Ninjas are coming... again.

di Nihal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo - Capitolo 1 ***




Ninjas are coming… again.



Prologo

Sasuke entrò nell’ufficio dell’Hokage a passo sostenuto e si chiuse silenziosamente la porta dietro di sé. Non si premurò di salutare né di fare un cenno.
Da quando era tornato non c’era stato molte volte. Non ci teneva particolarmente a stare in compagnia di altre persone, fossero queste i membri del villaggio o l’Hokage in persona, così se non era strettamente urgente preferiva rintanarsi in casa sua e darsi ad attività più costruttive. Come non fare nulla, ad esempio. O far finta di non essere in casa quando Naruto o peggio, Sakura, andavano a trovarlo.
«Sasuke» disse solo lei.
Evidentemente era esaltata quanto lui all’idea di averlo lì.
Lui non rispose.
«Dalle nostre fonti ho scoperto che ciò che temevamo è, effettivamente, realtà.»
Il tono grave di Tsunade e la consapevolezza di ciò che aveva detto, fecero capire a Sasuke quanto la situazione fosse drammatica.
Comunque, invece di uscire da quell’ufficio e andare a porre fine al problema una volta per tutte da solo – l’idea, se doveva essere sincero, lo allettava – si limitò ad annuire, incassando il colpo.
Tsunade sembrò sorpresa. Forse credeva che Sasuke avrebbe fatto proprio quello che gli stava passando per la mente. Lui, comunque, non si mosse.
«Lo cercheranno» continuò lei.
Le sembrava assurdo continuare con quei giri di parole, ma per qualche motivo non era mai riuscita a trovarsi a suo agio con l’Uchiha.
«Lo so.»
«Devi portarlo via.»
La sua sembrava quasi una supplica, sebbene avesse tentato di celarla dietro il tono duro che usava quando doveva dare un ordine.
«No» rispose semplicemente lui.
Sembrava che Tsunade avesse previsto la sua risposta perché si limitò a sorridere tristemente prima di continuare.
«Probabilmente vi seguiranno» disse.
Sasuke non rispose, però la sua espressione mutò impercettibilmente.
«Porta anche Sai con voi.»
Detto ciò sembrò decidere che la discussione sarebbe terminata lì, perché voltò le spalle a Sasuke e iniziò a frugare nel cassetto.
Probabilmente anche Sasuke doveva essere della medesima opinione, perché si voltò e lasciò l’ufficio.


Capitolo 1



Descrivete il movimento del Dolce Stil Novo in modo conciso, elencando almeno tre autori che ne facevano parte.
Minimo venticinque righe.

Cos’era una presa per il culo?
Girai il foglio dall’altro lato, sperando che per qualche inspiegabile motivo ci fosse qualche suggerimento per rispondere alla domanda. Come era successo nelle tredici volte precedenti in cui avevo effettuato quell’operazione, non vi trovai nulla.
Mi voltai da una parte e dall’altra. Almeno cinque professori simil-carcerieri giravano tra i banchi osservando con sguardo critico i poveri esaminati. Di tanto in tanto sollevavano il foglio di qualcuno, credendo forse di trovare un libro di testo che qualcuno fosse riuscito a ridurre di spessore pari al nulla continuando a sbatterci sopra la testa il giorno prima nel tentativo di studiare. Io, per quanto mi fossi impegnata, non ero riuscita a produrre dei bigliettini degni di essere chiamati tali, quindi mi ero limitata a portare la mia persona nell’aula indicata all’ora prestabilita. Il resto sarebbe venuto da sé, in bene o in male.
Inoltre, sebbene avessi passato l’intera giornata precedente a sbattere prima la testa contro il libro e dopo il libro contro il muro, questo era rimasto ostinatamente dello stesso esorbitante spessore.
Davanti a me, dietro di me, ai miei lati, insomma dappertutto tutti erano chini sui fogli scrivendo febbrilmente. Il ragazzo seduto sul banco proprio accanto al mio scriveva con tanta foga che ero sicura che tra poco avrebbe perforato prima il foglio poi il banco. Sicuramente entro poco avrebbe scritto sul banco, perché sembrava che per essere conciso a lui venticinque righe non bastavano. Mi sarebbe piaciuto che mi prestasse un po’ della sua conoscenza.
Tentai di sporgermi un po’ e carpire qualche informazione. Peccato che scrivesse come una gallina.
«Mancano tre minuti e cinquantaquattro secondi, utilizzateli bene.»
La voce del professore mi fece andare nel panico e ritrassi la testa. Almeno ché non fosse avvenuto un miracolo nei prossimi due minuti, non avrei saputo cos’altro scrivere su quel foglio. Sperai che la consegna fosse sbagliata. Magari doveva esserci scritto Minimo due virgola cinque righe. In quel modo l’avrei quasi rispettata.
Ad un certo punto dell’esame la mia penna si era addirittura rifiutata di continuare a scrivere, così avevo dovuto placcare il più vicino professore che non fosse impegnato a cercare i bigliettini nelle scanalature dei banchi e farmene prestare una.
Mi pentii amaramente di non aver dedicato più tempo allo studio, in quelle vacanze di Natale. Abituata ai ritmi del liceo, pensavo che all’esame me la sarei potuta cavare con il solito cinquanta e cinquanta. Se le prime due risposte erano vere, ne discendeva inequivocabilmente che la terza era falsa. Invece mi trovavo lì a sperare che qualche cataclisma facesse bloccare la prova e la rimandasse a data da destinarsi. Preferibilmente molto in là.
«Tempo scaduto, consegnate!»
«Tu, metti giù quella penna, altrimenti ti boccio a prescindere.»
Come se stessi andando al patibolo ritirai le mie cose e consegnai il foglio. Almeno non avrei saputo i risultati fino alla settimana dopo. Evitai di ascoltare i vari brusii di gente che si chiedeva com’era andata e commentava le domande.
Ho sempre pensato che fosse un atteggiamento malato. E comunque io non avrei avuto nulla da commentare.
«Com’è andata?»
Mi resi conto che colui che aveva parlato si rivolgeva a me quando notai un energumeno più o meno della stazza del mio armadio che non accennava a spostarsi per farmi uscire.
Lo fulminai con lo sguardo.
Come poteva essere andata? Trenta minuti e venticinque righe per ogni domanda che necessitava una risposta concisa. Mi chiesi vagamente se quel ragazzo fosse scemo.
«Una schifezza» brontolai e, contorcendomi un po’ per poter passare, finalmente guadagnai l’uscita.
Quando fui fuori una folata di aria fredda mi investì in pieno viso. Mi riparai come meglio potevo con il bavero della giacca e mi diressi alla fermata del tram. Eravamo arrivati più o meno entrambi nello stesso momento. Per un attimo, un passante attirò la mia attenzione. Aveva gli stessi capelli di Naruto. Comunque poi si mescolò alla folla che stava attraversando la strada e io non ci feci più caso. Da otto mesi a quella parte avevo visto all’incirca una decina di Sasuke, quindi non è che potessi fare molto riferimento sulle mie sensazioni.
Non feci neanche in tempo ad alzare lo sguardo.
«Cazzo!»
Il tram mi passò davanti ignorando i miei gesti frenetici per fermarlo. Forse in quel momento tendevo a prendere tutto un po’ sul personale, ma mi sembrò di vedere l’autista rivolgermi un mezzo sorriso di scherno.
Così rimasi lì, sul salvagente, ad attendere il prossimo tram, come una scema. Maledetto passante che assomigliava a Naruto.
Quella era un po’ la descrizione della mia vita.
Gli altri riuscivano a prendere i pullman in tempo, io no. Applicando il concetto un po’ più in grande, potevo descrivermi a grandi linee.
Non chiedevo molto. In quel momento speravo soltanto di aver passato l’esame e di poter essere a casa nel più breve tempo possibile, onde evitare che mi venisse un accidente. Stava anche per venire a piovere. Ci mancava solo quello.
Non appena – un buon quarto d’ora dopo – arrivò un altro tram, mi affrettai a salirvi e cercai di asciugare un po’ i capelli. Alla fine era davvero iniziato a piovere. E io non avevo l’ombrello.
Sarebbe stato bello se, dopo l’odissea di quella mattina, fossi riuscita a trovare le chiavi tra la moltitudine di oggetti inutili che avevo nello zaino senza problema. Peccato che la fortuna non sembrava volermi assistere così mi trovai inginocchiata per terra sul pianerottolo a svuotarne l’intero contenuto, prima di trovare le benedette chiavi che a quanto pare avevano deciso di depositarsi sul fondo.
Quando la chiave girò nella toppa e io entrai nell’appartamento, finalmente tirai un sospiro di sollievo. Anna era fuori a sostenere uno dei suoi tanti esami di psicologia e, per quanto riguardava me, mi aspettava un’intera giornata di niente.
Ormai da qualche mese mi ero trasferita a causa dell’università, che si trovava abbastanza lontana da casa mia. Sì, forse definire appartamento quel monolocale situato in culo ai lupi in una mansarda era un tantino esagerato, ma si stava bene, quindi non potevo lamentarmi. La prima volta che ci avevo messo piede non era nient’altro che una stanza vuota con una finestra al lato opposto della porta che dava esattamente sulla strada trafficata di sotto. Di positivo, si poteva dire che il bagno era abbastanza spazioso. Adesso, invece, era diventata irriconoscibile.
Ai due lati della finestra erano stati piazzati due letti, al centro del quale si trovava un comodino in posizione molto strategica. La cucina, molto piccola, riempiva appena un angolo della stanza, così come la credenza che la sovrastava.
Al centro della camera c’era un basso tavolino che al momento ospitava due computer portatili e un ammasso spropositato di fogli e libri. Ovviamente non avevano un criterio: libri di psicologia e libri di giapponese erano ammassati uno sull’altro senza un preciso ordine. Era già capitato diverse volte che, stanche per la giornata estenuante, io e Anna prendessimo dal mucchio un libro a casa per studiare e ci ritrovassimo l’una a studiare la materia dell’altra. Una volta avevo letto dieci pagine di Piaget e compagnia bella prima di rendermi conto che c’era qualcosa che non andava.
I muri, una volta, erano bianchi e completamente spogli. Ora, invece, erano ricoperti di vari foglietti su cui erano appuntati con una scrittura disordinata nozioni di giapponese o di storia della psicologia – dicevano che avere costantemente sotto gli occhi gli argomenti da studiare aiutava a ricordarli. Non è vero –, disegni di Sasuke – miracolosamente riesumati dopo la partenza di quest’ultimo – e non. Sopra il mio letto avevo riservato il posto al kunai che Sasuke aveva dimenticato dal momento che dopo la mia ultima esperienza avevo deciso con sommo sollievo dei miei conoscenti di smetterla di portarlo ovunque andassi.
Era successo che, un giorno, alla stazione dei pullman, stessi casualmente puntando il kunai contro una persona che non rientrava esattamente nelle mie grazie.
Ovviamente non l’avrei usato – non l’avrei insozzato per lei, figuriamoci! –, però il poliziotto che passava di lì non era del mio stesso avviso.
Quest’ultimo si era messo ad urlarmi di mettere le mani in alto e compagnia bella e trascinandomi via aveva borbottato qualcosa sui maledetti terroristi che usano armi obsolete.
Così avevo dovuto passare la giornata in centrale a spiegare ad un pingue agente che no, non ero una terrorista e che quel kunai era un portafortuna. Mi avevano lasciato andare con l’assicurazione che non lo avrei più portato in giro.
Così al momento si trovava appeso lì, in bella vista. L’ultimo ricordo di ciò che era accaduto, escludendo una sottile e quasi impercettibile cicatrice sotto l’occhio sinistro che a me piaceva, ma a detta degli altri era davvero antiestetica.
Indecisa sul da farsi stetti un po’ lì, dopo aver buttato lo zaino in un angolo, dove sarebbe rimasto per un bel po’. Alla fine optai per una specie di premio di consolazione e mi diressi verso la credenza da dove tirai fuori un barattolo di nutella non ancora aperto. Dopo aver preso un cucchiaino mi buttai sul letto e iniziai ad ingozzarmi senza ritegno, pensando che se il giorno dopo mi fossi ritrovata piena di brufoli, l’esame andato male sarebbe stato l’ultimo dei miei problemi.
Ultimamente la mia vita era abbastanza monotona. Mi alzavo, andavo a lezione e, occasionalmente, facevo spaventare le persone che mi circondavano con le mie uscite assurde.
Dopo che Naruto, Sai e Sasuke se n’erano andati non avevo fatto praticamente nulla. Avevo finito il liceo e, come avevano fatto tutti i miei compagni, mi ero iscritta all’università.
Anna aveva trovato un monolocale e mi aveva chiesto di trasferirmi. Così adesso ero lì, a fare le stesse cose che facevo al liceo, solo più in grande.
L’unico evento degno di nota era stato l’esame di quel giorno e questo la diceva lunga.
Letteratura italiana non mi era mai piaciuta e, ultimamente, la situazione non era cambiata se non si prendeva in considerazione il fatto che fosse degenerata in peggio.
Almeno, prima, all’ultimo anno di liceo mi divertivo. Già soltanto vedere gli sforzi di Naruto e Sai per ambientarsi a scuola – Sasuke non contava – era un qualcosa di esilarante.
Un barattolo di nutella dopo la mia situazione si rivelava alquanto allarmante. Come lo dicevo ad Anna che mi ero spazzolata un intero barattolo? Decisi di nasconderlo e fare finta che non l’avessimo mai comprato. Chissà, magari ci cascava.
Per il momento lo appoggiai sul comodino, già ingombro di cose inutili, e mi alzai dal letto.
Avevo una mezza idea di leggere il manga di Naruto che avevo comprato il giorno prima e che non avevo ancora aperto, ma ultimamente la cosa mi deprimeva.
Non è che non mi piacesse più, per carità, però la visita di tre ninja più o meno psicopatici serviva ad insegnare, perlomeno, che leggere Naruto lasciava il tempo che trovava.
Comunque il suono del campanello mi risparmiò il problema di pormi il dilemma. Probabilmente Anna aveva terminato l’esame in anticipo e si era dimenticata le chiavi. O erano finite in fondo allo zaino anche a lei, ma non avendo voglia di recuperarle si era limitata a suonare, facendo fare a me il lavoro sporco. Fui quasi tentata di lasciarla fuori: poteva cercarsele anche lei le chiavi, come avevo fatto io!
Svogliatamente andai ad aprire la porta.
«Ciao Laura!»
«Ti siamo mancati? Ti sei tagliata i capelli!»
Se mi fossi trovata davanti qualsiasi altra persona, avrei urlato “finalmente qualcuno se n’è accorto, me li sono tagliata da tre mesi!”, invece mi limitai a restare lì con la bocca aperta, a fissare Sai, Naruto e Sasuke che erano sul pianerottolo in attesa che io mi spostassi e che li facessi entrare.

Fine primo capitolo!

Bene. No, non ho resistito!xD L’altra sera, mentre ero stesa nel letto mi è venuta in mente l’immagine di Naruto, Sai e Sasuke che facevano capolino davanti alla porta… e non ho potuto non iniziare a scrivere il seguito di Ninjas are coming. Direi che l’aver iniziato una nuova longfic equivale praticamente al suicidio, visto che sono immersa nello studio fino al collo, perciò mi sa che non vi potrete aspettare degli aggiornamenti lampo!^^’
È un tentativo, ci tengo a precisarlo, perciò non so come andrà a finire, ecco!xD
D’altro canto ero sicura che se avessi aspettato a scriverla non l’avrei più fatto, vuoi per mancanza di voglia vuoi per mancanza di ispirazione. Ultimamente – un po’ per il cambiamento dal liceo all’università un po’… no, solo per il cambiamento dal liceo all’università – mi sento un po’ così, quindi avevo bisogno di scrivere qualcosa che mi piaceva e che mi veniva facile. Insomma, niente di serio o di deprimente, che al momento non è proprio il mio genere!xD
Ah, e mi sembra il caso di ringraziare Hi Ban, dal momento che dopo aver sentito che avevo intenzione di scrivere un sequel di Ninjas are coming mi ha fornito un mezzo spunto per la storia.
Quindi: graaaaaazie Hi Ban!
Bene, un ultima cosa e poi vi lascio in pace: Piaget dovrebbe essere una specie di psicologo o roba del genere (?), quindi visto che sono ignorante in materia, vi rimando qui.
E ora siete liberissimi di mandarmi a quel paese per queste noiosissime note!xD
*sparisce*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




Capitolo 2

«Ci fai entrare?»
Bene, Sasuke si distingueva da subito per la sua particolare simpatia. Io ero praticamente agonizzante per la sorpresa e lui se ne usciva con ci fai entrare?
Senza contare che, al di là della sorpresa, non mi sentivo esattamente in vena di guardarlo neanche in faccia, figurarsi rispondergli. Mi sentivo un po’ in imbarazzo per quello che era successo l’ultima volta che c’eravamo visti, ecco.
Così feci la cosa più normale che si possa immaginare.
Lo insultai.
«Ci fai entrare? Ma sei cretino? Potresti essere almeno un po’ più gentile. Sai, potresti tipo chiedere permesso o cose così. Ah, Naruto, Sai, sono contenta di rivedervi!» continuai, il mio tono di voce ritornato improvvisamente normale.
I tre indietreggiarono di qualche passo, vagamente intimoriti dal mio comportamento.
«Non sei cambiata per niente» affermò Naruto.
Non sapevo se prenderlo come un complimento o come un’offesa, così mi limitai a sbuffare e mi feci da parte per farli entrare, premurandomi di dare una spallata a Sasuke quando attraversò la soglia.
«Poi senti chi parla. Voi siete precisi identici a prima» lo rimbeccai.
Sai si sedette sul bordo del letto e Sasuke rimase in piedi, immobile. Naruto, invece, iniziò a frugare nella credenza prima di estrarre un pacchetto di biscotti – i miei preferiti, tra l’altro – e iniziare a ingozzarsi senza ritegno.
«Sì, fai come se fossi a casa tua. Quelli non li avevo comprati per un’occasione speciale» mormorai sarcastica.
«Ma questa è ’n’occafione spefale!» rispose Naruto, con la bocca piena di biscotti, riuscendo a sputacchiarne più o meno un quintale sul mio letto.
«Intendevo che li avrei mangiati io in un’occasione speciale. Poi, voglio dire, il fatto che tre cretini siano venuti ad appestarmi la casa non si può definire tale. Poi come facevate a sapere che stavo qui?»
Questa volta, risparmiando magnanimamente a Naruto la fatica di strafogarsi ulteriormente, fu Sai a rispondere.
«Siamo passati a casa tua e tua sorella ci ha detto che eri qui. Ci ha anche dato i vestiti che avevamo lasciato l’ultima volta» spiegò, rispondendo alla mia domanda inespressa.
Effettivamente avevo notato l’assenza dei loro ributtanti capi d’abbigliamento e ne ero stata grata.
«Comunque, qual buon vento vi porta a rovinarmi di nuovo l’esistenza? Immagino che non siate qui esattamente per una gita di piacere o sbaglio?»
Sasuke fece per rispondere – la cosa mi sembrò alquanto strana dal momento che Sasuke non si era mai premurato di rispondere ad una qualsiasi delle mie domande – ma si interruppe sul nascere.
All’inizio mi chiesi perché l’avesse fatto, ma quando sentii la chiave girare nella toppa capii che aveva sentito Anna arrivare.
Effettivamente pochi secondi dopo la porta si aprì e lei entrò, iniziando a parlare come se non avesse notato i tre ninja che le invadevano l’appartamento.
«Beh, l’esame non mi sembrava tanto difficile. Almeno credo, po-»
Non appena alzò lo sguardo, però, si bloccò, lasciando cadere lo zaino per terra. Sulle prime non sembrò riconoscere i tre poi, però, capì di chi si trattava.
«Siete davvero voi?» domandò stupita.
Era normale che fosse sorpresa. Quando se n’erano andati all’improvviso, l’anno prima, avevo dovuto inventare in fretta e furia una scusa per la loro partenza che, me ne rendevo conto anche io, non aveva né capo né coda. Così molti, Anna compresa, erano rimasti perplessi.
«In carne e ossa» fece Naruto, mettendo per un attimo i biscotti da parte.
«E quelli sono i biscotti delle occasioni speciali?» chiese ancora.
«Quelli erano i biscotti delle occasioni speciali. Adesso sono il concime per il potenziale grasso di Tom» la corressi io.
«Siete venuti a farci visita?»
Nessuno dei tre rispose. E io sapevo perché. Loro non erano venuti a farci visita. Loro erano venuti a scroccare un posto per dormire finché non avessero concluso quello che dovevano fare, qualsiasi cosa essa fosse.
«Beh…» iniziò Naruto.
Gli lanciai un’occhiata come a dire che, per quello che stavo per fare, doveva come minimo abbassare i pantaloni a Sasuke davanti a me come ringraziamento.
«Si stavano chiedendo se potevamo ospitarli per un po’» dissi, mantenendomi sul vago senza dire quanto fosse lungo un po’
«Ma se ‘sto posto è grande come il culo di un babbuino!» protestò lei.
«Beh, sì, ma immagino che possiamo metterci tre sacchi a pelo… male che vada facciamo dormire Sas- Ivan in bagno» proposi.
Anna non sembrava molto d’accordo – e neanche Sasuke, che evidentemente non apprezzava molto la prospettiva di ricavarsi una cuccetta al lato del gabinetto – però acconsentì.
«Però se si finiscono di nuovo i biscotti e la nutella…» iniziò minacciosa.
Cazzo! Avevo dimenticato la nutella…
«Veramente la nutella è colpa mia. Sai, ero in stress post esami…» mi giustificai.
«Ah, beh. Comunque, come mai siete andati via prima della fine dell’anno, l’ultima volta? E non venite a raccontarmi che vi è venuta la dissenteria cronica da pre esami e siete dovuti tornare al vostro paese perché non ci credo.»
Già. Effettivamente in quei giorni non mi ero esattamente impegnata per cercare una scusa che potesse definirsi tale e la dissenteria era la prima cosa che mi era venuta in mente.
«Non c’è un motivo» rispose Sasuke brusco.
Io gli pestai un piede.
«Vedi di essere meno cazzoso, eh.»
«Sai, dopo l’incidente della chiesa non siamo riusciti a rimanere qui» spiegò Sai in modo più diplomatico.
Anna sembrò prendere la sua spiegazione per buona e andò a sedersi anche lei vicino a Naruto, prendendo i biscotti che l’Uzumaki non era ancora riuscito a mangiare.
Sai iniziò a sfogliare a caso qualcuno dei libri ammucchiati a caso sul tavolo.
«Vuoi iscriverti all’università?» chiese Anna, notando che stava leggendo proprio uno dei suoi libri.
«Perché no? Sarebbe un’ottima copert-»
Il mio sguardo omicida lo fece bloccare giusto in tempo. Pensavo che dall’anno scorso fossero diventati un po’ più intelligenti, ma dovetti rassegnarmi. Mi erano capitate proprio tre delle persone più idiote che esistessero sulla faccia della terra.
«Cosa?» domandò Anna.
«Voleva dire che sarebbe un’ottima copertura per la sua ignoranza. Sai andare all’università fa tanto figo, ultimamente…» spiegai.
«E comunque non ce lo voglio un altro psicologo in giro per casa» aggiunsi, guadagnandomi un calcio in un ginocchio – il punto più alto in cui Anna riuscisse ad arrivare da seduta – anche abbastanza meritato, ad essere sincera.
«È bello andare all’università?» chiese Naruto.
«Sì.»
«No, fa schifo.»
Rispondemmo io e Anna nello stesso momento e ci mettemmo a ridere.
Alla fine agguantai Naruto per un braccio e lo trascinai verso la porta.
«Beh, io e Tom usciamo» dichiarai, mentre quest’ultimo guardava desideroso i biscotti.
«Perché?»
Da quando Sasuke era diventato così loquace?
«A cercare un parrucchiere per i tuoi capelli disastrati Mr. Simpatia. Secondo te? A comprare dei sacchi a pelo, deficiente. Almeno ché tu non voglia dormire per terra, perché il mio letto non te lo lascio» replicai.
«E hai bisogno di lui.»
«Sì, ho bisogno di lui. Tom, al contrario di te, è simpatico quindi mi fa piacere stare in sua compagnia. Tu stai pure vicino alla finestra a guardare male il mondo, non preoccuparti per noi.»
Dopo un ultimo sguardo desideroso ai biscotti Naruto mi seguì, forse più per mettere fine alla disputa che per altro.

***



«Tu e Sasuke siete sempre così gentili l’uno con l’altra» disse Naruto, prendendomi evidentemente in giro mentre camminava con le mani in tasca per strada.
«Che ci vuoi fare. Nessuno ha mai il coraggio di dirgli che è una testa di cavolo. Qualcuno dovrà pur fare il lavoro sporco, no?»
Non avevo la più pallida idea di dove si potessero comprare dei sacchi a pelo, così avevo suggerito di continuare a camminare finché non ci fossimo trovati di fronte un negozio adatto.
In realtà avevo voglia di parlare con Naruto, ecco perché me l’ero trascinato dietro. Volevo delle risposte ed ero sicura che, se non avessero potuto darmele, Sai e Sasuke non si sarebbero sbottonati. Naruto, invece…
«Naruto, perché siete venuti?»
Lui tentennò.
«Beh, non so…»
Lo guardai scettica.
«Non so se posso dirlo» disse allora.
«Ti offro un piatto di ramen» lo corruppi.
«Tsunade ci ha mandato a fare una specie di ricognizione per vedere se questo posto avesse delle abilità strategiche» snocciolò quindi.
Mi sembrava un po’ scarna come motivazione super segreta.
«Ma voi lo conoscete già questo posto» gli feci notare.
Naruto liquidò il tutto con un’alzata di spalle.
«Si vede che si starà rimbambendo. Sai, è già avanti con l’età» suppose lui.
Trattenni un risolino.
Era strano che mi ritrovassi di nuovo a parlare con lui. Solo il giorno prima, avrei dichiarato che c’erano più probabilità che Elvis Presley spuntasse fuori dal presunto bunker in cui si era rintanato per sfuggire al mondo e si mettesse ad annunciare l’imminente fine dei giorni.
Per un po’ non dicemmo niente.
«Allora, adesso sei una studentessa universitale!» esordì infine, con uno sguardo interrogativo.
«Si dice universitaria» commentai asciutta.
Non poteva farmi queste cadute di stile e iniziare a parlare della scuola! Io me l’ero trascinato dietro per corromperlo e capire cosa c’era dietro il loro arrivo!
«Ah… beh, da noi è più semplice, perché l’accademia la finisci a dodici anni e se sei intelligente anche prima» commentò leggero.
Eh, sì, da loro era tanto più bello.
Bambini presumibilmente analfabeti – non ho mai visto che avessero un libro in mano. Ho anche ipotizzato che quelli di Jiraya fossero scritti tramite graffiti rupestri – che venivano istruiti ad ammazzarsi a vicenda e venivano traumatizzati più o meno da quando erano nati. Se non erano Sakura, tutti lì avevano dei problemi che oscillavano dal grave al catastrofico e, con la possibile eccezione di Kiba – che sembra un po’ troppo scemo per essere complessato – erano praticamente tutti complessati.
Lo feci notare a Naruto.
«No, ma cosa dici! Non ci sono tutte quelle cose brutte che dici tu! È peggio qui con tutte quelle interrogazioni su quelle materie strane…»
Rabbrividì percettibilmente, probabilmente ricordando l’anno precedente.
«Eh, sì, proprio traumatizzante. Voi al confronto siete oro. Voglio dire, accademie che insegnano ai bambini ad ammazzarsi meglio e ninja serpentiformi che cercano di rubare il corpo a bambini complessati con potenti abilità oculari non sono nulla in confronto ad un’interrogazione andata male!»
Naruto annuì con fare saggio.
«Vedo che hai capito. Questo posto è proprio strano, scommetto che da noi staresti molto meglio.»
«Intendi che da voi starei molto morta, al massimo…»
Quel giorno imparai una lezione. Oltre al fatto che Naruto era stupido, ovvio.
Imparai che, quando decidevo di trascinarmelo dietro, non dovevo offrirgli da mangiare. Dopo aver comprato quello che ci serviva ed esserci fermati a mangiare, il mio portafogli era ancora più deperito di quanto non fosse già di solito.
«Ah, mi sento proprio pieno!» disse Naruto soddisfatto, mentre tornavamo a casa.
«Beato te. Il mio portafogli, invece, si sente proprio vuoto» mormorai cupa.
Quando entrammo, la scena che ci si parò davanti era una cosa del genere: Sasuke era seduto sul bordo del letto e non stava facendo assolutamente niente – come suo solito –, mentre Sai e Anna erano seduti per terra chinati su un libro che si trovava di fronte a loro e confabulavano concitati.
«Si può sapere cosa state facendo?»
Se mi rispondevano che stavano studiando li picchiavo.
Non si studia subito dopo un esame.
«Stiamo cercando di analizzare la psicologia di Ivan. Se conosci i dati base, ovvero carattere, sguardi e gesti di una persona, con questo libro puoi approssimativamente definirne la personalità» spiegò Anna.
Sorvolai sul fatto che solo l’idea di analizzare Sasuke poteva portare alla morte dell’ignaro psicologo improvvisato e scoppiai direttamente a ridere.
«Ma dai, è una cazzata! Non riuscirete mai a scoprire il suo carattere!»
Anna annuì.
«Già, mi sa che hai ragione. Qui viene che ha il profilo del potenziale assassino.»
Io restai di sasso.
«Però non può essere, no? No, perché Igor ha detto che corrisponde e adesso tu fai quella faccia…» continuò.
«Ma no, è un po’ complessato» e lì mi guadagnai uno sguardo omicida da parte del diretto interessato «ma non è un potenziale assassino!»
«Sbaglio o hai calcato sul potenziale? Vuoi dire che è un assassino e basta?»
Ma una discussione non pericolosa no, eh?
«No, dai, ma cosa pensi, mica può essere un assassino, no?»
Anna annuì pensierosa.
Ci mancava solo che iniziasse a credere che Sasuke fosse un assassino. Per carità, non ci sarebbe andata neanche tanto lontano, ma era meglio che non iniziasse a pensare queste cose.
Poi magari Sasuke si sentiva minacciato e ci uccideva tutti. Non era poi così poco plausibile come ipotesi.
Per il momento, comunque, sembrava che a Sasuke tutta la nostra discussione non interessasse. In realtà secondo me a lui non interessava proprio niente, ma che ci potevo fare? Così era e così dovevo tenermelo.
Notai, con la coda dell’occhio, Naruto che sgattaiolava verso la credenza.
«Naruto! Hai appena mangiato come un maiale non puoi prendere altra roba!»
Naruto si allontanò mogio mogio. Se credeva di farmi pena, beh, non ci riusciva.
«Ok, morirò di fame» disse teatralmente mentre andava a punzecchiare Sasuke giusto per avere qualcosa da fare.
Anna lanciava sguardi alterni da me a lui.
«Uno in meno. Tanto qui c’è già poco spazio» ribattei io imperturbabile.
«Sei stronza.»
«Sì, è il mio secondo nome.»
Anna continuava a guardare me e Naruto alternatamente. Le lanciai uno sguardo interrogativo.
«Lo hai appena chiamato Naruto» mi fece notare aggrottando le sopracciglia.
«Mi sarò sbagliata. Sai che sono fissata con quel manga, no?» ribattei con nonchalance.
Anna si alzò e per qualche motivo a me sconosciuto iniziò ad esaminare le pareti.
«A me non mi hai mai chiamata Naruto» obiettò, contemplando intensamente una parete.
«Diventava triste se ti scambiavo per un uomo, eh. Comunque perché continui a guardare il muro?» chiesi perplessa.
«Non ti sembra che Ivan assomigli molto a questo qua?» domandò, indicando uno dei tanti disegni di Sasuke che non ero ancora riuscita a staccare dal loro arrivo.
Tutto ad un tratto constatai che ero nella merda.
Persino Sasuke si era girato quando aveva sentito Anna formulare quelle ipotesi.
«Ma va’, cosa dici! Ivan è più brutto» tentai di scherzare.
L’unica cosa che riuscii ad ottenere fu un’occhiata gelida da parte dell’Uchiha.
«No, guarda che sono proprio identici.»

Fine secondo capitolo!


È bello vedere come, invece di studiare per gli esami, mi metto a scrivere capitoli!xD
Beh, devo seguire l’ispirazione del momento, altrimenti non aggiorno mai più!u____ù
Che dire, quando ho visto tutte quelle recensioni sono rimasta contentissima!**
Quindi bando alle ciance e alle note più che inutili e via con le risposte!^___^

Lady Moonlight: grazie per la recensione, Cleo!**
Cosa ci vuoi fare? Se non taglio le cose proprio sul punto migliore – cioè, visto che riguarda una mia storia migliore si fa per dire!xD – allora non mi sento soddisfatta!u___ù
Mi dispiace per te, ma niente NarutoSakura! Gggggiammai!°°… xD
Comunque, spero che il capitolo ti piaccia!^___^

dubious3: grazie per la recensione!^^
Beh, non saprei dirti se questa storia sarà divertente come l’altra, direi che questa sentenza spetta ai lettori!xD Comunque mi impegnerò a fondo, non potrei mai sopportare l’idea di scrivere una cosa seria!u____ù
Spero che questo capitolo ti piaccia!^^

belle fuori Edward dentro: innanzitutto, grazie per la recensione!^__^
Poi… beh, nessuno ha mai detto che Laura non è pazza!xD Sì, mi sto insultando da sola!.___.
Comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

Sadako94: ccccciaoooooooo!*___*
Sono contenta che mi segui anche nel seguito – gioco di parole del cavolo, ma non mi viene in mente un sinonimo di seguito!_-_ – di Ninjas are coming!^___^
Mi dispiace che sei stata male, però spero che lo stare a casa da scuola unito allo stupido capitolo ti abbia fatta sentire meglio!u____ù
Non parlarmi di italiano, guarda… pensavo che finito il liceo mi sarei finalmente tolta dalle balle tutte quelle date, poesie e parafrasi, invece mi sembra che ultimamente facciamo solo quello! Sono disperata!ç____ç
Guarda, se vuoi a casa tua ti mando Sai e Naruto – soprattutto Naruto! – per posta, però Sasuke non si tocca, mi dispiace. Ho bisogno di qualcosa su cui sbavare e puoi capire che tra i tre l’unica scelta possibile è proprio il nostro caro Uchiha!xD
*arraffa Sasuke e se lo tiene stretto*

Elena_chan: yeah, I’m back!^^ Anche se non so quanto questa notizia possa essere positiva!xD
Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto – avevo paura che fosse un po’ noioso!xD – e spero che ti piaccia anche questo capitolo!
Grazie per avere recensito!^____^

Loveless_: no, suvvia, almeno ché lo studio non mi inghiottisce – e preferisco togliermi la vita tramite seppuku piuttosto che prendere in considerazione quest’eventualità – la storia non la mollo!^^ Solo che non so ogni quanto l’aggiorno!^^’
Il dialogo tra Tsunade e Sasuke verrà spiegato non molto più avanti, quindi direi che entro poco il mistero verrà sciolto!^^
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

Zakurio: ciao!**
Oddio, non dirmi tre metri sopra il cielo che poi mi viene in mente Moccia!xD
Però sono contenta che tu sia contenta che – cavolo sembra uno scioglilingua!o___ò – che abbia continuato la storia!
Per le coppie non ti saprei dire per un unico, non tanto insignificante, motivo: che io a descrivere scene del genere sono irrimediabilmente scarsa, quindi dovrei farmi prendere dall’ispirazione del momento… in sintesi, proprio non lo so!xD
Io il primo vero esame – che non sia un esonero – devo ancora farlo, perciò sono nella fase terrore profondo!o___ò
Per curiosità, tu cosa fai all’università? Cioè, se vuoi dirmelo, altrimenti non sei obbligata!xD
Comunque grazie per la recensione!^^

foreverme96: sono contenta che il seguito ti piaccia!^^
Sono andata a vedere l’immagine!** E… e… è davvero bella!*_______*
Sei stata davvero gentile, sono quasi commossa, sei la prima persona che fa un’immagine della mia storia, grazie! Ma grazie tantissimo!ç______ç
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

cyberprincess: per carità, non voglio che ti venga un colpo per causa mia!xD
Effettivamente il titolo è praticamente identico al precedente, ma solo per due motivi, ovvero che mi dispiaceva mettere un titolo diverso e che le alternative erano scarse da far paura!xD
Però sono contenta che tu abbia visto il seguito!^^
Fosse stato per me non avrei neanche concluso l’altra – infatti tempo due mesi e mi è venuta voglia di scrivere il seguito!xD – però ti assicuro che per ora questa non termina visto che ci metterò sicuramente un sacco di tempo per aggiornare!y___y
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^___^

E grazie anche a tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti, tra le seguite e tra le ricordate!^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***




Capitolo 3

«No, non ci assomiglia» le assicurai io, cercando di distogliere la sua attenzione da quei disegni.
Mi annotai mentalmente che avrei dovuto staccarli di lì il prima possibile possibilmente concedendogli un biglietto di sola andata per il cesso.
Era ovvio, a quel punto, che le immagini di Sasuke mi portavano solo sfiga.
«Sì che ci assomiglia. Insomma, devi essere scema se non lo noti» mi apostrofò lei.
I tre ninja intanto – sì, anche Sasuke, purtroppo – seguivano la conversazione interessati.
«No, guardali bene. L’immagine è carina, invece la faccia di Ivan assomiglia tipo al culo del mio cane.»
Al di là della mia morte che, a causa di quel commento, sarebbe stata imminente, speravo di convincere Anna a desistere. Sapevo molto bene cosa avrebbe voluto fare Sasuke, dal momento che, giusto l’anno prima, ci aveva provato con mia sorella.
Ciò non toglieva che lui non avesse il diritto di usare la sua maledetta abilità oculare come accidenti gli pareva soltanto perché la sua faccia da lui assomigliava a se stessa.
«Può darsi, ma anche quel disegno assomiglia al culo del tuo cane» mi fece notare Anna.
«Ragazze» intervenne Naruto sperando di porre fine alla questione «Posso affermare con cognizione di causa che il culo del cane di Laura è molto più bello di lui.»
E così dicendo indicò Sasuke.
Io scoppiai a ridere, mentre quest’ultimo non sembrava molto contento del commento. Per intenderci, aveva guardato Naruto con un espressione che stava a significare pressappoco Non ti uccido qui solo perché… no, effettivamente non c’è un motivo, quindi direi che ti uccido.
Era bello constatare come la limitata mimica facciale di Sasuke non riuscisse ad esprimere niente se non concetti di morte.
«Beh, dai, lasciamo stare» mi affrettai a dire, asciugandomi gli occhi che avevano iniziato a lacrimare per il troppo ridere.
«Stiamo mica cambiando discorso?» ci interruppe Anna con le braccia incrociate.
«Sì, ma lo facciamo solo per il tuo be- Laura, perché continui a pestarmi i piedi?» si lamentò Naruto.
«Perché sei un deficiente» risposi io scuotendo la testa sconsolata.
Anna non comprendeva la mia passione per gli anime e per i manga però, da buona amica, si era sempre – o quasi – sorbita le mie interminabili filippiche su questo o su quel personaggio che, la maggior parte delle volte era sempre lo stesso. Sasuke.
Ovviamente non avrei mai creduto che Sasuke in carne ed ossa si presentasse qui a sconvolgermi la vita.
Adesso la mia smania di coinvolgere Anna nelle mie passioni si stava ritorcendo contro di me. Non riuscivo a convincerla che Sasuke in realtà non era Sasuke. Avrei potuto solo affidarmi sul suo senso del concreto.
«Anna, seriamente parlando, non è che Ivan può essere Sasuke.»
«Io dicevo solo che ci assomiglia, non che è vero. Sei tu che ti fai tutti questi problemi» disse lei con una scrollata di spalle.
«Beh, sì un po’ ci assomiglia. Pensavo che intendessi che fossero la stessa persona!» mi lamentai io, che non sapevo mai quando dovevo stare zitta.
«No, io mica sono una fissata come te» mi stuzzicò lei, mentre andava a riporre il libro che lei e Sai avevano utilizzato per tracciare l’approssimativo profilo psicologico di Sasuke.
«Io non sono fissata» ribattei io, mentre pensavo al modo migliore di togliere quei disegni senza che questo destasse qualche sospetto.
«Sì invece e mi sa che mi stai anche traviando verso il male» disse.
«E perché?»
«Inizio a fare congetture che non stanno né in cielo né in terra e quello sarebbe il tuo campo.»
Sorvolai volutamente sul suo commento e, soprattutto, evitai di chiedermi quali fossero le sue congetture che non stavano né in cielo né in terra.
Per un po’ nessuno ritornò più sull’argomento. O, almeno, io evitai che gli altri tornassero sull’argomento tenendoli impegnati in cose più inutili. Dopo che Anna e Sai ebbero riposto, a malincuore, il libro malefico che delineava i profili delle persone tra tutti gli altri libri, proposi una partita a monopoli.
I libri che buttammo per terra fecero un bel tonfo – ah, il peso della cultura! – ma almeno così il tavolo era libero.
Da una parte si sedettero Sai, Anna e Naruto – che sembravano fare a gara per non stare vicino a Sasuke – e dall’altra io e l’Uchiha.
Ci lanciammo uno sguardo ostile.
«Dovrei stare seduta vicino a questo qua?» chiesi contraria, spostando la sedia di qualche centimetro.
«Sono d’accordo con lei. Stranamente» concordò Sasuke.
Naruto e Sai si lanciarono uno sguardo di comprensione, mentre quest’ultimo era intento a posizionare il tabellone sul tavolo e a distribuire soldi.
«Laura, l’anno scorso ci sbavavi dietro a Ivan, perciò perché adesso non vuoi stargli vicino?» chiese Anna sorridendo.
«Io non ci sbavavo dietro» obiettai piccata, cercando il suo piede per pestarglielo da sotto il tavolo.
Pestai il piede di qualcuno, su quello non c’erano dubbi.
«Adesso si che sembra un potenziale assassino» commentò Naruto osservando lo sguardo di fuoco che Sasuke mi aveva rivolto dopo che avevo avuto l’ardire di pestare il suo regale piede.
Così iniziai la partita di umore pessimo. Sasuke di fianco a me continuava a lanciarmi occhiate seccate a intervalli alterni di due minuti l’uno, mi erano capitate delle vie di merda e Naruto se la stava ridendo alla faccia nostra.
Feci scorrere un dito sulla mia gola in modo che capisse che se anche solo un’altra risatina osava uscirgli dalla bocca, non avrebbe fatto un bella fine. Lui deglutì, nervosamente e da quel momento in poi non si azzardò più a ridere.
«Chi è che mi vende qualche via decente a buon prezzo?» domandai sventolando qualche misera banconota.
«Per quelle non ti venderei neanche la scatola dei biscotti che ha finito Tom» asserì Anna, mentre spargeva una manciata generosa di casette diroccate sulle sue vie costosissime.
Vie sulle quali, puntualmente, mi toccò passare.
«Su, paga» mi esortò lei.
Io incrociai le braccia al petto.
«Non pago per questo servizio scadente» mi rifiutai, indicando la sua casetta malconcia.
«Pioveva dentro, guarda, il tetto è rotto!» aggiunsi mettendo su un tono lamentevole e indicando il piccolo tetto verde – che poi a vedere bene costituiva tutta la casa – alquanto malridotto.
«Paga, o mando lo strozzino» intimò Anna, indicando Naruto che per l’occasione aveva messo su un ghigno per nulla confortante.
«Ti fai pagare per fare lo strozzino di Anna?» chiesi sconvolta.
«Mi ha corrotto con i biscotti» rispose lui con l’acquolina in bocca.
Così presi un fascio di false banconote e a malincuore iniziai a contare l’ammontare del costo del breve e traumatico soggiorno nello stabilimento di Anna.
Molti soldi e diverse incarcerazioni dopo, le mie finanze si rivelarono le più disastrate di tutte con la possibile eccezione di Sasuke che, a quanto pare, non se la stava cavando molto bene.
«Ehi, Mr. Simpatia, sei tu che mi porti sfiga» mi lamentai.
«Tsk.»
«Sai che sei simpatico come un sasso nel culo?»
Intanto, inspiegabilmente, Naruto stava tenendo banco, accumulando denaro su denaro.
«Basta, io mi arrendo, altrimenti resto in mutande qui» sbottai alla fine, quando dovetti ipotecarmi anche l’ultima misera stazione che mi era rimasta. Subito dopo di me si alzò anche Sasuke che non era in una posizione molto migliore della mia.
Dal momento che il numero dei partecipanti si era dimezzato, anche gli altri tre decisero di rinunciare a completare la partita.
«Non sapete perdere» ci apostrofò Naruto.
Sasuke alzò lo sguardo su di lui.
«Taci, baka» gli intimò.
«Baka io? Mi sembra che l’unico che stava per doversi ipotecare anche la katana qui eri tu!» esclamò Naruto sbeffeggiandolo.
«Naru-»
Pestai il piede a Sasuke con tanta veemenza che lo sharingan lampeggiò per un attimo nei suoi occhi. Ma non potevo permettere che i sospetti di Anna – che stava ascoltando attentamente le parole che i due si stavano scambiando – fossero confermati.
«Basta litigare!» affermai decisa.
Indicai Anna, Sai e Naruto.
«Perché non andate a comprare qualcosa da mangiare che io prima non ci ho pensato? Altrimenti stasera moriremo di fame» spiegai, occhieggiando con sguardo malevolo Naruto a causa del quale, purtroppo, le nostre scorte non sarebbero durate che qualche giorno, forse anche di meno. Sai comprese al volo il mio perentorio avvertimento e con un sorriso di circostanza trascinò fuori con sé gli altri due.
Sasuke si limitò ad osservarmi, ma non disse nulla. Sebbene non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, si era reso conto che proprio lui, Mr. SonoBravoInTutto, stava per farsi sfuggire la loro vera identità.
«Basterebbe un grazie, Laura» lo apostrofai acida quando i tre ebbero lasciato l’appartamento.
Sasuke si limitò a voltarmi le spalle e a sedersi sul mio letto. Io presi una scatola di biscotti miracolosamente sfuggita alla razzia di quel giorno di Naruto e poi feci lo stesso.
«Vuoi?» chiesi, offrendogli un biscotto.
«No» rifiutò lui, per poi prendere il biscotto come se niente fosse.
«Come siamo educati, oggi» bofonchiai, affogando i miei dolori nel cibo. Mi promisi che dal giorno dopo mi sarei data una regolata. Se mi rimpinzavo di cibo ogni volta che ninja presumibilmente inesistenti si presentavano alla mia porta, allora sarei ingrassata in maniera indecente in pochissimo tempo.
Mi tolsi le scarpe e salii completamente sul letto, appoggiando la schiena al muro retrostante. O lo facevo in quel momento o non avrei più avuto il coraggio di farlo. Dopotutto Sasuke aveva anche preso un biscotto, quindi magari quel giorno era abbastanza di buon umore. Potevo avere almeno una possibilità su un milione di non fallire?
Deglutii percettibilmente, osservandolo di sottecchi. Lui non mi prestava la minima attenzione, era intento ad osservare la finestra, anche se dubitavo che ne fosse davvero interessato.
Mi stupii vedendo come mi fosse ancora così difficile parlare con lui in modo serio, sebbene ormai potessi dire di conoscerlo almeno un po’.
Alla fine presi coraggio e parlai, prima di pentirmene e tapparmi la bocca.
«Sasuke, perché siete tornati?» chiesi tutto di un colpo, facendolo sobbalzare lievemente.
Lui si voltò con esasperante lentezza verso di me, fino a che i suoi occhi non si trovarono esattamente di fronte ai miei.
«Non sei riuscita a fartelo dire da Naruto e pensi che te lo dica io?» proferì infine, perdendo nuovamente interesse per la vicenda e ritornando a fissare la finestra.
Cercai di trattenere la mia mano che era già sulla via buona per colpire Sasuke con un pugno. Io cercavo di essere gentile e lui cosa faceva? Non mi degnava neanche di una vera risposta. Tipico di Sasuke, quello non c’era dubbio.
«Dal momento che state invadendo casa mia, sì, mi aspetto che me lo dica tu!» sbottai io, irritata.
«No, non te lo dico» replicò lui asciutto, senza neanche più guardarmi.
Ebbi il vago presentimento che si stesse quasi divertendo. E fui sicura che lui non me lo avrebbe detto. Di una cosa, però, riuscii ad accertarmi. Qualunque motivo ci fosse per il loro arrivo, sicuramente non era per vedere se questo posto avesse delle potenzialità strategiche come mi aveva detto Naruto. Mi domandai se fosse possibile che anche Naruto fosse all’oscuro della loro vera missione. Dopotutto non la ritenevo una persona capace di mentire con tanta disinvoltura. Anche se, magari, su ordine dell’Hokage avrebbe potuto farlo… inutile, dovevo riuscire a scoprire il motivo, altrimenti sarei andata fuori di testa.
«Per prima cosa, è buona educazione guardare negli occhi una persona, quando le rispondi» ringhiai, non premurandomi di nascondere l’irritazione.
«Inoltre» continuai «se non me lo dici potete anche trovarvi un’altra sistemazione. Io di te e del tuo maledetto sharingan ne ho abbastanza.»
Sasuke fece un ampio gesto con la mano indicando le pareti tappezzate di disegni.
«Si vede» constatò con sarcasmo.
«Quelli servono per ricordarmi che sei molto meglio come disegno che di persona» chiarii, tentando di mantenere lo stesso tono distaccato che riusciva a tenere lui. Senza alcun successo, peraltro.
«Chiaro» mi concesse lui.
«Non prendermi per il culo, Sas’ke» intimai, la mia mano che stava pericolosamente prendendo vita propria.
«Non ti sto prendendo per il culo
«Sì, invece, si capisce dal tono della tua voce!»
Odiavo quando qualcuno mi contraddiceva su una cosa ovvia, soprattutto se quel qualcuno era Sasuke e se quella cosa ovvia era che mi stava prendendo per il culo.
«Io non ho nessun tono di voce» obiettò indifferente.
«Forse no, ma io lo percepisco, non sono stupida!» mi lamentai, irrazionale.
«No?»
«Sei davvero odioso, lo sai?»
Sasuke si limitò a scrollare impercettibilmente le spalle e a riprendere ad ignorarmi. E io feci lo stesso, riprendendo in mano il pacco di biscotti che poco prima avevo lasciato cadere sul letto nella foga. Il suo comportamento era davvero qualcosa che non riuscivo a concepire, riusciva ad infastidirmi talmente tanto che non pensavo neanche ad una risposta sensata prima di ribattere alle sue affermazioni.
Quando la mia mano ispezionò il fondo vuoto della scatola di biscotti, mi dissi mestamente che non ero migliore di Naruto. In preda all’isterismo ero riuscita a mangiarmeli tutti senza neanche farci caso.
Scossi la testa sconsolata. Ero proprio un pozzo senza fondo, conclusi, appallottolando il pacchetto e tentando di centrare il cestino.
«La tua mira non è migliorata» mi fece notare Sasuke.
«Ma se stavi guardando la finestra! E poi magari volevo proprio buttarlo dall’altro lato della stanza, cosa ne sai?» gli chiesi, infastidita.
Sasuke non si degnò di rispondermi. Senza dire nulla si alzò dal letto e andò a raccogliere la confezione vuota, poi ritornò a sedersi.
«Cosa stai facendo?» chiesi stranita.
Lui si voltò in direzione del cestino e, con un movimento impercettibile del braccio, lanciò il pacchetto, facendo centro al primo colpo.
«Ti senti tanto figo?» domandai stizzita. «No. Persino Naruto saprebbe centrare un bersaglio del genere.»
La mano di Sasuke bloccò il mio pugno quando questo si trovava a due millimetri dal suo volto. Al mio gesto alzò un sopracciglio, vagamente annoiato.
«Pensavi di riuscire a colpirmi?»
Sorrisi vittoriosa. Ero sicura che con quel pugno non l’avrei colpito, però probabilmente pensando che non sarei riuscita a pensare in anticipo ad una cosa del genere, non riuscì a – o non si diede la pena di – bloccare anche il calcio che gli diedi, colpendolo al ginocchio. Se non lo dite a nessuno, vi rivelo che avevo mirato allo stomaco.
Purtroppo non gli arrecai alcun danno, ma la soddisfazione di averlo colpito mi lasciò un senso di appagamento tale che, se non avessi temuto per la mia vita, mi sarei alzata e avrei iniziato a ballare davanti a lui prendendolo in giro. Fortunatamente neanche io sono così stupida.
«Persino Naruto saprebbe evitare un calcio del genere» lo scimmiottai.
«Mi sono fatto colpire di proposito» precisò, tentando di mascherare l’evidente irritazione.
«Chiaro» sghignazzai io, ripetendo le sue parole di poco prima.
Sasuke probabilmente reputava la discussione finita, perché ricominciò a non prestarmi attenzione, così io mi diedi uno slancio per alzarmi e una volta in piedi mi stiracchiai.
«Allora mi dici perché siete venuti?» chiesi nuovamente, tentando di coglierlo di sorpresa.
«No.»
Sentii il rumore di passi dietro la porta così decisi che per quel giorno ci avrei rinunciato. Forse avrei tentato con Sai il giorno dopo, anche se dubitavo fortemente che lui si sarebbe sbottonato. Per certe cose lui era più affidabile di Sasuke. Se, come presumevo, quello di tenere segreta la missione era un ordine dell’Hokage, allora dubitavo che lui, ninja della Radice, fedele a Konoha, si sarebbe azzardato a rivelarmelo. Nondimeno, questo non voleva dire che io mi sarei arresa così facilmente. Se volevano piazzare basi segrete o qualsiasi cosa volessero fare nel mio mondo, allora come minimo dovevo esserne informata.
«Ho intenzione di raccontare ad Anna la verità» rivelai a Sasuke, prima che i tre rientrassero.
«Fai come credi» mi concesse Sasuke.
Io spalancai la bocca, incredula.
«Sei serio?»
«Sì. Se lei intralcerà la nostra missione, semplicemente, la ucciderò» tagliò corto lui.
Io gli puntai contro un dito accusatore.
«Devi solo provarci e…»
«E cosa?»
Chiesero in coro Anna, Sai e Naruto che erano appena entrati carichi di borse. Riuscii ad intravedere germogli di soia e vari ingredienti per il ramen che sicuramente erano opera di Naruto.
Io boccheggiai vagamente sconvolta poi, presa da un’ispirazione improvvisa, indicai il cestino della spazzatura.
«… e lo caccio via di casa. Non può divorarsi un’intera confezione di biscotti!»
Sasuke mi lanciò un’occhiata ammonitrice ma ebbe il buonsenso di non replicare.
Sebbene gli avessi detto che avevo intenzione di rivelare la verità ad Anna quello non mi pareva affatto il momento adatto. Mi domandai, vagamente nel panico, se ci sarebbe mai stato un momento adatto.
«Allora, mangiamo ramen per cena?» chiese Naruto, ignaro dei pensieri che attraversavano il mio cervello indisturbati.
Io annuii e iniziai a tirare fuori gli ingredienti. Ad Anna avrei rivelato la loro vera identità un altro giorno.

Fine terzo capitolo!


Allora… che dire? Ultimamente mi sento abbastanza ispirata, però non abituatevi a questi aggiornamenti lampo, eh!xD
Direi che su questo capitolo non ho commenti da fare – probabilmente perché ormai sono anni che ho capito che è meglio che non mi commenti da sola la roba che scrivo che potrei risultare sgradevole!._. – quindi passo a rispondere alle recensioni (che sono di nuovo tantissime!*O*)


foreverme96: ciao!^^
Beh, non so cosa succederà con Sasuke, però chi lo sa cosa può accadere!xD Ci sono tanti capitoli, dopotutto!^____^
Certo che puoi realizzare delle fanart per questa storia, anzi, sono lusingata del fatto che tu voglia farlo!**
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

dubious3: ciao!^^
Neanche io sarei tanto stupita a dire il vero… mi sarei preoccupata di più se nel profilo fosse uscito qualcosa come ‘dolce e amabile’! Non sarebbe proprio da Sasuke, no!xD
Sono contenta che continui a trovare la storia divertente, il mio scopo è proprio quello di far ridere un po’!^^
Spero che il capitolo ti sia piaciuto e grazie per la recensione!^^

Lady Moonlight: Cleo!** E’ tutta colpa tua se ho aggiornato stasera!u____ù
Suvvia, non morirmi, altrimenti poi il forum perderà un membro!xD Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e come vedi ho aggiornato presto – cosa che spero farai anche tu con la tua originale. Sì, è una minaccia!u___ù – perché dovevo fare gli esami e quindi mi è venuta una voglia spropositata di scrivere!^___^
Spero davvero che la tua profezia non si avveri, perché se Naruto, Sai e Sasuke si uccidono a vicenda, poi secondo te a chi tocca pulire?... Ecco!ç___ç
Comunque, grazie per la recensione!**
*sparisce*

Loveless_: non sono così cattiva e malvagia da lasciarti in ansia per tanto tempo, quindi ecco il capitolo in un tempo record – almeno per la sottoscritta!xD
Anna e Sai che tracciavano il profilo è un qualcosa che ho trovato anche io divertente nel momento che lo pensavo: chissà perché ma mi immaginavo benissimo Sasuke che se ne stava lì indifferente mentre gli altri due consultavano libri su libri e poi gli dichiaravano che era un ‘potenziale assassino’! Sì, potenziale…xD
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^__^

Zakurio: ti ringrazio per aver espresso il tuo dispiacere per la morte delle finanze all’interno del portafoglio… ti assicuro che è una cosa che non riesco a sopportare!xD *modalità tirchia: sempre accesa*
Sì, alla fine si scoprirà se ciò che ha detto Naruto è vero o no, anche se per ora non anticipo altrimenti poi rovino la suspence!^____^
Mi dispiace che tu non abbia passato l’esame, ma sono sicura che la prossima volta lo passerai!^^ Secondo me è il passaggio da superiori a università che disorienta!o___ò
Che dire? Spero che il capitolo ti piaccia!^^

Sadako94: ovvio!u___ù Quale persona sana di mente studierebbe prima di scrivere? Nella mia scala dei valori lo studiare è presumibilmente… no, scherzo, non ci rientra proprio nella mia scala!u___ù
Ed è per questo che mi dispiace che sei dovuta tornare a scuola!xD Spero davvero che Naruto e Neji non ti abbiano fatto una comparsata a mezzanotte altrimenti ti direi che la tua è sfiga bella e buona, cara mia!xD
Ahhhhh… non posso dirti se Orochimaru compare semplicemente perché il mio cervello non è arrivato ancora tanto in là con la trama!xD Però sono sicura che in futuro compariranno altri personaggi, quindi non si sa mai!xD
E poi sì che è giusto che mi tengo Sasuke. Lo faccio per il bene del mondo, cosa credi? Me lo tengo io così poi le altre ragazze non litigano per le sue attenzioni! Visto come sono magnanima?u___ù
*scappa arraffandosi Sasuke*

mao18: effettivamente non me lo aspettavo neanche io un seguito! È stata una decisione improvvisa presa a causa di un attacco di ispirazione!^^
Sono contenta che ti piaccia e spero che continui a piacerti!^___^
Grazie per la recensione!^^

Elena_chan: beh, suvvia, la dissenteria non era un’idea tanto brutta…
*silenzio di tomba*
… forse un po’ patetica…
*altro silenzio*
… ok, faceva schifo!_-_
Questa volta, però, non ci sono state scuse squallide, dai!xD
Comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

Yunalesca Valentine: no, suvvia, io c’ero su EFP all’ora in cui hai recensito!u___ù
Io non pensavo proprio di fare il seguito però poi non sono riuscita a trattenermi: ‘Ninjas are coming’ mi mancava troppo e poi quando è arrivata anche l’ispirazione mi sono detta che era il momento!xD
E ovviamente i tre non sono cambiati: Naruto non può cambiare, lui è garanzia di scemenza!xD
Con Sasuke sono stata più che gentile dandogli del ‘potenziale assassino’. Se dovevo essere realista allora scrivevo ben altre cose!xD
Beh, concludo dicendo che spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^
Ciao!^^

_Giuly_: ciao!^^
Non preoccuparti se la recensione e corta, sono comunque contenta che tu me ne abbia lasciata una!^^ Mi fa piacere quando riesco a far ridere qualcuno!^___^
Quindi grazie di avermi detto la tua opinione!^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




Capitolo 4

A volte mi chiedo se la sfortuna si sia stancata di andare in giro a rovinare la vita alla gente e si sia semplicemente presa una vacanza, scegliendo casa mia come luogo di villeggiatura prediletto. Così, tra un pacco di biscotti e l'altro, poteva divertirsi a farmi imprecare come uno scaricatore di porto mentre gli anziani vicini mi guardavano sconvolti e borbottavano qualcosa come i giovani d'oggigiorno... bah!
Quel giorno caso volle che mi ritrovassi sommersa da una mole non indifferente di borse stracolme di vettovaglie per la ciurma che si trovava al quinto piano e che aveva relegato me al ruolo ingrato di andare a fare la spesa. D'accordo, forse ce l'eravamo giocata ai dadi e io ero stata talmente sfortunata da perdere – anche se avevo la vaga impressione che lo Sharingan multiuso di Sasuke avesse qualcosa a che fare con la mia disfatta –, ma ciò non toglieva il fatto che una povera donzella in difficoltà non avrebbe dovuto trovare altri ostacoli sul suo arduo cammino.
Per questo semplice motivo fui lì lì per perdere il mio tanto decantato – da nessuno – autocontrollo quando notai, attaccato malamente sull'ascensore con un po' scotch, un foglio formato f4 che recitava, scritto a pennarello arancione – tanto per mettere su un po' di allegria? - con una calligrafia che neanche il mio cane, ascensore rotto, usate le scale, sfaticati!.
«Cosa vuol dire che è rotto?» brontolai contrariata.
«Vuol dire che non funziona» mi venne in soccorso una voce sconosciuta. Mi voltai per vedere dietro di me un ragazzo tutto sorridente che, ne ero sicura, non avevo mai visto in vita mia. Ciò non toglieva il fatto che mi sentissi enormemente offesa dalla sua allegria. Nessuna persona sana di mente sorride come un ebete alle dieci di mattina quando, oltretutto, l'ascensore è rotto.
«Grazie, da sola non l'avrei mai capito. E tu saresti...?» replicai, trasudando sarcasmo da tutti i pori.
Lo sconosciuto – uno sconosciuto alto e moro che neanche il nostro caro Uchiha, per precisare – mi porse la mano che io, evidentemente non potevo afferrare. Gli feci cenno verso le borse.
«Ah, sì, scusami. Sono un nuovo arrivato... qui» annunciò misterioso.
Io inarcai involontariamente le sopracciglia.
«Sì, effettivamente qui pullula di nuovi arrivati» commentai.
Feci per lasciare l'irritante nuovo arrivato, rassegnata a farmi cinque rampe di scale con addosso cinque quintali di peso in più del solito ma lui, che evidentemente ci teneva tanto a fare conversazione con una lunatica che era sul punto di avere un attacco isterico, mi fermò.
«Se vuoi ti do una mano» propose.
Io gli scaricai addosso più della metà delle borse – dopotutto si era offerto di aiutarmi, no? – facendolo vacillare sotto il loro peso.
«Perché no, queste cose sono pesantissime. Beh, io sto all'ultimo piano» lo informai, precedendolo su per le scale. Avevo pensato che avrebbe mollato il carico per terra e mi avrebbe imprecato dietro togliendosi quel maledetto sorriso dalla faccia ma lui non fece nessuna di queste due cose. Dovevo ammettere che era inquietante, quell'individuo. Avrei dovuto chiedergli se era parente a Sasuke: come lui, riusciva a irritarmi senza fare nulla in particolare.
«Allora, tu, invece, chi sei?» mi chiese invece, per nulla affaticato sotto la mole di rifornimenti che avevo acquistato.
«Diciamo che non sono una nuova arrivata» concessi io, arrancando su per le scale contrariata. Lui continuava a starmi al passo con studiata eleganza e il suo respiro non era variato affatto. Sembrava che, invece di portarsi dietro mezzo supermercato, fosse comodamente disteso sul divano a guardarsi CSI.
Alla fine arrivammo sul pianerottolo dell'appartamento – si fa per dire – e io lasciai cadere per terra tutte le mie borse, esausta. Non avevo fatto tutta quella ginnastica da quando la nostra professoressa aveva beccato me e Anna che ci eravamo nascoste negli spogliatoi e ci aveva obbligato ad unirci alla corsa. Quella stronza.
«Beh, grazie dell'aiuto, nuovo arrivato» lo ringraziai io, cercando la chiave che, come al solito, era andata a finire proprio in fondo alla borsa.
Lo avrei anche invitato ad entrare, ma per come stavano le cose era meglio che il minor numero possibile di persone vedesse che razza di ospiti si trovavano in casa mia.
Il suo sorriso sembrò vagamente vacillare, però poi tornò al suo posto, intatto.
«Di niente. Sono sicuro che ci rivedremo» commentò lui, porgendomi le borse.
«Dici tu» mormorai io, riuscendo finalmente a varcare la porta di casa. Certo che, in quanto a incontri strani, ero sicura che non mi batteva nessuno.
Poggiai le borse a terra e mi guardai intorno. Ero sicura che al mio arrivo avrei trovato i tre ninja intenti ad uccidersi a vicenda o roba del genere, invece nella casa regnava il più religioso silenzio, rotto soltanto dal rumore della penna di Sai che grattava su un rotolo. Il ninja della radice, infatti, era seduto al tavolo ed era intento a scrivere chissà quale missiva su un rotolo che occupava gran parte della superficie su cui era poggiato.
Quando alzai lo sguardo su di lui, Sai sembrò irrigidirsi impercettibilmente e spostò il braccio in modo che la sua lettera non fosse visibile. La cosa, diciamolo senza mezzi termini, mi fece incazzare come una biscia. Erano ospiti in casa mia e continuavano con la storia del non raccontarmi niente.
«Dove sono Sasuke e Naruto?» domandai.
«Ad allenarsi.»
Sorvolai sul fatto che non ce li vedevo quei due ad allenarsi insieme e mi chiesi, se ciò che Sai aveva detto era vero, perché lo avessero fatto. Ciò che mi importava al momento, comunque, era che il ninja che si trovava davanti a me mi stava sicuramente nascondendo qualcosa.
«Sai, cosa stai facendo?» chiesi, con il tono meno isterico possibile.
«Scrivo» disse lui con un sorriso di circostanza, evidenziando l'ovvio.
«Oh, davvero? E io che pensavo che stessi vivisezionando quel tuo rotolo. Che scema che sono...» feci, avvicinandomi al tavolo, ansiosa di scoprire cosa quei tre – o quei due – fossero così decisi a nascondermi. Ma Sai fu più veloce di me e nascose il rotolo dietro la schiena.
Io abbandonai il tono diplomatico o, per meglio dire, il tono che soltanto io ritenevo diplomatico, e gli puntai contro un indice accusatore.
«Voi mi nascondete qualcosa!» mi lamentai.
«Sì» confermò Sai, ancora con quel maledetto sorriso.
Per quella mattina ne avevo abbastanza di gente che sorrideva. Tutti erano stramaledettamente allegri come se avessero vinto al lotto o avessero visto il loro peggior nemico soccombere tra le peggiori sofferenze, mentre io mi ero dovuto fare cinque rampe di scale, ero stanca morta e un ninja della radice qualsiasi tentava di nascondermi cose che io volevo sapere. E se io volevo saperle, allora le avrei scoperte. Speravo.
«E me lo dici anche che mi state nascondendo qualcosa? Ora devi farmelo vedere» ordinai, indicando il rotolo che aveva nascosto dietro la schiena.
«No.»
Tanto lo avevo capito cos'era. Doveva essere il rapporto che avrebbero mandato all'Hokage. Probabilmente avevano trovato qualche posto da colonizzare e adesso avrebbero mandato le truppe nel mio mondo e ci saremmo ritrovati sommersi da ninja dallo spirito ardente e dalle sopracciglia spropositate e inguardabili. Ma io non lo avrei permesso, quello era certo.
Con un balzo felino gli fui addosso. Forse lui non riuscì a prevederlo o pensò che avrebbe avuto più possibilità di vincere con me in un corpo a corpo piuttosto che in uno scontro verbale, ma non si spostò dal punto in cui era seduto.
Così ci ritrovammo uno addosso all'altro. Sai aveva una mano alzata in modo che io non potessi afferrare il rotolo, mentre io con una mano gli spingevo la faccia indietro e con l'altra cercavo di afferrare quel maledetto pezzo di carta, mentre scalciavo come un ossessa tentando di colpire qualche punto debole.
Fu così che ci trovarono Sasuke e Naruto quando varcarono la soglia di casa. Sasuke ci oltrepassò senza dire una parola, mentre Naruto rimase vagamente interdetto.
«Ragazzi, cosa state facendo?» chiese.
Io e Sai non rispondemmo, dal momento che eravamo ancora intenti a combattere la nostra lotta personale. Poi Sai fece qualcosa che mi stupì. Liberando il braccio dalla mia presa, lanciò il rotolo a Sasuke.
«Invialo tu» disse soltanto. Io feci per alzarmi e rincorrere l'Uchiha, ma Sai mi trattenne, così Sasuke poté uscire indisturbato. Una volta che quest'ultimo si fu richiuso la porta alle sue spalle, Sai mi lasciò andare.
Intanto Naruto continuava a osservare la scena, turbato.
«Sai, perché non me lo hai fatto leggere?» inveii io.
«Leggere cosa?» domandò Naruto.
Per la prima volta da quando era arrivato, rivolsi l'attenzione verso di lui. Mi resi conto che ero ancora addosso a Sai, così mi affrettai ad alzarmi e a raggiungere l'Uzumaki.
«Non fare il cretino. Anche tu sai cosa c'è scritto e ora mi aspetto che tu me lo dica!» ordinai.
«Ma io non lo so cosa c'era scritto» obiettò lui sinceramente.
Dovevo fare il punto della situazione.
Sai, che al momento era seduto al mio tavolo e non accennava a togliersi dalla faccia quel maledetto sorriso, mi nascondeva qualcosa, lo aveva ammesso anche lui. Bene, prima avrei fatto in modo che non avesse più nulla da sorridere per molto tempo, poi avrei cercato di farmi dire la verità.
Sasuke, ovviamente, mi stava nascondendo la stessa cosa di Sai, ma ormai era improponibile l'idea di andargli dietro e costringerlo a rivelarmelo, in primo luogo perché non sapevo dove fosse andato, in secondo luogo perché anche se lo avessi trovato, lui si sarebbe limitato a togliermi di mezzo e ad impossessarsi della casa usandola come quartier generale dei ninja falliti. Quindi non avrei potuto scoprire la verità da lui, quello era poco ma sicuro.
Naruto, che si trovava di fronte a me con un espressione più ebete del solito, probabilmente era in astinenza da ramen e da biscotti. Oltre a ciò, potevo supporre che lui non fosse davvero informato dei fatti e la cosa mi parve alquanto sospetta. Se erano in missione, perché lui non era al corrente dei fatti o, perlomeno, non era al corrente di una parte di essi? I conti non tornavano.
Io, che stavo fissando i due con aria da detective disoccupato e presumibilmente fallito, non avrei cavato un ragno dal buco, ma non c'era bisogno di farmi un autoanalisi solo per capire quello.
«Sai, io e te facciamo i conti dopo, chiaro?»
Sai annuì sereno e io provai l'ardente impulso di spaccargli la faccia.
«Naruto, perché tu e Sasuke siete andati ad allenarvi? Non vi ho mai visti allenarvi insieme.»
Naruto sembrò soppesare la domanda e, tentando di farlo passare per un gesto istintivo, infilò una mano in una delle borse che avevo poggiato su un pezzo libero di tavolo, cercando i biscotti.
«Togli quella mano e rispondi alla mia domanda» intimai minacciosa.
Naruto si affrettò ad obbedire.
«Non lo so. Me lo ha chiesto lui.»
Io gli lanciai una lunga occhiata inquisitoria. Sasuke che chiedeva a qualcuno di allenarsi con lui? Era più facile che la vecchietta di sotto prendesse fuoco per combustione spontanea.
«Sasuke. Te lo ha chiesto lui» ripetei, scettica.
Naruto annuì interdetto.
«Anche a me è sembrato strano, però sai, avevo voglia di allenarmi quindi non sono stato lì a pensarci più di tanto» disse con una scrollata di spalle.
Io lancia un'occhiata di traverso a Sai – che aveva messo su l'espressione più innocente che fosse riuscito a reperire – prima di continuare.
«E non ti e sembrato strano che Mr. Amimica Facciale al tuo ritorno fosse in procinto di spedire un rotolo segreto da qualche parte?» chiesi con fare indagatore.
«Sai è sempre stato un po' strano» commentò Naruto semplicemente.
«E che Sasuke fosse così disposto ad assecondarlo?» continuai io imperterrita.
Dovevo almeno trascinare Naruto dalla mia parte. Avevo bisogno di un appoggio, altrimenti non sarei mai riuscita a scoprire cosa tramavano quei due. Per un attimo mi balenò in mente l'idea di sfrattarli. Non che non avessi voluto farlo, ma avevo paura dei danni che potevano fare, quindi era meglio tenerli d'occhio, per quanto poi le mie capacità ninja rendessero inutili tutti i tentativi che avrei potuto attuare per fermarli.
Naruto scrollò nuovamente le spalle.
«Sasuke è anche più strano di Sai, a volte.»
Sì, effettivamente non potevo appellarmi sulle presunte azioni dell'Uchiha, dal momento che qualsiasi psichiatra in erba lo avrebbe come minimo definito instabile, sociopatico e, per dirla con i termini di Naruto, strano. Quindi qualche azione imprevedibile nel suo schema caratteriale poteva anche starci, dai. Poi che l'azione imprevedibile oscillasse dal fare comunella con Sai al dirigersi volontariamente nel covo del ninja serpentiforme per eccellenza... beh, immaginai che per Sasuke quelle due azioni come grado di idiozia si equivalessero. Dopotutto, non tutti gli esseri umani avevano una scala dei valori equilibrata.
«Quindi a te non te ne frega niente di quello che stanno tramando, in parole povere» mi arresi.
Mentre continuavo la mia discussione praticamente a senso unico con Naruto, notai con la coda dell'occhio Sai che si alzava.
«Tu dove credi di andare, sottospecie di essere monocellulare?» lo chiamai.
«A cercare Sasuke.»
Avrei voluto mettermi una mano nei capelli. Tra Sasuke che collaborava con Sai, Sai che collaborava con Sasuke, Naruto che cercava soltanto di rubare i biscotti senza che io me ne accorgessi e io che non ci capivo niente, probabilmente sarei diventata scema in meno tempo del previsto.
«Ma proprio non volete dirmelo cosa state facendo?» chiesi esasperata, piazzandomi davanti alla porta. Se voleva andare a cercare Sasuke, allora doveva passare sul mio cadavere.
«Naruto, almeno tu potresti spalleggiarmi!» lo aggredii.
Naruto sorrise indicando la busta sul tavolo.
«Soltanto se mi fai mangiare i biscotti.»
Che carogna.
Probabilmente avrei prima spiaccicato Naruto di faccia a terra e poi lo avrei obbligato a guardare mentre io mangiavo i biscotti davanti a lui se non fosse stato per il provvidenziale – per Naruto, s'intende – arrivo di Anna che, non sapendo che io ero spalmata sulla porta come una grande macchia di sporcizia, la aprì incautamente, facendomi fare la fine che qualche secondo prima avevo prospettato a Naruto.
Anna guardò prima Sai e Naruto, poi me per terra. Sasuke, che era dietro di lei, entro senza fiatare come suo solito.
«Laura, perché sei per terra?» chiese ingenuamente, mentre si chiudeva la porta dietro di sé e iniziava ad estrarre le vettovaglie dalle buste che avevo portato, cosa che nessuno di noi aveva ancora preso in considerazione di fare.
«Perché tu e quella maledetta porta avete attentato alla mia vita?» domandai con sarcasmo, decidendomi ad allontanare la mia faccia dal pavimento che – causa continue calpestate di ninja non attenti all'igiene – avrebbe fatto impallidire un ispettore sanitario.
«Sai, solitamente la gente normale non si apposta dietro alle porte come se attendesse l'arrivo di un serial killer» commentò lei, mentre riponeva un pacco di biscotti ben lontano dalla portata di Naruto.
Per un po' non dicemmo niente e continuammo a svuotare le borse.
«E questo cos'è?» domandò infine Anna, estraendo dalla borsa un anello dalla forma improbabile e dal dubbio gusto.
«Una schifezza?» ipotizzai io, senza prestare davvero attenzione al fatto che un oggetto che avevo già visto e che non avrebbe dovuto trovarsi lì era finito esattamente in una delle mie buste.
«Concordo con il fatto che è ributtante, ma allora perché lo hai comprato?»
Fu in quel momento che mi resi conto del perché delle facce sconvolte dei tre ninja. Io non lo avevo comprato e quell'oggetto sarebbe stato più a casa sua in un altro universo.
«Perché la bellezza è relativa» buttai lì e lo strappai di mano ad Anna.
Iniziai a rigirarlo tra le mie, sotto lo sguardo di tutte le persone presenti in quella stanza per osservarlo meglio. Non c'erano dubbi.
Prima che Sasuke o qualcun altro potesse prenderlo, lo nascosi in tasca.
Adesso dovevano proprio spiegarmi perché l'anello di Itachi non era morto e sepolto con il suo proprietario.

Fine quarto capitolo!


In primis, dedico questo capitolo a Lady Moonlight/Cleo92 per il suo compleanno ormai passato da un bel po'!
Lo ammetto, questo capitolo era molto discorsivo, ma stiamo entrando adesso davvero nella storia! Sasuke e Sai non si sono ancora scuciti, mentre Naruto sembra davvero ignaro di cosa stia succedendo. Adesso però dovranno darsi una mossa, altrimenti li caccio fuori di casa a forza di calci in culo, come si suol dire!xD
Questo capitolo era quasi terminato da qualche settimana, ma purtroppo il mio computer ha deciso di rompersi per ben due volte di seguito, quindi sono stata impossibilitata a terminarlo... adesso sono relegata ad utilizzare questo modello presocratico che va più o meno veloce come me quando dovevo fare la corsa dei mille metri a ginnastica e che riesco a vedere sì e no due volte a settimana dal momento che vado a lezione alle otto di mattina e torno a casa alle otto di sera!T___T
Il che effettivamente non è interessante per voi così come tutte le altre cavolate che vi ho scritto in queste note d'autore, quindi la sottoscritta vi concede con magnanimità il privilegio di non leggerle o, in alternativa, di tirarle dietro all'autrice dopo che le avrete lette.
Sono generosa, vero?xD
E adesso passo a rispondere brevemente alle recensioni, miei prodi lettori!^_____^

Lady Moonlight: Cleoooo! Mi manchi!ç____ç Non appena riavrò un computer vero ritornerò sul forum!u___ù
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!^^ Questo non è un granché, ma ho deciso di dedicarlo a te dal momento che non ho potuto scrivere niente per il tuo compleanno e la cosa mi dispiace assai!c___ç Perdona l'indecente ritardo, per favore!^^'

Zakurio: ciao!^^ Mah, se devo essere sincera preferivo il liceo che era centomila volte meno stancante, ma non si può essere liceali in eternità immagino!_-_ Spero che a te piaccia più di me!xD
Per la verità, mi sa che a questo punto verrà presto rivelata dal momento che, come hai detto te, i tre cari ninja non possono stare lì a farsi i fatti loro e se qualcuno schiatta per i loro piani pace... tra poco ci sarà la rivelazione, ecco!xD
E poi... diciamo che la conversazione civile di Sasuke sarebbe un'eccezione, che altrimenti se lo faccio parlare troppo poverino mi si sconvolge!xD Beh, concludo scusandomi per il ritardo, ma questa volta è stato voluto a causa di forze maggiori!xD
Spero che il capitolo ti sia piaciuto!^^

Sadako94: ciao!^^
Beh, effettivamente non sono ancora sicura se rivelarle la verità o no, anche perché chi potrebbe prevedere la vera reazione di Sasuke? Se per esigenze di trame sarò costretta a farlo gliela rivelerò, altrimenti cercherò di evitare che ci sia un'ennesima vittima del ragazzo con i capelli improbabili!xD
Ehm... ok, facciamo che visto che sei una mia lettrice fedele faccio lo sforzo di prestartelo una volta ogni due settimane, però non rovinarmelo, eh! Ammettiamolo, sono troppo magnanima!u____ù

Yunalesca Valentine: mah, vorrei dire... senza Ninjas are coming si può anche sopravvivere, ma senza Nutella mica troppo!xD Io andrei in crisi d'astinenza dopo il primo quarto d'ora!_-_
Eh... poi è ovvio che Naruto si fa riconoscere!xD Se mettiamo anche lui triste e depresso in un angolo uccidiamo l'unico personaggio che ogni tanto riesce a essere divertente!xD Poi è scemo e mi sa che dobbiamo tenercelo così, che ci vuoi fare!>___>
Spero che questo capitolo ti piaccia!^^

foreverme96: ciao!^^
Che dire? In realtà Sasuke è anche il mio personaggio preferito, ma certe volte è una piaga, diciamocelo!^__^
Tra poco verrà anche svelato cosa sono venuti a fare i tre ninja, su questo non c'è dubbio!^^ Ah, e le tue fanart sono bellissime, davvero!**

Katy93: ciao!^___^
Non preoccuparti, il loro scopo verrà presto rivelato!u___ù Grazie mille per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!^^

Nitronie: ciao!^^
o___ò Mi hai fatto tre recensioni lunghissime, quindi se mi dimentico di risponderti a qualcosa fammelo notare, che oggi sono un po' svampita!xD
Allora... il lo cercano è proprio voluto, non è un errore: verrà spiegato tutto più avanti!^^ Mentre i vari Naruto... ehm... posso attribuire il tutto alla mia svampitaggine?xD Comunque ho provveduto subito a correggere, grazie per avermi fatto notare l'enorme svista!^___^
E ovviamente più avanti racconterò anche perché il nostro simpaticone preferito è tornato a Konoha e anche perché l'Hokage lo ha accolto senza problemi!^___^
Mi sa che ho dimenticato qualcosa!_-_ Comunque grazie per le recensioni, spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

The_Writer: ciao!^^
Grazie per tutti i complimenti davvero!** Suvvia, non scrivo così bene!xD
Davvero ti sei letta Ninjas are coming in una notte?o___ò Ti stimo!^___^
Grazie per la recensione e spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

Scusate per le risposte non molto lunghe, ma ho pensato di non ritardare oltre l'aggiornamento!xD

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




Capitolo 5

Aspettai che rimanessimo soli. Io e Sasuke.
D’accordo, forse aspettai solo la prima occasione per trascinarlo fuori e poterlo tempestare di domande. Dopotutto i dettagli non sono così importanti a ben vedere. La cosa che mi stupì di più – almeno in seguito, dal momento che in quel particolare frangente ero più occupata a guardarmi intorno freneticamente sperando di non vedere Itachi spuntare fuori all’improvviso da un vicoletto buio – fu che Sasuke non oppose la minima resistenza. Né quando lo afferrai per una manica e me lo trascinai dietro né quando lo trascinai all’interno di un bar talmente affollato che nessuno avrebbe fatto caso a noi. Tra le grida di un gruppo di ragazzi seduti al tavolo di fianco al nostro che incitavano un loro compare a scolarsi l’ennesimo boccale di birra e gli urletti delle ragazze che sembravano seriamente interessati all’esito della scommessa – il ragazzo si sarebbe scolato tutte le scorte del bar o avrebbe mandato a quel paese i cosiddetti amici che gli avevano proposto una scommessa del genere? – nessuno avrebbe potuto ascoltarci, neanche se lo avesse voluto.
La tentazione di andare lì a chiedere a quei mocciosi cosa accidenti avessero da urlare come dei babbuini era forte, ma il peso – metaforico – dell’anello che ancora si trovava nella mia tasca mi trattenne.
Attesi che il cameriere mi portasse la cioccolata che avevo ordinato e poi lo feci cadere sul tavolo, di fronte a Sasuke.
Il rumore che provocò scontrandosi con la superficie di legno del tavolino – quasi impercettibile a causa delle grida dei sopraccitati adolescenti idioti – fece voltare Sasuke che in quel momento sembrava molto impegnato ad ignorarmi.
«Adesso voglio una spiegazione. E la voglio dall’inizio» ordinai.
Sasuke prese l’anello tra le mani, ma non disse nulla. Semplicemente, se lo mise in tasca.
«Mi stai prendendo per il culo?» chiesi, la voce un po’ alterata dall’incredulità.
Da quando erano arrivati, mi avevano nascosto il motivo del loro ritorno. Poco dopo la loro trionfale comparsa, l’anello di Itachi faceva la sua misteriosa apparizione. E Sasuke cosa faceva? Si intascava l’anello come se nulla fosse.
«No, non ti sto prendendo per il culo. Quell’anello non ti appartiene.»
Se non ci fossero stati così tanti testimoni – per quanto ubriachi potessero essere – gli avrei spaccato la faccia.
No, probabilmente, se non ci fossero stati così tanti testimoni lui l’avrebbe spaccata a me, però se avessi potuto lo avrei picchiato volentieri, comunque.
«Neanche a te, se dobbiamo essere fiscali. Comunque quel coso è talmente antiestetico che te lo puoi tenere. Io voglio solo delle risposte.»
Mi piegai un po’ verso di lui, ma il risultato fu solo di far versare un po’ del contenuto della mia traboccante tazza di cioccolata calda, quindi decisi che era meglio per me se non mi fossi mossa. Con nonchalance la presi in mano e bevvi un sorso, attendendo una sua risposta. Perfetto, adesso sembravo il poliziotto scemo che tentava di fare un interrogatorio. Insomma, anche io guardavo i telefilm e sapevo che alla fine i poliziotti scemi o venivano salvati da poliziotti più intelligenti o venivano fregati dal cattivo di turno.
«Allora?» lo incitai.
«Allora, se vuoi delle risposte fammi delle domande.»
D’accordo. Il fatto che Sasuke fosse disponibile a darmi delle risposte non era affatto normale. Sicuramente stava tramando qualcosa.
«C’è qualcosa sotto, vero?»
Mi ripromisi che se avessi continuato con quelle domande da poliziotto idiota mi sarei presa a pugni da sola. O mi sarei unita alla combriccola di ragazzi che si stava ubriacando, all’altro tavolo.
«No, niente.»
«Allora perché adesso accetti di rispondere alle mie domande?»
«Io ho detto che puoi farmi delle domande, non che accetto di rispondere.»
Se avessi allungato la mano, avrei potuto prendere il boccale vuoto che dimorava sull’altro tavolo e spaccarlo in faccia a Sasuke. Sì, si poteva fare.
«Allora mi stai proprio prendendo per il culo.»
«No.»
Decisi di lasciar perdere i convenevoli, altrimenti non sarei riuscita a ricavare nulla in tutta la serata. Dopotutto se fallivo con Sasuke potevo ancora tentare con Sai la sera dopo. E se fallivo con entrambi semplicemente li avrei cacciati di casa. Non potevo proprio tenerli lì senza sapere cosa stava succedendo. Non dopo che mi ero ritrovava quello stramaledetto – e orribile – anello tra i piedi.
«Voglio sapere perché siete venuti qui.»
«Per una missione.»
«Grazie al cavolo Mr. I Dettagli Prima Di Tutto. Sbaglio o da voi anche il recuperare gatti obesi per conto di altrettante obese signore è considerata una missione?»
Uno dei ragazzi – quello che presumibilmente era meno ubriaco di tutti – si voltò verso di noi, ma gli bastò un’occhiata di Sasuke per desistere nell’origliare e tornare a farsi gli affaracci suoi.
«Che tipo di missione?» continuai.
«Di protezione.»
«Attento che ti stai sbilanciando troppo con tutti questi particolari. Chi dovete proteggere?»
«Secondo te?»
Il tono di Sasuke era diventato un po’ più impaziente. Insomma, non troppo perché altrimenti avrebbe rovinato l’alone di indifferenza che mi dava tanto sul nervoso, però un po’ sì, dai. L’Uchiha era impaziente quella sera, si capiva abbastanza bene.
«Secondo me un accidenti. Come cavolo faccio a conoscere chi dovete proteggere?»
Però, proprio nello stesso istante in cui parlai, capii. Io conoscevo chi dovevano proteggere. E se era chi credevo che fosse, adesso era anche chiaro perché questa persona non fosse al corrente dei piani. Perché lui non si sarebbe lasciato proteggere.
«Dovete proteggere Naruto?» chiesi, con la bocca spalancata per lo stupore. Mi affrettai a richiuderla.
Sasuke non rispose, quindi lo interpretai come un assenso.
«Dall’Akatsuki?» domandai ancora.
Ennesimo silenzio.
«E perché» così dicendo indicai la sua tasca «l’anello di Itachi è arrivato fin qui?»
«Non lo so.»
«Itachi è morto» affermai, anche se non ne ero troppo sicura.
Sasuke non disse nuovamente nulla, ma non riuscii proprio ad interpretare quel silenzio come un nuovo assenso.
«Itachi è morto, vero?» domandai nuovamente, anche se ero convinta di non voler conoscere la risposta.
Il ragazzo che prima ci stava osservando ruttò sonoramente.
«Non lo so.»
Sasuke non si era sbilanciato più di tanto nella sua risposta, ma a giudicare dalla sua espressione Itachi era ancora vivo e vegeto. E magari in quel momento era da qualche parte lì in giro che li stava osservando.
«C’è qualcosa che sai? Itachi è qui? L’Akatsuki è qui? Perché cazzo siete venuti a proteggere Naruto qui?»
«Ordini dell’Hokage.»
Gli lanciai un’occhiata di fuoco.
«Ah, giusto. Sto parlando con Mr. Ninja Perfetto, vero? Tu non stai a sentire qualcuno se non vuoi davvero farlo.»
E così ero praticamente al punto di partenza. Cioè, era riuscito a rispondere alle mie domande senza dirmi davvero qualcosa che non avessi potuto capire da sola. Cazzo, era un’abilità anche quella, eh. Perché tutte le abilità doveva avercele lui?
«Perché l’Hokage ha dato un ordine del genere?»
«Dovresti chiederlo a lei, non a me.»
Rimasi un po’ lì. Però poi decisi che Sasuke aveva proprio ragione. Forse era la prima volta che sentivo qualcosa di sensato uscire dalla sua bocca. E magari non lo aveva neanche fatto apposta.
Lanciai un’occhiataccia all’ennesimo origliatore indesiderato e poi mi voltai verso Sasuke.
«Hai ragione, penso proprio che lo chiederò all’Hokage. Allora quando si parte?»
«Noi non andiamo da nessuna parte.»
Un ragazzo ci stava osservando. Mi voltai per lanciargli uno sguardo assassino come si deve e magari dirgli anche di raggiungere i suoi compari ubriaconi e lasciarci in pace, ma non appena lo guardai bene in faccia mi bloccai.
Lo riconobbi all’istante come il ragazzo delle borse. Quello che sorrideva come un ebete. L’unico che poteva aver messo qualcosa nelle mie borse, quando io non me ne accorgevo.
Mi salutò con la mano e io rabbrividii.
«Sì che andiamo, perché io sono convinta che qui ci sia un membro dell’Akatsuki e non ne parlerò con nessun altro che non sia l’Hokage.»
Detto ciò mi alzai dal tavolo trascinandomelo dietro e, dopo essermi affrettata a pagare, uscii. Mi chiesi perché Sasuke non fosse riuscito a percepirne la presenza e mi resi conto che forse non poteva.
Mi guardai freneticamente intorno, sperando che non ci seguisse. Contro le mie aspettative, non vidi nessuno, così potei trarre un sospiro di sollievo.
Quando ci ritrovammo nel bel mezzo della strada, Sasuke si decise a parlare.
«Cosa vuoi dire?»
Questa volta, però, ero io che non avrei risposto. Non avrei detto una parola. Saremmo andati a Konoha e ne avrei parlato con l’Hokage, ma solo dopo ch quest’ultima mi avesse spiegato per bene i dettagli della faccenda.
Io non volevo stramaledetti membri dell’Akatsuki nel mio mondo e, se avessi raccontato a Sasuke ciò che avevo ipotizzato, ero più che sicura che lui avrebbe ricominciato a non dirmi nulla e che altri dannatissimi ninja traditori e chissà cos’altro sarebbero spuntati fuori all’improvviso.
«Voglio dire che non vi dico un accidente. Portami dall’Hokage.»
A quel punto era ovvio che non avrei potuto raccontare nulla ad Anna. Meno sapeva e meglio era. Mi chiesi anche se fosse opportuno che trovassimo un altro posto in cui stare.

***



Con mia sorpresa, il piano che avevo ideato funzionò a meraviglia. Davvero non pensavo che sarei riuscita nel mio intento, ma forse Sasuke aveva capito cosa stavo cercando di fare e mi aveva aiutato.
Non mi ci era voluto molto per provocare un litigio di dimensioni colossali tra l’Uchiha e l’Uzumaki, con la conseguente distruzione di gran parte dell’appartamento.
Naruto si era scusato all’infinito ed era anche rimasto decisamente sorpreso quando gli avevo risposto: «Non ti preoccupare, sono cose che capitano. Sai, ti cade un piatto, distruggi un appartamento… ordinaria amministrazione. Però fossi in te non mi farei trovare qui quando arriva Anna.»
Così dicendo avevo cacciato di casa i tre ninja ed ero uscita anche io.
Se dicevo che il tetto era crollato perché era più vecchio di Matusalemme Anna mi avrebbe creduto? Chi lo sa, per sapere bisognava tentare, no?
«Non ci credo.»
Quando le avevo scritto un messaggio era subito accorsa e, dopo la mia brillante arringa, quella era stata l’unica cosa che Anna era riuscita a dire.
«Beh, suvvia, sono cose che capitano. Mi sa proprio che qui non ci si può più stare» commentai, cercando di mantenere un tono di voce sconsolato.
«Guarda che il tetto era nuovo. E in più ci manca anche un pezzo di parete!»
Diedi una vaga occhiata allo scenario devastante che ci si parava davanti. Una gran parte di tetto era crollato, così come la parete che ospitava la finestra. Adesso non si poteva proprio dire che da quella stanza non ci fosse una buona vista.
Io misi su un’espressione che doveva sembrare offesa, ma avevo sempre fatto schifo con le espressioni, quindi non sono troppo sicura che ci fossi riuscita.
«Beh, io cosa ne so. Mica ero qui quando è successo.»
«Non è che mi sembri troppo sconvolta» commentò lei, che a stento riusciva a credere a ciò che vedevano i suoi occhi. Purtroppo avevo dovuto sacrificare tutto ciò che c’era dentro l’appartamento, altrimenti sarebbe sembrato più strano di quanto già non apparisse. Osservai il computer desolata. Inutile: da quando avevo conosciuto quei tre, avevo dovuto cambiarne più o meno uno al mese.
«Ti assicuro che sono sconvoltissima, ma ora è meglio che andiamo. Qui si muore di freddo» affermai.
E se restiamo ancora un po’ sicuramente scopri che non può essere stato semplicemente un incidente, aggiunsi mentalmente, ma almeno ebbi la decenza di non trasporre a parole ciò che stavo pensando.
Non sapevo come avessero fatto a trovarci, ma sicuramente non saremmo più potuti rimanere lì e quello era il metodo più veloce per far sì che ciò accadesse. Anche il più sconvolgente ma, come si suol dire, non si può avere tutto dalla vita.
Non che altri posti potessero essere più sicuri, ma ero abbastanza convinta che se Anna fosse stata lontana dai tre piantagrane nessun volenteroso nukenin dalla cappa improbabile si sarebbe presentato alla sua porta.
«Mi sa che oggi non andrò a lezione» disse solo lei.
Già. Probabilmente non ci sarei andata neanche io.
Quando mi presentai a casa e Carmen venne ad aprirmi, mi sembrò vagamente sconvolta.
Lo fu ancora di più quando le spiegai a grandi linee cos’era successo.
E quando da dietro di me spuntò Sasuke… beh, direi che dovrei ritenermi fortunata che non sia svenuta.
«Guarda che la porta è dall’altra parte» mormorai annoiata, quando tentò di darsi alla fuga senza ritegno.
Dopo che riuscimmo a ristabilire la calma, decisi che mi servivano dei vestiti per la mia imminente partenza.
Recuperai qualche paia di jeans e anche un paio di felpe. Dubitavo che a Konoha avrebbero fatto attenzione al mio abbigliamento, in ogni caso.
«Ti vuoi portare quei vestiti?» chiese Naruto, cercando di nascondere una mezza risata.
«Sì. Sembrerò sicuramente vestita meglio di voi scemi lì» commentai.
«E comunque tu dovresti essere sconvolto visto che è comparso l’anello di Itachi» continuai, cercando di infilare un paio di scarpe nella borsa che si stava rivelando più capiente di quanto avrebbe dovuto essere. Effettivamente sembrava proprio strano che fossi riuscita ad infilarci mezza casa e ancora avanzasse spazio. Controllai nella borsa.
Era praticamente vuota!
Feci un ultimo tentativo: afferrai il mio ennesimo portatile e lo infilai con cautela all’interno. Subito una mano fece capolino dietro la mia e tirò fuori ciò che avevo appena inserito.
Mi voltai con rabbia verso il colpevole.
«Sasuke che cazzo stai facendo?»
L’artefice del misfatto, colto sul luogo del delitto con un computer in mano e vari oggetti che lo circondavano, si limitò a scrollare le spalle in modo molto neutro.
«Non ti servono tutte queste cose» affermò, poggiando il portatile sul mucchio di roba già abbastanza consistente che avrebbe dovuto trovarsi nella mia borsa.
Mi voltai verso Naruto e Sai che fecero un cenno non compromettente che praticamente stava a significare che davano ragione a Sasuke.
«Sì che mi servono!» mi intestardii io.
«Ti serve una macchina fotografica?» chiese lui sollevando la mia fotocamera.
Io tentennai prima di rispondere.
«Beh… sì effettivamente mi serve.»
«E a cosa?» questa volta a porre la domanda era stato Naruto.
«A niente» risposi in fretta, vagamente imbarazzata.
Ma solo vagamente, eh.
Ovviamente, però, per quanto Sai e Sasuke avessero capito che in quel frangente era meglio farsi gli affari propri, Naruto non sembrava proprio intenzionato a lasciarmi in pace.
«Avevi detto che ti serviva a qualcosa, quindi a qualcosa ti servirà, no? No, aspetta, ho capito!»
Per un attimo rimasi interdetta. Aveva capito? Insomma, quando mai Naruto capisce qualcosa?
«Hai capito?» chiesi.
«Sì! Tu vuoi farti una foto insieme a Gai e Lee, vero? Per mantenere lo spirito della giovinezza!»
Quando il mio pugno colpì Naruto mi sembrò quasi che gli sguardi di Sasuke e Sai fossero di approvazione.
«Ahia!»
«Così impari a essere un idiota!» replicai, sfilando la macchinetta dalle mani di Sasuke e infilandola nella borsa, per poi riporre quest’ultima lontana dalle mani dell’Uchiha in questione.
«Ma dai, mi hai fatto male! E non hai neanche ancora detto a cosa ti serve!»
«A fare foto compromettenti di Sasuke, mi sembra ovvio» me ne uscii io, guadagnandomi un’occhiata contrariata di quest’ultimo. Naruto sembrò felice della risposta ricevuta e io potei tenermi per me il fatto che, se ci fossi riuscita, avrei proprio voluto farmi una foto con Jiraya. Mi è sempre stato simpatico.
Da quanto avevo capito per Sasuke non era tanto facile passeggiare tra due dimensioni con tanta facilità, quindi forse saremmo dovuti restare lì qualche giorno. Magari sarei riuscita nel mio intento, chi lo sa.
«Sai che roba. Se compare lo uccido. Mi ricordavo che ci fossero delle confezioni di ramen, qui!» si lamentò Naruto, a quanto pare più turbato per la mancanza di ramen che per il fatto che stavano tentando di farci secchi. Di nuovo.
Andavamo solo io e Sasuke, perché dal momento che Naruto non poteva venire, Sai doveva rimanere con lui. Naruto ci aveva tenuto a precisare che il futuro Hokage di Konoha può benissimo difendersi da solo, dattebayo!, però Sai, ligio al dovere, non si era mosso di un passo dalla sua decisione. Certo che doveva davvero avere poca intelligenza per non aver capito che miravano a lui. Probabilmente lo avrebbe capito solo quando un simpatico ninja traditore gli avrebbe gentilmente chiesto davanti ad una tazza di tè se per favore gli consegnava la Volpe.
Comunque, per me era meglio così. Perché se mi fosse venuto in mente – e mi era venuto in mente – di aggredire l’Hokage per la sue felice idea di mettere in pericolo tutto il pianeta Terra, probabilmente a Sasuke non sarebbe importato più di tanto, mentre a Sai sicuramente sì. Guardava troppo ai particolari, il ragazzo.
Carmen aveva detto che potevo andare dove accidenti mi pareva, l’importante era che, testuali parole, mi portassi dietro quella faccia da culo di un Uchiha.
Evidentemente tra i due non correva ancora buon sangue.
Comunque, alla fine avevamo deciso che saremmo partiti l’indomani. Ormai era quasi sera e non ci tenevo ad arrivare a Konoha di notte. Inoltre ero stanca morta: voglio dire, potrà anche sembrare, ma non è affatto facile far saltare in aria un appartamento. O, per meglio dire, coordinare gli sforzi altrui per farlo saltare in aria. Comunque l’idea era stata mia, quindi era come se lo avessi fatto io, anche se lo avrei negato davanti a tutte le forze dell’ordine che mi si sarebbero presentate davanti. Ne avevo già avuto abbastanza in quella giornata. Subito dopo che avevo mostrato ad Anna il disastro, due poliziotti erano arrivati arrancando per le strade affermando che con tutto il rumore che facevamo avevamo disturbato la quiete pubblica.
Io avevo sorriso sarcastica e avevo aperto la porta dell’appartamento.
«Anche la mia, di quiete, è stata turbata» avevo risposto.
Così avevo dovuto raccontare anche a loro ciò che avevo raccontato ad Anna. Non che sembrassero molto convinti, ma dubito che avrebbero accusato Naruto di detenzione illegale di rasengan a scopo distruzione abitazioni.
«Ehi, Laura, così potrai conoscere Sakura!» se ne uscì Naruto ad un certo punto, mentre io ero completamente immersa nei miei pensieri.
Gli lanciai un’occhiataccia perché stava facendo volare pezzetti di ramen dappertutto.
«Non vedo l’ora.»

Fine capitolo 5!


Ed ecco a voi un altro inutile emozionante capitolo! Alcuni di voi nelle recensioni avevano fatto delle ipotesi corrette sul proseguimento della storia, ma dal momento che non ho la benché minima intenzione di dirvi cosa succederà non posso dirvi chi è che ha svelato mezza trama!xD Anche se immagino che a questo punto sia praticamente tutto chiaro, quindi non mi serve a niente fare la misteriosa… va beh, dai, fa sempre molta scena, no?xD
Finalmente mi hanno ridato il computer – anche se non so per quanto, visto che spunta sempre qualcosa che non va con questo coso qui!xD – e quindi mi sono affrettata a scrivere un nuovo capitolo!^^


Lady Moonlight: figurati!u___ù Avevo intenzione di dedicarti qualcosa per il tuo compleanno, ma con la mancanza di computer e di ispirazione non ho potuto fare di meglio!ç___ç
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!^__^ Sulla storia di Naruto avevi ragione, lo hanno portato lì proprio per proteggerlo – per quanto poi un posto possa fare la differenza da un altro!xD – per lo sconosciuto mi sa che la risposta arriverà molto presto, anche se adesso ormai è diventato quasi chiaro chi possa essere!xD
Finalmente sono di nuovo in possesso del computer, quindi spero di poter aggiornare in fretta!u__u
Grazie per la recensione!^^

Sadako94: ah, non te lo dico chi è il nuovo arrivato!u____ù Mi piace troppo mantenere il mistero sulle cose che ormai sono chiare!xD Anche perché devo dire che l’idea di un anello – anche bruttino, tra l’altro – che so materializza on una borsa senza che nessuno ce lo metta mi inquieterebbe un po’… anche se forse a questo punto è lo sconosciuto in sé ad essere più inquietante!xD
Poi ad essere sincera neanche io vorrei essere nei miei panni: Sasuke che collabora con qualcuno non è normale!xD Anche se può avere i suoi motivi…
Dai, che se vuoi te lo spedisco per posta, anche se immagino che comunque tu preferiresti Orochimauru!^____^
Comunque grazie per la recensione!^^

Yunalesca Valentine: ciao!^^
No, beh, suvvia, sono d’accordo con te sulla Nutella, ma non puoi dirmi che l’anello di Itachi è bello!xD
È proprio bruttino!o___ò
E poi dai, che non sono squallide le tue battute! Si vede che non hai mai sentito le mie (e augurati di non farlo mai)!xD
Finalmente il problema al computer è risolto, il che vuol dire che non rischio di prendermi tre quinta late di scossa ogni volta che mi gira di sfiorarlo anche solo con un dito, quindi spero di riuscire ad aggiornare!u__ù
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!^____^

dubious3: no, come potrei farlo? Ovviamente non mi riferisco a nessuno in particolare: è piano di ninja così a Konoha!xD
Sono contenta che la storia ti faccia ridere e spero che continui così!^__^
Grazie per la recensione!^^

foreverme96: concordo, di solito Sasuke non collabora con nessuno, ma qui ha dovuto farlo per forza!xD
Sono contenta che la storia ti coinvolga, e ti dico subito che hai ragione, i guai non sono proprio ancora iniziati!xD
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

Zakurio: finalmente il mio computer è ritornato in vita, quindi se non decide di mollarmi di nuovo dovrei riuscire ad aggiornare in tempi più decenti… università permettendo, ovvio!o___ò
Concordo su tutta la linea, Sai e Sasuke dovevano degnarsi di dire qualcosa e infatti alla fina Sasuke è stato costretto a farlo, anche se alla fine forse era meglio non saperlo quello che stava succedendo!xD
E alla fine speriamo che i nemici arrivino prima che Naruto continui a mangiare, altrimenti l’unica cosa che riuscirà a fare sarà esaurire le scorte nazionali di biscotti!xD
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che ti piaccia anche questo!^^

Katy93: ciao!^^
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!^^ E poi io sono contenta di sentire le vostre teorie! Mi piace vedere se capite cosa ho in mente per vedere se sono brava a mantenere la suspense!xD
Però non confermo né smentisco niente, altrimenti uccido tutti i miei propositi!u___ù
Comunque spero che il capitolo ti piaccia!^^

Sadako Kurokawa: ciao!^^
Chi lo sa, magari è Itachi!xD O magari no!xD Non lo dico solo per tentare di mantenere la suspence!^^ Comunque eccoti il seguito, spero che ti piaccia!^^

Ecchi: ciao!^^
Hai cambiato nickname? Quando ho controllato le recensioni mi era sembrato che ci fosse qualcosa di diverso…xD
Ehhh… non te lo dico!u___ù Però ammetto che hai ragione: i sorrisi vagamente psicopatici non sono mai buon segno!xD
Però sono sconvolta!u___ù Alle due meno dieci sei ancora a scuola? Alla mia epoca (cioè l’anno scorso) noi finivamo all’uno meno venti, perciò mi sono sconvolta quando ho visto che tu dovevi sopportare un’ora più di me!xD
Al di là di inutili divagazioni, comunque, ho ricontrollato il capitolo e ho visto degli errori effettivamente, quindi prima o poi mi metterò lì li correggerò!u___ù
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Capitolo 6

Forse rendermi conto del fatto che avrei dovuto fare i bagagli senza ninja impiccioni in mezzo alle scatole fu una delle mie intuizioni migliori, perché con Sasuke in giro non sarei riuscita a portarmi dietro neanche un cambio di vestiti, figurarsi tutto il resto. Così qualche ora prima della prefissata partenza sgattaiolai in camera mia e racimolai tutto quello che potevo.
«Non penso che quello ti serva.»
Mi voltai lentamente, stizzita. Non potevo davvero sopportare il fatto che mi arrivasse alle spalle senza che riuscissi ad accorgermene minimamente.
Sasuke era lì in piedi, con qualcosa di non meglio identificato tra le mani e osservava il caos di roba sul mio letto – la roba che non ero ancora riuscita ad infilare nello zaino, s’intende – con quello che doveva essere un leggero disappunto.
Ignorai il suo commento di poco prima e indirizzai il mio sguardo a ciò che lui aveva intenzione di portarsi dietro.
«E quelli cosa sarebbero?» chiesi.
«I miei vestiti.»
A quella rivelazione indietreggiai inorridita nel poco spazio che divideva me e il letto con il risultato che riuscii ad inciamparci sopra iniziando ad urlare come un’ossessa. Quando mi fui calmata quel tanto che bastava per non allarmare i vicini mi rivolsi di nuovo a Sasuke.
«Non sarà mica quell’orribile kimono, vero? No, perché se devo essere sincera stai molto meglio con i vestiti che hai addosso adesso.»
Sasuke si limitò ad oltrepassarmi e ad andare in bagno, ignorandomi. Io ne approfittai per stipare tutto ciò che era avanzato dentro lo zainetto ormai già strabordante e poi scesi di sotto dove trovai Sai e Naruto chini su un foglio sul tavolo. Carmen li osservava dubbiosa.
«Ehm… se posso chiedere, cosa state facendo?»
Sai e Naruto non mi risposero – ma era diventata una moda quella di ignorarmi? –, continuando a scrivere e parlottare tra di loro, così lo fece Carmen.
«Si annoiavano e hanno deciso che vogliono aiutarmi a fare i compiti di matematica.»
«Anche Naruto?» chiesi leggermente sconvolta.
«Sì, anche Naruto» confermò lei leggermente depressa.
«È da mezz’ora che bisbigliano così» continuò con sguardo cupo.
Ormai il tavolo era ingombro di fogli ripieni di numeri e frasi strane. Ne presi uno per osservarlo.
Il foglio, evidentemente uno di quelli scritti da Naruto, recitava, tra le altre cavolate: 27x + 3? Boh, forse se scrivo 3 + 27x cambia qualcosa. Basta, questo lo lascio a Sai, io vado a fare uno spuntino.
«Immagino che la matematica non sia il vostro forte, eh?» domandai a Naruto che in quel momento si era messo le mani tra i capelli abbastanza disperato.
«Basta, questa roba è peggio di francese!» esplose alla fine Naruto, facendo quasi scomporre Sai, che osservava il foglio come se lui potesse dargli una risposta.
«Pensavo che almeno tu fossi bravo in queste cose» commentai rivolgendomi a quest’ultimo.
«L’addestramento ninja non prevede queste cose» mi ricordò Sai, mettendo da parte i fogli, con grande sollievo di Carmen che poté tornare a fare i suoi compiti in santa pace.
«Sì sì, cercate scuse. Siete scarsi e basta» li apostrofai divertita.
In quel momento fece la sua comparsa anche Sasuke. Lo intuii più che vederlo, dal momento che avevo deciso che non volevo affatto guardare come si era vestito.
«Ha il kimono?» chiesi a Naruto, continuando ostinatamente a guardare avanti.
«Eh?» fu la descrittiva risposta di Naruto.
«Sasuke. Com’è vestito? No, perché se si è messo quella roba io non mi muovo da qui, sia chiaro.»
Per un attimo ci fu un totale silenzio, poi Naruto sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi e rispose: «Non vorrei dirtelo, ma dall’ultima volta che lo ha indossato quel kimono ha anche meno stoffa di prima e fossi in te non mi girerei a guardarlo perché è praticamente nudo quindi…»
Non gli feci neanche terminare la frase che mi voltai con sguardo quasi famelico per vedere quanta poca stoffa avesse il kimono. Purtroppo fui delusa di constatare che Sasuke era praticamente coperto come un prete e che Naruto mi aveva presa bellamente per il culo. Almeno, però, i suoi vestiti erano decenti: indossava praticamente gli stessi vestiti che aveva addosso prima di decidere di affiliarsi a Orochimaru, tranne che forse erano di qualche taglia più grandi. E lo coprivano per bene.
«Sai, a Konoha il suo kimono sarebbe andato contro la decenza pubblica» commentò Naruto con ancora il suo sorrisino stampato sulla faccia.
«Perché, a Konoha avete una decenza pubblica? Allora perché ti permettono di indossare le tue orribili tute arancioni?»
Uno a zero per me, così imparava a farmi fare delle figure di merda davanti a tutti, ecco.
«Andiamo?» chiese Sasuke, che non aveva mostrato di gradire il nostro battibecco sul suo variegato armadio.
«Io sono pronta da un sacco di tempo, sei tu che sei stato mezz’ora in bagno per cambiarti» commentai.
Come poteva mettermi fretta dopo che lui si era preso tutto il tempo necessario? Non potevo neanche insultare un po’ Naruto prima di partire?
«Io vado, tu non sei obbligata a venire.»
E mi ricattava anche. Simpatico. Ma me l’avrebbe pagata, quello era certo.
Uscimmo tutti in cortile – in modo che i vicini potessero avere una visuale migliore della nostra partenza, mi sembra chiaro – perché Sasuke aveva dichiarato che era meglio trovarsi all’esterno quando utilizzava quella tecnica e nessuno si sogna mai di contraddire Mr. Uchiha, quindi in quel momento sembravamo un gruppo di scemi fermi davanti alla porta, ma andava bene così.
Io e Sasuke ci distaccammo un po’ dagli altri e non feci in tempo ad agitare la mano per salutarli che avvertii una strana sensazione – come se mi mancasse il terreno sotto i piedi – e in un attimo, o così mi parve, Naruto e gli altri scomparvero.
Un secondo dopo ci trovavamo in uno stretto corridoio deserto. Il fatto che la finestra di fronte dimostrasse che fossimo arrivati quasi al crepuscolo mentre la nostra partenza era avvenuta di mattina mi fece capire che o quella tecnica richiedeva molto più tempo di quanto sembrava o a Konoha il fuso orario era diverso. Feci per aprire bocca e porre quella domanda a Sasuke quando lui si avvio spedito per il corridoio e io non potei fare altro che seguirlo.
Per un attimo riuscii quasi a credere che quella volta la fortuna avesse deciso di assistermi. Insomma, quello che temevo di più non si era realizzato. Quel posto sembrava deserto, non poteva succedere. Insomma, era statisticamente improbabile che una di quelle porte che conduceva chissà dove si spalancasse facendomela comparire davanti.
«Ehi, Sasuke!»
Eppure successe proprio quello. Sì, io e la fortuna un giorno dovremmo fare una chiacchierata e magari dovrei spaccarle la faccia, così saremmo pari almeno.
Il mio primo pensiero fu una cosa del tipo no, non è possibile. Io pensavo che Kishimoto si fosse preso una licenza poetica, invece questa tipa ha davvero i capelli rosa! Non può esistere una persona con i capelli di questo colore. Insomma, sono rosa!
Dopo aver salutato Sasuke con entusiasmo forse un po’ eccessivo, Sakura si voltò verso di me e osservò con molto impegno il mio vestiario. Stavo per dirle ‘Guarda che lo so che i jeans a zampa d’elefante non vanno più di moda, ma saranno affaracci miei come mi vesto!’ quando realizzai che forse lei non sapeva neanche cosa fossero un paio di jeans. Decisi che non dire nulla sarebbe stato un bel compromesso dal momento che se lo avessi fatto forse le avrei fatto notare quanto mi stava antipatica.
«Non ti ho mai vista qui, sei di un altro villaggio? Io comunque mi chiamo Sakura, piacere.»
No, io non mi sarei mai presentata a Sakura. No, davvero, non potevo.
«Io sono Laura, piacere mio.»
Già. Non sapevo mai quando dovevo stare zitta.
Prima che Sakura potesse rispondere, vidi Sasuke iniziare a muoversi e allontanarsi da me.
«Sasuke, dove cavolo stai andando?» chiesi, tentando di afferrarlo per una manica.
«Dall’Hokage.»
Perfetto, una scusa per scappare da Sakura!
«Bene, vengo anche io» affermai, facendo per seguirlo.
«No, devo discutere con lei di una cosa, perciò aspettami qui.»
Aspettami qui?
No, un attimo, non poteva piantarmi qui con quella cosa che stava disperatamente tentando di capire di che stessimo parlando e a cui non sembravo neanche stare simpatica. Forse mi sbagliavo, ma quando mi ero presentata mi era proprio sembrato che passasse un lampo di qualcosa nei suoi occhi. E non era un lampo di amore e benevolenza, per intenderci.
«Mi hai presa per un cane? Aspettami qui un accidente. Io ho intenzione di parlare con l’Hokage e-»
«Laura aspettami qui.»
Detto questo si allontanò non lasciandomi il tempo di seguirlo. E vi assicuro che lo avrei fatto con tutto il cuore se non fosse stato per il fatto che la mia attenzione fu richiamata da qualcuno.
Vi state chiedendo chi? Beh, io no perché lo sapevo chi mi stava chiamando.
Mi voltai e misi su la miglior espressione poco incazzosa che riuscii a trovare. Sì, non era molto diversa dalla peggior espressione incazzosa che sarei riuscita a trovare, quindi…
«Sì?» domandai, riflettendo sul fatto che non sarebbe stato saggio tentare di attaccare una ninja, per quanto odiosa potesse essere.
«Ho un po’ di tempo libero, che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa? Sai, gli amici di Sasuke sono i miei amici» propose Sakura, sorridendo.
No.
No, assolutamente no. Io non avrei sprecato il mio prezioso tempo con una del genere, neanche se qualcuno mi avesse costretto. Piuttosto avrei guardato ventiquattrore ininterrotte di Teletubbies.
«Sì, perché no.»
Sono masochista. Forse dovrei prendere in considerazione l’idea di andare a farmi vedere da qualcuno, sì.
Alla fine mi ritrovai a fare l’unica cosa che non avrei mai avuto intenzione di compiere, ovvero stare seduta ad un tavolo ad osservare Sakura che si trovava di fronte a me.
Per un po’ nessuna delle due disse niente: Sakura sembrava immersa nei suoi pensieri, mentre io ero immersa nella pianificazione di un tentativo di omicidio. Se prendevo le bacchette – che per la cronaca non sapevo usare – e gliele ficcavo su per il naso quante possibilità c’erano di arrivare al cervello e ucciderla?
Alla fine, interrompendo le mie fantasie, lei parlò.
«Prima hai detto che ti chiami Laura?»
Cazzo, che memoria.
«Ho notato che tu e Sasuke siete abbastanza amici…» iniziò, con un tono di voce vagamente cupo.
Iniziavamo bene.
«Beh, più o meno» risposi, tenendomi sul vago.
Suonava meglio così che rispondere Se per ‘abbastanza amici’ intendi che lui ha tentato di farmi secca più o meno per metà della sua permanenza da me, allora sì, siamo amici per la pelle.
«Devi avere qualche qualità importante per aver attirato la sua attenzione… hai qualche abilità ninja particolare?»
Cos’è, un interrogatorio?
«Sì, riesco ad uccidere la gente con lo sguardo» affermai candidamente, guardandola fisso negli occhi.
Lei puntò i suoi altrove.
«Davvero?»
«No, però vorrei. E credimi, lo vorrei davvero.»
Oh, perfetto. Laura uno, Sakura zero.
Ci scambiammo uno sguardo pieno di… beh, non so bene di che cosa, però di sicuro non era amore, quello posso assicurarlo.
«C’è una cosa che vorrei chiederti» disse poi in un tono che forse voleva risultare neutro.
Beh, cara mia, ho una notizia sconvolgente per te: solo Sasuke sa usare un tono neutro e sono sicura al novantanove per cento che tu non lo sia.
«Prego.»
«Tu… hai per caso baciato Sasuke?»
Tu… hai per caso mai imparato a farti i cazzi tuoi?
«Te l’ha detto Naruto, vero?» domandai con voce piatta.
Ed ecco un buon motivo per eliminare definitivamente dalla faccia della Terra quel mangia-ramen a tradimento. Non che bisognasse cercarlo un motivo per accopparlo, sia ben chiaro.
Sakura annuì impercettibilmente, forse troppo impegnata a mantenere l’autocontrollo per non uccidermi lì, seduta stante.
Ma la Sakura che avevo davanti era cresciuta, no? Non era l’immensa cretina che era una volta, no? Non mi avrebbe mai ammazzata perché avevo baciato il ragazzo da cui era ossessionata, no?
«Io non sono mai riuscita a baciarlo» affermò alla fine lei, scrollando le spalle.
Ma quanto mi dispiace.
«Beh, dai, qui hai una vasta scelta di esemplari di sesso maschile, no?»
Sì, stavo tentando di consolarla.
Sì, internatemi per favore. E buttate via la chiave. Possibilmente in un posto irraggiungibile, grazie.
«Tipo?»
Tipo qualcuno che non sia Sasuke? Perché lui è mio! Mio!
Sì, se avessi risposto così sarei sembrata un’invasata. Però anche lei poteva evitare di avanzare tutte quelle pretese. Insomma, già il fatto che stessi tentando di consolarla e non stessi tentando di ammazzarla avrebbe dovuto renderla felice.
«Non lo so. Sono arrivata cinque minuti fa, sono stata scaricata da Sasuke in mezzo ad un corridoio e adesso sto parlando con te. Non ho esattamente avuto il tempo per fare un giro turistico e conoscere la flora e la fauna del luogo, non so se mi spiego.»
Sakura mi guardò interrogativa.
«Ma tu non conosci già tutto di noi?»
E tu dove le trovi tutte queste cavolo di informazioni? Cioè, a me quei tre scellerati non dicevano mai niente, mentre Sakura sembrava essere al corrente di tutto quello che succedeva. Bene, avrei aggiunto quel punto alla già ben fornita lista che si trovava nel mio cassetto e che si intitolava Mille motivi per cui odio Sakura. Con quello facevano mille e uno.
«E tu come fai a saperlo?»
Sakura accennò ad un sorriso.
«Beh, sono l’allieva di Tsunade quindi…»
«Te l’ha raccontato Naruto, vero?»
«Sì» ammise lei.
Bene. Un'altra ragione per ucciderlo. Si poteva uccidere una persona più di una volta?
«Laura…» iniziò alla fine «tu non vuoi metterti con Sasuke, vero?»
Ma che cazzo di domande sono? E perché si stava protendendo verso di me con un’espressione a dir poco assatanata?
Cercai di indietreggiare, cosa un po’ difficoltosa dal momento che ero seduta.
L’arrivo di Sasuke mi salvò dalla situazione in cui mi trovavo e mi dispensò dal dover dare una risposta.
«Sasuke!» lo salutò di nuovo Sakura, vagamente imbarazzata.
«Uchiha.» lo apostrofai io.
Sasuke si posizionò davanti a noi in tutta la sua regale maestosità, senza ovviamente degnarsi di rispondere ai saluti. Sakura mi lanciò un’occhiata eloquente.
Io le lanciai un’occhiata assassina.
«L’Hokage ti vuole parlare» disse lui alla fine.
Io sbuffai.
«E se io adesso non ne avessi voglia? Cioè, prima discutete tra di voi le cose importanti e poi vi degnate di venirmi a chiamare?» sbottai, sotto gli occhi di un’incredula Sakura.
«Laura non puoi rifiutare di incontrare l’Hokage» mi redarguì quest’ultima.
Le lanciai uno sguardo gelido.
«E chi lo dice, scusa?»
Sakura tentennò.
«Beh, i ninja sono tenuti a presentarsi, quando sono convocati dall’Hokage…» protestò alla fine.
Io le indicai la mia fronte con fare sarcastico.
«Vedi per caso un coprifronte? Io non sono una ninja, quindi…»
La mia arringa fu bloccata da Sasuke che mi afferrò per un braccio e mi trascinò via da un’interdetta Sakura che continuava a guardarmi come se fossi un’aliena o qualcosa del genere. Perfetto, non potevo neanche farmi venire un mezzo attacco isterico senza motivo che poi tutti mi guardavano come se fossi strana.
«E mollami!» mi lamentai con Sasuke, che mi stava trascinando nel vero senso della parola.
Alla fine arrivammo davanti alla porta e io mi ci appoggiai sopra prima che Sasuke potesse aprirla.
«Cosa vi siete detti tu e l’Hokage?» domandai con fare inquisitorio.
«Niente che ti interessi.»
Gli lanciai un’occhiataccia e non accennai a spostarmi dalla porta. Prima dovevo sapere una cosa molto importante.
«Sasuke…» iniziai seria.
Lui si limitò ad osservarmi e a non sfondare me e la porta con un calcio. Beh, era buon segno, no?
«Sasuke… perché mi hai lasciato sola con Sakura? Perché?»
Sasuke sbuffò – ah! Ero riuscita a farlo scomporre! – e fece per aprire la porta, ma prima che potesse anche solo toccarla questa si aprì da sola verso l’interno, facendomi quasi perdere l’equilibrio. Mentre io tentavo di restare in piedi e voltarmi nello stesso momento vidi in faccia l’Hokage di Konoha.
Anche lei mi guardò. Per un attimo ci fu un intenso scambio di sguardi tra noi due.
«Beh, ciao eh» esordii io alla fine, con il tono con cui tutti si aspetterebbero che ci si dovrebbe rivolgere ad un Hokage.
«Tu devi essere Laura» disse lei.
Ma dai?
Eletta Hokage per l’intuito?
«Venite» continuò, facendo cenno a me e a Sasuke di entrare.
Bene, quando doveva parlare con Sasuke, allora io dovevo essere esiliata con Sakura, invece adesso che doveva parlare con me Sasuke poteva fare il terzo incomodo.
Non era giusto.
Alla fine mi decisi ad entrare. Insomma, ero io che avevo voluto quell’incontro e magari sarei riuscita ad estorcere qualcosa che i tre ninja non mi avevano ancora detto.
Mi guardai intorno. Quello sembrava proprio l’ufficio di un Hokage modello, nulla da eccepire. Una scrivania ingombra di pratiche, un pavimento ingombro di pratiche e un maiale sull’unica sedia non occupata dalla Godaime. Mica male.
Mentre mi accingevo ad esporle le mie lamentele – non poteva mandarmi tre ninja da mantenere senza neanche sognarsi di pagare le spese! – mi bloccai.
Mi era venuto l’atroce dubbio di aver dimenticato qualcosa…
Qualcosa di importante…
«Sasuke, dobbiamo tornare indietro!» quasi gridai alla fine, quando l’illuminazione mi giunse.


Fine sesto capitolo!


Salve!^___^
Sì, me ne rendo conto, sto postando con un ritardo vergognoso!_-_
Il problema è che ultimamente sono stata molto presa dalle lezioni e mi sono appena resa conto che martedì ho un esame. Di giapponese. Sì, esatto. Che Jashin mi aiuti.
Quindi spero che possiate perdonare questa povera ragazza che invece di sbattere la testa sui libri si è decisa a scrivere il capitolo!^^’
E adesso passo a rispondere alle recensioni!^^


Lady Moonlight: dai, che magari se ci alleiamo insieme il caro Uchiha riusciamo anche a torturarlo… per un secondo. Poi ci ucciderà, però almeno avremo la soddisfazione!xD
Adesso il mio computer è perfettamente a posto – per ora – però le lezioni mi hanno praticamente uccisa!_-_ E adesso è periodo esami!ç___ç Aiuto!°°
Al di là delle mie poco importanti lamentele sugli esami – anche tu non sei messa troppo bene, quest’anno!xD – sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto anche se mi dispiace di averci messo così tanto ad aggiornare!_-_ Comunque grazie per la recensione e spero che il capitolo ti piaccia!^^

Zakurio: non dire queste cose per favore… Sakura non tenterà mai di ammazzarmi, perché io la eliminerò prima, chiaro!u___ù
Eh… effettivamente ti ho fatta aspettare un po’ per il capitolo; una volta è il computer, una volta è l’università!xD Spero di trovare tempo con le vacanze, anche perché mi trovo nei posti più inaspettati – ovvero a lezione – e mi viene voglia di scrivere… ma non posso!ç____ç
Comunque spero che il capitolo ti piaccia, anche se è un po’ in ritardo!^__^
Grazie per la recensione!^^

Yunalesca Valentine: ciao!^^ Oh, beh, sai, la situazione era poco movimentata, così ho pensato di fare qualcosa di diverso… andare a Gardaland, seguire Sasuke a Konoha… insomma, niente di che, no?xD
E poi, suvvia, è solo che non conosci bene il ragazzo-borsa: magari poi ti sta simpatico!xD
E, no, questa non posso proprio concedertela: gli anelli dei membri dell’Akatsuki sono proprio brutti!xDxD Anche se concordo con il fatto che non se l’è scelto Itachi: gli Uchiha hanno buon gusto, dai!xD E concludo assicurandoti che le mie battute sono molto più tristi delle tue, te l’assicuro. A volte non fanno ridere neanche me…_-_
Comunque grazie per la recensione e spero che il capitolo ti piaccia!^^

The_Writer: sono contenta che la storia ti piaccia!^^ Sto cercando di rendere il seguito un po’ diverso dalla storia precedente anche perché altrimenti non avrebbe senso scriverlo, quindi sono davvero contenta che lo apprezzi!^^
Mi dispiace per aver aggiornato in ritardo, ma spero che il capitolo ti piaccia!^^
Grazie per aver recensito!^^

foreverme96: tra poco rivelerò anche chi è il misterioso ragazzo, anche se non penso che qualcuno resterà stupito!xD
Comunque sono contenta che il capitolo ti abbia fatto ridere, perché il mio scopo è proprio quello – le cose serie proprio non le so scrivere!xD
Spero che anche questo capitolo ti faccia ridere anche se effettivamente è un po’ un capitolo ti transizione!:)
Comunque grazie per la recensione!^^

Sadako94: *nasconde le sfere del drago dietro la schiena*
Ma no, il mio computer è tornato in vita tramite un normalissimo tecnico, eh…
Scusa l’ignoranza, ma io ho fatto lo scientifico quindi non è che abbia mai avuto ecologia come materia… che tipo di materia è? Sì, mi sto facendo un po’ i fatto tuoi!xD
E… e… tu non puoi mandarmi dai Teletubbies!ò__o Anzi a pensarci bene se mi lasci la Kusanagi potrei quasi fare una strage di quegli esseri malefici… sì, può funzionare!xD
Ah, è giusto perché sono magnanima ho deciso che puoi nasconderti nel mio zaino la prossima volta che vado a Konoha, così puoi andare a trovare Orochimaru!xD
E in questo capitolo ho accennato anche al bacio!u___ù
Sì, non sono molto brava, riguardo le cose romantiche!xD
Al di là dei miei sproloqui grazie per la recensione, per ringraziarti ti presto Sasuke. Ma solo per un giorno, eh!u___ù

Ecchi: no…
Sì, non la sopporto proprio. Ma non diciamolo in giro!xD Effettivamente Sakura non rientra esattamente nelle mie grazie, ma suvvia!xD
E comunque se a Naruto non aveva dato alla testa il ramen, ci hanno pensato i biscotti delle occasioni speciali che anche con quelli ci si è abbuffato leggermente…xD
P.S un po’ inutile: vuoi tornare al nick di prima? Io effettivamente mi ero abituata a quello!xD
Comunque grazie per la recensione, spero che il capitolo ti piaccia!^^

IamCrazy:
Io la tua recensione l’ho adorata, davvero. Devo ringraziarti perché leggere la tua recensione mi ha proprio aiutata a scrivere questo capitolo perché hai scritto una di quelle recensione che… sì che adoro ricevere!xD
D’accordo adesso passo alla risposta vera!xD
Ho deciso che ti perdonerò anche se non ti sta simpatico Sasuke – suvvia, non sta simpatico a nessuno!xD Tranne che a me!_-_ – solo perché sono magnanima!u___ù
La parte dei piccioni non ho la più pallida idea di come mi sia venuta in mente, ma sarà che mi stanno simpatici: poveri piccioni, non piacciono a nessuno (un po’ come Sasuke, effettivamente)!xD
Anche se non l’ho scritta io sono contenta che ti piaccia anche la raccolta!^^
E… beh, sembrerò un po’ ripetitiva, però ti ringrazio per la tua bellissima recensione! Spero che il capitolo ti piaccia – almeno quello visto che con gli aggiornamenti continuo a farvi aspettare!xD

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Capitolo 7

Per un attimo sembrò come se il tempo si fosse fermato. Tsunade mi osservava. Sasuke mi osservava. Persino il maiale adagiato sulla sedia – preso nel bel mezzo di un porco sonnellino, a giudicare dall’espressione – mi osservava.
«Ehm… sì?» domandai, dal momento che l’attenzione si era spostata tutta su di me.
«Hai appena detto che dovete tornare indietro» mi fece notare Tsunade.
«Ah, beh, sì giusto. Sasuke, dobbiamo tornare indietro» affermai categorica, raccogliendo armi e bagagli, ovvero il mio zaino.
Sasuke mi lanciò un’occhiataccia – per quanto il suo contegno potesse concederlo – che stava a significare l’unica cosa che un’occhiataccia Uchiha può sottintendere: non se ne parla.
«Su, prepara il tuo Sharingan, Uchiha!» ordinai, con tanto di dito puntato contro il sopraccitato.
«No.»
«Ma io devo tornare indietro!» piagnucolai, del tutto dimentica di trovarmi dentro l’ufficio dell’Hokage, con l’Hokage in persona che ascoltava vagamente sconvolta la nostra surreale conversazione.
«No.»
Mi voltai verso la Godaime, fino a quel momento ignorata.
«Diglielo tu che mi deve riportare indietro!» Ovviamente il problema che era insorto tra la nostra partenza verso Konoha e la nostra presunta partenza da Konoha era davvero grave ed imprevisto, non era qualcosa che avrei potuto programmare con un po’ di anticipo, altrimenti non ci avrei pensato soltanto in quel momento, ovvio.
«Laura, perché vuoi tornare indietro?» chiese Sasuke abbastanza spazientito, dal momento che Tsunade sembrava aver deciso di non voler prendere parte alla nostra intelligentissima conversazione.
«Beh, sai, il mese scorso mi sono iscritta ad un esame che, guarda caso, è domani. Perciò dobbiamo tornare indietro» conclusi semplicemente, probabilmente aspettandomi che l’Uchiha comprendesse perfettamente la mia situazione. Dopotutto a lui stavano a cuore i miei problemi, no?
No, in realtà non ci credevo davvero.
«Vuoi tornare indietro per l’esame» ripeté Sasuke, scettico.
«Esatto» affermai io, annuendo con convinzione.
«Tu vuoi soltanto andartene per non dover incontrare Sakura di nuovo.»
Oh. Intuitivo l’Uchiha, eh. Chissà quando mi aveva sgamata.
«Non è affatto vero!» mentii.
Incredibilmente a rispondere non fu Sasuke. Non che non lo avrebbe fatto se ne avesse avuto l’occasione, però fu preceduto dall’Hokage in carica che aveva sbattuto con foga una mano sulla scrivania, facendo volare vari foglietti in aria.
«Uchiha, non avrei mai creduto di dovertelo dire, ma stai zitto! E tu non vai da nessuna parte finché non mi dici quello che mi devi dire!»
Io osservai con fare critico il pezzo di carta che avevo raccolto qualche secondo prima. Per la seconda volta nel giro di cinque minuti gli occhi freddi di Sasuke, quelli vagamente socchiusi di Tsunade e quelli porcini di Ton Ton furono puntati su di me. Mi resi conto che si aspettavano che dicessi qualcosa.
«Ah. Quindi le tasse dei contribuenti di Konoha pagano i tuoi debiti di gioco» affermai asciutta, sventolandole il conto sotto il naso. Lei lo afferrò con rabbia.
«Questi non sono debiti di gioco!»
«Certo, certo… dicono tutti così.»
«Basta!» urlò infine spazientita «O parli o ti faccio rinchiudere nelle celle di Konoha!»
«Devo dire che me la sto facendo addosso dalla paura» commentai sarcastica.
Per un attimo Tsunade sembrò sul punto di voler sollevare la scrivania per buttarmela addosso, ma io avevo un piano: mi sarei nascosta dietro Sasuke all’ultimo momento! Poi, però, tirò fuori un sorrisetto non molto rassicurante.
«Bene. O parli o chiedo a Sakura di farti fare un giro turistico di Konoha. Anche se non ho ancora capito perché ce l’hai tanto con lei…» rifletté pensierosa.
Le lanciai un’occhiata assassina che lei incassò con onore.
«Stronza. Bene, se vuoi saperlo te lo dirò, ma non per la tua stupida minaccia, sia chiaro» affermai decisamente irritata.
«Certo, certo… dicono tutti così.»
Mi appuntai mentalmente che alla prima occasione avrei tentato un colpo di stato in modo da poter eliminare l’Hokage in carica. E anche il suo maiale, che continuava a guardarmi male.
«Credo di essermi fatta portare le borse della spesa da un membro dell’Akatsuki. Adesso posso andare a fare il mio esame, per favore?» domandai, vagamente isterica.
Ovviamente non avevo preso in considerazione la reazione che la mia rivelazione avrebbe potuto portare.
«No tu non vai da nessuna parte finché non ti spiegherai meglio, chiaro?»
Ma alla fine perché avevo dovuto convincere Sasuke a portarmi a Konoha? Stavo tanto meglio a casa mia, dopotutto.
Insomma, tra Hokage dispotici e ragazze con capelli dai colori improbabili a quel punto avrei preferito essere a casa mia a giocare a Super Mario o, perché no, anche a sostenere l’esame. Dubitavo che il professore mi avrebbe minacciato con prigioni o visite guidate varie se avessi sbagliato a rispondere alle sue domande.
«Vuoi che ti racconti tutto ma non mi fai neanche accomodare?» domandai, indicando le due sedie, rispettivamente occupate da un mucchio di pratiche – o debiti di gioco, a seconda – e da Ton Ton.
«Come puoi notare Shizune è andata in missione e mi ha scaricato il maiale…»
«Jiraya?»
«No, Ton Ton, quindi la sedia è occupata.»
«Ah, bene» dissi io e afferrai di peso il suino, per poi appoggiarlo sull’altra sedia.
«Non puoi metterlo sulle pratiche!»
«Posso e l’ho fatto. Adesso mi spiegherò meglio visto che ci tieni tanto.»
Mi voltai un secondo verso Sasuke e avrei potuto giurare che la sua faccia non era seria come al solito. Poi, lasciando perdere l’analisi della sua espressione, mi voltai nuovamente verso la Godaime che sembrava impaziente di sentire cosa avessi da dire.
«Allora. Ho visto un membro dell’Akatsuki. Più chiaro di così non saprei come spiegarlo» affermai esasperata. Sia Tsunade che il maialino malefico mi guardarono male, mentre Sasuke si limitava a starsene in disparte.
«Ne hai le prove?»
La Godaime non sembrava molto convinta delle mie parole. E, sì, non molto convinta era un eufemismo, dal momento che la sua espressione trasudava scetticismo da tutti i pori.
«Abbiamo ritrovato l’anello di Itachi!» sbottai esasperata.
Iniziava a darmi sul nervoso. Prima voleva sentire cosa avevo da dire, poi si rifiutava di credermi.
Tsunade assunse all’improvviso un’espressione seria.
«Anche se quello che dici è vero, questa non è una prova. Potrebbe benissimo averlo perso nel vostro mondo l’ultima volta che è stato lì» spiegò.
«Sì, e casualmente è finito nella mia busta della spesa vero?»
«Forse ce lo ha messo qualcuno che non era un membro dell’Akatsuki» ipotizzò cauta Tsunade.
Mi voltai verso Sasuke per un po’ di sostegno morale, ma la sua espressione era imperscrutabile. Sembrava che sapesse dove quella discussione sarebbe andata a parare… forse era di quello che aveva discusso con Tsunade. Però se le aveva già detto tutto perché li aveva voluto sentire la storia da me?
«Mi sembra un po’ improbabile» ribattei io categorica.
«E adesso, se posso, ce l’avrei io una domanda» continuai, dal momento che l’Hokage sembrava sul punto di rispondere alla mia precedente affermazione.
«Prego» concesse lei, con un tono fin troppo accondiscendente.
«Sasuke ti ha raccontato tutta la storia prima che lo facessi io, vero?»
Intuii la risposta dal suo sguardo prima che lei aprisse bocca, ma decisi di lasciarla parlare. Non riuscivo a capire completamente ciò che stava succedendo e la cosa non mi piaceva per niente. Ad un certo punto l’atmosfera sembrava essere mutata e non in meglio.
«Sì, lo ha fatto» confermo seria.
«E allora perché ho dovuto rifarlo?» domandai, cercando di capire dove volesse andare a parare con quel suo comportamento.
«Perché volevo vedere se le vostre versioni coincidevano» spiegò lei, ancora con quell’espressione cauta.
Mi girai nuovamente verso Sasuke, ma lui continuava a stare immobile senza dire nulla, anche se ero sicura che lui sapesse cosa stava succedendo.
«E coincidono?» domandai quindi, mentre pensavo che avrei fatto meglio a lasciar perdere tutto e andarmene via da lì-
«Sì, sono praticamente identiche» confermò lei, seria.
Per un attimo mi rilassai sulla sedia.
«Bene, allora dov’è il problema?» chiesi.
«Potreste aver concordato la versione prima di venire qui.»
Quando compresi dove la Godaime volesse andare a parare mi alzai di scatto e feci per dirigermi verso l’uscita. Con il senno di poi mi resi conto che se non l’avessi fatto sarebbe stato meglio dal momento che probabilmente diedi l’impressione di una che stava tentando di darsi alla fuga.
«Non uscire» mi intimò lei. Tornai indietro, con l’impressione di trovarmi in un poliziesco ninja di serie C.
«Quindi questa sarebbe tutta una nostra macchinazione, immagino» commentai acida, indicando me e Sasuke.
«È un’ipotesi che devo prendere in considerazione» annuì lei seria.
«Quindi io e Sasuke ci siamo inventati tutto e poi siamo venuti qui ad esporre la nostra storiella, vero?»
«Sì, se Sasuke ha deciso di entrare a far parte dell’Akatsuki e ha pensato che era meglio per loro farci credere che Naruto non fosse al sicuro dov’è adesso, in modo che io decidessi di farlo tornare qui, dove sarebbe stato un bersaglio facile.»
La sua affermazione era talmente stupida che feci per ribattere quando mi resi conto che non mi veniva in mente nulla di appropriato da dire. Che razza di accusa era?
Mi voltai esasperata verso Sasuke.
«Dille che sta sparando una cazzata!»
Sasuke si limitò a scrollare le spalle.
«Mi ha già detto che non è vero» tagliò corto Tsunade e io riportai la mia attenzione su di lei che ci osservava sospettosa.
Se dovevo essere sincera, non mi sarei mai aspettata che una volta arrivata a Konoha sarei stata accusata di aver aiutato Sasuke a far catturare Naruto dall’Akatsuki.
«E quindi cosa vuoi sentire di più?» mi informai, mentre cercavo di trattenermi dall’insultarla pesantemente.
«Se un assassino si proclama innocente tu lo lasci andare senza indagare? Sasuke ha già tradito Konoha una volta» chiarì Tsunade, dura.
«Ah, ho capito. Quindi Sasuke ha fatto uno sbaglio ed è per questo che adesso tenterà di uccidere il suo migliore amico.»
«Perché no, ci ha già provato una volta, alla Valle dell’Epilogo.»
I toni si stavano facendo sempre più forti, ma né io né Tsunade eravamo intenzionate a darla vinta all’altra.
«Non sai se lo avrebbe ucciso davvero! Inoltre pensavo che aveste perdonato Sasuke!» urlai.
«È questo che ha detto?»
A pensarci bene Sasuke non aveva mai parlato chiaramente dell’argomento, ma avevo immaginato che ormai fosse ritornato effettivamente un membro del Villaggio della Foglia, dal momento che l’Hokage in persona gli aveva affidato una missione.
«Sasuke ha accettato di aiutarci perché era anche nei suoi interessi.»
«Appunto, è nei suoi interessi proteggere Naruto!»
Mi voltai verso Sasuke per avere una conferma, ma lui si limitò a non dire nulla, come aveva fatto fino a quel momento.
«È nei suoi interessi uccidere Itachi» ribatté Tsunade, questa volta con un tono di voce appena udibile.
«Ma non siamo neanche sicuri che Itachi sia vivo!» obiettai io, cercando nuovamente lo sguardo di Sasuke in modo che mi sostenesse.
«È vivo e Sasuke lo sapeva fin dall’inizio. E magari lo sapevi anche tu, però sai fingere molto bene» osservò lei aspra.
«Questo è ridicolo! Io non sapevo neanche che Sasuke, Sai e Naruto sarebbero ritornati di nuovo! E sono anche più che sicura che Sasuke non si sia unito all’Akatsuki!» precisai, mentre il mio tono di voce riprendeva a salire.
Sì, Sasuke aveva un paio di cosette da spiegarmi, però io sapevo che lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere e dovevo convincere di ciò anche l’Hokage.
«Abbiamo avuto notizie del ritorno di Orochimaru nell’organizzazione, perciò perché il suo allievo non avrebbe dovuto seguirlo?»
«È la cosa più idiota che abbia mai sentito. Sasuke non è più allievo di Orochimaru! E tu hai intenzione di difenderti o no?» sbottai rivolta all’Uchiha che sembrava totalmente disinteressato alla faccenda, come se lì stessimo discutendo del colore delle pareti e non del suo presunto tradimento.
«Qualsiasi cosa io dica non le farò cambiare idea» disse solo lui, riprendendo poi ad osservare la finestra intensamente, come se quella avesse potuto contenere la prova che lo avrebbe definitivamente scagionato.
«Ci rendiamo conto che questa discussione non ha senso, vero?» domandai.
«Ha senso eccome.» replicò Tsunade.
«Allora, visto che tu dovresti impersonare la giustizia, dimmi che prove hai contro me e Sasuke.»
«Non sono tenuta a farlo» rispose lei aspra.
Era ovvio che non era tenuta a farlo. Non aveva prove.
«Mi sembra chiaro» affermai con rabbia.
La nostra discussione fu interrotta da un rumore di passi che arrivava dal corridoio. All’inizio pensai che fosse qualcuno che doveva passare davanti all’ufficio dell’Hokage per andare da qualche altra parte, ma quando il rumore si arrestò proprio davanti alla porta mi resi conto che, chiunque fosse, voleva entrare proprio dove ci trovavamo noi.
Un discreto bussare avvallò la mia ipotesi.
«Avanti» disse Tsunade, come se stesse aspettando quel momento.
Per un attimo pensai follemente che potesse essere Sakura, ma mi resi conto che in quel momento sarei stata quasi felice di vederla. Scommetto che lei non avrebbe mai lasciato che il suo prezioso Sasuke fosse gettato in una cella ammuffita. E chissà, magari per par condicio avrebbero lasciato in pace anche me.
Purtroppo ad entrare non fu Sakura, ma un paio di corpulenti Anbu che si fermarono di fronte alla scrivania dell’Hokage ignorando completamente me e Sasuke.
«Siamo venuti per prendere in custodia Sasuke Uchiha, come ci ha ordinato.»
«Cosa?» urlai, sconvolta.
Non pensavo che Tsunade sarebbe arrivata a tanto.
«Laura, lascia stare» tagliò corto Sasuke asciutto, seguendo i due ninja che gli facevano cenno di seguirlo.
Io feci per piazzarmi davanti alla porta, ma l’occhiata che mi lanciò Sasuke mi convinse a desistere. Perché avrei dovuto farmi pestare da quegli Anbu quando entro poco probabilmente ne sarebbero arrivati un paio anche per me?
Dopo che Sasuke fu uscito il più alto tra i due ninja – che sembrava avere una fisionomia famigliare – si chiuse la porta dietro le spalle e nella stanza rimanemmo solo io e Tsunade.
«Dove lo stanno portando?»
«Sotto custodia.»
Quella conversazione sembrava avvallare sempre di più l’ipotesi che mi trovassi in un poliziesco di scarso valore.
«Laura, siediti per favore» disse infine, indicando la sedia vuota.
Io rimasi in piedi. Non sarei stata al suo gioco, non dopo che avevano portato via Sasuke. Non appena aveva lasciato la stanza, avevo iniziato ad immaginare scenari catastrofici, tra cui la tortura, e l’idea che in quello stesso momento Sasuke potesse essere rinchiuso in uno stanzino mentre veniva torturato da un oscuro ninja senza volto mi faceva venire la pelle d’oca.
«State torturando Sasuke?» domandai, cercando di nascondere la paura dietro un tono furioso.
Per la cronaca, non ci riuscii molto bene. Chissà perché i miei stati d’animo mi si leggono sempre in faccia.
«Ovvio che no» mi assicurò Tsunade, accennando ad un sorriso.
La sua risposta contribuì a farmi calmare un po’, ma non abbastanza da spingermi a discutere civilmente con lei.
«Laura, adesso che Sasuke non è qui puoi essere sincera» riprese lei.
«Cosa stai insinuando?»
«Magari non hai detto tutto perché avevi paura che Sasuke potesse vendicarsi…»
Ah, ora capivo. Aveva fatto portare via Sasuke perché credeva che lui mi avesse obbligato a raccontarle la mia storia e quindi, una volta che lui fosse stato catturato, avrei potuto collaborare con i buoni raccontando tutto.
«Allora, te lo dico un’ultima volta: io ho visto un membro dell’Akatsuki e questo è quanto.»
Tsunade sospirò pesantemente, prima di invitarmi nuovamente a sedermi.
Io ovviamente rimasi immobile nella mia posizione.
«Senti, prima Sasuke mi ha detto che tu non c’entri niente, quindi suppongo che ti abbia costretta a raccontarmi questa storia.»
Per un attimo rimasi interdetta. In che senso Sasuke aveva detto che io non c’entravo niente? Era ovvio, dal momento che né io né lui avevamo fatto qualcosa di sbagliato. Però come l’aveva detto sembrava quasi che lui fosse il colpevole.
Inoltre, anche se fosse stato così, Sasuke non si sarebbe mai sprecato a scagionarmi. Lo feci notare a Tsunade e lei annuì come se finalmente ci fossimo trovate sulla stessa lunghezza d’onda.
«Infatti. Probabilmente ti ha scagionata perché sapeva di essere stato scoperto e aveva bisogno di una complice libera.»
Oh, tutto quadrava. E Sasuke avrebbe fatto affidamento proprio su di me per condurre Naruto all’Akatsuki. Sì, effettivamente ero proprio la persona adatta: insomma, dopotutto per combattere contro l’Uzumaki non mi servivano abilità ninja, bastava la mia capacità di parlare il francese. Scommetto che lo avrei steso soltanto dicendo Je m’appelle Laura, se solo avessi provato.
«Senti, Sherlock, se fosse come hai detto tu allora io dovrei essere una complice di Sasuke, perché se mi avesse obbligata adesso non avrebbe più una complice libera visto che non sarei più sua complice.»
Effettivamente il mio ragionamento filava. Magari se non riuscivo a convincerla che eravamo innocenti, avrei potuto farla confondere a forza di ragionamenti contorti. Non male come piano.
«Ho pensato anche a quello. Però ho voluto avere la conferma che tu non fossi stata obbligata da Sasuke a raccontarmi quella storia.»
«Allora, per prima cosa, quella storia è la verità. In secondo luogo mi dici per quale motivo dovrei voler vendere Naruto all’Akatsuki?»
Sicuramente il giorno prima non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata, ventiquattrore dopo, a discutere con un Hokage dalla dubbia moralità sul mio presunto coinvolgimento nel tradimento del Villaggio della Foglia. Per inciso, non ne facevo neanche parte, quindi come avrei potuto tradirlo?
«Lo hai fatto per Sasuke» affermò lei con fare ovvio, come se fossimo giunti alla soluzione del problema.
All’inizio non dissi niente. Insomma, magari avevo frainteso quello che voleva dire. Però, dopo aver attentamente vagliato i possibili significati intrinseci che la frase della Godaime poteva avere mi resi conto di aver interpretato bene, purtroppo.
«Perché non dici più nulla?» mi domandò alla fine lei, quando si rese conto che non avrei replicato alla sua brillante deduzione.
«Perché la tua è l’ipotesi più idiota che abbia mai sentito. L’ho fatto per Sasuke? Perché, lui ha mai fatto qualcosa per me?»
«L’amore ci può portare a fare cose di cui non ci crederemmo capaci.»
E con quest’ennesima perla di saggezza, Tsunade si era guadagnata il mio odio eterno.
«Ma ti senti quando parli?» domandai.
«Cosa vorresti dire?»
«Io pensavo che fossi un Hokage giusto, invece stai solo cercando di incolpare chi ti vuole aiutare!»
All’inizio pensai che Tsunade non avrebbe replicato, però mi sbagliai.
«Non credo che tu capisca cosa voglia dire essere a capo di un villaggio e aver giurato di proteggerlo.»
«Certo che non lo so, ma non credo che tu capisca che accusare delle persone innocenti non vuol dire proteggere il tuo villaggio.»
«Non posso fare altrimenti.»
Fu in quel momento che mi resi conto che qualsiasi cosa avessi detto, lei non mi avrebbe creduto. Sebbene non avesse prove concrete per accusare me e Sasuke, noi d’altra parte non avevamo prove concrete per dimostrarle la nostra innocenza.
«Allora come hai intenzione di agire, Hokage?» chiesi esausta.
Tsunade si passò stancamente una mano sul viso.
«In un modo che non piace neanche a me.»
Non appena terminò la frase sentii nuovamente la porta aprirsi, ma non ebbi bisogno di voltarmi per capire che un altro paio di Anbu erano entrati per venire a prendere me, quella volta.


Fine settimo capitolo!


Bene!^^ Sì, sto facendo finta di non aver aggiornato in ritardo… Purtroppo, sebbene mi piacerebbe che fosse il contrario, lo studio per gli esami viene prima, però spero che il capitolo possa compensare l’attesa!^^’
Comunque bando alle ciance, passo alle risposte alle recensioni!^^


IamCrazy: ciao!^^ Voglio essere sincera e sconsigliarti l’aiuto di Sai e Naruto per qualsivoglia cosa riguardante la scuola… poi se li vuoi per bellezza quella è tutta un’altra storia!xD Te li mando volentieri, a me basta Sasuke!xDxD
Comunque, suvvia, no non voglio mica farti morire!xD Non sono mica così scema da privarmi volontariamente del mio pubblico!u____ù Dove li trovo altri che hanno il coraggio di leggere questa storia?xDxD
Comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia e grazie per la recensione!^^

Lady Moonlight: ciao Cleo!^^ Se devo essere sincera, anche io preferisco Sasuke vestito normalmente… per carità, il kimono lo lascerà anche mezzo nudo, però è proprio brutto!u___ù
Ho notato che la matematica non piace a molti… a me piaceva, finché non siamo arrivati a cose che invece di numeri avevano lettere di vario grado di indecifrabilità, quindi suvvia, possiamo anche capire Naruto e Sai se sono scarsi!xDxD
Comunque sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! E grazie per gli auguri per l’esame e per la recensione!^____^
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^

Zakurio: ciao!^^ Guarda, io per il tuo bene non mi unirei a Sai e Naruto per la matematica, perché poi forse nelle verifiche i professori dovrebbero iniziare a dare voti con i numeri negativi!xDxD
Ho notato la modifica della recensione e... cavolo ti sei documentata bene!O__o Effettivamente io non mi ero mai posta i problema dei genitori dei vari ninja, pensando che fossero tutti ninja a loro volta… però è vero che di molti non si parla e che potrebbero fare dei lavori normali! In effetti non hanno mai detto niente a riguardo, quindi è difficile fare delle ipotesi certe… magari più avanti nel manga lo faranno sapere con certezza!u___ù
Però in realtà non ho ancora pensato a che tipo di risvolto potrebbe esserci nel rapporto con Sasuke!xDxD
Comunque grazie per la recensione e spero che il capitolo ti piaccia!^^

Yunalesca Valentine: ciao!^^ No, beh, dai le due di notte è ancora un orario accettabile!u__ù
Beh, a questo proposito vorrei dire che per quanto strano possa sembrare, preferisco quasi la matematica ai vari omicidi ninja!O__o
Per quanto riguarda le sviste le ho corrette – la prossima volta dovrò rileggere meglio i capitoli perché mi scappa sempre qualcosa!xD
Oh, e ti stimo solo per il fatto che Sakura ti sta antipatica!u___ù
Comunque grazie per avermi scritto una recensione anche se stavi cadendo dal sonno!^___^

Elena_chan: ciao!^^ Eh, lo so, sono sempre in ritardo, ma purtroppo non posso farci niente… spero di riuscire ad aggiornare più in fretta, anche se al momento non credo proprio!ç__ç
Sono contenta che la scena con Sakura ti sia piaciuta!^___^
E ovviamente grazie sia per la recensione che per gli auguri per l’esame!^^
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

foreverme96: ciao!^^ Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!^___^ Ovviamente la cosa che mi ero dimenticata non era esattamente di fondamentale importanza, ma per sfuggire a Sakura si fanno anche gli esami!xDxD
Comunque spero che questo capitolo ti piaccia e grazie per la recensione!^^

Sadako94: ciao!^^ Eh, lo so, dovrei vergognarmi!xD Non l’ho uccisa soltanto perché non volevo macchiarmi di un atroce omicidio, ma la prossima volta mi rifarò e casualmente la spingerò giù per un burrone!u___ù
Allora, come stai messa con la tua ricerca di Orochimaru? Qualche novità? Se lo trovi però Sasuke sarà ufficialmente mio e soltanto mio, ok?xD
E per la cronaca ringrazio il cielo di non aver mai avuto una materia come ecologia! Mi dispiace per te, ma a sentirla sembra davvero noiosa!ò___o
Comunque spero che anche questo capitolo ti piaccia e spero che tu trovi il motivo per cui dobbiamo tornare indietro più emozionante del gas acceso!u__ù
Grazie per la recensione!^^

MrsRyuzaki: ciao!^^ Innanzitutto grazie per i complimenti, sono davvero apprezzati!**
Hai davvero letto tutta ‘Ninjas are coming’ in un paio di giorni? Sono sconvolta!O_o Poi sono proprio contenta che apprezzi il personaggio di Laura – ovvero me!_-_ – e sono sicura che se mi conoscessi di persona cambieresti totalmente idea!xD
Purtroppo ho voluto veramente illudermi che Sakura fosse diversa, ma… dal momento che sono io a scrivere il capitolo non poteva essere che così!xD
Spero di poter aggiornare in tempi decenti e spero anche io di non incontrare Ino, mi è bastata già Sakura!xD
Inoltre oggi ho notato che hai segnalato ‘Ninjas are coming’ per le storie scelte…
*________*
Vale come risposta?
No, seriamente, mi hai resa davvero molto felice, grazie!*___*
Spero che il capitolo ti piaccia!^^


Scusate per le risposte brevi, vado molto di fretta, ma ho pensato che sarebbe stato meglio pubblicare il capitolo piuttosto che posticipare!^___^
Al prossimo capitolo^^

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***




Capitolo 8

Mai mi sarei aspettata che andando a Konoha sarebbe successa una cosa del genere. Ad essere sincera, la mia visione dei ninja era un po’ utopistica e idealizzata, questo anche se giusto un anno prima degli esponenti di quella categoria avevano tentato di farmi secca e ci erano quasi riusciti. Alla fine era arrivata Tsunade con il suo squadrone di Anbu a farmi cambiare idea.
La prima cosa che mi era venuta da dire quando quei due Anbu molto ben piazzati mi avevano detto Signorina, ci segua per favore era stata: «Voglio un avvocato!»
Ovviamente la mia richiesta non era stata accolta e in quell’esatto momento stavo venendo scortata dai due ninja che non sembravano essere molto socievoli. Almeno ad una prima impressione, poi avrei anche potuto sbagliarmi, per carità.
Ormai stavamo camminando da almeno cinque minuti buoni quando l’Anbu davanti a me si fermò di colpo davanti una porta e io, che ero immersa nei piani per i miei futuri complotti contro Konoha, andai a sbattergli contro facendolo voltare stizzito.
«Cosa stai facendo?» chiese, abbandonando il tono formale che aveva tenuto quando mi aveva chiesto di seguirli.
«Tentavo di abbatterti con una testata. Non era ovvio?» domandai io sarcastica, dal momento che la sua domanda non avrebbe potuto meritare un’altra risposta.
All’inizio pensai che il presunto sguardo ammonitore – era un po’ complicato leggere le espressioni facciali attraverso la maschera – fosse rivolto a me, però poi mi resi conto che l’Anbu numero uno stava guardando l’Anbu numero due, quello che si trovava dietro di me, che evidentemente aveva trovato divertente la mia risposta, perché gli era scappato un risolino.
«Scusa» disse solo quello, prima che ritornasse la calma di prima.
Mi guardai un attimo intorno per vedere se in quel corridoio ci fosse una via di fuga, ma constatai che, almeno ché non fossi riuscita a buttarmi dalla finestra che si trovava più o meno dall’altra parte di dove ci eravamo fermati noi, allora ero fregata. Purtroppo quel piano aveva qualche pecca, tra cui, le più gettonate erano l’impossibilità di percorrere la distanza me-finestra in due secondi netti e l’atterrare a terra in vero stile ninja, senza rompermi l’osso del collo.
Dal momento che ero presa in questi ragionamenti che presumibilmente non mi avrebbero portata da nessuna parte, non mi resi conto che Anbu numero uno mi stava facendo segno di entrare.
«Devi entrare» mi fece quindi presente Anbu numero due, che con quei suoi capelli marrone escremento mi era molto familiare.
Così dicendo spinse la porta verso l’interno e mi precedette. Mi ci volle qualche secondo per realizzare che il posto in cui mi avevano portata non era la stanza delle torture minacciosa e ammuffita che avevo immaginato, ma una camera qualsiasi, con un letto, un armadio e una scrivania.
E, sì, se state morendo dalla curiosità e non riuscite proprio a resistere, ve lo dirò: c’era anche una sedia.
Bisognava ammettere che l’insieme era un po’ spoglio e le pareti bianche erano vagamente deprimenti, però era sempre meglio delle mie catastrofiche previsioni.
Beh, ad essere sincera c’era anche una crepa sul muro, quindi c’era la consistente possibilità che la stanza potesse crollare quando mi ci trovavo io dentro – e magari l’intento di Tsunade era proprio quello – ma, suvvia, non ci si può lamentare per tutto no?
Una volta entrata aspettai che l’Anbu numero due uscisse, in modo che potessi rimuginare sul mio novello odio per Konoha e sulla vendetta che avrei fatto ricadere sull’Hokage e su tutto il suo villaggio del cavolo, ma quest’ultimo chiuse la porta in faccia all’Anbu numero uno, che si era appostato lì davanti e non sembrava intenzionato a muoversi.
Io guardai Anbu due – sì, stavamo diventando amici, quindi potevo abbreviare il suo nome, ok? – con espressione interrogativa ed evidentemente oltre all’aspetto minaccioso lui doveva possedere anche abilità sensitive random, perché rispose alla mia domanda informulata.
«Devo controllare che non scappi» proferì soltanto, prima di prendere posto davanti alla finestra, magari credendo che io avrei avuto l’ardire di buttarmi da lì.
«E il tuo compare?» chiesi io, abbastanza scocciata.
«Lui sta davanti alla porta» rispose nuovamente lui.
«Non dovete avere proprio un accidente da fare, qui a Konoha, se sprecate due Anbu per controllare me. Evidentemente la situazione con l’Akatsuki non è così melodrammatica come la descrive Tsunade» affermai sarcastica, appoggiando la mia borsa sul letto.
L’Anbu sbuffò leggermente, come se effettivamente non avessi tutti i torti.
«Ordini dell’Hokage» si limitò a commentare.
Avrei voluto controbattere e iniziare una discussione che lui non avrebbe mai vinto, ma mi resi conto che far irritare un Anbu – sebbene sembrasse il più simpatico tra i due – non era una mossa astuta. Inoltre avevo qualche problema da risolvere, quali lo scoprire la collocazione di Sasuke e trovare un modo per fuggire.
Avrei dovuto trovare una scusa per costringere Anbu due ad uscire, in modo da… beh, non sapevo ancora cosa avrei fatto una volta che lui se ne fosse andato, ma mandarlo via era pur sempre un primo passo, no?
Inoltre il problema non si poneva dal momento che, sebbene io ci sperassi ardentemente, dubitavo che i ninja di Konoha fossero talmente stupidi da lasciare incustodita una prigioniera.
Ad un certo punto iniziai a pensare che l’Anbu fosse morto, dal momento che da quando aveva smesso di parlare non si era più mosso di un millimetro, ma non appena accennai ad un movimento questi si voltò verso di me.
Insomma, non potevo fare proprio niente.
«Ho fame» mi lamentai ad un certo punto, con la vaga speranza che lui potesse andare a prendermi qualcosa da mangiare. A quel punto persino l’idea di scappare dalla finestra sembrava allettante. La presenza di Anbu due iniziava ad inquietarmi, dovevo ammetterlo.
«Non siamo un albergo» replicò lui, senza accennare a spostarsi.
«Allora se morirò di fame mi avrete sulla coscienza!» affermai io, giusto per andare un po’ sul melodrammatico.
«Non credo che morirai di fame» commentò lui laconico.
Io mi buttai di peso sul letto, irritata. Non potevo scappare e Anbu due non incoraggiava affatto alla conversazione civile, il che era abbastanza deprimente. Insomma, a quel punto tanto valeva parlare con Sasuke!
Pensando a Sasuke mi resi conto che non avevo la minima idea di dove l’avessero portato. Magari nella stanza delle torture minacciosa dove avevo ipotizzato che mi avrebbero portata ci avevano rinchiuso lui.
«Dov’è Sasuke?» chiesi allarmata.
Sì, Tsunade mi aveva assicurato che non lo stavano torturando, ma un paio di Anbu che mi guardavano a vista mi avevano fatto capire che di quella donna non ci si poteva esattamente fidare.
«Sotto custodia» tagliò corto lui, mostrando la sua abilità nel dare risposte inutili.
«Grazie, sei stato molto esauriente.»
«Figurati.»
Allora, le opzioni erano due. O lui non capiva il sarcasmo o mi stava prendendo per il culo. Purtroppo tendevo verso la seconda ipotesi, complice il fatto che, sebbene avesse la maschera, si vedeva benissimo che se avesse potuto probabilmente mi avrebbe riso in faccia.
Doveva scegliersele meglio Tsunade, le sue squadre speciali. Almeno i membri della Radice di Danzo erano tutti seri e composti.
«Lo sapete che io e Sasuke non abbiamo fatto niente, vero?» gli feci notare, non tanto per perorare la nostra causa – non me lo immaginavo Anbu due che andava dall’Hokage a chiedere di liberarci –, ma più che altro per far passare il tempo. Non so se vi è mai capitato, ma quando avete tempo provate a passare un’intera giornata a fissarvi con un Anbu e scoprirete che dopo un po’ ci si annoia.
«Gli ordini dell’Hokage sono di tenervi sotto custodia ed è ciò che sto facendo» replicò lui serio.
«Ah, beh, se sono gli ordini dell’Hokage allora va bene. Avere delle idee proprie e non seguire Tsunade come pecore è inutile tanto, no?»
Ebbene sì. Mandando a quel paese il mio proposito di non farlo innervosire, non ero riuscita a trattenermi e avevo iniziato a stuzzicarlo.
«L’Hokage non mi ha ordinato di ucciderti, ma se vuoi posso applicare le mie idee proprie e farlo.»
Io l’ho sempre detto che ogni tanto dovrei stare zitta…
«Non puoi uccidermi, diventeresti un ninja traditore per aver disobbedito agli ordini dell’Hokage» replicai subito, quella volta sperando che mi stesse davvero prendendo in giro. Non mi andava proprio giù l’idea di andarmene da questo mondo per mano di Anbu due.
«L’Hokage non mi ha ordinato di ucciderti, ma non mi ha neanche ordinato di non ucciderti se è per questo» affermò lui serafico.
Stavo seriamente prendendo in considerazione l’idea di sfondare la porta con una spallata e tentare di convincere Anbu uno a difendermi dal suo compagno pazzo quando la porta si aprì verso l’interno e Tsunade fece il suo ingresso.
Bene, almeno adesso ero sicura che nessun Anbu mi avrebbe ucciso nel giro dei prossimi cinque minuti.
«Certo che non avete proprio niente di meglio da fare voi, eh» commentai io all’indirizzo della Godaime, che per qualche motivo aveva deciso di venire a farmi visita.
Almeno quella volta, constatai con gioia, non aveva il suo inutile maiale con lei. Evidentemente Shizune aveva ripreso a fare l’unica cosa per cui sembrava esistere: prendersene cura.
«Ho pensato che magari vorresti aggiungere qualcosa a quello che hai detto oggi… o cambiare la tua versione dei fatti» spiegò.
La mia versione dei fatti?
«Hai pensato male. In realtà io e il tuo scagnozzo stavamo giusto discutendo sul fatto che io e Sasuke non abbiamo fatto niente… beh, questo prima che lui mi minacciasse di morte, effettivamente» affermai, lanciando un’occhiataccia ad Anbu due.
Tsunade ignorò la mia ultima affermazione e si sedette sull’unica sedia presente nella stanza.
«Laura, ti sto dando la possibilità di raccontarci tutto di tua spontanea volontà» mi ricordò, come se dovessi essergliene particolarmente riconoscente.
Anbu due ascoltava con molta attenzione la nostra discussione e questo voleva dire che la noia aveva catturato anche lui, sebbene tentasse di fare l’Anbu integerrimo.
«Tsunade, ti sto dando la possibilità di non fare una figura di merda riconoscendo che hai sbagliato» replicai io.
Tsunade fece segno ad Anbu due di uscire dalla stanza. Io gli feci ciao con la mano quando lui si chiuse la porta alle spalle, controvoglia.
«Allora, non c’è nessuno che ci ascolta quindi puoi parlare.»
Oltre al fatto che non avevo niente da dirle, ero quasi sicura che i due Anbu avessero le orecchie spalancate e probabilmente si erano spiaccicati contro la porta per origliare meglio, ma evitai di farlo notare a Tsunade.
«Guarda che il problema non è che qualcuno potrebbe ascoltare la nostra conversazione» le feci notare annoiata.
«E allora qual è?» chiese lei spazientita.
«Il problema è che tu vuoi che io ti dica ciò che ti piacerebbe ascoltare che, purtroppo, non corrisponde alla verità» affermai.
«E i tuoi Anbu sono degli esseri inutili» aggiunsi poi, a beneficio dei due origliatori.
«Laura, credo che tu abbia notato che questo non è il trattamento che di solito riserviamo ai ninja sospettati di tradimento al villaggio» chiarì lei, per poi tacere, probabilmente aspettando che io dicessi qualcosa.
Se dovevo essere sincera avevo già capito dove voleva andare a parare e non avevo proprio voglia di assecondarla, ma in quel momento preferivo parlare con lei piuttosto che con Anbu due, quindi decisi di continuare la conversazione.
«Forse perché io non sono una ninja e non faccio parte del tuo villaggio quindi non posso tradirlo?» azzardai io con sarcasmo.
«Il punto è che o ti decidi a parlare o sarò costretta a ricorrere ad altre soluzioni» tagliò corto lei, prendendomi di sorpresa. Da lei mi sarei aspettata un discorso lungo pieno di giri di parole. Evidentemente aveva fretta e questo sicuramente non l’aiutava a ragionare molto lucidamente. Già il fatto che stava sprecando il suo tempo a tentare di far confessare due persone che volevano aiutarla faceva capire che aveva bisogno di una pausa. O di smettere di bere.
«Sasuke non parla, eh?»
Tsunade si alzò all’improvviso, facendomi sobbalzare, e si diresse alla porta. La aprì e fece segno ad Anbu due di entrare.
«Ti do tempo fino a domani mattina. Se non mi racconti la verità, dovrò prendere provvedimenti» e così dicendo si chiuse la porta alle spalle lasciandomi nuovamente con Anbu due.
Non sapevo proprio cosa fare. Certo, davanti a Tsunade avevo cercato di non sembrare spaventata, però scommetto che chiunque se la farebbe sotto dalla paura a ricevere quelle minacce velate. Se non avessi detto qualcosa ero sicura che non ci avrebbe pensato due volte a ordinare a qualcuno di torturarmi e l’idea non mi piaceva affatto. D’altra parte, però, non potevo dirle nulla visto che non avevo nulla da dire.
Non potevo scappare e non potevo contare sull’aiuto di Sasuke che, probabilmente, era messo peggio di me.
La giornata passò troppo in fretta per i miei gusti e in men che non si dica il cielo che si intravedeva oltre la finestra si fece buio, senza che Anbu due accennasse ad andarsene.
L’idea di mettermi a dormire non mi aveva sfiorato neanche la mente. Per prima cosa, sebbene fosse impossibile, era meglio usare il tempo in modo costruttivo e cercare di trovare un idea. Inoltre, provateci voi a dormire con un Anbu grande come una casa che continua a fissarvi.
Ad un certo punto la porta si aprì per la seconda volta e io sobbalzai nuovamente. Anbu uno si affacciò dentro la stanza e si rivolse al compagno: «L’Hokage ti vuole parlare.»
Anbu due si voltò verso di me, incerto se andare o no. Probabilmente decise che con Anbu uno appostato davanti alla porta sarebbe stato un po’ impossibile per me scappare perché alla fine uscì lasciandomi sola.
Era l’occasione che aspettavo da tutta la giornata e mi sembrava troppo bello per essere vero. Dopo un attimo di euforia, però, la consapevolezza che probabilmente non sarei comunque riuscita a scappare fece capolino e l’entusiasmo di poco prima svanì completamente.
L’unica via di uscita era la finestra ed ero sicura che l’Anbu prima di uscire aveva valutato quell’ipotesi. Probabilmente aveva pensato che se avessi tentato di scappare da lì mi sarei uccisa nel tentativo. O magari c’erano un altro paio di Anbu appostati di sotto ad aspettarmi.
Magari questa è tutta una trappola per avere un pretesto per torturarmi: loro vogliono che fugga così sembrerò colpevole! pensai ad un certo punto, rendendomi conto subito dopo che il mio ragionamento era folle. Non avevano affatto bisogno di un pretesto per torturarmi.
Comunque non sapevo per quanto tempo Anbu due sarebbe rimasto fuori, quindi dovevo decidermi in fretta. La finestra era l’unica possibilità, quindi dovevo tentare. Dopo aver preso la borsa mi avvicinai con circospezione – non volevo fare rumore, dal momento che le possibilità della riuscita della mia fuga erano già abbastanza scarse – e tentai di aprire la finestra.
Contro ogni logica la finestra si apri facilmente e non fece alcun rumore. La cosa mi sembrò strana, ma in quel momento ero troppo impegnata nella mia fuga per rifletterci sopra. Mi arrampicai sul davanzale con il fermo proposito di non guardare giù. Non sapevo quanto in alto si trovasse la stanza e non mi sembrava quello il momento giusto per scoprirlo.
Proprio di fronte alla finestra c’era un albero enorme e la mia unica possibilità era quella di riuscire a saltarci sopra in modo da potermi calare fino a terra.
L’unica pecca del mio eccellente piano era che i salti non erano il mio forte e c’era una discreta possibilità che mi schiantassi nel tentativo di arrivare a destinazione. Feci per buttarmi due o tre volte, ma la paura me lo impediva e il ritorno di Anbu due era sempre più probabile. Sebbene sapessi che quella era la mia unica possibilità non riuscivo a saltare nel vuoto, anche se la distanza tra la finestra e l’albero obiettivamente non era molta. Se mi sporgevo potevo toccare uno dei rami più lunghi con la mano, però mi sembrava un po’ troppo sottile per potermici appendere. Neanche l’idea di chiudere gli occhi e buttarmi era fattibile, perché le possibilità di schiantarmi di faccia contro il tronco aumentavano in maniera esponenziale in quel modo.
Un rumore che proveniva da dietro la porta mi fece sobbalzare. Probabilmente era soltanto Anbu uno che si grattava una chiappa con molto vigore, ma l’imminente ritorno di Anbu due mi diede il coraggio di buttarmi.
Saltai e mi aggrappai al primo ramo che trovai con tutta la forza che avevo.
Il salto non era stato così temibile come credevo, ma in quel momento pendevo a diversi metri dal suolo e dovevo riuscire a salire sul ramo in modo da trovare una posizione un po’ più comoda per poter iniziare la mia scalata. Non appena riuscii ad issare le gambe sul ramo a cui ero appesa mi avvicinai un po’ di più al tronco.
Si poteva dire che il peggio era passato, non rischiavo più di spiaccicarmi a terra come un budino.
Mi complimentai con me stessa per le mie inaspettate doti ginniche. Alla faccia di quella stronza di ginnastica al liceo, che mi dava sempre voti bassi!
«Hai sentito un rumore?» chiese ad un tratto una voce maschile.
Quando sentii parlare, mi resi conto che il peggio non era passato. Ero riuscita ad uscire, ma ora dovevo riuscire a scappare.
Mi nascosi meglio tra i rami, mentre una seconda voce rispose alla prima: «Sì, ma forse era soltanto un animale.»
Tirai un sospiro di sollievo.
«Hai ragione, però è meglio controllare.»
Pregai intensamente che non mi trovassero. Dalla mia postazione vidi due ninja passare. A giudicare dalla pettinatura improbabile uno doveva essere Shikamaru – perché non se ne era rimasto a casa sua? – mentre l’altro non riuscii a riconoscerlo.
«Non ho proprio voglia di fare la ronda» affermò Shikamaru, trattenendo uno sbadiglio.
«Neanch’io.»
Detto ciò i due ninja passarono avanti. Aspettai qualche minuto per accertarmi che se ne fossero andati davvero e poi iniziai a calarmi dall’albero con circospezione. Ormai da quando Anbu due era andato a parlare con Tsunade doveva essere passata almeno mezz’ora quindi sarebbe ritornato entro poco e in quel momento si sarebbero accorti che ero scappata.
Quando finalmente toccai il suolo, mi dissi che non sarei più salita su un albero per nessun motivo. La corteccia mi aveva graffiato dappertutto e probabilmente qualche insetto mi aveva anche punto.
Non ero sicura che mi sarei saputa decidere se mi avessero chiesto di dire quale fosse la cosa peggiore tra l’essere prigioniera a Konoha o l’essere circondata da insetti.
Dopo essermi assicurata che non ci fossero ninja in giro, iniziai a correre per allontanarmi dal palazzo dell’Hokage. Una cosa era certa: entro quella notte dovevo uscire da Konoha, poi avrei pensato il da farsi. Ovviamente non potevo abbandonare Sasuke a se stesso, ma se fossi rimasta prigioniera non sarei riuscita ad aiutarlo.
Non ero mai stata a Konoha, quindi non sapevo dove dovevo andare per uscire dal villaggio. Sperai che i pochi punti di riferimento del manga mi aiutassero.
Non sarebbe stato molto divertente se mi avessero presa perché mi ero persa subito dopo essere riuscita a scappare.
Fatto stava che mi trovavo in mezzo ad una strada che non mi era per nulla famigliare e non mi sembrava proprio il caso di andare a bussare a qualche porta e chiedere: «Scusi, sono scappata dalle grinfie di un paio di Anbu, saprebbe mica indicarmi la via migliore per fuggire da questo villaggio di psicopatici?»
No, non era affatto una buona idea. D’altro canto dovevo pur fare qualcosa, quindi optai per la soluzione più sensata: continuare a camminare. Da qualche parte sarei pur finita, no? Sapevo dove si trovava il palazzo dell’Hokage, quindi mi bastava andare nella direzione opposta.
Il fatto che Konoha sembrava essere principalmente composta da strade sterrate e casette fatiscenti poi non aiutava a trovare punti di riferimento, quindi tanto valeva prendere una direzione e continuare a seguirla.
«Ehi tu! Cosa stai facendo?»
Una voce familiare mi raggiunse da dietro. Sì, era una delle mie solite botte di culo. Mi voltai lentamente per trovarmi di fronte a Shikamaru Nara, che sembrava aver lasciato il suo compagno di ronda da qualche altra parte dal momento che in quel preciso istante si trovava misericordiosamente da solo.
Non che avrebbe avuto bisogno d’aiuto per stendermi.
Prima di rispondere mi chiesi se avessero già scoperto che ero scappata. Ma forse l’Hokage non aveva raccontato a tutti del mio arrivo.
«Parli con me?» chiesi tanto per guadagnare tempo.
«Con chi altri dovrei parlare?» domandò lui seccato.
Lo osservai bene dalla testa ai piedi. Il fatto che la sua pettinatura si reggesse in piedi aveva dell’incredibile. I disegni di un manga sono una cosa, ma vedere dal vivo i capelli di un ragazzo sparati su in quel modo impressionante era tutta un’altra cosa.
«Cosa stai facendo?» domandò dal momento che, presa dalla contemplazione della sua pettinatura, non avevo più detto nulla.
«Niente» risposi, scrollando le spalle.
«Non ti ho mai vista qui» continuò lui sospetto.
Ma dai? Beh, ero arrivata quel giorno stesso e l’Hokage aveva ben pensato di rinchiudere sia me che Sasuke, quindi non avevo proprio avuto tempo per il giro di presentazioni. Ero stata troppo impegnata ad architettare la mia fuga a quel punto non molto riuscita, tra l’altro.
«Perché sono in visita» affermai, cercando di sembrare convincente.
Già il fatto che mi trovassi in giro di notte con l’aria da fuggitiva non aiutava molto.
«Davvero?» fece lui scettico.
Ma perché non se n’era andato a dormire?
«Sì… sono un’ambasciatrice» spiegai, cercando nel contempo di escogitare una via di fuga.
«L’Hokage non mi ha detto niente» affermò lui poco convinto.
«Da che villaggio vieni?» chiese poi.
Mi asciugai i palmi delle mani sui pantaloni. Quella conversazione iniziava ad innervosirmi. Non ero mai stata brava ad inventare le cose sul momento.
«Ehm… vengo… beh, sì, vengo dal villaggio segreto dei… ehm… babbuini.»
Beh, io l’avevo detto che non ero brava a inventare…
«Non l’ho mai sentito» affermò lui scettico.
«Per forza! Se lo avessi sentito non sarebbe più segreto no?»
Shikamaru mi guardò con espressione sospettosa.
«Me ne hai appena parlato quindi non è più segreto» ribatté.
Per un attimo non seppi più cosa rispondere. Già ero abbastanza nervosa senza che lui si mettesse a contestare tutte le mie affermazioni.
«Te ne ho parlato perché… beh, perché oggi sono venuta qui per stipulare un trattato di alleanza con l’Hokage, quindi per voi il nostro villaggio non è più segreto.»
Sì, avevo stipulato proprio una bella alleanza con la Godaime quel giorno.
«Dovrei chiedere conferma all’Hokage…» iniziò Shikamaru, ma io lo bloccai prima che potesse continuare.
«Adesso l’Hokage è impegnata a giocare d’azzardo e a sperperare tutto il patrimonio pubblico di Konoha, vorresti per caso disturbarla?» domandai severa.
«Effettivamente è meglio di no» concordò Shikamaru.
«Bene. È stato un piacere conoscerti, ma ora devo proprio andare» e così dicendo mi voltai per allontanarmi, salvo poi fermarmi e tornare indietro.
«Avrei una domanda, prima» dissi.
«Quale?» domandò lui, che dopo aver appurato che non avevo l’aria della criminale sembrava molto più propenso ad andarsene a casa a dormire.
«Sei una mosca nera o una mosca bianca?»
«Cosa?»
«Sì, insomma, tifi ShikaTema o ShikaIno?»
«Eh?»
«Va beh, lascia perdere.»
Non si potevano neanche soddisfare i proprio dubbi in quel villaggio. Comunque, dopo aver esposto il mio dubbio irrisolto mi voltai e me ne andai per davvero, lasciando Shikamaru interdetto.
Quando arrivai ai confini del villaggio mi stupii del fatto che riuscii ad uscire senza problemi. Evidentemente i ninja della foglia tendevano a fermare più le persone che entravano che quelle che uscivano.
Era rimasto soltanto un minuscolo problema: io ero riuscita a fuggire, ma Sasuke era ancora dentro e se lui era dentro voleva dire che io sarei rimasta nel mondo ninja per sempre. E, ad essere sincera, l’idea non mi sorrideva affatto.


Fine ottavo capitolo!


Ho aggiornato!*O*
Sì, lo so, è da non crederci… non strozzatevi con qualsiasi cosa stiate mangiando in questo preciso istante, per favore! Lo scopo del mio aggiornamento ovviamente non è perdere lettori!xD
Ok, scherzi a parte, mi è venuto un attacco di ispirazione che non potevo ignorare: insomma, già sono ispirata ogni morto di papa, quindi…xD
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia!^^


Yunalesca Valentine: ciao!^^ Tu non recensisci alle due di notte e io aggiorno solo una settimana dopo il precedente capitolo… la fine del mondo è vicina!O___o
Comunque non preoccuparti: dubito che Sasuke darà mai del vero sostegno morale a qualcuno, quindi il problema non si pone!xD
E dato che l’autrice sono io non mi farei mai portare nelle mani di Sakura, non sono masochista!u____ù Al massimo faccio portare Sakura nelle mani di un serial killer, magari lo faccio rientrare nella trama!xD
E poi non scherziamo: il KCI (Konoha Crime Investigation) è molto meglio di CSI!u__ù Comunque grazie per la recensione!^____^

Shana Flame Haze: ciao!^^ Quando tra le recensioni ho visto il tuo nickname sono rimasta un po’ spiazzata, ma poi ho capito chi eri!xD
Noto con piacere che il gruppo delle persone che non sopportano Sakura è molto ampio!u____ù
Comunque spero che tu abbia controllato anche oggi se ho aggiornato, perché contro ogni aspettativa questa volta non vi ho fatto aspettare un mese!xD
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

IamCrazy: ciao!^^ No, beh, suvvia, io non sono superficiale!u____ù Sasuke mi piace per molti motivi non solo per la sua bellezza… insomma, mi piace per la sua bellezza, per la sua bellezza, per la sua bellezza, e poi perché è Saske in generale!u___ù Sono molti motivi, no?xD
E poi tu davvero pensavi che potessi essermi dimenticata qualcosa di serio? Suvvia, non devi mica prenderle sul serio le mie affermazioni!xDxD
Comunque per rispondere alla tua domanda: sì, Sakura mi sta antipatica!xD Concordo con te per il fatto che più avanti è migliorata, però non riesco proprio a togliermi dalla testa la Sakura della prima serie, quindi non credo che riuscirò mai a farmela stare simpatica!xD L’unica cosa che posso concederle è che ci sono personaggi peggiori di lei!u__ù
E, sì, Jiraya è vivo, visto che quando ho iniziato ‘Ninjas are coming’ eravamo nella parte in cui Naruto e company trovano Sasuke per la prima volta e da lì in poi tutti gli avvenimenti cambiano, quindi io non farei mai morire Jiraya!u__ù Sul tizio dell’Akatsuki non mi sbilancio, però come puoi notare ho incontrato Shikamaru!u___ù
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

foreverme96: al di là della storia, effettivamente Tsunade essendo il capo di un villaggio dovrebbe comportarsi di conseguenza, anche se poteva evitarselo!xD
Comunque sono contenta che il capitolo ti abbia fatto ridere, anche se penso che questo qui non sia molto divertente!xD
Comunque spero che ti piaccia lo stesso!^^

Zakurio: ciao!^^ Effettivamente non so se abbiano ninja in grado di leggere la memoria, però non credo, altrimenti non avrebbero bisogno di Ibiki Morino che è specializzato negli interrogatori…
Se devo essere sincera quando ho scritto il primo capitolo non avevo pensato al fatto che Sasuke avesse fatto qualche salto qua, ma più che altro al fatto che visto che mi piace tantissimo lo vedo ovunque!xD Però la tua idea non è stramba, anzi quando l’ho letta ho pensato che effettivamente se ci avessi pensato sarebbe stato plausibile che lo vedessi per un motivo!^___^
Comunque spero che il capitolo ti piaccia!^^

MrsRyuzaki: ciao!^^
In primo luogo sono contenta che ti sia iscritta al forum!** E adesso passo alla risposta vera e propria: sono contenta che il capitolo ti piaccia… e L puoi tenerlo (a me piace Light!u___ù) però per Sasuke non pensarci neanche!>___> Fai bene a lasciarlo a me!u___ù
Comunque io sono molto magnanima con lei/me, altrimenti invece di Naruto, Sai e Sasuke nel nostro mondo ci avrei fatto arrivare Sakura!xD Cosa che, per la cronaca, non accadrà mai!u___ù
Comunque spero che il capitolo ti piaccia!^^

Sadako94: ciao!^^ Sono magnanima e quindi ti perdono!u___ù Altrimenti chiedevo a Sasuke di interrompere il tuo viaggio alla ricerca di Orochimaru!>__>
E poi Sasuke non è per niente un bene pubblico… se leggi bene tra le righe, c’è scritto che chi legge la mia storia accetta implicitamente che Sasuke sia di mia esclusiva proprietà!u__ù
Però, dai, poveri Anbu: la colpa è di Tsunade, è lei che da’ gli ordini!xD Al massimo dovresti fare fuori Tsunade, così togli di mezzo maestra e allieva nello stesso momento!^^
E con questo sparisco!u___ù Spero che il capitolo ti piaccia!^^

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




Capitolo 9

Allora, per ricapitolare. Da quando ero arrivata a Konoha ero riuscita a incontrare Sakura, essere imprigionata dai ninja psicopatici del suddetto villaggio e scappare in un modo abbastanza sospettoso. Non sono stupida, suvvia. Nel momento in cui stavo fuggendo, in preda all’ansia, non mi ero fermata a pensare sul perché la mia evasione fosse così facile. Però, messo piede fuori da Konoha, non appena avevo avuto tempo per rifletterci, mi era sembrato troppo strano il fatto che avessi trovato la strada spianata. Insomma, l’unico che avevo incontrato era stato Shikamaru e neanche lui aveva seriamente preso in considerazione l’idea di fermarmi.
Beh, evidentemente la fortuna aveva voluto assistermi, quella volta. Dopotutto non mi era andato proprio tutto bene. In quel momento mi trovavo in una foresta – si, uscita da Konoha avevo camminato per ore. Ore! – con i piedi doloranti, i vestiti ricoperti di terra e non volevo neanche sapere in che stato si trovassero i miei capelli. Senza contare il fatto che già diversi insetti avevano tentato di terrorizzarmi con discreto successo, quindi sì, almeno l’uscire dal villaggio senza problemi me lo doveva, quella cavolo di fortuna.
«Fuga facile, eh?»
Persa nell’ammirazione del paesaggio all’inizio non mi resi conto che il fatto che sentissi le voci in un luogo presumibilmente deserto eccetto me, gli insetti e uno scoiattolo fuggiasco non fosse esattamente normale.
Mi voltai di scatto, solo per ritrovarmi il nulla dietro di me.
«Qui sopra.»
Alzai lentamente la testa per vedere il mio interlocutore. E no, fuggire non era un’opzione praticabile dal momento che ero stanca morta. Non ero abituata alle fughe, io.
Non appena vidi il viso di colui che mi fissava imperturbabile dall’alto del suo ramo poco stabile, capii perché la voce mi era sembrata vagamente familiare.
«Tu!» farneticai, puntandogli contro un indice accusatore.
«Sì, io. Ti dispiace?»
Lui. La persona che ci aveva condotto a Konoha. La causa per cui eravamo stati rapiti e per cui probabilmente Sasuke sarebbe stato torturato.
«Tu!» ripetei ancora, senza abbassare il dito.
Dal momento che ci trovavamo in una situazione di stallo, lui prese l’iniziativa e saltò giù dal tronco, atterrando con grazia a qualche metro da me. Istintivamente mi chiesi perché io non sapessi saltare dagli alberi così. E perché i miei vestiti fossero tutti sporchi mentre i suoi sembravano essere appena usciti dalla lavanderia.
Guardandolo meglio mi sembrava che sembrasse un po’ più vecchio del giorno in cui l’avevo visto per la prima volta, ma non mi preoccupai di quel punto. Probabilmente in quell’occasione aveva usato un jutsu per cambiare aspetto.
Indietreggiai. Non bisogna mai fidarsi delle persone che sanno andare a spasso per le diverse dimensioni. Dopo essere sceso dall’albero, lui non aveva accennato a muoversi né a parlare e ciò mi diede un po’ di coraggio.
Dopotutto da quel poco di cielo che si intravedeva dagli alberi si intuiva che stava nuovamente calando la notte e, piuttosto che rimanere da sola in quella foresta, tanto valeva fare due chiacchiere con il mio presunto nemico.
«Chi sei?» domandai quindi.
Lui mi scrutò attentamente, prima di accennare ad un sorriso.
«Lo sai chi sono» mi rispose, prima di avvicinarsi di qualche passo a me. Io indietreggiai nuovamente conscia che stavo solo perdendo tempo a parlare con quell’individuo pericoloso. La foresta ci circondava, i rumori degli animali mi facevano sobbalzare, non sapevo dove andare e entro poco Tsunade avrebbe mandato qualcuno a cercarmi.
No, in definitiva rimanere lì a chiacchierare amabilmente con quel ragazzo non era una buona idea.
«No, non lo so chi sei. So solo che mi hai fatto un favore a portarmi le buste, quel giorno» buttai lì, cercando di pensare nel frattempo ad un modo per andarmene con nonchalance senza farmi notare. Se ve lo state chiedendo, no, non speravo davvero che ci fosse un metodo per fuggire.
«Sì, lo sai chi sono» ribatté lui, avvicinandosi ancora. Un nome mi balenò in testa, ma non poteva essere. Ci avevo pensato non appena lo avevo visto, ma avevo scacciato quell’idea dalla mente perché sarebbe stato troppo. Già l’idea di un redivivo Itachi Uchiha mi terrorizzava, ma il fatto che qualcuno ancora più pericoloso di lui stesse tranquillamente facendo salotto con me… beh, diciamo che se avessi potuto sarei tornata indietro da Tsunade e mi sarei rifugiata da Anbu uno e Anbu due che almeno avrebbero potuto proteggermi.
«Madara. Sei Madara, vero?» domandai con una sicurezza che non avevo.
Dopotutto era logico. Chi altri sarebbe potuto venire nel mio mondo se non un Uchiha? E quanti altri Uchiha erano rimasti oltre ad Itachi e Sasuke? Sicuramente non stavo parlando con un Sasuke sotto mentite spoglie per ovvie ragioni e avevo discusso abbastanza con quell’individuo per capire che non era Itachi. Non sarebbe stato nel suo stile, comunque. L’ultima volta che ci eravamo parlati faccia a faccia lui mi aveva minacciata e basta, senza tanti convenevoli.
«Sì» rispose soltanto lui.
Fecero tutto le mie gambe. Mi voltai e feci per correre per il bosco, ma una mano mi agguantò il braccio, fermandomi.
«Non scappare» mi intimò.
Io feci come mi era stato detto e lui mi lasciò andare. Sapeva che non mi sarei più mossa di lì così come lo sapevo io. C’era qualcosa che mi tratteneva. Non sapevo se fosse paura o qualcos’altro e non volevo indagare. Sapevo soltanto che così come prima avevo avuto l’impulso di fuggire, in quel momento c’era qualcosa che mi bloccava, lasciandomi lì ferma a osservare il ragazzo che adesso mi guardava con un’espressione di urgenza sul volto.
«Dobbiamo parlare» si limitò a spiegare, come se quello chiarisse tutto.
Di cosa dovevamo parlare? Del modo in cui voleva radere al suolo Konoha o del modo in cui voleva uccidermi?
O del perché qualcosa dentro di me mi diceva di non fuggire?
Non riuscii a chiedergli niente di tutto ciò, perché in un istante tutto cambiò. L’espressione di Madara si fece tesa e prima che potessi capire cosa stava succedendo fui scaraventata a terra. Vidi solo vagamente alcuni uomini avventarsi sull’Uchiha e sentii qualcuno avvicinarsi a me. Poi non mi accorsi più di nulla.

***



Quando mi risvegliai la prima cosa che sentii fu un tremendo pulsare alla testa e, stranamente, lo scrosciare dell’acqua. Evidentemente avevo sbattuto da qualche parte. Tutto il buio che mi circondava all’inizio mi fece pensare di trovarmi ancora prigioniera di Itachi con Sasuke, ma poco dopo mi ricordai che quello era successo un bel po’ di tempo prima. Inoltre l’ambiente mi sembrava diverso. Mi resi conto solo vagamente del fatto che i miei vestiti erano bagnati. Avevo aperto gli occhi lentamente, quindi all’inizio mi era sembrato tutto sfocato. Le pareti scure e umide, la terra sotto di me. Poi tutto d’un tratto mi venne in mente. Madara. L’attacco. Forse ero stata catturata!
Mi alzai di scatto con il risultato di sbattere la testa contro una sporgenza della parete della caverna. Prima ci ero distesa proprio sotto
Dopo essermi massaggiata il capo dolorante mi guardai intorno con più attenzione. Ero sola. Oltre a me in quella caverna c’era soltanto uno zaino e qualche pietra sparsa. Mi alzai in piedi velocemente, conscia che un’occasione del genere sarebbe potuta non capitarmi più. Se qualcuno mi aveva catturata quello era il momento ideale per fuggire. Forse avevano pensato che non mi sarei svegliata così in fretta o forse c’era qualcuno appostato fuori, io non potevo saperlo. Ma non potevo neanche restare lì. Cercando di non fare rumore avanzai in punta di piedi fino all’uscita della caverna. Lì mi guardai intorno con circospezione. Non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi – davanti a me c’era una piccola cascata che impediva la vista dell’entrata della caverna dal di fuori – ma lì non c’era nessuno, quindi quella era la mia occasione per fuggire. Sicuramente ero entrata da lì ed era per quello che ero bagnata. Storsi il naso all’idea di attraversare la cascata per uscire – ero già bagnata fradicia! – ma a quel punto non potevo fare la schizzinosa. Mi resi conto solo in quel momento del fatto che stavo tremando dal freddo. Essendo bagnata da capo a piedi era normale, ma prima probabilmente l’adrenalina aveva bloccato quella sensazione. Immergermi nuovamente nell’acqua ghiacciata mi provocava i brividi al solo pensiero così pensai di trovarmi al mare. Ogni anno per entrare in acqua era la stessa storia. Il mare era freddo e dopo un quarto d’ora buono di ripensamenti mi tuffavo sotto senza pensarci, in modo che il freddo mi invadesse il corpo per un istante per poi lasciare spazio ad uno strano tepore.
Immaginai di essere al mare e mi buttai sotto l’acqua. Il peso della cascata mi fece piegare le ginocchia e il freddo mi penetrò fin nelle ossa, ma in un attimo fui fuori. E lì mi resi conto del perché mio avevano lasciata da sola. Mi ritrovavo su una sporgenza che si affacciava direttamente su un fiume in piena. Quindi o mi buttavo e mi facevo ammazzare dalle correnti o restavo lì e mi facevo uccidere da dei presunti nemici.
Mica male come scelta, eh.
«Non ti consiglio di buttarti di sotto» una voce alle mie spalle mi fece trasalire e se qualcuno non mi avesse trattenuta per un braccio probabilmente avrei perso l’equilibrio, cadendo di sotto.
A sentire il tono familiare all’inizio mi tranquillizzai, ma subito dopo mi resi conto che non avevo niente per cui essere tranquilla.
Il fatto di trovarmi in mezzo al nulla con Madara Uchiha per me significava soltanto morte certa.
«Non ti preoccupare, non avrei il coraggio di ammazzarmi solo per facilitarti il lavoro» risposi, tentando di mantenere un tono fermo. Inutile precisare che non ci riuscii.
Madara si avvicinò a me con lentezza e si posizionò proprio tra me e la punta della sporgenza.
«Io non ho alcuna intenzione di ucciderti» mi spiegò con calma, come se stessimo parlando di cosa mangiare per cena, anche se per come si stavano mettendo le cose quel giorno la cena probabilmente non l’avrei vista.
«La cosa mi rassicura» replicai con fare sarcastico, ispezionando inutilmente tutto ciò che si trovava intorno a me. Non avevo vie di fuga e continuare a girare freneticamente la testa sperando che ne apparisse una non era una soluzione.
Intanto, Madara continuava ad osservarmi.
«Se vuoi sei libera di andartene» continuò, ignorando la mia risposta.
E quella cos’era una presa per il culo? Non sarebbe stato più giusto dire ‘se vuoi sei libera di buttarti di sotto’? La frase sarebbe sembrata più veritiera almeno.
Comunque l’unica cosa che potevo fare in quel momento era cercare di distrarlo, così avrei potuto pensare alla mia prossima mossa.
«Dove siamo?» chiesi quindi, cambiando discorso.
Alla mia domanda Madara sorrise impercettibilmente. Forse aveva capito cosa stavo tentando di fare.
«Al sicuro» si limitò a dire, facendomi cenno di entrare nella caverna. Perfetto, così non avrei potuto cercare qualche inesistente via di fuga là fuori. Con mia grande sorpresa invece di lasciare che attraversassi la cascata per prima mi precedette. Pensai che fosse una mossa stupida: in quel modo avrei potuto benissimo buttarmi in acqua, ma magari non gli importava. Ad ogni modo lo seguii, chiudendo gli occhi quando attraversai nuovamente l’acqua gelida. Rientrata nella caverna tremavo dal freddo e per non darlo a vedere mi appoggiai ad un muro quanto più lontano da Madara che, seppur bagnato come me, non sembrava risentire dell’effetto della cascata.
«Chi ci ha attaccato prima? I tuoi uomini?» chiesi ancora, decisa a prolungare la conversazione. Se dovevo fuggire da dov’ero entrata volevo almeno asciugarmi un po’, prima. «Gli Anbu di Konoha» affermò pacatamente, come se fosse normale aspettarsi un attacco del genere.
«E tu vuoi farmi credere che non sono stati i tuoi scagnozzi dell’Akatsuki a stendermi?» ribattei scettica, guardandolo dritto negli occhi. Beh, per quanto la luce scarsa lo permettesse.
«Non sono i miei scagnozzi.»
Il fatto che mi stesse rispondendo con tutta quella calma mi spaventava più che se avesse iniziato ad attaccarmi. Evidentemente non aveva nessuna fretta, quindi poteva permettersi di conversare tranquillamente con me.
Io, però, sebbene sapessi che la cosa migliore da fare in quel momento era tentare di distrarlo, non ci riuscivo. I miei pensieri continuavano a focalizzarsi su Sasuke. Chissà se sarebbe riuscito a fuggire. Era strano che proprio in quel momento mi concentrassi su di lui, ma continuavo a ripetermi che se non avessi insistito per andare a Konoha nessuno di noi due si sarebbe ritrovato in quella situazione in quel momento.
Sebbene non stessi più dicendo niente Madara continuava ad osservarmi con tranquillità, tenendo le braccia incrociate al petto. Non sembrava che volesse attaccarmi, ma sapevo che non potevo fidarmi delle apparenze. Stava aspettando che io gli ponessi la domanda che fino a quel momento avevo evitato e, in realtà, avrei continuato anche a farlo, ma non riuscii a trattenermi dal chiederglielo.
«Vuoi uccidermi?»
«Se avessi voluto ucciderti l’avrei già fatto.»
Sebbene non avesse senso, gli credetti.
«Davvero prima erano degli Anbu?»
«Sì.»
Quella situazione era surreale. Se quello che stava dicendo Madara era vero allora lui mi aveva salvato. Invece di fuggire e lasciare che i ninja mi riportassero da Tsunade aveva combattuto contro di loro. Se non fossi stata lì in quel momento a guardarlo negli occhi mentre mi rispondeva con semplicità avrei detto che stava sparando soltanto un mucchio di cavolate. Ma come prima gli avevo creduto istintivamente, in quel momento sapevo che era vero. E non capivo il motivo delle sue azioni.
«Devo andarmene da qui» sussurrai, più a me stessa che a lui.
«Se vuoi puoi farlo, ma prima preferirei parlarti» mi fermò lui.
Parlarmi. Il fatto che volesse parlarmi e non togliermi dalla faccia della Terra era già di per sé positivo, per carità, ma era comunque inquietante e se avessi potuto avrei preferito trovarmi a chilometri di distanza da lì.
Madara rimaneva immobile ad attendere la mia risposta.
«Io devo salvare Sasuke» mormorai, come se quello risolvesse la faccenda.
Madara accennò ad un sorrisetto.
«E come pensi di farlo da sola?»
Avevo pensato anche a quello. Sapevo di avere pochissime possibilità di riuscire nel mio intento, ma cos’altro potevo fare? Sasuke si trovava lì per colpa mia. Mentre io parlavo con Madara chissà cosa gli stava succedendo. Cercai di mostrare più sicurezza di quanta ne avessi in realtà.
«Se sono riuscita a fuggire direi che posso anche tornare e aiutare Sasuke» borbottai, cercando di rendere il mio tono convincente. Non convincevo neanche me stessa, figuriamoci lui.
Madara si avvicinò di qualche passo.
«Non ti sei chiesta come hai fatto a fuggire così facilmente?»
Ovvio che l’avevo fatto.
«Immagino che sia stato un colpo di fortuna» buttai lì, trattenendo l’impulso di indietreggiare.
«Non ti sei chiesta perché casualmente l’Anbu che ti sorvegliava sia stato chiamato?»
Sì, mi ero posta anche quella domanda. E in quel momento mi stavo chiedendo se non fosse stato meglio rimanere a Konoha piuttosto che ritrovarmi in una caverna con uno psicopatico, ma continuare a pormi domande non mi aiutava a uscire da quella situazione.
«Potrei averci pensato» concessi, tentando di mantenere ferma la mia voce.
«Non ti sei chiesta chi avrebbe potuto costringere l’Anbu fuori dalla tua stanza a chiamare l’altro?»
«E tu non ti sei chiesto se le tue domande fossero una rottura di scatole? Insomma, o mi dici quello che vuoi dirmi o mi lasci andare a salvare Sasuke.»
«La tua sarebbe una missione suicida. Se io non avessi messo fuori gioco i due Anbu, tu saresti ancora in quella stanza» disse. La sua era una constatazione pura e semplice.
Possibile che Madara si fosse preso il disturbo di mettere al tappeto due Anbu solo per aiutarmi?
«E perché mi avresti aiutata, di grazia?» domandai.
«Così ti aiuterò a salvare Sasuke.»
Mi stavo di nuovo perdendo. Quello che l’Uchiha stava dicendo non aveva un minimo di senso. Avrebbe dovuto essere il cattivo numero uno delle terre ninja, ma poi per qualche motivo noto soltanto a lui mi aveva salvata dalle grinfie del Villaggio della Foglia. Poi, però, se ne usciva che mi aveva salvato soltanto per aiutarmi a far fuggire Sasuke.
Aveva un senso?
«Scusa, però, eh. Ma se volevi salvare Sasuke perché non sei andato a prendere lui invece di aiutare me? Non ha senso. Voi ninja siete tutti contorti» borbottai irritata.
Madara fece un accenno di sorriso.
«Perché Sasuke mi avrebbe attaccato senza neanche ascoltarmi» spiegò con calma.
Eh, va bene allora. Mi aveva salvata solo perché voleva che convincessi Sasuke a fare qualcosa? Se le cose stavano così mi stava sopravvalutando. Nessuno convince Sasuke Uchiha a fare qualcosa. Stavo per spiegarglielo quando lui riprese a parlare.
«L’Akatsuki vuole catturare l’ultimo jinchuuriki» disse.
Grazie dell’informazione.
«Scusa, allora perché non ordini ai tuoi scagnozzi di lasciarlo perdere?»
«Come ti ho già detto prima, i membri dell’Akatsuki non sono i miei uomini» ribatté lui con calma.
«Certo, come no.»
Il solo fatto che si fosse presentato nel mio mondo portando l’anello di Itachi e uccidendo la mia pace la diceva lunga sui suoi intenti. Se non era il capo dell’Akatsuki perché trascinare me e Sasuke a Konoha, lasciando Naruto con la sola protezione di Sai?
Feci per porgli quella domanda, ma lui mi precedette.
«L’anello era un avvertimento, tutto lì. Non credevo che vi sareste precipitati qui.»
Io lo guardai interdetta.
«Ma che fai, leggi nel pensiero?» sbottai.
Lui sorrise nuovamente.
«No, solo che le tue domande sono abbastanza scontate.»
Ah, d’accordo.
«Di che colore sono le tue mutande?» chiesi a bruciapelo.
«Cosa?»
«Visto che hai detto che le mie domande erano scontate ho pensato di essere un po’ più originale, ecco» buttai lì, chiedendomi quanto le informazioni del manga fossero sballate. Ad occhio e croce Madara non mi sembrava lo schizzato descritto da Kishimoto.
Ad un certo punto mi sorse spontanea una domanda.
«A quanto ho capito tu vuoi fermare l’Akatsuki, giusto?»
Madara fece un cenno affermativo.
«Perché?»
«Voglio la pace» spiegò lui tranquillamente, scrollando le spalle.
Non ero troppo sicura che la sua affermazione fosse veritiera – forse lo era solo in parte – ma chi ero io per rifiutare un aiuto imprevisto?
Credendo che le domande scontate fossero finite Madara raccolse lo zaino che avevo visto per terra e si avviò verso l’uscita della caverna.
«Allora, andiamo a salvare Sasuke?» mi incitò.
Io feci per seguirlo, ma ad un certo punto mi bloccai.
«Prima un’ultima domanda» intimai.
Madara mi fece segno di parlare.
«Dove sono le tue tanto decantate occhiaie?»
Non per qualcosa, ma nel manga aveva sempre dei borsoni da viaggio sotto gli occhi, mentre in quel momento, oltre ad avere i capelli decisamente più corti, sembrava fresco e riposato come una rosa.
Alla mia domanda Madara accennò ad una risata ma non rispose, limitandosi ad attraversare la cascata.
Io chiusi gli occhi e lo seguii.


Fine nono capitolo!


Bene. Prima di saltarmi addosso per questo enorme ritardo ascoltate le mie spiegazioni!xD
Da quando ho scritto l’ultimo capitolo ho dovuto sostenere diversi esami… una volta terminata la sessione estiva sono partita per le vacanze dove la mia connessione è stata alquanto traballante.-.
Ritornata dalle vacanze mi sono dovuta preparare per due esami, uno dei quali era un qualcosa di indescrivibile. Diciamo solo che l’idea di non dover studiare mai più per quell’esame al momento sta allietando le mie giornate!XD
L’esame in questione l’ho dato ieri, dopo qualche ora di isteria generale in cui cercavo di convincermi che uccidere il professore e poi fare seppuku non era una via praticabile. Purtroppo le lezioni ricominciano venerdì (ç__ç) quindi mi sono prodigata a terminare il capitolo per poterlo postare prima di ritrovarmi a vagare tra le varie lezioni con il computer a chilometri di distanza!XD Tutto ciò per spiegarvi le cause del ritardo!u__ù
Mi dispiace ma questa volta temo che non potrò rispondere alle recensioni: le ho lette tutte e vi ringrazio di cuore!** Sapete che solitamente vi rispondo e ricomincerò a farlo dal prossimo capitolo (che spero di postare prima di tre mesi!XD), anche perché le vostre recensioni mi fanno talmente piacere che mi danno una carica in più ogni qualvolta scrivo un capitolo!*O* Adesso termino qui: direi che avete aspettato fin troppo, quindi mi limito a postare!u__ù
*fugge*

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***




Capitolo 10

Tsunade sbatté una mano sulla scrivania, contrariata e alcuni fogli caddero per terra.
«Come avete fatto a farla scappare?» domandò, cercando di trattenere la rabbia.
I due Anbu indietreggiarono leggermente.
«Io…»
L’Anbu di fronte a lei aveva iniziato a parlare, ma si era bloccato come se non sapesse bene cosa dire.
«Tu cosa?» ringhiò la Godaime.
«Io… ero convinto che lei mi avesse ordinato di mandare il mio compagno nel suo ufficio» terminò, facendo cenno al compagno.
Tsunade chiuse un attimo gli occhi, stanca.
Erano riusciti a farsi sfuggire una ragazza che non era una ninja ed era sorvegliata da due dei suoi migliori Anbu. Sicuramente doveva essere successo qualcosa.
«Io sono sempre stata nel mio ufficio. Quando te l’avrei ordinato?»
L’Anbu era confuso. Sembrò soppesare la risposta, prima di afflosciare le spalle.
«Io… non ne sono sicuro» dichiarò infine, sincero.
Tsunade era sempre stata una persona che tendeva a comprendere subito cosa stava succedendo, ma in quell’ultimo periodo molte cose sfuggivano al suo controllo e alla sua comprensione. Mentre osservava i due Anbu che, di fronte a lei, aspettavano in attesa di ordini, si chiese cosa stesse succedendo: ogni volta che credeva di aver arginato un problema, questo si moltiplicava. Sebbene non capisse come l’uomo che si trovava di fronte a lui potesse aver ricevuto un ordine che non era il suo, sospettava che quanto accaduto non fosse colpa dell’Anbu.
In un angolo remoto della sua mente, però, si chiese se lui non avesse mentito. Danzo aveva ancora molto potere tra i ninja e lei era sicura che molti gli fossero fedeli. Se Danzo avesse ordinato loro di far scappare Laura… però non avrebbe avuto alcun motivo per farlo. Inoltre, Mishima, l’Anbu che aveva appena parlato era degno di fiducia. Tsunade aveva tutti i suoi buoni motivi per supporre che non fosse alle dipendenze di Danzo.
Purtroppo, però, in quel frangente non poteva fidarsi di nessuno.
«Mi dispiace, ma finché non chiarirò cos’è successo siete sollevati dal vostro incarico» fece con tono stanco.
Mishima fece per dire qualcosa ma poi le sue spalle si afflosciarono, come se si fosse reso conto che una sua eventuale obiezione non avrebbe portato ad altro che a maggiori incomprensioni. L’altro Anbu si limitò ad annuire con un cenno della testa.
Tsunade fece un cenno con la testa e i due uscirono dal suo ufficio.
Non sapeva cosa fare. Osservò le pratiche davanti a sé come se queste potessero darle un suggerimento o, in alternativa, potessero compilarsi da sole.
Un leggero bussare la distolse dai suoi pensieri e alzò il capo per vedere Shizune entrare. La sua espressione non presagiva nulla di buono.
«Ha detto qualcosa?» domandò, anche se non si aspettava che la risposta fosse positiva.
Shizune scosse il capo sconsolata.
«No, si rifiuta di parlare» comunicò.
Tsunade si passò una mano tra i capelli, mentre osservava la sua assistente che attendeva un suo ordine. Purtroppo con le poche informazioni di cui disponeva non c’erano molti ordini da dare. Se solo Laura non fosse fuggita… sicuramente sarebbe stato più semplice far parlare lei che Sasuke. Era sicura che soltanto minacciando che avrebbe ucciso l’Uchiha lei avrebbe detto tutto.
Dovevano recuperarla.
«Shizune, voglio che mandi la squadra uno a cercare la fuggitiva» ordinò stancamente.
Shizune annuì.
«Voglio che la riportino qui e devono cercare di non ucciderla, capito?»
Shizune fece cenno di aver capito.
«Certo.»
Detto ciò si congedo, lasciando nuovamente Tsunade sola, immersa nei suoi pensieri.


***



No, no e poi no. Io non ho la minima intenzione di dormire in mezzo al nulla, con un sacco di natura che mi circonda e gli schifi che volano in agguato. Per chi mi hai presa, per un boyscout?
O almeno questo era ciò che avrei voluto dire a Madara quando si era fermato in mezzo ad una radura, aveva buttato lo zaino contro un albero ed era scomparso con la scusa di ‘andare a cercare legna’.
Adesso: io dubito che per raccogliere quattro rami messi in croce ci vadano due ore, ovvero il periodo da cui l’Uchiha si era volatilizzato, abbandonandomi nel mezzo del nulla.
Ormai era già fatta sera da un po’ e il fatto di trovarmi persa in mezzo agli alberi non aiutava. A qualsiasi mio minimo movimento corrispondeva uno scricchiolio che mi faceva sobbalzare. All’ennesimo rametto spezzato decisi di sedermi e non muovermi più. Accovacciata vicino allo zaino di Madara osservavo con sguardo assassino gli alberi intorno a me. Ero sicura che entro poco dai suoi rami sarebbe iniziata una caduta in massa di cimici e mi rammaricai di non aver portato da casa la cosa più importante di tutte: l’insetticida. Rabbrividii al freddo dell’aria. Sebbene camminando i miei vestiti avessero iniziato ad asciugarsi, rimanevano comunque considerevolmente umidi. Alla fine di quell’avventura mi sarei dovuta ritenere fortunata se non mi fosse venuta una polmonite.
Il rumore delle fronde degli alberi mosse dal vento mi fece sobbalzare. Occhieggiai con odio l’albero di fronte a me, rammaricandomi del fatto di essere scarsa in botanica. Se avessi conosciuto il nome della specie a cui apparteneva almeno avrei potuto insultandolo chiamandolo per nome. Purtroppo non potevo avere neanche quella soddisfazione. Mentre mi strofinavo le braccia per infondermi un po’ di calore il mio sguardo cadde sullo zaino di fianco a me e fui sopraffatta dalla curiosità. Chissà cosa si portava dietro il misterioso Madara. Armi letali? Un paio di Sharingan di ricambio? Un insetticida?. No, l’ultimo della lista effettivamente era una mia pia speranza dal momento che avevo appena dovuto togliermi di dosso una paio di formiche che dal tronco dell’albero a cui ero appoggiata si erano arrampicate su di me.
Con trepidazione feci per avvicinare la mano allo zaino ma poi la ritrassi. E se Madara mi stesse guardando senza che io me ne accorgessi? Mi guardai intorno freneticamente ma, complice il buio, era difficile scorgere qualcosa tra gli alberi.
Eppure quella era la mia occasione: se Madara avesse mentito su tutto e si fosse rivelato un nemico io avrei potuto affrontarlo con le sue stesse armi, che verosimilmente si sarebbero dovute trovare nella sua sacca.
Poi ci ripensai: probabilmente le cose più pericolose le teneva addosso.
Prima di cambiare idea aprii lo zaino e ci infilai una mano dentro. Meglio armi poco pericolose che niente, no?
Mi abbassai per poter vedere dentro, ma fui interrotta.
«Cosa stai facendo?»
La voce non era minacciosa, ma mi fece venire la pelle d’oca.
Tolsi in fretta le mani dallo zaino e cercai di assumere un’espressione innocente. Madara, con un fascio di legna in mano, mi osservò.
«Io cercavo qualcosa da mangiare» spiegai.
La mia spiegazione suonava verosimile come un ‘ieri non ho studiato perché ho dovuto fare la respirazione bocca a bocca al gatto del vicino. Però l’ho salvato, eh!’. Madara mi guardò con un’espressione indecifrabile.
«E lo cercavi nel mio zaino?» domandò in tono neutro, mentre si apprestava ad accendere un fuoco.
Io annuii poco convinta e lui non disse più nulla. Entro poco la legna iniziò a bruciare, ma Madara tenne il fuoco basso. Probabilmente per nasconderci. Repressi un brivido al pensiero che ci fosse qualcuno da cui nasconderci e mi avvicinai cautamente al fuoco.
«Fai bene a non fidarti» fece lui all’improvviso, lasciandomi di stucco. Non sapevo se intenderlo come un commento casuale o come un avviso a fare attenzione a fidarsi di lui.
«Ah sì?» chiesi io fingendo indifferenza.
«Qui non siamo nel tuo mondo» replicò soltanto lui.
Per un po’ rimanemmo in silenzio, lui concentrato sul fuoco e io concentrata su di lui, finché lui non si voltò nuovamente verso di me e mi fissò con il suo sguardo inquietante.
«Però ti consiglio vivamente di non curiosare tra le mie cose senza il mio permesso.»
La minaccia insita in quelle parole mi convinse a non replicare, così feci un breve cenno affermativo con il capo senza mai distogliere il mio sguardo da lui.
Solo in quel momento mi resi conto che insieme alla legna aveva portato qualcos’altro. Ai suoi piedi giaceva quello che doveva essere un coniglio.
La nostra sena supposi, dal momento che dopo aver smesso di parlare si sedette su un ceppo che si trovava nei pressi del fuoco e iniziò a scuoiarlo.
«Forse vado in bagno» mormorai alzandomi, in modo da evitare lo spettacolo. Davvero, quella giornata era stata già abbastanza intensa anche senza lo spettacolino serale di Madara che spellava e mutilava un povero coniglio.
Mi avviai tra gli alberi, stringendomi nelle spalle. Faceva proprio freddo.
Ormai era già buio inoltrato, così decisi di non allontanarmi molto, altrimenti avrei rischiato di non ritrovare la strada per ritornare indietro. Diciamo che io e il senso dell’orientamento non siamo mai stati particolarmente amici.
Attraverso le fronde degli alberi riuscivo ad intravedere il cielo stellato: almeno quella sera non sarebbe venuto a piovere. Ero già abbastanza bagnata e depressa all’idea di passare una nottata all’addiaccio insieme a Madara. Se si fosse riversato su di noi anche il diluvio universale avrei avuto un’ulteriore conferma del fatto che la sfiga mi stava perseguitando.
Già il fatto che mi ritrovassi Uchiha intorno ovunque mi voltassi era una conferma alla mia teoria. Mi chiesi se almeno Sasuke fosse al caldo. Probabilmente sì. Magari in quel momento stava mangiando una scodella fumante di ramen. Io invece ero in mezzo al nulla con Madara che uccideva un coniglio già morto.
Cazzo di Sasuke. Era tutta colpa sua, come al solito.
Chissà se gli era venuto il raffreddore: con tutti gli improperi che gli stavo lanciando probabilmente non riusciva a smettere di starnutire. Beh, almeno l’ipotetico ramen gli sarebbe andato di traverso.
Ad un certo punto mi guardai intorno spaesata. Persa nei miei ragionamenti non mi ero accorta di essermi allontanata di molto dal punto in cui ci eravamo accampati.
«Cazzo di Sasuke» borbottai.
Sì, perché era colpa sua che si insinuava tra i miei pensieri se mi ero persa.
Un rumore mi fece voltare di scatto, ma non vidi nulla. Probabilmente l’avevo immaginato come gli altri precedenti milioni di rumori che mi avevano fatto girare. Mi stava vendendo anche il torcicollo.
Il problema principale, però, era che non sapevo come tornare indietro. Quel bosco non sembrava avere un sentiero preciso, così mi ero inoltrata tra gli alberi senza prestare caso alla strada che stavo facendo.
Un altro rumore mi fece sobbalzare. Sembrava venire dall’alto, così alzai la testa di scatto giusto in tempo per vedere un’ombra muoversi tra i rami di un albero illuminato dalla luce della luna. Sbattei le palpebre e l’ombra scomparve. Mi dissi che sicuramente era un animale, ma non ne ero troppo convinta. Almeno che non ci fosse un elefante appollaiato su un albero dubitavo che qualche animale appartenente alla fauna della foresta potesse avere un’ombra così grande.
«Cazzo!»
Se ci fossero davvero stati degli animali lì intorno sarebbero scappati dopo la mia imprecazione. Insomma, non sono mai stata particolarmente silenziosa. Caso volle che proprio nel punto in cui il mio piede si era appoggiato fosse spuntata da chissà dove una radice – perché sono molto rare le radici nei boschi, eh – e, di conseguenza, caddi faccia a terra sull’erba. Mentre mi rimettevo in piedi massaggiandomi il naso sentii qualcuno che mi spingeva una spalla, costringendomi a rimanere seduta.
Trattenni a stento un urlo. I miei nervi non avrebbero retto ancora per molto, data la situazione.
«Non ti muovere» mi ordinò quella che riconobbi come la voce di Madara.
Mi voltai e feci per chiedergli per quale motivo mi pedinasse, ma lui mi fece cenno di fare silenzio e indicò qualcosa davanti a me. Era stato molto chiaro con le sue spiegazioni: poteva voler dire che l’uccello appollaiato sull’albero di fronte a noi fosse in procinto di defecarci addosso… o che un gruppo di quattro Anbu sbucasse da altrettanti alberi.
Questa volta l’urlo non riuscii a trattenerlo.
Madara si mosse come un fulmine: un secondo prima la sua mano era poggiata sulla mia spalla e subito dopo era davanti a me, pronto a fronteggiare i quattro Anbu.
Io mi alzai in piedi e indietreggiai, come se quei pochi centimetri di distanza tra me e lo scontro potessero mettermi al sicuro. Madara era forte, certo, ma poteva vedersela con quattro Anbu contemporaneamente?
«È lei!» fece un Anbu.
Dal momento che o indicava me o indicava l’albero dedussi che si riferiva a me.
Il ninja scattò in avanti e Madara, impegnato nello scontro con gli altri tre, non lo fermò. Quello si avvicinò con aria minacciosa, mostrandomi minacciosamente un kunai.
«Vade retro, Anbu!» feci io indietreggiando finché non mi ritrovai di spalle contro un albero.
«Fossi in te deciderei di seguirci spontaneamente» fece lui.
Io guardai oltre la sua spalla, tentando di attirare l’attenzione di Madara che si stava destreggiando con i tre ninja. Il rumore dei colpi che si sferravano copriva l’abituale suono della foresta e probabilmente anche se avessi urlato non mi avrebbe sentito.
Il fatto che l’Anbu non mi avesse ancora colpito con il kunai era già di per sé incoraggiante, ma supponevo che la sua pazienza avesse un limite. Guardai nuovamente contro la sua spalla e la scena che si parò di fronte ai miei occhi mi lasciò a bocca aperta: due dei tre Anbu che stava affrontando Madara erano a terra e l’ultimo sembrava in difficoltà contro l’Uchiha.
Il ninja di fronte a me si spostò impedendomi di scorgere la battaglia e mi afferrò un polso.
«Ora ce ne andiamo» disse trascinandomi avanti.
Io cercai di oppormi puntando i piedi per terra e cercando di tirarlo indietro, ma i miei sforzi sembravano inutili.
«Cazzo, mi vuoi mollare brutto idiota?» urlai, cercando di colpirlo con la mano libera. Inutile dire che i miei colpi non sortirono alcun effetto, se non quello di farlo irritare.
«Vediamo quanto può essere doloroso un kunai in una coscia?» sibilò.
Decisi per il mio bene di tacere.
Non facemmo molta strada, comunque. Quando l’Anbu si bloccò, mi chiesi come mai si fosse fermato, dal momento che solo qualche secondo prima mi stava trascinando via con foga. Poi la vidi. Una katana spuntava di almeno dieci centimetri dal suo petto. Osservai il sangue colare dalla ferita, incapace di distogliere lo sguardo. Non mi domandai neanche chi lo avesse colpito – era abbastanza chiaro – o dove avesse trovato la katana.
L’Anbu lasciò la presa e si accasciò a terra senza un suono. A quel punto il tempo sembrò tornare a scorrere alla sua consueta velocità. La consapevolezza di ciò che avevo di fronte ai miei occhi mi fece arretrare terrorizzata. Il terreno sotto il ninja aveva assorbito il sangue e in quel momento era di uno strano colore rossastro. Il corpo ricadde a terra inerte quando Madara gli sfilò la katana dalla schiena. Io alzai lo sguardo verso di lui. In pochi minuti aveva eliminato quattro Anbu. Avrei dovuto esserne contenta dal momento che erano venuti a prendermi, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel macabro spettacolo. Quegli Anbu stavano solo eseguendo gli ordini dell’Hokage e non riuscivo a concepire il fatto che dovessero morire per quel motivo.
«Li hai uccisi» mormorai solo, evidenziando l’ovvio.
Gli altri tre Anbu giacevano supini dietro di lui, i corpi che formavano angolazioni innaturali. E in quel momento compresi a fondo cosa voleva dire essere un ninja, rischiare la vita ogni giorno e vivere per combattere. Provai istintivamente un moto di compassione per tutte quelle persone che vivevano in quel mondo, che dovevano sopportare un peso del genere. Mi sembrò infinitamente fuori luogo che qualche giorno prima fossi preoccupata per uno stupido esame.
«Ti aspettavi che gli chiedessi gentilmente di andare via? Cosa credi che sia successo agli altri Anbu che ti hanno attaccata?» il suo tono di voce era duro.
Mi lanciò la katana, ma io non la presi e lasciai che cadesse per terra con un tonfo sordo.
«Prendila» mi ordinò.
«Neanche morta. Perché dovrei farlo?» obiettai, ancora sconvolta.
Mi rendevo conto che una katana sarebbe stata molto più utile del kunai che mi portavo dietro, ma non avevo intenzione di prendere un oggetto che era stato rubato dall’Anbu.
«Per difenderti. È mia, non l’ho presa a loro» continuò, come se mi leggesse nel pensiero.
Mi chiesi dove potesse aver nascosto la katana fino a quel momento, ma poi mi dissi che se Ten Ten poteva evocare delle armi tramite dei rotoli probabilmente anche Madara aveva la stessa capacità. Si risparmiava anche un po’ di bagagli, in quel modo.
«Ma… l’hai appena usata per ucciderlo» obiettai indicando l’Anbu e cercando di mettere quanta più distanza possibile tra me e il corpo.
«E a questo che servono le armi» disse spiccio, lanciandomi anche il fodero che teneva nell’altra mano. Ero combattuta. Da un lato volevo soltanto fuggire, tornarmene a casa e lasciare lì gli Anbu e Madara con la sua stupida katana. Dall’altro sapevo che quella era la mia unica possibilità di aiutare Sasuke e non potevo semplicemente abbandonarlo lì.
«Sai che se non fossero riusciti a riportarti indietro ti avrebbero uccisa senza tante cerimonie, vero?» rincarò, notando la mia indecisione.
A quel punto mi convinsi. Gli Anbu ci avevano attaccato e Madara, per quanto il tutto mi fosse sembrato cruento, mi aveva appena salvata. Un’arma mi sarebbe stata utile, anche se lo stesso Madara alla fine si fosse rivelato un nemico.
Quando, convinta, mi piegai per raccogliere l’arma, udii un rumore. Mi voltai e vidi con la coda dell’occhio uno degli Anbu a terra alzarsi in piedi.
«Lo sai che quello è ancora vivo, vero?» domandai, stupendomi io stessa della calma con cui avevo posto la domanda.
«Sì, lo so» fece semplicemente lui, prima di voltarsi e dirigersi verso il ninja. Si abbassò alla sua altezza, ma da dove mi trovavo non riuscivo a vedere cosa stava facendo. L’Anbu alzò appena la testa e Madara gli sussurrò qualcosa all’orecchio. L’anbu annuì e Madara si allontanò. Mi fece segno di andare.
«Cos’hai fatto?» chiesi.
«Ho fatto in modo che pensasse di averti uccisa. Ora andiamo.»
Chiaro come il sole. Evidentemente la cripticità doveva essere una dote peculiare degli Uchiha.
«Eh?»
Lui glissò sulla mia domanda e si diresse nella direzione opposta a dove si trovavano gli Anbu. Io mi affrettai a seguirlo, ma prima di andare riuscii a lanciare un’occhiata all’unico sopravvissuto, che si stava rimettendo in piedi nonostante profonde ferite solcassero il suo corpo. Rabbrividii all’idea che Madara fosse riuscito a fare tutto quello in così poco tempo.
Tornando indietro notai che la strada che stavamo percorrendo era diversa dal percorso che avevo scelto io all’andata: Madara aveva deviato verso destra e ci eravamo ritrovati a fiancheggiare un ruscello. Ne approfittai per fermarmi e lavare la katana: era un po’ inquietante portarsi dietro quella cosa piena di sangue. Una volta finito dovetti affrettarmi a raggiungere l’Uchiha, che non aveva avuto la decenza di aspettarmi.
Morale della storia? Al nostro ritorno il coniglio era bruciato, Madara non sembrava esattamente di buon umore e io ero depressa. Alla faccia, eh.

***



Quando Tsunade sentì dei decisi colpi alla porta trasalì. Ormai era già notte fatta, ma lei e Shizune si erano trattenute in ufficio per sbrigare delle pratiche urgenti. La porta si aprì con un violento scatto e fece il suo ingresso uno degli Anbu che avevano mandato in missione.
La prima cosa che la Godaime notò fu l’assenza della maschera, poi vide le numerose ferite che gli solcavano il corpo.
«Hokage…»
Tsunade si affrettò ad alzarsi per controllare l’entità dei danni. Il ninja fece per parlare, ma lei gli fece cenno di tacere e cominciò ad esaminarlo. Quando fu certa che l’Anbu non era stato ferito mortalmente lo fece sedere.
«Shizune ti porterà all’ospedale, ma prima dimmi com’è andata la missione.»
Dal suo tono traspariva tutta la tensione accumulata in quei giorni. L’Anbu socchiuse gli occhi, come se cercasse di ricordare qualcosa di importante.
«Abbiamo dovuto ucciderla» biascicò alla fine.
«Cosa?»
L’urlo di Tsunade fece sobbalzare l’Anbu.
«Loro ci hanno attaccati… i miei compagni sono tutti morti» tentò di spiegarsi, stringendo i denti per le continue fitte di dolore che gli attraversavano il corpo.
«Loro chi?»
«C’era qualcun altro con la ragazza.»
«Chi c’era?» chiese con impazienza.
«Io… non mi ricordo bene il suo volto.»
L’Anbu sembrava sinceramente dispiaciuto di non poter fornire una risposta più esauriente. Era possibile che Laura avesse un complice all’esterno? Sia l’Anbu che la sorvegliava che quello che si trovava di fronte a lei avevano problemi a ricordare cos’era successo e lei non sapeva spiegarsi il perché.
L’Anbu davanti a lei stava tremando per il dolore, anche se cercava di non darlo a vedere. E se un Anbu tremava per il dolore voleva dire che quest’ultimo era davvero molto intenso. Tsunade sembrò risvegliarsi a quella vista e fece cenno a Shizune di portarlo via. Lei annuì.
«Grazie. Ne riparleremo più tardi, adesso Shizune ti porterà in ospedale» gli disse con un tono di voce più calmo.
I due uscirono dal suo ufficio e Tsunade crollò sulla sua sedia. Non sapeva più cosa fare.


Fine decimo capitolo!


Non ci credete, vero? Lo so che non ci credete, non ci credo neanche io!^^ Ma ho avuto un po’ di tempo libero, quindi mi sono decisa a scrivere il capitolo… Sì, lo so che ci ho messo più di un mese, ma sempre meglio del mio ultimo aggiornamento, no?^^’
No, eh?
Bene, chi vuole lanciare qualcosa dietro a Nihal si metta in fila, però vi avverto: avete presente quando andate a Gardaland in una domenica estiva, poi volete andare in bagno e vi rendete conto che c’è una coda che neanche la Salerno – Reggio Calabria? Ecco, la vostra fila sarà il doppio di quella!^^
Cooomunque… domani si riprendono le lezioni e lo so che vi interessa molto! Perché ovviamente nella pausa esami noi facciamo lezione. Ebbene sì: due ore di economia non me le toglie nessuno!
Ehm… beh, lo so che non vi interessa, ma se volete potete saltare le note!^^’
Per quanto riguarda il capitolo sono andata un po’ sul vagamente drammatico, me ne rendo conto, ma a questo punto siamo più o meno ad una svolta: mi sono venute un paio di idee e, università permettendo, devo solo scriverle!^^
Adesso, dopo avervi annoiati con questa caterva di note passo a rispondere alle recensioni!:)


Kyuubi Wind: sono contenta che la storia ti prenda!^^ Anche se ci ho messo un po’ ad aggiornare, ma va beh!XD Grazie per la recensione!^^

Lady_T93: ah, mi dispiace per te, ma non potrò mai dare a Sakura un ruolo predominante nella mia storia, quindi non potevo farla saltare fuori, almeno ché non saltasse fuori da una finestra!XD Sono contenta di riuscire a non essere scontata, perché solitamente non è che abbia tutta quest’originalità, quindi ho sinceramente apprezzato il complimento!**
Comunque grazie per la recensione e spero che questo capitolo ti piaccia!^^

Tinetta12: ciao!^^ Ehhh… mi dispiace ma non posso rivelarti nulla per quanto riguarda Madara, anche se posso anticiparti che non sarà esattamente un eroe!^__^
Per il resto sono contenta che l’altro capitolo ti abbia fatto ridere, anche se questo qui non è che sia molto comico… spero che ti piaccia lo stesso!:)
Comunque ti ringrazio per la recensione!^^

Zakurio: ah… non dovrei dire nulla, ma Madara in realtà non è esattamente un santo neanche in questa storia, eh!u__ù Però io non ho detto niente! *fugge*
Eh… no con la tua idea non mi hai rotto, mi hai solo fatto sbavare un po’!xD Un po’ tanto… con l’idea di Sasuke febbricitante…*ç*
E poi il fatto che ho ragione io mi gusta mucho… perché io ho sempre ragione!*w*
*risata malefica*
*Zakurio fugge*
No, per carità, non sono schizzata… però la tua idea mi è piaciuta davvero quindi non dire che mi rompi perché non è vero… anzi sono contenta che ti vengano idee sulla mia fic perché vuol dire che ti piace!^^
Comunque grazie per la recensione e non spaventarti per i miei sproloqui!:)

Sadako94: no, non mi ha uccisa, ma sappi che ci sta provando con tutte le sue forze!.__. Hai mai fatto quattro ore di seguito di economia… di sabato? Per il tuo bene non te lo consiglio!ç___ç Però io uso le armi che ho contro questo supplizio: quelle di rinchiudere a chiave i libri e attaccarmi al computer!*w* Sì, ci do un taglio!^^’
Comunque… ma tutti che mi vedono Madara angelico? Ehhh non dico niente però non tutto è come sembra!u___ù
E sappi che io non mi farò mai prendere dallo studio! Andrebbe contro i miei principi… almeno quando non sono in periodo di esami!XDXD
Boh, comunque spero che il capitolo ti piaccia e che non guardi la data di aggiornamento… perché non ci ho messo un mese ad aggiornare! Illusione ottica… illusione ottica!
*fugge*

Shana Flame Haze: … per tutto il resto c’è Mastercard!
D’accordo, farò la persona seria.-.
Sappi che la storia non è esattamente così: Madara non si rivelerà un santo quindi hai ragione a dire che qualcosa non quadra ma… eh, però non posso dire niente! Odio non poter fare spoiler, ma poi ucciderei la suspence!:(
Ma poi… dai non è detto che Sasuke lo salvi solo Madara eh! Anche se è altamente probabile…
Comunque spero che il capitolo ti piacca e grazie per la recensione!^^

IamCrazy: no, in realtà è stata l’altra Laura ad aggiornare… sai, la mia gemella cattiva!XD
Ah mi dispiace davvero per te, ma purtroppo la mia storia non è Beautiful, quindi non posso farti ritornare in vita il caro vecchio Hidan! In compenso se vuoi ti spedisco a casa la sua falce, magari ti è di qualche consolazione!xD
No no… non sul serio! Diciamo che Madara nasconde qualcosa, ma per adesso non posso anticipare nulla!u__ù Però sappi che non puoi farlo santo!XD
Poi per l’acqua… quando vado al mare è una tragedia! Metto un piede dentro e inizio a fare gli urlettini!XDXD
Comunque spero che il capitolo ti piaccia e come puoi notare ci ho messo SOLO un mese ad aggiornare!u__ù
XD

IreneGreco: oddio, non voglio farti piangere per i miei capitoli!xD
Per quanto riguarda l’università io l’ho iniziata con il piede giusto, eh! È l’università che mi ha iniziata con il piede sbagliato!XDXD Ho degli orari da suicidio!ç__ç *piange in un angolo*
E per rispondere alla tua ultima domanda: sinceramente non so dove si sposterà la storia… ho in mente la trama generale, ma diciamo che devo ridefinire i dettagli, perciò magari ci entreranno anche personaggi!:)
Ah, con la storia del gelato hai fatto venire fame anche a me!.-.
Comunque grazie per la recensione e spero che anche questi capitolo ti piaccia!^^

MrsRyuzaki: XDXD Se vuoi mi informerò per te e poi ti farò sapere il colore delle sue mutande!u__ù O ne vuoi direttamente un paio inviate a casa?XDXD
Per quanto riguarda Sasuke mi dispiace ma dovrai aspettare… per quanto riguarda Kakashi…
*rullo di tamburi*
… mi dispiace, dovrai aspettare anche per lui, non ti dico se comparirà, perché non lo so neanche io!XD
*fugge cercando di evitare gli oggetti contundenti che le piovono addosso*
Comunque spero che il capitolo ti piaccia e grazie per la recensione!*O*

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***




Capitolo 11

Arriva un momento in cui ti rendi conto che se cammini ancora un po’ va a finire che ti addormenti in piedi. La stanchezza sommata al dolore delle caviglie e dei polpacci che non sono abituati a tutta quella ginnastica ti sfianca e tu vorresti solo urlare al ninja davanti a te che forse a lui piaceva camminare per otto ore di seguito senza mai fare una pausa, ma tu non sei del suo stesso parere.
Madara aveva candidamente affermato che visto che non poteva saltare da un ramo all’altro come se fosse una scimmia perché altrimenti mi avrebbe lasciata indietro, dovevamo mantenere un passo sostenuto se volevamo arrivare in tempi brevi a Konoha. Io gli avevo detto che poteva andare avanti e che io avrei chiamato un taxi, ma lui non aveva dato peso a quell’alternativa. Il fatto che non ci fossero taxi nel mondo ninja per me era solo un irrilevante dettaglio.
«Quanto manca?» chiesi per quella che doveva essere la millesima volta.
Madara non si degnò di rispondermi e accelerò il passo. Odioso Uchiha. Erano tutti uguali quelli della sua famiglia.
Quella mattina aveva detto che se avessimo fatto solo una breve pausa per mangiare saremmo arrivati nei pressi di Konoha entro il primo pomeriggio e poi avremmo dovuto infiltrarci.
Man mano che ci avvicinavamo a Konoha Madara era diventato sempre più silenzioso. Non che la cosa mi dispiacesse, per carità: solitamente i suoi discorsi erano incentrati su come uccidere il nemico in minor tempo e con la maggior efficienza possibile. Niente di troppo allegro, insomma.
Non che io fossi esattamente dell’umore per parlare, intendiamoci. Ancora non riuscivo a capacitarmi del fatto ch Madara avesse ucciso tutti quegli Anbu, anche se così facendo mi aveva salvata. Era… inquietante il modo in cui poteva divenire letale e speravo con tutta me stessa di non essere mai il bersaglio di uno dei suoi attacchi. Mi ero alleata con una persona pericolosa e all’inizio non avevo pensato a tutte le implicazioni che questo potesse comportare.
Più andavamo avanti e più mi innervosivo. Effettivamente l’idea di infiltrarsi a Konoha non era esattamente qualcosa di rilassante.
«Suppongo che Sasuke sia tenuto nei sotterranei della stazione di polizia visto che è lì che tengono coloro che devono essere interrogati, quindi dobbiamo attraversare buona parte del villaggio.»
La voce di Madara mi riscosse dai miei pensieri.
Mi voltai verso di lui per chiedergli come facesse a sapere quelle cose, ma lui ricominciò a spiegare prima che potessi aprire bocca.
«Non possiamo entrare dentro Konoha di soppiatto, perché è circondata da una protezione e qualunque intruso verrebbe localizzato nel momento stesso del suo ingresso.»
D’accordo, quello lo avevo immaginato. Anche se riceverne la conferma non era incoraggiante. Sicuramente non potevamo entrare dall’ingresso principale, come se niente fosse.
«Quindi cosa facciamo?»
«Entriamo dall’ingresso principale.»
Perfetto, mi trovavo insieme ad un pazzo. Gli lanciai un’occhiata stranita, ma lui si limitò a scrollare le spalle.
«A volte il metodo più semplice è il più efficace.»
«Grazie per la perla di saggezza, ma non credi che quando ci vedranno entrare non ci daranno esattamente il benvenuto?»
«Non andremo lì con il nostro vero aspetto, useremo un jutsu per modificarlo» spiegò con tutta calma.
D’accordo, il suo piano aveva un senso, c’era solo un piccolo problema, che gli esplicai mentre tentavo di non cadere di faccia a terra dopo essere inciampata in una radice. Io non sapevo usare i jutsu. L’unica cosa che ero riuscita a produrre dopo il disastroso allenamento con Sasuke era stata una copia morente, il che non era molto incoraggiante. E da quella volta non avevo neanche più provato a percepire il mio chakra.
«Sì, effettivamente questo è un problema» acconsentì lui.
«Non puoi farlo anche su di me, ‘sto jutsu?» chiesi, sperando che la risposta fosse un incoraggiante ‘ma certo, non devi preoccuparti penso a tutto io! Tu stai solo lì e pensa al fatto che non devi mai più a provare a fare qualcosa vagamente da ninja, mi raccomando!’.
«No, non funziona così.»
Tutte le mie illusioni si infransero miseramente e io mi afflosciai, depressa.
«Allora come facciamo?» chiesi, con la disperazione nella voce.
«Devi imparare il jutsu, non c’è un altro modo.»
Quella era la risposta peggiore che avrei potuto ricevere in un frangente del genere. Io non avrei mai imparato a farlo, me lo sentivo. Tra le arti ninja e la cucina non sapevo in cosa ero più negata. Forse nella cucina, ma comunque stavo messa male anche con le arti ninja.
«Ma io non sono capace!» mi lamentai.
«Allora non possiamo andare a salvare Sasuke. Se andassi io da solo non si fiderebbe e finiremmo per combatterci a vicenda.»
Avrei voluto dirgli che non è che Sasuke avrebbe fatto male a non fidarsi di lui, ma il problema in quel momento era un altro.
«Ma io non so cosa fare!»
«Tu hai detto che una volta hai fatto una copia, no?»
«Sì, beh, più o meno… ci assomigliava vagamente, ecco» borbottai, vagamente infastidita.
Avrei preferito non rivangare i miei fallimenti.
La luce del sole si fece più intensa e mi resi conto che mentre parlavamo la foresta aveva iniziato gradualmente a diradarsi, finché non eravamo arrivati su una distesa d’erba pianeggiante.
«Konoha si trova a circa un chilometro di distanza da qui» mi spiegò Madara in risposta al mio sguardo.
Detto ciò si fermò e io feci altrettanto.
«Adesso ti farò vedere i sigilli» mi disse, mettendosi di fronte a me in modo che potessi vedere bene in che posizioni metteva le mani.
Mosse le mani in modo talmente veloce che riuscii a stento a distinguerne i movimenti. Davanti a me non c’era più Madara, ma un giovane dai capelli biondi e gli occhi verdi. Lo guardai stupita. Sì, io senza ombra di dubbio non ci sarei riuscita, ne ero pienamente consapevole.
«Hai capito come devi fare?» chiese e notai che anche il timbro di voce era cambiato.
Gli lanciai un’occhiataccia.
«Ma mi prendi per il culo? Se sono appena riuscita a vedere che hai mosso le mani! Cioè, forse voi Uchiha avete la supervista con annesso Sharingan, ma io, comune mortale, preferirei che mi facessi vedere i sigilli senza farli alla velocità della luce, grazie.»
Madara sospirò e prese a mostrarmi i sigilli più lentamente. Mi ci volle un po’ per impararli – anche perché le mani andavano messe in posizioni assurde! –, ma alla fine ci riuscii.
Fin lì andava bene, ma in quel momento iniziava la parte più difficile: attuare la tecnica. Io ero convinta che fosse al di sopra delle mie possibilità e probabilmente avevo ragione, ma se volevo entrare a Konoha dovevo provarci.
«Devi focalizzare nella mente l’aspetto che vorresti assumere» mi spiegò, correggendo la posizione che avevo assunto con le mani.
Ci pensai su un attimo. Non sono mai stata molto fantasiosa, quindi optai per qualcosa di semplice: capelli più lunghi dei miei e neri. E gli occhi grigi, dai, proprio per metterci qualcosa di originale. E forse forse se ci riuscivo avrei anche allungato la mia altezza di qualche centimetro, così magari per una volta tanto avrei visto il mondo da una prospettiva più alta.
Cercai di richiamare alla mente i dettagli che avevo immaginato poco prima e composi i sigilli con le mani – ovviamente ad una velocità molto minore di quella di Madara.
Dopo aver finito cercai di guardarmi. Madara mi osservava comunque dall’alto in basso e i miei capelli erano ancora color marrone cacca.
«Mi sa che ho fallito, eh?» domandai evidenziando l’ovvio.
Con mia grande sorpresa Madara non perse la calma.
«Il tuo chakra non si muove nel modo corretto» affermò e in quel momento mi resi conto che aveva attivato lo Sharingan. Al di là del fatto che non mi sentivo affatto a mio agio con il suo Sharingan attivato a pochi centimetri di distanza, vedere un ragazzo biondo con quegli occhi faceva uno strano effetto.
Mi riscossi: dovevo smetterla di fissarlo e concentrarmi.
«Sì, beh, non sono mai stata brava con ‘sta storia del chakra. Riesco a malapena a percepirlo» mi affrettai a spiegare, mettendomi sulla difensiva.
«Hai detto che una volta ci sei riuscita a percepirlo, giusto?» chiese.
«Giusto» risposi incerta.
Cioè, più o meno. Percepirlo non era esattamente corretto come termine. Diciamo che avevo colto qualcosa. Insomma, come quando ti sembra di aver risolto uno dei più grandi misteri dell’umanità e hai la risposta sulla punta della lingua… solo che poi non sai neanche che mistero hai risolto e la sensazione svanisce così come è arrivata, lasciandoti lì ad ammirare la crepa nel muro che ti aveva dato l’ispirazione per comprendere qualcosa di inconoscibile.
Insomma, diciamo che ero nella merda, tanto per farla semplice.
«Devi ricordare la sensazione che hai avuto e cercare di intensificarla» spiegò.
Sì, facile a parole. Era come quando d’estate, a quaranta gradi all’ombra, venivano a dirti: ‘oh, ma basta che pensi a quando l’inverno scorso quella macchina ha preso una pozzanghera e ti ha fatto il bagno da capo a piedi. Di sicuro il caldo ti passa eh!’.
Il caldo non mi passava, però in compenso mi veniva una malsana voglia di squartare l’incauto interlocutore e darlo in pasto ai lupi.
«Tanto non ci riesco.»
Sì, lo so, sono una disfattista.
«Tu provaci, perché più tempo ci metti tu per riuscirci e più tempo Sasuke resta a Konoha.»
Era un’ombra di irritazione quella che avevo sentito?
«Ok» borbottai contrariata.
Piantai bene i piedi in terra e chiusi gli occhi, cercando di ricordare la sensazione che avevo provato. Poi non era stata neanche un granché: era come se mi sentissi il sangue formicolare nelle vene. Abbastanza irritante effettivamente.
«Se inizi a distrarti così è ovvio che non ci riuscirai.»
Come faceva a sapere che mi stavo distraendo?
«Poi dovresti essere in po’ meno rigida. Siediti magari» suggerì.
Aprii gli occhi contrariata. Era lui che mi faceva concentrare, se mi avesse lasciato in pace avrei smesso di divagare.
Mi piantai per terra in mezzo all’erba, ma un secondo dopo scattai in piedi.
«Che c’è?» chiese lui e sospettai che avesse dovuto applicare una buona dose di autocontrollo per non spiaccicarsi una mano sulla faccia.
«L’erba è bagnata e mi ha congelato il culo» borbottai contrariata, sedendomi di nuovo.
Adesso sì che potevo concentrarmi: dovevo solo cercare di percepire il chakra mentre controllavo che il mio sedere non andasse in ipotermia.
Dopo un po’ iniziai a rilassarmi. Non sentivo neanche tanto il freddo, anzi si stava abbastanza bene…
«Guarda che se ti addormenti non lo senti, il chakra.»
Aprii gli occhi di scatto.
«Non mi stavo addormentando» protestai, trattenendo uno sbadiglio.
Mi alzai di scatto, dal momento che il freddo stava ricominciando a farsi sentire.
Non ci sarei riuscita, fine del discorso. Lì si moriva di freddo e in più avevo sonno. Non era l’ideale per tentare con quella sottospecie di meditazione farlocca.
«Visto? Non ci riesco!» lo aggredii, come se la mia inettitudine verso le arti ninja fosse colpa sua.
«Prova a cambiare atteggiamento.»
«Dici che se mi metto a cantare e invoco il chakra lui verrà a me?» domandai con ironia.
«Inizi ad essere seccante.»
Chissà perché tutti gli Uchiha che conoscevo finivano sempre per dirmi una cosa del genere.
«Cerca di concentrare il chakra in un punto e prova a farlo fluire lì.»
D’accordo. Dovevo provarci davvero. Prima ci riuscivo e prima avremmo finito il nostro lavoro.
Mi girai dall’altro lato perché lo sguardo di Madara era inquietante e io dovevo concentrarmi senza dover continuamente tenere d’occhio il suo sharingan. Effettivamente girare le spalle al nemico era ancora peggio, ma tanto anche se lo avessi guardato in faccia non avrei avuto speranze contro di lui.
Chiusi gli occhi – di nuovo – e provai ad immaginare mentalmente il chakra. Non che avesse una forma, ma qualcosa dovevo pur fare. Quando focalizzai nella mia mente l’immagine di qualcosa di vagamente indefinito – la mia idea di chakra – provai a farlo scendere un po’. Effettivamente sentii un formicolio che mi scendeva dal collo fin sul braccio. Sì, poteva essere l’ipotermia visto che si congelava, ma per una volta in vita mia scelsi di essere ottimista. Quello era sicuramente chakra. E vai con l’auto-convincimento!
Ce la stavo facendo, me lo sentivo.
E poi arrivò lui. L’uccellaccio del malaugurio.
E la cornacchia mi sconcentrò.
«E che cazzo!» urlai rivolta all’uccello, che mi ignorò beatamente continuando a volare imperterrito per la sua strada.
Era in quei frangenti che avrei voluto imparare a fare la palla di fuoco suprema: arrosto di cornacchia per cena!
«C’ero quasi riuscita eh» mormorai, più a me stessa che a Madara. Avevo bisogno di un sacco di auto-convincimento.
«Lo so.»
Quello sharingan era inquietante.
Tornai nuovamente a concentrarmi sulla mia palla informe di chakra e la feci scendere fino al gomito.
Arrivata lì mi sconcentrai iniziando a pensare a Sasuke in kimono – ma anche senza – e dovetti ricominciare dall’inizio. E no, non chiedetemi perché stavo pensando a quello perché tanto non vi rispondo.
Dopo diversi tentativi, alla fine mi sembrò di sentire pienamente il mio chakra. Ero riuscita a concentrarlo sulla mano. O almeno credevo.
«Allora, sono o non sono un mito?» mi vantai, voltandomi verso Madara.
«Beh, per quello che dobbiamo fare direi che va bene» borbottò senza una particolare intonazione e uccidendo tutto il mio entusiasmo. Intendiamoci, per quanto possa essere entusiasta una persona che sta per andare in ipotermia, deve infiltrarsi in un cavolo di villaggio ninja e non sa se riuscirà a salvare un suo amico. Amico si fa per dire, eh.
«Ora riprova con la tecnica» ordinò Madara.
Questa volta mentre posizionavo le mani per fare i sigilli sentivo il chakra scorrere; ce l’avrei fatta quella volta, ne ero sicura.
«Sei uguale a prima.»
Sicura che mi stesse prendendo in giro, tirai avanti una ciocca di capelli. Erano color cacca come al solito.
«Ma ho sentito il chakra!» mi lamentai, lasciando cadere le braccia sui fianchi.
«Però non ti sei concentrata sull’aspetto che vuoi ottenere.»
«Ok, ci riprovo!»
Adesso era diventata una sfida a me stessa. Dovevo riuscirci.
Mi concentrai sul chakra e sull’aspetto e poi ripetei la tecnica.
Una ciocca di capelli mi ricadde davanti al volto. Nera. Capelli lunghi. Ero comunque bassa come una tappa, ma non si può avere tutto dalla vita, no?
«Di che colore sono i miei occhi?» domandai, evitando di mettermi a saltellare sul posto. Sarebbe stato alquanto sconveniente.
«Grigi.»
Lasciai anche correre sull’enfasi – o meglio, sulla mancanza di quest’ultima – che Madara aveva impresso nelle parole, perché cambiare anche il colore degli occhi era davvero un traguardo per me.
«Adesso devi cambiarti» disse, tirando fuori qualcosa dalla sua sacca e lanciandomelo.
«Eh?» fu la mia molto rappresentativa risposta, accompagnata da un’espressione vagamente sconvolta.
«Se ti presenti vestita così non farai neanche in tempo a mettere un piede nel villaggio che ti troverai al cospetto dell’Hokage. Sei l’unica che si veste in questo modo» il tono che aveva usato per accentuare l’ultima parte della frase non mi piacque per niente. Era come se fossi io quella che si vestiva strana, quando loro se ne uscivano con abiti che definire orrendi era un complimento.
«Tu davvero ti aspetti che io mi cambi qui, con te vicino e con questo cavolo di freddo. Si congela, cazzo! Vuoi che venga con te a Konoha in una borsa, sottoforma di cubetti di ghiaccio?»
«Se vuoi mi giro» mi concesse, ignorando la mia filippica.
No, perché quale persona sana di mente si sarebbe spogliata d’inverno per mettersi dei vestiti straccetto dalla dubbia provenienza.
«Comunque da dov’è che li hai tirati fuori?» chiesi, guardandoli con circospezione mentre li tenevo sospesi a qualche centimetro dalla mia faccia.
«Li ho presi a una ninja che ho ucciso.»
Io impallidii.
«Sei serio?»
«No.»
Tirai un sospiro di sollievo e ignorai il suo pessimo senso dell’umorismo. Come e quando se li fosse procurati per me era un mistero, ma almeno non era andato in giro ad accoppare persone a caso solo per trovare dei vestiti normali.
«Ma fa freddo!» protestai.
«Se vuoi ti riscaldo con una palla di fuoco.»
Ok, afferrato.
«Girati. E disattiva lo Sharingan.»
Così dicendo mi andai a nascondere dietro ad un albero ai limitari della foresta da cui eravamo appena usciti. Mi sfilai la maglia con un gesto secco, restando solo in canottiera. Mi venne la pelle d’oca per il freddo. Presi la nuova maglia dal mucchio di vestiti che avevo gettato per terra ai miei piedi e la infilai senza tanti complimenti. Maglia straccetto era riduttivo come descrizione. Avrei preferito un bel maglione di lana, con quel freddo.
«Starai scherzando, spero» borbottai, quando tirai su quelli che senza ombra di dubbio erano dei pantaloncini e… una gonna.
Una gonna!
«Cosa c’è adesso?»
«Una gonna. Sorvoliamo sul fatto che con questo freddo mettere i pantaloncini è una cosa malata, ma una gonna! Io non metterò mai una gonna!»
«Allora vai nuda.»
Una gonna. Quella era evidentemente una presa per il culo.
Infilai di malavoglia la gonna sopra i pantaloncini, che almeno avevano il pregio di arrivare fino alle ginocchia. Una porzione in meno di corpo in ipotermia.
Nessuno era mai riuscito a farmi mettere una gonna. Perché nel mondo ninja non esistevano i jeans?
Rabbrividendo per il freddo infilai le scarpe da ginnastica e raccolsi i vestiti che avevo indossato fino a quel momento. Neanche morta li avrei lasciati lì: avevo intenzione di cambiarmi non appena possibile.
Raggiunsi Madara e infilai i vestiti nel mio zaino.
«Devi cambiarti le scarpe.»
«Cosa?»
«Non puoi tenere quelle, qui nessuno mette delle cose del genere» commentò e intanto tirò fuori dalla sacca un paio di scarpe. Scarpe, beh non come le intendo io comunque. Sembravano sandali, anche se erano abbastanza strani.
«Siamo in inverno, te ne rendi conto, vero?» protestai.
«Sì.»
Mi tolsi le scarpe e gliele tirai in grembo.
«Tienimele tu, a me non ci stanno.»
Mi tolsi le calze con evidente riluttanza e infilai gli stivali. Se non mi avessero uccisa a Konoha sarei morta per congelamento, quello era poco ma sicuro.
Poi li notai. Per terra di fianco a lui. Non avevo la minima intenzione di chiedergli come cavolo avesse fatto a portarsi dietro tutta quella roba nello zaino, tanto se i ninja potevano portarsi un armamentario dentro un borsellino di dieci centimetri di larghezza a dire tanto, lui poteva benissimo riempire all’inverosimile il suo zaino di vestiti.
Mantelli. E sembravano imbottiti.
Mi legai la katana dietro la schiena e gli feci cenno di passarmene uno. Lo infilai in fretta e furia e mi ci strinsi dentro.
Alla faccia tua, ipotermia.
«Ora possiamo andare?» gli domandai guardandolo storto.
«Prima metti questo» disse, lanciandomi qualcosa.
Lo afferrai al volo e me lo rigirai tra le mani. Era un coprifronte di Konoha.

Fine undicesimo capitolo!

Salve!(:
Scusate per il ritardo, ma intanto ormai ci siete abituati, immagino. Purtroppo l’università prende tutto il mio tempo e adesso sono anche in periodo esami, il che non aiuta. Comunque sono riuscita a finire il capitolo, anche se non posso assicurarvi che il prossimo arrivi presto!xD
Mi dispiace, purtroppo non posso rispondere alle recensioni: al momento ho un mal di testa assurdo e se non posto ora non so quando lo farò!xD
Comunque ringrazio ognuno di voi per avermi recensito, sono sempre felicissima quando leggo le vostre recensioni!** Spero che questo capitolo vi piaccia e che sia valso l’attesa!(:
*fugge*

Ps: il banner ovviamente non l’ho fatto io, è troppo bello e io sono proprio negata per queste cose!XD Lo ha realizzato Hi Ban e le immagini sono state prese da internet.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***




Capitolo 12


Va bene. Dovevamo fare le cose per bene, no? Presi il coprifronte e lo indossai senza commenti. E pensare che solo qualche giorno prima avrei venduto anche la Kusanagi di Sasuke per indossare un vero coprifronte del Villaggio della Foglia. In quel momento non me ne importava niente. Ed era anche pesante, quel coso. Insomma, si aspettavano che una persona combattesse con quella zavorra addosso?
Compra anche tu un coprifronte di Konoha: dieci percento stoffa, ottantanove per cento metalli vari, uno percento sconosciuto. Un affare.
Oh, beh, mal che vada avrei potuto usarlo come oggetto contundente. Secondo me una coprifrontata in faccia ti stende.
Al di là del vestiario ninja, non riuscivo a condividere tutta quella sicurezza che sembrava emanare Madara. Secondo me il piano era vagamente azzardato: insomma, ci presentavamo a Konoha e li fregavamo con una banale tecnica della trasformazione? Avevo tutti i miei dubbi sulla riuscita di quel piano.
«E quindi noi arriviamo lì, salutiamo tutti e loro ci fanno passare senza problemi, giusto?» domandai, interrompendo il silenzio.
«Sì, più o meno l’idea è quella. Io non saluterei tutti, però.»
E la mia idea era più o meno di ucciderlo seduta stante e portare la sua testa a Tsunade come garanzia della mia buona fede. E poi gli avrei chiesto se la testa di Madara valeva quanto un Sasuke intero. Sì, il mio piano era molto più fattibile del suo. Dovevo solo trovare un modo per staccargli la testa senza che lui prima facesse lo stesso con la mia. No, effettivamente il mio non valeva una cippa come piano. Neanche il suo però, eh.
«E non ci faranno assolutamente delle domande, quando vedranno delle facce sconosciute!» affermai in tono apertamente sarcastico.
Le porte del villaggio erano paurosamente vicine e l’isteria stava prendendo il sopravvento.
«Non se l’Hokage ci attende con urgenza. Inoltre non ti aspetterai che tutti i ninja di Konoha si conoscano tra di loro?»
«E come fanno a sapere che l’Hokage ci attende con urgenza?» domandai, l’isteria che ormai rasentava livelli critici.
Lui dava per scontato che la sua brillantissima idea funzionasse, ma non essendo al corrente dei dettagli io non ne ero troppo convinta.
«Perché vedranno la lettera che ci ha mandato, firmata dalla Godaime in persona.»
D’accordo. Nella mia lista delle cose da fare si era appena aggiunta una nuova voce: prendere a pugni Madara prima che un paio di Anbu cazzuti mi sbattessero in una cella ad ammuffire.
«La Godaime non ha firmato nessuna lettera!» urlai, lanciandogli uno sguardo di pura indignazione.
Prima che potessi iniziare a sbraitargli dietro lui tirò fuori dalla tasca un foglio di carta piegato con cura.
«Eccoti la lettera.»
La presi in mano e la aprii. Lessi in fretta la lettera. Niente di speciale: missione segreta, richiesta immediata di rapporto direttamente all’Hokage…
«E tu una lettera del genere dove l’avresti presa?» chiesi sconvolta, fissando la firma con intensità. Non che io fossi intima amica di Tsunade, ma dal momento che ogni tanto sbirciavo quelle missive super segrete che i tre ninja dei miei stivali ricevevano chissà in quale modo avevo già visto la sua firma. «L’ho scritta io. Con lo Sharingan si può ricopiare perfettamente la calligrafia di un’altra persona.»
Ah, giusto. Super Sharingan in azione.

***

«Identificatevi.»
Ebbene sì, i miei peggiori incubi si erano realizzati. E no, non sto parlando di quello in cui il professore di giapponese ci obbliga a passeggiare nel freddo perché qualcuno ha dato fuoco al suo cane. Mi riferisco ad un compuntissimo e sconosciuto ninja di Konoha che ci guardava con aria truce e aspettava che dicessimo qualcosa. E io quasi mi dimenticavo di quello che avevo concordato con Madara. Una cosa, però, l’avevo capita: il piano del capostipite degli Uchiha. Lui voleva farci rinchiudere nelle segrete! Sicuramente così Sasuke lo incontravamo, eh. Di sfuggita mentre lo portavano nella sala di tortura dove attendeva un cazzosissimo Ibiki Morino, però lo incontravamo.
«Takata Ryu.»
La voce di Madara mi tirò fuori dai miei pensieri e mi affrettai a rispondere: «Seitou Hideko»
Di lì in poi cercai solo di non tirare fuori espressioni troppo dubbiose mentre il compuntissimo ninja insieme al suo degno compare controllava scrupolosamente la lettera. Ci mancava solo uno di quegli aggeggi alla CSI per controllare se c’era del sangue sopra e ci avrebbero fatto davvero di tutto con quel pezzo di carta.
Con mia somma sorpresa il ninja riconsegnò la lettera nelle mani di Madara senza un commento e ci fece cenno di entrare. Le opzioni erano due: o Madara sapeva cosa stava facendo o entro qualche minuto ci saremmo trovati addosso una schiera di Anbu che ci puntavano addosso un armamentario degno di un esercito.
Eppure mentre passeggiavamo per le strade – Madara calmo come se stesse andando a bersi un tè, io isterica come se stessi andando incontro alla morte – nessuna delle persone che ci oltrepassava sembrava degnarci di qualcosa che non fosse più di un fugace sguardo. Mi trattenei dal rivolgere qualche domanda a Madara e evitai di guardarmi alle spalle ogni cinque secondi solo per non sembrare più sospetta di quanto già non fossi. Ma l’istinto di farlo c’era, sappiatelo.
«Oh cazzo!»
Un più che eloquente sguardo assassino di Madara mi convinse ad evitare il turpiloquio. Ma io cosa ci potevo fare se avevo appena visto Sakura proprio di fronte a me e avevo temporaneamente dimenticato il fatto che avevo un altro aspetto?
«C’è qualcosa che non va?» mi chiese l’Haruno, dal momento che le avevo praticamente imprecato in faccia. D’accordo, la prima risposta che mi era venuta in mente era un qualcosa tipo: ‘sì, ci sei tu che non vai. Mi hai intralciato la strada’. Purtroppo non potevo dare una risposta del genere, un po’ perché sarebbe sembrata sospetta, un po’ perché al momento non mi sentivo in vena di ironizzare. In realtà continuavo a temere il fatto che Sakura mi riconoscesse, anche se fondamentalmente non aveva nessun motivo per farlo dal momento che mi aveva visto solo mezza volta e non avrebbe comunque potuto riconoscermi.
«No, niente. Sono solo particolarmente nervosa» borbottai, riprendendo il cammino senza darle il tempo di replicare. Ciò che mi mancava in quel momento di isteria totale era solo una conversazione con Sakura Haruno.
Comunque mi preoccupavo per niente dal momento che arrivammo nei pressi della sede della polizia di Konoha senza che nessuno ci avesse notati. Eccetto Sakura, naturalmente. Lì, però, iniziava la parte difficile. Io avevo ingenuamente chiesto a Madara se poteva utilizzare il suo super Sharingan per fornirci un’autorizzazione della Godaime in modo che potessimo entrare e andare a trovare Sasuke senza problemi. Lui, però, aveva stroncato la mia utopica idea con un secco no. Lì l’autorizzazione non bastava, probabilmente ci andava l’approvazione di tutto il consiglio, un dito della Godaime come prova che eravamo stati da lei, la testa di Koharu da donare al capo della polizia e un paio di Sharingan di Danzou da spartire tra i sottoposti che non facevano mai male… insomma, il tutto per dire che in quel frangente lo Sharingan di Madara non serviva a un cavolo. E ti pareva. Non si potevano mai fare le cose in modo semplice.
Però la sua idea aveva dell’incredibile. L’autorizzazione per andare a ritirare – sì, tipo pacchi postali – prigionieri non bastava, però non serviva praticamente niente per andare a sbattere qualcuno in prigione. Un documento in cui si attestava l’identità del criminale e basta. Quindi Madara – che non mi aveva spiegato quella parte del piano, forse perché aveva intuito che piuttosto di attuarlo avrei fatto seppuku con il coprifronte – mi trascinò in un vicolo vicino all’edificio e tirò fuori una maschera da Anbu dalla sua capiente sacca, indossandola. No, non voglio sapere dove l’aveva presa. Mi fece segno di dargli il coprifronte e io, senza pensarci troppo, glielo diedi. Tanto cosa poteva farci?
Lui tirò fuori un kunai e lo scalfì.
«Che cazzo stai facendo?» urlai, salvo poi ricordarmi che eravamo in un vicolo di Konoha, non nel deserto.
Lui mi restituì il coprifronte invitandomi ad indossarlo. E lì capii cosa aveva intenzione di fare. Ma ormai era troppo tardi per fuggire, giusto?
Madara compose in fretta diversi sigilli e poi mi poggiò una mano sul collo. Sentii qualcosa di pungente, ma non riuscii a vedere cos’aveva fatto, dal momento che non sono una contorsionista.
«È un sigillo che si applica per bloccare il chakra» spiegò.
Facevamo le cose per bene, eh?
«Anche se con te non servirebbe, ma loro non lo sanno» aggiunse poi con una punta di sarcasmo.
Simpatia portami via.
«Ma così la tecnica di trasformazione non scompare?»
«No, puoi mantenerla, ma non potrai attuare altre tecniche finché non avrò rimosso il sigillo.»
La cosa mi riempiva di disperazione, come potrete ben immaginare.
Poi senza mezzi termini mi prese per un braccio affermando in tono gelido: «Per ordine dell’Hokage ti dichiaro in arresto. E cerca di essere credibile come criminale.»
Io lo ammazzo. Non so come ma lo faccio. Oh, lo sapevo che sarei finita a marcire in una cella di Konoha!
Ovviamente mi sequestrò anche la katana, così i miei propositi omicidi andavano a farsi benedire.
Insomma, ero diventata una criminale di livello S senza neanche accorgermene. La criminale più inutile della storia del mondo ninja, ma quelli erano insignificanti dettagli. E c’era anche un bel documento che notificava tutti i miei crimini, eh. Quando Madara faceva una cosa la faceva con stile, su quello non c’era dubbio. In effetti il foglio che teneva in mano recitava che avevo, nell’ordine, tradito il villaggio, ucciso diversi Anbu e, rullo di tamburi, ero in affari con niente popò di meno che Madara Uchiha!
Mica male per una che probabilmente l’unica cosa che ha centrato con un kunai è stata la porta quando voleva beccare Sasuke.
Quando varcammo la soglia dell’edificio – un po’ dismesso per essere la sede della polizia, a dire il vero, ma probabilmente volevano tenere un profilo basso – l’attenzione dei ninja che si trovavano all’interno fu catalizzata tutta su di noi. Madara nel suo ruolo di Anbu improvvisato era molto convincente. Io nel mio ruolo di super pericolosa criminale un po’ meno.
«Ho catturato una traditrice» affermò, come se avesse constatato che era finito il caffè.
Sai che roba aver catturato me!, pensai con sarcasmo. Poi, ricordandomi che in teoria avrei dovuto essere super cattiva e super pericolosa misi su un’espressione beffarda – o almeno ci provai – e strattonai Madara. Tanto per fare scena.
Gli anonimi ninja mi guardarono male, quindi forse ci ero riuscita eh. Avrei voluto dire una di quelle frasi ad effetto tipo: ‘Sono Seitou. Hideko Seitou. E sono qui per uccidervi’. Ma non mi sembrava né il luogo né il momento adatto per uscite di questo genere.
«Nome?» chiese quello che doveva essere il capo, a giudicare dalla fisionomia, un imbronciato membro del clan Aburame. Ringraziai il cielo che non fosse un membro del clan Hyuuga, perché altrimenti eravamo fregati. Madara, evidentemente, lo sapeva già, perché non mostrò alcun segno di sorpresa.
«Takata Ryu.»
Aburame Non-So-Il-Nome fece un cenno d’assenso.
Madara gli consegnò un mandato di cattura emanato direttamente dall’Hokage e lì iniziai seriamente a credere che mentre io dormivo Madara si era improvvisato amanuense per comporre almeno un centinaio di documenti firmati e controfirmati dalla Godaime.
Il ninja lo lesse con attenzione e poi alzò la sguardo su di me. I sottoposti erano ritornati a svolgere le loro mansioni: evidentemente per questi compiti da niente bastava una sola persona.
«Sei Hideko Seitou?» domandò direttamente a me. Ci misi un attimo per accorgermi che mi stava parlando perché ero persa nell’osservazione della stanza in cui eravamo entrati che, per l’inciso, era abbastanza piccola e squallida. Dava l’aria di una di quelle stazioni di polizia delle città di campagna che facevano vedere nei telefilm americani di serie B. Insomma, niente a che fare con l’ambiente ninja che mi figuravo. Inoltre non mi sarei neanche aspettata che mi chiedesse conferma della mia presunta identità, ma com’è che si dice? Paese che vai usanza che trovi.
«No, sono mia nonna» borbottai con un sorrisetto. Quello faceva molto criminale cattivissima.
«Rispondi alla domanda.»
«Perché se ti dicessi di no cambierebbe qualcosa?»
«No.»
«Allora continuo a essere mia nonna.»
Mi domandai nuovamente perché chiedesse a me conferma della mia identità, visto che se fossi stata una criminale vera avrei negato tutto fino alla fine. Sarà la prassi, mi dissi.
E probabilmente avevo ragione, dal momento che Aburame Parente-Alla-Lontana-Di-Shino non indagò oltre e fece cenno a Madara di procedere. Tante storie per rilasciare un prigioniero e così poco per sbattercene uno in prigione. Beh, andava tutto a nostro favore.
Io stavo già per fare i salti di gioia, ma mi bloccai quando vidi un altro ninja che ci seguiva discretamente. Ah, stava andando tutto così bene e ora dovevano affibbiarci un accompagnatore?
«Mi mantengo giovane per essere mia nonna, vero?» lo punzecchiai io, che ormai ero entrata nel ruolo di criminale insolente. Madara mi strinse un po’ il braccio e lo interpretai come un ‘dacci un taglio’, quindi optai per un discreto silenzio mentre lui mi trascinava senza troppi complimenti prima per un corridoio anonimo e poi giù per una stretta rampa di scale.
«Secondo me non avrai tutta questa voglia di scherzare, dopo che Ibiki Morino ti avrà estorto le informazioni che cerchiamo» affermò il ninja accompagnatore.
Sbiancai.
Ibiki Morino?
Estorcere informazioni?
Lanciai a Madara uno sguardo di allarme, ma evidentemente aveva preventivato anche quello perché dalla sua espressione non trapelava assolutamente nulla. Che il suo piano fosse stato fin dall’inizio di infiltrarsi usandomi come prigioniera e poi mollarmi in un sotterraneo insieme al torturatore?
Forse mi stavo facendo suggestionare. Dovevo calmarmi. Di sicuro Madara non mi avrebbe mollato lì, giusto? Sì, ovvio. Tanto lo conoscevo da una vita, sicuramente non mi avrebbe abbandonato.
Ricordai a me stessa che stavo parlando di Madara. L’Uchiha senza scrupoli. Iniziai a sudare freddo. Quelle scale sembravano eterne e io speravo davvero che lo fossero. Non volevo proprio scoprire cosa si trovava oltre. Il ninja accompagnatore mi rivolse un sorrisetto, contento di avermi zittita.
«Che c’è, ora non parli più?»
Ma io lo stavo ignorando. L’unica cosa che avevo in mente in quel momento era l’immagine di un enorme Ibiki Morino che affilava un coltello. Inquietante, effettivamente.
«Noi non sopportiamo i traditori della Foglia» continuò quello, come se prima lo avessi degnato di una risposta.
Ma proprio Mr. Conversazione ci dovevano appioppare?
«La cosa mi riempie di entusiasmo» replicai, senza riuscire a trattenermi.
Madara mi diede un altro strattone e questa volta parlò: «Vedi di stare zitta.»
L’accompagnatore rivolse un cenno di ringraziamento a Madara e io evitai di rivolgergli un insulto. E poi quell’altro per quale arcano motivo ringraziava? Era stato lui a stuzzicarmi! Alzai gli occhi al cielo dicendomi che se ne fossi uscita mi sarei vendicata.
E alla fine l’eterna rampa di scale finì. Davanti a noi si apriva un lungo corridoio punteggiato qua e là da alcuni Anbu. Purtroppo il corridoio sembrava diramarsi e ciò stava a significare che trovare Sasuke sarebbe stata un’impresa praticamente impossibile. Com’era possibile che un edificio che da fuori sembrava più o meno grande come uno sgabuzzino delle scope all’interno fosse così articolato? Misteri del mondo degli shinobi. Oltrepassai i ninja mascherati senza degnarli di uno sguardo e poi il ninja accompagnatore ci fece fermare di fronte ad una porta. La aprì e ci fece segno di entrare, seguendoci.
D’accordo, non era esattamente la stanza delle torture che mi aspettavo. Niente strumenti medievali e niente fiaccole sui muri di pietra, che effettivamente erano intonacati come le restanti pareti che avevo visto nell’edificio. Sembrava più che altro una stanza degli interrogatori alla CSI con un lungo tavolo e due sedie. Non c’era nulla di particolare che facesse denotare che in quella stanza il tale Ibiki Morino dissanguasse poveri criminali che non avevano fatto altro che tradire il proprio villaggio natale e/o assassinare ninja vari.
Comunque il posto non contava. Magari subito dopo che era stato massacrato uno shinobi arrivava un ninja delle pulizie che si dava da fare con acqua e sapone e tirava a lucido la stanza.
«Vado a chiamare Ibiki» annunciò il ninja accompagnatore, con un sorriso che aveva dell’inquietante.
Io deglutii.
L’impressione che Madara volesse mollarmi lì mentre lui faceva i suoi porci comodi si faceva sempre più spazio nella mia testa e la cosa non mi piaceva neanche un po’. E il bello era che ero fregata, perché se lui non toglieva il sigillo non potevo rilasciare la tecnica e col cavolo che mi credevano se gli dicevo che era solo una studentessa che era arrivata lì con lo Sharingan.
Madara, però, mi lasciò andare di botto e con uno scatto chiuse la porta.
«No, tu non vai da nessuna parte.»
Il ninja accompagnatore spalancò gli occhi stupito e si accasciò a terra.


Fina dodicesimo capitolo!

Ordunque: ho un paio di cose da comunicarvi. In primo luogo ho deciso di revisionare ‘Ninjas are coming’. Ho intenzione di rivedere i capitoli, correggerli, allungarli, magari eliminare incongruenze se ne trovo… comunque, se vi interessasse inizierò a postare la versione riveduta e corretta su questo forum: Baka Bunshin no Jutsu. Probabilmente anche ‘Ninjas are coming… again’ sarà postata prima lì, più per comodità che per altro!XDXD Comunque lo posterò anche qui perciò non disperate!^^
P.s. Hideeeeeeeeeeeeeeeko! Hideko Seitou è un omaggio tutto per te!**

Zakurio: … e diamo il via alle domande inopportune!XDXD Sono abbastanza magra e sono piatta come una tavola da stiro e il motivo per cui non mi piacciono le gonne è perché mi reputo troppo cazzosa per indossarle!u_ù
Per quanto riguarda il coprifronte, anche se Madara lo avesse rubato a degli Anbu non penso che Tsunade se ne accorgerebbe, perché i coprifronte non sono identificativi. E non penso neanche che si mettano a controllare le abilità ninja all’ingresso di Konoha, anche se ammetto che il piano di Madara aveva qualche falla!XDXD
E boh… spero che il capitolo ti piaccia!^^

Yunalesca_Valentine: al di là del fatto che non so come mi sia uscito chackra, grazie per la correzione!(:
Tu ti lamenti che non arrivi al metro e sessantacinque? Io fossi in te non lo farei, visto che io non arrivo neanche al metro e sessanta!XDXD
Oh, non chiedermelo per la gonna. Sarà la mia ironia contorta visto che le odio!u__ù
Comunque sono contenta che ti piaccia il banner e spero che ti piaccia anche questo capitolo!^^

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***




Capitolo 13



«No, tu non vai da nessuna parte.»
Il ninja accompagnatore spalancò gli occhi stupito e si accasciò a terra.

Va bene. Non ci stavo ufficialmente capendo più niente.
«Dimmi che non l’hai accoppato. Per favore.»
Sì, ninja accompagnatore mi stava sulle scatole. Sì, mi era venuto voglia di farlo fuori con le mie stesse mani. No, non lo volevo morto. Non volevo nessuno morto. Neanche gli anbu di prima che erano palesemente morti. Perché tutte le cose che vedevo a Konoha finivano per essere morte?
Madara mi riservò lo stesso sguardo che probabilmente avrebbe usato con uno scarafaggio. Prima era così cordiale, perché adesso andava in giro a uccidere gente e a guardarmi male?
«No, è in un’illusione» mi rispose.
Mi chiesi se fosse stato meglio se fosse morto. Poi mi ricordai che al momento eravamo degli infiltrati nelle prigioni di Konoha e che la persona di cui avrei dovuto preoccuparmi al momento ero io, non ninja accompagnatore.
«Adesso vuoi perdere altro tempo o andiamo a cercare Sasuke?» mi chiese infine Madara vagamente spazientito. Forse, ma soltanto forse, mi ero persa nei miei pensieri fissando il ninja accompagnatore, ma chi avrebbe potuto darmi torto? Madara – era davvero Madara poi? Mi fidavo troppo in fretta della gente – da quando l’avevo incontrato continuava ad ammazzarmi gente davanti alla faccia, ci eravamo infiltrati in una prigione supersegreta e Ibiki Morino stava venendo a torturarmi – cazzo Ibiki Morino! Persino il suo nome metteva angoscia –, Sasuke era nascosto chissà dove, il Villaggio segreto della Foglia tutto credeva che io e Sasuke fossimo dei criminali e per quanto Sasuke potesse anche esserlo sotto diversi aspetti, io sicuramente non lo ero.
Ops, mi ero di nuovo persa.
«Ok, andiamo. Ma se arriva Ibiki Morino e vuole torturarmi voglio che tu ti prenda le tue responsabilità perché io non riesco a sopportare il dolore e probabilmente gli venderei anche mia nonna se-»
«Laura» Madara mi richiamò all’attenzione.
Non è colpa mia, quando sono nervosa inizio a sproloquiare e obiettivamente chi non sarebbe nervoso in una situazione del genere?
«Sì?»
Madara alzò gli occhi al cielo e, dopo aver indossato nuovamente la maschera da anbu – quando l’aveva tolta? – aprì la porta. Quando mi resi conto che se ne stava andando senza di me, mi affrettai a seguirlo. Non avevano neanche un po’ di pazienza quegli Uchiha!
Uscimmo nel corridoio. La sentinella fuori dalla porta si voltò verso di noi. Probabilmente era stupita: eravamo usciti due secondi dopo essere entrati e anche con un ninja di meno.
Mi chiesi che scusa avrebbe tirato fuori Madara. Qualcosa del tipo Scusa, ci siamo accorti che Hideko Seitou era innocente e la sto portando a pranzo per scusarmi dell’errore?
Chissà perché, ma dubitavo che ci sarebbero cascati. Anche se un pranzo al momento non mi avrebbe fatto tanto schifo. Non mi ricordavo neanche l’ultima volta che avevo mangiato qualcosa di decente. Anzi, non mi ricordavo proprio l’ultima volta che avevo mangiato.
Il ninja continuava a guardarci interrogativo.
Avevo un’irrefrenabile voglia di dirgli: culo. Solo per confonderlo, eh. Ma mi trattenni. Non era il momento. Sicuramente Madara aveva la situazione sotto controllo e aveva qualche altra carta della Godaime che spiegava perché avessimo – avesse, io non avevo fatto niente – tramortito un ninja e stessimo scappando.
Whishful thinking? Probabile.
«Cosa sta succedendo?» chiese infine la sentinella. Probabilmente erano passati solo alcuni secondi da quando eravamo usciti dalla porta. Dubito che fossimo rimasti a fissarci per dieci minuti prima che qualcuno parlasse, ma al momento ero talmente nervosa che lo scorrere del tempo non era così importante.
«Ho dovuto scortarla fuori» rispose Madara, indicandomi con un cenno per poi voltarsi verso la porta da cui eravamo appena usciti.
L’anbu sembrò confuso. Per quanto si potesse intuire la confusione sotto quelle orribili maschere. Fece per sporgersi anche lui verso la porta. Grande errore. Madara lo spinse dentro con nonchalance e lo colpì prima che quest’ultimo potesse accorgersi di cosa stava succedendo. Sinceramente non me ne accorsi neanche io.
Madara si richiuse la porta dietro come se niente fosse.
«Dimmi che non è morto.»
No, perché con un colpo del genere, io sarei morta. Sicuramente mi avrebbe spezzato l’osso del collo. O qualsiasi altro osso si trovasse in quel punto, non ero così brava di anatomia.
Iniziavo a trovare inquietante il fatto che le mie conversazioni con Madara ormai si limitassero a un quindi lo hai accoppato?.
«Non lo so.»
E se ne andò, lasciandomi lì come una fessa. Dal momento che non volevo trovarmi lì quando sarebbe arrivato Morino lo seguii, ma non ero più molto sicura di cosa stessimo facendo. Mi mancava Sasuke e il fatto che lo ammettessi a me stessa era un brutto segno, davvero molto brutto. Almeno lui non uccideva qualsiasi cosa che respirasse.
«Almeno sai dov’è Sasuke?» chiesi, mentre gli correvo dietro.
Stupida tecnica riuscita a metà. Se fossi stata un po’ più alta non avrei faticato a stargli dietro.
«No.»
«Vuoi dire che stiamo andando a caso?»
«Sì.»
«Cioè, magari adesso stiamo andando incontro a Ibiki Morino e non lo sappiamo nean-»
«Se non stai zitta Ibiki Morino diventerà l’ultimo dei tuoi problemi.»
Oh, beh, almeno la mia capacità di infastidire la gente era sempre presente.
«Ibiki Morino mi fa più paura di te» gli risposi, cercando di stargli al fianco. Si poteva quasi pensare che andasse di fretta.
«A ragione.»
Non era Madara che aveva parlato. Non era Madara. Ommioddio non era Madara. Perché Madara era di fianco a me. E Ibiki Morino era di fronte, appena spuntato. E aveva parlato lui. Cazzo Ibiki Morino. Cicatrici in faccia. Era angosciante.
Per fortuna non dovevo andare in bagno perché posso affermare senza vergogna che me la sarei fatta addosso dalla paura.
«Oddio Ibiki Morino!» e non so mai stare zitta. Una presunta traditrice di livello S che urlava come una scema. Beh, Madara avrebbe dovuto pensarci prima di chiedere la mia collaborazione.
Non era colpa mia se ero corsa a nascondermi dietro di lui e avevo iniziato ad urlare isterica: «Ommioddio aiutami non voglio essere torturata ommioddio, la colpa è di mia nonna, giuro! Ha fatto tutto lei quella stronza, ommioddiorisparmiami.»
«Lei sarebbe questa famigerata Hideko Seitou?» chiese Ibiki Morino, osservando perplesso il foglio che aveva in mano. Probabilmente quello con la lista dei miei misfatti.
«No, non io, lui è Hideko!» urlai in preda al panico indicando Madara.
Che se la vedessero tra di loro. Io ero solo una povera studentessa con un po’ troppa sfiga. Mi sentivo male persino a guardare i film dove la torturavano la gente, figurarsi essere protagonista in prima persona. Poi non volevo che mi mettessero il bambù sotto le unghie o mi torturassero con l’acido o ommioddio mi chiedessero di amputarmi un mignolo per dimostrare la mia lealtà. Ah, no, quella era la Yakuza.
«Sì, è lei» rispose solo Madara.
«Non dovrebbe essere nella stanza degli interrogatori?»
«Abbiamo dovuto trasferirla.»
Sì, come se io non ci fossi, eh.
«Ehm, se volete io continuo a trasferirmi da sola mentre voi parlate, ok?» sussurrai più a me stessa che ad altro, cercando di defilarmi senza che se ne accorgessero. Madara mi trattenne per un braccio.
Perché non tramortiva anche Ibiki Morino? Perché? Non sembrava essersi fatto problemi con tutti gli altri ninja e invece con questo conversava amabilmente. Sulla stanza in cui mi sarei dovuta amputare un mignolo. Sì, giusto, quella era la Yakuza. Ma i mignoli amputati mi fanno senso quindi in testa avevo solo immagini di dita mozzate al momento.
Quando Morino si voltò verso di me, mi premurai di nascondere dietro la schiena la mano libera. L’altro braccio era ancora sotto la stretta serrata di Madara, quindi tranne che sperare di non perdere completamente la circolazione e doverlo amputare – e basta con questi moncherini! – non potevo utilizzarlo.
«Sei abbastanza loquace. Magari non dovrò tirarti fuori le parole di bocca» mi disse lui, sorridendomi in modo inquietante.
Ero io o il lavoro che faceva era proprio adatto a lui? Sembrava, come dire, volenteroso di fare la sua parte per Konoha. Torturando la gente.
«Potrei aver voglia di vomitare» riferii a Madara.
Se fossimo rimasti lì ancora per un po’, sicuramente qualche altra guardia di ronda sarebbe passata. Perché non potevamo tramortirlo? Perché?
«Dove la stai portando?» domandò Ibiki Morino, ricominciando ad ignorarmi.
Avevo paura, sì, ma mi hanno sempre dato sul nervoso le persone che parlavano di me come se io non fossi presente.
«A pranzo, spero» risposi quindi, certa che Madara non avesse ancora colpito il torturatore soltanto per darmi fastidio.
«Non sta mai zitta?»
«Purtroppo no.»
«Fatemi andare via e non mi sentite più, giuro.»
Era più forte di me. Il nervosismo mi faceva sparare cazzate.
«In un’altra sala interrogatori, comunque. Puoi prenderla in custodia tu se vuoi.»
Eh? Eh?
Sperai stesse scherzando, ma il cenno di intesa di Ibiki Morino mi fece presumere che fosse serio. Madara mi mollo il braccio, ma non feci in tempo a muovermi che il torturatore mi afferrò per l’altro.
Sì, sì, fate pure, tanto le braccia non le ho attaccate al corpo. Non fa male se mi tirate come se fossi un cane.
Cercai di trattenere Madara per un braccio, ma lui liberò la presa stizzito.
«Te ne vai?» chiesi, in tono lagnoso.
Se quell’essere schifoso aveva davvero intenzione di lasciarmi nelle grinfie di Ibiki Morino giuro che lo ammazzavo. Non so come, ma lo facevo. E gli staccavo anche i mignoli, ecco.
«Vieni, Hideko, andiamo a parlare» disse il torturatore, con quella che doveva essere un’espressione di scherno. Sotto le cicatrici non si capiva molto.
«Mad-anbu! Non te ne andare, non vuoi venire anche tu a divertirti con noi? Sono sicura che il torturatore ti farà usare i suoi strument-»
«Prima l’Uchiha, poi questa. Siamo pieni di traditori oggi.»
Ibiki Morino mi trascinò via e Madara andò dal lato opposto.
Mentre cercavo di convincere il torturatore a lasciarmi andare – l’avrei lautamente ricompensato eh! – iniziai a pensare. Di nuovo.
L’Uchiha? Quanti ne avevano nelle prigioni di Konoha? Non si trattava di Sasuke vero? Oltre a lui, però, chi avrebbe potuto esserci? Perché aveva detto così?
Sasuke era già stato sotto le sue grinfie? Da quanto tempo me n’ero andata?
«Adesso non parli più» mi disse lui, mentre svoltavamo un corridoio. No, non parlavo perché mi stavo chiedendo in che condizioni fosse Sasuke. E in che condizioni sarei stata io una volta uscita.
Non avrei dovuto fidarmi di Madara, avrei dovuto saperlo che mi avrebbe abbandonata non appena non gli sarei stata più utile. Io e la mia mania di credere alle persone. Era più forte di me, se qualcuno si offriva di aiutarmi, io gli credevo. Eh, brava scema, e poi cosa succede? Ti ritrovi in una stanza delle torture con Ibiki Morino. E anche a parlare da sola, ma quello non era il problema principale al momento.
Chissà se i mignoli di Sasuke sono a posto. D’accordo, dovevo darci un taglio.
«Sicuro che non vuoi che ti racconti dei misfatti di mia nonna? Non vuoi torturare lei? Fidati che è molto più tosta di me» tentai nuovamente, quando il torturatore fece per dirigersi verso un’inquietante porta totalmente identica a tutte quelle a cui eravamo passati davanti.
Perfetto, non solo sarei stata torturata entro poco, ma anche se fossi riuscita a fuggire non avrei mai trovato l’uscita da quel maledetto posto.
Mi chiesi se raccontare tutta la verità a Morino avrebbe potuto aiutarmi. Ricordandomi che effetto avesse avuto con Tsunade, lasciai perdere. E prima non ero neanche “alleata” con Madara.
«Ecco perché hai tradito il tuo villaggio. Venderesti anche la tua famiglia.»
Ops. Forse non lo avevo messo esattamente di buon umore.
Ma giuro, mia nonna non la conosco neanche bene, non è che gli venderei mia sorella, per dire. Neanche il mio gatto, io voglio bene al mio gatto. Io voglio bene a tutti, anche a me stessa, ecco perché stavo cercando di salvarmi.
«No, giuro non la venderei! Neanche il villaggio. Ora posso tornare a casa per favore?»
Ibiki Morino aprì la porta e mi spinse dentro, prima di entrare lui stesso e richiudersela alle spalle.
Finalmente mi lasciò andare.
«Siediti» mi intimò.
Per qualche secondo mi chiesi se stare in piedi con atteggiamento di sfida mi avrebbe aiutato, decisi che era una cazzata e mi sedetti.
«Non dovresti chiamare l’anbu di prima?» gli chiesi, disperata.
«Non ho bisogno di aiuto, fidati» e così dicendo appoggiò sul tavolo la sacca che si era portato dietro fino a quel momento.
Non so come riuscii a non svenire. O a mettermi a piangere. O a svenire mentre piangevo come una disperata. Qualcosa mi diceva che lì dentro non c’erano delle videocassette dei Teletubbies. E il fatto che al momento ero propensa anche a guardare un’intera giornata di quei mostriciattoli voleva dire che il mio stato mentale non era nella sua forma migliore.
«Sasuke!» dissi la prima cosa che mi venne in mente per fermarlo. Non volevo che aprisse la sacca, a me i miei mignoli piacevano.
Sortii l’effetto desiderato perché lui alzò lo sguardo. Anche se sembrava piuttosto infastidito, ma ormai abbiamo appurato che la mia abilità di fare innervosire la gente non va mai in vacanza.
«Come stanno i Sasuke? Cioè i mignoli? Intendo, ha ancora tutta la mano attaccata ai mig- tutti i mignoli attaccati alle mani, sì insomma hai capito.»
Stavo sproloquiando, me ne rendo perfettamente conto. Ma chi non sproloquierebbe in una situazione simile? Avevo iniziato a sudare copiosamente e ormai non mi preoccupavo neanche più di non darlo a vedere.
«Conosci Sasuke Uchiha? Forse ti rivelerai più utile di quanto non avessi pensato all’inizio» mi rispose, facendo di nuovo per aprire la sacca.
Mi ero scavata la fossa da sola.
Continuavo a dimenticarmi che al momento non ero Laura. Non che l’essere Laura mi avrebbe aiutato in quel frangente, ma forse ci sarebbero andati leggeri con me perché ero delicata, di un altro mondo… no, d’accordo, era solo una mia vana speranza.
«Sì, lo conosco, cioè l’ho sentito nominare, va beh, ne stavate parlando prima, non so, come stanno i suoi mignoli comunque?»
«Perché sei così interessata?»
«A Sasuke o ai mignoli? Per sapere cosa mi aspetta, perché ha dei bei mign- senza motivo!»
Ibiki sospirò. Sospirai anche io, anche se probabilmente lo facemmo per due motivi diversi. Io non ero esasperata, stavo solo cercando di non vomitargli addosso. Cosa abbastanza facile visto che non avevo mangiato una mazza, ma non si sapeva mai.
«Direi che è ora di iniziare.»
Aprì la sacca: cercai di guardare da qualche altra parte, ma non so perché più non voglio vedere qualcosa più il mio sguardo si concentra lì. Quella volta non fece eccezione. Fortunatamente tirò fuori solo delle corde.
«No ma non c’è bisogno di quelle, io non scappo» gli assicurai, cercando di indietreggiare con la sedia. Non ci riuscii, evidentemente era attaccata al pavimento. E probabilmente era stata anche una fortuna, perché con l’impeto con cui cercai di allontanarmi probabilmente mi sarei accappottata per terra. Sicuramente gli avrei risparmiato un po’ di fatica con le torture.
«Non muoverti.»
«E chi si muove, giuro che sto ferma qui, ma se mi leghi non posso scappar- cioè, metti che mi devo grattare il naso mentre mi tagli un mignolo ommiodd-»
Morino mi prese un braccio e me lo tenne fermo con forza sul bracciolo della sedia.
E io cosa feci? Sì, lo so, fu una cosa stupida, ma me la stavo facendo addosso. D’istinto gli diedi una testata e poi gli morsi un braccio, facendogli cacciare un urlo.
La mia ribellione, però, durò poco. In realtà non feci neanche in tempo ad alzarmi dalla sedia che mi bloccò.
«Io cercherei di essere un po’ più collaborativa» mi suggerì freddamente.
Sputacchiai un po’. Avevo fatto una cosa davvero antigienica. Chissà tutto il sangue della gente torturata che aveva sul braccio: probabilmente se arrivavano quelli di CSI con il luminol diventava fosforescente come il giubbotto catarifrangente che ho in macchina e che non indosserò mai neanche se mi pagano perché è antiestetico.
Mi stavo di nuovo perdendo nei miei pensieri e ciò non era buono. Perché quando ero nervosa o blateravo come una scema o cadevo in uno stato catatonico a pensare?
«Scusa, avevo fame» risposi un po’ in ritardo, mentre lui cercava di fissarmi alla sedia. Tentai di tirargli un calcio, ma senza molti risultati.
«Hai ancora voglia di scherzare?»
«No, assolutamente no.»
«Bene.»
«Però posso avere un ultimo desiderio prima di essere torturata? Eh?»
«No.»
«Ma non date un ultimo desiderio voi?»
«Solo a chi sta per morire. E, fidati, tra poco vorresti farlo.»
Tra poco avrei potuto riempire una piscina con tutto il mio sudore. Lo sapevo, davvero lo sapevo, che quella era una tattica intimidatoria – sì, ogni tanto mi interesso di questi argomenti, d’accordo? – ma ciò non toglieva che stesse funzionando molto bene. Io non volevo morire. E non volevo neanche arrivare in una situazione in cui avrei sperato di essere morta.
«Non possiamo risolverla pacificamente?»
«Sì, basta che mi dici tutto quello che sai.»
Io glielo avrei detto, davvero. Anche tutto quello che sapeva mia nonna e tutto quello che sapevano tutti quelli che conoscevo. Solo che non sapevo cosa volesse sapere.
«Il mio gatto ogni tanto sputa palle di pelo. È un segreto che avrei voluto portare nella tomba con me, ma visto che sei così gentile ho deciso di mettertene a conoscenza. Mia nonna ha l’artrosi. Il mio cane ha dei problemi di incontinenza e fa la pipì dappertutto. Per quanto riguarda me sono solo una ragazza che si spaventa facilmente. Giuro! Mi piacciono i telefilm, ho una certa predilezione per la pizza rossa e te l’ho mai raccontato di quella volta che ho sbattuto la tes-»
Ibiki Morino sbatté la mano con forza sul tavolo e io trasalii.
«Mi stai prendendo in giro?»
«No, giuro! Chiedimi quello che vuoi sapere allora!» urlai isterica.
Io gli stavo raccontando tutti i miei segreti più reconditi, gli stavo letteralmente dicendo tutto quello che sapevo e a lui non andava ancora bene.
Il ninja alzò gli occhi al cielo, poi andò dall’altra parte del tavolo e si sedette sulla sedia di fronte alla mia.
«Questa è la tua ultima possibilità. Vedi di rispondere correttamente, altrimenti lo vedrai sulla tua pelle quello che ho fatto a Sasuke Uchiha.»
Quindi aveva torturato Sasuke? Non ci potevo credere. Cioè, non pensavo che Tsunade avrebbe davvero lasciato succedere qualcosa del genere. Sinceramente, per quanto avessi già visto fino a quel momento, non credevo neanche che mi sarebbe successo davvero qualcosa.
Io non ero abituata a quel mondo.
«Ommioddio. Dimmi che Sasuke sta bene. Sta bene, vero?»
L’isteria ormai aveva preso il sopravvento su di me. E per quanto voglia sembrare coraggiosa e altruista, mi stavo preoccupando sì per l’Uchiha, ma altrettanto per la sottoscritta.
«Faccio io le domande. Allora: Nome?»
Seriamente. Voleva sapere il mio nome?
«Laura.»
«Cosa?»
«Hideko, volevo dire Hideko, non guardarmi così, mi metti l’ansia.»
«Non farmi perdere la pazienza. Nome completo.»
Cavolo, stavo per farmi sfuggire la mia vera identità.
No, un attimo e se lo avessi fatto?
Il dubbio iniziò a rodermi. Cosa dovevo fare: seguire le indicazioni di Madara o rivelare tutto e chiedere l’aiuto della Godaime? Sotto sotto speravo ancora che Madara venisse a salvarmi, ma probabilmente mi stavo di nuovo affidando alla mia stupida fiducia cieca nel prossimo. Dall’altro lato, Tsunade aveva palesemente dato il via libera per torturare Sasuke, quindi con che coraggio sarei andata a chiederle aiuto? No, dovevo attenermi al piano.
«Hideko Seitou» risposi alla fine.
«Età?»
Ommioddio quanti anni avevo? Cioè, quanti anni aveva Hideko? Stavo andando nel panico. Lo sapevo quanti anni aveva. Cioè io avevo. Io-Hideko, non io-Laura.
«Vuoi rispondere?»
Cavolo, ero di nuovo andata in panico e mi ero rinchiusa nella mia testa. Stavo impazzendo, quel maledetto mondo ninja mi stava facendo diventare pazza.
«Ventidue. Cioè ventitré. No, scherzavo, ventidue. Ne ho ventidue.»
«Sto perdendo la pazienza.»
«Ventidue, ho detto ventidue, è la mia risposta definitiva, puoi accenderla, ommioddio scusa è che sono nerv-»
«Hideko Seitou, stai zitta.»
«Ok.»
Dopo un attimo di silenzio – sì, so stare in silenzio ogni tanto, va bene? – il torturatore ricominciò con il suo interrogatorio. «Adesso iniziamo con le domande.»
E quelle di prima cos’erano? Tipo il riscaldamento?
«Dove si trova Madara Uchiha?»
Uh, iniziamo bene. Se gli avessi risposto che ci aveva fatto quattro chiacchiere cinque minuti prima non mi avrebbe creduto vero?
«Non lo so, giuro!»
Forse ero sembrata un po’ colpevole. Ma solo un po’.
«Risposta sbagliata.»
«Giuro non lo so!» ritentai, presa dal panico.
Lo sapevo che non mi avrebbe creduto. Ma non potevo dirgli che era nell’edificio. Se stava andando davvero a liberare Sasuke – ci stava andando poi? – avrei mandato all’aria tutto il nostro piano per niente. E anche se glielo avessi detto non mi avrebbe creduto. Potevo inventare un luogo, ma non avevo la più pallida idea di come fosse la geografia di quel maledetto mondo. Sinceramente non ero neanche molto sicura di come fosse la geografia di casa mia, quindi non potevano pretendere troppo da me.
«Continua ad essere la risposta sbagliata.»
Mi sentivo nel Medioevo. Sotto l’inquisizione. Che razza di gente era? Cioè, o la risposta era quella che volevano sentire o era sbagliata? Non aveva senso!
«Cosa devo rispondere allora?»
Ibiki Morino mi sbatté davanti il documento che attestava tutti i miei “crimini”.
«Qui c’è scritto chiaramente che hai contatti con Madara Uchiha.»
Sì, peccato che fosse stato proprio Madara Uchiha a falsificare quel documento.
«Sì, ho avuto contatti con lui. No, non saprei dove trovarlo.»
Ad onor del vero non avevo mentito. Io in quella maledetta prigione ormai avevo perso il senso dell’orientamento. Chissà dov’era andato a finire Madara, sicuramente io non sarei riuscita a trovarlo.
«Va bene, è chiaro che in questo modo non si va avanti.»
Non sapevo cosa dirgli. Davvero, non avevo la più pallida idea di cosa dirgli per renderlo soddisfatto. Cercai di strattonare le corde che mi tenevano legata ai braccioli della sedia, ma non si mossero di un centimetro. Chissà di cos’erano fatte, poi. Probabilmente era un misto di chakra e kriptonite, casomai si fossero trovati sottomano Superman da interrogare.
«Davvero non so dove sia! Perché dovrei mentire, sicuramente non ho voglia di perdere i miei mignoli!»
Ma Ibiki Morino non mi ascoltava più.
«Con cosa iniziamo?» chiese, mentre frugava nella sacca.
Tirò fuori quello che avrei descritto come un ferro per fare la lana, ma le mie descrizioni lasciano a desiderare. Anche perché in quel momento ero troppo terrorizzata per analizzare per filo e per segno ciò che stava succedendo. Ed ero sicura che non stesse per tirare fuori un gomitolo di lana e torturarmi a morte facendomi una sciarpa davanti agli occhi.
«Sappi che questo è solo l’inizio. Se non funziona conosco tanti jutsu molto peggiori.»
Ricominciai a strattonare le corde. Mi stavo segando i polsi ma oltre a quello niente da fare. Se mi restavano delle cicatrici mi incazzavo, comunque. Ogni volta che ho a che fare con dei maledetti ninja mi restano delle cicatrici. E Ibiki Morino era pieno di cicatrici. Io non volevo avere delle cicatrici come le sue.
«Sai come funziona questo?» mi chiesi, agitandomi il ferro da maglia davanti agli occhi.
No, e non volevo saperlo.
«No, ma non c’è bisogno di usarlo, giuro che non so niente!» protestai di nuovo.
Entro poco mi sarei messa a piangere, me lo sentivo.
Mi chiesi se Sasuke avesse dovuto sopportare tutto il set di torture di Ibiki Morino, poi decisi che non ci volevo pensare, anche se in quel momento era difficile pensare a qualcosa che non fossero torture. Perlomeno il ferro non sembrava fatto per amputare i mignoli, ma non si poteva mai sapere.
«Scegli una parte, io di solito inizio con le braccia…»
«Zittozittozitto, non lo voglio sapere, davvero!» urlai, cercando di togliermi dalla mente cosa avrebbe potuto farci con quel coso.
Quella doveva essere un’altra delle sue torture psicologiche. Perché doveva spiegare tutto per bene prima di procedere? Mi metteva l’angoscia.
«Sai, si infila sottopelle, ma la parte migliore è quando lo tiri via.»
Avrei vomitato. Se avessi avuto qualcosa nello stomaco l’avrei fatto.
Ibiki Morino appoggiò il ferro da maglia sul tavolo e ricominciò a frugare nella sua sacca. Questa volta ne tirò fuori un semplice coltello. Quello sarebbe stato perfetto per tagliare via delle dita.
«Ti ho detto che ti rispondo, davvero, ma non torturarmi!»
Ormai stavo perdendo il controllo. Se non avessi saputo che il confessare tutta la verità non sarebbe servito a niente, lo avrei fatto seduta stante.
«Sono sicuro che questo sai a cosa serve» continuò, ignorandomi.
«Guarda, io sono delicata, davvero, quando mi taglio inizio a sanguinare malissimo e non vorrei mai sporcare questa bellissima sedia, probabilmente non avete neanche i fondi per comprarne una nuo-»
«Questo» urlò quasi per zittirmi, mentre tirava fuori un contenitore di plastica «è davvero utile. È un siero. Basta iniettarlo e proverai un dolore inimmaginabile.» Morino osservò i tre strumenti, come se non sapesse decidersi.
Se qualcuno fosse arrivato in quel momento a salvarmi mi avrebbe fatto un grandissimo favore. Mi azzardai a dare un’occhiata verso la porta. Niente.
Ibiki Morino si alzò e venne verso di me. Cercai di nuovo di indietreggiare, con gli stessi risultati di prima.
«Braccio destro o sinistro?»
Stava di nuovo cercando di intimorirmi. E io dovevo calmarmi.
«Non c’è una terza scelta?»
Ibiki Morino ignorò la mia risposta e tirò su la manica del braccio destro.
«Ma quella è la mano con cui scrivo.»
Sì, in una situazione del genere, quelle erano le frasi migliori che mi venivano in mente. Stavano per torturami e io mi lamentavo che avevano scelto il braccio sbagliato. Tanto dopo sarebbe passato anche all’altro quindi non avrebbe fatto differenza.
«Posso almeno scegliere lo strumento?»
Di male in peggio.
Stavo palesemente delirando, ma al momento non me ne rendevo conto. E il peggio era che lui avrebbe potuto pensare che lo stessi prendendo in giro, quando in realtà ero mortalmente seria. Come si suol dire, tanto vale scegliere di che morte si deve morire.
Sì, speravo ancora che qualcuno facesse irruzione a salvarmi. Avevo visto ben sette serie di “24” e lì la torturavano la gente. Non volevo fare la stessa fine.
«Non sarai così in vena di scherzare tra poco.»
No, non lo ero neanche in quel momento veramente.
Senza neanche guardare, prese il coltello dal tavolo.
Bene, andiamo sul classico. Poi lo posò. Aprì la scatola di plastica e tirò fuori una siringa.
«La tua ultima possibilità» mi informò.
«Voglio un avvocato. Questa cosa deve essere illegale, io lo so. Voglio un legittimo processo, se sono innocente e mi torturi te ne pentira-»
Posò di nuovo la siringa e riprese il coltello. Per quanto possa sembrare folle, fui quasi contenta. Almeno ignorava il ferro da lana che era la cosa che mi inquietava di più.
«D’accordo, allora iniziamo.»
Con tutta la calma del mondo Ibiki posò il coltello sul mio braccio.



Aaaaallora. Sì, sono circa tre anni che non aggiorno questa storia. Sì, intanto ne ho scritte altre. Innanzitutto mi dispiace per averla fermata così all’improvviso, ma un po’ una cosa, un po’ un’altra, ad un certo punto ho smesso di scriverla. E poi non avevo più voglia di continuarla. E poi è passato il tempo, ho fatto altro e sono passati tre anni… Poi due giorni fa non riuscivo a dormire e l’ho riletta. I primi capitoli sono proprio un po’ brutti XDXD Però sono andata avanti e all’ultimo capitolo mi sono chiesta: e come continua? Eh, come continua? Mi sa che ve lo siete chiesti anche voi. Poi, lo ammetto, avevo voglia di fare qualcosa di leggero e questa fanfiction lo è – perché sì, a ventitré anni suonati ho deciso di riprendere in mano una storia che ho iniziato alle superiori °-° – e ho deciso di andare avanti. Probabilmente tutti quelli che la leggevano non saranno neanche più su EFP, ma non mi piace l’idea di scrivere capitoli e lasciarli ammuffire nel computer XD
Ultimamente accendo il computer solo per scrivere stupide e inutili relazioni – io odio le relazioni, chi le ha inventate? – e mi sono detta che se devo scrivere tanto vale farlo con qualcosa che mi piace.
Detto ciò, ovviamente non sarò regolare con gli aggiornamenti – sì, le stupide relazioni e la stupida università: solo noi abbiamo lezione anche al sabato! – ma spero di non aspettare di nuovo tre anni per aggiornare XD Anche perché altrimenti mi sa che divento vecchia prima di finirla questa fanfiction XD Cioè, è finito prima Naruto che la mia fanfiction su Naruto e questo è tutto dire.
Ok, ora ho davvero finito (ovviamente potevate risparmiarvi la lettura delle mie inutili note, mi dispiace se siete dovuti arrivare fin qui)!^^

Nihal

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***




Capitolo 14


«No no un attimo, io ho paura del dolore ferm-»
Troppo tardi. Non mi resi neanche conto del taglio se non per il fatto che iniziò a sanguinare sotto i miei occhi. Giuro, non sentii alcun dolore. Probabilmente ero troppo isterica per sentire qualsiasi cosa.
Per qualche secondo guardai affascinata il sangue che mi scorreva lungo il braccio per poi gocciolare per terra. Gocciolava davvero tanto. Magari aveva colpito un’arteria… no, non potevo perdere la concentrazione in quel frangente.
La prima cosa che pensai quando mi ripresi dallo shock – perché sì, dovevo essere sotto shock – era che sarei potuta morire dissanguata. Chissà quanto tempo ci avrei messo. Poi pensai che il taglio iniziava a pulsare. Era il prequel del dolore?
Poi mi ricordai di una cosa che avevo letto in un libro. C’era scritto che se perdi troppo sangue inizi a sproloquiare. Avrei iniziato a sproloquiare?
Poi mi ripresi davvero.
«Fa male, cazzo!»
Sì, aveva iniziato a fare male. E adesso l’idea del mio sangue, sul mio braccio, più che affascinarmi mi faceva vomitare.
«Quello non è niente. Se non vuoi che continuiamo, e abbiamo tanto tempo per continuare – dammi tutte le informazioni che hai su Madara Uchiha.»
«Non puoi continuare, morirei dissanguata e tu non puoi uccidermi, giusto? Vero?»
«Fidati, morire dissanguata è l’ultimo dei tuoi problemi.»
A me non sembrava l’ultimo. Forse aveva davvero colpito un’arteria. E io non volevo che dovessero amputarmi il braccio per chissà quale motivo! Sì, la mia idea dell’anatomia e di come funzionano queste cose era molto vaga all’epoca, ma sinceramente non mi sarei mai aspettata di trovarmi in una situazione in cui avrei dovuto sapere esattamente quanto sangue avrei dovuto perdere per morire e/o farmi amputare arti a caso.
«Madara, eh. Informazioni su Madara. Bene, preparati allora: Madara Uchiha è uno stronzo schifoso manipolatore di merda e per colpa sua adesso sono qui insieme a un pazzo schizzato con un maledetto ferro per fare a maglia posato sul tavolo!»
Stavo perdendo la testa. Altro che sproloquiare dopo aver perso sangue. Io già straparlavo all’inizio. E il taglio faceva male. Poi almeno il coltello era stato disinfettato?
«Se prendo il tetano vi denuncio tutti. Tutti!»
«Il prossimo non sarà così superficiale.»
E così dicendo Ibiki Morino prese nuovamente il coltello che aveva appena posato sul tavolo. Allora la mia prima intuizione era vera: macellavano la gente in quelle stanze da interrogatorio alla CSI e poi chiamavano le squadre di pulizia per lavare via tutto! Questa gente è pazza.
«Guarda che muoio dissanguata e mi avrai sulla cos-»
Un rumore mi fece interrompere. Fortunatamente distrasse anche Ibiki Morino, che non sembrava molto propenso ad ascoltare un altro dei miei sproloqui.
Era stata la porta. La porta, qualcuno aveva aperto la porta!
«Cercavi Madara? Sono io» e così dicendo l’anbu che era appena entrato si tolse la maschera, mostrando lo sharingan in tutto il suo splendore. Non ero mai stata più contenta in vita mia di vedere quell’abilità oculare. E fui ancora più contenta quando, dietro Madara, vidi quello che doveva essere chiaramente Sasuke. Ridotto male ma con tutti e due i mignoli.
«Sasuke!» urlai, in preda all’isteria.
Ibiki Morino non si lasciò cogliere impreparato. Non appena si rese conto che quelli appena entrati erano nemici, si avventò su Madara, cercando di neutralizzarlo. Sperai che il rumore non attirasse gente.
Non volevo che portassero via i rinforzi.
Mentre i due ninja combattevano, Sasuke venne verso di me.
«Come ti è venuto in mente di chiedere l’aiuto di Madara Uchiha?»
Seriamente. Io avevo fatto di tutto per salvarlo e in quel momento ero legata in una maledettissima sala delle torture e la prima cosa che faceva lui era rimproverarmi?
«Scusa se non ho trovato di meglio in ‘sto posto dove tutti sembrano contro di noi! La prossima volta evita di farti catturare come un fesso e decidi tu con chi dobbiamo allearci Mr. Cometièvenutoinmente. Ridic-»
«Fossi in voi mi sbrigherei» ci fece notare Madara. Mi voltai verso di lui: ai suoi piedi giaceva un Ibiki Morino sperai tramortito e non morto. Sì, sono troppo tenera di cuore.
Sasuke iniziò ad armeggiare con le corde e poi sbuffò stizzito.
«Sono impregnate di chakra.»
Ah, giusto, anche lui aveva avuto il mio stesso trattamento: chakra bloccato e tutte quelle altre cose che non avevo mai capito.
Madara fu quindi costretto a liberarmi e, quando si avvicinò, colsi l’occasione per fargli sapere cosa ne pensavo del suo piano dei poveri: «La tua idea faceva schifo, ancora un po’ e quello psicopatico mi tagliava a fettine. E hai visto il taglio che mi ha fatto? Adesso devo farmi mettere dei punti! Sai che cicatrice orrib-»
«Laura.»
«Sì, ho capito devo stare zitta e bla bla bla.»
Quando fui finalmente libera mi massaggiai i polsi. Avevo praticamente perso la circolazione: se mi ritrovavo a dovermi fare amputare i mignoli, li avrei citati in tribunale.
«Sto morendo» precisai, sventolando il braccio in faccia a Madara. Sì, stava ancora sanguinando. Fu l’espressione di Sasuke che mi azzittì, alla fine. Sembrava che stesse cercando di trattenersi dall’attaccare Madara. E forse lo avrebbe anche fatto, mi dissi, se fosse stato in condizioni migliori. Ero sicura che anche lui avesse un sigillo che gli bloccava il chakra e, chissà perché, ero sicura che Madara non fosse così ansioso di aiutarlo.
Dal momento che ero occupata a guardare Sasuke non mi accorsi del lancio di Madara, quindi la garza che aveva tirato fuori chissà dove finì per terra ai miei piedi.
Alzò lo sguardo al cielo.
«Sbrigatevi se non volete che si accorgano di una fuga di massa.»
Sasuke lo guardò stizzito come a dire che quella che li stava rallentando ero io, ma per una volta li ignorai e mi piegai a prendere le garze. Sorvolai sul fattore igiene: chissà quanti prigionieri ci erano passati su quel pavimento!
Tentai di arrotolarmi la gazza sul braccia, ma come si può ben immaginare con una mano sola era abbastanza difficile.
«Sasuke, puoi fare qualcosa di costruttivo e aiutarmi?» domandai dopo l’ennesimo tentativo fallito. Sia Madara che Sasuke stavano lì a guardarmi senza muoversi: un po’ di collaborazione no?
Alla fine Sasuke si decise e terminò il lavoro per me.
«Giusto prima che morissi dissanguata» lo apostrofai.
Lui non si degnò neanche di rispondermi.
«Ora come usciamo?» chiesi alla fine, sperando che la risposta fosse: dalla porta principale grazie a un documento firmato da Madara-Godaime senza che nessuno ci intralci. No, la risposta non fu quella. A quanto pareva sarebbe sembrato troppo sospetto portare fuori una criminale appena arrestata e Sasuke Uchiha e non potevamo neanche tornare a casa mia perché Madara aveva “combattuto” e il suo Sharingan non era al massimo della potenza. Sasuke non veniva neanche preso in considerazione perché era probabilmente stremato e senza chakra. E secondo me Madara aveva paura di rilasciare il sigillo perché Sasuke gli avrebbe fatto il culo a stelle e strisce alla prima occasione.
Quindi l’unica possibilità che rimaneva…
«Laura, spero che tu sappia fingere.»
«Ovvio.»
«Senza tirare fuori il tuo gatto e tua nonna.»
«Ah, allora nada. Passa al piano B.»
«Non c’è un piano B.»
Cosa voleva dire che non c’era un piano B? Nei film c’è sempre un piano B! A volte anche uno C. Sinceramente da Madara mi aspettavo che avesse almeno fino a un piano Z, ma evidentemente lo avevo sopravvalutato.
«Non può fingere Sasuke?»
Tutto ciò senza sapere cosa dovessimo fingere, ma scaricare il barile a Sasuke era sempre comodo. Sasuke non sembrò molto contento di essere inserito nel discorso, perché mi lanciò il suo sguardo più raggelante – e lì faceva anche freddo visto che non so a che punto il mio mantello era sparito: quando Ibiki Morino tentava di torturarmi? – e si rifiutò in qualsiasi modo di collaborare al piano A, che nessuno dei due conosceva.
«Io sorveglierò i movimenti di Madara.»
Uh, faida in famiglia. Proprio quello che serviva al momento.
Come se non avessimo parlato, Madara ricominciò con il suo piano. Sinceramente ne avevo le scatole piene dei piani di Madara, visto dove mi aveva portato l’ultimo, ma ormai non potevamo fare altro che seguirlo: eravamo nel mezzo di una fuga da una prigione super segreta e super sorvegliata.
Così ci spiegò il piano.


Non so perché mi faccio sempre convincere. E dire che Sasuke si era anche detto contrario. Ovviamente non per la mia incolumità – chi pensa mai all’incolumità di Laura, eh? Anche se nel processo le tagliano via qualche arto, dov’è il problema? – ma per il fatto che, a detta sua, un piano che dipendeva da me non sarebbe mai riuscito. Quando Madara gli diede praticamente ragione dicendogli che era l’unica scelta che avevano – sì, parlate di me come se io non ci fossi, screanzati! – il mio umore precipitò ulteriormente. Il che voleva dire molto, dal momento che ormai era già sottoterra. Intendiamoci, sotto sotto anche io lo sapevo che non si poteva fare affidamento su di me, ma un po’ di incoraggiamento non guastava, suvvia!
Erano quelli, più o meno, i pensieri che mi ronzavano in testa mentre, dopo aver lasciato Sasuke e Madara indietro, mi apprestavo a cercare l’uscita di quel posto pestilenziale. Avevo ovviamente chiesto indicazioni a Madara e avevo cercato di memorizzarle. Mi ero lamentata per il fatto che si fosse portato dietro persino mia nonna ma non carta e penna, ma avevo desistito quando mi aveva suggerito di usare il mio sangue come inchiostro. Già me n’era avanzato poco, meglio tenerselo caro.
Sperai che Madara avesse fatto bene i suoi calcoli e che fosse sicuro al cento percento che quello fosse il momento del cambio di guardia. Avevamo dovuto aspettare rintanati nella stanza degli interrogatori finché lui non aveva deciso che fosse sicuro uscire e mi aveva detto che avevo cinque minuti per arrivare all’entrata non notata. Insomma, un suicidio.
«Non mi ricordo da quanti minuti cammino. E sto parlando da sola, fantastico.»
E quella era la parte più facile. Il brutto era quando sarei arrivata a destinazione. Perché sì, se ve lo state chiedendo il mio compito era proprio quello che sembrava: fare l’esca.
A quanto pareva per Madara era troppo proteggere me e Sasuke insieme, quindi la soluzione era stata: facciamo prima scappare la gente importante e con abilità oculari poi, se c’è tempo e voglia, andiamo a riprendere la fessa, sempre che sia riuscita a cavarsela e sia ancora tutta intera.
«Dieci minuti. Devi distrarli per dieci minuti, puoi farcela?» era con questa domanda piena di dubbi che Madara aveva iniziato a spiegare il suo traballante piano.
La mia risposta ovviamente era stata: «Assolutamente no, non credo che ce la farei a distrarli neanche per dieci secondi.»
Madara aveva ignorato la mia risposta negativa – e quando mai mi ascolta quello? – e, senza spiegazioni, si era avvicinato a me.
Io avevo fatto un balzo indietro gridandogli qualcosa tipo: «Vade retro Satana!» e lui mi aveva, sì tanto per cambiare, ignorato. Alla fine il suo presunto tentativo di uccidermi e togliersi un peso dallo stomaco si era rivelato essere semplicemente lo scioglimento del sigillo che mi aveva applicato prima di entrare. La sua idea di distrazione era mandare Laura – Laura, non Hideko! – allo sbaraglio e vedere cosa succedeva.
«Questo dovrebbe confondergli le idee.»
Tanto il mio chakra era irrilevante e non lo avrebbero notato, aveva detto. Incoraggiante.
Ed era così che mi ero ritrovata ad essere un esca. A due passi dall’uscita.
«Dovrò bussare?» mi chiesi.
Tanto valeva essere educati. Poi probabilmente mi avrebbero ucciso seduta stante e avrebbero portato la mia testa come trofeo a Tsunade, ma almeno sarei morta educata. Niente volgarità e cose del genere.
Uscii. «Cazzo, mi ricordavo meno gente.»
Tanto per l’educazione, comunque. Quando ero entrata c’erano sicuramente meno anbu. Cos’era, visto che era l’ora del cambio di guardia si radunavano tutti lì? O era una trappola di Madara per farmi amputare i mignoli?
«Beh, salve» salutai, dal momento che tutti gli sguardi si erano fissati su di me.
La cosa buona fu che non mi uccisero sul colpo. Quella non tanto buona fu che non feci neanche in tempo a muovere un passo che mi ritrovai circondata da uno squadrone di ninja.
«Chi sei?»
Era ora di recitare.
«Non Hideko, quello è sicuro!»
E quell’ora non era iniziata tanto bene.
«Questa non è l’aula B? Dove c’è l’esame di giapponese? No, vero? Allora forse ho sbagliato edificio, mille scuse, spero che possiate perdonarmi e credo che vi libererò dalla mia fastidiosa pres-»
«Chi sei.»
Voce familiare. Ma non c’era tempo per queste quisquiglie. L’unica cosa che dovevo fare – e che mi avrebbe tenuto in vita – mi stava riuscendo malino. Non era colpa mia, quando ero messa sotto pressione tendevo a schizzare. Chiedetelo all’ultimo professore con cui ho sostenuto un esame: dopo la sua stupida domanda su una stupida nota scritta in Times New Roman 1 in fondo al libro, gli avevo risposto: «Non posso rispondere a questa domanda, il suo libro è posseduto dal Dimonio, si penta!» ed ero fuggita.
Ad oggi non ho ancora dato quell’esame, ma forse è stata più per colpa di Naruto e company che del libro posseduto da Satana.
«Laura, sono Laura, mi chiamo Laura, almeno mi hanno battezzato così, sì insomma, Laura.»
«Ah.»
Lo “ah” di comprensione mi aveva confuso. Mi conoscevano? Poi mi venne in mente: io ero scappata dalla custodia dell’Hokage e adesso mi ritrovavo di fronte ad una banda di anbu assetati di sangue. Forse sarei stata meno in pericolo se fossi rimasta Hideko Seitou. Almeno avrebbero avuto paura delle mie presunte abilità ninja.
«Come sei arrivata qui?»
«Sei venuta per Sasuke Uchiha?»
«Adesso verrai presa sotto custodia e sarai interrogata da Ibiki Morino.»
Tutte quelle voci che si sovrapponevano mi stavano facendo diventare scema. E poi… Ibiki Morino?
«Io quello non voglio neanche sentirlo nominare! Vi rendete conto che probabilmente soffre di qualche grave disturbo psicologico che lo porta a godere della sofferenza altrui e voi lo strumentalizzate per fare a fette i poveri prigionieri che cosa hanno fatto di male? Toh, tradito un villaggio al massimo, ucciso qualcuno… siete senza cuore!»
L’anbu di fronte a me si avvicinò. Io indietreggiai. Finii addosso a quello dietro di me. E lì scattò il finimondo. Anbu dietro mi prese per le braccia e anbu davanti mi puntò un kunai al collo. Anbu sinistro, anbu destro e tutti gli altri, che eviterò di nominare per evitare una sfilza di anbu sud-sudest e anbu nord-stocavolo, si avvicinarono.
Menomale che non ho problemi di claustrofobia, perché altrimenti sarei morta sul colpo.
«Scusate, non è che sapete quanti minuti sono passati da quando abbiamo iniziato a parlare così amabilmente, vero?»
«Portiamola via, poi la faremo interrogare.»
No, io in quel posto pestilenziale non ci rimettevo piede.
«No, no un attimo, ho informazioni importanti che divulgherò soltanto se la smettete di tirare fuori questa storia dell’interrogatorio. Non capisco perché siate fissati con la tortura: insomma, se mi offrite una cioccolata in un bar sicuramente parlerei più volentieri che con un maledetto kunai piantato sul collo. E non avvicinarlo, sai! Ancora un po’ e mi graffi il collo.»
L’anbu davanti non sembrò gradire la mia filippica perché si rifiutò di spostare di un millimetro il kunai. Anbu dietro continuava a tenermi ferma. Non che dovesse fare chissà quanta fatica.
Mi chiesi quanto tempo fosse passato: forse avrei dovuto tenermi stretto il mio orologio, chissà che fine aveva fatto.
Eravamo in una situazione di stallo e non sapevo cosa fare. Anbu destro e anbu sinistro erano divisi: avrebbero dovuto portarmi da Ibiki Morino o direttamente dalla Godaime? La mia carriera di esca era palesemente finita lì. Sarei morta sotto tortura in una squallida prigione piena di anbu privi di senso dell’umorismo. Poi mi venne in mente una cosa. Una cosa proprio stupida. Talmente stupida che forse mi avrebbe fatto guadagnare un po’ di tempo: insomma, era talmente stupida che non se la sarebbero aspettata giusto? Solitamente funzionava soltanto nei peggiori telefilm di serie B.
«La fine del mondo è vicina!» gridai e riuscii a distrarli quel tanto che bastava per lasciarmi cadere di peso per terra, portandomi dietro l’anbu che mi tratteneva. Mi sentii quasi offesa: pesavo così tanto da trascinare a terra anche un ninja?
Ma non dovevo distrarmi: il tempismo era fondamentale.
Dopo essere caduta il cerchio di anbu si strinse intorno e me e mentre loro lottavano tra di loro, io sgattaiolai a gattoni fuori dalla ressa. O almeno era ciò che avevo sperato di ottenere con il mio piano da cartoni animati per i bambini di due anni. Ciò che accadde davvero fu molto più realistico: anbu dietro, che era caduto con me, mi bloccò, questa volta a terra, quindi oltre a non potermi muovere adesso ero anche di faccia contro il pavimento. E, fatevelo dire, se potete evitatevi una gita nelle prigioni di Konoha. C’era talmente tanta sporcizia che i bagni degli autogrill a confronto erano puliti. Una donna delle pulizie no, eh?
«Portiamola giù.»
Sì, ormai ero spacciata.
Eppure l’ordine appena impartito non ebbe nessun seguito. Piantonata lì per terra non riuscii neanche a vedere cosa aveva attirato l’attenzione degli anbu, ma potei immaginarlo quando sentii urlare: «Madara Uchiha!» e l’anbu che mi teneva ferma cercò di portarmi via con lui.
«Eh no caro mio, io dallo psicopatico Morino non ci torno» e così dicendo gli assestai una gomitata nelle costole che non gli provocò il minimo danno, ma fortunatamente Madara aveva deciso di attaccare proprio lui dopo aver atterrato un paio di anbu a caso senza evidente sforzo, quindi fui lasciata andare.
L’edificio era nel caos. Sempre più anbu parevano arrivare da tutte le parti e mi dissi che per quanto fosse forte Madara non poteva batterli tutti.
L’anbu che mi era sembrato familiare si frappose tra me e un altro ninja, che sembrava intenzionato a portare a compimento l’impresa fallita del precedente e portarmi nei sotterranei. Se non fosse stata una cosa stupida, avrei pensato che ci stesse aiutando volontariamente.
Fatto sta che il resto della battaglia non riuscii – fortunatamente – a vederlo, perché mi ritrovai Madara a due centimetri dalla faccia.
«Adesso vedi di stare ferma.»
Non feci neanche in tempo a capire cosa intendesse che mi caricò sulle spalle, per poi scappare dalla ressa che aveva appena creato. Insomma, la fuga più sfigata che potesse esistere sulla faccia della Terra: e io ero diventata un sacco di patate. Davvero, ero un maledetto sacco di patate che ballonzolava mentre Madara fuggiva. E per quanto mi avesse detto di stare ferma, non riuscii a farlo. Non quando iniziò a saltare sugli stupidi alberi.
«Cazzo, così mi fai vomitare!»
Primo ramo.
«Io soffro di mal di mare, screanzato!»
Secondo ramo.
«Credo che mi stia affluendo il sangue al cervello.»
Trentordicesimo ramo.
«Madara, tra poco muoio.»
«Almeno stai zitta.»
Chissà se ci stavano inseguendo. Ero così concentrata a cercare di non sboccare sulla schiena di Madara – gli sarebbe stato bene, ad onor del vero – che non riuscivo a prestare attenzione ad altro. Ad un certo punto cercai di sferrargli un colpo per farlo rallentare, ma fui bellamente ignorata.
«Possiamo smetterla di saltare sugli alberi come scimmie?»
«Posso scendere e andare a piedi?»
«Inizio a credere che Ibiki Morino sia più simpatico di te?»
«Non so perché sto formulando tutto come se fosse una domanda?»
Ad un certo punto fummo a terra. E lui mi scaricò sul terreno senza tanti complimenti.
«Ahia. Il mio culo è delicato eh.»
Ci volle un po’ per riprendermi: la testa continuava a girarmi come se non ci fosse un domani e il fatto che Madara a tratti diventasse doppio non era un buon segno sia per i miei occhi sia per il fatto che due Madara nel mondo erano una catastrofe naturale. Quando iniziai di nuovo a sentirmi con i piedi per terra, mi alzai. E mi guardai intorno. Eravamo in un bosco. Di nuovo.
«Una bella villetta ogni tanto no, eh?»
Poi mi resi conto della grande assenza.
«Sasuke? Dov’è Sasuke?»
«Non nelle condizioni adatte per accoglierti.»
Cosa intendeva dire? In quei pochi minuti in cui avevo fatto da esca avevano tentato di accopparsi a vicenda e Sasuke aveva avuto la peggio? Nelle condizioni in cui si trovava non mi sarebbe sembrato tanto strano. «Dov’è Sasuke» affermai. Questa volta non era neanche una domanda.
«Ho accettato di fare parte del tuo piano dei poveri e rischiare i miei mignoli per tirarlo fuori e ora voglio vederlo. Vivo e vegeto.»
Madara sospirò. E poi indicò in alto di fronte a me. Una cascata. Una cascata?
«Non di nuovo.»
Sì, di nuovo e questa volta Madara si rifiutò persino di portarmi su. Tirando fuori la scusa che doveva “nascondere le nostre tracce” mi indicò il punto migliore da cui iniziare ad arrampicarmi e se ne andò. Ignorando le mie urla.
«Io non mi so arrampicare idiota! E la percentuale di sangue che ho nel corpo è insufficiente chiaro? Madara! Madara?»
Niente da fare, se n’era andato. E io non sapevo come sarei arrivata lassù. Non mi ero mai arrampicata in vita mia e di sicuro non su delle rocce bagnate. Mi accasciai per terra, semidisperata, chiedendomi cosa potesse andare peggio.
«Vi odio tutti» mormorai al niente, chiedendomi se affogarmi nel fiume lì davanti fosse un’opzione da prendere in considerazione. Quando mi resi conto che entro poco mi sarei addormentata per lo sfinimento, decisi che dovevo tentare. Meglio morire tentando che affogarmi in un fiume, giusto? Anche se l’idea di morire sfracellata non mi sembrava molto invitante.
Mi resi conto di quanto fosse lontana la “parete” da scalare solo quando iniziai a camminare. Maledetto Madara, poteva almeno lasciarmi più vicino.
Forse il fatto che, più che camminare, arrancavo, non aiutava affatto. Appoggiai una mano sulla parete. Era bagnata. Cercai di trovare degli appigli da cui mi potessi arrampicare, ma ormai era scuro e già normalmente non avevo una vista da falco, quindi in quelle circostanze fare qualcosa era praticamente impossibile.
Mi chiesi perché Madara se ne fosse andato così in fretta: forse non aveva più bisogno di me e aveva pensato che il modo migliore per sbarazzarsi della mia presenza era lasciare che mi uccidessi con le mie stesse mani. Magari Sasuke non era neanche in quella caverna e era già morto sotto le mani dello stesso Uchiha. Magari Madara aveva voluto far scappare Sasuke di prigione solo per poterlo uccidere meglio.
Stavo delirando. E la cosa che mi spaventava di più era che le mie ipotesi non sembravano poi così insensate.
Iniziai a tastare la parete anche con il piede finché non trovai una rientranza e fu così che iniziai ad arrampicarmi.
La mia avventura, però, termino un paio di rientranze più in su, quando l’appoggio che il mio piedi aveva trovato si rivelò essere un mucchio di roba molle. Persi la presa.
Quando aprii gli occhi era ancora buio, quindi non dovevo essere svenuta per molto tempo. La testa mi faceva un male cane, ma decisi di non indagare oltre.
«Madara, spero che ti venga la diarrea» e così dicendo decisi che dovevo trovare un’altra strategia. Non potevo arrampicarmi a mani nude, avevamo visto i risultati.
E, così, a poco a poco un piano d’azione iniziò a formarsi nella mia mente. Un piano che forse avrebbe potuto anche funzionare. L’unica cosa che in quel momento avrebbe potuto salvarmi.
Io ero in basso e la caverna era in alto. Se non potevo arrivare io alla caverna, allora la caverna doveva arrivare da me.
«Sasukeeeee! Sei vivo? Sei lì dentro? Scendi a prendermi? Sasukeeeeee!»
Io non ho mai detto che la mia idea dovesse essere furba.



Salve! Sì, quattordicesimo capitolo!:) L’ho finito più in fretta di quanto pensassi, ma credo che sappiate che insieme alle cose buone vengono anche quelle cattive: ho talmente tanti esami in questa sessione che credo che per il prossimo capitolo se ne parlerà ad agosto se tutto va bene, dubito che riuscirò a scriverlo prima… ma non preoccupatevi, ho intenzione di scriverlo, solo che gli esami vengono prima :/
In compenso ho cercato di finire questo prima che gli esami mi inghiottissero, quindi potete leggerlo con più anticipo di quanto avevo preventivato!XD
Capitolo un po’ più corto di quanto volevo, ma va beh XD
Alla prossima

Nihal

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***




Capitolo 15


Niente. Assolutamente niente. La buona notizia era che evidentemente non c’era nessun anbu appostato nei paraggi in attesa di farmi fuori. Quella un po’ meno buona era che Madara probabilmente aveva metaforicamente mandato Sasuke a dormire con i pesci e non si era voluto neanche sporcare le mani a togliermi di mezzo , tanto mi sarei ammazzata da sola sbattendo la testa su una pietra nel tentativo di fuggire da un attacco di qualche insetto assassino.
Scenario tutt’altro che improbabile, per la cronaca. Non sapevo più cosa fare: avevo sonno, avevo mal di testa, mi faceva male il braccio e, sinceramente, dovevo anche andare in bagno. Una giornata di merda, in parole povere. Non riuscivo più a reggermi sulle gambe, quindi rinunciai a stare in piedi e decisi che se dovevo morire tanto valeva farlo comodamente da seduta. Magari dormendo. Mi buttai praticamente per terra, decisa a non pensare alle cose che mi sarebbero potuto camminare addosso nel sonno. Non che avessi molto più spazio nel mio cervello per pensare. Ero talmente stanca che addormentarmi non mi era mai sembrato così facile: gli occhi si chiudevano che era una meraviglia. La prossima volta che non sarei riuscita a prendere sonno, altro che valeriana e pecore che non arrivavano mai alla staccionata. Una bella gita a Konoha, un paio di Uchiha psicopatici e svariati litri di sangue in meno e i problemi di sonno sarebbero spariti.
Era raro che riconoscessi la fase prima del sonno, quella in cui pensi e non pensi, sei sveglia e non lo sei. Quando ti vedi le cose davanti, ma se qualcuno ti parla riesci ancora a rispondere. Quando non ti accorgi quanto tempo passa e cinque minuti ti sembrano cinque ore. Quella volta, però, me ne ero resa conto, che mi stavo per addormentare. Scomoda, seduta di spalle contro una pietra, ma mi stavo per addormentare.
L’illuminazione mi era arrivata quando avevo iniziato a vedere le cose. Non tanto chiaramente ad onor del vero, ma era tutto per l’effetto del dormiveglia. L’anbu che avevo visto si avvicinava inesorabilmente verso di me. Ma non in modo minaccioso. O forse sì.
Perché ero sicura di stare allucinando? Per prima cosa perché non riuscivo a formulare un pensiero coerente che fosse uno, poi perché se fossi stata sveglia non avrei comunque avuto la forza di scappare e mi avrebbe accoppata, quindi tanto valeva credere che fosse un sogno.
«Ciao anbu» salutai. Nella mia mente gli feci anche un vago gesto con la mano, nella realtà probabilmente non avevo neanche mosso le labbra per parlare.
Ah, ecco, un altro motivo per cui stavo sognando! Se fossi stata sveglia non avrei salutato nessuno. Non mi piace avere contatti con la gente, soprattutto con quella che vuole seppellirmi sottoterra anzitempo.
Lui – lei? Esso? – comunque, non rispose, ma continuò ad avvicinarsi. Probabilmente era socievole come me. Dopotutto le persone nei sogni le creavo io, probabilmente avevo immaginato questo anbu a mia immagine e somiglianza. In quel caso entro qualche secondo sarebbe inciampato in una radice. Anche se la radice non c’era.
Ad un certo punto – la velocità dei sogni! – mi fu così vicino da potergli vedere le scarpe. Un po’ infangate. Mi era capitato anche un anbu zozzone, che fortuna! E aveva del ketchup addosso.
«Anbu, quando mangi le patatine devi fare attenzione, se no ti sporchi tutto e sembra che hai accoppato qualcuno per strada» gli farfugliai.
Anche lui, se doveva andare in giro, poteva almeno assicurarsi di non avere residui di cibo addosso. Mi chiesi vagamente come avesse fatto a farsi cadere del ketchup sui pantaloni. Chissà dove aveva trovato delle patatine nella foresta, tra l’altro. Il fatto che il ketchup fosse anche sulla sua katana, poi, era davvero inspiegabile. Probabilmente aveva mangiato delle patatine giganti e le aveva infilzate con quella, decisi.
Soddisfatta della mia spiegazioni alzai lo sguardo per vederlo in volto. Cioè, in maschera.
«Sono proprio brutte quelle maschere. Poi non ci soffochi lì dentro?» borbottai.
Con mio stupore l’anbu si inginocchiò di fronte a me, in modo che ci trovassimo maschera a faccia.
«Ora devi ascoltarmi bene.»
Oh, le prime parole che diceva. E la voce mi era familiare. E mi stava dando ordini. Perché la gente doveva darmi ordini anche quando dormivo? Poi lo stavo ascoltando, altrimenti non avrei sentito ciò che mi aveva detto perciò era superfluo che mi dicesse di ascoltarlo. E aveva del ketchup anche sulla maschera.
«Ho voglia di patatine.»
«Laura, ascoltami e ricorda ciò che ti dico.»
Mi conosceva. Mi conosceva e non mi aveva offerto le patatine? Non molto educato da parte sua, eh.
«Non ti ascolto, è maleducato parlare con una faccia davanti alla maschera. Con una maschera davanti alla faccia» farfugliai. Il dono della parola mi stava abbandonando.
Si tolse la maschera. E forse sarebbe stato meglio se l’avesse tenuta addosso. Non ero pronta a trovarmi di fronte Itachi sporco di ketchup. Adesso capivo perché mi conosceva, almeno. Quando una persona cerca di accopparti ma non ci riesce, tende a ricordarsi di te.
«Non devi fidarti di Madara.»
Era un po’ come il bue che diceva cornuto all’asino. Itachi mi metteva in guardia da Madara, Madara mi metteva in guardia da Itachi e io non mi mettevo in guardia da nessuno perché ero troppo stupida per non fidarmi quando qualcuno si offriva di aiutarmi. Ma a quel punto avevo capito che di Madara non ci si poteva fidare – mi aveva lasciato con Ibiki Morino! – e di Itachi tanto meno – aveva tentato di seccare me e Sasuke solo l’anno prima. Ormai dividevo la gente tra quelli che tentavano di farmi fuori, quelli che non volevano darmi le patatine e il resto. Visto che quelli che non volevano darmi le patatine coincidevano con quelli che volevano farmi fuori, alla fine c’erano solo due categorie. Nella mia mente mi era tutto chiaro.
«Madara non ha ancora tentato di ammazzarmi. Più o meno. Non direttamente almeno. E poi tu non sei reale.»
Gli ammiccai con fare saputo. Come se non sapessi che si trattava tutto di un sogno delirante. E Itachi era morto. Probabilmente. Comunque l’ultima volta che l’avevo visto era in procinto di andare all’altro mondo.
«Mi dai i numeri del lotto?»
Una volta tanto che mi ricordavo di chiederli.
«Devi ascoltarmi, non c’è tempo. Sasuke deve tornare da Naruto, non può stare qui.»
Non mi aveva dato i numeri del lotto e adesso mi suggeriva di far buttare Sasuke tra le braccia di Naruto? Non sapevo che i due avessero quel genere di relazione. Insomma, ogni tanto sembravano una coppia di vecchi che litigava, ma non avevo mai pensato che fossero una coppia.
«Sasuke e Naruto non sono una coppia, Sasuke piace a m- cioè no. Punto. Hai capito?»
«Dovete tornare indietro. Non appena Sasuke si riprende. E dovete lasciare questo posto prima possibile, non è sicuro.»
Non sapevo neanche dov’era Sasuke. Non ero neanche tanto sicura di dove fossi io. E se stessi parlando davvero con Itachi. E se stessi effettivamente parlando. Forse Ibiki Morino mi aveva drogata e non ci avevo fatto caso. O forse Madara. O era stato Itachi? Magari non avrei dovuto fidarmi nemmeno di Sasuke.
«Non so dov’è Sasuke e non seguo i tuoi ordini. Ho smesso di fidarmi della gente che non mi dà da mangiare. O che tenta di ammazzarmi.»
«Sasuke è nella caverna. Dovete andarvene e non devi far sapere a Sasuke di questo incontro.»
Andarcene. E io che volevo stare ancora un po’ a Konoha, era un posto così tranquillo, ottimo per la villeggiatura. Eliminava tutto lo stress. Eliminava tutto, punto.
«Non appena Madara si riprenderà si metterà subito sulle tracce di Naruto.»
Mi stavo perdendo. Era il sogno più complicato che mi fosse mai capitato e di sogni complicati ne ho fatti. Come quello in cui la fine del mondo avrebbe ucciso tutti se non fossi riuscita a far crescere in tempo il cocomero dell’orto, solo che poi il cane ci era saltato sopra e l’aveva staccato dalla pianta e il cocomero era troppo piccolo allora il mio professore mi aveva detto che se avessi dato l’esame il giorno dopo Dio avrebbe fermato la fine del mondo, ma Sasuke non voleva perché gli stava antipatico il professore… ma questo adesso non è importante. Itachi che mi faceva un monologo davanti era importante.
«Perché non ci vai tu a proteg-»
Itachi mi fece segno di tacere. Presa alla sprovvista smisi di parlare e, nel silenzio, sentii anche io quello che lui doveva aver sentito molto prima di me. Rumore nel bosco. Qualcuno si stava avvicinando.
Mi tirò su di peso. Urlai. Un po’ perché mi aveva schiacciato il braccio, un po’ perché mi ero scocciata di gente che mi tirava su come un sacco di merda.
«Mollami!»
Itachi mi mise una mano sulla bocca e mi fece nuovamente cenno di non parlare. Era un sogno un po’ movimentato quello.
In quelli che dovevano essere stati pochi secondi ma che a me parvero molto di più, Itachi scalò la parete che portava la caverna con me addosso. Più di una volta mi vidi sul punto di cadere. Forse non dovevo tenere gli occhi aperti quando i ninja mi buttavano da una parte all’altra senza che io potessi farci niente. Mi scappò un altro urlo quando attraversammo la cascata. Già faceva freddo, passare sotto dell’acqua congelata non era il massimo. Itachi mi posò per terra, ma era troppo buio per vedere qualsiasi cosa. Almeno per me. Probabilmente lo sharingan aveva anche la vista a infrarossi e io non lo sapevo.
«Devo sviare gli altri anbu. Ricordati quello che ho detto» disse. O almeno mi sembrò. Dopo essere passata sotto l’acqua le mie orecchie non erano nella loro forma migliore. E già di solito non sentivo molto bene. Non vederci e non sentirci non aiutava. Meno male che il pavimento era caldo e morbido. Mi stesi cercando una posizione confortevole che non tardai a trovare. Non me la ricordavo così bella quella caverna. Finalmente avrei potuto dormire. O almeno era quello che speravo perché un urlo improvviso mi costrinse ad aprire gli occhi. Ero a casa e quella che stava urlando era Carmen. Sasuke la stava di nuovo minacciando con lo Sharingan?
«Che c’è?» le chiesi, andando verso la fonte del rumore. Quando arrivai in cucina capii cosa stava succedendo. Naruto aveva buttato giù un vaso nel tentativo di scappare da Carmen che lo rincorreva. Perché lui aveva preso i suoi biscotti.
«Mi avete fatto spaventare!» urlai, ma loro non mi ascoltavano.
Alla fine decidemmo di sederci tutti sul divano a guardare un film. Tutti tranne Sasuke.
«Dov’è Sasuke?»
«Si sta vestendo.»
Sasuke si vestiva?
«Perché?»
«Si sarà scocciato di andare in giro nudo.»
«Stava andando in giro nudo?»
«Sì, fino a due secondi fa. Non l’hai visto?»
Come potevo perdermi una cosa del genere?
«Ok, guardatevelo voi il film! Sasuk-» feci per chiamarlo ma poi decisi che era meglio salire le scale di soppiatto.
In camera c’erano Naruto e Sai che giocavano a carte, ma non Sasuke.
«Ma Sasuke nud- cioè, Sasuke dov’è?»
«Non lo so. Prima si stava allenando nudo in cortile.»
Nudo in cortile? Voleva far morire di crepacuore i vicini? Era meglio andare a chiamarlo. E non perché volessi vederlo mentre si allenava nudo, solo perché non volevo che succedesse qualcosa ai vicini. Scesi le scale di corsa e arrivai in cucina. Carmen e Naruto stavano mangiando una tazza di latte e cereali. Naruto aveva un cappello in testa con delle orecchie da gatto. Il mio cappello. Decisi che poteva tenerselo, io dovevo andare da Sasuke. Uscii in cortile e vidi Sai che stava giocando con il cane.
«Ma Sasuke?» chiesi.
«Ha detto che doveva riportare a Anna un libro che ti aveva prestato, allora è uscito nudo.»
Perché doveva riportarglielo lui, il libro? Perché Anna poteva vederlo nudo e io no?
Così mi toccava anche prendere il pullman. Magari riuscivo a fermarlo prima che salisse se arrivavo in fretta alla fermata. Corsi come una disperata per tutto il paese, finché non arrivai alla fermata del pullman, però c’era solo Carmen che doveva andare a scuola.
«Ma Sasuke?»
«Ha detto che doveva pulire la katana, nudo.»
La katana. Era nell’armadio in camera, dovevo ritornare a casa. Non potevo perdermi Sasuke che lucidava la sua spada senza vestiti addosso. Cioè, intendevo che non potevo lasciare che i miei genitori vedessero Sasuke che lucidava la sua spada senza vestiti addosso.
Feci di nuovo una corsa verso casa. Mi precipitai in camera, solo per trovarci Naruto che leggeva un libro sul letto di Carmen e Sai che mangiava del ramen sul mio. Se mi rovinava il copriletto il ramen glielo facevo mangiare da dove di solito lo faceva uscire.
«Ma Sasuke?»
«È a scuola. Nudo.»
D’accordo, dovevo solo andare a scuola. Non era giusto che un intero corpo studentesco si godesse lo spettacolo e io no. Meno male che ero già alla fermata del pullman. Arrivai a scuola, ma sembrava chiusa. Evidentemente erano finite le lezioni. Sì, cos’ aveva senso: Sasuke non si sarebbe mai spogliato davanti a un mucchio di studenti assatanati. La porta era aperta. Non esistevano più i lucchetti di una volta. Entrai. Ero sicura che Sasuke fosse in classe. La mia vecchia classe. Mi precipitai lì. Sasuke era steso per terra di fronte alla porta. Poteva starsene a casa nel letto.
«Ma non sei nudo.»
«No.»
«Mi avevano detto che eri nudo.»
«Mi sono rivestito perché avevo freddo.»
«Ma fa caldo!»
«Fa freddo.»
Sì, effettivamente faceva freddo. Prima però faceva caldo. Non esistevano più le mezze stagioni, evidentemente.
«Non puoi essere nudo solo per due secondi?»
«No.»
Mi sedetti di fianco a lui, arrabbiata. Evidentemente ero l’unica persona nel raggio di chilometri a non averlo visto nudo. Gli tirai i capelli.
«Che fai?»
«Mi arrabbio!»
Cercò di alzarsi per spingermi indietro, ma io non mollai la presa, anzi. Gli caddi praticamente addosso. Se non potevo vederlo nudo, almeno potevo accarezzargli i capelli.
«Ti accarezzo solo i capelli, posso?»
«Io accarezzo i tuoi, allora.»
Avevamo un patto. Era dalla prima volta che l’avevo visto che avevo voglia di toccargli i capelli. Per vedere secondo che razza di legge fisica mantenessero quella forma. Erano morbidi. Sperai di essermi lavata i miei. Dopo la gita a Konoha probabilmente nessun individuo sano di mente avrebbe avuto voglia di mettermi le mani nei capelli senza desiderare di amputarsele subito dopo. E io non volevo che Sasuke si amputasse le mani, non mi piacevano i moncherini.
Avevo mal di testa.
«Sasuke non tirarmi i capelli, mi fai male!» mi lamentai.
Aveva detto che voleva solo accarezzarmeli, perché mi stava facendo venire mal di testa?
«Laura cosa stai facendo?»
«Ti accarezzo i capelli.»
«Laura.»
«Ma mi avevi detto che potevo!»
«Laura!»
Aprii gli occhi di scatto. Ero praticamente distesa addosso a Sasuke e lo sguardo omicida che mi stava rivolgendo non era sicuramente un sogno. Faceva freddo, la testa mi faceva male e il braccio peggio ancora. Il pavimento della caverna era bagnato così come me e probabilmente anche Sasuke. Non sembrava messo bene neanche lui. Mi alzai di colpo, guadagnandomi un giramento di testa spettacolare.
«Quindi non sei mai stato nudo?» borbottai, la realtà che affondava dentro di me a poco a poco. Mi ero addormentata. E la situazione in cui mi ero risvegliata mi faceva desiderare di essere ancora nel mondo dei sogni.
«Come stai?» chiesi.
Domanda stupida. Ma io non stavo tanto bene, non si poteva chiedere troppo alle mie facoltà mentali. Ed ero ancora con la testa al mio sogno in cui ero praticamente saltata addosso a Sasuke come una posseduta. Imbarazzante.
«Bene» mi liquidò.
Poi mi ricordai. Itachi. Me l’ero sognato? Probabilmente sì. Se era stato un sogno, però, non si spiegava come mi fossi ritrovata nella caverna quando la sera prima ero di sotto. Forse Madara era ritornato, gli avevo fatto pena e mi aveva portato di sopra. Almeno avevo appurato che non aveva tolto di mezzo Sasuke. Per ora. Non sembrava in buone condizioni. Dire che era pallido era un eufemismo e persino il suo sguardo non era completamente lucido. Madara. Itachi aveva detto che non dovevo fidarmi. Però Madara aveva detto che non dovevo fidarmi di Itachi. Sasuke non si fidava di nessuno dei due. Ce la giocavamo a carte?
«Forse dovremmo dormire ancora un po’» proposi. Non ci stavo capendo più niente e sinceramente non mi sarebbe dispiaciuto riprendere il sogno da dove Sasuke l’aveva interrotto.
«No, dobbiamo andarcene di qui.»
Sì, dovevamo. No, non dovevamo. Itachi aveva detto che dovevamo andarcene quindi la cosa più logica era fare il contrario.
«No! Restiamo qui!» urlai quasi.
Persino Sasuke fece per ritrarsi, spaventato dalla mia foga.
«Perché?»
«Perché It-»
No, Itachi aveva detto di non dire a Sasuke che ci eravamo parlati. Il che forse voleva dire che dovevo dirglielo? Se glielo avessi detto, però, Sasuke sarebbe schizzato a cercarlo per farlo fuori e probabilmente sarebbe morto lui e anche io se mi avesse abbandonato lì.
«Perché it-empi non sono maturi per andare via. Dobbiamo aspettare» farfugliai.
«Non c’è tempo.»
«Ma tu devi riprenderti! E dobbiamo andare a salvare Naruto!»
Ops. Parlavo sempre troppo.
«Cosa?»
Sasuke mi lanciò uno sguardo inquisitorio. E ora cosa facevo? Non potevo dirgli di Itachi. E non sapevo se era meglio aspettare Madara. Forse era meglio non fidarsi di nessuno e fare quello che volevo? Ma le mie decisioni erano sempre sbagliate: l’ultima che avevo preso era stata di andare a Konoha e non era finita molto bene.
«Nel senso che la tua missione è proteggere Naruto no? Dobbiamo andarcene da Konoha e tu devi riprenderti perché altrimenti non possiamo andarcene, però forse dobbiamo andarcene comunque di qui perché gli anbu ci staranno cercando… insomma decidi tu, io ti seguo» conclusi.
Tra me, Itachi e Madara probabilmente Sasuke era il più affidabile.
«Allora andiamo.»
Sasuke si alzò in piedi. Notai un’impercettibile esitazione. Era chiaro che qualunque cosa gli fosse successa nella prigione di Konoha doveva averlo debilitato anche se non si vedevano evidenti ferite fisiche.
«Ok» concordai, tirandomi su.
Dovetti aggrapparmi al suo braccio per non cadere. La testa mi girava talmente tanto che non ero sicura di essere ferma. Allo sguardo di Sasuke mollai la presa.
«Sì, beh, scusa, stavo per cadere, mi dispiace di aver infettato il tuo regale braccio» borbottai.
Lui alzò gli occhi al cielo – metaforico –, esasperato.
Fece per avviarsi verso la cascata. La sola idea di attraversarle di nuovo mi faceva venire l’angoscia. Ero ancora bagnata dalla sera prima.
«Aspetta!»
«Cosa c’è?»
Sembrava irritato. Non aveva affatto pazienza il ragazzo. Con calma, tanto il peggio che poteva capitarci era essere ricatturati dagli anbu ed essere sottoposti a torture inimmaginabili da Ibiki Morino che sarebbe stato ancora più cattivo di prima perché lo avevamo tramortito. Cioè, Madara lo aveva tramortito ma noi avevamo guardato e quindi eravamo complici probabilmente. Sì, aveva ragione non c’era tempo da perdere.
«Io non so scendere» gli spiegai.
Ogni volta che andavo in quella stupida caverna qualcuno mi ci portava. Non ero neanche sicura che Sasuke riuscisse a portare se stesso fuori, ma cos’altro potevamo fare? Io non potevo scendere. Doveva per forza portarmi. Ero sicura che mi avrebbe risposto con uno stizzito “d’accordo, sali in spalla” completo di sguardo dignitoso ma rassegnato. E l’idea non mi dispiaceva.
«Non ti ho insegnato a usare il chakra?»
«Grazie! So che sei stanco, ma non sarò un peso per t- cosa?»
La sua risposta non era stata ciò che mi aspettavo.
Per caso… non si aspettava che scendessi quella parete da sola? No, impossibile.
«Beh, sì?» risposi con un filo di voce.
«Allora concentra il tuo chakra sui piedi e scendi.»
«Scusami?»
In quel momento me ne resi conto. Nella vita precedente dovevo come minimo aver tradito il mio paese, era l’unica spiegazione per la sfortuna che mi perseguitava in quella presente.



Sì, ce l’ho fatta! Dopo una sessione esami devastante – devastante davvero :O – sono riuscita a scrivere il capitolo :) Avrei voluto finirlo prima, ma purtroppo la prima settimana di libertà che ho avuto ho dovuto passarla a poltrire, capiatemi XDXD Adesso che mi sono ripresa mentalmente però ce l’ho fatta XDXD Durante queste vacanze conto di scrivere almeno un altro capitolo che probabilmente posterò a settembre perché quando partirò per le “vere vacanze” non avrò un computer. In parole povere andrò in culandia dove non prende neanche internet quindi non mi prendo neanche la briga di portarmelo XD
Adesso… questo capitolo è un po’ di passaggio, ma da quello dopo dovrebbe succedere qualcosa! Spero comunque che vi piaccia!^^
Al prossimo capitolo!

Nihal

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