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Akira aveva la netta sensazione che Morgana lo stesse
evitando.
Non capiva se lei fosse arrabbiata con lui, se fosse
spaventata o se fosse più semplicemente confusa.
Se avesse
potuto parlarle, in un modo o
nell’altro, sarebbe riuscito a venire a capo di
quella situazione.
Quelle poche volte in cui erano rimasti soli, però, la
temperatura della stanza sembrava avvicinarsi allo zero, tanto l’atmosfera tra
loro era gelida.
Era come se lei avesse
costruito un muro di cristallo, dietro al quale si era rifugiata e lui aveva
l’impressione che se avesse detto qualcosa, quel muro sarebbe andato in pezzi
e lei sarebbe scomparsa dalla sua vita.
Meg sembrava
decisa a non affrontare il problema e se Meg s’impuntava su una cosa era
difficile farle cambiare idea.
Sapeva essere maledettamente testarda.
Spesso si rifiutava di cambiare idea per puro spirito di
contraddizione; anche quando lei
stessa non era più convinta della propria decisione, continuava a difenderla
strenuamente solo per non darti la soddisfazione di vederla mettere il suo
errore.
Non per la prima volta Akira si chiese perché fra tante,
si era innamorato proprio di lei.
Non era solo testarda ma anche cinica.
Spesso riusciva a smontare il tuo entusiasmo con una frase.
Aveva un temperamento piuttosto irascibile.
Se ti ritrovavi ad essere la causa della sua rabbia, e
tenevi alla tua incolumità, era meglio stare il più possibile lontano da lei.
Naturalmente Morgana aveva anche dei pregi.
Se un amico si trovava in difficoltà faceva di tutto per
aiutarlo
Era intelligente e leale
Era diversa da tutte le altre ragazze di cui si era
innamorato.
Sì perché Akira s’innamorava spesso e volentieri.
Credeva che essere innamorati fosse meraviglioso
Le sue storie però non duravano mai più di qualche mese.
Ogni volta si convinceva di aver trovato la
donna della sua vita, ma dopo poco tempo si accorgeva di aver sbagliato.
Lui era uno da colpo di fulmine, s’innamorava subito,
senza realmente conoscere la ragazza che l’aveva stregato.
Poi il tempo passava e lui si accorgeva che lei non era poi
così fantastica come aveva pensato inizialmente.
Improvvisamente gli sembrava di non aver nulla in comune
con lei: lui detestava gli amici di lei, lei era vegetariana e lui, invece,
adorava la carne e mille altre cose di questo tipo.
Questa volta era tutto inconsueto.
Di solito lui preferiva ragazze più tranquille...
L’aspetto fisico…... bè era importante ma non
fondamentale.
Era attratto dalla bellezza, come tutti del resto, ed era
quella che lo colpiva all’inizio.
Tuttavia era stato anche con ragazze bruttine, ma che
quando parlavi con loro, ti
coinvolgevano e divertivano a tal punto, che l’ultima cosa cui pensavi era il
loro fisico.
Come aveva già detto, lui era uno da amore a prima vista.
Non gli era mai capitato di innamorarsi di un’amica.
Non sapeva come comportarsi, ma le cose non potevano
continuare così.
Meg non sapeva davvero da che parte girarsi.
Dal pomeriggio del secondo bacio, la sua vita era gran
casino.
Non riusciva a concentrarsi, continuava a chiedersi cosa
significava davvero quel bacio.
La cosa peggiore era far finta di niente.
Sì perché quel bacio era quasi un argomento tabù, non
era mai stato discusso, non ci avevano mai nemmeno scherzato sopra.
Anzi ultimamente lei e Akira
a malapena si parlavano.
Quando erano insieme si creava tra loro un silenzio
sconfortante.
Lei non sapeva mai cosa fare o cosa dire.
Era strano perché con Akira era sempre stato facile
parlare.
C’era stata una sera in cui avevano passato ore, fermi ad
un incrocio, parlando di tutto e di niente.
Il semaforo era
diventato verde, poi giallo e di nuovo rosso un’infinità
di volte, prima che se ne accorgessero. Per uno strano caso in tutto quel
tempo non era passata nemmeno una macchina.
Quando erano in compagnia di altre persone, cercava di non
stargli seduta vicino o di fronte.
Evitava di restare sola con lui e quando succedeva provava
un’irresistibile urgenza di allontanarsi.
Dopo qualche minuto di conversazione su argomenti banali e
neutri come il tempo o gli allenamenti, scappava via con qualche pretesto.
Da una parte avrebbe voluto che lui tirasse fuori
l’argomento così avrebbero porre
fine a quella situazione.
Allo stesso tempo però aveva paura che lo facesse.
Ormai era passato un mese e si rendeva conto che la
situazione stava diventando ridicola.
Era sempre nervosa; le uscivano di bocca commenti sgarbati
e risposte maleducate, senza averle davvero pensate.
Giusto ieri si era beccata due ceffoni, peraltro pienamente
meritati, da Kaede.
Avrebbe dovuto prendere il coraggio a due mani e parlare ad
Akira.
Sennonché il coraggio non era tra le sue virtù.
E poi parlargli per dirgli cosa ?
Perché il nocciolo della questione era proprio quello,
lei non riusciva a capire quel bacio.
Ci aveva riflettuto e ragionato ma finora era arrivata a
due soli punti fermi:
1)
Il bacio le era piaciuto
2)
Akira ci sapeva fare
Se fosse stata la protagonista di qualche stupido romanzo
d’amore, a questo punto avrebbe avuto una specie di illuminazione.
D’improvviso avrebbe capito di essere innamorata.
Solo che lei non era l’eroina sdolcinata e sciocca
di un romanzetto da quattro
soldi o di un melenso cartone animato.
Non era una sfigata tipo Candy Candy, che aveva buttato nel
cesso le poche cose buone che le erano capitate nella vita.
Aveva sempre pensato che Candy fosse una stupida: prima
rifiuta il nome degli Andrews perché “vuole farcela da sola” (ma quando le
ricapitava una fortuna simile?) e poi lascia Terence a Susanna solo perché
questa vuole ammazzarsi. (se quella voleva crepare, erano cavoli suoi)
Lei viveva nella realtà e nella sua realtà,
il fatto che il bacio di un ragazzo le fosse piaciuto non significava che
era innamorata di lui.
Negli ultimi anni era uscita con un sacco di ragazzi che le
era piaciuto baciare, senza per questo essere innamorata di loro.
Il suo unico amore era stato Hisashi.
Semplicemente, mentre aspettava il momento in cui lui si
sarebbe accorto che, anche lei, era una ragazza, aveva deciso di farsi un po’
d’esperienza.
In fondo l’attesa si prospettava lunga e in ogni caso
quando il gran giorno fosse arrivato, non poteva farsi trovare impreparata.
Intendiamoci, non aveva mai illuso nessuno.
Non aveva distribuito
“ti amo” a destra e a manca, e non era mai andata oltre il bacio.
Si era limitata a passare pomeriggi e serate piacevoli, con
ragazzi simpatici.
Anche se non era Hisashi a farlo, era bello sentirsi fare i
complimenti, essere coccolata, ricevere auguri e regalini per il giorno di San
Valentino.
Tutte le sue storie erano
state interessanti e ognuna di loro le aveva lasciato qualcosa, per quanto brevi
fossero state.
Tornando alla questione Akira, se doveva essere sincera con
sé stessa, ammetteva che lui le piaceva.
Certamente lo amava, lo aveva sempre amato, ma era
innamorata di lui?
Proprio non lo sapeva.
In più, a metterle ansia, c’era il pensiero della festa
che ci sarebbe stata quella sera.
Il solo pensiero di vedere Akira
e trovarsi nuovamente in quel silenzio teso e pesante, la faceva star male.
Akira cominciava ad annoiarsi.
Era andato a quella festa solo perché sperava di vedere
Morgana ma sembrava oramai chiaro che lei non si sarebbe fatta vedere.
Aveva pazientato, non le aveva fatto pressioni, le aveva
lasciato tempo per riflettere pensando che quando si fosse sentita pronta, gli
avrebbe parlato.
Era passato un mese ma nulla era cambiato.
Finalmente riuscì a trovare Kaede e chiedergli notizie
della sorella.
Questi gli confermò che Morgana non era venuta.
“Bene” pensò “se Maometto non va alla montagna, la
montagna va da Maometto”
Salutò, si mise in macchina e si diresse a casa di
Morgana.
Meg stava guardando un film in tv, quando suonò il
campanello.
Chi poteva essere a quell’ora?
Non aspettava nessuno e Kaede aveva le chiavi.
“Chi è ?” domandò prima
di aprire la porta.
“Sono Akira”
Akira? Odio e adesso che faceva?
Non era andata alla festa proprio per non doverlo vedere e
adesso lui si presentava a casa sua.
“Come mai sei passato?” chiese mentre lo faceva
accomodare, fingendo una sicurezza e una noncuranza che era ben lontana dal
provare.
“Non fare la finta ingenua Meg, non ti
si addice. Tu ed io sappiamo benissimo perché sono qui, quindi veniamo
subito al punto. Si può sapere
perché mi stai evitando? Sei arrabbiata con me?”
Morgana rimase zitta e continuò a fissare il pavimento
come se fosse la cosa più interessante di questo mondo.
“Allora?” chiese Akira impaziente
“Non lo so ok? Non lo so davvero. Da quando mi hai
baciato, io non capisco più niente.
Quando sono con te non so né cosa dire, né cosa fare; mi
sento a disagio e provo una gran voglia di scappare via .” Gli rispose lei con
tono stizzito
“Davvero non sei arrabbiata con me?” domandò Akira
speranzoso, sfoderando il suo famoso sorriso.
“No, non sono arrabbiata con te”
“Allora vediamo di mettere tutte le carte in tavola e
sistemare questa faccenda. Tu mi piaci, anzi per dirla tutta, credo di essere
innamorato di te; però la tua amicizia è più importante di questo e non
voglio perderla. Proprio per questo
voglio che tu mi risponda sinceramente, pensaci bene perché te lo chiederò una
sola volta. Io ti piaccio, almeno un po’?”
Morgana non aveva bisogno di pensarci. Ci aveva pesato
abbastanza negli ultimi tempi e quella era una delle poche certezze che aveva.
“Sì”
“Bene in tal caso ti faccio una proposta. Vogliamo
provare a stare insieme per un po’? Se vediamo che le cose non vanno ci
lasciamo e torniamo amici come prima, senza rancori.”
Morgana ci pensò un attimo e decise che la sua proposta
non era male.
Le avrebbe dato il tempo di capire se era innamorata di lui
o se erano i suoi ormoni che le avevano tirato un brutto scherzo.
“Io ci sto. Proviamo a vedere come andrà a finire.”
Il Natale incombeva e Morgana si era ridotta, come al
solito, all’ultimo minuto.
L’abitudine di procrastinare, era un suo terribile
difetto.
Ogni volta si ripeteva “lo farò domani” e così doveva
fare tutto all’ultimo momento.
Aveva già sistemato amici e parenti, ora le mancava solo
Akira.
Voleva trovare un regalo speciale, qualcosa che esprimesse
quello che non era ancora riuscita a dire a parole.
Da quando stavano insieme, lui le aveva detto “ti amo”
tantissime volte, mentre lei si era limitata a dei semplici ti voglio bene.
Solo da poco era riuscita a far luce in quella massa
confusa che erano i suoi sentimenti verso Akira.
Nell’ultima settimana non si erano visti, perché lui era
in trasferta a Los Angeles.
Proprio durante questa separazione aveva capito di essere
innamorata.
Finalmente il commesso finì di impacchettare il libro che
aveva scelto, così poté tornare a casa.
Aveva scelto di regalargli un libro di poesie di Jaques Prévert,
che conteneva l’originale francese e la traduzione inglese di fianco.
Non che Akira fosse un amante della poesia (nemmeno lei lo
era per la verità), ma la prima volta
che aveva letto "Cet Amour" le aveva fatto
pensare a lei e ad Akira
Diceva:
« Cet
amour
si violent
Si tendre
Si désespéré
Cet amour
Beau comme le
jour
Et mauvais
comme le temps
Quand le temps
est mauvais
Cet amour si
vrai
Cet amour si
beau
Si heureux
Si joyeux
et si dérisoire.
Tremblent de
peur comme un enfant dan le noir
et si sûr de
lui
Comme un homme
tranquille au milieu de la nuit
cet amour qui
faisait peur aux autres
qui les
faisait parler
Qui les
faisait blêmir
cet amour
guetté
Parque nous le
guettions
traqué blessé
piétiné achevé nié oublié
parce que nous
l’avons blessé piétiné achevé nié oublié
Cet amour tout
entier
Si vivant
encore
Et tout
ensoleillé
C’est le
tien
C’est le
mien
Celui qui a été
Cette chose
toujours nouvelle
Et qui n’a
pas changé
Aussi vrai que
un plante
Aussi
tremblant qu’un oiseau
Aussi chaude
aussi vivant que l’été … »
Sembrava descrivere le differenze e i contrasti che
esistevano tra lei e Akira, (lui solare aperto e sicuro di sé e lei invece
cinica e confusa.) quello che
avevano passato per arrivare a stare insieme, (anche se messa così sembrava una
frase da film drammatico) e al fatto che per quanto fosse cambiato tutto tra
loro, nel passaggio da amici a fidanzati, era rimasto tutto lo stesso.
Entrò in casa felice del suo acquisto e la sua felicità
aumentò nel sentire la voce di Akira.
“Hey di casa,
sono arrivata, ci vediamo a cena” salutò velocemente mentre saliva le scale
che portavano al piano superiore, per andare a prepararsi per la cena.
La vita era meravigliosa:
Natale si avvicinava e lei innamorata.
Assolutamente nulla avrebbe potuto rovinare il suo
buonumore.
Certo restava il fatto che Akira ancora non sapeva che lei
era innamorata di lui, ma a quello
avrebbe rimediato presto..
Era solo questione di trovare il momento adatto.
Quando si dice a qualcuno “ti amo” per la prima volta
è un momento importante, che come tale, ha bisogno della giusta cornice.
Quando scese a cena però comprese di essersi sbagliata.
Oltre ad Akira e Kaede c’era qualcun altro.
La persona che
detestava al mondo.
Nicky “miss povera vittima innocente delle ingiustizie
del mondo”
Nicky e Akira erano stati insieme qualche anno prima.
Poi si erano lasciati perché restare con lui significava
per lei trasferirsi da Los Angeles a Boston, trovarsi una casa e un lavoro.
Lei invece aveva preferito restare a Los Angeles e farsi
mantenere da un povero disgraziato, mentre si portava a letto mezza città.
Certo a sentire Akira e Kaede non era affatto colpa di
Nicky.
Poveretta, lei non andava d’accordo con i suoi genitori e
aveva dovuto andarsene di casa
Ed era colpa di Tim, il tizio con cui conviveva, se lei non
era andata a Boston.
Già perché lui si era trovato al posto giusto, al momento
giusto.
Così nonostante Nicky fosse impegnata, quando lei e Akira
si rivedevano, finivano sempre a letto insieme e il più delle volte, era Kaede
a fare in modo che si vedessero.
Sì perché la zoccola, era amica di Kaede e persino di
Hisashi.
Il che confermava la sua teoria che molto spesso gli uomini
ragionavano con la testa che stava sotto la cintura.
Una volta che l’aveva criticata, si era sentita
rispondere da Akira che era invidiosa.
Figuriamoci se era invidiosa di quella.
Quella era solo una puttana, senza dignità e senza
rispetto né per sé né per quel poveretto del suo fidanzato.
Oltretutto non era nemmeno bella.
Per tutta la sera, Meg dovette assistere allo spiacevole
spettacolo di Nicky che faceva la cretina con Akira e lui che non faceva niente
per scoraggiarla.
Ad un certo punto, prima di commettere un duplice omicidio,
si alzò e se ne tornò nella sua stanza, non prima di lanciare
un’occhiataccia ad entrambi.
Dopo qualche ora, decise di tornare giù e sistemare le
cose con Akira, sperando che lui fosse ancora lì.
In fondo lui non aveva fatto nulla, certo avrebbe potuto
respingere Nicky con un po’ più di fermezza, ma non era niente di così
grave.
Fu così che li vide, Akira e Nicky, sul divano soli
soletti, che si baciavano.
Meg era semplicemente furiosa.
“Bene e io che ero venuta a chiederti scusa. Stiamo
insieme da neanche un mese e già mi tradisci. Credevo che tu fossi una persona
diversa, mi hai veramente deluso Akira. Mi sono sempre chiesta cosa ci trovassi
in lei, ma ora mi accorgo che siete della stessa pasta. Tra noi e tutto finito,
d’ora in avanti non farti più vedere.”
Fece dietrofront senza aspettare la risposta di Akira.
Voleva andarsene da lì, conservando ancora un minimo di
dignità. Se fosse rimasta, sarebbe scoppiata a piangere davanti a loro.
Per i tre giorni che seguirono Meg se ne stette rinchiusa
in camera sua.
Nicky era tornata a Los
Angeles la mattina seguente.
Akira le aveva mandato dei fiori ma lei aveva stracciato i
biglietti che li accompagnavano, senza leggerli
Aveva provato a telefonarle, ma lei non aveva risposto o
aveva messo giù appena sentita la sua voce.
Si era detta che non lo avrebbe mai perdonato;
In fondo, in fondo però Akira le mancava e le faceva
piacere che lui continuasse a cercarla.
Voleva dire che ci teneva a lei, altrimenti non si sarebbe
neanche preso la briga di cercarla.
La vigilia di Natale decise di rispondere a una delle sue
chiamate e accettò di incontralo per sentire le sue ragioni.
Così ora erano in giardino, seduti sull’altalena,
circondati dalla neve, a parlare.
Faceva un po’ freddo ma il giardino coperto di neve era
stupendo e poi in casa c’erano suo padre, sua madre, Kaede e lei voleva avere
una conversazione privata.
Almeno a Natale i suoi genitori potevano passare qualche
giorno insieme comportandosi da persone civili.
“Mi dispiace Meg, mi dispiace veramente ma è stato solo
un bacio d’addio, nient’altro.
Te lo giuro. Tra me e Nicky non è successo assolutamente
nulla.
Le ho detto che sono innamorato di te, che non dovevamo
vederci più e lei mi ha chiesto un ultimo bacio. Io ti amo Meg, ti amo davvero,
ti prego, dammi un’altra possibilità.” Akira la stava quasi implorando.
Morgana era titubante.
Le venne in mente una frase che aveva letto tempo prima
“la felicità è trarre il meglio da ciò che si ha”
Ripensò a quell’ultimo mese trascorso con Akira: le
coccole davanti al camino, la pazienza che aveva avuto nell’aspettare che lei
facesse chiarezza nei propri sentimenti, la prima volta che le aveva detto Ti
Amo.
Poi pensò ai
quei tre giorni trascorsi da sola sentendosi miserabile e infelice.
Non voleva andare avanti così.
Dopotutto lui le aveva chiesto scusa, anzi l’aveva
praticamente supplicata di perdonarlo, e con Nicky c’era stato solo un bacio.
Lo guardò e sorrise “ti perdono”
Lui la strinse a sé e cominciò a baciarla; prima la
fronte, poi il naso e infine le labbra.
“Ti amo”, mormorava tra un bacio e l’altro.
“Ti amo anch’io” gli rispose quando si staccarono.
“Davvero mi ami?” le chiese Akira incredulo.
“Sì davvero. Avrei voluto dirtelo prima ma aspettavo il
momento giusto.
Pensavo di farlo la sera che sei tornato da Los Angeles,
quando fossimo rimasti soli ma poi
abbiamo litigato”
Restarono fuori ancora qualche momento, poi il vento freddo
che si era levato, li convinse a tornare in casa.
Sulla soglia però Akira si fermò.
“Che succede?” gli domandò Morgana.
“Siamo sotto il vischio” rispose lui prima di chinarsi
a baciarla.
Fine
Questo era l’ultimo capitolo; è stato scritto quasi un
anno dopo aver finito il quarto quando ormai pensavo che non sarei riuscita a
finire questa storia.
Se sono riuscita a concludere è stato solo grazie ad una
recensione che mi ha fatto ritrovare
la voglia di riprendere in mano questa storia.
Ora tocca a voi. Vi è piaciuta? Vi ha fatto schifo? C’è
qualcosa che voi avreste fatto diversamente? Fatemi sapere.
Callisto
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