Justice*

di abby_morns
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .Gail Anderson ***
Capitolo 2: *** .Vita passata ***
Capitolo 3: *** .Nuova vita ***
Capitolo 4: *** .La solita noiosa scuola ***
Capitolo 5: *** .Conoscenze ***
Capitolo 6: *** .Spaccone ***
Capitolo 7: *** .Strana ***
Capitolo 8: *** .Uscire dal baratro ***
Capitolo 9: *** .Rottura ***
Capitolo 10: *** .Partita ***
Capitolo 11: *** .St.Jesse ***
Capitolo 12: *** .Convalescenza ***
Capitolo 13: *** .Dolore e Perdita ***
Capitolo 14: *** .Legami ***
Capitolo 15: *** .Rischi ***
Capitolo 16: *** .Ricerche ***
Capitolo 17: *** .Festa ***
Capitolo 18: *** .Inaspettato ***
Capitolo 19: *** .Interruzioni ***
Capitolo 20: *** .Sparito nel nulla ***
Capitolo 21: *** .Sfida ***
Capitolo 22: *** .Tutta la verità ***
Capitolo 23: *** .Dichiarazioni ***
Capitolo 24: *** .Tutto qua davanti a me ***
Capitolo 25: *** .Fearless ***
Capitolo 26: *** Ringraziamenti :) ***



Capitolo 1
*** .Gail Anderson ***


Mi chiamo Gail.
Gail Anderson.
Be',in realtà il mio nome completo sarebbe Abigail.Abigail J. Anderson.Ora vi chiederete per cosa sta la J.
Non ve lo dico.
Non ve lo dico perchè è semplicemente R I D I C O L O.
La J. sta per Justice.
Justice.
Che nome insensato,stupido e assolutamente inappropriato.
Perchè,come può chiamarsi JUSTiCE una ragazza che di giustizia,nella sua vita,ne ha avuta ben poca?




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Capitolo 2
*** .Vita passata ***


I miei genitori si chiamavano Ronnie e James Anderson.
Mia madre,per quel che ricordo,era una segretaria di una prestigiosa industria farmaceutica di Phoenix,dove sono nata,esattamente diciasette anni fa.Il suo stipendio era quello di un americano medio,faceva una vita da borghese e aveva accanto l'uomo perfetto.
Eppure non era appagata.
Eppure era infelice.
Non la capirò mai,Veronica Annie Warb Anderson.
Non la capirò mai.

Mio padre era un postino.Precisamente,il postino del nostro quartiere.Un uomo solare,sempre col sorriso sulle labbra.Non c'era niente che lo turbava.Nell'isolato si celebrava un lutto?James Anderson riusciva a riportare il buonumore,senza sembrare inopportuno o invadente.
Qualcuno era triste?James Anderson gli tirava su il morale con due parole.
"Fatti forza".
Quelle stesse parole,me le ripeteva continuamente: sento ancora nel cervello la sua voce calda che mi sussurra piano.
"Fatti forza,Gail.Fatti forza,mia piccola Justice,mia piccola stellina."
Ammiravo mio padre.Adoravo mio padre.
Amavo mio padre.

Io nacqui il 18 ottobre del 1993,sette anni dopo il matrimonio dei miei.Fu un parto lungo e doloroso,dopo il quale Ronnie rischiò anche la vita.Ma alla fine ce la fece,ce la facemmo tutti.E tornammo a casa,come un'allegra famigliola felice.
Di me dicevano che ero una bambina dolce,bellissima e simpaticissima.Avevo preso il carattere di mio padre,per fortuna.
Mia madre,oltre all'infelicità,era una donna egoista,burbera e perennemente in collera.Trattava mio padre come uno zerbino,un inutile e sporco zerbino,usato solo per pulircisi i piedi.A volte la sentivo urlare contro di lui,sembrava impazzire.Più volte,nella mia innocenza di bambina,pregai il Bambin Gesù di far cessare quegli strilli che non mi facevano dormire la notte e mi facevano piangere lacrime amare.Ma più tardi ho imparato che lassù non c'è un Dio.Almeno non per me.

Haley nacque due anni dopo di me,nell'inverno del '95.Era bellissima: due grandi occhi verde acqua e due ricciolini rosso fuoco.Ovviamente,ero felicissima.Avevo quasi tre anni e una sorellina da accudire e coccolare.Naturalmente,ero anche preoccupata: Haley era un esserino fragile ed indifeso,e mia madre in due anni era diventata paranoica e spietata: quando facevo i capricci,come ogni normale bambina di due anni,lei mi schiaffeggiava così forte da farmi sanguinare le guance.E mio padre non poteva far altro che pulirmi le ferite.
Ripetendo sottovoce "scusa,scusa,scusa,mia piccola stellina.
Fatti forza".

Non so come,ma la vita continuò fino al 24 dicembre del '96.
Papà era andato al lavoro presto e la mamma aveva fatto gli straordinari.
Eravamo io e Haley.
Sole.
Ricordo che fuori cadevano candidi i fiocchi della prima neve.Mi ero appiccicata al vetro,con gli occhi sbarrati dallo stupore,e ridevo.
Di là,sentivo piano il pigolio della mia sorellina,affamata.Avevo provato a darle il latte dal biberon,come mi aveva insegnato(a suon di botte) Ronnie,ma la piccola lo avevo rigurgitato tutto e aveva cominciato a piangere sul serio.E dopo un po',mi ero messa a piangere anch'io.
Dov'era la mia mamma?
Dov'era il mio papà?
Piano piano,Haley s'era addormentata e io ero tornata alla finestra,aspettando i miei genitori.
Era la vigilia di Natale.Possibile che ci lasciassero sole anche quel giorno?
Attesi.
Attesi,attesi,attesi.Attesi ad ore.Guardavo l'orologio elettronico.
Le quattro.
Le quattro e sette minuti.
Le quattro e trenta.
Le cinque.
Non so come,finii per addormentarmi anch'io.Mi raggomitolai,sul parquet freddo e umido,e mi ficcai il pollice in bocca.
Infine,ricordo un gran trambusto.Mi svegliai di soprassalto e,vedendo tutti quegli uomini nel salotto,scoppiai a piangere.Loro provarono a fermarmi,a tranquillizzarmi.Mi ritirai nell'angolino più stretto della stanza,piagnucolando "Mamma" e "Papà".
Poi,una donna,mi afferrò con dolcezza.Non opposi nemmeno resistenza: il suo viso tondo e le guance paffutelle e rosa m'ispirarono fiducia.
"Andiamo,piccolina.Ora mi occuperò io di te e dell'altra bimba.Non preoccuparti".
Negli anni successivi mi svelarono tutto.
Mio padre era andato a lavoro da Ronnie.L'ennesima litigata furiosa,e lei gli aveva tirato addosso un portapenne.Gli aveva gridato le cose peggiori,picchiandolo a morte.E poi se n'era andata,ma propria andata: aveva preso armi e bagagli e se n'era infischiata del resto della sua famiglia.
Mio papà non c'era più.
Mia mamma non c'era più.
La mia famiglia non c'era più.
E,insieme a loro,
anch'io smisi di vivere.

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Capitolo 3
*** .Nuova vita ***


Justice*-Cap.2 -Gail.Tutto bene?
Julie cercò di sistemare lo specchietto per potermi vedere meglio.Le lanciai un'occhiata delle mie,con quei miei occhi blu ghiaccio che erano capaci di gelare il sangue nelle sue vene.Ma Julie mi conosceva troppo bene: era la mia assistente sociale da più di quattordici anni.Ricambiò l'occhiataccia.
-Ascoltami bene,signorina.
Mi voltai con il mio broncio verso il panorama che scorreva fuori.Era uguale a tantissimi altri che avevo già visto.Tucson,Seattle,New Orleans,Chicago,New York,Charlotte,Jacksonville.E infine,ciliegina sulla torta: Boston! Una vecchia,ridente e noiosissima città dell'America orientale.
Non sarebbe cambiato niente.Mio padre non sarebbe uscito dalla tomba per venirmi a riprendere.Mia madre non sarebbe tornata.
-Abigail,hai causato danni in tutte le famiglie in cui sei stata.Incendi,allagamenti,risse.Un tentato omicidio!Sinceramente,Gail.Non so come abbiano fatto questi due coniugi a volerti prendere con sè.Io avrei paura.Seriamente.
Sbuffai,e il vetro davanti a me si appannò.I miei occhi rimasero impassabili,puntati all'orizzonte,freddi come il ghiaccio.
Ok,quello del "tentato omicidio" era
stato solo un incidente!Mirko andava troppo forte,aveva bevuto un po' troppi Bacardi...mica l'ha fatto apposta!
-Accidenti,Gail!Vuoi rovinare tutto un'altra volta,vero?Un'altra volta!-piagnucolò quella noiosa di mia sorella.Non diedi un gran peso al suo lamentoso commento.
-Julie,Haley-pronunciai i loro nomi con indifferenza.-Potreste,gentilmente,smettere di rompere le palle?Sto riflettendo.E,sapete,non è facile farlo con due rompiscatole che continuano a parlare,parlare,parlare.
Sentii la mia sorellina fremere di rabbia
,al mio fianco.
-Tu...tu...
Una grossa lacrimona le solcò le guance rosse che si confondevano con la massa informe di riccioli color fuoco che le incorniciavano il viso.
E poi si sbriciolò.
La sua rabbia scivolò via con quella lacrima e quella eterna dodicenne seduta vicino a me scoppiò in un pianto disperato.
Julie bloccò l'auto in mezzo alla statale.Dietro di noi,mentre parcheggiava in una piazzola di sosta,una lunga scia di clacson infuriati.
Scese dal posto di guida sbattendo la portiera così forte da far tremare la sua Astra scalcinata.Aprì quella di mia sorella,ancora in lacrime, e la fece scendere.Intanto,mi lanciò un'occhiata di disprezzo.
-Sei incredibile.E' tua sorella,diamine!-sussurrò,spingendo la ragazzina lontano dall'auto.Nell'istante in cui la mia,la nostra assistente sociale mi aveva voltato le spalle,una lama affilata mi aveva trafitto lo stomaco.
Per una volta,al buio della sera e della macchina,mi lasciai andare ad un po' di depressione.Tirai giù il cappuccio che indossavo dall'areoporto di Jacksonville,liberando la mia liscissima chioma nero pece,che mi arrivava leggermente più su della vita.La frangetta scalata cadde sul lato destro del viso,completando quel taglio un po' ribelle che avevo...da quando mi ricordo di esistere.
Mi raggomitolai su me stessa e lasciai scendere qualche solitaria e stupida lacrima.Me lo potevo concedere:avevo usato make-up idrorepellente.
Mi voltai verso il finestrino.Al debole chiarore del crepuscolo,vidi Julie china sul metro e sessantotto di mia sorella e dirle qualcosa.L'altra continuò a piangere.
Odio veder piangere Haley.Soprattutto se per colpa mia.
Era da...da quando ci cambiò la vita che sentivo forte il desiderio di proteggerla da tutto quello schifo di mondo.Ma,col tempo,ero diventata una lastra di ghiaccio: dura,fredda e impenetrabile.E mi ero chiusa in me stessa.
Ma ciò non m'impediva di pensare a quanto le volevo bene.E di farmi andare in agonia se la facevo piangere.
Haley aveva quindici anni,ma era come se ne avesse dodici...emotivamente.Non si era mai ripresa dal trauma di vivere l'infanzia senza genitori,e reagiva ad ogni cosa con troppo sentimento.
Sentii la macchina tremare di nuovo e la portiera si aprì.Mi asciugai in fretta le guance e assunsi la mia posizione d'indifferenza,mentre Haley saliva sull'auto.I miei occhi glaciali incontrarono i suoi verde smeraldo,arrossati dal pianto.
Due smeraldi sporchi di sangue.
Rabbrividii.A sorpresa,Julie aprì il mio sportello,al quale ero appoggiata,rischiando di farmi cadere.Le lanciai un'occhiata,ma la sua espressione fu chiarissima e irremobivile.
-Scendi.
Eseguii in silenzio.Mi incamminai verso il cavalcavia,mentre la donna mi seguiva.Mi appoggiai alla barra di ferro e piantai il mio sguardo su Julie.
Il suo aspetto era molto cambiato da quello che aveva nel mio primo ricordo che ho di lei,la notte che rimasi...orfana.Il viso era smagrito,le guance sbiadite.I capelli erano ridotti a una macchia indefinita color platino.Gli occhi nocciola erano opachi di stanchezza.
-Allora,Abigail.Mi vuoi dire qual'è il tuo problema?
Alzai lo sguardo verso di lei,scocciata.
-Non ho problemi,Julie.Non oltre ai soliti.
-Sei incredibile!-ripetè.Si coprì il volto con una mano e sospirò.Sembrava tremendamente stanca e fragile.
-Ascoltami,Gail.Se non vuoi cercare di...toglierti quella maschera d'odio dalla faccia per me...Fallo per Haley.Ti prego.
Lo vedi,è sconvolta per l'ennesimo trasferimento.Non ce la fa più,Gail.Non ce la fa più.E' solo una ragazzina.
Rabbrividii a quelle parole.
-Ok.Ma non ti prometto niente.
Scosse la testa e mi spinse verso l'auto.-Impegnati,Gail.
Sbuffai.Aprii la portiera e notai che mia sorella si era accasciata sul sedile.Singhiozzava nel dormiveglia,ancora scossa.Le feci una carezza veloce e leggera per paura di svegliarla e richiusi lo sportello.
Quando aprii quello del passeggero,Julie mi fulminò.
-Ascolta,sta dormendo.Non voglio disturbarla.Quindi,metti da parte i rancori e fammi salire.-dichiarai.Lei,con un sospiro sofferente,spostò le sue carte e mi lasciò il posto libero.
Riprendemmo la corsa.Ormai mancava poco.
Il sole pian piano scivolò via,dietro i monti.Mi infilai le cuffie dell'Mp3 e ignorai il resto del mondo.
Mi accorsi di essermi addormentata solo quando l'Astra vibrò al colpo delle portiere sbattute.
-Gail.Ci siamo.
Scesi dall'auto con uno sbadiglio e mi tirai su il cappuccio.Mentre attraversavamo un vialetto fiorito,Julie mi lanciò un'occhiataccia.Cercai di migliorare l'espressione e forzai un sorriso.
-Signora Flaherty!
Julie si voltò.Sulla porta di casa,illuminata da una luce fioca,stava una donna sulla quarantina.I capelli,una massa di boccoli color cenere,erano raccolti in una coda di cavallo laterale.Le guance erano paffute e rosse e la bocca larga era piegata in un sorriso radioso.Indossava un vestito crema a fiori rossi con un grembiulone rosa acceso.
-Kathleen!-la salutò Julie.-Scusa il ritardo.Abbiamo avuto degli incidenti di percorso.
Evitai la sua occhiata allusiva.
-Non fa niente,cara!Dall'emozione,io e Sean non abbiamo dormito ieri notte!-Si fece da parte per farci entrare in casa.Poggiai le mie valigie e il borsone per terra,guardandomi intorno con la mia solita indifferenza.Kathleen chiamò ad alta voce Sean.
L'uomo che si presentò aveva luminosi capelli neri brizzolati d'argento e grandi occhi verde-marrone.Ci sorrise come aveva fatto la moglie e gli si precipitò accanto,circondandole i fianchi.
-Gail,Haley.-ci chiamò Julie.-Loro sono Kathleen e Sean Baggie.Kath,Sean,loro sono Abigail e Haley.
Salutai con un gesto della mano.La mia nuova "mamma" mi sorrise incoraggiante.Arretrai instintivamente.
-Ciao!-salutò invece mia sorella,con la sua solita esuberanza.Strinse la mano con energia ai nuovi genitori e poi toccò a me.Non ci misi molta enfasi.
Mi accasciai sul divano di pelle arancio scuro,stanca come non mai.
-Ecco,qui ci sono i certificati di nascita e le varie carte giuridiche-spiegò Julie ai due coniugi.-Haley è nata nel '95,ha quindici anni.Gail è nata nel '93.Diciassette anni.Diciotto ad ottobre prossimo.
-Haley S. Anderson e Abigail J. Anderson-recitò Kathleen.-Per cosa stanno queste lettere?
-Io sono Haley Suzie!-cinguettò mia sorella.
-E tu Abigail?-chiese Sean pronunciando il mio nome intero.
-Gail-corressi.
-Ok,Gail.Per cosa sta la J?-domandò di nuovo.-Jessica?Jennifer?Julia?
-Justice.-sputai fuori.Deglutii,cercando di far sparire quello stupido nodo che avevo in gola.
-Justice?Be',originale,non è vero amore?-chiese Sean alla moglie.
Lei sorrise.-A me piace.Justice.
Mi si avvicinò e mi calò il cappuccio.I capelli mi caddero sul viso.
-E' un bel nome,Gail.E anche tu sei molto bella.
Arrossii un po',borbottando un grazie.
-Bene.Per qualunque problema,rimarrò in un hotel qui vicino fino a sabato.-fece Julie,imboccando,titubante,la porta della nostra nuova casa.
-Ce la caveremo benissimo.Grazie di tutto-Kath le sorrise.
Julie ci lanciò un'ultima occhiata.Sospirò e aprì la porta.
-Arrivederci!-salutarono i Baggie.
La serata passò più velocemente del previsto.Dopo una cena,devo ammetterlo,gustosissima,i due coniugi ci fecero fare un giro della casa,ampia e spaziosa.Poi ci mostrarono le nostre stanze.E,finalmente si decisero a lasciarci un po' di privacy.
Mi buttai sul letto e mi lasciai travolgere dal sonno,prima che i pensieri potessero invadere la mia mente.

L'angolo del delirio xD
Allora,ci tengo a precisare che questa storia l'ho scritta soprattutto per me e che spero riuscirò a continuare...
Il capitolo è lungo,ma un po' sbrigativo.Lo so.Non mi linciate.
Ci tengo a ringraziare Jo__96 che ha commentato il secondo capitolo ed a eleonora96 che ha messo la storia tra  le seguite!
Grazie e a presto!;)

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Capitolo 4
*** .La solita noiosa scuola ***


Cap.4 -Gail?Gail!
Smisi di strascicare pigramente i piedi sul pavimento.Notai che Haley,mia sorella,era ferma un metro più indietro,mentre io avevo continuato a camminare tranquilla.
-Che cosa succede,Haley?Forza,andiamo.
Mi guardò con un'espressione a metà tra il preoccupato e il compassionevole.
-Le prime sono in quest'ala della scuola,Gail-fece mia sorella mostrandomi l'enorme carta che ci avevano consegnato in segreteria.-Vedi?
Indicò poi il grosso numero uno,dipinto di blu sulla parete bianca.
-Ah.
Mi sentii una stupida.Guardai mia sorella,poi il numero sul muro,e poi di nuovo mia sorella,che mi sorrideva.
-Ok...va bene.Allora...ci vediamo dopo.
-Le terze sono nell'ala più a sud.
Aggrottai le sopracciglia.-Sì.Grazie.Lo sapevo.
Haley alzò gli occhi al cielo,come a dire "certo,come no",poi si voltò verso la prima porta ed entrò.
Il corridoio non era deserto,anzi.Ma per me,era vuoto.
Due ragazze mi passarono accanto,a braccetto.Risero del mio abbigliamento.Le gelai con uno sguardo e loro si affrettarono ad allontanarsi.Mi incamminai verso l'ala delle terze,con il mio passo stanco.Sistemai la borsa a tracolla,ignorando gli sguardi curiosi degli studenti.

-Scusi il ritardo,professore.
L'uomo mi squadrò con uno sguardo alla "e questa chi è?".Mi sentii imbarazzata.Con uno sguardo veloce,feci il giro della classe e indivuduai un banco vuoto e isolato.
-Uhm...Sì...Ah!Devi essere Anderson,Abigail,giusto?
-Sì,professore-risposi,dirigendomi verso il posto che agognavo.
-Sì...uhm.Va bene.Siediti là.Ah,ehm...signorina Anderson?
Mi voltai verso di lui,mentre posavo per terra la borsa.-Sì?
-Il cappuccio.Deve toglierlo-osservò,con noncuranza.Oh.No.Tutto,ma il mio adorato cappuccio no.
Ma cosa potevo fare?
-O...ok-risposi,sfilandolo.I miei capelli neri scivolarono lungo la schiena con eleganza: ero sicura che la maggior parte delle ragazze mi stesse guardando con invidia nera mentre li scuotevo.
La lezione passò lenta,così lenta che rischiai di addormentarmi sul libro.D'altronde,odiavo la storia.E la geografia.E la trigonometria.
Quando la campanella squillò chiara e forte,feci un balzo sulla sedia.Gli alunni si mossero veloci e in quattro e quart'otto mi ritrovai sola.Scossi la testa per svegliarmi e afferrai le mie cose in fretta,per poi uscire dalla porta con altrettanta velocità.
Mi incamminai verso la seconda lezione,inglese.Un po' meglio,dovevo dire.Avevo così paura di arrivare nuovamente in ritardo che mi ero dimenticata di tirare nuovamente su il cappuccio.I capelli ondeggiavano a ritmo col mio passo insicuro e le ragazze e i ragazzi che mi sfilavano accanto mi lanciavano occhiate curiose.Feci una smorfia.Odiavo,avevo sempre odiato essere al centro dell'attenzione.
Chissà come se la cavava Haley?
Sperai meglio di me.
Aprii la porta di quella che avrebbe dovuto essere la mia aula.Deserta.Mi sedetti in fondo,nell'angolino più nascosto.Tirai fuori il libro e il materiale e mi accasciai sul banco,con le braccia incrociate sotto il mento.
Odiavo i tempi morti.Mi constringevano a trovare qualcosa da fare,e di solito mi perdevo nella mia stessa testa,affogando nei ricordi,nei rimpianti e nel dolore.
Sbattei un pugno sul banco.
Un rumore umano mi fece alzare lo sguardo.
Una ragazza minuta,con i capelli lisci e corti fino alle spalle,mi osservava preoccupata.Indossava un paio di jeans larghi in fondo e un maglione extralarge a collo alto a righe bianche,azzurre e blu,che teneva fermo in vita con un cinturone nero dalla fibbia dorata e lucente.Ai piedi,calzava eleganti stivaletti neri invernali con le frangie.
-Tutto bene?-mormorò con una vocina flebile ma rauca.
La guardai a lungo negli occhi,celesti-verdi,per poi rispondere:-Sì,sì.Grazie.
La ragazza sorrise e scosse le spalle.Poi adocchiò un moretto che stava entrando in quel momento e mollò la sua borsa a due banchi dal mio per andare a chiacchierare con lui.Mi presi la testa tra le mani e,d'istinto,aprii il libro fingendo di ripassare.
Anche l'ora d'inglese passò con una lentezza estrema.La professoressa Smith,una donna tutta pepe con due lenti a fondo di bottiglia,era sì una brava insegnante,ma si dilungò spesso su certi argomenti fino a finire fuori tema.Non so perchè,ma la trovai simpatica.
Al suono della campanella,tutti gli studenti si alzarono e uscirono.La ragazza di prima mi sorrise e fece un gesto con la mano.Ricambiai,cercando di essere naturale.
Guardai l'orario: trigonometria.No.Uffa.
Uscii anch'io dalla stanza e moderai il mio passo su "modalità bradipo".Calcai il cappuccio e fissai il pavimento.
Continuai così finchè non mi scontrai con qualcosa.Rimbalzai all'indietro,cadendo sul pavimento.La mia borsa si rovesciò,spargendo libri e penne per tutto il corridoio.
-Merda!-esclamai,con una certa enfasi.Alzai lo sguardo e mi trovai davanti a un ragazzo che sembrava ancora più arrabbiato di me,sempre che sia umanemente possibile.Il suo sguardo vagò sul pavimento e,quando incontrò il mio,i suoi occhi di un nocciola profondo e intenso mi inchiodarono.Si alzò,raccattò veloce la sua roba e continuò a fissarmi.
-Cretino.Guarda dove vai.
Alzò un sopracciglio,come a farmi notare che ero stata io ad andare a sbattere contro di lui.Poi,con un alzata di spalle,si dileguò fra la folla.
Accidenti,che maleducato.Be',sarà stata anche colpa mia,ma una parola di scuse non avrebbe guastato.Raccolsi le mie cose e le ficcai nella borsa.
Stupido ragazzo.

Alla fine della giornata mi sentivo completamente dissanguata.Strisciai verso la segreteria con più lentezza di quella mattina,stanca e depressa.
Haley mi aspettava impaziente,i libri in mano e uno sguardo provocatorio negli occhi.
Feci firmare il foglio dalla donna paffuta seduta alla scrivania e afferrai mia sorella,felice di andarmene da quell'inferno.
-Com'è andata la tua giornata,Gail?-domandò Haley mentre si allacciava la cintura sulla Mini Cooper che Kathleen e Sean mi avevano regalato come benvenuto.
-Infernale.E noiosa-sbottai,girandomi per fare marcia indietro.-E la tua?
Annuì.-Ok.Suppongo.
Alzai un sopracciglio.Stao per chiederle cosa significasse la sua risposta,quando un grido mi fece inchiodare.Haley urlò a sua volta,mentre io mi affrettai ad uscire dall'auto per vedere cos'avevo combinato.
Sull'asfalto,a un metro dalla mia macchina,il ragazzo contro mi ero scontrata quella mattina scuoteva la testa scioccato.Mi lanciò uno sguardo d'accusa.
-Daniel!-cominciarono a urlare gli studenti lì intorno.Gli si accalcarono addosso,ma lui li liquidò in fretta,alzandosi.Per fortuna,mi ero fermata in tempo.
Di nuovo,mi guardò sprezzante.-Stai più attenta,ok?Avresti potuto uccidermi-sibilò,marciando verso di me.
-Scusa.Non sono ancora pratica nella guida-sbottai in risposta.
Mi scrutò,nel profondo dei miei occhi glaciali.Misi su un'espressione scocciata.
Fece un ghigno.-Sei la stessa che mi è venuta addosso stamani.Allora è un vizio essere distratta.
-Lasciami in pace.Non sai niente di me-mi lamentai.Risalii sulla Mini.Haley mi guardava interrogativa.Le feci un gesto con la testa,come per dire che non era niente.Si tranquillizzò,rilassandosi sul sedile.
Guidai con prudenza fuori dal parcheggio.Il viaggio sembrò durare un eternità.Arrivate a casa,scesi dalla macchina e marciai verso la mia stanza.
-Salve ragazze.Com'è andata la scuola?-domandò Kathleen,che faceva la casalinga e perciò era sempre in casa.
-Bene,Kath-rispose Haley,lasciandosi cadere sul divano.
La donna annuì,poi guardò me.-E a te,Gail?
Mi fermai.La guardai negli occhi,intensamente,e poi pronunciai due parole.Soltanto due parole.
-Di merda-sbottai,prima di correre in camera,chiudere a chiave e buttarmi sul letto,scoppiando a piangere.

L'angolo della voce fuoricampo ù.ù
Eccomi qua!Un nuovo capitolo fresco,appena sfornato.In realtà,non è molto eusariente xD ma a me serve.Poi scoprirete perchè!
Spero di riuscire ad elaborare il prossimo(molto importante) entro martedì-mercoledì della prossima settimana.Se non ce la faccio,non mettetemi al rogo xP
Intanto voglio ringraziare i 98(totali.Sì,non ho altro da fare xD) che hanno letto la mia storia,ma soprattutto un grande grazie a Lunetta921,che ha messo la ia storia tra quelle da ricordare,e a eleonora96 e Dreaming_Archer che l'hanno messa tra le seguite.
Recensioni:
Dreaming_Archer: ciao!Intanto,grazie dei complimenti,di aver letto la mia storia e di averla messa tra le seguite.Il capitolo mi era sembrato sbrigativo,soprattutto nell'ultima parte,perchè l'avevo scritto in fretta.Sono felice che ti piaccia ugualmente.^^
Certo che il tuo pensiero mi interessa!Sono contenta che la mia storia ti coinvolga.Devo dire che anch'io mi riconosco in Gail,anche se la mia vita non è disastrosa come la sua.Anch'io adoro Haley...anche se è un po' una peste piagnucolosa xP.Mi sono immaginata come sarebbe stata mia sorella,se ne avessi avuta una.
Continua a seguirmi(ti preeeego,ti supplicooo) xD.
Al prossimo capitolo!: *
Jo__96: amoleh ** sono felice che il capitolo ti sia piaciuto.Come ho spiegato a Dreaming_Archer,a me mi era parso sbrigativo ^^'.Meglio se non lo è!
Sì,un bel regalino per il tuo compleanno.Mi dispiace di non aver potuto far di più.Ti voglio bene,Jo.Vorrei fossimo più vicine.A presto e baci ^^

Un bacio anche a tutti i lettori!Mizz


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Capitolo 5
*** .Conoscenze ***


Cap.6-Justice Fu l'unico pianto che decisi di concedermi.
Anche se la prospettiva di tornare in quella scuola mi spaventava,eccomi nell'auto,intenta a portare me e Haley direttamente all'Inferno.
Non capivo.Non era mai stato così...difficile,per me.Ma lì erano tutti troppo snob,troppo stucchevoli,troppo tutto.Non riuscivo ad ambientarmi,non ci sarei MAI riuscita.
Haley si precipitò subito verso l'ingresso,con un'espressione strana sul viso.Sperai che non le fosse successo niente.
Feci la stessa cosa,ma con più lentezza.Entrai,mi diressi verso le terze ed entrai nella mia aula,in anticipo addirittura.
La lezione non andò meglio.Fu come bruciare nelle fiamme.Un'agonia vera e propria.E fu così per tutte.
Arrivai a mensa che mi sentivo sul rogo.Gli altri studenti continuavano a squadrarmi,e io continuai ad ignorarli.Mi sedetti nell'unico tavolo vuoto,lanciando sguardi cattivi a chiunque osasse entrare nel confine invisibile che avevo tracciato.
-Ehm.
Alzai lo sguardo dalla poltiglia gialla che stavo crudelmente torturando.Alzai un sopracciglio di fronte alla due ragazze che,immobili e con il vassoio in mano,mi fissavano.
-Scusaci,ma non ci sono più posti liberi-disse una.-Possiamo sederci?
Esitai.Guardai di nuovo la poltiglia nel mio piatto e poi le due sedie vuote.Alla fine,acconsentii.
Si misero a sedere caute,per poi cominciare a mangiare in  silenzio.Mi accorsi che una delle due era la stessa ragazza che il giorno prima mi aveva sorriso.
-Ehi,ciao-le feci.Lei alzò lo sguardo,mi riconobbe,e ricambiò.-Ciao.
-Tu devi essere Abigail.Vero?-domandò d'istinto l'altra.Il viso a cuore era incorniciato da riccioli biondo cenere,uniti a due grandi occhi nocciola.
-Gail.
-Ah.Ok-fece lei.-Io sono Hillari.Hillari Healt.
-Piacere-dissi io.
-Io invece sono Andrea.Andrea Looke-Mi sorrise,come il giorno precedente.Notai che le labbra le si curvavano in una buffa U quando sorrideva.
-Cosa ti porta qui,Gail?So che vieni dalla grande e afosa Jacksonville-s'informò Hillari.
-Ehm...Sono da...una lontana cugina di mia madre.Kathleen Baggie-inventai lì per lì.Per qualche strana ragione,non mi trovavo a mio agio raccontando la mia schifosa vita.-Lei...mia madre.Sta facendo un viaggio di lavoro.
-Ah.
La ragazza continuò a mangiare in silenzio.Guardai il mio pranzo e d'improvviso mi venne caldo.Mi sentii a disagio,non volevo togliermi la felpa.Ma alla fine l'afa vinse.
La sfilai velocemente e mi accorsi che sotto avevo la maglia che usavo come pigiama,quella originale dei Muse che mi aveva comprato un tizio che ci stava provando con me a un concerto a Jacksonville.
-Ti piacciono i Muse??-chiese Hillari,notevolmente colpita.
-Di più.Li amo-confessai con un certo imbarazzo.Mi era sempre difficile parlare della mia adorazione totale per quel gruppo.
-Dove l'hai presa?
Scrollai le spalle.-Me l'ha comprata un tizio a Jacksonville.
-E' stupenda-affermò Andrea,avvicinandosi a me per osservarla meglio.
Mi allontanai impercettibilmente,per non ferirla.Era il primo contatto umano che avevo in quella scuola.
La ragazza sfiorò il disegno,un complicato intrico di fiamme rosse e oro,sovrastate da tre grandi altoparlanti e un microfono anch'esso rosso e dorato,come avvolto dal fuoco che lo circondava.Sotto la stampa,campeggiava la scritta MUSE in caratteri cubitali viola scuro.
-Dev'essere costata una fortuna-osservò Andrea tornando al suo posto.
Le sorrisi.A lei e ad Hillari.
Avevo fatto conoscenza.
E avevamo una cosa in comune.

Scoprii che Andrea,oltre a essere con me ad Inglese,frequentava il mio stesso corso di Storia dell'arte,Musica e Tedesco.Invece Hillari era con me a Trigonometria,Geografia e Storia.Strano.Il giorno prima non l'avevo notata.
Quando ci alzammo nello stesso momento,notai che mi arrivava appena alle spalle,aiutata dalla catasta di riccioli.Andrea ci salutò,diretta verso la sua aula,ed io Hillari ci avviammo verso Geografia.
Stavamo chiacchierando allegramente su quale canzone dei Muse fosse la migliore(io adoravo Neutron Star Collision,a lei piaceva Resistance) quando una voce acuta e civettuola la chiamò.
-Hillariiii!Hiiiill!Hilly!
La ragazza di fianco a me si voltò,con un gran sorriso sul viso.Non so perchè,ma ebbi l'impressione che la mia temporanea serenità si era appena esaurita.
Una ragazza dai lunghi capelli rosso fuoco raccolti in due trecce ci correva incontro.Al suo fianco,una ragazzina minuta,con lucidi capelli di un bel castano carico e la pelle abbronzata,dai tipici tratti mediterranei.
Erano seguite a breve distanza da due ragazzi,uno basso e tarchiato e l'altro alto e longilineo.
Si precipitarono verso la mia nuova compagna e dopo varie smancerie e risatine,si accorsero che c'ero anch'io.Immediamente sentii l'impulso di infilare la felpa che tenevo appesa al braccio.
-Ah...ehm...Loro sono i miei amici...e di Andrea-esclamò Hillari.-Celeste,Asia,Lukas e Jamie.
-Sei Abigail,giusto?-domandò la rossa,che Hillari aveva indicato come Celeste.
-Gail-sospirai,alzando gli occhi al cielo.Quante volte avrei dovuto ripeterlo?
-Ehi Cele,hai mica visto mio fratello?-chiese distrattamente Hillari alla ragazza.Lei scosse la testa.
-Asia?...Lukas?...No.Ok.Ci risiamo.Ha bigiato.
-Non penso proprio-fece la ragazza dai tratti mediterranei,che se non avevo capito male si chiamava Asia.-Eccolo là.
Si voltarono tutti in sincronia.Io spostai appena lo sguardo.
Il ragazzo che veniva verso di noi aveva disordinati capelli color cioccolato e camminava lento e con aria distratta.Lo riconobbi subito: era Daniel,quello che avevo "accidentalemente investito" il giorno prima.E così era il fratello di Hillari.Strano: non si assomigliavano per niente.
Tutti si precipitarono da lui.La sorella cominciò a strepitare,troppo velocemente perchè potessi capirla.Celeste si alzò sulle punte e gli scompigliò amorevolmente i capelli,prima di abbracciarlo e stampargli un bacio sulla guancia.A quella scena,un moto di rabbia e d'invidia si accese dentro di me.Desiderai che i suoi capelli rosso fuoco andassero in fiamme.
Purtroppo,non successe.Semplicemente,come ogni volta che mi arrabbio,una scossa elettrica mi attraversò il petto e Celeste perse l'equilibrio,cadendo malamente a terra.Mi tratteni dal ridere.
Mi domandai perchè avevo provato gelosia verso un ragazzo che neanche conoscevo,e che mi stava guardando con un'espressione strana e un ghigno dipinto sulle labbra.Ricambiai e,infilandomi la felpa,mi voltai per andarmene.
-Gail!-mi richiamò la voce di Hillari.Mi fermai e lasciai che la piccoletta mi raggiungesse.-Gail,mi dai il tuo numero,per favore?Così,se vuoi qualcuno per farti da guida qui,mi chiami!
Annuii,e le mormorai piano il numero.
-Che fai,ti avvii?Me lo tieni il posto?-domandò,speranzosa.
-Certo,Hillari.
Sorrise.-Ok.Grazie!
Tornò indietro,dalla sua cricca.
E io mi incamminai.
Di nuovo sola.

L'angolo relax xD
Eccomi qua!Con un bel capitolino lunghino!Devo confessare una cosa: io non esco proprio pazza per i Muse,ma Gail si rispecchia almeno nel ritmo di alcune loro canzoni.Così,ecco l'idea.
Voglio ringraziare Dreaming_Archer,che mi incoraggia e mi segue anche quando i capitoli fanno un po' più pena!Grazie!
Rispondo anche alla sua recensione e a quella di Jo__96:
Dreaming_Archer: grazie ancora per i tuoi continui complimenti...ecco il seguito,almeno un po'.^^ Ti dedico questo capitolo!Baci e a presto.
Jo__96: jo,non tirare conclusioni affrettate xD non ho mica detto che avranno un bel rapporto quei due!Anzi...
Addirittura la migliore?Sono lusingata!^^
Anch'io tui voglio bene <3
=D
Ringrazio inoltre Emily Doyle,che ha aggiunto la storia tra le seguite! =D

A tutti i miei lettori,un grosso bacione e un abbraccio ;D
Mizz

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Capitolo 6
*** .Spaccone ***


Cap.7-Justice Name: Gail Anderson
Favourite music: tutte le canzoni dei Muse,ma in particolare Neutron Star Collision.Credo abbia un che di unico.
Favourite book: "L'ultima canzone" e in generale i romanzi di Nicholas Parks.
Favourite clothes: felpa grigio chiara,jeans,All Star nere e naturalmente la maglia originale dei Muse.
Favourite objects: biglietto del concerto dei Muse a Jacksonville,la mia copia antidiluviana di Orgoglio e Pregiudizio,il game-boy di Mirko e la catenina regalatami da mia sorella per il mio quindicesimo compleanno.
Something about your life: be',la mia vita finora è stata un bello schifo.Sono stata in galera,mi hanno arrestata minimo dieci volte,ho rischiato di uccidere un uomo e sono sola come un cane.Unica cosa: non ho mai tentato di suicidarmi.Ma credetemi,ci sto pensando seriamente.
***********************************************************

Per tutta la settimana che seguì,passai un sacco di tempo con Hillari,Andrea e il resto del loro gruppo.
Scoprii che Asia,la ragazza dalla pelle leggermente scurita dal sole e dal sorriso gentile,veniva dall'Italia,come lasciava intuire il suo cognome: Scudieri.Aveva vissuto nel suo Paese natale fino ai due anni e mezzo,poi il padre era stato trasferito in America e la famiglia l'aveva seguito.Per Asia,che a due anni ancora non sapeva parlare bene,imparare l'inglese non era stato un problema.
Scoprii anche che razza di arpia fosse Celeste Bilow.Aveva sempre qualcosa da ridire sul mio abbigliamento,mi chiamava "maschiaccio" o "secchioncella paralitica"(secchiona,io!Che non avevo mai avuto un voto più alto della sufficenza) e mi odiava.Mi odiava,ne ero sicura.
Hillari e Andrea mi dissero che mi stavo solo facendo delle paranoie: Celeste era fatta così,semplicemente doveva buttar fuori tutto quello che pensava.Feci notare loro che,se mi diceva quelle cose,non doveva pensare molto bene di me.In un modo o nell'altro,le avevo ammutolite e,dopo un po',mi avevano dato ragione.Ma mi tranquillizzarono,dicendomi che era solo il primo impatto.Presto,Celeste avrebbe saputo apprezzare il "maschiaccio" Gail.
Fatto sta che erano passate due settimane e lei mi odiava ancora come il primo giorno.Se non di più.Stavo ben attenta a non farle notare quanto il suo atteggiamento mi desse sui nervi.
Esattamente tre settimane dopo il mio arrivo,
quando entrai a Trigonometria(in ritardo,come sempre),mi aspettavo di trovare Hillari,seduta nell'ultimo banco in fondo,a tenermi il posto,come aveva fatto fino ad allora.Ma per me,quel giorno,ci furono due novità.
La brutta era che Hillari non c'era.La sua cartelletta non era posata sul banco,come sempre,e lei non era lì ad accogliermi con un sorriso,come sempre.
La peggiore era la sua sedia non era vuota.Nonostante lo avessi visto poche volte,riconobbi subito la massa disordinata di capelli color cioccolato.Oh.Nooo.Tutti,ma non lui per favore.
Daniel alzò la testa,e,vedendomi,un ghigno gli si formò sulla bocca.
Mi ero dimenticata che esisteva.
In tutto il gruppo,Daniel sembrava quello che poteva soffrirmi di meno.Quando arrivavo io,se ne andava lui;se c'ero io,aveva sempre altre cose più importanti da fare;e,se proprio doveva restare con me,se ne stava il più lontano possibile,appiccicato a Celeste,a ridere e scherzare.Su di me.
Con un grugnito,mi diressi verso il mio solito posto.Velocemente,mi guardai intorno per vedere se ce n'erano altri disponibili.Ma naturalmente no.
Mi sedetti con grande cautela,ben attenta a non guardare Daniel.
Sentivo il suo suo sguardo addosso,e sapevo che aveva dipinto sul viso quel suo stupido sorrisino da ignorante.
Appena il prof si girò verso la lavagna,strappai un foglio dal quaderno e cominciai a scrivere freneticamente.

Ma con
tutti gli stramaledetti ragazzi che ci sono in questa stramaledettissima scuola,proprio te mi dovevo trovare accanto?
Forza,idiota,dimmi subito dove hai rinchiuso tua sorella.

Gli passai il mio messaggio,che lui lesse con finta attenzione.Lo guardai mentre scorreva le righe con gli occhi.Fece un risolino,incontrando il mio sguardo.Scrisse velocemente e mi ripassò il foglio,mettendosi a fissare la lavagna come se sopra ci fosse scritto chissà cosa.
Lo guardai con un certo disprezzo,prima di leggere quello che aveva scritto.

Sempre amichevole,vero ABIGAIL?
Tranquilla,non ho nè rinchiuso nè ucciso nè occultato in nessun modo Hillari.Semplicemente,ci hanno scambiato l'orario.Ho troppe insufficenze,ho bisogno di recuperare,mentre Hilly se la può cavare benissimo anche con il programma di quarta.Tutto qui.

Ah,sì,molto divertente,signor Spiritosone.Come no.
Cancellai con un frego il suo messaggio e risposi.

Un momento.Vuoi dire che frequenterai TUTTE le ore di Hillari al posto suo?


Rispose
,il ritratto della comicità sul viso.

Esatto,cervellona.Ma brava,la nostra Abigail.

Me lo ripassò.Sentii il fumo uscirmi dalle orecchie.

Prova a chiamarmi Abigail ancora una volta e assisterai al tuo stesso funerale.

Ero davvero arrabbiata.Lo accartocciai e glielo lanciai.Lui ridacchiava come un cretino,almeno finchè la mia palla di carta non lo colpì in piena faccia.
No,aspettate.Lui era un cretino.Trovava tutto questo assurdamente divertente.Lesse velocemente(sempre ridendo) e rispose altrettanto in fretta.

E tu non chiamarmi idiota,ragazzina.

Stupido.Stupido ragazzo cretino.Non poteva chiamarmi "ragazzina",visto che avevo appena due anni in meno di lui.Improvvisamente,mi illuminai.Hillari mi aveva detto che suo fratello era stato bocciato per la sua pessima condotta.Sorrisi e segnai mentalmente la scuola come argomento per
future prese in giro.Accartocciai di nuovo il foglio e mi alzai per gettarlo nella spazzatura.
Passai il resto lezione afflosciata sul banco,non capendo nemmeno una virgola di quello che blaterava il professore.Sentivo lo sguardo di Daniel addosso.Mi fissava,voleva farmi sapere che era lì,a pochi metri,a pochi centimetri.
Che irritante.
Per non so quale miracolo,la campanella si decise a suonare.Raccattai la mia roba pronta a uscire di tutta fretta,quando qualcuno mi afferrò il cappuccio della felpa nuova,bianco latte,che avevo appena calcato.I capelli scivolarono fuori.Fulminai Daniel con una delle mie occhiatacce gelide.Non ero dell'umore per gli scherzi.
-Mollami.Lasciami stare!-lo incitai,nell'istante esatto in cui lasciava andare il mio abito.Per poco non caddi in avanti.
-Cretino-mormorai.
-Ti ho sentita,Gail.
-Bene.Era quello che volevo.
Alzò un sopracciglio,divertito.-Irascibile.
-Cretino.Cretino cretino cretino-ripetei,uscendo dall'aula.Lui mi seguì,affiancandosi a me.
Argh!Ma non voleva proprio lasciarmi in pace.
-Ragazzina.
-Meglio essere una ragazzina,che uno stupido bambino mai cresciuto!-gli sbottai contro.Mi fermai in mezzo al corridoio,sentendo la mia iperemotività che mi faceva montare la rabbia.
La scossa elettrica mi percorse la spina dorsale,andando pian piano scomparendo.
Sentii un grido.Mi voltai,spaventata.Una ragazza era scivolata su un tacco,e si piegava sulla gamba indolenzita.
-Non sono un bambino troppo cresciuto.E tu-sbraitò Daniel,puntandomi l'indice contro.-Hai seri problemi emotivi.
Fu come una pugnalata al petto.Abbassai lo sguardo.
Sapevo di avere problemi emotivi: passavo dall'indiferrenza gelida senza emozioni a un calderone di dolore,ansia,rabbia e angoscia in un attimo.Era uno dei miei peggiori difetti.E lo sapevo.Lo sapevo eccome.
L'avevo preso...da mia madre.
Alzai lo sguardo poco dopo,ma fu solo per dire due parole.
-Lasciami stare-buttai fuori.La voce mi tremava.
In qualche modo,lo confusi.Sembrò indeciso su qualcosa,ma qualunque fosse la risposta che voleva darmi,non la sentii mai.
Con uno spintone,lo allontanai da me e mi diressi veloce verso la mensa,cercando di non piangere.

-Gail!-fu il sospiro sollevato di Hilly quando mi trovò nel bagno,seduta sulla tazza del water,mentre piangevo a dirotto.
La mia nuova amica entrò scavalcando la parete dell'altro bagno e mi strinse in un abbraccio.Mi lasciai stringere.
-Gail,ti abbiamo cercata dappertutto-mi disse Hillari.-Cos'è successo?
Scossi la testa,come per dire niente.Ma non la convinsi.
-Vieni.Ti dai una ripulita e poi mi racconti tutto.

Mi trascinò fuori dal bagno che mi sentivo un vero straccio.Avevo solo voglia di buttarmi sul letto e versare nuove lacrime.Stavo quasi per chiederle di accompagnarmi in segreteria,quando un ragazzo ci sbarrò la strada.
Cercai nel mio corpo tutto l'odio possibile e provai a trasferirlo sul mio volto sconvolto.
-Daniel.Non è il momento-fece sua sorella,mentre mi scrollavo via le sue braccia di dosso.-Gail non sta tanto bene.
-Devo dirle una cosa importante-le rispose lui,con noncuranza.
-No.Vattene-sibilai.
-Hillari?
La mia amica guardò prima me e poi il fratello.
-Non so,Dan.Se lei non vuole...
-Solo un minuto!
La guardò implorante,e lei cedette.Si ritirò nel bagno poco distante,ma non prima di avermi mormorato:-Se hai bisogno,chiamami.
Guardai Daniel con diffidenza.I miei occhi trasudavano ghiaccio puro.Sperai gli si congellasse il sangue nelle vene.
-Che cosa vuoi?
-Sai solo incavolarti?
-Mi vuoi lasciare in pace?!-sbottai.Il sangue mi scorreva veloce e le lacrime mi salivano agli occhi.-Non ne voglio sapere niente di te!Sei un subdolo e sciocco spaccone!Io voglio solo arrivare ai diciott'anni per andarmene da qui!Quindi,cerca di non rovinarmi più la giornata,ok?!
-Volevo solo chiederti scusa.
-Sai che me ne faccio delle tue scuse!-gli gridai contro,prima di voltarmi e  scappare via.

Angolo dei misteri misteriosi xD
Bonjour!(O bonsoir,a seconda di quando leggete xD)Ecco il nuovo capitolo!Intanto butto giù tutti i sogni d'amore che le lettrici si erano fatti su Gail e Daniel: i due non si sopportano.xD Scusate,e non linciatemi se il capitolino è corto!
Intanto,alzi la manina chi già odia Celeste(me xD).
E adesso,le recensionii!
Dreaming_Archer: ciaoooo!Ti è piaciuto il capitolo che ti ho dedicato?
Sì,anche a me soddisfa il personaggio di Daniel...mi è venuto come lo volevo!:D
Gail?Poteri?Ma noooo è stato un incidente!!
Comunque,sono felice di averti incuriosita!Spero che questo cap ti piaccia!
Un bacio **
Emily Doyle: Daniel,dici?Be',è normale,ha un fascino particolare!xP continua a seguirmi!:D
Naturalmente,un abbraccione a tutti i miei fans(non che siano molti xD) e un grazie speciale.
Vi voglio bene.

Mizz


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Capitolo 7
*** .Strana ***


Cap.8-Justice Stupido.
Stupido lui e stupido il mondo.
Rigirai il biglietto stropicciato e lo ficcai nella tasca della minigonna di jeans che indossavo.
Ok.La mini non era stata assolutamente una mia idea.
Ma se una pazzoide s'introduce in casa vostra alle sette e mezza e la vostra nuova mamma adottiva la fa entrare tranquillamente,cosa potete fare se non cercare di calciarla fuori a pedatoni nel deretano e arrendervi se lei non si smuove dalla porta?
Hillari era entrata quasi di forza in camera mia,aveva aperto il mio armadio e,cantando una canzone che non conoscevo,aveva cominciato a buttarlo all'aria.
Il tutto mentre io mi stiracchiavo e,ancora intontita,mi chiedevo cosa cavolo ci facesse lì.
Alla fine mi aveva porto la gonna con un occhiata eloquente,insieme a una felpa rossa con Minni.
Sbuffai.Mi sentivo ridicola.
-Gail?Ma cosa cavolo c'è scritto in quel biglietto che ti rigiri in mano da mezz'ora?!-disse esasperata Andrea,saltandomi addosso e pescandolo dalla mia tasca.
Sapevo benissimo cosa ci avrebbe trovato scritto,parola per parola.Ormai,lo conoscevo a memoria.
Gail,anche se non vuoi le mie scuse,io te le faccio lo stesso,perchè mi sembra giusto nei tuoi confronti.
Mi dispiace di averti offeso.Anche se non so bene come.
E anche se non ti conosco bene.
Perdonami.
Sappi che mi sono fatto 6 km a piedi sotto la pioggia per venire a portartelo direttamente sullo zerbino.E casa tua,anzi,di tua zia,non sapevo neanche dov'era.
Scusa
Daniel

Andrea lesse con velocità e poi si mise a fissarmi.Con entrambi i sopraccigli alzati.
-Che c'è?-domandai.
Scosse la testa.

Ci avvicinavamo all'aula di Tedesco.Andrea salutò Hillari,mi afferrò un polso e mi trascinò dentro.
-Andre?Mancano venti minuti all'inizio della lezione-le feci notare.-Va bene che devo smettere di arrivare in ritardo,ma così si passa da un estremo all'altro...
-Gail,sai che Daniel sta con Celeste,vero?-sbottò,montando sopra le mie parole.E la sua intromissione me le fece morire in gola,quelle parole.
Ehi.Cosa mi prendeva?Cos'era quella disperazione che stava montando lentamente?La ricacciai indietro e provai a parlare.
-No-.Oddio.La mia voce era rotta.-Non lo sapevo.Cioè,ho visto Celeste che lo baciava,ma non pensavo che...
Andrea si raddrizzò.-Fanno coppia da due mesi.
-E io come facevo a saperlo?E poi,cosa me ne dovrebbe importare?
-Ti piace Daniel?
-Stai scherzando spero!-sbraitai.-E' l'essere più infido,subdolo,infantile e cretino che abbia mai conosciuto.Non è esattamente in tipo di ragazzo che cerco.Senza contare il fatto che in questo momento non ho bisogno di una relazione.
-Hai una così scarsa consideranzione di me?
Sentii il sangue affluirmi tutto insieme alle guance e,in seguito,sbiancai completamente.
Alzai lo sguardo.Venti centimetri più su,uno sguardo color nocciola mi osservava.
-Oh!Mi sono dimenticata della ricerca su...su...il presidente!-buttò lì Andrea,sgattaiolando via.-Vado a sentire il parere di Asia.
Mi voltai verso Daniel.
-Embe'?
-Mi sono scusato.
Gli sventolai il foglietto sotto il naso.-Ho visto.
-Allora?
-Allora cosa?
-Mi perdoni?-supplicò,spalancando gli occhi marroni.
Presi fiato con un gran sospiro.-Daniel...noi non ci conosciamo molto bene...Anzi,non sappiamo niente l'uno dell'altra.A parte che Hillari è tua sorella,non so niente di te.E tu non sai niente di me-osservai.-I nostri rapporti sono stati pessimi fin dall'inizio.Perchè cercare di salvare un qualcosa che non è mai esistito?
-Potremmo farlo esistere.
-Sì,certo.
-Sei proprio convinta che io sia uno stronzo.
-Esatto.
Mi fissò negli occhi.Chissà cosa ci vedeva.
-Non sono come mi descrivi.
-Ah no?Sinceramente,al primo impatto,non dai una bella impressione di te-dichiarai,convinta.
Non ribattè.Alzai un sopracciglio.
Ero pronta ad andarmene.Non avevo più niente da dirgli,perciò mi voltai e cominciai ad incamminarmi tra i banchi.
Ma Daniel mi fermò.Mi afferrò un polso,strattonandomi leggermente.Il problema è che non ho i riflessi pronti.Non li ho mai avuti.Figuriamoci la coordinazione.
Inciampai nei miei stessi piedi(maledii Hillari per avermi fatto indossare scomodissimi stivali con la zeppa invece che le All Star)e mi scontrai contro di lui.Cercò di tenermi in piedi,ma scivolammo sul pavimento.
Mi ritrovai letteralmente addosso a lui,distesa per terra.
-Ahio,Gail.Accidenti-borbottò.
Mi spostai da sopra di lui,ruotando sul pavimento.Incontrai lo sguardo accusatore di Andrea.Deglutii e in fretta mi rialzai,rossa di vergogna.
-Non è come pensi-mormorai.
Annuì,come a dire "sì,come no".In quel momento,Celeste Bilow fece la sua "spettacolare" entrata,agitando i fianchi e scuotendo la chioma di fuoco.Puntò dritta verso Daniel e lo baciò.Sulla bocca.In qualche modo,la scena mi provocò un conato di vomito.
-Ciao,Dan-mormorò,con fare soave.Poi si voltò verso me e Andrea.Dopo aver rivolto un sorrisone alla ragazza che mi stava a fianco,m'incenerì con lo sguardo.-Oh,ciao sciattona.E questo nuovo look?Ah!Chi cerchi di imitare?Ah ah ah!
Cercai di trattenermi dal desiderio di sputare su quel suo bel faccino truccato.
-Celeste,modera i termini-.A parlare non era stata Andrea.Lanciai uno sguardo esterefatto a Daniel.Da quando aveva deciso di difendermi?Anche la sua ragazza era sbigottita.-Secondo me,oggi Gail è molto carina.
Le guance mi si colorano di rosso e mi sentii andare a fuoco.Abbassai lo sguardo,cercando di nascondermi dietro la mia compagna.
La ragazza rossa alternava un'occhiata a me,una al ragazzo che aveva davanti.L'ultima la riservò a me.Era di fuoco.Come i suoi capelli.Quasi vidi le fiamme strisciare dai suoi occhi,attraversare al pavimento e attorniarmi.Era un'avvertenza.Quasi,una minaccia.
Poi assunse un'espressione neutrale.Fece un sorriso e prese per mano Daniel,dirigendosi dall'altra parte della classe.
Era chiaro.
Celeste mi odiava.
Con tutta se stessa.

-Celeste è fatta così-mi disse Hillari a mensa,più tardi.
-Certo,sono solo tre settimane che me lo dici-commentai,raschiando i residui di frullato sul fondo del mio bicchiere.-E poi,non mi ha mica fatto niente.Ha solo minacciato di darmi fuoco.Cosa vuoi che sia?
-No,non l'ha fatto.Cioè,non a parole almeno.
Lanciai un'eloquentissima occhiata ad Andrea che,alzando le mani in segno di resa,si mise a mangiare la sua insalata.
-Ascoltami un attimo,Gail-mi richiamò Hilly.-Tu e Celeste non ci state provando.Se solo...
-Non mi sento bene-dichiarai,stanca di quelle affermazioni.Mi alzai,spostando la sedia che strisciò sul pavimento.-Credo che andrò a prendere una boccata d'aria.
Mi allontanai da loro e svuotai il vassoio quasi totalmente pieno nel cestino.Mi caricai la borsa a tracolla ed uscii dalla mensa,nell'aria fresca.
Mi passai una mano tra i capelli.Mi sentivo stravolta.Perchè?Non era mai stato così difficile ambientarsi e vivere una vita normale in tutte le città in cui ero stata precedentemente.Cos'aveva di diverso Boston?
Sbuffai.Il parcheggio della scuola era pressocchè deserto,se non per qualche studente che si dirigeva veloce verso l'entrata e per una donna che lo attraversava spedita.Mi concetrai su di lei,per non pensare per un po' alla mia vita penosa.
Non doveva avere più di vent'anni.I capelli corti,di un colore simile al caramello,svolazzavano mossi dalla leggera brezza.Indossava un cappotto grigio,lungo fino ai fianchi,e un paio di jeans a zampa di elefante.Il tutto coordinato con scarpe da ginnastica bianche.Ma,in realtà,non lanciai che un' occhiata al suo abbigliamento.
Camminava svelta,lanciandosi sguardi ansiosi e all'apparenza terrorizzati intorno.Ogni tanto inciampava nei suoi stessi piedi e,se succedeva,appena ritrovato l'equilibrio,accellerava ulteriormente il passo.
La stavo osservando,sospettosa e curiosa,quando la vista mi si offuscò.Quasi lanciai un grido.Ommiodio.Stavo diventando cieca?
Poi,all'improvviso,come un film mandato avanti dal registratore,delle immagini cominciarono a scorrermi a velocità estrema davanti agli occhi.Non riuscivo a distinguerle,e mi confondevano.Cercai di concentrarmi.Ero spaventata da quello che mi stava accadendo(che ignoravo),ma la scossa elettrica che mi faceva tremare quando mi arrabbiavo si fece sentire,e qualcosa dentro di me mi disse che dovevo concentrarmi.Pian piano,visualizzai il tutto,come se fossero fotogrammi.
E quello che vidi mi terrorizzò.
Vidi la donna che stavo osservando mentre attraversava la strada(non riuscii a capire di che strada si trattasse) con il passo deciso e affrettato.E,due secondi dopo,un'auto nera la prendeva in pieno.L'immagine finale mostrava il corpo della donna mutilato e sfregiato dall'incidente.Della macchina nera...nessuna traccia.
Riuscii,non so come,a recuperare la vista.La donna era ancora nel parcheggio,pochi metri più in là dell'edificio.Questo dimostrò che erano passati si e no tre,quattro secondi.
Un'impulso sconosciuto mi incitò ad andare a fermarla,ad avvertirla.Ma il mio cervello mi avvertì.Non mi avrebbe creduta.
"Signora,si fermi!Rimanga qui!Non sa che sta per essere falciata da un pirata della strada?"
Scossi la testa e mi accorsi che ero scossa da tremori.Mi toccai il polso e la fronte.Forse in fin dei conti stavo davvero male.Mi sentivo quasi scottare.
Lanciai un'ultima,esasperata occhiata alla donna e,quasi di corsa,mi diressi verso l'infermeria.

Arrivata a casa,mi buttai sul letto,passandoci le seguenti ventriquattr'ore,in preda a un frebbrone che mi fece delirare.Quando,la mattina dopo,appena convalescente,riuscii ad uscire dalla mia stanza e a strisciare fino al divano,mi convinsi che la visione era stata solo un'allucinazione da febbre.Mi avvolsi nella coperta e accesi la tv.Kath mi portò una tazza di tè.La ringraziai con un sorriso,troppo sfinita per risponderle a parole.Capì,e ricambiò.
Guardai l'orologio: fra pochi minuti ci sarebbe stato il tg locale.Mi raggomitolai,bevendo piano il liquido caldo dalla tazza.
Riconobbi la sigla e il faccione familiare di Tim Watson,il giornalista più gettonato del Boston News.
-Buongiorno,cari telespettatori-salutò con la sua voce roca.Ingoiai un altro sorso.-Oggi apriamo l'edizione con una notizia di cronaca nera: Emma Lincoln,il nostro ministro degli interni,è morta ieri sera dopo essere stata investita da un'auto.Mandiamo il servizio.
Guardai con sguardo poco interessato lo schermo.L'immagine successiva era una foto del ministro.La osservai con indifferenza,finchè non notai il curioso colore dei capelli.Caramello.
Tim Watson continuò:-Qualche testimone oculare l'ha vista uscire,sempre ieri,dal liceo.Dovevano essere circa le due e quaranta.Lincoln è deceduta cinque ore dopo,mentre si dirigeva verso la sua casa,nel centro di Boston.
Questa giovane donna,piena d'iniziativa e vivacità,svolgeva il suo ruolo con disinvoltura,nonostante avesse ottenuto il posto solo quattro settimane fa.
Sentii il sangue scivolare via dal mio viso e all'improvviso cominciai a sudare freddo.Con la testa confusa,feci due veloci calcoli.Io ero arrivata da appena tre settimane,quindi non potevo conoscere la donna.
Di sicuro mi sbagliavo.Erano solo i residui della febbre.
Mentre Watson continuava a blaterare senza sosta,le immagini si susseguivano sullo schermo.Una non mi lasciò dubbi.
Era Emma Lincoln,la vittima,come era stata trovata.Sfregiata,quasi squarciata dalle ferite.Sul viso,un'espressione di terrore.
Come nella mia visione.
Le mie mani cominciarono a tremare.La tazza si rovesciò.Guardai la macchia che il tè lasciava lentamente sulla moquette con orrore.E poi guardai le mie mani.
Scalciai via la coperta e corsi,per quanto velocemente mi fosse possibile,in camera mia.Chiusi a chiave e mi appoggiai alla porta con la testa tra le mani.Scivolai lungo il legno,respirando a fatica.
Oh.Cazzo.

L'angolo del (non) chiarimento dei dubbi.
Okay,se volete mettermi al rogo,fate pure.So che questo capitolo è un gran ingarbuglio,ma è importantissimo per la storia.Lo so,lo dico di tutti.Ma questo sul serio.xD
Ci ho messo tutto il mio lato dark,soprattutto nella seconda parte.E in effetti non credo che stanotte dormirò xD.Mi sono spaventata a scrivere da sola e al buio questo cap!
Ora passiamo al mio mestiere preferito: rispondere alle recensioni!
Dreaming_Archer: ti stimo solo perchè odi Celeste!*folla: e chi è che non lo fa?*
Sono felice che il cap ti sia piaciuto.Speriamo che anche questo sia di tuo gradimento.
Per la storia dei poteri...ecco,un pochino,per esigenze d'autore, ti ho mentito.Come puoi vedere,Gail ha una dote...una dote spaventosa,ma una dote.La dote di vedere come morirà una persona.
Come Gail l'abbia acquisita,non te lo dico xP verrà spiegato moooooooooooooooooooooooooooolto più in là!
Sono inoltre contenta che Daniel ti piaccia,nonostante sia un cretino spaccone!
Grazie come sempre dei complimenti...Spero potrai perdonarmi la piccola bugia ;P
Continua a seguirmi e DUE bacioni :*
Emily Doyle: evviva!Siamo già in tre che la odiano!Formiamo un club!
Il bacio??Eh,sarà una cosa molto lunga...In questo cap,niente effusioni,ma spero ti piaccia ugualmente.Alla prossima.
Un grazie inoltre a mondred che ha messo la storia tra le seguite!

Un abbraccio forte forte ai miei fan,vi adoro ragazzi.
La vostra Mizz :D




 

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Capitolo 8
*** .Uscire dal baratro ***


Cap.9-Justice
La vita è cio che succede mentre noi pensiamo ad altro.
La vita è una cosa troppo seria
perchè se ne possa parlare sul serio.

Dopo esserci entrata,non uscii dalla mia stanza.
Neanche due giorni dopo,quando la convalescenza si era finalmente esaurita e io sarei potuta andare a scuola.Neanche quando Kath,poi Sean e poi Haley vennero a bussare alla mia porta,adeguatamente chiusa a chiave.Facevo entrare solo Kathleen,per consegnarmi i vari pasti(che non consumavo quasi mai),per poi intimarla ad uscire in fretta.
Mi ero raggomitolata in me stessa.
Nessuno capiva il motivo della mia improvvisa autosegregazione.Lo sentivo,lo ascoltavo dalle loro conversazioni sottovoce,dietro quella parete che mi separava dal resto del mondo.
Haley credeva che stessi diventando una pazza.O che mi drogassi.
Kath e Sean erano preoccupati.Temevano che non riuscissi ad ambientarmi bene,e che stessi cadendo in depressione.
L'ipotesi di Haley mi pareva la più verosimile.
Pian piano,le visite dei miei familiari si diradarono,fino a ridursi a Kath che,silenziosamente,mi portava il cibo.
Ero sola.
Un pomeriggio passarono Hillari e Andrea.Non feci entrare nemmeno loro.Non si arresero:si sedettero,spalle alla porta,e cominciarono a parlare del più e del meno,informandomi delle ultime novità.
Strisciai anch'io fino alla porta,sedendomi e abbracciandomi le gambe.Le ascoltavo,in educato silenzio,immobile e attenta a non fare rumore.
Mi dissero varie cose e pettegolezzi: Celeste e Daniel avevano rotto,per rimettersi insieme due ore dopo;Hillari era uscita con Lukas: niente di speciale;Asia aveva litigato con Jamie e gli aveva imprecato contro in un dialetto italiano,facendo girare mezza mensa verso di lei.
La prima notizia portò un minimo di luce nel mio buco oscuro,anche se il fatto che si fossero rimessi insieme mi dava inspiegabilmente sui nervi.
Le ragazze continuarono a parlare per due ore filate,ma si stufarono anche loro.
Se ne andarono,lasciandomi di nuovo sola nella mia oscurità personale.

Poi,una mano mi aiutò a rialzarmi e mi salvò.
Non avrei MAI immaginato che potesse venire a farmi visita.Come avevo già detto,i nostri rapporti erano pessimi.Lo erano stati fin dal primo momento.Ma se c'era una cosa che avevo imparato di lui,era la sua testardaggine tremenda.Evidentemente si era incaponito: voleva che le cose tra noi funzionassero.A tutti i costi.
Quando Daniel,dopo due settimane che ero rinchiusa tra quattro pareti,entrò dentro la mia stanza,indossavo solamente la t-shirt dei Muse e le mutande.Avevo lasciato distrattamente la porta aperta dopo che,come sempre,Kath mi aveva portato il pranzo.
Non mi preoccupai del mio abbigliamento.Ero,come sempre,raggomitolata nell'angolo più nascosto del letto.D'instinto,quando lo vidi,alzai la testa.Lo guardai,e lui guardò me,con un'espressione dispiaciuta e tormentata.Si avvicinò e salì sul mio letto.Non mi ritirai come facevo con gli altri esseri umani.Lo guardai mentre si metteva a sedere a gambe incrociate,di fronte a me.Non disse una parola,e mi fece un sorriso.Non reagii.Continuai a fissarlo.
Allora lui fece una cosa inaspettata.Allungò la mano verso il mio viso e mi spostò un ciuffo d'ebano dagli occhi.Poi proseguì il gesto con una carezza leggera sulla mia guancia.Chiusi gli occhi.Senti la disperazione repressa in quei giorni salirmi in gola.
-Gail.Apri gli occhi.Sono bellissimi-mi sussurrò.E io lo feci.A quel punto,le lacrime cominciarono a sgorgare.Lui aprì lentamente le braccia.E io mi ci buttai,contro il suo petto,stringendomi e appoggiandomi a lui.Mi avvolse in un abbraccio fin troppo intimo,mentre scoppiavo a piangere.
E se ne infischiò se bagnai la sua maglia.Mi abbracciò e mi accarezzò la schiena,passando le dita tra i miei capelli.
Nessuno mi aveva mai ferita,derisa e fatta incazzare come aveva fatto lui in un solo giorno.
E MAI nessuno era riuscito a farsi perdonare così facilmente.
Mai.
Il giorno dopo ero di nuovo a scuola.

L'angolino privato ù.ù
Allora,eccoci qua!Devo dire che questo cap mi piace,e non scherzo xD.
Devo dire che mi ci sono impegnata,anche se non è molto lungo.Allora,nel caso qualcuno non capisse,Gail è depressa perchè si sente in colpa.Se avesse avvertito la donna,lei non sarebbe morta.Ma quello che Gail non sa è che il destino non si può cambiare...
Passiamo alle recensioni: sono tantissime!
Dreaming_Archer:grazie del perdono ^^".Mi dispiace davvero,ma sono esigenze d'autore.Sai com'è,non si può svelare prima di aver pubblicato...sennò,addio sopresa.
L'effetto dark ha funzionato!La piega misteriosa è una presenza fissa in questa storia...=D
Grazie sempre dei tuoi complimenti ^^ li apprezzo molto.
Un bacio e alla prossima!
Jo_96: ciao jo!Intrigante non è vero?E con un pizzico di nonsocchè!xDTutti odiamo Celeste,ed è per questo che fondo il club "Facciamo fuori Celeste Bilow"(o FFCB).Sono aperte le iscrizioni ù.ù
Un bacio anche a te...a presto!
Emily Doyle: ciaaao!Allora,questo cap penso ti piacerà,soprattutto alla fine!Sì,Dan è carino...ma è stronzo!Mi sono ispirata a un raga che mi piaceva...
I poteri sono un bel casino,non trovi?Soprattutto quelle di prevedere la morte...lo trovo orribile,e l'ho fatto io xD
Alla prossima ;D!!
Nessie_06: ciao nes!Sì,Daniel è stronzo,è vero.Come ho detto a Emily,mi sono ispirata a uno che conoscevo.Lo trovi davvero fantastico???*_*
continua a seguirmi teso!Un kiss ;]
Naturalmente ringrazio anche tutti i miei fan,che hanno messo la storia tra le preferite e mi seguono in silenzio!
Vi voglio bene.

Mizz





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Capitolo 9
*** .Rottura ***


Cap.10-Justice Ero di nuovo io.Sembrava strano.Ma era vero: non ero più lo zombie che si nascondeva nel buio della sua tana.Ero uscita,uscita alla luce del sole.Ed ero,in qualche modo,rinata.
Hillari e Andrea,per fortuna,non sembravano arrabbiate per il mio comportamento asociale.Appena mi ero avvicinata al gruppetto,picchiettando sulla spalla di Hill,si erano voltate,con esclamazioni di gioia,abbracci e baci.E,in quel gran trambusto,colsi anche il commento acido di Celeste:-Oh,la sciatta bastarda è tornata-.Ma decisi di ignorarla.
Nessuno mi chiese mai perchè mi fossi buttata a capofitto nella depressione.Si preoccuparono solo per me,chiedendomi se adesso stavo meglio e cose così.Ero grata,ero grata a loro.
Ma più di tutti ero grata a una sola persona.
Daniel mi aveva salvata.Mi aveva tirata fuori da un oblio senza fine,aveva sopportato il mio pianto di disperazione.E,quando avevo esaurito tutte le lacrime,aveva lasciato che appoggiassi la testa sul suo petto.Mi aveva parlato dolcemente,di lui,della sua vita.E anch'io avevo parlato.Non gli avevo detto della mia vita.Quella era una cosa privata.Una cosa mia.
Mi aveva salvata dal mio inferno personale.
Perciò,quando,per esempio,dopo essersi posizionato vicino a me a mensa,mi metteva un braccio intorno alle spalle e mi stringeva a sè,non lo spingevo via.Quando era venuto a trovarmi e mi aveva visto in quelle condizioni,aveva detto che sentiva forte il bisogno di proteggermi.
Dovevo dirlo,era incredibile come in un solo giorno i nostri rapporti fossero migliorati.
Naturalmente,non era tornato niente rose e fiori.Il ricordo della visione mi tormentava.Era uno dei miei incubi peggiori.
Sapevo di essere un mostro.
Sapevo che non avrei dovuto esistere.
Cosa ci facevo lì?

-Stupida bastardella!
Mi voltai verso l'emittente dell'insulto.Sentivo la stretta alla mia mano di Daniel,che si ero voltato con me.
Celeste si buttò praticamente addosso a noi.Riuscì a separare le nostre mani,e non so come,sentii freddo e credetti seriamente di sentirmi male.
La rossa mi lanciò uno sguardo assassino e,con due mani,mi spinse il più lontano possibile da lei.
Ruzzolai sul pavimento,finendo contro gli armadietti.Per un attimo mi mancò il fiato,e poi fu solo un dolore atroce alla schiena e ai polmoni.
-Cazzo-esclamai,cercando di rialzarmi.Una fitta allucinante mi attraversò,facendomi mancare il respiro.Mi accasciai di nuovo a terra,e Celeste mi fu subito sopra.Mi mollò una sberla,e avrebbe fatto anche di peggio,se Daniel non me l'avesse tolta di dosso,sbattendola contro l'armadietto in modo che non si potesse muovere.
-Lasciami,Daniel!-strillò lei,tirandogli un calcio.Lui non si mosse di un millimetro.-Lasciami!Lasciami uccidere quella troietta.Lasciami!
Stava per offendermi ancora,ma Daniel decise di zittirla.Con un bacio.
La baciò a lungo sulla bocca.E la cosa mi ferì,in un punto non ben individuato del mio corpo.Mi lacerò,squarciandomi il cuore.
-Ascoltami-disse Daniel a Celeste,dopo che lei lo aveva inchiodato con uno sguardo stupefatto.Le prese il viso tra le mani.-Gail...è un'altra cosa.Non devi reagire così,perchè Cele,io ti amo.Gail...Gail non è nessuno.Nessuno,in confronto a te.Ricordalo sempre...
...
Stronzo.
Stronzo!
Come avevo potuto sperare che gli importasse anche un minimo di me?A nessuno era mai interessato...perchè a lui avrebbe dovuto?
Una lacrima mi rigò la guancia.Con un grande sforzo,mi sollevai,mentre una fitta acuta di dolore che non c'entrava niente con la spinta di Celeste mi perforava il petto.
Feci un respiro profondo,per trattenere le lacrime.
E,a passo svelto ma sostenuto,me ne andai.

-Ah!Sei qui!!
Non alzai neanche gli occhi.Anzi,voltai il viso dall'altra parte,mordendomi un labbro per non mettermi ad urlare.
Daniel si sedette sul tavolo della mensa,deserta,sul quale ero seduta anch'io.
Ero andata a rifugiarmi lì,perchè nessuno mi avrebbe trovata,rimescolata da emozioni tali rabbia,dolore e delusione.O almeno lo speravo.
Il ragazzo tentò di sfiorarmi una guancia,ma mi ritrassi quasi schifata.
-Gail?Mi hai fatto prendere un colpo...non sei venuta a lezione e sembravi sparita dalla faccia della terra-osservò,mentre mi allontanavo impercettibilmente da lui.Ma forse lo notò,perchè mi chiese:-Gail?Che succede?
Che succede?
CHE SUCCEDE?
-
Succede che io sono nessuno e non capisco cosa diamine ci stai a fare qui,a parlare con me!-sbraitai,balzando in piedi.Sembrò sorpreso:-Hai sentito?
-Secondo te?Daniel,non sono sorda!E nemmeno cieca!-gridai,mentre anche lui si alzava più lentamente.-Vattene,Daniel.Vattene.
Mi afferrò un polso,tenendolo saldo.Mi divincolai,ma la sua presa era ferrea,come il suo sguardo.
-No,aspetta.Io ho detto quelle cose a Celeste per calmarla...
-Sì,CERTO!
Allungò una mano per spostarmi la frangia che mi cadeva sugli occhi.La schiaffai via,riuscendo a liberarmi.
-Senti Gail,mi dispiace...-cominciò a dire.Ma non avevo intenzione di lasciarlo finire.
-No!Ora basta.Basta.Si vede che fra noi due non può funzionare!-ammisi.-Avevamo stabilito un contatto,ma...tu lo hai spezzato prima che si potesse saldare.Mi dispiace,anzi,no.Non mi fido abbastanza di te per darti una seconda chance.Sono una ragazza fragile.Molto fragile.
Raccattai le mie cose velocemente,mentre il suo sguardo addolorato mi fissava.-Qualunque cosa ci fosse fra noi,è finita,Daniel.Finita.Per sempre-stabilii,mentre me ne andavo.-Nemici come prima.
Accellerai il passo.Avevo un gran mal di testa.
Mentre uscivo,un rumore sordo e soffocato giunse alle mie orecchie.
Ero pronta a scommettere che fosse un singhiozzo trattenuto.

Il mal di testa non mi aveva abbandonato.Lo sentivo forte,anche più tardi,mentre stavo guidando verso casa,con Haley al mio fianco.
Mia sorella mi fissava strana.I suoi occhi verdi mi scrutavano,dandomi sui nervi.
-Che c'è??!-domandai,alla fine.Alternavo lo sguardo dalla strada a lei,di continuo.
-Stai bene?-chiese a sua volta.
Non capivo la domanda.-Sì,perchè?
Sembrava diffidente.Distaccata.
-Andiamo,Gail.Mezza scuola ha sentito le tue urla provenire dalla mensa,e perfino io ti ho vista schizzare per i corridoi con l'aria di una che  ha appena visto la morte in faccia.E dovresti vederti adesso.
Sterzai bruscamente nel vialetto della casa.Frenai,e Haley protestò per la violenza della manovra.
-Non.Sono.Affari.Tuoi-sibilai.-E nemmeno di tutto il resto della scuola!
-Ok!Calmati!-mi gridò contro.-Sei sempre la solita strega.Mi stavo preoccupando per te,IDIOTA!
Aprì la portiera con un calcio e corse dentro casa.La mandai al diavolo.L'ultima cosa che mi occorreva in questo momento era una stupida piagnucolosa ragazzina.
Uscii con calma dall'auto,raccogliendo una ad una le mie cose.Alzai lo sguardo e notai che la cassetta della posta era piena zeppa.Chiusa l'auto,mi avvicinai all'arnese e lo aprii.
Erano tutte di oggi.Accidenti.
Entrai in casa sfogliandole.Bolletta,bolletta,fattura,bolletta,pubblicità,il State House News...
Le posai sul tavolo con un gesto veloce,e la posta cadde a terra.Con uno sbuffo,la raccattai.
Fu allora che notai una busta diversa dalle altre.Completamente bianca,con un nome scritto a macchina.La raccattai insieme alle altre,che posai sul tavolo,e la osservai.

Abigail anderson
fam.baggie
boston

Era per me.Andai a cercare un coltello nei cassetti e la aprii.Scivolò fuori un biglietto di piccole dimensioni.Buttai la busta e lessi quello.E sbiancai.
Su quel piccolo foglio,in una calligrafia irriconoscibile,c'era un messaggio.
Un messaggio che mi lasciò perplessa.
E terrorizzata.

Ti ho trovata.
Ti ho trovata,Justice.
E ora,verrò a prenderti.
Aspettami.
VAW


L'angolino in cui,come ben sapete,non verrà detto granchè xD

Eccomi qua!Con un nuovo cap!Sforno storia a tutto spiano xD.
Allora,non posso dirvi molto di questo cap.A parte che Gail e Daniel si odiano.
Di nuovo.
Il messaggio non è molto chiaro,ma è una cosa voluta.E' complicato xD ma prima o poi ci arriviamo.
Allora,le recensioniiiii!
Emily Doyle: tre parole,che esprimono tutto xD.Devo dirti che quello che è successo nel capitolo precedente ha cambiato i due.Nonostante d'ora in poi si odino.xD
Un bacio.

Jo_96: abbiamo una prima scritta: la nostra Jo-Haley!Sììì,a morte la barbona rossiccia xD
Certo,povera Gail...Sono crudele,l'ho imparato dai migliori ù.ù
La tua ipotesi è in parte vera,in parte no.Ti lascio il grande dubbio xD
Un kissone alla mia sorellina <3
Dreaming_Archer: ciaaao!Sono felice che il cap. ti sia piaciuto nonostante sia corto.Grazie di avermi perdonato.La piega misteriosa c'è in questo cap?Che dici?

Un bacio e spero ti piaccia questo cap!

Un abbraccione a tutti i fans.Non avrebbe senso mandare avanti la storia senza di voi.;)

Mizz

P.S.In anteprima assoluta,la copertina di JUSTiCE*:
Copertina "Justice*"
Vi dico che Gail(al centro) la fa Megan Fox,a sinistra Daniel(Drew Fuller) e l'altra...chi sarà mai?Vi lascio indovinare,ma terrò la bocca chiusa.In qualsiasi circostanza.Anche se indovinate.
Jo,Giuls!Voi che lo sapete ZiTTE!xD
 

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Capitolo 10
*** .Partita ***


Cap.11-Justice Ero ormai convinta che si fosse trattato di uno stupidissimo scherzo.
In fondo,mi ero creata qualche nemico?Non mi pareva,quindi doveva essere per forza uno scherzo.
Solo una cosa non tornava.Nessuno,e dico nessuno,a parte i miei genitori adottivi,Haley e forse qualche dipendente del comune e della segreteria della scuola,poteva sapere il mio secondo nome.
Eppure era così che il mittente mi aveva chiamata.
Justice.
E quella firma,quella firma assolutamente incomprensibile,con quella riga sopra per confondere ancor di più le lettere che la componevano...
Era uno scherzo.Brutto,ma uno scherzo.Chiunque avrebbe potuto chiedere in segreteria il mio secondo nome e usarlo per spaventarmi.
Stupidi ragazzini.
Inoltre,dopo la mia sfuriata in mensa,i rapporti tra me e Daniel si erano fatti tesissimi.Difficilmente sopportavo la sua presenza; incrociare il suo sguardo equivaleva a bruciare all'inferno.
Sapevo che lui stava cercando di riavvicinarsi.Ma io sono sempre stata testarda,e difficilmente cambio idea.Come ho fatto con i Muse: li ho scoperti appena quattordicenne e non me ne sono più staccata.
Dopo un po',forse lui cominciò a stancarsi di insistere,e cominciò a passare tutto il suo tempo ad appartarsi con Celeste,cosa che continuava a darmi leggermente sui nervi.
Hillari sembrava molto dispiaciuta dal fatto che io,una delle sue nuove migliori amiche,non riuscissi a legare con suo fratello.Ma riuscì ad accettarlo: non mi isolò mai dal gruppo,e mai osò criticarmi.

Un sabato(doveva essere più o meno marzo),si decise di assistere alla partita della squadra di football locale che,a quanto dicevano,era la favorita.
Non so come,mi ritrovai anch'io tra gli invitati.La "festa sportiva" si sarebbe svolta a casa di Hillari e Daniel.
Vi lascio immaginare il mio entusiasmo.
Ma volevo bene a Hilly,anche se la conoscevo da nemmeno due mesi,e non volevo provocarle un dispiacere.Così,sabato sera,mi trovai pigiata tra Asia e un vecchio amico di Lukas e Jamie nella strettissima auto di Lukas.
Il tizio,che,se non avevo capito male,di chiamava Bart,continuava a sparlare e chiacchierare con me,allegramente e in modo confidenziale,come se ci conoscessimo da una vita.Facevo finta di ascoltarlo,anche perchè per la maggior parte del tragitto continuò a parlarmi di Harry Potter(orrore!)*.
A un certo punto fui distratta dai discorsi di Asia e Jamie.
-Jam!L'hai sentita l'ultima?
Il ragazzo si voltò.-No.Ma di cosa?
-La casa in fondo al viale dello stadio...Hai presente?Quella diroccata...mezza verde e mezza blu...con le pareti scrostate...
-Sì,ho capito Asia!Vai al punto.
-Si dice che vi abiti qualcuno-lo informò lei.-Dei pompieri vi sono entrati per liberarla dai barboni che ci vanno a dormire di notte,perchè sai,la vogliono demolire...Solo che al posto dei barboni hanno trovato due vecchie valigie piene zeppe di abiti da donna,delle forbici arrugginite,dei capelli e un sacco di fogli e foto...attaccati tutti ad una parete.
Jamie alzò un sopracciglio:-Fogli e foto?Di che tipo?
Asia scosse le spalle:-Mi pare...le foto di una bambina,o un bambino...non sono molto chiare.E neanche quello che vi è scritto sui fogli...sono tutti sbiaditi.Si legge solo alcune lettere...e in molti è evidenziata una lettera in particolare: la J
Jamie si mise a ridere.-Le tue solite panzane,As!
-NON SONO PANZANE!-sbottò lei,già alterata.Poi iniziò a borbottare in italiano.
Stavo per chiederle dove aveva trovato quelle informazioni,ma eravamo già alla meta.Gli altri scesero di macchina strepitando,io mi presi tutta la calma del mondo.Mi calai il cappuccio sulla testa,a nascondermi il viso.
Entrare nella casa fu come passare in un altro mondo.Da fuori sembrava così piccola; dentro,invece,era gigantesca.Solo la cucina,che intravedevo dalla porta,era più grande del salotto di casa Baggie.
Cercai di nascondere lo stupore.
-Gail!-mi salutò Hilly,abbracciandomi.Era molto carina,con quel completo casual-sportivo.Mi osservò anche lei,scuotendo la testa.-Gail,Gail,Gail...cosa devo fare con te?
Le feci un sorrisetto di scuse-anche se non capivo bene perchè mi sarei dovuta scusare- e mi guardai intorno.La stanza era quasi piena: oltre al nostro gruppo,c'erano Bart,il loquace amico di Lukas,Teresa,Estrella e Kim,tre ragazze che frequentavano biologia insieme a me,e altri ragazzi che avevo visto,ma di cui non sapevo il nome.Se ne stavano tutti in gruppetti,a chiacchierare o a parlare di football.Come al solito,Daniel era rintanato in un angolo insieme a Celeste.Cercai di ignorarli,ma lui mi vide e mi lanciò uno sguardo da cucciolo ferito.Continuai ad ignorarlo.
All'inizio della partita,quando tutti cominciarono a litigare per chi doveva stare sulla poltrona con massaggiatore,io mi sistemai dietro il divano,con le ginocchia al petto,e mi infilai le cuffie del lettore CD regalatomi da Kath e Sean,per ascoltarmi tutto l'album "The Resistance" tre o quattro volte.
All'intervallo,gli invitati si alzarono e cominciarono a discutere sui giocatori.Mi sfilai le cuffie mettendo la canzone su Pause e mi avvicinai a Hillari.
-Hill?
-Gail!Dov'eri finita?
-Ehm...Più in là,sai,c'era la ressa sul divano...-inventai.-Hilly...dov'è il bagno?
-Al piano di sopra,la seconda porta a destra.
La ringraziai e salii le scale armeggiando con il lettore CD che si impallato.
Quando uscii dal bagno,era ripartito.Mentre chiudevo la porta,mi sentii ossevata,mi voltai,ritrovandomi davanti Daniel,con una piccola pila in mano,che mi fissava.
-Ehi,ciao.
Non lo guardai neppure.Feci per tornarmene al piano di sotto,ma lui mi bloccò.
-Hai intenzione di non parlarmi per il resto del tempo che passerai qui a Boston?
-Il piano è quello.
Alzò un sopracciglio.-Sinceramente,Gail,credi di poterlo fare davvero?Passiamo insieme più di dieci ore al giorno.
-Be',in quelle dieci ore,mica sono costretta a parlarti!
Alzò gli occhi al cielo.-Lasciamo stare.Dai,vieni,aiutami a cercare i recipienti per gli snack.Hillari mi ha mandato da solo,ma ci vuole qualcuno che mi regga questa mentre li cerco.La lampadina è andata,e nessuno si è mai preso la briga di sostituirla-borbottò.Mi lanciò la pila,e fui costretta a seguirlo.Aprì una piccola porta e mi fece posto per farmi entrare.
Che idiota.
Accesi l'aggeggio che avevo in mano e mi feci dire dove dovevo illuminare.Daniel mi indicò uno scaffale.
-Cavolo!Questo posto è nel buio più totale...E' grande,per essere uno sgabuzzino.
Daniel guardò in alto.-Sono lassù.Dovrò arrampicarmi-dichiarò.Poi si voltò verso di me con un sorrisetto.-A proposito,adesso mi stai parlando.
-E' solo un'eccezione.
Annuì,poi cominciò a cercare di scalare lo scaffale,dicendomi ogni tanto dove puntare la luce.
Poi,improvvisamente,vi fu un gran fastruono e la pila mi cadde per terra,spegnendosi.
-Ahia!Ma porca puttana!
-Daniel!
Mi chinai,ero sicura che fosse per terra.Tastai il pavimento e trovai la sua mano.L'afferrò,e lo aiutai a rimettersi a sedere.Riaccesi la pila e la posai per terra,mentre lui si massaggiava la testa.
-Tutto bene?
-Non credo.Ahi.La testa.
Mi guardai intorno.Eravamo circondati da oggetti che prima erano sui ripiani.
-Mi vuoi dire che è successo?-domandai.
-Secondo te,genio?Sono scivolato su non so cosa e mi sono portato dietro mezza roba.
-Ah-mormorai.In quell'istante esatto,la minuscola lampadina della pila si spense,riportandoci nel buio.
-Perfetto-sbottò Daniel.
-Avete una luce che funziona,in questa casa?!Maledizione!
Pensavo che avrebbe risposto malamente,ma non disse niente.Non lo vedevo,ma sentivo che c'era,la sua presenza era forte,come la stretta della sua mano nella mia.Gli unici rumori udibili erano i nostri respiri e la musica del mio CD,a volume basso.Non si sentivano nemmeno gli schiamazzi dei ragazzi in salotto.
Decisi di rimanere anch'io in silenzio.Sentivo un certo disagio,il mio respiro si era fatto più agitato.
I Muse cantavano nelle mie orecchie.

When these pillars get pulled down
It will be you who wears the crown
and i'll owe everything to you

How much pain has cracked your soul?
How much love would make you whole?
You're my guiding lightning strike

I can't find the words to say
They're overdue
I've travelled half the world to say
I belong to you


Stavo per chiamarlo per nome,quando la sua mano si allungò verso di me e mi sfilò il cappuccio.Con le dita morbide,spostò due o tre ciocche corvine dai miei occhi.Rimasi assolutamente immobile,non avevo idea di cosa volesse fare.
Le sue dita scesero ancora,nell'incavo del mio collo,e tornarono su,sino alle guance.Mi afferrò il viso e cominciò ad avvicinarlo piano al suo.
Forse il mio cervello era spento,annullato dalla canzone dei Muse,perchè quando capii le intenzioni di Daniel,fu troppo tardi per ritirarmi ed andarmene.
Le sue labbra,infatti,stavano già sfiorando le mie.
Then she attacks me like a Leo
When my heart is split like Rio
But, I assure you my debts are real

I can't find the words to say
When I'm confused
I travelled half the world to say
You are my muse

Non fu un vero e proprio bacio.Non appoggiò mai la sua bocca sulla mia,si limitò a sfregarvela contro.Ma,per me,fu persino peggio.
Sentivo il mio cuore che batteva forte nel mio petto.Le mie mani se ne stavano buone buone appoggiate per terra,ma avevo il terrore che seguissero il mio istinto e che si allacciassero al suo collo.
Intanto lui aveva spostato le sue,di mani,dal mio viso alla mia vita,e ora mi abbracciava i fianchi,continuando a baciarmi leggero,come una piuma.
Mi stava facendo impazzire.
Con gentilezza,mi scostai dalla sua attenzione.Mi baciò una guancia.Feci un sorriso,involontario,che ritirai velocemente.
I miei occhi si stavano abituando al buio,e ora riuscivo a intravederlo.Mi sorrideva gentile.Le sue braccia erano ancora intorno a me.
-Daniel...io...
-Shhh.Non devi dire niente.
-Invece sì!Tu...stai con Celeste!La ami.E io ti odio.E...
-Non credo proprio-disse,scuotendo la testa.
Lo guardai profondamente.-Cosa?
Sorrise,più radioso.-Che mi odi.Non dopo questo.
Aggrottai la fronte,cercando di liberarmi dalla sua presa.-Questo non vale niente,Daniel.Non ti sopporto e continuo a non farlo.
-E allora perchè non mi hai spinto via?
Rimasi in silenzio.Non lo sapevo nemmeno io.
-Visto?
-Fammi uscire,Daniel.
-Aspetta!-esclamò.Mi abbracciò stretta.D'istinto,avvolsi le mie braccia intorno al suo collo.
Me ne scostai piano piano e riuscii finalmente ad alzarmi.Lo guardai per un ultima volta e,di nuovo guidata dall'istinto,mi chinai per baciarlo su una guancia.L'ultima volta,giuro.L'ultima che ti tratterò così bene.
Poi aprii la porta e me ne tornai giù.

-Gail?Che hai?Ehi...perchè sei così rossa?!
Le domande a raffica di Andrea non mi stavano aiutando.Mi era venuta incontro mentre scendevo le scale.
-Un piccolo incidente nello sgabuzzino.
Andrea alzò un sopracciglio.
-Non puoi capire-affermai,cercando Hilly fra la folla del salotto.Finalmente la sua chioma biondo cenere spuntò tra le teste.Mi avvicinai quasi di corsa,finchè non mi accorsi che,accanto ai suoi boccoli biondi,vi era uno chignon rosso fuoco.
Ah no.Questa non ci voleva.
Momento sbagliato!
Momento sbagliato!
MOMENTO SBAGLIATO!!
Ma ormai,Hillari mi aveva vista.Si sbracciò per chiamarmi,e non potei escogitare una ritirata strategica.
Mi avvicinai controvoglia e salutai Celeste con un cenno,trascinando via Hill.
-Gail!
-Zitta e dimmi dove possiamo parlare in santa pace!

-CHE COSA?-urlò la mia amica,trapassandomi un timpano.La zittii.Ma lei continuò,interperrita.
-Io lo ammazzo!LO AMMAZZO!Ti ha molestata!
-No,non la chiamerei molestia...
-Ti ha baciata senza il tuo permesso-sentenziò,saccente.-Se non è molestia.
-Oh,andiamo!-esclamai.-Hill,non lo dire a nessuno.Quello che è successo il quel ripostiglio deve rimanere tra noi.TRA NOI!Intesi?
Annuì.-Bene.A questo punto,me ne vado-dichiarai,raccogliendo la mia roba.
Hillari mi guardò mogia.-Di già?Ma non è ancora iniziato il secondo tempo...
-Fa niente.Sono stanca.Grazie per l'invito,Hill.Non è stata poi così male-.Scossi le spalle.Non sapevo se fosse vero o no.-Ci vediamo a scuola!
E,prima che potesse controbattere,ero già uscita dalla casa.

L'angolo WOOOOW xD
Ragazzi/e...
che ne dite?
che ne dite?
CHE NE DiTE?
Sono particolarmente soddisfatta delle scena del bacio,anche se non è un "vero" bacio.xD Ditemi voi cosa ne pensate.Visto che ho eusarito il dark,ho messo un po' di Pink e Red con un leggero spizzichio di Dark Blue xD
Ora,le mie amate recensioni *-*
Jo_96:
1.E' vero ù.ù lo ammetto.
2.Dipende da chi pensi che io abbia pensato sia xD
3.Ecco qua!
Tu l'hai letto in anteprima,ma non al cento per cento.Ecco a te!Ti amo tesorino *-*
Dreaming_Archer: Ciaaaaao *-*
Be',lo scopo era quello...allora ha funzionato!:D
Sìì la piega misteriosa!Anche qui ce n'è un po'!All'inizio.
Sì,Dan è stronzo.Lo so...Eeeeeh sì.
Sono felice che la cop. ti piaccia ^^ La ragazza?Dai,pensaci bene...
Un bacione e...spero ti piaccia.
Emily Doyle: Emily,a te...dico soltanto...GODiTi il capitolo!!!!
Le tue ipotesi sono esatte...fino a un certo punto...Nessuno può averla spiata...Un kiss e spero ti piaccia davvero questo cap.

Un bacione,fan miei.Vi adoro.

P.S. Sempre grazie a chi segue e non recencisce!

Mizz

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Capitolo 11
*** .St.Jesse ***


Cap.12-Justice
The world is broken,
hailos fail to glisten,
you try to make a difference
but no one wants to listen...
[Muse-Neutron Star Collision]

Era questa?
Era questa la sensazione che si provava a sentirsi furiosamente in colpa?
Era questa la pena per aver peccato?
Hillari continuava a osservarmi mentre vomitavo nella tazza del wc.
-Gail?
Non ero propriamente in grado di rispondere.
Hilly si chinò su di me,tirandomi i capelli sudati indietro.
Infine riuscii ad accasciarmi sul pavimento.
-Questa è una punizione divina-boccheggiai.
-Sono d'accordo.
Alzai stancamente lo sguardo verso di lei,cercando di fulminarla.
-Non sono stata io a baciarlo;non vedo perchè lui deve stare da Dio e io devo vomitare dappertutto!
Scosse le spalle.-L'ingiustizia della vita.
Prima che potesse finire questa frase,io ero già aggrappata alla tazza.
-Cazzo-esclamò.-Stai davvero male.
Sì,saggia osservazione.
-Aspetta.Vado a chiamare un custode.Credo che sia meglio che tu vada a casa.

Daniel's POV
Secondo quanto diceva mia sorella,Gail stava male.Male.
Dopo la nausea,le era arrivata la febbre alta,sui quaranta gradi.Se ne stava a letto,delirante.Quando Hilly e Andrea erano andate a trovarla,non le aveva neanche riconosciute.Io non avevo il coraggio di andarci.
Perchè non riuscivo a non pensare che,se stava così male,forse era colpa mia.
Dovevo averla fatta impazzire,con quel cavolo di bacio in quel maledetto ripostiglio.Chissà che idee le avevo messe in testa.La conoscevo così poco,eppure sapevo già che,se aveva un dubbio,se lo frullava e riflullava in mente.
Sbuffai.
-Che succede,tesoro?-cinguettò Celeste,seduta accanto a me in quell'inferno dantesco che era la mensa.-Ti vedo afflitto.
Le lanciai un'occhiata,poi spostai lo sguardo sulla sedia vuota accanto a Hillari.
Accidenti.La sua mancanza era davvero pesante.
-Dan?
-Che vuoi,Cele?!
La mia "ragazza" mi guardò ferita.
-Non c'è bisogno di essere così scortesi-replicò,gelida.Si voltò a parlare con Asia,e io la ignorai.
-Hill?-chiamai.
-Che c'è,Dan?
-Posso parlarti un momento?
Mia sorella mi guardò di traverso e mi fece segno di alzarmi.
Prese il vassoio e si diresse verso l'uscita,seguita a breve distanza da me.
Quando fummo nel corridoio pressocchè deserto,s'impuntò,le mani sui fianchi piccoli e le sopracciglia aggrottate.
-Spara.
Feci un sospiro e mi appoggiai al muro.-Gail.
Mia sorella si ammorbidì un poco.Le mani si slacciarono dai fianchi e abbassò lo sguardo.
-Che vuoi sapere?
-Sta male,vero?
Hilly si morse un labbro.-Abbastanza.
Annuii,ma in qualche modo rimasi turbato.Mi avvicinai a mia sorella e le scarruffai i boccoli.
Lo odiava.
-Dan!Se fai così,non ti dico più niente!-protestò.
Smisi all'istante e feci la mia mossa.-Volevo sapere se,secondo te,è...una buona idea,andarla a trovare,ecco.
Hillari mi guardo e mormorò:-Intendi dopo...quello che è successo sabato?
Annuii leggermente.Mia sorella rimase in silenzio.
-Hill...Gail.Ti ha detto qualcosa?Cosa...
-Daniel,Gail non ti sopporta.
Era la verità.Me l'aveva detto anche lei.Ma io stentavo a crederci.
Anche se l'avevo baciata soltanto per vedere la sua reazione,o perchè avevo battuto la testa.Non era stato come con Celeste.Anche se,alla fine,non l'avevo baciata davvero.Ma no,non era stato normale.Quando mi aveva abbracciato,e baciato su una guancia,aveva segnato la mia anima.
La cosa,lo sentivo,mi metteva a disagio.
-Lo so-dissi,mogio.
Mia sorella alzò un sopracciglio.-E ci credo.Non l'hai trattata esattamente come si dovrebbe,Dan.Non l'hai fatto mai.
-Dimmi solo se ti sembra una buona idea farle visita.
Hilly sospirò.Mi guardava con compassione.
-Ti ci porto io.Dopo la scuola.

Pioveva.
Forse era un segnale.Non avrei dovuto essere lì.
Salutai con un gesto Hillari,alla guida dell'auto,che mi fece segno di chiamarla quando fossi stato pronto.
Suonai il campanello esitante e in pochi secondi Kathleen Baggie,con il suo sorriso gioioso sulle labbra,venne ad aprire la porta.
-Oh,salve-fece.
Cercai di sorridere.-Buonasera,signora.
Lei si fece da parte per farmi entrare.-Sei qui per Gail?
Annuii,in leggero imbarazzo.
La donna scosse il capo.-Mi dispiace,sta dormendo come un ghiro.In un certo senso,meglio così: quando è sveglia,comincia a sparlare.Se vuoi entrare lo stesso,fai pure.Tanto,la strada la sai...
L'allusione alla mia ultima visita in quella casa mi fece sentire a disagio.
Ringraziai Kathleen e attraversai il corridoio fino ad una porta con il poster dei Muse attaccato sopra.
La aprii lentamente.Come l'altra volta,la stanza era al buio.Il pavimento era coperto da CD,libri di scuola e felpe di ogni tipo.Li scansai tutti,dirigendomi verso il letto.
Notai un lettore CD vicino al comodino e lo riconobbi: era lo stesso che aveva sabato.Mi ricordai la canzone che stava ascoltando,e mi venne la tentazione di raccoglierlo.Ma lo lasciai lì.
Guardai tutta la stanza: la scrivania disordinata,con un computer vecchia generazione che ronzava lento,il tappeto rosso in mezzo alla stanza,lo stereo e i vari CD.Finalmente,il mio sguardo di posò sul letto.
Dormiva tranquilla,serena.I capelli corvini erano sparsi sul cuscino.Non avevo mai notato quanto fossero lunghi.
Indossava quella t-shirt troppo grande per lei,dei Muse,la stessa che aveva l'altra volta,e un paio di pantaloncini corti,neri.Le lenzuola le coprivano solo le gambe.
Solo allora mi accorsi di quanto fosse piccola e magra,per una diciassettenne.Sembrava...fragile.Di vetro.
Mi sedetti sul bordo,per non disturbarla.Non si mosse,il respiro sempre lento e regolare.
Le scostai due ciocche di capelli dal viso.La osservai dormire,girata su un fianco.Mi accorgevo di particolari che non avevo mai notato.
Le ciglia erano corte,ma folte,e le sfioravano le guance colorite.Il naso era piccolo.Lo sfiorai con la punta dell'indice,delicatamente.
Gail mugolò,ma senza svegliarsi.
Continuai ad accarezzarla,passando alle labbra.Erano piene,rosee.Ricordai la sua bocca al contatto con la mia.
Le accarezzai una guancia,e lei sorrise.
-Daniel-disse piano.
Mi bloccai.I suoi occhi si aprirono piano,e mi ritrovai a fissarla in quei due laghi ghiacciati.
-Ciao-dissi.Non ero sicuro che mi avrebbe riconosciuto.
Sbattè le palpebre e sbadigliò.
-Cosa?!-esclamò poi,cercando di mettermi a fuoco.-E TU,cosa ci fai qui?

Gail's POV
Era lì,seduto sul mio letto,a pochi centimetri dal mio viso.
Ero tentata di mollargi una manata.
Continuava a fissarmi con uno sguardo ebete.-Stai bene?
-Sì.Che cavolo vuoi?
Alzò il sopracciglio,cosa che mi mandò,come d'abitudine,in bestia.-Forse non ricordi,ma sei stata male per più di una settimana.Ah,e hai delirato parecchio.
Sbiancai.-Da quant'è che sei qui?
-Cinque minuti.Nemmeno.
Dentro di me,sospirai di sollievo.Mi stiracchiai,allontanandomi da lui.
Qualcosa cadde in terra con un tonfo sordo.Fissai il giornale di otto giorni prima,il titolo in prima pagina e poi spostai lo sguardo su Daniel.
Troppo tardi.
Cercai di buttarmi sul pavimento per cercare di coprire l'arma del delitto,ma Daniel fu più veloce di me.Gli saltai addosso,provando a strapparglielo di mano,ma lui lo allontanò e io caddi rovinosamente a terra.
Sapevo cosa ci avrebbe trovato scritto.
Lo sapevo quasi a mente.

Qualcuno occupa villa st.jesse?
strane presenze si aggirano nella vecchia e decadente villa st.jesse. gli operai
addetti alla demolizione,che sarebbe dovuta avvenire la settimana scorsa,
hanno trovato tracce di un passaggio umano in una delle stanze.
non i soliti barboni: sono stati trovati vestiti di marca,foto e articoli provenienti da ogni parte degli usa.
la polizia sta indagando,ma i lavori di demolizione dovrebbero riprendere
non appena vi sarà la totale certezza
che nessuno abita quella villa.

Daniel alzò gli occhi dall'articolo,guardandomi interrogativo.
-E questo?
Glielo strappai di mano con foga.Lo arrotolai e lo calciai sotto il letto.
Guardai di nuovo il ragazzo in mezzo alla mia stanza,e lo spinsi fuori.
Prima di sbattergli la porta in faccia,gli dissi:-Non.Sono.Affari.Tuoi!

-Sei sempre stata così cagionevole di salute,Gail?
Lanciai l'ennesima occhiata nervosa all'orologio.
-No.No,credo che sia l'aria di Boston.
Andrea e Asia mi fissarono,sedute sul mio banco negli ultimi minuti di lezione,che il professore ci aveva gentilmente concesso.
-Strano.Io quest'anno non mi sono mai ammalata-confessò Asia.
Scossi le spalle.-Si vede che ho un sistema immunitario diverso.
-Be',Jacksonville è più a sud; è normale che la differenza di clima ti dia un po' di fastidio.Ora stai bene?-domandò Andrea.
Annuii.Finalmente,la campanella suonò.Uscimmo dall'aula,andando incontro a Hillari che veniva dall'altra parte.
-Ragazze!-ci salutò lei.La seguivano Daniel e Celeste.La rossa,come al solito,era appesa al braccio del suo ragazzo.
Perchè,perchè la cosa mi dava continuamente fastidio.
-Ciao!Vi va di andare a fare shopping?-cinguettò Hilly,dopo averci raggiunte.Lanciò un'occhiata al mio abbigliamento: t-shirt Emily the strange,jeans scuri,felpa grigia con cerniera e stivali.Mi sorrise.
-Mi dispiace,Hill-mi scusai,sorridendole a mia volta.-Ho già un impegno.
Notai lo sguardo di Daniel spostarsi di scatto verso di me.Lo ignorai.
Hillari sembrò delusa,ma si riprese velocemente.-Ok!Spero sarai libera la prossima settimana!Perchè,giuro,ti trascinerò per i capelli!
Annuii.Sorridi e annuisci.Sorridi e annuisci.
Quando faceva così,Hilly mi spaventava.DAVVERO.
-Prometto che ci sarò.Ora però devo andare.A domani,ragazzi!
-Ciao,Gail!-mi salutarono in coro mentre mi allontanavo veloce per il corridoio.

Eccola là.
Cavolo se era ridotta male.
Villa St.Jesse era un enorme rudere cadente.Sembrava pronto a crollare al minimo soffio di vento.Non riuscivo a credere che qualcuno potesse vivervi dentro.
Superai il nastro di sicurezza e mi addentrai nel giardino.L'erba mi arrivava alle ginocchia,e la terra,la sentivo,era morbida.
Alzai di nuovo lo sguardo e solo allora notai degli uomini aggirarsi intorno all'entrata.
Perfetto.Gli operai erano tornati al lavoro.
Uno di loro mi vide e mi raggiunse di corsa.
-Ragazzina,non puoi stare qui!
Già,come se non lo sapessi.
-Mi scusi-mormorai.-Stavo solo curiosando.
Ritornai indietro quel tanto che bastava per convincere l'operaio che me ne stavo andando.Appena fu tornato al suo lavoro,cominciai a correre e aggirai il lato della villa,trovandomi di fronte all'entrata secondaria.La porta non c'era: vi era rimasto solo l'apertura,semi-chiusa da delle travi crollate.
Le oltrepassai con un po' di fatica.La stanza in cui mi ritrovai era vuota,macabra.Agli angoli pendevano vecchie ragnatele.La luce filtrava da alcuni buchi lasciati da mattoni mancanti.
Tirai fuori la piccola torcia che mi ero prematuramente preparata e cominciai a cercare.
Non ci misi molto.Camminando a tentoni e inciampando in residui edili sparsi sul pavimento, scovai in fretta la stanza di cui tutti i giornali parlavano.
Era leggermente più illuminata delle altre,anche se più piccola.Sul pavimento vi erano un materasso con delle lenzuola, un paio di valigie e aperte e vestiti sparsi dappertutto.Illuminando le pareti,riuscii a scorgere gli articoli di giornali appesi.Mi avvicinai per leggerli.
Il primo che trovai era di New Orleans,di tre anni fa:
"Ragazza cade da finestra di liceo locale: grave".
Quello sopra era di New York:
"Uomo muore travolto da dei tubi.Il camion che li trasportava ha sbandato"
Come un flashback,fin troppo chiaro,rividi la scena dell'ultimo articolo.Era stranamente reale e inizialmente ne rimasi sconvolta: quasi sentivo le emozioni,i pensieri di quell'uomo.Ma poi la visione sparì,e io mi ritrovai in confusione.Scossi la testa.
Continuai a guardare la parete,scorrendo i titoli uno ad uno.Alla fine,inciampai in qualcosa e non riuscii a tenere l'equilibrio.Caddi a terra e la torcia volò via.Un po' a tentoni,la cercai,trovandola pochi minuti dopo,vicino a un oggetto piccolo e solido.Lo raccolsi e,accendendo l'aggeggio,scoprii che si trattava di un quadernetto.Un quadernetto,la cui copertina era ricoperta di velluto rosso scuro.Era tenuto chiuso da un elastico.
Mi appoggiai al muro,rigirandomelo fra le mani.Lo aprii con lentezza e lo scossi dalla polvere che si era accumulata tra le pagine.
Era un diario.

5 febbraio
Ormai è tanto,tanto che ti cerco.
Sono undici cazzutissimi anni,maledizione.
Dove sei,eh?Dove sei?
Dove ti sei cacciata?
Cazzo,piccoletta.Mi stai facendo impazzire.
Ma io ti trovo,sai?
Io ti trovo.


Deglutendo,sfogliai qualche pagina e passai oltre.

18 febbraio
Ci sono.Sono vicina.
Vicina.
Sento che sei qui,o che almeno ci sei stata.
Finirai di farmi dannare,piccola peste?


Sfogliai ancora,ancora e ancora.
L'ultima era del 5 marzo.
Una settimana fa.

5 marzo
E finalmente,ci sei.
Sì,ci sei.Ora non scappi più.
Non scappi più,vero?
Vero,mia piccola...

-Joey!Torna qui,per l'amor del cielo!-.Una voce mi distrasse dai miei pensieri.Mi voltai di scatto,appena in tempo per intravedere l'ombra di un uomo vicino all'entrata della stanza.
In fretta,chiusi il piccolo quaderno e me lo strinsi al petto,spegnendo la torcia e nascondemi nell'angolo più buio,contro la parete.
-Joey!-urlò di nuovo la voce.Sentii un rumore sordo,come un pugno battuto sulla parete.
-No!Rupert!-urlò un'altra voce.
-Joey!Non possiamo fare niente finchè la polizia non ha concluso tutti gli accertamenti!-disse,più calmo,uno dei due.
-No!No,no e no!Al diavolo la polizia,Rupert!-urlò l'altro,più alterato.-Andiamo!Si vede che in questa catapecchia non ci vive più nessuno!
-Ma...
-Niente ma!Cazzo,Rupert,io ho una bambina e una moglie da mantenere.Una bambina piccola.E il capo non ci darà la grana finchè non abbatteremo questo rudere!Ti accorgi che non posso aspettare che i poliziotti si sveglino??
L'altro rimase in silenzio.Per un po',credetti che se ne fossero andati,ma la voce possente di quello chiamato Joey mi fece sbiancare:-Visto?Visto che mi da ragione?Non ho tempo da perdere,io!Quindi,siccome comando i lavori,farò demolire questo ammasso di mattoni.All'istante!-.Si udirono rumori di passi,e poi l'uomo urlò:-Clark!Metti in moto la ruspa!Buttiamo giù questa casa in rovina!
Cominciai a sudare freddo.Fuori,riuscii a udire il rumore soffocato dei macchinari in funzione.
Avevo poco tempo.Molto poco.
Senza pensarci,infilai il diario nella mia borsa a tracolla e mi guardai intorno in cerca di un uscita rapida.Notai una piccola finestrella,non troppo in alto.Per fortuna ero abbastanza minuta: sperai con tutto il cuore di riuscire a passarci.
Cominciai ad arrampicarmi,mentre il cuore mi batteva all'impazzata contro il petto.Le ruspe si avvicinavano,sentivo il gran chiasso che provocavano.
Ma ormai c'ero quasi.Sentii nascere una speranza.
Una speranza che andò in frantumi quando,a un passo dalla salvezza,le pareti della villa tremarono sotto le mie mani e la mia presa si allentò.
Caddi all'indietro,battendo la testa contro il pavimento di legno.
E subito fu il buio.

L'angolino buio e tetro xD
Rieccomi,dopo tanto tempo!!!Vi sono mancata?
E il capitolino vi è mancato?
Ma ora siamo qui,apposta per voi!
Rispondiamo alle recensioni:
Jo_96: hallo teso ^^
La scena tanto attesa,eh sì xD sì,lo so,non sono un genio?Mi raccomando,non dire niente di quello che tu pensi!ECCO!xD E goditi il cap,quando torni da Edimburgo!;)
Dreaming_Archer: ciaoooo *-* piaciuto il cap?Spero proprio di sì!
La casa,anzi,la villa...un bel mistero.Spero che il quadernetto ti tenti anche di più xD
Gail e Daniel...non sono carini?*_* mi piace un sacco quella scena *_*
Un bacione!
Emily Doyle: salveee!Allora,ti sei goduta il cap precedente?
Sì,abbasso Celeste!Viva il club "vogliamo Celeste morta!".
La casa...demolita,ormai.Ti tenta il diario?
Un saluto e spero ti piaccia !!

E ora rispondo a Lovely Sally,che ha commentato un vecchio capitolo,il terzo:
Ciao!Benvenuta nella mia storia!Sono felice ti piaccia ^^ Grazie di tutti i complimenti...spero continuerai a seguire!=D

Un grazie enorme ai miei seguaci.Voi mi spingete ad andare avanti.

Mizz




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Capitolo 12
*** .Convalescenza ***


Cap.13-Justice Fu un suono a risvegliarmi.
Un suono insistente,ripetitivo.Un bip soffocato,ma ugualmente fastidioso.
Avrei voluto aprire gli occhi.E stavo tentando.Concentrai le mie forze nel sollevare le palpebre,e fu un impresa ardua.Le sentivo pesanti,come tutto il resto del mio corpo.Ero come schiacciata da qualcosa di pesante e di più grande di me.
Con un ultimo sforzo,sbattei le palpebre.Le aprii piano.La testa mi girava.Mi schiaffai un mano sulla fronte lamentandomi.
Un rumore umano,un sospiro,mi costrinse ad alzare gli occhi.Chissà perchè,non mi stupii quando incrociai lo sguardo nocciola di Daniel,in piedi di fronte a me.Lui c'era sempre.Cominciavo a temere che fosse la mia testa che se lo immaginava dovunque.
Distolsi lo sguardo e adocchiai un bicchiere d'acqua sul comodino,a un palmo da me.Solo allora mi accorsi del bruciore della mia gola.Mi allungai per prenderlo,ma un giramento mi fece crollare nuovamente sul cuscino.
Un momento...Cuscino?
Ero su un letto?
Ehi...Quello non era il mio letto.
Mentre facevo queste osservazioni,il bicchiere si materializzò tra le mie mani e una voce chiarì i miei dubbi.-Sei in ospedale,Gail.E' inutile che continui a guardarti intorno.
Alzai lo sguardo verso Daniel,sperando che il mio viso fosse abbastanza adirato.
-Grazie.Ci stavo arrivando-mormorai.Mi sorpresi della mia voce,stridula e rauca.Mi attaccai al bicchiere,fino a prosciugarne anche l'ultima goccia.
Lo posai lì vicino,con cautela,e tornai a guardare il ragazzo,in evidente disagio,a pochi metri da me.Adocchiai una sedia vicino al mio letto.
Allungai una mano verso di lui,che la guardò incerto.La prese,e io,con le mie poche forze,lo tirai giù,costringendolo a sedersi.
Mi guardò a lungo.Incrociai le braccia sul petto,in attesa che si decidesse a spiccicare parola.Aprì la bocca per dire qualcosa,ma fu interrotto da un baccano che improvvisamente invase la mia stanza.
Tutto il gruppo-Hillari,Andrea,Asia,Lukas,Jamie...c'era perfino Celeste-si riversò dentro quelle quattro mura,al seguito di Kath,Sean e Haley.
La mia sorellina si precipitò addosso a me,salendo sul letto e abbracciandomi.Cominciò a piangere,e la cosa mi fece temere che forse,e dico forse,avevo rischiato di non farcela.Haley era sempre stata sensibile su questa cosa: se avesse perso me,non avrebbe avuto più nessuno.Anche ora che c'erano Kathleen e Sean.
Questi ultimi,si avvicinarono con cautela.Daniel si alzò,lasciando il posto alla mia madre adottiva(badai bene a non dirlo ad alta voce).
Kath si mise ad accarezzarmi i capelli e Sean mi diede dei leggeri buffetti su una spalla.Haley era ancora arpionata al mio collo.
Pian piano,si spostarono,lasciando il posto a Hillari,che mi abbracciò con cautela,facendo attenzione ai numerosi fili che mi circondavano.Andrea mi scarruffò il ciuffo.Aveva gli occhi rossi,probabilmente aveva pianto.Asia mi consegnò uno scooby-doo,con un augurio di pronta guarigione.
Celeste se ne restò accomodata sul divanetto bianco vicino all'entrata,le gambe accavallate,vicino a Daniel che continuava a fissarmi.
Alla fine dei vari sospiri,singhiozzi e gridolini di gioia,un infermiera dall'aria alterata si posizionò sulla porta,intimando i miei visitatori a lasciarmi riposare.
Uno per volta,scemarono verso l'uscita.Nella confusione,vidi Daniel piegarsi su Celeste per dirle qualcosa.La faccia di lei si fece indignata,ma lui era già lì vicino a me.
-E' normale che fossero tutti così preoccupati?-gli domandai.
Alzò un sopracciglio.-Gail,sei caduta e ti sei provocata un trauma cranico,sei rimasta sotto coma farmacologico fino ad un'ora fa e per un attimo i dottori hanno temuto che non ti saresti svegliata.Dimmi tu se non dovevano essere preoccupati-dichiarò.
-Ah-mormorai.Era proprio come me l'ero immaginata.Forse anche peggio.
La domanda seguente non passò dal mio cervello,ma uscì direttamente dalle mie labbra:-E tu?Tu eri preoccupato?
Accidenti alla mia boccaccia maledetta.
Si fece scuro in volto.Abbassò lo sguardo e si mise a giocherellare con il bordo del copriletto.Quando parlò,i suoi occhi nocciola era piantati nei miei.
-Certo,ragazzina-disse,spostandomi il ciuffo dal viso.Il nomignolo che mi aveva appioppato mi dava più fastidio di quando esponeva quel suo ghignetto strafottente.-Forse mi prenderai per un maniaco che insegue le persone,ma...ti avevo seguito.Poi mi sei sparita dalla vista,e tre ore dopo mi chiama mia sorella in lacrime dicendomi che sei all'ospedale in gravi condizioni.
Non lo so perchè,ma...sento il bisogno di proteggerti,a volte.Se c'è una cosa che ho notato,è che sei piccola,minuta e fragile.
-Grazie per i commenti sul mio fisico!-borbottai,interrompendolo.Lo sapevo di essere tremendamente bassa e minuta per la mia età.Anche se Hillari mi arrivava appena alla spalla.Ciò nonostante,ero sempre piccola e fragile,come aveva detto lui.
Daniel alzò gli occhi al cielo.-Per favore,vuoi lasciarmi finire?
Annuii,leggermente incazzata.-Quello che sto cercando di dirti-continuò,squadrandomi.-è di non farmi più prendere colpi del genere.Intesi?
Borbottai qualcosa circa uno "spaccone presuntuoso e altezzoso" e lui lo prese per un sì.
-Bene.Adesso posso ricominciare ad odiarti?-sbottai,aggrottando le sopracciglia.
Lui sorrise.-Ma certo,ragazzina.
Una mano dalle unghie laccate si posò sulla sua spalla.-Daniel,l'infermiera ha detto che se non esci,viene a prenderti lei e ti sbatte fuori a calci-cinguettò tranquilla Hilly.Mi fece l'occhiolino,e io ridacchiai.
-Va bene,va bene.Smettetela di ammiccare e di prendermi in giro,voi due-ci borbottò contro,alzandosi.Fece per seguire Hillari verso la porta,dove Celeste li aspettava spazientita,ma all'ultimo si voltò di nuovo verso di me,si avvicinò al letto e si piegò,per poi stamparmi un bacio sulla fronte.
Si allontanò lentamente,mentre le mie guance prendevano fuoco.Un sensazione calda nella pancia mi fece pensare che forse stavo avendo un'emorragia interna.
Sulla porta,intravidi le orecchie di Celeste arrossire,diventando dello stesso colore dei capelli,che teneva acconciati in uno chignon alla cinese.In effetti,era tutta in tema orientale: maglietta con ghirigori tribali,in stile cinese,fuseaux rosso bordeaux lunghi fino al ginocchio e un paio di ballerine anch'esse rosse.Hillari cercava di trattenerla;il viso della rossa era contratto dalla rabbia.
Finalmente,la stanza rimase vuota,se non fosse stato per me e per l'infermiera che mi aggeggiava intorno.C'era una finestra che dava sul corridoio,e riuscii a vedere Celeste che inveiva furiosa contro il suo ragazzo.Lui aveva quell'espressione indifferente che ben conoscevo,e che gli avevo visto addosso nelle prime settimane del nostro rapporto.Celeste urlava così forte che riuscivo a cogliere le sue parole.Inveiva contro di me,chiamandomi sgualdrinella,e chiedeva a Daniel come potesse sopportare il mio carattere acido(ma si era mai vista allo specchio?) e il mio spirito di solitudine.Lui la lasciò gridare,e quando la rossa ebbe finito la sua tiriteria,lui la stordì con poche parole che,nonostante vi fosse il vetro a separarci,riuscii a cogliere chiare e limpide.
Daniel disse alla sua ragazza che doveva piantarla di fare queste scenate,che non erano giustificate,visto che io ero solo un'amica,una buona amica.Le disse che non aveva nessun diritto di chiamarmi sgualdrina,perchè ero una ragazza dolce e molto sensibile,anche se a volte leggermente scorbutica,e che non avevo nessun carattere acido;continuò dicendole che mi stava accusando solo per invidia nera.
Vidi la mascella di Celeste staccarsi e rotolare via,man mano che Daniel andava avanti.Gli occhi di lei si fecero più scuri,segno che si stava arrabbiando davvero.
Ma il colpo di grazia glielo diede alla fine.Il ragazzo,infatti,concluse la sua di tiriteria confessando che mi aveva baciato neanche una settimana fa.
A quel punto,la rossa fu colta di sorpresa e scoppiò a piangere.Si nascose il viso tra le mani e,dopo due minuti,ne alzò una verso Daniel.
Vidi il viso di lui voltarsi,colpito dallo schiaffo di Celeste.
Un moto di rabbia mi fece quasi ringhiare.Come si permetteva...
Lei si voltò per andarsene,e io desiderai che lo schiaffo arrivasse a lei.O che cadesse e si rompesse una gamba.Qualunque cosa.
Due secondi dopo,sparì dalla mia vista.Vidi Daniel chinarsi in fretta,e udii dei lamenti striduli.Delle infermiere si affannarono lì intorno,portando via di peso la ragazza.
Sorrisi.Ben le stava.
Mi accomodai sul cuscino,pensando a ciò che avevo rischiato.Un giorno,due,non so quanto tempo fa(dovevo ricordarmi di chiederlo a qualcuno)avevo rischiato di addormentarmi senza potermi svegliare mai più.Ma la villa-ormai demolita,immaginai-mi aveva incuriosita troppo.Senza contare il diario che avevo trovato...
Quel pensiero mi fece alzare la testa.Mi guardai intorno,alla ricerca della mia borsa.La domandai all'infermiera,che me la passò con un sorriso stanco.
Cominciai a rovistarvi dentro: tasca anteriore,tasca centrale...Mi affannai fra i vari libri di scuola,ma non lo trovai.
Dov'era finito?Eppure,ero strasicura,l'avevo messo lì prima di "tentare di scappare".Lo cercai di nuovo.Inutile:non c'era.Mi montò una rabbia tremenda.Chi lo poteva aver preso?Domandai all'infermiera se qualcuno avesse rovistato nella mia borsa mentre ero incosciente,ma lei mi assicurò che quella era rimasta sulla poltrona,intatta,per tutti gli otto(!) giorni che ero rimasta lì.
Mi lasciai andare sul cuscino,in preda allo sconforto.


Più tardi,stavo guardando con aria assente fuori dalla finestra,quindi non mi accorsi del debole rumore della porta che si apriva.Rimasi impassabile finchè qualcuno non posò una mano sulla mia guancia.Mi voltai,trovandomi a un palmo dal viso di Daniel.Sembrava stravolto e vedevo il segno dello schiaffo sulla sua guancia.Prima che potessi dire qualcosa,le sue labbra si posarono,veloci e prepotenti,sulle mie.
Non fu come l'altra volta.Se in quello sgabuzzino aveva tentato di essere delicato,dolce e quasi impercettibile,questa volta muoveva la sua bocca con rabbia,facendomi quasi male.Tuttavia,i miei sensi erano completamente azzerati;non riuscii a fermare le mie braccia,che si strinsero al suo collo.Ricambiai il bacio con foga.Le sue mani passarono dietro la mia schiena,e sembrò che mi sollevasse dal letto,tanto mi stringeva.Mi accarezzò i capelli,e io infilai le mie mani nei suoi,arruffati come non mai.
Ero completamente andata.Non sentivo nè capivo più niente che non fossero le labbra di Daniel o i suoi capelli,morbidi tra le mie dita.
Nonostante tutto,mi restava quel minimo di lucidità per capire che le mie labbra dovevano restare chiuse.Non avevo idea di cosa sarebbe successo se avessi osato dischiuderle.Non ci volevo pensare.
Daniel continuava a baciarmi insistente e il mio cervello si era spento.Il ragazzo sembrava davvero deciso a mandarmi in tilt;mi mordicchiò il labbro,facendomi sussultare.
Non sono sicura di cosa mi riportò alla lucidità,ma credo che fu sostanzialmente un rumore,un rumore che mi rimbombava nelle orecchie.
Era il mio cuore.Quel suono sordo,zoppicante,era il mio cuore che batteva furioso.Contro il mio,contro il suo petto.
Trovai la forza di allontanarlo lentamente.Mi lasciò un ultimo bacio,tenendomi sempre stretta a sè.Le mie mani erano sul suo petto.Le guardai,e poi alzai lo sguardo verso di lui.
Mi giunse prima il suono che la sensazione della mia mano contro la sua guancia.Il mio schiaffo era stato,sempre se possibile,più potente di quello di Celeste,sul lato sano del viso di Daniel.Il ragazzo imprecò,ma non si allontanò di scatto come avrei voluto.Mi rimase accanto,e dopo uno sguardo furente,cercò di riappioparsi delle mie labbra.Con una mano lo spinsi via.
-Bravo!Complimenti!-sbottai,cercando di allontanarlo.-Non ci credo!Sei un porco!TI ODIO!!
Cessò di cercare di baciarmi,e schiaffò via la mia mano per guardarmi negli occhi.
-Cos'è?Hai bevuto?Un attacco d'ira?Una specie di sfogo per i problemi che hai con la tua ragazza?!-domandai.
Aggrottò la fronte e si decise a spostarsi.Lo costrinsi a sedersi sulla sedia,per darmi almeno una spiegazione valida.
Lui si appoggiò al bordo del letto.-Non ho bevuto,Gail.Io non bevo,mai.
-Attacco d'ira?
Scosse la testa.
-Rimane l'ultimo.Senti Daniel,se tu e Celeste avete problemi di coppia,io non sono una terapista.Sia chiaro.
-Non è nemmeno per quello!Ci deve essere per forza un motivo?
-Direi di sì,visto che non sono la tua ragazza!!-gli gridai contro.-E non ho intenzione di diventarlo,tanto per chiarire.
Alzò gli occhi al cielo.-Sei impossibile.
-Come ho già detto,tu sei un porco.
Sembrava davvero arrabbiato.-Ah,e grazie per lo schiaffo.Non ne avevo prese abbastanza,oggi.
-Si vede che te le sei meritate-borbottai,incrociando le braccia.
-Non mi sembra che tu mi abbia spinto via,sai?
Giuro,la mia mascella si staccò.Era maledettamente vero,ma...avevo sperato che non se ne fosse accorto.
-Non dici niente?-.Sogghignò.Ebbi la tentazione di menarlo nuovamente.
-Non ho niente da dire-brontolai.-Adesso puoi anche andartene.
-Ho mollato Celeste.
Mi voltai di scatto.Lo fissai negli occhi,a lungo.
-Da come sono andate le cose,sarebbe stato più giusto che fosse stata lei a farlo-mormorai,stupita.-A proposito,cosa si è fatta quando è scivolata?
Alzò un sopracciglio,guardandomi indagatorio.-Si è causata una distorsione alla caviglia.
Scossi le spalle.-Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
-Ritornando al discorso Celeste,-mormorò.-ho pensato che,forse,non era esattamente la ragazza adatta a me.Per quanto io l'abbia amata,sono stanco di sopportare i suoi...scatti.Niente da ridire sul fatto che sia un po' isterica,a volte.
-Come ha reagito?
-Secondo te?Le stavano medicando la caviglia;si è messa a strepitare.
Abbassai lo sguardo sul lenzuolo.-Immagino,contro di me.
Annuì.
-E adesso?
-Non credo che tornerà strisciando implorandomi di perdonarla.Forse me ne sono liberato-.Scosse la testa,e alcuni ciuffi di capelli gli caddero sul viso.-O forse no.Credo che aspetterò un po',vedendo come si sviluppa la situazione.
Un nodo mi chiuse la gola,impedendomi di continuare il discorso.C'era una domanda che volevo fargli,ma non mi fidavo della mia lingua.
-Daniel?
Si era messo a guardare fuori dalla finestra della mia stanza.Distolse lo sguardo,e lo portò su di me.
-Sì?
-Cosa farai...sì,insomma,se Celeste non torna da te?
Sembrò confuso.-Cosa intendi?
Ecco,era stata una domanda stupida.-Niente.
-No,adesso me lo dici.
-No,sul serio!Era solo una domanda...
-Intendi per caso,riguardo la mia situazione sentimentale?
Non risposi.Continuai a guardare le mie stesse mani che giocherellavano nervosamente con il copriletto.
-Non credo di aver capito la domanda-disse.-Stai forse dicendo che...vuoi che...io e te?
Il sangue mi ribollì sulle guance.Mi affrettai a negare:-No,no!Neanche ci pensavo.Figurati!!
Dal suo sguardo capii di non averlo convinto,neanche un po'.
Rimanemmo un po' in silenzio,io nel mio tremendo imbarazzo,e lui immerso nei suoi dubbi.
-Gail...-mi chiamò all'improvviso.
-Che c'è?-sbottai.
Sospirò,e afferrò una delle mie mani,che continuavano a torturare le lenzuola.La strinse forte,e feci lo stesso.Per un attimo,rimase a guardare le nostre mani intrecciate,e sembrò davvero confuso.
-Sì,insomma,non so se...Credo che sia cambiato qualcosa,da quando ti ho incontrata.In me,dico-disse,piano.-Prima del tuo arrivo,avevo una concezione diversa della mia vita.Non m'importava molto degli altri: avevo quello che avevo,e mi bastava.Ora che ci ripenso,non ero davvero un granchè.Uno scarto della società.Mia sorella cercava di portarmi sulla buona strada.Hilly è più piccola di me,ma è stranamente ragionevole e matura.Per questo aveva provato a farmi mettere con Celeste: lei,così diceva,era una brava ragazza,e mi avrebbe fatto rifare dritto.Ma non è andata così.Celeste non ha cambiato il mio modo di vivere,mi ha solo aperto ad una nuova prospettiva,una nuova strada,che non ho voluto imboccare.Piano piano si è arresa anche lei e il suo vero carattere è spuntato fuori.Mi ha dato del filo da torcere.
Poi sei arrivata tu.All'inizio,non ti avevo presa in buona fede.Mi sembravi acida e scostante,sempre rinchiusa nel tuo guscio.Fai ancora così,a volte ti chiudi in te stessa,e vorrei capire perchè,ma ho imparato che fa parte della tua natura.Ma allora non lo sapevo,e,insomma,difficilmente riuscivo a sopportarti.
-Me n'ero accorta-mormorai,ricordando i miei primi giorni qui,a Boston.
Continuò,ignorando il mio commento:-Io penso...penso che tutto sia cambiato quella volta che...Che te ne sei andata via piangendo,perchè ti avevo offesa.Hai fatto scattare qualcosa,e quando dopo due giorni hai smesso di venire a scuola,ho temuto che fosse per colpa mia.Non avevi voluto le mie scuse...
Ma poi sono venuto da te,e mi sono accorto in che condizioni eri.Non so se ti sei mai guardata allo specchio,in quei giorni.Avevi il viso stravolto,segnato.Mi hai quasi spaventato.Di solito i tuoi occhi brillano,ma quel giorno erano tremendamente spenti.Non capivo come avevi potuto ridurti così...
Non me la sentii di parlargli della visione,del tg e di tutto il resto.Non ancora,almeno.Credevo che mi avrebbe preso per una povera pazza.
Lui continuava,interperrito:-Mi hai segnato,Gail.Il tuo carattere,i tuoi scatti emotivi,il tuo modo di fare.Mi hanno lasciato un'impronta.Mi piacerebbe sapere tutto di te,perchè hai sempre quel velo triste nei tuoi occhi.
Vorrei conoscerti meglio.E...voglio starti vicino,in qualunque modo tu voglia.Se hai bisogno di parlare...be',io ci sarò,sempre.
Il suo discorso mi toccò il cuore.Feci un sorriso e,in barba a tutti i fili a cui ero attaccata,lo tirai a me per abbracciarlo.Anche lui mi strinse,e nel frattempo,si scusò per il male che mi aveva fatto,e per i baci che mi aveva dato.Gli intimai il silenzio e lo abbracciai più forte.
E in quel momento seppi di essermi fatto un alleato,nella guerra contro la mia stessa vita.


L'angolo WOW!xD
Allora,eccomi xD Capisco la carenza di recensioni,in fondo,siamo in vacanza,e l'unica che ancora fatica sono io xD Che ci posso fare,mi piace scrivere :D
Questo capitolo è bello lungo xD Ma mi piace,sì,ne sono soddisfatta.Si capiscono un po' di cose,e poi voglio vedere chi non esulta perchè Celeste si è (temporaneamente) tolta dai piedi!UAHUAHUAH!xD
Sono orgogliosa dell'ultima frase,mi sa tanto di filosofica xD Comuqnue,preparate le asce,il prossimo capitolo non sarà molto leggero.
Rispondo ora a Dreaming_Archer:
Sapevo che avresti detto così xDxD Grazie per i complimenti,sono lusingata :D
Spero ti piaccia questo cap!Celeste si è levata un po' di torno,finalmente!:D:D Speriamo di non vederla per un po'(se non lo io xD).
Prepara l'ascia per tagliarmi la testa,nel prossimo sarò molto crudele!
Un bacio :*

Ringrazio inoltre chi segue la mia storia(siete aumentati) e chi ogni tanto ci dà una sbirciatina :D
Un kissone grande grande

Mizz

P.S. Vedo se la prossima volta metto le foto dei prestafaccia per ogni personaggio xDxD

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Capitolo 13
*** .Dolore e Perdita ***


Cap.14-Justice La mia convalescenza durò altri tre o quattro giorni.Alla fine,uscii dall'ospedale con due costole rotte in via di guarigione e un gran mal di testa a causa di una "leggera commozione cerebrale".Appena rientrata in casa,Haley mi si attaccò al collo,felice.Ero anch'io felice di rivederla.Kath mi aveva preparato qualcosa da mangiare.La abbracciai,piena di gratitudine: non sopportavo più la sbobba dell'ospedale.
Riuscii a rientrare a scuola solo due giorni dopo,ancora un po' scossa.Per fortuna,vi erano due angeli al mio fianco.Daniel e Hillari.Mi aiutarono nel mio reinserimento.
Stranamente,molte persone si interessarono di quello che mi era accaduto.Qualcuno mi disse che gli dispiaceva anche.
Quello che mi stupì più di tutti fu Daniel,in realtà.Dopo la nostra chiacchierata in ospedale,non lo riconoscevo quasi più.Aveva perso quasi del tutto quella sua aria da spaccone,e sembrava trovarsi molto a suo agio con me.Ne parlai con Hilly,e lei confermò che la mia presenza aveva un effetto benefico su suo fratello.Azzardò un commento su una nostra possibile relazione.Arrossii e sviai la domanda.
Certo,non potevo più mentire a me stessa.Era arrivata l'ora di pensare a noi.
Non potevo dire che Daniel non mi piaceva,perchè non era assolutamente vero.Non era uno di quei belli che ti rubano il cuore,ma secondo me era tremendamente carino.Inoltre,adoravo i suoi occhi.Aveva detto la stessa cosa dei miei,una volta.
Ma,nonostante la mia poca(praticamente nulla) esperienza,sapevo che
una relazione si doveva basare sulla sincerità reciproca.E io non ero pronta a dirgli tutto,a raccontargli la mia vita e quella cosa strana che mi stava succedendo.
E poi,non ero sicura che lui provasse la stessa cosa.La mia sembrava una di quelle cotte senza speranza,che si vedono nei telefim e finiscono sempre male.Anche se mi aveva baciata,non ero sicura dei suoi...sentimenti per me.Forse ero solo un'amica.E non ero sicura che quello che sentiva per Celeste fosse svanito del tutto.
Mi sfogai con Asia,un giorno,all'inizio di aprile.La piccola italo-americana era sempre stata riservata,e non avrebbe osato andarlo a dire in giro.Come scoprii,era anche un'utile consigliera.Mi disse che quello che provavo lo sapevo solo io e,per Daniel,avrei fatto meglio a chiederglielo.
Ormai ero decisa.Volevo che le cose fra me e Daniel prendessero un'altra piega.
E la presero.Solo nel verso sbagliato.

Era giovedì.Arrivai a scuola in ritardo,e mi affannai per i corridoi verso la mia aula.La mia attenzione fu catturata da due ragazzi che se ne stavano in un angolo,a baciarsi.Non li riconobbi subito,ma una scintilla rossa accese la lampadina.
Mi fermai di botto.
No.
Non era possibile.
La rossa era per forza Celeste.L'avrei riconosciuta ovunque,con quel suo nasino all'insù e i suoi modi di fare.
E il ragazzo...il ragazzo era...
Sentii qualcosa sbriciolarsi dentro di me.Era il mio cuore?Il mio cuore era andato in mille pezzi.
Lo sapevo.
Quella per Daniel era una cotta senza speranza.Non aveva mai dimenticato Celeste,e la scena che avevo davanti lo confermava.Le lacrime premettero sulle mie palpebre serrate.Io e la rabbia diventammo tutt'uno.
Proprio allora,quando mi decisi ad aprire gli occhi,notai Daniel fissarmi stupito.Sembrava volersi staccare da Celeste per venirmi incontro,ma non gli lasciai il tempo.Quando si separarono,io stavo già correndo via.
L'ultima cosa che vidi,tra le lacrime,fu il ghignetto soddisfatto e trionfante di Celeste.

Daniel's POV
-Merda!-borbottai.-Gail!Aspetta!
Cercai di sciogliere le braccia di Celeste dal mio collo.Mi aveva colto di sorpresa,e mi aveva baciato all'improvviso.Avevo cercato di respingerla,delicatamente,ma lei non si voleva staccare.
Eppure,credevo di aver messo ben in chiaro le cose.L'avevo mollata,e i motivi erano tanti e svariati.Ma non si era arresa.Si era appesa con le unghie e con i denti.
E quando avevo visto il viso deluso di Gail,avevo sentito qualcosa spezzarsi.Avevo spostato malamente Celeste ed ero corso dietro alla brunetta.
-Gail!Cazzo.GAIL!
Non si fermava.Continuava a correre per i corridoi,ed era più veloce ed agile di me.In qualche modo,però,la raggiunsi.La inchiodai alla parete,impedendole la fuga con le braccia.Lei scuoteva la testa,e delle lacrime brillavano sulle sue guance.Di nuovo,qualcosa si spezzò dentro di me.
-Lasciami stare!Lasciami,lurido bastardo!-sbraitò,cercando di spingermi via.
-Gail,aspetta,ascolta.
-No!No,no e no!Non voglio sentire una sola parola uscire da quella tua bocca!Sei un cretino,un bastardo!LASCIAMI STARE!-continuò ad urlare.
Lasciai cadere le braccia,in segno di resa,ma lei non scappò,come mi aspettavo.Scoppiò a piangere e si lasciò scivolare a terra.
Mi chinai su di lei,cercando di spostarle i capelli dagli occhi.
-Non mi toccare!!-singhiozzò,alterata.Tuffò il viso tra le braccia,e le sue spalle sussultarono.
Non riuscivo a capire perchè avesse reagito così.Glielo dissi,e lei sembrò arrabbiarsi ulteriormente.
-Tu!Sei un bugiardo!Avevi detto che...Celeste era acqua passata!!
-E infatti lo è!Gail,lei mi ha aggredito...io...
-No!Non crederò mai più a tutte le fesserie che mi racconti!-disse,decisa.-Daniel,io...io ti volevo dire una cosa,ma...ho capito che sarebbe fuori luogo.
-No.Gail,adesso tu mi dici quello che...
-No-disse,e si asciugò le lacrime con la manica della felpa.-No,basta.Esci dalla mia vita.Mi hai illusa,e mi hai fatto delle promesse che non hai mantenuto.Non ti voglio più attorno.
-Non ci credo,Gail-mormorai,e la abbracciai,mentre lei si dimenava.-Ascolta.Ho promesso di rimanerti accanto...E ti giuro,lo farò.Sempre.
Smise di lottare per liberarsi.Si strinse a me e ricominciò a piangere.Le asciugai il viso,e lei mi guardò con quei suoi occhi da cerbiatto,così grandi e tristi.
-Cosa volevi dirmi?-le domandai piano,mentre lei si appoggiava a me,chiudendo gli occhi.
-Non...non era importante-.Tirò su col naso,e io le accarezzai i capelli.
-Sciocca ragazzina-mormorai.Borbottò qualcosa,tirando sempre su col naso.
La abbracciai ancora.

Gail's POV
Stavo un po' meglio.Un po'.
-Sciocca ragazzina-mi disse Daniel.Sottovoce,mormorai "spaccone che non sei altro".Ricominciò ad abbracciarmi.
Nella mezz'ora che seguì,mi portò allo sfinimento,chiedendomi e richiedendomi quale fosse la cosa che volevo dirgli.Quasi mi pentii di averla tirata fuori.Non mi avrebbe mai lasciata in pace.Ma ormai avevo perso l'occasione.
Ma avrei trovato un momento,un momento opportuno.Saremmo stati solo io e lui.Non avrebbe dovuto aspettare tanto.
Purtroppo,quello che successe dopo mi portò a pensare che forse non sarebbe stato così.

Verso mezzogiono incrociai Andrea e altre compagne.Con loro vi era anche Celeste,con quel suo sorriso strafottente.Le lanciai un'occhiataccia e fermai Andrea per salutarla.
Lei non mi degnò di uno sguardo.Alzò la testa e fece per andarsene,ma io le afferrai un braccio.
-Ehi-esclamai.Vidi Daniel,sorpreso quanto me.-Che ti prende?!
La ragazza sembrò infuriarsi.-Che mi prende?Che mi prende?
Mi prende che tu sei una grandissima bugiarda!
Indietreggiai di fronte alla sua rabbia.-Cos...?
-Pensavo che ti fidassi di me-grugnì lei.-Che ti fidassi di NOI.Ma non è così,giusto?Sei solo una bugiarda.E Celeste mi ha aperto gli occhi!Addio,Justice.
Si liberò dalla mia stretta.Ero troppo sconvolta per trattenerla.
Cosa.Come...?
-Come ti ha chiamata?-domandò alle mie spalle Daniel.
Del piccolo gruppetto,era rimasta solo Celeste.Ci sorrideva,a prima vista innocente,ma i suoi occhi ardevano.Si avvicinò a me,ancora sotto shock,ma si rivolse al ragazzo:-Dan?Possiamo parlare io e Gail da sole?
Lui mi lanciò un'occhiata,ma io non lo guardai nemmeno.Scossi la testa e fulminai la rossa.
-Sì,Daniel.Lasciaci sole.
Lui mi guardò di nuovo e poi si allontanò di un poco,fingendosi interessato a certi fogli appesi alla bacheca di sughero.
-Cosa...cosa hai detto ad Andrea?
Lei rise sommessamente.
-Oh,niente...sai,mio zio è impiegato in comune.
Deglutii.
-Ho fatto un po' di ricerche-continuò.-Non è stato difficile...hai una vita interessante,per i tuoi diciasette anni,vero,Justice?
Strizzai gli occhi e digrignai i denti.Il modo in cui pronunciava il mio secondo nome,come un insulto,mi fece quasi star male.Strinsi i pugni.
-Tu...tu hai violato la mia privacy.
-Balle.E tu hai mentito a mezza scuola.Come ci si sente ad essere una orfanella,eh,piccolina?-cantinellò.
-Smettila...-mormorai.Sentivo le lacrime pungermi gli occhi.No,non era il momento adatto per piangere.
-Si vede che i tuoi non ti volevano.Anzi,nessuno ti vuole,nè a te,nè a quella tua stupida sorella.L'ho vista in giro,sai?Sempre sola.Con il suo sguardo mogio.E piange spesso.Che perdente!Quanti anni ha?Ah sì,quindici...-.Rise di gusto.-Ma,a me pare che ne abbia dieci!
-Cosa vuoi saperne!?-bofonchiai.-Cosa vuoi saperne di me,di lei,di noi?!Due o tre pezzi di carta non svelano chi siamo davvero!!
-Be',io so chi sei tu-disse.Si avvicinò e mi tirò una ciocca di capelli.-Sei una stupida puttanella decisa a fregarmi il ragazzo.
-Lui ti ha lasciata-mormorai.-Non ti vuole.E comunque,non c'è niente tra me e Daniel!
-Bugiarda.Puttana e bugiarda.Una sporca bugiarda-.Sorrise.
Cominciavo a vederci rosso.E sfocato.La prima reazione era per la rabbia,la seconda per le lacrime di consapevolezza.Sì,perchè la maggior parte delle cose che aveva detto erano così...stramaledettamente vere.
-Va bene,bastardella.Ci vediamo.Ah,ho provveduto a mettere in giro la voce,sai,per portare un po' di verità a questa gente.Questi ragazzi sono così ingenui.
Non so come,stavo ancora resistendo all'impulso di strapparle i capelli.Tenevo gli occhi chiusi,ben saldi,e sentivo le gambe tremolare.
Non sentii i passi di Celeste mentre se ne andava.Mi azzardai ad aprire gli occhi piano,ma lei era ancora lì,di fronte a me.I capelli ordinati in una treccia.I vestiti e il trucco impeccabile.
-Giusto!Scordavo che sei anche un'assassina.E una delinquente.Quanti crimini hai commesso?Non mi stupisco che nessuno ti voglia...Sei un pericolo pubblico.Sai cosa ti dico?-.Sorrise di nuovo.-Fai pena.A tutti.Ad Hillari,ad Asia,a Daniel.Perfino ai tuoi "genitori".E,perchè no?Anche a tua sorella.E' solo per pena che ti stanno vicini.
Sapevo benissimo che non era vero.Ma mi accorsi di aver perso il controllo del mio corpo.Un secondo dopo ero lì,sopra il busto di quella razza di...E le stringevo le mani intorno al collo.Con forza.
-Stai zitta!Devi stare zitta!!ZITTA!-singhiozzai.Mi ero messa a piangere.Fantastico.
Lei ansimava e si affannava.Mi tirò un calcio e mi graffiò con le unghie ben curate,ma non le lasciai il collo.Sperai gli si spezzasse la trachea.
Io,intanto,soffrivo;dentro di me,morivo dal dolore.
Perchè aveva affondato il coltello nella piaga,rigirandolo fino a far sanguinare la ferita che da anni,invano,cercavo di curare e di ricucire.Perchè sapevo che molta gente mi accettava o mi aveva accettata solo per pura pena,come aveva detto lei.
Perchè sapevo di essere una bugiarda,una bastarda e un'orfana.
-GAIL!GAIL!LASCIALA!-gridò qualcuno alle mie spalle.Qualcosa mi tirò indietro,facendomi togliere le mani da Celeste.Non opposi resistenza: la ferita faceva male.Mi rannicchiai contro il muro,abbracciandomi il petto,tentando di alleviare il mio dolore.
Vidi la rossa tossire,più volte e cercare di rialzarsi,aiutata da Hillari e Daniel.Non avevo visto arrivare la mia amica.
-BASTARDA!STAI LONTANA DA ME!SEI UN'ASSASSINA,L'AVEVO DETTO!!!UN'ASSASSINA!-strillò roca Celeste.Nei suoi occhi vidi il terrore.Trasalii,sentendomi un mostro.Nascosi il viso tra le ginocchia.
Ma non potevo tapparmi le orecchie.Sentii il trambusto che seguì.Strilli della rossa.Rimproveri.Discussioni.Bisbigli,ci avrei scommesso,su di me.
Poi,pian piano,il chiasso sembrò spostarsi.Rimasi sola,con il mio dolore.Strinsi più forte il petto,appigliandomi alla felpa.
Ma la sofferenza non era finita.Sarebbe mai finita,per una come me?
Qualcuno mi afferrò un braccio e mi strattonò con forza.Urlai,non tanto per il dolore,ma perchè sentii la ferita pulsare e sanguinare di nuovo,non più protetta dalle mie braccia.
Il "qualcuno" mi trascinò con sè,sempre strattonandomi.Non badai a chi fosse.Non volevo camminare.Volevo solo non soffrire.
Gli strattoni si trasformarono in una spinta: mi spinsero in una stanza e chiusero la porta,mentre mi accasciavo su quella che mi pareva una cassa.
Mi coprii il viso con le mani e ricominciai a piangere.
-Non vedo cosa ci sia da piangere!-mi sgridò Daniel.Camminava nervoso in quello che sembrava un magazzino.-Cazzo,Gail.La potevi uccidere!
Versai nuove lacrime.E chi se ne fregava?Ben le stava,anzi!
-Cosa mai ti avrà detto!?Dai,sentiamo.STUPISCIMI!-urlò,alterato.Di nuovo,tutta quella preoccupazione per la sua ex mi fece pensare che non l'aveva dimenticata.
Certo.Ero stupida.Mi ero illusa.Avrebbe sempre preferito lei a me.LEI era la priorità.
Rimasi in silenzio,singhiozzante.
-GAIL!PARLA!-urlò,di nuovo.
-Non. Urlare!!!!-strillai,isterica,scoppiando di nuovo a piangere.Mi strinsi il petto,la ferita faceva tanto,tanto male.
-Allora dimmelo,forza.
-Non...posso.
-Non puoi?!-si alterò.
-Ti ho detto di stare calmo,maledizione!!!!!-sbottai,alzandomi.Era alto,più alto di me.Dovetti alzare la testa.Mi asciugai qualche lacrima.
-Cosa vuol dire non puoi!-sbottò in risposta.-Parla,Gail.PER FAVORE!
Di colpo,sentii il desiderio di raccontargli tutto,ma tutto tutto.Della visione e di tutte le stranezze-la villa,il diario scomparso-che mi stavano tormentando.
Ma scoppiai di nuovo a piangere.
-Ci...ci sono cose che non sai di me!-dissi.
E,prima che potesse aprir bocca,cominciai a raccontargli la mia vita.Sempre piangendo.Da cima a fondo,tralasciando le parti soprannaturali.
Rimase in silenzio,fino alla fine.E anche dopo.
Alzai una mano per toccargli una guancia.Ma la schiaffò via,e il suo viso mutò,amareggiato.
-Ti avevo detto che potevi fidarti di me.Te l'avevo giurato-disse,e fu un sussuro.-Non l'hai fatto,Gail.E Celeste ha ragione: sei bugiarda.
Mi guardò ancora,e i suoi occhi erano feriti.Il mio dolore crebbe,accresciuto da una nuova perdita,imminente.
-Daniel.No...
-Abigail Justice...-come aveva fatto Celeste,pronunciò il mio nome come un insulto.-Non contare più su di me,per favore.
-Daniel!-singhiozzai.Cercai di afferrare la sua mano,ma sgusciò via,dalla stanza,dalla mia vita.

Più tardi venni a sapere che mezza scuola sapeva tutto;l'altra metà l'avrebbe appreso a breve.Hillari mi fece una scenata,ma il succo del discorso fu come quello di suo fratello: la nostra amicizia era rotta.Perchè un'amicizia non si poteva fondare sulle menzogne.
In una giornata persi tutto quello che mi ero guadagnata nei miei primi mesi lì.Uscire dalla scuola,alla fine delle lezioni,fu un sollievo,anche se temporaneo.Sentivo il dolore,la ferita che si era allargata.Una lacrima calda mi rigò la guancia.
Ma la mia sofferenza non era finita qui.
Perchè mi ero dimenticata di un particolare.
E quel particolare se ne stava accasciato contro la mia auto,il viso rosso e i capelli arruffati,singhiozzante.
-Ommiodio...HALEY!-gridai,e mi precipitai al fianco della mia sorellina.-Haley!Haley?Stai bene?Che succede?
Si scostò,e mi lanciò un occhiataccia.-TU!Tu...lo sapevo,Gail,lo sapevo che avresti rovinato tutto per l'ennesima volta!-singhiozzò.-Sei un'incredibile STRONZA!Sai pensare solo a te stessa!!Io ti ODIO!
Uno sguardo e capii.Capii che le conseguenze dei miei errori si erano riflessi su di lei.
-Perchè hai mentito ai tuoi compagni,Gail?Io sono stata sincera con loro,e mi avevano accettata!Perchè non gli hai detto come stavano le cose?Ti vergogni?Ti vergogni di chi siamo?Ti vergogni di essere un'Anderson?
Rimasi in silenzio,ad osservarla.
Lei lo prese come un sì,e i suoi occhi si riempirono di lacrime.-Bene.Ho capito.Quindi ti vergogni di essere mia sorella-.Tirò su col naso.-Bene.Perchè,d'ora in poi,non sarai mai più mia sorella.
Si alzò da terra.Avrei voluto negare,ma il dolore mi impediva di fare qualsiasi cosa.
Mi guardò,un velo di sofferenza che si trasformava in una maschera neutra.
-Andiamo a casa.Sono stanca.
Senza replicare,salii in macchina e uscii dal parcheggio,in automatico.
Mentre le lacrime ricominciavano a scendere,piano e la ferita pulsava di un dolore nuovo.


Salve!!Qui è Hillari Healt!Se state ascoltando questo allegro messaggio,vuol dire che non posso rispondervi!!Aspettate il bip,e poi lasciate il vostro messaggio!Ah!Ah!Ah...
Bip.
-Hillari...sono di nuovo io.Ti giuro che mi dispiace...davvero...Ti voglio bene,forse non ci crederai,dopo tutto quello che è successo.Ma è così.Spero che mi richiamerai.A presto.
Bip.
                                                                         
Questa è la segreteria telefonica di Asia Scuderi.Al momento l'utente non può rispondere.La preghiamo di richiamare più tardi,o di lasciare un messagio dopo il segnale acustico.Grazie e arrivederci.
Bip.
-Asia...Vi prego,qualcuna di voi può rispondermi?Ho bisogno di parlarvi,ragazze.Mi mancate.
Bip.
                                                                         
Sooooono io,Andrea Looke!Al momento non posso rispondere.Ora arriva il bip,spero sappiate cosa fare.Un bacioooo!
Bip.
-Andrea...Ti prego,vi prego.Mi dispiace,scusatemi...Ti voglio bene,sei stata la prima a parlarmi,qui a Boston...Richiamami.
Bip.
                                                                         
Qui è Daniel Healt.Lasciate un messaggio,se avete qualcosa da dirmi.Al momento non posso prendere il cellulare,sono molto occupato.
Bip
.
-Daniel...A te ho più cose da dire...Ci sono cose importanti,che devi sapere...Hai diritto di saperle...
Sei un buon amico,anche se litighiamo tanto.Ti voglio bene,e...Mi manchi un sacco,e...Richiamami,Daniel.Ti prego.

Richiamami.
Bip.


L'angolo delle lacrimuccie
Eccomi.State tendendo le ascie?Sono al sicuro vero?Non mi lincierete?
Sono stata cattivella,lo so.Daniel è suscettibile,ma questo l'avevamo capito.Ma da uno che si sente tradito,cosa vi aspettate?Lo dovevano scoprire,e siccome Celeste è una rompiballe,chi meglio di lei?
Vi prego,non farò durare la cosa più del necessario.
LE RECENSIONIIII!

Emily Doyle: tre parole per riassumere un capitolo xD Sei mitica!Spero che non vorrai spararmi.Era necessario.E abbiamo capito che a Gail le gusta Daniel ù.ù AHAH! un bacione ^^
Dreaming_Archer: Halloooooo!^^ Grazie,come sempre,dei tuoi complimenti :D Adoro vedere i fan soddisfatti!!
Purtroppo,Celeste è tornata alla riscossa...Sennò non sarebbe Celeste!Ti consolo dicendoti che G & D(per non dire D & G xD)sono stati bene per un mesetto circa,mentre quella era impegnata in ricerche ù.ù
La tua curiosità sarà sedata fino al prossimo xD Mi ci metterò d'impegno :D
Nooo!L'ascia no!La mia povera testolina :O
Un kiss...Goditi il capitoloo!

Un bacione ai fan,come sempre.Anche questa volta,niente prestafaccia xD Comincio a pensare che li metterò in fondo xD
 Vi Amo =)

Mizz

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Capitolo 14
*** .Legami ***


Cap.15-Justice Con grande forza di volontà,la mattina dopo riuscii ad alzarmi dal letto.
A scuola era come se ci fossi solo io,almeno per me.Era come essere tornata ai miei primi giorni lì: camminavo sola nei corridoi; a pranzo sedevo a un tavolo isolato,le cuffie nelle orecchie o un libro in mano,per estraniarmi dal resto di quel mondo; non mi mostravo mai debole,neanche di fronte ai miei ex amici; durante le lezioni seguivo(o almeno fingevo di farlo) con interesse.Sapevo che le persone parlavano,ma se avevo imparato una cosa,era che era meglio fregarsene.
Certo,non era facile,lo avevo saputo fin dall'inizio.Ma mi arrangiavo,anche se ogni volta che incrociavo certi occhi accusatori,lo stomaco mi si stringeva in una morsa.Era il prezzo da pagare,certo,ma se gli occhi erano di un nocciola intenso,con un'ombra scura sul fondo,il dolore era più profondo.
Era difficile concentrarsi su qualcos'altro,quando lui puntava i suoi occhi nei miei.O,insomma,su di me.
Come quel giorno.Era passata una settimana dalla "rivelazione" che mi aveva sconvolto la vita,ma non era cambiato molto.Ero seduta in un banco da sola.Inglese.La prof spiegava a voce alta,ma non riuscivo a catturare nemmeno una parola.
-Shakespeare!Che grande uomo.E i suoi lavori!Che colpi di genio.
"DanielDanielDanielDaniel",era l'unica cosa che riuscivo a pensare.Argh.La mia stava diventando una fissassione.
Mi tirai un pugnetto sulla fronte."Basta,sciocca!Ti ricordo che ha ricominciato ad uscire con Celeste.Perchè?Perchè tu sei un'idiota",disse la vocetta nella mia testa.
"Zitta tu!",le urlai contro.Mi sentivo già abbastanza pazza,con tutto quel casino delle visioni e le cose strane che accadevano quando mi arrabbiavo(avevo cominciato ad accorgermene).Non avevo bisogno anche di una "voce consigliera interna".Sapevo già di non essere normale.
Sentivo addosso gli sguardi di buona parte della classe.Alzai gli occhi al cielo.Ma i fatti loro non se li sapevano fare?
Al suono della campanella,uscii dall'aula quasi di corsa,cercando di non scontrarmi contro altri studenti.Camminavo lentamente,i libri stretti al petto.
Tenevo lo sguardo fisso a terra.Sapevo che,sfilando accanto a un gruppetto,scatenavo un coro di risolini e bisbigli.Cercai di non farci caso.
In questo modo,mi accorsi ben presto che il corridoio era vuoto.Mi guardai intorno,e capii che ero in ritardo.Merda.La mia prossima lezione era nell'aula centoventi,nell'ala opposta a quella in cui mi trovavo.
Accellerai il passo.Per poco non mi scontrai con un ragazzo,e la cosa mi riportò immediatamente nei pensieri Daniel.Cercai di scacciarlo.Dovevo concentrarmi.
I corridoi sembravano un intricato stratagemma per farmi fare tardi.Ad un certo punto,udii dei passi dietro di me.Non volevo voltarmi a guardare.Costrinsi i miei piedi ad andare più veloci.Il mio inseguitore,però,non si lasciò intimorire e affrettò il passo dietro di me.
Mi morsi un labbro.L'ansia aveva cominciato a chiudermi la gola con un nodo stretto,che non riuscivo a mandar giù.
Nella fretta di seminarlo,svoltai veloce in un corridoio secondario,che portava a un ripostiglio.Mi nascosi più in fondo possibile,protetta dalle tenebre.
Aspettai un po',al buio.Sapevo che avrei passato guai seri,ma in quel momento non m'importava.Quando ebbi la certezza di essere sola,sgattaiolai verso l'uscita.
E mi trovai in trappola.
In mio inseguitore era lì,davanti a me.Bloccava la mia via di fuga,perciò mi era impossibile nascondermi.Il groppo in gola si fece più grosso,e un senso di paura mi strinse lo stomaco.
Era un ragazzo,ma il buio mi impediva di capire chi fosse.Vidi la sua figura avvicinarsi e d'istinto indietreggiai,trovandomi con la schiena contro la porta del ripostiglio.
Con un ultimo passo mi fu addosso.Allungò la mano e io mi ritrovai per terra,nella stanzetta.Chiuse la porta e si voltò,accendendo un interruttore.
Finalmente lo riconobbi: Grant Rems.Hillari me lo aveva indicato un giorno di un po' di tempo fa,dicendomi di stare sempre lontana da lui,perchè non era,come dire,un buon soggetto.Aveva pessima fama,in questa scuola.
Mi sorrise,un sorriso meschino,e si chinò per afferrarmi un braccio e strattonarmi con forza.
-Alzati!-mi sgridò.Eseguii,respirando ansiosa.
Mi spinse contro uno scaffale.Sentii il fiato mancarmi mentre la mia schiena batteva contro il ferro di un ripiano,violentemente.Mi fu di nuovo addosso,mentre io tossivo dal dolore.Strinse la mano intorno al mio collo.
-Ascoltami bene-mi disse.Cercai di liberarmi,ma mi tirò una sberla che mi stordì.-Ascoltami!Adesso tu stai buona e,soprattutto,zitta,e vedrai che faccio in un attimo.Non sentirai neanche niente.E ti piacerà.
Tentai di gridare,e lui mi zittì con uno schiaffo.
-Ti ho detto zitta!
La sua mano mi sfiorò un fianco e si abbassò sui jeans.All'istante,capii e cominciai a scalciare.
-Zitta!Zitta e buona!-esclamò irritato,tirandomi una pedata su una caviglia.Mi sfuggì un urlo di dolore,che mi costò l'ennesimo schiaffo.
La sua mano calò nuovamente su di me,questa volta alzando pian piano il maglione che avevo indosso.Senza accorgermene,cominciai a piangere.
Volevo che smettesse.Lo volevo davvero,con tutta me stessa.
Una scarica elettrica mi percorse la spina dorsale,e in quell'attimo desiderai morire,mentre un dolore lancinante mi perforava il petto.Era come se mi scoppiasse il cuore,come se scoppiassi io stessa.Le orecchie fischiavano.
Il dolore si dissolse con un rumore soffocato,un tonfo.Caddi a terra in ginocchio,aprendo gli occhi.
Grant era vicino alla porta,esattamente dalla parte opposta di quel luogo angusto.Si massaggiava la testa,e del sangue gli usciva dalle orecchie.Se le tamponò,e tornò a guardarmi.
-Piccola puttana!-mi urlò contro,prima di riavvicinarsi.Gridai,più forte che potei,prima che mi tappasse la bocca con una mano.
-Dovrò fare più in fretta.Accidenti a te!-mi maledì.Ritornò sulla zip dei miei jeans e riuscì a sganciarla completamente.Cominciò a sfilarmeli,frettolosamente.
Contro la sua mano,io urlavo,ma dalla mia bocca uscivano suoni sordi.Mi facevano male i polmoni e la caviglia,e il peso di Grant mi schiacciava l'addome.Era terribile.Strizzavo gli occhi per non vedere.
Non volevo che fosse così,la mia prima volta.Non volevo finire violentata,strupata,come in uno schifoso,vecchio telefilm.Avrei voluto scatenare la reazione di prima (ero quasi sicura di essere stata io a creare quella specie di...ultrasuono),ma non ci riuscivo.Sbattevo le gambe,ma non serviva a niente,aumentava soltanto il dolore.Di nuovo,desiderai la morte.
Ma poi il peso del ragazzo sparì,e temei che fosse riuscito nel suo intento e che mi avesse sfilato completamente i pantaloni; ma non udii altro che esclamazioni di dolore e imprecazioni.
Senza aprire gli occhi,mi raggomitolai,coprendomi la testa con le mani.
-Cazzo!Basta!Ok...Ahi!Ok,Ok!Me ne vado!-fece la voce di Grant.Seguì un breve silenzio.
-Ecco,bravo,vattene.SUBITO-disse arrabbiato qualcun altro.Riconobbi la voce,e per l'ennesima volta invocai la morte.
A seguire vi furono solo rumori di passi,strascicati.Lentamente,sempre ad occhi chiusi,cercai di tirarmi su i jeans.Ci riuscii,senza far troppo rumore.
Ritornai nella mia posizione fetale.
-Che porco-.Adesso la voce era più vicina.Sembrava lì,accanto a me.Tremai quando capii che poteva benissimo essere così.
Qualcosa sfiorò i miei capelli,nel tentativo di un gesto gentile.Mi raggomitolai ulteriormente.
-Gail?Gail,piccola,stai bene?-la sua voce era carica di preoccupazione.
Oddio.Mi aveva appena chiamata piccola.
Tentai di rispondere,ma la mia voce tremava,così tanto che le mie parole si capivano a stento:-Io...io...n-non tan-t-t-to.Mi-mi fa male u-un-un-una cavi-i-glia.E i p-p-polm-moni.
Evitai di dire che ero spaventata a morte.Anche perchè,si capiva benissimo.
Mi aiutò a mettermi seduta,con gentilezza,mentre io tossivo dal dolore.
-Gail.Apri gli occhi.
Li tenni ben saldi.Scossi la testa automaticamente.
-Forza.Mi devi dire dove ti fa male,e non puoi certo farlo a tentoni.
Sospirai e,pian piano,li spalancai,timorosa.
Daniel mi fissava,un sorriso accennato sulle labbra.Sembrava felice,felice di vedermi.
Per un secondo provai odio puro verso di lui.Ma,davvero,fu un secondo.
-Allora?Dov'è che ti fa più male?
Agitai leggermente il piede,e toccai un punto preciso,dove il dolore bruciava incessante.Non mi fidavo della mia voce.
Daniel tastò la mia caviglia,con cura.-Non credo sia rotta,ma forse è meglio che per oggi vai a casa-disse,apprensivo.
Mi fissò di nuovo negli occhi.-Gail,che c'è?Hai una faccia...
Appena ebbe finito la frase,scoppiai a piangere e gli gettai le braccia al collo,stringendolo.Rimase interdetto dal mio gesto avventato.
-Tu...Tu!-singhiozzai.-Sei un cretino!Ti ho lasciato un sacco di messaggi,a te,alle ragazze!Perchè non mi hai chiamata,Daniel?Cazzo!Mi mancavi da morire,stupido spaccone bastardo che non sei altro...
Con un sospiro,strinse le braccia attorno alla mia vita.
-Gail,Gail,Gail-sussurrò.-Cosa devo fare con te?
-Volermi bene.
-Ma io te ne voglio,stupida ragazzina-disse,passando una mano tra i miei capelli.-Più di quanto immagini.
-E allora perchè,Daniel?Perchè mi hai abbandonata?
Si staccò un attimo,le mani sui miei fianchi.Sapevo di avere il viso chiazzato e gli occhi rossi.
-Ok...forse la mia reazione è stata...esagerata-disse.-Ma ero davvero offeso.Insomma,ti avevo detto che potevi fidarti di me.
-Ma io te lo avrei detto!Molto,molto presto.E' solo...-.Deglutii.-E' solo che cerco sempre di non rievocare il mio passato,sai.
Mi guardò mentre abbassavo lo sguardo.-Sì.Lo capisco.Capisco che dev'essere stato difficile.
-Non sai quanto-mormorai,affondando il viso nella sua spalla.Sospirò.
-Dai,vieni,ti accompagno in segreteria.Così puoi andartene a casa.
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi,di un nocciola profondo.
-Che c'è?
Indicai il piede.-Non posso guidare,ricordi?
-Be',chiamo Kathleen e ti faccio venire a prendere.
-Kath non c'è-dissi,piano.-E' a Jacksonville.Per sistemare le ultime cose della mia adozione.
Il suo sguardo era stupito.-Ah.
Una domanda mi ronzava in testa,ma sapevo di essere troppo codarda per porgliela.
-Cosa vorresti che faccia,scusa?-sbottai allora.-Zoppico fino a casa?
-Ok.Ho capito.Ti devo portare io.Giusto?-disse,ma sapeva già la risposta.Sospirò di nuovo.
-Bravo.La mia mini è parcheggiata fuori-.Sorrisi angelica.
-Sei davvero una piccola bastarda,sai?
Si alzò in piedi e mi prese in braccio.Gli avvolsi le braccia al collo mentre uscivamo dallo sgabuzzino.
-Lo so,lo so-ridacchiai.-Ah,Daniel?
-Sì?
Mi allungai verso la sua guancia,lasciandovi un bacio.
-Grazie.
Rise,e io risi con lui.
-Di niente,piccoletta.

Daniel's POV
Sì,era proprio una piccola bastarda.
Una bastarda con la faccia da angelo,però.
Non seppi resistere quando,arrivati a casa Baggie e accortasi di essere sola,Gail mi implorò di rimanere.Tanto più che zoppicava,e non mi fidavo a lasciarla girare in casa da sola.
Mi lasciavo sempre abbindolare.
Saltellando su un piede solo,Gail raggiunse la cucina.
-Vuoi una mano?
-No-disse,perentoria.Aprì il frigo e pescò un contenitore tetrapak.Si alzò in punta di piedi per prendere un bicchiere,ma era naturale che non ci arrivasse.
Mi avvicinai e glielo presi.
-Grazie-disse.-Ma potevo farcela.
Feci un mezzo sorriso.Mi lanciò uno sguardo truce,in risposta.Indicò il contenitore.-Vuoi?E' spremuta.
Scossi la testa.-No.Grazie.
Se ne versò un po' e bevve il tutto avidamente.Solo in quel momento mi sfiorò l'idea che potesse essere rimasta traumatizzata da quello che le era successo.
-Tutto ok?-le domandai.
Alzò gli occhi verso di me.Mi lanciò un'occhiata interrogativa e si diresse verso il lavello,sempre saltellando,per sciacquare il bicchiere.
-Cosa intendi?-disse alla fine,voltandosi verso di me e appoggiandosi al lavadino.Mi avvicinai cauto,mentre i suoi occhi di ghiaccio mi seguivano curiosi.
-Insomma,dico-cominciai,sfiorandole una guancia.-Stai bene?A parte i dolori.
Capì,e abbassò lo sguardo.-Ah.Sì.Cioè,non so.Non so come ci si dovrebbe sentire,in questi casi.
-Sconvolti,credo.E leggermente spaventati.
Scosse la testa,e i capelli le caddero sul viso.-Non lo sono.
La guardai attentamente,cercando di scorgere qualche traccia di paura nei suoi occhi,ma essi erano limpidi,e più azzurri che mai.
-Sicura?
-Dio santo,Daniel!Sì,sono sicura-esclamò,esasperata.Mi sorrise.-Sto bene.Davvero.
Gli sorrisi di rimando.
Per il resto del pomeriggio ci piazzammo davanti alla tv,facendo zapping.A un certo punto,Gail si assopì,la caviglia dolorante appoggiata a terra.
Continuai ad armeggiare con il telecomando,perso nella mia stessa testa.
Pensavo e lanciavo occhiate alla ragazza vicino a me.Volevo
davvero fidarmi di lei,ma Celeste aveva raccontato delle cose su di lei,e io volevo soltanto...sapere se erano vere.
Non riuscii a non pensare alla conversazione di poco prima,mentre guardavamo la pubblicità di un detersivo.
-Allora-aveva incominciato lei,tranquilla.-Come va con...ehm,Celeste?Ho saputo che ci state riprovando.
Le avevo riservato un'occhiata abbastanza inquisitoria.Lei aveva alzato le mani in segno di resa.
-E' una domanda innocente.
Riportato lo sguardo sulla tv,avevo annuito.-Mmm,sì.Bene,credo.
Anche lei era tornata a guardare le immagini sfocate che ci passavano davanti,senza più dire niente.
Naturalmente,avevo "accidentalmente" evitato di dire che,durante le nostre ultime uscite,io e Celeste non avevamo fatto altro che litigare su come era finita la scorsa...relazione.E sui motivi che avevano provocato la nostra rottura.
Non sapevo perchè ma sentivo che,se avessi detto la verità a Gail,l'avrei illusa e basta.
La guardai russare piano,e mi scappò un sorriso.Scuotendo il capo,mi sintonizzai su Mtv.
Le palpebre di lei si mossero alle prime note della canzone che stavano mandando in onda.Aprì gli occhi,si mise seduta e si strusciò un occhio.Guardò la tv,e un sorriso le comparve sul viso.
-Lascia qui!-esclamò,nello stesso momento in cui io dissi:-Oh mio Dio no!
Mi fulminò all'istante e mi strappò il telecomando di mano.-Non osare!
Su Mtv davano Neutron Star Collision.Alzai le spalle e guardai interrogativo la ragazza.
-Vorresti dire che non ti piacciono i Muse?-sibilò,riducendo gli occhi a delle fessure.
-Non sono esattamente il mio gruppo preferito-ammisi.-Perchè,a te piacciono?
Alzò gli occhi al cielo.-Non so se hai presente,il poster attaccato alla porta della mia stanza,e la t-shirt,e tutto il resto.Sono,come dire,il mio gruppo preferito.
Ricordai.-Ah.
Roteò gli occhi e mi guardò sorridente.-Eddai,davvero non ti piacciono?
-Non apprezzo la loro..."musica"-.Con le dita,mimai le virgolette.-Li trovo chiassosi.
Mi squadrò come se fossi uno scarafaggio.-Ho capito.Devo educarti a gusti migliori.
Spense la tv e si alzò.
-Ehi!Ti serve aiuto?-le chiesi,preoccupato,quando la vidi traballare.
Si rimise in equilibrio.-Tranquillo,sciocco.Aspettami qui.
Detto questo,saltellò fino al corridoio che,se ben ricordavo,portava alla sua stanza.
Tornò pochi minuti dopo,un cd in mano e il sorriso sulle labbra.Si avvicinò a un piccolo stereo che non avevo notato e lo inserì.Premette dei tasti e il cd partì.Regolò il volume con fare esperto.La musica cominciò ad uscire dalle casse,prima lenta,poi più veloce.
Si sedette traballando accanto a me,e mi sorrise,invitandomi ad ascoltare.
Alzai gli occhi al cielo e,tanto per accontentarla,lo feci.

Is your secret safe tonight and are we out of sight

Will our world come tumbling down
Will they find our hiding place
Is this our last embrace
Or will the world stop caving in...


Gail era completamente abbandonata alla musica.Canticchiava sottovoce,conosceva tutte le parole.I suoi occhi erano socchiusi,ma dovette accorgersi che la guardavo,perchè sorrise.

It could be wrong,could be wrong,but it should've been right
It could be wrong,could be wrong,but let our hearts ignite
It could be wrong,could be wrong,are we digging a hole
It could be wrong,could be wrong,this is out of control
It could be wrong,could be wrong,it can never last
It could be wrong,could be wrong,must erase it fast
It could be wrong,could be wrong,but it could've been right...

Love is our resistance

they'll keep us apart and they wont to stop breaking us down
Hold me
Our lips must always be sealed...

La musica fu interrotta dallo squillo del campanello.Nonostante le mie proteste,Gail s'interstadì e andò zoppicante ad aprire la porta.Dall'entrata giunsero delle voci.
-Che ci fai già a casa?
-Non so se hai notato che zoppico-rispose arrogante Gail.
-Non è una giustificazione-fece l'altra voce,che riconobbi d'istinto come una femminile.
-Sono stata quasi violentata-si giustificò allora l'altra.
Dall'altro interlocutore non giunse risposta.Probabilmente,sentì il rumore della tv,perchè domandò:-C'è qualcuno?E' tornata Kath?
Udii il passo pesante di Gail avvicinarsi,insieme alla sua voce squillante e leggermente irritata:-No,non è Kath,lo sai anche tu che potrebbe tornate minimo domani mattina sul tardi.E' soltanto...un mio amico.
In quell'istante,due figure comparvero nel salotto.Una era quella minuta e piccola di Gail,che tornò saltellando a sedersi accanto a me.
L'altra figura non era tanto più grande di quella della mia amica.Era più robusta e forse più alta.Il viso era ovale,piccolo,contornato da una marea di capelli rosso-arancio.Gli occhi verde smeraldo mi scrutavano inquisitori,mentre a passo lento si avvicinava.Indossava un maglioncino bianco su un paio di jeans neri attillati,e teneva uno zaino appoggiato su una spalla.
-Daniel-disse Gail,senza staccare gli occhi dal televisore.-Lei è mia sorella,Haley.
Ah.La sorella.Giusto.Celeste ne aveva parlato;se non ricordavo male,doveva avere tipo quindici anni.Sembrava molto più grande: ne dimostrava diciassette.Che strano paradosso.Gail,al contrario,sembrava una quindicenne un po' cresciuta.
Guardai di nuovo la ragazzina,ferma in piedi vicino a noi.Non si somigliavano molto.
Haley scaricò lo zaino per terra,senza distogliere gli occhi da me.Scalciò via le All Star e si diresse verso la sorella.Si sedette per terra,vicino ai suoi piedi.Poi si voltò nuovamente verso di me.
-Quindi...saresti un amico di Gail-lanciò un'occhiata alla sorella,che non la degnò di uno sguardo.S'accigliò.-Dì la verità,sei il suo ragazzo,giusto?
Gail distolse immediatamente lo sguardo dalla tv e tirò un calcetto ad Haley con il piede sano.-Ma cosa ti viene in mente,testa di rapa?
La ragazzina si spostò.Doveva essere abituata alle sue uscite.-Ehi,stavo chiedendo a lui.Torna a guardarti i cartoni.
-Odio quando non ti fai i cazzi tuoi-borbottò la mia amica.
-Ma sentila-mormorò in risposta l'altra.
Le guardai alternativamente,prima una e poi l'altra.Strappai il telecomando di mano a Gail,che protestò con un:-Ehi!- e spensi il televisore.
-Fate sempre così,voi due?-chiesi,lanciando il telecomando dietro il divano.
Non so cosa mi aspettavo.Pensavo che forse,considerando tutto quello che era successo loro,fossero più unite.Certo,non avevo tenuto conto del lato scorbutico di Gail.
Haley scosse le spalle.-La maggior parte delle volte.
-Oh,Hal,fammi un piacere: stai zitta-la implorò la bruna,abbracciandosi le gambe.
La sorella la ignorò e tornò a guardare me.-Sei Daniel Healt,il fratello di Hillari,no?-domandò.-Hillari è tosta.Peccato che non si veda più in giro.
-Continuo a pensare che dovresti tenere la bocca chiusa-protestò Gail.
-Se avessi fatto come avresti dovuto,dicendo tutto fin dall'inizio,ora tu...
-Non ricominciare!
-Certo che ricomincio!Non capisco nemmeno cosa ci faccia lui qui!Non avevi perso tutti i tuoi amici?-sbottò Haley,e all'improvviso capii di cosa stavano parlando.
-Io e Gail siamo molto legati-m'intromisi,beccandomi uno sguardo sorpreso dalla ragazza vicino a me.
-Ah-esclamò allora Haley.Un sorriso comparve sul suo viso,e guardò la sorella,che scosse la testa energicamente.
-Sarà meglio che prepari qualcosa da mangiare-borbottò improvvisamente Gail,alzandosi e saltellando verso la cucina.

Mi avevano scaricato in sala da pranzo,mentre quelle due si erano rinchiuse in cucina.Ma adesso volevo sapere dov'era il bagno,e perciò mi ritrovai di fronte alla porta semiaperta da cui proveniva una luce forte.
Stavo per bussare,quando le loro chiacchiere mi bloccarono.
-Dì un po'-stava dicendo Haley.Era appoggiata al bancone dove la sorella stava rimestando qualcosa in una ciotola.-Ti piace,eh?
Gail non rispose.Guardava la ciotola come se potesse rivelarle i misteri del mondo.
-Lo sai che puoi dirmelo.Sono tua sorella.
La bruna continuò il suo voto al silenzio,mescolando con più energia.
-Gail...-cantinellò allora la ragazzina.-Sai che chi tace acconsenteee....
-Anche se fosse,non credo che sarebbero affari tuoi-mormorò infine lei.-E comunque,chi tace sta zitto.
-Andiamo!Ho visto come lo guardi,come ti muovi quando ti è vicino.Sei nervosa,e ti mette in soggezione.
-A volte certi suoi comportamenti mi fanno arrabbiare,ecco perchè sono nervosa.
-Non è vero-smentì Haley.-Eddai.Ti prego.
Gail sospirò e posò ciotola e cucchiaio.Si sistemò alla stessa maniera della sorella.Nessuna delle due si era accorta di me.
-Prometti di non dire a nessuno quello che sto per rivelarti?
-Sì!Sì!-squittì quella tutta contenta.
Gail abbassò lo sguardo e fece un altro sospiro.Si guardò i piedi e cominciò a parlare:-Quello che provo per Daniel...non so,all'inizio l'ho scambiato per affetto.Non sai quanto è dolce,anche se a volte mi fa imbestialire.
Ma sai,lui sta con Celeste Bilow,quella serpe coi capelli rossi che mi ha rovinato la reputazione,hai presente?Ecco,in un certo senso,mi ha sempre dato fastidio il modo morboso con cui gli stava attaccata.Ci ho messo un po' ad ammettere che la mia era gelosia.
Poi,loro si sono lasciati.Daniel ha cominciato a passare più tempo con me,ed io ad affezionarmi sempre di più e... e poi niente,di colpo quello che provavo si avvicinava più all'amore che all'affetto.
Le ultime parole mi fecero smettere di respirare.Cosa...cosa intendeva?Stava forse dicendo che...insomma,che era innamorata di me?
-Mi ha anche baciata,sai?Una volta a casa sua,in uno sgabuzzino...se ci ripenso,mi sento addosso le stesse sensazioni.E una volta quando ero in ospedale,dopo che ero rimasta intrappolata a St.Jesse-.Sorrise,scuotendo il capo.Haley la ascoltava,felice che la sorella si stesse sciogliendo un po' dal suo blocco di ghiaccio personale.
Ma poi il sorriso svanì,e Gail tornò seria.-Avevo cominciato a pensare...a farmi i film mentali,senti come sono stupida! ...avevo cominciato a sperare,che lui provasse la stessa cosa.Pensavo che ci saremmo messi insieme.Ho pensato un sacco di cose...tranne a cosa poteva andar storto.Non avevo immaginato un ritorno di Celeste.E ora loro hanno ricominciato ad uscire insieme...non che m'importi più di tanto,s'intende.Ormai,non m'importa più.
Si voltò e ricominciò a mescolare.
Haley era rimasta in silenzio,lo sguardo fisso su di lei,la bocca piegata in una smorfia.
-E ti arrendi così?!-esclamò,stupita.-Gail,tu sei innamorata!Per la prima volta nella tua vita!E rinunci così?
Gail sospirò,e quando parlò,la sua voce tremava:-Ti prego,possiamo cambiare argomento?Mi fa male,parlarne.
-Lo capisco,sorella-fece allora Haley,ma il suo tono era deciso.-Ma non mi sembra giusto!Ho visto questa Celeste...e,credimi,tu sei molto meglio!Anche come bellezza!Hai due occhi grandi e belli,dei capelli luminosi,e un viso angelico!Vuoi davvero metterti a confronto con quella specie di surrogato di Barbie?
Fui costretto a dare ragione ad Haley.Gail era bella,molto più bella di Celeste.Aveva solo il vizio di nascondere la sua bellezza al mondo.
-Secondo me devi parlarne con lui.
-Ci ho provato-sbottò Gail.-Ma è andato tutto storto.
-Se vuoi prendo un sonnifero,così vi lascio soli.
-Haley,non scherzare.
-Non scherzo-disse.La sua espressione era decisa.Gail la guardò,poi scosse la testa.
-No-disse.-No,lui non merita una come me.
-E quindi meriterebbe la versione rossa della Barbie-borbottò Haley.-Certo.Come no.
-Haley.Sto parlando di quello che sono.Di quello che so fare.
L'altra si zittì all'istante,e abbassò lo sguardo.Aggrottai le sopracciglia.Cosa intendeva...quello che era?
-Ah.Stai parlando,insomma,di tutta quella roba...-fece Haley.
Gail annuì.-E finchè non avrò risolto questa cosa,sarà meglio che mi tenga il più possibile lontana da lui.Non sa quanto rischia,a starmi vicino.Basta che mi faccia arrabbiare un po' troppo,e...non ci voglio pensare!
-E' per questo che stai cercando la mamma?
Questa volta fu il turno di Gail di rimanersene in silenzio.Prese la ciotola e si avvicinò al fornello.Quando verso il contenuto nella padella,un buon profumo si sprigionò nell'aria.
-Sì-rispose infine.-Sì,è per questo.Non so,magari lei sa qualcosa...che ne so,forse è una cosa ereditaria.Sinceramente,non ricordo episodi precedenti a quelli di questi mesi,quindi forse è una cosa che compare a una certa età nella nostra famiglia.So che cercare Ronnie è un rischio.Per noi.Per tutti,in realtà.Non ho dimenticato le sue...instabilità mentali.Nè tantomeno quello che ha fatto,e non ho intenzione di perdonarla per averci rovinato la vita.Ma non sai...è un fardello,e non posso più sopportarlo.Ci dev'essere un modo per liberarsene e,se c'è davvero,devo trovarlo.A tutti i costi.
Il discorso sembrava finito.Cominciai a pensare che,se fossi entrato ora,forse avrebbero immaginato che avevo origliato.Così,decisi di tornarmene in sala da pranzo,buono buono seduto al mio posto.


Insistettero perchè rimanessi,e io lo feci.Dopo cena,ci piazzammo sul divano a guardare un vecchio film in bianco e nero.Solo che a un certo punto Haley cominciò a sbadigliare,e ben presto io e Gail ci ritrovammo sul pavimento,mentre la ragazzina ronfava tranquilla distesa sul divano.
Spenta la tv,ci posizionammo con un paio di cuscini sul tappeto,con l'intenzione di chiacchierare,ma Gail si mise ad accarezzare i capelli della sorella.Mi chiesi se alla fine avesse preso il sonnifero all'insaputa di Gail.
-Insomma...ma tuo padre,cioè,Sean a che ora torna?-domandai.
Lanciò un'occhiata all'orologio.-Fra un bel po'.Fa sempre tardi.
Annuii.La guardai mentre scorreva la mano tra i ricci di Haley,nel tentativo di districarli.
-Le vuoi molto bene?
Mi guardò per un attimo.Scossi le spalle.
-Sì.Non è così,tra sorelle e fratelli?Ci si vuole bene.Ci si aiuta.
-Se non lo so io-.Sorrisi,e lei ricambiò.
Avevo intenzione di far cadere la sua maschera,di farla confessare un po'.Volevo sapere qualcosa in più della sua vita.
-Com'è...insomma,essere...adottati?Se non vuoi rispondere,e trovi la domanda inopportuna,puoi anche cacciarmi di casa.
Ridacchiò.-No,non sei inopportuno...Essere adottati è un gran casino.Soprattutto per i casi come me e Haley.
Sentivo che si stava sciogliendo.Era pronta a raccontare.
-Abbiamo vissuto in un istituto fino al '98.Quell'anno fummo prese in affido separatamente.Fu dura,soprattutto per Haley.Io era una bambina chiusa e asociale.Alla fine,non ci adottarono.Ora ne sono felice.Non riesco a immaginarmi lontana da lei.
La situazione continuò così fino al 2004.Finalmente fummo adottate da una piccola famiglia di New Orleans.Haley era felice.Io no.
Non volevo stare lì.Volevo i miei veri genitori.Avevo undici anni,ero piccola,ma pronta a far danni.Incendiai la cucina.Julie,la nostra assistente sociale,ci venne a riprendere.Haley piangeva.
Da allora,è sempre stato così.Nuova città,nuova famiglia,nuovi guai.Col tempo,mi sono indurita.E ogni volta Haley se la prendeva con me.
A Jacksonville ho quasi ucciso un uomo,mentre ero in auto con il mio...ragazzo,si può dire-.Scosse la testa.-Che pezzo di merda,Mirko.All'interrogatorio disse che stavo guidando io.Prima che mi sbattessero dentro,lo mandai a quel paese e gli augurai di non farsi vedere più in giro quando c'ero io.Passai due settimane in galera per "guida in stato d'ebrezza",pensa un po',non ho mai bevuto più di una bottiglia di Bacardi a sera.L'alcool mi dà la nausea.Quando uscii,Julie era lì con la sua auto,pronta per venire qua.
La guardai,ma lei non fece lo stesso.Il suo racconto era davvero toccante,il suo tono duro e provato.
Guardai sua sorella che dormiva.-Pensi che lei sia rimasta sconvolta dalla vita che fa?
-Ci ho pensato più volte,in effetti.Ho capito che devo "dividere" la cosa:da una parte,per lei può essere stato un male crescere senza una vera figura di riferimento...a parte me,ma io non sono un modello da seguire.Non ha mai avuto un adulto che le insegnasse a vivere.E' emotivamente più piccola,si può dire.Anche se,fisicamente,sembra più grande di me.
Dall'altra,lei era troppo piccola quando siamo rimaste sole.Non può provare dolore per la perdita di due persone che non conosce.
-E tu?Tu,sei sconvolta dalla tua situazione?
Non rispose subito.Accarezzò un ricciolo,distrattamente.
-Sì,credo di sì.Tu non puoi sapere...avevo una vera adorazione per mio padre.Lo amavo con tutta me stessa,e avevo tanta paura di perderlo.Avevo tre anni,ero capace di capire,ma hanno aspettato quattro anni prima di dirmi che era stato ucciso.E' stato terribile,un dolore atroce.Ho ancora come una ferita che brucia qui,nel mio petto.Peggio è stato sapere che era stata mia madre a mettere fine alla sua vita,la donna che avrebbe dovuto amarlo per sempre.Invece no,lo aveva ucciso,me lo aveva portato via,e aveva distrutto la nostra famiglia scappando e fregandosene di noi.Non potrò mai perdonarla per quello che ha fatto...
Lasciò il discorso in sospeso,e sospirò.Ritirò la mano dai capelli di Haley e si strinse nelle spalle,guardando altrove.
-C'è un ma,giusto?-le chiesi,allungando una mano verso di lei ma rinunciandovi subito.Sapevo che c'era un "ma",la conversazione di prima non lasciava dubbi.
-Sì,c'è.Ci sono stati dei...problemi,nella mia vita,di questi tempi-.Il suo sguardo mi fece capire che non avrebbe detto di più a proposito di questi "problemi".-Non posso risolverli da sola,sono molto...più grandi di me.E perciò....La sto cercando.Sto cercando mia madre.
Annuii.Lo sapevo.
-E' rischioso...
-Ma obbligatorio-continuò.-Ti giuro,se potessi combattere da sola quello che mi sta succedendo,eviterei.Ma come ti ho detto,questa cosa è più grande di me.
Annuii di nuovo,pensieroso.
-Naturalmente,la terrò il più possibile lontano da chi più mi è caro.E appena avrò finito,la manderò via.Non posso rischiare di mettere in pericolo chi amo-.In quel momento,alzò gli occhi verso di me,mi fissò per una frazione di secondo e poi abbassò di nuovo lo sguardo,arrossendo.Ripensai a quello che aveva detto a sua sorella,e all'improvviso anch'io mi sentii arrossire.Scossi la testa,per togliermi di mente quel pensiero.
-Da sola?Ma...hai detto...insomma...
-Sì,so cosa vuoi dire.Mia madre è pericolosa,con le sue instabilità mentali...ma anch'io so esserlo.
Quell'affermazione mi spaventò.Gail era tornata a guardare sua sorella.Lanciò un'occhiata all'orologio.-Cazzo,ma è tardissimo.
Seguii il suo sguardo.-Oh merda.Hilly si starà chiedendo dove sono.Vieni,ti aiuto a portare tua sorella a letto e poi vado.
Mi fissò mentre mi alzavo,con espressione affranta.-Te ne vuoi andare?Davvero?
-Cosa dovrei fare?Dormire qui?Forse il divano è un po' piccolo...E poi io ho una casa,Gail.
Abbassò di nuovo gli occhi per un attimo,poi li alzò,con un sorriso sulle labbra.-Ok,hai ragione.Scusa.
Presi Haley in braccio e la portai nella sua stanza,poi tornai indietro e feci lo stesso con Gail.
-Ehi!-protestò,scalciando,mentre attraversavo il salotto.-Posso saltellare!Mettimi giù!Adesso!!
Ed io eseguii,ma eravamo già nella sua stanza.Mi lanciò un'occhiata di sbieco.-Ah ah,sto morendo dalle risate,guarda.Il solito spaccone.Un giorno o l'altro ti spaccherò la faccia.
-Dovrei ridere?-domandai.Le sorrisi,ma lei mi ignorò,saltellando verso il letto e entrando sotto le lenzuola.Ne uscì poco dopo con una maglietta.
Mi sedetti accanto a lei.Volevo aspettare che si addormentasse,prima di andarmene.Avevo...sì,diciamo paura di lasciarla sola.
Cominciò ad armeggiare con la luce sul comodino.L'accese e poi sistemò il cuscino.
-Ci metti sempre così tanto per prepararti?
Mi lanciò un'occhiata,come se si fosse appena ricordata che c'ero anch'io.
-Non dovevi andartene?
Ridacchiai.-Adesso vado.
-Cos'è?Vuoi stabilirti qui?Perchè sai,dico,se rientrano Sean o Kath e ti trovano qui,potrebbero anche pensar male-commentò.Distrattamente,aveva cominciato a togliersi la felpa.
Tossii,per avvertirla.Lei mi guardò,ormai in reggiseno,e quando capì,arrossì.
-Oddio-mormorò,cercando di coprirsi.-Scusa.
Le misi un dito sulla bocca,per zittirla.Improvvisamente,mi era venuta una gran voglia di baciare quelle labbra rosa e delicate.In effetti,non è che ci pensai molto.Mi avvicinai al suo viso,mentre lei mi guardava fisso negli occhi.Si ritirò indietro,ma perse l'equilibrio e cadde sul cuscino.
Le feci un sorriso per tranquillizzarla.Lei ricambiò,ma il suo sorriso era timido,negli occhi un'ombra di preoccupazione.Cercò di sollevarsi sui gomiti.La lasciai fare,ma poi le impedii di scappare: era esattamente dove volevo che fosse,a pochi centimetri da me.
Sfiorai il mio naso contro il suo.Chiuse gli occhi.
-Daniel...
-Shhh-la zittii.-Non dire niente.
Feci per appoggiare la mia bocca sulla sua,ma lei mi fermò.Con una mano,mi allontanò,anche se non di molto.
-Daniel...no.
Mi stava facendo arrabbiare.-Perchè no?-le domandai.Non volevo che parlasse.Cercai di nuovo di baciarla,ma lei con una spinta decisa mi fece cadere dal letto.Si alzò,infilandosi la t-shirt,e mi squadrò.
-Perchè non è una cosa giusta,pezzo di idiota!-sbottò.-Non lo so!Vuoi che Celeste scateni di nuovo le sue ire su di me?
-Certo che no-negai,alzandomi.
-E allora smettila di tentare di...di...di fare quello che stavi facendo!
-Pensavo...insomma.Uffa,Gail!-sbottai improvvisamente.-Non sai quanto mi fai imbestialire,piccola ragazzina seducente!
Spalancò gli occhi,fissandomi intensamente.Aggrottò la fronte,arrabbiata.-Ok,ho capito.Bagno.
Uscì dalla stanza in fretta,quasi di corsa,senza darmi il tempo di fermarla.Sentii,dopo pochi minuti,una porta sbattere.
Mi sedetti sul letto e mi passai una mano tra i capelli.Ero un po' più lucido,nonostante non sapessi bene cosa mi fosse successo poco prima.E sì,Gail aveva ragione: ero un idiota.Se Celeste avesse saputo che ero stato lì,si sarebbe arrabbiata,e non poco.
Per il bene mio,e soprattutto per quello di Gail,avrei dovuto cominciare a starle lontano.
Allora perchè non ci riuscivo?
Eppure l'aveva detto anche lei,che per il mio bene,avrei dovuto allontanarmi.Come aveva detto?La sua presenza era un rischio per me.Non avevo capito il senso di quelle parole,ma di sicuro sapevo perchè lei non riusciva ad ignorarmi: era,bè,innamorata di me,o qualcosa del genere.
Scossi la testa,come se potessi scacciare la conversazione che avevo involontariamente sentito.Tornai sull'argomento centrale,e una lampadina si accese.
Se Gail era innamorata di me,e per questo non riusciva a lasciarmi perdere...non era che,forse,anch'io non riuscivo a fare la stessa cosa...perchè provavo qualcosa per lei?
Avevo creduto di amare Celeste,ma anche adesso mi accorgevo che la mia era stata un'illusione: Celeste mi attraeva,ma niente di più.Era troppo isterica,troppo subdola per poterla amare veramente.
E Gail?Be',Gail era differente.Gail era quella che si dice "due facce opposte di una stessa medaglia".Sembrava scontrosa,insicura e fredda da fuori,ma se riuscivi a conquistarla,capivi che non era così,che quella ragazza nascondeva un'infinita dolcezza,una grande gioia di esistere e un ancor più grande dolore.Gail aveva un mondo tutto suo,un mondo difficile da comprendere,ma bellissimo da esplorare.Gail era bella.Tutto di lei faceva pensare ad un angelo,a cominciare dai suoi occhi,così limpidi e vivaci.
Accidenti.Ero finito per confondermi le idee.Stavo ancora pensando,incasinandomi la testa,quando Gail rientrò nella stanza.Indossava quella maglietta troppo grande per lei e gli shorts che aveva la scorsa volta.I capelli le ricadevano sulle spalle,morbidi.Chiuse la porta,e poi si voltò.Sembrò sorpresa di trovarmi sempre lì.Si avvicinò con cautela,sembrava quasi spaventata.
-Tranquilla-la rassicurai.-Non mordo.
Svelta,con pochi passi raggiunse il letto e si accomodò vicino a me.Si guardò i piedi.Era imbarazzata.
-Be',quindi,sei ancora qui-disse.
-Se vuoi che vada,basta dirlo.
Alzò lo sguardo verso di me,e i suoi occhi azzurri mi perforarono.Scosse la testa.
-In realtà...ci stavo pensando,in bagno-.Soffiò,e il ciuffo color pece svolazzò sul suo viso.-E' tardi.Insomma,non so,a casa tua staranno dormendo tutti,magari non ti va di tornatene a casa a piedi.
-Vuoi che rimanga qui?
Arrossì,e lo presi come un sì.
-Gail...
-Ti prego.Ti faccio dormire al mio posto.Io mi metto sul pavimento.
-Al massimo facciamo il contrario.
-E' un sì??
Rimasi un secondo a guardarla.Mi fissava implorante,le mani giunte come in preghiera.
-Eh...ok.
-Sì!Grazie.
-Facciamo così,però.Ci mettiamo entrambi sul letto.
Dallo sguardo,sembrava che mi volesse sgozzare.
-Sei pazzo.
-Perchè?Tu ti metti sotto le lenzuola,e io sto accanto a te,sopra.
-Ripeto: sei pazzo!Se rientra Sean,probabilmente ti spedisce fuori a calci.
Ridacchiai,ma dallo sguardo capii che non scherzava.
-Allora me ne vado-recitai,fingendomi offeso.
Sospirò,e in silenzio,si sdraiò sotto le coperte.Strisciai vicino a lei.Sentivo il suo sguardo addosso.Mi sdraiai anch'io,abbracciandole i fianchi.
-Daniel!-mormorò,la voce alterata.Avvicinò la mano per scacciarmi,ma io la presi e intrecciai le dita alle sue.Si voltò verso di me,ma senza slacciare le nostre mani.
-Non va bene così-disse,piano,guardandomi negli occhi,ma non sembrava convinta.
Alzai l'altra mano e le sfiorai una guancia.Sorrise.Un sorriso aperto,solare e bellissimo.Gail era così.Fredda e dura all'apparenza.Dolce,gentile e assolutamente bellissima se imparavi a capirla.
La attirai a me,e lei non oppose resistenza.Si appoggiò al mio petto,chiudendo gli occhi.
-Per stanotte sì,piccola-sussurrai.-Per stanotte va bene.

L'angolino dei nani(lo so,non c'entra niente).
Rieccomi!!Scusate il ritardo,ma guardando la lunghezza del cap,potete capire perchè ci ho messo tanto.E' importante,comunque,non credete?
Voglio le vostre opinioni,ora!Sui pensieri di Daniel,soprattutto.Daiii su!
Rispondo alle recensioni:
Serenetx: caraaaa :D Sì,sono molto sadica e cattiva (Muahahahahaha). Che dire,ho imparato dai migliori :)
Per Haley,tranquilla,come vedi,non ha resistito molto.Gail è l'unica cosa che le è rimasta,non la vuole perdere.
Spero ti piaccia questo capitolo :D Non è troppo sdolcinato,vero?
Un kiss grandissimo
Jo_96: tesorooo!Bellissimo commento,pieno di poesia xD Spero che questo capitolo ti piaccia di più :)
Un bacino alla mia cacca <3

E naturalmente,un abbraccio ai miei fan; siete la mai fonte di energia :D
Mizz


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Capitolo 15
*** .Rischi ***


Cap.14-Justice Sbattei le palpebre.
Oh sì.Giusto.
Daniel.
Sorrisi.Ero ancora appoggiata a lui,che dormiva tranquillo.Chiusi di nuovo gli occhi e mi strinsi al suo petto,aspirando il suo profumo.Evidentemente lo svegliai,perchè sentii il suo braccio stringersi a me.
Mi alzai su un gomito,sciogliendo l'abbraccio.-Buongiorno.
Sbadigliò,mi lanciò un'occhiata assonnata e sorrise.-Buongiorno anche a te.
Scalciai via il lenzuolo e mi alzai.Daniel era ancora sdraiato sul letto,sopra la coperta,i vestiti spiegazzati e l'aria smarrita.Ridacchiai,prima di voltarmi e sparire nel bagno,imbracciando dei vestiti a caso.
Fischiettando,infilai i jeans e la maglietta che avevo scelto.Cominciai a truccarmi,canticchiando "Resistance" sottovoce.Era strano essere così di buonumore,per me,di prima mattinata.Di solito ero ancora mezza addormentata,a quell'ora,e mentre mi truccavo mi finiva sempre il pennello del mascara in un occhio.Ma quella mattina,no.Ero assurdamente,stranemente(e forse anche un po' pazzamente) felice.
Il motivo non era difficile da capire.
Mi sfuggì un sospiro,mentre posavo l'eyeliner e mi appoggiavo al lavandino,guardandomi allo specchio.
Haley aveva ragione.Non potevo tornare indietro,ormai.Era tardi,avrei dovuto pensarci molto prima.Non potevo più allontanare Daniel dalla mia vita,la cosa mi avrebbe ferita troppo.Ma anche stargli vicina,mentre lui usciva con un'altra...Be',non è che giovasse molto alla mia salute mentale.
E poi,ovviamente,c'era anche tutto quel casino della mia...anormalità.Non sapevo quanto potente fosse questa cosa degli...ultrasuoni?Ma insomma,era sempre un rischio.Soprattutto,per chi mi stava accanto.
Haley lo sapeva.Forse lei si poteva salvare.Bastava che mi stesse lontana.
Ma gli altri?
Kathleen,Sean,i miei ex-amici...
Daniel.
Deglutii e ricominciai a sistemarmi,per non pensarci.Decisi di legare i capelli,una volta tanto.Li fissai in una coda alta e lasciai la frangetta sulla fronte,come al solito.
Uscii dal bagno e raggiunsi la mia stanza,ma Daniel non era più lì.Andai in cucina,e lo trovai seduto in sala da pranzo,che mi aspettava.Sorrise.
-Ecco,adesso non sembri uscita da un film dell'orrore-commentò.Sbuffando,gli tirai un pugnetto sulla fronte.Rise,mentre mi avviavo in cucina per prepararmi un caffè.Quando tornai in sala da pranzo,non lo trovai.Uffa.Ma perchè doveva avere il viziaccio di sparire ogni pochi minuti?
Per fortuna spuntò dal corridoio,con indosso la giacca invernale che avevi ieri sera(per essere maggio,si gelava).Mi sentii triste.Voleva andarsene.
Mi avvicinai e lo spinsi verso la porta,che aprii con un gesto elegante.
-E tutta questa sceneggiata?-disse,uscendo,ma rimanendo lì,di fronte a me.
-Quale sceneggiata?-domandai,fingendo innocenza.Rise,e il mio cuore mancò un paio di battiti.Sperai che non se ne accorgesse.
-Allora,vai?
Smise di ridere,e mi guardò negli occhi.-Certo.Non posso mica venire a scuola conciato così.E poi,Hillari si starà chiedendo chi mi ha rapito.
Per un istante,lo fissai silenziosa,poi,con un sorriso,annuii e ricominciaii a spingerlo.Lui si voltò,mi afferrò le mani e si chinò su di me.Il mio cuore ricominciò a battere frenetico.Ma Daniel si limitò a baciarmi una grancia,prima di sparire veloce.Alle orecchie mi giunse l'eco della sua risata.
Chiusi la porta e mi ci accasciai contro,un'espressione beata sul viso.Mi sentivo una vera stupida ed ero convinta che nessuno vedendomi da fuori avrebbe pensato diversamente.
Eppure,non mi ero mai sentita così.Era diverso,era strano,ma era assurdamente meraviglioso.
Mi alzai ed andaii a finire il mio caffè,senza riuscire a togliermi un sorriso ebete dalle labbra.

-Gail?
La voce che mi aveva chiamata era esitante ed imbarazzata.La riconobbi,voltandomi,e dentro di me sentivo le medesime sensazioni.
La biondina,cinque centrimetri più bassa di me,teneva lo sguardo abbassato,e i riccioli,tenuti fermi da una parte con una molletta,erano gonfi per l'umidità(stava piovendo da più di tre ore,ininterrottamente).Alzò lo sguardo solo quando io le rivolsi la parola,in un soffio di voce.
-Hillari.Che succede?-.Fui più acida di quanto avessi desiderato,ma non riuscivo a regolare il mio tono di voce.
-No.Niente.Cioè.Sì-balbettava,rossa di vergogna.-Insomma,è da ieri sera che non vediamo Daniel.Non so,magari tu l'hai visto...in giro?
Non sapevo cosa rispondere.Non mi sembrava certo il caso di raccontarle per filo e per segno tutto quello che mi era successo,anche perchè erano giorni che non ci parlavamo.Stavo per inventarmi una scusa,quando la risposta arrivò alle mie spalle.
-Buongiorno di nuovo-mi sussurrò qualcuno all'orecchio.Mi spaventai e persi l'equilibrio,ma per fortuna le sue braccia mi sorressero.
-Ma va'?Guarda chi c'è!-fece irritata Hillari.-Cretino!Non sai quanto ci hai fatto preoccupare,a casa.
-Scusami,sorellina-disse Daniel,e sapevo che stava cercando di non ridere.-Ho passato la notte da Gail.
Deglutii quando vidi il viso di Hillari sbiancare.
-Co...co...co...cosa significa?-chiese,e alternava sguardi ansiosi tra me e suo fratello.
-Non quello che pensi,no!!-sbottai io,arrossendo.
-Senti,molte delle cose che ci ha raccontato Celeste sono cazzate-fece invece Daniel.-Gail è solo un ragazza,una ragazza come noi.Con un grande dolore dentro.
Rimasi stupita.Aveva capito così tanto di me,in una sola sera.Chissà cosa si era inventata Celeste,per farmi apparire un mostro agli occhi degli altri.
In pochi minuti,riassunse la mia storia a Hillari,che ascoltava,silenziosa.Alla fine,i suoi occhi erano lucidi,mentre guardava me.Anche io sentii le lacrime agli occhi,mentre mi scioglievo dalla stretta di Daniel e mi precipitavo tra le braccia della mia amica che,piangendo,si scusò.Per non avermi capita,ascoltata e per avermi abbandonata.Per tutto.
E io la perdonai,perchè le volevo bene.Tanto.Non la conoscevo da molto,ma per me era importante.Quasi come suo fratello.
Per il resto del giorno mi trascinò in giro per la scuola.Incontrammo Asia ed Andrea,anche loro imbarazzate.Mi fece parlare,chiarire anche con loro.E quando,tutte e tre,commosse,mi abbracciarono,mi sentii completa.
Naturalmente,la cosa non piacque a Celeste,che si attaccò a Daniel e lo trascinò via dal nostro gruppo.Sentivo il fumo uscirmi dalle orecchie,e anche Hillari,Asia ed Andrea erano indignate,adesso che sapevano tutta la storia.
Fui contenta di vedere che le mie amiche non erano cambiate,e che tutto era tornato come prima.Hillari non aveva perso la sua curiosità morbosa.
-Non mi hai ancora detto cosa ci faceva Daniel a casa tua,ieri notte-buttò lì a mensa,tranquilla.
Smisi di mangiare all'istante.Le mie guance si arrossarono,mentre mi voltavo di scatto verso si lei.
-Oh,niente.Cioè.Non di quello che pensi tu,almeno-balbettai,prendendo la mia lattina di limonata e giocherellando con la linguetta.
-Gail-mi chiamò,e la sua voce era dolce e comprensiva.-Andiamo,so che mio fratello ti piace.
-No!Nooo,cosa te lo fa pensare.
Alzò un sopracciglio,mentre io arrossivo più violentemente.-Non puoi dire di no,Gail.
Sospirai,alzando gli occhi verso il suo viso.-Si vede così tanto che...sì,insomma...che sono innamorata cotta?
Sembrò esitare,ma alla fine scosse le spalle.-Nah.Forse sono solo io che sono una buona osservatrice.
Annuii e ritornai a vissare il vassoio.Socchiusi gli occhi,triste,e mi voltai appena,per intravedere,tre tavoli più indietro,Celeste abbracciata a Daniel.Lui non sembrava gradire.Stava appoggiato su un gomito,l'espressione annoiata.Lei parlava,parlava,nonostante sapesse che probabilmente lui non l'ascoltava.
Daniel alzò lo sguardo verso di me,e nei suoi occhi vidi la stessa ombra triste che,probabilmente,si notava benissimo anche nei miei.Quando mi vide,quell'ombra sparì per un attimo,sostituita da una scintilla.Mi sorrise,e di nuovo il mio cuore partì in quarta.Nell'istante seguente,Celeste si accorse che il suo ragazzo mi stava fissando,e mi lanciò un'occhiata di puro odio.
Mi girai subito,rabbrividendo.
-Gail-mi richiamò di nuovo Hilly.-Gail,posso dirti una cosa?Ma che rimanga tra noi.
Annuii e lei mi sorrise gentile.
-Voglio un bene dell'anima a Daniel-incominciò.-Lui mi ha sempre protetta,da quando ero un esserino così.Quando due anni fa ha cominciato a "rovinarsi",per così dire,ho cercato in tutti i modi di trascinarlo per la buona strada.Forse lo sai,che a presentargli Celeste sono stata io.L'avevo conosciuta ad un corso dopo la scuola,e mi era sembrata una brava ragazza.Insomma,a lei piaceva molto mio fratello,e anche lui sembrava abbastanza preso...L'ho capito dopo,che lei non ha fatto altro che peggiorarlo...E' molto irascibile,penso che l'abbia notato anche tu,e non sopportava che a volte lui sparisse senza dire niente.Non è riuscito a cambiarlo.Anzi,l'ha isolato,perchè aveva paura di perderlo.E' molto innamorata di lui.
Era dura da ammettere,ma era vero.L'amore di Celeste per il suo ragazzo era secondo soltanto a quello che sentivo io,per lui.
-E poi sei arrivata tu-continuava intanto Hill.-All'inizio non ti sopportava,era evidente...Ma adesso devo ricredermi,Gail.Da quella volta che ti eri rinchiusa e lui ti ha fatto uscire,è cambiato qualcosa...Lui è cambiato.Tu l'hai cambiato.Sei riuscita,in pochi mesi,a fare quello che Celeste non è riuscita nemmeno ad accennare in due anni.
-Resta il fatto che lui...mi considera soltanto un'amica,Hillari.La sua piccola amica-sospirai.-Non vedrà mai nient'altro in me.
Hillari si morse un labbro.Sapeva che avevo ragione.Ma la sua espressione si fece decisa.
-No,non mi arrendo così,Gail-disse.-Andiamo.Troveremo una scappatoia.

-Il party del 2 giugno.
La voce di Andrea mi fece alzare la testa dalle mie Converse.Era mezz'ora che io,Hilly,Asia ed Andrea eravamo rinchiuse nel bagno.Hillari aveva spiegato velocemente la situazione alle altre due.Asia naturalmente lo sapeva.Poi mi avevano detto di mettermi buona e zitta a sedere sul lavello,mentre loro discutevano del mio "problema".
Io mi ero messa a pensare a dilemmi ben più grossi.Guardavo le mie amiche,come si affannavano per me.E pensavo a come avrei potuto distruggere tutto quello,con quel disastro dei miei "poteri sovrannaturali"
Guardai Andrea,che sorrideva beata,soddisfatta.
-Il che?
-Il party del 2 giugno.E' una festa che questa scuola organizza sempre in questa data-precisò Asia.
-Non va bene,cazzo-sbottò Hillari.-Andrea,Daniel ci va con Celeste.
-Ah-soffiò Andrea,rimettendosi a pensare.
La campanella suonò,e le ragazze smisero di parlottare.Uscirono dal bagno,ma Hillari mi aspettò.Saltai giù dal lavello e mi diressi verso di lei.
-Gail,tranquilla.Troveremo una soluzione.E poi,se conosco bene mio fratello...sono sicura che tu piaccia a lui più di quanto lui piaccia a te.
-Grazie,Hill-dissi.Lei mi sorrise,e mi mise una mano su una spalla.In quel momento,smisi di vedere.E nonostante l'avessi provata solo una volta,riconobbi all'istante quella sensazione.
Mi tappai la bocca con le mani per non gridare,mentre Hillari mi guardava stranita.
-Gail?Cosa ti succede?

Non vedevo chi era l'altra persona vicino a Hillari.Vedevo soltanto la mia amica,che discuteva ad alta voce.Non sentivo cosa diceva.L'altro,o l'altra,la stava ad ascoltare,e quasi percepivo la sua rabbia.Dietro di loro,la finestra aperta,una delle finestre della scuola.
All'improvviso,anche l'altra persona,che continuavo a non vedere,cominciò a strepitare.Hillari gli rispondeva,ma l'altro sembrava più potente di lei.E poi,quello,o quella,allungò le mani,spingendo la mia amica.Hillari inciampò,urlando,e poi sparì oltre la finestra.
L'ultima,tragica immagine era un primo piano di Hilly,gli occhi e lo sguardo vuoto,un rivolo di sangue che le usciva dalla bocca e le gambe e le braccia in una posizione innaturale,abbandonata nel parcheggio della scuola.
Quando la visione finì,ritornai a vedere.Hillari mi fissava,sorpresa.Forse vedeva la paura,la disperazione nei miei occhi.
-Gail?Sicura di star bene?
Mi accorsi solo in quel momento che stavo gemendo.Afferrai la mia amica per un polso.-Hill.Devi andare a casa.
Lei alzò un sopracciglio.-Eh?Perchè?Le lezioni non sono finit...
-Hillari,DEVI FIDARTI!Per favore,vai a casa!-gemetti.-Anzi,ti accompagno in segreteria.Fingi di star male.
Senza darle il tempo di rispondermi,la trascinai per i corridoi,verso la segreteria.

L'avevo persa.
PERSA!
Dove poteva essere finita?
Cazzo.
-Gail??
Ripeto: cazzo.
Mi voltai verso la voce che mi aveva chiamata,e mi trovai a un palmo dal viso di Daniel.Mi spostai,diventando rossa.
-Ehi,ciao.Ti sei liberato di Miss Attaccatutto?-domandai,guardandomi intorno.
Sorrise.-Be',sì.E' in bagno.
-Ok.Grande-esclamai,cercando di aggirarlo.
-Gail?Senti,ti dovevo parlare.
-Mmm-mormorai,cercandola con lo sguardo.
-Ma mi ascolti?!-esclamò all'improvviso.Mi afferrò un gomito e mi attirò a sè.Il mio cuore mancò dei battiti.Eravamo molto vicini,pericolosamente vicini.Avevo lo sguardo fisso nei suoi occhi,di quel nocciola così intenso.Abbassò il viso verso il mio,e le nostre bocche si sfiorarono.Lo scacciai.
-Daniel,no.Finirei per soffrire-sospirai.-Scusami,ma devo cercare tua sorella.
Detto questo,non gli detti in tempo di replicare.Sparii,lasciandomelo alle spalle.

-Stai dalla sua parte?!
Avevo trovato Hillari.
Mi feci largo tra la folla,in fretta.Sentivo le urla forti di Celeste,e quelle di Hillari,ma non le vedevo.
Spintonai due secchioni con i gomiti.
-Non sto dalla parte di nessuno,Celeste!Dico solo che non hai nessun diritto di insultare Gail,perchè non ha fatto niente.
Quasi inciampai in uno zaino lasciato sul pavimento.Ma le sentivo più vicine,c'ero quasi.
-Eri mia amica!Perchè mi hai abbandonata?
Ed eccole,finalmente.Stavano discutendo,e Celeste sembrava delusa,e ferita.Guardava Hillari con tristezza.
-Io non ti ho abbandonata.
-Invece l'hai fatto.L'avete fatto tutte!-Celeste scosse la testa.-Basta.Mi avete deluso.Siete delle stronze!!
E nell'istante esatto in cui successe,rividi tutta la mia visione.
Celeste mise le mani in avanti,e solo allora mi accorsi che Hilalri era appoggiata ad una finestra...
-No!!!-gridai.In un'istante,rividi tutta la mia visione: la spinta di Celeste,il viso ceruleo di Hillari.
No.No no no no...
Senza accorgermene,feci due passi e mi lanciai contro Celeste con tutta la forza che riuscii a riunire.Le caddi addosso e lei s'incazzò.
Con un calcio nello stomaco,mi spedì contro un banco.Battei la testa e strisciai sul pavimento.
-Vaffanculo!-gridò la rossa,rivolta a me.-Va' all'inferno,Abigail Anderson!CREPA!
Detto questo,si rialzò e,dopo un'occhiata al disastro che avevamo combinato con la nostra piccola baruffa,uscì dalla classe a corsa.
Mi girava la testa per la botta.Provai ad aprire gli occhi,ma non vedevo niente,se non dei colori offuscati e sfumati.Sentivo dei rumori,delle voci che chiamavano il nome di Hillari,preoccupate.C'era chi strillava di chiamare un'ambulanza.
Sembrava che mi volesse esplodere la testa dal dolore.Non mi sembrava di aver preso una botta così forte,ma la vista offuscata era un altro possibile sintomo.
Chiusi gli occhi,volevo che il dolore cessasse,insieme a tutto quel chiasso...
-Gail?Gail??Cazzo.Apri gli occhi...Cazzo!
Daniel.Daniel,sempre al mio fianco.Ma non ero io quella che stava male,doveva andare da sua sorella...Hilly.
Hillari.
Ero riuscita a salvarla?
Avevo cambiato il destino?Avevo vinto contro la morte?
Stanca di pensare e intontita dal dolore,persi i sensi,e tutto si fece nero.

Fiamme.Fuoco.L'inferno.E il buio.
Con uno strillo,mi svegliai e mi alzai di scatto.Fu un errore,perchè la testa mi girò,e ricaddi sul cuscino a peso morto.Gemetti e,aprendo piano gli occhi,mi ritrovai a fissare il soffitto bianco dell'ospedale.
Sembravo destinata a viverci,lì dentro.
Con più cautela,mi alzai,e questa volta il giramento fu più leggero,ma pur sempre fastidioso.Mi sedetti sulla barella,e fissai i jeans,le Converse e la felpa leggera,aperta sulla t-shirt che avevo deciso di indossare quella mattina.Ricordai gli eventi che mi avevano portata lì,e all'improvviso mi preoccupai di Hillari.
Saltai giù dalla barella: il dolore era sopportabile,almeno quello al capo.Mi bruciava la pancia,nel punto dove Celeste mi aveva tirato un calcio,ma decisi di ignorarlo.Raccolsi le mie cose ed uscii dalla stanzetta dove mi avevano sistemata,che assomigliava terribilmente ad un ripostiglio.
Mi ritrovai nel corridoio del pronto soccorso.Pochi metri più avanti,vi era l'accettazione.Decisi di chiedere informazioni sulla mia amica.
Quando bussai piano sul vetro,l'infermiera dalla vaporosa capigliatura biondo platino che satava seduta dall'altra parte mi lanciò un'occhiataccia.
-Ehi-squittì,con una voce stridula che accentuò il mio mal di testa.-Non sei una di quelle ragazzine che sono state portate qui un paio d'ore fa per una lite scoppiata al liceo?
Sorvolai sulla risposta e,ignorandola,le domandai.-Ecco,appunto...vorrei sapere,l'altra,una ragazza bionda con i ricci...dov'è rinchius...cioè,tenuta?
La donna mi fissò impassabile e,imboccando un chewing-gum rosa,mi indicò un cartello appeso sopra la mia testa.
"Trami neurologici".
Cazzo.
Ringraziai sottovoce la gentile infermiera e mi diressi verso il punto che mi aveva indicato.
Trami neurologici.
Quindi Hillari era grave?
Non ero riuscita ad evitare la tragedia...
L'ansia mi attanagliò lo stomaco che già doleva,mentre aprivo la porta del reparto.
Un ciuffo color cioccolato mi distolse dai miei pensieri preoccupati.
Era lì,triste e nervoso,a giudicare da come si tormentava le mani.Stava seduto sulle sedie della sala d'attesa,lo sguardo basso.
Silenziosa,mossi dei passi verso di lui e mi sedetti nella sedia accanto alla sua.Si voltò,facendomi capire che non ero stata affatto silenziosa.
Il suo volto scuro s'illuminò un poco,quando puntò i suoi occhi nei miei.Strinse un braccio attorno alle mie spalle e mi avvicinò a lui.
-Ciao-mormorai.Lui sorrise e dalla sua bocca uscì un suono soffocato,forse una risata trattenuta.
-Ciao.Stai bene?-chiese,apprensivo.-Hai preso una bella botta.Roteavi gli occhi senza sosta,a scuola.
-No.Sto bene.Cioè,a parte un po' di mal di testa.E il mal di stomaco.Celeste ci va giù pesante-affermai.-Comunque,non sono io la malata,qui.Hilly?
Si morse un labbro.
-Daniel?Dimmi tutto.Sta tanto male?Oppure...-.Non osai andare avanti.Non ce l'avevo fatta...?
-Sei stata grande,Gail.Hai rischiato tanto per mia sorella-sviò lui.Ciò mi fece temere il peggio.
-Non l'ho salvata,giusto?E' caduta.E' caduta lo stesso...-la mia voce si affievolì.
Non avevo vinto contro la morte,contro il destino.Certo.Nessuno ci era mai riuscito.Chi ero io per cambiare la tradizione?
Mi sentivo uno schifo.
-Caduta?Gail,Hillari non è caduta-precisò Daniel.-Sei stata veloce.Io ti avevo seguita,e sono arrivato in tempo per vedere la scena.Ho capito subito che Celeste voleva spingerla di sotto.Ma non c'è riuscita...tu sei arrivata prima.
-E allora...?
-Hai evitato che la buttasse di sotto,ma non che perdesse l'equilibrio...la spinta è stata leggera,ma abbastanza per farla andare a sbattere contro il termosifone.Niente di grave,è in questo reparto solo per gli esami.Sono appena arrivati i risultati.Leggera commozione celebrale.E un gran mal di testa.Per il resto,tutto bene.E' sveglia,ed è un'ora che inveisce contro Celeste e... chiede di te.Sarà meglio che vai a tranquillizzarla.
-Grazie al cielo-sospirai.Avevo vinto.L'avevo fatta sotto il naso al destino.Mi sentii più leggera.
-No,grazie a te.Se non fossi intervenuta,a quest'ora Hillari...non sarebbe qui-la sua voce tremò.M'intenerii di fronte alla dimostrazione dell'affetto che provava per sua sorella.-Lo sapevi,giusto?
Un campanello d'allarme squillò nella mia testa.-Sapevo cosa?
-Che l'avrebbe spinta di sotto.
-Cosa te lo fa pensare?
-Eri così distratta quando ti ho fermata,oggi.Si vedeva che pensavi ad altro.
Colsi l'occasione al volo.-A proposito.Avevi detto che volevi parlarmi.Be',avanti.Sputa il rospo.
Non sembrò felice del mio cambio d'argomento,ma decise di rispondermi:-Vedi...ho ripensato a quello che hai detto su tua madre,che la stai cercando e tutto il resto.Ho pensato che...forse,che ne so,ti serve una mano.
-Mi stai offrendo il tuo aiuto?
-Il succo è quello-disse,sorridente.
-Be'...non so.In effetti,mi sto un po' perdendo.Forse un po' d'aiuto...
-Ok,lo prendo per un sì-ammise,lasciandomi a bocca aperta come una cretina.-Dunque,come procedono le ricerche?
Ero felice di essere riuscita a distrarlo,ma non so come mi sentii delusa.Chissà che mi aspettavo.
-Be'...l'ultima volta è stata vista a New York.Con grande fortuna,sono riuscita a scoprire che utilizzava un nome falso,Marie Yellow.Il testimone ha raccontato che aveva i capelli corti,era vestita pesante e al collo portava un ciondolo di alabastro,a forma di cuore,di un acceso turchese-spiegai,rievocando le informazioni.
-E' un inizio-affermò.
Scrollai le spalle.-Sì,diciamo di sì.Il problema è che questa cosa risale a più di un anno fa.Da allora,nessuno l'ha più vista...
Una voce interruppe il mio discorso.Il tono era alterato e nervoso.-ABIGAIL!So che sei là fuori.Smettila di flirtare con mio fratello e vieni a trovare la tua povera amica infortunata!
Alla parola "flirtare" arrossii e maledii mentalmente Hillari.Scusandomi con Daniel,mi alzai e aprii la porta della stanza,chiudendola alle mie spalle ed appoggiandomici sopra.
-Grazie della bella figura,Hill-borbottai,avvicinandomi a lei e sedendomi sul letto.
La bionda era appoggiata al cuscino,indossava gli abiti che aveva a scuola e un cerotto le copriva una parte della nuca.-Bla bla bla.Che comportamento è questo?La tua migliore amica rischia la vita e tu te la fai con mio fratello appena fuori dalla porta della mia stanza d'ospedale,dove posso sentirvi benissimo!
Quando Hillari disse "migliore amica",m'immobilizzai.Non avevo mai pensato a lei in questi termini,anche perchè...non avevo mai avuto un'amica del cuore,e la cosa mi suonava strana e...piacevole.
-Non stavo flirtando.Stavamo parlando di cose importanti.
-Sì.Facciamo finta di crederci-finse di offendersi.Ma poi mi sorrise calorosa.-Ho avuto paura per te.Daniel diceva che avevi rischiato per me.Grazie.
-Io ne ho avuta per te.Avevo paura che Celeste ti spingesse giù...
-Ma non ce l'ha fatta.Perchè c'eri tu.Non so cosa sarebbe sucesso,se tu non fossi stata lì.
-Non pensiamoci più,d'accordo?
Annuì,e si tirò un po' più su.-Stavo pensando...Mi sembra che la soluzione di Andrea sia l'unica possibile.
-Eh?-feci io,perdendomi.
-Alla cosa tra te e Daniel.Il party del 2 giugno.
-Non hai detto che ci va con Celeste?
-Se osa farlo dopo quello che è successo,giuro che lo diseredo!-esclamò.-No.No.Scherzo.E' probabile che ci vada lo stesso.Anche perchè,lei potrebbe arrabbiarsi come oggi,e fare del male a sè stessa...o agli altri.
-E allora...
-E io pensavo,appunto-disse lei.-Che io e le altre rinchiudiamo la serpe rossa nel bagno e tu intanto abbordi il mio caro fratellino.
-Dimentichi una cosa: sono senza accompagnatore.
-Facile.Mollo Ben e ci vengo con te-fece lei,tranquilla.
Rimasi a bocca aperta,tra il sorpreso e il grato.-Ma Hilly...non posso chiederti questo.
-E invece lo fai.Forsa,di' "Hilly vieni con me al party!".No.Sto scherzando.Non importa che tu lo dica.Ci verrò lo stesso.
Rimasi un po' in silenzio,sentendomi in colpa.Sorrisi.-Non potrò mai ringraziarti abbastanza.
-Suvvia.Certo che puoi.Sono 100 dollari.
La guardai storta.
-Dio mio,Gail.Proprio non le capisci le battute,eh?



-Gail!-strillò Haley quando aprii la porta di casa.Mi si precipitò tra le braccia,il passo incerto.-Ho sentito che sei capitata in una rissa,e ti hanno portata in ospedale.Stai bene?
-Sì.Ho solo un gran mal di testa-.Deglutii.-Hillari ha rischiato di più.
-Che vuoi dire?
-Haley.Haley,ho avuto un'altra visione.Hillari doveva cadere giù dalla finestra.
Mia sorella rimase a bocca aperta.-L'hai salvata,quindi?
-Ci stavo giusto pensando,mentre tornavo qui-mormorai.La mia testa era un turbinio di pensieri,non tutti positivi.-Mi sembra strano...di essere riuscita a essere così veloce.Insomma,lei e Celeste stavano litigando...e Celeste ha scelto proprio il momento in cui io sono arrivata per spingerla.
Haley alzò un sopracciglio.-Non ti seguo,Gail.Cosa cavolo stai blaterando?
-Haley-dissi,ed era quasi una supplica.-Haley.Io credo...temo che...
-Finisci la frase,sorella!-sbottò lei,spazientita.
-Haley...e se la Morte avesse chiuso un occhio?
La mia sorellina era una maschera di scetticismo e confusione.-Stai delirando.
Scossi la testa.-No Haley.Io ho...l'impressione che la Morte...mi abbia fatto salvare Hillari.Che il destino mi abbia...lasciato fare.E questo,sorella,mi fa temere una cosa ben più grossa.
-Continuo a non seguirti.
-Le visioni di morte,i poteri extrasensoriali,che fanno del male alla gente...Ci ho pensato su,sai,e sono arrivata alla conclusione che se mi concentro un po',posso benissimo uccidere qualcuno.Ed ora,questa cosa.Il destino mi lascia giocare le carte come voglio...
Haley,e se io e la Morte...fossimo la stessa cosa?
Ho paura che...insomma...
-Gail-mi fermò lei.-Stai dicendo che...
-Sì-affermai.-Sto dicendo che ho il terribile sospetto di essere...legata alla morte.E questo,Haley,fa di me un pericolo pubblico.Un fenomeno da baraccone.Ma,in primis,fa di me...una macchina per uccidere.
Haley era scettica,e potevo capirla.Le mie impressioni,i miei pensieri,eran o montati su semplici deduzioni,su follie.C'era da dire,però,che non mi ero inventata niente,dalla morte del ministro Lincoln al tentato omicidio di quella mattina.Senza contare che,il giorno che aveva tentato di stuprarmi,ero riuscita a spedire Grant Rems dall'altra parte della stanza soltanto volendolo,anche se non ero riuscita a ripetere la cosa.
Adesso non c'erano più dubbi,su cosa dovessi fare.
Dovevo trovare Ronnie.Al più presto.

L'angolo dei grilli(cri,cri...)
Salve!Nuovo capitolo,non c'è molto da dire xD E' tutto scritto...Se avete dei dubbi,chiedete pure :)
Intanto rispondo a Jo_96:
Shììì *_* anche questo è lunghetto :D mi ci sono impegnata :D
Anch'io non vedo l'ora di vederti *_* speriamo di farcela
un bacio :)

Un bacio anche a tutti voi,fan :D

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Capitolo 16
*** .Ricerche ***


Cap.15-Justice Hillari non ci mise molto a rimettersi.Un paio di giorni di ricovero e tornò a tormentarmi con il party che si sarebbe svolto nella palestra della scuola il 2 giugno,ovvero tra poco meno di due settimane.Si era intestardita: voleva prepararmi a dovere per quella maledetta festa e aveva già programmato di venire da me,insieme ad Asia ed Andrea,per "farci belle"(parole sue).
Mi faceva saltare i nervi.E naturalmente non riuscivo a nasconderlo.
Strinsi le mani intorno al volante,irritata.Daniel mi lanciò un'occhiata preoccupata,ma fece finta di niente.Ottima scelta,ragazzo.
Aveva mantenuto la promessa di aiutarmi,e così dopo la scuola si era comodamente posizionato sul sedile anteriore della mia Mini(avevo appena scoperto che non aveva nemmeno la patente),pronto per andare a casa sua,dove,mi aveva giurato,vi era un computer di nuova generazione.
Evidentemente,aveva notato che ero un po' in tensione.Anche quella mattina Hilly non mi aveva dato pace,armeggiando con i miei capelli e parlando sottovoce con Andrea.Mi sembrava di essere l'ignara vittima di due feroci killer,che progettavano proprio alle mie spalle la mia lenta e dolorosa morte.Ero lieta che,quel pomeriggio,avesse deciso di uscire con Ben,il suo attuale ragazzo,per comunicargli delicatamente la notizia che lo avrebbe mollato per la festa più importante dell'anno,perchè la sua migliore amica aveva bisogno di lei.
Daniel mi indicò con calma la strada verso casa sua.Il fatto che non ci fossi mai stata mi innervosiva ulteriormente.E,nel mio stato,non poteva che creare un problema.
-Fermati-disse a un certo punto lui.-Ci siamo.
Inserii il freno a mano e,mentre Daniel scendeva dirigendosi verso la porta,io osservai l'edificio.
Le mura erano di un delicato color pesca e sembravano brillare alla luce debole del sole di quel giorno.Gli infissi delle finestre erano di un bianco sbiadito,così come la porta a vetri.Il tetto era rosso,e le tegole splendevano.
Daniel mi fece segno di raggiungerlo.Riluttante,saltellai veloce verso di lui,che mi invitò ad entrare.
-Carina-mormorai.La prima stanza era la sala da pranzo.Alle pareti,carta da parati di un colore neutro.Il pavimento era di legno,rigato dal tempo.
Lui sorrise.-Sono felice che ti piaccia-rispose.Mi spinse verso le scale.-Andiamo.La mia camera è al piano superiore.
Sapevo benissimo che non c'era niente di allusivo,ma il pronome "noi" e la parola "camera" inserite nello stesso contesto mi fecero arrossire.
Attraversammo un piccolo corridoio e Daniel aprì una porta spoglia.Più avanti ve n'era una con appiciacata sopra un'enorme H rosa,che riconobbi come quella di Hillari.
La stanza di Daniel era semplice e tremendamente ordinata,almeno in confronto alla mia.Vi era un grande scaffale con un quantità indefinita di CD,sotto al quale vi era un vecchio stereo.
Mi sedetti sul letto mentre lui si sedeva ad una scrivania di plastica e vetro e accendeva il portatile che vi stava sopra.Cominciai a osservare la stanza,con occhiate curiose.Mi alzai ed andai vicina allo scaffale,per osservare i titoli dei vari CD.I più erano di vecchi cantanti degli anni '70 e '80,ma c'era anche qualche album attuale,soprattutto di gruppi rock.
-Ehi-mi richiamò all'ordine.-Qui è pronto.
Improvvisamente ricordai perchè eravamo lì.Annuii,ma prima che lo raggiungessi,Daniel disse:-Primo ripiano,terzo CD.Aiuta a concentrarsi.
Alzai un sopracciglio e lo guardai dubbiosa.Lui mi sorrise,come a incoraggiarmi,ed aggiunse:-Dai Gail.Puoi farcela.Non è difficile.
Ah ah ah.Il solito spiritoso.Eseguii,e inserii il CD nello stereo.Premetti il tasto Play e raggiunsi Daniel.
Mi fece sedere sulla sedia.Fissai lo schermo.Motore di ricerca.Ma certo.
Mentre una nenia lamentosa si diffondeva nella stanza,cominciammo a fare delle considerazioni.
-Da dove cominciamo?-domandò,prendendo un'altra sedia e accomodandosi vicino a me,un braccio sulle mie spalle.
-Be'...emm...pensavo di...cercare qualche foto recente-.Argh.Ma perchè,ogni volta che mi toccava,il mio cervello doveva prendersi una pausa?
Sorrise.-Ottima idea.
Lo guardai un attimo,poi tornai con lo sguardo sul computer,e digitai.
"Veronica Anne Warb e gli Anderson".
Cliccai "Invio".
Si aprirono un milione di pagine,ma non erano ciò che volevo.Lanciai solo un'occhiata ai numerosi titoli di giornale che annunciavano "la tragedia familiare" e mi dedicai alle immagini.
Fu un altro colpo al cuore: la maggior parte di esse erano foto private della nostra famiglia,raccolte come "indizi" e poi pubblicate su internet.Senza volerlo veramente,ingrandii un'immagine che ci ritraeva tutti assieme.
Me la ricordavo,quella.Ne avevo anch'io una copia,solo che nella mia il viso di Ronnie era coperto da un frego nero.
Era stata scattata poche settimane dopo la nascita di Haley,davanti al portone di casa.Mi riconobbi a stento nella bambina solare e sorridente dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri che stava in braccio a mio padre.Accanto a noi,Ronnie con mia sorella,un esserino dagli occhi verdi che fissava il fotografo con sguardo curioso.Sorridevamo tutti,e sembravamo felici.
Qualcosa scivolò giù dal mio occhio,lento e caldo.Pian piano,le mie guance si bagnarono,e fui lieta che Daniel non mi stesse guardando.
-Questa sei tu?-domandò,indicandomi nella foto con un dito.-Eri carina.
Mi asciugai le lacrime in fretta,cercando di nascondere quel mio pianto silenzioso.-Già.Peccato che non sia più quella creaturina spensierata-.La voce si ruppe sull'ultima parola,tradendomi.Il ragazzo si voltò a guardarmi,beccandomi intenta ad asciugarmi il viso con le maniche della felpa.
-Piangi?
-N...no-mormorai.Sapevo che non serviva negare,ma non volevo ammettere la mia debolezza.
Aggrottò la fronte.-Invece sì.
-Oh,grazie,Capitan Ovvio.Tu sì che mi dai una mano-non volevo essere acida,ma in qualche modo la mia voce era intrisa di veleno.
Lui strinse la presa sulle mie spalle.-Gail,non ti devi vergognare di quello che provi.Se stai male,è comprensibile.Hai subito un trauma,ed è una cosa normale.
-Mi sono sempre nascosta dietro una maschera-ammisi.-Ed ho finito per raffreddarmi...Ho fatto del male ad Haley,l'ho fatta soffrire.
-Non è colpa tua-mormorò.
Mi voltai verso di lui,irritata.Era una rabbia estranea e infondata,la mia.-Invece sì.Avrei dovuto,avrei potuto fare qualcosa...
Scosse la testa,ma rimase in silenzio.Attese pazientemente che mi calmassi,mentre i singhiozzi mi scuotevano l'anima.Alla fine riuscii a chiudere la finestra del browser,sentendomi molto più leggera.
-Va bene adesso?-chiese Daniel.Accidenti.Lui era sempre così gentile con me,ed io sempre così acida.
-Un po'-affermai.Mi sorrise,e il mio cuore saltellò contento.Mentalmente,gli intimai di starsene buono.
Daniel si alzò,dirigendosi verso la porta.-Vado a prendere qualcosa da mangiare.Qualche richiesta in particolare?
Scossi la testa,e lui uscì dalla stanza.Sentii i suoi passi per le scale,e quando fui sicura che non potesse nè sentirmi nè vedermi,mi voltai verso il computer,prendendomi la testa tra le mani e sospirando dal dolore.
Era davvero normale continuare a soffrire così?Dopo tutti quegli anni terribili...quanti ancora ne sarebbero dovuti passare?
Rabbrividendo,portai lo sguardo sullo schermo,per distrarmi.Il computer di Daniel aveva uno sfondo innocente: era uno di quelli preimpostati di Window,la foto di un deserto attraversato dal vento.Vagai con lo sguardo sulle cartelle,sui vari programmi,i documenti salvati...
Fu una cosa in particolare ad attirare la mia attenzione.
Era nell'angolo in fondo,e il mio occhio vi era capitato quasi per caso.Una cartelletta gialla,messa lì quasi come a nasconderla da sguardi indiscreti.Sotto di sè recava la scritta "Angelo".
Quasi senza accorgermene,la aprii.Conteneva dieci file,tutti documenti di Word,rinominati con date e una lettera.Stavo per selezionare il primo,che recava la data di una settimana fa,quando un pensiero mi fece bloccare.
Quelli erano file personali di Daniel.Non avevo nessun diritto di impicciarmi.Ma la curiosità era troppa.E poi,io non gli avevo detto tutto di me?
Il senso di colpa si diffuse velocemente,ma cercai di scacciarlo.Per sicurezza,mi alzai e controllai le scale.Non si udiva nessun rumore.Me ne tornai sulla sedia girevole e,con un groppo in gola,selezionai il file.Una sola pagina,dai caratteri piccoli e sottili.

Quanto hai sofferto
in questa tua vita terrena
angelo caduto dal cielo.
Ti sei ferita le ali,
non puoi più volare,
eppure non vuoi farlo,
tu vuoi stare qui con me.
E se un giorno vorrai tornartene su,
potrà farmi male,
ma io ti lascerò andare;
non sei mia,appartieni alle stelle,
ma io ricorderò sempre
i tuoi occhi di ghiaccio screziati d'argento.

Una poesia.Per lo più,stupenda.Aprii qualche altro file.Erano tutti simili al primo.L'ultimo risaliva a qualche giorno prima.In tutti,si ripeteva la storia dell'angelo dagli occhi di ghiaccio screziati d'argento.Non riuscivo a non tornare con la mente su quell'ultima frase.Io non scorderò mai i tuoi occhi di ghiaccio screziati d'argento.
Haley mi aveva sempre detto che,sotto certe luci,i miei occhi sembravano avere delle pagliuzze argentee.
...
Oh.mio.Dio.
Il mio cuore impazzì,felice ed emozionato,dentro al mio petto.
Sta' calmo,gli dissi,non è mica detto che sia IO!
D'altronde,anche Celeste aveva gli occhi azzurri.E Daniel continuava ad uscire con lei.Insomma,il file non aveva neanche due settimane.E poi c'erano anche tantissime altre ragazze.
Ma smettila!Si capisce benissimo che il suo angelo sei tu!,mi suggerì una vocina nella mia testa.Ciò mi fece tornare in mente un'altra poesia:

Angelo mio,
dalle ali spezzate.
Tu mi hai salvato dalla rovina,
hai impedito che cadessi nelle tenebre.
Ma adesso sei tu quella in pericolo,
in procinto di star male,
di provare dolore.
Come posso io salvarti?
Sono abbastanza forte?
E se ti perdessi?
Resisterei a questo colpo mortale?

Certo.Me l'aveva detto lui stesso.L'avevo salvato da un futuro non proprio roseo,con il mio arrivo.Ma ancora stentavo a credere che io fossi...il suo angelo.
Ma eccolo di nuovo.Stava salendo le scale.Mi affrettai a chiudere la cartella e cercai inutilmente di calmare il mio cuore.Decisi che sarebbe stato meglio fuggire in modo rapido e inosservato.
Quando entrò nella stanza,io ero già in piedi,e stavo raccogliendo le mie cose.
-Scusa,non mi ero accorta dell'ora-balbettai,prima che potesse aprir bocca.-Kathleen ha detto che devo aiutarla con la contabilità.
Mi caricai la borsa a tracolla e lo guardai negli occhi,perdendomi in quel nocciola intenso.Mi chiedeva di restare,e perchè me ne stavo andando.
Sentivo che il cuore voleva uscirmi dal petto,che le mie braccia volevano avvolgerlo,ma resistetti.
Perchè,perchè avevo aperto quella cartella?
Gli feci un sorriso,sincero,e mi avvicinai alla porta.Lui mi afferrò un braccio.
-Ehi,tranquillo-.Ridacchiai.Mi sentivo euforica.Era sbagliato.Ma tremendamente bello.-Torno domani,dopo la scuola.
Gli tirai un po' la manica del maglione,affettuosamente.Lui si chinò alla mia altezza e io lo baciai sulla guancia.
Poi scesi le scale,aprii la porta ed attraversai la strada.
Tutto di corsa.E con un sorriso ebete sul viso.

Nei giorni seguenti,tornai spesso a casa di Daniel.Ormai stava diventando un po' casa mia.Ogni tanto incrociavo suo padre,un uomo alto e robusto,oppure vedevo sua madre,una bionda dall'aria pazzerella,nella stanza della lavatrice.Succedeva anche che incontrassi Hillari,e allora era la fine.Lei mi trascinava nella sua stanza,una specie di soffice regno rosa confetto,dove lei mi mostrava tutti i vestiti eleganti che aveva e io intanto mi struggevo per suo fratello.
Dopo due giorni,mi ero stancata di ascoltare la musica miagolante di Daniel e così mi ero decisa a portare tutti i miei cd dei Muse,facendoglieli ascoltare fino alla nausea.Mentre cercavamo su internet,ogni tanto mi interrompevo,per spiegargli qualcosa su una determinata canzone o sul gruppo.Lui diceva sempre che gli sembrava di essere a scuola,quando cercavo di educarlo alla buona musica del ventunesimo secolo.Ma sapevo che alla fine gli piaceva ascoltare quelle canzoni,perchè dopo un po' cominciammo a cantarle insieme.E non importava che fossimo stonati come cornacchie.
Cercavo sempre di non guardare quella cartella isolata nell'angolo dello schermo,ma quando mi ci cadeva lo sguardo,non riuscivo a non pensare che a quelle poesie,e al fatto che forse erano dedicate a me.La voce nella mia testa mi diceva che non c'era nessun motivo per il quale Daniel non avrebbe potuto essere innamorato di me.Ma io sapevo che era soltanto una remota possibilità,quindi cercavo di starmene sulle mie.Ma non era facile,quando lo sentivo così vicino.Avevo la tentazione di saltargli addosso.
Per quanto riguardava mia madre,non eravamo riusciti a trovare un granchè,a parte un'intervista all'ultima persona che l'aveva vista,tre mesi fa,vicino a Jacksonville.Che strano.Perchè proprio ?Un sospetto si stava insinuando lentamente in me,ma non ero pronta a rivelarlo.Mi servivano altre prove.
La sera del venerdì,il primo giugno,tornai a casa tardi.Io e Daniel avevamo trovato un sito interessante.Si chiamava "the Anderson's story" e trattava il caso della mia famiglia con grande cura.Gli avevo chiesto di stamparmi qualcosa,prima di andare via,ma alla fine eravamo rimasti lì fino all'una di notte,a chiacchierare.C'era stato un momento perfetto,in cui i nostri visi si erano avvicinati per un secondo.Era sembrato il momento adatto per dirgli tutto,ma non me l'ero sentita ed ero scappata via.
Odiavo la notte,soprattutto quelle fredde come quella.Mi ricordavano il giorno in cui la mia vita era andata in frantumi.
Mi strinsi nella giacca che mi aveva prestato Daniel.Sbuffai.Non era possibile che,a giugno,facesse freddo come a dicembre.
Ero in vista della casa dei Baggie,quando un'ombra scura si mise tra me e l'edificio,bloccandomi.Cercai di oltrepassare il passante,avevo fretta.Ma quello mi seguì.Lo guardai storta.
Non avrei saputo dire se era una donna o un uomo.Era troppo buio,e i lampioni erano spenti.
-Mi scusi-dissi,cercando di nuovo si sorpassarlo.Egli me lo impedì.
-Ho qualcosa per te-disse,con voce roca.D'un tratto,sentii un forte dolore all'addome.Caddi all'indietro,capendo che l'individuo mi aveva appena tirato un pugno.Tossii e sputai sul marciapiede.
Lui,o lei,mi pestò un piede,facendomi urlare.Doveva avere un paio di quei grossi anfibi da montagna,con la suola di gomma dura.Mi scaraventò addosso qualcosa,che mi colpì esattamente dove mi aveva tirato il pugno.
-A presto,piccola.-salutò,sarcastico,prima che la sua sagoma scomparisse alla mia vista.
Respirai a fondo,per tranquillizzarmi.Un peso mi schiacciava il petto.Me lo scrollai di dosso e mi alzai.
Guardai la cosa che mi aveva consegnato l'estraneo.Era una scatola,non molto grande,con qualcosa scritto sopra.Instintivamente,la raccolsi,lasciandola poi cadere malamente a terra.Non conoscevo il suo contenuto.E se ci fosse stata una bomba?
Timidamente,la presi di nuovo tra le braccia e,zoppicando,la portai in casa.L'adagiai con cura sul tavolo e accesi qualche luce.Mi tolsi la giacca e le scarpe,mi cambiai indossando il pigiama e tornai in cucina.La scatola era ancora lì,intatta.Aprii il frigo e presi del tè freddo,me ne versai un po' in un bicchiere e lo bevvi tutto,senza staccare gli occhi dalla cosa.Alla fine,mi decisi a prendere un coltello e,con attenzione,la aprii strappando lo scotch da pacchi.
Per lo più era pieno di imballaggio e di polistirolo.Affondai la mano e trovai qualcosa di ruvido.Lo sollevai.Era una grossa busta bianca,gonfia.Sul retro era scritto il mio nome completo,con caratteri svolazzanti,e una frase ironica:
Avrai il coraggio di aprirlo,piccola Justice?
Me lo sentivo.Era lo stesso che,più di due mesi fa(sembrava passato un secolo) mi aveva mandato quel biglietto,con quella strana firma.La ricordai perfettamente,e per la prima volta riuscii a distinguere le lettere: una V,una A e una W.Un'idea s'insinuò nella mia testa,mentre aprivo la busta.Qualcosa scivolò fuori e andò a finire con un tonfo sordo sul tavolo.Quasi urlai,quando capii di cosa si trattava.
Il quadernetto.Quello che avevo trovato a St.Jesse.
Veloce,lo presi in mano.Mi ingarbugliai con l'elastico che lo teneva chiuso,ma riuscii ad aprirlo.Sfogliai le pagine,ma quelle dell'altra volta non c'erano più.Erano state strappate via.
Al loro posto,in ogni pagina bianca rimasta,vi erano macabri e complicati disegni di demoni,diavoli e persone,spesso smembrate,mutilate.Il rosso era il colore dominante,insieme a un particolare che ricorreva sempre in ognuno di quei terribili idiomi: due occhi azzurri e brillanti,dallo sguardo cattivo e con una lacrima di sangue vicino a quello destro.
Sfogliai tutto in quadernetto,terrorizzata alla vista di quei disegni,finchè non arrivai all'ultima pagina.C'era una scritta,sempre con carattere svolazzante.

Abigail Anderson:
Assassina
Dannata
Macchina per uccidere.
Te li ricordi,piccola Gail?
Tutte le persone che sono morte
perchè tu eri arrabbiata con loro,o perchè li odiavi,
o perchè semplicemente era una gionata no.
Devo farti un esempio?
luglio 2002: Lucy Candace,otto anni.
Morta per soffocamento in circostanze
misteriose,dopo aver mangiato a mensa.
Te la ricordi,Gail?
La tua compagna di banco,così brava a letteratura.
Aveva soltanto preso un voto più alto del tuo.
E tu hai incominciato ad odiarla.

Di colpo,ricordai quella bambina dalle trecce castane,con il sorrisone e le guance rosa.Ricordai quel giorno che prese A+,mentre io solo una misera B.Ricordai l'odio che avevo provato per lei in quel momento.E,tragicamente,ricordai anche la sua morte.Era simile alle mie visioni,solo che ad uccidere...ero io.
Era lì,che mangiava la sua zuppa,tutta felice per il voto.Si vantava,rideva con le sue amiche.E io ero isolata,come sempre.
Ricordai che avevo desiderato che morisse.Che quel suo odioso sorriso da cocca di papà si trasformasse in una smorfia di dolore.Che si...strozzasse con il suo delizioso pranzetto.E poi avevo sentito quella scarica elettrica lungo la spina dorsale,e dopo pochi minuti Lucy era caduta a terra,annaspante.Non c'era stato niente da fare.Era morta.Soffocata.
L'avevo uccisa io.
Il messaggio continuava:

Settembre 2003: Hannah Smith,dieci anni.
Annegata nella piscinetta della scuola
durante una lezione.
Ti aveva sorpassata durante la gara ed era arrivata prima.
Gennaio 2004: Luke Johnson,dodici anni.
Morto con la sua famiglia nella sua casa di
montagna per un incendio.
Ti piaceva,ma non ti aveva degnata di uno sguardo.
Marzo 2004: Paul West,nove anni.
Intossicato da veleno per topi
dopo essere rimasto chiuso nello sgabuzzino del custode.
Semplicemente,ti mancava da morire Haley.
Maggio 2007: Tamira Pay,quindici anni.
Caduta dalla finestra del liceo
e morta dopo dodici ore di sofferenza in ospedale.
Non ti aveva fatta entrare nelle cheerleader.E la odiavi
perchè tutti preferivano lei.

Li ricordavo.Tutti.Ricordavo i loro visi,i motivi che mi avevano spinti ad odiarli.E le loro morti.Solo ora realizzavo.Solo ora che ero consapevole dei miei poteri,realizzavo che ero stata io ad ucciderli.Tutti.
Lasciai cadere il quaderno e mi guardai le mani,schifata da me stessa.
Ero un'assassina.Un mostro.Iniziai a piangere,per tutte quelle anime strappate alla vita,che io avevo ucciso per il semplice fatto che li odiavo.
Dovevo essere rinchiusa.Soppressa.Ero un mostro.
Lo sguardo mi cadde su un foglietto.Sempre singhiozzando,lo raccolsi e lo lessi tra le lacrime.

E così mi stai cercando.Bene.Anch'io.Sei brava a nasconderti,piccola assassina.

Quelle parole bruciavano,ma continuai a leggere.

La caccia è aperta,mostriciattolo.Vedremo chi troverà chi per prima.Io sono più avanti.So dove sei,dove abiti,chi colpire per farti cedere.
D'altronde,tu hai un disperato bisogno d'aiuto per il tuo problema.E io ho bisogno di te per risolvere i miei,di problemi.

Il mittente sembrava conoscermi bene.Andai avanti,fino in fondo.E allora,quando lessi la firma,mi sfuggì un grido.Il biglietto cadde di nuovo sul pavimento.

Spero di incontrarti presto,piccola.Abbiamo così tante cose di cui parlare.
La tua cara mammina.

Veronica Anne Warb in Anderson
ovvero,Ronnie
.


L'angolo della piccola e timida autrice
Eccomi qua!Scusate per il ritardo ma queste due ultime settimane sono stata in ferie!Prima in Puglia,e poi a Londra :D E' stato di grande ispirazione.
Questo è uno dei capitoli più dolci,e più macabri,e più sconvolgenti e rivelatori.Non so,a me il finale mi fa venire la pelle d'oca,come se fossi al posto di Gail.Sarà che ormai mi impersono troppo in lei.
Spero che svelare che è Ronnie sta seguendo
e terrorrizzando Gail non vi sembri una decisione affrettata.Anche perchè era una cosa che avevo già deciso.E' inoltre naturale che non spieghi che l'abitante di St.Jesse era Ronnie xD Era ovvio,dopo tutto xD
Rispondiamo alle recensioniiii :D
Jo_96: non preoccuparti,tesoro!Sono felice che ti piaccia ;) Spero che questo capitolo ti intrighi :) mi raccomando,ricordati che ti voglio bene <3
Dreaming_Archer: Ehiiii *_* ciaoo!Mi sei mancata in quest'ultimi tempi!Sei perdonata,comunque!
Sono felice che ti piacciano gli scorsi capitoli!Grazie per i complimenti per il capitolo "Legami",sono contenta di essere riuscita a trasmettere con successo quello che provavano ^-^
Sono d'accordo con tutte le tue affermazioni :D Hillari è mitica,anche se un po' rompiscatole xD
Per la festa devi aspettare,mi disp xDxP Per ora solo questo bel capitolino,che spero ti piaccia ;D
Un bacione,spero di risentirti presto ;D
Naturalmente un saluto anche a chi mi segue e non recencisce: siete voi che portate avanti questa storia,fan silenziosi!xD

Kiss kiss
Mizz

P.S. Qualcuno è felice di sapere che Justice potrebbe essere presto un libro?xD


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Capitolo 17
*** .Festa ***


Cap.16-Justice
I can't feel you anymore
The sunshine trapped in our hearts
it could rise again
but i'm lost, crushed, cold
and confused with no guiding light left inside
you were my guiding light.
[ Guiding Light - Muse ]

E alla fine si era deciso ad arrivare.
Il 2 giugno.
Da una parte,fu un vero e proprio sollievo.Hillari avrebbe smesso di tormentarmi una volta per tutte.
Ma ricordavo benissimo cosa sarebbe significato per me quel giorno.
Il piano era questo: Andrea,Hillari e Asia avrebbero trattenuto Celeste,per poi chiuderla nei bagni della palestra; il resto,sarebbe dipeso tutto da me.
Ero terrorizzata e allo stesso tempo piena di energie.Sapevo che ci sarebbero state un milione di cose che avrebbero potuto andar male,ma...stranamente,non mi preoccupavano.Sentivo l'adrenalina nel corpo.
Ma,diamine.Ero anche tremendamente nervosa.
-Gail.Dio santissimo!-esclamò Hillari,seduta vicino a me a mensa.-Vuoi calmarti?
-Sono.Calma-la voce mi uscì automatica,quasi robotica.
-Oh dio,siamo messe male-borbottò Andrea,appoggiandosi su un gomito.
-Ti ricordo-fece Asia,tranquilla.-Che è soltanto una festa.Non il patibolo.
Le scoccai un'occhiata,tornando poi a fissare il piatto,rigida.
-Gail.Se la cosa ti mette a disagio...possiamo evitare.
Stavo per risponderle,quando una voce alle nostre spalle bloccò la nostra conversazione.
-Salve,Tavolo delle Perdenti.
Celeste ci sfilò accanto,mano nella mano con Daniel,che mi salutò con un cenno e un sorriso.Ricambiai,mentre il mio cuore impazzito si metteva a battere furiosamente.
-Bilow-la salutò freddamente Hillari,gli occhi ridotti a due fessure.
Celeste fu altrettanto gelida.-Healt.
-Cosa vuoi,caraaa?-sputò fuori Andrea,acida.
-Oh,niente-sospirò la rossa.-Volevo solo sapere se davvero avete il fegato di presentarvi,stasera.
-Be',ecco...
-Ci saremo,Celeste-m'intromisi io.Lei mi squadrò,e io le rivolsi un sorriso angelico.Tutti i dubbi si erano dissolti,alla vista del suo bel faccino soddisfatto.-Non preoccuparti.
-Oh.Bene.Allora a stasera-disse,lasciando la mano di Daniel e avviandosi,convinta che lui le andasse dietro.
Ma lui era sempre lì.Mi fissava,con un sorriso strano sul viso.-Davvero verrai?Sai,non mi sembri proprio il tipo da feste scolastiche.
-Stai cercando di offendermi,Daniel?-gli domandai,ma la mia voce era tranquilla.Sapevo che scherzava.
-Ok,ok,mi arrendo-disse,ridendo.Mi passò una mano tra i capelli e mormorò.-Spero che mi concederai un ballo.
Di nuovo,il mio cuore battè le ali come un colibrì.Oh,non riuscivo a farlo stare zitto.
-A tuo rischio e pericolo-lo informai,sperando di non avere la voce rotta.-Io non so ballare...Quindi ti consiglio degli stivali rinforzati.
Rise.-Mi raccomando,ti voglio là,stasera.Ti aspetto.
Gli sorrisi,e lui mi scarruffò la frangetta affettuoso.Poi Celeste lo richiamò,irritata,con la sua voce stridula.-Daniel!!Andiamo!
Lui mi scoccò un'ultimo sorriso,poi tornò a passo lento dalla sua ragazza,e insieme sparirono oltre la porta della mensa.
-Che serpe-sbottò Hillari,le orecchie in fiamme per la rabbia.-Mi domando come faccia Daniel a sopportarla.
-Facile: non lo fa-chiarii io,tornando a rimescolare la mia sbobba nel piatto,con occhi sognanti.Sospirai,d'istinto.
-Qui qualcuno è messo male-dichiarò Asia,scuotendo la testa.
-Forse le ci vuole un trattamento speciale-la seguì a ruota Andrea.
-Eddai,smettetela!-le rimproverò Hillari,prendendo le mie difese.-Innamoratevi e capirete.
Non potevo essere più d'accordo.

-Ascoltami bene: ti dico che Cavalli è sorpassato!
-Certo,e io ho delle ciabattine coi coniglietti.
-Il fatto,Andrea,è che tu hai delle ciabattine coi coniglietti.
-Forse tre anni fa,Asia!
-Ma se le ho viste spuntare da sotto il tuo letto,la scorsa settimana!
-Ragazze,volete darci un taglio?-sbuffò Hillari,togliendo gli occhi dall'espositore di fronte a sè per lanciare un'occhiataccia ad Asia ed Andrea.Asia aveva in mano un paio di jeans chiari,e li agitava in faccia alla sua amica,come se fossero chissà quale reperto archeologico o roba simile.
Io le osservavo,a braccia conserte,seduta su uno scomodissimo puf nero.Erano due ore che giravamo per negozi,ma le altre non avevano ancora concluso niente.Mi stavano facendo venire il mal di testa.
Distolsi lo sguardo,stringendomi nelle spalle.Un brivido di freddo mi percorse la schiena,e di nuovo mi domandai come fosse possibile un clima del genere a giugno.Ma sapevo benissimo che solo io mi sentivo quel gelo addosso.E sapevo anche di chi era la colpa.
Ronnie.Al solo pensiero del suo viso,così lontano nei miei ricordi,il mio cuore si fermava dal terrore.
Aveva detto che voleva qualcosa da me.E che sapeva chi colpire.
Ok,calmati,mi dissi.Potrebbe essere ancora lontana.
Ma era impossibile nasconderlo: quella donna mi avrebbe rovinato la vita un'altra volta.Me lo sentivo.Sulla pelle.
Hillari pescò un abito.Finalmente.
-Io sono a posto-dichiarò,guardando Asia ed Andrea,che osservavano con interesse una t-shirt color crema.
-Ragazze?-le richiamò.Le altre due riposero il capo d'abbigliamento.
-Anche noi-risposero poi.-Siamo andate due giorni fa.Sappiamo che,con te,dobbiamo anticiparci.
-Spiritose,davvero-sbuffò la bionda.Poi spostò lo sguardo su di me.
-Gail?
-Cosa?
Si schiaffò una mano sulla fronte.-Oh Dio santo,Abigail!Devo proprio insegnarti tutto?
-Nessuno ti obbliga-borbottai,alzandomi e sistemandomi la felpa.
-Non penserai di venire in jeans e felpa,stasera,giusto?
La guardai interrogativa.
-Perchè?Non si può?
Hillari mi guardò esasperata.Scosse la testa.
-Per fortuna,ci ho già pensato io-sospirò,alzando gli occhi al cielo.

Fuori dal negozio,Hillari mi disse di farmi trovare a casa sua due ore dopo,verso le cinque e mezzo.Detto questo,se ne andò in non so quale boutique insieme alle altre.
Avevo due ore per fare quello che volevo.
Il problema è che non avevo voglia di fare niente.Tutta quella faccenda di mia madre,e il nervosismo per quella sera,mi stavano togliendo la vitalità.Accidenti.
M'incamminai verso casa,decisa a rinchiudermi in camera.Camminavo a testa bassa,persa nella mia testa.Ricordai l'immagine più recente di Ronnie,quella che avevo trovato su internet: capelli corti e spettinati,sguardo vacuo e viso scavato.Di nuovo,mi domandai cosa volesse da me.Mi aveva abbandonata!Mi aveva rovinato la vita...
-Giuro,signore.Era lei!
Alzai lo sguardo e mi fermai.
-Ma...insomma.Ne è sicuro?
L'agente della polizia squadrò l'ometto davanti a sè.Sembrava sconvolto.
-Certo che sì!Stavo passando con l'auto quando mi è schizzata davanti!Ho frenato appena in tempo...E lei si è fermata lì,in mezzo alla strada.E mi ha sorriso.
-Ma è sicuro che fosse Veronica Warb?Quella degli Anderson?
Una lama sgusciò lenta dentro il mio stomaco,mentre la consapevolezza e il terrore si impadronivano di me.
Avevo sbagliato,avevo pensato male.
Lei era già lì.
Cominciai a sudare freddo.
L'ometto annuì,guardandosi intorno.-Sì,che mi uccidano ora seduta stante,se non è vero.L'ho vista milioni di volte,alla tv.
L'agente sospirò.Poi si diresse verso la sua auto e prese la radio:-Capo,abbiamo un grosso problema.C'è un killer in città.Veronica Warb,quella degli Anderson,che ha ucciso il marito e poi è scappata.Sì.Sì.Ci mettiamo subito al lavoro.
Basta.Non ne potevo più.
Cominciai a correre.
Ronnie era lì.Ronnie mi aveva trovata per prima.

-Gail!Ti avevo detto alle cinque e mezzo.
Guardai Hillari,ferma sulla porta di casa sua.
-Ho avuto un contrattempo,Hill.
Lei sospirò,e mi fece entrare.-Io lo dico per te.Avremo meno tempo per prepararti.Dai,forza.Datti una mossa.
Mi spinse verso le scale,fino alla sua stanza,dalla quale proveniva una musica assordante.Ebbi appena il tempo di lanciare un'occhiata alla porta lì accanto,prima che Hilly mi trascinasse dentro.
Asia ed Andrea chiacchieravamo,una seduta sul letto e l'altra sul tappeto.Quando entrai,mi sorrisero e si alzarono.
-Non credo di esser pronta per essere torturata-mormorai,presa da un improvviso panico.
Senza ascoltarmi,mi spinsero verso la toeletta e mi costrinsero a sedermi.Guardai tutti i prodotti sistemati in bella mostra: cosmetici,lacche,spazzole e pennelli da trucco.Deglutii.
-Tranquilla-fece Andrea,sadica.-Tu devi solo rilassarti.
-Facile a dirsi,non è vero?!-feci,irritata.
-Tranquilla,ho detto-ribattè lei,prendendo in mano una spazzola e il phon.Prese una ciocca dei miei capelli,cominciando a sistemarla.
Mi appoggiai al ripiano della toeletta,disperata.Hillari si diresse verso il suo armadio e cominciò a rovistare,borbottando:-Dove l'avrò messo...
Asia,invece,si stava avvicinando pericolosamente con un pennello pieno di fard.
-Alt!-la fermai.-Io uso solo i miei cosmetici,idrorepellenti e assolutamente non uso il FARD!!!
-Andiamo,Gail!-sospirò Asia.-Fai la brava.
Detto questo,si accanì sul mio viso.
Ero una povera vittima nelle mani di tre feroci torturatrici.
Non so quanto tempo passai seduta su quello sgabello,mentre Hillari,Asia ed Andrea parlottavano e si scambiavano consigli.A me sembrò una vita.Ma,a quanto diceva l'orologio,erano passati solo quarantacinque minuti.
Non ebbi il coraggio di guardarmi allo specchio.Appena ebbero finito,mi alzai,mentre loro tre mi squadravano,ammiccando.
-Siamo proprio brave-si congratularono.Mi passai una mano tra i capelli,stanca e sconvolta,e li sentii...diversi.La ritirai immediatamente.
-Bene,ora tocca a noi-dichiarò Hilly,mentre le altre due si mettevano al mio posto.Poi mi passò una busta bianca,che sembrava contenere un vestito,e una scatola da scarpe bianca.-Gail,prendi questi.Le scarpe sono mie,te le presto per stasera.Il vestito consideralo un mio regalo.
Ero commossa.Slacciai leggermente la cerniera,giusto per vedere un tessuto di un'intenso blu-turchese.
La biondina mi sorrise.-Trovo che s'intoni con i tuoi occhi.
Le buttai le braccia al collo.Le ero davvero grata,non stavo fingendo per farla felice.Lei rise,ricambiando l'abbraccio.-Vai adesso.Vai a prepararti.
Filai in bagno,quasi di corsa.L'euforia di quella mattina era tornata; forse era perchè sentivo Daniel così vicino.
Chiusi la porta a chiave e vi appesi la sacca.Tirai completamente giù la zip,e presi l'abito che Hillari mi aveva donato.
Era bello,anzi,stupendo.Sembrava delicato,fragile; le spalline erano sottili,e univano i due lati del corpetto,reso più scuro da un migliaio di pailettes blu notte sul davanti.Sotto il seno,vi era un nastro di seta azzurra.La gonna era vaporosa,ma senza esagerare,sempre di quel turchese più simile al blu,e doveva arrivarmi più o meno al ginocchio.
Era dura ammetterlo,ma la mia migliore amica ci aveva azzeccato in pieno: sembrava proprio nel mio stile.Non ce la facevo più ad aspettare,perciò sfilai felpa,jeans e All Star e lo infilai dalla testa.Poi mi guardai allo specchio.
Mi stava perfettamente.Hilly aveva ragione: si intonava ai miei occhi.Ma non solo.Mi faceva apparire più alta ed evidenziava le mie poche forme.
Era inutile dire che lo adoravo.Ed era una cosa strana: avevo sempre odiato gonne,minigonne e vestiti in generale.Ma quello,no.
Decisi di guardare il mio viso,preparandomi al peggio.E,cavolo,non era poi così male.Andrea era stata davvero brava coi miei capelli: li aveva arricciati sulle punte,in modo da renderli più vaporosi,lasciando il resto liscio come sempre.Anche Asia era stata brava.Sembravo un'altra.Un'altra Gail.Una Gail più serena,felice.
Amavo le mie nuove amiche per quello che avevano fatto per me.Ero commossa,ma cercai di non piangere,perchè non ero sicura che il trucco resistesse all'acqua.
Mi chinai sulla scatola da scarpe e la aprii.Per un attimo,la mia gratitudine verso Hillari sparì,sostituita dall'odio.Tacchi alti?Ma era pazza o cosa?
Sospirando,mi sedetti sul bordo della vasca e allacciai i sandaletti argentati ai miei piedi.Be',dovevo dire che nell'insieme erano davvero uno spettacolo.Solo che avrei dovuto rimanere seduta tutta la sera,per evitare disastrose e imbarazzanti cadute.
Mi alzai,in equilibrio precario,e lanciai un'ultima occhiata allo specchio.Sperai che Daniel fosse ancora nella sua stanza.Volevo fargli una sorpresa.Per sicurezza,prima di uscire controllai il corridoio.Vuoto.Via libera.
Zampettai non so come fino alla porta di Hillari.La aprii e la richiusi di scatto,appena entrata,rischiando di finire a gambe all'aria.
Le tre ragazze alzarono lo sguardo.Notai che Andrea era già pronta: aveva raccolto i capelli castano chiaro e indossava un vestito verde scuro,con una collana lunga,dorata,che le cadeva elegantemente nello scollo.Era truccata poco.Era carina,molto carina.
-Ehi,Gail-fischiò,mentre io traballavo per andare a sedermi accanto a lei sul letto.-Stai da Dio!
-Grazie Andre.Anche tu stai molto bene.
-Giuro che se mio fratello non ti degna di uno sguardo stasera,lo cancello dal mio testamento!-fece Hillari riemergendo dall'armadio con un paio di scarpe col tacco più alto del mio.-Sei uno schianto,amica mia.I sandali ti fanno più alta.
-Ahah.Era una battuta sulla mia altezza nascosta dietro un complimento?-borbottai,guardando Asia che si stava ancora truccando.
-Può essere!-scherzò Hill,pescando il vestito appena comprato dalla busta del negozio.Solo allora ebbi l'occasione di osservarlo: era un vestito bianco,quasi trasparente e senza spalline,decorato con fiorellini ricamati e anch'essi bianchi.Senza pudore,si spogliò rimanendo in biancheria intima e poi s'infilò l'abito.Prese qualcos'altro dalla busta e se lo legò in vita.Poi si mise le scarpe e si girò verso di noi.
-Che ne dite?-chiese,camminando un po'.Il suo equilibrio era perfetto.Accidenti.Ma come faceva?
-Davvero carino,angioletto-scherzò Andrea.Hilly le fece la linguaccia,sistemò i riccioli e infilò una fascia bianco latte.-Io sono pronta.
-Anch'io-fece poi Asia,alzandosi dallo sgabello.Stava bene anche lei,con i lunghi capelli scuri acconciati in una treccia e il viso truccato.Aveva usato dei colori che mettevano in risalto il colore della sua pelle.Cominciò ad armeggiare con un abito color crema-Datemi un minuto per vestirmi.
Hillari venne a sedersi vicino a me,completamente a suo agio in quei trampoli che indossava.-Gail,ti sei fatta così silenziosa.Che succede?
-Non sarai mica nervosa,spero-disse Andrea.-Sei bellissima.Non ti preoccupare.
Già.Come no.Ma non era il mio aspetto a preoccuparmi.Era quello che avrei dovuto fare.
-E' che...diamine,ragazze.Il mio ultimo ragazzo mi ha fatto sbattere in galera al posto suo-le informai.-Non ho quasi nessuna esperienza in questo campo...E poi non sono sicura che Daniel voglia che nasca qualcosa tra noi.
Guardai il pavimento.Sentivo di nuovo freddo.
-Te l'ho detto,Gail-mi rimproverò Hillari.-Secondo me a mio fratello piaci.E molto.
Scossi la testa,per niente convinta.Intanto,Asia si era infilata il suo abito,ed era pronta.
-Ascoltami bene,signorinella-disse,agitando la mano.-Se non ci muoviamo da qui,non lo sapremo mai.Forza.Diamoci una mossa.

La palestra non sembrava nemmeno la stessa.Non era mai stata molto grande,ma quella sera pareva enorme.Le grandi luci al neon erano spente,sostituite da potenti luci da discoteca,per lo più rosse e viola.Gli attrezzi ginnici erano stati spostati accanto alla parete,vicino alla quale vi era un lungo bancone con tanto di camerieri.Vicino al portone stava una cabina per dj,rialzata sopra un palco di legno,sul quale un ragazzo sulla ventina si agitava,le cuffie intorno al collo esile.Il centro era stato trasformato in pista da ballo,tuttora piena di studenti,dal primo all'ultimo anno.Tutt'intorno,tavoli con divanetti e sedie su cui stavano seduti gruppi di ragazzi a parlare.
-Celeste e Daniel sono già qui?-chiese Asia ad Hillari,mentre oltrepassavamo la prima fila di tavoli.
La biondina scosse le spalle.-Non ne ho la più pallida idea.Seriamente,sono sorpresa che non abbiano cercato di scroccarci un passaggio.
Io mi sentivo tremendamente a disagio.Sapevo di avere un'andatura ridicola per colpa dei tacchi,e all'improvviso una morsa mi aveva stretto lo stomaco.
-Gail,stai calma-mi fece Andrea,appongiandomi una mano su un braccio.-E' tutto a posto.Stai benissimo.
Feci un respiro profondo,annuendo.
-Sediamoci qui-.Hillari indicò un tavolo vuoto.Ci stringemmo sui divanetti.Appoggiai la testa sulle braccia incrociate.Le mie amiche mi guardarono preoccupata.Mi sentivo in colpa,dopo tutto quello che avevano fatto per me.Concessi loro un sorriso,per tranquillizzarle.
Cominciammo a chiacchierare.Ogni tanto lanciavamo delle occhiate alla porta,speranzose.
Così,quando Asia sussurrò:-Eccoli!-,il mio primo istinto fu di andarmi a nascondere nel bagno.Ma la ragione,per fortuna,mi fece voltare,un sorriso sulle labbra.
Celeste fu la prima ad entrare,avvolta in uno striminzito vestitino rosso con una scollatura esagerata.Aveva lasciato i lunghi capelli di fuoco sciolti sulle spalle ed era finemente truccata.Si fermò a pochi passi dalla porta,e si voltò con un sorriso.
E poi,eccolo.Il mio angelo.
Daniel.Riconobbi subito il suo ciuffo disordinato,più scuro nella sala semibuia,e il suo viso.Si guardò intorno,ma probabilmente non ci vide,perchè si incamminò di malavoglia verso Celeste,che gli prese la mano.Insieme,oltrepassarono la pista,perdendosi tra la folla.
Cominciai a sudare freddo,nervosa.
-Andiamo-disse Hillari,alzandosi.-Non dobbiamo perderli di vista.
Ci trascinò sulla pista,e cominciò a ballare a ritmo della musica.Ero ancora sorpresa di come sembrasse a suo agio su quei tacchi.Ma dopo un po' smisi di pensarci,perchè la canzone mi entrò nelle orecchie.
Al diavolo!pensai,cominciando a muovermi.E' la mia serata.
Fu divertente.Davvero.Ero stata a tante feste,soprattutto come infiltrata,ma non mi ero mai sentita in questo modo.Di nuovo,mi sentii grata verso Hillari e le altre.Mi stavano cambiando la vita.O almeno,il modo di vederla.
Passarono,uno dietro l'altro,vecchi successi degli anni 80 e 90,canzoni da discoteca e hit del momento.Hilly non ci fece fermare un attimo,ma non m'importò.Avevo persino dimenticato la mia "missione".C'ero solo io,le mie amiche e la musica.
Ma a un certo punto non ce la feci più.Con il sorriso sulle labbra e in fiatone,dissi alle altre che andavo a sedermi un attimo.Loro annuirono e,affannate quanto me,sparirono tra la folla.
Uscii dalla pista e adocchiai una sedia di plastica.Mi ci buttai di peso,respirando a pieni polmoni.L'euforia non mi aveva abbandonata.
Osservai per una buona mezz'ora la ressa degli studenti,sorridente.In realtà,lo stavo cercando.Ma c'era troppa gente.Non riuscivo a vederlo.
Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e unii le mani,per mettervi sopra il mento.Sentivo ancora che le mie labbra erano piegate all'insù.Era strano.Era passato tanto tempo dall'ultima volta che mi ero sentita così...felice.E piena di adrenalina.
Restai seduta su quella sedia per un bel po'.Non vedevo le mie amiche,e non avevo nessuna intenzione di tornare sulla pista senza di loro.Decisi di andarle a cercare e mi stavo alzando,quando il dj fermò la musica,fra le proteste dei ragazzi,e prese in mano un microfono.
-Mi dispiace per la brusca interruzione!-strillò,la voce rauca ma potente.-Ma abbiamo una richiesta speciale.
Rimasi ferma dov'ero,e fissai il ragazzo con curiosità.Chissà chi era il fortunato o la fortunata che si era beccato una canzone tutta per sè.
-Mi hanno lasciato anche un messaggio-continuò il dj,prendendo in mano un foglietto.-Dice così:"So che mi odierai a morte e dirai che non ho capito niente.Ma ti giuro,sono stato ad ascoltare tutto quello che mi hai detto sui Muse.E infatti ci ho messo un sacco a scegliere la canzone giusta.Ma alla fine l'ho trovata.Questa è per te,Justice".La canzone richiesta è Guiding Light,dei Muse.
Rimasi immobile,in preda alla sorpresa.Il messaggio non lasciava molti dubbi: quante ragazze avrebbero potuto avere quel nome,in quella scuola?Sapevo benissimo che c'ero solo io.
E a dedicarmela poteva essere stata una sola persona.
Le prime note mi entrarono subito in testa,mentre il mio cuore impazziva dalla gioia.

Pure hearts stumble
in my hands,they crumble
Fragile and stripped to the core
I can't hurt you anymore.

-Spero di averci azzeccato.
La sua voce coprì la musica per un momento.Alzai la testa,e sorrisi.
-Pensavo di averti insegnato tutto quello che sapevo-scherzai.-Aaah,io lo dicevo che non studiavi abbastanza!
Daniel rise.Era stramaledettamente bello,con quella camicia azzurra e i jeans bianchi.Alcune ciocche color cioccolato gli cadevano sul viso.
-Ehi,senti,è la più lenta che ho trovato!!-si giustificò.Risi insieme a lui.
Poi mi squadrò.-Sei bellissima.
Arrossii di colpo,imbarazzata.-Grazie.
Scosse la testa.-No,seriamente,Gail.Cioè,tu sei sempre meravigliosa,ma stasera...sembri più raggiante del solito-.Sorrise,chinandosi verso di me.-E' bello vederti un po' più felice.
-Di nuovo grazie,allora-dissi.Mi passai una mano tra i capelli,nervosa.La canzone continuava,col suo ritmo cupo ma soave.-Sai,questa è una delle mie preferite-ammisi,perdendomi tra le note.
-Meno male-rise lui.Poi mi prese una mano.-Vieni.Non l'ho fatta mettere per poi stare qui a chiacchierare.
Mi fece alzare e mi trascinò sulla pista.
-Daniel.Non.So.Ballare-lo informai.Non eravamo l'unica coppia: altre già ballavano,stretti l'uno all'altra.
-Non importa.Davvero-.Con l'altra mano,mi afferrò i fianchi e mi avvicinò a sè.-Basterà dondolare sul posto.Nessuno se ne accorgerà.
Ridacchiai,sempre nervosa.Cominciammo a muoverci lentamente.
-Dove hai lasciato Celeste?-chiesi,per rompere il silenzio.
-Non lo so.Ed è l'ultima cosa di cui mi preoccupo,in questo momento-sbuffò,stringendomi un altro po'.Poi mi fece un sorriso.-Vedi?Stai ballando.Metti la mano sulla mia spalla.
Eseguii,in silenzio.Continuammo a ballare lenti,in un angolo della pista.
-Daniel...cioè,insomma.Perchè hai detto...Perchè non sei con Celeste?-.Accidenti,ero proprio decisa a rovinare tutto.Insomma,era con me.Chi se ne fregava di quell'arpia!
-L'ho persa di vista più di mezz'ora fa.Non ho perso tempo a cercarla,anche perchè poi ho visto te-mi informò,accarezzandomi i capelli.-E poi...Gail,non dirlo a nessuno.Sono veramente stufo di quella ragazza.Ho deciso che voglio troncare.Definitivamente.
Spalancai gli occhi,sorpresa.-Avevi detto che...Le cosa tra voi andavano bene,no?
Scosse la testa.-Ti ho mentito,Gail.Negli ultimi tempi non abbiamo fatto altro che litigare...Lei diceva che passavo troppo tempo con te.E che avrei dovuto smetterla,se non volevo passare guai seri.
Mi aveva...mentito?Era assurdo.Perchè avrebbe dovuto farlo?Glielo domandai.
-Oddio...è difficile da spiegare.E' solo che avevo l'impressione...che se te l'avessi detto ti avrei,be',come dire...illusa.
-E' una cosa stupida-dissi,distogliendo lo sguardo mentre le guance mi si coloravano di rosso.Oddio,era davvero così evidente quanto mi piaceva?
Restammo in silenzio,io completamente immersa nel mio imbarazzo.
-C'è un'altra cosa-ammise poi Daniel,facendomi alzare la testa.-Un altro motivo per il quale non posso più stare con Celeste.
-E cioè?-domandai.Avevo uno strano presentimento.
-Continuavo a confrontarla con te-confessò.-E la sopportavo sempre meno.
Risi.-Lo dici come se io fossi migliore.
-E infatti lo sei.
-Forse ti sbagli con un'altra Abigail-gli dissi.
-Eddai,Gail.Non sto scherzando-sbuffò.-Sul serio.Non ho mai conosciuto una ragazza come te.Hai perso tutto...eppure hai ancora la forza di sorridere.
-E' una cosa che s'impara,quando sei nella mia stessa situazione-lo informai.-O sorridi,o ti deprimi.Francamente,io riesco a fare entrambe le cose.
-Sei comunque unica,Gail-disse lui.
Arrossii.La canzone continuava,donando alla serata un'atmosfera diversa.
Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi.Ero pronta ad affondarvi.
-Gail...c'è un'altra cosa.Che ti devo dire-fece.Sembrò arrossire,ma al buio era difficile da capire.Lo guardai,alzando un sopracciglio.
-Quale?
Sospirò,chiudendo gli occhi.-Io...
Di colpo,il mio cuore prese a battere velocemente,seguendo un ritmo tutto suo,e zoppicando nel mio petto.-Tu...
Aprì di nuovo gli occhi.Ci fermammo,ma la musica continuava a volteggiare nell'aria.
E poi si chinò su di me,appoggiando le labbra sulle mie.
Il cuore impazzì,lo sentivo rimbombare nelle orecchie.Daniel staccò la mano dalla mia e mi strinse di più a sè,con entrambe le braccia.Mi aggrappai a lui come se fosse la mia ancora di salvezza.E un po' era così.
Lo sentii subito.Era diverso.Diverso da tutte le altre volte,diverso perchè lo volevamo entrambi.Diverso perchè nessuno dei due aveva preso davvero l'iniziativa,diverso perchè aveva un'altro sapore.
Non era come quella volta nello sgabuzzino,e nemmeno come quello in ospedale.
Qualunque cosa avesse voluto dirmi Daniel,aveva perso importanza.
Perchè quel bacio valeva più di mille parole.
Ogni pensiero,ogni preoccupazione svanì dalla mia mente.Sentivo solo le labbra di Daniel,le sue braccia intorno ai fianchi,le mie mani attorno al suo collo.Mi alzai sulle punte dei piedi e,in un attimo,dischiusi le labbra.
Il suo respiro caldo mi investì come un'ondata di fuoco che mi percorse il corpo dalla radice dei capelli alla punta delle dita.Non avevo mai provato sensazioni del genere,anche perchè la mia esperienza amorosa era stata abbastanza limitata.E subito capii cosa mi ero persa.Fu come fondersi con lui,come se stessimo diventando un'unica cosa,mentre le lingue si univano in  una danza nuova,che sapeva di buono.Non era la solita limonata,quella che raccontavi alle amiche ridendo come una stupida.No.Era come se sfiorasse la mia anima.
Non so quanto restammo in quel modo,le bocche incollate in un unico respiro.Per me fu troppo poco.Daniel si separò da me,lasciandomi un ultimo bacio sulle labbra e interrompendo quella magia troppo presto.
Lo fissai semplicemente.La canzone non era ancora finita,anche se andava verso gli ultimi accordi.Le mie braccia erano ancora attorno al suo collo,e lui mi teneva ancora stretta.
-E questo cosa significa?-domandai arrossendo di botto.
Sorrise,imbarazzato quanto me.-Be'...credo che riassuma alla perfezione quello che volevo dirti.
Detto questo,si chinò nuovamente su di me,ed io ero pronta ad accoglierlo.
Anche quel bacio finì troppo presto.Senza dire una parola,mi appoggiai contro il suo petto,ad occhi chiusi,mentre Guiding Light si esauriva.Lui mi abbracciò protettivo,accarezzandomi i capelli.
Ero così felice.Niente avrebbe potuto rompere quella mia serenità.Non sapevo esattamente cosa davvero provava per me il ragazzo che amavo di questo mio amore folle,nè se quel bacio rappresentava per lui quello che significava per me.Ma non m'importava.Stavo affogando nella mia felicità.
Ma poi aprii gli occhi,e tutto si frantumò tra le mie mani.
Perchè la vidi.
Era lei.Come l'uomo che l'aveva vista quel pomeriggio,non ebbi una minima esitazione.Nonostante il volto scavato dall'età,i capelli corti e sfatti,gli occhi incavati e spenti e l'impermeabile scuro,riconobbi quello sguardo perfido,acido,in collera.E quegl'occhi,di un verde così acceso che anche nel buio della sala risaltavano...
Gli occhi della mia sorellina.
RONNIE.
Mi separai di scatto da Daniel,che mi guardò confuso,e mi voltai verso quella sagoma che mi era apparsa tra la folla,e che sempre tra la folla si era dileguata.
Cazzo.
-No.No no no no no!CAZZO!-sbottai,stringendomi la testa tra le mani chiuse a pugno,e concentrandomi per trovarla.Dovevo trovarla.Prima che lei trovasse me...O qualcuno che amavo.
-Gail?!Che succede?-mi domandò Daniel,preoccupato.Cercò di fermarmi,ma lo scacciai nervosamente.
-Daniel,no!Non è il momento,per favore-gli risposi,guardandomi intorno.Vidi un guizzo verde smeraldo,e fui pronta per inseguirlo.
Ma qualcosa mi bloccò.
E non fu la stretta forte della mano di Daniel sul mio polso.
E neanche il suo inutile tentativo di attirarmi a sè.
Fu la cecità.
La cecità che mi colpiva ogni singola volta che assistevo alla morte di qualcuno in anteprima.
Daniel mi stava toccando.
E io stavo avendo la visione della sua morte.
Cercai di reprimere l'urlo mentre le immagini che ormai ero abituata a vedere mi passavano davanti a velocità inumana.Con uno strattone,cercai anche di sciogliere quel tocco.Non volevo vedere come sarebbe morto.
Ma anche quando la sua mano lasciò il mio polso,la visione continuò,senza fermarsi.Le immagini cominciarono a rallentare,a diventare chiare.E a terrorizzarmi...Perchè quello che vidi,fu più sconvolgente e doloroso di una pugnalata nel petto.E quando mi tornò la vista,fu più straziante del solito.
E non fu soltanto perchè avevo visto la morte del ragazzo che amavo.
Ma anche perchè avevo visto...che sarei stata io a ucciderlo.

Avevo liquidato Daniel con una scusa,ancora troppo scossa dalla visione.Non era possibile.Non avrei mai e poi mai fare del male a Daniel.Io lo amavo.
Eppure le visioni non avevano mai sbagliato.E,se anche questa ci avesse azzeccato,io avrei ucciso la mia ragione di vita per colpa di quegli stupidi poteri paranormali che non riuscivo ancora a controllare.
Ma c'era una scappatoia.Avevo salvato Hillari.
Potevo salvare anche Daniel...se l'avessi allontanato da me.
Basta,Gail,mi dissi,hai cose più urgenti a cui pensare.
Non ero riuscita a trovare Ronnie,poi.L'avevo cercata per tutta la palestra,ma era sparita nel nulla,senza lasciare traccia.
Mi schiaffai una mano sulla fronte,mentre mi sedevo sullo sgabello del bancone,fissando il legno scuro.
-Una coca,per favore-dissi,disegnando cerchi immaginari sul ripiano.
-Subito,cara-rispose il barista.Sembrava una donna,ma non avevo la forza mentale di alzare lo sguardo per controllare.
Avevo subito due shock in una sera.Era un miracolo che fossi ancora in piedi.
Ronnie era sparita,ma c'era,e stava cercando di spaventarmi...riuscendoci alla grande.Ma la dovevo trovare,dovevo far cessare i miei legami con la Morte,prima che potessi uccidere qualcun altro...Tipo Daniel.
Un bicchiere pieno di un liquido scuro venne posato sotto il mio naso.Ringraziai,prendendo il bicchiere e portandomelo alla bocca.Mmm.Aveva un sapore strano.
Ricordo di aver pensato che fosse troppo amaro ed effervescente...
E poi,smisi di pensare.

Daniel's POV

Dove diamine si era cacciata?
Era scomparsa.Io,Hillari,Andrea e Asia l'avevamo cercata dappertutto,e alla fine mia sorella e le altre due erano uscite dalla palestra,per cercarla fuori.Io ero rimasto dentro,turbato e confuso.
Chissà cosa aveva visto tra la folla,che l'aveva fatta scappare così...da me.Era tutto così perfetto.Chi aveva osato rovinare quell'aura di perfezione?
Ripensai a quel ballo,a quello che stavo per dirle,e al bacio che le avevo dato d'istinto,solo perchè il cuore mi aveva detto di farlo.Cavolo,non avevo mai sentito niente del genere,prima d'ora.
Aprii la porta della palestra,che dava sugli spogliatoi.Il corridoio era al buio,ma alla fine intravidi una luce offuscata,e cominciai a correrle incontro.Avevo uno strano presentimento.
La luce veniva dal bagno delle ragazze.La porta era socchiusa.Si intravedevano i lavandini e le piastrelle bianche,insieme agli specchi appesi alle pareti...uno dei quali era rotto.
Entrai,spalancando la porta.
-Ah,eccoti.Mi stavo chiedendo quando il mio angelo sarebbe venuto a salvarmi.
Ed eccola lì,seduta per terra,lo sguardo perso e allucinato.Si teneva le gambe strette tra le braccia,come per proteggersi.
-Dio,meno male sei qui-sospirai,avvicinandomi a lei e chinandomi.Gail continuò a fissarmi,con quello sguardo esaltato,da pazza.
-Ehi.Stai bene?-le chiesi,alzando un sopracciglio.Non sembrava lei.Era strana.
-Mmm.Non credo.Sai,ho sempre pensato che i pesci volanti volassero.Lo sai che saltano?
La guardai spalancando gli occhi.Ma che cosa andava dicendo?Stava forse impazzendo?
Poi notai una macchia scura sul suo vestito,esattamente dove aveva appoggiato la mano sinistra.
Che,solo allora me ne accorsi,grondava sangue...
-Gail!Cazzo-esclamai,prendendole il braccio.Era tutto insanguinato,dalle nocche sfregiate al polso,dove due grossi graffi gocciolavano liquido rosso acceso.
Lanciai un'occhiata allo specchio.
-Che cosa ti sei fatta?
-Uh.Credo di aver tirato un pugno allo specchio.Boh.Mi andava di farlo-si giustificò.Di nuovo fissai i suoi occhi,e collegai quello sguardo ai suoi discorsi sensa senso.
Probabilmente qualcuno le aveva messo qualcosa nella bibita.
Droga da stupro.
Digrignai i denti.Come potevano solo pensare di...Lei era così piccola,fragile.Aveva bisogno di qualcuno che la abbracciasse e la proteggesse,che le sussurrasse che andava tutto bene.
Le accarezzai i capelli,e lei mi fece un sorriso,ma non era uno dei suoi.
La presi in braccio,senza pensarci,e lei mi abbracciò.
-Andiamo,piccola-mormorai.-Ti stanno cercando tutti.

-L'hai trovata!-strillò Hillari,correndomi incontro.Gail si strinse di più a me,disturbata dall'urlo di mia sorella.
-Che le è successo?-domandò Andrea.
-Credo che l'abbiano drogata.Sapete,le pasticche da stupro-le informai.La ragazza affondò il viso nella mia spalla.
-Oh Dio-esclamò Hillari.Fece una carezza veloce alla sua amica,poi si raccomandò.-Non abbiamo telefonato a casa sua,non ci abbiamo pensato.Portala a casa.Subito

Il taxi si fermò davanti a casa Baggie inchiodando.Tirai fuori i soldi e li schiaffai sulla mano dell'autista.Scossi un po' il corpo inerme di Gail,e lei mugugnò.L'aiutai a scendere dall'auto,che poi partì in quarta,e la ripresi in braccio.
Guardai l'orologio.Non erano nemmeno le dieci.
Arrancai attraverso il vialetto e suonai il campanello.
Kathleen venne ad aprirmi,in pantofole,e rimase di stucco quando ci vide sul pianerottolo.
Mi fece entrare,domandando:-Cosa le è successo?
Sean era sul divano,e appena vide sua figlia tra le mie braccia,si alzò di scatto.
-Credo che l'abbiano drogata.Sta bene.E' solo stordita,e le sanguina un braccio.Basta una medicazione.
-Haley?-domandò l'uomo.
-Credo sia sempre alla festa.
Kathleen,intanto,era corsa a prendere i cerotti.Medicò velocemente la figlia,che gemette quando la donna passò sulla ferita il disinfettante.
-Ecco.Per fortuna non sembra niente di grave-fece Kath.Accarezzò Gail,protettiva.-Poveretta.Mai un po' di pace.
Quell'affermazione non poteva essere più giusta.Mi offrii di portarla in camera,e loro acconsentirono,seppur con qualche esitazione.Immaginai che Gail non avesse detto loro della notte che avevo trascorso con lei.
Ricordavo bene dov'era la sua stanza,riconoscibile anche per il poster che vi era attaccato sopra.Era più ordinata del solito.
Mi incamminai verso il letto a tentoni,al buio.Inciampai in qualcosa,e cademmo sul letto.
-Ahio.Diamine-sbottò Gail,sbattendo le palpebre alla luce debole che proveniva dalla finestra aperta.I suoi occhi brillarono anche al buio.Lo sguardo allucinato si era un po' dissolto,e adesso sembrava solamente tremendamente confusa.-Ah.Sempre qui,tu,vero?
Risi di quella frase e mi sollevai sui gomiti,per evitare di schiacciarla con il mio peso.-Sì,sono sempre qui.
Sorrise,dolce.-Bene.Non voglio che tu te ne vada.
Restammo in silenzio,poi la sentii muoversi.Si era sollevata anche lei sui gomiti,così da avvicinare i nostri visi.Capii subito cosa intedeva fare,e così la anticipai,baciandola.Per un attimo mi sfiorò il pensiero di Celeste,ma fu un attimo,perchè poi percepii solo le labbra di Gail.
Quando ci separammo,lei rise.La sua risata era stanca,ma era comunque cristallina.Bene,si stava riprendendo.La mattina dopo non avrebbe ricordato più niente di quella sera,ma non m'importava.
Qualcosa brillò tra di noi,colpito dalla luce della luna.Gail lo fissò,poi guardò me.Con la mano,afferrò con delicatezza in medaglione che penzolava dal mio collo.Se lo rigirò tra le mani,e poi lo alzò davanti ai miei occhi.
-Me l'ha regalato Hillari per il mio compleanno.E' un po' come questo-spiegai.Presi in mano la medaglietta che non togliava mai,dove erano incise con pietre rosa le lettere G&H.-Ha un grande valore affettivo.
Sorrise,e ricominciò a giocherellarci,finchè non trovò la minuscola chiusura,e fece scattare il meccanismo.Il medaglione si aprì,rivelando la foto della mia famiglia.
La ragazza fece un sorriso,guardandomi.Ricambiai.
-Che carini-cinguettò.Risi.
-Da chi hai preso i tuoi occhi?-chiese poi,accarezzando la foto col pollice.-Trovo che siano una delle cose più belle che hai.
Imbarazzato dal complimento,feci un sorriso timido.-Senti chi parla-dissi.-Comunque...li ho presi da mia madre,Amelie.
Indicai la donna bionda che era appoggiata a mio padre,con in braccio una piccola Hillari e una mano sulla mia testa,e che sorrideva.
-Accidenti,lei e Hillari si assomigliano davvero moltissimo-disse.Stavo per risponderle,quando vidi una lacrima scintillare sulla sua guancia.Oh cavolo.Non ci avevo pensato.Non avevo pensato alla sua,di famiglia.
-Ehi-le mormorai,chinandomi per baciarle una guancia e portarle via quella goccia di acqua salata.Qualdo alzai lo sguardo su di lei,mi fissava con gratitudine...e qualcos'altro.
Era assurdo,ma i suoi occhi non erano mai stati così lucidi e seri,dopo che l'avevo trovata in quel bagno.Aveva uno sguardo deciso.Era come se non fosse successo niente.Come se fosse la solita Abigail.
-Daniel-mormorò,piano.Il tono era come lo sguardo,non lasciava spazio ai dubbi.-Daniel.Io ti amo.Con tutta la mia anima.
Dopo quelle parole,vi fu solo il silenzio.Perchè Gail,dopo aver detto questo,e col sorriso sulle labbra,chiuse gli occhi e chinò la testa di lato,lasciando intendere che voleva dormire.
Io ero...be',scioccato.E confuso.Nonostante sapessi benissimo che mi amava (non avevo dimenticato la conversazione che avevo ascoltato per sbaglio),fu una sorpresa sentiserlo dire.Sapevo bene anche che era l'effetto della droga,ma era la pura e semplice verità.
Ed ero scioccato anche per un altro motivo.Perchè ci avevo pensato un sacco,da quella maledetta sera.Avevo pensato a quello che avevo sentito,e avevo pensato ad ogni interpretazione possibile.Avevo pensato a cosa provavo io per lei,e ne avevo concluso che lei era una semplice amica,una buona amica,ma niente di più.
E allora cosa diamine stavo per dirle,nemmeno un'ora prima,prima di baciarla?Eppure lo stavo per dire davvero,quello che avevo pensato,prima di darle quel bacio,quel bacio che il cuore mi aveva detto di darle.
Troppi dubbi mi frullavano nella testa.Non era il momento giusto per pensare.
-Gail-la richiamai.Lei mi zittì con uno "shhhh".-Silenzio-disse.-Voglio dormire.
Sorrisi e scossi la testa.-Tranquilla,tra un po' me ne vado.Volevo solo chiederti...tu mi ami?
Ad occhi chiusi rispose:-Sì,cretino.Ti amo.E ora lasciami dormire.
Risi e le presi il viso tra le mani.Lei aprì gli occhi,guardandomi scocciata.
-Prima questo-le dissi,appoggiando le labbra sulle sue.
E mentre la baciavo,i miei dubbi si diradarono.
Definitivamente.

L'angolo degli URRA'!!!!
FINALMENTE! Sono giorni che lavoro a questo capitolo e finalmente ce l'ho fatta a finirlo!*_* ho avuto un paio di blocchi ma...tutto sistemato!E ora,godetevelo tutto per benino!Aspetto tante recensioni,anche più di una per utente xD
Rispondiamo a quelle del capitolo precedente:
Jo_96: jo *-* bentornata :D lo so che fa paura,è fatto apposta :D ma dai,consolati con questo ;P ti amo cucciola <3
Dreaming_Archer: ehilàààà *-* ho desiderato tanto che tu recensissi!Meno male l'hai fatto :D
sì,tutti i segreti sono stati svelati,cioè,non tutti tutti.Come vedi,Ronnie ha già trovato Gail...nel biglietto  ha scritto che sa chi colpire per far cadere la figlia ai suoi piedi.Fossi Gail,starei ben attenta...
Grazie per i complimenti,sono sempre ben accetti :D
Per la questione del libro,vediamo,i miei hanno detto che forse lo fanno rilegare,e poi chissà,può darsi lo pubblichi,anche se non così presto! spero ti piaccia il capitolo,ti lascio un grosso bacio!
Emily_Doyle: davvero non avevi neanche un dubbiettino?Be',allora sono stata brava a nascondere l'identità!;D
No,ancora non l'ho mandato a una casa editrice(anche perchè qui non ve ne sono moltissime...) ma ci sto pensando seriamente!Prima finiamolo xD
un bacio,goditi questo luuuuuuuuuuuuungo capitolo :D
Lovers_Twilight 96: manager mia ** eccoti qua!Senti dello stipendio ragioniamo dopo ok?xD
sono felice che ti piaccia ** sono d'accordo,il 13 fa piangere e il 16 fa paura. Ma adesso voglio che ti godi alla grande questo qua :D
Per Hillari,certo che è mitica,mi sono ispirata un po' a te :)
grazie dei tuoi complimentoni; anch'io ti voglio bene,tanto.
un bacio :D

E naturalmente,saluto chi segue in silenzio lo sviluppo di questa storia ;D vi stimo,fratelle e sorelli xD
YOOOOO
Mizz





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Capitolo 18
*** .Inaspettato ***


Cap.17-Justice Quella mattina,mi svegliai molto tardi,verso le undici e mezza,e con un terribile mal di testa martellante.Strisciai fino al bagno e mi lavai i denti.Mi sentivo tremendamente stanca e infastidita.Infastidita dal fatto che,quando cercavo di ricordare cosa fosse successo dopo che mi ero seduta al bancone,non riuscivo a visualizzare niente.Buio totale.
Dopo essermi rinfrescata il viso,il mal di testa migliorò leggermente e cominciai a sentirmi stranamente di buonumore.Non avevo voglia di mettermi i soliti jeans con una delle mie felpe extralarge,così svuotai l'armadio alla ricerca di qualcosa di un po'...diverso dal solito,ecco.
Fu allora che notai una busta,che recava il nome della boutique che Hillari,Andrea e Asia avevano citato il giorno prima.L'afferrai.Sul bordo era appuntato,con un molletta argentata,un biglietto bianco.Staccai la molletta e il bigliettino e,rimirando l'accessorio,cominciai a leggere.

Questo è per te.Magari tu pensi che io non ti conosca bene,solo perchè sei arrivata nella mia vita da appena qualche mese.E invece mia cara ho capito un sacco di cose,ecco!
Ti voglio tanto bene,Abigail
Hillari

Ero davvero commossa.Misi da parte la molletta e il biglietto e aprii la busta,tirandone fuori un paio di pantacollants neri e una felpa stupenda,una di quelle che se l'avessi vista in un negozio avrei acquistato senza pensarci.
Grigia,con un elaborato e complicatissimo disegno di una rosa rossa,dove luccicavano come goccie di rugiada dei piccoli brillantini.L'interno del cappuccio era nero pece,e si sarebbe confuso benissimo con i miei capelli.
Me la strinsi al petto e sussurrai un "Grazie Hilly".Sapevo che in un modo o nell'altro,le sarebbe arrivato.
Infilai i pantaccolants e la felpa e poi filai in bagno.Ci passai più di mezz'ora,cercando di domare i nodi che l'acconciatura della sera prima mi aveva procurato,e mi truccai come sempre.
Quando entrai in cucina,era ormai mezzogiorno e io avevo una fame da lupi.
-Buongiorno dormigliona!-mi salutò mia sorella,spaparanzata sul divano a guardare una sit-com di qualche anno fa.Le feci la linguaccia,ma poi le sorrisi.
-Gail!Stai bene,oggi?-chiese Kath,emergendo da dietro i fornelli con un grembiule da cucina.-Non ti ricordi niente,giusto?
-Ricordare cosa,scusa?-le chiesi,pescando una delle patate arrosto che stava tirando fuori dal forno e mettendola in bocca.Spostò la teglia e mi tirò un schiaffetto sulla mano.
-Sono per pranzo!-mi rimproverò.Poi continuò il discorso:-Insomma,ieri alla festa è successo un gran casino.Quel ragazzo...come si chiama...
-Daniel-mormorai,improvvisamente preoccupata.Oddio.Cos'era successo?
-Il suo ragazzo-s'intromise Haley ridacchiando.Entrambe la ignorammo,e continuammo a parlare.
-Ah,ecco!Sì,insomma,ti ha riportata qui ieri sera presto,eri mezzo addormentata e avevi dei tagli su un braccio.
Alzai la manica della felpa e vidi quelle piccole ferite rosee in via di guarigione.Di nuovo,pensai:Cosa DIAVOLO è successo ieri sera?
-Ha detto che ti avevano drogata-continuò Kath,mettendo sul fuoco una griglia con della carne sopra.
-Oh cazzo.Ricordo di aver bevuto qualcosa...OH CAZZO-ripetei.Oh oh.
Drogata significa stordita.Stordita vuol dire sincera.Oddio.Non era che avevo detto qualcosa?
-E' un bravo ragazzo,quel Daniel.Negli ultimi tempi gira spesso qui intorno-osservò Kathleen,accendendo il fornello e girando la carne.-Ho parlato un po' con lui,ieri sera...Gail,quel ragazzo sembra veramente attaccato a te.Insomma,ora non voglio fare la madre rompiscatole...A te lui piace,vero?
Arrossii di botto.Oh,insomma!Che senso aveva nasconderlo ancora?
-Molto.
-Insomma,lui...voi starete attenti,spero!Anche ieri,l'abbiamo fatto entrare in camera tua...
Quando capii cosa intendeva,arrossii di nuovo,violentemente.Oh no!Che idee si era messa in testa.
-Mamma!-la rimproverai.-Hai capito male,noi non stiamo ins...
Non conclusi la frase,perchè la spatola di ferro che Kath aveva in mano cadde per terra,tintinnando sul pavimento.La donna mi guardò con gli occhi spalancati,immobile,la mano aperta.
-Mamma?Mamma!-la chiamai.La scossi un po',e l'espressione sul suo viso cambiò.Una lacrima le scese lungo una guancia.
-Gail...-mormorò,singhiozzando.-Tu mi hai chiamata mamma.
Alle sue parole,mi paralizzai anch'io,scossa da quello che io stessa avevo detto.
Era la prima volta che chiamavo una delle mie madri adottive mamma.Non mi ero mai sentita abbastanza legata a quelle donne per dargli l'onore di quel nome.
Ma Kathleen era diversa.Lei era la madre che avevo sempre sognato.La mia mamma.
Senza pensarci,la abbracciai.-Ti voglio bene,mamma.
-Anch'io te ne voglio,piccola mia.

Consummammo il pranzo in un'atmosfera di felicità.Mi venne naturale chiamare Sean "papà",anche se non sarebbe stato mai come James.
Ero sorpresa: avevo finalmente trovato l'equilibrio familiare che da tanto desideravo.Eppure all'inizio Boston era sembrata come tutte le altre,una noiosa e grigia città.Ma no,non era stato affatto così.Boston era la mia nuova casa.
Dopo pranzo,aiutai Kath a lavare i piatti.Lei continuò a chiedermi di Daniel,e io arrossivo di continuo,scatenando le sue risate.
A un certo punto squillò il telefono.
-Vado io!-gridai,prendendo il mano la cornetta che stava in cucina.Kathleen prese un altro piatto,canticchiando.
-Pronto,casa Baggie!
-Gail?-domandò la voce titubante e familiare dall'altra parte.
Mi sentii impallidire,mentre il ricordo orrendo di una visione recente mi si visualizzava davanti.-Daniel.
-Oddio,spero di non averti disturbata.Ho trovato il numero sull'elenco-si giustificò.-Stai bene?Insomma,Kathleen ti ha raccontato...?
-Sì,sì,mi ha raccontato-affermai,stringendo la cornetta in preda alla disperazione.-Daniel...io dovrei parlarti.Urgentemente.
-Ehm...be',anch'io-ammise.-Ci vediamo tra un'ora all'Olmsted Park.
-Non credo di aver ben presente dove sia,Daniel.Oh,vabbè,non importa...me lo farò dire da Kath.Fra un'ora.Ok.Ciao-conclusi.Riattaccai prima che potesse dire qualcos'altro e mi appoggiai al muro.
Cosa diamine gli avrei detto?
Daniel?Daniel,scusami tanto,ma non possiamo più vederci: sai,io ho visto che ben presto morirai grazie ai miei inutili e stupidi poteri soprannaturali.Forte,eh?
Ero in grossi,grossissimi guai.

Uscii di casa mezz'ora dopo.Il tempo sembrava aver dato alla città un po' di tregua: nonostante facesse ancora freddo,il sole splendeva nel cielo,terso come non mai.Prima di andare,infilai la molletta di Hillari,tirando indietro i capelli.
Attraversai la strada e svoltai all'angolo della via,ritrovandomi subito nel pieno della città.Kath mi aveva detto che questo parco di cui mi aveva parlato Daniel non era poi così lontano,solo che dovevo prendere la metro.Non era un problema: in quasi tutte le città in cui ero stata ero stata obbligata a prenderla,per andare a scuola o in centro.Ci ero abituata.
Scesi alla fermata che Kathleen mi aveva indicato e mi ritrovai vicino al centro-città.Bene,c'ero quasi.Feci un altro pezzo a piedi,guardandomi intorno.La scuola era in periferia,e quindi non avevo mai avuto l'occasione di visitare "quell'antico scrigno di antichi tesori" che era Boston.Non so perchè,ma mi piacque.Era diversa,diversa come tutto lì,un po' più all'antica di New York o Jacksonville.E poi era colorata ed animata,le persone si sedevano sulle panchine a parlare,e pochi andavano di fretta.
Ad un tratto,mi fermai davanti a un edificio in mattoni,che si ereggeva contro il blu del cielo e il grigio dei grattacieli.Lo osservai a fondo,con le sopracciglie aggrottate.Era un po' una follia,ma decisi di provarci.
Spinsi il pesante portone di legno e fui investita da un profumo strano e sconosciuto.Mi guardai intorno e notai un cartello:
"Benvenuti alla Trinity Church di Boston!Ricordate: il Signore veglia su di voi.Silenzio,in segno di rispetto per chi sta praticando la sua fede!"
Un prete stava accendendo delle candele.Ricordai che era domenica,e probabilmente a breve si sarebbe dovuta svolgere una messa.Ma non mi scoraggiai e puntai una panca di legno dall'aria robusta.
Non avevo mai pregato molto.Mio padre mi aveva insegnato a farlo,da piccolina,ma dopo tutto quello che era successo avevo smesso di credere che lassù ci fosse qualcuno per me.Ma ora avevo davvero bisogno di aiuto,e non sapevo a chi rivolgermi.
Non ricordavo nemmeno come si faceva.Guardai una vecchina inginocchiata che,con un rosario in mano,sussurrava parole in latino.Decisi di imitarla e mi inginocchiai anch'io.
Recitai il Padre Nostro,l'unica preghiera che ricordavo per intero,e poi rimasi un po' lì,a testa bassa,le mani giunte,senza sapere cosa fare.
-Signore-dissi a un certo punto,sottovoce.-So che non ho pregato molto,in tutti questi anni.Ma davvero,ora avrei bisogno di un aiuto.Il ragazzo che amo,io lo ucciderò.Non vorrei,ma sarà così,è scritto nel destino.Io vorrei solo sapere cosa posso fare per salvarlo.Sono disposta a tutto...
-E' difficile vedere una così giovane fedele che viene a pregare prima della messa-fece una voce che non seppi riconoscere.Alzai gli occhi,ritrovandomi davanti il prete di poco prima.Era giovane,sulla ventina.Sorrideva.
-Oh.Ecco...è un momento difficile.Avevo bisogno di farlo-confessai,mettendomi seduta.L'uomo si mise seduto sulla panca davanti alla mia,rivolto verso di l'altare.
-Di solito non prego molto-continuai-Io...ho perso entrambi i genitori.Nessuno mi ha mai insegnato la fede,ecco.
-Ma,ragazza-disse l'uomo-la fede non s'insegna.La fede si ha e basta.
Rimanemmo in silenzio per un po',mentre io riflettevo su quell'osservazione.Alla fine,ringraziai il prete ed uscii dalla chiesa.Non avevo risolto nulla,ma mi sentivo più leggera.Ero pronta ad affrontare Daniel.A costo di dirgli tutto.Tutto.
Tutta la verità.

L'Olmsted Park era un'oasi di verde in piena Boston.Il fiume Muddy River vi scorreva in mezzo,e sui suoi argini erano stati piantati alberi,rigogliosi in quella stagione.
Camminai a lungo sul vialetto asfaltato,godendomi l'aria buona che vi era in quel posto.Nonostante fosse circondato da uno stretto di quattro strade,non si sentiva una sola macchina sfrecciare.Era come se fosse un mondo a parte.
Mentre camminavo,guardavo le ballerine nere che avevo trovato in un angolo sotto il letto,e tenevo i pugni chiusi.Cercavo di non dare a vedere quanto fossi frustata e disperata per quello che stavo per fare.
Girai mezzo parco,ma non lo trovai.Alla fine mi lasciai cadere su una panchina,con i piedi (e l'umore) a pezzi.Ossevai il lento scorrere del fiume davanti a me,abbattuta e confusa,finchè due mani non mi coprirono gli occhi.
-Indovina chi è-disse quella voce così tremendamente familiare.Non riuscii a trattenere un sorriso,mentre con delicatezza mi toglievo le sue mani dagli occhi e mi voltavo.
Daniel mi fissava con uno strano sguardo dolce.-Ciao Gail.
-Ehi-risposi al saluto.Salii in ginocchio sulla panchina,per essere alla sua stessa altezza.Ridacchiò di quel mio gesto,e poi mi chiese:-Come stai?
-Bene-risposi.-A parte che non ricordo niente.Buio totale.
La sua espressione si fece un po' più cupa.-Niente di niente?
Risi del suo cambiamento d'umore.D'istinto,gli buttai le braccia al collo,rischiando di finire faccia a faccia con l'asfalto.Lui mi trattenne,e rise con me.
-Dai,scendi da quel coso-mi disse,sollevandomi di peso e appoggiandomi sul vialetto.Continuai a ridere,anche se sapevo che stavo sbagliando tutto.
-Allora-cominciò quando vide che il mio attacco di ridarella cominciava a scemare.-Cosa volemi dirmi?
D'improvviso,mi trovai nel panico.Non volevo fare quello che ero venuta a fare.-Prima tu.
-No.Tu per prima.
Respirai a fondo,prima di proseguire.-Ok.Ma non ti piacerà.
La sua espressione divertita scomparve,sostituita dalla confusione.Mi rintanai nella mia testa,alla ricerca delle parole giuste...che non trovavo.
-Penso che vorrai sapere perchè ieri sono scappata in quel modo-azzardai.Lui annuì piano,e io continuai.-Ebbene...più o meno è lo stesso motivo per cui devo dirti...quello che sto per dirti,insomma.
Lo vedevo,lo stavo facendo irritare.Alzò un sopracciglio,come a confermare la mia osservazione.-Non ti seguo,Gail.
-Dobbiamo rompere i rapporti,Daniel.
Era stato difficile,ma l'avevo detto.L'avevo detto,e mi aveva fatto male.La ferita che avevo nel petto,e che negli ultimi tempi sembrava essersi rimarginata quasi completamente,cominciò a bruciare.Strinsi i denti.Non potevo mollare.
Anche se vedere il suo viso sconvolto mi provocò una fitta al cuore,decisi di andare avanti.Dovevo farlo.Per salvarlo.
-Cosa?-chiese lui.Sembrava più offeso e disperato del lecito.
-Daniel,devi allontanarti da me.Io...sono...-era più complicato di quanto avessi immaginato.-...pericolosa.
Sembrò sotto shock,ma si riprese in fretta.Scosse la testa,come a voler negare.-Tu.Stai.Delirando.
-No,Daniel,no!Cazzo!-mi irritai.Cazzo.Perchè non voleva capire?-Vuoi sapere perchè sono scappata,ieri?Eh?Lo vuoi sapere?Ronnie mi ha trovata,Daniel!
Il suo viso diventò d'improvviso più bianco,mentre la sua espressione si faceva sconvolta.
-C...cosa?!Ronnie?Tua madre?-domandò,come se non fosse ovvio.
Sentii le lacrime pungere sugli occhi.Cercai di ricacciarle indietro.Non era il momento di piangere!
-E Gail,tu pensi davvero che io ti faccia affrontare quella psicopatica di tua madre DA SOLA?-disse d'un tratto,riprendendosi.Mi afferrò un polso.-Ripeto.Tu stai delirando.Tu non vai da nessuna parte,senza di me.
-Te l'avevo detto,Daniel!Diamine,mi sembra passata una vita!-.Mi scrollai la sua mano di dosso e mi presi la testa tra le mani.Nonostante la leggerezza e il coraggio che la visita alla Trinity Church mi aveva dato,sentivo la testa pulsare dal dolore.-Tu.Sei un pazzo se credi che ti faccia soltanto 
avvicinare a Ronnie!Lei è pericolosa!Non ti dovrà nemmeno vedere!Non ti rendi conto di quanto hai rischiato,ieri sera!-.Il pensiero di lui fra le mani di Ronnie mi dava alla testa.-Quanto tutti avete rischiato!E' un killer,Daniel!E sa a chi far del male per arrivare a me!Io non posso permettermi di farvi uccidere!Siete tutto quello che ho...Dio santo,io non dovrei esistere!
-Non dirlo mai più,Abigail Anderson!-mi rimproverò.Ora anche la sua voce era alterata.-Se non ci fosse tu,non so cosa farei.Non dirlo più,Gail.Il fatto che tu sia entrata nella mia vita è una delle cose più belle che mi siano mai capitate.
Sentivo che stavo per scoppiare.
Non voleva capire.Era testardo,stupido!Rischiava moltissimo a restarmi vicino,perchè non riusciva a comprenderlo?
E non era solo per Ronnie,diamine.Io l'avrei ucciso!Per quanto quella cosa mi sembrasse impossibile,era scritto nel libro del destino.E non avevo tempo di pensare a un altro modo per salvarlo.
Feci un respiro profondo.
Avevo promesso di dire tutta la verità,no?
Bene.L'avrei detta.
-Daniel.Se io non esco dalla tua vita...-cominciai,e la mia voce tremò.-io ti ucciderò.
Di nuovo,lo lasciai sconvolto.L'ira scomparve dal suo volto,lasciando il posto all'incredulità.I suoi occhi nocciola si fissarono nei miei azzurro ghiaccio.
-Sei pazza-disse infine.
-Forse-ammisi.-Ma rimane il fatto che io ho visto come morirai.E sarò io ad ucciderti.Io non voglio questo,Daniel.Non lo voglio.
-Sei pazza.Non sai quello che dici!
-Ho un dono,Daniel-cercai di spiegare,con calma.-Un dono terribile.Che mi permette di vedere come moriranno le persone.Secondo te,come ho fatto a evitare che Celeste spingesse tua sorella giù dalla finestra?Io l'avevo visto.
Decisi di non dirgli proprio tutto,ma solo delle visioni.Sapevo che prima o poi avrei dovuto raccontargli tutta la verità,ma speravo di riuscire a risolvere la cosa,prima.Così da raccontarlo al passato,come un brutto ricordo.
Lui rimase in silenzio,zittito da l'evidenza.
-Il ministro Lincoln?L'hanno uccisa qualche mese fa.Ne hanno parlato i giornali,te lo ricordi?Ebbene,io l'avevo visto.E' per questo che mi sono rinchiusa nella mia stanza.Pensavo di essere impazzita.
Ancora silenzio.Daniel non mi fissava più,guardava per terra,e sembrava borbottare qualcosa tra sè e sè,con l'espressione confusa e disperata.
Di fronte a quella scena,non ce la feci più a reggere.Mi voltai,come per andarmene.Ma una presa,salda e sicura,mi fece fermare.
Le sue braccia mi attirarono a sè,avvolgendomi.Mi strinse con forza,come per non farmi più andare via.Ma no,non andava bene così.Avrei desiderato tanto rimanere lì abbracciata a lui,ma non potevo.Dovevo andarmene.Per lui.
-Daniel,no.Lasciami.
-No-ringhiò tra i denti.Mi fece voltare verso di lui,prendendomiil viso tra le mani.Guardai i suoi occhi: erano lucidi.Oh no.No!Non avrei mai sopportato vederlo piangere.
-'Fanculo tua madre,e 'fanculo quel tuo dono di vedere la morte!-disse,il tono sicuro,di chi non ammette repliche.-Ascoltami bene,non te lo ripeterò una seconda volta...Io.Non.Voglio.Perderti.Sciocca ragazzina.Non puoi abbandonarmi così.Non puoi.
Non riuscivo a regolare le mie emozioni.Ero disperata,perchè lui ero uno stupido e non voleva ascoltarmi,ma ero anche in preda alla gioia per le sue parole.Sbattei le palpebre più volte,per contenere il pianto e mantenere il filo delle mie decisioni.
-No.Daniel.Stai sbagliando tutto,un'altra volta-mormorai,più a me stessa che a lui.-Ragiona,per favore.E ora lasciami.Ti scongiuro.
Deglutì,e poi si allontanò di un passo,lasciando la presa sul mio viso.Sentii il vuoto che le sue mani lasciarono sulle mie guance,e quell'odiosa ferita che avevo nel petto si squarciò senza ritegno.
Gli lanciai un'ultima occhiata,pronta ad andarmene.Ma non riuscii a muovere un muscolo,perchè Daniel non me lo permise.Mi attirò a sè e fu fin troppo naturale stringermi a lui,mentre i nostri visi si avvicinavano da soli istintivamente.Allora aveva trovato il mio punto debole.
Il suo bacio era un ultimo tentativo disperato.Lo sentivo,c'era ansia e urgenza nel modo in cui mi stringeva,le sue labbra non indugiavano.
Ma non avrei cambiato idea.Avevo fatto una scelta,dolorosa ma dovuta,per salvargli la vita.
Fui io a scostarmi,seppur controvoglia e col respiro affannato.Lo guardai negli occhi,quegli occhi nocciola in cui avevo tanto desiderato affondare,e dopo averlo baciato un'ultima volta,mi girai e corsi via.
E finalmente potei dar spazio alle lacrime,che lasciai scorrere a fiumi sulle mie guance.

Sei tornata la vecchia Gail,mi disse qualche giorno dopo mia sorella.
E purtroppo dovevo darle ragione.Ero tornata ad essere taciturna,scontrosa e indifferente,ma era stata una scelta,non una conseguenza di quello che era successo all'Olmstead Park.
A mensa sedevo al tavolo con le altre,ma invece di partecipare alla conversazione,mi accasciavo sul tavolo e mi perdevo nella mia testa,sprofondando in un buio annebbiato e indolore.
Avevo ricominciato a vestirmi con jeans vecchi e scoloriti e con felpe extralarge unicolor,solitamente grigie o nere.
Avevo ricominciato a portare il cappuccio,in ogni situazione,e non lo toglievo mai.

Soffrivo per Daniel,perchè non avevo mai smesso di amarlo.Soffrivo perchè non gli avevo lasciato il tempo di dirmi il motivo per cui mi aveva chiamata.Soffrivo perchè sapevo che era giusto,ma il mio cuore urlava che ero una stupida.
Ma soprattutto soffrivo perchè,nella settimana che seguì,Daniel non si presentò a scuola.
E nemmeno quella dopo.
Non mancava molto alla fine dell'anno scolastico.Molti studenti tiravano sospiri di sollievo quando consegnavano quelli che sarebbero stati gli ultimi compiti,e c'era un'atmosfera allegra nella scuola.Io pensavo alle vacanze con terrore: tre mesi di vuoto e solitudine(che mi ostinavo a impormi) in cui la ferita che Daniel aveva riaperto sarebbe bruciata ogni giorno di più.
Era mercoledì.Ce ne stavamo chiusi in mensa e gran parte degli studenti erano sempre lì,nonostante mancassero appena venti minuti all'inizio delle lezioni.Hillari,Andrea e Asia parlavano tra loro,lanciandomi ogni tanto occhiate preoccupate.Una ragazza che non conoscevo,che portava i capelli molto corti,era seduta al nostro tavolo,e rimescolava il suo pranzo con fare annoiato.Aveva messo due sedie di distanza tra me e lei,ma ogni tanto alzava lo sguardo e mi fissava,neutra.Avevo già visto quel viso,ma non  volevo soffermarmici più di tanto.Fuori pioveva,e io mi ero incantata con lo sguardo sul vetro ampio della mensa,dove le gocce s'infrangevano una dopo l'altra.Si vede che il tempo era d'accordo con me.
Daniel non era ancora tornato a scuola.
-Gail?
Sospirai,e senza mutare quell'espressione di freddezza che ormai tenevo su da tre settimane fissai Hillari.Lei mi guardava preoccupata,con i suoi occhioni nocciola da cerbiatto.Tali e quali a quelli di suo fratello,pensai rabbrividendo.Due riccioli le cadevano sulla fronte,ribelli.Cercò di soffiarli via.
-Diamine,ragazza-osservò poi,accasciandosi sul tavolo.-Mi sembra di essere tornata a qualche mese fa.Anzi,forse è peggio.Fra te e mio fratello,non so quale dei due sia il più depresso!
Quando nominò Daniel,d'istinto abbassai lo sguardo.Hillari faceva così,lasciava cadere l'argomento qua e là ogni tanto,senza mai dilungarsi troppo.Capiva che non volevo parlarne,ma dal suo sguardo capii che quel giorno era diverso.Si era stancata.Voleva andare al sodo.
-Ascoltami bene,Gail.Finora ho lasciato perdere,perchè vedevo che stavi da schifo-disse,confermando i miei dubbi.-Ma ora,dobbiamo darci un taglio.
Io ti dico come sta Daniel,e tu mi dici cosa diamine è successo tra voi due!Insomma,stava andando tutto a meraviglia!
Alle sue parole sobbalzai.Dio santo,ma che avevano gli Healt?Una specie di super-talento per le intuizioni?O forse erano i miei pensieri che avevano il bruttissimo vizio di lampeggiare a intermittenza sulla mia fronte?
Abbassai lo sguardo,un po' infastidita e un po' imbarazzata.Mi appoggiai alle mie braccia incrociate,e la scrutai,lentamente.
Oh,chi se ne frega!,pensai poi,alzando la testa.Ho bisogno di buttare fuori un po' di depressione.
-Hill...io,non sono sicura,ecco.Credo che abbiamo...tipo litigato,ecco.
Lei alzò un sopracciglio.-Dio santo!Come fai a non esserne sicura?!
Mi stavo innervosendo.Non volevo entrare nei dettagli,spiegarle tutto quello che ci eravamo detti,anche perchè questo avrebbe comportato raccontargli delle visioni.E non ero pronta a svelarmi anche con Hilly.
-Quello che ho detto,Hillari-mormorai,la voce dura.-Non so bene cosa sia successo.Abbiamo discusso.E poi abbiamo deciso di comune accordo di non sentirci per un po'.Semplice.
-Non me la racconti giusta-osservò.
-Be',farai meglio a crederci,visto che è la verità-sbottai.-E adesso tocca a te.
Hillari mi guardò.Scosse la testa.-Io te lo dico...non che tu te lo meriti,sia chiaro.
-Parla e finiamola qui!-borbottai,appoggiandomi allo schienale della sedia e guardando da un'altra parte.
-Bene!-sbottò allora lei.-Ti piacerà sapere che Daniel sta da schifo,che non esce di casa da una settimana,che lo sento piangere attraverso la porta e che quella domenica è tornato a casa e ha litigato con me e con i nostri genitori e poi è uscito per tornare la mattina dopo completamente sbronzo!
Si asciugò una lacrima involontaria con un gesto rabbioso della mano.-E tutto questo grazie a te,Gail.Cazzo,tutto quello che abbiamo fatto per te,tutto quello che mio fratello ha fatto!Ti è bastato un giorno,un disgraziato giorno,per tornare a essere quella che eri all'inizio!Fredda,indifferente e stronza.
Detto questo,spostò rumorosamente la sedia e si alzò.Mi lanciò un'ultima occhiata.-Gail,io sono tua amica,e ti voglio un bene dell'anima.Non posso vederti così.Ma,soprattutto,non posso vedere mio fratello ridotto in quello stato a causa dei tuoi capricci!Pensa bene a quello che hai fatto.Non te lo chiedo come un favore per me,o per Daniel,o per chiunque altro.Ti chiedo di farlo per te.
Afferrò la sua borsa dalla sedia,che si rovesciò e cadde a terra con un tonfo.Hill non ci badò neppure.Con passo svelto,raggiunse la porta e sparì oltre di essa.
Asia e Andrea la guardarono andare via.Si scambiarono un'occhiata,poi fissarono me.Sembrava mi stessero chiedendo di...
-Andate,seguitela-dissi,senza guardarle.-Posso stare anche da sola.
Le due ragazze si alzarono,raccolsero le loro cose e uscirono.
Con me era rimasta solamente la ragazza coi capelli corti,che guardava neutra la porta,in silenzio.Le lanciai un'occhiata,poi tornai a fissare la superficie di plastica blu e bianca del tavolo.
-Strano,vero?Di solito Hillari non si infiamma così facilmente-fece una voce,che non era rivolta a nessuno in particolare.-Be',è anche vero che quando si tratta di suo fratello,diventa una belva.
Alzai gli occhi di scatto,al suono di quelle parole.La ragazza era sempre lì,che mi guardava.Teneva le mani incrociate in grembo.Mi sorrise,un sorriso timido e spaventato,ma fin troppo familiare.
Fu impossibile non riconoscere quelle labbra e quegli occhi furbi,dal colore chiaro ma intenso,che mi squadravano con evidente imbarazzo.Due ciuffi rosso fuoco le caddero sulla fronte,e lei li soffiò via.
-Ehi.Dimmelo se sto parlando da sola,Gail-mormorò sempre sorridendo.-Dormi?
Deglutii e mi sporsi in avanti.Non potevo credere che fosse lei.
Ma quella voce acuta era inconfondibile.
-Celeste?!-esclamai,in preda alla sorpresa.Non mi sarei stupita se la mia mascella si fosse staccata e fosse allegramente rotolata via.
-No,sono la sua gemella buona-scherzò.-Sì,sono io,Miss Intuito.
-Ah no.Sei un robot.Un sosia.Qualunque cosa!-blaterai.-Non puoi essere Celeste.
-Mi deludi,Gail-finse di offendersi.-Eddai,sciocca.Tranquilla.Sono cambiata.
-Ah,davvero?Dimostralo.
-Solo il fatto che mi stia comportando in questo modo con te,dovrebbe farti ricredere-osservò.Si spostò dalla sua sedia a quella accanto alla mia.I suoi capelli erano uno spruzzo ribelle e acceso,che faceva risaltare il colorito più chiaro della pelle.
-Be'...forse hai ragione-dissi,più a me stessa che a lei.-Alt.Un attimo.E questo cambiamento a cosa sarebbe dovuto?
-Al fatto che mi facevo schifo da sola.Quando il sabato della festa,Hillari e le altre mi hanno rinchiuso in bagno,dopo aver bussato per farmi aprire inutilmente per venti minuti,ho avuto tutto il tempo di pensare.E adesso so,Gail-confessò,torcendosi le mani.-che ho fatto molte cose sbagliate.Ho avuto anche il tempo di pensare che forse Daniel non era davvero l'amore della mia vita,come avevo sempre pensato.Stavo diventando ossessiva,nei suoi confronti.Ma ora ho capito che lo facevo solo perchè non sopportavo che qualcuno si credesse meglio di me nell'amarlo.Tutto quello che provavo si era esaurito in quei due anni,e ormai stavo insieme a lui solo perchè non avrei potuto soffrire che mi abbandonasse.E' stata una cosa stupida,e ho fatto star male molte persone,come te.Mi dispiace per il brutto tiro sulle tue origini.
-Non fa niente-le dissi.-Un po' è stata anche colpa mia.Non avrei mai dovuto tenere nascosto il mio passato.
Fece un sorriso,e d'istinto non la riconobbi come la vecchia acida e spocchiosa Celeste,ma come una ragazza affabile e gentile.Cioè quello che lei giurava di essere diventata.
-Senti...forse sarei dovuta intervenire prima-disse,arrossendo.-Ti volevo avvertire che quando si tratta di Daniel,Hillari diventa molto protettiva...E tira fuori gli artigli.Ci è successo un sacco di volte di litigare su di lui.
-Me ne sono accorta-borbottai.
-Forse non ti fidi ancora abbastanza di me-continuò lei.-Ma...a me puoi dirlo cos'è successo davvero con Daniel.
Arrossii a quelle parole.Come aveva capito che avevo mentito?Davvero ero così facile da leggere?
-Dai.Voglio guadagarmela,la tua amicizia-mi incoraggiò.-Che è successo?
-Niente in...particolare.
-Non può essere così-negò.-Gail,ascoltami bene.Tra te e Daniel c'è qualcosa.Qualcosa di forte.
-Un legame affettivo?
-Secondo me c'è qualcosa di più-.Mi strizzò l'occhio.-So che sei innamorata di lui.
Era inutile negarlo.Sospirai,rassegnata al fatto che ero un vero e proprio pozzo di verità.Tirai via il cappuccio e scossi i capelli.Avevo bisogno di qualcosa da torturare.
Cominciai ad armeggiare con una ciocca nero d'ebano.-E' stramaledettamente vero.
-E allora!-sbottò,schiaffando via con delicatezza la mia mano dai miei capelli.-Non può non essere successo niente.Se avete litigato,dovete chiarirvi.Ci stai troppo di merda.E anche lui,a quanto pare.
-Non è così facile...-.Il mio discorso venne interrotto dallo squillo assordante della campanella.Molti studenti si fiondarono fuori dalla mensa,timorosi di arrivare in ritardo.Io me la presi comoda.
Celeste raccolse la borsa e i libri.Poi mi guardò,intensamente.
-Senti Gail,non sono tua amica e forse non vorrai seguire questo mio consiglio-disse la ragazza.-Ma sarebbe molto bello da parte tua fare il primo passo e andare a chiarire le cose con Daniel.
Detto questo,sparì con passi veloci.
Rimasi lì,immobile.A pensare a quelle parole.


Perchè lo stavo facendo?
Maledetta Celeste.
I miei piedi,stretti nelle converse nere,implorarono pietà per il dolore.Li ignorai,e mi sistemai meglio la borsa coi libri,che pesava minimo un quintale.
Dopo la chiacchierata con la "nuova" Celeste,le mie gambe avevano agito da sole e invece di portarmi verso la classe mi avevano trascinata fuori.Ero passata davanti alla mia Mini senza nemmeno guardarla,dritta per la mia strada.
Alzai lo sguardo.Aveva smesso finalmente di piovere,e in cielo splendeva diabolico il sole,che mi arrostiva la cute e le spalle,sotto la felpa pesante.Riconobbi un agglomerato di case,e pensai finalmente.
Il problema era così ci facevo,lì.Avevo tagliato i miei ponti con Daniel.Per la sua sicurezza.Ma il mio cuore si era arreso all'evidenza,evidentemente.Non potevo stare lontana da lui.
Avremmo trovato un altro modo,mi dicevo.Saremmo riusciti a stare insieme.
Ma non era così semplice,cazzo.Rischiavo di ucciderlo.E non volevo,non lo volevo assolutamente.
Ero così concentrata sui miei pensieri che,quando andai a sbattere contro qualcuno,mi alzai e nemmeno mi scusai.Dovevo arrivare in fretta a casa di Daniel...
Ma il "qualcuno" afferrò un lembo della mia felpa.Questa volta lo dissi.-Mi scusi-borbottai,cercando di liberarmi.Ma quello mi tirò indietro,a un palmo dal suo naso.
Ci misi un po',ma poi riconobbi quel viso,i lineamenti,gli occhi.E quel sorriso,acido,cattivo.Di chi sapeva di avere la vittoria in pugno.
Gli occhi di Haley mi fissarono,e un rivolo freddo di terrore mi scosse la schiena quando realizzai.Cercai di nuovo di scappare,ma era più forte di me.Mi tenne stretta per un braccio,sempre sorridendo.
-Ciao,Gail-fece Veronica,sadica.-Ti sono mancata?
Provai ad urlare.Forte.
Ma prima che potessi emettere un solo suono,qualcosa mi colpì forte sul collo.
La vista si annebbiò,il braccio mi lasciò andare.Caddi a terra malamente.
E dopo,soltanto il buio più nero.

L'angolino dove di solito non viene svelato niente,ma che per questa volta farà un'eccezione.Oddio dite che il titolo è troppo lungo?E' meglio che lo accorcio?Oh acciderbolina '_'
Scusate il piccolo delirio nel titolo di quest'angolo-autrice,e scusate il ritardo!Sono quasi delusa,un sacco di tempo a lavorare a questo capitolo ed è venuto così corto ç_ç
Rispondiamo alle mie adorate recensioni:
Jo_96: salve :D come va?tutto ok?Ora mi metto a fare conversazione nella risposta. u.u spero il cap. ti piaccia,non ho molto da dire su di esso xD baci baci :D
Emily Doyle: ehilà xD come al solito di poche parole u.u se Ronnie ti terrorizza,allora questo cap non ti piacerà molto...ma goditelo comunque ;)
Dreaming_Archer: ciaaaaaaao *-* ti prego no,niente vuvuzelas xD ne ho avute abbastanza per i Mondiali!xD
Gail e Daniel...insieme?Credo che dopo aver letto questo cap.,mi lincerai con pietre molto aguzze xD risparmiami,please ** sono innocente...
Per l'informazioni su quel sito,grazie,sono molto utili ^^ credo che ci farò un salto :D
Tranquilla,non sei petulante...Sono di Firenze,comunque xD non proprio Firenze,ma un paesino in provincia...devo andare in città per trovare un editore,e non capita molto spesso!
Un bacio,spero che non ti venga una grande follia omicida xD
Madness_:cara!*_* accetto sempre nuovi fan con un abbraccio!*ABBRACCiONE ViRTUALE*. E' stato faticoso mettersi in pari?
Grazie per i tuoi complimenti *-* sono graditissimi,e mi sento molto lusingata :D
eeeeeeh,Ronnie...che personaggio tenebroso!Forse non ci crederai,ma è uno dei miei preferiti *-* poi capirai anche perchè xD
Sì,sono davvero soddisfatta di quella battuta xD non so da dove mi sia uscita,però...xD
Per l'aggiornamento,eccolo qua xD goditelo *-*
un bacio
OnlyNess_: ciao amore mio ** grazie dei tuoi maginifici complimenti!Non sei uno schifo *-* sei dulce :D
Sì,l'hai detto xD leggiti anche questo eh!
baci,ti voglio bene

Fan...godetevi questa mia nuova creazione u.u vi amo,miei seguaci

Mizz







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Capitolo 19
*** .Interruzioni ***


Cap.18-Justice Dolore.
Soltanto dolore.
Mi strinsi la testa tra le mani e mi rannicchiai ancor di più contro il muro.Altre lacrime di disperazione scivolarono lungo le mie guance.Di nuovo,guardai in alto,verso la piccola sboccatura che avevo notato fin da quando mi ero svegliata.Sapevo che era la mia unica via di fuga,ma il ricordo di quello che era successo a St. Jesse e il peso che mi teneva a terra mi impedirono di alzarmi.
No.No no no.
Volevo scappare,ma non era la cosa giusta da fare.Insomma,ero terrorizzata,disperata e avevo paura di morire...ma ero anche sollevata perchè Ronnie non avrebbe toccato nessuno che mi stava a cuore.Aveva me.Gli altri erano salvi.
Battei i piedi a terra,piangendo.Certo,avrei voluto morire in modo più decoroso.Perchè questa era l'unica cosa di cui ero certa: mia madre mi avrebbe uccisa.Come aveva fatto con papà.Era pazza,voleva "usarmi per i suoi scopi",mi aveva detto.Loschi scopi,immaginai.
Mi abbracciai le ginocchia.Il mattone al quale ero legata da una corda robusta stridette,trascinato sul pavimento.
Mi disperavo,perchè pensavo a quello che non avevo mai fatto.
Non ero mai uscita dal confine degli Stati Uniti.
Non ero mai salita su una nave.
Non avevo mai visto un'alba con la persona che amavo.
Non avrei mai avuto la mia prima volta.
Non avrei mai detto a Daniel che lo amavo.E questa era la cosa che più mi tormentava.Non avrebbe mai saputo cosa provavo.
Di nuovo mi strinsi la testa con le braccia,respirando a fondo.Pensai che stavo per vomitare.Un nodo mi opprimeva la gola.
Guardai di nuovo la sboccatura.Mi alzai di scatto,ma mi girò forte la testa.Ronnie ci era andata giù pesante.
Trascinai il mattone fino alla parete,e appoggiai una mano su quell'insieme di mattoni rossi e consunti.Sentivo il rumore delle auto che sfrecciavano,segno che mi trovavo vicino a una strada,ma non avrei potuto dirlo con certezza,visto che l'unica cosa che riuscivo a vedere era il cielo terso del pomeriggio.
Digrignai i denti.L'apertura era piccola,ma io ci sarei passata,stringendomi un po'.Bastava un po' di tenacia.E di coraggio.
Deglutii,mi chinai e afferrai il mattone.Me lo avvolsi sulle spalle.Pesava.Pesava terribilmente,ma non importava.Per fortuna,la corda era abbastanza lunga.
Ripetei i movimenti che avevo fatto appena qualche mese prima.Mi sembrava che fossero passati anni.Erano cambiate così tante cose...
La finestrella,che in realtà era il buco lasciato dalla mancanza di una decina di mattoni,non era poi così in alto come mi era sembrata.In un paio di falcate riuscii ad arrivarci.Il mattone mi spingeva giù,ma la mia forza di volontà era maggiore.
Sfortuna volle che,come l'altra volta,non riuscii ad uscire.La mia presa scivolò,proprio mentre stavo mettendo la testa fuori.Mentre cadevo,cercai di afferrare degli appigli per tenermi su,ma non feci altro che provocarmi grosse escorazioni sulle mani.
Il volo non durò a lungo.La parete era bassa.Mi schiantai a terra,tra la polvere e vecchi materiali da costruzione.Rotolai sul pavimento e mi scontrai con l'altra parete,trovandomi faccia a faccia con uno spesso strato di polevere grigiasta.
Mi pizzicavano le mani.La caviglia che mi ero slogata e che era ormai guarita ululò di dolore.La testa mi bruciava in più punti e sentivo qualcosa di caldo e viscido scivolarmi sotto la guancia e sui capelli.Pensai che probabilmente era sangue,ma non ebbi la forza di alzarmi per controllare.
Altre lacrime bagnarono il mio viso.Chiusi gli occhi,sperando che il dolore passasse in fretta.
Ma,dopo pochi minuti,la porta di ferro che mi teneva rinchiusa in quella stanzetta sbattè con un rumore sordo,che mi fece tremare.Avvertii l'urgenza di alzarmi,e ci provai,ma avevo da poco alzato la schiena che un peso mi atterrò di nuovo sul pavimento polveroso.
-Credevi di scappare,stupida?-fece la voce aspra di Ronnie.Rise,e con il tacco di non so cosa mi punzecchiò tra i polmoni.Urlai.-Ahah!Non hai fatto altro che crearti altri problemi da sola.
Mi afferrò per i capelli e mi costrinse ad alzarmi.Scalciai,piangendo e gridando.
-Ma guardati.Sembri una mocciosa-rise di me.-Sei tutta insanguinata.Perfetto.Tanto del tuo sangue speciale a disposizione.
-Lasciami,stronza!-le gridai in faccia.Le tirai un calcio,ma solo allora mi accorsi che portava pesanti stivali neri con borchie e tacco.
Lei rise di nuovo,e sempre strattonandomi per i capelli mi fece uscire dalla mia cella.Spaventata,mi guardai intorno con occhiate furtive.Eravamo in un
alto enorme e  capannone.La luce filtrava da grandi finestre,e illuminava a giorno l'ambiente.
Lo spazio occupato non era molto.Un tavolo con delle strane apparecchiature e degli strumenti scentifici.Un computer.Pile di giornali.Scatoloni.Una vecchia valigia aperta.
Le pareti,furono la cosa che mi stupirono di più.Completamente ricoperte da file e file di articoli di giornali,foto,fogli scritti a mano,fotocopie,appunti...
Tutti su di me.
Mia madre era una squilibrata.
Mi strattonò fino a una sedia girevole e mi ci spinse sopra.Tagliò la corda che mi legava al mattone,ma mi legò strette le mani.Poi indetreggiò,guardando soddisfatta il suo lavoro.
-Stramaledettissima figlia di puttana!-le urlai contro.-Lasciami andare,se non vuoi passare guai seri!
Lei rise di nuovo.Si voltò verso il tavolo.-Ah,sentiamo.Vorresti usare i tuoi poteri?Non sei assolutamente conscia di tutto ciò che sai fare,Justice.E senza le mani non puoi lanciarmi gli ultrasuoni,cioè l'unica cosa che sai usare.Quindi...
Non so perchè mi sorpresi così tanto.Era ovvio che Ronnie sapesse dei poteri.Sapeva tutto di me.
Ma cosa c'entrava che non ero conscia di tutto quello che sapevo fare?Quello che già avevo non era abbastanza?
Cercai di concentrarmi sulle mani,e sull'odio che provavo verso quella donna.Scosse elettriche,dolorosissime,si estesero dalla mia testa fino ai miei polsi,ma si eusarirono arrivando alle mani.
Ronnie si voltò,con in mano delle forbici e un altro strano aggeggio.Si avvicinò e mi tagliò una grossa ciocca di capelli,che afferrò con quelle che sembravano delle pinze.
-Tu sei una specie rara,Abigail-mi informò,ritornando al tavolo.-Ce ne sono pochi come te,e sparsi un po' in tutto il mondo.
-Una specie?!-sbraitai.-Cazzo.Io sono una ragazza normale,umana!
-E su questo ti sbagli.Non sei normale.Non sei umana-mi schermì.-Quale essere umano saprebbe fare quello che sai fare tu?
-Ma insomma!E io cosa saprei fare?!-sbottai.-Uccidere?Vedere come moriranno tutti i miei amici?!Ho soltanto diciassette anni!
Rise di nuovo,e poi si voltò.Con un cotton fioc,mi pulì del sangue che mi era scivolato sul viso.-Ecco.Per oggi ho finito-annunciò,posando tutto in ordine maniacale sul tavolo.-Puoi tornartene in cella.Per oggi ti lascio vivere.
Deglutii,mentre si avvicinava per afferrarmi di nuovo.Mi aveva appena presa per il cappuccio della felpa,quando un rumore forte e fastidioso la distrasse.
Le grandi porte del capannone si aprirono con un gran frastuono.Più di quaranta uomini entrarono nello stanzone,sollevando la polvere.Ronnie digrignò i denti e ridusse gli occhi a due fessure.Si voltò verso di me.
-Hai chiamato aiuto?!-mi domandò,paonazza dall'ira.-Come diamine hai fatto?Ti ho tolto tutto ciò con cui avresti potuto comunicare!!
Stavo per dirle che io non avevo chiamato nessuno,ma un malrovescio mi bloccò le parole in gola.Mi lasciò cadere sul pavimento,stordita.Mi ricordò quelle volte che,da piccola,mi schiaffeggiava a sangue...
-Illusi!Nessuno è mai riuscito a prendermi!-urlò lei.Gli uomini rimasero in silenzio un attimo.Si sentiva il suono delle sirene.-E' Veronica Warb!-gridò qualcuno.-Non fatevela scappare!
Ma Ronnie fu più veloce.Sparì,nessuno sa bene come.Senza lasciare traccia.
Ma il suo era un chiaro "ritornerò".

I poliziotti facevano un gran chiasso,che rimbombava nella mia testa.Ero ancora distesa per terra,nascosti da degli scatoloni che,nella fretta,Ronnie aveva fatto cadere; loro la cercarono,ma non trovarono niente.Alcuni cominciarono a sequestrare il materiale.
Mi sentivo debole.Una nuova pozza di sangue si era creata sotto il mio viso.Chiusi gli occhi,come a voler dormire.
-Abigail!-gridò poi qualcuno.-Lasciate stare Veronica!Cercate l'ostaggio!
Mi cercavano.Cercavano me.Ma volevo davvero farmi trovare?Cosa diamine avrei raccontato a tutta quella gente?
-Agente-chiamò una voce.Familiare.Più che familiare.La sorpresa mi costrinse ad aprire gli occhi.-Vorrei aiutare anch'io nella ricerca della ragazza.E' mia amica.
-Fa sempre comodo una mano in più,ma sta' attento.Potresti trovarti davanti quella pazza-si raccomandò l'uomo.-Va',controlla quella zona là.
Silenzio.Passi.Passi vicini.
"Ehi!"avrei voluto urlare,ma non ne avevo le forze."Sono qui!QUI!"
Chiusi di nuovo gli occhi,e ricomincia a piangere.
Gli scatoloni vicino a me vennero smossi.Qualcuno imprecò piano,dopo un paio di secondi di silenzio.-Ehi!L'ho trovata!
Avrei voluto urlare dalla gioia.Due mani mi fecero girare,e mi attirarono verso qualcosa di caldo.
-Gail-sospirò la sua voce,così dolce e premurosa.-Piccola,non farmi più scherzi del genere.
-Daniel.Oh Daniel-piagnucolai,stringendomi al suo petto.Mi allontanò per un secondo,e potei finalmente ammirare il suo viso.Aveva i capelli spettinati,gli occhi rossi e un filo di barba,ma era comunque bellissimo.
-Sei ferita?Stai bene?
-Sì,sì.Sto bene-dissi.Concentrai tutte le mie forze nelle braccia.Lo abbracciai.-Ora che ci sei tu,sto bene.
Mi baciò la fronte.-Ma tu stai sanguinando-mormorò,stupito.Con la mano,mi alzò la frangia.Ebbi un brivido quando sfiorò la mia pelle.
-Non è grave-borbottai.Si era di nuovo allontanato da me.Mi strinsi a lui.
-Stai scherzando,spero-sospirò.-Dio santo.Mi hai fatto prendere un colpo.
-Come avete fatto a trovarmi?
Mi guardò di sottecchi.Due o tre ciuffi castani gli cadevano sul viso,facendolo sembrare più maturo.-Mi ha chiamato Asia.Mi ha detto che era preoccupata,che avevi saltato tutte le lezioni del pomeriggio,e che avevi litigato con Hillari.Stavo uscendo per cercarti,quando ti ho vista.Stavi venendo a casa mia?
Annuii.Volevo che continuasse,anche perchè degli infermieri si stavano dirigendo verso di noi.
-Bene.Perchè ho visto tutta la scena.Sono stato un idiota,sarei dovuto intervenire,mentre ti stordiva...ma ero paralizzato.L'unica cosa che sono riuscito a fare è stato seguire tua madre.E poi chiamare aiuto.
-Oh,Daniel-ripetei.-Hai fatto benissimo a non intervenire.Ronnie è malata.Ha grandi problemi di iperemotività.E' da manicomio.
Stavo per mettermi a piangere.Le ferite bruciavano,ma non erano quelle che facevano male.
-Shhh-sussurrò,accarezzandomi.-Adesso è finito.E' tutto finito.
-Spostati,ragazzo-borbottò brusca una donna.Si chinò su di me,mi controllò da cima a fondo.-Mmm,niente di così grave.Ma dobbiamo portarti in ospedale per gli accertamenti.
Daniel venne con me,seguì tutti i miei movimenti,e non staccò mai la sua mano dalla mia.Stette con me mentre davo la mia versione agli agenti che mi interrogarono,mi consolò in silenzio mentre mi davano qualche punto.
Uscimmo dall'ospedale un'ora e mezza dopo,e lui stringeva ancora le mie dita tra le sue.Mi accolse sotto l'ala protettiva del suo braccio.
-Stai bene?-domandò.
-E' solo la ventiseiesima volta che me lo chiedi-scherzai.-Tranquillo.Ora va tutto bene.
-Non sei nemmeno un po' sconvolta?Scioccata?Sfinita?
-Be'.Credo che tutto questo sia normale-.Mi misi una mano sul cuore.Sapevo che non era nè lo shock nè la paura a farlo battere in quel modo pazzo.-Sto solo pensando...che sarebbe stato meglio se mi avesse uccisa subito.
Si bloccò.Mi lanciò un'occhiataccia,irritato.-Non dirlo nemmeno,Gail.
-Daniel.Tutto quello che ti ho detto all'Olmstead Park non è cambiato-mormorai.
Il suo viso si fece cupo.-Vuoi allontanarti da me,di nuovo?Ora che ti ho ritrovata?
-No!Quello no...Cioè-sbuffai.Era così difficile da spiegare.Lo fissai negli occhi,e per un attimo valutai la possibilità di dirgli che lo amavo.Le mie labbra si mossero veloci,e sillabarono un muto "Ti amo".Naturalmente,non lo notò.La sua espressione non cambiò di un millimetro.-Sarebbe la cosa più giusta,Daniel.Per te.
-Certo,come no
-Ascolta!Sarebbe la cosa giusta...ma non ciò che voglio.E' difficile...starti lontana-confessai.-Hillari mi ha detto che anche tu non te la passavi molto bene.
-Ehi,Gail.Tu come avresti reagito alle parole che tu mi hai detto,con tanta indifferenza?Dio,è...difficile-ammise.Si passò una mano tra i capelli,come per ordinarli un po'.Si voltò verso di me,e alzò le nostre mani intrecciate.
-Non mi hai lasciato dire una sola parola,quella volta-mormorò,più a se stesso che a me.-Io invece avrei voluto dire tante cose.
Deglutii.Sbattei le palpebre,e gli feci un sorriso incoraggiante.
-Vedi,Gail-borbottò,imbarazzato.-Non è che sia proprio il posto adatto,ma...Volevo dirti che io...
-Gail!!-urlò una voce stridula e preoccupata.Mi voltai,distraendomi dai discorsi di Daniel.Lui sembrò esasperato,e si passò una mano sugli occhi.
-Hillari!-gridai,mentre lei mi si buttava addosso,facendomi quasi cadere.
-Gail!Cretina!Mi hai fatto morire di paura!-strillò lei.
-Sempre al momento giusto,vero Hill?-borbottò Daniel,guardandola male.Lei ricambiò l'occhiata.
-Ehi,fratellone,sei uscito dalla tua tana?-le rispose lei,a tono.Poi si rivolse a me.-Scusa per la sfuriata di prima.Non so cosa mi sia preso.
Guardò curiosa la mia mano intrecciata a quella di suo fratello.Alzò un sopracciglio.-Mi sono persa qualcosa?Vi siete messi insieme?
Arrossii di botto,e Daniel con me.-No!Ma cosa vai a pensare?-esclamammo in coro.Ci scambiammo un'occhiata,imbarazzati.
Hilly unì le mani come in preghiera.-Cosa devo fare con voi due?
-Non impicciarti,per esempio-la rimproverò il fratello.Le scarruffò i riccioli,e lei gli tirò una sberla su un braccio.Risi quando fecero finta di picchiarsi,e li abbracciai entrambi.
-Grazie di esserci-mormorai.

Furono tutti molto comprensivi.Il preside,Mr Matthew,mi propose di rimanere qualche giorno a casa.Rifiutai.Stavo bene.Almeno fisicamente.
Perchè nella testa avevo sempre il viso di Ronnie,quei suoi occhi infuocati di pazzia,che mi dicevano: ritornerò.
Rabbrividii,e mi sciacquai la faccia.Ero chiusa in bagno da dieci minuti buoni.Sapevo che fuori c'erano le mie amiche,che chiacchieravano imbarazzate.Volevano lasciarmi un po' di privacy.
Alzai gli occhi verso lo specchio e vidi una figura con la coda dell'occhio.Sobbalzai e mi voltai di scatto.
La ragazza mi guardò ad occhi spalancati.Si affrettò a uscire,spaventata.
Oddio.Stavo diventando paranoica.
Decisi di uscire dal bagno.Hillari,Asia e Andrea chicchieravano piano,di scuola,di compiti,di professori.Celeste stava tra loro,in silenzio,le braccia che stringevano un paio di libri.Sollevò lo sguardo e,rossa in viso,mi raggiunse in fretta.
-Gail.Non sai quanto mi dispiace!-si scusò.Era davvero imbarazzata.-E' tutta colpa mia.Se mi fossi fatta i fatti miei,probabilmente non sarebbe successo niente.Vedo che stai bene,però.
Scrollai le spalle.Tutta quell'improvvisa attenzione da quella che un tempo era stata una mia nemica mi costringeva a starmene un po' sulle mie.-Be',se escludiamo lo stato mentale,credo di sì.Niente di grave,comunque.
-Bene-fece,sollevata.Sorrise,poi lanciò un'occhiata al suo orologio.-Santo iddio,dovrei essere già a lezione.Be',ci vediamo in giro,Gail.E scusami di nuovo.
Zampettò via,incerta sui tacchi degli stivali neri che indossava.Era strano guardarla e non vedere più quella folta chioma rossa che l'accompagnava di solito.D'altronde,non era solo dall'aspetto che era irriconoscibile.
Comunque,nemmeno dieci secondi dopo capii perchè la ragazza se ne fosse andata così in fretta.Mentre io,Hillari e le altre ci avviavamo verso le nostre aule,Daniel ci venne incontro,il ritratto della serenità.
Evidentemente Celeste non era ancora pronta a un affronto diretto,dopo la rottura definitiva.
Quindi quello che mi aveva raccontato non era del tutto vero.Ci teneva ancora a lui.Almeno un po'.
Daniel ci salutò con un gesto.Hillari,Asia e Andrea ricambiarono,e io gli sorrisi.
-Buongiorno,grande uomo delle caverne-disse Hilly,sorridendo perfida.
-Nana-ricambiò lui,tirandole un ricciolo.
-Ahah.Sempre spiritoso,giusto?-chiese lei sarcastica,aggiustandosi i capelli e tirando un calcio nella caviglia al fratello.
-Dio mio,ma voi fate sempre così?!-dissi io,per fermarli.Loro due mi fissarono,e io ricambiai.
-Vabbè,noi ci avviamo.Tanto lo so che vuoi parlare con Gail-scherzò Hillari,tirando una gomitata a Daniel.Lui arrossì,e la invitò ad andarsene in fretta.
Le tre ragazze affrettarono il passo,lasciandomi in mezzo al corridoio.
Daniel si avvicinò e mi strinse in un abbraccio un po' goffo.
-Ehi.Stai bene?
-Non passa una volta che tu non me lo chiedi-osservai,ridendo.-Sì,sto bene.Al solito.
-Volevo parlarti-disse,abbassando lo sguardo.
-Bene.Stiamo parlando.
-No,senti Gail.E' una cosa se...
Lo squillo acuto della campanella montò sopra la sua voce.Solo allora mi accorsi che ero in ritardo.
-Oh cazzo!Oggi ho un compito-ricordai.Guardai Daniel e lo baciai su una guancia.-Senti,ne riparliamo più tardi.Devo proprio scappare.
Mi incamminai per il corridoio di corsa.Quando mi voltai per salutarlo,mi sembrò che Daniel fosse molto irritato.

L'angolo di quella che non sa che fare xD
Rieccomi!Probabilmente vi starò rompendo un po' xD ma visto che ho ispirazione,ho bisogno di sfruttarla.Non vorrei farvi aspettare mesi per uno stupido blocco!Quindi...
Intanto,vi comunico che mancano 4,5,massimo 6 o 7 capitoli alla fine(dipende se deciderò di divedere uno,che è molto lungo,in due più piccoli).Potete tirare un sospiro di sollievo xD
Rispondo alle recensioniiiii **
OnlyNess_: fanciulla mia cara ** sono felice che il mio lavoro le sia tanto gradito u.u
davvero,lei afferma che codesto capitolo fu lungo?Non ne fui d'accordo,madamoiselle u.u
La prego di godersi questo,che più m'aggrada **
L'amo con tutto il mio cuore di gentil nobildonna :D
Dreaming_Archer: ciaoooooo ** anche tu dici che è lungo? a me era sembrato tremendamente corto T.T sarà stata una mia impressione xD Grazie dei tuoi complimenti ** sono sempre ben accetti!
Sì,parliamo del finale T.T a me non mi è piaciuto come mi è venuto ç_ç l'avevo immaginato diverso >.<
spero ti piaccia il capitolo,ti lancio un bacio!:*
Emily Doyle: cara ** lo sapevo che il litigio non ti sarebbe andato a genio xD ormai ti conosco u.u
Grazie dei complimenti ** ma pecchè dici che Ronnie è brutta?ç_ç come ho già detto,è uno dei miei personaggi preferiti! :D insieme a Hillari :D
dai,leggiti questo :D spero sia di tuo gradimento :D
Jo_96: my dear <3 grazie tesoro ** sono felice che il capitolo ti sia piaciuto :D spero che questo non sia da meno!Sono contenta che riesci ad immedesimarti nei personaggi,è quello che vorrei che tutti i miei fan potessero fare *-*
Ed ecco qua,come va a finire ** spero di non deluderti.
T'amo anch'io <3

Un bacione a voi fan silenziosi ** siete i migliori :D

Mizz


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Capitolo 20
*** .Sparito nel nulla ***


Cap.19-Justice Non ricordo il giorno preciso in cui lo ricevetti.So solo che quando lo vidi,bianco e inquietante,sul pianerottolo di casa,dentro di me cominciai già a tremare.
L’ultimo biglietto di Ronnie diceva:
Tu e il tuo amico sembrate molto affiatati.
Lui è molto carino.Bella scelta,Abigail.
Era scritto in via confidenziale,come se stesse parlando con una vecchia amica.E questo mi terrorizzava ancora di più.
Cosa diavolo voleva dire con quel biglietto?Non ne avevo la più pallida idea.L’unica cosa di cui ero certa era che,in qualche modo,aveva preso di mira Daniel.E tutto questo era per me un tormento.
Non lo lasciavo solo un attimo,e quando non era con me,soffrivo.
Perchè?Perchè quella svitata di mia madre era tornata a tormentarmi?E soprattutto,perchè non si accontentava di uccidermi e basta?
Sarebbe stato tutto più semplice.
Ma invece no.Lei voleva sfruttarmi.Perchè ero "speciale".
Be'.Ero stanca di essere speciale.Volevo soltanto essere una ragazza normale.
Ma non potevo.Tutta colpa di questi fottutissimi poteri che mi ero ritrovata,senza che io avessi mai chiesto niente.
-Gail?Vuoi dirmi che hai?-mi chiese finalmente Daniel,dopo avermi osservata per più di dieci minuti.
Eravamo seduti sulle scale che dal cortile portavano alla mensa.Sapevo di avere uno sguardo vacuo e allucinato,ma non riuscivo a non pensare a quel biglietto.Biglietto che,in quel preciso momento,maturava tranquillo dentro la tasca dei miei jeans.L'inchiostro blu era sbiadito e il messaggio si leggeva male,ma ormai lo sapevo a memoria.
Stavamo pranzando con gli altri,quando avevano cominciato a parlare di un ragazzo che era sparito al sud,verso la Florida.Facevano supposizioni,e si scambiavano le informazioni ottenute dai giornali: si presupponeva che il ragazzo fosse stato rapito da un nemico della famiglia.Il pezzetto di carta nella mia tasca aveva cominciato a farsi pesante,così ero dovuta uscire,con la scusa che non mi sentivo bene.Daniel mi era venuto dietro.
Il sole splendeva cattivo,quel giorno.Era arrivato il caldo,lento,insiodoso.Tenevo la felpa grigia legata in vita,e per la prima volta non mi preoccupai di apparire invisibile.
Mi voltai verso di lui.Lui prese la mia mano,che tenevo appoggiata in mezzo a noi,e la strinse.Come a dirmi,ti me ti puoi fidare.
Sospirai,e pescai il pezzo di carta dalla tasca.Lo fissò.In fondo,per lui non aveva alcun significato;dopo avermi lanciato un'occhiata,lo prese tra le mani.Erano un paio di frasi,non c'era molto da leggere,ma mi sembrò di essere rimasta a guardarlo,a giudicare le sue reazioni per un tempo infinito.
Alla fine,sospirò.Alzò lo sguardo e,con un gesto,lo accartocciò e lo lanciò via.Osservai la palletta di carta grigiastra rotolare sull'asfalto,e poi tornai sul suo viso.
-Te l'ha scritto tua madre-.Non era una domanda,ma annuii ugualmente.
Seguì un lungo silenzio.
-Hai paura,Gail?-mi chiese.Deglutii.
-Certo che ho paura.
-Spero che tu abbia paura per la tua incolumità.
Spalancai la bocca,sorpresa.Qualcosa di caldo scivolò lungo la mia guancia.
-Sei il solito idiota-singhiozzai piano.-Non capisci,vero?Adesso ci sei dentro anche tu.Fino al collo.
-Oh,Gail-sospirò.Mi avvolse in un abbraccio,e io mi appoggiai al suo petto e scoppiai finalmente a piangere.
-La stai prendendo con troppa leggerezza; forse non capisci che rischi di morire!Come se stare vicino a me non fosse già un pericolo enorme...-blaterai.
-E tu la stai prendendo troppo sul serio-fece lui.Alzai lo sguardo sul suo viso,incredula.Oddio,ma allora era un pazzo masochista!
-Tu sei matto da legare-osservai,asciugandomi gli occhi con il dorso della mano.Non mi preoccupai del trucco,e ringraziai l'inventore dei cosmetici idrorepellenti.
-Be',è probabile-rise lui.Come se ci fosse qualcosa di divertente.-Ma,sinceramente,non definirei pazzia il volere star accanto a te.Io lo definirei...
Smise di parlare,fissandomi intensamente.Ci misi sì e no tre secondi a capire che entro meno di un minuto mi avrebbe baciato,e decisi di non aspettare così a lungo.Lo afferrai per un lembo della felpa con la zip che indossava e lo attirai a me,catturandogli le labbra con un bacio.
-Aspetta,aspetta-biascicò,sulle mie labbra.-Devo dirti una cosa.Sono giorni che ci provo,e c'è sempre qualcosa che mi interrompe.
Aprii gli occhi e mi allontanai di un po',per guardarlo negli occhi.-Ok,va bene.Magari potevi dirmelo prima.Non mi piace lasciare le cose a metà.
Ridacchiò,facendomi innervosire.Stavo ancora tenendo stretto quel pezzo di stoffa.Piano,sciolse la presa e intrecciò le dita alle mie.
-Va bene,adesso parla,così ricominciamo da dove eravamo rimasti-borbottai.
-Vedi,quello che sto cercando di dirti è...
La porta antincendio si spalancò con un colpo secco,e la testa riccioluta di Hillari vi fece capolino.
-Gail?Ah,sei qui!-esclamò,sorridendomi.Osservò suo fratello,poi le nostre mani strette.Aggrottò la fronte.-Ok,ok,voi direte anche che non state insieme,ma avete tutti i comportamente di una coppia.
-HILLARI!Dio santissimo!-fece Daniel esasperato.-Stavo dicendo una cosa importante a Gail.
-Be',gliela dirai un'altra volta!Facciamo tardi a lezione-mi informò la mia amica.Mi morsi il labbro: avevamo Letteratura.Fra il rimanere con Daniel e sorbirmi due ore di delirio della prof,era chiaro cosa avrei preferito fare.Ma lo sguardo di Hillari era così minaccioso che non ci misi molto ad alzarmi e a raccattare la borsa.
L'espressione di Daniel diceva chiaramente che avrebbe voluto far fuori sua sorella.
-Ehi,tranquillo,parleremo un'altra volta-cercai di rasserenarlo.-Era una cosa urgente?
-Mmm.No.Penso di no-mugugnò,imbronciato.
-Allora me lo dici la prossima volta,intesi?-dissi,dolce.Mi chinai per baciarlo.Lui mi offrì una guancia.-Ciao.Ti voglio bene.
-Anch'io te ne voglio,Gail.Molto più di quanto tu possa immaginare-fece,sorridendomi.Arrossii a quelle parole,ma prima che potessi chiedergli cosa significassero,sua sorella mi stava già trascinando via.

Per qualche giorno,non pensai più al biglietto.Essermene liberata,dovevo ammetterlo,era stato un gran sollievo.E dovevo ringraziare un'altra volta Daniel.
Mancavano pochi giorni alla fine della scuola: quelli dell'ultimo anno si affannavano dietro gli esami,ma per noi di terza l'aria era piena di allegria e di libertà.Be',per me la cosa era un po' diversa: per via di Ronnie non riuscivo a sentirmi "libera".
Daniel non era più riuscito a parlarmi: Hillari si metteva sempre in mezzo.
Era il terzultimo giorno,volantini del ballo di fine anno erano appiccicati dovunque.Hillari,Asia ed Andrea non parlavano d'altro.Anche Haley aveva cominciato a stressarmi,a casa.
-Non ne posso più-sbottò Daniel piano,a lezione.Ormai eravamo abituati a stare vicini,dopo quel terribile momento che aveva seguito la rivelazione di Celeste.
Lo guardai interrogativa,cercando di non sembrare distratta.Tentativo inutile,il prof stava delirando ad occhi chiusi.
Con un gesto della testa,indicò le ragazze di fronte a noi,che sfogliavano una rivista sussurrando:"sì,credo che comprerò questo,per il ballo..."
-Sono d'accordo-feci di rimando.
-Ti va di parlare,finalmente in santa pace?
Mi voltai un poco,scettica.
-Dopo.Fuori.Ti va?
Sorrisi dolcemente.-Certo che mi va.
Lui sorrise in risposta,e in quel momento la campanella suonò.
Daniel si alzò.Si abbassò al mio livello e mi sussurrò:-Ti aspetto nel parcheggio.
Annuii,guardandolo sparire oltre la porta.

Tenevo un libro stretto al petto,e cercavo di affrettare il passo.
L'inquietudine mi aveva attanagliato lo stomaco.
Maledii quelle due curiose che mi avevano fermato in mezzo al corridoio,chiedendomi senza fine cosa ci fosse tra me e il fratello di Hillari Healt.
Quando ero riuscita a togliermele di mezzo,era passato un quarto d'ora.
E quando ero arrivata nel parcheggio,lo avevo girato in lungo e il largo,ma Daniel non c'era.
Strano.Aveva detto che mi avrebbe aspettato.Non era da lui sparire così.
Lo cercai ancora per un po',in tutti i posti che avevano,per così dire,segnato la nostra relazione: la mensa,il corridoio principale dove ci eravamo "scontrati" per la prima volta,persino nello sgabuzzino dove avevo rischiato di finire violentata...
Niente.Non c'era,non c'era da nessuna parte.
Ok,calmati.Respirai a fondo.Potrebbe essere a casa.
Sì,mi dissi,sì.Sicuramente,era andato a casa.

-Non è a casa,Gail.E' per questo che ti ho chiamata.Sono tornata da quattro ore,e nessuno ha più visto mio fratello da stamattina.
La voce di Hillari era agitata,inquieta,sull'orlo del pianto.
Le sue parole cominciavano a bloccarmi il respiro.Mi riempii i polmoni,ma quando aprii bocca ero di nuovo senza fiato,e mi uscì un tono stridulo.
-Sei sicura,Hill?Hai controllato dappertutto?Lo hai chiamato al cellulare?
-Cazzo,Gail,ma chi pensa che sia?SONO SUA SORELLA!-esplose.Mi passai una mano sul viso,deglutendo.
-Ok,calmati,Hill-respirai.-Probabilmente,aveva bisogno di restare da solo.Vedrai che domattina...
-Lo spero proprio,Gail-fece lei,secca.-Lo spero per te.
Poi riattaccò.

La mattina dopo,non sapevamo ancora niente di Daniel.
Hillari era disperata e arrabbiata.
Io ero assolutamente terrorizzata.
Sapevo,speravo che non fosse così,ma...sentivo che Ronnie c'entrava qualcosa.
Quando uscimmo da scuola,Hillari decise,sotto indicazioni dei suoi genitori,di andare al commissariato.La mia migliore amica rimase nel silenzio più assoluto per tutto il tragitto,frustata.Spostai lo sguardo sulla foto che tenevo il grembo,una foto di un distratto Daniel,che serviva per il volantino che ci avevano promesso di stampare.
-Ho paura,Gail-esclamò a un certo punto.
Alzai gli occhi su di lei,e la fissai in silenzio.Mi strinsi al petto la foto,e tornai a guardare il cruscotto.
-Daniel si è sempre preso cura di me-aggiunse,la voce rotta e gli occhi nocciola,identici a quelli del fratello,fissi sulla strada.
-Potrei dire la stessa cosa-commentai.Lei buttò la testa all'indietro e rise,ma era una risata amara.
-Hillari-dissi,voltandomi nuovamente verso di lei .Appoggiai una mano su una sua gamba.-Lo troveremo.Non può essere sparito nel nulla.
-Okay-disse semplicemente.Spostò una mano dal volante e asciugò una lacrima che le era sfuggita.

-Compili questa scheda,signorina-disse l'agente di polizia a Hillari,mentre lei se ne stava abbandonata sulla sedia,la testa appoggiata ad una mano.-Ci servirà per eventuali riconoscimenti.
Hillari annuì,ingoiando a fatica,e si mise a riempire con la sua scrittura minuta i vari spazi.Io,seduta accanto a lei,mi tormentavo le mani,persa nei miei pensieri.
-Lei è un'altra sorella?-mi chiese all'improvviso l'uomo.Lo fissai,la fronte aggrottata.-Come,scusi?
-Dicevo...lei è un'altra sorella dello scomparso?-ebbe la pazienza di chiedermi l'agente.
-Oh.No,no...io sono soltanto...
-E' la sua ragazza-intervenne Hillari,alzando per un attimo lo sguardo dal foglio.Arrossii di botto.
Volevo negare,ma le parole mi si erano bloccate in gola.
-Ah-esclamò l'uomo.Mi guardò per un secondo,poi disse:-Quel ragazzo è davvero fortunato.Lei è davvero molto bella,signorina.
Deglutii a fatica,e senza guardarlo,lo ringraziai.Hillari consegnò la scheda,scambiò altre due o tre parole con l'agente e poi fu pronta per andarsene.
-Perchè hai detto in quel modo?Mi hai fatta morire d'imbarazzo-la rimproverai,appena fummo vicino alla sua auto,una piccola 500 nera.
-Perchè?Non è la verità?-disse lei,salendo sull'auto.Sembrava più tranquilla,adesso che aveva fatto la denuncia.
Aggirai il piccolo mezzo e aprii l'altra portiera.-No.
-E allora perchè vi stavate baciando,quella volta sulle scale?Naah,non me la raccontate giusta.Secondo me state insieme.
-Pensala come vuoi-borbottai,allacciandomi la cintura con calma.Non volevo farle vedere quanto fossi arrossita.
-Ok,ok,va bene!Stavo scherzando,non arrabbiarti!-si difese,mettendo in moto.-Ascolta,forse non starete insieme...Ma sono convinta che l'amore che provi per mio fratello non è nemmeno paragonabile a quello che lui prova per te.
-Ok,va bene.Senti,non sono proprio in vena di scherzare-conclusi,voltandomi verso il finestrino e infilandomi le cuffie del mio antiquato Mp3 nelle orecchie.
Viaggiamo in silenzio sulla statale,entrambe perse nei loro pensieri.Accanto a noi,dopo venti minuti di viaggio verso la periferia,sfilò un McDonald's.Guardai l'orologio sul cruscotto.Erano da poco passate le sei.
-Ti va di fermarti a mangiare?-mi anticipò Hillari.Annuii,e lei svoltò nella traversa laterale.
Entrammo nel fast-food a passo svelto,e ci mettemmo in coda dietro a una famiglia numerosa.
-Credo che prenderò un semplice cheeseburger-mi arresi,dopo aver sfilato tutti i vari pasti che offrivano.-Con una Cola Light.
-Salve-disse educatamente alla ragazza alla cassa,quando fu il nostro turno.-Allora,la mia amica qui vorrebbe un cheeseburger e una Cola Light,mentre per me...Due Crispy McBacon,un Happy Meal con McToast e patatine e un cola maxi,grazie.
Guardai con scetticismo la mia amica che,con il suo vassoio carico di cibo,si dirigeva a un tavolo vuoto da due.Guardai il mio,quasi vuoto,e compatii il povero cheeseburger.Doveva sentirsi molto solo.
Hillari cominciò a mangiare con voracità,e in mezzo minuto era già al secondo hamburger.Sbocconcellai il mio,distratta.Dopo un po',ci rinunciai e lo scartai.Presi a bere la mia coca rumorosamente.
Hill stava mangiando intere manciate di patatine.La fissavo,e fissavo il mio panino mezzo smangiucchiato.
Lei si accorse delle mie occhiate.-Che c'è?Sono due giorni che non mangio.
-Se è per questo,nemmeno io sono riuscita a ingoiare niente.
-E ancora non ci riesci,a quanto vedo-osservò lei.
Cambiai argomento:-Sei così...tranquilla.Come diavolo fai?
Scrollò le spalle.-Adesso...adesso mi sento più sicura.La polizia qui è brava,lo troveranno.
Annuii,scettica.Giocherellai con la cannuccia,mentre Hillari rosicchiava con aria annoiata una patatina.
-Tu sei vergine,Gail?
Arrossii di botto,e alzai lo sguardo verso di lei.-Diamine,sì!Mi sembrava di averti raccontato che le mie...esperienze amorose erano molto ridotte.Perchè,tu non sei vergine?
-Certo!Non ho ancora trovato l'uomo giusto-affermò.
Lasciò seguitare il silenzio per qualche minuto,strappando a piccoli pezzetti il pacco dell'Happy Meal.
-Celeste non è più vergine-buttò lì.-Ah,davvero?Interessante-finsi di interessarmi.Avevo aperto il mio bicchiere di coca e stavo cercando di spaccare un piccolo cubetto di ghiaccio,senza successo.
-Quindi...ne deduco che neanche mio fratello lo è più.
Bum.Aveva sganciato la bomba.
Spalancai la bocca e sgranai gli occhi.Lasciai cadere bicchiere e cannuccia.
-Cosa?!
-Ehi,calma!-si difese lei.-Daniel è stato il primo e ultimo ragazzo di Celeste.Non è che i candidati siano molti!
-Ne sei sicura?Hai le prove?-la provocai,afferrando un fazzoletto e pulendo il disastro che avevo combinato sul tavolo.
-Be',no.Celeste non vuole dirmi chi è.E Daniel...be',non è che abbia mai parlato di queste cose con lui.
-E questo ti sembra un buon pretesto per farlo con me-sottolinai.Scrollò le spalle e fece un sorriso timido.
-Dai,non è il caso di prendersela così.Ci speravi così tanto di essere la sua prima volta?-mi domandò,allungando una mano a sfiorare la mia.Le guance mi si tinsero di rosso.
-Be',no...cioè sì...cioè forse!Dio mio,Hillari!Non ci ho mai pensato.Cioè,un po' ci ho pensato,insomma,col fatto che lui ha già diciannove anni e tutto il resto...Ma insomma!Abbiamo appena limonato una mezza volta,non è che mi metto subito a pensare a quando andremo a letto insieme!-mi spiegai,rossa d'imbarazzo.
-Avere diciannove anni non vuol dire necessariamente non essere già più vergine.Be',almeno io la penso così.Diciamo che credo nel sesso dopo il matrimonio-disse,infilando tovagliolini e scatolette di carta nel pacchetto rosso dell'Happy Meal.
-Sei tu che hai tirato fuori l'argomento,ricordi?-sbottai.-E poi,il sesso dopo il matrimonio...che idiozia.Be',insomma,un po' ci credo anch'io,ma penso che una buona parte degli adolescenti americani pensi tutto il contrario.
-Quindi,tu andresti con Daniel adesso,se ne avessi l'occasione?-mi domandò.
-Oh,Hillari...non lo so!Cavolo,non ho mai parlato di queste cose con nessuna delle mie madri,e mi ritrovo a parlarne con la mia migliore amica,che per altro è la sorella del ragazzo che amo!E' così ridicolo!-esclamai.Mi alzai e presi il vassoio,decisa a svuotarlo.Hilly mi raggiunse,e lo svuotò per prima.
-Mai parlare male degli assenti-borbottò.
-Cosa?Sei tu che mi hai provocato!-mi difesi.Raccogliemmo velocemente la nostra roba e ci inoltrammo nella brezza primaverile.
-Quindi,conclusione?-domandò,avvicinandosi alla 500 e aprendo la portiera.
Aggrottai la fronte,fissandola mentre entrava in macchina.La imitai,e mentre metteva in moto le chiesi:-Conclusione di cosa,scusa?
-Allora,tu sei vergine,Daniel probabilmente non lo è più da un bel po'.Conclusione: andresti a letto con lui,nonostante lui sia esperto,tu no,e nonostante non siate nemmeno una coppia?
-In questi casi,di solito,si dice: ma che cazzo te ne frega?!
-
Guarda che non lo dico a nessuno.Eddai,sono al tua migliore amica-mi pregò,guardando indietro per fare retromarcia.
-Ti preferivo disperata e depressa-la informai.
-Ahah.Divertente.E adesso spara-disse,senza ironia.
-Mmm...e va bene,probabilmente sì.Molto probabilmente-borbottai,imbarazzata e con le guance infiammate.
-E perchè?-continuò lei,immettendosi nella statale.
-Ci vuoi dare un taglio?!-feci,esasperata,ma decisi di accontentarla per zittirla.-Be'...perchè lo amo.Con tutto il mio cuore.E perchè non ho mai amato e mai amerò nessuno come adesso io sto amando lui.
-Bella motivazione-assentì.-E visto che anche lui ama te,l'affare è fatto!Appena lo ritrovano,vi rinchiudo in camera insieme.
-Provaci soltanto-la minacciai.-E poi lui non mi ama...
Schioccò la lingua in segno di disappunto.-Naaaah-si limitò a dire.
Alzai gli occhi al cielo e infilai le mani nella borsa,alla ricerca dell'Mp3.Lo trovai e mi ficcai le cuffie nelle orecchie.Il discorso era chiuso.

Forse quel freddo che avevo sentito addosso era una premonizione.O forse,in fondo lo sapevo.
Quando Hillari mi scaricò davanti al vialetto,la salutai con un gesto.Parlammo qualche secondo di un certo compito,l'ultimo dell'anno,e poi lei tornò a casa.Traballai fino alla porta,che aprii con le chiavi.
-Eccoti-fecero in coro Kath e Haley.Erano sedute in sala da pranzo,in vestaglia.Avevano una faccia strana,tesa.
-Mi sono fermata a mangiare qualcosa per strada-le rassicurai.Fu allora che notai una busta al centro del tavolo.Sentii un caldo nello stomaco,come un avvertimento.-Che succede?
Si guardarono,timorose.Fu mia sorella a parlare:-E' arrivata questa per te-.E mi passò la busta.
La fissai,e alternai uno sguardo a lei e uno sguardo a mia madre,abbracciata a mia sorella.Loro capirono,e sloggiarono.
Buttai la borsa per terra e mi lasciai cadere sul divano di pelle arancio.Scalciai via le Converse,rigirandomi la busta tra le mani.Non vi era mittente,solo il mio nome,Abigail.
Ebbi il coraggio di aprirla.Lo feci con cautela,spaventata.
Dentro vi era un semplice post-it.

Scusa,Gail.E' tutta colpa mia.
Non venire,non sei obbligata.Ti metteresti solo in pericolo.
Ti voglio bene,sappilo sempre.
Di' a Hillari che la adoro.

Daniel
Anche se non vi fosse stata la firma,avrei riconosciuto subito la sua scrittura.Mi coprii la bocca con una mano,per non urlare.Cosa diamine significava?Era in pericolo?
Ma il messaggio non era finito:

Non era proprio questo che gli avevo detto di scrivere,ma tranquilla,pagherà la sua disobbedienza.
Sì,ce l'ho io.Ce l'ho io,il tuo amato Daniel.
Se vuoi riprendertelo,ti consiglio di venire nell'indirizzo riportato dietro.
Sennò non lo rivedrai,il tuo innamorato.
Mai più.
Aspetto impaziemente di vederti.
Ronnie.


Non ressi il colpo.
Lo sapevo,dentro di me l'avevo sempre saputo.
Ronnie aveva Daniel.
Era tutto finito.
Tutto.
Il post-it mi scivolò dalle mani,e io svenni,accasciandomi sul divano.

L'angolo "Lalala" xD
Eccomi qua!Scusate,ci ho messo davvero molto a scrivere questo capitolo!Spero che la mia fatica sia premiata ;)
Recensioni:
Jo_96: amore ** è vero,è vero,non ci riesce mai xD be' Hillari è fatta così u.u e la campanella rompe sempre,io ne so qualcosa :P Grazie dei tuo complimentoni ** addirittura "D'effetto"? Grazie amore mio.
Ti amo anch'io ;D
Dreaming_Archer: ciao tesoro ** sono felice che ti sia piaciuto ^^
Un po' più di azione?  Ci vuole pazienza!Non potevo mica scaricare tutta l'azione qui,eh!U_U
Come ho detto a Jo_96,anch'io compatisco Daniel.Poveretto xD
Aspetto una tua recensione **
Lovers_Twilight 96: honey! è tanto che non ti facevi vedere xD vabbè,ti perdono.
Già,le campanelle.Le odio -_- quando eravamo alle medie,mi impedivano di parlare con chi sai tu!
Vabbè,spero ti piaccia il capitolo!
Ti amo.

Amo anche voi Fan.Un bacio ;D

Mizz



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Capitolo 21
*** .Sfida ***


Cap.20 - Justice -N...no...Per favore,lascialo stare...NO!
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola,spalancando gli occhi.
Oddio,era solo un sogno.
Un sogno che aveva un fondo di verità,però.
Mi guardai intorno,nel buio della stanza.La mia stanza.Evidemente,qualcuno della mia famiglia aveva avuto il buon cuore di portarmici.
Mi presi il viso tra le mani e scoppiai a piangere.
No,non poteva essere vero.Non poteva essere reale.Ronnie non poteva aver preso Daniel.
Ma perchè diamine non l'avevo seguito,quella volta?Invece di aspettare,sarei dovuta andare con lui.Così non avrei dato a Ronnie un'occasione per strapparmelo via.
Qualcuno bussò alla porta.Mi raggelai,guardando l'orologio.Le due.Chi diamine poteva essere?
Una testa rossa entrò nella stanza,accendendo la luce.-Posso?-domandò Haley.Annuii,cercando di frenare le lacrime.
-Ho sentito che stavi piangendo-disse.Si avvicinò al letto,avvolta nella camicia da notte,e si sedette accanto a me.Mi mostrò qualcosa.Il post-it.
-Questo l'ho raccolto prima che lo potesse vedere Kath-m'informò,ponendolo tra noi due.Non avevo nemmeno la forza di guardarlo.La scrittura sbilenca di Daniel spiccava crudele.
-Ehi-fece.-Mi dispiace tanto,Gail.
Sussultai.-Credo di non sentirmi tanto bene.
-Mi dispiace-ripetè.-Io...non posso credere che nostra madre abbia potuto farti una cosa del genere.
-Haley,cazzo,dopo che mi ha rapita e torturata in quel modo,non dovresti stupirti più di niente-singhiozzai.
-Forse hai ragione-sospirò.
-Lo amo con tutto il cuore-dissi,asciugandomi gli occhi.
-Lo so-mi consolò.-Cosa...cosa hai intenzione di fare?
-Semplice,andrò a quell'indirizzo.Cos'altro potrei fare?
-E poi?
-E poi mi consegnerò a lei,assicurandomi
prima che Daniel sia vivo,e in salvo-confessai.
-Che cosa?!-strillò.Le tappai la bocca con una mano,e per qualche secondo rimanemmo in ascolto.Poi la lasciai parlare.
-Sei completamente impazzita?Vuoi suicidarti,per caso?-sbraitò,a voce più bassa.-Ti ricordi come ti ha conciata l'altra volta?
-Non importa,Haley!Proprio non capisci?-replicai.-Non m'importa niente di quello che mi farà.A me basta che lasci stare Daniel.
-Non è la cosa giusta da fare!-osservò
-Si vede che non sei mai stata innamorata come adesso lo sono io di lui!-la rimproverai.-Per me è tutto,Haley.Sarei disposta a morire,per lui.Ed è quello che farò.
-Non è la cosa giusta da fare!-ripetè.-Non hai pensato che,forse,qualcuno potrebbe soffrire della tua morte?Hai pensato a me?Hai pensato a Kath,Sean...a Hillari?Ma soprattutto,visto che dici di amarlo tanto,hai pensato a Daniel?
Quelle sue ultime parole mi fecero zittire.
-Forse credi che non mi sia accorta dell'intesa che c'è tra voi due-osservò.-Ma non è così.E sono convinta che Daniel sia innamorato di te.
-Ti prego non cominciare anche tu!-sbottai,asciugandomi qualche lacrima.
-Fai come vuoi-si stufò.-Io te l'ho detto.Per favore,evita di rischiare la vita.Per tutti quelli che ti vogliono bene.
Detto questo,mi strinse in un abbraccio veloce,si alzò e uscì dalla stanza.
Mi presi la testa tra le mani e crollai sul cuscino,esausta.

Lo sapevo,non era il momento giusto.Anche io non ero ancora pronta,emotivamente.E Ronnie non mi aveva dato una scadenza.
Ma non potevo aspettare troppo.
Premetti il campanello,che era situato proprio sotto una targhetta dorata con la scritta "Healt".
Fu Hillari ad aprirmi.Aveva i riccioli in disordine,era struccata e indossava una vecchia tuta.Mi regalò un caldo sorriso.-Ehi.Che ci fa lì fuori a quest'ora?Forza,entra.Non star lì a congelarti le chiappe.
Oltrepassai la soglia a passo lento,attorcigliando una ciocca nera d'ebano intorno all'indice.Hillari mi disse di sedermi sullo sgabello in cucina,ed io eseguii.
-Hai fatto colazione?-mi domandò,versandosi del caffè in una tazza con su scritto: "Best of the top #1".-Io mi sono appena alzata.Caffè?
Scossi la testa,incapace di parlare.Non pensavo sarebbe stato così difficile.
La mia amica si sedette con me, i ricci biondi che le cadevano sul viso.Li soffiò via,poi cominciò a bere dalla tazza.
-Be'?Come mai sveglia a quest'ora,durante le vacanze?Pensavo volessi dormire-affermò.
Sospirai ed,a occhi chiusi,replicai:-Io...non sono riuscita a dormire,stanotte.
Hilly mi fissò,comprensiva.-E' per Daniel,vero?Tranquilla,sono sicura che la polizia...
-No,Hillari.Non è così.
La ragazza aggrottò le sopracciglia.Appoggiò la tazza sul piano,e sembrò più fragile.-Cosa...cosa intendi dire?
Avevo quasi paura a dirle la verità,temevo si sbriciolasse sotto i miei occhi.Ricordai cosa mi aveva detto a proposito di suo fratello.Deglutii.Lei aveva il diritto di sapere.
-Hillari-mormorai.Presi la sua mano tremante.-Io...Come posso dirtelo?Mia madre si è presa Daniel.
-Cosa?!-esclamò,incredula.Sfilò la mano dalla mia stretta con un gesto fulmineo e istintivo.-Tua madre ha fatto COSA?!
-L'ha...rapito-dissi,a fatica.-Per vendicarsi di me.
-Dobbiamo salvarlo!-strillò,balzando in piedi.La vidi sparire su per le scale.Sospirai,passandomi una mano tra i capelli.Ritornò poco dopo,con un paio di jeans e una t-shirt al posto della tuta.Afferrò la giacca e aprì la porta di casa.Poi si voltò verso di me.-Gail?!Sempre lì?Avanti,muoviti!Andiamo in centrale!
Deglutii e impallidii,ripensando al messaggio di Ronnie.-No,Hilly!Non è quello che vuole.
La mia amica sbattè la porta con un colpo e mi fissò adirata.-Ah sì?E che cosa vuole?-sibilò.-Un riscatto?Sono disposta a dargli tutto quello che vuole.
Sorrisi malinconica e mi alzai.Camminai fino di fronte a lei,sempre col sorriso sulle labbra.E le dissi:-Sei fortunata,Hill.Tu non dovrai darle niente.Per riavere Daniel,devo solo consegnarmi al posto suo.E farmi uccidere.
Hillari rimase a bocca aperta.Lasciò andare le braccia lungo il corpo,che teneva incrociate sul petto,e le gambe le cedettero.Cadde a terra in ginocchio,abbandonata ad un'agonia che non riuscivo a capire.
Scoppiò a piangere.Mi chinai verso di lei,pentendomi della naturalezza con cui avevo pronunciato quelle parole.
-Hill!Non piangere!Riavrai Daniel!-la consolai,abbracciandola.
-Sì,ma a che prezzo?-mugulò.-Non voglio perdere la mia migliore amica per mio fratello.Non voglio perdere nessuno dei due.
-Oh,Hilly-sospirai,e scoppiai a piangere anch'io.

Per l'ora che seguì,consolai e rassicurai Hillari.Lei era sconvolta,si teneva il viso chiazzato di rosso tra le mani,in trance.
Io le dicevo che sarebbe andato tutto bene.Le feci vedere il biglietto,e lei trattene a stento altre lacrime.Mi chiese se avevo davvero l'intenzione di andarci da sola,minacciandomi di non pensarci nemmeno.
Mentii.Mentii spudoratemente.Le dissi che avevo già avvisato la polizia,e quella notte mi sarei diretta con un piccolo gruppo di agenti a quell'indirizzo,e che a un mio segnale sarebbero intervenuti.Le dissi dolcemente che sarebbe andato tutto bene.Mentii,accavallai bugie su bugie.
Era ovvio che avrei dovuto affrontare Ronnie da sola.Non potevo coinvolgere altre persone innocenti in quel disastro.Dovevo pensarci da sola.
Ma Hillari sembrava temere davvero per la mia sorte.Dopo la mia morte,mi avrebbe odiata per sempre.Ma non m'importava.Volevo che fosse felice.E che Daniel fosse salvo.
Uscii da casa Healt con un groppo in gola.Mi sentivo in colpa.Hillari mi faceva un gesto di saluto dalla porta,il viso tirato e preoccupato.Deglutii,e sparii in fretta dalla sua vista.
Tornai a casa a testa bassa.Percorsi il vialetto lentamente,e mi fermai davanti alla porta.La guardai;era di quel bianco latte che si vede nelle villette di provincia.La accarezzai,come se fosse una reliquia sacra.
Ripensai a quello che mi aveva detto Haley.Sentivo il peso del mondo sulle spalle,e davanti ai miei occhi scorrevano le immagini di tutte le persone a cui sarei mancata: mia sorella,Kath,Sean,Hillari,Andrea,Asia,Daniel...
No,no!Haley aveva ragione: farsi uccidere non era esattamente la cosa più giusta da fare.Ma non avevo altra scelta.
Magari Ronnie non mi avrebbe uccisa.Chi lo sa?Magari mi avrebbe torturata,ferita,sfruttata,ma mi avrebbe lasciata viva.Anche se,dalla sua ultima minaccia,non sembrava proprio così.
Entrai in casa,pensando a quante ore mancassero a quella notte.Erano fin troppe.L'attesa,il terrore e la preoccupazione mi attanagliavano lo stomaco.
Decisi di rinchiudermi in camera e farmi scorrere addosso quelle ultime ore di libertà,di vita forse,che mi separavano dall'oblio.Feci una doccia veloce,per calmare il mio spirito inquieto,e non passai molto tempo a scegliere il mio abbigliamento.Misi un po' ordine nella mia stanza,e la guardai malinconica.Buttai gli abiti sporchi nel cesto della biancheria,poi mi sdraiai sul letto,con le cuffie nelle orecchie,e lasciai che il mondo continuasse a girare,inesorabile.Chiusi gli occhi.
Probabilmente,mi addormentai,perchè quando li riaprii,la sveglia elettronica segnava le sei e mezza.
Cavolo.Dovevo essere esausta mentalmente.Avevo dormito quasi dieci ore.
Mi alzai indolenzita.Il peso sullo stomaco si era fatto più pesante.Mancavano poche ore.
Spensi il lettore CD e lo riposi con calma nel cassetto.Mi guardai allo specchio.Con entrambe le mani,calcai il cappuccio e mi diressi in sala da pranzo.
-Buonasera,Miss Pisolino-mi prese in giro Haley.Mia sorella mi lanciò un'occhiata,e io le feci segno che poi le avrei spiegato.
-'Sera-salutai la mia famiglia.Mi misi a tavola,proprio mentre Kath portava in tavola il cibo.Guardò il mio cappuccio con disapprovazione,ma qualcosa nella mia espressione la fece tacere.
Mangiammo in religioso silenzio.Giocherellai con lo stufato,nonostante fosse uno dei piatti più buoni preparati da Kathleen.Aspettai pazientemente che tutti finissero di cenare,e poi dichiarai di essere sfinita e me tornai in camera da letto.
Ci siamo.Eccoci.
Mi misi a gambe incrociate sul letto,a fissare il vuoto.Si stava avvicinando il mio oblio.Ma non riuscivo a non esserne almeno un po' sollevata.Dopo tanti giorni di separazione,avrei rivisto Daniel.Per l'ultima volta,ma non mi sarebbe importato.
Un colpo timido alla porta.Spostai lo sguardo su di essa,che si aprì piano.Haley entrò,visibilmente a disagio.
Le sorrisi.-Haly.Sono felice che tu sia qui.
Mia sorella si avvicinò al letto e,come quella mattina,si sedette di fronte a me.Diamine,quando ero con lei,sembravo io la piccolina.
Rimanemmo in silenzio per un po'.La mia sorellina teneva la fronte aggrottata.Si sforzava di non piangere.
-Dunque,hai deciso-sibilò,abbassando il capo.
Annuii.
-Sei una stupida,Gail-pronunciò.Dopo,scoppiò a piangere.Mi strattonò il cuore.Per un attimo,ma solo un attimo,ebbi un ripensamento,e la abbracciai stretta.Lei ricambiò l'abbraccio.
-Shhh-mormorai,accarezzandole la testa.
-Sei l'unica cosa che mi sia rimasta al mondo-singhiozzò.-L'unica.Cosa.
-Non è vero.Ora hai Sean e Kath.
-Non cambia niente,Gail!Sei mia sorella,io ti ho sempre vista come un modello da seguire,come la mia luce guida.Se la mia luce guida si spegne,e io rimango al buio,ne potrei morire.Mi perderei nell'oscurità.
-Oh,Haley-sospirai,stringendola.-Tu sarai sempre la mia sorellina,la mia piccola sorellina un po' rompiscatole,che adoro.Non devi pensare che,in qualunque modo,che muoia o che me ne vada,io smetta di volerti bene.Te ne vorrò sempre.Tantissimo.
-Ti voglio tanto bene,Gail-disse.Tirò su col naso,come una bambina piccola.-Scusa se in passato ti ho detto delle crudeltà.Scusa se ti ho rotto le scatole,o se sono stata inopportuna.Sei la miglior sorella che avrei mai potuto desiderare.Nessuno prenderà mai il tuo posto.
-Anch'io ti voglio bene,Haley.Non immagini nemmeno quanto.Giuro che ti lascio tutti i miei CD dei Muse.
Lei rise,ma la risata fu troncata da un singhiozzo.
La cullai per un po',il tempo che si calmasse.Si stava facendo tardi.
Le diedi un bacio sulla fronte e la spedii a dormire.Ma prima,le feci promettere che non avrebbe detto niente a Sean e Kath.Lei promise e,dopo un ultimo abbraccio,uscì dalla stanza.
La sentii attraversare il corridoio verso la sua stanza.In lacrime.

Mezzanotte e mezza.
E quindi,alla fine,era arrivato.Mi sollevai a sedere,e guardai,nel buio,la mia stanza.Ero andata a letto vestita,per non dover far rumore uscendo.Deglutii,mentre il terrore mi saliva su per la gola.
Ronnie non mi aveva dato nè date nè orari,ma adesso la fretta mi scorreva in corpo.Non potevo aspettare.Dovevo pensare a Daniel.
Accesi la luce.Mossa incauta,pensai.Ma non me ne curai.Lanciai uno sguardo al mio viso allo specchio,quel viso angelico da bambina,le labbra rosa e morbide,il naso piccolo e leggermente all'insù,e i miei grandi occhi blu-ghiaccio.Metà della mia faccia era coperta,come al solito,da una cascata di ciocche color ebano.Con una mano,spinsi la frangetta dietro le orecchie,in modo che non potesse coprirmi gli occhi.Mi guardai un'ultima volta.Ecco.La nuova Abigail.Quella rinata,quella che grazie a molte persone era riuscita a cambiare,quella che ormai sentiva Boston come la sua unica e vera casa.
La nuova Abigail che andava incontro al passato.
Rabbrividii.Tirai su il cappuccio e,con cautela,uscii,forse per l'ultima volta,da quella casa.

-Signorina,ma è sicura che l'indirizzo sia giusto?Qua siamo in estrema periferia.
Il taxista sistemò lo specchietto per guardarmi in faccia,e per un attimo mi ricordò Julie,la mia assistente sociale,quel giorno che ci portò qui,a Boston.Diamine,sembrava passato un secolo.
-Sì,sono sicurissima-mormorai.Sapevo che quell'uomo si stava chiedendo cosa diamine ci facesse una ragazzina in giro a quest'ora della notte.-Mi dica,c'è qualche stabilimento,capannone,magazzino da queste parti?
Lui si fermò un attimo a pensare.-Dunque...c'è la vecchia fabbrica di tappeti,qua all'angolo.Ma è in disuso da anni,ormai.
-Bene.Grazie del servizio-dissi,cordiale.Lasciai sul sedile del passeggero quaranta dollari.-Tenga il resto.Arrivederci.
Il taxi ripartì.Lo guardai allontanarsi.La brezza di giugno mi mandava i capelli negli occhi.Guardai il mio orologio.
L'una e un quarto.
M'incamminai verso la grande struttura che mi aveva indicato l'autista.Era nera,contro il cielo terso e blu scuro di quella notte.
Misuravo i miei passi,prendevo tempo.Lo sapevo,era assurdo farsi prendere dai rimpianti,proprio ora.
Ma non avevo scelta.
L'entrata della fabbrica era una grande porta di plastica.Attraverso i vetri polverosi,si potevano intravedere le vecchie macchine tessitrici,e qualche vecchio tappeto sfilacciato impilato contro le pareti.
Esitai.Mi mancava il respiro.Ero terrorizzata,i ricordi del mio precedente incontro con Ronnie mi tornavano in mente,e mi facevano venir voglia di scappare.Ma contro tutti i miei pensieri,spinsi la maniglia,e aprii la porta.
Questa girò sui cardini con un suono sinistro,che risuonò nel grande edificio.Col groppo in gola,richiusi la porta,lasciandola sbattere.
Cominciai ad aggirarmi intorno alle macchine,vecchie e arrugginite,attenta a non toccare niente.
-Allora?-gridai,fermandomi in mezzo allo stanzone.-Eccomi,sono qui!Sono qui!Non è quello che volevi?
Nessuna risposta.Deglutii,e andai avanti.Entrai in quello che sembrava un vecchio ufficio,con tanto di scrivania,computer e sedie,coperti da teli di plastica.
-Ehi,Ronnie!Vieni fuori,avanti!-urlai di nuovo,rientrando in sala macchine.
-Cos'è,hai paura?Hai paura di quel mostro di tua figlia?L'hai creato tu,questo mostro!!Lo so che è così!Avanti,esci,ed affrontami!
-Tranquilla,piccoletta.Io non ho paura di te.
Mi voltai di scatto.Sull'uscio dell'ufficio da cui ero da poco uscita,stava appoggiata,con disinvoltura,mia madre.Sorrideva,un sorriso sinistro.Indossava una grande maglia di lana grigia,su un paio di fuseaux neri,e aveva gli stivali borchiati della scorsa volta.I capelli erano disordinati,corti,e sparavano da tutte le parti.I suoi occhi smeraldini brillavano di follia.
-Però su una cosa hai ragione.Tu sei un mostro-aggiunse.Si spostò,avvicinadosi a passo lento.-Ma questo,cara,è un problema solo per te.Per me vuol dire:soldi,soldi,soldi.
Ero paralizzata dalla paura.Il suo viso scavato e il suo sorriso maligno erano a pochi centimetri da me.Ma da qualche parte,trovai del coraggio,lo raccattai e sputai:-Bene,adesso sono qui.Dov'è lui?I patti erano questi.Adesso lascialo andare.
-Aah,giusto,il tuo amichetto-.Rise.
-Se gli hai torto un solo capello,io giuro che...
-Tranquilla,sciocca-.Si mosse di nuovo,come un felino,e si adagiò a una porta poco più in là.-Sta benissimo.
Aprì la porta di scatto,e Daniel cadde a terra,a faccia in giù.
-DANIEL!-strillai.Mi precipitai al suo fianco,felice e preoccupata allo stesso tempo.-Daniel,Daniel.Dimmi che stai bene.
Mi buttai in ginocchio accanto a lui,e lo aiutai ad alzarsi.Aveva le mani legate dietro la schiena,e un grosso graffio gli attraversava la guancia.Ma per il resto,stava bene.E mi sorrideva.
-Sei venuta.Rischi di morire,e sei venuta lo stesso.Diamine,tu non mi ascolti mai,eh?-disse,mentre lo slegavo.Ci guardammo per un lungo attimo,io troppo commossa per parlare.Mi era mancato tantissimo il suo viso.
Sorrisi,a fatica,anch'io.-No,non ti ascolto mai.
Gli buttai le braccia al collo,e lo strinsi a me con tutta la forza che avevo.Lui mi circondò i fianchi e,inaspettatamente,si mise a piangere,un secondo dopo di me.
-E' una cosa stramaledettamente egoista da dire-singhiozzò,contro la mia spalla.-Ma non sai quanto sono felice che tu sia qui.
-Mi sei mancato da morire.Sono stata in pena ogni giorno,a pensare a dove diamine ti eri cacciato,se eri sparito per colpa mia,se...
-Shhh-fece,e mi prese il viso tra le mani.-Va tutto bene.Siamo insieme.
Sorrisi.Era questo,l'importante.
-Ascoltami,devo dirti una cosa,visto che non so se usciremo vivi da qui.E' giusto che tu la sappia-mi disse.Era serio.Con il pollice,disegnava cerchi sulla mia guancia rigata dalle lacrime.
-Tu ne uscirai vivo sicuramente-sbottai,con un tono che non ammetteva repliche.
-Sta' zitta-disse,ponendo un dito sulle mie labbra.-Non esco da qui senza di te.E quello che devo dirti,è che io ti...
-Ah ah ah,ma che scena commovente-rise Ronnie,avvicinandosi a noi.-I due piccioncini che,dopo tanto tempo,si riuniscono.Si,guarda.Che scena penosa.
Mi assesstò un colpo sul fianco.Urlai dal dolore,cadendo all'indietro.
-GAIL!-mi chiamò Daniel.Poi,con sguardo accigliato,si rivolse a Ronnie.-Non.La.Toccare!
-Perchè sennò che mi fai?Mi picchi?Sei solo un ragazzino!-lo schernì lei.Daniel si alzò,pronto a diferndermi.Cercai di avvertirlo:-Daniel,no!-.Ma il pugno di Ronnie fu più veloce.Il ragazzo barcollò per un attimo,prima di cadere rovinosamente a terra.Strillai.
-Basta!Basta!Lascialo stare!-piagnucolai,strisciando vicino a Daniel,e trattenendolo a terra per evitare che si rialzasse.-Hai quello che vuoi!Lascialo andare!
-No,Gail!Io non me ne vado se tu non vieni con me!-si oppose lui,testardo.
-Non posso,stupido!E adesso alzati e vattene,per favore-lo implorai.
-No-negò,deciso.Mi strinse la mano,intrecciando le dita alle mie.-Non ti lascio da sola.Ormai ci sono dentro anch'io.Salti tu,salto io.Muori tu,muoio io.Non posso vivere senza di te.
-Sei il solito cretino spaccone!-lo rimproverai.
-E tu sei un'idiota-replicò.-Ti ho detto che non posso vivere senza di te,e l'unica cosa che sai fare è offendermi.
-Potrebbe essere...Daniel,senti,io ti dovevo dire che...-.Purtroppo,non riuscii a finire la frase.Ronnie era tornata all'attacco,sferrandomi un calcio nelle costole.E un altro.E un altro.E un altro.
Imploravo pietà,ma lei non mi ascoltava.Il dolore mi travolgeva ad ondate,e non faceva in tempo a svanire che subito riappariva.
Era una tortura.
-Smettila!Lasciala in pace-si ribellò Daniel.Si alzò e sferrò un pugno in piena faccia a mia madre.No,no!Così l'avrebbe soltanto fatta arrabbiare ancora di più.
Infatti.Veronica lo guardò con astio,e con una mano lo prese per il collo e lo incollò al muro.-Allora,marmocchio?Vuoi proprio farti ammazzare,vero?
-No,no!Lui non c'entra nulla!-la implorai.Mi alzai a fatica,stringendomi lo stomaco dolorante.Mi scagliai su di lei,che mollò la presa per respingermi.Mi spinse indietro,e io caddi accanto a Daniel.
-Perchè le fai questo?Eh?Me lo spieghi?-s'infiammò il ragazzo accanto a me.Si alzò di scatto,seguito a ruota da me,che lo trattenni per un braccio.-Come puoi picchiare a morte tua figlia?Mi fa schifo.Sei un mostro.
-E' qui che ti sbagli,carino-rise lei.-Il mostro,qui,non sono io.Ma la ragazza che tu proteggi con tanto ardore lo è.
Il mio cuore si fermò.Cominciai a sudare freddo,capendo le intenzioni di Ronnie.-Stai zitta-le ringhiai.
-Come,tesoro?Non gli hai detto niente della tua natura?
-Di cosa sta parlando,Gail?-mi chiese Daniel.Deglutii,scuotendo la testa.
-Lasciala perdere.E' fuori di testa-inventai.No,no.Non era il momento di dirgli tutto.
-Non vuoi dirglielo,piccoletta?Bene,ci penserò io-affermò con un sorriso.
-NON PROVARCI!-la minacciai.Ma lei nemmeno mi stette a sentire.
-La tua amichetta è una macchina della morte-spiegò con voce calma Ronnie.
-ZITTA!STAI ZITTA!-gridai.-Daniel,vattene,per favore!
-E' in grado di uccidere una persona soltanto volendolo,può vedere l'atroce morte di chiunque...e un sacco di altre cose.
-NO,NO,NO!BASTA!CHIUDI QUELLA BOCCACCIA!-le strillai contro.Mi catapultai su di lei,ma forse se l'aspettava.Mi assestò un pugno in piena faccia,facendomi tornare al mio posto.
Daniel aveva una faccia sconvolta.Abbassò la testa,ad occhi chiusi e a denti digrignati.Fu come se il mio cuore si squarciasse,mentre apriva gli occhi e mi fissava stranito.
-Ecco cosa intendeva...i tuoi poteri.Tu...tu...puoi uccidere...
Tentai di scusarmi.-Daniel,fammi spiegare...
Ma lui mi zittì.Fissò per un attimo il vuoto,poi sospirò e si chinò accanto a me.Mi cinse la vita e mi aiutò a rialzarmi,senza lasciare la presa.
-E...e questo che significa?-chiesi.Ero sorpresa,stupita,e il mio cuore scoppiava di gioia.
-Be'...io credo...Credevo di avertelo già detto molto tempo fa.Non m'importa cosa sei o cosa sai fare.Non posso lasciarti uscire dalla mia vita.Sei troppo importante.
Non sapevo cosa dire.Avrei voluto baciarlo,ma Ronnie e la sua risata malefica interruppero quel momento.
-Sei un grande stupido,Daniel-fece lei.-Davvero non t'importa?Sai che sarà lei a mettere fine alla tua vita?
-Sì,questo lo so-gli rispose acido lui.Mi teneva sempre stretta.-Ma io non la abbandonerò solo per questo.Anzi,mi farò uccidere volentieri.So che non lo farebbe mai di sua spontanea volontà.Io non sono te.Io non la lascio.
Veronica smise immediatamente di ridere.La sua espressione si fece seria;aggrottò la fronte.-Tu non sai niente,ragazzino.
-E allora spiega!-le dissi finalmente.-Spiegami tutto,Ronnie.Spiegami perchè te ne sei andata.Spiegami perchè mi hai abbandonata.Spiegami perchè hai ucciso papà e,soprattutto,spiegami perchè sono così!
Ronnie si riprese.Sorrise e,incrociando le braccia,chiese:-Sei proprio sicura di volerlo sapere,Abigail Justice?

Angolo Angoloso
Bounjour!Scusate il ritardo ritardissimo,ma la scuola mi ha preso più di quanto pensassi!Inoltre,ho fatto il grande errore di prendere un tre ç_ç così posso starci pochissimo al pc.Ma tutto quel tempo lo userò per scrivere,giuro!
Siamo arrivati al capitolo chiave *-* questo e il prossimo saranno indispensabilissimi,poi seguiranno i due-tre conclusivi,e poi dritti all'epilogo!
Spero vi piaccia,mi ci sono impegnata ardentemente!
Ora rispondo ai miei amori adorati *-*:
Dreaming_Archer: hello *-* scusa per il ritardo ritardoso xD sguazzo nei compiti fino al collo.
Eccoti accontentata,qui spiega già molte cose u.u ma il prossimo di più ecco XD
Spero che non mi hai abbandonata,in questa mia lunga assenza!
Leggi e recencisci,aspetto con ansia!*-*
Jo_96: amore patatosaaaaaaaaaaaa *-* già,hillari fa tutti i discorsi da pervertita xD già,già u.u
Ecco l'aggiornamento,non mi linciare se ci ho messo più del dovuto xP ho avuto impegni più grandi di me.
Ti amo <3
Lovers_Twilight 96: aloha,signora :D eccoti l'aggiornamento,che tu hai già leggicchiato in anteprima,e che MI HAI OBBLIGATO a scrivere u.u anch'io ti voglio bene,ma questo mese niente stipendio,manager caro u.u
A plùs u.u

...
Fans,vi amo *____*

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Capitolo 22
*** .Tutta la verità ***


Cap.21-Justice Che razza di domanda era?
Fissai Ronnie.Lei continuava a sorridere,come se trovasse il tutto tremendamente divertente.
Era naturale che lo volessi sapere!Avevo vissuto per più di quattordici anni chiedendomi cosa le fosse passato per la testa,e in questi ultimi mesi mi ero interrogata su cosa mi stesse accadendo,preoccupandomi di nascondere quel lato oscuro al mondo.Ora,Daniel aveva reagito estremamente bene...Ma se avesse mentito?Forse aveva paura di me.
Me ne sarei accertata dopo.Ora volevo sapere.
Mi accigliai,e la fulminai con uno sguardo.-Non...Non dovresti nemmeno chiederlo.Parla,razza di stronza!
-Ok,ok,piccola Abigail.Come siamo suscettibili-mi prese in giro.-Ti spiegherò tutto.Fin dall'inizio.
-E allora parla.Parla e basta.Spiega,spiegami come hai potuto rovinare la mia vita!
-E' cominciato tutto pochi mesi dopo la nascita di tua sorella-cominciò.Senza motivo,guardò il pavimento,lo sguardo serio.-Il lavoro stava andando abbastanza bene;non era quello che avevo sempre desiderato,ma almeno mi dava di che vivere.Solo che...girava qualcosa di strano negli uffici,delle voci,speculazioni.Dicevano che gli scienziati giù ai laboratori stavano architettando qualcosa da tempo,e che adesso erano giunti ad una conclusione.Ma io ero solo una segretaria.Non volevo impicciarmi.
Poi,il mio capo-ufficio mi chiese di fotocopiare dei documenti e di portarli al dottor Helkins,giù nel reparto Nuove Ricerche.Odiavo scendere ai piani inferiori,l'odore in quelle stanze era sempre insopportabile,ammoniaca e prodotti farmaceutici vari.Ma in quei giorni speravo tanto nella promozione,e quindi eseguii senza una parola.
Era già tardi,sapevo che a casa mi aspettavate tutti.Mi dissi:"ecco,faccio questa cosa,mi metto in buona luce con il capo e mi becco aumento e promozione".Così chiesi a una ricercatrice dove si trovasse il laboratorio del signor Helkins,e lei me lo indicò.
Stavo per aprire la porta,quando delle voci mi giunsero dall'interno.La porta era socchiusa.Pensai di aspettare che il dottore fosse libero,e feci per allontanarmi quando un discorso attirò la mia attenzione.
Qualcuno stava dando del pazzo al signor Helkins.L'altro gli rispondeva che no,no,che quella era una scoperta fenomenale,che dopo tanti anni di lavoro si sentiva realizzato.Mi accostai alla porta e,anche se sapevo che era sbagliato,origliai.E così scoprii che il dottor Helkins aveva scoperto la chimica della morte.
-La cosa?!-la interruppi bruscamente.La chimica della morte?
-La chimica della morte-ripetè lei.-In pratica,il dottor Helkins sosteneva che il destino e la morte fossero solo frutto di complicate operazioni chimiche,logiche e matematiche.Molti l'avevano deriso,ma lui non si era lasciato buttare a terra,e aveva continuato a studiare,finanziato segretamente dall'industria in cui fingeva di lavorare.E alla fine ce l'aveva fatta,ed era riuscito...come dire?A trovare la formula,la formula che confermava le sue teorie.
-Non credo di aver capito-mormorai.Cosa voleva dire...La morte e il destino erano retti da una formula chimica?
Lei aggrottò la fronte.-Ehi,chiudi la bocca.Parlo io,adesso.L'hai voluto tu.
Rimasi in silenzio,fissandola in cagnesco.Ricambiò l'occhiata,e continuò:-Dapprima,rimasi sconvolta.Insomma,quale sadico avrebbe potuto fare una cosa del genere?Il dottore continuava a dire che adesso era in grado di creare creature sovrannaturali,legate matematicamente al destino e alla morte,vere macchine da guerra pericolosissime e micidiali,che avrebbero buttato il mondo ai loro piedi.Finì il discorso maledicendo i suoi finanziatori,che si rifiutavano di fornigli delle cavie per i suoi esperimenti.
In quel momento,non mi ricordo bene come,mi scoprirono.Lo scienziato sembrava impazzito,mi chiedeva furibondo se avessi sentito tutto.Non potei far altro che rispondere di sì.L'altro uomo,che scoprii essere il suo assistente,cercava di calmarlo.Avevo paura,quell'uomo sembrava fuori di testa,quindi promisi di tenere la bocca chiusa.Li implorai di lasciarmi andare,che avevo famiglia a casa.Quando Helkins udì queste parole,si calmò,guardandomi d'improvviso affascinato.Mi chiese della mia famiglia.Gli dissi qualcosa,l'essenziale: avevo un marito che mi amava e due bambine.Mi chiese quanti anni avesse la maggiore.E gli parlai di te.
Si fece pensieroso,uno strano sorriso sulle labbra.Mi chiese se c'era qualcosa che desideravo ardentemente.Gli parlai della promozione,dell'aumento,di uan vita più prosperosa che sognavo da tempo.E lui mi promise di darmi tutto questo,se gli avessi concesso te come cavia.Fu difficile decidere,infatti mi presi un po' di tempo.Ma,quando qualche giorno dopo,il mio capo lodò un mio collega e gli disse che lui era il più meritevole della promozione...io...accettai.
-No.No no no.Non ci posso credere!-fece Daniel.Era rimasto zitto fino al quel momento.Mi voltai a guardarlo.Sembrava molto arrabbiato,i suoi occhi nocciola fulminavano mia madre.-Hai dato tua figlia come cavia da laboratorio?A soli due anni?!E adesso...adesso hai il coraggio di dirle "mostro" per qualcosa che tu le hai provocato?
-No,Daniel.Lasciala continuare!-lo zittii.Sbuffò,infuriato,e mi strinse forte a sè.
-Ho dovuto,razza di sciocco!Quel posto doveva essere mio,mi spettava!E in quel modo,riuscii ad averlo.Portavo Gail da loro ogni qualvolta me lo chiedevano,e ricevevo dei soldi in cambio.Poi me ne andavo a lavorare.Non sapevo cosa combinassero laggiù-spiegò.Sembrava triste.-Certo,ero preoccupata.Gail accusava spesso dei malesseri,e quando si arrabbiava faceva cadere vasi e altri oggetti.Quando piangeva le sue lacrime lasciavano  ferite sulle sue guance,e se la toccavi in determinate occasioni,quando era emozionata,commossa eccetera,ti beccavi la scossa.Dopo un po' mi spaventò,ed andai a chieder spiegazioni al dottor Helkins.
Ormai avrei dovuto capirlo che era un tipo nevrotico,ma non so perchè la sua reazione alle mie domande mi sconvolse.Mi cacciò dal laboratorio tenendo in braccio Gail addormentata,e mi disse che io non potevo interferire con l'esperimento.
Nei mesi successivi,non ti vidi che poche volte.Quando arrivammo a dicembre,si decisero a cederti per qualche giorno.Ero davvero contenta,avrei voluto passare un po' di tempo con te,ma il mio nuovo impiego non me lo permise.Cominciai a ripensare a tutto quello che avevo fatto,a quello che ti stavano facendo,alle cose strane che ti stavano accadendo...ma anche a tutti i soldi che stavo guadagnando.Pensai che avrei potuto dare una vita migliore a tutti noi.
-La nostra vita era perfetta così-ringhiai.Avevo gli occhi lucidi.Non potevo credere che avesse preferito i soldi...alla mia salute mentale!
-Non per me,stupida.
-Lo sapevo.E,credimi.Non ti capirò mai.
-E invece dovresti provarci!-grugnì.-Lavoravo come una matta per uno stipendio che non mi soddisfava.
-Avevi un uomo che ti amava al tuo fianco.O per te contano solo i soldi?
-Già,James mi amava.Ma con il suo stipendio saremmo morti di fame.Bel lavoro,il postino.Che idiota.
-IO TI ODIO!-urlai,lasciando finalmente uscire le lacrime.
-Forse è giusto,forse no.Vuoi davvero sapere come ho ucciso tuo padre,e perchè?-continuò.Non aspettò risposta.-Aveva capito che ti stava succedendo qualcosa di strano.Continuava a farmi domande,anche se quando ti portavo in laboratorio non c'era mai.Voleva sapere perchè ferivi le persone con così tanta facilità,e se secondo me avevi qualcosa di grave.Io non rispondevo,e sbagliai,perchè s'insospettì più che mai.
Quella vigilia di Natale stavo facendo gli straordinari ed ero stanca.Ma dovevo compilare ancora tredici moduli e spedire sei e-mail.Lavorai fino alle 23,quando tuo padre fece irruzione nel mio ufficio.
Mi accusò di mentire,mi disse che io sapevo benissimo cosa stava succedendo a nostra figlia.Mi ordinò di dargli una spiegazione e di cessare qualunque cosa ti stessi facendo,perchè non ti faceva bene.Io negai,mentii e mi arrabbiai.Te l'ho detto,ero stanca,non avevo nessuna voglia di litigare.Ma proprio in quel momento il telefono,che avevo messo in vivavoce,squillò.Cercai di attaccare,ma James fu più veloce.
Era Helkins,mi chiedeva di scendere giù nei laboratori per metterci d'accordo sugli appuntamenti della settimana seguente.Mio marito mi guardò,attaccò il telefono e corse al piano sotterraneo,inseguito da me che tentavo di fermarlo.
Beccò Helkins al microscopio.Lo prese per il colletto e gli disse di sputare il rospo,e di confessare cosa stava facendo alla sua bambina.Io intimavo al dottore di restare zitto,ma James minacciò di distruggere il laboratorio,ed Helkins confessò.Io mi facevo sempre più piccola.Dovetti sedermi.Stavo per sentirmi male.
James era sconvolto.Mollò la presa e lasciò cadere l'ometto a terra.Mi guardò silenzioso,e a corsa tornò agli uffici.Lo seguii,disperata.
Pensavo a tutti i soldi che avrei perso.Di certo,Helkins avrebbe smesso di pagarmi.
Cominciammo a litigare."Come puoi far questo a tua figlia?"mi chiedeva James."Diamine,Veronica.Non ti riconosco più!"
"Forse sono cambiata,James!"strillai,in preda alla rabbia.Perchè si doveva impicciare?Perchè non poteva semplicemente fregarsene,come facevo io?
"Sei una stronza"disse,alla fine di una serie di urli e offese."Un mostro.E tu non sei la donna che ho sposato".
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.Gli mollai uno schiaffo,e poi un altro,e un calcio,e non riuscii a fermarmi più.Pensavo: se lo metto a tacere,continuerò ad avere i soldi.E non li dovrò spartire con nessuno.
Lo finii con il portapenne di vetro che lui stesso mi aveva regalato.Lo lasciai cadere sul suo cranio,che si fracassò sotto quel pesante oggetto.
Per un po',rimasi a contemplare il mio lavoro.Poi,la paura strisciò nella mia testa.Avevo appena ucciso un uomo!Se mi avessero beccata,non avrei più avuto una vita.
Così,sono tornata da Helkins e mi sono fatta dare tutti i soldi che mi aveva promesso per la fine dell'esperimento.Passai dall'ufficio,presi i miei risparmi ed uscii.E non tornai mai più.
Furono i vicini,che non ci videro rientrare e sentirono piangere Haley,a chiamare la polizia.Scoprirono il corpo e i loschi affari di Helkins.Lo arrestarono,ma lui,codardo,disse e giurò che era innocente,gli diede un mio identikit e le mie informazioni.
Da allora,sono una pluriricercata con accusa di omicidio,esperimenti illegali e abbandono di minore.Ah,e sencondo alcuni sono anche "mentalmente instabile".
-Ti avessero preso la prima volta,razza di stronza!-le urlai contro.Le immagini del dolce viso ovale di mio padre,al centro esatto del quale vi erano i miei occhi,più grandi e luminosi,mi fecero cedere le ginocchia,e caddi a terra piangendo.
Daniel fremeva di rabbia.I suoi occhi erano spalancati,e il nocciola delle sue pupille fiammeggiava.Ciuffi ribelli gli cadevano sulla fronte,rendendo più terrificante il suo sguardo.Digrignava i denti e stringeva i pugni.
-Tu...Tu...-non riusciva nemmeno a parlare.Cercò di respirare,e fulminò Ronnie con lo sguardo.Lei sorrise come se fosse ridicolo.
-Mi fai schifo-sibilò lui.-E non so come fai a non farti schifo da sola.Accusi tua figlia di essere un mostro,ma non ti accorgi che sei stata tu stessa a trasformarla in quella che è?
Hai lasciato che uno scienziato di dubbia fama facesse degli esperimenti di cui non sapevi un bel niente su tua figlia,e poi te ne sei andata.Hai lasciato una bambina in mano al destino,alla morte.Non ci sei mai stata per lei,quando le succedevano quelle cose strane che la spaventavano.Non eri lì a consolarla,quando vedeva la morte di qualcuno.
E soprattutto,non puoi dire di essere stata una madre.Hai preferito i soldi,la vita che ti si prospettava,alla salute mentale e fisica della creatura che tu stessa avevi dato alla luce.Dici di averla amata,giusto?Be',non credo.Ascoltami bene,so cos'è l'amore,lo sto provando in questo preciso momento.E quello che tu dici di provare per tua figlia...no,non è amore.
Mi dispiace dirtelo,Veronica,ma tu non sei stata affatto una buona madre.Come già ho detto,non sei stata una madre.Solo una presenza oscura impressa nella mente di Gail.E l'hai soltanto tormentata.Per.Quindici.Anni.
Pensaci bene,stronza.Pensaci bene.
Alzai gli occhi verso di lui.Si era voltato,mi fissava con dolcezza.Si chinò e sussurrò:-Tutto bene?
Non so come,riuscii ad annuire.Ero colpita dal suo discorso,così aggressivo e ragionevole.Fino a qualche mese prima non l'avrei creduto capace di fare una cosa del genere,per me poi.Ma adesso...
Ma c'era una frase che aveva catturato la mia attenzione.
Aveva detto che stava provando amore per qualcuno.
Era innamorato di qualcuno.
Amava qualcuno...
Ebbi qualche secondo per pensare,per perdermi nei suoi occhi,nel suo sguardo dolce e felice.Felice.Rischiava di morire,ed era felice.
Felice perchè era con me.
Una lampadina si accese rapida nella mia testa.
Daniel era innamorato di qualcuno.
Daniel doveva dirmi una cosa importante e,nonostante fosse faccia a faccia con la figlia della morte,era felice come non mai.
Oh.Mio.Dio.
La verità mi colpì al petto,come una pugnalata,ma una pugnalata dolce.Non fece male,anzi,fece esplodere in me una serie di reazioni tra le quali arrossire e sorridere.
Daniel era innamorato di me.Mi amava!Come avevo fatto a non capirlo?Tutti,Hillari,Andrea,persino Haley l'avevano capito.Ma io no,ero cieca,credevo di essere solamente un'amica,e di averlo spaventato quella volta all'Olmsted Park.Ricordai le poesie sul suo computer,ora tutto aveva un senso.La cosa importante che doveva dirmi,il suo broncio quando qualcosa o qualcuno lo interrompeva.
Nonostante stessi per morire,non avrei potuto essere più felice e realizzata.Mi amava,era innamorato di me!Ricambiava i miei sentimenti,e sentiva quello che sentivo io...
Ma lui non lo sapeva.
Presa dall'urgenza (non sapevo quanto tempo ci rimanesse insieme) e preoccupata che le mie riflessioni avessero preso troppo tempo,gli presi il viso tra le mani.Sembrò stupito,ma una luce strana brillava in quei pozzi scuri che erano i suoi occhi.
Le sue guance si colorarono di rosso.Però sorrideva.
-Oh Daniel!-esclamai.Ora capivo,vedevo tutto chiaro nella mia mente.-Ho capito,ho capit...
Uno schiocco rapido.Un rumore sordo,ovattato,un bang leggero.
Forse avrei dovuto capire.Forse avrei dovuto spingerlo via,proteggerlo con il mio stesso corpo.Lo sapevo,avevo passato troppo tempo a riflettere.E Ronnie aveva avuto il tempo di riprendersi dal discorso del ragazzo.
Vi fu un rumore di squarcio leggero,ma non capii se era il proiettile che penetrava la pelle o il mio cuore che si spezzava.Daniel scivolò per terra,via dalle mie mani,via da me.
Cadde a terra e boccheggiò.Una ferita grande e tondeggiante stava alla sinistra del suo petto.
Oh no.
No.
Ti prego,Dio.Dio,non puoi farmi questo...
-DANIEL!NOO!-gridai,mentre nuove lacrime scivolavano sulle mie guance.Oh,no no no no...
Cercai di alzarmi,di fare qualcosa,di andare da lui.Ma vi furono due nuovi schiocchi,al seguito dei quali sentii un gran dolore a un braccio e alla schiena.Le gambe cedettero,e caddi proprio accanto a Daniel.
Piangevo.Piangevo e imprecavo.Daniel tossiva,e sembrava che facesse fatica a respirare.Mi misi una mano al centro della pancia.Stavo perdendo sangue,ma la ferita non sembrava grave quanto quella di Daniel.
Strisciai fino a lui,faticosamente.In sottofondo sentivo le risate di Ronnie,ma le ignorai.
Appoggiai il capo sul petto insanguinato del ragazzo.Altre lacrime scivolarono lungo il mio viso,finendo sul suo corpo.
Lo guardai.Aveva gli occhi aperti,e respirava,anche se faticosamente.Stringeva i denti per il dolore.
-Mi dispiace,mi dispiace.E' tutta colpa mia.Sono un mostro.Un mostro schifoso-singhiozzai,spostando i capelli dalla sua fronte.
-Non...dirlo-sibilò.Cercò di respirare,ma riuscì solo a tossire.
Scossi la testa.-Ok,non lo dirò più.Se tu mi prometti di vivere.
-Sto morendo,no?La ferita è grave-tossì.La sua mano cercò qualcosa sul pavimento,e quando trovò la mia mano,intrecciò le dita alle mie.
-Tu.Non.Morirai-ringhiai,stringendo forte la sua mano.Voltò il viso verso di me,e rise debolmente,ad occhi chiusi.
-Non mi pento di essere qui con te stanotte,Gail-sussurrò.-Non mi pento e non me ne pentirò mai.Se dovevo morire,l'ultima cosa che volevo vedere erano i tuoi occhi.Sono stupendi,e io li adoro.
Sorrisi,non so come.Il dolore allo stomaco era forte,ma non era niente in confronto a quello del cuore.
-Non puoi lasciarmi-feci,avvicinandomi a lui.
-Non lo farò.Anche se dovessi...morire-tossì di nuovo.
-Non morire.
-Non sono io che comando la morte-fece,a voce bassissima ed ad occhi chiusi.-Ma tu.
Poi lasciò cadere la testa sul pavimento.
Il respiro mi mancò.Lo chiamai piano,a bassa voce.Non rispose.Lo scossi,piansi,lo implorai.E urlai il suo nome.
Niente.
No...io...non potevo.Non potevo creder che fosse davvero...
Un'ira spaventosa,forte come un fuoco,sostituì la mia disperazione.Mi accorsi di tremare,e non sentivo più il dolore allo stomaco,nè al braccio,nè al cuore.Anzi,quella rabbia inespressa,cattiva e micidiale,quel fuoco maledetto,proveniva proprio da lì.
Sentivo ancora le risate di Ronnie.
-Povero sciocco!Credeva davvero che mi sarei fatta commuovere dal suo discorsetto?-rise,giocherellando con la pistola.Era come se i miei sensi fossero amplificati.Sentivo il fruscìo che il grilletto faceva ruotando intorno al suo dito.-Be',ha avuto la fine che si meritava.
Mi tremavano le mani.Sembravano in preda alle convulsioni.Le guardai,tra le lacrime di rabbia e di dolore,e sentii una strana forza.
Ronnie...mi avevi rovinato la vita una volta,e non ti era bastato.Avevi deciso di tornare e mi avevi strappato ciò che avevo di più caro.
Ma adesso l'avresti pagata.
A costo di stringere un patto col diavolo.
Decisa,spinta da quella forza,da quella rabbia infuocata,mi chinai sulle labbra immobili di Daniel e ci stampai un bacio.Poi mi avvicinai al suo orecchio:-Daniel,scusa.Vorrei che non mi avessi mai incontrato.Ti amo,e ti amerò sempre.
Poi,senza nemmeno un'esitazione,mi alzai.Sapevo di essere ferita,ma davvero,stavo bene.Non mi ero sentita mai così piena di energia.
Veronica sembrò sorpresa di vedermi in piedi.Poi sorrise.-Be',qui abbiamo finito.Adesso andiamo.Nonostante il silenziatore,non vorrei che qualcuno avesse sentito gli spari.Continuerò gli studi da un'altra parte.
Si avviò verso la porta.Ma io alzai una mano,senza staccare lo sguardo da mia madre,e la chiave girò a un mio semplice pensiero.Poi chiusi il pugno,e il piccolo oggetto di ferro si fuse.
Ronnie sembrò sorpresa.Mi fissò,e per la prima volta vidi una traccia di paura nei suoi occhi verde smeraldo.
-Tu non vai da nessuna parte-sibilai.Con l'altra mano,feci muovere un tappeto,che le cadde esattamente addosso.Ci misi un po' a realizzare che stavo usando i miei..."poteri".
Ma non ero mai riuscita a comandarli!E soprattutto,non ero mai riuscita a spostare le cose.Ma forse,potevo farlo solo per nuocere ad altre persone.Decisi che,se fossi uscita viva da lì,me ne sarei accertata.
Marciai veloce fino a lei.Calciai via il tappeto,e la presi per il colletto.Sbattè le palpebre e mi guardò con terrore.
-Tu...non potresti far questo!Non con così tanta facilità-balbettò.-Sei un soggetto instabile.L'esperimento non è mai stato concluso su di te.I tuoi poteri dovrebbero essere comandati dalle emozioni!
Sentii quel fuoco scorrermi nelle vene,e concentrarsi nelle mani.All'istante,capii cosa dovevo fare.-Ma sono dominati da un'emozione,razza di stronza-recitai,calma.-Dall'odio che provo per te.
Con una forza sovrumana,la scaraventai contro il muro.Lei scivolò giù,cercò di alzarsi,e di scappare.
-Ah ah.Non si fugge,cara mia.Non più.
Mi aveva rovinato la vita una volta,e quando sembrava che mi stessi riprendendo,era tornata a creare scompiglio.Mi aveva fatta dannare per anni.Mi aveva ferita,abbandonata.E adesso cercava di scappare.
La compativo.La compativo perchè,capii,era sola.

Misi avanti una mano,e liberai il fuoco,l'energia che si era concentrata nei miei palmi.
Ed eccolo.Il mio potere della morte.L'ultrasuono,più potente del solito,colpì in pieno Veronica,che cominciò a urlare.Si tappò le orecchie,e io aumentai l'intensità.La donna si piegò su sè stessa.Sentivo il suo battito del cuore farsi sempre più lieve.Quindi,riuscivo a fermare i cuori;sorrisi.
L'urlo di Ronnie era ovattato,come se fosse una registrazione.Stramazzò a terra,e quando il suo cuore singhiozzò,ritirai l'onda sonora.Dopo un paio di secondi,esso tornò a battere,piano.Lei era svenuta,il sangue che le usciva dalle orecchie.
Sorrisi di fronte a quella scena,e poi fu come se tutte le energie mi abbandonassero.Caddi a terra,a pancia in giù.La ferita,che per qualche strano motivo aveva smesso di far male,ricominciò a sanguinare e a far male,quasi quanto quella che avevo al cuore.
Chiusi gli occhi,e mi lasciai andare al dolore.

Non so quanto rimasi lì stesa per terra,ad occhi chiusi,in un dormiveglia strano e doloroso.Ad un certo punto mi sembrò di sentire delle sirene,ma mi sembrava che si allontanassero,invece di avvicinarsi...
Una voce.Una voce dolce,gentile,disperata.
Haley,sorellina mia,piccolo angelo.
-Gail,Gail!Oh,perchè diavolo ti ho lasciato andare?
Qualcuno l'aiutò a girarmi di pancia.Vide che ero sveglia,e mi abbracciò piangendo.Un'infermiera mi guardò sospettosa
 
-Ho sentito...Lo sapevo che ti era successo qualcosa,lo sentivo sulla pelle!Per fortuna mi ero segnata l'indirizzo,poi è arrivato quel tassista che ti aveva portata qui...Stai bene??Sei ferita?!
-Sì...cioè,no...cioè-balbettai.Mi girava la testa.-Haley.Haley,Daniel è morto.
Gli occhi della mia sorellina si spalancarono,e divennero umidi.-Co...cosa?
Scoppiai a piangere di nuovo,come una bambina.-Ronnie gli ha sparato,e poi ha sparato a me.Haley,è tutta colpa mia,non avrebbe mai dovuto conoscermi.Sai,era innamorato di me,mi amava,e io non sono nemmeno riuscita a dirgli che lo amavo anch'io.Mi sento uno schifo!
Mia sorella mi abbracciò stretta,e piangemmo insieme.L'infermiera mi fece una visita veloce,ma non riuscii a darmi un contegno.Disse a dei suoi colleghi di caricarmi su una barella.
Altri due infermieri si muovevano intorno a Daniel.Uno gli aprì la palpebra,l'altro analizzò la ferita che lo aveva ucciso.
Mi stavo ancora colpevolizzando,piangevo e impazzivo,quando uno di loro urlò,e urlando mi ridiede la speranza.
-Ehi,il ragazzo è vivo,respira!Portate un respiratore,presto!

Angolo Acuto xD
Eccomi eccomi!Scusate il ritardo,di nuovo,e la fretta soprattutto!Ma mia madre rompe -.- d'altronde,non ho altri orari per scrivere!
Rispondo alle recensioni:
Jo_96: patata amorosaaaaaaaaaaaaaaaaa <3
questo capitolo è più chiave dell'altro u.u svela tutto,e conclude finalmente il ciclo che avevo in testa.Manca poco,ormai!!
Scusa il ritardo,e vorrei che tu fossi qui
Ti amu *-*
Dreaming_Archer: ma grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeee *.* grazie dei tuoi complimenti,li adoro :D
questo ti spiega davvero tanto!Spero che ti piaccia il "clima" che arieggia,a me piace un sacco *-*
grazie,continua a seguirmi <3 un baciooone :D
Scusate il saluto frettoloso,ma mia madre ha preso la scopa!Vi amo ,tesori *-*

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Capitolo 23
*** .Dichiarazioni ***


Cap.22-Justice
Don’t resent me,and when you’re feeling empty
Keep me in your memory;leave out all the rest
Leave out all the rest.
[Linkin Park-Leave out all the rest]

-Vi ripeto che sto benissimo!Adesso fatemi uscire di qui,per favore!
Haley spostò lo sguardo dall'infermiera che stava aggiustando la mia flebo,e mi fissò accigliata.
-Hai appena subito un intervento chirurgico per estrarre un proiettile dal tuo stomaco,e vorresti alzarti?Sei definitivamente suonata.
-Forse c'entra qualcosa il fatto che sono sveglia da più di un'ora e nessuno mi ha ancora detto niente di Daniel-ringhiai.
Mia sorella smise di guardarmi,e fissò lo sguardo oltre la finestra.
-Ti rimetterai presto,Gail-cambiò argomento.

E' strano come la vita ti metta,certe volte,davanti a cose più strane e grandi di te.
Haley e Kath non erano sicure che ce l'avrei fatta ad arrivare fino alla stanza di Daniel.Mi facevano ridere.Ormai non avevo più problemi,ero diventata stranamente più sicura delle cose che facevo.Quindi,le mollai in sala d'attesa e mi incamminai per il corridoio del reparto.
Come aveva detto Haley,mi ero rimessa in fretta,ma tutti si erano ostinati a rimanere in silenzio,di fronte alle mie domande.Ma quel giorno mi ero impuntata,di fronte ai loro sguardi vuoti,e avevo detto che se non mi ci portavano loro all'ospedale,ci sarei andata con le mie gambe.Essendo ancora convalescente,avevano accettato.
Il mio passo era sicuro.Sapevo dove andare,visto che avevo chiesto informazioni all'accettazione.
Poi,qualcosa attirò la mia attenzione.Mi bloccai di fronte una porta,quella della stanza "300 A" per quanto diceva il cartello.Non aveva niente di diverso dalle altre stanze dell'ospedale,era solo che,passandoci davanti,il fuoco che avevo sentito quattro giorni prima alla fabbrica di tappeti era tornato a scorrere.Per un attimo,il pensiero di Daniel mi uscì dalla mente e aprii quella porta.
La stanza era bianca e ben illuminata.Nonostante fosse grande,vi era un solo letto.Occupato.
Le macchine risuonavano di bip fastidiosi e le lenzuola emanavano odor di candeggina.
La donna seduta sul letto se ne stava distesa,rassegnata.I capelli corti erano in disordine,e un paio di manetta teneva il suo polso sinistro legato al letto.
Ronnie guardava fuori,tranquilla.Sembrava non avere pensieri.Forse gli bruciava il fatto che fosse stata catturata.Sicuramente ora capivo perchè ero entrata lì dentro.
Senza esitazioni,spostai la sedia di plastica e mi sedetti a braccia conserte.Veronica sussultò,e voltò la testa verso di me.
-Ah.Ciao Gail-salutò.Sembrava calma.Non mi fidavo,stavo a debita distanza.
-Tranquilla.Sono sotto sedativi-replicò.Alzò un po' il braccio.-E poi non potrei muovermi nemmeno volendolo.
Annuii,e mi avvicinai un po' con la sedia.Rimase impassabile a fissarmi.
-Mi dispiace Gail-disse.-So che sei capitata qui per caso.Non verresti mai di tua spontanea volontà.
-Stavo andando a trovare Daniel.A quanto pare,è in gravi condizioni-dissi,meccanica.
-Scusa.E' solo che...le sue parole mi hanno ferito.Al contrario di quanto ho detto-fece,deglutendo.-Sono tutte vere.
-Sei una stronza.
-Hai assolutamente ragione-ammise.Poi fece una debole risata,e tornò a guardare fuori.-Sto morendo.
Quelle parole,dette con naturalezza,mi fecero allarmare.Mi sporsi un po' sul letto,e domandai:-C...cosa?
-Ho un tumore.Be',sei anni fa ho scoperto che l'industria di Phoenix non era doverosamente sicura contro le radiazioni causate dagli esperimenti,e per questo l'hanno chiusa.Che merda di vita,eh?Dovrei morire in una settimana,forse meno.Ho già vissuto troppo secondo i medici.
-Ma tu stai bene!-esclamai.
Lei si girò per guardarmi in viso.Fece un sorriso.-Che c'è che non va,Gail?Uscirò dalla tua vita definitivamente.Rimarrò solo nei tuoi ricordi.

I guess you really did it this time,
Left yourself in your warpath;
Lost your balance on a tightrope,
Lost your mind tryin' to get it back.


Deglutii,e tornai a sedermi sulla sedia.I punti sulla pancia tiravano,ma non m'importò.
Feci un respiro profondo,per alleviare il dolore.-Ascolta...volevo chiederti...perchè mi hai abbandonata in quel modo...e poi sei tornata a cercarmi?
-Per i soldi-disse chiara,senza esitazioni.
Strinsi i pugni.Il fuoco si era riacceso dentro di me.

Wasn't it easier in your lunchbox days?
Always a bigger bed to crawl into;
Wasn't it beautiful when you believed in everything?
And everybody believed in you?


-Allora è così,giusto?I soldi.Come ho fatto a non pensarci-sibilai.-E come li avresti ottenuti?
-Dal tuo DNA avrei estratto la formula e l'avrei rivenduta alle forze armate-m'informò.Sembrò ridere del suo pensiero.


It’s all right, just wait and see;
Your string of lights is still bright to me.
Oh, who you are is not where you’ve been:
You’re still an innocent,you’re still an innocent
There’s some things you can’t speak of;
But tonight you’ll live it all again...


-In questi anni,ho fatto degli studi scientifici.Mi sono informata a fondo sul lavoro di Helkins eccetera.Avrei saputo come guadagnarci,stanne certa.La mia idea era di catturarti,vendere la formula,ucciderti e vivere dignitosamente il resto della mia vita.

You wouldn’t be shattered on the floor now,
If only you would sing what you know now then;
Wasn’t it easier in your firefly-catchin’ days?
And everything out of reach, someone bigger brought down to you .
Wasn’t it beautiful runnin’ wild ’til you fell asleep?
Before the monsters caught up to you?



-Ma tu mi sei sfuggita per undici lunghi anni,ogni volta che arrivavo nella città in cui ti eri trasferita,combinavi qualcosa e venivi ripresa dai servizi sociali.Poi ho scoperto del tumore,ma non mi sono data per vinta.Dovevo trovarti.E alla fine ce l'ho fatta.Di sicuro,non avrei mai immaginato che mi avresti fatta catturare-.Sorrise,ma non era un sorriso maligno.Era quasi...triste,malinconico.
Dispiaciuto.

It’s all right, just wait and see;
Your string of lights is still bright to me.
Oh, who you are is not where you’ve been:
You’re still an innocent.
It’s okay, life is a tough crowd;
32, and still growin’ up now.
Who you are is not what you did:
You’re still an innocent.

-Hai detto che hai trovato informazioni sugli studi di Helkins,e quando eravamo...alla fabbrica,hai parlato di soggetti instabili.Cosa intendevi?
-Ah,giusto-ricordò.Indicò il comodino in ferro vicino a me.-Lì ho qualcosa per te.
Aprii il cassetto.Vi era un quaderno identico a quello che io avevo cacciato in fondo all'armadio,qualche tempo prima.
-Lì c'è scritto tutto quello che ho scoperto finora sull'esperimento-spiegò,mentre me lo rigiravo tra le dita.-Anche se le cose fondamentali sono più o meno due.
Alzai gli occhi sul suo viso.-Quali?


Time turns flames to embers;
You’ll have new Septembers.
Every one of us has messed up too,
Lives change like the weather,
I hope you remember
Today is never to late to... Be brand new.

-Primo: tu sei uno dei cosidetti soggetti instabili-cominciò,sistemandosi sul cuscino.-Ce ne sono dieci su cinquantaquattro,e sono soggetti sui quali l'esperimento è rimasto inconcluso a causa dell'arresto di Helkins e...
-Aspetta aspetta aspetta-la bloccai.Una frase mi era rimasta impressa.-Hai detto che sono...siamo cinquantaquattro??
-Uno per ogni stato americano.Sì,lo so cosa pensi.Pensavi di essere sola,ma non lo sei.Helkins aveva rapporti un po' dappertutto,e per lui non è stato difficile trovare dei...soci.
Deglutii,incassando il colpo.Avevo sempre pensato di essere sola,unica.Sapere così,in questo modo,che vi erano altri cinquantatre individui come me...fu quasi traumatico.
-Cinquantaquattro.Okay.E io sono instabile.Cosa intendi per "instabile"?
-Come stavo dicendo...L'esperimento non è stato concluso su di te.In poche parole,non hai il pieno controllo dei poteri,che sono per lo più messi in riga dalle tue emozioni.Quando non provi emozioni forti come l'odio,la rabbia,l'amore...non sei in grado di usarli,almeno non adesso.
L'amore?!Oh,no.No.Ora capivo,capivo anche la mia visione sulla morte di Daniel: lo amvo troppo,e il mio amore lo avrebbe ucciso.
Mi massaggiai le tempie.Ronnie capì che ero turbata.Si fermò,e azzardò una carezza.Rizzai il capo,imbufalita.Ah no.Non poteva toccarmi.
-Sto bene.Va' avanti.Non sono qui per te.
Sembrò ferita,ma non mostrò troppo il dolore.Continuò:-L'ultima cosa che devi sapere,e forse la più importante,è che il vero scopo di Helkins non era creare esseri come te.Ma creature nate da quelli come te.
-Non credo di capire-sospirai.
-Helkins ha organizzato tutto.Voi eravate solo un passaggio,un noioso passo da compiere per arrivare al finale grandioso.Voi e i vostri soggetti X.
-I cosa?!-esclamai.Stavo per scoppiare,sentivo nella testa una voce che diceva: sovraccarico di informazioni.
-Se mi lasci spiegare!-s'infiammò Ronnie.Strinsi i pugni contro il tessuto blu dei jeans,e mi costrinsi a stare zitta.
-Dicevo,quello che in realtà Helkins voleva,era quello che sarebbe nato dall'unione dei suoi due esperimenti più riusciti.Quel pazzo si assicurò di trovare dei soggetti,femmine per i maschi e maschi per le femmine,a cui iniettare il vostro sangue modificato.Il procedimento esatto non lo so,ma so che questi ragazzi e ragazze esistono,e che un giorno siete destinati a incontrarli e ad unirvi con loro per creare creature anche più potenti di quelli come te.Li chiamava "soggetti X",ed ognuno ha il suo.
Dopo che Helkins fu arrestato,le sue scoperte furono rese pubbliche e quelli come te,quando incontrano i loro soggetti X,ne stanno alla larga.Per essere sicuri,di solito stanno attenti a non stringere legami con nessuno.
Rimasi ferma a riflettere,a immagazzinare quelle nuove informazioni preziose.Strinsi il tessuto dei jeans con le unghie.
-Forse so cosa stai pensando-fece.-Ti stai chiedendo se il tuo Daniel sia il tuo soggetto X.
Ci aveva azzeccato.
-Devi sapere che la cosa non vale con i soggetti X di qualche altro "esperimento".Comunque,per sapere se lui è uno di loro...Di solito hanno un piccolo tatuaggio nascosto da qualche parte.E' l'unico modo per scoprirlo.Per sapere se è il tuo,l'unico modo è fare dei figli e vedere che succede.Ma non te lo consiglio.Per quanto ne so,per quelli come te riprodursi è vietato.

It’s all right, just wait and see,
Your string of lights are still bright to me.
Oh, who you are is not where you’ve been,
You’re still an innocent.

Oh.
Cristo.Non avrei mai potuto avere dei figli?Era questo che stava dicendo?
Deglutii.Mi trattenni dal mandarla a quel paese.
Ma no.Daniel non era un soggetto X.Ne ero sicura,lo sentivo.Dio non poteva volermi così male.
E se lo fosse stato?
Di sicuro non mi sarei allontanata lo stesso.Avremmo trovato un modo per stare insieme,al diavolo le parole di Ronnie e gli altri cinquantatre esperimenti.Al diavolo anche i loro tabù.
-Be'...penso di aver detto tutto.
Sospirai,allentando un po' la tensione che sentivo dentro.Adesso sapevo qualcosa di più su quello che ero,ma mi aveva aiutata o mi aveva solo terrorizzata.
-Grazie,Ronnie.Sono cose importanti...spero-sussurrai.Guardai l'orologio.-Ora devo andare.
Mi alzai spostando la sedia con lentezza.Veronica mi seguiva con lo sguardo,assorta.
Quando raggiunsi la porta,mi richiamò.
-Ti chiedo solo questo.Puoi toccarmi e vedere come morirò?
Aggrottai la fronte.-Mi dispiace...non è una cosa che comando.
Sorrise,con dolcezza.-Provaci.
Titubante,tornai da lei,che mi offrì una mano.La guardai,quella mano magra e mal curata,e la afferrai.Mi concentrai su di essa e,per qualche strano motivo,funzionò.
Vidi mia madre su quello stesso letto,in quella stessa stanza,chiaramente; il suo viso era più smagrito del solito e aveva una brutta cera.Guardava il soffito.E i suoi occhi si chiudevano,con lentezza.E le macchine smettevano di produrre bip continui.
Staccai la mano,ma la visione continuò.Quando riacquistai la vista,fissai Veronica,indifferente.
-Non soffrirai.Te lo prometto.
Ronnie sorrise di nuovo,e prese di nuovo la mia mano.La strinse,e io feci lo stesso.Mi stavo addolcendo un po',senza sapere nemmeno perchè.Insomma,non era cambiato niente.Aveva quasi ucciso Daniel,e lui non era fuori pericolo,anzi.Però non riuscii a non guardare quegli occhi e a non commuovermi un po',pensando alla sua morte.

It's ok,life is a tough crowd,
32 and still growing up now.
Who you are is not what you did...
You're still an innocent.

Feci un sorriso esitante e con dolcezza sciolsi la stretta.Mi avviai verso la porta,nuovamente,ma all'ultimo mi voltai.-Torno a trovarti,qualche volta.
-Grazie-fece.
Aprii la porta,e tornai nel corridoio.

Lost you balance in a tightrope,oh.
It's never too late to get it back.


Mi sedetti sulla sedia,con un nodo in gola.Le lacrime pungevano come spilli contro le palpebre,ma cercai di trattenerle.
Presi la mano di Daniel e la strinsi forte.Non ricevetti una stretta di risposta.
Vi erano più macchinari che nella stanza di Ronnie.Mi avevano spiegato che uno in particolare era importante: il respiratore.
Il petto del ragazzo si muoveva lento,aiutato dalla macchina.Deglutii.
Polmone sinistro collassato e piccola lesione al cuore: questa era la diagnosi.
Le condizioni erano gravi,ma stabili.Era in coma farmacologico,e i medici mi avevano detto di parlargli,perchè il suo cervello registrava tutto.
Strinsi forte la sua mano e mi chinai a dargli un bacio in fronte.-Ciao.
Il silenzio che seguì quel mio sussurro m'inquietò.Nell'aria della stanza risuonarono i bip meccanici e ripetuti.
-Dio,mi sembra così strano-sospirai.-Parlare,parlare e parlare senza sentire tu e le tue opinioni in disaccordo con le mie.
Ascoltai la sequenza di rumori che seguirono.Cercai di regolarvi sopra il mio respiro,quasi per gioco.Avevo bisogno di dare un senso a tutto quello che era successo.Perchè non c'ero io lì,al posto suo?Forse non sarei mai dovuta nascere.
-Chissà cosa avresti fatto se io non fossi mai nata.Probabilmente saresti finito con una come Celeste-osservai.-Sai,ci ho pensato.Tu dici che prima d'incontrarmi non eri niente.Be',prima d'incontrarmi,non avresti mai rischiato di finire così.Sei d'accordo?Al massimo avresti lasciato la scuola e ti saresti trovato un  lavoro da poco.Ma non saresti qui,in punto di morte.
Deglutii,cercando di scacciare il groppo che avevo alla gola.Fissavo il petto di Daniel muoversi su e giù,lento.
-Che ne diresti?Cosa diresti se potessi fare qualcosa?-continuai.-Ronnie non mi ha accennato niente,ma magari potrei curarti.Magari posso accordarmi con la morte,o cose del genere.Cosa ne diresti?
Era strano parlare da sola.Ma man mano che continuavo,mi sentivo sempre più a mio agio.
-Forse diresti di no.Diresti che patteggiare con la morte è pericoloso-considerai.Guardai il soffitto bianco,distratta.-Anche se,praticamente,io sono più figlia della morte che figlia di Ronnie.
Riabbassai lo sguardo su di lui.-Per salvare te,darei l'anima,comunque.
Gli accarezzai i capelli,dolcemente.Erano più arruffati del solito.
E se tu fossi il mio soggetto X?,pensai,d'improvviso.
Già.E se lui fosse stato il mio soggetto X?Cosa avrei fatto?
Probabilmente non avrei fatto niente.O meglio.Avrei cercato di stargli lontana; ci avevo già provato e non ci ero riuscita,ma non doveva essere così difficile: un sacco di gente si separava.Io,in un certo senso,ero costretta a farlo.Era per la sua incolumità.Mi sarebbe costato non so cosa ma...dovevo farlo.
Cominciavo a sentirmi stanca.Dovevo uscire di lì; in fondo,ero ancora convalescente.
Mi alzai e gli stampai un bacio in fronte.-Ciao.Torno presto.

Passò,lenta,una settimana.Le condizioni di Daniel rimanevano stabili,e io tornavo in ospedale ogni giorno.
Quelle di mia madre,invece,si facevano critiche.
Non riusciva più a respirare da sola; aveva un tubo ficcato in gola.Era cosciente,ma non parlava più,e il suo sguardo era vacuo.Era terribile quanto si avvicinasse velocemente alla Veronica della visione.
Passammo molto tempo insieme e,prima che smettesse di parlare,mi raccontò qualche anedotto sulla nostra famiglia,come si erano incontrati lei e papà,o sui nonni (tutti morti al momento della mia nascita).Stavamo passando insieme il tempo che avevamo perso in più di sedici anni.
Dopo di lei,passavo sempre da Daniel.Ero preoccupata: non peggiorava,ma nemmeno migliorava.I medici mi spiegarono che avrebbero provato con un nuovo farmaco.
Una notte,ero rimasta a dormire lì.Sia il ragazzo sia madre stavano peggio.Non era possibile che Dio me li volesse togliere tutti e due,la stessa notte,poi.I medici mi proposero di andarmene a casa,ma io volli restare.
Fui svegliata da un gran trambusto.Mi ero addormentata sulle poltroncine della sala d'attesa,e l'entrata tempestosa di tre medici mi aveva ridestata.
-Che succede?-chiesi,assonnata,a uno di loro.Lui,un uomo sulla quarantina,mi guardò con un sopracciglio alzato.
-Un'emergenza in rianimazione-mi spiegò.-Un ragazzo è andato in arresto cardiaco.
Di colpo,spalancai la bocca.Non penso che ci fossero molti ragazzi in quell'ospedale col rischio di arresto cardiaco.
L'uomo seguì i colleghi a passo svelto.Col batticuore,gli andai dietro,finchè non entrarono nel reparto di Daniel.
Allora cominciai a correre.
Arrivai alla sua stanza.La porta era spalancata,e un'equipe di medici si affannava intorno a lui.I macchinari non erano in funzione,e un assordante ronzio proveniva da quello che registrava il battito del cuore.La cui linea era piatta.
Mi portai le mani alla bocca per evitare di urlare.Mi accorsi delle lacrime che scorrevano a fiumi lungo le mie guance.
No,No!DIO,NON POTEVA ESSERE!
-Libera!-strillava la caposala agli altri.Cercavano di rianimarlo.
No,no!Lui non poteva morire,doveva vivere,vivere per me.
-Libera!
-Libera!
Il corpo di Daniel si muoveva a scatti,percorso dalla scossa.Ma niente,la linea sul monitor restava piatta.
-Libera!
Mi accasciai al suolo.
Non morire,Daniel.Tu devi vivere!Hai soli diciannove anni!Pensa a Hillari,ai tuoi...pensa a me!
D'un tratto,non sentii più niente.I medici avevano smesso di tentare.La macchina emetteva il ronzio,il cuore di Daniel si era fermato.
Fu come se il mio,di cuore,si spezzasse in mille pezzi.Mi sembrò d'impazzire.
Oh,no.Non poteva essere morto.NON POTEVA!
Mi feci spazio tra i dottori.Guardai il ragazzo che amavo in faccia,e dentro di me qualcosa si squarciò.Il fuoco che avevo provato alla fabbrica ritornò,alimentato dalla disperazione.All'improvviso seppi cosa dovevo fare.
-State indietro!-ordinai a quella gente.La caposala mi spinse via.
-Cosa pensi di fare,ragazzina?E' morto,mi dispiace,ma è così.
Qualcosa nel mio sguardo la fece indietreggiare insieme agli altri.
Sentivo il fuoco nelle mani.Sapevo che i miei poteri erano instabili,sapevo che quel gesto era alimentato dalla rabbia.
Ma,contro tutti i dubbi,mi avvicinai a lui,e premetti con forza le mie mani sul suo cuore.
Questo è per te.Vivi,Daniel.Fallo per me!
Il suo corpo si inarcò,smosso dall'energia.Mi concentrai meglio,e chiusi gli occhi.
E,dopo un tempo che mi sembrò infinito,sentii una voce.
La caposala.
-Ehi ma...ma...il cuore ha ricominciato a battere!
Sorrisi,felice.Ma non sentii più niente,perchè crollai a terra,esausta.

Quando mi svegliai,credetti di aver sognato tutto.Anche perchè,ero sdraiata su un letto,con la testa appoggiata al cuscino.Deglutii,pronta a scoppiare a piangere.
Ma qualcosa strinse la mia mano dolcemente.Anzi,qualcuno.
Mi girai di scatto,trovandomi faccia a faccia con due occhi che mi fissavano.
Due pozzi nocciola in cui non potei fare a meno di affondare.
Oh Cristro.
Allora ce l'avevo fatta.
L'avevo salvato.
Mi accorsi solo in quel momento di potermi muovere.Saltai giù dal lettino d'ospedale,sempre mano nella mano con Daniel.Lui mi fissava,con quello sguardo che di solito si vede solo nei film,pieno di adorazione.Ed era per me.
Non riuscii a non abbracciarlo senza scoppiare in lacrime ugualmente.Ma questa volta,dalla felicità.
-Sei vivo!Ti ho salvato,diamine!Ce l'ho fatta!
Mi strinse a sè e mi sollevò per farmi girare.Poi mi baciò,sulle labbra,dolce ma impetuoso; mi resi conto quanto mi mancasse quel semplice contatto.
-Mi hai salvato questa volta,mi hai salvato alla fabbrica,mi hai salvato nella vita.Ti sono debitore.Di tutto-sussurrò,per poi baciarmi di nuovo.
-Vieni,usciamo da qui.Sono stanco degli ospedali.
Mi trascinò via da quella stanzetta in cui mi avevano ficcata.A passo svelto e con le mani intrecciate,oltrepassamo le porte a vetri,e ci ritrovammo nel sole di giugno.Sentii un brivido,ma non di freddo.
Ci fermammo lì fuori.Lo strinsi forte a me.Mi era mancato.Anche se c'erano tante domande che mi frullavano in testa.
-Come hai fatto a rimetterti così in fretta?-gli domandai,alzando lo sguardo sul suo viso.Ne approfittò per baciarmi di nuovo.Sembrava non stancarsene mai.
-Sei stata tu.E' incredibile quello che hai fatto,Gail.In pochi minuti non solo hai fatto quello che i medici non erano riusciti a fare,ma mi hai anche fatto uscire dal coma e in qualche modo...hai guarito il mio cuore.E poi sei rimasta svenuta quattro ore,dopo avermi fatto tutti gli accertamenti,mi hanno dimesso-le parole gli uscivano dalla bocca piene di gratitudine.Ma io non mi meritavo questo.Ero stata io a portarlo in punto di morte.
Sospirai,ad occhi chiusi.-Io non sono quello che sembro.
Rise,come se avessi appena detto una battuta.-Lo so.Sei molto,molto meglio,Abigail.
Lo fissai in viso,corrucciata.I suoi occhi sprofondavano nei miei,azzurro ghiaccio contro nocciola intenso.
-Tu sei speciale.Per quanto ne dica tua madre,tu non sei un mostro-spiegò.-Mi hai salvato la vita.Hai fatto sì che io continuassi a vivere.
-Ma io ti ho portato alla morte.Io,e la mia...esigenza di averti vicino a me.
Rise di nuovo.-Non è importante,Gail.Accidenti.Non me ne importa niente se un giorno sarai tu ad uccidermi.Non m'importa di niente.
-Non t'importa nemmeno che...io non potrei innamorarmi?Non potrei avere figli?-dissi,arrossendo.Praticamente gli stavo confessando i miei sentimenti.
Aggrottò le sopracciglia,e mi strinse un fianco.-Cosa...
-Ronnie mi ha detto altre cose.Poi ti spiegherò.Ora non è il momento,nè il posto adatto.
Scosse la testa sorridendo e mi circondò le spalle con un braccio.Guardò il cielo.Pensavo che fossimo pronti per tornare a casa,quindi mi incamminai.
Ma lui mi bloccò.
Mi attirò di nuovo a sè,mi abbracciò e mi fece voltare.I suoi occhi scuri mi scrutavano,incerti.
-Non era esattamente il posto che avevo in mente-cominciò,arrossendo.All'istante capii di cosa voleva parlarmi,e arrossii anch'io.
-Però non posso più aspettare.Senti...ti sarai chiesta perchè,in qualunque modo,io mi ostini a voler stare con te.
Deglutii,e annuii.Il cuore mi batteva all'impazzata,e stavo sudando freddo.
La sua mano s'intrecciò,come un gesto naturale,intorno alla mia.
-Il fatto è che a me non importa cosa sei,cosa sai fare,eccetera-disse.-Perchè per me sarai sempre la più bella,la più solare e la più speciale di questo mondo,Gail.Perchè io ti amo.Ti amo,Abigail.Mi sono innamorato di te fin dal primo momento che ti ho vista,a dir la verità.Quando ho incontrato i tuoi occhi,quella mattina in corridoio,ho sentito che eravamo fatti per stare insieme.Ma ho represso subito quel pensiero,anche perchè un attimo dopo mi hai dato del cretino e mi hai fulminato.Insomma,nemmeno ti conoscevo.
Scusa se ci ho messo così tanto ad accorgermene.
Però adesso non ho dubbi.Io ti amo,Abigail Justice Anderson.E non m'importa degli esperimenti,dei poteri,di tua madre.Voglio stare con te.
Avete mai provato cosa vuol dire sentirsi dire ti amo dalla persona amata?Be',è una sensazione stupenda.
Sentivo come se stessi per mettermi a piangere dalla gioia.Non avevo sbagliato.Lui non aveva paura di me,lui mi amava,mi amava davvero.
Feci un sorriso ebete,e capii che adesso era il mio turno.
Toccava a me.
-Daniel...-balbettai.Mi sembrava di avere la lingua attorcigliata,ma dovevo dirglielo.-Daniel.Le tue parole sono...splendide.Non riuscirò mai a dirtelo negli stessi toni,anche perchè non sono pratica di queste cose...
Mi fissò speranzoso.
-Anch'io ti amo.Sono follemente innamorata di te,ormai lasciarti sarebbe un dolore fisico oltre che mentale.Non posso vivere senza di te.Ti amo.
La sua espressione si distese in un sorriso.Poi scoppiò in una risata,che mi fece sentire ridicola.Oddio,ero andata così male?
-Ok,ho capito.Faccio ridere.
-No,Gail,aspetta.Non è quello.Sono felicissimo di sapere che sono ricambiato...E' solo che lo sapevo già.Ed è anche un po' perchè tu me l'avevi già detto che mi sono deciso ad ammettere che anch'io ti amavo.
Spalancai occhi,bocca e la mia mascella rotolò via.E arrossii,anche.
-Come??Cosa???
-Alla festa del 2 giugno.Quando eri drogata...hai detto che mi amavi con tutta la tua anima.E' vero?
Un altro flotto di sangue affluì alle mie guance.Annuii,imbarazzata.Dio,che figura!
-Anch'io ti amo con tutta l'anima,con tutto il cuore.Questo cuore che tu hai curato.E che adesso è tuo.
Si chinò su di me e mi baciò di nuovo.E questo bacio aveva un sapore diverso.Sapeva di amore.
Non ci potevo ancora credere.Mi amava,io lo amavo.Saremmo stati insieme per sempre.
Mi strinsi a lui più che potei,godendomi la calda sensazione che sentivo nella pancia.
Felicità.

Angoletto Amorevole *-*
Waaaa *-* sono orgogliosa di questo capitolo *-* mi piace,è venuto proprio come me l'aspettavo.Ya ya *.*
Scusate il ritardo XD e l'ora abominevole.Aggiorno sempre a queste ore io?XD
Rispondo alle recensioni:
Dreaming_Archer: hallooooo :D Wow *-* mi piace questa esclamazione,mi ispira soddisfazione.
Davvero ti è piaciuto?Ne sono felice.Mi ci sono impegnata.Spero che ti piaccia anche questo <3 Kiss
Jo_96: amoreeee *-* davvero,addirittura sconvolgente?Uao...sono sconvolta XD
Grazie dei tuoi complimenti,sono sempre ben accetti.Spero che apprezzi altrettanto questo cap.
Ti amo :D
Emily Doyle: giààààààààààà è vivo o___o ma anche in questo,rischia grosso.Vabbè,spero ti piaccia ugualmente.Un bacio

Scusate le risposte frettolose,ma oggi è giornataccia!
A presto,fan <3










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Capitolo 24
*** .Tutto qua davanti a me ***


Cap.23-Justice -No,mi dispiace.Abigail non c'è.No,non so quando tornerà.Sì,la farò richiamare.Grazie.
Kath riattaccò e sospirò.Col suo passo svelto mi raggiunse e si sedette vicino a me,sul divano.
Spensi la tv e la guardai negli occhi.
-Di nuovo l'ospedale?-domandai,anche se sapevo benissimo la risposta.
-Sì.Volevano di nuovo parlare con te-mormorò.-Gail,quello che hai fatto è stato...Hai salvato una vita.Ma credo che adesso tu sia nei guai.
Dopo che ero tornata a casa,quella sera,mano nella mano con Daniel,era stato impossibile non raccontare alla mia famiglia l'accaduto.E,quindi,tutta la storia dei poteri.
All'inizio Sean e Kath non ci avevano creduto.La mia mamma adottiva era rimasta seduta sulla sedia,una mano sul cuore e gli occhi spalancati.
Ma avevano accettato il tutto.Per l'ennesima volta,non potei non essergli grata.Avevano fatto così tanto per me.
-Be',"guai" mi sembra una parola esagerata-osservai.Ne avevo passate di peggio.
-Diciamo che quei medici non vogliono esattamente "fare dei controlli"-m'informò,secca.Mi strinse in un abbraccio veloce.-Dio,Gail.Ora che tutto è finito,ho paura...non voglio che tu ci ricada di nuovo.Quei medici vorrebbero "studiarti",ci giocherei l'anima.
Avrei voluto dirgli di non preoccuparsi,che ogni volta che andavo a trovare Ronnie,e incontravo uno dei medici che avevano assistito al mio miracolo,giravo al largo.Ma non volevo insistere.
Il campanello suonò,in contemporanea con lo squillo acuto del telefono.Kath alzò gli occhi al cielo e mi ordinò di andare ad aprire.
Mi alzai con calma e aprii la porta senza guardare dallo spioncino.
Daniel mi sorrise dolce.
-Ciao-salutò.Si chinò su di me e mi baciò con una tenerezza che mi fece sciogliere.Stavamo insieme da una settimana,e ancora non mi ero abituata.
Quando riuscii a riprendermi,mormorai un debole ciao.
Scosse la testa.Si sorprendeva di quanto mi facesse andare in tilt.-Andiamo?
Stavo per rispondere,quando il tono potente e aspro di Kathleen ci interruppe.
-No!Le ripeto,mia figlia non è in casa.
Il ragazzo sbirciò dentro,intravedendo appena il viso corrucciato di Kath.
-Dio,non dirmelo.Sempre l'ospedale?-domandò,anche se conosceva benissimo la risposta.-Non ci posso credere,Gail.Ti sei esposta troppo.Non avresti dovuto farlo.
-Sei un idiota-osservai.-Se non l'avessi fatto,tu saresti morto.
-Avrei preferito.
-Ripeto: sei un idiota.Io non sarei potuta vivere senza di te.
-Ok,forse hai ragione tu-si arrese.Mi prese per mano e mi trascinò fuori.-Però per oggi basta.Non voglio parlare di questo.
Ci incamminammo giù per la strada.
-Cosa facciamo oggi?-chiesi,curiosa.Lui strinse la presa sulle mie dita.
-Be'...pensavo...Potrei aiutarti con...quell'esercizio.
Ci misi un po' a realizzare,ma quando capii mi fermai sul marciapiede.
-No-feci,con un tono serio e deciso.-No,non ho intenzione di farlo di nuovo.
-Perchè,scusa?-ribattè lui.-Dio Gail.Io ti amo.E voglio davvero aiutarti.
Sembrava sincero.Ma l'occhio mi saltò alla cicatrice sulla sua fronte.Una cicatrice che io gli avevo provocato,appena due giorni prima.
-No,Daniel.Non proverò mai più i miei poteri su di te.
-Cristo.Sei testarda-sospirò.
-Potrei ucciderti.
-Parli della visione?Gail...tua madre ha detto che i tuoi poteri sono instabili.E' possibile che tu abbia preso un abbaglio?-domandò,ma non ne era convinto nemmeno lui.
-E' inutile che cerchi di convincermi-replicai. -Non.Proverò.I.Miei.Poteri.Su.Di.Te.

Puntai i piedi sul pavimento polveroso.La scatola di cartone,piena di oggetti di ferro e accuratamente sigillata,stava a mezz'aria sopra di me.Io la fissavo,mordendomi il labbro e sentendomi uno schifo.Com'è che era riuscito a convincermi di nuovo?Eravamo di nuovo lì,dove tre settimane prima lui aveva rischiato la vita,e dove appena due giorni prima gli avevo scaraventato addosso una chiave inglese.
-Avanti-mi incoraggiò Daniel.-So che puoi farcela.
Spostai lo sguardo su di lui,rimanendo però col pensiero sulla scatola.Riuscii a farla fluttuare in avanti di qualche centimetro.Il ragazzo sorrise.
Allora m'impegnai di più.L'oggetto ruotò su sè stesso un paio di volte e si avvicinò a Daniel.Poi cadde rovinosamente a terra con un gran tonfo.
Daniel schioccò la lingua.-Non ci siamo,Gail.Non riesci a colpirmi.
-Certo che non ci riesco,stupido!-m'infiammai.-Non potrei mai farti del male!Proprio non riesci a capirlo.Non riesci a capire,non capisci quanto ti amo,quanto io abbia bisogno di te!Sei il solito ottuso!E...
Sentivo le lacrime sulle guance.Non mi accorsi che lui si era avvicinato finchè non alzai lo sguardo e trovai i suoi occhi dolci,ad aspettarmi.Deglutii e avvampai.
Alzò una mano e la posò sulla mia guancia.-Piccola Justice,io lo so che tu mi ami.Ci credo,lo so e lo capisco.Ma anch'io ti amo,e voglio aiutarti a risolvere le complicazioni della vita.Lo faremo insieme.Sempre.
Sbattei le palpebre per non piangere.Lui mi abbracciò,e lasciai andare qualche lacrima.
Mi prese il viso tra le mani e premette le labbra sulle mie.Fui scossa da un brivido e fu come se un fuoco divampasse nelle mie vene,un fuoco buono però.
Allacciai le braccia al suo collo,pronta a ricambiare il bacio con altrettanto ardore.
Ma tre scatole che caddero in testa a Daniel non ci permisero di continuare.

-Ahio!Fa male!Ma che c'era dentro,mattoni?
-Scusa!Scusa!Scusa!-feci,allontanando il tampone di cotone dal suo viso.
Il suo braccio circondava la mia vita.Posai cerotti e quant'altro ai piedi del letto e mi avvicinai per baciarlo su una guancia.
-Scusa.Mi sento terribilmente in colpa.Scusa-ripetei.
Lui si voltò e mi baciò sulla bocca,un bacio scherzoso.
-Se dici soltanto un'altra volta "scusa" giuro che me la pagherai!-minacciò.
Io risi.-Ehm...scusa?
Si finse sorpreso.-Beeeene.L'hai voluto tu!
Mi saltò addosso e cominciò a farmi il solletico.
-No!No per favore no!Pietà!-implorai,ridendo.Daniel rideva con me,e davanti alle mie preghiere cessò la tortura.Rimanemmo entrambi a fissarci negli occhi,col fiatone e un sorriso strano sulle labbra.Lui era sopra di me,sollevato sui gomiti per non schiacciarmi.
Per qualche motivo,arrossii.Mi tornarono in mente certi discorsi tra me e Hillari,che sembravano lontani anni luce.
Stavamo insieme da una settimana,ma in realtà,da quanto tempo ci amavamo davvero?
E poi lui era più grande.Ed era un ragazzo.E soprattutto,non era inesperto come me...Almeno per quanto diceva Hillari.
Perciò non mi sorpresi più di tanto quando si chinò per baciarmi quasi con violenza.Infilò le mani dietro la mia schiena e mi attirò a sè,tanto che sentivo il calore del suo corpo contro il mio e il battito del suo cuore.Mi accarezzava la schiena,e intanto mi baciava,mi mordicchiava le labbra,e poi si staccava e con le labbra mi accarezzava il collo.
Sarebbe stato tutto perfetto.In casa sua non c'era nessuno,eravamo solo io e lui,e il nostro amore.
Ma io non ero pronta.
Quando le sue mani scivolarono lungo la schiena e cercarono di togliermi la felpa,arrossii di botto e lo spinsi via,facendolo cadere dal letto.
-Ahi.Come se oggi non ne avessi prese abbastanza-sbuffò.Non potei fare a meno di farmi scappare una risatina,mentre mi riaggiustavo la felpa.
Daniel si rialzò,massaggiandosi la testa.Mi lanciò un'occhiata infuocata,e per un attimo pensai che sarebbe tornato all'attacco.Invece si sedette sul bordo del letto,ai miei piedi.Cercai di non far trapelare il mio disagio,senza successo.
-Scusa-mi scappò.E cominciai a ridere,presa da una crisi isterica.
-Smettila,o ti si bloccherà la mandibola-commentò lui.Provai a trattenere le risa.
-No,Daniel...Mi dispiace davvero.Non volevo farti cadere-giurai.
-Lo so Gail.Tranquilla-mormorò.Sembrò realizzare solo in quel momento cosa stava per accadere fino a qualche secondo prima,e avvampò.
-Oddio.Sono io che dovrei scusarmi.Mi sono lasciato trascinare-balbettò.Mi guardò negli occhi,e lentamente strisciò vicino a me.Mi circondò le spalle con un braccio e io appoggiai la testa sul suo petto.Sentii di nuovo il suo cuore.Il suo cuore era mio.L'aveva detto lui.
-Non è colpa tua.Abbiamo...fraintenso i nostri desideri-dissi.Daniel restò in silenzio,accarezzandomi con le dita la spalla,dolce.
-Forse.Pensavo che lo volessi anche tu.Ma forse...è presto.
Non potei evitarlo.Le mie guance s'imporporarono di nuovo.-No,non è quello.Anche perchè...io sento che ci amiamo da sempre.E' che sono io quella anormale.
-Non sei anormale.
-No,certo.Ho quasi diciotto anni!
-L'età non conta,Gail-mi rimproverò lui.-Se non sei pronta,non sei pronta.Tranquilla.Avremo tutto il tempo del mondo.
Decisi di credergli.Sorrisi e mi strinsi di più a lui.-Grazie,Daniel.
Per tutta risposta,il ragazzo mi baciò,un sorriso appena accennato sulle labbra.

Hillari mi acchiappò proprio mentre stavo uscendo.La piccoletta stava tornando da un giro di shopping con le altre; avevano invitato anche me ma,dopo l'esperienza precedente,avevo rifiutato.
Ora,dovete sapere che io e Daniel avevamo deciso di comune accordo di non dire niente della nostra relazione a sua sorella.Perchè?Be',non ne ho la più pallida idea.
Solo che era la quarta volta che mi beccava a casa sua,e penso che avesse mangiato la foglia.
-Ohi,Gail.Non avevi un impegno urgente?-domandò,sarcastica.Appoggiò la montagna di pacchetti per terra,e mi fissò negli occhi.
-Ehm...Be'...
-Gail?Sei sempre...Oh cazzo.Volevo dire...Ciao Hilly!-trasalì Daniel,sbucando dal nulla al mio fianco.Oddio.Eravamo morti.Sepolti.
-Uffa,volete dirmi cosa c'è sotto?-si lamentò la biondina.-Non sono scema.Gail,sei la mia migliore amica!E tu,Daniel...sei mio fratello!Perchè non volete dirmi niente?
Sembrava una bambina capricciosa,e non potei fare a meno di ridere.Lei mi guardò allibita,ma non riuscì a resistere,e scoppiò a ridere anche lei.
-Ok,ok,basta!Credo che il nostro segreto sia durato abbastanza,giusto?-chiesi al ragazzo bruno dietro di me.Lui strinse la mia mano,e lo presi come un sì.
Hillari aspettava impaziente.I suoi occhi brillavano.
-Stiamo insieme!-strillai,non riuscendo a non esprimere la mia gioia.
Hillari scoppiò a ridere.
-Come se fosse un segreto!E io,chissà che pensavo!Ah ah ah!

Veronica si rigirò nel letto,e sbattè le palpebre.Non riusciva a dormire,il dolore era più forte quella notte.E poi l'aveva vista,l'aveva vista la faccia preoccupata dei medici.Non poteva più parlare,ma non era cieca.
Se lo sentiva sulla pelle.Stava per morire.Lì,in quella stanza,come era scritto nel destino.
No.Non era ancora il momento.Non ora,non ora che si era accorta di quante cose si era persa,non ora che aveva cominciato a ritrovarle,tutte quelle cose.
Basta.Quel cubicolo stava diventando troppo soffocante.Doveva alzarsi,schiarirsi le idee.
Trovare lei.
Raccolse le forze nelle braccia e nelle gambe,e riuscì a scendere dal letto.
Ah,le manette.Ronnie era sicura di avere una forcina nel cassetto.Tossì,e con una mano lo aprì e vi rovistò.Eccola.
Armeggiò con le mani tremanti,e dopo un paio di tentativi,la serratura scattò.Scrollò il polso magro e il bracciale di ferro tintinnò e si slacciò.
Ansimava.Il fiato l'abbandonava,poco dopo essere entrato nei polmoni.
Sì,moriva.Stava morendo.Era l'ultima notte.
Uscì dalla stanza inciampando nel lungo camice bianco.Arrancò nel corridoio vuoto e fiocamente illuminato.
Chissà dov'era?Dov'era lei?Dov'era?
Passò nel reparto seguente.Anche lì la luce era bassa,per non disturbare i malati.
Il suo respiro era sempre più affannoso,e il cuore batteva furiosamente.Aveva paura che ogni battito potesse essere l'ultimo.
No,basta.Non ce la faceva più.Si piegò su sè stessa,colta da un forte mal di testa.Passò un'infermiere,la riconobbe.
-Sta male?Sta male?-domandò.
Lei,per tutta risposta,urlò dal dolore,e cadde a terra in ginocchio.
L'infermiere s'allarmò e fece per chiamare due medici.Ma le forti urla impedivano di sentire.
Poi,Veronica strillò:-GAIL!ABIGAIL!!!
Si prese la testa tra le mani,tossì,e stramazzò a terra.
Era morta.

I funerali si svolsero quattro giorni dopo.
Io piansi.Seduta nella prima fila di panche,tra mia sorella e Daniel,mi lasciai andare alle lacrime.Avevo promesso di non farlo,ma non riuscii a fermarle.Vestita con un paio di jeans e la mia felpa nera extralarge,mi strinsi a Daniel durante tutta la cerimonia.
Non c'era molta gente.Io,qualche medico che l'aveva assistita,Daniel,Haley,Hillari e le altre,Sean,Kath.Alla fine abbracciai forte mia sorella.Come a dirle: ehi,ci sono io.Ci penso io a te.
Come avevo sempre fatto.
Passai davanti alla bara aperta.Mia madre (sì,perchè era mia madre in fondo) stava lì ad occhi chiusi,il corpo magro e pallido,i capelli pettinati.Deglutii,e gli feci una carezza veloce.Poi mi allontanai.
-Stai bene?-mi domandò Daniel abbracciandomi.Piansi un altro po'.Stavo bene,sì.Più o meno.
-Andiamo a casa.Sei stravolta-sussurrò.Mi strinse,e mi trascinò verso l'uscita.
-Ciao-mormorò qualcuno quando uscimmo fuori,nella luce estiva.
Mi voltai,e feci un sorriso debole alla ragazza di fronte a me.Daniel,invece,intrecciò le dita alle mie,e fece per andarsene.Ma io lo bloccai.
-Ehi Celeste-la salutai.Non provavo più odio verso di lei.In verità,in quel momento non provavo niente.-E' un po' che non ci vediamo.
-Già-rise lei.Guardò il mio ragazzo,poi le mani intrecciate.Arrossì.-Daniel.Ciao.Mi odi sempre?
Lui non rispose,lo sentivo fremere di rabbia.
-Lo prendo come un sì-sorrise.Si rivolse a me.-Mi dispiace per tua madre.
Deglutii.-Be',sì.E' stato brutto.
Annuì.
-Possiamo andare?-fece scocciato Daniel.Ma perchè si comportava così?Diamine.L'avevo perdonata io,perchè lui non riusciva a farlo?
-Perchè non puoi sopportarmi,Daniel?-fece lei.-Sono cambiata.
-Sì,certo.Vallo a dire a qualcun'altro.
-Daniel!Smettila di fare lo stronzo!-lo rimproverai.Slacciai la mia mano dalla sua e lo fissai.
-Ti ha fatto del male,Gail.Non permetterò che succeda di nuovo.
Scossi la testa.-Dio!Quando tu non c'eri,noi siamo diventate... amiche.Non c'è più odio tra noi due.Si è scusata,e lo farà anche con te,vero Celeste?
-Certo-assentì lei.-Mi dispiace per il dolore che vi ho provocato,soprattutto a te Gail.Sono felice che vi siate messi insieme.Non ero proprio adatta a te,Daniel.Sono troppo egoista.
Daniel sospirò ad occhi chiusi.Lei deglutì.
Guardò il ragazzo e poi abbassò la testa,arrossendo.
Fissai Celeste per un attimo,poi mi scusai con Daniel e la trascinai via.
-Lo ami ancora,vero?-le domandai.Lei arrossì di nuovo.Ciuffi cortissimi di capelli rosso fuoco le sfioravano la fronte.
-Be',diciamo che non ho affrontato a fondo il problema-balbettò.-No.Non mi è passata.E mi dispiace.
-No,ma di cosa?Non è facile dimenticare una relazione.
Celeste puntò i suoi occhi
chiari,limpidi e sinceri nei miei.-Prometto che non vi disturberò più,Gail.Il mio tempo è passato ormai.Ora tocca a te-sorrise.-Rendilo felice.
Di slancio,la abbracciai.-Lo farò,Celeste.Per te,per me,per lui.

Penultimo Angolo
Ebbene sì,siamo quasi giunti al termine!Il prossimo sarà l'epilogo,e poi Justice sraà finito.Devo dirlo,non credevo che sarei arrivata fin qua.
Mi dispiace per il congedo frettoloso,ma oggi non posso rispondere alle recensioni: mi trovo sempre a pubblicare di sera, quando devo andare a letto. E poi oggi è diverso,perchè domani parto,tornerò il 2.
Prometto che appena torno,mi metto a scrivere l'epilogo e a rispondere alle recensioni!
Un bacio ai miei fans :*
Vi auguro una buona fine e un buon principio,e questo 2010 abbia significato per voi quello che ha significato per me <3

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Capitolo 25
*** .Fearless ***


Epilogo - Justice
Cause I don't know how it
gets better than this,
you take my hand and drag me head first,fearless;
and I don't know why but with you
I'd dance,in a storm with my best dress,
Fearless.
[Taylor Swift - Fearless]

Ci sono tante cose che fatico a capire della mia vita,ancora oggi.Per esempio,perchè questa i poteri sono toccati a me e non ad un'altra ragazza (anche se non augurerei questa sciagura a nessuno).E poi,se i miei poteri rimaranno instabili per sempre o se con un po' di buono esercizio potrei portarli allo stato completo.E anche se in fondo io mi merito davvero uno come Daniel.Quando ripenso ai miei primi giorni a Boston,al nostro rapporto confuso e conflittuale,e a quanto lo...odiassi all'inizio,mi viene da ridere.Non avrei mai pensato di ritrovarmi ad amarlo,appena qualche mese dopo.E che lui ricambiasse.
Fatto sta che qualcuno lassù aveva deciso di farlo stare con me,e a me andava più che bene.Credevo di non poter amare.Lui mi aveva cambiato la vita,e il modo di vederla,oltre a farmi sorridere di nuovo.

Il 21 settembre.Il suo compleanno.
Erano passati soltanto tre mesi da tutto quel casino che mi aveva provata...e segnata.Tre mesi stupendi,passati tutti con Hilly,Andrea,Asia e Celeste ma soprattutto con Daniel.In quelle settimane avevamo scoperto quanto poco sapessimo l'uno dell'altra,e avevamo cercato di conoscerci il più possibile.
Stare con lui era favoloso.Era divertente,dolce,protettivo.Mi diceva sempre che ero così piccola,e aveva paura che una folata di vento potesse portarmi via.Mi veniva da ridere.Niente,dico niente avrebbe potuto portarmi via da lui.
Come dicevo,era il 21 settembre,il suo compleanno.Ero fuori con Hillari,perchè Daniel aveva detto che voleva andare in un posto speciale,e quindi secondo sua sorella occorreva "rifarsi il guardaroba".
Per una volta,mi lasciai trascinare per negozi senza fiatare.Ero nervosa.Non avevo comprato niente al mio ragazzo,e un motivo c'era.Un'idea mi frullava in testa da un paio di settimane,e mi rendeva intrattabile.
Ricordavo benissimo tutte le volte che Daniel ci aveva provato,in quei tre mesi.Aveva detto che voleva aspettare che fossi pronta per un passo così grande,però sapevo benissimo che mi desiderava.
L'ultima volta era stata appena qualche giorno prima.Le parole,le sue espressioni erano ben impresse dentro il mio cervello.
Ci stavamo baciando sul divano a casa mia.Kath era da qualche parte,ma sinceramente non ricordo bene dove.La sua bocca si muoveva dolce sulla mia,e aveva una mano posata sulla mia gamba.Poi aveva cominciato ad accarezzarmi dolcemente la coscia,con delicatezza,facendomi venire i brividi.
Poi la sua mano era arrivata all chiusura dei jeans,e lentamente aveva cominciato a slacciarli.E io l'avevo spinto via.
-Mi fai impazzire,Gail-aveva esclamato mentre mi riagganciavo i pantaloni.-Cristo,ti amo,ed ho voglia di te.Possibile che...
Ero arrossita come al solito.Non potevo farne a meno.
Anch'io avevo voglia di lui.Una voglia matta,che mi faceva quasi vergognare.Non riuscivo a non arrossire quando mi abbracciava e sentivo il suo corpo caldo contro il mio.Avevo sempre freddo,quando ero lontana da lui.
Mi ero strinta a lui,che mi aveva abbracciata stretta.Eravamo rimasti per un po' in silenzio,ad ascoltare i nostri respiri e i battiti dei nostri cuori.Poi mi ero decisa a parlare.
-Ascolta,Daniel-avevo sospirato,voltandomi per guardarlo negli occhi.-Lo sai che anch'io ti desidero.Con tutta me stessa.E non dire di no.
Non aveva replicato.Semplicemente,aveva sfiorato con le dita la mia guancia.Questo mi aveva spinta ad andare avanti.
-Però so che non è il momento giusto.E giuro su tutto quello che ho che appena sarò pronta,te lo dirò.
Aveva sorriso scuotendo la testa.-Va bene,Gail.Non intendo farti pressioni.
Gli avevo rivolto il sorriso più radioso che ero riuscita a fare.-Ti amo,Daniel Mark Healt.
-Ti amo,Abigail Justice Anderson.

Potete ben capire perchè fossi così nervosa.
Ci avevo pensato su e avevo deciso.Ero pronta.Mi ero decisa e,per i suoi vent'anni,Daniel avrebbe avuto quello che voleva.
Ero indecisa se parlarne con Hillari.Non erano fatti suoi,certo,ma forse mi avrebbe dato dei...consigli utili?
Ci pensai a fondo,mentre uscivamo dall'ennesimo negozio.Dovevo ammettere che mi stavo divertendo.E avevo comprato un sacco di cose.
-Che ne dici se ci fermiamo per un caffè?-mi chiese.Annuii.
Ci fermammo da Starbuck's.Io presi un frappè,lei un cappuccino.Scherzò sul fatto che le sarebbero rimasti i baffi di schiuma,e io promisi che l'avrei avvertita.Poi parlammo di quella sera.
Hillari sapeva dove mi avrebbe portata Daniel,ma non aveva nessuna intenzione di dirmelo.
-E' una sorpresa,e non sarò io a rovinartela-affermò,sgranocchiando un biscotto.Sbuffai.
Rimanemmo un po' in silenzio godendoci la nostra bevanda.
Ero ancora indecisa se parlarle o no della mia idea.Ricordavo molto bene il nostro...discorsetto all'inizio di giugno.Non volevo sentirmi di nuovo in imbarazzo.
Ma Hillari era la mia migliore amica.Mi sentii quasi in dovere di confessarmi.
-Allora,hai comprato qualcosa al nostro bello-impossibile-non-più-tanto-impossibile?-mi anticipò lei.
Giocai con la cannuccia.-Ehm.No.
-Come no!Niente di niente?
Alzai la testa arrossendo di botto.-Vedi...quello che voglio regalargli io non si può incartare...Oddio,almeno credo.
Hillari si fece curiosa.Mi guardò a lungo negli occhi.-Cosa stai nascondendo,Gail?
-Niente.Niente!Forse era meglio se non tiravo in ballo la questione.
-Cosa diamine vuoi regalare a Daniel?!
-Credo che ti aiuterebbero a capire i ricordi di certi discorsi di qualche mese fa-borbottai,evitando il suo sguardo.
La piccoletta aggrottò la fronte.Poi realizzò.A poco a poco.Il sangue affluì tutto alle mie guance.Dio,dovevo sembrare un pomodoro.
-Oh,sì.Credo di aver capito-tossì,imbarazzata.-Ma...ne sei davvero sicura?
-Uhm,sì.Insomma,lui...mi vuole-borbottai.-E penso che non potrei dargli di meglio.
-Cristo Gail.Mica lo dovete fare solo per accontentare lui!Deve far piacere anche a te-esclamò,esasperata.-Se no non ha senso.
-Ma io voglio farlo.Non fraintendermi.Lo desidero più di ogni qualunque altra cosa al mondo!
-Da come ne parli non mi pare-osservò la bionda.Si alzò,lasciando dieci dollari sul tavolo.
Sospirai e la seguii.Rientrammo in pieno centro,dirette verso la metropolitana per tornare a casa.
-Te lo posso giurare,Hilly.Ne sono convinta.
Scendemmo le scale che portavano nel sottosuolo.Lei rimaneva in silenzio davanti alla mia affermazione.
Dovevamo salire su due treni diversi,perchè il suo mi avrebbe portata dall'altra parte rispetto a casa mia.Hillari salì tra la folla,e prima che il treno partisse,si voltò e disse:-Secondo me dovresti lasciarti guidare dal cuore.Lo ami,no?Be',sta a te scegliere come dimostrarglielo.
Riuscì appena a finire la frase.Poi le porte si chiusero,e il mezzo partì.

Arrivata a casa,mi vestii e mi truccai.Daniel passava alle quattro,e io ero non ero esattamente tranquilla.Per questo,quando un suono acuto tuonò fuori,dalla strada,sobbalzai.Corsi alla porta e la spalancai.E per poco non mi rovesciai all'indietro dalla sorpresa.
Daniel era appoggiato all'auto di suo padre,bello da infarto,un sorriso tenero ma sicuro sulle labbra rosa.La mia mascella rotolò via allegramente,quando sventolò un foglio giallo e piccolo con grande orgoglio.
-Oh dio,sei patentato!-strillai.Attraversai il vialetto e gli buttai le braccia al collo,felice per lui.Lui mi strinse a sè.
-Eh già,alla fine ce l'ho fatta-rise lui.Lo guardai negli occhi,poi gli presi il viso tra le mani e lo baciai,così tanto da restare senza fiato.
-Buon compleanno-augurai.Mi dedicò un sorriso dolce e mi abbracciò.Poi mi spinse nell'auto.
-Dove andiamo?-domandai,entusiasta.
-Sorpresa.
Lo guardai scettica.-Eddai,ormai puoi anche dirmelo!
-Niente da fare-dichiarò,mettendo in moto e imboccando la statale.-Lo scoprirai quando ci arriveremo.
Passamo tutto il viaggio a chiacchierare.Fra qualche giorno sarei rientrata a scuola; lui con non poca fatica aveva superato gli esami finali,e si era diplomato.Ero invidiosa: lui era libero,io sarei dovuta restare a scuola ancora un altro anno.
Quando prese la strada per il mare,cominciai ad insospettirmi.Feci mente locale: c'erano ristoranti sulla spiaggia da quelle parti?Non che io ricordassi.
Viaggiamo per un'altra ventina di minuti,durante la quale me ne restai zitta a fissare il riflesso del sole che se ne andava sull'acqua.Poi Daniel fermò la macchina,e constatai che eravamo fuori città.
Scesi e continuai a guardare il mare.Nonostante avessi vissuto in molte città come quella,ma non avevo mai avuto l'occasione di andare sulla spiaggia.Inspirai la salsedine,sentendomi in pace con me stessa.
-Vieni?-mi chiamò Daniel.Era in piedi su uno scoglio,con un borsone in spalla e la mano tesa verso di me.Lo fissai aggrottando la fronte.
-Avanti,manca poco!Solo un altro pezzo a piedi-mi pregò.Afferrai la sua mano e mi arrampicai in equilibrio precario sugli scogli.Per fortuna avevo scelto le Converse.
Procedemmo per mano di scoglio in scoglio,mentre il sole alle nostre spalle andava giù.Poi all'improvviso le sue mani coprirono i miei occhi,e mi guidò verso un terreno sabbioso.
Levò le mani e mi permise di guardare.Disse:-Sorpresa.
Eravamo in una baia.Una baia isolata,piccola,lontana dalla civiltà.Dietro di noi soltanto gli scogli che ci avevano portato fin lì.Ero rimasta a bocca aperta,perchè quello era un posto incantevole.
-Oh Daniel,è bellissimo.
Sorrise e mi strinse i fianchi.-Ti piace?L'ho scoperto durante una delle mie bigiate.E' il posto migliore per pensare.
Detto questo,mi baciò con dolcezza infinita.
Stendemmo un telo per terra e preparammo una coperta nel caso la temperatura si fosse abbassata.Poi ci sedemmo e ci rimettemmo a chiacchierare.Il braccio di Daniel era intorno alle mie spalle e ogni tanto ci fermavamo per baciarci.
In realtà era più lui a parlare.Io ero nervosa,la mia testa era da un'altra parte...in una situazione immaginaria.E Daniel se ne accorse in fretta.
-Sei distante-fece.Mi diede un bacio in testa,e io tremai.-Che ti succede?
-Io...niente-borbottai.D'improvviso,mi era venuta fretta.Il battito del mio cuore era udibile facilmente.Mi voltai,lo fissai per un attimo e poi mi decisi.Volevo sedurlo.
Gli feci un sorriso dolce,poi allacciai le braccia al suo collo e lo baciai con foga.Lui sembrò sorpreso ma ricambiò il bacio.Lo spinsi indietro sul telo,accarezzandogli i capelli,il collo,la schiena.Forse stava cominciando a capire.Io stavo andando in tilt.Feci scorrere la mia mano lungo la sua pancia  piatta,e provai ad alzargli la maglia.
Le sue labbra si bloccarono,e io con loro.
Mi alzai rossa di vergogna e mi allontanai piagnucolando.Affondai i piedi nella sabbia,mi lasciai cadere a terra e nascosi il viso tra le braccia per non far intravedere il rossore.
Rimasi lì,sentendo le guance in fiamme ogni volta che ripensavo a quello che era successo.Poi sentii i suoi passi sulla sabbia,e il suo abbraccio dolce.
-Gail?-mi chiamò.La sua voce mi giunse come lontana anni luce.
-Ehi,piccola.Dai,guardami.
Alzai timidamente la testa.I suoi occhi nocciola mi scrutarono nel profondo.Chissà cosa vedeva nei miei.Vergogna?Dispiacere?
Deglutii e riuscii a sussurrare:-Scusa.
Rise.Mi sollevò da terra e mi prese tra le braccia,portandomi verso il telo.-E di cosa,sciocca ragazzina che non sei altro?Di aver provato a sedurmi?
Arrossii di nuovo,violentemente.Mi posò per terra e poi si sedette accanto a me.
-Oddio.Sono una cretina-esclamai.Lui mi abbracciò stretta.-No che non lo sei.
-Vedi...io volevo solo darti quello che volevi.
Sospirò.-Non devi farlo solo perchè lo voglio io.Lo dobbiamo volere entrambi.Non sono così egoista.
Guardai il mare e appoggiai il mento sulle mie braccia incrociate.-La stessa cosa che mi ha detto Hillari.Cristo,mi sento così stupida.
-Non dirlo mai,Gail.Tu non sei stupida-mi riprese.
-Invece sì.Perchè Daniel,io voglio farlo.E' solo che...non so come.E mi sento così goffa.
-Oh,Gail-sospirò.Mi strinse di più a sè.Decisi di continuare ad esporgli i miei dubbi.-Vedi,insomma,quando penso,che tu mi ami e mi vuoi,mi viene da chiedermi come mai.Io non sono questo granchè,insomma,ci sono così tante ragazze carine,e tu hai scelto me... e mi trovi attraente anche in quel senso.E mi sembra così strano...
Bloccò il mio flusso di parole con un bacio.-Gail,non dire mai e poi mai di non essere carina.Per me,tu sei la creatura più bella e angelica di tutto l'intero mondo.E adesso tu forse mi dirai: ma io non sono un angelo,sono un mostro,eccetera.Ma non m'importa,perchè io ti amo da morire,non esistono parole per dire quanto,e amo ogni singola parte di te,i tuoi occhi,il tuo viso,e sì,anche la tua parte soprannaturale.E certo che ti trovo attraente anche in quel senso.Ricordalo Gail,io ti amo,e di questo sono certo.E' una delle poche certezze della mia vita.
Mi salirono le lacrime agli occhi.Perchè lui riusciva sempre ad usare parole così dolci con me?Io ero una frana.
Lo abbracciai e lo baciai.-Grazie,Daniel.Io devo dirti grazie.Perchè tu mi hai salvato dalla rovina,mi hai dato una ragione per vivere nonostante non ne avessi molte,e mi ami,anche se mi sembra impossibile.Grazie,Daniel,semplicemente perchè esisti e perchè hai deciso di essere qui con me.
In qualche modo,ero riuscita a dirgli quello che provavo.Ci baciammo di nuovo,con foga,passione e amore.Ci ritrovammo distesi sul telo,accarezzando i rispettivi corpi.Ero così felice.Così realizzata.E quando Daniel,questa volta,tentò di togliermi i vestiti,non glielo impedii.

Tutto perfetto.Perfetto e dolcissimo.Proprio come l'avevo sempre immaginato,sognato e desiderato.Non che avessi molti dubbi su questo.Ero con Daniel.
Adesso,che il sole era calato dietro le nubi e noi eravamo stretti sotto la coperta,mi sembrava tutto così surreale.Ero appoggiata al suo petto,e lui mi guardava e mi accarezzava la pancia,i fianchi,le braccia.Una sensazione stupenda,anche se non paragonabile a quelle di poco prima.
-Sai,ora che ti vedo davvero,capisco quanto tu sia piccola-sussurrò.Alzai il capo e lo fulminai.-Niente commenti sul mio fisico!
-Ok,ok,calma!-rise lui.Mi abbracciò dolce e mi baciò le labbra teneramente.
Mi stavo facendo delle domande.Daniel mi era sembrato...incerto,sul da farsi.Quasi quanto me.Mi veniva da chiedermi se quelle che mi aveva raccontato Hillari non fossero solo cavolate.
-Daniel...
Smise di nuovo di accarezzarmi.-Sì?
-Senti...Hillari mi aveva detto una cosa.Ma...io non so se è vera-mugugnai,esitante.
-Dimmi.
Continuai,incoraggiata.-Vedi...lei mi ha parlato di...Celeste.Mi ha detto che lei non era più...sì,insomma,hai capito.
Sorrise,uno di quei suoi sorrisi da spaccone che venivano fuori quando voleva prendermi in giro.-Ho capito.No,non sono andato con Celeste.
Lo fissai sorpresa.-Allora...
-Esatto-mi abbracciò protettivo,baciandomi i capelli.-Tu sei stata la prima.Come io per te,spero.
Arrossii.Oddio,di nuovo?-Certo!Daniel,io quello che provo per te non l'ho mai provato per nessun'altro.Ti amo,e ho amato sempre e solo te.
Rise,ma io non riuscii a ridere con lui.Le mie stesse parole mi avevano riportato in mente certe informazioni riguardo la mia natura.I soggetti X.
Certo.Io sentivo di amare da sempre Daniel.Questo poteva forse dire che era destinato a me?Ronnie aveva detto che un giorno o l'altro quelli come me dovevano incontrare il loro soggetto X,era scritto.
I miei turbamenti mi fecero alzare a sedere.Mi coprii con la coperta,mordendomi un labbro.
-Gail?Che succede?-fece Daniel.
-Niente.Pensavo...ai miei poteri.
Il ragazzo sospirò.Mi raggiunse,e sussurrò piano:-Non ne abbiamo già parlato?Non mi interessa cosa sei,o cosa sai fare.Io ti amo.
A quelle parole,m'infiammai.-Non capisci,Daniel?E' proprio questo il problema!Il mio amore,l'amore folle che provo per te...E' sbagliato!Ricordi cosa ti ho detto?Ricordi?Sarò io ad ucciderti.E non importa che non voglia farlo,è scritto,ed è inevitabile.E forse sarà proprio il mio amore a farti fuori,visto che sono emotivamente e...mortalmente instabile!-esclamai.Stavo per mettermi a piangere.Ecco,stavo rovinando un momento perfetto.-Tu non capisci!Dovresti starmi lontano!Sono pericolosa per te che per chiunque altro.
-Adesso basta,Gail!-s'intromise lui.Mi lasciò a bocca aperta.-Allora tutte le cose che ti ho detto non sono servite a niente!Ascolta...io ti amo.Tu mi ami.A me questo basta,basta per sempre.E se la morte ci dividerà,troverò un modo per restarti accanto.Ma sicuramente non puoi chiedermi di starti lontano,perchè non ce la farei mai.MAI.E giusto per dimostrartelo...
Si voltò,cercando i suoi vestiti.Prese i jeans e frugò nella tasca,imprecando.Oddio,l'avevo fatto arrabbiare.
Stavo per chiedergli scusa,per implorare il suo perdono,per dirgli che anche io non volevo perderlo,quando tirò fuori un piccolo cofanetto di velluto nero e me lo porse.Il mio cuore sobbalzò.Oh.Mio.Dio.Non poteva essere...quello che stavo pensando!
Lui mi guardò con quel suo sguardo che mi faceva sciogliere,e poi aprì la scatolina.Un piccolo diamante brillò alla luce fioca di quel pomeriggio,in cima ad un anello di argento opaco.
Cazzo.
-Abigail Justice Anderson-mormorò,piano.-Ti amo,piccola,e non ho mai amato nessun'altra come ora sto amando te.In nome di quello che provo per te,che spero non finisca mai...Abigail,Gail...mi vuoi sposare?
...
Ok,mi aveva lasciato senza parole.
-Oh.Cristo-esclamai.-Tu sei pazzo!
-E un sì,giusto?Gail,sono sincero.Voglio davvero sposarti.
Ok.Restiamo calmi,pensai.Respira,Gail.
-Allora?Vuoi sposarmi,Abigail?-chiese di nuovo.


Angolo autrice. Che ha paura di essere linciata a breve.
Eh sì fan. Questa è la fine. La fine di Justice*.
Questo racconto è una stata una parte importante della mia vita,ed adesso è giunto al termine, e a me sembra di avere un buco nello stomaco.E' così che ci si sente quando un periodo importante della vita se ne va? Non lo so.
So solo dirvi che mi dispiace per il finale. Forse non era quello che vi aspettavate. E' un po' brusco,lo so. Ma io l'ho sempre desiderato così, e dopo averci rimuginato tanto, ho deciso che il capitolo si doveva concludere qui. Punto.
Punto finale alla storia. Proprio come piace a me.
Naturalmente non sarà la fine anche della nostra avventura. La vita è fatta di fini e di inizi tutti nuovi. Se continuerete a seguirmi, cercherò di non deludervi mai.
Rispondo ora alle recensioni, quelle del penultimo capitolo e quelle del capitolo Dichiarazioni
Jo_96 e Julia Bi: a voi ragazze non so cosa dire. Mi avete lasciato senza fiato con le vostre ultime due recensioni. Sono veramente commossa. Vi amo,ragazze. Spero che non mi lasciate mai da sola. E che mi sosteniate e mi aiutate anche per i prossimi libri.
Non andatevene dalla mia vita <3
Dreaming_Archer: ehilà! grazie della bella recensione ** come sempre sono felice che ti sia piaciuto. Cosa dirai ora che Justice è finito? spero che te lo sia goduto fino in fondo. Mi seguirai anche le prossime volte? Un bacio <3
Emily Doyle: salve :) già si spiegano tante cose... spero che la storia ti sia piaciuta alla fine. Spero che tu mi segua anche per le prossime storie. Un bacio anche a te.

Un bacio anche a voi fan. Se avete domande o chissà che, recensite e vi rispondo nei ringraziamenti.
A presto <3

abby.


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Capitolo 26
*** Ringraziamenti :) ***


Ringraziamenti - Justice
Ringraziamenti

Ci sono tante persone che devo ringraziare. Intanto, tutti coloro che hanno letto, seguito e recensito assiduamente la mia storia. Ve ne sarò eternamente grata. In particolare, voglio ringraziare:
Lovers_Twilight 96
MaryLouise
MerythGreen
Che hanno messo la mia storia tra le preferite,e:
Lunetta921
che ha messo la storia tra quelle da ricordare, e infine:

 
Aislinn_05 

 Dreaming_Archer 
 Emily Doyle 
 Madness_ 
 mondred 
 Sabettha
che l'hanno messa tra le seguite.
Inoltre voglio rigraziare Dreaming_Archer,Emily Doyle,MaryLouise e Julia Bi che hanno recensito con frequenza, intrattenendomi e facendomi felice con i loro commenti!
E adesso è arrivato il momento di svelare un po' le facce(più o meno) dei nostri personaggi:
           


Gail è interpretata da Megan Fox.Daniel invece è interpreato da Drew Fuller.




La vivace e biondissima Hillari è Taylor Swift, mentre Andrea e Asia sono interpretate da Ashley Greene e Michela Quattrociocche.

 

Kath è interpretata da Andie McDowell, e Sean da Yannick Bisson. Mentre per Haley, dovrebbe assomigliare a questa ragazza qua sopra.


Infine, Ronnie è interpretata da Angelina Jolie e James da Robert Pattinson.

Ovviamente,ad ogni attore/cantante/ecc. ho modificato
parti del corpo per farli assomigliare ai protagonisti di Justice!

Ecco invece, dei credits importanti:
I Belong To You, Muse - capitolo 10
Resistance, Muse - capitolo 14
Innocent,Taylor Swift - capitolo 23.
Vi consiglio vivamente di ascoltare la maggior parte
delle canzoni citate nella storia, perchè sono davvero stupende!

Infine, grazie a tutti. Perchè mi sostenete.
E spero lo farete anche con...
L i g h t n i n g
Eh già ecco il seguito che tanto aspettavate. Spero che frutti come Justice,
perchè per me significa tanto.

Un grosso bacio a tutti. Grazie di tutto.

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