The Katherine's Diary

di Sekunden
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new Beginning ***
Capitolo 2: *** Call me Katherine ***
Capitolo 3: *** White Room ***
Capitolo 4: *** He is Damon ***
Capitolo 5: *** How Can I Ever Choose? ***
Capitolo 6: *** Verbena ***
Capitolo 7: *** Black and White ***
Capitolo 8: *** Founders Day ***
Capitolo 9: *** 'Cause I can Kill you during the Sleep ***
Capitolo 10: *** I am falling in Love with You ***
Capitolo 11: *** Demons are There ***



Capitolo 1
*** A new Beginning ***



Avrei lasciato Atlanta per trasferirmi a Mystic Falls, un cittadina in cui vivevano pochi abitanti, ma molto sospettosi.

Giuseppe Salvatore avrebbe volentieri offerto a me e alla mia badante un luogo in cui alloggiare, lontano da qualsiasi pericolo.

La storia dell'incendio – seppur molto ridicola – aveva soggiogato quel signore senza problemi. Ero solamente la povera orfanella di una famiglia sconosciuta, che aveva bisogno di una famiglia e di ricostruire la sua innocente e malinconica vita.

La carrozza è pronta, signorina Pierce” annunciò la mia badante, con molta leggerezza.

Molte grazie Emily, sarò da voi in poco tempo” risposi sorridendo, facendole capire che dovevo sbrigare una cosa prima di partire.

Mi diressi verso la mia vecchia stanza e cercai in fretta di trovare ciò che stavo cercando: il mio diario.

Era un piccolo quaderno, con una copertina rosso carminio e un segnalibro nero. L'avevo conservato per moltissimi anni, e non l'avrei mai perso.

Cercai ancora, un po' infastidita poiché non riuscivo a trovarlo. Sentivo già gli zoccoli dei cavalli toccare il terreno, pronti per il viaggio. Mi fermai per un istante, portando il mio dito indice sinistro alle labbra e guardandomi intorno. Sorridendo mi avvicinai ad un angolo della stanza e mi abbassai, aprendo una piccola cassa che si trovava sul pavimento, nascosta da un tappeto grigio.

Trovai ciò che cercavo: era sotto alcuni oggetti antichi, ed era coperto da un foglio ingiallito.

Lo presi in mano; istintivamente aprii il diario, sfogliando le prime pagine con delicatezza.


Questa notte mi è stato portato via tutto ciò che avrei desiderato per il mio futuro. La parola “disonore” rimbomba nella mia mente provocandomi lacrime impure.


Richiusi il diario con violenza, al leggere quelle parole avrei potuto mostrarmi debole, e non l'avrei mai accettato.

Sospirai e uscii dalla stanza, avviandomi verso la carrozza che si trovava fuori in giardino.

Possiamo partire” dissi sorridendo all'uomo. “Mystic Falls” indicai a quest'ultimo.

Emily aprì la portiera e mi fece sedere all'interno della carrozza. Era semplice, ma molto raffinata. Aspettammo che anche lei entrasse e partimmo, verso una nuova città.


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Capitolo 2
*** Call me Katherine ***


Cap 2


Il viaggio non fu lungo, arrivammo in pieno giorno.

Annusavo quell'aria fresca; un'odore inebriante di fiori appena sbocciati riempiva i miei polmoni, facendomi mantenere un sorriso sul mio viso.

Guardai intorno e vidi un lungo viale pieno di frassini, che quasi ipnotizzavano. Una brezza leggera li faceva muovere contemporaneamente, e si poteva sentire il fruscìo dei rami che si toccavano tra loro.

I cavalli cominciarono a rallentare, mi affacciai la testa per vedere cosa stesse succedendo; eravamo arrivati al cancello di un maestoso pensionato.

Due servi lo aprirono, ed entrammo all'interno di quel giardino, che era molto grande.

Quali sono le vostre priorità?” domandò Emily, guardandomi con quel suo solito sorriso.

Prima di tutto” sospirai, “Dovrò conoscere chi ci ospiterà” lei mi guardò per un attimo e tornò ad osservare il giardino, in silenzio. Io sorrisi, attendendo la fermata della carrozza.

Non tardò ad arrivare e l'uomo fece un verso ai cavalli, indicandogli di fermarsi.

Siamo arrivati!” esclamò Emily. Le sorrisi e attesi che uno dei miei servi venisse ad aprire la portiera.

Prese una piccola cassa e la mise davanti alla scaletta che si era lasciata andare, aprendo la portiera. Emily scese per prima e prese la mia mano e mi aiutò a scendere, in modo formale.

Non appena toccai terra, sollevai il mio viso, che era nascosto da un cappello color panna molto grande, che mi riparava dal sole cocente.

Mi guardai intorno per qualche secondo, fin quando non fermai il mio sguardo su un giovane che attendeva con le mani dietro la schiena il mio arrivo.

Restammo per qualche attimo a guardarci, fin quando non gli feci un sorriso. Egli lo ricambiò subito, avvicinandosi con cautela verso di me; era abbastanza alto, con dei capelli castano chiaro né troppo corti né troppo lunghi.

Emily lasciò la mia mano, e mi avvicinai anch'io verso di lui, che mi fissava come se fosse incantato da una dea.

Dovete essere la signorina Pierce” fece per inchinarsi, ma lo bloccai porgendogli la mano.

Vi prego” la prese subito con delicatezza, “Chiamatemi Katherine” affermai, e feci un inchino.

Egli deglutì a fatica e tornò a sorridermi. Restammo nuovamente a fissarci, dimenticando qualsiasi altra cosa fosse intorno. I suoi occhi blu contrastavano i miei marroni, che non avevano alcun fascino messi a confronto.

Spero vogliate concedermi di potervi accompagnare alle vostre camere, signorina Pierce” sorrise mostrando i suoi denti bianchi e diritti. “Con molto piacere” Non esitai a rispondere con un altro sorriso.

Si girò verso l'entrata, facendomi cenno di avvicinarmi di fianco a lui. Salii le scale tenendomi il vestito, che essendo lungo e gonfio infastidiva i miei movimenti.

Entrammo e mi guardai intorno: il salone d'ingresso era incredibilmente grande.

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Capitolo 3
*** White Room ***


Cap 3


Questo è il salone d'ingresso” confermò egli, allargando le braccia e indicandomi tutto ciò che vi era all'interno. Dei mobili antichi arredavano quella grande stanza, e l'odore di legno pregiato era inebriante. Alzai lo sguardo per vedere un grandissimo lampadario di vetro con molte candele di sopra. Aprii leggermente la bocca in segno di stupore, e continuai a seguire il giovane che mi guardava divertito.

Passato il salone, dovetti attraversare un lungo corridoio che portava a delle scale di quercia antica. “Sopra vi sono le vostre camere” affermò. Sorrisi e cominciai a salire, sempre tenendo il vestito alzato di qualche centimetro.

Arrivammo sopra, dove c'erano sei porte di sei stanze disposte in fila. Istintivamente pensai a quale fosse quella in cui dovevo alloggiare. Non perse tempo ad indicarla, proprio quella a cui pensavo. Era l'ultima della lunga fila di camere. Aprì la porta bianca, e con un gesto di braccia mi fece entrare.

Molto accogliente” dissi guardandomi intorno. Egli sorrise e si avvicinò a me.

Questa è la camera più bella” sussurrò. “La teniamo solamente per gli ospiti importanti” continuò.

Annuii girandomi verso di lui, tornando a guardarlo dalla testa ai piedi.

Non so ancora come vi chiamate” feci una faccia triste e lo guardai.

Il mio nome è Stefan Salvatore” si inchinò elegantemente. Il suo nome era perfetto per il suo fascino.

Stefan Salvatore” ripetei divertita. “Credo che me lo ricorderò per sempre” scherzai.

Egli rise leggermente e indietreggiò, sospirando. “Vi lascio riposare, dev'essere stato un lungo viaggio” disse con tono preoccupato. “Non vi preoccupate, Stefan, preferisco sistemare i miei bagagli” risposi tranquillizzandolo. “Per qualsiasi cosa, non esitate a chiedere” prese la mia mano e la baciò nuovamente. “In ogni caso mi troverete a pranzo” concluse sorridendo. “Non credo che parteciperò” dissi guardandolo. “Non ho appetito” sorrisi. Egli mi guardò nuovamente incantato, e indietreggiò chiudendo la porta, lasciandomi sola in quella meravigliosa stanza.

Annuii e mi sedetti sul letto. Era estremamente morbido, e con le dita riuscivo a sentire la delicatezza di quella seta tanto raffinata. Mi tolsi il cappello poggiandolo di fianco a me, e aspettai Emily con i bagagli. Portai la mano sinistra sul mio collo, e cominciai a giocare con la collana di perla nera che avevo intorno ad esso. La presi in mano accarezzandola, con leggerezza. Mi alzai di colpo, e mi girai verso la finestra, coperta da una tenda bianca sempre di seta. Mi avvicinai, e con slancio aprii la tenda. Il sole mi accecò leggermente, illuminando la mia pelle chiara. Il calore del sole cominciava a riscaldarmi, e curiosamente guardai cosa ci fosse fuori. Vidi il giardino principale, e la mia carrozza ancora ferma allo stesso punto. I servi prendevano gli ultimi bagagli e li portavano dentro insieme a quelli del signor Salvatore. Di fronte, si poteva godere della vista di un bosco abbastanza grande. Guardai con compiacimento e tornai a fissare la carrozza. Notai la presenza di un'altra di fianco alla mia. Curiosamente scrutai nei minimi dettagli ogni singolo uomo che scendeva da essa.

Due di essi erano in divisa militare; conclusi che erano appena tornati dalla guerra.

Per ultimo uscì un altro uomo, di statura media, con dei capelli neri che risaltavano sulla sua pelle bianca. Alzò lo sguardo verso la finestra, e vidi il suo splendido volto.

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Capitolo 4
*** He is Damon ***


Cap 4


Era pomeriggio. Tutto era al suo posto e i servi stavano riposando tranquillamente. Avevo preso volentieri una tazza di Te' con Giuseppe Salvatore, che si rivelò il padre di Stefan. Questo nostro incontro fu interrotto da un uomo, Johnatan Gilbert, che chiamò urgentemente il signor Salvatore. Così fui costretta a tornare in camera, annoiata.

La mia attenzione fu richiamata dalle voci in giardino di due persone. Mi affacciai dalla finestra e sorridendo vidi Stefan e l'uomo che era in divisa parlare animatamente, con un oggetto sferico in mano.

Non esitai ad uscire dalla mia camera e raggiungerli sotto; mi resi conto che Emily stesse seguendo la mia stessa strada, e mi fermai aspettandola.

Avrà bisogno di riposare, non vi preoccupate per me Emily” dissi io, cercando di congedarla. “Verrò con lei signorina Katherine” sorrise, quasi ad imporre la cosa.

La guardai per un attimo e sospirai, tornando a camminare verso il giardino.

Aspetta, quali sono le regole?” sentì domandare da Stefan al compagno, mentre si rincorrevano come due bambini.

Uscì fuori e avanzai verso di loro, e non ci pensai due volte ad intervenire. “A chi servono le regole?” domandai curiosa. Entrambi si girarono verso di me, stupiti nel vedermi avanzare con tranquillità senza preoccuparmi di sporcare i bordi del vestito.

Posso giocare anch'io?” chiesi, con un tono di voce basso, quasi come se dovessi vergognarmi di ciò che osavo chiedere.

Vidi Stefan guardarmi quasi incredulo, e avvicinarsi sorridendo. “Ah, potreste farvi del male” respirò affannosamente “A mio fratello piace il gioco duro” continuò.

Così quel giovane uomo era suo fratello. Mi fissava anch'egli incantato, e manteneva un sorriso malizioso sul viso. Feci una breve risata, sorridendo. “Chissà perché credo che voi giochiate ancora più duro” non fece in tempo a rispondere che presi quella palla tra le mani e cominciai a correre, ridendo.

Entrambi mi fissarono a bocca aperta, mentre ridevo e correvo come se volessi farmi notare.

Perché te ne stai qui impalato, quella ragazza vuole essere inseguita!” esclamò il fratello a Stefan, indicandomi. “Se non vai tu, vado io!” disse cominciando a correre verso di me, lasciando Stefan titubante per qualche secondo, che subito dopo inseguì il fratello.

Arrivarono di fianco a me sfiniti, entrambi esausti per la lunga corsa. Io ero immobile e li guardavo soddisfatta. Infine Stefan si avvicinò a me, “Questo è...” non finì di dire la frase, che l'altro avanzò inchinandosi, togliendosi il cappello come gesto formale.

Damon Salvatore, fratello maggiore di Stefan, nonché il più intelligente” disse con un sorriso che solo lui riusciva a fare. Lo guardai e istintivamente mi leccai i denti superiori senza farmi accorgere. “Piacere mio Damon” mi inchinai anch'io, senza distogliere lo sguardo da lui. Stefan intanto guardava la scena con un'espressione un po' seccata, ma continuava a sorridere guardandomi, senza distogliere lo sguardo.

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Capitolo 5
*** How Can I Ever Choose? ***


Cap 5


I giorni seguenti passarono con lo stesso programma giornaliero. Adoravo guardare i due fratelli giocare dalla finestra e raggiungerli per unirmi a loro.

Quel pomeriggio correvo per il giardino, che era simile a un labirinto per come era strutturato. Ridevo fortemente e dietro di me vi era Stefan che mi rincorreva, cercando di prendermi come se fossi un premio importante.

Ho vinto!” esclamai, poggiandomi su una statua. “Qual è la mia ricompensa?” chiesi a Stefan, avvicinandomi maliziosamente. “Quale vorreste che fosse?” una voce interruppe il nostro dialogo, entrambi ci girammo verso la fonte, era Damon.

Indossava la stessa divisa che aveva il giorno in cui lo vidi scendere dalla carrozza, ma con in mano una pergamena che sbatteva sull'altra divertito.

Ti hanno prolungato la licenza?” domandò Stefan. “Mi stavo divertendo troppo per tornare a combattere!” esclamò l'altro, sorridendo e alzandosi dalla pietra. “Il tuo impegno nei confronti della federazione è notevole!” Stefan lo abbracciò con tutto l'affetto possibile e Damon ricambiò. Li guardavo sorridendo, vedevo in loro un grande amore fraterno che chiunque avrebbe invidiato.

Beh, la cosa va a meraviglia per me” Decisi di interompere l'abbraccio. “In che senso signorina Katherine?” chiese Damon curioso. “Ora avrò entrambi qui ad intrattenermi” risposi con un tono provocatorio, e sorrisero entrambi. “Prima di tutto ho bisogno che qualcuno mi accompagni al ballo dei fondatori...” mi girai delicatamente, ed entrambi risposero con un “Ne sarei onorato” o “E' un piacere”. Mi fermai, sorridendo per le loro reazioni. Risi e mi rivoltai. “I brillanti e gentili fratelli Salvatore corrono in mio soccorso” avanzai, girando intorno a loro, ipnotizzandoli. “Come potrò mai scegliere?” domandai scuotendo la testa, senza cercare una risposta, e ritornai all'interno del pensionato camminando con le mani sulla schiena, come una nobil donna qualsiasi.

Tornai di sopra, e trovai Emily vicino alla mia porta, che mi attendeva.

Ha intenzione di dirglielo?” domandò, guardandomi preoccupata. Inizialmente non diedi una risposta. “Quando sarà il momento” risposi, ed entrai in camera, guardandola con la coda dell'occhio, mentre sorrideva.

Aprii un cassetto e presi il mio diario. Lo aprii, e inzuppando d'inchiostro la punta della penna che trovai sulla scrivania, cominciai a scrivere qualcosa.


2 Agosto 1864.

Non scrivo qualcosa da parecchio tempo. Adesso più che mai ho bisogno di farlo.

Ho conosciuto due giovani, Stefan e Damon. Sono entrambi fratelli. Sono i figli di Giuseppe Salvatore, e animano i miei giorni di permanenza nel pensionato di famiglia.

Dovrò scegliere chi, dei due, mi accompagnerà al ballo dei fondatori della città. Caro diario,

so già chi sceglierò, perché per la prima volta dopo tanto tempo, il mio cuore dice che è la scelta giusta.


Emily, dite a Stefan di preparare il suo vestito per il ballo dei fondatori” ordinai.

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Capitolo 6
*** Verbena ***


Cap 6


Era Giovedì, e mancavano tre giorni al ballo dei fondatori.

Quella mattina, mi incontrai con alcune delle mie amiche che avevo conosciuto in passato in altre città. Erano venute anche loro a Mystic Falls, per venirmi a trovare.

Una, in particolare, si chiamava Pearl. Era la mia migliore amica ed avevamo passato gli ultimi decenni insieme.

Ci incontrammo al parco di Mystic Falls, e cominciammo a passeggiare insieme.

Katherine Pierce, finalmente ti rivedo!” mi disse abbracciandomi. “Pearl, come stai?” domandai curiosa. “Quanto tempo pensi di restare con i Salvatore?” domandò. “La gente parla Katherine. Tu, che convivi con entrambi i fratelli non aiuta la situazione” disse preoccupata. “I Salvatore sono stati gentili ad accogliermi, per tutti qui sono una povera orfana di Atlanta, che ha perso... la sua famiglia nell'incendio” dissi con tono triste e buffo ridendo. “Che tu hai appiccato” aggiunse Pearl facendo un falso sorriso. Mi girai verso di lei, continuando a ridere. “Cara, ti prego, stai attenta!” urlò Pearl alla figlia. Anna era molto giovane, e ancora non sapeva cosa le aspettava. “Honoria Fell è venuta a comprare delle spezie ieri, e ha portato questo” spiegò Pearl, uscendo dalla borsa un flaconcino di vetro, con all'interno un liquido giallastro. Corrugai la fronte nel vederlo. “Ha chiesto che fosse venduto a metà prezzo” continuò Pearl, preoccupata. “Non capisco” dissi io. “Provalo” mi invitò lei.

Lo presi in mano, curiosa, e aprendolo lo odorai. Faceva un odore normale. Decisi di versarne una goccia sul palmo della mano. Pearl mi guardò rassegnata quando sentì la mia mano sinistra bruciare. Un dolore si espandeva lungo di essa, provocando un po' di fumo. “Ma che diavolo è?” domandai, ancora dolorante. “Verbena” rispose. “Ma perché c'è...” non conclusi la frase, perché capì da sola. “Lo sanno” annuì. “Ci stanno cercando e stanno diventando sempre più furbi” disse Pearl riferendosi al paese. “Gli abitanti della città che ingeriscono verbena è un inconveniente” affermai con tono seccato. “E' arrivato il momento di andarcene di nuovo” disse sospirando Pearl. “No!” esclamai infastidita. “A me piace stare qui, non ho intenzione di andarmene... per ora” dissi, sorridendo. “Possiamo andare, mamma?” Il nostro discorso fu interrotto dalla voce della giovane Anna. Mi girai, guardandola sorridendo cercando di non farle notare nulla di strano. “Qualcosa non va?” domando ugualmente, notando lo sguardo di Pearl che era abbastanza preoccupato. Lei sorrise, e si avviò verso i cavalli, insieme alla figlia.

Tornai al pensionato, avevo molte cose da fare. Non vidi Stefan e Damon quella sera, perché non erano in casa. Riflettei sulle parole di Pearl per tutto il resto della serata.

Era pericoloso rimanere in quella città, non avrei potuto far nulla se, per caso, sarei stata scoperta.

Ma non potevo andarmene, non in quel preciso momento. Tutto era perfetto, avevo loro due, i fratelli Salvatore. Soprattutto, avevo Stefan al mio fianco.

I ricordi di quei giorni raffiorarono nella mia mente, provocandomi un leggero sorriso.

Infine, sfogliando le pagine del mio diario, trovai qualcosa di interessante:


La pietra di luna può spezzare la maledizione.

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Capitolo 7
*** Black and White ***


Cap 7



Erano passati quei lunghi ed interminabili giorni prima del ballo dei fondatori. I servi stavano frettolosamente sistemando i vari tavoli da buffet e tutto il necessario per la grande festa.

Emily stava finendo di sistemare il vestito che avrei dovuto indossare di lì a poco, ed io ero particolarmente agitata.

Ripensavo continuamente alle parole di Pearl, alle sue avvertenze riguardo gli abitanti della città.

Non avrebbero tardato a trovarci, a rendersi conto che le persone che amavano in realtà non sono altro che dei mostri.

Decisi di andare in biblioteca, dove vi era anche lo studio di Giuseppe.

Era una grande stanza, con scaffali rigorosamente in legno che coprivano ogni singolo angolo della parete. In fondo, si trovava una scrivania piuttosto grande, con fogli sparsi nel loro disordine.

Mi assicurai che non ci fosse nessuno; feci qualche passo e arrivai alla scrivania, curiosa di trovare qualcosa che mi avesse dato delle risposte. Non vi erano altro che telegrammi, lettere, annotazioni. Annuii e girai intorno al tavolo, scrutando ogni singolo pezzo di carta, quaderno o libro.

Infine trovai un piccolo quaderno dalla copertina nera, sigillato da un nastro bianco. Mi guardai intorno, poi lo presi in mano e lo aprii.

Le pagine erano quasi tutte scritte in modo disordinato, senza seguire un determinato schema. Presi una delle pagine più recenti, e cominciai a leggere.


27 Luglio 1864.

Oggi è un giorno diverso. Ho deciso, senza ricordare come, di ospitare una giovane donna, di nome Katherine.

E' un'orfana: ha perso recentemente la sua famiglia in un incendio, ed è molto turbata.

Dovrebbe arrivare questa mattina. Lo spero, dato che nel pomeriggio dovrò incontrarmi con Johnatan e tutti gli altri membri del consiglio. Sono stati trovati nelle vicinanze di Mystic Falls diversi cadaveri squarciati, come solamente loro sanno fare; discuteremo a riguardo, e ricominceremo a prendere seri provvedimenti.

Questa volta siamo preparati: se dovessero tornare, troveranno solo la morte.


Intuivo già qualcosa di sospettoso in Giuseppe Salvatore, ma adesso ne avevo ricevuto la conferma. Avevano riunito un consiglio per difendere la città, uccidendoci.

Chiusi il quaderno e in fretta uscii dalla biblioteca, tornando nella mia stanza per cominciare a prepararmi.

Emily mi vide turbata, così si avvicinò preoccupata, con il vestito pronto in mano.

Tutto bene signorina Katherine?” domandò, poggiando il vestito sul letto.

No, non proprio” Sospirai e guardai il vestito, sorridendo. Ciò che mi importava di più, quella sera, era divertirmi e godere della compagnia del dolce e bello Stefan.

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Capitolo 8
*** Founders Day ***


Cap 8


Raccontai tutto ad Emily, mentre mi aiutava ad indossare il vestito e ad acconciare i capelli. Rimase particolarmente stupita al sentire delle mie parole. Non avrebbe immaginato che in così poco tempo, i fondatori avrebbero capito di non essere soli.

Pearl ha ragione, Katherine, dovete... dobbiamo lasciare questa città prima che sia troppo tardi” rimproverò Emily.

Non possiamo, non ora. Finalmente ho trovato una città diversa dalle altre, in cui poter vivere e divertirmi” risposi con lo stesso tono di voce che utilizzai con Pearl.

Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarvi” disse lei sorridendo.

Mi alzai dalla sedia, pronta per il ballo. Sarebbe stata una serata perfetta, ripetevo a me stessa.

Quando arrivai alla residenza dei Lockwood, dal giardino si sentivano già le voci degli invitati, i calici che sbattevano e le risate provocate dalle battute che andavano di moda in quel periodo. Con calma entrai all'interno del grandissimo salone, mantenendo quell'aria da nobil donna che mi distingueva da tutte.

Mi guardai intorno, cercando lo sguardo di Stefan. A quel punto sentii qualcuno avvicinarsi da dietro, e mi girai sorridendo.

Era lui, in tutto il suo splendore. Aveva un abito lungo che snelliva il suo corpo perfetto. Si avvicinò, prendendomi la mano e baciandola. Con un gesto, mi indicò la pista da ballo. Io sorrisi e mi lasciai trascinare.

Guarda un po' chi ha trovato le sue scarpe da ballo” dissi ridendo, riferendomi a Stefan. Egli mi guardò scuotendo la testa, sorridendo. Mi guardò per un secondo e avvicinò il suo viso come se volesse baciarmi. Lo bloccai con un dito e spalancai gli occhi. “Uh, 'non toccare' Mr. Salvatore, sono queste le regole” dissi sorridendo, con uno sguardo rimproverante sul volto.

Egli cercò il mio sguardo quasi per volersi scusare, ma sorrise alzando un sopracciglio. “Pensavo che voi non credeste alle regole” affermò con sicurezza, mentre ballavamo allegramente.

Io risi leggermente, abbassando lo sguardo quasi arrossendo. Stefan si guardò intorno e vide Damon immobile a pochi metri di distanza, mentre ci guardava ballare insieme.

Mio fratello è ancora arrabbiato perché avete scelto me come vostro accompagnatore” sospirò guardandomi. Sorrisi e per un momento smisi di ballare. “Ebbene, Damon dovrebbe considerare il fatto che suo fratello minore balli molto meglio” dissi con fare malizioso. Mi guardò soddisfatto per il complimento, e riprendemmo a ballare. Non appena finimmo di ballare prese due bicchieri e li riempì con dello champagne, porgendomene uno. Lo ringraziai sorridendo.

Vi prego, unitevi a me e insieme alziamo i calici in onore del mio caro amico, George Lockwood” La voce di Damon richiamò l'attenzione di tutti. “George, grazie per aver così coraggiosamente difeso il sud” annunciò Damon sorridendogli.

L'onore è mio, mr. Salvatore... Dopotutto, qualcuno doveva pur farlo” rispose l'uomo brindando con Damon. Anche noi brindammo ed io guardai Stefan compiaciuta, con malizia. Egli ricambiò, come del resto, lo sguardo.

Possiamo parlare, signorina Katherine?” domandò qualcuno dietro di me, preocupato. “Prendi da bere Henry, stiamo festeggiando” risposi. “La prego, signorina Katherine.” sbuffai e seguii l'uomo.

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Capitolo 9
*** 'Cause I can Kill you during the Sleep ***


Cap 9


Mi portò in un angolo meno affollato, per poter parlare tranquillamente.

Ho indagato sugli attacchi dell'altra notte” prese un respiro e continuò. “Non siamo stati noi” mi guardò quasi sollevato. “E' una buona notizia, Henry, significa che non c'è niente di cui preoccuparsi” risposi. “Temo che non capiate” mi interruppe, nuovamente preoccupato. “Quelle persone sono state fatte a pezzi in un modo che non ho mai visto” tornò ad essere visibilmente spaventato. Rimasi anch'io immobile per un attimo, titubante. “Beh, i Fondatori cominceranno ad indagare molto presto” sospirai, ripensando al quaderno di Giuseppe Salvatore. “Lasceremo subito la città, lo dirò agli altri!” esclamò egli. “Rilassati, Henry. Questa città è la nostra casa e voi siete la mia famiglia. Non lascerò che ci succeda niente” egli fece cenno di sì con il capo, ed io sorrisi consapevole della promessa che avevo fatto. Intanto George Lockwood si guardava intorno, fino a quando non incrociò il mio sguardo, curioso.

Lo guardai e ci congedammo, ed io andai per tornare da Stefan, ma lo vidi parlare animatamente con alcuni compagni e non lo disturbai. Presi un altro po' di champagne. “E' tutta sola” Non appena bevetti il primo sorso, sentii la voce di quel Lockwood dietro le mie spalle. Lo guardai quasi seccata. “Questo significa che posso avervi finalmente tutta per me?” domandò ironicamente. Cominciai a seguirlo mentre passeggiava superando i vari tavoli da buffet. “Vostro padre si è superato” mi complimentai. “Conoscendo mio padre, vorrà organizzare un ballo dei fondatori ogni anno” feci una finta risata. “Devo ammetterlo... Mi ha sopresa il fatto che voi mi siate venuto a cercare” affermai fissandolo. “Perché voi siete l'oggetto della contesa tra i fratelli Salvatore?” domandò curioso. “No, perché sono un vampiro che può ucciderti nel sonno.” dissi tutto d'un fiato, ridendo dopo la mia confessione. Egli mi guardò turbato, sconvolto. “Prego?” balbettò guardandosi intorno. “Rilassati George, so che sai il mio segreto” continuai. “Questa conversazione è terminata” concluse velocemente. Fece per allontanarsi, ma lo bloccai per il braccio. “E conosco anche il tuo segreto, e so che hai una forza non comune, solo che non sei forte quanto me” lo guardai, fulminandolo negli occhi, facendolo rabbrividire al solo pensiero di una tragica fine. Sorrisi, vedendolo avanzare. “Come fai a sapere chi sono?” anch'egli comincio a darmi del tu, senza preoccupazioni. “Pensi che mi stabilirei in una città senza sapere chi sono i miei nemici?” mi guardai intorno sorridendo, per poi tornarlo a fissare. “Cosa vuoi?” domandò lui, in cerca di una risposta. Mi avvicinai al suo viso, sempre fulminandolo con lo sguardo. “La libertà” sussurrai convinta. Mi guardò per un attimo, poi sorrise. “Sai anche che i Fondatori stanno per scovarvi” sospirò.

So sempre tutto” sorrisi. “E' vero, sai molto più di quanto avrei mai immaginato” si interruppe per sospirare “Ed è per questo che in cambio otterrò qualcosa” corrugai la fronte. “Cosa?” domandai. Fu per un momento fermo a fissarmi, senza emettere alcun suono. “La pietra di luna” concluse serio. Lo guardai spalancando gli occhi, scettica. “Sai molto anche tu, George” risi e tornai a fissarlo. “L'avrai non appena tutto sarà calmo, quando vedrò con i miei stessi occhi i Fondatori soddisfatti del loro sporco lavoro” affermai. “A quel punto, mio caro George, non ti resterà altro che dirmi addio” feci un inchino e tornai nuovamente tra la folla, lasciando l'uomo immobile a pensare alle mie parole. Stefan veniva verso di me. “Dovremmo tornare a casa” disse.



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Capitolo 10
*** I am falling in Love with You ***


Cap 10


Le due carrozze accompagnarono me e la famiglia Salvatore al pensionato. Era quasi notte, tutto intorno era calmo.

Entrammo dentro, e dopo aver salutato e augurato la buonanotte a tutti salii le scale per andare nella mia camera. Mi accorsi che dietro di me, con passo svelto, mi superò Stefan salendo le scale. “E' stato piacevole Stefan” dissi sorridendo mentre prendeva la mia mano non appena finii di salire.

Quanto pensate di rimanere a Mystic Falls?” domandò egli, sorridendo.

Fin quando sarò desiderata” sorrisi e avanzai di un passo. Egli abbassò la testa ridendo. “Vostro padre è stato molto gentile ad accogliermi” affermai, mentre mi avviavo verso la mia camera.

Come avrebbe potuto non farlo? Avete perso la famiglia in un incendio” sospirò preoccupato.

Sono lieto che siate riuscita a venire da Atlanta” continuò sorridendo. In fondo non gli dispiaceva affatto ciò. Mi girai di colpo. “Così... devo supporre che mi vogliate qui?” domandai con un tono malizioso. Stefan mi guardò per un momento. “Moltissimo” confessò dopo aver preso fiato. Risi leggermente, lo fissai. Era anzioso, imbarazzato. Entrambi avevamo perso la parola per un attimo.

So...che ci conosciamo da poco e...so di essere in competizione per il vostro amore” lo guardavo curiosa, accennando un 'beh è vero' con il capo. Cominciavo a rendermi conto di ciò che stava per dire, o per fare, e involontariamente il mio cuore batteva sempre più forte. “Non ho mai conosciuto una donna...come voi. Vi guardo e vedo... un angelo” al sentire l'ultima parola, un senso di colpa assalì il mio corpo e lo guardai stupita. Avevo paura, ma allo stesso tempo non avrei mai desiderato altro.

Tocco la vostra pelle e...tutto il mio corpo si accende” con calma, dolcezza e leggerezza portò la mano sul mio viso, con un gesto delicato; come se avesse paura di urtarmi. Allontanò la mano, e sospirò nuovamente “Vi bacio e so che mi sto innamorando” Fu in quel momento che non ebbi più il controllo delle mie emozioni, non pensai a niente, ne al mio passato ne al mio futuro; desideravo solo continuare ad ascoltarlo, mentre ignaro della verità dichiarava il suo grande amore. Ci guardammo, silenziosi, entrambi sicuri di ciò che stava per accadere. Lentamente i nostri sguardi si cercarono, mentre il mio viso si avvicinava con calma, e le nostre labbra erano sempre più vicine. Il mio cuore batteva all'impazzata, e riuscivo a sentire anche il suo, che non aveva più un ritmo regolare da tempo. In fine, prese tutto il coraggio che potesse avere e posò le labbra sulle mie, baciandomi dolcemente. Ricambiai il bacio e non avrei desiderato altro che stringerlo a me, accarezzarlo e averlo. Tornai nella realtà, e mi staccai di colpo prendendo aria.

Mi guardò sorridendo. “Sono innamorato di voi” concluse, togliendosi un grandissimo peso. “Ci sono troppe cose che non sapete di me, Stefan” finalmente riuscii a dire qualcosa. La mente mi portò a dire ciò, mentre il cuore avrebbe continuato ad ascoltarlo.

Altro da apprendere e amare” rispose ridendo. “Vi auguro la buonanotte” cercai di congedarlo, mentre i miei muscoli non volevano muoversi per nulla al mondo. “Vi ho turbata?” domandò guardandomi. “No” lo tranquillizzai. “Non mi avete turbata, mi avete sorpresa” risposi cercando di sorridere. Restò immobile senza fare alcun movimento. “A domani” dissi infine avviandomi verso la mia stanza. Entrai di corsa e in un attimo fui spinta e baciata da qualcuno: Damon.

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Capitolo 11
*** Demons are There ***


Scusate la mia lunga assenza, ma tra l'inizio della scuola e la mancata ispirazione non ho avuto modo di pubblicare ancora.

Adesso però sono tornata, con qualche variazione. Noterete in questo undicesimo capitolo che ho modificato non solo la lunghezza del testo, ma anche il contenuto, che è più valido e descrittivo. Finalmente un capitolo abbastanza lungo rispetto agli altri, non schematico ma personale, credo abbastanza.

Con questo vi faccio la promessa di pubblicarne uno almeno ogni settimana.

Buona lettura!



Cap 11


Era lì, mi aveva preso per i fianchi spingendomi fino a sbattere sulla porta. Senza darmi il tempo di reagire, mi baciò con foga tentando di spogliarmi. Lo spinsi via, sbuffando seccata. "Che cosa ci fate voi qui?" domandai mentre mi sistemavo le bretelle del vestito. "Vi avevo detto che sarei venuto" rispose guardandomi confuso.

"Beh, sono stanca Damon, dovreste andarvene" lo pregai. Mi guardò con uno sguardo colmo di malizia. "La confessione del mio fratellino vi ha sconvolta" tentò di prendermi il braccio ma lo scansai.

"Non dovreste origliare" mi sorrise e provò nuovamente a baciarmi.

Persi la pazienza, mi concentrai sui suoi occhi color ghiaccio, che mi guardavano ammaliati. "Non voglio che tu resti qui, va via e non tornare" lo soggiogai. Sorrise con uno sguardo perso nel vuoto. "Buonanotte Katherine" gli sorrisi mentre usciva dalla stanza velocemente.

Non appena chiuse la porta feci un lungo respiro, fissai il vuoto e portai un dito sulle mie labbra;

Ero rimasta senza parole. Stefan Salvatore, mi aveva baciata.

Non era un sogno, era pura realtà. Mi aveva confessato il suo amore, mi aveva dato una nuova ragione di vita.

Forse non l'avrei mai detto, né realizzato fino a quel punto. In poche parole non l'avrei mai pensato.

Lasciai che la notte mi portasse consiglio, per poi svegliarmi leggera e tranquilla. Una strana sensazione a dire il vero, mai provata.

Quella mattina Emily non mi svegliò, forse non avevo impegni. Dalla direzione del sole che illuminava una parte della stanza potei capire che era tardi. Mi alzai di colpo, con un lieve bruciore di gola. Avrei dovuto nutrirmi il più presto possibile.

Emily? La colazione!” urlai seccata. Quando avevo fame, era meglio non comunicare con me, nel vero senso della parola.

Poco dopo entrò con un vassoio dove vi erano due tazze bianche e dei fazzoletti di seta. Le venni incontro prendendo la prima tazza, bevendo quel sangue caldo senza lasciare una goccia. La stessa cosa con la seconda, che svuotai del tutto. Mi leccai le labbra soddisfatta, anche se non ero ancora sazia. “Grazie” lei sorrise e uscì dalla stanza.

Tirai un lungo sospiro e mi buttai nuovamente sul letto. Non avevo voglia di vestirmi, ma il desiderio di vedere il volto candido di Stefan mi fece sobbalzare. Presi un vestito semplice, tra il rosso e nero, che mi copriva fino ai piedi. Lasciai cadere i boccoli castani in avanti da un lato, mentre dall'altro un fermaglio tratteneva il resto dei capelli.

Scesi le scale, dirigendomi verso la sala da pranzo della dimora. Trovai Giuseppe Salvatore che leggeva un giornale, concentrato sul contenuto.

Buongiorno signor Salvatore” dissi con un tono di voce leggero, rendendomi conto di quanta falsità ci fosse in esso. “Signorina Katherine” alzò lo sguardo e vedendomi mi sorrise. “Si accomodi pure se vuole” continuò, indicandomi la sedia di fianco alla sua.

A dire il vero cercavo suo figlio” mi avvicinai leggermente, mentre intravedevo qualcosa riguardo a ciò che stava leggendo. “Quale dei due?” corrugò la fronte divertito. Sorrisi in una maniera curiosa. “Stefan” risposi.

E' andato a fare un giro a cavallo, ma se vuole può attenderlo qui, per l'appunto” tornò ad indicarmi la sedia. Alzai un sopracciglio e senza farmi accorgere mi morsi un labbro. “Perché no?” avanzai fino a sedermi di fianco ad egli. Finalmente riuscivo a leggere il titolo di quell'articolo che lo interessava così tanto.

'I Demoni sono tra noi?' diceva così. Spalancai gli occhi, non appena focalizzai quel testo in grassetto. Cominciavano a farsi sempre più astuti e furbi, gli abitanti di quella città.

Voi credete ai demoni?” Giuseppe richiamò la mia attenzione, notando i miei occhi persi in quell'articolo. “Beh... più o meno” risposi fredda. “Sono figure fantastiche, nate per far spaventare i bambini e mandarli a letto” continuai, mentre con un dito indicavo il giornale. “E se fossero reali? Ne abbiamo le prove” affermò convinto. Un altro brivido attraversò la mia schiena. “Che genere di prove?” domandai curiosa. Mi guardò per un attimo, poi sorrise. “Uccisioni inspiegabili, aggressioni durante la notte” mentre lo diceva i suoi occhi avevano un colore spento, triste. Deglutii a fatica e spostai lo sguardo fuori. “Qualcosa che solamente i Vampiri riescono a fare.” aggiunse con un tono di voce basso. Lo guardai con la coda dell'occhio, poi sentii uno strano odore, non molto buono. Cercai di capire cosa fosse, fin quando non mi resi conto che la fonte era proprio egli. Aveva della verbena addosso, come immaginavo.

Se fossi in voi starei attenta, signorina Katherine” mi guardò preoccupato, per poi tornare a leggere quel maledetto articolo. Sospirai e guardai fuori dalla grande finestra, che affacciava al giardino principale. Cercavo tra le varie figure un viso familiare, ma non riuscivo a intravederlo. Dove poteva essere finito? A quell'ora del mattino era sempre in casa, lo trovavo in sala da pranzo a parlare d'economia con il padre. Forse non aveva accettato la mia reazione alla sua dichiarazione, o magari credeva che non ricambiassi il sentimento. O se semplicemente mi stesse evitando?

Scacciai il pensiero quando sentii un leggero colpo di tosse provenire dalla soglia della porta. Era egli, Stefan. Con le mani dietro la schiena si chinava leggermente per salutare il padre. Incrociò il mio sguardo, che assunse un colorito vivace. Un leggero imbarazzo si creò quando anch'egli mi sorrise contento. Fui sollevata comunque.

Buongiorno padre, signorina Katherine...” si avvicinò per baciarmi la mano. “Buongiorno Stefan” risposi. Ci guardammo per un lungo istante, poi Giuseppe tossì leggermente e ci guardò. “Ti stava cercando figliolo, desiderava vederti” mi guardò sorridendo, ricambiai il sorriso e tornai a fissare quell'angelo. “Mi dispiace di non essere stato qui quando mi avete cercato” si scusò, mostrando il suo rammarico. “Non preoccupatevi, ho avuto una piacevole conversazione con vostro padre” sorrisi e mi alzai. Mi sorrise e si spostò per farmi passare. “Come mai volevate vedermi?” domandò corrugando la fronte. Con uno sguardo gli feci intendere il motivo. I miei occhi gridavano 'perché mi manchi' mentre le mie parole dicevano semplicemente “Volevo fare un giro fuori, come i giorni scorsi” egli mi guardò divertito e capì subito.

Certamente, i cavalli sono ancora fuori dalla stalla” mi indicò la porta, poi prese la mia mano con delicatezza. “Se volete possiamo cavalcare” mi baciò la mano nuovamente. “Mi aiuterà a rilassarmi” risposi, mentre uscimmo dalla stanza per andare a montare i cavalli. E mentre teneva la mia mano con leggerezza, il mio cuore batteva rapidamente, senza interruzioni.

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