Breathe Again

di Stella94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ***
Capitolo 2: *** Fratellanza ***
Capitolo 3: *** Buio ***
Capitolo 4: *** Desiderio ***
Capitolo 5: *** Agnello Sacrificale ***
Capitolo 6: *** Guerra in atto ***
Capitolo 7: *** Contatto ***
Capitolo 8: *** Bruciante verità ***
Capitolo 9: *** Gli occhi del demone ***
Capitolo 10: *** Incubo ***
Capitolo 11: *** L'ambasciatore del vampiro ***
Capitolo 12: *** Tentazione ***
Capitolo 13: *** Inespugnabile ***
Capitolo 14: *** Sotto le stelle ***
Capitolo 15: *** Il vampiro sotto accusa ***
Capitolo 16: *** Promesse e tradimenti ***
Capitolo 17: *** Le lacrime dell'angelo ***
Capitolo 18: *** Klaus ***
Capitolo 19: *** Senza fine ***



Capitolo 1
*** Ritorno ***


primo capo vampire diaries                                                              
                                                            

                                           
                                                                                               Breathe Again
                                                                             
                                                                               Ritorno
                                                                                       1

Caro diario
Oggi è un nuovo giorno o almeno così dovrebbe essere.
Sono in viaggio, lascio la mia vecchia città, sono in cammino per la Virginia, raggiungo Mystic Falls.
Ho paura, ho paura di quello che verrà, di ciò che mi attende, di quello che ancora non conosco.
Mio fratello Jeremy è con me ma non sembra tranquillo.
Non mi parla, non parla con nessuno dopo l'incidente dei miei.
Piange, lo sento spesso singhiozzare tra i cuscini nello torvo della notte ed io lo colgo anche da un suo semplice sospiro, da una sua espressione, da un suo gesto.
Anch'io piango, piango spesso, perché ormai non mi rimangono che le lacrime e il rimpianto di non aver fatto abbastanza, di non aver detto tutto.
Oh, se solo fossero qui quante cose avrei da chiedergli. Sono stata una buona figlia? Vi ho amato e rispettato come dovevo?
Queste domande si spezzano in gola e non fanno che aumentare la mia disperazione.
Non troveranno mai risposta se non nei miei sogni ed io esigo che siano veri, prendendo che siano reali.
Ormai la vita mi sfiora e io la sento passare fugace, proprio come il paesaggio che vedo scorrere veloce dagli sporchi finestrini di un'auto, opachi come la mia anima.
Ho paura, ho ancora paura. Nemmeno scrivere mi tranquillizza. Dicono che sia normale tutta questa apprensione, ma io ho smesso di dare credito alle parole della gente da molto tempo.
Caro diario, credo che siamo arrivati. Il cartello di benvenuto convalida questa tesi.
Ed ora non mi resta che scoprire quale identità si nasconda dietro il nome di zia Jenna. Non so chi sia, non ho avuto mai l'occasione di conoscerla, ma pare che sia proprio lei la donna che d'ora in poi dovrà prendersi cura di me e di Jeremy in assenza dei miei genitori.
E se fosse troppo severa? O troppo permissiva? Se non gradisse la nostra presenza?
Non mi resta che scoprirlo e continuare raccontarlo nelle pagine bianche che ancora mi riservi...
                                              
Elena Gilbert guardò con attenzione l'enorme casa bianca che si protraeva davanti ai suoi occhi prima di uscire dall'auto.
Avvertiva una strana trepidazione, che tentò di espellere con un caloroso sospiro. Ma parve non funzionare.
Rassegnata, raccolse il suo borsone dal bagagliaio e lo ancorò alla sua spalla minuta, accorgendosi solo allora, di aver esagerato nel portare tutto ciò che le era caro. Ma lei amava le sue cose, perché ad esse erano legati numerevoli ricordi e lei voleva ricordare.
<< Jeremy, scendi dall'auto avanti, siamo arrivati. >> Pronunciò quel comando che risuonò quasi un rimprovero, che non diede i suoi effetti in quanto, il giovane ragazzo, continuava a tenere la testa china sul display del suo iPod, scegliendo dalla numerosa carrellata di brani quello che più si addiceva a quella situazione infelice.
Elena Gilbert trattenne la sua bile, doveva avere pazienza con lui, si convinse.
Salutò Peter, un amico di famiglia che li aveva condotti sino a li, ed avanzò incerta alcuni passi verso l'ampio porticato.
Più avanzava e più il batticuore aumentava, più si riproponeva di restare tranquilla, più il suo corpo era scosso da turbolenti tremolii.
Si schiarì la voce e si aggiustò i lunghi capelli castani prima di accostare il suo indice al campanello, ma la porta si aprì ancor prima che lei potesse suonare.
<< Oh, ciao. Tu devi essere Elena? >>
La donna che si ritrovò di fronte aveva canoni molto diversi da quelli che la sua fantasia le aveva suggerito.
Era bella, molto bella.
Elena sorrise quando riconobbe nello sguardo della donna gli stessi occhi di sua madre e fu felice di non dover inscatolare anche quelli nei meandri della sua memoria.
E ritrovò fiducia in se stessa e ne conservò anche per la sua nuova conoscenza.
<< Si sono Elena. Tu invece sei... >>
<< Jenna! >> Le suggerì la donna porgendole la mano.
Elena la strinse con forza e decisione. Sentiva di essere in buone mani e di poter confidare in un'ottima alleata.
Sospirò ancora, questa volta era un ansito liberatorio.

Elena volse gli occhi al suo nuovo istituto scolastico con scetticità. Di certo non poteva offrire il massimo, visto che stiamo parlando di un piccolo e insignificante liceo di Mystic Falls, ma per ora doveva accontentarsi.
Riuscì a mala pena ad orientarsi in quella marmaglia di ragazzi in subbuglio e fu spintonata molte volte da alcuni di essi.
Si sentì sull'orlo di una crisi isterica, ma dovette trattenersi.
Il suo primo giorno di scuola, fra quella marmaglia di studenti, doveva essere perfetto ed idilliaco.
Nessun errore, nessuna mossa azzardata, niente piagnistei; se voleva guadagnarsi il rispetto di quei selvaggi doveva comportarsi come una selvaggia.
Scollò le spalle e assunse lo sguardo di una che sa il fatto suo. Provò a mettersi nei panni della reginetta del ballo il giorno seguente alla sua premiazione: preziosa, ammirata, unica, e si convinse del suo ruolo non appena alcuni ragazzi cominciarono a lanciarle occhiatine da segugi in cerca di una preda fresca e tenera. Elena ne fu soddisfatta.
Ma non bastava. Per assicurarsi una vita scolastica senza rogne doveva procurarsi degli amici.
Un'impresa ardua, visto che si trattava del suo primo giorno di scuola, ma non si scoraggiò.
Si guardò intorno, scrutando con attenzione ogni adolescente presente in quel maleodorante corridoio affollato.
Tra i tanti volti sconosciuti ci fu uno in particolare che riuscì a conquistarla.
Era una ragazza pressoché sua coetanea. Dal colore della pelle opposto al suo, aveva lunghi capelli neri che scendevano fino alle spalle, ed occhi grandi e luccicanti come due gemme.
Se ne stava da sola, appoggiata con la schiena ad un armadietto, probabilmente nell'attesa di qualcuno o soltanto del suo orario di lezione, ma ad Elena questo importava solo relativamente.
Non sapeva chi fosse ma dovette dare ascolto al suo istinto, d'altronde non le era concessa altra scelta.
Si avviò disinvolta, accorgendosi solo quando le fu troppo vicina di aver commesso uno stupido errore. Ma era troppo tardi per i ripensamenti.
La ragazza cominciò a fissarla e ad Elena sembrò quasi fosse impaurita della sua presenza.
Fece un lungo sospiro e ripensò bene alle parole che si era prefissata di dire in precedenza, ma le aveva dimenticate.
Improvvisò: << C-ciao. Io sono Elena e sono nuova da queste parti... >>
Lo sguardo della ragazza si fece più addolcito, Elena si rilassò e scollò via la sua tensione.
<< Mi chiedevo se potessi aiutarmi ad ambientarmi, se ti va... >>
Il sorriso che la sua interlocutrice assunse la fece sperare in un esito positivo.
<< Certo! Non preoccuparti. >> le rispose << Io sono Bonnie Bennett, molto piacere di conoscerti. >>
Elena poteva giurare sul fatto di aver notato un leggero sobbalzo della giovane non appena le aveva stretto la mano. Inoltre assunse uno sguardo di chi ha appena scoperto di essere di fronte ad un fantasma o di aver avvistato qualche ufo nel cielo stellato della notte.
Elena voleva capire, ma forse non era il caso di cominciare a fare discorsi che andavano sul personale, doveva studiarla con attenzione, una pratica che solo col tempo si poteva attuare.
<< Bene... Vediamo qual'è la tua prima lezione? >> Bonnie cercò di sdrammatizzare ma il tono della sua voce tradì quell'intento.
Non sapeva neppure lei cosa le fosse successo. L'unica cosa di cui era sicura, fu del fatto, di aver percepito una leggera scossa quando aveva stretto la mano di Elena.
Pura elettricità, una sfumata adrenalina, una carica improvvisa o forse una semplice sensazione.
Bonnie rimase perplessa.
Forse ultimamente aveva ascoltato troppo spesso le bislacche storie di sua nonna sull'origine della stregoneria che, stranamente, stavano avendo i suoi macabri effetti su di lei.
Odiava ammetterlo, ma da qual giorno cominciò a credere che forse non tutto fosse lasciato al caso.
<< Ho storia... E' il professore... >>
<< Bonnie! >> Una voce stridula e squillante fece sussultare entrambe.
Una volta ripresasi dallo shock, Elena, poté riconoscere la ragazza al quale apparteneva.
Bionda, occhi azzurri, magra, la classica reginetta della scuola, un cliché che ormai per Elena si ripeteva dall'età di sei anni.
<< Oh, guarda chi si rivede!? Ti stavo aspettando dal un bel pezzo Caroline! >>
Bonnie sembrava adirata.
Elena ne fu sorpresa. Pochi istanti fa si era comportata come la più gentile delle adolescenti che avesse conosciuto, mentre adesso sembrava aver cambiato ogni connotato del suo carattere.
Elena ne trasse vantaggio. Un altro lato di quella ragazza da tenere bene in mente.
<< Scusami, lo so, mi dispiace. >>
Bonnie sospirò stanca. Ormai conosceva da molto Caroline. I suoi difetti rappresentavamo molti dei suoi pregi, non poteva cambiarla.
Era sempre stata un'ottima amica e nel momento del bisogno le era sempre stata accanto.
Valeva la pena perdonarla anche in quell'occasione.
Intravide Caroline fissare dubbiosa Elena e prima che lei potesse dire qualcosa di sgradevole o poco educato intervenì:
<< Caroline lei è Elena, una nuova studentessa. >> Poi fissò la dolce Gilbert << Elena lei è Caroline, la mia migliore amica. >>
Elena titubò per qualche istante prima di stringere la mano alla sua nuova compagna. Aveva paura di procurare in lei la stessa reazione che aveva avvertito con Bonnie.
Ma così non fu.
La ragazza bionda si limitò a sorriderla e ad Elena non poteva andare più che bene.
Ma ci fu qualcosa, o meglio qualcuno che più delle altre all'improvviso colpì la sua attenzione.
Un ragazzo, alto, ben piazzato, capelli castano chiari e occhi che tralasciavano una leggera vena di mistero.
Solo, tremendamente solo. All'apparenza non aveva amici, ne qualcuno da salutare. Era come se nessuno si curasse di lui in quell'istituto, come se fosse trasparente, un fantasma.
Già un fantasma, Elena giurò di avvertire un brivido freddo quando questi le passò accanto.
Come se qualcuno l'avesse gettata in una tormenta e poi rispedita in brevi istanti in un luogo caldo e asciutto.
Voleva vederci chiaro.
<< Ehi Bonnie, sapresti dirmi chi è quel ragazzo laggiù? >>
Ma a rispondere a quel quesito non fu Bonnie ma ben si la superba Caroline.
<< Si chiama Stefan Salvatore. E' il solito taciturno della scuola. E' sempre da solo e rifiuta qualsiasi appuntamento. Io ci ho provato molte volte con lui ma mi sono arresa. Forse a lui non piacciono le donne... >>
Stefan Salvatore. Elena sentì che quel nome era uno dei tanti da tenere bel saldo nella sua mente.

Stefan Salvatore non credeva al caso, ma non voleva cedere alla suggestione.
Quel giorno uscì di scuola più cupo che mai. Avvertiva una strana tensione pullulare nell'aria circostante.
Chissà forse si trattava solo di una stupida sensazione o di un erroneo presagio, ma quando vide un corvo nero, appollaiato su una delle tante panche sconquassate del suo liceo, dovette ricredersi.
Corvi, in pieno pomeriggio, a Mystic Falls. No, non poteva essere una coincidenza. Fermò la sua lenta avanzata e fissò cupo l'animale color ebano. Sapeva bene cosa auspicava: Ritorno.
Il suo cuore accelerò il battito e il suo ingegno cominciò a formulare tesi disparate e assurde.
Provò la paura fugace di un ritrovo che a lui non era gradito.
Non poteva credere, non doveva essere così, non quella volta, non in quel momento.
Digrignò i denti e respirò a fondo.
<< E' solo uno stupido uccello Stefan, solo un uccello... >> Cercò di convincersi come per tranquillizzarsi.
Ma fu proprio quando l'animale spiccò il volo sfiorando con un'ala la sua guancia bianca, che il suo battito tornò ad essere irregolare.

Scese la notte su Mystic Falls. L'ora giusta per intrepidi predatori assetati di sangue. L'ora giusta per i vampiri.
Niente di più assurdo e surreale si nasconde dietro a tale parola, niente di più veritiero e fattibile si cela in essa che molti hanno tentato di cancellare.
Ma per quanto folle possa sembrare tutto questo, per gli abitanti di Mystic Falls era storia.
Demoni, sanguisughe, signori delle tenebre, non morti, possiamo dare un mucchio di definizioni a chi non ha limiti di esistenza, ma per tanti si possono chiamare solo vampiri.
Quella città era come il "vaso di Pandora" per molte di queste creature, una tentazione alla quale spesso cadevano.
Piena di misticismo e di tradizioni era il luogo perfetto per tali esseri, ma anche ricco di pericoli.
Ma nessuno degno di essere chiamato vampiro poteva lasciarsi intimorire da simili accuse, se in gioco vi era la causa della loro stessa esistenza.
Era giunta la notte a Mystic Falls, e nelle tenebre che essa gettava, solo il luccichio di due occhi color ghiaccio erano distinguibili.
Costui, avanzava deciso verso quella che, in precedenza, doveva essere stata la sua dimora.
Solo il fruscio delle foglie, provocato dai suoi passi, si udiva nell'aria, finché, giunto presumibilmente a destinazione, sussurrò superbo: << Ben tornato a casa Damon. >> E poi di nuovo il brusio della sua lenta marcia.

CONTINUA...

Eccomi qui. Bene se siete arrivati a fine capitolo significa che questa storia vi ha appassionato e che quindi ho combinato qualcosa di buono XD.
Ritornando alle cose serie spero davvero con cuore che vi abbia incuriosito.
Seguo The Vampire Diaries da poco tempo ma vi giuro che mi è entrato letteralmente nel cuore, sopratutto il personaggio di Damon, non solo per la sua bellezza, ma sopratutto per quello che è.
Un vampiro addolorato da un amore infelice, distrutto dalla donna che credeva sua, spinto dal fratello ad una vita immortale, ad una continua lotta con il suo essere predatore.
Per me questo è Damon, un uomo che si piega, che distrugge la sua natura per la donna che ama.
Perciò non potevo non scrivere una fan fiction su di lui ed Elena, la mia passione per la scrittura me lo impone.
Ed eccomi qui! Questa storia vedrà Elena scoprire lati del suo spirito che mai avrebbe immaginato di possedere. Inoltre Damon si troverà nel bel mezzo di una lotta tra vampiri centenari e demoni crudeli che minacceranno l'incolumità della sua dolce Elena, divisa tra Stefan, il fratello buono e lo stesso Damon, bello ma malvagio.
Cosa accadrà? A chi apparterrà il cuore di Elena? E cosa si nasconde dietro il ritorno di Damon?
Scopritelo insieme con me ci contooooo!!! Mi raccomando lasciate una piccola recensione, anche se la storia non vi è gradita, così magari se non vi interessa la cestino.
Bene grazie immensamente per la cortese attenzione e spero di ritornare presto sempre se vi interessa.
Baci Baci da
                                                                                                                                         
Stella94


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Capitolo 2
*** Fratellanza ***


secondo capitolo the vampire d                                                                                       Fratellanza
                                                                                                             2

Stefan si sentiva agitato e la testa cominciò a vorticargli dopo il quarto bicchiere di scotch.
Qualcosa non andava per il verso giusto.
Si avvicinò alla scrivania di rovere e per l'ennesima volta lesse l'articolo in prima pagina del giornale della città.
Recitava brevi, ma concise parole, che a Stefan stavano strette: "Un'altra morte a Mystic Falls. Il temibile animale colpisce ancora".
Stefan sapeva quanto quell'articolo si sbagliava eppure non voleva credere al peggio.
Non seppe quante volte quel giorno pregò Dio, per far si che quella si trattasse solo di una fortuita coincidenza, ma al mondo non esistono coincidenze.
Stefan aveva abbastanza esperienza nella sua vita centenaria per fiutare un pericolo avvicinarsi.
Anche quella volta lo aveva avvertito. Ma a cosa poteva servire prevedere un evento se non si poteva mutarlo?
A niente. Stefan Salvatore doveva solo aspettare e trattenere il respiro affinché lui non potesse ascoltare la sua trepidazione.
Perché a lui non sfugge mai niente, perché lui vive per infliggere dolore e si nutre di vendetta.
Stefan chiuse gli occhi, sospirò, fissò il soffitto poi udì una voce che già attendeva, la realizzazione di un incubo che credeva perduto.
<< Ciao fratellino. Da quanto tempo non ci si vede... >>
Ed eccolo di fronte ai suoi occhi, con quel suo ghigno malizioso che mai avrebbe cancellato dalla sua espressione e con quell'aria sfacciatamente irritante che da un secolo e mezzo lo accompagnava.
Stefan indugiò su i suoi lineamenti, nell'ultima speranza di vederlo diverso, cambiato, redento dalla sua vita dannata.
Si diede dello stupido solo per aver pensato una simile baggianata, dopotutto è di Damon Salvatore che stiamo parlando, lui non cambia mai.
<< Non sei il benvenuto qui Damon. Tornate da dove sei venuto. >>
Quella volta Stefan non avrebbe ceduto, ma neppure Damon.
<< Stefan, andiamo non essere così drastico. Sono venuto a farti visita e... sono in pace. >>
Accompagnò tali parole alzando le mani in segno di resa, ma Stefan sapeva che Damon non sventolava mai la bandiera bianca.
E' sempre stato così. Arrivava, causava il caos e poi ripartiva, per Stefan non vi era alcuna ragione per dare credito alle sue parole.
In fondo non lo aveva mai fatto per davvero.
Sapeva che una volta arrivato sarebbe rimasto, ma volle provare ancora, volle provare a liberarsi di lui prima che accadesse il peggio.
<< Tu non conosci pace Damon, ma solo guerra e morte. Sei tu il responsabile di tutti quegli attacchi animali vero? >>
<< Be', dovevo pur nutrirmi. >>
Ah già, lui rifiutava qualsiasi cosa che non fosse legata al sangue umano. La vita da "vegetariano" era per deboli e Damon non lo era mai stato.
Per lui la vita umana valeva ben poco e non vi era nessuna ragione che potesse spingerlo a darle un giusto peso.
A meno che, non si fosse trattato di una ragazza bella, formosa ed estremamente sexy, ma questa è un'altra storia.
Stefan sapeva che quel momento primo o poi sarebbe giunto, ma non immaginava così presto.
Suo fratello Damon rappresentava da più di cento quarant'anni la sua spina nel fianco, un dolore che non l'avrebbe mai abbandonato.
Ed ora, cosa avrebbe fatto ora? Gli avrebbe concesso un'altra possibilità? Gli avrebbe donato il beneficio del dubbio?
No. Non più. Stefan per quanto fosse meno esperto e furbo di Damon, era sicuro del fatto, che quella volta, non si sarebbe dimostrato un debole di fronte ai suoi occhi.
Ormai lo conosceva, poteva a stento prevedere le sue mosse, ma lo conosceva.
Le sue subdole azioni erano sempre spinte da un tornaconto.
<< Che cosa sei venuto a fare qui? >> Ancora una volta Stefan provò a vederci chiaro, anche se sapeva bene che qualunque cosa stesse progettando il fratello era di sicuro uno dei tanti suoi segreti impenetrabili.
<< L'ho già detto! Sono in visita. Passavo da queste parti e allora mi sono chiesto... perché non andare a controllare come se la passa il mio caro fratellino? E così... >>
Ottimo bugiardo ma non per Stefan, non più...
<< Tu mi odi Damon. >>
Odio, forse Damon lo odiava per davvero. Non basta essere uniti da un legame di sangue per far si che questo brutale sentimento non si manifesti.
Per tanti anni Damon lo aveva covato nell'angolo più oscuro della sua anima. E aveva le sue ragioni. Ma stranamente in quell'occasione si sentiva tranquillo e mosso evidentemente da interessi che non includevano la figura di suo fratello.
Di solito lo avrebbe schernito, ingiuriato e poi messo alle strette, ma sapeva che non gli conveniva.
Doveva agire d'astuzia, mettere a tacere il suo essere sospettoso, trascinarlo nella sua rete intrappolatrice.
<< Ah! >> Gli venne da imprecare << Vorrei sapere il motivo per il quale le persone hanno questa brutta opinione di me?! >>
Si portò la mano destra al mento, come faceva spesso quanto era in procinto di una delle sue frasi sgradevoli << In fondo, sono un pò malandrino, ma mi considero un bravo ragazzo. >> Sorrise, poi, come per convincerlo.
Stefan non seppe che rispondere. Si limitò a fissarlo e quel silenzio sferzante apparì a Damon come una contraddizione di ciò che aveva appena pronunciato. E infatti lo era.
Fu allora che la pazienza cominciò a venir meno.
<< Comunque questa è anche casa mia ed io sono libero di starci quanto voglio. >>
<< Non se metti in pericolo la vita di chi vi ci abita da tempo. >> Stefan pronunciò quelle parole e attese.
Damon sapeva che lo stava portando lentamente a svuotare il sacco. Fu rapido a cogliere i suoi arcani quanto astuti intenti, non si fece trovare impreparato.
<< Andiamo Stefan, sei un vampiro! Come me d'altronde. Siamo immortali, l'hai dimenticato? >>
Per quanto fossero indistruttibili, anche i vampiri avevano i alcuni limiti. La verbena ( un'erba micidiale per costoro) rappresentava uno di essi. Il fatto che fossero già morti non escludeva l'evenienza che potesse succedere ancora. E Stefan non voleva morire.
Si era riproposto mille progetti e altrettanti ostacoli da superare. Combattere la sete di sangue umano si poteva considerare  la sua maggiore prerogativa. Damon rappresentava il passato, qualcuno da tenere lontano, ma sapeva che non poteva cancellarlo del tutto dalla sua esistenza. In fondo era pur sempre suo fratello.
Era una scellerato, un bastardo, un stronzo allo stato puro, ma era suo fratello.
Questo però non bastava per indurlo a collaborare, non bastava per fidarsi di lui...
<< Te lo chiedo per l'ultima volta Damon. Cosa sei venuto a fare? Cosa cerchi? >>
Damon puntò i suoi occhi color ghiaccio su di lui e in silenzio lo sfidò.
Una sfida fatta di sguardi, una sfida per studiarsi e capirsi, una sfida per proclamare un vincitore.
Poi, inaspettatamente, il più grande dei Salvatore parlò:
<< Ho tutto sotto controllo Stefan. Stai tranquillo. >> Poi estrasse il suo cellulare dalla tasca, che vibrante, preannunciava l'arrivo di un messaggio. Lo lesse, accigliando quel sorriso sgarbato che tanto a Stefan irritava.
<< Ora, se non ti dispiace... >> Aggiunse << ...devo andare. Una certa Brigit Perez mi reclama. >>
Osservò poi il suo corpo estremamente affascinante dal riflesso di uno specchio. Ridacchiò soddisfatto, si mise apposto il collo della sua camicia rigorosamente nera e guardò Stefan << Che dici vado bene? >>
Non attese riposta, la modestia non era il suo forte. Era talmente sicuro del suo sex appeal di non aver bisogno di pareri altrui.
Sopratutto di quello del suo fratello minore.
<< Damon, dove vai? Torna qui! >> Stefan provò a chiamarlo, l'imponenza dei suoi dubbi esigeva risposte che purtroppo solo Damon poteva dare. Ma quest'ultimo, aveva già aperto la porta, in procinto di  muovere alcuni passi nel vialetto.
Ma non prima di aver lanciato una sua ultima uscita infelice:
<< Già senti la mia mancanza Stef? Non preoccuparti tornerò presto... >>
Strizzò l'occhio destro e sorrise. Poi sparì nel buio della notte.

Elena non era di buon umore. Ultimamente non lo era mai.
Pensava spesso alla sua vita passata, che ora sembrava irrimediabilmente lontana.
Molte volte la sua mente rievocava attimi vissuti nella tranquillità e serenità delle sua città natale: Atlanta, ed ancora poteva sentire nella sua mente i discorsi della sua migliore amica Jody e i baci del suo ex ragazzo Matt.
Matt, un'altra spina dolorosa nel suo fianco.
L'aveva lasciata alcuni giorni dopo la morte dei suoi genitori, dicendole, con brevi e inopportune parole, che non era pronto per affrontare una relazione a distanza.
Un vero codardo, ma nonostante questo, Elena non riusciva a provare rancore nei suoi confronti.
Ed eccola di nuovo davanti al suo liceo, fissandolo ancora con aria scettica e sbuffando come chi è in procinto di dover fare qualcosa che proprio non va giù.
A lei non andava giù proprio niente della sua nuova vita, sperava solo di ritornare ad essere felice, ma era certa, che per ora, quell'obiettivo rappresentava solo una lontana utopia.
Con un groppo alla gola si affrettò a raggiungere il proprio armadietto. Le sue braccia, infatti, stringevano un cumulo di libri, che da un momento all'altro minacciavano di rotolarsi sul pavimento rovinosamente.
Digrignò i denti, il peso di quel cumulo di fogli era insopportabile.
Si fece forza ancora, ormai era quasi giunta, affrettò il passo, pochi centimetri a separarla dalla meta, che ad Elena, in quel momento, sembrò il traguardo tanto agognato di un maratoneta.
Ma qualcuno, inavvertitamente, rovinò sulle sue spalle e perse l'equilibrio.
Chiuse gli occhi, prospettava il peggio. Poi avvertì un profumo insueto ed un calore quasi magnetico.
La sua testa intoppò su qualcosa di morbido ma duro come l'acciaio allo stesso tempo, probabilmente un corpo umano, ed il ronfo dei libri, ormai caduti, spezzò quel silenzio straziante.
Elena sentii due mani sulle sue braccia scarne e un respiro caldo soffiare sui capelli.
Riaprì lentamente gli occhi e riconobbe, per sua sorpresa, lo sguardo misterioso di Stefan Salvatore.
Ricordava bene il suo nome, come dimenticarlo, quel ragazzo l'aveva attirata peggio di una calamita. Ma ora anche lui sembrava aver ceduto all'imbarazzo e allo sconcerto che una stupida caduta aveva provocato.
<< Stai bene? >> le chiese gentilmente Stefan.
Elena lo fissò per qualche istante prima di rispondere << Oh...si, si, credo di si. >>
Stefan lasciò la presa dalle sue braccia e si accovacciò a raccogliere i libri sparsi sul pavimento.
A lavoro ultimato, le riconsegnò alla sua legittima proprietaria, che intorpidita come una mummia, li accolse con un altro sforzo.
<< Grazie mille. >> Le venne da dire, anche se avrebbe voluto aggiungere tante e tante altre cose.
<< Non c'è di che... >> Freddo, ancora, come un cumulo di ghiaccio. Elena stupidamente pensò che forse Caroline non aveva tutti i torti. Probabilmente Stefan aveva ben altri interessi e le ragazze non rientravano nelle sue priorità.
Ma volle comunque provare.
<< Comunque io mi chiamo Elena Gilbert. >> Gli porse la mano ed attese trepidante.
<< Stefan Salvatore, molto piacere di conoscerti. >> Le sorrise Stefan, involontariamente, ma anche piacevolmente appagato da quella situazione.
Di solito le ragazze non rientravano nelle sue priorità da vampiro, ma Elena faceva eccezione.
Come negare la sua estrema bellezza, la dolcezza e l'armoniosità che il suo sguardo regalava.
C'era poco da dire: Stefan si sentiva attratto da lei.


Intravedere Damon Salvatore gironzolare tranquillo per le vie della cittadina, era davvero un evento straordinario, ma ritrovarlo al liceo di Mystic Falls lo era di più.
Se ne stava, a braccia conserte, appoggiato alla portiera della sua auto, appollaiato con un gallo nel suo territorio, dominato da galline che si prostrano alla sua presenza.
Damon era proprio un gallo. Quello più dominatore e dittatore di tutti, colui che non voleva rivali nel suo pollaio e in realtà ne aveva ben pochi così impudenti da sfidarlo.
Stefan scrollò la testa e sbuffò. C'era qualcosa che gli sfuggiva.
Prima ritornava alla pensione con frasi ambigue e misteriose, ora, invece, si piazzava davanti al suo liceo, come se fosse alla ricerca di qualcosa, o meglio, di qualcuno.
Stefan non poteva saperlo, anzi, non voleva saperlo. Suo fratello era abbastanza maturo da poter mettere la parola fine ai suoi problemi da solo. Ma se questo implicava anche il sacrificio di qualche innocente, allora, il suo intervento era decisivo.
<< Damon, cosa ci fai ora qui? >> Stefan gli si avvicinò ispirando aria di guai.
<< Sono venuto a prenderti fratellino. Volevi farti tutta questa strada da qui a casa a piedi? >>
Doveva immaginarselo. Damon aveva sempre una risposta pronta e per di più plausibile. Ma quella era un'altra menzogna e quel gioco ormai aveva già stancato Stefan.
<< Avanti Damon non sono uno stupido. Sono stufo dei tuoi misteri, cosa stai macchinando questa volta? >>
Il fratello maggiore fece un lungo sospiro, come per trattenere la sua bile. Spostò gli occhi al cielo, forse chissà, alla ricerca di un dio capace di aiutarlo. Ma lui non aveva mai avuto il bisogno dell'aiuto altrui.
Era proprio questo a determinare la sua indolenza.
<< Stefan, la vecchiaia ti sta giocando brutti scherzi. Stai diventando più paranoico del solito! >>
Il più piccolo dei Salvatore stava per controbattere, quando sentì una voce, a lui da poco familiare, che gli intorpidì i sensi.
Elena aveva chiamato il suo nome e a grandi passi si dirigeva nella sua direzione.
Aveva qualcosa di piccolo e scuro racchiuso nella sua mano scarna ed un sorriso che brillava più di mille diamanti.
Stefan l'accolse trepidante.
Ma fu proprio quando ella le fu a pochi centimetri, porgendogli ciò che aveva in mano, che quel bellissimo ghigno scomparve.
Si tramutò quasi in una smorfia di sbigottimento, di pura sorpresa, di compiacimento.
Ed i suoi occhi castani e lucenti, non erano più rivolti a Stefan ma ben si a Damon.
Damon, che a sua volta la fissava, aggraziato da quella dea rara e preziosa, una preda così rara che mai le sue fauci avevano bramato. Elena trattenne il fiato quando incontrò lo sguardo di Damon.
Non aveva mai visto qualcosa di così sublime.
Era incredibilmente bello. I suoi lineamenti erano nettamente delineati e quasi perfetti sotto la massa di capelli scuri.
I suoi zigomi erano il sogno di qualsiasi scultore e i suoi occhi l'incubo di ogni donna.
Elena non riusciva a distogliere gli occhi da lui. Doveva sapere chi fosse, doveva conoscere il suo nome.

CONTINUA...

Bene rieccomi con il secondo capitolo. Vorrei ringraziare immensamente chi ha lasciato una recensione per il primo capitolo e che l'ha messa tra quelle da seguire e tra le preferite. Grazie Grazie Grazie. Un grazie va anche a chi l'ha semplicemente letta e ha gradito... Il prossimo capitolo sarà molto più scoppiettante. Scopriremo forse il motivo per il quale Damon è tornato e Mystic Falls e scopriremo anche l'esito del primo incontro tra Damon ed Elena che qui ho solo accennato. Spero che vi sia piaciuto, vi sarei molto grata se lasciaste un vostro parere, anche una semplice parola. Perciò RECENSITE in molti, ringrazio in anticipo chi lo farà. Grazie per la cortese attenzione e a presto. Ah! Dimenticavo Elena e Damon forever!!!!!!! Ok ho sclerato già abbastanza... A presto kiss kiss da:
                                                                                                                                        Stella94




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Capitolo 3
*** Buio ***


terzo capitolo tvd                                                                                                        Buio        
                                                                                                             

Elena si sentiva frastornata, stranita, attonita.
Non le era mai capitato di provare una tale emozione nei riguardi di un perfetto sconosciuto.
C'era qualcosa di strano in lui che la incuriosiva. Una vena di mistero, un soffio di misticismo, intrinseco ad una bellezza selvaggia.
Elena azzerò per impercettibili secondi il suo passato e constatò la fresca ebrezza di un evento inaspettato.
Altro che noia, altro che tristezza, quella vita a Mystic Falls cominciava davvero a piacerle.
Il suo ingegno parve cominciare a dare segni di vita, quando Stefan invocò il suo nome.
Si rese conto dello stato pietoso in cui si trovava. Se quel ragazzo era una deliziosa torta al cioccolato farcita con uno strato di panna, be', lei era di sicuro una fanciulla sbavante alle prese con le sue voglie infantili.
Scrollò la testa e cercò di recuperare il controllo del proprio corpo. Non era ancora pronta, ma non aveva altra scelta.
<< Ah... Stefan, ti è ca-caduto questo dalla ta-tasca, prima. >> Gli porse il suo cellulare nero e lucente e fu allora che a Stefan gli fu tutto più chiaro.
Ma la reazione che Elena aveva avuto un pò meno.
Era abituato al fatto che Damon suscitasse un certo fascino nelle ragazze, ma erano per di più bambole di porcellana: belle, delicate, ma senza cervello. In quel fugace istante che aveva trascorso con Elena e, nell'intera ora di storia europea passata ad osservarla, aveva creduto che lei fosse diversa, bella si, ma diversa.
Doveva forse ricredersi?
<< Grazie Elena. Sei stata molto gentile. >>
Damon intanto aveva assunto quel suo solito ghigno, quello che usava quanto era in procinto di dover dire qualcosa di sgradevole o volgare. Ma in realtà era solo compiaciuto.
Chi l'avrebbe mai detto che Mystic Falls generasse codeste creature angeliche.
Elena era un angelo, il più bello che avesse mai visto. Erano anni che non provava un tale sentimento nei riguardi di una ragazza.
Eppure era così diversa da Katherine.
Dopo di lei, nessuna altra donna lo aveva colpito così intensamente. Damon la squadrò da capo a piedi nel tentativo di riconoscere in lei alcuni lineamenti di Katherine, ma erano diverse, troppo diverse.
Baggianate, si convinse. Non era li di certo per trovare una nuova fiamma. Aveva una missione da portare a termine, l'unica ragione che lo tratteneva in quella insulsa cittadina della Virginia.
<< Stefan, non mi presenti la tua ragazza? Non è educato da parte tua... >>
Stefan sentì il sangue affluire svelto e caldo sulle guance. Damon riusciva sempre a rovinare qualsiasi momento.
Come al solito era già arrivato a conclusioni azzardate, creandone una trama tutta sua, che non corrispondeva al vero.
Stefan si sentì così imbarazzato da sentirsi come sul filo di un rasoio. Accidenti quanto lo detestava!
<< Ah...ah ma Damon, lei non è la mia ragazza! >> Sembrava quasi come se si stesse giustificando a un suo genitore dopo essere stato beccato in flagrante, come un gatto sul lardo.
<< E' solo un'amica. Si chiama Elena. >>
A Damon gli fu tutto più chiaro. Anzi, a pensarci bene, gli era sempre stato chiaro tutto dall'inizio.
Come volevasi dimostrare, Stefan, era il solito nonguardonessunatranneKatherine di sempre. Noioso.
Damon non perse occasione ad allungare la sua mano impreziosita dall'anello intarsiato dall'antico stemma dei Salvatore.
Un gingillo dal quale Damon non si separava mai. E come poteva!? Sarebbe bruciato al Sole senza.
<< Damon Salvatore. Sono il fratello combina guai di Stefan. Molto piacere di conoscerti. >>
Elena era elettrizzata all'idea di stringere la mano di Damon. E chi l'avrebbe mai detto che Stefan avesse un fratello così attraente!
Lo percepiva, era il suo esatto opposto. Quell'aria sicura di se stessa, quel ghigno sempre stampato sul viso, quel modo di giocare con gli occhi, tutte piccolezze che ad Elena furono utili per capire chi in realtà fosse.
Bello, dannatamente sexy e misterioso, ergo, un perfetto stronzo.
Ma nonostante questo, Elena, non poteva ammettere di non essere attratta da lui, come, in fondo, lo era di suo fratello.
Ma Damon aveva qualcosa di più, Damon era...
Elena sussultò quando strinse la sua mano. Un'altra scossa, la stessa che aveva percepito quando aveva stretto quella di Bonnie.
Ma questa volta fu leggermente diversa.
Più forte, più intensa, più... Ah non lo sapeva neppure lei. Si sentiva agitata.
Per la seconda volta aveva percepito qualcosa di strano, per la seconda volta lo stringere la mano di una persona per lei era equivalso ad inserire un dito in una presa elettrica.
<< Piacere mio... >> Il tono di voce che assunse tradì quelle poche parole. Si fissò la mano. incerta, come alla ricerca di qualche cavo ad alta tensione o qualcosa che potesse scatenare quella reazione.
Ma nulla, tutto normale, tutto dannatamente normale.
Elena si convinse chi si trattava solo di una sua stupida suggestione, ma quando incontrò gli occhi di Damon capì che anche lui l'aveva percepita.
La fissava, ancora, ma questa volta con un'aria scrutatrice, come se tutto il suo passato fosse scritto sul suo volto e lui tentasse di leggerlo, come chi è sorpreso, ma in realtà l'aveva già previsto.
Mistero, ancora mistero. Vivere a Mystic Falls significava essere sempre nell'incertezza e a dubitare di chiunque.
Elena cominciò a dare credito a quelle parole dette da sua nonna. Ma all'età di nove anni, quando ella spesso le parlava di quella tranquilla cittadina, non dava credito alle sue assurde storie.
Le raccontava spesso di demoni del sogno e di uomini con grandi denti affilati. Esseri senza scrupoli, bestie della notte.
Ad Elena tutte quelle storie facevano paura e lei non voleva crederle.
Ma la nonna le raccontava anche di un angelo. Di un magnifico angelo immerso nella luce dorata, forte e calda come quella del Sole.
Unico essere capace di distruggere tali creature e riportare la pace.
Per Elena quella era la parte migliore del racconto e non le dava affatto fastidio quando la nonna stessa la chiamasse "angelo".
Le ricordava così tanto quella creatura...
Ma Damon non sapeva quella storia. Lui era di tutt'altri orizzonti.
E a pensarci bene, molto probabilmente, non aveva mai ascoltato favole nella sua vita.
Lui, che tutta la sua esistenza era stata un vero inferno.
Ma ora era diverso, ora aveva un compito. E forse era giunto quasi al traguardo.
<< Elena ha anche un cognome? >> Chiese a Stefan.
<< Gilbert. >> Rispose Elena, più sicura e tranquilla di prima.
Damon voltò le sue iridi azzurre al cielo. Si portò una mano sul mento e cominciò a riflettere ad alta voce.
<< Gilbert...Gilbert...Gilbert. Non ho mai sentito parlare di Gilbert a Mystic Falls. >>
<< Non sono della Virginia. Vengo da Atlanta, mi sono trasferita da poco... >>
Prevedibile. Lui conosceva a memoria tutti i cognomi della gente di Mystic Falls e aveva avuto il privilegio di cenare spesso con gli stessi fondatori qualche secolo fa.
Nonostante la vasta gamma di informazioni, la sua memoria era infallibile.
Ma qualcosa ancora gli sfuggiva.
<< Mi domando come mai una ragazza dovrebbe lasciare Atlanta per trasferirsi a Mystic Falls? Questa città mette i brividi... >>
Elena trattene qualche lacrima. Lo sapeva, prima o poi avrebbe dovuto parlarne.
La morte dei suoi genitori era ancora una ferita aperta e bruciante che al solo sfiorarla provocava dolore.
Elena conosceva il dolore. Lo aveva provato, lo provava ancora.
Il coraggio non era mai stata la sua virtù, ma non poteva continuare ad ignorarlo. Un respiro profondo.
Fu quello il gesto che fece capire a Stefan la sofferenza di Elena. Lui poteva capirla, ma chi è senza cuore come Damon no.
Si stupì quando Elena pronunciò alcune incerte parole.
<< E' a causa dei miei genitori. Loro.. >> Ma poi decise di intervenire.
<< Damon andiamo! Cerca di essere meno inopportuno, solo una volta nella tua vita. >> Poi lo vide strizzare le spalle, segno evidente del fatto che a lui interessava ben poco. << Senti, perché non mi spetti in auto? >>
<< Come vuoi fratellino. >> Poi ancora un sorriso, ad Elena, e chinò il capo come in segno di rispetto. Chissà se lui lo conosceva davvero? Elena non si era sbagliata sul suo conto: bello, ma arrogante.
<< Ci si vede in giro, Elena Gilbert. >>
Cos'era quella? Una minaccia? Elena non lo seppe mai, ma il suo intuito la metteva in allerta.
Non sapeva il perché, ma aveva la netta sensazione di esserci cacciata in un grosso guaio, dal quale non sarebbe uscita tanto facilmente. Gli fece un sorriso strozzato prima di vederlo scomparire nell'auto.
Meglio tenersi lontani da lui, pensò, se anche Stefan lo detesta un motivo ci dovrà pur essere.
<< Scusalo Elena... >> Disse Stefan << Lui è così... >> Così come? Si chiese mentre cercava un aggettivo giusto.
Damon era tante cose. Un scellerato, uno stronzo, malvagio, irritante, e via discorrendo.
Ma a pensarci bene nessuno di questi si addiceva alla sua persona. Perché Damon era fuori dal comune, distante da ogni caratteristica umana, subdolo nelle sue bieche azioni.
L'unica cosa che gli venne in mente fu un banale << ...invadente. >>
Stefan vide Elena abbozzare un piccolo ghigno << Già. >> Rispose << Me ne sono accorta... >>
Poi abbassò lo sguardo cominciando ad intrecciare le mani, che a Stefan parvero sudate e tremolanti.
E difatti era proprio così.
Elena si sentiva agitata, come sulla soglia di una profonda crisi isterica. Che fossero i fratelli Salvatore a generare tutto questo?
Elena sorrise, fra se e se, e anche se fosse stato così a lei non dispiaceva per niente.
<< Bene, allora ci si vede in giro? >> Elena fece quella domanda, ma in realtà aspettava tutt'altra risposta.
Le sue ambizioni sfumarono quando udì da Stefan un semplice: << Si, certo. >> Poi un ultimo sguardo, complice, un ultimo sorriso, ed ad Elena non le rimase altro che il suo profumo impresso nelle sue narici.

Damon Salvatore rivolse gli occhi al cielo stellato. Notte senza Luna, pensò, era preoccupato.
Il buio non gli aveva mai fatto paura, sin da bambino, ma sapeva bene che in esso si nascondevano mille insidie.
Lui ne era la prova vivente.
Ma c'era dell'altro. Damon sapeva che poteva contare solo su se stesso se voleva evitare altri rischi, ma il silenzio faceva male, lo lacerava e gli bruciava più della verbena sulla pelle.
Non avrebbe mai smesso di pagare per i suoi errori, non avrebbe mai trovato quella serenità interiore che il fratellino perfetto si vantava di aver raggiunto. Tutte balle! Nessuno poteva sfuggire dalla sua vera natura.
Un vampiro è un assassino, un sanguinario, un essere senza cuore e ritegno, ma lui lo era per davvero?
L'ingegno di Damon inceppò per interminabili secondi sulla risposta giusta.
Alcool, ci voleva dell'alcool. Se ne portò un sorso alla bocca, che scese bruciante nella gola, per giungere caldo nelle sue viscere.
Si, lo era. Era malvagio, un mercenario senza meta, un bestia feroce carica di odio, un vampiro per eccellenza.
La sua presenza a Mystic Falls ne era la prova. Doveva uccidere, ancora, ma questa volta non per nutrirsi, doveva farlo per giungere al suo obiettivo, doveva farlo per ottenere ciò che desiderava.
Aprì la finestra ed inspirò l'aria fresca della sera. Ancora un sorso e la sua sete sarebbe scemata.
Non doveva dare nell'occhio, la posta in gioco era alta, nessuna morte, nessun attacco "animale" per ora.
Ancora buio, la Luna non sarebbe sorta quella sera. Ma anche nelle tenebre Damon ascoltava e percepiva ogni cosa. Tanto che raddrizzò le antenne, quando un passo felpato lo raggiunse nell'oscurità.
<< Seira, chissà perché, ma la tua presenza non mi stupisce affatto. >>
Quando Damon si voltò riconobbe solo due occhi rossi, come i semi del melograno e lucenti come rubini.
Rossi come il sangue, pensò Damon e focosi come il suo temperamento.
<< Notte senza Luna Damon, è la mia preferita... >>
Damon odiava quel tono di voce. Così cupo e allo stesso tempo stridulo e civettuolo. Tipico di una come lei.
Già percepiva il fastidio di averla accanto e il desiderio di azzannarle la gola e prosciugarla fino all'ultima goccia del suo sangue.
Ma con lei non funzionava. Lei non era umana.
Damon percorse la breve distanza che lo separava dal suo whisky preferito. Riempì il bicchiere a metà, anche se già sapeva, che molto probabilmente, se ne sarebbe versato altro e altro ancora... ne aveva bisogno più del sangue.
<< Spero che tu sia a buon punto con le ricerche. >> ancora quella voce, il vampiro non poteva sopportarla.
Accese la luce dell'abat-jour così che i lineamenti della ragazza gli furono più chiari, anche se la conosceva bene.
I lunghi capelli argentei ricadevano a boccoli lungo le sue spalle minute, il corpo perfetto e snello al punto giusto, delle curve che a Damon non erano indifferenti e la sua pelle pallida e lucente come l'alabastro
Il più bel demone che avesse mai visto, la creatura più spietata che avesse mai incontrato.
<< Sono a buon punto. >>
<< Non è la risposta che mi spettavo Damon. Noi siamo impazienti. >>
La voce di Damon si fece più aspra << Avrete quello che volete. Se manterrete la parola data. >>
<< E tu avrai quello che vuoi, se manterrai la tua. >> Gli occhi di Seira divennero due fessure lucenti.
Damon le fu addosso in un baleno. La spinse al muro con prepotenza e la fece aderire al suo corpo freddo e atletico.
<< Consideralo già fatto. >> Le soffiò sulle labbra, prima di vederla svanire in piccole scintille di cristallo.

Elena aveva poggiato il suo diario sulla scrivania prima di aver messo il punto alla sua ultima frase.
Niente di speciale, le solite cose. Aveva annotato con premura, però, l'incontro con Stefan e naturalmente anche quello con Damon.
Ne era scossa, anche se non sapeva il perché.
O forse si... Sta di fatto che l'unica cosa che percepiva era pericolo. Era assurdo, lo sapeva, ma l'aria di quel paese la tramortiva ancor peggio della cicuta. Era come un veleno, qualcosa che non voleva respirare.
Si sedette sul letto strizzandosi gli occhi stanchi. Per un attimo si guardò in torno, quella non era casa sua.
Come voleva essere a casa. Dormire tra le sue lenzuola profumate di lavanda e percepire il bacio della buona notte di sua madre.
Ne doveva fare a meno, si convinse.
Un brivido freddo le fece venire la pelle d'oca. Si accorse, allora, di aver lasciato la finestra aperta, anche se era sicurissima di averla chiusa. Sul davanzale si ergeva una strana figura che si mescolava con il buio della notte.
Elena le si avvicinò curiosa, riconoscendo la cupa silhouette di un corvo. Il più grosso e splendente che avesse mai visto.
Il suo piumaggio sembrava di seta e i suoi occhi due perle nere scintillanti.
Elena ebbe paura. Lo scacciò con un braccio cercando di non sfiorarlo. Esso parve fissarla diritto negli occhi con aria minacciosa e per un attimo Elena parve intravederci un alone di umanità.
Poi, tese le ali e spiccò il volo. Elena lo vide allontanarsi e confondersi nell'oscurità della notte.

CONTINUA...

 Bene ecco pronto e finito anche il terzo capitolo. Allora ormai la storia si sta delineando. Abbiamo scoperto che Damon è alla ricerca di qualcosa o qualcuno ed è apparsa in scena una certa Seira che darà del filo da torcere a tutti. Ma non è finita qua! In seguito scopriremo sconcertati realtà su Elena e altre minacce arriveranno a Mystic Falls.
Preciso una cosa: non so se farò ritornare Katherine, ma se sarà così, sarà sicuramente diversa da Elena, intendo fisicamente e vabbè anche di carattere, ma quello era scontato. Inoltre, per correttezza, nel capitolo precedente per descrivere Damon ho usato una piccola frase della Smith che mi ha colpita.
Volevo ringraziare, inoltre, chi ha messo questa storia tra le preferite e chi tra quelle da seguire.
Allora vi sta piacendo o no? Ditemelo altrimenti non la continuo.
Bene ora vi lascio. Alla prossima che non so quando sarà perché devo aggiornare anche altre storie se no mi strozzano.
Cercherò di fare presto presto.
Lasciate un commentino please altrimenti mi fermo qui, non la continuo, perché devo essere sicura che vi sia gradita.
Grazie per l'attenzione! Kiss Kiss da
                                                                                                                           Stella94












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Capitolo 4
*** Desiderio ***


querto capitolo                                                                               Desiderio
                                                           4  



Caro diario
Oggi mi sento diversa. Qualcosa sta cambiando in me, qualcosa brulica nel mio esile corpo.
Non so cosa sia, ma la sento.
Il mio corpo non sta reagendo bene al cambiamento di città. Ho spesso piccoli giramenti di testa e a volte le orecchie fischiano così forte che sembri stiano per scoppiare.
Bonnie dice che è solo causa dello stress e Caroline afferma che la miglior cura sarebbe quella di uscire con un ragazzo.
Non mi vengono in mente altri nomi se non quello di Stefan. Il dolce, premuroso, taciturno Stefan.
Mi sono ritrovata spesso a fissarlo nell'ora di storia europea, non so il perché ma è cosi...cosi... affascinante.
Di lui so ben poco, tranne che ha un fratello estremamente arrogante e cinico, ma vorrei tanto scoprire di più...
Damon... caro diario non so il perché ho scritto questo nome, ma la penna sembra essersi mossa da sola, eppure ero io a guidarla.
Non l'ho più visto da quel giorno fuori dal liceo e vorrei...vorrei rivederlo!
Oh Dio! Forse sto impazzendo, non mi è mai capitato di pensare a due ragazzi contemporaneamente, ma nel cuor mio sento che...

 
Elena smise di scrivere quando la professoressa Nelson la richiamò a gran voce.
 Si mise a sedere corretta e si scusò con l'insegnante per il comportamento poco opportuno.
Non era più lei.
Scriveva spesso sul suo diario, per lei era un piacere, ma non avrebbe mai pensato di farlo nell'ora di trigonometria.
Si sentiva così superficiale e vuota, come quelle ragazzine alle prese con le prime cotte.
Era assurdo. Era arrivata a Mystic Falls da poche settimane e già fantasticava e si perdeva nei suoi pensieri amorosi.
E su chi poi? Su un ragazzo superbioso come Damon ed uno timido e impacciato come Stefan.
Forse voleva solo dimenticare. Usare le nuove conoscenze per cancellare per sempre gli spettri del suo passato. Come Matt.
Il suo primo ragazzo, il suo primo amore, il suo primo tutto.
Ma non era così.
C'era un legame tra di loro, come una sorta di filo invisibile, come una calamita.
Quel giorno Elena si perse spesso nei suoi pensieri, osservando trasognata l'etere celeste che si intravedeva dalla finestra.
Ma c'era qualcosa sul davanzale. Elena lo osservò incerta prima di riconoscerlo.
Era un corvo. Lo stesso volatile che poche sere prima aveva bussato alla sua finestra. Quegli occhi scuri e lucidi non potevano essere dimenticati.
La fissavano, ancora, immobile, come se fosse un oggetto da esposizione, privo di vita, un essere senz'anima.
Elena non sapeva, in fondo, se anche gli animali possedessero un'anima, ma quel corvo doveva averla di certo.
La scrutava attraverso gli opachi e sporchi vetri della classe e nel suo silenzio le suggeriva impercettibili congetture.
All'improvviso il suo istinto ebbe la meglio. Senza accorgersene, lasciò il suo piccolo banco e, sotto una qualche forma nuova di trance, mosse alcuni passi verso il torvo uccello.
Elena avvertiva lo sguardo impietrito e dubbioso dei suoi compagni di classe e della professoressa Nelson, ma non se ne curò.
Non poteva curarsene. Anche se era sbagliato, lei avvertiva di doverlo raggiungere, di doverlo toccare.
Qualcuno mormorò il suo nome, ma alle orecchie di Elena giunse solo come un brusio smorzato.
Vagava, come una sonnambula tra le grinfie di Morfeo, verso il corvo nero e lucente, che quieto sembrava attenderla.
Quando raggiunse la finestra, Elena avverti il calore del sole pizzicarle il viso e un leggero bruciore nei suoi occhi.
Aprì, dunque, la finestra e un leggero venticello le fece svolazzare i lunghi capelli castani, regalandole una sorda emozione.
Le sue dita si mossero incontrollate, stavano per sfiorare l'animale, ma qualcosa la trattenne.
Era la signorina Nelson, che la strattonò via, chiudendo la finestra in un botto che rimbombò in tutta la classe.
<< Signorina Gilbert, ma cosa stava cercando di fare? >> Imprecò isterica la professoressa Nelson.
<< Mi scusi professoressa io... >>
<< Torni al suo posto! E la prego di assumere un comportamento più consono! >>
Elena si rimise a sedere con la coda tra le gambe. Si sentiva così ridicola. Ma cosa diavolo le era saltato in mente?!
Il ridacchiare di alcune compagne non la aiutava di certo, me se le meritava tutte.
Anche Bonnie sembrava sconcertata, ma non la derideva.
<< Elena ma che stavi facendo? >> Le sussurrò sporgendosi dal suo banco.
<< C'era un corvo sul davanzale... >>
Bonnie aggrottò la fronte e sembrava fissarla come chi sta cercando di appurare la sanità mentale del suo interlocutore.
Ma volle crederle. Si volse verso la vetrata ma non scorse alcun volatile.
<< Non c'è nessun corvo, Elena. >>
<< Ma prima c'era. >> Assicurò Elena.
<< Silenzio! >> La professoressa Nelson gridò più forte che poteva, anche se la maggior parte degli studenti sapeva che poteva fare di meglio.
Elena si accucciò sul suo quaderno e cominciò a scarabocchiarlo.
Ne era sicura: c'era un corvo sul davanzale.

Damon Salvatore si era appena svegliato, ma al dire il vero non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
La sua presenza a Mystic Falls insospettiva parecchi, sopratutto Stefan che non perdeva occasione per fargli svuotare il sacco.
Ma lui non l'avrebbe fatto, mai, per nessuna ragione al mondo.
Questa volta sarebbe stata sua, sua e di nessun altro, per questo Stefan non poteva saperlo.
Avrebbe dato la vita per lei, scalato le montagne, affrontato i fiumi in piena, sfidato il fuoco.
Non avrebbe ceduto, non questa volta, l'eternità li avrebbe uniti per sempre e lei gli sarebbe stata grata e per questo lo avrebbe amato.
Lo avrebbe amato questa volta, come lui meritava, ne era certo.
Perché se il suo cuore apparteneva ad una donna lei era l'unica a possederlo, a custodirlo, a meritarlo.
Aveva atteso per lunghi secoli, ma ne era valsa la pena.
A pochi passi dal raggiungimento del suo obbiettivo, Damon già avvertiva l'intrepidazione di averla, di amarla, di sentirsi libero.
Niente poteva ostacolarlo e se è vero che da qualche parte esiste una giustizia, Damon l'avrebbe raggiunta, perché egli credeva di meritarla.
Riempì il suo bicchiere quasi fino all'orlo di sangue.
Ne aveva bisogno quel giorno, ne aveva bisogno tutto.
Lo bevve in un sol sorso e, chiudendo gli occhi ed ispirando, assaporò la gioia che quella malsana bevanda gli regalava da secoli.
Ora era pronto. Indossò la giacca di pelle e raggiunse la sua auto.
Accese il motore e sfrecciò alla velocità della luce.

Caroline Forbes si sentiva soddisfatta quel venerdì mattina; e la causa non era di sicuro la sua "A" in biologia o il fatto che Tyler Lockwood, il quarterback della squadra di football, la guardasse con occhioni languidi, ma ben si la festa di fine autunno che stava organizzando da settimane.
Lei e Bonnie avevano lavorato sodo per la sua riuscita ed avevano passato parecchie notte insonni nel progettarne i minimi particolari.
Armata di uno smagliate, ammiccante sorriso, si aggirava per i corridoi del liceo distribuendo volantini di propaganda, assicurando divertimento e birra gratis per tutti.
Elena parve non farci caso quando per puro caso la sfiorò, anzi, a dirla tutta, tentò di evitarla: le feste scolastiche non erano il suo forte.
La sala mensa era già gremita di gente, ma Elena prestò attenzione solo a Stefan.
Riempì il suo vassoio alla svelta e lo raggiunse in breve tempo, facendosi largo tra la folla.
Era solo, e questo facilitava il suo compito di abbordaggio, anche se, ad osservarlo bene, doveva essere preoccupato.
La sua testa era china sul piatto ricolmo di bontà, che molto probabilmente non sarebbero mai state consumate, e la sua espressione era cupa e malinconica.
Ad Elena parve riconoscere il suo riflesso nello specchio quando ripensava alla sua famiglia e alla sua vecchia vita ad Atlanta.
Convinta che stesse alla ricerca di conforto, Elena gli si avvicinò accomodandosi su una sedia vuota di fianco alla sua.
<< Quegli spaghetti devono proprio essere disgustosi. >>
Stefan parve riallacciare il contatto con la realtà. Sussultò appena e il suo sguardo si distese in un dolce sorriso quando incrociò quello  di Elena.
<< Sai, avendo origini italiane non posso confermare il contrario: sono davvero orribili. >>
<< Vale la pena provare. >> Rispose portandosene un porzione alla bocca.
Ma Stefan sembrava essere ricaduto nel suo stato di angoscia. Cos'è che poteva preoccuparlo così tanto? In fondo a lui non mancava niente. Era bello, intelligente e ricco a giudicare dalla sua giacca Dolce e Gabbana e dai suoi jeans Armani.
A lei invece sembrava mancar tutto. Aveva perso la sua famiglia e suo fratello e si ritrovava in un insulso liceo di una piccola città della Virginia con un ragazzo, che molto probabilmente, non l'avrebbe mai calcolata di striscio.
Già era proprio sfortunata, ma non egoista.
Mise da parte i suoi cupi e depressivi pensieri e ne riagganciò di nuovi nel tentativo di rincuorare il suo interlocutore.
<< Sembri preoccupato, cos'hai? >>
Stefan sospirò. La testa ancora china sul piatto e lo sguardo ancora spento.
Lei voleva sapere, ma lui doveva mentirle.
Non poteva di certo dirle che era un vampiro centenario, che si nutriva solo di animali e che suo fratello Damon, cioè il suo peggior nemico, si era fatto vivo dopo sessant'anni ed era in cerca di guai.
Una confessione da far gelare il sangue. Ma Stefan in qualche modo, sentiva di potersi fidare di Elena.
La conosceva da poco eppure aveva un'aria così familiare.
Katherine, in un certo senso gliela ricordava. Quel suo sorriso, quella sua andatura, quei suoi occhi che tralasciavano una vena di tristezza. Ma Elena non era Katherine, Stefan lo sapeva bene.
Non era una vampira assetata di sangue, un'assassina senza scrupoli, pronta a tutto per i suoi subdoli obiettivi.
Era Elena, Elena e basta, qualcuna che forse valeva molto più di Katherine.
<< E' a causa di mio fratello. >> Confessò << E' tornato dopo tanto tempo e questo mi preoccupa. >>
Suo fratello: Damon. Il cuore di Elena cominciò a battere quando ricollegò i fatti. Le sembrò quasi di rivederlo con quei suoi occhi azzurri come il cielo in primavera e torvi come le notti d'inverno.
Damon era di sicuro il più bel ragazzo che avesse mai incontrato, con molta probabilità ancora più affascinante di Stefan, ma lui aveva qualcosa che a Damon mancava. L'umanità? La generosità? Il rispetto? Chi era lei per etichettarlo come un buono a nulla? In fondo di lui sapeva solo il suo nome.
Ma quella era la giusta occasione per saperne di più e non se la fece scappare.
<< Cos'ha che non va? >>
<< Ha tutto che non va, Elena. >> Stridulò Stefan << Lui è il classico ragazzo da cui è meglio stare alla larga, perché sa essere pericoloso, molto pericoloso quando vuole... >>
Elena sentì un soffio gelido trapassarle il corpo quando Stefan scandì la parola molto.
Molto pericoloso. Cosa stava a significare?
Il ragazzo più pericoloso della sua vita era stato Eddy Carter all'età di cinque anni. Ancora lo ricordava con disprezzo e malincuore per aver squarciato il suo peluche preferito e per averle rubato le sue caramelle preferite, per non dimenticare, poi, quando ogni sacrosanta mattina le scioglieva le sue lunghe treccie castane, che la madre con cura le appuntava.
Ma molto probabilmente Stefan si riferiva a ben tutt'altre faccende.
<< Cos'è che fa? >>
Stefan deglutì rumorosamente << Cose brutte, Elena, cose molto brutte... >>
Se stava cercando di spaventarla ci stava riuscendo a meraviglia. Elena pensò che i ragazzi di Mystic Falls usavano queste storie per abbordare le giovani matricole, non c'era altra spiegazione per lei.
Ma mentre era in procinto di controbattere la voce stridula di Caroline Forbes la raggiunse per prima.
<< ...e naturalmente ci dovete essere anche voi! >>
Spiattellò il suo invito sul tavolo e attese risposta portandosi entrambe le mani suoi fianchi.
Elena ruotò gli occhi al cielo e per puro caso capì che anche Stefan stesse cercando una scusa per dileguarla.
Infatti il giovane Salvatore parlò per prima:
<< Caroline, lo sai che non sopporto i luoghi affollati. >>
<< Non mi importa Stefan, questa volta non mancherai. E anche tu Elena. >>
<< Ma Caroline... >> provò a ribattere Elena.
<< Niente ma! La festa di fine autunno è un evento al quale nessun studente può mancare. C'ho messo tanto impegno per preparala e voi dovete esserci! >>
Elena si portò una mano a nascondersi il viso. Lo sapeva già, qualunque cosa avesse detto non avrebbe avuto alcun affetto su Caroline Forbes.


Se Damon Salvatore puntava un obiettivo, ne era sicuro, prima o poi l'avrebbe centrato.
Quella volta non faceva eccezione.
Si sentiva al posto giusto al momento giusto e baciato dalla dea della fortuna. Anche in quell'occasione, a braccia conserte, era all'uscita del liceo di Mystic Falls, ma con le idee più chiare di un tempo.
La mira era stata già presa ora bisognava soltanto scoccare la freccia, e Damon era sempre stato un grande arciere.
Solo che questa volta era diverso. Si sentiva più la freccia che l'arciere, pronto a ferire mortalmente se la missione lo richiedeva.
Oh, lo richiedeva. Qualsiasi sacrifico non era mai abbastanza, avvertiva la mole del destino trapassare le sue forti mani.
Ora era li e i suoi occhi avevano puntato la preda più bella, più delicata, più preziosa per un cacciatore: Elena Gilbert.
Eccola, sorridente con le sue amiche. Era lontana ma Damon giurò di avvertire il suo dolce profumo e l'aroma del suo sangue pizzicargli il palato.
Oh Dio! Lei non poteva fargli quell'effetto! Non doveva! Ma per quanto Damon tentasse di dissuadersi da costoro pensieri, era già troppo tardi per far si che essi fuggissero fulminei dalle sue congetture.
Avevano artigliato le loro radici ed ora cresceva la pianta della discordia, cresceva e Damon l'irrogava con la sua ingordigia.
Sorrise Damon, sorrise, perché sapeva che tutto era nelle sue mani, che lui poteva cambiare gli eventi, modificarli e a suo piacimento distruggerli.
Ed ora, ora che anche i suoi occhi castani erano fissi su di lui, attecchiva la sua bramosia di vendetta e di potere.
Batteva il suo cuore, si, ma Damon era sicuro che palpitasse per ben altre ragioni, ragioni di rivincita.
Ah! Quanto si sbagliava, e una piccola parte della sua cupa anima glielo suggeriva. Ma Damon non volle ascoltare, lui non l'ascoltava da tempo e comprendeva solo le dicerie del suo spirito nero, quello che creava gioia e compiacimento.
Ma adesso pareva spento. Damon cercò di riaccenderlo, ma essi non parlava.
Allora capì che era diverso, allora capì che lei era diversa, ma questo non bastò per dissuaderlo dal suo intento.
D'altra parte anche Elena sembrava scossa. L'aveva rivisto, era li di fronte a lei, a pochi metri, a pochi passi, a pochi battiti di ciglia.
Ma d'improvviso le parole di Stefan le balenarono nella mente:"Sa essere molto pericoloso", allora trattenne il suo impeto di raggiungerlo. Lo fissò, la bocca schiusa, mentre lui le sorrideva.
Dio, com'era bello! Elena avrebbe dato la sua anima per sfiorare le sue labbra ed accarezzare la sua pelle.
Ma cosa ci faceva li? Cosa cercava? Stefan? Ma lui era già andato via da un pezzo. Forse cercava lei...
Oh! Che stupidaggini, cosa se ne farebbe un ragazzo bello e sexy di una piagnona come lei?
Eppure continuava a fissarla, immobile, quasi come non avesse vita, come quel corvo...
<< Elena, cosa stai guardando? >> Ci fu solo un secondo di distrazione che Bonnie aveva creato. L'attenzione di Elena calò sull'amica e poi di nuovo sul giovane. Ma lui era sparito, forse era solo un'allucinazione.
<< Oh...niente, credevo che... >> Bonnie aggrottò la fronte ed Elena si arrese << ...nulla di importante Bonnie. Torniamo a casa. >>

CONTINUA...

Scusate se ho fatto un pò di ritardo ma ho avuto una settimana un pò critica, infatti questo cap non si può dire di certo il mio capolavoro. Comunque che faccio raga? Continuo? Fatemelo sapere con un piccolo commentino, mi raccomando.
Alla prossima tanti baci dalla vostra
                                                                                                                            Stella94






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Capitolo 5
*** Agnello Sacrificale ***


5 cap
                                                           


                                                                                    Agnello  Sacrificale  
                                                                                                                     5

                                                                                                         

Damon. Un respiro, un altro ancora.
Non bastava, non funzionava. Lei, lei e ancora lei. La sua testa sembrava andargli in fumo. Chi era lei? Un ricordo? Una sensazione? Un bocconcino prelibato?
<< Elena... >> Sussurrò alle bianche e opache pareti del soffitto della sua stanza- per molti inviolabile- come se volesse invocarla, coccolarla con il suo breve parlare, richiamarla nelle sue congetture e nello stesso istante scacciarla come la peggior epidemia.
Elena, Elena, Elena, ringhiò forte quando nel suo pensiero ricomparve quel nome.
E poi si acquietò sul suo cuscino, rilasciando un soffio di rassegnazione.
Spostò il suo sguardo sul bicchiere pieno di sangue posto sul comodino. Stranamente non aveva fame quel giorno, al dire il vero non l'aveva più come un tempo. Quella città lo stava cambiando, ancora, per riportarlo nel suo antico passato, per rispedirlo verso quello che aveva già vissuto e non voleva rivedere.
Katherine. Era tornato per lei, non poteva dimenticarla, non poteva sostituirla.
Nessuno, nessuno mai avrebbe cancellato il suo ricordo, a nessuno mai avrebbe donato il suo cuore. Katherine, Katherine e ancora Katherine, lei solo lei, non l'altra, non Elena.
<< Elena... >> Sussurrò ancora, più forte, più marcato, più simile ad un richiamo. Le sue parole lo tradivano e sotto una sorta di immane congiura, provò dopo tanti anni e stagioni, la sensazione di impotenza e vulnerabilità.
Ma doveva stare attento con le parole. Il caro fratellino poteva sentire, lui non doveva sapere.
Ma solo quando scorse la sua irritante figura capì che molto probabilmente era già troppo tardi.
<< Cosa dicevi su Elena? >> Chiese Stefan.
<< Niente che possa suscitare il tuo irrefrenabile interesse, Stef. >>
Stefan provò a trattenere la sua bile. Sospirò, accostando la schiena allo stipite della porta e lo osservò dubbioso, in cerca di verità.
<< Cosa sei venuto a fare qui, Damon? Cerchi vendetta? Vuoi usare Elena per questo? >>
Damon parve non recepire tale accusa, lui che non aveva mai timore di nessuno e viveva solo del suo spudorato ego.
Si rialzò dal letto e in breve tempo fu davanti al suo armadio.
Prese una camicia. Grigia. Quella mattina si sentiva più effervescente del solito e voleva dimostrarlo anche con flebili accenni.
Ma Stefan non parve accorgersene ed attendeva paziente una sua risposta, che non tardò ad arrivare:
<< Per quanto la tua amichetta santarellina sia incredibilmente stuzzicante, no, non è lei che voglio e ne tanto meno la vendetta. >>
<< Allora cosa cerchi Damon? >>
Gli occhi azzurri di Damon incontrarono quelli scuri di Stefan.
Fu come se il resto del mondo si fosse azzerato ai loro piedi. Elettricità, ecco cosa vagava nell'aria in quel preciso istante e pareva che tutto fosse in procinto di bruciare, di annerirsi, come un uomo sotto la scossa di un fulmine.
Damon era il fulmine e Stefan la vittima. Era sempre stato così.
Ma questa volta fu Damon a tentennare, fu lui ad avvertire le sue difese indebolirsi e l'incertezza prendersi gioco del suo essere.
Damon corrugò le labbra, quella domanda l'aveva irritato e Stefan si rese conto che forse aveva osato troppo nel momento sbagliato. Credette di essere in procinto di una furiosa lotta quando il fratello maggiore, a brevi e silenziosi passi degni della sua natura, gli si avvicinò, sfidandolo con il suo sguardo assassino.
<< Cerco ciò che non ho mai avuto, Stefan. >>
Poi tirandosi il colletto della sua camicia grigia appena indossata, uscì alla svelta, ma Stefan percepì che la sua aura vagava ancora superba del vasto ambiente della pensione.


Ad Elena i balli non erano mai piaciuti, ne la eccitavano un gran che, ma quella sera avrebbe dovuto tirarsi un grande pizzico sullo stomaco ed affrontare teenager  alle prese con i loro abiti scintillanti.
Il vestito di Elena non scintillava per niente, ma nella sua modesta semplicità sembrava essere stato cucito sul suo corpo.
Era di un color bronzo dai riflessi dorati, che stretto in vita da un corpetto che lasciava intravedere quel che bastava della sua scollatura, gli ricadeva dolce e maestoso sulle sue gambe, per terminare la dove i piedi toccavano il suolo.
I suoi lunghi capelli lisci, furono tenuti racchiusi da un fermaglio floreale dietro alla testa, lasciando che le lunghe ciocche cadessero sublimi sulle sue spalle.
Elena si sentiva una principessa, di quelle belle e graziose delle favole, solo che a lei mancava il principe.
Eppure questo non corrispondeva proprio al vero. Lei quella sera avrebbe avuto un cavaliere, anche tra i più nobili e affascinanti che Mystic Falls potesse offrire. Ma Elena aveva la strana e insensata convinzione che lui non sarebbe mai potuto diventare un principe, che Stefan Salvatore non sarebbe mai potuto essere il suo principe.
Eppure era stato così gentile e calante ad invitarla al ballo, che si era piegata alla sua richiesta in un batter di ciglio.
Già era proprio un gentiluomo di altri tempi, ad Elena dava l'impressione di essere uno di quei nobili dell'ottocento, vissuti in grandi e sfarzose tenute, sotto una rigida etichetta da rispettare sistematicamente.
Che sciocchezze! Pensò, quando si guardò per l'ennesima volta allo specchio, concedendosi il lusso di riconoscersi bella e preziosa.
<< Elena, è arrivato un certo Stefan! Scendi. >>
Il richiamo di zia Jenna la distolse dai suoi pensieri.
Con il cuore palpitante e pieno di soddisfazione, uscì dalla sua stanza e scese silenziosa le scale.
Stefan l'ammirò estasiato mentre, con grazia e leggiadria, percorreva gli scalini uno ad uno, e ne rimase compiaciuto quando riscontrò il suo sguardo e inaspettatamente fulminato dal luccichio dei suoi occhi.
Anche Elena gli sorrise e lo raggiunse sullo stipite del portone di casa e ne rimase colpita quando lui non osò toccarla ne salutarla, era come se fosse pietrificato o a lui non era concesso alcun movimento.
<< Stefan perché non sei entrato? Non dirmi che sei rimasto li fuori ad aspettarmi per tutto il tempo? >>
Domanda da un milione di dollari. Stefan deglutì a fatica.
La cara zia Jenna, per pura sbadataggine, non aveva pronunciato la parolina magica che gli avrebbe concesso di entrare in casa altrui. In questo caso un semplice "entra" sarebbe bastato, ma quel volere ancora non era stato espresso e Stefan non poteva pretenderlo senza scatenare scomodi dubbi.
<< No, ecco vedi sono appena arrivato e... >> Fece per guardare il suo costoso orologio da polso e digrignò i denti quando si accorse che le lancette puntavano già sulle venti e dieci minuti << Oh! Guarda è tardissimo Elena, dobbiamo andare. >>
<< Oh, si certo! >>
Le cinse la vita con un braccio e quando entrambi furono nell'ampio vialetto Stefan volle togliersi un piccolo dubbio.
<< Ti ho già detto che sei bellissima? >>
Elena sorrise imbarazzata e leggermente confusa. Ma compiaciuta.
Solo allora si accorse realmente dell'eleganza del suo accompagnatore. Uno smoking indossato con classe e stile, tipico di uno come lui, lo rendeva ancora più affascinante di quanto Elena ricordasse.
<< Anche tu stai molto bene Stefan. >> Pronunciò sincera, prima di spostare il suo sguardo arrossato suoi freddi e scuri ciottoli.

Alcune ragazze lanciarono un languido sorriso, quando lo sciarm di Damon Salvatore spiccò come una rosa nera tra mille rosse nella palestra del liceo di Mystic Falls.
Lui si che non passava inosservato. Certo che non ci sono più i balli di una volta pensò, quando adocchiò il preside in un comportamento poco elegante con la professoressa Nelson e alcuni ragazzi apparentemente annoiati o con poca voglia di divertirsi.
Anche Damon sembrava annoiato o più precisamente disgustato da tale location, ma il divertimento non era mai stato inserito nel menù della serata.
Lui aveva una missione da svolgere, un dubbio da chiarire e una ricompensa da agguantare al più presto.
Aprì le narici ed ispirò il profumo di tanta  carne fresca con annesse gole da divorare in men che non si dica.
Ma non era li per nutrirsi, non il quel momento. Prima di tutto doveva agire.
Si riempì il bicchiere di ponce, evidentemente il massimo che quell'insulsa festa potesse offrire, e si nascose in un angolo nell'attesa che il suo irritante fratello e la sua modesta accompagnatrice giungessero all'evento.
Il suo sguardo si illuminò ed i suoi occhi si accesero di una luce incandescente quando riconobbe Elena.
Quella dannata ragazza aveva lo straordinario potere di confonderlo ed oscurargli la mente. Damon non conosceva rimedio. Per lui, forse, era una specie di condanna invaghirsi delle donne di suo fratello, ma questa volta sarebbe andato in modo diverso.
Questa volta sarebbe stato lui a vincere.
Stefan avvertì la sua aura dapprima che entrasse nel vasto plesso. Fu sorpreso di ritrovarlo a quella strana cerimonia studentesca, ma doveva aspettarselo. Il suo unico obbiettivo, ora, era quello di distruggergli l'esistenza.
Quando Damon gli sorrise, beffardo, abbandonò per alcuni istanti Elena ai complimenti di Caroline e Bonnie, e sul punto di guerra raggiunse il fratello maggiore.
<< Damon, che cosa ci fai qui? >>
<< E' una festa Stefan! Ci si viene per divertirsi. >>
Stefan alzò un sopracciglio, sospettoso di essere preso in giro dal suo interlocutore. << Non pensavo che ti piacessero i balli di fine autunno... >>
<< Perché? E' cosi divertente! >> Spostò il suo sguardo verso una ragazza che lo ammirava come la più nota prelibatezza, uno spuntino da non farsi scappare << E poi >> Continuò << le ragazze mi trovano estremamente sexy. >>
<< Vuoi rovinarmi la vita? E' questo quello che vuoi Damon? >>
Damon, con la tranquillità e la pazienza di una anziano precettore, portò le sue mani sulle spalle del fratello, scuotendolo quel che bastava per far incrociare i loro occhi.
<< Fratellino rilassati! Fai un bel respiro e goditi la festa. >>
Prima che potesse controbattere, Damon era già troppo lontano, mischiato in quelli che a Stefan sembravano solo tante anime pronte per essere sbramate dalla cupidigia di suo fratello.

Elena si sentì scombussolata ed impaurita senza la protezione di Stefan. L'aveva lasciata con la banale scusa di andare in bagno, ma per Elena la lunga attesa stava diventando insopportabile.
Un valzer aveva già suonato le sue prime note ed Elena voleva ballare. Ma il suo accompagnatore sembrava apparentemente evaporato oppure ben nascosto nella marmaglia di studenti che si accalcavano sulla pista.
Eppure Stefan non era un tipo che si confondeva con la massa. Lui era l'eccezione, la rarità.
Elena fece vagare per l'ennesima volta il suo sguardo scrutatore ad ogni singolo centimetro della palestra, ma di Stefan neppure l'ombra. Irritata da quel comportamento poco cavalleresco, che smontava tutte le tesi che aveva fantasticato su di lui, mosse alcuni passi tra la folla, con lo sguardo chino, come per nascondersi da una spudorata vergogna.
Data la poca visibilità, andò irrimediabilmente a sbattere contro la schiena di qualcuno, qualcuno di molto profumato, un olezzo che gli ridondava tanto...
<< Damon, che cosa ci fai qui? >>
Ed eccola. Damon fu felice di averla finalmente incontrata. Bella, estremamente bella. Damon non poté fare a meno di sorridere, compiaciuto di ciò che ammirava.
Averla accanto gli provocava una tale emozione che egli stesso non riuscì a descrivere. Era come se fosse la prima volta, come se tutto fosse visto dagli occhi di un bambino ingenuo alle prese con le prime cotte. Elena cancellava tutto il suo passato.
Elena controllava il suo presente.
<< Perché siete tutti così sorpresi di vedermi qui? >> Si lamentò.
<< Be' è una festa per gli studenti del liceo ed è riservata solo a loro. >>
Damon si sentì risentito da quelle parole, in un certo senso credeva di non essere ben voluto e che, in qualche modo, Elena volesse scacciarlo.
<< La mia ragazza è del liceo. >> Mentì.
Elena avvertì un tonfo al cuore. Bene, aveva una fidanzata, doveva aspettarselo.
Insomma tipi come lui andavano via ancor peggio del pane. E lei, stupida, che continuava a fantasticare ancora su di lui...
Dignità, ecco cosa urlava il suo essere. Non gli avrebbe mai mostrato il suo reale stato d'animo, non gli avrebbe mai dato una simile soddisfazione. Ma la curiosità di sapere di più la divorava.
<< Ah, e chi è? >> Domandò.
Damon increspò le labbra e fece vagare i suoi occhi da predatore nel circondario. Agguantò presto la sua preda. Bionda, alta, piacente. Quella ragazza faceva al caso suo.
<< E' quella... >> Pronunciò indicandola con la testa.
<< Caroline Forbes? >> Osò chiedere Elena sorpresa.
<< Perché cos'ha che non va? >>
<< Be' niente. Ma è una mia amica e non mi ha mai detto che tu la frequentavi. >>
Preda sbagliata. Un piccolo incidente di percorso, errore discutibile. Ma d'altronde doveva immaginarselo che in quella piccola cittadina si conoscevano tutti. Ma se c'era una cosa su cui Damon non ammetteva obbiezioni, era la sua innata abilità di ovviare ad un incidente di percorso, in fondo poteva vantare di  un'esperienza centenaria.
<< Oh Elena, siamo già alle scenate di gelosia? Ma non è un pò presto per questo? >>
Stop, rewind, play. Ritirava tutto quello che di buono aveva pronunciato su quest'essere senza un briciolo di educazione.
Arrogante, presuntuoso, buzzurro, spocchioso e chi più ne ha più ne metta. Elena voleva elencarli tutti. Elena voleva dirglieli tutti.
Ma optò per una sola parola, qualcosa che di sicuro l'avrebbe ferito più di mille insulti.
<< Stefan aveva ragione sul tuo conto. >>
<< Ah si? E cosa ti ha detto? >>
<< Che sei proprio uno stronzo. >> Lo sfidò con  suoi occhi color cioccolato prima di confondersi con il resto del gruppo.
Damon sorrise, quasi soddisfatto e non minimamente offeso da quel innocente insulto. Gli piaceva, gli piaceva sempre di più, quasi quanto la sua vecchia adorata Katherine.

Quando Elena fissò Caroline e Damon chiacchierare allegramente provò un senso di nausea e di disgusto.
Il monologare di Stefan non la aiutava per niente. Voleva solo scomparire, evaporare, torcere il collo di Caroline e perché no, anche quello di Damon.
Ma poi vide qualcosa di strano, qualcosa che la indispettì. Caroline non parlava, ma guardava quasi in trans il più grande dei Salvatore. La vide fare un breve cenno di assenso con la testa, mentre lui le sussurrava frasi che il labiale di Elena non riuscì a decifrare. Elena corrugò la fronte quando Caroline le se avvicinò e senza spiegazioni la prese per un braccio e la condusse nel vuoto e buio parcheggio.
<< Caroline, ma che stai facendo? >> Domandò Elena.
<< Questo! >> Disse acerba, mente con estrema sorpresa afferrò un coltello che aveva tenuto nascosto sotto al suo vestito, e lo portò all'altezza dello stomaco. Prima che Elena potesse urlare o in qualche modo frenarla, Caroline già l'aveva portato nelle sue carni ed il sangue incominciato ad imbrattare il suo abito.
Elena urlò forte, troppo forte, mentre si accasciava con l'amica nel vano tentativo di rianimarla. Tremava ed urlava, non capiva per quale motivo avesse potuto farlo, e per quale motivo proprio davanti a lei.
Stefan accorse quasi immediatamente ma, alla vista del sangue, arrestò la sua corsa. Tentò di respirare, di mantenere la calma, ma i suoi canini facevamo male, bruciavo, ardevano come fuoco e brace.
<< Stefan? >> Elena lo osservò in lacrime << Stefan aiutami! >> ma era immobile, pietrificato, sconvolto.
Poi i suoi occhi divennero neri, più neri dell'ebano. Grosse vene scure li contornavano e i suoi denti, i suoi denti sembravano quelli di un...
<< Stefan, ma che hai? >> Elena era più sconvolta che mai.
<< Elena io... >> Stefan strizzò gli occhi ma non funzionava. La fuga non gli era mai piaciuta ma questa volta non poteva evitarla.
Corse più veloce del vento, maledicendo la sua natura da predatore ed invocando l'aiuto di Dio.
Elena sentì una morsa dritta nello stomaco. Non sapeva cosa fare. Era sola, Caroline stava per morire e lei non era mai stata un ottima infermiera. Stefan l'aveva abbandonata ed i suoi occhi sembravano quelli di un demonio.
Scappare, scappare, scappare. Voleva fuggire, tornare a casa, dalla sua famiglia, dai suoi genitori.
<< Mamma, papà aiutatemi! >> Urlò al vento fresco della notte, che le rispose con un soffio più loquace, con uno stridore più inteso. Odio, rabbia, incredulità, dolore. Elena li provò tutti. E poi un potere. Un'energia che le proveniva dritta dalle sue viscere. Un calore nuovo, una vampata, come la calura estiva. Ed una luce, una luce dorata fuoriuscire dal suo corpo.
Brillava come il sole nel cielo primaverile ed ardeva come una fiamma allo sferzare del vento.
D'istinto poggiò le sue mani sul corpo morente di Caroline e le diete quel calore. Anche lei ora brillava, anche lei sembrava un sole.
E poi i suoi occhi celesti si riaprirono, come un morto che torna in vita grazie ad un tocco magico, e la sua ferita non colava più sangue. Elena la strofinò << E' rimarginata. >> Sussurrò mentre avvertiva le forze venir meno.
Poi la luce scomparve e con essa tornò il buio.
Caroline si rialzò toccandosi la testa << Elena, cosa è successo? >> Domandò.
Ma Elena non ebbe la forza di rispondere e svenne al suolo, mentre un uomo dagli occhi color ghiaccio rimaneva nell'ombra e soddisfatto del suo operato sussurrava alla luna: << E' lei. L'ho trovata, l'ho finalmente trovata. >>

CONTINUA...

Bene ragazzi rieccomi!!! Volevo ringraziare tanto chi ha recensito questa storia e chi la sta mettendo tra le preferite, tra quelle da seguire e ricordare. Grazie!! State diventando sempre di più!
Vi propongo un quiz. Ma voi avete capito cosa cerca Damon e per quale motivo è tornato a Mystic Falls? Fatemelo sapere se vi va e non dimenticate di lasciare un commento, mi farebbe piacere sapere se questo capitolo vi sia piaciuto e come sta procedendo la storia. Alla settimana prossima baci baci da

                                                                                                                                       Stella94







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Capitolo 6
*** Guerra in atto ***


sesto capitolo tvd                                                                          
                                             Guerra in atto
                                                                                                                6
 
Quando Elena riaprì gli occhi, si perse nell'immensità dell'azzurro delle iridi di Damon e sorrise.
Sentì il calore delle sue braccia sul suo corpo e il suo profumo infonderle sicurezza.
Quella sicurezza che da tempo le mancava, quel profumo di casa, quel senso mistico di protezione.
Ora era a casa. Si era a casa. Ritornò con la mente alla verdeggiante Atlanta e alla sua graziosa casetta di legno, con la sedia a dondolo nel portico e il giardino fiorito di camelie bianche.
Sorrise, e il mondo si ridusse in fasci di luce bianca che le rendevano visibile solo la spudorata mole del vampiro ed i suoi occhi che ad Elena parvero scie luminose di una cometa.
Poi rammentò.
La sua sfrontataggine, il presunto "suicidio" di Caroline, gli occhi di Stefan, quella luce intensa che l'aveva avvolta, che aveva avvolto anche Caroline e l'aveva curata.
Lei l'aveva guarita da quella ferita che di li a poco l'avrebbe resa solo un corpo senz'anima, uno spirito dei cieli.
Ma adesso che ci faceva tra le braccia di Damon? E perché, invece del suono della sua voce, avvertiva solo un fastidioso ronzio così forte tanto da spaccarle i timpani?
Elena respirò forte e cercò di tranquillizzarsi, pur sapendo, che molto probabilmente, non ci sarebbe riuscita.
<< Elena, mi senti? >> Ora riusciva a sentire qualcosa, si. Damon. Era la voce di Damon, la stava chiamando, la stava riportando in contatto con la realtà. E poi più forte: << Elena, rispondimi! >>
<< Damon... >> Elena sussurrò appena, ma il forte udito del vampiro colse a pieno le bieche note.
Si rialzò piano, la dolce Elena, come un cerbiatto alle prese con i primi passi e la paura di cadere.
Per Damon quella era solo la pregustazione di una vittoria, il ritrovo di una prova schiacciante che segnava l'inizio dei suoi giochi.
Giochi perversi, crudeli, meschini, ma a lui poco importava. Quando si è a un passo dalla vittoria non conta neppure la tua incolumità.
E quale incolumità poteva avere un vampiro immortale?
Nessuna. Perché Damon già sapeva che avrebbe vinto.
Ma la vittoria comportava un sacrificio. Elena era il suo agnello sacrificale, ma quando riscontrò la perfezione dei suoi occhi e tastò la morbidezza delle sue guance, tentennò la sua determinazione e perfino il suo spudorato ego.
<< Elena, stai bene? >> Le chiese aiutandola ad alzarsi.
<< Si, credo di si. Ma cosa è successo? >> Vide Caroline leggermente confusa.
<< Non lo so. >> Proferì la ragazza evidentemente scossa e dal volto pallido << Ricordo solo di aver parlato con Damon. >> Continuò << e poi il nulla. >>
<< Elena, Caroline voleva farti solo uno stupido scherzo con del succo di pomodoro. Ma tu sei svenuta. >> Intervenne Damon.
Lui si che sapeva raccontare le bugie, quasi sempre.
Ma Elena sapeva riconoscere le menzogne ed aveva una memoria di ferro. Non era succo di pomodoro ma sangue e lei l'aveva guarita, lei le aveva rimarginato la ferita.
Pazzesco! Troppo assurdo, per fino per lei. Forse aveva le idee confuse ma... ma gli occhi di Stefan?! Non poteva aver inventato anche quelli. Li aveva visti ed erano.... erano grotteschi, quasi da far gelare il sangue nelle vene.
<< Ma Stefan... lui era come... >>
<< Mio fratello è facilmente impressionabile. >> La liquidò alla svelta il ragazzo << Ed era solo uno scherzo. Vero Caroline? >>
Ed eccolo, di nuovo quello sguardo. La stessa espressione che aveva assunto prima di trascinarla nel parcheggio, lo stesso presunto stato di trans, lo stesso assenso con la testa mentre, fissa, guadava le iridi di Damon.
<< Era solo uno scherzo, Elena >>
<< Visto? Era solo uno stupido scherzo. Adesso vieni con me, ti riaccompagno a casa. >>
Scettica sugli aventi appena verificatesi, Elena si lasciò andare al sostegno di Damon che la tenne stretta tra le sue braccia fino al raggiungimento della sua auto.
Nell'interno della vettura potette riflettere al meglio sull'accaduto ed una sola tesi le parve ovvia:
Non era succo di pomodoro, Caroline doveva essere stata sotto qualche specie di trans omicida, lei doveva essere sopranaturale e forse anche Stefan e, nella peggiore delle ipotesi, Damon doveva aver visto ogni cosa.

<< Grazie per il passaggio. >> Dei ringraziamenti che a Damon risuonavano con una vena di sarcasmo.
Bene, lo erano sul serio.
Elena non aveva dimenticato la sua sfrontatezza ne il modo in cui aveva cercato di schernirla poche ore prima.
Certo, si era dimostrato gentile ed apprensivo, ma per Elena non bastava. Non aveva mai riposto fiducia in Damon ne aveva mai creduto al suo essere galante e gentiluomo. Stefan l'aveva avvertita. Ragion per cui non gli avrebbe mai concesso un minimo di commiserazione e indulgenza.
Damon la trattenne, afferrandola per un braccio prima che potesse sfuggirgli. << Sono stato un gran pezzo di stronzo. Avevi ragione tu. >>
Fu allora che Elena riconobbe qualcosa di nuovo in quei due lapislazzuli che aveva come occhi. Riconobbe che c'era dell'altro.
Forse gentilezza, amorevolezza, sincerità. Un tratto del suo carattere, che per una ragione ancora oscura, cercava di seppellire, di eclissarlo nell'oscurità per non renderlo visibile, per non renderlo tangibile.
E poi vi lesse anche dolore. Una scia lunga e scura che attraversava il suo sguardo. Quello stesso rammarico che Elena sapeva di portare ancora con se, perché di esso non ci si libera mai, nemmeno con il massimo della determinazione umana.
Ma poteva fidarsi? Poteva prestare ascolto alla voce del suo cuore?
<< Cos'era questo? Un modo per chiedermi scusa? >>
<< Era un modo per ricominciare. >> Rispose << Tra noi due, intendo. >>
La risposta? Si. Elena poteva fidarsi. E l'aveva capito quando per l'ennesima volta quella sera si era persa nel suo sguardo.
Sguardo che, a dirsi tutta, la elettrizzava, la caricava di energia nuova, la spingeva ad andare oltre il pregiudizio.
D'altronde chi aveva mai creduto ai pregiudizi? Forse i più stupidi si lasciano ammaliare da pensieri altrui. Ma lei non era una stupida, era una che, a rigor di logica, faceva sempre di testa sua.
<< Vuoi entrare? >> Elena porse quella domanda con l'ingenuità e la purezza di un angelo e la scempiaggine di un capretto che si affida ad un lupo.
Un lupo molto pericoloso se invitato in case altrui. Un lupo vorace, smanioso e tremendamente affascinante.
Sorrise Damon, questa volta accigliò il suo sguardo da predatore.
Era tutto troppo facile per lui che la vita equivaleva ad una rampicata scivolosa sugli specchi. Specchi che, a suo dire, riflettevano l'immagine di un uomo perfetto, senza debolezze ne emozioni. L'immagine di un cacciatore spietato, ed impediva ad altri di scalfirla, anche solo lacerarla.
Lui solo aveva il potere di distruggerla, un giorno, ma per ora si voleva gustare solo il sapore della sua dolce vittoria.
<< Mi stai invitando a casa tua? >>
<< Si! A bere qualcosa, se ti va... >>
E così l'agnello aprì la porta al lupo, pensò Damon. Stupido agnello, ma dalla bellezza Iliadica di Elena di Troia.
E se vi era una Elena di Troia lui era senz'altro Paride. Un Paride più ambizioso e superbo, ma incantato alla pari dalla bellezza della sua donna fino a scatenarne una guerra.
E lui la stava già vincendo e per questo ancora più affascinato. << Certo che mi va! >>
E rieccolo. Il suo sorriso sferzante e quello sguardo da sbruffone incallito. Elena aveva ceduto e si sentì un'idiota.
Ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti. Lui era li, pronto a varcare anche quell'ultima soglia della sua vita.

 L'ira di Stefan aumentò nel constatare che Elena era accompagnata da Damon.
Era rimasto di li, davanti al suo portone di casa, dopo aver placato la sua sete di sangue, in attesa di un chiarimento. Ma per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa dire.
Era sempre stato bravo con le parole, anche nelle situazione meno opportune, ma ora le sillabe gli si spezzavano in gola e solo la sua ira dettava i suoi superbi ansiti che Damon non tardò a percepire.
Fu soddisfatto. Soddisfatto nel vederlo combattuto e amareggiato, con l'aria di chi sa di aver sbagliato e teme in un verdetto inaspettato.
Passò la mano sulla schiena di Elena. Possessivo. Perché Elena era sua e lui aveva vinto. Perché agli occhi di Elena era un cavaliere dal cuore puro di cui fidarsi ed appoggiarsi anche nei momenti più duri.
Sospirò Stefan, questa volta per placare la sua natura e per non cascare nel suo inganno.
<< Stefan, che cosa ci fai qui? >> La voce di Elena era aspra e cupa. Arrabbiata e probabilmente delusa e Stefan poteva comprendere la matassa dei suoi dubbi.
Ora lo guardava con gli stessi occhi che per secoli l'hanno perseguitato. Quelli di disprezzo e di paura, di una tremenda paura che da sempre l'avevano costretto alla solitudine.
<< Elena, lascia che ti spieghi. >>
Fu allora che Damon intervenne. << Stefan, non c'è ne bisogno. Ho già spiegato tutto io ad Elena. >> Damon giurò di leggere una leggera vena di angoscia nei suoi occhi ed il suo battito farsi sempre più accelerato << Le ho detto che la visione del sangue ti fa rabbrividire, e devi sapere, che era solo succo di pomodoro. Caroline era in vena di scherzi. >>
Stefan non lo seppe mai se lo fece per difenderlo o se aveva altri intenti, ma la cosa che gli premeva era sapere che il suo segreto era ancora allo scuro. << Caroline sta bene? >> Domandò quasi come se non volesse crederci.
<< Sta benone fratellino! >>
Gli sguardi di Damon e Stefan si incrociarono in un lasso di tempo che ad Elena parve interminabile.
Stefan pareva suggerire sorde domande al fratello maggiore il quale rispondeva solo con un superbo sorriso.
Era quello il loro modo di comunicare? Elena non lo seppe mai, tranne che, molto probabilmente, la tenevano entrambi allo scuro di un secreto inconfessabile.
Stefan fiutò aria di guai. I pezzi del puzzle cominciavano a ricomporsi e l'immagine per il vampiro più giovane si faceva sempre più nitida. Damon tramava. Damon stava già tessendo la sua tela, come un ragno esperto e probabilmente la sua preda vi era già incastrata, pronta per essere divorata.
Lui l'aveva afferrata, come teneva stretta Elena a se. Che fosse lei il suo insetto? Stefan provò ira ugualmente e la spinta a doverlo fermare prima che fosse troppo tardi.
<< Che ci fai con Elena? >>
<< L'ho riaccompagnata a casa fratellino, e stavamo giusto entrando a bere qualcosa. Buon proseguimento di serata Stefan. >>
Stava quasi per scavalcarlo quando le braccia del fratello fecero pressione sulle sue spalle.
<< Non ci provare neppure Damon. Non ti lascierò entrare in quella casa. >>
Damon si sentì alle strette e temette il peggio. Ma non tentennò. Non risvegliò la sua ira naturale.
Ma si limitò a fissarlo, scrutarlo, punirlo con i suoi occhi indagatori. Tanto che Stefan quasi si vergognò. Si sentì piccolo, fragile, indifeso e sporco. Sporco come chi stava commettendo l'errore di cedere al peccato, sporco come solo un vampiro sa essere.
<< Forse è meglio che tu ti faccia una bella dormita Stefan. Ne hai bisogno. >>
<< Quello di cui ho bisogno è che tu sparisca dalla mia vita e da quella di Elena. >>
C'era più che tensione nell'ambiente circostante. L'aria era talmente densa che ad Elena parve irrespirabile. Sentì il sangue affluire veloce nelle vene e il corpo pervaso da un leggero calore che aumentava la sua tensione.
Che tra i fratelli Salvatore non scorresse buon sangue, l'aveva già intuito da tempo, ma la curiosità e la sete di sapere il motivo di quell'antico astio la spinsero a rimanere immobile e muta spettatrice.
Poi capì. Quello non era il luogo ne il momento adatto per liti furibonde ed intervenne:
<< Ragazzi per favore non... >>
Un leggero spostamento d'aria le fece svolazzare una ciocca di capelli e per istinto chiuse gli occhi.
Aprendoli scoprì con sorpresa la spudorata molte di Damon tra i cespugli di una siepe ed un rivolo di sangue che gli fuoriusciva dal naso. Stefan era ancora li, più selvaggio di prima. Il suo petto si alzava ed abbassava freneticamente e il suo respiro sferzava l'aria tiepida della sera.
<< Ma che hai fatto, Stefan? >>
<< Elena, ascoltami >> Il vampiro la trattenne per un braccio e parlò minuziosamente << non lasciarlo entrare per nessuna ragione al mondo. Non invitarlo a casa. Non farlo! >>
Ma Elena non ascoltò. Come da brava crocerossina, corse repentina da Damon aiutandolo ad alzarsi.
Fu una gioia per Damon assistere a tale scempio. Bravo fratellino, così si fa! Rendimi il mio lavoro più semplice. Pensieri che strisciarono nelle membra di Damon quasi come se avrebbe voluto farle giungere nelle congetture di Stefan con la forza del pensiero. Ma sapeva che lui li aveva sentiti, perché adesso già pentito della sua irruenza, guardava scioccato le sue mani un tempo assassine e la rabbia lo pervase come un fiume in piena.
Sotto l'ausilio di Elena, Damon raggiunse presto il porticato. Aveva un faccia così dannatamente irritante che Stefan avrebbe voluto fracassagliela in men che non si dica. Si sforzava a voler provare dolore, incutendo pena nell'animo della ragazza, ma in realtà gioiva, gioiva come mai aveva fatto nella sua lunga vita.
<< Torna a casa Stefan. Per stasera hai già fatto abbastanza. >> Lo canzonò Elena e Stefan si arrese.
<< Vieni Damon, entra pure. >> Disse poi rivolgendosi all'altro Salvatore.
Quando poi Elena girò la chiave nella toppa e Damon poggiò il piede sul costoso parquet, Stefan capì che era ormai troppo tardi.

CONTINUA...

Rieccomi con il sesto capitolo. La guerra tra i due fratelli è iniziata e alla povera Elena non resta altro che confusione.
Chi è lei realmente? E perché Damon le ha mentito? Cosa nasconde Stefan? E per quale motivo non corre buon sangue tra i due?
Ad un paio di domande noi già sappiamo la risposta, ma forse quelle che più ci interessano si celano ancora nell'oscurità.
Nel prossimo capitolo ci sarà un importante rivelazione, un sentimento in procinto di sbocciare e un segreto parzialmente svelato.
Non perdete l'ottavo capitolo mi raccomando!!! E recensite!!! Grazie per la cortese attenzione! Baci Baci da:
                                                                                                                                     
                   Stella94

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Capitolo 7
*** Contatto ***


settimo capitolo tvd                                      
                           

                                                     Contatto
                                                                                                                      7

E poi vi era un punto. Quel punto in cui ogni cosa sembrava agli occhi di Elena avere una prospettiva diversa, un'angolazione nuova.
Quel punto in cui, anche un semplice gesto di gentilezza, ti sembra una benedizione dal cielo, un dono prezioso.
Ed Elena era giunta in quel punto.
Poche volte lo aveva incrociato nella sua vita. Nella gita al lago con i suoi, nel primo discorso imbarazzante con Matt, nel primo abbraccio della sua migliore amica. Ed ora.
Li, in casa di Jenna, al sostegno della persona più imprevedibile e cinica che ci possa essere al mondo.
Ma per quanto tutto questo poteva essere assurdo e sbagliato, Elena sapeva di essere nel giusto, sapeva che Damon era il giusto.
Il perché? Non lo sapeva neppure lei e non voleva scoprirlo. Ciò che più le importava era poter annegare ancora e ancora e ancora in quei due pezzi di cielo limpido, che si innalzava insovrastato sul volto del giovane.
Occhi che riconobbe lucidi e trafelati da una nota di dolore quando riappurò una lunga scia di sangue che ancora colava dal suo naso.
<< Mettiti pure comodo sul divano. Vado a prenderti qualcosa per fermare il sangue. >>
Bene. Una nuova scusa da inventare. Cervellino mega-galattico di Damon, se ci sei da un cenno!
Il vampiro sembrava esausto da quella serata. Per fino la sua dote da "racconta frottole" sembrava perduta.
Nessuna ferita che aveva -per puro caso-  lacerato la sua preziosa pelle centenaria aveva resistito più di qualche secondo. Era uno dei pochi benefici che essere un vampiro comportava.
Ma ora, più che mai, desiderava che quel sangue continuasse a scorrere e a scorrere e a scorrere, anche se ne sarebbe rimasto a corto.
Si portò un dito sulla narice destra e capì. Niente più sangue. Niente più dolore. La sua speciale fontanella si era già chiusa.
<< Ah... Non preoccuparti, sto già meglio! Ci vuole ben altro per mettere a tappeto Damon Salvatore. >>
Parole che risuonarono a vuoto, dato che, la bella Elena, era già di ritorno con il suo speciale kit da sopravvivenza, pronta per prestare cure mediche assolutamente inutili.
Guardò incerta il vampiro, accigliando un'espressione stranita e dubbiosa. Sembrava un neonato alle prese con un marchingegno complicato che scintillava di luci colorate.
Damon, più impacciato e imbarazzato che mai, le rivolse uno dei suoi raggianti sorrisi, ma su Elena ebbe l'effetto contrario.
<< Credevo che il tuo naso sanguinasse. >>
<< Te l'ho detto Elena, guarisco in fretta. >>
<< Credevo che sul tuo viso ci fosse un livido. >> Domandò ancora.
<< Te l'ho detto Elena >> Damon sembrava come se stesse parlando ad un interlocutore che non comprendesse a pieno la lingua inglese, nello stesso modo in cui in lupo possa rivolgersi ad una pecora << ci vuole ben altro per... >>
<< Mettere a tappeto Damon Salvatore >> La voce di Elena giunse per prima e trasportò in Damon la certezza che la ragazza di fronte ai suoi occhi non solo fosse incredibilmente bella ma anche arguta e sveglia.
Elena trasse un profondo sospiro e mise a tacere la sua insaziabile scetticità per lasciare largo al beneficio del dubbio, che presto avrebbe colmato con altrettante certezze.
Occhi neri da demone, ferite che guariscono in fretta, bugie senza una saziabile spiegazione: la lista personale delle "stranezze dei Salvatore" era già piena, ma Elena ebbe l'impressione che presto avrebbe imbrattato molti altri fogli bianchi.
Per ora tutto ciò che doveva imbrattare era il suo fazzolettino bianco, quando si accorse che una modesta scia di sangue coagulato infangava i decisi e perfetti lineamenti del viso di Damon.
Si avvicinò, forse troppo, forse volutamente, al giovane che sussultò appena ed Elena seppe che la sua corteccia dura non era poi tanto infrangibile come pensava.
<< Tranquillo, voglio solo pulirti. >>
E poi, come da copione, calò quella sorta di silenzio imbarazzante, pietrificante. Quello che azzera ogni minima volontà dell'intelletto e ti trascina nella confusione più totale, annaspando aria che sembra essersi dimezzata.
Il tocco fragile e indeciso di Elena era per Damon la grazia più austera che avesse mai ricevuto.
Nei suoi lunghi anni era stato toccato da molte donne, donne che contavano, madri e figlie di una generazione passata. Ma il tamponaggio di Elena non aveva rivali. Damon se ne rese conto quando per l'ennesima volta fu a corto di fiato. Dove era finita la sua audace parlantina? Damon cercò di ritrovare se stesso, ammiccando parole di un discorso troppo prevedibile per la sua persona.
<< Vivi da sola qui? >>
<< No. Abito con mia zia Jenna e mio fratello minore Jeremy. >> I loro visi si ritrovarono ora vicini più che mai.
<< E dove sono ora? >> Prendeva tempo il vampiro. Cercava, inutilmente, di distogliere lo sguardo dalle sue labbra sottili e rosee come l'abbronzatura di una pesca matura, invitanti come il sapore di una ciliegia nel pieno della bella stagione.
<< Jenna aveva un appuntamento e mio fratello... >> la voce di Elena trasalì amarezza e risuonò più precisa e sarcastica di prima.
In qualche modo la magia sembrava essersi dissolta << ...starà da qualche parte. Probabilmente strafatto. >>
<< Ah... >> Damon non voleva sembrare scortese ne un giustiziare. Ma il suo sguardo, forse troppo inespressivo, mandò Elena in allerta. Le fece scattare quel senso primordiale che ti porta alla difesa di chi ci è più caro al mondo.
<< Non giudicarlo per questo. >>
<< Non lo sto giudicando in nessun modo, Elena. L'ho fatto anch'io. E' una sorta di difesa dal dolore. Ma in tutto questo tempo credo di aver capito una cosa: si posso spegnere molte cose, come l'interruttore di una lampada, ma il cuore, quello non si spegne mai... >>
E la magia riapparve e il calore ritornò a fluttuare nei meandri più sconosciuti del suo esile corpo.
Profondo, pensò. Elena vide Damon più profondo di una caverna inesplorata, più profondo dell'immensità dell'oceano.
La sorprendeva ogni volta. Damon era così. Dolce e salato, bianco e nero, notte e giorno, non vi era un luogo certo dove collocarlo. Perché se vi fosse stato Elena lo avrebbe già colto. Elena lo avrebbe già scartato. Banalità, una parola semplice per descrivere chi viveva di prescritte realtà. Elena bandiva il banale, perché stava nella diversità il saper cogliere una gioia spudorata, è nella diversità che Elena traeva il suo vantaggio.
E Damon era diverso, personificava tutto ciò che ella poteva desiderare in un uomo. Il Santo Graal di uno storico, l'antico tesoro di un pirata. Guardò ancora quella grazia divina e si riscoprì affascinata e per prima vogliosa di un contatto.
Poi la realtà scomparve, il dolore, la sofferenza, la vita passata, si annebbiò sotto l'impulso di una nuova emozione e l'inganno di una fortuita realtà. Sempre più vicini i loro visi, sempre più incatenati i loro sguardi, fino a che non ci furono più parole, ma solo i respiri accelerati di due umani che si scoprivano sotto l'emozione di un lungo bacio.
Perfetto, mai provato, unico nella sua semplicità, il massimo dell'aspirazione umana. Elena passò la mano curiosa nei crini d'ebano del giovane e schiuse le labbra, come un dolce invito ad assaporarla fino in fondo. Un invito che fu colto avidamente dal vampiro, che per oscure ragioni pareva aver smarrito il suo io.
C'era qualcosa di nuovo in quel bacio, qualcosa che egli stesso non aveva mai provato. Eppure era strano. Damon, se poteva, non baciava mai le sue vittime. In un certo senso riteneva il bacio qualcosa da concedere a poche, qualcosa da meritare.
Era il suo modo di portare fedeltà a Katherine, il suo modo di dimostrale rispetto e devozione. E come poteva ora una semplice ragazza della Virginia riportarlo al tempo in cui si nutriva di cacciagione e di buon vino?
Perché l'hai trovata Damon. L'hai trovata. Quella che ti ruberà il cuore, quella che cambierà le tue scelte. Le parole che un tempo gli furono dette ritornarono suonanti nelle sue membra. Le scacciò malsane, con lo stesso disprezzo della lebbra, disciogliendo quell'amorevole contatto gradito ad entrambi.
<< Non posso. >> Ansimò. Già, lui non poteva. Lasciarsi andare a tenere effusione con "l'agnello sacrificale" non era previsto nel piano. Damon riportò alla mente il suo obbiettivo e parve riprendere la ragione.
<< Cosa non puoi? E' per Caroline? >>
<< Ma no! Io e lei... non c'è molto tra di noi. E' solo che non posso, non devo. >>
La scansò da se in un gesto deciso e fluido. Corse via senza voltarsi indietro, col timore di ricascare in quella trappola che già teneva stretto gran parte del suo corpo.

La luna non sarebbe sorta nemmeno quella notte. Damon lo sapeva: lei sarebbe ritornata. Perché lei voleva ciò, che in un tempo non molto lontano, le aveva promesso, che il suo popolo agognava da tempo.
Ma cosa lo aveva spinto a cedere a quell'accordo omicida? Katherine? Damon non lo ricordava. Damon non voleva ricordarlo.
Per lui ora c'erano altre domande, c'erano altre risposte che pretendeva avere al più presto. E perché no? Anche la sua ragione, che sembrava perduta e inafferrabile.
Entrò aitante nella sua stanza e sbatté la sua giacca di pelle su una poltrona segnata dal tempo.
Non era solo. Damon lo percepì all'istante, ma questa volta voleva attendere, era stanco d'agire.
<< Damon, è sempre una gioia rivederti. >>
Riapparve dall'ombra quella creatura inclassificata. Bella e crudele, astuta e maliziosa. La tessitrice di una ragnatela troppo efficace per poterla evitare, abile giocatrice e sferzante guerriera.
<< Seira, dovresti fare più attenzione a venire qui. Stefan potrebbe vederti e il nostro piano andrebbe in fumo. >>
<< Sono brava a badare e me stessa. Piuttosto, l'hai trovato? >>
La sacerdotessa dei mali si avvicinò minuziosamente al vampiro che non si tirò indietro. Gli passò una mano sulla guancia fredda e poi tra i capelli, cominciando a lambire il suo collo di spinti baci.
<< L'ho trovata. E' una ragazza... >> Damon sembrava  subire in silenzio quella tortura. La sua espressione non tralasciava una vena di piacere ma nemmeno di disprezzo. Sembrava indeciso o forse più semplicemente costretto in quella morsa letale.
<< Bene, lo sapevo che non mi avresti delusa. >>
Prima di parlare il vampiro sapeva di dover spianare un terreno troppo ispido e pieno di buche oscure. Assecondò i suoi sensuali movimenti, lasciandosi andare alle sue inespressive carezze, stringendola al proprio corpo, evitando di toccare le sue labbra.
Poi sussurrò e la sua voce già sensuale accordò una melodia più lussuriosa, sapendo già che la creatura non avrebbe posto resistenza.
<< Questo dovrà rimanere un nostro segreto. Il Gran Maestro non dovrà saperlo ancora, me lo devi promettere. >>
Ma Seira non inceppò nella sua trappola. Troppo furba, troppo scaltra. Fu un attimo e l'allontanò da se.
<< Non posso mantenere segreti a mio padre. Tu sai cosa vuole. >>
Ma ella ricadde nel fascino del vampiro, quando questi le se avvicinò di nuovo e si dedicò con maestria al suo collo niveo. Bianco latte, come l'argenteo della luna d'inverno.
<< Ho bisogno di tempo... >> Ansimò << devo prepararla al meglio. Voglio che si fidi di me, in modo da non ostacolarmi nel mio piano. Ma tu dovrai mantenere a bada tuo padre. Promettimelo Seira. >>
Quando il rosso delle sue iridi incrociarono quelle azzurre degli occhi del vampiro ella sorrise. Gli avrebbe concesso anche la sua anima se avesse potuto avere in cambio il suo cuore. Mille menzogne avrebbe raccontato e altrettante frottole per tenere a bada la superbia di suo padre, che in molti osavano chiamarlo con l'appellativo di Gran Maestro. L'ho avrebbe fatto, si, solo per lui. Solo per Damon Salvatore.
<< Te l'ho prometto... >> Quel bacio che ora ella tanto agognava non le fu concesso quando l'attenzione del giovane calò sullo sporco pavimento. Uno scatto che la fece riflettere ma non la sorprese. Sapeva che il suo cuore apparteneva a Katherine, ma il sentimento che provava nei suoi confronti la spingeva a provare, a provare e a provare ancora...
<< Ora devi andare Seira, mio fratello sta per arrivare. >>
Così scomparve in scintille di cristallo, un pò delusa, un pò amareggiata. Ma felice di aver condiviso con lui un piccolo idillio di passione. Non sapeva, a suo discapito, che le azioni di Damon erano state mosse nel vano tentativo di proteggere un'altra donna.


<< Vi siete baciati?! >> La voce di Bonnie stridulò forte tra le pareti annose del Grill, forse troppo forte, da essere giunta a due tavoli di distanza dal loro.
<< Già. E non urlare, ti hanno sentita tutti... >> La voce di Elena invece era più calma e pacata del solito. Sempre composta, mai fuori luogo, mai volgare nelle sue espressioni. Elena era sinonimo di grazia ed eleganza.
<< Non è andata come speravo. >> Continuò, abbassando lo sguardo sul tè caldo e fumante che molto probabilmente non avrebbe mai bevuto. << Ha detto che non poteva farlo ed è fuggito via. Forse vuole mantenere fede a Caroline. >>
Questa volta Bonnie parlò piano: << Conosco Caroline da molto tempo eppure non mi ha mai parlato di questo Damon Salvatore. Secondo me non c'è molto tra di loro. >>
<< E' quello che mi ha detto anche lui. Anche se... credo mi nasconda qualcosa, Bonnie. >>
L'espressione di Bonnie trasudò un cipiglio d'incertezza. Chi fosse Damon Salvatore era un arcano ancora ricoperto da un fitto alone di mistero, ma il suo intuito la faceva scattare all'attenti, come un cadetto ai comandi di un generale.
Lei era solo un cadetto, pensò, ma furbo e scaltro tanto da portare sempre un asso nella manica. Questa volta, però, l'avrebbe ceduto ad Elena che ne avvertiva l'esigenza.
<< Elena, scusa se te lo dico, ma in fondo non sai nulla di questo tizio, tranne che è il fratello di Stefan. Faresti meglio a tenere le dovute distanze. >>
L'istinto di Elena la portò a controbattere, la ragione a riflettere. E scelse quest'ultima. Bonnie era nel giusto, lei nella più completa confusione. Ciò che sapeva era che le aveva mentito riguardo allo scherzo di Caroline e che baciava magnificamente.
Ma tralasciando gli istinti passionali dettati dai suoi ormoni, Elena doveva essere imparziale e giudicarlo al di là dell'accaduto.
Le aveva mentito o era stato ingannato anch'egli da Caroline. C'era una profonda faida tra i due fratelli Salvatore e Stefan era qualcosa di più di quello che voleva mostrare.
<< Mi ha mentito, Bonnie, riguardo allo scherzo di Caroline. Io so quello che ho visto ed era sangue. Era come se Caroline fosse impossessata ed io... >> fermò le sue parole e l'istinto di dire troppo. Ma Bonnie la riscosse da quello stato e incatenò i loro sguardi, facendole capire che poteva fidarsi.
<< Ed io credo di averla curata con una sorta di potere. Lo so è pazzesco! Non mi crederai ma... >>
<< Ti credo Elena. >> Bonnie la interruppe e la sua voce sicura e schietta fu per Elena un'ancora a cui aggrapparsi. << Nella mia famiglia succedono cose strane tutti i giorni. Perciò quello che mi dici non fa notizia. >>
<< Aiutami Bonnie >> supplicò Elena << Aiutami a capire cosa mi sta succedendo e quale mistero si cela dietro ai fratelli Salvatore. >>
<< Lo farò Elena. Puoi contarci. >> Quando la mano scura della giovane strinse quella olivastra di Elena, Bonnie rimase pietrificata, quasi come se qualcuno l'avesse ibernata all'istante. Teneva gli occhi fissi su un punto indecifrabile della parete del Grill e annaspava pochi profondi respiri. Elena trattenne il fiato << Bonnie stai bene? Che ti succede? >>
Ma le parole che le giunsero di rimando furono ben diverse da quelle che si aspettata:
<< Non fidarti di lui. >> La voce di Bonnie mutò. Sembrava quella di una vecchia sacerdotessa, di un'anziana predicatrice << Il cacciatore sacrificherà l'agnello. E  il suo sangue disseterà gli spiriti delle tenebre, aprendo loro le porte di una nuova era. >>

CONTINUA...

Rieccomi!! Un pò in ritardo, lo so, ma come molti di voi già sapranno, sono stata impegnata in un'altra storia sempre targata The Vampire Diaries. Per chi non l'avesse letta è una piccola shot intitolata The Climb. Sono graditi commenti! ^_^
Bene ritornando a noi la situazione si fa interessante. Il primo bacio fra i due! Vi è piaciuto?? Vi aspettavate qualcosa di più??? Be' ci sarà sicuramente in seguito. E che dire di Seira? Chi sarà mai il Gran Maestro? Cosa si nasconde dietro al ritorno di Damon? E cosa c'entra Katherine in tutta questa storia? E sopratutto chi è davvero Elena?
Ahhhh!!! Quante domande sto per impazzire anch'io! Ma non vi preoccupate troveranno presto una risposta!
Allora ragazzi cosa aspettate? Fatemi sapere quello che ne pensate ci conto!! Ah un'ultima cosa: probabilmente ci metterò qualche giorno in più per pubblicare il cap 8 perché ho promesso di aggiornare una mia storia originale che ho abbandonato da tempo. Ma ritorno presto non vi preoccupate!
Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente, chi l'ha messa tra le preferite, tra quelle da seguire e ricordare. GRAZIEEEEEEEE!!!!!
Bene ora vi lascio, non dimenticate di lasciare un commento. Alla prossima! Baci baci da:
                                                                                                                                                   
                                                                                                 Stella94



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Capitolo 8
*** Bruciante verità ***


ottavo capitolo the vampire diaries                                                                    

                 
                                      Bruciante verità
                                                                                                                            8

<< Bonnie ma che stai dicendo? >>
C'erano un mucchio di cose che ad Elena facevano paura, ma lo sguardo attonito di Bonnie li superava tutti.
Cercò di liberarsi alla svelata da quella stretta che tramutava il sospetto in una terrificante realtà. Elena si sentì come un topo sotto gli artigli di un falco pronta ad assistere inerme alla sua lunga morte dolorosa.
Ma l'uccello predatore lasciò la presa ed Elena si sentì libera di scorrazzare nel bosco sconfinato, ma carica di un'esperienza che l'avrebbe messa in allerta ad ogni fruscio sospetto.
Ed ora Bonnie, come per magia, parve ritrovare la ragione e riprendere il possesso delle proprie funzioni corporali.
Una burattina nelle mani di un astuto burattinaio, fu così che si sentì Bonnie. Si guardò le mani come a voler individuare quei fili invisibili che avevano permesso al burattinaio di controllarla e si guardò intorno incerta, perché fu quasi sicura di aver avvertito una presenza oscura aleggiare nell'ombra.
Ma non vide nulla. Tutto sembrava invariato, la gente continuava a bere, chiacchierare e a ridere come se nulla fosse accaduto.
<< Elena, cosa ho fatto? >> Bonnie era disperata quasi in lacrime.
Elena aggrottò la fronte << Hai cominciato a dire delle cose strane su cacciatori, agnelli e sangue. Sicura di stare bene? >>
Bonnie nascose il suo viso tra le mani ed accennò un lieve assenso, così lieve che Elena lo percepì a stento.
Poi parve riaccendersi come una lampadina e riprendersi da quello stato di shock.
<< Elena, dimentica quello che ho detto. >> la sua voce risuonò forte e decisa. Elena non aveva mai visto Bonnie accigliare quello sguardo incupito, non l'aveva mai vista indietreggiare impaurita e poi fuggire come un lampo tra i tavoli del Grill.
Elena prese il suo taccuino dalla borsa, ormai dalle pagine stropicciate perché per troppe volte sfogliate nel tentativo di venire a capo di quell'insolito enigma che annegava in una surrealtà sospetta.
Impugnò la sua penna e scrisse: "Bonnie Bennett, anche lei infetta da un insolito stato di trans paranormale".
Poi rilesse la lista. C'era qualcosa che le sfuggiva, un tassello del puzzle perduto nei meandri del suo intelletto.


La Ferrari rossa Four Four era forse un capriccio che solo pochi adolescenti potevano permettersi; miele puro per giovani orsi della Virginia e se poi a guidarla era Damon Salvatore suscitava un fascino oltremisura e inconfessabili desideri da parte di molte ragazze.
Damon lo sapeva, e a giudicare dal modo in cui alcune di queste lo guardavano, doveva aver proprio trovato il tallone d'Achille della loro generazione: bellezza, soldi e sballo.
D'altronde chi poteva biasimarle. Damon era il primo a lasciarsi andare in una vita malsana e priva di una disciplina morale.
Oh! Ma lui era giustificato... in fondo era un vampiro.
E uno dei tanti privilegi che la sua immortale natura poteva regalargli, era di certo il potere ad ovviare ad un piccolo incidente di percorso. Anche se più che un incidente Caroline Forbes era una vera e propria catastrofe.
Che cosa non si fa per amore?! Damon lo stava imparando a proprie spese. Ma se voleva dare un giusto senso a quella imprevista sosta al liceo, non doveva permettersi di perdersi in pensieri futili e poco attinenti alla missione.
Si tolse i Ray Ban scuri quando vide avvicinarsi la petulante cheerleader mentre un: << Bella macchina amico. >> gli giunse al suo speciale udito ed alzando un braccio ricambiò il complimento, ma non per cavalleria, lo fece solo per pavoneggiarsi e ostentare il suo lusso sfrenato.
<< Lo so. >> Rispose, a dar prova del suo buon gusto e della sua fortuna.
Raggiunse Caroline guardandosi spesse volte intorno, come a voler evitare qualcuno o, più semplicemente, tastare con attenzione un territorio nemico. Le fu davanti quasi in un attimo e produsse in lei un leggero sobbalzo che Damon interpretò come un insolito benvenuto.
<< Ehi occhi belli, che ci fai qui? >> Caroline adoperò subito la sua arte afrodisiaca e trascurò perfino l'espressione infastidita del vampiro, presa dall'ebrezza di un flirt immediato.
Damon non voleva giocare, non con prede tanto semplici da conquistare. Sarebbe bastato un suo sorriso e qualche mezzo complimento mal riuscito per piegarla completamente al suo volere.
Di ragazza facili ne aveva avute tante e quasi si ritrovò a disprezzare le distrazioni del passato, perché quello stordimento passionale che aveva avvertito con Katherine non era mai stato superato.
Sospirò gonfiando il petto e portò le sue grandi mani sulle spalle della giovane costringendola in uno strano contatto.
<< Ora guardami e concentrarti. Io e te abbiamo avuto una bella storia d'amore, fatte di cuoricini di cioccolato e poesie strappalacrime. Ma tu mi hai dovuto lasciare perché tua madre non voleva che uscissi con un ragazzo più grande. >>
Fu un attimo e la sua pupilla di dilatò. Poi lasciò lo spazio all'azzurro dell'iride.
<< Ok. >> Rispose Caroline sorridendo.
Ricambiò il vampiro << Perfetto ora il guaio è sistemato. Adesso va a casa. >>
<< Ci vediamo in giro occhi belli. >>
<< Si come no. Ciao. >> Stava per rimettersi gli occhiali quando una visione celestiale lo trattenne dal farlo. Elena era li, a pochi metri di distanza e, quasi come un flash back gli ritornò alla mente quel bacio scambiato, quell'emozione paradisiaca, quella pace perduta.
E il suo compito.
Si rimise i suoi Ray Ban, pronto a nascondere quell'unico portale che conduceva Elena alla sua torva anima.
Tirare il sipario era forse la scena che più preferiva di un'opera teatrale e la migliore che riusciva ad attuare. Ma quella volta sapeva che era solo all'inizio del primo atto e che il seguito sarebbe stato scritto da altre mani, più pure delle sue.
<< Che fai, adesso mi eviti anche? >>
Ma quale evitare..? Damon se avrebbe potuto sarebbe andato li, l'avrebbe stretta tra le sue braccia e l'avrebbe baciata con passione, con ardore, con desiderio e voglia di condividere con lei anche la più piccola gioia della vita, anche la più piccola luce nel buio.
Ma rammentando ciò che in un tempo non molto passato l'aveva spinto verso i confini della sua città natale, dovette retrocedere e continuare a mentire. Mentire a se stesso, mentire a chiunque gli avrebbe intralciato la strada.
<< Non ti sto evitando, Elena. Cerco solo di fare la cosa giusta. >>
<< E quale sarebbe? >> Elena lo raggiunse in pochi istanti rendendo il vampiro vulnerabile e privo di difese. Sarebbe bastato poco ed Elena lo avrebbe raggiunto la dove nessuno era mai arrivato. << Io non la capisco, Damon. Non puoi venire a casa mia, fare il finto gentile moralista per poi baciarmi e scappare come un ladro. >>
<< Sto solo cercando di proteggerti. >>
<< Ma da cosa Damon? Cosa? >> Elena sentì gli occhi inumidirsi e la sfrenata voglia di dar sfogo a quel pianto liberatorio che per troppo tempo aveva trattenuto. Ma non una sola lacrima bagnò il suo viso. Elena le nascose nei meandri più sconosciuti della sua anima e cercò di riprendere possesso di se stessa, assumendo uno sguardo deciso ma nello stesso momento stanco di tutto ciò che la circondava.
<< Ci sono cose che tu non sai Elena e non posso spiegarti. Io non sono quel che pensi, faresti meglio a starmi lontano. >>
E poi una coltellata, che ebbe per Elena effetti contrari, quasi risanatrici. Non le procurò dolore ma sono una scarica di adrenalina e rabbia che la condussero, forse, in un erronea realtà. Si fusero entrambe e trasformarono Elena in un sordo giustiziere che doveva punire un oltraggio che non poteva essere perdonato.
<< E' così allora che ti diverti. Seduci e abbandoni. Complimenti Damon, un bel passatempo. >> Poi portò il suo viso così vicino a quello del vampiro che Damon si sentì minacciato, ma non arretrò il suo. Si fissarono per interminabili secondi, poi Elena parlò.
<< Va all'inferno Damon Salvatore e restaci per sempre. >>
<< Ci sono già Elena. E tu non immagini da quanto. >>
Poi tutto tacque. Il fruscio degli alberi, il chiacchierio degli studenti, il rombo delle auto, giunsero a Damon solo come uno smorzato brusio. Nulla aveva più senso. L'aveva fatta scappare, in fondo era quello che voleva. Un giorno, forse, non si sarebbe pentito ti toglierle la vita e tutto sarebbe stato più semplice e lo avrebbe condotto alla vittoria.
E allora perché quel senso di vuoto? Perché quell'amarezza? Quel rimpianto, quella tristezza, quella furia, cos'era a suscitarle?
Damon si guardò intorno ma non la vide. Solo silenzio e sguardi disinteressati. Era nell'inferno e ci sarebbe stato per sempre.

Stefan Salvatore guardò nervosamente il suo orologio per la terza vota e sospirò nervoso. Era in un'incolta trepidazione mista di euforismo e preoccupazione. C'era rimpianto nel suo sguardo e delusione.
Deluso perché per l'ennesima volta aveva ceduto, deluso perché aveva creduto che il sangue umano non suscitasse più alcun desiderio in lui, deluso perché credeva di essere migliore di suo fratello.
Ma non lo era mai stato. Stefan sapeva che, oltre al sangue, condivideva un maledizione infernale con Damon. Due vampiri hanno gli stessi obbiettivi, le stesse ossessioni. Sangue, sangue e ancora sangue. La voglia di uccidere, di sentirsi forti e onnipotenti, la soddisfazione nel vedersi immortali e padroni delle menti umane.
Ma nulla, ora, valeva più di uno sguardo di Elena, nulla valeva più di una sua carezza, di un suo sorriso.
Stefan mise a tacere l'impulso della sua natura e si sentì tranquillo quando rimembrò di essersi appena nutrito. Un coniglio poteva bastargli per qualche ora, giusto il tempo necessario per un caffè al Grill con Elena.
Il fatto che avesse accettato il suo invito, e la felicità che in egli aveva suscitato, gli fece quasi trascurare il suo tremendo ritardo: un cliché quasi d'obbligo per un appuntamento.
Quando avvertì suonare l'antico campanello della pensione, raggiunse in pochi istanti il portone grazie alla sua velocità vampiresca e il suo sorriso si illuminò quando incrociò lo sguardo di Elena.
<< Ciao Elena. Mi fa piacere che tu abbia accettato il mio invito. Credevo che ti fossi persa. >>
Elena sorrise a stento, ma in realtà era nervosa. Non voleva rivedere Damon e aveva accettato l'invito di Stefan solo per la sua smaniosa voglia di saperne di più. E poi Stefan era Stefan.
Insomma, chiunque avrebbe accettato di uscire con un ragazzo come lui. Così gentile, così dolce, così misterioso.
Così diverso da Damon. Era quasi impossibile per lei credere che fossero fratelli, anche se a dirla tutta, c'era qualcosa che li legava.
Forse quella tristezza, quella vena di dolore, quella sorta di amarezza.
<< Non è stato facile trovare questo posto, ma è davvero splendido. >>
<< Ti ringrazio. Vieni entra. >>
Ma chi erano davvero i fratelli Salvatore? Principi, Sceicchi? Magnati di petrolio? Elena se lo chiese intensamente quando prestò attenzione all'intera struttura della pensione. Un vero gioiellino d'epoca, non c'era che dire. Pochi avevano una fortuna tale da vivere in uno spazio tanto ampio e bene arredato. Elena si sentì come Lara Croft nella sua sontuosa villa di famiglia.
<< E' davvero stupenda Stefan. >>
<< La pensione appartiene ai Salvatore da tantissime generazioni. E' qualcosa a cui noi teniamo tanto. >>
Elena acconsentì con la testa muovendosi quasi timida in quella gabbia di cristallo. Un altro mistero da svelare, un groviglio che molto probabilmente non avrebbe mai sciolto.
<< Tu resta qui, guardati pure intorno se vuoi. Io vado a prendere il giubbotto. >>
Dopo che Stefan fu lontano, Elena non seppe resistere all'impulso di curiosare. Molto lentamente mosse alcuni passi verso una menta puramente ignota e per puro caso si ritrovò a percorrere un lungo corridoio tappezzato di cimeli e antiche decorazioni.
Non sapeva di certo dove volesse andare, fin quando, un antro oscuro e poco illuminato, non le fu a pochi metri di distanza.
Sembrava l'ingresso di una cantina, di un semi interrato o la stanza dei tesori e, perché no, la prigione dei cadaveri.
Oh! Ma che andava a pensare?! I Salvatore non potevano essere serial killer. Ma qualcosa la spinse a raggiungere quell'uscio. Qualcosa mosse le sue gambe conducendola nel buio tetro dell'incertezza. Ma quel qualcosa non andò secondo i piani.
C'erano delle scale che conducevano nel sottosuolo, Elena non le vide ed inciampò in esse finendo per rotolare rovinosamente fino a quando non giunse all'ultimo scalino.
Per fortuna la discesa non fu molto lunga, altrimenti di lei ci sarebbero stati solo un mucchietto di ossa rotte.
Nonostante ciò, Elena credette di essere piombata improvvisamente nella terza età e ripensò a tutte volte che non aveva voluto aiutare la sua povera nonna ad alzarsi dalla poltrona. Ora capiva come doveva sentirsi: un completo dolore lancinante.
Provò ad alzarsi alla cieca, dato il buio pesto che la circondava, e digrignò i denti non appena una sferzata alla schiena la colpì improvvisamente.
<< Stefan? >> Richiamò a vuoto e dopo immensi e immani fatiche riuscì a mettersi in pedi. Afferrò il suo cellulare dalla tasta e subito una luce azzurrina le permise di guadarsi intorno con più attenzione.
Sembrava essere un magazzino, una stanza di vecchi oggetti impolverati tra cui mobili lampade e poltrone. Ma ci fu qualcosa che colpì la sua attenzione. Un dipinto era stato appoggiato in malo modo ad un antico mobile di rovere.
Era abbastanza impolverato ma dopo averlo strofinato con le mani Elena riconobbe alla perfezione quattro volti.
E riconobbe due occhi. Celesti, come il cielo in primavera, agghiaccianti come lo sguardo di un'affamata pantera. E poi un volto, dolce, aggraziato, quasi innocente e misterioso.
<< Non è possibile... >> Poi rigirò la tela e lesse: << Giuseppe, Margareth, Damon e Stefan Salvatore. Mystic Falls 1853. >>
 E il suo cuore accelerò il battito.

CONTINUA...


Con qualche giorno di ritardo rieccomiiii!!! Allora vi dico solo una cosa: questo capitolo l'ho scritto sotto gli affetti di una distruggente influenza perciò non sono proprio sicura di come sia uscito. Ma visto che non volevo farvi aspettare molto mi sono messa a scrivere anche in condizioni fisiche pessime. Me lo merito un commentino??? Spero di si. Spero anche che questa storia vi stia piacendo, l'inizio sarà anche un pò noioso però per arrivare al succo ci deve stare per forza eh eh. Ma la parte migliore sta per arrivare. Nel prossimo capitolo ci saranno importanti rivelazioni mentre una nuova minaccia a Mystic Falls si fa sempre più vicina. Chi saranno costoro? E cosa vogliono? Lo scoprirete presto. Ringrazio tutte le persone che hanno recensito, che l'hanno messa tra quelle da seguire, ricordare e preferite. Ringrazio anche chi legge solamente la mia storia.
Commentate ragazzi!! Anche chi non ho mai sentito ci conto eh!  A presto tanti baci da:
                                                                                                                                                         
Stella94
 








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Capitolo 9
*** Gli occhi del demone ***


nono capitolo tvd                                                                


                                            Gli occhi del demone
                                                                                                                            9

Elena aveva imparato a contare sin da bambina. E ricordava quando questo fosse indispensabile in alcune circostanze.
Contare, doveva contare e riflettere senza saltare a conclusioni azzardate.
In fondo era solo un dipinto impolverato e annerito. Rifletti Elena, conta e rifletti.
Quanti tasselli del puzzle possedeva? Pochi, troppo pochi. Non ne aveva abbastanza da poterne creare un'immagine chiara.
Quelli che possedeva erano confusi e disordinati. Surreali e impossibili da incastonare l'uno nell'altro. Eppure un ordine c'era.
Cosa sapeva dei Salvatore?
Di Stefan conosceva il suo essere galante e premuroso. Parlava poco ma sapeva sempre dove colpire. La sapeva conquistare con i gesti più banali e il suo profumo sapeva di menta fresca.
Di Damon conosceva la sua spavalderia. Pareva non curarsi di niente e di nessuno, ma in realtà a lui non sfuggiva mai niente. Sapeva leggerla nel pensiero e illuminarla con il suo sorriso. Damon era una sorpresa perenne, tralasciava qualunque cosa fosse banale.
E i suoi occhi comunicavano enigmi mai del tutto risolti.
C'era una profonda rivalità tra i due fratelli Salvatore ed entrambi parevano avvolti da una vena di mistero.
Cos'altro? Nulla. Elena si rese conto improvvisamente di essere in casa di perfetti conosciuti e di essersi fidata ciecamente di chi aveva innalzato un muro di confine con la propria essenza.
Si sedette stanca, e si guardò intorno come alla ricerca di una via di fuga. Ma era in gabbia e il cacciatore l'avrebbe liberata solo per cibarsi delle sue carni.
<< E' la prima famiglia Salvatore insediatesi a Mystic Falls. >>
La voce sensuale di Damon giunse come un grido in una caverna. La trepidazione di Elena non poté che aumentare e si sentì come una gatta sorpresa a rubare il lardo. Forse aveva osato troppo nel momento sbagliato e tramutato quella fiducia in un arguta diffidenza.
<< Spero che tu non ti sia fatta male per le scale. >> Quella voce si tramutò in un'ombra e infine in un corpo illuminato dalla fievole luce di una candela. Ma Elena fu certa, che anche nel buio pesto, avrebbe riconosciuto l'azzurro chiaro degli occhi di Damon.
Poggiò la candela sul mobile in rovere e afferrò le mani di Elena che, per grazia di quella stretta, riprese possesso delle sue gambe e ritornò in piedi.
I loro corpi si sfiorarono per impercettibili secondi che ad Elena parvero infiniti. Nel buio, Damon, sembrava brillare di una luce sconosciuta. Un'aura nera lo avvolgeva, che ad Elena bruciò come brace ardente. Scattò all'indietro, ustionata e indifesa.
Ora voleva spiegazioni e Damon parve capirla, tanto che afferrò il dipinto e lo esaminò come un critico d'arte.
<< Ah... il vecchio Giuseppe si mantiene sempre in gran forma. Mi hanno detto che era un vero piante grane, forse è per questo che l'anno ucciso. >>
<< I bambini portano i vostri stessi nomi e vi assomigliano parecchio. >>
<< Mio padre volle darci i nomi dei primi discendenti dei Salvatore. Non era un tipo molto originale. >>
Il sorriso smagliate di Damon non fece rinsanire Elena dalla sua profonda scetticità. Non era da lei regalare fiducia, sopratutto se si trattava di un essere instabile come Damon Salvatore.
Le sue costole si contrassero nel tentativo di controbattere, ma il profumo muschiato di Stefan la fece rinvenire, riscoprendo un senso ti protezione che il suo organismo reclamava da intangibili istanti.
<< Elena, ho sentito un tonfo. Tutto bene? >>
<< Io... >>
<< Elena, ha trovato il dipinto dei nostri antenati. >> Intervenne Damon, mostrandosi così anche agli occhi del fratello, che parve solo allora rendersi conto della sua ingrandita presenza << Le stavo spiegando il motivo della nostra anonimia, data la somiglianza. >>
Stefan schiuse le labbra e acconsentì lievemente con la testa. Elena li scrutò attentamente e, per puro caso, le venne in mente la sera del loro litigio, davanti al suo portone di casa. Parevano aver assunto gli stessi sguardi comunicanti, spendendola lontano dai loro inconfessabili segreti. Ma grazie al fascio di luce proveniente dalla torcia di Stefan, un particolare, che prima le era sfuggito, parve accogliere la sua attenzione. Sulla parte superiore del dipinto, al lato sinistro, vi era una tangibile bruciatura. Non era molto ampia dall'intaccare l'intero dipinto, ma risultava evidente se esposta ad una luminosità intesa.
<< C'è una bruciatura sul dipinto >> Asserì convinta << come mai? >>
<< C'è stato un incendio negli anni cinquanta alla pensione >> Stefan parlò chiaro e disinibito, come un colto professore di storia espone massime ai suoi alunni << Ci furono anche alcune vittime. Il notiziario di Mystic Falls ne parlò per giorni. >>
Un testimone oculare? Elena lo credette sul serio. Ma negli anni cinquanta non doveva essere neppure nato. Eppure pareva averlo vissuto, eppure pareva essere più colto e responsabile di quello che voleva dimostrare. Elena segnò l'evento nel taccuino immaginario della sua mente. Forse era un dettaglio, ma poteva esserle molto utile.
<< Elena ci conviene sbrigarci, altrimenti non arriveremo in tempo. >> Stefan con brevi parole la ripercosse dalle sue riflessioni.
Damon alzò un sopracciglio. Era in una posizione intermedia tra l'essere sorpreso e terribilmente irritato.
<< Dove dovete andare di bello? >>
<< Al Grill. >> Sogghignò Stefan << Stasera suona una band. Auguraci buon divertimento Damon. >> Portò una mano sulla spalla di Elena e la circondò nella sua ala protettrice. Senza attendere risposa si diresse verso l'uscita, ma non prima di essersi gustato quella rivincita. Damon stava esplodendo peggio di un bollitore del tè. Stefan poté quasi giurare di sentire il suo tipico fischio assordante.
Damon increspò le labbra e rimase al buio: era geloso e questo minacciava il suo insolito "equilibrio".


Caro diario
Stefan mi sta mentendo. C'è qualcosa in lui che lo rende diverso, qualcosa che lo fa sembrare spaventoso. Non ho dimenticato i suoi occhi la sera del ballo di fine autunno. Ed è proprio da quella sera che sono nati i miei dubbi. E' nella squadra di football della scuola, eppure non l'ho mai visto ferirsi, ne prendere un malanno. Non mangia mai e porta sempre con se quell'anello orribile.
Ieri eravamo nel cortile del liceo, riscaldati dalla luce del sole. Stavamo così bene. Ma all'improvviso il suo sguardo si è incupito quando ho cercato di sfilargli l'anello, nell'ingenuo tentativo di guardarlo con più attenzione.
Mi ha lasciata da sola, senza una spiegazione plausibile, dicendo che doveva tornare in classe. Così mi sono decisa.
Sono andata negli archivi del giornale, grazie ad un amico di mia zia Jenna, e li ho controllato tutti gli eventi accaduti a Mystic Falls negli anni cinquanta. Dopo ore trascorse a vuoto, ho finalmente trovato il servizio che parlava dell'incendio avvenuto alla pensione.
Caro diario è assurdo quello che sto per scrivere ma è proprio così. Nel filmato, nascosti nell'ombra, ho riconosciuto perfettamente i volti di Stefan e Damon. Erano loro senza alcun ombra di dubbio. Riconoscerei gli occhi di Damon tra mille, anche con le immagini in bianco e nero. Ho paura caro diario, ma devo sapere, devo conoscere. Forse sono in grado di aiutarmi. Forse loro possono spiegarmi cosa è successo la sera del ballo e come ho fatto a salvare Caroline.
Ma posso fidarmi di loro? E se fossero il male? Ma...
Basta ripensamenti. Ho deciso. Andrò da loro e gli dirò tutto quanto.


Le lancette dell'orologio puntavano sulle diciassette quando il portone della pensione si spalancò per mostrare l'elegante figura di Damon Salvatore. Giacca di pelle nera, camicia scura, jeans Armani e la sua solita espressione imbrunita e fiera. Sempre il solito rituale. Stefan non si scoprì sorpreso nel vederlo versare dello scotch nel suo bicchiere.
<< Damon, era da un bel pò che non sentivo il rombo della tua Ferrari. Dove sei stato in questi due giorni? >>
Damon bevve in un sol sorso. Aveva la gola arsa e la sete di sangue gli opprimeva la ragione. In un tonfo il bicchiere fu di nuovo sul tavolo e, dopo brevi istanti, ricolmo di quella sostanza amara, che pareva non compiere alcun effetto benefico.
<< In giro. >> Lo liquidò alla svelta < Avevo bisogno di riflettere e rimettermi apposto. A te, com'è andata? >>
Stefan ridiede vita al fuco ridotto in un accumulo di brace. Damon era la brace, pensò. Sembrava come essersi spento e che avesse perso quello smalto sfavillante che brillava da secoli. Ma le sue preoccupazioni non riguardavano solo le ignoti sorti del fratello.
<< Bene. Anche se Elena mi preoccupa. >>
Quando Damon osservò la fiamma rinvigorirsi i suoi occhi si accesero di una luce nuova. Ogni volta che qualcuno pronunciava quel nome, Damon, sembrava rinascere dalle sue ceneri, come un'austera fenice. Ma questa volta sentiva che per riprendere vigore aveva bisogno di un altro tassello. Scansò quei pensieri repentinamente e cominciò ad interpretare quel suo ruolo da bastardo menefreghista, che tanto si addiceva alla sua persona.
<< Non sono problemi miei. >>
<< E invece si! >> Lo apostrofò Stefan << E' pensierosa, sospetta qualcosa e credo mi stia evitando... >>
Ora gli occhi di Damon divennero due fiamme ardenti, per il malsano presentimento di rendere quel pomeriggio snervante più eccitante di quanto egli stesso aveva previsto. Per cominciare, una bella strigliata a quel smidollato di Stefan sarebbe bastata per restituirgli quella gloria dei re del sarcasmo. Per giunta quell'occasione gli si era presentata su un piatto d'argento.
<< Strano >> Mormorò << Con me sa essere molto... >> Portò gli occhi al soffitto e si strofinò il mento pensoso. Poi con un sorriso sghembo di chi la sa lunga terminò: << ...appiccicosa, quando vuole. >>
Per la prima volta, i loro sguardi si incatenarono, i loro brividi scalpitarono frenetici. << Che intendi dire? >>
Il sorriso di Damon moltiplicò la sua grandezza e il suo ego smisurato non poté che accrescersi ulteriormente. Stava per centrare l'obbiettivo e pregustarsi quella piccola rivincita. E lui amava la vendetta.
<< Sai >> Esordì << mentre tu, la sera del ballo, di flagellavi per essere stato sedotto dal desiderio del sangue, io ed Elena ci siamo... baciati. >>
Adesso era Stefan a ribollire di rabbia. Una rabbia che credeva repressa e battuta dal suo senso di responsabilità. << Cosa? >> Osò chiedere, perché di frottole Damon sapeva dirne molte, ma Stefan sapeva che quando guardava negli occhi non mentiva mai.
<< Quale parte del "ci siamo baciati" non ti è chiara, Stefan? >>
Ma Stefan volle sperare che quel suo presentimento fosse sbagliato, perché, se così fosse stato, l'avrebbe condotto alle porte dell'inferno, tradendo la sua legge morale.
<< Stai mentendo. >>
Ma Damon non parve dargli ascolto. Cominciò a muovere passi alla rinfusa nel circondario mantenendo in allerta i sensi, pronto per un eventuale attacco << Sai Stefan è stato così passionale e delicato. Non ho mai provato un piacere tanto immenso. >>
Ed allora Stefan perse il controllo. Non si rese nemmeno conto quando i suoi canini avessero cominciato ad allungarsi e i suoi occhi a diventare rossi e contornati da vene scure. La sua vera natura prese il sopravvento e distrusse crudele i suoi buoni propositi.
Con la sua velocità afferrò la gola del fratello e lo incastonò al muro, nella sua morsa letale.
<< Hai visto Stefan? >> Soffiò rauco Damon << Non sei poi tanto diverso da me. >>
<< Non ti permetterò di usare Elena per i tuoi scopi di vendetta. >> La sua voce risuonò rauca e graffiante come lo strillo di un'aquila. I suoi artigli erano conficcati nella gola del suo peggior nemico, pronti ad ucciderlo e a sfamarsi con le sue carni.
<< Devi starle lontano, Damon. >>
Ma Damon non era un topo o uno scoiattolo. Damon era un serpente. Apparentemente indifeso sotto la stretta assassina, ma incautamente pronto a mordere, avvelenando il suo avversario.
Un serpente a sonagli, osò definirsi, che ora sibilava invettive e distruggeva con il suo sonaglio le difese dell'avversario.
<< Perché, altrimenti cosa farai Stefan, eh? Sei sempre stato il più debole, non puoi nulla contro di me. >>
E quando la morsa dell'aquila si fece più stretta, il serpente divenne un basilisco. Anche i canini di Damon si affilarono ed i suoi occhi come il ghiaccio divennero rossi come sangue, che ora tanto agognava e che presto lo avrebbe dissetato.
Le mani del serpente puntarono alla gola del nemico che vacillò impercettibilmente e sbraitò il suo dissenso.
La ragione venne meno, la natura imprecava la nascita di un vincitore. Ma sia il serpente che l'aquila non davano cenni di cedimento. Era una lotta senza esclusioni di colpi. Per il perdente ci sarebbe stata l'umiliazione di aver sfidato un re, per il vincitore l'acquisto di una nuova diplomazia, che lo avrebbe reso potente agli occhi dell'avversario.
Il pavimento bruciava, l'aria scatenava impulsi elettrici disarmanti, il fuoco divampò nel camino e la fiamma illuminò il circondario.
 E quelli che un tempo erano fratelli, si ritrovarono nel dramma di Caino e Abele. Uniti dal sangue, divisi dall'orgoglio.
Nella loro furia non si accorsero che un terzo personaggio era entrato nella scena. Elena era in piedi, attonita ed impaurita. Quando i sensi dei vampiri colsero la sua presenza, presi dalla foga si girarono nella sua direzione, mostrando ad ella la loro vera natura.
Occhi da demone, rossi come la rabbia, la vendetta, il sangue. Dei canini affilali, come quelli di un leopardo, pronti a recidere mortalmente la preda.
Ora anche Damon era come Stefan. Per Elena non c'erano altri tasselli da incastonare. L'immagine era ben chiara, ma ad essa mancava un nome.
<< Ma che diavolo siete voi due? >> La sua dolce voce fu solo un sussurro smorzato dal terrore puro.
Il serpente e l'aquila si guardarono negli occhi: avevano perso entrambi lo scontro.

CONTINUA...


Ecco anche il nono capitolo. Finalmente Elena si sta rendendo conto cosa si nasconde dietro i fratelli Salvatore. La situazione comunque sarà più chiara nel decimo capitolo, che porterà la fine del primo ciclo di questa storia.
Perciò non perdete i prossimi capitoli saranno i più belli della storia!!!
Allora che dite? Me lo merito un commentino? Fatemelo sapere mi raccomando. Grazie ancora a tutti voi che leggete la mia storia e vi appassionate insieme e me! Alla prossima baci baci dalla vostra
                                                                                                                                                 
Stella94

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Capitolo 10
*** Incubo ***


decimo capitolo tvd                                                                                                                                                                                                                              
                                                       
                                                   Incubo
                                                        10

Non c'era una singola parte del corpo di Elena che non imprecava superba: scappa.
Sapeva che, con ogni probabilità, non sarebbe riuscita a sfuggire alla loro morsa letale, ma la sua caparbietà le imponeva almeno un misero tentativo.
Si ritrovò ad indietreggiare con gli occhi sbarrati, ancora attoniti per ciò che stavano ammirando. I fratelli Salvatore, coloro dei quali si era sempre fidata ciecamente e indirizzato i più inconfessabili sentimenti, si erano rivelati in...in...in... in che cosa?
Mostri? Bestie? Demoni? Elena si rese conto che più escogitava un nome giusto da attribuirgli più la situazione sembrava essere surreale. Fuggi Elena, fuggi, pensò. Non voleva sapere chi in realtà fossero. Tutta la sua smania di curiosità sembrava essere stata sopraffatta da un senso di terrore che stupidiva la sua razionalità.
Cosa doveva fare? Piangere? Ridere? Possedere coraggio? Non ci pensò più di tanto. Raccolse le sue poche forze per accelerare la sua camminata dannatamente lenta, e strinse i denti nel vano tentativo di rendere le sue gambe meno tremolanti e flaccide. Sembravano burro fuso.
<< Elena, aspetta! >> Riconobbe presto quella voce. Era Stefan o quello che ne era rimasto di lui. Era strano. Sembrava essere tornato quello di un tempo, quel ragazzo bello e taciturno che dal primo giorno di scuola l'aveva colpita.
Ma ciò a cui aveva appena assistito le fecero desiderare di non averlo mai incontrato. Ne lui ne Damon.
Ora tutto aveva una spiegazione. Caroline, la trasformazione di Stefan, la repentina guarigione di Damon, gli attacchi animali compiuti a Mystic Falls. Ma in che guaio si era cacciata? Anche William Friedkin sarebbe sbiancato davanti ad una realtà simile.
Elena desiderò che fosse un incubo, un brutto incubo e che al suo risveglio avrebbe ritrovato il suo diario nascosto sotto le coperte e quel profumo di caffè che le stuzzicava i sensi. Ma quando il più piccolo dei Salvatore le fu davanti in brevi millesimi di secondo, capì che tutto ciò non poteva essere frutto della sua fantasia: era la realtà, la pura, ignobile, orrenda realtà.
<< Lasci che ti spieghi Elena, non è come credi. >>
<< Ma cosa? Cosa devi spiegare Stefan? >> Elena non riuscì a trattenere quel pianto dispettoso che si dileguò in lunghe scie di lacrime salate che intaccarono funeste le sue guance delicate << Dio mio! Voi siete... siete... >>
<< Vampiri. >> Terminò Damon dietro alle sue spalle. Elena in uno scatto, che fece volteggiare i suoi lunghi capelli castani, gli fu di fronte e lesse nel suo sguardo temerario un senso di onnipotenza e soddisfazione che ora le parvero avere un senso del tutto diverso da un tempo. Quegli occhi azzurri che l'avevano conquistata non erano più gli stessi, quelle labbra non erano più dolci e quel viso non era più delicato. Tutto sembrava diverso, lui era diverso.
<< Che cosa? >> Non volle crederci ancora una volta, ma nel suo cuore sapeva che quella era la verità.
<< Non ti faremo del male, Elena. Ma lascia che ti spieghi ogni cosa. Hai bisogno di sapere la verità. >> Stefan per la prima volta si sentì agitato. Pareva aver perso la sua pacatezza e l'equilibrio che aveva conquistato. La sua voce tremava impercettibilmente e la sua concitazione non poté che aumentare quando incontrò gli occhi di suo fratello.
<< Si Stefan, dille ogni cosa. Dille di quando tu mi hai costretto a bere sangue umano, trasformandomi in un vampiro. Dille di quanto tu e Katherine scopavate a mia insaputa. E dille di quando per colpa tua l'abbiamo persa e noi siamo morti nel tentativo di salvarla. >>
Elena si piegò su se stessa e si inginocchiò. Era in un incubo, doveva essere un incubo. Non capiva, non c'era nulla di logico e razionale nelle parole appena pronunciate da Damon. Disperata e confusa, si portò le mani tra i capelli coprendosi le orecchie. Non voleva sentire, tutto ciò era assurdo, troppo assurdo.
<< Basta Damon! Così non fai altro che spaventarla! >> Stefan parlò in un tono autoritario e ammonitorio. Riprese Damon con una tale acredine che il fratello maggiore si zittì.
Non era per Stefan. Damon non aveva di certo paura di lui, ma sapeva che si nascondeva un briciolo di verità in quelle acide parole.
Elena gli premeva troppo per lasciarsela sfuggire. Ora come ora la esigeva più del sangue.
<< Non voglio più ascoltarvi. Siete dei mostri, degli assassini. Io mi sono fidata di voi, ma mi avete mentito, mi avete preso in giro per tutto il tempo ed io... ed io... >>
Elena era sull'orlo di un precipizio buio e profondo. La luce, li, non sarebbe mai penetrata. Aveva ragione la nonna: non ci si poteva fidare della gente di Mystic Falls. E la storia dei demoni delle notte? Chissà se anche quella era vera.
<< Elena >> La voce di Damon fu solo un sussurro, un flebile richiamo che si perse nel suo pianto liberatorio. Il vampiro si inginocchiò accanto a lei, scendendo simbolicamente dall'alto piedistallo degli dei, per giungere tra gli umani. Quelli che amano, soffrono, muoiono. Le mise una mano sulla spalla e una breve carezza le regalò attimi di protezione. Eppure era strano. Elena si trovava proprio nella tana del lupo, ma nel cuor suo sapeva che quel lupo non l'avrebbe mai sbramata.
<< Sia io che Stefan abbiamo fatto cose di cui non andiamo fieri. Sopratutto io. Ma siamo quel che siamo, e non possiamo scappare da ciò che la nostra natura ci impone. Ma di noi puoi fidarti, non ti faremo mai del male. Ora, però, hai bisogno di sapere la verità, altrimenti impazzirai nel cercarla... >>
Quante volte si era fidata di Damon? Poche, ma quando l'aveva fatto non si era mai pentita. Se c'era una cosa su cui poteva contare era la sua parola. In fondo era un uomo d'altri tempi, non avrebbe mai mancato ad una sua promessa.
Si tolse le mani dalla testa e, lacrimante, si ritrovò a pochi centimetri il viso del vampiro. Quegli occhi in fondo non erano poi tanto diversi. Blu, come il cielo in primavera e brillanti come due stelle.
<< Davvero posso fidarmi? >>
<< Certo che puoi! >> La rassicurò il vampiro << Sei l'unica che può dirlo. >>
Le prese la mano inducendola ad alzarsi. Con il viso arrossato e gli occhi lucidi, Elena si fece condurre verso il comodo divano in pelle, dove si sedette, riscoprendosi stanca e priva di forze. I due fratelli vampiri si stagliavano di fonte ai suoi occhi come una muraglia inespugnabile, sentendosi così in balia delle loro volontà. Respirò una, due, tre volte ed attese.
<< E' tempo che tu sappia tutto quello che c'è da sapere. Il peso della menzogna è troppo grande per me e io non riesco più a sopportarlo. Io ci tengo a te Elena ed è per questo che voglio dirti tutto quanto. Di me, di Damon, di Katherine e di quello che ci ha spinti a diventare ciò che siamo. >>
Le parole di Stefan le trapassarono nel corpo come una ventata di vento gelido. Ma non obbiettò. Rimase in silenzio, in attesa di chiarimenti che non tardarono ad arrivare nella maniera più chiara e pura possibile.
Stefan iniziò il racconto col descrivere la sua Mystic Falls, quella del 1864. Quando lui e Damon erano due fratelli tranquilli e spensierati, con il fardello dell'onore di una potente famiglia da mantenere. Le parlò poi dall'arrivo di Katherine e dell'amore che entrambi provavano nei suoi confronti. Le raccontò di quando quell'affetto fraterno si trasformò in odio, quando il peso di quel sentimento bruciava più del fuoco. E poi la sconcertate scoperta dei vampiri. La scoperta che la stessa Katherine era uno di loro e che rischiava di essere uccisa per mano del consiglio dei fondatori. L'errore di Stefan, il mancato salvataggio di Damon e poi la morte. O l'inizio di una nuova vita. Quella da vampiro. Quella di due fratelli vampiri. Non mancò poi di parlarle della verbena, dei loro speciali poteri e di smentirle alcune dicerie erronee  come quella sull'aglio e l'acqua santa.
Non c'era più niente che lei non sapesse. Tutto aveva un senso, almeno per Stefan e Damon.
Ma per Elena sembrava solo l'abbozzo di un'antica leggenda tramandata da generazioni in generazioni. Non poteva essere reale, perché la realtà è fatta di eventi scientificamente provabili e spiegabili. Ma le leggi della fisica parevano non aver effetto sull'eternità dei vampiri. Forse nelle leggende si nasconde un briciolo di verità. E dopo tutto ella stessa non poteva considerarsi una semplice adolescente.
<< Questo è tutto quello che...siamo, Elena. >> Stefan incrociò le mani al petto ed ispirò sonoramente. La tensione di Elena era tangibile, anche senza l'aiuto dei suoi speciali poteri. Comprensibile per chi non ha mai aperto i confini della propria mente a tali inspiegabili realtà. Si sarebbe abituata un giorno a tutto questo. Lo avrebbe capito e forse anche amato. Stefan lo sperava con tutto se stesso.
<< Voi... voi uccidete le persone per nutrirvi? >>
<< Certo che no Elena! >> Stefan sembrava come in allarme. Accese il suo sguardo e corresse la sua voce tremolante. << Io mi nutro si sangue animale, anche se mi rende più debole e limita i miei poteri. Ma Damon... >> Rivolse uno sguardo a suo fratello poco distante da lui, precisamente -come al solito- al carrello degli alcolici. Fino a quel momento non aveva obbiettato ne era subentrato nel discorso di suo fratello. Pareva sottostare a tutto ciò che Stefan dicesse, oppure, molto semplicemente, gli faceva solamente comodo non scendere in dettagli scomodi.
Si sentì presto messo in discussione e l'imputato di un processo del quale si sentiva pienamente innocente. Non era mai stato uno stinco di santo, ma davanti agli occhi di Elena non poteva passare come un assassino. Battè il suo bicchiere sul carrello e guadò fisso suo fratello, imprecando: << Sto rigando dritto, ok? Faccio qualche gioco di prestigio alla banca del sangue. So che è sbagliato ed illegale ma in qualche modo devo poter garantire la mia incolumità e quella delle persone che... mi stanno accanto. >> Fece una breve pausa, dopo essersi reso conto di aver osato troppo. Elena lo confondeva e lasciva uscire il lato più vulnerabile del suo essere. Distruggeva quella corazza dura che per anni aveva rafforzato e che adesso si stava disciogliendo come cera sotto il calore di una fiammella.
<< Questo mondo è pericoloso. E' pieno di vampiri ed altri esseri spietati che non aspettano altro che conficcarti un paletto di legno nel cuore. Devo contrastarli, è mio dovere farlo. Ora più che mai. >> Concluse nel guardare Elena.
Poi ci fu il silenzio. Elena respirò a fondo, ma i suoi pensieri erano confusi e sussurravano imprecazioni senza un briciolo di senso.
Doveva riflettere, contare e riflettere. Anche in quell'occasione. Analizzare i dati, deprivarli del loro contenuto ingannevole, per mettere in luce quello latente, quello importate.
<< Io...io ho bisogno di tempo. >> Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare. Poi raccolse la sua borsa e si avviò di corsa verso il portone. Quando respirò l'aria fresca del pomeriggio cominciò la sua analisi.
Mise a vaglio le informazioni. Era il tempo di una scelta.


Il Grill non era mai stato così silenzioso. La camomilla, ormai tiepida, non le regalava quel torpore che tanto agognava. Poi pensò: non l'aveva affatto consumata.
Elena continuava a rigirare il cucchiaino nella tazza di porcellana bianca e di tanto in tanto esalava un sospiro.
Cosa le stava capitando? Era reale? Si guardò intorno studiando ogni particolare di quel cupo locale, quasi come a voler appurare di non essere in un illusione. Di sapere con certezza dove fosse capitata.
Alice in Wonderland, pensò e sorrise. Solo che nel suo mondo non c'erano conigli bianchi e stregatti, ma vampiri, demoni e chissà quali altre creature. E lei? Cos'era lei? E se fosse stata malvagia? Se i suoi poteri fossero pericolosi?
Aumentò il suo turbamento quando il suo olfatto percepì un profumo fin troppo familiare. I suoi occhi castani le diedero la conferma, quando incrociarono lo sguardo di Damon Salvatore.
<< Mi hai mentito. >> Obbiettò senza dargli nemmeno il tempo di un'ordinazione.
<< Hai ragione. Avrei dovuto dirti prima chi ero e... >>
<< Non mi riferivo a quello. >> Elena lo fermò prima che lui potesse continuare. Sembrava un'altra persona. La sua voce non era più timida ed impaurita, ma autoritaria e schietta. Forse delusa e arrabbiata, ma al contempo certa delle sue parole.
<< Mi riferisco alla sera del ballo. Non era uno scherzo. Caroline ha tentato il suicidio davanti ai miei occhi e io l'ho curata e tu hai visto ogni cosa, non è vero? Perché mi hai mentito? >>
Già bella domanda. E adesso? Il centenario vampiro si era cacciato in un guaio forse troppo grande, al di sopra delle sue qualità. Ma d'altronde non c'era stato altro modo che gli permettesse di capire se era davvero lei ciò che cercava.
Elena era inconsapevole dei suoi poteri. Ragion per cui aveva dovuto scatenare un profondo stato emozionale, capace di portare a galla il suo potenziale nascosto. Poteva provare a fare il sentimentale, forse lei avrebbe capito.
<<  Eri così agitata e impaurita, non volevo che ti preoccupassi ancora di più. >>
Poco convincente, ma per ora doveva accontentarsi. Se voleva sapere di più sulla sua identità doveva mantenere a bada la sua lingua e la sua scetticità. Damon rappresentava un aiuto prezioso.
<< Sei stato tu ad ordinare a Caroline di suicidarsi? >>
<< Certo che no, Elena. Deve esserci in giro qualche altro vampiro che si diverte ad assogiocare le persone e forse... sta cercando te. >> Terminò la frase portandosi alla bocca il primo sorso di brandy.
<< Per quale motivo un vampiro dovrebbe dare la caccia ad un'adolescente come me? >>
<< Dovresti darti più credito Elena. Il tuo potere potrebbe far gola a molte persone. >>
Il suo potere. Ma che potere era?
<< Tu sai chi sono davvero? >>
Damon si rese conto che il bicchiere era già vuoto. Ne esigeva ancora, ma cospirava anche alla calma e alla fermezza interiore.
Mentire, e lasciare che colga la sua strada da sola, oppure dirle ogni cosa e perdere per sempre la sua amicizia?
Damon non ci pensò due volte sulla risposta giusta. Non voleva perderla. Era troppo importante, troppo preziosa. Unica, indispensabile, insostituibile.
<< Io no. >> Spuntò secco << Ma forse conosco una persona che può aiutarti. >>
L'espressione di Elena rilasciò un sorriso << Davvero? >>
<< Si, è una strega. Sono persone molto sentenziose e sagge, anche se odiano i vampiri. Ma hanno conoscenze davvero vaste del mondo della magia. Forse può dirti qualcosa in più riguardo al tuo potere. >>
Valeva la pena provare. Elena ormai era in un turbine senza uscita, doveva solo imparare a farsi largo nel suo vasto impero caotico.
Streghe, vampiri, ma quanti esseri bizzarri popolavano il mondo? Elena non ci fece caso, doveva imparare a conviverci.
<< Puoi portarmi da lei? >>
Era un rischio condurla da quella donna, ma ormai non aveva altra scelta. Elena aveva bisogno di sapere e lui esigeva un alibi di ferro. Più di Elena nessuno mai l'aveva conquistato. L'avrebbe condotta anche sulle cime del mondo se fosse stato necessario.
Pareva assurdo, ma Damon Salvatore si stava innamorando di Elena Gilbert. Che fosse una punizione?
<< Certo! Anche subito se vuoi. Non si trova molto lontano da Mystic Falls. Ci metteremo qualche oretta. >>
Elena ispirò << Perfetto! Allora andiamo. Però promettimi che andrai piano con la tua Ferrari. >>
<< Rispetterò tutti i limiti di velocità. Promesso. >>
Elena sorrise di rimando. Se fino ad allora stava vivendo un incubo, be', quella doveva essere senz'altro la fine. Si stava svegliando a poco a poco. Avvertiva i raggi tiepidi del sole riscaldarle le guance.

CONTINUA...


Rieccomi!! Questa volta sono puntuale, una settimana esatta. Bene con questo capitolo, come vi dissi in precedenza, si chiude la prima parte della storia. Ora il racconto sarà maggiormente incentrato sulla scoperta della vera identità di Elena e sul suo rapporto con Damon. Nel viaggio che stanno per intraprendere Elena scoprirà qualcosa in più su i suoi poteri mentre una nuova minaccia entrerà in scena e metterà a dura prova i sentimenti di Damon nei suoi confronti. Chi è? Be' per scoprirlo dovete aspettare al prossimo capitolo. Grazie a tutti voi che recensite, che seguite la mia storia , che la preferite a tante altre e che la ricordate. Allora che faccio ragazzi e ragazze del popolo di EFP, continuo? Fatemelo sapere con un piccolo commento. A presto baci baci da:
                                                                                                                                         
Stella94                   


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Capitolo 11
*** L'ambasciatore del vampiro ***


11 capitolo tvd  C'è una piccola novità. D'ora in poi metterò nei capitoli dei video che faranno da colonna sonora. Nel video che vedrete in basso c'è riassunta un po' la storia di Damon fino all'incontro con Elena. Non so se in tutti i capitoli aggiungerò dei video ma in quelli più salienti ci saranno di certo. Per questo volevo ringraziare Crys_Pattinson87 senza il suo aiuto sarei ancora in alto mare. Ora vi lascio al cap ci risentiamo giù. ^_^           


                                                                                                                                                                                                                                                                                              
                                                          L'ambasciatore del vampiro
                                                         11
                                                                                                     

                                                 




Il crepuscolo aveva già rincasato da tempo e il cielo, da prima ombreggiato da rosee sfumature, si era trasformato in un lugubre manto nero. Le giornate non erano poi così lunghe. Ad Elena apparivano quasi come un flash di una macchina fotografica.
L'effetto durava pochi istanti ma rimanevano impresse per sempre nei cassetti della memoria.
Quel giorno, più che un cassetto, avrebbe occupato un intero armadio. Era stato senz'altro il più traumatico avvenuto dopo la morte dei suoi genitori ed Elena aveva la netta sensazione che nelle prossime ore ci sarebbe stato altro da capire, altro che le avrebbe dato una profonda inquietudine. Ma lei non era come le altre. Lei era Elena Gilbert.
Stava appena digerendo l'idea dei vampiri, eppure si sentiva pronta a cibarsi di altri contenuti macabri e surreali. Li avrebbe ingoiati con voracità e stoltezza, perché su di essa avvertiva l'aggravio di una grande responsabilità.
Ma non poteva nascondere a se stessa il rumore dei battiti del suo cuore in subbuglio, che pareva scandire i secondi di un tempo illusorio.
Era agitata. La paura dell'avvenire corrodeva la sua caparbietà e lasciava una scia di smarrimento che provocava in lei subalterne reazioni. Voleva sapere, ma nello stesso istante ne aveva timore.
Picchiettava insistentemente il suo indice sul sedile dell'auto, guardando con aria sperduta il paesaggio che sfrecciava davanti ai suoi occhi a gran velocità. Il silenzio ne faceva da padrone ed in esso i pensieri più inconfessabili ne traevano vantaggio.
Nemmeno il vampiro osava chiedere. Sembrava egli stesso incapace di interagire in modo adeguato. Ma non avrebbe sprecato quel viaggio a vuoto. Per lui ogni secondo passato in compagnia di Elena era un irrecuperabile vantaggio.
<< Stai diventando incredibilmente noiosa Elena. Il notiziario alla radio è più eccitante di te. >>
Quell'imprecazione sarcastica funse per Elena come lo strillante suono di una sveglia. Uscì dal suo trans e si rimise in contatto con la realtà, imbronciando la sua espressione.
<< Questa potevi anche risparmiartela, Damon. >>
<< Oh andiamo Elena, sto cercando soltanto di tirarti su! Non c'è differenza tra te e una statuta di marmo! >>
La voce di Elena divenne più greve: << Scusa, ma vedi ho appena saputo che il ragazzo che ho baciato qualche sera fa è un vampiro insieme a suo fratello, e che io, molto probabilmente, non posso considerarmi neppure un'umana. >>
Damon la guardò di sottecchi. La sua era una constatazione più che giusta. Improvvisamente si rese conto dell'imponenza di quella confessione e prenda della subdola incertezza di aver commesso un errore.
<< Drastica... >> Commentò, alzando gli occhi al cielo e imbronciando le labbra. Sdrammatizzare gli risultò difficile in quel frangente.
Ritornò a prestare attenzione alla sua guida, puntato lo sguardo sull'orizzonte, oscuro e lugubre. Ma non gli sfuggi l'espressione pensierosa della giovane. Pareva come persa in arcane riflessioni, alla ricerca della soluzione di un rebus indecifrabile. Poi la sua voce chiarì quel dubbio: << Hai mai utilizzato i tuoi poteri su di me? >>
<< Non ti ho costretta a baciarmi, se è questo quello che intendi. >>
Elena corrugò la fronte << Veramente non intendevo quello. >> Mentì.
<< Ma lo stavi pensando. >> I loro sguardi si incatenarono in modo sublime ed involontario. Il silenzio calò, rendendo l'aria improvvisamente irrespirabile. "Come fregare un vampiro", se esisteva un manuale del genere Elena doveva servirsene immediatamente. Sembrava assurdo, ma quelle immortali creature delle tenebre, parevano leggere anche nelle tue più fervide intenzioni. Non sarebbe bastata una bugia e uno sguardo disinteressato. Damon avrebbe superato sempre quella barriera invarcabile e vi avrebbe trovato la verità, anche quella più nascosta.
<< Comunque >> Continuò il giovane << i miei poteri non funzionano su di te. >>
<< Come mai? >>
<< Non ne ho idea, Elena. >> Rispose Damon spazientito << So solo che è una perdita ti tempo provarci. Tranquilla? >>
Tranquilla? No, non lo era per niente. Se Damon non l'aveva costretta a baciarlo, questo significava che solo il suo impulso aveva dettato le sue azioni. Ne ebbe paura. Se così fosse stato solo una cosa era certa.
Si stava innamorando di Damon Salvatore, anzi no si corresse, del vampiro Damon Salvatore.


La costosa auto di Damon si fermò in un luogo apparentemente isolato. A far compagnia ad una semplice casa di periferia, vi erano alcuni alberi di cotogno e pini profumati. Quando il vampiro spense il motore Elena esalò un sospiro.
L'ora della verità era giunta. Non vi era via di fuga. Elena si sentì come all'imbocco di un sentiero cupo e sconosciuto, dove l'uscita non era che una lontana utopia. Ma non indietreggiò.
Finalmente pronta, adagiò la mano sulla maniglia della portiera, per uscire dalla vettura, ma la voce del vampiro scoordinò quell'intento: << Aspetta. Lascia che vada prima io a parlarle. Tu resta qui. >>
Debolmente delusa, Elena, acconsentì con un lieve cenno della testa. Sii paziente, si ordinò e il suo spirito irrequieto sembrò tacere.
Ma il suo stomaco cominciò a ribollire quando si ritrovò sola nell'auto. Nel buio cercò di percepire il susseguirsi degli eventi, ma la coltre di nebbia non le consentiva una limpida visuale. Si sforzò, allora, di  analizzare ogni singolo suono emesso dalle loro voci, ma nei suoi timpani non giunsero altro che insoliti bisbigli. Non c'era molto da fare. Doveva attendere.
Damon, intanto, aveva già suonato il campanello più di una volta e, spazientito, cominciò a barcollare su se stesso.
Nessuna risposta, ma insistette ancora. Poi il rumore di alcuni passi lo mise in allerta. Nel giro di brevi istanti una donna dagli occhi a mandorla gli fu di fronte.
<< Damon? >>
<< Come va? >>
La donna incupidì il suo volto e le labbra si ridussero in due sottili fessure. Non era contenta di rivederlo. Ricordava benissimo l'ultima volta che l'aveva incontrato. All'epoca era solo una studentessa entusiasta del suo operato e con mille progetti per il futuro.
Ma Damon aveva spazzato via ogni cosa. Si era servita di lei al sol scopo di rintracciare la giusta ubicazione di Katherine. Una volta esaudito quella sua insolita richiesta l'aveva abbandonata, lasciandola nello strazio più totale.
Ora non era più ingenua come un tempo. I suoi lunghi capelli neri si erano sostituiti ad un'acconciatura più consona al ruolo di una donna consapevole delle sue responsabilità e alcune rughe contornavano la sua fronte, segno che il tempo non era dalla parte delle streghe. << Che ci fai qui? >>
L'espressione infastidita della giovane non scoraggiò il vampiro. D'altronde non poteva aspettarsi di meglio. Era abbastanza maturo da prendersi atto delle sue responsabilità e accollarsi i suoi errori. Ma anche abbastanza astuto da poterla condurre nel suo piano. Conosceva i punti deboli delle streghe, sapeva come agire. << Ho un favore da chiederti, Aya. >> Sputò secco.
La donna scosse la testa incredula << Dopo tutto quello che mi hai fatto, tu ti ripresenti qui per chiedermi un favore?! >>
Gli occhi di Damon puntarono al cielo. Dio com'è odiosa questa donna, gli venne da pensare e anche logorroica e isterica. Se non fosse stata una strega avrebbe usato i suoi poteri per ammaliarla, ma quella donna conosceva ogni cosa sul mondo della magia. Ogni tentativo di persuaderla sarebbe stato vano.
<< Sai che ti dico Damon? >> Disse Aya << Vai a farti fottere. >> Con prepotenza stava per chiudere la porta  quando il vampiro la fermò prima che potesse farlo. << Se ti dicessi che ti ho portato uno Spirito Magno? >> Sibilò, con l'arguta sensazione di aver suscitato un tale interesse il lei da dover essere placato.
E ne ebbe la prova, quando, lentamente, alla sua vista riapparve il volto della donna. Sembrava aver placato la sua bile. Il suo sguardo era sereno e leggermente sorpreso. La bocca socchiusa quasi a voler ribattere, magari con un'offesa. Ma il suo istinto suggerì ben altre direttive. << Uno Spirito Magno. >> Mormorò << Sono così rari da trovare... >>
Ma la sua pacatezza durò ben poco quando la sua ragione cominciò ad avere la meglio.
<< Perché l'hai portato qui? Da quello che so dovresti condurlo a ben altre porte. >>
<< Perché lei è... speciale. >> Rispose il vampiro.
<< Che cosa vuoi che faccia allora? >>
Damon deglutì e respirò a fondo << Voglio solo che tu le dica chi è davvero. Ha bisogno di qualcuno che le insegni a controllare i suoi poteri. Io non posso farlo. Susciterebbe in lei troppi dubbi e rischierei di... >> Poi si interruppe, perché resosi conto di essere sul confine di una soglia inviolabile. Quella che lo conduceva al suo essere umano, una parte che nemmeno la sua natura da vampiro riusciva ad assopire. << Aya è l'ultima cosa che ho da chiederti. Poi sparirò per sempre. Te l'ho prometto. >>
Aya voleva ordinargli di sparire. Voleva umiliarlo e lasciarlo a mani vuote. Avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per farlo e non avrebbe provato ne rimorso ne vergogna. Ma lei non era meschina. Non si sarebbe mai abbassata al sudicio rango di un vampiro.
La sua missione era quella di proteggere i giusti e, in un certo qual modo, sentì di essere la muta protettrice di quella sfortunata fanciulla. Non sapeva ancora chi fosse, ma era suo dovere garantire la sua incolumità e di metterla in guardia dai vampiri, sopratutto da Damon Salvatore. << E va bene. >> Annaspò << Portala qui. >>
Si distese, il viso di Damon, in un flebile sorriso di soddisfazione. Corse verso l'auto e aiutò Elena a scendere.
Quando lo sguardo di Aya incontrò quello di Elena ogni cosa le fu chiaro: Damon era in un vicolo cieco. Stava proteggendo quella ragazza, infrangendo il patto stipulato. Ma la sua stolta azione l'avrebbe condotto ad un esito fatale.
Elena si sentì sorpresa. Si sarebbe aspettata di trovare una donna molto anziana dai capelli bianchi e avente un grosso brufolo sul mento. Forse aveva letto troppe favole da bambina, ma non restò delusa quando scorse la docile figura di una donna dagli occhi a mandorla. L'agitazione cominciò a prendersi gioco di lei. Damon le mise una mano sulla spalla, come per tranquillizzarla e in un istante parve rilassarsi. Damon era il suo toccasana.
<< Aya ti presento Elena. Elena lei è la strega di cui ti ho parlato: Aya. >>
Nel momento in cui Elena strinse la mano della donna, avvertì una sensazione già provata in passato. Una piccola scossa attraversò il suo esile corpo e la fece sobbalzare in un gesto involontario di cauta protezione.
Ma la donna le sorrise ed Elena respirò o fondo quel senso di protezione che pareva emanare quell'entità ancora tutta da scoprire.
<< Non preoccuparti. >> La tranquillizzò Aya << E' normale percepire una piccola scossa quando incontri una persona con poteri sovrannaturali. Le nostre energie si fondono, creano una specie di legame. >>
<< In realtà >> Confessò Elena << Non è la prima volta che mi capita. E' già successo con Damon e con la mia amica Bonnie. >>
<< Allora la tua amica è un po' speciale. >>
Elena schiuse la bocca, come a voler controbattere o semplicemente chiarire un dubbio, ma non  le fu dato tempo. Aya si era già diretta in salotto facendo segno di seguirla. Elena non seppe come, ne perché, ne il quando, ma si ritrovò a stringere la mano di Damon, anzi più che stringere a stritolare la mano di Damon, come un'ancora a cui aggrapparsi quando il mare in tempesta fa paura.
Elena era in una tempesta buia e tumultuosa e Damon rappresentava la sua unica certezza. L'unico appiglio in un modo caotico e convulso, dove ella stessa se ne sentiva una parte integrante.
Damon le fece un lieve cenno con la testa e stretti, come due anelli di una catena indivisibili, seguirono la strega che già li attendeva nell'umile salotto. Nel guardarsi intorno Elena non poté non constatare la semplicità di quell'arredamento. Non vi era poi molto da scrutare. Una libreria, un vecchio televisore e alcune foto di famiglia contornavano l'intero ambiente. Sembrava come se li il tempo si fosse fermato, come se tutto avesse un altro senso.
<< Vieni Elena accomodati vicino a me. >>
La gentilezza di Aya placò il chiassoso spirito di Elena che la incitava alla fuga. E' il momento Elena, le chiarì una piccola vocina nella mente ed ella si fece coraggio. Si sedette di fianco alla strega, mentre Damon decise di accomodarsi su una poltrona posta proprio di fronte a loro. Sembrava a suo agio, molto probabilmente, pensò Elena, è stato già altre volte qui. Dopo un inspiegabile e angoscioso senso di gelosia si concentrò esclusivamente su se stessa.
<< Damon mi ha detto che tu potevi darmi una mano a capire chi in realtà sono. Mi stanno succedendo cose molto strane ultimamente e questo mi fa...paura. >>
<< La magia fa paura Elena. E' spaventosa e pericolosa. Ma se è usata per giusti fini, allora non può che regalare la serenità. Ora dammi le tue mani. >>
E così fece. In brevi istanti Aya aveva stretto le mani di Elena e chiuso gli occhi. La strega mormorò alcune sillabe di una lingua sconosciuta ed Elena avvertì essere nel bel mezzo di un uragano. Dentro le sue viscere si stavano agitando forze sconosciute. Un'energia nuova la implorava la fuga e, nel bel mezzo di essa, un calore intenso le stordiva i sensi. Respirò a fondo, nel vano tentativo di placare quella assurda emozione. Ma non ci riuscì. Essa parve sfuggire al suo controllo e liberarsi nell'aria fino a scatenarne una tumultuosa bufera. I suoi capelli svolazzarono al vento, alcuni fogli di carta furono trascinati al di la della stanza, oggetti vari si ruppero quando incontrarono il pavimento e un rumore dirompente sibilò dell'ambiente, espandendosi oltre i confini delle pareti. La strega riaprì gli occhi ansimando a fatica. Sembrava come se avesse appena vissuto un dramma, visto qualcosa di orripilante e spaventoso. Fissava Elena con un'espressione inclassificabile, trascinandola in un senso di angoscia ed agonia.
<< Quanto potere... >> Riuscì a pronunciare ed Elena cominciò ad avvertire un senso di nausea che la spinse più volte a coprirsi la bocca. Ma pretendeva risposte che non potevano attendere. Se ella fosse stata una prescelta, era pronta per assecondare la sua sorte.
<< Tu sei quello che viene definito uno Spirito Magno. >> Esordì Aya.
<< Un che? >> Elena cominciò a tremare.
<< Uno Spirito Magno. >> Ribatté la donna. << Uno spirito dei cieli. >>
Ma per Elena quelle parole risuonavano vuote e sconosciute. Non aveva mai sentito parlare di spiriti angelici, anche se spesso la nonna le parlava di creature pure dai poteri redentrici. Che si stesse riferendo a loro?
<< Nell'era antica >> Proferì Aya << Quando vampiri, licantropi e demoni spietati cominciarono a seminare morte e distruzione, furono creati sette Spiriti Magni per ristabilire l'equilibrio e la libertà. Ogni spirito ha un potere specifico: c'è chi ha il potere della premunizione, chi ha quello dell'empatia, chi ha quello della redenzione e così via. Tu ad esempio, Elena, hai il potere risanatrice. Puoi curare le ferite e perfino guarire chi è in fin di vita. >>
<< Figo eh? >> Interruppe Damon, che fino al quel momento non aveva proferito parola. Come al solito, quando non gli conveniva, preferiva stare zitto. Meno avrebbe rivelato, meno dubbi sarebbero sorti. E poi perché rischiare? Stava andando tutto secondi i piani.
Ne Aya ne Elena parvero curarsi di lui. Quest'ultima spronò la strega a continuare il suo racconto e quel desiderio fu presto esaudito.
<< I poteri degli spiriti si tramandano di generazione in generazione al momento della morte. Scommetto che hai da poco perso uno dei tuoi genitori. >>
Fu allora che alcune lacrime scesero dal volto di Elena. Le asciugò in fretta quasi a volerle nascondere, ma altre scie salate spillarono dai suoi occhi ed ella non riuscì a controllarle << Si. >> Singhiozzò, ma ripetette a se stessa di possedere una caparbietà tale da non dover far ricorso ad altri discorsi consolatori. Non era li di certo per crogiolarsi nel suo pianto, era li per conoscere ed avrebbe appreso ogni cosa che c'era da sapere.
<< Fin quando gli Spiriti Magni e quelli delle tenebre hanno convissuto >> Continuò la donna << l'equilibrio della terra si è armonizzato con l'universo. Sia bene che male sono due realtà che devono coesistere, nessuno può avere la meglio sull'altra. Ma negli ultimi tempi vi è in atto una ricerca spasmodica degli Spiriti Magni. Sei hanno già perso la vita, senza avere la possibilità di cedere i poteri ai loro eredi. Questo significa che tu sei l'ultima rimasta in vita. Sei l'ultimo spirito dei cieli. >>
<< Ma perché? >> Domandò Elena << Chi li cerca? >>
Aya fissò Damon con aria di disprezzo e rassegnazione. L'artefice, il colpevole, l'assassino era proprio di fronte ai suoi occhi, ma se solo avesse avuto il coraggio di obbiettare si sarebbe ritrovata, in brevi millesimi di secondo, la gola squarciata e sanguinante. Recisa dai suoi canini micidiali, che di miriadi di vittime ne erano stati la causa.
<< Io...I... Io non lo so Elena. Gli spiriti dispongono di poteri infiniti e micidiali. Rappresentano una minaccia, per questo molti cercano di eliminarli. >>
Damon le fece un cenno di assenso con la testa e tramutò il suo sguardo minaccioso in uno più docile e rilassato. Per fino Aya esalò un respiro di sollievo. Era stata meschina, ma si sa, la morte vuole sempre l'ultima parola.
<< Questo vuol dire, Elena, che se tu perdessi la vita, l'equilibrio della terra sarebbe minacciato. Il mondo sarebbe gettato nel caos, le forze del male ne farebbero da padroni e tutto quello che conosci sparirà per sempre. >>
Non ci furono più parole, sussurri, sospiri. Il silenzio creò un alone lugubre di minaccia e schernì Elena, facendola accapponare la pelle.

Intanto, nelle tenebre della sera, velate da una coltre di nebbia, un'oscura figura assisteva alla scena.
Essa muoveva silenziosi passi nella foschia, avvicinandosi piano verso una preda troppo succulenta.

CONTINUA...

Rieccomiiiiiiiiiiii!!!! Allora piaciuto? Vi dico che questo capitolo mi ha dato del vero filo da torcere, infatti non ne sono a pieno soddisfatta. Finalmente ora sappiamo chi è davvero Elena: Uno Spirito Magno, cioè un'entità dotata di poteri straordinari, che fanno gola a molte persone. Infatti proprio uno di questi lo riscontriamo alla fine del capitolo. Nel prossimo farà il suo ingresso in scena e scopriremo chi è. Alla vita di Elena è legata l'armonia tra le forze del bene e quelle del male, se lei dovesse perdere la vita, il male prenderebbe il sopravvento e il mondo diventerebbe un caos. C'è ancora da scoprire un altro potere di Elena molto importante che sarà svelato nel prossimo cap. Inoltre c'è da sapere lo scopo e la causa della missione di Damon , che vi dico già da adesso non c'entra un bel niente con la storia dell'armonia terrestre tra il bene e il male, ma risiede in bel altre storie. Bene detto questo vi voglio avvisare sul fatto che forse la settimana prossima non potrò aggiornare.
Sarà infatti la settimana santa e non essendo in casa non potrò avere il tempo per dedicarmi alla scrittura. Proverò comunque a buttare giù il cap 12 ma non so se ci riuscirò per lunedì. Perciò vi auguro in anticipo Buona Pasqua e tante cose belle ^_^ non vi preoccupate ci sentiremo appena dopo le vacanze pasquali!!! Allora date un cenno di vita lasciando una RECENSIONE vi attendo numerosissimi! Grazie immensamente di tutto, siete straordinari!!!! Baci baci cicci da

                                                                                                                                           
Stella94

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Capitolo 12
*** Tentazione ***


12 capitolo tvd                                                


                                                                                                         Tentazione 
                                                              12 



Il deserto. Così Elena immaginò il mondo dopo la sua morte.
Una calda distesa di sabbia bianca a ricoprire le ossa di uomini giusti alla fine dei loro tempi. Un immagine raccapricciante che scacciò all'istante via dalle sue congetture, ricomponendo il suo spirito in subbuglio.
Ma i palpiti del suo cuore giunsero come l'onda distruttiva di uno tsunami ai timpani del vampiro. Quel futuro che egli stesso aveva immaginato, quell'avvenire limpido e armonioso, ora gli appariva torbido e fradicio di morte. Privo di senso, perché se per ottenerlo avrebbe dovuto pagarlo con la vita di Elena, allora nulla avrebbe avuto più importanza.
<< Questo non accadrà mai! >> Esclamò << Proteggerò Elena, da tutto e da tutti. >>
Ma ancora una volta quello sguardo di disprezzo colse il vampiro, costringendolo ad infossare il suo corpo nella poltrona.
Aya lo stava ignorando. Un bugiardo, uno sporco ipocrita e menefreghista. Ecco cos'era. Ma il destino gli aveva giocato una brutta partita.
Ora era nel baratro di un antro buio e sordo. Due strade si contrapponevano fra di esse. Elena e Katherine, chi avrebbe avuto la meglio al culmine del suo cammino?
<< C'è un'altra cosa che devi sapere su i tuoi poteri, Elena. >>
<< Di cosa si tratta? >> Elena si preparò a ricevere il fardello di una nuova responsabilità. Nella sua fragilità stava dimostrando coraggio e forza d'animo pari solo alla gloria di un antico cavaliere templare. Avrebbe difeso ad ogni costo il suo tesoro, l'ultimo regalo di famiglia.
<< Gli Spiriti Magni sono gli unici che posso rendere umani i demoni delle tenebre. >>
Damon sbuffò sulla sedia, infastidito da quella confessione. Si passò una mano tra i capelli per poi sorreggersi la testa con la stessa, poggiandola su uno dei braccioli della poltrona.
<< Che intendi dire? >> Domandò Elena.
Aya parlò chiaro e fece attenzione a scandire alla perfezione le sue parole: << Vampiri, licantropi ed altri demoni posso perdere i loro poteri grazie al tuo potenziale e ritornare semplici umani. >>
Fu allora che lo sguardo di Elena si posò su Damon. Anche lui la stava fissando, forse già da un pezzo, ed una bislacca invettiva sfiorò le sue congetture. Forse Elena stava pensando la stessa cosa, forse anche lei era posseduta dall'assurdo desiderio di ridargli un'identità umana. Ma non avrebbe mai accettato. Il Damon Salvatore, quello del 1864 era già morto da un pezzo. Ora amava definirsi vampiro e così sarebbe stato fino all'eternità.
Ma all'improvviso qualcosa lo fece scattare come un topo su una molla intrappolatrice. Fece roteare i suoi zaffiri sul circondario intimando il silenzio.
<< Qualcuno ci sta osservando. >> Bisbigliò << State giù. >>
Sia Elena che Aya eclissarono i loro corpi tra i consumati cuscini del divano. Elena intimò a se stessa l'autocontrollo e fu rassicurata nello scorgere Damon ancora nei paraggi.
Nel frattempo il vampiro si era avvicinato alla finestra e, spostando il tendaggio, allertò la sua vista per scorgere nelle tenebre la silhouette del quarto incomodo. Non vide alcuna minaccia, ma la sua presenza era tangibile. Nel suo intuito, flebili passi strisciavano tra le foglie dei cotogni, avvicinandosi ad una lentezza disarmante. Poi tacquero ed una figura, dai contorni mal delineati, si portò a pochi metri di distanza. Non ebbe il tempo di riconoscerlo, le grida di Elena lo spinsero a voltarsi alla svelata.
La vide contorcersi su se stessa e portarsi le mani alla testa, come per cavarsi il dolore con i suoi stessi arti. Urlava a più non posso, invocava il suo nome << Damon fallo smettere! Aiutami, fa troppo male! >> E poi ancora urla << Damon ti prego! Damon! >>
Il vampiro si precipitò da ella, ignorando la minaccia ormai vicina. Non sapeva cosa stesse accadendo. Fino a qualche minuto fa Elena sembrava serena, o meglio, non accusava nessun tipo di sintomo. Ora invece si contorceva dal dolore, imprecando invettive del tutto non comprese. Agì d'istinto. In brevi secondi fu da lei e l'accoccolò tra le sue braccia, stringendola forte, come se da un momento all'altro dovesse perderla. Le baciò la fronte come a volerla rassicurare. << Calmati, Elena. Stra tranquilla, ci sono io con te, andrà tutto bene. >>
Si rivolse poi alla strega << Fa qualcosa! Diamine! >>
Aya strinse le mani di Elena, cominciando a pronunciare formule di un antico incantesimo che le avrebbe affievolito il bruciante dolore che Elena avvertiva alla membra. Ma all'improvviso le urla cessarono, il vento non soffiava più funesto, la casa sembrava muta e solitaria. Elena sorse dal petto di Damon con il viso arrossato e gli occhi lucidi. La testa le vorticava e il corpo tremava troppo forte per poterlo tranquillizzare. Damon le prese il viso tra le mani << Stai bene ora? >> Le chiese.
<< Si. Ma prima era come se il cervello mi stesse andando in fiamme. Ma cos'è successo? >>
Damon si guardò ancora intorno, ma sapeva che, in quelle quattro mura, nessuna minacciava vampiritica poteva entrare.
<< Aspettate qui. Vado a controllare fuori. >> Disse, ma nello stesso istante in cui fece pressione sulle gambe per alzarsi, si sentì trattenere per il polso dalla gentile mano di Elena. << Damon, non andare ti prego. >>
<< Elena andrà tutto bene. Un vampiro deve essere invitato per entrare nelle case altrui. Perciò fin quando resterete qui siete al sicuro. >>
Non le diete il tempo per controbattere. In un batter di ciglio era già fuori dall'abitazione, pronto per uno scontro all'ultimo sangue.
Dinanzi ai suoi occhi si stagliava la figura di un uomo che Damon non fu fatto sorpreso di incontrare. Nella sua vita aveva avuto spesso a che fare con lui. Era un tipo viscido e subdolo. Un giovane vampiro di circa vent'anni, che per assicurarsi un'immortalità ricca di piaceri e sangue, si prostrava alla corte di Klaus, il vampiro più antico di tutti.
Alden, era questo il suo nome. Damon lo ricordava bene, molte volte aveva lavorato con lui per delle missioni che lo stesso Klaus gli ingaggiava. A Damon doleva ammetterlo, ma parecchi decenni passati anche lui era nella cerchia di Klaus. All'epoca era solo un giovane vampiro impaurito e accerchiato dalla sua natura assassina. Ma Klaus era un dittatore e lui non aveva mai amato eseguire gli ordini. Dopo mille vicissitudini aveva reciso ogni legame con gli Antichi, preferendo una vita avventuriera e autonoma.
<< Chi non muore si rivede, Damon. >> Così parlò il vampiro. I suoi lunghi capelli biondo cenere svolazzarono al vento. Nel suoi occhi verdi una strana luce presagiva vendetta.
<< Alden, speravo di essermi liberato di te. >>
Il ragazzo fece una breve smorfia. Si portò le mani nella tasca del suo giaccone, giocherellando nella stessa con qualcosa di rumoroso.
<< Mi hanno detto che ti sei messo a lavorare per la concorrenza. >> Bisciò superbo.
Damon non arretrò di un passo. Alden era solo una piccola formica. Certo, aveva come protezione un intero formicaio, ma Damon era un gigante, le avrebbe schiacciate tutte senza un briciolo di pietà.
<< Perché ci hai seguiti? Cosa hai fatto ad Elena? >>
Il sorriso di Alden divenne più luminoso. Nell'oscurità i suoi denti bianchi risaltavano come diamanti. A Damon non fecero paura. I suoi canini era più affilati, sapevano sempre dove colpire.
<< Noi vampiri non siamo così fortunati da avere qualcuno che sia in grado di scovare gli Spiriti Magni >> Spiegò << Ma tu con l'aiuto del Gran Maestro e quella stronza di sua figlia Seira non hai problemi nel cacciarli. Loro possono sentire l'aura di uno spirito, Per questo noi vampiri ci siamo fatti aiutare da qualche stregone. >> Con tali parole estrasse dalla tasca un ciondolo.
Era un pentacolo, la pietra sembrava un'ametista, ma al centro di essa si incastonava alla perfezione un diamante purissimo.
<< Se premi la pietra al centro il cristallo emana delle onde sonore che sono udibili solo agli Spiriti Magni. Quando il suono li raggiunge il dolore che avvertono è lancinante. E' l'unico modo che abbiamo per trovarli. >>
C'era quasi una nota di soddisfazione perversa in quella parole. Un misto di astuzia relegata ad un briciolo di malvagità pura. Non vi era rimorso in quegli occhi ne pietà. Damon sapeva che non sarebbe stato uno scontro facile.
<< Lascia stare Elena. >> Le parole di Damon risuonavano con una tale acredine da far spaventare perfino il più temerario dei vampiri. Ma Alden era troppo accecato dalla sua supremazia e troppo incosciente per capire il pericolo in cui si stava gettando ad occhi chiusi.
<< Andiamo Damon, non ti metterai a fare il sentimentalista proprio adesso? >> Lo derise << La posta in gioco è troppo alta. Sia per me che per te. >>
Il maggiore dei Salvatore si mise in allerta. Corrugò la fronte e arretrò di qualche passo. Che avesse paura delle sue parole? Alden lo credette sul serio. Fu allora che sentendosi sicuro ricominciò il suo bisbigliare melanconico.
<< Non sono qui per combattere, ma per proporti un'alleanza. >> Disse << Consegnami Elena. Grazie al suo potere potremmo sconfiggere il Gran Maestro e in cambio avrai la fiducia di Klaus, il potere eterno e... Katherine. >>
Deglutì allora il vampiro dagli occhi di ghiaccio. Sarebbe bastato poco e avrebbe finalmente avuto quello che per lunghi secoli aveva rincorso, aveva desiderato. Ma Elena, come dimenticare Elena? La sua Elena. L'angelo dagli occhi color cioccolato e dai capelli setosi profumati di lavanda. La fanciulla più nobile e graziosa che avesse mai incontrato, la grazia divina giunta dal cielo, la sua arma contro il male. Elena e Katherine, così diverse ma nello stesso tempo così preziose. Se gli avrebbero proposto prima quell'alleanza, non ci avrebbe pensato più di un secondo sulla risposta. Ma adesso era tutto diverso, ora ogni cosa aveva un senso inaspettato.
Gli si avvicinò, ed Alden credette di averlo convinto. Che stupido vampiro, pensò e i suoi occhi si accesero come due lanterne. Già pregustava le lusinghe di Klaus per la vittoria ottenuta e il premio che gli sarebbe aspettato. Sangue e una coltre di donne sul suo letto a baldacchino e un potere immenso da far gola a molti.
Damon giunse ad un palmo del suo naso, il loro respiri si confondevano. Lo sfidò con il suo sguardo da predatore affamato e bisbigliò le sue parole, prestando molta attenzione nel scandire ogni singola sillaba: << Vai a farti fottere! >>
Nella frazione di pochi istanti, Alden si ritrovò schiacciato con la schiena al tronco di un albero. Un ramo di questi era conficcato esattamente all'altezza della sua scapola e da esso sgorgavano lunghe scie di sangue. Il dolore e l'incredulità si impossessarono di lui in una frazione di tempo intangibile. Se Damon avrebbe voluto lo avrebbe ucciso.
<< Tu non puoi venire qui e minacciare le persone a cui tengo. >> Ansimò il maggiore dei Salvatore << Porta questo messaggio a Klaus: se vuole Elena dovrà passare sul mio cadavere. Sono stato chiaro? E adesso vattene via, prima che questo paletto te lo conficchi nel cuore. >>
La morte vuole sempre l'ultima parola. E la conquistò quando la mole del giovane Alden scomparì nel buio della notte.


Quando Damon fece ritorno in casa trovò Elena leggermente affannata e impaurita.
<< Damon, finalmente sei tornato! >> Gli cinse il collo con le sue braccia e fu proprio in quell'istante che Damon fu certo della scelta che aveva appena compiuto. Proteggere Elena ad ogni costo, ecco la sua nuova missione. L'avrebbe salvata anche a costo della sua vita, perché mai qualcosa di così prezioso l'aveva scalfito.
<< Chi era? >>
<< Nessuno Elena. >> Si affrettò a dire << Un falso allarme. Ora però è tempo di andare. >>
Elena annuì percettibilmente e spostò la sua attenzione verso Aya che la fissava con uno sguardo di sperduta commiserazione.
<< Dimmi, Aya, come farò a controllare i miei poteri? >>
Dopo brevi secondi di riflessione la strega seppe cosa rispondere: << Ascolta il tuo cuore. Li troverai tutte le risposte che cerchi. >>
Sorrise Elena perché era proprio ciò che si sarebbe aspettata di ascoltare da lei. L'abbracciò forte, ringraziandola per la disponibilità regalata e per il tempo concesso. Elena sentiva di aver trovato un'amica preziosa, di cui fidarsi e ricorrere nei giorni più cupi.
Anche Damon la ringraziò a modo suo. Mimò il suo "grazie" con la bocca, sicuro che Elena non l'avrebbe mai visto.
Aya annuì, quasi rassegnata e sospirò, sapendo che molto probabilmente di Damon Salvatore non avrebbe mai avuto più notizie.
<< Elena, comincia a raggiungere l'auto >> Esordì il vampiro << Io devo parlare alcuni minuti con Aya. >>
Dopo che Elena eseguì gli ordini, il vampiro estrasse dalla sua tasca un antico gioiello.
Un bracciale d'argento formato da tre catenine che si incrociavano in alcuni punti fra pietre di rubini. A regalarle un aspetto più romantico e grazioso vi era un maestoso cuore, formato dalla pietra di un rubino purissimo. Risplendeva alla fievole luce di una lampada come semi di melograno al sole.
<< Voglio che fai un incantesimo a questo bracciale. Così Loro non potranno mai rintracciarla. >>
<< Sai che questo non basta >> Lo apostrofò Aya << Seira, suo padre e tutto il suo popolo non si fermeranno. Faranno di tutto per ottenere ciò che vogliono. >>
<< Questo lo so. Ma almeno così avrò più tempo per escogitare qualche piano che funzioni. >>
La strega si impossessò del gioiello, studiandolo per alcuni istanti. Sbuffò, sapendo di essere ormai logora dei disastri dei vampiri.
<< Mi domando quale scelta farai alla fine di tutto. Chi salverai? Elena o Katherine? >>
<< Ho già fatto la mia scelta. >> Rispose Damon, mentre Aya ormai rassegnata recitava sillabe di una lingua sconosciuta.

La luna era alta nel cielo quando Damon riaccompagnò Elena a casa. Per tutto il tragitto di ritorno Damon non aveva udito neppure una singola sillaba dalla sua bocca. Era sconvolta e lo sapeva bene, ma presto avrebbe trovato il suo filo d'Arianna e la giusta via di fuga.
<< Eccoci arrivati bellezza. >>
Elena gli sorrise << Grazie anche a te Damon. Sei stato davvero gentile e disponibile ad accompagnarmi da Aya. >>
<< Ehi! Non dirlo in giro, potresti rovinare la mia reputazione! >> Il solito vecchio Damon.
Infilò le mani in tasca ed estrasse il prezioso bracciale << Questo voglio che lo tenga tu >> Disse << Era di mia madre, a lei ha portato fortuna. Qualcosa mi dice che a te ne serve molta ora. >>
Incredula, quasi affascinata, Elena si sentì profondamente ammaliata dal quel giovane ragazzo. Sapeva sempre come sorprenderla e nello stesso istante rassicurarla. Si sentiva come cullata dalle sue parole e addolcita dalle sue premure. Damon era Damon. E allora poco importava che fosse un vampiro di oltre cento cinquant'anni, poco importava della sua vita passata. Era Damon, ora il suo Damon, il Damon che la sorprendeva, il Damon che la proteggeva, il Damon che forse l'avrebbe amata.
Un pò restia sull'accettare o meno, fu proprio il vampiro a toglierle ogni dubbio. Allacciò il bracciale al suo polso, sapendo bene l'effetto che avrebbe fatto su di lei.
<< Grazie Damon è bellissimo. Lo terrò sempre con me. >>
Era una serata davvero speciale ma non perfetta. Per renderla tale, c'era bisogno di un piccolo particolare. Di una grande mossa.
Fu Elena a prendere l'iniziativa. Perdendosi in quelle due pozze di ghiaccio, si accostò piano alla sua bocca, fino a fonderla con la propria in un bacio poco casto. Subito Damon si lasciò trasportare da quella passione, che sentiva ardere dal profondo delle sue viscere e incrociando la sua lingua con quella di Elena, si sentì perso verso un Paradiso di luce.
Quanto gli era mancato quel calore, quanto quella profonda emozione, quando quel desiderio di avere di più e attendere il momento giusto per riceverlo. Sentiva le dolci mani di Elena accarezzargli i suoi crini d'ebano, sentiva la sua voglia, la sua determinazione, la sua delicatezza anche nel dare un bacio appassionato.
Quando entrambi ne furono sazi Elena fu felice di riscoprire Damon leggermente arrossato e fradicio di gioia. I suoi occhi parlavano per lui. Erano lo specchio della sua anima, i narratori della sua essenza. Del resto anche Elena era emozionata. Qual bacio non era stato il primo, ma ogni volta era sempre una nuova trepidazione.
<< E' tardi Elena. Fila a letto. >> A rompere quella magia furono proprio le parole ammonitorie di Damon, che, pronunciate con una vena di sarcasmo, regalarono un nuovo sorriso ad Elena.
<< Ci vediamo domani Damon. >>
<<  A domani angelo mio. Mi raccomando sta tranquilla. Andrà tutto bene. >>
Un ultimo bacio, un semplice sfiorarsi ed Elena a malincuore abbandonò la Ferrari di Damon. Lo guardò per un ultima volta prima di rientrare e, in quell'istante, Elena capì che ormai Damon era entrato come una scheggia nella sua carne. Improvviso, doloroso, ma indispensabile. Chiuse il portone e si diresse nella sua stanza. Quella sera avrebbe imbrattato molte pagine del suo diario.

Nell'auto, intanto, Damon stringeva tra le mani un cristallo a forma di pentacolo.

CONTINUA...


Rieccomi ragazze!!! Avete visto ci sono riuscita a postare prima di Pasqua anche se questo cap non è un gran che, ma che ci posso fare in questa settimana la mia testa è in subbuglio !!! ^_^ Facciamo una breve ricapitolazione per capire meglio la storia.
Allora Damon è tornato a Mystic Falls per una missione ancora tutta da scoprire. Sappiamo che cerca Elena in quanto ella è uno Spirito Magno, cioè un essere dotato di poter straordinari. Può guarire le persone e trasformare i vampiri e altri esseri in umani.
Sappiamo anche che i vampiri antichi la cercano e che Alden, uno "schiavo" di Klaus ha proposto a Damon uno scambio, ma lui ovviamente ha rifiutato. Damon ha regalato un bracciale ad Elena per far si che Seira e suo padre, del quale scopriremo il nome molto presto, non riescano a percepire la sua aura. Ma cosa vogliono i vampiri antichi da Elena? Perchè damon ha rifiutato quella proposta? E cosa vuole Seira da lei? Cosa c'entra Katherine in tutto questo? L'amore di Damon verso Elena è sincero?????? L'ho scopriremo presto. Ora però voglio augurarvi
                                                                     

A tutte voi ragazzeeeeeeeeeeee!!! A tutte quelle che hanno seguito la mia storia fin dall'inizio, a quelle che credono in me e sopratutto e tutte le DELENE!!!!!!! Grazie a tutte voi !!! Di cuore. Ora vi lascio. Ma raccomando lasciate un commento. Baci Baci da:
                                                                                                                                                       Stella94

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Capitolo 13
*** Inespugnabile ***


13 capitolo tvd                                                             

                                                    Inespugnabile
                                                              13




 Anche se il cielo presagiva una lunga giornata di nuvole e pioggia, il sorriso di Elena era smagliate e pieno di gioia. Si era alzata dal letto più spumeggiante che mai e si era vestita con gli abiti più belli che aveva.
Voleva sentirsi bella, voleva farsi bella per Damon.
Il suo Damon. Elena non aveva più paura di lui. Molti forse, le avrebbero detto di essere una folle, che si stesse buttando tra le braccia di un feroce assassino, ma Elena sapeva che Damon non le avrebbe mai fatto del male.
Lui era tutto ciò che poteva desiderare. La faceva sentire protetta, desiderata, amata. E anche lei lo amava. A poco a poco stava riscoprendo il calore di quel sentimento che credeva perduto.
E la riscaldava più di una fiamma accesa nel buio delle tenebre, la cullava più del dolce suono di una ninna nanna.
Sfiorò ancora quel dono prezioso che il vampiro le aveva dato. Quel cuore di rubini risplendeva alla luce delle piccole lampade poste sullo specchio del bagno. Subito la sua mente la riportò al bacio scambiato, a quelle labbra dolci e morbide come fragole. A quel sapore di lussuria sfrenata e a quell'inaspettato desiderio di avere di più.
Il cellulare fece un breve squillo quando ormai le sue congetture l'avevano portata in ben altre dimensioni fittizie. Si riscosse e afferrò il tecnologico aggeggio. Era un messaggio. Era Damon.
Lo lesse con una trepidazione ed avaria mai provata. Lo schermo si illuminò e in brevi istanti comparvero le lettere da lui composte:
"Ben risvegliata angelo mio.
Sento ancora il tuo sapore sulla mia labbra. Mi manchi.
Vengo a prenderti dopo la scuola.
Ehi, che ci fai ancora con quel sorriso sullo schermo?! Corri signorinella o farai ritardo a lezione!"


Il corridoio del Mystic High School quella mattina era più affollato del solito. Elena raggiunse il suo armadietto in brevi secondi canticchiando allegramente. Era felice.
Non sentiva per niente il peso della sua natura. Essere uno Spirito Magno poteva incutere timore a molti, ma Elena sapeva che con Damon al suo fianco sarebbe stato tutto più semplice. Quasi come risolvere un'equazione di matematica o venire a capo di un teorema di chimica. Per lei non c'era differenza. La sola cosa che le importava era la certezza che qualunque cosa fosse successa, qualunque pericolo avesse dovuto affrontare, Damon era con lei.
Quando in un tonfo l'armadietto si chiuse, un breve sobbalzo, dettato dalla presenza inaspettata di Stefan, la fece arretrare di qualche centimetro.
<< Stefan, non ti avevo visto. Mi ha spaventata. >>
<< Scusa Elena. Ma dobbiamo parlare. >>
Già parlare. Stefan non sapeva nulla di tutto ciò che aveva investito Elena qualche ora prima. Forse era il caso di informarlo, ma Elena era al quanto scettica al riguardo. Damon le aveva intimato di mantenere il segreto perché l'incolumità di troppe persone era in gioco. Elena non sapeva rischiare, non ne era capace. Stefan era un amico prezioso e anche se avente una forza bruta e centenaria Elena si sentiva lo stesso di proteggerlo. Si accorse, usandola come scusa, del suo ritardo alla prima lezione di trigonometria. Ma prima che potesse sparire tra la marmaglia di studenti, il vampiro l'afferrò per un braccio.
<< Mi stai evitando? >>
Fu allora che percepì la dolorosa morsa di quella stretta. Allora capì che anche Stefan poteva essere pericoloso quando desiderava. Forse non era poi tanto stupido e ingenuo. Era pur sempre Stefan Salvatore. Il vampiro Stefan Salvatore.
<< Non ti sto evitando è solo che sono in ritardo. Tutto qua. >>
Ma Stefan non mollò la presa. Anzi, approfittando di un momento di distrazione, attirò a se Elena che finì con infrangersi nel suo petto tonico e muscolo, annebbiata dal suo profumo muschiato.
<< E' da quando ti ho raccontato tutto che non ci sentiamo. >> Soffiò rauco al suo orecchio << Non voglio perderti per questo, Elena. >>
Ma Elena non era mai stata sua. L'aveva da sempre perduta. Il suo cuore in subbuglio volava già verso un'anima bieca e sorda, verso un baratro che, con ogni probabilità, l'avrebbe condotta alla morte. Ma che ne poteva sapere la dolce Elena? Che ne poteva sapere che il ragazzo di cui si stava perdutamente innamorando rappresentava la sua più torbida minaccia?
Ma cosa contano tali domande se la sua essenza già la portava verso le sue labbra e il luccichio dei suoi zaffiri? Per Elena nulla era più importante di Damon, nulla si innalzava sopra il suo nome e niente al mondo, se non lui, le avrebbe potuto donare quella felicità agognata. Troppa scomoda era quella stretta, troppo indesiderato quell'abbraccio. Elena sentì come mille punture d'api infilzarle la carne. No, non le piaceva. Stefan era solo un amico e così sarebbe stato.
Lo strattonò, quasi come se d'improvviso si fosse bruciata e fissandolo con aria imbarazzata gli mostrò il suo dissenso.
<< E' meglio che ora vada. >> Disse prima di dargli le spalle. Ma un'ultima cosa gli era dovuta << E comunque  >> Continuò voltandosi verso di lui << non ho paura di te. >>
Per Stefan ora le cose prendevano un'altra piega.

Bonnie continuava da minuti a girare la sua cannuccia arancione sull'urlo del bicchiere ricolmo di spremuta. A viso basso ed occhi stanchi, pareva fissare l'analcolica bibita perdendosi tra la sua viscosità ed ispirando quel profumo agrumato.
Caroline non parve accorgersene. La sua parlantina interrompeva spesso i pensieri di Elena, puntati all'ultimo incontro decisamente passionale con Damon. Come promesso l'aveva aspettata a fine lezione, accogliendola con il suo sorriso sornione e pieno d'affetto.
Sembrava tutto così noioso senza di lui. Elena era completamente in balia di quel vampiro leggendario dotato di uno sciarm e di una sensualità da pochi.
<< Elena, ma mi stai ascoltando? >> Osò chiedere Caroline dopo aver sprecato interi minuti a perdifiato.
Ma anche l'attenzione della Gilbert ora sembrava puntata al suo bicchiere. Diversamente da Bonnie, il sorriso che si stendeva sul suo volto faceva presagire dolci incontri. Caroline cercò di non farci caso.
<< Bonnie, ma almeno tu mi stati ascoltando? >> Fu allora che la ragazza di colore parve rimettersi in contatto con la realtà.
Sobbalzò dalla sedia, come sotto l'impulso di una scossa e fissò la sua amica con aria sperduta nel vano tentativo di riallacciare la conversazione interrotta.
<< Ma cosa avete oggi tutte e due? >>
<< Scusa Caroline è che non è giornata. >> Obbiettò Bonnie e detestò se stessa per non essere in grado di nascondere il suo reale stato d'animo.
Si accese, come una lampadina, lo spirito della dolce Elena. Cominciò col fissare l'amica bionda, quasi come a voler scovare nella sua personalità caratteri ancora oscuri. Parve non avere successo. Si diete della stupida anche solo per aver avuto l'intendo di essere in procinto di una domanda davvero sciocca, ma una parte di ella agognava una risposta alla svelta.
<< Caroline, per quanto tempo tu e Damon siete stati insieme? >>
Uno stupore e una vena di incredulità si dipinsero sul volto della bionda. Non sapeva il perché eppure non ricordava molto della sua relazione con Damon. L'unica cosa che le era chiara e ben salda in mente era la loro separazione. A quanto pareva lo sceriffo Forbes era impeccabile e severa anche al di fuori del suo lavoro.
<< Io non lo so... >> Rispose con sincerità << so solo che ci siamo lasciati a causa di mia madre. Credo... >> Anche quel ricordo sembrava sfumato e mal tenuto. Non c'era nulla di chiaro in ciò che stava affermando. La sua lingua sembrava dettata da altre forze. Sembrava come se qualcuno la stesse doppiando o indurla in qualcosa che non le apparteneva del tutto.
Elena rilasciò un ghigno. Damon deve averla soggiogata, pensò. Insomma risultava piuttosto strano che Caroline non ricordasse quanto tempo avesse condiviso con il bel vampiro. Era abile con la memoria. Conosceva bene tutti i membri della squadra di football, non dimenticava mai l'orario delle lezioni ed era impeccabile con tutti i nomi degli studenti della Mystic High School.
Non era da lei. Damon, con molta probabilità, non era mai stato con Caroline. Aveva messo in atto quella sceneggiata con l'unico intento di ingelosirla. Questo era un ulteriore prova del reale interesse nei suoi confronti.
Un momento. E se fosse stato lui ad ordinare a Caroline di suicidarsi?
No, no, no. Era assurdo. Elena si diete della stupida solo per il fatto di averlo pensato. Per quale motivo Damon avrebbe dovuto fare una cosa tanto meschina? Lui non era a corrente degli Spiriti Magni, ne che lei era uno di loro. Non gli sarebbe servito a nulla rischiare per niente. Deve esserci in giro qualche altro vampiro spietato, intuì, e per un attimo la sua pelle si accapponò.
<< Ragazze devo proprio andare. >> Continuò la bionda << La manicure mi aspetta. Ciao. >>
Entrambe la salutarono e rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo. Fu Bonnie a rompere il ghiaccio per prima. La ragazza era al quanto curiosa sull'ultima domanda sputata da Elena.
<< ...E' che vedi >> Pronunciò timidamente quest'ultima << io e Damon stiamo insieme. >>
L'incredulità prese il posto del metitabondare di Bonnie. Dischiuse la bocca, quasi a voler pronunciare anche un'insensata sillaba, ma Elena la precedette:
<< Non fare quella faccia. Damon è un bravo ragazzo e mi sta molto vicino. Sai, ultimamente non sto passando un bel periodo. Anzi direi che sto attraversando una fase molto... stravagante della mia vita. >>
Bonnie ruotò gli occhi al cielo << Non lo dire a me... >> poi ripiombarono nella spremuta.
<< Perché? Cosa ti è successo? >>
<< Se te l'ho dicessi non ci crederesti, Elena. >>
<< Credimi >> sentenziò Elena << ultimante sono abituata a sentire cose davvero strane. Perciò con me puoi sentirti libera di confessare qualsiasi cosa. >>
Bonnie incrociò il suo sguardo, poi increspò le labbra. Seguirono scomodi e imbarazzanti minuti di silenzio in cui Elena cercò di percepire le reali intenzioni dell'amica. Quest'ultima si guardò intorno con aria scrupolosa, poi avvicinò il suo volto a quello di Elena che corrugò la fronte quasi sorpresa.
<< Se ti dicessi che sono una strega >> sussurrò << cosa mi risponderesti? >>


La notte era più buia quella sera, la nebbia più densa. O forse la sua mole troppo debole, i suoi occhi troppo stanchi, i suoi poteri quasi morti. Alden imprecò ad alta voce, prima di varcare la soglia di quella che sembrava una vecchia cripta.
Percorse un annoso e maleodorante corridoio prima di giungere in una specie di rifugio sotterraneo.
Li, alcune lingue di fuoco illuminarono il circondario, regalando all'atmosfera un'aria spettrale. Attese, nervoso, scalpitando i suoi stivali sul suo come un cavallo selvaggio. Non vi era possibilità di domarlo ne doparlo. Nello stato in cui si trovava esigeva solo una motivazione plausibile per la missione fallita ed un'ottima espressione desolata e completamente impotente.
Strano a dirsi ma la ragione della sua apprensione si celava nel responso di un ragazzo poco più grande di lui. Egli, con disinvoltura e leggiadria, avanzava nella sua direzione sorridendogli, quasi soddisfatto di averlo rivisto con così tanto vantaggio.
<< Alden, spero che mi porterai buone notizie. >>
<< Purtroppo non sono molto rassicuranti, mio signore. >>
Costui fermò la sua avanzata ed accigliò un espressione tra il contrariato e il sospettoso. Il suo sopracciglio destro superò quello sinistro << Che intendi dire? >> Pronunciò.
<< Sono arrivato troppo tardi. >> Balbettava Alden << I due si erano rinchiusi nella casa di una strega. Li non potevo entrare. Ma grazie al cristallo magico sono riuscito a far uscire allo scoperto Damon Salvatore. Ha cercato di uccidermi, mi ha risparmiato solo per portarvi un messaggio. >>
<< E quale sarebbe? >>
<< Se volete Elena, dovrete passare sul suo cadavere. >>
Un pugno si infranse dritto al muro, provocando un tonfo che si espanse per tutto il circondario << Sei un'idiota! >> Urlò << E anche incapace! Avrei dovuto lasciare la missione ad un altro vampiro. Ridammi il cristallo magico, metterò io un punto a questa storia. >>
Il viso di Alden piombò al suolo << Credo che Damon me l'abbia preso mio signore. >>
La rabbia si impossessò dell'altro e in un attimo Alden si ritrovò con la schiena al muro e due mani a cingergli il collo << Sai questo cosa significa? >>
Il ragazzo dai capelli biondo cenere fece un breve dissenso con la testa.
<< Che siamo fottuti! Non potremmo mai crearne un altro che funzioni se quello non verrà distrutto. Damon doveva saperlo e per questo che l'ha rubato. >>
<< Ma Klaus. >> Farfugliò Alden in preda a spasmi e alla paura di essere alla fine della sua esistenza << non ci serve. Sappiamo già chi è il settimo Spirito Magno, non abbiamo bisogno di scovarlo. >>
<< Era un'ottima arma per indebolire lo Spirito. Razza di inutile idiota! >> Così dicendo lo scaraventò al suolo con prepotenza, risparmiandolo solo per il gusto di vederlo soffrire in futuro, ancora per molto.
Alden si rialzò a stento, ignorando il dolore alle costole. Tossì, due, tre volte, per la stretta ricevuta e si toccò il punto dolorante lisciandolo, quasi a voler lenire il dolore. La gola sembrava arsa e bruciante. Le corde vocali deboli e insonore. Nonostante ciò volle lo stesso parlare:
<< Signore, potremmo seguirla. La rapiremo nel momento in cui è sola. >>
<< No! >> Obiettò Klaus << Se la rapiamo non collaborerebbe mai con noi, e poi trascuri il fatto che può deprivarci dei nostri poteri con un semplice schiocco delle dita. >> Il suo volto si disperse nelle pareti polverose della cripta. I suoi occhi puntarono all'infinito, sembravano quasi assenti, ma il suo animo era pensate e attivo. << Dobbiamo agire d'astuzia questa volta. Dobbiamo essere più furbi. >>
<< Ha già in mente un piano? Mio signore. >>
<< Oh, si! >> Esclamò Klaus. << Se non sbaglio Damon ha un fratellino. Stefan Salvatore. Anche lui apparentemente invaghito della bella, dolce e indifesa Elena Gilbert. Sarà lui il nostro filo conduttore allo Spirito Magno... >>

CONTINUA...

Rieccomi!! Con un po' di ritardo e dopo la pausa pasquale sono ritornata con un capitolo un po' sterile a mio avviso ma indispensabile. Klaus è arrivato anche qui!!! Vuole Elena ad ogni costo ma ha fallito con il bel Damon ed ora punta su Stefan! Cosa avrà in mente? Cosà dirà a Stefan per convincerlo a collaborare e perchè cerca Elena?
Intanto Stefan è sempre più ossessionato dalla bella Elena. Il suo amore per il settimo Spirito Magno sembri stia per esplodere da un momento all'altro ma Elena ha solo un nome cucito nel suo cuore: Damon Salvatore. Ma potrà davvero fidarsi di lui? Presto ragazzi scopriremo ogni cosa sul conto di Damon, su Seira, il gran Maestro e Klaus. Una grande battaglia è alle porte, proprio ora che Bonnie ha scoperto di essere una strega. Sarà d'aiuto? Cosa ci aspetta ancora? Non ci resta che scoprirlo perciò continuate a seguirmi!!! I prossimi capitoli saranno i più salienti e i più belli!!
Intanto vi segnalo la mia nuova fan fiction marcata DELENA intitolata Non lasciarmi  mi farebbe piacere se gli dareste un'occhiata e magari lasciaste un piccolo commento.
Ricordo anche la mia nuova pagina di facebook! Trovere il link direttamente dalla mia pagina su efp dove si trova anche il link per il mio canale you tube. Voglio tanti mi piaceeeee!!! Ringrazio tutti voi che continuate a seguirmi con affetto e non dimenticate di recensire anche questo capitolo!!!
Ora vi lascio, alla prossima e kiss kiss da
                                                                                                                                   
   Stella94




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Capitolo 14
*** Sotto le stelle ***


14 capitolo ba                                                  

                                                    Sotto le stelle
                                                              14



Caro Diario.
Bonnie è una strega. Ancora non riesco a spiegarmelo. E' così tutto assurdo a Mystic Falls. Aya aveva ragione, anche lei è speciale. Questo mi rasserena. Credo di aver trovato una persona che possa capirmi pienamente. Ho intenzione di rivelarle ogni cosa, voglio che lei sappia chi sono davvero. Il peso di questo segreto è troppo grande per me, e anche se lo condivido con... Damon, non mi basta. Ho bisogno di un'amica, di una ragazza come me. Ho bisogno di conforto.
Damon non sarà d'accordo ma io...
Oh! Caro diario, Damon è sempre nella mia testa. Volevo dedicare questa pagina interamente alle mie riflessioni e alla mia amicizia con Bonnie, ma il suo nome salta sempre fuori, e io non posso fare a meno di scrivere di lui.
Quanto mi manca! Anche se ci siamo visti qualche ora fa e abbiamo parlato poco prima al telefono.
E' così bello, ed è tutto mio. Non ci posso credere, mi sembra un sogno!
Non mi importa del suo passato, ne delle conseguenze che la nostra unione potrebbe portare. Lui un vampiro centenario, io uno Spirito Magno, capace di curare le persone e deprivare gli esseri soprannaturali dei loro poteri. Una coppia perfetta, insomma!
Oh, credo proprio di essermi innamorata di lui... E' così diverso da Matt. Lui mi fa sentire...speciale!
Ho una dannata voglia dei suoi baci, delle sue carezze, delle sue parole dolci. Dovrò aspettare all'indomani, ormai la sera è già calata e non avrò possibilità di rivederlo. Attenderò con ansia il momento in cui mi perderò di nuovo nei suoi pozzi di ghiaccio. Sarà bellissimo. Lo amo, caro diario. Lo amo davvero.


L'ultimo bicchiere di scotch fu un toccasana per Damon. La fame sembrava placata ed il sangue appariva solo come un confuso desiderio. Cominciò a strofinarsi le dita sul mento, pensoso, prima di spostare gli occhi al cielo notturno. Molte stelle brillanti lo puntinavano di oro, ma la luna non regalava il suo solito luccichio tiepido e freddo. Non vi era traccia nel cielo di quella sfera argentata.
Per un attimo il panico lo cinse di una cupa espressione. La stoltezza ebbe la meglio e la determinazione ne uscì vincitrice. Il pensiero di Elena lo colse inaspettato e lo trascinò in una profonda riflessione.
Era già l'ultima notte. L'ultima notte che avrebbe passato con lei. Seira sarebbe giunta a momenti e con ella scopigli e battibecchi avrebbero gettato il caos. Una sola possibilità gli era offerta, prima che tutto svanisse per sempre.
Era arrivato a Mystic Falls per sacrificare l'agnello, ora era pronto a sacrificare se stesso per proteggerlo. Ma prima che a tutto potesse mettere un punto, desiderò rivederla, desiderò baciarla, ancora, ancora...
Prese il cellulare e scrisse in brevi concisi caratteri:
"Passo a prenderti tra mezz'ora. Niente ma o non posso. Voglio portarti in un posto speciale.
Damon."
Poi scomparì nelle tenebre della sua stanza, dove soltanto i suoi passi esplicitavano la sua innegabile presenza.


Elena si  era sempre chiesta come fosse stato poter leggere nei pensieri di Damon. Gli venne da sorridere immaginando che forse vi avrebbe trovato solo il caos più completo. Per fino lo stesso Damon si sarebbe smarrito nei corridoi infiniti e stretti del suo ingegno.
Poteva paragonarsi ad un labirinto.
Elena in quel momento si riscoprì di esserne finita proprio all'interno. Fra cupi rettilinei e curve vertiginose, incassate nel buio della notte, Elena non riusciva a distinguere e a comprendere dove in realtà si trovasse.
Mystic Falls era alle loro spalle, anche se l'avevano superata da poco. Ma la curiosità e la trepidazione di saperne di più, la spingevano più volte a dimenarsi nel sedile posteriore e a guardare Damon con un'espressione interrogativa contornata da una vena d'implorazione.
<< E' inutile che continui a guardarmi. >> farfugliò Damon << Non ti dirò dove siamo diretti. >>
<< Oh! Andiamo Damon! >> Si lamentò Elena << Tutta questa attesa è snervante. >>
<< La pazienza è la virtù dei forti, Elena. Si tratta solo di pochi minuti, siamo quasi arrivati. >>
Ma pochi minuti per Elena sarebbero sembrate ore, e le ore mesi e i mesi anni interi. Perché ciò che stava per vivere l'avrebbe ricordato per sempre.


                                         


La costosa auto di Damon percorse un sentiero sdrucciolevole prima che il suo motore si arrestasse del tutto. A fari spenti la vista di Elena sembrava più debole di quanto in realtà lo fosse. Niente luce lunare ad illuminare il sentiero, ma anche se la cattiva visibilità non consentiva una percezione assoluta, Elena distinse nelle tenebre un edifico annoso e mal concio.
Quando scese dalla vettura le parve essere finita in un era passata. Non vi era traccia della mano umana nel circondario. La natura ne faceva da padrona ed in essa gufi e animali notturni ne decantavano le lodi.
Quando la vista di Elena si adeguò alla notte, riconobbe al meglio il circondario. L'edifico si poteva definire una vecchia tenuta, stile "via col vento". Il tetto era praticamente ceduto e gran parte dell'intonaco si riversava sul suolo. Un'edera di grandi dimensioni ne delineava il contorno e alcune finestre erano in procinto di cadere.
<< Dove mi hai portata? >>
<< Casa mia. >> La informò Damon circondandola nel suo abbraccio << O quello che ne rimane. E' qui che sono nato ed ho vissuto insieme a Stefan. >>
<< Doveva essere stupenda. >>
<< Lo era. Ma non ti ho portata qui per questo. C'è un altro posto che devi vedere. >>
Non terminò neppure la frase che la strascinò con se in un sentiero buio. Per fortuna aveva avuto la buona idea di portarsi una torcia con se, altrimenti Elena sarebbe continuamente inciampata o avrebbe perso l'equilibrio.
Nonostante la situazione non fosse delle migliori e minacciosi ululati si avvertivano nella sterpaglia, Elena si sentiva al sicuro. Damon le infondeva una trale tranquillità ed armonia che niente avrebbe potuto scalfirla. Ad Elena bastava solo quello. Essere con lui, camminare stretti l'uno all'altra fra i sentieri della vita e percorrerla insieme, fino alla fine di ogni cosa.
Ma l'emozione che provò poco dopo la fece ricredere. Davanti a lei si stanagliava un profondo lago d'acqua dolce. A contornarlo alberi di pino, querce e salici piangenti gli regalavano un'aria mistica e fantastica. Il tutto risplendeva sotto la luce di alcune torce e le loro lingue di fuoco imprecavano sul buio, donando all'atmosfera  un'essenza surreale. Elena era nel sogno.
Nemmeno la sua espressione stralunata poteva esplicitare la sua profonda felicità.
Sul prato verdeggiante, ai margini del lago, vi era distesa una coperta a scacchi rossa che sembrava attendere solo loro. Ad Elena brillarono gli occhi e schiuse le labbra stupefatta, pienamente compiaciuta di ciò che ammirava.
<< Ma quando hai organizzato tutto questo? >>
<< Prima che venissi e prenderti. Volevo che ogni cosa fosse speciale. >> Rispose Damon, dandole vista del suo smagliate sorriso bianco. Elena scosse la testa, arresasi al suo amore,  capitolata dal suo amato e certa dell'assoluto del suo sentimento.
Senza obbiettare si fece guidare dal vampiro, fino a quando entrambi si sedettero sulla coperta ed ammirarono il paesaggio notturno.
<< Questo era il mio posto fuori dal mondo. >> Esordì Damon. I suoi occhi azzurri erano puntati all'orizzonte, che ad egli, grazie ai suoi poteri da vampiro, appariva ben distinguibile. << E' qui che venivo quando volevo restare solo, e mi sentivo come se fossi... >>
<< A casa. >> Terminò Elena. I suoi occhi erano puntati in quelli dell'amato e la sua espressione tradiva quella muta sofferenza << Quanto mi manca quella sensazione. Vorrei solo poterla rivivere. Sentirmi di nuovo a casa. >>
Damon rilasciò un sospiro, puntando lo sguardo pensieroso verso le stelle. Elena aveva ragione. Si sentiva a casa. Lui, che per tanti anni non ne aveva avuta una, riscopriva la gioia di poter riprovare quel calore accogliente che essa ti regala.
Ma si sentiva a casa solo nel senso metaforico del termine. La sua dimora era sempre stata il mondo, eppure ora sarebbe anche potuto bruciare, a lui importava solo che quel piccolo angolo di paradiso rimanesse intatto.
<< Sai, si dice che il luogo in cui vive una persona che non smette di pensarti...quello è la tua casa. >> Precisò il vampiro. I suoi lapislazzuli brillavano più dei diamanti. Elena fu certa di scorgere un lieve rossore sulle sue guance e la voce rotta dalla commozione. << Io con te ho trovato la mia, Elena. >>
E quasi stufo di dare aria alle corde vocali, si avventò sulle labbra morbide e profumate di Elena. Fu un bacio unico, un bacio erotico. Passione e voglia di confondersi, razionalità e pazzia, brivido ed incertezza vi erano fusi. Era un continuo contraddirsi tra di loro. Un cercarsi e rinnegarsi, un fuggire e ritrovarsi, un amarsi ed odiarsi, perché un vampiro ed uno Spirito Magno, non avrebbero mai potuto coesistere se non fossero legati dall'amore.
Ma niente ripensamenti per quella sera. Elena sapeva che i suoi dubbi non avevano più basi solide sui cui poggiarsi. Era il momento, poiché ciò che aveva scritto doveva essere pronunciato.
<< E io con te la mia. >> Rispose. La sua mano scarna era fra i crini d'ebano del vampiro. Li accarezzava con amorevolezza ed al loro portatore regalava il suo sguardo. << Credo di essermi innamorata di te. Si, ti amo sul serio, più di ogni altra cosa al mondo. >>
Toccò il cielo con un dito Damon. Il vampiro che aveva rinnegato la sua parte umana, che aveva spento le sue passioni, per lui riprovevoli, ora le pretendeva e le provava. Si era sciolta quella patina di ghiaccio e sarcasmo che per anni aveva imprigionato il suo cuore. Ora Damon era libero. Ora Damon era vivo. Ritornava a respirare, ritornava a volerlo fare, perché dopo tanti anni bui e cupi aveva ritrovato un buon motivo per farlo. Ed il suo motivo era proprio di fronte a lui, ed il suo motivo lo baciò ancora, ed il suo motivo lo strinse maggiormente, fino a sparire nel sul abbraccio.
<< Ti amo anch'io Elena. Più di quanto immagini. >>
La sincerità non era il suo forte e nemmeno il sentimentalismo. Ma per la prima volta Damon scoprì quanto fosse facile esternarli e quanto fosse bello poter essere trascinati da essi. Nemmeno si rese conto di essere precipitato sul corpo della giovane e che ella, risoluta, lo stava baciando ancora con passione, incatenando le loro lingue e mischiando i loro sapori.
Non era più un vampiro Damon, quando avaro scese a baciarle il collo e desiderò di esso solo la morbidezza della sua pelle, ignorando le vene pulsati che lo invocavano sotto di esse. Amò il gemito che dalla sue labbra si esplicitò, e percorse con maggiore avaria quel derma candito che infuocò di erotismo.
 Una mano lesta percorse i  fianchi della giovane, fino ad agguantare la maglia scura e a protendersi sotto di essa, per raggiungere sentieri immolati. Sfiorò i suoi seni, protetti dalla ricamata stoffa del reggiseno, che desiderò strappare con forza, tanta era la sua irruenza. Ma si trattenne dal farlo. Perché Elena, piccolo bocciolo di una rosa candita, lo guardava con un aria sperduta e senza alcuna malizia pretendeva di essere amata. E come tale l'avrebbe trattata, perché nelle sue mani era fragile argilla da levigare e rendere più bella di quanto già fosse.
La baciò ancora, troppo perduto dalla sua bellezza e si deprivò del suo giubbotto di pelle, mentre Elena toglieva il suo. Si ricompose sopra di ella, cominciando a farle capire che avrebbe atteso ancora per poco la loro unione. Con delicatezza cominciarono ad esplorarsi e piacevolmente appagati si lasciarono trasportare dal loro istinto, perché in esso trovarono rifugio. Brillarono di desiderio gli occhi di Damon, quando il corpo di Elena, privo di costrizione alcuna, apparì ai suoi occhi affamati. Accarezzò i suoi seni, baciò la sua pelle dolce e profumata, le scucì un ansito di appagamento ed in esso trovò il consenso di poterle dare di più. Alzò un sopracciglio, quando le mani della dolce Elena, giunsero alla chiusura della sua cinta e, trepidanti, la slacciarono con disinvoltura fino ad adagiarla con il resto dei vestiti, ormai diventati solo un ammasso informe.
Ghignò compiaciuto, quando con lo stesso movimento, Elena, rimosse il bottone dall'asola dei suoi jeans e li calò di poco, aiutata dal legittimo proprietario. Li i respiri cominciarono ad essere più affannati a quel punto nulla aveva più un senso.
Damon fece lo stesso con lei, fin quando, ormai nudi, non furono pronti per diventare un unico essere. Ma sulla soglia di quel confine inviolato, Elena parve riaccendere la sua razionalità.
Sentiva ormai il corpo del suo amato pronto e scalpitate e questo allarmò la sua apprensione. I loro visi erano ormai vicini, le loro bocche a pochi centimetri di distanza. Elena fece scorrere la sua mano sulla guancia dell'amato che si riscosse appena, respirando più forte.
<< Voglio solo che sapessi che tu sei il primo per me. >> Pronunciò intimidita. La voce tremante e fievole a causa del suo respiro affannato.
<< Hai reso questo momento ancora più speciale. >> Disse Damon. Gli occhi velati dalla sincerità << Ti amo Elena, non smetterò mai di ripetertelo. >>
E poi nulla fu più percepibile alle orecchie sorde di Elena. Un breve dolore, inteso e deciso. Una scarica di adrenalina lo condusse al suicidio ed il piacere accompagnò quegli attimi di pura euforia, fino all'estremo delle loro forze.
Fu magico, fu perfetto, fu umano. E con esso Elena raggiunse la pace e quell'armonia che credeva perduta. Guardò per un ultima volta il suo amato. Si, ora era a casa. Ora ritornava a respirare.


Seira si agitava nell'ombra. Qualcosa non andava secondo i piani. Le sue unghie, una volta perfette e curate, ore erano mangiucchiate e sanguinanti. Le aveva divorate con la sua acredine, troppo scalpitante per essere contenuta.
Varie ipotesi aveva già vagliato. La prima che prese in considerazione fu quella di essere in una fase critica dei suoi speciali poteri, la seconda, quella più probabile, era che il vampiro, del quale era perdutamente innamorata, l'aveva tradita.
L'aura dello Spirito Magno, da sempre avvertita a Mystic Falls, sembrava scomparsa nel nulla. Non si captava in città ne nel circondario. Sembrava come se fosse eclissata in un buco nero. Oppure...
Si gettò sul letto del vampiro prima di iniziare a guardare il soffitto. Imprecava a se stessa per essersi fidata di un succhia sangue da poco conto e temeva l'ira di suo padre. Damon è con le spalle al muro, pensò. Qualunque mossa avesse compiuto sarebbe stata troppo azzardata e per Katherine avrebbe segnato la fine.
Si rizzò in piedi, dopo aver percepito un rumore di passi nel corridoio. Temendo che potesse essere il minore dei fratelli si nascose dietro la porta, che non tardò ad aprirsi portando in risalto la figura di Damon Salvatore.
Costui, già accortosi della sua presenza, fermò la sua avanzata e strinse i pugni << Seira, sapevo che saresti venuta. Ti aspettavo. >>
<< E io aspettavo te, Damon. Non sai da quanto. >> Gli rispose con una lieve vena di sarcasmo. Lo raggiunse in poco tempo, portandosi di fronte e lui. La sua solita espressione stralunata era mutata. Un volto autoritario e severo si stagliava dinanzi al vampiro e due pupille nere e minacciose predicevano un cupo avvertimento.
<< Che stai combinando, eh? Perché non riesco più a sentire l'aura dello spirito? Che ti salta ora in mente? >>
<< Nulla di nuovo. >> Rispose il vampiro con la sua stessa formula << E comunque non so proprio di che cosa tu stia parlando. >>
Fu circonciso, il collo di Damon, da due mani scarne dal color del latte. Erano lunghe e forti. Lo strinsero con un'intensità tale che il vampiro dovette arretrare e contrastarle con le proprie.
<< Non prendermi in giro. Perché mi hai chiesto del tempo? >>
<< Te l'ho già spiegato. >> Annaspò lui, nel vano tentativo di liberarsi.
<< Mi stai raccontando un mucchio di idiozie! >> Urlò Seira mollando la presa << Ho fatto come mi hai chiesto. Mio padre attenderà ancora per poco. Ma stanotte ha cominciato a fare il diavolo a quattro, quando al suo risveglio l'aura dello Spirito era scomparsa. >>
<< Cosa vuoi che ti dica? Sarà la vecchiaia... >>
<< E allora perché nemmeno io riesco a sentirlo? >>
Domanda più che lecita, che lasciò Damon a bocca asciutta. Schiuse le labbra più volte, nel vano tentativo di controbattere, ma nulla di coerente riuscì a studiare. Il suo ingegno sembrava spento. Socchiuse gli occhi ed abbassò lo sguardo. Ormai non c'era più tempo. Era la fine per lui, per il suo amore e forse anche per Elena.
<< Oh no. >> Mormorò Seira << Conosco quello sguardo. Tu ti sei innamorato di lei. >>
A quelle parole lo sguardo del vampiro si fiondò su quello della giovane.
<< E per questo che mi hai chiesto tempo. >> Continuò << Ti sarai fatto aiutare da qualche strega di seconda mano nel creare qualche amuleto che la proteggesse. Così anche se ti fosse successo qualcosa noi non l'avremmo mai potuta trovare. E' così vero? E' cosi? >>
<< Lascia che ti spieghi Seira. >>
Ma proprio in quell'istante una terza figura entrò in scena. Occhi sbarrati, espressione sorpresa, pupille dilatate: Stefan Salvatore aveva assistito od ogni cosa. << Si Damon. >> Esordì << Spiegaci ogni cosa. Sono tutto orecchi. >>

CONTINUA...


Allora sono ritornata con un po' di ritardo. Scusatemi ma ho la maturità da preparare. Allora veniamo a noi. I due colombi finalmente si sono confessati i propri sentimenti. Si amano alla follia, ma Seira è sospettosa e a quanto pare ha capito ogni cosa. Che dire poi di Stefan? Ha assistito alla scena e vuole da Damon spiegazioni. Cosa accadrà? Lo scopriremo nel prossimo capitolo, che sarà davvero molto importante, perciò non lo perdete. Ora Stella vi lascia perché corre a vedersi la 2x22, sperando in bene. A presto cari e recensiteeeee!!!!!

                                                                                                                                                   
Stella94

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Capitolo 15
*** Il vampiro sotto accusa ***


15 cap ba                                                                

                                           Il vampiro sotto accusa
                                                              15



Quando il peso della minaccia divenne insostenibile, Seira scomparve in mille scintille di cristallo.
<< Seira, aspetta noi.. Ah! Maledizione. >> Imprecò il maggiore dei Salvatore.
<< Damon ora basta! >> La voce di Stefan era più autoritaria che mai << Sono stufo dei tuoi silenzi, dei tuoi misteri. Chi era quell'essere? Cosa mi nascondi, Damon? >>
Damon sospirò sconfitto. Nascondeva più di un semplice segreto. Nascondeva e proteggeva un macigno così imponente da oscurare il sole. Un sole che non sarebbe più sorto se egli si fosse liberato di tale cruccio, già troppe volte rimpianto e vanamente distrutto, dalla mole della sua coscienza che sembrava essere rinata.
Non poteva più scappare e per la prima volta il suo ingegno non prospettò un piano alternativo che potesse aiutarlo in quello scomodo frangente. Damon era già sul percorso di quel famoso vicolo ceco, che conduce solo alla circoscrizione di lastre di acredine e disprezzo.
Non era poi tanto una cosa nuova. Da sempre era stato ripugnato ed odiato. Cosa sarebbe cambiato? Forse nulla o forse tutto. Ma nello scrutare gli occhi di suo fratello sentì di doversi fidare. Sperando in qualche strana forma di collaborazione, Damon si arrese alle sue parole, in procinto di esplodere.
<< E va bene. Ti dirò ogni cosa. E' giusto che tu sappia... >>
Si sedette, trascinando il passo, sul suo letto. Si adagiò piano, quasi come una piuma ed intrecciò le mani sudate, pregando in una giusta sentenza.
<< Conosci i Golem? >>
Un sopracciglio di Stefan sorpassò l'altro. Le braccia incrociate al petto, in segno d'attesa << I demoni del sogno? Credevo che fossero solo una leggenda che papà ci raccontava per spaventarci. >>
<< Lo credevo anch'io >> Lo informò Damon. Gli occhi fissi sul pavimento << Fino a quando non ne ho incontrato uno in carne ed ossa. Ed ora anche tu... >>
La mole di Damon mosse alcuni passi verso una meta immaginaria. Ruotò dapprima nel circondario per poi ancorarsi alla pallida luce notturna, che a lui non scalfiva.
<< E' successo tutto quando, qualche tempo fa, ero sulle traccie di Katherine. >>
<< Katherine? >> Stefan era ancora più sorpreso << Credevo che fosse morta. >>
<< Ha finto di essere morta. Dopo averci lasciato si unì ad un gruppo di vampiri antichi. Il loro capo era Klaus di cui Katherine ne era profondamente innamorata. Per dargli prova del suo amore, si decise a porre fine alla vita del più acerrimo nemico di un vampiro >> Quando il suo sguardo incrociò quello del fratello parve trovar coraggio nel pronunciare il finale di quelle inaspettate parole << Un Golem appunto. >>
Stefan deglutì a fatica sentendo la gola ancora arsa. Le parole risuonarono nell'aria solo come un flebile sussurro. La sua stessa ragione sembrava svanita. E nel buio della notte, riconobbe solo l'autenticità delle parole di Damon. Il suo cuore accelerò il battito. La bocca serrata e quasi sofferente si contraddiceva con i suoi occhi spenti e lucidi. Stefan non replicò ed attese che il fratello maggiore continuasse il suo insolito racconto.
<< Katherine si scontrò con Asmodeo, noto anche come il Gran Maestro. E' il capo di tutti i Golem ed è anche il più potente. I Golem stessi lo ritengono una divinità e lo venerano come tale. La leggenda dice che se il Gran Maestro perde la vita senza succedere ai discendenti le sue arti occulte, l'intero popolo dei Golem è destinato alla morte. Per questo Katherine l'aveva puntato. >>
<< Ma per Katherine è andata male suppongo. >> Intuì Stefan.
<< Infatti. >> Accertò Damon << Asmodeo riuscì a renderla sua prigioniera. Voleva usarla come mezzo di scambio per Klaus. >>
La fronte di Stefan si piegò in molteplici pieghe. La sua perplessità lo spinse più volte e riagganciare il filo del discorso e mettere al vaglio le varie informazioni di cui finalmente ne era arrivato a conoscenza.
Non fu utile. Nulla gli suggeriva la soluzione  di quell'enigma indecifrabile. La riposta pareva celarsi negli occhi azzurro ghiaccio di Damon, che per l'ennesima volta, quella sera, scontrarono i suoi.
<< Che intendi dire per "mezzo di scambio" >> Chiese allora.
<< E' qui che viene il bello fratellino. >> Il suo solito sorriso sornione e fuori luogo stava per tradire le sue parole. Ma le sue labbra, dapprima distese, si piegarono per emettere suoni cupi e malinconici. Ancora una volta fu sincero.
<< C'è una maledizione che incombe su i Golem. La maledizione del sono eterno. In passato le streghe li maledirono per la loro cupidigia e sete di potere. Li condannarono al sonno eterno ed ad una vita mortale. Posso svegliarsi soltanto nelle notti in cui la luna e completamente oscurata. Tempo che loro impiegano per nutrirsi. >>
Il peso di quella verità era troppo pesante per Stefan. Sentì le gambe molli e la testa pulsare. In preda a quello stato spasmodico, raggiunse il letto ove vi sedette. Le sue mani finirono col nascondere il viso provato. Soffiò rauco la sua frustrazione e riversò in essa tutto il suo rammarico. Prendette coscienza di quella realtà mai ascoltata e riallacciò i fili della sua memoria, per trovarne un responso adeguato.
<< Se la memoria non mi inganna, dovrebbero nutrirsi di ricordi. Vero? >>
<< Esatto. >> Pronunciò Damon << Per spezzare la maledizione hanno bisogno di bere il sangue di sette Spiriti Magni. Sono esseri dotati di straordinari poteri speciali. Asmodeo e sua figlia, hanno la capacità di avvertire la loro aura, così da trovarli, ma non possono toccarli. La profezia afferma che la maledizione può spezzarsi solo se berranno il loro sangue e nient'altro. Era un modo per assicurarsi che non venisse mai spezzata. >>
<< Dunque. >> Lo interruppe Stefan << Asmodeo voleva usare Katherine per convincere Klaus a collaborare nella ricerca degli Spiriti Magni? >>
<< Esatto. Ma Klaus si rifiutò, dicendo che di Katherine poteva farsene tutto quello che voleva. Per lui spezzare la maledizione sarebbe stato troppo rischioso. I Golem posso uccidere un vampiro con un semplice schiocco delle dita. Non poteva permettere che andassero a piede libero. >>
Stefan cominciava a capire. Stefan cominciava ad avere paura. Simili demoni rappresentavano una minaccia per l'intera popolazione. Se la maledizione fosse stata spezzata neppure la più potente delle streghe sarebbe riuscita a fermarli.
Per un attimo temette il peggio, ma poi rifletté.
Damon sceglieva sempre al meglio le parole da usare. Non lasciava niente al caso. Ogni cosa era preparata nei minimi particolari, tutto era preciso ed inequivocabile. Per ora erano al sicuro. La maledizione doveva essere ancora in atto.
Ma quale ruolo aveva Damon in tutta questa situazione?
Per un attimo temette che le sue supposizioni risultassero vere. Ma bastò incrociare il suo sguardo con quello del fratello per avere un'agghiacciante e brutale conferma.
<< Aspetta un attimo. >> Enunciò << Hai detto che Klaus si è rifiutato di collaborare con Asmodeo. Non vorrei dire che tu... >>
<< Si Stefan. >> Lo interruppe << Mi sono proposto io di aiutarlo. Per salvare Katherine. Fino ad ora sono riuscito a prendere sei Spiriti Magni. L'ultimo si trova a Mystic Falls. Ecco la ragione del mio ritorno. >>
Stefan tacque. Si concesse attimi di pura riflessione. Definire suo fratello un incosciente gli sarebbe sembrato un eufemismo. Ma non era questo il punto. Damon stava indugiando.
Erano mesi che gironzolava a Mystic Falls senza una precisa meta. Non sarebbe stato difficile per lui rintracciare in brevi giorni lo Spirito. Poteva contare sull'aiuto di Asmodeo e di sua figlia. Ma allora perché indugiare proprio al traguardo?
Stefan rifletti, si impose. Doveva passare al vaglio ogni informazione utile. Vari pezzi di un puzzle oscuro gli passavano davanti agli occhi. Nessuno si incastonava nell'altro. Forse doveva partire dagli antipodi. Dai suoi primi giorni a Mystic Falls.
Non aveva avuto rapporti con molte persone ad eccezione di... Elena.
Elena? Non poteva essere lei. Eppure non sembrava un caso la sua venuta al liceo, non sembrava un caso la smisurata fiducia che provava nei suoi confronti, il feeling, l'interesse nel sapere qualcosa di più su di lei. Gli sguardi...
<< Oh, mio Dio. >> Sussurrò << E' Elena. Lo spirito che cerchi è Elena! >>
Damon pose le mani in avanti, lo sguardo minacciava di fulminare il circondario << Stefan non è come credi. >>
<< E' lei Damon?! E' lei? >>
<< Si è lei... >> Il rammarico si dipinse sul volto del maggiore dei Salvatore. Era giunto il momento del suo processo. La pena, in ogni caso, sarebbe stata troppo dura da scontare.
<< Dio Damon! Sei impazzito!? >>
<< Stefan non è come credi! Io amo Elena non le farò mai del male. Ho un piano per salvarla. Devi solo fidarti di me. >>
Gli occhi di Stefan divennero un pozzo nero ricolmo di rabbia. La sua aura stessa trasudava di quell'acredine primordiale e distruttiva << E come pensi che io possa fidarmi di te dopo tutto quello che mi hai tenuto nascosto?! >>
<< Ascolta: se io avessi voluto fare de male ad Elena l'avrei già fatto. Ti prego di non dirle niente. Si sistemerà tutto. Io sistemerò tutto. >>
Stefan non ascoltava. Non voleva ascoltare. Non gli sarebbero bastate le sue parole, le sue preghiere e i suoi rimpianti. Lui già sapeva. Elena, la sua dolce Elena. Non gli avrebbe mai permesso di farle del male. Lui solo l'avrebbe protetta, perché sapeva che da li in poi il suo amore per lei poteva solo crescere. Poteva essere contraccambiato.
Ne era certo. Avrebbe fatto di tutto per evitare una sorte tanto burbera e maligna.
Mari, cieli e terre avrebbe percorso e se questo voleva dire passare anche sul corpo si suo fratello, be' lui l'avrebbe fatto.
<< Ho bisogno di tempo. >> Sussurrò prima di uscire di corsa verso una meta sconosciuta.
Damon colpì forte il muro con il suo gancio destro. Furioso ed arrabbiato. Non vi era una via d'uscita. Nella sua carne le vene sfregavano, vogliose di sangue. E la fame lo raggiunse come il delizioso profumo di un pasto prelibato. Lo annusò pensoso e poi ricordò. Non era il momento. Doveva trovarla. Doveva trovare Seira prima che il sole sorgesse.

CONTINUA...

Bene rieccomi. Siamo già giunti al quindicesimo capitolo e l'epilogo si avvicina amici miei. Allora avete capito com'è la storia? Abbiamo dato finalmente un nome al Gran Maestro, infatti Damon ci informa che si chiama Asmodeo. E' molto potente, ma lui e il suo popolo sono sotto l'influsso di un'antica maledizione. Sono costretti in un sonno eterno e possono svegliarsi solo nelle notti buie, in cui la luna è oscurata completamente. Tempo che usano per nutrirsi di ricordi delle persone naturalmente.
Sappiamo tutto sulla missione di Damon: cercare i sette Spiriti Magni per salvare Katherine dalle grinfie di Asmodeo.
Il cammino lo ha condotto da Elena, del quale ora è perdutamente innamorato.
Inoltre anche Stefan è innamorato di lei e sa tutto sulla missione di Damon. Cosa farà? Avrà fiducia di Damon? O userà tutto questa storia a suo vantaggio? Quale piano ha in mente Damon? E Klaus quale parte ha in tutta questa storia?
Scopritelo insieme e me nei prossimi capitoli. Quelli finali. A presto, non dimenticate di recensire e che il DELENA sia con voi!!! Kiss kiss da
                                                                                                                                         
Stella94


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Capitolo 16
*** Promesse e tradimenti ***


capitolo 16 ba                                                                                                                                                                                               Auguri!
                                                                                                                                             Ti voglio un bene infinito.
                                                                                                                                                 Nonostante tutto
...    



                                                                              


                                       Promesse e tradimenti
                                                        16


Era tardi.
Quando Damon Salvatore imboccò i sentieri lugubri e nauseabondi di un'antica caverna, l'alba stava già sorgendo.
Si affrettò e nel buio di quella prigione senza cancelli ritrovò la caparbietà per proseguire il suo cammino, intarsiato da spine roventi.
Le tranciò di netto, quando il dolce e delicato volto di Elena comparve dinnanzi ai suoi occhi. Solo un riflesso, una pallida immagine di un sogno che l'aveva gettato agli antipodi della sua vita. Quella vera. Vissuta con gli inganni e le gioie di un essere umano. Con il dolore e la paura. Con l'indecisione e la rabbia. Con l'amore...
In esso Damon ritrovò la sua ragione e proseguì affannato verso una soglia che troppe volte aveva varcato.
Li Seira parve attenderlo. Pensierosa e nel cuore ribelle agitata. Lo sapeva. Non c'era via di fuga. E nel volto commiserevole del giovane vampiro trovò la più schiacciante prova di un tradimento già consumato.
<< Gli hai detto tutto vero? >>
Damon si risparmiò dal rispondere. Il silenzio a volte dice molto di più che mille parole potrebbero fare. Nulla più aveva più importanza, se per colpa della fratellanza e dell'amore avrebbe preso un'altra piega.
Ribollì la sua rabbia, che sfogò malsana, su una parete della caverna. Ma si accorse della sua debolezza e del macabro effetto che il sole, appena sorgente, provocava su di lei. Il dolore la raggiunse e l'ira la consumò.
Il  destino pareva averle inferto un avvenire tumultuoso. Aveva perso Damon, definitamente. E con egli si era istinta anche la sua immane convinzione di potergli appartenere in un futuro ancora incerto.
<< Sei solo uno stupido Damon Salvatore. Ti sei fatto infinocchiare da quella e hai reso noto il nostro piano solo per la tua ignobile debolezza. Sei condannato ormai e con te anche quella sgualdrina di Katherine... >>
Damon non ascoltò. O fece finta di non ascoltare. Tenne alle strette la proprio irascibilità e afferrò l'autocontrollo, che pareva, per ora, avere la meglio.
<< Sono venuto qui per stipulare un accordo. >>
<< Un altro? >> Rise Seira. Sembrava come se lo stesse prendendo in giro, facendogli rendere conto da solo della propria stupidaggine << Mi sembra il colmo, dopo tutto quello che è successo a causa tua. >>
Damon deglutì. La fame era un orribile guerriera che doveva padroneggiare. La natura una valida antagonista da non sfidare. Perché il vampiro già sapeva che avrebbe prevaricato su di lui. Nessun rivale le resisteva e con essa l'autocontrollo non bastava.
<< Voglio che tu convinca tuo padre a rinunciare ad Elena. >> Pronunciò tali parole senza esitazione. Come se già sapeva che avrebbe avuto ciò che voleva. Nel cuor suo la vittoria era vicina.
<< Che cosa?! Tu sei pazzo! >> Urlò l'altra, provocando un sonoro ego che si espanse nella cupa profondità della caverna << Non cederò più ad un tuo ricatto. Non sarò così stupida ancora una volta. >>
Ed ora il vampiro non sembrava più così  sicuro. Aveva perso quella sua spavalderia. I suoi occhi color ghiaccio non brillavano come due stelle, ma si perdevano nel vuoto buio di una pupilla altrettanto tetra e nel loro modo rendevano nota quell'inquietudine che nel vampiro attecchiva a dismisura.
Chiuse gli occhi, rilasciando un sospiro udibile anche ad un sordo. Il volto di Elena ricomparve nei suoi pensieri più oscuri. Ancora una volta diete un senso al suo agire. Trovò in lei la forza per addentrarsi in un immane sacrificio. Trovò in ella la sua forza e l'aggetto di ogni sua nobile azione.
<< Sarò tuo... >> Mugugnò, quasi come a non volerlo far sentire. Ma l'udito di Seira era fine e scrupoloso. Lo aveva percepito ma non del tutto compreso.
<< Cosa intendi dire? >>
<< Sono disposto a passare con te il resto della mia esistenza. Ma solo se tu convincerai tuo padre a lasciare in pace Elena. >>
Seira aprì la bocca a vuoto. Respirava a fatica. Damon sapeva quali fossero i suoi più oscuri desideri. Lui ne rappresentava uno di essi. Ma mai avrebbe immaginato che sarebbe arrivato a rinunciare a tutto ciò in cui credeva per una stupida ragazzina della Virginia.
Per fino Katherine sembrava un ricordo del passato. Non faceva più paura la sua ombra e non la minacciava. Non la minacciava così tanto come Elena...
Ma Elena sarebbe scomparsa se, in qualche modo, avrebbe accettato quell'anomala richiesta. Ma il gioco valeva la candela? Damon era così importante per lei da rinunciare all'intera salvezza del suo popolo?
Ci riflettè, distratta dalle iridi del giovane, che sotto le luci di alcune fiammelle si riaccesero di azzurro. Si avvicinò ad esse, perché amava perdersi in quei pezzi di cielo che da tempo non ammirava. Lui era il suo cielo. Perché solo egli poteva sovrastarla, solo a lui era concesso. E nel momento, in cui una sua mano scarna e pallida sfiorò la sua guancia, ebbe ogni certezza. Era il suo cuore che la chiamava ma la sua ragione imprecava a voce alta le sue perplessità. Combattuta ascoltò entrambe.
<< E così tu saresti disposto a rinunciare a ciò che ami per lei? >>
<< L'amore è rinuncia. Se salvarla vuol dire rinunciare a lei, allora lo farò... >> E poi attese. Sperò di ricevere quel che egli stesso credeva. Si accorse improvvisamente di essere subentrato in un baratro buio e cieco. Li si districava a fatica fra le sue stesse angherie passate, che ora parevano perseguitarlo come spettri di un'altra era.
Ma Seira lo ricondusse nel suo di baratro. La dove la luce e il fuoco della passione non potevano penetrare. Lo strinse ad ella, troppo vinta da quella sconcertante sensazione di non sentirsi più sola. La sua pelle bianca e fredda parve prendere uno strano colorito roseo ed i suoi occhi rossi come il melograno divennero due brillanti argentati.
<< Come vorrei che fosse vero, ma è solo un sogno. Tu sei immortale, io no, non potremmo mai vivere insieme per sempre, mai... >>
Ma Damon non era così impreparato. Aveva messo al vaglio ogni opzione possibile, ogni risposta prevedibile. Lui non lasciava mai niente al caso, ogni piccolo dettaglio era curato con una spasmodica attenzione. L'allontanò da se solo per poterla guardare negli occhi e leggervi in essi solo una torvida debolezza.
<< C'è Elena. Lei può trasformaci in umani. Andremo via da questa città, via da tutti. E ti sarò fedele, te l'ho prometto. Ma lei, lei non deve morire. Convinci tuo padre. Fallo per il nostro amore. >>
L'amore è davvero rinuncia. Si, perché ora Seira, il Golem figlia del Gran Maestro Asmodeo, era pronta a rinunciare a tutto per Damon. Per fino al secolare rispetto di suo padre, che ad ella era tanto caro.
Non le sarebbe stato difficile convincerlo. Sapeva che, con ogni probabilità, Asmodeo avrebbe anteposto la maledizione e l'intero popolo per la sua felicità. Ne era sicura. Come era sicura del fatto che il vampiro non stesse mentendo. Lo poteva leggere nei suoi occhi offuscati dall'amore per quella sporca umana, e nella determinazione delle sue parole.
Lo sapeva, era tutta una farsa. Damon non l'avrebbe mai amata quanto Elena, ma la possibilità di averlo per sempre lo stuzzicava fin troppo.
Con la perdita dei suoi poteri, anche la maledizione per lei si sarebbe istinta. Avrebbe perso ogni cosa, ma in cambio avrebbe ricevuto quel premio tanto sperato. Fece un sorriso, complice e artefice di quell'assurdo piano a leciti fini.
Lo guardò con ammirazione e trepidazione. Lo amava, si ripromise ancora. Lo amava più di ogni cosa e a nulla valevano i suoi sciocchi presupposti e il sangue di una diciassettenne qualunque.
<< Dammi la tua parola e io ti darò la mia. >>
Per suggellare quella innocua promessa, il vampiro vinse il disgusto e l'amarezza. Le diete un piccolo bacio, un leggero sfiorarsi, che per Seira apparve come il più bel dono mai ricevuto. Non c'era passione ne sentimento.
<< Ti do la mia parola Seira. Sarò tuo, per sempre... >>
Ma i suoi occhi lucidi tradivano la determinazione delle sue parole. Perché troppo grande era il peso di quella rinuncia, troppo acuto quel dolore, troppo disgraziato quel destino che per lui aveva inferto troppe sofferenze. L'amore è rinuncia, ripetette, l'amore è rinuncia, si convinse. Fin quando il suo animo in subbuglio si acquietò e il suo cuore decelerò il battito.
<< Cercherò di convincere mio padre. Ma dovrai aspettare il prossimo mese. Il sole sta per sorgere e il sonno incombere. >>
<< Aspetterò. Aspetterò tutto il tempo che ci vorrà. Ma promettimi, Seira, che non farai del male ad Elena mai. >>
<< Te l'ho prometto. >>  Asserì sicura.
Poi tutto tacque. I primi raggi del sole penetrarono nella caverna che distrusse le tenebre del buio.
Un'ultima promessa, prima che la maledizione spedisse Seira in un sonno profondo.



Il cortile della scuola non era più affollato, quando Stefan mise il punto al suo discorso.
Elena era in lacrime. Non riusciva neppure a parlare. Respirava faticosamente, con la bocca schiusa ad emettere strani gorgoglii.
Poi i suoi occhi color nocciola, si riempirono di lacrime, che scesero copiose sulle sue guancie delicate, solcandole di un liquido salato e trasparente che il sole faceva luccicare.
Stefan Salvatore le aveva rivelato ogni cosa. Ma quello che tra i due sembrava più stupito era senz'altro lui. Non era difatti a conoscenza del maestoso sentimento che legava Elena a Damon.
Gli pareva quasi una meschinità quel gesto compiuto solo nel vano tentativo di proteggerla e di metterla in guardia.
Neppure più le sue rassicurazioni sembravano placare quel dolore acuto che incombeva sulla giovane. Certo, ora agli occhi di Elena Damon non era nient'altro che uno sporco assassino privo di buon senso, ma, per un'insensata sensazione, avvertiva di non essere ancora al traguardo della vittoria. Il fatto che Elena era innamorata di Damon era un dettaglio che da sempre aveva escluso. Le possibilità di fare breccia nel suo cuore parevano calate, ma la fortuna girava dalla sua parte.
<< Non è possibile! >> Mugugnò Elena fra un singhiozzo e l'altro << Per tutto questo tempo non ha fatto altro che prendermi in giro. E a pensare che io ho anche... >> Poi il pianto ebbe la meglio sulle parole.
Le mani tremavano e tutto il corpo sembrava pervaso dalla stessa sensazione.
Il dolore le squarciava la lucidità e le faceva vedere il marcio anche nel gesto più puro che il vampiro le aveva rivolto. Stefan aveva da sempre ragione. Non ci si poteva fidare di lui. Di uno sporco succhia sangue che per anni non ha fatto altro che inseguire il suo folle amore, seminando morte sul suo bieco cammino.
Le parve tutto più chiaro. Anzi tutto più maledettamente assurdo. Lo amava si, lo amava ancora, nonostante tutto, ma non poteva ignorare quale fosse il suo vero intento.
<< Oh Stefan! Sono stata così ingenua. Non posso credere che sia davvero così. >>
Stefan la guardò con aria commiserevole e pietosa della sua sorte << Mi dispiace Elena, ma purtroppo è così. Damon è così. Ha amato una sola donna nella sua vita: Katherine. Per lei venderebbe anche l'anima  al diavolo. Sempre che non l'abbia già fatto. >>
E stillarono, come vino dal torchio, altre lacrime salate. I suoi occhi, una volta vispi e pimpanti, si ridussero i due pieghe rossastre e lucide. Il suo viso, ora avente un colorito ramato, si piegò sulla fronte in molteplici pieghe. E senza che il freddo facesse il suo mestiere, si portò le mani sulle braccia sfregandosele come per darsi calore.
<< Io l'ho amato davvero Stefan. >> Singhiozzò ancora << Come ha potuto farmi questo? Come?! >>
E non ci furono risposte. Non servivano. Fu Stefan a donarle quel calore che attendeva, accogliendola nel suo abbraccio. Ma proprio allora Elena si accorse di quanto Damon le mancasse.
Perché solo le sue braccia riuscivano a darle quel calore, quel senso di protezione, quella certezza che nulla le sarebbe accaduto.
<< Shhh, non piangere Elena. Ti prometto che non ti accadrà niente. >> Continuava a confortarla il più giovane dei Salvatore. << Non permetterò a Damon di farti del male. Farò qualunque cosa per fermarlo. Qualunque... >>
Fu allora che Elena ebbe paura. Un avvenire oscuro si prospettava all'orizzonte. Proprio per lei che lo aveva immaginato così roseo e brillante accanto al suo amato Damon.
Ora tutto si era cancellato da quelle pagine bianche che ella stessa aveva scritto. E aveva paura di riscrivere una nuova sorte. Una nuova sorte dove il nome di Damon Salvatore non comparisse.
Poi rimembrò le sue promesse e i falsi sorrisi. Avrebbe pagato per i suoi errori e se ne sarebbe pentito. Giurò a se stessa vendetta, mentre con ardore lasciava che le mani stringessero con più ardore la schiena di Stefan.


<< Elena, che fine hai fatto? E' il quindicesimo messaggio che ti lascio in segreteria. Per favore richiamami. Ti amo, angelo mio. >>
Damon riattaccò il suo cellulare con collera e trepidazione.
Qualcosa non andava secondo i piani e temeva il peggio. Per giunta la fame lo stava uccidendo. Era l'ennesima sacca di sangue del pomeriggio che gettò a terra con riluttanza, senza che essa avesse compiuto i suoi più aspettati effetti.
Si passò una mano fra i suoi crini d'ebano, agitato e confuso.
Era in un vicolo cieco senza possibilità di fuga. Si sentiva come un topo in trappola.
I suoi occhi adocchiarono una bottiglia mezza piena di scotch. Fu la sua salvezza. L'afferrò, senza nemmeno preoccuparsi di versare il contenuto in un bicchiere. Sete, sete, sete, le ordinava il cervello. O meglio, sangue, sangue, sangue. Ma lui non era più quello di un tempo. Lo aveva giurato a se stesso nel momento in cui aveva detto ad Elena di amarla.
Cercò di controllare quel malsano desiderio, dettato dalla sua natura e fece scendere il liquido nella sua laringe, che infuocò come carne sulla brace. La mandò giù fino a quando essa non si depositò nel suo apparato digerente, che cominciò inspiegabilmente a gorgogliare e ad adirarsi di disappunto. L'intera gola pareva essere infuocata. Damon si portò entrambi le mani su di essa, respirando a fatica, e sbarrando gli occhi dall'estremo dolore.
Gli bastarono pochi secondi per capire cosa avesse ingerito: Verbena.
<< Stefan, cos'hai fatto? >> Sussurrò appena, mentre sentiva le gambe diventare molli e il corpo troppo pesante per essere sorretto.
Fu sicuro che il fratello avesse ascoltato perché lo vide uscire, con le braccia incrociate al petto, dal buio del corridoio. Uno sguardo inespressivo gli regalava e non aveva la ben che minima intenzione di andargli in soccorso.
<< Mi dispiace Damon. Ma non posso permettere che tu te ne vada in giro a mietere vittime. Non posso permettere che tu faccia del male ad Elena. >>
Si accasciò sconfitto Damon e rimase in ginocchio con gli occhi lucidi velati dal dolore << Io non le avrei mai fatto del male. >> Si sforzò di dire << Tu non sai quello che stai facendo, le stai firmando una condanna a morte. >>
Stefan non parve capire << Hai finito con i tuoi sporchi piani Damon. Ti richiuderò in cantina, dove la sete di sangue e il tempo ti ridurranno ad un'innocua mummia. E' finita per te, è finita per sempre. >>
<< No! Non ora fratellino. Non ora! >> Mugugnò, prima che gli occhi si chiusero del tutto ed il suo corpo si accasciò al suolo.
L'unica cosa che avvertì in seguito fu l'odore aspro di muffa e polvere.

CONTINUA...


Rieccomi ragazze!!!! Scusate se ho fatto qualche giorno di ritardo ma per me non è proprio un bel periodo! Ho questo maledetto esame da portare a termine e l'ansia cresce ogni giorno di più. La mia vita privata va a rotoli. In più sto preparando la mia nuova storia originale che dovrò postare tra qualche settimana, massimo un mese, vedremo...
Ritornando a noi, diciamo che le cose si complicano!! Damon ha fatto un patto di fedeltà con Seira per salvare Elena, ma Stefan ha pensato bene di raccontare tutto ad Elena e di rinchiudere Damon nello scantinato a marcire. Poveroooo!!! Ma perché nessuno lo crede???? Lui la ama davvero Elena! Ah! Speriamo bene.
Grazie per l'affetto che mi state dimostrando, siete davvero in molti a seguire questa storia. Grazie davvero!!!
Bene ora vi lascio e spero di ritornare presto. Kiss kiss da
                                                                                                                                                 
Stella94





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Capitolo 17
*** Le lacrime dell'angelo ***


17 ba                                                                  


                                              Le lacrime dell'angelo
                                                               17        


<< Elena... >>
Damon aveva perso il conto. Non ricordava più quante volte avesse ripetuto il suo nome, nel buio torvo del seminterrato.
Non era la fame che lo uccideva, non era la vendetta che lo bramava, ma il sol pensiero di aver perso la cosa più preziosa che avesse mai potuto avere. Era solo. Lo era sempre stato.
Ma nella prima volta, nella sua lunga vita centenaria, aveva combattuto, aveva sofferto, non per la sua smania di possesso e potere, ma spinto dal più nobile e incontrastato dei sentimenti. Il più ricco, il più inarrestabile: l'amore.
Perché l'amava, l'amava davvero. Ma poco contavano i suoi sforzi. Non c'era più nulla da fare.
Era debole, fin troppo per alzarsi con le sue gambe e combattere. Il sentiero adesso era ricolmo di rovi d'acciaio, che la sua forza da vampiro mai sarebbero riusciti a tranciare. Dall'altra parte, lo sapeva, c'era Elena. Ma appariva come un'innocua immagine sbiadita, come un ricordo consumato dal tempo, come un fantasma senza identità.
Chiuse gli occhi, ancora una volta, e la rivide. Sorrideva. Sorrideva ancora. I suoi occhi brillavano come comete e il suo sorriso splendeva di gioia. Gli sarebbe bastato poco. Poteva toccarla. Ma nel momento in cui provò ad afferrarla, si dissolse come una nuvola di fumo.
<< Angelo mio...perdonami. >> Sconfitto ormai dalla sua coscienza che parlava al posto suo. Vulnerabile a quella sorte inferta dal suo stesso sangue. Inutile essere senza una meta. Vampiro o meno, ora non aveva più importanza.
Ma non poteva arrendersi. Avrebbe pagato un giorno i suoi peccati, ma non ora. Aveva stipulato una promessa di sangue con il diavolo. Non poteva essere revocata. Sapeva che, se non l'avrebbe mantenuta, il demone avrebbe preteso altre anime nobili. Anime potenti, anime pure. Elena.
Ma cosa poteva fare nelle sue misere condizioni?
Forse una risposta c'era e si nascondeva proprio nel suo cuore. Nell'affetto che la legava al giovane Spirito Magno.
Lei avrebbe ascoltato le sue suppliche, anche al di là del mondo. Il Potere non era al massimo, ma ne aveva abbastanza per provare un misero tentativo. Si concentrò sul suo volto. Sulla sua pelle ambrata, sul suo respiro caldo. Potette quasi sentirlo al di là di quelle mura annose e ricolme di polvere e muffa. Risentì il suo profumo delicato, il tocco delle sue mani, il rumore del suo battito.
Maledettamente lento. Bum, bum, bum. 
La vide nella sua stanza. Scriveva sul suo diario. Probabilmente parecchie cose che lui non avrebbe mai voluto ascoltare ne leggere.
Entrò nei suoi pensieri, e per un millesimo di secondo percepì un nome. Il suo.
Lo stava pensando. Forse c'era più che una speranza. La vide versare lacrime. Lui, fantasma senza un'anima, cercò di raccoglierle con la sua mano, ma le trapassò soltanto, senza poterle scalfire.
<< Ti prego, non piangere, angelo mio. >>
La vide sobbalzare. Forse aveva udito quella sua supplica. Ella si guardò intorno, impaurita. Sgranò gli occhi color nocciola e li riportò sul circondario, scrutandolo centimetro per centimetro.
Parve non trovar nulla quando si strinse nelle spalle e ricondusse la sua attenzione sul suo diario. Gran parte dell'inchiostro era sbavato. Colava in lungi fiumi di petrolio sulle pagine. Sgranando ciò che aveva scritto.
<< Aiutami, ti prego. Ho bisogno del tuo aiuto, amore mio. Salvami. >>
Questa volta si girò dalla sua direzione. Scontrò i suoi occhi, ma non parevano vedere. La sua espressione era dubbiosa, quasi impaurita. Non capiva, non comprendeva.
<< Elena, salvami. Salvami... >>
Si era alzata, la voce era diventata più forte. Non poteva essere un sogno, era tutto così vero e reale per esserlo.
<< Damon? >> Urlò a vuoto. Guardò il soffitto non sapendo dove potesse essere. Lo sentiva, lo sentiva forte nella sua testa, ma non lo vedeva, non riusciva a vederlo.
<< Damon, sei tu? Damon? >>
Ci furono attimi di silenzio. Troppo pochi per contarli. Troppi per sopportarli. Bum, bum, bum, bum. Il cuore di Elena batteva più forte. Esplodeva nel costato. Tumultava di trepidazione. La sua espressione trasudava paura mista ad una vena di rammarico, colma d'odio. La ignorò quasi, il vampiro, raccogliendo le sue ultima forze, sapendo di non avere altre possibilità.
Non più una frase di senso compiuto riuscì a formulare. Ciò che il suo cuore gli dettava era solo un nome. Accettò quel suggerimento e lo esalò faticando.
<< Elena. >> Si udiva e poi più fievole << Elena. >> ancora più fioco << Elena. >> Quasi un sussurro << Elena. >>
E poi cessò del tutto.
<< Damon? Damon dove sei? >>
Ma nessuna riposta le giunse. Solo un'informazione senza fondamenta. Solo un'ubicazione precisa e conosciuta: pensione Salvatore.

La mente offuscata, lo sguardo perduto nel nulla, un passo dettato solo dal suo presupposto.
Camminava incerta verso quella che sembrava una gabbia d'orata piena di macabri misteri. Una volta in salotto si guardò intorno, ma non scorse nessuno.
<< Stefan? >> Nessuna risposta. Molto probabilmente è andato a cacciare, pensò Elena, mentre rigirava inquieta nel vasto circondario. Perché era venuta li? Cosa cercava? Che cercava?
Non lo sapeva. Ciò che sentiva era una forte attrazione gravitazionale, che la spingeva nel seminterrato senza una plausibile spiegazione. Cercò di combatterla ma non vi riuscì. Quella voce tornò a rimbombarle nelle orecchie, più forte di prima. Era un richiamo, un sussurro, una preghiera che non poteva ignorare.
Era Damon. E nonostante tutto rimaneva ancora al centro del suo cuore.
La voce continuava a chiamarla, fino a quando non scorse una piccola cella ben chiusa.
Vi guardò all'interno e per suo estremo orrore e preoccupazione, vi scorse la figura del suo amato vampiro. Era sudato e sporco. A terra come un animale ferito. Sembrava senza forze e il suo respiro era pensate ed irregolare.
<< Damon, ma cosa ti hanno fatto? >> la voce del suo cuore prevaricò sulla ragione. Si espanse nel circondario tremante e imprecisa. Minacciava il crollo di un pianto senza precedenti. Minacciava il suo orgoglio.
<< Sapevo che saresti arrivata. >> Tossì poi, prima di alzarsi di quel poco che gli permetteva di intravedere dalle sbarre il suo dolce viso.
<< Cosa ti è successo? >> Non sprecò tempo a domandare Elena.
<< Stefan, ha messo della verbena nello scotch. Ma già sai il perché, non è vero? >>
Ed ora la ragione superò il cuore. Elena riagganciò le lacrime e crucciò il volto. Era come se all'improvviso avesse ritrovato la sua vera essenza. Combattiva ed autoritaria. Mai nessuno l'avrebbe scalfita, neppure l'amore.
Colui che aveva avanti non era un semplice ragazzo sofferente. Era Damon Salvatore. Colui che presto avrebbe sparso il suo sangue per l'amore di un'altra donna. Stupida, ingenua Elena, si disse. Eppure era ancora una volta li, in procinto di salvarlo.
In procinto, solo in procinto.
<< Mi fai schifo Damon. Come hai potuto mentirmi? Come hai potuto prendermi in giro? >>
La sentì tutta. La sua rabbia, la sua furia. La meritava. Ne era consapevole.
Ma non aveva peccato di falsità neppure una volta. All'inizio era stato un gioco, un passatempo, ma quel gioco aveva preso le pieghe di una partita troppo importante. Una partita che lui stava vincendo, ma l'avversario, proprio alla fine del match, aveva rimontato ed ora quasi si gustava la sua doppia vittoria.
Deglutì a fatica, come per far sgorgare le parole giuste.
Cercò le forze, si alzò lentamente. Barcollò per qualche centimetro e la raggiunse. Ma Elena si scostò bruscamente dalla porta. Non voleva neppure sfiorarlo. Damon chiuse gli occhi e scosse la testa.
<< Ti amo Elena. Ti ho amato davvero. >> Quando li riaprì incontrò i suoi. Lucidi, feriti, stanchi. << Tutto quello che ti ha detto Stefan è vero. Ma ti giuro che con te non ho mai finto. Nemmeno una volta. >>
<< Non ti credo! >> Urlò Elena. Stillarono dai suoi occhi quelle lacrime mal trattenute. Ignorò il suo orgoglio, il dolore era troppo grande per essere trattenuto. Si portò le mani sul viso, perché un barlume della sua ragione gli ordinava contegno.
Incontrò poi di nuovo i suoi occhi. Che fece abbassare addolorati, perché il suo volto non ammetteva pietà. Ira e collera. Dolore e smarrimento, l'artefice di tali emozioni sconcertanti era proprio di fronte ai suoi occhi.
<< Volevi solo Katherine. A te non è mai importato nulla di me! >>
<< No! >> Recuperò le sue forze. Non le aveva, ma le ritrovò per smentire un'assurdità che lacerava la sua essenza << Ho fatto un mucchio di cose spregevoli nella mia vita. Ma non mi sono mai macchiato fino a questo punto. Ero sincero, sono sincero! >>
Fece una breve pausa, il respiro si intensificò. Il petto si abbassava e si alzava freneticamente, il dolore e la fame crescevano.
Ma le sue parole non si arrestavano << Non ti avrei mai fatto del male Elena. Mai... >>
Stava per cedere. Lo sapeva. Ma ancora una volta si dimostrò più forte dei suoi sentimenti, quando il lacrime indietreggiò ancora.
<< Non ce la faccio. >> Mormorò << Non ci riesco a perdonarti. >>
<< Guardami negli occhi. >> La voce del vampiro sembrò essere tornata come prima. Un semplice comando che lasciò Elena nella più completa confusione.
<< Cosa? >>
<< Guardami negli occhi, ho detto. >>
Ed ella obbedì, quasi come se non potesse sottrarsi alla bellezza di quelle iridi azzurrine, che ora, anche se  contorniate di rosso, mantenevano la loro magia.
Terra e cielo si scontrarono. Lampi e tuoni parvero tumultuare. Fuco e fiamme divampare e l'amore ardere in esse, come una vittima sacrificale. E da tale vittima, una polvere stellala si diffondeva nell'aria. Chi la respirava ne rimaneva ammaliato. Trovava la risposta a tutte le sue domande.
<< Ti amo, angelo mio, più di chiunque altro. E so che anche tu mi ami ancora. Liberami da questo posto, altrimenti mi spegnerò giorno dopo giorno. Credimi Elena, perché questa è la verità. >>
E nella lacrime cedette. Gli si avvicinò, non potendo più trattenere quella lontananza. Lo fissò dritto nel suo sguardo di ghiaccio, incrociò le sue dita che fuoriuscivano dalle sbarre con le mani. Sentì il suo respiro sulla pelle e solo allora si rendette conto di quanto gli era mancato.
<< Ti amo anch'io Damon, ma non posso fare quello che mi chiedi. >>
Era sulla soglia di un confine inviolabile, per cedere a qualcosa di sbagliato, per percorrere una via senza meta. Ma Damon sapeva. Ciò di cui era certo era l'amore che Elena provava nei suoi confronti. Sapeva che di li a poco sarebbe esploso prendendolo per mano verso i sentieri della vittoria.
<< Angelo mio, la tua vita è appesa ad un filo. Più resterò qui dentro più il filo diventa sottile, fino a spezzarsi. Liberami e insieme combatteremo il male. >>
Non fu facile fare a pungi con la ragione ed uscirne vincitrice. Ma il cuore, si sa, vuole sempre l'ultima parole. Ed Elena lo ascoltò quasi stufo di doverlo azzittire.
Lentamente mosse la sua mano. Tremava ed era incerta. Giunse però al chiavistello e lo sfiorò in un gesto di pura ingenuità. I suoi occhi non si staccarono per un attimo da quelli del vampiro. Calamite ardenti portatrici di passione.
Le sue dita si intrecciarono sulla toppa. Fecero una lieve pressione, cercò di tirarla verso destra.
<< No! >> Si udì la lontano << No, Elena, no! >>
Stefan, in un battito di ciglio la raggiunse. Fu veloce e scaltro. Agile e impudente. L'afferrò per la vita, trascinandola lontano, mentre ella inerme, si rese improvvisamente conto della scempiaggine della sua azione.
La riportò a terra, cingendole in volto umido di lacrime con le proprie mani.
<< Elena non puoi liberarlo. E' malvagio, ci farà del male. Anche per me è difficile vederlo in quello stato. Ma sono state le sue scelte a condurlo li. >>
Nella cella intanto, una risata produsse un agghiacciante ego. La risata del corvo si espanse funesta e oltrepassò le pareti per bisciare nelle orecchie del piccolo Salvatore. Damon era ritornato supino sul quel terreno umido. Non sembrava incollerito, anzi, nei suoi occhi brillava una sconcertante verità.
<< Continua a riempirle la testa di frottole, Stefan. >> Disse << Potrei anche marcire qui dentro. Ma Elena ama me e amerà sempre me. Mettitelo bene in testa. >>
Una minaccia? Stefan non lo seppe mai. Ma furono proprio queste ultime parole a convincerlo della sua "presunta" cattiva fede. Smania di possesso e vendetta lo avevano condotto in un sentiero buio e impercorribile. In Damon non c'era più niente di buono.
La sua natura ormai aveva preso il sopravvento e così il suo smisurato ego. Ma per un impercettibile secondo Stefan ebbe paura.
Elena ama Damon, pensò, incupendo la sua espressione. Ma non si diete per vinto, perché la sua lingua si sarebbe frenata col passare dei giorni. Giorni che lui avrebbe condiviso con la sua Elena. Trascinandola nella rete dei giusti e dei nobili. Presto Damon sarebbe stato solo un ricordo.
<< Parla pure quando vuoi Damon. Nessuno ti ascolterà. >> E trascinò con se un Elena esterrefatta e non del tutto convinta nel seguirlo. Le sue gambe parevano reagire a altri stimoli. Il suo volto era ancora rivolto verso quella cella che custodiva l'essenza del suo amore.
<< Ti amo, angelo mio. Ricordatelo sempre. >> Damon urlava ancora << Non riusciranno a dividerci. Te lo prometto. >>
Poi si spense in due colpi di tosse. Ma sorrise perché fu certo che la sua Elena non l'avrebbe mai abbandonato.
Fu certo che il suo angelo lo amava ancora.

La poltrona del salone d'epoca era occupata da un singolare personaggio, quando Stefan Salvatore fece la sua comparsa.
Capelli ramati, occhi azzurri, giovane, vestito rigorosamente di nero. Se ne stava, a gambe incrociate, apparentemente incurante del padrone di casa. Beveva il suo drink con disinvoltura e prepotenza.
Si accorse della presenza del vampiro ma si limitò a sorridere, continuando a bere.
<< E tu chi diavolo saresti? >>
<< Klaus. >> Con naturale spontaneità, quasi fosse una realtà risaputa la conoscenza del suo nome.
Non molto naturale invece fu l'espressione di Stefan. Gli venne in mente ciò che suo fratello maggiore gli aveva rivelato a proposito di quel malsano personaggio, da cui risultava assai efficace starne alla larga.
Schiuse la bocca indietreggiando. Ma la sua caparbietà e pacatezza non ammettevano rivali << Conosco chi sei. So tutto di te. >>
<< Bene, allora. >> l'altro vampiro si alzò elegantemente << Possiamo saltare la parte dei convenevoli ed arrivare direttamente al punto. >>
Ancora a debita distanza i due si sfidavano con occhiate di fuoco. Vi era in atto una sorta di guerra fredda. Entrambi non volevano svelare la prima mossa.
<< E quale sarebbe il punto? >> Ora l'espressione di Stefan divenne più solenne.
<< Un'alleanza. >> Dichiarò asciutto << Tra me, te e lo Spirito Magno. >>

CONTINUA...

Rieccomi con anticipo. Questo capitolo doveva essere diverso e contenere il piano di Klaus. Ma la prima parte è uscita troppo lunga perciò ho deciso di finirlo qui. Nel prossimo capiremo le reali intenzioni del vampiro Klaus. Non lo trovate affascinante? Io si anche se è malvagio... Ritornando a noi le cose si mettono male. Damon è ancora vittima della verbena e per lui non ci sono speranze. Elena è fra le braccia di Stefan, che vuole conquistarla a tutti i costi.
Asmodeo vuole il sangue di Elena, Klaus la cerca, Damon cerca di salvarla, Stefan di conquistarla. Come andrà a finire??
E che fine avrà Katherine in tutto questo? Non dobbiamo di certo dimenticarci di lei...
Alla prossima, ragazze. Recensite mi raccomando!!! Datemi la carica che mi serve per andare avanti Ci conto!!! Baci baci dalla vostra
                                                                                                                                                       
 Stella94

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Capitolo 18
*** Klaus ***


18ba
                                             



                                                                     
           Klaus
                                                          18        



<< Un'alleanza? >> Stefan alzò un sopracciglio. Le braccia ancora incrociate al petto, il respiro calmo e paziente. L'ultima cosa a cui avrebbe ceduto, sarebbero state le promesse di un Antico.
<< Sai, tra noi vampiri e i Golem non corre un buon sangue. >> Anche Klaus trasudava pacatezza. Gironzolava inquieto nel vasto circondario accuratamente arredato. Pareva fin troppo tranquillo e sicuro di se per essere in procinto di una succulenta alleanza.
Forse credeva che con ogni probabilità avrebbe ottenuto ciò che voleva, con le buone o con le cattive.
Perché mai nessuno si era sottratto alla sua micidiale ferocia, che già si intravedeva dai suoi occhi amabili come quelli di un angelo, agghiaccianti come quelli di un demone.
<< Il mio obbiettivò principale >> Continuò << E' quello di eliminare Asmodeo prima che la maledizioni si spezzi. >>
<< In quale modo? >> Fermo, immobile come una statua di marmo antico. Il David di Michelangelo che viveva sotto quel corpo fondamentalmente già morto, irrigato dal sangue altrui, protetto dal suo debole potere.
Non gli concedeva nessuna espressione se non quella di puro scetticismo. Stefan non era un ingenuo e dopotutto restava un vampiro di oltre cento anni.
Klaus sorrise sghembo << Il potere di Elena. >>
Fu allora che Stefan deragliò. Il suo cipiglio da dura creatura delle tenebre, parve sostituirsi con uno più umano. Paura, sorpresa, curiosità, non seppe neppure lui cosa stesse provando. Ma ancora una volta non gli concesse fiducia ed attese spiegazioni.
<< Uno Spirito Magno ha il potere di uccidere un Golem. >> Chiarì. I suoi occhi puntati in quelli castani di Stefan << Useremo tutto il potere di Elena per uccidere Asmodeo prima che trasferisca i suoi poteri a Seira. In questo modo tutti i Golem moriranno ed Elena... >> Alzò improvvisamente gli occhi al soffitto pensoso. Increspò le labbra e corrugò la fronte << ...sarà salva. >> Concluse sorridendo, soddisfatto per la sua prestazione davvero eccellente e credibile.
<< Dov'è l'inganno? >> Stefan parlò chiaro e asciutto.
Nascose le sue elucubrazione inappropriate e rimase sul filo incerto di una certezza mai assoluta. Ripercorse con la mente le parole di suo fratello, chiedendosi se anche nella sua verità si nascondesse una menzogna.
Li scacciò malsani, perché nei loro rebus non trovava nessuna interpretazione. Cominciò col riflettere basandosi solo sul suo istinto, intrigato da quella proposta apparentemente allettante.
Ma Klaus sorrise di nuovo e mostrò agli occhi castani del vampiro il suo sorriso smagliante ed agghiacciante. << Nessun inganno. Non puoi rifiutare. Devi solo consegnarmi Elena e tutti i tuoi problemi finiranno. >>
<< Una volta che Asmodeo sarà morto, tu cosa farai? >>
<< Quello che ho sempre fatto. >> Klaus tornò serio o molto probabilmente irritato. Lui non amava i ficcanaso ne quelli che facevo troppe domande. Ma non poteva far vacillare una situazione già sull'orlo del declino. Respirò piano, mise a tacere il suo animo ribelle. << Non mi pare di averti recato mai nessun problema. Asmodeo è una minaccia per me, voglio solo liberarmi di lui. >>
Piombò lo sguardo dolce e premuroso di Stefan sul annoso pavimento. Respirò a fatica azzittendo le maree di voci che gli presagivano pericolo. Lui, in un vicolo buio e cieco, non trovò via di fuga.
O più precisamente, l'unica, lo conduceva dal vampiro più inaffidabile e crudele di ogni tempo.
Ma per quanto quell'accordo sembrava sbagliato, sentiva la incolta presenza che non si sarebbe liberato mai di lui.
Ora che anche Damon era fuori gioco, la vita di Elena era esclusivamente nelle sue mani. Una responsabilità troppo grande da mantenere ma che egli stesso aveva voluto, rilegando Damon negli angoli più oscuri della morte.
Lo guardò ancora una volta, desiderava poter leggere nel suo pensiero. Ma non vi riuscì, perché l'espressione di Klaus non trasudava alcuna emozione. Ne terrore ne incertezza, ne solennità ne rancore.
Increspò le labbra, stringendo i pugni che finirono penzolanti verso il suoi fianchi.
<< Non mi fido di te. >> Disse, la voce leggermente incerta << Ma non posso prendere questa decisione da solo. Sarà Elena a scegliere, è giusto così. >>
<< Ti do un solo giorno. >> Questa volta Stefan vi lesse rabbia nel suo volto << Poi farò a modo mio. >>
Sparì, ma non prima di far risuonare  le sue parole come intrepide minacce. Lo erano e Stefan lo sapeva. A modo suo, pensò. Un modo crudele forse, un modo senza rivalse. Ma un modo spaventoso. Perché Klaus era l'origine di ogni male.


Caro diario.
Sto per scoppiare. Mi sento come in una bolla di sapone troppo fragile per contenermi. Ho paura, ne ho davvero tanta. Damon, il mio Damon, colui che credevo la persona più importate della mia vita, si è rivelata la più falsa di tutte.
E io stupida che ho ceduto ancora una volta ai suoi occhi azzurri come il mare. Ma caro diario, quanto mi manca! E' un dolore troppo grande da contenere e nonostante tutto io lo amo ancora. Lo amo più della mia stessa vita.
Non riesco a sopprimere questo sentimento è così e sarà sempre così.
Forse è la fine. Sono giusto alla fine.
Stefan mi ha parlato di Klaus. Dice che è il vampiro più antico di tutti e che Katherine era innamorata di lui. E' proprio per questo che Damon ha incontrato i Golem ed ha stretto un patto di alleanza con loro. Klaus si era rifiutato di aiutarli nel ritrovare i sette Spiriti Magni e di avere in cambio la libertà della stessa Katherine.
Dice che è venuto a cercarlo. Vuole me. Pare che il mio potere possa uccidere un Golem. Ma io non so nemmeno come usarlo il mio potere.
Bonnie dice sempre che il potere è dentro di noi, basta solo farlo uscire. Ma nemmeno lei sembra tanto convinta di tutta questa storia. Quando le ho parlato, poco fa, del piano di Klaus, ha detto che non dovrei fidarmi e che c'è qualcosa di strano in tutta questa faccenda. Ho creduto alle parole di Damon quanto mi ha detto che mi ama e che non mi avrebbe mai fatto del male e allora perché non mi ha mai detto che il mio potere avrebbe potuto uccidere Asmodeo?
Impossibile che non era a conoscenza ma davvero dovrei poi fidarmi di lui? Io non lo so. Non lo so più.
So che anche Bonnie la pensa come me. Non dovrei accettare, dice, non dovrei.
Ma è già troppo tardi. 24 ore sono già trascorse e Klaus vuole una riposta...
Ho deciso caro diario. Ucciderò Asmodeo con il mio potere.


Le lancette dell'orologio puntavano sulle quindici quando Elena strinse Stefan per l'ennesima volta.
<< Andrà tutto bene. >> la rassicurò ma non bastò per renderla tranquilla.
Di li a poco si sarebbe aperta una guerra senza pari. A colpi di incantesimi e strani poteri, a colpi di inganni e perdizioni, di caparbietà e follia, di surreale e macabro. Niente presagiva il meglio.
E poi? Cosa sarebbe avvenuto? Cosa ne sarebbe stato di Damon?
Ancora una volta, nel salone di casa Salvatore, provò il malsano impulso di liberarlo da quella scomoda prigione. Fu un desiderio imponente che più volte la tentò, ma rimase tale quando si convinse che Damon era un demone senza scrupoli.
Si sarebbe messo contro tutti e tutti per salvare Katherine. Contro Klaus, contro Stefan, contro di lei...
Proprio lei, la donna che lo aveva amato senza riserve, che si era concessa a lui come a nessun altro, che gli aveva donato anima e corpo. Provò pena Elena. Per la sua ingenuità troppo accentata. Per il suo cure fragile, per la sua missione troppo rischiosa.
E lo desiderò ancora. Fra le sua braccia il suo  respiro caldo, dietro la sua schiena le sue mani grandi e forti, sulla sua bocca quei baci caldi e spinti, quelle carezze proibite.
Scosse la testa e guardò di nuovo l'orologio. Le quindici e dieci. Klaus era nei paraggi. Lo poteva sentire già arrivare, immaginava il suo aspetto, disegnando nella mente il suo volto burbero e severo. Contorniato da rughe e offuscato da una lunga barba bianca, che nascondeva gran parte della sua bocca, che credeva fradicia di sangue umano.
Ma le sue riflessioni furono sventate. Davanti ai suoi occhi si presentò un ragazzo dal fascino crudele. Capelli ramati, occhi azzurri e contornati da piccole ciglia, pelle pallida ed un sorriso masochista.
<< Elena Gilbert, non sai quanta voglia avevo di conoscerti. >> Sussurrò con sillabe lente e distaccate. Andatura d'altri tempi, quasi medievale, parole curate e minacciose.
<< Sei Klaus? >> Elena indietreggiò di poco perché la distanza tra i due diminuiva sempre di più. Si aggrappò a Stefan come uno scoglio in mezzo all'oceano in tempesta. Artigliò la sua maglia cobalto, sgranando i suoi occhi.
<< Esattamente. >>
<< Stefan mi ha parlato di te. >> la sua voce divenne più solenne << Farò tutto quello che chiederai. Voglio solo che tutta questa storia finisca al più presto. >>
Klaus sorrise ancora. Questa volta mostrò bene i suoi denti smaltati di bianco. Bianchi, non rossi come li aveva immaginati Elena.
Sembrava quasi un essere innocuo e privo di cattive intenzioni. Ma pur sempre un vampiro, il più antico di tutti per giunta.
Meglio non fidarsi troppo di lui, meglio...
<< Bene. E' la scelta più saggia che entrambi potevate fare. Vi prego seguitemi >> indicò con la mano destra l'uscita << Vi condurrò al covo del Golem, dove potremmo dare inizio ai nostri fuochi d'artificio. >> Sogghignò compiaciuto, troppo compiaciuto.
Fu quasi terribile e spaventoso. Elena guardò Stefan con occhi lucidi.
<< Sta tranquilla. Ci sono io. >>
Ed acconsentì con la testa in un assenso appena visibile. Ed appena visibile fu anche lo sguardo che gettò verso l'entrata del seminterrato.
Damon ti amo e ti amerò per sempre, pensò con la mente, nel vano tentativo che quelle parole potessero giungere al legittimo destinatario. Non sapeva che non le avrebbe mai potute ascoltare.
Egli giaceva inerme sul terreno, troppo stanco ed affamato per reagire. Il suo volto, diventato uno scheletro informe, trasudava una cupa verità. Il sonno eterno stava arrivando e il bellissimo Damon Salvatore si stava spegnendo, come una fiaccola alla crudeltà del vento.

Bonnie rinchiuse malferma il suo libro di magia mistica.
Sgranò gli occhi, si portò una mano alla bocca. Tremavano le sue dita scure ed uno strano panico si intrufolò nel suo spirito.
Guardò per l'ennesima volta l'intestazione di quel manuale annoso. "L'equilibro tra bene e male" Lo riaprì di nuovo, ritornando al capitolo già letto, ma credendo e sperando che ciò che aveva visto non corrispondesse alla realtà.
Il capitolo recitava "Il potere degli Spiriti Magni".
Ricontrollò al meglio quel versetto dalle lettere sbiancate che si confondevo con l'avorio delle pagine che odoravano di stantio.
Non si era sbagliata. Non aveva letto in modo errato. Non c'era alcun dubbio. Non c'era più rimedio.
Con un groppo alla gola afferrò il cellulare e compose alla svelta il numero di Elena.
<< Rispondi, rispondi! >> Pregò a vuoto ma l'unica voce che la raggiunse fu solo quella della segreteria.
Provò con quello di Stefan, ma anche il vampiro era irraggiungibile.
Annaspò l'aria necessaria per rimettere in funzione i suoi neuroni apparentemente fusi. Contò sette imprecazioni buttate a vuoto prima che il suo cervello formulasse la più assurda quanto possibile delle ipotesi.
<< Damon! >> farfugliò, prima di raccogliere il suo grimorio e chiudersi in fretta il portone di casa alle spalle.

CONTINUA...

Bene rieccomi!! oddio questo capitolo non so proprio come mi è uscito, non è di certo una delle mie più belle creazioni. L'ansia pre maturità mi sta mandando in crisi!!!! Aiutoooo!!! Ho ancora la mappa da fare e mille cose da sbrigare ma sono qui con voi per non farvi attendere molto. Ormai siamo alla fine gente, ma proprio alla fine.
Conto di scrivere altri due capitoli su questa storia, prima di mettervi il sospirato punto. A me non piace scrivere per tanto tempo sulla stessa storia perciò ogni volta che ne finisco una per me è un sollievo.
Ma non  batterò la fiacca. Ho ancora Non lasciarmi da finire e una nuova storia originale ancora da pubblicare di cui ho già pronti i primi due capitoli. Ma tornando a noi le cose si mettono male.
Damon è ancora rinchiuso in cella ed Elena ha ceduto al piano di Klaus. Bonnie è venuta a conoscenza di una macabra verità ma in che cosa consisterà? Che c'entra Damon? E cosa accadrà ad Elena?
Non ci resta che scoprilo nel prossimo capitolo. Ricordate di passare per la mia pagina facebook per cliccare su mi piaceeeeeee!!! Baci Baci e recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeee

                                                                                                                                                               Stella94

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Capitolo 19
*** Senza fine ***


20                                                                                                                                                                                                                                 



                                                      Senza fine
                                                              19 



<< C'è qualcuno? Stefan? Elena? >> La voce di Bonnie era più impacciata che mai. Si affacciò, sbirciando con la testa nel circondario di casa Salvatore, ma nessuno rispose al suo richiamo.
Incredibilmente combattuta e spasmodicamente preoccupata, avvertì sulle sue povere spalle il peso di una dura scelta.
Aveva bisogno di Damon. Ma Damon era il vampiro più crudele che fosse mai esistito. Eppure qualcosa le suggeriva che non tutta la mela fosse marcia. Doveva credere che fosse così.
Ripensò alla svelta a cosa aveva scoperto nella sua piccola casetta di città. Elena era in pericolo e se per salvarla sarebbe dovuta a scendere a compromessi con un disonesto vampiro, l'avrebbe fatto.
Sbatté il tacco del suo stivale sul pavimento, oramai arresasi e pronta per quella assurda pazzia. Si morse il labbro mentre con trepidazione scendeva le scale del seminterrato. Il suo cuore accelerò il battito.
Perfezionò la vista e l'adattò al nuovo clima di luce. Buio, molto buio. Non conosceva ciò che la circondava e questo la spaventava ulteriormente. Poi sentì un sussurro, quasi un lamento. Un gemito di dolore provenire da una piccola cella la fece sobbalzare, respirando a fatica.
<< Damon, sei li? >>
<< Ma chi? >> Si udì lievemente << Bonnie? >> Damon aveva ben chiaro la sua presenza.
<< Ho bevuto della verbena. >>  Volle mettere in chiaro la sua situazione e in un certo senso assicurarsi l'immunità << Perciò se cercherai di mordermi morirai con me. >>
Un rauco, più forte. Forse un tentativo di disappunto o meglio di scherno. Bonnie non lo seppe mai e nemmeno volle saperlo. Il suo spirito era spinto da ben altre prospettive. Doveva agire d'astuzia e scegliere al meglio le proprie invettive.
Damon era scaltro, lo sapeva, ma anche debole e indifeso, a quanto pareva. E poi c'era il suo potere, il suo Grimorio, le sue conoscenze, e la sua buona dote di razionalità.
<< Non capisco cosa tu sia venuta a fare qui. >>
Bonnie si stupì di quanto quella voce risuonasse debole e spesse volte intaccata da singulti. Damon doveva essere proprio a secco e a giudicare dalle sue parole anche piuttosto dolorante. Ne ebbe quasi pena e la voglia di liberalo si fece più intesa.
Prudenza, le ritornò alla mente, e se ne servì per informarlo delle sue ultime scoperte.
<< Sono qui per Elena. Credo che sia in pericolo. >>
Si sentì un tonfo. Molto probabilmente il vampiro stava cercando di mettersi in piedi ma senza successo. Un altro colpo, forse quello di un pugno infranto al suolo. Poi un colpo di tosse, uno più forte e un debole sussurro.
<< Cose le è successo? >>
A Bonnie non era consesso vederlo, perché ella stessa non voleva farlo. Se ne stava lontano dalla cella, troppo intimorita da ciò che avrebbe potuto trovare. Continuava a dirsi forte e determinata, ma a sentirsi fragile come una foglia d'autunno.
<< Klaus è venuta a cercarla. Dice che il suo potere può distruggere un Golem, ma ho letto che... >>
<< Cosa? >> Damon parve riacquistare le forze perdute. Bonnie percepì la suola delle sue scarpe scivolare sul terreno. Si stava rialzando. Poco dopo intravide un volto bianco e pallido fare capolino dalle sbarre della cella. Sembrava uno scheletro. Se la morte aveva davvero un volto, allora era quello di Damon, pensò Bonnie arretrando di qualche passo.
<< Elena non può usare il suo potere. >> Pronunciò il vampiro << Una quantità così elevata di energia la porterà alla morte. >>
<< Già. >> Bonnie abbassò lo sguardo. Gli occhi tralasciarono qualche lacrima. Ebbe paura e si sentì impotente.
Ma parve riacquistare la sua destrezza quando strinse i pugni e fissò il suo sguardo su quello del vampiro.
<< E' per questo che sono qui. Klaus sta portando Elena e Stefan al covo dei Golem. Io non so dove si trovano e anche da sola potrei fare ben poco. Devi aiutarmi, Damon. >>
<< Ma certo! Ma ridotto così non posso fare un  bel niente. Dietro di te c'è un frigo. Aprilo e passami una sacca di sangue. >>
Tentennò. La piccola strega d'improvviso non seppe cosa stesse facendo. E se Damon, una volta libero, l'avrebbe uccisa?
E se Damon non avrebbe ostacolato il piano di Klaus per liberare Katherine? E se Damon volesse la morte di Stefan e di Elena?
Le sue gambe non corrispondevano più a nessun comando. Il suo volto perso nel vuoto, nel buio torvo e umido nel seminterrato.
Il cuore le uscì dal costato quando piano indietreggiò ancora. La paura la stava assalendo e gli occhi di Damon la colsero alla svelta.
<< Bonnie, ti prego aiutami. Io amo Elena credimi! E devo salvarla, prima che sia troppo tardi. >>
Lo sapeva, il principe dei vampiri non pregava mai nessuno.


Elena si guardò intorno impaurita, prima di stringere il braccio di Stefan. La foresta sembrava rilasciare un alone di surrealismo mista ad un realtà macabra di cui pareva farsi promotrice. Si strinse nelle spalle, pensando a quando la sua vita fosse irrimediabilmente mutata.
Non conosceva l'aspetto dei Golem, ma per qualche sconosciuta ragione li immaginava simili a strane creature fatate. Quasi come gli hobbit o i nani. Ma in realtà erano giganti. Più umanoidi di quanto la sua immaginazione potesse partorire.
Distrusse un ramo secco, con la sua converse e sussultò. Sembrava un pila elettrica altamente corrosiva. Si poteva leggere la sua tensione dai suoi occhi spenti e segretamente lacrimanti.
Voleva uscire da quell'incubo prima del previsto.
<< Ecco qua. Siamo arrivati. >>
La voce di Klaus aumentò la sua bile. Corresse lo sguardo, battendo le palpebre, mettendo a fuoco l'immagine di un'antica caverna buia e logora. Un buco nero che sembrava attirarla verso una realtà sconosciuta, un ambiente ricco di mistiche rivelazioni e intrinseco di pericoli oscuri.
Deglutì poi fissò l'amico fidato. Fece un cenno con la testa e si riscosse in fretta.
Accettò ancora di seguirlo fin quando l'oscurità non li inghiottì tutti.


Asmodeo giaceva inerme sul suolo sabbioso. La sua espressione pareva quella di un angelo cullato dal dolce riposo. Ma dietro quella faccia tanto angelica a perfetta si nascondeva la crudeltà fatta a persona.
Elena si meravigliò nel constatare la mole di una creatura che pensava logora e spaventosa.
Era un uomo, un semplice uomo. Be', forse un po' particolare, ma non per questo terrificante. Lunghi capelli color argento gli ricadevano come fili di seta sulle spalle, a ricoprire il suo corpo smunto, vi era una lunga tunica bianca.
Ad Elena non era concesso ammirare il colore delle iridi dell'uomo, ma le immaginò fredde e glaciali come il ghiaccio. Di fianco a lui giaceva una donzella.
Stefan parve riconoscerla subito, anche nel buio della caverna.
<< E' Seira. >> Decretò. << La figlia di Asmodeo. >>
Vide Klaus fare un cenno di assenso alle sue parole. Si fece largo più a fondo nella caverna, illuminando con la sua torcia il circondario. Scorse così altre venti figure, simile ai due Golem. Anche loro giacevano inermi. Klaus spiegò che erano l'intera popolazione dei Golem che adesso riposavano sotto l'influsso della maledizione.
Ma che presto, solo per una notte, si sarebbero risvegliati.
<< Adesso è il tuo turno, Elena. >> Decretò ammiccando un amaro sorriso << Concentra il tuo potere ed usalo per distruggere il Gran Maestro. >>
Elena provò una fitta allo stomaco. Una dolorosa, micidiale fitta. Non aveva mai usato il suo potere, non sapeva quali effetti potesse scatenare. Non era di certo brava come Bonnie, ne furba come Damon, ne scaltra come Stefan.
Eppure sembrava l'unica, l'unica in grado di mettere un punto a quella storia tanto assurda.
Chiuse gli occhi, non certo per concentrarsi, ma perché le sembrava la cosa più logica da fare. Respirò a fondo, impregnando le narici di quel odore acre e disgustoso di muffa e fuliggine.
Strizzò le narici nauseata e placò il suo animo. Nel buio che le palpebre gettavano su i suoi occhi intravide una luce. La seguì, veloce, quasi come fosse una via di fuga. La raggiunse, cercando di afferrarla con la sua innata determinazione.
Ma i suoi palmi non sfiorarono alcun oggetto. Ci provò ancora, questa volta con più forza ed agguantò una forma strana di calore, che si diffuse prepotentemente in tutto il suo corpo.
Al di fuori di quella fantomatica dimensione, la terra cominciò a tremare. Sulle teste coaguli di fango cominciarono a picchiare forte, sul suolo si scagliavano pietre, si infrangevano macigni.
Un turbinio di suoni presagiva una catastrofe imminente. Elena pareva estranea a tutto questo. Il suo corpo cominciò a tremare, le sue mani a sudare, la sua gola ad emettere ignoti quanto incomprensibili suoni. Posseduta da una strana forza, cominciò a muoversi barcollando, come una bottiglia di spumante che aspetta di essere stappata.
Una luce, forte e intesa, inghiottì le tenebre. Si espanse a gran velocità ed acuì in fretta. La sua fonte era Elena stessa, che sembrava aver trovato una strada regia verso il suo oscuro potere.
Attecchiva quella luce, attecchiva a dismisura. Stefan si coprì il volto con un braccio, diversamente Kluas ghignava soddisfatto.
La vide protendersi verso il Gran Maestro. Una mano puntava dritto al suo cuore.
E' la fine, pensò, pregustando quella vittoria che non avrebbe pensato tanto facile.
Sfiorò lo sterno, la luce accecava. L'aria era solo elettricità, il suolo emanava energia. Ma come come una lampadina quella luce si spense. L'interruttore era stata la voce di Damon, che la pregava di non farlo.
<< Ferma, Elena! >>
Lo vide correre affannato, spossato, ma vivo. Dietro di lei si ergeva la figura dell'amica strega, armata dal suo amato Grimorio.
<< Damon Salvatore, vai subito via! >> Klaus mostrò la sua bile senza ritegno.
<< Damon, che ci fai qui? >> Stefan sembrava più agitato che sorpreso. Nelle sue iridi si ergeva un mare di inquietudine
<< Se Elena userà il suo potere per uccidere il Golem, morirà. Ma questo Klaus non ve lo ha detto scommetto! >>
Deglutì a fatica Stefan. Le sue iridi si accesero di un fuoco micidiale. Trasudò bile e disprezzo. Si sentì uno stupido, si vergognò per non aver dato voce a quella piccola parte di se stesso che gli intimava fiducia verso suo fratello.
<< E' la verità? >> Volle ancora un'ultima conferma che si tramutò in un gesto inaspettato quando Klaus afferrò per il collo la povera indifesa Elena.
Elle fece un gemito e sbarrò lo sguardo. Il cuore cominciò a martellarle nel petto quando la stretta si fece micidiale. Nella sua mente fluivano solo una miriade di immagini sconnesse tra di loro, ma che parevano trovare una sola fonte: Damon.
<< Non avvicinatevi, altrimenti la uccido! >> Fu una minaccia che sferzò le membra dei fratelli mortalmente.
Damon si arrese ad una breve analisi del evento. Gli bastò poco per capire che stesse bleffando.
<< Non potresti mai farle del male. Perderesti la tua unica occasione di uccidere Asmodeo. >>
La presa divenne soffocante << Non sfidarmi, Damon Salvatore. Tu non sai cosa sono capace di fare. >>
Damon lo decise freddamente. In brevi istanti si avventò su di lui, dando origine ad una marmaglia di corpi informi che cercavano uno di avere la meglio sull'altro.
Nella smania del momento, Elena riuscì a trovare una via di fuga. Si strattonò dalla presa, mentre i due vampiri davano inizio ad una lotta all'ultimo sangue.
Parve prevaricare il maggiore dei Salvatore, quando scaraventò Klaus a metri di distanza. Ma questi si rifece, troppo adirato per arrendersi e si avventò su di lui a denti stretti.
Un solo urlo, un solo gemito, un solo vincitore. Damon si accasciò a terra, sbarrando la bocca come a voler parlare. Riuscì ad emettere solo brevi suoni gutturali, prima che le sue ginocchia toccarono il suolo. Sotto lo sterno sinistro, la mano a coprire la ferita che sanguinava copiosa. L'aveva colpito al cuore, la dove nemmeno la forza di un vampiro poteva vincere.
<< Damon, no! >> Elena non perse tempo a soccorrerlo. Inutile spreco di tempo, perché il più sanguinario, quanto docile dei vampiri, già giaceva inerme, imbrattando il suolo del suo stesso sangue.
<< Damon, ti prego non lasciarmi. >> Elena lo accolse in grembo, accarezzandolo amorevolmente. Quasi a voler lenire il dolore, il suo dolore, che acuiva maldestro e distruttivo, perché l'epilogo era ormai vicino.
<< Devi andare via Elena. Scappa! >> Fu solo un sussurro, troppo flebile per essere ascoltato da altri, troppo nobile per fino per essere pronunciato da un vampiro. Da Damon Salvatore.
<< Non ti lascio Damon. Io ti amo. >>
Lo convinse ancora, perché potesse sapere, perché potesse esser certo che l'eternità non li avrebbe divisi. Lei lo avrebbe amato oltre i confini gravitazionali, oltre la morte e i ricordi che si sarebbero sfocati col tempo. No, non avrebbe amato nessun altro, e nessun altro avrebbe amato lei quanto Damon.
<< Anch'io ti amo, angelo mio. Ricordatelo sempre. >>
E poi fu il turno di Stefan. Proprio lui che era stato il promotore di un'ingiustizia tanto crudele.
Si scagliò contro il nemico con tutte le sue forze, ben consapevole che avrebbe potuto fare la stessa fine del fratello. Ma fu presto sconfitto dal più temuto de vampiri, che non si risparmiò nel dar prova della sua centenaria forza bruta, infliggendola su una preda fin troppo debole. Ma Stefan non si arrese. Accecato dalla rabbia e dal dolore, cominciò a controbattere in una lotta impari e ingiusta.
Gocce corpulente di sudore cominciarono ad imperlare il viso scuro di Bonnie.
Spettatrice di una tragedia senza eguali. Da una parte Elena di disperava piangendo, tenendo stretto sul suo grembo un Damon quasi morente. Dall'altra Stefan si scagliava contro Klaus, per eleggere una preda ed un predatore.
Ma c'era qualcosa che anch'ella poteva fare. Aprì alla svelta il suo Grimorio, implorando di trovare l'incantesimo giusto. Ne scartò alcuni, prima di essere certa di aver trovato qualcosa che facesse a caso suo.
Dalla sua bocca strane sillabe presero vita. L'aria si caricò di una mistica energia. Il tempo parve fermarsi.
Klaus arrestò il suo cangio diretto verso Stefan, e cominciò a tremare dolorante. Si portò entrambe le mani alle tempie, urlando il suo dissenso senza eguali. Stefan lo guardò di soppiatto, mentre si accasciava al suolo sconfitto. Rivolse la sua attenzione a Bonnie, per poi riportarla su suo fratello morente.
<< Presto Elena, dobbiamo uscire fuori di qui! >> Furono le sue parole, una volta che lo ebbe raggiunto. Caricò Damon sulle spalle e si accertò che Elena lo seguisse. Corsero verso l'uscita, portandosi dietro una Bonnie leggermente affaticata.
Dietro di loro, Klaus si contorceva dagli spasmi involontari del suo organismo in subbuglio. Le membra erano in fiamme.
L'uscita della caverna apparve a loro come l'entrata del Paradiso.
Bonnie astuta e inespugnabile strega, fu pronta per pronunciare alla svelta un incantesimo che avrebbe imprigionato i Golem e Klaus per l'eternità. A lavoro concluso ci fu solo silenzio.
Poi la disperazione.
Elena teneva ben ferma la testa di Damon sulle sue gambe. Si dondolava, non preoccupandosi di nascondere il proprio dolore, che stillava dai suoi occhi a grosse lacrime copiose.
<< Damon, no! >> Disperata a più non posso osservava il cielo, perché sapeva che li era condotto << Non mi lasciare, non mi lasciare! >> Si accasciò sul suo viso, ormai spento e privo di vita. Gli occhi celesti nascosti da quelle palpebre non avrebbero più brillato, quel sorriso, ora scomparso, non sarebbe più apparso sulla sua bocca, quella voce, la sua voce, non l'avrebbe più udita.
<< Damon, ti amo. Non mi puoi abbandonare! Non puoi! >>
Ma ormai era già troppo lontano, così lontano che non avrebbe mai udito la sua supplica, non avrebbe mai percepito la sua carezza, mai avvertito il suo freddo calore.
Stefan le si avvicinò mettendole una pacca sulla spalla. Pianse in silenzio, perché conscio di una colpa involontaria. Era la fine, proprio per lui che aveva sempre vissuto nel pensiero dell'eternità.
Un colpo di genio arrestò d'improvviso le lacrime di Elena. << Io posso salvarlo. Posso salvarlo. >>
<< Elena >> Stefan era già pronto per arrestare la sua pazzia << se userai una quantità tanto elevata di energia per salvarlo, morirai nel tentativo di provarci. >>
Gli occhi di Elena divennero fiamme, che asciugarono quelle stille salate, già troppe volte versate << La mia vita non ha più senso senza di lui. L'ho già persa, Stefan. >>
Non osò obbiettare il vampiro, perché già aveva osato tanto. La lasciò fare quando la vide chinarsi leggermente per dare un semplice bacio a stampo al suo amato. La lasciò fare quando la stessa chiuse gli occhi e ricominciò a concentrarsi, tenendo ben stretta tra le sue la mano gelida di Damon. La lasciò fare quando di nuovo la terra cominciò a tremare, ed una luce intensa accecò ancora i suoi occhi spossati, per irradiare il circondario al crepuscolo.
La lasciò fare, quando la stessa luce contornò il corpo del fratello, circondandolo di un'aura calda e rassicurante, che in breve rimarginò la sua ferita. Poi come tutto era iniziato così si spense e così si accese quando le palpebre di Damon si aprirono, lasciando che i suoi occhi azzurri e lucenti, come l'immensità del cielo, tornarono a brillare.
<< Angelo mio... >> Riuscì a bisbigliare, ripresosi dal coma, prima di vederla svenire priva di forze sul suo corpo.
Si alzò in fretta, per poterla stringere tra le sue braccia, sicuro e certo che non avrebbe potuto perderla e vivere con il pensiero di essere l'artefice del suo sacrificio. L'accoccolò con cura tra le sue braccia, che ritornarono calde e le accarezzò i capelli mantidi di sudore, nel tentativo di svegliarla dal suo dolce dormire.
<< Svegliati, Elena. Ti prego svegliati. >> E la paura divenne aitante, quando la sua amata non dava alcun cenno di vita.
Stefan sgranò lo sguardo affannato, Bonnie accelerò il respiro, Damon per la prima volta recitò una muta preghiera.
<< Svegliati, Elena, svegliati! Lo so che sei viva. Devi esserlo! >>
Le diede un breve colpetto sulla guancia, per rianimarla. La vide muovere impercettibilmente e strizzare gli occhi. Fu un dolce sollievo. Sorrise Damon, perché ora per nulla al mondo l'avrebbe persa.
Avanti a loro avevano un'eternità d'amore e gioia. E l'eternità era solo l'inizio.
<< Damon, sei vivo. >> le diede subito un bacio, come per suggellare quel momento. Non fu passionale ne spinto, ma Damon sapeva che ce ne sarebbero stati altri di migliori, altri più ricercati.
<< Ti amo Elena, ti ho sempre amata. >>
E per Stefan non servirono altre prove. Si arrese, perché di fronte all'amore nessuno può. Nemmeno un vampiro. Regalò ad entrambi un sorriso sincero, che gli venne restituito con altrettanto ardore.
Loro, finalmente, i due fratelli Salvatore, avevano trovato la pace. Ora si, tutti e tre ritornavano a respirare.


Non molto lontano da li, in una cella buia e logora, una ragazza barcollava su se stessa. Era sporca e sudicia. I suoi capelli, un tempo setosi, sembravo stoppa. Il suo volto, che molti ricordavano angelico, sembrava quello di una mummia.
Si raggrinzì su se stessa quando avvertì il rumore di alcuni passi. Sicura che si trattasse del suo carnefice, si nascose in un angolo, anche se l'avrebbero comunque vista.
Ma ricevette un'inaspettata sorpresa quando al suo posto si presentò un giovane che ella molte volte aveva avuto l'onore di ammirare. Capelli corti, argentati come la luna, occhi rossi e attraenti come il sangue, la pelle chiara come quella di un angelo.
<< Sei libera. >> pronunciò secco e deciso, enunciando un'antica formula che l'avrebbe liberata dalla sua prigionia.
La porta della cella si aprì, lasciandola interdetta sul da farsi.
<< Be' che aspetti? Asmodeo ha avuto quello che meritava e anche Klaus. Non potranno più nuocere a nessuno e sono sicuro che entrambi si divertiranno nel luogo in cui si trovano. >>
Le passò una sacca di sangue, che in brevi secondi fu dimezzata dalle fauci della giovane.
Lo guadava di sottecchi e anche con un'insana ostilità. Ma sentiva di potersi fidare, di doverlo fare. Recuperate le forze riuscì a reggersi in piedi, raggiungendo il Golem.
<< Grazie Kilik. Non l'ho dimenticherò. >> Un semplice bacio sulla guancia fu la sua ricompensa, prima di vederla svanire nel buio della notte.

Poco dopo, la stessa raggiunse le porte di una piccola città. Il cartello posto come insegna recitava in brevi concisi caratteri:
"Benvenuti a Mystic Falls"
Ella sorrise sghemba. Un minaccioso alito di vento fece svolazzare i suoi lunghi ispidi capelli. Anche la natura a suo modo lo stava annunciando.
Katherine era finalmente tornata.

                                                                                                                                     Fine

Innanzitutto perdonate il ritardo!! Ma sono stata occupata con gli esami e mille altre cose che mi hanno impedito di mettere finalmente fine a questa storia. Una fine inaspettata vero? Vi ho stupite? Diciamo che è una fine senza fine, un po' nel mio stile, lascio a voi e alla vostra immaginazione continuarla. Oppure un giorno potrei riprenderla. Chi lo sa.
Per ora ho altri progetti come portare a termine Non lasciarmi  una storia dal successo inaspettato ( sempre delena ovviamente) e poi dedicarmi ad altro. Lasciate che ringrazi tutte le persone che da sempre hanno seguito questa storia, che hanno recensito e che mi hanno sostenuto in particolare Fra Cullen che mi ha dato la giusta energia per concludere questo capitolo.
Grazie infinite davvero!!!! Vi lascio il link della mia Pagine facebook dove potete leggere tutte le news sulle mie storie e tante altre cose. Alla prossima ciccie e mi raccomando recensiteeee!!! Kiss kiss da
   
                                                                                                                                                       
Stella94


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