La folle notte di Seamus Finnigan

di dierrevi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mai girare da soli la sera ***
Capitolo 2: *** O'Flaherty's Inn ***
Capitolo 3: *** La danza dei folletti ***



Capitolo 1
*** Mai girare da soli la sera ***


Mai girare da soli la sera



Molto liberamente ispirata al racconto Teig O'Kane e il cadavere, dall'antologia Fiabe irlandesi raccolta da W.B.Yeats.


Seamus Finnigan si godeva la serata guardando le stelle, sdraiato sul prato davanti a casa, in aperta campagna. Era tornato da scuola da un paio di settimane, dopo aver frequentato il primo anno ad Hogwarts.
Era stato contento di rivedere la sua famiglia, e anche gli amici babbani dei dintorni. Aveva passato gli ultimi giorni a giocare con loro, e cavalcare a turno il cavallo del suo amico Brendan, che aveva una fattoria poco distante.
Hogwarts era proprio un bel posto, ma anche casa non era mica male. E qui potevi startene fuori anche a buio fatto, e nessuno ti toglieva punti.
Potevi anche farti un giretto nei dintorni, anche col buio "tanto li conosco come le mie tasche".
Anzi, un giretto ci stava proprio, prima di andare a letto.
Si alzò dal prato e si avviò verso i campi. Un sentiero si allontanava attraverso la campagna, fiancheggiato da cespugli alti e folti.
Seamus camminava ripensando alle storie incredibili che aveva sentito a scuola, alcune raccontate da Potter e Weasley in persona.
"Chissà se era davvero Tu-sai-chi? E un cane gigante a tre teste, e degli scacchi assassini... Che roba! Caspita, trovarsi di fronte a un mostro a tre teste! Come si combatte un mostro a tre teste?"
Si mise a fingere di aver di fronte il mostro, saltellando per schivare i suoi attacchi e colpendolo con incantesimi. Saltava e agitava la bacchetta, quando...
«Ops!»Una scintilla sfuggì dalla sua bacchetta e scomparve fra i cespugli.
«Ahio!»
Seamus si pietrificò. C'era qualcuno tra i cespugli!
«Ma chi è che va in giro a fare di questi scherzi al vecchio Prook? Se lo becco...»
Era una vocetta nasale e un po' stridula, e a Seamus corse un brivido lungo la schiena.
"San Patrizio! Non sarà mica... non avrò colpito un..."
Un folletto grassoccio e barbuto emerse dai cespugli con un cipiglio battagliero.
Era alto circa la metà di Seamus, indossava una giacca verde con quattro file di bottoni, in testa un cappello a tricorno, verde come la giacca, e con una mano si massaggiava il fondoschiena. Vide subito Seamus e gli si piazzò davanti con le mani sui fianchi.
«Ma bene, eh! Chi abbiamo qui? Se non sbaglio, il giovane Seamus Finnigan, oh sì! È proprio lui!»
"Oh, no! E mi conosce pure!" Pensava Seamus.
Tutti gli irlandesi sanno bene che non bisogna fare arrabbiare i folletti. Se li prendi per il verso giusto possono essere amichevoli, ma sono permalosissimi! E sanno vendicarsi in mille modi sgradevoli.
«Proprio il giovane Seamus Finnigan, sissignore. E di un po', da quando vai in giro a bruciacchiare il sedere ai folletti, eh?»
«I-io n-non v-volevo...»
«Ah, no eh? Come no! Capita a tutti di scagliare scintille a casaccio, e centrare qualcuno in mezzo ai cespugli. Centrare proprio il vecchio Prook poi! E poi, che ci fai in giro da solo a quest'ora, signorino?»
Già, se lo chiedeva anche lui adesso: cosa ci faceva in giro?
«M-mi d-dispiace.»
«Lo credo bene! E ti dispiacerà anche di più! Senti un po', Seamus Finnigan...»
"Oh, mamma..."
«Sai cos'hai combinato? Io me ne andavo tranquillo fin su alla collina, dove i miei compari mi aspettavano per danzare. Ma così azzoppato...» e si indicò il fondo schiena «arriverò molto in ritardo, ecco cosa succederà. I miei compari non saranno affatto contenti che il vecchio Prook arrivi in ritardo, per niente contenti.»
"Ci manca solo questa, altri folletti arrabbiati..."
«Vuole che l'aiuti? Posso portarla sulle spalle.»
«Portarmi sulle spalle? Sarebbe un buon inizio, sì. Ma anche arrivando in tempo, così azzoppato...» e si indicò di nuovo il fondoschiena «non potrei comunque danzare con gli altri. Si arrabbierebbero proprio, se mancasse un danzatore, oh sì, si arrabbierebbero proprio.»
"Oh, mamma! Dannazione, dannazione!" «Posso fare qualcosa per aiutarla?»
«Mmmm» fece il folletto esageratamente pensieroso. «Sì, forse c'è qualcosa che puoi fare, Seamus Finnigan.»
«S-sì?»
«Quella tua scintilla mi ha fatto prendere un bello spavento, sissignore, e devo rimettere in forma il mio sedere bruciacchiato, bruciacchiato da te, ragazzo mio.»
«L-le ho detto che m-mi dispiace...»
«Brutto affare per un folletto una scintilla come la tua, oh sì. Ma forse, e dico forse, vecchio mio, una buona birra potrebbe aiutarmi.»
«Burrobirra?» Seamus si permise un filo di speranza. «Ne abbiamo a casa, te la prendo subito!» disse Seamus cercando di avviarsi verso casa.
«No no no no, vecchio mio...» il folletto lo acchiappò per la cintura e lo tirò indietro «non burrobirra. Io sto parlando di una bella pinta di stout, di quella buona, di quella... che servono da O'Flaherty's pub a Clohernagh, per intenderci. E spinata come si deve, ci siamo capiti, vero, vecchio mio?»
«O'Flaherty's ...»
C'erano solo due piccoli problemi, pensò Seamus: un ragazzino di dodici anni, in un pub, lo avrebbero fatto entrare, forse, solo in pieno giorno e accompagnato dal padre. Ma a parte questo... il villaggio di Clohernagh era a quasi cinque miglia!
«Ma non posso andare al pub da solo! E poi è distante!»
«Come sarebbe? Ti rifiuti di riparare al danno fatto? Ti insegno io le buone maniere!»
Il folletto fece un salto e gli diede una sberla sulla testa.
«Ahio! Ehi, ma cosa...» Seamus sentì come se qualcuno gli tirasse le orecchie verso l'alto. Si portò le mani alla testa. "Oh, per i druidi..."
«Le mie orecchie! Sono...»
«Sono quelle che servono a un ragazzaccio maleducato! Due belle orecchie da somaro!»
«Le mie orecchie!»
«Allora, forse adesso ti ricorderai come ci si comporta. Hai fatto un danno e devi ripararlo, caro mio.»
Seamus si ritrovò a pensare disperatamente. "Le birre in casa sono sotto chiave in dispensa, e se provo a prenderne una, poi sento papà, altro che folletti... Le mie orecchie! ...ma non posso portarmi questo matto di folletto sulle spalle fino a Clohernagh, non ce la farò mai!... Le mie orecchie! ...cosa faccio? ...ma certo! Brendan! Brendan sta a un miglio, sì e no. Magari suo padre mi darà una birra, se gli dico che è per papà... Le mie orecchieee!"
«Senti, Prook...»
«Oh, hai ritrovato la parola? Sentiamo, figliolo!»
«Qui vicino abita il mio amico Brendan. Avrà sicuramente una birra in casa.»
Il folletto si mostrò di nuovo pensieroso.
«Mmmm, dici che il tuo amico Brendan ti darà una birra? Brendan Kennedy?»
«Proprio lui!» "Ma conosce tutti, questo?"
«Ma mi prendi in giro?» sbottò il folletto. «Brendan Kennedy non è più vecchio di te!»
«Ma non lui! Suo padre, accidenti!»
Il folletto lo fissò e scoppiò a ridere.
«Ha ha ha ha, certo certo, ha ha, il vecchio Kennedy che si separa da una delle sue birre, ha ha ha ha!»
Seamus fece una faccia offesa.
«Bene bene, Seamus Finnigan, vediamo se hai ragione.»
E il folletto gli saltò agilmente sulle spalle.
«Ouff!» fece Seamus sotto il nuovo peso. "Alla faccia dello zoppo."
«Avanti vecchio mio, a casa Kennedy!» urlò l'altro allegramente.
Seamus si avviò per il sentiero.
Sulle sue spalle Prook canticchiava ballate e saltellava allegro, agitandogli di tanto in tanto le orecchie d'asino. Seamus invece non era molto allegro. "Buonasera, signor Kennedy. Non avrebbe per caso una birra da darmi, per mio padre? Sa, a casa l'abbiamo finita... - Ma certo ragazzo. E di' un po', cosa ti è successo alle orecchie? - Ecco, appunto. Ooops!"
«Hei Prook! E sta' un po' fermo, mi fai inciampare!»
«Non provarci ragazzo, non ho proprio bisogno di un ruzzolone! Sei giovane e forte tu, non lamentarti.»
E riprese a cantare.
"Comodo, lui..."
Dopo un po' di cammino fatto a questo modo, finalmente furono in vista delle luci di casa Kennedy.
«Hem, Prook...»
«Che c'è, figliolo?»
«Non posso presentarmi alla porta con queste orecchie...»
«Perché no?»
"Già, perché no? Chi non va in giro vestito da somaro, ogni tanto?"
«Perché non mi apriranno nemmeno?»
«Oh, quante storie. Ecco!» Il folletto gli ripiegò le orecchie sulla testa, e ci calcò sopra il suo cappello a tricorno. «A posto no? Su! Fatti dare quella birra.» E così dicendo saltò giù dalle sue spalle e scomparve con un "puff".
"Di bene in meglio..." pensò Seamus. Si avvicinò alla porta e bussò.
«Chi è?» Chiese poco dopo una voce da dentro.
«Signor Kennedy? Sono Seamus Finnigan.»
La porta si aprì e l'uomo lo guardò con espressione interrogativa. «Brendan è già a letto, e dovresti esserci anche tu. Che ci fai in giro a quest'ora? E cos'è quel cappello che hai in testa?»
«Hem, signor Kennedy, non potrebbe per caso prestarmi un paio di birre? Sa, a casa l'abbiamo finita, e...».
Il signor Kennedy lo guardava dubbioso, e proprio in quel momento il tricorno si sfilò e volò via, e le orecchie d'asino scattarono dritte all'insù.
Il signor Kennedy alzò un sopracciglio «Molto divertente ragazzo» e gli sbatté la porta in faccia.
«Tornatene a casa, e di corsa» lo si sentì dire da oltre la porta.
Il muso lungo di Seamus toccava terra.
Si girò mentre Prook ricompariva con uno sbuffo, col suo tricorno in testa.
«Si può sapere perché l'hai fatto?» gli chiese.
«Oh, bella! Mentre eri lì a chiacchierare è passata una bella fatina dei boschi. Sono creature da salutare con rispetto, togliendosi il cappello. Ma per potermi togliere il cappello, mi serviva il cappello!»
Seamus si portò una mano al viso. "Lasciamo perdere..."
«Piuttosto» continuò il folletto. «Questa birra, allora?»
"Secondo te?" Pensò Seamus, mentre faceva il gesto di allargare le braccia.
«Il tuo bel piano è fallito eh, Seamus Finnigan? Sai cosa significa questo?»
Gli saltò di nuovo agilmente in spalla.
"Ouff! Decisamente, non mi sembra zoppo..."
«O'Flaherty's arriviamo! Forza ragazzo!»
Non c'era niente da fare. Se voleva riavere orecchie normali ed evitare guai peggiori, Seamus doveva stare al gioco. Sospirò mogio, e si incamminò verso il villaggio.



Note dell'autore:
Seamus Finnigan è chiaramente di origini irlandesi. Ho immaginato che fosse irlandese del tutto.
E poi, folletti, magia e pazzie strane, dove possono ambientarsi, se non nella verde Irlanda?
Questa fic doveva essere una one-shot, ma ha cominciato a lievitarmi fra le mani e ho preferito spezzarla.
Dovrebbero venire tre parti, la seconda è già in cantiere. Spero che l'inizio vi piaccia e che commentiate.

Precisazioni:
Il villaggio di Clohernagh esiste veramente, e si trova in Irlanda, nella contea di Tipperary.
Da qualche parte nel mondo ci dev'essere anche un Irish Pub di nome O'Flaherty's. Ma non so dove.
Spero che non si offendano per questa citazione.
Qualsiasi riferimento a luoghi o persone reali è assolutamente casuale (anche se non credo che qualche irlandese leggerà mai questa fic, io lo scrivo, non si sa mai).

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Capitolo 2
*** O'Flaherty's Inn ***


O'Flaherty's Inn



Quando giunsero alle prime case di Clohernagh, Seamus tirò un respiro di sollievo. Il folletto sulle sue spalle non era stato fermo un secondo, cantando e agitandosi per tutto il tempo, e aveva cantato un'intera ballata tambureggiandogli sulla testa per tenere il ritmo. Cominciava a sentirsi sfinito.
Il villaggio era formato da qualche decina di case basse, distanziate tra loro da giardini e orti. Il pub si sarebbe potuto riconoscere anche senza l'insegna "O'Flaherty's Inn" sopra la porta: era la casa più grande, con due piani e abbaini che sporgevano dal tetto spiovente. Le finestre del piano terra erano tutte illuminate, e si sentiva che qualcuno faceva musica all'interno. Sempre con Prook sulle spalle, Seamus si avvicinò a spiare da una delle finestre.
C'era forse una quindicina di avventori, in un angolo due uomini suonavano un violino e un bodhràn(1) e Pat O'Flaherty, il proprietario, se ne stava dietro il bancone.
"E adesso?" si domandò il maghetto, ritraendosi dalla finestra.
«Ah, O'Flaherty's Inn! Da quanto tempo non vengo qui a far baldoria. Quand'era vivo il vecchio Sean O'Flaherty questo posto non era mai tranquillo. Oh no che non lo era! Con suo sommo dispiacere! Ha ha ha ha» Prook era saltato a terra e declamava i suoi ricordi a voce alta con le braccia spalancate.
«Shh! Zitto, per carità! Ci scoprono prima ancora che facciamo qualcosa!» fece Seamus sussurrando tutto preoccupato.
«Allora facciamo qualcosa! Forza, vai a prendermi questa birra!»
«Eh, già! Mi presento al bancone e ordino, che ci vuole?»
«Sono d'accordo!» rispose il folletto. Gli calcò di nuovo il tricorno in testa a nascondere le orecchie. «Avanti, la porta è di là».
Il ragazzo si mise la mano sulla faccia "Stupida boccaccia mia. Non penserà che possa farlo davvero, che diamine!"
«E la birra come la pago? Io non ho un soldo!» disse. Dei mille motivi per non entrare in quel pub, questo gli sembrava il più convincente.
«Oh, sempre storie...» borbottò Prook. Si frugò nella tasca della giacca e ne trasse una moneta luccicante. «Prendi, e digli pure di tenersi il resto». Puff! E sparì.
"Scommetto che è oro dei lepricani, furbastro!" pensò Seamus stringendo la moneta.
Si avvicinò alla porta, la spinse ed entrò.
Ebbe il tempo di fare un paio di passi nella sala, prima che il proprietario gli mettesse gli occhi addosso.
«Sei da solo, ragazzo? Cerchi qualcuno?»
«Ehm, s-salve... » Seamus si sentiva la lingua bloccata «M-mi servirebbe una... p-pinta di...»
«Di birra, per caso?» lo interruppe il signor O'Flaherty «Sarebbe per te? Perché non un gallone, allora» disse in tono serio.
«Hei, bel cappello bimbo» disse scherzoso uno degli avventori. La gente si stava girando a guardare.
«Ma non è mica Halloween oggi» disse un altro.
«E neanche San Patrizio» ridacchiò un terzo.
Seamus si mise una mano sul cappello. "Che non voli via anche stavolta..."
«N-no no! È... è per mio padre...»
«Sì eh?» lo interruppe di nuovo il padrone. «Allora digli di venirsela a prendere lui. E ora fila fuori e va' a casa, e di corsa.»
Seamus non sapeva cosa rispondere, ma non si mosse.
«Vattene a casa ragazzino, che è tardi» disse qualcuno.
Seamus diede un'ultima occhiata al padrone, e la sua faccia lo convinse ad uscire subito, prima di essere buttato fuori.
Batté in ritirata.
Uscito, si allontanò dal pub di una trentina di metri, nascondendosi dietro la siepe di un giardino.
Puff! Prook gli comparve accanto, e per prima cosa si riprese il cappello. «E allora, la mia stout?»
«Non me l'ha proprio voluta dare» gli rispose Seamus, sarcastico.
«E lo credo bene! Non bisogna servire birra ai ragazzini. Oh no. Non bisogna proprio!»
"Ma brutto..."
«Su su» riprese il folletto «Non vorrai arrenderti per così poco. So dove la tiene, andiamo!» e gli saltò di nuovo sulle spalle. «Da quella parte! Vai sul retro!»
"Sento puzza di guai. Veri." si disse Seamus, mentre si incamminava.
Girò attorno alla casa, cercando di tenersi distante per non farsi vedere.
«Di là, attraverso quell'orto, dai, veloce!» Prook lo dirigeva tenendogli le orecchie d'asino come un manubrio.
«Ahia! Ho capito!» "Dannato folletto!"
Sul retro del pub si trovava un cortile lastricato. Le finestre da questa parte erano buie, e lungo il muro erano impilate cassette vuote e sedie rotte. Una porta di servizio si apriva lungo la parete.
«Ecco! Là, vicino alla porta. La finestra della cantina!» disse Prook con entusiasmo.
«Shhhhh!» fece Seamus «Fa' piano, per i druidi!» implorò sussurrando.
A un paio di metri dalla porta, rasoterra, si vedeva una piccola finestrella rettangolare, bassa e non molto larga. Prook scese dalle spalle di Seamus e saltellò fino alla finestrella. Spinse il vetro che la chiudeva e quello si aprì.
«Sniff, sniff. Eh, si sente l'odore di quella buona! Quante scorribande lì sotto, vecchio mio. Vieni vieni, da' un'occhiata!» disse il folletto parlando, una volta tanto, a voce bassa.
Seamus si mise carponi e si avvicinò alla finestrella. Dentro era il buio totale.
«Annusa!»
Seamus annusò. Odore di chiuso, di umido, odore di birra inacidita, probabilmente quella spanta sul pavimento e non ripulita.
«La mia birra è lì sotto, lo so!» fece Prook.
"Ho un bruttissimo presentimento..."
«Forza, devi scendere!»
"...appunto..."
«Riempimi un bel boccale, vecchio mio, un bel boccale! E sta attento a schiumarla per bene, ci vuole la sua schiuma sopra, oh sì! Una pinta non è una pinta senza la schiuma. Forza, che aspetti?»
"Ma tu senti questo..." «Sì, sì, vado...»
Si voltò, e stando pancia a terra cominciò ad infilare i piedi nella finestrella. Quando fu dentro fino alla vita, piegò le gambe fino a che con le punte dei piedi non toccò il muro, poi riprese ad infilarsi, facendo peso sulle braccia per non scivolare dentro. Quando anche la testa fu oltre la finestrella, lasciò la presa, sperando che il pavimento non fosse troppo lontano.
Cadde per forse venti centimetri, toccò terra e...
«MIEOW!» Il pavimento sembrò muoversi sotto uno dei suoi piedi. Seamus perse l'equilibrio e rovinò addosso a qualcosa accatastato di fianco alla finestrella, che cadde con un fragore metallico.
«Ma che diav...» TOC! «AHIO!» Cercando di rimettersi in piedi aveva sbattuto la testa contro il battente aperto della finestrella.
Nel frattempo, quello che doveva essere il gatto del pub fuggiva dalla cantina miagolando terrorizzato.
"Ahia che male! San Patrizio, la testa! Calma Seamus, calma. Luce, non vedo niente. Dov'è la bacchetta?"
Estrasse la bacchetta dalla tasca «Lumos».
La cantina era abbastanza ampia, con il soffitto basso, di travi di legno. Lungo un muro una ripida scala a gradini in legno saliva fino ad una botola aperta. Su un altro lato quattro o cinque botti, dall'aspetto malandato, stavano l'una a fianco all'altra, rialzate da terra su un muretto di mattoni. Chiaramente non venivano più usate, erano coperte di polvere, un paio erano sfondate. Il resto del locale era ingombro di scatoloni, cassette, e fusti metallici per la birra.
«Hei ragazzo, ti sei messo a giocare coi gatti?» sentì chiedere a Prook dalla finestrella.
Ma contemporaneamente dalla botola arrivò un'altra voce. «Che diavolo succede laggiù!?».
Seamus non perse tempo a riflettere, si infilò nello spazio sotto le botti, fra i due muretti che le sostenevano.
«Nox» La stanza ripiombò nel buio.
Si rannicchiò nel suo nascondiglio, sperando di starci tutto quanto. Quel buco era pieno di ragnatele e polvere.
"Sperando che sia solo polvere..."
Era appena riuscito a entrarci del tutto che una luce fioca invase la stanza. Il proprietario doveva aver acceso la luce elettrica. Per fortuna era una sola e vecchia lampadina.
«Cos'ha combinato quello stupido gatto?» disse la voce del signor O'Flaherty. Seamus lo sentì muoversi qua e la, ispezionando la cantina.
"Se mi trova sono morto, altro che orecchie d'asino. Dannato folletto! ...voglio tornare a casa..."
Era sicuro che di lì a poco il padrone l'avrebbe trovato, stava già recitando le sue preghiere quando dal piano di sopra si sentì un urlo.
«YEEE-HA!» e subito il violino e il tamburo cominciarono a suonare ad un ritmo indiavolato.
In breve cominciò anche il rumore di gente che si muoveva e di sedie rovesciate.
«E ora che altro diavolo c'è?» fece la voce di O'Flaherty. Dei passi salirono velocemente le scale e si allontanarono.
Lentamente, cautamente, Seamus strisciò fuori dal suo nascondiglio. La luce era rimasta accesa.
"C'è mancato poco" pensò, con un sospiro di sollievo.
Si guardò di nuovo attorno. La cantina era ingombra di fusti metallici per la birra.
"Hai voglia a spinare direttamente da questi. Cosa credeva il vecchio Prook? Bisogna andare al bancone... Oh, no!"
La tragica verità di questo pensiero gli fece tremare le ginocchia.
Lo richiamò in sé il frastuono che continuava ad arrivare dal piano di sopra.
"Bè, comunque bisogna che esca di qui." Deglutì a vuoto e cominciò a salire la scala.
Sbucò dalla botola in uno sgabuzzino. Su un lato c'era la porta di servizio che aveva visto da fuori. Di fronte a questa, sulla parete opposta, una porta aperta che, dal rumore che ne proveniva, doveva dare sulla sala. Si avvicinò a quest'ultima e spiò oltre lo stipite.
Nella sala era scoppiato il caos. I due musicisti suonavano con foga, a un ritmo molto veloce, tanto che anche Seamus cominciò a battere un piede. Solo che le loro facce tradivano un forte stupore e preoccupazione. Era come se non lo stessero facendo volontariamente, ma non potessero fermarsi.
Intorno a loro la gente saltava e ballava scompostamente, urtandosi e rovesciando le sedie. A margine di tutto questo, con le spalle al bancone e alla porta da cui Seamus spiava, Pat O'Flaherty assisteva alla scena con le mani nei capelli.
Anche Seamus contemplò stupito la scena per qualche secondo. Poi si accorse che proprio al centro della confusione, sopra un tavolo, il suo folletto matto saltellava e muoveva le braccia come un direttore d'orchestra, con l'aria di godersela un mondo.
"Forse loro non lo vedono!"
Per la prima volta quella sera a Seamus venne da ridere. Poi si ricordò per cosa era lì.
"Ora o mai più" si disse, e dalla porta sgattaiolò dietro il bancone.
Agguantò un boccale bello grande, si avvicinò alla spina della birra e cominciò a riempirlo, lanciando di continuo occhiate al proprietario, che nel frattempo si era tuffato nella mischia cercando di fermare ballerini e musicisti, e restando invischiato nel caos.
Il boccale era quasi pieno. Seamus diede un'ultima occhiata alla sala... e si trovò ad incrociare lo sguardo del signor O'Flaherty. Vide lo stupore sul suo viso, subito prima che si mettesse a gridare.
«Hei tu! Che diavolo stai combinando!?»
"Gambe!" si disse il ragazzino, e schizzò verso la porta d'ingresso con il boccale in mano.
Fu come se le urla di Pat avessero rotto l'incantesimo. La musica cessò di colpo, e gli avventori si guardarono intorno spaesati, in tempo per vedere Seamus infilare la porta d'uscita. Nel tentativo di inseguirlo O'Flaherty urtò e fece cadere un po' di gente, cadendo a sua volta tra le sedie rovesciate. Finalmente uscì dal quel groviglio e si lanciò verso la porta.
«Torna qui, maledetto ragazzino!» lo sentirono urlare mentre usciva.
Seamus intanto se la stava dando a gambe lungo la strada, cercando contemporaneamente di correre più veloce che poteva e di non rovesciare la birra che gli stava costando tutto quello spavento.
"E adesso cosa faccio? Dove vado??? Fra un po' quello mi raggiunge! Aiuto!"
Puff! «Di qua, ragazzo!» Prook era comparso a pochi metri da lui e lo chiamava verso un capanno degli attrezzi, nell'angolo di un giardino. Lui non se lo fece ripetere, saltò il muretto del giardino, corse al capanno e si infilò dentro.
Aveva appena chiuso la porta che sentì da distante la voce di O'Flaherty che urlava «T'ho visto, ragazzino!»
"Siamo in trappola!" pensò Seamus con terrore.
«Prook, dobbiamo andarcene!» disse al folletto; nella voce c'era una nota di panico.
Ma quello si era appropriato del boccale. «Ah! Finalmente ce l'hai fatta!»
«Prook, stammi a sentire! Quello sta arrivando!» Il panico ora era evidente.
«...mmm, senti, senti che profumo...»
«Esci subito fuori, altrimenti te le suono!» giunse la voce di O'Flaherty, molto più vicina.
«Prook, ti prego!» Stava per mettersi a piangere.
«...schiuma densa, bel colore scuro...»
Seamus lo prese letteralmente per il colletto «PROOK, QUELLO MI MENA!!!»
«Bah, sempre storie!» disse il folletto seccato. «Sei con me, si o no?» e lo afferrò per il gomito.
Puff Puff!
Un secondo più tardi Pat O'Flaherty spalancava la porta del capanno, e lo trovava completamente vuoto.
Quando gli avventori lo videro rientrare nel pub aveva la faccia scura.
«Hei Pat, l'hai preso? Dov'è il ragazzino?»
Borbottò qualcosa che somigliava a «sparito» e si mise a raccogliere le sedie rovesciate.
«Sparito? E cos'era, un folletto?» scherzò qualcuno.
«Hei Pat, sarà mica il caso di mettere fuori un po' di latte, stasera?(2)» aggiunse un'altro.
Risero della battuta, ma Pat non rise. Aveva ancora davanti agli occhi lo strano tricorno verde, e le orecchie da asino poi! Stette un attimo pensieroso, "...e chi ci crederebbe?" poi, con stupore di tutti disse «Sarà meglio, si.»
Raddrizzò un altro paio di sedie.
«E adesso andatevene a casa, stasera si chiude prima.»



(1) Tipico tamburo tradizionale irlandese.
(2) Nelle campagne irlandesi, in tempi passati era diffusa l'usanza di mettere sulla finestra o fuori dalla porta, la sera, un piattino di latte per ingraziarsi i folletti, in modo che non facessero scherzi agli abitanti della casa o non facessero ammalare gli animali.



Note dell'autore:
Intanto, grazie a Julia Weasley e Lily_Luna che hanno messo la storia nelle seguite.
In questo capitolo ci sarebbero voluti mille dettagli in più per rendere la scena come l'ho immaginata, ma credo che sarebbe diventato tremendamente noioso da leggere. Spero di aver trovato l'equilibrio giusto. Sarò molto contento di qualsiasi commento lascerete, prometto che ai primi cento rispondo di persona.

Ci vediamo alla terza parte, La danza dei folletti.

Precisazioni:
Non sono mai stato a Clohernagh e non ho idea di come sia fatto in realtà. Qualsiasi riferimento a luoghi o persone reali è assolutamente casuale (vedi precisazioni del capitolo precedente).

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Capitolo 3
*** La danza dei folletti ***


La danza dei folletti



Puff Puff! Ouch!
Seamus capitombolò a terra, e fu stupito di sentire l'erba sotto di sé.
"Cos'è successo? Dove cavolo siamo? Eravamo nel capanno..."
«In piedi ragazzo, che ci fai lì a terra?» la vocetta nasale di Prook lo riscosse.
Seamus si mise seduto e si guardò intorno. Erano in un prato, e intorno si vedevano solo alcuni alberi e cespugli. Neanche una casa.
«Ma dove siamo? Cos'è successo?»
«Siamo venuti via da Clohernagh. Siamo sulla collina» gli rispose il folletto, come se fosse ovvio.
"...siamo sulla collina" cercava di raccapezzarsi Seamus. "Un attimo fa eravamo in quel capanno..."
«La dolce collina di Clohernagh» continuava intanto Prook, «dove i folletti vengono a danzare nelle notti d'estate. Salute!» E finalmente il folletto si gustò un sorso della sua sospirata birra.
"Tu sai smaterializzarti!" pensava intanto il ragazzo. "Tu sai smaterializzarti e ti sei fatto portare per tutte quelle miglia!?"
«Non è stato divertente, ragazzo?» disse il folletto dopo una lunga sorsata «Chissà la faccia di O'Flaherty, ha ha ha! Proprio come suo nonno Sean! Oh, sì! Chissà se neanche lui avrà mai il coraggio di raccontarlo. Alla salute del vecchio Sean!» E, alzando il bicchiere, si concesse un altro generoso sorso. «È proprio buona sai?»
"Tutte quelle miglia con te in spalla, quando tu potevi... in un secondo..." Ogni attimo che passava Seamus era più arrabbiato. Quel maledetto folletto lo aveva fatto penare come mai in vita sua!
Stava per alzarsi e voleva proprio dirgliene quattro quando...
Puff! «Oh, ma guarda! Il vecchio Prook! Finalmente, vecchio mio!» Intorno a loro cominciarono ad apparire altri folletti, tutti vestiti con vari toni di verde.
Puff! «Alla buon'ora è arrivato anche il vecchio Prook! Dove sei stato fin'ora, Prook?»
«Salve ragazzi! Scusate il ritardo. Hei, salve!» Prook salutava tutti man mano che comparivano. Si stava radunando una piccola folla di forse una dozzina di folletti. Lui salutava tutti e offriva da bere dal suo boccale, e tutti accettavano.
Dimenticata per un attimo la rabbia, Seamus guardava la scena ripetersi con ogni nuovo venuto.
"Ma finirà anche, quella birra. Cosa sta combinando quello?"
Puff! «Heilà Prook, chi ti sei portato dietro?»
«Ma non è il giovane Finnigan, quello? Che ci fa qua con te?»
«Oh, lui.» rispose Prook «L'ho incontrato che si era perso nei campi e gli ho detto "Dove vai tutto solo? Perchè non vieni col vecchio Prook?" Non potevo mica lasciarlo laggiù sperduto da solo.»
"Come sarebbe perso? Che storie racconti, vecchio? Certo che potevi lasciarmi laggiù da solo!"
«È un bravo ragazzo il nostro Seamus. Per ringraziarmi, mi ha anche offerto questa bella birra. Buona, non trovate?»
«Buona, sì» «Sì sì, buona» rispondevano i vari folletti.
"Oh questa poi! Contaballe di un folletto! Magari non è neanche vero che ti avevo colpito!"
La rabbia sul viso di Seamus doveva essere evidente, ma Prook parlava rivolto agli altri folletti e non lo guardava.
«Proprio un bravo ragazzo». Il folletto si era voltato verso di lui. «Prendi vecchio mio, bevi un sorso!» disse tendendogli il boccale.
Seamus si bloccò, sbigottito. Sbigottito dal gesto, ma anche dal boccale: era pieno fino all'orlo, con la schiuma spessa come appena riempito. "Un altro scherzo da folletto!?"
«Allora? Ne vuoi o no?»
"Be', in fondo me la merito." Prese il boccale e se lo portò alle labbra inghiottendo una sorsata.
"Buona" pensò. Aveva già assaggiato qualche sorso di birra ogni tanto, ma questa sembrava... diversa. Ne bevve un altro bel sorso.
"Buuoonaa..." La testa gli si stava facendo leggera leggera.
"Che scheeerzo daaa fooolleeetto!"
«Piano ragazzo, piano!» ridacchiò Prook, togliendogli il boccale. «Se lo svuoti non ce n'è più!»
«Scuuusaaa» cantilenò Seamus, tra le risate dei folletti attorno.
«Il ragazzo apprezza la birra, pare!»
«Oh sì, non si tira mica indietro!»
«Questo qui da grande farà tremare i baristi, oh sì, ve lo dico io!»
"Siiimpaaaticiii i folleeeettiii" pensava Seamus, ondeggiando.
«Forza ragazzi, è ora di ballare!»
«Su con la musica!»
«Animo, animo!»
Qualche folletto iniziò a suonare con strumenti apparsi apparentemente dal nulla, gli altri si misero in cerchio iniziando a danzare. Seamus li guardava con un sorriso ebete.
«Hei ragazzo, cosa fai là impalato? Forza!» lo chiamò Prook.
«Dai Seamus!» «Vieni Seamus!» lo incitarono altri folletti.
«Maaa iiio nooon sooo baaallareee...» cercò di rispondere lui.
«Come no! Guarda come facciamo noi!»
«Dai, balla con noi, Seamus!»
«È facile, dai, prova!»
«Forza forza, non farti pregare!» Lo avevano preso per le mani e portato nel cerchio con loro.
La testa gli girava, la musica correva, i folletti danzavano e lui provò ad imitarli, e pian piano si lasciò portare dal ritmo e si unì alla danza.

* * *

Quando Seamus aprì gli occhi gli ci volle un po' di tempo per rendersi conto di essere a casa, nel proprio letto. Si sentiva intontito come se avesse dormito un secolo.
La luce filtrava decisa negli spiragli della finestra chiusa. "Dev'essere tardi" pensò.
Quando decise di muoversi per scendere dal letto si sentì i piedi e le gambe completamente indolenziti. Vaghe immagini di folletti danzanti gli tornarono alla mente.
"Aspetta un attimo!" pensò con terrore, sveglio di colpo, mentre le mani correvano alle orecchie.
"Normali..." sospirò con sollievo.
«Buongiorno dormiglione!» lo salutò sua madre entrando nella stanza e andando ad aprire la finestra. «Era ora che ti svegliassi, tra poco il pranzo è pronto. Oh, santo cielo!»
«Che c'è?»
«Seamus, hai dormito vestito?»
Eh già, aveva proprio dormito vestito.
«He he, cascavo proprio dal sonno si vede...» rispose nervosamente.
«Speravo che ad Hogwarts insegnassero le buone abitudini» disse sua madre. «Vedi di metterti dei vestiti puliti prima di scendere.»
«Sì mamma...»


  Flash forward – Febbraio 1994
Sala comune di Grifondoro.

"Era come se avessero già vinto la Coppa del Quidditch; la festa proseguì per tutto il giorno, fino a sera tarda. Fred e George Weasley scomparvero per un paio d'ore e tornarono con bracciate di bottiglie di Burrobirra, Zuccotti di zucca e parecchi sacchetti pieni di dolci di Mielandia.
«Come avete fatto?» strillò Angelina Johnson, mentre George lanciava Rospi alla Menta tra la folla.
«Con un piccolo aiuto di Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso» sussurrò Fred all'orecchio di Harry
."(1)
«Hei, guardate Finnigan!» disse qualcuno.
Seamus Finnigan era in piedi su un tavolo e ballava una veloce ceili dance(2), con una piccola folla intorno che gli teneva il tempo battendo le mani o picchiando il pugno sul tavolo.
Era davvero affascinante starlo a guardare. Il movimento ipnotico di gambe e piedi, lo scalpiccìo ritmato delle scarpe sul piano di legno, e il sorriso beato di chi se la sta godendo un mondo.
Un po' discoste dalla ressa, tre ragazzine del primo anno seguivano anch'esse il ballerino sul tavolo.
«Caspita, che bravo!»
«Guardalo, sembra proprio divertente. Chissà come si impara.»
«Perché non glielo chiedi, Beth? Magari ti insegna.»
«Cosa!? No no! Chiediglielo tu!» «No, chiediglielo tu!»
«No, io no! Lucy! Dai, chiediglielo!»
«Io!?» fece la terza. «Ma siete matte?»
«SI'!» risposero le altre due in coro, spingendola avanti.
Proprio in quel momento Seamus smise di ballare e saltò giù dal tavolo. Giusto in tempo per trovarsi davanti la ragazzina, chiaramente imbarazzata.
«Salve» le disse con un sorriso.
«Ciao. Ehm... io sono Lucy... Volevo dirti... Sei proprio bravo, dove hai imparato?»
«Oh, noi irlandesi ce l'abbiamo nel sangue» rispose lui spavaldo.
"Ha-hem!" fece nella sua testa una vocetta nasale e un po' stridula.
Brivido lungo la schiena di Seamus.
«Sì, ehm, cioè, mi hanno insegnato... dei, hm, dei vecchi amici, dei vicini di casa, sì sì.»
La ragazzina sorrise del suo improvviso imbarazzo.
«Devono essere tipi simpatici.»
«Oh sì!» le rispose. "...a modo loro magari... cambiamo discorso!"
«Bevi qualcosa, Lucy?» le chiese, mentre contemporaneamente agguantava due burrobirre dal tavolo, le stappava con un solo gesto e ne metteva una, praticamente d'autorità, in mano alla ragazzina.
«...grazie...» fece lei, sorpresa dal gesto improvviso.
«Alla tua!» le disse Seamus, facendo tintinnare le bottiglie. Poi alzò un attimo la propria verso nessuno in particolare. "E alla tua Prook, vecchio diavolo di un folletto" pensò bevendo un sorso.
«Dimmi Lucy, come ti trovi qui ad Hogwarts?...»



(1) da Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (cap 13).
(2) Danza tipica irlandese. Per un esempio, cliccate qui.



Note dell'autore:
Così finisce la mia prima longfic, spero che sia stata di vostro gradimento.
Grazie a chi l'ha letta. Soprattutto a Julia Weasley che ha avuto la bontà di recensire anche il secondo capitolo, e a Books che ha deciso di seguire la storia.

Alla prossima. :o)

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