BREAK AND REBUILD

di Bonhiver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Il ballo del Ceppo ***
Capitolo 2: *** -Ma non del tutto ***
Capitolo 3: *** -Lilla ***
Capitolo 4: *** -Riflessi dorati ***
Capitolo 5: *** -Il bacio ***
Capitolo 6: *** -Forse gelosia ***
Capitolo 7: *** -Di nuovo ***
Capitolo 8: *** -Fallo e basta ***
Capitolo 9: *** -Provocamenti ***
Capitolo 10: *** -Emozioni ***
Capitolo 11: *** -Tutto crolla ***
Capitolo 12: *** -Un nuovo inizio ***
Capitolo 13: *** -La resa ***
Capitolo 14: *** -Il giorno dopo ***
Capitolo 15: *** -Nella notte ***
Capitolo 16: *** -Hermione Granger ***
Capitolo 17: *** -Possibilità ***
Capitolo 18: *** -Relazione ***
Capitolo 19: *** -Il sogno ***
Capitolo 20: *** -Dirsi addio ***
Capitolo 21: *** -Oltre il muro ***



Capitolo 1
*** -Il ballo del Ceppo ***


PRIMA PARTE 



Break and Rebuild







Capitolo 1 -Ballo del Ceppo











 
 
 
 
Di come influenzando ci si faccia influenzare,
di come una serata possa cambiare ogni punto di vista.
 
 
Draco Malfoy aveva passato una vita intera nella convinzione di essere superiore.
Ne era certo, ogni giorno che si trascinava nello stesso modo gli dava conferma della sua idea.
Quasi metà scuola, la parte maschile che non apparteneva alla sua Casata, lo odiava e questo era risaputo. E lo odiava per i modi regali e sprezzanti nei confronti di ogni cosa e persona, le infinite differenze che li separavano da lui.
Draco stesso ne era a conoscenza e quando qualche suo compagno gli chiedeva cosa pensasse a riguardo, rispondeva solamente con una cinica occhiata e la solita frase. Non fanno nulla affinché io smetta.
Aveva sempre avuto una personalità forte, autoritaria agli occhi delle persone. Nessuno considerava che dietro ogni sua azione si celassero gli occhi di un padre troppo oppressivo, che ogni suo gesto fosse metodicamente calcolato, già stato prescritto.
E nonostante ciò portasse alla mancanza di ogni traccia o ombra di libertà a Draco la sua situazione non dispiaceva affatto.
Aveva ciò che voleva, quando lo voleva e tutta la sua esistenza era basata su ideali che, anziché disdegnare, appoggiava. Quindi, se il prezzo da pagare era qualcosa che non sfiorava nemmeno lontanamente i suoi pensieri quotidiani, perché lamentarsi?
Strinse con un colpo secco il nodo nella cravatta che indossava e si specchiò.
Una volta Theodore Nott gli si era avvicinato e lo aveva reguardito.
“Forse un giorno anche tu avrai qualcuno da amare, e allora, mio caro amico, troverai che queste imposizioni sono troppo strette perfino per te.”
Draco si piegò sul suo letto e prese la giacca del completo da sera.
Probabilmente ciò che Theodore diceva era vero, ma al momento non voleva nemmeno pensarci.
 
Stava seduto in un angolo, la Sala Grande si specchiava nei suoi occhi attenti, presi dal volteggiare della gente.
Le danze erano iniziate da parecchio, ma lui non aveva partecipato nemmeno ad una di esse e la compagna che aveva accettato il suo invito quella sera se ne stava giusto lamentando.
«Andiamo anche noi? Ti prego, non ne posso più di stare seduta qui.»
Forse Daphne Greengrass aveva ragione pensò Draco in un attimo di genuina attenzione nei confronti di ciò che gli era stato detto. Sentiva anche lui il bisogno di muoversi.
Si alzò con lentezza misurata e le porse un braccio. Insieme, accompagnati da quel gesto troppo impostato e antico, si diressero verso il centro della sala.
A dire il vero non ballarono poi molto, la ragazza non si perse in finti imbarazzi o superflue mezze frasi e lo baciò fin dai primi passi smossi con una punta di imbarazzo che chiunque in quella sala stava provando.
Draco non poté far altro che rispondere con passione a quel contatto, preso ad un tratto dall’impellente bisogno di una tale dimostrazione di appartenenza.
Una spallata, dettata dall’incoscienza e per questo molto forse, li fece separare con inaspettata brutalità. Quasi persero l’equilibrio.
Inizialmente Draco pensò che quella spinta gli fosse stata indirizzata intenzionalmente, ma dovette ricredersi quando vide Victor Krum incastrato alla perfezione in una ragazza che non riuscì a riconoscere.
Ghignò com’era ormai suo solito fare in situazioni del genere e sublimò la rabbia che era cosciente di non poter esprimere palesemente in pura acidità.
Che non mancò di riversargli addosso, fomentato dall’invidia che provava nei suoi confronti fin dall’inizio dell’anno sia per la popolarità, sia per il ruolo che ricopriva nel Torneo Tre Maghi.
Con Potter non se la prendeva nemmeno più, aveva capito ormai da tempo che il suo era un bisogno cronico, con radici in problemi profondamente irrisolti, di attirare l’attenzione generale su di sé. Ogni volta che ci pensava sorrideva a se stesso come complimentandosi di un’analisi così acuta.
Rimaneva però anche la curiosità nei confronti della ragazza che stava così appassionatamente accompagnando il bulgaro nelle danze, in quanto non aveva guardato i quattro che si contendevano la gloria assoluta aprirle.
Ben consapevole della sua impotenza fisica di fronte al suo inconsapevole avversario, Draco in ogni modo non si lasciò scivolare la situazione dalle dita e assestò una neanche troppo convincente gomitata nel bel mezzo della schiena di Krum.
Nel caso la reazione fosse stata troppo violenta poteva sempre servirsi di Daphne. Sia come scusa per il suo essere stato anche lui maldestro, sia come scudo vero e proprio.
Non si fece sfuggire nemmeno un attimo della scena. Guardò con soddisfazione la coppia separarsi e girarsi nella sua direzione.
Forse avrebbe dovuto applicare su se stesso la profonda analisi che rivogeva a Potter e alle sue manie suicide. Probabilmente oltre a trovare tra loro colossali somiglianze avrebbe anche capito perché in quel momento sentiva l’impellente necessità di litigare con qualcuno.
Ma il pensiero bellicoso lo abbandonò ben presto, non appena vide la ragazza alla quale fino ad allora non aveva saputo dare un volto.
Victor Krum e… Hermione Granger?
Gli venne da ridere e senza remore lo fece, la voglia di litigare di poco prima già dissolta.
«Granger?» Ebbe il coraggio di chiedere quando si fu ripreso.
Era bella. Draco non si stupì come magari avrebbe dovuto nel pensarlo.
La ragazza non gli rispose, lanciò solo una veloce occhiata al suo compagno, poco dietro di lei.
«Cosa ti porta qui? Vestita in questo modo e accompagnata da persone del genere?»
Sorrideva mentre le parlava, un po’ schernendola un po’ ancora per la sorpresa che lo stava rendendo insospettatamente cristallino.
Ma lei non doveva aver sentito quello strano tentativo di intavolare una conversazione, o forse semplicemente non aveva proprio voluto farlo.
Nel mezzo della pista da ballo, con un’insostenibile musica che non era più un sottofondo quanto più il centro di ogni cosa ormai lì e con due accompagnatori che esigevano i propri partner il più in fretta possibile parlare sembrava l’ultima delle possibilità.
Hermione lo guardò quindi con un’usuale espressione corrucciata, così tipica di lei, tanto da fargliela finalmente riconoscere.
In un angolo della mente, Draco registrò le mani che rassettavano la gonna sulle cosce.
Non pensò di avvicinarsi e ripetere ciò che le aveva domandato, perché improvvisamente non aveva più senso cercare di parlarle.
Semplicemente le lanciò un ultimo sguardo e poi le voltò le spalle, preceduto da Daphne. Non si girò a guardarla e presto smise di pensarci, tornando nel suo mondo.
Quella notte però la sognò senza preavviso e senza alcun filtro a difenderlo da se stesso.
 
Nei giorni che seguenti quell’insolita sera, cercò di osservare Hermione Granger ogni qual volta ne avesse il tempo: voleva capire cosa avesse ingenuamente trascurato per tutti quegli anni che, improvvisamente, l’avesse resa tanto diversa nel tempo vero e proprio di un battito di ciglia.
Lei però non appariva altra se non quella di sempre, dimenticato il fascino del Ballo del Ceppo e rivestiti i panni di una ragazza troppo austera.
Draco ancora non capiva che ad essere cambiato era che il suo modo di vederla, neanche per un attimo lei.

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Capitolo 2
*** -Ma non del tutto ***



Break and Rebuild







Capitolo 2 -Ma non del tutto














Di come si possa movimentare una lezione,
di come si inizi a scorgere qualcosa.








Non sai quanto ho voglia di sentirti ancora dentro di me.

Draco Malfoy corrugò leggermente le sopracciglia. Era impazzita?

Così mi fai arrossire.

Dal fondo dell’aula si sentì una risatina sommessa. Minerva McGranitt si girò velocemente verso i suoi studenti, ma nessuno di loro aveva una aria abbastanza colpevole da svelarle chi era stato.
Di nuovo si voltò e ricominciò da dove si era fermata.

Tu? Non ci credo.

Il grattare di una penna sul legno ruvido dei banchi si distaccò dal lieve mormorio creato dagli studenti.

Vuoi controllare?

Ma Draco non le diede comunque il tempo di rispondere, una mano scivolò sulla coscia della ragazza, che si voltò di scatto verso di lui, l’espressione confusa.
«Non vedi quanto sono imbarazzato?»
Aveva stampato in volto il suo solito ghigno, che faceva capitolare tutti; ma Daphne era già ai suoi piedi prima che i loro sguardi si incrociassero.
Ci volle poco, davvero poco, prima che la sua mano andasse a cercare un contatto più diretto. Sorpassò le mutandine della ragazza senza farci caso e là iniziò il suo contorto gioco.
Un gemito sommesso fu l’unica testimonianza di quello che stava succedendo, ma Daphne fu veloce a serrare la bocca mentre si appoggiava con la fronte alla spalla del compagno, senza fiato e con qualcosa, sospettava si chiamasse vergogna, che le scuoteva le ossa.
Draco, invece, stava seduto compostamente con lo sguardo dritto davanti a sé, solo una mano che scompariva oltre i loro banchi uniti.
Si fece leggermente più insistenze nelle sue carezze ben rivolte e questo bastò per far perdere il controllo, un’altra volta, a Daphne.
Un altro gemito, questa volta leggermente udibile.
Draco vide una testa girarsi verso di loro, ma non ci fece caso. Provasse a parlare, chiunque fosse.
Sentì una mano di Daphne stringergli il braccio con cui la stava lentamente torturando e solo allora si permise di vedere chi era che lo guardava con tanta insistenza.
Rimase folgorato. Hermione Granger.
La mano si fermò senza il suo consenso e quasi si vergognò per quello che stava facendo. Possibile che un solo sguardo... ?
Il ghigno sul suo volto si allargò e ricominciò quel movimento circolare che aveva lasciato poco prima, lasciando la ragazza al suo fianco senza fiato per la terza volta.
Tanto meglio, avrebbe fatto durare tutto molto di più. Vide il viso di Hermione diventare scarlatto, capendo cosa stava facendo.
La fine della lezione, annunciata dalla professoressa, arrivò inaspettata. Gli studenti si alzarono e così anche Draco, non degnando di uno sguardo quella Daphne che aveva fatto sentire al centro del suo mondo fino a poco prima.
Raccolse i libri lentamente, mentre osservava Hermione Granger uscire di corsa dall’aula che avevano condiviso.



Passarono settimane da quella lezione.
Draco si era ormai abituato a come il rosso si posasse sulle guance di Hermione Granger non appena lo vedeva, aveva studiato ed imparato ogni suo modo di fare, ma non aveva trovato nulla di particolare in lei. Era sempre la solita.
Si sistemava perenemmente i capelli, quella era una sua ossessione, per non parlare del modo in cui si mangiava una sola unghia, l’indice della mano destra. Sembrava quasi una forma maniacale.
Ma tutto quello era normale. Normale che arricciasse il naso quando succedeva qualcosa che non si aspettava, soprattutto fra i banchi di scuola, o che si lisciasse la gonna della divisa quando non sapeva cosa fare.
Quelle cose le facevano tutte.
Ma su di lei, dopo quella sera, avevano acquistato un significato diverso.
Diede una leggera spinta al gufo sul suo avambraccio e lo guardò mentre volava via, accolto dalle nubi invernali.
Batté le mani e ci soffiò sopra, faceva freddo quella domenica, ma erano i giorni migliori per uscire dalle mura della sua Sala Comune, non c'era nessuno fuori a dare fastidio.
Si appoggiò al davanzale di una delle tante finestre, guardò fuori e cercò di catturare ogni particolare di quel paesaggio così maestoso. Si perse nell’intrico degli alberi che s’intrecciavano tra loro e non poté fare a meno di paragonarli alla sua vita.
E pensò, e ricordò.
Fu riportato alla realtà dal suono di passi leggeri che stavano risalendo le scale. Si voltò lentamente quando sentì il nuovo arrivato sussultare.
Le guance arrossate, questa volta anche per il freddo, e gli occhi dalle pupille dilatate. Era quella Hermione Granger?
Rimase fermo a guardarla e fece come aveva fatto con il paesaggio, ora alle sue spalle. Cercò di cogliere ogni minimo particolare della sua figura, ma, come sempre, non trovò nulla.
Senza dire una parola si staccò dal davanzale a cui era appoggiato e le passò affianco. Aveva il fiatone e respirava pesantemente, ma quando le loro braccia si sfiorarono la sentì trattenere il fiato.
Forse era quella la sua magia, l’ingenuità.






Angolo Autrice:



Emozionatissima, davvero tanto. Ho paura di deludervi non sapendo rendere il carattere di Draco Malfoy al meglio (che è anche la mia sfida personale...)!
Aiuto!


Comunque grazie tante a chi ha commentato, seguito o aggiunto fra prefriti questa storia, mi ha fatto davvero piacere. Anche perchè è la prima volta che pubblico qualcosa e temevo il giudizio di estranei!
Bhe, dai... grazie ancora a tutti, un bacio grande.

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Capitolo 3
*** -Lilla ***



Break and Rebuild







Capitolo 3 -Lilla













Di come non si capisca nulla,
di come un colore cambi ogni cosa.





Strascicò lentamente un piede, cambiando così l’andatura della sua camminata.
«Granger.»
La vide alzare lo sguardo su di lui, imbarazzata come sempre.
Riconosceva la sua voce.
Sorrise interiormente, trionfante e non sapendo per quale motivo.
«Posso sedermi qui, vero?»
In realtà, quella non era una vera domanda, visto che mentre glielo stava chiedendo si era già appostato vicino a lei.
Rimase a scrutarla, come sempre in quell’ultimo periodo, non riuscendo però a coglierla. Quello era il suo ostacolo più alto, lei.
«Posso chiderti cosa vuoi?»
Ma certo non si sarebbe tirato indietro; nè al tono scontroso di lei, nè alla sua mentalità che non riusciva a comprenderla.
«Non mi saluti?»
Il tono, chiaramente, era ironico e questo Hermione non mancò di coglierlo. Si alzò di scatto e indietreggiò di qualche passo, prima di avere il coraggio di rispondergli a tono, come lui si aspettava che facesse.
«A che gioco stai giocando, Malfoy?»
«Non capisco cosa intendi.»
Le rispose lui, socchiudendo gli occhi e sorridendo.
«Credi che sia stupida? Che non l’abbia notato?», al suo sguardo fintamente ignaro, continuò «Tu mi fissi! Durante le lezioni, per i corridoi… sempre!»
«Sicura di non essere tu troppo egocentrica?»
«Io… no di certo!»
Draco si alzò lentamente dalla sua recente posizione. Era fantastica quando rimaneva senza parole.
Le si avvicinò e cercò, invano, il suo sguardo.
«Ora! Ecco, adesso lo stai facendo!»
«Cosa, Granger?»
«Abbassi la voce in modo così… tu mi punti!»
Sogghignò. Lui?
Certo.
«Mh.» Abbassò lo sguardo, ironico in tutto quello che faceva. «Il tuo colore preferito?»
Non la guardò ma bastò il suo tono di voce per capire che l’aveva spiazzata, ancora una volta.
«Cosa?»



Lilla.
«Draco…»
Scese a baciarle il collo, lentamente, lascivamente.
«Ti prego… non resisto più…»
Si staccò lentamente dalla pelle perlaceo di quella notte e alzò lo sguardo sulla ragazza, mora, davanti a lui.
«Non ti piace quello che faccio… ?»
Sì, certo che le piaceva.
«Oh… sì, certo che mi paice!»
E gemette.
Draco riprese da dove aveva cominciato.
Il lilla, certo. Come aveva fatto a non pensarci?






Angolo Autrice:



Molto corto. Come gli altri, del resto, però secondo me è molto meglio così… annoio meno, se proprio devo!
... E Draco? Cosa dite... troppo OOC?

Ok, un grazie particolare va a Tanny e sanguisuga per il primo capitolo e a nefene, jennybrava e Eilean per il secondo, che hanno perfino avuto il coraggio di commentare! Grazie tante, davvero, ne ho bisogno… (:
Un bacio grande, BGreen.


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Capitolo 4
*** -Riflessi dorati ***



Break and Rebuild







Capitolo 4 -Riflessi dorati













Di come non si regga il confronto con un ragazzone tutto muscoli e sudore,
di come da un dubbio ne nascano altri mille.





Draco Malfoy era confuso - sinonimo singolare per indicare “spaventato” - da ciò che improvvisamente lo circondava.

Ciò che ci spaventa non è tanto il problema in sé, quanto la nostra reazione difronte a tale problema.

Lui, in quegli ultimi mesi di scuola, aveva iniziato a vedere ciò che prima ignorava, perchè riteneva privo di importanza.
La libertà, in fin dei conti, è prerogativa dell’uomo, sia che esso la richieda sia che la ignori.
E Draco Malfoy ignorava.
Perchè?
Bhe, basti dire che non si può sapere tutto.



Alzò lo sguardo sui suoi compagni.
Era in corso un allenamento di cui lui era la guida e non stava seguendo. Possibile?
«Capitano, quale tattica useremo questa volta? Muoio dalla voglia di rompere qualcosa all’idiota Weasley!»
«Oh, certo Tiger, e io non te lo impedirò.» Al suo commento tutta la squadra ridacchiò sommessamente. «Comunque, questa partita è importante. Dobbiamo batterli una volta per tutte quegli stupidi Grifoni, siete d’accordo con me?»
L’intero campo da Quidditch fu pervaso dalle urla dei Serpeverde.
«Molto bene. Bletchley tu non farai niente, o almeno, non per quello che vedranno dagli spalti. Metti fuori uso quelli che passano di lì, ma non uscire mai dall’area di tiro.»
«Sì, signor Capitano!»
Altre risa: straordinario quanto quei ragazzi spesso algidi e composti fossero così ilari tra loro.
«Tiger, Goyle… bhe, a voi non devo nemmeno una spiegazione su quello che dovrete fare. Lo scopo da raggiungere è l’infermeria piena, non so se mi spiego. Siete i battitori e avete più possibilità degli altri di dasarcionare qualche Grifondoro.»
I due ragazzi si diedero una gomitata a vicenda sghignazzando, traballando per la poca stabilità che avevano sulle scope.
«Zabini, Nott e Warrington. Dovete seguire i movimenti dei nostri avversari finché non capiscono la nostra tattica, di lì in poi cercate solo di segnare quanti più punti potete.»
Ad un cenno d’intesa con i tre Cacciatori, Draco continuò: «E ricordate bene: Potter è mio.».
Altri fischi di approvazione.
Per le due ore che seguirono mostrò loro gli schemi che avrebbero dovuto seguire e si allenarono fino allo sfinimento. Quando li vide più morti che vivi, Draco finalmente lasciò che tornassero agli spogliatoi.
Era normale che fosse il meno stanco fra loro, il suo allenamento consisteva nel cercare di superare sempre più i limiti della sua scopa e questo, a dire il vero, era per lui un’abitudine, ormai.
Chiuse gli occhi e rimase fermo al centro del campo, esattamente ad una cinquantina di metri da terra. Lasciò che la sottile brezza che annunciava la sera gli scompigliasse i capelli e sospirò.
Gli allenamenti evevano avuto i soliti risultato sulla sua mente, era riuscito a dissociarsi del mondo esterno, ma ora. Ora tutto tornava dentro di lui come il fluire irrefrenabile dell’acqua.
Lentamente tornò a terra e scese dalla sua scopa.
Si stava dirigendo verso gli spogliatoi anche lui come gli altri, quando il frusciare di una camminata sull’erba secca del campo attirò la sua attenzione.
«Gli allenamenti sono finiti, qualunque cosa tu voglia chiedere dovrai rimandarla a stasera a cena.»
Non si girò nemmeno, continuò a camminare guardando dritto davanti a sé.
Voleva restare solo e sapeva di non poter reggere un Tiger o un Goyle che non aveva capito ancora parte degli schemi.
«Mi dispiace, temo di non saperne poi molto sul Quidditch.»
Si voltò di scatto. Lei?
«Granger?»
La ragazza allargò leggermente le braccia per mostrarsi, poi però ritornò velocemente alla posizione iniziale, quasi avesse capito solo allora di essersi spinta troppo oltre.
«Non reggo certo il confronto con un ragazzone tutto muscoli e sudore, ma… vorrei parlarti.»
E mentre già lo faceva aveva una faccia che faceva trasparire quanto si stesse sentendo stupida in quel momento.
Draco Malfoy sgranò leggermente gli occhi, sorpreso, ma ci mise veramente poco a riprendersi.
«E non puoi aspettare fino a domani, vero Mezzosangue?»
Passarono molte emozioni in contrasto fra loro sulla faccia della Grifondoro, ma solo una prevalse.
Posizionò le mani sui fianchi e alzò leggermente la testa, mentre gli rispondeva a tono:
«Chiaramente no, visto che mi sono fatta mezza Hogwarts a piedi solo per trovarti.»
Rimasero a guardarsi.
E iniziarono a maledirsi mentalmente quasi in contemporanea.
«Ok, tregua. Non ce la posso fare a litigare con te, ora.»
«E io non prenderò queste tue parole come una debolezza Malfoy, non ti preoccupare.»
Annuirono.
Si maledirono nuovamente.
«Allora? Dimmi.»
«Sì, ecco… ti dispiace se ci sediamo? Sai, sto correndo da praticamente…»
«Certo.»



Aveva sempre disprezzato ogni forma di vita esistente. Le aveva considerate inferiori, stupide, mai al suo livello.
E, cosa ancor più importante, non aveva mai permesso loro di avvicinarglisi più del necessario.
«Riguarda il tuo comportamento.»
«In che ambito?»
Allora perchè permetteva a quella ragazza che ora si stava nervosamente passando una mano fra i capelli di restringere poco a poco le sue barriere?
«Sai cosa intendo. E… non voglio girarci attorno. Cosa vuoi da me?»
Lui? Tutto.
«Io? Nulla.»
Tutto il suo mondo, tutte le sue aspettative, tutto il suo futuro.
«Ok. Senti, so di non essere estremamente egocentrica mentre ti dico che tu hai cambiato comportamento nei miei confronti. Il che non è logico.»
«E deve sempre svolgersi tutto secondo una precisa logica, Granger? Niente fatti fuori dall’ordinario?»
Erano seduti sugli spalti che circondavano il campo da Quidditch e lui stava delirando.
Hermione Granger lo guardò come se venisse da un altro pianeta.
«Non lo so nemmeno io perchè all’improvviso ho smesso di trattarti in un modo e ho iniziato con un altro. So solo che ti ho vista più bella, all’improvviso.»
Fra di loro calò un silenzio gelato.
Cosa?
«Oh Merlino, Malfoy. Ti piaccio?»
Vista da fuori chiunque si sarebbemesso a ridere.
«No. Ok, bella forse non è il termine adatto. Tu... sei diversa. O forse sei sempre la stessa e sono io ad essere cambiato, non ne ho idea.»
«Non capisco.»
«Nemmeno io, Granger.»
Lentamente si alzò dal suo posto e rimase a scrutarla in volto. Ancora niente.
«Ecco, ora. Potresti evitare lo sguardo penetrante?»
Ma Draco la ignorò. Avvicinò una mano ai suoi capelli e ne prese una ciocca, rigirandola alla luce del tramonto.
«Davvero non capisco nemmeno io.»
E senza aggiungere altro le voltò le spalle e si allontanò, verso Hogwarts, lasciandosi alle spalle mille dubbi dai riflessi dorati.






Angolo Autrice:



Mi sono fatta perdonare?
Questo, vi avviso subito, è il primo e l’ultimo così lungo!
Comunque, questo capitolo è molto importante. C’è stato il primo contatto fra i due e quello che ne è uscito è un mistero anche per me.
Si capisce? Hanno le idee parecchio confuse e non sanno ancora a cosa stanno, involontariamente aggiungerei, andando in contro.

Ok, credo sia tutto.
Sono agitatissima come sempre per i vostri giudizi e non mi resta che rigraziare di cuore sanguisuga e anna96. Grazie ragazze, questo capitolo è per voi.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 5
*** -Il bacio ***



Break and Rebuild







Capitolo 5 -Il bacio













Di come ci si stupisca a stupire,
di come una punizione porti a qualcosa di più.





«Non può essere successo. Non a me!»
Draco Malfoy sospirò, ormai rassegnato alla previsione che quella sera - ne era fin troppo sicuro – un terribile mal di testa non lo avrebbe risparmiato per niente al mondo.
«Mezzosangue, basta. Siamo qui da quasi due ore e tu non fai altro che lamentarti. Non capisci che sono umano anch’io?»
Lei si girò di scatto, smettendo per la prima volta di fissare il mucchio di libri davanti a sé, e lo fulminò.
«Taci Malfoy! Se ci troviamo qui, è solamente a causa tua!»
«Oh, certo. Mi sembra ovvio.»
«Perché lo è, infatti.»
«Nel caso non lo avessi capito, Granger, il mio era un tono ironico.»
Hermione assottigliò gli occhi e gli fece la linguaccia, per poi tornare ad occuparsi di ciò che le avevano ordinato di fare.
Riordinare un intero secolo di volumi, arrivati come omaggio da chissà dove. La McGranitt sapeva essere spietata, a volte.
In tutto ciò, però, non si accorse che Draco Malfoy era rimasto senza parole.
«Come ci riesci, Granger?»
La ragazza si voltò, lasciando stare per la seconda volta il suo compito - senza troppa fatica, a dire il vero.
«A fare cosa, scusa?»
Draco aggrottò le sopracciglia, non era ovvio?
«A… a cambiare continuamente.»
Vide mentre ogni possibile risposta lasciava le sue labbra e ne fu stranamente compiaciuto. L’aveva stupita.
«Io…»
Hermione sorrise e scosse piano la testa, tornando a dargli le spalle.
«Ma lo sai che sei veramente strano, Malfoy?»
Anche lui sorrise, nascosto dalla posizione della sua interlocutrice.
«Ah sì? Pensa, sei la prima che me lo dice.»



«Mi annoio.»
Hermione non rispose, ma si ritrovò a sorridere - come faceva molto spesso in quell’ultimo periodo - di nascosto.
«E cosa proponi di fare? Questa è una punizione, non ci sono possibilità di scelta.»
«Punizione che devi scontare a causa mia, giusto?»
«Esattamente.»
Draco si appoggiò alla parete dietro di sé: aveva male alla schiena, alle gambe, alla testa - sì, il mal di testa era arrivato prima del previsto - e alle braccia.
Libri. La piaga dell’umanità, lui l’aveva sempre detto.
«Sai, ancora non mi hai spiegato per quale motivo mi hai travolta insieme a metà delle armature presenti ad Hogwarts, stamattina.»
Draco la guardò di sbieco per l’esagerazione.
Ok, era casualmente inciampato sulla Granger e, casualmente, anche ad un’armatura dietro di lei.
La McGranitt, arrivando in quel momento e vedendoli distesi uno sopra l’altro in un corridoio deserto, aveva classificato la cosa come atti osceni in luogo pubblico e stava ora facendo loro scontare una punizione senza precedenti.
Sì, era successo, ma non era certo una tragedia!
«Mah… niente. Ti ho vista lì e mi sono detto perché no?»
Questa volta Hermione non riuscì a trattenersi dal ridere.
«La sai una cosa?» Riuscì a dire quando si fu ripresa «Non sei poi così male, Malfoy!»
«Ah sì, Mezzosangue? È per me fonte di grande gioia saperlo, ma non ti spingere troppo oltre, intesi?»
Aveva ripreso il solito tono sprezzante e lei lo guardò allibita.
«Tu soffri di crisi di personalità, lo sai questo, vero?»
All’improvviso le arrivò alle orecchie un suono che mai aveva sentito prima. Si girò versò Draco Malfoy ed ebbe conferme del fatto che stesse ridendo.
Lui stava ridendo.
Era strano vederlo così, lui stesso non si riconosceva più. Nell’ultimo mese aveva instaurato un rapporto civile con Hermione Granger e ora ci rideva anche!
Cosa stava facendo?
Non lo sapeva e - per la prima volta in tutta la sua vita - non gliene importava proprio nulla.
Stava andando contro tutti i precetti morali cui era stato abituato, ma in effetti lui aveva sempre fatto quello che più gli piaceva.
Improvvisa, un’idea gli balenò nella mente.
«Granger,» Le si rivolse poco dopo, attirando la sua attenzione. «ti ricordi quando ti ho detto che non tutto si svolge secondo una logica precisa?»
«Certo, è stata la tua prima ed ultima dimostrazione d’intelligenza.»
«Ma che simpatica», commentò mentre le si avvicinava lentamente.
Se voleva capire cosa c’era di diverso in lei, doveva partire da ciò che avrebbe escluso a priori.
«Ecco, sto per fare una cosa che credo non renderà felice nessuno dei due, alla fine.»
L’attrazione fisica, per esempio.
«E io continuo a sostenere la teoria secondo la quale sei completamente scemo.»
Draco sbuffò leggermente, prima di risponderle - ovviamente - a tono.
«Giornata della battuta, Granger?»
Si era fermato.
«Ammettilo che ti faccio morire.»
La guardò negli occhi. Era una cosa strana da fare, intima. E loro non erano intimi, si potevano a stento definire conoscenti.
«Ma non ti stanchi mai di parlare, tu?»
«No.»
«E io invece sì.»
Hermione lo guardò stralunata.
«Ma cosa stai cercando di dirmi, scusa?»
Draco ghignò mentre avvicinava i loro volti senza che se ne accorgessero.
«Non ne ho idea…»
E fece una cosa che prima di allora non aveva mai nemmeno immaginato.
La baciò.






Angolo Autrice:



Questo è in assoluto uno dei capitoli più importanti, quindi – vi prego – ditemelo se è troppo affrettato.
Nel caso non si fosse capito, è passato un mese dall’ultimo capitolo e quindi i due hanno avuto modo di parlare altre volte. Non ho scritto nulla, perché per adesso non è importante cosa si dicono, quanto il fatto che lo facciano.

Capitolo ovviamente dedicato a _Bella_Swan_, anna96 e giuliabaron.
Grazie.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 6
*** -Forse gelosia ***



Break and Rebuild







Capitolo 6 -Forse gelosia













Di come le altre non siano lei,
di come si possa essere estremamente stupidi.





Draco chiuse gli occhi, aspirando quanto più fumo possibile.
Non gli piaceva quella situazione, non gli piaceva per niente.
Sospirò.
Cosa gli stava succedendo? Aveva fatto una cazzata, sì. Punto. Poteva benissimo lasciarsela alle spalle, come aveva già fatto mille altre volte.
E invece no. Continuava a pensarci.
Perché?
«Ancora qui?»
Spostò leggermente lo sguardo verso la ragazza che lo stava, nonostante tutto, adorando con gli occhi estremamente lucidi.
«Draco… perché mi fai questo?»
Il ragazzo si ritrovò a scrutare la luce verde che inondava la sua camera, proveniente dalla finestra, prima di rendersi conto che forse doveva risponderle.
O forse no. Infondo, lei chi era? Nessuno. Non certo Hermione Granger.
Questo pensiero, involontario, lo fece innervosire ancor più di prima.
«Forse non hai capito il concetto. Bene, ti ripeterò la cosa più semplicemente: vattene, ora.»
Fece un altro tiro dalla sua sigaretta già consumata fino al filtro. Odiava il vizio del fumo.
La dipendenza che dava. Il fumo.
Senza riuscire a controllarsi tirò una gomitata alla testiera del letto e sentì la ragazza uscire, finalmente, dalla sua stanza con un singhiozzo strozzato.
Si ributtò tra i cuscini alle sue spalle, fin troppo nervoso.
Non stava succedendo a lui.



«Il vincitore è il signor Diggory!»
L’intera piattaforma fu invasa dalle urla esultanti dei Grifondoro.
I Serpeverde rimasero in silenzio, indignati.
Draco spintonò un ragazzino di Corvonero che era esploso di gioia al sentire ciò che il Preside aveva appena annunciato a gran voce.
Si trovava al bordo della staccionata, sotto di lui i quattro -non avrebbe mai smesso di compatire Potter per quanto si era spinto in basso pur di fare l’eroe ancora una volta- finalisti del Torneo Tre Maghi e i rispettivi compagni salvati.
Aveva visto fin troppo chiaramente Victor Krum portare in salvo la Granger. E aveva provato una fitta allo stomaco. Gelosia, forse. Lui comunque preferiva non approfondire sulla questione più di quanto non avesse già fatto.
Si spostò nervosamente un ciuffo di capelli da davanti gli occhi, disgustato di se stesso e, ovviamente, degli altri.
«Per la sua innata padronanza dell’incantesimo Testabolla. Ma visto che il signor Potter sarebbe arrivato primo se non fosse stato per la sua determinazione nel salvare non solo il signor Weasley, ma anche gli altri ostaggi,» I Serpeverde, che come gli altri studenti iniziavano a capire dove Silente stesse andando a parare, non nascosero la loro disapprovazione a riguardo. «abbiamo convenuto di premiarlo col secondo posto!»
A questo punto Draco non seppe se odiare Harry Potter per il perennemente colossale culo, o amarlo per aver fatto scendere di classifica Victor Krum.
«Per l’eccezionale fibra morale.»
E vide lo sguardo che Hermione gli rivolse. Sinceramente felice, orgoglioso. Pieno d’amore.
Avrebbe mai avuto quello, di qualunque cosa si trattasse, per sé?
La risposta era fin troppo semplice. No.
Il bambino di poco prima era tornato in azione. Urlava, felice che Harry Potter -il salvatore del mondo magico- avesse vinto un’altra volta.
Lo guardò disgustato mentre gridava felice e gli abbassò sugli occhi il patetico cappellino di lana beige che sfoggiava insieme al patetico binocolo di plastica. Regali della sua sudicia madre, babbana come minimo.
Se ne andò di lì, cercando di mettere quanta più distanza possibile fra lui e quella bolla di felicità che si stava allargando sempre più, lasciandolo impietosamente escluso.



Si appoggiò al muro di fianco a lui, continuando a mescolare la sua pozione.
Erano all’ultima ora della giornata e tutti gli studenti, chi più e chi meno, si stavano deconcentrando. Anche lui.
Piton quel giorno era stato particolarmente crudele assegnando loro una delle pozioni più complicate del programma di quell’anno. Nuvole di vapore decisamente esagerate provenivano dai calderoni dei vari studenti, ma ognuno di loro si permetteva comunque di distrarsi in qualsiasi modo.
Draco lesse sul suo libro l’ingrediente che gli sarebbe servito una volta finito di mescolare nove volte in senso orario e undici nel verso opposto e inorridì.
Stupido, aveva dimenticato le radici di Mandragola, fra gli ingredienti. Incantò il mescolo in modo che girasse da solo e si alzò lentamente dal suo posto.
Odiava le distrazioni.
Proprio in quel momento passò di fianco ai banchi uniti di Harry Potter e Ron Weasley e non mancò di deridere i loro lavori, provocando le risa dei suo compagni di Casa. Quasi tutto quello fosse un lavoro, qualcosa di già programmato.
Arrivando al fondo dell’aula il vapore si andava ad intensificare, tanto che sbatté leggermente contro lo spigolo di un mobile. Si girò a vedere se qualcuno avesse notato la cosa, ma tutti erano troppo intenti chi a chiacchierare, chi a perdersi nei colori troppo accesi delle rispettive pozioni. E poi quella nebbiolina rendeva tutto stranamente sfocato, quasi a trovarsi in un sogno.
Senza perdere altro tempo cercò ciò che gli serviva e si piegò per arrivare al cassetto più basso dell’armadio personale di Piton.
Aveva notato l’assenza di Hermione Granger al suo banco, ma quando la sentì sussultare alle sue spalle divenne stranamente agitato.
Eccola, finalmente. L’aveva evitato per troppo, adesso non poteva più tirarsi in dietro.
Si voltò lentamente e la guardò a lungo negli occhi, prima di sussurrarle:
«Dimenticato qualcosa?»
Lei parve tornare a respirare solo in quel momento e, come reazione, distolse lo sguardo.
«Le… le radici di Mandragola.»
Draco non poté fare a meno di ridere sommessamente, l’ironia della sorte.
Hermione lo guardò confusa, non capendo, ma quando notò che nella sua mano c’erano le stesse radici di Mandragola che cercava non le ci volle molto a capire.
Lo vide voltarsi e prenderne altre per lei, fin troppo gentile.
«Non ho intenzione di perdonarti Malfoy, se è questo che credi. È inutile tutto questo tuo finto interesse.»
Prese ciò che lui le offriva e fece per andarsene, ma -senza sorprendersene troppo- venne fermata.
Ciò che la lasciò sgomenta fu il come lui la fermò. L’abbracciò praticamente, sentì il bacino di lui premere sul suo sedere e rabbrividì senza contegno.
Draco le alitò, con studiata sensualità, sul collo: «Non ti permetto di rispondermi in questo modo, Mezzosangue. Cerca di ricordarti con chi stai parlando.»
La sentì ritrarsi di scatto, colpita dalle sue parole.
Da quanto non le si rivolgeva in quel modo?
«Credevo di aver conosciuto il vero Draco Malfoy, credevo la tua fosse solo facciata, invece è tutto estremamente vero. Sei un bambino che se non ottiene ciò che vuole diventa scontroso.» Si voltò a guardarlo. «Mi chiedo solo dove tu l’abbia trovata la simpatia che mi hai mostrato.»
Draco rimase immobile mentre Hermione se ne andava.
Continuò a fissare il vuoto davanti a sé, cercando di recepire tutto il significato di quell'ondata di delusione e disgusto che la ragazza gli aveva appena scagliato contro.
Con una stretta allo stomaco si rese conto che era vero.
Aveva ragione lei. La trattava male solo perché lei l’aveva respinto. Era un bambino.
Ridacchiò passandosi una mano sugli occhi, che stupido.






Angolo Autrice:



Mi scuso veramente moltissimo per il ritardo, lo so, colossale.
Un po’ per la mancata ispirazione, un po’ per l’estate non ho davvero trovato il tempo di accendere il computer e iniziare a scrivere…
Questo capitolo è decisamente strano, me ne rendo perfettamente conto. Il carattere di Draco suppongo sia cambiato fin troppo e la cosa mi dispiace davvero, ma non avendo scritto per molto su di lui suppongo sia una cosa abbastanza normale.
Spero di non deludervi, comunque.

Capitolo dedicato a _Giuli95_, sanguisuga, giuliabaron e anna96.
Grazie, davvero. Spero mi seguirete ancora.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 7
*** -Di nuovo ***



Break and Rebuild







Capitolo 7 -Di nuovo













Di come gli amici vengano fuori così,
di come tutto si ripeta.





La guardava a pranzo, a cena. Durante le lezioni.
Ormai non poteva più farne a meno.
Era spaventato -odiava ammetterlo anche solo a sé stesso-, perché stava iniziando a capire cosa gli era successo durante tutto quell’ultimo periodo. Cosa di così diverso Hermione Granger aveva dopo quel maledetto Ballo del Ceppo.
E la cosa non gli piaceva, non gli piaceva per niente.



«Cos’hai di preciso?»
Draco non si mosse, non voltò la testa in direzione del nuovo arrivato. Semplicemente cercò di non notare la sua presenza, soffocando la risposta che lottava a gran forza per uscire dalla sua bocca.
Theodore Nott si stravaccò nel primo divano che trovò, senza bisogno di inviti o permessi.
«Prima o poi dovrai dirlo a qualcuno, Malfoy.»
Draco sospirò pesantemente, incrociando le mani davanti al volto –i gomiti sorretti dai braccioli della poltrona su cui si trovava.
«E cosa ti fa credere che sceglierei proprio te per farlo?»
«Problemi a scuola non ne hai, in famiglia nemmeno. A parte i soliti di cui tu neghi spudoratamente l’esistenza. Quindi, cosa?» Lo ignorò Theodore guardando fisso il suo volto.
Sapeva di essere l’unico con cui Draco avrebbe fatto trasparire almeno uno stralcio della sua anima. Era l’unico alla sua altezza, l’aveva detto lui stesso.
Draco continuò a non voler rispondere e chiuse gli occhi. Improvvisa una frase del compagno gli saettò nella mente.
Forse un giorno avrai anche tu qualcuno da amare, e allora, mio caro amico, troverai che queste imposizioni sono troppo strette per te.
Era stato proprio Theodore a dirglielo tempo addietro. E lui non ci aveva voluto credere, non gli sembrava possibile. Ora doveva fare i conti con la dura realtà.
Già. Lui non era innamorato di Hermione Granger, ma la sua presenza gli aveva fatto pregustare un mondo completamente diverso da ciò cui era stato abituato. Cui si era abiatuato.
Sorrise mestamente.
E ora era lì, voleva quel mondo. Lo desiderava e questo non poteva essere accettato.
«Avevi ragione. Certe imposizioni sono strette per chiunque.»



«Hermione Granger, giusto? Avrei dovuto immaginarlo.»
Draco distolse infastidito lo sguardo dal tavolo dei Grifondoro. Perché veniva perseguitato?
«Si può sapre cosa vuoi, Theodore?»
«Mh. Che torni quello di una volta. O quello che non sei mai stato.»
Gli rispose sinceramente, vendendolo girarsi stupito nella sua direzione.
«Daphne mi ha detto che ormai non la guardi più. E la settimana scorsa ho visto la prima di una successione di ragazze uscire dalla tua camera in lacrime.»
Draco stava già per rispondergli a tono, ma il compagno non lo lasciò nemmeno aprir bocca.
«E ora credo di saperne il motivo. Cosa pensi di fare?»
«Ritieniti fortunato di sapere ciò che sai. È già fin troppo.» Disse mentre lentamente si alzava dal suo posto a tavola, senza aver finito di mangiare. Gli era improvvisamente passato l’appetito.
«Ovviamente, Theo, nessuno dovrà sapere di tutta questa storia.»
Era una minaccia bella e buona, lo sapevano perfettamente tutti e due.
«Certo.»
Senza lasciargli il tempo di aggiungere altro che avrebbe, ne era sicuro, danneggiato i suoi già fragili nervi, Draco attraversò a grandi falcate la Sala Grande.
Mentre il biondo si dirigeva verso il portone, Theodore notò fin troppo l’occhiata che lanciò alla Granger, consapevole di poter essere notato da chiunque.
Ciò che però il suo amico -in realtà non sapeva nemmeno se poteva considerarlo un amico- non sapeva era ciò che la ragazza fece quando ebbe varcato la soglia della sala.
Theodore sgranò gli occhi quando la vide portarsi una mano al cuore per cercare di calmarsi, lo sguardo stranamente appannato e perso.



«Sta attento a dove vai, Potter!»
«Malfoy levati di torno!»
«Uhuh... Siamo di cattivo umore stamattina?»
Draco ghignò beffardo, circondato dai Serpeverde. Nonostante la presenza di Hermione lo stesse facendo sentire un completo idiota a ripetere sempre la stessa scenetta per i corridoi, mantenne perfettamente intatta la facciata di ragazzo perfetto senza nessun tipo di problema.
«Cosa vuoi farci? La tua presenza da effetti collaterali.»
Gli rispose Harry a tono. Draco rise sufficiente, cosa credeva di poter fare quel piccolo Grifondoro?
Peccato però che nel suo immaginario il fatto che fosse solo il Prescelto non avesse peso.
«Battuta pronta, Potter? Wow, di questo passo finirai per sembrarmi quasi normale.»
Con sommo piacere di Draco, Ron Weasley dovette trattenere Harry Potter dal prenderlo a pugni.
Ma il suo sorriso si gelò quando Hermione passò un braccio sulla vita del moro, esortandolo dolcemente ad andarsene, lasciandoli perdere.
Harry fece quello che gli venne detto docilmente e questo lo fece uscire di testa.
Senza rendersene conto avanzò velocemente e afferrò per un braccio Hermione.
Tutti ne rimasero sopresi e alcuni studenti si fermarono ad assistere poco alla volta.
«Ma come, Mezzosangue.» Disse Draco cercando di rimediare al suo gesto fin troppo avventato. «Ve ne andate proprio ora che cominciavo a divertirmi?»
Hermione passò lentamente lo sguardo sul suo braccio e sulla mano che lo tratteneva.
«Non mi toccare, Malfoy.»
Il ragazzo mollò subito la presa, come scottato, rendendosi conto di quel contatto che aveva prolungato fin troppo.
Lentamente il trio gli voltò le spalle e ricominciò a camminare.
E Draco si sarebbe anche dato pace e se ne sarebbe andato -sconvolto da quello sguardo dorato-, se solo non avesse intravisto la mano di Harry Potter stringere quella Hermione, in segno di appoggio. Per cosa? Si sarebbe chiesto a mente lucida.
Peccato non fosse esattamente lucido in quel preciso momento.
Non seppe con che forza sfoderò la bacchetta davanti ad un intero corridoio gremito di studenti e scagliò un incantesimo verso i tre -ovviamente non con l’intento di colpirli, ma spaventarli soltanto.
Gelarono tutti, mentre alcune ragazze urlavano.
Harry e Ron si girarono sconvolti, Hermione rimase tremante di spalle.
«Cosa ti salta in mente, Malfoy! Sei impazzito?»
«Non vi ho detto che potevate andarvene!»
Draco respirava a fatica, cercando di calmare quell’improvvisa ondata di rabbia che l’aveva investito senza pietà. Abbassò la bacchetta con mano tremante, cercando di contenersi quando sentì uno spostamento alle sue spalle e una mano improvvisa si poggiò sulla sua spalla.
«Draco calmati.»
Non rimase troppo sorpreso nel sentire la voce di Theodore al suo orecchio, anche se lo allontanò bruscamente da sé, non poteva sopportare nessuno in quel momento.
«Non abbiamo certo bisogno del tuo permesso, Malfoy! Sei un esaltato. Sei solo un bambino che se non ottiene ciò che vuole diventa scontroso!»
Draco si bloccò.
Lo stava facendo di nuovo. E lei glielo stava urlando in faccia.
Solo un bambino.
«Cosa sta succedendo qui? Le lezioni sono già cominciate da un bel pezzo. Potter, Weasley, Granger e Malfoy. Possibile che ci siate sempre di mezzo voi?»
Minerva McGranitt li sqadrò tutti e quattro.
Harry e Ron stavano dietro ad Hermione, soddisfatti dell’improvvisa audacia della compagna, che intanto si era sporta verso Draco. Lo stesso Draco che anche ora continuava a guardarla sorpreso, quasi mortificato.
Theodore intanto aveva gli occhi puntati sulla figura del biondo, che gli dava le spalle, estremente sorpreso. Erano davvero a quei livelli?



«Non ci posso credere. Miseriaccia!»
Harry Potter alzò gli occhi al cielo all’ennesima imprecazione dell’amico.
Draco semplicemente sbuffò, tanto per far notare il suo disappunto in tutta quella storia.
Odiava le punizioni, odiava i libri e soprattutto odiava i ricordi che tutto ciò portava.
Hermione gli dava le spalle da quando gli avevano chiusi in quell’aula da riordinare.
Lo odiava, anche più di prima.
Spostò lo sguardo sulla pila di tomi da cinquecento pagine minimo l’uno che gli era toccato. Era decisamente più grande di quelle affidate ai tre Grifondoro, ma di certo loro non erano impazziti in un corridoio scagliando incantesimi al primo che capitava.
Sospirò, tutta quella situazione lo stava facendo diventare troppo impulsivo.
«Si può sapere cos’hai da sospirare così melodrammaticamente, Malfoy?»
Neanche si voltò in direzione di Potter, non voleva cogliere quella provocazione.
«Taci Sfregiato.»
Senza che nemmeno se ne rendesse conto una mano gli afferrò una spalla e lo fece girare di scatto.
«Tu non ti rivolgi a me in questo modo.»
Draco rimase impassibile, gli occhi puntati in quelli smeraldo del suo nemico di sempre.
«Mi piacerebbe davvero molto spaccarti quel tuo già storpio naso, Potter, ma per oggi questa punizione con dei pezzenti come voi mi basta e avanza.»
«Peccato tu non ci abbia pensato prima, in corridoio, eh?»
Sapeva che sia Ron che Hermione stava seguendo quello scambio di battute, ma non osò spostare lo sguardo da quello del ragazzo di fronte a sé.
Si sarebbe solo distratto se avesse incrociato quegli occhi.
«E tu magari non ti chiedi perché l’ho fatto, vero?»
Hermione sussultò inconsciamente. Perché?
«Perché? Eh, Malfoy?»
Draco non resistette, guardò di sfuggita Hermione e se ne pentì quasi subito.
«Mh. Semplice. Eri osceno nella tua camminata da eroe che lascia il campo. Ho solo voluto fare un favore a tutti i presenti e fermarti.»
Ghignò per un millesimo di secondo e di nuovo si voltò in direzione del suo lavoro.
«Pensi di essere simpatico?»
Non rispose. Se volevano uscire vivi da tutto quello, di certo non dovevano mettersi a discutere su cose decisamente stupide.



«Mi sembra che sia tutto in ordine. Bene, potete andare. Ma sia chiaro, non vi voglio vedere più per molto tempo. Soprattutto lei, signor Potter.»
Harry sorrise imbarazzato, grattandosi la fronte.
Velocemente i quattro si avviarono alla porta dell’aula.
«Un momento signor Malfoy, signorina Granger. Potete trattenervi un attimo soltanto?»
Harry e Ron si fermarono alla soglia e aspettarono che l’amica gli raggiungesse.
«Solo voi due prego.»
Con un cenno del capo congedò i due Grifondoro e, quando la porta fu chiusa, puntò lo sguardo sui suoi due studenti preferiti.
«Penso di sapere il motivo di tutto il trambusto di questa mattina.»
Draco guardò confuso la sua professoressa. Delirava o cosa?
«Non me ne sorprendo più di tanto, in effetti. È anche la ragione della vostra ultima punizione, se ricordate. Mi chiedo solo cosa non vada. Capisco le divergenze che il vostro rapporto può creare, ma non credo che…»
Non riuscì a trattenersi, scoppiò a ridere.
«Cioè, mi faccia capire… lei pensa che tra me e la Granger ci sia qualcosa? Non ci posso credere.»
E si diede dello stupido mille e mille volte. Cosa gli passava per la testa, a volte proprio non lo capiva. Sentiva lo sguardo di fuoco di Hermione Granger su di lui, ma finse di non notare la cosa.
«Non voglio invadere il vostro spazio personale, signor Malfoy. Vorrei solo sapere se in qualche modo, qualunque, posso aiutarvi.»
«Non ne abbiamo bisogno, professoressa. Come ha giustamente detto Malfoy, tra di noi non c’è assolutamente nulla. Né ora né mai.»
Quell’ultima frase, pronunciata da Hermione con fermezza e cattiveria suonò molto come una sentenza e Draco, irrimediabilmente, sentì lo stomaco contorcersi.
Minerva McGranitt gli scrutò con aria critica, per nulla convinta.



«Non mi saluti, Granger?»
Draco modulò un tono strafottente, pur di farla voltare e vedere ancora quegli occhi dorati. Ma lei non lo fece, semplicemente gli rispose con un per nulla conciliante “no”, continuando a camminare.
Con poche falcate più lunghe del normale la raggiunse e le si parò davanti.
«Si può sapere cosa vuoi?»
Esclamò Hermione, costretta ad affrontarlo direttamente, esasperata e leggermente intimorita.
«Che mi saluti.»
«Malfoy tu forse non hai capito ancora una cosa: non è facendo il…»
«… Facendo il bambino che otterrò quello che voglio, non con te. Lo so.»
La vide concedersi un attimo si sorpresa prima di ritornare in sé e chiuderlo fuori dai suoi pensieri in quella che temeva fosse la volta decisiva.
«Ti ripeterò la domanda. Cosa vuoi da me? Perché sai, dopo tutto questo tempo non l’ho ancora capito. Prima fai il misterioso, il gentile. E ora torni quello di sempre. Cos’è? Un gioco? Tanto per la cronaca: è infantile come comportamento.»
«Da quando sei così sicura di te, Granger? Prima balbettavi e arrossivi quando parlavamo.»
«Ho imparato dai miei errori, Malfoy. E non mi ripeterò, non ti preoccupare.»
Rimasero in silenzio, a cercare di scrutarsi. Capirsi anche solo in parte come avevano imparato a fare. Ma all’improvviso sembrava troppo difficile.
«Tutto questo per colpa di un bacio?»
«Malfoy…»
«No Granger. Parliamone.»
«Non capisci.»
«Tu esageri.»
Hermione lo guardò accigliata. Incredibile la capacità di quel ragazzo di farla andare su tutte le furie.
«Malfoy tu mi hai baciata.»
«Oh, scusa se ho pensato che un bacio è solo un bacio.»
«No, un bacio non è solo un bacio. Soprattutto fra noi due!»
Draco non poté fare a meno che sbuffare. Cosa stavano dicendo?
Non lo sapeva. La verità era che tutto quello che riguardava Hermione Granger lo mandava in completa confusione. Non sapeva cosa fare e se gli veniva in mente non era mai al momento giusto.
Si passò lentamente una mano davanti agli occhi.
«Senti, io non lo so quello che sta succedendo…»
Non seppe per quale motivo, ma perse il filo del discorso non appena incrociò gli occhi di Hermione. Rimase pietrificato dalla passione che emanavano.
«Ma è così difficile da cepire? Non ero pronta.»
«Perché, ora lo sei?»
Glielo chiese, quasi sottoforma di supplica, teso ed emozionato come non mai. Gli stava forse dicendo…?
«Io… non credo che…»
Troppo tardi, aveva esitato e quella era stata la sua condanna.
Draco la spinse letteralmente contro il muro alle sue spalle e la travolse. Fuori e dentro.
Sentire il contatto fra le loro labbra fu qualcosa di strano, innaturale. Ma bello, almeno di questo era sicuro.
La strinse a sé mentre lei gemeva piano e, al posto che allontanarlo con uno schiaffo un'altra volta, gli passava le mani sul collo, corrispondendolo insicura.
Draco sentì un tuffo al cuore quando sfiorò la sua lingua. Non doveva farlo, tutto quello avrebbe reso i fili che lo legavano a lei ancora più difficili da spezzare.
Ma non importava. Non importava nulla in quel momento.
Le strinse i fianchi, cercando un contatto ancora più intimo.
«Malfoy… solo stamattina tu hai cercato di schiantarmi…»
Draco sorrise scendendo al collo di Hermione e sussurrandole:
«… Non tu. Potter…»






Angolo Autrice:



Ed eccolo qua il nuovo capitolo! Veramente molto lungo...
Abbastanza importante anche questo, penso si sia capito.
Bene, a quanto pare non è solo una mia impressione che Draco stia cambiando… Mi dispiace moltissimo. E in quest’ultimo aggiornamento è davvero irriconoscibile, ma deve pur succedere qualcosa fra questi due, o no?

Capitolo ovviamente dedicato a sanguisuga, anna96, giuliabaron e angy_hihihi.
Grazie, davvero, soprattutto alle prime tre che mi stanno seguendo già da un pezzo... Non sapete quanto per me questo sia importante.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 8
*** -Fallo e basta ***



Break and Rebuild







Capitolo 8 -Fallo e basta













Di come sembri che sia passata una vita intera,
di come si sappia ogni particolare di una persona.





«Cosa è successo.»
Draco Malfoy stava camminando senza tregua dal letto alla finestra della sua stanza, e dalla finestra al letto. Incessantemente.
Non era possibile, non poteva essere successo di nuovo. «Draco, mi vuoi dire cosa è successo?»
Non sapeva perché era andato dritto da Theodore e gli aveva praticamente ordinato di seguirlo. Forse il bisogno di qualcuno con cui parlare, forse il semplice conforto che dava l’avere qualcuno lì con lui. Per impedire che i ricordi lo sopraffacessero.
Anche se sapeva che era inutile.


Sentire il contatto fra le loro labbra fu qualcosa di strano, innaturale. Ma bello, almeno di questo era sicuro.
La strinse a sé mentre lei gemeva piano e, al posto che allontanarlo con uno schiaffo un'altra volta, gli passava le mani sul collo, corrispondendolo insicura.
Sentì un tuffo al cuore quando sfiorò la sua lingua. Non doveva farlo, tutto quello avrebbe reso i fili che lo legavano a lei ancora più difficili da spezzare.
Ma non importava. Non importava nulla in quel momento.
Le strinse i fianchi, cercando un contatto ancora più intimo.
«Malfoy… solo stamattina tu hai cercato di schiantarmi…»
Sorrise scendendo al collo di Hermione e sussurrandole:
«… Non tu. Potter…»
Scese fino alla clavicola, poi percorse a ritroso quel sentiero già umido con la lingua. La sentì tremare.
Hermione Granger stava tremando per lui.
Di nuovo le loro labbra si incontrarono, fameliche, semplici conoscenti.
Le stava passando, impudentemente, le mani appena sotto la camicia, quando lei lo allontanò bruscamente da sé.
«Tu non sei Draco.»
«Cosa…?»
Con la vista appannata, cercò di capire quello che stava succedendo.
«Tu… tu ora sei Malfoy. Quello che mi prende sempre in giro, che vuole avere tutto, il bambino. Ma il ragazzo che credevo di conoscere fino ad un mese fa… quello era Draco.»
Questa volta il significato delle sue parole lo colpì come uno schiaffo improvviso.
Lo stava rifiutando per la seconda volta, non era possibile. Sapeva che il suo orgoglio non avrebbe potuto reggere una tale umiliazione.
Abbassò il volto, puntando lo sguardo sulle intricate venature della pietra ai suoi piedi.
«L’amico.» Disse semplicemente.
«L’amico.»
Ma, chissà per quale ragione, pronunciata da lei quella parola suonava come una condanna.
«Noi due non possiamo essere amici, Granger.»
Era vero, ne era convinto. Non poteva esserci convivenza pacifica fra loro, non poteva vederla e non desiderare di…
toccarla.
Dentro di sé sorrise autoironico. Era tutto così chiaro, ora. Così stupidamente chiaro che stentava a credere di non esserci arrivato prima.
«O tutto o niente?»
«Proprio così,»
Si fissarono per qualche istante, sapendo che dalle parole che sarebbero state pronunciate di lì a poco il loro rapporto sarebbe irrimediabilmente mutato. Draco non riuscì a trattenersi, per la prima volta sincero e imbarazzato: «Non scegliere il niente.»
Il tempo si gelò, tutto rimase immobile fra loro.
Il ragazzo distolse lo sguardo maledicendosi per aver osato tanto, mentre Hermione cercava di collegare Draco Malfoy a quello che aveva appena detto.
Lo sapevano tutti e due che una relazione fra loro era assolutamente impossibile da portare avanti. Fino a prova contraria si odiavano, no?
«Io penso… Io penso che stia succedendo tutto troppo in fretta. Quello che intendo…»
«Capisco,» Hermione lo guardò negli occhi solo quando la interruppe, vivendo quegli attimi solo per conoscere l’esito di tutto. «Niente.»




E ora si stava maledicendo quanto più poteva per la sua debolezza.
Lentamente si sedette sul suo letto, dal momento che Theodore occupava la poltrona dall’altra parte della stanza, e si prese il volto fra le mani, in un gesto che esprimeva fino in fondo ciò che stava provando.
«Sono stato rifiutato per la seconda volta.»
Theodore fissò attentamente Draco, aveva come l’impressione di conoscere già le parole che sarebbero uscite da quella bocca di lì a poco.
E Draco gli raccontò tutto, senza un motivo preciso di fondo. Semplicemente, dopo aver lasciato trapelare qualcosa, si rese conto di quanto fosse difficile trattenere tutto il resto.
Scegliendo accuratamente le sue parole gli raccontò di quella sera al Ballo del Ceppo, di come qualcosa in lei fosse cambiato, del loro strano rapporto agli inizi, di quel bacio forse troppo affrettato. Del periodo che era seguito, della sua improvvisa presa di coscienza su tutta la situazione.
E gli disse di quello che era successo quello stesso giorno. Della punizione dopo il casino che era scoppiato in corridoio, della McGranitt. E di come, quando si era trovato solo con Hermione Granger, non aveva resistito. Di come l’aveva baciata, sentendosi in pace con sé stesso, e di tutte le conseguenze che quel gesto aveva provocato.
Riprendendo fiato dopo quel fiume di parole, Draco si sentì svuotato. Con la mente silenziosa per la prima volta dopo anni, la gola secca e il cuore in gola.
Stava bene, incredibilmente era così.



Stava prendendo appunti, lo si capiva da come la piuma saettava sulla sua pergamena, creando forme perfette, lettere tondeggianti ed eleganti.
Un ciuffo, a metà tra un boccolo e qualcos’altro di non specifico, colpito dal sole -a quell’ora perfettamente a metà del suo cammino- dorando di riflessi quei capelli castani, le copriva il volto.
Proprio come quella volta, sulle tribune del campo di Quidditch. Pazzesco, si ritrovò a considerare Draco, come sembrava fosse passata una vita intera da quei momenti.
Riportò la sua attenzione a Hermione Granger, studiandola ancora per molto, con la semplice differenza che ora sapeva già in partenza ciò che stava cercando in quella figura fiera.
Fece scivolare lo sguardo sulle spalle e a seguire sulle clavicole. Giù per la morbida curva dei seni -a nulla servirono i suoi sforzi per non soffermarsi troppo su quel punto- e poi sul ventre non propriamente piatto, ma comunque invitante. Sulle gambe toniche, accavallate senza malizia.
La gonna si era arricciata leggermente sulle sue cosce e la mente di Draco galoppò senza freni.
Chiuse per un attimo gli occhi, deglutendo, ma quando li riaprì incontrò quelli ambrati di Hermione, che l’avevano lasciato pietrificato più di una volta per la loro espressività.
Durò tutto pochi secondi, perché lei distolse lo sguardo arrossendo e tornò il più velocemente possibile alla lezione, mentre lui sospirava silenziosamente.
Draco sentì una mano sulla sua spalla e spostò leggermente lo sguardo su Theodore al suo fianco.
«Non ho bisogno della tua compassione.»
Un sussurrò che racchiudeva tutta la sua frustrazione.
«Ti sto solo offrendo il mio appoggio, infatti.»
Comunque Draco si scrollò di dosso quella presenza fin troppo ingombrante, allontanandosi leggermente dal suo compagno.



Ormai aveva capito. Non sopportava più di sentirsi i suoi occhi addosso.
La vedeva diventare rossa d’imbarazzo appena si accorgeva delle sue attenzioni. Imbarazzo che ben presto si trasformò in lieve consapevolezza.
Lo si notava da come si sistemava i capelli nervosamente e da come l’unghia dell’indice destro si fosse accorciata irrimediabilmente.
Come che aveva detto non molto tempo prima? Quelle cose le facevano tutte.
Stupido. E cieco.
Solo lei era così strana eppure del tutto giustificata in tutto ciò che faceva.
«Ricominci?»
Draco alzò scetticamente un sopracciglio, più che intenzionato a rimanere freddo e distaccato.
«Sei impazzita, Mezzosangue?»
Ma forse aveva un po’ esagerato, perché si odiò con tutto sé stesso quando vide i suoi occhi oscurarsi.
«Ecco. Mi sembrava strano il tuo comportamento dell’altro ieri.» Gli rispose Hermione, mostrandosi estremamente spavalda nonostante le guance in fiamme. «Comunque devi smetterla di fissarmi. Sai cosa intendo.»
Come riflesso si lisciò la gonna della divisa.
«Ora non sai cosa fare, vero?» Per quanto si fosse sforzato, non aveva resistito e prima che lei potesse dire alcunché, aveva aggiunto: «Ecco perché ti sei lisciata la gonna.»
E con quell’ingenua constatazione l’aveva stupita, lasciata senza parole per l’ennesima volta.
Come per confermare tutto ciò Hermione arricciò leggermente il naso. Quelli erano gesti che se presi singolarmente potevano sembrare infantili, ma che uniti in quel modo erano incantevoli.
«E adesso arricci il naso perché ti ho sorpresa.»
Si guardarono negli occhi per pochi attimi, poi Hermione distolse lo sguardo.
«Non è così?» Le chiese Draco, a conferma di un fatto che già sapeva essere ovvio.
Aspettò un attimo ancora prima di andarsene, continuare per la sua strada ripercorrendo il corridoio affollato che aveva lasciato poco prima, lasciandosi un Hermione stupita -se negativamente o positivamente sarebbe stato stabilito poi- alle spalle.



«E l’hai lasciata lì, da sola?»
«Non lo ripeterò un’altra volta, Theodore.»
Draco aspirò dalla sua sigaretta, rabbrividendo leggermente per il freddo di quell’inverno insolitamente pungente.
«È perfetto, una mossa strategica. Perfetto.»
Lo guardò di sbieco, quel ragazzo che in pochi giorni era entrato inspiegabilmente nella sua vita, domandandosi se sul serio non avesse qualche problema.
Il rampollo dei Nott, prestigiosa e leggendaria famiglia di maghi purosangue, sorrise leggermente, battendo tra loro le mani per evitare che si congelassero del tutto.
Erano sugli spalti di Serpeverde e gli anelli del Quidditch spiccavano sul campo ricoperto di neve.
Nonostante tutto quello che si potesse pensare, entrambi odiavano quel periodo dell’anno. L’inverno era troppo freddo per i loro gusti.
«Dici?» Chiese strascicando le parole Draco.
Nonostante stentasse un tono completamente disinteressato era curioso di sapere il suo parere, per capire almeno se aveva fatto la cosa giusta.
Perché ultimamente, checché ne dicesse, non sapeva mai cosa fare. Soprattutto se poi una certa Grifondoro spuntava dal nulla e si metteva in mezzo.
«Certo. E quelle frasi ad effetto… geniali.»
«Non erano frasi ad effetto. Ed è proprio questo il problema.»
Rimasero in silenzio, contemplando i fiocchi di neve scendere incessanti. Quelle ultime due settimane aveva nevicato come mai prima.
«La verità è che non si può sapere se quello che stiamo facendo è giusto o sbagliato.»
Theodore guardò Draco, cercando il suo sguardo. Quando lo trovò continuò: «Tu fallo e basta. Quello che succederà in futuro non ti riguarda ora.»
Facile da dire.
Draco fece nuovamente apparire fra le sue labbra una sigaretta e con un colpo di bacchetta l’accese. Se non altro il fumo lo riscaldava almeno un po’.
Sfregò le mani sulle braccia cercando di resistere, ma quando entrambi iniziarono a battere i denti fuori controllo, si arresero alla consapevolezza di non poter reggere un secondo di più quel freddo invernale.



«Malfoy.»
Per un attimo Draco pensò di essersi solo immaginato quella voce. Ma quando una mano gli bloccò il bracciò capì quanto tutto quello fosse reale.
Si voltò nella sua direzione e mantenne salda la sua maschera di impassibilità.
«Granger.»
Fece un lieve cenno con il volto e poi ritornò immobile, aspettando che lei gli giustificasse il suo più che insolito gesto. Quello di averlo cercato.
Aveva il fiatone, segno che aveva corso, le guance rosse e i capelli leggermente più arruffati del solito.
«Ecco io…» Nervosamente si passò una mano fra i capelli, ottenendo come risultato solo di spettinarli ancora di più, anche se non sembrò farci caso. «Volevo parlare di quello che mi hai detto oggi pomeriggio.»
«Cosa c’è da dire?»
«Niente. Cioè, io mi chiedevo come fai a sapere… quelle cose.»
A questa domanda fondamentalmente stupida Draco non rispose, semplicemente tuffò le mani nelle tasche dei pantaloni e si girò, riprendendo a camminare.
Ancora una volta venne bloccato, prima di poter fare più di qualche passo.
«Mi ha fatto piacere sentirtelo dire.»
Non resistette, al diavolo la facciata da duro e glaciale, la guardò fisso negli occhi avvicinandosi di poco a lei.
«Cosa vuoi, Granger?»
La vide mordicchiarsi distrattamente il labbro inferiore, mentre abbassava lo sguardo -gesto che si addiceva davvero poco alla sua persona.
Quando puntò di nuovo gli occhi nei suoi, Draco seppe già quello sarebbe successo.
Hermione gli posò delicatamente le mani attorno al collo e si sporse in avanti, in cerca della sua labbra.
Ma Draco non le andò in contro. Volava che facesse tutto lei, perché per quanto lo riguardava si era già esposto fin troppo. E così lei fece, socchiudendo gli occhi e colmando le distanze tra loro.
Ne uscì qualcosa di estremamente casto, perché Draco rimase immobile, -per quanto la cosa gli costasse- le mani ancora sprofondate in fondo alle tasche dei pantaloni.
Quando lei tornò a guardarlo, si ritrovò disarmato cogliendo in quegli occhi una scintilla di pianto.
«Non prendermi in giro…»
Dopo quel sussurrò strozzato, Draco cedette, andò in completa confusione. Ignorò il suo orgoglio ferito, la sua immagine, la voce nella sua testa che gli diceva quanto la cosa fosse sbagliata di per sé.
La strinse in un abbraccio del tutto spontaneo, salvo incollarsi subito dopo a quelle labbra morbide che bramava incessantemente da troppo tempo.
Fallo e basta.






Angolo Autrice:



Ebbene sì. Questi due si mollano e si riprendono, e si rimollano e si «ri»riprendono…
Ma che ci posso fare io? Una storia normale con gente sana di mente non sarebbe da me.
E adesso? Cosa succederà di altro ai nostri eroi? Sappiatelo, coi problemi siamo solo all’inizio.
Ci sono ancora il fattore «Harry Potter & Ron Weasley», quello di «Papi e amici del papi» e tutta un’altra serie di cose che si scopriranno solo andando avanti...

Capitolo dedicato a elizabeth93, sanguisuga, giuliabaron e _Giuli95 _.
Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie…
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 9
*** -Provocamenti ***



Break and Rebuild







Capitolo 9 -Provocamenti













Di come un pessimo inizio di giornata preveda solo peggioramenti,
di come ci si sfidi apertamente.





Spostò bruscamente lo sguardo sul suo piatto.
Improvvisa, una stretta allo stomaco gli aveva fatto passare l’appetito.
Ora si stava decisamente esagerando.
Si alzò di scatto dal suo posto a sedere e, dopo aver lanciato un’ultima e significativa occhiata al tavolo dei Grifondoro, uscì dalla Sala Grande.



«Bhe, allora buonanotte.»
Draco non sapeva dire come, la sera precedente, fosse finito ad accompagnarla fino all’entrata delle sua Sala Comune. Con la fatica di salire tutte quelle scale e, soprattutto, il rischio di essere visto insieme ad Hermione Granger.
«Già.»
Per un tempo indefinito rimasero in silenzio, guardando qualunque cosa, pur di non incontrare lo sguardo dell’altro.
«Allora io… sto andando.»
Erano ridicoli. Due ragazzini che con le parole giravano pateticamente intorno a ciò che realmente desideravano.
Draco guardò Hermione, questa volta dritto negli occhi, capendo che era lui a dover fare qualcosa. La ragazza si era già esposta più di quanto le era concesso dal suo orgoglio con quell’ultima frase.
Lentamente le passò una mano sul collo, a cui seguì l’altra, e iniziò l’avanzata verso le sue labbra.
Furono morbide al tocco, più del solito. Forse perché fu un bacio relativamente casto, dolce.
Si separarono molto dopo, ancora desiderosi del respiro dell’altro.
Hermione gli sorrise timidamente, in modo appena accennato, e attraversò il ritratto alle sue spalle in tutta fretta, lasciando Draco da solo nel corridoio deserto.
Draco che chiuse gli occhi e rivisse tutta la serata. La passione che, improvvisa, gli aveva colti talmente tanto impreparati da trovarli del tutto accondiscendenti. Gli occhi fiammeggianti di lei. Quelle mani sul suo corpo…
Si passò una mano sul volto, senza far trasparire nulla dalla sua espressione.
Sapeva già da subito di starsi andando a cacciare nel casino più grande della sua vita, ma non poteva fare a meno di essere esaltatamente eccitato.



Quando a colazione l’aveva vista entrare dall’ingresso principale accompagnata da Victor Krum, l’espressione a dir poco raggiante, Draco Malfoy era rimasto semplicemente basito.
Cosa stava succedendo?
La situazione era estremamente critica. Infatti il bulgaro, che sembrava essersi volatilizzato per tutti quegli ultimi giorni, quella mattina aveva saggiamente deciso di rispuntare dal nulla.
Mano nella mano con Hermione Granger.
Come si permettevano?
Lasciò cadere il cucchiaio nel suo piatto di porridge con incontrollata rabbia.
Come? La sera prima era successo… qualcosa. Come era possibile che lei l’avesse rimpiazzato?
Cazzo.
Inoltre, come se la vista di quei due di nuovo insieme non bastasse, il suo tea aromatizzato si era freddato prima che potesse anche solo assaggiarlo.
Pessimo inizio di mattinata, quello.



Era arrivato alla convinzione che Hermione Granger dovesse ritrovarsi parecchio nel ruolo di stronza. Non solo aveva deciso di rispolverare il suo fantastico rapporto con Krum, ma l’aveva bellamente ignorato per tutta la durata delle lezioni.
Non uno straccio di spiegazione.
Quello era un affronto in piena regola, e arrivato all’ora di pranzo si era ritrovato a fumare di rabbia -e gelosia- anche quando aveva visto Harry Potter passarle una mano tra i capelli scherzosamente, a tavola.
Lei aveva riso, naturale e bella.
Sì, bella. Ed era più di tutte questa la cosa che lo stava facendo andare fuori di testa. Il fatto che la vedesse davvero per quel che era così in ritardo.
Perché non ci era arrivato prima?
«Vacci piano con le occhiate, Draco. Altrimenti toglierai tutto il divertimento al Signore Oscuro.»
Il biondo Serpeverde sbuffò in direzione del suo compagnoforseamico.
«Taci.»
«No, sono serio. Se n’è accorto anche quel cerebroleso di Paciock che stai fulminando Potter da più di mezz’ora. Sembra tu lo voglia uccidere. »
«In effetti, al momento, l’intenzione era proprio quella.» Masticò tra i denti Draco.
Odiava essere possessivo, geloso, persecutivo.
Hermione Granger lo ignorava? Bene, l’avrebbe ripagata con la sua stessa moneta.
Non si dica che il Principe delle Serpi si fa mettere i piedi in testa.
«Daph, vieni un secondo.»
E a quella che non era certo una domanda, la ragazza obbedì. Gli si avvicinò ondeggiante, posizionandoglisi subito sulle gambe.
Draco se la spalmò addosso, controllando di avere tutta l’attenzione dei Grifondoro -della Grifondoro- su di sé.
«Adoro i capelli lisci.»
Disse forse un po’ troppo ad alta voce, ma mai abbastanza, passandole una mano fra i suddetti. Daphne Greengrass sospirò e gli si appiattì maggiormente contro.
Nonostante non provasse attrazione per quel corpo -cosa decisamente inquietante- chiuse gli occhi lascivo e le baciò lentamente una guancia.
Rimase a lungo attaccato a quella pelle diafana, tanto da sentire solamente dei passi veloci allontanarsi da quel luogo e avere tutto il tempo per ghignare soddisfatto.



In effetti, Draco non aveva calcolato che il fattore vendetta gli si poteva anche ritorcere contro.
Mossa decisamente avventata, da parte sua. Anche perchè Hermione Granger era molto orgogliosa e soprattutto ferita.
E una donna ferita, si sa, può arrivare a fare qualunque cosa.
Per questo Draco Malfoy spalncò del tutto sorpreso i suoi regali occhi grigi quando scorse la scena davanti a lui.
La ragazza stava passando una mano, piuttosto eloquentemente, sul petto di Victor Krum, che sembrava gradire fin troppo quell’attenzione.
Hermione aveva il viso infiammato, reazione del tutto normale visto che aveva scelto non proprio il posto più appartato di Hogwarts per quelle dimostrazioni di affetto.
Ma continuava imperterrita, con una faccia tosta mai vista prima.
Draco non poteva sentire quello che si stavano amabilmente sussurrando i due piccioncini, ma gli bastò udire la risata della ragazza per non riuscire più a trattenersi.
Riprese a camminare e, passando proprio affianco a loro, assestò una ben poco gentile e ancor meno casuale spallata al Bulgaro, lasciando dietro di sé un sussurrato patetici.



E così andarono avanti tutta la giornata, fra provocamenti reciproci e ormai fastidiosi per entrambi.
Quando Hermione passava, Draco sembrava trovare estremamente scintillanti gli occhi di ogni ragazza gli capitasse a tiro. Così come quando Draco passava, Hermione trovava improvvisamente simpatiche le battute di qualunque ragazzo lì vicino.
Prevedibili.
Vedendosi dall’esterno entrambi si sarebbero impietosamente dati degli stupidi, ma il problema era che quella situazione assurda loro la stavano vivendo in prima persona.
Così, fra occhiate e sfide perse nel silenzio, si era fatta sera.
E ora Draco stava compostamente seduto alla sua tavolata, circondato da ragazze estremamente attraenti e estremamente lusingate dalle sue attenzioni.
Sentiva lo sguardo di Hermione perforargli la schiena, ma s’imponeva con tutto sé stesso di non farci caso.
Iniziò a mangiare il suo pollo insapore. E avrebbe anche continuato a comportarsi così anche per tutto il resto della cena, se solo Theodore non gli avesse rivolto un’occhiata preoccupata e indicato -con un secco cenno del capo- il tavolo dei Grifondoro.
La scena che si presentò agli occhi di Draco, quando finalmente si girò a controllare la situazione, lo lasciò esterrefatto.
Lei aveva appena lasciato che Krum la baciasse. Non aveva risposto, ma non si era nemmeno ritratta.
Spostò bruscamente lo sguardo sul suo piatto.
Improvvisa, una stretta allo stomaco gli aveva fatto passare l’appetito.
Ora si stava decisamente esagerando.
Si alzò di scatto dal suo posto a sedere e, dopo aver lanciato un’ultima e significativa occhiata al tavolo dei Grifondoro, uscì dalla Sala Grande.



Quando sentì dei passi rimbombare fra i muri del corridoio che lui stesso aveva imboccato poco prima, aveva già finito la quarta sigaretta.
E non perché lei aveva impiegato troppo tempo ad arrivare.
La vide guardarsi intorno in cerca della sua figura e solo dopo averla sentita sbuffare non resistette.
Sbuffava, lei?
La prese alle spalle e senza troppe cerimonie la sbatté, attento a non farle più male del necessario, contro il muro alle loro spalle.
«Molto divertente la scenetta di prima, Granger.»
La sua voca trasudava sarcasmo da tutti i pori.
Osservò Hermione riprendersi dalla sorpresa ed assumere un’espressione imperscrutabile, nonostante le guance arrossate, aspettandosi una spiegazione come minimo decente per ciò che era successo poco prima.
«Geloso, Malfoy?»
«Vuoi scherzare?» Le rispose precipitosamente Draco.
Questo non poteva sopportarlo. Anche l’inversione dei ruoli no.
«Perché l’hai baciato?»
Chiese duro, subito dopo.
«Io non l’ho baciato. È stato lui a…»
Non riuscì proprio a trattenersi. Senza pensare prima di agire le staccò i polsi -con cui la teneva bloccata- dal muro, per poi sbatterli violentemente contro di esso, subito dopo.
«Cazzo, Granger!»
Un’ombra di sgomento passò per gli occhi di Hermione, per poi lasciare di nuovo il posto all’impassibilità. Le aveva fatto male e l’aveva spaventata.
«Non sono affari che ti riguardano.» Rispose laconica.
E nonostante si fosse ripromesso calma e superiorità, Draco ancora una volta cedette.
Si avventò violentemente contro quelle labbra che lo stavano stregando contro la sua volontà.
Non ci volle molto perché Hermione si riprendesse e rispondesse, Draco lo sentì sulle sue labbra.
Finalmente la liberò da quella morsa e lasciò che fosse lei ad aggraparglisi alle spalle.
«Sì che sono affari miei Granger.»






Angolo Autrice:



Dieci? Dieci recensioni. Voi non avete idea della gioia che leggere quel numerino mi ha dato.
Grazie, davvero. Non altro modo per farvi capire quanto io vi sia grata di questo!
Che dire? Vi prego seguitemi ancora, mi fareste seriamente un gran piacere.

Capitolo stra dedicato a Katia37, single93, gloria85, sanguisuga , anna96, TullyDomy, debby12, giuliabaron, _Giuli95_ e Lights.
Vi adoro.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 10
*** -Emozioni ***



Break and Rebuild







Capitolo 10 -Emozioni













Di come sia tutta una questione di punti di vista,
di come da una posizione si possa andare oltre i limiti della decenza.





«Dimmi perché.»
«Cosa…?»
Gli chiese senza fiato Hermione.
Avevano entrambi perso la cognizione del tempo da quando si erano baciati la prima volta, in quello stretto corridoio buio.
Draco la baciò di nuovo, con una passione forse esagerata.
Sentì quelle piccole mani percorrergli per intero il torace, provocandogli inconsapevolmente leggeri brividi che lo scossero fin nel profondo, e la trasse ancora di più verso il suo corpo.
«Sono serio.»
Sospirò scostandosi abbastanza da poterla osservare negli occhi, quando si fu ripreso da quell’eccessiva ondata di desiderio.
Se ci avesse pensato seriamente per più di due secondi, sicuramente sarebbe impudentemente scoppiato a ridere. Mai avrebbe immaginato di finire così.
Lui ed Hermione Granger. Chi l’avrebbe detto?
«Non capisco cosa intendi.»
Hermione appoggiò la fronte alla sua e lui non poté fare a meno di sorridere dentro di sé. Adorava quella posizione, gli permetteva di carpire ogni più piccolo particolare di quegli occhi.
«Parlo di Krum.»
Chiarì comunque Draco cercando di mantenere un tono abbastanza distaccato, per quanto la situazione non lo facilitasse.
Hermione però, non parve dare molta importanza a quelle parole, dato che scosse solo la testa, prima di cercare nuovamente di baciarlo, senza tra l’altro riuscirci, dato che Draco si scostò leggermente.
«Rispondi.»
La vide aggrottare le sopracciglia per un istante, prima di alzare leggermente gli occhi al cielo.
«Sei geloso, Malfoy? Mi sembrava che neanche tu scherzassi più di tanto con la Greengrass.»
Forse si aspettava una risposta sarcastica, o una semplice occhiata di ormai finto disprezzo, ma Draco rimase immobile così com’era. Pretendeva una risposta.
E Hermione lo capì.
«E se non volessi rispondere?»
«Non tirare troppo la corda, Granger.» La freddò all’istante lui.
Iniziava ad averne abbastanza di tutta quella storia. Non poteva farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
«Non mi parlare così.»
Inconsciamente Draco strinse di più la presa sull’abbraccio che gli stava scaldando da quando avevano iniziato a parlare, prima di ripetere:
«Rispondi.»
«Siamo solo amici.»
«E allora perché siete entrati in Sala Grande per mano, perché l’hai baciato?»
Quelle domande gli erano uscite con troppo impeto per riuscire ancora a sostenere la parte del distaccato, ma per qualche assurda ragione non era riuscito a trattenersi.
«Perché proprio questa mattina avevamo chiarito tutto. E lui è stato inaspettatamente comprensivo con me quando gli ho detto che non lo ricambiavo.»
Era un modo, quello, per dirgli che aveva scaricato Victor Krum per lui? Che stupido era stato. Era ovvio che lei non l’avesse rimpiazzato. Un leggero ghigno si delineò sul suo volto.
«Il bacio è stato una reazione al tuo fare lo stupido con tutte quelle che passavano.»
«Io sono fatto così, Granger. Devi abituartici.»
Lentamente si sporse in avanti.
«Oh, Malfoy non credo proprio.»
Draco sorrise, questa volta di un sorriso vero, senza nasconderlo. Adorava il suo sapergli tener testa in qualsiasi situazione, anche ora che perdeva letteralmente dalle sue labbra.
Ormai le loro bocche si sfioravano, avevano già socchiuso gli occhi, quando nella mente di Hermione balenò una frase.
«Davvero ti piacciono così tanto i capelli lisci?»



Incantesimi procedeva nella solita monotonia abituale.
Come sempre, Draco stava quasi completamente sdraiato sul suo banco senza poter trattenere gli sbadigli.
Come sempre, Hermione era la sola nella classe a prendere appunti e seguire la lezione con interesse.
Il Serpeverde la vedeva bene dalla sua posizione. Era così facile dissociarsi dal mondo, per lei. Ripiegava tutta la sua attenzione sullo studio e così non doveva pensare ad altro.
Al contrario di lui, ovviamente.
Sapeva di stare commettendo un grossissimo errore. Era della Granger che si parlava, la Mezzosangue. Non avrebbe dovuto nemmeno degnarla della sua presenza, lei non si meritava le sue attenzioni.
Prese a giocherellare con la sua piuma d’oca, ancora intrisa d’inchiostro sulla punta.
Ma sentiva un’attrazione assurda verso quel corpo. Per quella persona che non splendeva in quanto a bellezza, non era raffinata come le sue compagne di Casa, non era credibile sotto quel punto di vista.
Quella persona che era una Grifondoro, ciò che lui aveva imparato a disprezzare.
Però, se doveva immaginarsi una donna al suo fianco, lui vedeva Hermione Granger.
L’unica capace di tenergli testa in un qualche contorto modo, l’unica ad attirare seriamente il suo interesse.
Il suono delle sedie che stridevano sul pavimento lo riscosse dai meandri della sua mente.
Si guardò intorno leggermente spaesato, prima di individuarla fra gli studenti che stavano uscendo dall’aula, vedendola però fermarsi un attimo a parlare con Vitius.
Lentamente radunò le sue cose sparse sul banco, osservando attento gli spostamenti dei due.
Quando capì che la conversazione era giunta al termine, si avvicinò al docente e Hermione.
Con una fluida mossa la bloccò per un braccio, prima che sparisse per i corridoi, così come Vitius.
«Cosa…?»
La strinse per i fianchi, mentre la spingeva contro un banco poco più in là.
Fu leggero il rumore che tale movimento provocò, ma se anche fosse stato assordante di certo loro due non se ne sarebbero accorti.
Le passò una mano fra i capelli, mentre quasi le divorava la bocca.
Si separarono, come sempre, dopo molto.
«Malfoy, sei impazzito?»
In contrasto con la domanda, il tono di Hermione era estremamente dolce.
«A questo punto è probabile.»
Le sbuffò in risposta lui a un centimetro dalla bocca.
Questa volta fu Hermione ad attirarlo a sé, abbracciandolo allo stesso tempo.
Senza che se ne rendesse conto, le mani di Draco si fecero decisamente più insistenti, soffermandosi senza pudore a coppa sul suo seno.
E se in principio quasi non se ne accorse, lo fece di certo quando lui premette eccitato le mani sui capezzoli. Fu scossa interamente da un brivido mai provato prima.
Nonostante questo, però, si staccò da quel corpo che ogni giorno di più le sembrava rasentare la perfezione.
«Malfoy. Devo andare a lezione. E tu pure.»
«Certo, sì.»
Dal canto suo Draco era completamente partito. Non capiva più nulla, non aveva più percezione di ciò che lo circondava.
La baciò. La baciò come non avrebbe mai potuto immaginare.
Lottò contro la sua lingua senza avere intenzione di terminare in alcun modo quella sensuale battaglia.
E catalogò come semplice reazione ormonale il suo convulso stringersi a lei, in cerca di un contatto.
Un punto di incontro che entrambi non avevano difficoltà di individuare.
Spinse il bacino contro quello di Hermione, senza pensarci due volte.
Non si era mai spinto così oltre con lei e sperò, senza volerne sapere il motivo, che non lo respingesse.
Quando la ragazza sentì premere su di lei l’erezione di Draco, ansimò.
Non stava succedendo davvero, non era possibile.



«E poi se n’è andata.»
Si sentiva estremamente stupido.
Raccontare dettagliatamente ciò che gli succedeva nel privato era una cosa così… femminile.
E dire che aveva anche il coraggio di vantarsi dalla sua facciata di ragazzo freddo e imperscrutabile.
Cosa avrebbero pensato di lui i suoi compagni, se lo avessero sentito in quel momento? E, più importante, da quanto si interessava di quello che la gente avrebbe potuto o non potuto pensare di lui?
«Però. La Mezzosangue si dà da fare.»
Per tutta risposta Draco lanciò un’occhiataccia a Theodore, senza lasciarsi sfuggire il bolide lanciato nella sua direzione.
Giocherellò con la palla per poco, prima di alzare lo sguardo verso il compagno.
Era il momento delle istruzioni.
«Lo so che pensi che sia sbagliato, perché, in effetti, lo è. Ma a te cosa importa? Non sei forse un Malfoy? Tu vai contro le convenzioni per principio.»
«Già.»
Rilanciò il bolide a Theodore, che lo afferrò senza problemi.
Si stavano rilassando sul campo da Quidditch. Una cosa informale, levitavano sulle loro costose scope in uniforme scolastica, facendo dei semplici passaggi.
«Ma non puoi negare che sia una cosa contorta.»
«Se lo è, perché continui a vederla?»
Non lo sapeva, proprio non lo sapeva.
Si abbassò di quota e virò a sinistra, non mancando di riflessi nemmeno questa volta e afferrando la palla al volo.
«C’è qualcosa in lei, Theo. C’è qualcosa che non mi so spiegare.»



Campo da Quidditch, alle 16.00

Un biglietto, senza nome ad indicare chi fosse il mittente, ma dalle parole così fredde e curate da svelarlo senza troppe fatiche.
Erano arrivati al punto di scambiarsi bigliettini incantati per stabilire il luogo dove incontrarsi?
A quanto pareva.
Draco non poté trattenersi dal sorridere non appena la vide arrancare verso il campo.
Così simile all’anno precedente, ma allo stesso tempo completamente differente.
Qual’era il suo segreto? Ancora non lo sapeva.
Osservò con attenzione la figura di Hermione Granger in lontananza. Teneva la schiena dritta nonostante la borsa a tracolla che portava fosse stracolma di libri, segno che arrivava ora dalla Biblioteca. E la testa era alta, in una posa che rendeva onore alla sua nobile Casata.
I capelli, legati in una crocchia mal fatta, risplendevano alla luce del sole già in rotta verso il tramonto e poteva immaginare senza fatica quegli occhi scintillare.
«Malfoy, non mi dire che devo salire fin la sopra!»
Draco alzò con finta noncuranza le spalle, guardandola dall’alto della sua posizione.
«Se non vuoi sei liberissima di andare.»
E, chiaramente, lei fece l’esatto contrario, accontentando i desideri del ragazzo. Certo, non senza lamentarsi.
Il ghigno che Draco aveva in volto si fece più marcato, mentre la osservava salire i gradini che portavano in cima agli spalti -dove lui la stava aspettando- con energia e senza la minima traccia di fatica.
«Dobbiamo chiarire alcuni concetti fondamentali, Malfoy.» Partì in quarta lei, quando gli fu davanti. «Inanzitutto, cambia il tono della voce col quale ti rivolgi a…»
«Granger.»
La interruppe lui. Non aveva voglia di discutere, non ancora.
Con poche mosse la trasse a sé senza che lei opponesse alcuna resistenza e la baciò come ormai aveva imparato a fare.
Poco dopo si ritrovarono seduti, l’uno di fianco all’atro.
Draco prese un ciuffo che sfuggiva all’acconciatura mal fatta di Hermione e lo rigirò fra le dita.
Quel gesto risvegliò in loro il ricordo di quasi due mesi prima, quando avevano parlato seriamente per la prima volta.
«Sai quando ti ho detto che non eri bella, ma solo diversa? Enorme cazzata.»
Rimasero immobili. Dopo il sussurro di Draco, Hermione si sentì improvvisamente leggera, sotto quello sguardo penetrante e con la consapevolezza di quelle parole.
«Oh Merlino, Malfoy. Ti piaccio?»
Esclamò ripetendo le parole esatte che lei stessa aveva usato quella volta.
Risero entrambi, leggeri come mai prima.
«Adesso non esageriamo, Granger.»
Stava sorridendo davvero. Gli capitava un po’ troppo spesso in quegli ultimi tempi, constatò Draco.
La osservò alzarsi da suo posto e posizionarglisi davanti. E sgranò gli occhi completamente spiazzato quando la vide sedersi -senza realmente capire a ciò a cui andava in contro con quella mossa decisamente avventata- a cavalcioni su di lui.
La guardò intensamente negli occhi, cercando di assimilare nel minor tempo possibile ciò che le stava passando per la testa, ma lei gli chiuse quasi subito, baciandolo.
Ci volle poco, davvero poco, perché tornassero a desiderarsi anche più di quella mattina.
Draco accarezzò la schiena di Hermione, premendola contro di sé. E ansimò senza contegno quando la sentì muoversi leggermente sopra di lui, e i suoi pantaloni ormai troppo stretti, probabilmente in cerca di una posizione più comoda.
«Tu non sai quello che stai facendo.»
Lei lo guardò stranita, ma quando lui le prese i fianchi e la spinse verso il basso, verso di sé, sembrò comprendere tutto repentinamente.
Lo guardò fisso negli occhi e lui, alzando ancora di più il bacino contro di lei e muovendolo con un piccolo gesto secco, gemette con voce roca.
«Malfoy…»
Ma Draco catturò quelle labbra prima che potessero dire qualcosa di estremamente stupido.
«Hai iniziato tu, Granger.»
Le sussurrò indistintamente ad un orecchio, mentre le prendeva una mano nella sua e la portava all’allacciatura dei suoi pantaloni pieni.
Davvero sussultò quando quelle delicate mani accarezzarono, da sopra la stoffa dell’indumento, la sua fremente erezione.
Si lasciò completamente andare e la abbracciò a sé stringendo gli occhi, in preda ad emozioni che lo stavano sconvolgendo con sempre più forza.






Angolo Autrice:



Eccomi qui. Diciamo che in questo capitolo non succede poi molto. Ed è anche quello che mi convince meno fino ad ora.
È un po’ uno di quei momenti in cui non deve succedere nulla, perché altrimenti sarebbe tutto troppo affrettato. Spero solo non sia risultato tanto noioso.
Che dire? Questa volta eravate un po’ meno, ma sempre e comunque dolcissime.

Dedico questo capitolo a anna96, single93, giuliabaron, sanguisuga , e a deaselene.
Grazie tesori.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 11
*** -Tutto crolla ***



Break and Rebuild







Capitolo 11 -Tutto crolla













Di come un Whisky Incendiario di troppo possa essere determinante,
di come tutte le tue convinzioni crollino all’improvviso.





Ansimò, aggrappandosi al legno della staccionata -che delineava la fine degli spalti- alle sue spalle.
Sentiva chiaramente quel movimento scostante ed estremamente eccitante, seppure inesperto, su di lui. Dopo giorni, ore, minuti e secondi in cui aveva senza pudore fantasticato di quel momento, viverlo gli sembrava un sogno.
Reclinò il volto all’indietro e gemette. Un suono roco ed estasiato.
Sapeva quanta volontà Hermione Granger ci stesse mettendo -pur di non scappare via di lì e rifugiarsi dietro ad un libro o a qualunque altra cosa, fingendo che non fosse successo nulla- ma allo stesso tempo, Draco sentiva di meritarselo. L’aveva aspettata, baciata, considerata, pensata… per quanto? Quasi non lo ricordava.
Era così bello esserci, finalmente. Starlo vivendo.
E fu in quel momento che ciò che aveva ignorato per troppo tempo si fece a galla.
Lui voleva la sua libertà. Perché frequentare Hermione andava ben oltre l’infrangere le convenzioni, checché ne dicesse Theodore, e questo l’aveva fatto inevitabilmente riflettere.
Voleva poter fare ciò che desiderava, questa volta davvero. Non c’era mai stata possibilità di scelta nella sua vita e lui non s’era mai reso conto.
Appoggiò la fronte a quella di Hermione e ancora una volta trattenne il respiro, questa volta decisamente con più enfasi, iniziando -i suoi sforzi di trattenersi non servirono- a muoversi per facilitarla.
Venne poco dopo, il cuore che batteva impazzito, gli occhi immersi in quelli della ragazza e un calore interiore che non si seppe spiegare.



Si guardò velocemente intorno, cercando di individuare la loro unica speranza di salvezza nel minor tempo possibile.
Una sola parola rimbombava nella sua testa. Cazzo.
Non stava succedendo davvero.
Uno scintillio improvviso attirò la sua attenzione e subito si buttò all’inseguimento del Boccino d’Oro.
Possibile stessero perdendo contro Tassorosso? Era un’umiliazione plateale, quella.
130 a 70 per gli avversari. Si faceva schifo da solo.
Accelerò sulla sua scopa e sfrecciò vicino alle tribune di Grifondoro. Hermione non era venuta a vedere la partita, ma infondo, perché avrebbe dovuto farlo?
Quello che non capiva era perché lei l’aveva evitato per quasi una settimana. Poteva comprendere ed accettare la vergogna iniziale, ma quel solitamente breve passaggio stava durando fin troppo. Non dovevano già trovarsi rinchiusi nella sua stanza da due giorni, a quel punto?
Protese la sinistra verso la piccola sfera d’orata.
E allora perché di lei non c’era traccia da nessuna parte? Proprio mentre credeva di averla colta, lei cambiava. Era una cosa frustrante. E, gli doleva ammetterlo, affascinante nella sua semplicità.
Sentì quasi distrattamente il boato della sua Casata quando vinsero grazie al suo intervento.
Vedeva solo due splendenti occhi marroni, davanti a sé.



Come sempre i festeggiamenti dopo una vittoria, a Serpeverde, si celebravano in modo particolare.
Per non dire sconsiderato. E decisamente esagerato.
Sotto la doccia, poche ora prima, non aveva potuto fare a meno di non vagare con il pensiero. Non era Daphne o qualunque altra stupenda ragazza che gli si offriva ogni giorno, che Draco aveva immaginato nuda davanti a lui, sotto il getto incessante dell’acqua.
E la cosa non gli aveva dato fastidio, straordinariamente.
Hermione Granger era un mistero e una novità, un assaggio di un mondo completamente nuovo. Era esageratamente innocua e sostituibile ai suoi occhi, tanto da dimostrare nella realtà dei fatti l’esatto contrario. Era convinto si trattasse del momento.
Avrebbe dovuto capire dall’inizio che lei era diversa.
Non seppe dire con esattezza come si ritrovò sdraiato a terra, completamente ubriaco, circondato dai suoi compagni, nelle sue stesse condizioni.
Forse aveva bevuto un Whisky Incendiario di troppo, continuava a dirsi.
«Diciamo una cosa che non racconteremmo mai a nessuno!»
Aveva trillato ad un certo punto la voce di Pansy al suo fianco, una delle poche che ancora riusciva a stare seduta.
Si levarono alcune proteste tipicamente maschili, tra le quali spiccò la voce sarcastica di Blaise: «Che senso ha farlo, allora?»
Tutta la squadra dei Serpeverde scoppiò in una fragorosa risata, non propriamente lucida.
Il ragazzo comunque continuò.
«Un mio segreto? Ci sono. Io…» Proclamò con aria plateale e ridacchiando allo stesso tempo. «… ho sedotto la Chips pur di darmi per malato durante il compito di Trasfigurazione della settimana scorsa!»
Tutti scoppiarono a ridere per la seconda volta in pochi minuti.
«E non ha funzionato, anche se l’ho vista vacillare un po’!»
Il livello delle risate aumentò vorticosamente.
Quando si furono tutti dati un minimo di contegno, per quanto il contegno fosse preso in considerazione in quel momento, Daphne prese la parola.
«Io ho baciato Pansy. Più di una volta!»
Se prima non sarebbe stato difficile intuire che ormai nessuno lì ragionava più, fu di certo lampante quando tutti chiesero una dimostrazione e le due ragazze ne diedero prova, con fin troppo coinvolgimento.
Andarono avanti così per molto, fino a rimanere senza voce per la troppa ilarità.
Toccò infine a Draco, che non ci pensò su due volte, prima di esclamare un sonoro:
«Io mi sono fatto fare una sega da Hermione Granger!»
Ci fu solo una frazione di secondo di gelo totale, prima che tutti partissero una risata dai toni, se possibile, decisamente più alti delle volte precedenti.
Anche Draco si fece coinvolgere, per poi chiudere gli occhi e addormentarsi come un bambino.



Odiava il mal di testa.
Appoggiò il volto alla mano destra, per sorreggersi.
Quella mattina si era svegliato in mezzo ad un intreccio di braccia e gambe non sapendo dove si trovava. Aveva vaghi ricordi di quello che era successo la sera precedente e sinceramente non gli importava più di tanto rivangare proprio tutto.
La voce di Piton proseguiva lenta e bassa a spiegare, quasi avesse capito lo stato degli alunni della sua Casata quel giorno, ma restava comunque un fastidioso ronzare alle orecchie.
Odiava il mal di testa e le lezioni.
Lanciò l’ormai abituale occhiata in direzione dell’inseparabile Trio.
O meglio, sorpassò Harry Potter e Ron Weasley a velocità disarmante e puntò lo sguardo su Hermione Granger.
Quel giorno doveva essersi svegliata male anche lei, perché aveva i capelli più arruffati del solito e non era ancora intervenuta per spiegare alla classe qualcosa della pozione che stavano svolgendo. Che le fosse successo qualcosa? Victor Krum c’entrava?
Scosse la testa sorridendo sarcastico, rendendosi solo allora conto di ciò che aveva inconsciamente pensato. Si preoccupava per lei?
Riportò la concentrazione al suo calderone, notando l’occhiata che gli lanciò Theodore, al suo fianco.
«Davvero la Granger ti ha fatto una sega?»



«Mezzosangue noi due dobbiamo parlare.»
Hermione si girò nella sua direzione, seguita da Harry e Ron subito dopo.
«Ora non ho tempo.»
Draco ignorò volutamente le occhiate perforanti che i due Grifondoro e altri studenti lì presenti gli stavano lanciando.
Restò con lo sguardo fisso in quello della ragazza davanti a sé.
«Sono sicuro che un attimo lo puoi trovare.»
Non era una proposta, piuttosto un ordine. Difatti Ron scattò in avanti, sibilandogli:
«Non hai sentito, Malfoy? Non ha tempo!»
Ma Draco continuò a non calcolarlo. Guardava Hermione Granger e in quel corridoio affollato non sembrava esserci nessun’altra persona.
«Va bene.»
Annuì poco dopo l’interessata, stupendo tutti.
Draco le fece cenno di seguirlo poco più in là, in un corridoio laterale.
Non erano comunque soli, ma almeno lì era meno affollato. Il ragazzo non aspettò un secondo prima di chiederle aspro: «Hai intenzione di continuare ad ignorarmi ancora per molto?»
Erano lontani fra loro per i loro abituali standard, ma alle persone che passavano sembravano fin troppo affiatati.
«È di questo che vuoi parlare?»
«Mi sembra ovvio.»
Sbuffando Hermione fece per andarsene, ma Draco la bloccò per un braccio, avvertendo una scossa percorrerlo interamente.
E avrebbe scommesso tutta la sua fortuna che anche lei avesse provato la stessa cosa.
Tutto si gelò a quel tocco troppo personale, reso pubblico in un istante.
Draco la vide girarsi e guardarlo intensamente, come solo lei sapeva fare, prima di dare sfogo, in poche parole, a tutte le sue paure.
«Io non diventerò una delle tue puttane, Malfoy.»
«E io non voglio che tu lo diventi!»
La ragazza sgranò leggermente gli occhi e rimase immobile.
E quando Draco pensava di avercela fatta, davvero, a farle capire che non era come pensava, la voce di Pansy -alle sue spalle- infranse tutto.
«Merlino, Draco! Ma allora è vero.»
Si voltò di scatto verso la compagna, fulminandola allo stesso tempo, che sgattaiolò via in un istante.
Quando si girò di nuovo verso Hermione, la trovò vuota.
«Cosa…? Tu l’hai detto?»
Draco chiuse gli occhi, ricordando improvvisamente tutti i particolari della sera precedente. Era successo davvero?
«Io…»
«Mi fai schifo!»
Stava tremando in maniera spaventosa, aveva lo sguardo perso e di certo non stava guardando lui.
Subito dopo Hermione gli diede le spalle e iniziò ad allontanarsi da lui.
«Non ho il bisogno del consenso di nessuno per amarti!»
Appena lo disse, Draco si sentì morire dentro. Stupido
Fortunatamente l’aveva sentito solo lei, che si girò di scatto nella sua direzione. Gli occhi le si riempirono di lacrime in un istante.
Aveva solo rincarato la dose.
«Non è vero. Tu non sai nemmeno cosa significhi amare.»
E se ne andò, questa volta davvero, senza essere fermata in alcun modo.



Bambino. Solo questo riusciva a pensare.
Una semplice parola che lo stava sconvolgendo e facendo riflettere.
Era solo un bambino, proprio come aveva detto lei.
Perché aveva fatto una cosa così stupida? Dirle che l’amava. Cosa gli era passato per la testa?
Non si capiva, non riusciva più a riconoscersi. Hermione Granger lo aveva stravolto con la sua sola presenza.
Abbassò lo sguardo sul corpo nudo della ragazza affianco a lui. Stava dormendo e lui non sapeva nemmeno come si chiamava. Che pena.
Si passò una mano sul volto e, dopo aver indossato i boxer poco più in là e la sua vestaglia verde smeraldo, uscì dalla sua stanza.
Si odiava, improvvisamente.
Per aver usato per troppo tempo delle ragazze che semplicemente lo adoravano, per aver detto quelle stupide parole ad Hermione Granger -senza prima pensarci-, per aver condotto una vita che non era la sua, per star diventando come suo padre.
Si sedette su un divanetto e si prese la testa fra le mani. Passò tutta la notte solo a riflettere e capire.
Tutto il suo mondo stava crollando.






Angolo Autrice:



Oh oh... siete tornate in tante! Sono contenta, grazie mille care.
Avrei bisogno del vostro aiuto, ora. Io non sono una di quelle persone che delineano una storia e poi iniziano a scriverla. Scrivo capitolo per capitolo, così come viene. Il che è abbastanza negativo, perché molto spesso le idee mancano.
Quindi volevo chiedervi se poteste darmi dei pareri su cosa vorreste che accadesse.

Detto questo, il capitolo è dedicato a debby12, anna96, sanguisuga, lady lilithcullen, katia37, sigle93, giuliabaron e a deaselene (Diciamo che non le ha propriamente risposto... era molto preso da altro, se capisci cosa intendo!).
Siete fantastiche.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 12
*** -Un nuovo inizio ***



SECONDA PARTE




Break and Rebuild







Capitolo 12 -Un nuovo inizio













Di come un nuovo anno sia uguale al precedente,
di come tutto sia instabile.





Le nuvole di vapore arrivavano fino a dove si trovava.
Teneva le braccia incrociate e aveva lo sguardo fisso davanti a sé, l’immagine di Hermione Granger e i suoi due amichetti a riempirgli la mente.
Pensava di essere andato oltre, credeva di aver superato tutto quello, eppure ritrovarsela davanti era stato un colpo totale allo strato di ghiaccio che lo ricopriva.
Poteva essere diventata ancora più bella? Poteva attirare ancora il suo interesse a quel modo?
Inconsapevolmente, spostò lo sguardo al suo braccio sinistro.
Stupido.
«Draco.»
Si girò completamente, perdendola subito di vista, e un ghigno gli nacque spontaneo sul volto.
«Theo.»
La figura slanciata e scura di Theodor Nott si stagliava nel freddo ancora sopportabile, tipico delle mattine di Settembre. Draco vedeva i suoi occhi scintillare attraverso la foschia.
«Amico, pensavo fossi morto.»
Niente abbracci, niente pacche sulle spalle. Non era da loro, non era abbastanza elegante.
E sì, ora si potevano definire amici. Lo erano davvero, dopo tutto quello che era successo l’anno precedente.
«In un certo senso.» Gli rispose Draco enigmatico, senza riuscire a trattenere una nota di amarezza nel tono della voce.
Sentì chiaramente lo sguardo del compagno su di sé, mentre tornava a rivolgere l’attenzione sugli studenti che stavano lentamente salendo sull’ Hogwarts Express.
Non la trovò lì in mezzo.
«Continuerai ad ignorarla anche quest’anno?»
Draco gli scoccò un’occhiata infastidita.
«Non ho più tempo per giocare.»
«Io sono convinto che quello che c’era tra voi non sia stato nemmeno per un attimo un gioco.»
Era vero, il loro rapporto non era mai stato un passatempo, men che meno semplice.
Lentamente estrasse la bacchetta dalla tasca sinistra dei suoi costosi pantaloni fatti su misura e incantò il suo bagaglio perché gli levitasse a pochi metri di distanza, seguendolo fedelmente.
«Sappiamo entrambi cosa mi succederà l’anno prossimo. Hermione Granger è l’ultimo dei miei problemi.»
E detto questo salì sul treno. Un nuovo anno che partiva da subito avvelenato di bugie, fantastico.



«Tutto chiaro?»
Effettivamente trovarsi nella stessa stanza con lei, dopo tre mesi di buio totale, era stato più complicato del previsto. Soprattutto dal momento che Hermione sembrava non essersi nemmeno accorta della sua presenza.
Ma cosa si aspettava, in fondo? Dopo un finale di anno immerso nel gelo più totale ed un’estate in cui erano scomparsi l’uno per l’altra, davvero credeva che lei lo avrebbe guadato con amore e gli sarebbe saltata al collo?
Era così debole da illudersi tanto da poter sperare in una scena del genere?
La risposta arrivò impietosa dentro di lui. Sì.
Sì, sì, sì, sì e sì.
Fin troppo.
Sbatté le palpebre, notando solo allora lo sguardo perplesso di Minerva McGranitt, e tornò con la mente al presente. Doveva essersi perso qualche passaggio.
«Come, scusi?»
«Ho detto che lei e la signorina Parkinson potete ritirarvi nei vostri dormitori. Si è fatto tardi.»
Draco si guardò intorno ed effettivamente constatò che non era rimasto più nessuno, fatta eccezione per la sua compagna Serpeverde e… e lei.
Hermione Granger doveva probabilmente chiedere delucidazioni sul suo nuovo ruolo di Prefetto. Scontato.
Si avviò alla porta dell’ufficio della professoressa e -non proprio casualmente- incontrò lo sguardo della ragazza.
Non seppe dire con esattezza cosa successe.
Un brivido lo percorse per intero, mentre si arrestava e continuava a mantenere quel contatto, senza calcolare la presenza di altri in quel luogo.
Dopo secondi di silenzio scottante, lentamente aprì la bocca per dire qualcosa, qualunque cosa, ma venne interrotto da dei colpi di tosse decisamente indiscreti.
Si voltò giusto un secondo verso la McGranitt, appena in tempo per intravedere una scintilla attraversare quegli occhi provati e stanchi, prima di proseguire ed andarsene una volta per tutte da lì.
Andarsene con la confusione più totale dentro.



Grifondoro
Ronald Weasley e Hermione Granger

Corvonero
Anthony Goldstein e Padma Patil

Tassorosso
Ernie Macmillan e Hannah Abbott

Serpeverde
Draco Malfoy e Pansy Parkinson

Fissava quella pergamena dall’inizio dell’ora.
La lista dei Prefetti del nuovo anno. Anno in cui sarebbe dovuto maturare, diventare meno avventato, capire che la sua vita non poteva essere travolta da un giorno all’altro, che non poteva permetterselo.
Ma cosa avrebbe dovuto fare? Il suo mondo era andato in frantumi quella sera ormai troppo lontana e non si era ancora riassestato.
Viveva in un limbo ed era la sensazione più straziante che avesse mai provato.
Voleva trovare il suo posto in quel mondo troppo vasto per lui come singola persona, ma non ci riusciva. Non ci riusciva.
Poggiò la piuma che reggeva sulla sua pergamena, non curandosi della macchia d’inchiostro che si andò a formare di lì a poco, e si passò una mano fra i capelli.
Non sapeva chi era, ed era colpa di Hermione Granger. Avrebbe dovuto odiarla.
E invece cosa provava? La amava? No, non credeva.
Una sola domanda gli rimbombava in testa, tutti i giorni da quando l’aveva conosciuta.
Chi sono io?
Come sempre lanciò un’occhiata alla Grifondoro.
Lo stava guardando. Stava guardando lui. Un’ondata di adrenalina gli percorse le vene in un attimo, sbatté le palpebre e tutto finì, lei si era già girata ed immersa nuovamente nella lezione, come se nulla fosse successo.
Bene, pensò frustrato. Meglio così, avrebbe dovuto dimenticarla anche lui, comunque.



Neanche a farlo apposta, la sua prima ronda in qualità di Prefetto la condivideva con i Grifondoro.
Si ritrovarono davanti allo studio del Preside, per firmare e constatare la loro effettiva presenza lì, e il solo vederla lo stravolse.
Non era possibile, doveva darsi una regolata.
Lesse con disinteresse le coppie che avrebbero dovuto formare e ridacchiò quasi disperato.
«È uno scherzo.»
Vide Pansy di fianco a lui sporgersi per vedere anche lei e sbiancare. Effettivamente condividere il turno con Ron Weasley non doveva essere il massimo, ma farlo con Hermione Granger rasentava davvero il catastrofico.
Hermione trattenne il fiato quando lesse i loro nomi uniti e le orecchie di Ron si incendiarono quando, per ultimo, comprese tutta la situazione.
«Non penserai che ti lasci solo con Hermione!»
Draco lo guardò con svogliato stupore, invitandolo tacitamente a non continuare.
«Non dopo tutte le chiacchiere completamente false che l’anno scorso hai messo in circolazione sul suo conto!»
Si portò le mani nelle tasche, sentendo uno strano formicolio partire da esse e diffondersi rapidamente per tutto il corpo.
Avrebbe potuto spontaneamente prenderlo a pugni anche subito.
«Ed ecco a voi Weasel, il paladino della giustizia.» Ghignò per una frazione di secondo, prima di tornare incredibilmente serio. «Ma quel ruolo non era riservato a Potter?»
Il ragazzo con cui si stava confrontando gli si fece più vicino.
«Basta. Prima iniziamo, prima finiamo.»
La voce secca di Hermione mise fine a tutto. E Draco non poté fare altro che seguirla, docile, ammiccando prima in direzione di Ron.
Così si ragionava.



«Granger.»
Andavano avanti da più di mezzora senza una parola.
Non poteva sopportarlo.
«Granger, mi puoi ascoltare?»
Ma lei sembrava non sentirlo, completamente presa dalla sua camminata decisa e dalle infinite aule da controllare.
Draco la vide spalancare gli occhi quando sentì la sua presa sul braccio, che le ordinava di fermarsi.
Si guardarono e poco dopo lui aprì la bocca facendo per parlare, ma lei interruppe tutto sul nascere.
«Sia chiaro, ho accettato di stare insieme a te solo perché Silente ha stabilito che dovevamo farlo. Non provare ad avvicinarti mai più a me, intesi?»
E detto questo, con uno strattone, si liberò da quella presa che la stava emozionando fin troppo.
«Granger,» La seguì poco dopo Draco, cercando di fermarla ancora. «Granger, parliamone.»
Dovevano chiarirsi. Non lo avevano fatto per tutto l’anno precedente, ora era arrivata la resa dei conti, se lo dovevano reciprocamente.
«No.»
Hermione gli dava ostentatamente le spalle, per non mostrare -lui lo sapeva- il dolore che in realtà stava provando.
«Chiariamo questa faccenda.»
Questa volta la ragazza non gli rispose nemmeno, semplicemente continuò a camminare.
E Draco fece una cosa che la lasciò del tutto sorpresa.
La bloccò di forza e la sbatté contro la parete alle loro spalle.
Non avrebbe dovuto farlo, era un gesto avventato, ma sapeva che quello era l’unico modo.
«Cosa stai facendo?» La voce di lei era salita di un’ottava.
«Voglio parlare Granger, nient’altro.»
Hermione lo guardò fisso negli occhi senza tentennare nemmeno per un istante, nonostante avesse le guance in fiamme.
«Non ho nulla da dirti.»
«Io sì.»
Rimasero immobili.
«Io mi devo scusare. E non mi guardare così, l’avrei fatto molto tempo fa se solo me lo avessi permesso, lo sai.»
Forse fu quel lo sai o forse fu il semplice fatto di aver represso tutto per troppo tempo, a farla scattare.
«E pensi che delle scuse bastino? Dopo tutto quello che mi hai fatto?» Era come una bomba ad orologeria che aspettava il momento più opportuno per esplodere, in un crescendo di rabbia e dolore. «Non capisci? Io ero pronta per te! Io ti avevo dato fiducia e ho commesso un errore. Io mi ero completamente abbandonata a te come una stupida ingenua!»
Draco sentì il respiro affannato di Hermione proprio sul suo volto, erano a pochi centimetri di distanza e lei stava praticamente urlando.
«Avrei dovuto immaginarlo. Che Draco Malfoy si interessasse a una come me era una cosa fuori da ogni logica! Mi hai usata, umiliata pubblicamente. Cos’altro vuoi?»
Nell’ultima domanda non aveva saputo trattenere le lacrime, lacrime che stava odiando con tutta sé stessa, perché senza controllo proprio davanti a lui.
Draco lasciò che si sfogasse, che lo insultasse ancora e ancora, prima di sussurrare semplicemente:
«Sono stato un coglione. Ero ubriaco quando l’ho detto. Non avrei dovuto e non avrei voluto. Ma l’ho fatto, e non posso cambiare le cose. Mi dispiace.»
E a quel punto Hermione lo abbracciò disperata, perché nonostante tutto sentire il suo odore la faceva ancora stare bene. Perché le era mancato forse troppo e questo avrebbe dovuto farla riflettere, perché non riuscì a trattenersi.
«Io ti odio, stronzo
«Anch’io lo faccio.»
Mormorò Draco perso, ricambiando una stretta che, lo sapeva bene, non sarebbe durata per troppo.



Passarono due settimane, lunghe e terribili, e loro continuarono ad ignorarsi.
Non potevano dimenticare quella sera, certo, ma quel concetto valeva anche per l’anno precedente.
Draco, completamente lasciato in balia degli eventi, nel momento che aveva passato con lei, si era sentito fermo, mentre tutto il resto girava.
Ma quella sensazione era durata troppo poco, perché Hermione Granger gli dava solidità al suo passaggio e completa instabilità in sua assenza.
E lui stava pericolosamente iniziando ad amare questa cosa.






Angolo Autrice:



Molto diverso dai precedenti… me ne rendo perfettamente conto.
Eh sì, non credo ve lo aspettaste. Siamo al quinto anno, è passato un bel po’ di tempo.
Perché, vi chiederete. Non ne ho idea. Credo pensassi, mentre scrivevo, che fosse meglio così.
Anche se non so… ho paura di aver rovinato tutto.

Ringrazio quelle fantastiche ragazze che continuano a recensire e a cui dedico più che volentieri questo capitolo. katia37, anna96, giuliabaron, deaselene, debby12 e sanguisuga.
Un bacio, BGreen.


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Capitolo 13
*** -La resa ***



Break and Rebuild







Capitolo 13 -La resa













Di come si scelga l’altro,
di come si voglia perdere il controllo.





Draco Malfoy osservò il suo riflesso nello specchiò davanti a sé.
Era esteticamente perfetto, come al solito.
Eppure sentiva di non esserlo affatto, a livello sentimentale. Che cosa penosa, che cosa comune.
Erano giorni che quella storia andava avanti, come se lei non gli avesse già causato altri problemi con la sua sola presenza.
Con chi è che Daphne diceva di averla vista? Cormac McLaggen.
Non avrebbe dovuto credere alle voci di corridoio, era una cosa che andava contro i suoi principi più solidi, ma dopo la dimostrazione che Hermione gli aveva dato l’anno precedente con Victor Krum non sapeva più cosa pensare.
Ghignò autoironico rendendosi improvvisamente conto di avere ancora legata al dito quella storia che, a quel punto, doveva essere già bella che superata.
Comunque, la verità in tutto quello, era che lui stava cadendo in sentimentalismi e questo non andava affatto bene.
Doveva mettere la testa a posto, riprendersi dalla sbandata colossale per Hermione Granger e continuare la sua pacifica ed organizzata vita di tutti i giorni.
Si passò una mano fra i capelli con nervosismo, prima di girarsi e uscire dalla sua stanza, con l’ennesima domanda inopportuna per la testa.
Perché, ora, il termine organizzato lo infastidiva così tanto?



Aveva avuto modo di concentrarsi su altro quella mattina, doveva ammetterlo.
L’orario delle lezioni non era stato pesante, ma lui aveva dedicato comunque tutto sé stesso nelle materie che aveva affrontato, tanto da guadagnare per la sua Casata 10 punti da parte di Severus Piton. Che fosse stati dati con imparzialità o meno, comunque, non stava di certo a lui giudicarlo.
Controllò un’ultima volta l’aula che stava perlustrando e sospirò pesantemente.
Odiava il suo ruolo di Prefetto. E odiava Hannah Abbott per la sua più che lodevole capacità di stargli appiccicata in maniera inquietante.
«Quanto manca alla fine della ronda?»
Le chiese poco dopo con tono disinteressato.
Voleva tornarsene nel suo pregiato letto, per cercare di distendere i nervi.
E di placare almeno in parte il mal di testa che lo stava affliggendo senza pietà da tutto il giorno.
La ragazza di Tassorosso sorrise gli ammiccante, prima di accontentare la sua richiesta.
Non mancava molto alla mezzanotte, in fin dei conti.
Svoltarono l’angolo che si parò loro dinnanzi e Draco sentì una risata estremamente familiare.
Ancora pochi passi e tutto in lui si arrestò.
Anche il cuore.



«20 punti in meno a Grifondoro.»
Non si riconobbe nella voce che usò, era stato decisamente artico nonostante le vampate di fuoco all’interno.
Gli vide staccarsi all’improvviso, imbarazzati, e puntare lo sguardo su lui e Hannah.
Gli occhi di Hermione scintillarono, entrando in contatto con i suoi.
«Altri 10 punti sottratti per lo stato in cui vi abbiamo sorpresi. Altri 10 per la sfacciataggine. E altri 5 per la tua carica. Mezzosangue, che in teoria dovrebbe portarti a dare il buon esempio.»
Quando finì di parlare i due Grifondoro non erano i soli con gli occhi sgranati.
«Ma, Draco, non ti sembra di aver un po’ esagerato?» Si arrischiò a fargli notare Hannah.
Si arrischiò, perché, pur mantenendo la voce ferma, nella figura di Draco si notavano chiaramente i pugni stretti in modo ferreo e gli occhi ridotti a due fessure.
Draco neanche le rispose, limitandosi a girare su sé stesso rigidamente, dopo aver fulminato un’ultima volta Hermione, e ricominciare a camminare.
Lei cos’aveva fatto, tutto il tempo? Nulla. Aveva semplicemente tenuto lo sguardo legato al suo, sfidandolo.
Come si permetteva? Come poteva permetterglielo?
«Ma, Draco,» Ripeté per la seconda volta la Tassorosso. «i Sotterranei sono dall’altra parte!»



«Perché continui a farti mettere i piedi in testa, si può sapere?»
Già, perché? Sperava glielo avrebbe detto lui.
Theodor lo guardò attentamente, studiandolo. Studiando tutte le emozioni che Draco stava cercando di trattenere, con non molto successo.
«Prima non l’avresti mai permesso.»
Troppo preso dalla veridicità di quelle parole, Draco non colse la più che evidente nota di ironia che le impregnò.
Erano una provocazione.
«Prima! Sono cambiate tante cose da prima
«Appunto.»
Draco lo guardò di sfuggita, mentre si sedeva su un divanetto lì accanto.
«La Granger ti ha cambiato e tu ancora non l’hai capito. Per molti ragazzi essere trattati come lo sei tu ora è la normalità.»
«Ma io non sono come loro.» Sbottò Draco a quel punto, senza riuscire a trattenersi.
Seguì attentamente con lo sguardo l’amico che si sedeva a terra, prima di accendersi una sigaretta.
«No, certo. Altrimenti Hermione Granger non si sarebbe innamorata di te.»



Vederla anche a cena insieme a quello fu un colpo molto duro per la sua autostima.
Una ragazza ha sua disposizione Draco Malfoy e… sceglie l’altro?
Come poteva essere possibile?
«Forse lei non lo sa.»
Draco si girò di scatto in direzione di Blaise Zabini.
«Cosa?»
Gli occhi blu del ragazzo furono attraversati da un lampo di malizia, prima che gli rispondesse sibillino.
«La McGranitt. Dicevo a Tiger che lei non può sapere se domani ci sarà l’uscita ad Hogsmeade.»
Rimasero in silenzio un istante soltanto, prima che Draco, fin troppo nervoso, gli rispondesse scostante.
«Bhe, evita di parlare al mio orecchio di cose così futili, la prossima volta. Mi infastidisce.»
L’uscita ad Hogsmeade, non ci aveva pensato.
Bene, effettivamente gli mancava vederla da Mielandia con un altro.



E il giorno seguente, davvero, la vide da Mielandia.
Sembrava uno scherzo.
Una simpatica, simpatica?, montatura di un mondo chiaramente paranormale.
Non era possibile che, dopo tutto quello che aveva fatto -certo, con i suoi errori-, lei lo stesse ignorando così apertamente ancora.
Si era già domandato dove trovasse la faccia tosta di farlo, ora semplicemente volva sapere il perché.
Non si trattava solo dell’anno precedente, non poteva trattarsi solo di quello.
C’erano stati insulti molto più pesanti fra loro e ne aleggiavano ancora i ricordi, sulle loro teste.
Era passatto così tanto tempo da quella storia. Ora tutto era diverso. Lei, lui.
Sbatté le palpebre, rendendosi conto solo allora di essere fermo in una stradina secondaria. Il gruppo di Serpeverde del suo anno, i suoi amici, stava entrando proprio in quel momento ai Tre Manici di Scopa e Pansy Parkinson si stava sbracciando, cercando di attirare la sua attenzione.
Le fece un secco cenno del capo, giusto per farla calmare, e si diresse verso di loro.
Aveva freddo e la sciarpa che portava non bastava a ripararlo dalle raffiche di vento.
Iniziava sempre più insistentemente a domandarsi se quel gelo, prima o poi, avrebbe raggiunto anche le ossa.



Così, tra un negozio e l’altro, aveva passato l’intera giornata.
Senza vederla più, fortunatamente per lui.
Erano appena rientrati ad Hogwarts e Draco era sparito nella sua camera quasi subito, desiderando come non mai di farsi una doccia che lo rilassasse almeno in parte.
Non servì. Nel momento esatto in cui spense l’acqua fino ad allora bollente e il vapore si diradò davanti ai suoi occhi, la tensione tornò anche più di prima.
E allora decise.
Non aveva senso aspettare ancora. Le avrebbe parlato, una volta per tutte e avrebbe accettato qualunque tipo di conseguenza, una volta per tutte.
Sospirò, mentre con un colpo di bacchetta la divisa, impeccabile, compariva sul suo fisico.
Non ci mise molto a trovarla. La Biblioteca ospitava Hermione Granger per gran parte della giornata, questo lo sapeva chiunque.
La trovò immersa in una lettura che non sembrava molto differente dalle altre. Cosa ci trovasse, poi, nei libri polverosi ed abnormi di Hogwarts lui ancora non lo aveva capito.
Le si sedette di fronte e la osservò, anche quando alzò lo sguardo su di lui.
E da quel momento cercò di trattenersi in tutto ciò che fece.
«Cosa ci fai tu qui?»
Ghignò lentamente, ritrovando a portata di mano tutto il sarcasmo che aveva sempre vantato.
«Ti da fastidio che io stia qui?»
«Sì.» Gli rispose senza ripensamenti lei.
«Sono qui per te.»
E come ogni volta, in sua presenza, trovò un nuovo modo di comunicare. Dicendo ciò che pensava, non vergognandosene.
E, esattamente come si aspettava, lei rimase immobile, senza più riuscire a guardarlo con odio.
«Cosa vuoi?»
Tutto era così semplice e così complicato tra loro.
Possibile?
«Capire cosa mi sta succedendo.»
E di nuovo quella sincerità che lo lasciava sempre più stranito. Non era da lui comportarsi in quel modo.
«E perché sei venuto da me? Come posso saperlo io?»
Draco alzò scetticamente un sopracciglio nella sua direzione, rispondendole con quel solo gesto.
«Dai, io non ti conosco. Qualche bacio e già ti aspetti così tanto da me?»
«Qualche bacio e qualcosa di più. Non dimentichiamocelo.»
Come c’era d’aspettarselo, Hermione divenne rossa di vergogna in un attimo.
Ma Draco era sicuro che quella non fosse solo la conseguenza di un ricordo che solo loro condividevano. No, lei si era resa conto di aver esagerato nella parte dell’insensibile, tanto da dimostrare di non esserlo affatto.
La vide alzarsi di scatto dal suo posto a sedere e, senza nemmeno raccogliere i libri che stava leggendo fino a pochi istanti prima, dirigersi verso l’uscita.
La seguì, come se fosse una cosa abituale.
«Tasto dolente, Granger?» Le chiese ironico, mentre si allontanavano dalla Biblioteca, sotto lo sguardo indispettito di Madama Prince.
Hermione lo ignorò, continuando a camminare fiera e seriamente intenzionata a non arrabbiarsi.
Draco ridacchiò leggermente.
Era orario di cena e anche gli ultimi studenti si stavano dirigendo verso la Sala Grande. Esattamente come loro.
«Non farò la parte del patetico, Granger.» Le disse estremamente serio, bloccandola per un gomito.
Non gli sfuggirono quegli occhi nemmeno per un secondo.
«Ti ho già detto di non toccarmi, Malfoy.»
E lui ghignò. Da cosa scappava, la coraggiosa Grifondoro?
«Paura di resistermi?»
Per tutta risposta, la ragazza strattonò il braccio e si liberò della sua presa, rimanendo comunque immobile.
Se avessero fatto più attenzione si sarebbero accorti di essere al centro esatto dell’entrata della Sala Grande.
«Ah! Non so se te ne sei accorto, ma io sto Cormac adesso!»
Gli disse sfidandolo e avvicinandoglisi di un passo e posizionando le mani sui fianchi.
Draco Malfoy rise apertamente, attirando i primi sguardi su di sé.
«McLaggen? Merlino, Granger, non pensavo potessi arrivare così in basso.»
«Perché, tu saresti migliore di lui?»
Draco allargò di poco le braccia, per mostrarsi, senza rendersi conto del brusio divertito che stava percorrendo l’intera Sala e centinaia di occhi puntati su di loro.
«E lo domandi anche?»
«Sei solo un montato.»
Detto questo si girò e, sebbene sorpresa da tutta quella fastidiosa attenzione che in molti le stavano dando, si diresse verso il suo tavolo.
Ma Draco non poteva, non poteva proprio farsi mettere i piedi in testa ancora una volta.
Dovevano mettere fine a tutto quello subito, e se per farlo dovevano stare davanti ad un’intera scuola, era lo stesso.
La bloccò per la seconda volta quel giorno e la millesima in quell’ultimo periodo.
E molti ridacchiarono, e lei spalancò i suoi occhi marroni.
«Davvero ti aspetti che ti lasci andare così?»
«Sì.»
«Allora sbagli.»
Draco cercò il suo sguardo e quando lo trovò fu percorso dalla solita scarica di energia pura.
«Cosa vuoi da me?»
«Te l’ho già detto.»
Fino a quanto poteva spingersi? Quanto tutti erano disposti a sentire?
«Allora. Io non ho idea di cosa ti stia succedendo, non sono nella tua testa e non voglio nemmeno essere la tu psicologa personale. Sei hai dei problemi tuoi, vedi di risolverteli da solo.»
Non gli restava che scoprirlo.
«Non sminuirmi, Granger.» Le sussurrò facendola sentire estremamente crudele.
«Perché non dovrei?»
Questa volta Draco non le rispose direttamente, abbassò il capo e si girò, dirigendosi verso la sua tavolata.
«Non sono io il bambino fra noi due.»
Ci aveva provato, lei lo aveva respinto. Doveva mettersi l’anima in pace.
Era finito il tempo dei giochi.
«Cosa dovrei fare?»
Aveva praticamente urlato. Quella pazza aveva quasi urlato.
Draco si voltò di scatto, così come l’intera Sala Grande si zittì.
Ora davvero avevano l’attenzione di tutti.
«Eh, Malfoy, cosa pretendi che faccia?»
Le si avvicinò con poche e lunghe falcate, il volto stranamente rosato.
«Io non pretendo nulla, Granger! Tu me lo devi di tua spontanea volontà.»
Ed irrimediabilmente sentì crescere dentro la rabbia. Lei gli donava anche la capacità di arrabbiarsi ogni volta con più fervore.
Perché, poteva girarci intorno quanto voleva, ma si sentiva vivo solo in sua presenza.
«Dopo tutto quello che è successo proprio me lo devi!» E senza rendersene pienamente conto, anche lui alzò il tono della voce.
«Ancora con questa storia? Bene, vogliamo metterla su questo piano? Io non ti ho fatto una sega, Malfoy!»
Si sentirono delle risate, più o meno trattenute, e qualcuno alle loro spalle sussultò.
«Oh sì che lo hai fatto.»
Questa volta l’ilarità fu generale e ancor peggio trattenuta.
«Non è vero.»
Draco sapeva di ferirla in quel modo, ma era l’unico che gli fosse concesso.
Le si avvicinò in un attimo e, mentre tutti gli studenti trattenevano il fiato, le prese il mento in una mano, portando i loro nasi a sfiorarsi.
Gli occhi di Hermione si annebbiarono in un istante e per un istante.
«Lo è.»
Hermione lo scacciò via, indignata, imbarazzata e si girò, questa volta intenzionata ad uscire da lì il più in fretta possibile.
Nonostante tutto, non aveva potuto fare a meno di notare, al di fuori della loro bolla, gli sguardi curiosi di tutti.
Stavano dando uno spettacolino decisamente inedito.
E lui perse definitivamente ogni briciolo di autocontrollo.
Doveva andare così? Molto bene, avrebbe lottato fino all’ultimo. Urlando.
«Sei solo una troia!»
Sentì indistintamente i docenti decidersi ad intervenire e alzarsi dai loro posti.
Hermione si fermò, continuando a dargli le spalle, mentre i loro improvvisati spettatori bisbigliarono.
Cosa stava succedendo? Non lo sapeva nemmeno Draco.
Pochi istanti dopo sentì la presa ferrea di Severus Piton su un suo braccio.
Inspirò per prendere fiato, si passò una mano fra i capelli e poi -scoccando prima una veloce occhiata a Theodor lì vicino- trovò il coraggio di buttare fuori tutto.
Tutto ciò che aveva temuto fino ad allora.
«Perché a me quello che c’è stato interessa! E perché continuo a pensarci, cazzo!»
Silenzio.
Dentro e fuori.
L’aveva detto, finalmente.
Non osò guardarsi intorno, perché per la prima volta in tutta la sua vita non sapeva cosa aspettarsi dai suoi coetanei, mentre si sentiva tramare incontrollato.
E per tutto il tempo tenne lo sguardo fisso su Hermione. Hermione che si girò solo allora, uccidendolo per il solo vederla piangere.
Dopo alcuni istanti di gelo totale, Draco scoccò una breve occhiata nella direzione di Piton, per poi liberarsi con uno strattone che di certo non avrebbe placato la sua rabbia.
Lo vide sgranare gli occhi davanti al suo sguardo appannato, ma non se ne curò poi molto. Doveva aver sconvolto parecchia gente, quella sera. Cercando di calmarsi il minimo indispensabile, riprese a camminare nella direzione di Hermione, dell’uscita.
Voleva andarsene. Perché improvvisamente la sua idea di chiarire tutto non gli sembrava poi così geniale.
Rallentò quando fu a pochi metri da lei e la vide chiaramente sporgersi verso di lui, per toccarlo. Non poté fare a meno di ritrarsi di scatto, alzando le mani in segno di resa.
Così, la superò. Sconfitto e sofferente.






Angolo Autrice:



Ho fatto passare molto tempo dall’ultimo aggiornamento, lo so. Non avevo idee, a dire il vero.
Allora… eccoci qui. In questo nuovo capitolo Draco Malfoy è completamente impazzito.
Forse ho esagerato nello scrivere una cosa così plateale, ma personalmente l’ho vista come una dimostrazione di ciò che lui sente. Insomma, non tanto per quel che dice, ma perché lo fa davanti a tutti. Si sputtana, come si suol dire.
Ho adorato scrivere l’ultima scena e spero che non sia troppo fantascientifico come avvenimento.

Non mi resta che dedicare questo capitolo a giuliabaron, debby12, anna96, katia37, deaselene, sanguisuga, fratwi e Red_93.
Grazie di esserci ancora, BGreen.


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Capitolo 14
*** -Il giorno dopo ***



Break and Rebuild







Capitolo 14 -Il giorno dopo













Di come a tutto ci sia una spiegazione,
di come nulla possa andare peggio.




Fu strano percorre i soliti corridoi.
Si sentiva avvolto da una bolla, di silenzio e calma. Una calma inquietante nella sua così esagerata staticità.
Sapeva che tutto quello non sarebbe durato che pochi ultimi istanti. Giusto il tempo di raggiungere il suo dormitorio, giusto il tempo che anche i suoi compagni ci arrivassero.
Ma, al momento, i suoi pensieri erano rivolti -nonostante la consapevolezza della sua imminente disfatta sociale- a Hermione.
Avrebbe dovuto detestarla, non gli lasciava nemmeno un momento per sé. Non un istante a chiedersi cosa ne sarebbe stato di lui se non avesse recitato abbastanza bene, cosa suo padre avrebbe detto.
No, lei gli si stagliava davanti agli occhi, nella mente.
Sussurrò la parola d’ordine per la sua Sala Comune e lentamente entrò. Fu accolto dal solito verde che aleggiava ovunque in quel posto.
Ancora una volta non erano giunti a una conclusione.
Avevano solamente litigato. E lui aveva solamente dimostrato quanto fosse debole.
Con la sola differenza che, questa volta, c’erano stati dei testimoni.
Fin troppi.
Si sedette sulla sua poltrona preferita, vicino al grande camino al centro della Sala, quello perennemente spento.
Chiuse gli occhi, aspettando.
Aveva preso a pugni come un pazzo il primo muro che aveva trovato fuori dalla Sala Grande, poco prima. Le mani avevano smesso di sanguinare, ma sentiva ancora un bruciore sordo.
Bambino.
La sua attenzione venne catturata dal lento strusciare di pietra su pietra.
Bene, stavano entrando.



Come un madre aveva aspettato i suoi figli. Seduto compostamente per dare spiegazioni, se richieste.
Per salvare l’immagine, in un piccolo mondo adolescenziale in cui tutto si basa su ciò che gli altri pensano.
Rimase impassibile quando Pansy Parkinson e Daphne Greengrass gli si avventarono contro.
«Draco!»
Ignorò la voce stridula della bionda Serpeverde e spostò lo sguardo su Theodore, poco più in dietro.
Su tutti i suoi compagni di Quidditch, su molte ragazze.
Su Blaise Zabini che, in fondo alla Sala, sembrava avere gli occhi scintillanti.
Draco gli osservò e semplicemente ghignò.
Erano tutti suoi.



«Lucius non ne sarà contento.»
Lentamente allontanò la sigaretta dalle labbra, dopo aver aspirato del fumo, con gli occhi ermeticamente chiusi.
«Di cosa?»
Sentì il ragazzo al suo fianco appoggiarsi anch’egli al muro alle loro spalle, sedendosi lentamente sul tappeto pregiato.
«Inganni loro Draco, non me. Ti conosco ormai.»
Draco non rispose e svogliatamente fece un altro tiro.
«Non so cosa ti abbia messo in testa Theo, ma è sbagliato. Lo sai perfettamente.»
«Tu non mi conosci.»
Sentì Blaise ridacchiare sommessamente, prima di appoggiargli una mano sulla spalla più vicina.
«Siamo diventati quello che siamo insieme. Fin da piccoli.»
E a quel punto Draco aprì di scatto gli occhi, ritrovando la furia cieca di solo poche ore prima.
«No, Blaise.» Disse con il suo solito tono di voce gelido, mentre lo rimetteva al suo posto col solo sguardo. «Non siamo mai stati insieme. Io sono solo, tu sei solo. Siamo Serpeverde, siamo il meglio. Di certo non deboli.»
«Uh.» Il ragazzo moro sorrise appena, prima di rubare una sigaretta al compagno, per nulla intimorito. «Che risposta da Draco Malfoy.»
Rimasero in silenzio, fumando. Sapeva di aver convinto, chi fino in fondo chi con reticenza, tutti i suoi compagni.
Non si preoccupava del resto della scuola, no di certo. I Serpeverde erano gli unici che realmente contassero in tutta Hogwarts.
O almeno credeva.
Raccontare loro che la scenata di poco prima era stata frutto solo di un scommessa con Theodore, non si era rivelato così complicato. Rimanevano tutti attaccati all’idea di Draco Malfoy che si erano fatti nel corso di cinque anni. Nessuno voleva immaginare proprio lui innamorato di una Mezzosangue.
E di questo, in realtà, non sapeva se ringraziare o meno.
«Dimenticala.»
Blasie si alzò e, dopo avergli scompigliato leggermente i capelli, tornò nella sua stanza.
L’unico a potersi permettere di fare una cosa del genere, l’unico a volerla davvero fare.



Si aspettava una reazione da Harry Potter e Ron Weasley e, in effetti, era sorpreso di quanto avessero aspettato prima di un confronto diretto.
Quando quella mattina entrò in Sala Grande fu accolto dallo stesso sgomento della sera precedente.
Tutti si credevano che non si sarebbe presentato, che si vergognasse.
Ma non era così, perché lui non aveva nulla di cui vergognarsi. L’unica persona che avrebbe dovuto presentarsi a testa bassa -cosa che di fatto fece-, non era altri che Hermione Granger.
Quando anche lei varcò il Portone Principale il silenzio calò sugli studenti.
Di sicuro si aspettavano qualcosa, qualunque cosa, non certo l’indifferenza più ostentata.
Draco la ignorò apertamente, non voltandosi nemmeno una volta a guardarla.
Sia per il mancato coraggio, sia per dare prova di ciò che tanto aveva detto le sera prima ai suoi compagni di Casa. E questo fatto parve rincuorarli, convincerli di non aver perso uno dei loro maggiori esponenti.
Il contatto effettivo con i due paladini della giustizia, comunque, arrivò a metà mattinata.
Sprovvisti della loro donzella da salvare dai pettegolezzi, i due gli si erano avvicinati in un corridoio del secondo piano, mentre Draco si stava dirigendo a Pozioni.
Così come loro, in effetti.
Che Hermione fosse già arrivata in aula? Draco scosse leggermente la testa, scacciando quel pensiero.
Sospirando si fece forza e, indossata la solita maschera di impassibilità, li affrontò.
Ancora una volta con un numeroso pubblico al seguito.
«Che coraggio presentarsi in Sala Grande, oggi. Non me lo sarei mai aspettato da te, Furetto.»
Draco ghignò apertamente.
Avevano trovato il modo di ferirlo quanto più desideravano. Ma non lo avrebbe mai mostrato, avrebbe finto come sempre.
«Certo, Sfregiato. Non ho nulla di cui vergognarmi io
Con Theodore al suo fianco, che in qualche modo senza toccarlo lo stava sorreggendo, e gli altri suoi compagni Serpeverde superò i due Grifondoro.
Meglio scappare, meglio non lasciare troppo esposto il cuore.
Ma una risata raggiunse le sue orecchie e lui non poté fare altro che fermarsi.
Questa volta era stato Ron Wealsley ad intervenire.
«Davvero credevi che lei ti avrebbe mai considerato?» Tutto dipendeva da come avrebbe risposto a quelle provocazioni. «Ma non è vietato innamorarsi per quelli come voi?»
Innamorarsi. Lui non era innamorato.
Rise, lasciando senza un punto di riferimento il suo rivale.
«Già.» Guardò ironico Tiger alle sue spalle, prima di proseguire. «Non ho corso il rischio, comunque. Non con una Mezzosangue
Intrise con più disgusto e odio di ogni altra possibile volta quella parola.
E nuovamente riprese a camminare.
Fuggì da lì, prima di crollare.



Appena spalancata la porta della Aula di Pozioni l’aveva vista.
In primo banco, già rossa in viso, e con tutto il materiale perfettamente al suo posto.
Si era concesso un istante, un istante solo, per fermarsi davanti a lei e guardarla. Guardarla finché anche lei non aveva alzato gli occhi.
A quel punto, incapace di controllarsi oltre, aveva riso con i suoi compagni.
Deridendola silenziosamente, mentre trovava un posto dove sedersi in fondo all’aula.
Aveva trattenuto il respiro per tutto il tempo ed era quasi morto quando aveva visto il suo sguardo farsi emozionato entrando in contatto col suo.
Hermione.
«Basta, Goyle.»
Così zittì il Serpeverde al suo fianco, che ancora rideva a qualche battuta di Tiger.
Su di lei.
Fece comparire davanti a sé il suo calderone e attese l’entrata di Piton.
Era davanti a lui, poco dopo arrivarono anche i suoi due migliori amici a farle compagnia, con la schiena dritta e i capelli raccolti in una crocchia bassa.
Un riccio sfuggiva a quell’acconciatura fatta con due matite, ed era come sempre reso crespo dall’umidità.
Quanto avrebbe voluto affondare ancora una volta le mani in quei capelli.
Quanto.
«Ai vostri posti.»
Nemmeno alzò lo sguardo sul Professore, tutta la concentrazione ripiegata sulla sua mano stretta a pugno, sotto al banco.



Quella sera aveva la ronda con i Grifondoro, come ogni Lunedì.
Mai aveva odiato il ruolo di Prefetto come in quel momento. Quando la vide apparire da dietro un angolo, accompagnata dai suoi due protettori.
Istintivamente circondò le spalle di Pansy, affianco a lui, con un braccio.
La ignorò e proseguì fino allo studio del Preside.
E lì lessero le coppie da formare, e lì lui capì che nulla poteva andare peggio.
Pansy Parkinson rise istericamente, Ron Weasley imprecò, Hermione Granger trattene il respiro, Harry Potter si passo una mano fra i capelli e Draco Maloy rimase immobile al suo posto.
Cinque ragazzi gelarono davanti alle poche parole scritte su quel vecchio libro.

Ron Weasley - Pansy Parkinson
Draco Malfoy - Hermione Granger


Forse se lo sarebbero dovuti aspettare.
«Ragazzi.»
La voce di Albus Silente li fece ridestare dallo stato catatonico in cui erano caduti.
Draco fu il primo, inaspettatamente, a chiedere spiegazioni. Senza riuscire a reprimere la rabbia, senza prima salutare.
«Ho già fatto il turno con la Granger settimana scorsa.»
Il Preside sorrise, racchiudendo in quel gesto tutta la sua storia, tutto quello che aveva capito su di loro.
«Lo so, Draco.» Gli rispose cordiale, facendolo sentire fin da subito un bambino capriccioso. «Ma è stata la professoressa McGranitt a formare queste coppie. Sono sicuro che andranno più che bene.»
Era stato cordiale, ma qualcosa nel suo tono faceva intendere chiaramente di non replicare in nessun modo.
«No, non andranno più che bene. Non intendo sopportare Hermione Granger un’intera serata.»
Draco la sentì chiaramente sussultare alle sue spalle, sentì Potter e Weasley borbottare qualcosa, ma in fin dei conti, stava rappresentando il pensiero di tutti, lì dentro.
«Così è stato stabilito.»
Lentamente Silente avanzò verso la sua scrivania e vi si appoggiò.
Li guardò tutti, uno ad uno.
«Cosa ci fai tu qui, Harry?»
Il ragazzo rispose con un’occhiata imbarazzata, mentre posava una mano sulla spalla di Hermione.
«Strana situazione la vostra, in effetti.» Mormorò, guardando Draco.
Annuì silenziosamente, mentre gli occhi gli si facevano leggermente vitrei.
Ci furono pochi attimi di silenzio, prima che l’uomo si risvegliasse dai propri pensieri.
«Aveva già firmato, dunque? Sì? Allora andate, ragazzi.»



«Stupido vecchio.»
Draco non era stato certo l’unico a pensarlo, ma il solo a dirlo.
Doveva stare a stretto contatto con Hermione per ben due ore.
Situazione perfetta.
«Malfoy…»
«Non la toccherò, Weasley. Non la toccherò, Potter. Non fatevi venire infarti per nulla.»
Senza nemmeno guardarli li superò, intenzionato a far finire tutto quello il più in fretta possibile, essendo però consapevole di non poter comandare il tempo.
Stava imboccando le scale per scendere al primo piano, quando lei lo raggiunse.
Sentì chiaramente il suo respiro e inconsapevolmente rabbrividì.
Doveva stare calmo.
«Lo spero per te, Malfoy!»






Angolo Autrice:



Questo capitolo è chiaramente di passaggio.
Non volevo far accadere nulla fra Draco e Hermione subito, ma pre-o-metto che il prossimo sarà incentrato solo ed unicamente su di loro e l’interminabile ronda che dovranno svolgere.
Ho detto troppo?
Passando ad altro… mi rendo conto di quanto la spiegazione che Draco fornisce ai suoi compagni di Casa non sia realistica. Ma ho voluto lasciarla in secondo piano, soprattutto perché volevo far capire quanto le persone siano attaccate all’immagine che si sono fatte di lui.
In questo capitolo spunta fuori Blaise Zabini.
Mi sono attenuta a ciò che la Rowling ha detto degli “amici” di Draco Malfoy.
Theodore è l’unico alla sua altezza.
Blaise è l’unico a conoscerlo dall’infanzia.

Detto questo, dedico come sempre il capitolo a giuliabaron, deaselene, mollicadipane, sanguisuga, katia37 e alice_thomas.
Un grazie davvero enorme, BGreen.


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Capitolo 15
*** -Nella notte ***



Break and Rebuild







Capitolo 15 -Nella notte













Di come si necessiti di parlare,
di come le parole non servano più.



«Ma è così difficile da capire? Non ero pronta.»
«Perché, ora lo sei?»
«Io… non credo che…»
Draco la spinse letteralmente contro il muro alle sue spalle e la travolse. Fuori e dentro.
Sentire il contatto fra le loro labbra fu qualcosa di strano, innaturale. Ma bello, almeno di questo era sicuro.
La strinse a sé mentre lei gemeva piano e, al posto che allontanarlo con uno schiaffo un'altra volta, gli passava le mani sul collo, corrispondendolo insicura.
Sentì un tuffo al cuore quando sfiorò la sua lingua. Non doveva farlo, tutto quello avrebbe reso i fili che lo legavano a lei ancora più difficili da spezzare.




E ora, quei fili, erano diventati resistenti catene.
Non avrebbe voluto, o dovuto, o potuto.
Quello era stato il loro primo effettivo bacio, che era stato perfetto, creduto da entrambi.
Il così detto inizio della fine.
Cosa si aspettava, in realtà? Con una dichiarazione plateale, la voce incrinata e troppa debolezza -fin troppa- non l’avrebbe certo fatta capitolare ai suoi piedi.
In tutta quella giornata, e la serata che l'aveva preceduta, aveva pensato alla sua facciata.
Adesso toccava fare i conti con il cuore.
Ingannevole muscolo involontario.



Dopo giorni, ore, minuti e secondi in cui aveva senza pudore fantasticato di quel momento, viverlo gli sembrava un sogno.
Reclinò il volto all’indietro e gemette. Un suono roco ed estasiato.
L’aveva aspettata, baciata, considerata, pensata… per quanto? Quasi non lo ricordava.
Era così bello esserci, finalmente. Starlo vivendo.
E fu in quel momento che ciò che aveva ignorato per troppo tempo si fece a galla.




Cosa aveva capito, realmente, allora?
A cosa, il suo cervello, aveva dato una risposta insensata?
Draco impugnò la bacchetta che, al comando di un semplice incantesimo, fece loro luce. I sotterranei erano da sempre conosciuti per la poca ospitalità, ma quella sera tutto sembrava più angusto e scricchiolante.
O si trattava solo della necessità di stringere senza toccare l’altro?
Sbatté le palpebre quando una nuvola di polvere si alzò al movimento brusco di Hermione.
La guardò stranito e vide che stava riponendo tutta la sua attenzione su una nicchia, proprio davanti a loro, completamente in penombra.
I professori avrebbero dovuto considerare anche quello, quando avevano deciso di affibbiare quelle stupide ronde ali alunni più disciplinati. Avrebbero dovuto prevedere che anche loro erano umani e che, da tali, potevano provare inquietudine davanti a certi angoli di Hogwarts.
La osservo, osservò i capelli, la linea dolce del volto e quella filiforme del fisico.
Osservò la curva dei fianchi, la curva delle guance, la curva dei seni.
Serrò gli occhi di scatto, infastidito da sé stesso, interrompendo così quell’invisibile percorso.
Possibile che ricadesse, sempre e comunque, lì?
Sbuffando, riprese a camminare, cercando in un modo tutto suo, di farle strada ed invitandola a non preoccuparsi.
Non si erano ancora rivolti la parola.



«Gli allenamenti sono finiti, qualunque cosa tu voglia chiedere dovrai rimandarla a stasera a cena.»
«Mi dispiace, temo di non saperne poi molto sul Quidditch.»
«Granger?»
Si voltò di scatto. Lei?
«Non reggo certo il confronto con un ragazzone tutto muscoli e sudore, ma… vorrei parlarti.»
«E non puoi aspettare fino a domani, vero Mezzosangue?»
«Chiaramente no, visto che mi sono fatta mezza Hogwarts a piedi solo per trovarti.»




Parlare. Non lo avevano mai fatto sul serio.
Si era sempre trattato di discorsi stupidi e superficiali.
Discorsi che cercavano di riassumere nel miglior modo il mondo e loro stessi.
Quello che provavano, forse.
Per poi poter dare una logica a tutto, per poi poterlo spiegare alla razionalità. Quella razionalità che combatteva con così tanto ardore contro il cuore.



«Sai cosa intendo. E… non voglio girarci attorno. Cosa vuoi da me?»
Lui?
Tutto.
«Io? Nulla.»
Tutto il suo mondo, tutte le sue aspettative, tutto il suo futuro.
«Ok. Senti, so di non essere estremamente egocentrica mentre ti dico che tu hai cambiato comportamento nei miei confronti. Il che non è logico.»
«E deve sempre svolgersi tutto secondo una precisa logica, Granger? Niente fatti fuori dall’ordinario?»




«Malfoy, dobbiamo parlare.»
Non seppe dire cosa sentì prima, se quella voce o la mano che gli si era poggiata esitante su una spalla.
Non avrebbe saputo dire quanto gli si ghiacciò il sangue nelle vene, a quel tocco.
Si girò a guardarla per la prima volta quel giorno, dritto negli occhi.
Durante tutta la ronda le era stato ad almeno due passi di distanza, cercando di ignorare quella presenza che inondava completamente la sua.
Cosa sarebbe successo, ora che il momento del post-scontro frontale era arrivato?
Avrebbe sanguinato ancora di più, sotto quei colpi, o avrebbe trovato più facile subirli, dal momento che ci era già passato?
«Malfoy.»
Come lui all’inizio dell’anno, adesso era lei a volere un confronto, a pretenderlo.
Ma Draco non poteva darle certezze, dal momento che egli stesso non ne aveva.
«Granger.»
E finalmente li trovò, gli occhi. L’anima.
Era ormai giunto alla convinzione di essere solo un pallido riflesso di tutta quella luce, perché ogni volta lui s’illuminava in sua presenza. Anche contro la sua volontà.
«Perché l’hai fatto?»
La vide corrugare le sopracciglia e lui non poté evitare di andare subito a controllare le condizioni del suo indice destro, trovandolo più devastato del solito.
Quella piccola constatazione significava forse che lei si era penata, in quell’ultimo periodo?



Aveva studiato ed imparato ogni suo modo di fare, ma non aveva trovato nulla di particolare in lei. Era sempre la solita.
Si sistemava perennemente i capelli, quella era una sua ossessione, per non parlare del modo in cui si mangiava una sola unghia, l’indice della mano destra. Sembrava quasi una forma maniacale.
Ma tutto quello era normale. Normale che arricciasse il naso quando succedeva qualcosa che non si aspettava, soprattutto fra i banchi di scuola, o che si lisciasse la gonna della divisa quando non sapeva cosa fare.
Quelle cose le facevano tutte.




«Sì, l’unghia adesso è pressoché inesistente.»
Solo allora Draco si rese conto che lei doveva aver seguito il suo sguardo.
Si stupì, nel sorriderle.
Stava forse cercando un modo per scusarsi? Glielo doveva, in effetti.
«È pietoso lo stato in cui riduci il tuo corpo, Granger. Dovresti averne più cura.»
Ti riflette in tutto ciò che sei.
Hermione sgranò leggermente gli occhi, solamente sorpresa.
Questa volta non c’era spazio per altre emozioni, sul suo volto.
Draco si guardò intorno lentamente.
«Dobbiamo continuare la ronda.»
Forse quello era un modo per farla arrivare al sodo più velocemente -perché lo sapevano entrambi, si stava disperdendo- o forse solo un impellente bisogno di seguire alla lettere le istruzioni.
Istruzioni che gli avevano vietato da sempre di avvicinarsi a lei, ma probabilmente quello era tutt’altro discorso.
«No, Cioè… no. Dobbiamo parlare.»
Questa volta, leggere quello che Hermione stava pensando, si rivelò più complicato del previsto.
In lei erano presenti un misto di decisione e orgoglio, di paura e insicurezza, di confusione e sentimento.
Sospirò, e poi lo guardò fisso negli occhi. Volendo leggervi la più limpida delle verità, almeno per una volta.
La mano che lo aveva bloccato fino a quel momento, scese lentamente, sfiorò l’avambraccio e silenziosamente incontrò le dita di lui.
Draco non capì con certezza chi le unì in una morsa estremamente dolce, fra i due.
Supponeva che non avesse importanza.
«C’è della verità in quello che hai detto, ieri sera? Ho bisogno di saperlo.»



«Perché a me quello che c’è stato interessa! E perché continuo a pensarci, cazzo!»
Silenzio.
Dentro e fuori.
L’aveva detto, finalmente.
Non osò guardarsi intorno, perché per la prima volta in tutta la sua vita non sapeva cosa aspettarsi dai suoi coetanei, mentre si sentiva tramare incontrollato.
E per tutto il tempo tenne lo sguardo fisso su Hermione. Hermione che si girò solo allora, uccidendolo per il solo vederla piangere.
Dopo alcuni istanti di gelo totale, Draco scoccò una breve occhiata nella direzione di Piton, per poi liberarsi con uno strattone che di certo non avrebbe placato la sua rabbia.
Lo vide sgranare gli occhi davanti al suo sguardo appannato, ma non se ne curò poi molto.
Doveva aver sconvolto parecchia gente, quella sera.
Cercando di calmarsi il minimo indispensabile, riprese a camminare nella direzione di Hermione, dell’uscita.
Voleva andarsene. Perché improvvisamente la sua idea di chiarire tutto non gli sembrava poi così geniale.
Rallentò quando fu a pochi metri da lei e la vide chiaramente sporgersi verso di lui, per toccarlo. Non poté fare a meno di ritrarsi di scatto, alzando le mani in segno di resa. Così, la superò. Sconfitto e sofferente.




«Ho detto ai miei compagni di Casa che si trattava di una scommessa fatta con Theodore. Tu cosa ne pensi?»
Al contrario di ciò che si aspettava come reazione alla sua provocazione, lei fece l’opposto, lo sorprese ancora una volta.
Non si offese, non si arrabbiò. Continuò solo a lottare con orgoglio contro il suo modo di fare strafottente e falsamente indifferente.
«Non ti ho chiesto cosa hai detto ai tuoi amici, ti ho chiesto se è vero quello che hai detto ieri sera.»
Draco distolse lo sguardo, alzando leggermente la testa e cercando di sviare da sé quella sonda a cui Hermione lo stava sottoponendo.
Ma lei, sconvolgendolo ancora e ancora, gli prese il mento con la mano libera e lo portò verso il suo volto, riappropriandosi dei suoi occhi.
«No.»
Rimasero immobili.
«No cosa?»
Avevano capito entrambi. Ed entrambi erano contrari a ciò che stava venendo fuori,
«No, quello che ho detto non è vero.»
Hermione parve arrabbiarsi, in una reazione che non diceva quanto stesse soffrendo, ma che mostrava chiaramente quanto quella recita la stesse infastidendo.
«Il prossimo passo sarà dirmi che sul serio non si è trattato che di una scommessa?»
«L’hai già fatto tu, da sola.» Le rispose Draco, ancora più gelido nel tono e nei modi, scostandosi da lei. Slacciando le loro dita, interrompendo tutti i contatti presenti con un unico movimento.
Voltarsi di spalle, rifugiandosi nell’oscurità.
«Non dire bugie così assurde.»



«Io…»
«Mi fai schifo!»
Stava tremando in maniera spaventosa, aveva lo sguardo perso e di certo non stava guardando lui.
Subito dopo Hermione gli diede le spalle e iniziò ad allontanarsi da lì.
«Non ho bisogno del consenso di nessuno per amarti!»
Appena lo disse, Draco si sentì morire dentro.
Stupido.
Fortunatamente l’aveva sentito solo lei, che si girò di scatto nella sua direzione. Gli occhi le si riempirono di lacrime in un istante.
Aveva solo rincarato la dose.
«Non è vero. Tu non sai nemmeno cosa significhi amare.»
E se ne andò, questa volta davvero, senza essere fermata in alcun modo.




Anche quella volta aveva detto una bugia.
O meglio, si era lasciato trasportare dagli eventi.
Aveva detto di amarla, perché stava crollando tutto e aveva cercato di incolparla di quello.
E perché, per un istante, l’aveva creduto davvero.
Aveva associato quel vuoto che provava quando lei era assente, al più comune dei mali dell’uomo. L’amore.
Lentamente continuarono quella ronda che si stava rivelando meno interminabile di quello che si erano aspettati.
Erano già passate le undici di sera da un pezzo, infatti.
E stavano controllando, questa volta insieme, un’aula, quando Hermione riprese la parola.
«Sappi che mi ha fatto piacere sentirti dire quelle cose.»



«Niente. Cioè, io mi chiedevo come fai a sapere… quelle cose.»
A questa domanda fondamentalmente stupida Draco non rispose, semplicemente tuffò le mani nelle tasche dei pantaloni e si girò, riprendendo a camminare.
Ancora una volta venne bloccato, prima di poter fare più di qualche passo.
«Mi ha fatto piacere sentirtele dire.»
Non resistette, al diavolo la facciata da duro e glaciale, la guardò fisso negli occhi avvicinandosi di poco a lei.
«Cosa vuoi, Granger?»
La vide mordicchiarsi distrattamente il labbro inferiore, mentre abbassava lo sguardo -gesto che si addiceva davvero poco alla sua persona.
Quando puntò di nuovo gli occhi nei suoi, Draco sapeva già quello sarebbe successo.




Questa volta, però, lei continuò a parlare imperterrita.
«O meglio, mi ha fatto piacere sapere che tu abbia pensato a me per tutto il tempo.»
Draco le lanciò un’occhiata sbieca, cercando di capire dove volesse andare a parare.
Nel mentre, erano usciti dall’aula e ora, stavano percorrendo un corridoio terribilmente vicino alla Sala Comune del ragazzo.
«Perché quello che hai detto era errato. Voglio dire…»
Draco non riuscì a trattenersi, la interruppe.
Fermandosi, fermandola, fermando il tempo.
«Cosa stai cercando di dirmi, Granger?»
«Che anche tu mi hai assillata anche senza il bisogno di vederti, credo.»
Forse questa volta il tempo si fermò da solo.
«Ti rendi conto della gravità di quello che hai appena detto?»
Hermione lo guardò stranita, rivolgendogli una muta richiesta di spiegazioni, che -già lo sapeva- non sarebbero arrivate.
«No.»
Draco sbuffò spazientito e lei si affrettò ad aggiungere:
«Non vedo nulla di male nel provare qualcosa di più dell’odio nei tuoi confronti.»



E a quel punto Hermione lo abbracciò disperata, perché nonostante tutto sentire il suo odore la faceva ancora stare bene. Perché le era mancato forse troppo e questo avrebbe dovuto farla riflettere, perché non riuscì a trattenersi.
«Io ti odio,
stronzo
«Anch’io lo faccio.»
Mormorò Draco perso, ricambiando una stretta che, lo sapeva bene, non sarebbe durata per troppo.




Era sembrata più una dichiarazione che altro, quella.
Lo era anche questa?
«Io lo vedo eccome, Granger.» Draco sperò con tutto sé stesso che il ghigno stampato sul suo volto fosse il più realistico possibile. «Dal momento che sarebbe un sentimento a senso unico.»
Stronzo.
Necessariamente stronzo.
Ma sapeva di doverselo. Se gli era concesso preferiva soffrire il minimo indispensabile.
«È così che deve andare? Prima mi rincorri tu, poi io… Ci dobbiamo respingere ancora per quanto tempo?»
Per quanto?
Non era quello il punto. Loro non si sarebbero mai nemmeno dovuti rincorrere.
Era una cosa senza capo ne coda, era una cosa destinata a morire già in partenza.
Draco le si fece vicino in un secondo, piegandosi su di lei, e sussurrandole:
«Per sempre
«Ci posso contare?»
Qualcosa era mutato improvvisamente. Forse il tono della voce, ad un tratto più intimo e studiato, o forse la vicinanza dei volti aveva influito in un modo tutto suo.
Fatto sta che Draco non oppose alcuna resistenza quando, dopo aver lentamente annuito e sorriso al contempo, Hermione lo prese per il colletto della camicia e lo baciò.
Probabilmente Draco fu sorpreso da quanto impeto la ragazza ci mise nel farlo, ma sicuramente la sorpresa sfiorò unicamente dei livelli di piacere assoluto.
La abbracciò, lasciandosi andare in quell’oblio.
Era il paradiso, al centro esatto dell’inferno.
«Era solo una scommessa.» Ansimò Draco sulla bocca della ragazza, poco dopo.
«Non prendiamoci in giro.»



«Non prendermi in giro…»
Dopo quel sussurrò strozzato, Draco cedette, andò in completa confusione. Ignorò il suo il suo orgoglio ferito, la sua immagine, la voce nella sua testa che gli diceva quanto la cosa fosse sbagliata di per sé.
La strinse in un abbraccio del tutto spontaneo, salvo incollarsi subito dopo a quelle labbra morbide che bramava incessantemente da troppo tempo.
Fallo e basta.



In un eccesso di emozioni, Draco si ritrovò con le spalle al muro, travolto da Hermione Granger.
Solo quando lei gli si premette contro, facendo aderire ogni minima parte dei loro corpi, si permise di toccarla.
Permise alle sue mani di esplorarla.
Rivivere di nuovo -dopo troppo tempo- quella situazione, fu incredibilmente eccitante. Si sentì bene, calmo e fisso in un punto con il mondo ai margini dei suoi desideri.
Una mano scivolò sotto la camicia di Hermione, facendola tremare al contatto di pelle contro pelle. Draco si sporse in avanti, leggermente, col bacino e la sentì rispondere con più foga al bacio che si stavano scambiando.
Adorò, con gioia semplice e primordiale, il momento in cui lei si scostò da lui di pochi centimetri e, presi i lembi superiori della sua camicia, gliela strappò senza ripensamenti.
Trattenne il fiato, sentendo l’eccitazione crescere dentro di lui a spirali incontrollate e infiammargli il basso ventre, mentre cercava di concentrarsi sul rumore che i bottoni strappati stavano provocando cadendo a terra.
Fu la visione più bella della sua vita.
E da quel momento si lasciò andare completamente.



E da quel momento cercò di trattenersi in tutto ciò che fece.
«Cosa ci fai tu qui?»
Ghignò lentamente, ritrovando a portata di mano tutto il sarcasmo che aveva sempre vantato.
«Ti da fastidio che io stia qui?»
«Sì.» Gli rispose senza ripensamenti lei.
«Sono qui per te.»




Letteralmente la prese in braccio, facendole incrociare le gambe sui suoi fianchi, e le slacciò senza fretta i primi tre bottoni della camicia.
In divisa era qualcosa di spettacolare.
Hermione Granger era qualcosa di spettacolare.
Sotto i sospiri della ragazza, scese nel rivolgere le sue attenzioni, lasciandole posare le punte dei piedi per terra.
Le baciò l’incavo dei seni e la sentì fremere senza controllo.
Senza rendersene pienamente conto -o facendolo fin troppo- stavano superando un sottile linea.
Quella sottile linea.
Draco si staccò da lei contro voglia, mettendo le distanze necessarie per non saltarle addosso più di quanto non avesse già fatto, e la guardò.
Intensamente, e la vide.
Bella, con le guancie accese, gli occhi scintillanti, la bocca distrutta dai baci.
Hermione Granger era davvero la visione più bella della sua vita.
Senza una parola, che avrebbe rovinato di certo tutto, le pose una mano sulla schiena e la condusse per i corridoi, con una sola destinazione in mente.
La Sala Comune dei Serpeverde. O meglio, i Dormitori di Serpeverde.



Victor Krum e… Hermione Granger?
La ragazza appolipata al bulgaro era lei? Gli venne da ridere, lo fece, spudoratamente.
«Granger?», ebbe il coraggio di chiedere quando si fu ripreso. Era bella, troppo.
La ragazza non gli rispose, lanciò solo una veloce occhiata al suo compagno, poco dietro di lei.
«Tranquilla, tranquilla, non voglio farti nulla.»
Sorrideva mentre le parlava, ma chiaramente non veniva sentito, per via della musica troppo alta. Non ci pensò quando le si avvicinò e la avvolse tra le sue braccia, mentre le ripeteva:
«Ho detto che non ti devi spaventare, non ti farei niente stasera. Non nel modo che intendi tu, certo.»




Era bella, troppo.
La guardò mentre si dirigeva senza indugi al suo letto. Mentre con le sottili dita ne sfiorava le lenzuola, mentre ci saliva sopra con grazia.
Mentre tornava a rivolgere lo sguardo su di lui.
Draco si chiuse la porta alle spalle, facendo scattare la serratura.
Erano in trappola.
Con passi lenti e misurati le si accosto, guardandola apparire e sparire dietro i drappi di stoffa verde del baldacchino.
Era un caso che, proprio quella sera, Theodore Nott avesse scacciato tutti i loro compagni dalla stanza che condividevano?
Draco non se ne rese conto subito, ma quella sembrava tanto una cosa pianificata.
Una mano di Hermione si sporse oltre il letto e gli accarezzò il petto, oltre la camicia aperta.
Draco seguì la linea che essa traccio e trattenne il fiato quando arrivò al bordo dei suoi pantaloni.
Riportò lo sguardo a quello di lei e, sotto quelle attenzioni, salì anche lui sul letto.
Si ritrovarono in una situazione così intima da farli rabbrividire.
Draco a carponi, per metà sul corpo della ragazza, e Hermione in parte sdraiata ed in parte seduta, con i gomiti puntellati sul materasso per poterlo guardare dritto negli occhi.
Rimasero immobili per qualche secondo, giusto il tempo di assaporare tutte quelle nuove sensazioni adeguatamente. Poi la Grifondoro si sporse in avanti, mettendosi in equilibro sulle gambe piegate, e lo baciò ancora.
Lievemente, fu solo uno sfioramento che li portò in cima al mondo.
Draco chiuse gli occhi, mentre le portava le mani al volto e la traeva a sé.
Era così bella, quando ansimava. Quando rimaneva senza parole.



«A che gioco stai giocando, Malfoy?»
«Non capisco cosa intendi.»
Le rispose lui, socchiudendo gli occhi e sorridendo.
«Credi che sia stupida? Che non l’abbia notato?», al suo sguardo fintamente ignaro, continuò «Tu mi fissi! Durante le lezioni, per i corridoi… sempre!»
«Sicura di non essere tu troppo egocentrica?»
«Io… no di certo!»
Draco si alzò lentamente dalla sua recente posizione. Era fantastica quando rimaneva senza parole.
Le si avvicinò e cercò, invano, il suo sguardo.
«Ora! Ecco, adesso lo stai facendo!»
«Cosa, Granger?»
«Abbassi la voce in modo così… tu mi punti!»




Il quarto bottone lasciò l’asola cui era destinato, la camicia abbandonò un poco ancora la sua rigidità, lasciando scoperto interamente il reggiseno color panna della ragazza.
Era di pizzo, come se lei avesse programmato tutto quello.
Draco le baciò prima una clavicola, poi l’altra, lasciando una scia umida al suo passaggio.
Senza il bisogno di altro tempo, la gonna della ragazza si alzò sulle sue cosce, lasciandola boccheggiante sotto quelle attenzioni.
Lentamente, i loro corpi presero a oscillare leggermente, mentre si rincorrevano tra baci e carezze.
Nuovamente una mano di Hermione sfiorò il petto di Draco, facendolo rabbrividire. Questa volta, però, andò quasi subito all’allacciatura dei calzoni.
Mentre allentava il bottone che li tratteneva e abbassava la zip, non senza notare il rigonfiamento che questo gesto provocò nel ragazzo, la Grifondoro sentì il suo sguardo su di sé, per tutto il tempo.
Draco la vide avvampare, nello scorgere la sua erezione.
Un’idea gli baleno per la mente, per questo si scostò da lei e si sporse oltre il bordo del baldacchino, sganciando le tende che lo caratterizzavano, e facendo piombare il buio su di loro.
Si sarebbe imbarazzata di meno, se non lo avesse visto.
Ma Hermione non parve del suo stesso avviso.
Velocemente raccolse la sua bacchetta, che teneva in una tasca della gonna, e illuminò con un incantesimo quello spazio così ristretto.
«Voglio vederti.» Sussurrò come spiegazione, facendo capitolare tutte le teorie secondo le quali una qualunque parola avrebbe rovinato tutto.
Draco sorrise. Per la prima volta dopo tantissimo tempo, e quel suo sorriso gli si rifletté anche negli occhi.
Baciò nuovamente Hermione, mentre con le braccia la circondava, protettivo.
Lentamente e con una punta di infondato timore, ripresero a spogliarsi.
La camicia che Hermione indossava scivolò sulle sue spalle, mentre al contempo ciò che restava di quella di Draco veniva lanciata in un qualche angolo del letto.
L’aggancio del reggiseno partì ed esso cadde fra le lenzuola. La gonna si stropicciò ai loro piedi e i pantaloni rimasero inutilizzati a terra.
Hermione si strinse a Draco, rossa in volto e con il cuore in gola.



«Amico, pensavo fossi morto.»
«In un certo senso.»
Sentì chiaramente lo sguardo del compagno su di sé, mentre tornava a rivolgere l’attenzione sugli studenti che stavano lentamente salendo sull’ Hogwarts Express.
Non la trovò lì in mezzo.
«Continuerai ad ignorarla anche quest’anno?»
Draco scoccò un’occhiata infastidita a Theodore.
«Non ho più tempo per giocare.»
«Io sono convinto che quello che c’era tra voi non sia stato nemmeno per un attimo un gioco.»
Era vero, il loro rapporto non era mai stato un passatempo, men che meno semplice. Lentamente estrasse la bacchetta dalla tasca sinistra dei suoi costosi pantaloni fatti su misura e incantò il suo bagaglio perché gli levitasse a pochi metri di distanza, seguendolo fedelmente.
«Sappiamo entrambi cosa mi succederà l’anno prossimo. Hermione Granger è l’ultimo dei miei problemi.»




Hermione Granger era il primo dei suoi problemi.
C’era sempre lei, quando qualcosa nella sua vita non andava.
Anche ora, mentre le baciava un seno completamente perso in lei, sentiva che qualcosa non andava.
Perché quello che stava facendo era completamente sbagliato.
Perché da quel momento, davvero, non avrebbe più saputo allontanarsi da lei.
Ansimò quando lei portò di nuovo le sue attenzioni alla sua erezione.
Nuovamente viveva quella scena, nuovamente viveva quelle emozioni.
L’avvicinò a sé, la strinse e la denudò completamente.
Era bella, era bellissima.



«Sai quando ti ho detto che non eri bella, ma solo diversa? Enorme cazzata.»
Rimasero immobili. Dopo il sussurro di Draco, Hermione si sentì improvvisamente leggera, sotto quello sguardo penetrante e con la consapevolezza di quelle parole.

«Oh Merlino, Malfoy. Ti piaccio?»
Esclamò ripetendo le parole esatte che lei stessa aveva usato quella volta. Risero entrambi, leggeri come mai prima.
«Adesso non esageriamo, Granger.»




La fece stendere, mentre continuavano a guardarsi negli occhi, sul letto e si posizionò meglio su di lei.
Subito, appena abbassò il volto per respirarle sul collo, sentì quei capelli solleticargli il volto.
Non capì più nulla.
Si abbassò su di lei e lentamente entrò nella sua persona.
Sapeva di essere il primo, ma sentirla irrigidirsi attorno a lui in quel modo lo fece sentire imbattibile, unico.
Sentì un vuoto allo stomaco mai provato prima, mentre a poco a poco affondava sempre più, mentre si macchiava di sangue -quel sangue, che per tanto tempo aveva disprezzato-, mentre baciava le lacrime che rigavano il volto di Hermione.
Le strinse forte una mano, lasciata inerme vicino ai loro corpi, e la guardò.
La guardò per tutto il tempo, trovando il suo posto nel mondo.



«Lucius non ne sarà contento.»
«Di cosa?»
«Inganni loro Draco, non me. Ti conosco ormai... Non so cosa ti abbia messo in testa Theo, ma è sbagliato. Lo sai perfettamente.»
«Tu non mi conosci.»
«Siamo diventati quello che siamo insieme. Fin da piccoli.»
«No, Blaise. Non siamo mai stati insieme. Io sono solo, tu sei solo. Siamo Serpeverde, siamo il meglio. Di certo non deboli.»
«Che risposta da Draco Malfoy.»
Raccontare loro che la scenata di poco prima era stata frutto solo di un scommessa con Theodore, non si era rivelato così complicato. Rimanevano tutti attaccati all’idea di Draco Malfoy che si erano fatti nel corso di cinque anni. Nessuno voleva immaginare proprio lui innamorato di una Mezzosangue.
E di questo, in realtà, non sapeva se ringraziare o meno.

«Dimenticala.»






Angolo Autrice:



Ed eccoci qui.
Non ho molto da dire su questo capitolo. Ho pensato di fare un confronto fra passato e presente. Ecco spiegata la presenza di tutti quei flashback.
Penso l’aveste capito un po’ tutti che in questo capitolo Draco e Hermione si sarebbero riavvicinati, no?
Il fatidico momento è arrivato. Che ansia.
Seriamente, ad ogni parola che scrivevo, avevo la paura di rovinare tutto…

Capitolo dedicato a VANiTY, Shay89, Tanny, EmoGirl91, dorota, sanguisuga, Mirya (Grazie), katia37 e Haley_James.
E anche a giuliabaron, che anche se un po' in ritardo, mi segue sempre e con così tanto calore! Grazie mille.
E, naturalmente, ad alice_thomas.
Un bacio, BGreen.

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Capitolo 16
*** -Hermione Granger ***



Break and Rebuild







Capitolo 16 -Hermione Granger













Di come sia eccitante rivivere la stessa situazione,
di come si capisca di non poter essere solo un riflesso.




Arrivarono tardi alle lezioni, quella mattina.
Chi ad Erbologia, chi a Trasfigurazione destarono abbastanza curiosità nei compagni, vedendoli arrivare trafelati ed inspiegabilmente raggianti.
O meglio, Draco fu considerato ufficialmente ancora addormentato nel momento esatto in cui sorrise alla professoressa Sprite.
Il risveglio era stato senza dubbio il migliore della sua vita.
C’era odore di sesso nella sua stanza, quella era la prima cosa che aveva notato appena cosciente. Poi aveva lentamente schiuso gli occhi e l’aveva vista. Vista, per la prima volta davvero.
I capelli erano un groviglio informe attorno al collo magro, segno che doveva essersi rigirata molte volte prima di riuscire a prendere sonno, le braccia erano state mollemente dimenticate attorno al ventre e le lenzuola le coprivano solo un accenno di gambe.
Era quella Hermione Granger?, si era chiesto nella più totale estasi.
Si sedette affianco a Theodore che, con un inspiegabile sorriso, gli aveva tenuto un posto accanto a sé.
«Hai proprio la faccia di uno che si è fatto una sana scopata dopo troppo tempo di astinenza.»
Draco si bloccò, mentre ancora stava sistemando tutto il materiale davanti a sé e lo scrutò per qualche secondo.
«Già. Mi era sembrata strana l’assenza di tutti i nostri compagni di stanza proprio ieri sera. Posso almeno sapere cosa ti sei inventato?»
Theodore ghignò e si girò verso la Sprite, che aveva ricominciato a spiegare.
«Certamente no.»
«Allora mi correggo: cosa vi siete inventati.»



Si erano guardati negli occhi a lungo, quasi stentassero a credere di essere veramente loro due, in quella stanza.
Draco percorse tutto il corpo della ragazza con gli occhi e lei, accorgendosene, si affrettò a coprirsi con le lenzuola arricciate sulle sue cosce e a distogliere lo sguardo dal suo.
«Guardami.» La voce di Draco era ancora estremamente roca.
La vide solamente arrossire con ancora più imbarazzo.
«Voglio vederti
Gli occhi di Hermione furono subito sui suoi, nei suoi.
La baciò. Si sporse in avanti e la baciò, semplicemente.
Questa volta furono più lenti nell’esplorarsi.
Essendo già nudi, non persero tempo inutile nello svestirsi e Draco trovò la cosa estremamente eccitante. Era una sensazione meravigliosa quella di rivivere per la seconda volta un corpo, quella di averlo visto svegliarsi e poterlo possedere ancora. E ancora.
Hermione Granger.
Le passò una mano fra i capelli, districando appena quel groviglio, mentre scendeva a baciarle il collo. Il fremito che seguì quel suo gesto lo fece sentire potente come mai prima. Lei gli stava lasciando il completo comando, senza opporsi.
Mentre passava con la lingua sulla sua clavicola destra, una mano scese fra le sue gambe, facendola inspirare con la bocca bruscamente.
Iniziò quel movimento circolare che faceva impazzire tutte -ma lei non era tutte- e Hermione gemette senza controllo.
Era bella.
Lentamente Draco cambiò la sua posizione, spostandosi sopra di lei a carponi e puntellandosi con una mano sul cuscino, continuando con l’altra la sua dolce tortura.
La guardò per pochi istanti e si meravigliò di quanto fosse perfetta con il volto stravolto dal piacere.
Solo l’anno precedente si sarebbe dato senza ripensamenti del sentimentale, del patetico. E probabilmente avrebbe anche avuto ragione.
Ma cosa importava, adesso?
Cosa importavano i dubbi che lo avevano attagliato fino a poche ore prima?
Tutto quello era sbagliato? Non sembrava possibile.
Si era perso in lei, la sua era una discesa libera verso il vuoto ed il suo unico appiglio rimaneva sempre e comunque lei.
Hermione Granger.
Un’altra carezza, un altro gemito. La schiena della Grifondoro si inarcò e le cosce si strinsero tramanti contro la sua mano.
Solo a quel punto Draco si fermò. Si scostò da lei leggermente, trovandola insoddisfatta come si aspettava.
Sentì quelle delicate mani afferrarlo per le spalle e spingerlo verso il basso, verso le sua labbra.
Si baciarono ancora e Hermione gli morse leggermente il labbro inferiore.
Draco fremette, mentre l’eccitazione, crescendo a dismisura dentro di lui, gli appannava la vista.
Eppure vide nitidamente gli occhi della ragazza mentre la penetrava lentamente, per abituarla ancora.
L’avrebbe aiutata a superare il dolore di quell’intrusione, e se questo doveva durare settimane, mesi, anni si sarebbe sempre riproposto.
Sgranò gli occhi, mentre le afferrava un polpaccio e lo portava dietro la schiena, spingendo più a fondo.
La voleva, da tanto e per tanto.
Continuarono quella danza fino a che i movimenti divennero più rapidi, da parte di entrambi, e non raggiunsero il culmine.
Era placida l’atmosfera che regnava nella stanza, era ferma l’aria ed era fermo il tempo. C’erano i loro profumi mischiati lì dentro, la loro passione.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
«Granger… come hai convinto un Serpeverde ad aiutare un Grifondoro?»



Arrivarono tardi alle lezioni, quella mattina.
E si presentarono con delle occhiaie piuttosto marcate, a pranzo.
Draco, appena entrato, l’aveva vista. Non avrebbe saputo descrivere la sensazione che lo travolse, non appena scorse quei capelli ramati.
Arrivò al suo tavolo e si sedette, sulle panche di sinistra, in modo da poterla osservare anche da lì.
Non avevano mai capito, gli studenti, perché i fondatori di Hogwarts avessero messo le tavolate di Griffondore e Serpeverde affianco e non separate dalle altre due.
Draco la guardò a lungo, senza toccare cibo. Aveva fame di ben altro, in quel momento.
La prima persona a notare il suo sguardo fisso fu Ginny Weasley, che lo guardò strabuzzando gli occhi, prima di dare una gomitata nello stomaco ad Hermione.
Ovviamente la ragazza l’aveva notato all’entrata, ma per qualche a lui oscura ragione aveva subito abbassato lo sguardo. Ora invece lo alzò.
Fu come essere sondati seduta stante, come essere travolti da una scarica elettrica.
Era stupenda, come mai nessuno se ne accorgeva?
La fissò ancora pochi istanti, prima di alzarsi dal suo posto a sedere.
Quanto era passato dal suo arrivo? Pochi istanti, anni?



Erano finiti in un ripostiglio delle scope, lo stesso in cui Harry Potter era stato intervistato da Rita Skeeter l’anno precedente, aveva farneticato Hermione fra un sospiro e l’altro.
Draco scostò di poco le labbra da quelle di lei e appoggiò la fronte alla sua.
«Non mi hai ancora risposto.»
La vide sorridere leggermente, il petto che si alzava e abbassava a velocità anormale.
«Abbiamo parecchie questioni in sospeso, noi due.»
Ghignando, la strinse a sé maggiormente, mentre le alitava sul collo:
«Allora direi che è decisamente saggio discuterne più tardi…»



La partita di Quidditch, e di conseguenza gli estenuanti allenamenti che la precedevano, fissata quel sabato stava stressando molti studenti.
Il campo era conteso fra Serpi e Grifoni, gli eterni rivali, e ormai non bastavano più i permessi della McGranitt e di Piton a dare la priorità alle rispettive squadre.
Draco Malfoy ed Harry Potter si trovavano così, ogni giorni, con una motivazione in più per odiarsi.
La convinzione che l’altro fosse un completo idiota era sempre più fondata nelle loro menti e quel pomeriggio tutto capitolò.
C’era d’aspettarselo, si dissero molti.
La verità è che nessuno vide mai così tanto odio riversato in così pochi gesti.
Il primo spintone arrivò da Draco, che venne subito mandato gambe all’aria dal pungo di Harry.
Da lì in poi sarebbe inutile raccontare, basti solo dire che il richiamo diretto di Silente arrivò tempestivo e meritato.



«Grazie di essere rimasto, Draco.»
Draco spostò il peso a sinistra, muovendosi nervosamente sulla sedia.
Essere trattenuto da Silente significava solo una cosa. Guai.
«Gradisci qualcosa? Un the, forse?»
«Cosa… no. No, grazie.»
Il vecchio doveva essersi ammattito sul serio, pensò. Dopo la strigliata di pochi minuti prima, gli offriva un the?
Ma cos’era quel posto? Chi era quel pazzo?
«Ti starai chiedendo il perché del tuo attendere ancora pochi istanti…»
Vedendo che Draco non aveva intenzione di parlare, Silente continuò.
«Vorrei che tu, cortesemente, considerassi molto le conseguenze di ciò che fai. E con chi lo fai.»
Draco sgranò leggermente gli occhi, mentre un brivido gli attraversava la spina dorsale.
«Se si tratta di Potter… ne abbiamo già parlato, ho capito. Più rispetto, più convivenza pacifica.»
Il Preside appoggiò i gomiti sulla scrivania, intrecciando le dita davanti al volto.
«Ho occhi ovunque in questa scuola, Draco. So quello che vi succede.»
La gola del ragazzo si seccò improvvisamente. Cosa gli avrebbe detto, ora? Di fare sesso sicuro? O lo stava già facendo implicitamente?
Perché era palese di chi stesse parlando.
Ma come poteva saperlo? Certo, le due ronde in cui erano casualmente capitati lui ed Hermione, di fila per giunta, gli erano balzate all’occhio fin da subito.
E la McGranitt sicuramente c’entrava.
Ah, la verità era che se lo aspettava. Sperava solo che, dopo il primo discorso imbarazzante che aveva avuto a riguardo con un docente, lo avrebbero risparmiato.
«Continuo a non capire, signore.»
Silente gli scoccò un’occhiata delle sue, di quelle che ti stravolgono l’animo riuscendo a leggerlo in pochi attimi, chiaramente non credendogli. Ma, fortunatamente, lasciò cadere il discorso lì.
«Riguarda anche Harry, comunque. So di avervi detto di rispettarvi maggiormente. Non basta. Mio caro ragazzo, il tuo compagno sta passando un periodo critico. Non voglio che tu lo compatisca, non lo sopporterebbe, desidero solo che situazioni come quelle di poco fa non mi si ripresentino più.» Notando lo sbuffo innervosito del ragazzo, il Preside andò dritto al punto. «Non perché te lo ordino io, ma perché tu sai cosa vuol dire non avere certezze.»
Lo sapeva. Sì, decisamente.



Quelle sera Draco tornò al suo dormitorio, alla sua stanza. Dopo il colloquio con Silente non si sentiva di vedere Hermione e questo lo inquietò ancora di più.
Forse Blaise aveva ragione, forse il concetto tutto è perfetto così com’è valeva solo in presenza della Grifondoro. E lui non poteva permettersi di vivere solo per lei, non era parte del suo carattere.
Chiuse gli occhi mentre si stendeva a letto e tirava le tende del baldacchino.
E poi fra quattro giorni ci sarebbe stata la partita, era fondamentale che si riposasse.






Angolo Autrice:



So di averci messo davvero tanto ad aggiornare, ma questo capitolo mi è seriamente costato molta fatica.
E so anche della mia tendenza a far finire ogni capitolo con toni un po’ negativi. Insomma, non ce n’è stato un in cui Draco Malfoy si sia rilassato. Ma cosa posso farci? È più forte di me. Spero solo di non aver annoiato o deluso.
Ora, ho una domanda da porgervi: volete l’happy ending?
Ve lo chiedo perché ho in mente due possibili strade, che mi porterebbero a finali decisamente opposti. E, lo ammetto, le idee in questo momento sono parecchio confuse.

Il capitolo è dedicato ovviamente a Haley_James, Shay89, anna96, giuliabaron, VANiTY, katia37, Skitty, fratwi, Tanny e alice_thomas.
Grazie, BGreen.

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Capitolo 17
*** -Possibilità ***



Break and Rebuild







Capitolo 17 -Possibilità













Di come dall’odio nascano conversazioni civili,
di come sembrino infinite le cose che allontanano.




Draco Malfoy odiava Harry Potter.
Harry Potter odiava Draco Malfoy.
Tutti lo sapevano, tutti se ne rendevano conto sempre più ogni giorno che passava.
Ed ora erano lì, ad affrontarsi faccia a faccia, il giorno della partita di Quidditch. Sabato.
Quattro giorni lontano da lei.
Peccato che la partita fosse finita già da un pezzo, però.
In quel momento negli spogliatoi di Serpeverde regnava sovrano il silenzio. Nessuno capiva il perché di quell’ingresso così esageratamente aggressivo nel loro spazio.
I due ragazzi si squadrarono dalla distanza di pochi centimetri.
Uno l’antitesi dell’altro, ma con una persona in comune a cui tenevano fin troppo.
Quattro giorni di piccole fughe, di ostentato disinteressamento.
Era quella la ragione per qui Harry Potter aveva varcato i loro spogliatoi, per proteggere l’onore di una ragazza con cui, in quel momento, ce l’aveva a morte.
Ma nessuno, oltre i diretti interessati, poteva capire.
Draco scrutò a fondo gli occhi verdi dell’altro, sfidandolo.
«Se penso a cos’hanno fatto quelle tue sudice mani…» Proruppe ad un certo punto il Grifondoro, senza più riuscire a controllarsi o a trattenersi oltre.
«Ti riferisci alla mia vincita schiacciante su di te, nel ruolo di cercatore? Se è così posso capirti.»
Stock.
Un pugno si scontrò contro la mascella di Draco e la forza dell’urto gli rivoltò la faccia di lato.
Tutta la sua squadra di Quidditch si avvicinò in un solo istante al moro, ma con un secco gesto della mano, Draco li rimise al loro posto.
«Non ti riferivi a quello.» Sussurrò appena si fu ripreso, pulendosi al contempo con un palmo il sangue che fuoriusciva dal labbro inferiore, irrimediabilmente spaccato.
Harry fece un altro passo in avanti, tanto che i capelli serafici del suo nemico di sempre gli lambirono la fronte.
«Ti devo parlare in privato, Malfoy.»
Draco lo scrutò ancora qualche istante, per capire dove volesse andare a parare.
Non sfruttò la loro distanza così ravvicinata e la proposta, in effetti, ambigua del ragazzo con cui ci stava confrontato per deriderlo, fece solo qualche passo indietro, andando così a recuperare il suo maglione gettato su una panca lì vicino.
Passandogli affianco, gli mormorò: «Seguimi.»
Lasciarono gli spogliatoi di Serpeverde insieme, consci del fatto che stava per scoppiare la rissa più eccessiva di tutta la loro esperienza di rivali.
Oppure tutto il contrario.



Draco si accese una sigaretta, porgendo il pacchetto aperto a Harry, in piedi affianco a lui.
Questi rimase immobile per alcuni secondi, come se fosse indeciso se accettare. Ovviamene alla fine rifiutò, non stava certo fra i suoi principi più sani, quello.
«Vorrei buttarti a terra e spaccarti quella tua odiosa faccia, Malfoy.»
Draco espirò lentamente, con lo sguardo fisso e perso davanti a sé.
Moriva di freddo, ma di certo mai lo avrebbe ammesso proprio davanti a Harry Potter, con solo camicia e golf a proteggerlo dal gelo invernale, però la vista rendeva.
Sulla Torre di Astronomia, la più alta di Hogwarts, stavano quei due ragazzi. Un’aula scelta apposta per il suo isolamento, per l’inesistente propensione degli studenti ordinari di salire fin la su.
Nessuno li avrebbe interrotti, nessuno avrebbe chiamato professori, nessuno avrebbe sofferto nel vederli nello stato in cui si sarebbero ridotti.
Quattro giorni lontano da lei.
«Spezzarti le dita con le quali l’hai toccata, spaccarti la bocca con la quale l’hai baciata…»
A quel punto Draco lo interrupe, appoggiandosi ad uno dei tanti davanzali lì presenti e sussurrando non troppo impercettibilmente: «A questo hai già pensato, mi sembra.»
Sul volto di Harry comparve una smorfia, la smorfia che più somigliava ad un sorriso che Draco avesse visto sul suo volto.
«E…» Riprese dopo poco Harry, «Anche quello. Forse non danni troppo irreparabili, ma che ti lasceranno poca possibilità di scelta sul come procurarti piacere.»
Il Serpeverde ridacchiò, passandosi meccanicamente una mano fra i capelli, proprio mentre anche l’altro faceva lo stesso.
«Suppongo di aver recepito il concetto.»
«Non so perché non riesco ad urlare e prenderti a pugni. Forse sono più arrabbiato con Hermione.»
Draco socchiuse gli occhi lentamente.
«O forse ci sarà solo un fantastico scoppio d’ira ritardato. Ritardato come te, d’altronde.»
Lo vide stringere un pugno rigidamente, contro la coscia. Quanto aveva intenzione di trattenersi?, quanta forza di volontà possedeva?
«Avanti, vuoi farlo? Fallo. Te lo permetterei anche.»
Si guardarono negli occhi, Harry alzò un braccio con la mano stretta a pugno, pronto a colpire, ma rimase immobile.
«Non ne vale la pena con te.»
Gli girò le spalle e si diresse verso l’uscita, salvo fermarsi due passi prima di imboccare la lunga e ripida scalinata.
Si voltò a guardarlo e questa volta nei suoi occhi c’era l’odio più profondo, senza riserve.
Era tornato alla normalità, dimenticandosi in un attimo l’anomalia di poco prima.
«Dimmi solo perché adesso la ignori, Malfoy.»
Perché la ignorava?
«Non mi posso abbassare a tanto.»
Era vero, solo che quella risposta andava letta in un modo ben differente dalla più semplice deduzione.
Harry si fermò alla superficialità delle sue parole e se ne andò sbattendosi la porta alle spalle.
Draco rimase a pensare a quanto fosse vero e concreto quello che aveva appena detto.
Lui non poteva abbassarsi tanto da non pensare più a sé stesso. Lui andava prima di qualunque altra cosa prima e il fatto che Hermione Granger avesse preso quel ruolo nella sua vita lo aveva lasciato indifeso contro sé stesso.
E allora meglio starle alla larga.
Quattro giorni di piccole fughe, di ostentato disinteressamento.



Passò un giorno, e un altro ancora.
Draco non era andato ad Hogsmade quella domenica, non si sentiva abbastanza forte per poterlo fare, così come non era sceso in Sala Grande per i pasti, facendosi portare sempre qualcosa da Tiger e Goyle.
Aveva sviato la ronda del lunedì con i Grifondoro recitando perfettamente la parte del moribondo con Madama Chips, per poi ritrovarsi in forma smagliante il giorno seguente. O quasi.
E quel giorno era martedì.
Nulla di importante in programma, se non lo sviare, al solito, il suo più grande problema.
Lucius non ne sarà contento.
Sospirò, mentre praticamente strappava di mano la sua tazza di the bollente della mezzanotte al piccolo elfo che glielo stava porgendo.
Si posizionò meglio sulla sedia e chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi immergendosi nel silenzio delle cucine, a quell’ora deserte, di Hogwarts.
La verità era che suo padre non c’entrava nulla e che si trovava in una scuola chiusa, libero di fare ciò che voleva.
Oppure no.
Sollevò lentamente la manica della camicia sinistra, arrotolandola sopra il gomito, e si guardò l’avambraccio.
Così candido, così pulito. Ancora per poco.
C’erano troppi problemi contro di lui ed una possibile relazione sentimentale.
L’imminente guerra, che li vedeva su due fronti opposti.
Le culture differenti.
Quattro anni di odio alle spalle, tutt’altro che facili da superare.
La sua incapacità di avere, e di conseguenza dare, certezze solide, basi solide.
La paura di Hermione Granger e tutti i suoi ideali sull’amore puro e semplice.
Nulla era puro e semplice in loro, anche cercando di coprirlo, qualcosa di marcio rimaneva sempre.
E il problema più grande: il futuro.
Avrebbe davvero avuto il fegato di mollare tutto, andare contro corrente, rischiare la vita per una ragazza, per quanto importante essa potesse essere? Col rischio, magari, che poi si stancassero l’uno dell’altra.
Non lo sapeva, non lo credeva possibile.
Non era buono abbastanza, era un Serpeverde. Solo questo e nulla di più.



«Rispondimi.»
Draco continuò a raccattare tutto il suo materiale il più in fretta possibile.
Alla fine il problema non l’aveva proprio evitato con classe, anzi. Ci si era imbattuto in uno scontro diretto.
Stupido.
Si rialzò dalla posizione rannicchiata che aveva assunto per raccogliere pergamene e quant’altro, e deviò prontamente quello sguardo che lo stravolgeva ogni volta.
«Ti avevo detto che si trattava di una scommessa.»
«Non prendermi in giro!» Alzò il tono di voce, Hermione.
Draco si passò lentamente una mano sulla testa, spettinandosi i capelli, e le diede le spalle.
«È la verità.»
A quel punto, già in procinto di lasciarla lì da sola, venne malamente sbattuto contro il muro alla loro sinistra.
Fortunatamente si trovavano in un corridoio secondario, altrimenti avrebbero destato abbastanza scalpore.
Con il gomito della ragazza piantato alla base del collo, Draco si concesse il tempo di guardarla.
Era anche più bella del solito, o forse era lui ad avere una visione distorta della realtà.
«Io ti ho donato la mia verginità, Malfoy.»
Draco chiuse gli occhi, ed ecco il peso del mondo sulle spalle.
«Hai fatto male, mai fidarsi di un Serpeverde. Specialmente se questi ti odia.»
Non cercò di liberarsi, rimase immobile in attesa che lei facesse qualcosa.
Si aspettava di vederla rovinare in lacrime e invece il suo sguardo era così risoluto e fiero.
«Non ti credo, non posso farlo.»
«Questi sono problemi tuoi.»
Fece una leggera pressione in avanti e fu subito libero. Si allontanò da lei quasi subito, non potendole stare tanto vicino un secondo di più.
«Perché ti ostini a voler rovinare l’immagine che ho di te?»
Come sempre, senza che la cosa lo sorprendesse più, perse le staffe.
Si voltò verso di lei, nel frattempo le aveva dato le spalle ancora una volta, e parlò senza pensare.
Il modo più bello di parlare.
«Ma cosa vedi in me? Non ho nulla di buono, io! Non posso dirti che tutto va bene se il mio mondo ad ogni passo crolla. È questo che vuoi sentirti dire? Che senza di te non sono nulla e questo non mi è possibile di accettarlo? Che non riesco a stare con te come se fuori non ci fosse un mondo che va contro a tutto questo?»
Nel pronunciare quell’ultima frase, allargò le braccia in un gesto plateale, vero.
Hermione rimase qualche istante ferma, tremante, poi mosse i primi passi verso di lui.
Lo abbracciò, con tenerezza e nient’altro.
«Tu mi meriti, Draco Malfoy.»
Era quello il vero problema?
Sì. Non sentiva di meritarla.
«Insieme possiamo farcela. Possiamo.» Un singhiozzo raggiunse Draco, attutito dalla sua camicia. «Non allontanarmi da te ancora. Non lo sopporterei…»
Un silenzio fin troppo pesante calò su di loro. Draco si scostò appena e la guardò direttamente negli occhi.
«Come puoi ammettere con tanta semplicità i tuoi sentimenti?»
Hermione sorrise tra le lacrime e il mondo parve accendersi con lei.
«Non è difficile. Lascia che ti insegni come fare.»
Nuovamente quelle esili braccia circondarono le spalle del ragazzo, avvolgendolo con il solito profumo indefinito che l’accompagnava.
«Ci sono troppe cose che mi allontanano.»
La stretta si serrò maggiormente, mentre anche lui ricambiava l’abbraccio, affondando il volto fra i capelli indomabili della Grifondoro.
«Avremo il tempo di affrontarle, con calma. L’importante è che tu resti qui, fra le mie braccia.»
Il volto gli si distese almeno in parte.
Non era andato molto avanti, ma almeno alcuni passi gli aveva mossi. Forse quello che Hermione Granger gli donava non era la possibilità di essere solo un riflesso, ma quella di ricostruire tutto. Insieme, magari.
«Suppongo che ora la parte dello stronzo non servirà più con te.»
Hermione rise e anche lui non poté fare a meno di ghignare come suo solito.
«Diciamo che non sei mai stato troppo convincente.»






Angolo Autrice:



Devo una spiegazione sul personaggio di Harry Potter.
Nei capitoli precedenti l’ho posto come un ragazzino superficiale, proprio perché ho sempre avuto in mente una scena simile fra lui e Draco, come quella iniziale. Un momento in cui due ragazzi così diversi riescano a parlare, dimostrando maturità.
Quindi ho pensato di evidenziare il contrasto fra un discorso serio a quattr’occhi e le solite battute da corridoio.
Parlando del capitolo... mmh.
Non so davvero cosa pensarne. Direi che il finale è decisamente importante, anche perché segna l’inizio della risalita di Draco Malfoy, però…
Resta sempre un però, che mi rende terribilmente insicura di quello che scrivo.

Il capitolo è dedicato alle fantastiche Haley_James, VANiTY, Shay89, Rebecca Lupin, katia37, Mirya, dorota, alice_thomas e giuliabaron.
Grazie, BGreen.

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Capitolo 18
*** -Relazione ***



Break and Rebuild







Capitolo 18 -Relazione













Di come anche la più stupida delle domande scaldi il cuore,
di come il maggiore dei mali sia considerato un onore.




«Qual’è il tuo colore preferito?»
Draco Malfoy guardò Hermione Granger inarcando le sopracciglia.
Il capelli della ragazza gli davano fastidio al collo, ma per nulla al mondo si sarebbe mosso, anche di un solo millimetro, da quella posizione.
«Tu mi chiedi qual’è il mio colore preferito?»
La vide contrarre le labbra in un sorriso, mentre gli poggia il volto nell’incavo della spalla.
C’era ancora il loro odore nella sua camera da letto, appositamente svuotata per l’occasione.
«Che male c’è? Non so praticamente nulla di quello che ti piace.»
Con un dito, Hermione cominciò a seguire le linee più marcate sul torace di Draco.
«Ho in mente giusto un paio di cose che ti riguardano direttamente che si da il caso mi piacciano particolarmente, sai?»
Replicò lui, mentre il solito ghigno malizioso gli accendeva il volto. Velocemente si portò sopra di lei, facendo accuratamente combaciare i loro corpi in ogni punto possibile.
Aveva un solo pensiero per la testa. Era calda.
Non smetteva mai di bruciare, come la passione che lo travolgeva ogni volta in sua presenza.
«Draco, voglio veramente sapere qual’è il tuo colore preferito.»
Ancora una volta, il ragazzo rimase stupito dal suo autocontrollo. Spinse il bacino verso il basso e attese un gemito che non arrivò. La guardò storto, prima di morderle lascivamente il collo.
«Che razza di domanda è, Granger?» La alitò su una spalla, usando il tono di voce che sapeva perfettamente le faceva perdere il controllo.
«Non fare tanto il superiore. Se non ricordo male, anche tu me l’hai chiesto l’anno scorso.»
Sorrise sinceramente, sentendo il suo tono di voce incrinarsi irrimediabilmente, nonostante fosse studiato per risultare puntiglioso.
«Va bene: il grigio.»
Non avrebbe saputo dire come e quando, ma si ritrovò improvvisamente seduto sul letto e decisamente troppo lontano dal corpo della ragazza. Quella stessa ragazza che, si accorse poco dopo, stava ridendo senza ritegno.
Passandosi una mano fra i capelli, Draco la fulminò.
«Cosa c’è da ridere ora?»
«Il grigio?»
Aspettò che si riprendesse e che il suo corpo non fosse più scosso da tremiti, prima di risponderle con mal celata rabbia.
«Il grigio, sì. C’è qualcosa di male?»
Hermione lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise ampiamente, come solo lei era in grado di fare.
«Il grigio non è un colore, lo sanno tutti.»
«Granger, sei improvvisamente impazzita? Il grigio è un colore.»
Draco sbatté le palpebre, accompagnando quell’affermazione ovvia con un gesto stizzito delle mani.
«So che è un colore, però è… neutro
«Suona molto come un insulto, lo sai?»
La rabbia, che non celava altro che vergogna per essersi esposto ancora una volta, defluì dal suo corpo appena la vide avvicinarsi. Semplicemente gli si svuotò il cervello.
La circondò con le braccia, ricambiando l’abbraccio in cui lei lo strinse.
«Credevo avresti detto verde. O argento.»
Draco sorrise senza riuscire a trattenersi. Era così assurdamente ingenua e candida, quella ragazza. Così convinta di ciò che diceva, anche se l’argomento era palesemente stupido.
«Adoro sorprenderti.» Le rispose ironicamente, mentre cercava la via più veloce che lo conducesse alle sue labbra.
Dal momento in cui le trovò, Hermione non ebbe più modo di ribattere. Non che ne avesse voglia, in effetti.



Erano passate tre settimane dalla sera in cui finalmente Draco aveva visto un po’ di luce in mezzo al buio più totale.
Tre settimane in cui aveva scoperto che una relazione stabile non rendeva necessariamente tutto noioso e scontato.
Tre settimane in cui il suo cuore aveva iniziato a battere furiosamente ad ogni ora della giornata, e in cui il sorriso aleggiava sul suo volto ogni volta che la vedeva.
Draco Malfoy era fidanzato. Segretamente, certo, però lo era.
Quella mattina, quella domenica mattina, si era svegliato prima del solito. La sera precedente non aveva visto Hermione e quindi si sentiva estremamente riposato.
Era sceso in Sala Grande quando ancora per i corridoi non c’era anima viva, o morta, e aveva iniziato così la sua colazione.
L’arrivo dei gufi con la rispettiva posta da casa era prefissato per le otto in punto ed essendo solamente le sette, Draco rimase stupito nel veder planare quello di famiglia verso di lui.
Aveva le mani tremanti quando aprì la lettera. Sapeva già quello che vi avrebbe trovato scritto, ma allo stesso modo le parole incisive del padre lo colpirono.
C’era solo un motivo per cui i suoi familiari lo contattavano. Il marchio.
La data era fissata per quell’estate, dunque.
Sospirò, mentre involontariamente si carezzava l’avambraccio sinistro.
Si era ripetuto mille volte di non pensarci fino all’ultimo, di vivere tutta la felicità che poteva. Agitò leggermente la bacchetta e la pergamena prese fuoco davanti ai suoi occhi.
Proprio in quel momento sopraggiunse Theodore Nott, che gli si sedette affianco poggiandogli una mano sulla spalla destra.
«Ci diamo a nuovi esperimenti già di prima mattina?»
Draco lo guardò di sfuggita, prima di riportare lo sguardo verso i resti di cenere accumulati davanti a lui.
Bastò un movimento di mano del suo amico, perché anche quelli sparissero.
«Allora, come mai ti sei svegliato così presto? Ormai non ti si vede quasi più a colazione.»
«Potrei dire lo stesso di te, Theo.»
Theodore annuì distrattamente, mentre faceva roteare la forchetta per aria, disegnando cerchi astratti.
«Sviando così la mia domanda implicita, e anche più importante.»
Draco sorrise si alzò. Non aveva più fame, non dopo la notizia di poco prima.
«Mi dispiace per te, ma non c’è proprio niente da dire.»
«Certo. Almeno sei felice?»
Il sorriso che gli stava illuminando il volto si accentuò a quella domanda palesemente retorica. Alzò le spalle allargando le braccia e fece pochi passi all’indietro prima di girarsi e uscire dalla Sala Grande.



Hogsmade era più affollata del solito, quel pomeriggio. Si erano dati appuntamento in prossimità della Stamberga Strillante.
Scendendo la lieve collinetta la vide appoggiata ad una staccionata, gli dava le spalle. Senza pensarci due volte, Draco l’abbracciò dal dietro, baciandole il collo. Adorava quando portava i capelli raccolti, aveva una visuale più ampia e definita del suo volto, dei suoi occhi.
«Mi sei mancata.»
La sentì sorridere e sbuffare allo stesso tempo.
Draco alzò lo sguardo e cercò di trovare nel panorama che gli si proiettava davanti almeno un po’ di conforto.
Certo, sentirla vicina al suo corpo gli dava una sensazione di calore totale, ma aveva ancora incise davanti agli occhi le parole del padre.
Senza pensarci, la girò verso di sé e la baciò. Non fu dolce, affatto, e questo Hermione lo notò subito.
Facendo forza con i palmi sul suo petto, lentamente lo scostò da sé.
Rimasero per qualche istante in silenzio, prima che Draco si sporgesse ancora una volta a baciarla e prima che lei lo respingesse nuovamente.
«Che cos’hai?»
Il ragazzo la guardò negli occhi, inchiodandola lì con lui.
«Niente.»
Distolse lo sguardo in un attimo e si chinò a baciarle il collo. Aveva bisogno di lei, di sentirla vicina.
«Smettila, potrebbero vederci.»
«Non è vero…»
Replicò sommessamente, mentre le leccava la base dell’orecchio.
Come reazione a quel suo gesto ebbe una grande soddisfazione, Hermione gemette, ma fu anche respinto bruscamente subito dopo.
«Ho detto basta.»
Draco si arrese e si allontanò da lei di molti passi. Si sentiva stupido e debole.
«Cosa succede?»
Gli domando la ragazza, osservando attentamente ogni sua mossa.
Vide rabbia nel suo appoggiarsi con i gomiti alla staccionata, nonostante il volto fosse impassibile. E capì che quell’atteggiamento nascondeva un solo sentimento, così estraneo fino ad allora a Draco Malfoy. Angoscia.
«Te l’ho già detto: niente.»
Fu la criptica risposta che ottenne.
«Non ti credo.»
Draco sorrise amaramente e fece vagare lo sguardo, ancora una volta, sul panorama che quella posizione gli offriva. Una vecchia casa decadente, ma che conservava pur sempre il suo alone di fascino e mistero.
«E questo cambia qualcosa?»
«Certo. Io non ti capisco, perché a volte sei così chiuso?»
Finalmente Draco tornò a guardarla, seppur in modo sfuggente.
«Granger, io non sono affatto chiuso. Non lo sono da tre settimane.»
La vide annuire distrattamente, prima di ripartire alla carica. Sapeva che l’avrebbe fatto.
«Ma oggi sei irriconoscibile.»
Quella frase, detta proprio da lei, lo fece scattare come una molla. Ogni freno che aveva imposto sulla sua rabbia crollò e lui non riuscì più a trattenersi.
Si allontanò di scatto dalla staccionata e con grandi e decise falcate le si avvicinò in un attimo, pronto a dirle un qualunque insulto.
Lui era irriconoscibile? Lui era chiuso? Con che coraggio diceva simili cose?
Si era esposto più di quanto non avesse mai fatto in vita sua, si era sforzato di reprimere tutte le sue più disdicevoli abitudini, di levigare il suo carattere, di moderare i toni.
Sei mai era diventato irriconoscibile, non era certo stato quel giorno.
Ma lo aveva fatto per lei, in fin dei conti, e questo valeva più di ogni altra cosa.
La rabbia sparì e lasciò il suo corpo, come sgonfiandolo all’improvviso, mentre nella sua mente sorgeva un’altra domanda.
«Perché ieri sera, come tutti i sabati, non sei potuta venire?» Chiese di punto in bianco, stupendo oltre a lei anche sé stesso.
«Cosa?»
«Perché ieri sera non sei potuta venire.»
Ripeté spazientito, come se il suo cambiamento così repentino di comportamento fosse assolutamente giustificato.
«È di questo che si tratta? Sei arrabbiato perché ieri non ci siamo visti?»
«No, ma voglio saperlo.»
Hermione in principio lo guardò perplessa, poi abbassò colpevole lo sguardo.
«Avevo da fare.»
Draco inarcò imperiosamente un sopracciglio, esortandola a spiegarsi decentemente.
«Con Harry e Ron… e altri miei compagni.»
Il ragazzo si portò una mano ai capelli impazientemente e le lanciò una delle sue occhiate oblique.
«Continuo a non seguirti, Granger. E dici a me di essere chiuso?»
«Smettila.»
Quell’ordine lo fece bloccare e rendere conto di quanto sarcasmo avesse involontariamente lasciato trapelare.
Rimasero in silenzio per alcuni istanti. Draco abbassò lo sguardo prima ancora di vedere quegli occhi tanto espressivi lucidi di dolore.
«Ho esagerato.» Sussurrò.
Il silenzio persistette, ma questa volta Hermione lo abbracciò e lui non poté fare altro che chiudere gli occhi e ispirare quell’odore ormai familiare.
«Riguarda un modo, diciamo, alternativo per imparare ciò che a scuola ci viene negato.»
Era ovvio a che situazione si riferisse e Draco non perse occasione di ironizzare, forse per smuovere un po’ l’atmosfera, forse per non pensare a problemi ben maggiori.
«Ah. Certo, voi Grifoni vi siete schierati contro la Ubridge, dimenticavo.»
La sentì ridacchiare sul suo petto e questo gli scaldò il cuore.
«Esattamente. E lo sai come la penso: sei stato uno stupido ad unirti alla sua setta di fanatici.»
Fu la sua volta di ghignare.
«Non esageriamo adesso. Mi alzerà la media scolastica, è quello che conta, no?»
Hermione alzò gli occhi al cielo. Corrotto dalla società scolastica.
Dove sarebbe finito il mondo se erano persone come Draco Malfoy a popolarlo?



Quella sera, chiuso nel bagno dei Prefetti e prossimo all’abituale incontro con Hermione, Draco fece apparire una pergamena e una piuma.
Non scrisse molto, ma le poche parole che uscirono furono le più sofferte della sua vita.
Sapeva di doverlo fare, non poteva permettersi di sperare il contrario, ma questo pensiero che si era imposto non alleviava la sofferenza.
Doveva considerarlo un onore, si disse. Essere scelto alla sua età era davvero da considerarsi un onore.






Angolo Autrice:



Ehm. Sono in ritardassimo, lo so.

Mi dispiace, ma il computer ha deciso di autogestirsi e non ho potuto fare nulla.
Questo capitolo non so cosa sia. Non mi convince del tutto, però ho adorato scrivere la scena iniziale. Ormai si sono fidanzati. Eh già, è successo.
Solitamente, sia nei libri che nei film, a questo punto io mi annoio e perdo interesse. Spero non sia successo lo stesso con voi.
Comunque, sono passate tre settimane per i nostri eroi da quando ci hanno lasciato e hanno avuto modo di parlare di molte cose. Non ho voluto subito affrontare temi importanti, perché credo che parlare di vita o di morte non sia una cosa da tutti i giorni. Ma il mondo ha richiamato a sé Draco Malfoy con quella lettera, quindi il momento che più temo arriverà presto.

Ovviamente dedico il capitolo a Haley_James, anna96, dorota, alice_thomas, Rati92 e RachEl CullEn.
Grazie, BGreen.

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Capitolo 19
*** -Il sogno ***



Break and Rebuild







Capitolo 19 -Il Sogno













Di come amare sia un bellissimo errore,
di come un sogno ci metta di fronte alla realtà.




«Mi dirai mai quello che ti passa per la testa?»
Quella frase sussurrata era stata accompagnata dal dolce gesto di Hermione, che lo aveva guardato negli occhi, in profondità, mentre gli passava un dito sulla fronte, scostandogli i capelli ancora sudati dal volto.
«Cambierebbe qualcosa in quello che abbiamo, se te lo dicessi?»
Una relazione stabile, stentava a crederci.
La guardò scuotere la testa, il sorriso che le addolciva ogni volta i lineamenti saldamente fisso sulle labbra.
«No. Ma quello che ti riguarda mi interessa, soprattutto se ti fa soffrire in questo modo.»
«Cambierebbe tutto, in peggio.»
Hermione continuò a guardarlo.
Draco cercò nella sua espressione qualcosa che lo trattenesse dal distruggere la sfera di inconsapevolezza che li aveva protetti fino ad allora. Per sua sfortuna, non trovò nulla.
«Verrò marchiato.»
Aveva immaginato una reazione sconvolta da parte della ragazza, lacrime agli occhi e qualcos’altro di totalmente tragico, invece non successe nulla. Era stato quasi certo che l’avrebbe respinto, guardato con odio, commiserato e che poi gli avrebbe voltato le spalle per lasciarlo solo, impartendogli così la più grande delle lezioni che gli si sarebbero potute insegnare: mai esporsi troppo, nella vita.
Ma lei non fece nulla, lo guardò con gli occhi sì lucidi, ma non di rabbia, e lo abbracciò. Sotto le tribune del Campo da Quidditch, facendolo ardere attraverso la tuta d’allenamento, come la più comune coppia di innamorati.
E poi lo disse, e tutto cambiò ancora una volta.
«Io ti amo



«Questi G.U.F.O. ci uccideranno.»
Theodore Nott si stravaccò su un divanetto della Sala Comune di Serpeverde, vicino ad un Blaise Zabini evidentemente occhiato, proprio mentre Draco Malfoy entrava a passo di marcia nella Sala, in divisa da Quidditch e col volto stravolto.
Entrambi i ragazzi, chi favorevole chi contrario, erano a conoscenza della relazione che lo stava impegnando, Draco questo lo sapeva.
Dopo essersi fatto la doccia più gelata della sua vita tornò in Sala Comune, a quell’ora deserta, e si sedette su una poltrona, di fronte ai due ragazzi. Avevano seguito tutte le sue mosse attentamente ed ora aspettavano una spiegazione.
«Gliel’ho detto.»
Draco si piegò in avanti e si prese il volto fra le mani.
«Del marchio.»
Ottenne due reazioni stranamente identiche, solo esternate in maniera differente.
Il primo a parlare fu Theodore: «Cosa ti è saltato in mente, Draco? Lei è dalla parte di Potter! So di averti detto che…»
«Appunto, gli hai riempito la testa di assurdità.» Blaise si girò verso Draco, per poterlo guardare negli occhi. «Hai fatto una cazzata, Malfoy.»
Draco chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie, poi li riaprì e sganciò la bomba finale. Quella che l’avrebbe distrutto insieme a loro.
«Ha detto che mi ama.»
Li guardò entrambi, catturando ogni emozione sui loro volti, sconvolti e pallidi.
«Dimenticala. Lasciala, pensa al futuro che ti hanno scelto, fai quello che ti dice tuo padre, segui il Signore Oscuro.»
Non capì il discorso di Theodore, proprio lui ora gli parlava in quel modo, o forse lo capì fin troppo bene.
«Il vero problema non è nemmeno questo.»
Esatto, il vero problema non era nemmeno quello. Era un altro, più terribile e sconcertante.
«Tu cosa le hai risposto?»
Sentiva gli occhi azzurri di Blaise su di sé. Lui lo conosceva meglio di chiunque altro, da quando erano piccoli si studiavano: avevano imparato quanto bastava per trovare la verità nelle parole dell’altro.
Theodore li stava guardando, e Draco si sentì un completo idiota. Lui non faceva confidenze a delle persone qualunque, lui era duro, lui era un Malfoy. Lui non amava. Non con una guerra alle porte, non una Mezzosangue.
Si alzò dal suo posto a sedere e girò le spalle ai suoi compagni. Stava lasciando la Sala Comune, quando la voce strisciante di Blaise lo raggiunse ancora una volta: «Ricorda cos’hai risposto a tuo padre. Hai già tra disonorato abbastanza il vostro nome, non continuare a farlo.»



Avrebbe voluto avere la forza necessaria, avrebbe voluto aprire quella porta e dire tutto. Tutto dell’immenso segreto che lo stava opprimendo, soffocando.
Avrebbe voluto, ma non lo fece. Si allontanò piano dall’ufficio di Silente, pensando, cercando di trovare una via di fuga che sapeva inesistente.
Non c’era possibilità di scelta, dunque. Era destinato a compiere ciò che altri avevano prestabilito per lui.
Se non l’avesse conosciuta tutto quello non sarebbe successo. Avrebbe continuato ad avere una mentalità ristretta, sarebbe stato convinto di fare ciò che voleva, quando invece era palese il contrario, e sarebbe stato felice nella sua ignoranza.
Eppure non rimpiangeva un solo istante con lei, eppure sentiva crescere ancora adesso un’insensata euforia quando la vedeva, o la pensava. Eppure l’amava.
Ed era così bello farlo.



«Sei impazzito? Lo sai cosa ci fanno se ci scoprono?»
Rideva Hermione Granger, felice di una felicità così strana su di lei.
«Non fare la santarellina con me, Granger. Guarda che lo so tutto quello che combinate tu, Potter e Weasel.»
«E io che pensavo di essere passata inosservata ogni volta!»
Draco si sedette, il sorriso sghembo sulle labbra, di fronte ad Hermione. Fra loro un semplice panno, su cui fluttuavano decine di candele. Aveva organizzato quella sorta di pic-nic notturno all’ultimo momento, non che ci fosse molto da organizzare, in effetti. La vista sul Lago Nero, certo, faceva la sua figura, ma era troppo concentrato sulla ragazza, per godersela davvero.
«Una cena romantica con Draco Malfoy, sono molto fortunata.»
Disse Hermione, come brindisi, alzando di poco il bicchiere che aveva fra le mani. Ecco cos’era quella: una cena romantica. Ecco le parole che non volevano venire fuori.
«Direi.» Rispose lui, levando anch’egli il suo. Si scontrarono in un leggero tintinnio, poi entrambi bevvero.
Quasi da subito Hermione si sciolse. E parlarono, e ricordarono momenti belli e momenti divertenti della loro permanenza ad Hogwarts.
Ma arrivò anche il momento di affrontare discorsi seri, di parlare di quanto lui le aveva confessato il giorno precedente.
«L’anno è praticamente finito…» Iniziò la ragazza, e Draco capì immediatamente dove voleva andare a parare.
Che ne sarebbe stato di loro, fuori da quelle protettive mura di pietra?
«Quest’anno mi fermerò più del tempo prestabilito ad Hogwarts…»
Cercava di rimandare il più possibile il giorno il cui il suo sogno sarebbe finito, il giorno del ritorno a casa, il giorno che lo avrebbe stravolto. E il giorno in cui avrebbe ceduto la sua anima ad un’altra persona.
«Non sei costretto a farlo, Draco.»
Draco si girò di scatto nella sua direzione, e si sarebbe sicuramente arrabbiato a morte se solo lei non avesse avuto uno sguardo tanto sicuro di quello che stava dicendo.
«Tu non puoi capire.» Cercò di zittirla, dicendole limpidamente quello che pensava.
Lei, dal suo mondo candido, non semplice ma comunque giusto, non poteva proprio capire. Bisognava viverlo il tormento che lui stava sperimentando, per poter davvero comprendere.
«Puoi chiedere aiuto a Silente e…» La vide esitare un attimo, prima di dire qualcosa che era rimasto volutamente all’oscuro fra loro. «C’è un’organizzazione, di cui presto anch’io farò parte, che…»
La interruppe prima che potesse dire qualcosa di compromettente, perché sapeva troppo bene le conseguenze che sarebbe seguite a quel suo gesto avventato: «Non dirlo. Un giorno, questa sarà un’informazione contro di voi.»
E abbassò gli occhi sull’erba umida di sera. Era così ingiusto, il mondo in cui vivevano.
Sentì che gli stava sfiorando una guancia con le dita, un tocco leggerissimo, e si lasciò cullare dalla sensazione di calore che lo invase. Era momentaneo, lo sapeva, eppure dava una così convincente illusione che potesse durare per sempre.
Poi la vide avvicinarglisi e chiuse gli occhi, lasciandole libertà di scelta e movimento.
Lo baciò lentamente, dolcemente. Quando si separarono, Draco vide che stava piangendo. La strinse a sé, con forza, e serrò gli occhi, affondando il volto nei suoi capelli.
«Non dovevi esistere.»
I suoi singhiozzi lo raggiunsero attutiti dal golf che portava.
Quella sera, Hermione lo portò per la prima volta nel suo dormitorio. Ovviamente condivideva la stanza con altre quattro persone quindi si fermarono alla Sala Comune. Occuparono uno dei tanti divani, si sdraiarono nascosti e voltati verso il camino, che avevano acceso solo per loro. Draco allargò le braccia e lasciò che lei gli si accoccolasse contro, stringendolo per proteggerlo da tutto al di fuori di loro, e per proteggersi anch’ella.
«Resti?»
Draco sorrise sulla fronte di Hermione, mentre le circondava la schiena con le braccia.
«Solo un momento.»
Voleva solo rilassarsi un attimo, con lei. Niente passione, niente discorsi. Solo quell’abbraccio così familiare. Pochi istanti, giusto qualche minuto…
Chiuse un attimo gli occhi e in un attimo il sonno lo avvolse.
Così Draco dormì lì, quella notte, incurante del fatto che il mattino dopo molto probabilmente si sarebbe svegliato circondato da dei Grifoni sconvolti, tra cui due particolarmente arrabbiati.



«Te la farà pagare sicuramente. Trattarlo in quel modo!»
Draco aprì piano gli occhi, stranito nel sentire la voce di Blaise, insolitamente acuta. Sbatté un paio di volte le palpebre, e vide che si trovava sdraiato sulla cattedra di Piton. E che, effettivamente, Piton era a pochi passi da loro.
«Cosa…?» Chiese rivolto al suo professore.
Ma l’uomo rimase fermo e rigido, senza espressione, come se non lo avesse sentito.
«Devi essere impazzito, Draco!»
Draco tornò a rivolgere la sua attenzione su Blaise, che aveva preso a camminare avanti e indietro velocemente. Guardandolo, il biondo ebbe modo di notare che indossava un mantello nero con cappuccio, che non gli aveva mai visto prima.
«Mi vuoi spiegare?»
Probabilmente il suo compagno l’avrebbe fatto, ma la porta dell’aula si spalancò all’improvviso e, in fila indiana, iniziarono ad entrare delle persone incappucciate, anch’esse con il mantello nero di Blaise, riempiendo in fretta la stanza. Con orrore, Draco collegò quel colore al suo unico significato: Mangiamorte. Ma da quando Blaise era entrato a farne parte?
Non ebbe tempo di reagire in alcun modo, perché la prima figura, al primo banco, si tolse il cappuccio e ciò che questo gesto svelò lasciò Draco basito.
Theodore Nott. La seconda figura fece lo stesso svelandosi, Gregory Goyle, e la terza anche, Vincent Tiger e così via tutti i Serpeverde del suo anno.
Cosa stava succedendo? Draco smise di chiederselo, quando tra le facce Serpeverde ne apparve una Grifondoro: Lavanda Brown, e poi Calì Patil. Tutti i Grifondoro, anche loro lì, vestiti in quel modo.
Saltò definitivamente giù dalla cattedra, quando fra quella massa di volti apparve Ron Weasley. Era successo tutto molto in fretta per capire davvero e poter fare qualcosa, ma vedere uno del Trio apparire fra i Mangiamorte lo scosse, e lo fece reagire.
«Weasley?»
Il ragazzo non diede segno, anch’egli come Piton, di averlo sentito. Draco si guardò intorno, tutti avevano un’aria persa, compreso Blaise, e si accorse che mancava una sola persona a rimanere nera, nell’ombra.
Velocemente le si avvicinò, strappandole via il cappuccio dal volto: Harry Potter.
«Potter? Potter sei tu? Si tratta di uno scherzo?»
Ma il ragazzo non gli rispose, gli puntò solamente un dito contro, lentamente, fino a premerglielo contro il petto, che si alzava e abbassava ad una velocità fuori dal normale.
«Potter…?»
Draco aveva paura, una paura viscerale e terribile. Tutti i suoi compagni erano Mangiamorte, Harry Potter lo era. Cosa significava?
«Tu hai tradito.» Disse quest’ultimo, con una voce gutturale che non gli apparteneva.
Draco si allontanò da lui, spaventato. Sbatté contro il muro alle sue spalle dopo troppo poco.
Gli ci volle più tempo del dovuto per capire che in quel quadro così assurdo mancava un’altra persona ancora, la più importante: Hermione.
Il nome della ragazza rimbombò nella sua testa, e fu come se anche nella stanza fosse successo lo stesso, perché tutti i ragazzi e Piton, iniziarono a strillare. Un suono acuto, non umano, che lo costrinse a tapparsi le orecchie con i palmi, serrare gli occhi e rannicchiarsi a terra.
Passò molto tempo in quella posizione, poi il grido cessò, e lui tornò a guardarsi intorno.
Ma ora non c’era più nessuno intorno a lui, si trovava in Sala Comune, che era deserta.
Cominciò a camminare piano fra i tavoli, cauto, con il timore di vedere un Mangiamorte spuntargli davanti.
Non successe nulla di quello temeva, ma di peggio. Inspiegabilmente, iniziò a sentire freddo, brividi gelati gli corsero lungo tutta la schiena. Una straziante sensazione di solitudine l’avvolse tra le sue spire, ma lui si costrinse a continuare a camminare, senza voltarsi per controllore cosa c’era alle sue spalle.
Nuovamente Hermione entrò nei suoi pensieri e il gelo sembrò crescere senza sosta.
Draco arrivò ad un punto in cui non poteva più avanzare, non poteva far altro che voltarsi. Così fece, e ciò che vide lo bloccò dov’era, senza permettergli di provare a scappare, cosa che in ogni caso non sarebbe servita a nulla. Un Dissennatore si parava di fronte a lui, immobile e di un altro mondo, facendolo precipitare sempre più nello sconforto totale.
Ma la creatura rimaneva ferma, come in attesa di un segnale per poter attaccare, e si limitava a respirare rumorosamente. Il tempo parve bloccarsi, per dar spazio alla confusione che stava stravolgendo dentro Draco. Sparita ogni traccia di sensazione rassicurante dettata dalla presenza di Hermione nella sua vita, ciò che l’attendeva fuori dalle mura di Hogwarts era fin troppo chiaro.
Dolore, pericolo, infelicità, paura. E morte, soprattutto morte.
Loro lo avrebbero schiacciato, se avesse opposto resistenza. Non sapevano ancora nulla, ma poco mancava perché scoprissero quello che stava facendo. Il Signore Oscuro e suo padre.
Pensare al nome di Voldemort lo portò ad alzare il volto.
Scoprì così che dietro al Dissennatore c’erano quattro persone. Harry Potter, Ron Weasley, ora non più incappucciati, e il suo futuro padrone che teneva fra le braccia Hermione.
Draco fece uno scatto in avanti, fu una reazione istintiva, e il Dissennatore scomparve, dimenticato. Corse verso la ragazza, che sembrava svenuta, ma più velocizzava i suoi movimenti, più la sua figura si allontanava, così come la Sala Grande si allungava.
Si accorse che ogni passo gli costava sempre più fatica, come se staccare i piedi dal terreno fosse diventata una sorta di impresa. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo corse, ma i secondi gli parvero ore. Quando non ce la fece più, si fermò ansimando e con lui anche il resto si fermò.
Fu allora che successe, quando le forze lo avevano completamente abbandonato: Hermione rinvenne improvvisamente e il Signore Oscuro alzò una mano affilata, con cui reggeva la sua bacchetta, che puntò su una tempia della ragazza.
Draco vacillò, non riuscendo a recepire del tutto la situazione che si era creata, ma il suo istinto lo portò a cercare di fare un ultimo sforzo per raggiungerli: tutto inutile, ormai era ancorato a terra.
Fu un attimo, un lampo di luce verde e tutto finì. Un secondo prima gli occhi di Hermione erano sgranati per il terrore, colmi di lacrime impossibili da reprime, un secondo dopo la luce era svanita dalla sua persona e il suo corpo si era afflosciato a terra. Draco urlò, in silenzio. Tutto era avvenuto nel silenzio più totale.



Si svegliò in un attimo, sgranando gli occhi e ansimando nel buio della Sala Comune dei Grifondoro. Si era addormentato, si disse per calmarsi. Non si trattava che di un sogno, un incubo.
Sbatté le palpebre, poi si alzò lentamente dal divano, per non svegliare Hermione vicino a lui.
L’aula di Piton, i suoi compagni Mangiamorte, la Sala Grande deserta, il Dissennatore, il Signore Oscuro che uccideva…
Si passò una mano fra i capelli, massaggiandosi la nuca con il palmo.
Anche se completamente illogico, ogni istante, e ogni sguardo, di quell’incubo erano stati fin troppo realistici. Aveva avuto paura, e l’aveva ancora adesso.
Gli incubi sono sogni che si stanno svelando troppo, dicono, e lui aveva visto esattamente quello che sarebbe successo ad Hermione se li avessero scoperti.
Si girò a guardarla: aveva il volto rilassato e sorrideva appena.
Le si avvicinò piano e la prese in braccio. Conosceva l’incantesimo per bloccare le scale che portavano ai dormitori femminili, per questo non ebbe problemi ad arrivare alla stanza della ragazza. Aprì senza rumori la porta in legno marrone e, incespicando leggermente nel buio, ma vedendoci abbastanza per non finire disteso dopo i primi due passi, raggiunse anche il letto. La stese e si piegò su di lei per coprirla con le coperte pesanti. Hermione si mosse appena, mugugnando qualcosa e accoccolandosi contro il cuscino, probabilmente in cerca del calore che il suo corpo le aveva dato fino a poco prima.
Draco si sporse in avanti e le sfiorò le labbra con le sue. La guardò un’ultima volta e poi lasciò la stanza, non dando conto alle tende aperte del baldacchino, non di Hermione, vicino alla porta.






Angolo Autrice:



Sono così dispiaciuta…
Dico tanto nelle recensioni e poi sono la prima a metterci un’eternità ogni volta che devo aggiornare.
Perdonatemi. Spero continuerete a seguirmi comunque.
Passando a questo capitolo… è arrivato il momento. Draco ha svelato ad Hermione il suo segreto più grande, come lei stessa sarebbe stata pronta a fare se solo lui non l’avesse fermata. Ormai si fidano l’uno dell’altra, anche se sanno di non poterselo permettere.
Theodore Nott arrivato a questo punto si tira indietro, capendo di aver esagerato con i consigli su un mondo astratto e perfetto, ma ormai sono felice di dirvi che è troppo tardi: Draco non può più lasciare Hermione, non ne è in grado.
Il sogno è stata una delle parti che ho preferito scrivere fino ad ora. Non è altro che un modo in cui l’inconscio di Draco cerca di fargli capire cosa succederà se andrà avanti così, ma, come ho già detto, è troppo tardi per fare qualsiasi cosa.

Ovviamente il capitolo è dedicato a Haley_James, dorota, Morgana, alice_thomas, ladykirahm, anna96 e giuliabaron.
Grazie di esserci sempre, BGreen.

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Capitolo 20
*** -Dirsi addio ***



Break and Rebuild







Capitolo 20 -Dirsi addio













Di come un solo giorno senza di lei sembri un’eternità,
di come amore, rabbia e dolore si concentrino in un attimo.




«Sì, hanno allagato il bagno di Mirtilla Malcontenta.»
Pansy guardò con complicità Blaise, sorridendogli appena.
«Pare che la McGranitt si sia arrabbiata moltissimo, ha preso dei provvedimenti disciplinari verso tutta la scuola.»
Blaise sbuffò appena, affondando ancora di più nel morbido divano nero dalla loro Sala Comune.
«Dal momento che non riescono a trovare i colpevoli… non c’è d’aspettarsi altro da questa scuola ormai. Hogwarts non è più quella di una volta, dico bene Draco?»
Draco alzò lo sguardo su quello di Blaise, poi lo fece vagare su Pansy, Theodore e Daphne. Era pomeriggio e nessuno di loro aveva dei corsi aggiuntivi da seguire, oltre al normale orario di lezioni mattutine.
Visto che non rispondeva, Pansy lo richiamò e lui si ritrovò a cogliere negli occhi di Blaise una scintilla di sfida, che lo stava esortando a tornare il solito freddo Serpeverde.
«Mh. Hanno annullato l’uscita ad Hogsmade di questo sabato, giusto Daph?»
Chiese con disinteresse, sviando la domanda, implicitamente accusatoria, del compagno. Era stanco ormai di quella tacita guerra che Blaise, e Theo a tratti, avevano ingaggiato nei suoi confronti.
Inconsciamente forse poteva anche accettare che lo stessero facendo per il suo bene, ma ormai non poteva più separarsi da Hermione. Era troppo tardi per i ripensamenti, non poteva tornare indietro e cambiare nuovamente. Farlo una volta era stato difficile, ripetere di nuovo una cosa del genere non gli sarebbe stato possibile.
«Avevamo già organizzato tutto, per Salazar! Non possono trattarci così, in fin dei conti non hanno alcuna prova per accusarci.»
«Proprio perché non hanno prove di chi ci sia dietro puniscono tutti, Daph.» Intervenne Blaise scocciato, mettendo fine allo sproloquio della compagna.
«In fin dei conti, comunque non mi dispiace così tanto. Meno tempo in mezzo alla massa. Inizio a non sopportarli davvero più tutti gli sciatti che ci sono ad Hogwarts. Silente dovrebbe capirlo che sta rovinando una scuola tanto prestigiosa.»
Pansy, appena finito di parlare, si appoggiò al petto di Blaise, che la circondò con un braccio. E Draco si chiese perché una cosa del genere non la potesse fare anche lui, senza paure né giustificazioni.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, cosa che a nessuno passò inosservata.
«Cos’hai Draco? È da ieri che sei più taciturno del solito.»
«Già Draco, dicci cosa ti passa per la testa.»
Blaise non perse occasione di ricalcare ciò che ingenuamente Daphne aveva chiesto e ora tutti e quattro lo stavano guardando, per strappargli qualche pensiero.
«Sono stanco, la Umbridge negli ultimi giorni è diventata insostenibile.»
«Non potrei essere più d’accordo. Avete notato com’è cambiata da quando Potter e i suoi amichetti sono stati richiamati da quella famiglia di pezzenti dei Weasley?»
Era bastato un solo giorno senza Hermione per farlo sprofondare nella monotonia e nella tristezza più assoluta.
Theo si tirò dritto a sedere e li guardò di sbieco prima di chiedere dove fosse il loro Caposcuola, quando constatò che era ad un corso facoltativo, tirò fuori un pacchetto di sigarette da una tasca dei suoi pantaloni e se ne accese una, offrendo anche agli altri.
Così in poco tempo intorno a loro si formò una sbiadita aurea di fumo.
«Non è giusto, non trovate? Il fatto che quei tre possano fare praticamente tutto ciò che vogliono.» Riprese questi qualche istante dopo, con tono lamentoso. «Dicono di Piton e delle sue preferenze per noi di Serpeverde, ma non contano che loro sono sotto l’ala protettiva di Silente. Se c’è una cosa che odio, quella è l’ipocrisia.»
Blaise scoppiò a ridere e lo guardò intensamente. «Perché tu ipocrita non lo sei, vero?»
Theo sorrise di sfuggita e alzò le spalle, lasciandosi scappare che quel discorso non lo implicava necessariamente.
«E non trovate che sia una novità che questa volta si siano aggiunti anche altri? Posso capire la piccola Weasley e anche Paciock, ma la Lovegood! Cosa può avere a che fare lei con i Weasley?»
Pansy scoppiò a ridere improvvisamente, senza un’apparente ragione. «Magari è la nuova fidanzatina di pel di carota!»
Blaise le accarezzò i capelli e fissò Draco insistentemente, prima di sparare l’ennesima frecciata.
«Non dire sciocchezze Pansy, lo sanno tutti che lui se la fa con la Granger.»



Cosa potevano avere da dire i Weasley di così importante ad Hermione da trattenerla da scuola proprio durante le ultime lezioni dell’anno?
Possibile che Silente li avesse lasciati andare? Forse aveva a che fare con quell’organizzazione di cui gli aveva accennato Hermione. Qualcosa contro il Signore Oscuro.
Effettivamente aveva visto Potter piuttosto strano nell’ultima settimana, tutti l’avevano notato a dire il vero.
Il suo volto divenne di pietra alla sola idea che lei potesse stare rischiando la vita. Ma in quel caso gliel’avrebbe detto, giusto? Si fidava di lei, suo malgrado. Aveva imparato fin troppo bene a farlo.
La porta della sua stanza si aprì e ne entrò Daphne cautamente.
Draco si lasciò andare sdraiato sul letto e socchiuse gli occhi, aspettando che fosse lei a parlare.
«Blaise mi ha detto che potevi avere bisogno di compagnia.» Spiegò lei, avvicinandoglisi e sedendosi sul suo letto, all’altezza del suo bacino.
Draco tese le labbra in un sorriso privo di coinvolgimento. Ovvio che Blaise le avesse detto di seguirlo: doveva dimenticare Hermione Granger. Ma non ancora capito che, anche volendo, non ne sarebbe stato in grado?
Vedendo che non accennava a dire nulla, Daphne riprese il discorso che una mezz’ora prima era caduto.
«Ero seria quando ti ho chiesto cos’hai Draco. E non intendo solo oggi e ieri, ma parlo di come sei da due settimane a questa parte. Prima eri felice, lo vedevo, sai? Non ne so il motivo, me era bello vederti con gli occhi sorridenti… Cosa è successo?»
Proprio mentre stava vivendo il momento più bello della sua vita, suo padre gli aveva scritto stabilendo il giorno in cui sarebbe stato marchiato, dandogli tra le altre cose la conferma che il Signore Oscuro era in vita. Aveva capito che avrebbe dovuto lasciare Hermione, che il mondo che aveva sognato grazie a lei non era che un’illusione, che fuori dalle mura di Hogwarts lo aspettavano solo dovere e dolore. Aveva capito che amava una persona che con ogni probabilità si sarebbe ritrovato davanti in una o più battaglie fra il bene e il male. Ecco cos’era successo.
«Te l’ho detto Daph, sono stanco.»
«Sii sincero Draco, non è solo questo.»
Draco la guardò fisso negli occhi, per farle capire che si stava spingendo decisamente oltre il lecito e lei non insistette oltre. Con una mano raggiunse la sua fronte e iniziò ad accarezzargli i capelli, spettinandoli leggermente. Draco abbassò le palpebre e schiuse le labbra per respirare più a fondo.
Quel tocco era rilassante, Daphne era sempre stata incantevolmente delicata, per questo non la staccò bruscamente da sé quando lei si chinò a baciarlo sulle labbra.
Rimase immobile, sentendo il sapore fresco della ragazza.
Dopo una leggera pressione lei si allontanò dalla sua bocca e nascose il volto nell’incavo della sua spalla.
«È dall’inizio dell’anno che noi due non stiamo un po’ insieme…» Gli sussurrò sul collo.
E nonostante il suo alito caldo gli avesse provocato dei leggeri brividi lungo la schiena, Draco si ritrovò a non provare nulla davanti all’implicita proposta di Daphne.
«Sono stanco Daph, sono davvero molto stanco.» Le rispose.
Gli parve di sentirla sbuffare sottovoce qualcosa come “È anche di questo che parlo”, ma non la seguì con gli occhi quando lasciò la sua stanza infastidita e mortificata.
In quel momento riusciva a pensare solamente ad Hermione ed a quanto gli mancasse tutto di lei. Era stata scostante da quando Potter era cambiato, aveva voglia di averla di nuovo tra le braccia. Il fatto che poi fosse partita così, senza un minimo di preavviso, non era stato certo quella che si dice una ventata di fresca allegria per il suo umore.



Il giorno seguente, a Pozioni, affianco al suo calderone fumante era apparso un biglietto spiegazzato. Lo aveva aperto e aveva sospirato di sollievo nel riconoscere la scrittura di Hermione.
Finite le lezioni era andato a passo spedito verso il campo da Quidditch, dove lei gli aveva dato appuntamento.
Appena arrivato fece vagare lo sguardo per le tribune di Grifondoro. E la trovò lì, seduta sul primo spalto, proprio come quando si erano spinti oltre per la prima vota. Lì dov’era cominciato tutto.
Senza ragionare le corse incontro, come una bambino, come un ragazzo innamorato.
L’impatto fra i loro corpi, lei intanto appena l’aveva visto si era alzata e gli era andata incontro, fu forte, intenso.
Draco avrebbe voluto dirle qualcosa, un commento sferzante dei suoi, un rimprovero per essere sparita così, all’improvviso, ma Hermione non gliene diede il tempo.
Lo baciò con impeto e subito fece incontrare le loro lingue. Gli si stringeva addosso, con il corpo totalmente schiacciato al suo e tremava leggermente. Ma Draco non avrebbe potuto notarlo, perso com’era in lei.
Poi lei si staccò, sempre velocemente, e lo guardò fisso negli occhi, seria come mai l’aveva vista.
«Non parlare.»
Lo prese per una mano e iniziò a correre, correre contro ogni logica.
Probabilmente in un’altra occasione non l’avrebbe nemmeno ascoltata e avrebbe iniziato a pretendere delle risposte soddisfacenti, ma quella volta non si sentì in grado di ribatterle. C’era qualcosa di strano nel suo modo di fare, che non aveva intenzione di decifrare.
Non prestò nemmeno attenzione all’aula in cui entrarono, arrivati al primo piano, Hermione aveva ripreso a baciarlo. La circondò con le braccia e la avvicinò a sé quanto più riuscì.
Gli era mancata, più di quanto fosse disposto ad ammettere. E sentirla così vicina, e passionale, non lo stava facendo ragionare. Le sfilò con forza e velocità la felpa che indossava, poi la maglia, scese a baciarle il collo, mentre le sbottonava i pantaloni.
Lo stesso fece lei, forse permettendo alle sue mani di vagare un po’ più di quanto lui non avesse fatto. Gli carezzò il volto, poi però lo baciò nuovamente sulle labbra e Draco la sentì ardere, mentre gli si appiattiva contro e affondava le mani nei suoi capelli, tirando. Era doloroso, ma lo eccitava sentirla così preda dei suoi istinti, sapere di essere lui a farle quell’effetto.
Lo spogliò della camicia e, senza il minimo preavviso, gli sfilò in un unico gesto pantaloni e mutante. Non si aspettava un attacco così diretto, e sentì il fuoco divampargli dentro, più di ogni altra volta.
Lo voleva, lo desiderava e lui la voleva, la desiderava.
Era qualcosa di reciproco, di essenziale.
Non riuscì a trattenere alcun tipo di gemito quando sentì le labbra di Hermione chiudersi sul centro della sua virilità. Buttò in dietro la testa e spalancò gli occhi, nell’estasi più totale.
Quello era un genere di piacere che non credeva di poter provare. E mentre sentiva scariche elettriche diramarsi per tutto il corpo, trovò la forza di sorridere.
Lei era quella giusta, loro erano giusti.
Ma Hermione si fermò dopo poco, e raggiunse nuovamente le sue labbra, probabilmente incapace di resistere e aspettare oltre.
E giusto prima di trascinarla a terra con sé, in uno spazzo di lucidità, Draco fece apparire dei cuscini a terra.
Nella sua testa ci fu un rallenty, in cui tutto si fermò per lasciare spazio all’immagine del volto di Hermione mentre la sua testa sobbalzava leggermente sulla morbidezza dei cuscini che lui aveva fatto evanscere. I capelli disordinati in aria, la bocca socchiusa, gli occhi lucidi e appannati di desiderio.
Era sua, desiderava esserlo. Lo amava, sì.
Le sganciò il reggiseno, lanciandolo da qualche parte nell’aula, e si avventò sul suo seno.
E lui, lui l’amava?
Si sentì stringere le spalle dalle sue braccia e subito una mano di Hermione gli affondò nuovamente nei capelli, par avvicinarlo di più a sé. Più che poteva.
Con la bocca sempre impegnata a darle piacere, fece vagare le mani su tutto il suo corpo, finché non incontrò l’orlo delle sue mutante, lo sorpassò, gliele sfilò senza ripensamenti e sentì un gemito più forte di quelli precedenti uscire dalle stesse labbra che baciò dopo pochi secondi.
Il contattò che si creò, dopo il suo spostamento, fra i loro corpi li fece rabbrividire e portò entrambi al limite.
Entrò in lei, a discapito dei movimenti precedenti, con calma, concentrandosi su ogni centimetro che li univa sempre più. Quando ci fu del tutto, quando lei lo guardò facendogli capire che era pronta, allora iniziò a muoversi.
Nascose il volto nei suoi capelli, come adorava fare sempre per carpirne l’odore, ma questa volta Hermione lo costrinse a guardarla negli occhi per tutto il tempo, e lui si ritrovò a darsi dello stupido per non averlo fatto prima. Vide ogni cosa in quegli occhi castani, ogni stato di eccitazione e amore che il loro amplesso le provocò. E si ritrovò a raggiungere l’orgasmo come conseguenza del fatto che fosse stata lei per prima ad arrivarci.
Rimase immobile per alcuni secondi, che si tramutarono velocemente in un minuto. Sessanta secondi in cui la guardò negli occhi, riversandole dentro tutto ciò che provava.
E lui l’amava? Certo che l’amava.
La baciò, a lungo, sentendola rispondere ad ogni tocco.
«Scusami.»
Gli sussurrò con la voce spezzata, non appena si separarono. Le avrebbe domandato il perché di quel chiedere perdono appena alitato, se solo non l’avesse vista piangere silenziosamente.
Lentamente ricominciò a ragionare, la guardò in volto e rimase stupito di non aver notato prima il taglio che le spezzava il labbro inferiore e i segni ancora evidenti di lividi sulla fronte, proprio sotto l’attaccatura dei capelli.
Si incrinò tutto, in un solo istante.
Iniziò a tremare piano, mentre la fissava negli occhi chiedendole senza parole qualcosa che già sapeva troppo bene.
Ma lei non parlava, non si copriva come al solito, imbarazzata dal suo essere nuda, lo guardava soltanto di rimando.
«Non sei andata dai Weasley.»
Hermione lo guardò stupita, ma in un attimo fece due più due e capì che quella era senza dubbio la giustificazione che Silente aveva dato alla scuola per l’assenza sua e dei suoi amici.
«No.»
Draco assottigliò gli occhi, contrasse la mascella e strinse le mani a pugno, il torpore dovuto all’orgasmo appena raggiunto svanito nel nulla. Una rabbia sorda gli rimbombò nelle orecchie, gli svuotò la mente e gli aumentò di colpo i battiti cardiaci.
«Perché non me l’hai detto?» Riuscì ad articolare dopo secondi di silenzio ghiacciato, in cui nessuno dei due si era mosso di un millimetro, con l’unica differenza dalla situazione di poco prima che Draco aveva distolto lo sguardo da quello di lei.
«È successo all’improvviso, Draco. Harry ha avuto una visione su Sirius» Anche se non capì di cosa gli stesse parlando, lui non la interruppe, troppo in collera per fare qualunque cosa. Sapeva che se si fosse mosso non avrebbe più risposto di sé stesso. «e siamo andati al Ministero, lì abbiamo scoperto che era una trappola.»
Ci fu ancora un attimo di silenzio, prima che Hermione lo guardasse con gli occhi colmi di lacrime e sussurrasse ciò che gli avrebbe fatto crollare il mondo sotto i piedi.
«C’era anche tuo padre.»
Non resistette oltre, non si impose più il minimo autocontrollo. Si alzò da sedere di scatto e non appena arrivò al banco più vicino che riuscì a trovare, lo ribaltò con fin troppa facilità, senza riuscire a trattenere un grido strozzato, che uscì dalla sua gola come un lamento.
Solo quando si fu calmato quanto bastava, solo quando nelle sue orecchie smise di rimbombare il battito impazzito del suo cuore, sentì Hermione singhiozzare. Si voltò nella sua direzione e la vide in lacrime, seduta a terra senza il minimo di forza.
Si passò una mano sugli occhi lentamente, poi con gesti meccanici raccattò la sua roba e si rivestì, ma rinunciò nel suo intento di coprirsi non appena capì che gli tremavano troppo le mani per riagganciare i bottoni della camicia.
Di nuovo si voltò verso Hermione e le si sedette di fronte. Le prese il volto fra le mani, affondando le dita nei suoi capelli e l’abbracciò, circondandola completamente e stringendo forte gli occhi.
Suo padre, aveva lottato contro suo padre. Forse i lividi che aveva sul volto erano causa sua. Non era pronto per una cosa del genere, non lo sarebbe mai stato.
Sentì distintamente che anche lei smetteva del tutto di controllare il pianto e gli si aggrappava alla camicia, sulla schiena.
Rimasero in quella posizione a lungo, poi Hermione lo scostò da sé e si alzò rigidamente vestendosi come Draco aveva fatto prima di lei.
Lui la guardò, seguendo ogni suo gesto, e quando infine la vide tirare su la lampo della felpa che indossava in un unico gesto secco, capì che tutto era cambiato ancora. Ma questa volta solo in peggio.
«Avresti potuto esserci tu là, al loro posto.» Disse lei, dopo essersi asciugata il volto, aveva gli occhi rossi e lucidi. «E un giorno ci sarai davvero.»
Reclinò piano il volto, serrando le labbra per non lasciarsi sfuggire nemmeno un singhiozzo. Cercò il suo sguardo, finché non lo trovò. Allora gli si avvicinò di un passo, non oltre.
Draco rimaneva in silenzio, ora con gli occhi fissi su di lei, e già aveva capito doveva voleva andare a parare.
«E... non riuscirei mai ad affrontarti. Ma non posso» aggiunse poco dopo, calcando sulle ultime due parole, con la voce incrinata. «tradire la fiducia di Harry.»
Hermione rimase in silenzio respirando pesantemente, gli occhi alzati al cielo per non permettere alle lacrime che li affollavano di scendere ancora.
Stava succedendo davvero? Era già arrivato il momento?
Non era pronto nemmeno per questo.
Draco continuò a guardarla in volto, in cerca dei suoi occhi. Si sentiva morire.
«Ti prego… ti prego dimmi qualcosa.» Lo supplicò tremante lei, vedendo che non interveniva.
Ma Draco non riusciva a parlare. Se avesse aperto bocca avrebbe urlato, ed Hermione questo non lo meritava.
Con lo sguardo la esortò a continuare ciò che lui non sarebbe mai stato in grado di fare. Doveva essere lei la più forte, perché lo era sempre stata.
«Non ha futuro la nostra storia. Non ha… futuro. Lo sapevamo fin dall’inizio.»
Non aveva futuro.
Loro non avevano futuro.
Hermione non resistette più, scappò via dall’aula che avevano condiviso per l’ultima volta e Draco non riuscì a seguirla.
Con gli occhi sgranati e lucidi cercava di recepire tutto quello che era successo.
Com’era possibile passare da eccitazione e gioia primordiali ad una rabbia fredda e sorda e poi ancora alla disperazione più totale? Poteva un ragazzo reggere tutto quello?
No, certo che no.
Uscì anche lui dall’aula quasi mezz’ora dopo: una sola meta nella testa.
Con i pantaloni stropicciati, la camicia aperta, i capelli arruffati e gli occhi colmi di pianto e frustrazione.
Che importanza aveva, in fin dei conti, l’aspetto fisico in quel momento?
Ripercorrendo una strada che conosceva fin troppo bene per averla percorsa tante e tante volte, si fermò solo quando si ritrovò di fronte a quella porta.
Prese un respiro profondo, poi un altro ancora, e facendosi forza bussò.






Angolo Autrice:



Eccomi qui, arrivata al penultimo capitolo.
Non ci credo di aver quasi finito questa storia… Era partita come qualche semplice pagina di World ed è diventata un piombo di 20 e più capitoli.
Nel caso non si fosse capito, questo capitolo è il momento in cui Harry e i suoi amici combattono contro i Mangiamorte al Ministero e in cui muore Sirius, tutto visto dagli occhi di Draco.

Dedico il capitolo alle quattro che hanno avuto il coraggio di recensire anche l’ultima volta: SenzaFiato, Mirya, Nightblumonkey e Bea_XD.
Grazie, BGreen.

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Capitolo 21
*** -Oltre il muro ***



Break and Rebuild







Capitolo 21 -Oltre il muro













Di come tutto sia facile con lei,
di come tutto sia difficile senza di lei.



Le nuvole di vapore arrivavano fino a dove si trovava.
Teneva le braccia incrociate e aveva lo sguardo fisso davanti a sé, l’immagine di Hermione Granger e i suoi due amichetti a riempirgli la mente.

Sarebbe stato difficile, davvero troppo, andare avanti.
L’idea, la stupida ed insensata idea, che aveva eluso la sua razionalità per un attimo si era dissolta alla vista di Silente preoccupato davanti a lui.
Che cosa stupida, uno stupido rischio. E lui non aveva abbastanza coraggio per affrontarlo. Questa volta sul serio, questa volta definitivamente.
Era pronto a dirle addio?, si chiese guardando Hermione attentamente.
No. No.
«Hai fatto la cosa giusta.» Disse Theodore Nott alle sue spalle.
Davvero? Da una parte era stata la più semplice, non intralciare il Signore Oscuro, e dall’altra la più difficile, lasciare Hermione.
Lasciarla andare, lasciarsela scivolare fra le dita.
Senza girarsi verso il suo compagno, annuì piano.
Probabilmente era così, era davvero la cosa più giusta da fare. Ma questo non addolciva nulla.
Dopo un anno, tutto si ripeteva. Nuovamente la guardava da lontano nella stazione di King’s Cross. Ma ora, adesso, non poteva tornare indietro.
Strinse forte la bacchetta, senza riuscire ad incantare i suoi bagagli.
Cercava, da più di due settimane, di convincersi di non essersi innamorato, che quello che c’era stato non fosse che una semplice cotta adolescenziale.
Solo quello, solo stupide emozioni, non ancora sentimenti.
Ma non serviva a nulla, lui avrebbe dovuto essere al posto di Harry Potter e Ron Weasley, ora. Avrebbe dovuto proteggerla dal male che le stava infliggendo.
Perché doveva essere così difficile? Per quale motivo?
Si meritava davvero tutto quello?
Sbatté la palpebre quando la vide cercare di sorridere. Era così bella, così dolorosamente bella.
E il fatto che non se ne rendesse conto non faceva altro che aumentare la sua bellezza. La sua purezza.
Due settimane e tre giorni. Sembrava fosse passato così poco tempo da quel momento.
Da due settimane e tre giorni lei lo aveva lasciato. Ed era giusto così. Due settimane e tre giorni e lui non le era andato dietro. Ed era giusto così.
Avrebbero imparato ad andare avanti separati. Non era che una semplice cotta, quella.
Non riuscendo a sostenere oltre la vista di Hermione, Draco distolse lo sguardo. Sentiva gli occhi infuocati. Le sentiva arrivare, le lacrime.
Era così frustrante, imbarazzante, umiliante.
«Arrivo subito.»
Si voltò verso Theodore e gli lasciò il suo bagaglio, poi si allontanò da lui senza lasciargli il tempo di rispondere.
Non aveva intenzione di fare nulla di male.
A passo deciso si diresse verso il passaggio fra la stazione Babbana e l’Hogwarts Express.
Attraversò il muro sentendo il fiato lasciare i suoi polmoni all’improvviso.
Appena si ritrovò in mezzo ai babbani, chiuse gli occhi un attimo.
Si doveva tranquillizzare, doveva ritrovare la calma che lo caratterizzava.
Si passò una mano sugli occhi e inspirò a fondo.
Probabilmente doveva sembrare pazzo, così agitato senza alcun motivo apparente.
Vide da lontano un bagno pubblico e, spinto da una forza invisibile, vi si diresse.
Non sapeva che cosa gli stava prendendo, così a suo agio proprio lì in mezzo ai babbani, ma sentiva che il respiro stava tornando normale, che gli occhi avevano smesso di pizzicare.
Era viscerale il senso di irrequietezza che lo stava scuotendo da dentro nell’ultimo periodo. Si sentiva costretto in un futuro troppo stretto per lui e sapeva che in un tempo non troppo lontano questo suo stato d’animo sarebbe sfociato in violenza.
Si sciacquò il volto con l’acqua gelida del lavandino lurido di fronte a lui e si guardò allo specchio. Fortunatamente aveva trovato il bagno vuoto, perché il suo petto stava ricominciando ad alzarsi ed abbassarsi troppo velocemente. Si appoggiò al top grigio, le mani ai lati del lavandino, e si guardò allo specchio.
Con il volto puntellato di gocce d’acqua, la bocca semiaperta e gli occhi sgranati era così umano.
Faceva veramente caldo, tutto ultimamente lo opprimeva, e quel bagno sembrava accentuare tutti i suoi disagi. Ma stranamente non voleva andarsene, non voleva uscire da quel posto.
Per non vedere Hermione Granger e lacerarsi il cuore, per non rivedere i suoi genitori ed arrendersi definitivamente a ciò che sarebbe successo quell’estate.
Freneticamente si arrotolò la manica sinistra della camicia che indossava, ancora la divisa scolastica, e guardò l’avambraccio.
Lo guardò a lungo, cercando di trovare un senso in quel semplice arto. Perché proprio lì sarebbe stata tatuata la sua condanna. E questo non era giusto. Niente era giusto.
Si stava ancora guardando il braccio quando la porta del bagno si aprì alle sue spalle.
Alzò lo sguardo svogliatemente e rimase senza fiato nel vedere Hermione Granger riflessa nello specchio.
Nel silenzio totale, nel gelo dei sensi, la guardò mentre gli si accostava, fino a fermarsi ad un passo da lui.
Cercando di controllarsi, Draco si girò nella sua direzione.
Era terribile, era straziante il contatto con i suoi occhi.
Solo quando sentì la sua mano sulla guancia destra si rese conto di stare piangendo. Non provò imbarazzo nel farsi vedere in quel modo da lei.
Chiuse gli occhi, ma subito Hermione gli tirò leggermente i capelli per farglieli riaprire. Quando lo fece, Draco sussultò nel ritrovarsela così vicina.
«Granger...» La voce gli uscì roca e incrinata.
Estraniato dal mondo reale, non si rese conto di quanto fosse strana quella situazione, dopo tutto quello che era successo.
Lo fece Hermione, si allontanò da lui velocemente, scottata da quell’intimità rubata.
«Cosa ci fai qui?» Le chiese Draco quando recuperò il controllo sulla voce, dopo attimi passati a guardarla.
Hermione alzò gli occhi per un attimo, poi si passò le mani sulle cosce, lisciandosi i jeans che indossava. Quello significava che non sapeva cosa fare.
«Ti ho seguito.» Gli rispose, senza avere il coraggio di sostenere il suo sguardo.
Era sempre stato così fra loro, tutto un gioco di occhiate. Gli occhi comunicavano, molto più delle parole.
«Perché?»
Perché? Voleva farlo soffrire ancora di più? Era quello l’amore?
Soffrire ogni volta con più intensità per piccoli attimi di felicità. Perché ora stava bene, era con lei, ma sapeva che non appena si fossero voltati le spalle, per sempre, sarebbe stato annientato.
Eppure era ancora lì, probabilmente più masochista di quanto pensasse di essere.
Hermione arrossì alla sua domanda atona, ma rispose anche a questa.
«Volevo salutarti.»
Draco sentiva ancora i brividi provocati dal tocco di lei sul suo volto. Solo allora si rese conto di essere bagnato. Con un braccio si asciugò fronte e mento, poi si passò le mani fra i capelli.
«Allora…» Iniziò a dire, capendo che Hermione non aveva intenzione di aprire bocca.
La vide riscuotersi, per poi sporgersi in avanti. Sembrava che lo stesse per abbracciare, ma a metà strada si bloccò. Tese una mano e quello fu probabilmente per Draco il colpo di grazia.
Non importava il dolore che lo avrebbe investito uscito da quel bagno claustrofobico, importava solo ciò che stava vivendo in quell’istante.
Riempì la distanza che li separava con un passo, il solito passo che aveva fatto così tante volte prima di baciarla, e la abbracciò.
Era un momento di debolezza che non troppo tempo prima avrebbe represso senza pietà, ma che ora gli sembrava lecito.
Ne avevano passate così tante Che senso aveva nascondere il dolore, proprio quel dolore che li aveva accompagnati per più di un anno in quasi ogni passo compiuto assieme?
Nessuno.
L’odore dei capelli di Hermione, così fresco e inebriante, lo tranquillizzò, la sua stretta sulla schiena gli calmò il cuore impazzito, iniziando a farlo battere veloce per una ragione completamente differente dalla paura.
«Vorrei tornare a trattarti come prima, ma non sono abbastanza forte per farlo.»
Mormorò, abbandonato alla sincerità. Sentì Hermione singhiozzare e si chiese perché, perché piangeva se lui si sentiva così bene fra le sue braccia. Non doveva essere una cosa reciproca?
«Come posso odiarti? Era facile pensare che tu ci fossi riuscito in queste due settimane, ma adesso?»
Draco sentì che la stretta sulla sua schiena si allentava, fino a sciogliersi. Con una pressione sul suo petto, Hermione lo scostò da sé.
Il nuovo contatto con i suoi occhi svuotò Draco di qualunque sentimento o emozione che non fosse incentrato su di lei.
Lo stava guardando, gli stava passando una mano dietro il collo, sull’attaccatura dei capelli.
La guardò chiudere gli occhi e come reazione anche lui lo fece, mentre si avvicinavano tremanti.
Il contatto con le sue labbra gli creò quel piacevolissimo ed abituale vuoto all’altezza dello sterno. Gli era mancato e da quando lo aveva provato l’ultima volta erano passate solo poco più di due settimane.
Draco si ritrovò a spingere Hermione contro i lavandini.
Socchiuse le labbra, sentendosi euforico, e lei lo baciò più profondamente, con una mano sulla sua nuca ad incitarlo nello stringerla di più.
Fece vagare le mani sulla schiena di Hermione, sui fianchi, sotto alla maglietta che indossava.
Le aveva appena portate all’altezza del reggiseno e stava stringendo, facendola ansimare nella sua bocca, quando dei colpi di tosse gli riportarono alla realtà di quel luogo pubblico, destabilizzandoli completamente.
Un brivido gelido percorse la schiena di Draco, bloccandogli il flusso del sangue nelle vene.
Se era qualcuno che li conosceva, poteva dirsi finito. Potevano dirsi finiti.
Si girarono velocemente verso la fonte di quel rumore, staccandosi di scatto. Rilasciarono tutto il fiato sospeso quando videro un uomo palesemente babbano farsi avanti, superarli e chiudersi imbarazzato nell’ultimo cubicolo, attaccato alla parete in fondo alla stanza.
Draco si girò di nuovo verso Hermione, dopo aver seguito tutti i movimenti dell’uomo che li aveva interrotti così bruscamente. Lei guardava ancora verso il cubicolo occupato, gli occhi sgranati.
Era successo tutto così in fretta, non si erano resi conto praticamente di nulla di quello che facevano, e adesso era straziante il silenzio che si stava creando.
Le strinse un fianco, riportando la sua attenzione su di sé e la guardò negli occhi a lungo.
Neanche un minuto dopo erano in mezzo alla stazione della Londra Babbana, fra la gente che si muoveva veloce per raggiungere i treni o l’uscita.
Draco studiò quest'ultima per un attimo, mentre una folle idea gli attraversava la mente.
Ma Hermione lo baciò di nuovo in bocca, girandolo di forza, adesso con le labbra sigillate.
Il bacio sfociò in un abbraccio, nonostante la gente intorno a loro. E questo fu emozionantissimo, fu emozionante avere un pubblico esterno. Tutti i loro incontri si erano svolti nell’anonimato più totale, mentre avere adesso così tanta gente che poteva vederli era sconvolgente.
Troppo bello poter svelare al mondo, anche se non il loro, ciò che li univa.
«Non mi basterà mai.» Le sussurrò ad un orecchio, cercando di mantenere la voce stabile.
«Neanche a me.» Gli rispose subito lei.
Poi si scostò e lo guardò ancora una volta negli occhi, a lungo.
«Ciao, Draco.» Stava piangendo, ora.
Draco annuì piano, doveva lasciarla andare. Era importante che lo facesse. Ma era come separarsi da una parte di sé stesso, era uno sforzo troppo grande per uno come lui.
Eppure le parole gli uscirono dalle labbra, tremanti e deboli.
«Ciao, Hermione.»
Chiuse gli occhi per non guardarla sparire fra la folla.
Quando li riaprì lei non c’era già più, se n’era andata.
Si sentì mancare il fiato.
Non era quello il finale adatto, non era quella la decisione più giusta.
Lui la amava, santo cielo sì, e lei amava lui. Era giusto così, voleva che fosse giusto così.
Niente più sottomissioni, niente più testa bassa.
Iniziò a correre prima di rendersene veramente conto. Spintonava i babbani che ostacolavano lui dai binari nove e dieci.
Attraversò il muro con in cuore in gola, e una volta dall’altra parte si guardò freneticamente intorno per trovarla.
Non importava lo sguardo stranito di pochi dei suoi compagni di scuola rimasti al binario dell’Hogwarts Express, la verità era che non importava nulla al di fuori di Hermione.
Era pronto a vivere nell’ombra per lei, alla paura di essere perseguitato dalla sua stessa famiglia, era pronto a morire.

Adesso lui era lì con lei, che la stringeva e non aveva paura delle conseguenze.
Adesso era felice, per davvero.
Adesso non piangeva tutti i giorni lacrime invisibili.
Adesso gli era concesso amarla e venire amato.







Angolo Autrice:



Parto dicendo che le prime tre righe, sono un copia-incolla del dodicesimo capitolo.
Va bene, ci sono.
Dopo mille ripensamenti, aggiunte e tagli arrivata questo punto posso dire di essere abbastanza soddisfatta da questo finale.
Non è tragico e non c'è l'happy ending, è un finale aperto. Lascio a voi di decidere se Draco riuscirà a raggiungere in tempo Hermione e quindi a stare con lei, questa volta sul serio. Oppure se verrà fermato dai suoi genitori (come avevo scritto io stessa prima di cancellare la scena) e quindi sarà costretto a mettere un punto al suo futuro con lei.
Decidete voi, perchè io non riesco proprio ad immaginarmi qualcosa di diverso per loro due se non un finale che non è per nulla un finale.
Concludo dicendo che le ultime frasi non rappresentano la realtà, ma sono solo un raffigurazione di ciò che immagina Draco mentre corre da Hermione.
Credo di aver detto tutto, questa volta sul serio.
Grazie a chi ha seguito. Davvero, anche per la pazienza e la voglia di andare avanti per ben 21 capitoli.
Un bacione, B

Ovviamente il capitolo è dedicato a veracruz, MissSquinzia97, Chantal_l e a Padroncina.

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