Cuddle Me di Irishkoala (/viewuser.php?uid=47220)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** _First_ ***
Capitolo 2: *** _Second_ ***
Capitolo 3: *** _Third_ ***
Capitolo 4: *** _Fourth_ ***
Capitolo 1 *** _First_ ***
Ultima
Long-Short in programma e, per il momento, penso anche l'ultima in
generale di questo genere.
Dopo
'As Hell', mi sono data alla commedia, sia per alleggerire i toni sia
perché ne avevo bisogno per motivi personali.
Spero
vivamente di riuscire a farvi ridere almeno un po', sempre in
compagnia dei nostri ormai soliti noti e anche megalomani =D.
Due
sole anticipazioni prima di cominciare la lettura:
-lasciate
fuori dalla vostra testa ogni idea razionale,
perché
questa storia non
lo è
-il fatto che sia
una AU si riferisce agli eventi della storia, non ai personaggi.
Infatti Heath e Jake, come gli altri che verranno citati, sono attori
e le loro vite si rifanno al filone originale.
Detto
ciò, divertitevi,
preparatevi
a qualcosa di davvero inconsueto
e buona
lettura.
<3
One.
“Mi
potresti dire che cos'hai in questo periodo?”
Alzai
lo sguardo su di lui, riconoscendo alla perfezione l'inarcamento
delle sopracciglia scettico, indagatore e poco condiscendente del mio
atteggiamento, che mi faceva sempre quando sapeva che stavo fingendo
o raccontando una balla.
Cercai
di evitare di fregarmi da solo, masticando un altro pezzo della carne
appena tagliata dal mio piatto e feci di tutto per evitare la
risposta.
“Niente!”
Alzai
le spalle, di solito funzionava, ma si vedeva che in quella sera
aveva deciso davvero di rompermi le palle per sapere i fatti miei.
No,
non mi dava fastidio.
Non
lo dicevo neanche con rabbia o insofferenza ma non avevo proprio
voglia di parlarne e nemmeno di andare a spiegargli qualcosa che non
sapevo neanch'io.
Rise,
soffiando e guardandomi allucinato, tutto insieme, ma continuai a
evitarlo volutamente.
“Ok
d'accordo...girerò per un altra strada: va tutto
bene?”
“Austin
piantala, te l'ho detto anche ieri al telefono: sto
bene! E
tutto è normalissimo come al solito, non so
perché tu e anche
quell'altro vogliate continuare con la solfa che sono strano, che ho
un atteggiamento non 'mio' e che sono distante! Non è vero
niente,
ve lo state solo immaginando”
Mi
resi conto di averlo detto con troppa enfasi e anche una scocciatura
palpabile che non gli sfuggì, ma era solo per non dover
scendere in
troppi particolari che mi avrebbero fatto impantanare in un discorso
che avevo provato più volte a concludere con me stesso ma
senza
risultato.
Anzi,
non volevo proprio ammettermelo!
Ci
mancava solo che lo andassi a dire a qualcun altro. No, proprio non
avrei potuto.
Mise
le mani avanti, come finta difesa ma anche per farmi calmare
retoricamente, recuperando le posate e rimettendosi a mangiare da
dove aveva lasciato, prima di incrociare le braccia e guardarmi stile
fratello-maggiore che doveva rimproverare il più piccolo.
E
dire che avevamo la stessa età, otto mesi di differenza.
Ma
aveva sempre avuto quell'attitudine con me.
“Se
lo dici tu....”
Ecco!
Dio
quanto non lo sopporto quando fa così!
Arrivava
sempre quel punto in cui ci piazzava la frase ad effetto in cui mi
dava ragione, solo perché sapeva che non l'avevo, cosa che
sapevo
anch'io e che, di conseguenza, mi avrebbe fatto sentire in colpa
perché non gli stavo dicendo la verità.
Contorto,
potevo dargliene atto, ma ormai non faceva fatica a capirmi.
Sospirai,
chiudendo un istante gli occhi per farmi forza mentale, poi li
riaprii smettendo di mangiare e incontrai il suo sguardo eloquente e
mezzo-serio che mi fece roteare il mio.
“Senti,
non lo so cosa pensiate che abbia, ok? Magari sono solo stanco...hai
notato che non sono stato molto a casa in questi mesi!”
“Non
lo so cosa pensa Chris...io so solo che non è solo in
quest'ultimo
periodo che c'è qualcosa di strano in te, ma dall'anno
scorso, da
dopo l'estate e, se permetti, ora sto cominciando a preoccuparmi
perché: o mi sei entrato in depressione cronica e io non ne
so il
motivo o c'è qualcosa -o qualcuno- che ti fa stare
continuamente
sulle spine, in agitazione e in ansia...perché che sei
stressato lo
vedo anch'io, ma non penso si tratti del lavoro...in questo
caso”
mi guardò tutto il tempo con un misto di preoccupazione e
ovvietà
che mi spiazzarono entrambe, facendomi perdere tutta l'aria
tranquilla che avrei potuto avere fino a un momento prima, in un
normale ristorante con il proprio migliore amico, facendomi anche
abbassare lo sguardo, sbuffando silenziosamente.
“Non
è che Kirsten è tornata fuori a rompere vero? No
perché ti giuro
che se ci riprovi e tornate insieme, te lo do davvero un pugno...o
una botta in testa! Qualsiasi cosa perché ti faccia
riprendere e
togliere da quel continuo rincoglionimento che sembra ti si sia
attaccato addosso quando c'è di mezzo lei!”
“Ehi!”
feci indignato, ma poi ridemmo entrambi e lui si mise ad annuire,
mangiando un boccone.
“Non
dirmi che non è vero, ti conosco e so quanto hai perso la
testa per
lei, ma ci avete già riprovato una volta e hai visto che
è andata
peggio della relazione iniziale, non andarti a impantanare di nuovo
in...”
“Aust,
calma, frena! Kirsten non c'entra niente, con lei è finita
l'anno
scorso lo sai, non l'ho più vista, né sentita,
né c'ho più
pensato a lei, non mi passa proprio di mente!”
Lo
bloccai con il cibo a mezza via e mi guardò con la bocca
aperta e
un'espressione sorpresa ma, alla fine, la cambiò con una
soddisfatta
e poté masticare.
“Ah
ecco bravo, buono a sapersi....” poi si bloccò,
rimanemmo in
silenzio per qualche minuto finendo il secondo, o sarebbe diventata
una cena infinita, e subito dopo mi guardò in modo strano.
“Che
c'è?”
“Non
è che c'è un'altra ragazza di mezzo e non mi hai
detto niente?!”
chiese con enfasi.
Sospirai
di nuovo. Perché con lui diventava faticoso anche andare a
mangiare
fuori alla sera?
Dovevo
smetterla di passare così tanti mesi fuori casa e fuori LA,
per poi
tornare e dover recuperare tutte le 'amicizie' in meno di una
settimana...diventava ancora più improponibile
così!
“No!
Non c'è nessuna ragazza..” chiarii con una leggera
cantilena, ma
lui arricciò le labbra, facendomi capire che ci credeva poco
poi
però annuì.
“Quindi....”
“Quindi?”
“Andiamo,
dai!!! Non puoi continuare con la farsa del 'va tutto bene', lo so
che c'è qualcosa che ti turba
e se non vuoi dirmelo ok, ma sfogarti ti farebbe bene!”
“'Qualcosa
che mi turba'? Dio Aust ma come parli? Ti senti?!” risi per
sdrammatizzare ma lui non mi assecondò rimanendo serio.
Lo
guardai incerto, dispiaciuto allo stesso tempo, perché, in
effetti
non avevo mai avuto problemi a dirgli niente, come lui faceva con me,
e avrei davvero avuto bisogno di cercare di spiegare o almeno
liberare una parte di tutti i pensieri che mi affollavano davvero la
testa dall'anno scorso.
Ma,
di nuovo, non ero ancora stato in grado di fare chiarezza nemmeno con
me stesso, alcuni 'particolari' ormai mi erano quasi chiari ma non
volevo ammetterli e rimanevano sospesi nel mio inconscio e altri non
avrei mai voluto esternarli perché sapevo che tutti mi
avrebbero
preso per impazzito sul serio.
Quindi,
non poteva farmene una colpa se ero restio a parlarne.
Soprattutto
ora che ero tornato a casa da una settimana, avrei avuto parecchio
lavoro in zona per alcune promozioni e i parenti mi avevano
già
assillato ogni santa ora della giornata per andare a salutare
quell'uno e quell'altro.
Avevo
bisogno di un po' di tranquillità, senza Austin che mi
stressasse
per cercare di risolvere il mio io complessato che nemmeno a me era
chiaro e senza nessun'altro potenziale rompipalle che sarebbe potuto
saltare fuori.
L'unico
che non avrebbe ricoperto quel ruolo, in assoluto, l'avrei visto
durante la settimana....e mi bastava.
Ma,
sapendo perfettamente, che non avrei liquidato Austin con delle
semplici frasi di circostanza, che non gliel'avrei data a bere con
nessun giochetto e che avrebbe continuato a chiedermi fino allo
sfinimento se avessi qualcosa, decisi almeno di confidargli che,
sì,
era vero che avessi qualcosa ma che per il momento non potevo
dirgliela in maniera dettagliata.
Sospirai,
spostando un istante lo sguardo di lato e appoggiandomi con la
schiena alla sedia, perdendo peso.
“D'accordo....qualcosa
c'è...”
“Oh
finalmente...potevi dire quello che ti pareva, ma si vedeva lontano
un miglio...”
Anche
quel particolare mi aveva sempre tenuto abbastanza sulle spine da
quando aveva cominciato a farmelo notare.
Ok,
era da un po' che non stavo propriamente 'bene', non si trattava di
salute in senso stretto, su quella non avevo avuto nulla di
problematico, ma non ero a posto in fatto di sensazioni positive
addosso.
Era
come se una costante 'idea' di iperattività mi si fosse
attaccata
addosso.
Tutto
sarebbe stato più semplice se avessi trovato il coraggio di
confermare a me stesso che, se c'era, era solo per una mia paura di
fermarmi troppo a pensare sul resto, ma allora non mi sarei ritrovato
in quello stato.
Inoltre
era come se una perfetta e semplice
evidenza
fosse davanti ai miei occhi ma io continuavo a non volerla
riconoscere e sviavo continuamente per un'altra strada, molte volte
anche complicandomi la vita e le giornate per un cazzo.
Non
mi ero mai comportato così, ma ora non riuscivo a fare
diversamente.
“Smettila
di ripetermelo tutte le volte!”
Alzò
le spalle aprendo le braccia all'esterno, con sguardo ovvio
“Ma è
vero!”
Lo
scocciai con una mano ritornando verso il tavolo e appoggiando i
gomiti su di esso.
“Sì
quello che ti pare...però, visto che vuoi tanto saperlo, non
so di
preciso il motivo...solo 'è così' e basta. Non so
le cause, non so
perché, non so i motivi....che sono tutti la stessa
cosa...” rise,
scuotendo la testa “...però sul fatto che mi sento
un po' a terra
è vero...poi, te lo ripeto, magari è il troppo
lavoro...dopo queste
due settimane di promozioni non avrò altro quindi penso
proprio che
mi prenderò una bella pausa”
“Sì
ti farebbe bene...ma sei sicuro veramente di non sapere i motivi?
Perché a me sembra che fossi stato proprio tu a dirmi che
avresti
preso del lavoro in più perché ti avrebbe fatto
bene e che di
fermarti non ne avevi voglia..”
Cazzo.
Quella
non me la ricordavo.
Colto
in fallo bello mio!
Mi
schiarii la voce, guardandolo con nonchalance e scuotendo la testa
allo stesso modo.
“No,
dai....alla fine, forse, ho esagerato davvero e prima non me ne
rendevo conto...invece adesso sento di essere alla frutta
completa”
“Mh...beh,
la pausa la devi prendere per forza o ti ci costringo io..poi cerca
anche di pensare meno come facevi di solito...non ti ho mai visto
così paranoico”
Risi
dandogli una pacca sulla spalla, scherzosamente, allungandomi sul
tavolo.
“Ma
piantala!”
Rise
a sua volta “Lo sai che anche questo è
vero!”
“Sese...comunque,
non lo so, ho sempre la sensazione di 'avere qualcosa' o dover fare
qualcosa anche se poi non so esattamente cosa sia e rimango dell'idea
di non aver concluso niente, quindi dopo mi ci metto il triplo...la
maggior parte delle volte non concludendo comunque niente di quello
che avevo pensato”
“Appunto,
e questo logora te lo assicuro..”
Annuii
“Già..”
“Senti,
cambiamo posto dove parlare?” chiese, improvvisamente
cambiando
anche l'espressione, ed era la terza volta che allungava il collo
oltre la mia spalla.
“Perché?”
feci per girarmi ma Austin mi bloccò prontamente con una
mano sul
polso e tornai a guardarlo, interrogativo.
“Che
c'è?” chiesi non capendo il suo atteggiamento.
“Non
ne sono certo, ma c'è il proprietario del ristorante che
è da
mezz'ora che guarda nella nostra direzione, senza toglierci gli occhi
di dosso e mi sta facendo innervosire...”
“Che?...ma
sei scemo?”
“Davvero!
Non ha fatto altro che osservarci, e ha un sorrisino addosso che mi
sta dando ancora più sui nervi...”
“Guarda
che in ogni caso non può sentirci da quella
distanza...”
“E
allora? Mi da fastidio comunque!”
Scossi
la testa con scetticismo ma poi alzai le spalle “Come vuoi
tanto
abbiamo finito...”
Non
potei aggiungere altro perché il viso di Austin si
trasformò in
un'espressione di pura sorpresa, sconcerto e anche....spavento? Tutto
allo stesso tempo.
“Che
hai adesso?”
“Non
c'è più!”
“Chi
non c'è più?”
“Il
proprietario”
Mi
trattenni dal mandarlo a fanculo pesantemente.
“Ma
sei diventato idiota in soli cinque minuti? Che ti frega se non
c'è
più? Si sarà spostato nella sala!”
Ma
lui aveva cominciato a gesticolare sia con le mani che con la testa,
facendo 'no' con entrambi e aveva davvero lo sguardo atterrito.
“Non
capisci c'è...lui c'era....e un momento dopo non c'era
più!”
“Ok
stai davvero cominciando a spaventarmi amico....poi ero io quello che
aveva dei problemi e si faceva delle paranoie vero?”
“No
Jake! Credimi...è scomparso
nel
vero senso del termine e....” non riuscì a finire
la frase perché
sobbalzammo entrambi violentemente per una voce al nostro lato,
Austin riuscendo a malapena a trattenere un verso di sorpresa in gola
e io mi spostai di scatto sul lato della sedia.
“Signori
tutto bene?”
Avevamo
il suddetto proprietario di fianco al tavolo, con in mano due
bicchieri pieni di un liquido giallo che aveva tutta l'aria di essere
limoncello.
Non
ero consapevole di cosa fosse successo, né se quello che
avesse
detto prima Austin fosse vero, ma, cristo santo, un uomo non poteva
muoversi ad una velocità tale...
Fino
a un secondo prima non c'era nessuno lì.
Austin
voltò solo lo sguardo verso di me che ricambiai e entrambi
non
eravamo molto certi di stare vedendo la stessa cosa e di essere nella
medesima situazione ma l'uomo continuava ad essere davanti a noi,
sorridente, era lo stesso che ci aveva fatti sedere e che io avevo
già visto altre volte quando ci ero andato in precedenza.
Ma
forse, era solo suggestione, anche perché Austin sembrava
davvero
convinto di ciò che aveva detto prima.
Non
reagendo, decisi di prendere in mano la faccenda.
“Sì...bene
grazie...volevamo chiedere il conto...” dissi, notando
stranamente
che avevo un filo di voce e che non avevo ancora lasciato la
posizione in bilico su un solo lato della sedia.
“Ma
certo, arriva subito..intanto vi ho portato questi...sono digestivi
offerti dalla casa...” appoggiò sul tavolo, di
fronte a noi, i due
bicchieri avuti in mano e io e Austin li guardammo nello stesso
momento per poi sollevare lo sguardo e scambiarcelo a vicenda.
“...fanno
bene...” continuò poi spostando lo sguardo solo su
di me “....e
aiutano ad alleggerire i problemi oltre che affrontarli...”
A
quella lo sguardo che ci eravamo lasciati addosso si
ingrandì a
dismisura e, di scatto, ci voltammo a guardarlo con sconcerto senza
trovare le parole per ribattere, incontrando ancora il suo sorrisino
affabile ma tremendamente ambiguo che ci rimase sulla pelle anche
quando si allontanò lasciandoci basiti.
Appena
fu fuori portata -che poi era relativo dirlo così- Austin
aprì la
bocca e un braccio con fare enfatico, ma lo bloccai in tutto
ciò di
urlato che avrebbe voluto buttargli contro.
“Sta
calmo!”
“Calmo?
Ma come faccio a stare calmo?!”
“Austin
parla piano per favore!” ma lui mi ignorò
spudoratamente.
“C'è...c'è...oddio...non
ci credo....come ha fatto eh? Dimmi come ha fatto! Non può
essersi
spostato dalla sala, alla cucina, al nostro tavolo in due secondi e
prima questi due cavolo di bicchieri non li aveva in mano! Poi....hai
sentito? Eh? Hai sentito?! Ci ha ascoltati perché altrimenti
non
avrebbe detto quella frase...”
Dio,
era sempre troppo suscettibile certe volte!
“Ma
finiscila dai...sarà stato un caso! Ok, ammetto che
è stato veloce
e che mi ha fatto venire un colpo quando me lo sono trovato di fianco
ma non c'è niente di strano...ti sarai solo distratto e non
l'avrai
visto andare in cucina!”
Incrociò
le braccia al petto, calmandosi apparentemente e appoggiandosi alla
sedia.
“Grazie
sai? Puoi anche darmi del malato mentale, ma quell'uomo...”
indicò
con il dito per maggiore enfasi “...è scomparso
poi è riapparso qui e ci ha portato questi due....non so
bene cosa
siano che...” mi guardò con terrore quando presi
in mano il
bicchiere e feci per portarmelo alla bocca “...ma sei fuori?!
Jake!” mi bloccò il polso e lo guardai senza
capire.
“Cosa?!”
“Non
vorrai berlo spero!”
“Sì,
così ti calmi, ti provo che non è altro che un
classico limoncello
e non vai a pensare che sia avvelenato o chissà
cosa!”
“Nono
dai non fare scherzi, davvero! Come cavolo fai a pensare che sia
normale un qualcosa del genere?....” non lo ascoltai e lo
buttai
giù alla goccia “..no Jake..non..”
Shit!
Strizzai
le palpebre un istante, sentendo la gola bruciare, un forte e
immediato calore allo stomaco e una piacevole sensazione successiva
di leggerezza.
Mhh
buono, cazzo.
Ma
Austin, a quanto pareva, non recepì il mio atteggiamento in
quel
modo e mi sentii stringere un polso con forza.
“Ehi!
Stai bene?”
Ok,
dai divertiamoci un po'...
Continuai
a strizzare le palpebre, però simulando un malessere alle
tempie e
allo stomaco che mi presi con le mani.
“Oddio
Jake! No adesso chiamo quelli della sicurezza e quel tipo...”
ma si
bloccò notando che mi ero messo a ridere e avevo riaperto
gli occhi.
“Oh
brutto...” mi spostai, mettendo un braccio avanti per parare
il
colpo che mi tirò con il tovagliolo, ma non
sfuggì ai due ulteriori
che mi arrivarono sulle spalle.
Stavo
continuando a ridere.
“Sei
un'idiota, cristo santo!”
“Oh
dai, calmati...stavo solo scherzando....”
“Beh
lo sai che quando fai così ci credo davvero...dannato te e
il fatto
di essere un attore!” borbottò tra sé e
sé, tornando a sedersi
mentre sorrisi, ridendo sommessamente.
“Guarda
che anche tu lo sei”
“Sì
ma non sono capace di farlo anche in casi come questi, come fai
tu..”
Scossi
la testa “Come vuoi...visto? Non era altro che limoncello,
anche se
molto più forte del solito...è buono, dovresti
berlo, almeno ti
calmi!”
“Te
lo scordi. Non lo tocco neanche se mi obblighi! Anzi andiamocene da
qui, che questo posto mi ha già stufato!”
Non
ero proprio sicuro di volerlo ammettere, né di dare ragione
a Austin
e alla sua convinzione che il proprietario di quel ristorante avesse
voluto avvelenarci ma, o era il caso o avevo mangiato troppo durante
la cena o quel digestivo non era realmente ciò che fingeva
di
essere.
Alle
tre e un quarto di quella notte, mi svegliai di soprassalto con dei
crampi allo stomaco, mal di testa e un battito cardiaco così
accelerato che mi spaventai non poco.
Non
avevo mai provato niente del genere, stavo male ma, allo stesso
tempo, non sentivo davvero 'dolore' e, nonostante mi stessi ripetendo
di chiamare qualcuno nell'immediato, non avevo una reale intenzione
di farlo.
Da
quando io e Austin ci eravamo lasciati, dopo aver passato un altro
paio d'ore in un locale vicino a casa sua, non era successo niente di
anomalo, anzi non ne avevamo neanche più parlato del finale
'ambiguo' della cena e io, di sicuro, non ci avrei più
ripensato
minimamente nei giorni a venire.
Invece,
in quel momento, avevo come l'impressione che sarei andato in
iperventilazione in una frazione di secondo, non era normale che
avessi un battito così forte non avendo fatto niente, e
trattenni un
ringhio in gola quando una fitta alla tempia mi fece vedere nero,
costringendomi a stendermi di scatto sul letto per tentare di farla
passare.
Il
cellulare...cerca il cellulare....
Sì,
cazzo, dovevo chiamare qualcuno in ogni caso...
Non
sarei stato in grado di fare niente, ora come ora, e non avevo
nemmeno la forza o la lucidità di pensare a fondo come fosse
possibile che mi sentissi in quel modo e che cosa poteva aver causato
i sintomi, né tantomeno di mettermi in macchina per andare
al pronto
soccorso.
Non
ci riuscii in ogni caso.
Le
fitte sia allo stomaco che alla testa continuarono sempre
più
frequentemente, facendomi stringere il lenzuolo con una mano e
affondare il viso nel cuscino per trattenere i gemiti di dolore
sempre più veloci che non sarei stato in grado di trattenere.
Dio.dio.dio.
Ahhh..
Che
cazzo mi stava succedendo?
Per
un istante credei davvero di morire, senza sapere nemmeno
perché, ma
poi, così come mi ero svegliato, mi riaddormentai nel buio
più
totale.
**********
Come
dire.....aspettate il prossimo per capirci di più,
perché non posso
anticiparvi niente.
-Austin
è Austin Nichols, amico di Jake (ma ormai penso lo sappiate
fino
alla morte =D).
-Chris,
non è Bale, è un altro degli amici storici di
Jake del quale però
non ho mai scoperto il cognome (ma tanto non avrà rilievo)
-La
storia avrà quattro capitoli!
Ricordo,
inoltre, anche l'aggiornamento lampo e fuori programma fatto ieri, di
una mini storia 'Before&Now', per chi non
l'avesse notata
e fosse interessato.
Grazie
a chi comincerà a leggere, recensire, o aggiungere nelle
varie
opzioni ^.-
Spero
vi abbia incuriosito.
Baci
Leia
=3
[edit
del 24/02/11:
nuova pagina di
supporto per le storie, con foto, info e gli aggiornamenti alle
pubblicazioni:
bloggolo]
|
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Capitolo 2 *** _Second_ ***
Two.
Mhh...dio
che sonno...mi sembra di non dormire da settimane...starei qua sotto
al caldo per sempre...ma?!
Cominciai
a sentire qualcosa di pesante addosso, come troppe coperte o lenzuola
sopra, in più avevo davvero un sonno assurdo, non riuscivo
ad aprire
gli occhi..di tenerli aperti per qualche secondo non se ne parlava
nemmeno.
Avevo
caldo, molto caldo e c'era qualcosa che non tornava.
Mi
sentivo 'piccolo, corto e basso'.....
Nessun
doppio senso è inteso con la constatazione sopra!
Era
come se mi avessero preso e rinchiuso in qualcosa di molto ristretto
e
poco
pesante,
di sicuro quello che provavo non era il mio peso 'reale' e anche la
posizione che mi sembrava di stare tenendo in quel momento, non era
quella che usavo per dormire.
Sì,
sembrava,
perché dovevo ammettere di avere delle percezioni davvero
distorte,
nonostante sentissi tutto alla perfezione dei rumori esterni, come un
sacco di macchine in strada, o di quelli degli animali nel giardino
sottostante casa mia.
Non
avevo mai fatto caso a quanto casino facessero gli uccelli sugli
alberi. Era sempre stata silenziosa quella zona, non mi aveva mai
dato fastidio un qualche rumore della natura.
Invece
adesso, tutto mi arrivava tremendamente amplificato come se mi fosse
attaccato alle orecchie o ce l'avessi di fianco.
Quando
mi decisi a spostarmi, anzi, cercai
di spostarmi a causa di tutto ciò di non ancora identificato
che
avessi sopra non me lo stesse permettendo, mi venne in mente
dell'improvvisa sveglia notturna che avevo avuto, del malessere e
della paura momentanea di avere contratto qualcosa di grave.
Del
resto non mi ricordavo un cazzo, avevo l'impressione di essermi
svegliato dopo una sbornia coi fiocchi ma, al contrario, non avevo
male da nessuna parte e non mi sentivo nemmeno giù di forma.
Anzi,
ora come ora, mi sarei messo a correre volentieri.
Ok...qualcosa
non andava.
Deciditi
ad aprire gli occhi...
Non
l'avessi mai fatto!
Li
richiusi di scatto quando, per una frazione di secondo, ebbi
l'impressione di vederci grigio e non in senso metaforico ma
letterale del termine.
Mi
agitai, sentendo il battito ripartire a mina, anche se, non ci avevo
fatto caso ma, appena sveglio quello normale non era stato proprio
tale...
Mi
erano aumentati davvero i battiti e non andava per niente bene per un
uomo, ma la scoperta non mi spaventò più di
quanto avrebbe dovuto
fare sul serio.
Anche
perché, ad essere sinceri, stavo
bene.
Insomma,
in quel preciso istante, a parte un po' di rincoglionimento non
provavo niente di doloroso o di incerto o fuori dalla
norma...però
qualcosa non era come doveva essere.
Ok
calmati....sei solo stanco, devi davvero prenderti una bella pausa e
tutto passerà con i giorni...sei solo arrivato al limite...
Mi
calmai. Era vero dopotutto.
Replicai
il tentativo di aprire gli occhi e un mondo grigio, bianco, nero, con
qualche spruzzo di verde, mi apparve davanti facendomi bloccare il
fiato e trattenere un urlo.
Che
cazzo mi è successo?
Però....ehi,
un momento, ci vedo da dio!
Escludendo
i colori, se tali potevano essere definiti, ci vedevo alla
perfezione, con una chiarezza e una luminosità che,
qualsiasi tipo
di colore non mi sarebbe servito per poter riconoscere le cose. Avevo
sempre avuto bisogno di lenti o occhiali da quando ero stato piccolo,
ci vedevo anche senza ma non era la stessa cosa, invece in quel
momento, qualsiasi altra lente o aiuto esterno non sarebbero serviti
a niente rispetto a come vedevo sul serio.
Tutto
era sempre più strano.
Poi,
perché sei così calmo?
Non
ero calmo,cazzo!
Sì
invece!
No
per niente....
Se
poi mi mettevo anche a 'parlare' da solo era finita davvero.
Presi
un respiro profondo. Anche quello fu diverso.
Niente
era più come ricordavo essere sempre stato. Era come
trovarsi dentro
ad un corpo non proprio.
Ecco.
Quella era la spiegazione che stavo cercando, perché niente
di
quello che percepivo, vedevo e sentivo era come l'avessi fatto di
solito e, invece che essere strano, era normale.
Appena
sgusciai fuori da quello che mi copriva, mi resi conto che non sarei
stato in grado di reggermi su due gambe e lo stiramento che feci in
avanti mi venne spontaneo a quattro zampe.
???
Mi
bloccai nel gesto, guardandomi attorno, non avendo il coraggio di
guardare me
stesso.
Ora
sì che ero agitato, cazzo, soprattutto quando mi resi conto
che la
'roba' in più che avevo avuto sopra, oltre coperta e
lenzuolo erano
i miei
vestiti!
Ok,
respira...così, piano....bravissimo, adesso abbassa lo
sguardo, con
calma, non c'è proble...
OH
FUCK!
Se
ne fossi stato in grado avrei voluto urlare, ma quello che mi uscii
fu più un suono gutturale dalla gola, che divenne via via
più acuto
a mano a mano che lo continuai. Al termine mi ritrovai senza fiato,
mi agitai ancora di più, divincolandomi dal nulla solo per
lo
spavento preso e, non rendendomi conto di essere arrivato al bordo,
caddi dal letto per i troppi spostamenti frenetici fatti.
Non
mi feci male. Non sentii una virgola, fu come cadere su un materasso
molto morbido.
Chiusi
gli occhi. Li riaprii.
Era
ancora tutto lo stesso.
Non
è possibile, cazzo!
Davanti
a me avevo delle zampe
e....e...anche
dietro c'erano...ero davvero a quattro a zampe...e...c'era una coda
là
in fondo...il muso allungato, i baffi...senza pensarci due volte
corsi allo specchio in fondo alla stanza e quando ci fui davanti
urlai di nuovo.
Niente
urlo umano. Fu di nuovo una sorta di 'meooooowww' storto e prolungato
che mi fece solo spaventare il triplo.
Respirai.
Era come se avessi corso per chilometri e chilometri senza mai bere e
fermarmi, ma davanti avevo un gatto,
con
il pelo scuro, orecchie, corpo, zampe, coda e tutto
da gatto!
E
quel gatto, tecnicamente, ero io.
Pffff..no
dai non scherziamo!
Che
stronzata è questa?
Sto
sognando...quella diavolo di cena mi ha fottuto per bene, è
l'unica
spiegazione...sto sognando e non me ne rendo conto.
Adesso
mi butto contro a qualcosa, così mi sveglio e non se ne
parla più!
Mi
annuii da solo, all'immagine felina che rispose senza indugi essendo
la 'mia' e mi voltai cercando un qualcosa contro cui 'farmi male' per
svegliarmi di soprassalto.
Decisi
per la parete dell'armadio, almeno era piatta e non avrei dovuto
risentirne eccessivamente. La puntai, presi la rincorsa e scattai in
avanti, correndo fino ad essa fino a che non ci fu l'impatto.
Pessima
idea.
Ahia!
L'urto
fece un male cane, invece. Per poco non mi tramortii da solo e prima
di riuscire a stare in equilibrio barcollai indietro di qualche
passo, con la testa che girava esageratamente e un dolore sparso
ovunque.
Quando
riaprii gli occhi non era cambiato niente.
No!
Non urlare...oppure puoi dire addio al poco fiato che ti è
rimasto.
In
effetti, stavo respirando ancora peggio di prima ma...porca
puttana...quello doveva
essere un sogno!
Non
era tecnicamente possibile che succedesse una cosa del genere!
Insomma,
ero diventato un....un gatto per una cazzo di bevanda non chiara,
dopo una cena in un ristorante che avevo già frequentato?
Ok
fare l'attore ma avevo sempre saputo distinguere i momenti di
eccessiva immaginazione con la realtà e quel...'caso'
comunque non
poteva essere definito tale!
Non
esistevano faccende come 'trasformazioni', 'bevande strane' o tutto
ciò che poteva essere ricondotto sotto il termine di
'magico'.
Sì
mi piaceva, sì leggevo o guardavo pure dei film al riguardo,
e
quindi?
Non
ero l'unico a farlo, ma non per questo poteva esistere la
possibilità
di andare a letto nella propria forma umana e svegliarsi da gatto!
No
way!
Decisi
di fare un secondo tentativo.
Cristo,
se...se..tutto quel casino era reale, come cazzo avrei fatto? Non
potevo fare niente conciato così e, secondo, nessuno mi
avrebbe
riconosciuto!
Non
parlavo, ma miagolavo. Non potevo scrivere, non sapevo nemmeno se il
tempo o i giorni fossero rimasti gli stessi...avrei potuto essere
rimasto addormentato per settimane invece che per una sola notte e io
non potevo saperlo.
Come
facevo a far capire che ero io?
Calmati!
Ok.Ok.
Sono
calmo.
Risi
tra me e me con scetticismo.
Sono
calmo...molto...calmo.
Damn!
Presi
molta meno spinta come seconda volta. Non che volessi già
credere
alla versione reale del fatto che fossi diventato un felino, ma dopo
essere caduto dal letto e aver sbattuto contro l'armadio facendomi
male non ero più molto convinto che mi trovassi in un sogno
vero e
proprio.
Magari
era una fase passeggera...
Ma
fase di cosa? Mica sei nell'adolescenza e passerà con gli
anni!
Dio
quanto odiavo il mio io interiore! Ma i gatti ne avevano uno?
Muoviti!
Sì!
Vado-vado.
Riprovai
a 'lanciarmi' con un lato del corpo contro l'armadio ma l'effetto fu
uguale al precedente. Dolore alle ossa e nessun cambiamento.
Mi
accasciai a terra, rendendomi conto che ci riuscii tranquillamente
solo aprendo le....ok....le zampe di lato e feci una specie di verso
che avrei voluto intendere come sospiro.
Oddio.
E
adesso?
Non
seppi per quanto tempi rimasi in quella posizione, a occhi chiusi,
ascoltando ogni minimo particolare che mi giungeva da qualsiasi
direzione, sperando vanamente che, all'apertura, mi sarei visto come
avevo fatto in quei ventiquattro anni di vita umana.
Invece
niente cambiò. Anche se non mi vedevo, sentivo perfettamente
che
niente era come era sempre stato.
L'idea
percettiva iniziale continuava ad essere la stessa e ora sia gli
odori, i rumori o i suoni e anche le sensazioni 'corporee' non erano
come ero abituato a sentirli.
Intanto
ogni cosa era amplificata all'inverosimile.
Avrei
potuto dire con certezza che cosa stava cucinando la mia vicina nella
casa accanto, oppure quali tipi di uccelli o insetti si trovassero
tra le foglie del mio giardino in quel momento e, soprattutto, avevo
una voglia di correre e 'saltare' su qualcosa che...insomma...non era
normale per un umano.
Io
invece avrei voluto arrampicarmi sull'albero fuori dalla finestra di
camera mia e raggiungere uno degli animali qualsiasi che ci avrei
trovato sopra.
Riaprii
gli occhi di scatto.
Oh
cazzo! Stavo già cominciando a pensare da gatto!
Shit.
Dovevo
fare qualcosa perché, anche se non era possibile da nessun
lato si
guardasse la faccenda, era successo e dovevo trovare assolutamente il
modo di tornare me stesso!
Poi
mi stava venendo fame....e quello era un problema.
Tecnicamente
tutto sarebbe stato un problema da quel momento in avanti, vista la
prospettiva, ma meglio prendere una cosa per volta oppure non ci
sarei più saltato fuori.
Mi
rialzai, testando i nuovi appoggi che, rispetto alla postura umana,
avevano il triplo dell'equilibrio visto che potevano contare su due
in più, inoltre era terribilmente semplice 'entrare' a
contatto con
il pavimento in maniera stabile.
Mi
guardai intorno, cercando di abituarmi alla diversa visuale, ai
'colori', se tali potevano essere definiti, ai suoni e agli odori
completamente diversi dal solito e al fatto che mi ritrovassi ai
'piani bassi'.
Non
era uno scherzo scendere da centottantasette a pochi centimetri da
terra e il mio senso dell'orientamento era ridotto a uno schifo.
Anche se avevo l'impressione che sarei potuto arrivare dovunque senza
vedere ma solo annusando o ascoltando.
Era
vero allora che i gatti avessero i sensi molto più
sviluppati di
quelli degli umani...però!
La
vuoi piantare di farti da documentario? Trova una soluzione!
Okok...ma
non avevo la più pallida idea di cosa fare.
Anzi,
una piccola lampadina mi si era accesa ma poi mi ero reso conto
subito che sarebbe stato comunque inutile.
Andare
da Austin per farmi aiutare era il peggio che avrei potuto scegliere
come prospettiva di tornare normale.
Il
problema principale era sempre la questione che, ora come ora, non
parlavo ma miagolavo
e
quindi nessuno di umano
mi avrebbe capito.
Non
devi per forza parlare per farti capire.
Ah
sì, come no!
Ci
mancava solo la mia coscienza deficiente a peggiorarmi le cose.
Drinnn...
Non
era vero. Qualcosa di peggio ci fu eccome.
Sobbalzai
a quel suono, mentre il battito aumentò ancora
più del normale e
recepii le mie orecchie spostarsi all'indietro, come il mio corpo che
si sistemò in una posizione di difesa con tutte e quattro le
zampe
ben ancorate al terreno.
Ok,
sì, ero io che mi ero mosso, ma ancora sentivo quei
movimenti
altamente estranei a me stesso e non mi sembrava di farli sul serio.
Provai
paura, non pesante, solo un allarme che mi tolse tutta la
tranquillità che potevo aver riacquistato nel breve attimo
precedente. Che era pure poca.
Al
secondo squillo del campanello mi decisi a muovermi e, ricordandomi
in che stato ero, non fui costretto a scendere dalle scale per
sbrigarmi ad andare ad aprire, ma mi limitai a saltare sul davanzale
della finestra per controllare chi ci fosse fuori.
Non
potevo farmi vedere in quello stato, poi nessuno mi avrebbe
riconosciuto di principio quindi era anche inutile provarci.
Avrebbero
pensato che non ero in casa.
Mi
stupii anche della mia tremenda agilità nell'arrivare sulla
finestra
senza nemmeno rendermi conto di nuovo che mi fossi mosso e quando fui
sul bordo, sbucai con la testa dallo spiraglio aperto e guardai in
basso.
Ero
al secondo piano ma quella distanza mi faceva tutto un altro effetto
vista in quel momento, rispetto a quando mi affacciavo di solito. Ma
anche quel particolare lo amputai al fatto che ero
un gatto e
che, se non era un sogno, avrei potuto tranquillamente buttarmi
giù
da essa che non mi sarei fatto niente.
Così
velocemente come mi erano accelerati i battiti, si spensero
all'improvviso facendomi credere che ci sarei rimasto secco.
Sgranai
gli occhi -se era possibile nel mio stato- e mi venne d'istinto
aggrapparmi con le unghie al legno del bordo, senza sapere bene il
motivo.
Deglutii
figurativamente –tra tutti gli aspetti negativi, potevo
rallegrarmi
con la sensazione che, apparentemente, non avessi perso le mie
percezioni da umano, riguardo pensieri e ricordi- e cercai di
calmarmi, anche se non ci riuscii alla perfezione.
Che
cazzo ci fa qui Heath? Non doveva arrivare tra due giorni?
Dio.Dio.Dio
E
adesso cosa faccio?
Tra
tutte le persone possibili lui era l'ultimo che mi sarei mai
aspettato di vedere davanti casa
mia
quella mattina ed era anche l'ultimo che avrebbe dovuto esserci in
quell'istante.
Avevo
avuto una voglia enorme di vederlo, mi era mancato in maniera
indescrivibile, in tutte le settimane passate non avevo visto l'ora
di tornare solo per poter passare del tempo con lui di nuovo e ora?
Mi
trovavo in quelle condizioni?!
Cristo
ma cos'ho che non va, eh?
Non
potevo essere diventato un gatto!
Più
ci pensavo e meno ci credevo, ma ormai la convinzione che fosse un
sogno era svanita del tutto e l'unica cosa che potevo fare era
trovare un modo per tornare me stesso.
Continuai
a guardarlo, nonostante non lo vedessi bene, coperto da alcuni rami
degli alberi del giardino e la distanza dalla mia finestra alla porta
principale, però lui rimase, provando anche una terza e una
quarta
volta a suonare.
Ok
che dormivo parecchio alla mattina, ma non ero sordo!
Mi
feci un'espressione sarcastica da solo....già, come se lui
non lo
sapesse.
Era
stato anche troppo abituato a venirmi a svegliare quasi tutte le
mattine perché non arrivassimo in ritardo al lavoro.
Però
o doveva essere successo 'qualcosa', oppure aveva bisogno di vedermi
perché passarono altri minuti in cui non si
spostò minimamente
dalla mia porta.
Non
ci pensai due volte.
Non
sapevo cosa fare, non sapevo come l'avrei risolta ma potevo tentare
almeno di sfruttare la situazione e, tra tutto il resto, avevo
davvero voglia di vederlo e stare con lui.
In
qualsiasi forma.
Feci
per tornare in stanza e uscire, quando mi diedi dello stupido da solo
bloccandomi appena prima di raggiungere il pavimento.
Sono
un gatto giusto? Vediamo cosa so fare...
Non
ero davvero convinto, la distanza e l'altezza erano comunque elevate,
ma tanto valeva....poi se fossi caduto e non mi fossi fatto niente mi
sarei assicurato al cento per cento che non stavo sognando e che una
soluzione reale dovevo trovarla.
Mi
sbrigai quando lo vidi spostarsi per tornare sul vialetto, notando un
breve cenno di diniego con la testa e l'espressione quasi delusa,
anche se non ne fui certo...ero ancora troppo distante.
Presi
la spinta con tutte e quattro le zampe, puntando il ramo più
vicino
al punto in cui mi trovavo e appena le staccai dal solido, non ci
misi nulla a raggiungere l'appiglio considerato, facendolo muovere
leggermente verso il basso per il mio peso.
Respirai
di sollievo internamente.
Wow...è
stato facile!
Mi
aggrappai di più, testando anche le unghie, la coda e i
baffi che,
mi accorsi subito, davano un aiuto estremo a tutto il resto del corpo
nel fare qualsiasi movimento.
Se
non li avessi avuti sarei caduto con niente.
Presi
equilibrio sentendomi sempre più strano, ma cominciando ad
abituarmi
molto lentamente al nuovo modo di camminare e percorsi il resto del
ramo fino al tronco per poi stringermi ad esso, tentando di calarmi
in basso.
Saltai
su un altro ramo, poi un altro ancora vedendo sempre di più
il
terreno avvicinarsi, i rumori attorno amplificarsi maggiormente e il
mio respiro farsi tranquillo.
A
pochi centimetri dall'erba mi staccai, decidendo definitivamente di
atterrare e quando toccai terra mi sembrò quasi di essere
finito su
un cuscino. Dovevo ammetterlo, era stato strano ma affascinante.
Guarda
che sta andando via!
Shit!
Sollevai il muso, lasciando perdere le mie doti appena acquisite ed
evitando di lodarmi da solo, per poi avvistare Heath che stava
uscendo dal cancelletto davanti, sempre aperto, diretto alla
macchina. Mi rimisi in moto, correndo per raggiungerlo, e dopo un
paio di falcate gli fui di fianco.
“Heath!
Devi aiutarmi...sono...”
No,
niente da fare.
Si
girò questo sì, ma non capì certo
quello che avevo pensato
di dirgli, se non un miagolio basso e prolungato.
Dannazione!
Guardò
a terra e incontrai il suo sguardo che mi paralizzò sul
posto.
Poteva
esistere un qualcosa di così perfettamente spiazzante?
Sì,
i suoi occhi.
E
io che ancora mi facevo dei problemi, delle paranoie, dei dubbi e
degli infiniti viaggi mentali su quello che mi stava succedendo e
ciò
che avevo sentito di provare improvvisamente...per lui.
Ci
sarebbe voluto così tanto?
Ma
nemmeno tutt'ora volevo ammetterlo a me stesso.
Anche
se avrei dato qualsiasi cosa per poter essere nella mia forma normale
e saltargli addosso per abbracciarlo.
Sei
mesi.
Erano
passati sei mesi da quando l'avevo visto l'ultima volta. Dopo era
stato tutto un susseguirsi di telefonate chilometriche quando
riuscivamo a trovarci a causa dei fusi orari differenti, oppure
e-mail che avrebbero potuto competere con un libro best-seller per la
lunghezza.
Ero
patetico e non me ne accorgevo ancora.
Avrei
voluto sospirare di sollievo, parlargli, dirgli quanto mi era mancato
e quanto avevo voluto passare tutto il tempo perso di quei mesi
insieme a lui. Invece non potei fare niente.
Forse
era una punizione tutta quella storia.
Era
la mia condanna del non essere stato più diretto con le mie
sensazioni e nel non aver ascoltato me stesso e, in quel momento,
avevo una rabbia cieca dentro che mi avrebbe fatto urlare o
distruggere qualcosa fino a rimanerne sfinito.
Ancora
non feci niente. Mi uscii solo un altro lieve miagolio che
sembrò
più un lamento se recepito da orecchie umane.
Un'
espressione sorpresa gli attraversò lo sguardo, poi si
girò
completamente avendo solo voltato una parte del viso verso di me.
“Ehi...e
tu da dove salti fuori?” chiese retoricamente, poi chinandosi
per
essere di più alla mia altezza e allungò un
braccio verso di me.
Roteai
gli occhi al cielo, e avrei anche scosso la testa con sarcasmo se
avessi potuto, perché se avesse saputo davvero che ero
io....mi
veniva solo da ridere.
Era
assurdo!
“Vieni
qui, non ti faccio niente!” aggiunse dopo mezzo secondo
abbassando
anche un po' il tono.
Mhh...oddio...non
serve che usi quella voce..
Mi
sarei avvicinato senza bisogno che me lo dicesse e quando gli fui a
tiro, sentii la sua mano sulla testa, tra le orecchie, che si mosse
con calma grattando piano.
In
meno di un secondo persi ogni capacità di intendere e di
volere.
Adesso
ci rimango secco davvero!
Merda!
Capii cosa provavano i gatti quando venivano accarezzati e il
perché
gli piacesse così tanto essere grattati dietro alle orecchie.
Era
quasi meglio di un orgasmo....ok forse no, ma era molto, molto, molto
piacevole.
Poi
fatto da lui era ancora meglio.
“Non
sapevo che Jake avesse preso un gatto...no, impossibile, con Atticus
in casa. Sarai dei vicini,
eh?”
Avrei
continuato a guardarlo con scetticismo ma visto che non potevo evitai
la frase e continuai a bearmi della sua carezza.
Che
poi Atticus era dai miei per fortuna, oppure nella sfiga sarebbe
stato molto più che un problema averlo in casa!
Improvvisamente
non sentii più niente e riaprii di scatto gli occhi, che non
mi ero
accorto di avere chiuso, e lo vidi rialzarsi per poi spostarsi verso
la macchina.
Orrore!
Nonononono.
Non puoi andartene! Non puoi lasciarmi così!
In
un'altra frazione di secondo capii che Heath sarebbe stato l'unico
che avrebbe potuto aiutarmi e, senza pensarci ancora, feci l'unica
cosa sensata che mi passò di testa in quell'istante.
Mi
intrufolai nella sua macchina, appena aprì la portiera, e mi
nascosi
sotto ai sedili posteriori.
********
Vi
giuro. Tra tutto, darei qualsiasi cosa per vedere le vostre facce in
questo momento xDDDDDD
LOL!
Non
so come mi sia uscita, d'accordo? Ho visto questa foto:
e
sono morta, e non sono riuscita a fermare la mia testa.
Sì,
questo è Jake nella storia, così alcune di voi
capiranno il perché
della mia foto nel profilo su FB per un po' di tempo XD
Vi
avevo detto che era MOLTO diversa dalle solite.
Insomma,
divertiamoci un po' ok?
Io mi
sono divertita come una scema a scrivere di Jake in formato
micio...che poi siamo solo all'inizio, non è ancora successo
niente
=D
<3
Black
Cobra: xD muhahahha sì hai capito tutto benissimo, e te ne
sarai
resa conto anche tu dopo questo chap =P! Hai ragione, per un po'
voglio mettervi il sorriso addosso non farvi fare pensieri tristi e
spero che sarà così con questa e con le prossime
one shot!!! Grazie
infinite a te! Mi fa molto piacere che ti sia piaciuta da subito =*
kiss
brokeback:
ahahaha no dai non angosciarti, non devi sentirti così,
anche se il
finale del precedente capitolo poteva portarvi fuoristrada, ma adesso
non penso =P.......grazie!!!!! =***
tata:
ehm??????? LOLOLOLOLOLOLOLOLOLOLOL......mi hai capito =P.
Sulla
seconda parte del tuo commento ti ringrazio moltissimo e per il
momento ho abbastanza idee in testa per continuare, spero di poterci
riuscire per un altro bel po'! hugs&kisses loveU!!!! =*
<3
Miss
Fefy: eheheheheheh, ehhhhh che è successo? =P......grazie xD
bacio!
Cassandra:
ihihih, sì scommetti bene =D! Grazie mille e le idee che ho
su di
loro mi vengono in modi diversi e in momenti diversi. Sarà
perchè
mi piacciono talmente tanto che vorrei sempre 'immaginarli' in molte
situazioni alcune delle quali le devo mettere per scritto
perchè
così posso renderle un po' più 'reali', o almeno
pensarli in certe
scene quando le scrivo =)! Grazie ancora, spero che la trasformazione
non ti abbia schokkato troppo =P
baci!
Aya:
ahaha tranquilla, ti ringrazio moltissimo comunque! Spero sia stato
di tuo gradimento anche questo ^.- baciiii
Cassy:
uahahahahahah oddio quanto mi mancavate voi tre! Siete stupendi anche
se...Heath, dio santo ma proprio milanista dovevi essere?
Bleah!....ok, dopo questo profondo commento, ti irngrazio da morire e
mi tiri su il morale in maniera favolosa con le tue recensioni!
Grazie cara besooo <3
Sis:
<3<3<3<3<3 grazie tesor mi fa
piacere ritrovarti in
forma! Spero per molto più di un po' =*...ehm che
dire....vorrei
vedere la tua faccia =P! Don't worry Kirsten non ci sarà =D
e...no,
oddio, sono troppo curiosa di leggere ciò che dirai su
questo =PPP
<3<3<3
Eccome
se sto scrivendo quella con Gemmina! Sto andando a razo, ce l'ho
tutta in mente e voglio cominciare a pubblicarla dopo questa serie di
funny stories ^.-
Grazie
ancora, sempre!! bacioni!
Grazie
a tutti i lettori, oltre cento letture in meno di tre giorni, a chi
ha già aggiunto tra i preferiti e le ricordate e chi segue!
A
presto
Kisss
Leia
=3
|
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Capitolo 3 *** _Third_ ***
Three.
Non
mi feci vedere fino a che non recepii che la fermata dell'auto
coincise con l'essere arrivati da lui. Avevamo fatto parecchie soste.
Dopo la terza avevo perso il conto e nessuna di esse mi era stata
chiara visto che ero rimasto nascosto sotto al sedile. Fu solo quando
lo sentii aprire la portiera e da fuori una voce che lo
salutò, che
mi divenne inconfondibile capire dove fossimo.
Michelle.
Una
fitta addosso mi aveva congelato sul posto appena l'avevo
riconosciuta ma poi mi ero ripreso, sfruttando di nuovo la portiera
aperta per uscire, oppure non sarebbe stato il massimo rimanere
bloccati in macchina per non sapevo quanto.
Mi
nascosi dietro a una ruota dell'auto, seguendolo con lo sguardo.
Prima al baule dove recuperò tre sporte della spesa, poi
verso il
giardino laterale dove Michelle stava stendendo e infine oltre al
cancello d'entrata che superò e richiuse.
Non
sentii cosa si dissero appena le fu di fronte ma, volutamente,
guardai a terra quando le diede un bacio.
Non
ci pensare!
Sgattaiolai
fuori, entrando con facilità nel giardino e mantenendo lo
sguardo su
di loro fino a che non entrarono in casa passando dalla
veranda...semiaperta.
Almeno
sembrava che non si aggirasse ulteriore sfiga attorno a me.
Ovviamente
sgusciai fino ad essa, rimanendoci acquattato di fianco per capire
come sfruttare quella situazione senza che finisse in tragedia.
“Ma
sei arrivato presto! Pensavo ci mettessi ore, visto che ti vedevi con
Jake” disse Michelle, dopo essersi fermati in salotto, che
dalla
mia posizione vedevo benissimo, e aver aiutato Heath a portare una
sporta di cibo fino al divano.
A
quella frase ammutolii, alzando le orecchie, diventando sempre
più
consapevole di come usare il mio corpo e che quell'udito era
favoloso. Avrei potuto competere con un supereroe e avrei vinto senza
ombra di dubbio.
Vidi
Heath fare una mezza espressione affranta, che tolse appena Michelle
lo guardò direttamente e a quel punto alzò solo
le spalle con finta
indifferenza.
“Non
l'ho trovato...e dire che dall'ultima chiamata mi sembrava di aver
capito che sarebbe arrivato prima di noi....dovrò essermi
confuso”
Oddio....
“Ah
accidenti che peccato! Di sicuro non se lo sarebbe aspettato, visto
che gli avevi detto che tornavamo tra due giorni...”
Mi
venne un groppo in gola.
Aveva
cercato di farmi una sorpresa?
“Appunto...magari
lo chiamo più tardi, forse ha avuto dei ritardi e non
è riuscito ad
avvertire”
“Sì
sicuramente, continua a dirgli che siamo ancora a NY, così
la
sorpresa gliela fai lo stesso!”
“Già,
ci avevo pensato anch'io...”
Ecco,
favoloso! Il momento per sconvolgere la mia vita in maniera totale
era arrivato nell'istante meno indicato del mondo. Mi stava venendo
da piangere, in senso figurato.
Cazzo!
Dovevo fargli capire che ero io, era l'unico modo. Non sapevo
perché
ma sentivo
che
non avrei trovato nessun altro che avrebbe potuto aiutarmi o che mi
avrebbe riconosciuto.
Non
devi necessariamente parlare per farti capire...
Per
una volta, nell'agitazione, mi era venuto in mente qualcosa di
intelligente.
La
parte difficile era scoprire come riuscirci.
Aspettai
qualche altro minuto prima di uscire e farmi vedere, seguendo i loro
spostamenti, in cucina, poi di nuovo in salotto, all'inizio
ascoltandoli poi perdendo completamente la concezione di tutto il
resto, dopo aver notato l'aumento
di
un particolare che non sarebbe più passato inosservato.
La
pancia di Michelle.
Feci
qualche conto veloce. Doveva essere al sesto mese.
Provai
una strana sensazione per quella 'scoperta'. L'argomento 'incinta',
da quando era successo e Heath me l'aveva detto, l'avevo sempre preso
in maniera poco chiara. Ero felice, d'accordo, ma era una
felicità
strana, amara, quasi egoista che a lui non avevo mai detto e tutt'ora
non ero così sicuro di essere euforico verso l'aspettativa
del
momento.
Neanche
pensando che appena la bimba sarebbe nata sarei diventato il suo
padrino.
Il
suo animale domestico vorrai dire, se non ti decidi a fare qualcosa!
Mi
rifilai uno sguardo scettico e tornai presente su ciò che
avessi
intorno, notando che Michelle non era più nei dintorni e che
Heath
stava tornando sulla veranda, con una sigaretta in mano.
Il
momento ideale.
Aspettai
che uscisse, si sedesse su una poltroncina in vimini e si accendesse
la sigaretta per poi saltargli sulle gambe, facendogli
inevitabilmente fare un sobbalzo violento.
Intelligenza
zero, eh?
“Fuck...ma
che..?...”
Miagolai.
Dio,
era ancora troppo strano sia da pensare che da dire, ma fu tutto
quello che riuscii ad articolare.
Alzai
il muso, allungandolo un po' verso di lui e continuai con il miagolio
basso.
Dopo
il primo istante di spaesamento, rilassò i muscoli che aveva
contratto, così come la posizione di allerta presa, e
mutò
l'espressione in una di sconcerto e sorpresa pura insieme.
Cazzo
Heath! Se solo potessi sentirmi!
“Ehi!
Tu che ci fai qui?” fece molto sorpreso, allontanando la
sigaretta
da me e appoggiando la gamba che aveva accavallato sul ginocchio a
terra, per darmi più spazio.
Sapessi....
“Incredibile...mi
hai seguito?”
No
scemo, sono venuto in taxi!
Certe
volte non capivo davvero come facesse a essere così ingenuo,
in
senso buono, ma era spiazzante.
Mi
avvicinai, spostando le zampe anteriori su entrambe le sue cosce per
avere più appoggio e allungai ancora di più il
muso, verso di lui.
Scosse
la testa, facendo un mezza risata stupita, per poi passarmi di nuovo
la mano sulla testa, accarezzandola.
Mhhh
dio sì...
Chiusi
anche gli occhi, appiattii le orecchie e abbassai la testa facendogli
capire che mi piaceva da morire.
Le
sue mani stavano diventando qualcosa di pazzesco, avrei potuto
perdere la lucidità con niente e, per quanto mi stessi
cercando di
ricordare che se ero lì c'era un motivo, non riuscivo a
muovermi e a
pensare ad altro se non a quel tocco.
Non
vidi le sue espressioni divertite e anche addolcite, continuai solo a
tenere gli occhi chiusi, ma capii che aveva recepito che stava
andando alla grande perché spostò la mano sulla
mia schiena,
sovrapponendo carezze a grattate più profonde un po'
ovunque, tanto
che, dopo pochi secondi, non solo mi stirai appoggiandomi su di lui
per averne ancora, ma mi partì una cosa strana alla gola che
assomigliava molto al motore di un elettrodomestico.
Non
ci credo....sto facendo le fusa!
Oh
cazzo!
Mhh...ma
era troppo bello..cristo santo...continua...perché...non..
“Heath,
guarda cosa ho preso prima per la stanza di...”
Michelle
interruppe brutalmente quell'attimo di estasi pura che mi aveva
persino fatto dimenticare che non ero realmente un gatto ma che, fino
alla sera prima, ero stato un ragazzo di ventiquattro anni, attore,
migliore amico del povero ignaro a cui ero steso sopra.
La
sua voce e quei pensieri mi fecero tornare bruscamente in me e
sobbalzai su Heath, aggrappandomi ai suoi pantaloni e soffiando verso
Michelle.
Ok.
Non
seppi perché lo feci.
Mi
venne...insomma, sì...mi venne d'istinto e, ovviamente, lei
si zittì
di botto, mentre Heath mi prese sotto alla pancia staccandomi dai
suoi vestiti e tenendomi sollevato un attimo, per poi appoggiarmi a
terra.
“Cosa
ci fa qui un gatto?” fece lei, con una lieve aria sorpresa ma
anche
poco contenta e mi ricordai improvvisamente che fosse allergica agli
animali. Motivo per cui Heath aveva dovuto lasciare i suoi cani ai
genitori da quando si erano messi insieme.
Dannazione!
Heath
mi guardò, dando un altro tiro prima di risponderle, poi
alzò le
spalle.
“Non
lo so...l'avevo visto prima nel giardino di Jake e un momento fa
è
sbucato da non so dove...non so di chi sia”
Michelle
inarcò un sopracciglio, indecisa, incrociando anche le
braccia al
petto.
“Beh
è un po' distante casa di Jake da qui, come ha fatto ad
arrivare?”
“Ancora
non ne ho idea, te l'ho detto...” tentò di nuovo
ma sembrava che
lei non ci credesse.
Io
non c'entravo niente, mi dispiaceva per Heath, ma non ero in grado di
spiegare i metodi del mio 'viaggio' clandestino nella sua macchina,
quindi mi limitai a sedermi per terra, cominciando a leccarmi sulla
schiena per pulirmi.
???
Ecco,
appunto. Ci mancava solo quella...
Dovevo
fare in fretta, oppure avevo paura che passando il tempo avrei perso
sempre di più le mie percezioni umane per finire totalmente
in
quelle da gatto e non doveva succedere.
Michelle
sospirò, guardandomi, poi chinandosi sulle ginocchia per
osservarmi
meglio.
“Certo
che è bello come gatto. Mamma mia, guarda che occhi azzurri
che ha!
Non sembra randagio..”
A
quella frase sollevai la testa, dimenticandomi completamente della
pulizia e scattò un campanello.
Avevo
gli occhi azzurri?
Davvero?!!!
Già,
io non avevo potuto accorgermene guardandomi allo specchio
perché,
in effetti, non distinguevo i colori, ma se Michelle diceva la
verità
avrebbero potuto essere la risoluzione al problema...almeno in parte.
Guardai
Heath, per farglieli notare e lui, infatti, si piegò verso
le
ginocchia, dalla sedia per focalizzarmi meglio.
“Hai
ragione, non l'avevo notato...” poi socchiuse le palpebre
come se
stesse pensando a qualcosa anche se l'espressione era emblematica di
suo, mentre Michelle tentò di venire verso di me e prendermi
in
braccio.
Ma
non eri allergica tu?
Le
sfuggii volutamente, saltando di nuovo in braccio a Heath che si
scostò di getto per farmi spazio, poi sorrise ridendo
divertito.
“Non
so cos'abbia ma è da quando mi ha visto che non smette di
starmi
attaccato” disse con lo stesso tono che riprendeva
l'espressione e
se avessi potuto gliel'avrei ricambiata con una sarcastica.
Prova
a scoprire perché!
“Sembra
che ti si sia già affezionato...ma lo sai che non possiamo
tenere
animali, soprattutto da quando nascerà la bimba”
Avrei
voluto strozzarla, ma tanto non avrebbe dovuto prenderlo come un
problema. Io speravo di tornare uomo molto prima di quell'evento, non
di rimanere nel loro giardino come acchiappatopi!
“Oh
dai, che fastidio può dare? Poi è davvero bello,
non possiamo
lasciarlo in strada così”
Mi
venne voglia di leccarlo.
Ehm...c'è
insomma, in senso felino, visto che non potevo abbracciarlo.
“E
se fosse di qualcuno? Se l'hai visto nel giardino di Jake, attorno ci
sono altre case, potrebbe essere di uno dei suoi vicini”
Heath
sembrò pensarci e io avrei avuto voglia di graffiarla.
Non
metterti in mezzo dio santo! Se Heath mi riporta a casa è la
fine,
non riuscirò più ad arrivarci qui!
Cercai
di soffiarle lievemente, di nuovo, per fargli capire il mio
disappunto e mi piazzai sul bacino di Heath, spingendo con la testa
contro al suo petto.
Rise
“Tu invece non devi piacergli per niente” Michelle
scosse la
testa con scetticismo “...e sembra che capisca
davvero..”
Mi
sentii risollevare ma questa volta, mi tenne in braccio, sostenendomi
con entrambe e, senza pensarci due volte, mi lasciai andare tra di
esse, prendendo una posizione accucciata che adorai da subito e che
lo fece ridere di nuovo.
“Vedi?”
fece lui rivolto alla sua compagna.
Lei
alzò gli occhi al cielo “Okok...per qualche
giorno, poi lo porti
nel quartiere di Jake e controlli che non sia di nessuno...”
“Se
non lo è?” tentò.
Lei
lo guardò con mezza sfida, ma era divertita “Ne
riparliamo”
Heath
rise di nuovo, alzandosi definitivamente, spegnendo la sigaretta a
fatica, visto la mia presenza sulle braccia, poi andò verso
di lei,
chinandosi per darle un bacio.
E
no eh? Pure questo sotto ai miei occhi, no!
Soffiai,
allungando una zampa, senza tirare fuori le unghie visto che non
volevo fargli male, ma agitandola ottenni l'effetto desiderato e li
feci separare, beccandomi un'occhiata sospettosa da Michelle.
“Non
lo so perché fa così..” disse Heath.
“Sembra
quasi sia geloso di te!”
“Ma
smettila dai, poi non so neanche se sia maschio o femmina”
“Ah
beh questo si fa presto a capire!”
Che?!!
No!No!No!No!...
“Meowwww!”
mi uscii spontaneo quando Michelle mi prese le zampe posteriori e le
sollevò, aprendole, per verificare il mio
sesso
e ci mancò poco che la graffiai davvero.
“Amore,
evita di toccarlo ok? Abbiamo capito che non gli vai a genio”
“E
dire che è maschio...motivo in più per non
tenerlo in casa....”
tornò sulla veranda ridendo da sola “..uno mi
basta e avanza”
“Ehi!”
fu il commento indignato di Heath, ma lei rise di più,
contagiando
anche lui che la seguì all'interno, non immaginando che tra
le sue
braccia stavo rodendo di invidia e gelosia.
Almeno
per quella notte, avrei avuto un posto al caldo e al coperto per
dormire.
Michelle
aveva capito subito che non l'avrei fatta avvicinare, che non sarebbe
riuscita a farmi le coccole e che sarei stato l'ombra di Heath fino a
che tutto non sarebbe tornato normale, ma almeno non aveva
più detto
niente sul fatto che fossi in casa da loro.
Tornai
presente dopo parecchie ore.
Niente
di grave, avevo solo dormito per non sapevo quanto.
L'avevo
sentito necessario appena Heath mi aveva riempito un piatto con della
carne e un altro più piccolo con dell'acqua.
Inutile
pensare alla stranezza della faccenda. Tutto era diventato strano da
quando era cominciato quindi il fatto di mangiare da delle ciotole
non mi aveva sfiorato. Se la solfa era quella avrei dovuto sorbirmela
fino in fondo...o fino a quando sarei finalmente riuscito a uscire da
quel casino.
Fatto
stava che avevo mangiato anche troppo. Stavo morendo di fame, mentre
un attimo dopo mi ero sentito talmente pieno che non sarei stato in
grado neanche di saltare su un divano.
Sempre
stando dietro a Heath, l'avevo seguito in sala dove, con Michelle, si
era steso su di esso a guardare la televisione e mi ero addormentato
di botto sul tappeto, nemmeno l'invidia verso il modo in cui l'aveva
stretta a sé era bastata per mantenermi sveglio.
Quando
aprii di nuovo gli occhi tutto, attorno a me era diventato buio.
Niente
più sprazzi di verde o di blu, ora era un unione di grigi,
chiari e
scuri, nero in qualche punto e bianco per le luci delle lampade.
Nonostante
tutto ci vedevo ancora meglio che nella giornata.
Capii
che doveva essere sera, non necessariamente tardi, ma il sole era
già
tramontato e la sala era silenziosa. Mi sollevai, sbadigliando,
stirandomi a lungo, fino a recepire l'indolenzimento dei muscoli
andarsene e mi sentii rinato.
Ok,
adesso basta! Niente più distrazioni.
Avrei
dovuto pensare davvero a qualche stratagemma per fargli almeno capire
che ero io, anche se mi sembrava altamente impossibile e che, anche
se fosse successo, non ci sarebbe stato modo per lui per farmi
tornare normale.
Saltai
sul divano per avere una maggiore visuale dell'ambiente attorno e
notai un altro fascio bianco, provenire dopo la sala, da quella che
doveva essere la cucina.
Tornai
a terra e camminai fino ad essa, trovando solo Heath impegnato a
mantenere in equilibrio il telefono tra la spalla e l'orecchio, le
mani occupate sul portatile di fronte a sé.
Non
stava parlando con nessuno e dopo un po', soffiò con una
sorta di
sguardo interrogativo addosso ma allo stesso tempo preoccupato.
Recuperò il cordless e lo spense, sospirando e appoggiandolo
sul
tavolo, poi prendendosi un lato delle labbra tra i denti con fare
pensieroso.
“Dove
diavolo sei finito Jake?...”
Ammutolii.
Lo
disse talmente piano, tra sé e sé, che ebbi
l'impressione di
essermelo sognato, ma ci mise enfasi in quella frase e la
preoccupazione si percepì anche da essa.
Cazzo.
Mi
stava cercando...non potevo nemmeno biasimarlo.
Come
faccio a fartelo capire?
Saltai
di nuovo sulle sue gambe, ormai era diventata un'abitudine, infatti
sobbalzò di nuovo ma questa volta sorrise subito, scuotendo
la
testa.
“La
vuoi smettere di farmi prendere dei colpi?” fece un mezzo
sorriso
“...buongiorno eh? Pensavo non ti svegliassi
più” riprese ad
accarezzarmi lungo il corpo, fermandosi sul mento e ributtandomi in
quella sensazione divina che avevo provato nel pomeriggio.
Smettila,
cazzo...sto cominciando ad assuefarmi a tutto questo....Heath
aiutami, non deve accadere!
Miagolai
di piacere, anche se non l'avrebbe mai capito, e allungai il collo in
modo tale che potesse continuare a muoversi e ad aumentare il suo
campo d'azione.
Fece
una mezza risata che non mi distrasse “Ti piace eh?”
Mah,
non lo so! Tu che ne dici?
“Ho
sempre preferito i cani ai gatti, ma tu sei davvero un'eccezione.
Sarei curioso di sapere da dove sei saltato fuori, così
all'improvviso...magari sei davvero di Jake e gli farò
venire un
colpo quando scoprirà che non sei più a
casa”
Mpf...provane
un'altra!
Cominciai
a strusciarmi contro la sua mano, poi fino al petto dove continuai a
fare le fusa, muovendomi sulla sua maglia e lui aprii le braccia
cercando di capire cosa stessi facendo.
“Dove
vuoi andare?”
Alla
fine mi lasciai cadere sulle sue gambe, chiudendomi in cerchio e
facendomi trasportare completamente dalla sensazione di benessere che
stavo provando ad essere con lui, a quanto avrei voluto stare sempre
così e a come erano cambiate le cose in meno di due giorni.
E
se avessi lasciato perdere tutto?
Così
avrei potuto averlo, sempre, mentre da umano....
No,
cazzo! Se pensi a queste cose è finita! FINITA sul
serio....e non
potrai mai averlo neanche così.
Sollevai
la testa, la mia parte umana stava piangendo in quel momento, la
parte felina gli inviò solo uno sguardo triste carico di
tutto
quello che stavo cominciando a capire solo in quel momento e a quanto
fossi stato stupido nei mesi passati.
Heath
aveva lasciato una mano su di me, muovendola di tanto in tanto sulla
pancia, mentre l'attenzione visiva l'aveva ridata al computer.
Mi
bloccai a guardarlo, cercando di non pensare a quella diavolo di mano
e al suo movimento leggero su di me, sempre più convinto che
dovevo
trovare una soluzione a tutti i costi.
“Lo
sai?..” disse improvvisamente facendomi sobbalzare e
focalizzare
subito l'attenzione su di lui, anche se continuò a guardare
lo
schermo.
“...è
strano come tu sia comparso così all'improvviso e allo
stesso tempo
Jake sembri essere sparito nel nulla!”
Oh
god!
No
non poteva averlo detto davvero!
“..che
poi non c'entra niente l'uno con l'altro..cosa vado a
pensare?”
continuò subito dopo e come velocemente mi si erano alzate
le
orecchie per la sorpresa, altrettanto le spinsi indietro per
l'agitazione.
Nonono!
Heath sei un genio! Ci hai preso! Non ripensarci...
“E'
così!”
Ma
nella realtà si sentii il solito miagolio che stava
cominciando ad
essere molto frustrante. A quello, però, abbassò
lo sguardo e mi
fece un sorriso divertito, dandomi una grattata più forte
sul mento,
tanto che per poco ricominciai con le fusa.
Credi
di aver detto una stronzata, ma è tutto vero! Diamine!!
Mi
alzai sulle zampe posteriori, appoggiando le anteriori sul suo petto
e lui sorrise ancora, spostandosi indietro per lasciarmi fare, fino a
che non allungai anche il collo verso di lui.
Dio
aveva un buonissimo profumo....se mi fossi lasciato andare ai sensi
non avrei smesso un secondo di essere in estasi, ma se fosse successo
avevo paura che poi non sarei più riuscito a tornare
indietro,
quindi cercavo di trattenermi.
Mi
guardò per un po', alternando entrambe le mani sulla mia
testa fino
in fondo alla schiena, mentre io continuai ad annusarlo fino a che
non mi risultò scomodo rimanere così sollevato e
riappoggiai tutte
le zampe sulle sue gambe, sedendomi.
“Sai
che hai davvero due gran bei occhi...sempre per assurdo, mi ricordano
un sacco quelli di Jake....non lo so perché continuo a
pensarlo ma
c'è qualcosa di lui in te...”
Sgranai
gli occhi, figurativamente, e tornai a sollevarmi.
Perchè
sono io Heath!
Damn!!
Ma
poi scosse la testa, tra sé e sé, smettendola di
accarezzarmi e
facendo anche un lieve sbuffo che non capii.
Noo
continua che mi piaceva..
“E
forse io sono pure impazzito perché sto parlando con un
gatto...”
disse tra sé e sé “...è solo
che Jake mi manca da morire che lo
vedo ovunque, in qualsiasi cosa..”
Come
feci a resistere?
Non
lo seppi con certezza nemmeno io.
Sapevo
solo che stavo urlando dentro di me, che avevo una rabbia infinita
addosso e che più cercavo di trovare un motivo, anche
puramente
plausibile per quella situazione, non c'era da nessuna parte e stavo
iniziando a non poterne più.
Quella
notte dormii nella loro stanza. Non avevo propriamente sonno, visto
il sonnellino pomeridiano, ma avevo come sviluppato un senso di
protezione nei confronti di Heath che mi faceva muovere in qualsiasi
punto della casa si spostasse.
O
almeno tentai di dormire.
Perché
appena li vidi sistemarsi sotto alle coperte e Michelle appoggiarsi a
lui stringendolo, non riuscii a stare fermo e saltai sul letto,
mettendomi in mezzo tra di loro, sedendomi.
Michelle
fece un lieve urlo di sorpresa, mentre Heath sobbalzò e
tutti e due
si spostarono l'uno dall'altro.
A-ha,
così impari...
“Heath!
Cosa ti avevo detto? Il gatto in stanza no!” fece lei,
sedendosi e
riaccendendo la luce mentre la guardai male e se avessi potuto le
avrei fatto anche la lingua.
“Okok,
pensavo sarebbe stato buono...”
Stavo
per sistemarmi meglio tra i cuscini quando sentii il materasso che si
allontanava da me e riconobbi la mano di Heath sotto alla mia pancia.
Che?
Nooo....
“Andiamo,
non puoi starci qui, dormirai in salotto!”
Bravo,
bella trovata! Proprio il modo ideale per tenerlo sott'occhio.
Shit!
Ci avevo provato almeno.
**********
Uhauahahahaha
xD
Dai
almeno ho ottenuto la reazione che avevo sperato visto che tutte
avete riso =PPPP
Ehmmmmm,
ripeto mi è venuta fuori così dopo aver visto
quella foto........
…..e
anche per il fatto che pensare a Heath coccolare Jake come micio
senza che lui lo sappia che è l'amico che ha in braccio
beh...oddio
xDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD, avete già capito ^.-
tata:
ahahahahah
ma devi ridere xD fallo tranquillamente e ribadisco che mi stupisco
da sola di ciò che tiro fuori =P. --->”e
io già che immaginavo una fan fiction fatta di coccole, nel
vero
senso della parole e senza doppi sensi *-* ma non lo escluderei
comunque, dopotutto si possono fare anche ad un...gatto!!!” infatti
è per questo che vi avevo detto nella discussione su FB di
non
lasciarvi fuorviare dal titolo a dall'immagine usata. Perchè
le
coccole sono proprio riferite a quelle che Heath fa a Jake come gatto
=P, le due foto usate invece sono per gli eventi inaspettati xD!
Thankssss <3<3 bacioni sempre =****
brokeback:
=P
ahahaha grazie infinite xD Certo anch'io preferisco entrambi in forma
umana ^.-, ma così mi faceva morire a pensarci =D, ovvio che
sarà
l'unica che scriverò così! Grazie kissss! =*
Miss
Fefy: ehehehe
grazie ^.-, sono d'accordo con te..su come farà a farsi
capire, se
ci riuscirà, lo scoprirai presto =D besos
cassandra:
=D
ti ringrazio molto. Come scritto sopra mi è uscita per puro
caso, la
folgorazione mi è venuta dopo aver visto gli occhi del gatto
nella
foto. Ho fatto subito l'associazione con Jake e così
è saltata
fuori. L'ho tenuta proprio dopo ad As Hell, perché sarebbe
stato
peggio mettere prima questa poi l'altra, almeno questa alleggerisce
decisamente i toni ^.-! Grazie ancora baci =*
Black
Cobra: oddio
tu non sai quanto ho riso io con il tuo commento! Sei geniale, mi hai
fatto morire davvero! Sono contenta di averti suscitato quelle
reazioni perché era proprio ciò a cui volevo
arrivare....---->”per
inciso io amo e venero i gatti peggio degli antichi Egizi XD vorrei
affondare le mani nella sua pelliccia e fargli tanti grattini mentre
fa le fusa LOL”..ahahah, anch'io sono così, e ti
capisco. Se
avessi Jake in formato micio penso che lo stritolerei di coccole e
baci tutto il giorno, come farei anche con lui umano ma....anyway xD
Ahahaha
sai che non ci avevo pensato all'erba gatta, mannaggia! Potevo
metterla ma ti ringrazio da morire, davvero, sei stata favolosa xD!
Non vedo l'ora di sentire le tue opinioni riguardo a questo chap!!!!
Baciii enormi =**** <3
Cassy:
ecco
l'altra donna assurdamente geniale, la mia Marths!!!!! Ma io te
venero =D Ti giuro che prima o poi metterò insieme tutti i
tuoi
dialoghi con gli altri due e ci farò un libro! Spectaculo
xDDDDDD!!!
Grazie carissima, sempre contenta di stupirvi =P
<3<3<3
Sis:
ehehehehe
grazie tesora! Mi fanno sempre un piacere immenso le tue opinioni,
son contenta che ti piaccia e che ti abbia fatto ridere e sapevo
anche che mi avresti puntualizzato quella citazione =PPPPPPP
chissà
perchè xDDDD La mia piccola siscia perversa, ha preso tutto
da me
<3<3<3<3 besoooo luvYa!!!! =******
Quindi
che dire....grazie a tutti i lettori e a chi sta aggiungendo nelle
varie opzioni!
Al
prossimo con il finale...ce la farà Jake a tornare umano? XD
Baci
Leia
=3
|
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Capitolo 4 *** _Fourth_ ***
Four.
Sognai
Austin e quella dannata cena al ristorante.
Sul
fatto che stavo sognando non ne ero molto sicuro. Non sapevo se gli
animali sognassero o meno ma se fosse stato un no, quello era un bene
perché voleva dire che, comunque, le mie facoltà
mentali
continuavano a essere umane.
E
così doveva rimanere.
Qualcosa
non mi tornava però. Nonostante sapessi di stare sognando e
che
quello che avevo mangiato doveva c'entrare qualcosa in quella
faccenda, riuscivo a vedere tutto talmente nitido e chiaro come se lo
stessi vivendo che, pensai davvero che il sogno fosse quello di
essere un gatto.
Poi
c'era quella frase ricorrente che non mi usciva dalla testa e che,
avevo l'impressione, sarebbe stata la chiave per risolvere tutto
quanto.
“..aiutano
ad alleggerire i problemi oltre che affrontarli...”
Ad
alleggerire...oltre che affrontarli.
...affrontarli?
Che
cavolo c'era da affrontare?
E
comunque rimaneva il fatto ancora poco chiaro su come, il direttore
del ristorante, fosse stato in grado di avvicinarsi a noi
così di
fretta e a portarci quei bicchieri.
Non
ebbi il tempo 'materiale' per poterci pensare o per verificarlo
attraverso il sogno perché, un attimo prima che le immagini
prendessero la forma di Austin quando aveva cercato di farmi parlare
su quello che, secondo lui, stavo nascondendo, un rumore mi fece
svegliare di scatto.
Alzai
la testa, ancora una volta confermandomi che non era cambiato niente
e che ero ancora nel corpo di un felino, e cercai di capire da cosa
fosse stato causato quel suono.
Da
fuori entrava già una luce decisamente forte, doveva essere
mattina
inoltrata, e il mio stomaco reclamava cibo e acqua immediati.
Sbadigliai,
stirandomi nello stesso momento, puntando le zampe avanti per
grattare anche il pavimento con le unghie.
Era....piacevole,
ok?
Per
quanto cercassi di non averli quegli atteggiamenti puramente da
gatto, mi venivano spontanei e, da un lato, era anche normale visto
che, in quanto gatto, mi sarei dovuto comportare così sempre.
Sul
fatto che rimanevano strani e inspiegati non c'erano dubbi, ma almeno
pensavo
ed era tutto dire.
Appena
sentii i muscoli rientrare in funzione, così come le
capacità
sensoriali, alzai le orecchie per recepire qualsiasi suono da una
parte qualunque della casa.
Quello
che avevo perso completamente da quando ero in quella forma era il
senso del tempo.
Non
capivo mai che ore fossero, il giorno o quanto fosse passato da un
istante all'altro.
Mi
sembrava sempre tutto uguale, a parte per la luce esterna, ma almeno
mi resi conto di essere nel salotto del giorno prima.
Heath
aveva avuto la decenza di non rinchiudermi a chiave in una stanza,
così potei spostarmi per fare un piccolo sopralluogo.
Non
ci misi molto a decidere dove andare come prima tappa,
perché dalla
cucina sentii un odore favoloso di cibo appena cotto e mi fiondai in
quella direzione senza pensarci due volte, lo stomaco che comandava.
Feci
una brusca frenata però quando ci trovai solo Michelle,
impegnata ai
fornelli, con la radio accesa sul ripiano della cucina e alcuni
piatti coperti da tovaglioli sul tavolo.
Accidenti!
Io volevo Heath!
Tentai
di fare dietrofront il più velocemente possibile per andare
a
cercarlo, ma non lo fui a sufficienza perché lei si
voltò per
portare qualcos'altro alla tavola e mi vide, fermandosi di botto.
Eh
poi i gatti sono silenziosi eh?
Stà
zitto.
“Oh
ma guarda chi c'è....c'hai messo proprio le tende qui
eh?”
Devo
anche sorriderti?
Feci
l'indifferente, alzando il muso e anche la coda, e ripresi a
camminare per uscire quando le sue parole mi bloccarono di nuovo.
“Avrai
fame...vieni che ti do qualcosa”
Avevo
sentito bene?
Mi
girai a guardarla e per un istante anche lei lasciò lo
sguardo su di
me, come se volesse scrutarmi a fondo o leggermi dentro, e fu come se
non stesse guardando un animale ma si rese conto che ci fosse
qualcosa in più in me.
Non
mi azzardai ad andare verso di lei per prendere il cibo però
la vidi
fare una risatina strana, tra sé e sé e scuotere
la testa come se
non ci credesse neanche lei, e si spostò al lavello per
recuperare
il piatto fondo che Heath aveva usato il giorno prima per darmi
l'acqua.
Sfruttai
l'attimo per andarmene ma, ancora, mi fermai di scatto per non finire
contro alle gambe di Heath che entrò in quel momento.
“Amore
senti, io non lo trovo stavo pensando di...” aveva cominciato
a
dire durante la sua entrata, ma poi si interruppe appena mi vide ai
suoi piedi e Michelle si girò verso di lui, con
un'espressione
interrogativa.
“Ehi
ciao...dormito bene?” disse riferito a me.
“Scusa,
non ti ho sentito...cosa stavi dicendo?” fece lei, in modo
che lui
la guardasse.
“Ahm
dicevo che ho provato a richiamare Jake, ma non
risponde...né a
casa, né al cellulare..così ho chiamato Romeo e
mi ha detto che
sono
arrivati a
inizio settimana!”
Porca
puttana!
Ebbi
un vuoto in quel preciso istante e mi sentii male.
Michelle
fece una faccia strana, incerta, mentre Heath sia dal tono che
dall'espressione si vedeva che era preoccupato.
“Ah...forse
ha avuto degli impegni e...”
“E
non risponde mai? Non penso che non abbia un secondo libero anche
perché mi aveva detto che una volta a casa non avrebbe avuto
lavoro!” aveva aumentato il tono concitato e il mio stare
male
aumentava a dismisura ogni istante in più.
Mi
aveva preso anche un senso di vertigine che mi costrinse a stendermi
a terra con tutto il corpo per non avere l'impressione di cadere da
qualcosa di molto alto.
“Sono
preoccupato, cazzo...e se gli è successo
qualcosa?” continuò e a
quel punto Michelle gli si avvicinò passandogli un braccio
attorno
allo stomaco e l'altro dietro la schiena che utilizzò per
passargli
la mano su di essa, sfregandogliela e cercando di calmarlo.
Evitai
di guardarli ancora per non sentirmi sempre peggio, ma avrei dato di
tutto per poter osare gli stessi gesti con lui, almeno una volta
sola.
“Dai
sta tranquillo, vedrai che lo trovi! Starà benissimo ne sono
sicura!”
Lui
si abbassò dandole un bacio leggero poi annuì,
appoggiandole un
braccio attorno alle spalle.
“Lo
spero, cavolo non ha mai fatto così! Ti giuro che quanto lo
trovo lo
strozzo e...”
“Heath,
sta calmo” lo fermò lei, con tono tranquillo,
facendogli anche
segno con la mano di rilassarsi.
Lui
sospirò annuendo di nuovo, poi quando abbassò
un'altra volta lo
sguardo su di lei, lo vidi notarmi e fare un'espressione strana.
“Che
è successo qui invece? Non dirmi che sta male pure
lui!”
Ecco,
appunto!
Michelle
seguì la direzione della sua visuale e scosse la testa,
muovendo
anche una mano in aria con fare sarcastico, staccandosi poi da Heath
per tornare al ripiano della cucina.
“Non
lo so, ma è davvero strano quel gatto. In certi momenti mi
fa
impressione...sembra che capisca tutto quello che gli dici e quando
ti guarda sembra che ti stia guardando sul
serio..non
so se hai capito cosa intendo...”
“Sì
un po'...anch'io ho avuto la stessa impressione. Infatti è
incredibile come faccia certi movimenti che sembrano
assecondarti”
“Sì
esatto...”
Avete
finito? Guardate che vi sento!
“Comunque,
stavo solo cercando di dargli da mangiare, penso sia affamato, ma
penso anche che continui a non volere le cose che gli do io”
“Ma
non è vero...su prova” disse ridendo poi
indicandole il piatto
ancora sul lavello e Michelle gli inviò uno sguardo ironico,
poi
scosse la testa e lo riempii insieme ad un altro con della carne
dentro.
Mhhh...dio
che fame! Ma volete la prova del nove? Ok, l'avrete..
Non
capivo nemmeno perché, da felino, avessi sempre questa
voglia strana
di sfidarla e di metterla in secondo piano rispetto a Heath.
In
ogni caso non mi mossi quando appoggiò tutti e due i piatti
per
terra e mi fece un verso addolcito per farmi avvicinare, chiamandomi
'micio'.
Bleah...
Ero
diventato una statua.
“Vedi?
Te l'ho detto che non le vuole le cose da me”
Non
ebbe nemmeno il tempo per finire la frase che mi ero già
spostato
andando verso Heath e fermandomi ai suoi piedi, con la viva
intenzione di 'salire' su di lui.
Solo
che non avevo preso in considerazione un particolare.
Cristo
santo, se sei alto ragazzo mio...
Porca
vacca, da terra, alzando lo sguardo praticamente non finiva
più, e
quando mi aggrappai ai suoi pantaloni, senza nemmeno essere arrivato
all'altezza del ginocchio, lo capì da solo che volevo essere
preso
in braccio e si chinò per sollevarmi.
Oh
ecco, così è più semplice.
Quando
fui tra le sue braccia, mi rilassai e notai lo sguardo divertito che
aveva assunto, mentre Michelle aveva appoggiato le mani sui fianchi e
stava continuando a scuotere la testa.
“Cosa?”
fece Heath, trattenendo una risata, mentre una sua mano si stava
già
muovendo lentamente sulla mia testa facendomi tornare allo stile
motorino-in-avviamento.
“Niente...”
“Oh
dai, dimmelo”
Rise
anche lei “No è che...anche se è
strano, sembrate tu e
Jake...sempre appiccicati appena vi vedete e...”
Heath
si fermò di botto e anch'io sgranai gli occhi, guardandola e
se
avessi potuto la mascella mi sarebbe arrivata al pavimento.
“...non
capisco cosa gli sia preso a quel gatto con te, in ogni
caso..”
Heath
scosse la testa, tornando in sé “Non lo so, ma
anche a me ricorda
qualcosa di Jake...anche se è assurdo..”
Alzai
una zampa verso il suo viso per dimostrargli il mio disappunto e lui
la prese, fermandola solo un istante, scuotendola, pensando che
volessi 'giocare', poi lasciandomela e la ritirai, indignato.
“Però
vai lo stesso a controllare che non sia di nessuno...se ha il padrone
che figura ci facciamo?”
“Sì
sta tranquilla...dopo faccio un salto, anche perché voglio
controllare di nuovo a casa di Jake e vedere se
c'è”
“Giusto...comunque,
la colazione è pronta. Ah! Niente gatto a tavola”
“Okok,
ma come faccio, me lo spieghi?” disse ridendo.
“Perché
cosa c'è che..” ma non finì la domanda,
mettendosi a ridere a sua
volta, guardando verso Heath che aveva aperto le braccia e io gli ero
rimasto attaccato alla maglia, senza intenzione di scendere.
“Spero
proprio che tu non abbia un padrone. Non so cosa mi hai fatto ma mi
sono già affezionato a te dopo un solo giorno...e non mi
è mai
successo con un gatto”
Per
poco mi sciolsi.
Ok,
escludendo il fatto che fossi in quella forma e che avrei preferito
mi dicesse quella frase in una circostanza diversa -e anche in un
modo un po' diverso-, il tono con cui lo disse e anche l'espressione
mentre mi stava accarezzando sulla schiena, mi fecero quasi liquefare
sulla sua maglia.
Michelle
si era tolta dalle pa....ehm, era uscita...con sua madre, subito dopo
pranzo e io avevo seguito Heath in sala che aveva ricevuto delle
telefonate di lavoro.
Si
era liberato da une decina di minuti, nei quali ci eravamo stesi
entrambi sul divano, lui con un braccio sotto alla testa per
sostenersela e io sulla sua pancia.
Stavo
cominciando ad abituarmici troppo a quella situazione e più
mi
dicevo di fare qualcosa, meno spinta trovavo per farla davvero, ma
con il discorso che Heath cominciò in quel momento,
ovviamente tra
sé e sé, non avevo idea che avrei trovato la
reale soluzione al
problema.
“Spero
anche che a Jake non sia successo niente davvero, oppure non so cosa
potrei fare...” continuò, abbassando il tono,
rendendolo
preoccupato e con una lieve amarezza che mi fece alzare la testa, per
appoggiarla tra le zampe in modo da vederlo.
Dio
Heath! Se solo riuscissi a spiegarti...
Ma
lo fece lui per me.
“E'
incredibile come quel ragazzo sia diventato il centro dei pensieri di
tutte le mie giornate anche se non è presente e, di sicuro,
non
pensa di esserlo ma è impressionante l'ascendente che ha su
di
me...”
Il
battito mi era accelerato.
Dio,
cosa stava succedendo lì?
Heath,
di che diavolo parli?
“Sono
sei mesi che non ci vediamo e invece mi sembrano sei anni, tutte le
volte che lo sento al telefono non vorrei mai smettere di parlargli e
quando non c'è mi manca da morire....come adesso.
Non
avevo mai provato sensazioni così forti per nessun amico
mentre con
lui mi vengono spontanee e il bello è che mi fanno pure un
gran
piacere, visto che le sento verso di lui.
Ma
non so cosa fare...quello che penso è tutta una follia e poi
con
Michelle...e la bimba tra pochi mesi..devo smetterla di ragionarci
sopra” si fermò un istante, forse nemmeno si
rendeva conto che
stesse parlando ad alta voce, oppure sfogarsi con un 'animale' lo
rendeva molto più tranquillo visto che pensava che non avrei
capito.
Mentre
io stavo per morire davvero, avevo capito tutto, stavo continuando a
darmi dello stupido cronico e mi sarei messo a piangere se avessi
potuto.
Durante
tutto il discorso aveva tenuto lo sguardo rivolto al soffitto, mentre
una mano si muoveva sul mio corpo, lentamente, dimostrandomi che si
fosse davvero perso nei suoi pensieri e che non si era accorto di
dirli ad alta voce.
Dopo
quella breve pausa abbassò lo sguardo, guardandomi
direttamente per
un lungo istante, poi strizzando le palpebre in una sorta di studio.
“Sei
davvero strano. Hai degli occhi che mi ricordano troppo Jake e....non
lo so...c'è qualcosa in te che....” si
fermò cercando una parola
a fatica mentre dentro di me continuavo a ringhiare per non poter
avere nessun'altra possibilità di fargli capire che ci aveva
preso e
che le sue non erano cazzate.
“...ah
no, impossibile....” sospirò, togliendosi il
braccio da sotto la
testa, per appoggiarla completamente al cuscino e iniziò a
passarmele entrambe, a ripetizione, dalla testa a metà
schiena.
“Se
continuerò a non sapere nulla di dove sia o cosa stia
facendo, giuro
che impazzirò prima o poi...mi mancano troppo le nostre
uscite, i
momenti solo nostri, le chiacchierate dove nessuno si metteva in
mezzo e dove potevo dirgli tutto senza aver paura o dubbi su
nulla...come ci riesco solo con lui....”
Poi
mi guardò e dentro di me stavo già piangendo, di
gran lunga.
“...un
po' come con te...è l'unico che mi sa ascoltare e capire
completamente e non posso più farne a meno...”
fece una pausa
sospirando e passandosi una mano sulla fronte, poi sugli occhi che
strizzò, massaggiandosi le palpebre.
“Dio,
se gli è successo qualcosa io..” ma si interruppe,
a causa mia
ovviamente, che avevo sfruttato l'attimo in cui aveva smesso di
accarezzarmi, per alzarmi, arrivargli vicino al viso e cominciare a
leccarlo.
Non
ce la feci. Fu inutile.
Se
fossi stato in me l'avrei abbracciato per non lasciarlo più
andare,
non mi sarei staccato neanche con la forza bruta, mentre in quello
stato il più alto 'segno' di affetto potevo darglielo in
quel modo.
Partii
dal mento, lui fece una mezza risata preso alla sprovvista, poi mi
afferrò sotto alla pancia per spostarmi, ma prima di
riuscirsi, gli
leccai anche le labbra e a quel gesto lo stomaco mi andò in
subbuglio totale.
Dio...l'ho
fatto come gatto e non riesco a farlo come umano.
Già
come se fosse stata la stessa cosa..e comunque non avrei voluto
propriamente 'leccarlo' da umano, ma...
“Ehi
ehi...buono..” rise di nuovo, dopo essersi sollevato con la
schiena
e avermi spostato a livello dello stomaco, asciugandosi dove avevo
appena lasciato il mio lavorino “..ehi che ti è
preso?”
In
quel momento suonò il campanello.
Mi
grattò sotto al mento e mi appoggiò sul divano,
poi alzandosi.
“Sta
buono ok? Torno subito”
Lo
guardai allontanarsi con una strana sensazione interna che non aveva
nome.
Improvvisamente
sapevo cosa avrei dovuto fare.
Sapevo
tutto.
Avevo
capito e mi fu anche chiaro come sarei potuto tornare me stesso.
Guardai
svogliatamente le vie di LA sfrecciare veloci dal finestrino,
riconoscendole praticamente tutte, con un sottofondo musicale
proveniente dall'autoradio e Heath e Michelle che parlavano di come
arredare la stanza della futura bimba.
Non
avevo la forza di ascoltarli a fondo, vista la rivelazione improvvisa
che avevo ancora addosso e sperai che fosse quella giusta oppure
avrei potuto dire addio al mio ritorno nel mondo reale e a tutto
ciò
che avessi sempre conosciuto.
Heath
stava accompagnando Michelle da sua sorella -incredibile come quella
ragazza dovesse sempre vedere qualcuno-, poi si sarebbe diretto a
casa mia per verificare che fossi di qualcuno.
A
quel punto avrei attuato il mio piano, anche se mi dispiaceva il
fatto che Heath non avrebbe più visto quel 'gatto'.
Solo
relativamente almeno, perché avevo una voglia di tornare me
stesso e
dirgli tutto quello che mi ero sempre tenuto dentro che mancava poco
e sarei esploso, ma il mio quartiere non era ancora molto distante e,
forse, sarebbe finito tutto in poche ore.
Facemmo
due soste. La prima da Paige, la suddetta sorella, poi da un
tabaccaio, infine riconobbi persino ogni singolo albero che mi
passava di fronte, scorgendo anche l'angolo della strada da cui si
faceva capolino su casa mia.
Heath
parcheggiò deliberatamente davanti ad essa e riportai le
zampe sul
sedile, lasciate fino a quel momento sul bordo del finestrino per
poter guardare fuori.
Mi
preparai allo scatto fulmineo che avrei dovuto fare, acquattandomi
sulla fine del sedile e, quando Heath venne ad aprirmi, corsi fuori
di fretta un momento prima che mi prendesse dalla pancia per
sollevarmi.
“Ehi!...ehi,
aspetta! Torna qui!”
Scusami,
ma devo tornare da te realmente!
Feci
il giro di casa mia, risalendo sull'albero da cui ero sceso il giorno
prima e saltando sulla finestra che era ancora, ovviamente, aperta,
senza stupirmi della velocità con cui lo feci e della
maggiore
sicurezza che ebbi rispetto alla prima volta.
Ma
quella era questione di sopravvivenza e si sapeva che quando gli
animali lottavano per la vita, era impossibile che non riuscissero a
fare qualcosa.
Feci
un sospiro di sollievo quando mi ritrovai sul mio letto, ancora le
coperte e le lenzuola sfatte, i miei vestiti lasciati a caso tra di
essi e nulla era cambiato in quei giorni.
Velocemente,
anche perché non sapevo quanto Heath sarebbe potuto rimanere
lì
fuori, raccattai prima i vestiti spostandoli con la bocca, cercando
di sistemarli in una posizione più o meno utile
perché potessi
infilarmici dentro, poi andai sotto al lenzuolo e mi stesi
appoggiando la testa tra le zampe.
Chiusi
gli occhi e tentai di rilassarmi anche se il battito così
accelerato
non me lo permetteva.
Ti
prego, fa che sia come ho pensato, fa che sia la soluzione giusta.
Riaprii
gli occhi e pensai. Non potendo dirlo ad alta voce, lo pensai con
tutta la forza e la concentrazione che avevo addosso.
Alleggerire
i problemi...oltre che affrontarli...
Io
non avevo mai dovuto 'affrontare' dei problemi, ma affrontare me
stesso e
ora avevo capito.
Ero
pronto ad ammetterlo.
Mi
piaceva Heath.
Mi
piaceva in un modo completamente diverso e totalmente estraneo a
tutto ciò che avessi sempre considerato essere l'amicizia,
che
quello che provavo per lui non ci si avvicinava neanche lontanamente.
Non
avrei mai potuto paragonare i sentimenti nei suoi confronti rispetto
a quelli verso qualsiasi altro amico che avrei potuto conoscere
persino da quando ero nato.
Perché
lui era diverso. Non era come gli altri.
E
mi piaceva tutto di lui, anche la più piccola parte che
nessuno
avrebbe mai scovato.
Mentre
io potevo, me ne avrebbe data la possibilità di scoprire
qualsiasi
parte recondita del suo essere a cui nessun altro avrebbe avuto
accesso.
Tutto
ciò che avevo nascosto, l'apparire strano agli altri, le
preoccupazioni che avevo fatto venire a famigliari e amici...tutto si
riconduceva ad esso e solo ora me ne rendevo conto.
Dopo
aver ascoltato le sue parole nei miei confronti, dopo averlo visto di
nuovo, averlo guardato in quegli occhi scuri e unici, nel suo modo di
essere che non avevo mai desiderato così tanto in nessun
altra
persona.
E
se dovevo essere punito per le bugie che avevo continuato a
raccontarmi, d'accordo, potevo anche starci.
Avevo
imparato la lezione.
Ma
ora niente più dubbi, più tentennamenti,
più problemi.
Perché
qualsiasi cosa sarebbe successa, ora avevo chiarezza dentro di me e
anche se non avessi potuto dirglielo e sarei stato costretto a
mantenere un segreto con me stesso, mi bastava averlo vicino e
poterlo aiutare quando avrebbe avuto bisogno.
Cazzo
sì, mi piaceva da morire e non come semplice amico.
L'unica
cosa che rimpiangevo era di non essermelo confessato prima.
Avevo
chiuso gli occhi con talmente tanta forza, nella concentrazione, che
avevo quasi cominciato a vedere le stelle.
Ero
anche senza fiato e il battito non era diminuito, ma di anomalo non
sentii nulla.
Niente
dolore, vertigini, niente di niente e avrei voluto urlare e rompere
tutto quello che avessi trovato a poca distanza da me.
No,
diavolo no!
Ma
poi cominciai a sentirlo. Ero più pesante e avevo anche
l'impressione di essere più 'lungo'.
Però
avevo una paura matta ad aprire gli occhi e scoprire che ancora non
vedessi a colori e che nulla fosse cambiato.
Lentamente
cambiai percezioni.
Prima
gli odori, non più così definiti, poi la
sensazione di potermi
muovere come avevo sempre fatto e infine i rumori attorno che erano
spariti completamente, se non per alcuni suoni distanti che non
riuscivo a distinguere.
Ok
al tre li apro!
Uno...due...
Suonò
il campanello.
...tre!
Aprii
gli occhi, sobbalzando in contemporanea e respirando talmente male e
con agitazione addosso che ci misi un po' a rendermene conto.
Anzi,
non me ne accorsi proprio perché quando sentii anche bussare
e il
tono concitato di Heath che mi chiamava non ci pensai due volte ad
arrivare in soggiorno, fino all'ingresso per poi aprire la porta di
scatto.
Ci
fu un istante di stasi e silenzio in cui ci rimanemmo entrambi per la
sorpresa, guardandoci allibiti ma poi, con un solo movimento, fummo
l'uno contro all'altro in un abbraccio che stringemmo nell'immediato.
“Porca
di quella puttana troia, Jake! Dove diavolo eri finito, si
può
sapere? Mi hai fatto preoccupare a morte, cazzo!”
Non
risposi, stavo tremando, ma quello che lo abbracciava ero davvero io
e lui mi stava stringendo, e quelli che avevo addosso erano i miei
vestiti, ed ero alto come lui, e ci vedevo, e....
Sentii
i fremiti che mi stavano scuotendo e, con uno sforzo, mi
allontanò
di poco da sé per guardarmi, io non avrei avuto nessuna
intenzione
di staccarmi da lui.
“Ehi...”
aggrottò le sopracciglia “...ehi che cos'hai?
Sembri sotto
shock...Jake!” mi prese per le spalle, scrollandomi
lievemente per
farmi reagire e io scossi la testa, guardandolo a fatica e non
trovando le parole giuste.
“Sei
troppo pallido, stai bene? Cos'è successo in questi giorni?
Ti ho
chiamato ma non rispondevi mai, il tuo bodyguard mi ha detto che sei
arrivato a inizio settimana, ma sono venuto anche ieri e non
c'eri...che..Jake?” mi ero appena riattaccato a lui,
abbracciandolo
attorno al collo, senza la forza di rispondergli e lui si
zittì un
secondo, per stringermi mentre mosse una mano sulla mia schiena con
calma.
Forse
si rese conto del mio stato o del fatto che qualcosa doveva avermi
scosso perché continuò a non dire niente solo
cercando di calmarmi
a gesti.
“Mi
sei mancato da morire..” riconobbi la mia voce, anche se
decisamente roca e fievole, ma fui grato del fatto che l'avessi
ancora e che mi ricordassi come si faceva a parlare.
Sentii
che aumentò la presa e annuì contro di me.
“Sta
tranquillo...ci sono io adesso....e anche tu mi sei mancato..”
Rimanemmo
in quella posizione per un tempo indefinito, mentre sentivo il mio
battito tornare normale, unito al sollievo per aver capito sul serio
quale fosse la soluzione e fossi riuscito ad ottenerla.
Riuscii
a staccarmi da lui quando capii di essere in grado di stare in piedi
da solo e anche di guardarlo senza rendermi totalmente palese con una
sola occhiata.
Fece
un mezzo sorriso, scuotendo la testa e dandomi una lieve scrollata da
dietro la nuca, che ricambiai con un sorriso e uno sguardo basso.
“Ti
giuro che mi ha fatto quasi morire dall'ansia...cos'è
successo?
Dov'eri?”
Feci
una mezza risata sarcastica “Non ne hai idea”
“Beh,
comincia a raccontare allora...non pensare che mi liquiderai
così
dopo quello che mi hai fatto passare...intanto ci sta anche un
caffè”
Risi
“A certo, con comodo eh? Fai come se fossi a casa
tua”
“Ovvio”
Lo
spinsi dentro scherzosamente mentre ridemmo di nuovo e chiusi la
porta d'ingresso, guardandolo spostarsi in cucina.
“Mi
devi raccontare un sacco di cose” disse alzando un po' il
tono,
dall'altra stanza.
“Sì
anche tu”
“A
proposito, sai niente di un gatto grigio, occhi azzurri, non randagio
che abita da queste parti?”
Trattenni
una risata mentre lo raggiunsi in cucina.
“No
perché?”
“L'ho
trovato nel tuo giardino ieri e poi a casa mia, e c'è
rimasto fino a
dieci minuti fa, quando l'ho riportato qui è scappato di
corsa..”
Annuii
nascondendo un sorrisino, mentre gli avevo dato le spalle per
recuperare l'occorrente del caffè.
“Ah...no,
non lo so...mai visto”
Fece
uno sguardo incerto, poi alzò le spalle “Strano, e
dire che non
sembrava davvero randagio...peccato, mi ci ero già
affezionato e
avrei voluto tenerlo...”
Trattenni
un'altra risata, poi portai due tazze sulla tavola, incontrando di
nuovo il suo sguardo interrogativo.
“Sicuro
di stare bene?”
“Adesso
sì”
Ovviamente
non gli dissi la verità.
Ero
un attore, per quella volta potei inventarmi qualcosa senza sentirmi
in colpa.
Anche
perché: chi cavolo ci avrebbe creduto?
Una
cosa era certa però.
Avevo
imparato la lezione, così come le conseguenze e, forse Heath
non
l'avrebbe mai saputo, ma ora ero in pace con me stesso e non mi sarei
mai più tenuto nascosto nulla che lo riguardasse.
The
End
°°°
Stava
diventando
un'agonia postare questo capitolo =P
Per vari problemi e/o
motivi.
Non
so come
ringraziarvi per i vostri commenti, mi hanno fatto un gran piacere
e, soprattutto, ridere
come una scema xD
So
che, magari, vi
aspettavate un finale diverso ma
la mia intenzione era
quella di stupirvi al contrario.
Ossia con un finale
molto più semplice di quello che avrebbe potuto
sembrare, perchè, in
effetti, non ho voluto intendere nulla di
'magico' con questa
storia.
La
morale, che ha
imparato anche Jake, è che
per quando si cerca o
si ha bisogno di qualcosa/qualcuno,
non si dovrebbe
rimanere troppo a pensarci ma almeno,
ammetterlo a sé
stessi.
Potrebbe
essere o non
essere stato davvero un sogno?
Lo lascio decidere a
voi =D
Per
le ultime risposte
vi scriverò singolarmente, come al solito,
e non so cos'altro fare
se non ringraziarvi a profusione.
Sarà poco ma è
l'unica cosa che posso ripetere all'infinito senza stancarmi ^.-
Grazie
infinite a
tutti/e! Per tutto!!
Come
detto all'inizio,
con questa, si chiudono le Long-Short,
per il momento.
Per i prossimi giorni
sono in programma cinque
One
Shot,
ancora sul filone della
commedia, alcune di più altre meno,
poi si partirà con una
nuova Long.
Ovviamente
vi aspetto!
XD
Tantissimi bacioni e a
presto!
Leia
=3
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