they're just crazy people anyway. di SLAPPYplatypus (/viewuser.php?uid=64760)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** or am i just stoned? ***
Capitolo 2: *** there is no place like home. ***
Capitolo 3: *** leaving traces of my mistakes. ***
Capitolo 4: *** but then i need your voice. ***
Capitolo 5: *** throw up your arms, into the sky. ***
Capitolo 1 *** or am i just stoned? ***
Billie Joe.
Apristi lentamente gli occhi, al trillo del tuo telefono. Mugugnasti,
cercandolo sul comodino senza riuscire a vedere ad un palmo dal naso,
Adrienne che respirava profondamente al tuo fianco.
«Pronto» biascicasti, la bocca impastata.
«Billie
Joe, scusami tanto se ti chiamo a quest'ora, mi dispiace, davvero. E'
che... ho bisogno di qualcuno. Mike, Tre, chiunque. Credo... Credo che
Ryan sia fatto. Parecchio, anche. Potresti venire subito?»
Gloria. Sorridesti brevemente, al ricordo di quella ragazzina. Sembrava
sempre tanto fragile... e non sapevi perchè, ma sentivi in
te il dovere di aiutarla. Solo in quel momento capisti davvero
ciò che aveva detto.
«C-cosa?»
domandasti un po' troppo forte, svegliando tua moglie.
«Ho
bisogno di aiuto. Ora.» bisbigliava lei, dall'altro capo del
telefono.
«Cosa
è successo, Gloria?» ti stava preoccupando, mentre
ti alzavi dal letto e frugavi in un cassetto in cerca di una maglietta.
«C-credo
che... che Ryan sia fatto, o qualcosa di simile» sembrava
davvero terrorizzata, ti sembrava di vederla, tremante appoggiata
contro ad una parete «Non
so davvero cosa gli sia successo, ma... non è più
lui. Mi spaventa, Billie Joe. Quello non è mio
fratello»
«Sarò
lì tra dieci minuti» risposi soltanto, chiudendo
la conversazione e infilandoti il cellulare nella tasca dei jeans. «Adie,
tesoro.» sussurrasti all'orecchio di tua moglie,
più gentilmente che riuscivi «Devo
andare da Gloria. Credo che ci sia qualcosa che non va con suo
fratello.» cercavi inutilmente di non svegliarla, ma lei
aprì gli occhi di colpo.
«Ryan?»
chiese, schiarendosi la voce. «Il
ragazzo che era andato in coma?»
«Già.»
«Vengo
anche io.» rispose decisa, scostando le lenzuola e
infilandosi un vestito nero.
«C-come?»
dovevi aver capito sbagliato, sicuramente.
«Vengo
anche io.» confermò Adie, annuendo.
«Okay.»
alzasti le spalle. In fondo, che male poteva fare Adrienne? Poteva solo
aiutare. «Dobbiamo
partire subito.» aggiugevi, cercando di ricodare dove potevi
avere messo le chiavi della macchina.
«Scrivo
un biglietto a Joey, le chiavi sono appese di fronte alla porta. Arrivo
subito.»
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Capitolo 2 *** there is no place like home. ***
Billie Joe.
Non ci volle molto per raggiungere l'hotel, ma ogni secondo, ogni
piccolo, distinto ticchettio del tuo orologio sembrava scandire ore.
Parcheggiasti alla bell'e meglio di fronte all'imponente edificio, e
Adie ti prese per mano. Camminaste velocemente verso l'ascensore,
passando davanti alla reception senza badarci.
«Posso aiutarvi?» domandò incerta la
receptionist
«No,
mille grazie.» rispondesti velocemente. «Devo
raggiungere un'amica.»
«Mi
scusi, ma devo chiedere conferma alla stanza.» sorrise
cordiale lei, convinta chissà come di fare una cosa gradita.
«Non
ce ne sarà bisogno. Abbiamo fretta» la zittisti in
fretta, con Adrienne che tratteneva le risate al tuo fianco.
Normalmente avresti riso anche tu, alla faccia scioccata di quella
ragazza; ma in quel momento non eri davvero in vena di ridere.
Adrienne premette nervosamente il pulsante per chiamare l'ascensore,
che si aprì dopo pochi secondi.
Quando si aprirono le porte, riuscivi già a udire Ryan che
rideva e parlottava tra se. Quello non era Ryan, Gloria aveva ragione.
Non avevi avuto molto tempo per conoscerlo, certo, ma quello non era il
ragazzo che avevi conosciuto, non sembrava certo la persona che darebbe
ogni cosa per proteggere la sorella, mentre graffiava con le unghie la
porta di una camera.
«Ho
chiamato Tre e Mike» sussurrò tua moglie
debolmente, in modo da essere sentita solo da te «arrivano
subito.»
«Ryan»
lo chiamasti, bloccandoti in mezzo al corridoio, con Adie al tuo fianco.
«Ma
ciao, simpaticone» rispose lui, fissandoti.
Non avevi mai visto Ryan con quello sguardo. Non avevi mai visto nessuno, con
quello sguardo. Le profonde occhiaie tagliavano il suo viso, i suoi
occhi erano scuri, come se avessero delle ombre, dei demoni ad
infestarli. Come se fossero occhi in diretta dall'inferno. Erano
quasi... fiammeggianti, mentre ti fissavano, l'unghia che continuava a
scavare un solco nella porta di legno.
«Credo
sia inutile chiederti perchè sei qui»
proseguì, ridendo «Mia
sorella è lì dentro» disse, indicando
la placchetta dorata su cui era inciso il numero 72 con l'indice.
«Lo
so» cercasti di rispondere il più impassibilmente
possibile «Ryan,
vieni con me, ti va? Mike vorrebbe parlarti.» dicevi, facendo
del tuo meglio per sembrare incoraggiante, un amico, mentre buttavi un
occhio dietro la tua spalla e vedesti Mike e Tre fermi alla fine del
corridoio, fissando Ryan.
«No
che non mi va!» strillò il fratello di Gloria,
ridendo a crepapelle. «Io
sto qui, e aspetto che quella stronza mi apra. Così le
spiego una cosa» concluse, iniziando a ridere come un pazzo.
La minaccia in quella frase era evidente, dovevi assolutamente spostare
quell'uomo da lì.
«Ryan,
ti prego, vieni con me solo un attimo» sembrava implorare
Mike, reggendoti il gioco e avanzando, fino a fermarsi vicino a te.
«Non
se ne parla!» continuava a ridere il ragazzo.
«Ryan,
non vorrei essere ripetitivo, ma vieni con me. Adesso» era
chiaro che anche Mike era spaventato per la ragazzina chiusa
là dentro. Dimostrare i sentimenti non era mai stato il suo
forte, certo. Ma chi poteva dargli torto, con un passato come il suo?
Lui si era affezionato a quella strana scrittrice almeno quanto te o
Adie. Quando raccontavi la storia che aveva alle spalle quella specie
di peldicarota, Mike perdeva lo sguardo nel vuoto. Mike rivedeva se in
quella ragazza, ci avresti scommesso Blue. Mike ascoltava le sue
difficoltà, i suoi problemi, e rivedeva in lei quelli che
aveva passato lui.
Ryan mugugnò un debole "no"
in risposta, ma Mike stava avanzando e lo trascinò via per
un braccio, letteralmente.
Ti avvicinasti alla porta solo quando Ryan fu lontano, bussando
leggermente. Stavi per parlare, per rassicurare Gloria, quando la porta
si aprì di getto e lei ti si gettò tra le braccia.
«Hey,
ragazzina» sussurrasti contro i suoi capelli. Anche i suoi
capelli avevano un odore particolare, anche quelli profumavano in un
modo che non avevi mai sentito prima. Di Gloria. «Mi
dispiace» continuasti, stringendola mentre piangeva «Davvero.
Mi dispiace tanto»
Lei si scostò appena, e tu allentasti la presa. I suoi occhi
esitarono su Tre e Adrienne, mentre osservava il corridoio.
«Gloria.
Mike... parlerà con Ryan. E' meglio se non vi vedete per
qualche giorno, capisci?» chiese Tre, in uno strano tentativo
di comprensione e consolazione «Vogliamo
farlo calmare come si deve e... beh, niente è più
calmo di Mike, qui intorno» sorrise, cercando di essere
rassicurante. Aveva appena detto una cazzata, e tu lo sapevi bene. Mike
era agitato almeno quanto voi due, e almeno il triplo più
irritabile; ma non era certo il momento migliore per urlarlo ai quattro
venti.
«Puoi
dormire da noi, se vuoi» propose Adie, posandole leggermente
una mano liscia sul braccio candido della ragazza «Ci
farebbe piacere, davvero» concluse, sorridendo.
Gloria annuì debolmente, lasciandosi trascinare verso
l'uscita.
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Capitolo 3 *** leaving traces of my mistakes. ***
Billie Joe.
«Adrienne» sussurrasti,
chiudendoti alle spalle la porta della stanza dove avrebbe dormito
Gloria. «Devo- devo assolutamente dirti una
cosa.»
«Sono qui.» rispose Adie,
allargando leggermente le braccia e sorridendo incoraggiante, con un
velo preoccupato ad offuscarle lo sguardo.
Merda,
continuava a ripetere il tuo cervello. Non dirglielo adesso! Non ora!
Devi aspettare, possibile che non lo capisci? Quella ragazza sta
implodendo, l'unica persona che teneva davvero a lei ha iniziato a
farsi di Dio sa che cosa e l'ha chiamata puttana, tua moglie
è preoccupata per lei come non lo è mai stata per
nessuno e tu ora
le vuoi dire che l'hai tradita? Stai zitto! Più tardi!,
una voce strillava nelle tue orecchie, ma tu non la ascoltavi. Dovevi
dirglielo, e quale momento migliore del presente? Qualunque, era la
risposta automatica di quella vocina pessimista.
«Adie, io...» iniziasti,
provando un dolore fisico nel cercare le parole «Abbiamo conosciuto Gloria un po' di
tempo fa, e l'abbiamo invitata ad un concerto. Non so
perchè, ma volevamo farlo; alla fine siamo usciti a bere
qualcosa e... eravamo tutti totalmente fuori. Voglio dire, non capivamo
più niente e... credo di essere finito a letto con
lei.» non riuscivi ad alzare lo sguardo. Non potevi
sopportare di vedere la fiducia in te frantumarsi nei suoi occhi, non
avresti dovuto dirglielo.
Adrienne non rispondeva, non pronunciava nemmeno una parola.
«Credo... Ryan mi ha detto che- che
Gloria crede di essere incinta» sussurrasti leggerissimamente,
aprendo a malapena la bocca, muovendo a malapena le labbra.
Non volevi alzare lo sguardo. Sapevi che il tuo cuore avrebbe smesso di
battere, quando i tuoi occhi avessero visto quelli di Adrienne, proprio
come aveva iniziato incrociando per la prima volta il suo sguardo.
Volevi lasciarle un po' di tempo, per elaborare la cosa e tutte quelle
cazzate che dicono gli strizzacervelli. I tuoi occhi erano
già in movimento, però; dirigendo lo sguardo
verso il suo viso senza il consenso della tua mente.
Lei non era disperata. Era ferita, sì, oltre ogni limite.
Qualcosa si era spezzato, qualcosa nel suo cuore era morto, ma
manteneva la sua dignità. Non incontrava il tuo sguardo, ma
ti stupisti di quanto fosse bella anche così.
«Io ti amo, Adrienne.» le dicesti, con
un inspiegabile sorriso sulle labbra «sembrerà una cazzata, detta
così, ma è vero. Ti ho sposato una volta, e lo
rifarei ogni singolo giorno, davvero. Io... io ho iniziato a vivere
quando ti ho visto, e- e non voglio che-» la tua frase, il
discorso della difesa morì lì, campato per aria,
senza senso, mentre le lacrime scorrevano calde sulla tua faccia e si
infrangevano al suolo, bagnando la moquette. «Mi dispiace così tanto.» sussurrasti ancora, mentre Adie si
allontanava lungo il corridoio come un fantasma, chiudendo la porta del
bagno dietro di se.
Sospirasti piano, trattenendo un singhiozzo e iniziando a camminare
nella direzione opposta, verso la stanza che conteneva le tue chitarre.
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Capitolo 4 *** but then i need your voice. ***
Billie Joe.
Non andasti nemmeno a dormire, quella sera.
Ogni volta che chiudevi gli occhi, anche solo sbattendo le palpebre, il
volto ferito di Adrienne saettava davanti al tuo sguardo, facendoti
stringere la presa attorno al plettro, stringendo la chitarra acustica
sempre più forte. Mentre tutti dormivano, tu passavi la
notte suonando con una forza, un'intensità che spesso ti era
mancata. Suonasti ogni canzone ispirata da lei, canzoni che non suonavi
da troppo tempo. 80,
Church On Sunday,
2000 Light Years Away...
When It's Time.
Un'idea si delineava lentamente nella tua mente... tu dovevi farti
perdonare. Non potevi lasciare che la situazione degenerasse. Non
potevi rischiare di perderla per davvero, dovevi fermare tutto quanto
il prima possibile.
In punta di piedi, ti infilasti nella vostra camera da letto, dove
Adrienne dormiva rannicchiata in un angolo, e afferrasti i vestiti
migliori che riuscivi a vedere.
Uscisti velocemente di casa con la chitarra sottobraccio, correndo nel
giardino fino a fermarti sotto una finestra buia. Cercavi un sassolino
levigato, imprecando sottovoce, e lo lanciasti piano contro la vetrata,
pregando con tutto te stesso che il vetro non si infrangesse. Sorridevi
piano, al ricordo della sera in cui suonasti per la prima volta una
canzone ad Adrienne, al terrore che i suoi genitori ti prendessero a
calci, a quanto era bella quando si affacciò alla finestra...
Il sorriso gelò sulle tue labbra, quando Adie si
affacciò alla finestra, con degli occhi che sembravano non
vedere niente davvero.
Ti eri persino preparato una specie di discorso,
ma improvvisamente non riuscivi a pensare a qualcosa se non che moglie
fantastica avessi.
«Non
dire niente» esclamasti, quando lei aprì la bocca
e prese fiato per parlare. «Ascolta.
Non parlare.» sorridevi appena, dimenticando completamente la
situazione che ti aveva portato ad essere lì, alzando lo
sguardo verso l'unica donna che avresti mai amato davvero. Non esisteva
altro che te, Adrienne e la acustica che stringevi tra le mani, in quel
momento.
«Words
get trapped in my mind,
sorry, I don't take the time to
feel the way I do;
'cause the first day
you came into my life
my time ticks around you.
But then I need your voice
as a key to unlock all the love
that's trapped in me,
so tell me when it's time to say
"I love you".
All I want is you to understand
that when I take your hand, is
'cause I want to
We are all born in a world of
doubt, but there's no doubt,
I figured out,
I love you.
And I feel lonely for
all the losers that will never
take their time to say what's really on their mind
instead they just hide away.
Yet they'll never have someone
like you to guide them and help them along the way
or tell them when it's time to
say "I love you"»
Solo in quel momento
alzasti lo sguardo, ed Adrienne non c'era più. Non volevi
crederci, davi la colpa ai tuoi occhi, che non riuscivano a distinguere
le sagome al buio; ma non riuscivi a sperare: Adie non era
più lì, semplicemente. Ti sedesti per terra
piangendo, la chitarra nel tuo grembo che si bagnava con le lacrime che
cadevano dai tuoi occhi.
All'improvviso, una rosa rossa
cadde proprio sulla cassa armonica, facendoti alzare lo sguardo.
Adrienne sorrideva appena, lasciando cadere dozzine di rose rosse dalla
finestra, una per una. Il suo cuore era ancora infranto, ma sorrideva.
«Ti amo, Adrienne Nesser.»
cercasti di scandire, mentre gli occhi ti si riempivano di lacrime
sempre nuove.
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Capitolo 5 *** throw up your arms, into the sky. ***
Billie Joe.
Scostasti la testa dai capelli di Adrienne,
leggermente e guardasti l'orologio, afferrando il telefono, che
squillava da almeno dieci minuti; eravate fermi così;
abbracciati sull'uscio di casa da più di due ore, e ancora
non ne avevi abbastanza del suo profumo.
«Pronto» sbottasti al cellulare.
«Billie.» Mike, ovviamente.
«Mike. Come va?» rispondesti
sovrappensiero, quasi dimenticandoti la ragione per la quale eri certo
che avesse chiamato.
«Non molto bene. Ci vorrà tempo, lo sai,
vero?» sospirò il bassista. Certo, che lo sapevi.
Avevi visto quella stessa scena ripetersi infinite volte, nella tua
testa e non.
«Sì. Sì, lo so.»
rispondesti, stringendo leggermente la presa sul telefono.
«Dammi ancora qualche giorno.» potevi
sentire un debole, rassicurante sorriso sorgere sulle labbra dell'amico
anche attraverso la cornetta.
«Grazie mille, Mike.» parlasti
sinceramente, con il cuore in mano solo per un paio di parole, prima di
attaccare senza aspettare una risposta.
«Gloria si sveglierà tra
poco.» sussurrò Adie, dando voce ai tuoi pensieri
e trascinandoti indietro, in uno sbiadito dejà-vu dei primi
mesi di vita di Joey. Quella frase era diventata una routine, a quei
tempi; vivevate la vostra vita in pilota automatico. «Le preparo la colazione,» proseguì lei; «poverina. Mi dispiace così
tanto per lei.» sussurrò piano.
«Lascia,» la bloccasti
accarezzandole il braccio. «Faccio io. Anche Billie Joe Armstrong sa
fare un caffé e cucinare un paio di pancakes.»
ridacchiasti piano.
Non ci volle molto per preparare tutto; e la maggior parte del tempo fu
necessaria solo per cercare di avvitare quella maledetta caffettiera,
maledicendo Mike per avertela mai regalata. Salisti piano le scale, con
il vassoio in bilico sulle mani e la chitarra a tracolla; la
appoggiasti delicatamente contro lo stipite della porta, ed entrasti
senza bussare.
Trascorsi qualche minuto in piedi al lato del letto, seguendo con lo
sguardo le onde levigate di quei capelli scarlatti, prima che Gloria si
svegliasse. Era bello guardarla dormire. Non russava, non sbavava, non
tirava su con il naso o altre cose schifose; era... immobile. Respirava
appena. Dava un senso di... tranquillità, come se ci fosse
tutto il tempo del mondo per fare qualcunque cosa.
«Buongiorno, ragazzina.»
scandisti, quando iniziò a aprire gli occhi «Colazione?» chiedesti,
porgendole il vassoio.
«Hey Armstrong» sorrise lei, «Davvero?» le si illuminarono
gli occhi, quando pronunciò quella parola, come se nessuno
le avesse mai preparato una colazione prima di quel momento. Era
così... non la sapevi nemmeno definire. Era come una sorella
minore, qualcosa di diverso da una figlia, sicuramente. Era come... una
persona da trattare con delicatezza, ma sulla quale sapevi di poter
contare. Una sorellina. Scossi freneticamente la testa, quando
realizzasti che tu ci eri stato a letto, con quella sorellina.
«Se ti dicessi chi mi ha insegnato a
prepararlo, non ci crederesti mai.»
sghignazzasti, sedendoti accanto a lei.
«Uhrm, chi ti ha insegnato a preparare il
caffé, Billie Joe Armstrong?» chiese sospettosa,
alzando leggermente il sopracciglio sinistro.
«Nessuno!» urlasti forse un po'
troppo forte. «Ho imparato da tutto da solo! Con una
stupida Sfornacaffé che Mike mi ha portato
dall'Italia. Regalo scadente, se consideri che c'ero anche io, quando
l'ha comprata. Ma comunque. Quando ti ci abitui, è buono» commentai, ridacchiando, mentre Gloria
sorrideva e abbassava lo sguardo.
«Oh.
Lo assaggerò per te, allora.» sussurrava, come se
le avesti appena chiesto di assaggiare del vomito.
«Gloria.»
bisbigliasti al massimo della
serietà. «Tutto okay, vero? Voglio dire,
per Ryan e tutto. Stai bene?»
«...
... Preferirei parlare di altro, è un problema?»
bisbigliò, la voce quasi rotta.
«Solo
una cosa. Ho chiamato Mike, prima. Ha detto che... va un po' meglio.
Sarebbe meglio aspettare ancora qualche giorno, ma almeno oggi ha
smesso di ridere.» aggiungevi alla velocità della
luce, mettendole un braccio dietro la spalla «... E l'ho
detto a Adie.» sospirasti contro i suoi capelli rossissimi.
La
ragazzina alzò velocemente la testa, uno sguardo buffo
dipinto sul viso.
«Beh,
so che non è il momento migliore. Ma... ieri ho
dovuto dirglielo. E' tanto preoccupata, per te e per Ryan.
E... la pensa come me. La scelta deve essere tua, non mia e non di
Adrienne. Sei tu che devi portarla avanti, alla fine.»
sorridesti debolmente, teso e implorando ogni dio esistente
perchè lei non vedesse la tremenda bugia che si nascondeva
dietro i tuoi occhi.
«G-grazie.»
rispose. «Grazie davvero. A te e a Adrienne, per non esservi
arrabbiati e per continuare ad aiutarmi.»
«Hey, posso farti sentire una
cosa?» chiedesti dopo qualche minuto passato con lo sguardo
perso nel vuoto, preso da nuovo entusiasmo.
«Certo.
Non chiederlo nemmeno» rispose naturale, alzando leggermente
le spalle.
Sorridevi leggermente, alzandoti dal letto e raggiungendo la chitarra
in punta di piedi, afferrandola delicatamente.
Ti appoggiasti leggermente sull'orlo del letto morbido, schiarendoti la
voce e posizionando i polpastrelli sulle corde; pronto a suonare.
Do you know what's worth fighting for?
When it's not
worth dying for?
Does it take
your breath away, and you feel yourself suffocating?
Ti
concentravi sempre di più su ogni singola nota,
estraniandoti completamente dal loro contesto, dal loro significato
complessivo: saresti sicuramente scoppiato, a urlare, o a piangere non
era importante, ma volevi finire ciò che avevi iniziato.
Does the pain weight out the pride?
And you look
for a place to hide?
Did someone
break your heart inside?
You're in ruins.
Eri
talmente... trasportato dalla musica, che le braccia di Gloria che ti
stringevano improvvisamente ti fecero sobbalzare
«Grazie»,
sussurrava la ragazza «Grazie mille, Billie Joe».
Sorridesti, lasciando la presa sulla chitarra e facendola scivolare
sulla moquette bianco sporco.
Sì, lei era proprio la tua sorellina.
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