Doomsday

di Child Of Time
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore eterno, dolore immortale, proprio come la sua vita. Another day, another death. ***
Capitolo 2: *** Tutto è strazio e solitudine, ma in quelle pagine lui vive. In the sea of memory. ***



Capitolo 1
*** Amore eterno, dolore immortale, proprio come la sua vita. Another day, another death. ***


Pairing: Jack/Ianto (accenni Jack/Gwen Owen/Toshiko)

Timeline: Da collocarsi dopo il 5°giorno di CoE ma prima dei 6 mesi in cui Jack scompare.

Disclaimer: Torchwood e i suoi personaggi non mi appartengono, sono di proprietá della BBC, ovviamente scrivo solo a scopo ludico.

Doomsday

1. Amore eterno, dolore immortale, proprio come la sua vita. Another day, another death.

Ormai erano passati giorni dalla strage alla Thames House, in città l’ordine era stato ristabilito e alcuni si stavano già dimenticando dell’accaduto; ma Jack sicuramente non era uno di questi. L’hub era stato distrutto e non avendo né un posto dove andare, né la forza di cercarlo si trasferì a casa di Gwen, che nonostante il contesto fu felice di poter passare così tanto tempo con il Capitano, diversamente da Rhys che certamente non fece i salti di gioia. La giornata di Jack consisteva nello stare ore sul divano a fissare il nulla, e a volte piangeva; eh già, lui, il grande Capitano Jack Harkness che aveva vissuto così tante vite da averne perso il conto, considerato da tutti come quello forte, il leader che sa sempre cosa fare e che quasi mai lasciava davvero trasparire le sue emozioni, piangeva. Nonostante l’eternità che stava vivendo riusciva ancora ad amare e a provare dolore davanti alla Morte, pur avendone vista così tanta. Era questo che Gwen pensava guardandolo, Jack amava Ianto, adesso non ne aveva più alcun dubbio. A volte quando Rhys era al lavoro lei gli si sedeva accanto, sperando che le parlasse, che si sfogasse, ma l’unica cosa che faceva era di avvicinarsi e abbracciarla stretta, stavano così per ore. Passarono altri giorni come questi, fino a quando Gwen non decise che era tempo per Jack di provare ad accettare la morte di Ianto, per questo prese il computer e una volta entrata nel database del Torchwood, alla pagina del profilo di Ianto, glielo mise davanti, dicendogli che doveva essere aggiornato. Jack lo prese senza neanche alzare lo sguardo e cominciò a scorrere veloce le informazioni ma si arrestò quando vide la voce “indirizzo”, si era quasi dimenticato che Ianto avesse un appartamento, forse perché era solito dormire all’hub, nonostante le numerose volte in cui gli aveva detto di andare a casa per staccare un po’, anche se in realtà non gli dispiaceva affatto che restasse lì, con lui. Scattò qualcosa nella mente di Jack, si alzò ed uscì, Gwen lo squadrò con fare interrogativo, ma non lo fermò e non disse niente. Jack scese per strada, non aveva molta idea di che ore fossero, il cielo era scuro, o almeno a lui sembrava così, non era mai stato a casa di Ianto, e adesso ci si stava avviando. Camminò per una quarantina di minuti buoni, senza guardarsi intorno, andando dritto per la sua meta, si fermò davanti ad un palazzotto di mattoncini rossi, era arrivato. Entrò e si fece dare senza problemi la chiave dall’appartamento dall’anziana portiera, probabilmente grazie anche al suo fascino immortale. Salì le scale, ma una volta davanti alla porta si arrestò, come mai aveva deciso di andare a casa sua? Era giusto farlo? Jack non lo sapeva, sentiva solo come se quel luogo lo chiamasse, come se Ianto, lo chiamasse. Infilò la chiave nella serratura facendola girare, fece tutto molto lentamente e alla fine entrò. Era buio, aprì le tende, era un appartamento davvero piccolo e spoglio, non vissuto, in giro c’erano solo alcuni libri, e qualche strano soprammobile, forse qualche ricordo, ma nessuna foto. In un angolo, attaccato al muro c’era il letto, coperta blu e cuscino bianco, vederlo gli dette una strana sensazione; accanto al letto, l’armadio, ci si diresse e lo aprì, fu totalmente investito dall’odore di Ianto, i suoi abiti, attaccati ordinatamente emanavano la sua essenza che Jack respirò a pieni polmoni, come faceva sempre quando lo abbracciava, un profumo dolce e candido; toccò i vestiti uno ad uno, e ad ogni completo associava un giorno passato con lui, quasi gli veniva da ridere, non si sentiva triste come qualche minuto fa, provava come un senso di leggerezza, sentiva Ianto così vicino, come se non se ne fosse mai andato. Si girò lasciando l’armadio aperto, e notò che da sotto il letto spuntava qualcosa, si chinò e tirò fuori uno scatolone pieno di quadernetti rilegati in pelle marrone, li riconobbe subito, e gli tornarono alla mente tutti quei momenti in cui Ianto si sedeva sul divanetto dell’hub e cominciava a scrivere su uno di essi, alzando gli occhi di tanto in tanto per guardarsi intorno, non si era mai accorto di come Jack spesso lo osservasse dall’alto del suo studio, quelli erano i suoi diari, erano i diari di Ianto.

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Capitolo 2
*** Tutto è strazio e solitudine, ma in quelle pagine lui vive. In the sea of memory. ***


2. Tutto è strazio e solitudine, ma in quelle pagine lui vive. In the sea of memory.

Si sedette sul letto e ne prese uno, al solo tocco si sentì pervadere da un senso di calore inspiegabile, da quei diari scaturiva un qualcosa a cui Jack non seppe nè dare un nome nè resistere, aprì una pagina a caso; non aveva mai fatto caso a quanto fosse bella e raffinata la calligrafia di Ianto, nonostante tutti i rapporti che ogni giorno diligentemente gli portava; esitò, non voleva invadere qualcosa che non gli apparteneva, o forse aveva solo paura del dolore che avrebbero potuto provocare quelle parole, ma quel qualcosa era più forte, e cominciò a leggere:

”Oggi è successa una cosa che mi ha stranamente emozionato, e ora non so che pensare: Owen e Toshiko se ne erano già andati da un pezzo e quando anche Suzie è andata via Jack mi si è avvicinato dicendomi che oggi mi aveva visto strano, preoccupato, ed era vero, Lisa era peggiorata, e non ho avuto pace tutto il giorno pensando ad un modo per aiutarla a guarire. Aveva uno sguardo rassicurante, dolce, oserei dire, ho cercato di sembrare normale, non sono molto bravo a mentire, gli ho risposto che andava tutto bene e che forse ero solo stanco, allora lui si è spostato ancora di più verso di me , non sono nemmeno sicuro che il centimetro sia l’unità di misura adatta per descrivere lo spazio che c’era fra i nostri corpi, o che non c’era. Averlo così vicino mi ha fatto uno strano effetto, era come se mi sentissi eccitato e nel panico, non riesco a spiegare. Mi ha guardato dritto negli occhi, e mentre io mi perdevo nei suoi, così profondi e azzurri, mi ha detto di non crederci, che era troppo evidente che non stavo bene, e poi mi ha abbracciato. Il Capitano mi ha abbracciato, non ho idea di quanto sia durato, né di dove fossero le mie braccia o le sue di preciso, sentivo solo caldo e il mio cuore che batteva come quello di una bambina terrorizzata, non riuscivo a muovermi e nemmeno a sbattere le palpebre, poi l’ho sentito soffocare una risata e dire che dovevo smetterla di nascondermi e che potevo sfogarmi con lui. Mi ha lasciato andare e ha tentato di nuovo di non ridere con scarso successo, senza pensarci ho preso la giacca e me ne sono andato. Ero troppo agitato. Lungo il tragitto per tornare a casa non ho fatto altro che ricostruire la scena nella mia mente, adesso sono qui a scriverla, e a pensare a quello che mi ha fatto sentire. Non è normale, per niente normale che io mi sia emozionato a tal punto, questa reazione mi spaventa. Chissà come farò ad andare al lavoro domattina.

”Il caffè è sul fuoco, fra poco sarà pronto, oggi stranamente è una giornata tranquilla e quindi tutti sfruttano questo tempo per aggiornare i database o finire gli inventari. Gwen girella per l’hub senza fare niente, come al suo solito, non ha un compito preciso, lei guarda e basta . Toshiko sta aggiornando gli archivi con gli ultimi dati sui movimenti della fessura, sembra un automa, lei e i computer sono davvero fatti della stessa pasta. Owen è nella saletta operatoria, cataloga meticolosamente l'attrezzatura dividendola per utilizzo. Jack invece è nel suo studio, peccato che da qui non si veda niente, mi piacerebbe sapere cosa sta facendo, e magari essere lì con lui. Toshiko ha alzato gli occhi in direzione di Owen, ha uno sguardo molto dolce, insolito in lei, sembra quasi che accenni un sorriso, ma anche Owen casualmente distoglie lo sguardo dalle cartelle e punta verso di lei, Tosh si ritrae di scatto, giurerei che sia arrossita. Per quanto lei lo tenga nascosto ci siamo accorti tutti che prova qualcosa per lui, forse tutti tranne Owen , oppure non gli da semplicemente peso; è sempre apparentemente nervosa e strana quando è vicina a lui ma è anche molto insicura e non credo che ci abbia mai parlato seriamente. Owen a primo impatto sembra una persona insensibile e superficiale, ma nei suoi occhi non ho visto forza e autorità, come lui vuol dare a vedere, io ho visto dolore. Credo che se non avesse così paura di mostrarsi sarebbe felice con lei. Forse ha troppe cicatrici. La caffettiera ha fischiato, vado a portare il caffè agli altri, così ho anche una scusa per salire da Jack. “

”L’ultimo è stato un periodo davvero stressante e pieno per il Torchwood, fra Suzie che per poco non prosciugava Gwen di tutta la sua energia vitale, occhi alieni e un aereo atterrato qui dal 1853, eravamo contenti che fosse passato e quindi avevamo deciso di organizzare qualcosa così, per festeggiare. Jack aveva prenotato in un pub e ci stavamo avviando verso la macchina, tutti tranne Toshiko, che aveva declinato l’invito dicendo di dover sbrigare delle faccende importanti a casa. Eravamo appena partiti quando mi accorgo di aver lasciato le chiavi all’hub, dico agli altri di andare avanti, che gli avrei raggiunti con la mia auto e torno dentro. Appena entrato sento uno strano rumore, mi insospettisco e decido di andare a controllare, era ancora tutto acceso, Tosh doveva essere ancora al computer, la porta del bunker si apre, e la vedo, è rannicchiata sul divanetto, sta piangendo. Si accorge di me e tenta di ricomporsi, mi sento imbarazzato e sto per tornare via, ma mi fermo, mi volto e vado a sedermi accanto a lei, che cerca invano di smettere di piangere. Non sapevo bene che fare, non eravamo mai stati in gran confidenza, le chiedo cosa c’è che non va, all’inizio sminuisce la cosa dando la colpa alla pressione e allo stress degli ultimi giorni, ma dopo un po’ abbassa le difese e comincia a sfogarsi. Mi ha raccontato il suo dolore, la sua solitudine, di tutte le notti passate a piangere nel buio della sua stanza, di quel senso di vuoto e incompletezza, del tormento, di quella voglia di contatto, di un abbraccio, di qualcuno; e quel qualcuno per Toshiko era Owen, l’ha ammesso, e lui la stava facendo soffrire in un modo disumano, stava avendo un comportamento da immaturo, da chi si diverte a giocare con i sentimenti delle persone più insicure, ma lei continuava ad amarlo lo stesso. Smise di parlare ma non riusciva a guardarmi negli occhi, credo che si stesse pentendo di quello che mi aveva appena detto, continuava a piangere e si vergognava, era così dispiaciuto per lei, quelle parole mi sembravano mie, almeno di un tempo, adesso io avevo Jack, lei invece non aveva nessuno. Mi sono avvicinato e l’ho stretta a me, si è irrigidita e riuscivo a percepire il suo imbarazzo ma poi si è lasciata andare, ha appoggiato la testa sul mio petto e mi ha circondato la vita con le braccia, siamo rimasti così a lungo, finché non ha alzato gli occhi ancora gonfi verso di me e mi ha ringraziato.”

"La notte scorsa l’ho passata con Jack, di nuovo. Come quasi ogni sera, appena rimaniamo soli, lasciamo tutto quello che stavamo facendo, o che facevamo finta di fare e ci baciamo, come fosse una corsa contro il Tempo, un bacio aggressivo, con dentro tutto il desiderio represso del giorno, e non passano che pochi minuti che ci ritroviamo nudi, avvinghiati l’uno all’altro, e lo facciamo, disperatamente, selvaggiamente, per terra, sulla scrivania, dove capita. E’ Jack che comanda i giochi, infondo lui è il Capitano, il mio Capitano, e ogni volta si inventa qualcosa di nuovo, qualcosa che solo da un’anima immortale e tormentata come la sua potrebbe venir fuori, e nonostante questo ogni notte mi sembra stupenda, emozionante e spaventosa come la prima, e mi sento quasi soddisfatto nel vedere tutte quelle smorfie e urla di piacere sul suo volto quando è dentro di me; ma forse quello che amo di più è il dopo, quando esausti ci sdraiamo e ci addormentiamo, molto spesso è lui il primo a farlo, e non c’è momento più bello di quello, è come se all’improvviso il comando passasse a me, Jack non è il tipo da romanticismo, di solito niente preliminari o coccole, preferisce il sesso spudorato e contorto, io invece in questo sono il contrario, adoro guardarlo dormire, appare così indifeso, così in pace, il suo respiro è così calmo e quasi impercettibile, lo abbraccio delicatamente, senza svegliarlo, appoggio la testa sul suo petto e mi metto ad ascoltare, non ho mai sentito musica più bella del battito del suo cuore, e ripenso alla prima volta che l’ho sentito, batteva prepotente contro il mio, dopo essermi precipitato addosso dalle zampe di uno pterodattilo; è passato così tanto tempo da quel giorno e non mi sarei mai immaginato che potesse succedere tutto questo, non ci avrei mai creduto se qualcuno mi avesse detto che un giorno io avrei amato quell’uomo. Amo Jack e in un modo che non credevo esistesse, non è solo sesso, almeno non per me, non è solamente per il suo corpo, è per Jack, e se per qualche strano scherzo del Destino non mi fosse più dato toccarlo non cambierebbe quello che provo, mi riempirei con la sua voce, i suoi pensieri e tutto quello che fa di lui Jack, perché adesso la mia vita ha un nome e un senso, ogni tassello che componeva la mia esistenza e il mio essere ora è unito agli altri, prima non potevano esserlo, mancava il pezzo più importante. Non riesco a immaginarmi un futuro senza di lui semplicemente perché non ci sarebbe un futuro degno di tale nome. Non gli ho mai detto niente di quello che provo perché sono certo che per lui non è lo stesso, e ogni volta mi sento ridicolo solo a pensare che possa esserlo, sono fortunato anche solo per il fatto che il mio ed il suo cammino si sono incrociati, è il Tempo per cui stanno rimanendo così strettamente intrecciati è anche troppo per me, non me lo merito, lui è così straordinario ed io... sono solo io, Ianto, eppure ha scelto me. Adesso ho capito che la felicità non è solo una parola priva di significato inventata per i finali delle favole, ma che è anche un cosa reale, una cosa che non puoi descrivere, puoi solo esser consapevole di provarla.. o forse.. è solo che sono capitato dentro ad una favola.. ma si sa, le favole prima o poi finiscono..."

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