto fare una cosa tanto orribile.

Tremai, mi sentivo dentro un mostruoso incubo dentro la quale ero rimasta intrappolata.

L'uomo che mi stava di fronte, guardò appena il cadavere del suo robot e poi mi guardò il viso con una certa esaltazione e contentezza che non mi spiegavo.

“Sei straordinaria, non ho mai visto un robot come te, sei così spietata...e quel viso, quegli occhi che hanno tanta sete...di morte...” disse con un entusiasmo sadico.

“Non so di cosa tu stia parlando!” tremai e abbassai lo sguardo verso quel cadavere.

“Interessante, quello scienziato ci sa davvero fare, una bella idea quella di risvegliare in te un istinto omicida primordiale...”

“Stai zitto!” mi agitai.

Avevo paura di me stessa, di quello che fossi in grado di fare...insomma lo avevo ucciso, io lo avevo massacrato e quel cadavere era lì sotto i miei stessi occhi e non potevo più far nulla, non potevo tornare indietro, riportarlo in vita, non c'era più alcun rimedio.

Dopo ripensai a quel giorno di pioggia, mi avevano ucciso senza una ragione, neppure si ricordavano la mia faccia o quella di Liriko, erano loro i cattivi, non io, io mi ero solo vendicata.

Già vendicata ed era giusto vendicarsi in quel modo? Ricambiare con la stessa moneta?

Non riuscivo più a distinguere il bene dal male, non riuscivo più a capire cosa dovevo fare e quella voglia e poi tutta una serie di istinti prendevano il sopravvento, il braccialetto che mi chiedeva di proteggere Itou e gli altri, poi quell'istinto omicida, poi l'istinto di sopravvivenza e poi la vendetta, tutti questi istinti e desideri si accordavano e trovavano un perfetto punto d'incontro.

Dovevo uccidere lui e i suoi uomini, era questa la conclusione, il punto d'incontro a cui tutti quegli istinti mi conducevano, ma c'era quella parte di me, forse la mia parte più umana che mi diceva che non potevo, avevo già ucciso quel robot non potevo uccidere qualcun' altro, la mia coscienza non me lo permetteva.

E così ero combattuta tra tutti quegli istinti e la mia flebile coscienza, poi mi soffermai sul corpo di lui, ancora una volta guardavo quel corpo inerme, il suo volto era insolitamente sereno, come se stesse dormendo.

Aveva un viso comune, come quello di chiunque e i suoi occhi rossi sbarrati e spenti in quel momento non mi parvero' più tanto spaventosi e angoscianti, anzi in quel momento ebbi come l'impressione che avesse proprio l'aspetto di un semplice ragazzo e questo mi suscito' una sensazione di sgomento e poi il senso di colpa iniziò a crescere dentro di me.

Ma in quello stesso momento l'uomo robusto sulla cinquantina, si era approfittato della mia distrazione per puntarmi contro la sua pistola.

“Vediamo se sei tanto indistruttibile!” disse lui pronto per spararmi.

Sparò un colpo, mi buttai a terra appena in tempo, m finsi di essere rimasta colpita dal proiettile e non mi mossi.

“Peccato, pensavo fossi più forte...” commentò lui in un ghigno.

Continuai a non muovermi e a trattenere il respiro fingendo di essere morta, sentivo il peso del suo sguardo che era come quello di un corvo o di un avvoltoio, anche il suo profilo e i tratti del suo viso mi ricordavo un qualche animale o bestia spaventosa.

In quel momento capii che la persona che avrei dovuto uccidere non era il suo robot, ma era lui.

Il suo robot non faceva altro che eseguire gli ordini e sottostare al braccialetto, era solo una vittima, lui era invece la mente, quello che condizionava i robot e aveva il pieno comando di tutti.

Non aveva neppure mostrato il benchè minimo dispiacere dinanzi alla morte del suo robot, anzi aveva osato compiacersi con me per come fossi stata brava ad ammazzarlo.

E lui ferito e stravolto, aveva strisciato, si era attaccato alla mia gamba per poterlo proteggere, si era spinto a tanto per uno come lui, per un essere senza cuore.

Tratteni le lacrime, non volevo che si accorgesse che fossi viva e rimasi immobile come una statua di gesso, anche se a fatica trattenevo il respiro, sentivo i polmoni scoppiarmi per tutta l'aria che stessi trattenendo, in più il cuore mi batteva fortissimo e mi sentivo un groppo in gola.

“E adesso che facciamo?” urlò uno dei suoi uomini.

“Non credo che fosse lei il robot che cercavamo, portiamoci via Itou” propose lui voltandosi per raggiungere i propri uomini.

In quel momento ne approfittai per coglierlo di sorpresa,lo afferrai da dietro e lo immobilizzai contro il muro.

“Allora sei viva...” disse lui scioccato.

“Mai stata più viva di così!” lo dissi con un tono di voce che non mi apparteneva, stavo di nuovo per essere dominata da tutti quegli istinti.

“Aspetta...stai calma...io...” disse lui con la voce che gli tremava, sembrava spaventato.

Una punta di piacere si fece spazio tra tutti gli altri desideri e istinti.

“Hai paura?” domandai ridendo in modo sadico e vendicativo.

Dopo un po' strinsi il suo collo, volevo strangolarlo e sbarazzarmi una volta e per tutte di lui.

Ma dopo un po' tornai in me, sentivo i respiri di lui flebili e affannosi, il suo collo debole e fragile che le mie mani stavano schiacciando.

Riuscivo a sentire la sua voce che cercava di dire qualcosa, molto probabilmente era un 'inutile e vile supplica di risparmiargli la vita.

Liberai il suo collo dalla mia stretta e poi gli gridai di sparire, di non farsi mai più vedere, lui e i suoi uomini, altrimenti la prossima non sarei stata tanto comprensiva.

Lui richiamò i suoi uomini, ma sembrava incerto, stava temporeggiando ed io allora alzai di nuovo la voce dicendo “Sparite tutti quanti! Prima che cambi idea vi posso fare a pezzi!”

I suoi uomini erano ancora vicini a Itou, Yoto, Yuki e Sayoko che per tutto quel tempo erano rimasti lì immobili con quei mitra puntati contro e dovevano essere abbastanza terrorizzati da quella situazione.

Mi avvicinai ad uno di loro e gli sottrassi il mitra dalle mani puntandolo contro di loro e poi contro il loro comandante, capo, non sapevo come chiamarlo quel fottuto uomo senza cuore, con quegli occhi da falco e con quell'espressione vile.

“Andiamocene!” disse lui, poi mi guardò dicendo “Ma non finisce qui...”

“Vattene prima che mi decida a spararti!” dissi perdendo nuovamente la calma.

Dopo se ne andarono riportando la pace e la calma fra gli invitati, tra i quali qualcuno aveva perso i sensi per la troppa paura, qualcuno si era preso qualche infarto e qualcuno era piombato in uno stato catatonico, ma fortunatamente nessuno era ferito a parte me...e quel cadavere.

“Echiko ho avuto tanta paura!” disse Sayoko mettendosi a piangere e stringendomi forte.

Quell'abbraccio mi aveva piacevolmente spiazzato, anche perché lo sguardo di tutti non era carico di dolcezza e di gratitudine nei miei confronti, anzi in molti mi guardavano spaventatissimi e allarmati, persino Yuki sembrava scosso da quello che fosse accaduto.

Immaginavo che per lui doveva essere stato un colpo troppo grande scoprire che la sua ragazza fosse diventata una specie di macchina di distruzione.

Anche Yoto sembrava sulle sue, non articolò una parola, mentre Itou non riuscivo a capire cosa gli stesse effettivamente passando per la testa, stava lì a guardarsi attorno.

“Ti ho cercato dappertutto, razza di idiota perché cavolo non ti sei messo sotto i tavoli come tutte le altre persone!” disse il padre rivolgendosi ad Itou.

“Ma se c'erano quei tizi con i mitra che sono sbucati dal nulla e che mi minacciavano!” rispose Itou.

“Bè l'importante è che stiamo tutti bene!” esclamò Isae sorridente.

“Dobbiamo ringraziare Echiko per questo!” disse il padre, forse l'unico che mi mostrava almeno un po' di gratitudine.

Tutte le altre persone se ne andarono a casa, mentre il padre si stava mettendo d'accordo con le persone del locale che volevano pagati i danni, ritenendomi responsabile di tutti i danni causati.

Stavano litigando animatamente, poi arrivò pure la polizia a portare via il cadavere di quel robot.

Non avevo più avuto il coraggio di vederlo, anzi no, Itou e gli altri mi avevano impedito di avvicinarmi lui, dovevano aver notato che ero sconvolta e spaventata da quello che fosse accaduto.

In macchina il padre si mise a parlare allegramente con l'autista, mentre io rimanevo con lo sguardo chino e ripensavo ancora a quel viso sereno, calmo e quasi docile.

Mi rendevo ancor più conto di aver commesso un terribile sbaglio: avevo ucciso un robot.

Già solo il fatto di aver ucciso qualcosa mi opprimeva, in più diciamo che analizzando con più attenzione la gravità di quel che avessi fatto, avevo ucciso un mio simile per nulla cosciente, non faceva altro che eseguire gli ordini e se ci pensavo non c'era stata in lui alcuna remora, era come se quel robot agisse senza pensare, senza avere padronanza delle proprie azioni.

“Echiko non hai motivo di preoccuparti...hai salvato la vita a tutti quanti!” disse Isae seduta accanto a me, doveva aver notato il mio turbamento.

“Quel robot...non era cosciente?” mi rivolsi al signor Kayashi.

“No credo fosse semplicemente programmato per eseguire gli ordini...” mi rispose il padre.

Poi Itou prese la parola “Papà non credi di dovermi dare delle spiegazioni?”

“Di che parli?” domandò il padre fingendo di non capire dove volesse andare a parare il figlio.

“Insomma, papà questo sarebbe un regalo per natale, un robot che uccide un robot della yakuza come quello? E poi che cercano dentro la mia fottuta testa?”

“Ne parleremo a casa...adesso non è il momento!” disse il padre in tono pacato.

“No, cazzo mi sento dentro un fottuto gioco di fantascienza...e su cui non ho neppure il pieno controllo di nulla!”

“Ah quindi è questo il tuo problema, Itou non sei l'eroe del gioco e questo ti dà sui nervi!” esclamò il padre ridendo.

“Papà non è divertente, non sapevo che accidenti fare, mi sono trovato un mitra puntato contro, ho avuto una fottuta paura...e poi... Echiko che sembrava uscita da un film di Rambo...” disse scombussolato.

“Un film di Rambo?” domandai ridendo, mi aveva fatto ridere il modo in cui lo aveva detto sembrava veramente sconvolto ed era raro che qualcosa lo riuscisse ad impressionare.

“Itou secondo me ti stai agitando troppo, stiamo tutti bene, è questo l'importante!” rispose il padre tranquillamente.

“Già ma poteva anche finire male...e in quel caso?” domandò lui perdendo la calma.

“Itou, non puoi mica prendertela con me...io cosa centro, insomma non ho mica detto io alla yakuza di venirci a fare un agguato!”

“No, però...c'è qualcosa che dovresti dirmi riguardo lei, dato che a quanto pare diventa improvvisamente Rambo!” disse agitato.

“Ancora con questa storia di Rambo?” domandai ridendo, non potevo farci nulla più tentavo di mantenermi seria e meno ci riuscivo, la sua espressione era troppo buffa e quasi mi dimenticai della gravità di quel che avessi fatto.

“E dai tu hai sempre amato quel film, non ti va a genio avere un Rambo in famiglia?” domandò il padre buttandola sull'ironia.

Tornammo a casa che era mezzanotte passata ed era stato il peggiore compleanno di tutti i tempi.

Itou esigeva delle spiegazioni e anch'io le volevo, non avevo sminuito la faccenda, anche se avevo riso sulla definizione di Rambo, in realtà ero molto preoccupata da tutto quello che fosse accaduto.

“Papà mi devi quelle spiegazioni!” disse lui fermandolo prima che se ne andasse a letto.

“Itou è tardi, ne parliamo domani a mente più fresca...” rispose il padre.

“No, tu dici sempre ne parliamo più tardi, ne parliamo dopo...io le voglio adesso queste spiegazioni!” disse spazientito.

“Già anche io vorrei queste spiegazioni, credo che mi siano dovute dato che sono la stretta interessata!” dissi immischiandomi nel bel mezzo della discussione.

“Tu stanne fuori!” mi urlò Itou.

“Come scusa?” esclamai scioccata.

“Echiko ne devi stare fuori...” disse con fermezza.

“Guarda che la cosa riguarda me, proprio me, in prima persona...anzi tu ne dovresti stare fuori!” gli urlai contro.

“Sei il mio robot o forse come al solito te lo sei dimenticato?”

Il padre si intromise “Non c'è bisogno di litigare, è giusto che tutti e due riceviate delle spiegazioni, perché la cosa riguarda sia te che Echiko, ne siete coinvolti tutti e due, però non adesso, domani vi spiegherò tutto!”

“Papà!” esclamò Itou in tono di rimprovero.

“Itou stai tranquillo, non vi sto prendendo in giro, domani riceverete le dovute spiegazioni, era da tanto che stavo pensando di farlo...”

 

 

Il giorno seguente, era una giornata come tante altre, almeno noi credevamo che fosse così, eravamo un po' in una situazione di stallo io ed Itou attendevamo quelle spiegazioni da parte del padre.

Che non pensò di certo di darcele in mattinata, anzi disse che ce ne avrebbe parlato di pomeriggio dopo la scuola.

“Sta solo facendo di tutto per rimandare queste spiegazioni a chissà quando!” esclamò Itou scocciato e sbuffando rumorosamente.

Stavamo per uscire da casa per dirigerci a scuola, quando aprendo la porta ci ritrovammo circondati da giornalisti e da telecamere.

“Che cazzo sta succedendo!” esclamai stravolta e allucinata dal flash di qualche macchina digitale.

“Temo che siano venuti sapere del fatto di ieri...” esclamai Itou seccato.

I giornalisti si agitavano e accalcavano in mezzo a noi, iniziando a farci tutta una serie di domande.

“Kayashi Itou riguardo quello che è accaduto ieri...come si sente? E' sconvolto?”

Itou aveva assunto un espressione scocciata e non era di certo in vena di domande e di dare delle risposte a tutti quei giornalisti.

“Allora Kayashi?” continuò la giornalista facendosi alquanto insistente.

“Le prepara lei queste cazzo di domande idiote? O glie le scrive qualcuno?!” gli rispose in tono scorbutico.

“Al solito, il figlio del signor Kayashi delinea quel suo temperamento ostile e ribelle” prese a commentare davanti la telecamera.

“Ma che temperamento...avete rotto i coglioni!” disse Itou pronto per scaraventarsi contro un giornalista che lo stava riprendendo, a quanto pare non doveva amare i riflettori.

I giornalisti notando che Itou era scurrile e scorbutico, iniziarono tutti a puntare quei maledetti microfoni verso la mia direzione.

“Echiko come ci si sente ad aver ucciso un robot tanto pericoloso?” domandò una giornalista mettendomi in difficoltà.

Abbassai lo sguardo, mi incupii di colpo e poi si fecero' avanti altri giornalisti, non sapevo cosa fare e cosa rispondere, mi sentivo in una situazione fuori dalla mia portata, non mi ero trovata in situazioni del genere.

Itou mi prese per mano e spinse con violenza alcuni giornalisti per passare, dopo un po' ci siamo messi a correre forsennatamente per sfuggirgli.

Ci fermammo un attimo non appena ci accorgemmo di averli seminati.

“Non devi mai rispondere a quei tizi, mai! Non devi dirgli niente, mi hai capito?” disse imperioso.

“Si, d'accordo...” esclamai confusa.

“ I giornalisti sono pericolosi, ti mettono in bocca anche cosa che non hai detto... e riguardo il fatto di ieri è un fatto assai delicato e se becchi il giornalista contrario ai robot, può anche metterti in cattiva luce e ficcarci in un mucchio di guai!”

“Sei abituato a questo genere di cose? Intendo giornalisti che ti spuntano sotto casa?”

“No, fortunatamente non sono un soggetto che amano intervistare dato che rompo telecamere, gli tiro birra addosso e cerco qualunque mezzo per togliermeli dalle palle...”

Mi misi a ridere dicendo “Strano pensavo ti piacesse metterti in mostra...”

“L' apparenza inganna...” mi rispose sorridendo.

Noi due stavamo parlando?! Non mi aveva rivolto la parola per tutto il compleanno!

“Aspetta ma tu non eri arrabbiato con me?” gli domandai interdetta.

“Perchè mai dovrei sprecare i miei nervi con un robot?!” esclamò scettico.

“Ricordi abominevole?”

“Sai come la penso, che tu dica certe cose semplicemente perché vuoi auto convincerti che non ti sia piaciuto...”

“Ok basta non ne parliamo più!” dissi iniziando a sentirmi a disagio.

“Hai paura di intraprendere quest'argomento?” mi domandò ridendo.

“Avevamo deciso di dimenticarlo!” gli feci presente.

“Si, ma vorrei sapere cosa nello specifico è stato abominevole...dato che mi sembravi così eccitata...” disse maliziosamente.

“Dobbiamo andare a scuola, si sta facendo tardi!” dissi notando che si era fatto veramente tardi, ma volevo anche evitare astutamente l'argomento.

Così non ne parlammo più.

Arrivati a scuola, c'era un'altra mandria scalcinata di giornalisti

“Allora Echiko...Itou...” tutte quelle voci che si susseguivano e chiedevano, si confondevano tra di loro, causando un brusio fastidioso.

“Adesso basta!” urlai perdendo la calma.

Anche Itou parve della mia stessa antifona, lanciò la cartella di scuola contro una telecamera e poi si mise a litigare con una giornalista e gli rispose in modo sgarbato.

Poi c'erano quegli idioti dei compagni di Itou e altri studenti che si paravano davanti le telecamere e che volevano condurre l'attenzione dei giornalisti verso di loro.

“Ecco bravo fatti intervistare tu, pezzo di idiota!” disse Itou acciuffando un suo compagno che sembrava avere un debole per le telecamere.

“ Goditelo, è il tuo momento!” gli disse spingendolo verso i giornalisti.

Io non riuscivo più a capirci un cavolo, mi stava esplodendo la testa e quei giornalisti continuavano a riprendermi e a rimpinzarmi di domande fastidiose.

“Ma aspetta quello non è il robot di ieri, ma allora è vivo! Oh santo cielo, un pericolo imminente!” disse Itou urlando di paura, spostando l'attenzione dei giornalisti verso una sola direzione.

“Ma non c'è nessuno!” commentai, mentre lui si avvicinava trascinandomi via.

“Idiota era un modo per distrarli...” disse continuando a stringermi la mano e a correre.

Dopo aver corso per tutto il tragitto, mi accorsi che eravamo finiti in una zona X, non capivo dove fossimo finiti, era una zona piena di fango e deserta, non c'era anima viva, non vedevo neppure l'ombra di un passante.

“Dove diamine mi hai portato?” gli domandai perplessa.

“ Qui è sicuro che non ci verranno a cercare, nessuno si azzarda a metter piede in questa zona...non è un posto piacevole...”

“Che posto è?” domandai guardandomi attorno, tentando di capire dove fossimo.

Non c'era neppure un negozio e neanche una strada era un paesaggio arido e privo di qualunque forma di vita, non c'era neppure una pianta, un albero, un negozio...

Poi notai che c'erano dai contenitori enormi, erano come quelli della spazzatura da cui proveniva un' odore che mi era familiare, era lo stesso odore di quel robot, un miscuglio di sangue, di metallo e di sostanze varie.

“Che c'è dentro questi contenitori?” domandai avvicinandomi ad uno di questi per sbirciarci dentro.

“No, ferma!” disse parandosi davanti al contenitore.

“Qual'è il problema?” gli domandai scossa dalla sua reazione.

“Niente, non credo...che avrei dovuto portarti in un posto del genere...” disse pronto per trascinarmi via.

“Ma aspetta...se torniamo indietro, ci sarà l'assedio di quei giornalisti!” esclamai.

“Si ma...” affermò lui incerto.

“Itou che c'è in questi contenitori?” gli domandai con insistenza.

“Echiko, lascia perdere non è importante!” esclamò alterandosi.

Riusci a liberarmi dalla sua stretta, anche se dopo presi la scossa e poi di nuovo mi avvicinai ad uno di quei contenitori neri.

Riuscii ad aprirlo, ma in quello stesso momento Itou mi mise una mano sugli occhi e non riuscii a vedere nulla di quello che ci fosse dentro.

“Che ti prende?” gli domandai confusa.

Con l'altro braccio mi fece voltare verso la sua direzione, poi mi tolse la mano dagli occhi, mi ritrovai davanti a lui e dietro c'era il contenitore che avevo aperto, ma non riuscivo a vedere cosa ci fosse dentro dato che c'era Itou che lo copriva.

“Itou lasciami vedere che c'è dentro!” esclamai risentita.

“Ti ho detto di no!” rispose scocciato.

Mi avvicinai a lui e chinai lo sguardo verso il contenitore per vedere che c'era, ma lui in tutta risposta avvicinava il suo viso al mio distraendo la mia attenzione del contenitore.

“Allora vogliamo parlare di cosa fosse abominevole quella sera...” disse gongolante.

“Itou, tanto è inutile voglio vedere che c'è dentro!” esclamai inviperito.

“Si, dentro i miei pantaloni, lo sai già cosa c'è dentro!” disse ambiguamente facendomi arrossire.

“No, lo sai che parlo del contenitore!” dissi con il viso paonazzo dall'irritazione e dall'imbarazzo.

“Vuoi davvero che mi tolga i pantaloni?”mi domandava ridendo maliziosamente.

“No!” esclamai adirata e continuai imperterrita col dire “ voglio vedere che c'è dentro il contenitore!”

“Ok d'accordo me li tolgo!” disse sbottandosi la lampo dei pantaloni.

“Itou che cazzo stai facendo?!” gli sbraitai contro.

“Mi tolgo i pantaloni lo hai detto tu che volevi vedere cosa c'è dentro...bè posso dire che c'è tutta roba di altissima qualità!” disse ridacchiando.

“Vuoi per caso che ti prenda a legnate?!” gli urlai contro.

Si era per davvero tolto i pantaloni, no, non era normale, ci doveva essere qualcosa di terribilmente sbagliato in lui.

“Ma che ti ha dato di volta il cervello?” mi misi a gridare,evitando di guardare quei suoi fottuti boxer neri e attillati da cui bè... si vedeva ehm... quasi tutto.

“Sei tutta rossa, ti imbarazza guardarmi in boxer e pure mi hai visto già nudo...” disse allusivo.

“Smettila, non sono imbarazzata, solo che non è piacevole da vedere, è sgradevole...” esclamai distogliendo lo sguardo.

“Sei così pudica...” commentò scocciato.

“Stammi a sentire io non sono pudica!” affermai adirata.

“Invece lo sei...” disse continuando a provocarmi.

No, questa volta non ci ricascavo, lo faceva di proposito, mi insultava così che io mi sentissi in dovere di dimostrargli il contrario delle sue affermazioni.

“Guarda questo genere di insulti da un' assatanato di sesso come te, non possono che essere dei complimenti!”

“Si, ma io almeno non mi reprimo, tu invece ti reprimi...sei fatta così, ti poni troppi problemi, stai lì sempre a chiederti se stai facendo la cosa giusta o sbagliata...e alla fine...finisci col non fare nulla...per paura di sbagliare” disse con un espressione seria, sembrava uno psicologo che analizzava la propria paziente.

“Smettila di psicoanalizzarmi!” affermai indispettita.

“Ma ti so psicoanalizzare molto bene!” disse con quel sorriso smorfioso e irritante che sapeva mettersi soltanto lui.

Può darsi, che sia come dici tu, ma essere come te non credo che sia meglio!”mi impuntai.

si, ma or dunque meglio essere come te, così impeccabile...” disse stizzito.

Io non sono impeccabile! Ho perso la verginità con te in uno schifoso bagno di una discoteca...e ho ucciso un robot! Non direi affatto di essere perfetta!” urlai inferocita, poi passai dall'ira alla tristezza, ero sul punto di piangere.

Immagino che devi essere sconvolta...” disse facendosi di colpo serio.

Immagini? Tu non hai idea di quello che provo, il senso di colpa mi sta divorando...e ho paura...ho una fottuta paura di perdere il controllo, che mi ritrovi ad ammazzare le persone senza volere...” urlai provando un agghiacciante morsa al cuore.

Adesso non esagerare! E' stata autodifesa...non potevi fare altrimenti! Se non lo avessi ucciso, lui avrebbe ucciso te e molte altre persone!” disse razionalmente.

In certe circostanze riusciva ad essere fin troppo ragionevole, mentre io mi lasciavo travolgere dalle emozioni e dalla paure, mentre lui era così distaccato e freddo, quasi impassibile, si poteva per così dire che tra i due il vero robot fosse lui.

Ma, ma...” dissi incerta, non sapevo neppure io cosa volessi dire, cioè lo sapevo, ma non trovavo le parole giuste per esprimere la mia disapprovazione.

Ma cosa? Senti sei un robot,non puoi farti tutti questi scrupoli! In una situazione come quella nessuno dovrebbe farsene e avere ripensamenti...e tanto meno rimpianti...”

Per te è facile parlare così, non sei stato tu ad ucciderlo!” controbattei.

Se fossi stato al tuo posto avrei fatto la medesima cosa:lo avrei ucciso. Non c'erano altre soluzioni!” dichiarò con imperturbabilità.

Dopo un po' tornai a sentire quell'odore pungente insinuarsi dentro le mie narici, era sangue, non sapevo perché ma riuscivo a distinguere alla perfezione quell'odore da tutti gli altri.

In più quell'odore di metallo e di composti di varie sostanze, anche quello lo conoscevo bene, ero abituata a sentirlo su di me, sulla mia pelle, tanto che per tutto quel tempo mi ero talmente abituata a quell'odore da non riuscire a distinguerlo da tutti gli altri,mentre in quello scontro con quel robot quello stesso odore si era introdotto nelle mie narici dandomi alla testa come una droga.

In quella situazione tutti i miei sensi sembravano essersi fortificati e si era fatto vivo un istinto predatore e animalesco.

Ma adesso che non ero più nello spirito della caccia, per così dire, per quanto quell'odore fosse abbastanza penetrante, non lo sentivo con quella stessa intensità, anzi era proprio diverso, era meno forte, meno intenso e non era gradevole da sentire, anzi era nauseante.

Forse la dinamica era la seguente: se c'era un pericolo, se qualcuno mi attaccava, allora il braccialetto mi trasmetteva l'istinto di proteggere Itou e poi iniziavano a farsi vivi altri istinti, quello di sopravvivenza, quello omicida e predatore che accentuava i miei sensi e mi permetteva di sentire con maggiore intensità gli odori,figurandomi persino delle immagini che in una situazione normale non mi sarebbero mai parse eccitanti :come l'immagine del sangue di quel robot che si spargeva sulle pareti bianche, ripensandoci adesso mi disgustava la sola visione del sangue.

Potevo benissimo sentire anche l'odore del sangue di Itou fluire e defluire, però quello era un' odore diverso,era avvolgente, anche se si confondeva con molti altri odori,molto probabilmente con i vari bagno schiuma e profumi che usava, era molto piacevole nell'insieme, ma non mi dava alla testa da desiderare massacri e spargimenti di sangue, anzi era uno di quegli odori che accendeva ben altri desideri.

Sento quest'odore di sangue e putrefazione...” dissi guardando quel poco che riuscivo a vedere dal contenitore dietro di lui.

Poi mi tornarono alla mente le parole di quel malavitoso “ C'è una discarica in cui i padroni portano i cadaveri dei propri robot malandati o di cui si sono stufati...”

Doveva essere questa la discarica di cui parlava, quindi dentro quei contenitori c'erano i robot morti, questo spiegava anche quell'odore che sentivo.

E' solo una tua impressione...” mi rispose, poi si rimise i pantaloni, era diventato cupo e serio.

Stava facendo di tutto per tenermi nascosta l'entità di quel luogo e non riuscii a comprenderne la ragione.

Che volesse sbarazzarsi di me una volta e per tutte? Forse per quello mi aveva portato lì.

Itou perché mi hai portato qui?” mi scaldai, iniziavo seriamente a preoccuparmi, anche perché dal suo viso non riuscivo a percepire nessuna emozione.

Perchè ti stai agitando?” mi chiese scosso.

Vuoi sbarazzarti di me? Forse il mio compito era quello di uccidere quel robot e terminato quel compito tu e tuo padre avete pensato benissimo di liberarvi di me!” mi dibattei.

Non ho idea di cosa tu stia parlando!” disse esterrefatto.

Mi credi stupida? Credi che non sappia cos'è questo posto!” gridai in preda alla collera.

Accidenti così mi spacchi in timpani!” disse scocciato.

Non hai risposto alla mia domanda...vuoi sbarazzarti di me?”strepitai.

Se continui a strillare così, ti faccio davvero a pezzetti e ti ficco dentro uno di questi cassonetti!” disse urtato dalle mie urla.

Quindi è vero ci sono i cadaveri dei robot lì dentro?” gridai.

Cosa sei in preda ad una crisi di isteria?!” commentò risentito.

E tu perché non mi dici la verità!” dissi incrociando i suoi occhi verdi, che erano diventati di un verde sfavillante e lucente.

Hai per caso il ciclo?” mi stuzzicò.

Idiota, i robot non hanno il ciclo!” contestai.

Allora stai attraversando la soglia della meno pausa?!” disse ridendo guardandomi dritto negli occhi.

Stai facendo di tutto per cambiare discorso...” obbiettai.

Non so di cosa tu stia parlando!” disse facendo spallucce.

Io mi avvicinai a lui, per guardare il cassonetto, ma lui di contro si avvicinava a me mettendomi in soggezione e impedendomi di vedere cosa ci fosse dentro quel grosso contenitore.

Lascia perdere...” poi disse “ C'è solo spazzatura, niente di quello che tu credi..”

Se è davvero così, perché non mi permetti di guardarci dentro...” controbattei.

Perchè...perchè... c'è solo immondizia!” esclamò indignato.

Sei un bugiardo, me l'ha detto quel mafioso che c'è una discarica dove i padroni...” dissi tremando, non riuscii a terminare il discorso.

Bè ti ha detto soltanto un mucchio di bugie!” disse risoluto.

Stavo pensando alle esatte parole di quell'uomo “Quando non gli servirai più finirai lì...in quella discarica!”

Iniziavo però a dubitare che ci fossero' davvero dei cadaveri dentro quei cassonetti, forse era come diceva Itou c'era solo immondizia e mi stavo preoccupando per niente.

Ma allora per quale motivo mi impediva di vedere cosa ci fosse dentro?

Ormai desideravo accertarmene con i miei stessi occhi.

 

Ma come riuscirci se Itou non si spostava da quel contenitore?

Mi guardai attorno c'è ne erano molti altri.

Così alla svelta mi misi a correre verso uno di questi.

Lo aprii.

Da quel contenitore sentii un' odore pestilenziale di sangue marcio e di metallo corroso, sporsi la testa un po' dentro per vederne il contenuto.

C'erano teste mozzate e una serie di corpi mutilati, braccia, mani e gambe e tutti ammassati come se fossero' solo tante cianfrusaglie o come un semplice cumulo di spazzatura.

Itou aveva usato le parole esatte, forse per gli esseri umani eravamo solo spazzatura, bè venivamo trattati nella stessa identica maniera, di certo un essere umano non veniva infilato dentro dei contenitori e ogni parte del suo corpo non veniva tagliuzzata e mischiata con quella di altri esseri umani.

Ero sul punto di vomitare, mi era venuta la nausea.

Stavo persino tremando per la repulsione che mi aveva causato la vista di quei corpi mutilati, decomposti e privi di una degna sepoltura.

Fuoriuscii la testa da quel cassonetto e lo richiusi inorridita.

Te l'avevo detto di lasciar perdere...” disse con un espressione inquieta.

Mi tappai la bocca per evitare di vomitare da un momento all'altro.

Tutto bene?” mi domandò.

Mi piegai dal voltastomaco e dal disgusto, mi appariva ancora nitida l'immagine di quei brandelli di corpo ammassati.

Dopo un po' mi sentii meglio o almeno non ero più sul punto di vomitare, anche se avevo ancora lo stomaco sottosopra e provavo ancora ribrezzo per quello che avevo appena visto.

Avevi detto che c'era solo immondizia!” esclamai impaurita.

Mi dispiace...non dovevo portarti qui...” disse con sincero rammarico.

Perchè ogni parte del loro corpo è stata tagliata?” gli chiesi scompensata.

per poter essere riutilizzati per creare altri robot” ammise.

Ma sono putrefatti!” dissi contrariata.

Diciamo che il problema è che certi padroni non si attengono alle regole, dovrebbero usare dei prodotti chimici per mantenere ogni parte intatta...” dichiarò.

Aspetta...quindi tuo padre viene a prendere qualche parte di corpo qui per realizzare i robot?” domandai ripugnata.

Si, capita...” disse guardandomi con quei suoi occhi verdi penetranti.

Quindi...io sarei un pezzo da ricambio...” esclamai sconvolta.

Lui rimase in silenzio, mi guardava con uno sguardo compassionevole e pietoso che mi indignava maggiormente.

Quando tu e tuo padre non avrete più bisogno di Echiko, mi staccherete la testa e tutto il resto del corpo e poi...verrò infilata in uno di questi così...” esclamai angustiata.

 

Ero scossa, quella sarebbe stata la mia fine, un giorno il mio corpo sarebbe finito ammucchiato lì in mezzo a tutte a quelle teste, mani, gambe e braccia e anch'io sarei diventata tante parti di corpo messe lì a marcire, oppure ancora peggio sarei rimasta ad aspettare che se ne impossessasse qualcuno per crearci qualche altro robot.

 

No, non è così...” disse con un tono di voce apparentemente sereno, ma in realtà riuscivo percepire una punta di irrequietezza e di disagio nella tonalità della sua voce e anche il suo sguardo si era fatto cupo e ombroso.

Per quale motivo...tra tutte le persone dovevi scegliere me? Perché?! io neppure ti conoscevo, perché hai deciso che dovessi essere io il tuo robot? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo!” gli gridai contro stravolta.

Io volevo solo...” disse esitante e incerto.

Che cosa Itou? Che cosa?” gli sbraitai con risentimento e con un profondo disprezzo per quello che mi era stato fatto e per quello che mi sarebbe accaduto in futuro.

Mi dispiace...” disse abbassando lo sguardo.

Credi che basti un semplice mi dispiace?” lo additai.

Non rispose, rimase con lo sguardo basso per evitare di incrociare il mio.

Mi dava sui nervi quel suo vittimismo, si atteggiava da cane bastonato facendomi sentire persino in colpa per non so cosa.

Dopo un po' posò lo sguardo verso il suo orologio da polso e si rese conto che si era fatto tardi, così ci incamminammo verso casa sperando di non incontrare altri giornalisti.

Nessuno dei due osò aprire bocca e non ci guardammo neanche, ma dopo un po' la mia attenzione si soffermò sui passanti e mi accorsi di una bambina solitaria con uno sguardo disorientato e preoccupato, doveva essersi persa.

Itou stava tirando dritto, forse non lo aveva neppure vista.

Aspetta!” esclamai per fermarlo.

Che c'è?” esclamò seccato.

Quella bambina si sarà persa!” dissi indicandola.

Non sono cose che ci riguardano, se ne occuperà la polizia!” disse con strafottenza.

Come fai ad essere così menefreghista! Per l'amor del cielo è una bambina!”lo rimproverai.

Che cosa dovrei fare?”chiese con un espressione scocciatissima.

Vattene a casa...me ne occupo io!” esclamai spazientita dalla sua noncuranza.

Raggiunsi la bambina, era davvero carina, aveva un vestito rosa ed era tutta agghindata con la borsettina e le treccine.

Piccola, non trovi per caso la tua mamma?” gli chiesi.

La mamma mi ha detto di non parlare con gli sconosciuti” disse con quella sua piccola e tenera vocina.

Ma dopo un po' scoppiò a piangere, doveva essere come pensavo, si era persa e non sapeva più come trovare la sua mamma.

Adesso calmati!” dissi cercando di calmarla, anche se sinceramente non credevo di esserne in grado, non avevo mai avuto a che fare con i bambini, diciamo che mi piacevano, ma non credevo di saperci fare con loro.

Infatti la mia frase non sorbi l'effetto sperato, continuava a singhiozzare e a piagnucolare.

Troveremo la tua mamma...” dissi tentando di tranquillizzarla.

Ma continuava a piangere e a disperarsi. no decisamente non ci sapevo fare con i bambini.

Oh ma che belle bambine!” disse una voce alquanto familiare, mi voltai e vidi Itou con due lecca lecca fra le mani.

Glie ne diede uno alla bambina che parve calmarsi alla vista del lecca lecca e poi si avvicinò a me porgendomi l'altro.

Perchè ne hai comprato uno anche a me?”domandai interdetta.

Sei paragonabile ad una lattante...” disse sghignazzando.

Molto divertente!” gli risposi infastidita.

Che permalosa!”commentò continuando ad ingigantire la mia irritazione.

Lo lasciai con il lecca lecca fra le mani e non lo degnai di alcuna considerazione.

Mi soffermai esclusivamente sulla bambina che aveva quelle graziose treccine brune, le guance paffute e rosate e quei meravigliosi occhietti neri così carichi di dolcezza.

Stava ancora mangiando il lecca lecca, aveva un espressione allegra e beata, era sorprendente quanto ad una bambina bastasse così poco per essere al settimo cielo, si era persino dimenticata di essersi persa.

Dopo un po' vide un'altalena e uno scivolo e volle a tutti i costi andarci.

Ma dobbiamo cercare la tua mamma, sarà in pensiero...” dissi guardando i suoi occhioni contriti e supplichevoli.

Ma io...” disse rimettendosi a piangere.

E va bene!” dissi rassegnata.

Lei si mise a correre verso l'altalena e lo scivolo tutta contenta, era una gioia per gli occhi, mi trasmetteva una positività che da quando ero diventata un robot sentivo di aver perso.

Non sai proprio dirgli di no!” disse Itou beffardamente, sembrava che la cosa lo divertisse, come se avesse scoperto una specie di mio punto debole.

Come si fa a dire di no, ad una bambina così carina...” dissi con l'espressione trasognante.

Cosa sei una specie di pedofila!” commentò con acceso sarcasmo.

Potresti mettere qualche volta da parte il tuo riprovevole sarcasmo!” dissi impermalita.

Ok, ok...ma solo se ti mangi il lecca lecca...” disse ricacciandomelo tra le mani.

Non lo voglio!”obbiettai.

Ma si che lo vuoi, guarda è a forma di orsetto, non è carinissimo? Tu hai un debole per questo genere di cose no?”

A maggior ragione che è a forma di orsetto, non posso mangiarlo...è troppo carino per divorarlo...” esclamai osservandolo.

Ok me lo mangio io!” disse riprendendoselo.

No, dallo a me!” lo esortai a ridarmelo.

Ma avevi detto di non volerlo!” disse interdetto.

Bè meglio che finisca nella mia bocca che nella tua!” dissi guardando il tenero orsetto.

Lui me lo restituii con un sorriso beffardo impresso sul viso.

Lo spacchettai e iniziai a mangiucchiarlo.

Dopo un po' mi sedetti ad una panchina accanto allo scivolo su cui giocava la bambina, Itou si sedette accanto a me e rimase a guardarmi per tutto il tempo mentre leccavo il lecca lecca.

Avevo come l'impressione che si stesse facendo qualche idea allusiva e perversa, mi guardava con troppa attenzione e in un modo che avrei definito malizioso e sconveniente.

Arrossii di colpo e lo esortai a smetterla.

Non sto facendo niente!” disse ingenuamente.

Si si come no!” affermai diffidente.

No, dimmi che cosa sto facendo di male?” mi domandò come se le mie accuse fossero' del tutto infondate.

Lo sai! sei un pervertito! Mi guardi come se stessi facendo delle assurde allusioni su di me e questo lecca lecca...” ammisi con imbarazzo.

Guarda che sei tu la pervertita a pensare che io pensassi certe cose!” disse ironico, poi iniziò a lanciarmi delle occhiate ambigue.

Vedi mi stai lanciando delle occhiate da pervertito!”lo accusai.

E' colpa tua mi ci hai fatto pensare... se non me lo avessi detto non ci avrei mai pensato...” disse giustificandosi.

Stai insinuando che io ti istighi?!” esclamai sbalordita.

Si in un certo qual senso!” disse come se ne fosse fermamente convinto.

E' ridicolo!” risposi sconcertata.

Non sapevo neppure se continuare a mangiare il lecca lecca, dato che la sua mente contorta poteva interpretare quel gesto come un atto di istigazione.

 

Comunque dovremmo lasciare che se ne occupi la polizia...portiamola alla polizia!” propose.

Sembrava che non vedesse l'ora di sbarazzarsi di quella seccatura, per lui doveva essere solo questa una tremenda seccatura.

No, preferisco trovarla io stessa!” mi impuntai.

Accidenti, sei proprio testarda!” esclamò imbronciato.

Tu vai a casa se ti scoccia!” dissi secca.

Dopo un po' notò che avevo smessi di leccarlo, intendo il lecca lecca, meglio specificare, non si sa mai e disse“Dai non ti guardo più!”

Finalmente potei finirmi il mio lecca lecca in santa pace, alla larga dall'invadenza del suo sguardo.

Lui nel frattempo spingeva la bambina sull'altalena, strano a dirsi ma ebbi come l'impressione che si stesse divertendo.

Stava sorridendo, non era uno di quei suoi soliti sorrisi ironici, cinici o sarcastici, era un sorriso vero, uno di quelli che non si dimenticano.

Il suo viso sembrava illuminarsi e farsi più gradevole.

Era un immagine idilliaca, non avrei saputo trovare altre parole per definire un sorriso come quello.

Si accentrava in lui una specie di aura di bellezza e di meraviglia, che per tutto quel tempo sembrava esser rimasta ben celata.

Già di per sé era un bel ragazzo, di questo non avevo da ridire, ma con quel sorriso sincero, gaio in cui si percepiva anche una certa gentilezza che in lui non avevo mai visto, diventava di sicuro molto più bello.

Ebbi come l'impressione che con quel sorriso avesse tirato fuori quella sua bellezza interiore che non mi aveva mai permesso di conoscere.

E con molta probabilità non permetteva a nessuno di conoscere quella parte del suo carattere, se non ai prescelti, se non alla gente che mostrasse un certa ostinazione nel volerlo conoscere.

Sayoko e Yoto dovevano essere dei prescelti o semplicemente loro erano andati al di là di quello che si dicesse in giro di lui, perché a scuola sul conto di Itou, non giravo di certo delle belle voci, anzi lo definivano un bastardo, stronzo, ignorante e stupido. Veniva definito stupido ed ignorante  dato che i suoi voti scolastici lasciavano a desiderare e poi perchè a causa della sua sgradevole condotta era stato bocciato ben due volte.
I suoi soli punti di forza erano la bellezza e i soldi.

Punti di forza” che potevano far si che le persone si allontanassero o avvicinassero a lui.

Ma quell'avvicinamento era destinato a perire, era solo un interesse di convenienza o comunque troppo superficiale per poter essere duraturo.

Ma ecco che trovavo il modo per ricredermi su di lui o forse ero come al solito una stupida che sperava di cavare qualcosa di buono in qualcuno che di buono non aveva niente.

Mi era successo troppe volte e troppe volte avevo subito fin troppe delusioni finchè avevo deciso di smetterla di voler cercare ad ogni costo qualcosa di buono e positivo in ogni persona, perché a volte forse non c'era proprio nulla di bello da prendere o semplicemente certuni non aveva nulla di buono da poter offrire a me in quanto persona.Magari con altri si mostravano anche buoni, affettuosi e chissà cos'altro, ma con me non era fattibile, non trapelava questo loro modo di essere o semplicemente non erano disposti a mostrare queste loro buone qualità.

Per quanto analizzassi accuratamente la gente e mi facessi delle domande su certi loro comportamenti, a volte non riuscivo a trovare un'effettiva risposta.

Il problema era spesso quello, mi facevo troppe domande e riflettevo troppo su cose in cui era meglio lasciar perdere.

Insomma avrei dovuto fare come le altre persone e dirmi semplicemente:” si vede che quella persona è fatta così, che è cattiva nell'animo”.

No, io questa cosa non l'accettavo, la cattiveria era un concetto che per me era tabù, era una cosa che non esisteva.Pensavo semplicemente che ognuno di noi avesse un modo di reagire e che potessero' esserci delle incomprensioni e che ad ogni comportamento ci fosse una spiegazione plausibile.

Ecco spesso ero alla ricerca di troppe spiegazioni!

Perché a volte ne facevo un vero dramma personale se qualcuno si comportava male con me, mi chiedevo se avevo fatto qualcosa di sbagliato e se era colpa mia.

Il problema di fondo era la mia non accettazione che esistesse qualcuno di davvero cattivo, non riuscivo a capire il concetto stesso di crudeltà.

Per quella stessa ragione, non riuscivo a darmi pace ripensando a quei corpi maciullati e riposti in quel modo dentro quei cassonetti. E non potevo neppure accettare il fatto che esistesse gente come la Yakuza che non si fermava di fronte a niente per quella fottuta sete di potere.

Ed ecco perché stavo ancora a ripensare a quel robot che avevo ammazzato lasciando che i sensi di colpa mi attanagliassero il cuore, perché una persona come me: con questo forte senso di giustizia e piena di ideali, non poteva fare una cosa come questa.

E neppure quell'altra, fare sesso con Itou, non sapevo come definire questa mia azione. Forse era stato uno scellerato sfogo sessuale, oppure era più di questo, dubitavo che potessi essere capace di far sesso con qualcuno semplicemente per puro piacere sessuale, non rientrava nel mio modo di pensare.

Ma altre cose che non riuscivo ad accettare era quella cattiveria, quell'odio e quel disprezzo per tutto ciò che venisse considerato diverso. Per questa ragione non sopportavo i comportamenti di tutte le altre persone nei miei confronti, mi avevano inserito e catalogata come il robot e mi era riservato un trattamento e uno sguardo differente da quello dei comuni esseri umani.

Dopo essermi persa in tutte queste divagazioni, in cui mi stava andando in fumo il cervello, continuai a guardarlo. Sembrava che il desiderio di fare una valutazione approfondita su di lui fosse più forte di tutto ciò che mi ero ripromessa nella mia vita da essere umano.

Mi ero ripromessa niente più scervellanti pensieri e analisi sui comportamenti altrui e mai più, mai più tentare di cogliere qualcosa di buono in tutte le persone. Ci rimanevo troppo male nel rendermi sempre più conto che in certe persone non riuscivo proprio a trarne nulla di buono.

Ma in questo caso, dovevo dire che forse ne valeva effettivamente la pena. Mi aveva tirato fuori dai guai più volte e ripensando a quella volta nel ponte, dovevo dire che era stato un gesto assai eroico e che nessun ragazzO avesse mai compiuto per me.

Avevo sempre sperato di non dovermi mai trovarmi in situazioni come quella, anche perché ero sempre stata più che certa, che mai nessuno avrebbe mai messo a rischio la propria vita per salvare la mia.

Nei film queste cose potevano accadere, ma nella realtà le persone sono molto deludenti, in situazioni estreme ognuno di noi pensa a tener salva la propria pelle anche a discapito di quella altrui.

Lui invece aveva attraversato quel ponte e mi aveva stretto la mano, non curandosi affatto del pericolo che stesse correndo.

O non si curava affatto della propria vita oppure teneva a me più di quanto volesse farmi credere, oppure era uno di quelli che avrebbe salvato la vita a chiunque, ma a questa terza eventualità non ci credevo molto e poi a quella che aveva sostenuto lui iniziavo a crederci ancor meno.Aveva detto che era stato per salvare il lavoro di suo padre oppure a quell'altra: mi aveva fatto credere di avermi salvato per ricevere come lauta ricompensa una notte di sesso.

Poteva far sesso con moltissime altre ragazze, le ragazze di certo non gli mancavano, quindi anche questa risultava poco credibile.

Dopo un po' di tempo Itou smise di giocare con la bambina, io ero rimasta intenta ad osservali, non mi ero neppure inserita nei loro giochi, mi sentivo di troppo e fuori luogo.

Non ci sapevo fare con i bambini, mi sentivo ridicola ed entravo nel panico con loro,mentre Itou sembrava muoversi su un terreno che conosceva.

In apparenza aveva quell'atteggiamento sdegnoso e canzonatorio nei confronti della piccola, ma poi cedeva, si faceva improvvisamente giocoso e burlesco:Si metteva a fare pernacchie e faccie buffe e la bambina si divertiva un mondo.

Diciamo che l' Itou che vedevo in quel momento, era una specie di Itou in edizione inedita e forse anche limitata, volevo godermelo finchè durava.

Ei tu invece di stare lì a guardarci...perchè non fai qualcosa pure tu!” disse lamentandosi e poi iniziò col dire “Vedi che non sono una babysitter, vedi di collaborare!”

Si, mio adorato padrone!” dissi schernendolo.

Dopo aver fatto divertire la bambina per un bel po', ci eravamo messi a cercare la madre girando per le strade.

Finalmente dopo lunghe ricerche, eravamo riusciti ad incrociare la madre, chenon ebbe una di quelle reazioni di gratitudine che ci aspettavamo, anzi al contrario:Aveva frainteso tutto e aveva persino rimproverato la bambina dicendole che non doveva dare confindenza a tizi con il braccialetto argentato.

Io non compresi il significato di tali parole. Itou non mi parve affatto sorpreso dalle parole della donna che ci guardava dall'alto in basso, poi minacciò di denunciarci.

Signora...guardi si è fatta un'idea sbagliata” disse Itou cercando di calmarla e consegnandole la bambina.

Già come no, se ne sentono tante di questi robot che rapiscono i bambini!” rispose acidamente.

Persino la bambina si intromise negando le parole della madre, ma lei non gli stava dando affatto ascolto e poi fece quella chiamata che ci mise nei casini.

 

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Capitolo 23
*** il destino di un robot ***


Eravamo finiti nella centrale della polizia a dover dare spiegazioni su quanto fosse accaduto.

Quel poliziotto che ci interrogava anche lui non credeva alla nostra versione dei fatti, poi quando ci domandò i nostri nomi, non appena Itou rispose di essere il figlio di quel famoso scienziato, questo parve peggiorare ulteriormente le cose.

Kayashi Itou interessante!” disse con un espressione che non preannunciava nulla di buono, aveva tirato fuori un fascicolo che parlava proprio di lui.

Bene allora...hai già all'incirca 2 denunce per atti osceni in pubblico e altre 2 per esortazione alla prostituzione, adesso se ne aggiunge anche una per rapimento...siamo messi veramente male!” disse il poliziotto con un espressione ferma e seria.

Per quale motivo dovrei rapire una mocciosa!” disse Itou accanendosi contro il poliziotto.

Non lo so, dimmelo tu!” disse il poliziotto scrutandolo con uno sguardo accusatore.

Non esiste una ragione plausibile per fare una cosa del genere e infatti non ho compiuto nulla di tuttociò!” disse in sua difesa.

Per fornire una prole al tuo robot!” disse guardandomi da cima a fondo.

Ma che sta dicendo!”mi intromisi.

Aborrii dinanzi a quelle infondate accuse.

Insomma avevo la faccia di una che si impossessava dei bambini altrui?

Il poliziotto rimase fermo alla sua ricostruzione dei fatti e non avevo intenzione di darci retta, anzi dopo un po' concluse anche con una accusa ben peggiore delle altre dicendo “ Allora si può presumere che voleste rapirla per compensare alla mancanza di prole, oppure in secondo luogo per abuso sessuale!”

Aspetta crede che io possa abusare di una bambina?!” urlò Itou agitandosi per l'assurdità di quelle accuse.

2 denunce per atti osceni in pubblico e altre 2 per esortazione alla prostituzione...non mi sorprenderei di niente!” disse il poliziotto caparbiamente.

Cioè quanti ragazzi si lasciano un po' a andare in luoghi pubblici con qualche ragazza e poi esortazione alla prostituzione, ancora non l'ho capita questa denuncia...” disse discolpandosi dalle denunce.

Esortazione alla prostituzione... vuoi che te la spieghi, vediamo tu hai dato dei soldi, regalato oggetti a delle ragazze in cambio di prestazioni sessuali...questo si prefigura come esortazione alla prostituzione...” disse il poliziotto con un espressione decisa e autoritaria.

Si, ma...” disse Itou non sapendo più cosa dire per potersi difendere.

Senti avevamo già stabilito che non dovessi più infilarti in situazioni che pregiudicasserò la tua condotta...altrimenti ti avremmo arrestato!” disse il poliziotto con una certa severità impressa nello sguardo.

Ah insomma in questo paese, state diventando dei nazisti del cazzo, non si può più far niente, anche aiutare una bambina a ritrovare i suoi genitori viene reputato reato!” disse con irruenza e sconcerto.

Avreste dovuto limitarvi a portarla alla polizia!” disse di contro il poliziotto, non si era neppure irritato dinanzi le offese di Itou, era impassibile.

Ecco, era tutta colpa mia, se avessi dato retta ad Itou, se l'avessimo portata alla polizia come lui mi aveva detto di fare non ci saremmo infilati in questo guaio.

Molto probabilmente, per questa ragione mi aveva detto di consegnare la bambina alla polizia, per evitare una situazione paradossale come questa.

E' colpa mia! Sono stata io ad insistere per cercare la madre senza ricorrere all'aiuto della polizia. Ma volevo soltanto compiere una buona azione, non pensavo che poteste pensare che volessimo rapire la bambina...” ammisi con rammarico.

Il poliziotto era rigido e inamovibile, sembrava come se non mi avesse neppure udito, non aveva alcun intenzione di credere alle mie parole.

Mi soffermai sull'imponenza della sua figura, era di massiccia costituzione e sembrava anche molto alto anche se da seduto non riuscivo a capirlo, però mi perdevo fra l'enormità delle sue braccia muscolose e delle sue larghe spalle, Itou messo a confronto con quel poliziotto appariva magrolino e insignificante.

Diciamo che faceva impressione: Era un gigante.

Indossava una divisa blu scuro con dei stemmi argentati su cui in uno di questi c'era il simbolo della bandiera giapponese e poi un basco sempre blu scuro in testa.

Quella divisa e quell'aspetto da bestione, fuori dai canoni giapponesi, dato che per la maggior parte erano quasi tutti tendenti ad una corporatura esile e fragile, infatti non aveva l'aria di essere del tutto giapponese, aveva un non so che di diverso da un giapponese comune.

Dopo un po' notai quel braccialetto grigio sul polso, era anche lui un robot oppure era padrone di qualche robot?

Stavo cercando di vedere sul braccio che ideogramma ci fosse, se c'era un numero significava che era un robot, dato che ogni robot doveva avere un codice di identificazione, il mio per esempio era seicentosessantasei, anche considerato il numero del diavolo.

 

Non riuscivo a vedere bene l'ideogramma che c'era inciso,poi stavo cercando di fare tuttociò cercando di non dare nell'occhio.

Comunque non sono un robot, anche se non vedo come la cosa possa far la differenza!” disse cogliendomi in fragrante.

Poi aggiunse“Tra gli interessi di un essere umano e quelli di un robot, prevalgono sempre quelli dell'umano”

Ma in questo caso, ci sono anche i miei interessi che entrano in gioco!” gli fece presente Itou.

Chiama tuo padre e fallo venire qui...” gli ordinò il poliziotto .

Dopo un po' arrivò il padre che si mise parlare animatamente con il poliziotto.

Andiamo, suvvia, crede davvero che mio figlio possa rapire una bambina o che addirrittura volesse molestarla!” disse il padre sconcertato.

I fatti parlano da soli!” rispose il poliziotto.

Vorrà scherzare...insomma...ok non sarà un ragazzo modello, avrà combinato qualche casino di tanto in tanto, ma accusarlo di certe cose!” disse il padre in sua difesa.

E magari si aspetta che creda che un ragazzo con una pessima condotta come lui, possa fare delle buone azioni come quello di aiutare una bambina a ritrovare sua madre?!” disse scetticamente il poliziotto.

Pessima condotta, ne parla come se avesse commesso chissà quali gravi reati!” rispose il padre.

Togliendo atti osceni in pubblico, che magari ok non sarà forse poi tanto grave...ma...vogliamo parlare dell'esortazione alla prostituzione?”

Per l'amor del cielo ha fatto dei regali a delle ragazze che gli piacevano, questo sarebbe esortazione alla prostituzione!” esclamò il padre contrariato.

Ha dato dei soldi e dei regali con il fine di portarsele a letto, quindi si è esortazione alla prostituzione...” disse il poliziotto fermo sulle sue congetture.

Quindi tutti i ragazzi che fanno un regalo a delle ragazze e poi ci vanno a letto, commettono questo efferato reato! Quindi in Giappone non è più legale far un regalo ad una ragazza, sarebbe esortazione alla prostituzione!” disse il padre passando dalla serietà ad una risata isterica.

Signor Kayashi, noi abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo per lei e suo figlio dato che lei lavora a servizio della sicurezza del paese, però...quando è troppo è troppo...” disse il poliziotto.

No, queste sono tutte fesserie! Quale occhio di riguardo! Ci tenete a puntare il dito contro mio figlio quando commette qualche sbaglio, avete la tedenza ad ingigatirlo, ma quando lui...quando lui era in pericolo...ve lo ricordate? Gli è stato piantato un coltello sullo stomaco, quella volta e nessuno ha provveduto a far niente, quel ragazzo è liberissimo di ricomettere quel reato!”

Non avevo idea di cosa il padre stesse parlando, molto probabilmente era una cosa che era successa prima che io mi risvegliassi: a quanto pare qualcuno aveva tentato alla vita di Itou ed era pienamente libero di poterlo rifare, dato che non era stato neppure arrestato.

Papà adesso basta...lascia perdere!” disse Itou con un espressione rassegnata.

No, che non lascio perdere...è ridicolo!” disse il padre imperterrito.

Senta in quel caso non avevamo gli strumenti per dimostrare che suo figlio fosse stato veramente ferito da quel ragazzo!”

State scherzando, non avete neppure indagato, neppure raccolto le impronte!” disse il padre ormai al culmine dell'indignazione.

Non siamo riusciti a raccogliere le impronte...c'è erano quelle di tante persone in quell'arma, anche quelle di Itou, quindi si potrebbe suporre che se lo fosse piantato da solo!”

C'erano le impronte di Itou, perché ha cercato di sottrargli il coltello...” esclamò il padre sempre più indignato.

Questa è una sua affermazione!” controbatteva il poliziotto.

E' incredibile... che complottiate contro mio figlio... e contro di me...” disse sconvolto.

Non c'è nessun complotto, noi facciamo solo giustizia!”

Uhm già che giustizia!” disse il padre cinicamente, stava assumendo un atteggiamento molto simile ad Itou, dopo un po' chiese“Quanto vi paga la Yakuza per mettermi i bastoni tra le ruote?”

Non so di cosa lei stia parlando” disse il poliziotto innervosendosi.

Ne parlerò con il presidente, di questa corruzione della polizia!” si dibatteva il padre.

Le sue conoscenze politiche in questo caso sono irrilevanti...” disse il poliziotto.

Lei è un radicale, uno di quelli contrari ai robot per caso?” domandò il padre.

Anche la mia posizione politica è irrilevante!”

No, è contro questo governo giusto? Crede che la Yakuza sia in grado di realizzare un governo migliore?”

Mi sta accusando di complotto contro il governo?”

No, non è forse questo che sta facendo?! Guarda caso ieri...questo stesso robot ha ucciso un robot di un pezzo grosso della yakuza e adesso per pura coincidenza volete arrestarla!”

Quella discussione non ebbe un buon esito, io ed Itou eravamo finiti in galera.

Una cosa nuova, non avevo mai messo piede in una prigione in vita mia, le avevo viste nei film, ma mai una dal vivo.

Mi ricordava “fuga da Alcatraz” o qualche altro film del genere, sembrava piena di protezioni varie per impedire ai cercarati di poter scappare.

Poi c'era quella luce bluastra del neon fastidiosissima in tutto l'edificio e fra le sbarre qualcuno che si agitava nel vedere me e Itou che ci conducevano verso la nostra cella.

Ci avevano messo le manette, anche quella era una cosa nuova...sconvolgentemente nuova, insomma io figlia di un ex poliziotto andato in pensione venivo arrestata...questo si che era il colmo!

Itou sembrava averla presa a ridere, si divertiva a provocare le guardie e dava a parlare agli altri prigionieri.

Non appena ne vedeva uno si metteva a salutarlo e a chiedergli per cosa lo avesserò arrestato, insomma non perdeva tempo nel far amicizia.

Anche se bè ecco ne venivano fuori dei pessimi ritratti: pazzi omicidi,robot che avevano ucciso i padroni,ladri e poi tante altre dichiarazioni di efferati e discuttibili reati.

Insomma un bel ambientino!” ironizzò Itou a bassa voce.

Io non sono in vena di far dell'ironia!” esclamai angustiata.

Le guardie ci portarono nelle nostra cella.

Non c'era un granchè: un letto e poi uno streminzito bagno in cui c'era solo un water, una doccia e un lavello.

Notai che c'era come proposta di svago la tv e un qualche libro,ma a parte questo nient'altro.

Itou si fiondò a guardare la tv, mentre io davo un'occhiatta alla proposte letterarie di quella galera:

La coscienza” , “Legalità”, “ Il vivere civile”, leggevo i retrocopertina e mi resi conto che erano tutti libri per la rieducazione dei cercarati, tutti libri incentrati su cosa fosse giusto e sbagliato, che parlavano della moralità e immoralità delle nostre azioni.

C'erano anche dei dvd a cui Itou diede un'occhiata, poi ne prese uno e lo infilò nel lettore.

Uno psicologo parlava sulla moralità delle azioni, anche i dvd erano tutti volti alla rieducazione dei prigionieri.

Che palle, tutta roba pallosa!” si lagnò e dopo un po' rimise la tv.

Ma dopo un po' ebbe modo di scoprire che persino la tv era una fregatura, prendeva solo i canali di informazione in cui c'era il telegiornale venti quattro ore su venti quattro e canali in cui c'erano documentari altamente istruttivi riguardo la storia, la musica,la geografia, la scienza oppure sulla psicologia, sociologia e altra roba di questo tipo.

Ah, però! Che trovata geniale!” dissi.

Che ci sarebbe di geniale?” domandò seccato.

Bè, non ti danno scelta o questo o questo...in questo modo i cercarati sono costretti a guardare o leggere questo genere di cose...e in un modo o nell'altro si saranno dovuti sorbire quei documentari o quei libri e usciranno da qui almeno un tantino migliorati!”

Uhm dici, ma io direi che tutta sta roba...tutti questi fottuti discorsi sulla moralità venti quattro ore su venti quattro danno alla nausea, secondo me quando escono da qui ne escono peggio di prima! Dopo essersi sorbiti tutte queste cazzate escono da qui come assatanati che non vedono l'ora di commettere un altro reato!”

Scoppiai a ridere, lo diceva con troppa convinzione.

No, sul serio, a me già sta venendo voglia di comettere un reato...cioè appena esco di qua faccio a pezzi qualcuno o un qualcosa del genere, questi moralismi portano ad una reazione opposta!”

Chissà perché questo genere di cose dette da uno come te, non mi sorpredono affatto!” esclamai malpensante.

Credi che abbia una mente criminale?” mi domandò ridacchiando.

No, però...insomma non mi dai neppure l'aria di un bonaccione!” dissi distogliendo gli occhi dal suo viso.

Mi sentivo in soggezione, in quella prigione io e lui e nessun'altro.

Le altre celle erano assai distanti dalla nostra, quindi si respirava una certa atmosfera di intimità alquanto imbarazzante.

Non sono come Yuki, è questo che intendi dire?” domandòi n tono graffiante.

Che centra Yuki!”obbiettai.

Dai è ovvio che farai dei paragoni tra lui e gli altri ragazzi, siete stati insieme per 4 anni...”

Ma tra te e lui non c'è bisogno neppure di far paragoni, cioè non centrate niente...”

E' un bene o un male?” domandò.

Che razza di domande sono!” esclamai disorientata.

Io davvero non lo capivo, assumeva dei comportamenti fin troppo stravaganti e incomprensibili, dovevo tenermi alla larga da una persona così incoerente.

Dopo un po' ridiedi un'occhiatta a quella cella, sembrava abbastanza pulita e dopo mi risoffermai su quel letto, già vero, c'era un solo letto!Perché? Perché c'era soltanto un letto!

Perchè c'è un letto solo?”gli chiesi.

Perchè ritengono che i robot possano anche dormire per terra”

Ah bene, fantastico!” esclamai irritata.

Ma qual'è il problema possiamo dormire insieme...” disse tranquillamente.

Come prego?!” dissi con una certa contrarietà impressa sul volto.

Siamo abbastanza intimi no?!” disse con quella sua espressione allusiva e maliziosa,mi duoleva ammetterlo, ma quel suo sguardo risultava anche molto accattivante.

Trasudava di un indicibile e spontanea sensualità, era attraente senza sforzi, non si dava da fare per esserlo, lo era basta.

Quelli come lui, mi davano abbastanza sui nervi, perché non si erano mai dovuti dar da fare per piacere, mentre io...diciamo che per me le cose erano sempre state ben diverse, avevo sempre avuto un fisico da ragazzetta.

Non ero brutta e non avevo un pessimo fisico, però non sprigionavo chissà quale fascino, sembravo proprio una piccola adolescente, potevo risultare carina, tenera, con un viso dolce e delicato, ma non sensuale e attraente, una come me non poteva esserlo, avevo un viso troppo ingenuo, da bambina per poter apparire anche lontamente sexy.

Anche adesso per quanto avessi assunto un aspetto più maturo e provocante, continuavo a sentirmi la solita ragazzetta che tutti potevano dire carinissima, tenerissima, ma mai sexy.

Se da una parte mi era sempre piaciuto quest'aspetto di me per nulla volgare, dall'altro, mi chiedevo se andasse bene questo mio modo di essere, se in una società in cui tutte le ragazze dovevano mostrare un aspetto e uno sguardo provocante e invitante, potesse andar bene una bellezza semplice e modesta come la mia.

Troppo spesso mi ero sentita fuori posto, dentro un corpo e sotto un aspetto che non mi soddisfacesse e poi mi ero detta che era solo tutta una grossa cazzata, che doveva anzi essere orgogliosa di me e della mia diversità, tra tutti quei fisici e quegli aspetti eccessivamente invitanti e volgari, io conservavo una certa purezza, una bellezza semplice che si distingueva dalle altre.

Ripensandoci anche quella nuova me stessa aveva mantenuto quell'aspetto, non avevo delle forme spregiudicate, erano rimaste per lo più assai simili a quelle da umana, anche se avevo ottenuto qualche miglioramento, ero rimasta di una sobria bellezza.

Stupidamente in quel momento ripensai alle parole di Itou, prima di finire in quel bagno, mentre ballavo con lui tentavo di provocarlo, dato che aveva colpito il mio punto debole, mi aveva proprio detto quello di cui ero pienamente consapevole di essere priva di sex appeal.

Aveva detto che lo stavo facendo eccitare e poi bè fini nel modo in cui finii, in realtà la cosa mi aveva provocato una certa soddisfazione, insomma l'idea di poter causare tanta eccitazione e piacere ad un ragazzo bello come lui non mi dispiaceva.

 

 

Noi due non siamo intimi!” affermai rigidamente.

Ti sono entrato dentro...” disse ardentemente.

Lo aveva detto con uno sguardo trepidante, come se i suoi occhi stesserò letteralmente prendendo fuoco mentre pronunciava quelle parole.

Stavo entrando nel panico, era bravo a mettermi in difficoltà, bisognava ammetterlo, aveva talento da vendere, mi disarmava come meglio voleva.

non...non...”trasalii.

RICORDARMELO!” dissi scadendo le parole, prendendo anche le dovute distanze da lui.

Mi hai preso pure a parole...eri talmente eccitata...ti sei messa a mugugnare...” disse mordacemente.

Guarda che pure tu, ti sei messo...a digrignare e a fare versi strani...” controbattei cercando di nascondere l'imbarazzo.

Nessuna ragazza si è mai lamentata dei miei versi...” disse in sua difesa, sembrava essersela presa.

Sembravi un cavallo incattività...” dissi compiaciuta dal fatto che la mia critica gli pesasse più di quanto volesse dar a vedere.

E tu sembravi una gatta in calore!” disse iniziando persino a farmi il verso per imitarmi.

Dopo un po' la nostra discussione venne interrotta da una guardia che si mise a gridare “ Siete troppo rumorosi, voi due! Piantatela e fate silenzio!”

Ah lei mi stia sentire!C'è solo un letto...io dove dovrei dormire?” gli domandai indispettita.

Tutti i robot dormono per terra in questa prigione, non vedo per quale motivo dovremmo fare un'eccezione per te!” disse la guardia,

Non è giusto!” controbattei.

La guardia se ne andò senza darmi neppure retta.

Dopo un po' mi calmai e pensai che dopo tutto era tutta colpa mia se eravamo finiti in prigione e così finii per scusarmi con lui, mi pesava da morire farlo, però sentivo di dovergli delle scuse.

E adesso perché ti scusi?” mi domandò scioccato.

Bè è tutta colpa mia se siamo finiti in questo casino...” dissi sedendomi nel pavimento.

Lui prese posto accanto a me dicendo con una certa convinzione“ Non ti preoccupare, domani saremo fuori da qui, mio padre troverà un modo per tirarcene fuori!”

Confidi molto in lui, pensavo che lo odiassi...”

Bè è pur sempre mio padre no?”

Alla fine vi volete bene eh?” dissi sorridendo.

Uhm forse...” disse incerto.

Itou...invece ecco quel tipo che ha cercato di ammazzarti di cui parlava tuo padre, chi era?” gli domandai sconvolta.

Un ragazzo della scuola, ma non ho idea di chi sia...cioè non ci ho mai parlato... e mai avuto a che fare se non quella volta che mi ha piantato un coltello nello stomaco...” disse come se parlasse di quello che aveva mangiato ieri sera, la sua tranquillità mi spiazzava.

Quindi ogni giorno andavi a scuola con il pericolo di incontrarlo...” dissi scioccata.

Già, mi guarda sempre da lontano, sembra avercela a morte con me, per qualcosa” disse ancora con quell'espressione impassibile.

Poi disse “ Avevo pensato all'inizio che mio padre ti avesse creato per questo motivo per difendermi da lui, ma dopo che hai ucciso quel robot della yakuza dubito che ti abbia creato per questa ragione...”

Itou tu non hai paura?” gli chiesi scossa.

Certo che ho paura, ho una fottutissima paura...ma ci sei tu...che mi proteggi no?”

Tu sei la persona più incasinata che io abbia mai conosciuto!” dichiarai guardandolo con una certa compassione impressa nel viso, pensavo veramente che fosse un ragazzo incasinato e una parte di me provava un certo ramarrico per lui: perdere la madre così giovane e poi rischiare persino di venir ammazzati.

Lo prenderò come un complimento!” disse con una risata un po' amara.

La sua espressione era sempre più densa di malinconia e angoscia, io stessa avrei voluto far qualcosa per consolarlo, ma non sapevo cosa dire e cosa poter fare.

Ti manca tua madre?” gli domandai, ma subito dopo me ne pentii era una domanda talmente stupida.

A volte...di tanto in tanto...” rispose senza neanche guardarmi, dopo un po' vidi i suoi occhi bagnarsi di lacrime, stava cercando di nasconderle.

Lo abbracciai senza pensare, era stato un gesto istintivo.

Lui si lasciò abbracciare poi mi strinse a sé, sentii la vicinanza del suo petto contro il mio e le mie guance divennerò incandescenti per la forte emozione.

Poi iniziai a titubare, poteva di nuovo finire in quel modo...poteva riaccadere ed io che cosa stavo facendo, lo stavo incoraggiando?

Oh andiamo è solo un abbraccio” mi dissi tra di me.

Come potrebbe un semplice abbraccio ricondurre al sesso?” mi ripetevo dentro la testa.

Ma dovetti ricredermi, sopratutto quando smise di abbracciarmi, mi guardava in un modo così ardente e sfolgorante, credetti di poter prendere fuoco da un momento all'altro.

Le mie guance si fecerò sempre più rosse e incadescenti e la tensione si impossessò di me e poi il mio cuore pichiettò sempre più velocemente, come se mi stesse per venire un infarto.

Le sue affusolate mani si posarono delicatamente sul mio viso, rimasi intenta ad osservarle.

Aveva delle mani perfette, da pianista, mi piacevano le sue grandi mani e anche il modo in cui mi toccavano, avevano un tocco delicato, ma al tempo stesso era fermo e deciso, poi le sue mani erano un pò ruvide, si insomma non erano liscie e vellutate come le mie da ragazza, ma non mi spiaceva questa loro carratteristica, anzi mi piaceva di più, aveva quel non so chè di virile e mascolino.

 

Non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, così rimasi con lo sguardo fermo sui palmi delle sue mani che mi accarezzavano il viso.

Sentii le sue carnose labbra posarsi impetuosamente sulle mie.

Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla passionalità delle sue labbra e dalla sua lingua, senza neppure pensare.

Ecco perdevo la totale capacità di pensare, la maestria con il quale mi baciava finiva per travolgermi in una marea di desideri indecenti.

Con la stessa foga con cui lui muoveva la sua lingua contro la mia, finivo per inseguire la sua.

Ma dopo un po' si fermò, come se avesse ripreso il senno.

Io ero ancora in preda al desiderio e guardavo con fervore le sue labbra.

Abominevole eh?” disse con una mordace risata.

Le sue labbra copiose erano belle persino quando si contorcevano in quelle risatine e in quei sorrisetti ironici, persino con una smorfia non perdevano alcun fascino.

Insomma poteva fare la faccia e la smorfia più brutta del mondo sarebbe rimasto comunque bello da guardare.

Non sapevo cosa rispondere a mia discolpa e mi sembrava anche inutile negare l'evidenza, ovvero che fossi evidentemente atratta da lui, più di quanto volessi dar a vedere.

Potremo diventare amanti...come la maggior parte dei padroni e dei robot...” disse con naturalezza.

Cosa?” mi scandalizzai.

Oh, andiamo a te piace, a me piace...Qual'è il problema?”

Qual'è il problema?!”ribadii scandalizzata.

Tanto è già successo no?”

E non doveva succedere!”mi opposi.

Potrebbe essere un bel esperimento...cioè intendo avere un'amante fissa...ho sempre avuto ragazze che vanno e che vengono...” disse pensieroso,ma avvertii anche una certa malinconia nelle sue parole e nel suo sguardo.

Mi stai dicendo che questo sarebbe una specie di modo per metterti la testa apposto?” domandai ancora più scandalizzata.

Si, sono stanco di cambiare sempre ragazza...e di dover sempre comprare vestiti e scarpe o chissà cos'altro...” disse sbuffando.

Ti rendi conto che mi stai proponendo di diventare la tua puttana!” esclamai sconcertata.

Oh, andiamo non usare queste brutte parole...ti sto solo proponendo di diventare più intimi... cosa che non è poi così strana tra un padrone e il suo robot!”

Oh, certo dato che sono il tuo robot, ti senti autorizzato a farmi queste proposte oscene!”urlai sdegnata.

Ti lascio stabilire delle condizioni alla quale sarò costretto ad attenermi...” dichiarò.

Sul serio? Mi lasceresti stabilire delle conzioni?” domandai gongolante, iniziava a piacermi l'idea.

Tutto quello che vuoi!” disse come se la cosa non gli recasse alcun disturbo.

Bene accetto!” dissi ormai gasata da quell'idea.

Poi quelle parole dette da lui, cioè lui che mi diceva “tutto quello che vuoi...”mi estasiavano, finalmente potevo io divertirmi e giostrarmi il signorino come volevo.

Lui mi strinse la mano dicendo “ Affare fatto! bene ora parlami di queste tue condizioni...”

Io ridacchiai furbamente dicendo “Ah ma non lo so, ci devo ancora pensare...lasciami del tempo per pensarci...”

D'accordo...” disse senza scomporsi affatto, poi aggiunse sornione “Ma anch'io avrei le mie condizioni...”

Aveva un espressione troppo compiaciuta per i miei gusti, non mi piaceva per niente.

Non si era parlato di tue condizioni, ma solo delle mie...non puoi uscirtene all'improvviso con le tue condizioni... è scoretto!”

Oh andiamo Echiko, non ti vorrai tirare indietro!” disse stuzzicandomi.

Oh, ma figurati!” dissi per tenergli testa, anche se in realtà iniziavo a dubitare su questa relazione che stavamo stabilendo.

Le mie condizioni sono semplici...Non devi avere relazioni sessuali con altri ragazzi... intendo anche semplici baci” disse incrociando i miei occhi castani.

Tuttoqui?” domandai esterefatta.

Avevo immaginato chissà quali condizioni sconcertati e spaventose, tipo pratiche sadomasochiste o altre cose depravate, e invece era soltanto quella la sua condizione?

Che cosa ti aspettavi?” domandò divertito.

Bè da uno come te ci si può aspettare di tutto no?”

Perchè invece non mi dici le tue!” disse guardandomi dritto negli occhi.

Si, ma con quella sua condizione così banale e semplice, non trovavo il coraggio di stabilire una condizione troppo vantaggiosa nei miei confronti e che comportasse uno svantaggio eccessivo per lui.

Maledetta correttezza...quando ci si metteva!

Oh andiamo ne posso approffittare...” disse il demonietto che c'era dentro di me, mentre l'angioletto stava dicendo “No, non è giusto...”

Devi trattarmi con più riguardo e poi...bè la tua stessa identica condizione...”

Quindi non posso avere altre relazioni?” domandò scocciato.

Non ho capito, cosa credevi di poter imporre una cosa del genere a me...e tu di poter fare liberamente il cascamorto con chi ti pare?” domandai sconvolta.

Va bene...va bene!” esclamò.

Dopo un po' mi guardò di nuovo con quell'espressione bruciante e impetuosa, poi disse maliziosamente “ Adesso perché non possiamo agli atti pratici...”

No...siamo in una prigione...abbiamo detto che mi devi un occhio di riguardo, quindi niente posti squallidi...”mi impuntai.

Che palle...” si lagnò.

E niente ma che palle, altrimenti me ne tiro fuori!” dissi astutamente, in realtà stavo già cercando un pretesto per tirarmi fuori da questo nostro accordo, mi rendevo sempre più conto di aver fatto una scemenza.

Eh no, mi hai stretto la mano...abbiamo fatto un accordo!” controbatteva.

Si si...” esclamai rendendomi sempre più conto di aver fatto una madornale cazzata.

Vabbè che tanto finchè rimanevamo in quella prigione non potevamo dar inizio a nulla, avevo detto niente posti squallidi.

Dopo di ciò calò un'imbarazzante silenzio, per distrarci guardammo la tv e poi ci fu portato della carne in scatola per cena, era molto disgustosa.

Sembra di mangiare plastica!” commentò.

No, fidati, persino la plastica è più gustosa!” gli risposi mangiando forzatamente, solo perché avevo troppa fame.

Itou invece lasciò il cibo integro sul piatto, lamentandosi dicendo che non poteva mangiare una cosa del genere, che si rifiutava categoricamente.

Non avrai intenzione di digiunare!” dissi notando la sua espressione che non ammetteva repliche.

Non ero neppure in vena di insistere più di tanto, anche perché iniziavo pure io a non riuscire a terminare quella porcheria, finii per lasciarla pure io, era disgustosa anche per un'ingorda come me.

Itou si era sdraiato nel letto a guardare la tv, mentre io, ah già io non avevo un letto.

Fammi spazio...” gli dissi per poi sdraiarmi accanto a lui.

Non avevi detto che non volevi dormire insieme a me...” disse scocciato, doveva pesargli cedermi parte del letto, c'era spazio per una sola persona.

Abbiamo fatto un accordo assurdo, ti aspetti che adesso mi crei dei problemi riguardo il dormire insieme...”

Ah bè in effetti!” disse ridendo, poi dopo un po' disse “Comunque ho un 'altra condizione da proporti...penso ti vada bene...nessuno deve sapere di noi due...”

Si, la condivido pienamente...” dissi con poca convinzione.

Stai pensando di tirarti indietro?” mi colse in fallo.

Ma che dici... “ mentii.

Non sembri molto convinta di questo nostro accordo...hai paura?”

Paura...e di cosa dovrei aver paura? Ho combattuto contro un robot della yakuza...e dovrei aver paura di uno stupido accordo con te?!” esclamai con accesso sarcasmo.

Mi sdraiai accanto a lui, eravamo completamente appiccicati, era persino inutile cercare di evitare un contatto fisico.

E poi bè avevo deciso di diventare la sua amante, non poteva più crearmi problemi una cosa del genere!

Ah si in effetti, poi rimisi a fuoco quello che avevo fatto.

Che cosa diavolo mi era passato per l'anticamera del cervello? Diventare la sua puttana!

Oh santo Dio, che cosa mi prendeva, da quando ero diventata un robot ne facevo una peggio dell'altra.

La cosa ben peggiore è che non avevo il coraggio di tirarmene fuori, non volevo che pensasse che avessi paura o che fossi non so troppo pudica e frigida per poter fare cose del genere.

E poi in una cosa aveva ragione per quanto lo negassi, lui mi piaceva e anche quella volta in quel bagno, non mi era affatto dispiaciuto, ma la circostanza e quello che era avvenuto dopo, si insomma la sua freddezza e quella sua smania di rivestirsi, non l'aveva gradita affatto.

Ecco, appunto, volevo stabilire un rapporto del genere cioè una scopata e via?

Forse ci stavo pensando troppo...

Mi metteva a disagio stare sdraiata accanto a lui, ma dopo un po' iniziai stranamente a farci l'abitudine, dopotutto avevamo già dormito una volta insieme e per giunta abbracciati e i poi si insomma avevamo anche fatto di peggio.

Aveva lui il comando del telecomando e avevamo messo un canale in cui stavamo parlando, ehm aspetta un momento stavano parlando di me?

Il robot di Kayashi Itou uccide un robot della yakuza...che ne pensate al riguardo?” domandò la condutrice ai suoi ospiti.

In apparenza sembrava un robot comune, uno di quelli che il padre avesse fatto forse per dare sfogo alle depravazioni del figlio!” commentò un giornalista malignamente.

No, io personalmente credo che il signor Kayashi Iroto, abbia realizzato quel robot con uno scopo ben preciso!” disse l'altro.

Si, in effetti...un robot che riesce a far fuori un robot della yakuza senza l'aiuto di altri robot, non lo avevamo mai visto...” commentò la presentatrice.

Poi spesso un errore che commettiamo è quello di confondere i due Kayashi, bisogna fare delle distinsioni tra i due fratelli, perché uno realizza semplici robot per soddisfare le perversioni sessuali di uomini di mezz'età,mentre l'altro lavora a servizio del nostro paese...insomma sono due cose ben diverse...” disse un altro giornalista.

Ahahaha, credo che Kayashi Araito, non faccia onore al fratello!” commentò un altro.

Anche due linee di pensiero così diverse, uno radicale contrario al riconoscimento di qualsiasi tipo di libertà dei robot e l'altro ... bè se potesse...si sposerebbe con una delle sue creazioni” disse la presentatrice ridendo.

Ma tanto non legalizzeranno mai il matrimonio tra padroni e robot o semplicemente tra robot... Anche perché parliamoci chiaro...se iniziamo veramente a rinoscere gli stessi diritti ai robot...allora che senso ha averli realizzati?!.

Abbiamo realizzato i robot per avere qualcuno a cui poter dare ordini...e che ci alleggerisse il carico e il peso delle relazioni interpersonali in cui spesso non veniamo soddisfatti, perché ognuno vuol far valere la propria ragione, ma con i robot, non si poneva questo problema, perché i robot sono costretti ad ubbedire al proprio padrone...” Commentò un altro giornalista.

In effetti è vero se riconoscessimo i nostri stessi diritti ai robot, sarebbe come se loro diventasserò a tutti gli effetti degli esseri umani e quindi non ci sarebbe più nessun vantaggio e non avrebbe neppure più senso realizzarli...” iniziava a dire un altro.

Cari spettatori, questa sera i discorsi si fanno incadescenti tra i nostri ospiti!” disse la condutrice con un sorriso stupido e falso impresso nel viso.

Poi ripreserò a parlare del fatto principale, ovvero di me e di quel robot che avevo ucciso.

Oh, andiamo a che serve negare che il nostro paese è nella merda più nera...che la yakuza sta minacciando il nostro governo, perché questo in televisione nessuno lo dice...” disse uno scrittore che era seduto accanto ai vari giornalisti e che per tutto quel tempo era rimasto in silenzio.

Ma che stai dicendo!” lo attaccarono gli altri.

Oh, andiamo è chiaro come il sole, tutti questi insoliti omicidi, certe strade della città per cui c'è un coprifuoco da rispettare...e interi quartieri sotto il controllo della yakuza...perchè questo non lo diciamo ai cittadini...”

E come al solito quando i discorsi in tv si fanno fin troppo scomodi, la condutrice reclamava la pubblicità.

Ah bene, adesso parlano di me anche in tv!” esclamai seccata.

Stai diventando famosa! Non ti fa piacere?” disse ridendo.

Affatto...” dissi scocciata.

Tra un po' di giorni inizieranno a vederti come una specie di eroina della città. Realizzeranno magliette, scarpe con la tua faccia o chissà cos'altro!” disse divertito.

Non dire cretinate!” esclamai contrariata, l'idea di finire sotto gli occhi di tutti, non mi piaceva affatto.

Non ti piace l'idea?” mi chiese con un accenato sorriso.

Per nulla!” dichiarai.

Ripresimo a guardare la tv, poi aspettai che si addormentasse per primo.

Avevamo fatto un accordo assurdo e immorale e tuttavia non mi sentivo pienamente tranquilla e a mio agio nel dividere lo stesso letto con lui.

In realtà mi rendevo pienamente conto che tutto quello che facevo era privo di una logica, ma tuttavia non riuscivo più a compiere nessun tipo di azione coerente, sembrava che quando ci fosse lui di mezzo, non riuscissi più a ragionare.

Non mi era mai successo con nessuno.... con Yuki, perdevo il controllo per metà, tenevo sempre ben salda la mia razionalità, me la tenevo stretta e la tiravo fuori quando mi faceva comodo usarla, mentre con lui non ci riuscivo...l'avevo persa ancor prima di accorgermene.

Era il braccialetto, era perché ero il suo robot?

Cominciavo seriamente a chiedermi se non fossi soltanto condizionata, se potevo dire di avere ancora pienamente il controllo della mia volontà e non fossi invece sotto il pieno controllo di lui e di suo padre.

Mi balenò di nuovo alla mente quell' immagine, quella discarica desolata...le teste staccate dai corpi, poi le braccia, tutto il corpo ridotto in semplici pezzi come delle costruzioni di lego.

Noi robot eravamo dei lego e gli esseri umani erano i bambini che si divertivano a costruirci e a distruggerci a seconda i loro capricci.

Il mio sguardo si posò su di lui, stava dormendo molto profondamente, aveva un espressione così rilassata e angelica, sembrava quasi un bambino...già un bambino che giocava con le costruzioni di lego.

Uno strano impulso, un pensiero quasi folle mi venne in mente, avrei potuto strangolarlo, in questo modo non sarei più stata sotto il suo controllo, forse avrei finalmente potuto ottenere la tanto desiderata libertà.

Ma se lui moriva, morivo anche io...

Era questo che mi aveva sempre detto o fatto credere, ma era per davvero così?

O era solo una bugia che mi avevo detto, solo per evitare che lo facessi?

Respinsi quella tentazione dalla mia testa, ma dopo un po' esitai di nuovo, la mia rettitudine mi diceva che non dovevo neppure lontanamente prendere in considerazione l'idea di ucciderlo, ma l'altra parte di me iniziava a dubitare...

In fondo mi potevo davvero fidare di lui?

Mi aveva tirato fuori dai guai, molto probabilmente perché gli servivo, ma quando non gli sarei più servita si sarebbe sbarazzato di me e mi avrebbe infilato in quel cassonetto insieme a tutti gli altri robot.

Il cuore iniziò a battermi fortissimo, non riuscivo a prendere una decisione.

 

Un robot non può essere libero, un robot senza padrone è come se non esistesse nella società in cui viviamo...” mi tornarono in mente le parole di Itou.

 

Pensandoci bene, avrei potuto ritornare a casa mia, dalla mia famiglia, anche se loro mi avevano rimpiazzato con quel clone....

Forse se gli avessi spiegato tutta la verità, forse avrei potuto ritornare alla mia vita di sempre.

Ma desideravo davvero questo?

Posai le mie mani sul suo collo, in apparenza sembrava che fosse assai massiccio, ma toccandolo mi resi conto che era assai delicato, che avrei potuto facilmente stritolarlo.

Avevo ucciso un robot dell Yakuza... uccidere Itou, un essere umano, per un robot come me doveva essere molto facile, anche se il braccialetto avrebbe fatto di tutto per impedirmelo...potevo anche riuscirci.

Liriko aveva detto che era tutta questione di volontà, che se volevo potevo sottrarmi al vincolo del braccialetto, ma la domanda che finivo per pormi, era se volevo sciogliere quel vincolo che mi legava a lui.

Una tempesta di lacrime mi inondò il viso, mentre il cuore mi batteva fortissimo, sembrava stesse per scoppiare, in quel momento notai il braccialetto illuminarsi.

Stavo provando delle emozioni forti, era normale che si accendesse...”pensai.

Ma le lacrime. quella stretta al cuore... e quei pensieri...quei ricordi...le sua risata ironica, le sue frasette maliziose, quella volta in discoteca e quando mi ero risvegliata da robot, la prima cosa che avevo visto erano stati i suoi spettrali occhi.

Mi stavano tornando in mente così tanti piccoli momenti, molto probabilmente insignificanti... erano dei semplici spezzoni dell'ordinaria vita di un robot e del suo padrone, eppure riuscivo a provare un turbinio di emozioni per ogni piccolo gesto, ogni frase...per dei semplici e anche impercettibili dettagli.

Le mie mani tremanti erano ancora sul suo collo, erano rimaste ferme lì senza trovare il coraggio di stringere il suo collo con violenza.

Le mie mani accarezzarono il suo collo con dolcezza e mi si dipinse uno stupido sorriso sul viso. Mi accorsi solo quel momento della verità, che per tutto quel tempo non avevo fatto altro che scappare dalla realtà e adesso ne ero tremendamente spaventata...

Avevo paura del fatto di essermi innamorata di lui e che si prendesse gioco di me...

Dopotutto io cos'ero? Ero solo il suo robot...lui non si innamorava neppure delle ragazze normali, figuriamoci se avesse mai preso in considerazione la sua ragazza robot.

L'epiologo di questa storia, poteva essere uno solo:quella maledetta discarica...

Era quello il mio futuro e non era per nulla riconducibile al suo.

Lui aveva tutta una vita davanti, sarebbe cresciuto e invecchiato e avrebbe persino potuto un giorno pensare di crearsi una famiglia, avere dei figli e una moglie, mentre per me non esisteva nulla di tutto questo: sarei rimasta tale e quale ad adesso e non potevo avere figli e costruirmi una famiglia, il mio compito era quello di stare al fianco del mio padrone finchè non si sarebbe stancato di me.

Egoisticamente avevo pensato di ucciderlo, in questo modo, avevo pensato di poter porre fine ai miei sentimenti...e in questo modo, non avrebbe potuto sposare nessun'altra e gli avrei negato di godere del suo roseo futuro senza di me.

E non avrebbe neppure potuto decidere di sbarazzarsi di me.. lo avrei ucciso per evitare che lo facesse lui...

La stessa stupidaggine di Yuki, mi aveva lasciato per evitare che un giorno lo lasciassi io.

Che cosa stupida e vile...” risi amaramente di me stessa.

 

No, è giusto così, n fondo mi era stata offerta una seconda possibilità, una seconda vita e non si poteva di certo pretendere che andasse nel modo in cui desideravo, dovevo soltanto godermela nelle sue piccolezze, in quei suoi aspetti positivi appena percettibili.

 

E poi era come il fatto stesso di Dio, lui ci dà la vita e lui ci riduce in cenere, la stessa cosa era per i robot, nel nostro caso, il nostro Dio era l'uomo, lui ci dava la vita e lui ci riduceva in tanti pezzetti sparsi.

Anche se per una come me, che era sempre stata agnostica, che non si era mai creata il problema se Dio esistesse o meno, elaborare concetti come quelli, era assai impensabile.

Ero davvero disposta ad accettare l'esistenza di questo Dio, di un uomo che potesse decidere sulla mia vita e sulla mia morte?

L'unica cosa che potevo fare per sottrarmi a quest'idea era uccidere Itou, ma non ne trovavo il coraggio e la forza.

Non si può uccidere qualcosa che si ama!

Automaticamente non uccidendolo, lo accettavo come Dio, lasciando la mia vita completamente nelle sue mani.

L'idea della discarica si faceva sempre più viva e persino un'ipotetica famiglia di Itou, un Itou più alto, più maturo con una bambina in braccio e la moglie che si univa ai loro giochi.

Non riuscivo a figurarmi l'immagine di quella donna o semplicemente mi rifiutavo di immaginarmi l'aspetto che potesse avere, tuttavia anche se non riuscivo a mettere fuoco la sua immagine, l'idea di una lei, di una ipotetica moglie, di un matrimonio...mi irritava...

Avevo sempre avuto paura dell'incertezza del futuro, ero sempre stata una ragazza ansiosa e piena di preoccupazioni, mentre le altre ragazze pensavano a divertirsi, io mi scervellavo spesso e mi preoccupavo del mio futuro, mi chiedevo spesso cosa avrei fatto da grande e se mi sarei sposata con Yuki, perché era questo che avevo sempre pensato, avevo pensato a lui come mio futuro sposo.

Che cosa sciocca e infantile! La cosa triste è che ci avevo per davvero creduto, pensavo davvero che lui potesse diventare mio marito, ma adesso, era cambiato tutto.

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Capitolo 24
*** L'arma e il suo caricatore?! ***


Il padre aveva trovato il modo per farci uscire, era andata proprio come aveva detto Itou.

“Tu non combinare più casini!” disse ad Itou prima che salisse in macchina.

“Oh, andiamo questa volta non ho proprio fatto niente!” obbiettò.

“Può darsi, ma evita di infilarti in situazioni scomode!” disse il padre.

“Veramente è colpa mia...”controbattei, ma Itou mi interruppe dicendomi di lasciar perdere.

L' autista ci stavo per riportare a casa, ma dopo un po' si fermò improvvisamente, da quello che notavo quel giorno le strade erano molto trafficate e c'era una confusione pazzesca, in più le strade erano strapiene di poliziotti.

“Perchè ti sei fermato?” domandò il padre all'autista.

“Hanno chiuso la strada!” disse l'autista.

“Ma che diamine sta succedendo!” esclamò Itou.

Di sicuro stava accadendo qualcosa di strano, c'erano in giro troppe macchine della polizia e poi traffico...la strada chiusa...

Uscimmo dalla macchina per vedere che stava accadendo, nel punto in cui avevano chiuso la strada, c'era una sommossa, gente che sgomitava contro altre persone, erano divisi in fazioni e finivano per darsele di santa ragione,mentre la polizia cercava di fermarli.

“Perchè si stanno prendendo a legnate?” domandai scioccata.

“Estremisti...” disse il padre.

“Estre cosa?” domandai non avendo idea di che cosa parlasse.

“Non te ne intendi molto di politica...” disse Itou guardandomi, dopo un po' mi spiego che il paese era praticamente diviso tra varie fazioni, le fasce più moderate costituite da coloro che sostenevano il riconoscimento di alcune libertà ai robot,poi c'erano quelli che ne erano contrari e poi tra le fasce più estreme i radicali, coloro che erano contro i robot e sostenevano la loro eliminazione e si contrapponevano ad essi il movimento delle libertà dei robot, che era sostenuto da molti robot riusciti a sfuggire al controllo dei loro padroni, questi non reclamavano alcune libertà, ma desideravano godere degli stessi identici diritti di un comune essere umano.

Molti di questi si lasciavano ingannare e persuadere dalla Yakuza, che prometteva loro il riconoscimento di tali libertà se avessero' assunto il controllo del governo e così Yakuza e robot si mettevano d'accordo per indebolire il governo.

Dopo un po' lì sentii strepitare “Libertà! Libertà!”

“Uccidiamoli” dicevano di contro i radicali con le pistole tra le mani.

La polizia formata per la maggior parte da robot, li disarmava e tentava di fermare la sommossa.

“Brutti figli di puttana!” urlavano i radicali, avventandosi anche contro la polizia.

“Persino la polizia...ha subito la contaminazione di questi fottuti esseri!” dicevano urlando.

Anche i robot si agitavano ed erano pronti per far a pezzi i radicali e loro non avevano neppure bisogno delle armi, potevano benissimo farlo a mani nude.

“Ecco le tue creazioni che cosa hanno portato...solo tanto caos!” disse Itou rivolgendosi al padre.

“Il problema sono gli esseri umani...avrebbero dovuto stabilire un accordo, un rapporto pacifico con i robot...invece ne hanno abusato...creando tutte leggi sfavorevoli ai robot...”

“Ecco appunto!” dissi trovandomi d'accordo.

“Non pensare di unirti a quel gruppetto di rivoltosi!” disse Itou con un espressione contrariata.

“ Tranquillo, ritengo che non abbia senso sovvertire l'ordine per poi finire sotto il controllo della Yakuza...”

 

Alla fine l'autista prese da una strada secondaria per condurci a casa.

Ci aprii il maggiordomo allegro e cortese come sempre,mentre le due cameriere sembravano indaffarate con le faccende di casa, la più timida si dava molto da fare, anche se spesso risultava assai maldestra e finiva per distruggere piatti e vari oggetti della casa, mentre l'altra non prendeva molto seriamente il proprio lavoro, sembrava più presa da altre distrazioni, tipo lanciare sguardi ammiccanti ad Itou e si metteva anche ad attaccare bottone con quest'ultimo.

“Per piacere va ad aiutarla!” disse il padre rivolgendosi al maggiordomo onde evitare che la cameriera combinasse altri danni.

Il maggiordomo fece come gli era stato chiesto e andò ad aiutare la maldestra cameriera.

“Se la signora Kayashi fosse viva si rivolterebbe nella tomba!” disse la cameriera che lanciava sguardi ammiccanti ad Itou.

Nessuno rise alla sua battuta e calò un silenzio imbarazzante.

“Ah bene persino le cameriere erano a conoscenza della sua morte trannè io...” disse Itou irritato.

La cameriera si scusò, accorgendosi di aver fatto una battuta fuori luogo.

“Non fa niente...” disse Itou forzatamente, con lo sguardo fisso verso il padre.

“Dobbiamo parlare...” disse il padre conducendoci nel suo laboratorio.

Era tale e quale alla prima volta in cui lo avevo vista sempre strapieno di boccette colorate, di aggeggi e di insolite apparecchiature.

“Sedetevi...” disse nervosamente, sembrava che qualcosa lo turbasse.

“E dove dovremmo sederci?” domandò Itou guardandosi attorno, c'era soltanto quel tavolo pieno di boccette e varie attrezzature, ma neppure l'ombra di una sedia...e poi quel lettino in cui avevo riaperto gli occhi per la prima volta come robot.

“Nel lettino...” disse il padre.

Non appena prendemmo posto su quel lettino, il padre si schiarii la voce, sembrava che non sapesse come cominciare il discorso.

“Avanti...parla!” disse Itou con impazienza.

“Ecco...diciamo che...” disse il padre esitante, sembrava che stesse girando attorno alla questione.

“Oh insomma vuoi spiegarti!” affermò Itou perdendo le staffe.

“Mi è stato offerto l'incarico di creare un robot più forte di tutti gli altri che fosse in grado di sconfiggere da solo i robot a servizio della yakuza... e così...sei ecco venuta fuori tu...” disse guardando verso la mia direzione.

“Aspetta mi stai dicendo...che hai fatto di lei un'arma da guerra?!” esclamò Itou furibondo.

“Itou...non avevo scelta...” disse il padre cercando di calmarlo.

“Perchè non me l'hai detto?! E poi perché mi hai chiesto se avevo delle preferenze su questo robot? Perché...mi hai fatto credere che questo robot, l'avessi creato apposta per me? Perché?”

“Vedi...c'è un'altra cosa...” disse il padre con un certo turbamento impresso nel viso.

Io non parlai, rimasi impietrita da quei discorsi.

Quel robot che avevo ucciso mi aveva già svelato questa verità, ma io non avevo voluto crederci o comunque non avevo nessuna certezza che ciò che mi aveva detto potesse essere vero, ma adesso ne avevo la conferma, ero stata riportata in vita per distruggere i robot della yakuza, ero soltanto un'arma.

“Itou...quand'eri piccolo...ricordi quella volta che con l'inganno tuo zio ti ha fatto quegli esperimenti...bè ecco ho mentito a te e a tua madre, vi avevo tranquillizzato dicendovi che non avevano avuto alcun effetto...invece non era così...”

“Che significa non era così?”

“Significa che tu da quegli esperimenti, sei diventato un trasmettitore di energia per robot...e per evitare che i robot della yakuza o chi che sia potesse impossessarsi di quest'energia dentro di te...ho pensato di inserire una protezione, un meccanismo che ti portasse a far si che la trasmettessi solo ad un robot con cui stabilissi un certo tipo di legame... per questa ragione ti ho chiesto se avevi delle preferenze...doveva essere un robot che ti piacesse, altrimenti non potevi trasmettergli la tua energia...”

“E così hai pensato di usare questa cosa a tuo vantaggio?” domandò Itou sdegnato.

“Non a mio a vantaggio, ma a vantaggio della protezione del paese...e poi...se quell'energia rimane inutilizzata dentro di te...finirebbe per ucciderti...”

“Ah buono a sapersi...” disse Itou furiosamente.

Io continuavo a non comprendere bene il senso di quel discorso.

“Che significa?” domandai confusa.

“Quando ti indebolisci...quando ti senti di aver esaurito la tua energia...attraverso qualsiasi tipo di contatto fisico con Itou, ritorni ad essere in forze...”

Ora mi spiegavo, perché quando ero svenuta ed Itou mi aveva baciato, mi ero subito ripresa.

“Sarei un fottuto carica robot!” esclamò lui schifato.

“Si, per così dire...” disse il padre.

“Non è divertente...mi viene da vomitare...” disse Itou sconcertato.

“Che cosa avrei dovuto fare? Per tutto questo tempo, ho cercato di trovare una soluzione appropriata per risolvere questo tuo problema e poi ho pensato che la cosa migliore fosse questa sia per la salvezza del paese e per la tua...” disse il padre con lo sguardo basso.

“Avresti dovuto quanto meno dirmelo...farmi presente questi tuoi progetti su di lei e su di me...” disse Itou urlando forte, era arrabbiatissimo.

Poi si voltò e se ne andò sbattendo con violenza la porta.

Io ero ancora in uno stato di incredulità, ero un'arma ed Itou era il mio trasmettitore di energia, una specie di carica batterie...come il carica batterie di un cellulare...

Iniziavo a chiedermi quale ruolo fosse meno spiacevole tra i due, quello di essere un'arma o quello di essere il caricatore dell'arma?

Mi posai una mano alla testa, quella rivelazione mi aveva causato un gran mal di testa e complicava maggiormente le cose, se prima potevo almeno essermi fatta un'idea ben precisa su quale fosse il rapporto tra me e Itou, ovvero quello di robot e padrone, adesso invece...mi rendevo conto che le cose tra di noi erano ancora più complesse.

Io mi servivo di lui, mi nutrivo di quell'energia che lo zio gli aveva introdotto dentro e per tutto questo tempo dovevo averlo fatto senza neppure accorgermene.

“Echiko, mi dispiace...” disse il padre notando che fossi molto scossa.

“Tutto questo...è ridicolo! E' solo un brutto sogno dal quale presto mi risveglierò...e poi tornerò ad essere Aiko...nel mio letto...insieme alla mia famiglia...” dissi sconvolta con le lacrime agli occhi.

“Se non fermerai tu quei robot della yakuza...allora non potrà fermarli nessuno...” disse serio.

“Ma io...insomma sono soltanto una ragazza...una ragazza” dissi continuando a piangere.

“No, non lo sei più da molto tempo...quell'istinto omicida, ti rende una furia scatenata pronta al massacro di quei robot e della yakuza...”

“Io non...non...Non voglio!” dissi sconvolta.

“Lascerai che la Yakuza prenda il pieno possesso del governo?” chiese il padre.

“Insomma...io...cosa centro io con questo?”

“Te l'ho detto sei la sola che può fermarli...e se non li fermi tu...accadrà proprio questo, ci faranno fuori, faranno fuori persino la tua famiglia...”

 

 

Lasciai la stanza del tutto sconvolta.

Non riuscivo ancora a connettere il significato di quelle parole, mi sembrava tutta una grossa assurdità.

I miei pensieri furono distratti dal dolce miagolio di Miamoto, quant'era carino e poi mi soffermai su quei suoi occhioni verdi.

Lo accarezzai lasciandomi scappare un sorriso, anche se avevo un casino per la testa, quell'amorevole creatura riusciva ad alleviare e calmare in parte le mie inquietudini.

Ero giunta solo il giorno precedente alla conclusione che fossi innamorata di Itou, in più quel fatto della discarica e poi pure questa nuova rivelazione che fossi un'arma di distruzione, non era il massimo.

Non avevo nessun tipo di spirito eroico, non mi ritenevo all'altezza della situazione e pensandoci bene, nella realtà chi lo avrebbe mai avuto? Insomma negli anime e nei film, il protagonista, la protagonista salvava tutti e compieva chissà quali grandi gesta eroiche senza neppure pensarci...ma nella realtà...se questo cose fossero' accadute nella realtà...insomma chi non avrebbe provato paura, chi non avrebbe pensato di tirarsene fuori?

Ed era proprio quello che stavo pensando, la codardia stava prendendo il pieno possesso di me, anche perché, si insomma io un'arma in grado di far a pezzi dei robot della yakuza? Era impensabile! Non potevo crederlo...e non volevo accettarlo!

 

Il giorno seguente, io e Itou ci dirigevamo a scuola, non parlammo, sembrava che nessuno dei due avesse il coraggio di prendere l'argomento “ Arma di distruzione e caricatore dell'arma...”

“Senti...” disse di colpo, sembrava essersi deciso ad aprir bocca, ma non riuscii a portar avanti il discorso.

“Questa storia...fa invidia ai film di Spielberg!” dissi con accesso sarcasmo.

Dopo un po' avvertii un leggero fastidio, come se ci fosse un oggetto estraneo piantato sulla mia spalla, quel fastidio cresceva progressivamente, facendosi sempre più intenso.

“Già...” mi rispose.

“Quindi...la salvezza del paese...cioè dipende da noi due?!” chiesi conferma.

“Già...”monosillabo'.

Sembrava avesse perso la capacità di pronunciarsi al riguardo, non faceva altro che dire “già”, annuire e mono sillabare una qualche parola inconcludente, non era da lui, di solito possedeva sempre una parola o una frase sarcastica per ogni evenienza, invece in quel caso aveva perso le parole.

“Prima la prigione, poi questa rivelazione...che casino!” commentai.

“Già...”

Mi stava facendo innervosire con quel suo già, non aveva altre parole nel suo vocabolario?

“Tutta questa faccenda non ti turba?” gli domandai.

“Si...” disse continuando a mono sillabare.

“Insomma Itou potresti anche dirmi il tuo punto di vista...” dissi innervosendomi.

“Che cosa dovrei dire? Sono scioccato quanto te...” disse incrociando i miei occhi castani.

Dopo un po' avvertii ancora quel fastidio, come se ci fosse qualcosa acquattato sulla mia spalla sinistra.

Me la tastai tentando di capire cosa fosse, ma non riuscivo a capirlo, però sentivo qualcosa e iniziò anche a dolermi e a bruciarmi.

“Itou...mi fa male la spalla...” dissi tra i gemiti di dolore.

Mi tastò la parte dolorante coperta dai vestiti non riuscendo a capire cosa fosse.

“Andiamo a scuola...” disse lui invitandomi a proseguire.

“Mi fa male!” urlai dolorante.

“Si, ho capito, ma per strada, non posso toglierti la maglietta per vedere che hai...” mi spiegò.

 

Arrivati a scuola, ci infilammo furtivamente dentro al bagno delle ragazze fortunatamente non c'era nessuno e così mi tolsi la maglietta per lasciare che Itou controllasse cosa avessi.

“E ci credo che ti fa male!” affermò sconvolto.

“Perchè che cosa ho?”

“Hai un proiettile piantato nella spalla!” esclamò allarmato.

“Ah, deve essere successo quando quel mafioso mi ha sparato!”

“E per tutto questo tempo non te ne sei accorta?!” chiese allibito.

“Mi ha iniziato a dar fastidio solo adesso...”gli spiegai.

“E come dovrei togliertelo?”

“Non lo so, ma toglimelo!”

“Aspetta, aspetta...ho un compasso nella cartella...”

“Hai davvero intenzione di usare un compasso?”

“Sempre meglio di togliertelo a mani nude no?”

Lo lasciai fare, faceva dannatamente male, però c'era riuscito, dato che il proiettile non era molto in profondità.

Mi rimisi la maglietta e camminammo per i corridoi incontrando Sayoko e Yoto.

“Buongiorno!” ci salutarono allegramente.

“Com'è stata la prigione?” domandò Sayoko in vena di fare sempre dell'umorismo.

“Non è divertente!” esclamò Itou seccato.

“Che hai combinato stavolta?” domandò Yoto malpensante.

“Sembri mio padre...” commentò Itou seccamente.

Mi guardai attorno e incrociai Liriko, mi guardò con uno sguardo gelido e spaventoso, inoltre avevo notato che non aveva più le stampelle.

“Sei guarita” dissi correndogli incontro con entusiasmo, mi giunse spontaneo farlo, nonostante tutto quello che era successo eravamo amiche e poi lavorava per la Yakuza perché avevanp minacciato la sua famiglia, molto probabilmente io avrei fatto la stessa identica cosa, ma io potevo fermarla, si io dovevo riportala nella buona strada.

“Echiko...il fatto che io non abbia più le stampelle...non dovrebbe renderti felice!” disse freddamente, mi si raggelava il sangue nel vedere quegli occhi così gelidi e inespressivi.

Sembrava un'altra persona e non ricordarsi affatto di me.

“Liriko...noi due siamo amiche!” dissi energicamente sorridendole.

“Non so di cosa tu stia parlando!” disse in tono strafottente

I suoi occhi erano di un blu opaco, era diversa, come se le avessero' cancellato i ricordi.

“Non ti ricordi...io sono Aiko!” dissi guardandola.

“Non conosco nessuna Aiko...e adesso devo andare...” disse allontanandosi.

Ritornai nel punto in cui avevo lasciato gli altri, ero depressa, non si ricordava più di me, della nostra amicizia e non sapevo cosa fare per poterla aiutare.

“Perchè te ne sei andata senza dirci niente?” domandò Sayoko.

Non risposi alla domanda di Sayoko, ero troppo demoralizzata, a terra emotivamente e per nulla in vena di reggere una conversazione, tutta quella faccenda, io che ero un'arma, Liriko contro di me e che era a servizio della Yakuza...poi Itou...

In quel momento pensai anche a quel violino, già lo stradivari che avevo rotto, dovevo risarcire i danni au Kayashi dei soldi che avevo restituito alla scuola.

Tra i mille pensieri che mi ronzavano per la testa, quella era la minor preoccupazione, però ci tenevo a saldare i miei debiti e quando davo la mia parola, davo la mia parola!

Insomma non potevo tirarmene fuori...poi mi parve una buona idea, un buon modo per distrarmi da tutte quelle preoccupazioni.

Si iniziava dal problema più semplice, per poi risolvere quelli più complessi!

Per poterli risarcire, dovevo trovarmi un lavoro, cosa non molto facile per un robot.

“Yoto, dimmi una cosa...tu lavori in qualche bar giusto? Sai per caso se assumono robot?”gli domandai.

“Perchè hai intenzione di cercare lavoro?” mi domandò sorpreso.

Annuii.

“Non ci posso credere con tutto quello che è successo, stai pensando al fatto del violino!” disse Itou alterato.

“Ho dato la mia parola che vi avrei restituito i soldi...” dissi con decisione.

“Tu stai fuori!”urlò lui agitandosi.

Sayoko e Yoto ci guardavano con delle espressioni interrogative, non essendo al corrente degli eventi a cui Itou facesse riferimento.

“Comunque potremmo provare a vedere se ti assumono” disse Yoto sorridendomi.

Itou continuava ad assumere un espressione contrariata.

“E riguardo al club di musica, alla fine lo hai lasciato?” mi chiese Sayoko.

“Ancora no...” dissi tristemente, mi dispiaceva tanto rinunciarci.

 

Dopo la scuola, mi recai al bar in cui lavorava Yoto, sperando che mi avessero' assunto senza fare troppe storie, ma purtroppo non appena videro il braccialetto argentato sul polso storsero il naso dicendo di non poter assumere dei robot.

Gironzolai per le strade, c'erano per i vari quartieri dei muri nei quali appendevano gli annunci, li stavo leggendo uno per uno, c'erano varie offerte di lavoro, ma in tutte quelle offerte c'erano le seguenti affermazioni: “Esclusi i robot” ,” fatte eccezione per i robot”, “No robot!”.

Mi aveva stranito il fatto che Itou mi avesse permesso di andare al bar in cui lavorava Yoto senza fare troppe storie.

E adesso camminavo da sola per le strade, era da tanto tempo che non uscivo da sola, ero sempre abituata alla presenza di Itou e invece adesso ero completamente sola, questo mi faceva sentire indipendente.

Già, era strano, che mi avesse permesso di uscire da sola senza aver nulla da ridire!

Mi balzò alla mente l'idea di un piano di fuga, ma poi guardai il braccialetto sul mio polso, già quel braccialetto, me lo avrebbe impedito e poi...non ci tenevo più di tanto a scappare dai Kayashi.

Che stupida, avevo completamente perso la testa per il mio padrone, senza una vera ragione, ok era un bel ragazzo, ma a parte questo di Itou non sapevo che altro dire, non si poteva certo dire che fosse un ragazzo gentile, ma non avrei osato neppure dire che fosse cattivo...bè mi aveva spesso tirato fuori dai guai, quindi non doveva poi essere tanto male, no ecco...forse una cosa che mi piaceva di lui era il fatto che non mi elogiasse con parole e frasi sublimi e altisonanti su quanto fossi bella e su tante altre stucchevolezze, ma era passato direttamente ai fatti, cosa che in pochi ragazzi facevano di questi tempi.

Con i fatti intendevo tirarmi fuori dai guai, non credevo che altri nella loro stessa situazione mi avrebbero salvato la vita, neppure Yuki per quanto fosse innamorato, no, non lo credevo capace di una cosa del genere.

“Ah, adesso cosa centra Itou!” pensai tra me, tentando di scacciarlo inutilmente dai miei pensieri.

Avevo altre cose a cui pensare, dovevo trovare questo benedetto lavoro e poi avrei pensato al resto, si tipo al fatto che fossi un'arma da guerra per distruggere robot e che la mia migliore amica fosse diventata un robot che affiancava i miei nemici.

No, adesso non volevo pensare a queste cose complicate, dovevo pensare solo al lavoro.

Tra l'altro non avevo mai lavorato prima di allora,quindi era un'altra di quelle nuove esperienze che avrei fatto e l'idea mi piaceva, se non altro avrei aggiunto un'altra nuova esperienza a quella mia nuova vita tra cui quella della prigione, uccidere un robot e poi che altro? Ah si far sesso con Itou!

Gira e rigira i miei pensieri, mi riconducevano sempre a lui!

Partii alla ricerca di altre pareti con gli annunci, ma continuavano ad esserci quelle espressioni negative e contrarie all'assunzione dei robot.

“Razzisti di merda!” pensai demoralizzata, ma dopo un po' mi saltò all'occhio un annuncio interessante, non c'era scritto nulla riguardo ai robot, sperai che non si fossero' dimenticati di scriverlo o che non l' avessero' ritenuta scontata questa precisazione, dato che in tutti gli altri annunci c'era scritta.

“Bene!” dissi entusiasta segnandomi su un pezzo di carta la via per poter raggiungere il posto.

Si trattava di un lavoro come cameriera in un bar e non sembrava neppure tanto lontano dalla zona in cui mi trovavo.

Lo raggiunsi in breve tempo, anche se iniziò a venirmi l'ansia da prestazione, non avevo mai sostenuto un colloquio di lavoro in vita mia.

“Salve...” dissi entrando in quel grazioso bar, era davvero carino con le insegne dai colori vivaci e poi strapieno di disegni in stile manga.

“Salve...” mi sorrise una ragazza al bancone.

“Ecco io sarei venuta quel posto di lavoro...” dissi impacciata.

“Ah bene, finalmente...abbiamo davvero bisogno di personale!” disse allegramente.

La guardai con più attenzione era una ragazza molto carina, sembrava quasi una bambina, anche nel modo di atteggiarsi e anche la voce era molto dolce e modulata, in più con quella divisa rosa confetto, sembrava ancora più infantile.

Dopo un po' notai che possedeva anche lei un braccialetto argentato al polso, ma non riuscivo a vedere bene cosa ci fosse scritto.

“Vado a chiamare la mia padrona, così ti metti d'accordo con lei...” disse sorridendomi con dolcezza.

Era molto carina e gentile, eppure quelle sue espressioni e quei suoi sorrisi, mi sembravano così forzati e fasulli, come se fossero' tutta una caricatura.

Poi mi soffermai sul fatto che avesse detto la mia padrona, quindi era un robot?

Dopo un po' comparve la proprietaria del locale, era una donna di all'incirca una trentina d'anni, di un aspetto comune, non notavo nulla di particolare in lei, avrei potuto confonderla con un centinaio di altri visi, però indossava dei vestiti molto appariscenti per la sua età, aveva una minigonna a jeans molto corta e una maglietta di un rosso acceso con una scollatura a v che non lasciavo spazio all'immaginazione.

In più stava fumando una sigaretta non curandosi affatto che nei posti chiusi nella maggior parte dei locali fosse vietato farlo.

Un cliente seduto su un tavolo abbastanza vicino al bancone si lamentava per la puzza di tabacco e del fatto che gli arrivasse tutto il fumo in faccia.

“Stammi a sentire questo è il mio locale, e le regole qui le stabilisco io...se non ti piace il fumo in faccia vattene in un altro locale!” disse lei senza mezze misure.

“Vaffanculo troia!” la insultò.

“Juishi buttalo fuori!” disse rivolgendosi ad un ragazzo dall' aspetto impeccabile, da qualunque angolazione lo si guardasse era bellissimo e imponente.

Il ragazzo invitò il cliente a lasciare il locale, sotto lo sguardo di tutti gli altri clienti che non sembravano tanto stupiti dal comportamento della proprietaria.

 

“Tu sei qui per un posto di lavoro giusto?” mi chiese squadrandomi dalla testa in giù.

Annuii imbarazzata, mi metteva in soggezione il fatto che mi stesse analizzando accuratamente, come se dal mio aspetto stesse già decidendo se assumermi o meno.

“Sei un robot giusto?” disse notando il braccialetto.

“E' un problema?” domandai.

“No, figurati, come puoi notare in questo locale, sono l'unico essere umano, gli altri due che lavorano sono due dei miei robot Juishi e Nadine” dichiarò, poi aggiunse “L'unica cosa è che non posso assumerti senza il consenso del tuo padrone...”

“Ah” esclamai perplessa, non era affatto sicura che Itou avesse acconsentito.

“Torna domani con il tuo padrone...se lui ti dà il suo consenso, per me sei assunta” concluse.

Ero incredula non credevo potesse essere così semplice venir assunti, pensavo che avrei dovuto sostenere un colloquio, un periodo di prova e invece niente di tutto questo, bastava semplicemente ottenere il consenso dal mio padrone...già quello era l'unico grande ostacolo!

Itou non me me l'avrebbe mai permesso, aveva già assunto un atteggiamento contrario riguardo questa faccenda del lavoro.

Tornata a casa, guardai un po' di tv sdraiandomi nel letto, parlavano di quella sommossa avvenuta il giorno precedente.

Dopo un po' sentii bussare alla porta, ero certa che non fosse Itou, lui non era solito a bussare, entrava direttamente, non usava attenersi a certe cortesie, quindi pensai per l'esclusione che potesse trattarsi di Isae o del signor Kayashi.

Mi ricomposi dato che ero sbracata nel letto e mi limitai a dire “ Avanti...”

Era il signor Kayashi, sembrava sovrappensiero, da quando lo conoscevo aveva sempre un espressione come quella o comunque era sempre accigliato e corrucciato, quindi niente di nuovo pensai,ma dal suo viso delineai anche una certa preoccupazione e irrequietezza che non avevo mai visto.

“Echiko...sono qui per parlarti di una cosa...” disse guardandomi con attenzione.

“Si, mi dica...” dissi sorpresa.

“Sembra che quel robot dagli occhi blu sia il robot che hanno intenzione di usare per attaccare il governo” disse lui incontrando il mio sguardo.

“Lydia?” domandai sconvolta.

“Esatto, proprio lei...” disse annuendo con il capo.

“Ma lei è...” dissi non riuscendo a terminare la frase.

Non potevo credere che mi sarei di nuovo scontrata con Liriko, con la mia migliore amica.

“Sembra che le abbiano fatto degli ulteriori esperimenti per renderla più forte...” dichiarò.

“E che cosa hanno intenzione di fare?” domandai perplessa.

“Credo che abbiano già capito che sei tu l'unico ostacolo per poter ottenere il pieno controllo del governo, quindi sicuramente mireranno a te... come hanno già fatto per tutto questo tempo...solo che prima credevano che fosse Itou...”

“Non può dirmi delle cose come queste come se niente fosse, maledizione...” dissi furibonda.

“Mi dispiace...per tutto questo tempo ho temporeggiato a dirvi la verità e non so neppure io il perché... forse perché Itou sembrava essersi affezionato particolarmente a te e dargli pure quest'altra brutta notizia non mi sembrava il massimo...e poi bè ecco...non ti credere che per me sia bello vedere una ragazza con un aspetto del tutto umano diventare un'arma per uccidere...”

“Mi sembra il colmo un discorso del genere detto dall'uomo che mi ha trasformato in un'arma per uccidere!” dissi rabbiosa.

“Spesso la gente si trova costretta a fare cose spiacevoli per delle giuste cause...ma non credere che questo mi renda orgoglioso di me stesso...” ammise con un espressione angustiata impressa nel viso.

 

Sapere che il destino del governo giapponese fosse nelle mie mani, cioè che dipendesse tutto da me, mi metteva agitazione, iniziavo davvero a pensarci sopra e a capire il senso di tutto questo.

Se io mi fossi rifiutata di uccidere Liriko, la yakuza avrebbe preso il pieno potere attraverso un colpo di stato e questo sarebbe stato un bel problema, si trattava di malavitosi al potere, che potevano stabilire leggi a proprio vantaggio o addirittura sovvertire l'ordinamento, cambiare forma di governo ed introdurre persino una dittatura.

Dopo aver acquisito il controllo del governo, avrebbero potuto fare qualunque cosa ed ero più che certa che non avrebbero neppure riconosciuto i diritti che avevano promesso ai robot, si prendevano soltanto gioco di loro per potersi servire del loro aiuto.

Non potevo permettere che tutto ciò accadesse, la mia rettitudine me lo impediva.

E poi ci pensai sopra, avevo sempre voluto far qualcosa di straordinario, avevo sempre desiderato far qualcosa per poter aiutare gli altri e per migliorare qualcosa in questo mondo, ma poi crescendo mi ero resa conto che non potevo far nulla e mi ero rassegnata rendendomi conto che ero impotente, che non potevo far nulla per cambiare e migliorare qualcosa.

Ma adesso, io ero la sola, che poteva cambiare qualcosa, che poteva fermare Liriko e la Yakuza...

Avevo sempre desiderato far qualcosa di straordinario per il bene degli altri, ma adesso che ero nelle condizioni di farlo ero in procinto di tirarmi indietro, di voltare le spalle a questa città che aveva bisogno di me.

“Wow potevo quasi definirmi un'eroina” pensai iniziando quasi a gasarmi, ma l'eccitazione iniziale mi passò dopo due secondi, ero certa che l'epilogo di tutta quella faccenda sarebbe stato terribile.

 

Intanto quest'altra rivelazione si accodava a quell'altra, al fatto che fossi un'arma per uccidere, perché nei giorni a seguire non ci fu nessun attacco da parte di Liriko, anzi sembrava per ora tenersi alla larga da me.

Io presi a lavorare a quel bar, Itou alla fine aveva fatto poche storie e aveva dato il suo consenso.

Era diventato insolitamente accondiscendente nei miei confronti, tutto ciò mi straniva, forse il fatto che io fossi stata creata per uccidere i robot della Yakuza, quella rivelazione doveva aver suscitato in lui dei sentimenti pietosi per me, per la mia condizione e così mi lasciava fare tutto quello che volessi senza dire una parola.

Iniziava sul serio a darmi sui nervi questo suo cambiamento repentino, forse lo preferivo di gran lunga quando faceva il prepotente.

Comunque a lavoro, mi trovavo bene, avevo pure fatto amicizia con Nadine e Juishi, erano i due robot della proprietaria, che lavorano anche loro come camerieri.

Nadine era quella ragazza dal viso dolce e paffuto da sembrare una bambina, mentre poi c'era Juishi che aveva la pelle bianca come la neve e in contrapposizione i capelli e gli occhi neri, però questo suo caratteristico contrasto di bianco e nero risultava gradevole all'occhio di molte ragazze.

Molte clienti venivano solo per farsi servire da lui e per sbavargli davanti, lui non le considerava neanche, manteneva una certa cortesia professionale, ma a parte quella non si sbilanciava più di tanto.

“Voglio anch'io un robot come quello...che figo!” gli sentivo dire.

“Maniache esaltate!” commentava a bassa voce.

Era un tipo simpatico, mi dava a parlare nella pause pranzo.

Si entrava facilmente in confidenza con un tipo come lui, trasmetteva sicurezza e fiducia, anche perché non si creava il benchè minimo problema nell'entrare in intimità con le persone.

Quando la proprietaria lasciava il locale sotto il suo stretto controllo, lui ne approfittava per potersela prendere comoda e mi dava a parlare mettendo in cattiva luce la propria padrona.

Mi faceva ridere il modo in cui sparlasse di lei, non ci vedevo neppure l'ombra di cattiveria nelle sue parole, mi sembrava soltanto spiritoso.

Quel giorno stava accadendo la medesima cosa, mi stava di nuovo parlando di lei durante una pausa pranzo:

“E' un assatanata di sesso...” disse scocciato.

“Perchè?” domandai curiosa.

“Mi costringe a pratiche strane...sadomaso e altra roba simili...” diceva annoiato.

Scoppiai a ridere, non riuscivo ad immaginarmela con frustini e robacce del genere, o forse si, dopotutto era una donna scontrosa e irascibile, un donna troppo emancipata, forse più del normale fino a raggiungere livelli di sopraffazione nei riguardi del genere maschile.

“Ed il tuo padrone, anche lui ti fa fare cose strane?” mi chiese.

“Ma no, nulla del genere...” dissi non volendo neppure immaginarmi quel genere di cose.

“Sul serio?” mi chiese incredulo.

Continuava ad insistere su quel punto del tutto esterrefatto “ Niente bondage,frustini e roba simile?”

“No...” dissi ridendo per l'assurdità delle immagini che mi stavo figurando in testa.

“No, sul serio mi stai dicendo che il figlio del signor Kayashi Iroto, non ha nessun tipo di depravazione particolare?”

“No, nessuna...almeno che io sappia...” dissi un po' a disagio.

A quanto pare Itou, dato che era figlio di un famoso scienziato era abbastanza conosciuto, ma non godeva di ottima fama, il ritratto che tutti si erano fatti di lui era di un ragazzo capace di qualunque tipo di depravazione, ma in verità, mi sembrava che tutto quello che si pensasse e dicesse di lui, superasse il limite dell'immaginazione.

Molto probabilmente era questo che Itou intendeva dirmi quando diceva di non fare dichiarazioni ai giornalisti, doveva conoscere bene la loro tendenza ad ingigantire la gravità dei fatti e di come massacrassero' l'immagine delle persone senza alcuno scrupolo.

“Dai, insomma Kayashi Itou, l'immagine stessa della depravazione...immagino che di cose strane ne faccia molte...” disse lui non volendo credere a quello che avessi detto.

“Ti dico di no...” dissi iniziando a perdere la calma.

“Dai qualcosa di strano te l'avrà pur fatta fare...” disse con un sorriso malizioso.

“Ti ho detto di no!” dissi infastidita.

“Ah, bè allora ti invidio...io con tutti gli esseri umani con cui sono entrato in contatto...avevano sempre qualche cosa di sconcertato e depravato da farmi fare...” dichiarò.

“Perchè scusa...non hai una padrona fissa?” gli domandai confusa.

“Adesso, ma prima no, ero un robot a noleggio...” ammise scocciato.

“Sul serio, una specie di gigolò?” gli domandai scandalizzata.

“Gigolò a causa degli esseri umani e delle loro idee perverse...”

“Ma erano solo donne quelle che ti facevano fare queste cose?” mi azzardai a domandare.

“No, anche uomini...oh guarda li ho beccati di tutte le categorie...” disse ridendo.

Dopo un po' si intromise Nadine dicendo con amarezza “Gli esseri umani sfogano su di noi tutte le loro recondite depravazioni ”

“Con un proprio simile non avrebbero il coraggio di svelare certe loro perversioni, mentre con noi non si creano alcun problema...sanno che il dovere di un robot è di assecondarli...” disse Juishi.

Li osservavo perplessa, stavano parlando di cose che non conoscevo affatto, non mi ero mai trovata nelle situazioni di cui parlassero e ne ero felice, iniziavo a ritenermi molto fortunata.

Dopo un po' tornammo a lavorare servendo ai tavoli, staccammo prima che si facesse sera, arrivai appena in tempo per la cena.

“Com'è andata a lavoro?” mi domandò il padre di Itou,mentre mangiavamo sushi e tante altre prelibatezze.

“Bene, molto bene...” rispondevo sempre così a quella domanda.

“Echiko... non ti strafogare...” disse Itou per punzecchiarmi.

“Senti...dopo aver lavorato tanto, ho bisogno di rimettermi in stesso...quindi non rompere!” dissi irritata.

“Guarda che la sorte del governo giapponese pesa su di te...non puoi diventare un robot ciccione che neppure si può muovere dalla sedia...” continuò a stuzzicarmi, sembrava divertirsi parecchio.

Era la prima volta che faceva dell'ironia su quell'argomento, per tutto quel tempo sembrava averlo evitato.

“Itou ha ragione non strafare!” disse il padre lasciandosi scappare un sorriso.

“Diventerà il famoso robot ciccione dei Kayashi...Echiko la cicciona...” continuò a ironizzare.

“Ma che cavolo di problemi hai?” domandai indispettita.

“Itou è fatto così, è il suo modo per attirare la tua attenzione...” si intromise Isae.

“La mia attenzione?” domandai sorpresa.

“Isae, la pianti di dire cazzate...vedi cucirti quella cazzo di bocca!” disse Itou avvampando dalla rabbia e da non so cosa, imbarazzo?

No, perché mai doveva essere imbarazzato?!

“Itou non essere maleducato!” lo rimproverò il padre.

Isae e il signor Kayashi non si erano ancora chiariti, percepivo nello sguardo di lei un certo risentimento nei suoi confronti per la faccenda del braccialetto, infatti non gli rivolgeva la parola, non che altre volte avessero' mai chiacchierato allegramente davanti a me e a Itou.

Suo padre mi sembrava una persona molto riservata, sopratutto riguardo la relazione che avesse con Isae, forse come forma di delicatezza nei confronti Itou, che si era sempre mostrato contrario alla loro relazione amorosa.

E poi anche Isae non capivo perché avesse quell'atteggiamento così formale nei suoi confronti, insomma erano assai intimi, eppure lo aveva sempre chiamato in tono rispettoso:“Kayashisama”

Iniziavo a nutrire dei dubbi sul loro rapporto, forse era classificabile come un semplice rapporto tra padrone o robot o addirittura in questo caso tra scienziato e la propria creazione.

C'era sempre stato un marginale distacco tra loro due, mai un qualche accenno di effusione in pubblico, solo quando Isae stava male lui la prendeva in braccio e lasciava trasparire un certo affetto nei suoi confronti, oppure quando avevano litigato, ma a parte in quei rari casi il padre di Itou non si era mai sbilanciato davanti agli altri, come se si vergognasse dei suoi stessi sentimenti.

“E tu piantala di fare l'emblematico!” disse rivolgendosi scocciato al padre.

“Non so di cosa tu stia parlando...” rispose disorientato.

“Oh, andiamo questi vostri musi lunghi...basta davvero così poco per farvi litigare” disse Itou seccato.

“Non sono cose che ti riguardano!” disse il padre infastidito.

“Sarebbe molto più semplice se tu fossi onesto e dicessi le cose come stanno, invece di tenerti sempre per te le cose...” si rivolse Itou al padre.

“Kayashisama di cosa sta parlando?” chiese Isae domandandogli una spiegazione.

“E anche tu! Hai intenzione di chiamarlo per tutta la vita a quel modo?” domandò irritato.

“A quel modo come?” domandò Isae stralunata.

“Kayashisama...Kayashisama...” disse beffeggiandola.

In effetti era proprio quello a cui stavo pensando, perché continuava a chiamarlo a quel modo? Ma un'altra cosa che mi sorprendeva era Itou, sembrava che stesse cercando di farli riappacificare.

“Itou basta così!” esclamò il padre con un espressione indefinibile.

“Oh avanti...vorresti dirmi che ti piace essere chiamato in quel modo?” domandò con acceso sarcasmo al padre, che rimase in silenzio, sembrava non saper cosa rispondere.

“Vedi Isae ti lamenti del fatto che ti tratti come un robot, ma tu chiamandolo a quel modo non lo tratti forse come un padrone? E poi ha già le sue crisi di mezza età, in più tu sei così giovane e lo chiami pure a quel modo, facendolo sentire più vecchio di quanto non lo sia...insomma cerca pure tu di metterti nei suoi panni...”

“Mi dispiace, io non credevo che a Kayashisama.... cioè volevo dire che a te Iroto, desse fastidio...”

Lo aveva chiamato per la prima volta per nome, il padre come un ragazzino arrossii e anche lei sembrava abbastanza a disagio.

“Altra cosa vuoi spiegarle quel fatto del braccialetto!” disse Itou sbuffando.

E alla fine riuscirono a chiarirsi ed era tutto merito di Itou.

Non potevo crederci che lui li avesse fatti riappacificare per tutto quel tempo si era sempre mostrato contrario a quell'unione.

Pensai di congratularmi con lui per quello che avesse fatto e poi non so ero curiosa di sapere per quale motivo avesse improvvisamente cambiato bandiera.

Bussai alla porta della sua stanza senza ricevere risposta, “Ei perché cavolo non rispondi, vedi che sto entrando!” dissi avvertendolo.

Lo trovai davanti al computer intento a guardarsi un film, bè era strano di solito guardavo solo robaccia porno.

Era una mia impressione o stava avvenendo una strana trasformazione in lui?

Interruppe subito il film non appena mi vide entrare come se fosse stato scoperto mentre stava facendo qualcosa di illegale.

“Che cosa stavi guardando?”domandai incuriosita.

“Niente di che'...” disse come se stesse nascondendo qualcosa di scabroso.

Ma era strano da un tipo come lui, non aveva mai interrotto la visione dei suoi film porno quando entravo nella stanza, quindi la cosa mi dava molto da pensare e mi iniziava anche a preoccupare, peggio dei film porno cosa poteva esserci? Ripensai alle parole di Juishi, che anche lui avesse una depravazione recondita che tenesse ben nascosta persino a me?

Dopo un po' adocchiai sulla scrivania la custodia aperta di un dvd, lessi il titolo rimanendo alquanto scioccata :“Cime tempestose?”

“Non è come pensi...” disse in modo un po' goffo e con un leggero rossore sul viso.

Scoppiai a ridere domandandogli se stesse bene.

“Sto benissimo!” diceva lui irritato.

“No, sul serio...da quando in qua guardi cime tempestose?”

“L'attrice che fa Cathrine è arrapante...” disse per giustificarsi, sembrava vergognarsene come se avesse fatto una cosa mortificante, era assurdo...se lo avessi scoperto mentre guardava un film porno, non se ne sarebbe affatto vergognato.

“Uhm non mi hai convinto...proprio per niente” dissi ridendo, mi divertiva la sua espressione, sembrava veramente a disagio, come se fosse una cosa troppo umiliante.

“Ma volevo capire... che cosa ci trovate voi ragazze in questa robaccia...” disse in tono critico.

“Guarda che non c'è niente di male se ti piace cime tempestose, anzi...potrebbe solo essere una cosa da apprezzare...”

“Non mi piace...è una storia talmente deprimente...insomma cioè alla fine riescono a stare insieme soltanto quando muoiono...”

“Ah, però la storia la sai tutta” dissi ridendo.

“Onestamente non so che diavolo mi prenda...in questi giorni mi sto rammollendo il cervello...” ammise.

“Ah, dai...non sarà la fine del mondo se per una volta non guardi film porno!” dissi divertita, mi faceva ridere, si stava seriamente preoccupando di se stesso.

“No, è che cazzo...ho all'incirca 70 film porno ancora da guardare...ed io mi guardo sta roba deprimente da ragazzette cerebrolese...” disse contrariato.

“In pratica i produttori dei film porno campano grazie a te!” dissi ridendo.

“Può essere...sono uno dei loro migliori clienti!” lo diceva come se fosse una cosa di cui vantarsene.

“Sei scandaloso!” lo additai.

Incominciavo a chiedermi che cosa ci trovassi in un ragazzo simile, depravato fino al midollo e dipendente da film porno...Non c'era nessuna ragione in particolare, perché lui potesse piacermi, non aveva senso...è più non ne trovavo il senso è più mi piaceva,dovevo essermi rimbambita il cervello.

“Comunque perché sei venuta?” mi domandò curioso.

Ma subito dopo non mi diede modo di dire una sola parola e disse “Ah, aspetta...giusto il nostro accordo! Da quando lavori, non fai altro che trascurare il tuo padrone... E il nostro accordo non è stato rispettato!” diceva maliziosamente spogliandomi con lo sguardo.

Non aveva guardato il suo film porno giornaliero, però era maniaco e allupato come al solito.

“Ti stai facendo delle idee sbagliate!” esclamai con fermezza.

 

Uffa, ma che cazzo mi era passato per la testa, perché avevo stretto quello stupido e folle accordo con lui? Avrei tanto voluto trovare una macchina del tempo per tornare indietro e porre rimedio alla stupidaggine che avevo fatto.

 

“Allora spiegami perché un robot dovrebbe introdursi nella stanza del proprio padrone dopo cena?” domandò ancora malpensante.

“Ah, insomma...non è come pensi...volevo solo congratularmi con te...per come ti sei comportato con Isae e tuo padre, è stato grazie a te se hanno fatto pace...” dissi incespicando tra le parole, non sapevo perché ma iniziavo ad essere persino io meno convinta di quello che affermassi.

 

“Dai, Echiko, mi vuoi far credere che sei così ingenua da introdurti nella mia stanza a quest'ora per una cosa così stupida?” domandò in tono irriverente mettendomi in difficoltà.

Iniziavo a dubitare io stessa della ragione per cui mi fossi diretta speditamente dentro la sua stanza,incominciai a pensare e a richiamare dentro la mia testa quell'episodio che avrei dovuto dimenticare, non potevo di nuovo far sesso con lui...eppure lo avevo fatto e avevo pure stabilito un patto come quello con lui.

“Dai, è inutile che ti reprimi...sei attratta da me sessualmente...” disse sorridendo.

“Ti sbagli...” avvampai.

“Non puoi lottare contro te stessa...e reprimere quello che senti...” disse ancora mettendomi con le spalle al muro.

Mi dava sui nervi, perché purtroppo ci aveva per davvero preso, ne ero follemente attratta più di quanto lui avesse affermato.

“Ma guarda che sei tu ad essere attratto da me...” esclamai in mia difesa.

“Ah ma io non lo nego, sei molto sexy...” disse in tono roco.

 

Dopo un po' si alzò dalla sedia e mi raggiunse, rimasi immobile senza trovare la forza di far nulla.

Lui mi tolse la maglietta di dosso.

“Che... che stai facendo?” balbettai impallidendo con il cuore che mi esplodeva fuori dal petto.

“Girati...” propose.

“Eh?” dissi scandalizzata, la situazione era assai ambigua.

Mi afferrò poi per il braccio facendomi girare, io tentai di liberarmi dalla sua stretta ma le scosse mi percorsero' tutto il corpo.

Mi ritrovai a far un sospiro di sollievo quando capii che stava solo guardando la mia ferita sulla spalla sinistra.

Suo padre mi aveva messo una benda e la ferita sembrava farmi meno male, anche se c'erano stati giorni in cui mi aveva fatto malissimo, sopratutto nei giorni di duro lavoro in cui avevo sforzato molto la spalla.

“Ti fa ancora male?” domandò levandomi la benda che suo padre mi aveva messo giorni fa.

“Un po'...” ammisi ancora in completo disagio, non capivo che avesse in mente.

“Meglio cambiarla questa benda...” disse e dopo un po' me ne mise un'altra disinfettando la ferita.

“Grazie...” affermai sorpresa da quel suo gesto.

Ma quando ero sul punto di raccogliere la maglietta da terra, lui mi si parò davanti e mi ritrovai le sue labbra a un millimetro di distanza dalle mie.

“Cazzo a maggior ragione che ero innamorata di lui...non potevo di nuovo far sesso con lui...sarebbe stato troppo degradante per me...lasciare che si prendesse gioco di me...” pensai tra me udendo i compulsivi battuti del mio cuore.

Lui si avvicinava ed io mi allontanavo.

“Oh insomma...abbiamo fatto un accordo!” disse scocciato.

“Non posso sarebbe troppo degradante per me rifare sesso con te...” dichiarai.

“Degradante?!” ringhiò inferocito.

“Ah certo per te è degradante scopare con uno come me!” proseguii rabbioso.

“Non è questo che intendevo...” dissi abbassando lo sguardo, piombai in uno stato di indecisione, una parte di me avrebbe quasi gridato: “ Pezzo di idiota non posso farlo perché sono innamorata di te, non so come e perché, ma è questa la verità” e l'altra, l'altra avrebbe continuato a negare fino all'ultimo.

“Sai sospettavo che non ti saresti attenuta al nostro accordo” disse lasciando trapelare un sorriso beffardo sulle labbra.

Dopo un po' tirò fuori da un sacchetto, poggiato sul pavimento, un violino dal legno molto scuro.

Lo guardai interrogativa.

“Bè questo è per te...è molto resistente...non ti si romperà tra le mani, l'ho fatto costruire apposta per te!” disse con naturalezza porgendomelo.

“Aspetta...che significa?” gli chiesi interdetta, speravo di aver capito male.

“Tu ci tieni molto a suonare il violino...giusto? E poi dai non credo sia così terribile venir a letto con me” disse ancora con naturalezza, come se fosse normale fare quel genere di discorsi.

“Quindi stai per davvero cercando di comprarmi?” esclamai con ripugnanza.

“Oh avanti, questa è una cosa a cui tieni molto.. tu non vuoi abbandonare il club di musica giusto? Quindi vieni a letto con me e questo violino sarà tuo...”

“Sei disgustoso! Non ti vergogni a farmi dei discorsi del genere?”gli urlai contro.

“Sei già venuta a letto con me... e per giunta gratuitamente, adesso ti propongo una condizione vantaggiosa...quindi perché ti fai tutti questi problemi?” mi domandava, come se non capisse affatto perché rifiutassi la sua offerta.

“Per chi cazzo mi hai preso, per quelle puttane che ti sbatti...non sono come loro! Io ho una mia dignità, ho dei sentimenti...per la miseria!” gridai rabbiosa.

“Ok...ho sbagliato regalo...” disse come se non avesse neppure ascoltato una parola di che quel che avessi detto poi mi domandò “Che cosa vuoi?”

Ero seriamente delusa e incominciavo a chiedermi che cosa ci trovassi in un ragazzo come lui? Perché dovevo perdere la testa per una persona disgustosa e vuota come lui!

“Non voglio niente!Niente!” urlai furibonda scadendo su quel “ niente”.

“Sono disposto a qualunque cosa...puoi chiedermi tutto quello che vuoi...” di colpo si era fatto serio e la sua espressione era diversa, sembrava quasi disperato e supplichevole.

Stava diventando penoso da guardare, come se elemosinasse quella notte di sesso più di qualunque altra cosa al mondo e iniziai a chiedermi perché uno come Itou, si stesse mettendo in ridicolo davanti al suo stesso robot?

Non era da lui!

Lui era un tipo orgoglioso, non faceva cose del genere e poi poteva avere ragazze più belle di me ai suoi piedi, mi faceva impressionare da vedere, era patetico, dolcemente patetico.

No, non c'era niente di dolce, era solo assatanato e non doveva essere abituato a qualcuna che gli dicesse di no e non riusciva a sopportarlo.

Uscii dalla stanza distogliendo lo sguardo dal suo, aveva un espressione così misera e deprimente, temetti per un momento di cedere non tanto per il violino, ma per quella sua tristezza e angoscia impressa sul viso, come se far sesso con me potesse essere la sola cosa che potesse farlo felice.

Ma era meglio non farsi illusioni, doveva soltanto esserci qualcosa di malato e insano in lui, una specie di dipendenza dal sesso, si sarebbe fatto chiunque e avrebbe supplicato qualunque altra ragazza, come stava facendo con me in quel momento.

Ma allora perché si stava fissando con me? Perché? E poi per quale ragione un patto come quello con me?

Continuava a rimanere un mistero cosa gli passasse per la testa e poi perché stava guardando “Cime tempestose?”

Uhm a pensarci bene, era tra i miei film preferiti e lo aveva scritto sul mio diario.

Presi il diario dalla copertina azzurra sul quale per molto tempo, avevo scritto gran parte della mia vita da umana.

Già c'era proprio una pagina nel quale avevo citato quel film, era proprio come pensavo.

Improvvisamente mi balenò per la testa l'idea che lo stesse guardando per quel motivo, perché era il mio film preferito?!

E poi ripensai di nuovo alla lettura dei suoi pensieri, possibile che il macchinario di Liriko fosse per davvero guasto? Ma un ragazzo innamorato farebbe proposte squallide come quelle alla ragazza di cui è innamorato? No, non lo credevo possibile!
Il nostro rapporto era solo quello di un robot e il suo padrone, no anzi peggio quello dell'arma e il suo proprietario...e caricatore di energia?

 

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Capitolo 25
*** la morte di Hikari ***


Ero tornata nella mia stanza scossa da quello che fosse appena accaduto, non potevo crederci che Itou potesse arrivare a tanto.

L'idea del violino, di poterlo suonare e che non mi si sarebbe frantumato tra le mani,dovevo ammettere che mi aveva quasi per un attimo tentato, era una di quelle cose che avevo sempre desiderato, insomma il mio sogno nel cassetto da quand'ero bambina.
La mia passione per il violino aveva delle origini molto semplici: alle elementari le maestre ci portarono a teatro per seguire un concerto dal vivo di un violinista molto affermato.
Non ricordavo il nome del violinista, ero piccola e i miei ricordi di quel periodo erano abbastanza sbiaditi, non ricordavo neppure il brano musicale che suonò, però quello che non avevo affatto dimenticato erano le emozioni che mi aveva trasmesso, potevo ancora sentirle come se le stessi provando in quel preciso momento.
Era la sola cosa di cui mi potesse importare, la sola cosa che poteva rendere migliore la mia vita da robot, anche se dovevo ammetterlo, forse essere un robot non era così male.
Ma la mia dignità, il rispetto che avevo di me stessa e dei miei sentimenti mi impediva di abbassarmi ai suoi vili ricatti.
Era stato vile e scellerato, eppure in un certo qual modo mi ero quasi sentita lusingata dal fatto che potesse spingersi a tanto per me, no ma che stavo dicendo, lo avrebbe fatto con qualunque altra ragazza.
Era meglio non farsi sciocche e inutili illusioni...
I miei pensieri furono interrotti dal tenero miagolio di Miamoto, accarezzai il suo pelo nero e mi trovai il suo sguardo addosso.
Mi parve quasi la reincarnazione di Itou in versione gatto, ma guardandolo attentamente i suoi occhi erano differenti, c'erano delle sfumature giallastre e verdi sulle pupille, mentre gli occhi di Itou erano chiaramente verdi.
Anche il taglio degli occhi era completamente diverso, Itou aveva degli occhi a mandorla molto grandi, mentre il gattino aveva dei piccoli e teneri occhietti
Mi addormentai con il pensiero dei suoi occhi scolpiti nella mente, era difficile riuscire a toglierseli dalla testa, esercitavano un qualche potere particolare su di me: mi incantavano.

Mi svegliai in un bagno di sudore, avevo sognato quello che sarebbe accaduto accettando la proposta indecente di Itou.
Si, insomma, avevo fatto un sogno erotico, per farla breve.
Pensai che ci volesse una bella doccia fredda per lavare via i sconci pensieri di quella notte.
Mi infilai subito dentro la doccia.
L'acqua era gelata.
Rabbrividii dal freddo, però mi parve la giusta punizione per aver solo sognato una cosa del genere e poi l'acqua ghiacciata sembrava un buon modo per purificare la mente e il corpo.
Un processo di purificazione interminabile, perché non appena interrompevo il getto d'acqua riaffioravano i ricordi di quel sogno e quindi riaprivo bruscamente il getto d'acqua per obbligare la mia testa a destarsi da tali pensieri “illeciti”.
Dopo essermi vestita e sistemata, uscii dalla stanza diretta verso la cucina.
Il padre stava facendo colazione insieme ad Isae, mentre di Itou neppure l'ombra.
Mi sentii del tutto fuori luogo, in quell'insolita atmosfera romantica che aleggiava fra quei due, non li avevo mai visti in così perfetta armonia, avevano tutti e due un sorriso stupido scolpito sulla faccia.
Lui leggeva il giornale, mentre lei seduta accanto a lui lo imboccava di biscotti al cioccolato poi gli faceva qualche domanda riguardo le notizie che stava leggendo.
Non si scomposero' affatto dalle loro attività nel vedermi arrivare, anzi mi sentii bellamente ignorata.
Dopo un po' mi azzardai a chiedere di Itou, dopo aver trangugiato qualche biscotto.
“Non si è ancora svegliato...” disse il padre con una certa calma impressa nel viso, sembrava ebete, era troppo preso dalla sua situazione sentimentale armoniosa per curarsi di tutto il resto.
Fortunatamente Itou dopo un po' fece la sua comparsa, prese appena un biscotto e poi mi fece un semplice cenno con lo sguardo per dirmi di andare, non ci parlammo neanche.
Era già poco comunicativo di suo sopratutto la mattina presto e dopo i discorsi del giorno precedente dubitavo che mi avrebbe rivolto la parola, del resto neppure io ero disposta a sostenere una conversazione con lui, ero arrabbiata e non facevo altro che trucidarlo con lo sguardo.
Non tirava una bella aria fra di noi, dopotutto tra di noi era sempre stata così una continua lite e incomprensione, forse troppo diversi e in altre cose troppo uguali per andare d'accordo.

A scuola non c'era lezione, riunirono tutti gli studenti della scuola in un aula molto grande.
Domandai a Sayoko che aveva preso posto accanto a me di che cosa si trattasse.
“Vedi l'anno scorso una studentessa si è buttata giù del terrazzo della scuola...e oggi avrebbe compiuto 18 anni...e così hanno deciso di organizzare una commemorazione per lei” mi spiegò.
Rimasi scioccata e rammaricata da quella rivelazione e gli domandai se la conosceva, lei mi rispose di no che era di un'altra classe e che la conosceva solo di vista.
Poi Yoto seduto accanto ad Itou nei posti dietro i nostri, si rivolse ad Itou: Tu, Itou conoscevi Motoko Hikari?”
“No, per nulla!” rispose in tono nervoso, rabbuiandosi.
Aveva avuto una reazione insolita, come se fosse spaventato e turbato da qualcosa.
Ma dopo un po' io e Sayoko ci rigirammo, dato che una ragazza con il microfono prese a parlare.
“E' passato solo un anno dalla sua morte, eppure ...è strano, mi sembra ancora di vederla che mi saluta sorridendo, penso che l'immagine di lei che mi saluta, rimarrà sempre indelebile nei miei pensieri”disse lasciando cadere una lacrima dal viso, se l' asciugò e riprese a parlare:
“Le volevo molto bene era tra le mie migliori amiche e poi era così straordinaria, riusciva a vedere la bellezza in ogni piccola cosa... Viveva in un mondo tutto suo, spesso non veniva compresa dagli altri per questo suo modo di essere e amava molto la poesia, anche se spesso le sue poesie non venivano apprezzate e comprese al club di poesia”.
Anche se scriveva con molta semplicità, c'era qualcosa di controverso ed emblematico in quel che scriveva...”
Dopo un po' disse “Al club di poesia, una volta proposi di fare una sfida di citazioni...ognuna di noi doveva scrivere la citazione più bella, ricordo che Hikari non vinse...la sua citazione venne scartata, però ricordo che rimase impressa nella mente : Non esiste cosa più bella di un fiore, che per amore
si lascia sopraffare dal male”
Poi dopo un po' si mise a parlare uno studente dall'aspetto un po' bruttino e trascurato, portava degli occhiali da vista molto spessi e aveva tutta l'aria di essere un ragazzo secchione e sfigato.
Lesse una poesia scritta di suo pugno per Hikari, sembrava molto preso da quella lettura e la sua voce era triste e devastata dal dolore, come se non si fosse ancora ripreso dallo shock della morte di lei.
C'era una certa tenerezza e profondità nei primi versi, come se lui ed Hikari fossero' molto intimi e mentre leggeva il suo sguardo sembrava andare altrove, forse riportava alla mente il ricordo di lei, poi leggeva e interpretava la poesia con una tonalità chiara e di grande impatto espressivo, tanto che le mura dell'aula mi parvero' vibrare al suono della sua voce. Recitava la poesia come se avesse Hikari davanti agli occhi.

“Hikari vuol dire luce...
Tu sei luce e allora vivi della luce di te stessa...
Cercando la luce altrove
perderai il bagliore dentro di te...
si, lo infonderai agli altri...
ma a te cosa resterà?
Perirai piccola lucciola
senza il tuo bagliore.
Perchè gli altri non ne hanno..
si impossessano con l'inganno della tua luce...
lasciandoti imprigionata dentro le tenebre
Oh mia cara e bella Hikari
quante ingiustizie ti infliggeranno!
Non ti ameranno...
Non ti comprenderanno...

Perchè una luce così intensa....” dopo un po' la voce gli morii in gola e le lacrime scesero' con violenza dal suo viso appannandogli gli occhiali.
“Scusate io...volevo molto bene ad Hikari...” disse con una mano al petto e con l'altra si asciugava le lacrime, poi si pulii gli occhiali e se li rimase riprendendo la lettura della sua poesia.
“Perchè una luce così intensa
sfugge all' infido occhio umano.
E poi mia cara amata lucciola,
tu vuoi illuminare le tenebre
Improvvisamente la sua voce sembrava accendersi di una smisurata rabbia:
“Ma le tenebre non vogliono lasciarsi illuminare da te.
Amano se stesse e il proprio male...
E sovrastano la luce, ma non la lasciano entrare in se stessi”.

Dietro il ragazzo, notai una foto molto grande, era Hikari, uno sguardo luminoso e sorridente, era davvero una bella ragazza occhi grigi e capelli neri molto lunghi che le ricadevano lungo le spalle.
Molti altri studenti che la conoscevano parlavano di lei, ma percepii in quegli sguardi e in quelle candide parole un pizzico di ipocrisia, si insomma la solita smisurata dolcezza e bontà per cui si parla spesso bene delle persone, soltanto perché non sono più in vita.
Solo nel ragazzo degli occhiali spessi non percepii neppure per un momento ombra di ipocrisia, c'era solo tanto amore e dolore nella sua voce, doveva nutrire sentimenti profondi e molto forti per Hikari.
Dopo un po' riprese lui il microfono, per recitare una poesia di Hikari,anche questa volta la sua voce era un misto di sgomento e dolcezza, la sua voce devastava il cuore e poi lo acquietava, suscitava nello stesso medesimo istante una sensazione di dolcezza e di inquietudine.

“Nella penombra ti ho visto...
e nella penombra sei rimasto...
Perchè? Perchè respingi i raggi del sole?
Lascia che la luce illumini il tuo viso....
Accecati di luce! Vivi di luce!
Abbandona le tenebre del tuo giaciglio.
E per un brevissimo istante...
una flebile luce penetra in te:
nel tuo sguardo
Ma quell' accennato sorriso che ti illumina il viso
non sono io ad avertelo donato”.

Sembrava un lamento disperato di un amore non ricambiato.

Mi chiedevo a chi potesse aver dedicato questa poesia, a chi si riferivano quelle parole?
Dopo quella commemorazione, ero con le lacrime agli occhi e angosciata, mi ribaltò lo stomaco l'idea che una ragazza della mia stessa età potesse uccidersi... e mi suscitava anche un po' di rabbia, stupida Hikari, perché ucciderti così giovane?” Pensa che io avrei fatto qualunque cosa per rimanere in vita e non trovarmi ad essere una specie di arma di distruzione e tu cosa fai? Prendi la tua vita e la butti via così...” gli parlai mentalmente.
Iniziavo a chiedermi, il perché, perché una ragazza così giovane avrebbe dovuto suicidarsi? Da tutto quello che avevo sentito ne avevo dedotto che fosse una ragazza un po' particolare, incompresa dalle altre persone, ma questo non sembrava un buon motivo per uccidersi e per il resto sembrava avere tutto sommato degli amici ed essere circondata da persone che le volessero' molto bene.
Mi asciugai le lacrime.
Itou non vedeva l'ora di tornarsene a casa,non faceva altro che muovere convulsamente la gamba destra e guardare furtivamente l'ora sul cellulare, ma Sayoko e Yoto ci intrattenevano davanti al giardino di scuola.
“Oh, andiamo siamo usciti presto oggi...potremo stare ancora un po' insieme!” rispondeva Sayoko ad Itou che diceva di volersene andare a casa.
“Si può sapere che ti prende?” domandò Yoto scrutandolo con attenzione.
“Non ho niente...voglio soltanto andarmene a casa tutto qui...” disse negando ogni turbamento, eppure nella sua espressione si leggeva chiaramente che c'era qualcosa che non andava.
“Il ragazzo con gli occhiali, quello che ha scritto quella poesia per Hikari...è quello che...” disse Sayoko interrompendosi di colpo.
La guardammo interrogativi, non capendo perché avesse improvvisamente lasciato in sospeso il discorso.

“Ciao Itou...” era proprio il ragazzo di cui Sayoko stesse parlando, quel saluto era stato strano, non mi parve affatto amichevole,anzi tutt'altro.
Sayoko e Yoto erano atterriti, come se avessero' appena visto qualcosa di spaventoso.
Itou rimase paralizzato e accennò appena un saluto.
“Che cosa vuoi da Itou?” domandò Sayoko agitandosi.
“Guarda che se ci riprovi finisci in galera!” esclamò Yoto.
“Si tanto si è fatto costruire un robot per farsi proteggere...davvero ingegnoso, mio caro Itou!” disse malignamente guardando Itou e poi me.
“Quindi conoscevi Hikari?” domandò Itou perplesso.
“E tu pure la conoscevi...” disse con un espressione carica di disprezzo.
“Aspetta...” disse Itou per fermarlo, ma lui se ne andò via, senza degnarlo di nessuna considerazione.
Quando fu ormai lontano e distante da noi:
Sayoko chiese delle spiegazioni ““Conoscevi Hikari?”
“Sayoko, per piacere non è il momento...” rispose lui evitando di incrociare il suo sguardo.
“Itou...se fai così non so più cosa pensare di te...” disse Sayoko furente.
“Cosa dovresti pensare che l'ho ammazzata io?! Già certo...da me ci si può aspettare di tutto...anche questo!” disse Itou rabbioso.
“Non sto dicendo questo, però...spiegaci...cazzo siamo tuoi amici!” disse lei agitandosi.
“Ci sono andato una volta a letto...” ammise angosciato.
“Tutto qui?” domandò lei.
“Ho scoperto che era innamorata persa di me e da lì ho deciso di interrompere del tutto i rapporti, però lei...non so, sembrava non averla presa bene, mi perseguitava...mi sono ridotto a doverle dire delle cose orribili per allontanarla da me e pochi giorni dopo ho saputo che si era suicidata...”disse con un espressione carica di dispiacere.
“Cazzo, Itou a forza di fare il cretino con le ragazze...è finita in tragedia!” disse Yoto in tensione.
“Io...non pensavo che lei fosse innamorata di me...mi aveva fatto credere di non esserlo, di essere solo interessata ai miei soldi e al mio aspetto...” disse Itou con sincerità.
Poi aggiunse “ Insomma lo sapete...ho sempre messo in chiaro le cose, non ho mai preso in giro nessuna ragazza, ho sempre detto di non volere coinvolgimenti sentimentali...”
“Si, ma questo non significa che una ragazza non possa innamorarsi di te...” dissi di colpo incrociando il suo sguardo.
“Bè però non è detto che sia stato tu la causa scatenante il suicidio...” disse Sayoko.
“Allora perché il suo amico voleva ucciderlo?” domandò Yoto.



Dopo tornammo a casa, in quel momento ripensai a quella poesia, che fosse dedicata ad Itou?
Avevo sviluppato una buona memoria, riuscivo a ricordamela parola per parola:

“Nella penombra ti ho visto...
e nella penombra sei rimasto...
Perchè?Perchè respingi i raggi del sole?
Lascia che la luce illumini il tuo viso....
Accecati di luce! Vivi di luce!
Abbandona le tenebre del tuo giaciglio.
E per un brevissimo istante...
una flebile luce penetra in te:
nel tuo sguardo
Ma quel' accennato sorriso che ti illumina il viso
non sono io ad avertelo donato”.

Hikari vuol dire luce, quindi quando parlava di luce, era come se si riferisse a se stessa, ed un ragazzo dal volto cupo che sfuggiva a lei, alla luce, poteva benissimo riferirsi ad Itou, arrivai a quella conclusione.
Ma in quel momento c'era un altro dubbio ad affliggermi, una ragazza poteva uccidersi semplicemente per un amore non corrisposto?
E poi quegli ultimi versi che cosa significavano?

“E per un brevissimo istante...
una flebile luce penetra in te:
nel tuo sguardo
Ma quel' accennato sorriso che ti illumina il viso
non sono io ad avertelo donato”.

C'era un'altra ragazza? Una ragazza che era riuscita a far breccia nel cuore di Itou? E chi era?


“Echiko...” il padre mi destò dai miei pensieri.
Stavamo pranzando o meglio stavano pranzando, io ero presa dai miei pensieri per riuscirci e poi il volto di Hikari era impresso nella mia mente e non riuscivo a togliermelo dalla testa.
Ebbi quasi l'impressione di vederla a tavola accanto a noi, indossava la mia stessa divisa scolastica e mi guardava con quei suoi liquidi occhi grigi, sembravano fatti di acqua.
Tremai e impallidii, l'immagine di lei seduta accanto a me, era così reale.
Mosse le sue labbra color cremisi e recitò le seguenti parole singhiozzando:
“Ho cercato mille volte l'ispirazione...
e poi l'ho trovata, era...
nel tuo sguardo malinconico...
si, in quel tuo sguardo cupo e contrito
ho trovato la poesia che cercavo...” la sua voce era straziante.
“Mi sono chiesta guardandoti :
Come può la tristezza essere tanto bella?" terminò la sua poesia versando lacrime amare.

“Echiko che cazzo stai dicendo?” sentii la voce di Itou così distante, poi vidi tutti gli oggetti muoversi, era come se tutto ruotasse intorno a me, avevo un tremendo capogiro.
Persi i sensi, mi risvegliai distesa sul lettino del laboratorio del signor Kayashi, che mi stava accuratamente analizzando.
“Che è successo?” domandò Itou guardando il padre che mi analizzava come fa un medico con la propria paziente.
“Non ne ho idea...” esclamò incerto.
“Come conoscevi quella poesia di Hikari? L'hai letta da qualche parte?” domandò Itou scaldandosi, sembrava preoccupato.
“L' ho vista...ho visto Hikari...” rivelai, sapendo che mi avrebbe dato della pazza.
“Lei è morta...è impossibile...” rispose Itou ansioso.
“Io l'ho vista!” insistetti.
Faticavo persino io a crederci, eppure era lei senza ombra di dubbio e non poteva essere stata solo un'allucinazione, era troppo reale per esserlo.
Dopo un po' la rividi, era tra di noi, accanto ad Itou stringeva tra le braccia un neonato, la mia attenzione si soffermò su quel bimbo coperto da un lenzuolo bianco.
Notai le macchie di sangue sparse sul lenzuolo che finii a terra, mostrando il corpo inerme ed insanguinato del neonato.
Mi raggelò il cuore e mi mancò il respiro, mentre la vedevo avanzare verso Itou con un sorriso amaro e una voce flebile, appena percettibile “ Il nostro bambino...”
“Echiko che ti prende?” disse Itou scuotendomi.
Ero rimasta paralizzata nel letto senza trovare il coraggio di muovermi, con lo sguardo fermo e concentrato su di lei, tremavo dalla paura e dall'orrore di quel bebè insanguinato e putrefatto stretto tra le sue braccia, come se fosse vivo.
I suoi occhi grigi rappresentavano al meglio il grigiore della sua malinconia e il senso di vuoto che le aveva squarciato l' anima portandola ad ignorare la realtà, così continuava a stringere il bambino morto e a trastullarlo affettuosamente, con un sorriso dolce e folle impresso nel viso.
“Il nostro bambino...” disse di nuovo guardando Itou.
La vedevo lì nella penombra di quella lugubre stanza accanto ad Itou che mi scuoteva, tentando di richiamare la mia attenzione, ma era atterrita e bloccata dalla paura e non fui neppure in grado sillabare una sola parola.
ERA INCINTA!
Realizzai solo in quel momento il senso delle sue parole.
Questo poteva spiegare molte cose...anche se non mi era ancora ben chiara la situazione, ad esempio Itou ne era al corrente? E poi era stata questa la ragione per cui si era uccisa?
I suoi occhi grigi mi scrutarono con diffidenza,mentre io continuavo a chiedermi se fosse tutto frutto della mia immaginazione o se fosse per davvero un fantasma.
“Echiko!” sentii la voce del padre e di Itou farsi sempre più feroce, mi scuotevano, cercando di destare la mia attenzione verso di loro, ma il mio sguardo si immergeva in quello di Hikari e non riuscivo a staccare la mia attenzione da lei e dal suo flagellato animo.
Teneva ancora tra le braccia quella minuscola creaturina morta per porgerla con calore ad Itou, che non riusciva né a vederla ne a sentirla.
La sentii strillare, come se cercasse di farsi sentire da lui, ma Itou non la vedeva e lei continuava ad agitarsi tentando di stabilire un contatto con lui, ma era tutto inutile, poteva urlare e sgomitare quanto voleva, lui avrebbe continuato a non vederla e a non sentirla, persino l'aria intorno a lei rimaneva ferma mentre si agitava tentando di toccare Itou, ma la sua mano e il suo corpo diventavano trasparenti, proprio come quello di uno spettro.
E dopo un po' mi parve di vedere le sue mani svanire nel nulla come se gli fossero' state mozzate e ciò gli impediva di toccare Itou, poi anche le gambe e il resto del corpo svanii nel nulla.
Spostai lo sguardo verso Itou e il padre che avevano in ogni modo tentato di rinsavirmi, dato che per tutto quel tempo, ero rimasta bloccata ad osservare il “ nulla”, già per loro era stato così, avevo osservato uno spazio vuoto di quella stanza.
“Echiko...va tutto bene?” domandò il padre allarmato, anche Itou sembrava abbastanza scosso.
“L'ho vista di nuovo...Hikari...” ammisi pur sapendo che non mi avrebbero creduto.
“Echiko sei sconvolta...immagino che l'idea di una ragazza così giovane che sia morta ti abbia suggestionata...” disse il padre.
“Echiko...cosa hai visto?” domandò Itou alquanto turbato.
“Oh insomma Itou...non ci crederai pure tu?! Sarà stata solo un'allucinazione...” disse rivolgendosi ad Itou.
“Ha recitato alla perfezione una poesia che mi ha scritto” dichiarò Itou.
“L'avrà letta da qualche parte, immagino che oggi abbiano letto tutta una serie di poesie per commemorarla...” disse il padre con scetticismo.
“Quella poesia non l'hanno letta...e poi era stata scritta per me, ero il solo ad essere in possesso del foglio in cui me l'aveva scritto...foglio che ho poi buttato...” disse con lo sguardo basso.
Itou aveva detto di non essere minimamente al corrente della ragione per cui lei si fosse uccisa, la supposizione che aveva fatto e lasciato intendere a Sayoko era che si fosse uccisa a causa del fatto che lui non la corrispondesse sentimentalmente, ma poteva anche aver mentito....però, i suoi occhi mi erano parsi così sinceri e anche in quel momento mi sembro' inconsapevole, come se mi chiedesse cosa avessi visto per scoprire qualcosa.
Ma il padre ostacolava il suo desiderio di sapere ed evitò oltremodo che io e lui parlassimo di Hikari, così mi ricordò che ore fossero' per farmi andare a lavoro ed interrompere così quella scomoda conversazione.
Arrivai a lavoro in ritardo, ma per mia grande fortuna la proprietaria era assente e aveva lasciato il locale nelle mani di Juishi.
“Non si arriva a lavoro a quest'ora!” Juishi mi canzonò in tono scherzoso.
Mi misi la divisa rosa confetto che mi dava la nausea, poi aveva una gonna così corta e insignificante che mi metteva tremendamente a disagio, per non parlare di quella scollatura al seno...e fortuna che avevo un seno poco consistente, altrimenti sarebbe stato come girare nuda.
Quando avevo protestato dicendo di non voler indossare una divisa come quella, la proprietaria aveva bellamente ignorato le mie proteste dicendo che il bello del suo locale erano proprio le cameriere dagli abiti succinti ed era questo che portava molta clientela sin dalla notte dei tempi e così mi ero ormai rassegnata ad indossarla senza fare troppe storie.
Ciò che mi scocciava, era lo sguardo di quegli uomini di mezza età incalliti e desiderosi, come se non avessero' mai visto una ragazza in vita loro.
Quelli si che erano i clienti peggiori che tiravano fuori tante di quelle assurde allusioni e mi importunavano con frasette ed eccessive attenzioni.
Ormai avevo acquisito un certo talento ad ignorarli o a scampare astutamente alle loro oscene proposte, poi il fatto che io fossi un robot sembrava incitarli maggiormente, come se ciò li autorizzasse a fare i maiali con me.
Quel lavoro non mi dispiaceva, però sapeva essere stancante e svilente, poi dover essere sempre cortese e sorridente per una come me, risultava essere una vera faticaccia.
Passai intere ore a servire vari tavoli, poi a scherzare un po' con Juishi al bancone, sparlavamo anche qualche cliente e poi mangiavamo furtivamente qualche prelibatezza dalle cucine del locale.
Dopo un po' vidi entrare dentro il locale proprio Itou con Sayoko.
Nadine li accolse calorosamente e gli indicò il tavolo per sedersi.
Io ero caduta in uno stato di trance, volevo nascondermi da qualche parte... non avevo alcuna voglia di farmi vedere con quella divisa e mentre servivo i tavoli.
Purtroppo il loro sguardo si posò subito verso di me, era come se mi stessero' appunto cercando.
Sayoko mi salutò affettuosamente, mentre Itou mi stava guardando dalla testa ai piedi, ecco lo sapevo...la mia indecente divisa doveva stuzzicare chissà quali sue fantasie.
Raggiunsi il loro tavolo e salutai Sayoko.
“Che ci fate qui?” domandai ignorando le occhiate insistenti di Itou.
“Ecco io e Itou oggi abbiamo studiato insieme e poi ci siamo detti perché non vedere il posto in cui lavora Echiko, poi mi ha detto di oggi...delle tue allucinazioni e così volevamo accertarci che stessi bene...” mi spiegò.
“Sto benissimo!” dissi tranquillizzandola.
“Si, ma questa divisa...non fa per te...” disse Itou con un espressione puntigliosa e carica di disapprovazione.
“Farei volentieri a meno di mettere questo tipo di vestiti” esclamai offesa.
Ero certa che se l'avesse indossata un'altra ragazza, tipo quelle che era solito a frequentare non avrebbe fatto quella faccia di disapprovazione, ma siccome si trattava del suo insignificante e sgraziato robot, allora aveva da ridire.
Dopo un po' tirai fuori una frase perfetta per zittirlo “ Chi disprezza compra!”
Alludevo naturalmente al fatto che il giorno precedente non avesse fatto altro che scendere nel ridicolo per una sola notte con me.
“Ma io non disprezzo...non ho detto che ti sta male...” disse con naturalezza.
“ E allora qual'è il problema?” domandai.
Sayoko scoppiò a ridere.
“E tu che hai da ridere!” disse Itou sbuffando.
“Ti comporti come un fidanzatino geloso!” lo sbeffeggiò.
“Ma figuriamoci...è solo che è già inaccettabile che un robot dei Kayashi lavori...poi per giunta la cameriera e poi in un posto come questo pieno di tizi allupati e poi queste divise volgari ...” ammise.
“Guarda che anch'io mi sono lamentata di questa divisa...credi che mi piaccia indossare cose del genere?!”
“Bene allora non la indossare!” esclamò lui.
“Non posso, la proprietaria pretende che la indossi...” dichiarai.
“Ci parlerò io!” disse con determinazione.
“Eh? Ma perché?” domandai contrariata.
“Oh insomma non ti piace indossare questa divisa quindi perché hai da ridire!” esclamò spazientito.
“Perchè...non mi va che ti intrometti in questioni che non ti riguardano affatto...” affermai irritata.
Sayoko ci contemplava in silenzio, non aveva intenzione di prendere le parti di nessuno dei due, ma dopo un po' la chiamai in gioco dicendo “Sayoko diglielo pure tu...di farsi gli affaracci suoi!”
“Un vecchio proverbio dice di non mettere il dito nelle questioni tra marito e moglie...mi sto attenendo ad esso...” disse ridendo.
“Comunque io adesso devo tornare a lavorare...cosa ordinate?” domandai tagliando corto.
Itou stava spulciando il menù con meticolosa attenzione, mentre Sayoko sembrava con le idee abbastanza chiare, infatti non tardò a rispondermi con le ordinazioni.
Dopo un po' aspettai che Itou finisse la sua accurata analisi del menù.
“Dunque io vorrei...riso al curry...però non troppo piccante...” disse suscitando in me già un certo fastidio.
“ Che significa voglio del riso al curry non troppo piccante, se non vuoi che sia troppo piccante, non ordinare il riso al curry!” esclamai infastidita.
“Ok, allora...sukiyaki, ma...”
“Ma che non sia troppo Sukiyaki?” dissi sbeffeggiandolo.
Dopo aver ascoltato tutte le relative annotazioni puntigliose di Itou, di come volesse il suo sukiyaki, mi recai agli altri tavoli.
Continuavo a fare avanti e indietro servendo i vari tavoli, ringraziando e raccogliendo le varie mance dei clienti, anche se spesso erano considerevolmente misere.
Dopo tornai al tavolo in cui sedevano Sayoko e Itou e li servii, sperando che Itou non avesse da lamentarsi su qualcosa, perché mi sembrava rientrare nella categoria di quei clienti puntigliosi e snervanti.
“Questo sarebbe un Sukiyaki?” domandò contrariato.
“Stammi a sentire questo è il sukiyaki...se non ti piace lo mangi da un'altra parte!” esclamai perdendo la calma.
“E' così che tratti i clienti?” domandò ridendo.
“Quelli snervanti come te, si li tratto così!” risposi andandomene.
Dopo mi sedetti accanto al bancone in cui c'era Juishi.
“ Che padrone amorevole...è venuto a vedere come te la cavi con il lavoro...” commentò ridendo.
“E' snervante...” risposi scocciata.
Quando finirono di mangiare, Itou si alzò per pagare e ci trovammo faccia a faccia.
Porse i soldi a Juishi e poi disse di voler parlare con la proprietaria.
“Spiacente, in questo momento non è qui, però se hai qualche lamentala da esporre puoi parlarne anche con me...” disse Juishi con cordialità.
Io scocciata lo guardai e gli rivolsi un'occhiataccia, mi sembrava come una di quelle situazioni in cui i genitori apprensivi vanno dai professori a fargli qualche discorsetto sul bullo che maltratta il figlio, mettendo quest'ultimo in imbarazzo davanti ai compagni.
“Ecco questa divisa per Echiko mi sembra inadeguata...” disse senza mezzi termini.
Suscitando la mia funesta ira impressa sul volto, mi sentii incendiare di vergogna e di rabbia.
Juishi non riuscii a trattenersi e si mise a ridere guardando Itou e spostando poi lo sguardo su di me.
“Non credo che questo sia fattibile, insomma sai quanto queste divise attirino i clienti...è una trovata di mercato!” rispose Juishi alla sua replica.
“Capisco perfettamente, ma lei è il mio robot, ho dato l'autorizzazione che lavorasse, non che suscitasse le perversioni represse di qualche vecchiaccio...”
“Ti converrà discuterne domani con la proprietaria” rispose Juishi.
Dopo questa paradossale figuraccia, giurai di ucciderlo.
Terminate le ore di lavoro, Sayoko se ne andò a casa, mentre Itou rimase ad aspettarmi.
Ecco, potevo farlo a pezzi!
Fuori dal locale, aspettavamo l'arrivo del suo autista che doveva venirci a prendere.
“Che ti è saltato in testa!” esclamai rabbiosa.
“Non piace neanche a te mettere quella divisa da poco di buono...” disse tranquillamente.
“Si, ma non è un problema tuo!” dissi risentita.
“Invece si, fino a prova contraria sei il mio robot!” disse dibattendosi.
“Poi parli proprio tu...ieri mi hai trattato da puttana!” esclamai indignata.
“Io non ti ho trattata da puttana...” disse gettandomi una profonda occhiata.
“Già, certo per te è normale trattare le persone in quel modo...” esclamai incrociando con risentimento il suo sguardo.
“Ok, ammetto di essermi comportato male...e ti chiedo scusa...” disse disorientandomi, sembrava realmente dispiaciuto.
“Non prendermi in giro...” esclamai non volendo prendere per vere le sue scuse.
“Sembra che qualunque cosa io faccia, non ti vada mai bene...” disse scocciato.
“Non è questo, è che sinceramente...è difficile prenderti sulla parola...” controbattei.
“Tu non dovresti parlare di parola, non ti sei attenuta al nostro patto...” disse ridendo.
“Eravamo in galera, ero in preda ad un crisi mistica quando ho stipulato quell'accordo, quindi si può dire che non è valido...” dissi arrampicandomi astutamente agli specchi.
“Anche in discoteca, eri in preda ad una crisi mistica?” domandò con quella sua contagiosa risata che mi travolgeva, infatti trapelò dalle mie labbra un sorriso che stava tentando inutilmente di trattenere.
“Stai sorridendo” disse posando la sua attenzione sulle mie labbra tremanti.
“Impressione tua...” esclamai mostrandomi seria.
Dopo un po' calò il silenzio e rimasi ferma a contemplare le strade illuminate della città, erano all'incirca le sette di sera e a quell'ora c'erano ragazzi e ragazze che andavano a divertirsi per i vari locali e così stavo lì ad ascoltare il loro allegro chiacchiericcio e accostava lo sguardo sui loro vistosi abiti, poi notai anche qualche famiglia.
Tornati a casa, Itou disse di dovermi dare una cosa, così lo seguii nella sua stanza.
Mi diede il violino dicendo di non farmi idee strane e che non voleva nulla in cambio.
“Perchè me lo stai dando?” domandai.
“Accettalo, come modo per farmi perdonare... per la proposta sgradevole di ieri sera...” disse porgendomelo.
“D'accordo, grazie...” dissi stupita.
“Invece riguardo...Hikari...che hai visto?” mi domandò curioso.
“Ho visto...lei...nient'altro...” dissi omettendo il fatto del bambino.
Non sapevo perché glie lo avessi tenuto nascosto, volevo in qualche modo evitare di turbarlo, iniziavo ad avere come la certezza che lui non fosse al corrente del fatto che Hikari fosse rimasta incinta prima di uccidersi.
E poi poteva essere davvero una semplice allucinazione, quindi tutto quel che avevo visto poteva essere soltanto una bugia, quindi che senso aveva turbarlo, risentiva ancora del peso della morte di sua madre, non potevo stressarlo ulteriormente.
Strinsi il violino tra le mani con forza, volevo testare la sua resistenza, Itou aveva ragione quel violino era stato realizzato con un legno duro e resistente, eppure nonostante tutto, sembrava produrre dei suoni gradevoli alla stregua degli altri violini.
Testai il suono del violino con l'archetto, era in tutto e per tutto uguale agli altri violini, anche se quel legno era duro come la quercia.
“Non vorrai distruggermi i timpani!” disse Itou lamentandosi.
Non avevo ancora imparato a suonarlo e non facevo altro che arpeggiare a casaccio,producendo un suono stridente.
Bene adesso, potevo tornare a frequentare il club di musica pensai soddisfatta dirigendomi nella mia stanza, poi come di consueto cenammo.
La solita e ripetitiva cena, la tensione tra padre e figlio sembrava essersi placata, anche con Isae, Itou sembrava meno astioso.
Si, in lui stava avvenendo un qualche progressivo cambiamento, che non riuscivo a comprendere, anche il fatto che si fosse scusato con me, mi induceva a confermare questa mia teoria, per non parlare del fatto che lo avessi sorpreso a guardare “Cime tempestose”
“Quindi tu e Sayoko avete studiato” disse il padre cercando conferma, sembrava avere un espressione serena e compiaciuta, forse anche lui doveva essersi accorto dei repentini miglioramenti di Itou.
Itou annuii.
“Itou, mi congratulo con te...ma ti è per caso successo qualcosa?” domandò il padre.
“No, perché?”
“ Ah, bè sei diverso...decisamente non l'Itou scontroso al quale sono abituato...” disse analizzandolo.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando...” fece spallucce come se non avesse fatto idea di cosa stesse parlando.
Isae disse sorridendo “Itou, l'amore e l'orgoglio sono due cose che non possono andare d'accordo”
Io e il signor Kayashi non avevamo fatto idea di cosa stesse parlando e anche Itou assunse un espressione disorientata e confusa, come se Isae fosse impazzita e stesse dicendo cose che non lo riguardassero' affatto.
“Ma Itou...che si innamora...dai...è impossibile...” disse il padre spaccandosi dalle risate per l'assurdità di quella affermazione.
“Già, appunto...” disse Itou con una delle sue risatine sarcastiche.
“E' un essere umano...se sono in grado di innamorarsi i robot, perché non dovrebbe riuscirci lui!” esclamò Isae rivolgendosi al signor Kayashi.
“Vedi...lui è affetto dalla stessa sindrome di mio padre, non riusciva ad innamorarsi di nessuna donna, sposò mia madre, solo per paura di rimanere solo...”
“Ah, per piacere...vuoi sapere cosa penso...che tuo padre, mio caro scienziato...era affetto della stessa sindrome di Itou e non si chiama incapacità di innamorarsi, ma incapacità di ammettere di esserlo...ah bè forse una sindrome che colpisce tutti i Kayashi, anche tu, sei stato colpito da questa sindrome per molto tempo no?” disse Isae sorridendo.
Come era bella quando sorrideva, la contemplai in tutto il suo splendore, era talmente bella che quasi quasi mi passò per un momento per la testa di esserne attratta e dubitai sulla mia stessa sessualità.
Perché solitamente, non ero una di quelle ragazze che riconosceva la bellezza nelle altre ragazze, anzi di solito assumevo un atteggiamento molto critico e competitivo nei confronti delle altre, non che io mi ritenessi più bella da potermi erigere da giudice, però non amavo le ostentazioni e le esagerazioni di certe ragazze, la maggior parte erano tutte lobotomizzate,plastificate, con il trucco pesante e dai vestiti scollatissimi e provocanti, era stato realizzato un vero scempio della donna giapponese, mi rendevo sempre più conto che i tempi delle belle Geishe era ormai sorpassato.
Non avevo idea a chi alludesse Isae , cioè chi fosse la ragazza per cui Itou avesse perso la testa, dato che per la maggior parte del tempo ero a lavoro, quindi non mi accorgevo di cosa accadesse attorno ad Itou, però a scuola non avevo notato nessuna ragazza sospetta, anzi mi sembrava che negli ultimi tempi si fosse messo la testa apposto, non correva dietro a nessuna ragazza e a volte accadeva il contrario qualcuna che lo stuzzicava e lui che la ignorava.
” Non è che alludesse a me?” pensai incredula.
Poi esitai dicendomi “ Si, certo come Sayoko... che idee malsane si mettono per la testa...ahahaha Itou innamorato di me, ma che si fanno di crack?”
“E chi sarebbe la fortunata?” domandò il padre, poi improvvisamente il suo sguardo incrociò il mio per poi tornare su Itou, che stava seduto davanti a me e aveva evitato di guardarmi anche solo per sbaglio.
Dopo quella cena piuttosto insolita in cui si parlava di tutto e di niente, no perché anche il padre improvvisamente sembrava aver capito di chi si trattasse, mentre io continuavo a non capire certe occhiate e sotto intesi, mentre Itou si spazientiva negando tutto, finchè non persi la pazienza.
“Adesso basta...includete anche me in questi discorsi...” dissi alzando la voce, stanca di venir esclusa da quei discorsi.
“A me è passata la fame!” disse Itou dileguandosi, sembrava irrequieto e quando lo avevo fissato aveva abbassato lo sguardo. Che cazzo gli prendeva?
Dopo cena, mi coricai nel letto ed ecco che di nuovo rividi Hikari., fluttuava per la stanza, la sua immagine era sfumata come un'immagine trasmessa da un proiettore.
I suoi occhi grigio perla erano assopiti e spenti,mentre avvolgeva tra le braccia quel corpicino inerme che non era ben definito, poiché era appena nato.
“Deve essere stata dura per te!” dissi pensando ad alta voce.
“Tu...tu mi vedi!” disse esultante sollevando lo sguardo verso di me.
Oddio, allora era confermato che non fosse un'illusione quel che io vedessi...lei era veramente lì... era un fantasma!
“Per tutto questo tempo, l'unica persona che è stata in grado di vedermi è stata Yori...” disse la sua evanescente figura.
Yori, era il ragazzo che aveva letto quella poesia in suo onore e che aveva cercato di uccidere Itou.

I suoi occhi grigi come l' asfalto, si illuminarono per un momento e il cadavere del bimbo svanii dalle sue braccia, ma notai del sangue sui vestiti all'altezza dello stomaco.
“Chi sei tu?” mi domandò scrutandomi con meticolosa attenzione.
“Io sono Echiko...il robot di Itou” esclamai disorientata.
“Quindi tu sei quella autorizzata a proteggerlo!” esclamò mordendosi furiosamente le labbra, sembrava essersi trasformata in una selvaggia belva, persino i suoi occhi grigi si ravvivarono di una luce cupa e spaventosa.
“Si, perché?” domandai ancora sconcertata dall'idea che stessi parlando con un fantasma.
“Itou deve morire...” disse con uno sguardo carico di rancore e di desiderio di vendetta.
“Sei stata tu...a chiedere a Yori di ucciderlo?” domandai scioccata.
“Certo, è colpa sua...è tutta colpa sua...se solo mi avesse ascoltato...invece lui...non ha voluto più rivolgermi la parola e mi ha sempre evitato quando io dovevo dirgli che ero incinta...non mi ha dato modo di rivelargli questa cosa...e ho iniziato ad avere paura...doverlo dire ai miei...e poi cosa avrebbero pensato le altre persone...”
“Mi dispiace...” dissi sinceramente dispiaciuta.
“Ed è ancora colpa sua...se rimango bloccata qui...a vagare nel mondo dei vivi, il rancore e il risentimento mi tengono bloccata qui...perchè per poter vivere nel mondo dei morti devo mettere da parte tutti i sentimenti che mi legano agli esseri viventi...ma...purtroppo non ci riesco...il rancore, l'odio e l'amore dominano il mio animo e così rimarrò sconfinata qui per l'eternità...e forse l'unico modo per porvi rimedio...è uccidere Itou, se lui muore, non sarò più legata al mondo dei vivi...”
La voce di Hikari era profonda e travolgente, ebbi quasi l'impressione di venirne trafitta, per quanto le sue parole fossero' così rancorose e taglienti, erano come una lama affilatissima, eppure non riuscivo a percepire in esse un effettivo odio e disprezzo.
“Ma come mai tu puoi vedermi?” domandò dopo un po'.
“Non ne ho idea...” risposi pensierosa.
Ero un robot che doveva salvare il governo giapponese dai potenti robot della yakuza e in più scoprivo pure di saper vedere i fantasmi... No, aspetta un attimo non è che tu che stai scrivendo la storia della mia vita, stai confondendo la trama di questa storia?!
A volte pensavo, ecco che ci fosse qualcuno che stesse scrivendo la mia storia è che io non fossi altro che la protagonista di una storia è che la mia vita fosse soltanto l'opera di qualche scrittore bastardo, in questo modo potevo benissimo anche riderci sopra, perché se qualcosa andava storto, non era colpa mia, ma colpa dello scrittore bastardo e adesso era sempre colpa sua, aveva sbagliato trama, non sapevo più dove andare a parare e stava mutando il genere della storia facendomi diventare un robot medium, che vede i fantasmi!
“Comunque Itou morirà!” disse urlando, la sua voce mi stava sfondando i timpani ed era molto espressiva, si percepiva una rabbia e un furore che non avevo visto in nessun altro.
“Aspetta...non puoi...io capisco che tu sia arrabbiata con lui...ma lui non aveva idea che tu fossi incinta...e poi vendicarti a cosa servirebbe?”
“Non ho intenzione di rimanere bloccata nel mondo dei vivi e se lo ucciderò riuscirò ad andarmene nell'aldilà con lui...”
Prima di svanire nel nulla disse “ Tu farai bene a non intrometterti!”
Fantastico, ora sapevo pure vedere i fantasmi che volevano morto Itou.

Mi alzai dal letto pronta per dirigermi nella stanza del padre, volevo una spiegazione, ne avevo assolutamente bisogno in quel preciso momento, anche se era tardi e molto probabilmente era a letto e sarei stata fin troppo inopportuna a bussare nella sua stanza, dato che non lo avevo mai fatto prima d'ora.
Bussai senza ottenere risposta, dopo un po' mi aprii Isae in camicia da notte,mentre il padre era sotto le coperte e così iniziai a sentirmi fuori luogo e della serie forse ho interrotto qualcosa.
“Scusate io... ecco...ho rivisto Hikari e allora ecco...” balbettai sentendomi del tutto inopportuna.
“Tranquilla. Non fa niente...possiamo tranquillamente parlarne, però prima dammi ecco un momento per ricompormi...” disse il signor Kayashi un po' imbarazzato dalla situazione.
Aspettai fuori dalla porta insieme ad Isae.
“Vedi che chiedere a lui, non risolverà niente... è uno scienziato non crede ai poteri paranormali...e ed è ironico che i suoi robot ottengano questi poteri...senza che lui se ne renda conto... qualche sostanza che ci ha somministrato ci avrà dato questa capacità a sua insaputa...”
“Vuoi dire Isae che anche tu vedi i fantasmi?” domandai sorpresa.
“ Dopo l'incidente della madre di Itou... io l'ho vista, era rimasta bloccata nel mondo dei vivi... a causa dell' odio che aveva provato nei miei confronti e che non aveva mai espresso da viva e così espresse questa rabbia e questo rancore da morta perseguitandomi.
Poi quando Iroto mi trovò un nuovo padrone il suo disprezzo nei miei confronti diminuii.
Trascorsi vari mesi dal giorno della sua morte, mi disse prima di sparire, di occuparmi del marito e di Itou... dopo mi ammalai più del solito e così il mio nuovo padrone mi ha riportato qui...”
Il padre di Itou interruppe la nostra conversazione, si era messo una vestaglia nera e setosa ed era pronto per ascoltarmi.
Isae mi aveva detto che non mi avrebbe dato retta, infatti per tutto quel tempo, non aveva fatto altro che dire che fosse solo suggestione.
“Ho rivisto Hikari...ha detto che Itou deve morire...” dissi con preoccupazione.
“Echiko...l'idea di una ragazza che si uccide così giovane deve averti sconvolto... lo capisco...” disse senza scomporsi, era proprio come diceva Isae, non ascoltava affatto quello che dicessi, non mi credeva.
“Lei...sa che Hikari era incinta di Itou...” dissi scaricando le ansie che mi aveva provocato quella scoperta.
“Echiko, non dire stupidaggini!Hikari era una ragazza che aveva dei problemi, Itou non centra nulla con la sua morte e ti pregherei di non dire queste genere di cose ad Itou, non turbarlo per delle tue assurde visioni!” disse iniziando ad accanirsi contro di me.

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Capitolo 26
*** la confessione ***


Questo si prospetta essere uno dei penultimi capitoli, mi spiace averla tirata un pò per le lunghe, ma con le storie sono fatta così...poi per ora sono bella impegnata con l'università e quindi ho perso un bel pò di tempo a postare...ho cercato comunque di abbrevviare i tempi della storia, perchè  per come sono fatta, mi faccio le saghe mentali in testa... XD detto questo, " Bè buon capitolo, sempre che ci sia ancora qualcuno che mi segue ancora!" ;)



L' ostilità del signor Kayashi, mi indusse a tornarmene a letto.

Mi aveva quasi minacciato che se avessi detto ad Itou della mia visione come la chiamava lui, avrei fatto una brutta fine.

Isae aveva cercato inutilmente di acquietarlo, ma era molto fuori di sé e anch'io persi la calma dinanzi a questa minaccia, anche perché non avevo fatto intenzione di parlarne con Itou, ero pienamente consapevole che ciò potesse turbarlo.

Avevo soltanto voluto parlarne con lui...in realtà non sapevo neanch'io che cosa mi aspettassi da lui,ma era stato tutto dettato dalla mia ansia e paura che Hikari potesse davvero condurre Itou nell'aldilà manipolando la mente di Yori.

“Spettava a me proteggerlo, ero il suo robot!” pensai tra me, ma in realtà quella voglia di proteggerlo, era dettato dai miei sentimenti che tenevo ben nascosti persino a me stessa, li avrei repressi ancora...e ancora...

Chissà chi era quella ragazza di cui era innamorato, quel pensiero mi stava ossessionando o forse Isae aveva detto solo una stupidaggine.

Il giorno seguente, la solita noiosa giornata di scuola.

Non studiavo un bel niente, era una vera pacchia, tanto i professori non mi consideravano affatto.

Ero lì, in classe, eppure era come se non ci fossi, nessuno di loro mi degnava di considerazione, potevo fare ciò che volevo e così me ne uscii dall'aula nel bel mezzo della lezione, sperando quasi che il professore mi facesse una ramanzina e invece no, ero completamente abbandonata a me stessa, anche il resto del classe non mi degnò neppure di uno sguardo, solo Itou e Sayoko mi guardarono sorpresi.

Non sapendo cos'altro poter fare,passeggiai per il corridoio deserto, ogni studente era nelle rispettive classi e sentivo le voci e i sospiri degli studenti che seguivano le lezioni.

Poi vidi un gruppetto di ragazze che stavano prendendo le tute dai loro armadietti per fare ginnastica.

Una di queste era la ragazza che aveva parlato di Hikari, in quello stesso momento, vidi Hikari andargli incontro, ma la ragazza non vedeva la sua evanescente figura e non sentiva la sua calorosa e affettuosa voce.

Così se ne andò insieme alle altre ragazze ridendo, senza accorgersi affatto della presenza di Hikari.

“E' brutto quando la gente non ti vede neanche, capisco in parte come ti senti...però nel tuo caso non lo fanno volontariamente, non ti vedono, perché non hanno la facoltà di farlo, mentre sai...per quanto riguardo i robot, non li vedono e considerano perché non vogliono vederli...”

“Tu non sai nulla di come io mi senta...” esclamò rabbiosa svanendo nel nulla.

Così rimasi da sola con i miei pensieri, mi soffermai su qualunque stupido dettaglio pur di far passare le ore, non sapendo cos'altro fare, forse avrei potuto benissimo tornarmene a casa, ma le parole di Hikari mi impedivano di farlo, aveva detto che Itou doveva morire e questa sua improvvisa apparizione a scuola mi dava da pensare, così una brutta sensazione si fece spazio dentro di me.

Dopo un po' camminando a zonzo per il corridoio della scuola, incrociai un ragazzetto in giacca e cravatta, se non avesse messo quei vestiti classici da insegnante, lo avrei potuto benissimo confondere per uno studentello che stava saltando le lezioni come me.

Notandomi assunse un espressione severa e si diede un tono, anche se continuava a risultare poco convincente a causa del suo aspetto da liceale.

“Signorina...di che classe è?” mi domandò con sguardo di rimprovero.

“Sono un robot...quindi farebbe bene a non scocciarmi...” esclamai minacciosa, pensando che avrebbe fatto come tutti gli altri professori ovvero avrebbe smesso di considerarmi.

“Questo non significa nulla...anche un robot ha il diritto di godere della conoscenza e del sapere... è un favoloso dono la cultura...un dono di cui nessuno dovrebbe far a meno” disse con enfasi.

“Che materia insegna?” gli domandai sorpresa, era la prima volta che conoscevo un professore che non facesse alcun tipo di discriminazione tra robot e studenti comuni.

“Sono il nuovo psicologo della scuola...se ti va puoi parlare con me dei tuoi problemi...” disse sorridente e caloroso.

Aveva qualcosa di familiare, non sapevo dire chi mi ricordasse, però certi suoi atteggiamenti e modi di fare non mi erano del tutto nuovi.

“Aspetta...tu sei il robot di Itou Kayashi?” domandò con un certo brio.

“si...” ammisi stupita.

“Ah, ok, capisco...” disse guardandomi.

“Conosce Itou?” domandai curiosa-

“E' un amico di mio figlio...ed è stato mio paziente per un certo periodo di tempo...” disse ingenuamente lasciandosi scappare uno dei suoi segreti professionali.

“Sul serio?” domandai incredula, non mi sembrava Itou un tipo che andasse ben volentieri da uno psicologo con il carattere ostile e indisponente che si ritrovasse, parlare dei propri fatti ad un estraneo non ce lo vedevo proprio.

“Mi è scappato...ehm dimentica quello che ti ho detto...” disse preoccupato.

Dopo un po' mi ricordai di quella conversazione con Yoto, mi aveva che suo padre faceva lo psicologo e così capii che doveva trattarsi di suo padre, in effetti c'erano dei tratti somiglianti che mi richiamavano alla mente Yoto.

“E' il padre di Yoto, giusto?”

“Esatto!” disse sorridendo.

“Come mai Itou...ecco ...” dissi incerta e turbata, non sapendo effettivamente come porgere quella domanda.

“Stai tranquilla non ha nessun problema grave...anche se non sono comunque stato in grado di aiutarlo...”

“Che significa?” gli domandai non riuscendo a mettere a freno la mia eccessiva curiosità.

“Credo tu lo conosca...e tu sappia ecco della sua intensa vita sessuale e del fatto che non stabilisca mai legami forti e rilevanti con nessuno...ha paura di legarsi a qualcuno seriamente, talmente tanto da evitare in qualsiasi modo una relazione amorosa seria ed impegnativa...”

“Per questa ragione è venuto da lei?” domandai scioccata.

“E' stato il padre ad averlo costretto...lui non lo avrebbe mai fatto...Sai com'è Itou...”

 

Nelle ore a seguire ripensai alle parole del padre di Yoto, forse allora era vero, lui era innamorato di me, ma il suo orgoglio e quella paura dovevano bloccarlo più di ogni altra cosa o forse mi stavo soltanto illudendo, stavo costruendo castelli in aria, perché volevo crederci, volevo essere amata da lui, perché io...lo ero...

Dopo avvertii una sensazione spiacevole e la voce di Hikari si fece viva nei miei pensieri “Itou deve morire!”

Continuai a sentire quel presentimento così vivo e intenso fino alla ricreazione, da quel momento in poi parlando con Sayoko, ridendo e scherzando con Yoto e Itou mi calmai.

Non c'era nulla di cui preoccuparsi, eravamo a scuola, c'era troppa gente, Yori non poteva far nulla ad Itou in un ambiente così affollato e pieno di gente.

Eravamo rimasti in classe, mentre il resto del classe era scesa giù in cortile, più che altro era Itou che aveva preferito rimanere in classe, che avesse il mio stesso presentimento? Temeva per la sua incolumità?

Ma forse era da ritenersi più rischioso rimanere in classe, dato che era deserta, mentre invece andare in cortile o girare per i corridoi sarebbe stato decisamente meno pericoloso, perché quei luoghi a quell'ora erano frequentati da tutti gli studenti e i professori.

“Perchè non andiamo in cortile!” protestava Sayoko per spronarlo ad alzarsi dal suo banco.

“Mi scoccia!” Itou protestò scocciato

“Dai prendiamo un po' di aria fresca!” disse Yoto.

“Andate voi...io non ne ho assolutamente voglia!” disse tranquillamente continuando a rimanere seduto.

“Ecco in effetti...sarebbe meglio uscire...” dissi lasciandomi influenzare dalle mie preoccupazioni.

“Nessuno vi costringe a rimanere in classe...anzi mi fate solo un piacere se mi lasciate da solo!” esclamò alterandosi.

“Tu guarda che noioso!” disse Sayoko infastidita dal suo comportamento, poi si rivolse a me e a Yoto dicendo “ Andiamocene, lasciamolo solo a questo essere asociale e apatico...”

Io non mi mossi, i miei presentimenti me lo impedivano e così insistetti “Itou dai usciamo...”

Gli strinsi la mano senza pensarci, come se fosse la cosa più naturale del mondo, solo dopo mi resi conto di aver fatto qualcosa di fin troppo audace e sotto gli stessi sguardi di Sayoko e di Yoto.

Itou si irrigidii al contatto con la mia mano, eppure una volta mi aveva stretto la mano di sua iniziativa senza accorgersene, ma il fatto che lo facessi io, dovevo averlo scosso e preoccupato, non si capiva davvero cosa lo indisponesse tanto, forse il fatto che lo avessi fatto davanti a Sayoko e Yoto.

Mi mise a disagio il modo violento con cui respinse la mia mano e senza accorgermene mi scusai per la mia reazione avventata e confidenziale,mentre i suoi occhi verdi mi guardavano in un modo che non riuscivo a comprendere.

Mi sentii stupida e scappai fuori dalla classe prima che le lacrime mi collasserò giù dal viso.

Dopo un po' mi raggiunsero' Yoto e Sayoko con delle espressioni interrogative, più che altro era Yoto che sembrava in cerca di chissà quale spiegazione,mentre Sayoko sembrava essere a conoscenza di tutto, non c'era neppure bisogno che parlassi, avevo l'impressione che lei fosse al corrente di tutto, che sapesse forse più di me riguardo il rapporto insolito che c'era tra me e Itou.

“Quindi sei innamorata di lui...” disse Yoto con un espressione delusa.

“Avanti dovevi immaginartelo...” disse Sayoko.

“Non...è ...così....” balbettai, non volendo in alcun modo mettere a nudo le mie debolezze, mi sentivo troppo ridicola, mi vergognavo dell'assurdità dei miei sentimenti.

“Già, come no...” ironizzò Sayoko.

“Ma perché alla fine tutte perdete la testa per lui...uffa...veramente...è snervante!” disse Yoto scocciato.

“Bè Yoto...avresti dovuto farti da parte sin da subito...” disse Sayoko con uno sguardo di rimprovero.

“Se Itou non ha il coraggio di far sua la ragazza di cui è innamorato...non vedo perché dovrei farmi da parte io...” si lasciò scappare Yoto.

“Di cui è innamorato?” ribadii scossa.

“Già, sveglia! è innamorato di te...ma dovrebbe prima far pace con se stesso e con le sue paure per potertelo dire chiaramente...” disse Sayoko.

“E poi dai per me era anche un modo per stimolarlo...a sbilanciarsi un po' di più con i suoi sentimenti...” disse Yoto difendendosi dalle accuse.

“Non mi pare che tu lo abbia stimolato un granchè, anzi mettendoti in mezzo hai peggiorato la situazione...”rispose Sayoko.

“Come fate ad essere certi dei suoi sentimenti per me?” esclamai con titubanza.

“Andiamo, se ne accorgerebbe pure un ceco...nessun ragazzo rischierebbe la vita per qualcuno, a meno che non sia un eroe o che non sia innamorato...e parliamoci chiaro Itou non è affatto un eroe, ma un comune mortale come tutti noi!” dichiarò Sayoko.

Quel macchinario in fondo lo avevo detto, aveva riprodotto i suoi sentimenti, ma per tutto questo tempo avevo titubato sulla veridicità di quel che avessi sentito.

Dopo un po', avvertii una scossa provenire dal braccialetto e avvertii come la sensazione che Itou fosse in pericolo e corsi via per raggiungere l' aula.

Percorsi di corsa il lungo corridoio che parve diventare infinito, udii le voci di Sayoko e di Yoto che mi chiamavano, poi sentii dei passi, mi stavano sicuramente seguendo, ma non mi curai di loro.

Arrivata dentro l'aula, mi resi conto che era proprio come pensavo, Yori, il ragazzo dagli occhiali spessi e da quell'aspetto dimesso e poco attraente, puntava un coltello verso Itou che rimaneva immobile, ma non percepii nel suo sguardo alcun segno di paura.

“Lei era incinta di te...” disse rivelandogli quella triste verità.

Itou si incupii e dopo un po' disse “Dunque era per questa ragione che mi perseguitava, diceva di dovermi dire qualcosa...ma io non le davo modo di spiegarsi...pensavo che volesse continuare a palarmi dei suoi sentimenti che non ero in grado di ricambiare...”

Non si erano accorti della mia presenza, dopo un po' mi avvicinai silenziosamente verso Yori per fermarlo, ma parve accorgersi di me e dei miei passi e si voltò dicendomi “Meglio che non ti avvicini ulteriormente se non vuoi che affondi la lama sul tuo amato padroncino...”

“Non ti intromettere!” urlò rabbioso Itou invitandomi ad andarmene poi buttò a terra il braccialetto, in modo tale che non fossi costretta a proteggerlo, ma ciò di certo non cambiava i sentimenti che nutrisse per lui, con o senza braccialetto quei sentimenti continuavano ad esserci.

Dopo un po' arrivarono anche Sayoko e Yoto che rimasero' impietriti e terrorizzati dalla paura, anche perché di certo non si aspetterò di ritrovarsi in una situazione del genere.

Vidi Hikari apparire accanto a Yori e guidare la sua mano che impugnava il coltello, era lei che lo spronavo e lo incoraggiava ad ucciderlo per vendicarla.

“Uccidere Itou non farà tornare in vita Hikari!” gli urlai contro.

Lui non mi dava retta, c'era la voce di Hikari che si contrapponeva alla mia e doveva essere in grado di vederla e sentirla, perché faceva proprio ciò che quella voce gli dicesse di fare.

Anche Itou paradossalmente lo incoraggiava, sembrava fuori di sé, la notizia che lei aspettasse un bambino da lui lo aveva ridotto in uno stato pietoso, i sensi di colpa gli offuscarono la mente.

“Hikari, credi che in questo modo le cose si aggiusteranno? Rimarrai bloccata qui...anzi...dopo una cosa del genere credo che finirai all'inferno...” dissi sperando di riuscire a farla ragionare.

Ma lei non mi diede affatto retta e così mi ritrovai a strappargli il coltello dalle mani, ma anche se era umano, la sua determinazione e la sua rabbia lo rendevano violento e forte, infatti era lei ad essersi insinuata dentro il corpo di lui.

Caddi a terra nell'inutile tentativo di togliergli il coltello dalle mani, mentre Itou con irruenza mi diede della stupida invitandomi per una seconda volta ad andarmene.

“Sei innamorata di lui...sei una stupida lui non puoi ricambiare...non è capace ...non sa amare...” dissero' tutti e due, le loro voci si contrapponevano.

“Che idiozia...solo perché non era innamorato di te, questo non significa che non ne sia capace...nessuno è incapace di amare...amare è la cosa più naturale e semplice al mondo...non c'è bisogno di chissà quale capacità!” esclamai indispettita.

Il ragazzo era prontissimo per affondare il coltello sulla carne di Itou, ma io mi misi in mezzo e finii per beccarmi quella coltellata al posto suo.

La ferita non era molto profonda e avvertii un lieve dolore e fastidio, dato che la sua mano non era stata ferma, ma aveva tremato impedendogli di affondare e squarciare il mio stomaco con il suo tagliante coltello.

Per quanto ci fosse Hikari a guidarlo nelle sue azioni, lui non aveva il coraggio di uccidere Itou e me, oppure era la stessa Hikari a non trovare la forza di farlo?

“Yori...non lasciare che lei ti manipoli!” dissi guardandolo.

“Potrei dire lo stesso di te, non lasciare che lui ti manipoli...” disse acidamente.

Il coltello era rimasto piazzato sul mio stomaco, non era andato molto in profondità, però mi doleva e non appena me lo strappai dalla carne, mi fece tremendamente male.

Rimasi con il coltello insanguinato tra le mani e glie lo puntai contro, mentre lui si avventava contro di me per sottrarmelo.

“Io amo Hikari, per questa ragione sono disposto a far qualunque cosa per lei...io...sarei stato persino disposto a crescere quel bambino...se solo...lei me lo avesse chiesto...” disse agitandosi e piangendo.

Il corpo trasparente di Hikari uscii fuori dal suo, la sua espressione era incredula, non doveva essere a conoscenza dei sentimenti che lui nutriva per lei.

“Mi dispiace...Yori...devi aver sofferto molto a causa mia...” disse avvicinandosi a lui per abbracciarlo,ma le sue mani e le sue braccia di fantasma non glie lo permisero'.

“Io...io...non voglio che tu te ne vada...voglio che tu rimanga qui con me...per sempre...” disse continuando a piangere.

“Ecco cosa è stato per tutto questo tempo a tenermi bloccata nel mondo dei vivi, sono stati i tuoi sentimenti...Yori...” disse con un espressione triste, ma allo stesso tempo dolce.

Dopo un po' lui si avvicinò alla sua sfuocata figura per poterla abbracciare, stranamente parve riuscirci, ma dopo aver abbracciato un fantasma cadde a terra e morii all'istante, come se fosse stato colto da un infarto.

Lo spirito di lui uscii fuori dal suo corpo inerme e dolorante steso sul pavimento, era diventato anche lui un fantasma.

Si abbracciarono e fluttuarono insieme per aria finchè una luce bianca e intensa li avvolse, lasciarono per sempre il mondo dei vivi.

Mi buttai a terra sfinita e mi addormentai su quel freddo pavimento.

Sentii le mani e le braccia di qualcuno stringermi, avvertii una piacevole sensazione di calore umano, che mi era familiare e anche quell'odore leggero,ma penetrante che invadeva piacevolmente le mie narici e inebriava i miei sensi, non avrei saputo definire alla perfezione che odore fosse, percepivo l'odore di sangue, una circolazione agitata di sangue fluire in quel corpo che mi trascinava non so dove e poi sentivo qualcosa battere incessantemente, un rombo, un tuono cos'era che faceva tutto quel fracasso?

Fiutai il soffice odore del dopo barba e poi un profumo maschile che si mischiava con quell'altro odore che avevo percepito, un' odore per nulla dolciastro, ma piacevole al punto giusto che si acquattava dentro di me e che mi risultò alquanto familiare.

E ancora quello scalpitio, quel suono che si ripeteva come il rumore metallico del telefono quando risulta essere occupato,ma quel suono era diverso, in un certo qual senso quel suono era piacevole e denso di espressività e riuscii a percepirne un senso di irrequietezza e dolcezza, tanto da chiedermi come due sensazioni così diverse potessero' prendersi a braccetto.

Non vedevo nulla era tutto buio, però sapevo che quella figura era presente e attorniata da quell'oscurità e allungai le mani per toccarlo, per capire chi fosse il proprietario di quel profumo.

Accarezzai un manto setoso, non capivo cosa fosse, però era piacevole da accarezzare, dopo un po' mi figurai i capelli scuri e ribelli di Itou.

La vicinanza, il tatto con quel corpo, aveva uno strano effetto, un effetto curativo, più ne ero vicina e più diminuiva il dolore della ferita.

 

Dopo non so quanto tempo mi risvegliai, ritrovandomi nel letto della mia stanza, ero rimasta con indosso il reggiseno e poi all'altezza dello stomaco avevo una benda che mi copriva la ferita.

“ Ti sei svegliata...” disse Itou senza eccessivo entusiasmo, anzi aveva un espressione dura e marcata, mi ricordò quasi il padre quando si corrucciava per rimproverarlo.

Istintivamente riaffondai il mio corpo sotto le lenzuola bianche per coprirmi.

“Sei stato tu a togliermi la maglietta...” dissi in tono di accusa.

“Mio padre non è in casa...qualcuno doveva pur provvedere a quella ferita...” disse per giustificarsi.

“Ci sono le cameriere no?” dissi infastidita e in estremo disagio.

“Non mi pare di aver visto, nulla che non abbia già visto...” si affrettò a rispondermi con freddezza.

“Ho rischiato la vita per te, potresti almeno evitare di essere così freddo...” dissi non riuscendo più a sostenere quell'impassibilità impressa nel suo sguardo, era fonte di malessere.

“Nessuno te l'ha chiesto!” disse alterato.

“Itou...io...” dissi ormai arrivata al limite, non riuscivo più a nascondere i miei sentimenti, lo avevo fatto per troppo tempo.

Il cuore sembrava uscirmi fuori dal petto, mentre il suo sguardo glaciale mi impediva di parlare.

“Non dire niente!” disse impassibile.

“Ma io...” dissi insistendo.

“Non mi interessa!” obbiettò freddamente.

“Io...io sono innamorata di te!” urlai lasciandomi trasportare da tutti quei sentimenti che non riuscivo più a gestire.

“Sei stupida...” disse acidamente trapassandomi il cuore con quella semplice affermazione.

“Itou, anche tu sei innamorato di me...” affermai rammentandomi di quel macchinario e delle parole di Sayoko, ma iniziai ad esserne sempre più meno convinta.

“Non ho idea di cosa tu stia parlando...” disse voltandosi, come se volesse evitare di incrociare il mio sguardo.

“Itou...tu hai paura...che io possa farti soffrire...che...io mi comporti come le altre...che mi approfitti di te e dei tuoi soldi...” dissi parlando ormai con le sue spalle, si era voltato dandomi le spalle.

“Ma che diavolo stai dicendo!” disse con un sarcasmo pungente, come se mi fossi appena fumata il cervello.

“Aveva ragione Yori, io non so amare...sono totalmente incapace di provare sentimenti per qualcuno...” confessò cinicamente.

“Questo non è vero...questo è quello che tu vuoi far credere agli altri!”dissi lasciandomi dominare dai miei sentimenti.

“Echiko... e poi credi che io potrei mai innamorarmi di te...è ridicolo, tu sei il mio robot!” disse con un tono di voce così distaccato che mi paralizzò e mi impedii di aprire bocca, non riuscii a dire più niente, le parole mi morirono in gola, poi improvvisamente persi la calma, non potevo credere che tutto quello che ci fosse stato tra di noi, per lui si riducesse ad una semplice scopata e che...che...quel macchinario si fosse sbagliato.

“Itou se non ricambi i miei sentimenti preferirei che tu avessi il coraggio di dirmelo guardandomi negli occhi...” dissi agitandomi.

Lui sembrava non aver alcun intenzione di voltarsi, così mi alzai dal letto mettendolo con le spalle al muro.

“E' ridicolo...” disse continuando a distogliere lo sguardo dal mio, la sua espressione era esitante e anche la sua figura era colma di irrequietezza e di titubanza.

Mi avvicinai a lui, forse il desiderio che ricambiasse i miei sentimenti mi stava ormai annebbiando la testa talmente tanto da impedirmi di guardare in faccia la realtà e persino le mie azioni erano ormai guidate dalla follia del sentimento.

Strinsi la sua grande mano tremante per poi avvicinarla alla mia bocca, lui rimase fermo e senza parole, parve aver perso persino la capacità di utilizzare le sue frasette ironiche e ciniche.

“Io...io...non sono...” biascicò non riuscendo a dar un senso compiuto a quella frase,mentre io posai la sua mano sulle mie labbra.

I suoi occhi verdi guardarono il mio viso con preoccupazione, sembrava ansioso e spaventato.

Gli sfiorai il viso con dolcezza, poi accarezzai il contorno delle sue labbra, mentre lui continuava a rimanere rigido come una statua di pietra.

“Itou...sei dolce...” dissi accorgendomi del fatto che le sue mani continuassero' a tremare e anche il suo corpo continuava ad essere rigido e inquieto, sembrava un bambino spaventato.

“Io non ...sono dolce” disse imbronciato e sulla difensiva.

“Non è una cosa brutta...essere innamorati di qualcuno...” dissi notando che continuava ad essere nervoso, rigido e terribilmente serio.

“Ma non lo sono...” disse continuando a negare in un modo per nulla convincente.

“D'accordo allora amerò io per tutti e due...” dissi sorridendo, ormai avevo chiaramente compreso i suoi sentimenti gli si leggeva chiaramente in faccia.

“Non essere stupida...non so amare...finirei per pensare a me stesso...ad essere freddo...e ti farei soffrire...e poi...tu sei il mio robot...e poi...non possiamo, non...” disse farneticando agitato.

“ Mi stai dicendo che per tutto questo tempo...hai pensato queste cose...” dissi intenerita dalle sue paure.

“Io...invecchierò....tu mi vedrai invecchiare e poi...sarei poco attraente e non ti piacerei più...e poi si insomma una come te, che cosa ci trova in uno come me...io sono bravo solo a scopare...non sono bravo con le romanticherie...con quelle cose a cui sei abituata tu...non fanno per me...” ammise.

“Questo non è vero...Itou, hai già detto delle cose dolci senza accorgertene...” dissi sorridendo.

“No, sul serio...io invecchierò, diventerà spiacevole per te stare con uno schifoso e viscido vecchio...” insistette.

“Ma sono io quella in difetto, sono io quella che non invecchia e non può avere figli...”controbattei.

“Rimarrai sempre, sempre così bella ...ed io diventerò uno schifoso vecchio bavoso...” disse guardandomi con amore.

“Non posso crederci che per tutto questo tempo tu abbia pensato queste cose...hai retto bene questa commedia del ragazzo strafottente e freddo...” dissi disorientata.

 

“quella volta...quando stavi poggiando il tuo viso contro il mio petto...io non volevo che tu sentissi questo...” disse stringendomi tra le sue braccia e accostò con dolcezza il mio volto sul suo petto.

Sentii il suo cuore battere fortissimo, sembrava impazzito.

“Itou...ti amo anch'io!” dissi ancora con l'orecchio teso sul suo petto.

“Io di più!” affermò sorridendo con un tono di voce roco e sensuale, ma era anche dolce.

“Questo non è vero...” protestai scioccamente.

“Guarda che tu stavi con Yuki...e non mi consideravi neanche...” disse scocciato.

“Aspetta vuoi dire che eri già innamorato di me, quando ero un essere umano?” domandai sorpresa.

“E' stata un amore a prima vista...se quel maledetto giorno non avessi deciso di farmi la strada a piedi...accidenti a me...” ironizzò.

“Questo spiega molte cose, tipo il fatto che mi hai fatto diventare un robot...eri disposto a qualunque cosa pur di riportarmi in vita...” dissi iniziando a dar un senso a tutti quei comportamenti che non ero mai riuscita a spiegarmi di Itou,eppure la risposta era sempre stata così semplice, anche quella assurda mania di possessione che avesse nei miei confronti derivava appunto da questo.

“Quindi...eri geloso di Yuki e di Yoto...” dissi ridendo.

“Non è divertente...ti stavi per baciare con lui dopo che abbiamo fatto l'amore....” disse impermalito.

“Mi dispiace di aver detto che era stato abominevole...lo dicevo più per convincere me stessa” dichiarai.

“E a tua discolpa cosa mi dici riguardo Yuki?”

“Ma sei veramente geloso di lui...” esclamai ridendo.

“Bè sei stata fidanzata con lui per 4 anni...ho le mie ragioni per esserne geloso...”

“Mi aveva chiesto di tornare insieme, ma io l'ho rifiutato...”

“Sul serio?” disse sorpreso.

“Idiota te l'ho già detto che ti amo!” lo schernii con dolcezza.

“Non importa, d'ora in poi sei mia e nessuno deve provare a metterti le mani addosso!” esclamò in tono sensuale e possessivo, mi resi conto che c'era una certa tenerezza e passionalità nelle sue parole.

“Ah, ci risiamo...” mi lagnai, anche se c'era dolcezza nelle sue parole, mi irritava il fatto che dovesse paragonarmi alla stregua di un oggetto di sua proprietà.

“Ma anch'io sono tuo!” disse con calore.

“Ah, certo, vedi di non fare il porco come al tuo solito...” esclamai lanciandogli una comica occhiataccia.

“Ti risulta che io di questi tempi sia andato a letto con qualcuna... abbiamo fatto un patto...e per me era un modo...per dirti indirettamente di metterci insieme, ma non avevo il coraggio di dirlo nel modo più normale possibile, mi sentivo ridicolo...” dichiarò.

“Come complicarsi la vita con Itou Kayashi, se non ti avessi messo con le spalle al muro, staremo ancora qui a fare notte...” ironizzai.

“Dai anche in cime tempestose c'è tutta una storia d'amore faticata!” esclamò ridendo.

“Non paragonare la nostra storia a cime tempestose... dato che tutta questa storia faticata nasce dal tuo orgoglio e dalle tue paure...”

“Dai anche tu ci hai messo del tuo...” obbiettò.

“Io ci ho messo del mio?” domandai inarcando un sopracciglio.

Lui scoppiò a ridere guardando la mia espressione contratta, poi disse giustificandosi “E va bene...ammetto di non essere stato abbastanza chiaro...ma è la prima volta che mi innamoro di qualcuno...cerca di capirmi...ero spiazzato da questi sentimenti nuovi”

“Che tenero!” dissi schernendolo con dolcezza sapendo che ciò lo avrebbe infastidito.

“Si, ma adesso non incominciare darmi del tenero e del dolce...eh insomma io sono un ragazzo con una certa dignità e virilità...” disse goffamente, era palese che tutto ciò lo mettesse in imbarazzo.

“D'accordo, d'accordo...niente eccessive romanticherie tra di noi...” dissi capendo che non fosse abituato a quel genere di cose e che non lo gradisse un granchè.

“Non dimenticarti di oggi,perchè non credo che lo dirò per una seconda volta...” disse tornado ad essere cinico.

“Che cosa non ripeterai, io non ho sentito nulla uscir fuori dalla tua bocca!” dissi facendo la finta tonta.

“Lo sai che intendo...bè hai sentito il mio cuore ... mi sembra una buona dimostrazione...” disse non avendo alcuna intenzione di dirmelo.

“Preferirei che tu me lo dicessi...” dissi con un sorriso ebete.

“E dai...vuoi farmi sentire ancora più stupido” disse seccato.

“Che ci sarebbe di stupido nell'ammettere i propri sentimenti!” esclamai contrariata.

“Oh, insomma...te l'ho detto che non sono quel genere di persona...non mi piace mostrare con facilità le mie debolezze...” disse sbuffando.

“Secondo me ciò dimostra che anche tu abbia un cuore, i primi tempi che ti ho conosciuto...non ero sicuro che ne possedessi uno...”

“Comunque...stai zitta e tieni le orecchie ben aperte...perchè non lo dirò mai più...” disse accostando la mia bocca al suo orecchio.

Mi zittii di colpa e ascoltai la sua voce roca e sensuale pronunciare quel melodioso “ti amo.”

Dopo di ciò, ci lasciammo forse un po' troppo trasportare dalle emozioni provate in quel momento e il fatto che io fossi già semi svestita agevolava maggiormente le cose.

Più che altro era stata io a baciarlo in modo provocante e a spingermi oltre, mentre lui era rimasto immobile con un espressione ebete e sorpresa dalle mie iniziative.

“Potrei pensare che ti piaccia soltanto far sesso con me...” ironizzò, mentre gli sbottonavo la camicia della divisa.

“Sei il mio gigolò!” lo stuzzicai scherzosamente.

Dopo un po' mi prese in braccio cogliendomi alla sprovvista.

“Dove mi stai portando?” domandai stranita.

“Nel mio letto si sta più comodi...è più grande...” disse sorridendo, poi dopo un po' si ricordò della mia ferita “ Ma sicura che puoi far sesso sfrenato con il sottoscritto con quella ferita?”

“Itou non ti facevo così premuroso...rinunceresti ad una scopata...per cose del genere?” domandai con sarcasmo.

“Non dico cose nauseanti e sdolcinate,ma questo non significa che io non sia un gentiluomo! E da perfetto gentiluomo posso rinunciare ad una notte con te...se è necessario per la tua incolumità!”

“addirittura, per la mia incolumità!” dissi con una fragorosa risata.

“Non vorrei che ti sforzassi eccessivamente!” disse serio.

“Esagerato, sei troppo convinto delle tue prestazioni sessuali!” dissi prendendolo in giro.

“Ho sempre esaurito tutte le energie delle ragazze!” disse ridacchiando.

“Anche io, nessun ragazzo si è mai lamentato delle mie prestazioni!” affermai scherzosamente.

Lui di colpo si irrigidii “Quali ragazzi?”

“Scherzavo...insomma lo sai che sei il primo...”

“Il primo e l'ultimo!” disse serio.

“Bè nel mio caso, mi sa che dovrò accontentarmi di essere l'ultima, però non è giusto sei avvantaggiato rispetto a me...sei sia il primo che l'ultimo...” dissi imbronciata.

“Per me è come se fossi la prima...la prima che mi fa perdere la testa...” dichiarò svogliatamente, non gli piaceva proprio parlare dei suoi sentimenti.

Però mi divertiva quel suo modo di fare, sopratutto quando assumeva quell'atteggiamento svogliato, un po' mi inteneriva il fatto che si sforzasse di essere dolce e romantico per me, per farmi piacere, poi rideva "dicendo dopo tutte queste idiozie che mi hai fatto dire, mi merito come minimo di far il bis di sesso con te quando starai meglio".

Dopo aver detto questo cose, mi posò con delicatezza nel suo letto, ma si rifiutò di far sesso con me dicendo che era meglio che mi riposavo dato che la ferita era ancora fresca.

Sbuffai, mi sembrava di colpo esser diventato troppo paternale.

“E la prossima volta evita di farti conficcare un coltello nello stomaco, per proteggermi...” disse serio, quasi in tono di rimprovero.

“Sono il tuo robot, devo proteggerti no?”

“No, questa regola dimenticatela, lascia che sia io a proteggerti d'ora in poi....”

“Itou, tu non puoi proteggermi sei un essere umano!” esclamai contrariata.

La discussione andò per le lunghe, Itou non parve volermi dare retta, se da una parte era un bene che mi avesse confessato i suoi sentimenti dall'altra mi sembrava che la situazione gli stesse sfuggendo un po' di mano, si stava mettendo in testa delle idee malsane, come quell'assurda dea di proteggermi, stava generando confusione tra i nostri ruoli,insomma ero il robot, ero io che dovevo proteggerlo, era sempre stato così e dovevo continuare ad essere così, perché anche se tra di noi c'era  un legame sentimentale ciò non cambiava che tra i due io fossi il robot e che fossi più forte di lui.

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Capitolo 27
*** Epilogo ***


Il suicidio di Yori non destò dispiacere, in quella scuola era come se lui fosse sempre stato invisibile, a malapena i suoi compagni si ricordavano di lui, ma ciò nonostante davanti i genitori di lui e nel bel mezzo di quella commemorazione organizzata in suo onore si riempivano la bocca di tante belle parole.
Mi dava sui nervi tutta quella falsità e ciò che non sopportavo e che non potevo far nulla, rimanevo lì seduta ad ascoltare quei falsi piagnistei stringendo i pugni.
Dopotutto neppure io ero terribilmente dispiaciuta per la sua morte, però almeno non facevo queste assurde scenate.
Più che altro non potevo essere davvero dispiaciuta, perché sapevo che  era tra le braccia di chi amava e alla larga da tutti quei vili esseri umani che si mostravano dispiaciuti per la sua perdita.
Itou seduto accanto a me, non parlava, seguii tutte quelle scenate in assoluto silenzio, aveva un espressione triste e persa, avevo come l'impressione che fosse ancora scosso da quella scoperta che Hikari prima di morire aspettasse un un bambino suo.
Avrei tanto voluto poter dire qualcosa per consolarlo, ma sapevo che non esistevano parole che potessero' mettere tutto apposto.
Ecco mi sentivo completamente inutile e odiavo sentirmi in quel modo, non riuscire a far nulla per consolare le persone a cui volevo bene.
Dopo un po' notai che c'era Liriko seduta più avanti che mi guardava, la sua espressione non era affatto rincuorante, mi guardavo con un espressione maligna.
Anche per lei, non ero riuscita a far nulla...era la mia amica, eppure cosa facevo, rimanevo lì a guardarla mentre diventava un'altra persona.
Ripensai alla parole del signor Kayashi :salvare il governo giapponese dai mafiosi, il padre di Itou ne aveva di immaginazione per lasciare a me un compito come questo, era un povero illuso, credeva di aver realizzato un robot straordinario, ma io non ero in grado di far cose del genere e non ne avevo assolutamente voglia.
Mi importava solo di Liriko, avrei tanto voluto che lei tornasse ad essere la mia amica,ma non riuscivo a far nulla,tutte le volte che avevo cercato di farla ragionare, lei non mi aveva dato retta e ci eravamo massacrate fra di noi.
Dopo tante scenate teatrali in cui tutti si mostravano carichi di tristezza e dispiacere, solo una persona disse quello che avrei tanto voluto dire io, era la stessa ragazza che aveva parlato alla commemorazione di Hikari, era a conoscenza del rapporto intenso e speciale che ci fosse fra quei due e disse “Tutti voi avete mostrato musi lunghi, ma io invece vi dico che sono felice, perché finalmente Yori e Hikari si sono ricongiunti e staranno insieme per l'eternità...”
Le sue parole mi commossero', lo disse in un modo così dolce e appassionato.
Mi asciugai gli occhi frettolosamente, non volevo che nessuno se ne accorgesse e sopratutto Itou che sedeva accanto a me.
Ma notai il suo sguardo posarsi su di me, mentre asciugavo le lacrime,mi porse silenziosamente un fazzoletto.
Io imbarazzato lo presi, non amavo che gli altri mi vedessero' piangere, sopratutto lui, sapevo già che mi avrebbe preso per una stupida piagnona e sentimentale, dopotutto pensava questo di me.
Finita la commemorazione tutti gli studenti tornarono nelle rispettive classi lagnandosi che non fosse durata per più tempo per poter saltare le ore di lezione.
Mi rimisi a seguire seriamente le lezioni, anche se i professori non mi consideravano, non mi importava, avevo deciso di farlo per me stessa, le parole del padre di Yoto, mi avevano colpito, aveva detto che la cultura è un diritto di cui tutti dovevano godere, anche i robot.
A ricreazione, passeggiammo sul cortile della scuola confondendoci tra la folla di studenti.
C'era il sole, era assolutamente una bella giornata, per la prima volta non faceva nè troppo caldo nè troppo freddo e poi c'erano i ciliegi in fiore che arricchiva di bellezza quel modesto giardino scolastico.
"Sediamoci, sediamoci sotto quell'albero di ciliegio!" affermai estasiato adocchiando un maestoso e splendente albero da cui cadevano i ciliegi rosati.
"D'accordo!" esclamarono con poco entusiasmo e mi guardavano come se fossi strana, come se mi gassassi per cose da niente.
Non era soltanto perchè l'albero di ciliegio era molto bello che volevo sedermi lì, ma perchè ero sempre stata una persona abbastanza superstiziosa e di conseguenza speravo che un petalo di ciliegio mi cadesse tra le mani o sulla spalla in questo modo sarei di sicuro stata baciata dalla fortuna.
Così non appena mi sedetti stetti con i palmi delle mani tesi in attesa che qualche petalo di ciliegio  cadesse, oppure chissà magari potevo addirittura cadermi un fiore intero tra le mani.
Itou sedutosi accanto a me, rideva domandomi "Perchè  le tue mani sono messe a quel modo?"
"Non sono cose che ti riguardano!" mi irrigidii.
Non volevo che mi prendesse in giro, di sicuro mi avrebbe dato della sciocca credulona.
"Speri che ti finisca un petalo di ciliegio tra le mani...perchè si dice che porti fortuna?" domandò Sayoko svelando l'arcano.
"Ma no, figurati, non credo a queste cose!" affermai con finta disinvoltura.
"Chissà perchè invece mi dai tutta l'aria di una che creda fermamente a queste cazzate!" disse Itou ridendo.
" Non sono cazzate, è una bella credenza e poi a me tutte le volte che è sucesso mi ha portato per davvero fortuna!" disse Yoto.
"Uffa a me non è mai caduto un petalo di ciliegio...non sono mai riuscita ad arraffarne neppure uno..." affermai imbronciata.
Mi rammentai di tutte quelle volte che ero rimasta con le mani tese e immobili pronte per ricevere la fortuna, eppure essa non mi raggiungeva mai.
Notai che a differenza degli altri, mi ero abbastanza ripresa dalla sconvolgimento causato dalla morte di Yori e dalla scoperta che Hikari fosse incinta di Itou, bè più o meno, mentre Itou, Sayoko e Yoto sembravano ancora tenere della facce scure.
Improvvisamente calò un silenzio tombale da cui si percepii il turbamento generale,mentre io continuavo a tendere le mani verso l'alto per acciuffare la fortuna.
"Magari bastasse uno stupidissimo petalo di ciliegio per essere colpiti dalla fortuna" esclamò Itou cinicamente.
"Non essere disfattista!" esclamai irrigidendomi.
"Sei troppo ingenua!" disse con una risata sarcastica.
"Ognuno di noi è libero di credere quel che vuole!" affermò Yoto in mia difesa.
"Esattamente, quindi Itou... non rompere!"esclamai seccamente continuando ad aspettare la fortuna.
Dopo un po' Sayoko aprii bocca “Ho deciso di iscrivermi al club di calcio insieme a voi due!”
“Tu donna...al club di calcio? Non ti faranno mai entrare nella squadra!” disse Yoto scettico.
“Io non sono una donna, sono un uomo!” disse lei corrucciandosi.
Mi intromisi anch'io dicendo “Perchè no?! Nel 2020 una ragazza non può partecipare ad un club di calcio...è ridicolo!”
Sayoko si offese ancor di più dicendo “Uffa, ma io non sono una ragazza!”
“Scusa, scusa...io parlavo in tua difesa!” esclamai.
“A Sayoko non piace che le si dia della ragazza e dopotutto non lo è affatto...” disse Itou ridendo.
“Dire questo genere di cose, non giova un granchè alla tua immagine dato che in passato eri innamorato di lei, potremo quindi dire che ti piacciono i ragazzi?” domandò Yoto ridendo.
“No, per carità!”  esclamai sentendomi chiamata in causa.
“Ora non esageriamo...forse ero attratto dal fatto che fosse fuori dall'ordinario, dato che giocava sin da bambina sempre con noi due, facendo giochi da maschiacci...” disse Itou giustificandosi.
“Ecco appunto, so giocare a calcio meglio di voi due messi assieme!” esclamò Sayoko con sicurezza.
“Questo è vero...” ammisero con imbarazzo.
“La vostra fortuna è sempre stata che il calcio è uno sport che mi annoia...” disse lei sorridendo.
“Appunto e allora come mai hai deciso di iscriverti?”  domandò Yoto ridendo.
“ A quanto pare alle ragazze piacciono i giocatori di calcio...” disse sul vago.
“Quindi fai sul serio con quella ragazza?” domandò Itou divertito.
“Non farti idee strane per la testa!” esclamai infastidita dalla sua espressione depravata.
“Ecco brava tienilo al guinzaglio questo depravato!” esclamò Sayoko.
 Non avevano affatto idea della mia relazione con Itou, anzi a ben pensarci, noi due avevamo una relazione? Non ne ero pienamente convinta.
Mi aveva confessato i suoi sentimenti, eppure mi sembrava tutto così strano, si insomma io e lui fidanzati? Ero sempre stata il suo robot  e lui il mio padrone, per questa ragione non riuscivo a vedere la nostra relazione sotto un altro aspetto.
Itou non aveva fatto nessun accenno ai suoi amici riguardo noi due, anzi sembrava che ci tenesse a tenere quella faccenda alla larga dalle loro orecchie e non ne capivo le ragione, forse perchè Yoto aveva una cotta per me.
Continuavamo a chiacchierare allegramente fino a quando lo sguardo di Yoto si concentrò in una direzione, parve irrigidirsi di colpo non appena scorse suo padre parlare in lontananza con qualche professore.
"Che cazzo ci fa quel fottuto psicologo qua!" affermò sconcertato.
"Ah non sapevi che tuo padre si fosse messo a lavorare nella nostra scuola?" gli domandai.
"No, affatto...e non mi piace per nulla questa faccenda...tu Echiko come fai a saperlo?" mi domandò furente.
"Io...l'ho incontrato nel corridoio e abbiamo parlato..." dissi tremando notando la sua espressione del viso carica di disprezzo e  poi la violenza delle sue parole mi spaventavano.
Ero sempre abituata a vederlo con uno sguardo innocuo e con una voce dolce e pacata  per questa ragione vederlo con quello sguardo di rabbia e disprezzo mi sconvolgeva profondamente.
"Adesso calmati!" si intromise Itou.
"Ah già certo, dovrei calmarmi...io e mia madre ci spacchiamo la schiena ogni giorno per mantenerci e quell'idiota che non ci paga neanche gli alimenti si mette a lavorare nella nostra scuola...ha una così bella gran faccia tosta" esclamò rabbioso.
"Se hai così tanti problemi economici, potrei anche darti una mano..." disse Itou.
"Ho già accumulato un sacco di debiti con te...quindi lascia perdere..." gli rispose scocciato.
"Non hai nessun debito con me, in un certo senso sono io ad essere in debito con te...quindi siamo pari..."
"Che vuoi dire?" domandò Yoto stranito.
Itou non rispose e nessuno di noi  capii a cosa si stesse riferendo.
Yoto non staccava gli occhi di dosso dal padre che rideva e scherzava con le professoresse della scuola, sembrava felice...e onestamente non riuscivo a credere che potesse essere la stessa persona con il quale avessi parlato, mi era parsa una brava persona, non potevo credere che se ne sbattesse di Yoto e di sua madre.
"Basta io vado ad ammazzarlo!" disse perdendo il controllo.
"Non fare cazzate!" disse Itou bloccandolo.
"Itou lasciami! " urlò lui tentando di liberarsi dalla sua stretta.
"Smettila, ci stanno guardando tutti!" disse Itou in soggezione, mentre gli altri studenti li guardavano facendosi delle idee strane.
"Tanto picchiandolo non risolveresti niente!"  esclamò Sayoko.
"E' vero..." mi aggiunsi pure io.
Yoto rimase fermo a guardarmi "Echiko...io..."
Iniziai a pensare il peggio, non appena aprii bocca.
"Tu mi piaci tantissimo!" urlò mettendomi in assoluto imbarazzo, anche perché lo aveva gridato talmente forte che lo avevano sentito anche gli altri studenti distanti da noi.
"Aspetta in questo momento cosa centra?" Domandò Itou irritandosi.
"E' proprio perchè sono turbato e agitato che avvertivo la necessità di dirlo..." disse giustificandosi.
“ A questo punto va a picchiare tuo padre che è meglio!” disse Itou irritandosi.
“Oh, insomma lo sai Itou che quando sono arrabbiato avverto la necessità di dire tutto quello che penso...”
“Si ma è fuori luogo e sconveniente...” esclamò Itou contrariato, con un espressione divampante di gelosia.
“Ah, insomma ma che cazzo vuoi...sei soltanto invidioso perché tu non sei in grado di fare dichiarazione apocalittiche come queste!” lo accusò Yoto.
“Non sono così stupido dal mettermi in ridicolo davanti a tutti” esclamò Itou.
 “Mamma mia quanto siete noiosi...” disse Sayoko sbadigliando.
“E comunque mi pare di avertelo già detto di toglierci mano...” disse Itou continuando imperterrito la discussione.
Mi irritava il fatto che continuassero' a discutere senza degnarmi di considerazione, come se non avessi affatto voce in capitolo, così tossii rumorosamente per attirare la loro attenzione e per porre fine alle loro inutili e insulse discussioni.
Ma loro continuavano a parlare incuranti dalla mia tosse convulsa.
“Oh ma insomma, razza di imbecilli!” strillai più forte che potevo.
“Che vuoi farci diventare sordi?” disse Itou irritato.
“Vedi di non essere troppo acido...” dissi rabbiosa, incominciavo a chiedermi che cosa ci trovassi in un ragazzo scorbutico come lui.
Forse avrei dovuto veramente prendere in considerazione Yoto, si insomma era davvero un bravo ragazzo molto simile a me, bè anche Yuki lo era, però non c'era sentimento, poteva esserci stima e ammirazione, ma non amore.
Iniziavo a credere che i miei sentimenti mi giocassero' dei brutti scherzi, perché uno come lui doveva piacermi, più lo conoscevo e più mi rendevo conto che non corrispondesse affatto all'ideale di ragazzo che volessi accanto.
Dopo un po' mi decisi a parlare, non mi ero comportata bene nei confronti di Yoto, avevo sempre sviato le sue dichiarazioni senza mai essere chiara e coincisa, così mi decisi di porre fine una volta e per tutte a questa situazione che avevo sempre lasciato in sospeso.
“Yoto sei un ragazzo veramente carino...” dissi sorridendogli, lo pensavo per davvero e mi dispiaceva immensamente rifiutarlo, ma sapevo che non avrei mai potuto ricambiarlo per ovvie ragioni.
“Ma vedi...sembra che il mio cuore mi giochi dei brutti scherzi,non mi innamoro di chi vorrei...ma di gente scorbutica e maniaca!” dichiarai scocciata, lanciando furtivamente un'occhiata ad Itou.
“Aspetta voi due state insieme?!” domandò Yoto stordito dalle mie parole.
Io non risposi, aspettavo che fosse Itou a dir qualcosa, ma sembrava caduto in uno stato di trance, non riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa e quel suo atteggiamento finii per irritarmi, mentre Sayoko e Yoto non so per quale strana e insolita ragione interpretarono quel silenzio come un assenso.
“Finalmente ti sei messo la testa apposto!” esclamò Sayoko dando ad Itou un' energia pacca sulla spalla, mentre lui rimaneva rigido come una statua e con lo sguardo chino guardandosi le sue sportive scarpe nere.
Dopo un po' mi accorsi che sopra la spalla di Itou c' era un petalo di ciliegio.
Com'era buffa la vita, chi cercava e desiderava la fortuna non la trovava mai e chi non credeva a cose come la fortuna assumendo un atteggiamento incurante verso quest'ultima finiva per trovarla.
“Itou hai un petalo di ciliegio sulla spalla!” esclamai esterrefatta ed invidiosa.
“Ah credo sia tuo...” disse togliendoselo  con noncuranza  dalla spalla per poi  cedermelo.

Finite le ore di lezione, la rappresentante dell'istituto assegnò a tutti gli studenti le diverse mansioni dato che quel giorno occorreva pulire la scuola.
La mansione più indegna venne assegnata a me e a Itou, dovevamo pulire i bagni della scuola.
“Uffa, il fatto che io sia benestante e che abbia un padre scienziato vi fa rodere troppo eh?” esclamò irritato davanti la rappresentante e gli altri studenti.
“No, non è questo...è che hai un talento da coltivare... sei davvero bravo a pulire i bagni!” disse la rappresentante prendendolo in giro.
“Ei aspettate un momento perché cazzo devo pulire anche io i bagni?” domandai scocciata.
“Sei il suo robot, per tale ragione condividerete la stessa croce!” disse la rappresentante ridendo insieme agli altri studenti.
“Dai  poteva andare peggio!” disse Sayoko  quando tutti si allontanarono per svolgere le rispettive mansioni.
“Peggio? Senti non fiatare...che tu devi soltanto sistemare gli accessori della palestra...” disse Itou sbuffando.
Dopo un po' iniziammo a pulire, dividendoci agevolmente i compiti: lui doveva pulire i bagni dei ragazzi ed io quelli delle ragazze.
Ero rincuorata dal fatto di dover pulire i bagni femminili, sapendo che le ragazze di sicuro dovevano essere molto più pulite rispetto ai ragazzi, ma dopo un po' mi dovetti ricredere...quei bagni sembrano un luogo dell'orrore c'era sporcizia dappertutto e una puzza immonda, per non parlare degli assorbenti sporchi e delle feci sparse nel pavimento.
Mi presi di coraggio e mi rimboccai le mani, iniziando dal pavimento e poi dal water,ma dopo un po' avvertii un rumore di passi, stava arrivando qualcuno, forse era Itou pensai con convinzione, così continuai a pulire con noncuranza, avevo la testa china verso il water e ci strofinavo dentro con una spugna.
“Ciao!” disse con malignità una voce femminile alquanto familiare, era Kasumi insieme alle sue due amiche.
Iniziai ad avere un brutto presentimento non appena le vidi, di sicuro non erano venuti lì per aiutarmi.
Dopo un po' notai che lei teneva tra le mani un secchio azzurro con un coperchio.
“Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara...” disse guardandomi con ostilità.
“Non so di cosa tu stia parlando...” esclamai ingenuamente.
“Sto parlando di Itou...Ti avevo detto di stargli alla larga...” disse furente.
“Sono il suo robot, non posso stargli effettivamente lontana...cerca di capire.. la tua richiesta non è facile da esaudire!” risposi tentando di apparire disinvolta.
“Ah si, certo mi vuoi far credere che non hai messo le mani su di lui...mi credi stupida...ti pare che non l'abbia capito che tra voi due c'è qualcosa!” mi sbraitò contro, mentre le sue amiche rimanevano in silenzio.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando,non c'è niente tra noi due!” mentii in maniera spudorata.
“Mi costringi ad essere cattiva...” disse con un espressione quasi dispiaciuta, come se fossi io ad istigarla.
Dopo un po' aprii il coperchio del secchio in cui c'erano dei ratti, me li gettò addosso  chiudendomi dentro il bagno.
Mi misi ad urlare disperatamente tentando di liberarmi dai topi che mi camminavano addosso ed ebbi paura che potessero' mordermi, poi però li guardai bene, erano così carini.
Mi resi conto che non erano affatto ratti, ma dei semplici criceti e mi stavano facendo il solletico, mentre mi camminavano addosso, così scoppiai a ridere.
“Ma come sta ridendo?” sentii i commenti delle amiche di Kasumi fuori dalla porta.
“Quella tipa è strana...non ha paura dei ratti...” disse l'altra sua amica.
“In effetti è un robot, una come lei forse è programmata per non aver paura di niente!” affermò Kasumi.
La loro ignoranza mi sorprendeva, erano convinte e certe che quelli fossero' degli orrendi ratti.
Riuscii ad aprire la porta del bagno e divertita gli feci presente che quei teneri criceti non erano affatto dei ratti, ma loro in tutta risposta se ne scapparono, erano terrorizzate dai criceti.
Accarezzai i criceti che tentavano di evadere dal bagno,ma io li acciuffai e li rimisi dentro il secchio dicendogli di stare buoni dato che dovevo ancora finire di pulire i bagni.
“Ei a che punto sei?” domandò Itou mentre passavo lo straccio.
 “Sto finendo...” dissi senza neppure sollevare lo sguardo,  ero un tantino irritata da lui, dal fatto che non avesse detto nulla a Yoto  e Sayoko riguardo noi due e poi...proprio ad uno come lui doveva giungere la fortuna, lui che non credeva a queste cose e che non glie ne importava assolutamente nulla.
“Sei arrabbiata?” mi domandò.
“Figurati...perchè mai dovrei essere arrabbiata!” esclamai con nonchalance.
“Quello che mi piace di te...è che non riesci mai a nascondere le tue emozioni...non sai mentire e dissimulare neanche se ti sforzi...” disse ridendo.
“Invece a me non mi piace proprio nulla di te...” esclamai irritata, mi sentivo che si prendesse gioco di me e non lo sopportavo.
“Mi pare di averti già detto che non sei brava a mentire!” disse ridendo afferrandomi da dietro con tutta la scopa.
“Sei troppo sicuro di te...mi dai sui nervi!” risposi infastidita.
Dopo un po' mollò la presa e si mise a starnutire convulsamente.
“Che.. che... ti prende?” domandai voltandomi per capire che avesse.
“Toglimelo di dosso!”si mise ad urlare agitandosi indicandomi il criceto che gli camminava sul piede.
“Allora non sei solo allergico ai gatti!” dissi ridendo.
“Non è divertente....toglimelo subito!” disse continuando a dimenarsi, era rimasto fermo, non aveva neppure osato muovere il piede.
“D'accordo, d'accordo!” dissi abbassandomi per toglierglielo di dosso riposandolo nel secchio aperto.
“Che cazzo ci fanno quei cosi?” mi domandò nervoso tra i sintomatici starnuti.
“Kasumi e le sue amiche pensavano di minacciarmi e spaventarmi con questi teneri e dolci criceti!” dissi accarezzandoli da dentro il secchio aperto.
“Sigilla quel secchio!” disse agitato.
“Se lo chiudo non possono respirare!” controbattei.
“Si ma adesso sono io che non riesco a respirare con tutto questo pelo di criceto...” disse scocciato.
“Sei allergico al pelo di tutti gli animali?!” domandai.
Lui annuii.
“Ma che cosa orrenda... non puoi accarezzare nessun animale...devi stare alla larga da tutti gli animali...”dissi rattristata.
“Non a tutti gli animali...” disse accarezzando con dolcezza i miei lunghi capelli corvini come se fossi il suo cagnolino.
“Guarda che io non sono un animale!” esclamai offesa.
Non appena finii di pulire il bagno portammo i criceti in un negozio di animali, poi Itou parve rabbuiarsi, rimase per tutto il tempo in silenzio in macchina senza aprir bocca.
Che stesse pensando ancora a Hikari e alla morte di Yori? Oppure era  il fatto di essere allergico a tutti gli animali che lo turbasse tanto?
Dopo un po' disse all'autista di fermarsi all'improvviso, scese dalla macchina lasciando detto all'autista di riaccompagnarmi a casa.
Rimasi di stucco, continuavo a non capire cosa gli dicesse la testa e perché all'improvviso fosse sceso, prima che la macchina ripartisse dissi all'autista di voler scendere anch'io.
Itou era ancora nelle vicinanze e gli corsi incontro.
“Vattene a casa!” mi sbraitò contro.
“Itou c'è qualcosa che mi stai nascondendo?”
“No, è solo una faccenda che non ti riguarda!”
“Itou ancora non mi è chiara una cosa io e te stiamo insieme o no?” gli domandai con decisione alzando la voce.
“Si, ma questo non centra...è irrilevante...” mi rispose.
“Non è irrilevante...mi hai capito! Tutto quello che ti riguarda, mi riguarda mi hai capito?!”
“Sei una vera seccatura!”ironizzò.
Dopo aver camminato per circa una mezz'ora, in cui lui accelerava il passo tentando inutilmente di seminarmi con il solo risultato di stancarsi inutilmente, così dopo un po' stremato si fermò, mentre io ero lì integra senza neppure una goccia di sudore ed ero pronta per rimettermi in cammino.
“Sei instancabile...” disse con l'affanno.
“Sono un robot, credo sia normale no?!” esclamai ironica.
“Voglio solo sperare che non sia così per te anche per il sesso...” disse sarcastico.
“Possibile che pensi solo a queste cose!”  arrossii dall'imbarazzo.
“Ah, quindi era questo che intendevi quando dicevi che è stato orribile?”domandò iniziando a farsi dei seri complessi sulle sue prestazioni sessuali.
“No, non intendevo quello...” dissi con imbarazzo, maledendo il momento in cui avessi detto quell'orribile.
“Quindi ti è piaciuto?” mi domandò guardandomi dritto negli occhi.
E adesso che cosa avrei dovuto dire? Ammettere che mi era piaciuto da morire, no decisamente, troppo imbarazzante!
“Non mi è dispiaciuto...” ammisi a disagio.
“D'accordo la prossima volta farò di meglio, non ti deluderò!” disse come se avessi detto che era stato spiacevole.
“Ma io non volevo dire...che non mi è piaciuto...” esclamai in difficoltà.
“Quindi ti è piaciuto?” domandò ridacchiando.
“Ah, ma allora lo fai apposta!” risposi imbronciata.
“E' divertente metterti a disagio...” disse rimettendosi a camminare poi aggiunse “ E poi era una tecnica per fartene andare a casa, pensavo che non avresti retto questa situazione imbarazzante...”
Dopo un po' arrivammo in una modesta casetta in legno, Itou si fermò davanti a quella casa di uno stile molto antiquato, da ricordarmi quasi l'era Edo, dei Samurai, soltanto a quei tempi le case erano così in legno e con le porte scorrevoli di carta.
Forse era una delle ultime case che sopravviveva alle grandi trasformazioni della città, in cui case come quelle erano ormai estinte venendo sostituite da enormi grattacieli, anche le parti della città più tradizionale che aveva conservato parte di quelle casette e di santuari come patrimonio storico e artistico, erano ormai state rase al suolo dai terremoti e da tutto il processo evolutivo della città di Tokyo, quindi vedere case come quelle destava in me una certa commozione, perché avevo visto quelle case solo su  qualche foto trovata su internet che ne conservava la memoria, ma dal vivo casette come quelle erano assai rare.
Itou diede un colpo alla porta dato che non esisteva neppure un campanello, era una casa assolutamente vecchio stampo in tutto e per tutto.
Aprii un uomo sulla cinquantina poi si intravide anche la moglie dietro di lui.
I loro visi erano travagliati e pieni di rughe, eppure non sembravano molto anziani, però il loro aspetto era così sciupato e colmo di afflizione.
“Tu!” disse l'uomo puntando il dito contro Itou con agitazione e allo stesso tempo con costernazione.
“Salve io...” disse Itou abbassando lo sguardo, sembrava colmo di dispiacere, mentre l'uomo continuava ad additarlo con indignazione.
“Tu come ti permetti di venire in casa mia!” disse spingendolo con violenza.
Continuavo a non capire cosa stesse accadendo.
Itou cadde a terra a causa del violento spintone, ma si rialzò subito dopo poi si inginocchiò davanti a quel signore urlando “Scusatemi, scusatemi...io so che ho fatto una cosa orribile e sono qui per chiedervi scusa...per scusarmi, anche se so che le mie scuse non saranno mai abbastanza soddisfacenti per quello che ho fatto...”
 “Itou?” dissi interrogativa in cerca di una spiegazione.
“Caro, facciamolo entrare...” lo esortò la moglie che parve essere  quella con più sangue freddo in corpo.
Ci fecero entrare in quella casetta dal legno scricchiolante e con la soffitta che perdeva acqua da tutte le parti, doveva essere a causa dell'umidità.
“Volete un caffè?” domandò la moglie facendoci sedere sul tavolo di quell'austera cucina antica e buia, la luce del neon sembrava assolutamente insufficiente per illuminare una cucina così tetra e scura.
“No, niente caffè!” disse il marito con sguardo di rimprovero alla moglie stando alzato e guardandoci con cattiveria.
“Mi dispiace, io non avevo idea che Hikari fosse incinta...” dichiarò Itou con costernazione.
“Tuo padre ha fatto di tutto per farci nascondere questo minuzioso dettaglio...” disse lui con ripugnanza.
“Che significa?” domandò Itou alterandosi.
“Un uomo davvero indegno e miserevole, presentarsi qui...dopo che mia figlia è morta...e  comprare il nostro silenzio per tacere il fatto che fosse incinta di suo figlio e che questo l'avesse spinta al suicidio...” ammise lui.
“E noi ancor più miserevoli ad aver accettato quella ingiusta e miserevole condizione per impossessarci di quei soldi...dato che la nostra situazione economica non è certo la migliore...” disse la moglie con lo sguardo basso  e pieno di vergogna.
“Io non ne avevo idea...sono venuta a conoscenza di ciò soltanto adesso...” disse Itou con sincero dispiacere.
“Questo non riporterà Hikari da noi...” disse il padre rabbioso.
“Non è stato lui ad ucciderla, è stata anche colpa nostra...non ci siamo accorti di niente...non siamo stati dei bravi genitori...” disse la moglie rivolgendosi al marito con un espressione mesta e angosciata.
Dopo di ciò calò un silenzio angosciante, fu Itou a romperlo scusandosi e accorgendosi che sbucare lì all'improvviso in quella casa riaprendo una ferita come quella, difficile da rimarginare come quella della perdita di una figlia, non era stata una buona idea.
“Mi dispiace io non so cosa mi sia messo in testa...non ho nessun diritto di sconvolgervi la vita venendo qui...non dovrei neppure aver il coraggio di farmi vedere da voi dopo quanto è successo” disse sconvolto e confuso alzandosi per andarsene.
“Ecco vedo che hai capito...” disse il marito con severità con uno sguardo truce e minaccioso.
La moglie invece era più magnanima e di conseguenza finivano per entrare in conflitto e contrastarsi tra di loro.
“Non essere così scontroso...è venuto per scusarsi...è dispiaciuto per quanto è accaduto!” disse la moglie con calma.
“Come se questo bastasse...è troppo facile presentarsi qui scusarsi...io lo perdono e così si mette il cuore in pace...” disse il marito inviperito, il suo viso divenne paonazzo dalla rabbia.
“Si, ha ragione...” disse Itou con lo sguardo sommesso.
Io rimasi in silenzio, senza saper cosa dire, capivo le ragioni del padre e quelle di Itou, che era veramente dispiaciuto, così non ebbi il coraggio di dire una parola e di prendere una qualche posizione.
Usciti da quella casa Itou aveva un espressione stravolta e triste, non mi sembrava neanche più lui.
Mi faceva male vederlo ridotto in quello stato e così cercai di parlare di altro per distrarlo, ma sembrava inutile il suo sguardo rimaneva sempre così costernato e cupo.
“Echiko sono patetico...meschino...vero?” mi domandò guardandomi.
“No,ma che dici...” esclamai incredula.
“Su avanti è questo quello che pensi...è questo quello che sono dopotutto, non voglio far altro che mettermi il cuore in pace dopotutto quello che è successo...e pur di mettermi il cuore in pace, sono andato lì, senza curarmi dei sentimenti di quella famiglia sconvolta  dal dolore, e non mi sono neppure preoccupato della costernazione che avrebbe suscitato la mia presenza in casa loro...”
“Itou non sei stato tu ad ucciderla!” gli risposi guardando i suoi occhi verde smeraldo così belli,che in quel momento erano così spenti e ombrosi.
“Si ma è come se fossi stato io stesso ad ucciderla...è come se l'avessi spinta giù da quel terrazzo con le mie stesse mani...” disse piangendo.
“Itou non è così...” dissi non sapendo che altro dire.
“Ho ucciso Hikari e anche Yori...” disse tristemente.
“Non è così!” controbattei con vigore.
Ma lui non mi stava neppure ascoltando, i sensi di colpa lo affliggevano e dopo un po' con uno sguardo che non gli apparteneva,  aveva un espressione atroce, priva di spessore, come quella di un cadavere o come di chi sta pensando di diventarlo presto.
“Non mi seguire!” disse accelerando il passo per seminarmi.
“Che vuoi fare?” domandai preoccupata.
“Non sono cose che ti riguardano, non intrometterti...” disse lui ancora con quell'espressione cadaverica e ansiosa.
“Itou non vorrai mica ucciderti?” domandai allarmata.
Il suo silenzio e il suo sguardo cupo più del necessario, parve annuire.
“Non...non...non...” balbettai.
Lui mi baciò le labbra con trepidazione, percepii in quel bacio una foga e un'angoscia evidente, come se quel bacio dovesse essere l'ultimo.
Ricambiai il bacio lasciandomi trascinare da lui, dalla sua malinconia, poi aprii per un momento gli occhi accorgendomi che aveva gli occhi lucidi mentre mi baciava.
Quando smise di baciarmi gettò il suo braccialetto per strada e poi anche il mio, dicendo “ Non sei più obbligata a fermarmi!”
Mi chinai e raccolsi i braccialetti, mentre lui si allontanava frettolosamente da me e lo persi di vista, non avevo assolutamente idea di dove fosse andato.
Mi prese il panico, senza braccialetto, non riuscivo più ad avere quella velocità e prontezza di riflessi che avevo di solito quando sapevo che lui fosse in pericolo.
Tornai alla svelta a casa, sperando di trovarlo lì, sperando che fosse tutta una mia immaginazione il fatto che volesse uccidersi, ma purtroppo a casa non lo trovai.
Il padre di Itou quando mi vide tornare a casa senza di lui, mi chiese che fine avesse fatto Itou, così rimasi in silenzio senza sapere cosa rispondere, poi notò che tra le mani stringevo i due braccialetti, tra cui il mio e quello del figlio.
“Che significa?” gridò lui.
“Itou...penso che voglia ecco...suicidarsi...” dissi scioccata.
“Che stai dicendo?” domandò il padre tramante.
“E' venuto  a sapere di Hikari...del fatto che lei fosse incinta e...” dissi con il panico e l'agitazione che si impossessavano di me.
“Echiko!” tuonò lui pensando che fosse tutta colpa mia.
“Non credo che questo sia il momento di discutere!” disse Isae che aveva ascoltato i nostri discorsi nell'ombra.
“Già è vero...dovremmo andare a cercarlo...a meno che...” dissi cupamente, pensando che forse poteva essere troppo tardi, ma a quel solo pensiero mi sentii  morire e persi la capacità di parlare.
“Per questa ragione non volevo che lo venisse a sapere...” disse il padre turbato.
Dopo un po' uscimmo per cercarlo, solo che il padre non aveva assolutamente idea di dove potesse essere andato a cacciarsi, così lo cercammo in tutte le zone possibili e immaginabili fino a che pensai che forse poteva essere andato a scuola, forse pensava di uccidersi nello stesso identico modo in cui si era uccisa lei, buttandosi giù dal terrazzo di scuola.
“Andiamo a scuola...forse vuole uccidersi nel suo stesso identico modo...” dissi tremando alla sola idea.
Arrivati a scuola di corsa, trovammo un sacco di gente nel giardino di scuola poi la polizia, così pensai che forse era troppo tardi  e nel panico spinsi tutti quanti per passare in mezzo a quella folla che si accerchiava fuori dall'edificio, poi alzai lo sguardo e lo vidi lì sopra, era sopra la ringhiera con gli occhi chiusi.
“Itou non fare cretinate, scendi subito!” urlò il padre agitandosi.
Decisi di salire sopra il terrazzo, solo che la polizia me lo impediva, in particolare c'era un poliziotto che mi diceva che non potevo passare  dato che la situazione era assai delicata.
“Ma voglio fermarlo!” controbattei agitata.
“In questi casi potrebbe solo peggiorare la situazione!” esclamò il poliziotto impedendomi di oltrepassare il limite contrassegnato da loro.
“E che cosa dovremmo fare stare qui a guardare?” domandai rabbiosa.
“Aspettare che arrivino i vigili per mettere un materassino un qualcosa per evitare che si faccia male se si butta...” disse il poliziotto senza scomporsi.
“E se non arrivano in tempo!” disse Isae agitata quanto me.
“Se non arrivano in tempo...dobbiamo solo sperare che quel ragazzo ci ripensi oppure...che abbia delle ossa molto dure...” disse il poliziotto con una certa leggerezza che mi diede sui nervi.
“Quello è mio figlio!” gli sbottò contro  il signor Kayashi.
“Mi dispiace, ma non possiamo fare altro...” gli rispose il poliziotto.
“Permettetemi di parlarci...” esclamò il padre.
“Non è possibile...e poi su avanti crede che uno che voglia suicidarsi dia retta al proprio padre...”
“Sembra quasi vi piaccia l'idea che si butti giù da quel terrazzo...” urlò il padre digrignando i denti dalla rabbia.
“No, non è così...io mi attengo solo agli ordini dei miei superiori!” disse il poliziotto con freddezza.
“Ma secondo voi si butterò per davvero?” sentii alcune compagne parlottare tra di loro che stavano lì ferme a seguirsi “lo spettacolo”, ero sconvolta e indignata dal comportamento di certe persone che stavano lì immobili a guardare Itou con un recondito entusiasmo che riusciva a percepire nei loro sguardi, nonostante si sforzassero di nasconderlo, riuscivo a sentirlo, era  come se non vedessero' l'ora che ponesse fine alla sua vita, altri invece sembrava ansiosi e preoccupati quanto me e lo invitavano a non farlo urlando con tutto il fiato che avevano in corpo.
Io approfittai della distrazione del poliziotto che parlava con il padre di Itou per oltrepassare la striscia che limitava il passaggio alle persone  dentro l'edificio.
“Non puoi! Ferma!” disse il poliziotto insieme ad altri suoi colleghi, il padre lo tenne fermò impedendogli di fermarmi, mentre altri suoi colleghi mi avevano seguito, così finii per correre velocemente dentro l'edificio per sfuggirgli.
Mi osservai attorno, non ero mai salita sul terrazzo della scuola, quindi non avevo idea di come si potesse raggiungere e così mi prese il panico, lessi frettolosamente e confusamente le indicazioni scritte sui muri dei corridoi.
Finalmente dopo essermi persa diverse volte tra i vari corridoi, riuscii a trovare le scale per salire sopra al terrazzo, pensai di prendere l'ascensore, ma sembrava essere fuori uso, così alla fine salii faticosamente le scale che mi parvero' immense e non finire mai.
Arrivai sul terrazzo col fiatone, tutta sudata e ansiosa, sentii il vento soffiare forte e il mio corpo tremò tra il sudore e il freddo.
Mi avvicinai silenziosamente alla ringhiera del terrazzo, vicino al suo corpo innalzato sopra di essa.
Avrei voluto essere in grado di trascinarlo via da lì, ma non sapevo come fare, avevo paura che se mi avesse visto o se gli avessi detto di scendere subito, lui avrebbe potuto invece intestardirsi ancor di più e buttarsi subito da lì, conoscendolo, sapevo che ne sarebbe stato in grado.
“Itou...” dissi il suo nome con timore, la mia voce flebile vibrò  e si perse nel soffio rumoroso del vento.
Ebbi quasi paura che quel vento violento potesse trascinare giù il suo corpo in bilico su quella ringhiera.
“Vattene!” disse di spalle.
Mi aveva sentito, nonostante il vento avesse coperto la mia voce, lui era riuscito a sentire il mio richiamo disperato.
“Ti prego, Itou...non farlo!” esclamai supplicandolo.
“Tu, non puoi capire...tu sei sempre così perfetta, buona...Echiko, anzi Aiko, tu sei una persona impeccabile, non puoi capire come ci si sente ad essere come me...ad essere uno che commette tante imprudenze, che uccide le persone senza accorgersene... che...” disse bloccandosi di colpo, la sua voce fu soffocata dalle lacrime.
Questo non è vero, non sono perfetta come tu credi...io ho moltissimi difetti...e poi ok forse non sei stato un ragazzo modello, hai fatto tante cazzate Itou...ma ti dispiace e stai riconoscendo i tuoi errori, questo è già un inizio non credi?”
“Un inizio per cosa?” domandò scettico.
“Per migliorare... è uno spunto per poter essere quello che vuoi diventare” dissi con determinazione.
“Ma che stai dicendo...lo sai che mi irriti quando dici cose stupide come queste...sei irritante, dolcemente irritante con la tua buona fede, la tua saggezza...” disse continuando a rimanere sospeso tra la vita e la morte.
“Itou sarebbe un gesto davvero codardo buttarti... significherebbe che ti sei arreso ad essere quello che tutti credono che tu sia...che ti sia arreso alle tue malefatte...e che tu non abbia neppure cercato di cambiare...perchè sai la cosa più difficile è restare...restare e sopportare, accettando quello che si è stati in passato per migliore. E' difficile cambiare dovendo comunque portare quel pesante fardello che è il passato, perché solo con un pesante fardello come quello puoi rinascere e diventare una persona nuova...”
“Come fai ad essere così piena di positività?” mi domandò irritato.
“Io non sono positiva, è solo che ti conosco...so come sei fatto e so che puoi essere e vuoi essere una persona migliore...è che tutto quello che è successo non è accaduto perché volevi che accadesse...”
“Allora sei per davvero innamorata di me” lo sentii ridere.
“Perchè avevi qualche dubbio in merito?” domandai sconcertata.
“Pensavo che lo avessi detto solo per farmi piacere...solo perché...sentivi che avessi bisogno del tuo amore...” dichiarò.
Dopo un po' comparve davanti a noi Liriko, incoraggiava Itou ad uccidersi, non so per quale ragione lo facesse, ma tuttavia sembrava sorbire degli effetti ad  Itou che sembrava essere tornato all'idea di uccidersi.
“Liriko smettila!” dissi rabbiosa,mentre lei continuava a persuaderlo con parole ingiuriose e spiacevoli “ Uno come te...in questo mondo fa soltanto del male agli altri...”
“In effetti, credo che a te convenga che io mi uccida...” disse Itou avendone compreso la ragione che io non riuscivo a comprendere.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando...” disse lei con finta ingenuità.
“In effetti, se io mi uccidessi...Echiko sarebbe più debole, sono io che rafforzo le sue capacità, quindi per te e alla Yakuza  converrebbe perché assumereste con più facilità il controllo del governo, sarebbe più facile battere Echiko senza il suo padrone, il suo caricatore di energia...”
“Queste tue assurde conclusioni sono infondate...non mi pare che lei rappresenti un significativo ostacolo...tuo padre ci sta sottovalutando e sopravvaluta questo insignificante robot!” disse lei ridendo con cattiveria.
“E allora perché non lo avete già fatto, cosa vi impedisce a commettere un colpo di stato?” domandò lui scendendo giù dalla ringhiera, aveva  completamente abbondato l'idea di suicidarsi, feci un sospiro di sollievo.
“Chi ti dice che noi non lo stiamo già facendo!” disse ridendo forte scrutandoci con i suoi occhi color ghiaccio.
“Che vuol dire?” domandai allarmata.
“In questo preciso istante, il vostro caro primo ministro farà una gran brutta fine...” disse ridendo malignamente.
In quel momento capii che non c'era tempo da perdere, era come se improvvisamente avessi colto il senso delle parole del padre di Itou, io ero la sola che potevo fermare Liriko e quel gruppo di mafiosi, non sapevo come, però non mi importava, quello che sapevo è che dovevo intervenire in un modo o nell'altro.
Corsi via, mentre Itou mi seguiva correndo disperatamente.
“Che hai intenzione di fare?” mi urlò.
“Non ne ho assolutamente idea!” esclamai ridendo con sarcasmo.
“Echiko, aspetta...aspetta...” disse continuando a rincorrermi, ma io non volevo che mi seguisse, così tentai di andare più veloce,mentre la folla di compagni e il padre di Itou ci osservavano con perplessità non avendo idea di dove fossimo diretti.
Non riuscii affatto a seminarlo, stava continuando a seguirmi, poi non so come mi si parò davanti, dovevo aver preso qualche traversina che lo aveva condotto dinanzi a me bloccandomi il tragitto, così mi fermai con rassegnazione.
“Allora...Echiko, riflettiamo un attimo...invece di correre senza metà!” disse serio e composto.
“Non stavo correndo senza metà!” mentii, accorgendomi che avesse ragione, insomma dove cazzo stavo correndo?
“Il primo ministro...dovrebbe trovarsi oggi ad una conferenza...il luogo della conferenza è da quella parte...” disse indicandomi con il dito la direzione della strada.
Camminammo a lungo, senza aprir bocca, poi ad un certo punto gli domandai “ Cosa ti ha spinto a  non suicidarti?”
“Ma io non volevo suicidarmi... volevo soltanto vedere che effetto fa stare in bilico tra la vita e la morte... poi quando ho visto che tutti avete pensato al peggio, mi sono detto che mi avreste fatto a pezzettini se vi avessi detto come stavano per davvero le cose e così ho pensato di continuare a sostenere quest'equivoco almeno per un po' per renderlo quanto meno credibile!”
“Itou mi stai dicendo che non hai affatto pensato di suicidarti?” gli domandai tra l'incredulità e l'alterazione.
“No, stavo solo cercando di capire cosa avesse provato Hikari quel giorno...buttandosi giù da lì...”
“Avresti potuto semplicemente dirlo...che era tutto un equivoco...” esclamai rabbiosa, ricordandomi tutte le sue parole e il suo finto pianto disperato.
“Volevo vedere cosa mi avresti detto...cosa avresti fatto per fermarmi...” disse ridendo.
“Non c'è niente di divertente!” affermai infastidita.
Arrivammo davanti  quell'edificio in cui c'era la polizia che stava cercando di fermare la Yakuza e i robot rivoltosi che si erano uniti a loro, si colpirono con violenza, era una lotta tra robot che proteggevano il governo e quei robot che lottavano per la sua distruzione, perché la Yakuza da sola non era da considerarsi pericolosa, perché erano dei semplici esseri umani, ma il loro punto di forza era l'appoggio di tutti quei robot ribelli.
I poliziotti robot tentavano di fermare la loro avanzata verso l'edificio in cui dentro vi era il primo ministro, ma guardando i loro volti e corpi stremati da quella lotta  mi resi conto che non avrebbero retto ancora per molto, anche perché c'era una considerevole differenza numerica, la Yakuza era riuscita ad ottenere l'appoggio di così tanti robot alla quale doveva aver fatto il lavaggio del cervello.
In una situazione catastrofica come quella, che cosa potevo fare? Ero letteralmente paralizzata, davanti a quell'edificio in cui i robot poliziotti colpivano quel gruppo consistente di robot che esagitati  sferravano violenti colpi ai poliziotti che tentavano vanamente di fermarli.
Quei robot sembravano impazziti, colpirono con durezza i poliziotti strattonandoli a terra,   , poi calpestarono i  loro corpi dirigendosi in modo esagitato dentro il monumentale e maestoso edificio bianco dalle forma rettangolare e rigida, con colonne nere e squadrate
Seguii la folla senza pensarci, reagii d'istinto, senza neppure pensare a cosa avrei potuto veramente fare per fermarli.
Itou mi seguii senza dire una parola, anche se non parlava, riuscivo a percepire nel suo sguardo una certa preoccupazione.
“Muori muori!” gridarono i robot appena entrati dentro l'edificio nel bel mezzo della conferenza, mentre il primo ministro stava facendo un discorso davanti a dei politici e a numerosi giornalisti.
Il primo ministro in piedi e al centro della sala, interruppe il suo discorso e poi guardò i robot che avanzavano minacciosi dentro la sala sotto lo sguardo sbalordito di tutti.
La loro entrata determinò il panico e lo sgomento di tutti i presenti, mentre i robot avanzavano come un esercito ben organizzato bloccando le uscite dell'edificio.
Attraversarono la sala in perfetta sincronia e con un passo posato e tranquillo, poi si sentii un battito di piedi, era la yakuza che stava dietro di loro.
Non appena la Yakuza iniziò a battere rumorosamente i piedi, persero' il loro portamento posato e composto tornando ad essere violenti, fecero' una vera carneficina, uccisero' in pochi secondi i giornalisti, le guardie del  corpo del primo ministro che cercavano di fermarli e poi tutta l'altra gente che aveva avuto la sfortuna di trovarsi lì.
Rimasi sconcertata, in pochi secondi avevano ucciso la maggior parte delle persone presenti senza alcuna esitazione.
Mi sentii ribollire il sangue, non riuscivo più a sopportare quell'orrido spettacolo di sangue e lamenti.
La rabbia si impadronii di me ricordandomi di me e Liriko che eravamo state uccise ingiustamente come le persone presenti in quella sala che stavano uccidendo con noncuranza.
Andai davanti a loro, erano all'incirca una dozzina ed io ero completamente da sola, dato che Itou non poteva in alcun modo essermi d'aiuto, lui era un essere umano, non poteva scontrarsi con dei robot, lo avrebbero di sicuro ucciso in meno di cinque secondi, come era accaduto alle altre persone che adesso non erano altro che pezzi di carne  sparsi sul bianco marmo del pavimento.
“Echiko!” disse Itou correndomi dietro , mi strinse il polso per fermarmi, mentre io come un kamikaze mi avvicinavo a quel gruppo numeroso di robot che proseguiva la propria carneficina prima di arrivare al punto forte, se lo stavano serbando per ultimo il primo ministro, che era rimasto immobile in piedi davanti alla sala davanti quello scenario di sangue e morte.
“Non fare cazzate...che vuoi per caso farti ammazzare...dobbiamo cercare un modo per uscire da qui...” disse agitato.
“No, lasciami!” dissi facendo resistenza.
Riuscii a liberarmi con molta facilità, non avevamo più i braccialetti, quindi di conseguenza non prendevo più la scossa.
Mi parai davanti a loro priva di timori, la rabbia, non aveva lasciato spazio neppure ad un minimo cenno di ansia e di paura.
Si misero' a ridere non appena mi ci parai davanti con aria minacciosa e determinata.
“Che cosa credi di fare tu?” domandò uno di loro.
Gli mollai un violento pugno, ma ovviamente questo causò una serie di colpi a catena, che stranamente riuscii a deviare uno dopo l'altro.
“Chi cazzo è questa?!” esclamò uno di questi sconvolto, dato che ero riuscita ad evitare tutti i loro colpi senza troppa fatica.
“E' stata solo fortuna...” disse un altro di questi robot e poi ripresero' ad attaccarmi, iniziai seriamente a confondermi dato che mi arrivavano pugni e calci da ogni lato ed ero circondata dai loro corpi, di conseguenza avevo anche uno spazio ristrettissimo sul quale muovermi.
Finii per cadere, poi  mi rialzai, poi cadi' di nuovo.
Ai loro violentissimi colpi corrispondeva una mia caduta e poi mi risollevavo intestardendomi, non volevo...non volevo arrendermi per nessunissima ragione, volevo fargliela pagare per Liriko, per me e per tutta l'altra gente innocente che avevano ucciso ingiustamente sotto i miei stessi occhi.
Perdevo sangue da ogni parte, avevo il corpo indolenzito e pieno di ferite causate dai loro cruenti colpi, ma nonostante tutto ero di nuovo in piedi davanti a loro.
“Sei dura a morire...” dissero' malignamente con il fiatone, sembravano stanchi.
Non ero più in grado di camminare, barcollavo da una parte all'altra tentando di colpirli, ma era tutto inutile, così di nuovo finii per essere colpita, questa volta fui trafitta dalla lama di un coltello e non ebbi più la forza di rialzarmi e persi i sensi.
Dopo un po' mi risvegliai con Itou chino accanto a me che analizzava il mio stato di salute.
La sua mano stringeva la mia, avvertivo il calore della sua mano, in un modo del tutto nuovo, emanava un tepore così preminente, come un fuoco, però non bruciava, ma si limitava a scaldare la mia...e poi mi rianimai, ripresi la piena capacità motoria e mi rialzai come se fossi illesa.
Mi sentivo energica e potente, come se niente e nessuno potesse annientarmi.
“Stai bene?” domandò Itou allarmato.
“Mai stata meglio!” dissi avvertendo quella forza e quell' energia dentro di me mentre Itou continuava a stringermi la mano.
Ah, era la sua mano...il calore della sua mano a passarmi quell'energia, quella forza fuori dal comune non c'era altra spiegazione! Ecco perché lui era il mio caricatore, non appena io scaricavo  per così'  dire “la mia batteria”, lui provvedeva a ricaricarmi, donandomi l'energia racchiusa dentro di lui.
Quell'energia però aveva un 'effetto stupefacente, finivo per diventarne sempre più ingorda di quella potenza che risiedeva in lui e così ormai accecata dal piacere, dalla goduria provocata da quell'energia e forza fluire dentro di me,strinsi con più forza la sua mano che sembrava farsi sempre più fragile rispetto alla mia, sentii le sue ossa scricchiolare come se si stessero' per spezzare, ma non me ne curai affatto, ero ormai del tutto dopata per capire cosa stesse effettivamente accadendo.
Baciai famelica le sue labbra, come se dovessi cibarmene e in effetti mi nutrivo del contatto del suo corpo, con il quale mi passava quella forza e quel potere, che mi dominavano completamente, né diventai del tutto schiava.
Mi sentii profanare sin dalle viscere da quella potente energia e forza, che mi pulsava dentro e mi provocava uno svilente desiderio da dover soddisfare, in qualunque modo, dovevo ottenere altra energia, né desideravo sempre di più, volevo più forza, più energia e continuavo a sprofondare la mia bocca sulla sua fragile ed esile bocca umana, che sembrava sfaldarsi tra i miei violenti morsi e baci.
Quando mi nutrii a sazietà di quella forza, mollai la presa sul suo braccio e liberai le sue labbra gonfie e arrossate dalle mie.
Corsi nella direzione in cui tutti i robot rivoltosi erano, era l'istinto a guidarmi, l'odore del loro sangue mi invadeva le narici e mi istigava ad ucciderli.
Come un animale che risponde ai suoi istinti, li attaccavo, senza neppure accorgermi di quello che stessi realmente facendo, agivo con inconsapevolezza e del tutto priva di umanità, li aggredivo, guidata dal piacere e l'impulso che mi provocava la violenza e l'eccitazione nel vedere il sangue sgorgare fuori dai loro corpi.
Non ero brava a pararmi dai loro colpi, anzi li prendevo tutti, ma non finivo mai a terra e non avvertivo neppure il dolore dei loro pugni, calci e delle loro coltellate, in più c'era stato anche qualcuno ad avermi sparato, avevo sentito il colpo, ma non il proiettile penetrare nella mia carne, non riuscivo a sentire nient'altro che l'odore del loro sangue e quel piacere, quella goduria provocata dai loro sguardi spaventati, che mi guardavano atterriti dal fatto che fossi ancora lì davanti a loro, pronta a ridurre i loro corpi in brandelli.
Era un piacere sadico e perverso a guidarmi e a lenire il dolore provocatami dai loro violenti colpi.
Ero infaticabile, nessuno dei loro colpi mi scalfiva, mentre loro erano sempre più stanchi e cedevoli.
E in men che non si dica, riuscii a batterli, uno per uno, li uccisi con irruenza e con parsimonioso piacere,ma dopo di ciò tornai ad assumere il pieno controllo di me stessa e mi sentii come se mi fossi appena svegliata da un brutto incubo, inoltre l'atmosfera intorno a me non era affatto gradevole.
Ero attorniata da un cadavere che tenevo sollevato e stringevo attorno a me, di cui mollai spaventata la presa lasciando cadere a terra accanto a tutti gli altri, c'è ne erano una dozzina, erano tutti morti.
Urlai disperata e sconvolta, notando i miei vestiti e le mie mani piene di sangue.
Itou davanti a me, tentò  vanamente di calmarmi e dopo vidi lei, Liriko insieme a lui, l'uomo che mirava a prendere il potere, che aveva messo me e Liriko contro e che aveva causato quella violenta faida contro il governo giapponese, lui ci manovrava come tante  insignificanti pedine.
“Uhm...sei stata davvero sconvolgente!” disse battendomi le mani.
“Più forte di quanto potessimo prevedere non è vero?” domandò rivolgendosi a Liriko e ai suoi uomini.

“Che significa?” dissi tremando.
“Volevamo vedere di cosa fossi capace...” dichiarò Liriko con soddisfazione.
“ A quanto pare voi due insieme fate la forza...” disse lui analizzandoci torvamente.
Poi si avvicinò a me e con un sorriso sadico disse “ Chissà...se uccidessimo il tuo padrone, forse non saresti poi tanto forte”
“Prima dovresti riuscirci!”  gridai rabbiosa.
“Non credo ti convenga sfidarmi...” disse malignamente.
Vidi il primo ministro che avevo protetto da tutti quei robot, era rimasto immobile e in silenzio, sembrava spaventato e sconvolto da tutto ciò che fosse accaduto fino ad un momento fa...poi lo vidi chinarsi verso il corpo inerme di una donna e di una bambina, doveva essere la sua famiglia, rimase ad osservarle con uno sguardo fermo e spento, come se fosse morta anche una parte di lui.
“Non sai quanto mi dispiace...ma ti avevo avvertito...” disse il malavitoso ridendo sadicamente.
La rabbia si impossessò di me e mi avventai contro di lui, ma in quello stesso momento Liriko  afferrò Itou e gli tese un coltello contro la gola.
“Se lo uccidi...io uccido il tuo beneamato Itou!” disse lei spingendomi a mollare la presa dal suo padrone.
Dopo di ciò, ci scontrammo nuovamente, era diventata più forte e aggressiva, anche più veloce, non sapevo cosa gli fosse accaduto,  ma era decisamente un'altra Liriko.
Mi limitai a schivare i suoi colpi, non riuscivo a trovare il coraggio e la forza di colpirla, i ricordi di quanto io e lei fossimo amiche mi impedivano di farle del male e poi lei astutamente quando mi decidevo a colpirla,fingeva di essere tornata in sé, in quei momenti cruciali in cui era inerme ed io avevo in mano la situazione per poterla uccidere una volta e per tutte, lei mi diceva “Aiko...perchè ci stiamo facendo questo? Perché...noi due siamo amiche...” e iniziava a piangere, era così brava a fingere.
Quella lotta poteva andar avanti fino all'infinito, eravamo tutte e due abili e forti nello stesso identico modo e tutte e due repentinamente instancabili, forse molto probabilmente io tra le due peccavo di bontà...di tanti buoni propositi dalla quale non riuscivo a staccarmi, perché in quel momento ero pienamente cosciente e non volevo che accadesse di nuovo, non volevo più uccidere nessuno, nonostante sapessi di non avere altra scelta.
Mi rammentai delle parole di Itou aveva detto che  se Yoto fosse diventato cattivo, lui lo avrebbe ucciso appunto  come dimostrazione di amicizia, perché essendo suo amico aveva il dovere di fermarlo e di ucciderlo qualora fosse diventato una persona meschina e crudele.
Le parole di Itou indirizzavano e rafforzavano i miei pugni e i miei calci, ma poi mi trovai braccata da lei e da quel coltello che tendeva contro di me, nella foga del momento, pensai che potevo solo ucciderla, pensai a me stessa, al fatto che dovessi proteggere la mia integrità fisica più di ogni altra cosa, ma per qualche strana ragione Itou si era parato davanti a lei, così non colpii lei, ma lui.
“I fidanzati vanno e vengono, ma gli amici...sai Echiko gli amici sono quelli che restano...per questa ragione, non...puoi...ucciderla... quest'amore forte che nutro per te un giorno potrebbe finire, per questa ragione preferisco lasciarti nelle mani di una buona amica...” disse flebilmente, con la voce tremante tra i vari spasmi, che lo colsero' prima di cadere in un sonno eterno.
“Itou! Itou!” urlai disperatamente il suo nome e strattonai il suo corpo sperando che riprendesse i sensi, ma fu tutto inutile.
Liriko stava tornando ad attaccarmi, ma dovetti ricredermi, stava attaccando gli uomini della yakuza e lui, il suo padrone.
Dopo di ciò, mi strinse a sé per consolarmi, dato che ero ancora disperata e in preda all'agitazione per la morte di Itou.
Sfortunatamente per lui non c'era stato più nulla da fare...Itou...era morto, lasciando nel mio cuore una ferita indelebile, però nonostante tutto, ero felice...perchè lui “continuava a vivere” dentro il mio cuore e i miei ricordi.
Forse molto probabilmente, ero sempre stata pienamente consapevole che la nostra storia non avrebbe mai avuto un lieto fine, perché molto probabilmente il dolce epilogo non esisteva per una storia d'amore come la nostra, però...nonostante tutto, anche se non  era più con me, si dimostrava più presente di prima e viveva nello sguardo di lei, della mia migliore amica che aveva salvato, era stato lui con il suo sacrificio a risvegliarla, a riportarmi la mia cara amica.
Per il resto, ero riuscita ad imparare a suonare il violino e a farmi accettare dagli altri compagni, le discriminazioni estreme nei confronti dei robot a causa di quanto fosse accaduto erano state affievolite, anche se rimaneva una conflittualità ancora aperta.
Era stato riconosciuto anche il matrimonio tra robot e padroni e almeno per il padre di Itou c'era stato il suo beneamato finale o quanto meno una piccola consolazione dopo la tanto sofferta perdita del figlio, era riuscito finalmente a convolare a nozze con Isae, anche se la vita di lei rimaneva precaria, però nonostante ciò, sembravano tutte e due molto felici, vivevano ogni momento con entusiasmo incuranti del futuro, come d'altronde dovremmo fare un po' tutti.
Anche io avevo imparato a far così e a non curarmi più del futuro che appariva sempre più tetro e incerto...ero diventata il robot di Yuki, Itou aveva lasciato scritto su un foglio di carta le sue ultime volontà come se si aspettasse che l'esito della nostra storia potesse essere questo... ma nonostante Itou avesse chiaramente lasciato intendere che le sue ultime volontà fossero' quelle di  tornare insieme a Yuki, io non lo feci, rimaneva il mio padrone, ma nient'altro che questo, nel mio cuore rimaneva viva l'immagine di Itou.
Io e Liriko ci giurammo nuovamente amicizia eterna, non ci saremmo mai più separate, lo promettemmo davanti la tomba di Itou che ci aveva riconciliato una volta e per sempre, avremmo passato l'eternità insieme, dato che tutte e due non invecchiavamo e avremmo sopportato insieme i momenti di noia, causati dal tempo che per noi sembrava non passare mai.
A  volte a scuola, durante le ore di ricreazione  insieme a Yoto, Sayoko e Liriko avevamo ancora la sensazione di sentire la  presenza di Itou intorno a noi,  come se non ci avesse mai effettivamente lasciati, poi a volte mi domandavo se avesse effettivamente ragione Itou, se la sua visione cinica dell'amore fosse vera, se lui non fosse morto, la nostra storia d'amore sarebbe per davvero finita come diceva lui? Avrebbe smesso di amarmi od io avrei smesso di amarlo? Non lo avrei mai saputo! Per questa ragione potevo dire che il nostro amore...con questo finale, aveva raggiunto l'eternità,distaccandosi dal normale seguito di tutte le altre storie d'amore adolescenziali.
Poi  ebbi quasi come l'impressione di vederlo, mi stava dicendo addio per poi raggiungere il cielo sorridendomi  dicendomi che avrebbe finalmente riabbracciato la sua mamma.
“Ti amo!” urlai fra le lacrime, la sua figura  spariva senza rispondermi,ma ciò nonostante colsi nel suo sguardo il profondo amore che provava per me, ma che si rifiutava di esprimere a parole, poi disse un'ultima cosa dicendo "Sai perchè ho preferito morire...perchè la sola idea che un giorno il nostro amore potesse finire, o che io potessi smettere di amarti...mi spaventava e così ho pensato che preferivo morire quando il nostro amore fosse ancora così vivo e intenso, per non svegliarmi più da questo bel sogno...e infatti lo sento ancora, il tuo e il mio amore, lì porterò con me!"
Piansi non appena lo vidi sparire, ma fortunatamente c'erano Sayoko, Yoto, Yuki e sopratutto Liriko che mi confortavano e così non appena li vidi, asciugai le mie lacrime e con un sorriso guardai il cielo senza più rimpianti, ero pronta a vivere un nuovo domani da robot. Anche se Yuki, più che un padrone, era un grande amico... poi mi capitò un giorno di scuola di incontrare all'entrata Kasumi, era rimasto molto scossa dalla morte di Itou, forse più di me, lo aveva amato per davvero. La salutai, lei mi sorrise e mi diede una gabbietta con un criceto come segno di amicizia, in quel momento scoppiammo a ridere. "Che stupida credevo fosserò topi!" disse sorridendomi. Da quel momento diventammo amiche ed ebbi modo di far ricredere Yoto che disapprovava il fatto che fossimo diventate tanto amiche, diceva che era un'arpia e quando si vedevano litigavano sempre, mi ricordavano tanto me e Itou,infatti ero sicura che tra quei due primo o poi sarebbe nato del tenero.


Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito, spero che il finale non vi abbia deluso, è la prima volta che scrivo un epilogo  triste, diverso dai soliti sani e buoni finali, ero in procinto di scriverne uno anche in questa storia con Itou ed Echiko che passavano l'intera esistenza insieme, lei che nonostante lui invecchiasse continuava a starle vicino, dato che lei come sappiamo non invecchia, però poi mi sono detta... che era un finale forse troppo scontato...non so...ho pensato che forse un finale come questo sarebbe stato meglio, forse un pò azzardato,  ma più conforme al mio credo di questo periodo, ovvero che la vera amicizia è l'unica cosa che può durare per sempre, che è eterna, che niente e nessuno la può scalfire, mentre riguardo l'amore restano per me ancora tanti dubbi su ciò, ecco dunque spiegato il finale di questa storia che lascia un punto interrogativo su come le cose sarebbero andate se Itou fosse rimasto vivo. E mi scuso se per tutto questo tempo, non ho postato, ma per ora sono stata molto indaffarata con l'università...infatti avevo pure pensato di abbandonare questa storia, ma odio lasciare le cose a metà e così ho dovuto abbrevviare anche i termini della storia, spero comunque di aver raggiunto lo stesso un buon risultato! AHAHAHA CREDO CHE NON POSTERò PIù STORIE PER UN BEL Pò! Bacioni!

 

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