Non Guardare e non Soffrirai

di Callisto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Don't cry ***
Capitolo 2: *** Il bacio perfetto ***
Capitolo 3: *** INCINTA?! Significava che sembrava grassa? Ovvero chissà perchè la gente non si fa mai gli affari propri ***
Capitolo 4: *** Cos'è un bacio? ***
Capitolo 5: *** Cet amour ***



Capitolo 1
*** Don't cry ***


Nuova pagina 1

Morgana si sentiva una completa idiota.

 Era passato più di un mese e ancora continuava a star male per lui.

 Non riusciva a levarselo dalla testa anche se sapeva che il suo amore non aveva futuro.

 Tutti pensavano che la sua fosse  solo una stupida cotta.

 E forse avevano ragione.

 Forse la sua era davvero una cotta, però questo non significava che soffrisse di meno.

 Nessuno la prendeva sul serio.

 Tutti credevano di sapere, ma in realtà nessuno capiva.

 Nessuno sapeva del nodo allo stomaco che le prendeva ogni volta che li incontrava.

 Di quante notti aveva passato a piangere abbracciata al suo cuscino.

 Oh certo aveva sempre saputo di avere poche speranze, non era così stupida.

 Hisashi aveva quasi 11 anni più di lei;  per lui era sempre stata solo “la sorellina di Kaede”.

 Certo con lei era  amabile e carino.

 Aveva sempre una parola gentile, una carezza, uno sguardo affettuoso.

 Ma erano  gli stessi sguardi e le stesse parole che rivolgerebbe a una sorellina.

 Mai l’aveva fatta illudere.

 Eppure.

 Eppure c’era sempre stata una parte di lei che continuava a sperare.

 A dirle che forse un giorno……….

 Intanto si era contenta di stargli vicino.

 Il solo fatto di essere innamorata la rendeva felice.

 Solo che l’amore somigliava molto a una corsa sulle montagne russe: un secondo prima eri in alto e un secondo dopo, cadevi rovinosamente, in basso.

 Ovvero un giorno si sentiva in paradiso solo perché lui le aveva fatto un complimento;

 ma ecco che le bastava vedere le sue amiche passeggiare mano nella mano con il loro ragazzo, per sentirsi sprofondare all’inferno, pensando a ciò che non avrebbe mai avuto.

 Sapeva che nel cuore di Mitsui c’era posto per una sola ragazza e che, purtroppo per lei, quel posto era  occupato da tempo.

 Hisashi era innamorato di Ayako, praticamente da sempre.

 Si erano messi insieme  quando lui faceva la terza media, in quello che Mitsui definiva “il periodo d’oro.”

 Il loro rapporto era durato quasi un anno.

 Per entrambi era stato come vivere un sogno, un bellissimo sogno ma, come tutti i sogni, destinato a finire.

 Il loro era terminato con l’infortunio di Hisashi.

 Da quel  momento lui aveva cominciato a chiudersi in se stesso, allontanando quanti cercavano di aiutarlo.

 Così aveva finito per perdere anche la ragazza che amava.

 Era diventato un teppista e aveva finito con l’odiare il basket e chi ci giocava.

 Poi dopo la famosa rissa era tornato a giocare e piano, piano, aveva riguadagnato il rispetto e l’amicizia di Ayako e degli altri.

 Solo durante l’università erano tornati insieme.

 Poi Hisashi era partito per gli Stati Uniti, come suo fratello e Kaede, mentre Ayako era rimasta in Giappone.

 Morgana conosceva bene quella storia, in parte gliela aveva raccontata Hisashi e il resto glielo aveva detto Akira  (gli piaceva da morire impicciarsi nelle storie d’amore dei suoi amici)

 Fintanto che lei era lontana, Morgana pensava di avere qualche possibilità, ma due mesi  fa Ayako era tornata e questo metteva la parola fine ha tutte le sue speranze   

 Ma una cosa era sapere di doverlo dimenticare, un’altra era riuscirci

 Così per cercare di andare avanti, aveva accettato l’invito di un ragazzo.

 Se ripensava alla figura di merda che aveva rimediato quella sera ….

 Probabilmente non sarebbe più tornata in quel locale, si vergognava da morire..

 Aveva deciso di essere al meglio.

 Si era fatta la permanente, era andata a comprarsi dei vestiti nuovi e nonostante costassero un occhio della testa, si era lasciata tentare da un paio di scarpe dal tacco alto e sottile.

 Di solito non avrebbe spesso una simile cifra in vestiti, ma aveva bisogno di consolarsi.

 Del resto suo padre non le ha mai lesinato il denaro, al contrario di quanto faccia con l’affetto.

 I suoi genitori si erano separati quando lei aveva 6 anni.

 Anche se era piccola ricordava quello come il periodo più orribile della sua vita.

 I suoi si erano contesi la sua custodia così come si erano contesi ogni singolo oggetto presente in casa.

 L’avevano fatto solo perché non fosse l’altro a vincere, ad avere qualcosa in più.

 Probabilmente se fosse stato possibile, l’avrebbero divisa a metà così come avevano fatto con l’ultimo canovaccio da cucina.

 Se non era uscita distrutta da quella storia è stato solo grazie a Kaede.

 Kaede era suo fratello, il suo fratellastro, a voler essere precisi.

 Era nato dal primo matrimonio di suo padre, per questo era stato escluso dai litigi dei suoi genitori.

 Lui si era preso cura di lei, l’aveva fatta divertire e se l’era persino portata dietro quando era andato in ritiro con la nazionale.

 Kaede non era un gran chiacchierone e non amava eccessivamente la compagnia (il suo unico vero amico era Akira)

 La maggior parte delle volte appariva apatico e anche piuttosto arrogante, però  se si riusciva a conquistare la sua fiducia diventava molto più aperto e perfino simpatico.

 In fondo era molto più fragile di quanto sembrasse.

 Quella sera aveva impiegato parecchio a preparasi, ma guardandosi allo specchio era rimasta molto soddisfatta dal risultato.

 Il vestito era corto ma non troppo,  attillato ma non volgare.

 Per tirarsi su di morale aveva in mente un progettuccio.

 Tom,  il ragazzo che doveva passare a prenderla, era uno dei più carini della scuola.

 Il fatto di esserne consapevole lo rendeva arrogante e presuntuoso.

 Pensava che ogni ragazza della scuola morisse dalla voglia di averlo.

 Per dirla in parole povere, se la tirava non poco.

 Lei sue intenzione era stata  di dargli una lezione.

 Lo avrebbe fatto sbavare e poi l’avrebbe piantato in asso, umiliato davanti a tutti, nello stesso modo in cui lui aveva umiliato tante ragazze.

 Purtroppo non tutto si era svolto secondo le previsioni.

 Mentre ballava sul cubo,  il tacco della sua scarpa aveva avuto la brillante idea di rompersi.

 Di conseguenza era caduta e si era rotta il ginocchio.

 Non ricordava cosa successe in seguito , sapeva solo che poco prima di svenire le era parso di vedere Akira vicino a lei.

 Ma probabilmente si sbagliava, perché mai Akira avrebbe dovuto essere lì?

 Quando era uscita di casa, lui stava discutendo con suo fratello dei prossimi avversari che avrebbero affrontato.

 Non le era parso che avessero intenzione riuscire.

 E poi ad Akira  non piacevano particolarmente le discoteche.

 Comunque non aveva importanza.

 Ora doveva pensare a guarire e ad uscire dallo stato penoso in cui si era ridotta.

 Era arrivato il momento di dire basta, di smetterla di pensare a Hisashi.

 Dopo il suo incidente, nonostante si fosse  ripromessa di andare avanti, ci era ricascata.

 Questa volta avrebbe fatto sul serio, avrebbe smesso di auto commiserarsi e avrebbe dato un calcio al passato.

 Sapeva che non sarebbe stato facile, non esisteva una bacchetta magica che cancellasse i sentimenti, ma dopotutto “domani è un altro giorno”.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Il bacio perfetto ***


Nuova pagina 1

Un passo, un altro, salto, tiro e canestro.

Akira cercava di concentrarsi esclusivamente sui movimenti del suo corpo.

Non poteva  permettersi nessuna distrazione; sapeva che se avesse lasciato la sua mente libera di vagare, avrebbe finito  inevitabilmente per pensare a Morgana.

 Da due mesi la sua immagine continuava a tormentarlo.

 Più precisamente da quando l’aveva osservata scendere le scale con quel, quel coso addosso.

 Non si poteva certo definire vestito quel pezzo di stoffa, che lasciava ben poco all’immaginazione

 Era un po’ troppo aderente, .sottolineava ogni curva del suo corpo e  lasciava una quantità eccessiva di pelle scoperta.

 E poi era decisamente troppo scollato, era troppo.. tutto

 Nel momento in cui l’aveva vista, era rimasto letteralmente senza parole.

Quando si era ripreso, aveva mormorato qualcosa a Kaede riguardo al fatto che consentisse a lasciarla uscire così.

Persino Rukawa era rimasto a dir poco colpito dalla mise della sua sorellina, ma quando aveva accennato a una protesta, lei non gli aveva nemmeno lasciato finire la frase.

 Aveva solo mormorato un perché non mi sta bene ?

 Alla risposta negativa che era seguita aveva sorriso e detto allora non ci sono problemi.

 Poi aveva salutato ed era uscita.

 Lui invece pensava che ce ne fossero eccome.

Il problema era che quel vestito le stava fin troppo bene e la conferma al suo pensiero, l’aveva fornita lo sguardo del ragazzo che era passato a prenderla.

Aveva cercato di non pensarci, di concentrarsi su altro ma aveva miseramente fallito.

Aveva sempre apprezzato che le ragazze mostrassero le loro qualità e Morgana aveva certamente notevoli doti .

A pensarci bene forse era quello che gli dava tanto disagio.

D’improvviso si era reso conto che Meg non era una bambina, che era cresciuta e che presto lei avrebbe preso la sua strada, lasciandolo indietro.

Forse la sua  era una specie di gelosia fraterna, in fondo Meg era sempre stata la sua protetta.

L’aveva sempre considerata come una sorellina; gli piaceva interpretare il ruolo di fratello maggiore, cosa che non aveva mai potuto fare in casa sua , essendo il più piccolo di tre figli.

Già però il sentimento che l’aveva invaso quando l’aveva vista ballare, seguita dagli sguardi bramanti di tutti quei ragazzi, aveva ben poco di fraterno. 

Alla fine, infatti,  aveva ceduto e l’aveva  seguita  in quel locale

A Kaede e a se stesso  aveva raccontato che ci andava solo per tenerla d’occhio, con tutti i malintenzionati  che c’erano… 

E poi con quel vestito molti avrebbero potuto farsi strani pensieri.

Insomma se la situazione fosse diventata spiacevole lui sarebbe stato lì.

Quando era arrivato, era rimasto a dir poco scioccato: Morgana incurante di tutti i ragazzi che le sbavavano intorno, ballava tranquillamente sul cubo.

Il suo corpo si muoveva leggero e sensuale al ritmo della musica, sembrava una dea con l’intero locale ai suoi ordini.

Era a dir poco stupenda.

Era rimasto ad osservarla per un po’,  cercando di controllare l’impulso di cavare gli occhi a quegli stupidi marmocchi e di portar via Meg da lì.

Poi  si arreso all’istinto, ed era andato a riprendersi ciò che era suo.

Prima che potesse raggiungerla lei era caduta; così la preoccupazione aveva preso il posto della gelosia.

Non le aveva mai detto di essere stato lì quella sera, non avrebbe saputo come spiegarle la sua presenza.

Da quel giorno non faceva che pensarla e sognarla.

Non sapeva dare una spiegazione logica a questo suo comportamento.

O meglio una spiegazione ci sarebbe stata, ma era troppo ridicola.

Non poteva essersi innamorato di lei.

Non poteva essersi innamorato senza saperlo, senza nemmeno accorgersene 

O forse sì ?

Morgana girava spazientita da un canale all’altro.

Quel pomeriggio la tv era una vera noia

Sui canali musicali continuavano a passare il nuovo video di Christina Aguilera, dirty.

Non pensava che l’Aguilera potesse cadere così in basso.

Né Mariah Carey, né Jennifer Lopez, nemmeno Britney Spears, che pure di video stile troietta ne aveva fatti molti, erano arrivate ad un tale livello.

L’unica differenza tra quel video e un film porno, era la quantità di vestiti.

Anche se quelli indossati dalla cantante erano ridotti ai minimi termini.

Sugli altri canali non è che ci fosse niente di meglio

Talk show con storie palesemente inventate, film dell’età della pietra, un paio di telenovelas dove i personaggi piangevano ogni 2 minuti e una specie di agenzia matrimoniale, dove una decina di donne si vestivano e comportavano in maniera idiota per conquistare un tipo.

Sinceramente si stupiva che qualcuno potesse farsi vedere in giro dopo aver fatto una simile figura in tv.

D’altra parte anche le fan di Kaede si comportavano in modo altrettanto ridicolo .

E a proposito di Kaede, doveva prepararsi se voleva arrivare in tempo alla partita.

Finalmente aveva tolto quel dannato gesso e poteva uscire di casa.

Non ne poteva più, ancora un giorno e sarebbe impazzita.

Aveva passato due interi mesi a letto o sul divano, per colpa di quello stupido tacco.

Per occupare il tempo si era inventata un nuovo hobby: commentare film e canzoni.

Era iniziato per caso quando aveva guardato con Akira e Kaede, il signore degli anelli.

Suo fratello si era addormentato sul divano nemmeno 10 minuti dopo l’inizio del film, così lei aveva iniziato a fare qualche commento qua e là e Akira l’aveva seguita a ruota.

Visto che la cosa si era rivelata divertente avevano iniziato a farlo anche con le canzoni.

Quando Akira partiva con le battute cretine, era impossibile fermarlo; così alla fine si ritrovava sempre con lo stomaco che le faceva male dal ridere.

 

Una volta arrivata al palazzetto,  si diresse verso la prima fila e cercò la sua amica Valery.

Val era la sua amica del cuore, abitavano poco distanti l’una dall’altra, frequentavano la stessa noiosissima e costosissima scuola privata ed erano entrambe assediate da ragazze che cercavano la loro amicizia solo per conoscere i loro fratelli. (il fratello di Val era un cantante piuttosto popolare tra le ragazze )

Era stata Val ad iniziare a chiamarla Meg.

Trovava che Morgana fosse un nome troppo pomposo e Momo il diminutivo che allora usavano tutti, non le piaceva.

Perciò si era inventata Meg.

Col tempo anche gli altri avevano iniziato a chiamarla in quel modo e così Momo era scomparso. 

L’unico problema stava nel fatto che chi non la conosceva pensava sempre che il suo nome completo fosse Margaret.

Finalmente riuscì a individuarla, la cosa non si rivelò molto difficile, i lunghi capelli viola di Val non passavano certo inosservati.

La raggiunse e si sedette accanto a lei.

Iniziarono a parlare raccontandosi quello che era successo negli ultimi giorni.

Della partita non guardarono quasi nulla, troppo incentrate nelle loro chiacchiere.

Quando la partita finì si diressero verso gli spogliatoi per attendere l’uscita dei giocatori.

Ad un certo punto Val si lanciò nella descrizione dell’ultimo strepitoso ragazzo su cui aveva messo gli occhi e Morgana smise di ascoltarla.

Ormai di questo Tony sapeva praticamente tutto.

A sentire Val era praticamente l’incarnazione del ragazzo perfetto.

Anche se non era molto gentile verso la sua amica, Morgana non aveva voglia di ascoltare per l’ennesima volta quanto Tony fosse bello, affascinante, incredibilmente maturo e tutte le altre mille qualità che Val trovava in lui.

“hey  Meg  mi stai ascoltando?”

Morgana si riscosse e si accorse che Val la stava fissando spazientita.

“Scusa mi era distratta, puoi ripetere?”

“Ti stavo chiedendo come deve essere secondo te il bacio perfetto.”

“Val, che cavolo di domanda è? Non lo so, non ci ho pensato!”

“Be’ allora prova a riflettere su quale tra i tuoi ex è il migliore a baciare”

 “Il migliore?” chiese Morgana sempre più sbigottita

 “Il migliore in cosa?” chiese Akira che aveva raggiunto le due ragazze.

 “Stavo chiedendo ha Meg chi è il migliore a baciare tra i suoi ex” chiarì Val .

 “Perché ?”

Akira sapeva che Morgana lo avrebbe volentieri mandato al diavolo.

Lo vedeva dal suo sguardo che quella conversazione la stava mettendo in imbarazzo.

Meg non amava particolarmente parlare della sua vita sentimentale con lui.

In fondo la capiva, era stato poco carino da parte sua  prenderla in giro per la sua cotta per Mitsui.

A sua discolpa poteva solo dire che credeva che quella di Meg fosse solo infatuazione passeggera.

Solo dopo si era accorto che al contrario di quanto avevano pensato tutti, Meg era veramente innamorata.

“Dato che non sapeva dirmi come doveva essere il bacio perfetto, le ho chiesto di pensare a chi sapeva baciare meglio, così magari avrebbe saputo rispondermi.”  Spiegò Val

Akira fece uno dei suoi sorriseti maliziosi.

“Se volete sapere com’è il bacio perfetto, dovete baciare il sotto scritto”

“Perché mai?” gli chiese Val divertita

“Semplice, io sono un esperto in questo campo”

“Oh certo tu sei il Maestro” commentò Morgana in modo ironico

“Esatto!” rispose Akira per niente scalfito dal tono sarcastico della ragazza.

“Be’ può anche darsi che tu sia il maestro ma io so già com’è il bacio perfetto, piuttosto è Meg ad avere le idee confuse. Dovresti baciare lei.”

Morgana lanciò un’occhiataccia alla sua amica.

Ma come le veniva in mente di dire una cosa simile ?

Poi si accorse  che Akira si stava pericolosamente avvicinando

Che cavolo aveva intenzione di fare quel cretino ?

Non l’avrebbe davvero baciata?

“Non ci provare!” gli intimò; ma era troppo tardi.

Meno di un secondo dopo le labbra di Akira erano scese a coprire le sue.

 

 

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Capitolo 3
*** INCINTA?! Significava che sembrava grassa? Ovvero chissà perchè la gente non si fa mai gli affari propri ***


Nuova pagina 1

Meg irritata, gettò a terra la rivista che stava leggendo.

 Le foto del bacio che Akira le aveva dato in palestra, erano finite su tutti i giornali.

 Non solo sui settimanali scandalistici, ma persino su quelli sportivi.

 La cosa peggiore non erano tanto le foto, per quanto fosse poco piacevole finire in copertina con una serie di foto in cui era venuta decisamente male.

 Era senza trucco e con un look davvero modesto: un maglioncino e un paio di jeans.

 Se lo avesse saputo prima,  sarebbe andata dal parrucchiere e avrebbe scelto un abbigliamento meno comodo, ma senz’altro più elegante.

 O meglio ancora, non sarebbe andata a quella partita.

 Ciò che la infastidiva di più, erano gli articoli che corredavano le foto.

 Quello che aveva appena finito di leggere, era il più stupido che le fosse capitato sottomano.

 La definiva la fidanzata segreta di Akira (ma quando mai Akira aveva avuto fidanzate segrete?  tutti i suoi numerosissimi flirt erano stati dettagliatamente documentati dai giornali)

 Sempre secondo l’articolo stavano per sposarsi  (certo il fatto che lei  avesse ancora 17 anni, mentre per sposarsi occorreva averne 18, era un dettaglio trascurabile)

Peggio ancora, insinuavano che stesse aspettando un bambino.                                                                                                                               (un bambino? Ma stavano male? Ma a questi lo avevano spiegato che al giorno d’oggi le ragazze erano ben informate sulle precauzioni ? e poi i matrimoni riparatori erano un’usanza superata)

 Bah, cose dell’altro mondo; come avrebbe detto suo nonno, usando un detto milanese ne chapem pu de rat (i suoi nonni materni erano italiani)

 Chissà perché i giornalisti scrivevano certe scemenze.

 Be’, in effetti, quella era una domanda stupida, le scrivevano perché erano pagati per farlo.

 C’era più che altro da chiedersi, chi fosse interessato a leggere articoli, completamente inventati, su lei ed Akira.

 Sicuramente esistevano personaggi dalle vite più appassionanti, di cui occuparsi.

 Di sicuro, se lei fosse stata un’amante del pettegolezzo, avrebbe preferito interessarsi della presunta crisi nel matrimonio di Brad Pitt, dei reali di Monaco o dell’ultimo scandalo alla corte d’Inghilterra, piuttosto che di Akira Sendo che baciava una ragazza.

 Quanto ai giornalisti sportivi avrebbero dovuto occuparsi di sport: risultati, schemi di gioco, commenti alle partite, non della vita privata dei giocatori. 

 E poi i loro giornali erano letti per lo più da uomini.

 Personalmente dubitava che ai loro lettori interesse sapere se Akira Sendo aveva una nuova ragazza.

 Certo che però la cosa del bambino dava da pensare, significava forse che sembrava grassa?

 Si piazzò davanti allo specchio, tirò su la maglietta e osservò con aria critica la sua pancia.

 No, decisamente non c’era nessun segno di trippa .

 Questo significava due cose:

1)      Le serie di addominali che faceva tre volte la settimana in palestra, servivano allo scopo

2)      Chi aveva scritto quella sciocchezza aveva bisogno di un bel paio d’occhiali.

 Quello stupido articolo, le aveva dato un sacco di seccature.

 Le sue compagne di classe l’avevano tormentata tutto il giorno per avere i dettagli della sua storia con Akira.

 Nessuno sembrava voler capire che era tutto uno scherzo e si erano pure arrabbiate quando, esasperata, aveva suggerito loro, in tono poco gentile, di farsi gli affari propri.

 Certo forse aveva esagerato, ma d’altra parte come faceva a riferire particolari di una storia inesistente?

 Poi per la serie: piove sempre sul bagnato, ci si era messa anche la preside.

 Suor Mary l’aveva convocata nel suo ufficio e le aveva chiesto se non volesse un colloquio con la psicologa, viste le sue particolari condizioni.

 Al suo rifiuto, aveva iniziato uno strano discorso riguardante i bambini.

 All’inizio non aveva capito di cosa parlava, ma poi suor Mary aveva accennato ad un articolo su un giornale.

 Allora aveva intuito che doveva trattarsi di un’altra di quelle scemenze.

 Le c’era voluta più di un’ora per convincere suor Mary che quelle scritte in quegli articoli erano solo fesserie, che figli e matrimonio non rientravano nei suoi progetti per l’immediato futuro.

 Al ritorno a casa aveva fatto tappa in edicola per comprare il giornale cui accennava suor Mary quella mattina.

 Giusto per informarsi di quello che tutti credevano di sapere sulla sua vita.

 Sulla strada, siccome la giornata non era stata già abbastanza spiacevole, un gruppo di operai aveva iniziato a fare commenti non proprio educati sul suo aspetto.

 Chissà perché certi deficienti ritenevano loro diritto fare apprezzamenti sfacciati sull’aspetto di tutte le ragazze carine che incontravano.

 Probabilmente non erano abbastanza intelligenti per capire che a nessuno interessava  il loro pensiero.

 O forse lo capivano e semplicemente, se ne fregavano.

 Forse erano incoraggiati dal fatto che alcune ragazze si sentivano lusingate da quei complimenti, anche se venivano da persone maleducate e prive d’intelligenza.

 A lei dava molto fastidio.

 A fatica aveva resistito all’impulso di rispondere per le rime a quei tizi, ma un simile modo di fare non avrebbe portato niente di buono. 

 In primo luogo una sua reazione, come un’occhiata torva o una risposta seccata, avrebbe portato solo ad altri commenti ancora più pesanti.

 Seconda cosa c’era il rischio che i tizi passassero dalle parole ai fatti e in quel caso, la situazione sarebbe stata critica.

 Infatti, loro erano un gruppo e lei era sola.

 Così li aveva semplicemente ignorati ed era andata dritta per la sua strada.

 Era tutta colpa di quel cretino di Akira; baciarla davanti a tutti era stato uno scherzo davvero idiota.

 Oh ma quella sera le avrebbe dato alcune spiegazioni e soprattutto, l’avrebbe tirata fuori da quel casino.

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Capitolo 4
*** Cos'è un bacio? ***


Nuova pagina 2

Meg non aveva nessuna voglia di concentrarsi sulla discussione proposta dalla signora Ridley,  l’insegnante di lettere.

L’argomento del dibattito era  “la cosa più importante”.

Tutti stavano dando le classiche risposte buoniste, come l’amore o l’amicizia, che era esattamente ciò che Mrs. Ridley si aspettava di sentire.

Sembrava di assistere a quelle interviste che facevano ai concorsi di bellezza.

Uno di quei momenti in cui si voleva dare una parvenza di serietà a quelle manifestazioni, dimostrando che le candidate avevano una personalità e che non erano solo delle oche.

Impresa piuttosto inutile poiché quando chiedevano quale era il loro più grande desiderio, queste puntualmente rispondevano “la pace nel mondo”.

Le veniva quasi da ridere.

La stessa ragazza che ora dichiarava  “l’amicizia è la cosa più importante”, ci aveva messo meno di un secondo a fregare il ragazzo alla sua migliore amica.

All’ennesima affermazione sull’amicizia e l’amore prima di tutto, si lasciò sfuggire un sospiro annoiato. 

Sospiro che non passò inosservato a Mrs. Ridley.

“Morgana siccome trovi così poco interessante il parere degli altri, saresti così gentile da esprimerci il tuo?”

In condizioni normali, Meg avrebbe risposto “il denaro”.

Certo l’amore e l’amicizia erano cose bellissime e sicuramente importanti, sfortunatamente con l’amore soltanto non si tirava avanti.                          Il mito di “due cuori e una capanna”  era stato sfatato da un pezzo. Tante volte non funzionava  nemmeno “due cuori e una megavilla con piscina”.  

Quanto all’amicizia poteva aiutarti solo fino ad un certo punto. Gli amici non potevano mica mantenerti.                                     

Quella mattina però era decisamente di cattivo umore e voleva divertirsi un po’.

Era passata una settimana dalla sera in cui Akira sarebbe dovuto andare a cena da loro e ancora non si era fatto vedere.

I rotocalchi continuavano ad inventarsi storie assurde e lei non era ancora riuscita a parlargli per cercare di risolvere la situazione.

Quella mattina aveva trovato dei giornalisti davanti a casa e aveva perso un sacco di tempo per evitarli.

 Ultimamente poi, non faceva che piovere e lei odiava la pioggia.

Così decise di imitare Sandra Bullock in miss detective e rispose:

“pene più severe per chi viola la libertà condizionata”

La prof non trovò divertente la sua risposta e le mise una nota.

Evidentemente Mrs. Ridley  non aveva il senso dell’umorismo.

Perlomeno era stato divertente vedere la sua faccia stupefatta quando le avevo risposto in quel modo.

 Finalmente le lezioni terminarono.

Ora le toccava affrontare un’altra prova.

Kaede doveva passare a prenderla e questo avrebbe provocato le solite scene di delirio tra le sue compagne.

Nemmeno l’apparizione di Brad Pitt avrebbe provocato tanto casino.

Era ancora nel corridoio e già sentiva i vari:

“Hai visto chi c’è?”

“Ma quanto è figo!”

“Dio com’è bello”

“Dal vivo è anche meglio che sui giornali”

Più naturalmente le solite risatine imbarazzate e gli urletti deficienti.

Quando uscì rimase di stucco.

Ad aspettarla nel parcheggio non c’era Kaede, bensì Akira.

Se ne stava appoggiato alla sua Jaguar come un divo di Holliwood .

Indossava una camicia  bianca, dei jeans neri e degli occhiali da sole che gli davano un’aria misteriosa.

Era incredibilmente affascinante.

Tutte le sue compagne lo stavano letteralmente mangiando con gli occhi.

“Oh Meg sapessi come t’invidio” esclamò Amy, la sua vicina di banco.

Fantastico, quest’apparizione di Akira le sarebbe costata un’altra settimana di pettegolezzi e richieste di particolari .

Perché mai quelle stupide continuavano a fissarlo in quel modo patetico, per quanto ne sapevano era il SUO ragazzo.

E poi perché diamine lui dava loro così tanta confidenza, non poteva essere un po’ più antipatico ?

Oddio ma che diamine si era messa a pensare.

Calma doveva stare calma, anche se la visione di Amy praticamente spalmata addosso ad Akira, le dava molto fastidio.

Si stava comportando come una fidanzata gelosa, senza averne alcun titolo.

Se Akira voleva il play boy con quelle galline, era liberissimo di farlo.

Tra loro non c’era una storia o roba del genere.

Certo quelle erano solo delle stupide oche che s’interessavano a lui perché era famoso, che gli sbavano dietro basandosi solo sul suo aspetto, senza sapere niente di lui.

Lei invece…..

E quest’ultimo pensiero, da dove usciva?

 Si stava rincretinendo?

Quella situazione stava minando la sua sanità mentale, quindi era meglio darci un taglio.

Si avvicinò ad Akira, lo salutò e poi salì in macchina.

“Andiamo?” chiese vedendo che il ragazzo non si muoveva.

Nessuno dei due disse una parola per tutto il viaggio..

Akira ogni tanto la guardava con la coda dell’occhio.

Meg era strana.

Non era da lei tenere il muso.

Aveva previsto una scenata, una Meg arrabbiatissima per il bacio che le aveva dato, non quello strano silenzio.

Aveva evitato di andare a cena da Rukawa, perché non se la sentiva di affrontare la rabbia di Meg e sperava che nel frattempo sbollisse un  po’.

Era già rimasto stupito del fatto che Meg non gli avesse mollato un ceffone quel giorno in palestra, ma forse era perché l’aveva colta di sorpresa.

In realtà quel bacio aveva sorpreso anche lui.

Non aveva avuto intenzione di baciarla sul serio; doveva essere solo uno scherzo.

Solo che quando se l’era ritrovata così vicina, aveva sentito il bisogno di assaggiare le sue labbra, di eliminare quella piccola distanza che ancora c’era tra loro.

Ora però bisognava risolvere quella situazione.

Non sopportava che Meg lo ignorasse a quel modo.

“Meg per caso ce l’hai con me?”

“Certo che l’ho con te! Mi baci senza permesso davanti a tutti, i giornalisti continuano ad inventarsi storie assurde, la preside mi convoca nel suo ufficio perché crede che io aspetti un bambino, le mie compagne mi assillano per avere particolari di una storia inesistente e  in più, tu ti metti anche a fare il dongiovanni con loro!”Meg aveva parlato di getto, senza pensare a quel che stava dicendo, si rese conto troppo tardi di quello che si era lasciata sfuggire.

Akira sorrise.

Poteva  sbagliarsi, ma quella sembrava gelosia.

Questo apriva delle interessanti prospettive.

Forse non era stata solo la sorpresa, il motivo per cui Meg non l’aveva schiaffeggiato.

“Be’ Meg, in parte è stata anche colpa tua.

Se tu non ti fossi lasciata baciare, non sarebbe successo tutto questo.

Avresti potuto tranquillamente respingermi, ma sai perché non l’hai fatto? Perché in fondo io ti piaccio”

“CHE COSA ?” esclamò Meg in un tono tra lo stupito e l’irritato

“Io ti piaccio” ripeté tranquillamente Akira

“Non è affatto vero”

“Scommetti? Se io ti bacio di nuovo, stavolta col tuo consenso, e tu non reagisci significa che io ho torto. In caso contrario avrò ragione io”

“D’accordo!”  figuriamoci se aveva ragione lui.

Quando però Akira iniziò a baciarla, si ritrovò a rispondere al suo bacio.

Ad un certo punto Meg si riscosse da quella specie di torpore che l’aveva invasa.

Si staccò da lui, aprì la portiera ed entrò velocemente in casa.

Com’era potuto succedere?

Non era possibile che lui le piacesse.

Se ne sarebbe accorta prima.

Probabilmente i suoi ormoni le avevano giocato un brutto scherzo

“Ma in fondo cos’è un bacio?”

Non si accorse di aver espresso quest’ultimo pensiero a voce alta, finche non sentì Kaede risponderle in tono ironico

“Un apostrofo rosa tra le parole t’amo?”

Meg si voltò verso il fratello.

“Sai una cosa Kaede? Era meglio quando stavi zitto!”

Dopodiché salì in camera sua a pensare.

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Cet amour ***


Nuova pagina 1

Akira aveva la netta sensazione che Morgana lo stesse evitando.

Non capiva se lei fosse arrabbiata con lui, se fosse spaventata o se fosse più semplicemente confusa.

Se  avesse potuto  parlarle, in un modo o nell’altro, sarebbe riuscito a venire a capo di  quella situazione.

Quelle poche volte in cui erano rimasti soli, però, la temperatura della stanza sembrava avvicinarsi allo zero, tanto l’atmosfera tra loro era gelida.

Era come se lei  avesse costruito un muro di cristallo, dietro al quale si era rifugiata e lui aveva l’impressione che se avesse detto qualcosa, quel muro sarebbe andato in pezzi e lei sarebbe scomparsa dalla sua vita.

Meg  sembrava decisa a non affrontare il problema e se Meg s’impuntava su una cosa era difficile farle cambiare idea.

Sapeva essere maledettamente testarda.

Spesso si rifiutava di cambiare idea per puro spirito di contraddizione; anche  quando lei stessa non era più convinta della propria decisione, continuava a difenderla strenuamente solo per non darti la soddisfazione di vederla mettere il suo errore.

Non per la prima volta Akira si chiese perché fra tante, si era innamorato proprio di lei.

Non era solo testarda ma anche cinica.

Spesso riusciva a smontare il tuo entusiasmo con una frase.

Aveva un temperamento piuttosto irascibile.

Se ti ritrovavi ad essere la causa della sua rabbia, e tenevi alla tua incolumità, era meglio stare il più possibile lontano da lei.

Naturalmente Morgana aveva anche dei pregi.

Se un amico si trovava in difficoltà faceva di tutto per aiutarlo

Era intelligente e leale

Era diversa da tutte le altre ragazze di cui si era innamorato.

Sì perché Akira s’innamorava spesso e volentieri.

Credeva che essere innamorati fosse meraviglioso 

Le sue storie però non duravano mai più di qualche mese.

Ogni volta si convinceva di aver trovato la  donna della sua vita, ma dopo poco tempo si accorgeva di aver sbagliato.

Lui era uno da colpo di fulmine, s’innamorava subito, senza realmente conoscere la ragazza che l’aveva stregato.

Poi il tempo passava e lui si accorgeva che lei non era poi così fantastica come aveva pensato inizialmente.

Improvvisamente gli sembrava di non aver nulla in comune con lei: lui detestava gli amici di lei, lei era vegetariana e lui, invece, adorava la carne e mille altre cose di questo tipo.

Questa volta era tutto inconsueto.

Di solito lui preferiva ragazze più tranquille...

L’aspetto fisico…... bè era importante ma non fondamentale.

Era attratto dalla bellezza, come tutti del resto, ed era quella che lo colpiva all’inizio.

Tuttavia era stato anche con ragazze bruttine, ma che quando parlavi con loro,  ti coinvolgevano e divertivano a tal punto, che l’ultima cosa cui pensavi era il loro fisico.

Come aveva già detto, lui era uno da amore a prima vista.

Non gli era mai capitato di innamorarsi di un’amica.

Non sapeva come comportarsi, ma le cose non potevano continuare così.

 

Meg non sapeva davvero da che parte girarsi.

Dal pomeriggio del secondo bacio, la sua vita era gran casino.

Non riusciva a concentrarsi, continuava a chiedersi cosa significava davvero quel bacio.

La cosa peggiore era far finta di niente.

Sì perché quel bacio era quasi un argomento tabù, non era mai stato discusso, non ci avevano mai nemmeno scherzato sopra.

Anzi ultimamente lei e Akira  a malapena si parlavano.

Quando erano insieme si creava tra loro un silenzio sconfortante.

Lei non sapeva mai cosa fare o cosa dire.

Era strano perché con Akira era sempre stato facile parlare.

C’era stata una sera in cui avevano passato ore, fermi ad un incrocio, parlando di tutto e di niente.

Il semaforo  era diventato verde, poi giallo e di nuovo rosso un’infinità  di volte, prima che se ne accorgessero. Per uno strano caso in tutto quel tempo non era passata nemmeno una macchina.

Quando erano in compagnia di altre persone, cercava di non stargli seduta vicino o di fronte.

Evitava di restare sola con lui e quando succedeva provava un’irresistibile urgenza di allontanarsi.

Dopo qualche minuto di conversazione su argomenti banali e neutri come il tempo o gli allenamenti, scappava via con qualche pretesto.

Da una parte avrebbe voluto che lui tirasse fuori l’argomento così  avrebbero porre fine a quella situazione.

Allo stesso tempo però aveva paura che lo facesse.

Ormai era passato un mese e si rendeva conto che la situazione stava diventando ridicola.

Era sempre nervosa; le uscivano di bocca commenti sgarbati e risposte maleducate, senza averle davvero pensate.

Giusto ieri si era beccata due ceffoni, peraltro pienamente meritati, da Kaede.

Avrebbe dovuto prendere il coraggio a due mani e parlare ad Akira.

Sennonché il coraggio non era tra le sue virtù.

E poi parlargli per dirgli cosa ?

Perché il nocciolo della questione era proprio quello,  lei non riusciva a capire quel bacio.

Ci aveva riflettuto e ragionato ma finora era arrivata a due soli punti fermi:

1)      Il bacio le era piaciuto

2)      Akira ci sapeva fare

Se fosse stata la protagonista di qualche stupido romanzo d’amore, a questo punto avrebbe avuto una specie di illuminazione.

D’improvviso avrebbe capito di essere innamorata.

Solo che lei non era l’eroina sdolcinata e sciocca  di  un romanzetto da quattro soldi o di un melenso cartone animato.

Non era una sfigata tipo Candy Candy, che aveva buttato nel cesso le poche cose buone che le erano capitate nella vita. 

Aveva sempre pensato che Candy fosse una stupida: prima rifiuta il nome degli Andrews perché “vuole farcela da sola” (ma quando le ricapitava una fortuna simile?) e poi lascia Terence a Susanna solo perché questa vuole ammazzarsi. (se quella voleva crepare, erano cavoli suoi)

Lei viveva nella realtà e nella sua realtà,  il fatto che il bacio di un ragazzo le fosse piaciuto non significava che era innamorata di lui.

Negli ultimi anni era uscita con un sacco di ragazzi che le era piaciuto baciare, senza per questo essere innamorata di loro.

Il suo unico amore era stato Hisashi.

Semplicemente, mentre aspettava il momento in cui lui si sarebbe accorto che, anche lei, era una ragazza, aveva deciso di farsi un po’ d’esperienza.

In fondo l’attesa si prospettava lunga e in ogni caso quando il gran giorno fosse arrivato, non poteva farsi trovare impreparata.

Intendiamoci, non aveva mai illuso nessuno.

Non aveva  distribuito “ti amo” a destra e a manca, e non era mai andata oltre il bacio.

Si era limitata a passare pomeriggi e serate piacevoli, con ragazzi simpatici.

Anche se non era Hisashi a farlo, era bello sentirsi fare i complimenti, essere coccolata, ricevere auguri e regalini per il giorno di San Valentino.

Tutte le sue storie  erano state interessanti e ognuna di loro le aveva lasciato qualcosa, per quanto brevi fossero state.

Tornando alla questione Akira, se doveva essere sincera con sé stessa, ammetteva che lui le piaceva.

Certamente lo amava, lo aveva sempre amato, ma era innamorata di lui?

Proprio non lo sapeva.

In più, a metterle ansia, c’era il pensiero della festa che ci sarebbe stata  quella sera.

Il solo pensiero di vedere Akira e trovarsi nuovamente in quel silenzio teso e pesante, la faceva star male.

 

Akira cominciava ad annoiarsi.

Era andato a quella festa solo perché sperava di vedere Morgana ma sembrava oramai chiaro che lei non si sarebbe fatta vedere.

Aveva pazientato, non le aveva fatto pressioni, le aveva lasciato tempo per riflettere pensando che quando si fosse sentita pronta, gli avrebbe parlato.

Era passato un mese ma nulla era cambiato.

Finalmente riuscì a trovare Kaede e chiedergli notizie della sorella.

Questi gli confermò che Morgana non era venuta.

“Bene” pensò “se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto”

Salutò, si mise in macchina e si diresse a casa di Morgana.

Meg stava guardando un film in tv, quando suonò il campanello.

Chi poteva essere a quell’ora?

Non aspettava nessuno e Kaede aveva le chiavi.

“Chi è ?” domandò prima  di aprire la porta.

“Sono Akira”

Akira? Odio e adesso che faceva?

Non era andata alla festa proprio per non doverlo vedere e adesso lui si presentava a casa sua.

“Come mai sei passato?” chiese mentre lo faceva accomodare, fingendo una sicurezza e una noncuranza che era ben lontana dal provare.

“Non fare la finta ingenua Meg, non ti  si addice. Tu ed io sappiamo benissimo perché sono qui, quindi veniamo subito al punto.  Si può sapere perché mi stai evitando? Sei arrabbiata con me?”

Morgana rimase zitta e continuò a fissare il pavimento come se fosse la cosa più interessante di questo mondo.

“Allora?” chiese Akira impaziente

“Non lo so ok? Non lo so davvero. Da quando mi hai baciato, io non capisco più niente.

Quando sono con te non so né cosa dire, né cosa fare; mi sento a disagio e provo una gran voglia di scappare via .” Gli rispose lei con  tono stizzito

“Davvero non sei arrabbiata con me?” domandò Akira  speranzoso, sfoderando il suo famoso sorriso.

“No, non sono arrabbiata con te”

“Allora vediamo di mettere tutte le carte in tavola e sistemare questa faccenda. Tu mi piaci, anzi per dirla tutta, credo di essere innamorato di te; però la tua amicizia è più importante di questo e non voglio perderla.  Proprio per questo voglio che tu mi risponda sinceramente, pensaci bene perché te lo chiederò una sola volta. Io ti piaccio, almeno un po’?”

Morgana non aveva bisogno di pensarci. Ci aveva pesato abbastanza negli ultimi tempi e quella era una delle poche certezze che aveva.

“Sì”

“Bene in tal caso ti faccio una proposta. Vogliamo provare a stare insieme per un po’? Se vediamo che le cose non vanno ci lasciamo e torniamo amici come prima, senza rancori.”

Morgana ci pensò un attimo e decise che la sua proposta non era male.

Le avrebbe dato il tempo di capire se era innamorata di lui o se erano i suoi ormoni che le avevano tirato un brutto scherzo.

“Io ci sto. Proviamo a vedere come andrà a finire.”

 

Il Natale incombeva e Morgana si era ridotta, come al solito, all’ultimo minuto.

L’abitudine di procrastinare, era un suo terribile difetto.

Ogni volta si ripeteva “lo farò domani” e così doveva fare tutto all’ultimo momento.

Aveva già sistemato amici e parenti, ora le mancava solo Akira.

Voleva trovare un regalo speciale, qualcosa che esprimesse quello che non era ancora riuscita a dire a parole.

Da quando stavano insieme, lui le aveva detto “ti amo” tantissime volte, mentre lei si era limitata a dei semplici ti voglio bene.

Solo da poco era riuscita a far luce in quella massa confusa che erano i suoi sentimenti verso Akira.

Nell’ultima settimana non si erano visti, perché lui era in trasferta a Los Angeles.

Proprio durante questa separazione aveva capito di essere innamorata.

Finalmente il commesso finì di impacchettare il libro che aveva scelto, così poté tornare a casa.

Aveva scelto di regalargli un libro di poesie di Jaques Prévert, che conteneva l’originale francese e la traduzione inglese di fianco.

Non che Akira fosse un amante della poesia (nemmeno lei lo era per la verità), ma la prima volta

che aveva letto "Cet Amour" le aveva fatto pensare a lei e ad Akira

Diceva:

« Cet amour

si violent 

Si tendre

Si désespéré

Cet amour 

Beau comme le jour 

Et mauvais comme le temps

Quand le temps est mauvais

Cet amour si vrai

Cet amour si beau

Si heureux

Si joyeux

et si dérisoire.

Tremblent de peur comme un enfant dan le noir

et si sûr de lui

Comme un homme tranquille au milieu de la nuit

cet amour qui faisait peur aux autres

qui les faisait parler

Qui les faisait blêmir

cet amour guetté 

Parque nous le guettions

traqué blessé piétiné achevé nié oublié

parce que nous l’avons blessé piétiné achevé nié oublié

Cet amour tout entier

Si vivant encore

Et tout ensoleillé

C’est le tien

C’est le mien

Celui qui a été

Cette chose toujours nouvelle

Et qui n’a pas changé

Aussi vrai que un plante

Aussi tremblant qu’un oiseau

Aussi chaude aussi vivant que l’été … »

Sembrava descrivere le differenze e i contrasti  che esistevano tra lei e Akira, (lui solare aperto e sicuro di sé e lei invece cinica e confusa.)  quello che avevano passato per arrivare a stare insieme, (anche se messa così sembrava una frase da film drammatico) e al fatto che per quanto fosse cambiato tutto tra loro, nel passaggio da amici a fidanzati, era rimasto tutto lo stesso. 

Entrò in casa felice del suo acquisto e la sua felicità aumentò nel sentire la voce di Akira.

 “Hey di casa, sono arrivata, ci vediamo a cena” salutò velocemente mentre saliva le scale che portavano al piano superiore, per andare a prepararsi per la cena.

La vita era meravigliosa:

Natale si avvicinava e lei innamorata.

Assolutamente nulla avrebbe potuto rovinare il suo buonumore.

Certo restava il fatto che Akira ancora non sapeva che lei era innamorata di lui, ma  a quello avrebbe rimediato presto..

Era solo questione di trovare il momento adatto.

Quando si dice a qualcuno “ti amo” per la prima volta è un momento importante, che come tale, ha bisogno della giusta cornice.

Quando scese a cena però comprese di essersi sbagliata.

Oltre ad Akira e Kaede c’era qualcun altro.

La  persona che detestava al mondo.

Nicky “miss povera vittima innocente delle ingiustizie del mondo”

Nicky e Akira erano stati insieme qualche anno prima.

Poi si erano lasciati perché restare con lui significava per lei trasferirsi da Los Angeles a Boston, trovarsi una casa e un lavoro.

Lei invece aveva preferito restare a Los Angeles e farsi mantenere da un povero disgraziato, mentre si portava a letto mezza città.    

Certo a sentire Akira e Kaede non era affatto colpa di Nicky.

Poveretta, lei non andava d’accordo con i suoi genitori e aveva dovuto andarsene di casa

Ed era colpa di Tim, il tizio con cui conviveva, se lei non era andata a Boston.

Già perché lui si era trovato al posto giusto, al momento giusto.

Così nonostante Nicky fosse impegnata, quando lei e Akira si rivedevano, finivano sempre a letto insieme e il più delle volte, era Kaede a fare in modo che si vedessero.

Sì perché la zoccola, era amica di Kaede e persino di Hisashi.

Il che confermava la sua teoria che molto spesso gli uomini ragionavano con la testa che stava sotto la cintura.

Una volta che l’aveva criticata, si era sentita rispondere da Akira che era invidiosa.

Figuriamoci se era invidiosa di quella.

Quella era solo una puttana, senza dignità e senza rispetto né per sé né per quel poveretto del suo fidanzato.

Oltretutto non era nemmeno bella.

Per tutta la sera, Meg dovette assistere allo spiacevole spettacolo di Nicky che faceva la cretina con Akira e lui che non faceva niente per scoraggiarla.

Ad un certo punto, prima di commettere un duplice omicidio, si alzò e se ne tornò nella sua stanza, non prima di lanciare un’occhiataccia ad entrambi.

Dopo qualche ora, decise di tornare giù e sistemare le cose con Akira, sperando che lui fosse ancora lì.

In fondo lui non aveva fatto nulla, certo avrebbe potuto respingere Nicky con un po’ più di fermezza, ma non era niente di così grave.

Fu così che li vide, Akira e Nicky, sul divano soli soletti, che si baciavano.

Meg era semplicemente furiosa.

“Bene e io che ero venuta a chiederti scusa. Stiamo insieme da neanche un mese e già mi tradisci. Credevo che tu fossi una persona diversa, mi hai veramente deluso Akira. Mi sono sempre chiesta cosa ci trovassi in lei, ma ora mi accorgo che siete della stessa pasta. Tra noi e tutto finito, d’ora in avanti non farti più vedere.”

Fece dietrofront senza aspettare la risposta di Akira.

Voleva andarsene da lì, conservando ancora un minimo di dignità. Se fosse rimasta, sarebbe scoppiata a piangere davanti a loro.

 

Per i tre giorni che seguirono Meg se ne stette rinchiusa in camera sua.

Nicky era tornata a  Los Angeles la mattina seguente.

Akira le aveva mandato dei fiori ma lei aveva stracciato i biglietti che li accompagnavano, senza leggerli

Aveva provato a telefonarle, ma lei non aveva risposto o aveva messo giù appena sentita la sua voce.

Si era detta che non lo avrebbe mai perdonato;

In fondo, in fondo però Akira le mancava e le faceva piacere che lui continuasse a cercarla.

Voleva dire che ci teneva a lei, altrimenti non si sarebbe neanche preso la briga di cercarla.

La vigilia di Natale decise di rispondere a una delle sue chiamate e accettò di incontralo per sentire le sue ragioni.

Così ora erano in giardino, seduti sull’altalena, circondati dalla neve, a parlare.

Faceva un po’ freddo ma il giardino coperto di neve era stupendo e poi in casa c’erano suo padre, sua madre, Kaede e lei voleva avere una conversazione privata.

Almeno a Natale i suoi genitori potevano passare qualche giorno insieme comportandosi da persone civili.

“Mi dispiace Meg, mi dispiace veramente ma è stato solo un bacio d’addio, nient’altro.

Te lo giuro. Tra me e Nicky non è successo assolutamente nulla.

Le ho detto che sono innamorato di te, che non dovevamo vederci più e lei mi ha chiesto un ultimo bacio. Io ti amo Meg, ti amo davvero, ti prego, dammi un’altra possibilità.” Akira la stava quasi implorando.

Morgana era titubante.

Le venne in mente una frase che aveva letto tempo prima “la felicità è trarre il meglio da ciò che si ha”

Ripensò a quell’ultimo mese trascorso con Akira: le coccole davanti al camino, la pazienza che aveva avuto nell’aspettare che lei facesse chiarezza nei propri sentimenti, la prima volta che le aveva detto Ti Amo.

Poi  pensò ai quei tre giorni trascorsi da sola sentendosi miserabile e infelice.

Non voleva andare avanti così.

Dopotutto lui le aveva chiesto scusa, anzi l’aveva praticamente supplicata di perdonarlo, e con Nicky c’era stato solo un bacio.

Lo guardò e sorrise “ti perdono”

Lui la strinse a sé e cominciò a baciarla; prima la fronte, poi il naso e infine le labbra.

“Ti amo”, mormorava tra un bacio e l’altro.

“Ti amo anch’io” gli rispose quando si staccarono.

“Davvero mi ami?” le chiese Akira incredulo.

“Sì davvero. Avrei voluto dirtelo prima ma aspettavo il momento giusto.

Pensavo di farlo la sera che sei tornato da Los Angeles, quando fossimo rimasti soli  ma poi abbiamo litigato”

Restarono fuori ancora qualche momento, poi il vento freddo che si era levato, li convinse a tornare in casa.

Sulla soglia però Akira si fermò.

“Che succede?” gli domandò Morgana.

“Siamo sotto il vischio” rispose lui prima di chinarsi a baciarla.

Fine

 

Questo era l’ultimo capitolo; è stato scritto quasi un anno dopo aver finito il quarto quando ormai pensavo che non sarei riuscita a finire questa storia.

Se sono riuscita a concludere è stato solo grazie ad una recensione che mi  ha fatto ritrovare  la voglia di riprendere in mano questa storia.

Ora tocca a voi. Vi è piaciuta? Vi ha fatto schifo? C’è qualcosa che voi avreste fatto diversamente? Fatemi sapere.

 

Callisto

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