Missione d'Amore

di thefung
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** // ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Missione d'Amore

CAPITOLO UNO
 

Me ne stavo lì, impalata in quella stanza buia del quartier generale della CIA, in piedi dietro a un uomo, seduto su una grossa poltrona, che forse sarebbe stato il mio nuovo capo. Forse, già, perchè ancora non si era deciso a degnarmi di una risposta da quando l'avevo salutato.
"Isabella Swan, agente X88", finalmente proruppe con la sua voce bassa e grave.
Si chiamava Marcus Cullen, l'avevo letto dall'etichetta sulla porta prima di entrare.
"Sì...?", gracchiai ruotando gli occhi al cielo e facendogli il verso silenziosamente. Era un tizio davvero strano, senza ombra di dubbio. Come faceva a starsene in pieno giugno con le finestre chiuse e tutte le tapparelle abbassate? La stanza era corta e larga, da quanto riuscivo a vedere; divisa a metà dalla scrivania ricoperta di documenti e cartellette varie. Vi era anche un proiettore sul bordo, in bilico su altri fogli vari.
"Ho letto il suo curriculum e devo ammettere che ha le potenzialità e l'esperienza per poter svolgere l'importantissima missione che le sto per descrivere", detto questo finalmente la poltroncina a rotelle si girò verso di me, rivelando un uomo sulla quarantina con capelli biondo chiaro lunghi fino alle spalle, occhi azzurro-grigio intensi, coperti in parte da un paio di occhiali neri molto professionali. Indossava una camicia chiara arrotolata fino ai gomiti da cui spuntavano due avambracci muscolosi, anche se non troppo. L'espressione del suo volto era una delle più penetranti e investigative che avessi mai visto, ma non me ne feci un problema: ero abituata a trattare con persone di ogni tipo.
"Mi dica", risposi accomodante.
"Veda di fare attenzione, Isabella. E' molto importante", insistette sempre con gli occhi puntati sui miei.
"Non si preoccupi, non mi distrarrò facilmente", ribadii a mia volta io.
"Bene. Allora, come sicuramente saprà, le cronache dei giornali di tutto il mondo, da tre mesi a questa parte, sono zeppi di notizie riguardanti la sparizione di moltissime ragazze - una ventina in totale fin ora - di un' età che va dai 17 ai 25 anni al massimo. Donne assolutamente comuni e senza alcuna importanza sociale. Per quanto la polizia si sforzi di trovare qualche traccia, non ci si riesce. E, guarda un po', sempre da ben tre mesi sembra essersi diffusa di nuovo un'epidemia che sicuramente conoscerà: il tetano.", s'interruppe un attimo, il tempo necessario per farmi assorbire bene la notizia.
"Come saprà, il tetano si diffonde a causa della tossina tetanospasmina, un batterio pericolosissimo che entrando in circolo attraverso le ferite, arriva agli interneuroni inibitori dove blocca il rilascio di neurotrasmettitori provocando lo spasmo muscolare. Questa notizia è molto riservata, e tutti hanno paura di farne parola con qualcuno. Immagini cosa ne verrebbe fuori"
"Un inferno", concordai seria. "Ma cosa c'entra la scomparsa delle ragazze?"
"C'entra eccome. Come può vedere da questa cartina politica", rispose indicando un grande foglio sulla sua scrivania, "il giro della prostituzione in queste zone, Brasile, Turchia, Equador, si è accentuato notevolmente e...sempre da tre mesi. Non le sembra strano che ben tre fatti preoccupanti siano iniziati nello stesso periodo?"
"Mi faccia indovinare: le ragazze sequestrate sono state costrette a prostituirsi. Ma con il tetano non vedo nulla in comune sinceramente", risposi un po' perplessa.
"Infatti! Però ancora non le ho dato un'iformazione importantissima: le vittime sono tutti uomini trent'anni in giù"
"Oddio! Mi sta quindi dicendo che sono le prostitute a diffondere il virus?!?", chiesi con una nota di isteria nella voce.
Il caso era davvero sconvolgente, sotto ogni punto di vista. E doveva essere stato architettato da qualcuno di molto astuto, sicuramente.
"Esattamente, Isabella. Secondo i nostri calcoli sono loro, ma c'è da chiedersi come hanno fatto a procurarsi il batterio e come siano passate da 'vittime' a 'criminali'. Certamente sono manipolate da qualcuno, ma rimangono sempre tantissimi punti in sospeso."
"E se i rapitori volessero chiedere in futuro dei riscatti per qualcuna delle ragazze rapite?", chiesi ipotizzando una qualche soluzione.
"Ne dubito. Le ragazze in questione non sono mai state trovate morte e sembra che non siano destinate ad esserlo per ora. Inoltre le vittime sembrano essere i giovani nati dagli anni '70 in poi, quando sono cessate le vaccinazioni contro il tetano, tutti uomini brasiliani, equadoriani o turchi assolutamente sconosciuti. Per ora la 'prostituzione assassina' non è mai stata provata in altri Paesi che potrebbero far scattare l'allarme e diffondere la notizia in un attimo. Sembra siano ancora sul 'chi va là' e vogliono essere sicuri di cià che fanno, prima di procedere. Per questo dobbiamo fermarli prima che la situazione degeneri!", esclamò infine. Anche lui era molto preso dal caso, si vedeveva da come lo descriveva minuziosamente e con grande interesse.
"Ma come facciamo a sapere tra chi cercare i veri criminali della faccenda?", sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio se non avessimo avuto una qualche traccia.
"Fortunatamente abbiamo avuto una soffiata anonima.", sorrise, "Ci hanno mandato delle foto di grandi ville lussuose e all'interno di una di esse una sala buia, piena di tavoli e fiale, contenenti il batterio secondo noi. Inoltre vi erano grandi e possenti uomini alle porte, come sorveglianti e tantissime telecamere nascoste agli angoli del soffitto. Questo ci ha fatto capire che il criminale - o i criminali - è un uomo importante, un uomo politico, un milionario, un vip, un ereditario o un grande affarista. Questo già restringe molto di più i campi, perchè essendo la CIA, sappiamo benissimo chi di tutti i 'ricconi d'America' potrebbe essere un potenziale criminale."
"Questo è molto rassicurante!", esclamai sollevata.
"Certo! Domani mattina si dovrà ripresentare qui perché mostrerò sia a lei che agli altri suoi nuovi compagni di missione i possibili 'boss'".
"Ci sarò sicuramente!", affermai per poi chiedere: "Però potrei sapere chi sono gli altri membri?"
"Allora...lei compresa, sono sedici. Lavorerete a coppie, cosìcche vi potrete infiltrare in ognuna delle ville dei sospettati in modo da scovare il colpevole il più velocemente possibile mentre io ed altri rimarremo qui a seguire il tutto grazie a telecamere nascoste e microcip.", spiegò con calma. Chissà quante volte aveva ripetuto quella storia!
"E io con chi lavorerò, se è possibile chiederlo...?"
"Con mio nipote! Edward, vieni qui, figliolo!"
C-cosa?!?!?
Guardai con occhi sgranati la direzione verso cui si era rivolto Marcus, ovvero adiacente a dove mi trovavo io, nascosto nell'ombra onnipresente della stanza.
Improvvisamente uscì fuori e con passo lento e aggraziato si avvicinò alla scrivania. Era un ragazzo alto e muscoloso, anche lui illuminato appena dalla luce fioca del proiettore in standby.
Sulle labbra aveva un ghigno divertito, probabilmente per la mia reazione sgomenta.
E certo, accorgersi che c'è qualcun altro in una stanza senza che me ne fossi accorta prima era stato davvero un colpo basso! Sia per la mia carriera che per la mia autostima.
Aveva capelli mossi e ribelli di un colore ibrido, simile al bronzo, pelle chiara e grandi occhi verdi. Indossava una camicia bianca a maniche corte, sbottonata sul petto in modo da mettere ben in risalto i muscoli.
Quando con gli occhi risalii al suo volto, sembrò ancora più divertito di prima. E strafottente.
Mi stette subito antipatico, e capii con che genere di persona stavo per avere a che fare. Uno di quei ragazzi che si credono fighi al 100% solo perchè hanno un bel faccino e molte ragazzine cadono ai loro piedi.
E poi...era il nipote di Marcus! Ovvio che non avesse fatto alcuna fatica - al contrario della sottoscritta - per diventare un agente segreto!
Ero sicurissima che la missione sarebbe andata a rotoli se avessi dovuto lavorare e collaborare con un bell'imbusto come quello. Non osavo immaginare cosa sarebbe potuto succedere. Fosse stato per lui il tetano avrebbe potuto diffondersi anche subito, ne ero certa.
Sempre con il sorriso arrogante in faccia si avvicinò maggiormente a me e senza apparentemente accorgersi del mio sguardo scettico prese la mia mano tra le sue, per poi baciarmela.
Ma cha galanteria...
"Sono Edward Cullen, moltissimo piacere.", disse con una voce bassa e senza ombra di dubbio seducente.
"Isabella Swan", risposi io semplicemente, con tono neutro, tanto per non fargli capire che avevo già capito tutto di lui.
"Bene, sono felice che vi siate finalmente presentati!", esclamò Marcus molto più entusiasta di prima. "Mi raccomando, continuate a conoscervi, vi voglio molto affiatati! Riflettete insieme sulla missione...e domani mattina puntuali!"
Sembrava che non appena Edward avesse fatto il suo 'ingresso trionfale' si fosse illuminato. Cose da pazzi.
"A domani...", biascicai demoralizzata, prima di dirigermi verso la porta, aprirla e chiuderla dietro di me con forza. Aspettavo di sentire il solito tonfo dietro di me, mentre cominciavo a camminare. Tonfo che non arrivò, perchè Edward era sgattaiolato all'esterno e stava chiudendo la porta delicatamente.
Poi vi si appoggiò a peso morto e disse strafottente: "Allora, Isabella, vogliamo parlare un po' o passiamo subito ad attività più...concrete?", mi stava facendo la radiografia con gli occhi, dall'alto al basso e viceversa.
"Non lo sai che i raggi X fanno male alla pelle? Preferirei evitarne, grazie!", gli avevo risposto per le rime, per una volta! Avevo gli occhi ridotti a due fessure, l'immagine dell'acidia praticamente. Mi mancava solo di battere il piede per terra e sarei stata perfetta.
Lui ridacchiò, poi si scusò, con l'intento di suonare poetico: "Mi scusi, mademoiselle...sono però sicuro che riusciremo ad approfondire la nostra conoscenza dimenticando questo piccolo dettaglio ospedaliero..."
"Io invece credo proprio che andrò in hotel a prepararmi per la missione", affermai seria.
Lui sorrise e si avvicinò.
Quando fu troppo vicino, sussurrò: "Eddai, Isabella...devi per forza pensare alla missione? Lo so che è importante e tutto il resto, ma credo che dovremmo preoccuparcene già abbastanza domani, perciò...perché non ne approfittiamo per distrarci un po'?", mi fece l'occhiolino e prese in mano una ciocca dei miei capelli castani, rigirandosela tra le dita.
Feci un respiro profondo, per evitare di dire qualcosa che forse avrebbe compromesso un po' troppo il nostro già molto precario rapporto.
Ero sempre stata una ragazza seria, con dei forti e sani principi. Mio padre era il capo della polizia della cittadina dove abitavo, lavoro che avevo sempre ammirato, ma...col tempo cominciai a desiderare anche qualcosa di più. Vedevo gli agenti della CIA come una specie di super eroi fantastici...il mio sogno era quello di diventare una di loro.
Avevo faticato tanto, tantissimo per ottenerlo, ma alla fine ce l'avevo fatta, a dispetto di tutti coloro che volevano andassi a fare la commessa in un qualche negozietto di provincia o dei soldi che purtroppo scarseggiavano e a volte mi impedivano di svolgere i corsi e l'addestramento.
Nonostante questo mio temperamento e questa mia continua voglia di ottenere grandi risultati, ero una ragazza divertente e simpatica, quando volevo. Avevo anche avuto diverse avventure amorose e non ero certo una alle prime armi, come forse pensava il bell'imbusto che avevo di fronte.
Non potevo farmi mettere i piedi in testa da lui, non solo per un suo capriccio e la sua voglia di non fare nulla.
Se non avesse collaborato, avrei fatto tutto da sola, parola mia.
"Buona serata", dissi prima di voltarmi dall'altra parte e infilarmi nell'ascensore, chiamato in precedenza, per allontanarmi da quel ragazzo così attraente e pericoloso.
* * * * *
Il suono fastidioso e metallico della sveglia mi ridestò dal sonno poco tranquillo che stavo facendo.
Sarà per i pensieri riguardanti la missione, per lo stress causato dalle parole di quel cretino, o semplicemente per la mancanza del mio caldo, duro, vecchio materasso.
Mi alzai a sedere sul letto, ancora ad occhi chiusi, borbottando frasi sconnesse.
Quando riuscii a sollevare completamente le palpebre guardai la mia assassina e vidi che erano le 6.00, come previsto.
"Oggi non hai sgarrato e ti perdono, ma la prossima volta...", dissi con voce minacciosa dirigendomi verso il bagno.
Cercavo di non pensare che parlare con gli oggetti non era la cosa più normale da fare di prima mattina.
Quando mi avvicinai allo specchio, per poco non spiaccai un salto da spaccare soffitti e pavimenti dei cinque piani superiori. Avevo due occhiaie da sembrare un panda!
Certo, non era una novità per me, ma almeno il giorno in cui avrei dovuto conoscere i miei futuri colleghi potevo risparmiarmelo!
Mi armai di correttore e taaanta cipria per tentare di coprire quel disastro sul mio volto, e alla fine fui soddisfatta.
Per una volta che non ero in missione ne avrei approfittato per vestirmi con qualcosa che non fossero le solite tutine attillate nere per mimetizzarsi con l'oscurità. Non avevo mai avuto grandi passioni per la moda, anzi, e mia madre non aveva mai smesso di dirmi che in quanto a gusti in abbigliamento sembravo una depravata.
Ahimè, sinceramente non vedevo nulla di male nei miei pigiamoni rosa con stelline e angioletti, nei miei larghi pantaloni di jeans e nei maglioni di lana caldi e morbidi.
Però adesso eravamo in estate, perciò ne approfittai per mettermi, per una volta, una camicetta comprata da mia madre per il mio scorso compleanno. Era a maniche corte un po' bombate, a quadretti bianchi e azzurri con un fiocchetto nel mezzo, sopra il seno, risaltato forse un po' troppo. No, non era proprio il mio genere. Ma sempre meglio di quelle nuove 'divise' che erano spuntate fuori da un anno! Ci voleva un coraggio a chiamarle semplicemente 'divise'! Quelli erano dei completini porno, praticamente! Corti, attillati e scollati: tanto per mettere un po' in mostra le tette e deconcentrare qualsiasi agente maschio, oltre che gli avversari.
Quando avevo protestato dichiarando che non avrei mai messo quella robaccia mi avevano sbiegato che gli 'stracci', come li avevo definiti io, erano stati disegnati da un'agente che apparentemente se ne intendeva molto di moda. E detto questo dovetti indossarli...sempre.
Scossi la testa ricordando il nervosismo che avevo andando in giro vestita a quel modo, anche se nell'oscurità. Poi scavai un altro po' nella valigia, trovando dei jeans corti fino al ginocchio. Niente di provocante, certo, ma nemmeno un sacco della spazzatura!
Una volta pronta lasciai le chiavi alla reception e uscii dall'hotel. Poi presi un taxy, e in una ventina di minuti mi ritrovai, come ieri, davanti al quartier generale della CIA.
Entrai nell'edificio e rimasi nel corridoio in attesa dell'arrivo di Marcus o del suo 'adorabile' nipotino.
Mi appoggiai alla parete, controllando il mio orologio da polso. Erano le 7. 5, e non avevo nemmeno fatto colazione tanta era la pressione che mi avevano fatto.
Sbuffai sonoramente.
"Vuoi un cappuccino?", proruppe una voce melodiosa alle mie spalle.
Mi voltai di scatto.
Dinnanzi a me si ergeva, in tutta la sua scultorea bellezza, Edward Cullen, con un bicchierino marrone delle macchinette in mano.
Anche in versione 'appena alzato dal letto' - come testimoniavano i suoi capelli - era davvero bello.
"Magari...", mormorai, immaginando che mi offrisse il suo. Mi ero momentaneamente dimenticata che mi trovavo di fronte un enorme stronzetto strafottente, ma progettavo di ritornare cosciente entro pochi minuti.
"La macchinetta è al piano superiore", disse sorridendo e sfoggiando una schiera di denti bianchi e perfettamente allineati. Poi, con moltissima nochalance, sorseggiò il suo cappuccino caldo.
Che razza di bastardo!
Aprii la bocca indignata, con l'intenzione di insultarlo in ogni modo possibile e immaginabile, poi però la richiusi di colpo e girai i tacchi, desiderosa di allontanarmi il prima possibile da lui.
"Ehi, dai, stavo scherzando!", esclamò lui dietro di me.
Lasciarmi in pace no, eh?
Non risposi e continuai a camminare imperterrita verso 'l'ignoto'.
Improvvisamente me lo ritrovai davanti con il fiatone e una mano tesa verso di me, come a fermarmi.
"Dai...se vuoi... puoi prendere il mio...", disse tra i sospiri mostrandomi il bicchierino mezzo vuoto.
Lo fissai scettica e poi dissi acida: "Adesso che l'hai bevuto tu proprio no."
"Ma dai, mica ho la lebbra! Comunque, sempre che ti interessi saperlo, siamo tutti al piano di sopra e ti stavamo aspettando", m'informò.
"E' la seconda volta in vita mia che sono qui, come facevo a saperlo?!", protestai indispettita.
"Per questo sono sceso a cercarti, e già che c'ero ne ho approfittato per fare colazione. Adesso andiamo, però. Dopo dovrò presentarti tutti gli altri membri della missione"
"Ok". Per una volta avevo acconsentito senza protestare o fare commenti: questo sì che era un passo da gigante!
Per tutto il tragitto rimanemmo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. I miei riguardavano i miei futuri colleghi. Se fossero stati tutti come Edward o peggio mi sarei licenziata seduta stante.
Ad un certo punto alzai lo sguardo per chiedergli se dovessimo girare a destra o a sinistra, ma lo trovai intento a fissarmi.
"Ehm, ehm", mi schiarii la voce, sospettosa. Chissà che strane intenzioni aveva...
Edward sbatté un attimo le sopracciglia, poi balbettò: "Quella camicetta ti sta molto bene...". Perchè i toni maliziosi di quell'affermazione li sentivo solo io?
Dopo un altro po' di strada - fortunatamente in silenzio - , Edward bussò a una porta bianca e l'aprì immediatamente, senza aspettare una qualche risposta dall'altra parte.
Non appena lo seguii e varcai la soglia della stanza mi ritrovai con una ventina di occhi puntati addosso, come se fossi uno spettacolo da baraccone.
"Ben arrivata, Isabella, aspettavamo solo lei!", proruppe Marcus con tono allegro, sottolineando bene l'ultima parte della frase e facendomi capire che se avessi fatto di nuovo un ritardo di quel genere - secondo più, secondo meno - sarei stata fuori. E il nipotino che va' a farsi una passeggiatina e già che c'è la colazione, no, eh? E certo, lui aveva il lascia passare...
Sorrisi nervosa in risposta, ancora a disagio per  quegli sguardi puntati addosso.
"Direi che adesso che ci siamo tutti", e qui un'altra occhiata alla grandissima Bella non poteva certo mancare, "mostrerò l'identità dei soggetti sospetti. Poi Edward le farà fare le presentazioni con gli altri membri della squadra, signorina Swan"
Annuii, già mi aveva informato lui.
Feci qualche passo avanti, con l'intenzione di andare a rifugiarmi nell'angolo più remoto della grande stanza. Stranamente un po' di luce penetrava, al contrario di quelle che mi erano sembrate le abitudini di Marcus.
Tutti - eccetto Marcus - erano seduti a gambe incrociate per terra e mi fissavano come degli uccellini guardano la propria madre che porta loro dei vermicelli freschi freschi. O per lo meno, in molti. C'era una ragazza, in particolare che mi osservava con gli occhi assottigliati, quasi con un'espressione di odio. Aveva degli occhi azzurri freddi e glaciali che passavano piano piano da me a Edward che mi guidava attento a non pestare le mani di nessuno.
Mentre il mio sguardo vagava tra i presenti mi sorpresi di vedere persone così differenti e particolari. C'era un ragazzone enorme che sembrava un gorilla e una ragazza minuta ed esile, con capelli neri corvini e occhi verdi-azzurri così pieni di vita e luminosità che mi aspettavo quasi di vederli luccicare. Sembrava davvero un folletto! Poi c'era anche una ragazza, seduta accanto all'uomo-armadio, di una bellezza e di una sinuosità sconvolgente. Bionda, alta, con tratti delicati e forme e curve al posto giusto. Mi sentii così inferiore che distolsi lo sguardo dal suo corpo, prima che potessi mettermi a singhiozzare davanti a tutti.
Finalmente giungemmo a un angolino libero e fui costretta e sedermi vicino a Edward, che invece non sembrava affatto dispiaciuto.
Improvvisamente le luci si spensero - e come volevasi dimostrare l'abitat naturale di Marcus tornò a farsi sentire - e una luce fioca illuminò un foglio bianco sulla parete, rivelando un uomo sulla trentina d'anni, biondo. I suoi capelli erano lunghi e raccolti in una coda bassa, aveva una leggera barbetta sul mento e sulle guancie e degli occhi grigio-azzurri. La prima impressione che quel volto mi suggerì fu di minacciosità.
"James Cam, un vero e proprio 'segugio' degli affari. Pensate che un giorno si era dovuto assentare dal lavoro per recarsi al funerale di sua madre, ma non per questo, a dispetto di tutti gli altri affaristi, è riuscito ad accaparrarsi l'affare del secolo!", proruppe Marcus indicando la fotografia.
"Davvero notevole", continuò, "peccato che, come dimostra la sua espressione, non sia una delle persone più raccomandabili al mondo. La nostra Alice lo può confermare, essendo stata una delle sue vittime.", concluse indicando con lo sguardo la ragazza folletto. Era seduta sulle ginocchia di un ragazzo biondo, molto più alto di lei e muscoloso. La stringeva a sé con le braccia, forse a rassicurarla.
"Sì...", sussurrò flebile.
"Per chi non lo sapesse", riprese Marcus con un'occhiata rassicurante alla ragazza , "Alice e Cam sono stati insieme, un po' di anni fa; e quando lei lo ha lasciato lui non ne ha assolutamente voluto sapere e le ha fatto vivere un vero e proprio inferno attraverso lo stalking. E' durato tre anni, finché non è riuscita a denunciarlo e a completare il suo addestramento come agente della CIA", adesso la guardava con compiacimento e ammirazione. Chissà che ruolo aveva avuto lui in questa storia...
Non dubitavo affatto che quella ragazza dovesse essere una vera e propria forza vista l'esperienza che aveva vissuto per tre anni.
"Per questo motivo è stato il primo sospettato. Dopo aver sentito e visto quello che è stato capace di fare, non sarebbe una sorpresa sapere che è lui il burattinaio di questa messa in scena. D'altronde sembra che la mente ce l'abbia e la usi molto, anche se non per gli scopi più giusti. Di lui si occuperanno Aro e Irina. Pensate di farcela, ragazzi?", chiese Marcus. Si stava rivolgendo ad una ragazza con i capelli di un biondo così pallido da sembrare bianchi seduta vicino all'inceneritrice. L'altro, invece, era un uomo con i capelli e gli occhi neri. Non sembrava affatto giovane come noi altri, anzi, sembrava avere su per giù l'etù di Marcus. E questo significava sicuramente molta esperienza.
I due si fissarono un attimo, poi annuirono. Avevo l'impressione che in ogni missione questi due avessero lavorato insieme: c'era chimica tra loro.
"Bene, adesso passiamo al prossimo.", detto questo, Marcus si avvicinò al proiettore e cambiò fotogramma.
Il secondo uomo avrà avuto più o meno la stessa età del precedente, aveva capelli castani corti e grandi occhi marroni... Questo volto non mi era nuovo.
"Questo è Riley Bears. Molti di voi lo ricorderanno per essere un pedofilo. Eh, sì, è lui il famigerato stupratore della piccola Bree Tanner, la cui disavventura ha riempito per più di un mese le nostre cronache. A quest'ora Bears dovrebbe essere ancora al fresco, ma con tutti i soldi che ha è riuscito a farsi scagionare. E' un ricchissimo ereditario figlio di papà. Non so quante ville, case, proprietà o qualsiasi ricchezza possa avere, ma è indagato. Alice, Emmett, questo spetta a voi."
La ragazza, alla notizia, si illuminò di un sorriso smagliante e rispose: "Certo!", seguita a ruota dal ragazzo gorilla, Emmett.
"Perfetto...adesso, ecco a voi Billy Black", disse Marcus indicando la nuova foto. Questa volta si trattava di un uomo sui sessant'anni con una carnagione olivastra, occhi e capelli lunghi nero lucido. Dalla lunghezza di quest'ultimi e dal capello che portava in testa si poteva intuire che fosse un indiano d'America.
"Forse l'avrete sentito nominare...è quello che una trentina d'anni fa andò in Italia proprio quando, giocando al Superenalotto, si potevano vincere 121,3 milioni di euro! E indovinate un po'...ha vinto! Roba da pazzi, vero?", esclamò scuotendo la testa con entusiasmo.
"Fortunaccia sfacciata", sibilò Edward al mio fianco, indignato al massimo.
Sospirai, come per dire che purtroppo queste cose capitano.
"Come tutti coloro che hanno ste fortune, ha perso la testa e ha pensato bene di usare la sua barca di soldi per spacciare marijuana in tutta la sua riserva indiana e dintorni. E proprio durante un inseguimento con la polizia è caduto e ha perso l'uso delle gambe finendo in sedia rotelle fino ad adesso. Ha tre figli: due gemelle di 30 anni e un altro di 25. E sapete qual è la cosa più strana di Balck, nonché la cosa che mi fa più imbestialire quando penso a lui? E' che ha un esercito di guardie a sorvegliare tutte le sue proprietà, come se le migliaia di telecamere nascoste non bastassero! Il che è senza dubbio sospetto. Perciò...di questo vecchietto si occuperanno Isabella e Edward"
"Vaiiii Eddy!!!!", un voce stridula risuonò nel silenzio della stanza: era Emmett che aveva imitato gli urletti di una delle fan di Edward - ovvero una bimbamichia - facendo sbellicare dalle risate tutti i presenti.
"Sono sicuro che il nostro Eddy sarà all'altezza del compito", riprese suo zio ridacchiando.
E io?
E se io non fossi d'accordo?
No, scusate, dico ma vi accorgete che esisto anche io oltre a questo gran cretino con un'orda di fan?
Apparentemente no, perché il carissimo Marcus passò al prossimo sospettato senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
Se queste erano le conseguenze dei ritardi sarei sempre arrivata con due ore d'anticipo!
"Adesso il prossimo...anzi, la prossima!", prima che potesse continuare, però, Edward mi si avvicinò e sussurrò al mio orecchio: "Ah, la popolarità..."
Dio mio, che faccia tosta!!!!!!!!!!
"Jessica Stanley", riprese Marcus fingendo di non aver visto scintille e saette fuoriuscire dai miei occhi, "vincitrice di un reality show, è stata prima coinvolta in un traffico di droga e poi accusata di omicidio verso il suo ex, Eric Yorkie, il cui caso rimane tutt'ora irrisolto."
La sospettata aveva capelli neri molto ricci e voluminosi. Dal suo volto però non sembrava una vera e propria bellezza.
"Questa ragazzina, se guidata dalle persone sbagliate, sarebbe capace di fare cose come quelle che presenta la nostra missione. A lei staranno addosso Zafrina e Nahuel."
Vennero indicati due ragazzi molto belli, dalla carnagione scura e tratti marcati, con dei capelli neri lisci e setosi intrecciati.
Annuirono entrambi, la ragazza con un sorriso sul volto.
Detto questo passammo alla prossima sospettata.
"Ragazzi, questa signora che vedete qui è molto, molto importante. Vedete, è Leah Clearweather, una delle dottoresse più affermate del West Seattle General Hospital, luogo da cui sono stati rubati i batteri di tetano dai campioni per le vaccinazioni. Lei è la sospettata numero uno, per i suoi precedenti, ma non si sa mai, potrebbe essere chiunque dottore autorizzato dell'ospedale. Perciò, i nostri gemellini Hale avranno il compito di non solo sorvegliare molto attentamente Leah, ma anche tutto il resto del personale che potesse fare questo genere di furto. Vi fingerete moribondi, tanto all'ospedale abbiamo un nostro agente in incognito che farà modo che rimaniate lì."
La sua carnagione era un po' olivastra, gli occhi attenti, neri come i capelli, corti fino alle spalle.
Il piano non sembrava affatto male, ma ancora mi stavo scervellando per capire chi potessero essere i 'gemellini Hale'.
"Jasper e Rosalie, quei due biondi.", m'informò Edward notando la mia ricerca. "Poi ti presenterò tutti gli altri"
Annuii in risposta e concentrai nuovamente la mia attenzione su Marcus.
Sulla parete adesso era proiettata la fotografia di una donna molto elegante con una chioma rossa molto appariscente: sembrava una fiamma.
"Victoria Lefevre, nuova compagna di James Cam e ideatrice di quella che doveva essere la 'rapina del secolo'. Cosa che, modestamente grazie ai nostri agenti, non è stata. Era stata organizzata a puntino, lo devo ammettere, ma mai fidarsi troppo di qualcuno perché per fortuna le soffiate arrivano! Ovviamente James le ha fatto evitare la sedia elettrica o qualcosa del genere perciò dopo solo sei anni è stata scarcerata. Non vive insieme a Cam, ma stanno insieme. Angela, Ben, siete dei nostri?", si rivolse a due ragazzi, seduti l'uno distante dall'altra. Erano molto comuni come aspetto e annuirono con molta serietà.
"Ora mancano solamente due sospettati...", s'interruppe un attimo per manovrare il proiettore, "quello che vedete è Sam Uley."
Era un uomo di cinquant'anni, su per giù, anche lui con una carnagione scura, occhi e capelli neri.
"Era l'ex marito di Leah Clearweather, e ha fatto tanta fortuna anche lui grazie all'ex moglie. Adesso possiede ancora molto, ma ha perso da un pezzo la retta via. Da quando sua moglie se n'è andata ha perso il lume della ragione. Ha un figlio, Seth, avuto con un'altra donna ancora. Leah, a quanto si dice, lo odiava con tutta sé stessa e fu uno dei motivi per cui lasciò Sam. I suoi precedenti non sono roba da poco, tra droghe varie e risse in luoghi pubblici, per questo è un sospettato. Di lui si occuperanno Benjamin e Tia. Sentite di farcela, ragazzi?", chiese a due ragazzi dalla pelle ambrata. Entrambi si guardarono con gli occhi carichi di una dolcezza e di una tenerezza incredibile. Poi il ragazzo si rivolse di nuovo a Marcus e rispose: "Sì, certamente."
Il suo accento aveva un che di strano, non certo americano. "Sono di origini egiziane", disse Edward.
Come aveva fatto stavolta?
Gli posi la domanda con un semplice sguardo a cui lui prontamente rispose, con la sua solita sfrontatezza.
"Quando sei perplessa o non capisci qualcosa ti si forma una piccola ruga tra gli occhi, per questo l'ho capito"
Ah, che illuminazione!
"Finalmente siamo giunti all'ultimo: Mike Newton. Non mi dite che non l'avete mai sentito perché non ci credo. Tanto per la cronaca, è la nuova star del cinema del momento anche se come doti recitative siamo proprio a livelli mostruosi. Piace semplicemente per il suo bel faccino, tutto qua, mi auguro che tutti lo sappiano! E' stato arrestato più volte per uso di cocaina e per essersi ubriacato e aver picchiato gente nei pub tante di quelle volte che la polizia ha perso il conto. E fin qui forse potrebbe andar tutto bene se non fosse che le conoscenze che ha sono davvero criminali e che non gli costerebbe nulla, perciò, organizzare una sceneggiata simile. Tanya, Garrett?". Questa volta chiese agli ultimi due rimasti. La ragazza inceneritrice per cui sicuramente non avevo un debole, e un altro ragazzo pallido con i capelli castani e l'aria simpatica. Non lo invidiavo affatto per la sua compagna di squadra.
"Certamente", rispose Tanya, con una voce così nasale e starnazzante da farmi venire quasi da ridere.
Quasi perché ricordavo bene i suoi occhi fiammeggianti e non avevo tanta voglia di ritrovarmeli di fronte un'altra volta.
"Oooh! Alleluja ce l'abbiamo fatta! Ci sono domande, ragazzi? Soddisfatti dei soggetti a cui siete stati affibbiati?"
"Sì, sì", "Certo!", "Mmm...sì, dai", "Ma che domande!": la stanza si riempì di esclamazioni varie ma comunque affermative.
"E lei, Isabella?", chiese Marcus incoraggiante.
E di nuovo il silenzio di tomba, oltre che i quindici occhi puntati su di me.
"Avrei una richiesta", dissi dopo essermi schiarita un attimo la voce.
Sembrò piuttosto sorpreso. "Mi dica."
"Mi può chiamare semplicemente Bella? Il mio nome per intero non mi piace un granché"
Ero sicuro di averlo stupito, in qualche modo.
Dopo qualche secondo infatti rispose: "Oh...sì, certo, naturalmente. Riguardo alla missione?"
"Soddisfatta", dichiarai sorridendo.
"Me ne compiaccio", ricambiò il sorriso, prima di riaccendere, finalmente, la luce. Dovetti chiudere per un po' gli occhi prima di riadattarmi ad essa.
"Vieni,", mi richiamò Edward, che invece non aveva avuto alcun problema con gli occhi "ti devo presentare gli altri, ricordi?". Perché il suo tono doveva essere sempre e dico sempre da maestrino so tutto io?
"Sì, che me ne ricordo!", ribattei dura alzandomi in piedi.
Anche gli altri si stavano alzando, e si diressero verso il corridoio piano, piano formando dei gruppetti.
Io mi limitai a seguire Edward e lasciarmi guidare da lui.
Mi portò subito da Alice, la ragazza folletto, e il suo fidanzato, uno dei gemelli Hale di cui però non ricordavo il nome.
"Alice, Jasper, vorrei presentarvi Isabella", proruppe non appena ci fummo avvicinati.
Mi spostai più a destra arrossendo un po', per lasciare che il corpo di Edward non mi coprisse.
Alice a quelle parole sembrò davvero illuminarsi e i suoi occhi, così vivaci e pieni di vita, presero a guizzare allegri su di me.
"Bella basta", dissi sorridendo e porgendo la mano verso la ragazza.
"Molto piac...", non feci in tempo a finire che il folletto mi saltò addosso, come fosse un koala.
Rimasi un po' scioccata da quell'abbraccio così caloroso verso una tizia che non aveva mai visto in vita sua, cioè me.
Dietro di lei, però, Jasper mimò con le labbra un 'non ti preoccupare, è fatta così', e riuscii a tranquillizzarmi un attimo.
Non appena Alice si decidette a sciogliere la presa su di me sorrise di nuovo raggiante.
"Alice, tantissimo piacere!", esclamò.
"Lo è anche per me!", dissi ricambiando il sorriso: non potevo mostrarmi seria e diffidente verso una ragazza così simpatica e affettuosa.
Una volta salutata lei mi presentai a Jasper che mi rispose subito, anche lui con il sorriso sulle labbra: "Benvenuta a bordo!"
"Grazie! Sono davvero molto felice di far parte della vostra squadra...ho fatto moltissimi sacrifici per diventare un'agente della CIA e adesso che ho realizzato il mio sogno non sapete quanto ne vada fiera!", risposi entusiasta.
Ero intenzionata a rimanere a parlare ancora con quei due, mi erano sembrati subito dei bravi ragazzi, molto simpatici. Purtroppo però arrivò Edward a sconvolgere, come sempre da quando lo avevo conosciuto, i miei piani.
"Sono certo che continuerà dopo il suo racconto, vero Isabella?", l'occhiata inceneritrice con cui accompagnò la frase mi fece capire che era un ordine, e non potevo rifiutare.
"Certo...a dopo, allora!"
"Ciao Bella!!!!!", salutò felice Alice, mentre Jasper si limitò a un cenno, mentre sorrideva.
Una volta che ci fummo allontanati un altro po' verso il corridoio gli dissi stizzita: "Tanto per la cronaca, preferirei essere chiamata Bella, non Isabella!"
Lui sorrise divertito, poi rispose ghignando.
"Come desideri, Isabella"
"Tu proprio la mia lingua non la vuoi capire, eh?", chiesi acida e indispettita.
"Naah, in questo momento non rientra nelle mie priorità", rispose sempre con quel sorriso da schiaffi. Un sorriso che abbinato ad una faccia che già di per sé è da prendere a ceffoni non faceva altro che instigarmi alla violenza prettamente fisica.
"Quale onore se vi rientrasse...", borbottai guardando il pavimento.
Non ebbe il tempo di ribattere però, perché mentre stavamo girando l'angolo ci imbattemmo nei due ragazzi dalla pelle scura e dai capelli intrecciati.
"Hey, ragazzi! Vorrei presentarvi Bella", sottolineò bene l'ultima parola con un'occhiata di sottecchi verso di me.
La ragazza sorrise, rivelando una schiera di denti dritti, bianchi e perfetti.
"Moltissimo piacere! Io sono Zafrina", mi porse la mano e la strinsi subito, con entusiasmo. Nella sua voce c'era un accento molto particolare.
"Anche per me", risposi; poi mi rivolsi al ragazzo che invece mi osservava attento, nonostante non avesse detto ancora una parola.
Forse anche troppo attentamente.
"E' un piacere fare la tua conoscenza", proruppi porgendogli la mano.
Lui sorrise debolmente, poi afferrò la mia mano per due secondi o anche meno.
"Allora, cosa ne pensi della missione?", chiese Zafrina entusiasta.
"Oh, è davvero molto interessante. Anche se è anche molto preoccupante. Io non ho fatto il vaccino contro il tetano, e se si dovesse riverificare l'epidemia credo che tutti quelli nati dopo gli anni '70 non riuscirebbero a sopravvivere, non senza aver fatto le vaccinazioni anti tetanica a cicli"
"Già, hai proprio ragione. Chi ha organizzato questa pagliacciata sicuramente non sa che rischi comporta verso tutta l'umanità o comunque le nuove generazioni.", rispose con molta serietà. Sentivo che saremmo andate molto d'accordo, avevo scoperto di avere molte cose in comune con lei anche solo dopo cinque minuti, perciò una bella amicizia era quanto meno sicura.
"Io invece spero semplicemente che riusciremo ad uscirne vivi e magari anche a risolverla...il più presto possibile", s'intromise Edward.
Feci un sospiro. Chi, chi l'aveva interpellato stavolta? No, perché davvero senza il suo colpo di genio non avremmo saputo come sopravvivere...
"Qualche problema, Isabella?", chiese divertito notando la mia faccia.
"No, nessuno, Cullen", gli risposi a denti stretti.
"Perfetto! Allora direi che ti posso presentare tutti gli altri!", esclamò, "Con permesso...", si rivolse a Zafrina con un inchino a dir poco pietoso, secondo i miei parametri, a cui lei rispose con un'occhiata scioccata.
Edward, senza aspettare alcuna risposta - che probabilmente non sarebbe arrivata comunque -, mi prese per il polso e mi trascinò verso un gruppo numeroso di cui faceva parte l'inceneritrice.
"Ehi!!! Ciao, ragazzi, come è andata l'ultima missione? Quella del depuratore dell'Oceano Indiano?", chiese un Edward improvvisamente entusiasta e allegro, senza badare minimamente a me e soprattutto alle presentazioni.
"Oh, Edward! Ma quanto tempo è passato dall'ultima volta che...ci siamo visti!", lo salutò calorosamente l'inceneritrice abbracciandolo.
Vomitevole, vomitevole allo stato puro.
E apparentemente la mia faccia lo doveva dimostrare perché Tanya mi guardò scioccata, arcuando mostruosamente le sopracciglia.
Si staccò da Edward stizzita, riavvicinandosi velocemente a Garrett, il poveretto che l'avrebbe dovuta sopportare in missione.
"Qualche problema?", chiese acida abbassandosi alla mia altezza, come se parlasse con una bambina di tre anni.
Certo, era molto più alta del mio metro e sessantacinque, ma non c'era certo bisogno di farmelo notare in questo modo! Immaginavo a che punto si sarebbe dovuta chinare se si fosse trovata davanti Alice...
"No, affatto, anzi è un piacere conoscervi", sottolineai bene quel 'vi', tanto per far capire che era il mio ultimo desiderio conoscere lei e basta.
L'uomo armadio, Emmett, allora si avvicinò, passando davanti a Garrett.
Mi squadrò per un attimo attentamente, dall'alto in basso e viceversa, mentre la sua ragazza, la gemella di Jasper, la dea scesa in terra, lo affiancava.
Dopo che ebbe terminato la sua 'osservazione' si rivolse a Edward e gli disse: "Vedi di non sciuparla troppo, eh!"
Tutti i presenti si misero a ridere, esclusa la bionda che ne approfittò per dare una sberla in testa all'orso e Tanya che sembrava piuttosto cotrariata.
"Emmett!", strillò la dea richiamandolo per la sua impertinenza.
"Cosa c'è, luce dei miei occhi? Ne ho semplicemente approfittato per salutare nel migliore dei modi la nostra nuova amica e soprattutto avvertirla di certi giochetti che fa Edward..."
E di nuovo giù altre risate. Solo che...ehm...quei giochetti di Edward avrei davvero preferito non conoscerli.
Stavolta anche la ragazza di Emmett rise e squotendo la testa si avvicinò maggiormente a me.
"Non badare a quello che dice questo orso! Comunque molto piacere, Rosalie!", esclamò sorridendo.
Ah, quel sorriso! Quante donne avrebbero dato via un occhio della testa per averlo!
Nonostante l'estrema bellezza però non sembrava aver perso la testa o atteggiarsi come una regina. Era simpatica e socievole. Forse merito del suo Emmett?
"E' un grande piacere anche per me! E riguardo a Emmett...sul serio, mi auguro che lui e i suoi 'giochetti' se ne stiano a posto durante la missione, altrimenti ci penso io a fargli venire il tetano!"
Adesso furono gli altri a ridere della mia battuta e Edward scosse la testa mimando con le labbra un: 'Dopo ne riparliamo'
"Mi stai simpatica, Bella, ma non credo che potrebbe mai funzionare tra noi... mi rincresce molto!", esclamò Emmett prima di stritolarmi la mano con la stretta fin troppo forte della sua.
"Emmett..!", mi lamentai un po' a disagio.
Per fortuna la lasciò immediatamente facendo riprendere il flusso del sangue che pareva essersi fermato.
"Avrò bisogno di entrambe le mani per la missione, vedi di non dimenticarlo!", mi lamentai pungente, poi mi rivolsi a Garrett.
"Molto piacere, Garrett"
"Oh, vedo che ricordi il mio nome! Il piacere è mio, Bella", rispose lui affabile.
Ah, poveraccio...ancora me lo vedevo nei panni di un martire trucidato.
Ho dimenticato qualcuno? La domanda sorse spontanea nella mia testa, nonostante sapessi benissimo di non essermi presentata ad una persona...
"Be', Edward, adesso meglio andare dagli altri a cui devo ancora presentarmi...è stato un piacere, ragazzi", dissi rivolgendomi prima solo a Edward, poi agli altri.
Una volta per le scale - Edward aveva visto Ben, Angela, Benjamin, Tia, Irina e Aro dirigersi al piano terra -, mi chiese: "Perché non ti sei presentata a Tanya? Sono sicuro che l'ha notato"
"Affari miei", gli risposi con nochalance mettandomi le mani in tasca.
Davanti ad un piccolo bar vi erano i cinque a cui non mi ero ancora presentata...mancava solamente Irina.
"Ragazzi, questa è Bella"
Arrossii un po' davanti a quegli sguardi così curiosi ed investigativi, non mi piaceva farmi notare o analizzare. Ero una persona normale, punto. Non c'era bisogno di radiografie o cose varie.
"Ehm...salve a tutti...", dissi e alzai un mano a mo' di saluto.
Una ragazza, Angela, ricambiò il gesto con timidezza, forse più della mia.
"Ciao, Isabella", disse un ragazzo porgendomi la mano.
"Ciao...", non mi ricordavo il suo nome, e stavo facendo proprio la figura dell'idiota.
"Benjamin", sorrise lui stringendo la mia mano.
Ricambiai il sorriso e passai alla sua ragazza, quella che lui aveva guardato con una dolcezza incredibile.
"Sono Tia, molto piacere", sussurrò lei. Probabilmente le sue usanze egiziane non la spingevano ad un rapporto fin troppo entusiasta con una sconosciuta, difatti non mi diede nemmeno la mano e io non me la sentii di compiere quel gesto che forse non sarebbe stato nemmeno accettato.
"E così tu saresti Isabella Swan...so che hai fatto molte esperienze nonostante i tuoi soli 25 anni", proruppe una voce alla mia destra.
Rimasi per un attimo perplessa poi con lentezza mi girai verso quella voce così calma e allo stesso tempo carismatica.
Gli sorrisi, limitandomi a fissarlo bene. Era quello dell'età di Marcus, più o meno, quello che sembrava avere molta esperienza. I suoi occhi erano accesi, scaltri e attenti ad ogni mia mossa, ad ogni mio spostamento di peso da un piede all'altro. O almeno, così sembrava.
Un falco, era quello l'animale che gli si addiceva di più.
"Lo prendo come un sì...d'altronde, chi tace acconsente. Deve valere molto il lavoro di spia nella CIA, per te", disse di nuovo lui, Aro.
"Sì, è molto importante", risposi sicura con il sorriso sulle labbra.
"Ed è un bene! Salvare il pianeta è certamente qualcosa di cui bisogna andare fieri!"
Nello stesso momento in cui disse quella frase fece la sua apparizione la ragazza con i capelli quasi bianchi.
"Ehi, ti chiami Isabella, giusto? Io sono Irina, molto piacere!", esclamò con una voce abbastanza familiare, per certi versi. Il che era strano dato che non l'avevo mai vista prima di oggi .
"Sì, sono io, molto piacere", dopo esserci strette la mano il ragazzo che ancora non si era presentato mi si avvicinò, un po' impacciato.
"Ehm...io sono Ben, piacere"
"Piacere!", risposi allegra, per rincurarlo. Dopo calammo tutti quanti in un strano silenzio, rotto da alcuni 'bip' o rumori simili. Mi voltai perplessa curiosa di capire da dove provenissero. E guarda un po' ecco il nostro mitico Edward alle prese con il suo cellulare svolgendo una delle occupazioni più filosofiche al mondo: messaggiare.
Lo guardai con le sopracciglia sollevate mentre ridacchiava a qualche frase stupida scritta sul display.
Ero rimasta così concentrata su Edward che non mi ero accorta dell'arrivo di Marcus. Quando sollevai lo sguardo lo trovai con un braccio attorno alle spalle di Benjamin e l'altro attorno a quelle di Aro.
"Ragazzi, devo informarvi del fatto che alle 15 ci saranno forniti tutti gli strumenti e marchingegni vari che vi saranno utili per la missione, oltra che la distribuzione delle rispettive divise"
"Oh, splendido, non vedo l'ora! Quelle divise sono così belle...scollate e attillate al punto giusto!", starnazzò Irina quasi battendo le mani e saltellando sul posto.
Lei adorava quelle divise?!
Oh, santo cielo...
"Lo so, Irina. Ah, Isabella...le consiglio di non programmare nulla per la cena, perché rimarrà da noi per tutta la serata."
"Per la cena?", chiesi aggrottando le sopracciglia. "E il pranzo?"
"Oh, be' quello era scontato che lo facesse qui!", esclamò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Ah, ok, come vuole lei...", dissi io un po' incerta facendo ridere Angela, Tia e gli altri.
Improvvisamente sentii qualcosa di caldo sfiorarmi il collo e mi irrigidii.
Era Edward.
"Sarà una lunga giornata, Isabella...", sussurrò al mio orecchio prima di soffiare sulla mia pelle.
I brividi che vi si formarono di conseguenza non mi piacquero affatto.
Anche perché non erano brividi di freddo.






OH, OH...EEEHM...SINCERAMENTE MI SONO ACCORTA SOLO ADESSO DEL FATTO CHE QUESTO CAPITOLO è UN BEL PO' LUNGHINO....SPERO POSSIATE PERDONARMI!!!
FORSE QUESTE PAROLE SONO DETTE AL VUOTO DATO CHE NON SO SE CI SARà MAI QUALCUNO CHE LEGGERà QUESTA FICCI, MA VOGLIO COMUNQUE DIRE CHE L'IDEA DELLE SPIE MI è VENUTA IN MENTE QUANDO ERO SOTTO LA DOCCIA (DICIAMO CHE TUTTE LE NUOVE IDEE DI FF MI SONO VENUTE MENTRE ERO IN BAGNO...STA A VOI GIUDICARE LA MIA SANITà MENTALE! XD) E DATO CHE LE SPIE E LA CIA MI HANNO SEMPRE AFFASCINATO MOLTISSIMO HO DECISO DI SCRIVERE IL PRIMO CAPITOLO!
RIGUARDO AL TETANO E ALLA MISSIONE, MI AUGURO CHE POSSANO ESSERE ABBASTANZA INTERESSANTI ANCHE SE CI TENGO A PRECISARE CHE IO SUL TETANO SO POCO E NIENTE, PERCIò QUELLO CHE TROVATE SCRITTO PROVIENE ESCLUSIVAMENTE DA WIKIPEDIA E DA QUELLO CHE MI RICORDO DEI LIBRI DI SCIENZE! PERCIò NON PRENDETELE TROPPO SUL SERIO, ANCHE SE NELLA MISSIONE è MOOOOLTO IMPORTANTE!
SPERO CHE I PERSONAGGI E I SOSPETTATI VI PIACCIANO...E ANCHE COME HO IMMAGINATO EDWARD E BELLA IN QUESTA FICCI!!!
MI AUGURO CHE CONTINUIATE A SEGUIRMI (SEMPRE CHE CI SIA QUALCUNO...XD)!
E PER PIACERE...UNA PICCOLA RECENSIONE SAREBBE MOLTO, MOLTO GRADITA!
UN BACIONE!

P.S. I PROSSIMI CAPITOLI NON SARANNO LUNGHI QUANTO QUESTO, NON VORREI ILLUDERVI O SPAVENTARVI! XD

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Missione d'Amore

CAPITOLO DUE

"Dio, guardala, lo sta divorando con gli occhi! E' una cosa oscena!", disse sconvolta Rose.
Erano all'incirca le 23 ed eravamo tutti insieme in un pub.
La cosa mi era sembrata molto strana inizialmente, ma poi Marcus ci spiegò che sarebbe stata l'ultima notte di svago e divertimento che ci sarebbe stata concessa. E non aveva tutti i torti, anche perché ero sicura che qualcuno si stesse divertendo molto quella sera...
La giornata, già di per sé era stata intensa e adesso stavo praticamente dormendo in piedi se non fosse stato per la musica a tutto volume e le chiacchiere di Rosalie, Alice, Tia, Angela e Zafrina che mi tenevano sveglia.
Rose in quel momento si stava riferendo a Tanya, seduta su uno sgabello di fronte al balcone a sorseggiare il suo drink come un'alcolizzata depressa.
Peccato che al posto di fissare il suo bel bicchierino avesse gli occhi puntati sempre verso una persona: Edward.
Lui intanto però se la spassava con due ragazze conosciute qui al pub per caso, e dal modo in cui ridevano alle sue parole sembrava che non fossero affatto dispiaciute delle sue attenzioni.
"Hai ragione, Rose...", convenne Zafrina, scuotendo la testa.
"E poi, guardate lui! Non se la fila nemmeno!", esclamò a bassa voce Tia che, al contrario di ciò che avevo pensato io inizialmente, si era dimostrata davvero disinibita e socievole.
"Già, sempre a fare il cascamorto con tutte...", sussurrò Angela guardandolo di sottecchi.
Risi a quell'affermazione. "Ci ha provato pure con te?"
"Oh, sì, ti pare? Ad ogni nuova arrivata riserva un 'trattamento speciale', per così dire. Fa complimenti, le lusinga e fa un sacco di cose per raggiungere il suo scopo: portarsele a letto.", rispose con un'alzata di spalle, come fosse la cosa più normale del mondo.
"Lo trovo squallido...e pensare che è il nipote di Marcus..."
"Marcus lo adora indiscutibilmente e in effetti Edward è bravo nelle sue missioni. Una volta ho lavorato con lui, e credetemi se vi dico che non ho dovuto fare il benché minimo sforzo.", disse Zafrina.
Stranamente Alice se ne stava zitta, nonostante ascoltasse ogni parola.
"Ehi, Alice, tu non hai niente da dire a riguardo?", domandò Rosalie sorridendole.
Lei sembrò invece risvegliarsi da un specie di trance, dato che sbatté le palpebre due volte prima di chiedere: "Cosa?"
"Niente, niente, ti lasciamo nel tuo mondo, Alice...chissà a che brutte cose stavi pensando...sono sicura che nelle tue fantasie Jasper era molto presente...."
"Rose!", la richiamò dandole uno scappellotto sul braccio dato che, ahimè, alla testa non arrivava.
"Ahah, dai stavo scherzando!", ridacchiò lei.
"Sì, sì. Come se tu e Emmett foste casti e puri...", disse fingendosi indignata.
"Oh, be', io questo non l'ho mai detto!"
Quest'ultima frase suscitò molte risate, prima che Tia disse freneticamente: "Ragazze, ragazze, l'avete vista? Tanya è andata da Edward!", non appena finì di parlare tutte voltammo la testa nella direzione dove prima c'era Edward insieme alle sue due nuove amichette.
Adesso invece Tanya era al suo fianco, gli teneva il braccio con una mano e gli sussurrava qualcosa nell'orecchio.
"Vomitevole...", sussurrò Angela con una smorfia.
Poi Edward sembrò scusarsi con le due ragazze - che invece parvere molto deluse - e si diresse con l'oca verso un divanetto di pelle rossa come quello su cui eravamo sedute noi sei.
Lui si sedette per primo, a gambe semi divaricate, e Tanya gli si mise letteralmente a calvalcioni, strusciandosi contro il suo petto.
"Oddio!!!!", esclamò Rose mettendosi una mano davanti alla bocca. "Qui c'è da avvertire Emmett, stanno superano anche il suo livello di oscenità!"
"Che schifo...", dissi quando lei si mise a baciargli il collo.
Tia improvvisamente si alzò da divano e, mettendosi un dito dentro la bocca molto teatralmente, mimò con le labbra: "Devo andare al bagno...!"
Ridemmo tutte per la sua battuta, poi tornammo a guardare i due ' neo piccioncini'.
Edward, che prima teneva gli occhi chiusi, adesso li aveva completamente spalancati e li rivolgeva verso la nostra direzione.
"Oh, oh, mi sa che qualcuno ci ha notato...", sussurrò Rosalie intimandoci di voltare la testa dall'altra parte.
Per il resto del tempo non li guardammo più, ma io mi lamentai del fatto che avrei dovuto lavorare con lui.
Dai, non ti preoccupare, Bella! In compenso c'è qualcuno che ti sta davvero spogliando con gli occhi...", sussurrò maliziosa Zafrina.
Aggrottai le sopracciglia. Non capivo assolutamente chi fosse sto 'qualcuno'.
"Ma dai, non dirmi che non ti sei accorta di Nahuel!! Come Tanya con Edward, ti sta fissando da tutta la serata. E in effetti con questo vestito stai più che bene!"
Girovagai per tutto il locale con lo sguardo in attesa di trovare Nahuel e di dir loro che avevano torto e che non mi stava affatto guardando. Al contrario presto lo trovai, insieme ad Emmett e Garrett con gli occhi, appunto, sulla mia figura.
Arrossii di botto e girai la testa dall'altra parte.
"Ah, Bella, te l'avevo detto che quel vestito ti stava da favola!", esclamò Alice felicissima.
Sì, certo...ce ne voleva di coraggio a chiamarlo semplicemente 'vestito'. Anzi, vestito era troppo generico. Con questo termine si poteva intendere anche una saloppette vecchia di trent'anni o un travestimento di carnevale.
Invece no, il mio era un vestitino-ino-ino-ino. Corto, nero, senza maniche, attillato e per fortuna non troppo scollato.
A causa del mancato avvertimento di Marcus sul passare la serata in un pub - alla faccia dei miei ritardi! - avevo dovuto farmi prestare qualcosa da Alice e quello era davvero il più casto tra quelli che lei definiva 'abiti da sera'.
E mi ero dovuta rassegnare - anche perché lei era l'unica che si portava quattro cambi di vestiti ovunque andasse.
Dopo un po' il dj della serata attaccò dei un lento e tutte le altre andarono a ballare, ognuna con il proprio compagno. O meglio, Emmett venne a fare una corte spietata a Rose quasi cadendo in ginocchio per smuoverla dal divano; Alice, invece, senza neanche aspettare l'invito si buttò tra le braccia di Jasper, rimasto in realtà un po' spiazzato; lo stesso fu per Tia che si precipitò tra le braccia di Benjamin. Poi, a dispetto di tutte le sue macchinazioni, Zafrina venne invitata proprio da Nahuel che però lanciò anche una breve occhiata a me.
Pensavo di rimanere lì con Angela, ma anche lei venne invitata da un timidissimo Ben, lasciandomi completamente sola.
Ahimè, tecnicamente avrei potuto ballare con Garrett, ma c'aveva già pensato Irina - che avevo scoperto essere la sorella di Tanya - accaparrandoselo piuttosto che ballare con Aro, cosa che mi rifiutavo di fare anche io stessa.
Rimasi a guardarli in silenzio, con un sorriso amaro sulle labbra pensando che alla fine ero sempre io a rimanere da sola senza nessuno.
Ad un certo punto, però, sentii un braccio attorno alla spalla e voltando la testa vidi Edward, con il suo inimitabile sorriso sghembo. Venne a sedersi vicino a me senza aspettare un invito né niente, mantenendo la presa rilassata sulla mie spalle.
"Non balli?", gli chiesi guardando le coppie.
"Nah, non sono tipo da lenti...", rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Girai lentamente la testa, per fissarlo bene. "Magari a Tanya sarebbe piaciuto ballare con te". Ok, il mio tono forse era stato un po' duro, ma lui non aveva motivo di andarsene immediatamente solo per quello!
Infatti, dopo che ebbi parlato e che lui ebbe compreso appieno il senso delle mie parole - e forse anche significati a me sconosciuti - si alzò in piedi, proprio sulle note finali della canzone.
E rimanendò lì davanti a me disse: "Vedi di portare qualche bikini per la missione, Swan. In Italia fa molto caldo."
Rimasi perplessa. "In Italia?"
"E certo, vuoi mettere che Black, dopo quello che l'Italia gli ha dato, non facesse qualche regalino allo Stato comprando qualche villetta?", e detto questo se ne andò, con le mani in tasca, lasciandomi anche lui, a bocca spalancata.

* * * * *

"Edward, non esitare a chiamare se avete qualche problema, e ricordatevi che dovremo sentirci non appena trovate qualcosa di interessante, ok? Conto su di voi", ecco le raccomandazioni di Marcus all'aeroporto, due giorni dopo, prima che partissimo per l'Italia, precisamente per Catania.
Una delle ville dei Black - quella in cui avremmo dovuto alloggiare io ed Edward - si trovava a Panarea, una delle Isole Eolie, e per arrivarvi il più velocemente possibile, saremmo dovuti atterrare all'aeroporto di Catania.
Il viaggio, dalla Virginia fino alla Sicilia, durò nove ore. Nove lunghissime ore - dalle 3 di mattina alle 12 - in cui dovetti subire le occhiatine maliziose che Edward rifilava alle hostess e tutti i suoi numerosissimi doppi sensi.
"Hai portato i costumi che ti avevo chiesto?", chiese lui a un certo punto con un'aria divertita.
"Sì", dissi calma, "ma non certo per far piacere a te"
Lui ridacchiò, poi chiese nuovamente: "Allora per far piacere a chi, scusa?"
"Mah...so semplicemente che non li ho ficcati in valigia pensandoti!"
Rise ancora, e chiudemmo finalmente la conversazione per poi tornare ognuno alle proprie occupazioni.
La mia era quanto di più intellettuale e filosofico potessi: le parole crociate. Lui invece...be', pensavo che oltre a guardare tette e sederi delle hostess, si facesse anche qualche sega mentale. Male non gli avrebbe fatto.
Una volta arrivati all'aeroporto, non mi sentivo più le gambe. Ero già stata una volta in Italia e avevo già viaggiato anche per più tempo, ma non era mai facile abituarsi alla cosa.
Prima che arrivassero le valigie, passò una luuuunga ora, durante la quale non potemmo fare altro che sederci sulle valigette che avevamo come bagaglio a mano e farci aria con dei cartoncini distribuiti da qualche parte come deplian.
Quando eravamo scesi dall'aereo, avevo sentito subito l'aria frizzante e fresca del mare, oltre al caldo afoso e soffocante di giugno. Il cielo e terso e perfetto, quanto di più bello si potesse vedere: sapevo che i paesaggi italiani erano fantastici, e una volta aver visitato il Paese una volta, mi ero ripromesso di tornare, tanto l'esperienza era stata piacevole.
E quale migliore occasione se non questa?
Finalmente la passerella circolare cominciò a scorrere e i bagagli piano piano arrivarono. Per fortuna avevamo solo una valigia a testa, e non appena le avemmo prese ci mettemmo a correre fino all'uscita, sotto lo sguardo un po' sconcertato degli altri passeggeri. Non potevamo affatto perdere il pullman delle 13.10 che ci avrebbe portato a Milazzo e da cui avremmo dovuto prendere un elicottero per atterrare a Panarea.
Per fortuna, dopo una corsa a per di fiato con i trolley al seguito, arrivammo alla fermata dei pullman, dove il nostro doveva ancora partire.
Comunicare con l'autista e con l'addetto alla vendita dei biglietti non fu facile dato che il loro 'inglese' non era proprio il più comprensibile che avessimo sentito.
Quante volte Edward dovette ripetere se potevamo andare un attimo a prendere dei panini da mangiare durante il viaggio!
Finalmente, grazie all'aiuto di chissà quale santo, riuscirono a capire ed eccoci di nuovo a correre fino alla panetteria dell'aeroporto.
Mentre aspettavamo che la commessa ci incartasse il panino e la focaccia, Edward cominciò a parlare, con un tono leggermente alterato.
"Ci credo che non capivano, erano impegnati a guardarti le tette!"
"Mi stai dicendo che mi vesto come una sgualdrina?"
Sul suo volto si formò un sorrisetto mentre mi faceva l'ennesima radiografia, sotto il mio sguardo irritato.
Sarebbe stato meglio per lui se avesse risposto negativamente, altrimenti poteva dire addio ai suoi adorati gioielli di famiglia.
"Veramente no...solo che man mano che la temperatura aumenta, le gonne delle donne si accorciano e la cosa, si sa, non aiuta affatto la concentrazione di noi poveri uomini..."
"Eh, sì, mai sforzare troppo il cervello maschile...", concordai con aria pensierosa mentre addentavo il panino.
Per puro orgoglio, mi ero rifiutata di prendere qualsiasi cosa mi offrissero quelle figlie di buona donna di hostess; ma mi ero ridotta a fare la fame e in quel momento non volevo altro che un bel panino, dato che desiderare un barattolo pieno di Nutella sarebbe stato troppo.
Edward mi scrutò attento e divertito mentre mangiavo come una cannibale.
Quando smisi di masticare, lo guardai truce. "Fissare è maleducazione", poi sarebbe stato a lui capire di smetterla di guardarmi come fossi un pagliaccio!
"Pardon...mi ero semplicemente stupito che potessi mangiare così...voracemente."
"Stai zitto, va'...", gli intimai allontanandomi un po'. La lontananza aiutava i miei spiriti più violenti...
Una volta al pullman, prendemmo posto in una coppia di sedili e continuammo a mangiare. Stranamente in silenzio...wow, che progressi! Avrei dovuto complimentarmi con lui, uno di questi giorni se fosse rimasto così tranquillo.
Per tutta la durata del viaggio mi rilassai sul sedile ascoltando la musica del mio iPod e guardando il paesaggio stupendo dal finestrino.
L'autostrada era costeggiata da bellissimi cespugli di oleandri rosa e bianchi, la macchia mediterranea rendeva l'ambiente collinare armonioso, dolce e...caldo. No, non il paesaggio, c'era davvero un caldo pazzesco lì!
Mi girai dall'altra parte, guardando Edward.
Era seduto al suo posto, tranquillo e rilassato mentre leggeva il suo libro... con un paio di occhiali neri sul naso.
Oddio.
Quanto lo rendevano sexy quegli occhiali!!!!! Gli davano un'aria così...professionale...
Lo so, sembrava strano, ma avevo sempre avuto un debole per gli uomini con gli occhiali. Li vedevo come uomini di successo, eleganti, sensuali...e il fatto che Edward li portasse non mi sollevò affatto il morale, anzi.
I miei occhi erano puntati su di lui, ma era bizzarro che lui non se ne accorgesse e quindi ne approfittasse per farmi qualcuna delle sue battutine.
Sembrava davvero catturato da quel romanzo...che fosse davvero un intellettuale?
La cosa in realtà mi sembrava molto poco verosimile, ma quello che vedevo davanti ai miei occhi era palese: Edward era un grande lettore.
Ed ecco un altro punto a favore per lui...nel giro di due minuti ne aveva già acquisiti due! Prima quello per gli occhiali, poi i libri...
Forse mi ero davvero sbagliata nel giudicarlo, forse era davvero un bravo ragazzo, oltre che veramente bello e affascinante...forse avevo avuto troppi pregiudizi, sin dalla prima  olta che aveva aperto bocca, forse... "PORCO!!!!", urlai dandogli uno schiaffo sulla guancia. Si girò immediatamente verso di me, con la bocca spalanata e la mano destra a toccare la parte lesa.
Tutto il pullman aveva sicuramente sentito il mio grido disumano, ma non m'importava: ero fuori di me.
Alla faccia del povero letterario incompreso! Hai capito che si leggeva, il kamasutra!
"Ma si può sapere cosa ti è preso?", chiese sgomento.
Non riuscivo a parlare. "Tu...il tuo...coso!", era impensabile poterlo anche solo semplicemente chiamare 'libro'!
Sembrò illuminarsi e capire finalmente il motivo del mio sfogo.
"Aaaah, certo! Be', avresti dovuto per lo meno intuirlo, Bella. E poi non è affatto colpa mia...non ti ho detto assolutamente nulla, sei tu che di tua spontanea volontà ti sei messa a leggere le mie cose...poi dovevi renderti conto da sola che erano decisamente troppo per un ragazza ingenua come te", mi sfotté dandomi un buffetto sulla guancia sinistra.
"Non mi toccare!", strillai. "Pensa che ti avevo giudicato un grande lettore, e, invece, guarda te cosa vedo...", ero ancora schifata da quello che avevo letto e dalle altre parole che avevo colto nella pagina.
"Oh, quante storie, Bella...avevo semplicemente bisogno di un modo per passare il tempo e...be', l'ho trovato", fece un sorriso smagliante schioccando le labbra divertito.
Non avevo più intenzione di stare a sentire lui e le sue cavolate perciò riaccesi l'iPod e ascoltai la musica a tutto volume per impedirgli ogni qualsiasi tipo di conversazione che volesse instaurare con me.
Ma che se ne stia col suo libro! Pensavo.
Arrivammo a destinazione verso le 14.30, in orario, perciò, dato che il nostro elicottero sarebbe partito entro dieci minuti al massimo.
Milazzo era una bella cittadina, da quello che riuscimmo a vedere. Il mare era splendido, nonostante le spiaggie fossero poco pulite*, e le villette davvero graziose.
"Ah, adesso il problema sarà rintracciare il tizio dell'elicottero...", mormorò Edward guardandosi attorno con un cipiglio nervoso in volto.
Dopo poco si tolse lo zaino dalle spalle e vi frugò dentro attentamente, sotto il mio sguardo perplesso.
"Che stai cercando?", chiesi sospettosa.
"Una cartina"
"Ah, adesso ci mettiamo a fare orienteering? Non sarebbe più semplice chiamare il tuo zietto?"
"No, e ti ricordo che lo zietto è il tuo capo", mi sfotté.
"Allora vediamo quale sarebbe la tua brillante idea, illuminami perché davvero non riesco a capire...dato che non credo proprio tu abbia una cartina di Milazzo e dintorni, sinceramente..."
Ormai non mi ascoltava nemmeno più, quando però il suo cellulare prese a vibrare nella tasca dei jeans si alzò in fretta per rispondere.
"Pronto?"
"Ehi, ciao zio, stavo proprio per chiamarti!"
Toh, che nipotino giudizioso...
"Ah...si, ok e dove dovremmo andare?"
"Ok...va bene, allora ti faremo sapere! Ciao, zio"
Riattaccò e sistemò il cellulare al suo posto. Evidentemente pensava che non fosse necessario informarmi di nulla perciò glielo dovetti chiedere io stessa.
"Allora?"
"Il tizio dell'elicottero, che ho scoperto chiamarsi Quil Ateara, ci aspetta in un posto poco distante da qui e ha telefonato a mio zio perché ancora non ci aveva visti arrivare. Ovviamente non sa il motivo per cui siamo qui, perciò vedi di non farti sfuggire nulla...". Era assolutamente noncurante, come fosse la cosa più normale del mondo.
"Non ti preoccupare, lascerò che sia tu a spifferargli tutto", risposi velenosa velocizzando il passo per raggiungerlo.
"Oh, potrai aspettare in eterno, allora! Io sono noto per essere 'una tomba'!"
Annuii, assorta. "Sicuramente..."
Lui scosse la testa, divertito, ma continuò a camminare senza dir più una parola.
Dopo una decina di minuti arrivammo in un campo pieno di erbacce, incolto e secco dove si trovava, appunto, l'elicottero.
Appoggiato ad esso c'era un ragazzone dalla carnagione scura e i capelli neri, lunghi, raccolti in una lunga coda di cavallo. Era molto muscoloso ed indossava una maglietta nera attilatta e un paio di jeans strappati. Stava fumando una sigaretta, ma non appena ci vide con le valigie la buttò per terra fregandosene altamente della pulizia dell'ambiente e cose varie. Be', quel posto in generale non sembrava di certo dire: "W il rispetto per la natura!", perciò forse ci poteva stare.
Dalla faccia, sembrava un tipo scontroso e suscettibile, e la cosa venne confermata quando ci parlò.
"Siete in ritardo"
"Sì, lo sappiamo, e ci spiace, ma all'aeroporto ci hanno fatto attendere molto", tentò di spiegare Edward porgendogli la mano.
Rispose con un grugnitò e rifiutò il saluto di Edward voltandoci le spalle ed 'invitandoci' a salire a bordo.
Edward per fortuna, vedendo la mia incapacità di salire ebbe la brillante idea di tendermi la mano, aiutandomi.
Fosse stato per il tizio, avrei potuto morire lì tranquillamente.
Una volta che ci fummo sistemati in quello spazio ristretto, partimmo.
"Questa è una zona sicura per decollare?", chiesi con voce traballante.
"Se anche fosse non m'importa. Anzi dovrebbe fregare di più a voi, perché se tenessi alle regole in questo momento dovreste aspettare il prossimo traghetto."
La mia domanda lo fece indisporre ancora di più perciò mi sentii in colpa, soprattutto quando Edward mi toccò la gamba con la mano, ribadendo che avevo fatto una cazzata.
Il viaggio non durò molto, una mezzora al massimo. Sorvolammo il mare senza alcuna difficoltà: per lo meno il tipo sembrava esperto.
Finalmente cominciammo ad abbassarci, il che significava solo una cosa: entro poco avremmo potuto scendere da quell'elicottero.
Piano piano atterrò e io ebbi il buon senso di non fare più la mia domanda apprensiva. Tanto sapevo già la risposta: nemmeno quel posto era sicuro per atterrare.
Dopo essere scesi, con più difficoltà perché Quil non spense nemmeno le eliche, ci allontanammo salutando appena. Il tizio sembrò fregarsene altamente e si preparò ad un nuovo decollo.
"Almeno qui sai dove dobbiamo dirigerci?", chiesi a Edward. Era più avanti rispetto a me e sembrava che non si preoccupasse affatto di lasciarmi indietro.
Uomini...
"La villa dovrebbe essere qui vicino...", rispose senza guardarmi e girando l'angolo di un muro pieno di crepe e croste.
Adesso non riuscivo più a vederlo, perciò accellerai il passo e quando anche io superai quella parete, rimasi a bocca aperta.
Davanti a me - e a Edward - si ergeva una bellissima villa con piscina e giardino incluso. Quel prato su cui eravamo atterrati faceva già parte della proprietà stessa, per questo eravamo riusciti ad entrare senza alcuna difficoltà! Era proprio stupenda!
                                                                                                                                      
 
Edward, come me, era rimasto incantato da quella meraviglia. Fantastico, qualcosa aveva fatto sì che chiudesse la bocca!
Un rumore strano, già sentito, mi fece voltare la testa dalla parte opposta.
Lo stesso elicottero con cui eravamo arrivati noi era quasi vicino a terra e faceva un gran fracasso. Atterrò, finalmente, scomparendo dalla mia vista, ma decollò in tutta fretta dopo poco, forse troppo. 
Sorvolò nuovamente il muro di fronte a me, mentre un uomo si stava appoggiando a fatica al sedile, aiutato da un altro. Dovevano ancora chiudere lo sportello, quando Edward si girò, attirato come me dal rumore persistente.
Non un secondo prima che imprecasse a voce alta: "Cazzo, quello è Billy Black!!!!"
Il rumore delle eliche però era troppo forte perché lo sentissero, così lo sportello si chiuse e l'elicottero riprese il suo volo. 
Merda, come avevo fatto a non riconoscerlo prima?
E adesso? Avevo paura anche solo di girare la testa dall'altra parte, sicura che avrei trovato l'espressione furiosa di Edward.
D'altronde la colpa era mia...
"Ehi!", una voce sconosciuta fece voltare entrambi.
Davanti a noi adesso c'era un ragazzo alto e muscoloso, anche lui di carnagione scura e capelli neri lunghi fino alle spalle con solo un asciugamano bianco legato in vita a coprirgli...l'essenziale.
Chissà come dovevano essere le nostre facce per come rise. "Cazzo, ma vi siete visti?", ci sfotté allegro.
Se ne stava davanti alla porta di casa bello tranquillo e felice. Tanto chissene importa di avere solo un misero asciugamano addosso e due sconosciuti sul giardino di casa...assolutamente normalissimo.
Con un'occhiata densa di sottointesi guardai Edward. Lui però non osservava me, quanto il ragazzo.
"Tu devi essere Jacob", proruppe avvicinandosi a testa alta.
Sì! Evvai!
Per una volta mi congratulai con Edward: aveva fatto centro! Quello era il figlio del fuggitivo Billy, perciò avevamo ancora una possibilità di compiere la nostra missione.
"Sì, sono io. Come mai mi conosci?", chiese lui improvvisamente interessato.
Prima esaminò Edward con lo sguardo, poi passò a me, fissandomi sempre con un'attenta analisi e un apparente sorriso sulle labbra carnose.
"Mi sembra di non avervi mai visti, sinceramente", riprese prima che Edward potesse rispondere.
"Io sono Edward Masen, e lei è Isabella Davies. Dovevamo venire qui a Panarea e pensavamo di fare una visita a tuo padre...ma abbiamo visto che è appena partito e non sapremmo proprio dove fermarci altrimenti...", ah, i nostri falsi nomi! Per lo meno avevo convinto Marcus a lasciare i nomi di battesimo se non il cognome: avremmo fatto meno fatica.
Jacob non sembrò affatto sorpreso dalla sua spiegazione, in realtà ovviamente falsa.
"Oh, ma non c'è problema! Per adesso ci sono io qui in casa, e tra un po' dovrebbero arrivare anche le mie sorelle Rachel e Rebecca, potete rimanere, a me farebbe molto piacere!", sembrava davvero entusiasta di averci come ospiti. Chissà che si aspettava...
"Davvero? Ci farebbe moltissimo piacere, vero, Bella?", chiese Edward interpellandomi.
"Oh, certo, saremmo felicissimi di poter rimanere qui", risposi sfoggiando il mio sorriso migliore - e che in realtà non era nemmeno un granché - al ragazzone.
Dopo un altro sorriso, Jacob riprese a parlare. "Voi, voi siete..."
"Fidanzati", lo interruppe immediatamente Edward avvicinandosi a me e stringendomi la vita con il braccio destro.
Eh????
Cosa????
Mi irrigidii immediatamente, ma non mi arrischiai a dire qualcosa che avrebbe potuto ritorcersi su di noi e la missione anche se non vedevo che senso avesse questa ulteriore sceneggiata!
Jacob sembrò accorgersi della mia espressione, così che Edward si avvicinò maggiormente al mio volto e vi alitò sopra, seducente.
"Non c'è bisogno che ti irrigidisci, amore...scusala, Jacob, la mia Bella ha sempre qualche problema ad ammettere che stiamo insieme...è piuttosto timida...", e detto questo mi diede un bacio sulla guancia. Non superficiale o al contrario troppo forte...era...delicato, dolce...come fossi stata davvero io la sua fidanzata.
"Ah, ok...", disse Jacob dopo un po' di titubanza. "Se volete seguirmi...", e ci guidò verso l'interno.
Prima di seguirlo riservai a Edward un'occhiataccia delle più temibili. Ero sicura che sarebbe stata una missione dura...e da come iniziava non potevo far altro che...andare avanti.


OCCHEI....BE', RIECCOMI QUA!!
HO FATTO PRESTO?? FORSE TROPPO??
BE', SPERO CHE QUESTO NUOVO CAPITOLO SIA GRADITO IN EFFETTI!!!!
LO SCORSO NON HA AVUTO TANTO SUCCESSO, E IO NON ME L'ERO NEMMENO ASPETTATO INFATTI...VOLEVO PERò DIRE A TUTTI QUEGLI SVENTURATI CHE SONO ARRIVATI A LEGGERE FIN QUI (AAAAH, IO NON CI RIUSCIREI MAI!!! U_U) CHE MI FA MOLTISSIMO PIACERE, E CHE LA STORIA, ANCHE SE ALL'INIZIO VI PUò SEMBRARE SUPERFICIALE O FIN TROPPO FRIVOLA SI APRIRà A NUOVI ORIZZONTI...GIà DAI PROSSIMI CAPITOLI! =)
QUESTO BEL VIAGGETTO CHE HO DESCRITTO è QUELLO CHE FACCIO OGNI SANTISSIMO ANNO PER ANDARE IN VACANZA DAI MIEI NONNI...EBBENE Sì, CARISSIME MIE, OGNI ESTATE MI FACCIO BEN 40 GIORNI DI MARE IN SICILIA SENZA SPENDERE NIENTE IN HOTEL O RESIDENCE! CHE FORTUNELLA, EH??? XD
IO PERò MI FERMO SEMPRE A MILAZZO DOVE DEVO DIRE CHE LE SPIAGGE NELL'ULTIMO PERIODO STANNO AVENDO UNA GROSSA CRISI...RIFIUTI DAPPERTUTTO...ED è UNA COSA INSENSATA, SECONDO ME, PERCHè MILAZZO è UNA BELLISSIMA CITTà E POTREBBE ESSERE VALORIZZATA MOLTO DI PIù!!!!!!!!!
A PANAREA CI SONO STATA DUE ANNI FA...X CHIUNQUE NON L'ABBIA ANCORA VISTA RIBADISCO: è MAGNIFICAAAAAAAAAAA!!!!! PER QUESTO HO DECISO DI INSERIRLA COME LOCALITà PRINCIPALE NELLA STORIA! ^^
ED ECCO CHE HA FATTO LA SUA SPLENDIDA ENTRATA IL NOSTRO LUPACCIO...(MOLTO AFFETTUOSAMENTE SI INTENDE...XD) COME AL SOLITO SENZA MAGLIETTA (E  QUI MI SENTO IN DOVERE DI RIBADIRE UNA FRASE DI EDWARD IN ECLIPSE: "MA NON CE L'HA UNA CAMICIA?????" XD) E CON TANTO DI ASCIUGAMANINO-INO-INO! XD
BILLY SE L'è SQUAGLIATA, MA NON TUTTO è PERDUTO PERCHè LA VILLA NON è SCAPPATA CON LUI!!!!!!!!!!!! XD BE', IN EFFETTI CI MANCAVA QUESTA ED ERAVAMO A POSTO...XD
EDWARD HA FATTO LA PROPOSTA A BELLA!!!! CAVOLO, HA FATTO IN FRETTA!!! XD NO, DAI, HA SEMPLICEMENTE VISTO CHE JACOB AVEVA L'OCCHIO DECISAMENTE TROPPO LUNGO E HA MARCATO LA PROPRIETà XD
PER CHI AVESSE LETTO GIà IL PRIMO CAPITOLO E ABBIA NOTATO UNA COSA STRANA VI DICO SUBITO CHE NON AVETE PROBLEMI DI VISTA (CHE IO SAPPIA XD) E CHE SONO STATA IO A TOGLIERLA DAL PRIMO CAPITOLO E A METTERLA QUI NEL SECONDO. QUELL'ALTRO MI SEMBRAVA DECISAMENTE LUNGO E QUESTO MI AUGURO LO SIA DI MENO!
BE'...NON MI RESTA CHE ANDARMENE E LASCIARVI (FINALMENTEEEEEE! XD)! ^^
VI PREGO...NON è CHE MI LASCERESTE UNA RECENSIONE...?
ANCHE SOLO UNA PICCOLA PICCOLA?
PLEEEEEEEEEEEEEASEEEE!!! OCCHIONI DOLCI ALLA ALICEEEEEE!!!
RINGRAZIO TUTTI IN ANTICIPO!!!!!!!!
ALLA PROSSIMA! UN BACIONE ENORME
ELE

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Missione d'Amore

CAPITOLO TRE

"Allora...questo è il salotto del piano terra...inutile dire che è uno dei miei posti preferiti: si può oziare in tranquillità guardando la TV, niente di più rilassante", proruppe Jacob indicandoci la stanza ampia e luminosa con un plateale gesto delle braccia.
Un instancabile lavoratore, non c'è che dire.
Lanciai un'occhiata densa di sottointesi a Edward, ancora al mio fianco.
Senza dubbio era una bella stanza: grande, con un mobilio moderno color noce, parquet, e un bellissimo televisore al plasma al centro della parete, in mezzo ai tre divani bianchi.
"Mmm...vedrò di farci un pensierino", rispose Edward facendolo ridere.
"Ma certo! Venite, adesso Maggie vi mostrerà la vostra camera da letto! Credo sia al terzo o al secondo piano...Maggie!!!!", strillò infine con la sua voce petulante. Probabilmente doveva essere divenuto molto viziato dopo la vincita del padre, sempre convinto che tutti fossero al suo servizio.
Una ragazza dalla carnagione pallida e capelli castani scese in tutta fretta le scale, alla sinistra della sala. Era vestita di tutto punto, per essere una cameriera: un abito corto e nero con sopra un grembiulino bianco dall'aria pesante. Ai piedi aveva delle semplici infradito che invece stonavo con il suo abbigliamento. I suoi capelli erano legati in una frettolosa e storta coda di cavallo, probabilmente per il caldo soffocante.
Provai compassione per lei, al servizio dei Black senza nemmeno un attimo di tempo per aggiustarsi i capelli.
"Eccomi!", esclamò con il fiatone.
"In questi giorni sei fin troppo lenta, Maggie", le disse Jacob con aria di superiorità.
"Mi rincresce molto", chinò la testa verso il basso, mortificata.
"Lo credo bene. Adesso mostra ai nostri ospiti la loro camera e il bagno in modo che si rinfreschino con tutto 'sto caldo...", detto questo si accasciò sul divano passandosi una mano tra i capelli lunghi e neri.
Mi avvicinai per fare le presentazioni con quella ragazza. "Salve, io sono..."
"Non perdere tempo in presentazioni, Isabella. Non ne vale la pena", mi bloccò Jacob prima che potessi finire la frase.
La ragazza ci rimase molto male, probabilmente ci teneva a fare del suo meglio, ed essere ripagata in quel modo non era certo gratificante.
"Venite", disse con voce piccola guidandoci verso le scale.
Salimmo fino al secondo piano in silenzio. Guardai Edward e lo trovai intento a fissare ogni porta che trovassimo nel nostro percorso con aria inquisitoria e sospetta. Peccato che molte di quelle fossero chiuse.
Una volta arrivati alla stanza, Maggie aprì la porta con un inchino molto teatrale, forse per conquistarsi almeno la benevolenza degli ospiti.
"Grazie", disse Edward entrando.
Io rimasi fuori, aspettando che la ragazza mi facesse vedere la mia.
Avevo dimenticato solo un piccolissimo dettaglio: la stupidità di Edward.
"Amore, vieni a vedere la stanza", mi richiamò dall'interno con una voce talmente sdolcinata da fare venire la carie.
"Oh, certo...", gracchiai per nascondere la depressione dovuta al fatto che in quanto fidanzatini avremmo dovuto condividere la camera da letto. E il bagno, per giunta!
"Questa me la paghi, Cullen", borbottai tra me e me varcando la soglia.
"Ha detto qualcosa?", chiese Maggie agrottando le sopracciglia. Subito mi voltai verso di lei. "No, no, non si preoccupi", poi tornai con lo sguardo all'enorme camera da letto, designata più a una coppia di neosposini che a due finti fidanzati.
Era impregnata di un forte odore di rosa, così intenso da diventare, per certi versi, irrespirabile.
La cassetteria, nella parte destra non appena si entrava, era in mogano e sopra vi era una bella lampada bianca. Dello stesso materiale erano due grandi armadi posti dalla parte opposta e i due comodini che affiancavano il grande, imponente letto troneggiante al centro della stanza.
"Questa camera è stata preparata per una luna di miele o sbaglio?", chiese Edward con un'occhiatina maliziosa rivolta alla sottoscritta.
Maggie arrossì di colpo vedendo che ce n'eravamo accorti. "Oh, ehm, sì. Spero non vi dispiaccia, ma era l'unica disponibile al momento"
"Oh, no, non si preoccupi. Anzi, ci fa molto piacere, vero amore?"
Mi irrigidii, senza darlo troppo a vedere. O almeno, speravo.
"Certamente, tesoro", anche la mia voce era zuccherosa. In quanto spie, dovevamo saper fingere almeno un pochino, e io, anche non essendo molto portata per la recitazione, con gli anni avevo imparato a cavarmela un po' proprio per situazioni come queste.
"Bene, allora adesso vi lascio riposare.", si congedò Maggie, chiudendo la porta alle sue spalle.
Non appena non sentii più i tacchi della ragazza premere sul pavimento, mi girai lentamente verso l'oggetto del mio assassinio.
"Aaaah, sono proprio stanco, credo che andrò a ripos...", disse con voce eccessivamente stanca cominciando a sdraiarsi sul letto, dalla parte opposta alla mia. Ma non lo lasciai finire.
"Tu. Non. Farai. Proprio. Un. Cazzo.", sibilai rabbiosa tirando via il cuscino dal suo lato facendolo sbattere sul materasso duro.
"Ehi, ma che fai?".
"Tu hai fatto una grandissima stronzata, lo sai, vero? Come ti è saltato in mente di dire che siamo fidanzati?!?!"
Sembrò illuminarsi e quasi riuscii a sentire il campanello che risuonò in quel piccolo cervello. La sua espressione si fece immediatamente innocente, come un povero bimbo colto in flagrante dalla madre a mangiare la Nutella a cucchiaiate.
"Ehm...be', sinceramente non lo so...è stata una cosa di un attimo, un pensiero veloce che ho subito tramutato in parola...non pensavo potesse dispiacerti così tanto...!", cercò di spiegarsi mettendosi seduto.
Appoggiai le mani aperte sul materasso e mi sporsi in avanti con il busto, proprio per finire vicina a lui.
"E allora, dato che non lo sapevi, pagherai le conseguenze, caro mio. Il che significa che su questo letto dormirò io e soltanto io!", gli sorrisi facendogli anche l'occhiolino.
"No!!!!", esclamò alzandosi in piedi.
Ci mancava che si mettesse a battere i piedi per terra.
"No, no, no, Bella. Sono stanco, ho bisogno di riposare per mettermi in forze.", disse sospirando. Ma io lo sapevo che era tutta una farsa per mirare alla mia pietà! Peccato che quest'ultima, proprio in quel momento, si era andata a fare un giretto in spiaggia.
"Ma dato che 'sto casino l'hai creato tu, ne paghi le conseguenze. Poi io so benissimo qual è il posto in cui puoi riposare..."
"Ah sì?", chiese illuminandosi per un attimo. "E dove?"
"Ecco...", mormorai avvicinandomi piano piano a lui girando attorno al letto. Quando gli finii esattamente di fronte mi accostai al suo volto, alitandoci sopra. "Lo vedi quell'armadio lì a sinistra?"
Sembrò un pochino sconvolto.
"Sì...", ansimò leggermente.
"Be'...pensavo che con il fisico che ti ritrovi...saresti riuscito ad arrampicarti fin lì e dormirci su...come un letto a castello...solo un po' più alto...e duro", mormorai sorridendo sadica.
Impiegò due secondi più del necessario per capire il significato delle mie parole.
Scosse con forza la testa ed esclamò: "Ma sei matta?"
"No, non lo sono affatto, ti ho solo dato un'alternativa...sempre che tu non voglia dormire sul pavimento...!"
"Aaaah, mi hai stufato! Vado a farmi una doccia, magari almeno in bagno si può riposare in pace!", ma che bella sfuriata...ridacchiai, felice dell'effetto creato.
Prese la sua valigia e la posò vicino al suo lato di letto orizzontalmente, poi l'aprì e vi si immerse dentro con la testa per cercare l'occorrente. Non mi degnò più di uno sguardo mentre marciava impettito verso il bagno della stanza, ma sentii un borbottio proveniente da lui. "Se avessi saputo che reagiva così alla faccia che dicevo che stiamo insieme..."
"Che hai detto??", chiesi stridula stringendo gli occhi.
"Vado a farmi un bagno...", biascicò sulla porta per evitare di ridere.
Che razza di... uomo!
Appoggiai anche io la mia valigia vicino al letto, e ne tirai fuori un libro: The Lonely Heart's Club.
Era molto, molto carino e nonostante le protagoniste andassero ancora al liceo, mi piacevano le tematiche di cui parlava: l'indipendenza delle ragazze e tutte le sofferenze causate dagli uomini...perché sprecare per loro il proprio tempo?
Mi sdraiai a pancia sotto sul letto, incominciando a leggere dal punto in cui ero arrivata durante il viaggio in aereo.
Quest'autrice aveva assolutamente tutto il mio appoggio, anche se, a dire il vero, nell'unica relazione che avevo avuto, la 'bastarda' della situazione ero stata io.
Mi incupii immediatamente a quel pensiero, e feci per scuotere la testa, colpita dall'ennesimo senso di colpa.
Tayler...no, non potevo pensarci, m'imposi fermamente, provando a concentrare tutta la mia attenzione sul libro.
Dopo un po' di lettura, sorrisi per ciò che vi era narrato: le ragazze membri del 'Lonely Heart's Club' sarebbero andate ad un ballo assieme, ognuna per conto loro, avrebbero scelto i vestiti semplicemente per la voglia di comprare e di essere carine, non per piacere ad un ragazzo.
Nonostante la trama coinvolgente, non riuscivo a concentrarmi totalmente sul romanzo. Alle mie orecchie giungeva fin troppo forte il rumore dell'acqua con cui Edward si stava facendo la doccia...a pochi metri da me...
Arrossii violentemente e mi vergognai di quel pensiero. Era un bel ragazzo, stronzo, certo, ma bello. E poi...non potevo affatto pensare che solo per il fatto che mi aveva presentato come sua fidanzata, potesse avere un qualche interesse per me.
Sospirai, sarebbe sempre rimasto con quell'oca di Tanya...
I miei pensieri ruotavano solo attorno a questo argomento, e non mi accorsi nemmeno quando, improvvisamente, ricevetti una forte botta sul sedere.
Ciaf! Era stata troppo veloce per essere stata data con una mano e anche il rumore prodotto a contatto con il mio corpo era stato diverso.
Mi voltai immediatamente trovandomi un Edward a petto nudo con un'aria da innocentino in volto e un asciugamano bianco in mano.
Non appena si accorse del mio sguardo - cioè quasi subito -, fece un sorriso da poker e disse: "Ooops...un colpo di vento..."
Mmm...che strafottente! E che bei muscoli...
Non avendo addosso la maglietta, mi lasciava una bella e attraente visuale dei suoi pettorali scolpiti e perfetti. Chissà se erano davvero lisci e morbidi come sembrava...avvampai di scatto, alzandomi in piedi.
'Ninfomane, ninfomane, ninfomane', continuavo a ripetermi senza sosta.
Mi avvicinai alla valigia e presi furtivamente le mie cose, prima di sgattaiolare in bagno e chiudere la porta con un colpo secco. Riuscii a sentire la fragorosa risata di Edward dall'esterno e tentai di non ripensare di nuovo al suo corpo.
Entrai quasi subito nella cabina di vetro e mi beai dell'effetto rilassante e, soprattutto, rifrescante della doccia abbandonandomi alla sensazione di benessere.
Quando ebbi finito, però, mi accorsi della catastrofe: non c'era nessun asciugamano!
Cazzo, ero convintissima che fossero lì dentro, dovevano esserci!
In quel momento, però ricordai poco prima...Edward aveva due asciugamani...il primo era quello usato per darmi la botta, il secondo invece era avvolto al braccio destro.
Oh, no! L'avevo già detto che era un idiota?
Mi accostai piano piano alla porta, attenta non allagare tutto.
"Ehm...Edward?", la mia voce era leggermente strozzata. 
La sua invence, non appena mi rispose, sembrava palesemente divertita. "Sììì?"
"L'hai...l'hai preso tu l'altro asciugamano?"
"Quale asciugamano?"
Ah, adesso faceva pure il finto tonto!
"Edward sai benissimo di che parlo, perciò io adesso apro un pochino la porta e tu mi lasci l'asciugamano...ok?", speravo davvero che si arrendesse subito.
Speranza vana.
"Mmm...no, non credo si possa fare...a meno che non negoziamo un po'!"
Dovevo immaginarmi che avrebbe fatto qualcos'altro per estorcermi il posto sul letto con la forza!
"Sai benissimo che ciò che vuoi non è possibile, vero?"
"Allora vorrà dire che rimarrai lì dentro per l'eternità...baci, baci, Bella!"
ARGH!!!!!
"Ok, okay! Tieniti il tuo dannatissimo letto, ma al tre molli l'asciugamano, intesi?", per precauzione, comunque tentai di coprirmi alla bell'e meglio con le mani, senza grandi risultati.
"Uno..."
Tirò la maniglia e trovandola chiusa chiese divertito e impaziente allo stesso tempo: "Ma ti muovi?"
"Due...T-tre!", esclamai girando la chiave nella toppa.
La porta sorprendentemente si aprì giusto un pochino, ma dell'asciugamano e di Edward nessuna traccia.
"Edward?", chiesi perplessa avvicinandomi un momentino, quel tanto che bastò per scorgere la sua testa in basso e il suo sorriso da schiaffi.
"Brutto guardone che non sei altro! Molla l'asciugamano!", urlai furiosa allontanandomi.
"Eheh...bella carrozzeria, tesoro...e comunque, eccoti l'asciugamano", mormorò malizioso lasciandolo cadere per terra. "E grazie per lo spettacolo"
Sbattei la porta sulla faccia sperando di avergli fatto male.
"Preparati a correre, Cullen, perché non appena sarò pronta ti aspetta un bel po' di attività fisica!", urlai a squarciagola mentre mi asciugavo in fretta e fuori.
Ah, gliel'avrei fatta vedere io al bastardo, altro che missione impossibile!
Non appena fui pronta spalancai la porta e con sguardo truce passai in rassegna della stanza. No, non c'era: il cretino se l'era squagliata; ma io gli avrei dato la caccia.
Chiusi con cura e precisione la porta della camera e mi avviai piano piano verso le scale. Durante il tragitto non potei però fare a meno di notare una stanza, di sfuggita, che sembrava quasi in mostra, quasi come a far vedere che lì...non c'era nulla di compromettente. Pensai che fosse una semplice bizzarria, tra le tante di Jacob, ma col tempo mi dovetti ricredere.
Scesi le scale ed arrivai al piano terra dove Jacob stava dando informazioni sulla cena a Maggie mentre faceva zapping col telecomando.
"Scusa, hai visto il mio Edward?", chiesi con una voce vagamente minacciosa interrompento la loro conversazione.
"Mmm...sì. A dire il vero mi ha detto di non riferirti dove fosse andato, ma dato che sei tu...ecco, si è nascosto dietro quel vaso di terracotta enorme vicino alla piscina...comunque non vi facevo una coppia così...focosa"
Focosa?
Focosa a me?
A noi?
Mi scandalizzai per un attimo prima di biascicare un 'grazie' di rimettermi alla ricerca del cretino dalla cresta bronzea.
Non appena fui fuori in cortile mi misi per giunta a chiamarlo. "Micio, micio, micio...dove seeeei?"
Ovviamente la risposta era un optional, certo.
Mi guardai attorno attentamente alla ricerca del grande vaso, e non appena lo trovai, abbastanza lontano dalla piscina, vicino ad alcune palme nane, gli corsi incontro riuscendo a distinguere sempre meglio la sagoma muscolosa di Edward dietro di esso.
"Acqua, acqua", una voce strozzata dalle risate proveniva da dietro l'anfora, facendomi incavolare.
"Io invece direi 'incendio'...", esclamai prima di avventarmi sulla sua schiena con forti schiaffi. Cercò di scappare via, correndo verso l'entrata della villa con me alle calcagna, poi improvvisamente si fermò, come se avesse appena avuto un lampo di genio. Ma a me non importava affatto delle sue grandi illuminazioni, perciò ne approfittai per prenderlo a pugni sulle spalle.
"Ehi, ehi, ehi!", si lamentò invertendo piano piano le posizioni.
"Ehi lo dico io, caro il mio porco!", lo sfottei a testa alta.
"Credi davvero che io abbia paura di te?", chiese spavaldo.
"Oh, sì, altrimenti perché saresti scappato prima?", era ovvio, no?
Si fece più vicino, facendomi arretrare di un passo.
"Vuoi", un altro passo indietro.
"Davvero", un altro ancora.
"Sapere", un altro.
"La", l'ennesimo.
"Verità?", arretrai un ultima volta, prima che non sentissi più la terra sotto i piedi, bensì un sonoro SPLAH!
Mi aveva buttata in acqua! L'impatto fu doloroso essendo voltata all'indietro e soprattutto ignara di ciò che sarebbe avvenuto.
Per un attimo smisi di respirare, nonostante l'acqua mi fosse entrata sia in bocca che nel naso.
Appena riemersi mi misi a tossire a più non posso maledicento quell'idiota in tutte le lingue che conoscessi. Mi aggrappai velocemente al bordo della piscina così da potermi calmare un po', cosa a dir poco impossibile con il cosiddetto 'criminale' a pochissima distanza che rideva sguaiatamente e senza ritegno.
Così forte che improvvisamente Jacob e Maggie accorsero per vedere cosa fosse successo, piuttosto allarmati.
"Bella! Ma che ti è successo?", chiese tra il preoccupato e il divertito il ragazzo.
"Oh, è caduta in acqua...dai, vieni, piccola, ti aiuto ad alzarti...e ricorda che hai fatto tutto da sola!", esclamò Edward porgendomi un braccio.
Ah, tutto da sola, eh?
Edward si dimostrò più cretino di quanto pensavo che fosse: un braccio teso verso la piscina per aiutare a tirarmi fuori dopo che mi ci aveva appena buttato a forza...be', mi sembrava quantomeno un invito inespresso a tirare dentro anche lui.
Perciò...eccoti accontentato, Cullen!
Gli strattonai il braccio così che perse  immediatamente l'equilibrio cadendo esattamente un po' più lontano di me, di faccia.
Impagabile fu la sua faccia non appena riemerse: sembrava che davvero non gli fosse affatto passato per la mente una mia vendetta!
Almeno, se non altro, qualcuno si era divertito apparentemente. Già, infatti Maggie e Jacob si stavano sbellicando dalle risate appoggiandosi alle sdraio della piscina...be', contenti loro...

* * * * * *


"Ahahah! Davvero, dovevate vedere le vostre faccie!", esclamò Jacob sbattendo la mano sulla tavola imbandita. Sarà stata almeno la sedicesima volta che lo ripeteva, e io ed Edward ora mai ci eravamo parecchio stufati.
"Immagino...", borbottò il mio collega.
"Ma dai, prendila con più divertimento, Eddy! La vita non capita più volte, perciò meglio godersela più che si può!", inutile dire che la grammatica di Jacob faceva accapponare la pelle..."Quello che ci vuole sono fighe, alcool e rock and roll!", esclamò.
Ok, non c'erano più dubbi: era leggermente brillo.
"Jacob...sei sicuro di sentirti bene?", chiese perplesso Edward.
"Oh, sì, io l'acool lo reggo bene!"
Ah, splendido...
Eravamo al secondo, ovviamente a base del buonissimo pesce azzurro, e già si era tracannato quattro birre.
Dopo il nostro bel tuffo in piscina, eravamo andati ad asciugarci nuovamente e i miei capelli erano ridotti a una balla di fieno mostruosa. Mi sentivo tanto 'Alex il leone' in versione umana - e mora. Verso le nove di sera - lì gli orari erano un tantino sballati rispetto ai nostri - eravamo andati a cenare fuori nel cortile, stavolta lontano dalla piscina.
Le portate erano state squisite, oltre che numerose, e già mi sentivo pienissima.
"Scusatemi, devo andare un secondo in bagno", disse Edward trafiggendomi con'occhiata.
Quando fu entrato nella villa, Jacob riprese parola, sporgendosi verso di me.
"Allora...il tuo fidanzato mi è sembrato molto protettivo nei tuoi confronti...e questo non è un bene.", perché sembrava appena ritornato lucido e sveglio?
"S-sì...Edward è fatto così..."
"Mmm...troveremo un modo per stare comunque soli, non ti preoccupare"
"Eh?!?! Jacob, tu hai frainteso tutto, non voglio essere la tua amante!", esclamai alzando di diverse ottave il tono di voce.
"Shh! Comunque non importa...vedrai che tra un po' cambierai idea", mi sorrise, come sicuro della cosa.
Decisi di cambiare discorso. "Certo che...la tua villa è enorme! Quanti piani sono?", dissi con fin troppa enfasi.
"Sì, è carina, ma se ti sembra già grande così non immagini com'è con i sotterranei compresi!"
Cosa? Non avevo visto nessuna scala al piano terra...
"Davvero? Avete anche dei sotterranei?", chiesi ammaliata facendomi più vicina.
Rise. "Oh, sì, pieni di cose losche e pericolose per delle belle donne come te"
Non riuscii a capire se era solo un modo per scherzare o la verità perché il mio cellulare prese a vibrare nella tasca.
"Scusami un attimo", gli dissi prima di allontanarmi un pochino dal tavolo.
Un nuovo messaggio, mittente: 'Il cretino'.
Sospirai alzando gli occhi al cielo.
'Senti, questa notte che si fa? Andiamo già in perlustrazione della villa per vedere qualcosa o aspettiamo la prossima notte?"
Mi misi a rispondergli per le righe.
"Ma sei andato in bagno per scrivermi un messaggio?! Sto cominciando a dubitare sulla purezza del tuo sesso. Comunque no, ci farà controllare per lo meno per questa notte, perciò non dobbiamo destare sospetti. Ritorna immediatamente al tavolo e vedi di non fare il cretino anche se, lo so, significherebbe distruggere la tua intera personalità"
Perfetto. Ritornai al tavolo così compiaciuta che Jacob mi chiese chi mi avesse scritto.
"Un'amica", risposi sorridente prima che Edward sbucasse fuori dalla porta aperta.
Si avvicinò con passo aggraziato verso di me e, contrariamente alle regole del bon ton, mi sussurrò qualcosa nell'orecchio.
"Quanti complimenti, eh?", gli sorrisi e risposi prontamente ad alta voce: "Quando vuoi!"
Jacob parve confuso, perciò Edward si sentì in dovere di spiegare le cose a modo suo.
"Eh, vedi, Jacob, stavo ricordando a Bella certi giochini di dita e lingua fatti prima di partire...e lei mi ha concesso di ridimostrarmeli quando vuole...una richiesta che sarà presto esaudita, vero, amore?", chiese facendomi un occhiolino.
L'HO GIà DETTO CHE LO ODIO?
Jacob rimase scioccato, poi, quando sembrò riprendersi, le uniche parole che sillabò furono: "Davvero, Bella, non ti facevo così...focosa."

* * * * * *

"Ti prego, Bella...solo per questa notte, ti prego! Poi ti prometto che non te lo chiederò più, mai più", ecco l'ennesima supplica di Edward ai piedi del letto, quasi in ginocchio.
Avevamo finito la cena alle 23.00 e non appena alzati dal tavolo ci rifugiammo in camera per andare finalmente a dormire. Per fortuna, Jacob non ebbe nulla da ridire, anzi ci esortò a barricarsi in camera.
Che pensasse che...?
Oddio, questa a Edward non gliel'avrei perdonata!
Ma adesso, tutti e due in pigiama ai limiti dello sfinimento con un grande e comodo letto a tentarci...
"Ok, ma solo per stanotte, Edward"
"Grazie, Bella, ti adoro!", esclamò buttandosi sulla sua parte di schiena.
"Però c'è una piccola regola...vedi questa linea divisoria dei cuscini? Ecco, questo è il nostro confine, vedi di non superarlo!"
"Vedrò di fare il possibile", rispose semplicemente e, detto questo, spense la luce.
Dopo cinque minuti di rilassamento decisi di avere l'ultima parola.
"Ehi, Edward, sappi che io parlo nel sonno!"
Sentii il rumore di una sberla sulla sua fronte. "Oh, no!"


FINITOOOOO!!!
EHI, RAGAZZEEE! SCUSATE DA MORIRE PER IL RITARDO, SPERO CHE IL CAPITOLO ABBIA COMPENSATO I DUE GIORNI CON CUI HO RITARDATO (PARDON ANCHE PER LA RIPETIZIONE ù.ù)!!!
VI è PIACIUTO IL CAPITOLO???? DAAAAAAI, DITE DI Sì, DITE DI Sì!!!!! LA NOSTRA BELLINA FOCOSA E L'EDUARDO PROVOCANTE CHE SENTIMENTI HANNO SUSCITATO NEI TENERI, FRAGILI CUORI DELLE MIE AMATISSIME LETTRICI???
AAAAAH, E CHE NE SO IO?? XD
CI TENGO A DIRE CHE LA MISSIONE VERA E PROPRIA PARTIRà NEL PROSSIMO CAPITOLO IL CUI AGGIORNAMENTO, SE TUTTO VA BEEEEENE è PREVISTO PER...RULLO DI TAMBURI...
SABATO!!!!
INCREDIBILE, EH??? MA NON VI ASSICURO COMUNQUE NULLA, PERCIò SE RITARDO COME STAVOLTA NON LANCIATEMI POMODORI!
IN QUANTO A THE LONELY HEART'S CLUB, CI TENGO A DIRE CHE è DAVVERO UN LIBRO STUPENDO E CHE MI è PIACIUTO MOLTISSIMO IN QUANTO AI VALORI CHE TRASMETTE E HO IMMAGINATO CHE AD UNA RAGAZZA INDIPENDENTE COME BELLA SAREBBE ANDATO A GENIO! ^^ IN QUANTO A QUEL 'TAYLER'...BE', DOVRETE ASPETTARE UN PO' PRIMA DI CAPIRE QUALCOSA! XD
VORREI RINGRAZIARE MOLTISSIMO QUELLE 24 PAZZIOIDI CHE HANNO MESSO LA MIA STORIA TRA LE SEGUITE, LE 3 SCIAGURATE CHE L'HANNO MESSA TRA LE RICORDATE, LE 4 SCLEROTICHE CHE L'HANNO MESSA TRA I PREFERITI E LE 5 'ASPIRANTI ELE' CHE MI HANNO MESSO COME AUTRICE PREFERITA!!!! *___________* GRAZIEEEEEEEEEE!!!!!!
UNA RECENSIONE??? UNA PICCOLA, PICCOLA, PICCOLA???
SPERO DAVVERO CHE ABBIATE UN POCHINO DI PIETà PER UNA POVERA SCRITTRICE DELLA MALORA COME ME! XD
UN BACIONE ENORMISSIMO A TUTTE, ANCHE SE ENORMISSIMO NON SI PUò DIRE! XD
CIAOOOOOO
ELE


RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

Annabella95: Annuzzaaaaaa!!! Ooooooooh, grazie, grazie, grazieeeeee!!!! Lo so, Bella fa rotolare dalle risate, soprattutto in questo capitolo con quella bella piscina!!! XD Spero davvero che ti sia piaciuto! Ah, la parte meno superficiale comincia dal prossimo, capirai dove, te lo assicuro XD
Sì, la parte iniziale era la stessa perché mi ero resa conto che il primo era troppo lungo perciò l'ho spezzato in un punto =)
Ci sentiamo presto su msn o twilight italia!!!! Un bacione, tesoro!
kiss

Vì Cullen: Ciaoooo!!!! Grazie mille per i complimenti, carissima!!! =)
Sì, la parte in cui Bella legge il libro di Edward è piaciuta moltissimo anche a me (ma noooo, l'ho scritta io XD) e inizialmente pensa che avevo scritto anche la frase letta da Bella...poi mi era sembrata un po' troppo perversa e ho lasciato perdere! XD
Sono felicissima che Jacob non ti faccia né caldo né freddo: una delle mie missioni è di convertire le Team Jacob in Team Eddy perciò...diciamo che è spiegato tutto! XD Ma non ce l'ha una camiciaaaaaaaa??? Sempre a mettere in mostra i suoi addominali, sto esibizionista patentato! XD
Spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere presto!!!
Baci!!!

babyblack: Ehilàààà!!! Grazieeeeeeeeeeeeeee!!!! Siete davvero troppo buone con me!!! Non me lo merito! XD Mi fa piacere che adesso che Jake è entrato in azione sei più felice, nonostante le mie ideuzze su di lui!!! XD Edward DEVE marcare la sua proprietà, e direi che lo sta facendo bene nonostante Jacob abbia idee perverse! (come me, modestamente XD)
Riguardo a Billy Black...no, non lo sapeva, ma è andato via lo stesso...tra un po' capirai il perchè! Per ora mi diverto a tenerti sulle spine XD
Grazie ancora di tutto!!! Spero che questo cappy non ti abbia delusa!
Un bacio
ele

yara89: Ciaooo!!! Grazie davvero! Mi hanno fatto molto piacere i tuoi complimenti =)
Hai ragione, il carattere della stesura era un po' troppo piccolo perciò...detto fatto, ecco che l'ho aumentato =)
I capitoli lunghi per me sono un tasto dolente, putroppo, perché mi lascio predere anche troppo dalla storia e finisco per scrivere poemi...ma credo che te ne sarai accorta XD
Un bacione, fammi sapere se il capitolo ti è piaciuto!

essebi: Ciao, cara! Graziee! Sono davvero felice che la mia ff ti stia piacendo! ^^
Spero che anche questo capitolo ti abbia fatto sorridere almeno un po' e che come stile ti sia piaciuto anche questo! =)
Ci sentiamo presto,
baci,
Ele

Shaky: Ciaoooooooo!!!! Grazie, grazie, grazie!!!! Davvero, non mi aspettavo simili complimenti da tutte voi, e non sapete quanto mi abbiano fatto piacere!!! =D Sono felicissima che i primi due capitoli ti siano piaciuti nonostante siano decisamente troppo lunghi!!!! Ah, non dovevi dirmi che la cosa non ti dispiace, perché si ritorcerà contro di te quando ti ritroverai a leggere capitoloni luuuuunghissimi!!! XD Sono sadica, lo so! XD
Anche io ho sempre desiderato rendere così i personaggi...anche se detto semplicemente in termini 'Edward stronzo e Bella orgogliosa', sembra un po' banale. Per questo nel prossimo capitolo scoprirai parecchio di loro...perché non si limitano ad essere così come li hai visti in questi capitoli! Ti svelo una cosina piccola piccola...allora, nella missione si intrecceranno delle faccende personali...vedi tu cosa ricavare da questa soffiata! ^^
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!
Un bacioneeee!

Samyb: Ciaoo! Grazie mille!!!!!!!!! Mi fa moltissimo piacere che la storia ti stia incuriosendo, spero di non averi deluso con questo 3 capitolo!!!! Come avrai visto, ho seguito il tuo consiglio riguardo al carattere della stesura: avevi davvero ragione! ^^
Ci sentiamo presto, fammi sapere cosa ne pensi!
Kiss

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Missione d'Amore

CAPITOLO QUATTRO

 


"Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta tra le donne e benedetto..."
"Mmm", mormorai rigirandomi sul letto.
"...Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte, Amen.  Ave, o Maria, piena di grazia..."
Esasperata mi buttai il cuscino sulla testa per tentare di non sentir più quella voce squillante.
E va bene, grazie tantissimo alla Madonna, ma di prima mattina mentre si dorme mi pare troppo!
Ormai completamente sveglia a causa di quella voce, mi alzai come uno zombie dal letto, scorgendo il mio orologio da polso sul comodino.
Erano le 9 di mattina. Ok, va bene, va bene, non era poi così presto, ma c'è comunque chi dormiva a quell'ora! Io avevi fatto un viaggio molto stancante il giorno prima, io...improvvisamente ricordai tutto, e mi voltai a guardare Edward nella sua parte di letto.
Anzi no, il confine l'aveva superato, e anche abbondantemente! Entrambe le gambe erano dalla mia parte, insieme a una parte della testa. Avevo intenzione di dirgliene quattro, di svegliarlo, di...no, non potevo. Sorrisi quasi involontariamente nel vedere la sua espressione.
Era calmo e tranquillo, le palpebre pallide abbassate le mani piegate sotto la testa come un bambino e le labbra piegate in un leggero sorriso.
Mi fece davvero tenerezza perché era così diverso da quando era sveglio...sembrava così piccolo e innocente...mi voltai verso la porta, e, attenta a non far rumore, uscii dalla stanza per dirigermi al piano terra o al luogo dove quegli sciagurati stavano invocando la Madonna di prima mattina.
Quando scesi le scale non potei fare a meno di notare che tutte le porte erano chiuse, quasi barricate. Anche la stanza che ieri mi era sembrata bizzarra non era in mostra.
Ne avrei parlato presto a Edward, quando si sarebbe svegliato.
Giunsi al piano terra, dove un Jacob con tanto di pantaloncini e niente di sopra se ne stava seduto al tavolo facendo colazione.
Mmm, quante buone cose che c'erano su quella tavola imbandita!
Non appena mi vide, Jacob scattò in piedi, quasi rovesciando la sedia all'indietro.
Solo in quel momento mi accorsi che era al telefono con qualcuno.
"Ok...adesso ti devo lasciare...", farfugliò anche un nome particolare che non riuscii a comprendere, prima di attaccare.
"Bella, non ti aspettavo in piedi così presto!", esclamò venendomi incontro.
"Oh, nemmeno io, a dire il vero...ma sai, le preghiere ti scuotono talmente tanto l'anima da svegliarti completamente", disso con sarcasmo.
Sembrò illuminarsi, guardando il mio pigiama.
Ok, non era proprio il massimo, dovevo ammetterlo, ma lo stava fissando come fosse l'ultimo straccio degli zingari!
Solitamente come pigiama usava una vecchia maglietta a maniche corte consunta e bucherellata abbinata ad un paio di pantaloni della tuta, ma in estate sentivo troppo caldo, perciò avevo provveduto a procurarmi un'altra maglietta di quel tipo solo che senza maniche, mentre al posto dei pantaloni larghi e comodi, indossavo dei pantaloncini più corti, ma sempre alla mano. Forse anche troppo.
"Ah, hai sentito la suocera di mia sorella con la sua radio!", esclamò ridacchiando.
"Radio?", chiesi perplessa.
"Sì, 'Radio Maria'. Sin dalla prima mattina parte con preghiere e rosari a tutto volume che finiscono per svegliare tutti....mi dispiace molto!", disse, ma dalle sue risate trattenute non sembrava poi tanto.
"Anche a me...ma era qui anche ieri quando siamo arrivati?", chiesi sedendomi sul bracciolo del divano bianco.
"Sì...solo che non esce mai dalla sua stanza al terzo piano...non si fa mai vedere, in compenso la mattina però eccome se si fa sentire", risi insieme a lui per quella battuta.
"Il tuo Edward? Ha un sonno talmente pesante da resistere alle invocazioni della Madonna?"
Risi di nuovo. "Oh, sì, sembrava un angioletto...dovevi vederlo!", mi ritrovai a sorridere, di nuovo, ripensando alla sua espressione serafica.
"Mmm, immagino sarebbe stato divertente...ma che fai lì seduta, vieni a fare colazione!"
"No, veramente pensavo di prendere qualcosa di leggero...avevo intenzione di fare un tuffetto in piscina questa mattina...sempre che possa usufruirne"
Sembrò riflettere un attimo sul significato della mia ultima parola, poi, probabilmente grazie al contesto generale, capì.
"Oh, ma certo! Io faccio sempre un bagno anche se effettivamente non rispetto i soliti orari anti collasso!", ridacchiò.
"Allora vieni anche tu!", proposi. Dovevamo proprio scoprire qualcosa di lui, e riflettendoci avevo capito che l'unico modo per poter sapere qualcosa era fare la gatta morta con lui. Purtroppo.
"Certamente...fino a prova contraria questa è casa mia, tesoro"
Il tono in cui disse 'tesoro' non mi piacque...
"Ok, allora io vado...di sopra a mettermi il costume, ok?"
"Sì, io ti aspetto qui e finisco di mangiare."
"Già, tu non ti devi fare problemi per la linea!"
"Eh, sì...il bello di avere un metabolismo particolare e fare tanta attività fisica!"
Ridendo ancora, salii le scale nuovamente fino alla stanza.
L'aprii senza pensarci più di tanto e vi trovai Edward ancora dormiente, raggomitolato al cento del letto.
Sgattaiolai piano piano fino alla mia valigia, dalla quale presi il costume. Mi chiusi in bagno e lo indossai con calma, dopo essermi lavata i denti e il volto. Era un po' troppo striminzito perché potessi scendere le scale con solo quello in tutta tranquillità, perciò avevo preso un vesitino di lino celeste fatto appostare per andare al mare da indossare sopra. Quando ritornai, lo trovai in piedi, chino sulla sua valigia mentre mi dava...ehm...un'accurata vista del suo fondoschiena. Distolsi lo sguardo imbarazzata ed andai a prendere gli occhiali da sole dalla borsa sul davanzale.
"Ehi, già in piedi?", chiese sorridendo allegro tornando a sedersi sul letto.
"Eh, sì...tu a quanto pare ti sei risparmiato la preghiera mattutina, invece"
Sembrò perplesso.
"Cosa?"
"No, nulla di che...ma forse è meglio che te lo dica...sai per la mi...", non mi lasciò il tempo di finire la frase che mi interruppe.
"Sì, la micina di tua zia...mi avevi detto che era in punto di morte che le è successo?", chiese con tono che voleva farmi intendere qualcosa.
Qualcosa che però non riuscivo bene a capire.

Tentai di fargli capire la mia perplessità. "Edward, ma ti senti bene?"
"Sì, amore", rispose lui lanciandomi uno sguardo eloquente.
Perché si era messo a chiamarmi amore? C'era qualcuno che ci stava ascoltando...?
"Perché non mi dai il bacio del buongiorno, amore?", chiese con voce maliziosa.
Ogni pretesto andava bene per irritarmi, vero?
"Ed...", non mi lasciò nemmeno finire perché mi ritrovai le sue labbra calde e umide sulle mie.
Mi stava baciando!
Senza neanche rendermene conto le mie mani finirono sulle sue guancie, accarezzando il leggerissimo strato di barba che le ricoprivano.
Le sue, invece, si arpionarono ai miei fianchi facendomi scontrare completamente con il suo corpo caldo.
Fremetti, colta da brividi lungo la schiena.
Mi baciava con passione e desiderio così travolgente che per tutta la durata dell'effusione mi dimenticai di tutto.
Improvvisamente mi sbatté contro la parete, nell'angusto e minuscolo spazietto che separava il muro dal comodino.
La sua lingua premette contro le labbra, prima di iniziare una lenta danza con la mia. Nel frattempo però la sua mano destra si staccò da me e poco dopo la luce della stanza si accese ed un lungo 'biiiiiip' risuonò ripetutamente.
Edward si staccò da me, quasi con irruenza e si allontanò di parecchi passi, aggiustandosi i pantaloni e mostrandomi un aggeggio nero schiacciato sulla sua mano.
"E' un microcip, l'avevo notato questa mattina appena sveglio, ma non potevo certo alzarmi e toglierlo così come se niente fosse...avrebbero capiro che c'è qualcosa di strano", si spiegò guardando da tutt'altra parte.
Poi, senza attendere una mia risposta, si voltò quel tanto che mi bastò per vederlo passarsi il dorso della mano sulla bocca con espressione...strana.
Che stronzo.
Mi alzai di fretta, presi la borsa che avevo preparato e mi chiusi la porta alle spalle senza aver detto una parola.
Fosse stato per me, non l'avrei mai baciato in vita mia...certo, solo nei sogni volendo avrei potuto, ma almeno in quelli Edward non era così stronzo come nella realtà.
Scesi di fretta le scale e mi diressi verso la piscina, raggiungendo una delle sdraio verde scuro e bianche. Vi appoggiai sopra un telo per il mare prima di sedermici sopra, togliermi il vestitino e mettermi la crema solare. Presi poi gli occhiali da sole e la rivista che mi ero portata mettendomi a leggere.Ancora una volta non riuscii a concentrarmi sulle parole e sulle ricette del magazine, ma sbuffavo irritata per il comportamento di quel cretino. Ero così arrabbiata che non mi accorsi nemmeno di quando arrivò.

"Ehi...non ti facevo una tipa da stare ai fornelli", ridacchiò sistemandosi sulla sdraio esattamente di fronte alla mia, al di là della piscina.
Non mi degnai di dargli una risposta, anzi continuai imperterrita la mia lettura della 'Torta allo Yogurt d'Ananas'.
Due vaschette di zucchero...
Altre due di farina...
Tre uova...
Una vaschetta di yogurt...
Albumi montati a neve...
Cuocere per quarantacinque minuti...
SPLASH!
Improvvisamente mi ritrovai inzuppata dalla testa ai piedi per colpa di qualcuno che si era appena tuffato.
Anche la rivista, anche quella mi aveva rovinato! Proprio ora che avevo trovato una ricetta interessante!
Mi tolsi gli occhiali da sole appoggiandoli sul tavolino vicino alla sdraio trovandomi davanti una scena ben diversa da quella che avevo immaginato.
Edward era ancora in piedi accanto alla sua sdraio che rideva come un cretino, senza l'ombra di una goccia d'acqua sul corpo scolpito.
Al contrario, in acqua vi era Jacob con il sorriso sulle labbra.
"Piaciuto il mio tuffo bomba?", chiese ammiccando.
E aveva pure il coraggio di chiedermelo!
"Molto, molto...", risposi socchiudendo gli occhi verso Edward che se la spassava come non mai.
"Tu che sei il mio fidanzato non dovresti difendermi?", chiesi lanciandogli una frecciatina su poco prima in camera.
Sorrise divertito. "Oh, certo, dovrei...ma non sia mai che mi metta contro uno del mio stesso sesso", rispose prima di buttarsi anche lui in acqua urlando "BANZAIIII!"
Inutile dirlo, ricevetti un'altra doccia fredda. Per lo meno questa volta il giornale era rimasto salvo.
Jacob se la rideva in un modo pietoso senza preoccuparsi di nulla.
Quando però Edward fuoriscì dall'acqua, il mio cuore fece involontariamente gli straordinari.
Con la testa gettata all'indetro, schizzò via tutta l'acqua presente sui suoi capelli ramati, adesso più scuri. Il volto era ricoperto di goccioline, le quali, per effetto del sole, creavano sulla sua pelle un effetto scintillante.

Deglutii alzandomi. Sciolsi i capelli ancora frastornata e mi diressi piano piano verso la scaletta dalla parte opposta della piscina, perché non potessero più darmi fastidio.
Mi sedetti sul bordo della piscina e immersi i piedi nell'acqua. Era gelida, come avevo già avuto l'onore di percepire.
Sotto lo sguardo di quei due porci, scesi di un altro gradino, giusto per abiuarmi a poco a poco alla temperatura. A Jacob sarebbe potuto davvero venire un collasso con quest'acqua fredda!
Affaracci suoi, pensai ricordandomi del tuffo bomba che mi aveva riservato.
Improvvisamente mi ritrovai Edward davanti che sguazzava nell'acqua come un pesce, solo più bello.
"Lo sai che potresi fare il 'sirenetto'?", lo sfottei scendendo ancora un pochino.
Lui rise. "Sì, l'acqua è sempre stata il mio habitat naturale"
"Allora potresti rimanerci per il resto della vita...a me non dispiacerebbe"
"Ah sì?", chiese facendosi spaventosamente vicino, nonostante io fossi ancora attaccata alla scaletta.
No, no, no...
Come non detto.
...Prese la mia caviglia con una mano e mi spinse giù.
Fortunatamente riuscii ad aggrapparmi al bracciolo della scaletta rimanendo ancora fuori dall'acqua...almeno, non tutta.
"E dai, Bella, non dirmi che hai paura di un po' d'acqua!", mi sfotté tirando ancora, questa volta però il polpaccio.
"Non ho paura, ho semplicemente i miei tempi", risposi stringendomi ancora di più al bracciolo.
 "Alla faccia dei tempi, sembri un mollettone per stendere i panni!", esclamò Jacob venendoci incontro.
Oh, no!
Non ero più sicura che questa volta non ci sarebbero riusciti...
Quando vidi Jacob scambiare uno sguardo eloquente con Edward, mi misi a strillare: "Maggie!!!!!!"
Lo so, era patetico, ma almeno li distrassi facendoli ridere.
"Ahahah! Dio, Bella, ma che ti urli? Guarda che obbedisce ai miei di ordini, mica ai tuoi!", riprese Jacob avvicinandosi alla scaletta per aver lo slancio necessario per arrivare alla mia altezza.
Adesso era seduto proprio sul bordo piscina, adiacente a me.
Le sue mani si avvicinarono di colpo al bracciolo della scaletta, tentando di sciogliere la mia presa ferrea. Le dita ormai erano sudate e scivolavano via come niente, rendendogli il lavoro molto, molto più semplice. Gli bastò fare un po' di forza con entrambe le mani che Edward mi spinse da sotto e caddi nell'acqua gelida della piscina con un tonfo, esattamente di fronte al cretino numero uno.
Tentai di risalire subito in superficie, ma due mani mi tenevano bloccata per le spalle, impedendomi i movimenti.
Solo dopo qualche secondo riuscii a liberarmi fuoriuscendo e mettendomi a tossire come una tossico-dipendente.
"Cazzo fai, Edward?!", lo accusò Jacob buttandosi in acqua per darmi colpi sulla schiena aiutandomi a buttare fuori l'acqua che avevo ingerito.
"Guarda che hai collaborato anche tu", rispose lui duro.
"Sì, ma lo scherzo è bello quando dura poco e io non avevo intenzione di annegarla!", ribatté.
Sentii uno sbuffo dietro di me, mentre ancora tossivo, con gli occhi lucidi.
"Scusa, amore", poi la sua mano calda si posò sul mio fianco attirandomi a sé scostando via un Jacob infastidito.
Mi circondò i fianchi con entrambe le braccia e mi guardò negli occhi, quegli occhi verdi come smeraldi così intensi...
"Vieni", mormorò guidandomi lentamente verso la parte opposta della piscina dove l'acqua era più bassa.
Quando finalmente toccai con i piedi, mi allontanai da lui: non avevo voglia di ripetere l'esperienza del bacio di prima.
"Non capisco perché non siamo andati al mare", borbottò Edward senza riferirsi a qualcuno in particolare.
"Perché qui a Panarea il mare è infestato dalle meduse. Pensa che una volta una si è attorcigliata al braccio di una ragazza così forte che quella non riusciva a togliersela di dosso.", esclamò Jacob in risposta.
"Brr", mormorai. Avevo sempre avuto paura delle meduse.
Edward si avvicinò di nuovo, percorrendomi con lo sguardo.
"Vedo che hai tenuto conto del mio consiglio", proruppe appoggiandosi al bordo piscina con i gomiti in una posa di relax. Lo sguardo di Jacob si fece incuriosito, mentre il mio spazientito: avevo capito benissimo a cosa si fosse riferito.
"Come ti ho già detto, i costumi io li porto non certo per far piacere a te", risposi suscitando le risate dell'altro.
"Ahah! Bei gusti, allora, Edward!", esclamò Jacob dandogli il cinque. Ovviamente si era dimenticato di poco prima...
Mi sentivo tanto una martire nelle grinfie di quei due pervertiti. E in effetti il paragone non stonava, dato che la radio aveva ricominciato ad andare, solo che questa volta la preghiera intonata era il 'Padre Nostro'.


* * * * * *



"Hai preso tutto?", chiesi per l'ennesima volta a Edward.
"Sì, e, tra parentesi, è la quarantacinquesima volta che me lo chiedi", ribadì lui spazientito.
La giornata era ormai trascorsa e terminata. O almeno quasi terminata.
Adesso a me ed Edward spettava il lavoro più complesso, ovvero quello per cui eravamo venuti qui a Panarea: la missione.
Avevamo preso tutti i marchingegni speciali che ci permettevano, per esempio, di localizzare delle telecamere nascoste o delle altre presenze, nel caso non ce ne fossimo accorti.
Era tutto buio, il che era certo un bene: le tutine tanto amate da Alice si mimetizzavano perfettamente con l'oscurità nonostante le scollature.
Già, Alice. Il giorno stesso il cui c'eravamo conosciute avevamo avuto un bel battibecco a proposito delle 'divise'  quando avevo scoperto che le aveva ideate lei stessa.
Il folletto era assolutissimamente convinta che quelle utilizzate prima fossero anticonformiste, vecchie e portatrici di calore.
Nonostante lavoriamo come spie, dobbiamo attenerci alla moda e alle tendenze del momento. Non è giusto che chi fa questo lavoro non possa vestirsi con classe ed eleganze, rinunciare alla propria femminilità!  , queste erano state le testuali parole di Alice a riguardo.
In quel momento mi ero ritrovata a pensare solo a una cosa: 'Ma vaffanculo alla femminilità!'
E anche adesso, a dire la verità. Sì perché non era affatto entusiasmante vedere il sorrisino soddisfatto di Edward non appena posava lo sguardo sulla mia figura.
Sin dall'inizio avevo sperato di potermi mettere una tuta nera qualunque, peccato che solo nelle divise fornite dalla CIA per ogni specifica missione ci fossero incorporati gli aggeggi utili.
"Bene, Cullen, adesso vediamo di muoverci, ok?", gli intimai incrociando le braccia sotto al seno.
"Certamente...allora, innanzitutto dobbiamo andare nella stanza del primo piano...quella che ti era sembrata sospetta, no?"
"No, Cullen, a quanto pare non mi hai ascoltato nemmeno stavolta. Non dobbiamo andare 'innanzitutto' in quella. Dobbiamo andare solo in quella! Sai che non ci possiamo permettere di farci scoprire, perciò poco per volta, ok?"
"Ma certo, capo", farfugliò sarcastico mentre aprivo la porta.
Mi voltai un secondo indietro, giusto per lanciargli un'occhiataccia, poi tornai ad ispezionare il corridoio, apparentemente vuoto.
Per fortuna che noi avevamo i super occhialini...Sorrisi, ringraziando mentalmente chi aveva avuto la brillante idea di inventarli.
Erano dei normalissimi occhialini da usare in piscina, esteriormente, ma in realtà ti permettevano di vedere bene al buio, come fossimo dei gatti.
Mi accostai in fretta alla parete del corridoio, sempre stando all'erta.
Edward, nel frattempo, aveva chiuso a chiave la nostra camera. Non appena mi raggiunse, ebbe la sfacciataggine di superarmi e di dirigersi per primo verso le scale.
Avanzavamo entrambi di soppiatto, completamente appiccicati alla parete, in modo da non essere visti.
Il radar che ci avvisava riguardo alla presenza di telecamere nascoste si azionò, facendoci bloccare immediatamente, nel timore di essere scoperti.
Sentii un dito toccarmi la spalla e mi voltai verso Edward. Mi stava indicando un punto abbastanza nascosto nell'ombra dove effettivamente vi era la telecamera.
Lo vidi sgattaiolare in fretta giù per i primi cinque gradini delle scale, poi si fermò dato che la telecamera aveva ripreso a sorvegliare quella zona. Non appena si spostò da me, lo imitai, e insieme scendemmo cauti le scale, sempre accoccolati al pavimento e alle pareti per mimetizzarci con l'oscurità.
Improvvisamente percepii il fiato caldo di Edward sul collo e mi accostai a lui. "Dimmi qual è la stanza", sillabò con attenzione.
Feci per precederlo, ma mi bloccò scuotendo la testa.
Con un cenno del capo, allora, gli indicai la porta dove all'interno si trovava quella stanza bizzarra.
Scese ancora i gradini, fino a che arrivò al corridoio del piano inferiore seguito a ruota da me. Si alzò in piedi guardandosi attorno con gesti meccanici e veloci, poi, una volta attaccato alla parete, si accucciò per fare una capriola in avanti e finire dall'altro capo, proprio vicino alla camera.
Solito esibizionista, pensai scuotendo la testa.
Non appena si accorse del mio scetticismo, sorrise divertito e con un dito mi indicò di raggiungerlo.
Speravo che almeno per questa volta mi facesse entrare per prima, giusto per fargli vedere che non ero una principiante come probabilmente pensava.
Seppur malvolentieri, mi chinai e rotolai anche io in avanti, così come aveva fatto lui. Quando gli arrivai vicino, scosse la testa, così come avevo fatto prima io con lui, e si avvicinò nuovamente. "Allora vedi che non sono solo io?", mormorò ridacchiando silenziosamente.
Fosse stato per lui ci saremmo fatti scoprire con comodo.
Gli feci cenno di stare zitto e mi avvicinai con cautela allora porta. Avevamo già indossato dei guanti di lattice in partenza per non lasciare traccie, così potei abbassare con tranquillità la maniglia della porta, senza che scattasse un qualsiasi allarme.
Chissà come sarà controllata all'inerno, allora, pensai preoccupata.
Mi abbassai cauta, ed entrai nella stanza seguita da Edward.
Il radar prese a vibrare in modo impressionante, segno che fossimo sorvegliati di continuo.
Rimanemmo fermi per un po', giusto per vedere come funzionavano le telecamere.
Stando ad osservare con attenzione, mi accorsi che vi era una specie di intervallo in cui le sei telecamere non guardavano mai nello stesso punto che durava all'incirca 30-40 secondi.
Dovevamo sfruttarlo al meglio!
Anche Edward se n'era accorto - con mio stupore -, infatti, propriò quando scattò il momento in cui avvicinarsi, si mosse, con me a fianco.
Strisciammo lungo il pavimento con cautela, fino allo scoccare dei trentasette secondi esatti, momento in cui la quarta telecamera riprendeva a sorvegliarci. Edward alzò un attimo la testa, sembrava star sorvegliando cn attenzione la scriania posta alla più estrema sinistra della stanza, vicino ad una minuscola finestrella da cui si vedeva la notte buia e stellata.
Sopra al tavolino adocchiato dal ragazzo al mio fianco, vi era un pila abbastanza alta di documenti messi in un ordine quasi maniacale, troppo, troppo perfetto.
Arrivarono gli altri trentasette secondi, e finalmente riuscimmo ad arrivare. Ci nascondemmo in fretta e furia dietro la scrivania, dove non potevamo essere visti.
Vidi Edward prendere in mano un telecomandino dalla sua cintura e puntarlo verso la telecamera più vicina, disattivandola immediatamente.
Mi irratai con lui per quell'azione sconsiderata, ma in fondo non avremmo potuto destare troppi sospetti: c'erano comunque tutte le altre telecamere a sorvegliare la stanza.
Proprio mentre sembrava di essere riusciti a risolvere i problemi più grandi e di essere finalmente a buon punto, sentimmo dei passi pesanti, proprio nel corridoio.
Accidenti! Scambiai con Edward uno sguardo preoccupato, ma lui sembrava piuttosto tranquillo.
Riapartirono i trentasette secondi, così ci alzammo velocissimamente verso la pila di fogli e cominciammo a sfogliare in fretta e furia le pagine.
Inizialmente sembravano solo riviste o quotidiani, ma più si andava avanti si trovava qualcosa di nuovo, documenti più preziosi...pericolosi.
Le fotografie di due ragazze, due delle ragazze scomparse e usate come prostitute.
Quando la prima telecamera riprese a sorvegliarci, ci abbassamo di colpo.
Avevamo entrambi il respiro accellerato mentre aspettavamo il momento per rialzarci.
Finalmente arrivò, ma non appena mi avvicinai ai fogli, Edward fece un qualcosa di davvero inaspettato. Con una mano allontanò la mia, mentre con l'altra mi buttò per terra. Non solo mi aveva fatto male, ma aveva provocato pure un tonfo da non passare inudito!
Lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite, incazzata come non mai. Decisi di strisciare verso l'uscita: c'erano stati altri rumori provenienti dal corridoio.
Edward nel frattempo aveva ripreso a controllare i fogli partendo però dall'inizio senza passare agli ultimi come invece avrebbe dovuto fare!!!! Fissava tutto ciò che si ritrovava davanti con occhi sgranati, scartando giornali e passando a degli altri, finché non si bloccò di colpo, dimenticando tutto. Avvicinò la testa verso la pagina che era rimasto a fissare con espressione sconvolta, quasi in trance.
Che cazzo fa?!?!
Distolsi lo sguardo da lui e guardai allarmata la prima telecamera: stava per arrivare a riprenderlo, cazzo! E nel frattempo i rumori si facevano più vicini, più sospetti.
"Cazzo, Edward!", mi ritrovai a sibilare sull'orlo di una crisi isterica.
Era ancora lì che guardava quella fotografia del cazzo senza passare ai documenti che avevo visto! Cosa diavolo aveva visto?!?! Una ricetta interessante? Un articolo riguardante il porno?!?!
Senza più rispondere delle mie azioni, presi dalla mia cintura lo stesso telecomando che Edward aveva usato prima, disattivano anche la telecamera che stava arrivando a riprenderlo.
I passi non cessavano ancora, anzi, erano più frettolosi, e si avvicinavano...
Mi avvicinai di corsa a Edward e lo strattonai giù, togliendogli dalle mani quella pagina che era rimasto a fissare.
La sua espressione era ancora sconvolta, mentre lo buttavo per terra.
Ci spiattellammo contro il pavimento in fretta e furia, e senza nemmeno più badare alle quattro telecamere in funzione, ci dirigemmo verso la porta ed uscimmo di corsa dalla stanza.
Dentro di me ribollivo, di rabbia, furia, irritazione...Edward non l'avrebbe passata liscia, ne ero più che sicura.
I suoi movimenti erano meccanici, come stesse pensando ad altro, tutt'altro.
I passi che invece avevo sentito prima erano vicini, vicinissimi.
Se avesse continuato a fare di testa sua, l'avrebbero scoperto, perciò lo tirai per un braccio, e insieme salimmo le scale come avevamo fatto prima, solo più velocemente.
In quel momento si sentivano anche delle voci, parole biascicate e borbottii minacciosi: non riuscivo a capire cosa stessero dicendo.
Arrivammo in fretta al secondo piano e ci attaccammo alla parete, sempre facendo attenzione alle telecamere.
Eravamo vicinissimi alla camera, la nostra salvezza, ma...
Cazzo, le chiavi ce le aveva lui!
Mi avvicinai frenetica a Edward armeggiando con la sua cintura. In un momento normale mi sarei sentita in imbarazzo nel stare a così stretto contatto con il suo corpo, ma adesso era tutta un'altra storia.
Finalmente trovai le chiavi della camera, l'aprii velocemente e ci spinsi dentro Edward, inerme come una bambola, e mi chiusi la porta alle spalle.
Sospirai un attimo di sollievo ancora con il respiro accellerato per la corsa e per tutto il resto. Accesi la luce, continuando a dare le spalle a Edward. Poi mi sedetti sul letto, evitando ancora gi guardarlo.
Quando fui seduta e quindi sicura di non arrivare ad assalirlo, aprii gli occhi, trucidandolo con lo sguardo.
Era ancora lì, appoggiato alla parete vicino alla porta del bagno, imbambolato e in trance.
"Che. Cazzo. Hai. Fatto?!?!", gli urlai contro alzandomi di colpo dal letto. Non appena avevo visto la sua faccia tutti i miei buoni propositi erano andati a farsi benedire.
Biascicò qualcosa, senza che capissi un tubo.
"Ti rendi conto di che cazzo hai combinato????? A quest'ora potevamo anche aver risolto il caso, se mi avessi lasciato andare piuttosto che spingermi per terra!!! Sei un idiota egocentrico, ecco cosa sei!!!!!"
Nessuna risposta, continuava a guardare il pavimento.
Persi definitivamente quell'insignificante briciolo di pazienza che mi era rimasto.
Mi avvicinai a lui e gli alzai la testa con una mano, facendo scontrare i miei occhi con i suoi.
"Sono proprio curiosa di sapere cosa hai visto, Cullen, perciò, rispondimi"
"M-mia sorella...", balbettò con un filo di voce.
Sospirai, convinta di aver capito male.
"Cosa...no, non è possibile. Tu hai fermato tutto solo perché hai visto tua sorella?!?! Ma lo sai quanto me ne può fregare di lei?!?! Dimmi, lo sai?????? Niente, non me ne frega niente!!!!! Chiamala, tua sorella, forza, prendi il telefono e chiamala, cazzo!!!!", urlai fuori di me.
Per quanto potessi saperne e per quanto me ne potesse fregare, sua sorella poteva anche essere benissimo una fotomodella, per questo doveva averla vista in un giornale.
La sua espressione si indurì. Ero finalmente felice che si fosse svegliato giusto un attimo, nonostante non capissi comunque nulla.
Alzò lentamente la testa, fino a che mi ritrovai a fissare i suoi occhi color smeraldo freddi, immobili come il ghiaccio.
"Mia sorella", sillabò per bene, "è morta. E la foto che io ho visto", si fermò un attimo prima di continuare, "risaliva al periodo in cui nessuno l'ha più vista, dal giorno della sua scoparsa."

 

 


...TAN-TA-DAAAAAAAAAAN!!!!!
ALLURA LE'...CON QUESTO FINALE SICURAMENTE MI SONO ASSICURATA LE MINACCIE DI MORTE DA PARTE DI MOOOOOLTE DI VOI...MA...CHE VI POSSO DIRE...? SONO SADICAAAAAAA!!! MUAHAHAHAHAH! XD
IL CAPITOLO ALL'INIZIO ERA FRIVOLUCCIO COME AL SOLITO, PERò QUESTA GRANDE RIVELAZIONE DA PARTE DI EDWARD CI FARà PENARE PER UN PO'...
FATE LE CONCLUSIONI CHE VOLETE, MA VOGLIO CHIARIRE UNA COSA SIN DA SUBITO: Nè ROSALIE, Nè ALICE SONO LE SORELLE DI EDWARD (INFATTI SONO ANCORA VIVE MA...LASCIAMO STARE...XD) PERCIò PENSATE CIò CHE VI SEMBRA PIù CCCCIUSTO ^^
VE L'AVEVO DETTO IO DI NON AVERE CONCLUSIONI AFFRETTATE SU EDWARD, EH!!!!!!!!
INFONDO LUI è UN BRAVO RAGAZZO...ANCHE SE UN PO' PERVERTITO...XD
E IN QUANTO A JAKE?? CHE PENSATE DI LUI??? OGGI SI è ASSICURATO DEI PUNTI O NO?? (X ME NO, MA IO SONO DI PARTE XD)
E COSA CI FARANNO TUTTE QUESTE TELECAMERE...? IL BACIO DI EDWARD??? SOLO X TOGLIERE UN MICRO CIP O ALTRO????
VOGLIO TUTTE LE RISPOSTE, EH! SARò MOLTO MOLTO ESIGENTE!! XD
NO DAI...DAVVERO, FATEMI SAPERE SE IL CAPITOLO HA FATTO SCHIFO O LA SUFFICIENZA ME LA POSSO PRENDERE =)
GIà CHE CI SONO RINGRAZIO TANTISSIMO LE 30 GIOVINCELLE CHE HANNO MESSO LA MIA STORIA TRA LE SEGUITE (THANK YOU SO MUCH!!! *________*) LE ALTRE 10 CHE L'HANNO MESSA TRA LE PREFERITE (GLASSIE, TESORI MIEEEEEIII!) E LE 3 TRA LE RICORDATE (THANKSSSSSS!!!!!!)
GRAZIE ANCHE A CHI SI LIMITA A LEGGERE SEMPLICEMENTE E MAGARI SORRIDE QUANDO EDWARD BUTTA IN ACQUA BELLA O PARTE RADIO MARIA...GRAZIE!!!!
A PROPOSITO DI RADIO MARIA...NELLA CASA DOVE ABITAVO PRIMA C'ERA SOPRA DI ME UNA NONNETTA CHE L'ASCOLTAVA SEMPRE, PERCIò MI è SEMBRATO GIUSTO METTERLA QUI NELLA FICCI! XD
VI LASCIO ALLE RISPOSTE ALLE RECENSIONI E LA PIANTO UNA BUONA VOLTA DI BLATERARE COME SOLO IO SO FARE! MODESTAMENTE..XD
UN BACIONE A TUTTE QUANTE!!!
RECENSITE NUMEROSE CHE VOGLIO RISPOSTE CONCRETE IO!! XD
ELENA


RISPOSTE ALLE RECENSIONI

Annabella95: Annuccia miaaaaaa!!! Oh, si che me l'hai detto di darmi alle storie divertenti!! XD E io, da brava bimba quale sono, ti ascolto sempre e faccio quel che mi dici! XD
Allura...piaciuto il cappy???? Te l'avevo detto io su msn che era emozionanteeeee!!! Ti giuro, nello scriverlo piangevo senza motivo!!! Ok, ok, svelo il mio segreto: (e non è quello della pubblicità del Kinder, bada bene! XD) stavo ascoltando la musichetta del trailer di Dorian Gray che mi sono scaricata...è una roba stra inquietante se vuoi ascoltarla...con comodo! XD
Mi raccomando, fammi sapere cosa pensi di tutto...finale compreso!!!
Tanti baciuzzi, distributore mioooo!! XD


The Red One:
Io: Pronto?
-Salve, qui è casa dell'Alessia, quella cara bella bimba twilighter...le dice qualcosa?
Io: Aaaaaaaaaah, l'ale, certo!! Mi dica!
- Eeeeeeeeh??? Ah, ok, certo che te lo dico!!! Allora...mi devi...100 € di amplifon perché come avrai notato non ci sento più una mizza, facciamo altri 100 per il parquet della sua adorata cameretta che avevo appena comprato..tutto macchiato di pipì...oh, che disastro! Hai detto qualcosa teppistella?
Io: No, no, la prego, continui, continui...
- Pooooi...la tastiera del computer! Eh, eh, quella l'ha allagata COMPLETAMENTE x colpa tua! Però c'è una cosa che non riesco a capire...che hai fatto x farla diventare cosììì?? COSAAA??? DIMMELO, BRUTTA CRETINA CHE NON SEI ALTRO!!!
Io: Ehi, ehi, ehi, bella signora, si calmi!!!! E' sua figlia che non fa altro che ridere dalla mattina alla sera ù.ù
- Eh, lo so...da quando ha conosciuto una certa Elena di Twilight Italia è sempre peggio...
Io: Oh, si, badi, quella lì è proprio una tipa da evitare, gliel'assicuro!
- Dici??? E' per colpa sua che ti sei ridotta così???
Io: Gliel'assicuro!!!! xD
Ahahahahahaha!!! Scusaaaaaa!!! Rido come una cretina x la piccola conversazione che mi sono inventata, ma davvero la volevo sentire tua madre che mi sgridava perché avevi riso troppo!!! XD
Allura..t'è piaciuto il capitoloooo??? Dai, dai, dai dimmi di siiii!!!
Voglio una bella lunga recensione da te! Non mi deludere altrimenti la mazza di Edward finirà contro la tua testa!!! XD
Un bacio Kolly!!
ciaooo


essebi: Ahahaha! Ciaooo! Sì, anche a me fa morire dal ridere jacob che fa il bimbo viziato!!! XD In effetti lo sarei anche io se avessi tutti quei comodi...ma dato che i miei genitori non hanno mai vinto il superenalotto, no problem! XD
Lo so, Edward è il solito deficiente...ma...ehm...ecco...è...il MIO adorabile deficiente!!!!! XD
E adesso cosa pensi di lui??? Spero che il capitolo non ti abbia deluso!!!!
Un bacione, eli!!

Shaky:Tesoroooooooooo!!!!!
Ti dispiace che ti chiamo così??? Scusa ma dopo i complimenti che mi hai fatto sei diventata una delle mie recensitrici preferite!!! XD
Ci sei data dentro con la recensione, eh?? XD
Mi fa davvero piacere che tu abbia riso tanto, e dato che me lo chiedi così facciamo che per una notte Edwarduccio proverà (e non ti assicuro i risultati XD) a dormire sull'armadio!! XD
Povera la mia Maggie...ma vedrai che infondo saprà resistere a Jacob, e anche vendicarsi alla fine, vedrai!!! ^^
Jacob è un maniaco, questo era stato appurato da quando era comparso la prima volta in Twilight e poi la cosa si è accentuata negli altri perciò era un aspetto che proprio non poteva mancare nella ficci! XD
Oddioooo, vorrei aver visto la tua faccia quando hai letto il risveglio!!!! Ahahaha, mi sa tanto che non era come te lo saresti aspettato, eh?? XD
Ok, abbiamo accordato che voglio la statua A CAVALLO, mi raccomando!! XD Altro che totem, io sono più ambiziosa e merito di più, modestamente! ù.ù
Mmm...dici che possiamo continuare con le soffiate e lo scambio di merce in nero??? XD Cosa te n'è sembrato del finale??? Edwarduccio s'è trasformato in una bambola di pezza? No, dai, adesso siamo seri perché è una cosa brutta...e molto molto misteriosa...perchè comunque...che cavolo ce fa la foto della sorella di Edward (che ancora non sapete chi è) in casa Black???? Ah, bella domanda...!
Spero anche che non mi lancerai pomodori per un solo gg di ritardo!!! In fondo sono stata brava!!!! Veroooo?? XD
Miraccomando fammi sapere del capitolo, eh!!! Un bacioneeeeeeeeee
ele


babyblack: Carissima, sei TU che non mi deludi mai con le tue recensioni!!!!! Sei una recensitrice con i fiocchi!! XD
Oooooooooh, grazie mille dei complimenti!!!!! Spero davvero che anche questo capitolo ti abbia divertito e appassionato!!! Io ci metto sempre il massimo come sempre, ma può capitare che certi capitoli vengano meglio di altri! Soprattutto se li scrive una come me! XD
Allora..che pensi riguardo al finale con Edward???
Nel prossimo capitolo si chiarirà tutto!!! ^^ Rigaurdo all'aspetto focoso di Jacob e i sottoerranei...mmm...ti farò penare un po' prima che riuscirai a capire bene! muahahahahahah! XD
Il risveglio è stato di tuo gradimento??? XD Ahahahah! Bella è ancora con la testa tra le nuvole anche se alla fine s'incavola di brutto!!!! E fa bene, scusa!!! Quello la spinge via di colpo e...trova sua sorella!!!! Tan-ta-taaaaaaan! XD
I pettorali lisci e morbidi di Ed c'erano anche in questo capitolo per la gioia di tutte le pervertituzze come me!!!! XD
Grazie ancora tantissimooo!!
Un bacione, vero!


Vì Cullen: Ciaooooooo!!!!! ^^
Te l'assicuro: qui Jacob è un tantinello più simpatico solo perché sono io a scrivere di lui, altrimenti...XD Ahahah, ma quanti complimenti che mi faccio da sola! XD
Hai ragggggione è molto ambiguo con le sue focosaggini XD
Edward ovviamente è sempre un mito e io lo amooooo!!! (non s'era capito vero??XD) Questo suo bacio con Bella???? Ti è piaciutoooo??? Lo sperooo! *.*
Mi fa piacere che le mie conclusioni ti siano piaciute, ma questa...???? Cosa ne pensi???
Comincia a farti qualche idea, perché nel prossimo si chiarirà tutto per bene!!!!

Kissoni, vì!!

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Missione d'Amore

CAPITOLO CINQUE

Per l'ennsima volta, mi rigirai nel grande letto matrimoniale dalle lenzuola rosse.
Non c'era freddo, non c'era nemmeno caldo, per una volta si riusciva a respirare, ma...non avevo sonno. O meglio, i pensieri mi impedivano di dormire come avrei voluto.
Inutile girarci intorno: mi sentivo tremendamente in colpa.
Solitamente non ero brava ad ammettere certe cose, ero fin troppo orgogliosa, anche non essendo molto sicura di me...
Quella notte, tornati dal disastroso primo giro di perlustrazione, dopo la mia sfuriata e la sua spiegazione sconvolgente eravamo andati a cambiarci senza dire nulla, io troppo scombussolata, lui...immaginavo che pensieri dovesse aver avuto.
Poi ci eravamo infilati sotto le lenzula in religioso silenzio e avevamo spento la luce. Di parole ne avevamo dette forse anche troppe per quel giorno. Io di sicuro.
Fortunatamente durante la notte un po' in fondo ero riuscita a dormire nonostante i dolorosi e confusionali pensieri.
Perché infondo della sua spiegazione non avevo capito tanto...solo che ero stata io a fare una grandissima cazzata e che forse entro poco tempo mi sarei ritrovata senza un compagno per la missione, visto il suo coinvolgimento personale.
Guardai l'orologio: erano le 5.30...la luce cominciava ad illuminare la stanza attraverso la porta finestra semi aperta.
Ho dormito abbastanza, pensai tanto più che finché fossi rimasta a letto avrei avuto pensieri sempre più negativi.
Scostai in fretta il groviglio delle lenzuola dai piedi, e mi alzai anche se ancora con le vertigini.
Cercai le infradito da sotto il letto, e le misi ai piedi sollevandomi nuovamente. Davanti a me c'era ancora Edward dormiente, proprio come ieri: un bambolotto nel corpo di un venticinquenne. Quella mattina però la sua espressione non era rilassata e sorridente come il giorno prima...e mi dispiaceva sapere che era anche colpa mia.
Mi avvicinai maggiormente a lui facendo il giro del letto, attirata da quella rughetta sulla sua fronte. Segno di preoccupazione?
Una volta che fui però a pochi centimetri da lui un altro particolare mi fece aggrottare le sopracciglia. Sul comodino accanto al letto di Edward, vi era un portafogli marrone chiuso, dal quale sporgeva un angolo di una fotografia che mostrava un cielo terso e perfetto.
La curiosità fu troppa perché riuscissi a reprimerla, e, facendo attenzione a non far rumore, lo presi in mano, dirigendomi verso il balconcino poco distante.
Aprii leggermente l'anta della porta finestra prima di entrare nel terrazzino e aprire il portafogli. Sorrisi al pensiero che chiunque mi avesse visto in quel momento avrebbe pensato che lo volessi derubare...
All'interno di una taschina trasparente vi era una foto ritraente quattro persone.
La terza era Edward, senza ombra di dubbio. Riconobbi immediatamente i suoi capelli ribelli e i suoi caldi occhi verdi. Alla sua destra c'erano invece un uomo e una donna  molto belli nonostante l'età che sembravano comunque avere. Il primo era un uomo alto, magro e muscoloso, con capelli ramati - lo stesso colore di quelli di Edward - e occhi azzurro-grigio. La donna accanto a lui doveva essere sue moglie, una signora elegante e sorridente, gentile all'aspetto e della quale riconobbi immediatamente gli occhi, verdi come smeraldi.
Infine, la ragazza alla destra di Edward. Spalancai gli occhi guardandola più attentamente. La somiglianza tra lei e il ragazzo era impressionante...lunghi capelli bronzei ondulati, fisico statuario, pelle lattea e grandi occhi verdi...quelli però erano piuttosto strani: uno era puntato verso l'obiettivo mentre l'altro...guardava da tutt'altra parte.
Lo sfondo era un paesaggio di mare, probabilmente greco.
Ero confusa nel guardare quella foto e anche molto interessata, mio malgrado. Più guardavo l'uomo con i capelli biondi, più mi sembrava di scorgere una somiglianza con Marcus...
"La mia famiglia, al completo", una voce profonda mi fece trasalire.
Oddio.
In quel momento volli sprofondare nelle profondità più remote della terra. Avevo forse fatto rumore? E allora perché si era svegliato scoprendomi a ficcanasare tra le sue cose?!?!
Non mi voltai nemmeno, mi limitai a chiudere gli occhi dalla vergogna. Si avvicinò maggiormente a me, sino ad arrivare al mio fianco.
"Ehi, non mi sembri più nemmeno tu. Da quando non mi rispondi?", la sua voce era calma, tranquilla. Molto più di quanto mi sarei aspettata.
Sollevai le palpebre e lo guardai, incontrando i suoi occhi verdi.
Mi sorrise, come per rassicurarmi, per poi distogliere lo sguardo verso l'orizzonte.
Il paesaggio che mi vedeva dal balcone era davvero splendido, ma prima ero così concentrata sulla fotografia da non averlo nemmeno lontanamente notato.
"Mia sorella era splendida...una ragazza unica...", mormorò come perso in un ricordo lontano.
"Come si chiamava?", chiesi titubante.
Si voltò verso di me, sempre con il sorriso sulle labbra. Era strano non trovare quel solito ghigno strafottente sul suo volto...ma in effetti speravo di fare l'abitudine a questa sfaccettatura del carattere di Edward, così nuova e diversa da quello che stavo iniziando a conoscere.
"Renesmee, anche se tutti la chiamavano Nessie...", rispose con un luccichio negli occhi.
Prese ad osservare la foto ancora tra le mie mani e ricominciò a parlare, quasi tra sé e sé.
"Mi sembra ancora di vederla, con quei suoi capelli mossi, il corpo esile...e quegli occhi, quei grandi occhi verdi leggermente strabici che facevano perdere il senno a tutti... erano davvero magnetici: più la osservavi, più non potevi fare a meno di distogliere lo sguardo.", tornò a fissare il mare, gli occhi spalancati.
"Ti va di raccontarmi cosa le è successo...?", a dire il vero non ci speravo molto, e infatti non erano nemmeno affari miei, perciò mi stupii quando lo vidi annuire, spostando lo sguardo leggermente verso il basso, come se fosse in un qualche modo divertito.
"Venti giugno 1985: è questo il giorno in cui entrambi cominciammo a vivere...eravamo fratelli gemelli. Io ero il maggiore, anche se lei, fino all'ultimo, continuava a sostenere il contrario", s'interruppe un attimo, appoggiando entrambe le mani alla ringhiera del balcone. "Eravamo una famiglia molto unita, felice, nonostante i nostri genitori, Esme e Carlisle, stessero lontano molto tempo, in quanto anche loro agenti della CIA. "
"Cosa? Davvero? Non sapevo che anche i tuoi fossero spie!"
Sorrise lievemente, un sorriso tirato che non accese i suoi occhi.
"Sì, ed è grazie a loro che questa...professione è diventata il mio sogno. Comunque...ci predemmo una vacanza di circa tre settimane tutti insieme quando io e Nessie avevamo vent'anni...andammo in un paesino dello Stato di Washington a dir poco orrendo dove i miei abitavano da giovani...trascorremmo la vacanza tranquilli, ci divertimmo nonostante la pioggia...Renesmee però, man mano che passavano i giorni, si faceva vedere sempre meno,", s'irrigidì ancora di più, "finché, la sera prima della nostra partenza, non la trovammo più. E con lei erano scomparsi tutti i suoi vestiti, i suoi libri, tutto..."
La sua espressione era dura, la mascella contratta, gli occhi puntati verso un punto indefinito. Sembravano bruciare.
"Eravamo sconvolti...e non tanto per il fatto che fosse sparita, ma perché sembrava un qualcosa di volontario. Cercammo e ricercammo all'infinito: il paese era piccolo e non c'erano posti 'pericolosi' dove avrebbe potuto nascondersi, eppure...passarono tre anni, prima che uno dei nostri investigatori privati la trovasse.", fece una pausa, mentre i suoi occhi si riempivano lentamente di lacrime.
"L'uomo parlò con me al telefono perché i miei erano in missione ed io mi trovavo in casa loro giusto per studiare per l'esame finale con alcuni loro vecchi manuali. Mi diede immeditatamente la notizia...mi disse di andare in un posto... lo feci, ero felicissimo, così preso dal desiderio di rivederla da non dirlo nemmeno subito ai miei... ma...quando andai da lui, la trovai...morta." s'interruppe chinando il capo verso terra.
Rimanemmo in silenzio per pochi interminabili minuti, finché non risollevò la testa tornando a guardare il cielo.
"Eravamo ancora più sconvolti di prima, lo puoi immaginare, ma poi, poco dopo la terribile notizia, i miei dovettero partire per un'altra missione. Ricordo ancora il volto di mia madre, preoccupato ed amorevole mentre mi diceva che quest'ultima sarebbe stata pericolosa, di accompagnarli all'aeroporto...non lo feci, ero ancora arrabbiato con loro perché se non fosse stato per il loro 'lavoro' non mi sarei ritrovato io con il corpo morto di mia sorella davanti...eppure...eppure non avrei potuto sapere che mia madre aveva  ragione...che quella sarebbe stata l'ultima che li avrei visti...se fossi andato all'aeroporto.", fece un profondo respiro, prima di continuare. Capii che gli costava molto dire a me quelle cose...mi sentivo in colpa. Immaginavo che trauma dovesse essere perdere tutta la propria famiglia, ciò a cui si vuole più bene in assoluto, così, in una settimana...sapevo perfettamente che tutti, chi prima e chi dopo, dovevamo morire, ma...così...sembrava molto, molto più doloroso, nonostante non riuscissi a mettermi nei suoi panni.
"Durante quella missione sono morti entrambi, uccisi da un gruppo di criminali. Così sono rimasto solo...solo con me stesso", concluse. Ormai le lacrime gli rigavano il volto pallido testimoniando il suo dolore.
Sentii gli occhi pizzicarmi, segno evidente che presto sarei scoppiata in lacrime anche io.
Tutto, avrei immaginato tutto, salvo che questa storia così traumatica...
"M-mi dispiace, Edward, i-io non avrei dovuto...scusa, davvero", mormorai con la voce rotta dai lucciconi di acqua salata che ormai avevano preso a scorrere sulle mie gote.
Il suo sguardo triste si posò su di me. "Sei la prima persona a cui lo dico...non voglio che gli altri provino compassione per me, non voglio elemosinare affetto da nessuno. Quello che mi ha lasciato la mia famiglia è stato...sufficiente. Adesso sto solamente continuando ciò per cui avevano faticato molto, la CIA...", sussurrò passandosi una mano sugli occhi.
Feci un passo incerto in avanti. Qualcosa mi diceva di abbracciarlo, ma non sapevo se avrei potuto prendermi tutta questa confidenza...d'altronde ero stata abituata a trattare con lui in vesti di stronzo pervertito...non avrei mai immaginato...
Gli buttai le braccia al collo e mi strinsi a lui con impeto singhiozzando.
Mi accorsi solo troppo tardi che lui invece era rimasto immobile come un pezzo di marmo. Mi allontanai di scatto, un po' impaurita e sicura di aver fatto male.
"Scusa, è stato più forte di me, io...mi sento così in colpa, non sapevo nulla, non potevo permettermi di giudicare, non...", questa volta però fu lui a lasciarmi di stucco mormorando: "Stai zitta", e abbracciandomi stretta alla vita. Lo sentivo singhiozzare piano sulla mia spalla in una muta richiesta di conforto.
Un po' titubante appoggiai le mani sulla sua schiena muscolosa, percependo brividi lungo il corpo, nonostante sapessi benissimo che non fosse affatto il momento.
Non avevo mai visto un uomo in lacrime, però lui ne aveva tutto il diritto, assolutamente, nonostante la cosa mi lasciasse abbastanza sorpresa.
Perdere tutto in così poco tempo...doveva essere devastante.
Dopo qualche minuto si allontanò da me, con ancora gli occhi gonfi e arrossati dal pianto.
Sorrise debolmente e si scusò. "Perdonami, sono tre anni che non reagisco così, ma vedere quella foto...pensavo di aver ormai superato quella fase..."
Era un po' impacciato, si torturava la nuca con una mano, grattandosela e tenedo gli occhi bassi...tutto assolutamente nuovo. Lui sembrava nuovo.
Dovetti sbattere le palpebre prima di rispondergli. "Edward...tu non mi devi nulla. Questa è una cosa che riguarda te. Hai tutto il diritto di reagire in questo modo, anzi, se non lo facessi forse ti reputerei un insensibile."
Il suo sorriso si allargò, mesto. "Io sono un insensibile...è solo in questi momenti che non riesco a trattenermi...la mia famiglia era tutto...e anche se so che adesso mi stanno guardando da lassù, mi mancano. Mi mancano le loro continue ramanzine, le litigate con mia sorella...", fece un sospiro, "sembro proprio una ragazzina alla sua prima delusione d'amore", ridacchiò alzando lo sguardo verso di me, nonostante i suoi occhi ancora lucidi.
"Oh, sì, puoi starne certo...", risposi scuotendo la testa. Gli porsi la fotografia.
"Questa è tua...mi dispiace di averla presa senza il tuo consenso...", mormorai guardandomi la punta dei piedi. Mi sentivo tanto una ladra appena beccata dalla sua vittima stessa...che vergogna.
"No, non ti preoccupare...in fondo ne avevi diritto", sorrise, prendendo la foto in mano. La fissò a lungo, secondi, minuti...non sapevo quanto, sapevo solo che era stato per un tempo interminabile, avevo in testa solo i suoi occhi vitrei mentre la esaminavano.
Improvvisamente alzò la testa con gli occhi di nuovo lucidi. "Mi devi promettere una cosa", disse con tono fermo, i suoi occhi color smeraldo fiammeggiavano.
"Sì", risposi flebile, intrecciando le dita tra loro, in un gesto di nervosismo.
"Devi fare il possibile per aiutarmi a capire perché questa foto si trova lì e non dire niente a mio zio di tutto questo.", rispose fissandomi attentamente, come pronto a scorgere ogni mio segno di titubanza.
"Sì, tutto chiaro", mormorai. "E' il minimo che possa fare"
Sorrise dolcemente, il primo vero sossiso che gli vedevo fare. Un sorriso che gli accese anche quegli splendidi occhi che si ritrovava. Mi prese una mano tra le sue, allontandandola dalla mia. "Grazie, Bella"


* * * * *



"Ricapitoliamo?", chiese Edward.
Eravamo seduti sul letto matrimoniale a gambe incrociate, ripetendo e analizzando per bene ciò che c'era da fare questa sera. Quel giorno era lui che dettava le regole ed io, per una volta, forse l'unica in vita mia, mi imposi di rimanere ferma e zitta e sottostare 'ai suoi voleri'.
"Ok...", farfugliai.
"Guarda che hai promesso", ribatté schietto. Impressionante come fosse ritornato entro poco l'uomo privo di sentimenti umani come la compassione. Davvero notevole.
"Losso", risposi attaccando le due parole con fare stizzito.
"E allora ascoltami, benedetto Dio! Allora...come stabilito, questa notte tu sedurrai Jacob mentre io andrò a cercare altre notizie in giro per la casa. Preferirei stare lontano dalla stanza per almeno un giorno"
"Aspetta, aspetta...'sedurrai' non credo proprio che sia il termine giusto. Io preferirei dire 'tenere impegnato' visto che, per colpa di qualcuno, la notte scorsa avrebbe potuto avere dei sospetti riguardo a certi spioni in casa sua.", puntualizzai.
Sbuffò. "Dì quel che vuoi, tanto la sostanza è la stessa. Adesso che non c'è dovremmo approfittarne per capire bene cosa dovresti fare...a quanto ho capito questa notte o domani mattina arriveranno due suoi amici, uno dei quali è Quil, tra l'altro. E non mi è sembrato che provasse molta simpatia per te, perciò...vedi, perlomeno, di metterti nelle grazie di Jacob- una- camicia- manco- morto!"
Storsi il naso. "Si può sapere perché lo chiami così?"
"Mi pare semplice! L'hai mai visto con una camicia da quando siamo arrivati? Io no! Credo proprio che ne sia allergico, scusa! Ma com'è possibile che non si copra manco una volta contata?!"
Ah-ah, gelosetto il nostro agente, eh...
"Solo perché lui ha qualche muscoletto da mostrare in più rispetto a te...", mormorai senza guardarlo.
"Che hai detto?", strinse gli occhi. "Guarda che io quello lo posso battere anche ad occhi chiusi!", esclamò spavaldo.
Scossi la testa. "Sembri un bambino.", mi interruppi un attimo, giusto per pensare tre secondi prima di dire ciò che avevo in mente da tempo. "Ma si può sapere che fine ha fatto la persona con cui ho parlato questa mattina?"
La sua espressione divenne dura, seria, severa.
Cazzo, me l'avevano sempre detto di contare fino a sette prima di dire qualcosa, non fino a tre!
"Non lo so, Bella. Io sono io, punto", rispose imperturbabile. "E adesso vediamo di pensare a cose più importanti. Appena Jacob tornerà, tu dirai che io sono in camera mia con un torcicollo forte come non so cosa e che ne stai 'approfittando' per divertirti un po'."
"Ma sì, tanto la figura della porca traditrice la faccio io!", esclamai sarcastica sbattendo le mani a palmo aperto sul letto.
"Bella, hai..."
"Lo so che ho promesso, porca vacca! Ma ti dispiacerebbe evitare di ripetermelo ogni tre secondi netti?", esclamai esasperata.
Non ne potevo più di lui e dei suoi cambiamenti... mi dispiaceva enormente per la sua storia, però anche io ero umana, anche io potevo sbagliare. "Ah, un'altra cosa: lo so che ti da fastidio che io te lo faccia notare, ma tendi a nascoderti. Se non ti avessi visto questa mattina direi che questo", lo indicai con un frettoloso gesto del dito, "sei tu e basta. Invece ora posso affermare con certezza che quello che invece eri stamattina...era meglio, era più umano, nonostante la sua storia traumatica. Edward, io voglio davvero aiutarti perché penso a come ti devi sentire in questo momento...", non mi lasciò finire.
"No, Bella, tu non lo sai come mi devo sentire io adesso! Tu non lo sai! Tu vuoi essere perfetta, vuoi sempre essere al corrente di tutto, ma ci sono cose che non puoi sapere, e come ci si sente nel perdere tutto in un istante è una di quelle!"
Chiusi la porta davanti a me, prima di mettermi a piangere correndo via da lui.



* * * * * *



"Mmm...Ciao, Bella...scusami se sono tornato così tardi...ma mi hanno trattenuto", mormorò tra uno sbadiglio Jacob entrando dalla porta sul retro della cucina.
Ah, certo, bella risposta all'accoglienza calorosissima che gli avevo riservato!
Nonostante ad Edward avessi detto il contrario, alla fine avevo fatto come mi aveva ordinato lui, anche se i risultati non sembravano quelli che mi aspettavo.
"Ah...ok...allora a domattina, Jake", mi finsi delusa, chiamandolo con quel nomigliolo che sapevo adorava.
"Sì...'notte, Bella", mormorò aprendo e chiudendo di colpo gli occhi  come un orologio a cucù.
Oddio.
Non appena sentii la porta della sua stanza aprirsi e chiudersi, mi precipitai anche io su per le scale, verso la mia stanza.
La trovai vuota: bene, Edward doveva essere già andato. Non avevo assolutamente voglia di parlare con lui dopo il modo in cui c'eravamo lasciati.
Avevo un piano: lui non voleva tornare subito in quella stanza...ma io sì. Ne avrei approfittato, per una volta.
Soltanto pensare il suo nome, fece montare nuovamente il senso di colpa, ricordandomi quello che stava passando tutt'ora. Possibile che i miei sentimenti nei suoi confronti continuassero a cambiare costantemente? Dall'odio all'irritazione, dalla compassione all'odio...non ero normale.
Chinai il capo mentre tiravo fuori la divisa dalla valigia. Mi rimbombava ancora nelle orecchie la sua ultima esclamazione...aveva ragione. Lui aveva tutto il diritto di essere lunatico, io ero solo un'egoista. Un'egoista che non riusciva nemmeno a comprendere le enormi sofferenze degli altri, pensando semplicemente a ciò che fosse meglio per lei stessa.
Ero orribile, ma l'avrei aiutato, sarei andata in quella stanza per cercare risposte. Per lui.
Entro poco tempo fui pronta, come il giorno prima, con la differenza che adesso ero sola.
Uscii dalla stanza che era tutto buio, se non fosse stato per i miei occhiali a raggi X.
Sgattaiolai ancora una volta lungo il corridoio, attenta a non far rumore o quant'altro. Le voci che avevamo sentito ieri non erano solo fantasie.
Scesi le scale aspettando i momenti più opportuni, ovvero quelli in cui le telecamere non mi sorvegliavano, tentando di non pensare che Edward era a pochi metri da me, che gli poteva star succedendo chissà cosa...
Mi abbassai di scatto. Per colpa dei miei pensieri privi di senso stavo per farmi beccare dalla sorveglianza della villa! Ero proprio una deficiente.
Cercai di ridestarmi e concentrarmi per una buona volta sul mio lavoro.
Ed ecco che, con un po' di attenzione in più, arrivai davanti alla famigerata porta che tanto aveva complicato la missione.
Aprii la porta...anzi, no, era già aperta...era stata lasciata socchiusa.
Mille brividi mi attraversarono la schiena: lì dentro poteva esserci chiunque, la mia vita poteva finire in un battito di ciglia come per i genitori di Edward...
Avrei rischiato, faceva parte del mio lavoro, avrei dimostrato a tutti che ne avevo il coraggio, soprattutto a Edward.
Entrai dentro velocemente, abbassandomi subito lungo il pavimento.
Ricordavo bene il meccanismo delle telecamere nascoste, e mi stupii che quelle due che avevamo messo fuori uso ieri non fossero state riparate.
Bene, meglio così.
Strisciai sempre più avanti, fino a trovarmi a pochissimi passi dalla scrivania. Aspettai con finta calma il momento successivo, ed arrivai dietro il tavolo.
Una figura scura era accucciata vicino al cassetto di quest'ultimo, come a cercare qualcosa smaniosamente.
Oddio, oddio...sarà stato un tizio losco, un ladro...un assassino...
Per poco non lanciai un urlo, se non fosse stato per la mano che 'lo sconosciuto' mi aveva mi aveva appoggiato con irruenza sul volto tappandomi la bocca.
Riconobbi i suoi occhi, era Edward.
Il mio sollievo e la mia felicità nel costatare che era lui furono incalcolabili, così tanto che mi rifugiai tra le sue braccia, spaventata a morte per ciò che avrebbe potuto essere.
Purtroppo però la reazione di Edward fu ben diversa dalla mia...
"E tu che ci fai qui?", sibilò guardandomi truce ed allontanandomi da sé.
Mi sentii fuori posto, improvvisamente ricordai tutto.
"Lo stesso motivo per cui tu sei qui, apparentemente", la mia voce voleva suonare sicura e convincente come questo pomeriggio, ma era debole, incerta, spezzata.
"Bella, e Jacob cosa sta facendo adesso??? Ti rendi conto che per colpa tua potremmo essere scoperti?", era furibondo adesso, sembrava non mi avesse nemmeno ascoltato.
La colpa era anche sua però!
Mi avvicinai a lui, spingendolo più indietro.
"Basta, Edward, non puoi fare sempre come vuoi! Non, non...", non riuscii a finire, perchè due mani - le sue - mi trascinarono nella sua direzione, portandomi giù insieme a lui, in una galleria buia e strettissima.
Urlai, mi dimenai, ebbi paura di morire, proprio come quella volta da piccola che mi ero persa nel bosco di notte.
Finalmente il tunnel terminò facendoci cadere su di un pavimento duro come il marmo.
Una luce in lontananza. Poi...tutto divenne buio.




OK...VI PREGO, ABBANDONATE ASCE, COLTELLI, COLTELLACCI E RIVOLTELLE...ANCHE TU, LAGGIù CON QUELLA BALESTRA! GIù SUBITO!!!!!!!!!!!!!
VA BENE, ADESSO CI SIAMO!!
MI SCUSO TANTISSIMO PER IL RITARDINO NELL'AGGIORNAMENTO, MA COME AVRETE NOTATO, è STATO PIUTTOSTO IMPEGNATIVO E NON SO NEMMENO SE SIA USCITO PROPRIO COME VOLEVO IO, SPECIALMENTE LA SECONDA PARTE.
EDWARD HA AVUTO UNA STORIA TRAUMATICA COME AVETE VISTO...ED è RENESMEE LA SORELLA PERDUTA, OLTRE AI GENITORI ESME E CARLISLE. SPERO DI AVERE CHIARITO I VOSTRI DUBBI IN QUESTO CAPITOLO, NONOSTANTE IL FINALE SIA SADICO COME MIO SOLITO ù.ù
DOVE CAVOLO SI SONO CACCIATI????
BELLA SI SENTE IN COLPA, NONOSTANTE NON RIESCA A CONCEPIRLO BENE. NON è UNA PERSONA CON TROPPO TATTO, MA LA STORIA DI EDWARD L'HA TOCCATA MOLTO, ANCHE SE NON LO DA' A VEDERE NEMMENO A SE' STESSA.
SCUSATEMI, RAGAZZE, MA IN QUESTO MOMENTO SONO DI FRETTA IN UN MODO ASSURDO!
SAPETE, DI Là C'è EDWARDUCCIO CHE MI ASPETTA...SAPETE, NIENTE DI PERSONALE, MA EDWARD è EDWARD! XD
UN BACIONE, RAGAZZE, A PRESTO!!!!!!!
DOMANI METTERò LE RISPOSTE ALLE RECENSIONI, STATENE CERTE!! ^^
SPERO DI NON AVERVI DELUSO...ANCHE SE QUESTO CAPITOLO, COME HO GIà DETTO, NON MI CONVINCE TROPPO! PROBABILE CHE CORREGGERò QUALCHE COSINA QUA E Là...
VABBE', MO' VADO!!!!!
UN ALTRO BACIO!!!!!!!!!!!!!!
ELE


P.S. PER CHIUNQUE VOLESSE, VORREI DIRVI CHE HO APPENA INIZIATO UNA NUOVA STORIA, SI CHIAMA YOUR GUARDIAN ANGEL. ^^ ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=575558&i=1)
SE VOLETE LEGGERLA IO NE SAREI FELICISSIMA!
QUESTA è LA TRAMA =)


Isabella Swan è una ragazza di diciassette anni a cui viene diagnosticata la leucemia. Non reagisce male alla notizia, infatti è convinta che la sua vita non abbia senso, che questa malattia sia una 'manna dal cielo', mandata per alleviare tutte le sue sofferenze terrene. All'ospedale di Phoenix incontra un ragazzo dalla bellezza sconvolgente, Edward Cullen, suo coetaneo che, nonostante le carattersitiche fisiche, rimane sempre coi piedi per terra. E' qui per assistere una sua parente in malattia e, giusto per scacciare la noia, decide di scambiare due parole con Bella. Quest'ultima, piuttosto che raccontare al ragazzo il vero motivo per cui si trova lì, inventa una scusa, nascondedogli la sua malattia.
Da quelle che sembrano poche ed insignificanti parole, nasce un'amicizia che ben presto diventa un'attrazione travolgente. Purtroppo però il loro sogno sembrerebbe irrealizzabile, perché c'è ancora qualcosa che Edward non sa e che minaccia di distruggere tutto.
Tratto dal capitolo: "Lo sai che dal modo in cui scrive una persona, si può capire come essa sia?", mormorò Edward fissando il mio foglio scarabocchiato. Mi accigliai. "Mi stai dicendo che faccio schifo?". Sorrise. "No, affatto. Sto dicendo che tu sei diversa, sei speciale."

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Chapter 6
Missione d'Amore

CAPITOLO SEI



"Bella, cazzo, Bella! Porca...", una serie di imprecazioni mi ridestò, facendomi spalancare le palpebre.
Ero sdraiata, lo percepivo perfettamente, ma non certo sul comodo letto matrimoniale nella stanza rossa.
Nonostante sbattessi impeterrita le ciglia, vedevo sempre tutto buio attorno a me, a parte una figura china sul mio corpo: Edward.
"Oh, finalmente.", sussurrò. Voleva sembrare irritato, ma nella sua voce percepivo una nota di sollievo.
Ancora un po' spaesata, mi tirai su a sedere, mentre il ragazzo si metteva al mio fianco, come a cercare qualcosa. "Tieni gli occhialini", mi disse porgendomeli. Li accettai volentieri, e quando li indossai tutto si fece più chiaro, distinto. Riuscivo a vedere Edward tranquillamente oltre che un lungo e scuro corridoio di fronte a noi.
"D-dove...", mormorai a disagio.
"Siamo caduti in qualche posto... Ecco perché quella stanza era così sorvegliata, portava a questo", rispose Edward con enfasi. Riuscivo a vedere il suo volto rigido, la mascella contratta. "Hai idea di cosa sia?", chiesi percependo dei fruscii in lontananza.
"Sì, in effetti.", mormorò titubante. "Credo siamo finiti nel cunicolo dell'impianto elettrico"
Oddio.
"Dici sul serio?", chiesi, la mai bocca a formare una 'A' muta.
Sospirò. "Sì, lo penso davvero, anche perché...guarda.", mi indicò un punto in basso, dove la superficie su cui eravamo seduti diventava mano a mano a mo' di rete, con dei quadrati vuoti che permettevano di vedere una stanza illuminata parzialmente, un tavolo di legno, un computer...i sotterranei?!?
"Edward, ma quelli...!", esclamai tentando di abbassare il tono di voce.
"Sì, Bella, credo proprio siano i sotterranei", mi interruppe scuro in volto guardandosi attorno.
Improvvisamente sentimmo dei passi avvicinarsi, anche se sotto di noi, e prestammo attenzione.
"Ehi, Embry, hai sentito Jake oggi?", una voce interruppe il silenzio, prima che potessimo fare un altro minimo movimento.
Guardai verso il basso, pur sforzandomi di non far rumore, ma quello che riuscii a vedere fu semplicemente una testa di capelli neri in piedi vicino alla porta.
Quella voce...l'avevo già sentita...ma dove?
"Sì...è sempre più convinto di volerlo fare, una morte dolorosa, lunga, terribile.", rispose un'altra voce, il tono minaccioso e divertito allo stesso tempo.
Una risata lugubre interruppe il breve silenzio. "Sì", una sola parola, ma detta con un' enfasi incredibile. "Certo che se lo merita"
Guardai Edward, era teso anche lui, cercava di capire qualcosa, anche se, come me, tutto gli sfuggiva.
Si avvicinò lentamente a me, al mio orecchio. "Quel tipo l'ho già visto", sussurrò impercettibilmente, ma riuscii a sentirlo comunque.
Annuii piano anche io: allora non ero stata la sola ad accorgersene.
"E' un peccato però sprecare tutte quelle belle ragazze...", proruppe nuovemente la voce più cordiale e cortese.
"Quello che dico io! Belle fighe destinate ad altri quando potrebbero soddisfare noi!", esclamò il secondo sbattendo un pugno sul tavolo.
Stavo ancora riflettendo su quelle ultime parole quando Edward mi afferrò il polso con decisione e forza, facendomi voltare.
La sua espressione era a metà tra lo scioccato e l'euforico quando anche io capii a cosa si stesse riferendo.
Le ragazze di cui parlavano i due uomini...potevano essere benissimo le prostitute, le ragazze rapite!
Spalancai gli occhi, e, quasi dimenticandomi dove ci trovassimo, feci per parlare, ma Edward mi bloccò prontamente tappandomi la bocca con il palmo della sua mano.
Meno male che lui non si faceva prendere dall'entusiasmo...
"Comunque, Jacob mi ha anche detto che ha degli ospiti", disse il primo, Embry, sedendosi al tavolo e accendendo la sigaretta  con attenzione.
"Mmm?", chiese l'altro.
"Sì, un ragazzo e una ragazza.", i miei occhi si puntarono su quelli di Edward, "Avranno sì e no la nostra età"
Evidentemente l'età non era proprio ciò che interessava all'altro. "Come la tipa?", chiese diretto, senza farsi problemi.
Un sorrisino sarcastico si dipinse sul volto del primo, mentre i brividi cominciavano a correre sulla mia pelle pallida.
"Molto carina, così dice Jacob", rispose ridacchiando.
"Ah, adesso sì che sono soddisfatto! Anche se...be', per Jacob tutte sono carine. Si è quasi fatto anche la compagna di Billy!", esclamò.
"No, lo sai che per lui è sempre stata solo un'amica...da quando poi hanno scoperto di avere certe cose in comune...lo sta aiutando davvero molto!", concordò Embry con una voce che non prometteva nulla di buono. Edward sembrava molto interessato alla conversazione, almeno quanto me, ma il suo sguardo rimaneva sempre e comunque sul tipo quasi rasato a zero, quello che mi sembrava di aver già visto. Quando poi tirò fuori dalla tasca dei jeans logori un sacchettino di plastica, gli occhi si ridussero a fessure, mentre, piano piano, si avvicinava al reticolato con il volto.
Tentai di tirarlo indietro per il braccio, ma il contatto con i suoi muscoli sodi mi fece immobilizzare e allontanare dal suo corpo di scatto.
Cavolo, stava diventando una calamita, nonostante non riuscissi comunque a sopportarlo.
"Dai, Embry, una canna ci farà bene!", ghignò scrocchiando le dita.
L'altro si mise a ridere. "Ben detto, fratello!", esclamò sistemando anche lui la polverina bianca sul tavolo.
Da quel momento la stanza - e anche le altre a mio parere - si riempirono dei loro ansiti e sospiri, dovuti appunto alla droga.
Avevo già avuto a che fare, durante una delle mie prime missioni, con degli spacciatori, ma vederli lì a fulminare letteralmente ogni neurone del proprio cervello...non ero mai riuscita a starmene lì a guardare senza provare alcuna emozione.
Non riuscivo a essere professionale, ecco.
Improvvisamente, nonostante il caldo afoso di metà giugno, la mia pelle si riempì nuovamente di brividi, a causa di Edward che si era nuovamente avvicinato.
"Guarda, il tunnel continua. Riesci ad andare avanti per vedere se c'è qualcosa dopo?", sussurrò indicando col mento il cunicolo buio e, appatentemente, senza fine.
Annuii debolmente, mettendomi poi a gattoni.
Percepivo comunque la presenza di Edward dietro di me, e la cosa non mi aiutava sapendo che gli stavo fornendo una visuale più che completa del mio di dietro.
Quanto sei scema, a questo ti metti a pensare in un momento del genere! Mi rimproverai da sola.
Arrancai nel buio attenta a non fare rumore.
Sotto di noi, man mano che procedevo, si susseguivano nuove stanze, alcune con la luce spenta, altre no. Persi il conto di quante fossero quando arrivammo a sette e poco dopo ci si ripresentò davanti - o meglio sotto - una camera illuminata, anche se vuota.
Era grande proprio come tutte le altre, quadrata, con un tavolo in mezzo e delle sedie intorno. Un computer più grande del normale era appoggiato sulla superficie di legno. Non c'era altro nella stanza. Solo il tavolo, le sedie di metallo e quello, il computer.
Mi voltai indietro, verso Edward, guardandolo perplessa.
Mi restituì lo stesso sguardo, per poi mormorare: "Cosa pensi?"
"Non saprei. Mi sembra semplicemente strano che ci sia solo quel computer...", risposi tornando a fissarlo scettica.
Lo schermo era nero, e sarebbe sembrato spento se non fosse stato per la lucina rossa che lampeggiava insistentemente.
"Penso...proprio...che farò una foto", sussurrò Edward cercando qualcosa nei suoi pantaloni.
Fu un attimo, un millesimo di secondo in cui il flash scattò con il solito 'cilck', quando la porta socchiusa si aprì, rivelando tre uomini in smoking, occhiali da sole e un auricolare alle orecchie.
"Ehi, cosa cazzo è stato?", urlò il primo guardandosi attorno.
Gli altri non risposero, ma si misero anche loro a cercare, correndo per la stanza.
Edward mi tirò per la vita con una mano, facendomi scivolare distesa lungo il cunicolo.
"Muoviti!", mimò con le labbra senza farsi sentire.
Ma tante grazie, adesso che sono a terra per colpa tua me lo dici!
Aiutandomi con i gomiti, lo seguii strisciando lentamente e senza fare rumori. O almeno, così credevo io, perché i tre là dietro probabilmente avevano un udito molto sviluppato rispetto al mio.
"Lassù!!!!!", esclamò uno di essi prendendo la pistola in fretta e furia.
Oh, cazzo! Ci avevano scoperti! Chiudendo gli occhi per un attimo sentii dei colpi di pistola partire nella nostra direzione, temendo il peggio.
"Non sei capace di fare niente!", esclamò infuriato uno rivolgendosi a quello armato. Sospirai di sollievo: non avevano colpito né me né Edward.
Riaprii gli occhi, continuando a procedere lungo il cunicolo.
Edward non era più davanti a me, però. Dovevo averlo perso...
Facendomi forza, proseguii, arrancando nel buio.
"Stanno scappando!!!!", urlò un altro ancora, accorgendosi dei miei movimenti. Adesso dovevano essere usciti dalla stanza: non erano certo scemi, avevano capito benissimo dove portava o proseguiva il tunnel.
"Avverti Jake, avverti Jake!", strillava uno dal corridoio, così forte che riuscii a sentirlo anche io.
Stavo sudando da morire, e non certo per il caldo. Ormai era inutile sforzarsi di fare piano per non farsi sentire: ci avevano già scoperti.
Altri colpi, sempre più vicini...
"Muoviti, Bella!", un urlo forte e potente mi indusse ad alzare il capo. Poco lontando da me c'era Edward, proprio sotto il tunnel che ci aveva portato lì.
Mi tese una mano, l'espressione ansiosa.
Con un ultimo sforzo, gattonai verso di lui, facendomi male al ginocchio: la velocità non era mai stata il mio forte. Una volta che fui di fronte a lui, allungai la mano verso la sua, afferrandola saldamente.
Sospirai. Finalmente.
Sorrisi, stanca, e m'infilai nel tunnel verticale, spingendomi in alto con le mani, proprio come facevo da bambina risalendo lo scivolo giallo del parco.
Poco dopo anche Edward mi seguì, il suo respiro era affannoso, strano. Troppo strano.
"Edward?", gracchiai con il filo di voce che mi era rimasto.
"L-la...gamba", mormorò piano facendomi voltare.
"No...", sussurrai guardandolo. Si teneva il polpaccio sinistro con la mano, in volto un'espressione pura di dolore.
"Bella...", ansimò dopo poco, stringendo forte i denti. "Tu vai...vai..."
"No, Edward...", risposi a fatica, scuotendo la testa, come ad autoconvincermi.
Non l'avrei lasciato lì ferito, no. Sembrava che i tizi di prima avessero chiamato rinforzi perché le voci erano molto più forti, così come i colpi di pistola e rivoltella che man mano si facevano più frequenti.
E non colpivano a vuoto, questo era sicuro.
Abbassandomi un poco e tenendomi solo con una mano, porsi quella sinistra a Edward. "Vieni con me", gli dissi con voce rotta.
Lui l'afferrò lentamente, togliendola dalla parte della gamba lesa. Era bagnata da un qualcosa di umido e denso.
Sangue.
Ecco perché avevo cominciato a sentirmi peggio...era stato quello...quell'odore forte e ferroso...
Chiusi gli occhi nuovamente, cercando di calmare il sudore freddo sulla fronte e la spossatezza improvvisa.
"Ti prego...", un solo, unico, impercettibile sussurro.
Edward...che aveva perso tutto...
Cominciai a muovermi, anche se con fatica, dovendo portare anche parte del peso di Edward.
Mancava poco all'uscita nella camera, e il fatto che in cunicolo fosse stretto, in parte aiutava molto i movimenti, nonostante l'oscurità totale,
Le dita cominciavano a scivolare al pensiero del sangue caldo e ferroso che sgorgava dalla ferita di Edward, ma meno di pensavo, meglio era.
L'uscita, finalmente...con un ultimo sforzo mi ritrovai seduta esattamente sul bordo della botola con ancora una mano attaccata a quella calda e umidiccia di Edward.
Feci un po' di pressione per aiutarlo a salire, così che, entro poco, entrambi ci ritrovammo in superficie.
L'odore forte e insistente del sangue premeva contro le mie narici, facendomi quasi perdere i sensi. Edward se ne accorse, perché mi chiese preoccupato: "Ehi, c'è qualcosa che non va?", il suo era un sussurro, perché sapevamo benissimo che la stanza era controllata a non finire e da quella nostra fuga improvvisa lo sarebbe stata sicuramente ancora di più.
Degluitii. "M-mi da fastidio l'odore del sangue", risposi semplicemente, anche sapendo perfettamente che 'fastidio' era a dir poco un eufemismo.
"Mi dispiace..."
"Come ti dispiace?? Sono io quella che si deve dispiacere! Per colpa tua ti hanno ferito a una gamba e tu ti preoccupi del fatto che abbia una fobia per il sangue???? Tu sei strano Edward Cullen.", faticai a tenere un tono di voce basso, avevo voglia di urlare tutta la mia confusione.
Sorrise nell'oscurità. "Lo so, ma mi volevo scusare infatti anche per questo, per come ti ho parlato prima, in stanza", chiarì.
Sbiancai, ricordando.
"Ma avevi ragione...", mormorai guardando a terra.
"No, non lo pensavo veramente", mi rassicurò con un sorriso sghembo, denso di scuse.
Gli sorrisi di rimando per un attimo che sembrò durare in eterno, poi distolsi lo sguardo da quegli occhi tremendamente magnetici, ricordando finalmente dove ci trovassimo.
Indicai le telecamere con un cenno del capo: entrambi ricordavamo bene come fosse la procedura delle telecamere e quanto poco tempo avessimo, perciò ci distendemmo a terra, pronti a sgattaiolare via al momento giusto.
Durante i 30-40 secondi che ci erano concessi, strisciammo via dalla stanza con cautela, fino a giungere nel corridoio buio, sempre attaccati al pavimento come sanguisughe.
"Dici che arriveranno?", un sussurro poco distante da noi mi fece accapponare la pelle.
"Sì, siamo qui da tanto ormai, dovrebbero venire fuori"
"A meno che non siamo stati tanto bravi da farli secchi!", esclamò un altro ridendo sguaiatemente.
Il rumore secco di uno schiaffo in testa. "Zitti, imbecilli. Abbiamo un compito, ve lo siete dimenticati?", dopo quell'ordine perentorio non aprirono più bocca, probabilmente spaventati.
Quello che aveva parlato era l'uomo che avevamo visto per primo, quello rozzo che poi si era messo a sniffare in allegria col suo amico. Doveva essere stato per forza avvertito da quelli, pronti ad aspettarci lì fuori, come un cacciatore fa con le sue prede.
Lanciai uno sguardo preoccupato a Edward, ma lui si limitava a fissare dritto di fronte a sé, probabilmente per cercare di non dare a vedere il suo forte dolore.
Poco dopo, però, cominciò a strisciare impercettibilmente, ancora più lentamente di quanto avessimo fatto prima.
Gli uomini non avevano occhialini a raggi X come i nostri, perciò, in questo modo, non avrebbero potuto vederci.
Lo seguii con attenzione finché non arrivammo ai piedi delle scale.
Attendemmo un attimo, giusto il tempo di sentire uno degli uomini sbadigliare, stanco.
Come un razzo, Edward si mise a gattoni sugli scalini, seguito da me, con, però, maggiore lentezza.
"Avete sentito qualcosa?", chiese uno con voce preoccupata.
"No, a parte lo sbadiglio di Cam", rispose un altro ridacchiando.
Bene, proprio come avevamo prospettato.
Risalimmo ancora, lentamente, fino ad arrivare al piano superiore.
I quattro erano così intenti a sorvegliare l'entrata da non essersi nemmeno accorti del nostro passaggio.
Il resto del percorso fu una passeggiata a confronto. Sempre attaccati alle pareti, attenti alle telecareme e i loro intervalli, ma rispetto a quello che avevamo passato erano davvero nulla.
Edward trafficò un pochino prima di aprire la porta della stanza, ma non appena lo ebbe fatto ci si buttò dentro di slancio, sdraiandosi sul letto, la gamba piegata verso il suo petto.
Ci pensai io a chiudere la porta per bene a chiave, prima di raggiungerlo.
Mandai già il groppo in gola dovuto all'odore del sangue, e mi sedetti sul letto, accanto a lui.
Il suo volto era segnata da una smorfia di profondo dolore, mentre dal polpaccio sodo e muscoloso sgorgava sangue a non finire.
Chiusi gli occhi per un attimo, poi mi alzai a prendere la cassetta del pronto soccorso in bagno.
Mi avvicinai a lui mettendomi in ginocchio e prendendo la sua gamba tra le mie mani tremanti.
Presi il disinfettante e lo versai sul batuffolo di cotone, per poi appoggiarlo sulla parte lesa.
"Ahi", si lamentò arricciando il naso.
Sorrisi. "Credo sia il minimo"
Mi diede ragione, "In effetti..."
Guardai meglio la ferita, nonostante la mia fobia.
Credevo di dover avere a che fare con un proiettile ficcato in quella bella carne pallida e forte, ma fui felice di rendermi conto che non era così.
"Il proiettile ti ha solo sfiorato, sei stato fortunato", lo informai continuando a tastare.
"Oh, questo sì che è un sollievo", esclamò sarcastico.
"Io dico di sì", ribattei squadrandolo con un'occhiata ammonitrice.
Rimanemmo in silenzio per un po', finché la ferita non fu disinfettata per bene. Mi alzai in piedi con ancora tra le mani i batuffoli di cotone insanguinati.
"Adesso devi lasciarle prendere un po' d'aria, poi potremo mettere il cerotto", gli diedi informazioni seria.
"Ok, però adesso vieni qui, ok?", chiese gentile colpendo col palmo della mano la parte di materasso vicino a lui.
Buttai i cotton fioc nella pattumiera vicino alla porta del bagno e mi avvicinai a lui, titubante.
Sedetti accanto a Edward con le mani in grembo, aspettando qualcosa da parte sua.
Si schiarì la voce per un attimo, poi cominciò a parlare.
"Ieri non abbiamo avuto la possibilità di parlare della missione, e, dopo gli avvenimenti di poco fa, mi sembra quantomeno opportuno scambiarci opinioni...anche perché io credo siamo davvero sulla strada giusta", concluse sorridendo debolmente.
"Sì, giusto", acconsentii mettendomi più comoda sul grande letto matrimoniale.
Mi tolsi le scarpe nere e mi misi a gambe incrociate, girandomi nella sua direzione.
"Ok, premettendo che non ho la più pallida idea del perché ci fosse la foto di mia sorella tra quelle carte...direi che possiamo cominciare", iniziò con tono leggero. "Ma già quando abbiamo incontrato così tante telecamere, soprattutto in quella stanza, mi sono chiesto cosa avessero di così pericoloso da nascondere. Immaginati poi quando abbiamo visto quelle carte...perché ho notato anche io quei documenti con foto di ragazze e sarei rimasto a controllarli, se non fosse stato per la fotografia...poi, poco fa, i miei dubbi si sono rivelati esatti. Hanno davvero tanto da nascondere se occupa un intero sotterraneo! Il primo tizio, quello drogato, l'abbiamo già visto entrambi da qualche parte, e questo è positivo. Basta solo ricordare chi sia." s'interruppe un attimo, lanciandomi un'occhiata attenta. "Punto secondo, il discorso di quei due. Jacob è il capo, a quanto pare, e devo ammettere anche io di aver pensato che si stessero riferendo alle prostitute, cioé alle ragazze scomparse e portatrici di tetano. Ma se ci rifletto meglio, potrebbe essere qualsiasi cosa, un caso...", lasciò la frase in sospeso giusto in tempo perché potessi interromperlo.
"Anche a me è subito venuta in mente questo, e penso che Jacob c'entri davvero qualcosa. Se così non fosse, meglio, ma per ora continuiamo a cercare. Adesso sappiamo dove nascondo i loro 'piani malefici', e anzi, penso proprio che quel computer che abbiamo visto sia davvero la chiave della cosa.", dissi risoluta.
"Forse", concesse Edward con un sorrisino tirato, "ma hai ragione sul fatto che dobbiamo continuare a indagare. D'altronde siamo qui per questo"



Ok, gente...
vi prego, giù le armi.
Sul serio, abbiate pietà di una povera ragazza dotata di mezzo neurone. Nemmeno uno intero, no, mezzo!
Scusate davvero carissime mie, ma tra raffreddore, scuola maledetta, mancanza di ispirazione e compagnia bella non sono riuscita ad aggiornare prima. Mi prostro ai vostri piedi e invoco perdono!!!!!!! Augh!
Spero che almeno il capitolo sia stato di vostro gradimento...Edwarduccio ferito, povero amore...ma il tipo che hanno visto là sotto nei sotterranei...chi sarà mai???? Io sono sicura che voi siete più intuitive dei nostri piccioncini (loro non fanno che pensare ai rispettivi sederini, scusateli, eh! xD) e lo capirete presto presto...=)
Devo dire la verità, mi è dispiaciuto molto il fatto di aver ricevuto solo 3 recensioni nello scorso capitolo, contro le 9 di quello precedente. Non so dire da cosa fosse dovuto...forse dalla mancanza delle risposte alle recensioni???? Se è così chiedo ancora più immensamente perdono, e proprio perché sono una brava schiavetta, vi risponderò qui ù.ù
Vi prego, gioie mie, recensite!!!!! Non sapete quanto mi faccia felice ricevere vostri commenti, e vi ringrazierei davvero infinitamente se potessi! Quello che però posso fare, è semplicemente farvi divertire e magari appassionare un pochino pochino con la mia ficci...spero di fare del mio meglio ^^
Un bacione enorme,
vostra Ele


Risposte alle recensioni:


Shaki: Giuoia miaaaaa!!! Ciau!!!!! ^^
Oooooh, come sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!!! =D
Edward è davvero fragilino, anche se non sembra...non voglio dire nient'alto perché farei troppo Spoiler e non è giusto che tu sappia le cose prima degli altri ù.ù Sono una persona democratica io, che ti credi??? XD
Riguardo all'ultima missione di Esme e Carlisle, presto saprai qualcosa di più, te l'assicuro =)
Allora...come ti è sembrato questo capitolo???? Ti sei insospettita???? Daaai, voglio sapere tutto e per tutto!
Ah, tra parentesi, la statua io non la voglio in legno, ma in marmo! ù.ù Mica mi accontento di poco! XD
Un bacione tesoro!!!!
Fammi sapere presto!
Ele

grepattz: Ciao!!!!!!!! Ehi, che intuito, cara, ci hai azzeccato subito! Mi sa che mi devo inventare qualcosa di più originale, altrimenti qui finisce che il caso me lo risolvete voi! XD
Grazie mille per i complimenti, gentilissima!!! La storia di Edward è davvero triste, ma io credo proprio che con questa missione riuscirà a ritrovare il sorriso ^^
Anche Bella ha avuto una storia difficile e presto ne parlerà anche con Edward.
Spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere!!!
Grazie di tutto!!! 1Bacione

vally80: Ciaooo!
Oddio, scusa cara...mi ha scritto a caratteri cubitali 'posta presto' e io aggiorno 2 settimane dopo...sono un disastro!!!! -.-"
Perdonoooo!!!!
Dai, con questo capitolo mi sono riguadagnata dei punti??? Io continuo a sperare! XD
Grazie mille per i complimenti, mi auguro che il cappy ti sia piaciuto quanto i precedenti!
Bacioni!!!!

The Red One: Tesorinooo! XD
Scusami, posso sorvolare sulla conversazione sulla nostra innata pazzia? XD
Allura...capitolo intenso questo, eh, eh????
Fammi sapere tuuuuuutto quello che pensi, capitoooo?? XD
Un bacio grande grande kolly, tivibi (e non mi dire che so' truzza XD)
Ciauuuu! <3

Vì Cullen: Ciaooooooo!!! Ahahah, tu si che ci vedi bene!!! Edwarduccio ha trovato solo una scusa per baciare la sua Bella XD
La sorella di Edward...tan-ta-daaan...è Renesmee!! Che rivelazione scioccante! (XD)
Le telecamere insospettiscono molto anche i nostri cat woman e man, ma nel prossimo capitolo si capiranno altre cose...nel frattempo accontentiamoci di quelle scoperte adesso XD
Un bacione cara!!!
A presto!!

babyblack: Tesorooo!! Ciaooo! Quanto tempo che non ci si sente...
Grazie, grazie, grazie! =D
Ti dirò, siete state così tante a dirmi 'dovevi vedere la mia faccia in quel momento' che quella notte mi sono sognata tutte le vostre espressioni degne del guiness dei primati XD
Mi fa piacerissimo che Radio Maria ti abbia fatto ridere! Per tutta l'estate i miei vicini partivano con quella stazione alle 7 spaccate di mattina e io non riuscivo a dormire!!!!! Dio, che rabbia! >.<
Che diavolo sta facendo Ed?????? C'è, ma me lo chiedo sempre pure io, scusa! Poverino, sai com'è, Edward e Bella si dividono il mio mezzo neurone, capirai che quindi non possono ragionare molto XD
Fammi sapere cosa ne pensi del capitolo!!!! Un bacione, Vero!!!

jennyvava: Ehi, ciao!!!! Grazie mille dei complimenti, carissima! ^^
Jacob, secondo le mie personalissime teorie, c'entra sempre con le cose losche o malvage...però con questo non voglio dire niente, eh! Non farti pensieri strani riguardo alla missione perché non tutto è quello che sembra! XD
Edward e Bella sono più dolci tra di loro in questo capitolo...merito della saliva che si sono scambiati col baciuzzo? XD
Spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento!!!
Morsetti!
Ele


kandy_angel: Graaazieeee! XD
Mi fa molto piacere!!!! =D Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, cara!!! Un bacioooo!


essebi: Ciaoooo carissimaaa!!!! =)
Eheh, lo so, le mie idee sono sempre strampalate e originali...giusto per suscitare le vostre continue risate (e la perdita della mascella, ammettiamolo XD)!
Tu ancora non sai ciò che si nasconde dietro alla maschera da tonto di Jacob...perciò ti consiglio di stare attenta...potrebbe essere proprio dietro di te a tramare di nascosto! ù.ù
Mi auguro che questo cap ti sia piaciuto!!!! Fammi sapere!!!
Bacioni!


winter12: Ciao!! Ooooh, grazie mille, cara!!! I tuoi complimenti mi lusingano! =D
Spero che anche questo capitolo abbia fatto colpo XD
Un bacio!!!! Ele


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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Missione d'Amore


CAPITOLO SETTE

"Mmm..."
"Mmm...", risposi quasi incosciamente a quel mugolio dolce.
Una risatina cristallina, leggera quanto il cinguettio di un uccellino, giunse alle mie orecchie, seguita da un altro "Mmm...buongiorno"
Eh?
Buongiorno?
Non appena compresi il significato di quella parola di senso compiuto, spalancai gli occhi in un nano secondo, prima di allontanarmi dal quel calore così accogliente e dolce con un balzo repentino.
Mi voltai lentamente, facendo attenzione a non cadere dal materasso dato che ero praticamente volata sulla sponda opposta.
Davanti ai miei occhi c'era un Edward a petto nudo, il volto corrucciato in una smorfia a metà tra il perplesso e il compiaciuto.
Non appena ebbe percepito il mio spostamento, fece un mezzo sorriso piegando la testa verso sinistra.
"Guarda che mica si stava male", cominciò con tono fintamente noncurante. "E non è solo un mio parere, visto come mugolavi tranquilla...", ghignò  girando la testa dall'altra parte, nascondendomi il sorriso strafottente che sicuramente gli avrei visto in volto.
Idiota! Avrei voluto urlargli, in preda alla collera già di prima mattina.
Eppure...eppure la visione della sua schiena lattea, candida, così...marcata...oddio, sembravo davvero una ninfomane.
Balzai giù dal letto con la stessa velocità con cui mi ero allontanata da lui, girandomi di schiena, per evitare la visione del suo corpo. Una visione molto, molto allettante.
Nonostante non fossi certo una ragazza che guarda solo l'aspetto esteriore, e a cui, anzi, importava mille volte di più l'interno di una persona; ero comunque un essere un umano con le proprie debolezze e i propri pensieri non proprio da suora di clausura, ecco.
Mentre io armeggiavo con il beauty case, lo sentii sbadigliare rumorosamente. Un sorriso involontario comparve sul mio volto senza che potessi far nulla per evitarlo.
"Aaah, che bella dormita...", esclamò nel tentativo di richiamare la mia attenzione.
Tentativo riuscito, fortunatamente per lui.
Si era messo una maglietta a maniche corte attillata celeste, in un qualche modo trasparente, però, tanto risaltava i suoi muscoli.
Arrossii, dandomi della demente. Qualsiasi cosa facessi, i miei pensieri finivano sempre lì.
"C-come va la gamba?", chiesi incerta, mordicchiandomi nervosamente il labbro inferiore.
Storse il naso, pensandoci. "Mah...non bene, certo, ma decisamente meglio di ieri. La tua bendatura fa miracoli", rispose sorridendo sghembo.
"Anni e anni di esperienza", dissi compiaciuta.
Corrugò le sopracciglia, incuriosito. "Come mai?", chiese avvicinandosi piano piano.
Mi voltai dall'altra parte, fingendo di cercare qualcosa.
"Storia lunga"
Improvvisamente, però, sentii il suo fiato fresco sul collo e mille brividi corsero lungo la mia spina dorsale. "Abbiamo tutto il tempo, Bella..."
Perché il nome sulle sue labbra aveva una piega così...affascinante?
Perché lui era affascinante? Così maledettamente seducente...così...così...vicino!
Fu un attimo in cui le sue labbra sfiorarono le mie, il tutto prima che un sonoro schiaffo partisse dalla mia mano.
Una reazione tutt'altro che involontaria.
Mi staccai da lui, mettendo maggior distanza tra di noi per quanto consentitemi dalla cassettiera alle mie spalle.
I suoi occhi erano sbalorditi ed irritati, seppur confusi.
E certo, Edward Cullen solitamente non veniva mai rifiutato. Non era certo nella norma.
La sua mano si mosse lentamente a toccare la parte lesa della sua guancia, mentre il mio sguardo si assottigliava.
Presi con irruenza il beauty dal comodino e mi diressi a grandi passi verso il bagno, senza degnarlo di uno sguardo.
Mi sentivo tanto un'adolescente con questi cambi d'umore improvvisi. Un attimo prima desideravo tracciare il contorno dei suoi muscoli come fossi un'assatanata, l'attimo dopo mi ritrovavo a mollargli un ceffone per aver tentato di baciarmi.
Ma c'era una spiegazione logica, eh. Eccome se c'era!
Non volevo assolutamente ripetere l'esperienza di qualche giorno prima, farmi umiliare così, con un non nulla, vedendolo pure pulirsi la bocca, come avessi avuto la lebbra. Nossignore. Va bene un po' di attrazione fisica, ma l'orgoglio prima di tutto.
Anche il mio volto testimoniava le emozioni contrastanti provate, avevo gli occhi leggermente lucidi, le guancie arrossate. Un libro aperto per chiunque, proprio come mi definiva mia madre.
Mi cambiai in fretta, chiedendomi intensamente cosa avrei potuto dire a Edward per evitare l'ennesima litigata.
"Edward, senti, non mi va di parlarne"
Troncare così ogni tentativo di conversazione?
"Edward...non volevo farti male, ma noi in realtà non stiamo insieme, noi stiamo solo fingendo..."
No, troppo accomodante.
"Edward, sai che ti dico? Vaffanculo! Non puoi permetterti di baciare la gente ogni volta che hai voglia! Sai com'è, ho dei sentimenti anche io e non vorrei sprecare saliva per te!"
Ehm...ok, forse troppo dura.
Sospirando esasperata decisi di non pensarci e che una volta fuori avrei...improvvisato.
Girai la chiave nella toppa con lentezza estrema, per poi dedicarmi alla maniglia.
Sporsi prima la testa fuori, in un riflesso involontario di sopravvivenza.
Eppure...lui non c'era. Se n'era andato.
Dico, an-da-to! Scappato a gambe levate dalla nostra stanza senza nemmeno aspettarmi!
Mentre sbuffavo spazientita, il mio sguardo cadde accidentalmente all'orologio sul mio comodino.
Ops.
Erano passati ben quarantacinque minuti da quando ero entrata in bagno. Ecco, forse adesso il fatto che se ne fosse andato aveva più senso.
E io che pensavo di aver fatto veloce...
Bah, pensai chiudendo la porta alle mie spalle e prendomi quasi un colpo quando vidi Maggie davanti a me con una scopa in mano, sempre nella sua solita tenuta rigorosissima.
"Oddio!", esclamai saltando indietro.
Complimenti, Bella, riflessi zero.
"Mi scusi, non volevo spaventarla", mormorò la ragazza stringendo l'utensile al suo petto, quasi la volesse ultilizzare come arma di difesa.
"Certo, stai tranquilla", risposi con tono calmo, calcando bene su ogni parola, tentando di non spaventarla.
Sorrise debolemente, prima di voltarsi e dirigersi verso il piano superiore.
Mi era sempre sembrata una bella ragazza, sin dal primo momento in cui l'avevo vista, nonostante si curasse veramente poco.
Mi ero chiesta anche come fosse finita a fare un lavoro del genere. Avrà avuto su per giù la mia stessa età e nel mondo del lavoro i giovani erano ben accolti, soprattutto se avevano un bell'aspetto come il suo.
Ero talmente concentrata sui miei pensieri che non mi accorsi delle voci provenienti dal piano terra e quando vidi quattro uomini in salotto rimasi sopresa.
Al mio arrivo si voltarono, ognuno con una reazione diversa.
Jacob sorrise, Edward rimase rigido come una statua, mentre gli altri due rimasero...sorpresi?
I miei occhi si spalancarono quando riconobbi Quil, il ragazzo che ci aveva accompagnati in elicottero.
"Ehi, Bella! Dormito bene?", chiese Jacob avvicinandosi con un sorridente.
Tentai di ricambiare, ma ciò che ne uscì fuori fu solo una smorfia tirata.
"S-sì...tutto a posto", risposi avvicinandomi cauta a Edward.
Non era certo la persona a cui avrei voluto stare accanto in quel momento, ma, come si dice, il lavoro prima di tutto.
"Splendido!", non sembrò notare la mia voce che invece sembrava dire l'esatto contrario. "Allora, vorrei presentarti due miei grandissimi amici, Embry e Quil. Be', lui lo conosci già, dato che ha avuto l'onore di accompagnarvi qui in elicottero, ma non credo che altre presentazioni facciano male!", esclamò pimpante indicando i due giovani.
Oddio.
Li osservai attentamente, con una leggera smorfia dovuta alla presenza di quel tanto amabile ragazzo dalla pelle bronzea.
"Piacere!", quasi sputò Quil porgendomi la sua mano con un ghigno malefico.
I miei occhi si spalancarono, decisamente scettici. Rifiutai il gesto, limitandomi a mormorare "Piacere..."
L'altro ragazzo, invece, si mise a ridere e si avvicinò del tutto. Con mia grandissima sorpresa, mi abbracciò e mi diede due baci sulle guancie, neanche fossimo amici da vent'anni.
Inutile dire che rimasi immobile come una lastra di legno nel sentire il contatto con la sua maglietta calda.
Quando si staccò, sorrideva a trentadue denti, come fosse la cosa più normale del mondo.
"Ehm...piacere", mormorai guardandomi attorno, in cerca di qualche appiglio per la fuga.
Il ragazzo sembrò accorgersene perché rise di gusto. Una risata che...cavolo!
In quel momento, come un flash back, mi riapparvero i due uomini la notte scorsa, nella stanza buia a ridere sguiatamente mentre si drogavano e parlavano dell'incarico...
Aggrottai le sopracciglia, e, senza farmi notare, lanciai uno sguardo eloquente a Edward.
Peccato che lui fosse impegnato a guardare fuori dalla finestra piuttosto che prestarmi attenzione. Ed eccolo nella parte del fidanzato protettivo, attento e premuroso: un attore da Oscar.
"Cazzo, faccio così paura?!", chiese tra le risate il ragazzo, sempre con il sorriso sulle labbra.
"No, no. Semplicemente non me l'aspettavo", risposi pacata.
"Eh, sì, è proprio in questo modo che il nostro Embry fa colpo sulle ragazze!", spiegò Jacob divertito, mettendogli un braccio attorno alle spalle.
Ed eccoli ancora a ridere, tutti e tre appassionatamente.
Io e Edward sembravamo davvero di troppo: lui perso a guardare la finestra, io invece a torturarmi le mani senza sapere cosa dire o fare.
A un certo punto, però, arrivò Maggie giù dalle scale.
Non appena vide i due nuovi ospiti, sembrò reggelarsi un attimo, prima di continuare a camminare con la cesta dei panni sporchi tra le braccia.
"Ehi, Jake, le tue cameriere le tratti troppo bene. Guarda che bel culetto questa!", ghignò Quil non appena la ragazza gli fu passata davanti.
Jacob rise, buttandosi a peso morto sul divano, com'era solito a fare. "Eh, sì, lo so. Sono un gentiluomo io, mica come voi due!", escalmò a voce più alta del solito, come ad assicurarsi che Maggie stesse ascoltando.
"Capito, tesoro? Ti tratto anche troppo bene!", rise di nuovo mentre lei velocizzava il passo per andarsene il più in fretta possibile da lì.
Mi dispiaceva tantissimo per lei. Capivo bene cosa significasse essere discriminate solo per il proprio sesso, ma in quella casa non ero nessuno e non potevo permettermi di difenderla come invece avrei voluto.
"Jacob, ti dispiace se io e Bella facciamo colazione?", chiese Edward, improvvisamente risvegliatosi dal suo stato di inerzia.
"Uh, certo, fate come se foste a casa vostra. Maggie, muovi quelle chiappe sode e prepara la colazione per tutti!", si sgolò verso la cucina, sempre con quel sorrisino in volto.
"Noi intanto andiamo a farci un tuffo. Vero, ragazzi?", continuò facendo loro l'occhiolino.
"Puoi scommetterci!", rispose Embry spintonando Quil alle spalle.
"Ehi!!!", protestò quest'ultimo, colto di sorpresa, tentando di riacciuffarlo. Embry, però, se la stava già svignando, perciò cominciarono a rincorrersi come due ragazzini.
Quando furono fuori dalla porta finestra che conduceva alla piscina, Jacob sbuffò sonoramente, alzandosi. "Credo proprio che sia meglio andare...scusateli, eh! E' da molto tempo che non si concedono una pausa con il lavoro e questa vacanza se la meritano come non so cosa", si scusò con un cenno della mano, come se ciò che aveva detto non bastasse, e si mise alle loro calcagna urlando anche lui.
Oddio, sembravano cannibali.
Girai il capo lentamente verso Edward. Anche i suoi occhi erano scettici, le sopracciglia sollevate. "Ritorno allo stato primordiale, non c'è che dire...", mormorò scuotendo la testa.
Ridacchiai: aveva perfettamente ragione.
Mentre ci dirigevamo verso la cucina, mi lanciò uno sguardo strano, come a voler rimandare qualcosa.
Ci sedemmo al tavolo di vernice bianca, mentre Maggie armeggiava con i fornelli, spostandosi tra un mobiletto e l'altro con una velocità incredibile, da esperta.
"Da quanto tempo lavori con i Black?", chiese Edward con tono gentile, rivolto alla ragazza.
Quest'ultima si girò dopo due secondi più del dovuto, e guardò Edward perplessa. "Parla con me?", domandò incerta.
Lui sorrise apertamente. "Sì, certo, ma per favore, dammi del tu"
Anche lei tentò di sorridere, seppure non ci riuscì. Non sembrava che l'argomento la rendesse felice.
Si girò nuovamente verso il frigorifero, nascondendoci il volto.
"Sì, lavoro qui da un po'"
Sembrava non volere più aggiungere altro, ma dopo un minuto circa, sospirò, continuando il suo racconto. "Mia madre ha sempre lavorato per i Black con grandissima devozione, era la segretaria principale, la più brava di tutte. Un giorno, però, è stata vittima di un incidente per colpa del quale ha perso l'uso delle gambe. Capirete che in questo modo non ha più potuto lavorare per mantenermi, perciò ho tentato di sostituirla, per quanto posso", il suo tono di voce era rassegnato e in qualche modo neutro, come se parlare di ciò non fosse più un problema.
"E non hai mai pensato di fare un lavoro diverso?", continuò Edward.
Un sospiro. "Sì, ma purtroppo mia madre aveva già firmato un contratto attraverso il quale prometteva la sua dipendenza fino alla pensione, perciò non ho avuto scelta"
"Mi dispiace", mormorai. Io ero riuscita a realizzare il mio sogno, e di questo ero assolutamente felice, dovevo immaginare lei, invece. Avrà avuto quale desiderio, una carriera da voler realizzare...
Si girò lentamente, appoggiandosi al bancone con i palmi delle mani rivolti all'indietro. "Non preoccuparti. Questo lavoro non è così male, mi sono abituata col tempo."
"Mmm...ai padroni penso un po' meno", contastò Edward con una smorfia che la fece ridere.
"Sì, decisamente, Edward!", esclamò per poi interrompersi di colpo. "Oh, scusami, non mi sarei dovuta permettere di chiamarti...", ma Edward non la lasciò finire e si alzò dalla sedia con un movimento sinuoso e veloce, raggiungendola.
"Shh, non ti preoccupare", mormorò con un sorriso sghembo sulle labbra rosee.
Perché quella scena si stava rivelando...irritante?
Perché in quell'istante avrei voluto strangolare entrambi con le mie stesse mani?
Quei due, però, non si accorsero minimamente della mia reazione: continuavano a guardarsi, uno negli occhi dell'altro.
Mi dovetti schiarire la voce per ben due volte prima che ritornassero al presente.
Edward si voltò verso di me con uno sguardo che non seppi decifrare mentre Maggie, mormorando uno 'scusate' strascicato, lasciava la stanza.
Sbuffai mentalmente, appoggiando il gomito sulla superficie liscia del tavolo.
"Bella, Embry e Quil sono i tizi di ieri notte", sussurrò frenetico, come per essere certo che nessuno potesse comprendere le sue parole.
Roteai gli occhi. "Tante grazie", ribattei.
"E lo dici così?", domandò ad alta voce, sorpreso.
"Devo mettere i manifesti?", chiesi sarcastica.
Sospirò, irritato. "Non sto dicendo questo, ma un briciolo di entusiasmo in più potresti mettercelo!", sibilò fulminandomi con lo sguardo.
Sorrisi arrabbiata, alzandomi. "Sì, certo, lo stesso entusiasmo che hai messo tu nel confortare Maggie", gli ricordai, gli occhi ridotti a fessure.
"Ma quale entusiasmo?!", esclamò. Ah, certo, faceva pure il finto tonto adesso!
"Senti, Edward, abbiamo una copertura, vedi di non farla saltare per una delle tue 'prede'!", calcai bene sull'ultima parola, mimando anche delle virgolette.
"Perché, come dici tu, il lavoro viene prima di tutto, ricordatelo", sibilai infine, prima di dirigermi a passo spedito verso la piscina dove i tre ragazzi muscolosi stavano tentando di annegarsi a vicenda.


* * * * * *


Sorrisi alle pagine del libro, felice per la piega che la storia stava prendendo.
Ormai erano le 12 passate, ma io non ne volevo assolutamente sapere di lasciare il mio adorato romanzo, non adesso che ero arrivata a quella parte fondamentale.
Per tutta la giornata non avevo fatto altro che ignorare Edward e prestare attenzione ai tre scimmioni, così avevo soprannominato i ragazzi.
Il rapporto che avevano con Jacob era profondo, si conoscevano da quando erano bambini, e nonostante l'età non si era frantumato.
Come già avevo appurato la mattina stessa del nostro primo incontro, nutrivo un'antipatia abbastanza profonda nei confronti di Quil, quel grandissimo bastardo. Il modo in cui trattava tutto il personale della villa, Edward e me era davvero vergognoso, come se fosse il re del Mondo, superiore a tutti e tutto. Avrei tanto voluto tirargli un bel ceffone, giusto per fargli capire che le cose andavano in modo diverso, ma il pensiero di lui, del modo in cui parlava, dei suoi versi mentre sniffava la notte prima mi faceva rabbrividire di paura, così tanto che riuscii a trattenermi dall'usare la violenza.
Embry era già meglio, più educato e meno cafone, ma aveva un modo di pretendere le cose che mi aveva lasciato sbalordita.
C'era stata una cosa che però avevo notato con attenzione e stupore: l'atteggiamento di reverenza, quasi devozione che nutrivano nei confronti di Jacob. Potevano benissimo trattare male i camerieri, me, Edward, ma non si azzardavano mai a dire qualcosa a lui, qualcosa che lo potesse innervosire.
Sospirai pensando a Edward. Per tutto il giorno non mi aveva prestato attenzione, come fossimo dei veri e propri estranei. Forse era rimasto stupito dal mio schiaffo e dal mio atteggiamento irritato, non ne avevo idea, ma ero troppo orgogliosa per andare da lui e chiedergli scusa.
Già era stato tanto che l'avevo difeso più volte, soprattutto quando i tre Quileute - questo il nome della tribù alla quale dicevano di appartenere - avevano notato con sospetto la sua ferita al polpaccio.
Fortunatamente eravamo riusciti a depistarli con una scusa a dir poco banale, ma negli occhi di Quil era rimasto comunque una buona dose di sospetto.
Sospirando stanca, stavo per voltare pagina, quando un rumore alle mie spalle mi fece sussultare.
Mi voltai indietro, vedendo Jacob scendere l'ultimo gradino delle scale con un sorriso in volto. Un sorriso strano.
"Scusa, non volevo spaventarti", disse rivolto a me.
"Oh, niente, niente", risposi frettolosa, facendo una pieghetta all'angolo più in alto della pagina, per tenere il segno.
"Che stavi facendo?", continuò avvicinandosi al divanetto bianco su cui ero seduta.
"Leggevo", calcai bene sulla parola, giusto per far capire che si trattava del passato e che a causa del suo arrivo avevo dovuto smettere.
"Attività molto...consona ad una ragazza intelligente come te"
Mi stupii che avesse un vocabolario così ampio, qualche giorno fa non aveva nemmeno capito il significato di una parola mentre parlavo!
Arrossii leggermente, colpita dal complimento che comunque mi aveva fatto.
"Grazie", mormorai, tornando a guardare la copertina del libro.
"The Lonely Heart's Club. Mmm...un libro per romanticone, sono sicuro.", ghignò rimanendo ancora nella stessa posizione di prima, in piedi con i gomiti appoggiati alla parte più alta del divano.
Sorrisi. "In effetti sì"
"Quindi sei una ragazza romantica?", chiese, quasi retoricamente.
"Direi di sì...", risposi perplessa, non capivo dove volesse andare a parare.
"E allora deve averti molto delusa il comportamento di Edward...mi sono accorto del vostro litigio, ti osservo spesso"
"N-noi...", non sapevo assolutamente cosa dire, mi aveva preso in contro piede. E si avvicinava, passando dietro di me.
Si fermò non appena fu davanti al cuscino alla mia sinistra.
"Sono sicuro che ti ha trattato male...e tu devi vendicarti, Bella"
Silenzio. Percepivo soltanto il mio battito accellerato e il suo respiro caldo sempre più vicino.
"Lasciati andare, Bella...con me...", fu un attimo, un lampo in cui vidi i suoi occhi carichi di desiderio e passione, un attimo prima che si avventasse su di me, attaccando le nostre labbra.
Erano calde e morbide, ma poggiate con una tale irruenza sulla mia bocca da farmi male.
Tentai di divincolarmi, di urlare, parlare, scalciare...qualsiasi cosa, ma niente, era troppo forte e mi teneva i polsi con le mani.
Giusto per lasciarmi respirare, passò al collo, baciandolo e leccandolo con passione, quasi reverenza.
"J-jacob", la mia voce tremò per timore di ciò che avrebbe potuto farmi, ma lui fraintese.
"Oh, sì, lo so che mi vuoi, piccola, non c'è bisogno di chiedere nulla...", mormorò tra gli ansiti.
Scossi la testa, tentando di fargli capire, ma lui continuava...
Improvvisamente non percepii più il suo corpo di me, le sue mani a tenermi ferma, le sue labbra a leccarmi. Soltanto il nulla.
Mi guardai attorno di scatto, mettendo a fuoco la figura di Jacob a terra, di schiena, strattonato giù da qualcuno.
Deglutii intensamente immaginando chi fosse quel qualcuno.
Infatti, alzando la testa vidi Edward, l'espressione rabbiosa, le mani strette a pugno, le nocche bianche, gli occhi verdi più accesi che mai.
Un attore perfetto. Davvero da Oscar, solo che, al contrario di quella mattina, lo era veramente.
Sembrava così reale...così preoccupato per me...peccato che in realtà fosse solo il fantomatico play-boy, il ragazzo desiderato da tutte...il più bello. E così' rimaneva, anche con me.
Mi raggiunse in un attimo, prendendomi un polso con forza, proprio dove mi aveva tenuto prima Jacob.
Anche la sua mano era calda, ma di un calore diverso da quello dell'altro. Il suo non era soffocante, il suo era...accogliente, rincuorante.
Una volta che fui in piedi, mi strattonò veloce, fino a condurmi ai piedi delle scale senza dire una parola. Una volta giunti lì, però, si volto, rivolgendosi a Jacob, l'espressione carica di odio.
"Non ti azzardare mai più a toccarla.", sibilò lentamente.
Non ricevendo risposta, le sue labbra si piegarono in un sorriso sadico, come quello di un angelo vendicatore. "Hai capito?! Ti conviene, sai, perché altrimenti ti spaccherò la faccia con le mie stesse mani.", ecco il suo ordine perentorio, inequivocabile e minaccioso. L'ultimo prima che mi trascinasse con sé per le scale.


EHM...
*ME SPUNTA DA UN ANGOLINO*
PERDONO, PERDONO, PERDONO!!!!!
PLEASE ABBIATE PIETà DI UNA POVERA RAGAZZUOLA IMPEGNATISSIMA!!!!
DAVVERO, MI DISPIACE TANTISSIMO X IL RITARDO, SPERO SOLAMENTE CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!!!!
LO SO, IL FINALE è UN TANTINO BASTARDO, MA SE COSì NON è NON SONO IO, MI DISPIACE...XD AHAHA, CHE SADICA, PEGGIO DI EDWARD! XD
ALLORA...NEI COMMENTI AD UNO DEGLI SCORSI CAPITOLI, VI ERAVATE SORPRESE DELLA REAZIONE DI BELLA AL BACIO DI EDWARD (MA SCUSATEMI, SINCERAMENTE, CHI DI VOI AD UNA SIMILE OCCASIONE GLI MOLLEREBBE UN CEFFONE??? SIAMO SINCERE, NESSUNO!! XD), MA QUESTA VOLTA SONO STATA BRAVA (MODESTAMENTE LO SONO SEMPRE XD), COME AVETE VISTO! BELLA RIESCE A DARCI DENTRO, QUANDO VUOLE, E...è DIVENTATA GELOSA DI MAGGIE!!!! LEI OVVIAMENTE FARà DI TUTTO PER NON DARLO A VEDERE O PER DIRE CHE NON è COSì, MA...BASTA, ALTRIMENTI VI DICO TROPPO XD
ADESSO VI LASCIO, DAI, COSì POTRETE MALEDIRMI IN TUTTE LE LINGUE CHE VORRETE SENZA INTERRUZIONI DA PARTE MIA...XD
VORREI PERò RINGRAZIARE INFINITAMENTE TUTTI QUANTI LEGGONO, QUELLI CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA I PREFERITI, QUELLI CHE L'HANNO MESSA TRA LE RICORDATE, QUELLI CHE L'HANNO MESSA TRA LE SEGUITE...ECCO, PERò AVREI UNA DOMANDINA PER VOI: COME CAVOLICCHI FATE??? VOI SIETE DEI SANTI, NON SO COME FAREI SENZA DI VOI!!! *_____*
UN BACIONE IMMENSO A TUTTE!!!!
RECENSITE PLEASE!!!!!!!!!!! ^^
ELE



RISPOSTE ALLE RECENSIONI

Funny_lady_: La mia Giuliiiiiiiiiiiiiii!!! *.*
Gioia mia, grazie!!!! Grazie, grazie, grazie!!!!
Davvero, non sai quanto sono felice che la storia ti piaccia!!!! Povero il mio Eddy, lo so...ha avuto un passato davvero difficile, ma, tesoro, non posso dirti niente, mi dispiace. Qui è tutto top secret ù.ù
allura...ti è piaciuto il capitolo???? Daaai, di' di sì!! Giusto per farmi felice XD
Te l'ho mai detto che io odio Jacob??? Ecco, se non si fosse capito...be', se mo lo trovassi davanti la prima cosa che farei sarebbe prenderlo a pugni, perciò vedi tu come lo considero bene...XD
Ahahahah le camicie della suina!!! Questa sì che è bella! XD Ma tanto non dovrebbe avere problemi, lui è già un maiale, non gli verrebbe nessuna metamorfosi...XD
Grazie, gioia, davvero, grazie mille di tutto!!!!
Ti voglio bene!! Un bacio grande! Fammi sapere del capitolo!!!!


vally80: Ciaoooooo!!! Grazie, grazie davvero, tesoro!!! Scusami, spero di non avervi fatto aspettare così tanto questa volta, ma davvero il tempo scarseggia sempre di più per mia sfortuna! :'(
Spero davvero che il capitolo ti sia piaciuto!!! Non ti preoccupare, la prossima volta che Edward si fa male ci andiamo noi due, ok??? XD
Un bacione!!!


winter12: Ciao!!! Grazie mille, carissima! Non ti preoccupare per le recensioni, a me fa davvero piacere, ma capirai che ritrovarsi un commento con scritto che la storia piace, che è bella e cose del genere non può far altro che piacere! Grazie comunque di tutto!!!! Mi auguro che il capitolo sia stato di tuo gradimento!!! ^^
Bacioni! Ele


babyblack: Tesssssssoro!!!!
Ooooh, grazie, tu sì che sai sempre come rincuorarmi e farmi senire normale!! XD Grazieeee! XD
Ehehe, la mia fantasia non ha limiti, è per questo che riesco sempre a inventarmi queste belle cosine criminali. Ecco la prova che guardare film e leggere libri e ff serve a qualcosa! XD Ahahah, bello il nomignolo 'miciotti'!!!! D'ora in poi li chiamerò sempre così!! Soprattutto perché mi ricorda Lezioni di seduzione di fallsofarc, la mia storia preferita, non so se la conosci...in caso, te la consiglio con tutto il cuore *.*
Ahahahah, povera la mia Bella!!!! Cosa offendi il suo signor culetto???? XD Guarda che Edward per me non sarà stato così dispiaciuto ù.ù
Eddy, Eddy, che mi combini??? C'è, ti dimentichi pure del lato romanticoso???? Ma tu guarda dove siamo finiti...poi oggi cerchi pure di sedurre Maggie!!!!!! Ohu, ma stiamo scherzando????????? Torna a provarci con Bella, va', altrimenti qui rischio di arrabbiarmi ù.ù
Ahahaha, Vero, ma come fai a farmi ridere sempre in questo modo???? Sto cominciando anche io a sognarmi da sola mentre faccio da 'regista' alle fanfiction e do gli ordini su come devono comportarsi!!! XD Come hai detto tu, parole sante, la scuola fa male! E si vede!!!!!!!!!! XD
Spero davvero che il capitolo non ti abbia deluso, gioia cara!!!!
Un bacio graaande graaaande!!! ^^
Eleee



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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


fff
Missione d'Amore

CAPITOLO OTTO


Il polso mi faceva male a causa della stretta forte di Edward, mentre salivamo su per le scale.
Avevo l'impressione che fosse parecchio incazzato, proprio tanto.
Senza badare nemmeno alla strada che stessimo facendo, mi ritrovai sul letto matrimoniale della nostra stanza, sballottata come fossi un pacco postale.
"Si può sapere che ti è saltato in mente?", un ringhio mi arrivò dritto in faccia, subito dopo che la porta sbatté con violenza.
"Io?", chiesi scettica.
"Sì, tu!", esclamò fulminandomi con lo sguardo.
Mi alzai in piedi, fronteggiandolo.
"Guarda che è stato lui a saltarmi addosso, non certo io! In questo momento, teoricamente, tu dovresti consolarmi, chiedermi se mi ha fatto male o qualcosa del genere! Non certo accusarmi!", gli inveii contro.
Al contrario di quanto mi aspettassi, la sua espressione mutò di colpo, rilassando i tratti virili e decisi del volto. Sospirò pesantemente, sedendosi sul letto proprio a due centimetri dove prima mi aveva strattonata.
Lo raggiunsi, ormai rassegnata al suo volere. Tanto vinceva sempre lui.
"Hai ragione, Bella, mi dispiace. Ma non possiamo continuare così", concluse con tono deciso e perentorio.
Aggrottai le sopracciglia. "Che significa? Siamo qui da soli... 3, 4 giorni? Ebbene, abbiamo già scoperto che i Black hanno sicuramente qualcosa da nascondere, non sappiamo di preciso se c'entrano con la nostra missione, ma scoprendo cos'hanno nei sotterranei faremmo certamente cosa gradita all'umanità", gli feci notare con una leggera punta di ironia.
Un leggero sorriso nacque sulle sue labbra rosse, mentre scuoteva lentamente la testa.
"Sì, sì, questo lo so. Intendevo altro"
Ok, di bene in meglio. Se prima ero perplessa, adesso non avevo la minima idea di quel che stesse cercando di dirmi.
Probabilmente lesse sul mio volto la confusione più totale, perché tentò di mascherare la sua risatina con un colpo di tosse.
"Dicevo...", ricominciò quando si fu ripreso, "C'è qualcosa che dovremmo in qualche modo cambiare...", fece una breve pausa. "Il nostro rapporto"
Non mi diede nemmeno il tempo di percepire il senso delle sue parole che riprese subito a parlare. "Bella, non possiamo litigare ogni cinque secondi, una volta per un motivo, una volta per un altro! Dovremmo...concederci una tregua, ecco", concluse fiero di essere riuscito a dire tutto ciò che pensava.
Ci riflettei. Non aveva affatto torto, per una volta. Anche i miei nervi cominciavano a non farcela più a causa di tutti quei cambi di umore. Se poi si aggiungeva il fatto che, nonostante tutte le maledizione che gli avevo mandato, provavo un pochino di attrazione fisica per lui...entro poco sarei dovuta andare a farmi ricoverare.
"Una tregua dici?", chiesi nuovamente.
"Sì", calcò bene su quel monosillabo, come se avesse un'importanza fondamentale.
"Ci sto. Facciamo questo patto, va bene. Lasceremo fuori tutto il resto dal lavoro, saremo il più professionali possibile, interpretando in modo inpeccabile la parte dei fidanzatini e consultandoci a vicenda riguardo alla missione. Tutto chiaro?", negoziai sorridendo a trentadue denti.
Alzò gli occhi al cielo per un attimo, poi accettò la mia proposta con una stretta di mano, calda, forte.
"Certo, capitano", mormorò con un tono suadente.
Ma cosa si credeva, un incantatore di serpenti?
"Guarda che la tregua è già iniziata, sguattero, non farmi rimangiare la parola", dissi piccata, alzandomi dal materasso.
Rise alle mie parole, in quel modo così tranquillo e naturale che solo lui aveva.
Forse non sarebbe stato poi così difficile...forse saremmo riusciti a non ucciderci a vicenda dall'esasperazione...
Forse.

* * * * * *

"Ave, o Maria, piena di grazia..."
No. No.
Non era possibile.
"Tu sei benedetta..."
"Ma porca puttana!!", esclamai inferocita sbattendo forte la mano sul cuscino.
Subito dopo, un grugnito giunse alle mie orecchie, proveniente da destra.
"Mmm...ma che succede?", chiese tra uno sbadiglio e l'altro, ancora con un piede nel mondo dei sogni.
Sbuffai. "Niente, ci costringono semplicemente alla preghiera mattutina"
Aggrottò le sopracciglia, seppure con gli occhi chiusi. "Che significa...?"
"Non la senti la preghiera?!?!", strillai isterica.
Feci un po' di silenzio, giusto per concedergli il beneficio di ascoltare quella voce così incondizionatamente magnifica.
"Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori..."
Si girò dal lato opposto, finendo sdraiato di schiena.
"Chi diavolo è alle 8 di mattina?", borbottò indispettito, contraendo il naso teneramente.
Sorrisi. "In realtà sono le 9, ma sembra che per la suocera della sorella di Jacob sia un orario decente per infodere la preghiera negli animi più sonnolenti come i nostri", ridacchiai piccata.
Anche sul suo volto rilassato comparve un sorriso. "Lo dicevo io che era impossibile che Embry, Quil o Jacob potessero ascoltare Radio Maria..."
"Conosci questa stazione?!", chiesi sbalordita.
Il suo sorriso si fece più teso, tirato. "Sì, l'avevo scoperta con mia madre, quando mia sorella era ancora con noi. Anzi, per la verità fu uno degli ultimi giorni...", s'interruppe un attimo, sospirando inquieto. "Non so se ricordi, ma ti avevo detto che eravamo andati in un paesino del Nord America, giusto per fare una vacanza...ecco, nella villetta vicino alla nostra c'era una nonnetta che aveva la mania di ascoltare Radio Maria la mattina presto, a volume talmente alto da far sentire tutto anche ai vicini", scosse impercettibilmente la testa, come se stesse rivivendo in quel preciso istante quei momenti.
"Mi dispiace, Edward", sussurrai mettendomi seduta.
Sollevò le spalle, coperte solo una una canottierina nera aderente. "Non fa niente, te l'ho detto. Ormai ci sto passando sopra", disse aprendo gli occhi. Erano sereni, densi di una consapevolezza che non avevo mai notato.
"I-io vado in bagno", mormorai, ancora frastornata da quell'intensità incredibile.
"Fai pure!", esclamò sorridendo e alzandosi, mentre il rosario continuava a ripetersi continuamente, senza tregua.
Questa volta impiegai poco tempo in bagno, nonostante avessi dovuto fare le stesse identiche cose. Quando aprii la porta, però, una scena particolare mi si presentò davanti.
Edward era piegato sul letto, sistemando le lenzuola in modo che fossero ben distese, senza alcuna piega.
Ma non fu quello a colpirmi, quanto la sua espressione, il modo in cui compiva quelle semplici azioni.
Era attento, preciso, come se fosse una questione importantissima.
Improvvisamente mi ritrovai a pensare che aveva dovuto imparare a fare tutto da solo, una volta rimasto senza famiglia, così, con un non nulla, senza più nessuno a cui chiedere aiuto o conforto.
"Ehi", dissi semplicemente, senza un reale motivo.
Si girò, sentendo la mia voce. Il volto corrugato in una smorfia di perplessità.
Sorrisi.
"Se vuoi ti aiuto", continuai, avvicinandomi alla parte opposta del letto e prendendo in mano un lembo rosso.
Lo sbattei delicatamente, aiutandomi con l'altra mano, sotto il suo sguardo confuso.
Si alzò, prendendo quello opposto, e cominciando a sollevarlo ritmicamente con i miei movimenti, creando un alone rosso, caldo.
Non avevo idea di quale potesse essere il motivo per cui mi faceva piacere risistemare il letto. Non era compito nostro, questo era poco ma sicuro, eppure in quel momento sembrava una cosa naturale. Naturale farlo con lui.
Strattonai un po' il mio cuscino prima di sistemarlo al suo posto, accanto a quello di Edward.
Quando le nostre mani vennero a contatto, nonostante la lunghezza del letto, sorridemmo contemporaneamente, immergendoci l'uno negli occhi dell'altra.


* * * * * *


"Cazzo, Jake, Claire non cambierà mai, vero?", rise Quil dando una pacca alla spalla di Jacob, in piedi vicino ad una sdraio.
"Eh, lo so, ragazzi...per la prossima notte un consiglio: usate dei tappi", rispose lui fingendosi esasperato.
Stavamo parlando del fatto che non fossimo riusciti a dormire a causa della radio della vecchia. La quale, a quanto pareva, aveva pure un nome.
"E dai, Quil, lo sappiamo che hai sempre avuto un debole per la buon vecchia Claire...", esclamò malizioso Embry, suscitando le nostre risate.
Quil, al contrario di quanto mi aspettassi, rimase zitto, forse prospettando una crudele vendetta.
"Lo sai che le voglio bene", disse semplicemente, alzando il mento con arroganza.
"Certo, certo! Tanto, chi te la tocca?", ridacchiò Jacob prima di tuffarmi di testa nella piscina.
Stavolta, però, avevo preso le mie precauzioni: 6 metri di distanza minimo e un body-guard tutto per me.
"Vedrai che qualcuno ti becca prima o poi", rise al mio orecchio Edward.
Piegai la testa all'indietro, appoggiandola sulla sua spalla nuda.
Eh sì, perché eravamo in una posizione...da fidanzati, ecco. Lui seduto sulla sdraio e io davanti a lui, con le sue braccia attorno alla vita.
"Contaci", gli alitai in faccia ridendo.
"Ehi, ehi, atti osceni in pubblico, ragazzi!", ci richiamò Jacob dall'acqua.
A quanto pareva, il giorno prima era talmente ubriaco da non ricordarsi minimamente del suo assalto. Oppure faceva il finto tonto. Fatto sta che Edward aveva preso il suo compito di fidanzato possessivo e geloso molto alla lettera.
Nemmeno io mi sentivo sicura in sua presenza. Ieri mi aveva spaventata saltandomi addosso in quel modo e non avevo affatto voglia di ripetere l'esperienza. Quella mattina, quando l'avevo visto bello sorridente, ero molto, molto perplessa.
"Oddio, Bella, sembra che tu abbia appena visto la porte!", aveva esclamato ridendo.
Fortunatamente Edward era arrivato in mio soccorso e aveva sussurrato al mio orecchio: "Sì, e si chiamava Jacob Black".
"Dai, Jake, tu facevi molto, molto peggio!", lo richiamò Quil mentre si metteva la crema solare sulle spalle.
Jacob si girò verso di lui e prese a ghignare senza ritegno. "Oh, be', questo è ovvio. Vi ricordate di quella volta che stavo per farlo sotto il tavolo, alla conferenza con i colleghi di papà?", chiese.
Embry sembrava perplesso. "Quella volta con...?". A queste parole Jacob si irrigidì. "Sì", disse semplicemente, prima di immergere la testa in acqua.
Entro pochi minuti furono tutti in acqua. Tutti eccetto me.
Mi ero categoricamente rifiutata, nonostante il caldo atroce che non lasciava nemmeno respirare.
Se già quella volta che erano in due erano riusciti a tirarmi giù in acqua e quasi annegarmi con una facilità incredibile, non immaginavo pensare cosa sarebbero riusciti a fare in quattro.
Ero sicura che molte ragazze della cittadina in cui abitavo con i miei genitori fino a qualche anno fa avrebbero pagato per essere nella mia stessa situazione.
E come biasimarle...non solo mi dovevo fingere la fidanzata di un ragazzo dalle fattezze angeliche, godevo anche della visuale dei corpi estremamente muscolosi di quegli altri tre ragazzi.
A volte mi chiedevo cosa avessero dovuto fare per essere diventati in quel modo. Non ero una fanatica dei muscoli, ma sapere che un uomo era abbastanza forte da riuscire a proteggermi non mi dispiaceva affatto.
Edward era...particolare in quel contesto.
Non di troppo, ma diverso da quei tre ragazzi dalla carnagione scura che riuscivano a divertirsi con un non nulla.
Avevano cominciato da poco a parlare dei modi in cui 'riuscivano a fare colpo' - loro testuali parole - sulle ragazze quando erano giovani.
Fortunatamente non ero una ragazza fin troppo pudica, altrimenti mi sarei scandalizzata nell'udire certi loro pensieri.
"E voi?", chiese improvvisamente Embry. "Come vi siete conosciuti?"
Oddio.
Improvvisamente ritrovai gli occhi sconvolti di Edward su di me, mente cercava un qualcosa da dire.
"Ehm...è una storia lunga...", mormorai nervosa.
"E dai, qualcosa di sconcio?", domandò Jacob ridacchiando.
"No, no...solo...", mi affrettai a dire, senza sapere nemmeno come continuare.
"Ci siamo conosciuti su internet", disse Edward, così, come se niente fosse.
COSA?
"Vero, amore?", chiese cercando la mia conferma.
"Oh, certo...come dimenticare.", dissi sforzandomi di sorridere.
"Davvero?", domandò Jacob sbalordito. "Non l'avrei mai detto!"
"Sì, lei si chiamava 'Confettina Rosa'. Chi si sarebbe aspettato che in realtà fosse una tale peperina?", chiese retorico Edward, alludendo a me.
Cosa, cosa? Io confettina rosa?! Io che a vedere quella sottospecie di colore mi veniva il diabete?!
I tre ragazzi, non appena sentirono quelle parole, si misero a ridere come pazzi. "Confettina rosa?!", ripeté Quil tra le risate, appoggiandosi al bordo piscina per evitare di annegare.
Strinsi gli occhi, innervosendomi.
"Ok, ok, va bene. Ma lui si chiamava 'Figo dal ciuffo rosso'. Non per dire, ma anche questo è penoso", feci notare con un cipiglio rilassato in volto, mentre Embry, Quil e Jacob si mettevano a ridere ancora più forte.
Edward voltò la testa lentamente, fino a far incrociare i nostri occhi.
"Che c'è, tesoro, ti vergogni del nomignolo che ti eri creato tu stesso?", lo sfottei fingendomi innocente.
D'altronde aveva cominciato lui.
Le sue labbra si tesero in un sorriso di scherno. "Oh, no, gioia, tanto il mio non era nulla in confronto al tuo!"
"Eh, Bella, in effetti...", rise Embry.
Stavo per rispondere per le rime, quando una vocetta stridula e petulante mi fece voltare.
Ed ecco colei che m'impediva di dormire.
Ecco colei che aveva disturbato per ben due notti i miei sogni più tranquilli...
Eccola quella vecchietta rugosa vestita con 14 strati di camicette da notte quando c'erano ben 42°.
"Ma si può sapere cos'è tutto questo baccano, giovanotti?", chiese agitando nervosa il suo bastone verso la piscina, a mo' di rimprovero.
Jacob trattenne a stento una risata, rispondendole. "Oh, scusaci, Claire, ti abbiamo per caso disturbato?"
Lo sguardo della nonnetta, però, venne immediatamente catturato da Quil, ancora attaccato al bordo della vasca.
"No, no...ma Jacob, perché non mi avevi detto che il caro Quil sarebbe venuto a trovarmi?"
Mascherai la mia risata con un colpo di tosse nel pensare che Quil sarebbe venuto qui proprio per lei.
Claire però non si lasciò soggiogare e i suoi occhietti acquosi si riempirono di sdegno mentre esaminava la mia carnagione chiara.
"Ma dove sei stata tutto questo tempo per non prendere nemmeno un raggio di Sole? In un frigorifero?", chiese pungente suscitando le risate sconvolte degli altri, Edward compreso.
Alzai il mento, orgogliosa. "No, signora, semplicemente mia madre è mezza albina", risposi seria nascondendo le gambe il più possibile con il vesitino azzurro che indossavo.
La sua espressione divenne scettica. "Ah."
Non ero mai stata una persona violenta, anzi, ero facilmente impressionabile perciò solo rare volte avevo usato alzare le mani contro una mosca o una zanzara torturatrice. Eppure in quel momento desideravo tanto vedere la faccia della nonnetta acida in un bel forno, così da osservarla cambiare colore di secondo in secondo...fino a farla scoppiare.
Mi stupii di me stessa. Era solo una donna un po' anzianetta, con i suoi acciacchi e dolori vari, non potevo certo prendermela in quel modo. Chissà, forse aveva perso il marito...
"E tu chi sei?", chiese improvvisamente interessatissima rivolta a Edward.
"Edward Masen, signora, felicissimo di fare la sua conoscenza". Ma tu guarda che lecchino!!
La donna fece una faccia strana, come a volersi fingere una donzella dell'Ottocento imbarazzata dai complimenti di un nobile uomo che la chiedeva in sposa. Bah.
"Edward...non so perché, ma mi sembra di averti già visto da qualche parte...", farfugliò pensierosa, senza mai distogliere lo sguardo da lui.
Alla faccia della povera vedova, questa era interessata persino a quelli con la metà dei suoi anni!
"Cara Claire, forse Isabella potrebbe ingelosirsi, sa', Edward è il suo fidanzato", proruppe Embry lanciandomi uno sguardo denso di sottointesi.
Cosa?
"Ah, davvero?", chiese stupita e scettica la donna. "Ti devono piacere proprio tanto i visi pallidi allora!"
Avevo il sospetto che fosse daltonica o che comunque avesse qualche problema di vista.
Voglio dire, come si fa a notare il mio pallore e non quello di Edward?!
Il volto di quest'ultimo si illuminò di un sorriso mentre voltava la testa dalla mia parte e mi sorrideva di sbieco. "Eh, sì, signora, proprio tanto.", si interruppe un attimo. "E...in effetti anche lei mi ricorda qualcuno, Claire...", mormorò infine.
Gli occhi della donna si splancarono, come se avesse appena visto un miracolo. "Allora non sono solo io! Secondo me ci siamo davvero già visti, Edward!", esclamò sicura.
Il volto del ragazzo, però, si contrasse, come perplesso. "Sì...solo non ricordo dove."



BUON GIORNOOOO!!!! ^^
BUONA FESTA DEI SANTI!!!!!!!!!!
COME STATE??? FELICI DI POTER RIMANERE A CASA UN PO' PIù DEL SOLITO??? IO Sì, ANCHE SE GRADIREI FARE VACANZA ANCHE DOMANI, INVECE, PURTROPPO PER ME, DEVO TORNARE...MALEDETTA SFIGA! >.<
SCUSATEMI PER L'ENNESIMA VOLTA PER IL RITARDO, ORMAI PERò PENSO CHE ABBIATE CAPITO CHE IO AGGIORNO PIù O MENO UNA DECINA DI GIORNI DOPO...PERDONATEMI!
COME AVETE VISTO, EDWARD E BELLA HANNO FINALMENTE STRETTO STO BENEDETTO PATTO! CREDETEMI, NON CE LA FACEVO PIù NEMMENO IO CON I LORO CAMBIAMENTI D'UMORE! XD DITE CHE RIUSCIRANNO COMUNQUE A RESISTERE A LUNGO??? SONO APERTE LE SCOMMESSE, RAGAZZI! XD
IN QUESTO CAPITOLO NON CI SONO STATE NEMMENO DISCUSSIONI RIGUARDO ALLA MISSIONE...PERò C'ERANO DEI DETTAGLI IMPORTANTI...CHE IO SICURAMENTE NON VI DIRò, ALTRIMENTI NIENTE PIù SORPRESA! ù.ù
LA CARA SUOCERINA CLAIRE HA FATTO IL SUO INGRESSO! XD COME VI SEMBRA????
IO LA IMMAGINO MOLTO COME LA NONNETTA DI MADAGASCAR, QUELLA CHE DAVA SEMPRE LE OMBRELLATE IN TESTA! PERDONATE LA MIA INFANTILITà! XD
CLAIRE IN REALTà ERA UNA BAMBINA DI DUE O TRE ANNI CHE AVEVA L'IMPRINTING CON QUIL...ECCO, DICIAMO CHE L'ETà è LEGGERMENTE CAMBIATA, MA UN RAPPORTO 'MATERNO' C'è COMUNQUE =)
VI ANTICIPO SUBITO CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO (O AL MASSIMO TRA DUE) I NOSTRI EROI SENTIRANNO ALCUNI DEGLI ALTRI MEMBRI DELLA MISSIONE, PER CAPIRE SE ANCHE LORO HANNO SOSPETTI O COSE DEL GENERE...
BENE, CREDO DI AVER DETTO TUTTO!!!! ^^
RINGRAZIO TANTISSIMO LE 30 PERSONE CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE (ADOROVIIII! <3), LE 59 CHE L'HANNO MESSA TRA LE SEGUITE (GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!) E LE 8 CHE L'HANNO MESSA TRA LE RICORDATE!!!! SIETE DAVVERO DEI TESORI!!!
L'UNICA COSA CHE SINCERAMENTE MI PIACEREBBE DAVVERO è CHE RECENSISTE UN POCHINO DI PIù...NON DICO DI ASPETTARMI CHISSà QUALI COSA DA QUESTA STORIA, MA CREDO CHE TUTTI SAPPIANO QUANTO UNA RECENSIONE IN CUI C'è SCRITTO SEMPLICEMENTE 'BRAVA' O 'BELLA FICCI' SIA RINCUORANTE! ^^
VI RINGRAZIO IN ANTICIPO E VI LASCIO ALLE RISPOSTE ALLE RECENSIONI!!!
UN BACIO GRANDISSIMO
ELE


RISPOSTE ALLE RECENSIONI:


vally80: Ciaooo, tesoro!!!! Ehehe, rieccomi di nuovo!!! Io sono come la polvere, mia cara, quando pensi di averla cacciata via per sempre ecco che ritorna un nuovo granellino da sotto il letto! XD Ok, il paragone non è dei migliori ma...XD
Sisi, hai detto bene! Sia Bella che Edward sono gelosetti e questo patto che hanno stipulato è nato proprio da questo: il voler nascondere per forza la gelosia che provano l'uno nei confronti degli altri, fingendosi 'professionali'. Ma chi ci dice che così non staranno meglio...?
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!!!!
Un bacio grande!!!
Ele

The Red One: Alluuuuuz!!!! Ciau, Cuggi! XD
Come sta la mia Dalì? XD Spero che la tua mente acculturatissima abbia gradito questo capitolo! XD
E brava ale, lo so io che faresti qualsiasi cosa per ricevere un bacio di Edward...e anche io, certo, ma...questa è un'altra storia! XD
Dum de dum...cara ale, qui stai già cominciando a toccare un argomento che prossimamente vedrai molto ma molto spesso...ovvero l'essere sé stessi e le mascherine (non di carnevale miraccomando! XD)!
Maggie invece è un personaggio particolare...vedrete cosa nasconde soltanto verso la fine! ^^ MUahahahahah sono sadica io!
Allora, ti sta piacendo l'adorabile Claire???? XD Sono curiosa di leggere la tua recensione!!!!!
Un bacio grande grande!!!! TVB!!!!!!!

winter12: Ciao, carissima!!!!! Troppo buona, troppo buona...l'ho sempre detto io! XD Scusami se ti ho fatto aspettare tanto, ma l'ispirazione va e viene...anzi, quando arriva è sempre nei momenti meno opportuni!!!! A scuola, quando sono in piscina o sotto la doccia! Che cosa impossibile...XD
Grazie davvero tantissimo!!!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!!!!!!!!
Bacioni!!!


babyblack: La mia tesora!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ahahahah, ma lo sai che le tue recensioni mi fanno sempre morire dalle risate???? No, ma adesso ti racconto bene di quando l'ho letta!!
Bella tranquilla e sicura che non ci sia niente di niente, apro la pagina e...tan-ta-daaan ecco babyblack!!! Yeeeeee!!!
Nello stesso momento, ecco mia sorella (Freddy Barnes) arrivare in camera e mettersi a leggere con me la recensione...
"Mmm.."???? What?? Cioè sono rimasta un attimo scioccata e pensavo: "Che minghiarola hanno fatto questi, mi sono dimenticata qualcosa?? No impossibile! Ele lo avrebbe descritto!!!".
Non ti dico, con questa frase hai scatenato il finimento, Vero!!!! Mia sorella si è messa a guardarmi come se mi volesse uccidere e chiedeva: "Tu descriveresti tutto???" e io innocente: "Ma no, fede...cosa vai a pensare...quella lì è solo una cretina che si è messa in testa quelle cose..." XD
Ma adesso passiamo alla risposta vera e propria che è meglio! XD
Eh, lo so che tu rimarresti tutto il giorno a guardare Edward mentre dorme...oppure lo spieresti dalla serratura del bagno...ormai non hai più segreti, sei un libro aperto mia cara! XD
Aahahahah, eh si, Bella era ancora scioccata dal risveglio improvviso e CALOROSO...ha scambiato Edward per una mosca, ecco perché gli ha dato uno schiaffo...cosa del tutto giustificabile, mi pare giusto...XD
Eeeeeeee, Edward è un play boy mia cara, che ci vuoi fa'????? Scusami si deve mantenere in allenamento con la prima che trova!!! ù.ù
Ohu, ohu, non mi criticare la mia Bella che lei ha già abbastanza problemi in testa...se poi si aggiunge Edward è naturale che l'alzaimer arrivi con un tantino di anticipo...XD
CUOOOOSSA????? Io e...Chiara tue...autrici preferite???? Tu mi stai paragonando a Chiara??? Quella Chiara??? L'autrice più brava di tutto EFP????????????????? Mi sento svenire...
Ok, mi sono ripresa (anche se ancora non ci credo ù.ù)! Eh sì, il rapporto tra Liz e Jack e quello tra Bella e Edward sono diversi...ma non ti preoccupare che in effetti qualcosa in comune hanno. Anche Liz all'inizio era decisa a fare la 'vergine-di-ferro' se non ricordo male, anche se vabbe' qui il contesto è totalmente diverso...qui c'è Edward che un giorno di questi farà dannare la mia povera Bella!!! Fortuna che hanno stretto sto benedetto patto, altrimenti qui...quella che ci rimettevo ero IO!!!!!
Jacob è un cretino, secondo il mio modestissimo parere. Però riguardo a lui non ti posso dire niente. Sarei tentata ma...devo essere democratica!!!!! ù.ù
Adesso voglio sapere se hai sognato il capitolo peròòò! Dai che magari ti sogni la nonnetta Claire stanotte...XD Come ti è sembrata??? Una suocerina...un tantino acida??? XD
Grazie davvero di tutti i complimentiiiiiiiiiiiiiiii!!!!! Ti voglio beneeeeee!!!
Un morsoooo! XD
Tua Ele
P.S. sto lavorando un po' ai foglietti illustrativi degli effetti collaterali del capitolo...penso che tra un po' riuscirò a pubblicarli per evitare morti precoci XD



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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


fff
Missione d'Amore

CAPITOLO NOVE



"Oh, Claire, lo sai che le tue lasagne sono e rimarrano in eterno le più buone dell'universo!", esclamò Embry sporgendosi dal suo posto per sorridere ruffiano all'anziana donna.
Eravamo seduti a tavola da pochissimo, e lei non aveva fatto altro che criticare ogni pietanza cucinata dal personale della villa.
'Ogni cosa cucinata da lei era sempre indubbiamente migliore', ecco ciò che affermava con decisione.
Da parte mia, pensavo di non aver mai mangiato cibi più buoni in tutta la mia vita.
Come antipasti, tartine con maionese, prosciutto cotto e verdurine grigliate, insieme ad un'insalatina di gamberetti.
Il tutto in quantità talmente abbondanti da far pensare che il pasto comprenda solo quello.
Scoprire che invece ci aspettavano diverse altre portate fu uno shok e una fantastica notizia allo stesso tempo.
Ovviamente, però, non appena aveva visto le nostre espressioni completamente catturate dai sapori e dai profumi, si era sentita poco considerata, perciò aveva sentito il bisogno di dire la sua, come sempre.
Ruotai gli occhi impercettibilmente, tentando di non farlo notare alla vecchia.
Casualmente, però, Edward vide la mia reazione, e quasi si strozzò con un gamberetto per le risate.
Dovetti dargli diversi colpi - piuttosto forti, a dire il vero - per farlo riprendere.
"Dai, amore, che ti prende? Non mi dire che sei diventato allergico a qualcosa?", chiesi fingendomi apprensiva.
Quando le sue risa furono cessate, mi sorrise di sbieco, un modo per dirmi che sapevo fare bene la parte della fidanzatina smielosa e sdolcinata.
"Edward, di cosa ti occupi?", chiese Claire, sempre con il suo sguardo inquisitorio.
"Di Bella innanzitutto, ma anche di medicina: sono un pediatra", affermò convinto e affabile.
Ebbene, signori e signore, per una volta posso dire che anche lui, nella parte del fidanzatino perfetto, non era affatto male.
Gli occhi della strega si accesero improvvisamente, neanche le avesse detto che era rimasta incinta all'età di settant'anni.
"Oh, ma è splendido! Ti piacciono i bambini, Edward?", chiese intrecciando le mani come una bambina alla sua prima comunione.
Lui sorrise, tenero. "Sì, molto. Anche quando ero più giovane ho sempre avuto un debole per i bimbi piccoli e loro sembravano quasi incantati da me e dal mio modo di fare.", modestia a parte, ovviamente...
I suoi occhi sembravano lontani dal tavolo nel cortile di casa Black, lontano dal tempo e da tutto. Improvvisamente capii che non stava improvvisando e che le sue parole non erano nemmeno un'invenzione.
Era qualcosa di accaduto veramente.
"Be', Edward, devi ammettere che non solo i bambini sono incantati dal tuo modo di fare", ridacchiò Embry, abbassando di colpo la testa per addentare nuovamente la tartina alla maionese.
In effetti...concordai mentalmente, senza però far notare la mia approvazione.
"E tu?", continuò Claire, rivolta a me.
Uhm...perché non provocare un po' la nonnetta?
"Io faccio lo chef", affermai compiaciuta.
Sbiancò improvvisamente, lasciando cadere la forchetta sul piatto.
"C-cosa?", chiese con voce stridula.
Sorrisi nuovamente. "Ha capito, bene, sono uno chef"
"Tu sai cucinare?!", chiese allibita, portandosi le mani alla bocca.
Tossii, giusto per schiarirmi un po' la voce. Un'altra domanda di questo genere - ovvero una bella presa per il... - e non avrei più risposto delle mie azioni.
"Uno chef deve saper cucinare", affermai con diplomazia, serrando le mani sotto il tavolo per sfogare il mio nervosismo.
"Santo cielo, non l'avrei mai detto...e dire che sei così...smunta. Solitamente gli chef", calcò per bene sulla parola francese, come a voler far sfoggio del suo vocabolario, "sono belli in carne.", continuò.
"Claire, non mi sembra il caso...", tentò di dire Jacob, ma fu zittito immediatamente da un'occhiata glaciale della donna.
"Allora, Bella, dimmi...qual è il piatto che cucini con più maestria?", chiese con un finto sorrisino angelico.
"Uhm...be', diciamo che ci sono tante cose...", sempre con modestia, "ma forse...sì, ciò che mi riesce sicuramente meglio è la Millefoglie Chantilly."
Sul suo volto apparve un'espressione di interessamento, più di prima. "Specializzata in pasticceria allora?", chiese sempre con quella sua vocetta saccente.
"Sì, esattamente", confermai sentendo lo sguardo di tutti puntati su di me.
"Allora vorrà dire che non ti costerà nulla cucinare questo dolce per noi, questa sera. D'altronde la cucina di questa villa è a dir poco splendida...meglio di quelle specializzate, oserei dire", propose sadica.
Oh, merda.
Lo sapevo, sapevo che quella vecchietta acida non me l'avrebbe data vinta!
E perché, poi, ero dovuta andare a scegliermi quella professione? E per di più una delle ricette più difficili da cucinare?!
Sin da quando ero bambina, avevo sempre adorato la Torta Millefoglie. L'avevo sempre considerata il 'top' dei dolci, il meglio del meglio.
Purtroppo, però, crescendo avevo capito che non era affatto facile prepararla, perciò mi ero limitata solo a crostate e torte semplici, niente di che.
Deglutii. "C-certo", balbettai sforzandomi di rimanere con il sorriso sulle labbra.
Il resto dell'abbondante pranzo trascorse più velocemente, ma non riuscii a tranquillizzarmi nemmeno per un secondo, pensando a cosa avrei dovuto preparare.
Anche Edward se ne accorse. Mi si avvicinò lento, fingendo di pulirmi l'angolo della bocca dal sugo. "Che ti prende?", chiese.
Scossi piano la testa. "Poi ne riparliamo". liquidai il discorso, sapendo anche di dovermi sorbire i suoi rimproveri.
Il pasto finì dopo tre ore circa. Considerarmi semplicemente piena era un eufemismo.
Adesso concordavo perfettamente sul fatto che in Italia si mangiasse tanto e bene. Perché, davvero, su quell'ultimo particolare non c'era proprio paragone rispetto agli hamburgher americani.
Quil, Embry e Jacob avevano spazzolato tutto come se non mangiassero da anni. Ero convinta che avrebbero divorato i piatti stessi se non ci fossimo stati noi altri.
Edward invece era stato impeccabile come sempre. Forchetta tenuta al punto giusto, masticava sempre da una sola parte e con la bocca chiusa, affascinava tutti con uno sguardo. In due parole: perfetto.


* * * * * *

"Aspetta un attimo: mi stai dicendo che tu non hai mai cucinato in vita tua questa torta?", chiese lento Edward, chiudendo gli occhi e facendo respiri profondi.
Socchiusi i miei, certa che il fiume ormai in piena tra poco sarebbe scoppiato. "Sì, e non so nemmeno come sia la ricetta", mormorai stridula, consapevole del mio errore.
Si tirò una sberla piuttosto forte in testa, come a voler sfogare la sua frustrazione su sé stesso.
Attesi che parlasse, ma non accennava ad aprire bocca.
Improvvisamente, però, un sorriso divertito si formò sul suo volto. "Ok", rispose semplicemente, rilassato.
Credetti di aver capito male.
"Come 'ok'?", chiesi palesemente irritata.
Io gli dicevo di essere nella cacca fino al collo e lui mi rispondeva con un semplice ok?!
Piegò leggermente la testa verso destra, come se da lì la visuale fosse migliore. "Ok. Comprendo la tua situazione, ma, d'altronde sarai tu a dovertene preoccupare, perciò direi che la cosa non mi riguarda minimamente", affermò scandendo bene parola per parola.
I miei occhi si spalancarono, in una reazione sconvolta e disperata.
No! Non poteva farlo!
"Edward...ti prego, senza il tuo aiuto non posso fare niente. E se io non faccio niente, quella vecchietta acida capirà che non sono uno chef e l'avrà vinta! E' questo che vuoi?", provai ad essere melodrammatica, seppure la situazione in realtà per me sarebbe stata molto più che umiliante.
Chiuse gli occhi, scuotendo la testa. "Te la sei cercata, mia cara"
Sospirai, mugugnando. "Lo so, Edward, ma ti prego, non ti chiedo tanto! Solo aiutarmi e cercare la notizia su quel bel portatile che ti ritrovi!", mugugnai indicando il suo computer color argento, appoggiato maestoso sul copriletto.
"Bella, non so come dirtelo: questo computer è destinato..."
"Solo ed esclusivamente alla missione. Lo so! Me l'hai ripetuto quarantasette volte!", gli feci il verso interrompendolo.
Sorrise. "Vedi, lo sai anche tu. Perciò la questione è chiusa", decretò.
"No!", protestai ancora, sbattendo le mani sulle gambe, esasperata. "Ti prego, Edward...solo per questa volta", mormorai facendo gli occhi dolci.
Si mise a ridere vedendo lo stato in cui mi ero ridotta. Elemosinare un computer per cercare una ricetta.
No, decisamente non me lo sarei mai aspettato.
"Ok, Bella, però", affinò lo sguardo, rendendolo vagamente minaccioso, "non una mia parola con mio zio. Né su questa tua trovata della pasticceria, né sulla fotografia di mia sorella. Chiaro?", negoziò.
Sbuffai di nuovo, sedendomi sul letto accanto a lui.
"Sei un ricattatore"
Ghignò, sempre più divertito dalla situazione.
"Prendere o lasciare. Non vorrai mica che quella vecchietta acida l'abbia vinta?", mi scimmiottò sfottendomi.
Incrociai le braccia sotto il petto, indignata. "Gne gne gne", borbottai con una smorfia.
Rise del mio verso da bambina, portando il portatile sulle sue gambe ed accendendolo.
Da quanto mi aveva detto, oggi avremmo parlato con Marcus via webcam, e che avremmo dovuto raccontargli tutto della missione e venir informati da lui riguardo agli altri.
Mi tolsi le infradito con un gesto veloce, incrociando le gambe per stare più comoda.
In pochissimo tempo Edward si collegò al programma apposito, facendo comparire una nuova finestra sullo schermo.
Mentre armeggiava, mi ricordò nuovamente il patto. "Non una parola su mia sorella, vero?", chiese con gli occhi puntati sul computer.
Roteai gli occhi al cielo. "S-ì"
"Bene!", esclamò soddisfatto. "Adesso dovrebbe arrivare"
Improvvisamente la figura scura di Marcus Cullen apparve, facendomi quasi venire un colpo.
"Buon giorno, ragazzi", ci salutò con un sorriso tenue.
Anche Edward se ne accorse. "Zio. C'è qualcosa che non va?", chiese perplesso.
"Ho finito da poco di parlare con Rosalie e Jasper"
"Sono all'ospedale, no?", chiesi senza pensarci.
"Sì", rispose. "Dovevano controllare Leah Clearweter se ricordate."
"E...?", domandò Edward sempre più curioso.
"Ecco, sembra che faccia delle lunghe telefonate, di notte. Proprio nel loro reparto, a due passi da loro. Ovviamente fanno finta di dormire, ma sentono tutto quello che dice. Parla con uomo e da' informazioni fin troppo dettagliate riguardo all'ospedale...ma adesso parlatemi di voi. Come procede?", chiese come se si fosse ripreso improvvisamente da una situazione di trance.
"Bene", rispose Edward. "Siamo sulla buona strada. La villa è controllata giorno e notte, ci sono tantissime telecamere nascoste. Soprattutto in una stanza, una stanza che abbiamo scoperto conduce ai sotterranei"
Spalancò la bocca, stupito. "Cavolo, chi lo immaginava?" fece una pausa di riflessione. "E Billy Black?"
"Oh, lui non c'è", risposi. "E' partito con un elicottero proprio quando siamo arrivati noi alla villa, nemmeno il tempo di dirgli una parola"
Aggrottò le sopracciglia. "Ma allora voi...?"
"Siamo con suo figlio, Jacob. Un viziatissimo figlio di papà che non fa altro che oziare dalla mattina alla sera. Ma che, apparentemente, ha un piano ben congegnato in cui sono coinvolti due suoi amici", disse Edward.
"C'è qualcosa che sembri riguardare la missione?", chiese lui. Solo in quel momento mi accorsi che stava annotando tutto, con velocità e prontezza.
"Sì...", Edward si girò un istante per guardarmi negli occhi. "Certi loro discorsi...sembrano alludere a delle ragazze, delle prostitute, appunto, che però non possono toccare...", mormorò.
"Questo è interessante...avete trovato dei fogli, documenti?", continuò.
"Di sfuggita", dissi. "Nella stanza del primo piano, quella che conduce ai sotterranei"
"Ah!", esclamò Edward, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa di molto importante. "Nei sotterranei c'è un computer. Un grande computer. Hai presente quelli quartier generale riservati solo alle missioni più importanti? Ecco, uno di quel tipo. Grandi e super dotati", spiegò con enfasi, gesticolando.
"Sì...e Jacob Black?"
"Te l'ho detto", ribadì il ragazzo. "E' un viziatissimo figlio di papà"
Suo zio sospirò. "Sì, l'avevo capito: ma di carattere...com'è? Pensate che abbia una mente così geniale da poter realizzare un piano così ben congegnato?", chiese leggermente spazientito.
Edward si voltò nuovamente verso di me, evidentemente a corto di informazioni come me.
"Veramente noi...non ci abbiamo fatto tanto caso", balbettai guardandomi le mani in grembo.
"Cosa?!", esclamò sconcertato."Voi siete lì da quanto...quattro, cinque giorni? E non avete ancora capito di dover guardare al suo lato personale, ancor prima di ficcanasare nella sua villa?"
"Jacob...mi ha messo le mani addosso", dissi sollevando la testa.
Lui sostenne il mio sguardo, per niente in difficoltà. "Avevamo messo in conto qualcosa di questo genere, nonostante mi dispiaccia.", si guardò un attimo indietro, come se avesse le ore contate.
"Ragazzi...vi devo lasciare. Qui la situazione non è affatto buona: il tetano si è diffuso ancora più velocemente e la notizia è arrivata ai media. I giornalisti ci assalogono per saperne di più...così non si può continuare, dobbiamo trovare una soluzione al più presto", disse concitato.
"Edward, ricordati ciò che ti ho chiesto", continuò guardando attentamente il nipote. Egli però si limitò ad annuire, senza lanciare nemmeno un minimo sguardo a me che, invece, non sapevo affatto di cosa stessero parlando.
"Indagate, ragazzi, indagate!", esclamò infine. "Tutto è nelle vostre mani!"
Non appena ebbe detto queste parole, al posto del suo volto si vide soltando nero: la conversazione era terminata.

* * * * * *

"La ricetta dice di lasciare la pasta sfoglia  per venti minuti, non dieci!", mi rimproverò Edward con il suo solito tono petulante da saputello mentre tiravo fuori la teglia dal forno.
"Senti, bello, qui lo chef sono io", lo sfottei senza curarmi delle sue parole.
Appoggiai la pasta sulla presina per evitare di bruciare quel gioiello di cucina.
Rossa e grigia, una di quelle che ci si aspetta di trovare soltanto nei film o nelle pubblicità, una di quelle cucine che veneri ma che sai non avrai mai.
Se già cucinare mi piaceva di per sé, cucinare in quell'ambiente era ancora più bello.
"Adesso?", chiesi scrocchiando le dita, ormai pronta a tutto.
Edward piegò la testa verso il foglio, leggendo le nuove informazioni della ricetta che aveva stampato.
"Adesso c'è la parte più difficile: la farcitura", rispose.
"Mmm...perciò la crema pasticcera prima di tutto?"
Aggrottò le sopracciglia. "Sì, qui dice così."
"Splendido. Allora mi serve il tuo aiuto", decretai.
Strabuzzò gli occhi, come a non aver compreso appieno il senso delle mie parole. "Cosa?"
"Hai capito benissimo: mi aiuterai a cucinare", ripetei prendendo uova e forchetta, diretta verso il lavello.
"Bella, io non sono capace. La cucina è stato sempre il mio punto debole, non so scaldare nemmeno il latte!", si lamentò.
Feci finta di non sentirlo. "Ti dirò, in effetti mi dispiace sporcare questa cucina, ma non ci sono altri modi per spaccare le uova...", mormorai assorta.
"Bella, mi vuoi ascoltare, cazzo?!", strillò ormai sull'orlo dell'isteria.
"Sì, ti ascolto, Edward", risposi tranquilla. "Ah, già che ci sei mi passeresti la frusta?"
Sbuffò sonoramente, muovendosi per la cucina con nervosismo. Ah, gli uomini, come non possono capire come si senta una donna in una cucina, il suo habitat naturale.
"Tieni", disse scocciato, senza nemmeno badare al fatto che fossi impegnata a separare i tuorli dagli albumi.
"Sai,", cominciai, "ho sempre amato cucinare. Anzi", ridacchiai, "principalmente da bambina amavo mangiare. Soltanto qualche annetto più tardi ho scoperto che volevo essere io a preparare ciò che mangiavo, che la soddisfazione nel vedere qualcosa cucinato con le mie stesse mani era davvero enorme. Inzialmente facevo pappette di farina e zucchero che alla fine non si mangiava nessuno. Mamma e papà mi facevano credere di non aver resistito e di essersele mangiate a notte fonda, quando invece le buttavano per il semplice motivo che attiravano insetti in casa e rischiavano di ammuffire.", girai di poco la testa, giusto per vedere che Edward aveva ricominciato a sorridere.
"Tu, invece? Come mai questa repulsione per la cucina?", continuai.
"Non c'è un motivo particolare...", comcinciò, "Non sono bravo, punto. Non so distinguere lo zucchero dal sale, non so impastare, cuocere, regolarmi con i tempi di cottura...niente di niente"
"Trovo impossibile che tu non sappia distinguere lo zucchero dal sale. Sono convintissima che se in questo dolce li confondessi, te ne accorgeresti immediatamente"
Ridacchiò per la mia battuta, ma solo per un secondo. "Forse. Ma la sostanza non cambia"
Buttai velocemente i tre tuorli d'uovo montati con la frusta nel pentolino, per poi sollevare la testa dal piano di cottura e dirigermi verso di lui.
"Vieni, ti insegno"
Roteò gli occhi al cielo. "Bella, non so come dirtelo: è i-nu-ti-le!", si lamentò per l'ennesima volta.
"Dai, prova!", esclamai prendendolo per mano.
Con uno sbuffo si lasciò trascinare, senza alcuna convinzione.
"Dobbiamo mettere gli 80 gr di zucchero di prima sempre qui dentro, insieme alle uova.", spiegai porgendogli il piattino di plastica in cui avevo versato lo zucchero.
Con l'ennesimo sbuffò, lo afferrò e cominciò a metterlo nel pentolino, aiutato dal cucchiaio di legno.
In pochissimo riuscì nella sua impresa. "Lo vedi che non sei impedito?", gli feci notare soddisfatta.
"Adesso la stessa cosa con i 75 gr di farina", lo guidai nuovamente.
Quando ebbe finito anche quest'operazione, versai la vanillina.
"Ora invece dobbiamo mescolare fino a quando la crema non si sarà addensata", decretai prendendo in mano il cucchiaio.
Lo immersi lentamente nel pentolino, cominciando a girare. Dopo pochissimo, però, mi fermai.
"Vuoi provare tu?", chiesi gentilmente, guardandolo negli occhi verdi.
Si avvicinò titubante, prendendo il cucchiaio e sostituendomi.
"Continua sempre, a ritmo regolare."
Annuì semplicemente, seguendo le mie istruzioni.
"Non ti viene fame, Edward?", chiesi melliflua, osservando la miscela. "Guarda come divente sempre più cremosa, dolce, morbida...senti il profumo, immagina di gustarlo, come fosse un nettare."
La sua presa vacillò un attimo, mentre i suoi occhi cercavano i miei.
Mi riavvicinai.
"Non devi rallentare", dissi appoggiando la mano sulla sua, per dargli il ritmo giusto.
Sentivo il suo sguardo addosso, fiammeggiante ed intenso come poche volte mi era capitato di vedere.
"Perché...non ti sei mai specializzata in pasticceria, Bella? Avresti potuto fare carriera", disse con voce roca.
Sorrisi mesta.
Non era il primo che me lo diceva.
Altri prima di lui l'avevano affermato. Mamma, papà...Tyler.


NEL CASO NON SI FOSSE ANCORA CAPITO, IO AMO, ADORO CON TUTTA ME STESSA CUCINARE.
SAREBBE LA MIA PIù GRANDE PASSIONE SE NON MI DEDICASSI COSì TANTO ALLA SCRITTURA E ALLA LETTURA.
OK,ORA PASSIAMO AL CAPITOLO! ^^
COME AL SOLITO, SCUSATE PER IL RITARDO!!! QUESTA SETTIMANA è STATA FIN TROPPO INTENSA E DEPRESSIVA, CHIEDETE A _MELA_ E VE NE DARà CONFERMA!
IL FINALE, COME AL SOLITO, è SSSSADICO...CHI SARà MAI QUESTO TYLER?????
STA A VOI SCOPRIRLO!!!!
SCUSATEMI, SONO UN POCHINO DI FRETTA!!!
SPERO DAVVERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!!!!!!!!
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEE!!!!! ^^
UN BACIO GRANDE!
ELE

RISPOSTE ALLE RECENSIONI:

babyblack: Weeee, amour!!!!!!! ^^
Come stai, cara??? Io bene bene dai...fine settimana, sto arrivandoooo!!! xD
Don't worry per la scorsa scorsa volta! le tue due recensioni mi hanno fatto piacere, ho pensato che il capitolo ti fosse piaciuto così tanto da voler ribadire il concetto per ben due volte! XD
Oddio, Vero, mi fai commuovere con i tuoi complimenti...mi fai sentire una punzella corteggiata da un gran conte!!! *me che arroscisce coprendosi con un ventaglio*
Carissima, quante volte te lo devo dire che Edward è un adolescente con gli ormoni in subbuglio???? Tu non gli puoi chiedere certe cose, è proprio fuori discussione!!!! ù.ù Ahahaha, stai certa l'amour arriverà, passionale e limonoso proprio come lo voglio io (perché sì, lo voglio passssionale! XD)!!!
Un giorno o l'altro allagherò il pavimento per colpa tua, lo sai??? Un po' per la pipì e un po' per le lacrime causate dalle risate! ù.ù
Non mi puoi dire che il risveglio con Radio Maria è stato PIO!!!!!!!! XD Ahahahaha, mi sento tanto una cretina! XD
Vero, quando ho letto la tua versione modificata della scena della risistemazione del letto mi sono davvero piegata in due!!!!! C'èèèè, ma non mi puoi descrivere in questo modo il suo adorabile e sculettante culetto! Era una scena toccante quella!!!!! E tu ti sei permessa di ferire i miei sentimenti!!!!!!!! Non ti parlo più! Tzè! xP
Eh sì, è proprio deprimente il fatto che stiano tutto il giorno in piscina, ci ho pensato anche io XD Proprio per questo ho aggiunto il particolare della cucina!!!!!!!! Sia mai che si spalmino addosso la crema pasticcera destinata alla millefoglie, colpiti dalla passssssione! XD XD
Brava cara, continua a criticare in questo modo la Signorina Claire (io dico ina perché l'ho immaginata una vecchia zitella seppure abbia avuto una figlia, Rachel o Rebecca, non mi ricordo! XD)!!!! Professione, Signora Claire? Mmm...pedofila!!!!!! XD Ahahahahah
Riguardo a dove si sono visti Edward e la vecchia non dico niente...top secret finché tutto non avrà un senso *vocione da Albus Silente (quando era ancora vivo, ovvio ù.ù)*
Grazie da morire di tutto, giuoia!!!!!!! *.*
Spero che il capitolo ti sia piaciuto, con la sua passssione culinaria!!! Bona, la pianto con la passssssione altrimenti qui finisce male! XD
Un bacioooooooooo
il tuo tesssssoro appassssionato XD

Cherry_Strawberry: Ciaooooooo!!!!
Dio mio, grazieeeeeeee!!!!! Non ti dico come sono stata felice di leggere la tua recensione! *.* Ero in un momento un po' triste perché confrontando la mia ficci con altre pensavo che facesse schifo dato che quasi nessuno recensiva...ma poi arrivi tu con i tuoi complimenti e io mi sciolgo come un pezzetto di burro al sole!!!! GRAZIEEEE!!!!
Secondo me i vampiri e gli agenti segreti hanno delle cose in comune. Nel senso che sono entrambi una specie di supereroi! ^^
Ahahah, hai ragione, Edward fa colpo su chiunque, anche sulle nonnette in punto di morte! Ricordo ancora quando avevo letto quella intervista di Robert Pattinson in cui diceva che una vecchietta novantenne era venuta con delle mutande su cui c'era la sua faccia!!!!!!!!!!!! XD
Scusa da morire per il ritardo, ma sai, la scuola...non lascia un attimo di tregua!!!!
Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere!
Un bacioneeee!

winter12: Ciaooo!
Grazie mille per i complimenti, cara, sei molto gentile!!!! ^^
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Scusa per il ritardo!
Bacioni!!!!


vally80: Ciao! Mi dispiace di aver aggiornato in ritardo sia la volta scorsa che questa, ma il ritmo con la scuola, le altre fan fiction da postare e il morale che spesso va sotto terra non aiutano affatto.
Il fatto che la vecchietta voglia fare la santa non è proprio un caso...guarda un po' ascolta sempre Radio Maria! XD
Non posso rivelare nulla, mi dispiace tanto! Dovrai aspettare per sapere ^^
Un bacio!!!



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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


fff
Missione d'Amore

CAPITOLO DIECI



La smorfia che fece Claire era tutto un programma.
Aveva appena assoggiato il boccone di torta Millefoglie Chantilly che avevo preparato con tanto amore - nei suoi confronti no di certo - durante tutto il pomeriggio, piuttosto che dedicarmi alla missione, come invece avrei dovuto. 
"Mmm...", decretò, infilzando un altro pezzetto - piuttosto grande, a dire il vero - per poi masticarlo con interesse.
Andò avanti con diversi 'mmm...' e diversi bocconi per all'incirca dieci minuti, finché non si decise ad appoggiare quella benedetta forchetta sul piattino di plastica e decidersi a parlare.
Arricciò il labbro, sporgendolo all'infuori. "Non male, ma mi aspettavo di meglio.", disse con sufficienza. "Sia per una chef che per il fatto che ti sia chiusa in cucina per ben quattro ore imedendo a chiunque di entrare se non Edward"
Ops.
Ehm...forse in effetti la scelta di barricare le entrate della cucina era stato un po' eccessivo...ma necessario!
Se qualcuno mi avesse visto seguire alla lettera le istruzioni di una ricetta trovata a caso su internet sarei stata derisa a vita! Come se già le occhiatine divertite e dense di sottointesi di Edward non bastassero...
"Claire, intanto, però, ti sei già spazzolata un'intera fetta!", sghignazzò Embry. Ormai avevo capito che in qualunque occasione sarebbe stato incapace di tenere a bada il suo spirito scherzoso.
Il volto della donna si irrigidì immediatamente, mentre si voltava verso di lui con un gesto secco e veloce. "Cosa hai insinuato?", sibilò.
Era una fortuna che mi trovassi dalla parte opposta, in modo da non vedere lo spettacolo che certamente i suoi occhi mi avrebbero offerto.
L'espressione terrorizzata di Embry, però, sembrava dire qualcosa...
"Dai!", esclamò Jacob, tentando di salvare la situazione. "Voglio proprio vedere com'è venuta questa tortina!"
Eh?
Tortina a chi?!
Edward percepì chiaramente il mio scatto a quelle parole, proprio per questo la sua mano scese lenta ad avvolgere il mio polso, in un invito a mantere la calma.
"Sarà pure una 'tortina',", mormorò avvicinando pericolosamente il volto al mio.
"Ma per me..."
Una lenta tortura, ecco cos'era.
I suoi occhi, due calamite di un verde troppo intenso e profondo, mi attraevano in un modo incredibile, rendendo impossibile tentare di distogliere lo sguardo anche solo per un secondo.
"Sarà sempre..."
Le sue labbra erano a un centimetro dalle mie, riuscivo a percepire chiaramente il suo respiro fresco arrivarvi gentilmente, come una leggera brezza nel deserto.
"La migliore...", un ultimo mormorio prima che la sua bocca approfondisse il contatto, costringendomi in un bacio che di casto non aveva proprio nulla.
Con la mano destra mi cinse la vita per tenermi più stretta al suo corpo, mentre con la sinistra reggeva la nuca.
Dal canto mio, non riuscii a fare a meno di rispondere a quel caldo invito, a quella bocca, a quel profumo così dannatamente affascinante che mi inebriava i sensi. Le mie mani si mossero da sole, come dotate di vita propria. Corsero sulle sue braccia muscolose scoperte dalla maglietta a maniche corte, sulle spalle forti e larghe, per terminare la loro lenta salita ai capelli, morbidi, setosi e ribelli.
Le dita li strinsero, scompigliandoli ancor più di quanto già lo fossero.
Un leggero colpo di tosse ci riportò alla realtà, ricordandomi dove ci trovassimo e soprattutto il fatto di non essere nella nostra calda, confortevole camera da letto.
Mi staccai da lui a malincuore, seppure con un velo di incertezza e titubanza.
Cos'erano queste smancerie? Una recitazione più che perfetta? O un qualche coinvolgimento personale da parte mia...?
Avevamo detto che la vita privata sarebbe rimasta fuori in questo periodo qui alla villa, ma allora questo bacio cosa rappresentava?
Semplice finzione?
Scossi impercettibilmente la testa, tornando a guardare imbarazzata i presenti.
La faccia di Claire era paralizzata. Forse scioccata da ciò che aveva visto, forse scandalizzata dal nostro ignorarli completamente.
Non lo sapevo, fatto sta che non mi dispiacque per niente il fatto che si alzò da tavola in silenzio, mormorando un semplice 'scusate' per poi dirigersi verso l'entrata della villa.
Jacob fece di tutto per trattenere le risa quando ancora avrebbe potuto sentirci, ma non appena quella ebbe varcato la porta finestra di vetro, proruppe in una risata fortissima, tanto disperata che gli vennero le lacrime agli occhi.
"Non deve aver mai visto una cosa del genere in vita sua...", mormorò ansante.
"Effettivamente...specialmente su di sé", affermò convinto Embry.
"Ha avuto un figlio, cazzo!", esclamò invece Quil, punto sul vivo.
Jake si calmò immediatamente e sollevò un sopracciglio in modo molto eloquente. "Hai mai visto mio cognato?", non attese nemmeno che Quil parlasse, sapeva già la risposta. "No, mai, Quil. Perché se l'avessi visto, non avresti mai minimamente pensato che lui e quella vecchia strega siano parenti! Tantomeno madre e figlio!", spiegò senza curarsi di abbassare la voce, cominciando a tagliare un gran pezzo di millefoglie.
Quil fu talmente colpito dalla risposta dell'amico - forse era semplicemente stupito che avesse un senso, come invece lo ero io - che ammutolì per il resto del tempo.
"Bella, che torta squisita!", strillò Jacob, negli occhi quella stessa lucina che si vede nei bambini la mattina di Natale.
Sorrisi. "Grazie, Jacob", mormorai soddisfatta.
"Immagino di cosa siano capaci di fare quelle tue manine...", sussurrò prima di rituffarsi sul piatto.
Brutto...!
Mi irrigidii, cercando di placare ancora una volta la voglia di prendere a pugni qualcuno.
Questa missione mi avrebbe fatto diventare una donna violenta se avessi continuato così: ne ero certa.
"Jacob, Quil, Embry...dove vi siete conosciuti?", un sussurro mi fece voltare immediatamente alla mia sinistra, colta di sorpresa.
Ma era scemo? Scemo oppure con qualche serio problema all'apparato nervoso?
No, perché quale persona dotata di un minimo di materia grigia si sognerebbe di fare una domanda del genere in un momento come quello?!
Evidentemente non ero l'unica a pensarla così, dato che le espressioni perplesse dei tre ragazzi parlavano chiaro.
Guidata da un riflesso inconscio, la mia gamba si mosse velocissima, in modo da andare a colpire accidentalmente quella di Edward.
Gemette silenziosamente, trattenendo un'imprecazione a denti stretti.
Nel frattempo, Jacob, Quil ed Embry si guardavano a metà tra l'interdetto e il divertito non sapendo cosa dire in risposta alla domanda del cretino.
"Mah...sarò anche un insensibile, ma io non me lo ricordo. I nostri padri erano amici, lo erano anche i nostri nonni, i nostri bisnonni e così via...in tutte le generazione c'eravano sempre tre cretini patentati senza mai un cazzo da fare", rise infine, cercando il consenso nei compari.
"Be', ", lo corresse immediatamente Embry. "Erano sempre in quattro. E lo eravamo anche noi", disse serio, forse anche inenguamente.
Non mi sarei mai aspettata che da una semplice affermazione Jacob potesse reagire così male.
Serrò la mascella mentre il suo respiro si faceva più veloce, in corrispondenza col movimento frenetico delle spalle larghe.
"Non. Dirlo. Mai. Più.", sibilò con gli occhi fuori dalle orbite, senza nemmeno provare a darsi una regolata.
I miei occhi corsero immediatamente a Edward. Cosa rappresentava questo improvviso attacco di furia? Se dovevamo lavorare prettamente sull'aspetto psicologico dei sospettati, avremmo dovuto scoprire qualcosa anche di questo 'quarto'?
Lo sguardo di Edward era il riflesso del mio: confuso, perplesso, incapace di nascondere la curiosità.
Non appena Jacob si fu calmato un poco, Quil ne approfittò per lanciare un'occhiata inceneritrice a Embry, rimasto muto e - apparentemente - pentito.
"Penso...penso sia meglio andare a dormire", mormorò quest'ultimo, alzandosi in piedi lentamente.
"Buona idea", aggiunse Edward, nonostante io sapessi che voleva spingere tutti ad andarsene per fare cose di decisamente altro genere.
"Ok...", sospirò Jacob, mettendosi in piedi e facendo strisciare la sedia sul cemento con uno stridio fastidioso.
Ci avviammo silenziosamente verso l'entrata della casa, senza che nessuno dicesse una parola, per una volta.
No, quel discorso non doveva essere affatto cosa da poco se tutti e tre avevano reagito così male.
Persa nelle mie riflessioni, non mi accorsi nemmeno di essere andata a urtare contro un mobile in legno del salotto, provocando un leggero tonfo. 
Mi chinai subito a prenderla, ma rimasi perplessa quando vidi ciò che ritraeva.
C'erano Jacob, Quil ed Embry, abbracciati come dei ragazzini, felici e sorridenti.
Ma non fu quello a sorprendermi, o lasciarmi comunque...confusa. No, fu l'inquadratura della foto. I soggetti erano spostati verso sinistra in un modo eccessivo...e dalla parte opposta soltanto un cielo grigio e nuvoloso, niente che valesse la pena di immortalare.
"Qualcosa non va?", chiese Jacob gentile, notando il mio soffermarmi su quella foto.
Scossi la testa, riappoggiandola al suo posto.
Non c'era assolutamente nulla di strano in quella fotografia. Ero semplicemente io che ero una maniaca della perfezione e mi creavo problemi inutili. Quella era la spiegazione più plausibile.
O almeno credevo.
Ci salutammo tutti quanti con gesti secchi e veloci, senza alcun divertimento.
Edward ed io salimmo fino alla nostra stanza, per poi chiuderci dentro con la solita perizia.
"Pensi ciò che penso io?", chiese Edward una volta che entrambi fummo seduti sul letto.
Aggrottai le sopracciglia. "Mmm...dipende se quello che sto pensando io è la stessa cosa a cui stai pensando tu", risposi con ovviettà.
Egli alzò gli occhi al cielo, esasperato. "Certo che fare un po' di scena mai, eh?", mi punzecchiò con tono saccente.
"Quella storia dei quattro amichetti non mi convince", continuò.
"Già, neanche a me. Dovremmo saperne di più", concordai, per una volta.
"Sì, ma non penso che sia facile. Jacob non appena ha sentito Embry parlare di quella storia si è tramutato in un toro inferocito, figuriamoci se si metterà a parlarne in tutta tranquillità con degli sconosciuti...", si interruppe un attimo. "A meno che..."
"A meno che...?", lo imitai sarcastica, volendo sapere dove sarebbe andato a parare.
"A meno che tu non riesca a fargli cambiare improvvisamente idea", ribatté sicuro e fiero della trova.
"Eh?"
"Nel senso che un po' di vino e una bella donna aiuterebbero a fargli sciogliere un po' la lingua...", spiegò nuovamente con sguardo eloquente.
Mi sentii avvampare involontariamente.
Per bella donna intendeva me? Mi trovava bella?
"Edward, ti rendi conto che quello quasi mi saltava addosso? Dovrei pure incoraggiarlo?!", domandai ritrovando un guizzo di ragione.
"Facciamo così, ne riparliamo", troncò il discorso, onde evitare ulteriori discussioni. "Adesso andiamo in missione", concluse alzandosi in piedi dal letto, sciogliendo per bene i muscoli delle braccia, più in forma che mai.
"Ancora sotterranei?", chiesi perplessa. L'ultima capatina lì giù non era stata fin troppo piacevole...per lui soprattutto, vista la situazione ancora non troppo rosea del suo polpaccio.
"No", rispose squotendo la testa. "Oggi ci divideremo, senza fare nulla di azzardato o pericoloso: tu cercherai nuove informazioni nella stanza al piano di sotto, mentre io andrò a perlustrare i piani di sopra", disse senza mezzi termini.
"Dividerci...?", mormorai scettica e leggermente spaventata, mio malgrado.
"Bella, ti ho già detto che non c'è nulla di pericoloso. E poi mi era sembrato di capire che la mia presenza ti infastidisse", concluse avviandosi verso il bagno con la tuta nera in mano.
Serrai la mascella. "E' ovvio che tu mi infastidisca! Anzi, sai che ti dico? Tanto meglio se andiamo separati! Dovremmo anche farlo più spesso!"
Non si degnò nemmeno di rispondere, semplicemente chiuse la porta alle sue spalle, lasciando come segno della sua presenza soltanto una risata cristallina.

* * * * * *

"Per qualsiasi cosa, contattami con questo, ok?", chiese Edward, indicando con il dito l'auricolare che mi aveva dato.
Sbuffai, punta sul vivo. "Perché sei così certo che sarò io a doverti chiamare?"
Il sorriso sulle sue labbra si allargò. "Semplice presentimento", mormorò prima di avvicinarsi pericolosamente, occhi negli occhi.
"Fai attenzione", ecco le sue ultime due parole prima che si appiattisse contro le pareti e cominciasse la sua 'esplorazione'.
Ok, il momento dei giochi era finito, adesso si iniziava a lavorare.
Aggiustandomi l'auricolare nell'orecchio destro, cominciai a muovermi silenziosamente, proprio come un gatto.
Non a caso quest'utlimo era sempre stato il mio animale preferito.
Guardandomi bene attorno, riuscii a passare senza essere vista dalle telecamere, proprio come le volte precedenti, fino a trovarmi davanti a quella porta che aveva davvero scombussolato tutto.
Un leggero trillo, però, mi fece desistere dall'aprirla immediatamente.
Era per caso un qualche congengo che mi avvertiva del pericolo? Di allarmi vari? Di...qualsiasi cosa!?
Il rumore non accennava a smettere, anzi si faceva sempre più insistente. Senza pensarci, mi toccai l'orecchio, nel tentativo di alleviare quella sofferenza.
Improvvisamente, però, sentii chiara e nitida la voce calda e bassa di Edward. "Bella", diceva.
"Quarto piano, sesta porta alla destra delle scale. Ho trovato qualcosa"


CAPITOLO DECISAMENTE MISERO, LO SO.
MA PRESTATE ATTENZIONE, QUELLO CHE HO SCRITTO NON ERA SOLO PER SPARARE UNA QUALCHE CAVOLATA A CASO, COME SICURAMENTE AVRETE PENSATO LO SO XD
E RIECCOMI QUA!!!!! IMMAGINO AVRETE SPERATO CHE PER UNA VOLTA MI FOSSI VOLATILIZZATA NELLA NEBBIA NEBBIOSA ED IRRITANTE DI BERGAMO MA INVECE...COME VEDETE, DI TANTO IN TANTO RICOMPAIO, CON VOSTRA SOMMA GIOIA, MI SEMBRA OVVIO! XD
ALLORA, PASSIAMO AI COMMENTI VERI E PROPRI AL CAPITOLO.
EH, Sì, SEMBRA PROPRIO CHE L'ADORATO FIGLIOLETTO DELLA SIGNORA CLAIRE SIA STATO IN QUALCHE MODO ADOTTATO DATO CHE LA 'POVERINA' NON HA, AHIMè, MAI RICEVUTO LE ATTENZIONI DI NESSUN UOMO, A PARTE QUIL, OVVIO XD
RIGUARDO AL RESTO...BE', SPERO  CHE IL BACIO DI EDWARD E BELLA VI SIA PIACIUTO!!! XD
SE QUALCUNO SE LO STESSE CHIEDENDO, POI, VOGLIO PRECISARE UNA COSA. JACOB NON SI è AFFATTO DIMENTICATO DELL'ASSALTO A BELLA E PRESTO RITORNERà ALL'ATTACCO. NON VOGLIO FARE SPOILER GRATUITO, PERò, PERCIò...ME NE STO MUTA XD
COSA AVRà TROVATO EDWARD????? LO SAPRETE NELLA PROSSIMA PUNTATA! XD
TO BE CONTINUED... *IO ODIAVO I CARTONI ANIMATI QUANDO FACEVANO COSì >.<*
SCUSATEMI ANCORA PER IL RITARDO, LE RISPOSTE ALLE RECENSIONI ARRIVERANNO A MOMENTI, DON'T WORRY!!!!!!!!!!! ^^ MI SONO INNAMORATA DELLA NUOVA APPLICAZIONE DI EFP!!!!! *.*
UN BACIO GRANDE A TUTTE QUANTE!!!
GRAZIE MILLE ALLE 72 CHE SEGUONO LA MIA STORIA, ALLE 36 CHE LA PREFERISCONO E ALLE 8 CHE LA RICORDANO!
QUESTI RISULTATI NON SARANNO CERTO AI LIVELLI DELLE STORIE PIù POPOLARI, MA A ME VANNO BENE COSì, VI ADORO!!!!!!!!!!
GRAZIE INFINITE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ELE



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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


Capitolo 11
Missione d'Amore

CAPITOLO UNDICI


Interdetta e incuriosita, ripercorsi il tragitto compiuto pochi istanti prima con perizia ed attenzione.
Sentivo dei fruscii che non promettevano nulla di buono e, nonostante avessi comunque la pistola a portata di mano - Edward aveva insistito per farmela portare - non avevo assolutamente voglia di doverla utilizzare.
Quando però fui sulle scale del terzo piano, una luce tenue, bianca, proveniente dalla parte più interna del corridoio, mi fece bloccare.
Stupidamente, mi ritrovai a pensare ad Harry Potter, alla somiglianza che questo strano bagliore aveva con il deluminatore di Ron.
Maledicendomi e scuotendo la testa, mi affrettai a proseguire, sempre con più attenzione, soffocando ancora una volta la mia curiosità.
Decisamente troppe cose erano sospette in quella villa, ma dovevo lasciare perdere tutto ciò mi attirasse se volevo risolvere la missione con Edward e dare finalmente un senso a tutto.
Arrivata al quarto piano, tentai di ricordare le coordinate di Edward che avevo sentito un po' male a causa della sua voce attutita dall'auricolare.
Eh sì, il rumore sospetto che mi aveva infastidito era proprio l'allarme dell'auricolare. Ovviamente, di questo non avrei fatto parola con Edward, già immaginandomi quanto mi avrebbe derisa.
Sesta porta alla destra delle scale, ricordai muovendomi svelta.
Una volta giunta davanti alla mia meta, sbirciai dalla serratura della porta socchiusa, giusto per assicurarmi che non ci fosse qualche brutta sorpresa. Nonostante le mie precauzioni, però, non si riusciva a vedere nulla da quel misero spazio, perciò, con un sospiro profondo, aprii la porta.
Dopo aver provocato un leggero scricchiolio, mi fiondai dentro, chiudendola con forza alle mie spalle.
"Finalmente", un sussurro chiaro, perfettamente udibile anche senza l'auricolare, giunse alle mie orecchie.
Mi voltai.
Ero in una stanza ampia, buia - ovviamente -, arredata a regola d'arte. Doveva essere una camera da letto, probabilmente per altri ospiti, visti i due letti presenti accanto alle pareti.
Di Edward, però, nessuna traccia. Eppure la voce l'avevo sentita...
Camminando sulle punte, mossi titubante il copriletto del materasso più vicino, in modo da percepire se per caso il ragazzo si fosse messo lì dietro giusto per spaventarmi e fare uno scherzo stupido dei suoi.
Una risatina, cristallina e limpida invece si disperse nell'aria, proveniente da tutt'altra direzione. "Guarda che sono qui, eh"
Oddio, come avevo fatto a non vederlo?!
Di fronte all'armadio - formato da due sportelli, uno sopra l'altro - con un'anta aperta, sbucavano due lunghe gambe muscolose, coperte da pantaloni attillati neri. Ecco, quello era chiaramente Edward.
Morendo di imbarazzo, mi avvicinai cauta, volendo capire cosa avesse trovato e perché si ostinasse a parlare ad alta voce.
Una volta al suo fianco, osservai perplessa ciò in cui le sue mani stavano frugando così attentamente e scrupolosamente. Erano...scatole, scatole e fogli.
Convinta che parlare sarebbe stato pericoloso, gli picchiettai sulla spalla ansiosamente per chiedere spiegazioni.
La sua testa si voltò di scatto e, non appena vide la mia espressione, si aprì in un sorriso mozza fiato, tenero e divertito. "Puoi anche parlare, sai?", ridacchiò continuando a scavare tra le varie scatole di documenti. Non le apriva mai, controllava solamente l'esterno, nonostante sembrassero tutte identiche.
Ora che le osservavo bene, mi accorsi che quelle erano davvero scatole di scarpe in cui qualcuno aveva infilato fogli e cartellette varie!
"Ma...non è pericoloso?", chiesi piccata e un tantino scettica.
"No", rispose senza ritornare a guardarmi. "Questa stanza è insonorizzata, guarda i pannelli alle pareti", mi diede indicazioni, ormai imperturbabile.
Feci come mi aveva detto e notai che dei tendaggi scuri ricadevano sulle quattro pareti della stanza. Niente di ciò, però, attirò più di tanto il mio intuito; guarda caso, non avevo mai avuto una stanza tutta mia ed insonorizzata.
"Come fai ad esserne così sicuro?", domandai nuovamente.
"Anche io avevo una stanza del genere quando abitavo con i miei", un'ombra passò per un attimo sul suo volto, testimoniando la sofferenza e la nostalgia che provava. "Suono il pianoforte e, per evitare che tutti mi sentissero dalla mattina alla sera, avevamo deciso di rendere la mia camera insonorizzata", spiegò lento, armeggiando ancora con le mani. Da una scatola, finalmente, tirò fuori dei fogli, mostrandomeli.
"Guarda", disse.
Il primo di essi era un normalissimo foglio bianco, con alcune scritte al centro della pagina.

SOGGETTO X
Vita, morte e miracoli

Sollevando lo sguardo, fissai Edward perplessa. Cosa significava quella scritta?
"Penso possa essere la loro vittima principale, quella per cui stanno facendo tutto questo casino", rispose continuando ad osservare la pagina come la volesse bruciare con la semplice forza del pensiero. Be', in effetti i suoi occhi erano così intensi che forse avrebbe potuto...
Dandomi per l'ennesima volta della stupida, neanche fossi un'adoloscente in pieno sconvolgimento ormonale, ritornai al discorso di prima senza dare troppo nell'occhio.
"Partendo dal presupposto che siano loro gli artefici della 'missione tetano'?", domandai nuovamente, prelevando i due fogli successivi dalla stessa scatola nera.
"Sì, esattamente"
Il secondo documento era ancora più strano del precedente: aveva anche questo una scritta nera nel mezzo, proprio al centro della pagina, ma sembrava più che altro il luogo e la data di una nascita.

Hondgenville, 12 Febbraio

Senza riuscire a resistere, passai al terzo, incuriosita più che mai.

Prestò servizio come capitano nell'esercito degli Stati Uniti

La mia confusione cresceva sempre di più, man mano che leggevo.
Quarto foglio.


Springfield: avvocato

Sugli ultimi due fogli, invece, c'erano scritti soltanto i nomi di due luoghi.

Gettysburg
Washington


"C-che significa?", balbettai lasciando che i fogli cadessero dalle mie mani, fragili e leggeri.
"Bella...penso che ci sia qualcosa di strano", rispose Edward, il tono di voce preoccupato ed intenso.
Mi voltai a guardarlo.
"Cosa intendi?"
"Queste date...questi posti...credo che ci stiano tendendo una trappola, Bella", mormorò, gli occhi ridotti a fessure.
"Proviamo a guardarne un altro...", dissi prendo già un'altra scatola.
Con mani tremanti, sollevai il coperchio e lessi con attenzione la prima pagina.

SOGGETTO X
Vita, morte e miracoli

Ancora. Voltai la pagina, con un guizzo di sospetto negli occhi.

Hondgenville, 12 Febbraio

"Ambramo Lincoln", questo fu il lieve sussurro di Edward, quasi impercettibile per come l'aveva pronunciato, ma che mi arrivò alle orecchie con precisione, neanche l'avesse urlato.
"Hai ragione, Edward!", esclamai ormai colta da una frenesia incredibile.
Quelle date, quei posti...tutto riguardava la vita di Abramo Lincoln, non una qualche potenziale vittima. Era solo una trappola, aveva ragione Edward, ma forse non tutto era detto...
"Prendi altre scatole", ordinai in fretta.
"Cosa?!", domandò scettico e confuso lui.
"Prendile e basta!", gridai ormai sull'orlo dell'isteria.
Aprivo e controllavo più scatole di scarpe riuscissi, sicura che quello che stavo cercando sarebbe comparso a momenti.
Doveva esserci.
Un passo. Due passi. Tre. Quattro.
Sollevai di scatto il capo, facendo scontrare i miei occhi con quelli di Edward.
"C'è qualcuno, cazzo!", esclamò lui, cominciando già a riporre i fogli nelle scatole.
"NO!", ribattei, ricominciando a controllarle.
"Bella, cazzo, non c'è tempo!", cercò di prendere le mie mani ed allontanarmi dalle scatole, ma continuai imperterrita a cercare.
"L'avete sentito?", una voce conosciuta giunse alle nostre orecchie, un po' attutita ma comunque abbastanza chiara.
Jacob.
Voltai nuovamente il capo in direzione di Edward. "Ma non era una stanza insonorizzata, questa?", sibilai mantenendo il tono di voce più basso che potessi.
Non gli diedi il tempo di rispondere, la sua espressione parlava chiaro: lui ne era convinto, fino ad un attimo fa, ovviamente.
Scuotendo impercettibilmente la testa, continuai a controllare i fogli. Tutti identici, cazzo! Tutti con quel dannato soggetto X...
I passi si fecero man mano più vicini e nitidi, così tanto che Edward fu costretto a prendermi di peso per distogliermi dalla mia operazione.
Mi dimenai furiosa, ma anche la sua mano giunse a bloccare ogni mia protesta, prima che mi buttasse letteralmente sotto la scrivania con lui stesso alle spalle.
Giusto in tempo.
"Lo so che sei qui...o siete", un mormorio accattivante proruppe dal buio della stanza, mentre i passi giungevano sempre più chiari.
"Vieni fuori...", questa volta a parlare era stato Quil, il tono minaccioso e crudele come l'avevo sentito solo pochissime volte. Per mia fortuna, dovevo dire. Non era niente di piacevole.
Camminavano velocemente, ridacchiando senza sosta. Avevano delle risate sadiche e immaginavo come dovessero essere le loro espressioni: dei gatti che cercano senza pietà le proprie prede nascoste nell'ombra.
Un frastuno tremendo, acuto e fragoroso, come di un lampadario di vetro che cade per terra, frantumandosi in mille pezzi.
Il tutto a poca distanza da noi.
"Cosa cazzo è stato?!", gridò Jacob, la voce preda del panico e del nervosismo.
Dopo un'ultima imprecazione, corsero tutti quanti - dovevano essere in quattro, più o meno, - nel corridoio, ormai concentrati solamente su quel rumore assordante.
Anche lì doveva esserci qualcuno, ma non me ne preoccupai; avevo ben altro a cui pensare, e non persi tempo.
Liberandomi della stretta ferrea di Edward, mi fiondai nuovamente all'armadio, tirando fuori i fogli dalle scatole sempre più freneticamente.
Sebrava non esserci nulla, sembrava che ogni mia convinzione fosse una semplice cazzata, sembrava che avesse ragione Edward mentre mi pregava di smetterla e di andarcene.
Sembrava, perché improvvisamente sul secondo foglio dell'ennesima scatola nera, vidi una scritta ben diversa dalle solite.
Tre parole, incomprensibili a prima lettura, ma che confermavano tutte le mie ipotesi.
"Bella, cazzo!!!", questa volta Edward non si fece scrupoli, mi prese come prima in spalla - testa sulla sua schiena e sedere all'aria -, mettendosi a correre vecelocemente, ovviamente un po' rallentato dal mio peso.
Riuscivo a percepire le voci confuse ed arrabbiate degli uomini, lì nella stanza dove si era rotto il vetro.
Chissà cos'era stato...
Una parte di me era incuriosita, ma la seconda ebbe la meglio: le tre parole che avevo letto mi avevano destabilizzato troppo: non riuscivo a capire assolutamente cosa potessero significare.
Edward aveva ormai il fiatone, ma non per questo la sua corsa rallentò.
Sarei dovuta scendere per semplificare il tutto, ma la sensazione di essere protetta, per una volta, di avere il suo corpo caldo a contatto col mio...
Ora stava armeggiando con il mazzo di chiavi della stanza, impaziente di infilarlo nella toppa e farla finita con questa corsa.
Una volta che l'aprì, ci si infilò dentro, sempre con me in spalla, e la chiuse ermeticamente, attento e scrupoloso.
Mi fece scendere senza degnarmi di uno sguardo, poi si voltò nella direzione opposta, verso il balcone, lasciò cadere le chiavi a terra e fece una cosa che non mi sarei mai aspettata.
"Spogliati"
Impallidii.
"C-cosa?", chiesi, perplessa e convinta di aver capito male.
"Spogliati", ripeté, imperturbabile levandosi la maglietta dalla testa e mostrando ai miei occhi la sua schiena pallida, muscolosa e levigata come il marmo.
"Perché?", domandai ancora, cercando di dare alla mia voce un tono meno affannato.
Sospirò, probabilmente tentando di trattenere un attacco di nervi. "Perché sento i loro passi, Bella, e sono sicuro che verranno a controllare se siamo noi i ficcanaso o perché non abbiamo sentito i vetri. Perciò,", si voltò, inchiodandomi con i suoi occhi verdi, "Questo è l'unico modo", concluse liberandosi dei pantaloni neri attillati e rimanendo soltanto in boxer.
Li sentivo anche io, adesso, sentivo ancora le loro voci e le loro falcate frettolose sulle scale, sempre più vicini, proprio come prima.
Ma non fu per questo che deglutii.
"D-devo proprio...?", mi uscì spontaneamente, senza che potessi controllarmi.
Si avvicinò al letto con passi candenzati, piccoli e lenti, e sorrise, un sorriso mesto, privo di una qualche emozione in particolare.
"Non è il momento di essere timidi, Isabella"
Il fatto che mi ebbe chiamato con il mio nome intero mi fece capire che non scherzava.
E le voci si avvicinavano.
Facendo un sospiro profondo e trattenendo le emozioni contrastanti nella mia testa, sfilai il corpetto nero con un gesto secco.
Via il dente, via il dolore, pensavo.
Purtroppo, però, trovarmi davanti lo sguardo di Edward, quei suoi occhi chiari, trasparenti e lucidi, non fu positivo. Per niente.
Rimanemmo a fissarci per un tempo che sembrò interminabile in silenzio, io con pantaloncini e reggiseno e lui con indosso solo i boxer grigi.
Il tutto prima che Edward si risvegliasse dalla trance e corresse al letto, scostasse in fretta le lenzuola e ci si infilasse sotto con un movimento fluido. Non avevo tempo per decidere o per pensare: era una cosa che dovevo fare e basta.
Portai le mie mani tremanti alla schiena - ricoperta di brividi anch'essa - e slaggiai il gancio del reggiseno di pizzo bianco, candido ed immacolato, facendolo cadere per terra.
Poi, presa da uno slancio - l'unico, tra l'altro - di sicurezza, raggiunsi anch'io il letto, senza guardare minimamente il volto di Edward. Avevo paura di ciò che vi avrei visto.
Derisione? Ammirazione? Orrore? Non ne avevo idea, e in quel momento proprio non lo volevo sapere dato che due colpi secchi e feroci arrivarono alla porta della nostra stanza.
Incollai le mie labbra a quelle di Edward mentre lui, veloce ed impetuoso come al solito, si portava sopra di me, schiacciandomi piacevolmente con il calore del suo corpo seminudo.
Dolcezza, passione, desiderio. Riuscivo a cogliere di tutto in questo contatto, nonostante la porta si aprì di colpo, rivelando la figura affannata e sudata di Jacob.
Aveva corso per le scale fino a questo momento, e se non ci avesse trovato lì, per noi sarebbe stato un disastro.
"Oh", disse semplicemente, notando la nostra 'occupazione'.
Edward ed io ci separammo, ma le braccia di Edward rimasero comunque dietro la mia schiena, in un abbraccio che mi permetteva di stare sempre a contatto con lui, con tutto il suo corpo.
"Qualche problema?", ringhiò Edward, facendo trasparire tutta la sua irritazione.
Era proprio un bravo attore, una spia modello, mi resi conto con amarezza.
L'espressione di Jacob si fece confusa e allo stesso tempo divertita. "No, per carità...hanno semplicemente spaccato una vetrata al quarto piano e ci è sembrato strano che non l'aveste sentito"
Per tutta risposta, Edward si girò verso di me, guardandomi con finto stupore. "Avevi ragione, amore, era davvero vetro quello che avevi sentito", mormorò in modo che lo potesse sentire anche Jacob, prima di lasciare un bacio a fior di labbra sulla mia bocca già arrossata a causa dei suoi baci ardenti.
Stavo andando in iperventilazione. Entro poco, lo sentivo, sarei esplosa.
"Be'...allora io adesso tolgo il disturbo", disse Jacob, per niente a disagio, "Continuate pure con comodo: domani non penso riuscirete dato che ci sarà una festa. Spero soltanto che questi cazzo di vandali non pensino di passare anche la prossima notte.", sembrò perso un attimo nei suoi pensieri, poi trovò il solito ghigno strafottente e se ne andò, lasciandoci solo con un "Divertitevi"
Non appena ebbe chiuso la porta, Edward si rituffò nuovamente sulle mie labbra, senza lasciarmi nemmeno il tempo di respirare.
Era appassionato, proprio come prima, e io non feci altro che chiedermi, come tante altre volte avevo fatto in questi giorni, se per lui fosse solo e soltanto finzione.
Mi concentrai ancora una volta sui passi di Jacob nel corridoio e, una volta che entrambi lo avemmo sentito chiaramente cominciare a scendere le scale, pensavo che Edward si sarebbe allontanato, lasciandomi ansimante su un letto che ormai sapeva del calore e del profumo di entrambi.
Ma così non fu.
Le sue labbra continuavano implacabili a baciarmi, anzi, forse con ancora paggior foga, mentre la sua lingua riprendeva quella tanto desiderata danza con la mia, lasciandomi entro poco senza fiato. Non sapevo come riuscire a staccarmi, anche solo per riprendere fiato, dato che mi teneva per la nuca, le dita infilate tra i miei capelli.
Feci leva sulle sue spalle per farlo allontanare, sentivo che se fossi rimasta ancora senza aria sarei svenuta, sia per autocomubustione che altro.
Comprese il messaggio immediatamente, ma le sue labbra non abbandonarono il mio corpo, anzi, scesero sul collo, baciando e leccando tutta la zona della giugulare.
"E-edward", dissi tra i sospiri. Sembravo una gatta in calore.
"Jacob se n'è andato", continuai ansimando.
Non mi degnò di alcuna risposta verbale, però, entro poco, le sue labbra presero di nuovo possesso delle mie, sempre bramose e morbide mentre le sue mani tra i miei capelli dettavano il ritmo dei movimenti.
Il suo petto contro il mio seno, poi, creava una sensazione incredibile, intima come non ne avevo mai provate.
Riuscii a staccare di poco la bocca dalla sua, il tempo di aprire gli occhi e trovare i suoi, spalancati e scuriti dal desiderio.
Sentivo le farfalle nello stomaco.
"P-perché?", chiesi sulle sue labbra, le sue braccia che ad ogni movimento mi stringevano di più a sé.
"Bella, non dirmi che non lo senti anche tu.", disse con voce roca, sospirando velocemente ed accarezzandomi la schiena con mani tremanti.
"Non dirmi che non senti il bisogno di baciarmi, di stringermi, di unirti con me in un solo corpo come lo desidero io.", continuò con una tale intensità negli occhi verdi da lasciarmi sgomenta.
Non riuscii a pensare, a riflettere sulle sue parole né a dire una sillaba, ribattere per ciò che aveva detto. Per ciò che mi aveva confidato.
Mi ritrovai nuovamente le sue labbra calde sulle mie, sempre più desiderose e appassionate.
Come si faceva a dire di no ad una tale attrazione?
Perchè ormai era chiaro: eravamo attratti l'uno dall'altra, in una maniera impossibile da controllare o fermare.
Nel modo in cui la sua lingua si fece nuovamente strada nella mia bocca, riuscii a comprendere tutta la sua frustrazione, le sue incertezze, forse anche la sua paura.
Compresi tutto ciò che provava in un attimo, e ancora meno mi ci volle per convidire appieno i suoi sentimenti.
Allontandandosi ancora una volta perché respirassi, si spostò un poco da me, giusto per guardarmi meglio e tentare di liberarmi del ciondolo che ostacolava il passaggio delle sue labbra sul mio collo.
Il ciondolo.
Il ciondolo.
Il ciondolo.
Fu quello a farmi riprendere coscienza di me stessa, di ciò che stavo facendo.
Di chi appartenesse quella piccola stella di argento ed anche io stessa. Di cosa avevo promesso lui, nonostante mi avesse lasciata.
Scossi la testa con decisione, tentando di far comprendere quella decisione anche al mio corpo, che, invece, non desiderava altro che Edward, solo e solamente lui, come un drogato e la sua qualità di eroina preferita.
"No.", sussurrai, volendo far capire anche al ragazzo la mia decisione.
Nonostante nel suo sguardo leggessi delusione, stupore e ancora desiderio, si scostò piano, lasciandomi lo spazio per sgusciare fuori ed alzarmi dal letto.
Sono una stupida, sono una stupida, solo questo riusciva a registrare la mia testa mentre mi abbassavo a prendere una maglietta a caso dal pavimento, senza neanche far caso al fatto che fosse sua.
Aprii con un colpo secco la portafinestra che dava sul balcone e avvolsi il mio corpo con l'indumento, riparandomi dal venticello più fresco della notte, ormai in piedi sulla terrazza.
Sentivo le lacrime agli angoli degli occhi, premevano per uscire - volevano uscire -, ma rimanevano lì, a bruciare dolorose.
Mentre una di esse prese a scorrere sulla mia guancia, guardando la luna bianca e perfetta brillare nel cielo, mi vennero in mente tre parole.
Quelle tre parole senza senso che avevo letto nel documento.
L'unico. Il documento 'vero'.
Sameline Lurele Crence.

EEEECCOMI QUAAA! ^^
BUONA SERA A TUTTI!!!!!!
SIETE ARRIVATI ALLA FINE DEL CAPITOLO???? WOOOW, GRAZIE, CHE PERSONE STRAORDINARIE! XD IO NON CE L'AVREI FATTA, RIBADISCO COME AL SOLITO! XD
LO SO, è STATO UN CAPITOLO PARTICOLARE...
PENSO NON SI CAPISSE NULLA ALL'INIZIO DEI DOCUMENTI, E ANCORA MENO ADESSO CON QUESTE TRE PAROLE: SAMELINE LAURELE CENCE.
CHE COSA RAPPRESENTANO????
AH BOOOOH....STA A VOI SCOPRIRLO! ANZI, A EDWARD E BELLA! =D
ECCO, A PROPOSITO DEI MIEI DUE PICCIONCINI...C'HANNO DATO DENTRO, EH?!?! XD
NON A CASO HO MESSO IL RATING ARANCIONE, SAPETE? ù.ù NON ME LA SENTO DI COMMENTARE QUESTA SCENA SINCERAMENTE, DATO CHE CE NE SARANNO ALTRE COSì....
EHM...POTEVO DIRLO? XD
COME AL SOLITO, CHIEDO SCUSA PER IL RITARDO...PERò IL CAPITOLO ERA LUNGO E RICCO, PENSO DI ESSERE PERDONATA. ALMENO IN PARTE, DAI! ù.ù
FATEMI SAPERE SE VI è PIACIUTO, DAI, MUOIO DALLA CURIOSITà ^^
UN BACIO GRANDE A TUTTE QUANTE!!!!!!!!
GRAZIE DA MORIRE PER TUTTO!!!!!!!!
ELE


ANGOLINO PUBBLICITà ^^
LE ALTRE MIE STORIE...

Sotto il Vischio (Twilight, raccolta con _Mela_ - in corso)
Your Guardian Angel (Twilight- in corso)
In My World And In My Heart (Le Cronache di Narnia con Freddy Barnes - in corso)
Second Chance (Twilight - sospesa)
HOPE (Remember Me - OS)
Be My Friend (Twilight - OS)
His Happiness (Twilight - OS)
Young Crazy Love (Robsten - Conclusa)

VI 'CONSIGLIO' IN PARTICOLARE "SOTTO IL VISCHIO", UNA RACCOLTA DI VENTI OS PER TUTTI I VENTI GIORNI CHE CI SEPARANO DAL NATALE A CUI STIAMO LAVORANDO IO E SARA (_Mela_) DA SOLI DUE GIORNI. CI STIAMO METTENDO DAVVERO TUTTA L'ANIMA E CI PIACEREBBE TANTISSIMO CHE PASSASTE A DARE UN'OCCHIATA E, SE MAGARI VI PIACE, LASCIASTE UNA PICCOLA RECENSIONE.
GRAZIE MILLE IN ANTICIPO! ^^
VOSTRA ELE


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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


Capitolo 12
Missione d'Amore

CAPITOLO DODICI


"Mi dispiace", fu la sola cosa che riuscii a sussurrare una volta rientrata in camera.
Edward, però, al contrario di quanto mi sarei aspettata, non si trovava sul letto, bensì sul pavimento, sdraiato su un lato, dandomi le spalle.
Sembrava indifeso, visto così, ma poco prima... no, poco prima non lo era stato affatto.
Con gli occhi bassi, mi distesi tra le lenzuola ancora calde, sperando di addormentarmi il prima possibile e, soprattutto di non pensare.


* * * * * *


Una volta sveglia, l'indomani mattina, dopo l'iniziale e quotidiano stordimento, mi ricordai improvvisamente gli avvenimenti dell'ultima notte: dal primo all'ultimo, come un flashback terrificante da cui, sinceramente, avrei preferito scappare.
Intimorita, sbirciai verso il pavimento, sicura di trovare la figura di Edward come prova concreta della serata scorsa, ma non c'era niente, solo le piastrelle del parquet.
Mi alzai di slancio, ascoltando attentamente come non si sentisse altro che non fosse il rumore dei miei piedi nudi sul pavimento.
Se n'era andato.
Nonostante quella non fosse di certo una buona notizia, non potei fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Avevo riflettuto su cosa ci saremmo dovuti dire, avevo provato e riprovato a tir fuori dalla mia testa un discorso diplomatico e non troppo imbarazzante, ma niente. La mia mente bacata non aveva partorito nulla.
Forse avrei semplicemente dovuto dirgli che non potevo 'continuare' perché avrei tradito il mio fidanzato.
Ma quale fidanzato?! Mi rimproverai osservando il mio viso stanco attraverso il vetro fine dello specchio del bagno, sopra il lavandino.
Tyler mi aveva lasciato, dandomi un ultimatum: scegliere tra lui o il mio lavoro di spia. Ed io avevo preferito il secondo, immediatamente, senza nemmeno rifletterci sopra.
Ero libera, perciò. Single al 100%. Avrei potuto divertirmi con Edward quanto avrei voluto ed ero anche sicura che non me ne sarei pentita, anzi sarebbe stata un'esperienza... istruttiva, piacevole.
Il tutto se non fosse stato che nella mia mente Tyler rimaneva costante, onnipresente.
Ogni sguardo rivolto ad un altro uomo - Edward - era un tradimento nei suoi confronti, un senso di colpa sempre nuovo.
Avevo provato per molto tempo a convincere me stessa, ma ancora non c'era stato verso di liberarmi di lui psicologicamente.
Aveva lasciato un'impronta troppo forte nel mio essere, testimoniata da quel ciondolo a forma di stella, in argento.
Mi vestii meccanicamente, con i pensieri che andavano sempre a correre su quella direzione dolorosa.
Quando fui pronta, scesi le scale lenta, tentando di rimandare il più possibile l'incontro con Edward.
Mentre mi trovavo sul corridoio del primo piano, però, vidi Maggie in piedi su una sedia mentre tentava di attaccare un cubo al soffitto.
Strabuzzai gli occhi.
Eh, no, avevo visto proprio benissimo.
Era una sfera brillantinata e fosforescente, di quelle che si vedono nelle discoteche.
Perplessa, continuai il mio percorso, sino a finire a pochi passi da lei che, in quel momento, mi sembrava un vero gigante.
"Ciao, Maggie...", mormorai scettica. "Che stai facendo?"
"Non si vede?", rispose senza guardarmi, con una punta di acidità. "Sto montando l'impianto disco"
Eh?!
"Impianto disco?", le feci eco, sempre più confusa.
Sospirò, esasperata. "Jacob stasera da' una festa", si decise finalmente a spiegarmi.
Una festa? Stasera?
E noi? Come avremmo fatto ad indagare?
"Mmm... questa la dovresti invitare, secondo me. E' davvero carina. Guarda qua che culo..."
Una voce conosciuta, mi costrinse a voltarmi, riluttante.
Edward stava chiacchierando e ridendo amabilmente con il trio dei muscolosi senza cervello, commentando una pila di fotografie di ragazze da invitare.
No, questo non era lui.
No, no. Assolutamente. Doveva essere uno che gli somigliava... tanto.
Eppure, quando i suoi occhi si alzarono accidentalmente e finirono a scontrarsi con i miei, ogni qualsiasi mio sospetto sul fatto che si trattasse di un sosia si trantumò.
Era il suo sguardo, quello. Verde smeraldo, intenso e profondo. Uno sguardo che in quel momento appareva stupito, più glaciale... diverso.
"Ed-Edward", mormorai sforzandomi di risultare normale.
"Bella ", sorrise ghignando, fissandomi per un nano secondo, prima di riabbassare lo sguardo sulle fotografie.
Neanche gli altri tre ragazzi mi prestarono la minima attenzione: dovevano essere davvero catturati dalla loro attività.
Nonostante non dovesse essere decisamente quello il mio pensiero principale, il mio orgoglio di donna fu ferito, anche se in minima parte.
Prendendo un sospiro profondo e serrando la mascella, mi avvicinai impettita, decisa a dare il mio giudizio a quelle che sembravano delle foto modelle.
Edward rimase perplesso nel vedermi così vicino a loro ed interessata, mentre con occhio critico osservavo le numerose fotografie.
Mi sforzai di deglutire silenziosamente, mentre mi passavano davanti le foto di ragazze decisamente invidiabili.
Gambe toniche, pancia perfettamente piatta, capelli biondi, mossi e lunghi, formose al punto giusto, occhi chiari... il contrario di me, praticamente.
In tanti, a partire dalla mia dottoressa privata, mi avevano sempre detto che ero una bella ragazza, ma la mia autostima non ne aveva mai voluto sapere, rimanendo a livelli pari allo zero.
"Dove le avete conosciute tutte queste? Sembrano foto modelle di un catalogo di Victoria's Secret", commentai acida, sforzandomi di non esaminare quei corpi perfetti più del dovuto.
Jacob ghignò, come a darmi ragione.
"In effetti, se lo fossero, non mi stupirei", ridacchiò seguito da quelli che ormai erano diventati i suoi tre comari. Come se due non bastassero, poi.
"In realtà sono figlie e parenti di famiglie influenti in politica o in affari. Gente che conosce mio padre, diciamo. Non che mi importi del suo lavoro, ma se questi sono i vantaggi per me...", lasciò in sospeso la frase, con fare teatrale e malizioso.
Rimanemmo tutti quanti in silenzio per qualche minuto, mentre Maggie si dava da fare con la sua sfera brillantinata e Quil sfogliava lentamente le pagine.
"Emily Young", pronunciò Jacob con tono solenne e denso di sottointesi.
"La conosci?", chiese Embry piegando la testa di lato.
"Oh, sì. E anche molto bene. E' davvero una cara ragazza.", perché quell'affermazione sembrava lasciasse intendere molto altro?
"Immagino abbiate avuto rapporti ... ravvicinati", mormorò Edward, inserendosi nel discorso.
Jacob sorrise di sbieco, tornando a fissare la ragazza dalla carnagione ambrata, i capelli neri sciolti, in una posa provocante e selvaggia.
"Questo te lo concedo, Ed" Ed? Erano già arrivati a questo livello di confidenza? "Emily, però, non è solo questo...", mormorò lasciandoci tutti quanti con il fiato sospeso.
Soltanto Quil ed Embry, i cui sguardi si erano accesi non appena era stata nominata la ragazza, sembravano a conoscenza di ciò che la mente di Jacob stava frullando.
"Meglio che cominciamo a darci da fare, allora", proruppe Edward, spezzando quel breve silenzio. "Immagino non voglia deludere le aspettative delle tue invitate"
Perché doveva parlare rigorosamente al femminile? Possibile che non avesse invitato nemmeno uno straccio di uomo?
"Se anche la festa non fosse di loro gradimento, potrebbero sempre venire a farsi consolare da me", esclamò Embry, divertito e modesto.
"Ma dai, non farmi ridere! E' dai tempi del liceo che sono sempre stato io quello che si portava le ragazze a letto! Tu eri il romanticone, ricordi?", ridacchiò Quil con quella sua aria strafottente.
Più passava il tempo, più mi stava antipatico.
Continuarono il loro battibecco ancora per un po', tanto che Jacob, ad un certo punto, decise di andare nella sua stanza a prendere qualcosa di utile per i preparativi.
Pensavo che Edward sarebbe rimasto con me, che saremmo comunque rimasti in un silenzio imbarazzato, ma lo avrei avuto al mio fianco, nei panni del finto fidanzato.
Invece no.
"Vengo con te", si affrettò ad esclamare, prima di seguirlo sulle scale.


* * * * * *


"Jake!!!! Ti trovo in splendida forma, pasticcino!", ormai avevo perso il conto di tutti gli appellativi che le invitate stavano dando a Jacob.
Tra tesoro e luce dei miei occhi c'era l'imbarazzo della scelta.
"Oh, grazie, Kim! Tu invece sei sempre più bella", la vezzeggiò con un occhiolino. Lei rise, prima che i suoi occhi si posassero sulla figura slanciata e possente di Edward, accanto a me.
Si mosse leggiadra e catturata dal fascino che solo i suoi occhi verdi riuscivano a suscitare su tutti gli esseri di sesso femminile. Me compresa, sicuramente.
"E tu? Chi sei, fustacchione?"
Probabilmente fui soltanto io a sentire l'implicita provocazione che quella zoccola stava rivolgendo alla sottoscritta, perciò mi sentii in dovere di rispondere subito, e per le rime, anche.
Più veloce di quanto fossi mai stata in vita mia, mi posizionai esattamente davanti ad Edward, entrando in contatto con il suo petto, tracciando il confine tra 'mio' e 'suo'.
"Edward.", risposi sorridendo a denti stretti. "Il mio ragazzo", precisai, nel caso fosse talmente ritardata da non comprendere la realtà.
Il suo volto assunse una smorfia di puro dispiacere mentre, con la mano laccata di rosso davanti alla bocca, mormorava: "Oh, che peccato"
Furono in tante le ragazze che reagirono in quel modo, suscitando di volta in volta la mia irritazione.
Soltanto una volta che fummo arrivati a quota 79, Jacob annunciò che la festa avrebbe potuto avere inizio.
Musica a palla, luci colorate ed abbaglianti dappertutto, fumo colorato da far venire la nausea: Maggie aveva ragione, aveva dovuto ricreare la perfetta atmosfera da discoteca.
In quel momento ricordai tutte quelle serate che ero entrata in quegli odiati locali obbligata dalle mie amiche, nonostante odiassi la confusione, la musica house, le sostanze che inevitabilmente venivano immerse nei bicchieri, le palpatine di uomini che in discoteca non ci sarebbero potuti entrare da un bel pezzo.
Mentre mi perdevo ad osservare con una punta di ribrezzo quello strusciarsi di corpi senza alcun ritegno, mi accorsi di aver perso di vista Edward.
Non c'eravamo rivolti la parola per tutta la giornata, se non di mattina, quando lo avevo nominato.
In compenso, almeno, mi aveva lasciato un biglietto nella borsa, dove descriveva a grandi linee la camera di Jacob, al terzo piano.
Sempre tramite questi messaggi scritti - mi sembrava di essere tornata ai tempi della scuola - avevamo programmato che durante la festa avremmo approfittato della confusione per far saltare i controlli dei piani superiori e avremmo controllato come Black riusciva ad arrivare ai sotterranei.
In ogni sua parola, riuscivo a scorgere la freddezza nei miei confronti, la durezza che non smetteva di provare dalla scorsa sera.
Si era rifiutato di rivolgermi la parola, ma non per questo aveva tentato di chiarire in qualche modo, sempre che fosse possibile nella nostra situazione.
Girovagai per il cortile, stando attenta a non finire in piscina, come già mi era capitato, cercandolo con lo sguardo.
Lo trovai poco dopo, in compagnia di una delle invitate.
Non avevo mai avuto occasione di vederlo ballare, ma dovevo dire che era un qualcosa di... estremamente affascinante.
I suoi movimenti, non troppo scatenati ma neppure annoiati, seguivano perfettamente il ritmo della musica ad alto volume, mentre parlava affabilmente con la sua compagna.
Mi ritrovai a sorridere amara quando lo vidi ridere fragorosamente, per un qualcosa che non sapevo ma che sicuramente non mi riguardava.
Erano successe tante di quelle cose in quei pochi giorni... avevo provato tante di quelle emozioni, così diverse tra loro, che a volte avrei preferito chiudere gli occhi, per credere che nulla fosse vero.
Avevo provato a conoscere Edward, avevo visto tante sfaccettature del suo carattere: dall'agente astuto e orgoglioso al ragazzo fragile, insicuro, ancora vittima di una perdita enorme; dal playboy affascinante e stronzo all'amante passionale e dolce allo stesso tempo.
Tante, decisamente troppe sfumature che mi avevano lasciato ogni secondo più perplessa, confusa, destabilizzata. Tante sfaccettature che comunque erano sempre meglio di questo, della sua indifferenza.
Quando si accorse di essere fissato ed i suoi occhi verdi incontrarono i miei, fu troppo tardi: due piccole, salate lacrime si erano incastonate tra le mie ciglia, in procinto di scorrere sul mio volto perennemente arrossato ed imbarazzato.
Lo vidi scusarsi gentilmente con la ragazza, prima di avvicinarsi a me, con passo calmo e regolare, senza una minima traccia di preoccupazione o di altre emozioni. Anche i suoi grandi occhi erano indecifrabili.
"Tutto a posto?", chiese quando mi fu davanti, pacato. Annuii semplicemente, sicura che se avessi provato a parlare la mia voce sarebbe risultata rotta e straziata.
"Andiamo ad ispezionare, allora", decretò, ricominciando a camminare e mischiandosi alla folla.
Lo seguii, disorientata, fingendo di ballare come tutti gli altri.
Sembrava che in ogni angolo ci fosse qualcuno, tanto la villa era affollata.
Raggiungemmo le scale senza troppa difficoltà, e salimmo ai piani superiori in silenzio. Quando fummo arrivati al terzo pianerottolo, gli bloccai il braccio con la mano. "L'allarme, Edward", gli ricordai.
Sorrise debolmente, prima di rispondere e liberarsi dalla mia presa. "Già fatto"
Aprì immediatamente la porta giusta, quella della stanza di Jacob.
Proprio come l'aveva descritta, non era niente di trascendentale. Una normalissima camera da letto.
Ecco dove stavano i veri problemi: nelle cose all'apparenza ordinarie, talmente comuni da risultare quasi banali.
Girando su me stessa, elencai nella mia testa i vari mobili ed oggetti presenti nella stanza.
Un letto ad una piazza e mezza, una scrivania, un computer fisso, un televisore, un armadio a tre ante ... una libreria.
Fu proprio quell'ultimo elemento a lasciarmi perplessa, quasi sorpresa. Mai avrei immaginato che Jacob potesse essere acculturato, da quanto lo avevo conosciuto, eppure quel mobile in legno era pieno zeppo di libri.
"Chissà cosa legge", mormorai quasi a me stessa, mentre mi allungavo per prendere uno dei suoi romanzi.
Non appena però ebbi sfiorato inavvertitamente il dorso di un altro libro, la libreria, grazie ad un congegno particolare, si mosse verso destra, andando ad occupare la parete vuota.
Una porta scura era ciò che nascondeva.
"Cazzo!", imprecò Edward, stupito quanto me da quella scoperta.
Senza poi pensarci due volte, abbassò con circospezione la maniglia, aprendo la tavola di legno con uno scricchiolio.
Quasi contemporaneamente, io e Edward ci affacciammo, scoprendo una lunga scala a chiocciola, illuminata da una luce fioca e debole.
Deglutendo, mi voltai verso di lui. Ero quasi certa di quello che avremmo dovuto fare, ma prima volevo una sua conferma.
"Edward", lo chiamai con voce piccola.
Sospirando, incrociò i miei occhi. "Scendiamo", fu il suo ordine perentorio, prima che varcasse la porta, arrivando al primo gradino di una serie che, da questa altezza, sembrava quasi senza fine.
 



SALVE A TUTTI!!! =)
COME STATE???? AVETE PASSATO BENE IL NATALE????
SPERO PROPRIO DI Sì! IO, COME OGNI ANNO, HO TRASCORSO QUESTA FESTA INSIEME ALLA MIA PAZZA FAMIGLIOLA, MANGIANDO A VOLONTà (COME SEMPRE, SE DEVO ESSERE SINCERA XD) E GIOCANDO A CARTE. AL TERMINE DELLA SERATA, UDITE UDITE, HO VINTO LA BELLEZZA DI € 10! CHE BRAVA, EH???? E ADESSO ABBIAMO CAPITO PERCHé NON SONO FORTUNATA IN AMORE! >.<
OK, LA SMETTO DI PARLARE A VANVERA E COMINCIO CON IL CAPITOLO VERO E PROPRIO!
ALLURAAA... NIENTE DI 'IMPORTANTISSIMO' RIGUARDO ALLA MISSIONE, MA HO PREFERITO FARE UN PO' DI LUCE SUL RAPPORTO EDWARD-BELLA.
COME AVETE VISTO, LA REAZIONE DI EDWARD ALLA SCORSA SERATINA, NON è STATA DELLE MIGLIORI... MA, D'ALTRONDE, CHI DOPO ESSERE STATO RIFIUTATO FA FINTA CHE NON SIA SUCCESSO NULLA DI NULLA?
AVEVO INTENZIONE DI METTERE IN QUESTO STESSO CAPITOLO CIò CHE AVREBBERO TROVATO DOPO LA SCALINATA, MA SAREBBE VENUTA UNA ROBA DECISAMENTE MOSTRUOSA, PERCIò HO LASCIATO PERDERE.
PRENDETE PURE UN PO' DI FIATO DOPO LE INCOMPRENSIBILI RIVELAZIONI DELLO SCORSO CAPITOLO! BE', IN EFFETTI NON TANTO INCOMPRENSIBILI... MOLTE DI VOI HANNO UN INTUITO CHE, CASPITERINA, MI HA LASCIATO COSì O.O
FATE SEMBRARE TUTTE LE MIE 'MIRABOLANTI INVENZIONI' DELLE COSE SEMPLICISSIME ANCHE PER BIMBI DI DUE- TRE ANNI! SIETE DAVVERO TROPPO BRAVE E LA COSA NON VA BENE! ù.ù
ALLE RISPOSTE ALLE RECENSIONI RISPONDERò DOMANI, DATO CHE ADESSO NON HO DAVVERO TEMPO!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO! =)
GRAZIE INFINITE ALLE 40 CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE, LE 10 TRA LE RICORDATE E LE 86 TRA LE SEGUITE! SIETE DAVVERO ADORABILI!!!!! *.*
NON PENSO DI AGGIORNARE PRIMA DELLA FINE DI DICEMBRE, PERCIò BUON CAPODANNO!!!!!!
TANTI BACI!!!
ELE 

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Capitolo 13
*** // ***


Salve …
Non avete idea del mio stato d’animo in questo momento, ragazze.
Mi vergogno di avervi fatto aspettare così tanto, ma nemmeno questa volta quello che pubblico è un capitolo. Nonostante questo, però, invito tutti quanti a leggere questo avviso, in quanto di fondamentale importanza.
Verso la fine delle vacanze di Natale, sono incappata in un sito dedicato a Twilight che mi è sempre piaciuto e nel quale ci sono davvero delle belle fanfiction. Di conseguenza, sono andata a controllare la sezione.
Ad un certo punto, mentre scorrevo tra i titoli delle storie, ne ho trovato uno che mi ha incuriosito: 007 Twilight.
Ci ho cliccato sopra e ho cominciato a leggere.
Ogni sillaba, ogni frase, ogni virgola era precisa, identica, spiaccicata alla MIA Missione d’Amore.
All’inizio non ci credevo, sono andata a controllare ogni capitolo e la cosa che mi ha lasciata ancora più sconvolta è stato il numero di commenti. Erano almeno una ventina per capitolo!!!!!!
Mi sono incavolata da morire, ho segnalato tutto all’amministrazione del sito di cui non faccio il nome e ho gentilmente mandato a quel paese la scopiazzatrice del cavolo. Quella, ovviamente, non è intervenuta per nulla nella questione, si è occupata di tutto l’amministrazione e adesso nel sito la mia storia non c’è più.
Conosco autrici bravissime che hanno scritto storie meravigliose e che vengono plagiate di continuo, nonostante EFP lo vieti. Le ho sempre ammirate ed ho pensato che un’autrice che veda la sua storia spacciata per propria si debba sentire almeno un pochino lusingata del fatto che la sua fan fiction sia stata considerata ‘degna di copia’.
Mai pensiero fu così cretino.
Non ci sono parole per descrivere come mi sono sentita umiliata ed arrabbiata. Con la scopiazzatrice stronza di sicuro, ma anche con tutte quelle persone che hanno letto e commentato i miei capitoli, facendo complimenti alla persona sbagliata.
Non solo, mi sono sentita anche presa in giro, perché Missione d’Amore, per me, ha sempre avuto un significato particolare, in ogni capitolo ci ho messo un’emozione diversa, dei sentimenti sinceri di cui quella si è completamente infischiata.
Vorrei poter dire che adesso la questione è chiusa, che è passato del tempo e quindi mi sono ripresa, ma non è così. Da quando ho visto la mia fan fiction sotto il nome di qualcun altro, per quanto senza senso possa sembrare, ho sentito qualcosa rompersi dentro, ho perso l’ispirazione, tutto quello che Missione d’Amore significava per me.
Mi chiedo come facciano quelle autrici talmente brave che vedono le loro storie plagiate una volta a settimana, mi chiedo come facciano a riprendere a scrivere con la stessa tranquillità di prima. Vorrei esserne capace anch’io, ma purtroppo non è così.
Ho aspettato diverse settimane per decidere cos’era meglio fare, e sono giunta alla conclusione che per ora è bene eliminare MDA dal sito. Non in senso definitivo, ma per un periodo indeterminato che mi potrà servire perché l’ispirazione ritorni, perché io possa davvero passare sopra a quello che è successo. Ho intenzione di revisionare i capitoli e di scrivere quasi tutta la storia, prima di pubblicarla.
So che a tanti di questa disavventura non potrà fregare proprio un cavolo, ma ringrazio comunque tutti coloro che mi hanno sostenuto fino ad ora, anche silenziosamente.
I 44 che l’hanno messa tra le preferite, i  10 tra le ricordate e i 104 tra le seguite. Vi ho sempre adorato e lo faccio tutt’ora.
Lascerò questo avviso per 10 giorni in modo che tutte lo possano leggere, poi eliminerò la storia.
Per sapere quando ritornerò a postare, vi invito a tener d'occhio l'altra mia fanfiction su Twilight, Your Guardian Angel. Se voleste, inoltre, passare a dare una lettura anche a questa a me non dispiacerebbe affatto =)
Spero di riuscire a superare questa crisi il più in fretta possibile e vi chiedo immensamente scusa per tutto.
Un bacio e A PRESTO,
Elena.

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