Justice* di abby_morns (/viewuser.php?uid=92886)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .Gail Anderson ***
Capitolo 2: *** .Vita passata ***
Capitolo 3: *** .Nuova vita ***
Capitolo 4: *** .La solita noiosa scuola ***
Capitolo 5: *** .Conoscenze ***
Capitolo 6: *** .Spaccone ***
Capitolo 7: *** .Strana ***
Capitolo 8: *** .Uscire dal baratro ***
Capitolo 9: *** .Rottura ***
Capitolo 10: *** .Partita ***
Capitolo 11: *** .St.Jesse ***
Capitolo 12: *** .Convalescenza ***
Capitolo 13: *** .Dolore e Perdita ***
Capitolo 14: *** .Legami ***
Capitolo 15: *** .Rischi ***
Capitolo 16: *** .Ricerche ***
Capitolo 17: *** .Festa ***
Capitolo 18: *** .Inaspettato ***
Capitolo 19: *** .Interruzioni ***
Capitolo 20: *** .Sparito nel nulla ***
Capitolo 21: *** .Sfida ***
Capitolo 22: *** .Tutta la verità ***
Capitolo 23: *** .Dichiarazioni ***
Capitolo 24: *** .Tutto qua davanti a me ***
Capitolo 25: *** .Fearless ***
Capitolo 26: *** Ringraziamenti :) ***
Capitolo 1 *** .Gail Anderson ***
Mi
chiamo Gail.
Gail
Anderson.
Be',in
realtà il mio nome completo
sarebbe Abigail.Abigail J. Anderson.Ora vi chiederete per cosa sta la J.
Non
ve lo dico.
Non ve lo dico
perchè è semplicemente R I D I C O
L O.
La J. sta per
Justice.
Justice.
Che nome
insensato,stupido e assolutamente inappropriato.
Perchè,come
può chiamarsi JUSTiCE una ragazza che
di giustizia,nella sua vita,ne ha avuta ben poca?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** .Vita passata ***
I
miei genitori si chiamavano Ronnie e James
Anderson.
Mia madre,per
quel che ricordo,era una segretaria di una prestigiosa
industria farmaceutica di Phoenix,dove sono nata,esattamente diciasette
anni fa.Il suo stipendio era quello di un americano medio,faceva una
vita da borghese e aveva accanto l'uomo perfetto.
Eppure non era
appagata.
Eppure era infelice.
Non la
capirò mai,Veronica Annie Warb Anderson.
Non la
capirò mai.
Mio padre era
un postino.Precisamente,il postino del nostro
quartiere.Un uomo solare,sempre col sorriso sulle labbra.Non c'era
niente che lo turbava.Nell'isolato si celebrava un lutto?James Anderson
riusciva a riportare il buonumore,senza sembrare inopportuno o
invadente.
Qualcuno era
triste?James Anderson gli tirava su il morale con due
parole.
"Fatti forza".
Quelle stesse
parole,me le ripeteva continuamente: sento ancora nel
cervello la sua voce calda che mi sussurra piano.
"Fatti
forza,Gail.Fatti forza,mia piccola Justice,mia piccola stellina."
Ammiravo mio
padre.Adoravo mio padre.
Amavo mio
padre.
Io nacqui il
18 ottobre del 1993,sette anni dopo il matrimonio dei
miei.Fu un parto lungo e doloroso,dopo il quale Ronnie
rischiò anche la vita.Ma alla fine ce la fece,ce la facemmo
tutti.E tornammo a casa,come un'allegra famigliola felice.
Di me dicevano
che ero una bambina dolce,bellissima e
simpaticissima.Avevo preso il carattere di mio padre,per fortuna.
Mia
madre,oltre all'infelicità,era una donna egoista,burbera
e perennemente in collera.Trattava mio padre come uno zerbino,un
inutile e sporco zerbino,usato solo per pulircisi i piedi.A volte la
sentivo urlare contro di lui,sembrava impazzire.Più
volte,nella mia innocenza di bambina,pregai il Bambin Gesù
di far cessare quegli strilli che non mi facevano dormire la notte e mi
facevano piangere lacrime amare.Ma più tardi ho imparato che
lassù non c'è un Dio.Almeno non per me.
Haley nacque
due anni dopo di me,nell'inverno del '95.Era bellissima:
due grandi occhi verde acqua e due ricciolini rosso
fuoco.Ovviamente,ero felicissima.Avevo quasi tre anni e una sorellina
da accudire e coccolare.Naturalmente,ero anche preoccupata: Haley era
un esserino fragile ed indifeso,e mia madre in due anni era diventata
paranoica e spietata: quando facevo i capricci,come ogni normale
bambina di due anni,lei mi schiaffeggiava così forte da
farmi sanguinare le guance.E mio padre non poteva far altro che pulirmi
le ferite.
Ripetendo
sottovoce "scusa,scusa,scusa,mia piccola stellina.
Fatti forza".
Non so come,ma
la vita continuò fino al 24 dicembre del '96.
Papà
era andato al lavoro presto e la mamma aveva fatto gli
straordinari.
Eravamo io e
Haley.
Sole.
Ricordo che
fuori cadevano candidi i fiocchi della prima neve.Mi ero
appiccicata al vetro,con gli occhi sbarrati dallo stupore,e ridevo.
Di
là,sentivo piano il pigolio della mia
sorellina,affamata.Avevo provato a darle il latte dal biberon,come mi
aveva insegnato(a suon di botte) Ronnie,ma la piccola lo avevo
rigurgitato tutto e aveva cominciato a piangere sul serio.E dopo un
po',mi ero messa a piangere anch'io.
Dov'era la mia
mamma?
Dov'era il mio
papà?
Piano
piano,Haley s'era addormentata e io ero tornata alla
finestra,aspettando i miei genitori.
Era la vigilia
di Natale.Possibile che ci lasciassero sole anche quel
giorno?
Attesi.
Attesi,attesi,attesi.Attesi
ad ore.Guardavo l'orologio elettronico.
Le quattro.
Le quattro e
sette minuti.
Le quattro e
trenta.
Le cinque.
Non so
come,finii per addormentarmi anch'io.Mi raggomitolai,sul parquet
freddo e umido,e mi ficcai il pollice in bocca.
Infine,ricordo
un gran trambusto.Mi svegliai di soprassalto e,vedendo
tutti quegli uomini nel salotto,scoppiai a piangere.Loro provarono a
fermarmi,a tranquillizzarmi.Mi ritirai nell'angolino più
stretto della stanza,piagnucolando "Mamma" e "Papà".
Poi,una
donna,mi afferrò con dolcezza.Non opposi nemmeno
resistenza: il suo viso tondo e le guance paffutelle e rosa
m'ispirarono fiducia.
"Andiamo,piccolina.Ora
mi occuperò io di te e dell'altra
bimba.Non preoccuparti".
Negli anni
successivi mi svelarono tutto.
Mio padre era
andato a lavoro da Ronnie.L'ennesima litigata furiosa,e
lei gli aveva tirato addosso un portapenne.Gli aveva gridato le cose
peggiori,picchiandolo a morte.E poi se n'era andata,ma propria andata:
aveva preso armi e bagagli e se n'era infischiata del resto della sua
famiglia.
Mio
papà non c'era più.
Mia mamma non
c'era più.
La
mia famiglia non
c'era più.
E,insieme a
loro,
anch'io smisi di vivere.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** .Nuova vita ***
Justice*-Cap.2
-Gail.Tutto
bene?
Julie cercò di sistemare lo specchietto per potermi vedere
meglio.Le lanciai un'occhiata delle mie,con quei miei occhi blu
ghiaccio che erano capaci di gelare il sangue nelle sue vene.Ma Julie
mi conosceva troppo bene: era la mia assistente sociale da
più
di quattordici anni.Ricambiò l'occhiataccia.
-Ascoltami bene,signorina.
Mi voltai con il mio broncio verso il panorama che scorreva fuori.Era
uguale a tantissimi altri che avevo già
visto.Tucson,Seattle,New
Orleans,Chicago,New York,Charlotte,Jacksonville.E infine,ciliegina
sulla torta: Boston!
Una vecchia,ridente e noiosissima città dell'America
orientale.
Non sarebbe cambiato niente.Mio padre non sarebbe uscito dalla tomba
per venirmi a riprendere.Mia madre non sarebbe tornata.
-Abigail,hai causato danni in tutte le famiglie in cui sei
stata.Incendi,allagamenti,risse.Un tentato
omicidio!Sinceramente,Gail.Non so come abbiano fatto
questi due coniugi a volerti prendere con sè.Io avrei paura.Seriamente.
Sbuffai,e il vetro davanti a me si appannò.I miei occhi
rimasero
impassabili,puntati all'orizzonte,freddi come il ghiaccio.
Ok,quello del "tentato
omicidio" era stato solo un incidente!Mirko andava
troppo forte,aveva bevuto un po' troppi Bacardi...mica l'ha fatto
apposta!
-Accidenti,Gail!Vuoi rovinare tutto un'altra volta,vero?Un'altra volta!-piagnucolò
quella noiosa di mia sorella.Non diedi un gran peso al suo lamentoso
commento.
-Julie,Haley-pronunciai i loro nomi con
indifferenza.-Potreste,gentilmente,smettere
di rompere le palle?Sto riflettendo.E,sapete,non
è facile farlo con due rompiscatole
che continuano a parlare,parlare,parlare.
Sentii la mia sorellina fremere di rabbia,al mio
fianco.
-Tu...tu...
Una grossa lacrimona le solcò le guance rosse che si
confondevano con la massa informe di riccioli color fuoco che le
incorniciavano il viso.
E poi si sbriciolò.
La sua rabbia scivolò via con quella lacrima e quella eterna
dodicenne seduta vicino a me scoppiò in un pianto disperato.
Julie bloccò l'auto in mezzo alla statale.Dietro di
noi,mentre
parcheggiava in una piazzola di sosta,una lunga scia di clacson
infuriati.
Scese dal posto di guida sbattendo la portiera così forte da
far
tremare la sua Astra scalcinata.Aprì quella di mia
sorella,ancora in lacrime, e la fece scendere.Intanto,mi
lanciò
un'occhiata di disprezzo.
-Sei incredibile.E' tua sorella,diamine!-sussurrò,spingendo
la ragazzina lontano dall'auto.Nell'istante in cui la mia,la nostra assistente
sociale mi aveva voltato le spalle,una lama affilata mi aveva trafitto
lo stomaco.
Per una volta,al buio della sera e della macchina,mi lasciai andare ad
un po' di depressione.Tirai giù il cappuccio che indossavo
dall'areoporto di Jacksonville,liberando la mia liscissima chioma nero
pece,che mi arrivava leggermente più su della vita.La
frangetta
scalata cadde sul lato destro del viso,completando quel taglio un po'
ribelle che avevo...da quando mi ricordo di esistere.
Mi raggomitolai su me stessa e lasciai scendere qualche solitaria e
stupida lacrima.Me lo potevo concedere:avevo usato make-up
idrorepellente.
Mi voltai verso il finestrino.Al debole chiarore del crepuscolo,vidi
Julie china sul metro e sessantotto di mia sorella e dirle
qualcosa.L'altra continuò a piangere.
Odio veder piangere Haley.Soprattutto se per colpa mia.
Era da...da quando ci cambiò la vita che sentivo forte il
desiderio di proteggerla da tutto quello schifo di mondo.Ma,col
tempo,ero diventata una lastra di ghiaccio: dura,fredda e
impenetrabile.E mi ero chiusa in me stessa.
Ma ciò non m'impediva di pensare a quanto le volevo bene.E
di farmi andare in agonia se la facevo piangere.
Haley aveva quindici anni,ma era come se ne avesse
dodici...emotivamente.Non si era mai ripresa dal trauma di vivere
l'infanzia senza genitori,e reagiva ad ogni cosa con troppo sentimento.
Sentii la macchina tremare di nuovo e la portiera si aprì.Mi
asciugai in fretta le guance e assunsi la mia posizione
d'indifferenza,mentre Haley saliva sull'auto.I miei occhi glaciali
incontrarono i suoi verde smeraldo,arrossati dal pianto.
Due smeraldi sporchi di sangue.
Rabbrividii.A sorpresa,Julie aprì il mio sportello,al quale
ero
appoggiata,rischiando di farmi cadere.Le lanciai un'occhiata,ma la sua
espressione fu chiarissima e irremobivile.
-Scendi.
Eseguii in silenzio.Mi incamminai verso il cavalcavia,mentre la donna
mi seguiva.Mi appoggiai alla barra di ferro e piantai il mio sguardo su
Julie.
Il suo aspetto era molto cambiato da quello che aveva nel mio primo
ricordo che ho di lei,la notte che rimasi...orfana.Il viso era
smagrito,le guance sbiadite.I capelli erano ridotti a una macchia
indefinita color platino.Gli occhi nocciola erano opachi di stanchezza.
-Allora,Abigail.Mi vuoi dire qual'è il tuo problema?
Alzai lo sguardo verso di lei,scocciata.
-Non ho problemi,Julie.Non oltre ai soliti.
-Sei incredibile!-ripetè.Si coprì il volto con
una mano e sospirò.Sembrava tremendamente stanca e fragile.
-Ascoltami,Gail.Se non vuoi cercare di...toglierti quella maschera
d'odio dalla faccia per me...Fallo per Haley.Ti prego.
Lo vedi,è sconvolta per l'ennesimo trasferimento.Non ce la
fa
più,Gail.Non ce la fa più.E' solo una ragazzina.
Rabbrividii a quelle parole.
-Ok.Ma non ti prometto niente.
Scosse la testa e mi spinse verso l'auto.-Impegnati,Gail.
Sbuffai.Aprii la portiera e notai che mia sorella si era accasciata sul
sedile.Singhiozzava nel dormiveglia,ancora scossa.Le feci una carezza
veloce e leggera per paura di svegliarla e richiusi lo sportello.
Quando aprii quello del passeggero,Julie mi fulminò.
-Ascolta,sta dormendo.Non voglio disturbarla.Quindi,metti da parte i
rancori e fammi salire.-dichiarai.Lei,con un sospiro
sofferente,spostò le sue carte e mi lasciò il
posto
libero.
Riprendemmo la corsa.Ormai mancava poco.
Il sole pian piano scivolò via,dietro i monti.Mi infilai le
cuffie dell'Mp3 e ignorai il resto del mondo.
Mi accorsi di essermi addormentata solo quando l'Astra vibrò
al colpo delle portiere sbattute.
-Gail.Ci siamo.
Scesi dall'auto con uno sbadiglio e mi tirai su il cappuccio.Mentre
attraversavamo un vialetto fiorito,Julie mi lanciò
un'occhiataccia.Cercai di migliorare l'espressione e forzai un sorriso.
-Signora Flaherty!
Julie si voltò.Sulla porta di casa,illuminata da una luce
fioca,stava una donna sulla quarantina.I capelli,una massa di boccoli
color cenere,erano raccolti in una coda di cavallo laterale.Le guance
erano paffute e rosse e la bocca larga era piegata in un sorriso
radioso.Indossava un vestito crema a fiori rossi con un grembiulone
rosa acceso.
-Kathleen!-la salutò Julie.-Scusa il ritardo.Abbiamo avuto
degli incidenti di percorso.
Evitai la sua occhiata allusiva.
-Non fa niente,cara!Dall'emozione,io e Sean non abbiamo dormito ieri
notte!-Si fece da parte per farci entrare in casa.Poggiai le mie
valigie e il borsone per terra,guardandomi intorno con la mia solita
indifferenza.Kathleen chiamò ad alta voce Sean.
L'uomo che si presentò aveva luminosi capelli neri
brizzolati
d'argento e grandi occhi verde-marrone.Ci sorrise come aveva fatto la
moglie e gli si precipitò accanto,circondandole i fianchi.
-Gail,Haley.-ci chiamò Julie.-Loro sono Kathleen e Sean
Baggie.Kath,Sean,loro sono Abigail e Haley.
Salutai con un gesto della mano.La mia nuova "mamma" mi sorrise
incoraggiante.Arretrai instintivamente.
-Ciao!-salutò invece mia sorella,con la sua solita
esuberanza.Strinse la mano con energia ai nuovi genitori e poi
toccò a me.Non ci misi molta enfasi.
Mi accasciai sul divano di pelle arancio scuro,stanca come non mai.
-Ecco,qui ci sono i certificati di nascita e le varie carte
giuridiche-spiegò Julie ai due coniugi.-Haley è
nata nel
'95,ha quindici anni.Gail è nata nel '93.Diciassette
anni.Diciotto ad ottobre prossimo.
-Haley S. Anderson e Abigail J. Anderson-recitò
Kathleen.-Per cosa stanno queste lettere?
-Io sono Haley Suzie!-cinguettò mia sorella.
-E tu Abigail?-chiese Sean pronunciando il mio nome intero.
-Gail-corressi.
-Ok,Gail.Per cosa sta la J?-domandò di
nuovo.-Jessica?Jennifer?Julia?
-Justice.-sputai fuori.Deglutii,cercando di far sparire quello stupido
nodo che avevo in gola.
-Justice?Be',originale,non è vero amore?-chiese Sean alla
moglie.
Lei sorrise.-A me piace.Justice.
Mi si avvicinò e mi calò il cappuccio.I capelli
mi caddero sul viso.
-E' un bel nome,Gail.E anche tu sei molto bella.
Arrossii un po',borbottando un grazie.
-Bene.Per qualunque problema,rimarrò in un hotel qui vicino
fino
a sabato.-fece Julie,imboccando,titubante,la porta della nostra nuova
casa.
-Ce la caveremo benissimo.Grazie di tutto-Kath le sorrise.
Julie ci lanciò un'ultima occhiata.Sospirò e
aprì la porta.
-Arrivederci!-salutarono i Baggie.
La serata passò più velocemente del previsto.Dopo
una cena,devo ammetterlo,gustosissima,i due coniugi ci fecero fare un
giro della casa,ampia e spaziosa.Poi ci mostrarono le nostre
stanze.E,finalmente si decisero a lasciarci un po' di privacy.
Mi buttai sul letto e mi lasciai travolgere dal sonno,prima che i
pensieri potessero invadere la mia mente.
L'angolo
del delirio xD
Allora,ci tengo a precisare che questa storia l'ho scritta soprattutto
per me e che spero riuscirò a continuare...
Il capitolo è lungo,ma un po' sbrigativo.Lo so.Non mi
linciate.
Ci tengo a ringraziare Jo__96 che ha commentato il secondo capitolo ed
a eleonora96 che ha messo la storia tra le seguite!
Grazie e a presto!;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** .La solita noiosa scuola ***
Cap.4
-Gail?Gail!
Smisi di strascicare pigramente i piedi sul pavimento.Notai che
Haley,mia sorella,era ferma un metro più indietro,mentre io
avevo continuato a camminare tranquilla.
-Che cosa succede,Haley?Forza,andiamo.
Mi guardò con un'espressione a metà tra il
preoccupato e il compassionevole.
-Le prime sono in quest'ala della scuola,Gail-fece mia sorella
mostrandomi l'enorme carta che ci avevano consegnato in
segreteria.-Vedi?
Indicò poi il grosso numero uno,dipinto di blu sulla parete
bianca.
-Ah.
Mi sentii una stupida.Guardai mia sorella,poi il numero sul muro,e poi
di nuovo mia sorella,che mi sorrideva.
-Ok...va bene.Allora...ci vediamo dopo.
-Le terze sono nell'ala più a sud.
Aggrottai le sopracciglia.-Sì.Grazie.Lo sapevo.
Haley alzò gli occhi al cielo,come a dire "certo,come
no",poi si voltò verso la prima porta ed entrò.
Il corridoio non era deserto,anzi.Ma per me,era vuoto.
Due ragazze mi passarono accanto,a braccetto.Risero del mio
abbigliamento.Le gelai con uno sguardo e loro si affrettarono ad
allontanarsi.Mi incamminai verso l'ala delle terze,con il mio passo
stanco.Sistemai la borsa a tracolla,ignorando gli sguardi curiosi degli
studenti.
-Scusi il ritardo,professore.
L'uomo mi squadrò con uno sguardo alla "e questa chi
è?".Mi sentii imbarazzata.Con uno sguardo veloce,feci il
giro
della classe e indivuduai un banco vuoto e isolato.
-Uhm...Sì...Ah!Devi essere Anderson,Abigail,giusto?
-Sì,professore-risposi,dirigendomi verso il posto che
agognavo.
-Sì...uhm.Va bene.Siediti là.Ah,ehm...signorina
Anderson?
Mi voltai verso di lui,mentre posavo per terra la borsa.-Sì?
-Il cappuccio.Deve toglierlo-osservò,con
noncuranza.Oh.No.Tutto,ma il mio adorato cappuccio no.
Ma cosa potevo fare?
-O...ok-risposi,sfilandolo.I miei capelli neri scivolarono lungo la
schiena con eleganza: ero sicura che la maggior parte delle ragazze mi
stesse guardando con invidia nera mentre li scuotevo.
La lezione passò lenta,così lenta che rischiai di
addormentarmi sul libro.D'altronde,odiavo la storia.E la geografia.E la
trigonometria.
Quando la campanella squillò chiara e forte,feci un balzo
sulla
sedia.Gli alunni si mossero veloci e in quattro e quart'otto mi
ritrovai sola.Scossi la testa per svegliarmi e afferrai le mie cose in
fretta,per poi uscire dalla porta con altrettanta velocità.
Mi incamminai verso la seconda lezione,inglese.Un po' meglio,dovevo
dire.Avevo così paura di arrivare nuovamente in ritardo che
mi
ero dimenticata di tirare nuovamente su il cappuccio.I capelli
ondeggiavano a ritmo col mio passo insicuro e le ragazze e i ragazzi
che mi sfilavano accanto mi lanciavano occhiate curiose.Feci una
smorfia.Odiavo,avevo
sempre odiato essere al centro dell'attenzione.
Chissà come se la cavava Haley?
Sperai meglio di me.
Aprii la porta di quella che avrebbe dovuto essere la mia
aula.Deserta.Mi sedetti in fondo,nell'angolino più
nascosto.Tirai fuori il libro e il materiale e mi accasciai
sul
banco,con le braccia incrociate sotto il mento.
Odiavo i tempi morti.Mi constringevano a trovare qualcosa da fare,e di
solito mi perdevo nella mia stessa testa,affogando nei ricordi,nei
rimpianti e nel dolore.
Sbattei un pugno sul banco.
Un rumore umano mi fece alzare lo sguardo.
Una ragazza minuta,con i capelli lisci e corti fino alle spalle,mi
osservava preoccupata.Indossava un paio di jeans larghi in fondo e un
maglione extralarge a collo alto a righe bianche,azzurre e blu,che
teneva fermo in vita con un cinturone nero dalla fibbia dorata e
lucente.Ai piedi,calzava eleganti stivaletti neri invernali con le
frangie.
-Tutto bene?-mormorò con una vocina flebile ma rauca.
La guardai a lungo negli occhi,celesti-verdi,per poi
rispondere:-Sì,sì.Grazie.
La ragazza sorrise e scosse le spalle.Poi adocchiò un
moretto
che stava entrando in quel momento e mollò la sua borsa a
due
banchi dal mio per andare a chiacchierare con lui.Mi presi la testa tra
le mani e,d'istinto,aprii il libro fingendo di ripassare.
Anche l'ora d'inglese passò con una lentezza estrema.La
professoressa Smith,una donna tutta pepe con due lenti a fondo di
bottiglia,era sì una brava insegnante,ma si
dilungò
spesso su certi argomenti fino a finire fuori tema.Non so
perchè,ma la trovai simpatica.
Al suono della campanella,tutti gli studenti si alzarono e uscirono.La
ragazza di prima mi sorrise e fece un gesto con la
mano.Ricambiai,cercando di essere naturale.
Guardai l'orario: trigonometria.No.Uffa.
Uscii anch'io dalla stanza e moderai il mio passo su
"modalità bradipo".Calcai il cappuccio e fissai il pavimento.
Continuai così finchè non mi scontrai con
qualcosa.Rimbalzai all'indietro,cadendo sul pavimento.La mia borsa si
rovesciò,spargendo libri e penne per tutto il corridoio.
-Merda!-esclamai,con una certa enfasi.Alzai lo sguardo e mi trovai
davanti a un ragazzo che sembrava ancora più arrabbiato di
me,sempre che sia umanemente possibile.Il suo sguardo vagò
sul
pavimento e,quando incontrò il mio,i suoi occhi di un
nocciola
profondo e intenso mi inchiodarono.Si
alzò,raccattò
veloce la sua roba e continuò a fissarmi.
-Cretino.Guarda dove vai.
Alzò un sopracciglio,come a farmi notare che ero stata io ad
andare a sbattere contro di lui.Poi,con un alzata di spalle,si
dileguò fra la folla.
Accidenti,che maleducato.Be',sarà stata anche colpa mia,ma
una
parola di scuse non avrebbe guastato.Raccolsi le mie cose e le ficcai
nella borsa.
Stupido ragazzo.
Alla fine della giornata mi sentivo completamente dissanguata.Strisciai
verso la segreteria con più lentezza di quella
mattina,stanca e
depressa.
Haley mi aspettava impaziente,i libri in mano e uno sguardo
provocatorio negli occhi.
Feci firmare il foglio dalla donna paffuta seduta alla scrivania e
afferrai mia sorella,felice di andarmene da quell'inferno.
-Com'è andata la tua giornata,Gail?-domandò Haley
mentre si allacciava la cintura sulla Mini Cooper che Kathleen e Sean
mi avevano regalato come benvenuto.
-Infernale.E noiosa-sbottai,girandomi per fare marcia indietro.-E la
tua?
Annuì.-Ok.Suppongo.
Alzai un sopracciglio.Stao per chiederle cosa significasse la sua
risposta,quando un grido mi fece inchiodare.Haley urlò a sua
volta,mentre io mi affrettai ad uscire dall'auto per vedere cos'avevo
combinato.
Sull'asfalto,a un metro dalla mia macchina,il ragazzo contro mi ero
scontrata quella mattina scuoteva la testa scioccato.Mi
lanciò uno sguardo d'accusa.
-Daniel!-cominciarono a urlare gli studenti lì intorno.Gli
si accalcarono addosso,ma lui li liquidò in
fretta,alzandosi.Per fortuna,mi ero fermata in tempo.
Di nuovo,mi guardò sprezzante.-Stai più
attenta,ok?Avresti potuto uccidermi-sibilò,marciando verso
di me.
-Scusa.Non sono ancora pratica nella guida-sbottai in risposta.
Mi scrutò,nel profondo dei miei occhi glaciali.Misi su
un'espressione scocciata.
Fece un ghigno.-Sei la stessa che mi è venuta addosso
stamani.Allora è un vizio essere distratta.
-Lasciami in pace.Non sai niente di me-mi lamentai.Risalii sulla
Mini.Haley mi guardava interrogativa.Le feci un gesto con la testa,come
per dire che non era niente.Si tranquillizzò,rilassandosi
sul sedile.
Guidai con prudenza fuori dal parcheggio.Il viaggio sembrò
durare un eternità.Arrivate a casa,scesi dalla macchina e
marciai verso la mia stanza.
-Salve ragazze.Com'è andata la scuola?-domandò
Kathleen,che faceva la casalinga e perciò era sempre in casa.
-Bene,Kath-rispose Haley,lasciandosi cadere sul divano.
La donna annuì,poi guardò me.-E a te,Gail?
Mi fermai.La guardai negli occhi,intensamente,e poi pronunciai due
parole.Soltanto due parole.
-Di merda-sbottai,prima di correre in camera,chiudere a chiave e
buttarmi sul letto,scoppiando a piangere.
L'angolo
della voce fuoricampo ù.ù
Eccomi qua!Un nuovo capitolo fresco,appena sfornato.In
realtà,non è molto eusariente xD ma a me
serve.Poi scoprirete perchè!
Spero di riuscire ad elaborare il prossimo(molto importante) entro
martedì-mercoledì della prossima settimana.Se non
ce la faccio,non mettetemi al rogo xP
Intanto voglio ringraziare i 98(totali.Sì,non ho altro da
fare xD) che hanno letto la mia storia,ma soprattutto un grande grazie
a Lunetta921,che ha messo la ia storia tra quelle da ricordare,e a
eleonora96 e Dreaming_Archer che l'hanno messa tra le seguite.
Recensioni:
Dreaming_Archer:
ciao!Intanto,grazie dei complimenti,di aver letto la mia storia e di
averla messa tra le seguite.Il capitolo mi era sembrato
sbrigativo,soprattutto nell'ultima parte,perchè l'avevo
scritto in fretta.Sono felice che ti piaccia ugualmente.^^
Certo
che il tuo pensiero mi interessa!Sono contenta che la mia storia
ti coinvolga.Devo dire che anch'io mi riconosco in Gail,anche se la mia
vita non è disastrosa come la sua.Anch'io adoro
Haley...anche se è un po' una peste piagnucolosa xP.Mi sono
immaginata come sarebbe stata mia sorella,se ne avessi avuta una.
Continua
a seguirmi(ti preeeego,ti supplicooo) xD.
Al
prossimo capitolo!: *
Jo__96:
amoleh ** sono felice che il capitolo ti sia piaciuto.Come ho
spiegato a Dreaming_Archer,a me mi era parso sbrigativo ^^'.Meglio se
non lo è!
Sì,un
bel regalino per il tuo compleanno.Mi dispiace di non
aver potuto far di più.Ti voglio bene,Jo.Vorrei fossimo
più vicine.A presto e baci ^^
Un
bacio anche a tutti i lettori!Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** .Conoscenze ***
Cap.6-Justice
Fu
l'unico pianto che decisi di concedermi.
Anche se la prospettiva di tornare in quella scuola mi
spaventava,eccomi nell'auto,intenta a portare me e Haley direttamente
all'Inferno.
Non capivo.Non era mai stato così...difficile,per me.Ma
lì erano tutti troppo snob,troppo stucchevoli,troppo tutto.Non
riuscivo ad ambientarmi,non ci sarei MAI riuscita.
Haley si precipitò subito verso l'ingresso,con
un'espressione strana sul viso.Sperai che non le fosse successo niente.
Feci la stessa cosa,ma con più lentezza.Entrai,mi diressi
verso
le terze ed entrai nella mia aula,in anticipo addirittura.
La lezione non andò meglio.Fu come bruciare nelle
fiamme.Un'agonia vera e propria.E fu così per tutte.
Arrivai a mensa che mi sentivo sul rogo.Gli altri studenti continuavano
a squadrarmi,e io continuai ad ignorarli.Mi sedetti nell'unico tavolo
vuoto,lanciando sguardi cattivi a chiunque osasse entrare nel confine
invisibile che avevo tracciato.
-Ehm.
Alzai lo sguardo dalla poltiglia gialla che stavo crudelmente
torturando.Alzai un sopracciglio di fronte alla due ragazze
che,immobili e con il vassoio in mano,mi fissavano.
-Scusaci,ma non ci sono più posti liberi-disse una.-Possiamo
sederci?
Esitai.Guardai di nuovo la poltiglia nel mio piatto e poi le due sedie
vuote.Alla fine,acconsentii.
Si misero a sedere caute,per poi cominciare a mangiare in
silenzio.Mi accorsi che una delle due era la stessa ragazza
che
il giorno prima mi aveva sorriso.
-Ehi,ciao-le feci.Lei alzò lo sguardo,mi riconobbe,e
ricambiò.-Ciao.
-Tu devi essere Abigail.Vero?-domandò d'istinto l'altra.Il
viso
a cuore era incorniciato da riccioli biondo cenere,uniti a due grandi
occhi nocciola.
-Gail.
-Ah.Ok-fece lei.-Io sono Hillari.Hillari Healt.
-Piacere-dissi io.
-Io invece sono Andrea.Andrea Looke-Mi sorrise,come il giorno
precedente.Notai che le labbra le si curvavano in una buffa U quando
sorrideva.
-Cosa ti porta qui,Gail?So che vieni dalla grande e afosa
Jacksonville-s'informò Hillari.
-Ehm...Sono da...una lontana cugina di mia madre.Kathleen
Baggie-inventai lì per lì.Per qualche strana
ragione,non
mi trovavo a mio agio raccontando la mia schifosa vita.-Lei...mia
madre.Sta facendo un viaggio di lavoro.
-Ah.
La ragazza continuò a mangiare in silenzio.Guardai il mio
pranzo
e d'improvviso mi venne caldo.Mi sentii a disagio,non volevo togliermi
la felpa.Ma alla fine l'afa vinse.
La sfilai velocemente e mi accorsi che sotto avevo la maglia che usavo
come pigiama,quella originale dei Muse che mi aveva comprato un tizio
che ci
stava provando con me a un concerto a Jacksonville.
-Ti piacciono i Muse??-chiese Hillari,notevolmente colpita.
-Di più.Li amo-confessai con un certo imbarazzo.Mi era
sempre
difficile parlare della mia adorazione totale per quel gruppo.
-Dove l'hai presa?
Scrollai le spalle.-Me l'ha comprata un tizio a Jacksonville.
-E' stupenda-affermò Andrea,avvicinandosi a me per
osservarla meglio.
Mi allontanai impercettibilmente,per non ferirla.Era il primo contatto
umano che avevo in quella scuola.
La ragazza sfiorò il disegno,un complicato intrico di fiamme
rosse e oro,sovrastate da tre grandi altoparlanti e un microfono
anch'esso rosso e dorato,come avvolto dal fuoco che lo circondava.Sotto
la stampa,campeggiava la scritta MUSE in caratteri cubitali viola scuro.
-Dev'essere costata una fortuna-osservò Andrea tornando al
suo posto.
Le sorrisi.A lei e ad Hillari.
Avevo fatto conoscenza.
E avevamo una cosa in comune.
Scoprii che Andrea,oltre a essere con me ad Inglese,frequentava il mio
stesso corso di Storia dell'arte,Musica e Tedesco.Invece Hillari era
con me a Trigonometria,Geografia e Storia.Strano.Il giorno prima non
l'avevo notata.
Quando ci alzammo nello stesso momento,notai che mi arrivava appena
alle spalle,aiutata dalla catasta di riccioli.Andrea ci
salutò,diretta verso la sua aula,ed io Hillari ci avviammo
verso
Geografia.
Stavamo chiacchierando allegramente su quale canzone dei Muse fosse la
migliore(io adoravo Neutron Star Collision,a lei piaceva Resistance)
quando una voce acuta e civettuola la chiamò.
-Hillariiii!Hiiiill!Hilly!
La ragazza di fianco a me si voltò,con un gran sorriso sul
viso.Non so perchè,ma ebbi l'impressione che la mia
temporanea
serenità si era appena esaurita.
Una ragazza dai lunghi capelli rosso fuoco raccolti in due trecce ci
correva incontro.Al suo fianco,una ragazzina minuta,con lucidi capelli
di un bel castano carico e la pelle abbronzata,dai tipici tratti
mediterranei.
Erano seguite a breve distanza da due ragazzi,uno basso e tarchiato e
l'altro alto e longilineo.
Si precipitarono verso la mia nuova compagna e dopo varie smancerie e
risatine,si accorsero che c'ero anch'io.Immediamente sentii l'impulso
di infilare la felpa che tenevo appesa al braccio.
-Ah...ehm...Loro sono i miei amici...e di Andrea-esclamò
Hillari.-Celeste,Asia,Lukas e Jamie.
-Sei Abigail,giusto?-domandò la rossa,che Hillari aveva
indicato come Celeste.
-Gail-sospirai,alzando gli occhi al cielo.Quante volte avrei dovuto
ripeterlo?
-Ehi Cele,hai mica visto mio fratello?-chiese distrattamente Hillari
alla ragazza.Lei scosse la testa.
-Asia?...Lukas?...No.Ok.Ci risiamo.Ha bigiato.
-Non penso proprio-fece la ragazza dai tratti mediterranei,che se non
avevo capito male si chiamava Asia.-Eccolo là.
Si voltarono tutti in sincronia.Io spostai appena lo sguardo.
Il ragazzo che veniva verso di noi aveva disordinati capelli color
cioccolato e camminava lento e con aria distratta.Lo riconobbi subito:
era Daniel,quello che avevo "accidentalemente investito" il giorno
prima.E così era il fratello di Hillari.Strano: non si
assomigliavano per niente.
Tutti si precipitarono da lui.La sorella cominciò a
strepitare,troppo velocemente perchè potessi capirla.Celeste
si
alzò sulle punte e gli scompigliò amorevolmente i
capelli,prima di abbracciarlo e stampargli un bacio sulla guancia.A
quella scena,un moto di rabbia e d'invidia si accese dentro di
me.Desiderai che i suoi capelli rosso fuoco andassero in fiamme.
Purtroppo,non successe.Semplicemente,come ogni volta che mi
arrabbio,una scossa elettrica mi attraversò il petto e
Celeste
perse l'equilibrio,cadendo malamente a terra.Mi tratteni dal ridere.
Mi domandai perchè avevo provato gelosia verso un ragazzo
che
neanche conoscevo,e che mi stava guardando con un'espressione strana e
un
ghigno dipinto sulle labbra.Ricambiai e,infilandomi la felpa,mi voltai
per andarmene.
-Gail!-mi richiamò la voce di Hillari.Mi fermai e lasciai
che la piccoletta mi raggiungesse.-Gail,mi dai il tuo numero,per
favore?Così,se vuoi qualcuno per farti da guida qui,mi
chiami!
Annuii,e le mormorai piano il numero.
-Che fai,ti avvii?Me lo tieni il posto?-domandò,speranzosa.
-Certo,Hillari.
Sorrise.-Ok.Grazie!
Tornò indietro,dalla sua cricca.
E io mi incamminai.
Di nuovo sola.
L'angolo relax xD
Eccomi qua!Con un bel capitolino lunghino!Devo confessare una cosa: io
non esco proprio pazza per i Muse,ma Gail si rispecchia almeno nel
ritmo di alcune loro canzoni.Così,ecco l'idea.
Voglio ringraziare Dreaming_Archer,che mi incoraggia e mi segue anche
quando i capitoli fanno un po' più pena!Grazie!
Rispondo anche alla sua recensione e a quella di Jo__96:
Dreaming_Archer: grazie ancora per i tuoi continui complimenti...ecco
il seguito,almeno un po'.^^ Ti dedico questo capitolo!Baci e a presto.
Jo__96: jo,non tirare conclusioni affrettate xD non ho mica detto che
avranno un bel rapporto quei due!Anzi...
Addirittura la migliore?Sono lusingata!^^
Anch'io tui voglio bene <3
=D
Ringrazio inoltre Emily Doyle,che ha aggiunto la storia tra le seguite!
=D
A tutti i miei lettori,un grosso bacione e un abbraccio ;D
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** .Spaccone ***
Cap.7-Justice
Name: Gail Anderson
Favourite music: tutte le canzoni dei Muse,ma in particolare Neutron
Star Collision.Credo abbia un che di unico.
Favourite book: "L'ultima canzone" e in generale i romanzi di Nicholas
Parks.
Favourite clothes: felpa grigio chiara,jeans,All Star nere e
naturalmente la maglia originale dei Muse.
Favourite objects: biglietto del concerto dei Muse a Jacksonville,la
mia copia antidiluviana di Orgoglio e Pregiudizio,il game-boy di Mirko
e la catenina regalatami da mia sorella per il mio quindicesimo
compleanno.
Something about your life: be',la mia vita finora è stata un
bello
schifo.Sono stata in galera,mi hanno arrestata minimo dieci volte,ho
rischiato di uccidere un uomo e sono sola come un cane.Unica cosa: non
ho mai tentato di suicidarmi.Ma credetemi,ci sto pensando seriamente.
***********************************************************
Per tutta la settimana che seguì,passai un sacco di tempo
con Hillari,Andrea e il resto del loro gruppo.
Scoprii che Asia,la ragazza dalla pelle leggermente scurita dal sole e
dal sorriso gentile,veniva dall'Italia,come lasciava intuire il suo
cognome: Scudieri.Aveva vissuto nel suo Paese natale fino ai due anni e
mezzo,poi il padre era stato trasferito in America e la famiglia
l'aveva seguito.Per Asia,che a due anni ancora non sapeva parlare
bene,imparare l'inglese non era stato un problema.
Scoprii anche che razza di arpia fosse Celeste Bilow.Aveva sempre
qualcosa da ridire sul mio abbigliamento,mi chiamava "maschiaccio" o
"secchioncella paralitica"(secchiona,io!Che non avevo mai avuto un voto
più alto della sufficenza) e mi odiava.Mi odiava,ne ero
sicura.
Hillari e Andrea mi dissero che mi stavo solo facendo delle paranoie:
Celeste era fatta così,semplicemente doveva buttar fuori
tutto
quello che pensava.Feci notare loro che,se mi diceva quelle cose,non doveva pensare molto bene di
me.In
un modo o nell'altro,le avevo ammutolite e,dopo un po',mi avevano dato
ragione.Ma mi tranquillizzarono,dicendomi che era solo il primo
impatto.Presto,Celeste avrebbe saputo apprezzare il "maschiaccio" Gail.
Fatto sta che erano passate due settimane e lei mi odiava ancora come
il primo giorno.Se non di più.Stavo ben attenta a non farle
notare quanto il suo atteggiamento mi desse sui nervi.
Esattamente tre settimane dopo il mio arrivo,quando
entrai a Trigonometria(in ritardo,come sempre),mi aspettavo di trovare
Hillari,seduta nell'ultimo banco in fondo,a tenermi il posto,come aveva
fatto fino ad allora.Ma per me,quel giorno,ci furono due
novità.
La brutta era che Hillari non c'era.La sua cartelletta non era posata
sul banco,come sempre,e lei non era lì ad accogliermi con un
sorriso,come sempre.
La peggiore era la sua sedia non era vuota.Nonostante lo avessi visto
poche volte,riconobbi subito la massa disordinata di capelli color
cioccolato.Oh.Nooo.Tutti,ma non lui per favore.
Daniel alzò la testa,e,vedendomi,un ghigno gli si
formò sulla bocca.
Mi ero dimenticata che esisteva.
In tutto il gruppo,Daniel sembrava quello che poteva soffrirmi di
meno.Quando arrivavo io,se ne andava lui;se c'ero io,aveva sempre altre
cose più importanti da fare;e,se proprio doveva restare con
me,se ne stava il più lontano possibile,appiccicato a
Celeste,a
ridere e scherzare.Su di me.
Con un grugnito,mi diressi verso il mio solito posto.Velocemente,mi
guardai intorno per vedere se ce n'erano altri disponibili.Ma
naturalmente no.
Mi sedetti con grande cautela,ben attenta a non guardare Daniel.
Sentivo il suo suo sguardo addosso,e sapevo che aveva dipinto sul viso
quel suo stupido sorrisino da ignorante.
Appena il prof si girò verso la lavagna,strappai un foglio
dal quaderno e cominciai a scrivere freneticamente.
Ma con tutti gli stramaledetti ragazzi che
ci sono in questa stramaledettissima scuola,proprio te mi dovevo
trovare accanto?
Forza,idiota,dimmi subito dove hai rinchiuso tua sorella.
Gli
passai il mio
messaggio,che lui lesse con finta attenzione.Lo guardai mentre scorreva
le righe con gli occhi.Fece un risolino,incontrando il mio
sguardo.Scrisse velocemente e mi ripassò il
foglio,mettendosi a
fissare la lavagna come se sopra ci fosse scritto chissà
cosa.
Lo guardai con un certo disprezzo,prima di leggere quello che aveva
scritto.
Sempre amichevole,vero
ABIGAIL?
Tranquilla,non ho nè rinchiuso nè ucciso
nè
occultato in nessun modo Hillari.Semplicemente,ci hanno scambiato
l'orario.Ho troppe insufficenze,ho bisogno di recuperare,mentre Hilly
se la può cavare benissimo anche con il programma di
quarta.Tutto qui.
Ah,sì,molto
divertente,signor Spiritosone.Come no.
Cancellai con un frego il suo messaggio e risposi.
Un
momento.Vuoi dire che frequenterai TUTTE le ore di Hillari al posto suo?
Rispose,il ritratto della
comicità sul viso.
Esatto,cervellona.Ma
brava,la nostra Abigail.
Me lo
ripassò.Sentii il fumo uscirmi dalle orecchie.
Prova
a chiamarmi Abigail ancora una volta e assisterai al tuo
stesso funerale.
Ero
davvero arrabbiata.Lo accartocciai e glielo lanciai.Lui ridacchiava
come un cretino,almeno finchè la mia palla di carta non lo
colpì in piena faccia.
No,aspettate.Lui era
un cretino.Trovava tutto questo assurdamente divertente.Lesse
velocemente(sempre ridendo) e rispose altrettanto in fretta.
E tu non chiamarmi
idiota,ragazzina.
Stupido.Stupido
ragazzo
cretino.Non poteva chiamarmi "ragazzina",visto che avevo appena due
anni in meno di lui.Improvvisamente,mi illuminai.Hillari mi aveva detto
che suo fratello era stato bocciato per la sua pessima condotta.Sorrisi
e segnai mentalmente la scuola come argomento per future prese in
giro.Accartocciai di nuovo il foglio e mi alzai per gettarlo nella
spazzatura.
Passai il resto lezione afflosciata sul banco,non capendo nemmeno una
virgola di quello che blaterava il professore.Sentivo lo sguardo di
Daniel addosso.Mi fissava,voleva farmi sapere che era lì,a
pochi metri,a pochi centimetri.
Che irritante.
Per non so quale miracolo,la campanella si decise a suonare.Raccattai
la mia roba pronta a uscire di tutta fretta,quando qualcuno mi
afferrò il cappuccio della felpa nuova,bianco latte,che
avevo appena calcato.I capelli scivolarono fuori.Fulminai Daniel con
una delle mie occhiatacce gelide.Non ero dell'umore per gli scherzi.
-Mollami.Lasciami stare!-lo incitai,nell'istante esatto in cui lasciava
andare il mio abito.Per poco non caddi in avanti.
-Cretino-mormorai.
-Ti ho sentita,Gail.
-Bene.Era quello che volevo.
Alzò un sopracciglio,divertito.-Irascibile.
-Cretino.Cretino cretino cretino-ripetei,uscendo dall'aula.Lui mi
seguì,affiancandosi a me.
Argh!Ma non voleva proprio lasciarmi in pace.
-Ragazzina.
-Meglio essere una ragazzina,che uno stupido bambino mai cresciuto!-gli
sbottai contro.Mi fermai in mezzo al corridoio,sentendo la mia
iperemotività che mi faceva montare la rabbia.
La scossa elettrica mi percorse la spina dorsale,andando pian piano
scomparendo.
Sentii un grido.Mi voltai,spaventata.Una ragazza era scivolata su un
tacco,e si piegava sulla gamba indolenzita.
-Non sono un bambino troppo cresciuto.E tu-sbraitò
Daniel,puntandomi l'indice contro.-Hai seri problemi emotivi.
Fu come una pugnalata al petto.Abbassai lo sguardo.
Sapevo di avere problemi emotivi: passavo dall'indiferrenza gelida
senza emozioni a un calderone di dolore,ansia,rabbia e angoscia in un
attimo.Era uno dei miei peggiori difetti.E lo sapevo.Lo sapevo eccome.
L'avevo preso...da mia
madre.
Alzai lo sguardo poco dopo,ma fu solo per dire due parole.
-Lasciami stare-buttai fuori.La voce mi tremava.
In qualche modo,lo confusi.Sembrò indeciso su qualcosa,ma
qualunque fosse la risposta che voleva darmi,non la sentii mai.
Con uno spintone,lo allontanai da me e mi diressi veloce verso la
mensa,cercando di non piangere.
-Gail!-fu il sospiro sollevato di Hilly quando mi trovò nel
bagno,seduta sulla tazza del water,mentre piangevo a dirotto.
La mia nuova amica entrò scavalcando la parete dell'altro
bagno e mi strinse in un abbraccio.Mi lasciai stringere.
-Gail,ti abbiamo cercata dappertutto-mi disse Hillari.-Cos'è
successo?
Scossi la testa,come per dire niente.Ma non la convinsi.
-Vieni.Ti dai una ripulita e poi mi racconti tutto.
Mi trascinò fuori dal bagno che mi sentivo un vero
straccio.Avevo solo voglia di buttarmi sul letto e versare nuove
lacrime.Stavo quasi per chiederle di accompagnarmi in segreteria,quando
un ragazzo ci sbarrò la strada.
Cercai nel mio corpo tutto l'odio possibile e provai a trasferirlo sul
mio volto sconvolto.
-Daniel.Non è il momento-fece sua sorella,mentre mi
scrollavo via le sue braccia di dosso.-Gail non sta tanto bene.
-Devo dirle una cosa importante-le rispose lui,con noncuranza.
-No.Vattene-sibilai.
-Hillari?
La mia amica guardò prima me e poi il fratello.
-Non so,Dan.Se lei non vuole...
-Solo un minuto!
La guardò implorante,e lei cedette.Si ritirò nel
bagno poco distante,ma non prima di avermi mormorato:-Se hai
bisogno,chiamami.
Guardai Daniel con diffidenza.I miei occhi trasudavano ghiaccio
puro.Sperai gli si congellasse il sangue nelle vene.
-Che cosa vuoi?
-Sai solo incavolarti?
-Mi vuoi lasciare in pace?!-sbottai.Il sangue mi scorreva veloce e le
lacrime mi salivano agli occhi.-Non ne voglio sapere niente di te!Sei
un subdolo e sciocco spaccone!Io voglio solo arrivare ai diciott'anni
per andarmene da qui!Quindi,cerca di non rovinarmi più la
giornata,ok?!
-Volevo solo chiederti scusa.
-Sai che me ne faccio delle tue scuse!-gli gridai contro,prima di
voltarmi e scappare via.
Angolo dei misteri misteriosi xD
Bonjour!(O bonsoir,a seconda di quando leggete xD)Ecco il nuovo
capitolo!Intanto butto giù tutti i sogni d'amore che le
lettrici si erano fatti su Gail e Daniel: i due non si sopportano.xD
Scusate,e non linciatemi se il capitolino è corto!
Intanto,alzi la manina chi già odia Celeste(me xD).
E adesso,le recensionii!
Dreaming_Archer: ciaoooo!Ti è piaciuto il capitolo che ti ho
dedicato?
Sì,anche a me soddisfa il personaggio di Daniel...mi
è venuto come lo volevo!:D
Gail?Poteri?Ma noooo è stato un incidente!!
Comunque,sono felice di averti incuriosita!Spero che questo cap ti
piaccia!
Un bacio **
Emily Doyle: Daniel,dici?Be',è normale,ha un fascino
particolare!xP continua a seguirmi!:D
Naturalmente,un abbraccione a tutti i miei fans(non che siano molti xD)
e un grazie speciale.
Vi voglio bene.
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** .Strana ***
Cap.8-Justice
Stupido.
Stupido lui e stupido il mondo.
Rigirai il biglietto stropicciato e lo ficcai nella tasca della
minigonna di jeans che indossavo.
Ok.La mini non era stata assolutamente
una mia idea.
Ma se una pazzoide s'introduce in casa vostra alle sette e mezza e la
vostra nuova mamma adottiva la fa entrare tranquillamente,cosa potete
fare se non cercare di calciarla fuori a pedatoni nel deretano e
arrendervi se lei non si smuove dalla porta?
Hillari era entrata quasi di forza in camera mia,aveva aperto il mio
armadio e,cantando una canzone che non conoscevo,aveva cominciato a
buttarlo all'aria.
Il tutto mentre io mi stiracchiavo e,ancora intontita,mi chiedevo cosa
cavolo ci facesse lì.
Alla fine mi aveva porto la gonna con un occhiata eloquente,insieme a
una felpa rossa con Minni.
Sbuffai.Mi sentivo ridicola.
-Gail?Ma cosa cavolo c'è scritto in quel biglietto che ti
rigiri
in mano da mezz'ora?!-disse esasperata Andrea,saltandomi addosso e
pescandolo dalla mia tasca.
Sapevo benissimo cosa ci avrebbe trovato scritto,parola per
parola.Ormai,lo conoscevo a memoria.
Gail,anche se non vuoi
le mie scuse,io te le faccio lo stesso,perchè mi sembra
giusto nei tuoi confronti.
Mi dispiace di averti offeso.Anche se non so bene come.
E anche se non ti conosco bene.
Perdonami.
Sappi che mi sono fatto 6 km a piedi sotto la pioggia per venire a
portartelo direttamente sullo zerbino.E casa tua,anzi,di tua zia,non
sapevo neanche dov'era.
Scusa
Daniel
Andrea lesse con
velocità e poi si mise a fissarmi.Con entrambi i sopraccigli
alzati.
-Che c'è?-domandai.
Scosse la testa.
Ci
avvicinavamo all'aula di Tedesco.Andrea salutò Hillari,mi
afferrò un polso e mi trascinò dentro.
-Andre?Mancano
venti minuti all'inizio della lezione-le feci notare.-Va
bene che devo smettere di arrivare in ritardo,ma così si
passa
da un estremo all'altro...
-Gail,sai che
Daniel sta con Celeste,vero?-sbottò,montando sopra
le mie parole.E la sua intromissione me le fece morire in gola,quelle
parole.
Ehi.Cosa mi
prendeva?Cos'era quella disperazione che stava montando lentamente?La
ricacciai indietro e provai a parlare.
-No-.Oddio.La
mia voce era rotta.-Non lo sapevo.Cioè,ho visto Celeste che
lo baciava,ma non pensavo che...
Andrea si
raddrizzò.-Fanno coppia da due mesi.
-E io come
facevo a saperlo?E poi,cosa me ne dovrebbe importare?
-Ti piace
Daniel?
-Stai
scherzando spero!-sbraitai.-E' l'essere più
infido,subdolo,infantile e cretino che abbia mai conosciuto.Non
è esattamente in tipo di ragazzo che cerco.Senza contare il
fatto che in questo momento non ho bisogno di una relazione.
-Hai una
così scarsa consideranzione di me?
Sentii il
sangue affluirmi tutto insieme alle guance e,in seguito,sbiancai
completamente.
Alzai lo
sguardo.Venti centimetri più su,uno sguardo color nocciola
mi osservava.
-Oh!Mi sono
dimenticata della ricerca su...su...il
presidente!-buttò lì Andrea,sgattaiolando
via.-Vado a
sentire il parere di Asia.
Mi voltai
verso Daniel.
-Embe'?
-Mi sono
scusato.
Gli sventolai
il foglietto sotto il naso.-Ho visto.
-Allora?
-Allora cosa?
-Mi
perdoni?-supplicò,spalancando gli occhi marroni.
Presi fiato
con un gran sospiro.-Daniel...noi non ci conosciamo molto
bene...Anzi,non sappiamo niente l'uno dell'altra.A parte che Hillari
è tua sorella,non so niente di te.E tu non sai niente di
me-osservai.-I nostri rapporti sono stati pessimi fin
dall'inizio.Perchè cercare di salvare un qualcosa che non
è mai esistito?
-Potremmo
farlo esistere.
-Sì,certo.
-Sei proprio
convinta che io sia uno stronzo.
-Esatto.
Mi
fissò negli occhi.Chissà cosa ci vedeva.
-Non sono come
mi descrivi.
-Ah
no?Sinceramente,al primo impatto,non dai una bella impressione di
te-dichiarai,convinta.
Non
ribattè.Alzai un sopracciglio.
Ero pronta ad
andarmene.Non avevo più niente da dirgli,perciò
mi voltai e cominciai ad incamminarmi tra i banchi.
Ma Daniel mi
fermò.Mi afferrò un polso,strattonandomi
leggermente.Il problema è che non ho i riflessi pronti.Non
li ho
mai avuti.Figuriamoci la coordinazione.
Inciampai nei
miei stessi piedi(maledii Hillari per avermi fatto
indossare scomodissimi stivali con la zeppa invece che le All Star)e mi
scontrai contro di lui.Cercò di tenermi in piedi,ma
scivolammo
sul pavimento.
Mi ritrovai
letteralmente addosso a lui,distesa per terra.
-Ahio,Gail.Accidenti-borbottò.
Mi spostai da
sopra di lui,ruotando sul pavimento.Incontrai lo sguardo
accusatore di Andrea.Deglutii e in fretta mi rialzai,rossa di vergogna.
-Non
è come pensi-mormorai.
Annuì,come
a dire "sì,come no".In quel momento,Celeste
Bilow fece la sua "spettacolare" entrata,agitando i fianchi e scuotendo
la chioma di fuoco.Puntò dritta verso Daniel e lo
baciò.Sulla bocca.In qualche modo,la scena mi
provocò un
conato di vomito.
-Ciao,Dan-mormorò,con
fare soave.Poi si voltò verso me e
Andrea.Dopo aver rivolto un sorrisone alla ragazza che mi stava a
fianco,m'incenerì con lo sguardo.-Oh,ciao sciattona.E questo
nuovo look?Ah!Chi cerchi di imitare?Ah ah ah!
Cercai di
trattenermi dal desiderio di sputare su quel suo bel faccino truccato.
-Celeste,modera
i termini-.A parlare non era stata Andrea.Lanciai uno
sguardo esterefatto a Daniel.Da quando aveva deciso di difendermi?Anche
la sua ragazza era sbigottita.-Secondo me,oggi Gail è molto
carina.
Le guance mi
si colorano di rosso e mi sentii andare a fuoco.Abbassai lo
sguardo,cercando di nascondermi dietro la mia compagna.
La ragazza
rossa alternava un'occhiata a me,una al ragazzo che aveva
davanti.L'ultima la riservò a me.Era di fuoco.Come i suoi
capelli.Quasi vidi le fiamme strisciare dai suoi occhi,attraversare al
pavimento e attorniarmi.Era un'avvertenza.Quasi,una minaccia.
Poi assunse
un'espressione neutrale.Fece un sorriso e prese per mano
Daniel,dirigendosi dall'altra parte della classe.
Era chiaro.
Celeste mi
odiava.
Con tutta se
stessa.
-Celeste
è fatta così-mi disse Hillari a
mensa,più tardi.
-Certo,sono
solo tre settimane che me lo dici-commentai,raschiando i
residui di frullato sul fondo del mio bicchiere.-E poi,non mi ha mica
fatto niente.Ha solo minacciato di darmi fuoco.Cosa vuoi che sia?
-No,non l'ha
fatto.Cioè,non a parole almeno.
Lanciai
un'eloquentissima occhiata ad Andrea che,alzando le mani in segno di
resa,si mise a mangiare la sua insalata.
-Ascoltami un
attimo,Gail-mi richiamò Hilly.-Tu e Celeste non ci state
provando.Se solo...
-Non mi sento
bene-dichiarai,stanca di quelle affermazioni.Mi
alzai,spostando la sedia che strisciò sul pavimento.-Credo
che
andrò a prendere una boccata d'aria.
Mi allontanai
da loro e svuotai il vassoio quasi totalmente pieno nel
cestino.Mi caricai la borsa a tracolla ed uscii dalla mensa,nell'aria
fresca.
Mi passai una
mano tra i capelli.Mi sentivo stravolta.Perchè?Non
era mai stato così difficile ambientarsi e vivere una vita
normale in tutte le città in cui ero stata
precedentemente.Cos'aveva di diverso Boston?
Sbuffai.Il
parcheggio della scuola era pressocchè deserto,se non
per qualche studente che si dirigeva veloce verso l'entrata e per una
donna che lo attraversava spedita.Mi concetrai su di lei,per non
pensare per un po' alla mia vita penosa.
Non doveva
avere più di vent'anni.I capelli corti,di un colore
simile al caramello,svolazzavano mossi dalla leggera brezza.Indossava
un cappotto grigio,lungo fino ai fianchi,e un paio di jeans a zampa di
elefante.Il tutto coordinato con scarpe da ginnastica bianche.Ma,in
realtà,non lanciai che un' occhiata al suo abbigliamento.
Camminava
svelta,lanciandosi sguardi ansiosi e all'apparenza
terrorizzati intorno.Ogni tanto inciampava nei suoi stessi piedi e,se
succedeva,appena ritrovato l'equilibrio,accellerava ulteriormente il
passo.
La stavo
osservando,sospettosa e curiosa,quando la vista mi si
offuscò.Quasi lanciai un grido.Ommiodio.Stavo diventando
cieca?
Poi,all'improvviso,come
un film mandato avanti dal registratore,delle
immagini cominciarono a scorrermi a velocità estrema davanti
agli occhi.Non riuscivo a distinguerle,e mi confondevano.Cercai di
concentrarmi.Ero spaventata da quello che mi stava accadendo(che
ignoravo),ma la scossa elettrica che mi faceva tremare quando mi
arrabbiavo si fece sentire,e qualcosa dentro di me mi disse che dovevo
concentrarmi.Pian piano,visualizzai il tutto,come se fossero fotogrammi.
E quello che
vidi mi terrorizzò.
Vidi la donna
che stavo osservando mentre attraversava la strada(non
riuscii a capire di che strada si trattasse) con il passo deciso e
affrettato.E,due secondi dopo,un'auto nera la prendeva in
pieno.L'immagine finale mostrava il corpo della donna mutilato e
sfregiato dall'incidente.Della macchina nera...nessuna traccia.
Riuscii,non so
come,a recuperare la vista.La donna era ancora nel
parcheggio,pochi metri più in là
dell'edificio.Questo
dimostrò che erano passati si e no tre,quattro secondi.
Un'impulso
sconosciuto mi incitò ad andare a fermarla,ad
avvertirla.Ma il mio cervello mi avvertì.Non mi avrebbe
creduta.
"Signora,si
fermi!Rimanga qui!Non sa che sta per essere falciata da un pirata della
strada?"
Scossi
la testa e mi accorsi che ero scossa da tremori.Mi toccai il polso e la
fronte.Forse in fin dei conti stavo davvero male.Mi sentivo quasi
scottare.
Lanciai
un'ultima,esasperata occhiata alla donna e,quasi di corsa,mi diressi
verso l'infermeria.
Arrivata a
casa,mi buttai sul letto,passandoci le seguenti
ventriquattr'ore,in preda a un frebbrone che mi fece delirare.Quando,la
mattina dopo,appena convalescente,riuscii ad uscire dalla mia stanza e
a strisciare fino al divano,mi convinsi che la visione era
stata solo un'allucinazione da febbre.Mi avvolsi nella coperta e accesi
la tv.Kath mi portò una tazza di tè.La ringraziai
con un
sorriso,troppo sfinita per risponderle a parole.Capì,e
ricambiò.
Guardai
l'orologio: fra pochi minuti ci sarebbe stato il tg locale.Mi
raggomitolai,bevendo piano il liquido caldo dalla tazza.
Riconobbi la
sigla e il faccione familiare di Tim Watson,il giornalista
più gettonato del Boston News.
-Buongiorno,cari
telespettatori-salutò con la sua voce
roca.Ingoiai un altro sorso.-Oggi apriamo l'edizione con una notizia di
cronaca nera: Emma Lincoln,il nostro ministro degli
interni,è
morta ieri sera dopo essere stata investita da un'auto.Mandiamo il
servizio.
Guardai con
sguardo poco interessato lo schermo.L'immagine successiva
era una foto del ministro.La osservai con
indifferenza,finchè
non notai il curioso colore dei capelli.Caramello.
Tim Watson
continuò:-Qualche testimone oculare l'ha vista
uscire,sempre ieri,dal liceo.Dovevano essere circa le due e
quaranta.Lincoln è deceduta cinque ore dopo,mentre si
dirigeva
verso la sua casa,nel centro di Boston.
Questa giovane
donna,piena d'iniziativa e vivacità,svolgeva il
suo ruolo con disinvoltura,nonostante avesse ottenuto il posto solo
quattro settimane fa.
Sentii il
sangue scivolare via dal mio viso e all'improvviso cominciai
a sudare freddo.Con la testa confusa,feci due veloci calcoli.Io ero
arrivata da appena tre settimane,quindi non potevo conoscere la donna.
Di sicuro mi
sbagliavo.Erano solo i residui della febbre.
Mentre Watson
continuava a blaterare senza sosta,le immagini si susseguivano sullo
schermo.Una non mi lasciò dubbi.
Era Emma
Lincoln,la vittima,come era stata trovata.Sfregiata,quasi squarciata
dalle ferite.Sul viso,un'espressione di terrore.
Come nella mia
visione.
Le mie mani
cominciarono a tremare.La tazza si rovesciò.Guardai
la macchia che il tè lasciava lentamente sulla moquette con
orrore.E poi guardai le mie mani.
Scalciai via
la coperta e corsi,per quanto velocemente mi fosse
possibile,in camera mia.Chiusi a chiave e mi appoggiai alla porta con
la testa tra le mani.Scivolai lungo il legno,respirando a fatica.
Oh.Cazzo.
L'angolo del
(non) chiarimento dei dubbi.
Okay,se volete mettermi al rogo,fate pure.So che questo capitolo
è un gran ingarbuglio,ma è importantissimo per la
storia.Lo so,lo dico di tutti.Ma questo sul serio.xD
Ci ho messo tutto il mio lato dark,soprattutto nella seconda parte.E in
effetti non credo che stanotte dormirò xD.Mi sono spaventata
a
scrivere da sola e al buio questo cap!
Ora passiamo al mio mestiere preferito: rispondere alle recensioni!
Dreaming_Archer: ti stimo solo perchè odi Celeste!*folla: e
chi è che non lo fa?*
Sono felice che il cap ti sia piaciuto.Speriamo che anche questo sia di
tuo gradimento.
Per la storia dei poteri...ecco,un pochino,per esigenze d'autore, ti ho
mentito.Come puoi vedere,Gail ha una dote...una dote spaventosa,ma una
dote.La dote di vedere come morirà una persona.
Come Gail l'abbia acquisita,non te lo dico xP verrà spiegato
moooooooooooooooooooooooooooolto più in là!
Sono inoltre contenta che Daniel ti piaccia,nonostante sia un cretino
spaccone!
Grazie come sempre dei complimenti...Spero potrai perdonarmi la piccola
bugia ;P
Continua a seguirmi e DUE bacioni :*
Emily Doyle: evviva!Siamo già in tre che la odiano!Formiamo
un club!
Il bacio??Eh,sarà una cosa molto lunga...In questo
cap,niente effusioni,ma spero ti piaccia ugualmente.Alla prossima.
Un grazie inoltre a mondred che ha messo la storia tra le seguite!
Un abbraccio forte forte ai miei fan,vi adoro ragazzi.
La vostra Mizz :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** .Uscire dal baratro ***
Cap.9-Justice
La vita è cio che
succede mentre noi pensiamo ad altro.
La vita è una cosa troppo seria
perchè se ne possa parlare sul serio.
Dopo esserci
entrata,non uscii dalla mia stanza.
Neanche due
giorni
dopo,quando la convalescenza si era finalmente esaurita e io sarei
potuta andare a scuola.Neanche quando Kath,poi Sean e poi Haley vennero
a bussare alla mia porta,adeguatamente chiusa a chiave.Facevo entrare
solo Kathleen,per consegnarmi i vari pasti(che non consumavo quasi
mai),per poi intimarla ad uscire in fretta.
Mi ero
raggomitolata in me stessa.
Nessuno capiva
il motivo
della mia improvvisa autosegregazione.Lo sentivo,lo ascoltavo dalle
loro conversazioni sottovoce,dietro quella parete che mi separava dal
resto del mondo.
Haley credeva
che stessi diventando una pazza.O che mi drogassi.
Kath e Sean
erano preoccupati.Temevano che non riuscissi ad ambientarmi bene,e che
stessi cadendo in depressione.
L'ipotesi di
Haley mi pareva la più verosimile.
Pian piano,le
visite dei miei familiari si diradarono,fino a ridursi a Kath
che,silenziosamente,mi portava il cibo.
Ero sola.
Un pomeriggio
passarono
Hillari e Andrea.Non feci entrare nemmeno loro.Non si arresero:si
sedettero,spalle alla porta,e cominciarono a parlare del più
e
del meno,informandomi delle ultime novità.
Strisciai
anch'io fino alla
porta,sedendomi e abbracciandomi le gambe.Le ascoltavo,in educato
silenzio,immobile e attenta a non fare rumore.
Mi dissero
varie cose e
pettegolezzi: Celeste e Daniel avevano rotto,per rimettersi insieme due
ore dopo;Hillari era uscita con Lukas: niente di speciale;Asia aveva
litigato con Jamie e gli aveva imprecato contro in un dialetto
italiano,facendo girare mezza mensa verso di lei.
La prima
notizia
portò un minimo di luce nel mio buco oscuro,anche se il
fatto
che si fossero rimessi insieme mi dava inspiegabilmente sui nervi.
Le ragazze
continuarono a parlare per due ore filate,ma si stufarono anche loro.
Se ne
andarono,lasciandomi di nuovo sola nella mia oscurità
personale.
Poi,una mano
mi aiutò a rialzarmi e mi salvò.
Non avrei MAI
immaginato che potesse venire a farmi visita.Come avevo già
detto,i nostri rapporti erano pessimi.Lo erano stati fin dal primo
momento.Ma se c'era una cosa che avevo imparato di lui,era la sua
testardaggine tremenda.Evidentemente si era incaponito: voleva che le
cose tra noi funzionassero.A tutti i costi.
Quando Daniel,dopo due settimane che ero rinchiusa tra quattro
pareti,entrò dentro la mia stanza,indossavo solamente la
t-shirt
dei Muse e le mutande.Avevo lasciato distrattamente la porta aperta
dopo che,come sempre,Kath mi aveva portato il pranzo.
Non mi preoccupai del mio abbigliamento.Ero,come sempre,raggomitolata
nell'angolo più nascosto del letto.D'instinto,quando lo
vidi,alzai la testa.Lo guardai,e lui guardò me,con
un'espressione dispiaciuta e tormentata.Si avvicinò e
salì sul mio letto.Non mi ritirai come facevo con gli altri
esseri umani.Lo guardai mentre si metteva a sedere a gambe
incrociate,di fronte a me.Non disse una parola,e mi fece un sorriso.Non
reagii.Continuai a fissarlo.
Allora lui fece una cosa inaspettata.Allungò la mano verso
il
mio viso e mi spostò un ciuffo d'ebano dagli occhi.Poi
proseguì il gesto con una carezza leggera sulla mia
guancia.Chiusi gli occhi.Senti la disperazione repressa in quei giorni
salirmi in gola.
-Gail.Apri gli occhi.Sono bellissimi-mi sussurrò.E io lo
feci.A
quel punto,le lacrime cominciarono a sgorgare.Lui aprì
lentamente le braccia.E io mi ci buttai,contro il suo
petto,stringendomi e appoggiandomi a lui.Mi avvolse in un abbraccio fin
troppo intimo,mentre scoppiavo a piangere.
E se ne infischiò se bagnai la sua maglia.Mi
abbracciò e mi accarezzò la schiena,passando le
dita tra i miei capelli.
Nessuno mi aveva mai ferita,derisa e fatta incazzare come aveva fatto
lui in un solo giorno.
E MAI nessuno era riuscito a farsi perdonare così facilmente.
Mai.
Il giorno dopo ero di nuovo a scuola.
L'angolino privato ù.ù
Allora,eccoci qua!Devo dire che questo cap mi piace,e non scherzo xD.
Devo dire che mi ci sono impegnata,anche se non è molto
lungo.Allora,nel caso qualcuno non capisse,Gail è depressa
perchè si
sente in colpa.Se avesse avvertito la donna,lei non
sarebbe morta.Ma quello che Gail non sa è che il destino non
si può cambiare...
Passiamo alle recensioni: sono tantissime!
Dreaming_Archer:grazie del perdono ^^".Mi dispiace davvero,ma sono
esigenze d'autore.Sai com'è,non si può svelare
prima di aver pubblicato...sennò,addio sopresa.
L'effetto dark ha funzionato!La piega misteriosa è una
presenza fissa in questa storia...=D
Grazie sempre dei tuoi complimenti ^^ li apprezzo molto.
Un bacio e alla prossima!
Jo_96: ciao jo!Intrigante non è vero?E con un pizzico di
nonsocchè!xDTutti odiamo Celeste,ed è per questo
che fondo il club "Facciamo fuori Celeste Bilow"(o FFCB).Sono aperte le
iscrizioni ù.ù
Un bacio anche a te...a presto!
Emily Doyle: ciaaao!Allora,questo cap penso ti
piacerà,soprattutto alla fine!Sì,Dan è
carino...ma è stronzo!Mi sono ispirata a un raga che mi
piaceva...
I poteri sono un bel casino,non trovi?Soprattutto quelle di prevedere
la morte...lo trovo orribile,e l'ho fatto io xD
Alla prossima ;D!!
Nessie_06: ciao nes!Sì,Daniel è
stronzo,è vero.Come ho detto a Emily,mi sono ispirata a uno
che conoscevo.Lo trovi davvero fantastico???*_*
continua a seguirmi teso!Un kiss ;]
Naturalmente ringrazio anche tutti i miei fan,che hanno messo la storia
tra le preferite e mi seguono in silenzio!
Vi voglio bene.
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** .Rottura ***
Cap.10-Justice
Ero
di nuovo io.Sembrava strano.Ma era vero: non ero
più lo zombie che si nascondeva nel buio della sua tana.Ero
uscita,uscita alla luce del sole.Ed ero,in qualche modo,rinata.
Hillari e
Andrea,per fortuna,non sembravano arrabbiate per il mio
comportamento asociale.Appena mi ero avvicinata al
gruppetto,picchiettando sulla spalla di Hill,si erano voltate,con
esclamazioni di gioia,abbracci e baci.E,in quel gran trambusto,colsi
anche il commento acido di Celeste:-Oh,la sciatta bastarda è
tornata-.Ma decisi di ignorarla.
Nessuno mi
chiese mai perchè mi fossi buttata a capofitto nella
depressione.Si preoccuparono solo per me,chiedendomi se adesso stavo
meglio e cose così.Ero grata,ero grata a loro.
Ma
più di tutti ero grata a una sola persona.
Daniel mi
aveva salvata.Mi aveva tirata fuori da un oblio senza
fine,aveva sopportato il mio pianto di disperazione.E,quando avevo
esaurito tutte le lacrime,aveva lasciato che appoggiassi la testa sul
suo petto.Mi aveva parlato dolcemente,di lui,della sua vita.E anch'io
avevo parlato.Non gli avevo detto della mia vita.Quella era una cosa
privata.Una cosa mia.
Mi aveva
salvata dal mio inferno personale.
Perciò,quando,per
esempio,dopo essersi posizionato vicino a me a
mensa,mi metteva un braccio intorno alle spalle e mi stringeva a
sè,non lo spingevo via.Quando era venuto a trovarmi e mi
aveva
visto in quelle condizioni,aveva detto che sentiva forte il bisogno di
proteggermi.
Dovevo
dirlo,era incredibile come in un solo giorno i nostri rapporti fossero
migliorati.
Naturalmente,non
era tornato niente rose e fiori.Il ricordo della visione mi
tormentava.Era uno dei miei incubi peggiori.
Sapevo di
essere un mostro.
Sapevo che non
avrei dovuto esistere.
Cosa ci facevo
lì?
-Stupida
bastardella!
Mi voltai
verso l'emittente dell'insulto.Sentivo la stretta alla mia mano di
Daniel,che si ero voltato con me.
Celeste si
buttò praticamente addosso a noi.Riuscì a
separare le nostre mani,e non so come,sentii freddo e credetti
seriamente di sentirmi male.
La rossa mi
lanciò uno sguardo assassino e,con due mani,mi spinse il
più lontano possibile da lei.
Ruzzolai sul
pavimento,finendo contro gli armadietti.Per un attimo mi
mancò il fiato,e poi fu solo un dolore atroce alla schiena e
ai
polmoni.
-Cazzo-esclamai,cercando
di rialzarmi.Una fitta allucinante mi
attraversò,facendomi mancare il respiro.Mi accasciai di
nuovo a
terra,e Celeste mi fu subito sopra.Mi mollò una sberla,e
avrebbe
fatto anche di peggio,se Daniel non me l'avesse tolta di
dosso,sbattendola contro l'armadietto in modo che non si potesse
muovere.
-Lasciami,Daniel!-strillò
lei,tirandogli un calcio.Lui non si
mosse di un millimetro.-Lasciami!Lasciami uccidere quella
troietta.Lasciami!
Stava per
offendermi ancora,ma Daniel decise di zittirla.Con un bacio.
La
baciò a lungo sulla bocca.E la cosa mi ferì,in un
punto non ben individuato del mio corpo.Mi
lacerò,squarciandomi
il cuore.
-Ascoltami-disse
Daniel a Celeste,dopo che lei lo aveva inchiodato con
uno sguardo stupefatto.Le prese il viso tra le
mani.-Gail...è
un'altra cosa.Non devi reagire così,perchè
Cele,io ti
amo.Gail...Gail non è nessuno.Nessuno,in confronto a
te.Ricordalo sempre...
...
Stronzo.
Stronzo!
Come
avevo potuto sperare che gli importasse anche un minimo di me?A nessuno era
mai interessato...perchè a lui avrebbe dovuto?
Una lacrima mi
rigò la guancia.Con un grande sforzo,mi
sollevai,mentre una fitta acuta di dolore che non c'entrava niente con
la spinta di Celeste mi perforava il petto.
Feci un
respiro profondo,per trattenere le lacrime.
E,a passo
svelto ma sostenuto,me ne andai.
-Ah!Sei qui!!
Non alzai
neanche gli occhi.Anzi,voltai il viso dall'altra parte,mordendomi un
labbro per non mettermi ad urlare.
Daniel si
sedette sul tavolo della mensa,deserta,sul quale ero seduta anch'io.
Ero andata a
rifugiarmi lì,perchè nessuno mi avrebbe
trovata,rimescolata da emozioni tali rabbia,dolore e delusione.O almeno
lo speravo.
Il ragazzo
tentò di sfiorarmi una guancia,ma mi ritrassi quasi schifata.
-Gail?Mi hai
fatto prendere un colpo...non sei venuta a lezione e
sembravi sparita dalla faccia della terra-osservò,mentre mi
allontanavo impercettibilmente da lui.Ma forse lo
notò,perchè mi chiese:-Gail?Che succede?
Che succede?
CHE
SUCCEDE?
-Succede
che io sono nessuno e non capisco cosa
diamine ci stai a fare qui,a parlare con me!-sbraitai,balzando in
piedi.Sembrò sorpreso:-Hai sentito?
-Secondo
te?Daniel,non sono sorda!E nemmeno cieca!-gridai,mentre anche
lui si alzava più lentamente.-Vattene,Daniel.Vattene.
Mi
afferrò un polso,tenendolo saldo.Mi divincolai,ma la sua
presa era ferrea,come il suo sguardo.
-No,aspetta.Io
ho detto quelle cose a Celeste per calmarla...
-Sì,CERTO!
Allungò
una mano per spostarmi la frangia che mi cadeva sugli occhi.La
schiaffai via,riuscendo a liberarmi.
-Senti Gail,mi
dispiace...-cominciò a dire.Ma non avevo intenzione di
lasciarlo finire.
-No!Ora
basta.Basta.Si vede che fra noi due non può
funzionare!-ammisi.-Avevamo stabilito un contatto,ma...tu lo hai
spezzato prima che si potesse saldare.Mi dispiace,anzi,no.Non mi fido
abbastanza di te per darti una seconda chance.Sono una ragazza
fragile.Molto fragile.
Raccattai le
mie cose velocemente,mentre il suo sguardo addolorato mi
fissava.-Qualunque cosa ci fosse fra noi,è
finita,Daniel.Finita.Per sempre-stabilii,mentre me ne andavo.-Nemici
come prima.
Accellerai il
passo.Avevo un gran mal di testa.
Mentre
uscivo,un rumore sordo e soffocato giunse alle mie orecchie.
Ero pronta a
scommettere che fosse un singhiozzo trattenuto.
Il mal di
testa non mi aveva abbandonato.Lo sentivo forte,anche
più tardi,mentre stavo guidando verso casa,con Haley al mio
fianco.
Mia sorella mi
fissava strana.I suoi occhi verdi mi scrutavano,dandomi sui nervi.
-Che
c'è??!-domandai,alla fine.Alternavo lo sguardo dalla strada
a lei,di continuo.
-Stai
bene?-chiese a sua volta.
Non capivo la
domanda.-Sì,perchè?
Sembrava
diffidente.Distaccata.
-Andiamo,Gail.Mezza
scuola ha sentito le tue urla provenire dalla mensa,e perfino io ti ho
vista schizzare per i corridoi con l'aria di una che ha
appena visto la morte in faccia.E dovresti vederti adesso.
Sterzai
bruscamente nel vialetto della casa.Frenai,e Haley protestò
per la violenza della manovra.
-Non.Sono.Affari.Tuoi-sibilai.-E
nemmeno di tutto il resto della scuola!
-Ok!Calmati!-mi
gridò contro.-Sei sempre la solita strega.Mi stavo
preoccupando per te,IDIOTA!
Aprì
la portiera con un calcio e corse dentro casa.La mandai al
diavolo.L'ultima cosa che mi occorreva in questo momento era una
stupida piagnucolosa ragazzina.
Uscii con
calma dall'auto,raccogliendo una ad una le mie cose.Alzai lo sguardo e
notai che la cassetta della posta era piena zeppa.Chiusa l'auto,mi
avvicinai all'arnese e lo aprii.
Erano tutte di
oggi.Accidenti.
Entrai in casa
sfogliandole.Bolletta,bolletta,fattura,bolletta,pubblicità,il
State
House News...
Le posai sul
tavolo con un gesto veloce,e la posta cadde a terra.Con uno sbuffo,la
raccattai.
Fu allora che
notai una busta diversa dalle altre.Completamente bianca,con un nome
scritto a macchina.La raccattai insieme alle altre,che posai sul
tavolo,e la osservai.
Abigail
anderson
fam.baggie
boston
Era per
me.Andai a cercare un coltello nei cassetti e la
aprii.Scivolò fuori un biglietto di piccole
dimensioni.Buttai la busta e lessi quello.E sbiancai.
Su quel piccolo foglio,in una calligrafia irriconoscibile,c'era un
messaggio.
Un messaggio che mi lasciò perplessa.
E terrorizzata.
Ti ho trovata.
Ti ho trovata,Justice.
E ora,verrò a prenderti.
Aspettami.
VAW
L'angolino in cui,come
ben sapete,non verrà detto granchè xD
Eccomi qua!Con un nuovo cap!Sforno storia a tutto spiano xD.
Allora,non posso dirvi molto di questo cap.A parte che Gail e Daniel si
odiano.
Di nuovo.
Il messaggio non è molto chiaro,ma è una cosa
voluta.E' complicato xD ma prima o poi ci arriviamo.
Allora,le recensioniiiii!
Emily Doyle: tre parole,che esprimono tutto xD.Devo dirti che quello
che è successo nel capitolo precedente ha cambiato i
due.Nonostante d'ora in poi si odino.xD
Un bacio.
Jo_96: abbiamo una prima scritta: la nostra
Jo-Haley!Sììì,a morte la barbona
rossiccia xD
Certo,povera Gail...Sono crudele,l'ho imparato dai migliori
ù.ù
La tua ipotesi è in parte vera,in parte no.Ti lascio il
grande dubbio xD
Un kissone alla mia sorellina <3
Dreaming_Archer: ciaaao!Sono felice che il cap. ti sia piaciuto
nonostante sia corto.Grazie di avermi perdonato.La piega misteriosa
c'è in questo cap?Che dici?
Un bacio
e spero ti piaccia questo cap!
Un abbraccione a tutti i fans.Non avrebbe senso mandare avanti la
storia senza di voi.;)
Mizz
P.S.In anteprima assoluta,la copertina di JUSTiCE*:
Copertina
"Justice*"
Vi dico che Gail(al centro) la fa Megan Fox,a sinistra Daniel(Drew
Fuller) e l'altra...chi sarà mai?Vi lascio indovinare,ma
terrò la bocca chiusa.In qualsiasi circostanza.Anche se
indovinate.
Jo,Giuls!Voi che lo sapete ZiTTE!xD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** .Partita ***
Cap.11-Justice
Ero
ormai convinta che si fosse trattato di uno stupidissimo scherzo.
In fondo,mi ero creata qualche nemico?Non mi pareva,quindi doveva
essere per forza
uno scherzo.
Solo una cosa non tornava.Nessuno,e dico nessuno,a
parte i miei genitori adottivi,Haley e forse qualche dipendente del
comune e della segreteria della scuola,poteva sapere il mio secondo
nome.
Eppure era così che il mittente mi aveva chiamata.
Justice.
E quella firma,quella firma assolutamente incomprensibile,con quella
riga sopra per confondere ancor di più le lettere che la
componevano...
Era uno scherzo.Brutto,ma uno scherzo.Chiunque avrebbe potuto chiedere
in segreteria il mio secondo nome e usarlo per spaventarmi.
Stupidi ragazzini.
Inoltre,dopo la mia
sfuriata in mensa,i rapporti tra me e Daniel si erano fatti
tesissimi.Difficilmente sopportavo la sua presenza; incrociare il suo
sguardo equivaleva a bruciare all'inferno.
Sapevo che lui stava
cercando di riavvicinarsi.Ma io sono sempre stata testarda,e
difficilmente cambio idea.Come ho fatto con i Muse: li ho scoperti
appena quattordicenne e non me ne sono più staccata.
Dopo un po',forse lui
cominciò a stancarsi di insistere,e cominciò a
passare
tutto il suo tempo ad appartarsi con Celeste,cosa che continuava a
darmi leggermente sui
nervi.
Hillari sembrava molto
dispiaciuta dal fatto che io,una delle sue nuove migliori amiche,non
riuscissi a legare con suo fratello.Ma riuscì ad accettarlo:
non
mi isolò mai dal gruppo,e mai osò criticarmi.
Un sabato(doveva essere
più o meno marzo),si decise di assistere alla partita della
squadra di football locale che,a quanto dicevano,era la favorita.
Non so come,mi ritrovai anch'io tra gli invitati.La "festa sportiva" si
sarebbe svolta a casa di Hillari e Daniel.
Vi lascio immaginare il mio entusiasmo.
Ma volevo bene a
Hilly,anche se la conoscevo da nemmeno due mesi,e non volevo provocarle
un dispiacere.Così,sabato sera,mi trovai pigiata tra Asia e
un
vecchio amico di Lukas e Jamie nella strettissima auto di Lukas.
Il tizio,che,se non avevo
capito male,di chiamava Bart,continuava a sparlare e chiacchierare con
me,allegramente e in modo confidenziale,come se ci conoscessimo da una
vita.Facevo finta di ascoltarlo,anche perchè per la maggior
parte del tragitto continuò a parlarmi di Harry
Potter(orrore!)*.
A un certo punto fui distratta dai discorsi di Asia e Jamie.
-Jam!L'hai sentita l'ultima?
Il ragazzo si voltò.-No.Ma di cosa?
-La casa in fondo al viale dello stadio...Hai presente?Quella
diroccata...mezza verde e mezza blu...con le pareti scrostate...
-Sì,ho capito Asia!Vai al punto.
-Si dice che vi abiti
qualcuno-lo informò lei.-Dei pompieri vi sono entrati per
liberarla dai barboni che ci vanno a dormire di notte,perchè
sai,la vogliono demolire...Solo che al posto dei barboni hanno trovato
due vecchie valigie piene zeppe di abiti da donna,delle forbici
arrugginite,dei capelli e un sacco di fogli e foto...attaccati tutti ad
una parete.
Jamie alzò un sopracciglio:-Fogli e foto?Di che tipo?
Asia scosse le spalle:-Mi pare...le foto di una bambina,o un
bambino...non sono molto chiare.E neanche quello che vi è
scritto sui fogli...sono tutti sbiaditi.Si legge solo alcune
lettere...e in molti è evidenziata una lettera in
particolare:
la J
Jamie si mise a ridere.-Le tue solite panzane,As!
-NON SONO PANZANE!-sbottò lei,già alterata.Poi
iniziò a borbottare in italiano.
Stavo per chiederle dove aveva trovato quelle informazioni,ma eravamo
già alla meta.Gli altri scesero di macchina strepitando,io
mi
presi tutta la calma del mondo.Mi calai il cappuccio sulla testa,a
nascondermi il viso.
Entrare nella casa fu come passare in un altro mondo.Da fuori sembrava
così piccola; dentro,invece,era gigantesca.Solo la
cucina,che
intravedevo dalla porta,era più grande del salotto di casa
Baggie.
Cercai di nascondere lo stupore.
-Gail!-mi salutò Hilly,abbracciandomi.Era molto carina,con
quel
completo casual-sportivo.Mi osservò anche lei,scuotendo la
testa.-Gail,Gail,Gail...cosa devo fare con te?
Le feci un sorrisetto di scuse-anche se non capivo bene
perchè
mi sarei dovuta scusare- e mi guardai intorno.La stanza era quasi
piena: oltre al nostro gruppo,c'erano Bart,il loquace amico di
Lukas,Teresa,Estrella e Kim,tre ragazze che frequentavano biologia
insieme a me,e altri ragazzi che avevo visto,ma di cui non sapevo il
nome.Se ne stavano tutti in gruppetti,a chiacchierare o a parlare di
football.Come al solito,Daniel era rintanato in un angolo insieme a
Celeste.Cercai di ignorarli,ma lui mi vide e mi lanciò uno
sguardo da cucciolo ferito.Continuai ad ignorarlo.
All'inizio della partita,quando tutti cominciarono a litigare per chi
doveva stare sulla poltrona con massaggiatore,io mi sistemai dietro il
divano,con le ginocchia al petto,e mi infilai le cuffie del lettore CD
regalatomi da Kath e Sean,per ascoltarmi tutto l'album "The Resistance"
tre o quattro volte.
All'intervallo,gli invitati si alzarono e cominciarono a discutere sui
giocatori.Mi sfilai le cuffie mettendo la canzone su Pause e mi
avvicinai a Hillari.
-Hill?
-Gail!Dov'eri finita?
-Ehm...Più in là,sai,c'era la ressa sul
divano...-inventai.-Hilly...dov'è il bagno?
-Al piano di sopra,la seconda porta a destra.
La ringraziai e salii le scale armeggiando con il lettore CD che si
impallato.
Quando uscii dal bagno,era ripartito.Mentre chiudevo la porta,mi sentii
ossevata,mi voltai,ritrovandomi davanti Daniel,con una piccola pila in
mano,che mi fissava.
-Ehi,ciao.
Non lo guardai neppure.Feci per tornarmene al piano di sotto,ma lui mi
bloccò.
-Hai intenzione di non parlarmi per il resto del tempo che passerai qui
a Boston?
-Il piano è quello.
Alzò un sopracciglio.-Sinceramente,Gail,credi di poterlo
fare davvero?Passiamo insieme più di dieci ore al giorno.
-Be',in quelle dieci ore,mica sono costretta a parlarti!
Alzò gli occhi al cielo.-Lasciamo stare.Dai,vieni,aiutami a
cercare i recipienti per gli snack.Hillari mi ha mandato da solo,ma ci
vuole qualcuno che mi regga questa mentre li cerco.La lampadina
è andata,e nessuno si è mai preso la briga di
sostituirla-borbottò.Mi lanciò la pila,e fui
costretta a seguirlo.Aprì una piccola porta e mi fece posto
per farmi entrare.
Che idiota.
Accesi l'aggeggio che avevo in mano e mi feci dire dove dovevo
illuminare.Daniel mi indicò uno scaffale.
-Cavolo!Questo posto è nel buio più totale...E'
grande,per essere uno sgabuzzino.
Daniel guardò in alto.-Sono
lassù.Dovrò arrampicarmi-dichiarò.Poi
si voltò verso di me con un sorrisetto.-A proposito,adesso
mi stai parlando.
-E' solo un'eccezione.
Annuì,poi cominciò a cercare di scalare lo
scaffale,dicendomi ogni tanto dove puntare la luce.
Poi,improvvisamente,vi fu un gran fastruono e la pila mi cadde per
terra,spegnendosi.
-Ahia!Ma porca puttana!
-Daniel!
Mi chinai,ero sicura che fosse per terra.Tastai il pavimento e trovai
la sua mano.L'afferrò,e lo aiutai a rimettersi a
sedere.Riaccesi la pila e la posai per terra,mentre lui si massaggiava
la testa.
-Tutto bene?
-Non credo.Ahi.La testa.
Mi guardai intorno.Eravamo circondati da oggetti che prima erano sui
ripiani.
-Mi vuoi dire che è successo?-domandai.
-Secondo te,genio?Sono scivolato su non so cosa e mi sono portato
dietro mezza roba.
-Ah-mormorai.In quell'istante esatto,la minuscola lampadina della pila
si spense,riportandoci nel buio.
-Perfetto-sbottò Daniel.
-Avete una luce che funziona,in questa casa?!Maledizione!
Pensavo che avrebbe risposto malamente,ma non disse niente.Non lo
vedevo,ma sentivo che c'era,la sua presenza era forte,come la stretta
della sua mano nella mia.Gli unici rumori udibili erano i nostri
respiri e la musica del mio CD,a volume basso.Non si sentivano nemmeno
gli schiamazzi dei ragazzi in salotto.
Decisi di rimanere anch'io in silenzio.Sentivo un certo disagio,il mio
respiro si era fatto più agitato.
I Muse cantavano nelle mie orecchie.
When
these pillars get pulled down
It will be you who wears the crown
and i'll owe everything to you
How much pain has cracked your soul?
How much love would make you whole?
You're my guiding lightning strike
I can't find the words to say
They're overdue
I've travelled half the world to say
I belong to you
Stavo per chiamarlo per nome,quando la sua mano si allungò
verso di me e mi sfilò il cappuccio.Con le dita
morbide,spostò due o tre ciocche corvine dai miei
occhi.Rimasi assolutamente immobile,non avevo idea di cosa volesse fare.
Le sue dita scesero ancora,nell'incavo del mio collo,e tornarono
su,sino alle guance.Mi afferrò il viso e cominciò
ad avvicinarlo piano al suo.
Forse il mio cervello era spento,annullato dalla canzone dei
Muse,perchè quando capii le intenzioni di Daniel,fu troppo
tardi per ritirarmi ed andarmene.
Le sue labbra,infatti,stavano già sfiorando le mie.
Then she attacks me like
a Leo
When my heart is split
like Rio
But, I assure you my
debts are real
I can't find the words
to say
When I'm confused
I travelled half the
world to say
You are my muse
Non fu un vero e proprio
bacio.Non appoggiò mai la sua bocca sulla
mia,si limitò a sfregarvela contro.Ma,per me,fu persino
peggio.
Sentivo il mio cuore che batteva forte nel mio petto.Le mie mani se ne
stavano buone buone appoggiate per terra,ma avevo il terrore che
seguissero il mio istinto e che si allacciassero al suo collo.
Intanto lui aveva spostato le sue,di mani,dal mio viso alla mia vita,e
ora mi abbracciava i fianchi,continuando a baciarmi leggero,come una
piuma.
Mi stava facendo impazzire.
Con gentilezza,mi scostai dalla sua attenzione.Mi baciò una
guancia.Feci un sorriso,involontario,che ritirai velocemente.
I miei occhi si stavano abituando al buio,e ora riuscivo a
intravederlo.Mi sorrideva gentile.Le sue braccia erano ancora intorno a
me.
-Daniel...io...
-Shhh.Non devi dire niente.
-Invece sì!Tu...stai con Celeste!La ami.E io ti odio.E...
-Non credo proprio-disse,scuotendo la testa.
Lo guardai profondamente.-Cosa?
Sorrise,più radioso.-Che mi odi.Non dopo questo.
Aggrottai la fronte,cercando di liberarmi dalla sua presa.-Questo non vale
niente,Daniel.Non ti sopporto e continuo a non farlo.
-E allora perchè non mi hai spinto via?
Rimasi in silenzio.Non lo sapevo nemmeno io.
-Visto?
-Fammi uscire,Daniel.
-Aspetta!-esclamò.Mi abbracciò
stretta.D'istinto,avvolsi le mie braccia intorno al suo collo.
Me ne scostai piano piano e riuscii finalmente ad alzarmi.Lo guardai
per un ultima volta e,di nuovo guidata dall'istinto,mi chinai per
baciarlo su una guancia.L'ultima volta,giuro.L'ultima che ti
tratterò così bene.
Poi aprii la porta e me ne tornai giù.
-Gail?Che hai?Ehi...perchè sei così rossa?!
Le domande a raffica di Andrea non mi stavano aiutando.Mi era venuta
incontro mentre scendevo le scale.
-Un piccolo incidente nello sgabuzzino.
Andrea alzò un sopracciglio.
-Non puoi capire-affermai,cercando Hilly fra la folla del
salotto.Finalmente la sua chioma biondo cenere spuntò tra le
teste.Mi avvicinai quasi di corsa,finchè non mi accorsi
che,accanto ai suoi boccoli biondi,vi era uno chignon rosso fuoco.
Ah no.Questa non ci voleva.
Momento sbagliato!
Momento
sbagliato!
MOMENTO
SBAGLIATO!!
Ma
ormai,Hillari mi aveva vista.Si sbracciò per chiamarmi,e non
potei escogitare una ritirata strategica.
Mi avvicinai
controvoglia e salutai Celeste con un cenno,trascinando via Hill.
-Gail!
-Zitta e dimmi
dove possiamo parlare in santa pace!
-CHE
COSA?-urlò la mia amica,trapassandomi un timpano.La
zittii.Ma lei continuò,interperrita.
-Io lo
ammazzo!LO AMMAZZO!Ti ha molestata!
-No,non la
chiamerei molestia...
-Ti ha baciata
senza il tuo permesso-sentenziò,saccente.-Se non
è molestia.
-Oh,andiamo!-esclamai.-Hill,non
lo dire a nessuno.Quello che è successo il quel ripostiglio
deve rimanere tra noi.TRA NOI!Intesi?
Annuì.-Bene.A
questo punto,me ne vado-dichiarai,raccogliendo la mia roba.
Hillari mi
guardò mogia.-Di già?Ma non è ancora
iniziato il secondo tempo...
-Fa
niente.Sono stanca.Grazie per l'invito,Hill.Non è stata poi
così male-.Scossi le spalle.Non sapevo se fosse vero o
no.-Ci vediamo a scuola!
E,prima che
potesse controbattere,ero già uscita dalla casa.
L'angolo
WOOOOW xD
Ragazzi/e...
che ne dite?
che ne dite?
CHE NE DiTE?
Sono particolarmente soddisfatta delle scena del bacio,anche se non
è un "vero" bacio.xD Ditemi voi cosa ne pensate.Visto che ho
eusarito il dark,ho messo un po' di Pink e Red con un leggero
spizzichio di Dark Blue xD
Ora,le mie amate recensioni *-*
Jo_96:
1.E' vero ù.ù lo ammetto.
2.Dipende da chi pensi che io abbia pensato sia xD
3.Ecco qua!
Tu l'hai letto in anteprima,ma non al cento per cento.Ecco a te!Ti amo
tesorino *-*
Dreaming_Archer: Ciaaaaao *-*
Be',lo scopo era quello...allora ha funzionato!:D
Sìì la piega misteriosa!Anche qui ce
n'è un po'!All'inizio.
Sì,Dan è stronzo.Lo so...Eeeeeh sì.
Sono felice che la cop. ti piaccia ^^ La ragazza?Dai,pensaci bene...
Un bacione e...spero ti piaccia.
Emily Doyle: Emily,a te...dico soltanto...GODiTi il capitolo!!!!
Le tue ipotesi sono esatte...fino a un certo punto...Nessuno
può averla spiata...Un kiss e spero ti piaccia davvero
questo cap.
Un bacione,fan miei.Vi adoro.
P.S. Sempre grazie a chi segue e non recencisce!
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** .St.Jesse ***
Cap.12-Justice
The world is broken,
hailos fail to glisten,
you try to make a difference
but no one wants to listen...
[Muse-Neutron Star Collision]
Era questa?
Era questa la sensazione che si provava a sentirsi furiosamente in
colpa?
Era questa la pena per aver peccato?
Hillari continuava a osservarmi mentre vomitavo nella tazza del wc.
-Gail?
Non ero propriamente in grado di rispondere.
Hilly si chinò su di me,tirandomi i capelli sudati indietro.
Infine riuscii ad accasciarmi sul pavimento.
-Questa è una punizione divina-boccheggiai.
-Sono d'accordo.
Alzai stancamente lo sguardo verso di lei,cercando di fulminarla.
-Non sono stata io a baciarlo;non vedo perchè lui deve stare
da Dio e io devo vomitare dappertutto!
Scosse le spalle.-L'ingiustizia della vita.
Prima che potesse finire questa frase,io ero già aggrappata
alla tazza.
-Cazzo-esclamò.-Stai davvero male.
Sì,saggia osservazione.
-Aspetta.Vado a chiamare un custode.Credo che sia meglio che tu vada a
casa.
Daniel's POV
Secondo quanto diceva mia sorella,Gail stava male.Male.
Dopo la nausea,le era arrivata la febbre alta,sui quaranta gradi.Se ne
stava a letto,delirante.Quando Hilly e Andrea erano andate a
trovarla,non le aveva neanche riconosciute.Io non avevo il coraggio di
andarci.
Perchè non riuscivo a non pensare che,se stava
così male,forse era colpa mia.
Dovevo averla fatta impazzire,con quel cavolo di bacio in quel
maledetto ripostiglio.Chissà che idee le avevo messe in
testa.La
conoscevo così poco,eppure sapevo già che,se
aveva un
dubbio,se lo frullava e riflullava in mente.
Sbuffai.
-Che succede,tesoro?-cinguettò Celeste,seduta accanto a me
in quell'inferno dantesco che era la mensa.-Ti vedo afflitto.
Le lanciai un'occhiata,poi spostai lo sguardo sulla sedia vuota accanto
a Hillari.
Accidenti.La sua mancanza era davvero pesante.
-Dan?
-Che vuoi,Cele?!
La mia "ragazza" mi guardò ferita.
-Non c'è bisogno di essere così
scortesi-replicò,gelida.Si voltò a parlare con
Asia,e io la ignorai.
-Hill?-chiamai.
-Che c'è,Dan?
-Posso parlarti un momento?
Mia sorella mi guardò di traverso e mi fece segno di alzarmi.
Prese il vassoio e si diresse verso l'uscita,seguita a breve distanza
da me.
Quando fummo nel corridoio pressocchè
deserto,s'impuntò,le mani sui fianchi piccoli e le
sopracciglia aggrottate.
-Spara.
Feci un sospiro e mi appoggiai al muro.-Gail.
Mia sorella si ammorbidì un poco.Le mani si slacciarono dai
fianchi e abbassò lo sguardo.
-Che vuoi sapere?
-Sta male,vero?
Hilly si morse un labbro.-Abbastanza.
Annuii,ma in qualche modo rimasi turbato.Mi avvicinai a mia sorella e
le scarruffai i boccoli.
Lo odiava.
-Dan!Se fai così,non ti dico più
niente!-protestò.
Smisi all'istante e feci la mia mossa.-Volevo sapere se,secondo
te,è...una buona idea,andarla a trovare,ecco.
Hillari mi guardo e mormorò:-Intendi dopo...quello che
è successo sabato?
Annuii leggermente.Mia sorella rimase in silenzio.
-Hill...Gail.Ti ha detto qualcosa?Cosa...
-Daniel,Gail non ti sopporta.
Era la verità.Me l'aveva detto anche lei.Ma io stentavo a
crederci.
Anche se l'avevo baciata soltanto per vedere la sua reazione,o
perchè avevo battuto la testa.Non era stato come con
Celeste.Anche se,alla fine,non l'avevo baciata davvero.Ma no,non
era stato normale.Quando mi aveva abbracciato,e baciato su una
guancia,aveva segnato la mia anima.
La cosa,lo sentivo,mi metteva a disagio.
-Lo so-dissi,mogio.
Mia sorella alzò un sopracciglio.-E ci credo.Non l'hai
trattata esattamente come si dovrebbe,Dan.Non l'hai fatto mai.
-Dimmi solo se ti sembra una buona idea farle visita.
Hilly sospirò.Mi guardava con compassione.
-Ti ci porto io.Dopo la scuola.
Pioveva.
Forse era un segnale.Non avrei dovuto essere lì.
Salutai con un gesto Hillari,alla guida dell'auto,che mi fece segno di
chiamarla quando fossi stato pronto.
Suonai il campanello esitante e in pochi secondi Kathleen Baggie,con il
suo sorriso gioioso sulle labbra,venne ad aprire la porta.
-Oh,salve-fece.
Cercai di sorridere.-Buonasera,signora.
Lei si fece da parte per farmi entrare.-Sei qui per Gail?
Annuii,in leggero imbarazzo.
La donna scosse il capo.-Mi dispiace,sta dormendo come un ghiro.In un
certo senso,meglio così: quando è
sveglia,comincia a
sparlare.Se vuoi entrare lo stesso,fai pure.Tanto,la strada la sai...
L'allusione alla mia ultima visita in quella casa mi fece sentire a
disagio.
Ringraziai Kathleen e attraversai il corridoio fino ad una porta con il
poster dei Muse attaccato sopra.
La aprii lentamente.Come l'altra volta,la stanza era al buio.Il
pavimento era coperto da CD,libri di scuola e felpe di ogni tipo.Li
scansai tutti,dirigendomi verso il letto.
Notai un lettore CD vicino al comodino e lo riconobbi: era lo stesso
che aveva sabato.Mi ricordai la canzone che stava ascoltando,e mi venne
la
tentazione di raccoglierlo.Ma lo lasciai lì.
Guardai tutta la stanza: la scrivania disordinata,con un computer
vecchia generazione che ronzava lento,il tappeto rosso in mezzo alla
stanza,lo stereo e i vari CD.Finalmente,il mio sguardo di
posò
sul letto.
Dormiva tranquilla,serena.I capelli corvini erano sparsi sul
cuscino.Non avevo mai notato quanto fossero lunghi.
Indossava quella t-shirt troppo grande per lei,dei Muse,la stessa che
aveva l'altra volta,e un paio di pantaloncini corti,neri.Le lenzuola le
coprivano solo le gambe.
Solo allora mi accorsi di quanto fosse piccola e magra,per una
diciassettenne.Sembrava...fragile.Di vetro.
Mi sedetti sul bordo,per non disturbarla.Non si mosse,il respiro sempre
lento e regolare.
Le scostai due ciocche di capelli dal viso.La osservai dormire,girata
su un fianco.Mi accorgevo di particolari che non avevo mai notato.
Le ciglia erano corte,ma folte,e le sfioravano le guance colorite.Il
naso era piccolo.Lo sfiorai con la punta dell'indice,delicatamente.
Gail mugolò,ma senza svegliarsi.
Continuai ad accarezzarla,passando alle labbra.Erano
piene,rosee.Ricordai la sua bocca al contatto con la mia.
Le accarezzai una guancia,e lei sorrise.
-Daniel-disse piano.
Mi bloccai.I suoi occhi si aprirono piano,e mi ritrovai a fissarla in
quei due laghi ghiacciati.
-Ciao-dissi.Non ero sicuro che mi avrebbe riconosciuto.
Sbattè le palpebre e sbadigliò.
-Cosa?!-esclamò poi,cercando di mettermi a fuoco.-E TU,cosa
ci fai qui?
Gail's POV
Era lì,seduto sul mio
letto,a pochi centimetri dal mio
viso.
Ero tentata di mollargi una manata.
Continuava a fissarmi con uno sguardo ebete.-Stai bene?
-Sì.Che cavolo vuoi?
Alzò il
sopracciglio,cosa che mi mandò,come d'abitudine,in
bestia.-Forse
non ricordi,ma sei stata male per più di una settimana.Ah,e
hai
delirato parecchio.
Sbiancai.-Da quant'è che sei qui?
-Cinque minuti.Nemmeno.
Dentro di me,sospirai di sollievo.Mi stiracchiai,allontanandomi da lui.
Qualcosa cadde in terra con
un tonfo sordo.Fissai il giornale di otto giorni prima,il titolo in
prima pagina e poi spostai lo sguardo su Daniel.
Troppo tardi.
Cercai di buttarmi sul
pavimento per cercare di coprire l'arma del delitto,ma Daniel fu
più veloce di me.Gli saltai addosso,provando a
strapparglielo di
mano,ma lui lo allontanò e io caddi rovinosamente a terra.
Sapevo cosa ci avrebbe trovato scritto.
Lo sapevo quasi a mente.
Qualcuno
occupa villa st.jesse?
strane presenze si
aggirano nella vecchia e decadente villa st.jesse.
gli
operai
addetti alla
demolizione,che sarebbe dovuta avvenire la settimana
scorsa,
hanno trovato tracce
di un passaggio umano in una delle stanze.
non i soliti
barboni: sono stati trovati vestiti di marca,foto e
articoli provenienti da ogni parte degli usa.
la polizia sta
indagando,ma i lavori di demolizione dovrebbero
riprendere
non appena vi
sarà la totale certezza
che nessuno abita
quella villa.
Daniel alzò
gli occhi dall'articolo,guardandomi interrogativo.
-E questo?
Glielo
strappai di mano con foga.Lo arrotolai e lo calciai sotto il letto.
Guardai di
nuovo il ragazzo in mezzo alla mia stanza,e lo spinsi fuori.
Prima di
sbattergli la porta in faccia,gli dissi:-Non.Sono.Affari.Tuoi!
-Sei sempre
stata così cagionevole di salute,Gail?
Lanciai
l'ennesima occhiata nervosa all'orologio.
-No.No,credo
che sia l'aria di Boston.
Andrea e Asia
mi fissarono,sedute sul mio banco negli ultimi minuti di lezione,che il
professore ci aveva gentilmente concesso.
-Strano.Io
quest'anno non mi sono mai ammalata-confessò Asia.
Scossi le
spalle.-Si vede che ho un sistema immunitario diverso.
-Be',Jacksonville
è più a sud; è normale che la
differenza di clima ti dia un po' di fastidio.Ora stai
bene?-domandò Andrea.
Annuii.Finalmente,la
campanella suonò.Uscimmo dall'aula,andando incontro a
Hillari che veniva dall'altra parte.
-Ragazze!-ci
salutò lei.La seguivano Daniel e Celeste.La rossa,come al
solito,era appesa al braccio del suo ragazzo.
Perchè,perchè
la cosa mi dava continuamente
fastidio.
-Ciao!Vi va di
andare a fare shopping?-cinguettò Hilly,dopo
averci raggiunte.Lanciò un'occhiata al mio abbigliamento:
t-shirt Emily
the strange,jeans
scuri,felpa grigia con cerniera e stivali.Mi sorrise.
-Mi
dispiace,Hill-mi scusai,sorridendole a mia volta.-Ho già un
impegno.
Notai lo
sguardo di Daniel spostarsi di scatto verso di me.Lo ignorai.
Hillari
sembrò delusa,ma si riprese velocemente.-Ok!Spero sarai
libera la prossima settimana!Perchè,giuro,ti
trascinerò per i capelli!
Annuii.Sorridi
e annuisci.Sorridi e annuisci.
Quando faceva
così,Hilly mi spaventava.DAVVERO.
-Prometto che
ci sarò.Ora però devo andare.A domani,ragazzi!
-Ciao,Gail!-mi
salutarono in coro mentre mi allontanavo veloce per il corridoio.
Eccola
là.
Cavolo se era
ridotta male.
Villa St.Jesse
era un enorme rudere cadente.Sembrava pronto a crollare
al minimo soffio di vento.Non riuscivo a credere che qualcuno potesse
vivervi dentro.
Superai il
nastro di sicurezza e mi addentrai nel giardino.L'erba mi arrivava alle
ginocchia,e la terra,la sentivo,era morbida.
Alzai di nuovo
lo sguardo e solo allora notai degli uomini aggirarsi intorno
all'entrata.
Perfetto.Gli
operai erano tornati al lavoro.
Uno di loro mi
vide e mi raggiunse di corsa.
-Ragazzina,non
puoi stare qui!
Già,come
se non lo sapessi.
-Mi
scusi-mormorai.-Stavo solo curiosando.
Ritornai
indietro quel tanto che bastava per convincere l'operaio che
me ne stavo andando.Appena fu tornato al suo lavoro,cominciai a correre
e aggirai il lato della villa,trovandomi di fronte all'entrata
secondaria.La porta non c'era: vi era rimasto solo
l'apertura,semi-chiusa da delle travi crollate.
Le oltrepassai
con un po' di fatica.La stanza in cui mi ritrovai era
vuota,macabra.Agli angoli pendevano vecchie ragnatele.La luce filtrava
da alcuni buchi lasciati da mattoni mancanti.
Tirai fuori la
piccola torcia che mi ero prematuramente preparata e cominciai a
cercare.
Non ci misi
molto.Camminando a tentoni e inciampando in residui edili
sparsi sul pavimento, scovai in fretta la stanza di cui tutti i
giornali parlavano.
Era
leggermente più illuminata delle altre,anche se
più
piccola.Sul pavimento vi erano un materasso con delle lenzuola, un paio
di valigie e aperte e vestiti sparsi dappertutto.Illuminando le
pareti,riuscii a scorgere gli articoli di giornali appesi.Mi avvicinai
per leggerli.
Il primo che
trovai era di New Orleans,di tre anni fa:
"Ragazza cade
da finestra di liceo locale: grave".
Quello sopra
era di New York:
"Uomo muore
travolto da dei tubi.Il camion che li trasportava ha sbandato"
Come un
flashback,fin troppo chiaro,rividi la scena dell'ultimo
articolo.Era stranamente reale e inizialmente ne rimasi sconvolta:
quasi sentivo le emozioni,i pensieri di quell'uomo.Ma poi la visione
sparì,e io mi ritrovai in confusione.Scossi la testa.
Continuai a
guardare la parete,scorrendo i titoli uno ad uno.Alla
fine,inciampai in qualcosa e non riuscii a tenere l'equilibrio.Caddi a
terra e la torcia volò via.Un po' a tentoni,la
cercai,trovandola
pochi minuti dopo,vicino a un oggetto piccolo e solido.Lo raccolsi
e,accendendo l'aggeggio,scoprii che si trattava di un quadernetto.Un
quadernetto,la cui copertina era ricoperta di velluto rosso scuro.Era
tenuto chiuso da un elastico.
Mi appoggiai
al muro,rigirandomelo fra le mani.Lo aprii con lentezza e
lo scossi dalla polvere che si era accumulata tra le pagine.
Era un diario.
5 febbraio
Ormai è
tanto,tanto che ti cerco.
Sono undici
cazzutissimi anni,maledizione.
Dove sei,eh?Dove
sei?
Dove ti sei
cacciata?
Cazzo,piccoletta.Mi
stai facendo impazzire.
Ma io ti trovo,sai?
Io ti trovo.
Deglutendo,sfogliai
qualche pagina e passai oltre.
18 febbraio
Ci sono.Sono
vicina.
Vicina.
Sento che sei
qui,o che almeno ci sei stata.
Finirai di farmi
dannare,piccola peste?
Sfogliai
ancora,ancora e ancora.
L'ultima era del 5 marzo.
Una settimana fa.
5 marzo
E finalmente,ci
sei.
Sì,ci
sei.Ora non scappi più.
Non scappi
più,vero?
Vero,mia piccola...
-Joey!Torna
qui,per l'amor del cielo!-.Una voce mi distrasse dai miei pensieri.Mi
voltai di scatto,appena in tempo per intravedere l'ombra di un uomo
vicino all'entrata della stanza.
In fretta,chiusi il piccolo quaderno e me lo strinsi al petto,spegnendo
la torcia e nascondemi nell'angolo più buio,contro la parete.
-Joey!-urlò di nuovo la voce.Sentii un rumore sordo,come un
pugno battuto sulla parete.
-No!Rupert!-urlò un'altra voce.
-Joey!Non possiamo fare niente finchè la polizia non ha
concluso tutti gli accertamenti!-disse,più calmo,uno dei due.
-No!No,no e no!Al diavolo la polizia,Rupert!-urlò
l'altro,più alterato.-Andiamo!Si vede che in questa
catapecchia non ci vive più nessuno!
-Ma...
-Niente ma!Cazzo,Rupert,io ho una bambina e una moglie da mantenere.Una
bambina piccola.E il capo non ci darà la grana
finchè non abbatteremo questo rudere!Ti accorgi che non
posso aspettare che i poliziotti si sveglino??
L'altro rimase in silenzio.Per un po',credetti che se ne fossero
andati,ma la voce possente di quello chiamato Joey mi fece
sbiancare:-Visto?Visto che mi da ragione?Non ho tempo da
perdere,io!Quindi,siccome comando i lavori,farò demolire
questo ammasso di mattoni.All'istante!-.Si udirono rumori di passi,e
poi l'uomo urlò:-Clark!Metti in moto la ruspa!Buttiamo
giù questa casa in rovina!
Cominciai a sudare freddo.Fuori,riuscii a udire il rumore soffocato dei
macchinari in funzione.
Avevo poco tempo.Molto poco.
Senza pensarci,infilai il diario nella mia borsa a tracolla e mi
guardai intorno in cerca di un uscita rapida.Notai una piccola
finestrella,non troppo in alto.Per fortuna ero abbastanza minuta:
sperai con tutto il cuore di riuscire a passarci.
Cominciai ad arrampicarmi,mentre il cuore mi batteva all'impazzata
contro il petto.Le ruspe si avvicinavano,sentivo il gran chiasso che
provocavano.
Ma ormai c'ero quasi.Sentii nascere una speranza.
Una speranza che andò in frantumi quando,a un passo dalla
salvezza,le pareti della villa tremarono sotto le mie mani e la mia
presa si allentò.
Caddi all'indietro,battendo la testa contro il pavimento di legno.
E subito fu il buio.
L'angolino buio e tetro xD
Rieccomi,dopo tanto tempo!!!Vi sono mancata?
E il capitolino vi è mancato?
Ma ora siamo qui,apposta per voi!
Rispondiamo alle recensioni:
Jo_96: hallo teso ^^
La scena tanto attesa,eh sì xD sì,lo so,non sono
un genio?Mi raccomando,non dire niente di quello che tu pensi!ECCO!xD E
goditi il cap,quando torni da Edimburgo!;)
Dreaming_Archer: ciaoooo *-* piaciuto il cap?Spero proprio di
sì!
La casa,anzi,la villa...un bel mistero.Spero che il quadernetto ti
tenti anche di più xD
Gail e Daniel...non sono carini?*_* mi piace un sacco quella scena *_*
Un bacione!
Emily Doyle: salveee!Allora,ti sei goduta il cap precedente?
Sì,abbasso Celeste!Viva il club "vogliamo Celeste morta!".
La casa...demolita,ormai.Ti tenta il diario?
Un saluto e spero ti piaccia !!
E ora rispondo a Lovely Sally,che ha commentato un vecchio capitolo,il
terzo:
Ciao!Benvenuta nella mia storia!Sono felice ti piaccia ^^ Grazie di
tutti i complimenti...spero continuerai a seguire!=D
Un grazie enorme ai miei seguaci.Voi mi spingete ad andare avanti.
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** .Convalescenza ***
Cap.13-Justice
Fu
un suono a risvegliarmi.
Un suono insistente,ripetitivo.Un bip
soffocato,ma ugualmente fastidioso.
Avrei voluto aprire gli occhi.E stavo tentando.Concentrai le mie forze
nel sollevare le palpebre,e fu un impresa ardua.Le sentivo pesanti,come
tutto il resto del mio corpo.Ero come schiacciata da qualcosa di
pesante e di più grande di me.
Con un ultimo sforzo,sbattei le palpebre.Le aprii piano.La testa mi
girava.Mi schiaffai un mano sulla fronte lamentandomi.
Un rumore umano,un sospiro,mi costrinse ad alzare gli
occhi.Chissà perchè,non mi stupii quando
incrociai lo
sguardo nocciola di Daniel,in piedi di fronte a me.Lui c'era sempre.Cominciavo a
temere che fosse la mia testa che se lo immaginava dovunque.
Distolsi lo sguardo e adocchiai un bicchiere d'acqua sul comodino,a un
palmo da me.Solo allora mi accorsi del bruciore della mia gola.Mi
allungai per prenderlo,ma un giramento mi fece crollare nuovamente sul
cuscino.
Un momento...Cuscino?
Ero su un letto?
Ehi...Quello non era il mio letto.
Mentre facevo queste osservazioni,il bicchiere si
materializzò
tra le mie mani e una voce chiarì i miei dubbi.-Sei in
ospedale,Gail.E' inutile che continui a guardarti intorno.
Alzai lo sguardo verso Daniel,sperando che il mio viso fosse abbastanza
adirato.
-Grazie.Ci stavo arrivando-mormorai.Mi sorpresi della mia voce,stridula
e rauca.Mi attaccai al bicchiere,fino a prosciugarne anche l'ultima
goccia.
Lo posai lì vicino,con cautela,e tornai a guardare il
ragazzo,in
evidente disagio,a pochi metri da me.Adocchiai una sedia vicino al mio
letto.
Allungai una mano verso di lui,che la guardò incerto.La
prese,e
io,con le mie poche forze,lo tirai giù,costringendolo a
sedersi.
Mi guardò a lungo.Incrociai le braccia sul petto,in attesa
che
si decidesse a spiccicare parola.Aprì la bocca per dire
qualcosa,ma fu interrotto da un baccano che improvvisamente invase la
mia stanza.
Tutto il gruppo-Hillari,Andrea,Asia,Lukas,Jamie...c'era perfino
Celeste-si riversò dentro quelle quattro mura,al seguito di
Kath,Sean e Haley.
La mia sorellina si precipitò addosso a me,salendo sul letto
e
abbracciandomi.Cominciò a piangere,e la cosa mi fece temere
che
forse,e dico forse,avevo
rischiato di non farcela.Haley
era sempre stata sensibile su questa cosa: se avesse perso me,non
avrebbe avuto più nessuno.Anche ora che c'erano Kathleen e
Sean.
Questi ultimi,si avvicinarono con cautela.Daniel si
alzò,lasciando il posto alla mia madre adottiva(badai bene a
non
dirlo ad alta voce).
Kath si mise ad accarezzarmi i capelli e Sean mi diede dei leggeri
buffetti su una spalla.Haley era ancora arpionata al mio collo.
Pian piano,si spostarono,lasciando il posto a Hillari,che mi
abbracciò con cautela,facendo attenzione ai numerosi fili
che mi
circondavano.Andrea mi scarruffò il ciuffo.Aveva gli occhi
rossi,probabilmente aveva pianto.Asia mi consegnò uno
scooby-doo,con un augurio di pronta guarigione.
Celeste se ne restò accomodata sul divanetto bianco vicino
all'entrata,le gambe accavallate,vicino a Daniel che continuava a
fissarmi.
Alla fine dei vari sospiri,singhiozzi e gridolini di gioia,un
infermiera dall'aria alterata si posizionò sulla
porta,intimando
i miei visitatori a lasciarmi riposare.
Uno per volta,scemarono verso l'uscita.Nella confusione,vidi Daniel
piegarsi su Celeste per dirle qualcosa.La faccia di lei si fece
indignata,ma lui era già lì vicino a me.
-E' normale che fossero tutti così preoccupati?-gli domandai.
Alzò un sopracciglio.-Gail,sei caduta e ti sei provocata un
trauma cranico,sei rimasta sotto coma farmacologico fino ad un'ora fa e
per un attimo i dottori hanno temuto che non ti saresti svegliata.Dimmi
tu se non dovevano essere preoccupati-dichiarò.
-Ah-mormorai.Era proprio come me l'ero immaginata.Forse anche peggio.
La domanda seguente non passò dal mio cervello,ma
uscì direttamente dalle mie labbra:-E tu?Tu eri preoccupato?
Accidenti alla mia boccaccia maledetta.
Si fece scuro in volto.Abbassò lo sguardo e si mise a
giocherellare con il bordo del copriletto.Quando parlò,i
suoi
occhi nocciola era piantati nei miei.
-Certo,ragazzina-disse,spostandomi il ciuffo dal viso.Il nomignolo che
mi aveva appioppato mi dava più fastidio di quando esponeva
quel
suo ghignetto strafottente.-Forse mi prenderai per un maniaco che
insegue le persone,ma...ti avevo seguito.Poi mi sei sparita dalla
vista,e tre ore dopo mi chiama mia sorella in lacrime dicendomi che sei
all'ospedale in gravi condizioni.
Non lo so perchè,ma...sento il bisogno di proteggerti,a
volte.Se
c'è una cosa che ho notato,è che sei
piccola,minuta e
fragile.
-Grazie per i commenti sul mio fisico!-borbottai,interrompendolo.Lo
sapevo di essere
tremendamente bassa e minuta per la mia
età.Anche se Hillari mi arrivava appena alla
spalla.Ciò nonostante,ero sempre piccola e fragile,come aveva
detto lui.
Daniel alzò gli occhi al cielo.-Per favore,vuoi lasciarmi
finire?
Annuii,leggermente incazzata.-Quello che sto cercando di
dirti-continuò,squadrandomi.-è di non farmi
più
prendere colpi del genere.Intesi?
Borbottai qualcosa circa uno "spaccone presuntuoso e altezzoso" e lui
lo prese per un sì.
-Bene.Adesso posso ricominciare ad odiarti?-sbottai,aggrottando le
sopracciglia.
Lui sorrise.-Ma certo,ragazzina.
Una mano dalle unghie laccate si posò sulla sua
spalla.-Daniel,l'infermiera ha detto che se non esci,viene a prenderti
lei e ti sbatte fuori a calci-cinguettò tranquilla Hilly.Mi
fece
l'occhiolino,e io ridacchiai.
-Va bene,va bene.Smettetela di ammiccare e di prendermi in giro,voi
due-ci borbottò contro,alzandosi.Fece per seguire Hillari
verso
la porta,dove Celeste li aspettava spazientita,ma all'ultimo si
voltò di nuovo verso di me,si avvicinò al letto e
si
piegò,per poi stamparmi un bacio sulla fronte.
Si allontanò lentamente,mentre le mie guance prendevano
fuoco.Un
sensazione calda nella pancia mi fece pensare che forse stavo avendo
un'emorragia interna.
Sulla porta,intravidi le orecchie di Celeste arrossire,diventando dello
stesso colore dei capelli,che teneva acconciati in uno chignon alla
cinese.In effetti,era tutta in tema orientale: maglietta con ghirigori
tribali,in stile cinese,fuseaux rosso bordeaux lunghi fino al ginocchio
e un paio di ballerine anch'esse rosse.Hillari cercava di
trattenerla;il viso della rossa era contratto dalla rabbia.
Finalmente,la stanza rimase vuota,se non fosse stato per me e per
l'infermiera che mi aggeggiava intorno.C'era una finestra che dava sul
corridoio,e riuscii a vedere Celeste che inveiva furiosa contro il suo
ragazzo.Lui aveva quell'espressione indifferente che ben conoscevo,e
che gli avevo visto addosso nelle prime settimane del nostro
rapporto.Celeste urlava così forte che riuscivo a cogliere
le
sue parole.Inveiva contro di me,chiamandomi sgualdrinella,e chiedeva a
Daniel come potesse sopportare il mio carattere acido(ma si era mai
vista allo specchio?) e il mio spirito di solitudine.Lui la
lasciò gridare,e quando la rossa ebbe finito la sua
tiriteria,lui la stordì con poche parole che,nonostante vi
fosse
il vetro a separarci,riuscii a cogliere chiare e limpide.
Daniel disse alla sua ragazza che doveva piantarla di fare queste
scenate,che non erano giustificate,visto che io ero solo un'amica,una
buona amica.Le disse che non aveva nessun diritto di chiamarmi
sgualdrina,perchè ero una ragazza dolce e molto
sensibile,anche
se a volte leggermente scorbutica,e che non avevo nessun carattere
acido;continuò dicendole che mi stava accusando solo per
invidia
nera.
Vidi la mascella di Celeste staccarsi e rotolare via,man mano che
Daniel andava avanti.Gli occhi di lei si fecero più
scuri,segno
che si stava arrabbiando davvero.
Ma il colpo di grazia glielo diede alla fine.Il
ragazzo,infatti,concluse la sua
di tiriteria confessando che mi aveva baciato neanche una settimana fa.
A quel punto,la rossa fu colta di sorpresa e scoppiò a
piangere.Si nascose il viso tra le mani e,dopo due minuti,ne
alzò una verso Daniel.
Vidi il viso di lui voltarsi,colpito dallo schiaffo di Celeste.
Un moto di rabbia mi fece quasi ringhiare.Come si permetteva...
Lei si voltò per andarsene,e io desiderai che lo schiaffo
arrivasse a lei.O che cadesse e si rompesse una gamba.Qualunque cosa.
Due secondi dopo,sparì dalla mia vista.Vidi Daniel chinarsi
in
fretta,e udii dei lamenti striduli.Delle infermiere si affannarono
lì intorno,portando via di peso la ragazza.
Sorrisi.Ben le stava.
Mi accomodai sul cuscino,pensando a ciò che avevo
rischiato.Un
giorno,due,non so quanto tempo fa(dovevo ricordarmi di chiederlo a
qualcuno)avevo rischiato di addormentarmi senza potermi svegliare mai
più.Ma la villa-ormai demolita,immaginai-mi aveva
incuriosita
troppo.Senza contare il diario che avevo trovato...
Quel pensiero mi fece alzare la testa.Mi guardai intorno,alla ricerca
della mia borsa.La domandai all'infermiera,che me la passò
con
un sorriso stanco.
Cominciai a rovistarvi dentro: tasca anteriore,tasca centrale...Mi
affannai fra i vari libri di scuola,ma non lo trovai.
Dov'era finito?Eppure,ero strasicura,l'avevo messo lì prima
di
"tentare di scappare".Lo cercai di nuovo.Inutile:non c'era.Mi
montò una rabbia tremenda.Chi lo poteva aver preso?Domandai
all'infermiera se qualcuno avesse rovistato nella mia borsa mentre ero
incosciente,ma lei mi assicurò che quella era rimasta sulla
poltrona,intatta,per tutti gli otto(!) giorni che ero rimasta
lì.
Mi lasciai andare sul cuscino,in preda allo sconforto.
Più tardi,stavo guardando con aria assente fuori dalla
finestra,quindi non mi accorsi del debole rumore della porta che si
apriva.Rimasi impassabile finchè qualcuno non
posò una
mano sulla mia guancia.Mi voltai,trovandomi a un palmo dal viso di
Daniel.Sembrava stravolto e vedevo il segno dello schiaffo sulla sua
guancia.Prima che potessi dire qualcosa,le sue labbra si
posarono,veloci e prepotenti,sulle mie.
Non fu come l'altra volta.Se in quello sgabuzzino aveva tentato di
essere delicato,dolce e quasi impercettibile,questa volta muoveva la
sua bocca con rabbia,facendomi quasi male.Tuttavia,i miei sensi erano
completamente azzerati;non riuscii a fermare le mie braccia,che si
strinsero al suo collo.Ricambiai il bacio con foga.Le sue mani
passarono dietro la mia schiena,e sembrò che mi sollevasse
dal
letto,tanto mi stringeva.Mi accarezzò i capelli,e io infilai
le mie mani nei suoi,arruffati come non mai.
Ero completamente andata.Non sentivo nè capivo
più niente
che non fossero le labbra di Daniel o i suoi capelli,morbidi tra le mie
dita.
Nonostante tutto,mi restava quel minimo di lucidità per
capire che le mie labbra dovevano restare chiuse.Non avevo
idea di cosa sarebbe successo se avessi osato dischiuderle.Non ci
volevo pensare.
Daniel continuava a baciarmi insistente e il mio cervello si era
spento.Il ragazzo sembrava davvero deciso a mandarmi in tilt;mi
mordicchiò il labbro,facendomi sussultare.
Non sono sicura di cosa mi riportò alla
lucidità,ma credo
che fu sostanzialmente un rumore,un rumore che mi rimbombava nelle
orecchie.
Era il mio cuore.Quel suono sordo,zoppicante,era il mio cuore che
batteva furioso.Contro il mio,contro il suo petto.
Trovai la forza di allontanarlo lentamente.Mi lasciò un
ultimo
bacio,tenendomi sempre stretta a sè.Le mie mani erano sul
suo
petto.Le guardai,e poi alzai lo sguardo verso di lui.
Mi giunse prima il suono che la sensazione della mia mano contro la sua
guancia.Il mio schiaffo era stato,sempre se possibile,più
potente di quello di Celeste,sul lato sano del viso di Daniel.Il
ragazzo imprecò,ma non si allontanò di scatto
come avrei
voluto.Mi rimase accanto,e dopo uno sguardo furente,cercò di
riappioparsi delle mie labbra.Con una mano lo spinsi via.
-Bravo!Complimenti!-sbottai,cercando di allontanarlo.-Non ci credo!Sei
un porco!TI ODIO!!
Cessò di cercare di baciarmi,e schiaffò via la
mia mano per guardarmi negli occhi.
-Cos'è?Hai bevuto?Un attacco d'ira?Una specie di sfogo per i
problemi che hai con la tua ragazza?!-domandai.
Aggrottò la fronte e si decise a spostarsi.Lo costrinsi a
sedersi sulla sedia,per darmi almeno una spiegazione valida.
Lui si appoggiò al bordo del letto.-Non ho bevuto,Gail.Io
non bevo,mai.
-Attacco d'ira?
Scosse la testa.
-Rimane l'ultimo.Senti Daniel,se tu e Celeste avete problemi di
coppia,io non sono una terapista.Sia chiaro.
-Non è nemmeno per quello!Ci deve essere per forza un motivo?
-Direi di sì,visto che non
sono la tua ragazza!!-gli gridai contro.-E non ho
intenzione di diventarlo,tanto per chiarire.
Alzò gli occhi al cielo.-Sei impossibile.
-Come ho già detto,tu sei un porco.
Sembrava davvero arrabbiato.-Ah,e grazie per lo schiaffo.Non ne avevo
prese abbastanza,oggi.
-Si vede che te le sei meritate-borbottai,incrociando le braccia.
-Non mi sembra che tu mi abbia spinto via,sai?
Giuro,la mia mascella si staccò.Era maledettamente
vero,ma...avevo sperato che non se ne fosse accorto.
-Non dici niente?-.Sogghignò.Ebbi la tentazione di menarlo
nuovamente.
-Non ho niente da dire-brontolai.-Adesso puoi anche andartene.
-Ho mollato Celeste.
Mi voltai di scatto.Lo fissai negli occhi,a lungo.
-Da come sono andate le cose,sarebbe stato più giusto che
fosse stata lei a farlo-mormorai,stupita.-A proposito,cosa si
è fatta quando è scivolata?
Alzò un sopracciglio,guardandomi indagatorio.-Si
è causata una distorsione alla caviglia.
Scossi le spalle.-Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
-Ritornando al discorso Celeste,-mormorò.-ho pensato
che,forse,non era esattamente la ragazza adatta a me.Per quanto io
l'abbia amata,sono stanco di sopportare i suoi...scatti.Niente da
ridire sul fatto che sia un po' isterica,a volte.
-Come ha reagito?
-Secondo te?Le stavano medicando la caviglia;si è messa a
strepitare.
Abbassai lo sguardo sul lenzuolo.-Immagino,contro di me.
Annuì.
-E adesso?
-Non credo che tornerà strisciando implorandomi di
perdonarla.Forse me ne sono liberato-.Scosse la testa,e alcuni ciuffi
di capelli gli caddero sul viso.-O forse no.Credo che
aspetterò un po',vedendo come si sviluppa la situazione.
Un nodo mi chiuse la gola,impedendomi di continuare il discorso.C'era
una domanda che volevo fargli,ma non mi fidavo della mia lingua.
-Daniel?
Si era messo a guardare fuori dalla finestra della mia stanza.Distolse
lo sguardo,e lo portò su di me.
-Sì?
-Cosa farai...sì,insomma,se Celeste non torna da te?
Sembrò confuso.-Cosa intendi?
Ecco,era stata una domanda stupida.-Niente.
-No,adesso me lo dici.
-No,sul serio!Era solo una domanda...
-Intendi per caso,riguardo la mia situazione sentimentale?
Non risposi.Continuai a guardare le mie stesse mani che giocherellavano
nervosamente con il copriletto.
-Non credo di aver capito la domanda-disse.-Stai forse dicendo
che...vuoi che...io e te?
Il sangue mi ribollì sulle guance.Mi affrettai a
negare:-No,no!Neanche ci pensavo.Figurati!!
Dal suo sguardo capii di non averlo convinto,neanche un po'.
Rimanemmo un po' in silenzio,io nel mio tremendo imbarazzo,e lui
immerso nei suoi dubbi.
-Gail...-mi chiamò all'improvviso.
-Che c'è?-sbottai.
Sospirò,e afferrò una delle mie mani,che
continuavano a torturare le lenzuola.La strinse forte,e feci lo
stesso.Per un attimo,rimase a guardare le nostre mani intrecciate,e
sembrò davvero
confuso.
-Sì,insomma,non so se...Credo che sia cambiato qualcosa,da
quando ti ho incontrata.In me,dico-disse,piano.-Prima del tuo
arrivo,avevo una concezione diversa della mia vita.Non m'importava
molto degli altri: avevo quello che avevo,e mi bastava.Ora che ci
ripenso,non ero davvero un granchè.Uno scarto della
società.Mia sorella cercava di portarmi sulla buona
strada.Hilly è più piccola di me,ma è
stranamente ragionevole e matura.Per questo aveva provato a farmi
mettere con Celeste: lei,così diceva,era una brava ragazza,e
mi avrebbe fatto rifare dritto.Ma non è andata
così.Celeste non ha cambiato il mio modo di vivere,mi ha
solo aperto ad una nuova prospettiva,una nuova strada,che non ho voluto
imboccare.Piano piano si è arresa anche lei e il suo vero
carattere è spuntato fuori.Mi ha dato del filo da torcere.
Poi sei arrivata tu.All'inizio,non ti avevo presa in buona fede.Mi
sembravi acida e scostante,sempre rinchiusa nel tuo guscio.Fai ancora
così,a volte ti chiudi in te stessa,e vorrei capire
perchè,ma ho imparato che fa parte della tua natura.Ma
allora non lo sapevo,e,insomma,difficilmente riuscivo a sopportarti.
-Me n'ero accorta-mormorai,ricordando i miei primi giorni qui,a Boston.
Continuò,ignorando il mio commento:-Io penso...penso che
tutto sia cambiato quella volta che...Che te ne sei andata via
piangendo,perchè ti avevo offesa.Hai fatto scattare
qualcosa,e quando dopo due giorni hai smesso di venire a scuola,ho
temuto che fosse per colpa mia.Non avevi voluto le mie scuse...
Ma poi sono venuto da te,e mi sono accorto in che condizioni eri.Non so
se ti sei mai guardata allo specchio,in quei giorni.Avevi il viso
stravolto,segnato.Mi hai quasi spaventato.Di solito i tuoi occhi
brillano,ma quel giorno erano tremendamente spenti.Non capivo come
avevi potuto ridurti così...
Non me la sentii di parlargli della visione,del tg e di tutto il
resto.Non ancora,almeno.Credevo che mi avrebbe preso per una povera
pazza.
Lui continuava,interperrito:-Mi hai segnato,Gail.Il tuo carattere,i
tuoi scatti emotivi,il tuo modo di fare.Mi hanno lasciato
un'impronta.Mi piacerebbe sapere tutto di te,perchè hai
sempre quel velo triste nei tuoi occhi.
Vorrei conoscerti meglio.E...voglio starti vicino,in qualunque modo tu
voglia.Se hai bisogno di parlare...be',io ci sarò,sempre.
Il suo discorso mi toccò il cuore.Feci un sorriso e,in barba
a tutti i fili a cui ero attaccata,lo tirai a me per abbracciarlo.Anche
lui mi strinse,e nel frattempo,si scusò per il male che mi
aveva fatto,e per i baci che mi aveva dato.Gli intimai il silenzio e lo
abbracciai più forte.
E in quel momento seppi di essermi fatto un alleato,nella guerra contro
la mia stessa vita.
L'angolo WOW!xD
Allora,eccomi xD Capisco la carenza di recensioni,in fondo,siamo in
vacanza,e l'unica che ancora fatica sono io xD Che ci posso fare,mi
piace scrivere :D
Questo capitolo è bello lungo xD Ma mi
piace,sì,ne sono soddisfatta.Si capiscono un po' di cose,e
poi voglio vedere chi non esulta perchè Celeste si
è (temporaneamente) tolta dai piedi!UAHUAHUAH!xD
Sono orgogliosa dell'ultima frase,mi sa tanto di filosofica xD
Comuqnue,preparate le asce,il prossimo capitolo non sarà
molto leggero.
Rispondo ora a Dreaming_Archer:
Sapevo che avresti detto così xDxD Grazie per i
complimenti,sono lusingata :D
Spero ti piaccia questo cap!Celeste si è levata un po' di
torno,finalmente!:D:D Speriamo di non vederla per un po'(se non lo io
xD).
Prepara l'ascia per tagliarmi la testa,nel prossimo sarò
molto crudele!
Un bacio :*
Ringrazio inoltre chi segue la mia storia(siete aumentati) e chi ogni
tanto ci dà una sbirciatina :D
Un kissone grande grande
Mizz
P.S. Vedo se la prossima volta metto le foto dei prestafaccia per ogni
personaggio xDxD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** .Dolore e Perdita ***
Cap.14-Justice
La
mia convalescenza durò altri tre o quattro
giorni.Alla fine,uscii dall'ospedale con due costole rotte in via di
guarigione e un gran mal di testa a causa di una "leggera commozione
cerebrale".Appena rientrata in casa,Haley mi si attaccò al
collo,felice.Ero anch'io felice di rivederla.Kath mi aveva preparato
qualcosa da mangiare.La abbracciai,piena di gratitudine: non sopportavo
più la sbobba dell'ospedale.
Riuscii a
rientrare a scuola solo due giorni dopo,ancora un po'
scossa.Per fortuna,vi erano due angeli al mio fianco.Daniel e
Hillari.Mi aiutarono nel mio reinserimento.
Stranamente,molte
persone si interessarono di quello che mi era accaduto.Qualcuno mi
disse che gli dispiaceva anche.
Quello che mi
stupì più di tutti fu Daniel,in
realtà.Dopo la nostra chiacchierata in ospedale,non lo
riconoscevo quasi più.Aveva perso quasi del tutto quella sua
aria da spaccone,e sembrava trovarsi molto a suo agio con me.Ne parlai
con Hilly,e lei confermò che la mia presenza aveva un
effetto
benefico su suo fratello.Azzardò un commento su una nostra
possibile relazione.Arrossii e sviai la domanda.
Certo,non
potevo più mentire a me stessa.Era arrivata l'ora di pensare
a noi.
Non
potevo dire che Daniel non
mi piaceva,perchè
non era assolutamente vero.Non era uno di quei belli che ti rubano il
cuore,ma secondo me era tremendamente
carino.Inoltre,adoravo
i suoi occhi.Aveva detto la stessa cosa dei miei,una volta.
Ma,nonostante
la mia poca(praticamente nulla) esperienza,sapevo che una
relazione si doveva basare sulla
sincerità reciproca.E io non ero pronta a dirgli
tutto,a
raccontargli la mia vita e quella cosa strana che mi stava succedendo.
E poi,non ero
sicura che lui provasse la stessa cosa.La mia sembrava
una di quelle cotte senza speranza,che si vedono nei telefim e
finiscono sempre male.Anche se mi aveva baciata,non ero sicura dei
suoi...sentimenti per me.Forse ero solo un'amica.E non ero sicura che
quello che sentiva per Celeste fosse svanito del tutto.
Mi sfogai con
Asia,un giorno,all'inizio di aprile.La piccola
italo-americana era sempre stata riservata,e non avrebbe osato andarlo
a dire in giro.Come scoprii,era anche un'utile consigliera.Mi disse che
quello che provavo lo sapevo solo io e,per Daniel,avrei fatto meglio a
chiederglielo.
Ormai ero
decisa.Volevo che le cose fra me e Daniel prendessero un'altra piega.
E la
presero.Solo nel verso sbagliato.
Era
giovedì.Arrivai a scuola in ritardo,e mi affannai per i
corridoi verso la mia aula.La mia attenzione fu catturata da due
ragazzi che se ne stavano in un angolo,a baciarsi.Non li riconobbi
subito,ma una scintilla rossa accese la lampadina.
Mi fermai di
botto.
No.
Non era
possibile.
La rossa era per
forza
Celeste.L'avrei riconosciuta ovunque,con quel suo nasino
all'insù e i suoi modi di fare.
E il
ragazzo...il ragazzo era...
Sentii
qualcosa sbriciolarsi dentro di me.Era il mio cuore?Il mio cuore era
andato in mille pezzi.
Lo sapevo.
Quella per
Daniel era una cotta senza speranza.Non aveva mai
dimenticato Celeste,e la scena che avevo davanti lo confermava.Le
lacrime premettero sulle mie palpebre serrate.Io e la rabbia diventammo
tutt'uno.
Proprio
allora,quando mi decisi ad aprire gli occhi,notai Daniel
fissarmi stupito.Sembrava volersi staccare da Celeste per venirmi
incontro,ma non gli lasciai il tempo.Quando si separarono,io stavo
già correndo via.
L'ultima cosa
che vidi,tra le lacrime,fu il ghignetto soddisfatto e trionfante di
Celeste.
Daniel's
POV
-Merda!-borbottai.-Gail!Aspetta!
Cercai di
sciogliere le braccia di Celeste dal mio collo.Mi aveva colto
di sorpresa,e mi aveva baciato all'improvviso.Avevo cercato di
respingerla,delicatamente,ma lei non si voleva staccare.
Eppure,credevo
di aver messo ben in chiaro le cose.L'avevo mollata,e i
motivi erano tanti e svariati.Ma non si era arresa.Si era appesa con le
unghie e con i denti.
E quando avevo
visto il viso deluso di Gail,avevo sentito qualcosa
spezzarsi.Avevo spostato malamente Celeste ed ero corso dietro alla
brunetta.
-Gail!Cazzo.GAIL!
Non si
fermava.Continuava a correre per i corridoi,ed era più
veloce ed agile di me.In qualche modo,però,la raggiunsi.La
inchiodai alla parete,impedendole la fuga con le braccia.Lei scuoteva
la testa,e delle lacrime brillavano sulle sue guance.Di nuovo,qualcosa
si spezzò dentro di me.
-Lasciami
stare!Lasciami,lurido bastardo!-sbraitò,cercando
di spingermi via.
-Gail,aspetta,ascolta.
-No!No,no e
no!Non voglio sentire una sola parola uscire da quella tua
bocca!Sei un cretino,un bastardo!LASCIAMI STARE!-continuò ad
urlare.
Lasciai cadere
le braccia,in segno di resa,ma lei non
scappò,come mi aspettavo.Scoppiò a piangere e si
lasciò scivolare a terra.
Mi chinai su
di lei,cercando di spostarle i capelli dagli occhi.
-Non mi toccare!!-singhiozzò,alterata.Tuffò
il viso tra le braccia,e le sue spalle sussultarono.
Non riuscivo a
capire perchè avesse reagito così.Glielo dissi,e
lei sembrò arrabbiarsi ulteriormente.
-Tu!Sei un
bugiardo!Avevi detto che...Celeste era acqua passata!!
-E infatti lo
è!Gail,lei mi ha aggredito...io...
-No!Non
crederò mai
più
a tutte le fesserie che mi racconti!-disse,decisa.-Daniel,io...io ti
volevo dire una cosa,ma...ho capito che sarebbe fuori luogo.
-No.Gail,adesso
tu mi dici quello che...
-No-disse,e si
asciugò le lacrime con la manica della
felpa.-No,basta.Esci dalla mia vita.Mi hai illusa,e mi hai fatto delle
promesse che non hai mantenuto.Non ti voglio più attorno.
-Non ci
credo,Gail-mormorai,e la abbracciai,mentre lei si
dimenava.-Ascolta.Ho promesso di rimanerti accanto...E ti giuro,lo
farò.Sempre.
Smise di
lottare per liberarsi.Si strinse a me e ricominciò a
piangere.Le asciugai il viso,e lei mi guardò con quei suoi
occhi
da cerbiatto,così grandi e tristi.
-Cosa volevi
dirmi?-le domandai piano,mentre lei si appoggiava a me,chiudendo gli
occhi.
-Non...non era
importante-.Tirò su col naso,e io le accarezzai i capelli.
-Sciocca
ragazzina-mormorai.Borbottò qualcosa,tirando sempre su col
naso.
La abbracciai
ancora.
Gail's
POV
Stavo
un po' meglio.Un po'.
-Sciocca
ragazzina-mi disse Daniel.Sottovoce,mormorai "spaccone che non sei
altro".Ricominciò ad abbracciarmi.
Nella mezz'ora
che seguì,mi portò allo
sfinimento,chiedendomi e richiedendomi quale fosse la cosa che volevo
dirgli.Quasi mi pentii di averla tirata fuori.Non mi avrebbe mai
lasciata in pace.Ma ormai avevo perso l'occasione.
Ma avrei
trovato un momento,un momento opportuno.Saremmo stati solo io e lui.Non
avrebbe dovuto aspettare tanto.
Purtroppo,quello
che successe dopo mi portò a pensare che forse non sarebbe
stato così.
Verso
mezzogiono incrociai Andrea e altre compagne.Con loro vi era
anche Celeste,con quel suo sorriso strafottente.Le lanciai
un'occhiataccia e fermai Andrea per salutarla.
Lei non mi
degnò di uno sguardo.Alzò la testa e fece per
andarsene,ma io le afferrai un braccio.
-Ehi-esclamai.Vidi
Daniel,sorpreso quanto me.-Che ti prende?!
La ragazza
sembrò infuriarsi.-Che mi prende?Che mi prende?
Mi prende che
tu sei una grandissima
bugiarda!
Indietreggiai
di fronte alla sua rabbia.-Cos...?
-Pensavo che
ti fidassi di me-grugnì lei.-Che ti fidassi di
NOI.Ma non è così,giusto?Sei solo una bugiarda.E
Celeste
mi ha aperto gli occhi!Addio,Justice.
Si
liberò dalla mia stretta.Ero troppo sconvolta per
trattenerla.
Cosa.Come...?
-Come ti ha
chiamata?-domandò alle mie spalle Daniel.
Del piccolo
gruppetto,era rimasta solo Celeste.Ci sorrideva,a prima
vista innocente,ma i suoi occhi ardevano.Si avvicinò a
me,ancora
sotto shock,ma si rivolse al ragazzo:-Dan?Possiamo parlare io e Gail da sole?
Lui mi
lanciò un'occhiata,ma io non lo guardai nemmeno.Scossi la
testa e fulminai la rossa.
-Sì,Daniel.Lasciaci
sole.
Lui mi
guardò di nuovo e poi si allontanò di un
poco,fingendosi interessato a certi fogli appesi alla bacheca di
sughero.
-Cosa...cosa
hai detto ad Andrea?
Lei rise
sommessamente.
-Oh,niente...sai,mio
zio è impiegato in comune.
Deglutii.
-Ho fatto un
po' di ricerche-continuò.-Non è stato
difficile...hai una vita interessante,per i tuoi diciasette anni,vero,Justice?
Strizzai gli
occhi e digrignai i denti.Il modo in cui pronunciava il
mio secondo nome,come un insulto,mi fece quasi star male.Strinsi i
pugni.
-Tu...tu hai
violato la mia privacy.
-Balle.E tu
hai mentito a mezza scuola.Come ci si sente ad essere una orfanella,eh,piccolina?-cantinellò.
-Smettila...-mormorai.Sentivo
le lacrime pungermi gli occhi.No,non era il momento adatto per piangere.
-Si vede che i
tuoi non ti volevano.Anzi,nessuno ti vuole,nè a
te,nè a quella tua stupida sorella.L'ho vista in
giro,sai?Sempre
sola.Con il suo sguardo mogio.E piange spesso.Che perdente!Quanti anni
ha?Ah sì,quindici...-.Rise di gusto.-Ma,a me pare che ne
abbia
dieci!
-Cosa vuoi
saperne!?-bofonchiai.-Cosa vuoi saperne di me,di lei,di noi?!Due o tre
pezzi di carta non svelano chi siamo davvero!!
-Be',io so chi
sei tu-disse.Si avvicinò e mi tirò una ciocca di
capelli.-Sei una stupida puttanella decisa a fregarmi il ragazzo.
-Lui ti ha
lasciata-mormorai.-Non ti vuole.E comunque,non c'è niente tra me e Daniel!
-Bugiarda.Puttana
e bugiarda.Una sporca bugiarda-.Sorrise.
Cominciavo a
vederci rosso.E sfocato.La prima reazione era per la rabbia,la seconda
per le lacrime di consapevolezza.Sì,perchè la
maggior parte delle cose che aveva detto erano
così...stramaledettamente vere.
-Va
bene,bastardella.Ci vediamo.Ah,ho provveduto a mettere in giro la
voce,sai,per portare un po' di verità a questa gente.Questi
ragazzi sono così
ingenui.
Non so
come,stavo ancora resistendo all'impulso di strapparle i capelli.Tenevo
gli occhi chiusi,ben saldi,e sentivo le gambe tremolare.
Non sentii i
passi di Celeste mentre se ne andava.Mi azzardai ad aprire gli occhi
piano,ma lei era ancora lì,di fronte a me.I capelli ordinati
in una treccia.I vestiti e il trucco impeccabile.
-Giusto!Scordavo
che sei anche un'assassina.E una delinquente.Quanti crimini hai
commesso?Non mi stupisco che nessuno ti voglia...Sei un pericolo
pubblico.Sai cosa ti dico?-.Sorrise di nuovo.-Fai pena.A tutti.Ad Hillari,ad
Asia,a Daniel.Perfino ai tuoi
"genitori".E,perchè no?Anche a tua sorella.E' solo per pena
che
ti stanno vicini.
Sapevo
benissimo che non era vero.Ma mi accorsi di aver perso il controllo del
mio corpo.Un secondo dopo ero lì,sopra il busto di quella
razza di...E le stringevo le mani intorno al collo.Con
forza.
-Stai
zitta!Devi stare zitta!!ZITTA!-singhiozzai.Mi ero messa a
piangere.Fantastico.
Lei ansimava e
si affannava.Mi tirò un calcio e mi graffiò con
le unghie ben curate,ma non le lasciai il collo.Sperai gli si spezzasse
la trachea.
Io,intanto,soffrivo;dentro
di me,morivo dal dolore.
Perchè
aveva affondato il coltello nella piaga,rigirandolo fino a far
sanguinare la ferita che da anni,invano,cercavo di curare e di
ricucire.Perchè sapevo che molta gente mi accettava o mi
aveva accettata solo per pura pena,come aveva detto lei.
Perchè
sapevo di essere una bugiarda,una bastarda e un'orfana.
-GAIL!GAIL!LASCIALA!-gridò
qualcuno alle mie spalle.Qualcosa mi tirò indietro,facendomi
togliere le mani da Celeste.Non opposi resistenza: la ferita faceva
male.Mi rannicchiai contro il muro,abbracciandomi il petto,tentando di
alleviare il mio dolore.
Vidi la rossa
tossire,più volte e cercare di rialzarsi,aiutata da Hillari
e Daniel.Non avevo visto arrivare la mia amica.
-BASTARDA!STAI
LONTANA DA ME!SEI UN'ASSASSINA,L'AVEVO
DETTO!!!UN'ASSASSINA!-strillò roca Celeste.Nei suoi occhi
vidi il terrore.Trasalii,sentendomi
un mostro.Nascosi il viso tra le ginocchia.
Ma non potevo
tapparmi le orecchie.Sentii il trambusto che seguì.Strilli
della rossa.Rimproveri.Discussioni.Bisbigli,ci avrei scommesso,su di me.
Poi,pian
piano,il chiasso sembrò spostarsi.Rimasi sola,con il mio
dolore.Strinsi più forte il petto,appigliandomi alla felpa.
Ma la
sofferenza non era finita.Sarebbe mai finita,per una come me?
Qualcuno mi
afferrò un braccio e mi strattonò con
forza.Urlai,non tanto per il dolore,ma perchè sentii la
ferita pulsare e sanguinare di nuovo,non più protetta dalle
mie braccia.
Il "qualcuno"
mi trascinò con sè,sempre strattonandomi.Non
badai a chi fosse.Non volevo camminare.Volevo solo non soffrire.
Gli strattoni
si trasformarono in una spinta: mi spinsero in una stanza e chiusero la
porta,mentre mi accasciavo su quella che mi pareva una cassa.
Mi coprii il
viso con le mani e ricominciai a piangere.
-Non vedo cosa
ci sia da piangere!-mi sgridò Daniel.Camminava nervoso in
quello che sembrava un magazzino.-Cazzo,Gail.La potevi uccidere!
Versai nuove
lacrime.E chi se ne fregava?Ben le stava,anzi!
-Cosa mai ti
avrà
detto!?Dai,sentiamo.STUPISCIMI!-urlò,alterato.Di nuovo,tutta
quella preoccupazione per la sua ex mi fece pensare che non l'aveva
dimenticata.
Certo.Ero
stupida.Mi ero illusa.Avrebbe sempre preferito lei a me.LEI era la
priorità.
Rimasi in
silenzio,singhiozzante.
-GAIL!PARLA!-urlò,di
nuovo.
-Non.
Urlare!!!!-strillai,isterica,scoppiando di nuovo a piangere.Mi strinsi
il petto,la ferita faceva tanto,tanto male.
-Allora
dimmelo,forza.
-Non...posso.
-Non puoi?!-si
alterò.
-Ti ho detto
di stare calmo,maledizione!!!!!-sbottai,alzandomi.Era
alto,più alto di me.Dovetti alzare la testa.Mi asciugai
qualche lacrima.
-Cosa vuol
dire non puoi!-sbottò in risposta.-Parla,Gail.PER FAVORE!
Di
colpo,sentii il desiderio di raccontargli tutto,ma tutto
tutto.Della
visione e di tutte le stranezze-la villa,il diario scomparso-che mi
stavano tormentando.
Ma scoppiai di
nuovo a piangere.
-Ci...ci sono
cose che non
sai
di me!-dissi.
E,prima che
potesse aprir bocca,cominciai a raccontargli la mia vita.Sempre
piangendo.Da cima a fondo,tralasciando le parti soprannaturali.
Rimase in
silenzio,fino alla fine.E anche dopo.
Alzai una mano
per toccargli una guancia.Ma la schiaffò via,e il suo viso
mutò,amareggiato.
-Ti avevo
detto che potevi fidarti di me.Te
l'avevo giurato-disse,e fu un sussuro.-Non l'hai fatto,Gail.E Celeste
ha ragione: sei bugiarda.
Mi
guardò ancora,e i suoi occhi erano feriti.Il mio dolore
crebbe,accresciuto da una nuova perdita,imminente.
-Daniel.No...
-Abigail Justice...-come aveva fatto
Celeste,pronunciò il mio nome come un insulto.-Non contare
più su di me,per favore.
-Daniel!-singhiozzai.Cercai
di afferrare la sua mano,ma sgusciò via,dalla stanza,dalla
mia vita.
Più
tardi venni a sapere che mezza scuola sapeva tutto;l'altra
metà l'avrebbe appreso a breve.Hillari mi fece una
scenata,ma il succo del discorso fu come quello di suo fratello: la
nostra amicizia era rotta.Perchè un'amicizia non si poteva
fondare sulle menzogne.
In una
giornata persi tutto quello che mi ero guadagnata nei miei primi mesi
lì.Uscire dalla scuola,alla fine delle lezioni,fu un
sollievo,anche se temporaneo.Sentivo il dolore,la ferita che si era
allargata.Una lacrima calda mi rigò la guancia.
Ma la mia
sofferenza non era finita qui.
Perchè
mi ero dimenticata di un particolare.
E quel
particolare se ne stava accasciato contro la mia auto,il viso rosso e i
capelli arruffati,singhiozzante.
-Ommiodio...HALEY!-gridai,e
mi precipitai al fianco della mia sorellina.-Haley!Haley?Stai bene?Che
succede?
Si
scostò,e mi lanciò un occhiataccia.-TU!Tu...lo
sapevo,Gail,lo sapevo che avresti rovinato tutto per l'ennesima
volta!-singhiozzò.-Sei un'incredibile STRONZA!Sai pensare
solo a te stessa!!Io ti ODIO!
Uno sguardo e
capii.Capii che le conseguenze dei miei errori si erano riflessi su di
lei.
-Perchè
hai mentito ai tuoi compagni,Gail?Io sono stata sincera con loro,e mi
avevano accettata!Perchè non gli hai detto come stavano le
cose?Ti vergogni?Ti vergogni di chi siamo?Ti vergogni di essere
un'Anderson?
Rimasi in
silenzio,ad osservarla.
Lei lo prese
come un sì,e i suoi occhi si riempirono di lacrime.-Bene.Ho
capito.Quindi ti vergogni di essere mia sorella-.Tirò su col
naso.-Bene.Perchè,d'ora in poi,non sarai mai più
mia sorella.
Si
alzò da terra.Avrei voluto negare,ma il dolore mi impediva
di fare qualsiasi cosa.
Mi
guardò,un velo di sofferenza che si trasformava in una
maschera neutra.
-Andiamo a
casa.Sono stanca.
Senza
replicare,salii in macchina e uscii dal parcheggio,in automatico.
Mentre le
lacrime ricominciavano a scendere,piano e la ferita pulsava di un
dolore nuovo.
Salve!!Qui
è Hillari Healt!Se state ascoltando questo allegro
messaggio,vuol dire che non posso rispondervi!!Aspettate il bip,e poi
lasciate il vostro
messaggio!Ah!Ah!Ah...
Bip.
-Hillari...sono
di nuovo io.Ti giuro che mi dispiace...davvero...Ti voglio bene,forse
non ci crederai,dopo tutto quello che è successo.Ma
è così.Spero che mi richiamerai.A presto.
Bip.
Questa
è la segreteria telefonica di Asia Scuderi.Al momento
l'utente non può rispondere.La preghiamo di richiamare
più tardi,o di lasciare un messagio dopo il segnale
acustico.Grazie e arrivederci.
Bip.
-Asia...Vi
prego,qualcuna di voi può rispondermi?Ho bisogno di
parlarvi,ragazze.Mi mancate.
Bip.
Sooooono
io,Andrea Looke!Al momento non posso rispondere.Ora arriva il bip,spero
sappiate cosa fare.Un bacioooo!
Bip.
-Andrea...Ti
prego,vi prego.Mi dispiace,scusatemi...Ti voglio bene,sei stata la
prima a parlarmi,qui a Boston...Richiamami.
Bip.
Qui
è Daniel Healt.Lasciate un messaggio,se avete qualcosa da
dirmi.Al momento non posso prendere il cellulare,sono molto occupato.
Bip.
-Daniel...A te
ho più cose da dire...Ci sono cose importanti,che devi
sapere...Hai diritto di saperle...
Sei un buon amico,anche se litighiamo tanto.Ti voglio bene,e...Mi
manchi un sacco,e...Richiamami,Daniel.Ti prego.
Richiamami.
Bip.
L'angolo delle lacrimuccie
Eccomi.State tendendo le ascie?Sono al sicuro vero?Non mi lincierete?
Sono stata cattivella,lo so.Daniel è suscettibile,ma questo
l'avevamo capito.Ma da uno che si sente tradito,cosa vi aspettate?Lo
dovevano scoprire,e siccome Celeste è una rompiballe,chi
meglio di lei?
Vi prego,non farò durare la cosa più del
necessario.
LE RECENSIONIIII!
Emily Doyle: tre parole per riassumere un capitolo xD Sei mitica!Spero
che non vorrai spararmi.Era necessario.E abbiamo capito che a Gail le
gusta Daniel ù.ù AHAH! un bacione ^^
Dreaming_Archer: Halloooooo!^^ Grazie,come sempre,dei tuoi complimenti
:D Adoro vedere i fan soddisfatti!!
Purtroppo,Celeste è tornata alla riscossa...Sennò
non sarebbe Celeste!Ti consolo dicendoti che G & D(per non dire
D & G xD)sono stati bene per un mesetto circa,mentre quella era
impegnata in ricerche ù.ù
La tua curiosità sarà sedata fino al prossimo xD
Mi ci metterò d'impegno :D
Nooo!L'ascia no!La mia povera testolina :O
Un kiss...Goditi il capitoloo!
Un bacione ai fan,come sempre.Anche questa volta,niente prestafaccia xD
Comincio a pensare che li metterò in fondo xD
Vi Amo =)
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** .Legami ***
Cap.15-Justice
Con
grande forza di volontà,la mattina
dopo riuscii ad alzarmi dal letto.
A scuola era come se ci fossi solo io,almeno per me.Era come essere
tornata ai miei primi giorni lì: camminavo sola nei
corridoi; a
pranzo sedevo a un tavolo isolato,le cuffie nelle orecchie o un libro
in mano,per estraniarmi dal resto di quel mondo; non mi mostravo mai
debole,neanche di fronte ai miei ex amici; durante le lezioni seguivo(o
almeno fingevo di farlo) con interesse.Sapevo che le persone
parlavano,ma se avevo imparato una cosa,era che era meglio fregarsene.
Certo,non era facile,lo avevo saputo fin dall'inizio.Ma mi
arrangiavo,anche se ogni volta che incrociavo certi occhi accusatori,lo
stomaco mi si stringeva in una morsa.Era il prezzo da pagare,certo,ma
se gli occhi erano di un nocciola intenso,con un'ombra scura sul
fondo,il dolore era più profondo.
Era difficile concentrarsi su qualcos'altro,quando lui puntava i suoi
occhi nei miei.O,insomma,su di me.
Come quel giorno.Era passata una settimana dalla "rivelazione" che mi
aveva sconvolto la vita,ma non era cambiato molto.Ero seduta in un
banco da sola.Inglese.La prof spiegava a voce alta,ma non riuscivo a
catturare nemmeno una parola.
-Shakespeare!Che grande uomo.E i suoi lavori!Che colpi di genio.
"DanielDanielDanielDaniel",era l'unica cosa che riuscivo a
pensare.Argh.La mia stava diventando una fissassione.
Mi tirai un pugnetto sulla fronte."Basta,sciocca!Ti ricordo che ha
ricominciato ad uscire con Celeste.Perchè?Perchè
tu sei
un'idiota",disse la vocetta nella mia testa.
"Zitta tu!",le urlai contro.Mi sentivo già abbastanza
pazza,con
tutto quel casino delle visioni e le cose strane che accadevano quando
mi arrabbiavo(avevo cominciato ad accorgermene).Non avevo bisogno anche
di una "voce consigliera interna".Sapevo già di non essere
normale.
Sentivo addosso gli sguardi di buona parte della classe.Alzai gli occhi
al cielo.Ma i fatti loro non se li sapevano fare?
Al suono della campanella,uscii dall'aula quasi di corsa,cercando di
non scontrarmi contro altri studenti.Camminavo lentamente,i libri
stretti al petto.
Tenevo lo sguardo fisso a terra.Sapevo che,sfilando accanto a un
gruppetto,scatenavo un coro di risolini e bisbigli.Cercai di non farci
caso.
In questo modo,mi accorsi ben presto che il corridoio era vuoto.Mi
guardai intorno,e capii che ero in ritardo.Merda.La mia prossima
lezione era nell'aula centoventi,nell'ala opposta a quella in cui mi
trovavo.
Accellerai il passo.Per poco non mi scontrai con un ragazzo,e la cosa
mi riportò immediatamente nei pensieri Daniel.Cercai di
scacciarlo.Dovevo concentrarmi.
I corridoi sembravano un intricato stratagemma per farmi fare tardi.Ad
un certo punto,udii dei passi dietro di me.Non volevo voltarmi a
guardare.Costrinsi i miei piedi ad andare più veloci.Il mio
inseguitore,però,non si lasciò intimorire e
affrettò il passo dietro di me.
Mi morsi un labbro.L'ansia aveva cominciato a chiudermi la gola con un
nodo stretto,che non riuscivo a mandar giù.
Nella fretta di seminarlo,svoltai veloce in un corridoio secondario,che
portava a un ripostiglio.Mi nascosi più in fondo
possibile,protetta dalle tenebre.
Aspettai un po',al buio.Sapevo che avrei passato guai seri,ma in quel
momento non m'importava.Quando ebbi la certezza di essere
sola,sgattaiolai verso l'uscita.
E mi trovai in trappola.
In mio inseguitore era lì,davanti a me.Bloccava la mia via
di
fuga,perciò mi era impossibile nascondermi.Il groppo in gola
si
fece più grosso,e un senso di paura mi strinse lo stomaco.
Era un ragazzo,ma il buio mi impediva di capire chi fosse.Vidi la sua
figura avvicinarsi e d'istinto indietreggiai,trovandomi con la schiena
contro la porta del ripostiglio.
Con un ultimo passo mi fu addosso.Allungò la mano e io mi
ritrovai per terra,nella stanzetta.Chiuse la porta e si
voltò,accendendo un interruttore.
Finalmente lo riconobbi: Grant Rems.Hillari me lo aveva indicato un
giorno di un po' di tempo fa,dicendomi di stare sempre lontana da
lui,perchè non era,come dire,un buon soggetto.Aveva
pessima fama,in questa scuola.
Mi sorrise,un sorriso meschino,e si chinò per afferrarmi un
braccio e strattonarmi con forza.
-Alzati!-mi sgridò.Eseguii,respirando ansiosa.
Mi spinse contro uno scaffale.Sentii il fiato mancarmi mentre la mia
schiena batteva contro il ferro di un ripiano,violentemente.Mi fu di
nuovo addosso,mentre io tossivo dal dolore.Strinse la mano intorno al
mio collo.
-Ascoltami bene-mi disse.Cercai di liberarmi,ma mi tirò una
sberla che mi stordì.-Ascoltami!Adesso tu stai buona
e,soprattutto,zitta,e vedrai che faccio in un attimo.Non sentirai
neanche niente.E ti piacerà.
Tentai di gridare,e lui mi zittì con uno schiaffo.
-Ti ho detto zitta!
La sua mano mi sfiorò un fianco e si abbassò sui
jeans.All'istante,capii e cominciai a scalciare.
-Zitta!Zitta e buona!-esclamò irritato,tirandomi una pedata
su
una caviglia.Mi sfuggì un urlo di dolore,che mi
costò
l'ennesimo schiaffo.
La sua mano calò nuovamente su di me,questa volta alzando
pian
piano il maglione che avevo indosso.Senza accorgermene,cominciai a
piangere.
Volevo che smettesse.Lo volevo davvero,con tutta me stessa.
Una scarica elettrica mi percorse la spina dorsale,e in quell'attimo
desiderai morire,mentre un dolore lancinante mi perforava il petto.Era
come se mi scoppiasse il cuore,come se scoppiassi io stessa.Le orecchie
fischiavano.
Il dolore si dissolse con un rumore soffocato,un tonfo.Caddi a terra in
ginocchio,aprendo gli occhi.
Grant era vicino alla porta,esattamente dalla parte opposta di quel
luogo angusto.Si massaggiava la testa,e del sangue gli usciva dalle
orecchie.Se le tamponò,e tornò a guardarmi.
-Piccola puttana!-mi urlò contro,prima di
riavvicinarsi.Gridai,più forte che potei,prima che mi
tappasse
la bocca con una mano.
-Dovrò fare più in fretta.Accidenti a te!-mi
maledì.Ritornò sulla zip dei miei jeans e
riuscì a
sganciarla completamente.Cominciò a
sfilarmeli,frettolosamente.
Contro la sua mano,io urlavo,ma dalla mia bocca uscivano suoni sordi.Mi
facevano male i polmoni e la caviglia,e il peso di Grant mi schiacciava
l'addome.Era terribile.Strizzavo gli occhi per non vedere.
Non volevo che fosse così,la mia prima volta.Non volevo
finire
violentata,strupata,come in uno schifoso,vecchio telefilm.Avrei voluto
scatenare la reazione di prima (ero quasi sicura di essere stata io a
creare quella specie di...ultrasuono),ma non ci riuscivo.Sbattevo le
gambe,ma non serviva a niente,aumentava soltanto il dolore.Di
nuovo,desiderai la morte.
Ma poi il peso del ragazzo sparì,e temei che fosse riuscito
nel
suo intento e che mi avesse sfilato completamente i pantaloni; ma non
udii altro che esclamazioni di dolore e imprecazioni.
Senza aprire gli occhi,mi raggomitolai,coprendomi la testa con le mani.
-Cazzo!Basta!Ok...Ahi!Ok,Ok!Me ne vado!-fece la voce di
Grant.Seguì un breve silenzio.
-Ecco,bravo,vattene.SUBITO-disse arrabbiato qualcun altro.Riconobbi la
voce,e per l'ennesima volta invocai la morte.
A seguire vi furono solo rumori di passi,strascicati.Lentamente,sempre
ad occhi chiusi,cercai di tirarmi su i jeans.Ci riuscii,senza far
troppo rumore.
Ritornai nella mia posizione fetale.
-Che porco-.Adesso la voce era più vicina.Sembrava
lì,accanto a me.Tremai quando capii che poteva benissimo
essere
così.
Qualcosa sfiorò i miei capelli,nel tentativo di un gesto
gentile.Mi raggomitolai ulteriormente.
-Gail?Gail,piccola,stai bene?-la sua
voce era carica di preoccupazione.
Oddio.Mi aveva appena chiamata piccola.
Tentai di rispondere,ma la mia voce tremava,così tanto che
le
mie parole si capivano a stento:-Io...io...n-non tan-t-t-to.Mi-mi fa
male u-un-un-una cavi-i-glia.E i p-p-polm-moni.
Evitai di dire che ero spaventata a morte.Anche perchè,si
capiva benissimo.
Mi aiutò a mettermi seduta,con gentilezza,mentre io tossivo
dal dolore.
-Gail.Apri gli occhi.
Li tenni ben saldi.Scossi la testa automaticamente.
-Forza.Mi devi dire dove ti fa male,e non puoi certo farlo a tentoni.
Sospirai e,pian piano,li spalancai,timorosa.
Daniel mi fissava,un sorriso accennato sulle labbra.Sembrava
felice,felice di vedermi.
Per un secondo provai odio puro verso di lui.Ma,davvero,fu un secondo.
-Allora?Dov'è che ti fa più male?
Agitai leggermente il piede,e toccai un punto preciso,dove il dolore
bruciava incessante.Non mi fidavo della mia voce.
Daniel tastò la mia caviglia,con cura.-Non credo sia
rotta,ma
forse è meglio che per oggi vai a casa-disse,apprensivo.
Mi fissò di nuovo negli occhi.-Gail,che c'è?Hai
una faccia...
Appena ebbe finito la frase,scoppiai a piangere e gli gettai le braccia
al collo,stringendolo.Rimase interdetto dal mio gesto avventato.
-Tu...Tu!-singhiozzai.-Sei un cretino!Ti ho lasciato un sacco di
messaggi,a te,alle ragazze!Perchè non mi hai
chiamata,Daniel?Cazzo!Mi mancavi da morire,stupido spaccone bastardo
che non sei altro...
Con un sospiro,strinse le braccia attorno alla mia vita.
-Gail,Gail,Gail-sussurrò.-Cosa devo fare con te?
-Volermi bene.
-Ma io te ne voglio,stupida ragazzina-disse,passando una mano tra i
miei capelli.-Più di quanto immagini.
-E allora perchè,Daniel?Perchè mi hai abbandonata?
Si staccò un attimo,le mani sui miei fianchi.Sapevo di avere
il viso chiazzato e gli occhi rossi.
-Ok...forse la mia reazione è stata...esagerata-disse.-Ma
ero
davvero offeso.Insomma,ti avevo detto che potevi fidarti di me.
-Ma io te lo avrei detto!Molto,molto presto.E' solo...-.Deglutii.-E'
solo che cerco sempre di non rievocare il mio passato,sai.
Mi guardò mentre abbassavo lo sguardo.-Sì.Lo
capisco.Capisco che dev'essere stato difficile.
-Non sai quanto-mormorai,affondando il viso nella sua
spalla.Sospirò.
-Dai,vieni,ti accompagno in segreteria.Così puoi andartene a
casa.
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi,di un nocciola profondo.
-Che c'è?
Indicai il piede.-Non posso guidare,ricordi?
-Be',chiamo Kathleen e ti faccio venire a prendere.
-Kath non c'è-dissi,piano.-E' a Jacksonville.Per sistemare
le ultime cose della mia adozione.
Il suo sguardo era stupito.-Ah.
Una domanda mi ronzava in testa,ma sapevo di essere troppo codarda per
porgliela.
-Cosa vorresti che faccia,scusa?-sbottai allora.-Zoppico fino a casa?
-Ok.Ho capito.Ti devo portare io.Giusto?-disse,ma sapeva già
la risposta.Sospirò di nuovo.
-Bravo.La mia mini è parcheggiata fuori-.Sorrisi angelica.
-Sei davvero una piccola bastarda,sai?
Si alzò in piedi e mi prese in braccio.Gli avvolsi le
braccia al collo mentre uscivamo dallo sgabuzzino.
-Lo so,lo so-ridacchiai.-Ah,Daniel?
-Sì?
Mi allungai verso la sua guancia,lasciandovi un bacio.
-Grazie.
Rise,e io risi con lui.
-Di niente,piccoletta.
Daniel's POV
Sì,era proprio una piccola bastarda.
Una bastarda con la faccia da angelo,però.
Non seppi resistere quando,arrivati a casa Baggie e accortasi di essere
sola,Gail mi implorò di rimanere.Tanto più che
zoppicava,e non mi fidavo a lasciarla girare in casa da sola.
Mi lasciavo sempre abbindolare.
Saltellando su un piede solo,Gail raggiunse la cucina.
-Vuoi una mano?
-No-disse,perentoria.Aprì il frigo e pescò un
contenitore
tetrapak.Si alzò in punta di piedi per prendere un
bicchiere,ma
era naturale
che non ci arrivasse.
Mi avvicinai e glielo presi.
-Grazie-disse.-Ma potevo farcela.
Feci un mezzo sorriso.Mi lanciò uno sguardo truce,in
risposta.Indicò il contenitore.-Vuoi?E' spremuta.
Scossi la testa.-No.Grazie.
Se ne versò un po' e bevve il tutto avidamente.Solo in quel
momento mi sfiorò l'idea che potesse essere rimasta
traumatizzata da quello che le era successo.
-Tutto ok?-le domandai.
Alzò gli occhi verso di me.Mi lanciò un'occhiata
interrogativa e si diresse verso il lavello,sempre saltellando,per
sciacquare il bicchiere.
-Cosa intendi?-disse alla fine,voltandosi verso di me e appoggiandosi
al lavadino.Mi avvicinai cauto,mentre i suoi occhi di ghiaccio mi
seguivano curiosi.
-Insomma,dico-cominciai,sfiorandole una guancia.-Stai bene?A parte i
dolori.
Capì,e abbassò lo
sguardo.-Ah.Sì.Cioè,non so.Non so come ci si
dovrebbe sentire,in questi casi.
-Sconvolti,credo.E leggermente spaventati.
Scosse la testa,e i capelli le caddero sul viso.-Non lo sono.
La guardai attentamente,cercando di scorgere qualche traccia di paura
nei suoi occhi,ma essi erano limpidi,e più azzurri che mai.
-Sicura?
-Dio santo,Daniel!Sì,sono
sicura-esclamò,esasperata.Mi sorrise.-Sto bene.Davvero.
Gli sorrisi di rimando.
Per il resto del pomeriggio ci piazzammo davanti alla tv,facendo
zapping.A un certo punto,Gail si assopì,la caviglia
dolorante
appoggiata a terra.
Continuai ad armeggiare con il telecomando,perso nella mia stessa testa.
Pensavo e lanciavo occhiate alla ragazza vicino a me.Volevo davvero
fidarmi di lei,ma Celeste aveva raccontato delle cose su di lei,e io
volevo soltanto...sapere se erano vere.
Non riuscii a non pensare alla conversazione di poco prima,mentre
guardavamo la pubblicità di un detersivo.
-Allora-aveva incominciato lei,tranquilla.-Come va con...ehm,Celeste?Ho
saputo che ci state riprovando.
Le avevo riservato un'occhiata abbastanza inquisitoria.Lei aveva alzato
le mani in segno di resa.
-E' una domanda innocente.
Riportato lo sguardo sulla tv,avevo
annuito.-Mmm,sì.Bene,credo.
Anche lei era tornata a guardare le immagini sfocate che ci passavano
davanti,senza più dire niente.
Naturalmente,avevo "accidentalmente" evitato di dire che,durante le
nostre ultime uscite,io e Celeste non avevamo fatto altro che litigare
su come era finita la scorsa...relazione.E sui motivi che avevano
provocato la nostra rottura.
Non sapevo perchè ma sentivo che,se avessi detto la
verità a Gail,l'avrei illusa e basta.
La guardai russare piano,e mi scappò un sorriso.Scuotendo il
capo,mi sintonizzai su Mtv.
Le palpebre di lei si mossero alle prime note della canzone che stavano
mandando in onda.Aprì gli occhi,si mise seduta e si
strusciò un occhio.Guardò la tv,e un sorriso le
comparve
sul viso.
-Lascia qui!-esclamò,nello stesso momento in cui io
dissi:-Oh mio Dio no!
Mi fulminò all'istante e mi strappò il
telecomando di mano.-Non osare!
Su Mtv davano Neutron Star Collision.Alzai le spalle e guardai
interrogativo la ragazza.
-Vorresti dire che non
ti piacciono i Muse?-sibilò,riducendo gli occhi
a delle fessure.
-Non sono esattamente il mio gruppo
preferito-ammisi.-Perchè,a te piacciono?
Alzò gli occhi al cielo.-Non so se hai presente,il poster
attaccato alla porta della mia stanza,e la t-shirt,e tutto il
resto.Sono,come dire,il
mio gruppo preferito.
Ricordai.-Ah.
Roteò gli occhi e mi guardò
sorridente.-Eddai,davvero non ti piacciono?
-Non apprezzo la loro..."musica"-.Con le dita,mimai le virgolette.-Li
trovo chiassosi.
Mi squadrò come se fossi uno scarafaggio.-Ho capito.Devo
educarti a gusti migliori.
Spense la tv e si alzò.
-Ehi!Ti serve aiuto?-le chiesi,preoccupato,quando la vidi traballare.
Si rimise in equilibrio.-Tranquillo,sciocco.Aspettami qui.
Detto questo,saltellò fino al corridoio che,se ben
ricordavo,portava alla sua stanza.
Tornò pochi minuti dopo,un cd in mano e il sorriso sulle
labbra.Si avvicinò a un piccolo stereo che non avevo notato
e lo
inserì.Premette dei tasti e il cd
partì.Regolò il
volume con fare esperto.La musica cominciò ad uscire dalle
casse,prima lenta,poi più veloce.
Si sedette traballando accanto a me,e mi sorrise,invitandomi ad
ascoltare.
Alzai gli occhi al cielo e,tanto per accontentarla,lo feci.
Is your secret safe tonight and are we out of sight
Will our world come
tumbling down
Will they find our
hiding place
Is this our last embrace
Or will the world stop
caving in...
Gail era completamente abbandonata alla musica.Canticchiava
sottovoce,conosceva tutte le parole.I suoi occhi erano socchiusi,ma
dovette accorgersi che la guardavo,perchè sorrise.
It
could be wrong,could
be wrong,but it should've been right
It
could be wrong,could
be wrong,but let our hearts ignite
It
could be wrong,could
be wrong,are we digging a hole
It
could be wrong,could
be wrong,this is out of control
It
could be wrong,could
be wrong,it can never last
It
could be wrong,could
be wrong,must erase it fast
It
could be wrong,could
be wrong,but it could've been right...
Love is our resistance
they'll
keep us apart
and they wont to stop breaking us down
Hold
me
Our
lips must always be
sealed...
La
musica fu interrotta dallo squillo del
campanello.Nonostante
le mie proteste,Gail s'interstadì e andò
zoppicante ad
aprire la porta.Dall'entrata giunsero delle voci.
-Che ci fai
già a casa?
-Non so se hai
notato che zoppico-rispose arrogante Gail.
-Non
è una giustificazione-fece l'altra voce,che riconobbi
d'istinto come una femminile.
-Sono stata
quasi violentata-si giustificò allora l'altra.
Dall'altro
interlocutore non giunse
risposta.Probabilmente,sentì
il rumore della tv,perchè domandò:-C'è
qualcuno?E'
tornata Kath?
Udii il passo
pesante di Gail avvicinarsi,insieme alla sua voce
squillante e leggermente irritata:-No,non è Kath,lo sai
anche tu
che potrebbe tornate minimo domani mattina sul tardi.E' soltanto...un
mio amico.
In
quell'istante,due figure comparvero nel salotto.Una era quella
minuta e piccola di Gail,che tornò saltellando a sedersi
accanto
a me.
L'altra figura
non era tanto più grande di quella della mia
amica.Era più robusta e forse più alta.Il viso
era
ovale,piccolo,contornato da una marea di capelli rosso-arancio.Gli
occhi verde smeraldo mi scrutavano inquisitori,mentre a passo lento si
avvicinava.Indossava un maglioncino bianco su un paio di jeans neri
attillati,e teneva uno zaino appoggiato su una spalla.
-Daniel-disse
Gail,senza staccare gli occhi dal televisore.-Lei
è mia sorella,Haley.
Ah.La
sorella.Giusto.Celeste ne aveva parlato;se non ricordavo
male,doveva avere tipo quindici anni.Sembrava molto più
grande:
ne dimostrava diciassette.Che strano paradosso.Gail,al
contrario,sembrava una quindicenne un po' cresciuta.
Guardai di
nuovo la ragazzina,ferma in piedi vicino a noi.Non si
somigliavano molto.
Haley
scaricò lo zaino per terra,senza distogliere gli occhi
da
me.Scalciò via le All Star e si diresse verso la sorella.Si
sedette per terra,vicino ai suoi piedi.Poi si voltò
nuovamente
verso di me.
-Quindi...saresti
un amico di Gail-lanciò un'occhiata alla
sorella,che non la degnò di uno
sguardo.S'accigliò.-Dì la verità,sei
il suo
ragazzo,giusto?
Gail distolse
immediatamente lo sguardo dalla tv e tirò un
calcetto ad Haley con il piede sano.-Ma cosa ti viene in mente,testa di
rapa?
La ragazzina
si spostò.Doveva essere abituata alle sue
uscite.-Ehi,stavo chiedendo a lui.Torna a guardarti i cartoni.
-Odio quando
non ti fai i cazzi tuoi-borbottò la mia amica.
-Ma
sentila-mormorò in risposta l'altra.
Le guardai
alternativamente,prima una e poi l'altra.Strappai il
telecomando di mano a Gail,che protestò con un:-Ehi!- e
spensi
il televisore.
-Fate sempre
così,voi due?-chiesi,lanciando il telecomando
dietro il divano.
Non so cosa mi
aspettavo.Pensavo che forse,considerando tutto quello
che era successo loro,fossero più unite.Certo,non avevo
tenuto
conto del lato scorbutico di Gail.
Haley scosse
le spalle.-La maggior parte delle volte.
-Oh,Hal,fammi
un piacere: stai zitta-la implorò la
bruna,abbracciandosi le gambe.
La sorella la
ignorò e tornò a guardare me.-Sei
Daniel
Healt,il fratello di Hillari,no?-domandò.-Hillari
è
tosta.Peccato che non si veda più in giro.
-Continuo a
pensare che dovresti tenere la bocca
chiusa-protestò Gail.
-Se avessi
fatto come avresti dovuto,dicendo tutto fin dall'inizio,ora
tu...
-Non
ricominciare!
-Certo che
ricomincio!Non capisco nemmeno cosa ci faccia lui qui!Non
avevi perso tutti i tuoi amici?-sbottò Haley,e
all'improvviso
capii di cosa stavano parlando.
-Io e Gail
siamo molto legati-m'intromisi,beccandomi uno sguardo
sorpreso dalla ragazza vicino a me.
-Ah-esclamò
allora Haley.Un sorriso comparve sul suo viso,e
guardò la sorella,che scosse la testa energicamente.
-Sarà
meglio che prepari qualcosa da
mangiare-borbottò
improvvisamente Gail,alzandosi e saltellando verso la cucina.
Mi avevano
scaricato in sala da pranzo,mentre quelle due si erano
rinchiuse in cucina.Ma adesso volevo sapere dov'era il bagno,e
perciò mi ritrovai di fronte alla porta semiaperta da cui
proveniva una luce forte.
Stavo per
bussare,quando le loro chiacchiere mi bloccarono.
-Dì
un po'-stava dicendo Haley.Era appoggiata al bancone
dove la
sorella stava rimestando qualcosa in una ciotola.-Ti piace,eh?
Gail non
rispose.Guardava la ciotola come se potesse rivelarle i
misteri del mondo.
-Lo sai che
puoi dirmelo.Sono tua sorella.
La bruna
continuò il suo voto al silenzio,mescolando con
più energia.
-Gail...-cantinellò
allora la ragazzina.-Sai che chi tace
acconsenteee....
-Anche se
fosse,non credo che sarebbero affari tuoi-mormorò
infine lei.-E comunque,chi tace sta
zitto.
-Andiamo!Ho
visto come lo guardi,come ti muovi quando ti è
vicino.Sei nervosa,e ti mette in soggezione.
-A volte certi
suoi comportamenti mi fanno arrabbiare,ecco
perchè sono nervosa.
-Non
è vero-smentì Haley.-Eddai.Ti prego.
Gail
sospirò e posò ciotola e cucchiaio.Si
sistemò
alla stessa maniera della sorella.Nessuna delle due si era accorta di
me.
-Prometti di
non dire a nessuno quello che sto per rivelarti?
-Sì!Sì!-squittì
quella tutta contenta.
Gail
abbassò lo sguardo e fece un altro sospiro.Si
guardò
i piedi e cominciò a parlare:-Quello che provo per
Daniel...non
so,all'inizio l'ho scambiato per affetto.Non sai quanto è
dolce,anche se a volte mi fa imbestialire.
Ma sai,lui sta
con Celeste Bilow,quella serpe coi capelli rossi che mi
ha rovinato la reputazione,hai presente?Ecco,in un certo senso,mi ha
sempre dato fastidio il modo morboso con cui gli stava attaccata.Ci ho
messo un po' ad ammettere che la mia era gelosia.
Poi,loro si
sono lasciati.Daniel ha cominciato a passare più
tempo con me,ed io ad affezionarmi sempre di più e... e poi
niente,di colpo quello che provavo si avvicinava più
all'amore
che all'affetto.
Le ultime
parole mi fecero smettere di respirare.Cosa...cosa
intendeva?Stava forse dicendo che...insomma,che era innamorata di me?
-Mi ha anche
baciata,sai?Una volta a casa sua,in uno sgabuzzino...se ci
ripenso,mi sento addosso le stesse sensazioni.E una volta quando ero in
ospedale,dopo che ero rimasta intrappolata a
St.Jesse-.Sorrise,scuotendo il capo.Haley la ascoltava,felice che la
sorella si stesse sciogliendo un po' dal suo blocco di ghiaccio
personale.
Ma poi il
sorriso svanì,e Gail tornò seria.-Avevo
cominciato a pensare...a farmi i film mentali,senti come sono stupida!
...avevo cominciato a sperare,che
lui provasse la stessa cosa.Pensavo che ci saremmo messi insieme.Ho
pensato un sacco di cose...tranne a cosa poteva andar storto.Non avevo
immaginato un ritorno di Celeste.E ora loro hanno ricominciato ad
uscire insieme...non che m'importi più di
tanto,s'intende.Ormai,non m'importa più.
Si
voltò e ricominciò a mescolare.
Haley era
rimasta in silenzio,lo sguardo fisso su di lei,la bocca
piegata in una smorfia.
-E ti arrendi così?!-esclamò,stupita.-Gail,tu
sei innamorata!Per
la prima volta nella tua vita!E rinunci così?
Gail
sospirò,e quando parlò,la sua voce
tremava:-Ti prego,possiamo cambiare argomento?Mi fa male,parlarne.
-Lo
capisco,sorella-fece allora Haley,ma il suo tono era deciso.-Ma non
mi sembra giusto!Ho
visto questa Celeste...e,credimi,tu sei molto meglio!Anche come
bellezza!Hai due occhi grandi e belli,dei capelli luminosi,e un viso
angelico!Vuoi davvero metterti a confronto con quella specie di surrogato
di Barbie?
Fui costretto
a dare ragione ad Haley.Gail era bella,molto
più bella di Celeste.Aveva solo il vizio di nascondere la
sua bellezza al mondo.
-Secondo me
devi parlarne
con lui.
-Ci ho provato-sbottò
Gail.-Ma è andato tutto storto.
-Se vuoi
prendo un sonnifero,così vi lascio soli.
-Haley,non
scherzare.
-Non
scherzo-disse.La sua espressione era decisa.Gail la
guardò,poi scosse la testa.
-No-disse.-No,lui
non merita una come me.
-E quindi
meriterebbe la versione rossa della
Barbie-borbottò Haley.-Certo.Come no.
-Haley.Sto
parlando di quello
che sono.Di
quello che
so fare.
L'altra si
zittì all'istante,e abbassò lo
sguardo.Aggrottai le sopracciglia.Cosa intendeva...quello che era?
-Ah.Stai
parlando,insomma,di tutta quella roba...-fece Haley.
Gail
annuì.-E finchè non avrò risolto
questa
cosa,sarà meglio che mi tenga il più possibile
lontana da
lui.Non sa quanto rischia,a starmi vicino.Basta che mi faccia
arrabbiare un po' troppo,e...non ci voglio pensare!
-E' per questo
che stai cercando la mamma?
Questa volta
fu il turno di Gail di rimanersene in silenzio.Prese la
ciotola e si avvicinò al fornello.Quando verso il contenuto
nella padella,un buon profumo si sprigionò nell'aria.
-Sì-rispose
infine.-Sì,è per
questo.Non so,magari
lei sa qualcosa...che ne so,forse è una cosa
ereditaria.Sinceramente,non ricordo episodi precedenti a quelli di
questi mesi,quindi forse è una cosa che compare a una certa
età nella nostra famiglia.So che cercare Ronnie è
un
rischio.Per noi.Per tutti,in realtà.Non ho dimenticato le
sue...instabilità mentali.Nè tantomeno quello che
ha
fatto,e non ho intenzione di perdonarla per averci rovinato la vita.Ma
non sai...è un fardello,e non posso più
sopportarlo.Ci
dev'essere un modo per liberarsene e,se c'è davvero,devo
trovarlo.A tutti i costi.
Il discorso
sembrava finito.Cominciai a pensare che,se fossi entrato
ora,forse avrebbero immaginato che avevo
origliato.Così,decisi
di tornarmene in sala da pranzo,buono buono seduto al mio posto.
Insistettero
perchè rimanessi,e io lo feci.Dopo cena,ci
piazzammo sul divano a guardare un vecchio film in bianco e nero.Solo
che a un certo punto Haley cominciò a sbadigliare,e ben
presto
io e Gail ci ritrovammo sul pavimento,mentre la ragazzina ronfava
tranquilla distesa sul divano.
Spenta la
tv,ci posizionammo con un paio di cuscini sul tappeto,con
l'intenzione di chiacchierare,ma Gail si mise ad accarezzare i capelli
della sorella.Mi chiesi se alla fine avesse preso il sonnifero
all'insaputa di Gail.
-Insomma...ma
tuo padre,cioè,Sean a che ora torna?-domandai.
Lanciò
un'occhiata all'orologio.-Fra un bel po'.Fa sempre
tardi.
Annuii.La
guardai mentre scorreva la mano tra i ricci di Haley,nel
tentativo di districarli.
-Le vuoi molto
bene?
Mi
guardò per un attimo.Scossi le spalle.
-Sì.Non
è così,tra sorelle e
fratelli?Ci si vuole bene.Ci si aiuta.
-Se non lo so
io-.Sorrisi,e lei ricambiò.
Avevo
intenzione di far cadere la sua maschera,di farla confessare un
po'.Volevo sapere qualcosa in più della sua vita.
-Com'è...insomma,essere...adottati?Se
non vuoi rispondere,e
trovi la domanda inopportuna,puoi anche cacciarmi di casa.
Ridacchiò.-No,non
sei inopportuno...Essere adottati
è un gran casino.Soprattutto per i casi come me e Haley.
Sentivo che si
stava sciogliendo.Era pronta a raccontare.
-Abbiamo
vissuto in un istituto fino al '98.Quell'anno fummo prese in
affido separatamente.Fu dura,soprattutto per Haley.Io era una bambina
chiusa e asociale.Alla fine,non ci adottarono.Ora ne sono felice.Non
riesco a immaginarmi lontana da lei.
La situazione
continuò così fino al
2004.Finalmente fummo
adottate da una piccola famiglia di New Orleans.Haley era felice.Io no.
Non volevo
stare lì.Volevo i miei veri genitori.Avevo undici
anni,ero piccola,ma pronta a far danni.Incendiai la cucina.Julie,la
nostra assistente sociale,ci venne a riprendere.Haley piangeva.
Da
allora,è sempre stato così.Nuova
città,nuova
famiglia,nuovi guai.Col tempo,mi sono indurita.E ogni volta Haley se la
prendeva con me.
A Jacksonville
ho quasi ucciso un uomo,mentre ero in auto con il
mio...ragazzo,si può dire-.Scosse la testa.-Che pezzo di
merda,Mirko.All'interrogatorio disse che stavo guidando io.Prima che mi
sbattessero dentro,lo mandai a quel paese e gli augurai di non farsi
vedere più in giro quando c'ero io.Passai due settimane in
galera per "guida in stato d'ebrezza",pensa un po',non ho mai bevuto
più di una bottiglia di Bacardi a sera.L'alcool mi
dà la
nausea.Quando uscii,Julie era lì con la sua auto,pronta per
venire qua.
La guardai,ma
lei non fece lo stesso.Il suo racconto era davvero
toccante,il suo tono duro e provato.
Guardai sua
sorella che dormiva.-Pensi che lei sia rimasta sconvolta
dalla vita che fa?
-Ci ho pensato
più volte,in effetti.Ho capito che devo
"dividere" la cosa:da una parte,per lei può essere stato un
male
crescere senza una vera figura di riferimento...a parte me,ma io non
sono un modello da seguire.Non ha mai avuto un adulto che le insegnasse
a vivere.E' emotivamente più piccola,si può
dire.Anche
se,fisicamente,sembra più grande di me.
Dall'altra,lei
era troppo piccola quando siamo rimaste sole.Non
può provare dolore per la perdita di due persone che non
conosce.
-E tu?Tu,sei
sconvolta dalla tua situazione?
Non rispose
subito.Accarezzò un ricciolo,distrattamente.
-Sì,credo
di sì.Tu non puoi sapere...avevo una
vera
adorazione per mio padre.Lo amavo con tutta me stessa,e avevo tanta
paura di perderlo.Avevo tre anni,ero capace di capire,ma hanno
aspettato quattro anni prima di dirmi che era stato ucciso.E' stato
terribile,un dolore atroce.Ho ancora come una ferita che brucia qui,nel
mio petto.Peggio è stato sapere che era stata mia madre a
mettere fine alla sua vita,la donna che avrebbe dovuto amarlo per
sempre.Invece no,lo aveva ucciso,me lo aveva portato via,e aveva
distrutto la nostra famiglia scappando e fregandosene di noi.Non
potrò mai perdonarla per quello che ha fatto...
Lasciò
il discorso in sospeso,e
sospirò.Ritirò la
mano dai capelli di Haley e si strinse nelle spalle,guardando altrove.
-C'è
un ma,giusto?-le chiesi,allungando una mano verso di
lei ma
rinunciandovi subito.Sapevo che c'era un "ma",la conversazione di prima
non lasciava dubbi.
-Sì,c'è.Ci
sono stati dei...problemi,nella mia
vita,di
questi tempi-.Il suo sguardo mi fece capire che non avrebbe detto di
più a proposito di questi "problemi".-Non posso risolverli
da
sola,sono molto...più grandi di me.E perciò....La
sto
cercando.Sto cercando mia madre.
Annuii.Lo
sapevo.
-E'
rischioso...
-Ma
obbligatorio-continuò.-Ti giuro,se potessi combattere da
sola quello che mi sta succedendo,eviterei.Ma come ti ho detto,questa
cosa è più grande di me.
Annuii di
nuovo,pensieroso.
-Naturalmente,la
terrò il più possibile lontano
da chi
più mi è caro.E appena avrò finito,la
manderò via.Non posso rischiare di mettere in pericolo chi
amo-.In quel momento,alzò gli occhi verso di me,mi
fissò
per una frazione di secondo e poi abbassò di nuovo lo
sguardo,arrossendo.Ripensai a quello che aveva detto a sua sorella,e
all'improvviso anch'io mi sentii arrossire.Scossi la testa,per
togliermi di mente quel pensiero.
-Da
sola?Ma...hai detto...insomma...
-Sì,so
cosa vuoi dire.Mia madre è pericolosa,con
le sue instabilità mentali...ma anch'io so esserlo.
Quell'affermazione
mi spaventò.Gail era tornata a guardare
sua
sorella.Lanciò un'occhiata all'orologio.-Cazzo,ma
è
tardissimo.
Seguii il suo
sguardo.-Oh merda.Hilly si starà chiedendo
dove
sono.Vieni,ti aiuto a portare tua sorella a letto e poi vado.
Mi
fissò mentre mi alzavo,con espressione affranta.-Te ne
vuoi andare?Davvero?
-Cosa dovrei
fare?Dormire qui?Forse il divano è un po'
piccolo...E poi io ho
una casa,Gail.
Abbassò
di nuovo gli occhi per un attimo,poi li
alzò,con un sorriso sulle labbra.-Ok,hai ragione.Scusa.
Presi Haley in
braccio e la portai nella sua stanza,poi tornai indietro
e feci lo stesso con Gail.
-Ehi!-protestò,scalciando,mentre
attraversavo il
salotto.-Posso saltellare!Mettimi giù!Adesso!!
Ed io
eseguii,ma eravamo già nella sua stanza.Mi
lanciò
un'occhiata di sbieco.-Ah ah,sto morendo dalle risate,guarda.Il solito
spaccone.Un giorno o l'altro ti spaccherò
la faccia.
-Dovrei
ridere?-domandai.Le sorrisi,ma lei mi
ignorò,saltellando
verso il letto e entrando sotto le lenzuola.Ne uscì poco
dopo
con una maglietta.
Mi sedetti
accanto a lei.Volevo aspettare che si addormentasse,prima di
andarmene.Avevo...sì,diciamo paura di lasciarla sola.
Cominciò
ad armeggiare con la luce sul comodino.L'accese e
poi sistemò il cuscino.
-Ci metti
sempre così tanto per prepararti?
Mi
lanciò un'occhiata,come se si fosse appena ricordata che
c'ero anch'io.
-Non dovevi
andartene?
Ridacchiai.-Adesso
vado.
-Cos'è?Vuoi
stabilirti qui?Perchè sai,dico,se
rientrano
Sean o Kath e ti trovano qui,potrebbero anche pensar
male-commentò.Distrattamente,aveva cominciato a togliersi la
felpa.
Tossii,per
avvertirla.Lei mi guardò,ormai in reggiseno,e
quando capì,arrossì.
-Oddio-mormorò,cercando
di coprirsi.-Scusa.
Le misi un
dito sulla bocca,per zittirla.Improvvisamente,mi era venuta
una gran voglia di baciare quelle labbra rosa e delicate.In effetti,non
è che ci pensai
molto.Mi avvicinai al suo viso,mentre lei mi guardava fisso negli
occhi.Si ritirò indietro,ma perse l'equilibrio e cadde sul
cuscino.
Le feci un
sorriso per tranquillizzarla.Lei ricambiò,ma il
suo
sorriso era timido,negli occhi un'ombra di
preoccupazione.Cercò
di sollevarsi sui gomiti.La lasciai fare,ma poi le impedii di scappare:
era esattamente dove volevo che fosse,a pochi centimetri da me.
Sfiorai il mio
naso contro il suo.Chiuse gli occhi.
-Daniel...
-Shhh-la
zittii.-Non dire niente.
Feci per
appoggiare la mia bocca sulla sua,ma lei mi
fermò.Con una mano,mi allontanò,anche se non di
molto.
-Daniel...no.
Mi stava
facendo arrabbiare.-Perchè no?-le domandai.Non
volevo che parlasse.Cercai di nuovo di baciarla,ma lei con una spinta
decisa mi fece cadere dal letto.Si alzò,infilandosi la
t-shirt,e mi squadrò.
-Perchè
non è una cosa giusta,pezzo di
idiota!-sbottò.-Non lo so!Vuoi che Celeste scateni di nuovo
le sue ire su di me?
-Certo che
no-negai,alzandomi.
-E allora
smettila di tentare di...di...di fare quello che stavi
facendo!
-Pensavo...insomma.Uffa,Gail!-sbottai
improvvisamente.-Non sai quanto
mi fai imbestialire,piccola ragazzina seducente!
Spalancò
gli occhi,fissandomi
intensamente.Aggrottò la fronte,arrabbiata.-Ok,ho
capito.Bagno.
Uscì
dalla stanza in fretta,quasi di corsa,senza darmi il
tempo di fermarla.Sentii,dopo pochi minuti,una porta sbattere.
Mi sedetti sul
letto e mi passai una mano tra i capelli.Ero un po'
più lucido,nonostante non sapessi bene cosa mi fosse
successo poco prima.E sì,Gail aveva ragione: ero un
idiota.Se Celeste avesse saputo che ero stato lì,si sarebbe
arrabbiata,e non poco.
Per il bene
mio,e soprattutto per quello di Gail,avrei dovuto
cominciare a starle lontano.
Allora
perchè non ci riuscivo?
Eppure l'aveva
detto anche lei,che per il mio bene,avrei dovuto
allontanarmi.Come aveva detto?La
sua presenza
era un rischio per me.Non avevo capito il
senso di quelle parole,ma di sicuro sapevo perchè lei non
riusciva ad ignorarmi: era,bè,innamorata di me,o
qualcosa del genere.
Scossi la
testa,come se potessi scacciare la conversazione che avevo
involontariamente sentito.Tornai sull'argomento centrale,e una
lampadina si accese.
Se Gail era
innamorata di me,e per questo non riusciva a lasciarmi
perdere...non era che,forse,anch'io
non riuscivo a fare la stessa cosa...perchè provavo qualcosa
per lei?
Avevo creduto
di amare Celeste,ma anche adesso mi accorgevo che la mia
era stata un'illusione: Celeste mi attraeva,ma
niente di più.Era troppo isterica,troppo subdola per poterla
amare veramente.
E
Gail?Be',Gail era differente.Gail era quella che si dice "due facce
opposte di una stessa medaglia".Sembrava scontrosa,insicura e fredda da
fuori,ma se riuscivi a conquistarla,capivi che non era
così,che quella ragazza nascondeva un'infinita dolcezza,una
grande gioia di esistere e un ancor più grande dolore.Gail
aveva un mondo tutto suo,un mondo difficile da comprendere,ma
bellissimo da esplorare.Gail era bella.Tutto
di lei faceva pensare ad un angelo,a cominciare dai suoi
occhi,così limpidi e vivaci.
Accidenti.Ero
finito per confondermi le idee.Stavo ancora
pensando,incasinandomi la testa,quando Gail rientrò nella
stanza.Indossava quella maglietta troppo grande per lei e gli shorts
che aveva la scorsa volta.I capelli le ricadevano sulle
spalle,morbidi.Chiuse la porta,e poi si
voltò.Sembrò sorpresa di trovarmi sempre
lì.Si avvicinò con cautela,sembrava quasi
spaventata.
-Tranquilla-la
rassicurai.-Non mordo.
Svelta,con
pochi passi raggiunse il letto e si accomodò
vicino a me.Si guardò i piedi.Era imbarazzata.
-Be',quindi,sei
ancora qui-disse.
-Se vuoi che
vada,basta dirlo.
Alzò
lo sguardo verso di me,e i suoi occhi azzurri mi
perforarono.Scosse la testa.
-In
realtà...ci stavo pensando,in bagno-.Soffiò,e
il ciuffo color pece svolazzò sul suo viso.-E'
tardi.Insomma,non so,a casa tua staranno dormendo tutti,magari non ti
va di tornatene a casa a piedi.
-Vuoi che
rimanga qui?
Arrossì,e
lo presi come un sì.
-Gail...
-Ti prego.Ti
faccio dormire al mio posto.Io mi metto sul pavimento.
-Al massimo
facciamo il contrario.
-E' un
sì??
Rimasi un
secondo a guardarla.Mi fissava implorante,le mani giunte come
in preghiera.
-Eh...ok.
-Sì!Grazie.
-Facciamo
così,però.Ci mettiamo entrambi sul
letto.
Dallo
sguardo,sembrava che mi volesse sgozzare.
-Sei pazzo.
-Perchè?Tu
ti metti sotto le lenzuola,e io sto accanto a
te,sopra.
-Ripeto: sei
pazzo!Se rientra Sean,probabilmente ti spedisce fuori a
calci.
Ridacchiai,ma
dallo sguardo capii che non scherzava.
-Allora me ne
vado-recitai,fingendomi offeso.
Sospirò,e
in silenzio,si sdraiò sotto le
coperte.Strisciai vicino a lei.Sentivo il suo sguardo addosso.Mi
sdraiai anch'io,abbracciandole i fianchi.
-Daniel!-mormorò,la
voce alterata.Avvicinò la
mano per scacciarmi,ma io la presi e intrecciai le dita alle sue.Si
voltò verso di me,ma senza slacciare le nostre mani.
-Non va bene
così-disse,piano,guardandomi negli occhi,ma non
sembrava convinta.
Alzai l'altra
mano e le sfiorai una guancia.Sorrise.Un sorriso
aperto,solare e bellissimo.Gail era così.Fredda e dura
all'apparenza.Dolce,gentile e assolutamente bellissima se imparavi a
capirla.
La attirai a
me,e lei non oppose resistenza.Si appoggiò al
mio petto,chiudendo gli occhi.
-Per stanotte
sì,piccola-sussurrai.-Per stanotte va bene.
L'angolino
dei nani(lo so,non c'entra niente).
Rieccomi!!Scusate
il ritardo,ma guardando la lunghezza del cap,potete
capire perchè ci ho messo tanto.E' importante,comunque,non
credete?
Voglio le
vostre opinioni,ora!Sui pensieri di Daniel,soprattutto.Daiii
su!
Rispondo alle
recensioni:
Serenetx:
caraaaa :D Sì,sono molto sadica e cattiva
(Muahahahahaha). Che dire,ho imparato dai migliori :)
Per
Haley,tranquilla,come vedi,non ha resistito molto.Gail è
l'unica cosa che le è rimasta,non la vuole perdere.
Spero ti
piaccia questo capitolo :D Non è troppo
sdolcinato,vero?
Un kiss
grandissimo
Jo_96:
tesorooo!Bellissimo commento,pieno di poesia xD Spero che questo
capitolo ti piaccia di più :)
Un bacino alla
mia cacca <3
E
naturalmente,un abbraccio ai miei fan; siete la mai fonte di energia
:D
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** .Rischi ***
Cap.14-Justice
Sbattei
le palpebre.
Oh sì.Giusto.
Daniel.
Sorrisi.Ero ancora appoggiata a lui,che dormiva tranquillo.Chiusi di
nuovo gli occhi e mi strinsi al suo petto,aspirando il suo
profumo.Evidentemente lo svegliai,perchè sentii il suo
braccio
stringersi a me.
Mi alzai su un gomito,sciogliendo l'abbraccio.-Buongiorno.
Sbadigliò,mi lanciò un'occhiata assonnata e
sorrise.-Buongiorno anche a te.
Scalciai via il lenzuolo e mi alzai.Daniel era ancora sdraiato sul
letto,sopra la coperta,i vestiti spiegazzati e l'aria
smarrita.Ridacchiai,prima di voltarmi e sparire nel bagno,imbracciando
dei vestiti a caso.
Fischiettando,infilai i jeans e la maglietta che avevo scelto.Cominciai
a truccarmi,canticchiando "Resistance" sottovoce.Era strano essere
così di buonumore,per me,di prima mattinata.Di solito ero
ancora
mezza addormentata,a quell'ora,e mentre mi truccavo mi finiva sempre il
pennello del mascara in un occhio.Ma quella mattina,no.Ero
assurdamente,stranemente(e forse anche un po' pazzamente) felice.
Il motivo non era difficile da capire.
Mi sfuggì un sospiro,mentre posavo l'eyeliner e mi
appoggiavo al lavandino,guardandomi allo specchio.
Haley aveva ragione.Non potevo tornare indietro,ormai.Era tardi,avrei
dovuto pensarci molto prima.Non potevo più allontanare
Daniel
dalla mia vita,la cosa mi avrebbe ferita troppo.Ma anche stargli
vicina,mentre lui usciva con un'altra...Be',non è che
giovasse
molto alla mia salute mentale.
E poi,ovviamente,c'era
anche
tutto quel casino della mia...anormalità.Non sapevo quanto
potente fosse questa cosa degli...ultrasuoni?Ma insomma,era sempre un
rischio.Soprattutto,per chi mi stava accanto.
Haley lo sapeva.Forse lei si poteva salvare.Bastava che mi stesse
lontana.
Ma gli altri?
Kathleen,Sean,i miei ex-amici...
Daniel.
Deglutii e ricominciai a sistemarmi,per non pensarci.Decisi di legare i
capelli,una volta tanto.Li fissai in una coda alta e lasciai la
frangetta sulla fronte,come al solito.
Uscii dal bagno e raggiunsi la mia stanza,ma Daniel non era
più
lì.Andai in cucina,e lo trovai seduto in sala da pranzo,che
mi
aspettava.Sorrise.
-Ecco,adesso non sembri uscita da un film
dell'orrore-commentò.Sbuffando,gli tirai un pugnetto sulla
fronte.Rise,mentre mi avviavo in cucina per prepararmi un
caffè.Quando tornai in sala da pranzo,non lo trovai.Uffa.Ma
perchè doveva avere il viziaccio di sparire ogni pochi
minuti?
Per fortuna spuntò dal corridoio,con indosso la giacca
invernale
che avevi ieri sera(per essere maggio,si gelava).Mi sentii
triste.Voleva andarsene.
Mi avvicinai e lo spinsi verso la porta,che aprii con un gesto elegante.
-E tutta questa sceneggiata?-disse,uscendo,ma rimanendo
lì,di fronte a me.
-Quale sceneggiata?-domandai,fingendo innocenza.Rise,e il mio cuore
mancò un paio di battiti.Sperai che non se ne accorgesse.
-Allora,vai?
Smise di ridere,e mi guardò negli occhi.-Certo.Non posso
mica
venire a scuola conciato così.E poi,Hillari si
starà
chiedendo chi mi ha rapito.
Per un istante,lo fissai silenziosa,poi,con un sorriso,annuii e
ricominciaii a spingerlo.Lui si voltò,mi afferrò
le mani
e si chinò su di me.Il mio cuore ricominciò a
battere
frenetico.Ma Daniel si limitò a baciarmi una grancia,prima
di
sparire veloce.Alle orecchie mi giunse l'eco della sua risata.
Chiusi la porta e mi ci accasciai contro,un'espressione beata sul
viso.Mi sentivo una vera stupida ed ero convinta che nessuno vedendomi
da fuori avrebbe pensato diversamente.
Eppure,non mi ero mai sentita così.Era diverso,era strano,ma
era assurdamente meraviglioso.
Mi alzai ed andaii a finire il mio caffè,senza riuscire a
togliermi un sorriso ebete dalle labbra.
-Gail?
La voce che mi aveva chiamata era esitante ed imbarazzata.La
riconobbi,voltandomi,e dentro di me sentivo le medesime sensazioni.
La biondina,cinque centrimetri più bassa di me,teneva lo
sguardo
abbassato,e i riccioli,tenuti fermi da una parte con una molletta,erano
gonfi per l'umidità(stava piovendo da più di tre
ore,ininterrottamente).Alzò lo sguardo solo quando io le
rivolsi
la parola,in un soffio di voce.
-Hillari.Che succede?-.Fui più acida di quanto avessi
desiderato,ma non riuscivo a regolare il mio tono di voce.
-No.Niente.Cioè.Sì-balbettava,rossa di
vergogna.-Insomma,è da ieri sera che non vediamo Daniel.Non
so,magari tu l'hai visto...in giro?
Non sapevo cosa rispondere.Non mi sembrava certo il caso di raccontarle
per filo e per segno tutto quello che mi era successo,anche
perchè erano giorni che non ci parlavamo.Stavo per
inventarmi
una scusa,quando la risposta arrivò alle mie spalle.
-Buongiorno di nuovo-mi sussurrò qualcuno all'orecchio.Mi
spaventai e persi l'equilibrio,ma per fortuna le sue braccia mi
sorressero.
-Ma va'?Guarda chi c'è!-fece irritata Hillari.-Cretino!Non
sai quanto ci hai fatto preoccupare,a casa.
-Scusami,sorellina-disse Daniel,e sapevo che stava cercando di non
ridere.-Ho passato la notte da Gail.
Deglutii quando vidi il viso di Hillari sbiancare.
-Co...co...co...cosa significa?-chiese,e alternava sguardi ansiosi tra
me e suo fratello.
-Non quello che pensi,no!!-sbottai io,arrossendo.
-Senti,molte delle cose che ci ha raccontato Celeste sono cazzate-fece
invece Daniel.-Gail è solo un ragazza,una ragazza come
noi.Con
un grande dolore dentro.
Rimasi stupita.Aveva capito così tanto di me,in una sola
sera.Chissà cosa si era inventata Celeste,per farmi apparire
un
mostro agli occhi degli altri.
In pochi minuti,riassunse la mia storia a Hillari,che
ascoltava,silenziosa.Alla fine,i suoi occhi erano lucidi,mentre
guardava me.Anche io sentii le lacrime agli occhi,mentre mi scioglievo
dalla stretta di Daniel e mi precipitavo tra le braccia della mia amica
che,piangendo,si scusò.Per non avermi capita,ascoltata e per
avermi abbandonata.Per tutto.
E io la perdonai,perchè le volevo bene.Tanto.Non la
conoscevo da molto,ma per me era importante.Quasi come suo fratello.
Per il resto del giorno mi trascinò in giro per la
scuola.Incontrammo Asia ed Andrea,anche loro imbarazzate.Mi fece
parlare,chiarire anche con loro.E quando,tutte e tre,commosse,mi
abbracciarono,mi sentii completa.
Naturalmente,la cosa non piacque a Celeste,che si attaccò a
Daniel e lo trascinò via dal nostro gruppo.Sentivo il fumo
uscirmi dalle orecchie,e anche Hillari,Asia ed Andrea erano
indignate,adesso che sapevano tutta la storia.
Fui contenta di vedere che le mie amiche non erano cambiate,e che tutto
era tornato come prima.Hillari non aveva perso la sua
curiosità
morbosa.
-Non mi hai ancora detto cosa ci faceva Daniel a casa tua,ieri
notte-buttò lì a mensa,tranquilla.
Smisi di mangiare all'istante.Le mie guance si arrossarono,mentre mi
voltavo di scatto verso si lei.
-Oh,niente.Cioè.Non di quello che pensi
tu,almeno-balbettai,prendendo la mia lattina di limonata e
giocherellando con la linguetta.
-Gail-mi chiamò,e la sua voce era dolce e
comprensiva.-Andiamo,so che mio fratello ti piace.
-No!Nooo,cosa te lo fa pensare.
Alzò un sopracciglio,mentre io arrossivo più
violentemente.-Non puoi dire di no,Gail.
Sospirai,alzando gli occhi verso il suo viso.-Si vede così
tanto che...sì,insomma...che sono innamorata cotta?
Sembrò esitare,ma alla fine scosse le spalle.-Nah.Forse sono
solo io che sono una buona osservatrice.
Annuii e ritornai a vissare il vassoio.Socchiusi gli occhi,triste,e mi
voltai appena,per intravedere,tre tavoli più
indietro,Celeste
abbracciata a Daniel.Lui non sembrava gradire.Stava appoggiato su un
gomito,l'espressione annoiata.Lei parlava,parlava,nonostante sapesse
che probabilmente lui non l'ascoltava.
Daniel alzò lo sguardo verso di me,e nei suoi occhi vidi la
stessa ombra triste che,probabilmente,si notava benissimo anche nei
miei.Quando mi vide,quell'ombra sparì per un
attimo,sostituita
da una scintilla.Mi sorrise,e di nuovo il mio cuore partì in
quarta.Nell'istante seguente,Celeste si accorse che il suo ragazzo mi
stava fissando,e mi lanciò un'occhiata di puro odio.
Mi girai subito,rabbrividendo.
-Gail-mi richiamò di nuovo Hilly.-Gail,posso dirti una
cosa?Ma che rimanga tra noi.
Annuii e lei mi sorrise gentile.
-Voglio un bene dell'anima a Daniel-incominciò.-Lui mi ha
sempre
protetta,da quando ero un esserino così.Quando due anni fa
ha
cominciato a "rovinarsi",per così dire,ho cercato in tutti i
modi di trascinarlo per la buona strada.Forse lo sai,che a presentargli
Celeste sono stata io.L'avevo conosciuta ad un corso dopo la scuola,e
mi era sembrata una brava ragazza.Insomma,a lei piaceva molto mio
fratello,e anche lui sembrava abbastanza preso...L'ho capito dopo,che
lei non ha fatto altro che peggiorarlo...E' molto irascibile,penso che
l'abbia notato anche tu,e non sopportava che a volte lui sparisse senza
dire niente.Non è riuscito a cambiarlo.Anzi,l'ha
isolato,perchè aveva paura di perderlo.E' molto innamorata
di
lui.
Era dura da ammettere,ma era vero.L'amore di Celeste per il suo ragazzo
era secondo soltanto a quello che sentivo io,per lui.
-E poi sei arrivata tu-continuava intanto Hill.-All'inizio non ti
sopportava,era evidente...Ma adesso devo ricredermi,Gail.Da quella
volta che ti eri rinchiusa e lui ti ha fatto uscire,è
cambiato
qualcosa...Lui è cambiato.Tu l'hai
cambiato.Sei riuscita,in pochi mesi,a fare quello che Celeste non
è riuscita nemmeno ad accennare in due anni.
-Resta il fatto che lui...mi considera soltanto un'amica,Hillari.La sua
piccola
amica-sospirai.-Non vedrà mai nient'altro in me.
Hillari si morse un labbro.Sapeva che avevo ragione.Ma la sua
espressione si fece decisa.
-No,non mi arrendo così,Gail-disse.-Andiamo.Troveremo una
scappatoia.
-Il party del 2 giugno.
La voce di Andrea mi fece alzare la testa dalle mie Converse.Era
mezz'ora che io,Hilly,Asia ed Andrea eravamo rinchiuse nel
bagno.Hillari aveva spiegato velocemente la situazione alle altre
due.Asia naturalmente lo sapeva.Poi mi avevano detto di mettermi buona
e zitta a sedere sul lavello,mentre loro discutevano del mio "problema".
Io mi ero messa a pensare a dilemmi ben più grossi.Guardavo
le
mie amiche,come si affannavano per me.E pensavo a come avrei potuto
distruggere tutto quello,con quel disastro dei miei "poteri
sovrannaturali"
Guardai Andrea,che sorrideva beata,soddisfatta.
-Il che?
-Il party del 2 giugno.E' una festa che questa scuola organizza sempre
in questa data-precisò Asia.
-Non va bene,cazzo-sbottò Hillari.-Andrea,Daniel ci va con
Celeste.
-Ah-soffiò Andrea,rimettendosi a pensare.
La campanella suonò,e le ragazze smisero di
parlottare.Uscirono
dal bagno,ma Hillari mi aspettò.Saltai giù dal
lavello e
mi diressi verso di lei.
-Gail,tranquilla.Troveremo una soluzione.E poi,se conosco bene mio
fratello...sono sicura che tu piaccia a lui più di quanto
lui
piaccia a te.
-Grazie,Hill-dissi.Lei mi sorrise,e mi mise una mano su una spalla.In
quel momento,smisi di vedere.E nonostante l'avessi provata solo una
volta,riconobbi all'istante quella sensazione.
Mi tappai la bocca con le mani per non gridare,mentre Hillari mi
guardava stranita.
-Gail?Cosa ti succede?
Non vedevo chi era l'altra persona vicino a Hillari.Vedevo soltanto la
mia amica,che discuteva ad alta voce.Non sentivo cosa diceva.L'altro,o
l'altra,la stava ad ascoltare,e quasi percepivo la sua rabbia.Dietro di
loro,la finestra aperta,una delle finestre della scuola.
All'improvviso,anche l'altra persona,che continuavo a non
vedere,cominciò a strepitare.Hillari gli rispondeva,ma
l'altro
sembrava più potente di lei.E poi,quello,o
quella,allungò
le mani,spingendo la mia amica.Hillari inciampò,urlando,e
poi
sparì oltre la finestra.
L'ultima,tragica immagine era un primo piano di Hilly,gli occhi e lo
sguardo vuoto,un rivolo di sangue che le usciva dalla bocca e le gambe
e le braccia in una posizione innaturale,abbandonata nel parcheggio
della scuola.
Quando la visione finì,ritornai a vedere.Hillari mi
fissava,sorpresa.Forse vedeva la paura,la disperazione nei miei occhi.
-Gail?Sicura di star bene?
Mi accorsi solo in quel momento che stavo gemendo.Afferrai la mia amica
per un polso.-Hill.Devi andare a casa.
Lei alzò un sopracciglio.-Eh?Perchè?Le lezioni
non sono finit...
-Hillari,DEVI FIDARTI!Per favore,vai a casa!-gemetti.-Anzi,ti
accompagno in segreteria.Fingi di star male.
Senza darle il tempo di rispondermi,la trascinai per i corridoi,verso
la segreteria.
L'avevo persa.
PERSA!
Dove poteva essere finita?
Cazzo.
-Gail??
Ripeto: cazzo.
Mi voltai verso la voce che mi aveva chiamata,e mi trovai a un palmo
dal viso di Daniel.Mi spostai,diventando rossa.
-Ehi,ciao.Ti sei liberato di Miss Attaccatutto?-domandai,guardandomi
intorno.
Sorrise.-Be',sì.E' in bagno.
-Ok.Grande-esclamai,cercando di aggirarlo.
-Gail?Senti,ti dovevo parlare.
-Mmm-mormorai,cercandola con lo sguardo.
-Ma mi ascolti?!-esclamò all'improvviso.Mi
afferrò un
gomito e mi attirò a sè.Il mio cuore
mancò dei
battiti.Eravamo molto vicini,pericolosamente vicini.Avevo lo sguardo
fisso nei suoi occhi,di quel nocciola così
intenso.Abbassò il viso verso il mio,e le nostre bocche si
sfiorarono.Lo scacciai.
-Daniel,no.Finirei per soffrire-sospirai.-Scusami,ma devo cercare tua
sorella.
Detto questo,non gli detti in tempo di replicare.Sparii,lasciandomelo
alle spalle.
-Stai dalla sua parte?!
Avevo trovato Hillari.
Mi feci largo tra la folla,in fretta.Sentivo le urla forti di Celeste,e
quelle di Hillari,ma non le vedevo.
Spintonai due secchioni con i gomiti.
-Non sto dalla parte di nessuno,Celeste!Dico solo che non hai nessun
diritto di insultare Gail,perchè non ha fatto niente.
Quasi inciampai in uno zaino lasciato sul pavimento.Ma le sentivo
più vicine,c'ero quasi.
-Eri mia amica!Perchè mi hai abbandonata?
Ed eccole,finalmente.Stavano discutendo,e Celeste sembrava delusa,e
ferita.Guardava Hillari con tristezza.
-Io non ti ho abbandonata.
-Invece l'hai fatto.L'avete fatto tutte!-Celeste scosse la
testa.-Basta.Mi avete deluso.Siete delle stronze!!
E nell'istante esatto in cui successe,rividi tutta la mia visione.
Celeste mise le mani in avanti,e solo allora mi accorsi che Hilalri era
appoggiata ad una
finestra...
-No!!!-gridai.In un'istante,rividi tutta la mia visione: la spinta di
Celeste,il viso ceruleo di Hillari.
No.No no no no...
Senza accorgermene,feci due passi e mi lanciai contro Celeste con tutta
la forza che riuscii a riunire.Le caddi addosso e lei s'incazzò.
Con un calcio nello stomaco,mi spedì contro un banco.Battei
la testa e strisciai sul pavimento.
-Vaffanculo!-gridò la rossa,rivolta a me.-Va' all'inferno,Abigail
Anderson!CREPA!
Detto questo,si rialzò e,dopo un'occhiata al disastro che
avevamo combinato con la nostra piccola baruffa,uscì dalla
classe a corsa.
Mi girava la testa per la botta.Provai ad aprire gli occhi,ma non
vedevo niente,se non dei colori offuscati e sfumati.Sentivo dei
rumori,delle voci che chiamavano il nome di Hillari,preoccupate.C'era
chi strillava di chiamare un'ambulanza.
Sembrava che mi volesse esplodere la testa dal dolore.Non mi sembrava
di aver preso una botta così forte,ma la vista offuscata era
un
altro possibile sintomo.
Chiusi gli occhi,volevo che il dolore cessasse,insieme a tutto quel chiasso...
-Gail?Gail??Cazzo.Apri
gli occhi...Cazzo!
Daniel.Daniel,sempre al mio fianco.Ma non ero io quella che stava
male,doveva andare da sua sorella...Hilly.
Hillari.
Ero riuscita a salvarla?
Avevo cambiato il destino?Avevo vinto contro la morte?
Stanca di pensare e intontita dal dolore,persi i sensi,e tutto si fece
nero.
Fiamme.Fuoco.L'inferno.E
il buio.
Con uno strillo,mi svegliai e mi alzai di scatto.Fu un
errore,perchè la testa mi girò,e ricaddi sul
cuscino a
peso morto.Gemetti e,aprendo piano gli occhi,mi ritrovai a fissare il
soffitto bianco dell'ospedale.
Sembravo destinata a viverci,lì dentro.
Con più cautela,mi alzai,e questa volta il giramento fu
più leggero,ma pur sempre fastidioso.Mi sedetti sulla
barella,e
fissai i jeans,le Converse e la felpa leggera,aperta sulla t-shirt che
avevo deciso di indossare quella mattina.Ricordai gli eventi che mi
avevano portata lì,e all'improvviso mi preoccupai di Hillari.
Saltai giù dalla barella: il dolore era sopportabile,almeno
quello al capo.Mi bruciava la pancia,nel punto dove Celeste mi aveva
tirato un calcio,ma decisi di ignorarlo.Raccolsi le mie cose ed uscii
dalla stanzetta dove mi avevano sistemata,che assomigliava
terribilmente ad un ripostiglio.
Mi ritrovai nel corridoio del pronto soccorso.Pochi metri
più
avanti,vi era l'accettazione.Decisi di chiedere informazioni sulla mia
amica.
Quando bussai piano sul vetro,l'infermiera dalla vaporosa capigliatura
biondo platino che satava seduta dall'altra parte mi lanciò
un'occhiataccia.
-Ehi-squittì,con una voce stridula che accentuò
il mio
mal di testa.-Non sei una di quelle ragazzine che sono state portate
qui un paio d'ore fa per una lite scoppiata al liceo?
Sorvolai sulla risposta e,ignorandola,le
domandai.-Ecco,appunto...vorrei sapere,l'altra,una ragazza bionda con i
ricci...dov'è rinchius...cioè,tenuta?
La donna mi fissò impassabile e,imboccando un chewing-gum
rosa,mi indicò un cartello appeso sopra la mia testa.
"Trami neurologici".
Cazzo.
Ringraziai sottovoce la gentile
infermiera e mi diressi verso il punto che mi aveva indicato.
Trami neurologici.
Quindi Hillari era grave?
Non ero riuscita ad evitare la tragedia...
L'ansia mi attanagliò lo stomaco che già
doleva,mentre aprivo la porta del reparto.
Un ciuffo color cioccolato mi distolse dai miei pensieri preoccupati.
Era lì,triste e nervoso,a giudicare da come si tormentava le
mani.Stava seduto sulle sedie della sala d'attesa,lo sguardo basso.
Silenziosa,mossi dei passi verso di lui e mi sedetti nella sedia
accanto alla sua.Si voltò,facendomi capire che non ero stata
affatto silenziosa.
Il suo volto scuro s'illuminò un poco,quando
puntò i suoi
occhi nei miei.Strinse un braccio attorno alle mie spalle e mi
avvicinò a lui.
-Ciao-mormorai.Lui sorrise e dalla sua bocca uscì un suono
soffocato,forse una risata trattenuta.
-Ciao.Stai bene?-chiese,apprensivo.-Hai preso una bella botta.Roteavi
gli occhi senza sosta,a scuola.
-No.Sto bene.Cioè,a parte un po' di mal di testa.E il mal di
stomaco.Celeste ci va giù pesante-affermai.-Comunque,non
sono io
la malata,qui.Hilly?
Si morse un labbro.
-Daniel?Dimmi tutto.Sta tanto male?Oppure...-.Non osai andare
avanti.Non ce l'avevo fatta...?
-Sei stata grande,Gail.Hai rischiato tanto per mia
sorella-sviò lui.Ciò mi fece temere il peggio.
-Non l'ho salvata,giusto?E' caduta.E' caduta lo stesso...-la mia voce
si affievolì.
Non avevo vinto contro la morte,contro il destino.Certo.Nessuno ci era
mai riuscito.Chi ero io per cambiare la tradizione?
Mi sentivo uno schifo.
-Caduta?Gail,Hillari non è caduta-precisò
Daniel.-Sei
stata veloce.Io ti avevo seguita,e sono arrivato in tempo per vedere la
scena.Ho capito subito che Celeste voleva spingerla di sotto.Ma non
c'è riuscita...tu sei arrivata prima.
-E allora...?
-Hai evitato che la buttasse di sotto,ma non che perdesse
l'equilibrio...la spinta è stata leggera,ma abbastanza per
farla
andare a sbattere contro il termosifone.Niente di grave,è in
questo reparto solo per gli esami.Sono appena arrivati i
risultati.Leggera commozione celebrale.E un gran mal di testa.Per il
resto,tutto bene.E' sveglia,ed è un'ora che inveisce contro
Celeste e... chiede di te.Sarà meglio che vai a
tranquillizzarla.
-Grazie al cielo-sospirai.Avevo vinto.L'avevo fatta sotto il naso al
destino.Mi sentii più leggera.
-No,grazie a te.Se non fossi intervenuta,a quest'ora Hillari...non
sarebbe qui-la sua voce tremò.M'intenerii di fronte alla
dimostrazione dell'affetto che provava per sua sorella.-Lo
sapevi,giusto?
Un campanello d'allarme squillò nella mia testa.-Sapevo cosa?
-Che l'avrebbe spinta di sotto.
-Cosa te lo fa pensare?
-Eri così distratta quando ti ho fermata,oggi.Si vedeva che
pensavi ad altro.
Colsi l'occasione al volo.-A proposito.Avevi detto che volevi
parlarmi.Be',avanti.Sputa il rospo.
Non sembrò felice del mio cambio d'argomento,ma decise di
rispondermi:-Vedi...ho ripensato a quello che hai detto su tua
madre,che la stai cercando e tutto il resto.Ho pensato che...forse,che
ne so,ti serve una mano.
-Mi stai offrendo il tuo aiuto?
-Il succo è quello-disse,sorridente.
-Be'...non so.In effetti,mi sto un po' perdendo.Forse un po' d'aiuto...
-Ok,lo prendo per un sì-ammise,lasciandomi a bocca aperta
come una cretina.-Dunque,come procedono le ricerche?
Ero felice di essere riuscita a distrarlo,ma non so come mi sentii
delusa.Chissà che mi aspettavo.
-Be'...l'ultima volta è stata vista a New York.Con grande
fortuna,sono riuscita a scoprire che utilizzava un nome falso,Marie
Yellow.Il testimone ha raccontato che aveva i capelli corti,era vestita
pesante e al collo portava un ciondolo di alabastro,a forma di cuore,di
un acceso turchese-spiegai,rievocando le informazioni.
-E' un inizio-affermò.
Scrollai le spalle.-Sì,diciamo di sì.Il problema
è
che questa cosa risale a più di un anno fa.Da allora,nessuno
l'ha più vista...
Una voce interruppe il mio discorso.Il tono era alterato e
nervoso.-ABIGAIL!So che sei là fuori.Smettila di flirtare
con
mio fratello e vieni a trovare la tua povera amica infortunata!
Alla parola "flirtare" arrossii e maledii mentalmente
Hillari.Scusandomi con Daniel,mi alzai e aprii la porta della
stanza,chiudendola alle mie spalle ed appoggiandomici sopra.
-Grazie della bella figura,Hill-borbottai,avvicinandomi a lei e
sedendomi sul letto.
La bionda era appoggiata al cuscino,indossava gli abiti che aveva a
scuola e un cerotto le copriva una parte della nuca.-Bla bla bla.Che
comportamento è questo?La tua migliore amica
rischia la vita e tu te la fai con mio fratello appena fuori dalla
porta della mia stanza d'ospedale,dove posso sentirvi benissimo!
Quando Hillari disse "migliore amica",m'immobilizzai.Non avevo mai
pensato a lei in questi termini,anche perchè...non avevo mai
avuto un'amica del cuore,e
la cosa mi suonava strana e...piacevole.
-Non stavo flirtando.Stavamo parlando di cose importanti.
-Sì.Facciamo finta di crederci-finse di offendersi.Ma poi mi
sorrise calorosa.-Ho avuto paura per te.Daniel diceva che avevi
rischiato per me.Grazie.
-Io ne ho avuta per te.Avevo paura che Celeste ti spingesse
giù...
-Ma non ce l'ha fatta.Perchè c'eri tu.Non so cosa
sarebbe sucesso,se tu non fossi stata lì.
-Non pensiamoci più,d'accordo?
Annuì,e si tirò un po' più su.-Stavo
pensando...Mi sembra che la soluzione di Andrea sia l'unica possibile.
-Eh?-feci io,perdendomi.
-Alla cosa tra te e Daniel.Il party del 2 giugno.
-Non hai detto che ci va con Celeste?
-Se osa farlo dopo quello che è successo,giuro che lo
diseredo!-esclamò.-No.No.Scherzo.E' probabile che ci vada lo
stesso.Anche perchè,lei potrebbe arrabbiarsi come oggi,e
fare del male a sè stessa...o agli altri.
-E allora...
-E io pensavo,appunto-disse lei.-Che io e le altre rinchiudiamo la
serpe rossa nel bagno e tu intanto abbordi il mio caro fratellino.
-Dimentichi una cosa: sono senza accompagnatore.
-Facile.Mollo Ben e ci vengo con te-fece lei,tranquilla.
Rimasi a bocca aperta,tra il sorpreso e il grato.-Ma Hilly...non posso
chiederti questo.
-E invece lo fai.Forsa,di' "Hilly vieni con me al party!".No.Sto
scherzando.Non importa che tu lo dica.Ci verrò lo stesso.
Rimasi un po' in silenzio,sentendomi in colpa.Sorrisi.-Non
potrò mai ringraziarti abbastanza.
-Suvvia.Certo che puoi.Sono 100 dollari.
La guardai storta.
-Dio mio,Gail.Proprio non le capisci le battute,eh?
-Gail!-strillò Haley quando aprii la porta di casa.Mi si
precipitò tra le braccia,il passo incerto.-Ho sentito che
sei
capitata in una rissa,e ti hanno portata in ospedale.Stai bene?
-Sì.Ho solo un gran mal di testa-.Deglutii.-Hillari ha
rischiato di più.
-Che vuoi dire?
-Haley.Haley,ho avuto un'altra visione.Hillari doveva cadere
giù dalla finestra.
Mia sorella rimase a bocca aperta.-L'hai salvata,quindi?
-Ci stavo giusto pensando,mentre tornavo qui-mormorai.La mia testa era
un turbinio di pensieri,non tutti positivi.-Mi sembra strano...di
essere riuscita a essere così veloce.Insomma,lei e Celeste
stavano litigando...e Celeste ha scelto proprio il momento in cui io
sono arrivata per spingerla.
Haley alzò un sopracciglio.-Non ti seguo,Gail.Cosa cavolo
stai blaterando?
-Haley-dissi,ed era quasi una supplica.-Haley.Io credo...temo che...
-Finisci la frase,sorella!-sbottò lei,spazientita.
-Haley...e se la Morte avesse chiuso
un occhio?
La mia sorellina era una maschera di scetticismo e confusione.-Stai
delirando.
Scossi la testa.-No Haley.Io ho...l'impressione
che la Morte...mi abbia fatto salvare Hillari.Che il destino mi
abbia...lasciato fare.E questo,sorella,mi fa temere una cosa ben
più grossa.
-Continuo a non seguirti.
-Le visioni di morte,i poteri extrasensoriali,che fanno del male alla
gente...Ci ho pensato su,sai,e sono arrivata alla conclusione che se mi
concentro un po',posso benissimo uccidere
qualcuno.Ed ora,questa cosa.Il destino mi lascia giocare le carte come
voglio...
Haley,e se io e la Morte...fossimo la stessa cosa?
Ho paura che...insomma...
-Gail-mi fermò lei.-Stai dicendo che...
-Sì-affermai.-Sto dicendo che ho il terribile sospetto
di essere...legata alla
morte.E questo,Haley,fa di me un pericolo pubblico.Un
fenomeno da baraccone.Ma,in primis,fa di me...una macchina per uccidere.
Haley era scettica,e potevo capirla.Le mie impressioni,i miei
pensieri,eran o montati su semplici deduzioni,su follie.C'era da
dire,però,che non mi ero inventata niente,dalla
morte del ministro Lincoln al tentato omicidio di quella mattina.Senza
contare che,il giorno che aveva tentato di stuprarmi,ero riuscita a
spedire Grant Rems dall'altra parte della stanza soltanto
volendolo,anche se non ero riuscita a ripetere la cosa.
Adesso non c'erano più dubbi,su cosa dovessi fare.
Dovevo trovare Ronnie.Al più presto.
L'angolo dei grilli(cri,cri...)
Salve!Nuovo capitolo,non c'è molto da dire xD E' tutto
scritto...Se avete dei dubbi,chiedete pure :)
Intanto rispondo a Jo_96:
Shììì *_* anche questo è
lunghetto :D mi ci sono impegnata :D
Anch'io non vedo l'ora di vederti *_* speriamo di farcela
un bacio :)
Un bacio anche a tutti voi,fan :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** .Ricerche ***
Cap.15-Justice
Hillari
non ci mise molto a rimettersi.Un paio di giorni di
ricovero e tornò a tormentarmi con il party che si sarebbe
svolto nella palestra della scuola il 2 giugno,ovvero tra poco meno di
due settimane.Si era intestardita: voleva prepararmi a dovere per
quella maledetta festa e aveva già programmato di venire da
me,insieme ad Asia ed Andrea,per "farci belle"(parole sue).
Mi faceva saltare i nervi.E naturalmente non riuscivo a nasconderlo.
Strinsi le mani intorno al volante,irritata.Daniel mi lanciò
un'occhiata preoccupata,ma fece finta di niente.Ottima scelta,ragazzo.
Aveva mantenuto la promessa di aiutarmi,e così dopo la
scuola si
era comodamente posizionato sul sedile anteriore della mia Mini(avevo
appena scoperto che non aveva nemmeno la patente),pronto per andare a
casa sua,dove,mi aveva giurato,vi era un computer di nuova generazione.
Evidentemente,aveva notato che ero un
po'
in tensione.Anche quella mattina Hilly non mi aveva dato
pace,armeggiando con i miei capelli e parlando sottovoce con Andrea.Mi
sembrava di essere l'ignara vittima di due feroci killer,che
progettavano proprio alle mie spalle la mia lenta e dolorosa morte.Ero
lieta che,quel pomeriggio,avesse deciso di uscire con Ben,il suo
attuale ragazzo,per comunicargli delicatamente
la notizia che lo avrebbe mollato per la festa più
importante
dell'anno,perchè la sua migliore amica aveva bisogno di lei.
Daniel mi indicò con calma la strada verso casa sua.Il fatto
che
non ci fossi mai stata mi innervosiva ulteriormente.E,nel mio stato,non
poteva che creare un problema.
-Fermati-disse a un certo punto lui.-Ci siamo.
Inserii il freno a mano e,mentre Daniel scendeva dirigendosi verso la
porta,io osservai l'edificio.
Le mura erano di un delicato color pesca e sembravano brillare alla
luce debole del sole di quel giorno.Gli infissi delle finestre erano di
un bianco sbiadito,così come la porta a vetri.Il tetto era
rosso,e le tegole splendevano.
Daniel mi fece segno di raggiungerlo.Riluttante,saltellai veloce verso
di lui,che mi invitò ad entrare.
-Carina-mormorai.La prima stanza era la sala da pranzo.Alle
pareti,carta da parati di un colore neutro.Il pavimento era di
legno,rigato dal tempo.
Lui sorrise.-Sono felice che ti piaccia-rispose.Mi spinse verso le
scale.-Andiamo.La mia camera è al piano superiore.
Sapevo benissimo che non c'era niente di allusivo,ma il pronome "noi" e
la parola "camera" inserite nello stesso contesto mi fecero arrossire.
Attraversammo un piccolo corridoio e Daniel aprì una porta
spoglia.Più avanti ve n'era una con appiciacata sopra
un'enorme
H rosa,che riconobbi come quella di Hillari.
La stanza di Daniel era semplice e tremendamente ordinata,almeno in
confronto alla mia.Vi era un grande scaffale con un quantità
indefinita di CD,sotto al quale vi era un vecchio stereo.
Mi sedetti sul letto mentre lui si sedeva ad una scrivania di plastica
e vetro e accendeva il portatile che vi stava sopra.Cominciai a
osservare la stanza,con occhiate curiose.Mi alzai ed andai vicina allo
scaffale,per osservare i titoli dei vari CD.I più erano di
vecchi cantanti degli anni '70 e '80,ma c'era anche qualche album
attuale,soprattutto di gruppi rock.
-Ehi-mi richiamò all'ordine.-Qui è pronto.
Improvvisamente ricordai perchè eravamo
lì.Annuii,ma
prima che lo raggiungessi,Daniel disse:-Primo ripiano,terzo CD.Aiuta a
concentrarsi.
Alzai un sopracciglio e lo guardai dubbiosa.Lui mi sorrise,come a
incoraggiarmi,ed aggiunse:-Dai Gail.Puoi farcela.Non è
difficile.
Ah ah ah.Il solito spiritoso.Eseguii,e inserii il CD nello
stereo.Premetti il tasto Play
e raggiunsi Daniel.
Mi fece sedere sulla sedia.Fissai lo schermo.Motore di ricerca.Ma
certo.
Mentre una nenia lamentosa si diffondeva nella stanza,cominciammo a
fare delle considerazioni.
-Da dove cominciamo?-domandò,prendendo un'altra sedia e
accomodandosi vicino a me,un braccio sulle mie spalle.
-Be'...emm...pensavo di...cercare qualche foto recente-.Argh.Ma
perchè,ogni volta che mi toccava,il mio cervello doveva
prendersi una pausa?
Sorrise.-Ottima idea.
Lo guardai un attimo,poi tornai con lo sguardo sul computer,e digitai.
"Veronica Anne Warb e gli Anderson".
Cliccai "Invio".
Si aprirono un milione di pagine,ma non erano ciò che
volevo.Lanciai solo un'occhiata ai numerosi titoli di giornale che
annunciavano "la tragedia familiare" e mi dedicai alle immagini.
Fu un altro colpo al cuore: la maggior parte di esse erano foto private
della nostra famiglia,raccolte come "indizi" e poi pubblicate su
internet.Senza volerlo veramente,ingrandii un'immagine che ci ritraeva
tutti assieme.
Me la ricordavo,quella.Ne avevo anch'io una copia,solo che nella mia il
viso di Ronnie era coperto da un frego nero.
Era stata scattata poche settimane dopo la nascita di Haley,davanti al
portone di casa.Mi riconobbi a stento nella bambina solare e sorridente
dai lunghi capelli neri e gli occhi azzurri che stava in braccio a mio
padre.Accanto a noi,Ronnie con mia sorella,un esserino dagli occhi
verdi che fissava il fotografo con sguardo curioso.Sorridevamo tutti,e
sembravamo felici.
Qualcosa scivolò giù dal mio occhio,lento e
caldo.Pian
piano,le mie guance si bagnarono,e fui lieta che Daniel non mi stesse
guardando.
-Questa sei tu?-domandò,indicandomi nella foto con un
dito.-Eri carina.
Mi asciugai le lacrime in fretta,cercando di nascondere quel mio pianto
silenzioso.-Già.Peccato che non sia più quella
creaturina
spensierata-.La voce si ruppe sull'ultima parola,tradendomi.Il ragazzo
si voltò a guardarmi,beccandomi intenta ad asciugarmi il
viso
con le maniche della felpa.
-Piangi?
-N...no-mormorai.Sapevo che non serviva negare,ma non volevo ammettere
la mia debolezza.
Aggrottò la fronte.-Invece sì.
-Oh,grazie,Capitan Ovvio.Tu sì che mi dai una mano-non
volevo
essere acida,ma in qualche modo la mia voce era intrisa di veleno.
Lui strinse la presa sulle mie spalle.-Gail,non ti devi vergognare di
quello che provi.Se stai male,è comprensibile.Hai subito un
trauma,ed è una cosa normale.
-Mi sono sempre nascosta dietro una maschera-ammisi.-Ed ho finito per
raffreddarmi...Ho fatto del male ad Haley,l'ho fatta soffrire.
-Non è colpa tua-mormorò.
Mi voltai verso di lui,irritata.Era una rabbia estranea e infondata,la
mia.-Invece sì.Avrei dovuto,avrei potuto fare qualcosa...
Scosse la testa,ma rimase in silenzio.Attese pazientemente che mi
calmassi,mentre i singhiozzi mi scuotevano l'anima.Alla fine riuscii a
chiudere la finestra del browser,sentendomi molto più
leggera.
-Va bene adesso?-chiese Daniel.Accidenti.Lui era sempre così
gentile con me,ed io sempre così acida.
-Un po'-affermai.Mi sorrise,e il mio cuore saltellò
contento.Mentalmente,gli intimai di starsene buono.
Daniel si alzò,dirigendosi verso la porta.-Vado a prendere
qualcosa da mangiare.Qualche richiesta in particolare?
Scossi la testa,e lui uscì dalla stanza.Sentii i suoi passi
per le scale,e quando fui sicura che non potesse nè sentirmi
nè vedermi,mi voltai verso il computer,prendendomi la testa
tra le mani e sospirando dal dolore.
Era davvero normale continuare a soffrire così?Dopo tutti
quegli anni terribili...quanti ancora ne sarebbero dovuti passare?
Rabbrividendo,portai lo sguardo sullo schermo,per distrarmi.Il computer
di Daniel aveva uno sfondo innocente: era uno di quelli preimpostati di
Window,la foto di un deserto attraversato dal vento.Vagai con lo
sguardo sulle cartelle,sui vari programmi,i documenti salvati...
Fu una cosa in particolare ad attirare la mia attenzione.
Era nell'angolo in fondo,e il mio occhio vi era capitato quasi per
caso.Una cartelletta gialla,messa lì quasi come a
nasconderla da sguardi indiscreti.Sotto di sè recava la
scritta "Angelo".
Quasi senza accorgermene,la aprii.Conteneva dieci file,tutti documenti
di Word,rinominati con date e una lettera.Stavo per selezionare il
primo,che recava la data di una settimana fa,quando un pensiero mi fece
bloccare.
Quelli erano file personali di Daniel.Non avevo nessun diritto di
impicciarmi.Ma la curiosità era troppa.E poi,io non gli
avevo detto tutto di me?
Il senso di colpa si diffuse velocemente,ma cercai di scacciarlo.Per
sicurezza,mi alzai e controllai le scale.Non si udiva nessun rumore.Me
ne tornai sulla sedia girevole e,con un groppo in gola,selezionai il
file.Una sola pagina,dai caratteri piccoli e sottili.
Quanto hai sofferto
in questa tua vita terrena
angelo caduto dal cielo.
Ti sei ferita le ali,
non puoi più volare,
eppure non vuoi farlo,
tu vuoi stare qui con me.
E se un giorno vorrai tornartene su,
potrà farmi male,
ma io ti lascerò andare;
non sei mia,appartieni alle stelle,
ma io ricorderò sempre
i tuoi occhi di ghiaccio screziati d'argento.
Una poesia.Per lo più,stupenda.Aprii qualche
altro file.Erano tutti simili al primo.L'ultimo risaliva a qualche
giorno prima.In tutti,si ripeteva la storia dell'angelo dagli occhi di ghiaccio
screziati d'argento.Non riuscivo a non tornare con la
mente su quell'ultima frase.Io
non scorderò mai i tuoi occhi di ghiaccio screziati d'argento.
Haley mi aveva sempre detto che,sotto certe luci,i miei occhi
sembravano avere delle pagliuzze
argentee.
...
Oh.mio.Dio.
Il mio cuore impazzì,felice ed emozionato,dentro al mio
petto.
Sta' calmo,gli
dissi,non è
mica detto che sia IO!
D'altronde,anche Celeste aveva gli occhi azzurri.E Daniel continuava ad
uscire con lei.Insomma,il file non aveva neanche due settimane.E poi
c'erano anche tantissime altre ragazze.
Ma smettila!Si capisce
benissimo che il suo angelo sei tu!,mi suggerì
una vocina nella mia testa.Ciò mi fece tornare in mente
un'altra poesia:
Angelo mio,
dalle ali spezzate.
Tu mi hai salvato dalla rovina,
hai impedito che cadessi nelle tenebre.
Ma adesso sei tu quella in pericolo,
in procinto di star male,
di provare dolore.
Come posso io salvarti?
Sono abbastanza forte?
E se ti perdessi?
Resisterei a questo colpo mortale?
Certo.Me l'aveva detto lui stesso.L'avevo salvato da un
futuro non proprio roseo,con il mio arrivo.Ma ancora stentavo a credere
che io fossi...il suo angelo.
Ma eccolo di nuovo.Stava salendo le scale.Mi affrettai a chiudere la
cartella e cercai inutilmente di calmare il mio cuore.Decisi che
sarebbe stato meglio fuggire in modo rapido e inosservato.
Quando entrò nella stanza,io ero già in piedi,e
stavo raccogliendo le mie cose.
-Scusa,non mi ero accorta dell'ora-balbettai,prima che potesse aprir
bocca.-Kathleen ha detto che devo aiutarla con la
contabilità.
Mi caricai la borsa a tracolla e lo guardai negli occhi,perdendomi in
quel nocciola intenso.Mi chiedeva di restare,e perchè me ne
stavo andando.
Sentivo che il cuore voleva uscirmi dal petto,che le mie braccia
volevano avvolgerlo,ma resistetti.
Perchè,perchè avevo aperto quella cartella?
Gli feci un sorriso,sincero,e mi avvicinai alla porta.Lui mi
afferrò un braccio.
-Ehi,tranquillo-.Ridacchiai.Mi sentivo euforica.Era sbagliato.Ma
tremendamente bello.-Torno domani,dopo la scuola.
Gli tirai un po' la manica del maglione,affettuosamente.Lui si
chinò alla mia altezza e io lo baciai sulla guancia.
Poi scesi le scale,aprii la porta ed attraversai la strada.
Tutto di corsa.E con un sorriso ebete sul viso.
Nei giorni seguenti,tornai spesso a casa di Daniel.Ormai stava
diventando un po' casa mia.Ogni tanto incrociavo suo padre,un uomo alto
e robusto,oppure vedevo sua madre,una bionda dall'aria pazzerella,nella
stanza della lavatrice.Succedeva anche che incontrassi Hillari,e allora
era la fine.Lei mi trascinava nella sua stanza,una specie di soffice
regno rosa confetto,dove lei mi mostrava tutti i vestiti eleganti che
aveva e io intanto mi struggevo per suo fratello.
Dopo due giorni,mi ero stancata di ascoltare la musica miagolante di
Daniel e così mi ero decisa a portare tutti i miei cd dei
Muse,facendoglieli ascoltare fino alla nausea.Mentre cercavamo su
internet,ogni tanto mi interrompevo,per spiegargli qualcosa su una
determinata canzone o sul gruppo.Lui diceva sempre che gli sembrava di
essere a scuola,quando cercavo di educarlo alla buona musica del
ventunesimo secolo.Ma sapevo che alla fine gli piaceva ascoltare quelle
canzoni,perchè dopo un po' cominciammo a cantarle insieme.E
non importava che fossimo stonati come cornacchie.
Cercavo sempre di non guardare quella cartella isolata nell'angolo
dello schermo,ma quando mi ci cadeva lo sguardo,non riuscivo a non
pensare che a quelle poesie,e al fatto che forse erano
dedicate a me.La voce nella mia testa mi diceva che non c'era nessun
motivo per il quale Daniel non avrebbe potuto essere innamorato di
me.Ma io sapevo che era soltanto una remota
possibilità,quindi cercavo di starmene sulle mie.Ma non era
facile,quando lo sentivo così vicino.Avevo la tentazione di
saltargli addosso.
Per quanto riguardava mia madre,non eravamo riusciti a trovare un
granchè,a parte un'intervista all'ultima persona che l'aveva
vista,tre mesi fa,vicino a Jacksonville.Che strano.Perchè
proprio lì?Un
sospetto si stava insinuando lentamente in me,ma non ero pronta a
rivelarlo.Mi servivano altre prove.
La sera del venerdì,il primo giugno,tornai a casa tardi.Io e
Daniel avevamo trovato un sito interessante.Si chiamava "the Anderson's
story" e trattava il caso della mia famiglia con grande cura.Gli avevo
chiesto di stamparmi qualcosa,prima di andare via,ma alla fine eravamo
rimasti lì fino all'una di notte,a chiacchierare.C'era stato
un momento perfetto,in cui i nostri visi si erano avvicinati per un
secondo.Era sembrato il momento adatto per dirgli tutto,ma non me l'ero
sentita ed ero scappata via.
Odiavo la notte,soprattutto quelle fredde come quella.Mi ricordavano il
giorno in cui la mia vita era andata in frantumi.
Mi strinsi nella giacca che mi aveva prestato Daniel.Sbuffai.Non era
possibile che,a giugno,facesse freddo come a dicembre.
Ero in vista della casa dei Baggie,quando un'ombra scura si mise tra me
e l'edificio,bloccandomi.Cercai di oltrepassare il passante,avevo
fretta.Ma quello mi seguì.Lo guardai storta.
Non avrei saputo dire se era una donna o un uomo.Era troppo buio,e i
lampioni erano spenti.
-Mi scusi-dissi,cercando di nuovo si sorpassarlo.Egli me lo
impedì.
-Ho qualcosa per te-disse,con voce roca.D'un tratto,sentii un forte
dolore all'addome.Caddi all'indietro,capendo che l'individuo mi aveva
appena tirato un pugno.Tossii e sputai sul marciapiede.
Lui,o lei,mi pestò un piede,facendomi urlare.Doveva avere un
paio di quei grossi anfibi da montagna,con la suola di gomma dura.Mi
scaraventò addosso qualcosa,che mi colpì
esattamente dove mi aveva tirato il pugno.
-A presto,piccola.-salutò,sarcastico,prima
che la sua sagoma scomparisse alla mia vista.
Respirai a fondo,per tranquillizzarmi.Un peso mi schiacciava il
petto.Me lo scrollai di dosso e mi alzai.
Guardai la cosa che mi aveva consegnato l'estraneo.Era una scatola,non
molto grande,con qualcosa scritto sopra.Instintivamente,la
raccolsi,lasciandola poi cadere malamente a terra.Non conoscevo il suo
contenuto.E se ci fosse stata una bomba?
Timidamente,la presi di nuovo tra le braccia e,zoppicando,la portai in
casa.L'adagiai con cura sul tavolo e accesi qualche luce.Mi tolsi la
giacca e le scarpe,mi cambiai indossando il pigiama e tornai in
cucina.La scatola era ancora lì,intatta.Aprii il frigo e
presi del tè freddo,me ne versai un po' in un bicchiere e lo
bevvi tutto,senza staccare gli occhi dalla cosa.Alla fine,mi
decisi a prendere un coltello e,con attenzione,la aprii strappando lo
scotch da pacchi.
Per lo più era pieno di imballaggio e di
polistirolo.Affondai la mano e trovai qualcosa di ruvido.Lo
sollevai.Era una grossa busta bianca,gonfia.Sul retro era scritto il
mio nome completo,con caratteri svolazzanti,e una frase ironica:
Avrai il coraggio di
aprirlo,piccola Justice?
Me lo sentivo.Era lo stesso che,più di due mesi fa(sembrava
passato un secolo) mi aveva mandato quel biglietto,con quella strana
firma.La ricordai perfettamente,e per la prima volta riuscii a
distinguere le lettere: una V,una A e una W.Un'idea
s'insinuò nella mia testa,mentre aprivo la busta.Qualcosa
scivolò fuori e andò a finire con un tonfo sordo
sul tavolo.Quasi urlai,quando capii di cosa si trattava.
Il quadernetto.Quello che avevo trovato a St.Jesse.
Veloce,lo presi in mano.Mi ingarbugliai con l'elastico che lo teneva
chiuso,ma riuscii ad aprirlo.Sfogliai le pagine,ma quelle dell'altra
volta non c'erano più.Erano state strappate via.
Al loro posto,in ogni pagina bianca rimasta,vi erano macabri e
complicati disegni di demoni,diavoli e persone,spesso
smembrate,mutilate.Il rosso era il colore dominante,insieme a un
particolare che ricorreva sempre in ognuno di quei terribili idiomi:
due occhi azzurri e brillanti,dallo sguardo cattivo e con una lacrima
di sangue vicino a quello destro.
Sfogliai tutto in quadernetto,terrorizzata alla vista di quei
disegni,finchè non arrivai all'ultima pagina.C'era una
scritta,sempre con carattere svolazzante.
Abigail Anderson:
Assassina
Dannata
Macchina per uccidere.
Te li ricordi,piccola Gail?
Tutte le persone che sono morte
perchè tu eri arrabbiata con loro,o perchè li
odiavi,
o perchè semplicemente era una gionata no.
Devo farti un esempio?
luglio 2002: Lucy Candace,otto
anni.
Morta per soffocamento in circostanze
misteriose,dopo aver mangiato a mensa.
Te la ricordi,Gail?
La tua compagna di banco,così brava a letteratura.
Aveva soltanto preso un voto più alto del tuo.
E tu hai incominciato ad odiarla.
Di
colpo,ricordai quella bambina dalle trecce castane,con il sorrisone e
le guance rosa.Ricordai quel giorno che prese A+,mentre io solo una
misera B.Ricordai l'odio che avevo provato per lei in quel
momento.E,tragicamente,ricordai anche la sua morte.Era
simile alle mie visioni,solo che ad uccidere...ero io.
Era lì,che mangiava la sua zuppa,tutta felice per il voto.Si
vantava,rideva con le sue amiche.E io ero isolata,come sempre.
Ricordai che avevo desiderato che morisse.Che quel suo odioso sorriso
da cocca di papà si trasformasse in una smorfia di
dolore.Che si...strozzasse
con il suo delizioso pranzetto.E poi avevo sentito quella scarica
elettrica lungo la spina dorsale,e dopo pochi minuti Lucy era caduta a
terra,annaspante.Non c'era stato niente da fare.Era morta.Soffocata.
L'avevo uccisa io.
Il messaggio continuava:
Settembre 2003: Hannah
Smith,dieci anni.
Annegata nella piscinetta della scuola
durante una lezione.
Ti aveva sorpassata durante la gara ed era arrivata prima.
Gennaio 2004: Luke Johnson,dodici anni.
Morto con la sua famiglia nella sua casa di
montagna per un incendio.
Ti piaceva,ma non ti aveva degnata di uno sguardo.
Marzo 2004: Paul West,nove anni.
Intossicato da veleno per topi
dopo essere rimasto chiuso nello sgabuzzino del custode.
Semplicemente,ti mancava da morire Haley.
Maggio 2007: Tamira Pay,quindici anni.
Caduta dalla finestra del liceo
e morta dopo dodici ore di sofferenza in ospedale.
Non ti aveva fatta entrare nelle cheerleader.E la odiavi
perchè tutti preferivano lei.
Li
ricordavo.Tutti.Ricordavo i loro visi,i motivi che mi avevano spinti ad
odiarli.E le loro morti.Solo ora realizzavo.Solo ora che ero
consapevole dei miei poteri,realizzavo che ero stata io ad ucciderli.Tutti.
Lasciai cadere il quaderno e mi guardai le mani,schifata da me stessa.
Ero un'assassina.Un mostro.Iniziai a piangere,per tutte quelle anime
strappate alla vita,che io avevo
ucciso per il semplice fatto che li odiavo.
Dovevo essere rinchiusa.Soppressa.Ero un mostro.
Lo sguardo mi cadde su un foglietto.Sempre singhiozzando,lo raccolsi e
lo lessi tra le lacrime.
E così mi
stai cercando.Bene.Anch'io.Sei brava a nasconderti,piccola assassina.
Quelle parole bruciavano,ma continuai a leggere.
La caccia è aperta,mostriciattolo.Vedremo chi
troverà chi per prima.Io sono più avanti.So dove
sei,dove abiti,chi colpire per farti cedere.
D'altronde,tu hai un disperato bisogno d'aiuto per il tuo problema.E io
ho bisogno di te per risolvere i miei,di problemi.
Il mittente sembrava conoscermi bene.Andai avanti,fino in
fondo.E allora,quando lessi la firma,mi sfuggì un grido.Il
biglietto cadde di nuovo sul pavimento.
Spero di incontrarti
presto,piccola.Abbiamo così tante cose di cui parlare.
La tua cara mammina.
Veronica Anne Warb in Anderson
ovvero,Ronnie.
L'angolo della piccola
e timida autrice
Eccomi qua!Scusate per il ritardo ma queste due ultime settimane sono
stata in ferie!Prima in Puglia,e poi a Londra :D E' stato di grande
ispirazione.
Questo è uno dei capitoli più dolci,e
più macabri,e più sconvolgenti e rivelatori.Non
so,a me il finale mi fa venire la pelle d'oca,come se fossi al posto di
Gail.Sarà che ormai mi impersono troppo in lei.
Spero che svelare che è Ronnie sta seguendo e terrorrizzando Gail non vi sembri
una decisione affrettata.Anche perchè era una cosa che avevo
già deciso.E' inoltre naturale che non spieghi che
l'abitante di St.Jesse era Ronnie xD Era ovvio,dopo tutto xD
Rispondiamo
alle recensioniiii :D
Jo_96: non
preoccuparti,tesoro!Sono felice che ti piaccia ;) Spero che questo
capitolo ti intrighi :) mi raccomando,ricordati che ti voglio bene
<3
Dreaming_Archer:
Ehiiii *_* ciaoo!Mi sei mancata in quest'ultimi tempi!Sei
perdonata,comunque!
Sono felice
che ti piacciano gli scorsi capitoli!Grazie per i complimenti per il
capitolo "Legami",sono contenta di essere riuscita a trasmettere con
successo quello che provavano ^-^
Sono d'accordo
con tutte le tue affermazioni :D Hillari è mitica,anche se
un po' rompiscatole xD
Per la festa
devi aspettare,mi disp xDxP Per ora solo questo bel capitolino,che
spero ti piaccia ;D
Un
bacione,spero di risentirti presto ;D
Naturalmente
un saluto anche a chi mi segue e non recencisce: siete voi che portate
avanti questa storia,fan silenziosi!xD
Kiss kiss
Mizz
P.S. Qualcuno
è felice di sapere che Justice potrebbe essere presto un
libro?xD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** .Festa ***
Cap.16-Justice
I
can't feel you anymore
The sunshine trapped in our hearts
it could rise again
but i'm lost, crushed, cold
and confused with no guiding light left inside
you were my guiding light.
[
Guiding Light - Muse ]
E
alla fine si era deciso ad arrivare.
Il 2 giugno.
Da una
parte,fu un vero e proprio sollievo.Hillari avrebbe smesso di
tormentarmi una volta per tutte.
Ma ricordavo
benissimo cosa sarebbe significato per me quel giorno.
Il piano era
questo: Andrea,Hillari e Asia avrebbero trattenuto
Celeste,per poi chiuderla nei bagni della palestra; il resto,sarebbe
dipeso tutto da me.
Ero
terrorizzata e allo stesso tempo piena di energie.Sapevo che ci
sarebbero state un milione di cose che avrebbero potuto andar
male,ma...stranamente,non mi preoccupavano.Sentivo l'adrenalina nel
corpo.
Ma,diamine.Ero
anche tremendamente
nervosa.
-Gail.Dio
santissimo!-esclamò Hillari,seduta vicino a me a
mensa.-Vuoi calmarti?
-Sono.Calma-la
voce mi uscì automatica,quasi robotica.
-Oh dio,siamo
messe male-borbottò Andrea,appoggiandosi su un
gomito.
-Ti
ricordo-fece Asia,tranquilla.-Che è soltanto una
festa.Non il patibolo.
Le scoccai
un'occhiata,tornando poi a fissare il piatto,rigida.
-Gail.Se la
cosa ti mette a disagio...possiamo evitare.
Stavo per
risponderle,quando una voce alle nostre spalle
bloccò la nostra conversazione.
-Salve,Tavolo
delle Perdenti.
Celeste ci
sfilò accanto,mano nella mano con Daniel,che mi
salutò con un cenno e un sorriso.Ricambiai,mentre il mio
cuore
impazzito si metteva a battere furiosamente.
-Bilow-la
salutò freddamente Hillari,gli occhi ridotti a due
fessure.
Celeste fu
altrettanto gelida.-Healt.
-Cosa vuoi,caraaa?-sputò
fuori Andrea,acida.
-Oh,niente-sospirò
la rossa.-Volevo solo sapere se davvero
avete il fegato di presentarvi,stasera.
-Be',ecco...
-Ci
saremo,Celeste-m'intromisi io.Lei mi squadrò,e io le
rivolsi
un sorriso angelico.Tutti i dubbi si erano dissolti,alla vista del suo
bel faccino soddisfatto.-Non preoccuparti.
-Oh.Bene.Allora
a stasera-disse,lasciando la mano di Daniel e
avviandosi,convinta che lui le andasse dietro.
Ma lui era
sempre lì.Mi fissava,con un sorriso strano sul
viso.-Davvero verrai?Sai,non mi sembri proprio il tipo da feste
scolastiche.
-Stai cercando
di offendermi,Daniel?-gli domandai,ma la mia voce era
tranquilla.Sapevo che scherzava.
-Ok,ok,mi
arrendo-disse,ridendo.Mi passò una mano tra i
capelli e mormorò.-Spero che mi concederai un ballo.
Di nuovo,il
mio cuore battè le ali come un
colibrì.Oh,non riuscivo a farlo stare zitto.
-A tuo rischio
e pericolo-lo informai,sperando di non avere la voce
rotta.-Io non so ballare...Quindi ti consiglio degli stivali rinforzati.
Rise.-Mi
raccomando,ti voglio là,stasera.Ti aspetto.
Gli sorrisi,e
lui mi scarruffò la frangetta affettuoso.Poi
Celeste lo richiamò,irritata,con la sua voce
stridula.-Daniel!!Andiamo!
Lui mi
scoccò un'ultimo sorriso,poi tornò a passo
lento
dalla sua ragazza,e insieme sparirono oltre la porta della mensa.
-Che
serpe-sbottò Hillari,le orecchie in fiamme per la
rabbia.-Mi domando come faccia Daniel a sopportarla.
-Facile: non
lo fa-chiarii io,tornando a rimescolare la mia sbobba nel
piatto,con occhi sognanti.Sospirai,d'istinto.
-Qui qualcuno
è messo male-dichiarò
Asia,scuotendo la testa.
-Forse le ci
vuole un trattamento speciale-la seguì a ruota
Andrea.
-Eddai,smettetela!-le
rimproverò Hillari,prendendo le mie
difese.-Innamoratevi e capirete.
Non potevo
essere più d'accordo.
-Ascoltami bene:
ti dico che Cavalli è sorpassato!
-Certo,e io ho
delle ciabattine coi coniglietti.
-Il
fatto,Andrea,è che tu
hai delle ciabattine coi coniglietti.
-Forse tre
anni fa,Asia!
-Ma se le ho
viste spuntare da sotto il tuo letto,la scorsa settimana!
-Ragazze,volete
darci un taglio?-sbuffò Hillari,togliendo
gli
occhi dall'espositore di fronte a sè per lanciare
un'occhiataccia ad Asia ed Andrea.Asia aveva in mano un paio di jeans
chiari,e li agitava in faccia alla sua amica,come se fossero
chissà quale reperto archeologico o roba simile.
Io le
osservavo,a braccia conserte,seduta su uno scomodissimo puf
nero.Erano due ore che giravamo per negozi,ma le altre non avevano
ancora concluso niente.Mi stavano facendo venire il mal di testa.
Distolsi lo
sguardo,stringendomi nelle spalle.Un brivido di freddo mi
percorse la schiena,e di nuovo mi domandai come fosse possibile un
clima del genere a giugno.Ma sapevo benissimo che solo io mi sentivo
quel gelo addosso.E sapevo anche di chi era la colpa.
Ronnie.Al solo
pensiero del suo viso,così lontano nei miei
ricordi,il mio cuore si fermava dal terrore.
Aveva detto
che voleva qualcosa da me.E
che sapeva chi colpire.
Ok,calmati,mi
dissi.Potrebbe
essere
ancora lontana.
Ma era
impossibile nasconderlo: quella donna mi avrebbe rovinato la
vita un'altra volta.Me lo sentivo.Sulla pelle.
Hillari
pescò un abito.Finalmente.
-Io sono a
posto-dichiarò,guardando Asia ed Andrea,che
osservavano con interesse una t-shirt color crema.
-Ragazze?-le
richiamò.Le altre due riposero il capo
d'abbigliamento.
-Anche
noi-risposero poi.-Siamo andate due giorni fa.Sappiamo che,con
te,dobbiamo anticiparci.
-Spiritose,davvero-sbuffò
la bionda.Poi spostò lo
sguardo su di me.
-Gail?
-Cosa?
Si
schiaffò una mano sulla fronte.-Oh Dio santo,Abigail!Devo
proprio insegnarti tutto?
-Nessuno ti
obbliga-borbottai,alzandomi e sistemandomi la felpa.
-Non penserai
di venire in jeans e felpa,stasera,giusto?
La guardai
interrogativa.
-Perchè?Non
si può?
Hillari mi
guardò esasperata.Scosse la testa.
-Per
fortuna,ci ho già pensato io-sospirò,alzando
gli occhi al cielo.
Fuori dal
negozio,Hillari mi disse di farmi trovare a casa sua due ore
dopo,verso le cinque e mezzo.Detto questo,se ne andò in non
so
quale boutique insieme alle altre.
Avevo due ore
per fare quello che volevo.
Il problema
è che non avevo voglia di
fare niente.Tutta
quella faccenda di mia madre,e il nervosismo per quella sera,mi stavano
togliendo la vitalità.Accidenti.
M'incamminai
verso casa,decisa a rinchiudermi in camera.Camminavo a
testa bassa,persa nella mia testa.Ricordai l'immagine più
recente di Ronnie,quella che avevo trovato su internet: capelli corti e
spettinati,sguardo vacuo e viso scavato.Di nuovo,mi domandai cosa
volesse da me.Mi aveva abbandonata!Mi aveva rovinato la vita...
-Giuro,signore.Era
lei!
Alzai lo
sguardo e mi fermai.
-Ma...insomma.Ne
è sicuro?
L'agente della
polizia squadrò l'ometto davanti a
sè.Sembrava sconvolto.
-Certo che
sì!Stavo passando con l'auto quando mi
è
schizzata davanti!Ho frenato appena in tempo...E lei si è
fermata lì,in mezzo alla strada.E mi ha sorriso.
-Ma
è sicuro che fosse Veronica Warb?Quella degli Anderson?
Una lama
sgusciò lenta dentro il mio stomaco,mentre la
consapevolezza e il terrore si impadronivano di me.
Avevo
sbagliato,avevo pensato male.
Lei
era già
lì.
Cominciai a
sudare freddo.
L'ometto
annuì,guardandosi intorno.-Sì,che mi
uccidano
ora seduta stante,se non è vero.L'ho vista milioni di
volte,alla
tv.
L'agente
sospirò.Poi si diresse verso la sua auto e prese la
radio:-Capo,abbiamo un grosso problema.C'è un killer in
città.Veronica Warb,quella degli Anderson,che ha ucciso il
marito e poi è scappata.Sì.Sì.Ci
mettiamo subito
al lavoro.
Basta.Non ne
potevo più.
Cominciai a
correre.
Ronnie
era
lì.Ronnie mi aveva trovata per prima.
-Gail!Ti avevo
detto alle cinque e mezzo.
Guardai
Hillari,ferma sulla porta di casa sua.
-Ho avuto un
contrattempo,Hill.
Lei
sospirò,e mi fece entrare.-Io lo dico per te.Avremo meno
tempo per prepararti.Dai,forza.Datti una mossa.
Mi spinse
verso le scale,fino alla sua stanza,dalla quale proveniva una
musica assordante.Ebbi appena il tempo di lanciare un'occhiata alla
porta lì accanto,prima che Hilly mi trascinasse dentro.
Asia ed Andrea
chiacchieravamo,una seduta sul letto e l'altra sul
tappeto.Quando entrai,mi sorrisero e si alzarono.
-Non credo di
esser pronta per essere torturata-mormorai,presa da un
improvviso panico.
Senza
ascoltarmi,mi spinsero verso la toeletta e mi costrinsero a
sedermi.Guardai tutti i prodotti sistemati in bella mostra:
cosmetici,lacche,spazzole e pennelli da trucco.Deglutii.
-Tranquilla-fece
Andrea,sadica.-Tu devi solo rilassarti.
-Facile a
dirsi,non è vero?!-feci,irritata.
-Tranquilla,ho
detto-ribattè lei,prendendo in mano una
spazzola
e il phon.Prese una ciocca dei miei capelli,cominciando a sistemarla.
Mi appoggiai
al ripiano della toeletta,disperata.Hillari si diresse
verso il suo armadio e cominciò a
rovistare,borbottando:-Dove
l'avrò messo...
Asia,invece,si
stava avvicinando pericolosamente con un pennello pieno
di fard.
-Alt!-la
fermai.-Io uso solo i miei cosmetici,idrorepellenti e
assolutamente non uso il FARD!!!
-Andiamo,Gail!-sospirò
Asia.-Fai la brava.
Detto
questo,si accanì sul mio viso.
Ero una povera
vittima nelle mani di tre feroci torturatrici.
Non so quanto
tempo passai seduta su quello sgabello,mentre
Hillari,Asia ed Andrea parlottavano e si scambiavano consigli.A me
sembrò una vita.Ma,a quanto diceva l'orologio,erano passati
solo
quarantacinque minuti.
Non ebbi il
coraggio di guardarmi allo specchio.Appena ebbero finito,mi
alzai,mentre loro tre mi squadravano,ammiccando.
-Siamo proprio
brave-si congratularono.Mi passai una mano tra i
capelli,stanca e sconvolta,e li sentii...diversi.La ritirai
immediatamente.
-Bene,ora
tocca a noi-dichiarò Hilly,mentre le altre due si
mettevano al mio posto.Poi mi passò una busta bianca,che
sembrava contenere un vestito,e una scatola da scarpe
bianca.-Gail,prendi questi.Le scarpe sono mie,te le presto per
stasera.Il vestito consideralo un mio regalo.
Ero
commossa.Slacciai leggermente la cerniera,giusto per vedere un
tessuto di un'intenso blu-turchese.
La biondina mi
sorrise.-Trovo che s'intoni con i tuoi occhi.
Le buttai le
braccia al collo.Le ero davvero grata,non stavo fingendo
per farla felice.Lei rise,ricambiando l'abbraccio.-Vai adesso.Vai a
prepararti.
Filai in
bagno,quasi di corsa.L'euforia di quella mattina era tornata;
forse era perchè sentivo Daniel così vicino.
Chiusi la
porta a chiave e vi appesi la sacca.Tirai completamente
giù la zip,e presi l'abito che Hillari mi aveva donato.
Era
bello,anzi,stupendo.Sembrava delicato,fragile; le spalline erano
sottili,e univano i due lati del corpetto,reso più scuro da
un
migliaio di pailettes blu notte sul davanti.Sotto il seno,vi era un
nastro di seta azzurra.La gonna era vaporosa,ma senza esagerare,sempre
di quel turchese più simile al blu,e doveva arrivarmi
più
o meno al ginocchio.
Era dura
ammetterlo,ma la mia migliore amica ci aveva azzeccato in
pieno: sembrava proprio nel mio stile.Non ce la facevo più
ad
aspettare,perciò sfilai felpa,jeans e All Star e lo infilai
dalla testa.Poi mi guardai allo specchio.
Mi stava
perfettamente.Hilly aveva ragione: si intonava ai miei
occhi.Ma non solo.Mi faceva apparire più alta ed evidenziava
le
mie poche forme.
Era inutile
dire che lo adoravo.Ed era una cosa strana: avevo sempre
odiato gonne,minigonne e vestiti in generale.Ma quello,no.
Decisi di
guardare il mio viso,preparandomi al peggio.E,cavolo,non era
poi così male.Andrea era stata davvero brava coi miei
capelli:
li aveva arricciati sulle punte,in modo da renderli più
vaporosi,lasciando il resto liscio come sempre.Anche Asia era stata
brava.Sembravo un'altra.Un'altra Gail.Una Gail più
serena,felice.
Amavo le mie
nuove amiche per quello che avevano fatto per me.Ero
commossa,ma cercai di non piangere,perchè non ero sicura che
il
trucco resistesse all'acqua.
Mi chinai
sulla scatola da scarpe e la aprii.Per un attimo,la mia
gratitudine verso Hillari sparì,sostituita dall'odio.Tacchi
alti?Ma era pazza o cosa?
Sospirando,mi
sedetti sul bordo della vasca e allacciai i sandaletti
argentati ai miei piedi.Be',dovevo dire che nell'insieme erano davvero
uno spettacolo.Solo che avrei dovuto rimanere seduta tutta la sera,per
evitare disastrose e imbarazzanti cadute.
Mi alzai,in
equilibrio precario,e lanciai un'ultima occhiata allo
specchio.Sperai che Daniel fosse ancora nella sua stanza.Volevo fargli
una sorpresa.Per sicurezza,prima di uscire controllai il
corridoio.Vuoto.Via libera.
Zampettai non
so come fino alla porta di Hillari.La aprii e la richiusi
di scatto,appena entrata,rischiando di finire a gambe all'aria.
Le tre ragazze
alzarono lo sguardo.Notai che Andrea era già
pronta: aveva raccolto i capelli castano chiaro e indossava un vestito
verde scuro,con una collana lunga,dorata,che le cadeva elegantemente
nello scollo.Era truccata poco.Era carina,molto carina.
-Ehi,Gail-fischiò,mentre
io traballavo per andare a sedermi
accanto a lei sul letto.-Stai da Dio!
-Grazie
Andre.Anche tu stai molto bene.
-Giuro che se
mio fratello non ti degna di uno sguardo stasera,lo
cancello dal mio testamento!-fece Hillari riemergendo dall'armadio con
un paio di scarpe col tacco più alto del mio.-Sei uno
schianto,amica mia.I sandali ti fanno più alta.
-Ahah.Era una
battuta sulla mia altezza nascosta dietro un
complimento?-borbottai,guardando Asia che si stava ancora truccando.
-Può
essere!-scherzò Hill,pescando il vestito
appena
comprato dalla busta del negozio.Solo allora ebbi l'occasione di
osservarlo: era un vestito bianco,quasi trasparente e senza
spalline,decorato con fiorellini ricamati e anch'essi bianchi.Senza
pudore,si spogliò rimanendo in biancheria intima e poi
s'infilò l'abito.Prese qualcos'altro dalla busta e se lo
legò in vita.Poi si mise le scarpe e si girò
verso di noi.
-Che ne
dite?-chiese,camminando un po'.Il suo equilibrio era
perfetto.Accidenti.Ma come faceva?
-Davvero
carino,angioletto-scherzò
Andrea.Hilly le fece la linguaccia,sistemò i riccioli e
infilò una fascia bianco latte.-Io sono pronta.
-Anch'io-fece
poi Asia,alzandosi dallo sgabello.Stava bene anche
lei,con i lunghi capelli scuri acconciati in una treccia e il viso
truccato.Aveva usato dei colori che mettevano in risalto il colore
della sua pelle.Cominciò ad armeggiare con un abito color
crema-Datemi un minuto per vestirmi.
Hillari venne
a sedersi vicino a me,completamente a suo agio in quei
trampoli che indossava.-Gail,ti sei fatta così
silenziosa.Che
succede?
-Non sarai
mica nervosa,spero-disse Andrea.-Sei bellissima.Non ti
preoccupare.
Già.Come
no.Ma non era il mio aspetto a preoccuparmi.Era
quello che avrei dovuto fare.
-E'
che...diamine,ragazze.Il mio ultimo ragazzo mi ha fatto sbattere in
galera al posto suo-le informai.-Non ho quasi nessuna esperienza in
questo campo...E poi non sono sicura che Daniel voglia che nasca
qualcosa tra noi.
Guardai il
pavimento.Sentivo di nuovo freddo.
-Te l'ho
detto,Gail-mi rimproverò Hillari.-Secondo me a mio
fratello piaci.E molto.
Scossi la
testa,per niente convinta.Intanto,Asia si era infilata il suo
abito,ed era pronta.
-Ascoltami
bene,signorinella-disse,agitando la mano.-Se non ci muoviamo
da qui,non lo sapremo mai.Forza.Diamoci una mossa.
La palestra
non sembrava nemmeno la stessa.Non era mai stata molto
grande,ma quella sera pareva enorme.Le grandi luci al neon erano
spente,sostituite da potenti luci da discoteca,per lo più
rosse
e viola.Gli attrezzi ginnici erano stati spostati accanto alla
parete,vicino alla quale vi era un lungo bancone con tanto di
camerieri.Vicino al portone stava una cabina per dj,rialzata sopra un
palco di legno,sul quale un ragazzo sulla ventina si agitava,le cuffie
intorno al collo esile.Il centro era stato trasformato in pista da
ballo,tuttora piena di studenti,dal primo all'ultimo
anno.Tutt'intorno,tavoli con divanetti e sedie su cui stavano seduti
gruppi di ragazzi a parlare.
-Celeste e
Daniel sono già qui?-chiese Asia ad
Hillari,mentre oltrepassavamo la prima fila di tavoli.
La biondina
scosse le spalle.-Non ne ho la più pallida
idea.Seriamente,sono sorpresa che non abbiano cercato di scroccarci un
passaggio.
Io mi sentivo
tremendamente a disagio.Sapevo di avere un'andatura
ridicola per colpa dei tacchi,e all'improvviso una morsa mi aveva
stretto lo stomaco.
-Gail,stai
calma-mi fece Andrea,appongiandomi una mano su un
braccio.-E' tutto a posto.Stai benissimo.
Feci un
respiro profondo,annuendo.
-Sediamoci
qui-.Hillari indicò un tavolo vuoto.Ci stringemmo
sui
divanetti.Appoggiai la testa sulle braccia incrociate.Le mie
amiche mi guardarono preoccupata.Mi sentivo in colpa,dopo tutto quello
che avevano fatto per me.Concessi loro un sorriso,per tranquillizzarle.
Cominciammo a
chiacchierare.Ogni tanto lanciavamo delle occhiate alla
porta,speranzose.
Così,quando
Asia sussurrò:-Eccoli!-,il mio primo
istinto
fu di andarmi a nascondere nel bagno.Ma la ragione,per fortuna,mi fece
voltare,un sorriso sulle labbra.
Celeste fu la
prima ad entrare,avvolta in uno striminzito vestitino
rosso con una scollatura esagerata.Aveva lasciato i lunghi capelli di
fuoco sciolti sulle spalle ed era finemente truccata.Si
fermò a
pochi passi dalla porta,e si voltò con un sorriso.
E
poi,eccolo.Il mio angelo.
Daniel.Riconobbi
subito il suo ciuffo disordinato,più scuro
nella sala semibuia,e il suo viso.Si guardò intorno,ma
probabilmente non ci vide,perchè si incamminò di
malavoglia verso Celeste,che gli prese la mano.Insieme,oltrepassarono
la pista,perdendosi tra la folla.
Cominciai a
sudare freddo,nervosa.
-Andiamo-disse
Hillari,alzandosi.-Non dobbiamo perderli di vista.
Ci
trascinò sulla pista,e cominciò a ballare a
ritmo
della musica.Ero ancora sorpresa di come sembrasse a suo agio su quei
tacchi.Ma dopo un po' smisi di pensarci,perchè la canzone mi
entrò nelle orecchie.
Al
diavolo!pensai,cominciando
a muovermi.E'
la mia
serata.
Fu
divertente.Davvero.Ero stata a tante feste,soprattutto come
infiltrata,ma non mi ero mai sentita in questo modo.Di nuovo,mi sentii
grata verso Hillari e le altre.Mi stavano cambiando la vita.O almeno,il
modo di vederla.
Passarono,uno
dietro l'altro,vecchi successi degli anni 80 e 90,canzoni
da discoteca e hit del momento.Hilly non ci fece fermare un attimo,ma
non m'importò.Avevo persino dimenticato la mia
"missione".C'ero
solo io,le mie amiche e la musica.
Ma a un certo
punto non ce la feci più.Con il sorriso sulle
labbra e in fiatone,dissi alle altre che andavo a sedermi un
attimo.Loro annuirono e,affannate quanto me,sparirono tra la folla.
Uscii dalla
pista e adocchiai una sedia di plastica.Mi ci buttai di
peso,respirando a pieni polmoni.L'euforia non mi aveva abbandonata.
Osservai per
una buona mezz'ora la ressa degli studenti,sorridente.In
realtà,lo
stavo cercando.Ma c'era troppa
gente.Non riuscivo a
vederlo.
Appoggiai i
gomiti sulle ginocchia
e
unii le mani,per mettervi sopra il mento.Sentivo ancora che le mie
labbra erano piegate all'insù.Era strano.Era passato tanto
tempo
dall'ultima volta che mi ero sentita così...felice.E piena di
adrenalina.
Restai seduta
su quella sedia per un bel po'.Non vedevo le mie amiche,e
non avevo nessuna intenzione di tornare sulla pista senza di
loro.Decisi di andarle a cercare e mi stavo alzando,quando il dj
fermò la musica,fra le proteste dei ragazzi,e prese in mano
un
microfono.
-Mi dispiace
per la brusca interruzione!-strillò,la voce
rauca ma potente.-Ma abbiamo una richiesta speciale.
Rimasi ferma
dov'ero,e fissai il ragazzo con
curiosità.Chissà chi era il fortunato o la
fortunata che
si era beccato una canzone tutta per sè.
-Mi hanno
lasciato anche un messaggio-continuò il
dj,prendendo
in mano un foglietto.-Dice così:"So che mi odierai a morte e
dirai che non ho capito niente.Ma ti giuro,sono stato ad ascoltare
tutto quello che mi hai detto sui Muse.E infatti ci ho messo un sacco a
scegliere la canzone giusta.Ma alla fine l'ho trovata.Questa
è
per te,Justice".La
canzone richiesta è Guiding
Light,dei
Muse.
Rimasi
immobile,in preda alla sorpresa.Il messaggio non lasciava molti
dubbi: quante ragazze avrebbero potuto avere quel nome,in quella
scuola?Sapevo benissimo che c'ero solo io.
E a
dedicarmela poteva essere stata una sola persona.
Le prime note
mi entrarono subito in testa,mentre il mio cuore
impazziva dalla gioia.
Pure
hearts stumble
in my hands,they crumble
Fragile and stripped to the core
I can't hurt you anymore.
-Spero
di averci azzeccato.
La sua voce
coprì la musica per un momento.Alzai la testa,e
sorrisi.
-Pensavo di
averti insegnato tutto quello che sapevo-scherzai.-Aaah,io
lo dicevo che non studiavi abbastanza!
Daniel
rise.Era stramaledettamente bello,con quella camicia azzurra e i
jeans bianchi.Alcune ciocche color cioccolato gli cadevano sul viso.
-Ehi,senti,è
la più lenta che ho trovato!!-si
giustificò.Risi insieme a lui.
Poi mi
squadrò.-Sei bellissima.
Arrossii di
colpo,imbarazzata.-Grazie.
Scosse la
testa.-No,seriamente,Gail.Cioè,tu sei sempre
meravigliosa,ma stasera...sembri più raggiante del
solito-.Sorrise,chinandosi verso di me.-E' bello vederti un po'
più felice.
-Di nuovo
grazie,allora-dissi.Mi passai una mano tra i
capelli,nervosa.La canzone continuava,col suo ritmo cupo ma
soave.-Sai,questa è una delle mie
preferite-ammisi,perdendomi
tra le note.
-Meno
male-rise lui.Poi mi prese una mano.-Vieni.Non l'ho fatta mettere
per poi stare qui a chiacchierare.
Mi fece alzare
e mi trascinò sulla pista.
-Daniel.Non.So.Ballare-lo
informai.Non eravamo l'unica coppia: altre
già ballavano,stretti l'uno all'altra.
-Non
importa.Davvero-.Con l'altra mano,mi afferrò i fianchi
e mi
avvicinò a sè.-Basterà dondolare sul
posto.Nessuno
se ne accorgerà.
Ridacchiai,sempre
nervosa.Cominciammo a muoverci lentamente.
-Dove hai
lasciato Celeste?-chiesi,per rompere il silenzio.
-Non lo so.Ed
è l'ultima cosa di cui mi preoccupo,in questo
momento-sbuffò,stringendomi un altro po'.Poi mi fece un
sorriso.-Vedi?Stai ballando.Metti la mano sulla mia spalla.
Eseguii,in
silenzio.Continuammo a ballare lenti,in un angolo della
pista.
-Daniel...cioè,insomma.Perchè
hai
detto...Perchè
non sei con Celeste?-.Accidenti,ero proprio decisa a rovinare
tutto.Insomma,era con me.Chi se ne fregava di quell'arpia!
-L'ho persa di
vista più di mezz'ora fa.Non ho perso tempo a
cercarla,anche perchè poi ho visto te-mi
informò,accarezzandomi i capelli.-E poi...Gail,non dirlo a
nessuno.Sono veramente stufo di quella ragazza.Ho deciso che voglio
troncare.Definitivamente.
Spalancai gli
occhi,sorpresa.-Avevi detto che...Le cosa tra voi
andavano bene,no?
Scosse la
testa.-Ti ho mentito,Gail.Negli ultimi tempi non abbiamo
fatto altro che litigare...Lei diceva che passavo troppo tempo con te.E
che avrei dovuto smetterla,se non volevo passare guai seri.
Mi
aveva...mentito?Era assurdo.Perchè avrebbe dovuto
farlo?Glielo domandai.
-Oddio...è
difficile da spiegare.E' solo che avevo
l'impressione...che se te l'avessi detto ti avrei,be',come dire...illusa.
-E' una cosa
stupida-dissi,distogliendo lo sguardo mentre le guance mi
si coloravano di rosso.Oddio,era davvero così
evidente
quanto mi piaceva?
Restammo in
silenzio,io completamente immersa nel mio imbarazzo.
-C'è
un'altra cosa-ammise poi Daniel,facendomi alzare la
testa.-Un altro motivo per il quale non posso più stare con
Celeste.
-E
cioè?-domandai.Avevo uno strano presentimento.
-Continuavo a
confrontarla con te-confessò.-E la sopportavo
sempre meno.
Risi.-Lo dici
come se io fossi migliore.
-E infatti lo
sei.
-Forse ti
sbagli con un'altra Abigail-gli dissi.
-Eddai,Gail.Non
sto scherzando-sbuffò.-Sul serio.Non ho mai
conosciuto una ragazza come te.Hai perso tutto...eppure hai ancora la
forza di sorridere.
-E' una cosa
che s'impara,quando sei nella mia stessa situazione-lo
informai.-O sorridi,o ti deprimi.Francamente,io riesco a fare entrambe
le cose.
-Sei comunque unica,Gail-disse
lui.
Arrossii.La
canzone continuava,donando alla serata un'atmosfera diversa.
Alzai lo
sguardo e incontrai i suoi occhi.Ero pronta ad affondarvi.
-Gail...c'è
un'altra cosa.Che ti devo
dire-fece.Sembrò
arrossire,ma al buio era difficile da capire.Lo guardai,alzando un
sopracciglio.
-Quale?
Sospirò,chiudendo
gli occhi.-Io...
Di colpo,il
mio cuore prese a battere velocemente,seguendo un ritmo
tutto suo,e zoppicando nel mio petto.-Tu...
Aprì
di nuovo gli occhi.Ci fermammo,ma la musica continuava
a volteggiare nell'aria.
E poi si
chinò su di me,appoggiando le labbra sulle mie.
Il cuore
impazzì,lo sentivo rimbombare nelle orecchie.Daniel
staccò la mano dalla mia e mi strinse di più a
sè,con entrambe le braccia.Mi aggrappai a lui come se fosse
la
mia ancora di salvezza.E un po' era così.
Lo sentii
subito.Era diverso.Diverso
da tutte le altre volte,diverso perchè lo volevamo
entrambi.Diverso perchè nessuno dei due aveva preso davvero
l'iniziativa,diverso perchè aveva un'altro sapore.
Non era come
quella volta nello sgabuzzino,e nemmeno come quello in
ospedale.
Qualunque cosa
avesse voluto dirmi Daniel,aveva perso importanza.
Perchè
quel bacio valeva più di mille parole.
Ogni
pensiero,ogni preoccupazione svanì dalla mia
mente.Sentivo
solo le labbra di Daniel,le sue braccia intorno ai fianchi,le mie mani
attorno al suo collo.Mi alzai sulle punte dei piedi e,in un
attimo,dischiusi le labbra.
Il suo respiro
caldo mi investì come un'ondata di fuoco che
mi
percorse il corpo dalla radice dei capelli alla punta delle dita.Non
avevo mai provato sensazioni del genere,anche perchè la mia
esperienza amorosa era stata abbastanza limitata.E subito capii cosa mi
ero persa.Fu come fondersi con lui,come se stessimo diventando un'unica
cosa,mentre le lingue si univano in una danza nuova,che
sapeva di
buono.Non
era la solita limonata,quella che raccontavi alle amiche ridendo come
una stupida.No.Era come se sfiorasse la mia anima.
Non so quanto
restammo in quel modo,le bocche incollate in un unico
respiro.Per me fu troppo poco.Daniel si separò da
me,lasciandomi
un ultimo bacio sulle labbra e interrompendo quella magia troppo presto.
Lo fissai
semplicemente.La canzone non era ancora finita,anche se
andava verso gli ultimi accordi.Le mie braccia erano ancora attorno al
suo collo,e lui mi teneva ancora stretta.
-E questo cosa
significa?-domandai arrossendo di botto.
Sorrise,imbarazzato
quanto me.-Be'...credo che riassuma alla perfezione
quello che volevo dirti.
Detto
questo,si chinò nuovamente su di me,ed io ero pronta
ad accoglierlo.
Anche quel
bacio finì troppo presto.Senza dire una parola,mi
appoggiai contro il suo petto,ad occhi chiusi,mentre Guiding
Light
si
esauriva.Lui mi abbracciò protettivo,accarezzandomi i
capelli.
Ero
così felice.Niente avrebbe potuto rompere quella mia
serenità.Non sapevo esattamente cosa davvero provava per me
il
ragazzo che amavo di questo mio amore folle,nè se quel bacio
rappresentava per lui quello che significava per me.Ma non
m'importava.Stavo affogando nella mia felicità.
Ma poi aprii
gli occhi,e tutto si frantumò tra le mie mani.
Perchè
la vidi.
Era lei.Come
l'uomo che l'aveva vista quel pomeriggio,non ebbi una
minima esitazione.Nonostante il volto scavato dall'età,i
capelli
corti e sfatti,gli occhi incavati e spenti e l'impermeabile
scuro,riconobbi quello sguardo perfido,acido,in collera.E
quegl'occhi,di un verde così acceso che anche nel buio della
sala risaltavano...
Gli occhi
della mia sorellina.
RONNIE.
Mi separai di
scatto da Daniel,che mi guardò confuso,e mi
voltai
verso quella sagoma che mi era apparsa tra la folla,e che sempre tra la
folla si era dileguata.
Cazzo.
-No.No no no
no no!CAZZO!-sbottai,stringendomi la testa tra le mani
chiuse a pugno,e concentrandomi per trovarla.Dovevo
trovarla.Prima
che lei trovasse me...O qualcuno che amavo.
-Gail?!Che
succede?-mi domandò
Daniel,preoccupato.Cercò di fermarmi,ma lo scacciai
nervosamente.
-Daniel,no!Non
è il momento,per favore-gli
risposi,guardandomi
intorno.Vidi un guizzo verde smeraldo,e fui pronta per inseguirlo.
Ma qualcosa mi
bloccò.
E non fu la
stretta forte della mano di Daniel sul mio polso.
E neanche il
suo inutile tentativo di attirarmi a sè.
Fu la
cecità.
La
cecità che mi colpiva ogni singola volta che assistevo
alla morte di qualcuno in anteprima.
Daniel mi
stava toccando.
E io stavo
avendo la visione della sua morte.
Cercai di
reprimere l'urlo mentre le immagini che ormai ero abituata a
vedere mi passavano davanti a velocità inumana.Con uno
strattone,cercai anche di sciogliere quel tocco.Non volevo vedere come
sarebbe morto.
Ma anche
quando la sua mano lasciò il mio polso,la visione
continuò,senza fermarsi.Le immagini cominciarono a
rallentare,a
diventare chiare.E a terrorizzarmi...Perchè quello che
vidi,fu
più sconvolgente e doloroso di una pugnalata nel petto.E
quando
mi tornò la vista,fu più straziante del solito.
E non fu
soltanto perchè avevo visto la morte del ragazzo
che amavo.
Ma anche
perchè avevo visto...che sarei stata io a ucciderlo.
Avevo
liquidato Daniel con una scusa,ancora troppo scossa dalla
visione.Non era possibile.Non avrei mai e poi mai fare del male a
Daniel.Io lo amavo.
Eppure le
visioni non avevano mai sbagliato.E,se anche questa ci avesse
azzeccato,io avrei ucciso la mia ragione di vita per colpa di quegli
stupidi poteri paranormali che non riuscivo ancora a controllare.
Ma c'era una
scappatoia.Avevo salvato Hillari.
Potevo salvare
anche Daniel...se l'avessi allontanato da me.
Basta,Gail,mi
dissi,hai
cose
più urgenti a cui pensare.
Non ero
riuscita a trovare Ronnie,poi.L'avevo cercata per tutta la
palestra,ma era sparita nel nulla,senza lasciare traccia.
Mi schiaffai
una mano sulla fronte,mentre mi sedevo sullo sgabello del
bancone,fissando il legno scuro.
-Una coca,per
favore-dissi,disegnando cerchi immaginari sul ripiano.
-Subito,cara-rispose
il barista.Sembrava una donna,ma non avevo la forza mentale di alzare
lo sguardo per controllare.
Avevo subito
due shock in una sera.Era un miracolo che fossi ancora in
piedi.
Ronnie era
sparita,ma c'era,e stava cercando di
spaventarmi...riuscendoci alla grande.Ma la dovevo trovare,dovevo far
cessare i miei legami con la Morte,prima che potessi uccidere qualcun
altro...Tipo Daniel.
Un bicchiere
pieno di un liquido scuro venne posato sotto il mio
naso.Ringraziai,prendendo il bicchiere e portandomelo alla
bocca.Mmm.Aveva un sapore strano.
Ricordo di
aver pensato che fosse troppo amaro ed effervescente...
E poi,smisi di
pensare.
Daniel's
POV
Dove
diamine si era cacciata?
Era
scomparsa.Io,Hillari,Andrea e Asia l'avevamo cercata dappertutto,e
alla fine mia sorella e le altre due erano uscite dalla palestra,per
cercarla fuori.Io ero rimasto dentro,turbato e confuso.
Chissà
cosa aveva visto tra la folla,che l'aveva fatta
scappare
così...da me.Era tutto così perfetto.Chi aveva
osato
rovinare quell'aura di perfezione?
Ripensai a
quel ballo,a quello che stavo per dirle,e al bacio che le
avevo dato d'istinto,solo perchè il cuore mi aveva detto di
farlo.Cavolo,non avevo mai sentito niente del genere,prima d'ora.
Aprii la porta
della palestra,che dava sugli spogliatoi.Il corridoio
era al buio,ma alla fine intravidi una luce offuscata,e cominciai a
correrle incontro.Avevo uno strano presentimento.
La luce veniva
dal bagno delle ragazze.La porta era socchiusa.Si
intravedevano i lavandini e le piastrelle bianche,insieme agli specchi
appesi alle pareti...uno dei quali era rotto.
Entrai,spalancando
la porta.
-Ah,eccoti.Mi
stavo chiedendo quando il mio angelo sarebbe venuto a
salvarmi.
Ed eccola
lì,seduta per terra,lo sguardo perso e
allucinato.Si
teneva le gambe strette tra le braccia,come per proteggersi.
-Dio,meno male
sei qui-sospirai,avvicinandomi a lei e chinandomi.Gail
continuò a fissarmi,con quello sguardo esaltato,da pazza.
-Ehi.Stai
bene?-le chiesi,alzando un sopracciglio.Non sembrava lei.Era
strana.
-Mmm.Non
credo.Sai,ho sempre pensato che i pesci volanti volassero.Lo
sai che saltano?
La guardai
spalancando gli occhi.Ma che cosa andava dicendo?Stava forse
impazzendo?
Poi notai una
macchia scura sul suo vestito,esattamente dove aveva
appoggiato la mano sinistra.
Che,solo
allora me ne accorsi,grondava sangue...
-Gail!Cazzo-esclamai,prendendole
il braccio.Era tutto
insanguinato,dalle nocche sfregiate al polso,dove due grossi graffi
gocciolavano liquido rosso acceso.
Lanciai
un'occhiata allo specchio.
-Che cosa ti
sei fatta?
-Uh.Credo di
aver tirato un pugno allo specchio.Boh.Mi andava di
farlo-si giustificò.Di nuovo fissai i suoi occhi,e collegai
quello sguardo ai suoi discorsi sensa senso.
Probabilmente
qualcuno le aveva messo qualcosa nella bibita.
Droga da
stupro.
Digrignai i
denti.Come potevano solo pensare di...Lei era
così
piccola,fragile.Aveva bisogno di qualcuno che la abbracciasse e la
proteggesse,che le sussurrasse che andava tutto bene.
Le accarezzai
i capelli,e lei mi fece un sorriso,ma non era uno dei
suoi.
La presi in
braccio,senza pensarci,e lei mi abbracciò.
-Andiamo,piccola-mormorai.-Ti
stanno cercando tutti.
-L'hai
trovata!-strillò Hillari,correndomi incontro.Gail si
strinse di più a me,disturbata dall'urlo di mia sorella.
-Che le
è successo?-domandò Andrea.
-Credo che
l'abbiano drogata.Sapete,le pasticche da stupro-le
informai.La ragazza affondò il viso nella mia spalla.
-Oh
Dio-esclamò Hillari.Fece una carezza veloce alla sua
amica,poi si raccomandò.-Non abbiamo telefonato a casa
sua,non
ci abbiamo pensato.Portala a casa.Subito
Il taxi si
fermò davanti a casa Baggie inchiodando.Tirai
fuori i
soldi e li schiaffai sulla mano dell'autista.Scossi un po' il corpo
inerme di Gail,e lei mugugnò.L'aiutai a scendere
dall'auto,che
poi partì in quarta,e la ripresi in braccio.
Guardai
l'orologio.Non erano nemmeno le dieci.
Arrancai
attraverso il vialetto e suonai il campanello.
Kathleen venne
ad aprirmi,in pantofole,e rimase di stucco quando ci
vide sul pianerottolo.
Mi fece
entrare,domandando:-Cosa le è successo?
Sean era sul
divano,e appena vide sua figlia tra le mie braccia,si
alzò di scatto.
-Credo che
l'abbiano drogata.Sta bene.E' solo stordita,e le sanguina un
braccio.Basta una medicazione.
-Haley?-domandò
l'uomo.
-Credo sia
sempre alla festa.
Kathleen,intanto,era
corsa a prendere i cerotti.Medicò
velocemente la figlia,che gemette quando la donna passò
sulla
ferita il disinfettante.
-Ecco.Per
fortuna non sembra niente di grave-fece
Kath.Accarezzò Gail,protettiva.-Poveretta.Mai un po' di pace.
Quell'affermazione
non poteva essere più giusta.Mi offrii di
portarla in camera,e loro acconsentirono,seppur con qualche
esitazione.Immaginai che Gail non avesse detto loro della notte che
avevo trascorso con lei.
Ricordavo bene
dov'era la sua stanza,riconoscibile anche per il poster
che vi era attaccato sopra.Era più ordinata del solito.
Mi incamminai
verso il letto a tentoni,al buio.Inciampai in qualcosa,e
cademmo sul letto.
-Ahio.Diamine-sbottò
Gail,sbattendo le palpebre alla luce
debole
che proveniva dalla finestra aperta.I suoi occhi brillarono anche al
buio.Lo sguardo allucinato si era un po' dissolto,e adesso sembrava
solamente tremendamente confusa.-Ah.Sempre qui,tu,vero?
Risi di quella
frase e mi sollevai sui gomiti,per evitare di
schiacciarla con il mio peso.-Sì,sono sempre qui.
Sorrise,dolce.-Bene.Non
voglio che tu te ne vada.
Restammo in
silenzio,poi la sentii muoversi.Si era sollevata anche lei
sui gomiti,così da avvicinare i nostri visi.Capii subito
cosa
intedeva fare,e così la anticipai,baciandola.Per un attimo
mi
sfiorò il pensiero di Celeste,ma fu un
attimo,perchè poi
percepii solo le labbra di Gail.
Quando ci
separammo,lei rise.La sua risata era stanca,ma era comunque
cristallina.Bene,si stava riprendendo.La mattina dopo non avrebbe
ricordato più niente di quella sera,ma non m'importava.
Qualcosa
brillò tra di noi,colpito dalla luce della
luna.Gail lo
fissò,poi guardò me.Con la
mano,afferrò con
delicatezza in medaglione che penzolava dal mio collo.Se lo
rigirò tra le mani,e poi lo alzò davanti ai miei
occhi.
-Me l'ha
regalato Hillari per il mio compleanno.E' un po' come
questo-spiegai.Presi in mano la medaglietta che non togliava mai,dove
erano incise con pietre rosa le lettere G&H.-Ha un grande
valore
affettivo.
Sorrise,e
ricominciò a giocherellarci,finchè non
trovò la minuscola chiusura,e fece scattare il meccanismo.Il
medaglione si aprì,rivelando la foto della mia famiglia.
La ragazza
fece un sorriso,guardandomi.Ricambiai.
-Che
carini-cinguettò.Risi.
-Da chi hai
preso i tuoi occhi?-chiese poi,accarezzando la foto col
pollice.-Trovo che siano una delle cose più belle che hai.
Imbarazzato
dal complimento,feci un sorriso timido.-Senti chi
parla-dissi.-Comunque...li ho presi da mia madre,Amelie.
Indicai la
donna bionda che era appoggiata a mio padre,con in braccio
una piccola Hillari e una mano sulla mia testa,e che sorrideva.
-Accidenti,lei
e Hillari si assomigliano davvero moltissimo-disse.Stavo
per risponderle,quando vidi una lacrima scintillare sulla sua
guancia.Oh cavolo.Non ci avevo pensato.Non avevo pensato alla sua,di famiglia.
-Ehi-le
mormorai,chinandomi per baciarle una guancia e portarle via
quella goccia di acqua salata.Qualdo alzai lo sguardo su di lei,mi
fissava con gratitudine...e qualcos'altro.
Era assurdo,ma
i suoi occhi non erano mai stati così lucidi
e
seri,dopo che l'avevo trovata in quel bagno.Aveva uno sguardo
deciso.Era come se non fosse successo niente.Come se fosse la solita
Abigail.
-Daniel-mormorò,piano.Il
tono era come lo sguardo,non
lasciava spazio ai dubbi.-Daniel.Io
ti amo.Con
tutta la mia anima.
Dopo quelle
parole,vi fu solo il silenzio.Perchè Gail,dopo
aver
detto questo,e col sorriso sulle labbra,chiuse gli occhi e
chinò
la testa di lato,lasciando intendere che voleva dormire.
Io
ero...be',scioccato.E confuso.Nonostante sapessi benissimo che mi
amava (non avevo dimenticato la conversazione che avevo ascoltato per
sbaglio),fu una sorpresa sentiserlo dire.Sapevo bene anche che era
l'effetto della droga,ma era la pura
e semplice verità.
Ed ero
scioccato anche per un altro motivo.Perchè ci avevo
pensato un sacco,da quella maledetta sera.Avevo pensato a quello che
avevo sentito,e avevo pensato ad ogni interpretazione possibile.Avevo
pensato a cosa provavo io per lei,e ne avevo concluso che lei era una
semplice amica,una
buona
amica,ma
niente di più.
E allora cosa
diamine stavo per dirle,nemmeno un'ora prima,prima di
baciarla?Eppure lo stavo per dire davvero,quello che avevo
pensato,prima di darle quel bacio,quel bacio che il cuore mi aveva
detto di darle.
Troppi dubbi
mi frullavano nella testa.Non era il momento giusto per
pensare.
-Gail-la
richiamai.Lei mi zittì con uno
"shhhh".-Silenzio-disse.-Voglio dormire.
Sorrisi e
scossi la testa.-Tranquilla,tra un po' me ne vado.Volevo solo
chiederti...tu mi ami?
Ad occhi
chiusi rispose:-Sì,cretino.Ti amo.E ora lasciami
dormire.
Risi e le
presi il viso tra le mani.Lei aprì gli
occhi,guardandomi scocciata.
-Prima
questo-le dissi,appoggiando le labbra sulle sue.
E mentre la
baciavo,i miei dubbi si diradarono.
Definitivamente.
L'angolo
degli URRA'!!!!
FINALMENTE!
Sono giorni che lavoro a questo capitolo e finalmente ce
l'ho fatta a finirlo!*_* ho avuto un paio di blocchi ma...tutto
sistemato!E ora,godetevelo tutto per benino!Aspetto tante
recensioni,anche più di una per utente xD
Rispondiamo a
quelle del capitolo precedente:
Jo_96: jo *-*
bentornata :D lo so che fa paura,è fatto
apposta :D ma dai,consolati con questo ;P ti amo cucciola <3
Dreaming_Archer:
ehilàààà
*-* ho desiderato tanto che tu recensissi!Meno male l'hai fatto :D
sì,tutti
i segreti sono stati svelati,cioè,non
tutti tutti.Come vedi,Ronnie ha già trovato Gail...nel
biglietto ha scritto che sa chi colpire per far cadere la
figlia ai suoi piedi.Fossi Gail,starei ben attenta...
Grazie per i
complimenti,sono sempre ben accetti :D
Per la
questione del libro,vediamo,i miei hanno detto che forse lo
fanno rilegare,e poi chissà,può darsi lo
pubblichi,anche se non così presto! spero ti piaccia il
capitolo,ti lascio un grosso bacio!
Emily_Doyle:
davvero non avevi neanche un dubbiettino?Be',allora sono
stata brava a nascondere l'identità!;D
No,ancora non
l'ho mandato a una casa editrice(anche perchè
qui non ve ne sono moltissime...) ma ci sto pensando seriamente!Prima
finiamolo xD
un
bacio,goditi questo luuuuuuuuuuuuungo capitolo :D
Lovers_Twilight
96: manager mia ** eccoti qua!Senti dello stipendio
ragioniamo dopo ok?xD
sono felice
che ti piaccia ** sono d'accordo,il 13 fa piangere e il 16
fa paura. Ma adesso voglio che ti godi alla grande questo qua :D
Per
Hillari,certo che è mitica,mi sono ispirata un po' a te
:)
grazie dei
tuoi complimentoni; anch'io ti voglio bene,tanto.
un bacio :D
E
naturalmente,saluto chi segue in silenzio lo sviluppo di questa
storia ;D vi stimo,fratelle e sorelli xD
YOOOOO
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** .Inaspettato ***
Cap.17-Justice
Quella
mattina,mi svegliai molto tardi,verso le undici e
mezza,e con un terribile mal di testa martellante.Strisciai fino al
bagno e mi lavai i denti.Mi sentivo tremendamente stanca e
infastidita.Infastidita dal fatto che,quando cercavo di ricordare cosa
fosse successo dopo che mi ero seduta al bancone,non riuscivo a
visualizzare niente.Buio totale.
Dopo essermi rinfrescata il viso,il mal di testa migliorò
leggermente e cominciai a sentirmi stranamente di buonumore.Non avevo
voglia di mettermi i soliti jeans con una delle mie felpe
extralarge,così svuotai l'armadio alla ricerca di qualcosa
di un
po'...diverso dal solito,ecco.
Fu allora che notai una busta,che recava il nome della boutique che
Hillari,Andrea e Asia avevano citato il giorno prima.L'afferrai.Sul
bordo era appuntato,con un molletta argentata,un biglietto
bianco.Staccai la molletta e il bigliettino e,rimirando
l'accessorio,cominciai a leggere.
Questo è
per te.Magari tu
pensi che io non ti conosca bene,solo perchè sei arrivata
nella
mia vita da appena qualche mese.E invece mia cara ho capito un sacco di
cose,ecco!
Ti voglio tanto
bene,Abigail
Hillari
Ero davvero commossa.Misi
da parte la molletta e il biglietto e aprii la busta,tirandone fuori un
paio di pantacollants neri e una felpa stupenda,una di quelle che se
l'avessi vista in un negozio avrei acquistato senza pensarci.
Grigia,con un elaborato e complicatissimo disegno di una rosa
rossa,dove luccicavano come goccie di rugiada dei piccoli
brillantini.L'interno del cappuccio era nero pece,e si sarebbe confuso
benissimo con i miei capelli.
Me la strinsi al petto e sussurrai un "Grazie Hilly".Sapevo che in un
modo o nell'altro,le sarebbe arrivato.
Infilai i pantaccolants e la felpa e poi filai in bagno.Ci passai
più di mezz'ora,cercando di domare i nodi che l'acconciatura
della sera prima mi aveva procurato,e mi truccai come sempre.
Quando entrai in cucina,era ormai mezzogiorno e io avevo una fame da
lupi.
-Buongiorno dormigliona!-mi salutò mia sorella,spaparanzata
sul
divano a guardare una sit-com di qualche anno fa.Le feci la
linguaccia,ma poi le sorrisi.
-Gail!Stai bene,oggi?-chiese Kath,emergendo da dietro i fornelli con un
grembiule da cucina.-Non ti ricordi niente,giusto?
-Ricordare cosa,scusa?-le chiesi,pescando una delle patate arrosto che
stava tirando fuori dal forno e mettendola in bocca.Spostò
la
teglia e mi tirò un schiaffetto sulla mano.
-Sono per pranzo!-mi rimproverò.Poi continuò il
discorso:-Insomma,ieri alla festa è successo un gran
casino.Quel
ragazzo...come si chiama...
-Daniel-mormorai,improvvisamente preoccupata.Oddio.Cos'era successo?
-Il suo ragazzo-s'intromise Haley ridacchiando.Entrambe la ignorammo,e
continuammo a parlare.
-Ah,ecco!Sì,insomma,ti ha riportata qui ieri sera presto,eri
mezzo addormentata e avevi dei tagli su un braccio.
Alzai la manica della felpa e vidi quelle piccole ferite rosee in via
di guarigione.Di nuovo,pensai:Cosa
DIAVOLO è successo ieri sera?
-Ha detto che ti avevano drogata-continuò Kath,mettendo sul
fuoco una griglia con della carne sopra.
-Oh cazzo.Ricordo di aver bevuto qualcosa...OH CAZZO-ripetei.Oh oh.
Drogata significa stordita.Stordita vuol dire sincera.Oddio.Non
era che avevo detto qualcosa?
-E' un bravo ragazzo,quel Daniel.Negli ultimi tempi gira spesso qui
intorno-osservò Kathleen,accendendo il fornello e girando la
carne.-Ho parlato un po' con lui,ieri sera...Gail,quel ragazzo sembra
veramente attaccato a te.Insomma,ora non voglio fare la madre
rompiscatole...A te lui piace,vero?
Arrossii di botto.Oh,insomma!Che senso aveva nasconderlo ancora?
-Molto.
-Insomma,lui...voi starete attenti,spero!Anche ieri,l'abbiamo fatto
entrare in camera tua...
Quando capii cosa intendeva,arrossii di nuovo,violentemente.Oh no!Che
idee si era messa in testa.
-Mamma!-la rimproverai.-Hai capito male,noi non stiamo ins...
Non conclusi la frase,perchè la spatola di ferro che Kath
aveva
in mano cadde per terra,tintinnando sul pavimento.La donna mi
guardò con gli occhi spalancati,immobile,la mano aperta.
-Mamma?Mamma!-la chiamai.La scossi un po',e l'espressione sul suo viso
cambiò.Una lacrima le scese lungo una guancia.
-Gail...-mormorò,singhiozzando.-Tu mi hai chiamata mamma.
Alle sue parole,mi paralizzai anch'io,scossa da quello che io stessa
avevo detto.
Era la prima volta che chiamavo una delle mie madri adottive mamma.Non mi ero
mai sentita abbastanza legata a quelle donne per dargli l'onore di quel
nome.
Ma Kathleen era diversa.Lei era la madre che avevo sempre sognato.La mia mamma.
Senza pensarci,la abbracciai.-Ti voglio bene,mamma.
-Anch'io te ne voglio,piccola mia.
Consummammo il pranzo in un'atmosfera di felicità.Mi venne
naturale chiamare Sean "papà",anche
se non sarebbe stato mai come James.
Ero sorpresa: avevo finalmente trovato l'equilibrio familiare
che da tanto desideravo.Eppure all'inizio Boston era sembrata come
tutte le altre,una noiosa e grigia città.Ma no,non era stato
affatto così.Boston era la mia nuova casa.
Dopo pranzo,aiutai Kath a lavare i piatti.Lei continuò a
chiedermi di Daniel,e io arrossivo di continuo,scatenando le sue risate.
A un certo punto squillò il telefono.
-Vado io!-gridai,prendendo il mano la cornetta che stava in
cucina.Kathleen prese un altro piatto,canticchiando.
-Pronto,casa Baggie!
-Gail?-domandò la voce titubante e familiare dall'altra
parte.
Mi sentii impallidire,mentre il ricordo orrendo di una visione recente
mi si visualizzava davanti.-Daniel.
-Oddio,spero di non averti disturbata.Ho trovato il numero
sull'elenco-si giustificò.-Stai bene?Insomma,Kathleen ti ha
raccontato...?
-Sì,sì,mi ha raccontato-affermai,stringendo la
cornetta
in preda alla disperazione.-Daniel...io dovrei parlarti.Urgentemente.
-Ehm...be',anch'io-ammise.-Ci vediamo tra un'ora all'Olmsted Park.
-Non credo di aver ben presente dove sia,Daniel.Oh,vabbè,non
importa...me lo farò dire da Kath.Fra
un'ora.Ok.Ciao-conclusi.Riattaccai prima che potesse dire qualcos'altro
e mi appoggiai al muro.
Cosa diamine gli avrei detto?
Daniel?Daniel,scusami
tanto,ma non
possiamo più vederci: sai,io ho visto che ben presto morirai
grazie ai miei inutili e stupidi poteri soprannaturali.Forte,eh?
Ero in grossi,grossissimi guai.
Uscii di casa mezz'ora dopo.Il tempo sembrava aver dato alla
città un po' di tregua: nonostante facesse ancora freddo,il
sole
splendeva nel cielo,terso come non mai.Prima di andare,infilai la
molletta di Hillari,tirando indietro i capelli.
Attraversai la strada e svoltai all'angolo della via,ritrovandomi
subito nel pieno della città.Kath mi aveva detto che questo
parco di cui mi aveva parlato Daniel non era poi così
lontano,solo che dovevo prendere la metro.Non era un problema: in quasi
tutte le città in cui ero stata ero stata obbligata a
prenderla,per andare a scuola o in centro.Ci ero abituata.
Scesi alla fermata che Kathleen mi aveva indicato e mi ritrovai vicino
al centro-città.Bene,c'ero quasi.Feci un altro pezzo a
piedi,guardandomi intorno.La scuola era in periferia,e quindi non avevo
mai avuto l'occasione di visitare "quell'antico scrigno di antichi
tesori" che era Boston.Non so perchè,ma mi piacque.Era
diversa,diversa come tutto lì,un po' più
all'antica di
New York o Jacksonville.E poi era colorata ed animata,le persone si
sedevano sulle panchine a parlare,e pochi andavano di fretta.
Ad un tratto,mi fermai davanti a un edificio in mattoni,che si ereggeva
contro il blu del cielo e il grigio dei grattacieli.Lo osservai a
fondo,con le sopracciglie aggrottate.Era un po' una follia,ma decisi di
provarci.
Spinsi il pesante portone di legno e fui investita da un profumo strano
e sconosciuto.Mi guardai intorno e notai un cartello:
"Benvenuti alla Trinity
Church di Boston!Ricordate: il Signore veglia su di
voi.Silenzio,in segno di rispetto per chi sta praticando la sua fede!"
Un prete stava accendendo delle candele.Ricordai che era domenica,e
probabilmente a breve si sarebbe dovuta svolgere una messa.Ma non mi
scoraggiai e puntai una panca di legno dall'aria robusta.
Non avevo mai pregato molto.Mio padre mi aveva insegnato a farlo,da
piccolina,ma dopo tutto quello che era successo avevo smesso di credere
che lassù ci fosse qualcuno per me.Ma ora avevo davvero
bisogno
di aiuto,e non sapevo a chi rivolgermi.
Non ricordavo nemmeno come si faceva.Guardai una vecchina inginocchiata
che,con un rosario in mano,sussurrava parole in latino.Decisi di
imitarla e mi inginocchiai anch'io.
Recitai il Padre Nostro,l'unica preghiera che ricordavo per intero,e
poi rimasi un po' lì,a testa bassa,le mani giunte,senza
sapere
cosa fare.
-Signore-dissi a un certo punto,sottovoce.-So che non ho pregato
molto,in tutti questi anni.Ma davvero,ora avrei bisogno di un aiuto.Il
ragazzo che amo,io lo ucciderò.Non vorrei,ma sarà
così,è scritto nel destino.Io vorrei solo sapere
cosa
posso fare per salvarlo.Sono disposta a tutto...
-E' difficile vedere una così giovane fedele che viene a
pregare
prima della messa-fece una voce che non seppi riconoscere.Alzai gli
occhi,ritrovandomi davanti il prete di poco prima.Era giovane,sulla
ventina.Sorrideva.
-Oh.Ecco...è un momento difficile.Avevo bisogno di
farlo-confessai,mettendomi seduta.L'uomo si mise seduto sulla panca
davanti alla mia,rivolto verso di l'altare.
-Di solito non prego molto-continuai-Io...ho perso entrambi i
genitori.Nessuno mi ha mai insegnato la fede,ecco.
-Ma,ragazza-disse l'uomo-la fede non s'insegna.La fede si ha e basta.
Rimanemmo in silenzio per un po',mentre io riflettevo su
quell'osservazione.Alla fine,ringraziai il prete ed uscii dalla
chiesa.Non avevo risolto nulla,ma mi sentivo più leggera.Ero
pronta ad affrontare Daniel.A costo di dirgli tutto.Tutto.
Tutta la
verità.
L'Olmsted Park era un'oasi di verde in piena Boston.Il fiume Muddy
River vi scorreva in mezzo,e sui suoi argini erano stati piantati
alberi,rigogliosi in quella stagione.
Camminai a lungo sul vialetto asfaltato,godendomi l'aria buona che vi
era in quel posto.Nonostante fosse circondato da uno stretto di quattro
strade,non si sentiva una sola macchina sfrecciare.Era come se fosse un
mondo a parte.
Mentre camminavo,guardavo le ballerine nere che avevo trovato in un
angolo sotto il letto,e tenevo i pugni chiusi.Cercavo di non dare a
vedere quanto fossi frustata e disperata per quello che stavo per fare.
Girai mezzo parco,ma non lo trovai.Alla fine mi lasciai cadere su una
panchina,con i piedi (e l'umore) a pezzi.Ossevai il lento scorrere del
fiume davanti a me,abbattuta e confusa,finchè due mani non
mi
coprirono gli occhi.
-Indovina chi è-disse quella voce così
tremendamente
familiare.Non riuscii a trattenere un sorriso,mentre con delicatezza mi
toglievo le sue
mani dagli occhi e mi voltavo.
Daniel mi fissava con uno strano sguardo dolce.-Ciao Gail.
-Ehi-risposi al saluto.Salii in ginocchio sulla panchina,per essere
alla sua stessa altezza.Ridacchiò di quel mio gesto,e poi mi
chiese:-Come stai?
-Bene-risposi.-A parte che non ricordo niente.Buio totale.
La sua espressione si fece un po' più cupa.-Niente di niente?
Risi del suo cambiamento d'umore.D'istinto,gli buttai le braccia al
collo,rischiando di finire faccia a faccia con l'asfalto.Lui mi
trattenne,e rise con me.
-Dai,scendi da quel coso-mi disse,sollevandomi di peso e appoggiandomi
sul vialetto.Continuai a ridere,anche se sapevo che stavo sbagliando
tutto.
-Allora-cominciò quando vide che il mio attacco di ridarella
cominciava a scemare.-Cosa volemi dirmi?
D'improvviso,mi trovai nel panico.Non volevo fare quello che ero venuta
a fare.-Prima tu.
-No.Tu per prima.
Respirai a fondo,prima di proseguire.-Ok.Ma non ti piacerà.
La sua espressione divertita scomparve,sostituita dalla confusione.Mi
rintanai nella mia testa,alla ricerca delle parole giuste...che non
trovavo.
-Penso che vorrai sapere perchè ieri sono scappata in quel
modo-azzardai.Lui annuì piano,e io
continuai.-Ebbene...più o meno è lo stesso motivo
per cui
devo dirti...quello che sto per dirti,insomma.
Lo vedevo,lo stavo facendo irritare.Alzò un
sopracciglio,come a confermare la mia osservazione.-Non ti seguo,Gail.
-Dobbiamo rompere i rapporti,Daniel.
Era stato difficile,ma l'avevo detto.L'avevo detto,e mi aveva fatto
male.La ferita che avevo nel petto,e che negli ultimi tempi sembrava
essersi rimarginata quasi completamente,cominciò a
bruciare.Strinsi i denti.Non potevo mollare.
Anche se vedere il suo viso sconvolto mi provocò una fitta
al cuore,decisi di andare avanti.Dovevo farlo.Per salvarlo.
-Cosa?-chiese lui.Sembrava più offeso e disperato del lecito.
-Daniel,devi allontanarti da me.Io...sono...-era più
complicato di quanto avessi immaginato.-...pericolosa.
Sembrò sotto shock,ma si riprese in fretta.Scosse la
testa,come a voler negare.-Tu.Stai.Delirando.
-No,Daniel,no!Cazzo!-mi irritai.Cazzo.Perchè non voleva
capire?-Vuoi sapere perchè sono scappata,ieri?Eh?Lo vuoi
sapere?Ronnie mi ha
trovata,Daniel!
Il suo viso diventò d'improvviso più
bianco,mentre la sua espressione si faceva sconvolta.
-C...cosa?!Ronnie?Tua
madre?-domandò,come se non fosse ovvio.
Sentii le lacrime pungere sugli occhi.Cercai di ricacciarle
indietro.Non era il momento di piangere!
-E Gail,tu pensi davvero che io ti faccia affrontare quella psicopatica
di tua madre DA SOLA?-disse d'un tratto,riprendendosi.Mi
afferrò
un polso.-Ripeto.Tu stai delirando.Tu
non vai da nessuna parte,senza di me.
-Te l'avevo detto,Daniel!Diamine,mi sembra passata una vita!-.Mi
scrollai la sua mano di dosso e mi presi la testa tra le
mani.Nonostante la leggerezza e il coraggio che la visita alla Trinity
Church mi aveva dato,sentivo la testa pulsare dal dolore.-Tu.Sei un
pazzo se credi che ti faccia soltanto avvicinare a
Ronnie!Lei è pericolosa!Non ti dovrà nemmeno vedere!Non ti rendi
conto di quanto hai rischiato,ieri sera!-.Il pensiero di lui fra le
mani di Ronnie mi dava alla testa.-Quanto
tutti avete rischiato!E' un killer,Daniel!E sa a chi far
del male per arrivare a me!Io non posso permettermi di farvi uccidere!Siete
tutto quello che ho...Dio santo,io
non dovrei esistere!
-Non dirlo mai più,Abigail Anderson!-mi
rimproverò.Ora
anche la sua voce era alterata.-Se non ci fosse tu,non so cosa
farei.Non dirlo più,Gail.Il fatto che tu sia entrata nella
mia
vita è una delle cose più belle che mi siano mai
capitate.
Sentivo che stavo per scoppiare.
Non voleva capire.Era
testardo,stupido!Rischiava moltissimo a restarmi
vicino,perchè non riusciva a comprenderlo?
E non era solo per Ronnie,diamine.Io
l'avrei ucciso!Per
quanto quella cosa mi sembrasse impossibile,era scritto nel libro del
destino.E non avevo tempo di pensare a un altro modo per salvarlo.
Feci un respiro profondo.
Avevo promesso di dire tutta la verità,no?
Bene.L'avrei detta.
-Daniel.Se io non esco dalla tua vita...-cominciai,e la mia voce
tremò.-io ti
ucciderò.
Di nuovo,lo lasciai sconvolto.L'ira scomparve dal suo volto,lasciando
il posto all'incredulità.I suoi occhi nocciola si fissarono
nei
miei azzurro ghiaccio.
-Sei pazza-disse infine.
-Forse-ammisi.-Ma rimane il fatto che io ho visto come morirai.E
sarò io ad ucciderti.Io non voglio questo,Daniel.Non lo
voglio.
-Sei pazza.Non
sai quello che dici!
-Ho un dono,Daniel-cercai di spiegare,con calma.-Un dono terribile.Che
mi permette di vedere come moriranno le persone.Secondo te,come ho
fatto a evitare che Celeste spingesse tua sorella giù dalla
finestra?Io l'avevo
visto.
Decisi di non dirgli proprio tutto,ma solo delle visioni.Sapevo che
prima o poi avrei dovuto raccontargli tutta la verità,ma
speravo
di riuscire a risolvere la cosa,prima.Così da raccontarlo al
passato,come un brutto ricordo.
Lui rimase in silenzio,zittito da l'evidenza.
-Il ministro Lincoln?L'hanno uccisa qualche mese fa.Ne hanno parlato i
giornali,te lo ricordi?Ebbene,io l'avevo
visto.E' per questo che mi sono rinchiusa nella mia
stanza.Pensavo di essere impazzita.
Ancora silenzio.Daniel non mi fissava più,guardava per
terra,e
sembrava borbottare qualcosa tra sè e sè,con
l'espressione confusa e disperata.
Di fronte a quella scena,non ce la feci più a reggere.Mi
voltai,come per andarmene.Ma una presa,salda e sicura,mi fece fermare.
Le sue braccia mi attirarono a sè,avvolgendomi.Mi strinse
con
forza,come per non farmi più andare via.Ma no,non andava
bene
così.Avrei desiderato tanto rimanere lì
abbracciata a
lui,ma non potevo.Dovevo andarmene.Per lui.
-Daniel,no.Lasciami.
-No-ringhiò tra i denti.Mi fece voltare verso di
lui,prendendomiil viso tra le mani.Guardai i suoi occhi: erano
lucidi.Oh no.No!Non avrei mai sopportato vederlo piangere.
-'Fanculo tua madre,e 'fanculo quel tuo dono di vedere la
morte!-disse,il tono sicuro,di chi non ammette repliche.-Ascoltami
bene,non te lo ripeterò una seconda
volta...Io.Non.Voglio.Perderti.Sciocca ragazzina.Non puoi abbandonarmi
così.Non puoi.
Non riuscivo a regolare le mie emozioni.Ero disperata,perchè
lui
ero uno stupido e non voleva ascoltarmi,ma ero anche in preda alla
gioia per le sue parole.Sbattei le palpebre più volte,per
contenere il pianto e mantenere il filo delle mie decisioni.
-No.Daniel.Stai sbagliando tutto,un'altra volta-mormorai,più
a
me stessa che a lui.-Ragiona,per favore.E ora lasciami.Ti scongiuro.
Deglutì,e poi si allontanò di un passo,lasciando
la presa
sul mio viso.Sentii il vuoto che le sue mani lasciarono sulle mie
guance,e quell'odiosa ferita che avevo nel petto si squarciò
senza ritegno.
Gli lanciai un'ultima occhiata,pronta ad andarmene.Ma non riuscii a
muovere un muscolo,perchè Daniel non me lo permise.Mi
attirò a sè e fu fin troppo naturale stringermi a
lui,mentre i nostri visi si avvicinavano da soli istintivamente.Allora
aveva trovato il mio punto debole.
Il suo bacio era un ultimo tentativo disperato.Lo sentivo,c'era ansia e
urgenza nel modo in cui mi stringeva,le sue labbra non indugiavano.
Ma non avrei cambiato idea.Avevo fatto una scelta,dolorosa ma
dovuta,per salvargli la vita.
Fui io a scostarmi,seppur controvoglia e col respiro affannato.Lo
guardai negli occhi,quegli occhi nocciola in cui avevo tanto desiderato
affondare,e dopo averlo baciato un'ultima volta,mi girai e corsi via.
E finalmente potei dar spazio alle lacrime,che lasciai scorrere a fiumi
sulle mie guance.
Sei tornata la vecchia Gail,mi disse qualche giorno dopo mia sorella.
E purtroppo dovevo darle ragione.Ero tornata ad essere
taciturna,scontrosa e indifferente,ma era stata una scelta,non una
conseguenza di quello che era successo all'Olmstead Park.
A mensa sedevo al tavolo con le altre,ma invece di partecipare alla
conversazione,mi accasciavo sul tavolo e mi perdevo nella mia
testa,sprofondando in un buio annebbiato e indolore.Avevo
ricominciato a vestirmi con jeans vecchi e scoloriti e con felpe
extralarge unicolor,solitamente grigie o nere.
Avevo ricominciato a portare il cappuccio,in ogni situazione,e non lo
toglievo mai.
Soffrivo
per Daniel,perchè non avevo mai smesso di amarlo.Soffrivo
perchè non gli avevo lasciato il tempo di dirmi il motivo
per
cui mi aveva chiamata.Soffrivo perchè sapevo che era
giusto,ma
il mio cuore urlava che ero una stupida.
Ma soprattutto
soffrivo perchè,nella settimana che seguì,Daniel
non si presentò a scuola.
E nemmeno
quella dopo.
Non mancava
molto alla fine dell'anno scolastico.Molti studenti
tiravano sospiri di sollievo quando consegnavano quelli che sarebbero
stati gli ultimi compiti,e c'era un'atmosfera allegra nella scuola.Io
pensavo alle vacanze con terrore: tre mesi di vuoto e solitudine(che mi
ostinavo a impormi) in cui la ferita che Daniel aveva riaperto sarebbe
bruciata ogni giorno di più.
Era
mercoledì.Ce ne stavamo chiusi in mensa e gran parte degli
studenti erano sempre lì,nonostante mancassero appena venti
minuti all'inizio delle lezioni.Hillari,Andrea e Asia parlavano tra
loro,lanciandomi ogni tanto occhiate preoccupate.Una ragazza che non
conoscevo,che portava i capelli molto corti,era seduta al nostro
tavolo,e rimescolava il suo pranzo con fare annoiato.Aveva messo due
sedie di distanza tra me e lei,ma ogni tanto alzava lo sguardo e mi
fissava,neutra.Avevo già visto quel viso,ma non
volevo
soffermarmici più di tanto.Fuori pioveva,e io mi ero
incantata
con lo sguardo sul vetro ampio della mensa,dove le gocce s'infrangevano
una dopo l'altra.Si vede che il tempo era d'accordo con me.
Daniel non era
ancora tornato a scuola.
-Gail?
Sospirai,e
senza mutare quell'espressione di freddezza che ormai tenevo
su da tre settimane fissai Hillari.Lei mi guardava preoccupata,con i
suoi occhioni nocciola da cerbiatto.Tali e quali a quelli di suo
fratello,pensai rabbrividendo.Due riccioli le cadevano sulla
fronte,ribelli.Cercò di soffiarli via.
-Diamine,ragazza-osservò
poi,accasciandosi sul tavolo.-Mi sembra
di essere tornata a qualche mese fa.Anzi,forse è peggio.Fra
te e
mio fratello,non so quale dei due sia il più depresso!
Quando
nominò Daniel,d'istinto abbassai lo sguardo.Hillari
faceva così,lasciava cadere l'argomento qua e là
ogni
tanto,senza mai dilungarsi troppo.Capiva che non volevo parlarne,ma dal
suo sguardo capii che quel giorno era diverso.Si era stancata.Voleva
andare al sodo.
-Ascoltami
bene,Gail.Finora ho lasciato perdere,perchè vedevo
che stavi da schifo-disse,confermando i miei dubbi.-Ma ora,dobbiamo
darci un taglio.
Io ti dico
come sta Daniel,e tu mi dici cosa diamine è successo tra voi
due!Insomma,stava andando tutto a meraviglia!
Alle sue
parole sobbalzai.Dio santo,ma che avevano gli Healt?Una specie
di super-talento per le intuizioni?O forse erano i miei pensieri che
avevano il bruttissimo vizio di lampeggiare a intermittenza sulla mia
fronte?
Abbassai lo
sguardo,un po' infastidita e un po' imbarazzata.Mi appoggiai alle mie
braccia incrociate,e la scrutai,lentamente.
Oh,chi
se ne frega!,pensai
poi,alzando la testa.Ho
bisogno di buttare fuori un po' di depressione.
-Hill...io,non
sono sicura,ecco.Credo che abbiamo...tipo litigato,ecco.
Lei
alzò un sopracciglio.-Dio santo!Come fai a non esserne
sicura?!
Mi stavo
innervosendo.Non volevo entrare nei dettagli,spiegarle tutto
quello che ci eravamo detti,anche perchè questo avrebbe
comportato raccontargli delle visioni.E non ero pronta a svelarmi anche
con Hilly.
-Quello
che ho detto,Hillari-mormorai,la
voce dura.-Non so bene cosa sia successo.Abbiamo discusso.E poi abbiamo
deciso di comune accordo di non sentirci per un po'.Semplice.
-Non me la
racconti giusta-osservò.
-Be',farai
meglio a crederci,visto che è la
verità-sbottai.-E adesso tocca a te.
Hillari mi
guardò.Scosse la testa.-Io te lo dico...non che tu te lo
meriti,sia chiaro.
-Parla e
finiamola qui!-borbottai,appoggiandomi allo schienale della sedia e
guardando da un'altra parte.
-Bene!-sbottò
allora lei.-Ti piacerà sapere che Daniel
sta da schifo,che non esce di casa da una settimana,che lo sento
piangere attraverso la porta e che quella domenica è tornato
a
casa e ha litigato con me e con i nostri genitori e poi è
uscito
per tornare la mattina dopo completamente sbronzo!
Si
asciugò una lacrima involontaria con un gesto rabbioso della
mano.-E tutto questo grazie a te,Gail.Cazzo,tutto quello che abbiamo
fatto per te,tutto quello che mio
fratello ha
fatto!Ti è bastato un giorno,un
disgraziato giorno,per tornare a essere
quella che eri all'inizio!Fredda,indifferente e stronza.
Detto
questo,spostò rumorosamente la sedia e si alzò.Mi
lanciò un'ultima occhiata.-Gail,io sono tua amica,e ti
voglio un
bene dell'anima.Non posso vederti così.Ma,soprattutto,non
posso vedere mio fratello ridotto in quello stato
a causa dei tuoi capricci!Pensa bene a quello che hai fatto.Non te lo
chiedo come un favore per me,o per Daniel,o per chiunque altro.Ti
chiedo di farlo per te.
Afferrò
la sua borsa dalla sedia,che si rovesciò e cadde
a terra con un tonfo.Hill non ci badò neppure.Con passo
svelto,raggiunse la porta e sparì oltre di essa.
Asia e Andrea
la guardarono andare via.Si scambiarono un'occhiata,poi fissarono
me.Sembrava mi stessero chiedendo di...
-Andate,seguitela-dissi,senza
guardarle.-Posso stare anche da sola.
Le due ragazze
si alzarono,raccolsero le loro cose e uscirono.
Con me era
rimasta solamente la ragazza coi capelli corti,che guardava
neutra la porta,in silenzio.Le lanciai un'occhiata,poi tornai a fissare
la superficie di plastica blu e bianca del tavolo.
-Strano,vero?Di
solito Hillari non si infiamma così
facilmente-fece una voce,che non era rivolta a nessuno in
particolare.-Be',è anche vero che quando si tratta di suo
fratello,diventa una belva.
Alzai gli
occhi di scatto,al suono di quelle parole.La ragazza era
sempre lì,che mi guardava.Teneva le mani incrociate in
grembo.Mi
sorrise,un sorriso timido e spaventato,ma fin troppo familiare.
Fu impossibile
non riconoscere quelle labbra e quegli occhi furbi,dal
colore chiaro ma intenso,che mi squadravano con evidente imbarazzo.Due
ciuffi rosso fuoco le caddero sulla fronte,e lei li soffiò
via.
-Ehi.Dimmelo
se sto parlando da sola,Gail-mormorò sempre
sorridendo.-Dormi?
Deglutii e mi
sporsi in avanti.Non potevo credere che fosse lei.
Ma quella voce
acuta era inconfondibile.
-Celeste?!-esclamai,in preda
alla sorpresa.Non mi sarei stupita se la mia mascella si fosse staccata
e fosse allegramente rotolata via.
-No,sono la
sua gemella buona-scherzò.-Sì,sono io,Miss
Intuito.
-Ah no.Sei un
robot.Un sosia.Qualunque cosa!-blaterai.-Non puoi essere Celeste.
-Mi
deludi,Gail-finse di offendersi.-Eddai,sciocca.Tranquilla.Sono cambiata.
-Ah,davvero?Dimostralo.
-Solo il fatto
che mi stia comportando in questo modo con te,dovrebbe
farti ricredere-osservò.Si spostò dalla sua sedia
a
quella accanto alla mia.I suoi capelli erano uno spruzzo ribelle e
acceso,che faceva risaltare il colorito più chiaro della
pelle.
-Be'...forse
hai ragione-dissi,più a me stessa che a lei.-Alt.Un attimo.E
questo cambiamento a cosa sarebbe dovuto?
-Al fatto che
mi facevo schifo da sola.Quando il sabato della
festa,Hillari e le altre mi hanno rinchiuso in bagno,dopo aver bussato
per farmi aprire inutilmente per venti minuti,ho avuto tutto il tempo
di pensare.E adesso so,Gail-confessò,torcendosi le mani.-che
ho
fatto molte cose sbagliate.Ho avuto anche il tempo di pensare che forse
Daniel non era davvero l'amore della mia vita,come avevo sempre
pensato.Stavo diventando ossessiva,nei suoi confronti.Ma ora ho capito
che lo facevo solo perchè non sopportavo che qualcuno si
credesse meglio di me nell'amarlo.Tutto quello che provavo si era
esaurito in quei due anni,e ormai stavo insieme a lui solo
perchè non avrei potuto soffrire che mi abbandonasse.E'
stata
una cosa stupida,e ho fatto star male molte persone,come te.Mi dispiace
per il brutto tiro sulle tue origini.
-Non fa
niente-le dissi.-Un po' è stata anche colpa mia.Non avrei
mai dovuto tenere nascosto il mio passato.
Fece un
sorriso,e d'istinto non la riconobbi come la vecchia acida e
spocchiosa Celeste,ma come una ragazza affabile e
gentile.Cioè
quello che lei giurava di essere diventata.
-Senti...forse
sarei dovuta intervenire prima-disse,arrossendo.-Ti
volevo avvertire che quando si tratta di Daniel,Hillari diventa molto
protettiva...E tira fuori gli artigli.Ci è successo un sacco
di
volte di litigare su di lui.
-Me ne sono
accorta-borbottai.
-Forse non ti
fidi ancora abbastanza di me-continuò lei.-Ma...a me puoi
dirlo cos'è successo davvero con Daniel.
Arrossii a
quelle parole.Come aveva capito che avevo mentito?Davvero ero
così facile da leggere?
-Dai.Voglio
guadagarmela,la tua amicizia-mi incoraggiò.-Che è
successo?
-Niente
in...particolare.
-Non
può essere così-negò.-Gail,ascoltami
bene.Tra te e Daniel c'è qualcosa.Qualcosa di forte.
-Un legame
affettivo?
-Secondo me
c'è qualcosa di più-.Mi strizzò
l'occhio.-So che sei innamorata di lui.
Era inutile
negarlo.Sospirai,rassegnata al fatto che ero un vero e
proprio pozzo di verità.Tirai via il cappuccio e scossi i
capelli.Avevo bisogno di qualcosa da torturare.
Cominciai ad
armeggiare con una ciocca nero d'ebano.-E' stramaledettamente vero.
-E
allora!-sbottò,schiaffando via con delicatezza la mia mano
dai miei capelli.-Non può non essere successo niente.Se
avete
litigato,dovete chiarirvi.Ci stai troppo di merda.E anche lui,a quanto
pare.
-Non
è così facile...-.Il mio discorso venne
interrotto
dallo squillo assordante della campanella.Molti studenti si fiondarono
fuori dalla mensa,timorosi di arrivare in ritardo.Io me la presi comoda.
Celeste
raccolse la borsa e i libri.Poi mi guardò,intensamente.
-Senti
Gail,non sono tua amica e forse non vorrai seguire questo mio
consiglio-disse la ragazza.-Ma sarebbe molto bello da parte tua fare il
primo passo e andare a chiarire le cose con Daniel.
Detto
questo,sparì con passi veloci.
Rimasi
lì,immobile.A pensare a quelle parole.
Perchè
lo stavo facendo?
Maledetta
Celeste.
I miei
piedi,stretti nelle converse nere,implorarono pietà per
il dolore.Li ignorai,e mi sistemai meglio la borsa coi libri,che pesava
minimo un quintale.
Dopo la
chiacchierata con la "nuova" Celeste,le mie gambe avevano agito
da sole e invece di portarmi verso la classe mi avevano trascinata
fuori.Ero passata davanti alla mia Mini senza nemmeno guardarla,dritta
per la mia strada.
Alzai lo
sguardo.Aveva smesso finalmente di piovere,e in cielo
splendeva diabolico il sole,che mi arrostiva la cute e le spalle,sotto
la felpa pesante.Riconobbi un agglomerato di case,e pensai finalmente.
Il problema
era così ci facevo,lì.Avevo tagliato i miei
ponti con Daniel.Per la sua sicurezza.Ma il mio cuore si era arreso
all'evidenza,evidentemente.Non potevo stare lontana da lui.
Avremmo
trovato un altro modo,mi dicevo.Saremmo riusciti a stare insieme.
Ma non era
così semplice,cazzo.Rischiavo di ucciderlo.E non volevo,non
lo volevo assolutamente.
Ero
così concentrata sui miei pensieri che,quando andai a
sbattere contro qualcuno,mi alzai e nemmeno mi scusai.Dovevo arrivare
in fretta a casa di Daniel...
Ma il
"qualcuno" afferrò un lembo della mia felpa.Questa volta
lo dissi.-Mi scusi-borbottai,cercando di liberarmi.Ma quello mi
tirò indietro,a un palmo dal suo naso.
Ci misi un
po',ma poi riconobbi quel viso,i lineamenti,gli
occhi.E
quel sorriso,acido,cattivo.Di chi sapeva di avere la vittoria in pugno.
Gli occhi di
Haley mi fissarono,e un rivolo freddo di terrore mi scosse
la schiena quando realizzai.Cercai di nuovo di scappare,ma era
più forte di me.Mi tenne stretta per un braccio,sempre
sorridendo.
-Ciao,Gail-fece
Veronica,sadica.-Ti sono mancata?
Provai ad
urlare.Forte.
Ma prima che
potessi emettere un solo suono,qualcosa mi colpì forte sul
collo.
La vista si
annebbiò,il braccio mi lasciò andare.Caddi a
terra malamente.
E
dopo,soltanto il buio più nero.
L'angolino
dove di solito non viene svelato niente,ma che per questa volta
farà un'eccezione.Oddio dite che il titolo è
troppo lungo?E' meglio che lo accorcio?Oh acciderbolina '_'
Scusate il piccolo
delirio nel titolo di quest'angolo-autrice,e scusate il ritardo!Sono
quasi delusa,un sacco di tempo a lavorare a questo capitolo ed
è venuto così corto ç_ç
Rispondiamo
alle mie adorate recensioni:
Jo_96: salve
:D come va?tutto ok?Ora mi metto a fare conversazione nella risposta.
u.u spero il cap. ti piaccia,non ho molto da dire su di esso xD baci
baci :D
Emily Doyle:
ehilà xD come al solito di poche parole u.u se Ronnie ti
terrorizza,allora questo cap non ti piacerà molto...ma
goditelo comunque ;)
Dreaming_Archer:
ciaaaaaaao *-* ti prego no,niente vuvuzelas xD ne ho avute abbastanza
per i Mondiali!xD
Gail e
Daniel...insieme?Credo che dopo aver letto questo cap.,mi lincerai con
pietre molto aguzze xD risparmiami,please ** sono innocente...
Per
l'informazioni su quel sito,grazie,sono molto utili ^^ credo che ci
farò un salto :D
Tranquilla,non
sei petulante...Sono di Firenze,comunque xD non proprio Firenze,ma un
paesino in provincia...devo andare in città per trovare un
editore,e non capita molto spesso!
Un bacio,spero
che non ti venga una grande follia omicida xD
Madness_:cara!*_*
accetto sempre nuovi fan con un abbraccio!*ABBRACCiONE ViRTUALE*. E'
stato faticoso mettersi in pari?
Grazie per i
tuoi complimenti *-* sono graditissimi,e mi sento molto lusingata :D
eeeeeeh,Ronnie...che
personaggio tenebroso!Forse non ci crederai,ma è uno dei
miei preferiti *-* poi capirai anche perchè xD
Sì,sono
davvero soddisfatta di quella battuta xD non so da dove mi sia
uscita,però...xD
Per
l'aggiornamento,eccolo qua xD goditelo *-*
un bacio
OnlyNess_:
ciao amore mio ** grazie dei tuoi maginifici complimenti!Non sei
uno schifo *-* sei dulce :D
Sì,l'hai
detto xD leggiti anche questo eh!
baci,ti voglio
bene
Fan...godetevi
questa mia nuova creazione u.u vi amo,miei seguaci
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** .Interruzioni ***
Cap.18-Justice
Dolore.
Soltanto dolore.
Mi strinsi la testa tra le mani e mi rannicchiai ancor di
più
contro il muro.Altre lacrime di disperazione scivolarono lungo le mie
guance.Di nuovo,guardai in alto,verso la piccola sboccatura che avevo
notato fin da quando mi ero svegliata.Sapevo che era la mia unica via
di fuga,ma il ricordo di quello che era successo a St. Jesse e il peso
che mi teneva a terra mi impedirono di alzarmi.
No.No no no.
Volevo scappare,ma non era la cosa giusta da fare.Insomma,ero
terrorizzata,disperata e avevo paura di morire...ma ero anche sollevata
perchè Ronnie non avrebbe toccato nessuno che mi stava a
cuore.Aveva me.Gli altri erano salvi.
Battei i piedi a terra,piangendo.Certo,avrei voluto morire in modo
più decoroso.Perchè questa era l'unica cosa di
cui ero
certa: mia madre mi avrebbe uccisa.Come aveva fatto con
papà.Era
pazza,voleva "usarmi per i suoi scopi",mi aveva detto.Loschi
scopi,immaginai.
Mi abbracciai le ginocchia.Il mattone al quale ero legata da una corda
robusta stridette,trascinato sul pavimento.
Mi disperavo,perchè pensavo a quello che non avevo mai fatto.
Non ero mai uscita dal confine degli Stati Uniti.
Non ero mai salita su una nave.
Non avevo mai visto un'alba con la persona che amavo.
Non avrei mai avuto la mia prima volta.
Non avrei mai detto a Daniel che lo amavo.E questa era la cosa che
più mi tormentava.Non avrebbe mai saputo cosa provavo.
Di nuovo mi strinsi la testa con le braccia,respirando a fondo.Pensai
che stavo per vomitare.Un nodo mi opprimeva la gola.
Guardai di nuovo la sboccatura.Mi alzai di scatto,ma mi girò
forte la testa.Ronnie ci era andata giù pesante.
Trascinai il mattone fino alla parete,e appoggiai una mano su
quell'insieme di mattoni rossi e consunti.Sentivo il rumore delle auto
che sfrecciavano,segno che mi trovavo vicino a una strada,ma non avrei
potuto dirlo con certezza,visto che l'unica cosa che riuscivo a vedere
era il cielo terso del pomeriggio.
Digrignai i denti.L'apertura era piccola,ma io ci sarei
passata,stringendomi un po'.Bastava un po' di tenacia.E di coraggio.
Deglutii,mi chinai e afferrai il mattone.Me lo avvolsi sulle
spalle.Pesava.Pesava terribilmente,ma non importava.Per fortuna,la
corda era abbastanza lunga.
Ripetei i movimenti che avevo fatto appena qualche mese prima.Mi
sembrava che fossero passati anni.Erano cambiate così tante
cose...
La finestrella,che in realtà era il buco lasciato dalla
mancanza
di una decina di mattoni,non era poi così in alto come mi
era
sembrata.In un paio di falcate riuscii ad arrivarci.Il mattone mi
spingeva giù,ma la mia forza di volontà era
maggiore.
Sfortuna volle che,come l'altra volta,non riuscii ad uscire.La mia
presa scivolò,proprio mentre stavo mettendo la testa
fuori.Mentre cadevo,cercai di afferrare degli appigli per tenermi su,ma
non feci altro che provocarmi grosse escorazioni sulle mani.
Il volo non durò a lungo.La parete era bassa.Mi schiantai a
terra,tra la polvere e vecchi materiali da costruzione.Rotolai sul
pavimento e mi scontrai con l'altra parete,trovandomi faccia a faccia
con uno spesso strato di polevere grigiasta.
Mi pizzicavano le mani.La caviglia che mi ero slogata e che era ormai
guarita ululò di dolore.La testa mi bruciava in
più punti
e sentivo qualcosa di caldo e viscido scivolarmi sotto la guancia e sui
capelli.Pensai che probabilmente era sangue,ma non ebbi la forza di
alzarmi per controllare.
Altre lacrime bagnarono il mio viso.Chiusi gli occhi,sperando che il
dolore passasse in fretta.
Ma,dopo pochi minuti,la porta di ferro che mi teneva rinchiusa in
quella stanzetta sbattè con un rumore sordo,che mi fece
tremare.Avvertii l'urgenza di alzarmi,e ci provai,ma avevo da poco
alzato la schiena che un peso mi atterrò di nuovo sul
pavimento
polveroso.
-Credevi di scappare,stupida?-fece la voce aspra di Ronnie.Rise,e con
il tacco di non so cosa mi punzecchiò tra i
polmoni.Urlai.-Ahah!Non hai fatto altro che crearti altri problemi da
sola.
Mi afferrò per i capelli e mi costrinse ad
alzarmi.Scalciai,piangendo e gridando.
-Ma guardati.Sembri una mocciosa-rise di me.-Sei tutta
insanguinata.Perfetto.Tanto del tuo sangue speciale a disposizione.
-Lasciami,stronza!-le gridai in faccia.Le tirai un calcio,ma solo
allora mi accorsi che portava pesanti stivali neri con borchie e tacco.
Lei rise di nuovo,e sempre strattonandomi per i capelli mi fece uscire
dalla mia cella.Spaventata,mi guardai intorno con occhiate
furtive.Eravamo in un alto enorme e
capannone.La luce filtrava da grandi finestre,e illuminava a giorno
l'ambiente.
Lo spazio
occupato non era molto.Un tavolo con delle strane
apparecchiature e degli strumenti scentifici.Un computer.Pile di
giornali.Scatoloni.Una vecchia valigia aperta.
Le
pareti,furono la cosa che mi stupirono di più.Completamente
ricoperte da file e file di articoli di giornali,foto,fogli scritti a
mano,fotocopie,appunti...
Tutti su di me.
Mia madre era
una squilibrata.
Mi
strattonò fino a una sedia girevole e mi ci spinse
sopra.Tagliò la corda che mi legava al mattone,ma mi
legò
strette le mani.Poi indetreggiò,guardando soddisfatta il suo
lavoro.
-Stramaledettissima
figlia di puttana!-le urlai contro.-Lasciami andare,se non vuoi passare
guai seri!
Lei rise di
nuovo.Si voltò verso il tavolo.-Ah,sentiamo.Vorresti usare i
tuoi poteri?Non
sei assolutamente conscia di tutto ciò che sai
fare,Justice.E
senza le mani non puoi lanciarmi gli ultrasuoni,cioè l'unica
cosa che sai usare.Quindi...
Non so
perchè mi sorpresi così tanto.Era ovvio che
Ronnie sapesse dei poteri.Sapeva tutto di me.
Ma cosa
c'entrava che non
ero conscia di tutto quello che sapevo fare?Quello che
già avevo non era abbastanza?
Cercai di
concentrarmi sulle mani,e sull'odio che provavo verso quella
donna.Scosse elettriche,dolorosissime,si estesero dalla mia testa fino
ai miei polsi,ma si eusarirono arrivando alle mani.
Ronnie si
voltò,con in mano delle forbici e un altro strano
aggeggio.Si avvicinò e mi tagliò una grossa
ciocca di
capelli,che afferrò con quelle che sembravano delle pinze.
-Tu sei una
specie rara,Abigail-mi informò,ritornando al
tavolo.-Ce ne sono pochi come te,e sparsi un po' in tutto il mondo.
-Una
specie?!-sbraitai.-Cazzo.Io sono una ragazza normale,umana!
-E su questo
ti sbagli.Non sei normale.Non
sei umana-mi
schermì.-Quale essere umano saprebbe fare quello che sai
fare tu?
-Ma insomma!E
io cosa saprei fare?!-sbottai.-Uccidere?Vedere come moriranno tutti i
miei amici?!Ho soltanto diciassette anni!
Rise di
nuovo,e poi si voltò.Con un cotton fioc,mi pulì
del sangue che mi era scivolato sul viso.-Ecco.Per oggi ho
finito-annunciò,posando tutto in ordine maniacale sul
tavolo.-Puoi tornartene in cella.Per oggi ti lascio vivere.
Deglutii,mentre
si avvicinava per afferrarmi di nuovo.Mi aveva appena
presa per il cappuccio della felpa,quando un rumore forte e fastidioso
la distrasse.
Le grandi
porte del capannone si aprirono con un gran
frastuono.Più di quaranta uomini entrarono nello
stanzone,sollevando la polvere.Ronnie digrignò i denti e
ridusse
gli occhi a due fessure.Si voltò verso di me.
-Hai chiamato
aiuto?!-mi domandò,paonazza dall'ira.-Come diamine
hai fatto?Ti ho tolto tutto ciò con cui avresti potuto
comunicare!!
Stavo per
dirle che io non avevo chiamato nessuno,ma un malrovescio mi
bloccò le parole in gola.Mi lasciò cadere sul
pavimento,stordita.Mi ricordò quelle volte che,da piccola,mi
schiaffeggiava a sangue...
-Illusi!Nessuno
è mai riuscito a prendermi!-urlò lei.Gli
uomini rimasero in silenzio un attimo.Si sentiva il suono delle
sirene.-E' Veronica Warb!-gridò qualcuno.-Non fatevela
scappare!
Ma Ronnie fu
più veloce.Sparì,nessuno sa bene come.Senza
lasciare traccia.
Ma il suo era
un chiaro "ritornerò".
I poliziotti
facevano un gran chiasso,che rimbombava nella mia
testa.Ero ancora distesa per terra,nascosti da degli scatoloni
che,nella fretta,Ronnie aveva fatto cadere; loro la cercarono,ma non
trovarono niente.Alcuni cominciarono a sequestrare il materiale.
Mi sentivo
debole.Una nuova pozza di sangue si era creata sotto il mio viso.Chiusi
gli occhi,come a voler dormire.
-Abigail!-gridò
poi qualcuno.-Lasciate stare Veronica!Cercate l'ostaggio!
Mi
cercavano.Cercavano me.Ma volevo davvero farmi trovare?Cosa diamine
avrei raccontato a tutta quella gente?
-Agente-chiamò
una voce.Familiare.Più che familiare.La
sorpresa mi costrinse ad aprire gli occhi.-Vorrei aiutare anch'io nella
ricerca della ragazza.E' mia amica.
-Fa sempre
comodo una mano in più,ma sta' attento.Potresti
trovarti davanti quella pazza-si raccomandò
l'uomo.-Va',controlla quella zona là.
Silenzio.Passi.Passi
vicini.
"Ehi!"avrei
voluto urlare,ma non ne avevo le forze."Sono qui!QUI!"
Chiusi di
nuovo gli occhi,e ricomincia a piangere.
Gli scatoloni
vicino a me vennero smossi.Qualcuno imprecò piano,dopo un
paio di secondi di silenzio.-Ehi!L'ho trovata!
Avrei voluto
urlare dalla gioia.Due mani mi fecero girare,e mi attirarono verso
qualcosa di caldo.
-Gail-sospirò
la sua voce,così
dolce e premurosa.-Piccola,non farmi più scherzi del genere.
-Daniel.Oh
Daniel-piagnucolai,stringendomi al suo petto.Mi
allontanò per un secondo,e potei finalmente ammirare il suo
viso.Aveva i capelli spettinati,gli occhi rossi e un filo di barba,ma
era comunque bellissimo.
-Sei
ferita?Stai bene?
-Sì,sì.Sto
bene-dissi.Concentrai tutte le mie forze nelle braccia.Lo
abbracciai.-Ora che ci sei tu,sto bene.
Mi
baciò la fronte.-Ma tu stai
sanguinando-mormorò,stupito.Con la mano,mi alzò
la
frangia.Ebbi un brivido quando sfiorò la mia pelle.
-Non
è grave-borbottai.Si era di nuovo allontanato da me.Mi
strinsi a lui.
-Stai
scherzando,spero-sospirò.-Dio santo.Mi hai fatto prendere un
colpo.
-Come avete
fatto a trovarmi?
Mi
guardò di sottecchi.Due o tre ciuffi castani gli cadevano
sul
viso,facendolo sembrare più maturo.-Mi ha chiamato Asia.Mi
ha
detto che era preoccupata,che avevi saltato tutte le lezioni del
pomeriggio,e che avevi litigato con Hillari.Stavo uscendo per
cercarti,quando ti ho
vista.Stavi
venendo a casa mia?
Annuii.Volevo
che continuasse,anche perchè degli infermieri si stavano
dirigendo verso di noi.
-Bene.Perchè
ho visto tutta
la scena.Sono
stato un idiota,sarei dovuto intervenire,mentre ti stordiva...ma ero
paralizzato.L'unica cosa che sono riuscito a fare è stato
seguire tua madre.E poi chiamare aiuto.
-Oh,Daniel-ripetei.-Hai
fatto benissimo a non intervenire.Ronnie
è malata.Ha grandi problemi di iperemotività.E'
da
manicomio.
Stavo per
mettermi a piangere.Le ferite bruciavano,ma non erano quelle che
facevano male.
-Shhh-sussurrò,accarezzandomi.-Adesso
è finito.E' tutto finito.
-Spostati,ragazzo-borbottò
brusca una donna.Si chinò su
di me,mi controllò da cima a fondo.-Mmm,niente di
così
grave.Ma dobbiamo portarti in ospedale per gli accertamenti.
Daniel venne
con me,seguì tutti i miei movimenti,e non
staccò mai la sua mano dalla mia.Stette con me mentre davo
la
mia versione agli agenti che mi interrogarono,mi consolò in
silenzio mentre mi davano qualche punto.
Uscimmo
dall'ospedale un'ora e mezza dopo,e lui stringeva ancora le mie
dita tra le sue.Mi accolse sotto l'ala protettiva del suo braccio.
-Stai
bene?-domandò.
-E' solo la
ventiseiesima volta che me lo chiedi-scherzai.-Tranquillo.Ora va tutto
bene.
-Non sei
nemmeno un po' sconvolta?Scioccata?Sfinita?
-Be'.Credo che
tutto questo sia normale-.Mi misi una mano sul
cuore.Sapevo che non era nè lo shock nè la paura
a farlo
battere in quel modo pazzo.-Sto solo pensando...che sarebbe stato
meglio se mi avesse uccisa subito.
Si
bloccò.Mi lanciò un'occhiataccia,irritato.-Non
dirlo nemmeno,Gail.
-Daniel.Tutto
quello che ti ho detto all'Olmstead Park non
è cambiato-mormorai.
Il suo viso si
fece cupo.-Vuoi allontanarti da me,di nuovo?Ora che ti ho ritrovata?
-No!Quello
no...Cioè-sbuffai.Era così difficile da
spiegare.Lo fissai negli occhi,e per un attimo valutai la
possibilità di dirgli che lo amavo.Le mie labbra si mossero
veloci,e sillabarono un muto "Ti
amo".Naturalmente,non
lo notò.La sua espressione non cambiò di un
millimetro.-Sarebbe la cosa più giusta,Daniel.Per te.
-Certo,come no
-Ascolta!Sarebbe
la cosa giusta...ma non ciò che voglio.E'
difficile...starti lontana-confessai.-Hillari mi ha detto che anche tu
non te la passavi molto bene.
-Ehi,Gail.Tu
come avresti reagito alle parole che tu mi hai detto,con
tanta indifferenza?Dio,è...difficile-ammise.Si
passò una
mano tra i capelli,come per ordinarli un po'.Si voltò verso
di
me,e alzò le nostre mani intrecciate.
-Non mi hai
lasciato dire una sola parola,quella
volta-mormorò,più a se stesso che a me.-Io invece
avrei
voluto dire tante cose.
Deglutii.Sbattei
le palpebre,e gli feci un sorriso incoraggiante.
-Vedi,Gail-borbottò,imbarazzato.-Non
è che sia proprio il posto adatto,ma...Volevo dirti che io...
-Gail!!-urlò
una voce stridula e preoccupata.Mi
voltai,distraendomi dai discorsi di Daniel.Lui sembrò
esasperato,e si passò una mano sugli occhi.
-Hillari!-gridai,mentre
lei mi si buttava addosso,facendomi quasi cadere.
-Gail!Cretina!Mi
hai fatto morire di paura!-strillò lei.
-Sempre al
momento giusto,vero Hill?-borbottò Daniel,guardandola
male.Lei ricambiò l'occhiata.
-Ehi,fratellone,sei
uscito dalla tua tana?-le rispose lei,a tono.Poi si
rivolse a me.-Scusa per la sfuriata di prima.Non so cosa mi sia preso.
Guardò
curiosa la mia mano intrecciata a quella di suo
fratello.Alzò un sopracciglio.-Mi sono persa qualcosa?Vi
siete
messi insieme?
Arrossii di
botto,e Daniel con me.-No!Ma cosa vai a pensare?-esclamammo in coro.Ci
scambiammo un'occhiata,imbarazzati.
Hilly
unì le mani come in preghiera.-Cosa devo fare con voi due?
-Non
impicciarti,per esempio-la rimproverò il fratello.Le
scarruffò i riccioli,e lei gli tirò una sberla su
un
braccio.Risi quando fecero finta di picchiarsi,e li abbracciai entrambi.
-Grazie di
esserci-mormorai.
Furono tutti
molto comprensivi.Il preside,Mr Matthew,mi propose di
rimanere qualche giorno a casa.Rifiutai.Stavo bene.Almeno fisicamente.
Perchè
nella testa avevo sempre il viso di Ronnie,quei suoi occhi infuocati di
pazzia,che mi dicevano: ritornerò.
Rabbrividii,e
mi sciacquai la faccia.Ero chiusa in bagno da dieci
minuti buoni.Sapevo che fuori c'erano le mie amiche,che chiacchieravano
imbarazzate.Volevano lasciarmi un po' di privacy.
Alzai gli
occhi verso lo specchio e vidi una figura con la coda
dell'occhio.Sobbalzai e mi voltai di scatto.
La ragazza mi
guardò ad occhi spalancati.Si affrettò a
uscire,spaventata.
Oddio.Stavo
diventando paranoica.
Decisi di
uscire dal bagno.Hillari,Asia e Andrea chicchieravano
piano,di scuola,di compiti,di professori.Celeste stava tra loro,in
silenzio,le braccia che stringevano un paio di libri.Sollevò
lo sguardo e,rossa in viso,mi raggiunse in fretta.
-Gail.Non sai
quanto mi dispiace!-si scusò.Era davvero imbarazzata.-E'
tutta colpa mia.Se mi fossi fatta i fatti miei,probabilmente non
sarebbe successo niente.Vedo che stai bene,però.
Scrollai le
spalle.Tutta quell'improvvisa attenzione da quella che un tempo era
stata una mia nemica mi costringeva a starmene un po' sulle mie.-Be',se
escludiamo lo stato mentale,credo di sì.Niente di
grave,comunque.
-Bene-fece,sollevata.Sorrise,poi
lanciò un'occhiata al suo orologio.-Santo iddio,dovrei
essere già a lezione.Be',ci vediamo in giro,Gail.E scusami
di nuovo.
Zampettò
via,incerta sui tacchi degli stivali neri che indossava.Era strano
guardarla e non vedere più quella folta chioma rossa che
l'accompagnava di solito.D'altronde,non era solo dall'aspetto che era
irriconoscibile.
Comunque,nemmeno
dieci secondi dopo capii perchè la ragazza se ne fosse
andata così in fretta.Mentre io,Hillari e le altre ci
avviavamo verso le nostre aule,Daniel ci venne incontro,il ritratto
della serenità.
Evidentemente
Celeste non era ancora pronta a un affronto diretto,dopo la rottura
definitiva.
Quindi quello
che mi aveva raccontato non era del tutto vero.Ci teneva ancora a
lui.Almeno un po'.
Daniel ci
salutò con un gesto.Hillari,Asia e Andrea ricambiarono,e io
gli sorrisi.
-Buongiorno,grande
uomo delle caverne-disse Hilly,sorridendo perfida.
-Nana-ricambiò
lui,tirandole un ricciolo.
-Ahah.Sempre
spiritoso,giusto?-chiese lei sarcastica,aggiustandosi i capelli e
tirando un calcio nella caviglia al fratello.
-Dio mio,ma
voi fate sempre così?!-dissi io,per fermarli.Loro due mi
fissarono,e io ricambiai.
-Vabbè,noi
ci avviamo.Tanto lo so che vuoi parlare con Gail-scherzò
Hillari,tirando una gomitata a Daniel.Lui arrossì,e la
invitò ad andarsene in fretta.
Le tre ragazze
affrettarono il passo,lasciandomi in mezzo al corridoio.
Daniel si
avvicinò e mi strinse in un abbraccio un po' goffo.
-Ehi.Stai bene?
-Non passa una
volta che tu non me lo chiedi-osservai,ridendo.-Sì,sto
bene.Al solito.
-Volevo
parlarti-disse,abbassando lo sguardo.
-Bene.Stiamo
parlando.
-No,senti
Gail.E' una cosa se...
Lo squillo
acuto della campanella montò sopra la sua voce.Solo allora
mi accorsi che ero in ritardo.
-Oh cazzo!Oggi
ho un compito-ricordai.Guardai Daniel e lo baciai su una
guancia.-Senti,ne riparliamo più tardi.Devo proprio scappare.
Mi incamminai
per il corridoio di corsa.Quando mi voltai per salutarlo,mi
sembrò che Daniel fosse molto irritato.
L'angolo
di quella che non sa che fare xD
Rieccomi!Probabilmente
vi starò rompendo un po' xD ma visto che ho ispirazione,ho
bisogno di sfruttarla.Non vorrei farvi aspettare mesi per uno stupido
blocco!Quindi...
Intanto,vi
comunico che mancano 4,5,massimo 6 o 7 capitoli alla fine(dipende se
deciderò di divedere uno,che è molto lungo,in due
più piccoli).Potete tirare un sospiro di sollievo xD
Rispondo alle
recensioniiiii **
OnlyNess_:
fanciulla mia cara ** sono felice che il mio lavoro le sia tanto
gradito u.u
davvero,lei
afferma che codesto capitolo fu lungo?Non ne fui d'accordo,madamoiselle
u.u
La prego di
godersi questo,che più m'aggrada **
L'amo con
tutto il mio cuore di gentil nobildonna :D
Dreaming_Archer:
ciaoooooo ** anche tu dici che è lungo? a me era sembrato
tremendamente corto T.T sarà stata una mia impressione xD
Grazie dei tuoi complimenti ** sono sempre ben accetti!
Sì,parliamo
del finale T.T a me non mi è piaciuto come mi è
venuto ç_ç l'avevo immaginato diverso
>.<
spero ti
piaccia il capitolo,ti lancio un bacio!:*
Emily Doyle:
cara ** lo sapevo che il litigio non ti sarebbe andato a genio xD ormai
ti conosco u.u
Grazie dei
complimenti ** ma pecchè dici che Ronnie è
brutta?ç_ç come ho già
detto,è uno dei miei personaggi preferiti! :D insieme a
Hillari :D
dai,leggiti
questo :D spero sia di tuo gradimento :D
Jo_96: my dear
<3 grazie tesoro ** sono felice che il capitolo ti sia piaciuto
:D spero che questo non sia da meno!Sono contenta che riesci ad
immedesimarti nei personaggi,è quello che vorrei che tutti i
miei fan potessero fare *-*
Ed ecco
qua,come va a finire ** spero di non deluderti.
T'amo anch'io
<3
Un bacione a
voi fan silenziosi ** siete i migliori :D
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** .Sparito nel nulla ***
Cap.19-Justice
Non
ricordo il giorno preciso in cui lo ricevetti.So solo che
quando lo vidi,bianco e inquietante,sul pianerottolo di casa,dentro di
me cominciai già a tremare.
L’ultimo
biglietto di Ronnie diceva:
Tu
e il tuo amico sembrate molto affiatati.
Lui
è molto carino.Bella scelta,Abigail.
Era scritto in
via confidenziale,come se stesse parlando con una vecchia amica.E
questo mi terrorizzava ancora di più.
Cosa diavolo
voleva dire con quel biglietto?Non ne avevo la più
pallida idea.L’unica cosa di cui ero certa era che,in qualche
modo,aveva preso di mira Daniel.E tutto questo era per me un tormento.
Non lo
lasciavo solo un attimo,e quando non era con me,soffrivo.
Perchè?Perchè
quella svitata di mia madre era tornata a
tormentarmi?E soprattutto,perchè non si accontentava di
uccidermi e basta?
Sarebbe stato
tutto più semplice.
Ma invece
no.Lei voleva sfruttarmi.Perchè ero "speciale".
Be'.Ero stanca
di essere speciale.Volevo soltanto
essere una ragazza normale.
Ma non
potevo.Tutta colpa di questi fottutissimi poteri che mi ero
ritrovata,senza che io avessi mai chiesto niente.
-Gail?Vuoi
dirmi che hai?-mi chiese finalmente Daniel,dopo avermi osservata per
più di dieci minuti.
Eravamo seduti
sulle scale che dal cortile portavano alla mensa.Sapevo
di avere uno sguardo vacuo e allucinato,ma non riuscivo a non pensare a
quel biglietto.Biglietto che,in quel preciso momento,maturava
tranquillo dentro la tasca dei miei jeans.L'inchiostro blu era sbiadito
e il messaggio si leggeva male,ma ormai lo sapevo a memoria.
Stavamo
pranzando con gli altri,quando avevano cominciato a parlare di
un ragazzo che era sparito al sud,verso la Florida.Facevano
supposizioni,e si scambiavano le informazioni ottenute dai giornali: si
presupponeva che il ragazzo fosse stato rapito da un nemico della
famiglia.Il pezzetto di carta nella mia tasca aveva cominciato a farsi
pesante,così ero dovuta uscire,con la scusa che non mi
sentivo
bene.Daniel mi era venuto dietro.
Il sole
splendeva cattivo,quel giorno.Era arrivato il
caldo,lento,insiodoso.Tenevo la felpa grigia legata in vita,e per la
prima volta non mi preoccupai di apparire invisibile.
Mi voltai
verso di lui.Lui prese la mia mano,che tenevo appoggiata in mezzo a
noi,e la strinse.Come a dirmi,ti
me ti puoi fidare.
Sospirai,e
pescai il pezzo di carta dalla tasca.Lo fissò.In
fondo,per lui non aveva alcun significato;dopo avermi lanciato
un'occhiata,lo prese tra le mani.Erano un paio di frasi,non c'era molto
da leggere,ma mi sembrò di essere rimasta a guardarlo,a
giudicare le sue reazioni per un tempo infinito.
Alla
fine,sospirò.Alzò lo sguardo e,con un gesto,lo
accartocciò e lo lanciò via.Osservai la palletta
di carta
grigiastra rotolare sull'asfalto,e poi tornai sul suo viso.
-Te l'ha
scritto tua madre-.Non era una domanda,ma annuii ugualmente.
Seguì
un lungo silenzio.
-Hai
paura,Gail?-mi chiese.Deglutii.
-Certo che ho
paura.
-Spero che tu
abbia paura per
la tua incolumità.
Spalancai la
bocca,sorpresa.Qualcosa di caldo scivolò lungo la mia
guancia.
-Sei il solito
idiota-singhiozzai piano.-Non capisci,vero?Adesso ci sei dentro anche
tu.Fino al collo.
-Oh,Gail-sospirò.Mi
avvolse in un abbraccio,e io mi appoggiai al suo petto e scoppiai
finalmente a piangere.
-La stai
prendendo con troppa leggerezza; forse non capisci che rischi
di morire!Come se stare vicino a me non fosse già un
pericolo
enorme...-blaterai.
-E tu la stai
prendendo troppo sul serio-fece lui.Alzai lo sguardo sul
suo viso,incredula.Oddio,ma allora era un pazzo masochista!
-Tu sei matto
da legare-osservai,asciugandomi gli occhi con il dorso
della mano.Non mi preoccupai del trucco,e ringraziai l'inventore dei
cosmetici idrorepellenti.
-Be',è
probabile-rise lui.Come se ci fosse qualcosa di
divertente.-Ma,sinceramente,non definirei pazzia il volere star
accanto a te.Io lo definirei...
Smise di
parlare,fissandomi intensamente.Ci misi sì e no tre
secondi a capire che entro meno di un minuto mi avrebbe baciato,e
decisi di non aspettare così a lungo.Lo afferrai per un
lembo
della felpa con la zip che indossava e lo attirai a me,catturandogli le
labbra con un bacio.
-Aspetta,aspetta-biascicò,sulle
mie labbra.-Devo dirti una
cosa.Sono giorni che ci provo,e c'è sempre qualcosa che mi
interrompe.
Aprii gli
occhi e mi allontanai di un po',per guardarlo negli
occhi.-Ok,va bene.Magari potevi dirmelo prima.Non mi piace lasciare le
cose a metà.
Ridacchiò,facendomi
innervosire.Stavo ancora tenendo stretto
quel pezzo di stoffa.Piano,sciolse la presa e intrecciò le
dita
alle mie.
-Va
bene,adesso parla,così ricominciamo da dove eravamo
rimasti-borbottai.
-Vedi,quello
che sto cercando di dirti è...
La porta
antincendio si spalancò con un colpo secco,e la testa
riccioluta di Hillari vi fece capolino.
-Gail?Ah,sei
qui!-esclamò,sorridendomi.Osservò suo
fratello,poi le nostre mani strette.Aggrottò la
fronte.-Ok,ok,voi direte anche che non state insieme,ma avete tutti i
comportamente di una coppia.
-HILLARI!Dio
santissimo!-fece Daniel esasperato.-Stavo dicendo una cosa importante a
Gail.
-Be',gliela
dirai un'altra volta!Facciamo tardi a lezione-mi
informò la mia amica.Mi morsi il labbro: avevamo
Letteratura.Fra
il rimanere con Daniel e sorbirmi due ore di delirio della prof,era
chiaro cosa avrei preferito fare.Ma lo sguardo di Hillari era
così minaccioso che non ci misi molto ad alzarmi e a
raccattare
la borsa.
L'espressione
di Daniel diceva chiaramente che avrebbe voluto far fuori sua sorella.
-Ehi,tranquillo,parleremo
un'altra volta-cercai di rasserenarlo.-Era una cosa urgente?
-Mmm.No.Penso
di no-mugugnò,imbronciato.
-Allora me lo
dici la prossima volta,intesi?-dissi,dolce.Mi chinai per
baciarlo.Lui mi offrì una guancia.-Ciao.Ti voglio bene.
-Anch'io te ne
voglio,Gail.Molto più di quanto tu possa
immaginare-fece,sorridendomi.Arrossii a quelle parole,ma prima che
potessi chiedergli cosa significassero,sua sorella mi stava
già
trascinando via.
Per qualche
giorno,non pensai più al biglietto.Essermene
liberata,dovevo ammetterlo,era stato un gran sollievo.E dovevo
ringraziare un'altra volta Daniel.
Mancavano
pochi giorni alla fine della scuola: quelli dell'ultimo anno
si affannavano dietro gli esami,ma per noi di terza l'aria era piena di
allegria e di libertà.Be',per me la cosa era un po' diversa:
per
via di Ronnie non riuscivo a sentirmi "libera".
Daniel non era
più riuscito a parlarmi: Hillari si metteva sempre in mezzo.
Era il
terzultimo giorno,volantini del ballo di fine anno erano
appiccicati dovunque.Hillari,Asia ed Andrea non parlavano d'altro.Anche
Haley aveva cominciato a stressarmi,a casa.
-Non ne posso
più-sbottò Daniel piano,a lezione.Ormai
eravamo abituati a stare vicini,dopo quel terribile momento che aveva
seguito la rivelazione di Celeste.
Lo guardai
interrogativa,cercando di non sembrare distratta.Tentativo inutile,il
prof stava delirando ad occhi chiusi.
Con un gesto
della testa,indicò le ragazze di fronte a noi,che
sfogliavano una rivista sussurrando:"sì,credo che
comprerò questo,per il ballo..."
-Sono
d'accordo-feci di rimando.
-Ti va di
parlare,finalmente in santa pace?
Mi voltai un
poco,scettica.
-Dopo.Fuori.Ti
va?
Sorrisi
dolcemente.-Certo che mi va.
Lui sorrise in
risposta,e in quel momento la campanella suonò.
Daniel si
alzò.Si abbassò al mio livello e mi
sussurrò:-Ti aspetto nel parcheggio.
Annuii,guardandolo
sparire oltre la porta.
Tenevo un
libro stretto al petto,e cercavo di affrettare il passo.
L'inquietudine
mi aveva attanagliato lo stomaco.
Maledii quelle
due curiose che mi avevano fermato in mezzo al
corridoio,chiedendomi senza fine cosa ci fosse tra me e il fratello di
Hillari Healt.
Quando ero
riuscita a togliermele di mezzo,era passato un quarto d'ora.
E quando ero
arrivata nel parcheggio,lo avevo girato in lungo e il largo,ma Daniel
non c'era.
Strano.Aveva
detto che mi avrebbe aspettato.Non era da lui sparire così.
Lo cercai
ancora per un po',in tutti i posti che avevano,per
così dire,segnato la nostra relazione: la mensa,il corridoio
principale dove ci eravamo "scontrati" per la prima volta,persino nello
sgabuzzino dove avevo rischiato di finire violentata...
Niente.Non
c'era,non c'era da nessuna parte.
Ok,calmati.Respirai a fondo.Potrebbe
essere a casa.
Sì,mi
dissi,sì.Sicuramente,era andato a casa.
-Non
è a casa,Gail.E' per questo
che ti ho chiamata.Sono tornata da quattro ore,e nessuno ha
più visto mio fratello da stamattina.
La voce di
Hillari era agitata,inquieta,sull'orlo del pianto.
Le sue parole
cominciavano a bloccarmi il respiro.Mi riempii i
polmoni,ma quando aprii bocca ero di nuovo senza fiato,e mi
uscì
un tono stridulo.
-Sei
sicura,Hill?Hai controllato dappertutto?Lo hai chiamato al cellulare?
-Cazzo,Gail,ma
chi pensa che sia?SONO SUA SORELLA!-esplose.Mi passai una mano sul
viso,deglutendo.
-Ok,calmati,Hill-respirai.-Probabilmente,aveva
bisogno di restare da solo.Vedrai che domattina...
-Lo spero
proprio,Gail-fece lei,secca.-Lo spero per te.
Poi
riattaccò.
La mattina
dopo,non sapevamo ancora niente di Daniel.
Hillari era
disperata e arrabbiata.
Io ero
assolutamente terrorizzata.
Sapevo,speravo che non fosse
così,ma...sentivo che Ronnie c'entrava qualcosa.
Quando uscimmo
da scuola,Hillari decise,sotto indicazioni dei suoi
genitori,di andare al commissariato.La mia migliore amica rimase nel
silenzio più assoluto per tutto il tragitto,frustata.Spostai
lo
sguardo sulla foto che tenevo il grembo,una foto di un distratto
Daniel,che serviva per il volantino che ci avevano promesso di stampare.
-Ho
paura,Gail-esclamò a un certo punto.
Alzai gli
occhi su di lei,e la fissai in silenzio.Mi strinsi al petto la foto,e
tornai a guardare il cruscotto.
-Daniel si
è sempre preso cura di me-aggiunse,la voce rotta e
gli occhi nocciola,identici a quelli del fratello,fissi sulla strada.
-Potrei dire
la stessa cosa-commentai.Lei buttò la testa all'indietro e
rise,ma era una risata amara.
-Hillari-dissi,voltandomi
nuovamente verso di lei .Appoggiai una mano
su una sua gamba.-Lo troveremo.Non può essere sparito nel
nulla.
-Okay-disse
semplicemente.Spostò una mano dal volante e
asciugò una lacrima che le era sfuggita.
-Compili
questa scheda,signorina-disse l'agente di polizia a
Hillari,mentre lei se ne stava abbandonata sulla sedia,la testa
appoggiata ad una mano.-Ci servirà per eventuali
riconoscimenti.
Hillari
annuì,ingoiando a fatica,e si mise a riempire con la sua
scrittura minuta i vari spazi.Io,seduta accanto a lei,mi tormentavo le
mani,persa nei miei pensieri.
-Lei
è un'altra sorella?-mi chiese all'improvviso l'uomo.Lo
fissai,la fronte aggrottata.-Come,scusi?
-Dicevo...lei
è un'altra sorella dello scomparso?-ebbe la pazienza di
chiedermi l'agente.
-Oh.No,no...io
sono soltanto...
-E' la sua
ragazza-intervenne Hillari,alzando per un attimo lo sguardo dal
foglio.Arrossii di botto.
Volevo
negare,ma le parole mi si erano bloccate in gola.
-Ah-esclamò
l'uomo.Mi guardò per un secondo,poi
disse:-Quel ragazzo è davvero fortunato.Lei è
davvero
molto bella,signorina.
Deglutii a
fatica,e senza guardarlo,lo ringraziai.Hillari
consegnò la scheda,scambiò altre due o tre parole
con
l'agente e poi fu pronta per andarsene.
-Perchè
hai detto in quel modo?Mi hai fatta morire
d'imbarazzo-la rimproverai,appena fummo vicino alla sua auto,una
piccola 500 nera.
-Perchè?Non
è la verità?-disse lei,salendo
sull'auto.Sembrava più tranquilla,adesso che aveva fatto la
denuncia.
Aggirai il
piccolo mezzo e aprii l'altra portiera.-No.
-E allora
perchè vi stavate baciando,quella volta sulle scale?Naah,non
me la raccontate giusta.Secondo me state insieme.
-Pensala come
vuoi-borbottai,allacciandomi la cintura con calma.Non volevo farle
vedere quanto fossi arrossita.
-Ok,ok,va
bene!Stavo scherzando,non arrabbiarti!-si difese,mettendo in
moto.-Ascolta,forse non starete insieme...Ma sono convinta che l'amore
che provi per mio fratello non è nemmeno paragonabile a
quello
che lui prova per te.
-Ok,va
bene.Senti,non sono proprio in vena di
scherzare-conclusi,voltandomi verso il finestrino e infilandomi le
cuffie del mio antiquato Mp3 nelle orecchie.
Viaggiamo in
silenzio sulla statale,entrambe perse nei loro
pensieri.Accanto a noi,dopo venti minuti di viaggio verso la
periferia,sfilò un McDonald's.Guardai l'orologio sul
cruscotto.Erano da poco passate le sei.
-Ti va di
fermarti a mangiare?-mi anticipò Hillari.Annuii,e lei
svoltò nella traversa laterale.
Entrammo nel
fast-food a passo svelto,e ci mettemmo in coda dietro a una famiglia
numerosa.
-Credo che
prenderò un semplice cheeseburger-mi arresi,dopo aver
sfilato tutti i vari pasti che offrivano.-Con una Cola Light.
-Salve-disse
educatamente alla ragazza alla cassa,quando fu il nostro
turno.-Allora,la mia amica qui vorrebbe un cheeseburger e una Cola
Light,mentre per me...Due Crispy McBacon,un Happy Meal con McToast e
patatine e un cola maxi,grazie.
Guardai con
scetticismo la mia amica che,con il suo vassoio carico di
cibo,si dirigeva a un tavolo vuoto da due.Guardai il mio,quasi vuoto,e
compatii il povero cheeseburger.Doveva sentirsi molto solo.
Hillari
cominciò a mangiare con voracità,e in mezzo
minuto era già al secondo hamburger.Sbocconcellai il
mio,distratta.Dopo un po',ci rinunciai e lo scartai.Presi a bere la mia
coca rumorosamente.
Hill stava
mangiando intere manciate di patatine.La fissavo,e fissavo il mio
panino mezzo smangiucchiato.
Lei si accorse
delle mie occhiate.-Che c'è?Sono due giorni che non mangio.
-Se
è per questo,nemmeno io sono riuscita a ingoiare niente.
-E ancora non
ci riesci,a quanto vedo-osservò lei.
Cambiai
argomento:-Sei così...tranquilla.Come diavolo fai?
Scrollò
le spalle.-Adesso...adesso mi sento più sicura.La polizia
qui è brava,lo troveranno.
Annuii,scettica.Giocherellai
con la cannuccia,mentre Hillari rosicchiava con aria annoiata una
patatina.
-Tu sei
vergine,Gail?
Arrossii di
botto,e alzai lo sguardo verso di lei.-Diamine,sì!Mi
sembrava di averti raccontato che le mie...esperienze amorose erano
molto ridotte.Perchè,tu non sei vergine?
-Certo!Non ho
ancora trovato l'uomo giusto-affermò.
Lasciò
seguitare il silenzio per qualche minuto,strappando a piccoli pezzetti
il pacco dell'Happy Meal.
-Celeste non
è più vergine-buttò
lì.-Ah,davvero?Interessante-finsi di interessarmi.Avevo
aperto
il mio bicchiere di coca e stavo cercando di spaccare un piccolo
cubetto di ghiaccio,senza successo.
-Quindi...ne
deduco che neanche mio fratello lo è più.
Bum.Aveva
sganciato la bomba.
Spalancai la
bocca e sgranai gli occhi.Lasciai cadere bicchiere e cannuccia.
-Cosa?!
-Ehi,calma!-si
difese lei.-Daniel è stato il primo e ultimo ragazzo di
Celeste.Non è che i candidati siano molti!
-Ne sei
sicura?Hai le prove?-la provocai,afferrando un fazzoletto e pulendo il
disastro che avevo combinato sul tavolo.
-Be',no.Celeste
non vuole dirmi chi è.E Daniel...be',non è che
abbia mai parlato di queste cose con lui.
-E questo ti
sembra un buon pretesto per farlo con
me-sottolinai.Scrollò
le spalle e fece un sorriso timido.
-Dai,non
è il caso di prendersela così.Ci speravi
così tanto di essere la sua prima volta?-mi
domandò,allungando una mano a sfiorare la mia.Le guance mi
si
tinsero di rosso.
-Be',no...cioè
sì...cioè forse!Dio mio,Hillari!Non
ci ho mai pensato.Cioè,un po' ci ho pensato,insomma,col
fatto
che lui ha già diciannove anni e tutto il resto...Ma
insomma!Abbiamo appena limonato una mezza volta,non è che mi
metto subito a pensare a quando andremo a letto insieme!-mi
spiegai,rossa d'imbarazzo.
-Avere
diciannove anni non vuol dire necessariamente non essere
già più vergine.Be',almeno io la penso
così.Diciamo che credo nel sesso dopo il
matrimonio-disse,infilando tovagliolini e scatolette di carta nel
pacchetto rosso dell'Happy Meal.
-Sei tu che
hai tirato fuori l'argomento,ricordi?-sbottai.-E poi,il
sesso dopo il matrimonio...che idiozia.Be',insomma,un po' ci credo
anch'io,ma penso che una buona parte degli adolescenti americani pensi
tutto il contrario.
-Quindi,tu
andresti con Daniel adesso,se ne avessi
l'occasione?-mi domandò.
-Oh,Hillari...non
lo so!Cavolo,non ho mai parlato di queste cose con
nessuna delle mie madri,e mi ritrovo a parlarne con la mia migliore
amica,che per altro è la sorella del ragazzo che amo!E'
così ridicolo!-esclamai.Mi alzai e presi il vassoio,decisa a
svuotarlo.Hilly mi raggiunse,e lo svuotò per prima.
-Mai parlare
male degli assenti-borbottò.
-Cosa?Sei tu
che mi hai provocato!-mi difesi.Raccogliemmo velocemente la nostra roba
e ci inoltrammo nella brezza primaverile.
-Quindi,conclusione?-domandò,avvicinandosi
alla 500 e aprendo la portiera.
Aggrottai la
fronte,fissandola mentre entrava in macchina.La imitai,e mentre metteva
in moto le chiesi:-Conclusione di cosa,scusa?
-Allora,tu sei
vergine,Daniel probabilmente non lo è più
da un bel po'.Conclusione: andresti a letto con lui,nonostante lui sia
esperto,tu no,e nonostante non siate nemmeno una coppia?
-In questi
casi,di solito,si dice:
ma che cazzo te ne frega?!
-Guarda
che non lo dico a nessuno.Eddai,sono al tua migliore amica-mi
pregò,guardando indietro per fare retromarcia.
-Ti preferivo
disperata e depressa-la informai.
-Ahah.Divertente.E
adesso spara-disse,senza ironia.
-Mmm...e va
bene,probabilmente sì.Molto
probabilmente-borbottai,imbarazzata e con le guance infiammate.
-E
perchè?-continuò lei,immettendosi nella statale.
-Ci vuoi dare
un taglio?!-feci,esasperata,ma decisi di accontentarla
per zittirla.-Be'...perchè lo amo.Con tutto il mio cuore.E
perchè non ho mai amato e mai amerò nessuno come
adesso
io sto amando lui.
-Bella
motivazione-assentì.-E visto che anche lui ama
te,l'affare è fatto!Appena lo ritrovano,vi rinchiudo in
camera
insieme.
-Provaci
soltanto-la minacciai.-E poi lui non mi ama...
Schioccò
la lingua in segno di disappunto.-Naaaah-si limitò a dire.
Alzai gli
occhi al cielo e infilai le mani nella borsa,alla ricerca
dell'Mp3.Lo trovai e mi ficcai le cuffie nelle orecchie.Il discorso era
chiuso.
Forse quel
freddo che avevo sentito addosso era una premonizione.O forse,in fondo
lo sapevo.
Quando Hillari
mi scaricò davanti al vialetto,la salutai con un
gesto.Parlammo qualche secondo di un certo compito,l'ultimo dell'anno,e
poi lei tornò a casa.Traballai fino alla porta,che aprii con
le
chiavi.
-Eccoti-fecero
in coro Kath e Haley.Erano sedute in sala da pranzo,in
vestaglia.Avevano una faccia strana,tesa.
-Mi sono
fermata a mangiare qualcosa per strada-le rassicurai.Fu allora
che notai una busta al centro del tavolo.Sentii un caldo nello
stomaco,come un avvertimento.-Che succede?
Si
guardarono,timorose.Fu mia sorella a parlare:-E' arrivata questa per
te-.E mi passò la busta.
La fissai,e
alternai uno sguardo a lei e uno sguardo a mia madre,abbracciata a mia
sorella.Loro capirono,e sloggiarono.
Buttai la
borsa per terra e mi lasciai cadere sul divano di pelle
arancio.Scalciai via le Converse,rigirandomi la busta tra le mani.Non
vi era mittente,solo il mio nome,Abigail.
Ebbi il
coraggio di aprirla.Lo feci con cautela,spaventata.
Dentro vi era
un semplice post-it.
Scusa,Gail.E'
tutta colpa mia.
Non venire,non sei obbligata.Ti metteresti solo in pericolo.
Ti voglio bene,sappilo sempre.
Di' a Hillari che la adoro.
Daniel
Anche se non
vi fosse stata
la firma,avrei riconosciuto subito la sua scrittura.Mi coprii la bocca
con una mano,per non urlare.Cosa diamine significava?Era in pericolo?
Ma il messaggio non era finito:
Non era proprio questo
che gli avevo detto di scrivere,ma tranquilla,pagherà la sua
disobbedienza.
Sì,ce l'ho io.Ce l'ho io,il tuo amato Daniel.
Se vuoi riprendertelo,ti consiglio di venire nell'indirizzo riportato
dietro.
Sennò non lo rivedrai,il tuo innamorato.
Mai più.
Aspetto impaziemente di vederti.
Ronnie.
Non ressi il colpo.
Lo sapevo,dentro di me l'avevo sempre saputo.
Ronnie aveva Daniel.
Era tutto finito.
Tutto.
Il post-it mi scivolò dalle mani,e io svenni,accasciandomi
sul divano.
L'angolo "Lalala" xD
Eccomi qua!Scusate,ci ho messo davvero molto a scrivere questo
capitolo!Spero che la mia fatica sia premiata ;)
Recensioni:
Jo_96: amore ** è vero,è vero,non ci riesce mai
xD be' Hillari è fatta così u.u e la campanella
rompe sempre,io ne so qualcosa :P Grazie dei tuo complimentoni **
addirittura "D'effetto"? Grazie amore mio.
Ti amo anch'io ;D
Dreaming_Archer: ciao tesoro ** sono felice che ti sia piaciuto ^^
Un po' più di azione? Ci vuole pazienza!Non potevo
mica scaricare tutta l'azione qui,eh!U_U
Come ho detto a Jo_96,anch'io compatisco Daniel.Poveretto xD
Aspetto una tua recensione **
Lovers_Twilight 96: honey! è tanto che non ti facevi vedere
xD vabbè,ti perdono.
Già,le campanelle.Le odio -_- quando eravamo alle medie,mi
impedivano di parlare con chi sai tu!
Vabbè,spero ti piaccia il capitolo!
Ti amo.
Amo anche voi Fan.Un bacio ;D
Mizz
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** .Sfida ***
Cap.20 - Justice
-N...no...Per
favore,lascialo stare...NO!
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola,spalancando gli occhi.
Oddio,era solo un sogno.
Un sogno che aveva un fondo di verità,però.
Mi guardai intorno,nel buio della stanza.La mia
stanza.Evidemente,qualcuno della mia famiglia aveva avuto il buon cuore
di portarmici.
Mi presi il viso tra le mani e scoppiai a piangere.
No,non poteva essere vero.Non poteva essere reale.Ronnie non poteva
aver preso Daniel.
Ma perchè diamine non l'avevo seguito,quella volta?Invece di
aspettare,sarei dovuta andare con lui.Così non avrei dato a
Ronnie un'occasione per strapparmelo via.
Qualcuno bussò alla porta.Mi raggelai,guardando
l'orologio.Le due.Chi diamine poteva essere?
Una testa rossa entrò nella stanza,accendendo la
luce.-Posso?-domandò Haley.Annuii,cercando di frenare le
lacrime.
-Ho sentito che stavi piangendo-disse.Si avvicinò al
letto,avvolta nella camicia da notte,e si sedette accanto a me.Mi
mostrò qualcosa.Il post-it.
-Questo l'ho raccolto prima che lo potesse vedere
Kath-m'informò,ponendolo tra noi due.Non avevo nemmeno la
forza
di guardarlo.La scrittura sbilenca di Daniel spiccava crudele.
-Ehi-fece.-Mi dispiace tanto,Gail.
Sussultai.-Credo di non sentirmi tanto bene.
-Mi dispiace-ripetè.-Io...non posso credere che nostra madre
abbia potuto farti una cosa del genere.
-Haley,cazzo,dopo che mi ha rapita e torturata in quel modo,non
dovresti stupirti più di niente-singhiozzai.
-Forse hai ragione-sospirò.
-Lo amo con tutto il cuore-dissi,asciugandomi gli occhi.
-Lo so-mi consolò.-Cosa...cosa hai intenzione di fare?
-Semplice,andrò a quell'indirizzo.Cos'altro potrei fare?
-E poi?
-E poi mi consegnerò a lei,assicurandomi prima che Daniel
sia vivo,e in salvo-confessai.
-Che
cosa?!-strillò.Le tappai la bocca con una mano,e per qualche
secondo rimanemmo in ascolto.Poi la lasciai parlare.
-Sei
completamente impazzita?Vuoi suicidarti,per caso?-sbraitò,a
voce più bassa.-Ti ricordi come ti ha conciata l'altra volta?
-Non
importa,Haley!Proprio non capisci?-replicai.-Non m'importa niente
di quello che mi farà.A me basta che lasci stare Daniel.
-Non
è la cosa giusta da fare!-osservò
-Si vede che
non sei mai stata innamorata come adesso lo sono io di lui!-la
rimproverai.-Per me è tutto,Haley.Sarei disposta
a morire,per lui.Ed è quello che farò.
-Non
è la cosa giusta da fare!-ripetè.-Non hai pensato
che,forse,qualcuno potrebbe soffrire della tua morte?Hai pensato a
me?Hai pensato a Kath,Sean...a Hillari?Ma soprattutto,visto che dici di
amarlo tanto,hai pensato a Daniel?
Quelle sue
ultime parole mi fecero zittire.
-Forse credi
che non mi sia accorta dell'intesa che c'è tra voi
due-osservò.-Ma non è così.E sono convinta che Daniel sia
innamorato di te.
-Ti prego non
cominciare anche tu!-sbottai,asciugandomi qualche lacrima.
-Fai come
vuoi-si stufò.-Io te l'ho detto.Per favore,evita di
rischiare la vita.Per tutti quelli che ti vogliono bene.
Detto
questo,mi strinse in un abbraccio veloce,si alzò e
uscì dalla stanza.
Mi presi la
testa tra le mani e crollai sul cuscino,esausta.
Lo sapevo,non
era il momento giusto.Anche io non ero ancora pronta,emotivamente.E
Ronnie non mi aveva dato una scadenza.
Ma non potevo
aspettare troppo.
Premetti il
campanello,che era situato proprio sotto una targhetta dorata con la
scritta "Healt".
Fu Hillari ad
aprirmi.Aveva i riccioli in disordine,era struccata e
indossava una vecchia tuta.Mi regalò un caldo
sorriso.-Ehi.Che
ci fa lì fuori a quest'ora?Forza,entra.Non star
lì a
congelarti le chiappe.
Oltrepassai la
soglia a passo lento,attorcigliando una ciocca nera
d'ebano intorno all'indice.Hillari mi disse di sedermi sullo sgabello
in cucina,ed io eseguii.
-Hai fatto
colazione?-mi domandò,versandosi del caffè in
una tazza con su scritto: "Best of the top #1".-Io mi sono appena
alzata.Caffè?
Scossi la
testa,incapace di parlare.Non pensavo sarebbe stato così
difficile.
La mia amica
si sedette con me, i ricci biondi che le cadevano sul
viso.Li soffiò via,poi cominciò a bere dalla
tazza.
-Be'?Come mai
sveglia a quest'ora,durante le vacanze?Pensavo volessi
dormire-affermò.
Sospirai ed,a
occhi chiusi,replicai:-Io...non sono riuscita a dormire,stanotte.
Hilly mi
fissò,comprensiva.-E' per Daniel,vero?Tranquilla,sono sicura
che la polizia...
-No,Hillari.Non
è così.
La ragazza
aggrottò le sopracciglia.Appoggiò la tazza sul
piano,e sembrò più fragile.-Cosa...cosa intendi
dire?
Avevo quasi
paura a dirle la verità,temevo si sbriciolasse sotto
i miei occhi.Ricordai cosa mi aveva detto a proposito di suo
fratello.Deglutii.Lei aveva il diritto di sapere.
-Hillari-mormorai.Presi
la sua mano tremante.-Io...Come posso dirtelo?Mia madre si è
presa Daniel.
-Cosa?!-esclamò,incredula.Sfilò
la mano dalla mia stretta
con un gesto fulmineo e istintivo.-Tua madre ha fatto COSA?!
-L'ha...rapito-dissi,a
fatica.-Per vendicarsi di me.
-Dobbiamo
salvarlo!-strillò,balzando in piedi.La vidi sparire su
per le scale.Sospirai,passandomi una mano tra i
capelli.Ritornò
poco dopo,con un paio di jeans e una t-shirt al posto della
tuta.Afferrò la giacca e aprì la porta di
casa.Poi si
voltò verso di me.-Gail?!Sempre
lì?Avanti,muoviti!Andiamo
in centrale!
Deglutii e
impallidii,ripensando al messaggio di Ronnie.-No,Hilly!Non è
quello che vuole.
La mia amica
sbattè la porta con un colpo e mi fissò
adirata.-Ah sì?E che cosa vuole?-sibilò.-Un
riscatto?Sono
disposta a dargli tutto quello che vuole.
Sorrisi
malinconica e mi alzai.Camminai fino di fronte a lei,sempre col
sorriso sulle labbra.E le dissi:-Sei fortunata,Hill.Tu non dovrai darle
niente.Per riavere Daniel,devo solo consegnarmi al posto suo.E farmi
uccidere.
Hillari rimase
a bocca aperta.Lasciò andare le braccia lungo il
corpo,che teneva incrociate sul petto,e le gambe le cedettero.Cadde a
terra in ginocchio,abbandonata ad un'agonia che non riuscivo a capire.
Scoppiò
a piangere.Mi chinai verso di lei,pentendomi della naturalezza con cui
avevo pronunciato quelle parole.
-Hill!Non
piangere!Riavrai Daniel!-la consolai,abbracciandola.
-Sì,ma
a che prezzo?-mugulò.-Non voglio perdere la mia
migliore amica per mio fratello.Non voglio perdere nessuno dei due.
-Oh,Hilly-sospirai,e
scoppiai a piangere anch'io.
Per l'ora che
seguì,consolai e rassicurai Hillari.Lei era
sconvolta,si teneva il viso chiazzato di rosso tra le mani,in trance.
Io le dicevo
che sarebbe andato tutto bene.Le feci vedere il
biglietto,e lei trattene a stento altre lacrime.Mi chiese se avevo
davvero l'intenzione di andarci da sola,minacciandomi di non pensarci
nemmeno.
Mentii.Mentii
spudoratemente.Le dissi che avevo già avvisato la
polizia,e quella notte mi sarei diretta con un piccolo gruppo di agenti
a quell'indirizzo,e che a un mio segnale sarebbero intervenuti.Le dissi
dolcemente che sarebbe andato tutto bene.Mentii,accavallai bugie su
bugie.
Era ovvio che avrei dovuto
affrontare Ronnie da sola.Non potevo coinvolgere altre persone
innocenti in quel disastro.Dovevo pensarci da sola.
Ma Hillari
sembrava temere davvero per la mia sorte.Dopo la mia
morte,mi avrebbe odiata per sempre.Ma non m'importava.Volevo che fosse
felice.E che Daniel fosse salvo.
Uscii da casa
Healt con un groppo in gola.Mi sentivo in colpa.Hillari
mi faceva un gesto di saluto dalla porta,il viso tirato e
preoccupato.Deglutii,e sparii in fretta dalla sua vista.
Tornai a casa
a testa bassa.Percorsi il vialetto lentamente,e mi fermai
davanti alla porta.La guardai;era di quel bianco latte che si vede
nelle villette di provincia.La accarezzai,come se fosse una reliquia
sacra.
Ripensai a
quello che mi aveva detto Haley.Sentivo il peso del mondo
sulle spalle,e davanti ai miei occhi scorrevano le immagini di tutte le
persone a cui sarei mancata: mia
sorella,Kath,Sean,Hillari,Andrea,Asia,Daniel...
No,no!Haley
aveva ragione: farsi uccidere non era esattamente la cosa
più giusta da fare.Ma non avevo altra scelta.
Magari Ronnie
non mi avrebbe uccisa.Chi lo sa?Magari mi avrebbe
torturata,ferita,sfruttata,ma mi avrebbe lasciata viva.Anche se,dalla sua
ultima minaccia,non sembrava proprio così.
Entrai in
casa,pensando a quante ore mancassero a quella notte.Erano
fin troppe.L'attesa,il terrore e la preoccupazione mi attanagliavano lo
stomaco.
Decisi di
rinchiudermi in camera e farmi scorrere addosso quelle ultime ore di
libertà,di
vita forse,che
mi separavano dall'oblio.Feci una doccia veloce,per calmare il mio
spirito inquieto,e non passai molto tempo a scegliere il mio
abbigliamento.Misi un po' ordine nella mia stanza,e la guardai
malinconica.Buttai gli abiti sporchi nel cesto della biancheria,poi mi
sdraiai sul letto,con le cuffie nelle orecchie,e lasciai che il mondo
continuasse a girare,inesorabile.Chiusi gli occhi.
Probabilmente,mi
addormentai,perchè quando li riaprii,la sveglia elettronica
segnava le sei e mezza.
Cavolo.Dovevo
essere esausta mentalmente.Avevo dormito quasi dieci ore.
Mi alzai
indolenzita.Il peso sullo stomaco si era fatto più
pesante.Mancavano poche ore.
Spensi il
lettore CD e lo riposi con calma nel cassetto.Mi guardai allo
specchio.Con entrambe le mani,calcai il cappuccio e mi diressi in sala
da pranzo.
-Buonasera,Miss
Pisolino-mi prese in giro Haley.Mia sorella mi
lanciò un'occhiata,e io le feci segno che poi le avrei
spiegato.
-'Sera-salutai
la mia famiglia.Mi misi a tavola,proprio mentre Kath
portava in tavola il cibo.Guardò il mio cappuccio con
disapprovazione,ma qualcosa nella mia espressione la fece tacere.
Mangiammo in
religioso silenzio.Giocherellai con lo stufato,nonostante
fosse uno dei piatti più buoni preparati da
Kathleen.Aspettai
pazientemente che tutti finissero di cenare,e poi dichiarai di essere
sfinita e me tornai in camera da letto.
Ci
siamo.Eccoci.
Mi misi a
gambe incrociate sul letto,a fissare il vuoto.Si stava
avvicinando il mio oblio.Ma non riuscivo a non esserne almeno un po'
sollevata.Dopo tanti giorni di separazione,avrei rivisto Daniel.Per
l'ultima volta,ma non mi sarebbe importato.
Un colpo
timido alla porta.Spostai lo sguardo su di essa,che si aprì
piano.Haley entrò,visibilmente a disagio.
Le
sorrisi.-Haly.Sono felice che tu sia qui.
Mia sorella si
avvicinò al letto e,come quella mattina,si
sedette di fronte a me.Diamine,quando ero con lei,sembravo io la
piccolina.
Rimanemmo in
silenzio per un po'.La mia sorellina teneva la fronte aggrottata.Si
sforzava di non piangere.
-Dunque,hai
deciso-sibilò,abbassando il capo.
Annuii.
-Sei una
stupida,Gail-pronunciò.Dopo,scoppiò a
piangere.Mi strattonò il cuore.Per un attimo,ma solo un
attimo,ebbi un ripensamento,e la abbracciai stretta.Lei
ricambiò
l'abbraccio.
-Shhh-mormorai,accarezzandole
la testa.
-Sei l'unica
cosa che mi sia rimasta al mondo-singhiozzò.-L'unica.Cosa.
-Non
è vero.Ora hai Sean e Kath.
-Non cambia
niente,Gail!Sei mia sorella,io ti ho sempre vista come un
modello da seguire,come la mia luce guida.Se la mia luce guida si
spegne,e io rimango al buio,ne potrei morire.Mi perderei
nell'oscurità.
-Oh,Haley-sospirai,stringendola.-Tu
sarai sempre la mia sorellina,la
mia piccola sorellina un po' rompiscatole,che adoro.Non devi pensare
che,in qualunque modo,che muoia o che me ne vada,io smetta di volerti
bene.Te ne vorrò sempre.Tantissimo.
-Ti voglio
tanto bene,Gail-disse.Tirò su col naso,come una
bambina piccola.-Scusa se in passato ti ho detto delle
crudeltà.Scusa se ti ho rotto le scatole,o se sono stata
inopportuna.Sei la miglior sorella che avrei mai potuto
desiderare.Nessuno prenderà mai il tuo posto.
-Anch'io ti
voglio bene,Haley.Non immagini nemmeno quanto.Giuro che ti lascio tutti
i miei CD dei Muse.
Lei rise,ma la
risata fu troncata da un singhiozzo.
La cullai per
un po',il tempo che si calmasse.Si stava facendo tardi.
Le diedi un
bacio sulla fronte e la spedii a dormire.Ma prima,le feci
promettere che non avrebbe detto niente a Sean e Kath.Lei promise
e,dopo un ultimo abbraccio,uscì dalla stanza.
La sentii
attraversare il corridoio verso la sua stanza.In lacrime.
Mezzanotte e
mezza.
E quindi,alla
fine,era arrivato.Mi sollevai a sedere,e guardai,nel
buio,la mia stanza.Ero andata a letto vestita,per non dover far rumore
uscendo.Deglutii,mentre il terrore mi saliva su per la gola.
Ronnie non mi
aveva dato nè date nè orari,ma adesso la
fretta mi scorreva in corpo.Non potevo aspettare.Dovevo pensare a
Daniel.
Accesi la
luce.Mossa incauta,pensai.Ma non me ne curai.Lanciai uno
sguardo al mio viso allo specchio,quel viso angelico da bambina,le
labbra rosa e morbide,il naso piccolo e leggermente
all'insù,e i
miei grandi occhi blu-ghiaccio.Metà della mia faccia era
coperta,come al solito,da una cascata di ciocche color ebano.Con una
mano,spinsi la frangetta dietro le orecchie,in modo che non potesse
coprirmi gli occhi.Mi guardai un'ultima volta.Ecco.La nuova
Abigail.Quella rinata,quella che grazie a molte persone era riuscita a
cambiare,quella che ormai sentiva Boston come la sua unica e vera casa.
La nuova
Abigail che andava incontro al passato.
Rabbrividii.Tirai
su il cappuccio e,con cautela,uscii,forse per l'ultima volta,da quella
casa.
-Signorina,ma
è sicura che l'indirizzo sia giusto?Qua siamo in estrema
periferia.
Il taxista
sistemò lo specchietto per guardarmi in faccia,e per
un attimo mi ricordò Julie,la mia assistente sociale,quel
giorno
che ci portò qui,a Boston.Diamine,sembrava passato un secolo.
-Sì,sono
sicurissima-mormorai.Sapevo che quell'uomo si stava
chiedendo cosa diamine ci facesse una ragazzina in giro a quest'ora
della notte.-Mi dica,c'è qualche
stabilimento,capannone,magazzino da queste parti?
Lui si
fermò un attimo a pensare.-Dunque...c'è la
vecchia
fabbrica di tappeti,qua all'angolo.Ma è in disuso da
anni,ormai.
-Bene.Grazie
del servizio-dissi,cordiale.Lasciai sul sedile del passeggero quaranta
dollari.-Tenga il resto.Arrivederci.
Il taxi
ripartì.Lo guardai allontanarsi.La brezza di giugno mi
mandava i capelli negli occhi.Guardai il mio orologio.
L'una e un
quarto.
M'incamminai
verso la grande struttura che mi aveva indicato
l'autista.Era nera,contro il cielo terso e blu scuro di quella notte.
Misuravo i
miei passi,prendevo tempo.Lo sapevo,era assurdo farsi prendere dai
rimpianti,proprio ora.
Ma non avevo scelta.
L'entrata
della fabbrica era una grande porta di plastica.Attraverso i
vetri polverosi,si potevano intravedere le vecchie macchine
tessitrici,e qualche vecchio tappeto sfilacciato impilato contro le
pareti.
Esitai.Mi
mancava il respiro.Ero terrorizzata,i ricordi del mio
precedente incontro con Ronnie mi tornavano in mente,e mi facevano
venir voglia di scappare.Ma contro tutti i miei pensieri,spinsi la
maniglia,e aprii la porta.
Questa
girò sui cardini con un suono sinistro,che
risuonò
nel grande edificio.Col groppo in gola,richiusi la porta,lasciandola
sbattere.
Cominciai ad
aggirarmi intorno alle macchine,vecchie e arrugginite,attenta a non
toccare niente.
-Allora?-gridai,fermandomi
in mezzo allo stanzone.-Eccomi,sono qui!Sono qui!Non è
quello che volevi?
Nessuna
risposta.Deglutii,e andai avanti.Entrai in quello che sembrava
un vecchio ufficio,con tanto di scrivania,computer e sedie,coperti da
teli di plastica.
-Ehi,Ronnie!Vieni
fuori,avanti!-urlai di nuovo,rientrando in sala macchine.
-Cos'è,hai
paura?Hai paura di quel mostro di tua figlia?L'hai
creato tu,questo mostro!!Lo so che è
così!Avanti,esci,ed
affrontami!
-Tranquilla,piccoletta.Io
non ho paura di te.
Mi voltai di
scatto.Sull'uscio dell'ufficio da cui ero da poco
uscita,stava appoggiata,con disinvoltura,mia madre.Sorrideva,un sorriso
sinistro.Indossava una grande maglia di lana grigia,su un paio di
fuseaux neri,e aveva gli stivali borchiati della scorsa volta.I capelli
erano disordinati,corti,e sparavano da tutte le parti.I suoi occhi
smeraldini brillavano di follia.
-Però
su una cosa hai ragione.Tu sei un mostro-aggiunse.Si
spostò,avvicinadosi a passo lento.-Ma
questo,cara,è un
problema solo per te.Per me vuol dire:soldi,soldi,soldi.
Ero
paralizzata dalla paura.Il suo viso scavato e il suo sorriso
maligno erano a pochi centimetri da me.Ma da qualche parte,trovai del
coraggio,lo raccattai e sputai:-Bene,adesso sono qui.Dov'è lui?I patti erano
questi.Adesso lascialo andare.
-Aah,giusto,il
tuo amichetto-.Rise.
-Se gli hai
torto un solo capello,io giuro che...
-Tranquilla,sciocca-.Si
mosse di nuovo,come un felino,e si
adagiò a una porta poco più in là.-Sta
benissimo.
Aprì
la porta di scatto,e Daniel cadde a terra,a faccia in giù.
-DANIEL!-strillai.Mi
precipitai al suo fianco,felice e preoccupata allo stesso
tempo.-Daniel,Daniel.Dimmi che stai bene.
Mi buttai in
ginocchio accanto a lui,e lo aiutai ad alzarsi.Aveva le
mani legate dietro la schiena,e un grosso graffio gli attraversava la
guancia.Ma per il resto,stava bene.E mi sorrideva.
-Sei
venuta.Rischi di morire,e sei venuta lo stesso.Diamine,tu non mi
ascolti mai,eh?-disse,mentre lo slegavo.Ci guardammo per un lungo
attimo,io troppo commossa per parlare.Mi era mancato tantissimo il suo
viso.
Sorrisi,a
fatica,anch'io.-No,non ti ascolto mai.
Gli buttai le
braccia al collo,e lo strinsi a me con tutta la forza che
avevo.Lui mi circondò i fianchi e,inaspettatamente,si mise a
piangere,un secondo dopo di me.
-E' una cosa
stramaledettamente egoista da
dire-singhiozzò,contro la mia spalla.-Ma non sai quanto sono
felice che tu sia qui.
-Mi sei
mancato da morire.Sono stata in pena ogni giorno,a pensare a
dove diamine ti eri cacciato,se eri sparito per colpa mia,se...
-Shhh-fece,e
mi prese il viso tra le mani.-Va tutto bene.Siamo insieme.
Sorrisi.Era
questo,l'importante.
-Ascoltami,devo
dirti una cosa,visto che non so se usciremo vivi da
qui.E' giusto che tu la sappia-mi disse.Era serio.Con il
pollice,disegnava cerchi sulla mia guancia rigata dalle lacrime.
-Tu ne uscirai
vivo sicuramente-sbottai,con un tono
che non ammetteva repliche.
-Sta'
zitta-disse,ponendo un dito sulle mie labbra.-Non esco da qui senza di
te.E quello che devo dirti,è che io ti...
-Ah ah ah,ma
che scena commovente-rise Ronnie,avvicinandosi a noi.-I
due piccioncini che,dopo tanto tempo,si riuniscono.Si,guarda.Che scena
penosa.
Mi
assesstò un colpo sul fianco.Urlai dal dolore,cadendo
all'indietro.
-GAIL!-mi
chiamò Daniel.Poi,con sguardo accigliato,si rivolse a
Ronnie.-Non.La.Toccare!
-Perchè
sennò che mi fai?Mi picchi?Sei solo un
ragazzino!-lo schernì lei.Daniel si alzò,pronto a
diferndermi.Cercai di avvertirlo:-Daniel,no!-.Ma il pugno di Ronnie fu
più veloce.Il ragazzo barcollò per un
attimo,prima di
cadere rovinosamente a terra.Strillai.
-Basta!Basta!Lascialo
stare!-piagnucolai,strisciando vicino a Daniel,e
trattenendolo a terra per evitare che si rialzasse.-Hai quello che
vuoi!Lascialo andare!
-No,Gail!Io
non me ne vado se tu non vieni con me!-si oppose lui,testardo.
-Non
posso,stupido!E adesso alzati e vattene,per favore-lo implorai.
-No-negò,deciso.Mi
strinse la mano,intrecciando le dita alle mie.-Non ti lascio da sola.Ormai
ci sono dentro anch'io.Salti tu,salto io.Muori tu,muoio io.Non
posso vivere senza di te.
-Sei il solito
cretino spaccone!-lo rimproverai.
-E tu sei
un'idiota-replicò.-Ti ho detto che non posso vivere senza di
te,e l'unica cosa che sai fare è offendermi.
-Potrebbe
essere...Daniel,senti,io ti dovevo dire che...-.Purtroppo,non riuscii a
finire la frase.Ronnie era tornata all'attacco,sferrandomi un calcio
nelle costole.E un altro.E un altro.E un altro.
Imploravo
pietà,ma lei non mi ascoltava.Il dolore mi travolgeva ad
ondate,e non faceva in tempo a svanire che subito riappariva.
Era una
tortura.
-Smettila!Lasciala
in
pace-si
ribellò Daniel.Si alzò e sferrò un
pugno in piena faccia a mia madre.No,no!Così l'avrebbe
soltanto fatta arrabbiare ancora di più.
Infatti.Veronica
lo guardò con astio,e con una mano lo prese per il collo e
lo incollò al muro.-Allora,marmocchio?Vuoi proprio farti
ammazzare,vero?
-No,no!Lui non
c'entra nulla!-la implorai.Mi alzai a fatica,stringendomi lo stomaco
dolorante.Mi scagliai su di lei,che mollò la presa per
respingermi.Mi spinse indietro,e io caddi accanto a Daniel.
-Perchè
le fai questo?Eh?Me lo spieghi?-s'infiammò il ragazzo
accanto a me.Si alzò di scatto,seguito a ruota da me,che lo
trattenni per un braccio.-Come puoi picchiare a morte tua figlia?Mi fa
schifo.Sei
un mostro.
-E' qui che ti
sbagli,carino-rise lei.-Il mostro,qui,non sono io.Ma la ragazza che tu
proteggi con tanto ardore lo è.
Il mio cuore
si fermò.Cominciai a sudare freddo,capendo le intenzioni di
Ronnie.-Stai zitta-le ringhiai.
-Come,tesoro?Non
gli hai detto niente della tua natura?
-Di cosa sta
parlando,Gail?-mi chiese Daniel.Deglutii,scuotendo la testa.
-Lasciala
perdere.E' fuori di testa-inventai.No,no.Non era il momento di dirgli
tutto.
-Non vuoi
dirglielo,piccoletta?Bene,ci penserò io-affermò
con un sorriso.
-NON
PROVARCI!-la minacciai.Ma lei nemmeno mi stette a sentire.
-La tua
amichetta è una macchina della morte-spiegò con
voce calma Ronnie.
-ZITTA!STAI
ZITTA!-gridai.-Daniel,vattene,per favore!
-E' in grado
di uccidere una persona soltanto volendolo,può vedere
l'atroce morte di chiunque...e un sacco di altre cose.
-NO,NO,NO!BASTA!CHIUDI
QUELLA BOCCACCIA!-le strillai contro.Mi catapultai su di lei,ma forse
se l'aspettava.Mi assestò un pugno in piena faccia,facendomi
tornare al mio posto.
Daniel aveva
una faccia sconvolta.Abbassò la testa,ad occhi chiusi e a
denti digrignati.Fu come se il mio cuore si squarciasse,mentre apriva
gli occhi e mi fissava stranito.
-Ecco cosa
intendeva...i tuoi poteri.Tu...tu...puoi uccidere...
Tentai di
scusarmi.-Daniel,fammi spiegare...
Ma lui mi
zittì.Fissò per un attimo il vuoto,poi
sospirò e si chinò accanto a me.Mi cinse la vita
e mi aiutò a rialzarmi,senza lasciare la presa.
-E...e questo
che significa?-chiesi.Ero sorpresa,stupita,e il mio cuore scoppiava di
gioia.
-Be'...io
credo...Credevo di avertelo già detto molto tempo fa.Non
m'importa cosa sei o cosa sai fare.Non
posso lasciarti uscire dalla mia vita.Sei troppo importante.
Non sapevo
cosa dire.Avrei voluto baciarlo,ma Ronnie e la sua risata malefica
interruppero quel momento.
-Sei un grande
stupido,Daniel-fece lei.-Davvero non t'importa?Sai che sarà
lei a mettere fine alla tua vita?
-Sì,questo
lo so-gli rispose acido lui.Mi teneva sempre stretta.-Ma io non la
abbandonerò solo per questo.Anzi,mi farò uccidere
volentieri.So che non lo farebbe mai di sua spontanea
volontà.Io non sono te.Io non la lascio.
Veronica smise
immediatamente di ridere.La sua espressione si fece
seria;aggrottò la fronte.-Tu non sai niente,ragazzino.
-E allora
spiega!-le dissi finalmente.-Spiegami tutto,Ronnie.Spiegami
perchè te ne sei andata.Spiegami perchè mi hai
abbandonata.Spiegami perchè hai ucciso papà
e,soprattutto,spiegami perchè sono
così!
Ronnie si
riprese.Sorrise e,incrociando le braccia,chiese:-Sei proprio sicura di
volerlo sapere,Abigail
Justice?
Angolo Angoloso
Bounjour!Scusate
il ritardo ritardissimo,ma la scuola mi ha preso più di
quanto pensassi!Inoltre,ho fatto il grande errore di prendere un tre
ç_ç così posso starci pochissimo al
pc.Ma tutto quel tempo lo userò per scrivere,giuro!
Siamo arrivati
al capitolo chiave *-* questo e il prossimo saranno
indispensabilissimi,poi seguiranno i due-tre conclusivi,e poi dritti
all'epilogo!
Spero vi
piaccia,mi ci sono impegnata ardentemente!
Ora rispondo
ai miei amori adorati *-*:
Dreaming_Archer:
hello *-* scusa per il ritardo ritardoso xD sguazzo nei compiti fino al
collo.
Eccoti
accontentata,qui spiega già molte cose u.u ma il prossimo di
più ecco XD
Spero che non
mi hai abbandonata,in questa mia lunga assenza!
Leggi e
recencisci,aspetto con ansia!*-*
Jo_96: amore
patatosaaaaaaaaaaaa *-* già,hillari fa tutti i discorsi da
pervertita xD già,già u.u
Ecco
l'aggiornamento,non mi linciare se ci ho messo più del
dovuto xP ho avuto impegni più grandi di me.
Ti amo
<3
Lovers_Twilight
96: aloha,signora :D eccoti l'aggiornamento,che tu hai già
leggicchiato in anteprima,e che MI HAI OBBLIGATO a scrivere u.u anch'io
ti voglio bene,ma questo mese niente stipendio,manager caro u.u
A
plùs u.u
...
Fans,vi amo
*____*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** .Tutta la verità ***
Cap.21-Justice
Che
razza di domanda era?
Fissai Ronnie.Lei continuava a sorridere,come se trovasse il tutto tremendamente divertente.
Era naturale
che lo volessi
sapere!Avevo vissuto per più di quattordici anni chiedendomi
cosa le fosse passato per la testa,e in questi ultimi mesi mi ero
interrogata su cosa mi stesse accadendo,preoccupandomi di nascondere
quel lato oscuro al mondo.Ora,Daniel aveva reagito estremamente
bene...Ma se avesse mentito?Forse aveva paura di me.
Me ne sarei accertata dopo.Ora volevo sapere.
Mi accigliai,e la fulminai con uno sguardo.-Non...Non dovresti nemmeno chiederlo.Parla,razza
di stronza!
-Ok,ok,piccola Abigail.Come siamo suscettibili-mi prese in giro.-Ti
spiegherò tutto.Fin dall'inizio.
-E allora parla.Parla e basta.Spiega,spiegami come hai potuto rovinare
la mia vita!
-E' cominciato tutto pochi mesi dopo la nascita di tua
sorella-cominciò.Senza motivo,guardò il
pavimento,lo
sguardo serio.-Il lavoro stava andando abbastanza bene;non era quello
che avevo sempre desiderato,ma almeno mi dava di che vivere.Solo
che...girava qualcosa di strano negli uffici,delle
voci,speculazioni.Dicevano che gli scienziati giù ai
laboratori
stavano architettando qualcosa da tempo,e che adesso erano giunti ad
una conclusione.Ma io ero solo una segretaria.Non volevo impicciarmi.
Poi,il mio capo-ufficio mi chiese di fotocopiare dei documenti e di
portarli al dottor Helkins,giù nel reparto Nuove
Ricerche.Odiavo
scendere ai piani inferiori,l'odore in quelle stanze era sempre
insopportabile,ammoniaca e prodotti farmaceutici vari.Ma in quei giorni
speravo tanto nella promozione,e quindi eseguii senza una parola.
Era già tardi,sapevo che a casa mi aspettavate tutti.Mi
dissi:"ecco,faccio questa cosa,mi metto in buona luce con il capo e mi
becco aumento e promozione".Così chiesi a una ricercatrice
dove
si trovasse il laboratorio del signor Helkins,e lei me lo
indicò.
Stavo per aprire la porta,quando delle voci mi giunsero dall'interno.La
porta era socchiusa.Pensai di aspettare che il dottore fosse libero,e
feci per allontanarmi quando un discorso attirò la mia
attenzione.
Qualcuno stava dando del pazzo al signor Helkins.L'altro gli rispondeva
che no,no,che quella era una scoperta fenomenale,che dopo tanti anni di
lavoro si sentiva realizzato.Mi accostai alla porta e,anche se sapevo
che era sbagliato,origliai.E così scoprii che il dottor
Helkins
aveva scoperto la
chimica della morte.
-La cosa?!-la interruppi bruscamente.La chimica della morte?
-La chimica della morte-ripetè lei.-In pratica,il dottor
Helkins
sosteneva che il destino e la morte fossero solo frutto di complicate
operazioni chimiche,logiche e matematiche.Molti l'avevano deriso,ma lui
non si era lasciato buttare a terra,e aveva continuato a
studiare,finanziato segretamente dall'industria in cui fingeva di
lavorare.E alla fine ce l'aveva fatta,ed era riuscito...come dire?A
trovare la formula,la formula che confermava le sue teorie.
-Non credo di aver capito-mormorai.Cosa voleva dire...La morte e il
destino erano retti da una
formula chimica?
Lei aggrottò la fronte.-Ehi,chiudi la bocca.Parlo
io,adesso.L'hai voluto tu.
Rimasi in silenzio,fissandola in cagnesco.Ricambiò
l'occhiata,e
continuò:-Dapprima,rimasi sconvolta.Insomma,quale sadico
avrebbe
potuto fare una cosa del genere?Il dottore continuava a dire che adesso
era in grado di creare creature sovrannaturali,legate matematicamente
al destino e alla morte,vere macchine da guerra pericolosissime e
micidiali,che avrebbero buttato il mondo ai loro piedi.Finì
il
discorso maledicendo i suoi finanziatori,che si rifiutavano di fornigli
delle cavie per i suoi esperimenti.
In quel momento,non mi ricordo bene come,mi scoprirono.Lo scienziato
sembrava impazzito,mi chiedeva furibondo se avessi sentito tutto.Non
potei far altro che rispondere di sì.L'altro uomo,che
scoprii
essere il suo assistente,cercava di calmarlo.Avevo paura,quell'uomo
sembrava fuori di testa,quindi promisi di tenere la bocca chiusa.Li
implorai di lasciarmi andare,che avevo famiglia a casa.Quando Helkins
udì queste parole,si calmò,guardandomi
d'improvviso
affascinato.Mi chiese della mia famiglia.Gli dissi
qualcosa,l'essenziale: avevo un marito che mi amava e due bambine.Mi
chiese quanti anni avesse la maggiore.E gli parlai di te.
Si fece pensieroso,uno strano sorriso sulle labbra.Mi chiese se c'era
qualcosa che desideravo ardentemente.Gli parlai della
promozione,dell'aumento,di uan vita più prosperosa che
sognavo
da tempo.E lui mi promise di darmi tutto questo,se gli avessi concesso te
come cavia.Fu difficile decidere,infatti mi presi un po' di
tempo.Ma,quando qualche giorno dopo,il mio capo lodò un mio
collega e gli disse che lui era il più meritevole della
promozione...io...accettai.
-No.No no no.Non ci posso
credere!-fece
Daniel.Era rimasto zitto fino al quel momento.Mi voltai a
guardarlo.Sembrava molto arrabbiato,i suoi occhi nocciola fulminavano
mia madre.-Hai dato tua figlia come cavia da laboratorio?A soli due anni?!E
adesso...adesso hai il coraggio di dirle "mostro" per qualcosa che tu le hai provocato?
-No,Daniel.Lasciala continuare!-lo zittii.Sbuffò,infuriato,e
mi strinse forte a sè.
-Ho dovuto,razza di sciocco!Quel posto doveva essere mio,mi spettava!E
in quel modo,riuscii ad averlo.Portavo Gail da loro ogni qualvolta me
lo chiedevano,e ricevevo dei soldi in cambio.Poi me ne andavo a
lavorare.Non sapevo cosa combinassero
laggiù-spiegò.Sembrava triste.-Certo,ero
preoccupata.Gail
accusava spesso dei malesseri,e quando si arrabbiava faceva cadere vasi
e altri oggetti.Quando piangeva le sue lacrime lasciavano
ferite
sulle sue guance,e se la toccavi in determinate occasioni,quando era
emozionata,commossa eccetera,ti beccavi la scossa.Dopo un po' mi
spaventò,ed andai a chieder spiegazioni al dottor Helkins.
Ormai avrei dovuto capirlo che era un tipo nevrotico,ma non so
perchè la sua reazione alle mie domande mi sconvolse.Mi
cacciò dal laboratorio tenendo in braccio Gail
addormentata,e mi
disse che io non potevo interferire con l'esperimento.
Nei mesi successivi,non ti vidi che poche volte.Quando arrivammo a
dicembre,si decisero a cederti per qualche giorno.Ero davvero
contenta,avrei voluto passare un po' di tempo con te,ma il mio nuovo
impiego non me lo permise.Cominciai a ripensare a tutto quello che
avevo fatto,a quello che ti stavano facendo,alle cose strane che ti
stavano accadendo...ma anche a tutti i soldi che stavo
guadagnando.Pensai che avrei potuto dare una vita migliore a tutti noi.
-La nostra vita era perfetta così-ringhiai.Avevo gli occhi
lucidi.Non potevo credere che avesse preferito i soldi...alla mia
salute mentale!
-Non per me,stupida.
-Lo sapevo.E,credimi.Non ti capirò mai.
-E invece dovresti provarci!-grugnì.-Lavoravo come una matta
per uno stipendio che non mi soddisfava.
-Avevi un uomo che ti amava al tuo fianco.O per te contano solo i soldi?
-Già,James mi amava.Ma con il suo stipendio saremmo morti di
fame.Bel lavoro,il postino.Che idiota.
-IO TI ODIO!-urlai,lasciando finalmente uscire le lacrime.
-Forse è giusto,forse no.Vuoi davvero sapere come ho ucciso
tuo
padre,e perchè?-continuò.Non aspettò
risposta.-Aveva capito che ti stava succedendo qualcosa di
strano.Continuava a farmi domande,anche se quando ti portavo in
laboratorio non c'era mai.Voleva sapere perchè ferivi le
persone
con così tanta facilità,e se secondo me avevi
qualcosa di
grave.Io non rispondevo,e sbagliai,perchè
s'insospettì
più che mai.
Quella vigilia di Natale stavo facendo gli straordinari ed ero stanca.Ma
dovevo compilare ancora tredici moduli e spedire sei e-mail.Lavorai
fino alle 23,quando tuo padre fece irruzione nel mio ufficio.
Mi accusò di mentire,mi disse che io sapevo benissimo cosa
stava
succedendo a nostra figlia.Mi ordinò di dargli una
spiegazione e
di cessare qualunque cosa ti stessi facendo,perchè non ti
faceva
bene.Io negai,mentii e mi arrabbiai.Te l'ho detto,ero stanca,non avevo
nessuna voglia di litigare.Ma proprio in quel momento il telefono,che
avevo messo in vivavoce,squillò.Cercai di attaccare,ma James
fu
più veloce.
Era Helkins,mi chiedeva di scendere giù nei laboratori per
metterci d'accordo sugli appuntamenti della settimana seguente.Mio
marito mi guardò,attaccò il telefono e corse al
piano
sotterraneo,inseguito da me che tentavo di fermarlo.
Beccò Helkins al microscopio.Lo prese per il colletto e gli
disse di sputare il rospo,e di confessare cosa stava facendo alla sua
bambina.Io intimavo al dottore di restare zitto,ma James
minacciò di distruggere il laboratorio,ed Helkins
confessò.Io mi facevo sempre più piccola.Dovetti
sedermi.Stavo per sentirmi male.
James era sconvolto.Mollò la presa e lasciò
cadere
l'ometto a terra.Mi guardò silenzioso,e a corsa
tornò
agli uffici.Lo seguii,disperata.
Pensavo a tutti i soldi che avrei perso.Di certo,Helkins avrebbe smesso
di pagarmi.
Cominciammo a litigare."Come puoi far questo a tua figlia?"mi chiedeva
James."Diamine,Veronica.Non ti riconosco più!"
"Forse sono cambiata,James!"strillai,in preda alla
rabbia.Perchè
si doveva impicciare?Perchè non poteva semplicemente
fregarsene,come facevo io?
"Sei una stronza"disse,alla
fine di una serie di urli e offese."Un mostro.E tu non sei la donna che
ho sposato".
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.Gli mollai uno schiaffo,e poi
un altro,e un calcio,e non riuscii a fermarmi più.Pensavo:
se lo
metto a tacere,continuerò ad avere i soldi.E non li
dovrò
spartire con nessuno.
Lo finii con il portapenne di vetro che lui stesso mi aveva regalato.Lo
lasciai cadere sul suo cranio,che si fracassò sotto quel
pesante
oggetto.
Per un po',rimasi a contemplare il mio lavoro.Poi,la paura
strisciò nella mia testa.Avevo appena ucciso un uomo!Se mi
avessero beccata,non avrei più avuto una vita.
Così,sono tornata da Helkins e mi sono fatta dare tutti i
soldi
che mi aveva promesso per la fine dell'esperimento.Passai
dall'ufficio,presi i miei risparmi ed uscii.E non tornai mai
più.
Furono i vicini,che non ci videro rientrare e sentirono piangere
Haley,a chiamare la polizia.Scoprirono il corpo e i loschi affari di
Helkins.Lo arrestarono,ma lui,codardo,disse e giurò che era
innocente,gli diede un mio identikit e le mie informazioni.
Da allora,sono una pluriricercata con accusa di omicidio,esperimenti
illegali e abbandono di minore.Ah,e sencondo alcuni sono anche
"mentalmente instabile".
-Ti avessero preso la prima volta,razza di stronza!-le urlai contro.Le
immagini del dolce viso ovale di mio padre,al centro esatto del quale
vi erano i miei occhi,più grandi e luminosi,mi fecero cedere
le
ginocchia,e caddi a terra piangendo.
Daniel fremeva di rabbia.I suoi occhi erano spalancati,e il nocciola
delle sue pupille fiammeggiava.Ciuffi ribelli gli cadevano sulla
fronte,rendendo più terrificante il suo sguardo.Digrignava i
denti e stringeva i pugni.
-Tu...Tu...-non riusciva nemmeno a parlare.Cercò di
respirare,e
fulminò Ronnie con lo sguardo.Lei sorrise come se fosse
ridicolo.
-Mi fai schifo-sibilò lui.-E non so come fai a non farti
schifo da sola.Accusi tua figlia di essere un mostro,ma non ti accorgi
che sei stata tu stessa a trasformarla in quella che è?
Hai lasciato che uno scienziato di dubbia fama facesse degli
esperimenti di cui non
sapevi un bel niente su tua figlia,e poi te ne sei
andata.Hai lasciato una bambina in mano al destino,alla morte.Non ci
sei mai stata per lei,quando le succedevano quelle cose strane che la
spaventavano.Non eri lì a consolarla,quando vedeva la morte
di qualcuno.
E soprattutto,non puoi dire di essere stata una madre.Hai preferito i
soldi,la vita che ti si prospettava,alla salute mentale e fisica della
creatura che tu stessa avevi dato alla luce.Dici di averla
amata,giusto?Be',non credo.Ascoltami bene,so cos'è
l'amore,lo sto provando in questo preciso momento.E quello che tu dici
di provare per tua figlia...no,non
è amore.
Mi dispiace dirtelo,Veronica,ma tu non sei stata affatto una buona
madre.Come già ho detto,non sei stata una madre.Solo una
presenza oscura impressa nella mente di Gail.E l'hai soltanto
tormentata.Per.Quindici.Anni.
Pensaci bene,stronza.Pensaci
bene.
Alzai gli occhi verso di lui.Si era voltato,mi fissava con dolcezza.Si
chinò e sussurrò:-Tutto bene?
Non so come,riuscii ad annuire.Ero colpita dal suo
discorso,così aggressivo e ragionevole.Fino a qualche mese
prima non l'avrei creduto capace di fare una cosa del genere,per me
poi.Ma adesso...
Ma c'era una frase che aveva catturato la mia attenzione.
Aveva detto che stava provando amore per qualcuno.
Era innamorato di qualcuno.
Amava qualcuno...
Ebbi qualche secondo per pensare,per perdermi nei suoi occhi,nel suo
sguardo dolce e felice.Felice.Rischiava
di morire,ed era felice.
Felice perchè era con me.
Una lampadina si accese rapida nella mia testa.
Daniel era innamorato di qualcuno.
Daniel doveva dirmi una cosa importante e,nonostante fosse faccia a
faccia con la figlia
della morte,era felice come non mai.
Oh.Mio.Dio.
La verità mi colpì al petto,come una pugnalata,ma
una pugnalata dolce.Non
fece male,anzi,fece esplodere in me una serie di reazioni tra le quali
arrossire e sorridere.
Daniel era innamorato di me.Mi amava!Come avevo fatto a non
capirlo?Tutti,Hillari,Andrea,persino Haley l'avevano capito.Ma io
no,ero cieca,credevo di essere solamente un'amica,e di averlo
spaventato quella volta all'Olmsted Park.Ricordai le poesie sul suo
computer,ora tutto aveva un senso.La cosa importante che doveva
dirmi,il suo broncio quando qualcosa o qualcuno lo interrompeva.
Nonostante stessi per morire,non avrei potuto essere più
felice e realizzata.Mi amava,era innamorato di me!Ricambiava i miei
sentimenti,e sentiva quello che sentivo io...
Ma lui non lo sapeva.
Presa dall'urgenza (non sapevo quanto tempo ci rimanesse insieme) e
preoccupata che le mie riflessioni avessero preso troppo tempo,gli
presi il viso tra le mani.Sembrò stupito,ma una luce strana
brillava in quei pozzi scuri che erano i suoi occhi.Le sue
guance si colorarono di rosso.Però sorrideva.
-Oh
Daniel!-esclamai.Ora capivo,vedevo tutto chiaro nella mia mente.-Ho
capito,ho capit...
Uno schiocco rapido.Un rumore sordo,ovattato,un bang leggero.
Forse avrei dovuto capire.Forse avrei dovuto spingerlo via,proteggerlo
con il mio stesso corpo.Lo sapevo,avevo passato troppo tempo a
riflettere.E Ronnie aveva avuto il tempo di riprendersi dal discorso
del ragazzo.
Vi fu un rumore di squarcio leggero,ma non capii se era il proiettile
che penetrava la pelle o il mio cuore che si spezzava.Daniel
scivolò per terra,via dalle mie mani,via da me.
Cadde a terra e boccheggiò.Una ferita grande e tondeggiante
stava alla sinistra del suo petto.
Oh no.
No.
Ti prego,Dio.Dio,non
puoi farmi questo...
-DANIEL!NOO!-gridai,mentre nuove lacrime scivolavano sulle mie
guance.Oh,no no no no...
Cercai di alzarmi,di fare qualcosa,di andare da lui.Ma vi furono due
nuovi schiocchi,al seguito dei quali sentii un gran dolore a un braccio
e alla schiena.Le gambe cedettero,e caddi proprio accanto a Daniel.
Piangevo.Piangevo e imprecavo.Daniel tossiva,e sembrava che facesse
fatica a respirare.Mi misi una mano al centro della pancia.Stavo
perdendo sangue,ma la ferita non sembrava grave quanto quella di Daniel.
Strisciai fino a lui,faticosamente.In sottofondo sentivo le risate di
Ronnie,ma le ignorai.
Appoggiai il capo sul petto insanguinato del ragazzo.Altre lacrime
scivolarono lungo il mio viso,finendo sul suo corpo.
Lo guardai.Aveva gli occhi aperti,e respirava,anche se
faticosamente.Stringeva i denti per il dolore.
-Mi dispiace,mi dispiace.E' tutta colpa mia.Sono un mostro.Un mostro
schifoso-singhiozzai,spostando i capelli dalla sua fronte.
-Non...dirlo-sibilò.Cercò di respirare,ma
riuscì solo a tossire.
Scossi la testa.-Ok,non lo dirò più.Se tu mi
prometti di vivere.
-Sto morendo,no?La ferita è grave-tossì.La sua
mano cercò qualcosa sul pavimento,e quando trovò
la mia mano,intrecciò le dita alle mie.
-Tu.Non.Morirai-ringhiai,stringendo forte la sua mano.Voltò
il viso verso di me,e rise debolmente,ad occhi chiusi.
-Non mi pento di essere qui con te
stanotte,Gail-sussurrò.-Non mi pento e non me ne
pentirò mai.Se dovevo morire,l'ultima cosa che volevo vedere
erano i tuoi occhi.Sono stupendi,e io li adoro.
Sorrisi,non so come.Il dolore allo stomaco era forte,ma non era niente
in confronto a quello del cuore.
-Non puoi lasciarmi-feci,avvicinandomi a lui.
-Non lo farò.Anche se dovessi...morire-tossì di
nuovo.
-Non morire.
-Non sono io che comando la morte-fece,a voce bassissima ed ad occhi
chiusi.-Ma tu.
Poi lasciò cadere la testa sul pavimento.
Il respiro mi mancò.Lo chiamai piano,a bassa voce.Non
rispose.Lo scossi,piansi,lo implorai.E urlai il suo nome.
Niente.
No...io...non potevo.Non potevo creder che fosse davvero...
Un'ira spaventosa,forte come un fuoco,sostituì la mia
disperazione.Mi accorsi di tremare,e non sentivo più il
dolore allo stomaco,nè al braccio,nè al
cuore.Anzi,quella rabbia inespressa,cattiva e micidiale,quel fuoco
maledetto,proveniva proprio da lì.
Sentivo ancora le risate di Ronnie.
-Povero sciocco!Credeva davvero che mi sarei fatta commuovere dal suo
discorsetto?-rise,giocherellando con la pistola.Era come se i miei
sensi fossero amplificati.Sentivo il fruscìo che il
grilletto faceva ruotando intorno al suo dito.-Be',ha avuto la fine che
si meritava.
Mi tremavano le mani.Sembravano in preda alle convulsioni.Le
guardai,tra le lacrime di rabbia e di dolore,e sentii una strana forza.
Ronnie...mi avevi rovinato la vita una volta,e non ti era bastato.Avevi
deciso di tornare e mi avevi strappato ciò che avevo di
più caro.
Ma adesso l'avresti pagata.
A costo di stringere un
patto col diavolo.
Decisa,spinta da quella forza,da quella rabbia infuocata,mi chinai
sulle labbra immobili di Daniel e ci stampai un bacio.Poi mi avvicinai
al suo orecchio:-Daniel,scusa.Vorrei che non mi avessi mai
incontrato.Ti amo,e ti amerò sempre.
Poi,senza nemmeno un'esitazione,mi alzai.Sapevo di essere ferita,ma
davvero,stavo bene.Non
mi ero sentita mai così piena di energia.
Veronica sembrò sorpresa di vedermi in piedi.Poi
sorrise.-Be',qui abbiamo finito.Adesso andiamo.Nonostante il
silenziatore,non vorrei che qualcuno avesse sentito gli
spari.Continuerò gli studi da un'altra parte.
Si avviò verso la porta.Ma io alzai una mano,senza staccare
lo sguardo da mia madre,e la chiave girò a un mio semplice
pensiero.Poi chiusi il pugno,e il piccolo oggetto di ferro si fuse.
Ronnie sembrò sorpresa.Mi fissò,e per la prima
volta vidi una traccia di paura nei suoi occhi verde smeraldo.
-Tu non vai da nessuna parte-sibilai.Con l'altra mano,feci muovere un
tappeto,che le cadde esattamente addosso.Ci misi un po' a realizzare
che stavo usando i miei..."poteri".
Ma non ero mai riuscita a comandarli!E soprattutto,non ero mai riuscita
a spostare le cose.Ma
forse,potevo farlo solo per nuocere ad altre persone.Decisi che,se
fossi uscita viva da lì,me ne sarei accertata.
Marciai veloce fino a lei.Calciai via il tappeto,e la presi per il
colletto.Sbattè le palpebre e mi guardò con
terrore.
-Tu...non potresti far questo!Non con così tanta
facilità-balbettò.-Sei un soggetto instabile.L'esperimento
non è mai stato concluso su di te.I tuoi poteri dovrebbero
essere comandati dalle emozioni!
Sentii quel fuoco scorrermi nelle vene,e concentrarsi nelle
mani.All'istante,capii cosa dovevo fare.-Ma sono dominati da
un'emozione,razza di stronza-recitai,calma.-Dall'odio che provo per te.
Con una forza sovrumana,la scaraventai contro il muro.Lei
scivolò giù,cercò di alzarsi,e di
scappare.
-Ah ah.Non si fugge,cara mia.Non più.
Mi aveva rovinato la vita una volta,e quando sembrava che mi stessi
riprendendo,era tornata a creare scompiglio.Mi aveva fatta dannare per
anni.Mi aveva ferita,abbandonata.E adesso cercava di scappare.
La compativo.La compativo perchè,capii,era sola.
Misi
avanti una mano,e liberai il fuoco,l'energia che si era concentrata nei
miei palmi.
Ed eccolo.Il mio potere della morte.L'ultrasuono,più potente
del solito,colpì in pieno Veronica,che cominciò a
urlare.Si tappò le orecchie,e io aumentai
l'intensità.La donna si piegò su sè
stessa.Sentivo il suo battito del cuore farsi sempre più
lieve.Quindi,riuscivo a fermare i cuori;sorrisi.
L'urlo di Ronnie era ovattato,come se fosse una
registrazione.Stramazzò a terra,e quando il suo cuore
singhiozzò,ritirai l'onda sonora.Dopo un paio di
secondi,esso tornò a battere,piano.Lei era svenuta,il sangue
che le usciva dalle orecchie.
Sorrisi di fronte a quella scena,e poi fu come se tutte le energie mi
abbandonassero.Caddi a terra,a pancia in giù.La ferita,che
per qualche strano motivo aveva smesso di far
male,ricominciò a sanguinare e a far male,quasi quanto
quella che avevo al cuore.
Chiusi gli occhi,e mi lasciai andare al dolore.
Non so quanto rimasi lì stesa per terra,ad occhi chiusi,in
un dormiveglia strano e doloroso.Ad un certo punto mi sembrò
di sentire delle sirene,ma mi sembrava che si allontanassero,invece di
avvicinarsi...
Una voce.Una voce dolce,gentile,disperata.
Haley,sorellina mia,piccolo angelo.
-Gail,Gail!Oh,perchè diavolo ti ho lasciato andare?
Qualcuno l'aiutò a girarmi di pancia.Vide che ero sveglia,e
mi abbracciò piangendo.Un'infermiera mi guardò
sospettosa
-Ho sentito...Lo sapevo
che ti era successo qualcosa,lo sentivo sulla pelle!Per fortuna mi ero
segnata l'indirizzo,poi è arrivato quel tassista che ti
aveva portata qui...Stai bene??Sei ferita?!
-Sì...cioè,no...cioè-balbettai.Mi
girava la testa.-Haley.Haley,Daniel è morto.
Gli occhi
della mia sorellina si spalancarono,e divennero umidi.-Co...cosa?
Scoppiai a
piangere di nuovo,come una bambina.-Ronnie gli ha sparato,e poi ha
sparato a me.Haley,è tutta colpa mia,non avrebbe mai dovuto
conoscermi.Sai,era innamorato di me,mi amava,e io non sono nemmeno
riuscita a dirgli che lo amavo anch'io.Mi sento uno schifo!
Mia sorella mi
abbracciò stretta,e piangemmo insieme.L'infermiera mi fece
una visita veloce,ma non riuscii a darmi un contegno.Disse a dei suoi
colleghi di caricarmi su una barella.
Altri due
infermieri si muovevano intorno a Daniel.Uno gli aprì la
palpebra,l'altro analizzò la ferita che lo aveva ucciso.
Mi stavo
ancora colpevolizzando,piangevo e impazzivo,quando uno di loro
urlò,e urlando mi ridiede la speranza.
-Ehi,il
ragazzo è vivo,respira!Portate un
respiratore,presto!
Angolo Acuto xD
Eccomi
eccomi!Scusate il ritardo,di nuovo,e la fretta soprattutto!Ma mia madre
rompe -.- d'altronde,non ho altri orari per scrivere!
Rispondo alle
recensioni:
Jo_96: patata
amorosaaaaaaaaaaaaaaaaa <3
questo
capitolo è più chiave dell'altro u.u svela
tutto,e conclude finalmente il ciclo che avevo in testa.Manca
poco,ormai!!
Scusa il
ritardo,e vorrei che tu fossi qui
Ti amu *-*
Dreaming_Archer:
ma grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeee *.* grazie dei tuoi complimenti,li adoro
:D
questo ti
spiega davvero tanto!Spero che ti piaccia il "clima" che arieggia,a me
piace un sacco *-*
grazie,continua
a seguirmi <3 un baciooone :D
Scusate il
saluto frettoloso,ma mia madre ha preso la scopa!Vi amo ,tesori *-*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** .Dichiarazioni ***
Cap.22-Justice
Don’t resent me,and when you’re
feeling empty
Keep me in your memory;leave out all the rest
Leave out all the rest.
[Linkin Park-Leave out all the rest]
-Vi ripeto
che sto benissimo!Adesso fatemi uscire di qui,per favore!
Haley spostò lo sguardo dall'infermiera che stava
aggiustando la mia flebo,e mi fissò accigliata.
-Hai appena subito un intervento chirurgico per estrarre un proiettile
dal tuo stomaco,e vorresti alzarti?Sei definitivamente suonata.
-Forse c'entra qualcosa il fatto che sono sveglia da più di
un'ora e nessuno mi ha ancora detto niente di Daniel-ringhiai.
Mia sorella smise di guardarmi,e fissò lo sguardo oltre la
finestra.
-Ti rimetterai presto,Gail-cambiò argomento.
E' strano come la vita ti metta,certe volte,davanti a cose
più strane e grandi di te.
Haley e Kath non erano sicure che ce l'avrei fatta ad arrivare fino
alla stanza di Daniel.Mi facevano ridere.Ormai non avevo più
problemi,ero diventata stranamente più sicura delle cose che
facevo.Quindi,le mollai in sala d'attesa e mi incamminai per il
corridoio del reparto.
Come aveva detto Haley,mi ero rimessa in fretta,ma tutti si erano
ostinati a rimanere in silenzio,di fronte alle mie domande.Ma quel
giorno mi ero impuntata,di fronte ai loro sguardi vuoti,e avevo detto
che se non mi ci portavano loro all'ospedale,ci sarei andata con le mie
gambe.Essendo ancora convalescente,avevano accettato.
Il mio passo era sicuro.Sapevo dove andare,visto che avevo chiesto
informazioni all'accettazione.
Poi,qualcosa attirò la mia attenzione.Mi bloccai di fronte
una
porta,quella della stanza "300 A" per quanto diceva il cartello.Non
aveva niente di diverso dalle altre stanze dell'ospedale,era solo
che,passandoci davanti,il fuoco che avevo sentito quattro giorni prima
alla fabbrica di tappeti era tornato a scorrere.Per un attimo,il
pensiero di Daniel mi uscì dalla mente e aprii quella porta.
La stanza era bianca e ben illuminata.Nonostante fosse grande,vi era un
solo letto.Occupato.
Le macchine risuonavano di bip
fastidiosi e le lenzuola emanavano odor di candeggina.
La donna seduta sul letto se ne stava distesa,rassegnata.I capelli
corti erano in disordine,e un paio di manetta teneva il suo polso
sinistro legato al letto.
Ronnie guardava fuori,tranquilla.Sembrava non avere pensieri.Forse gli
bruciava il fatto che fosse stata catturata.Sicuramente ora capivo
perchè ero entrata lì dentro.
Senza esitazioni,spostai la sedia di plastica e mi sedetti a braccia
conserte.Veronica sussultò,e voltò la testa verso
di me.
-Ah.Ciao Gail-salutò.Sembrava calma.Non mi fidavo,stavo a
debita distanza.
-Tranquilla.Sono sotto sedativi-replicò.Alzò un
po' il braccio.-E poi non potrei muovermi nemmeno volendolo.
Annuii,e mi avvicinai un po' con la sedia.Rimase impassabile a fissarmi.
-Mi dispiace Gail-disse.-So che sei capitata qui per caso.Non verresti
mai di tua spontanea volontà.
-Stavo andando a trovare Daniel.A quanto pare,è in gravi
condizioni-dissi,meccanica.
-Scusa.E' solo che...le sue parole mi hanno ferito.Al contrario di
quanto ho detto-fece,deglutendo.-Sono tutte vere.
-Sei una stronza.
-Hai assolutamente ragione-ammise.Poi fece una debole risata,e
tornò a guardare fuori.-Sto morendo.
Quelle parole,dette con naturalezza,mi fecero allarmare.Mi sporsi un
po' sul letto,e domandai:-C...cosa?
-Ho un tumore.Be',sei anni fa ho scoperto che l'industria di Phoenix
non era doverosamente sicura contro le radiazioni causate dagli
esperimenti,e per questo l'hanno chiusa.Che merda di vita,eh?Dovrei
morire in una settimana,forse meno.Ho già vissuto troppo
secondo
i medici.
-Ma tu stai bene!-esclamai.
Lei si girò per guardarmi in viso.Fece un sorriso.-Che
c'è che non va,Gail?Uscirò dalla tua vita
definitivamente.Rimarrò solo nei tuoi ricordi.
I guess you really did
it this time,
Left yourself in your warpath;
Lost your balance on a tightrope,
Lost your mind tryin' to get it back.
Deglutii,e tornai a sedermi sulla sedia.I punti sulla pancia
tiravano,ma non m'importò.
Feci un respiro profondo,per alleviare il dolore.-Ascolta...volevo
chiederti...perchè mi hai abbandonata in quel modo...e poi
sei
tornata a cercarmi?
-Per i soldi-disse chiara,senza esitazioni.
Strinsi i pugni.Il fuoco si era riacceso dentro di me.
Wasn't it easier in your
lunchbox days?
Always a bigger bed to crawl into;
Wasn't it beautiful when you believed in everything?
And everybody believed in you?
-Allora è così,giusto?I soldi.Come ho fatto a non
pensarci-sibilai.-E come li avresti ottenuti?
-Dal tuo DNA avrei estratto la formula e l'avrei rivenduta alle forze
armate-m'informò.Sembrò ridere del suo pensiero.
It’s all
right, just wait and see;
Your string of lights is
still bright to me.
Oh, who you are is not
where you’ve been:
You’re still
an innocent,you’re
still an innocent
There’s some
things you can’t speak of;
But tonight
you’ll live it all again...
-In
questi anni,ho fatto degli studi scientifici.Mi sono
informata a fondo sul lavoro di Helkins eccetera.Avrei saputo come
guadagnarci,stanne certa.La mia idea era di catturarti,vendere la
formula,ucciderti e vivere dignitosamente il resto della mia vita.
You wouldn’t
be shattered on the floor now,
If only you would sing
what you know now then;
Wasn’t it
easier in your firefly-catchin’ days?
And everything out of
reach, someone bigger brought down to you .
Wasn’t it
beautiful runnin’ wild ’til you fell asleep?
Before the monsters
caught up to you?
-Ma tu mi sei sfuggita per undici lunghi anni,ogni volta che arrivavo
nella città in cui ti eri trasferita,combinavi qualcosa e
venivi
ripresa dai servizi sociali.Poi ho scoperto del tumore,ma non mi sono
data per vinta.Dovevo trovarti.E alla fine ce l'ho fatta.Di sicuro,non
avrei mai immaginato che mi avresti fatta catturare-.Sorrise,ma non era
un sorriso maligno.Era quasi...triste,malinconico.
Dispiaciuto.
It’s all
right, just wait and see;
Your string of lights is
still bright to me.
Oh, who you are is not
where you’ve been:
You’re still
an innocent.
It’s okay,
life is a tough crowd;
32, and still
growin’ up now.
Who you are is not what
you did:
You’re still
an innocent.
-Hai detto che hai trovato informazioni sugli studi di Helkins,e quando
eravamo...alla fabbrica,hai parlato di soggetti instabili.Cosa
intendevi?
-Ah,giusto-ricordò.Indicò il comodino in ferro
vicino a me.-Lì ho qualcosa per te.
Aprii il cassetto.Vi era un quaderno identico a quello che io avevo
cacciato in fondo all'armadio,qualche tempo prima.
-Lì c'è scritto tutto quello che ho scoperto
finora
sull'esperimento-spiegò,mentre me lo rigiravo tra le
dita.-Anche
se le cose fondamentali sono più o meno due.
Alzai gli occhi sul suo viso.-Quali?
Time turns flames to embers;
You’ll have
new Septembers.
Every one of us has
messed up too,
Lives change like the
weather,
I hope you remember
Today is never to late
to... Be
brand new.
-Primo: tu sei uno dei cosidetti soggetti
instabili-cominciò,sistemandosi sul cuscino.-Ce ne sono
dieci su
cinquantaquattro,e sono soggetti sui quali l'esperimento è
rimasto inconcluso a causa dell'arresto di Helkins e...
-Aspetta aspetta aspetta-la bloccai.Una frase mi era rimasta
impressa.-Hai detto che sono...siamo cinquantaquattro??
-Uno per ogni stato americano.Sì,lo so cosa pensi.Pensavi di
essere sola,ma non lo sei.Helkins aveva rapporti un po' dappertutto,e
per lui non è stato difficile trovare dei...soci.
Deglutii,incassando il colpo.Avevo sempre pensato di essere
sola,unica.Sapere così,in questo modo,che vi erano altri
cinquantatre individui come me...fu quasi traumatico.
-Cinquantaquattro.Okay.E io sono instabile.Cosa intendi per "instabile"?
-Come stavo dicendo...L'esperimento non è stato concluso su
di
te.In poche parole,non hai il pieno controllo dei poteri,che sono per
lo più messi in riga dalle tue emozioni.Quando non provi
emozioni forti come l'odio,la rabbia,l'amore...non sei in grado di
usarli,almeno non adesso.
L'amore?!Oh,no.No.Ora capivo,capivo anche la mia visione sulla morte di
Daniel: lo amvo troppo,e il mio amore lo avrebbe ucciso.
Mi massaggiai le tempie.Ronnie capì che ero turbata.Si
fermò,e azzardò una carezza.Rizzai il
capo,imbufalita.Ah
no.Non poteva toccarmi.
-Sto bene.Va' avanti.Non sono qui per te.
Sembrò ferita,ma non mostrò troppo il
dolore.Continuò:-L'ultima cosa che devi sapere,e forse la
più importante,è che il vero scopo di Helkins non
era
creare esseri come te.Ma creature nate
da quelli come te.
-Non credo di capire-sospirai.
-Helkins ha organizzato tutto.Voi eravate solo un passaggio,un noioso
passo da compiere per arrivare al finale grandioso.Voi e i vostri soggetti X.
-I cosa?!-esclamai.Stavo per scoppiare,sentivo nella testa una voce che
diceva: sovraccarico di
informazioni.
-Se mi lasci spiegare!-s'infiammò Ronnie.Strinsi i pugni
contro il tessuto blu dei jeans,e mi costrinsi a stare zitta.
-Dicevo,quello che in realtà Helkins voleva,era quello che
sarebbe nato dall'unione dei suoi due esperimenti più
riusciti.Quel pazzo si assicurò di trovare dei
soggetti,femmine
per i maschi e maschi per le femmine,a cui iniettare il vostro sangue
modificato.Il procedimento esatto non lo so,ma so che questi ragazzi e
ragazze esistono,e che un giorno siete destinati a incontrarli e ad
unirvi con loro per creare creature anche più potenti di
quelli
come te.Li chiamava "soggetti X",ed ognuno ha il suo.
Dopo che Helkins fu arrestato,le sue scoperte furono rese pubbliche e
quelli come te,quando incontrano i loro soggetti X,ne stanno alla
larga.Per essere sicuri,di solito stanno attenti a non stringere legami
con nessuno.
Rimasi ferma a riflettere,a immagazzinare quelle nuove informazioni
preziose.Strinsi il tessuto dei jeans con le unghie.
-Forse so cosa stai pensando-fece.-Ti stai chiedendo se il tuo Daniel
sia il tuo soggetto X.
Ci aveva azzeccato.
-Devi sapere che la cosa non vale con i soggetti X di qualche altro
"esperimento".Comunque,per sapere se lui è uno di loro...Di
solito hanno un piccolo tatuaggio nascosto da qualche parte.E' l'unico
modo per scoprirlo.Per sapere se è il tuo,l'unico modo
è
fare dei figli e vedere che succede.Ma non te lo consiglio.Per quanto
ne so,per quelli come te riprodursi è vietato.
It’s all
right, just wait and see,
Your string of lights
are still bright to me.
Oh, who you are is not
where you’ve been,
You’re still
an innocent.
Oh.
Cristo.Non
avrei mai potuto avere dei figli?Era questo che stava dicendo?
Deglutii.Mi
trattenni dal mandarla a quel paese.
Ma no.Daniel
non era un soggetto
X.Ne
ero sicura,lo sentivo.Dio non poteva volermi così male.
E se lo fosse
stato?
Di sicuro non
mi sarei allontanata lo stesso.Avremmo trovato un modo
per stare insieme,al diavolo le parole di Ronnie e gli altri
cinquantatre esperimenti.Al diavolo anche i loro tabù.
-Be'...penso
di aver detto tutto.
Sospirai,allentando
un po' la tensione che sentivo dentro.Adesso sapevo
qualcosa di più su quello che ero,ma mi aveva aiutata o mi
aveva
solo terrorizzata.
-Grazie,Ronnie.Sono
cose importanti...spero-sussurrai.Guardai l'orologio.-Ora devo andare.
Mi alzai
spostando la sedia con lentezza.Veronica mi seguiva con lo
sguardo,assorta.
Quando
raggiunsi la porta,mi richiamò.
-Ti chiedo
solo questo.Puoi toccarmi e vedere come morirò?
Aggrottai la
fronte.-Mi dispiace...non è una cosa che comando.
Sorrise,con
dolcezza.-Provaci.
Titubante,tornai
da lei,che mi offrì una mano.La guardai,quella
mano magra e mal curata,e la afferrai.Mi concentrai su di essa e,per
qualche strano motivo,funzionò.
Vidi mia madre
su quello stesso letto,in quella stessa
stanza,chiaramente; il suo viso era più smagrito del solito
e
aveva una brutta cera.Guardava il soffito.E i suoi occhi si
chiudevano,con lentezza.E le macchine smettevano di produrre bip
continui.
Staccai la
mano,ma la visione continuò.Quando riacquistai la
vista,fissai Veronica,indifferente.
-Non
soffrirai.Te lo prometto.
Ronnie sorrise
di nuovo,e prese di nuovo la mia mano.La strinse,e io
feci lo stesso.Mi stavo addolcendo un po',senza sapere nemmeno
perchè.Insomma,non era cambiato niente.Aveva quasi ucciso
Daniel,e lui non era fuori pericolo,anzi.Però non riuscii a
non
guardare quegli occhi e a non commuovermi un po',pensando alla sua
morte.
It's
ok,life is a tough crowd,
32
and still growing up now.
Who
you are is not what you did...
You're
still an innocent.
Feci
un sorriso esitante e con dolcezza sciolsi la stretta.Mi
avviai verso la porta,nuovamente,ma all'ultimo mi voltai.-Torno a
trovarti,qualche volta.
-Grazie-fece.
Aprii la
porta,e tornai nel corridoio.
Lost
you balance in a tightrope,oh.
It's
never too late to get it back.
Mi
sedetti sulla sedia,con un nodo in gola.Le lacrime pungevano come
spilli contro le palpebre,ma cercai di trattenerle.
Presi la mano
di Daniel e la strinsi forte.Non ricevetti una stretta di risposta.
Vi erano
più macchinari che nella stanza di Ronnie.Mi avevano
spiegato che uno in particolare era importante: il respiratore.
Il petto del
ragazzo si muoveva lento,aiutato dalla macchina.Deglutii.
Polmone
sinistro collassato e piccola lesione al cuore: questa era la diagnosi.
Le condizioni
erano gravi,ma stabili.Era in coma farmacologico,e i
medici mi avevano detto di parlargli,perchè il suo cervello
registrava tutto.
Strinsi forte
la sua mano e mi chinai a dargli un bacio in fronte.-Ciao.
Il silenzio
che seguì quel mio sussurro m'inquietò.Nell'aria
della stanza risuonarono i bip meccanici e ripetuti.
-Dio,mi sembra
così strano-sospirai.-Parlare,parlare e parlare
senza sentire tu e le tue opinioni in disaccordo con le mie.
Ascoltai la
sequenza di rumori che seguirono.Cercai di regolarvi sopra
il mio respiro,quasi per gioco.Avevo bisogno di dare un senso a tutto
quello che era successo.Perchè non c'ero io lì,al
posto
suo?Forse non sarei mai dovuta nascere.
-Chissà
cosa avresti fatto se io non fossi mai
nata.Probabilmente saresti finito con una come Celeste-osservai.-Sai,ci
ho pensato.Tu dici che prima d'incontrarmi non eri niente.Be',prima
d'incontrarmi,non avresti mai rischiato di finire così.Sei
d'accordo?Al massimo avresti lasciato la scuola e ti saresti trovato un
lavoro da poco.Ma non saresti qui,in punto di morte.
Deglutii,cercando
di scacciare il groppo che avevo alla gola.Fissavo il petto di Daniel
muoversi su e giù,lento.
-Che ne
diresti?Cosa diresti se potessi fare
qualcosa?-continuai.-Ronnie non mi ha accennato niente,ma magari potrei
curarti.Magari posso accordarmi con la morte,o cose del genere.Cosa ne
diresti?
Era strano
parlare da sola.Ma man mano che continuavo,mi sentivo sempre
più a mio agio.
-Forse diresti
di no.Diresti che patteggiare con la morte è
pericoloso-considerai.Guardai il soffitto bianco,distratta.-Anche
se,praticamente,io sono più figlia della morte che figlia di
Ronnie.
Riabbassai lo
sguardo su di lui.-Per salvare te,darei l'anima,comunque.
Gli accarezzai
i capelli,dolcemente.Erano più arruffati del solito.
E
se tu fossi il mio soggetto X?,pensai,d'improvviso.
Già.E
se lui fosse stato il mio soggetto X?Cosa avrei fatto?
Probabilmente
non avrei fatto niente.O meglio.Avrei cercato di stargli
lontana; ci avevo già provato e non ci ero riuscita,ma non
doveva essere così difficile: un sacco di gente si
separava.Io,in un certo senso,ero costretta a farlo.Era per la sua
incolumità.Mi sarebbe costato non so cosa ma...dovevo farlo.
Cominciavo a
sentirmi stanca.Dovevo uscire di lì; in fondo,ero ancora
convalescente.
Mi alzai e gli
stampai un bacio in fronte.-Ciao.Torno presto.
Passò,lenta,una
settimana.Le condizioni di Daniel rimanevano stabili,e io tornavo in
ospedale ogni giorno.
Quelle di mia
madre,invece,si facevano critiche.
Non riusciva
più a respirare da sola; aveva un tubo ficcato in
gola.Era cosciente,ma non parlava più,e il suo sguardo era
vacuo.Era terribile quanto si avvicinasse velocemente alla Veronica
della visione.
Passammo molto
tempo insieme e,prima che smettesse di parlare,mi
raccontò qualche anedotto sulla nostra famiglia,come si
erano
incontrati lei e papà,o sui nonni (tutti morti al momento
della
mia nascita).Stavamo passando insieme il tempo che avevamo perso in
più di sedici anni.
Dopo di
lei,passavo sempre da Daniel.Ero preoccupata: non peggiorava,ma
nemmeno migliorava.I medici mi spiegarono che avrebbero provato con un
nuovo farmaco.
Una notte,ero
rimasta a dormire lì.Sia il ragazzo sia madre
stavano peggio.Non era possibile che Dio me li volesse togliere tutti e
due,la stessa notte,poi.I medici mi proposero di andarmene a casa,ma io
volli restare.
Fui svegliata
da un gran trambusto.Mi ero addormentata sulle
poltroncine della sala d'attesa,e l'entrata tempestosa di tre medici mi
aveva ridestata.
-Che
succede?-chiesi,assonnata,a uno di loro.Lui,un uomo sulla quarantina,mi
guardò con un sopracciglio alzato.
-Un'emergenza
in rianimazione-mi spiegò.-Un ragazzo è andato in
arresto cardiaco.
Di
colpo,spalancai la bocca.Non penso che ci fossero molti ragazzi in
quell'ospedale col rischio di arresto cardiaco.
L'uomo
seguì i colleghi a passo svelto.Col batticuore,gli andai
dietro,finchè non entrarono nel reparto di Daniel.
Allora
cominciai a correre.
Arrivai alla
sua stanza.La porta era spalancata,e un'equipe di medici
si affannava intorno a lui.I macchinari non erano in funzione,e un
assordante ronzio proveniva da quello che registrava il battito del
cuore.La cui linea era piatta.
Mi portai le
mani alla bocca per evitare di urlare.Mi accorsi delle lacrime che
scorrevano a fiumi lungo le mie guance.
No,No!DIO,NON
POTEVA ESSERE!
-Libera!-strillava
la caposala agli altri.Cercavano di rianimarlo.
No,no!Lui non
poteva morire,doveva vivere,vivere per me.
-Libera!
-Libera!
Il corpo di
Daniel si muoveva a scatti,percorso dalla scossa.Ma niente,la linea sul
monitor restava piatta.
-Libera!
Mi accasciai
al suolo.
Non
morire,Daniel.Tu devi vivere!Hai soli diciannove anni!Pensa a
Hillari,ai tuoi...pensa a me!
D'un
tratto,non sentii più niente.I medici avevano smesso
di tentare.La macchina emetteva il ronzio,il cuore di Daniel si era
fermato.
Fu come se il
mio,di
cuore,si
spezzasse in mille pezzi.Mi sembrò d'impazzire.
Oh,no.Non
poteva essere morto.NON POTEVA!
Mi feci spazio
tra i dottori.Guardai il ragazzo che amavo in faccia,e
dentro di me qualcosa si squarciò.Il fuoco che avevo provato
alla fabbrica ritornò,alimentato dalla
disperazione.All'improvviso seppi cosa dovevo fare.
-State indietro!-ordinai a quella
gente.La caposala mi spinse via.
-Cosa pensi di
fare,ragazzina?E' morto,mi dispiace,ma è così.
Qualcosa nel
mio sguardo la fece indietreggiare insieme agli altri.
Sentivo il
fuoco nelle mani.Sapevo che i miei poteri erano instabili,sapevo che
quel gesto era alimentato dalla rabbia.
Ma,contro
tutti i dubbi,mi avvicinai a lui,e premetti con forza le mie mani sul
suo cuore.
Questo
è per te.Vivi,Daniel.Fallo per me!
Il suo corpo
si inarcò,smosso dall'energia.Mi concentrai meglio,e chiusi
gli occhi.
E,dopo un
tempo che mi sembrò infinito,sentii una voce.
La caposala.
-Ehi
ma...ma...il cuore ha ricominciato a battere!
Sorrisi,felice.Ma
non sentii più niente,perchè crollai a
terra,esausta.
Quando mi
svegliai,credetti di aver sognato tutto.Anche
perchè,ero sdraiata su un letto,con la testa appoggiata al
cuscino.Deglutii,pronta a scoppiare a piangere.
Ma qualcosa
strinse la mia mano dolcemente.Anzi,qualcuno.
Mi girai di
scatto,trovandomi faccia a faccia con due occhi che mi fissavano.
Due pozzi
nocciola in cui non potei fare a meno di affondare.
Oh Cristro.
Allora ce
l'avevo fatta.
L'avevo
salvato.
Mi accorsi
solo in quel momento di potermi muovere.Saltai giù
dal lettino d'ospedale,sempre mano nella mano con Daniel.Lui mi
fissava,con quello sguardo che di solito si vede solo nei film,pieno di
adorazione.Ed era per me.
Non riuscii a
non abbracciarlo senza scoppiare in lacrime ugualmente.Ma questa
volta,dalla felicità.
-Sei vivo!Ti
ho salvato,diamine!Ce l'ho fatta!
Mi strinse a
sè e mi sollevò per farmi girare.Poi mi
baciò,sulle labbra,dolce ma impetuoso; mi resi conto quanto
mi
mancasse quel semplice contatto.
-Mi hai
salvato questa volta,mi hai salvato alla fabbrica,mi hai salvato nella
vita.Ti sono debitore.Di tutto-sussurrò,per poi baciarmi di
nuovo.
-Vieni,usciamo
da qui.Sono stanco degli ospedali.
Mi
trascinò via da quella stanzetta in cui mi avevano ficcata.A
passo svelto e con le mani intrecciate,oltrepassamo le porte a vetri,e
ci ritrovammo nel sole di giugno.Sentii un brivido,ma non di freddo.
Ci fermammo
lì fuori.Lo strinsi forte a me.Mi era mancato.Anche se
c'erano tante domande che mi frullavano in testa.
-Come hai
fatto a rimetterti così in fretta?-gli domandai,alzando lo
sguardo sul suo viso.Ne approfittò per baciarmi di
nuovo.Sembrava non stancarsene mai.
-Sei stata
tu.E' incredibile quello che hai fatto,Gail.In pochi minuti non solo
hai fatto quello che i medici non erano riusciti a fare,ma mi hai anche
fatto uscire dal coma e in qualche modo...hai guarito il mio cuore.E
poi sei rimasta svenuta quattro ore,dopo avermi fatto tutti gli
accertamenti,mi hanno dimesso-le parole gli uscivano dalla bocca piene
di gratitudine.Ma io non mi meritavo questo.Ero stata io a portarlo in punto
di morte.
Sospirai,ad
occhi chiusi.-Io non sono quello che sembro.
Rise,come se
avessi appena detto una battuta.-Lo so.Sei molto,molto meglio,Abigail.
Lo fissai in
viso,corrucciata.I suoi occhi sprofondavano nei miei,azzurro ghiaccio
contro nocciola intenso.
-Tu sei
speciale.Per quanto ne dica tua madre,tu
non sei un mostro-spiegò.-Mi
hai salvato la vita.Hai fatto sì che io continuassi a vivere.
-Ma io ti ho
portato alla morte.Io,e la mia...esigenza di averti vicino a me.
Rise di
nuovo.-Non è importante,Gail.Accidenti.Non me ne importa
niente se un giorno sarai tu ad uccidermi.Non m'importa di niente.
-Non t'importa
nemmeno che...io non potrei innamorarmi?Non potrei avere
figli?-dissi,arrossendo.Praticamente gli stavo confessando i miei
sentimenti.
Aggrottò
le sopracciglia,e mi strinse un fianco.-Cosa...
-Ronnie mi ha
detto altre cose.Poi ti spiegherò.Ora non è il
momento,nè il posto adatto.
Scosse la
testa sorridendo e mi circondò le spalle con un
braccio.Guardò il cielo.Pensavo che fossimo pronti per
tornare a casa,quindi mi incamminai.
Ma lui mi
bloccò.
Mi
attirò di nuovo a sè,mi abbracciò e mi
fece voltare.I suoi occhi scuri mi scrutavano,incerti.
-Non era
esattamente il posto che avevo in
mente-cominciò,arrossendo.All'istante capii di cosa voleva
parlarmi,e arrossii anch'io.
-Però
non posso più aspettare.Senti...ti sarai chiesta
perchè,in qualunque modo,io mi ostini a voler stare con te.
Deglutii,e
annuii.Il cuore mi batteva all'impazzata,e stavo sudando freddo.
La sua mano
s'intrecciò,come un gesto naturale,intorno alla mia.
-Il fatto
è che a me non importa cosa sei,cosa sai
fare,eccetera-disse.-Perchè per me sarai sempre la
più bella,la più solare e la più
speciale di questo mondo,Gail.Perchè io ti amo.Ti
amo,Abigail.Mi sono innamorato di te fin dal primo momento che ti ho
vista,a dir la verità.Quando ho incontrato i tuoi
occhi,quella mattina in corridoio,ho sentito che eravamo fatti per
stare insieme.Ma ho represso subito quel pensiero,anche
perchè un attimo dopo mi hai dato del cretino e mi hai
fulminato.Insomma,nemmeno ti conoscevo.
Scusa se ci ho
messo così tanto ad accorgermene.
Però
adesso non ho dubbi.Io ti amo,Abigail Justice Anderson.E non m'importa
degli esperimenti,dei poteri,di tua madre.Voglio stare con te.
Avete mai
provato cosa vuol dire sentirsi dire ti
amo dalla
persona amata?Be',è una sensazione stupenda.
Sentivo come
se stessi per mettermi a piangere dalla gioia.Non avevo sbagliato.Lui
non aveva paura di me,lui mi amava,mi amava davvero.
Feci un
sorriso ebete,e capii che adesso era il mio turno.
Toccava a me.
-Daniel...-balbettai.Mi
sembrava di avere la lingua attorcigliata,ma dovevo
dirglielo.-Daniel.Le tue parole sono...splendide.Non
riuscirò mai a dirtelo negli stessi toni,anche
perchè non sono pratica di queste cose...
Mi
fissò speranzoso.
-Anch'io ti
amo.Sono follemente innamorata di te,ormai lasciarti sarebbe un dolore
fisico oltre che mentale.Non posso vivere senza di te.Ti amo.
La sua
espressione si distese in un sorriso.Poi scoppiò in una
risata,che mi fece sentire ridicola.Oddio,ero andata così
male?
-Ok,ho
capito.Faccio ridere.
-No,Gail,aspetta.Non
è quello.Sono felicissimo di sapere che sono ricambiato...E'
solo che lo sapevo già.Ed è anche un po'
perchè tu me l'avevi già detto che mi sono deciso
ad ammettere che anch'io ti amavo.
Spalancai
occhi,bocca e la mia mascella rotolò via.E arrossii,anche.
-Come??Cosa???
-Alla festa
del 2 giugno.Quando eri drogata...hai detto che mi amavi con tutta la
tua anima.E' vero?
Un altro
flotto di sangue affluì alle mie
guance.Annuii,imbarazzata.Dio,che figura!
-Anch'io ti
amo con tutta l'anima,con tutto il cuore.Questo cuore che tu hai
curato.E che adesso è tuo.
Si
chinò su di me e mi baciò di nuovo.E questo bacio
aveva un sapore diverso.Sapeva di amore.
Non ci potevo
ancora credere.Mi amava,io lo amavo.Saremmo stati insieme per sempre.
Mi strinsi a
lui più che potei,godendomi la calda sensazione che sentivo
nella pancia.
Felicità.
Angoletto
Amorevole *-*
Waaaa *-* sono
orgogliosa di questo capitolo *-* mi piace,è venuto proprio
come me l'aspettavo.Ya ya *.*
Scusate il
ritardo XD e l'ora abominevole.Aggiorno sempre a queste ore io?XD
Rispondo alle
recensioni:
Dreaming_Archer:
hallooooo :D Wow *-* mi piace questa esclamazione,mi ispira
soddisfazione.
Davvero ti
è piaciuto?Ne sono felice.Mi ci sono impegnata.Spero che ti
piaccia anche questo <3 Kiss
Jo_96:
amoreeee *-* davvero,addirittura sconvolgente?Uao...sono sconvolta XD
Grazie dei
tuoi complimenti,sono sempre ben accetti.Spero che apprezzi altrettanto
questo cap.
Ti amo :D
Emily Doyle:
giààààààààààà
è vivo o___o ma anche in questo,rischia
grosso.Vabbè,spero ti piaccia ugualmente.Un bacio
Scusate le
risposte frettolose,ma oggi è giornataccia!
A presto,fan
<3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** .Tutto qua davanti a me ***
Cap.23-Justice
-No,mi
dispiace.Abigail non c'è.No,non
so quando tornerà.Sì,la farò
richiamare.Grazie.
Kath riattaccò e sospirò.Col suo passo svelto mi
raggiunse e si sedette vicino a me,sul divano.
Spensi la tv e la guardai negli occhi.
-Di nuovo l'ospedale?-domandai,anche se sapevo benissimo la risposta.
-Sì.Volevano di nuovo parlare con
te-mormorò.-Gail,quello
che hai fatto è stato...Hai salvato una vita.Ma credo che
adesso
tu sia nei guai.
Dopo che ero tornata a casa,quella sera,mano nella mano con Daniel,era
stato impossibile non raccontare alla mia famiglia
l'accaduto.E,quindi,tutta la storia dei poteri.
All'inizio Sean e Kath non ci avevano creduto.La mia mamma adottiva era
rimasta seduta sulla sedia,una mano sul cuore e gli occhi spalancati.
Ma avevano accettato il tutto.Per l'ennesima volta,non potei non
essergli grata.Avevano fatto così tanto per me.
-Be',"guai" mi sembra una parola esagerata-osservai.Ne avevo passate di
peggio.
-Diciamo che quei medici non vogliono esattamente "fare dei
controlli"-m'informò,secca.Mi strinse in un abbraccio
veloce.-Dio,Gail.Ora che tutto è finito,ho paura...non
voglio
che tu ci ricada di nuovo.Quei medici vorrebbero "studiarti",ci
giocherei l'anima.
Avrei voluto dirgli di non preoccuparsi,che ogni volta che andavo a
trovare Ronnie,e incontravo uno dei medici che avevano assistito al mio
miracolo,giravo
al largo.Ma non volevo insistere.
Il campanello suonò,in contemporanea con lo squillo acuto
del
telefono.Kath alzò gli occhi al cielo e mi ordinò
di
andare ad aprire.
Mi alzai con calma e aprii la porta senza guardare dallo spioncino.
Daniel mi sorrise dolce.
-Ciao-salutò.Si chinò su di me e mi
baciò con una
tenerezza che mi fece sciogliere.Stavamo insieme da una settimana,e
ancora non mi ero abituata.
Quando riuscii a riprendermi,mormorai un debole ciao.
Scosse la testa.Si sorprendeva di quanto mi facesse andare in
tilt.-Andiamo?
Stavo per rispondere,quando il tono potente e aspro di Kathleen ci
interruppe.
-No!Le ripeto,mia figlia non è in casa.
Il ragazzo sbirciò dentro,intravedendo appena il viso
corrucciato di Kath.
-Dio,non dirmelo.Sempre l'ospedale?-domandò,anche se
conosceva
benissimo la risposta.-Non ci posso credere,Gail.Ti sei esposta
troppo.Non avresti dovuto farlo.
-Sei un idiota-osservai.-Se non l'avessi fatto,tu saresti morto.
-Avrei preferito.
-Ripeto: sei un idiota.Io non sarei potuta vivere senza di te.
-Ok,forse hai ragione tu-si arrese.Mi prese per mano e mi
trascinò fuori.-Però per oggi basta.Non voglio
parlare di
questo.
Ci incamminammo giù per la strada.
-Cosa facciamo oggi?-chiesi,curiosa.Lui strinse la presa sulle mie dita.
-Be'...pensavo...Potrei aiutarti con...quell'esercizio.
Ci misi un po' a realizzare,ma quando capii mi fermai sul marciapiede.
-No-feci,con un tono serio e deciso.-No,non ho intenzione di farlo di
nuovo.
-Perchè,scusa?-ribattè lui.-Dio Gail.Io ti amo.E
voglio davvero
aiutarti.
Sembrava sincero.Ma l'occhio mi saltò alla cicatrice sulla
sua fronte.Una cicatrice che io
gli avevo provocato,appena due giorni prima.
-No,Daniel.Non proverò mai più i miei poteri su di te.
-Cristo.Sei testarda-sospirò.
-Potrei ucciderti.
-Parli della visione?Gail...tua madre ha detto che i tuoi poteri sono instabili.E'
possibile che tu abbia preso un abbaglio?-domandò,ma non ne
era convinto nemmeno lui.
-E' inutile che cerchi di convincermi-replicai. -Non.Proverò.I.Miei.Poteri.Su.Di.Te.
Puntai i piedi sul pavimento polveroso.La scatola di
cartone,piena di oggetti di ferro e accuratamente sigillata,stava a
mezz'aria sopra di me.Io la fissavo,mordendomi il labbro e sentendomi
uno schifo.Com'è che era riuscito a convincermi di
nuovo?Eravamo
di nuovo lì,dove tre settimane prima lui aveva rischiato la
vita,e dove appena due giorni prima gli avevo scaraventato addosso una
chiave inglese.
-Avanti-mi incoraggiò Daniel.-So che puoi farcela.
Spostai lo sguardo su di lui,rimanendo però col pensiero
sulla
scatola.Riuscii a farla fluttuare in avanti di qualche centimetro.Il
ragazzo sorrise.
Allora m'impegnai di più.L'oggetto ruotò su
sè
stesso un paio di volte e si avvicinò a Daniel.Poi cadde
rovinosamente a terra con un gran tonfo.
Daniel schioccò la lingua.-Non ci siamo,Gail.Non riesci a
colpirmi.
-Certo che non ci riesco,stupido!-m'infiammai.-Non potrei mai farti del
male!Proprio non riesci a capirlo.Non riesci a capire,non capisci
quanto ti amo,quanto io abbia bisogno di te!Sei il solito ottuso!E...
Sentivo le lacrime sulle guance.Non mi accorsi che lui si era
avvicinato finchè non alzai lo sguardo e trovai i suoi occhi
dolci,ad aspettarmi.Deglutii e avvampai.
Alzò una mano e la posò sulla mia
guancia.-Piccola Justice,io
lo so che tu mi ami.Ci credo,lo so e lo capisco.Ma anch'io ti amo,e
voglio aiutarti a risolvere le complicazioni della vita.Lo faremo insieme.Sempre.
Sbattei le palpebre per non piangere.Lui mi abbracciò,e
lasciai andare qualche lacrima.
Mi prese il viso tra le mani e premette le labbra sulle mie.Fui scossa
da un brivido e fu come se un fuoco divampasse nelle mie vene,un fuoco
buono però.
Allacciai le braccia al suo collo,pronta a ricambiare il bacio con
altrettanto ardore.
Ma tre scatole che caddero in testa a Daniel non ci permisero di
continuare.
-Ahio!Fa male!Ma che c'era dentro,mattoni?
-Scusa!Scusa!Scusa!-feci,allontanando il tampone di cotone dal suo viso.
Il suo braccio circondava la mia vita.Posai cerotti e quant'altro ai
piedi del letto e mi avvicinai per baciarlo su una guancia.
-Scusa.Mi sento terribilmente in colpa.Scusa-ripetei.
Lui si voltò e mi baciò sulla bocca,un bacio
scherzoso.
-Se dici soltanto un'altra volta "scusa" giuro che me la
pagherai!-minacciò.
Io risi.-Ehm...scusa?
Si finse sorpreso.-Beeeene.L'hai voluto tu!
Mi saltò addosso e cominciò a farmi il solletico.
-No!No per favore no!Pietà!-implorai,ridendo.Daniel rideva
con
me,e davanti alle mie preghiere cessò la tortura.Rimanemmo
entrambi a fissarci negli occhi,col fiatone e un sorriso strano sulle
labbra.Lui era sopra di me,sollevato sui gomiti per non schiacciarmi.
Per qualche motivo,arrossii.Mi tornarono in mente certi discorsi tra me
e Hillari,che sembravano lontani anni luce.
Stavamo insieme da una settimana,ma in realtà,da quanto
tempo ci amavamo davvero?
E poi lui era più grande.Ed era un ragazzo.E soprattutto,non
era inesperto come me...Almeno per quanto diceva Hillari.
Perciò non mi sorpresi più di tanto quando si
chinò per baciarmi quasi con violenza.Infilò le
mani
dietro la mia schiena e mi attirò a sè,tanto che
sentivo
il calore del suo corpo contro il mio e il battito del suo cuore.Mi
accarezzava la schiena,e intanto mi baciava,mi mordicchiava le labbra,e
poi si staccava e con le labbra mi accarezzava il collo.
Sarebbe stato tutto perfetto.In casa sua non c'era nessuno,eravamo solo
io e lui,e il nostro amore.
Ma io non ero pronta.
Quando le sue mani scivolarono lungo la schiena e cercarono di
togliermi la felpa,arrossii di botto e lo spinsi via,facendolo cadere
dal letto.
-Ahi.Come se oggi non ne avessi prese abbastanza-sbuffò.Non
potei fare a meno di farmi scappare una risatina,mentre mi riaggiustavo
la felpa.
Daniel si rialzò,massaggiandosi la testa.Mi
lanciò
un'occhiata infuocata,e per un attimo pensai che sarebbe tornato
all'attacco.Invece si sedette sul bordo del letto,ai miei piedi.Cercai
di non far trapelare il mio disagio,senza successo.
-Scusa-mi scappò.E cominciai a ridere,presa da una crisi
isterica.
-Smettila,o ti si bloccherà la mandibola-commentò
lui.Provai a trattenere le risa.
-No,Daniel...Mi dispiace davvero.Non volevo farti cadere-giurai.
-Lo so Gail.Tranquilla-mormorò.Sembrò realizzare
solo in
quel momento cosa stava per accadere fino a qualche secondo prima,e
avvampò.
-Oddio.Sono io che dovrei scusarmi.Mi sono lasciato
trascinare-balbettò.Mi guardò negli occhi,e
lentamente
strisciò vicino a me.Mi circondò le spalle con un
braccio
e io appoggiai la testa sul suo petto.Sentii di nuovo il suo cuore.Il suo cuore era mio.L'aveva
detto lui.
-Non è colpa tua.Abbiamo...fraintenso i nostri
desideri-dissi.Daniel restò in silenzio,accarezzandomi con
le
dita la spalla,dolce.
-Forse.Pensavo che lo volessi anche tu.Ma forse...è presto.
Non potei evitarlo.Le mie guance s'imporporarono di nuovo.-No,non
è quello.Anche perchè...io sento che ci amiamo da
sempre.E' che sono io quella anormale.
-Non sei anormale.
-No,certo.Ho quasi diciotto anni!
-L'età non conta,Gail-mi rimproverò lui.-Se non
sei
pronta,non sei pronta.Tranquilla.Avremo tutto il tempo del mondo.
Decisi di credergli.Sorrisi e mi strinsi di più a
lui.-Grazie,Daniel.
Per tutta risposta,il ragazzo mi baciò,un sorriso appena
accennato sulle labbra.
Hillari mi acchiappò proprio mentre stavo uscendo.La
piccoletta
stava tornando da un giro di shopping con le altre; avevano invitato
anche me ma,dopo l'esperienza precedente,avevo rifiutato.
Ora,dovete sapere che io e Daniel avevamo deciso di comune accordo di
non dire niente della
nostra relazione a sua sorella.Perchè?Be',non ne ho la
più pallida idea.
Solo che era la quarta volta che mi beccava a casa sua,e penso che
avesse mangiato la foglia.
-Ohi,Gail.Non avevi un impegno
urgente?-domandò,sarcastica.Appoggiò la montagna
di
pacchetti per terra,e mi fissò negli occhi.
-Ehm...Be'...
-Gail?Sei sempre...Oh cazzo.Volevo dire...Ciao
Hilly!-trasalì
Daniel,sbucando dal nulla al mio fianco.Oddio.Eravamo morti.Sepolti.
-Uffa,volete dirmi cosa c'è sotto?-si lamentò la
biondina.-Non sono scema.Gail,sei la mia migliore amica!E
tu,Daniel...sei mio fratello!Perchè non volete dirmi niente?
Sembrava una bambina capricciosa,e non potei fare a meno di ridere.Lei
mi guardò allibita,ma non riuscì a resistere,e
scoppiò a ridere anche lei.
-Ok,ok,basta!Credo che il nostro segreto sia durato
abbastanza,giusto?-chiesi al ragazzo bruno dietro di me.Lui strinse la
mia mano,e lo presi come un sì.
Hillari aspettava impaziente.I suoi occhi brillavano.
-Stiamo insieme!-strillai,non riuscendo a non esprimere la mia gioia.
Hillari scoppiò a ridere.
-Come se fosse un segreto!E io,chissà che pensavo!Ah ah ah!
Veronica si rigirò nel letto,e sbattè le
palpebre.Non
riusciva a dormire,il dolore era più forte quella notte.E
poi
l'aveva vista,l'aveva vista la faccia preoccupata dei medici.Non poteva
più parlare,ma non era cieca.
Se lo sentiva sulla pelle.Stava per morire.Lì,in quella
stanza,come era scritto nel destino.
No.Non era ancora il momento.Non ora,non ora che si era accorta di
quante cose si era persa,non ora che aveva cominciato a
ritrovarle,tutte quelle cose.
Basta.Quel cubicolo stava diventando troppo soffocante.Doveva
alzarsi,schiarirsi le idee.
Trovare lei.
Raccolse le forze nelle braccia e nelle gambe,e riuscì a
scendere dal letto.
Ah,le manette.Ronnie era sicura di avere una forcina nel
cassetto.Tossì,e con una mano lo aprì e vi
rovistò.Eccola.
Armeggiò con le mani tremanti,e dopo un paio di tentativi,la
serratura scattò.Scrollò il polso magro e il
bracciale di
ferro tintinnò e si slacciò.
Ansimava.Il fiato l'abbandonava,poco dopo essere entrato nei polmoni.
Sì,moriva.Stava morendo.Era l'ultima notte.
Uscì dalla stanza inciampando nel lungo camice
bianco.Arrancò nel corridoio vuoto e fiocamente illuminato.
Chissà dov'era?Dov'era lei?Dov'era?
Passò nel reparto seguente.Anche lì la luce era
bassa,per non disturbare i malati.
Il suo respiro era sempre più affannoso,e il cuore batteva
furiosamente.Aveva paura che ogni battito potesse essere l'ultimo.
No,basta.Non ce la faceva più.Si piegò su
sè
stessa,colta da un forte mal di testa.Passò un'infermiere,la
riconobbe.
-Sta male?Sta male?-domandò.
Lei,per tutta risposta,urlò dal dolore,e cadde a terra in
ginocchio.
L'infermiere s'allarmò e fece per chiamare due medici.Ma le
forti urla impedivano di sentire.
Poi,Veronica strillò:-GAIL!ABIGAIL!!!
Si prese la testa tra le mani,tossì,e stramazzò a
terra.
Era morta.
I funerali si svolsero quattro giorni dopo.
Io piansi.Seduta nella prima fila di panche,tra mia sorella e Daniel,mi
lasciai andare alle lacrime.Avevo promesso di non farlo,ma non riuscii
a fermarle.Vestita con un paio di jeans e la mia felpa nera
extralarge,mi strinsi a Daniel durante tutta la cerimonia.
Non c'era molta gente.Io,qualche medico che l'aveva
assistita,Daniel,Haley,Hillari e le altre,Sean,Kath.Alla fine
abbracciai forte mia sorella.Come a dirle: ehi,ci sono io.Ci penso io a
te.
Come avevo sempre fatto.
Passai davanti alla bara aperta.Mia madre
(sì,perchè era
mia madre in fondo) stava lì ad occhi chiusi,il corpo magro
e
pallido,i capelli pettinati.Deglutii,e gli feci una carezza veloce.Poi
mi allontanai.
-Stai bene?-mi domandò Daniel abbracciandomi.Piansi un altro
po'.Stavo bene,sì.Più o meno.
-Andiamo a casa.Sei stravolta-sussurrò.Mi strinse,e mi
trascinò verso l'uscita.
-Ciao-mormorò qualcuno quando uscimmo fuori,nella luce
estiva.
Mi voltai,e feci un sorriso debole alla ragazza di fronte a
me.Daniel,invece,intrecciò le dita alle mie,e fece per
andarsene.Ma io lo bloccai.
-Ehi Celeste-la salutai.Non provavo più odio verso di lei.In
verità,in quel momento non provavo niente.-E' un po' che non
ci
vediamo.
-Già-rise lei.Guardò il mio ragazzo,poi le mani
intrecciate.Arrossì.-Daniel.Ciao.Mi odi sempre?
Lui non rispose,lo sentivo fremere di rabbia.
-Lo prendo come un sì-sorrise.Si rivolse a me.-Mi dispiace
per tua madre.
Deglutii.-Be',sì.E' stato brutto.
Annuì.
-Possiamo andare?-fece scocciato Daniel.Ma perchè si
comportava
così?Diamine.L'avevo perdonata io,perchè lui non
riusciva
a farlo?
-Perchè non puoi sopportarmi,Daniel?-fece lei.-Sono cambiata.
-Sì,certo.Vallo a dire a qualcun'altro.
-Daniel!Smettila di fare lo stronzo!-lo rimproverai.Slacciai la mia
mano dalla sua e lo fissai.
-Ti ha fatto del male,Gail.Non permetterò che succeda di
nuovo.
Scossi la testa.-Dio!Quando tu non c'eri,noi siamo diventate...
amiche.Non c'è più odio tra noi due.Si
è scusata,e
lo farà anche con te,vero Celeste?
-Certo-assentì lei.-Mi dispiace per il dolore che vi ho
provocato,soprattutto a te Gail.Sono felice che vi siate messi
insieme.Non ero proprio adatta a te,Daniel.Sono troppo egoista.
Daniel sospirò ad occhi chiusi.Lei deglutì.
Guardò il ragazzo e poi abbassò la
testa,arrossendo.
Fissai Celeste per un attimo,poi mi scusai con Daniel e la trascinai
via.
-Lo ami ancora,vero?-le domandai.Lei arrossì di nuovo.Ciuffi
cortissimi di capelli rosso fuoco le sfioravano la fronte.
-Be',diciamo che non ho affrontato a fondo il
problema-balbettò.-No.Non mi è passata.E mi
dispiace.
-No,ma di cosa?Non è facile dimenticare una relazione.
Celeste puntò i suoi occhi
chiari,limpidi e sinceri
nei miei.-Prometto che non vi disturberò
più,Gail.Il mio
tempo è passato ormai.Ora tocca a te-sorrise.-Rendilo felice.
Di slancio,la
abbracciai.-Lo farò,Celeste.Per te,per me,per
lui.
Penultimo
Angolo
Ebbene
sì,siamo quasi giunti al termine!Il
prossimo sarà l'epilogo,e poi Justice sraà
finito.Devo dirlo,non credevo che sarei arrivata fin qua.
Mi dispiace
per il congedo frettoloso,ma oggi non posso rispondere alle
recensioni: mi trovo sempre a pubblicare di sera, quando devo andare a
letto. E poi oggi è diverso,perchè domani
parto,tornerò il 2.
Prometto che
appena torno,mi metto a scrivere l'epilogo e a rispondere
alle recensioni!
Un bacio ai
miei fans :*
Vi auguro una
buona fine e un buon principio,e questo 2010 abbia
significato per voi quello che ha significato per me <3
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** .Fearless ***
Epilogo - Justice
Cause I don't know how it
gets better than this,
you take my hand and drag me head first,fearless;
and I don't know why but with you
I'd dance,in a storm with my best dress,
Fearless.
[Taylor Swift - Fearless]
Ci sono tante cose che
fatico
a capire della mia vita,ancora oggi.Per esempio,perchè
questa i
poteri sono toccati a me e non ad un'altra ragazza (anche se non
augurerei questa sciagura a nessuno).E poi,se i miei poteri rimaranno
instabili per sempre o se con un po' di buono esercizio potrei portarli
allo stato completo.E anche se in fondo io mi merito davvero uno come
Daniel.Quando ripenso ai miei primi giorni a Boston,al nostro rapporto
confuso e conflittuale,e a quanto lo...odiassi
all'inizio,mi
viene da ridere.Non avrei mai pensato di ritrovarmi ad amarlo,appena
qualche mese dopo.E che lui ricambiasse.
Fatto sta che
qualcuno lassù aveva deciso di farlo stare con
me,e a me andava più che bene.Credevo di non poter amare.Lui
mi
aveva cambiato la vita,e il modo di vederla,oltre a farmi sorridere di
nuovo.
Il 21
settembre.Il suo compleanno.
Erano passati
soltanto tre mesi da tutto quel casino che mi aveva
provata...e segnata.Tre mesi stupendi,passati tutti con
Hilly,Andrea,Asia e Celeste ma soprattutto con Daniel.In quelle
settimane avevamo scoperto quanto poco sapessimo l'uno dell'altra,e
avevamo cercato di conoscerci il più possibile.
Stare con lui
era favoloso.Era divertente,dolce,protettivo.Mi diceva
sempre che ero così piccola,e aveva paura che una folata di
vento potesse portarmi via.Mi veniva da ridere.Niente,dico niente
avrebbe potuto portarmi via da lui.
Come
dicevo,era il 21 settembre,il suo compleanno.Ero fuori con
Hillari,perchè Daniel aveva detto che voleva andare in un
posto
speciale,e quindi secondo sua sorella occorreva "rifarsi il guardaroba".
Per una
volta,mi lasciai trascinare per negozi senza fiatare.Ero
nervosa.Non avevo comprato niente al mio ragazzo,e un motivo
c'era.Un'idea mi frullava in testa da un paio di settimane,e mi rendeva
intrattabile.
Ricordavo
benissimo tutte le volte che Daniel ci aveva provato,in
quei tre mesi.Aveva detto che voleva aspettare che fossi pronta per un
passo così grande,però sapevo benissimo che mi
desiderava.
L'ultima volta
era stata appena qualche giorno prima.Le parole,le sue espressioni
erano ben impresse dentro il mio cervello.
Ci stavamo
baciando sul divano a casa mia.Kath era da qualche parte,ma
sinceramente non ricordo bene dove.La sua bocca si muoveva dolce sulla
mia,e aveva una mano posata sulla mia gamba.Poi aveva cominciato ad
accarezzarmi dolcemente la coscia,con delicatezza,facendomi venire i
brividi.
Poi la sua
mano era arrivata all chiusura dei jeans,e lentamente aveva cominciato
a slacciarli.E io l'avevo spinto via.
-Mi fai
impazzire,Gail-aveva esclamato mentre mi riagganciavo i
pantaloni.-Cristo,ti amo,ed ho voglia di
te.Possibile che...
Ero arrossita
come al solito.Non potevo farne a meno.
Anch'io avevo
voglia di lui.Una voglia matta,che mi faceva quasi
vergognare.Non riuscivo a non arrossire quando mi abbracciava e sentivo
il suo corpo caldo contro il mio.Avevo sempre freddo,quando ero lontana
da lui.
Mi ero strinta
a lui,che mi aveva abbracciata stretta.Eravamo rimasti
per un po' in silenzio,ad ascoltare i nostri respiri e i battiti dei
nostri cuori.Poi mi ero decisa a parlare.
-Ascolta,Daniel-avevo
sospirato,voltandomi per guardarlo negli
occhi.-Lo sai che anch'io ti desidero.Con tutta me stessa.E non dire di
no.
Non aveva
replicato.Semplicemente,aveva sfiorato con le dita la mia
guancia.Questo mi aveva spinta ad andare avanti.
-Però
so che non è il momento giusto.E giuro su tutto
quello che ho che appena sarò pronta,te lo dirò.
Aveva sorriso
scuotendo la testa.-Va bene,Gail.Non intendo farti pressioni.
Gli avevo
rivolto il sorriso più radioso che ero riuscita a fare.-Ti
amo,Daniel Mark Healt.
-Ti
amo,Abigail Justice Anderson.
Potete ben
capire perchè fossi così nervosa.
Ci avevo
pensato su e avevo deciso.Ero pronta.Mi ero decisa e,per i suoi
vent'anni,Daniel avrebbe avuto quello che voleva.
Ero indecisa
se parlarne con Hillari.Non erano fatti suoi,certo,ma forse mi avrebbe
dato dei...consigli utili?
Ci pensai a
fondo,mentre uscivamo dall'ennesimo negozio.Dovevo
ammettere che mi stavo divertendo.E avevo comprato un sacco di cose.
-Che ne dici
se ci fermiamo per un caffè?-mi chiese.Annuii.
Ci fermammo da
Starbuck's.Io presi un frappè,lei un
cappuccino.Scherzò sul fatto che le sarebbero rimasti i
baffi di
schiuma,e io promisi che l'avrei avvertita.Poi parlammo di quella sera.
Hillari sapeva
dove mi avrebbe portata Daniel,ma non aveva nessuna intenzione di
dirmelo.
-E' una
sorpresa,e non sarò io a
rovinartela-affermò,sgranocchiando un biscotto.Sbuffai.
Rimanemmo un
po' in silenzio godendoci la nostra bevanda.
Ero ancora
indecisa se parlarle o no della mia idea.Ricordavo molto
bene il nostro...discorsetto all'inizio di giugno.Non volevo sentirmi
di nuovo in imbarazzo.
Ma Hillari era
la mia migliore amica.Mi sentii quasi in dovere di confessarmi.
-Allora,hai
comprato qualcosa al nostro
bello-impossibile-non-più-tanto-impossibile?-mi
anticipò lei.
Giocai con la
cannuccia.-Ehm.No.
-Come
no!Niente di niente?
Alzai la testa
arrossendo di botto.-Vedi...quello che voglio regalargli io non si
può incartare...Oddio,almeno credo.
Hillari si
fece curiosa.Mi guardò a lungo negli occhi.-Cosa stai
nascondendo,Gail?
-Niente.Niente!Forse
era meglio se non tiravo in ballo la questione.
-Cosa diamine
vuoi regalare a Daniel?!
-Credo che ti
aiuterebbero a capire i ricordi di certi discorsi di qualche mese
fa-borbottai,evitando il suo sguardo.
La piccoletta
aggrottò la fronte.Poi realizzò.A poco a
poco.Il sangue affluì tutto alle mie guance.Dio,dovevo
sembrare
un pomodoro.
-Oh,sì.Credo
di aver capito-tossì,imbarazzata.-Ma...ne sei davvero sicura?
-Uhm,sì.Insomma,lui...mi
vuole-borbottai.-E penso che non potrei dargli di meglio.
-Cristo
Gail.Mica lo dovete fare solo per accontentare lui!Deve far
piacere anche a te-esclamò,esasperata.-Se no non ha senso.
-Ma io voglio
farlo.Non fraintendermi.Lo desidero più di ogni qualunque
altra cosa al mondo!
-Da come ne
parli non mi pare-osservò la bionda.Si
alzò,lasciando dieci dollari sul tavolo.
Sospirai e la
seguii.Rientrammo in pieno centro,dirette verso la metropolitana per
tornare a casa.
-Te lo posso
giurare,Hilly.Ne sono convinta.
Scendemmo le
scale che portavano nel sottosuolo.Lei rimaneva in silenzio davanti
alla mia affermazione.
Dovevamo
salire su due treni diversi,perchè il suo mi avrebbe
portata dall'altra parte rispetto a casa mia.Hillari salì
tra la
folla,e prima che il treno partisse,si voltò e
disse:-Secondo me
dovresti lasciarti guidare dal cuore.Lo ami,no?Be',sta a te scegliere
come dimostrarglielo.
Riuscì
appena a finire la frase.Poi le porte si chiusero,e il mezzo
partì.
Arrivata a
casa,mi vestii e mi truccai.Daniel passava alle quattro,e io ero non
ero esattamente tranquilla.Per
questo,quando un suono acuto tuonò fuori,dalla
strada,sobbalzai.Corsi alla porta e la spalancai.E per poco non mi
rovesciai all'indietro dalla sorpresa.
Daniel era
appoggiato all'auto di suo padre,bello da infarto,un sorriso
tenero ma sicuro sulle labbra rosa.La mia mascella rotolò
via
allegramente,quando sventolò un foglio giallo e piccolo con
grande orgoglio.
-Oh dio,sei
patentato!-strillai.Attraversai il vialetto e gli buttai le
braccia al collo,felice per lui.Lui mi strinse a sè.
-Eh
già,alla fine ce l'ho fatta-rise lui.Lo guardai negli
occhi,poi gli presi il viso tra le mani e lo baciai,così
tanto
da restare senza fiato.
-Buon
compleanno-augurai.Mi dedicò un sorriso dolce e mi
abbracciò.Poi mi spinse nell'auto.
-Dove
andiamo?-domandai,entusiasta.
-Sorpresa.
Lo guardai
scettica.-Eddai,ormai puoi anche dirmelo!
-Niente da
fare-dichiarò,mettendo in moto e imboccando la statale.-Lo
scoprirai quando ci arriveremo.
Passamo tutto
il viaggio a chiacchierare.Fra qualche giorno sarei
rientrata a scuola; lui con non poca fatica aveva superato gli esami
finali,e si era diplomato.Ero invidiosa: lui era libero,io sarei dovuta
restare a scuola ancora un altro anno.
Quando prese
la strada per il mare,cominciai ad insospettirmi.Feci
mente locale: c'erano ristoranti sulla spiaggia da quelle parti?Non che
io ricordassi.
Viaggiamo per
un'altra ventina di minuti,durante la quale me ne restai
zitta a fissare il riflesso del sole che se ne andava sull'acqua.Poi
Daniel fermò la macchina,e constatai che eravamo fuori
città.
Scesi e
continuai a guardare il mare.Nonostante avessi vissuto in molte
città come quella,ma non avevo mai avuto l'occasione di
andare
sulla spiaggia.Inspirai la salsedine,sentendomi in pace con me stessa.
-Vieni?-mi
chiamò Daniel.Era in piedi su uno scoglio,con un
borsone in spalla e la mano tesa verso di me.Lo fissai aggrottando la
fronte.
-Avanti,manca
poco!Solo un altro pezzo a piedi-mi pregò.Afferrai
la sua mano e mi arrampicai in equilibrio precario sugli scogli.Per
fortuna avevo scelto le Converse.
Procedemmo per
mano di scoglio in scoglio,mentre il sole alle nostre
spalle andava giù.Poi all'improvviso le sue mani coprirono i
miei occhi,e mi guidò verso un terreno sabbioso.
Levò
le mani e mi permise di guardare.Disse:-Sorpresa.
Eravamo in una
baia.Una baia isolata,piccola,lontana dalla
civiltà.Dietro di noi soltanto gli scogli che ci avevano
portato
fin lì.Ero rimasta a bocca aperta,perchè quello
era un
posto incantevole.
-Oh
Daniel,è bellissimo.
Sorrise e mi
strinse i fianchi.-Ti piace?L'ho scoperto durante una delle mie
bigiate.E' il posto migliore per pensare.
Detto
questo,mi baciò con dolcezza infinita.
Stendemmo un
telo per terra e preparammo una coperta nel caso la
temperatura si fosse abbassata.Poi ci sedemmo e ci rimettemmo a
chiacchierare.Il braccio di Daniel era intorno alle mie spalle e ogni
tanto ci fermavamo per baciarci.
In
realtà era più lui a parlare.Io ero nervosa,la
mia
testa era da un'altra parte...in una situazione immaginaria.E Daniel se
ne accorse in fretta.
-Sei
distante-fece.Mi diede un bacio in testa,e io tremai.-Che ti succede?
-Io...niente-borbottai.D'improvviso,mi
era venuta fretta.Il battito del
mio cuore era udibile facilmente.Mi voltai,lo fissai per un attimo e
poi mi decisi.Volevo sedurlo.
Gli feci un
sorriso dolce,poi allacciai le braccia al suo collo e lo
baciai con foga.Lui sembrò sorpreso ma ricambiò
il
bacio.Lo spinsi indietro sul telo,accarezzandogli i capelli,il collo,la
schiena.Forse stava cominciando a capire.Io stavo andando in tilt.Feci
scorrere la mia mano lungo la sua pancia piatta,e provai ad
alzargli la maglia.
Le sue labbra
si bloccarono,e io con loro.
Mi alzai rossa
di vergogna e mi allontanai piagnucolando.Affondai i
piedi nella sabbia,mi lasciai cadere a terra e nascosi il viso tra le
braccia per non far intravedere il rossore.
Rimasi
lì,sentendo le guance in fiamme ogni volta che ripensavo
a quello che era successo.Poi sentii i suoi passi sulla sabbia,e il suo
abbraccio dolce.
-Gail?-mi
chiamò.La sua voce mi giunse come lontana anni luce.
-Ehi,piccola.Dai,guardami.
Alzai
timidamente la testa.I suoi occhi nocciola mi scrutarono nel
profondo.Chissà cosa vedeva nei miei.Vergogna?Dispiacere?
Deglutii e
riuscii a sussurrare:-Scusa.
Rise.Mi
sollevò da terra e mi prese tra le braccia,portandomi
verso il telo.-E di cosa,sciocca ragazzina che non sei altro?Di aver
provato a sedurmi?
Arrossii di
nuovo,violentemente.Mi posò per terra e poi si sedette
accanto a me.
-Oddio.Sono
una cretina-esclamai.Lui mi abbracciò stretta.-No che non lo
sei.
-Vedi...io
volevo solo darti quello che volevi.
Sospirò.-Non
devi farlo solo perchè lo voglio io.Lo dobbiamo volere
entrambi.Non sono così egoista.
Guardai il
mare e appoggiai il mento sulle mie braccia incrociate.-La
stessa cosa che mi ha detto Hillari.Cristo,mi sento così
stupida.
-Non dirlo
mai,Gail.Tu non sei stupida-mi riprese.
-Invece
sì.Perchè Daniel,io voglio farlo.E' solo
che...non so come.E mi sento così goffa.
-Oh,Gail-sospirò.Mi
strinse di più a sè.Decisi di
continuare ad esporgli i miei dubbi.-Vedi,insomma,quando penso,che tu
mi ami e mi vuoi,mi viene da chiedermi come mai.Io non sono questo
granchè,insomma,ci sono così tante ragazze
carine,e tu
hai scelto me... e mi trovi attraente anche in quel
senso.E
mi sembra così strano...
Bloccò
il mio flusso di parole con un bacio.-Gail,non dire mai e
poi mai di non essere carina.Per me,tu sei la creatura più
bella
e angelica di tutto l'intero mondo.E adesso tu forse mi dirai: ma io
non sono un angelo,sono un mostro,eccetera.Ma non
m'importa,perchè io ti amo da morire,non esistono parole per
dire quanto,e amo ogni singola parte di te,i tuoi occhi,il tuo viso,e
sì,anche la tua parte soprannaturale.E certo che ti trovo
attraente anche in quel senso.Ricordalo Gail,io ti amo,e di questo sono
certo.E' una delle poche certezze della mia vita.
Mi salirono le
lacrime agli occhi.Perchè lui riusciva sempre ad usare
parole così dolci con me?Io ero una frana.
Lo abbracciai
e lo baciai.-Grazie,Daniel.Io devo dirti
grazie.Perchè tu mi hai salvato dalla rovina,mi hai dato una
ragione per vivere nonostante non ne avessi molte,e mi ami,anche se mi
sembra impossibile.Grazie,Daniel,semplicemente perchè esisti
e
perchè hai deciso di essere qui con me.
In qualche
modo,ero riuscita a dirgli quello che provavo.Ci baciammo di
nuovo,con foga,passione e amore.Ci ritrovammo distesi sul
telo,accarezzando i rispettivi corpi.Ero così
felice.Così
realizzata.E quando Daniel,questa volta,tentò di togliermi i
vestiti,non glielo impedii.
Tutto
perfetto.Perfetto e dolcissimo.Proprio come l'avevo sempre
immaginato,sognato e desiderato.Non che avessi molti dubbi su
questo.Ero con Daniel.
Adesso,che il
sole era calato dietro le nubi e noi eravamo stretti
sotto la coperta,mi sembrava tutto così surreale.Ero
appoggiata
al suo petto,e lui mi guardava e mi accarezzava la pancia,i fianchi,le
braccia.Una sensazione stupenda,anche se non paragonabile a quelle di
poco prima.
-Sai,ora che
ti vedo davvero,capisco quanto tu sia
piccola-sussurrò.Alzai il capo e lo fulminai.-Niente
commenti sul mio fisico!
-Ok,ok,calma!-rise
lui.Mi abbracciò dolce e mi baciò le labbra
teneramente.
Mi stavo
facendo delle domande.Daniel mi era sembrato...incerto,sul da
farsi.Quasi quanto me.Mi veniva da chiedermi se quelle che mi aveva
raccontato Hillari non fossero solo cavolate.
-Daniel...
Smise di nuovo
di accarezzarmi.-Sì?
-Senti...Hillari
mi aveva detto una cosa.Ma...io non so se è
vera-mugugnai,esitante.
-Dimmi.
Continuai,incoraggiata.-Vedi...lei
mi ha parlato di...Celeste.Mi ha
detto che lei non era più...sì,insomma,hai capito.
Sorrise,uno di
quei suoi sorrisi da spaccone che venivano fuori quando
voleva prendermi in giro.-Ho capito.No,non sono andato con Celeste.
Lo fissai
sorpresa.-Allora...
-Esatto-mi
abbracciò protettivo,baciandomi i capelli.-Tu sei stata la
prima.Come io per te,spero.
Arrossii.Oddio,di
nuovo?-Certo!Daniel,io quello che provo per te non
l'ho mai provato per nessun'altro.Ti amo,e ho amato sempre e solo te.
Rise,ma io non
riuscii a ridere con lui.Le mie stesse parole mi avevano riportato in
mente certe informazioni riguardo la mia natura.I soggetti X.
Certo.Io
sentivo di amare da sempre Daniel.Questo poteva forse dire che
era destinato a me?Ronnie aveva detto che un giorno o l'altro quelli
come me dovevano incontrare il loro soggetto X,era scritto.
I miei
turbamenti mi fecero alzare a sedere.Mi coprii con la
coperta,mordendomi un labbro.
-Gail?Che
succede?-fece Daniel.
-Niente.Pensavo...ai
miei poteri.
Il ragazzo
sospirò.Mi raggiunse,e sussurrò piano:-Non ne
abbiamo già parlato?Non mi interessa cosa sei,o cosa sai
fare.Io
ti amo.
A quelle
parole,m'infiammai.-Non capisci,Daniel?E' proprio questo il problema!Il
mio amore,l'amore
folle che
provo per te...E' sbagliato!Ricordi cosa ti ho
detto?Ricordi?Sarò io ad ucciderti.E non importa che non
voglia
farlo,è scritto,ed è inevitabile.E forse
sarà
proprio il mio amore a farti fuori,visto che sono emotivamente e...mortalmente
instabile!-esclamai.Stavo per mettermi a piangere.Ecco,stavo rovinando
un momento perfetto.-Tu non capisci!Dovresti starmi lontano!Sono
pericolosa per te che per chiunque altro.
-Adesso
basta,Gail!-s'intromise lui.Mi lasciò a bocca
aperta.-Allora tutte le cose che ti ho detto non sono servite a
niente!Ascolta...io ti amo.Tu mi ami.A me questo basta,basta per
sempre.E se la morte ci dividerà,troverò un modo
per
restarti accanto.Ma sicuramente non puoi chiedermi di starti
lontano,perchè non ce la farei mai.MAI.E giusto per
dimostrartelo...
Si
voltò,cercando i suoi vestiti.Prese i jeans e
frugò nella tasca,imprecando.Oddio,l'avevo fatto arrabbiare.
Stavo per
chiedergli scusa,per implorare il suo perdono,per dirgli che
anche io non volevo perderlo,quando tirò fuori un piccolo
cofanetto di velluto nero e me lo porse.Il mio cuore
sobbalzò.Oh.Mio.Dio.Non poteva essere...quello che stavo
pensando!
Lui mi
guardò con quel suo sguardo che mi faceva sciogliere,e
poi aprì la scatolina.Un piccolo diamante brillò
alla
luce fioca di quel pomeriggio,in cima ad un anello di argento opaco.
Cazzo.
-Abigail Justice
Anderson-mormorò,piano.-Ti amo,piccola,e non ho
mai amato nessun'altra come ora sto amando te.In nome di quello che
provo per te,che spero non finisca mai...Abigail,Gail...mi
vuoi sposare?
...
Ok,mi aveva
lasciato senza parole.
-Oh.Cristo-esclamai.-Tu
sei pazzo!
-E un
sì,giusto?Gail,sono sincero.Voglio davvero sposarti.
Ok.Restiamo
calmi,pensai.Respira,Gail.
-Allora?Vuoi
sposarmi,Abigail?-chiese di nuovo.
Angolo autrice. Che ha
paura di essere linciata a breve.
Eh
sì fan. Questa è la fine. La fine di Justice*.
Questo
racconto è una stata una parte importante della mia vita,ed
adesso è giunto al termine, e a me sembra di avere un buco
nello stomaco.E' così che ci si sente quando un periodo
importante della vita se ne va? Non lo so.
So solo dirvi
che mi dispiace per il finale. Forse non era quello che vi aspettavate.
E' un po' brusco,lo so. Ma io l'ho sempre desiderato così, e
dopo averci rimuginato tanto, ho deciso che il capitolo si doveva
concludere qui. Punto.
Punto finale
alla storia. Proprio come piace a me.
Naturalmente
non sarà la fine anche della nostra avventura. La vita
è fatta di fini e di inizi tutti nuovi. Se continuerete a
seguirmi, cercherò di non deludervi mai.
Rispondo ora
alle recensioni, quelle del penultimo capitolo e quelle del capitolo Dichiarazioni
Jo_96 e Julia
Bi: a voi ragazze non so cosa dire. Mi avete lasciato senza fiato con
le vostre ultime due recensioni. Sono veramente commossa. Vi
amo,ragazze. Spero che non mi lasciate mai da sola. E che mi sosteniate
e mi aiutate anche per i prossimi libri.
Non andatevene
dalla mia vita <3
Dreaming_Archer:
ehilà! grazie della bella recensione ** come sempre sono
felice che ti sia piaciuto. Cosa dirai ora che Justice è
finito? spero che te lo sia goduto fino in fondo. Mi seguirai anche le
prossime volte? Un bacio <3
Emily Doyle:
salve :) già si spiegano tante cose... spero che la storia
ti sia piaciuta alla fine. Spero che tu mi segua anche per le prossime
storie. Un bacio anche a te.
Un bacio anche
a voi fan. Se avete domande o chissà che, recensite e vi
rispondo nei ringraziamenti.
A presto
<3
abby.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Ringraziamenti :) ***
Ringraziamenti - Justice
Ringraziamenti
Ci
sono tante persone che devo ringraziare. Intanto, tutti coloro che
hanno letto, seguito e recensito assiduamente la mia storia. Ve ne
sarò eternamente grata. In particolare, voglio ringraziare:
Lovers_Twilight 96
MaryLouise
MerythGreen
Che hanno messo la mia storia tra le preferite,e:
Lunetta921
che ha messo la storia tra quelle da ricordare, e infine:
Aislinn_05
Dreaming_Archer
Emily Doyle
Madness_
mondred
Sabettha
che l'hanno messa tra le
seguite.
Inoltre voglio rigraziare Dreaming_Archer,Emily Doyle,MaryLouise e
Julia Bi che hanno recensito con frequenza, intrattenendomi e facendomi
felice con i loro commenti!
E
adesso è arrivato il momento di svelare un po' le
facce(più o meno) dei nostri personaggi:
Gail è interpretata da Megan Fox.Daniel invece è
interpreato da Drew Fuller.
La vivace e biondissima Hillari è Taylor Swift, mentre
Andrea e Asia sono interpretate da Ashley Greene e Michela
Quattrociocche.
Kath è interpretata da Andie McDowell, e Sean da
Yannick Bisson. Mentre per Haley, dovrebbe assomigliare a questa
ragazza qua sopra.
Infine, Ronnie è interpretata da Angelina Jolie e
James da Robert Pattinson.
Ovviamente,ad
ogni attore/cantante/ecc. ho modificato
parti del corpo per farli assomigliare ai protagonisti di Justice!
Ecco invece, dei credits importanti:
I Belong To You, Muse -
capitolo 10
Resistance, Muse
- capitolo 14
Innocent,Taylor Swift
- capitolo 23.
Vi consiglio vivamente di ascoltare la maggior parte
delle canzoni citate nella storia, perchè sono davvero
stupende!
Infine, grazie a tutti. Perchè mi sostenete.
E spero lo farete anche con...
L
i g h t n i n g
Eh già ecco il seguito che tanto aspettavate. Spero che
frutti come Justice,
perchè per me significa tanto.
Un grosso bacio a tutti. Grazie di tutto.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=504232
|