Fior di pesco

di Mizar19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shiny Happy People ***
Capitolo 2: *** Azalee e Mandarini ***
Capitolo 3: *** La mia Rosa ***
Capitolo 4: *** Breve Trattato Eziologico ***
Capitolo 5: *** Le Donne e il Romanzo ***
Capitolo 6: *** Sotto al Comò ***
Capitolo 7: *** Perdere Se Stessi ***
Capitolo 8: *** Ascolta la Brezza ***
Capitolo 9: *** Miele e Cupidi ***
Capitolo 10: *** Indovina Chi Viene a Cena ***
Capitolo 11: *** In Un Soffio ***
Capitolo 12: *** Amor c'ha Nullo Amato Amar Perdona ***
Capitolo 13: *** Ombre Profonde ***
Capitolo 14: *** Doppia Mandata ***
Capitolo 15: *** Il Ritmo della Pioggia ***
Capitolo 16: *** Salmerino di Fontana ***
Capitolo 17: *** Il Morso della Serpe ***
Capitolo 18: *** La Viola e il Pensiero ***
Capitolo 19: *** Momenti di Gloria ***
Capitolo 20: *** Corvo e Bocciolo ***
Capitolo 21: *** Giovani Detective ***
Capitolo 22: *** L'Angelo Custode ***
Capitolo 23: *** La via della Voluttà ***
Capitolo 24: *** Danza sulle Lame ***
Capitolo 25: *** Bolgia Natalizia ***
Capitolo 26: *** Debolezza speculare ***
Capitolo 27: *** Odi et Amo ***
Capitolo 28: *** Ferite Avvelenate ***
Capitolo 29: *** Countdown ***
Capitolo 30: *** Il Gancio Mancino ***
Capitolo 31: *** Complotto di Famiglia ***
Capitolo 32: *** Fior di Pesco ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Shiny Happy People ***


t.s.e.CAP1
Questa è la rielaborazione di una storia che avevo già scritto (fra l'altro di più di 400 pagine!), la sto rendendo più consistente ed elaborata, ampliando le vicende e dando più spazio alle voci interiori della protagonista.
Vi auguro buona lettura!

**************

Capitolo I
SHINY HAPPY PEOPLE

- Wake up! The sun is shining and you need to see this beautiful day! - per qualche assurdo motivo Walter era piombato in camera mia.
- Ma sono le sette del mattino! Ci sono due raggi debolucci e non è per nulla un bel giorno... - borbottai tirandomi le coperte fin sopra le orecchie.
- Andiamo ghira! Come fai a non essere felice?! E' il primo giorno di scuola! - saltellava come un bimbetto per la stanza, nonostante avesse diciott'anni.
- Sai che meraviglia... - mi misi a sedere strofinandomi gli occhi, ancora annebbiati dal sonno.
- Anno nuovo, vita nuova! Persino tuo fratello è già pronto - rise, poi uscì canticchiando.
Se mio fratello era già pronto era un miracolo.
Walter è il migliore amico di mio fratello, nostro vicino di casa e cugino della mia migliore amica.
Insomma, un legame inevitabile!
Sentii dalla cucina Walter e mio fratello Simone cantare sguaiatamente "Shiny happy people" dei REM.
Non potei fare a meno di ridere.

Lo zaino, per fortuna, avevo avuto la provvidenza di prepararlo la sera prima, così afferrai il primo paio di jeans che mi passò sottomano e una maglietta monocromatica verde smeraldo.
In bagno rimasi un attimo a fissare il mio riflesso: santo cielo!
I capelli erano un disastro, spettinati e arruffati, gli occhi rossi, un principio di occhiaie e, proprio in mezzo alla fronte, campeggiava un bel taglio che mi eri procurata due giorni prima cadendo dalle scale.
Decisi che quella mattina avrei lasciato perdere.
Scesi in cucina.
Simone e Walter si erano acquietati, entrambi facevano colazione con una tazzina di caffè e dei biscotti integrali, mia mamma sedeva a capotavola, sorseggiando assorta il suo caffè, mio padre aveva il giornale aperto davanti a se' e beveva distrattamente una tazza di tè.
- Margherita? - domandai, notando l'assenza della mia chiassosa ed irritante sorella gemella.
- E' in bagno - rispose papà chiudendo il giornale e alzandosi.
- Io vado, ragazzi, buona giornata - si sporse per baciare la mamma e poi uscì.
- Mi porti tu a scuola? - domandai a Simone, che annuì, dicendo che saremmo passati a prendere anche Federica e Mattia.
- Bene! - la mia giornata si era illuminata.
- 'giorno - era lei, mi voltai.
Era perfettamente identica a me e proprio per questo motivo aveva cercato di rendersi il più differente possibile: entrambe siamo bionde di capelli, ma lei si è tinta di castano scuro e li porta corti sulle spalle, i miei sono lunghi fino alla vita, io li porto lisci, lei se li arriccia, io vesto in maniera più semplice e "alternativa", lei sempre firmata e "in". Le uniche cose che non può cambiare sono il peso, l'altezza e i nostri occhi bicromatici, uno verde e uno blu.
 Risposi con un sibilo fra i denti.
- Come on! Smile Maggie, that's the best day ever! -, lei lo fulminò con lo sguardo.
Nemmeno Margherita era contenta di ritortnare a scuola dopo tre mesi di aria aperta, amici e pomeriggi liberi. Non potevo che essere d'accordo con lei.
- Parla per te, scimmione - ringhiò.
- Maggie! - la rimproverò mamma, lei scrollò le spalle.
- Fra dieci minuti viene a prendermi Geremia - disse, supposi rivolta a nostra madre.
Geremia era il suo stupido ragazzo maggiorenne, che la scarrozzava in giro ogni volta che lei gli faceva gli occhioni dolci.
- Come mai così presto? -
- Perchè poi passiamo anche a prendere Linda, Barbara e Jacopo, che abitano nel Viale di Santa Caterina -
- Bene... - mamma, però, era sospettosa.
Sinceramente, gli spostamente di mia sorella mi importavano molto poco. L'unica cosa che mi premeva al momento, era andare a scuola.
Non potevo crederci, eravamo già al quarto anno!
- Che materie avete oggi? - ci chiese Walter.
Sia io che mio fratello, frequentiamo il Liceo Classico, mentre Walter e mia sorella il Liceo Scientifico.
- Io inizio alla grande: due ore di italiano, inglese, greco e fisica - borbottò Simone.
- Ah! Noi usciamo a mezzogiorno - risi, lui mi fece una smorfia - Comunque abbiamo storia dell'arte, biologia, greco, inglese e religione -, un'orario decisamente blando.
- Andiamo a lavarci i denti, poi andiamo... devo correre a prendermi il mio banco - sentenziò Simone, così andammo a terminare i preparativi.
Uscimmo di casa alle sette e venti.
- Non dobbiamo prendere nessun'altro, vero? - chiesi sedendomi sul sedile posteriore, mentre mio fratello si sedeva al volante e Walter iniziava ad armeggiare con il lettore CD.
- No, we just need a bit of metal - così dicendo mise a tutto volume Toxicity, il CD dei System of a Down.
- Se non abbassi, avrò bisogno di quella prova gratuita da Amplifon - rise Simone, partendo. Walter, controvoglia, diminuì di alcune tacche il volume.
Federica e Mattia non abitavano troppo distante da noi, circa due minuti.

Simone inchiodò di fronte al cancello.
Erano entrambi in piedi: Mattia fumava e lei lo rimproverava, come al solito.
Federica era alta, longilinea, con i capelli castani mossi tagliati sotto le orecchie, con la riga a sinistra, e il ciuffo le ricadeva morbido sulla guancia destra.
Indossava un paio di morbidi jeans scoloriti e una camicetta arancione. Ai polsi numerosi braccialetti.
Mattia invece aveva i capelli biondo scuro legati in un piccolo codino, indossava una maglia rossa dei Velvet Underground.
Appena ci fermammo, Federica si slanciò verso la portiera, la aprì e mi si lanciò addosso.
La strinsi forte.
- Sorellina, stavi dimenticando lo zaino - Mattia glielo porse, lei sorrise.
Dopo che ci fummo sistemati, mio fratello mise in moto.
- Questa è ATWA, vero? - domandò il fratello di Federica riferito alla canzone che ci stava assordando in quel momento.
- Sure -
Io mi voltai verso Federica, che stava canticchiando.
Indossava gli orecchini che le avevo regalato per Natale lo scorso anno e, come al solito, era bellissima.
Adoravo il suo naso sottile e con la punta leggermente all'insù: proprio a cavallo era punteggiato da piccole lentiggini, che si allargavano fino agli zigomi.
Sarei potuta rimanere a contargliele per ore.
- Che c'è? - sussurrò, notando che la osservavo.
Non le risposi, le misi un braccio attorno alle spalle e la attirai a me, baciandola.
Le sue labbra erano dolci e lei sapeva di miele.
- Ecco le cozze sul sedile posteriore - ridacchiò Walter.
- Tu pensa alla tua, di cozza - lo ribeccò Federica, poi mi diede un bacio sulla fronte.
- Ah giusto, come sta? - chiese Mattia a suo cugino.
Walter iniziò a raccontare per filo e per segno tutta la loro estate assieme.
Ne approfittai per creare una bolla d'intimità con Federica.
- Giorgio e Davide? -, i nostri migliori amici. Quartetto inseparabile dalle elementari.
- Credo abbiano preso il pullman - risposi, accoccolandomi fra le sue braccia.
Lei prese a giocare con i miei capelli.
- Ti fa ancora male? - mi chiese, sfiorandomi il taglio sulla fronte.
- Un poco... non toccarlo -
- Scusa -, mi voltai e posai un bacio sul suo collo tiepido.

- Okay ragazzi, fermata Liceo Scientifico, scendere prego - disse Simone, sorridendo ai suoi amici.
- Grazie per il passaggio - Walter saltò giù, pareva ancora più pimpante di prima.
- Ci vediamo all'una - anche Mattia scese, poi, dopo aver chiuso le portiere, si avviarono ciondolando verso la scuola.
- Che cretini - ridacchiò Federica.
Simone approfittò dell'assenza di Walter per abbassare considerevolmente il volume.
Dopo poco, Simone parcheggiò nella piazza dietro il liceo, dove un suo amico, Riccardo, lo stava aspettando.
- Ci vediamo dopo - disse, chiudendo la macchina.
Ci avviammo verso il portone di legno.
Avrei voluto stringerle la mano e camminare spalla contro spalla, ma non potevamo.
Cioè, io sarei stata disposta ad ammettere che ero omosessuale e portare la nostra relazione allo scoperto, ma Federica non sarebbe stata altrettanto forte: è sempre solare e allegra con tutti, il suo sorriso è contagioso, ma non è una persona che si sbottona facilmente, anzi, è piuttosto riservata.
- Eccoli là! - esclamò indicando due ragazzi, entrambi abbastanza alti, uno bruno, l'altro biondo, tutti e due spettinati.
- Ciao! Che bello ritrovarsi, vero? -, il tono di Giorgio trasudava sarcasmo.
- Ma se ci siamo visti ieri sera - rise Federica, mettendo in mostra due file perfette di denti bianchi.
- Ma le circostanze sono leggermente cambiate -
- Preferivo quelle di ieri sera -

Nemmeno loro sapevano della nostra relazione, anche se durava da quasi quattro anni!
Le uniche persone che ne erano al corrente erano i nostri famigliari... e Walter.
La prima persona a saperlo era stato proprio mio fratello Simone, gliel'avevo confidato in un periodo in cui ero particolarmente fragile psicologicamente.
Ero innamorata di Federica da un anno e non avevo ancora avuto il coraggio di farglielo capire, quando lei mi telefonò.
Ricordo che appena vidi il suo nome lampeggiare sul display del cellulare feci un salto di gioia, ma la notizia che mi attendeva dall'altro capo della linea mi frantumò il cuore: si era messa con un ragazzo.
Era l'inizio della quarta ginnasio.
Così, ferita e sola, ero stata trovata da mio fratello: mi ero rifugiata in mansarda, con un fazzoletto di stoffa blu premuto contro il viso.
Era stato un momento di debolezza, ma lui non era parso particolarmente sorpreso.
- Lo immaginavo - mi aveva detto, poi aveva cercato di farmi tornare il sorriso.

Appena i bidelli aprirono il portone, ci fiondammo dentro.
Il portico si spalancò davanti a noi, rivelando il suo giardino, invisibile dall'esterno, nascosto fra le fredde mura di pietra dell'ex-convento.
- Dov'è la IV D? - domandò Davide a Marina, la bidella.
- Vicino al laboratorio di chimica -, meraviglioso! Eravamo nelle aule al piano terra, sotto al porticato.
Corremmo per prenderci i posti migliori,
Eravamo i primi.
Scegliemmo quattro banchi all'estemità sinistra della seconda fila e io mi sedetti tra Fede e Giorgio.
Perfetto.
- Cavoli... se penso che fra poco ricomincerà la nostra routine esasperante mi sento male - con quelle parole Federica inscenò uno svenimento, cadendo fra le mie braccia.
- Scema, tu non hai nessun problema - risi, pizzicandole dolcemente una guancia.
- Come se tu ne avessi... -, continuava a stare coricata fra le mie braccia.
- Allora, secchionazze, piantatela perchè ho già voglia di gettarmi dalla finestra - brontolò Davide.
- Scommetto che non hai ancora finito i compiti - lo beffeggiò Giorgio.
- Più o meno... questione di punti di vista -
- Se hai bisogno di qualcosa ti porto i quaderni dopo pranzo - lo rassicurò Fede, lui esultò.
Poco a poco la classe iniziò a riempirsi.
Volti abbronzati, canottiere, occhiali da sole, jeans, scarpe di tela, zaini colorati. Eravamo di nuovo assieme.
Amici e nemici.
- Eccola - sibilò Federica, poggiando la fronte contro la mia spalla.
Valentina fece il suo ingresso scostando con un gesto annoiato i lunghi ricci neri e sbattendo le ciglia da gatta morta.
Ancheggiò fino al banco che Gaia, la sua fida servetta, le aveva tenuto, al centro esatto dell'ultima fila.
- Ora vado là e le spacco la faccia - ringhiai.
- Shh... è solo il primo giorno di scuola... calmati... - mi sussurrò, avvicinando le labbra al mio orecchio.
Il suo profumo delicato mi riempì le narici.
Avrei voluto stringere il suo morbido corpo color latte e strofinare il naso fra i suoi corti capelli.
Chiusi gli occhi un attimo, sospirai.
- Ehi sfigata! Com'è andata l'estate? Non ti ha filata nessun prestante bagnino? -, ed ecco che ricominciava.
- Immagino che tu ne abbia avuti a dozzine, magari anche qualche giardiniere e facchino dell'hotel - le risposi annoiata.
- Io ho vinto un concorso di bellezza - replicò.
Ma a me che cappero me ne fregava?
- E' il massimo a cui puoi aspirare, qualcosa di più articolato richiederebbe troppo sforzo di materia grigia... e la tua è scivolata nelle tette - replicai, spazientita.
Sentii Fede soffocara una risata.
- Almeno io le ho, le tette - precisò.
- Meglio non avere una quarta che essere minorati mentali, o sbaglio? - s'intromise Federica.
Valentina non replicò.
Con Federica aveva vita più dura.
Lei era bella, intelligente, piena di talenti: era un'eccellente violinsta e pianista, dipingeva splendidi quadri e cantava come un usignolo.
- La detesto - sibilò Federica.
- E non è nemmeno suonata la prima ora - risi.
Lei mi fece segno di avvicinarmi, poi portò le mani a coppa attorno al mio orecchio.
- Sta sera vieni a casa mia? Ho voglia di stare con te... -, arrossii.
- Ascolta, dalle sette alle nove ho l'allenamento, però poi posso venire -
- Ti fermi a dormire? - m'implorò.
In quel momento suonò la campanella: la scuola era ufficialmente ricominciata.
Ovviamente acconsentii alla richiesta di Federica.


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Spero che vi piaccia e che continuerete a seguirla!
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Ci saranno molte sorprese.... ^_^

A presto!
Mizar19

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Capitolo 2
*** Azalee e Mandarini ***


t.s.e.CAP2 Ecco il nuovo capitolo, spero continui a piacervi!
E' un po' più corto e meno "movimentato" rispetto all'altro perchè, essendo una storia non progettata in capitoli, la sto tagliuzzando e non volevo spezzare la narrazione. Prometto che dal prossimo si farà più interessante!

Grazie a tutti coloro che l'hanno messa fra le preferite o le seguite e, ovviamente, a tutti coloro che l'hanno letta!
E continuate a farmi sapere cosa ne pensate ;)


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Capitolo II
AZALEE E MANDARINI

- Hai freddo? - mi sussurrò piano Federica, vedendo che stavo sfregando le mani una contro l'altra.
In realtà ero solo stanca.
- No... mi sto annoiando -.
L'ora di Storia dell'Arte era volata via, la nostra professoressa, santa donna!, è davvero meravigliosa: una di quelle persone sempre allegre e solari, che amano il proprio lavoro e quello che studiano, lei riesce a trasmetterci il suo amore per la sua materia.
Peccato che la professoressa di biologia non fosse altrettanto coinvolgente.
La professoressa dell'anno scorso era in congedo per maternità, lei era la supplente. Per di più mezza sorda.
C'era un brusio di sottofondo davvero insistente e fastidioso, che nemmeno le cicale d'estate, e lei pareva non accorgersene.
Giorgio stava disegnando un mecha* sul banco, mentre Davide commentava a bassa voce i capelli della professoressa.
Ridacchiavano.
Come poteva, la prima lezione dell'anno, iniziare a spiegare la meiosi senza aver nemmeno fatto l'appello?!
Mi ritrovai a fissare Federica e il suo bellissimo naso, come al solito, con occhi vacui.
- Mi piacciono i tuoi orecchini - sorrisi, lei mi fece una linguaccia.
- Sono stupendi, grazie ancora -
Federica portava sempre gli orecchini, più erano etnici e colorati, più le piacevano e quelli erano particolarmente vistosi.
Tentai di seguire qualche parola, ma ero troppo stanca: il mio cervello era vicino al black-out.
In ogni caso, avrei copiato gli appunti di Fede, diligentissima alunna con la media del nove e mezzo.
Avevo tutte le intenzioni di rimanere nel mio dormiveglia anche per l'ora di inglese, ma ci fu un fuoriprogramma: avevamo un'insegnante nuova.
Era molto giovane, con corti capelli castano chiaro, fra cui spiccava un cerchietto azzurro puffo, indossava una gonna morbida dai toni caldi e una maglia decisamente sgargiante, faceva quasi male agli occhi guardarla.
Eravamo allibiti: non ci era mai capitata un'insegnante così eccentrica!
- Salve cari, io sono la nuova professoressa d'inglese, Sofia Mancini - si presentò, sorridendo.
Il brusio di prima si era spento di colpo.
- Che figa -, ecco il commento di Davide, non potei fare a meno di sorridere.
Quel ragazzo era davvero incredibile: carismatico, diretto, una persona senza mezzi termini, ma anche affabile e scherzoso.
Quando fece l'appello si soffermò sul mio nome.
- Maria Cristina Azalea... è simpatico, come mai? - mi chiese.
Perchè i miei sono due matti, avrei voluto rispondere.
- Una delle mie nonne si chiama Maria, quindi mi hanno dato il suo nome, poi Cristina, in onore della figlia di Gustavo II Adolfo, re di Svezia, morto nella Guerra dei Trent'anni, e, infine, Azalea perchè quando sono nata mia mamma aveva quei fiori sul tavolino - spiegai la bizzarra origine del mio nome.
- Decisamente originale - concordò la professoressa, poi passò oltre.
Anche il nome di mia sorella aveva una simile etimologia: Margherita, perchè poco prima che nascessimo mia mamma aveva strappato i petali di una margherita chiedendole, al posto del "m'ama non m'ama", "due femmine o due maschi", poichè non aveva voluto sapere il nostro sesso, alla fine il responso del fiore era stato veritiero, Cinzia, il nome dell'altra nonna, e Virginia, in onore della scrittrice Virginia Woolf.
- I tuoi avevano fumato al momento della scelta - mi prese in giro Giorgio.
- Pensa al tuo, di nome -
- Giorgio Ivano - disse lui con tono pomposo.
Fede scoppiò a ridere.
Il resto dell'ora la professoressa scherzò e chiacchierò con noi, per la felicità di Davide.
Quando suonò la campanella dell'intervallo, metà classe schizzò fuori schiamazzando.
Federica aprì la tasca davanti del suo zaino e ne tirò fuori un contenitore di plastica: dentro c'erano due mandarini.
- Uno è per te - mi disse arrossendo, porgendomelo.
- Non dovevi, mangialo tu - tentai di rifiutarlo.
Lei scosse la testa, i suoi occhi enormi color cioccolato fondente scintillavano.
Sbucciammo i mandarini accanto al cestino, parlando sottovoce.
- Adoro il profumo dei mandarini - mi disse annusando un pezzo di buccia, prima di buttarlo nel sacco nero.
- Io adoro te... - mormorai nel suo orecchio, lei arrossì.
Le sue lentiggini erano molto più nitide quando le sue guancie si tingeva di rosso.
Finito di mangiare la frutta, raggiungemmo Giorgio e Davide.
- Ma che buon odore - disse Giorgio afferrandomi un polso e avvicinandomi a lui.
- I miei mandarini - rispose Federica.
- Mi fanno schifo, i mandarini - intervenne Davide non interpellato.
Io, invece, amavo il loro profumo perchè mi ricardava molto Federica: frizzante, fresco e inebriante.
- Non capisci niente -, Federica era imbronciata.
L'abbracciai rapidamente.
- Povera piccola -, risi.
La campanella suonò di nuovo, segnando l'inizio dell'ultima ora. Erano le undici.
- Che bello ritrovarsi, vero? -, eccolo.
L'odioso professore di religione.
Bigotto.
Fede mi diede un colpetto sulla spalla con il retro della matita, poi mi indicò il banco, abbassai gli occhi: aveva disegnato le nostre facce stilizzate, la mia frontale, rideva, mentre la sua mi poggiava un bacio sulla guancia.
Sotto aveva scritto "ti voglio bene".
Le sorrisi dolcemente, poi cancellai quel bellissimo disegno, non potevamo rischiare che qualcun'altro lo vedesse.
Presi la sua matita e disegnai due omini stecco che si abbracciavano e, per dissipare ogni dubbio, scrissi i nostri nomi e poi li collegai tramite frecce ai corrispondenti omini: sono un disastro nel disegno.
Infatti la mia ragazza fu così gentile da trattenere a stento le risate.

- Che cosa avete in programma? - ci chiese Giorgio all'uscita.
- Mangiare qualcosa assieme, voi? -
- Ci aggreghiamo - disse Davide con un gran sorriso.
Così ci avviammo verso una focacceria.
Mentre camminavamo, la mano di Federica a tratti sfiorava la mia e si soffermava a carezzarmi il palmo.
- Cioè, no, scusate, guardatemi - Davide, modulando una voce acuta e sciocca, ancheggiava e faceva finta di scostarsi i capelli: stava imitando Valentina.
- Ti mancano cinque centimetri di tanga per aria e poi sei uguale - rise Giorgio.
- E qualche taglia in più di reggiseno - aggiunsi.
- Tutta invidia - disse Davide, ridacchiando.
- Col cavolo! Meglio una seconda che cinque neuroni che giocano a "ce l'hai" -, Fede rise e, in un attimo di euforia, mi schioccò un bacio su una guancia.
Era decisamente troppo felice. Le avrei chiesto più tardi spiegazioni in merito.
Una focaccia farcita e molte risate dopo, stavamo andando a casa di Federica.
Giorgio e Davide, ovviamente, si erano aggregati di nuovo.
Avevo in mente un modo molto differente per trascorrere il pomeriggio.
Pazienza, avrei avuto tempo più tardi.

Dopo aver passato due ore a ridere e scherzare, Giorgio e Davide si scusarono, dicendo che erano stati invitati ad una partita di calcio.
- Non fa nulla, davvero, ci vediamo domani - li rassicurò Federica, interrompe i loro fiumi di scuse.
Quando uscirono rimanemmo un attimo in silenzio, sedute sul suo letto a guardarci.
Poi lei si avvicinò, sinuosa come un gatto, e mi baciò.
Mi lasciai cadere all'indietro, lei sopra di me.
Era tutto il giorno che attendevo quel bacio, che aspettavo di sentire la pressione delle sue morbide labbra rosee sulle mie.
Era terribile dover nascondere tutto, terribile non poter tenerla per mano, terribile non poterla baciare ogni qualvolta lo desideravo, terribile doversi incontrare di nascosto.
Ma per lei ero disposta a sopportare tutto.


*mecha: sono i robot presenti in numerose opere di fantasia, dalla letteratura, ai manga e agli anime

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Per hacky87 e maria_sharapova: sono contenta che il primo capitolo vi intrighi! posso assicurarvi che ci saranno degli sviluppi davvero... particolari!

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Capitolo 3
*** La mia Rosa ***


t.s.e.CAP3 Spero che il secondo capitolo non vi abbia annoiato troppo... ora si inizia ad entrare nel vivo della storia!
Grazie a coloro che continuano a seguire le avventure di Maria Cristina e Federica ;)



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Capitolo III
LA MIA ROSA

Era profumata. Morbida e profumata.
Attorcigliava lentamente un dito fra i miei capelli, che aveva sciolto poco prima. Appoggiata con la guancia al suo seno, chiusi gli occhi.
Perdermi fra le braccia e le coccole della mia deliziosa amante, ecco qual era la cosa che preferivo.
Intrecciai le mie gambe con le sue, i nostri jeans sfregarono rumorosamente.
- Sei bella con i capelli slegati - sussurrò, io aprii gli occhi.
- Grazie... - i nostri sguardi si fissarono l'uno in quello dell'altra.
Mi avvicinai al suo viso e posai un bacio sulle sue labbra.
Le sue braccia si strinsero attorno al mio collo, mentre tentava di attirarmi verso di lei..
I baci dolci e casti, si trasformarono ben presto in passionali dimostrazioni d'amore.
Le sue mani mi carezzavano il corpo, sicure.
Ormai coricata sopra di lei, la sentii intrecciare le gambe sulla mia schiena.
E mentre la baciavo sapevo che non avrei potuto avere nulla di meglio.

Un'improvviso rumore dietro la porta ci fece scattare: ci separammo rapidissime, ormai eravamo diventate molto veloci.
- Fede? - era Veronica, la maggiore dei fratelli Mantovani.
- Oh Vero! Che spavento! Pensavo fosse mamma! -, anche il mio cuore batteva a mille.
Nonostante sapessero della nostra relazione, quando ci sorprendevano assieme erano urla assicurate.
Per fortuna a casa mia era diverso.
- C'è una chiamata per te - le porse il cordless nero.
- Pronto? -
...
- Oh ciao! -, poi Fede mise in vivavoce.
Era Davide.
- Scusa, mi sono dimenticato di prendere i quaderni! Mi servirebbero latino e fisica, posso passare dopo a prenderli? - il suo tono sfiorava la supplica.
- Tanto io dopo vado a pallavolo, passo io a portarteli - gli dissi.
- Ah, ma c'è anche Mari! -
- Già, sono ancora qui... -, Fede mi lanciò un'occhiata maliziosa, allungando una mano per carezzarmi una guancia.
Per fortuna Davide non poteva vederci.
- Di cos'è che avevi paura? - rise Davide.
- Eh? - Fede era perplessa.
- Quando tua sorella ti ha chiamata: che spavento! Pensavo fosse mamma! -
Cavoli!
- Niente, è... pensavo... ha aperto la porta di scatto - balbettò, Federica, quando è nervosa, inizia sempre a balbettare. Per la serie "antisgamo".
- Farò finta di crederti, vabbè grazie ancora per i quaderni! A domani! -, così dicendo staccò.
- Caspita... - disse Fede lasciandosi cadere sul letto.
- Dobbiamo stare attente - le ricordai.
- Lo so... -
- Ascolta, possiamo parlare un attimo di questa cosa? -, la vidi irrigidirsi.
Mi affrettai a stringerla a me.
- Amore mio... io... diciamo che mi spiace nascodere tutto... almeno ai nostri migliori amici... - iniziai, ma lei subito m'interruppe.
- No, davvero! Ti prego... -
- Ma perchè? - le domandai per l'ennesima volta e lei, per l'ennesima volta, mi rispose allo stesso modo.
- Perchè ho paura... -
- Quand'è che sarai pronta? E' snervante comportarsi così, misurare parole e gesti, e tu lo sai bene tanto quanto me! -
- Non lo so... ma se poi loro non volessero più essere nostri amici? - Federica aveva le lacrime agli occhi.
L'abbracciai più stretta e la baciai.
- Non credo farebbero mai una cosa del genere... li conosciamo bene... -
- Ascolta Mari, facciamo un patto... tu non dir loro nulla per ora, però, entro le vacanze di Natale, glielo diremo -
- Oh sì! Grazie amore! - mi gettai sopra di lei, schiacciandola. Lei rise.
La sua voce era cristallina.
- Non piangere più però - mormorai strofinando il naso fra i suoi capelli profumati di fragola, proprio come desideravo fare quella mattina.
- Promesso -
Le mordicchiai un orecchio, poi cercai con la mano destra il gancio del suo reggiseno.

Novantasette, novantotto, novantanove...
- Andiamo ragazze! Contate più forte! - il nostro allenatore urlava, camminando fra di noi, che, sudando e ansimando, terminavamo l'allenamento con duecento addominali.
- E' impazzito - bofonchiò Nex, la ragazza della squadra con cui avevo legato di più.
Il suo vero nome è Francesca, il soprannome deriva dal latino: il nome della terza declinazione nex, necis significa "morte" e se qualche bestiola o pianta passa fra le sue mani, muore.
- Io ho bisogno di usare il pallone - brontolai.
Era da metà agosto che facevamo preparazione atletica tre volte a settimana.
Basta.
Centoventidue, centoventitrè, centoventiquattro...
Volevamo giocare.
- Quest'anno gareggiamo per vincere i nazionali, quindi vi voglio cariche, resistenti e preparate! -, Giovanni, a furia di sbraitare, era diventato rosso come un pomodoro.
- Sì! - esclamammo in coro.
Centocinquantasei, centocinquantasette, centocinquantotto... che stanchezza!
Dopo due ore di allenamento intensivo non erano certo l'ideale.
Ripensai a Federica, che avevo lasciato sul suo letto sfatto, con la promessa che sarei tornata nel giro di tre ore.
Ripensai a quella lacrima che per un momento aveva minacciato di rotolarle lungo la gota, ma poi si era limitata a scintillare.
Centosettantanove, centottanta, centottantuno...
- Non vedo l'ora che inizino le partite! - Nex era eccitata.
- Lo credo bene... io adoro giocare in trasferta -
- Dobbiamo assolutamente arrivare a Roma - era lì, infatti che si sarebbe tenuta la finale, mentre il resto delle partite l'avremmo giocato in giro per l'Italia.
- Senza ombra di dubbio -
Centonovantasette, centonovantotto, centonovantanove...
Tirammo un sospiro di sollievo e ci accasciammo, con il fiatone.
- Bene, brava ragazze! Ora correte a farvi la doccia -
Mi alzai con le gambe molli e la fronte ricoperta di sudore.
Nello spogliatoio presi l'asciugamano e il bagnoschiuma, poi, dopo essermi spogliata, m'infilai nella prima doccia libera.
Chiusi gli occhi.
Il getto d'acqua tiepida m'investì. Fu un sollievo.
Rimasi alcuni secondi impassbile sotto la doccia, con l'acqua che mi lambiva il volto e le spalle, indifferente agli schiamazzi e alle risate delle mie compagne.
- Fammi spazio - Nex si era intrufolata prepotentemente nella mia doccia.
- Non si usa più chiedere permesso? -, al suo ingresso ero sobbalzata.
Ormai, però, ero abituata alla sua presenza.
- Così risparmiamo tempo -
M'insaponai rapidamente, mentre la mia amica mi raccontava di una sua compagna di classe che si faceva, testuale parole, "sbattere dal professore di matematica nei bagni degli insegnanti, davvero squallido".
- Tu, invece, nuove fiamme? - le chiesi ridendo.
- Sapessi... - sogghignò.
- Ora mi hai messo la pulce nell'orecchio... dimmelo! - la incalzai.
- Okay confesso... Simone -, credevo che la mia mascella si sarebbe scardinata per lo stupore.
- Mio fratello?! -
- Non fare quella faccia da pesce lesso! Certo che è tuo fratello! -
- Oddio... - borbottai.
- Mi devi aiutare -, chiusi l'acqua.
- Devo chiedergli se gli piaci? - sollevai un sopracciglio sarcastica, intanto mi avvolgevo l'asciugamano attorno al corpo.
- Dai, smettila! Non sta con nessuna, vero? -
- Affermativo -
- E'  innamorato di qualcuna? -
- Negativo -
- Qualcuna gli fa il filo? E non rispondere affermativo-negativo sennò ti dò uno schiaffo - mi minacciò.
- Agli ordini! Che io sappia no -
- Fantastico... devo solo riuscire ad arrivare a lui -
- Non avete amici in comune? -
- Sì... Walter! -, dimenticavo che erano compagni di classe.
- Buona fortuna -

Mentre mi rivestivo, il mio chiodo fisso era Federica. Desideravo con ogni fibra del mio corpo essere accanto a lei.
- Cos'è tutta sta fretta? Un appuntamento? - mi stuzzicò Nex, mentre si infilava i jeans saltellando.
- Pensa ai fatti tuoi - la rimbeccai amichevolmente.
- Oh insomma! Una sana sera di sesso fa bene a tutti -, risi con lei.
- Tienti per te le tue teorie, grazie - le dissi, anche se ero pienamente d'accordo con lei.
- Io sono più che a favore - s'intromise Olivia, un'altra compagna di squadra.
- Io pure -
- E io anche! -, le mie compagne ridevano, prendendosi in giro l'una con l'altra.
- Mi fa piacere, ora devo scappare! Ci vediamo mercoledì sera! - le salutai, poi uscii quasi di corsa.
- Ciao Giò, a mercoledì! -
- Ciao! - mi salutò lui.
Misi in moto lo scooter, poi partii.
Destinazione: Viale della Chiocciola Ambrata n° 16, casa di Federica.
Nel borsone della società sportiva avevo trovato posto anche per il pigiama e il beauty.
La cartella era a casa, già pronta, l'avrei recuperata domani mattina.

Suonai il campanello e subito il cancello scattò.
Seguii il vialetto lastricato, fino alla porta d'ingresso.
Da uno spiraglio filtrava una luce assieme al volume di un televisore: Fede mi stava aspettando.
In salotto Veronica e Mattia stavano guardando un documentario sulla fauna e la flora dell'Australia.
- Lasciali perdere - ridacchiò Fede sottovoce.
- I tuoi genitori non ci sono? - le domandai, posando il borsone.
- No, sono andati a mangiare una pizza con Claudio -
Claudio è l'ultimogenito di casa Mantovani, di sedici anni, insopportabile ed irritante quasi quanto Margherita.
- Noi andiamo sopra - annunciò Fede, poi sparimmo in mansarda.
Al piano superiore ci sono le stanze di Federica e di Veronica, il bagno e una sala lettura con il computer.
- Hai già fatto la doccia, vero? - mi chiese, annusandomi.
- Certo, non sono una puzzola! Mica vengo a rotolarmi nel tuo letto in uno stato disgustoso!  -, lei rise e si strinse forte contro di me.
- Hai sonno? - le chiesi, dando un giro alla chiave nella toppa.
- Assolutamente no -
Con una mano afferrò la zip della tuta e la abbassò, rivelando una semplice maglietta bianca.
Iniziò a baciarmi il collo, poi dietro l'orecchio, mordicchiando e succhiando.
- Ehi... ehi.. aspetta - la staccai delicatamente.
Poi, a sorpresa, l'afferrai e la portai sul suo letto.
La feci coricare, poi le sfilai la maglietta.
Dopo aver gettato le converse in un angolo, mi coricai sopra di lei.
Le sue labbra rosee si schiusero in un dolce ed innocente sorriso. La mia Federica era come un bocciolo di rosa, delicato e profumato.
Ed io volevo proteggerla dal vento e dagli altri animali che potevano ferirla. Un po' come il Piccolo Principe, che riparava la sua rosa con una campana di vetro.
La mia rosa era piccola, ingenua, voleva sconfiggere il mondo con le sue quattro spine e mio compito era prendermi cura di lei.
Mi aveva addomesticato tempo fa.
Con la differenza che Federica non conosceva superbia e vanità: ogni sua azione era dettata dalla sua ingenuità e dal suo altruismo.
Posai le labbra sulla sua pancia piatta, lasciando un sentieri di piccoli baci che dallo sterno scendevano verso l'inguine.
Con una mano mi carezzava i capelli.
Mi soffermai sulle ossa del bacino. Adoravo mordicchiarle. E lo adorava anche lei.
Le sfilai i pantaloni.
- Aspetta - disse lei, per poi spogliarmi a sua volta.
Spegnemmo la luce grande, lasciando ad illuminare la stanza solo l'abat-jour, che creava un bellissimo gioco di luci.
Ci infilammo sotto le coperte, abbracciandoci, pelle contro pelle.
Era una senzazione bellissima, che portava entrambe ad un livello tale di coesione degli animi, che pareva di essere una persona sola.
- Ti amo - sussurrò contro la mia guancia.
- Anch'io... -
Fede si coricò sopra di me, baciandomi.
Restammo prese dalle labbre l'una dell'altra per un po', finchè entrambe percepimmo un bisogno più pressante, prettamente umano.
Fede fece scivolare una mano fra le mie gambe, mi carezzò lentamente.
Mugugnai all'interno della sua bocca.
Poi, senza preavviso, mi sfilò gli slip.
- Mm... -, lei sorrise, per poi slacciarmi il reggiseno.
Le sue labbra erano delicate sulla mia pelle, il suo tocco paradisiaco.
Non vedevo l'ora che si spostasse più in basso... desideravo ardentemente fare l'amore con lei, trasportandola con me in turbine amoroso di coinvolgimento emotivo e fisico.
Mi mordicchiò la pancia, leccandomi attorno all'ombelico, mentre con la mano continuava a stimolarmi.
Quando sostituì le labbra alle dita gemetti parecchio forte. Tant'è che lei ne ebbe da ridere.
- Sciocca - l'accusai affettuosamente, lei tornò per un attimo alla mia bocca, poi ridiscese.
Non le servì molto tempo per portarmi all'orgasmo.
- Abbassa la voce - ridacchiò Fede, stringendomi.
Mi coricai accanto a lei, con la testa sulla sua spalla, mentre lei mi carezzava i capelli e mi baciava piano la fronte.
Mi lasciai cullare dal suo tocco modulato, rabbrividendo a causa delle ultime scosse di piacere.
Dopo che mi fui completamente ripresa, tornai a baciarla con passione.
Ma era tempo di ribaltare la situazione, letteralmente.
Rigirai Fede, che rise, come al solito.
- Rilassati - le dissi soltanto, poi le sganciai il reggiseno.
Lei sospirò, chiudendo gli occhi.
Il seno era più abbondante del mio, candido.
Lo baciai, avida del sapore dolce della sua pelle lattea.
La sua reazione fu immediata.
Nuovamente tracciai una scia di baci e leggeri morsi fino all'orlo delle sue mutandine bianche.
La sentii fremere quando le posai un bacio sopra la stoffa.
- Posso? - le chiesi, era una domanda puramente retorica.
Certo che potevo.
Lei però rispose affermativamente e io, con esasperante lentezza, glieli sfilai.
Inizialmente mi limitai a carezzarla con la mano, prima lentamente, poi accelerando poco a poco.
Finchè posai le mie labbra sul suo clitoride. Il bacio più intimo e segreto che potessi darle.
Federica sussultò, inarcando la schiena. Tentava disperatamente di controllare i suoi gemiti, con scarso successo.
Per fortuna, di sotto, i suoi fratelli tenevano il volume abbastanza alto. Forse un'accortezza da parte loro.
Chiusi gli occhi per poter assaporare meglio ogni istante, la sentivo provare un piacere enorme e ciò mi compiaceva decisamente.
Quando Federica veniva lo capivo senza bisogno che me lo dicesse: diventava calda ovunque ed emetteva un buffo gemito, che potrei riconoscere fra mille.
Posai la bocca sulla sua.
Mi coricai su un fianco e lei si accoccolò contro di me, respirando affannosamente.
- Io... Mari... -
La zittii dolcemente.
- Sei la mia rosa - le dissi, stringendola.
- Cosa? - mi chiese lei sorridendo.
- Nulla, amore, nulla... -

*****************

A presto con il prossimo capitolo!
E continuate a farmi sapere il vostro parere!

x hacky87: sono contenta che continui a piacerti ^_^

Mizar19

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Capitolo 4
*** Breve Trattato Eziologico ***


t.s.e.CAP4 Ecco il nuovo capitolo, spero vi soddisfi!
Questa è una parte transitoria, volta a spiegare meglio il contesto in cui vivono le protagoniste e la loro storia passata.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite o le seguite! Mi fa piacere sapere che vi piaccia^^

Buona lettura!


*************

Capitolo IV
BREVE TRATTATO EZIOLOGICO

Paola  Morone nacque il 3 Ottobre 1962 in un picolo paesino della campagna piemontese, sperduto nel Roero. Era la primogenita di tre sorelle.
I genitori, Maria e Angelo, che nel periodo dell'occupazione nazista, si erano uniti ai partigiani, ora gestivano una macelleria in paese. Le loro condizioni economiche erano modeste.
Paola crebbe convinta che sarebbe rimasta figlia unica fino a 16 anni, quando la madre le annunciò che era in arrivo una sorellina. Ovviamente, fu un errore.
Giulia nacque in una fredda mattina di febbraio.
L'anno seguente si ripetè la medesima situazione. Anche Gaia, che vide la luce in un estivo pomeriggio di agosto, fu un "incidente di percorso".
Superato lo choc iniziale, nella vita di Paola nulla cambiò, fino al 12 maggio 1981, all'età di 19 anni: la sorellina Gaia, di soli tre anni, fu investita da un auto proprio fuori dal cortile di casa. Era corsa in strada per recuperare la palla.
Morì durante il trasporto in ospedale.
A causa del dolore per la perdita della bambina, il padre, Angelo, iniziò a bere. Prima era solo un bicchiere in più, poi divennero botte.
Così Paola scappò a Torino con la migliore amica: Erica.
Erica Ribaudo nacque il 17 Aprile 1962 nello stesso paesino del Roero, da una famiglia di viticoltori.
Alla scuola elementare conobbe Paola, la sua vicina di banco quel primissimo giorno di scuola. Fra loro vi fu alchimia sin dall'inizio.
Quando il padre di Paola iniziò a diventare violento, fuggì con l'amica. Da parte sua, il motivo era che i suoi avrebbero voluto che lei continuasse l'azienda vinicola, ma lei ambiva a diventare un avvocato.
Così l'azienda toccò alla sorella minore, Anna.
Nel capoluogo piemontese, trovarono un appartamentino da affittare e iniziarono a frequentare l'università.
Per pagarsi gli studi, Paola lavorava in biblioteca ed Erica in un self-service.
La loro vita trascorreva tranquilla, assolutamente fuori controllo parentale.
Passavano le giornate fra le aule dell'università, Paola studiava medicina, Erica legge, musei, mostre, entrambe erano appassionate d'arte, svariati club di lettura e associazioni politiche.
Spesso, alla sera, le due amiche accendevano candele profumate e, spegnendo le luci, creavano un atmosfera di penombra molto suggestiva. A questo punto leggevano le poesie di Baudelaire, specialmente la raccolta I fiori del male, o recitavano la Medea di Euripide, senza dubbio una delle loro opere preferite, oppure cantavano a squarciagola le canzoni dei The Who o dei The Clash.
Fu ad un club di lettura, durante un incontro dedicato ad Alexandre Dumas, che conobbero un trio di moschettieri davvero particolare: Mauro Volpe e i gemelli Ludovico e Gianni Mantovani.
Tre ragazzi carismatici, intelligenti, con quello charme che solo il fascino della cultura trasmette.
Iniziarono a frequentarsi anche fuori dal club di lettura.
Paola instaurò subito un rapporto solido e affettuoso con Mauro, diligente figlio di borghesi, che si stava laureando in economia.
Mauro Volpe nacque il 20 Maggio 1961 a Torino. Il padre, Mario, era un dirigente Fiat, la madre, Cinzia, proveniva da una famiglia di marchesi imparentati alla lontana con i Savoia e poteva permettersi di non lavorare.
Mauro era l'ultimogenito di quattro fratelli: Filippo, Cornelia, Irene e, infine, lui.
Fin da giovane aveva mostrato un prodigioso talento per la matematica e la fisica e, inizialmente, le sue aspirazioni universitarie puntavano all'ingegneria, poi cambiò improvvisamente idea: il mondo della finanza lo aveva affascinato.
Quando vide Paola per la prima volta stavano leggendo e commentando il Candido di Voltaire.
Mauro si era innamorato subito degli occhi bicromatici di quella giovane donna, dei suoi gesti ponderati, dei suoi abiti sgargianti e dei suoi buffi orecchini.
Una sera di Gennaio, mentre fuori una tempesta di neve immobilizzava la città, su un morbido divano di stoffa vinaccia, Paola e Mauro si confidarono il loro amore reciproco. Era il 13 Gennaio 1986.
Similmente, Erica scoprì in Gianni un compagno a lei complementare e, al contempo, affine.
Gianni e Ludovico Mantovani nacquero l'8 Settembre 1961 ad Alessandria.
La madre, Rosa, lavorava come segretaria in Comune, il padre, Daniele, gestiva un'edicola in centro.
Quando si erano trasferiti a Torino, già conoscevano Mauro: i ragazzi si erano incontrati durante un pomeriggio estivo in Liguria, vicino a Savona, e si erano tenuti in contatto per cinque anni, ritrovandosi puntualmente ogni estate, per poi riunirsi definitivamente nel periodo universitario.
Una volta entrati in confidenza e in stretti rapporti gli uni con le altre, le loro rutine iniziarono a confluire l'una nell'altro: così ogni mercoledì sera ci si ritrovava per suonare il piano, leggere poesie, declamare le Catilinarie di Cicerone, il tutto accompagnato da una discreta dose di birra.
Erano anni in cui tutto il resto non era importante, in cui studiare in compagnia bevendo e ridendo era meraviglioso, scordando la praticità, la vita reale..
Si viveva di sogni, di progetti, ci faceva trascinare dalla scia di Woodstock, dal rock, dai grandi della Musica, si indossavano collane di fiori e ballerine colorate, jeans a vita alta e si collezionavano francobolli e dischi in vinile.
Fu una fase della loro vita che finì bruscamente.
Paola Morone divenne dottoressa in ginecologia.
Erica Ribaudo si laureò in legge e iniziò a lavorare in uno studio legale.
Mauro Mantovani ottenne la sua laurea in economia e commercio, iniziò subito a lavorare in banca.
Anche Gianni Mantovani si laureò in legge e trovò lavoro nello stesso studio di Erica.
Ludovico Mantovani divenne architetto e si mise in società con un suo compagno di studi.
Il 16 Febbraio 1988, Paola e Mauro si sposarono nel paesino di lei.
Il 24 Aprile dello stesso anno, anche Erica e Gianni convolarono a nozze.
L'anno successivo Paola ed Erica annunciarono le loro gravidanze, ostentando fiere i loro pancioni.
Il 12 dicembre 1989 nacque Edoardo Volpe, primogenito di Paola e Mauro.
Il 18 settembre dello stesso anno nacque Veronica Mantovani, primogenita di Erica e Gianni.
Nel frattempo, Ludovico aveva ricevuto una proposta di lavoro da un'importante compagnia inglese, così si trasferì in Scozia, a Glasgow.
Tornò due anni dopo con, al suo fianco, una bellissima moglie, Lilith, in uno stadio avanzato di gravidanza.
Quell'anno videro la luce tre maschietti: il 1 Febbraio Walter Mantovani, il 3 Luglio Simone Volpe, il 5 Marzo Mattia Mantovani. Che saranno poi soprannominato "I tre moschettieri".
L'anno seguente Paola ed Erica erano di nuovo gravide.
Scherzando, dicevano che non avrebbero mai smesso di sfornare bambini, ma non potevano farne a meno: per loro era una gioia, inoltre, Paola desiderava con ardore una figlia femmina.
Lo stesso anno, il 1992, Erica aprì il suo studio legale, dove si trasferì anche Gianni, stufo di dover dipendere dal loro arrogante e sprezzante datore di lavoro.
Paola era al settimo cielo quando seppe che portava in grembo due bambini. Passava le giornate a leggere le poesie di Baudelaire, con il tempo un po' accantonate, riscoprì il piacere di odorare candele profumate divorando avidamente i libri, meravigliosi, di Virginia Woolf, una delle sue scrittrici preferite. Verso la metà della gravidanza, Paola iniziò ad interessarsi ai romanzi storici: fu così che s'imbattè nella biografia di Gustavo II Adolfo, re di Svezia, e nella storia della sua bizzarra ed eclettica figlia, Cristina di Svezia.
Erica spesso si univa all'amica, ricreando le atmosfere in penombra con l'aria impregnata di un profumo dolciastro e intenso, quasi arabeggiante. Però Erica aveva una grande passione per la musica e ricominciò a suonare.
Da ragazza aveva preso delle lezioni, soprattutto pianoforte e chitarra classica. Ora li stava riscprendo, assieme al violino. E a Vivaldi.
Coricarsi sul divano, con in una mano un classico greco, nell'altra un bicchiere di succo d'arancia e, in sottofondo, la Primavera era ciò che amava di più fare.
Il 5 Giugno 1992 nacque Federica Mantovani.
Il 22 settembre nacquero le gemelle Volpe, Maria Cristina Azalea e Margherita Cinzia Virginia.
Sin da piccole, le bambine furono iniziate alla letteratura, affascinate dai canti dei maggiori esponenti della lirica eolica, come per esempio Saffo, oppure dalle commedie buffonesche del latino Plauto.
Crescendo svilupparono talenti diversi: Federica, appena compiuti i cinque anni, prese in mano il violino della madre, mentre Maria Cristina iniziò a giocare a pallone.
Nel 1993, il 28 Novembre, Erica diede alla luce il suo quarto ed ultimo figlio,Claudio, frutto di una distrazione, ma non per questo meno amato dai genitori.
Federica e Maria Cristina crebbero assieme, sviluppando una forte amicizia e un forte attaccamento l'una all'altra.
Con l'inizio delle scuole elementari conobbero Giorgio Fante e Davide Faria, che sarebbero diventati, con il passare degli anni, i loro migliori amici.
A sei anni, Federica iniziò a frequentare il conservatorio, dove studiava violino e canto. Contemporaneamente, iniziò a divorare i fumetti, specialmente le strisce dei Peanuts e di Mafalda.
Alla stessa età a Maria Cristina fu diagnosticato un tumore all'utero, un caso davvero raro.
Se ne accorsero in tempo e la operarono, senza che corresse alcun rischio. Purtroppo, per impedire che il tumore si riformasse, data la particolarità della situazione, le asportarono l'organo.
Lo psicologo infantile da cui la piccola era in cura, consigliò a Paola di provare a distrarre Maria Cristina con lo sport di squadra.
Così Maria Cristina, che aveva un talento naturale per lo sport, entrò a far parte di una squadra di calcio del paese. Era un'attaccante, un'ottima attaccante.
Dopo tre anni, però, una sua amica dell'oratorio, Francesca, di un anno più grande, le aveva proposto di provare a giocare a pallavolo assieme a lei.
La squadra si chiamava San Damiano e non era particolarmente forte, infatti, concentrava i proprio sforzi sul gioco di squadra e sul divertimento delle piccole, piuttosto che incitare e la competizione e accrescere in loro una rabbia per l'avversario.
Durante un torneo giocato in trasferta a Torino, entrambe furono notate da un'aspirante allenatore, che voleva mettere su una squadra portentosa di giovani talenti.
Fu così che vennero convocate per giocare nella Santa Barbara.
Giovanni, l'allenatore, desiderava formare una squadra il cui solo nome avrebbe avuto la facoltà di angosciare gli avversari.
All'età di quindici anni, con l'inizio delle scuole superiori, Maria Cristina si rese conto che non poteva più sopportare di giocare sia a calcio che a pallavolo, poichè gli impegni scolastici le sottraevano molto tempo.
Decise, quindi di lasciare il calcio per la pallavolo, dove aveva un futuro certo.
Nel frattempo, Federica era entrata nella compagnia teatrale della città: la sua voce cristallina, da soprano, ammaliava il pubblico.
Assieme a lei, recitavano e cantavano Davide e Giorgio, che, rispettivamente, erano un tenore e un baritono.
Prima di iniziare a frequentare il Liceo Classico, Maria Cristina scoprì in un armadio in mansarda i resti di candele profumate, libri, fogli, vecchi giornali, dipinti e antiche foto, istantenee di giorni perduti.
Iniziò ad esaminarne minuziosamente il contenuto, finchè si trovò fra le mani la biografia di Saffo e l'Aminta di Torquato Tasso. Fu così che capì che l'amore poteva avere forme molteplici. 
Un giorno di settembre dello stesso anno, proprio all'inizio della scuola, Maria Cristina, dopo aver ricevuta un forte abbraccio dall'amica Federica, arrossì furiosamente e sentì uno sfarfallio sconosciuto nello stomaco, accompagnato da un forte batticuore.
Da quel giorno, ogni volta che posava gli occhi sul profilo della sua bellissima amica, Maria Cristina si sentiva in colpa.

***********

Perdonate se non ho postato subito questo capitolo, anche se era già pronto, ma l'ho riletto fino a consumarlo per essere certa di non aver fatto errori!

per the angelus: il carattere dei personaggi chiave verrà svelato poco alla volta nel corso della narrazione e hai ragione, il rapporto fra le gemelle sarà parecchio interessante!

A presto^^

Mizar19

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Capitolo 5
*** Le Donne e il Romanzo ***


t.s.e.CAP5 Proseguiamo con la storia!

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Capitolo V
LE DONNE E IL ROMANZO

- Se avete qualche domanda, scrivetevela e ne parliamo la prossima volta - con quella parole, la professoressa di filosofia concluse la sua lezione.
Iniziai a ritirare i quaderni in cartella.
- Certo che la prova ontologica è proprio una cazzata - sbuffò Davide.
- Perchè? - chiese polemica Federica.
- Non sta in piedi! Aveva ragione Gaunilone... -
- Dio è il creatore, non è creatura! L'isola, invece, in quanto creata, è per definizione imperfetta! -
- Ma se l'insipiens dice: va bene, Dio è ciò di cui non posso pensare nulla di più grande, però io non credo che lui esista, quel cretino di Anselmo aveva poco da rompere! -
- E allora, se fai crollare la prima premessa, la prova ontologica non è più valida! -, stavano quasi urlando.
- Ehi! Insomma! - intervenne Giorgio - Piantatela di litigare per quel.. quel... per Sant'Anselmo! Siete ammattiti? -, non poteva che dargli ragione.
- Ah ragazzi! Aspettate! -, la professoressa era rientrata di corsa in classe, i suoi capelli ricci svolazzarono per qualche istante.
- Mi sono scordata di dirvi che è stato bandito un concorso letterario, se volete maggiori informazioni chiedete in segreteria il modulo -, poi scappò, rapida come era comparsa.
- Che matta che è - ridacchiò Federica.
- Voi chiedete? -, uscimmo dalla classe, zaini in spalla.
- Io no, tanto faccio schifo a scrivere -
- Io non ho tempo -, Fede era sempre superimpegnata.
- Io sì, vado un attimo in segreteria, voi aspettatemi sotto -, strinsi per un momento la mano di Federica, poi mi allontanai.
Di fronte alla segreteria, c'era un'altra ragazza che aspettava.
Era di media statura, con lunghi e mossi capelli ramati. Non le avevo mai parlato, ma sapevo che frequentava il mio stesso anno.
- Ciao - le dissi educatamente.
Lei si voltò.
Le sue labbra carnose erano evidenziate dal lucidalabbra.
- Ciao - rispose, osservandomi.
- Le segretarie ci sono? - chiesi, vedendo che non entrava.
- Sei qui per il concorso di scrittura? -
- Già -
- Stanno cercando i moduli - ridacchiò, facendo un commento sull'organizzazione della scuola.
- Non avevo dubbi -
- Tu sei... - mi chiese dubbiosa.
- Maria Cristina, tu sei Monica, vero? - le domandai.
- Sì, se non sbaglio abbiamo giocato contro al torneo della scuola -, io annuii.
- Però tu giochi anche in una squadra di pallavolo, mi sembra di averti già vista -
- Sì, sono l'alzatrice del Ceresole -, annuii nuovamente.
- Tu, sei il centrale della Santa Barbara -, si aprì in un sorriso competitivo, io sogghignai.
In quel momento uscì la segretaria, una donna bassa, sulla cinquantina, con corti capelli neri.
- Ecco i moduli, ne serve uno anche a te? - mi chiese, vedendomi solo in quel momento.
- Sì... -, me ne sporse subito uno.
- Grazie -, diedi un occhiata alla traccia: una riflessione di 500 parole sul trascorrere del tempo. Mi incuriosiva.
- Ora devo scappare, mi aspettano di sotto - le dissi.
- E' stato un piacere -, dopo averle fatto un rapido cenno con la mano, scesi di corsa le scale.
Accanto all'antico portone di legno, sostavano i tre ragazzi.
- Posso? -, Fede mi tolse dalle mani il modulo.
- Scriverai qualcosa di bellissimo, ne sono certa - mi sorrise, restituendomelo.
- Cosa volete fare? Io devo tornare a casa fra poco, ho una visita - chiese Giorgio, controllando l'ora.
Quando sentimmo lo scatto della serratura del portone, ci voltammo.
Monica stava uscendo.
- Ciao - mi salutò con un gran sorriso, poi corse via.
Salì sul sedile posteriore di un'audi nera, prima di sparire dietro l'angolo.
- Chi era? - mi domandò Fede, dandomi una poderosa gomitata nelle costole.
- E' Monica, quella dell'altra classe - spiegai, avrei voluto baciarla, ma la presenza di Giorgio e Davide rendeva la situazione imbarazzante.
- Si è fatta figa - constatò delicatamente Davide, ricevendo una sberla da Federica.
- Ha ragione... l'anno scorso era grassa e brufolosa, l'hai vista ora? -, Giorgio, che di solito rimproverava l'amico per queste sue battute (benedetto ragazzo!), ora lo appoggiava.
Era grave.
- Sì, l'abbiamo vista - Federica era spazientita.
- Che hai? Sei gelosa? - la prese in giro Davide.
- Vaffanculo - disse lei, poi, girò su se' stessa e si allontanò con passi rapidi.
- Fede! Fermati! - la chiamai.
Vedendo che non aveva alcuna intenzione di rallentare o aspettarmi, la inseguii.
Quando mi portai al suo fianco, le afferrai un braccio.
- Amore mio... cosa succede? - sussurrai, tenendola per un polso.
- Niente -
- Ti conosco, non raccontarmi bugie... poi, per come hai reagito, ci deve essere qualcosa - le feci notare.
- Mi dà fastidio - borbottò, abbassando lo sguardo.
- Il sorriso... con cui... -, parlava così piano che faticavo ad udire distintamente le sue parole.
- Non ti sento... ti trema la voce... -, le carezzai i capelli, poi mi ricordai dei due ragazzi di fronte alla scuola e abbassai la mano di scatto.
Fece un respiro.
- Il sorriso con cui ti ha salutata -, la mia rosa si era chiusa a bocciolo, sfoderando le sue quattro spine.
Lanciai un occhiata a Giorgio e Davide, stavano parlottando fra loro.
- Ti amo - le dissi solamente, poi posai un bacio delicato sulla sua morbida guancia.
- Vai a fare pace con Davide? - le chiesi gentilmente, con un sorriso di scuse.
- Sì - sbuffò lei, poi tornò sui suoi passi.
Arrivata davanti a lui, prese fiato.
- Scusa -
Una semplice parola bastò, perchè Davide le desse una gran pacca sulla spalla e la abbracciasse.
- Direi che ora possiamo tornare a casa - sentenziai.

Quando entrai in salotto, mia sorella chiacchierando con una sua amica, forse Luana, mentre ascoltavano MTV.
- Ciao - borbottai.
- Ciao - borbottò lei, altrettanto freddamente.
Cos'era saltato in mente a Fede facendo quella scenata?
Doveva nascondere qualcos'altro, non sarebbe stata così male se la causa di tutto fosse davvero stata un sorriso.
Mi sedetti alla scrivania, posando di fronte a me il modulo del concorso.
"Una riflessione sul trascorrere del tempo in 500 parole".
Fantastico.
La prima cosa che mi venne in mente fu distensio animi*.
Era un buon punto di partenza.
Presi un foglio bianco e una bic nera, un classico.
Buttai giù poche righe, che presto finirono nel cestino della carta straccia, seguite poco dopo da altri tre fogli.
Le parole che uscivano dalla bic non erano del tutto sincere, non le sentivo mie.
Desideravo scrivere qualcosa di profondo, ma non banale, qualcosa di unico, di mio.
Ad una donna, per scrivere, diceva Virginia Woolf, servono i soldi e una stanza tutta per se'.
Essendo una studentessa, i soldi erano problemi dei miei genitori. Una stanza tutta per me l'avevo, però avrei preferito essere seduta in riva al fiume.
Ecco l'ispirazione!
Alzai la cornetta e composi rapida il numero di Federica.
- Pronto? - era la voce di Mattia.
- Sono Mari, c'è Fede? - chiesi.
Avevo esitato un attimo, il tono di Mattia pareva triste e abbattuto.
- Non è un buon momento... -
- Che succede? -, stavo iniziando a preoccuparmi sul serio.
- Non ne siamo ancora certi... -
- Cosa?! - stavo quasi urlando, la frustrazione mi lacerava lo stomaco.
- Ti passo mia sorella -, fu la sua risposta.
Piangeva.
- Fede! - esclamai, lei tirò su con il naso.
- Ciao -, aveva la voce rotta.
- Hai voglia di parlare? - le domandai.
- Sì, molta... posso venire da te? -, risposi che era perfetto, che non vedevo l'ora di abbracciarla per poterla consolare.
Cosa stava succedendo a casa loro?

***********

Questa volta sono stata un po' cattiva... vi ho lasciato con la "suspance"! Spero non siate troppo arrabbiati :P Aggiornerò presto!

Per piccola peste e hacky87: sono felice di sapere che vi piaccia ciò che scrivo, spero di non deludervi!



*Per Sant'Agostino l'anima si muove nel tempo, se non ci fosse l'anima, non potremmo percepire il tempo


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Capitolo 6
*** Sotto al Comò ***


t.s.e.CAP6 Per piccola peste e maria_sharapova: spero di non avervi fatte arrabbiare troppo! Comunque ecco che la storia continua!

***********

Capitolo VI
SOTTO AL COMO'

Osservai, attraverso le grandi vetrate, il paesaggio esterno, che si fondeva al mio pallido riflesso.

- Per favore... non piangere - mi supplicasti.
- Perdonami -

*


Scesi in giardino, la sua voce, le sue lacrime... tutto era così strano.
Mi sedetti nel prato verde, osservando la luce che penetrava fra gli aghi del pino, creando sottili fili dorati che si mescolavano fra gli steli d'erba.
Quando la scorsi, mi precipitai al cancello.
I suoi enormi occhi era arrossati e lucidi.
Ci spostammo sul retro, nella parte più nascosta del giardino.
- Dimmi... -, la strinsi a me, lei scoppiò a piangere.
- Non voglio! - singhiozzò, io le carezzavo la schiena. Continuavo a non capire, ma non volevo forzarla a parlare.
Non dissi nulla. Avevo imparato che il silenzio era più carico di significati, rispetto ad un discorso affannato.
Aspettai pazientemente che si tranquillizzasse. A poco a poco i singhiozzi si fecero più deboli e la schiena smise di sussultarle.
- Stai meglio? - le chiesi, anche se era ovvio che fosse una domanda retorica. Non stava affatto meglio.
- No, però... ascolta senza interrompere - disse tutto d'un fiato.
Poi si sfregò gli zigomi con il dorso della mano, tamponandosi le lacrime.
- Mamma e papà hanno per le mani una causa davvero importante... si terrà a Roma... -, la sua voce iniziava nuovamente ad incrinarsi - Sono implicati dei personaggi politici, sarà una cosa grossa... dovranno essere sempre reperibili a Roma... -.
Non ero una persona dalla fantasia povera, sapevo cosa sarebbe venuto dopo.
- Ci trasferiamo - dissi secca, tentando, con quello slanciò improvviso, di cacciare il dolore e il peso di ciò che le era piombato addosso.
- Ma... ma non puoi restare da noi? - le domandai con le lacrime agli occhi.
- Ho già chiesto a mia mamma... l'unica a restare qua sarà Veronica, che sarà ospitata da Elena... -
- Ma perchè?! Da noi c'è tutto il posto che vuoi! E Mattia potrebbe stare da Walter e... -, mi bloccò.
- Mamma ha detto che non spettava a noi scegliere... -
Ci scambiammo un lungo sguardo: nelle sue pupille leggevo dolore, ansia, angoscia per una separazione forzata a cui non eravamo abituate.
Ci abbracciammo.
- Sarà... sarà una cosa temporanea, vero? -
- Sì... ma non sappiamo esattamente per quanto durerà... -
- Potrò venire a trovarti? - le chiesi, baciandole la fronte.
- Certo! E io verrò a trovare te... -, mi gettò le braccia al collo e premette le sue labbra sulle mie.
- Ti amo, Mari, mi mancherai tantissimo... io... - tornò a singhiozzare, le baciai i capelli - Io non... non riesco a immaginarmi... senza di te -.
Le asciugai gli occhi, baciai le sua labbra arrossate.
- Nemmeno io ci riesco... promettimi che ci sentiremo tutti i giorni... -
- Assolutamente! Mari... io... ho paura di perderti... - mormorò, la sua voce era acquosa.
- Non mi perderai... -

*

Era qualcosa di inconcepibile, di inimmaginabile. Mai avevo pensato che avremmo dovuto separarci.
Era come se l'aereo, decollando, si fosse portato via una parte di me.
Mi accasciai su una delle poltroncine.
Mio fratello sedeva accanto a me.
Il vuoto lasciato da Federica era già enorme.
Avevo sempre pensato a noi due come le parti complementari di una mela.
Mentre io sono più pragmatica e concreta, sguazzo nella logica e nella razionalità, lei è costantemente persa nel suo iperuranio o in un qualsivoglia paesaggio bucolico dell'Arcadia, quasi eterea.
Ma siamo anche come due rette parallele, che corrono l'una accanto all'altra, fino ad arrivare all'infinito, dove hanno un punto in comune.
Siamo come il giorno e la notte, lo yin e lo yang. Lei la mia rosa, io la sua campana.
Il ghiribizzo di un gruppo di politici corrotti e scandali parlamentari, me l'aveva portata via.
Con quale faccia tosta, i suoi genitori si arrogavano il diritto di scegliere per lei quale cammino prendere?
La verità era che Gianni provava fastidio per la nostra relazione.
Molto fastidio.

*

- Shh... - ridacchiò lei, mentre la prendevo affettuosamente in giro.
Le mordicchiai una clavicola, lei si abbracciò a me, lasciandosi cullare dal tocco dei miei denti e delle mie labbra.
Federica spostò le mani sul mio seno e iniziò, lentamente, a liberare i bottoni della mia camicia azzurra.
Affondai le dita nei suoi morbidi capelli, attirandola a me.
Coricata sotto di lei, avevo una fantastica panoramica sulla sua scollatura, quando glielo feci notare, lei sogghignò.
Poi si chinò, baciandomi con impeto.
- Sei dolce... - sussurrò.
- Già...  e tu hai voglia - risi, stringendola.
Mi guardò con aria di sfida, aprendo del tutto la mia camicia.
Posò la sua bocca sul mio sterno, spostandosi lentamente verso il seno destro.
Chiusi gli occhi.
Contemporaneamente, mi stava carezzando l'interno coscia, con movimenti lenti e modulati.
Inarcai la schiena, come ad esortarla ad arrivare subito al dunque.
Poi la porta si aprì.
Gli occhi del padre di Fede si spalancarono prima per la sorpresa, poi per l'ira. Richiuse di scatto la porta.
Non era certamente una situazione equivocabile.
Sotto ad una Federica senza pantaloni stavo io, con la camicia aperta e una sua mano ancora sulla gamba.
Fortunatamente i suoi genitori già sapevano della nostra relazione, ma quella era la prima volta che ci coglievano in flagrante.

*

Con lo sguardo perso nell'azzurro del cielo, mi ritrovai ad immaginare me stessa seduta accanto a Federica, su quell'aereo, che era sparito lasciando dietro di se' solo un'effimera scia.
Mi avrebbe abbracciata, avremmo ascoltato assieme la musica, avremmo riso, ci saremmo prese affettuosamente in giro, lei mi avrebbe pettinato i capelli, io mi sarei addormentata con la testa sulla sua spalla.
Quei piccoli gesti, quelle piccole attenzioni quotidiane mi sarebbero mancate terribilmente.
Di solito, quando dormivamo assieme, adottavamo sempre due posizioni: entrambe sul fianco destro e io l'abbracciavo da dietro, oppure lei supina e io raggomitolata con la testa sulla sua spalla.
Continuavo a ripetermi, come un mantra, che mi sarebbe stato impossibile resistere senza di lei, sarei impazzita.
Lo stomaco mi doleva, avevo gli occhi stanchi e la gola secca.
Osservai mio fratello.
Aveva cercato di essere forte, di fare il duro, ma era crollato pure lui assieme a Walter. I tre moschettieri erano sempre stati un trio inseparabile.
Batteva nervosamente con il piede il ritmo di una canzone che solo lui udiva, i suoi occhi contemplavano il vuoto, persi fra i ricordi all'interno della sua mente.
- Torniamo a casa? - gli chiesi sottovoce, non volevo riportarlo bruscamente alla realtà.
- Certo -

*

Roma, 19 settembre 
ore 1.06 a.m.

Cara Maria Cristina Azalea,

in questo momento sicuramente sarai sveglia ad osservare stanca i delicati giochi d'ombra disegnati dall'abatjour sul ruvido muro della tua stanza.
Non sei la sola.
Abbiamo affittato uno stupido appartamento, in una stupida strada trafficata.
Non riesco a dormire.
Mi manchi e solo il cielo sa quanto.
Avrei bisogno di essere fra le tue braccia e allo stesso tempo vorrei cullarti fra le mie.
La separazione è stata traumatica: ci hanno sradicate l'una dall'altra. Non riesco a non piangere pensandoti.
E mi pare che l'abisso dentro di me si allarghi sempre più. L'unico modo che ho per colmarlo è piangere, anche se è la soluzione più stupida.
E' come se nel puzzle della mia vita, mancasse una tessera. Ma non una qualunque.
Proprio quella fondamentale, quella che serve a completarlo, quella che immancabilmente sparisce, dimenticata sotto ad un comò o mangiucchiata dal gatto.
Ecco, ora è come se avessi perso la mia tessera e per quanto io mi sforzi di guardare sotto i comò, non riesco a trovarti.
Mattia ha pianto per metà del tragitto. Papà si è arrabbiato davvero molto con lui.
In questo periodo è estremamente stressato, basta un nonnulla e scatta, aggredendoti ferocemente.
Per fortuna mia madre tenta di sedarlo a volte.
Sono così stanca che mi dimentico persino ciò che vorrei scriverti! Avevo in mente uno stupendo discorso sulle stelle binarie e simili cagosissime metafore, ma al momento è come se avessi fatto un back-up della mia mente.
L'unica cosa che so è che vorrei essere con te sotto al comò.
Ti amo

Federica

***********

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!

Per harderbetterfasterstronger: diciamo che in parte hai ragione: Federica è avulsa dalla realtà, è una ragazza con la testa fra le nuvole, persa nei suoi sogni, ma, come avrai modo di constatare in seguito, non è poi così perfettina!


Mizar19

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Capitolo 7
*** Perdere Se Stessi ***


t.s.e.CAP7 E dopo le scioccanti rivelazioni del precedente capitolo, andiamo avanti!

***********

Capitolo VII
PERDERE SE STESSI

Tanti auguri a me!
Evviva...
Era il primo anno che festeggiavo il mio compleanno senza Federica.
I miei diciassette senza di lei... che senso aveva?
Giorgio e Davide tentarono di tirarmi su il morale, nonostante loro stessi fossero abbattuti.
Ma quando la persona che vuoi aiutare fa di tutto per opporsi e scacciare la tua mano tesa, è inutile.
- Ha detto che è una cosa temporanea, tornerà, no? - ripetè Giorgio per l'ennesima volta.
Ormai avevo la nausea.
Non volevo ascoltare le loro parole di conforto, perchè mi facevano stare peggio.
Tutti e tre eravamo giù di tono per la medesima cagione, ma io non li stavo aiutando, per questo motivo non li avrei voluti accanto: loro avevano anche la forza di consolarmi.
Io no.
L'unica cosa che desideravo era poltrire in un letto, fissando, come aveva detto Fede, i giochi di luce creati dall'abatjour sul muro ruvido della mia stanza.
Volevo stare sola, rinchiusa nel mio silenzio e nel mio dolore.
Giorgio e Davide non capivano.
Non potevano. Ma non era colpa loro.
Avrei tanto voluto rivelarglielo, ma Fede ed io avevamo fatto una promessa.
- Sì, lo so... però ora non c'è... - grugnii.
Non avevo nemmeno il coraggio di piangere davanti a loro. Sarebbe stato davvero troppo sospetto.
Ormai erano tre giorni che rispondevo solo a grugniti.
- Oh andiamo! Oggi sei cresciuta di un anno! Dovresti essere felice! -
- Le senti mia sorella e le sue amiche oche che festeggiano al piano di sotto? - ringhiai - Ecco, loro sono felici! -
- Ti prego Mari, usciamo a fare due passi... -
Non so per quale assurdo motivo accettai, pentendomene appena le mie sinapsi si collegarono alle corde vocali.

- Hai gli occhi lucidi... - mi fece notare Giorgio.
- E' l'aria... - borbottai, scostando il viso.
Lui ebbe l'accortezza di non dire nulla.
- Hai sentito Federica oggi? - mi domandò Davide, spronandomi al dialogo.
- Certo, mi ha chiamata per farmi gli auguri... voi l'avete sentita? - domandai loro.
- No, non ancora -
Eravamo nel Viale dei Gabbiani, nella strada principale, famosa per i suoi negozi.
Ci fermammo davanti alla vetrina di un Game Stop, commentando i vari videogiochi esposti. Avevo bisogno di distrarmi.
- Ma il più ganzo di tutti è Resident Evil 4 - proclamai.
Non c'era storia, ne' santo che tenesse.
- Sì! Spettacolare! L'unico neo è quella rompicoglioni di Ashley... -, Davide era un fanatico della saga.
- Quanto fa ridere quando si nasconde nei bidoni dell'immondizia? - rise Giorgio.
- Hy stranger! - disse Davide con voce gutturale, imitando il mercante.
Noi ridemmo.
Era liberatorio comportarsi come tre sciocchi, ci aiutava a dimenticare l'assenza di Federica.
Anche se era una distrazione momentanea.
Riprendemmo a camminare, sempre ridendo e imitando diversi personaggi di svariati videogiochi.
L'apice della nostra demenza giunse quando Giorgio e Davide iniziarono a parlare come due sims. Avevamo le lacrime agli occhi.
In quel momento la vidi.
Era da sola, con due borse in ogni mano, probabilmente reduce da un pomeriggio di shopping.
Portava un grande paio di occhiali da sole e un spesso cerchietto viola, coordinato alla borsetta.
- Ciao, Monica - la salutai.
Lei si fermò.
- Oh ciao! Non ti avevo riconosciuta, scusa - disse aprendosi in uno smagliante sorriso.
- Nulla... giornata di shopping? - le domandai indicando le borse.
- Già! Ti fa sentire meglio - asserì lei - Voi, invece, cosa fate di bello? -
- Festeggiamo il compleanno di Mari - s'intromise Davide, mettendomi un braccio attorno alle spalle.
- Non sapevo fosse il tuo compleanno! Auguri! - si sporse per darmi un bacio sulla guancia.
Dovetti combattere contro l'impulso di ritrarmi: non volevo essere scortese, ma non ero abituata a tanta confidenza da una persona che, fino al giorno prima, a stento salutavo nei corridoi solo perchè era la mia vicina di classe.
- Non hai organizzato nessuna festa? -, pareva stupita.
- Non è periodo... - mormorai.
- La nostra amica Federica si è trasferita a Roma - spiegò Giorgio, io sospirai.
- Mi spiace molto... dev'essere dura... -, qualcosa nel mio istinto mi diceva che le sue parole erano solo classici convenevoli.
- E' una cosa temporanea - sottolineai.
- Meno male! Dai, non essere così abbattuta! Presto tornerà tutto alla normalità - tentò di confortarmi.
- Grazie, ora noi andiamo, buona giornata! - la salutammo, poi ritornammo ai nostri discorsi insensati.

*

22 Settembre 2009
Roma
5.45 a.m.

Cara Maria Cristina Azalea,
tantissimi auguri!
Spero che tu, Giorgio e Davide vi stiate divertendo...vorrei tanto essere lì con voi, ma i miei genitori non mi hanno permesso di venirti a trovare.
Se verrò, sarà per il ponte di Ognissanti. Sto già facendo il conto alla rovescia!
La scuola qua è diversa.
I ragazzi sono diversi.
L'atmosfera è diversa.
Siamo indietro con il programma di letteratura italiana e con quello di filosofia.
E la mia vicina di banco è una zotica. Rutta ogni tre per due!  Capisco che tu possa digerire, ma bambin santa!, dodice volte in dieci minuti?! E così rumorosamente?!
Poi c'è un ragazzo che passa il tempo a fare foto e filmati con il cellulare, mi chiedo cosa sia venuta a fare in un Liceo Classico!
Per fortuna, però, ci sono anche dei ragazzi seri...
Al fatto che ci sia una meravigliosa biblioteca di classici, si contrappone il fatto che la scuola non ospiti nessun laboratorio (chimica, fisica, computer...).
Mi mancate davvero tanto...
Ieri sera ho suonato ininterrottamente per tre ore, senza smettere un attimo di pensare a te, a voi... ora ho un livido violaceo sulla spalla.
Come procedono i tuoi allenamenti? A quando la prima partita?
Vorrei essere lì a fare il tifo per te...
Sai una cosa?
Senza di te tutto perde colore, tutto è slavato, come un consunto paio di jeans. Nulla trasmette più emozioni, sensazioni forti!
E' come se il mondo fosse in bianco e nero, senza spazio per il colore e le sfumature. Come la vecchia televisione dei nonni.
La mia stanza è buia, senza la tua luce.
La mia musica è vuota, senza la tua presenza.
I miei disegni sono banali, senza l'ispirazione che solo tu sai trasmettermi.
Sei la mia Musa, davvero, e nulla mi riesce più senza te.
Tutta la mia arte ha perso l'anima.
E non riesco a dormire.
Mia madre è preoccupata. Mio padre se ne sbatte, come ha sempre fatto.
Nonostante ciò, rimandarmi indietro è l'unica opzione che non considerano. Anche Mattia, poverino, sta male.
Sono due giorni che ha la febbre alta. Mia madre sostiene sia una conseguenza dello stress, mio padre che è tutta una sua fissazione mentale.
Ho voglia di scappare!
Ti amo

Federica

*

24 Settembre 2009
Montenotte
18.30

Cara Federica,
volevo ringraziarti per la tua lettera di auguri! Mi ha fatto molto piacere...
Però sono preoccupata: non voglio che la tua arte risenta della nostra distanza, mi fa sentire in colpa...
Se non riuscirai a venire per Ognissanti, salirò sul primo aereo e verrò io da te!
Sai una cosa? Mi piace questa nostra corrispondenza parallela, più privata in un certo senso... Scrivere mi è sempre riuscito bene, lo sai: riesco ad esprimermi più chiaramente trasponendo le mie emozioni su un pezzo di carta, che non tentando di esporle a voce.
Fra un'ora ho l'allenamento di pallavolo... avrò modo anch'io di testare se la tua lontananza ha influito sulle mie capacità sportive!
Ti prego, Fede, cerca fra queste parole l'ispirazione che hai lasciato qua con me, tirane fuori un'opera pregevole, come tu sai perfettamente fare.
Non importa se è uno schizzo a matita, un dipinto, una composizione o una scultura: ti prego, crea!
Ho bisogno di sapere che laggiù sei felice, che non perderai completamente te stessa (cosa che io, per prima, tenterò di fare), che continuerai ad essere la sorridente e dolce Federica di cui mi sono innamorata.
Parlando di noi due (come se non l'avessi ancora fatto!), sto già pensando ad un regalino per il nostro anniversario... in fondo manca solo qualche mese!
Se penso che stiamo assieme da quasi tre anni, non mi sembra vero: ho il terrore, sapendoti lontana, di essermi inventata tutto! Come se fosse stato un lungo e meraviglioso sogno ad occhi aperti...
Lo so, sono una stupida! Abbi pazienza, ma la tua lontananza mi fa delirare!
Ti lascio con una nota divertente, per concludere in bellezza: oggi c'era la verifica di letteratura inglese, Davide è riuscito a chiedere se alle domande dovevamo rispondere in inglese o in italiano!
Mano male che la professoressa ha il senso dell'umorismo! Che scemo quel ragazzo...
Ora vado a prepararmi per l'allenamento!
Ci sentiamo presto.
Ti amo

Mari

*

-
Eccovi i calendari delle partite, se ci saranno dei cambiamenti sarete informate con cospicuo anticipo - la presidentessa dell'associazione Santa Barbara ci stava distribuendo plichi di fogli.
- Che forza! - esultò sottovoce Nex strattonandomi un braccio.
Dopo averci dato qualche altra istruzione, la presidentessa ci lasciò con un "in bocca al lupo" e un gran sorriso.
- Forza, si corre! -, noi scattammo subito.
- Come stai? - mi domandò Nex.
All'inizio della serata l'avevo informata circa il trasloco temporaneo a casa di Federica.
Temporaneo.
Mi piaceva particolarmente quella parola. Non avrei saputo spiegarne il motivo, forse la morbidezza del suono "mp" che si appoggiava sulla "o", forse il modo in cui la "r" mi si arrotolava in bocca.
Soprattutto, mi piaceva il suo significato.
Stavo giusto riflettendo su quello, quando Giovanni ci disse di fermarci, per iniziare a fare un po' di scatti.
La sua richiesta, anzi, il suo ordine, fu accolto da una serie di sbuffi.

Federica aveva ragione.
Avevo fatto schifo.
No, schifo è un eufemismo, una carineria: non avevo mai giocato così male in un modo tanto evidente e disastroso.
Avevo totalizzato una serie di imbarazzanti errori dal momento in cui il nostro allenatore ci aveva concesso di prendere i palloni: non avevo murato nemmeno una palla, pochissimi dei miei attacchi erano entrati in campo, quasi nessuna mia battuta aveva superato la rete, per non parlare delle ricezioni.
Oltretutto ero la capitana, che dovrebbe dare il buon esempio: bell'affare!
- Cris... qualcosa non va? -, Giovanni mi aveva fermata prima che riuscissi a svicolare dalla palestra.
- Più o meno... - risposi evasiva.
- Cerca di rimetterti in forma presto, abbiamo bisogno di te - mi ricordò.
- Lo so, ti chiedo scusa... è solo che è un periodo un po' storto -
- Mi dispiace, però non puoi permettere che questo influenzi il tuo gioco! Solitamente sei impeccabile, questa sera hai davvero dato il peggio! -.
Ecco, se non fossi stata già completamente demorilazzata, questa sarebbe stata la stoccata finale.
- Non succederà più -, con quelle parole mi voltai e uscii.
Non potevamo, ne' Fede ne' io, permettere che la lontananza dell'altra ci portasse alla perdita di noi stesse.
Non era giusto.
Mentre armeggiavo con le chiavi del motorino, vidi una ragazza che fumava, seduta sui gradini.
- Ciao - mi disse sorridendo. L'oscurità nascondeva il suo viso.
- Ciao... - risposi titubante.
La ragazza-ombra si alzò e mi venne incontro.
La riconobbi a causa dei suoi capelli, lunghi e ondulati.
Era ancora lei.
- Non sapevo che fumassi - le dissi, indicando la sigaretta che teneva fra le dita.
- Solo una ogni tanto, quando sono stressata... -
- Ora lo sei? -
- Abbastanza... ti senti meglio? - mi domandò, voltandosi verso destra per evitare di soffiarmi il fumo in faccia.
- Non molto, ma non importa -
Lei lasciò cadere il mozzicone e lo schiacciò con la suola degli stivali.
- Se hai bisogno di parlare, sono disponibile... -
Ecco, ora ero arrabbiata. Con che faccia tosta quella tipa piombava dal nulla con il fegato di comportarsi in quel modo, a mio avviso, invadente?!
- Ascolta Monica, non è per cattiveria, ma noi non siamo mai state amiche, come potrei aprirmi con te? -
- Ti capisco, ho passato la tua stessa identica situazione... - sussurrò.
- Non credo - borbottai sarcastica.
- Io credo proprio di sì... la mia ragazza si è trasferita in Puglia dopo un anno e mezzo che stavamo assieme. Ora non ci sentiamo più -, rimasi di sasso.
Non era possibile! Come diamine aveva fatto quella ragazza a intuire il rapporto segreto tra Fede e me, cosa di cui nemmeno Giorgio e Davide si erano accorti? Che avessero due spesse fette di prosciutto sugli occhi?
- Quanto... quanto tempo fa è successo? - domandai con un groppo alla gola.
- Un anno fa. Ma il suo è stato un trasloco definitivo -
- Mi... ecco, mi spiace... - non sapevo cosa dirle. Ero confusa.
- Ti stai chiedendo come faccio a saperlo, vero? -, io annuii - Diciamo che si chiama sesto senso... -.
Non risposi. Mi limitai a scrutare il suo volto in penombra.
- Comunque la mia offerta è sempre valida - così dicendo si sporse per posarmi un bacio sulla guancia e si allontanò.
Da lontano, la vidi tirare fuori un'altra sigaretta e accenderla.

*********************

Ta-da!

Volevo ringraziare tutte le persone che continuano ad aggiungere la storia fra le preferite o le seguite! Grazie a tutti!!

Per harderbetterfasterstronger: mi fa piacere che tu ti senta a casa xD 
Per pazzafuriosa92: grazie per le belle parole!
Per piccola peste, maria_sharapova e hacky87: non volevo rattristarvi troppo, però era necessario ai fini della storia :)

Al prossimo capitolo!
Mizar19

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Capitolo 8
*** Ascolta la Brezza ***


t.s.e.CAP8 Scusate, ma a causa di problemi organizzativi e parentado vario che occupava la postazione pc, questo capitolo è leggermente in ritardo sulla tabella di marcia!
Mi farò perdonare! ;)


**************

CAPITOLO VIII
ASCOLTA LA BREZZA

3 Ottobre 2009
Montenotte
22.03

Cara Federica,

non hai idea di cosa stia succedendo qui!
Tutti sembrano impazziti: Giorgio è sempre arrabbiato, risponde male, è nervoso, scatta per qualunque sciocchezza; Davide è follemente innamorato di Olivia, la mia compagna di squadra, non ci posso credere! Lui, che ha sempre proclamato che MAI si sarebbe legato seriamente ad una ragazza, ora le promette amore eterno e una casa con tanti bambini!
Ma la vera notizia sconvolgente è che mio fratello Simone ha preso un'insufficienza! In cinque anni di Liceo Classico, non ha mai preso un voto inferiore al sette e mezzo e ieri ha portato a casa un quattro! A mio padre sono venuti i capelli bianchi!
Poi c'è Nex, che sta studiando un piano per accalappiare Simone, non fa altro che parlare di "tecniche di seduzione" e quel cretino di tuo cugino le dà corda!
Sono in una gabbia di matti! Tirami fuori, ti prego!
Okay, bando alle ciance, devo dirti una cosa seria.
Sarò diretta perchè è un po' che sto racimolando il coraggio per dirtelo: una ragazza sa di noi.
Giuro che io non ho detto nulla. E' Monica 
Zarkovskaja (mi sembra si scriva così), quella che ha il papà russo, dell'altra sezione.
Mi ha avvicinata dopo l'allenamento di venerdì scorso, dicendo che se desideravo parlarne con qualcuno, lei era disponibile.
Quindi le ho risposto che, no grazie, non avrebbe capito.
Sono rimasta senza parole, letteralmente, quando mi ha detto che la sua ragazza si era trasferita in Puglia.
Insomma, che ne pensi?
Domani pomeriggio mi incontro con lei perchè voglio chiarire alcuni punti (vedi la riservatezza!), non posso rischiare che le scappi qualcosa con Giò e Davide!
A proposito di loro, dato che Monica ne è al corrente, potrei confidarlo anche a loro? Mi sembra ingiusto che ne siano all'oscuro.
Fammi sapere presto il tuo parere!
Il disegno che mi hai mandato è bellissimo, sapevo che saresti riuscita a ritrovare l'ispirazione! E io sto riprendendo a giocare decentemente.
Direi che sono felice... anche se lo sarei mille volte più se fossi con te!
Quanto manca ad Ognissanti???
Ti amo

Mari

*

- A che ora esci? - mi chiese Simone, sparecchiando.
- Alle tre ci troviamo al parco -, non gli avevo rivelato tutta la verità e mi sentivo in colpa.
- Divertiti - disse, poi sparì in cucina a programmare la lavastoviglie.
Salii in camera mia e mi ritrovai a fissarmi allo specchio: sotto i miei occhi erano spuntate delle orribili occhiaie! Capperi!
Decisi che avrei lasciato perdere e presi dall'armadio un paio di jeans sbiaditi e una maglietta verde scuro.
Dopo essermi lavata i denti, uscii.
L'aria pomeridiana era ancora tiepida, non spirava un alito di vento.
Tutto era placido e immobile.
Respirai a fondo una boccata d'aria. Avevo bisogno di ossigenare il cervello.
Che intenzioni aveva Monica? Potevo fidarmi di lei? Quel venerdì sera il suo comportamento mi aveva messa in soggezione, anche se poi a scuola si era comportata normalmente, come se quel venerdì sera non avesse mai osato tanta audacia nei miei confronti.
Iniziai meccanicamente a tormentarmi una pellicina del pollice.

Arrivata al parco mi guardai attorno. La individuai sotto ad un maestoso olmo.
Era appoggiata con la schiena al tronco dell'albero, seduta su un asciugamano da spiaggia arancione acceso.
Fra le mani teneva un libro dalla sgualcita copertina nera e sul naso era appoggiato un paio di occhiali dalla montatura sottile; i suoi lunghi boccoli rossicci erano legati con un nastro nero.
Quando percepì la mia presenza alzò lo sguardo e, inevitabilmente, incontrai i suoi occhi color ghiaccio.
- Ciao - mi sorrise. Il suo tono era dolce, affettuoso.
Ricambiai il saluto e mi sedetti accanto a lei.
- Cosa leggi? - le chiesi per rompere il ghiaccio.
- Il Satyricon - rispose mostrandomi il dorso del volume.
- Petronio? -
- Già, è per la scuola... -
Rimanemmo in silenzio per un po'. Notai che Monica tormentava uno dei piccoli bottoni della sua camicetta lilla.
In lontananza si percepiva il pianto di un bambino, la voce di una madre che chiamava il suo piccolo, un cane che abbaiava.
- Di cosa vorresti parlarmi? -, fortunatamente fu lei ad entrare nel discorso, io ero così agitata che non sarei riuscita nemmeno ad emettere un sibilo.
Presi fiato, ma soprattutto coraggio, poi parlai.
- Di ciò che sai... -
- Non l'ho detto a nessuno - s'affrettò a precisare, preoccupata.
- Te ne sono grata, comunque volevo chiederti se, per favore, potresti continuare a tenere il segreto... noi... nemmeno i nostri amici lo sanno, nessuno ne è a conoscenza - le rivelai sottovoce.
- Certamente! Capisco, ci sono passata anch'io... - ripose il libro nella borsa, poi si sfilò gli occhiali.
- Ehm... Monica? Come hai scoperto che... bè, che preferivi le ragazze? - le domandai senza motivo, appoggiando la schiena contro la corteccia ruvida dell'olmo, più rilassata di quando ero arrivata.
- Era il primo anno delle scuole superiori e io avevo una migliore amica -, mi sembrava una storia conosciuta... - Era bella, sai? Bellissima... entrambe praticavamo nuoto a livello agonistico, nella stessa squadra. Accadde che, dopo un allenamento, mentre facevamo la doccia assieme, mi accorsi di quanto fosse bello il suo corpo, di quanto fosse attraente. E questo mi fece arrossire e vergognare, parecchio. Lei, fortunatamente, non s'accorse di nulla. Finchè, un sabato sera, suo fratello ci invitò alla sua festa di compleanno. Era più grande di noi. Dato che ci trovavamo fuori posto e ci sentivamo inadeguate in quell'ambiente, ci rifugiammo in camera sua. Sedute sul letto, spalla contro spalla, le rivelai che l'amavo - concluse con una smorfia.
- E poi? - la incoraggiai.
- Subito lei mi abbracciò forte, io piangevo... non riuscivo a smettere! Così lei mi baciò. Fu un bacio dolce, un bacio come ne ho poi ricevuti pochi. Restammo tutta la notte abbracciate, sotto al piumone a scambiarci baci e carezze. Poi, la mattina seguente, mi disse che avrei dovuto dimenticare tutto: lei non era lesbica e non aveva intenzione di diventarlo - il suo tono era amaro, deluso.
- Dev'essere stato terribile! -, lei tirò su con il naso e annuì.
Non le era ancora passata del tutto. E' difficile scordare un'esperienza del genere, ancora più difficoltoso è soffocare completamente quel primo sentimento, ma è decisamente impossibile perdonare quella persona.
- Tu sei stata fortunata... - mi ricordò, le era tornato il sorriso.
- Sì, in effetti... però anche Federica aveva reagito male all'inizio -
- Quand'è che vi riincontrerete? -
- Nel ponte di Ognissanti, verrà lei qui -
- Si trova bene a Roma? -
- Più o meno... diciamo che preferirebbe di gran lunga essere con me -, sorridemmo.
- Come mai non l'avete detto nemmeno ai vostri migliori amici? - mi domandò perplessa.
- Vedi, nonostante Federica sia sempre espansiva e sociale con tutti, tende ad essere molto riservata... non potrebbe sopportarlo -
- Certamente diventa un peso nel momento in cui ti vedi voltare le spalle, ma non credo che Giorgio e Davide si comporterebbero così - mi fece notare.
Io sospirai.
- Le ho già parlato molte volte di questo argomento, ma lei ha paura... -
- E tu ti adatti? -
- Sì, cos'altro potrei fare? Rispetto la sua volontà - dissi, un po' stizzita a causa delle sue parole.
- Oh nulla, certo... però io insisterei... -
- Come mai? -
- Nascondere una cosa del genere ai miei migliori amici? Non potrei! -
- Tu l'hai confidato a qualcuno? -
- Sì, ad un'altra mia amica, Antonella. Le ho telefonato appena tornata a casa quella mattina, in lacrime. Diciamo che ora è lei la mia migliore amica, quella a cui confido tutto quanto -
- Non frequenta il nostro liceo, vero? -, non mi pareva di conoscere alcuna Antonella.
- No, è del Linguistico, però gioca nella mia squadra -
Nuovamente calò il silenzio. Si era alzata una pigra brezza, che faceva frusciare le foglie dell'olmo.
- La ami? - mi domandò improvvisamente Monica, fissando in alto, fra i lunghi rami dell'albero.
- Sì, tantissimo... - risposi sottovoce.
- Tornerà, non devi soffrire così tanto. La rivedrai presto -
Così dicendo si alzò in piedi e iniziò a piegare l'asciugamano.
Mi alzai anch'io.
- Vai? - le chiesi, cercando di decifrare l'espressione del suo volto.
- Già, è tempo di tornare a casa... la senti la brezza? La senti come parla? Come ti porta i sussurri, i pensieri segreti e le emozioni? -, le sue parole misteriose mi confondevano.
- Cosa... cosa vuoi dire? -
- Devi ascoltarlo, il vento... sarà un'ardua sfida - con quelle parole enigmatiche ed un gran sorriso, mi salutò.
Rimasi impalata come uno stoccafisso al mercato del pesce di Bergen.

*

5 Ottobre 2009
Roma
17.50

Cara Maria Cristina Azalea,

com'è andato l'incontro con Monica?
Spero solo che non l'abbia detto a nessuno! Per metà sono angosciata, per metà furiosa: non la conosco ma già non posso soffrirla!
Come diamine ha fatto ad accorgersene?!  Allora Giorgio e Davide sono due emeriti cretini!
Okay, scusa, sono isterica... ora mi calmo, respiro profondamente...
A proposito di Giò e Davide, se proprio vuoi dirglielo, vorrei esserci anch'io, se non ti spiace... Per Ognissanti, la mia presenza lì accanto a te è confermata al 100%!
Verremo su Mattia ed io, c'è un posticino per me nella tua stanza, vero?
Mattia credo starà da Walter, ma quelli sono affari loro.
Tornando a parlare dei nostri affari: fai attenzione, davvero... sei sicura di poterti fidare di lei? In fondo, la conosci da così poco tempo!
Scusa se sono agitata, ma essere così lontana mi fa sentire completamente impotente, mi sento tagliata fuori da decisioni e questioni che mi dovrebbero riguardare in prima persona...
Cavoli! Vorrei tanto essere accanto a te... mi manca il tuo profumo, i tuoi capelli morbidi, i tuoi occhi, la tua voce... credo che impazzirò rinchiusa qui!
Però c'è una nota positiva: ho fatto amicizia! Ye!
Cioè, sono ancora in fase costruttiva, però il progetto finale pare ottimo!
Si chiama Ludovica, è la mia nuova vicina di banco. Anche lei è una musicista, suona il sax!
Per il resto nessuna news interessante... qua tutto è molto placido... Vabbè, c'è questo ragazzo, Alvise, che è stato sospeso perchè, dopo che la professoressa l'ha sorteggiato per l'interrogazione di biologia, si è messo a urlare ed è scappato dall'aula! Che gente fuori di testa...
Non mi hai detto quand'è che giocherete la prima partita! Salutami tanto Nex, è un sacco di tempo che non la sento!
Mattia si sta riprendendo, diciamo che qua non si trova per nulla bene: si sente come un pesce fuor d'acqua. Lo conosci, è timido, tranquillo, pacato, ora si è ritrovato in una classe di scimmie urlatrici, prepotenti e insolenti. Dice che lo tormentano, ma non vuole parlarne con mamma e papà.
Ehi, ma com'è che lassù state tutti dando i numeri?
Hai scoperto cos'ha Giorgio? Anche lui è sempre stato tranquillo e ponderato, come può dare di matto così all'improvviso?
Ti giuro che quando ho letto di Davide che prometteva amore eterno etc a Olivia ho riso mezz'ora: ho avuto una fulminea visione del nostro amico con indosso un grembiule e in mano uno spolverino, che abbraccia la tua compagna di squadra, attorniato da un nugolo di bambini sorridenti e pettinati! Non sono riuscita a trattenermi, ti mando lo schizzo: fallo avere a Davide!
Direi che mi sono dilungata abbastanza!
Ti amo

Federica

Post Scriptum: Anche a me piace molto la nostra conversazione parallela, mi fa sentire più vicina a te, amore mio...

*

9 Ottobre 2009
Montenotte
14.19

Cara Federica,

ho finalmente scoperto il motivo dell'insolito comportamento di Giorgio: i suoi vogliono divorziare.
E' abbattuto, si sente in colpa, ma soprattutto responsabile per la sua sorellina. Non aveva voluto confidarsi con noi, perchè credeva di poter sopportare tutto quel peso da solo...
Davide gli ha detto che era un idiota, poi l'ha abbracciato.
Non so bene come comportarmi, cosa dirgli, come consolarlo... gli ho detto che, ovviamente, se aveva bisogno di qualcosa o voleva parlare, io ero disponibile.
Davide, invece, ha aprrezzato molto il tuo disegno, l'ha appiccicato all'armadio! Era davvero bello!
Per quanto riguarda la faccenda della "rivelazione" hai ragione: anch'io voglio che tu sia presente quando li metteremo al corrente!
Per Monica non devi preoccuparti... è simpatica, sai? Mi fido. L'ho incontrata per caso in biblioteca, studiava con la sua migliore amica, e abbiamo chiacchierato per un po': dice che le sarebbe piaciuto molto conoscerti meglio e che, quando tu suonavi con l'orchestra a teatro, è sempre venuta a sentirvi.
Hai una fan! Scherzo...!
Comunque, sono felice che tu abbia fatto amicizia! Era ora!
Com'è? Solare? Intelligente? Pratica sport? Scusa l'invadenza ma sono curiosa!
Ma quel tuo compagno, Alvise (che razza di nome!), non è tutto centrato! E poi dici che da te è una noia!
Qua altro che encefalogramma piatto! Siamo a livelli di monotonia abissale! Rasentiamo la serie "casa di riposo per anziani"...
La prima partita è il 12 Ottobre, gioco contro la squadra di Monica!
Ti farò sapere l'esito (anche se, non per immodestia, vinceremo 3 a 0!).
Ti amo

Mari

***********

Grazie a tutti coloro che continuano a seguire la mia storia (siete davvero tanti!)!!
E grazie anche a coloro che mi fanno sapere le proprie opinioni! Spero di non deludervi!

Al prossimo capitolo, ovvero a breve!

Mizar19

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Capitolo 9
*** Miele e Cupidi ***


t.s.e.CAP9 CAPITOLO IX
MIELE E CUPIDI

12 Ottobre 2009
Roma
16.40

Cara Maria Cristina Azalea,


ieri ho telefonato a Giorgio, mi ha raccontato tutto... mi dispiace davvero tanto per lui! Cerca di consolarlo!
Sono contenta che Davide abbia apprezzato il mio disegno.
Per quanto riguarda Ludovica, sì, è simpatica, è abbastanza brava a scuola, gioca a tennis e ha un gatto.
Per ora è tutto quello che so.
Però io vorrei essere con te... Darei qualsiasi cosa per svegliarmi alla mattina sapendo che entro un'ora sarò fra le tue braccia, che ti bacerò, che ti stringerò... mi mancano i tuoi baci...
Scusa... ho bagnato il foglio... scusami, non era mia intenzione piangere...
Il fatto è che mi sento davvero sola... tu hai Giorgio e Davide, chi ho io?
Scusami, ora la smetto...
Immagino che tu sia alla partita perchè ti ho chiamato un po' di volte e non rispondi, quindi in bocca al lupo!
Ascolta, ora vado a studiare, però ti chiamo più tardi...
Posso chiederti una cosa sciocca? Ti prego, non dimenticarti di me...
Ti amo

Federica

*

- Veloce, più veloce, cavoli! -, ero in ritardo. Stavo pedalando furiosamente: quell'odiosa di mia sorella aveva preso il motorino senza dirmelo. Così io avevo aperto tranquillamente la porta del garage per trovarlo completamente vuoto.
Faceva caldo. Davvero molto caldo sotto la felpa e le cinghie del borsone mi facevano male alle spalle. Strinsi i denti.
Quando arrivai in palestra, le altre stavano già correndo e chiacchierando, serene. Notai che un ragazzo osservava timidamente dalla porta, senza osare oltrepassare la soglia.
Era Davide, i cuoi occhi a cuoricino osservavano rapiti Olivia, intenta a ridere assieme a Simona, la nostra migliore alzatrice.
- Ehi! Imbabolato come al solito? - gli domandai ridendo, dandogli una pacca sulla spalla.
- Sì... è bellissima... - sospirò, appoggiando la testa allo stipite della porta.
- Oggi ti dichiarerai? - gli chiesi.
- Spero di sì... -, in quel momento le urla del mio allenatore mi raggiunsero.
- Corri a cambiarti! Sei in ritardo! - esclamò, io, scusandomi, corsi nello spogliatoio, non prima di aver costretto Davide a seguirmi all'interno della palestra.
Mentre mi sfilavo la tuta, dalla tasca mi scivolò il cellulare. Quattro chiamate perse.
Federica.
Non potevo assolutamente richiamarla, Giovanni mi avrebbe uccisa, così le mandai un rapido messaggio.
"Ti chiamo più tardi, sono alla partita! Ti amo tanto"
Feci qualche giro di corsa per scaldarmi.
Sugli spalti erano seduti alcuni ragazzi della nostra età, alcuni genitore e un'anziana signora con un piccolo volpino. Davide era in prima fila, gli occhi sognanti puntati sulla bella giocatrice di cui era invaghito. Trattenni un sorriso.
Monica, dall'altra parte della rete, mi salutò con la mano. Ricambiai.
- Venite un attimo qui! - ci chiamò Giovanni, noi ci radunammo attorno a lui.
Nella palestra l'aria era quasi soffocante: le vetrate filtravano il sole, come lenti d'ingrandimento, creando una cappa d'afa davvero insolita per ottobre.
- Allora - iniziò sottovoce, capimmo che erano schemi di giochi - Proviamo la doppia penetrazione, in modo da avere sempre tre attacchi in prima linea, loro sono abbastanza brave da riuscire a giocarcela decentemente. Lo so che abbiamo provato poco lo schema, ma questa è l'occasione ideale, mi raccomando! -, noi annuimmo, poi tornammo ai nostri posti.
Per riscaldare le braccia feci alcuni passaggi con Nex.
- A tuo fratello piacciono i biscotti? - mi domandò, la bocca rosea corrucciata in un'espressione dubbiosa.
- Certo che gli piacciono! -
- Ecco, avevo giusto intenzione di prepararne alcuni, dici che gli farebbero piacere? -
- Oh che palle! Se mi parli ancora di Simone giuro che scappo via urlando! Ora pensiamo a giocare -, le dissi ridendo, fingendomi esasperata.
Lei grugnì, però tornò a concentrarsi sul pallone.

Come da predizione, vincemmo. Era un vaticinio piuttosto scontato.
- Okay, ora tu vai da lei e le parli, non puoi continuare a fare l'amicone, mentre ti struggi d'amore! Guardati! Sembri un pesce lesso! - rimproverai Davide.
- Non posso farci nulla! Ho troppa paura che mi rifiuti... -
- Non essere sciocco, ti ho già detto che anche lei sente qualcosa di più di una semplice amicizia verso di te! Spicciati! -, con quelle parole tornai allo spogliatoio.
- Siete state brave - mi disse Monica, che, poco distante, si stava cambiando.
- Grazie -
- Qualcuno si ferma a fare la doccia? - domandò Laura, uno dei nostri centrali, a gran voce.
Io annuii.
- Dopo ti va di fare due passi? - mi chiese Monica, che si era avvicinata.
Aveva un asciugamano azzurro stretto attorno al corpo, i capelli legati e una bottiglietta di bagnoschiuma in mano.
- Va bene... basta che non ci tratteniamo troppo perchè devo ancora studiare! -, lei mi sorrise, poi andò a fare la doccia.
Io la seguii, mentre Nex s'infilava, come al solito, assieme a me sotto l'acqua.
- Giuro che è l'ultima volta che te ne parlo, però... -, la bloccai subito.
- Alzi i tacchi, vai da mio fratello e gli parli! Sono due settimane che gli ronzi attorno, non è cretino, se n'è accorto! -
- Davvero?! - i suoi occhi brillavano.
- Certo, stordita! -, risi soffiandole le bolle del bagnoschiuma in faccia.
Lei mi abbracciò, in preda alla gioia.
- Sbrigati a lavarti! - le dissi.
Quando uscii dalla doccia, Monica si stava allacciando il reggiseno, era girata di spalle.
Mi asciugai velocemente.
Indossai i jeans e una maglietta rossa, pettinai i capelli, allacciai le converse.
Le mie compagne erano ancora in mutande, che ridevano lanciandosi le ciabattine e i calzini.
Decisi di telefonare a Federica.
- Vi aspetto fuori - dissi uscendo, seguita da un coro di "sì" e "va bene".
Composi rapida il suo numero, avrei potuto digitarlo ad occhi chiusi.
- Pronto? -
- Ciao! - esclamai, solamente sentire la sua voce mi riempiva di gioia.
- Amore mio! -, era raggiante.
- Scusa se non ti ho risposto al cellulare, ma ero in bicicletta, stavo andando in palestra e non l'ho sentito -
- Non ti preoccupare, ho letto il messaggio... immagino che abbiate vinto -
- Certo! Avevi dei dubbi? -, ridemmo.
Nonostante ci fossimo sentite quella mattina, la sua voce era sempre un balsamo per i nodi del mio stomaco.
- Ah, Davide forse si dichiara! - le dissi sottovoce, ridacchiando.
- Non ci posso credere! E' lì con te? -
- No, è dentro in missione - scherzai.
- Ora torni a casa? -
- No, vado a fare due passi con Monica -
- Ah... -, il suo silenzio non mi piaceva.
- E' tutto a posto? - le chiesi, conscia che, forse, era un po' gelosa.
- Più o meno... -
- Dimmi tutto, amore mio - la incoraggiai.
- Chi è che chiami "amore mio"?! - esclamò Davide, che era uscito proprio in quel momento, con un gran sorriso sulla faccia.
- Nessuno - mi affrettai a rispondere, sentii Federica inspirare profondamente dall'altro capo della linea.
- Sì, certo! Dai, sono curioso! Mari ha il ragazzo, Mari ha il ragazzo - iniziò a cantilenare punzecchiandomi, io arrossii e tentantai di allontanarlo.
- Smettila scemo! Non è come pensi! -, lui continuava a ridere.
- Io penso che sono offeso perchè non mi hai detto nulla -, incrociò le braccia mettendo su un'espressione da orgoglio ferito.
- Pensare troppo ti fa male. Sul serio, non ho il ragazzo, non dire cazzate -
- Farò finta di crederti, ma sappi che inizierò ad indagare oggi stesso -
Fede era zitta, sentivo solo il suo respiro regolare. Aspettava che Davide se ne andasse per parlare, non poteva rischiare che lui, avvicinandosi a me, sentisse le sua voce.
- Sì, ora vai a dichiararti a Olivia - lo spinsi dentro, lui se ne andò ridendo.
- Mari? -, chiese sottovoce.
- Ci sono, è rientrato -
- Che stupido che è - non potè fare a meno di ridacchiare Federica.
- Aveva un sorriso a trentadue denti, secondo me si è già dichiarato ed è andato tutto bene. Tornando al discorso di prima, mi dici cosa c'è che non va? -
- Sì... ecco, mi fa rabbia il fatto di non poter essere lì con te, di poter prendere parte ai piccoli quotidiani avvenimenti che ti capitano, mi sento... esclusa, frustrata... e sì, sono gelosa di Monica, perchè lei è lì accanto a te, lei può essere presente sempre, mentre io... -, scoppiò a piangere.
- Amore mio, non piangere - le sussurrai - Tu ci sei sempre accanto a me, sempre! -.
- Lo so, è una sciocchezza, però... -
- No, non lo è, se qualcosa ti fa star male non è una sciocchezza - la interruppi.
- Mi manchi - disse con voce più stabile.
- Anche tu, non resisto senza di te... sei il mio sole, sei indispensabile... -, mi sedetti sui gradini, come trascinata in basso dal forte peso che percepivo nello stomaco.
- Mari... -
- Io vorrei tanto che ci fossi tu qui, oppure vorrei essere laggiù, non ce la faccio senza di te... in tutto ciò che faccio trovo il tuo riflesso e sto male, perchè vorrei averti accanto materialmente, non come ombra, profumo o musica! -, mi ero ripromessa che non avrei pianto, ma ormai avevo gli occhi velati di lacrime.
Non disponevo di abbastanza energie per supplire alla sua mancanza.
- Amore mio, non piangere... -, fu il suo turno rincuorarmi.
- Non riesco... - mormorai, sfregandomi gli occhi con il dorso della mano.
- Ascolta Mari, ti prego, non piangere che fai piangere anche me... -
- Scusa -
Rimanemmo un attimo in silenzio.
- Ti amo tanto... - mi disse.
- Anche io - le risposi, tentando di stabilizzare il mio tono di voce.
- Ora asciugati gli occhi, soffiati il naso e fai un sorriso... non voglio saperti così triste! Vai a fare il tuo giro con Monica e divertiti, poi mi chiami quando sei a casa -
- Sì -
- Stai meglio? - mi chiese, premurosa.
- Sì, grazie mille... ti mando un bacione e ti amo - le dissi.
- Anche io, tanto... -
Con un ultimo "ciao", concludemmo la conversazione.
Era la prima volta che io cedevo così alle lacrime davanti a lei.
Non potevo fare finta di essere in grado di sopportare tutto quanto così facilmente e, anche se mi costava fatica ammetterlo, non ero poi così forte e sicura. Presi un fazzoletto e mi soffiai il naso.
Mi mancava terribilmente... solo immaginare il suo profumo mi portava sull'orlo delle lacrime. Richiamare alla mente immagini di noi due assieme, sorridenti, intente a fissarci negli occhi, ognuna persa nell'iride dell'altra, mi fece scoppiare a piangere.
Appoggiai le braccia incrociate sulle ginocchia, poi vi affondai il volto.
Non so per quanto tempo singhiozzai, fatto sta che poco dopo sentii una mano calda sulla spalla.
- Che succede, piccola? - era Davide.
Scossi la testa, ancora tremante a causa dei singhiozzi.
- Chi ti ha spezzato il cuore? - tentò di ironizzare.
- Nessuno - mormorai, con voce acquosa.
- Guarda che a me puoi dirlo -, non era mai stato così serio.
- No, davvero... -, in quel momento mi attraversarono la mente, come un fulmine, tutte le conversazioni mie e di Federica riguardo al nostro "segreto".
- Ascolta Mari, se qualche idiota ha osato farti soffrire, vado da lui e lo picchio -, ovviamente scherzava, riuscì a strapparmi un sorriso.
- Davvero non mi vuoi dire nulla? - insistette.
- Non è che non voglio... non posso -
Lui non replicò.
- Non è successo nulla di grave, vero? -
- No, stai tranquillo! Va tutto bene... -, ma chi volevo prendere in giro?
Insomma, era ridicolo anche solo sperare che lui mi credesse. Poteva essere annebbiato a causa dell'amore, ma non era ancora del tutto fuori uso.
Apprezzai quando finse di credermi.
- Hai parlato con Olivia? - gli chiesi, sviando il discorso verso terreni più sicuri.
- Oh sì! Dopo andiamo a fare due passi assieme -, potevo leggere ogni singolo grammo di felicità nei suoi occhi.
- Sono felice per voi - gli dissi con un sorriso. Ero davvero felice.
- Mari? -, mi voltai. Monica mi stava chiamando.
- Vieni - le feci segno di avvicinarsi.
- Davide, tu corri da Olly, io vado a fare un giro con Monica, più tardi mi racconti -, gli feci l'occhiolino, lui mi abbracciò e poi corse dentro.
- Hai pianto -, non era una domanda.
- Sì -
- Andiamo in posto più tranquillo... ho mandato io Davide da te, non si era accorto che stavi male -
- Grazie... -

- Offro io, non preoccuparti - mi disse, tirando fuori un portafoglio nero rettangolare.
- Ma figurati, ci penso io -
- Insisto -
Tanto disse che alla fine acconsentii. Sedute nel dehor di un bar, ci eravamo gustate due gelati.
Dopo aver pagato, Monica tornò sventolando lo scontrino a ritmo con una canzone sconosciuta che canticchiava a bassa voce.
- Ti va di parlare un attimo seriamente? - mi chiese.
Annuii, mettendo in bocca l'ultima cucchiaiata di gelato alla nocciola, il mio preferito.
- Hai sentito Federica, vero? -, io annuii nuovamente.
- Come stai ora? -
- Decisamente meglio... è stato un momento di debolezza... non volevo far preoccupare nessuno -
- E' più che normale, ti capisco... non puoi tenere tutto dentro, fingendo di essere come un'impenetrabile diga, perchè arriverà sempre il momento in cui l'acqua la distruggerà -
- Lo so, hai perfettamente ragione... -
- Comunque, cosa ti dice di bello Federica? Si trova meglio? -
- Ha fatto amicizia -, annuii sorridendo. Ero felice che non fosse poi così sola.
- Amicizia? -, Monica pareva scettica.
- Sì, perchè? -, titubante.
- Ti fidi di lei? -
- Assolutamente, metterei la mia vita nelle sue mani - asserii, non ero mai stata così seria e determinata.
- Lei si fida di te? -, la sua domanda mi spiazzò.
- Sì... -
- Perchè hai esitato? -
Mi stava psicanalizzando?
- Non lo so... lei... Federica mi ha detto che era un po' gelosa, ma non del fatto che io potessi mettermi con qualcun'altra, ma perchè le dispiace davvero molto non poter essere accanto a me in ogni azione quotidiana - mi affrettai a spiegarle.
- La differenza è piuttosto labile... insomma, se ha paura di essere esclusa dalla tua vita, logicamente teme che il suo posto possa essere preso da qualcun'altra... in tutti i sensi -, alzò un sopracciglio, con aria eloquente.
- Lei... no, Federica... - balbettai, non sapevo come replicare.
- Tu non hai paura che lei possa, diciamo, "rimpiazzarti"? -, mimò le virgolette con le dita.
- Io... no, assolutamente no! Mi fido ciecamente -, anche se all'inizio la voce aveva tentennato, si era poi stabilizzata.
- Meno male -, sorrise lei.
In un certo senso, Monica mi angosciava: non riuscivo mai a capire cosa stava per dire o come aveva intenzione di comportarsi.
- Che ore sono? - le domandai all'improvviso. Il ricordo della ventina di pagine di letteratura che mi attendevano sulla scrivania mi attanagliò lo stomaco.
- Le sette e dieci - rispose lanciando un'occhiata al suo orologio da polso.
- Scusami tanto, ma ora devo proprio andare! - le dissi alzandomi di scatto.
- Non preoccuparti, anch'io devo finire i compiti -
Mi accompagnò fin dove aveva lasciato la bicicletta.
- Grazie mille per la chiacchierata - le dissi sorridendo, era stata davvero molto gentile.
- Figurati, è stato un vero piacere -
Ci scambiammo un bacio sulla guancia e poi mi diressi rapidamente verso casa.

*

12 Ottobre 2009
Montenotte
21.16

Cara Federica,

è stato bello chiacchierare con te prima.
Ti chiedo ancora scusa per oggi pomeriggio, non volevo crollare così... 
Non mi va di parlare ancora dell'argomento, quindi salto di palo in frasca: mi sono scordata di raccontarti l'epopea del grande conquistador Davide!
Mentre io mi facevo la doccia e uscivo, lui era con Olivia. Prima stavano parlando di scuola, poi, all'improvviso, lui le fa "vuoi essere la mia ragazza?".
Quando me l'ha raccontato gli ho riso in faccia! Ma come ha fatto chiederglielo in quel modo? Vabbè...
Fatto sta che lei gli è saltata al collo e gli si è appiccicata come una patella.
E ora sono tutti miele e cupidi.
Mancano solo diciannove giorni al nostro incontro! Non ho mai atteso nulla con così grande impazienza!!
Sono io, se ci penso, che divento tutta miele e cupidi!
Ti amo

Mari

***********

Questo capitolo è uscito un po' lunghetto, spero non sia un problema ;)
Fatemi sapere!!

Hacky87: non preoccuparti, Monica è normale... è solo un po' strana!
Harderbetterfasterstronger: grazie mille per i tuoi complimenti, mi fanno molto piacere! Comunque hai ragione... il distacco inizia a farsi sentire...
HinaNaru: mi sono ispirata alla mia esperienza personale ;)
Arianrhod: sì, le lettere sono scritte volutamente in questo modo, evidenzia il fatto che entrambe amana la letteratura e la scrittura, attraverso la quale esprimono appieno loro stesse; non preoccuparti per il numero dei capitoli, non credo che la scriverò tutta, proprio questo motivo! Magari la spezzo in due... vedrò in seguito!

A presto^^

Mizar19

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Capitolo 10
*** Indovina Chi Viene a Cena ***


t.s.e.CAP10 Questa volta il ritardo è dovuto ad influenza e febbre a 39 e mezzo per quattro giorni! Spero di essermi fatta perdonare!

***********

Capitolo X
INDOVINA CHI VIENE A CENA

30 Ottobre 2009
Montenotte
6.45 

Cara Federica,
SISISISISISISISISIIIIIII!
-1!
Non posso crederci, sono fuori di me dalla gioia! E' tutto il giorno che canto (stonatissima!) e rido come una matta!
Walter, Simone ed io abbiamo toccato il fondo quando ci siamo messi a ballare la macarena in salotto! Poi sono venute a trovarci Veronica ed Elena, quindi ne abbiamo approfittato per abbuffarci di gelato!
E' stato un pomeriggio... interessante!
Waaa! Non vedo l'ora di abbracciarti, sto impazzendo, avrei voglia di urlare al mondo quanto sono felice!  Non riesco a stare ferma!
Mio fratello mi ha definita "un furby impazzito, anzi, epilettico!". Direi che rende perfettamente l'idea!
Domani sera, ovviamente, abbiamo organizzato una festa (ma io attendo con ansia soprattutto il dopo-festa!) a casa di Walter, ci saranno anche Giorgio e Davide.
Come concordato verrò puntualissima alle dieci e mezza all'aeroporto! Credo che ora tenterò di dormire almeno dieci minuti! Mi sembra un'impresa epica!
Nel'attesa ti sognerò, mia amata!
Ti amo

Mari

*

Ticchettavo nervosamente con il piede, lanciando rapide occhiate all'orologio ad intervalli regolari di dieci secondi.
Erano già le undici e dieci. Terribilmente in ritardo.
Anche Simone, accanto a me, controllava regolarmente il quadrante.
Chiusi gli occhi, quella notte aveva dormito circa due ore, passando il resto del tempo rigirandomi fra le lenzuola con un sorriso ebete sulla faccia.
Sfregai le mani contro i jeans, per rilassarmi. Feci un respiro profondo.
Mi tirai su di scatto quando udii una voce metallica annunciare l'arrivo del volo da Roma.
Mi apprestai a raggiungere l'uscita, seguita da mio fratello. Ero sempre più impaziente.
Passarono alcune coppie adulte, qualche famiglia, una mandria di ventenni e poi, finalmente, la vidi.
Indossava un paio di jeans sbiaditi, una maglietta morbida azzurro pastello, una tracolla di stoffa arancione e trascinava un trolley colorato.
Ai polsi le tintinnavano numerosi bracciali. Si guardava attorno, con aria smarrita.
Le corsi in contro e le saltai al collo.
Lei lasciò andare la valigia per ricambiare l'abbraccio, serrandomi la vita.
Strofinai il mio naso contro il suo, annusai i suoi morbidi capelli, la strinsi a me. Ogni gesto mi mancava, mi mancava terribilmente.
- Mari... - mormorò al mio orecchio, baciandomi la guancia con trasporto.
- Mi sei mancata tantissimo -, chiusi gli occhi, assaporando quel magico momento.
Era come se tutto il resto fosse svanito per un attimo, come se lo scalpiccio e il chiacchiericcio di centinaia di persone che correvano attorno a noi fosse solo una lontana eco.
E' incredibile quanta nostalgia si possa provare per una persona e, in quel momento, il momento di un abbraccio, sentii il bisogno di piangere, come a voler sfogare tutta la tensione, la tristezza e il caleidoscopio di emozioni che mi aveva costantemente accompagnato in quel mese e mezzo.
Ci separammo a malincuore. Dietro di lei c'era Mattia, con il solito codino biondo scuro e i grandi occhi azzurri.
Andai ad abbracciare anche lui.
- Ciao! -, disse stringendomi.
- Andiamo a casa? - domandò Simone, impaziente di festeggiare il ritorno del terzo moschettiere assieme a Walter.
- Certo! -
In macchina, Fede ed io ci sistemammo sui sedili posteriori.
Appena Simone partì, ci abbracciammo nuovamente e la baciai.
Sfiorai le sue morbide labbra rosee, passai le dita fra i suoi capelli profumati, carezzai i suoi fianchi e mordicchiai il suo collo.
Tutto era come lo ricordavo: il suo delicato profumo, il dolce sapore della sua pelle, i suoi enormi occhi color cioccolato...
Ero in astinenza di Federica e ora l'unica cosa che volevo fare era ubriacarmi di lei.
- Che tenere le cozzette! - rise Mattia, noi non gli badammo.
L'unica cosa importante era sapere che, finalmente, eravamo l'una fra le braccia dell'altra.

- Eccola! - esclamò Giorgio, abbracciandola.
- Finalmente! Vieni qua, vagabonda! - anche Davide l'avvolse in un abbraccio, sollevandola da terra.
Lei rise.
- Grazie ragazzi, non dovevate! -
- Come non dovevamo? Vergogna! - la rimproverò Giorgio.
Lui e Davide avevano organizzato una sorta di festicciola a casa mia, con la complicità di mia madre.
C'erano anche Simone, Walter e Mattia.
- Oh darling! Welcome back - le disse Walter dandole una pacca sulla spalla con un gran sorriso.
- Andiamo di sopra - dissi indicando in alto con l'indice.
Noi quattro ci ritirammo nella mia camera da letto, mentre i tre moschettieri restavano in salotto a far baldoria con birra e salatini.
- E' bello riaverti qui - disse Giorgio, lasciandosi cadere sul mio pouf azzurro, mentre Fede, Davide ed io ci sedevamo sul mio letto.
- Già, almeno Mari la pianta di fare la depressa - rise Davide, io risposi con una linguaccia.
- Tu zitto e pensa agli affari tuoi - lo rimbeccai.
- Oh Olivia! - sospirò lui, mentre Giorgio rideva.
- Tu sei ancora single? - gli chiesi Federica, sorridendo ironicamente.
- Già, ma un giorno troverò la donna perfetta... -
- Io ho il mio amore.... - tornò a sospirare l'innamorato.
- Tsk... anch'io chiamerò qualcuno "amore" un giorno - proclamò Giorgio, con aria fiera.
- Ah Giorgio, lo sai che ho sentito Mari chiamare qualcuno al telefono "amore mio"?! - gli disse Davide, io bofonchiai fra i denti.
- Cosa?! - Giorgio mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite, io arrossii.
- Giuro! Però non vuole dirmi chi è -
- Ma ora la faremo confessare - asserì Giorgio.
- Oh no, ragazzi, fatevi gli affaracci vostri -
Fede mi lanciò uno sguardò interrogativo, io mi sporsi verso di lei, mettendo una mano a coppa attorno al suo orecchio.
- Quel giorno alla partita... quando Davide doveva dichiararsi, ricordi? - sussurrai.
- Ah! - esclamò lei, illuminata.
- Ehi! Non vale! Cosa le hai detto?! -, ecco la voce offesa di Davide.
- Mi spiace ragazzi, se ve lo dico, poi sarò costretta a uccidervi -, Federica scoppiò a ridere.
- Fede però lo sa... possiamo torturare lei! - propose Davide.
- Guai a te - ringhiai, Giò e Fede risero.
Non so per quanto tempo ridemmo assieme, era da parecchio che tutti e quattro ci sentivamo così: era piacevole sentirsi a casa, come se tutto fosse tornato al proprio posto, quella sensazione di famigliarità, di serenità che ti avvolge e ti scalda. Federica era mancata molto a tutti noi.
Tutto finì quando Davide annunciò che, purtroppo, non poteva fermarsi a pranzo perchè aveva un impegno con i suoi e proprio non poteva assentarsi.
Promise, però, che sarebbe tornato più tardi.
- Cosa prevede la festa questa sera? - chiese Giorgio, sedendosi accanto a noi sul letto, appogiando la schiena alla testiera e le gambe incrociate proprio sul mio cuscino.
- Non ne sono certa, ma credo grandi abbuffate e film dell'orrore! In fondo, è Halloween! -
- Non vedo l'ora! Che bello essere tornata... è come se nulla fosse cambiato, come se tutto fosse rimasto immobile... -, Fede mi sorrise dolcemente.
In quel momento, quello sbagliato, mi suonò il cellulare. Mi alzai di scatto e mi precipitai a rispondere.
Monica.
- Ciao Mari! -
- Oh, ciao! -
- Tutto bene? -, all'improvviso mi chiesi come facesse ad avere il mio numero, poi mi ricordai che pochi giorni prima gliel'avevo dato io stessa, ma ero stata troppo presa dall'imminente arrivo di Federica per ricordare qualsiasi sciocchezza!
- Sì, certo... -
- Sei con Federica? -
- Sì, ti spiace se... vado? - le domandai esitante, non volevo ferirla.
- Ma certo che no! In fondo è appena tornata, vorrai riabbracciarla - il suo tono pareva entusiasta.
- Già, ci sentiamo poi, scusami! -
Ci slautammo.
- Chi era? - mi chiese Fede, inclinando la testa da un lato.
- Monica - risposi, lei fece una specie di broncio.
- Comunque, dicevamo della festa? - sviai l'argomento.
- Ah sì, hanno già pensato al film? -
- Non ne ho idea, magari possiamo pensare a qualcosa e poi proporlo - ipotizzai.
- Certo... tu, Fede, vorresti vedere qualcosa in particolare? -
Lei non rispose.
- Pronto? Terra chiama Federica, mi ricevi? - rise lui, sporgendosi per sventolarle una mano davanti agli occhi.
- Eh? - fece lei, cadendo dal pero.
- Buongiorno! E' il jetleg? - scherzò Giorgio, Fede abbozzò un sorriso.
- Cosa stavi dicendo? - disse riportando il discorso nel seminato.
- Chiedevo se avevi qualche preferenza per il film -
- Uhm... che ne dite di "Dracula di Bram Stoker"? E' una vita che voglio vederlo! -
- Bellissimo! Io l'ho già visto ma ne vale la pena - concordò Giorgio.
- Perchè non vai un attimo a proporlo agli sfaccendati del piano terra? - proposi, tentando di farlo uscire dalla stanza per qualche minuto.
- Torno subito -
Appena uscì diedi un bacio a Federica.
- Che hai? - le domandai carezzandole il volto, seguendo i contorni del suo viso.
- Niente... Monica... ma ci parliamo poi questa sera -, sorrisi e le posai un altro bacio sulle labbra.
- Ti amo tanto, Fede... mi sei mancata davvero molto... - sussurrai al suo orecchio.
- Anche tu -, si accoccolò contro di me, come ad invitarmi a stringerla in un abbraccio, cosa che feci.
Restammo avvinghiate l'una all'altra finchè Giorgio non irruppe nuovamente nella stanza.
- Hanno accolto la proposta con gioia, anche perchè loro non avevano pensato a nulla - rise Giorgio.
- I maschi... - sospirò Federica, Giorgio le tirò un cuscino, facendole una smorfia.
- Okay ragazzi, l'asilo è finito da un pezzo - dissi, intercettando il cuscino che Federica gli stava lanciando contro.
- Ha cominciato lei - piagnucolò Giorgio incrociando le braccia.
- Sì, ma lui mi ha lanciato il cuscino! - piagnucolò a sua volta Federica.
Io diedi una leggera spinta ad entrambi, accompagnata da un "fatevi furbi".
- Scherzi a parte, sono felice che tu sia tornata - le disse Giorgio, tornato improvvisamente serio.
- Anch'io, purtroppo dopodomani sarò di nuovo sull'aereo per Roma... -
- Pensa a goderti questi giorni - Giorgio le fece l'occhiolino.
- Giuro... odio quella città! Sarà anche meravigliosa, sono andata in tutti i siti romani e ho girato metà dei musei in questo mese!, ma io la detesto... E' come una prigione, la mia prigione! E quell'appartamento è così angusto che mi pare di essere in gabbia. Riesco a perdermi nella piccolezza di quei corridoi, mi sento soffocare... è orribile -
- Immagino che tu non sia abituata agli spazi stretti, con la casa enorme che avete qui! -
- Già... l'unico che è sempre normale è Claudio. Non è nemmeno voluto venire su questo weekend, si è già fatto uno stuolo di amici... -
- Scherzi? - esclamai io.
Claudio era sempre stato un ragazzino asociale e presuntuoso, che tendeva ad allontanare gli altri.
Forse dipendeva anche dal fatto che, dal punto di vista del corredo genetico, madre natura fosse stata poco generosa con lui, parlando di talenti, mentre aveva abbondato con i suoi tre fratelli maggiori.
- No, per la prima volta passo a lui la cornetta del telefono. Ovviamente è sempre più insopportabile -
- Immagino... Mattia invece sta meglio? - s'informò Giorgio, anche lui era al corrente della situazione.
- Non molto... è davvero molto giù di corda. Spero che tuo fratello e mio cugino lo aiutino un po' -
- Sempre per la faccenda dei compagni di classe? - chiesi.
- Già: sostiene che è come un covo di fiere dove lui è l'agnello sacrificale. Non smettono un attimo di tormentarlo, solo perchè è così silenzioso. Se solo la piantassero di prenderlo in giro e vessarlo, scoprirebbero il suo lato logorroico - spiegò Federica, scuotendo la testa.
- E tu ti trovi meglio? - le domandò Giorgio, che ancora non sapevo di Ludovica.
- Sì, ho fatto amicizia -, sentii la bocca dello stomaco irrigidirsi.
Tu non hai paura che lei possa, diciamo, "rimpiazzarti"?
Le parole di Monica si schiantarono con forza contro la mia corteccia cerebrale, assordandomi.
Non ero gelosa, non ne avevo motivo. Mi fidavo totalmente e ciecamente di lei.
Lo pensavo davvero?
Mi sentii in colpa, vergognandomi come una ladra per ciò che avevo appena pensato. Come potevo dubitare di Federica?
Basta, Cris, sii razionale: tu la ami, lei ti ama, nessuno rimpiazza nessuno, nessuno tradisce nessuno.
Perchè lo stomaco continuava a farmi male?
Assorta nei miei pensieri mi ero persa il racconto di Federica riguardo la sua compagna di banco.
Meglio così. Pensare che una sconosciuta potesse trascorrere le giornate accanto alla mia rosa, mi faceva montare la rabbia.
Era la stessa identica sensazione che mi aveva descritto Federica. All'improvviso capii quanto la mia amicizia con Monica la tormentasse.
D'impeto l'abbracciai e le schioccai un bacio su una guancia. Lei arrossì, un mezzo sorriso le si dipinse sul viso.
- Ehm... dicevi? - chiese Giorgio, schiarendosi la gola.
- Scusa, mi sono persa un attim... ah sì! Comunque suona il sax nell'orchestra della scuola! E ora ho fatto domanda per potermi iscrivere anch'io. Mi ha detto che servono violini... -, il suo sorriso era raggiante.

L'orologio a pendolo nel salotto di Walter scoccò le sette.
Giorgio e Davide erano andati ognuno a casa proprio per prendere cibarie per la serata, Simone, Walter e Mattia erano impegnati a cercare il film e fare un po' di spesa.
Così Federica ed io sedevamo abbracciate sul morbido divano bordeaux, di fronte al televisore spento.
- Sono davvero felice di essere con te - mi disse per l'ennesima volta. Io le sorrisi.
- Coricati - sussurrai al suo orecchio, lei arrosì, ma eseguì.
Mi distesi delicatamente sopra di lei, per poi baciarla.
Subito mi passò le braccia attorno al collo, carezzandomi i capelli e la schiena. L'inconfondibile tocco delle sue dita.
Io le tenevo una mano sotto al capo, mentre con l'altra mi tenevo al divano per non cadere: eravamo un po' in bilico.
Quando rompemmo il contatto fra le nostre labbra, rimanemmo alcuni secondi a guardarci.
Le sue guance si erano arrossate e gli occhi le scintillavano, le sue labbra non riuscivano a trattenere un sorriso di gioia.
Posai un bacio sulla punta del suo naso lentigginoso.
- Sei bella, amore mio - le dissi, fissandola intensamente.
Mi strinse forte, attirandomi contro di lei.
- Tu di più -, risi.
Tornammo a fissarci. Volevo imprimere a fondo nella memoria la sua espressione in quei momenti, un'espressione di pura serenità e di trasognata beatitudine.
- Sei stata bene oggi? - le chiesi premurosa, dopo aver premuto le mie labbra sulle sue.
- Sì... siete stati molti carini! Poi Davide e Giorgio... diciamo che sono sempre gli stessi - rise.
- Già... comunque, tu dovevi dirmi qualcosa - le ricordai.
- Oh sì... ma tranquilla, è una stupidaggine -
- E tu raccontami questa stupidaggine - insistetti.
- E' solo un po' di fastidio: lei sapeva benissimo che saremmo state assieme oggi, perchè ha chiamato? -
- Non ne ho idea... - risposi, poi iniziai a baciare il suo collo profumato strappandole un gemito.
Con la mano che non usavo per puntellarmi le carezzai il seno. Sotto la stoffa della maglia percepivo i ricami del suo reggiseno, ricami che ormai conoscevo a memoria.
- Hai il reggiseno viola, vero? - le sussurrai fra le labbra.
- Già - ridacchiò lei.
Le mordicchiai il lobo dell'orecchio, mentre lei insinuava le sua mani sotto la mia maglia, prima limitandosi a percorerre le mie vertebre, poi spostandosi sul petto.
All'improvviso sentimmo una chiave inserirsi nella toppa e far scattare la serratura.
Cercammo di ricomporci rapidamente, ma data la scomoda posizione mi fu inevitabile ruzzolare giù dal divano.
Quando la porta si aprì, i cinque maschietti si trovarono di fronte Federica seduta sul divano, con un braccio teso verso di me, la mano ancora chiusa a mezz'aria nel tentativo di fermare la mia caduta, che ero coricata sul tappeto.
Nella caduta avevo sbattuto la fronte contro il tavolino.
Meraviglioso.
- Mari, ti sei fatta male? - mi chiese mio fratello preoccupato.
- Mpf - bofonchiai mettendomi a sedere.
Mi portai una mano alla fronte: fortunatamente il taglio non si era riaperto. In compenso un grazioso bernoccolo gli avrebbe tenuto compagnia.
- Tutto a posto? - mi chiese Federica, posandomi una mano sul capo.
Annuii. Mezza verità.
Dio, che male alla testa!
Davide, Walter e Mattia ridevano come pazzi.
- Non è divertente! - Fede li fulminò uno per uno con lo sguardo.
- Se l'aveste vista dal nostro punto di vista, la situazione sarebbe stata esilarante - disse Walter fra le risa.
Ovviamente Simone, Mattia e il cugino di Federica avevano capito il motivo per cui ero caduta dal divano.
Mi risedetti sul sofà.
- Invece di sghignazzare, potreste informarci sul menù della serata? - domandai con una smorfia, mentre Fede mi poggiava una mano sulla spalla.
- Allora, direttamente dalla panetteria dei miei abbiamo pizza di ogni genere - sorrise Davide mostrando due teglie enormi che reggevano lui e Giorgio.
- Poi abbiamo Coca-cola, Sprite, Lemonsoda e birra - continuò Simone.
- E, infine, il film - Mattia sventolò un sacchettino in cui era contenuta la scatola di un DVD.
- Mancano solo Veronica ed Elena, poi siamo al completo - così dicendo si spostarono in cucina per posare le varie cose.
Fede ed io ci voltammo l'una verso l'altra. Poi scoppiammo a ridere.
- Scusa - mormorò lei.
- Ma di cosa? Sono io che mi inciampata da sola - le carezzai una guancia, lei chiuse gli occhi.
Poi sentimmo il gracchiare del citofono.
Federica si alzò e fece scattare la serratura del cancello, poi aprì la porta d'ingresso.
- Ciao piccola! - esclamò Veronica correndole incontro.
Le due sorella si strinsero in un abbraccio.
Dietro la schiena di Veronica, sbucò Elena, sorridente.
I corti capelli corvini guardavano in tutte le direzioni e i suoi grandi occhi verde scuro erano sottolineati con la matita, sulla narice sinistra scintillava un piccolo brillantino.
- Ehi scricciola! - anche Elena abbracciò Federica, dandole un bacio sulla fronte.
- Vero? - domandò Mattia dalla cucina.
- Arrivo! - rispose lei.
Dopo avermi dato un buffetto sulla guancia, corse in cucina a salutare il fratello, i lunghi capelli biondo scuro, uguali a quelli di Mattia, le ondeggiavano ritmicamente lungo la schiena.
- Non vedeva l'ora di riabbracciarvi - sorrise Elena, sedendosi sulla poltrona.
- Immagino -
- E voi due? - sorrise Elena, con aria maliziosa. Sapevo qual era la domanda implicita.
- E voi due? - replicò Federica, reclinando la testa di lato con aria eloquente.
- Touchè -
- Abbassate la voce - ricordai loro, anche se in cucina producevano uno schiamazzo non indifferente.
- Scherzi a parte, ti trovo bene... sei dimagrita? - le domandò Elena, osservandola attentamente.
- Un poco... comunque ora sto bene -
- Mi dispiace che tua madre non ti abbia permesso di restare qui -
- Anche a me... -, le diedi un bacio sulla guancia.
Veronica tornò in salotto con un gran sorriso, seguita dal resto della ciurma.
La sorella di Federica, già abbastanza alta di suo, indossava un paio di stivali neri con il tacco, calzemaglia scure con sopra una gonna del medesimo colore, per vivacizzare la mise indossava una camicetta color sangue.
- Voi sedetevi tranquilli, io sistemo la cena - disse, il suo istinto materno nei nostri confronti non si era mai spento.
- Vengo io ad aiutarti - si offrì Elena avvicinandolesi, anche se per lei non era un sacrificio.
Se Veronica era abbastanza alta, Elena lo era davvero molto.
- Hurry up! We are hungry! - esclamò Walter, preoccupato che s'intrattenessero con altri dilettevoli passatempi, anzichè nel sistemare la pizza.
- Bada che potremmo lasciarti a digiuno - lo avvertì Veronice ridendo.
Mi sedetti sulla poltrona che Elena aveva liberato, Fede si appollaiò sul bracciolo.
I ragazzi si erano spartiti i due divani.
- Guarda Giò e Davide - mormorò Fede al mio orecchio. Io mi ero distratta, come al solito, a fissare il suo naso.
Stavano parlottando a bassa voce, Giorgio sembrava demoralizzato, Davide arrabbiato ed esaltato al contempo.

*

- Non hai intenzione di uscire? - le chiese sua madre, in piedi sulla soglia della sua stanza, vestita di tutto punto per una romantica serata con l'ennesimo sconosciuto.
- No... Antonella arriverà fra poco... - borbottò, rigirandosi nel letto.
- Va bene. Se hai bisogno di qualcosa chiamami -
Certo, saresti proprio la prima persona da chiamare!, pensò la ragazza mentre la madre sbatteva la porta d'ingresso.
Lei era con Federica.
La splendida, bellissima, magnifica Federica.
Odiosa, insopportabile, perfettina puntigliosa.
I suoi pensieri erano rabbiosi.
Lei
l'aveva messa da parte, perchè la sua fantastica ragazza era tornata per due giorni.
Lei l'amava, ne era certa.
Se c'era qualcosa che detestava, era perdere. Non sarebbe accaduto, perchè prima poi sarebbe riuscita a farle capire che alla bellissima Federica non importava poi così tanto di lei.
Bastava avere pazienza.
Era però terribile immaginare Maria Cristina fra le braccia di quella, immaginarla mentre le dona il suo amore, mentre la bacia, le accarezza il ventre e la schiena, o il seno...
Il suono del campanello la strappò da quei pensieri dolorosi.
- Ancora giù di morale? - le domandò Antonella, notando la sua aria affranta.
Monica annuì.
- Tanto ora c'è quella là, chissenefrega se io sto male - gli occhi di Monica si velarono di lacrime.
- Non piangere, ti ho portato dei dolci e poi possiamo guardare un film -, Antonella l'abbracciò.
- Grazie, non so cosa farei senza di te... -

************

Finalmente Federica è tornata (anche se per poco) ed ecco in parte svelato il doppio carattere di Monica!

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e spero che la lunghezza non sia un problema! In caso contrario ditemelo e posso accorciare i prossimi!

Per piccola peste: già Davide è un gran mattacchione, mentre Monica... diciamo che in parte è, come dici tu, un' "arpia", però, da questo capitolo, puoi vedere che non è solo tutta cattiveria...!

Grazie a tutti coloro che continuano a recensire, a leggere la storia e a coloro che l'hanno inserita fra le preferite o le seguite!

A presto
Mizar

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Capitolo 11
*** In Un Soffio ***


t.s.e.CAP11 Ora che sono guarita quasi del tutto (probabilmente ho avuto l'influenza suina xD), vi svelo il continuo...
Come proseguirà la serata?

***********

Capitolo XI
IN UN SOFFIO

Strette l'una ccanto all'altra sulla poltrona, era la postazione ideale per guardare il film.
Io ero accoccolata fra le braccia di Federica, che giocherellava con i miei capelli, fissando rapita lo schermo, a metà fra il disgustato e l'affascinato.
Dracula faceva quell'effetto.
Mio fratello si era ddormentato con la bocca semiaperta e ogni tanto Walter o Mattia si divertivano a tappargli il naso.
Elena e Veronica si abbracciavano all'estremità di un divano.
Davide era totalmente assorto dal film, mentre Giorgio sembrava pensieroso: si mordicchiava un dito e, nonostante i suoi occhi seguissero la televisione, la sue mente galoppava molto lontano da noi... oppure no.
Che fosse successo di nuovo qualcosa con i suoi genitori?
Avrei potuto parlargliene.
- Fe', vado un attimo a parlare con Giorgio -, sussurrai, lei annuì.
- Giò, vieni un attimo? - gli chiesi alzandomi in piedi indicando la cucina. Lui mi seguì senza protestare.
- Tutto a posto? -
- Sì -, mentiva.
- Dai Giorgio, sono abbastanza empatica da capire che stai male. E' successo di nuovo qualcosa a casa tua? -, ero molto preoccupata.
- Più o meno, ma non è quello -
- Dai, inizia a dirmi cosa succede da te -, sfilai due sedie da sotto al tavolo, invitandolo a mettersi più comodo.
- Mio padre se n'è andato. Basta. Finito. Non tornerà più -, appoggiò la testa sul pugno chiuso, poggiando il gomito sul tavolo.
- Mi dispiace - gli posai una mano sulla spalla. Non sapevo come consolarlo.
- Il problema non sono io, ne' Gianluca, noi siamo grandi ormai... il problema è Gemma! Ha solo otto anni! Come può crescere senza suo padre? E come può suo padre, nostro padre, andarsene abbandonandola così?! -, era sconvolto, il tono di voce teso e irato.
Decisi di non parlare. Era meglio lasciargli la possibilità di sfogarsi, di dar voce alle buie angosce che gli deturpavano l'animo.
- Che stronzo... - mormorò, sbattendo un pugno sul tavolo.

*

- Basta, ti prego! Per questa sera cerca di divertirti e pensare ad altro - la invitò Antonella, che stava sfiorando l'esasperazione.
- Lo so... scusa. Ti sto facendo ammattire - sorrise Monica.
- Ammattire?! Se sento ancora parlare di Maria Cristina giuro che mi faccio rinchiudere da sola - rise la sua amica.
Tornarono a guardare il film, uno scadente splatter di terza categoria.
Nonostante Antonella avesse chiesto una tregua serale, la mente di Monica continuava a viaggiare frenetica.
 Le sue mani... le sue belle mani sottili fra i capelli di Federica... Devo smetterla! Cavoli....
Stava tentando di bloccare la sua immaginazione, che viaggiava qualche anno luce avanti al suo pensiero.

*

- E poi? Cos'altro è successo? -
- Lascia stare Mari, davvero - disse scuotendo la testa.
- Giorgio, se stai male, noi siamo qui per ascoltarti, non devi far altro che chiamarci, va bene? -, era inutile insistere con lui: se non voleva parlare di qualcosa, sarebbe stato più semplice convincere una pietra a cantare l'opera.
Lui si limitò ad annuire.
Lo abbracciai. Mi dispiaceva davvero molto per ciò che stava accadendo a casa sua e, soprattutto, per la sua sorellina, che ne avrebbe fatto le spese in il futuro.
- Per favore, quando torni in salotto, chiedi a Davide di venire un attimo? - mi chiese Giorgio, liberandomi dalla sua stretta.
- Certo! -, tornai di là.
- Davide? - mormorai, dopo essermi chinata vicino al suo orecchio.
- Dimmi -
- Vai da Giò... parlagli - dissi solamente, lui si alzò e si diresse senza esitazioni in cucina.
Quando mi accoccolai nuovamente fra le braccia di Fede, lanciai uno sguardo in direzione della stanza dove ora i due ragazzi stavano parlando.
- Cos'ha? - mi domandò Federica.
- Ne parliamo dopo -

- Si è ripreso? - chiesi rapida a Davide, appena Giorgio uscì da casa di Walter: lui e Davide sarebbero tornati a casa assieme, ora la madre di Davide li aspettava in macchina.
- Più o meno, ci parliamo domani -
Rientrammo in casa.
Il film era finito da un pezzo, ma mio fratello continuava a sonnecchiare ignaro.
- Che mortorio - si lamentò Mattia.
Fede rise, poi si sedette in braccio a me.
Le mordicchiai una guancia.
- Ehi Elena, come vanno i corsi? - le chiese Walter sprofondando nel sofà e poggiando i piedi sul tavolino.
- Tutto bene, sono sempre più convinta - asserì.
Elena aveva iniziato da poco i corsi alla facoltà di legge, ma non era ancora certa della branca in cui specializzarsi.
- Non hai sonno? - mi domandò Federica, strofinando la guancia contro la mia spalla.
- No, perchè? -
- Io sì... tanto... andiamo a casa tua? -, sembrava stesse facendo le fusa. Avevo capito dove voleva andare a parare.
- Va bene -, la baciai dolcemente.
- Ragazzi, è stato molto bello, ma noi ora andiamo - dissi alzandomi in piedi.
Veronica ed Elena vennero ad abbracciarci.
- Simone dorme con voi, vero? -, indicai mio fratello. Avevano avuto l'accortezza di coprirlo con un plaid.
- Sì, fra poco lo svegliamo, altrimenti si perde tutto il bello della serata! -
- Okay, a domani -
Fuori l'aria era pungente.
Dalle nostre bocche socchiuse e dalle nostre narici, il fiato congelato si trasformava in spirali simili a volute di fumo. Con le mani in tasca e la bocca coperta dalle sciarpe, camminavamo rapide.
Al buio, il giardino era quasi inquietante, con i rami dei cespugli simili ad artigli pronti ad afferrare i lembi dei nostri cappotti.
Fu un sollievo quando entrammo in casa nostra.
Margherita e Geremia erano abbracciati sul divano, assieme a loro c'era un gruppetto di ragazzi: stavano urlando di fronte al solito, disgustoso film splatter.
Sangue e coltelli senza una trama.
- Scusate - dissi.
Quando avevo aperto la porta c'era stato un coro di grida terrorizzate.
- Oh cazzo, Cris! Potevi avvertire che tornavi! - esclamò mia sorella mettendo in pausa.
L'immagine di una donna urlante rimase immobile sullo schermo.
- Chiedo perdono se non ti ho avvertito che alla mezza sarei tornata a casa! Mi sembrava logico supporre che verso quest'ora sarei rientrata -
- 'Fanculo - disse solamente, poi fece ripartire il film.
Fede mi passò una mano sulla schiena.
Insolente, superba, viscida serpe. Com'era possibile che avessi una sorella del genere?!
Salimmo le scale rapidamente, poi ci chiudemmo a chiave nella mia stanza.
Fede si coricò subito sul mio letto, affondando il volto fra i cuscini e insirando forte.
Io risi.
- Non ti cambi? -
- Un momento, mi sto riambientando -, mi sedetti accanto a lei, carezzandole i capelli con una mano.
Lei aprì un occhio e fece un buffo sorriso.
Io le scostai i capelli dal collo e le diedi un bacio, poi un'altro sulla spalla, un'altro ancora all'inizio della schiena, scostandole la maglietta.
- Che fai? - mugugnò lei.
- Hai un buon profumo... - mormorai contro la sua pelle, mordicchiandola.
Lei sorrise, poi si voltò supina e mi prese il viso fra le mani.
- Mi sei mancata davvero molto... sei così bella... - disse, continuando a sorridere.
Io arrossii come una bimbetta alla sua prima cotta.
- Adoro quando diventi così rossa... - avvicinò il suo viso al mio, facendo incontrare le nostre labbra.
Federica mi trascinò con se' nel letto, poi mi si coricò sopra.
Unite in quel bacio non ci rendevamo più conto nulla: eravamo noi due, sole, il resto accantonato, solo il calore dei nostri corpi e dei nostri baci.
Quasi non ci accorgemmo dei pantaloni sbottonati, le scarpe lanciate via, le maglietta sfilate.
Ci infilammo sotto le coperte calde, senza smettere di stringerci, di baciarci, di toccarci.
- Ora rilassati... - disse solamente Federica, mordicchiandomi un orecchio, prima di scivolare sotto le coperte.

Un raggio di sole illuminò la stanza. Poi un'altro lo seguì.
Mi strofinai gli occhi, infastidi da quell'improvviso chiarore.
- Buongiorno -, era la voce di mia madre che aveva alzato le tapparelle.
- Ciao mamma - le dissi, mettendomi a sedere.
Accanto a me, Federica dormiva tranquilla.
- Tutto bene? - mi chiese con un sorriso.
- Certo... -
- Se vuoi svegliare Fede, fra poco è pronta la colazione, noi andiamo a fare un giro per cimiteri -
- Va bene, grazie -
Quando mia mamma uscì, baciai Federica sulla fronte. Entrambe indossavamo solamente un paio di mutande e una maglietta sformata.
Lei era ranicchiata contro di me.
Rimasi ad osservare i raggi di sole che creavano giochi di luce fra i suoi capelli scuri. Provai ad afferrare quello scintillio.
- Sai Fede, osservandoti in questo momento, con il sole fra i capelli... mi rendo conto, forse per la prima volta, di quanto tu sia stata davvero lontana. E'... strano. Strano pensare che tanti chilometri ci hanno divise per così tanto tempo e che tu possa aver trascorso le giornate con altre persone. Non so come ho fatto a non rifletterci su prima, ma mi fa sentire messa da parte pensare che tu abbia vissuto intere giornate di cui io sono all'oscuro. Ti amo tanto, Fede, e questa separazione fa star male entrambe. Mi piacerebbe vedere la tua nuova casa, conoscere questa Ludovica e gli altri tuoi compagni di classe, ascoltare ancora le tue composizioni e osservarti mentre dipingi. E' la cosa più bella e... -, presi fiato, continuando ad accarezzare la sua morbida guancia.
Lei aprì un occhio.
- Perchè ti sei fermata? - chiese, guardandomi con un dolce sorriso.
- Eri sveglia? -
- Già... ascoltavo le tue parole -
Ci abbracciammo.
- Ho proprio toccato il fondo del fondo del fondo - risi, mentre lei mi riempiva di baci.
- Ma figurati! Almeno tu parli con me, anche se sono addormentata! Io parlo con i soprammobili! Immagina un discorso così bello e filosofico fatto ad un gatto di porcellana, uno di quegli orribili gatti di porcellana di mia madre ereditati da non so più quale zia sciroccata -, fu il mio turno ricoprirla di baci.
- Andiamo a fare colazione - la presi per un polso e la trascinai fuori dal letto.
- Magari ci mettiamo anche un paio di pantaloni, a meno che non tu voglia fare il tuo ingresso trionfale in slip in cucina -
- Giusto -, afferrati i rispettivi pantaloni, scendemmo di sotto.
Margherita beveva un caffè, Geremie stava mangiando una fetta di pane e marmellata. Simone e gli altri dovevano ancora essere a casa di Walter.
- Perchè non andiamo da loro a fare colazione? - propose Federica.
- Sì! Maggie, noi siamo da Walter - così dicendo, prendemmo i giubbotti, le sciarpe e uscimmo in strada.
Il tempo era insolitamente bello.
- Ci hai portato il sole - le dissi scherzando.
Premetti il campanello. Dopo qualche secondo notammo un movimento dietro le tende e il cancello scattò.
Percorremmo quasi di corsa il vialetto.
I cespugli della sera prima non apparivano più così minacciosi, anzi, i loro rami scambiati per artigli parevano quasi stiracchiarsi pigramente, come sinuosi gatti, per afferrare il sole novembrino.
- Ciao! - esclamammo entrando in casa.
Mattia indossava un pigiama a quadrettoni blu scuro, Simone i pantaloni di un pigiama rosso e una canottiera bianca, mentre Walter non si vedeva.
- Volete favorire? - chiese Mattia, indicando la cucina.
- E gli zii dove sono? -
- Dormono ancora -
Appesi i cappotti nell'armadio, ci spostammo in cucina con loro.
- Walter? - chiese Federica, sedendosi a tavola. Io presi la sedia alla sua sinistra e le strinsi una mano.
- Diciamo che non ha digerito bene la cena e ora è in bagno - rise Simone.

Federica osservava distrattamente fuori dal finestrino la sera che scuriva le case.
Era già ora.
Avevamo trascorso una fantastica giornata: con Giorgio, Davide e i nostri amici, poi da sole, poi ancora con gli altri...
E ora avremmo dovuto aspettare Natale.
Anche Giorgio e Davide ci stavano accompagnando in aeroporto, era in macchina con Elena e Veronica.
- Fede... - la chiamai con un colpetto leggero.
Lei sospirò, poi mi abbracciò.
- Non voglio lasciarti qua... - mormorò.
Dalla sua voce percepivo che era già sull'orlo delle lacrime.
- Nemmeno io, lo sai... -
Il tempo era volato via. In un soffio.
E ora Federica sarebbe salita di nuovo sull'aereo che l'avrebbe portata lontano da me. Erano stati due giorni stupendi con lei nuovamente al mio fianco, giorni sereni, illuminati dalla sua presenza, giorni in cui credevo che ogni preoccupazione sarebbe svanita per il poco peso che aveva, giorni in cui seriamente immaginvano che Fede non se ne sarebbe andata, giorni surreali, perfetti, giorni che mi ero illusa sarebbero durati molto più a lungo.

- I passeggeri del volo delle 20.05 per Roma, sono pregati di recarsi preso l'uscita 12 per l'imbarco. Ripeto, i passeggeri del volo delle 20.05 per Roma, sono pregati di recarsi presso l'uscita 12 per l'imbarco -
Fede e Mattia si alzarono in piedi.
L'abbracciai forte, chiudendo gli occhi.
Sentivo le lacrime premere con forza da dietro le palpebre.
- Andiamo un attimo più in là - disse Federica, prendendo per mano.
Ci spostammo lontano dai loro sguardi.
Poi ci baciammo.
- E' terribile questo secondo addio - le dissi, mentre lei mi baciava le guance dove le lacrime avevano lasciato una scia luccicante.
- Ti amo -
Baciandole le labbra, potevo sentire il sapore salato delle mie lacrime.
- Ci sentiremo sempre, sia per telefono che per scritto, vero? - le domandai, lei annuì.
I suoi grandi occhi erano arrossati.
Tornammo dagli altri.
Anche Giorgio e Davide la abbracciarono. Ci fu un momento di grande abbraccio collettivo.
Poi i due fratelli presero le valigie.
- Ci sentiamo presto - mi disse Federica, abbracciandomi per l'ultima volta. Dopo avermi posato un bacio sulla fronte, lei e Mattia si allontanarono salutando.

- Dai Mari... ti prego... devi reagire! Non potrai fare così ogni volta che vi incontrerete! - ero a casa di Giorgio, seduta sul suo letto, in lacrime.
- Lascia stare... non riesco, è più forte di me! -, al diavolo ogni tentativo di contegno.
Raverla e poi perderla così bruscamente era stato ancora peggio.
- Mari, davvero... la rivedrai a Natale! La sentirai ogni giorno! Anche se siete lontane, sarete amiche comunque! -, povero Giò.
Avrei tanto voluto dirglielo, ci avevamo pensato. Poi ci eravamo dette: a Natale ci sarà molto più tempo, questi due giorni trascorriamoli tranquillamente! E così loro continuavano ad ignorare tutto quanto.
- Lo so, ma... mi manca, davvero tanto - singhiozzai, premendo il volto contro un fazzoletto di stoffa.
Lui mi carezzava lentamente la schiena, tentando di calmarmi.
L'improvviso vibrare del mio cellulare, fece sobbalzare entrambi.
Mi schiarii la voce prima di rispondere.
- Ciao Mari, sono Monica... è un brutto momento? -
- No, no... figurati! -, suonava davvero poco falso.
- Sta sera... ecco, mi chiedevo se ti andava di venire da per cena, a fare due parole -
- Ci penso e ti faccio sapere, va bene? Perchè sai... Fede è appena andata via... -
- Ma certo! Non preoccuparti! Ci sentiamo -
Mi misi le mani fra i capelli.
- Cosa devo fare? - chiesi a Giorgio dopo avergli spiegato la situazione.
- Vai, almeno ti diverti -
- Tanto non ci riuscirò - mi lasciai cadere sul suo letto.
- Insomma, piantala! Capisco che tu stia male, ma ora ti alzi e vai da questa tua amica! E ti divertirai - il suo tono era autoritario e aveva accompagnato le sue parole con forti strattoni al braccio, affinchè mi tirasse su.
- Va bene, basta che non mi stacchi un arto -
Lui si scusò, poi scoppiammo a ridere.
- Ci vediamo domani? - mi chiese, accompagnandomi alla porta.
- Certo, grazie per avermi sopportata -, lo abbracciai, poi uscii.
Chiamai subito Monica per confermarle il mio arrivo.
- Pronto? -, eccola.
- Sto... ecco, posso venire, ora sto arrivando... senti, mi ripeti solo bene l'indirizzo? - nemmeno io conoscevo il motivo del mio nervosismo.
- Viale della Stazione numero 86, sul citofono c'è il cognome di mia madre, Zametta -
- Grazie mille, il tempo di arrivare e sono da te -
- A dopo! -
Mi misi in cammino, rapida.

Quando citofonai erano le nove meno venti.
- Sali, è il quarto piano -
Obbedii.
Salendo le scale la mia mente vagavo irrequieta.
Perchè avevo accettato il suo invito? Avevo bisogno di qualcuno? Perchè non Giorgio? Io volevo parlare con lei.
Quella considerazione mi colpì e mi lasciò frastornata. Era logico.
Lei sapeva. Sicuramente avrebbe capito.

***********

Grazie a tutti coloro che continuano a seguire le peripezie delle nostre eroine!

Nota generale: mi sto rimettendo, ora ho solo una brutta tosse, che non mi impedirà domani di tornare a scuola... uff...

Per hacky87: grazie per i complimenti, anch'io sono felice che Fede sia tornata a portare un po' di felicità nella vita di Mari!
Per piccola peste: la situazione è davvero molto complicata! Ed è destinata ad aggrovigliarsi per bene...
Per HinaNaru: ma no! Non volevo che Monica ti stesse sulle balle xD Comunque sono contenta che la lunghezza non sia un problema!
Per Veive: puzzolina mia! Grazie per aver recensito! E chi lo sa cosa passa per la mente di Monica? Buona fortuna con il 4° capitolo!
Per the angelus: già, il binomio amore/odio è decisamente inscindibile! Diciamo che Monica soffre abbastanza.
Per Apia: ti credo, non preoccuparti :) Sono contenta che Federica ti piaccia e Monica... staremo a vedere! Comunque non fare troppi collegamenti ;)

Un bacio a tutti e a presto con il prossimo capitolo!
Mizar

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Capitolo 12
*** Amor c'ha Nullo Amato Amar Perdona ***


t.s.e.CAP12 Lo so, sono terribile, vi ho fatto attendere tantissimo e ho anche concluso sul più bello!
Ho delle valide motivazioni, che potrete trovare nella lettera di Maria Cristina a Federica (questa settimana sarò di nuovo piena di lavoro da fare e cinque sere me le porterà via la pallavolo!), spero comunque di riuscire ad aggiornare prima di venerdì.

Buona lettura!

******

Capitolo XII
AMOR C'HA NULLO AMATO AMAR PERDONA

Per la prima volta della serata sentii il bisogno di ridere.
Ma non un sorriso, no. Una risata prorompente, sciocca, pazza. Non la repressi.
Mi sentivo davvero male.
E ridevo.
Mi aggrappai al corrimano. Ormai ero preda dell'isterismo.
Più mi sentivo male, più la ridarella s'impossessava di me.
Ad ogni gradino che facevo mi tremavano le gambe.
Di fronte alla porta del suo appartamento, tentai di ricompormi. Presi fiato due o tre volte, mi rassettai i vestiti e ravvivai i capelli.
Poi suonai il campanello.
- Eccoti! - disse sorridente, aprendo la porta.
Indossava un paio di pantaloni neri della tuta e una felpa blu con il cappuccio.
Mi fece strada lungo uno stretto corridoio, fino ad una specie di ripostiglio dove mi fece lasciare il cappotto e le converse rosse.
- Hai voglia di qualcosa in particolare? - mi chiese guidandomi in cucina, una modesta stanza sui toni dell'acciaio.
- No, se devo essere sincera non ho per nulla fame - mi sedetti su uno sgabello nero.
Lei si appoggiò al bancone proprio di fronte a me e mi sorrise dolcemente.
- Lo so che sei triste per la partenza di Federica, ma la rivedrai presto -
- Sì, sì... è solo che mi sembra che tutto sia vuoto e scarno senza lei - mormorai abbassando gli occhi.
- Ehi, capisco come tu possa sentirti, conosco il grande vuoto che ti porti nel petto, ma non devi farti abbattere così! Sei forte, Maria Cristina, puoi reagire positivamente. Lei non vorrebbe trovarti in queste condizioni - mi fece notare.
Io continuai a fissare il bancone di formica.
- Mari... - mise due dita sotto il mio mento e mi sollevò il viso, costringendomi a guardarla.
- Mari, lei ti aspetterà -
Annuii, con gli occhi umidi.
- Non piangere... - sussurrò, poi fece il giro del bancone, portandosi alla mia sinistra.
- Vieni qui -, mi abbracciò, io mi lasciai abbracciare.
Appoggiai la guancia contro il suo morbido seno.
Mentre mi consolava, con una mano mi carezzava i capelli, con l'altra la schiena.
- Stai meglio? - mi chiese, accorgendosi che avevo smesso di singhiozzare.
- Sì, scusa... non volevo piangere, non... - lei mi interruppe posandomi una mano sulla bocca.
- Ceniamo -
Mentre Monica preparava degli spiedini di verdure e carne, la osservavo attentamente: i suoi lunghi capelli danzavano seguendo i suoi movimenti sinuosi, misurati ed eleganti, riusciva a trasmettere grazia anche mentre preparava la cena. Era una creatura così strana, non ero ancora riuscita ad afferrare la sua essenza più profonda, ero solo allo strato superficiale ed ero consapevole del fatto che avrei dovuto scavare molto per arrivare al suo nucleo.

- Ma è stupendo! - rise Monica, incrociando le gambe.
- Sì, sono davvero emozionata... sarà un'esperienza fantastica - asserii.
Sedute sul suo divano, circondate da morbidi cuscini di stoffe variopinte e alcuni caldi plaid, stavamo discutendo di pallavolo e dei nazionali.
- Mari, posso cambiare completamente argomento? - mi domandò all'improvviso.
Era tornata la sua espressione misteriosa.
Annuii, curiosa.
- Cos'è, per te, l'amore? - domandò avvicinandosi un po' a me e fissando i suoi occhi di ghiaccio nei miei.
Attendeva una risposta sincera.
Quella sera ero in vena di confidenze, sarà stata l'atmosfera accogliente e tiepida, o il tepore che il sorriso di Monica emanava, oppure la mia fragilità emotiva.
- L'amore è qualcosa di incontrollato e incontrollabile, è un sentimento che t'investe, ti sommerge, che ti costringe a pensare o fare cose folli. L'amore è quando, vicino alla persona che desideri, senti il cuore uscirti dal petto e le gambe tremare, semplicemente perchè lei è accanto a te. L'amore è forte, impetuoso, non guarda indietro, non perdona. E' quando saresti disposto a compiere qualunque sciocchezza, quando soffri come non hai mai creduto di poter soffrire. L'amore è quando osservi la tua rosa e, pur sapendo che è identica a mille altre, per te resta unica e speciale - le parole mi uscirono rapide, una cascata di pensieri che s'infrangeva fra di noi.
- Già, l'amore non guarda indietro... ma l'amore è anche una malattia, un morbo maligno che ti consuma l'animo... -
- Perchè dici così? - le chiesi, notando la sua espressione affranta.
- Sei mai stata ferita? - mi chiese, chiudendo per un attimo i grandi occhi.
- No... Fede ed io non abbiamo mai avuto problemi, non ci siamo mai lasciate e poi rimesse assieme, e lei è stata la mia prima ragazza, quindi anche l'unica - le confessai.
- Se ami e non sei riamato, allora l'amore ti uccide -, pareva un piccolo gattino spaventato, raggomitolata su se stessa.
- Saffo? -
- Anche... -, mi avvicinai a lei, - Comunque, anche se hai sofferto e dentro sanguini ancora, l'amore non ti impedirà di ricadere preda della sua magia -
- Dante? -
- Certo -
Rimanemmo un attimo in silenzio, poi lei riprese la conversazione.
- Il fatto è che certe volte vorresti essere davvero molto vicino ad una persona... -
Mi raggomitolai accanto a lei, sotto il suo stesso plaid.
- ...ma, al contempo, sai che questa vicinanza ti farà inevitabilmente soffrire, poichè non potrai averla... come diceva Tasso, alla minima distanza fisica, corrisponde la massima distanza psicologica -
- Quella tua ragazza che si è trasferita in Puglia... ti manca qualche volta? - le chiesi, osservandola.
- Sì, qualche volta sì... se ripenso a noi due... -, sorrise amaramente, - Le belle parole e le incantevoli promesse si sono rivelate per quello che erano: mere illusioni e ingannevoli bugie -
- Vi eravate promesse di mantenere il rapporto? -
- Anche, poi c'era la promessa di sentirsi ogni giorno. Certo, per alcuni mesi è stato così, poi è diventata una volta ogni due giorni, poi ogni tre, poi una alla settimana, finchè abbiamo capito che ormai la favola era sbiadita -
- Mi dispiace Momo - le dissi, carezzandole una mano.
- Come mi hai chiamata? - ridacchiò lei.
- Momo - risposi, ritrovandomi anch'io a sorridere.
- Mi piace... è tenero -

*

2 Novembre 2009
In volo
21.05

Cara Maria Cristina Azalea,
ti scrivo su questo foglietto perchè ho scordato la carta da lettere. Non credo che per te sia importante...
Siamo quasi arrivati a Roma.
Fino a Natale non staremo di nuovo assieme. Non posso crederci.
Mi sembra solo un incubo, un brutto incubo da cui potrei svegliarmi da un momento all'altro, ma non accade.
Vorrei dormire ancora una notte con te, cullata dal calore del tuo corpo e rassicurata dalla tua presenza. Vorrei fare ancora l'amore, e ancora e ancora... per non scordare il tuo dolce sapore.
Mattia dorme. E' già più rassegnato della volta scorsa.
Spero che tu stia recuperando il sorriso assieme a Giò e Davide. Presto vi manderò qualche disegno!
Stiamo per atterrare, ci sentiamo presto!
Ti amo

Federica

*

- Ti accompagno io, non preoccuparti - disse Simone, prendendo le chiavi della macchina.
- Come mai? Oggi ti senti buono? -, voleva a tutti i costi portarmi all'allenamento.
Sicuramente c'era un secondo fine.
Maggie era seduta sullo schienale del divano, con il cordless in mano, che chiacchierava giulivamente con una delle sua amiche cretine.
Simone la avvertì che noi stavamo per andarcene, lei fece pollice a favore e poi uscimmo.
- Allora, oggi ti sei calato nel ruolo del buon samaritano? - gli chiesi allacciando la cintura.
- C'è un fine ben più materiale in quello che faccio -
- Materiale? -
- Oserei dire carnale -
Avevo capito tutto.
- Nex? - domandai alzando un sopracciglio.
- Per l'appunto -
- Ma vi siete ancora visti? -, io ero all'oscuro degli ultimi sviluppi.
- Sì... devo ammetterlo, quella ragazza mi piace un sacco... non solo è una gran figa, ma ha una testa particolare - asserì, io scoppiai a ridere.

- Ehi, guarda! Non sei l'unico innamorato qui - gli indicai Davide che stava entrando in palestra, tenendo Olivia per mano.
- Ma che fai, entri anche tu? - gli chiesi, notando che non accennava ad andarsene.
- Proprio così, non mi sembra sia vietato assistere agli allenamenti - fece un sorriso che gli riempì mezza faccia.
Sbuffai, aprendo le porte antipanico.
Davide era già seduto sulla gradinata. Non era possibile.
Mi fece segno di avvicinarmi a lui.
- Non dirmi che anche tu ti fermi qui?! -
- Sì... voglio vedere la mia Olly - sospirò con un sorriso ebete.
- Sei proprio noioso - lo presi in giro amichevolmente.
- Ciao! Come mai qui? - chiese Davide a Simone, vedendolo avvicinarsi.
- Fini carnali - risposi ridacchiando, poi andai nello spogliatoio.
- E' venuto per me?! - domandò Francesca, saltandomi letteralmente addosso.
- Sì... -, lei iniziò a urlare e saltare. Altro che furby impazzito.
- Credo di svenire - disse sedendosi e facendosi aria con una ginocchiera.
- C'è anche Davide... è così carino - sospirò Olivia.
O mio Dio.
- Ti prego Olly, non voglio sapere nulla -
Olivia era una ragazza davvero molto bella: alta, con un fisico atletico, ricci capelli castani e grandi occhi del medesimo colore, incorniciati da lunghe ciglia nere.
- Ragazze, veloci! - ecco la voce del nostro allenatore che ci richiamava al dovere.

*

6 Novembre 2009
Montenotte
16.17

Cara Federica,
scusa se tardo a rispondere al tuo biglietto, ma ho avuto una settimana davvero impegnativa!
Fra la pallavolo, riunioni varie nel pomeriggio e lo studio non ho tempo nemmeno per controllare la posta elettronica!
Mi sono dimenticata di aggiornarti con l'ultimissima novità: finalmente Nex e Simone si sono messi assieme! Era ora.
E' stata una cosa molto romantica, nella cucina di casa mia! Tu, invece, hai qualcos'altro di bello da raccontarmi?
Le tue chiamate mi fanno sempre molto piacere... è bello sentire la tua voce quando ho il morale a terra, almeno guadagna qualche tacca.
Come procede il processo? Conoscendo i tempi giurassici della giustizia italiana credo non troppo rapidamente...
Aspetto con ansia il Natale!
Ti amo tanto

Maria Cristina

*

- Sei in ritardo - mi fece notare Giorgio, appena lo raggiunsi di fronte al portone della scuola.
- Grazie per avermelo ricordato... -
- Dai, veloce -, entrammo e raggiungemmo rapidamente la nostra classe.
Della professoressa non c'era traccia, eppure avrebbe dovuto essere alla cattedra cinque minuti fa.
- E' in segreteria - disse Roberto, un compagno di classe, rispondendo ai nostri sguardi interrogativi.
- Dove eravate finiti? - ci chiese Davide con tono accusatorio.
- Ritardo - borbottò Giorgio, mentre io appendevo il giubbotto al gancio.
Quella mattina non ero propriamente felice ed energica, complice anche la grigia nebbia che avvolgeva il paesaggio e il cupo cielo che prometteva solo una pioggia insistente.
Federica quel pomeriggio sarebbe andata a casa di Ludovica.
Ti chiamo poi io quando torno a casa, perchè ci esercitiamo su alcuni brani e così non rischi di interrompere le prove.
Lo stomaco si rigirava fastidiosamente.
Avrebbero solo provato, suonato degli stupidi brani di non-so-chi, solo quello. Già.
Il binomio nebbia-mal di stomaco mi stava uccidendo.
- Perchè non arriva? - ringhiai, infastidita.
- Abbiamo un nuovo compagno - rispose Davide, che stava già informando Giorgio.
- Che?! -
- Sì, l'ho sentito dire ieri dalla preside -
- Fantastico -, il mio sguardo cadde sul banco vuoto alla mia destra e gli occhi mi si velarono di lacrime.
Non in classe, m'intimai severa.
- E' tutto a posto? - mi chiese Giorgio sottovoce, posandomi una mano sulla schiena.
- No, ma non importa -
- A me, invece, importa. Su, dimmi - mi esortò.
- Non posso - risposi, incrociando le braccia e poggiandoci sopra la fronte.
Volevo solo addormentarmi e risvegliarmi a Natale. Nonstante l'impatto fisico della lontananza di Fede si fosse esaurito, quello psicologico era ancora pienamente percepibile.
- E' per Fede? Perchè il nuovo compagno occuperà il suo banco? -
Bravo Giorgio, hai fatto centro. Cento punti.
- Sì... -
- Ascolta, lo so che ti manca molto... ma anche se lui, o lei, si sedesse accanto a te, ciò non farebbe svanire l'immagine di Federica o lei stessa -
- E' un fatto puramente simbolico... lo so, è una cazzata -
Giorgio stava per replicare, quando la preside entrò nella nostra aula, seguita dalla professoressa di greco e da una ragazza piccola e magrolina.
Aveva corti capelli biondo scuro e occhi nocciola dal taglio allungato, il volto sottile e lunghe gambe.
- Ragazzi, lei è Lara Bracco, la vostra nuova compagna -
La ragazza arrossì e abbassò gli occhi.
- Mi auguro che sarete gentili e la aiuterete ad ambientarsi. Non mi resta che augurarvi buon lavoro -, così dicendo, uscì.
- Ehm... Lara, puoi sederti vicino a Maria Cristina - disse la professoressa indicando il banco lasciato vuoto da Federica.
Lei annuì e poi mi raggiunse.
- Ciao - le dissi, mentre si sedeva.
- Ciao... -
- Piacere, io sono Maria Cristina -, le porsi la mano.
- Io, invece, sono Giorgio -, anche lui si affrettò a presentarsi.
- Lara - disse solamente lei, con un sorriso timido.
Non parlammo molto durante la mattina. Nel cambio d'ora le presentammo Davide e la mettemmo in guardia dalle malignità di Valentina.
Era davvero molto timida, ma forse era semplicemente a causa del nuovo ambiente.
Non le avevamo ancora domandato da dove venisse.
Approfittai dell'ora di storia, durante la quale il professore avrebbe interrogato.
- Ehi Lara, come mai sei venuta a Montenotte? -
- Perchè mia madre è nata qui e... bè, i miei hanno divorziato e quindi mamma è voluta tornare nel suo paese d'origine -
- Scusa, non ne avevo idea... -
- Certamente non avrei voluto restare da mio padre, ma questo brusco trasloco non mi è piaciuto. Senza chiedermi nulla mia madre mi ha allontanata da tutti i miei amici -
- Ti capisco... il banco che occupi era della mia migliore amica, i genitori sono avvocati, e quando sono stati assunti da alcuni politici si sono trasferiti all'improvviso a Roma -
- Mi dispiace... -
- Ragazze, qualche problema? -, era il professore.
- No, ci scusi - mi affrettai a rispondere.

Quando suonò la campanella dell'intervallo mi alzai in piedi, stiracchiandomi. Ero intorpidita.
- Cos'hai da mangiare? - mi chiese Davide, perennemente alla ricerca di cibo.
- Nulla - gli sorrisi.
- Se hai fame, io ho qualcosa - disse Lara. Aveva in mano un contenitore di plastica.
All'interno vi erano tre mandarini.
Ne sbucciò uno e ne porse metà a Davide. L'odore fresco e inebriante mi riempì le narici.
Non in classe, mi ripetei nuovamente, appena sentii un familiare pizzicorio agli occhi.
- Mari? - mi chiese Giorgio, notando il mio sguardo triste.
Mi limitai ad alzare gli occhi dai motivi geometrici che decoravano le piastrelle dell'aula.
- Vieni un attimo -, mi afferrò un polso e mi condusse in corridoio. Ci appoggiammo ad un termosifone libero.
- Non è una cazzata, la mancanza di Federica ti sta facendo soffrire troppo. Ho notato come hai reagito alla vista di quei mandarini - nelle sue parole vi era un tono di rimprovero.
Cosa avrei dovuto fare?
- Ascolta Giò, mi passerà... devo solo accettare l'idea... -
- Un corno! Ascolta Mari, io ti voglio bene e ci tengo a te, lo vedo che le tue occhiaie sono più profonde, i tuoi occhi più tristi e il tuo sorriso più spento. Lo vedo che i tuoi gesti sono più lenti, le tue parole più scarne e il tuo viso meno luminoso... -
- Non posso farci nulla - mormorai.
- Devi reagire! Ormai sono quasi due mesi che è partita, se dovesse tornare fra un anno, in che condizione ti riabbraccerebbe? -, mi aveva poggiato le mani sulle spalle e accompagnava le parole con lievi strette.
- Non riesco... -, lui mi abbracciò.

Appena chiusi la porta di casa alle mie spalle, il mio cellulare iniziò a vibrare dall'interno della mia tasca, facendomi sobbalzare.
Era Giorgio.
- Dimmi -, lanciai la cartella in un angolo.
In cucina Simone stava accendendo il gas, sotto l'acqua per la pasta.
- Ascolta... vorrei finire quel discorso, dobbiamo parlare ancora. Hai tempo per fare un salto da me dopo pranzo? -
- Certamente - risposi non troppo entusiasta. Discutere della lontananza di Federica con qualcun'altro che non fosse Monica, mi angosciava.
- Vieni quando vuoi, sono a casa tutto il giorno -
- Okay, grazie. Buon appettito e a dopo -
- Altrettanto, ciao! -
Mi spostai in cucina dopo essermi lavata le mani ed iniziai ad apparecchiare la tavola.
- Maggie? - chiesi, notando che mancava la sua ingombrante presenza.
- Ha il corso di inglese per l'esame -
- Giusto. Come va con Nex? - gli chiesi, avevo bisogno di distrarmi un po' e le chiacchiere erano lo stratagemma migliore.
- Benissimo... ma siamo appena all'inizio! Sta sera vado a cena con lei -
- Bravo, mi raccomando, sii educato - gli dissi scherzando.
- Io sono un perfetto gentleman -, ridemmo.

Alle tre, in jeans, cappotto, sciarpa e guanti ero fuori dalla porta di casa, ad osservare il giardino congelato.
Non potevo non andare da Giorgio.
La parte razionale della mia mente sapeva che era la scelta migliore, ma la mia parte emotiva, seguendo il suo istinto masochistico, avrebbe preferito restare a letto a pensare all'incontro pomeridiano di Federica e della sua amica sassofonista.
O la va, o la spacca. Così pensando, mi avviai verso il Viale dei Pioppi.

******

Dedico questo capitolo (anche se non se lo merita!) a Veive per la citazione dantesca e per il preludio di ciò che accadrà nell'incontro fra Giorgio e Maria Cristina, suo grande cruccio e conflitto :)

reby94: sono contenta che ti piaccia! Spero che continuerai a seguire la storia :)
hacky87:  to ho di nuovo interrotto il capitolo sul più bello, scusa! Comunque grazie per i complimenti!
piccola peste: mi spiace che la lontananza ti faccia così male!Non preoccuparti, Natale arriverà presto!
harderbetterfasterstronger: avevo capito che tifavi per Monica ;) Figurati, la tua storia era davvero bellissima!
Marge: grazie per quello che hai scritto! I capitoli li rileggo sempre almeno cinque volte dopo averli terminati, ma purtroppo ogni volta mi sfugge qualcosa! Gli ultimi due li ho scritto in preda alla febbre suina :P
Apia: già, staremo a vedere :)

Al prossimo capitolo
Mizar

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Capitolo 13
*** Ombre Profonde ***


t.s.e.CAP13 Voglio nuovamente ringraziare coloro che continuano a inserire la mia storia fra le preferite o le seguite, ma un grazie speciale va anche a coloro che continuano a recensire la mia storia: ragazze, mi fa davvero tantissimo piacere leggere le vostre opinioni, grazie mille!

*******

Capitolo XIII
OMBRE PROFONDE

Passo. Passo. Goccia. Passo.
Alzai il naso verso le nubi temporalesche: l'aria aveva assunto diverse tonalità di grigio e le foglie si sollevavano in mulinelli.
Non prometteva nulla di buono.
Accellerai l'andatura.
Giorgio, come farò a dirtelo? E cos'altro devi dirmi tu?
Appena suonai al citofono, le gocce iniziarono ad accelerare il loro ritmo di caduta.
- Mari? -
- Certo -
Il portone si aprì con uno scatto.Mi affrettai ad entrare prima di ritrovarmi fradicia.
Salii due rampe di scale, saltando i gradini a due a due. Sul pianerottolo mi attendeva Giorgio in jeans e felpa grigia.
- Come stai? - mi chiese premuroso.
- Più o meno... -
Il suo appartamento era silenzioso.
- Gemma ha il rientro - mi spiegò, prendendo il mio cappotto e appendendolo dietro la porta.
Mi fece un cenno con la mano: seguimi.
Camera sua era molto luminosa e testimonianze delle sue svariate passioni campeggiavano sui muri e sulle mensole: un poster dei The Clash accanto a quello degli X-Men, raccolte mastodontiche di Topolino e manga, il calendario della società sportiva dove giocava a rugby e un mobile interamente occupato da dischi e libretti di svariate arie e opere.
Mi sedetti sul copriletto verde prato.
- Parliamo - disse lui deciso, prendendo la sedia della scrivania e posizionandosi proprio di fronte a me.
- Non so... non so cos'altro dirti... -
Bugia, Mari, bugia!
- Allora parlerò io... prima di tutto una domanda -
Sospirai.
Vidi che la sicurezza, che fino a qualche secondo prima lo spingeva ad insistere sul discorso, gli stava venendo a mancare.
Attesi che la recuperasse.
- Non voglio girare attorno alla cosa, perciò ti chiedo scusa se la mia domanda ti parrà invadente... -
Spalancai gli occhi. Hai capito qualcosa?
- Cosa provi per Federica? -
Altri cento punti, stai diventando bravo.
-
E'... lei... Fede è la mia migliore amica... -, beccata in pieno, il rossore delle mie guance non mi era alleato.
Sono una frana con le bugie. Quando mi si pone una domanda diretta mi è quasi impossibile mascherare la verità.
- Non prendermi in giro...  da quando è partita Fede, ti ho osservata molto, sai? Il tuo comportamento è molto... strano -
Non replicai.
- Prima di tutto, piangi un po' troppo spesso e il tuo malumore è quasi perenne, tranne quando la senti, allora diventi tutta sorrisi e risatine, poi, quando è tornata quei due giorni, tu eri la sua ombra e i tuoi occhi si sono riaccesi all'improvviso... per non parlare delle lettere e di come eravate abbracciate su quella poltrona la sera di Halloween... -
- Hai... hai ragione - ammisi. Il calore che m'infiammava le guance si diffuse ovunque, costringendomi a togliere il maglione.
- Mari, qual è la verità? -
- Lei è ... io... -, per quale motivo non riesco a dirglielo? Le parole si nascondono dietro i miei molari, incapaci di saltar fuori con la solita spavalderia.
- Sei innamorata di lei? -
Grazie Giorgio.
- Sì - ammisi.
- E' per questo che stai così male, che piangi ogni volta che t'imbatti in qualcosa che, improvvisamente, te la ricorda? -
- Sì... -, ormai potevo essere tranquillamente scambiata per un pomodoro maturo.
Rimase in silenzio ad osservarmi.
- E'... Giorgio, è un problema per te? -, sentivo la necessità di conoscere la sua opinione.
- Ma certo che no... -
Bugia, Giorgio, bugia!
-
Invece lo è, te l'ho detto che sono abbastanza empatica per capire quando c'è qualcosa che ti turba -
- Ma non è il fatto che tu sia innamorata di lei... è il fatto che tu sia innamorata... -
- Non capisco -
- Mari... io ti amo -
Cosa?!
- Cosa?! -, ero rimasta di sale. Completamente sconvolta.
Non poteva essere.
Giorgio, il mio migliore amico dalla prima elementare, con cui andavo a nuotare il venerdì pomeriggio, che portava sempre il panino con la frittata i giorni del rientro, con cui giocavo a nascondino e con cui scambiavo le figurine dei Pokemon!
- Scusa - disse solamente.
- Ma... da quanto? -, dovevo attutire il colpo.
- Da un bel po'... -
- Tu... tu aspettavi la ragazza giusta, ricordi quando parlavamo con Davide? Erano allusioni? -
Lui annuì.
- Io non... ascolta, mi dispiace. Io ti voglio bene, ma solo come amico, come un fratello... -, ero consapevole di essere la fonte del suo dolore. E ciò mi faceva sentire male.
- Certo... se tu sei già innamorata... -
Gli presi una mano.
- Ascolta, non è solo una cosa momentanea, un capriccio adolescenziale... a me proprio non piacciono... gli uomini - arrossii, se possibile, ancora di più.
- Questo l'avevamo capito -, rise.
- Come? -
- Basta guardarti -, gli feci una smorfia.
- Posso chiederti ancora una cosa? - disse, tornando serio.
- Certo -
- Fede lo sa? -
Inspiegabilmente, scoppiai a ridere.
Possibile che tu non ti sia accorto di tutto fino in fondo?
-
Ho detto qualcosa di stupido? - chiese, sorridendo.
- No, è una domanda più che lecita -
- Allora? -, abbiamo fatto trenta, facciamo anche trentuno.
- Sì... gliel'ho detto... -
- E lei? -, glielo leggevo negli occhi, voleva solo una mia conferma. Sei a quota trecento, per oggi hai fatto l'en plein. Ti ho giudicato male.
-
Ovviamente non ne è all'oscuro -, ormai tergiversare per tergiversare...
- E... - m'incoraggiò Giorgio.
- Vuoi davvero saperlo? -
- Tu dimmelo -, il suo sorriso aveva una sorta di aria complice.
Da quanto tempo lo sai?
- Federica è la mia fidanzata -, sorrisi.
Ora sei contento? Continui a guadagnare punti...
- Aveva ragione Davide - disse.
Sgranai nuovamente gli occhi.
- Non fare quella faccia, non siamo così cretini... ma io avevo supposto che semplicemente voi non veniste da noi a raccontarci le vostre avventure calienti, lui invece credeva che voi steste assieme, ma non ne abbiamo mai avuto la conferma -
- Porca miseria... speravamo foste decisamente più storditi - risi, sollevata.
Dal mio petto, il peso del segreto era sublimato in una realtà da condividere. E questo mi confortava, specialmente perchè lo stavo condividendo con Giorgio.
- Però non dirlo ancora a Davide - mi affrettai a metterlo in guardia.
- Come mai? -
- In realtà, Fede ed io avevamo un piano per rivelarvi tutto a Natale e tu ci hai rotto le uova nel paniere -
- Quindi vuoi aspettare anche Federica per la grande rivelazione? -
- Sì... -
- Sai, credo che non esista nulla di più complesso e labirintico della mente umana... l'uomo è l'animale più oscuro e imprevedibile fra tutti  - disse improvvisamente.
- A cosa ti riferisci? -
- A noi, in generale -
- Noi siamo ombre profonde - scherzai, sorridendo.
- Smettila con la tua filosofia della mutua -, rise lui.
Rimanemmo per un po' in silenzio, ognuno preso dal colloquio con il suo io interiore.
Perchè non me l'hai mai chiesto prima?
Tradussi in parole i miei pensieri.
- Perchè non c'è mai stata occasione, non potevo saltare su dicendo "ehi, scusa, non è che stai con la tua migliore amica?". Non mi sembrava troppo carino -, concordai con lui.
- Ora le comunicazione di servizio -
- Le cosa? - domandai.
- Quando vi siete messe assieme? -
- Aspetta, immagino che tu lo voglia sapere... ma non ti farebbe stare male? -, ero sinceramente preoccupata.
- No, davvero... devo farmene una ragione, no? -
- Suppongo di sì... -
- Dai, racconta, sono curioso e offeso perchè non ce l'avete detto prima, devi farti perdonare -, gli sorrisi con aria di scusa poi iniziai a raccontare e mentre le parole uscivano naturali, compresi che sarebbe stato un pomeriggio di grandi racconti. Giorgio si era perso un po' troppe cose.

*

- Hai qualcosa per merenda? - mi chiese spostandosi in cucina, mentre io seguivo la sua dolce scia di profumo agli agrumi.
- Sì, credo ci siano dei cracker nella credenza e dello yogurt nel frigorifero -
- Oh sì, ho proprio voglia di uno yogurt! -
Esattamente una settimana prima si era lasciata con quell'idiota di Manuele.
- Preferisci fragola o ananas? - le domandai, sbirciando i ripiani del frigo.
- Ananas -, glielo porsi.
- Grazie -, accompagnò alle parole una bacio sulla guancia.
Avvampai.
Ci sedemmo in salotto, sulle poltrone, con i nostri yogurt in mano, chiacchierando.
Era bellissima.
Guardarla era quasi una sofferenza, sapendo di non poterla avere.
Era una ragazza, io ero una ragazza! Come avrebbe potuto provare ciò che provavo io? Avrebbe potuto accettare di essere comunque mia amica, pur non ricambiando il sentimento?
- Mi stai ascoltando? - domandò, notando il mio sguardo vacuo.
- Certo! -
- C'è qualcosa che non va? Ti vedo un po'... come dire, distante -
- No, davvero -
- Dai Mari -, posò lo yogurt sul tavolino basso e si sedette accanto a me.
Mi abbracciò.
- Dimmi cosa c'è che non va -
- Fede... giurami che non ti arrabbierai e che resteremo amiche -, ecco, avevo introdotto il discorso.
Ora dovevo solo confessarglielo.
- Ma certo! Come potrebbe non essere così? -, pareva sconvolta.
Mi tremava la voce e avevo già gli occhi lucidi, preparata alla sua reazione.
- Tu... tu mi piaci - dissi di getto, guardandola dritta nei grandi occhi di cioccolato.
Per alcuni secondi fu come se le mie parole non l'avessero raggiunta, poi parlò.
- Nel senso che ti sei innamorata di me? -, non riuscivo a decifrare il suo tono di voce, era così neutro e piatto.
- Credo di sì -
Sciolse l'abbraccio.
Lo sapevo. Una lacrima mi sfuggì.
- Non piangere... -, Federica me la catturò con un polpastrello.
- Fede... - mormorai.
- Ascolta, io ora... vado -, s'alzò di scatto.
- Perchè? -
- Perchè voglio riflettere -
- Su cosa? - le chiesi cercando di afferrarle un braccio, ero terrorizzata. Lei mi scansò con un colpo.
- Lasciami stare, ti ho detto che voglio andare a casa -, così dicendo prese il giubbotto e, dopo avermi lanciato uno sguardo rapido, scappò fuori.
Fantastico.
Scoppiai a piangere.
Fu in quello stato pietoso che mi trovarono Walter e Simone, reduci entrambi dal rientro del venerdì.
- Ehi scricciola! Che succede? -, Walter si sedette alla mia destra, Simone a sinistra.
- Nulla -
- Non dire cavolate, andiamo - mi rimproverò affettuosamente Simone.
- Gliel'ho detto - riuscii a sussurrare.
- Mia cugina l'ha presa male? -, ovviamente anche Walter ne era a conoscenza.
- Se n'è andata... - singhiozzai.
- Le parlo io... - proclamò Walter con tono autoritario.
- Nemmeno per sogno! - lo redarguii fra le lacrime.
- Vuoi... hai bisogno di qualcosa? - mi chiese Simone, porgendomi un fazzoletto di carta.
- Sì, per favore, lasciatemi sola... -, loro, ubbidienti, se ne andarono dopo avermi dato un buffetto sul capo.

*

- Cavoletti di Bruxelles! Ora ricordo! - esclamò Giorgio, io non potei trattenere le risate udendo la sua esclamazione.
- Cos'è che ricordi? -
- In quarta ginnasio, poco prima di Natale, c'è stata una settimana circa in cui non vi siete parlate - spiegò.
Che memoria da elefante, ragazzo!
- Era per quel motivo... -
- E poi cosa le ha fatto cambiare idea? -

*

Seduta sul letto ripetevo come un mantra la lezione di storia: periodo prepalaziale, protopalaziale, neopalaziale...
Assorta com'ero nella civiltà cretese, ci misi qualche secondo ad accorgermi che il telefono di casa stava suonando.
Mi precipitai alla cornetta come ogni volta che squillava, nella speranza, remota, che fosse lei.
- Pronto? - chiesi, con voce quasi tremante.
- Sono io -, grazie, grazie mille!
- Dimmi -
- Posso... posso venire a casa tua? Da me c'è un po' di confusione... -
- Ma certo... sì, certo! C'è solo Margherita... Comunque vieni pure -, mi stavo facendo prendere dall'affanno.
- Allora arrivo subito... un bacio -, poi staccò il telefono.
Angeli e campane, suonate!
Non ero mai stata così euforica, sentivo che tutto si sarebbe risolto e che saremmo tornate amiche.
In quel momento era l'unico pensiero che mi rimbalzava nella scatola cranica.

Dopo due minuti esatti, suonò il citofono.
- Entra -
Quando aprii la porta, lei mi rivolse un timido sorriso.
Alcuni fiocchi di neve si erano impigliati nei suoi corti capelli e fra le maglie di lana della sua sciarpa.
Il suo bellissimo naso era rosso a causa del freddo.
- Andiamo sopra? - domandò sottovoce, io annuii.
Si sedette con grazia sul mio letto, io rimasi in piedi ad osservarla. Non osavo muovermi.
- Vieni qui? -, la sua voce era fievole, mentre con una mano toccava il copriletto proprio accanto a lei.
Senza risponderle, la raggiunsi.
Lei mi scostò con un gesto delicato il ciuffo dagli occhi e lasciò la sua mano tiepida sulla mia guancia. Dove la sua pelle entrava in contatto con la mia, scottava.
Il cuore iniziò ad accelerare i battiti.
- Mari... ti sei davvero innamorata di me? - chiese.
I suoi grandi occhi mi avevano completamente catturata, persa nello specchio della sua anima, quasi non udivo le sue parole.
- Sì... - ammisi, abbassando gli occhi, per timore di scoppiare a piangere.
- Guardami, per favore -.
Emanava una bellezza quasi angelica, con quei capelli mossi ad incorniciare il viso color latte, quelle guance profumate e le labbra arrossate a causa del freddo.
All'improvviso mi abbracciò, stringendosi con forza contro di me.
Poggiai la guancia sulla sua spalla.
- Scusami, Mari... scusami tanto... -, stava per piangere.
- Non importa, davvero... capisco se tu non... -, lei aveva gli occhi lucidi, ma le scappò un sorriso e scosse la testa.
Poi portò di nuovo una mano ad accarezzarmi la guancia. Chiusi gli occhi.
Con l'altra mano afferrò saldamente la mia.
- Mari, sei così bella... -
Aprii rapida gli occhi, convinta di essermi immaginata le sue parole.
- Mi giuri che sei innamorata davvero? - domandò nuovamente, i suoi occhioni lucidi scintillavano.
Annuii.
Posai delicatamente la mia mano libera su quella che lei mi poggiava contro il viso.
Lentamente la spostai verso la sua spalla, carezzandole il braccio. Lei si avvicinò a me.
Il suo naso rosso era distante meno di una spanna dal mio.
Poi, contemporaneamente, ci rendemmo conto che era tempo di colmare quel vuoto.
Quando incontrai le sue labbra, credetti che il cuore potesse uscirmi dal petto.
La sua bocca era tiepida, dolce...
Lentamente ci stringemmo in un abbraccio, senza smettere di baciarci.
Quante notti avevo sognato quel momento? Di quanti sogni ad occhi aperti era stato protagonista quel bacio?
E ora poterla avere, poterla stringere fra le mie braccia, poterla addirittura baciare, mi pareva quasi inverosimile, una fantasia eccessivamente vivida creata dalla mia frenetica mente.
Ma sapevo che non era così: le mie labbra erano davvero posate sulle sue.
- Grazie, Mari - disse, quando ci separammo, con un sorriso timido.
- Di cosa? - le chiesi, carezzandole i capelli. Eravamo ancora strette l'una all'altra, entrambe con le guance arrossate.
- Di esserci -, si sporse nuovamente per incontrare le mie labbra.

*

- Hai capito come si sono riappacificate -, rise Giorgio.
- Che ci vuoi fare... -
- Ehi, ma se è successo in quarta ginnasio, prima di Natale, significa che fra poco sarà il vostro... - si fermò un attimo per riflettere - Il vostro terzo anniversario! Mitico! -, io annuii con un sorriso ebete.
- Hai già pensato a qualcosa di romantico? -
- Certo! Ma non sono fatti tuoi -, gli sorrisi.
- Posso fare una domanda indiscreta? -
- Dipende quanto - lo avvertii.
- Quando Davide ha detto che ti ha sentita, parlando al telefono, appellare qualcuno "amore mio", era Fede, vero? -, arrossii annuendo.
- Chi pensavi che fosse? -
- Magari una fiamma segreta -
- Tsè... -, feci un gesto con la mano, equivalente ad un "ma figurati".
- Mi concedi un'altra domanda indiscreta? -
- Tanto ormai... -
- I vostri genitori lo sanno? -, mi venne la ridarella.
- Oh sì che lo sanno -
- Gliel'avete confessato? -
- No, ci hanno scoperte loro... non hai idea della situazione assurda di quel giorno! -, al solo pensiero ero indecisa se ridere a crepapelle o piangere per la rabbia.

****

Sono costretta a chiudere qui perchè devo cenare prima che sia troppo tardi (altrimenti poi vomito durante la partita xD)!
Presto saprete cosa successe quel giorno, non vi farò attendere troppo (spero!)!

the angelus: in effetti, Monica tira acqua al suo mulino... c'è un tornaconto personale decisamente evidente! Sono felice che la storia continui a  intrigarti! (E la tua storia mi piace davvero un sacco!)
reby94: spero che continuerai a seguire il racconto!
HinaNaru: speravo proprio che questo capitolo fosse, in un certo senso, rivelatore e illuminante (e mi fa piacere sentire che ti è piaciuto!), spero ti sia piaciuto come regalo di compleanno (anche se fatto inconsciamente!), tanti auguri!
hacky87: spero di chiarire i tuoi dubbi con questo, altrimenti dimmi pure se non ho spiegato bene qualcosa, perchè magari io, che conosco perfettamente trama e personaggi, ho dato alcuni dettagli per scontati!
Veive: mi sono liberamente ispirata a te (Bobi xD), comunque Davide riacquisterà lucidità, non preoccuparti! Spero che il dialogo Mari/Giorgio ti sia piaciuto ;)
piccola peste: non è solo un'impressione tua, comunque dici bene, non ti resta che continuare a seguire per scoprirlo!
harderbetterfasterstronger: avevo capito che non vedevi l'ora che avvenisse "l'impatto" :P (non sei l'unica che la pensa così, ma non sono io quella che la pensa come te!). Federica, di natura, è certamente precisa e ordinata in ciò che fa, ma ciò deriva anche dalla sua insicurezza... (comprenderai meglio fra un po'). Comunque concordo con te nel dire che Monica è tenera! E grazie per la frecciatina :) Se riesci riprendi la tua storia, sì! Mi era piaciuta veramente molto... vorrei proprio sapere che fine hanno fatto quelle due!

Un saluto a tutti quanti e a presto!

Mizar


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Capitolo 14
*** Doppia Mandata ***


t.s.e.CAP14 Ed eccovi un aggiornamento XL (dove L sta per long) dove regna indiscussa la digressione!
Buona lettura :)

Rinnovo i miei ringraziamenti a tutte le ragazze che continuano a recensire, i vostri commenti mi rendono davvero felice!!!  :)

******

Capitolo XIV
DOPPIA MANDATA

Sedeva su una poltrona blu scuro, le gambe rannicchiate.
Si aggiustò gli occhiali sul naso. E pensava.
Ludovica le stava raccontando concitatamente di un fantastico spettacolo di cui era stata protagonista poco tempo prima, ma il cervello di Federica era scollegato e la sua mente vagava decisamente più a nord.
Chissà cosa sta facendo la mia Mari...

*

Quando il campanello suonò, Simone si precipitò ad aprire.
Era giorno di grandi rimpatriate, il 14 aprile 2008.
E ovviamente si sarebbero tenute nella nostra enorme sala da pranzo.
In mattinata, ci sarebbero state solamente la famiglia di Federica, quella di Walter e i miei nonni paterni, nel pomeriggio ci avrebbero raggiunto alcuni amici storici dei nostri genitori con prole al seguito.
Ludovico e Lilith furono i primi ad arrivare.
Lui sfoggiava un completo jeans e camicia bianca, sotto ad una giacca nera, lei un paio di leggins neri e un vestitino viola.
Appena oltrepassata a soglia, Walter sparì nella stanza di Simone assieme a mio fratello, presi dai loro affari.
Io sbuffai.
Seduta sulla poltrona, attendevo, come un predatore in caccia, che Federica arrivasse, per saltarle addosso.
Appena qualche minuto dopo, il campanello suonò. Il leopardo era pronto a scattare.
Eccolo, il mo angelo.
- Ciao Erica! -, le nostre madri si abbracciarono.
I ragazzi entrarono, togliendosi le giacche.
Federica indossava un informale vestito blu, che avvolgeva ogni curva del suo corpo, fino a metà coscia.
Sentii un calore conosciuto impossessarsi del mio basso ventre. Lei mi lanciò un dolce sorriso, la sua esca. E io abboccai.
Mentre Mattia raggiungeva i moschettieri nella stanza di Simone, Federica ed io ci spostammo in camera nostra.
Mi affrettai a chiudere la porta e a dare due giri di chiave nella toppa.
- Sei stupenda - le dissi, prendendole una mano e facendole fare un giro su se stessa.
Le sue lunghe gambe sinuose si muovevano con grazia.
- Facciamo pendant... - mi sussurrò all'orecchio, poggiandomi le mani sulle spalle e sporgendosi verso di me.
Io indossavo un paio di jeans azzurro chiaro e una camicia dello stesso blu del suo vestito.
Posai le mani sui suoi fianchi, la stoffa del suo vestito scivolava agilmente sotto le mie dita.
- Mi piaci con il vestito - le dissi, stringendola a me.
- E tu mi fai impazzire con la camicia... - sussurrò, mordicchiandomi un orecchio.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi al suo tocco.
Passai le dita della mano sinistra fra i suoi morbidi capelli, che aveva piastrato per l'occasione.
Mentre mi baciava e mordicchiava il collo, la sua mano destra iniziò a sfilare i bottoni della camicia dalle loro asole.
Uno. Due. Tre...
Poi la sua bocca si spostò sul mio seno.
Avevo bisogno di sedermi, mi tremavano le gambe.
Le sollevai il viso, aprendo gli occhi. Desideravo ardentemente baciarla, stringerla, fondere i nostri profumi.
- Mari... - mormorò lei, gli occhi frementi per il piacere.
Senza risponderle, la sollevai. Fede mi strinse le braccia attorno al collo, sorridendo.
Le depositai con attenzione sul letto, mentre lei si abbandonava al tepore della trapunta.
Non saprei dire esattamente per quanto tempo restammo ad amoreggiare, ricordo solo le sue candide mani sul mio corpo, i suoi mugugni e le risatine varie.
Poi la feci sedere sul bordo del letto, io mi inginocchiai davanti a lei.
- Che stai facendo? - mi chiese lei, arrossendo.
- Secondo te? -, alzai un sopracciglio con aria eloquente.
Posai un bacio sul suo ginocchio nudo, mentre con la mano le alzavo l'orlo del vestito.
Mentre risalivo lentamente lungo la sua coscia, baciandola con delicatezza, la sforai con la punta delle dita sotto al vestito. Lei gemette.
Federica si stava puntellando con una mano, era leggermente sbilanciata all'indietro, mentre con l'altra mi carezzava i capelli sciolti.
- Non sei scomoda... così... inginocchiata? - stava tentando di formulare una frase di senso compiuto.
- Shh... non preoccuparti -, le lanciai uno sguardo malizioso, prima di posare l'ultimo bacio sulla sua gamba, vicinissimo all'orlo dei suoi slip.
In quell'esatto momento, bussarono alla porta.
- Sì? - chiesi, alzandomi in piedi rapidamente.
- E' quasi pronto pranzo, venite giù -, era la mamma di Federica.
- Arriviamo - rispose Federica, con voce tremula.
Sentimmo i suoi passi che si allontanavano.
- Che spavento... - mormorò, portandosi una mano sul cuore.
- A chi lo dici! -, le presi una mano per tirarla su.
- Proprio sul più bello - sbuffò Federica, richiudendo i bottoni della mia camicia.
- Ci sarà tempo dopo - le ricordai, carezzandole una gamba. La sua pelle fu percorsa da un brivido.
Scendemmo nella sala da pranzo.  
C'erano proprio tutti: a capotavola a destra sedeva mio padre, dalla parte opposta Mattia, io presi posto accanto a lui, con Federica alla mia sinistra, di fronte a noi sedevano Simone e Walter.
Margherita ed Edoardo sedevano accanto ai nostri genitori.
I nonni paterni, Mario e Cinzia, impettiti nei loro abiti formali, erano ultraconservatori e ad ogni pranzo famigliare vi era l'immancabile discussione politica: durante gli anni, mio padre, per una questione di interesse economico, aveva spostato il suo pensiero verso il centro destra, mentre mia madre era rimasta una fiera libertina di sinistra.
Mia madre eLilith erano in cucina che si organizzavano per servire gli antipasti.
- Dopo torniamo su, vero? - mi sussurrò Federica all'orecchio.
- Puoi giurarci... -
- Papà, ma chi viene dopo? - chiese Walter, tagliando il pane.
- Allora... ovviamente Maddalena e Luciano, con Andrea... -, Walter lo interruppe subito.
- Cosa? Quel mentecatto? Viene anche lui?! Ma... -, Ludovico lo zittì con un'occhiataccia, ma aveva pienamente ragione.
Andrea era uno di quei ragazzi sicuri di se' fino all'arroganza, tronfi ed egocentrici e tutto ciò, associato ad uno scarso livello cerebrale, non portava mai nulla di buono.
- Verranno anche Ofelia, Hans con Clara e la loro figlia Luisa - terminò Ludovico.
Lilith mi mise nel piatto una fetta di salame crudo e una di prosciutto cotto, la ringraziai.
- Walter! Shut up and give me your dish -, lui stava allegramente sparlando di Andrea con suo cugino e mio fratello. Sua madre, quando lo coglieva in fallo, lo rimproverava sempre in inglese: era decisamente più aggressiva nella sua lingua madre.
Durante il pranzo, ovviamente, si discusse di scuola e di amici, di voti e professori, persino di letteratura latina e chimica!
Appena i miei nonni tirarono fuori l'argomento "politica", mia madre saltò su dicendo che era ora del secondo. Arrosto di tacchino.
Fede mi posò la mano sulla gamba e poggiò il suo naso contro la mia spalla.
- Vuoi andare su? - ridacchiai, lei annuì.
- Con il naso così sembri un maialino - la presi in giro affettuosamente.
Lei fece il broncio e si voltò dall'altra parte.
- Dai! Sei proprio offendina! -, sorrisi solleticandola sui fianchi. Anche lei ridacchiò, presa alla sprovvista.
- Mi faccio perdonare dopo - le garantii sottovoce.
Sul suo volto si aprì un'enorme sorriso.
Mentre terminavamo il secondo, notai l'impazienza scritta negli occhi di Federica. Si era ingozzata ad una velocità supersonica.
- Dopo non digerisci - la redarguii, posandole una mano sul polso.
Lei rise.
Rimasi ad osservarla per un po', stregata dai suoi movimenti, dalla sua voce e dal suo profumo inebriante.
All'improvviso Federica mi portò una mano alla fronte e mi scompigliò il ciuffo, per poi risistemarmelo. Dovetti averla osservata con aria interrogativa.
- Era messo male -
- Che sciocca che sei... - sussurrai, eravamo spalla contro spalla.
- Ragazze... -, Simone diede un leggero colpo al mio bicchiere con un grissino. Mi voltai irritata.
- Calmatevi -, sillabò senza emettere un suono, io feci pollice a favore, Fede arrossì.
Dopo un'attesa interminabile quel pranzo finì e noi scappammo di sopra, prima che arrivassero gli altri ospiti.
Nuovamente chiusi la porta a doppia mandata.
- Finalmente... -, strinsi Federica fra le braccia e la baciai con trasporto. Le sue braccia magre erano strette attorno alla mia vita.
I nostri corpi aderivano perfettamente, il seno dell'una premuto contro quello dell'altra.
Non ci volle molto prima di raggiungere il mio letto.
Federica si lasciò cadere sulla trapunta, invitandomi con occhi famelici a seguirla.
Mi coricai accanto a lei, la schiena contro i cuscini.
Lei si strinse al mio petto.
- Cucciola... - le sussurrai, carezzandole i capelli. Lei chiusi gli occhi, sospirando.
- Ti amo tanto - disse improvvisamente, alzando lo sguardo per incontrare i miei occhi.
Le carezzai una guancia, poi mi sporsi per posare un bacio sul suo naso.
- Anche io, tantissimo... -
Strette in quell'abbraccio ci isolammo per parecchi minuti dal mondo esterno, finchè non ruppi quella sorta di immobilità amorosa baciandola.
Mi coricai sopra di lei, baciandole il collo e mordicchiandole la clavicola. Poi cercai ancora le sue labbra, più e più volte. Ci separavamo, poi ci riscontravamo, in un gioco di lingue e tocchi delicati.
Quando ritornai a baciare le sue gambe, inarcò la schiena. Si tirò più in su, mettendosi comoda fra i cuscini.
Posai un bacio sulla stoffa dei suoi slip, lei sussultò.
Poi bussarono alla porta.
Federica soffocò un ringhio.
- Sì? - domandai, con il cuore in gola. 
Avevo chiuso a chiave, vero? Sentii la maniglia girare a vuoto. Grazie al cielo.
- Sono arrivati gli altri -, era mio padre.
Ci ricomponemmo rapide, poi tornammo sotto.
Sentivo Fede imprecare a bassa voce e non riuscii a trattenere una risatina.
- Avremo tempo dopo - le ricordai.
Nel salone si era aggiunta una coppia dell'età circa dei miei: erano Maddalena e Luciano.
Ovviamente con loro c'era Andrea. Alto, molto alto, allampanato, i capelli castani a porcospino e piccoli occhi scuri.
Diciassettenne con il cervello carbonizzato dalla televisione, dal computer e dalle discoteche, incapace di formulare frasi di senso compiuto che contenessero più di una subordinata.
- Ehi - ci salutò con una sorte di grugnito accompagnato da un gesto della mano.
Mi limitai ad un cenno del capo. Mattia, Walter e Simone, nascosti agli sguardi dei miei e dei loro amici, fingevano di impiccarsi o morire in altri fantasiosi modi.
Fede trasformò la risata in un violento attacco di tosse.
- Fede, stai male? - le chiese sua madre, preoccupata.
- No... no... davvero - riuscì a dire fra un colpo di tosse e l'altro. Era rossa come un peperone.
Sapevamo che la nostra presenza era richiesta solo per una questione di formalità e di educazione, in ogni caso nel giro di venti minuti saremmo potute tornare al piano di sopra ad occuparci di cose assai più dilettevoli.
- Ehi... -, di nuovo il grugnito, - Sentiamo un po' di musica? - chiese a mio fratello.
- C'è uno stereo in camera mia... -
- Bene -, Andrea si alzò e i tre sventurati moschettieri furono costretti ad imitarlo, altrimenti avrebbero subito le ben peggiori angherie delle loro madri.
- Siamo libere? - mi sussurrò Fede.
- Suppongo... -
Avevo tutte le intenzioni di tornarmene nel mio giaciglio d'amore con Fede, quando Maddalena m'interpellò.
- Allora Maria, come va la scuola? Immagino brava come al solito -, sorrise mostrando denti bianchissimi fra le labbra rosso scuro.
- Ehm... sì, abbastanza bene... -, mi metteva a disagio parlare dei miei voti, anche se erano positivi.
- Tu, invece, Federica, la solita media del nove, suppongo? -
Lei annuì, arrossendo nuovamente. Anche lei si sentiva a disagio ad essere elogiata pubblicamente.
Lei sosteneva: i voti che prendo son cazzi miei. Era la sua filosofia di vita.
- I tuoi genitori mi hanno detto che hai suonato per il concerto di Pasqua in teatro! Volevo venire a vederti ma ho avuto un imprevisto, immagino che la tua performance sia stata ottimale -, Fede scrollò le spalle, sempre più in imbarazzo.
- Modesta come al solito -, rise Maddalena. Notai che la madre di Federica la osservava, sapeva che era a disagio, infatti intervenne.
- Ragazze, volete andare sopra? Vi chiamiamo per il dolce -, noi annuimmo.
Grazie, Erica, grazie! Scappammo al piano superiore.
- Se bussa qualcun'altro... -, impedii a Fede di finire la frase, poichè l'avvolsi in un abbraccio coronato da un bacio.
- Aspetta... la porta - mormorò.
Mi affrettai a chiuderla a chiave.
La presi nuovamente in braccio, lei mi schioccò un bacio sulla guancia, stringendosi al mio collo.
Ed eccoci nuovamente sul letto.
Questa volta non persi tempo, le scostai subito l'orlo del vestito. Mentre la baciavo, iniziai a carezzarla lentamente.
Poi il mio cellulare squillò.
- Porca... -, imprecai sottovoce e, dopo averlo sfilato dalla tasca, risposi.
Era Francesca.
- Ciao Nex -, entusiasmo pari a zero.
- Ehi Cris! Disturbo? -, ma certo che no! Cosa te lo fa pensare?
- No, figurati... -, Fede mi strinse una mano.
- Volevo solo chiederti se per il torneo a Torino ti fai accompagnare da qualcuno -
- Ehm... credo che verrò su con Edoardo e Simone, perchè? -
- Mia madre è via, quindi nonna deve guardare i gemellini e sono senza passaggio -, come al solito, avrei voluto aggiungere.
- Non ti preoccupare, ti porto io -, Federica mi stava fissando intensamente, ricambiai il suo sguardo.
- Okay, grazie mille! Non so cosa farei senza di te! -, risi.
- Ci sentiamo ancora, ciao Nex! -
- Ciao -
Alleluia.
- Scusami amore... - le sussurrai all'orecchio, riprendendo da dove avevo interrotto.
Ma nemmeno dieci secondi dopo squillò un altro cellulare. Quello di Federica.
Con un ringhio andò a rispondere.
- Che c'è? -, tono più che scontroso.
...
- Sì, certo che ci sarò! -
...
- Il solito... -
...
- Davide, possiamo parlarne in un altro momento? -, non l'avevo mai sentita così irritata.
...
- Scusa, ti chiamo io più tardi, ciao -
- Che cattiveria -, le sorrisi riportandola fra la mie braccia.
- E' frustrante questa situazione... -, borbottò, lasciandosi stringere.
- Chiudi gli occhi -, lei obbedì.
Posai un bacio sotto al suo ombelico, discendendo lentamente. La sentii sospirare.
Con una mano risalii a sfiorarle il seno.
- Ragazze! Il dolce! -, era mia madre.
Fede si tirò su di scatto e digrignò i denti. Sembrava un gatto arrabbiato.
- Arriviamo - risposi, sapendo che Federica era troppo arrabbiata per formulare una frase educata.
- Dai amore... -, le massaggiai le spalle, strofinando il naso fra i suoi corti capelli profumati.
- E' davvero il colmo... -
- Un giorno ci rideremo su, vedrai -, dopo averle schioccato un bacio sull'orecchio sinistro, aprimmo la porta e scendemmo in salone.
Anche Ofelia era arrivata, ora sedeva accanto a Lilith e discutevano di politica. Mancavano solamente Hans, Clara e Luisa.
Il dolce consisteva in una torta di mele e un budino alla vaniglia.
- Io odio la vaniglia -, scoppiai a ridere. Federica era davvero di umore nero. Peggio della pece.
Le carezzai lentamente la schiena, tentando di tranquillizzarla.
- Che hai? - le chiese Walter, sedendosi accanto a noi con una fetta di torta in mano.
- Nulla -, lo stesso entusiasmo di un condannato a morte.
- Bugiarda - la pungolò suo fratello.
- Toglimi le mani di dosso - ringhiò scandendo ogni sillaba.
- Lasciatela stare un attimo, davvero - dissi, tentando di proteggerla dalle loro attenzioni.
- Volete del budino? - ci chiese Margherita, che se ne stava appropriando.
- No grazie -, mi sarei accontentata della superba torta di mele di mia madre.
- Io sì! -, Simone glielo strappò dalle mani e si mise nel piatto una fetta decisamente abbondante, imitato prontamente da Edoardo. Quando c'era da mangiare, i miei fratelli non si tiravano mai indietro, erano due pozzi senza fondo.
Terminata la torta restammo quindici minuti circa a chiacchierare. O meglio, io chiacchieravo, Federica annuiva.
- Mamma, è un problema se andiamo sopra? Voglio confrontare i miei appunti di storia con quelli di Mari, prima di scordarmene -, Fede raccontò quella bugia con una discreta faccia tosta.
- Certo!  -, lei ringraziò e salimmo in camera mia.
Appena entrammo mi gettò le braccia al collo e mi baciò con foga, carezzandomi i capelli e il seno.
Senza una parola, sarebbe stato impossibile pronunciarne mezza!, ci spostammo verso il letto.
Dopo alcuni abbraccia, baci e carezze, riuscii a raggiungere il mio obiettivo, ingonocchiata di fronte a lei, nella posizione iniziale di parecchio tempo prima.
Fede mormorò un "evviva", che fece ridere entrambe. Poi tornai a concentrarmi sul suo corpo. Contemporaneamente, le carezzavo le gambe e i fianchi.
Mi fermai un momento, ma solo per baciarla.
Sentivo che Federica stava tentando di trattenere i gemiti: da sotto non si sentiva nulla di ciò che accadeva sopra, ma non potevamo rischiare comunque.
Assorta com'ero, anzi, assorte com'eravamo, nessuna delle due avvertì i passi sulle scale spostarsi verso la mia camera.
Quando la porta si spalancò, quasi non ce ne accorgemmo.
Federica aprì gli occhi, io mi voltai di scatto.
Era Gianni. Immobile, sulla soglia, una mano ancora sulla maniglia, l'altra chiusa a stringere il vuoto.
Nel giro di alcuni, eterni secondi, il tempo di realizzare la situazione, la sua espressione da sbalordita e sconvolta, divenne furiosa.
Federica prese i suoi slip e si ricompose, rapida. Io non mi mossi.
- Federica... ragazze... scendete di sotto, ora -, il suo tono non ammetteva repliche.
- Papà... - tentò di spiegargli Fede, ma Gianni le afferrò un polso.
- Zitta! - la ammonì puntandole un dito contro il viso. Poi le diede uno schiaffo.
Trasalii.
Federica si morse il labbro inferiore, aveva gli occhi lucidi e sulla guancia sinistra spiccava il segno rosso lasciato dalla mano di suo padre.
Avrei voluto abbracciarla, proteggerla, impedire ciò che era appena accaduto. Ma non osavo muovermi.
- Andiamo -, lo seguimmo.
Il mio cuore batteva così violentemente, che ogni battito scuoteva tutto il mio corpo.
Come avevo fatto a scordarmi di chiudere a chiave?!
Era stata tutta colpa mia.
Cosa sarebbe accaduto ora? Non volevo scoprirlo, ma sarebbe stato inevitabile. A causa di una distrazione, ora rischiavamo di non poterci più vedere.
L'unica speranza era mia madre.
Quando entrammo in salone, suo padre ci costrinse a prendere posto sul divano e a rimanere con loro fino alle sei, ovvero finchè non se ne furono andati via tutti quanti.
Ovviamente, davanti ai suoi vecchi amici non avrebbe osato dire una parola. Bastava Veronica a farlo vergognare.
Quando anche Hans e Clara si chiusero la porta dietro le spalle, Gianni si alzò in piedi.
Tutta la sua rabbia sarebbe esplosa a momenti sui presenti.
Federica si strinse inconsciamente contro di me.
- Tutto bene, caro? -, era Erica, assolutamente ignara.
- Tutto bene un cazzo! - urlò alla moglie.
- Calmati! Si può sapere cosa ti prende? - gli chiese Ludovico.
- Cosa mi prende?! Voi non avete visto... voi non avete appena visto... -, era talmente furioso che non riusciva a mettere in fila le parole.
Ovviamente, Simone, Mattia e Walter avevano capito cos'era accaduto.
Mio fratello mi guardò, come per dire "sapevi che un giorno l'avrebbero scoperto".
Sì, ma sarei stata io a dirglielo e sarebbe stato molto meglio!
- Federica e Maria Cristina... di sopra... -, dallo sguardo che mi rivolse mia madre, appresi che aveva intuito qualcosa.
- Per favore, Gianni, potresti andare al sodo? -, Erica era spazientita.
- Anche Federica è lesbica - rispose con rabbia.
Il silenzio ora pareva opprimente. Mia madre mi guardava senza volermi dire nulla in particolare, mio padre stava assumendo un colorito fra il rosso e il viola, mia sorella storceva il naso, schifata.
Sentii Federica tirare su con il naso, sulla palpebra inferiore le scintillavano alcune lacrime.
- Tu non hai nulla da dire? - mi chiese mio padre.
- No - risposi a voce bassa.
- Da quanto tempo va avanti questa storia? -, Gianni stava interpellando sua figlia.
- Da un po'... - rispose lei, la voce ridotta ad un sussurro.
- Un po' a quanto corrisponde?! -, il suo tono acido e aggressivo faceva ritrarre sempre più Fede nel suo guscio.
- Corrisponde a più di due anni - risposi al posto suo.
- Cristo Santo! - esclamò Gianni, furioso.
- Non è il caso di bestemmiare - lo redarguì Erica.
- Ma hai sentito?! -
- Certo che l'ho fatto, ma, ripeto, non scomodare le alte sfere per questo! -
- Andiamo a casa, per favore - ringhiò Gianni.
- Papà, piantala con questa sceneggiata - saltò su Mattia.
- Tu taci -
- Col cavolo! Guardala! E' pur sempre tua figlia! -
- Non è questo il punto - s'intromise mio padre.
- E quale sarebbe? -, anche Simone voleva prendere parte alla discussione.
Io preferivo tacere e osservare.
Non avevo voglia di piangere, di parlare, di gridare o di muovermi. Semplicemente speravo che tutto questo putiferio si placasse rapidamente.
Ero come un sasso impassibile alla corrente.
Accanto a me, invece, Fede piangeva silenziosamente. La cosa che mi feriva di più era vedere la sua tristezza.
Assorta nelle mie riflessioni, quasi non mi resi conto che si era scatenata una vera e propria lite fra Mattia, Simone, mio padre e Gianni, mentre i genitori di Walter assistevano imbarazzati.
- Mattia taci, prima che decida di rinchiuderti in casa a vita! -
- Rinchiudermi dove che sono maggiorenne?! Non hai alcun diritto su di me! Lo capisci che tua figlia non è cambiata? Ha solo una diversa visione della vita! -, non avevo mai sentito Mattia sbraitare con tanta foga.
- Diversa un cazzo!  Ma porca puttana, è una cosa perversa! -, Federica si lasciò scappare un singhiozzo più rumoroso a quelle parole.
Decisi che era tempo di far sentire le mie grida.
Mi alzai in piedi di scatto.
- Come ti permetti di definire "perversa" la nostra relazione?! Su che basi? Solo perchè siamo due donne? Credevo foste più aperti mentalmente, molto più aperti! -
- Sì, perchè siete due ragazze! E io sono aperto quanto basta! Ciò che è successo prima... erano solo stronzate da ragazzini con troppi ideali utopici per comprendere quel è la vera realtà! -
- Gianni, basta! -, ora era intervenuta anche mia madre.
- Paola, non è il caso -, mio padre aveva fatto un passo falso: mai contraddire così sua moglie.
- Invece è il caso eccome! - sbraitò - Punto primo: se sono state assieme per più di due anni e tu non l'hai mai saputo, perchè dovrebbe essere ora diverso il rapporto con tua figlia? Punto secondo: se hanno una relazione da così tanto tempo, dubito che sia una semplice scarica di ormoni, ti pare? Punto terzo: ... -, Gianni le impedì di proseguire con la sua lista.
- Punto terzo: mia figlia se la fa con una donna! Cazzo! Una donna! -
- Gianni, andiamo a casa, hai dato abbastanza spettacolo... -
- Ecco, andiamo, è meglio -
Federica non osava muoversi. La guardai nei grandi occhi acquosi, vi leggevo solo paura.
Poi, inaspettatamente, sua madre parlò.
- Amore, tu resta da Mari, sempre che per Paola non sia un problema... -, mia madre annuì, contenta della soluzione.
- Ma certo, resta pure! -
- Vieni Mati, andiamo a casa -
Quando tutta la famiglia Mantovani, tranne Federica, uscì, mio padre e mia madre andarono nella loro stanza.
Era in arrivo una bufera.
- Sai, l'ho sempre saputo -, era la prima volta che Margherita apriva bocca.
- Come? -
- Per mia sfortuna, siamo gemelle -
- Non so di chi sia la sfortuna più grande -
- Ragazze, piantatela -, era Simone.
- Me ne vado, non ho voglia di discutere con
una del genere -, Margherita si alzò e si diresse verso la sua stanza. Non la mandai a quel ben noto paese per intercessione divina.
Anche Edoardo, senza dire una parola, se ne andò.
- Cucciolina... -, mi sedetti accanto a Federica e l'abbracciai forte. Lei aveva smesso di piangere, ma non di tremare.
- Vi lascio sole... ragazze, mi dispiace -, mi diede una pacca sulla schiena e strinse la spalla di Fede, poi anche lui se ne andò.
- Vieni amore, andiamo di sopra -, la presi per mano.
Ciò che suo padre aveva detto era stato terribile, l'avevo umiliata e ferita nel profondo. Non l'avrebbe scordato facilmente.
Sapevo che mio padre pensava esattamente le stesse cose, ma non aveva avuto il coraggio di pronunciarle a voce alta, conoscendo mia madre.
Era davvero divertente scoprire che tuo padre ti consideravano uno scarto della natura e una pervertita.
Ma cosa mi importava? In fondo, io amavo Federica, volevo solo starle vicino, con o senza l'appoggio di mio padre.

*

- Decisamente non ti invidio... dev'essere stato orribile -, Giorgio scosse il capo.
- Puoi giurarci -
- Ma perchè ha reagito così male? -
- Oltre al fatto che non ci ha trovate in una situazione...ehm... casta, credo fosse anche causa di Veronica -, lui convenne.
- Ora però avete risolto, vero? -
- No, ma non importa. Cioè, tollerano la nostra relazione per serena convivenza, altrimenti Erica e mia madre li ammazzerebbero -
- Dev'essere terribile sentirsi dire certe cose da un genitore... -
- Lo è -

*

10 Novembre 2009
Montenotte
17.43

Cara Federica,

com'è stato il tuo pomeriggio con Ludovica?

Io sono appena tornata a casa e, prima di chiamarti, voglio buttar giù qualche riga.
Prima di tutto, Giorgio sa di noi. Non gliel'ho detto io, ma l'ha capito e ormai non aveva senso raccontargli una bugia.
L'ha presa decisamente bene, anzi, sapevi che lui e Davide avevano fatto una scommessa?
Giorgio sosteneva che noi tenessimo nascoste a loro le nostre relazioni (etero), mentre Davide pensava che stessimo assieme. Mi ha confidato che ne hanno parlato spesso, soprattutto da quando sei partita.
Li ha insospettiti maggiormente il mio comportamento eccessivamente depresso, in particolare se n'è accorto Giorgio. A proposito di Giorgio, dopo devo dirti una cosa...
Comunque Davide ancora non lo sa e voglio aspettare che tu sia presente!
Poi Giorgio ha voluto alcune informazioni riguardo all'inizio della nostra storia e a quando l'hanno scoperto i nostri genitori. Ovviamente gli ho raccontato tutto, glielo dobbiamo.
Oh amore, ho voglia di stringerti forte! Sono stata tanto male immaginandoti ridere e scherzare con quella tua amica...
Quasi quasi prendo, scappo e vengo da te! Non sarebbe una cattiva idea! Magari il ponte dell'Immacolata. Oppure potresti venire nuovamente tu...
Insomma, ci metteremo d'accordo in qualche modo!
Ho avuto proprio una bella idea!
Salutami tanto Mattia, ora corro a telefonarti!
Ti amo

Maria Cristina

****

Che ne dite? Mi sono ispirata per metà a esperienza personale, per l'altra metà al racconta di un'amica.

HinaNaru: lo so, Mari è davvero fortissima, ma anche Giorgio ha una testa tutta particolare!
piccola peste: concordo con te, comunque per la successiva rivelazione non dovrai attendere troppo!
hacky87: sono contenta che ora ti sia tutto chiaro! Sì, non bisogna mai perdere la speranza :)
the angelus: se ti consola, nemmeno a me è andata così... cioè, diciamo che era una situazione parecchio strana e che lei teneva il piede in due scarpe, ma non scendiamo i dettagli! Capisco che una parte di te tifi per Momo, anche una parte di me lo fa! E' così carina... però quando vuole diventa davvero una strega :P
reby94: grazie per i complimenti! Già, la loro storia è parecchio tenera...
Asterope: grazie mille! Spero tu abbia gradito anche questo flah-back ;)
harderbetterfasterstronger: già, dovrebbero farla Santa! Mi fa davvero piacere quello che hai scritto, sono lusingata!
Apia: figurati, don't worry ;) Sono contenta che la storia ti piaccia sempre più! Concordo con te, Monica è molto ambigua, tende a non fidarsi troppo degli altri e ad assumere atteggiamenti distaccati e "strani", tranne che con Antonella, la sua migliore amica, l'unica che la conosca davvero.

Grazie ancora a tutti quanti!
A presto

Mizar

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Capitolo 15
*** Il Ritmo della Pioggia ***


t.s.e.CAP15 Galvanizzata dalla sconfitta (lo so, sembra un ossimoro, ma quando perdi 3 a 2, l'ultimo set 15 a 13, contro una squadra di ochette smorfiose, anche se hai perso sei consapevole di non aver lasciato loro 3 punti, e ciò ti rallegra! Tiè!!) ho scritto a velocità supersonica! Ed eccovi l'aggiornamento :)
Ho indugiato un po' a pubblicarlo solo per aumentare la suspance (e perchè ho avuto una settimana di cacca), non vogliatemi male per questo!
Buona lettura

****

Capitolo XV
IL RITMO DELLA PIOGGIA

14 Novembre 2009
Roma
10.02 a. m.

Cara Maria Cristina,
non ho nessuna voglia di seguire l'ora di recupero di matematica, quindi ti scrivo per occupare il tempo.
Ho parlato con Giorgio, ma credo che tu lo sappia già. Avevi ragione e ti chiedo davvero scusa per non aver acconsentito a metterlo al corrente prima!
Ovviamente, quando ho scoperto che ha una cotta per te, sono rimasta a bocca spalancata! Non me lo sarei aspettata, e devo ammettere che un po' m'infastidisce...
Quel pomeriggio da Ludovica non è stato nulla di eccezionale, non ho fatto altro che pensare a te. Anche se lei mi ha detto che ho suonato davvero bene,
sono estremamente convinta di aver fatto schifo: non ero per nulla concentrata!
Sai cosa? Mi sentivo in colpa... sì, in colpa perchè ero con lei, lontana da te...
La tua idea di vederci per l'Immacolata è fantastica! Vorrei esultare, ma non credo che la mia professoressa sarebbe molto contenta!
Mi raccomando, salutami tutti quanti!
Un bacione grande grandissimo
Ti amo

Federica

*

- Che freddo... - brontolai, mentre attraversavo il giardino diretta alla cassetta della posta.
Federica mi aveva assicurato di aver spedito correttamente la lettera, ma era ormai passata quasi una settimana da quando l'aveva imbucata e di essa nemmeno l'ombra.
Fu così che quando riconobbi la sua ordinata calligrafia, feci un mezzo balzo per la gioia.
- Che succede? -, eccolo.
- E' arrivata! -
- Meno male, non ti avrei retta ulteriormente - scherzò Giorgio.
- Dai, entra, sto morendo di freddo -
Mi sfilai la giacca e i guanti, di cui ultimamente non potevo fare davvero a meno: il solo pensiero di uscirne priva mi faceva raggelare.
Salimmo rapidi in camera mia. Dovevo parlargli.
- Su, dimmi tutto -, si sdravaccò sul mio letto.
- Allora... hai presente Monica, quella dell'altra classe, vero? -
- Certo! La crisalide che divenne farfalla... e che farfalla! -, gli lanciai addosso il quaderno di matematica, che lui parò con un colpo.
- Sii serio, è importante... comunque, sta sera vuole che esca con lei... -
- E allora? -
- Lei ed io, da sole... insomma, è un dannatissimo appuntamento! -
Lui rimase a guardarmi, incapace di proseguire il discorso.
- Sveglia! Cosa devo fare? Ci vado? -
- Aspetta, rewind. Perchè questa volta dovrebbe essere diversa dalle altre? -
Sbuffai, ma poi glielo spiegai.

*

- Ciao Nex, ci vediamo venerdì sera! -, dopo averla salutata, mi avviai verso il parcheggio.
Poi vidi che lei mi stava aspettando.
Monica aveva appena finito di fumare una sigaretta e l'aveva gettata a terra.
- Ehi, ciao! Che fai qui? - le domandai, sorridendole. La sua presenza era davvero inattesa.
- Hai progetti per sabato sera? -
- Nulla di particolare, dovrei andare a mangiare qualcosa con i miei amici... -
- Vorresti uscire con me? - mi chiese all'improvviso. Pareva averci meditato sopra per parecchio tempo. Lo intuii dal tono della sua voce.
- Come, scusa? -, allibita, non c'erano altre parole.
- Un appuntamento - spiegò lei. La sua espressione era impassibile. Doveva essersi allenata molto per riuscire a mantenerla con così poco sforzo. 
Io non ne sarei stata in grado.
- Io... non... vedi, non lo so... -
Se ci era rimasta male, non lo dava a vedere.
- Non importa, lascia stare -, Monica stava frugando nella sua borsa, non smise finchè la sua mano riemerse con il pacchetto delle sigarette. Era nervosa.
- No Momo, va bene... un appuntamento... ehm, come amiche -, ma come faccio a dire certe cazzate?!
- Sei sicura? - si fermò a mezz'aria, la fiamma dell'accendino che cancellava un po' d'oscurità.
- Sì, ci sentiamo ancora per i dettagli, va bene? -, lei annuì entusiasta, riponendo sigaretta e accendino nella borsa.
- Grazie -, si sporse per baciarmi una guancia, poi, dopo avermi salutato con la mano, se ne andò.

*

- Ma ormai le hai detto di sì! -
- E' questo il punto! Mi sento in colpa, capisci? Nei confronti di Federica... -
- Ma, aspetta un momento... -
- Che c'è? -
- Ma Monica... ehm, è un po' brutto dirlo così ma... da che parte sta? -, gli scoppiai a ridere in faccia.
Hai intuito cose ben più complesse di questa e poi ti perdi nella pozzanghera!
- Ma allora sei proprio uno zuccone! E' lesbica, accidenti! Altrimenti non mi farei tutti questi problemi, ti pare? -
- In effetti, hai ragione... -
- Insomma Giò, mo' che faccio? -, coricai sul tappeto, fissando il cielo attraverso i velux sul soffitto.
- Esci con lei. Se tu ami Fede e con lei ti vedi solo come amica, non ci vedo nulla di male -
- Io sì... -
Quando il cellulare di Giorgio squillò, sobbalzai.
- Pronto? -
...
- Ah ciao! -, mi fece un segno di scusa e poi si rifugiò in bagno.
Con chi stai parlando?
Non avevo intenzione di origliare la conversazione solo per soddisfare la mia curiosità, avrei atteso sue spiegazioni.
Dopo esattamente tre minuti, tornò nella mia stanza.
- Che succede? - chiesi con nonchalance.
- Nulla -, arrossì fino alla punta delle orecchie.
Beccato!
- Dai dimmi, chi era? - lo stuzzicai.
- Sapessi... -, finse un'aria vaga e distaccata.
Sbuffai, ma non insistetti. Se Giorgio non voleva rivelare qualcosa, bè... ormai la sua fama di muraglia di cemento armato era decisamente consolidata.
- In conclusione, vado o mi invento una scusa? -
- Vai, cosa ti potresti inventare? Ho l'influenza suina? Non ha senso... -
- Farò così, però devo prima dirlo a Federica -
- A proposito di lei... è vero che verrà per l'Immacolata? - mi chiese entusiasta.
- Già... però sarebbe anche bello se andassimo noi da lei. Le porteremmo qualcosa di famigliare -
- Non credo ci sia abbastanza spazio per tutti -
- Possiamo sempre chiederle informazioni più specifiche... -, convenni con lui.
Chiacchierammo ancora, fino a pomeriggio inoltrato, poi Giorgio tornò a casa a prepararsi per la sera: sarebbe andato a fare un giro con i suoi compagni del coro.
Lanciai un'occhiata all'orologio. Due minuti alle sei.
Spalancai le ante del mio armadio, indecisa.
Era giusto uscire con Monica?
Dovevo assolutamente chiamare Federica.

Ero in ritardo.
Ed è una cosa che detesto profondamente.
Fà che non sia già arrivata...
Eccola, seduta su una panchina, leggeva. Il libro sorretto da mani guantate azzurro pastello.
I lunghi boccoli le nascondevano in parte il viso, teneva le gambe fasciate dai jeans accavallate e, a brevi intervalli, si scostava la frangia dagli occhi.
- Cucù - le dissi allegramente, sbucandole di fronte all'improvviso. Lei sobbalzò, poi scoppiò a ridere.
- Cosa leggi? - le domandai, sedendomi alla sua sinistra.
- Germinale -
- Roba pesante, come mai? -
- Amore e rivoluzione, comunismo e ideali, che vuoi di più? -, quando parlava di libri la sua espressione si addolciva, come se dimenticasse per un attimo di tenere alzata la corazza che la separava dal resto del mondo.
Le sorrisi di rimando.
- Dove andiamo a mangiare? - le chiesi, mentre lei riponeva il volume nella borsa di tela.
- Spero ti piaccia la cucina cinese -
- Assolutamente! -, già pregustavo gli involtini primavera e gli immancabili spaghetti saltati con il maiale, menù fisso delle mie cene in quel locale.
- Hai ancora sentito Federica? - mi chiese mentre ci incamminavamo.
- Sì, finalmente è arrivata la sua lettera, proprio oggi pomeriggio! -
- Cosa diceva di bello? Qualche novità? -, teneva le mani guantate in tasca e la bocca nascosta dalla sciarpa.
- Mi ha parlato di quel pomeriggio... -, perchè te lo sto raccontando?
- Tutto bene? -, mi posò una mano sulla spalla. Aveva intuito che nascondevo qualcosa da come avevo abbassato il tono della voce.
- No, cioè... sì. Mi ha scritto che si è sentita in colpa... perchè era con un'altra ragazza, sapendomi lontana -
- Non dovresti essere felice? -
- Sì, certo. Però... non so, ho un brutto presentimento... -
- Sarà solo frutto della tua agitazione, quando la rivedrai chiarirete -
- Spero... ma non è solo frutto della mia agitazione, quando l'ho chiamata per dirle che sarei uscita con te e assicurarle che siamo solo amiche eccetera, lei mi ha detto con nonchalance che anche lei sarebbe uscita con Ludovica. Da sole -, sottolineai le ultime due parole, quelle che mi avevano ferito di più.
- Ma anche noi due siamo sole... -, mi lanciò una fugace occhiata di ghiaccio.
- Sì, però... -
- Nessun però, è così... però tu ti fai delle remore -
- Sì, insomma... capiscimi, è normale! -
- Già, lei invece esce tranquilla e quasi si scorda di dirti che è sola con Ludovica. Non mi sembra che tu gliel'abbia mai nascosto -
- Lo so... -
- Sei arrabbiata? -
- Non ne ho idea, sono solo molto confusa... non capisco per quale motivo non me l'abbia detto subito! Ho questa forte sensazione che, se non l'avessi chiamata io, lei non mi avrebbe detto nulla. Secondo te sono io che sbaglio, che mi preoccupo troppo? -
- Non direi... è lecito sentirsi gelosi ed esclusi dalla vita della persona che si ama, specialmente se la distanza è grande -
Rimasi in silenzio a riflettere.
Monica, del resto, aveva ragione. Perchè mi preoccupo tanto, mentre per lei è tutto così semplice e scontato?
E perchè prima mi confessa di sentirsi in colpa per quel pomeriggio trascorso con Ludovica, poi pare dimenticarsi di me al sabato sera? Federica, io ti amo... questa distanza ci fa male, ma dobbiamo resistere. Siamo state troppo abituate alla continua e costante presenza l'una dell'altra, che ora mi sembra di soffocare.
- Mari... -, Monica mi trascinò bruscamente sulla Terra.
- Scusa, ero sovrappensiero... -
- Siamo arrivati -
Il ristorante era gremito di gente, quasi si soffocava nell'ingresso a causa della calca.
Qualche "permesso" e gomitata più tardi, ci eravamo fatte strada in quella jungla di giubbotti.
- Buonasera -, la cameriera ci rivolse un sorriso a metà fra il rassegnato e l'esasperato.
- Ho prenotato un tavolo per due -
- Nome? -
- Zarkovskaja -
- Ah sì, seguitemi -
Facendoci largo in in un mare di tavoli di ogni forma e dimensione, ne raggiungemmo uno, quadrato, incastrato in un angolino. Sembrava di essere in castigo.
Dopo tutte quelle similitudini avventurose mi era preso un attacco di fame. Dovevo assolutamente mangiare qualcosa.
Monica si sbottonò il cappotto e, dopo essersi sfilata la sciarpa con un gesto elegante, si sedette di fronte a me.
Indossava una dolcevita viola scuro e sopra uno scaldacuore di lana grigio. Ai lobi erano scintillavano due grandi cerchi argentati.
Monica, sei bellissima...
- Sai già cosa ordinare? - le domandai, aprendo il menù. Ormai era un'abitudine, giusto per non restare con le mani in mano.
- Riso alla cantonese e maiale in agrodolce, un classico -, il suo sorriso era molto più rilassato e spontaneo del solito.
- Tu, invece, hai deciso cosa farai per l'Immacolata? -
- Sì, ho avuto un'idea geniale proprio prima di uscire di casa, per questo ho fatto tardi -, gongolavo al solo pensiero.
- Racconta -
- Le faremo una sorpresa, Giorgio, Davide ed io, ho già parlato con la madre di Federica. Prenderemo l'aereo sabato mattina, mentre Federica è convinta di partire nel pomeriggio, così la batteremo sul tempo e piomberemo in casa sua. Spero ne sarà felice -, il mio sorriso ebete pareva indelebile.
- Io lo sarei... -
- Comunque, abbiamo pensato ad ogni cosa: per la notte, dato che il loro appartamento non è grande, ovviamente io dormirò con Federice, mentre Giorgio e Davide si porteranno i sacchi a pelo e campeggeranno sul tappeto -
- Poverini - rise Monica, scostandosi i capelli dalle spalle.
- Hai qualche programma per il ponte? -
- No... credo che mi trasferirò da Antonella! Mia madre ha portato a casa l'ennesimo idiota... -
- Mi dispiace -, non sapevo cos'altro dirle o in che modo consolarla.
- Ormai mi sono abituata: nel giro di qualche settimana sarà sostituito, non preoccuparti -
Una cameriera piccolina con lunghi capelli neri interruppe i nostri discorsi per prendere le ordinazioni.
- Grazie -, le porsi i menù.
- Vieni spesso qui? - le chiesi.
- Sì... -
- Con Antonella? -, solo in quel momento mi resi conto che non conoscevo gli altri amici di Monica.
Lei annuì e poi aggiunse - Qualche volta anche con le compagne di squadra o con altri amici... -
- Frequenti qualcuno della tua classe? -
- No, nessuno... non... non ho legato con nessuno di loro -
- Come mai? -
- Non saprei, credo sia perchè loro si conoscevano già tutti quanti, io ero solo quella timida con il naso sempre fra i libri, oltretutto sono mezza russa, non attiravo il loro interesse e la cosa era reciproca -
- Sì, in effetti, non per offenderti, ma la mia classe non può soffrire la tua... -
- Già, anche questo è reciproco... Soprattutto Valentina -
- Non mi parlare di quell'asina perchè mi resta la cena sullo stomaco -, ogni volta che la sentivo nominare m'irrigidivo.
- Avete litigato? -
- Sì, dal primo giorno di quarta ginnasio. E' solo un'insulsa oca giuliva... -
Monica sorrise, scoprendo appena i denti regolari.
- Perchè avete litigato? - mi chiese curiosa. Eccola, ora poteva vederla davvero: le sue difese si erano abbassate, mi stava mostrando il suo vero volto, sorridente e pacifico.
- Perchè lei voleva sedersi vicino a Federica, al posto mio -
- E per quale motivo? -, Monica era scoppiata a ridere.
- Sosteneva che le sembrava una ragazza interessante, alla sua "altezza", perchè la conosceva come musicista - mimai le virgolette con le dita, mentre Monica continuava a ridacchiare scuotendo il capo, - Io l'ho mandata al diavolo, dicendo che lei non era nemmeno un quarto di Federica. E così Valentina si è infuriata come una belva e ha cominciato con una tiritera della serie: perchè tu non sai chi sono io, non sai cosa ho fatto, eccetera eccetera... Le mancano solo le ragazze-lacca -
Non avevo mai visto Monica ridere così tanto.

- Ferma! Questa volta tocca a me -, le afferrai il polso prima che potesse iniziare a cercare il portafoglio.
- Non posso, io ti ho solo offerto un gelato... -
- Sciocchezze, non farti problemi -, prima che potesse replicare porsi venti euro al cassiere.
Con le sciarpe ben strette attorno al collo, ci avventurammo nell'aria sempre più gelida di fine novembre.
- Ascolta... -, non riuscì a terminare la frase che le squillò il telefono.
- Solo un secondo - si scusò, poi rispose.
- Che vuoi? -, era arrabbiata.
...
- Cosa?! E che dovrei fare? -
...
- Va bene, ciao -, staccò il telefono e lo gettò con rabbia in fondo alla borsa.
- Ehi Momo, è successo qualcosa di grave? -, le misi un braccio attorno alle spalle. Aveva gli occhi lucidi.
- No... nulla... -, sbattè più volte le palpebre, scuotendo il capo, tentando di ricacciare il pianto.
- Sediamoci un attimo - dissi, indicando una panchina nei giardini accanto al locale.
Fece un respiro profondo, poi si decise a parlare.
- Mia madre vuole la casa libera per poter scopare liberamente con la sua ultima fiamma -
Non avevo idea di come replicare: la mia famiglia era decisamente più tradizionale.
- Ascolta Momo... tua madre vuole che tu dorma fuori casa? -, mi si stava delineando qualcosa nel cervello.
- Sì... -
- Da me c'è spazio... -, ecco che quel qualcosa aveva preso forma.
- Davvero? -, Momo, non avevo mai visto i tuoi occhi così felici.
- Grazie - sussurrò, abbracciandomi.
- Vuoi che iniziamo già ad incamminarci? - le domandai, lei non accennava a sciogliere la stretta.
- Va bene... -

- Fantastico... - mormorò quando fummo davanti al cancello di casa mia.
- Ti piace? -
- E' bellissima! -, i suoi occhi saettavano dal grande giardino, al terrazzo, alla veranda, finchè si posarono sulla porta d'ingresso, che si era aperta.
- Mari, sei già a casa? - era mia mamma, con un sacco della spazzatura in mano, destinazione: cassonetto.
- Sì, ascolta... la mamma di Monica ha... ehm, bisogno della casa, potrebbe fermarsi a dormire? -
- Ma sì, certo, non vedo alcun problema. Ora entrate, prima di prendere altro freddo - disse con un sorriso.
Mentre noi ci dirigevamo verso il cono di luce proiettato dalla porta, lei andava nella direzione opposta.
- E' accogliente -, pareva che casa mia fosse troppo grande per lei, dato che continuava a parlare a voce quasi inudibile. Si sentiva spaesata.
- Ciao -, mio padre era seduto sul divano, probabilmente lui e mamma stavano guardando un film.
- Ciao, come mai sei già tornata? Fa freddo? -
- Anche... lei è Monica - gliela presentai.
Lui esitò per un momento prima di stringere la mano che lei gli aveva porto. Probabilmente pensava che fosse una mia amante.
- La mia stanza è sopra - le dissi, aprendo l'armadio nell'ingresso per riporre le nostre protezioni contro il gelo.
- E' sempre stato il mio sogno avere la camera da letto in mansarda -
- Per una notte potrai realizzarlo -, le feci l'occhiolino.
Dopo averle fatto riporre le scarpe bagnate in lavanderia, andammo al piano superiore.
- E' carino qui... -, si sedette sul mio letto, guardandosi attorno.
- Li hai fatti tu? - mi chiese, indicando i vari disegni a china appesi alle pareti.
- No, non ne sarei in grado. E' stata Federica, sono molto belli, vero? -
- Sì -
Scese un silenzio imbarazzante, da parte sua di quelli in cui hai paura di aprire bocca e dire una stupidaggine colossale, da parte mia di quelli che sanno che l'altra persona si aspetta qualcosa, ma non sanno cosa.
- Ehm, vuoi un pigiama? -, ecco, la cretinata è uscita, brava Mari.
-
Sì, grazie -
Aprii un cassetto e le porsi un pigiama lungo a righe rosse, verdi e gialle.
Quando glielo posai fra le mani, mi regalò un dolce sorriso.
- Posso cambiarmi? - chiese, arrossendo.
- Certo -
Io indossai i pantaloni blu scuro di un pigiama e una canottiera nera. Lei era così graziosa nel mio pigiama, che pareva una bambola.
- Ti va di chiacchierare un po'? - mi domandò, io annuii, arrampicandomi sul letto e prendendo posto accanto a lei.

Monica sapeva essere davvero affascinante, con i suoi occhi così espressivi, i suoi ragionamenti labirintici e quel suo modo originale e profondo di osservare le cose.
Seduta sul mio letto, con indosso il mio pigiama, era come un'illusione, una proiezione della mia coscienza.
Momo, che sto facendo? Non dovresti dormire qui...
Mi rendevo perfettamente conto che Federica non ne sapeva nulla. Amore mio, dovrei dirtelo? Ti fidi di me?
-
Hai mai desiderato qualche altra donna, oltre a Federica? - mi chiese improvvisamente.
- Escludendo fantasie su donne famose, no. Certo, ho detto più volte "quella è proprio bella" o altri commenti sull'aspetto estetico di qualche ragazza, ma da lì al provare sentimenti ero lontana anni luce -
Lei annuì, poi sbadigliò e solo allora mi resi conto di quanto fossi stanca.
Era circa mezzanotte, e il mio cellulare squillò.
Era lei.
- E' Fede, rispondo solo un attimo - mi scusai e poi premetti il tasto verde.
- Pronto? -
- Ciao amore! - trillò lei, vivace e pimpante come se avesse appena dormito dodici ore di fila.
- Ehi... com'è andata la serata? -
- Benissimo, la tua? -
- Ehm... veramente Monica si ferma da me sta notte -, le lanciai uno sguardo colpevole.
- Cosa?! -, era furiosa.
- Fede... aspetta... -
- No! Quand'è che l'hai deciso?! Senza nemmeno dirmelo?! - stava sbraitando e quasi non riuscivo a capire le sue parole.
- No, amore, ascolta, è una cosa decisa all'ultimo momento... è che sua madre ha bisogno della casa libera, l'ha lasciata fuori così e io... -
- Già, tu dovevi portarla in casa tua, come un cane abbandonato, immagino che dormirà con te -, ora pareva sull'orlo delle lacrime.
- Non lo so... ascoltami, lo sai che... - m'interruppe bruscamente.
- Sì, certo, divertiti -, mi staccò il telefono.
- Fede! - urlai, inutile, aveva buttato giù.
Lanciai con rabbia il cellulare sul tappeto, mentre gli occhi mi si velavano di lacrime.
Monica mi posò una mano sulla spalla.
- Momo, cosa avrei dovuto fare? - le chiesi, abbracciandola.
- Ti chiedo scusa se la mia presenza qui è un problema.... -
- No, no... - singhiozzai.
- Richiamala - sciolse l'abbraccio per andare a recuperare il telefono.
Composi il suo numero con dita tremanti.
Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo... Cazzo!
- L'ha spento -
- Prova con quello di suo fratello o di sua madre... -
Annuii.
Il telefono di Mattia suonava a vuoto, quello di Erica era spento.
- Non piangere, ti prego, domani chiarirete... -, stretta fra le sue braccia tentavo di farmene una ragione.
Avrei davvero dovuto.
Peccato che fosse così difficile. Non avevo mai mentito a Federica, non avevo mai violato la sua fiducia ne' le mie promesse, e lei lo sapeva.
Cos'era cambiato? La distanza? Plausibile, la distanza che aveva generato questa coltre di gelosia e sospetto. Bisognava scacciarla.
- Dormiamo, sei molto stanca... - sussurrò al mio orecchio, scostandomi i capelli dal volto.
M'infilai silenziosamente sotto il piumone, lei accanto a me. Nel mio letto c'era spazio sufficiente per entrambe.
Rimanemmo a guardarci per un po': i miei occhi arrossati nei suoi di ghiaccio. Un brivido mi corse rapido lungo la schiena.
Decisi che era meglio se mi voltavo.
- Buonanotte Momo - la sentii avvicinarsi alla mia schiena, finchè non percepii il suo respiro caldo vicino al mio collo.
- Notte Mari -

Mi svegliai di soprassalto, sudata, affannata.
Pioveva. Il ritmo violento di quell'acquazzone produceva un rumore sordo e metallico contro il tetto.
Un ritmo che, accostato al ticchettio della sveglia, produceva una sorta di melodia. Ma qualcosa interferiva con quella sinfonia.
Il mio cellulare stava vibrando. Lanciai un'occhiata al quadrante della sveglia: le quattro e dieci.
Quando realizzai che il cellulare stava davvero squillando, scostai il piumone con un calcio e mi ci tuffai letteralmente sopra.
- Pronto? - risposi agitata. Era Federica.
- Amore mio... -
- Oh Fede, ti prego, perdonami! Lo sai che non ti tradirei mai, lo sai che ti amo! Sì, lei è qui con me, ma ti giuro su Dio che non è successo nulla, lo capisci che ciò che provo per te è troppo forte per poter essere messo a rischio? -, le parole e le lacrime sgorgavano senza freno, tanto era il desiderio che ogni mio pensiero la raggiungesse.
- Mari... ti amo, sono io che dovrei scusarmi, davvero! Io mi fido di te, assolutamente... -
- Fede... - sussurrai, mentre il rubinetto delle lacrime iniziava a chiudersi.
- Volevo davvero chiederti scusa, se fossi lì con te sarei in ginocchio ai tuoi piedi -
- Non sarebbe necessario -
- Grazie amore mio, grazie -
- Sono felice che tu abbia chiamato -, lo ero davvero.

****

Per tutti coloro che volevano sapere della sorella gemella: ogni cosa a suo tempo, perchè la ragione esatta non la conosce nemmeno Mari, c'è bisogno che prima accada una cosa e poi la situazione si sbloccherà ;)
Quindi armatevi di pazienza e presto avrete la vostra risposta!

Ora spazio alle risposte:
reby94: sono felice che ti piacciano i miei flashback ;) e grazie per i complimenti!
the angelus: ho sempre sostenuto l'esistenza della telepatia! In ogni caso hai ragione, non ci avevo fatto caso, ma Paula assomiglia molto a Gianni (odiosi uguali!)
Asterope: sì, Gianni è decisamente esagerato e le madri saranno delle preziose alleate! Comunque, per la tua immensa gioia, rieccoti Monica :)
piccola peste: spero di non averti fatta stare troppo male, ma se hai provato qualcosa significa che non ho scritto in modo obbrobrioso ;) In ogni caso, Gianni è stato davvero molto duro! Sono contenta che ti piaccia il capitolo!
HinaNaru: non pensavo fosse un problema, spero tu non abbia fatto troppa confusione! Grazie anche a te per i complimenti!
hacky87: no, fortunatamente non ho vissuto una scena simile, ma credo che mio padre reagirebbe allo stesso modo! Già, il legame delle due protagoniste è davvero molto saldo, anche se sta venendo messo a dura prova...
harderbetterfasterstronger: davvero scioccante un padre che ti urla certe cose, hai ragione, e certamente questo le ha unite ancora di più, anche perchè il patatrac l'hanno fatto assieme! Comunque, grazie per avermi avvertito, perchè non me ne sarei accorta, stordita come sono ;)
Apia: già, un flash-back decisamente lungo, di cui la prima parte può anche sembrare comica, ma il finale lo è un po' meno... mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto!
Veive: scegli tu ;) Sì, sei una persona davvero insensibile (o è solo la tua risata isterica?)! Ma si spera che tu non abbia quando si sono scoperti gli altarini, altrimenti saresti davvero indecente! E di gente ignorante non c'è n'è solo in questo capitolo, cara puzzolina!
cammy: grazie per i complimenti! Non ti farò attendere troppo (spero!) :)

Grazie mille al quadrato a tutti quanti!!!!
A presto
Mizar

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Capitolo 16
*** Salmerino di Fontana ***


t.s.e.CAP16 Ed eccoci giunti al 16° capitolo! Grazie a voi che avete avuto la pazienza di sopportarmi ;)

****
Capitolo XVI
SALMERINO DI FONTANA

Quando il sole s'insinuò fra le tapparelle, mugugnai, rigirandomi fra le coperte, finchè non toccai un corpo caldo.
Monica.
Mi ero completamente scordata di lei.
Fortunatamente con Federica la questione era stata risolta, ma mi pareva comunque ingiusto essere lì accanto a quella bellissima ragazza, che avevo ormai capito avere una cotta per me.
Quindi stavo anche facendo soffrire Monica, perchè ero certa che non avrei mai lasciato Federica, ero troppo legata a lei.
Ma guardandola dormire, così indifesa, quasi mi veniva l'istinto di stringermi a lei, di cullarla. Pareva un'ipocrisia, era illogico: proteggerla da me stessa.
Perchè, Momo, perchè eserciti questo fascino su di me?
La mia Armida* continuava a dormire, i boccoli sparsi attorno al capo, formando una sorta di aureola ramata. Glieli sfiorai con la punta delle dita.
E come avesse avvertito il mio tocco, spalancò gli occhi di quell'azzurro così chiaro, che si confonde con il grigio.
- Mari... - mormorò, allungando le membra intorpidite.
Così facendo, scoprì una generosa perzione del suo ventre. Quasi sussultai.
La sua pelle così chiara mi ricordava terribilmente quella di Federica.
- Dormito bene? - mi chiese, avvicinandosi. I suoi movimenti sinuosi come quelli di un gatto.
- Sì... tu? -
- Perfettamente -, si strinse a me, posando il capo sul mio seno.
Reagendo quasi come un automa, le carezzai i capelli, poi scesi lungo la sua schiena. Quando le sue mani tiepide s'insinuarono sotto la mia maglia, per sfiorarmi l'ombelico, fremetti.
No, Mari, fermati!
Il mio cervello era come bloccato: un taglio netto delle sinapsi.
Fu così che quando lei si voltò, per fissare i suoi occhi nei miei, mi sporsi e la baciai.
Le sue morbide labbra si schiusero, poi risposero al bacio, prima con la lentezza di chi esplora un nuovo territorio, poi con più ardore, mentre le sue mani trovavano facilmente l'accesso al mio seno.
Mari, ti sei bevuta il cervello?
Il mio encefalo, disperato, tentava invano di impedirmi di continuare a baciare le sue labbra, carezzare i suoi morbidi capelli.
Ma ormai era impossibile: si era attivato un meccanismo inarestabile ed io non rispondevo più delle mie azioni.
Le carezzai i fianchi, il sedere, la schiena, passando un polpastrello lungo la sua colonna vertebrale... Monica, sei meravigliosa...
All'improvviso sentii un campanello suonare, forse un telefono...
Mi svegliai di scatto, ansimando.
Alla mia sinistra Monica dormiva, a pancia in su, la bocca semiaperta. La sveglia sul comodino trillava insistente: erano le otto e mezza.
Mi lasciai cadere sul cuscino, il sapore del sogno ancora fresco in bocca. Mi leccai le labbra.
- Momo? - la chiamai, scuotendola delicatamente.
- Mm... - borbottò, aprendo a fatica un occhio.
- Buongiorno - le sorrisi, lei ricambiò.
Decisamente era stato solo un sogno.

*

4 Dicembre 2009
Roma
22.21

Cara Maria Cristina,
è fantastico! Due giorni soli e ci rivedremo!
Ho già pronta la valigia, disegni vari (ho fatto un dipinto che credo ti piacerà moltissimo!) e un piccolo pensierino...
Stavo pensando... secondo te è meglio dirlo subito, a Davide? Nel senso, appena arrivati all'aeroporto grande momento di rivelazione.
Oppure aspettare di essere in casa, con tranquillità?
A dirla tutta, sono un po' agitata... non so come tu abbia fatto a dirlo a Giorgio!
Credo sarei diventata afona tutto d'un colpo!
Non vedo l'ora di darti tanti bacini e di dormire abbracciata a te, sotto il piumone caldo...
(Ti aspetta una bella sorpresa... è un po' che non dormiamo assieme!)
Ti amo tanto

Fede

*

- Hai preso tutto? - mi domandò mia madre per l'ennesima volta.
Io annuii esasperata.
- Mamma, se per caso avessi scordato qualcosa, ci penserà Erica, non vado da sconosciuti! -
- Sì, ma non voglio che tu possa creare disagio -
- Ti prego! Stiamo parlando di Federica! Se mi dovessero mancare una maglietta o un paio di calzini, non dovrei far altro che aprire il suo armadio -
Dopo altre mille raccomandazione - lavati i denti prima di andare a dormire! - riuscii ad uscire di casa. La mamma di Giorgio ci avrebbe accompagnati all'aeroporto.
- Ave - disse Davide, quando mi sedetti accanto, dopo aver caricato la valigia nel bagagliaio.
- Ave, morituri te salutant* -
- Mica stiamo andando a combattere i leoni! -
- Era una battuta, latinista da quattro soldi! - lo rimbeccai.
- Buoni là dietro - ci ammonì Giorgio.
Fino all'aeroporto non parlammo.
Ero davvero emozionata al pensiero di rivederla, lo stomacosi agitava, contorcendosi senza posa e mi sudavano le mani.
Ero affannata.
Ecco il termine esatto, affannata.
Coda di paglia? Decisi che non volevo scoprirlo.

- Ma quando cavolo ci chiamano? - brontolò Davide, che non aveva fatto altro fino ad ora.
Stavamo attendendo che annunciassero il nostro imbarco. Dopo un'ora di coda al check-in eravamo stremati.
- Non lo so, riesci a pazientare cinque minuti? - sbuffò Giorgio, seccato dall'insofferenza dell'amico.
- Giò, posso chiederti una cosa? -
- Cosa? -
- In privato -
- Ehi! - protestò Davide.
- Dopo lo saprai... -, poi presi Giorgio per un polso e ci spostammo.
- Voglio una tua opinione sincera: Fede ed io dobbiamo sbattergli la notizia in faccia, brutalmente, oppure discuterne civilmente attorno ad un tavolo? -
- Io opterei per la seconda... -, sul finire della sua frase, finalmente ci chiamarono per l'imbarco.
Scattammo a recuperare biglietti e bagaglio a mano, poi ci mettemmo in coda. Eravamo i primi.
Sull'aereo, una hostess con il sorriso congelato ci strappò i biglietti e ci augurò buon volo.
Eravamo tutti e tre vicini.
- Ho proprio voglia di farmi una di quelle dormite... - sbadigliò Giorgio.
- Di già? -
- Sì, a quest'ora dovremmo fare inglese... ormai ho un orologio biologico che per quell'ora punta su "sonno profondo" -, ridemmo.
Sprofondai nel sedile, mentre le hostess ripetevano annoiate le solite indicazioni di sicurezza.
- Guarda quella riccia... che tette! - sussurrò Davide, io gli diedi uno schiaffo scherzoso.
- Ehi Popeye, pensa alla tua dolce Olivia -, Giorgio fu preso da un attacco di riso convulso.
Dopo un'esasperante attesa l'aereo decollò.
Meno di un ora mi separava dalla mia rosa.

Durante il volo, oltre a sonnecchiare, chiacchierammo ovviamente delle cose più idiote e insignificanti, che però contribuivano ad allontanare la mia mente da quel fastidioso sogno.
Ultimamente ci avevo riflettuto molto: se i sogni sono una proiezione dell'incoscio, e io ho sognato di baciare Monica, per sillogismo il mio inconscio desidera Monica.
Ma non poteva essere, assolutamente no. Io amava Federica e solamente lei: certamente Monica era affascinante, attraente e la sua stramba personalità era magnetica, ma nulla di più, solo una mera curiosità.
E Ludovica? Come la considerava Federica?
Avrei tanto voluto vederla, per farmi un'idea generale di quella ragazza che era riuscita laddove tanti avevano fallito: diventare un'intima amica di Federica.
Cosa aveva di speciale? 
Mentre questi pensieri mi rodevano, il segnale di allacciare le cinture iniziò a lampeggiare e la voce del pilota ci annunciò che iniziava la discesa.
Un sorriso trasognato mi si disegnò sul volto, non appena i morbidi lineamenti di Federica occuparono prepotentemente ogni angolo del mio cervello.
- Tonno, ci sei? - mi chiese Giorgio, che stava scuotendo una mano davanti ai miei occhi, che momentaneamente escludevano dalla loro percezione la realtà.
- Sì, ci sono... e non chiamarmi tonno! - lo rimbeccai, incrociando le braccia.
- Allora ti chiamerò triglia -
- No! -
- Pesce persico - suggerì Davide.
- Non incoraggiarlo - lo zittii, mentre lo stomaco mi si tappavano a causa della pressione.
- Trota salmonata -
- Basta, non fate ridere -
Continuarono ad elencare tutti i pesci di mare e di fiume che conoscevano, finchè non uscimmo dall'aereo.
All'esclamazione di Davide "Salmerino di fontana!", un'hostess si era voltata esterrefatta.
- Ma certe cazzate le sogni di notte? - dissi ridendo.
- Certe volte... quando non sogno... - lo interruppi bruscamente perchè la sua voce aveva assunto quel tono di quando iniziava con le sue storie oscene.
Già... i sogni... sarebbe stato molto meglio sognare un salmerino di fontata piuttosto che il corpo di Monica.
Cercai di scacciarmi dalla mente quell'immagine, ancora così vivida... mi concentrai così sulle macchie del pavimento.
Attesi pazientemente che la mia valigia comparisse sul nastro trasportatore, mentre Giorgio e Davide ora avevano attaccato con gli insetti.
- Entomologi da strapazzo, volete aiutarmi a prendere le vostre valigie, se non siete troppo impegnati? -, ero aggrappata alla maniglia del borsone di Davide, che si era incastrato con il bordo.
Recuperati i bagagli, ci dirigemmo verso l'uscita, dove ci attendeva Erica.
- Oilà! - ci disse, allegra.
- Ciao! - esclamammo in coro con un gran sorriso.
- Fede non sospetta nulla, è a casa che studia -, ci fece strada attraverso il parcheggio.
Caircò le nostre valigie nel bagagliai, poi partimmo.
Roma era tiepida, nonostante fosse dicembre.
Costeggiavamo palazzi, antiche case, rovine romane... Roma non avrebbe mai perso il suo fascino di città eterna.

- Abitiamo qua -, Erica indicò un palazzo di mattoni di quattro piani.
- Lo so... non è niente di speciale, stiamo un po' strettini, ma almeno siamo comodi -, continuò a spiegare mentre parcheggiava l'automobile.
- Ora non fate tanto rumore, la camera di Federica dà su questo lato... siate rapidi, le valigie le portiamo su dopo -
Dopo aver chiuso la macchina, facemmo una rapida corsa rasenti al muro fino al portone principale.
Sembravamo quattro idioti.
- Non vedo l'ora di vedere la sua faccia - ghignò Davide.
- Sarà molto felice, ne sono più che certa -, Erica stava cercando la chiave giusta.
- Scusate, non ho ancora imparato a distinguere queste odiose chiavi... dovrei metterci i gommini colorati... -
Quando finalmente la porta scattò, il mio cuore perse un battito: solo qualche rampa di scale mi separava da lei.
Giorgio lo intuì, perchè mi sfiorò il braccio, con un gran sorriso.
- Fate piano, le pareti sono così sottili che sembrano di cartongesso - sussurrò Erica.
Iniziammo a salire le scale in punta di piedi, senza osare aprire bocca.
Meno una rampa, meno due rampe, meno tre rampe... eccoci sul pianerottolo.
Insipirai forte, agitata. Non riuscivo più a sentire nulla: il battito assordante del mio cuore me lo impediva.
- Eccomi! - esclamò Erica, oltrepassando la soglia.
- Ciao ma'! -, era al voce di Federica, attutita da alcune pareti.
- E' in camera sua - disse Erica, muovendo solo le labbra per non farsi udire dalla figlia.
Percorremmo il lungo corridoio, facendo attenzione a muoverci con discrezione: il parquet scricchiolava fastidiosamente.
Fu appena fuori dalla porta che la sentii.
Stava ridendo.
Forse era al telefono. Oppure non era sola.
Posai la mano sulla maniglia, esitando.
Mari, non vuoi entrare?
Davide, con un cenno del capo e un sorriso incoraggiante, mi fece segno di aprire la porta.
Abbassai la maniglia.


*Armida: affascinante maga e seduttrice, personaggio de "La Gerusalemme liberata" di T. Tasso
*Morituri te salutant: lett. "coloro che stanno per morire ti salutano", erroneamente creduta frase di rito che i gladiatori rivolgevano all'imperatore prima di combattere nell'arena, in realtà era riferita ad un'occasione particolare: fu pronunziata dai condannati a morte che, nel 52, presero parte alla Naumachie indette dall'imperatore Claudia per festeggiare la bonifica del Fucino. La frase è usata oggi con tono sdrammatizzante.

****

Ta-da! Ho interrotto bruscamente la narrazione per aumentare l'effetto suspance, non siate troppo cattivi!
Spero non vi dispiaccia troppo il fatto che non sia lungo come i precedenti, ma se non avessi interrotto in questo punto, sarebbe diventato davvero lunghissimo!
Quindi spero che vi sia piaciuto e vi prometto che non vi farò attendere troppo il prossimo!

hacky87: buonasera! Già, Monica lentamente si accaparra territori... Per quanto riguarda la misteriosa telefonata non dovrai attendere troppo!
Reby94: allora i nostri prof di italiano si assomigliano! (solo per curiositò, che scuola frequenti?) L'incontro che tanto agogni potrai goderlo appieno nel prossimo capitolo! Ti prometto una bella sorpresa...!
Asterope: esattamente, alla fin fine Monica pensa di aver trovato in Mari colei che riuscirà a prendersi cura di lei, come giustamente sottolinei la madre non fa... ogni tanto spiace anche a me per lei!
the angelus: hai ragione!!! Cavoletti di Bruxelles! Non ci avevo pensato... Come mai adori Monica per le sue origini? I tuoi capitoli vanno benissimo, cara, non preoccuparti, e non farmi attendere troppo!! ;)
piccola peste: l'amore non è bello se non è litigarello! E con questo posso anche andarmene... :P Comunque sì, iniziano confronti necessari alla sopravvivenza...
HinaNaru: sono felice di sentire quanto la mia storia ti abbia "intrippata" xD Ne vedrai ancora delle belle!
Veive: sempre la solita simpaticona! Che ne dici di questo? :P
Apia: grazie, ed eccoti il risveglio ;) E per le cento sconfitte... ma anche no! (La scorsa partita abbiamo vinto! Ye!) Già Mari è una ragazza confusionaria di per se'... figurati con questa gattina che le miagola attorno!
harderbetterfasterstronger: diciamo che per almeno due capitoli Monica verrà solamente nominata... ci sarà un'altra gatta da pelare!

Un grazie grande grande a tutti quanti che seguono, leggono e/o recensiscono la storia!!!
Mizar

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Capitolo 17
*** Il Morso della Serpe ***


t.s.e.CAP17 Sperando che non ve la siate presa troppo per il precedente capitolo, proseguiamo con la storia!

****

Capitolo XVII
IL MORSO DELLA SERPE

La sua stanza era circa la metà di quella che aveva lasciato a Montenotte: proprio di fronte alla porta si apriva un'enorme finestra, unico sbocco in quella camera soffocante.
Sulla sinistra c'era un grande comò e accanto una scrivania di legno, a destra un letto dello stesso materiale. Sopra di esso sedevano due ragazze.
Ovviamente una era Federica, l'altra, intuii, era Ludovica.
Il viso era magro, allungato, i capelli neri erano molto lunghi e curati e la frangia quasi nascondeva i grandi occhi verdi.
Federica si voltò di scatto.
Il suo viso si aprì in una smorfia di stupore, la bocca e gli occhi spalancati a dismisura, per poi riscaldarsi in un dolce sorriso.
Che sollievo vederla...
Con un balzo scese dal letto e mi corse in contro.
- Mari! - esclamò, gettandomi le braccia al collo e stringendomi con tutta la forza che possedeva.
Quasi soffocai nella sua morsa.
- Ehi... piano - le sussurrai all'orecchio. Finalmente, amore mio, non resistevo più senza te...
- Non ci credo... non ci posso credere! Come hai... ma ci siete anche voi! -, parve accorgersi di Giorgio e Davide solo in quel momento.
Ma non si staccò dal mio collo.
Io premetti il naso contro la sua guancia, inspirando forte il suo profumo, fin quasi a farmi girare la testa.
- Mi sei mancata tanto - mormorò al mio orecchio.
Sapessi tu...
Dopo avermi schioccato un bacio sulla guancia, mollò la presa e andò a salutare Giorgio e Davide.
Non avrei voluto lasciarla andare, desideravo trattenerla fra le mie braccia... ancora e ancora... e soprattutto baciarla.
- Ragazzi! Ma come avete fatto? E'... stupendo avervi qui tutti assieme! -
Mi voltai verso la ragazza che avevo immaginato essere Ludovica.
Il suo sguardo era allo stesso tempo incuriosito ed indispettito. Presi il coraggio a due mani e feci qualche passo verso di lei.
Le porsi la mano.
- Piacere, io sono Maria Cristina, un'amica di Federica -, lei fece un mezzo sorriso.
- Io sono Ludovica e ovviamente sono anch'io un'amica di Federica -.
Il mio stomaco si ribellò a quell'affermazione.
Stai zitto, stupido organo!
- Scusate, sono una maleducata! Allora, Ludovica, loro sono Giorgio e Davide... e viceversa! -
Federica pareva al settimo cielo e, anche se non zompettavo ridendo per la stanza, lo ero pure io.
Preferivo restare in silenzio, ad osservarla.
Questo mi sarebbe stato sufficiente per un altro po'.
- Siete matti! Completamente matti! Ma come vi è venuta quest'idea balzana? -
- E' stata di Mari -, Giorgio mi additò.
- Me lo sentivo - sorrise lei, poi tornò ad abbracciarmi, appoggiando la testa sulla mia spalla.
Io ridacchiavo fra me e me. Chi pensavi fosse stato, piccola mia?
Giorgio iniziò ad intavolare una discussione con Ludovica, dicendole che Federica ci aveva parlato di lei e che avrebbe voluto saperne di più riguardo ciò che suonava.
Approfittando della loro conversazione, Fede iniziò a parlarmi all'orecchio.
- E' una sorpresa meravigliosa... grazie amore mio, davvero... -
- E' stato un piacere -, le sorrisi posandole un bacio sui capelli.
- Dopo devo solo dirti una cosa... -
- Qualcosa di grave? -, in testa mille campanella d'allarme si erano subito messi a suonare contemporaneamente.
- No, nulla... non preoccuparti, è una sciocchezza... -
-... vero Fede? -, era la voce di Ludovica.
- Ehm... cosa? - chiese lei, arrossendo.
- Nulla, non importa -, ecco di nuovo quel suo atteggiamento scocciato.
Qual è il tuo problema? Cara, qua gli intrusi non siamo certo noi!
Ludovica emanava una sorta di aura negativa: era una sensazione "a pelle", ma mi angosciava.
- Beh, io non vorrei essere d'intralcio... è meglio che vada, magari ci vediamo domani - disse, avvicinandosi alla porta, probabilmente sperando che Federica la fermasse.
- Sei sicura? Guarda che non sei un impiccio... -, Fede si staccò da me, rimanendo però al mio fianco.
- No, davvero, è meglio così... -
- Allora ci sentiamo - le sorrise Federica, poi l'accompagnò alla porta.
Ecco, vi sentirete, ora lasciaci soli... anzi, è meglio che non vi sentiate più... ma perchè diamine fa l'offesa? Non ne ha alcun motivo...
- Che allegria... - mormorò Davide, quando le due ragazze lasciarono la stanza.
- Smettila! - lo redarguì Giorgio. Mi ero sempre chiesta come facessero quei due ad essere così amici, erano come il giorno e la notte, lo yin e lo yang!
Ma si sa, alcuni sentimenti trascendono qualunque ostacolo fisico.
- Scusate ragazzi, non so cosa le sia preso... - disse Federica, chiudendo la porta dietro le sue spalle.
Vedi, è una lunatica! Forse aveva le mestruazioni...
Restammo per un attimo in silenzio, forse spaesati dal fatto di ritrovarci assieme dopo così tanto tempo.
Poco alla volta la situazione si sbloccò: Davide prese la sedia della scrivania, Giorgio si accomodò sul tappeto, mentre Fede ed io occupavamo il posto d'onore sul letto.
- Allora, raccontaci qualche avventurosa storia nella città eterna... cosa capita da queste parti? - le chiese Davide, mentre lo sguardo di Giorgio era fissato scorreva sui disegni appesi alle pareti, unico segno tangibile della presenza di Federica, dato che il resto della stanza era così diverso da lei.
- Nulla... ieri sono andata a vedere il Colosseo! -
- Solo oggi?! -
- Già... volevo fare le cose con calma! Se mi bruciavo tutto subito poi mi sarei annoiata a morte! -
- Raccontagli l'ultima che quel tuo compagno dal nome assurdo ha combinato! - la esortai, ridendo. Me ne aveva parlato giusto il giorno prima al telefono.
- Ah sì, Alvise! Questa volta, però, non l'hanno sospeso! La nostra professoressa di inglese è completamente stordita, proprio non capisce nulla ed è mezza sorda... lui, nella sua ora, si è nascosto nell'armadio e ha cominciato a fare dei versi: prima miagolava, poi ronzava, poi faceva solo del brusio... e lei che continuava a dire che sentiva dei rumori strani, chiedendoci se li sentivamo anche noi, che ovviamente abbiamo negato, allora lei ha creduto fosse il suo apparecchio acustico che si fosse guastato! E non ha nemmeno visto che la metà di noi era piegata in due dalle risate... che donna... -, ridacchiò al ricordo.
- Figo! Mi hai dato un'idea geniale! Devo assolutamente farlo - asserì Davide, gongolando.
- Non provarci nemmeno! - intervenne Giorgio, preoccupato per la condotta scolastica dell'amico.
Mentre loro due battibeccavano, sussurrai all'orecchio di Federica
- Quando gliene parliamo? -
- Ora? - propose.
- Mi sembra l'ideale... ehm... come facciamo? -
- Improvvisiamo - disse scuotendo le spalle.
Bene, considerando la mia improvvisazione con Giorgio, direi che si può sopravvivere anche a questa.
- Cosa tramate? - chiese guardingo Davide.
- Ehm... dobbiamo dirti... una cosa... -
- Oh! Finalmente! Lo sapevo che voi tre tramavate qualcosa alle mie spalle! E' ora di scoprire gli altarini - asserì Davide, incrociando le braccia e spalancando le orecchie.
- Eccovi! -, all'improvviso Mattia spalancò la porta.
- Dov'eri?! - esclamai alzandomi e abbracciandolo.
- A fare un giro... -
- Bravo - sorrise Davide, si diedero una poderosa pacca, così come con Giorgio.
- Ma tu lo sapevi? -, anche Fede si alzò, poggiandosi le mani sui fianchi, infastidita.
- Certo! Altrimenti che sorpresa sarebbe stata? -
- Ma era solo per me? -, come direbbe Giorgio: amore, sei proprio un tonno!
- Certo, sciocchina - le dissi posandole un bacio sulla guancia.
Lei ridacchiò, aggrappandosi al mio braccio.
E' bello, Fede, stupendo vederti esternare la felicità: i tuoi gesti sono così naturali, il tuo sorriso ammaliante e potrei crogiolarmi per ore nei tuoi limpidi occhi...
-
Finalmente vi siete decise -, Mattia pareva soddisfatto... ma di cosa stava parlando?
- Eh? - domandò Federica.
Poi compresi. Aveva mal interpretato i nostri gesti.
Tentai di fermarlo.
- Me ne hai parlato giusto ieri! Il coming out -
Meraviglioso. Davide, vero che non hai sentito nulla?
- Non gliel'avevamo ancora detto - Federica lo fulminò con lo sguardo.
- Ops! Io... ehm... vado! Divertitevi e tante belle cose! -, lo porta si richiuse.
Non potei fare a meno di arrossire, sotto lo sguardo inquisitore di Davide. Ormai aveva capito, era inutile sperare anche ora nella sua perenne "svampitezza".
- Non è come sembra -, Fede se ne uscì con la classica frase da film.
Davide non rispose. Non riuscivo a decifrare la sua espressione.
- Davide... ehm... -, non ero in imbarazzo: di più!
Per fortuna, improvvisamente, cambiò espressione e cominciò a ridere.
- Ho vinto la scommessa! -
Che stupido! Come fai a pensare ad una cosa del genere mentre noi siamo in difficoltà?!
-
Ecco, a proposito di quella... ma che vi era preso?! -
- Era una giornata noiosa, vero Giò? -, lui annuì, - allora abbiamo iniziato a chiacchierare e da cosa nasce cosa, siamo finiti a parlare di voi due... -
- Non è una motivazione plausibile - grugnii.
- Voi, invece, vergognatevi! Diffidare così di noi... -, scosse la testa, fingendosi deluso.
- Dai Davide, mettiti nei nostri panni... -, Fede gli sfiorò una spalla con le dita affusolate.
- In ogni caso ho vinto... razza di pudico! -, ritornò a sorridere, dando una gran botta sulla spalla a Giorgio, che non riuscì a scansarsi in tempo.
- Non volevo solo saltare a conclusioni affrettate... - borbottò Giorgio, massaggiandosi la parte colpita e dolorante.
- Ma li avevi visti anche tu i loro sguardi! E come si toccavano... -
- Okay, ora basta! - intervenni, mentre Federica arrossiva.
- E' tempo di vicendevoli delucidazioni - proclamai, sedendomi sul letto.
Federica mi guardò, poi scrollò le spalle, come rassegnata e si accoccolò fra le mie gambe.
- Inizio io... è così evidente dall'esterno? -, questo era ciò che mi preoccupava maggiormente.
- No, davvero. Ciò a cui ci riferivamo noi, accedeva sempre quando eravamo solamente fra noi, a casa l'uno dell'altro. Certo, a volte anche quando uscivamo assieme, in pizzeria o in altri posti, comunque mai a scuola -
- Meno male... - sospirò Fede.
- Ehi! Fermi tutti! - balzò su Davide, facendoci sobbalzare.
- Tu... tu lo sapevi! - puntò un dito contro Giorgio, che annuì ridendo.
- E perchè io no? -, ecco, si era offeso.
- Spiego io: perchè Mari ed io volevamo dirlo ad entrambi nelle vacanze di Natale, poi però Giorgio è stato più lesto e le ha posto la domanda diretta, battendoci sul tempo -
- Non capisco come mai io ne sono rimasto all'oscuro -
- Perchè a te volevamo dirlo assieme -, fu il mio turno.
- Beh, l'importante è che io ora lo sappia - sentenziò.
- Non è un problema, vero? - chiese premurosa Federica, intrecciando le sue dita con le mie.
- Per me? Ma figurati! Ci vuole ben di più per crearmi problemi - rise.
- Ora parliamo di cose serie... cosa facciamo questa sera? -
- Che ne dite di una bella pizza? - propose Federica.
- Vada per un pilastro della cucina italiana! -, quando c'era da ingurgitare, loro non si tiravano mai indietro.

- Non è un problema, vero? - mi domandò Federica per la centomillesifantastigliardica volta.
- No, smettila -, le diedi un bacio sulla fronte.
La centomillesifantastigliardica bugia. Certo che era un problema! Ma non volevo ferirla...
-
Manca poco, è là dietro -, girammo un angolo e ci trovammo in un vicolo luminoso, già decorato da luci natalizie.
C'era la pizzeria.
E c'era Ludovica.
- Ciao! -, lei e Federica si abbracciarono.
Giù quelle zampacce!
I miei pensieri non erano mai stati così cattivi e pungenti.
Dovevo controllarmi. Respira, Mari, respira...
- Entriamo? - chiese Giorgio, rompendo il silenzio che si era creato dopo i saluti.
- Certo, mi si sta gelando il sedere -, Davide fu il primo a varcare la soglia.
- Ho prenotato per cinque persone a nome Mantovani - disse Federica. La sua mano era nella mia tasca, le nostre dita intrecciate.
- Certo, seguitemi -, una ragazza sorridente ci condusse al piano inferiore.
Non era molto affollato, c'erano solamente due giovani coppie e una famiglia.
- Ecco i menù -, prendemmo posto.
Giorgio era capotavola, io e Fede alla sua destra, Davide e Ludovica alla sinistra.
- Cari commensali - esordì Davide ridacchiando, - auguro a tutti voi di fare una scelta oculata -, ci porse i menù.
- Quanto sei scemo... -
- No, si chiama galanteria -
- Sì, dei miei stivali! -
- Ma voi fate sempre così? - domandò Ludovica, sorridendo.
Scusa, ma è un tuo problema?
- Assolutamente - asserì Federica, poi mi lanciò uno sguardo: le sue pupille erano due cuoricini. Sorridendo, mi avvicinai al suo orecchio e vi misi la mano a coppa attorno.
- Ti brillano gli occhi... - sussurrai. Lei arrossì, con il suo dolce sorriso stampato sul viso.
- Avete scelto? -, il tono secco di Ludovica ci riportò in pizzeria.
Ma farti una pentolata di cazzi tuoi...
- Sì, Fede prende un calzone farcito e io una prosciutto e funghi, da bere coca-cola in lattina -, era la solita scelta durante le nostre uscite in pizzeria. Nessuna delle due aveva toccato i menù.
- Esatto - confermò lei, appoggiando la testa alla mia spalla.
Chiuse gli occhi.
- Hai sonno? - le scostai i capelli dalla fronte.
- No... -
- Scusa, vorremmo ordinare -, ancora la voce di Ludovica, rivolta alla cameriera.
Lo fa apposta, quella serpe malefica... ma cosa pretende?
Giorgio si era accorto che qualcosa non quadrava.
- Eccomi, dite pure -
E lì mi venne un dubbio.
Dopo aver lasciato le nostre ordinazioni, sussurrai all'orecchio di Fede.
- Lei sa della nostra relazione? -
- Volevo parlarti proprio di quello... -
- Quindi? -
- Volevo il tuo permesso per dirglielo, mi sembra corretto, cosa ne pensi? -
Io non penso, ora come ora non penso! Spacco qualcosa!
- Non so... per me va bene... -
Ecco, mettiamo le cose in chiaro, che quella non provi ad avvicinare le sue mani a te!
- Allora dopo glielo diciamo -
- Cosa? - domandò Ludovica, probabilmente cogliendo l'ultima parte della nostra conversazione bisbigliata.
- Dopo - risposi secca. Se lei può usare quel tono, perchè io no?
- Non mi sembra il caso di essere così acidi - rispose, storcendo il naso.
Giorgio e Davide osservavano assorti ed interessati la nostra piccola discussione.
- Se Federica ha detto "dopo" ci sarà un motivo -
- Chiedo perdono -
- Dai, smettetela - ci implorò Federica.
Ormai il danno era fatto. Amore, non sperare che io diventi pappa e ciccia con questa serpe che non aspetta altro che io me ne vada per riappropriarsi di te!
- Scusa - brontolai.
- Okay, cambiamo totalmente argomento: cosa facciamo a Capodanno? -

Per il resto della serata non avevo parlato molto: Giorgio e Davide avevano continuato a raccontare aneddoti demenziali per tutta la sera, con effetti comici esilaranti.
Persino quella statua d'indifferenza e indignazione che era Ludovica aveva riso.
Federica sembrava così tranquilla, sicura di avere la situazione sotto controllo.
Presto, slegate i mastini! Fido, attacca!
Dal canto mio, ero in vena guerriera.
Ludovica non aveva fatto altro che ignorarmi per tutta la sera, parlava con tutti esclusa la sottoscritta, quando abbiamo iniziato a discutere di politica e religione ha confutato la tesi di tutti, tranne la mia, e aveva occhi solo per Federica, le sue parole erano oro colato.
Subdola istigatrice...
Ecco che mi facevo prendere dalla rabbia: chissà cosa le aveva detto quella lurida, mentre io ero lontana!
- Mo' che si fa? - domandò Ludovica, mettendo le mani nelle tasche del cappotto.
Fuori dalla pizzeria il gelo era penetrante, dopo esserci lasciati cullare dal tepore interno.
- Cioccolata calda? -
Proposta approvata all'unanimità.
Camminando, Federica mi strattonò il braccio al quale si era aggrappata appena usciti dal locale.
Era il segnale che ora gliene avrebbe parlato.
- Lulù... -, Lulù? Cos'è, una fata? Un elfo dei boschi?! Stomaco, calmati altrimenti vomiterò una pioggia di funghi...
- Dimmi -, sorriso da oca giuliva.
- Possiamo parlare un attimo? -, Federica rallentò l'andatura e noi la imitammo.
- Certamente! -, così dicendo la prese a braccetto, tentando di trascinarla dalla sua parte.
Oh no, questo no! Puoi anche fare la veneratrice accondiscendente, ma io non me la bevo.
Trattenni Federica con forza.
- Lasciala - ringhiai.
- Mari... - era la voce di Davide, ammonitrice.
- Scusa, non credevo fosse una tua proprietà - ribadì lei, sempre storcendo il naso con quel fare così altezzoso che mi faceva vedere rosso.
Nuovamente tentò di allontanarla da me.
Questa volta fu la stessa Federica ad opporre resistenza.
- Hai ragione, non è una mia proprietà, ma è la mia fidanzata, quindi giù quelle mani! Capito?! - ero furiosa.
- Mari... calmati - mi sussurrò Federica, - non è il caso... -
- Ora capisco... -
- Era questo ciò di cui volevo parlarti, spero che per te non sia un problema... -
- Ma certo che no, non preoccuparti... -, ancora quel tono mieloso che riservava solamente a lei.
Sono io che, punta dalla gelosia, immagino tutto quanto, o è davvero così?
-
Per favore,  non litigate... - disse Federica, guardandoci alternatamente.
- Va bene -, annuii, solamente per farla felice. Non avrei certo smesso di detestarla.
- Sì, va bene... -, come poteva non trovarsi d'accordo con Federica.
Strinsi i denti.
In tutto ciò Giorgio e Davide avevano continuato a recitare il ruolo di ignari ascoltatori.
- Andiamo a prendere 'sta cioccolata? - li esortai.
Mentre camminavamo, mi si avvicinò Davide.
- Non credevo fossi tanto gelosa, non ti ho mai vista così... -
- Solo perchè la nostra relazione era un segreto -
In effetti, non avevo mai esternato con così tanta forza la mia gelosia, ma non potevo farci nulla: quella Ludovica mi irritava, mi infastidiva e mi dava sui nervi.
Calmati Mari, lei non è interessata a Federica... sono solo amiche... vero?

****

E' stato molto doloroso terminare di scrivere il capitolo, poichè mi sono chiusa il pollice nel cassonetto dell'immondizia (quelli grigi di metallo che pesano mezzo quintale), tranciandomelo quasi via, quindi spero abbiate apprezzato!
Ora largo alle risposte
.

reby94: già, era un capitolo transitorio mozzato per effetto suspance! Spero di essermi fatta perdonare con questo! Comunque non sei l'unica  a cui piace il personaggio di Momo.
Asterope: diciamo che Mari non ha fretta di "scoprirsi" completamente...
piccola peste: spero ne sia valsa la pena ;) e per quanto riguarda i sogni... difficile controllare il subconscio!
pazzafuriosa92: finalmente ti sei messa in pari! Ecco... ehm... era proprio lei xD
Veive: 1) tu non capisci mai nulla :P, 2) si chiama così perchè Mari avrebbe preferito mille volte sognare un innoquo salmerino di fontana piuttosto che il gran bel culo di Monica!, 3) dici molto bene! E non sghignazzare troppo, che ti si contrae la mascella!
hacky87: la mamma non ci ha proprio pensato che potesse essere un problema! in ogni caso spero ti sia piaciuto!
the angelus: non ti rispondo con dei puntini perchè ho necessità di usare le parole :P comunque, Monica sente esattamente quello... per la serie "mancato per un pelo"! Ammetto di essermi vagamente ispirata a Lena per i capelli di Monica! E per quelli di Federica a quelli di Julia (ma all'inizio inizio, quando cantavano "All the thing she said")!
harderbetterfasterstronger: l'ho fatto apposta xD però hai ragione, le rosse sono molto affascinanti (Ron Weasley xD)! Mi spiace ma sul finale sono muta come una tomba! (p.s. la tua storia è stupenda!)
Apia: era propria la mia intenzione, spero tu non ci sia rimasta troppo male! Spero che ti sia piaciuto il "momento"! Ed ebbene sì, Mari è stata morsa dal serpente della gelosia (con evidenti conseguenze!)! Ta-da! 

A presto con il continuo e grazie a todos!!
Mizar

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Capitolo 18
*** La Viola e il Pensiero ***


t.s.e.CAP18 Inizio augurando tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo a tutti quanti!!
Questo è il mio regalo per voi :)
Buona lettura!

p.s.: Una parte del capitolo è dedicata ad Emma e alle sue cipolle xD Grazie mille!

****

Capitolo XVIII
LA VIOLA E IL PENSIERO

Quando Federica richiuse silenziosamente la porta alle sue spalle, sbuffai.
- Ora mi spieghi cosa diamine ti è preso - sibilò Federica, era decisamente irata.
- Non la sopporto - brontolai, sfilandomi la sciarpa di lana rossa e i guanti coordinati.
- Ma cosa ti ha fatto?! -
- Ma non vedi come... come... come ti guarda, come ti parla... -, avrei potuto continuare, ma lei mi interruppe.
- Lei non è lesbica! -
Lo dici tu...
- Come fai ad esserne certa? -, se non è lesbica, io sono eterosessuale!
- Ha una ragazzo - risposi Fede, il suo tono voleva dire: ora come la mettiamo?
Ops!
- Non importa, m'infastidisce comunque... - grugnii. In ogni caso, la sua affermazioni non mi aveva per nulla tranquillizzata.
- Dai Fede, è normale essere un po' gelosi... - intervenne Giorgio, cercando di calmarla.
- Sì, lo capisco, ma ha fatto una sceneggiata gratuita! -
Non risposi, ero troppo infastidita.
Lo sapevo, ti ha lavato il cervello! Come puoi pensare che la sua sia solo spontanea amicizia?! L'ho visto come ti guardava... il mio radar non sbaglia mai...
- Lei invece è stata Santa Luisa della Misericordia! -
- Piantala! -
Ridicolo ridursi a litigare per quell'insulsa.
- Fede, smettila... guarda che un po' di ragione ce l'ha anche Mari... magari ha esagerato, ma quella non è stata per nulla carina con lei! - mi difese a spada tratta Davide.
Carino da parte sua.
- Okay, forse è stata un po' scortese, ma tu non sei stata da meno! -
- Fede... non voglio litigare a causa di Ludovica - le dissi, prendendole una mano.
- Nemmeno io... - mormorò lei, stringendosi a me.
Ci eravamo scambiate un solo bacio da quando ero arrivata, quasi tredici ore prima.
Ne avevo un disperato bisogno.
- Su, fate pace... non siamo venuti fin qua per vedervi litigare! -
Non posso arrabbiarmi con te, l'ho già detto...
Le carezzai un guancia, poi le posai un bacio veloce sulle labbra.
Lei mi sorrise arrossendo.
Oddio... ti adoro quando fai così... Però non sperare che io diventi amica di quella approfittatrice!
- Okay, ora andiamo a dormire e calmiamo i bollenti spiriti - disse Davide, andando in bagno.
Giorgio iniziò a sistemare i loro sacchi a pelo, io indossai il pigiama.
Non era stata propriamente una serata fantastica, me l'ero immaginata in tutt'altra maniera. Purtroppo non si può prevedere tutto, ma ero conscia del fatto che il mio sesto senso non sbagliava mai.
Federica... apri gli occhi...
- Eccoti - le disse, abbracciandola, quando entrò nella stanza con addosso un pigiama violetto, decorato da piccole viole.
Ci sedemmo sul suo letto, in attesa che i due baldi giovanotti si preparassero per la notte.
Il pigiama di Davide era a quadrettoni rossi e grigi, quello di Giorgio verde scuro. Erano davvero buffi.
M'infilai sotto al piumone, accanto a Federica e subito mi strinsi a lei, poggiando la testa sulla sua spalla.
Attesi, finchè il suo profumo mi riempì completamente le narici.  Mi pareva quasi di essermi inebriata con l'odore dei fiori del suo pigiama.
Le viole del pensiero.
Era come se fossimo a casa.
- Fede, se devo dirtela tutta, nemmeno a me piace molto questa tua amica... - disse Giorgio.
Grazie, Giò! Di sicuro ti ascolterà... non dirà che sei geloso!
- Vi giuro che proprio non riesco a capirvi: cosa vi ha fatto?! -, il suo tono era indispettito.
- A noi nulla... ma non vedi come si atteggia? Sembrava seccata che noi vi avessimo disturbate! -, vedi Fede? Persino Giorgio se n'è accorto!
- Avete male interpretato... lei è molto timida, si sarà sentita a disagio davanti a persone che non conosceva -
- Certo, povera piccola timidina, potremmo mangiarla - replicai stizzita.
Quella Lulù del cavolo era davvero un grosso problema.

Al mio risveglio, la mattina successiva, ero sola.
Coricata tipo "uomo vitruviano", mi sentivo tutta intorpidita.
Mi misi a sedere con una lentezza esasperante. Avevo mal di stomaco.
Tutta colpa di quella sottospecie di elfo dei boschi.
Non ero certo venuta a Roma per litigare con Federica, soprattutto per colpa sua.
Ecco, a proposito, dov'è Federica?
Mi alzai stiracchiandomi e mi diressi in cucina.
Eccoli. Erano tutti e tre seduti a tavola, impegnati a fare colazione.
- 'giorno - biascicai, strofinandomi gli occhi.
Fede rise, mi prese una mano e mi baciò.
- Cosa c'è per colazione? - chiese sbadigliando. Decisamente non era stata la mia notte migliore.
- A scelta latte, caffè o tè - m'informò Federica.
- Non ho fame... aspetterò l'ora di pranzo -, così dicendo mi accomodai sulle ginocchia di Federica e presi un biscotto al cioccolato.
- Oggi cosa abbiamo in programma? - domandò Davide, terminando la sua tazzina di caffè.
- Nulla di particolare, possiamo andare a fare due passi... - propose Federica.
- Ci porti alla Fontana di Trevi? -
- Certo -, strinse le sue braccia attorno alla mia vita, poi mi posò alcuni baci leggeri sulla schiena.

Armati di cappotti e sciarpe di lana, ci avventurammo per Roma.
Per arrivare in centro prendemmo la metropolitana.
- Che schifo... - mormorò Giorgio, osservando la pulizia dei vagoni.
Effettivamente, lasciava molto a desiderare.
Cercai di mantenermi in equilibrio limitando al minimo il cotatto con i tubi metallici e altre sporgenze.
- Non me ne parlare... cerco sempre di farne a meno -, anche Federica storse il naso. Conoscendola non faticavo ad immaginarmela.
- A pranzo dove andiamo? - chiese Davide con un gran sorriso.
- Ma se hai appena fatto colazione! -
- Bisogna sempre essere previdenti ed organizzati -, scoppiai a ridere.
- Ci penso io al pranzo, tu goditi la visita -

Attorno alla Fontana di Trevi c'era una folla di turisti che si affannava a gettare monetine e ad esprimere desideri.
- Ti amo - mi sussurrò Fede all'orecchio, per poi baciare la punta congelata del mio naso.
- Anch'io - , mi azzardai a sfiorare le sue labbra. Era la prima volta che accadeva in pubblico.
Erano fredde.
Lei mi sorrise e quello bastò a farmi scordare la presenza dei nostri amici.
La strinsi a me e la baciai con forza, premendo la lingua contro le sue labbra, finchè le schiuse.
Anche a lei pareva non importare che fossimo in una piazza affollata con Giorgio e Davide a venti centimetri da noi.
Quel bacio era importante, era più di un semplice premere di bocche e sfiorarsi di lingue: in un certo senso era una promessa. E il fatto che lei fosse stata al gioco con tanta facilità rendeva il tutto più significativo.
- Quando finirete, noi saremo a lanciare le monetine - ridacchiò Davide, prima di allontanarsi con Giorgio.
Sentii le sue labbra curvarsi in un sorriso e mi staccai lentamente da lei.
- Come mai? - le domandai. Sapevo che lei avrebbe afferrato il significato di quella domanda.
- Roma è talmente grande... -, mi sorrise e poi tornò a baciarmi.
- Vorrei essere a casa - mormorò fra le mie labbra.
- Sta sera... -, era una promessa che avevo tutte le intenzioni di mantenere.

Pigiati nella metropolitana, tornavamo a casa.
Dopo il rito d'obbligo di fronte alla Fontana di Trevi, ci eravamo spostati in Piazza Navona e avevamo girovagato per il centro tutto il giorno.
Per la somma felicità di Davide avevamo pranzato con pasta alla amatriciana e si era spazzolato ben tre piatti!
 L'argomento Ludovica non era più stato toccato, ma sapevo che non potevamo accantonarlo ancora per molto.
Insomma, schiacciati come sardine, eravamo silenziosi, ognuno preso dalle sue magagne.
Quattro cellulari squillarono contemporaneamente.
Affondai rapida la mano nella tasca dei jeans, mentre Giorgio, Davide e Federica mi imitavano.
- Pronto? -, non conoscevo il numero sul display.
Un coro di "pronto" mi fece eco.
- Sono Momo! Ti chiamo con il telefono di mia madre perchè sono senza soldi. Spero di non disturbarti... -
- No, figurati! -, fantastico, ci mancava solo questo!
-
Certo! Ho mangiato una amatriciana superba! -, Davide probabilmente era al telefono con Olivia.
- Sì, dopo Piazza Navona siamo stati al Pantheon e lì ho portati a mangiare in quel posto che mi hai consigliato tu -, se Fede stava parlando con Ludovica era la volta buona che avrei fracassato un cellulare.
- Ti sarebbe piaciuto molto, davvero... -, con chi stava parlando Giorgio?
- Allora, come procede lì a Roma? - la voce squillante di Monica mi riportò alla nostra conversazione.
- Tutto bene, abbiamo fatto un giro... Pantheon, Piazza Navona... le solite cose - tentai di buttarla sul semplice. Non avevo voglia di raccontarle tutti i dettagli.
- Qua nevica! Ha appena iniziato! E' la prima neve dell'anno... -, la immaginai sorridere all'altro capo della linea.
- Allora non vedo l'ora di tornare -, la neve mi era sempre piaciuta.
- Comunque spero di mangiare ancora quella pasta... è fantastica! -, Davide, sei sempre il solito! Ma come fa Olivia a sopportarti?
- Bene, salutami Roberto -, chi era costui? Il fantomatico ragazzo della serpe?!
- Anch'io ho una sorpresa stupenda per te... -, ullalà! Ma con chi stava parlando?! Se non lo scopro nel giro di cinque minuti gli strappo il telefono dalle mani.
 - Mari? -
- Sì, scusa, è che c'è rumore... non sento bene - m'inventai lì su due piedi.
- Ah, dicevo... -, mentre Monica parlava io l'ascoltavo solo in parte. Volevo assolutamente capire con chi si stava intrattenendo Giorgio e, più importante, se Federica fosse al telefono con Ludovica.
Giorgio parlava sottovoce, era arrossito e mormorava frasi tenere. Era una ragazza.
Doveva esserlo per forza! Anche perchè non l'avevo mai visto così...
C'est l'amour...
-
Bene, sono contenta per te - le dissi, poi decisi che era ora di congedarsi.
- Dai, ci sentiamo domani... siamo quasi alla nostra fermata -
- Okay, va bene! Divertiti! Salutami i tuoi amici -
- Senz'altro! -
- Allora ci vediamo, divertiti! -, ecco Fede che congeda quella schifosa...
-
Salutami i tuoi, un bacio -, Davide che chiude la conversazione con Olivia...
- Ti chiamo sta sera... passa una buona giornata -, Giorgio che saluta la sua interlocutrice...
Era ora di fare chiarezza.
Tutti e tre ci voltammo in contemporanea verso di lui.
- Giorgio... con chi eri al telefono? - intonammo in coro, con voce da ruffiani.
- Non vi interessa -, avvampò.
Eh no, non ce la contava giusta...
- Dai Giò... siamo i tuoi migliori amici - Federica gli rivolse un sorriso a trentadue denti, per nulla rassicurante.
- Esatto! Insomma, loro ci, anzi, mi hanno appena detto che sono lesbiche e tu non puoi rivelarci il tuo amore segreto? - lo stuzzicò Davide.
- Grazie per la delicatezza - gli ringhiai all'orecchio.
- E'... è solo un'amica... - balbettò.
- Certo Giò! Allora Mari è eterosessuale! -
- Allora, se fai un altro riferimento... -
- Sto scherzando, era per sdrammatizzare - si difese lui con un sorriso. Federica ridacchiava.
- Dai, dicci, dicci! - cantilenò Fede.
Saremmo riusciti a farlo cantare, sarebbe stata la prima ed unica volta.
- Okay, se la smettete e promettete di non ridere ve lo dico -
Noi ammutolimmo all'istante, ansiosi di conoscere il responso.
- E' Lara -
Davide esplose in una risata fragorosa e liberatoria.
- Lo sapevo che era lei! La piccola biondina ti ha rubato il cuore! -
- E' quella vostra compagna nuova, vero? -
- Sì... e bravo il nostro Giò! Ora ci devi raccontare un po' di cose... - ridacchiai.
Mentre Giorgio ci raccontava di come lui e Lara erano diventati amici, ecco a cosa servono le ripetizioni di matematica!, la metropolitana arrivava alla nostra fermata.
Il suo racconto durò per tutto il tragitto fino a casa di Federica.

- Ciao ma'! Siamo a casa! - urlò chiudendo la porta.
Nessuna risposta.
- Mamma? Mattia? -
- C'è un post-it -
Davide sollevò un rettangolino di carta gialla dal tavolo.
- Sono andati a fare una cenetta... -
- Meglio - sorrise Fede.
- Andiamo già a dormire? - chiese Davide annoiato.
- Voi sì -, così dicendo mi trascinò in bagno e chiuse a chiave la porta.
- Ma che diamine... -, non riuscii nemmeno a protestare che mi trovai pressata contro le mattonelle gelide e la sua bocca soffocò le mie parole.
- Dov'è finita la tua solita grazia? - risi, mentre mi sfilava il maglione.
- Al diavolo, è più di un mese che non stiamo assieme -
- Hai ragione, cucciola -, non mi piaceva non avere il controllo della situazione, quindi la afferrai con forza e schiacciai lei contro le mattonelle del bagno.
- Ti sei risvegliata dal torpore invernale? - mi domandò con un sorriso divertito.
- Altrochè - risposi, avventandomi sulla candida pelle del suo collo, mentre con una mano le sbottonavo i jeans.
- Eri molto sexy con quel pigiama viola ieri sera - le sussurrai all'orecchio, mentre con la mano sinistra le sganciavo il reggiseno.
- Me l'ha regalato... mamma.... appena ci siamo trasferiti... -, parlava a scatti perchè avevo appena posato le labbra sul suo seno.
- Mi piacciono molto le viole - le dissi, smettendo per un momento di baciarla.
- E a me piace pensarti... -, con la mano destra m'intrufolai nei suoi jeans e le scostai le mutande.
- Cerca di fare piano - le sussurrai all'orecchio.
Sapevo che era un avvertimento vano, speravo solo che Giorgio e Davide non si scandalizzassero.
Figurati se quel pervertito di Davide si scandalizza! Ridacchiai fra me e me.
- Che c'è? - mi domandò Fede, sentendomi sorridere contro le sue labbra.
- Nulla, amore, fai tutto il casino che vuoi - le sorrisi dolcemente.
Federica era fantastica e lì, in quel bagno freddo dalle mattonelle verdi, capii quanto quella distanza ci avesse quasi portate ad essere due estranee: fino a poco fa i nostri gesti erano stati controllati, attenti, razionali, unica eccezione quel bacio davanti alla Fontana di Trevi, proprio per quello mi era parso così importante. Proprio come una promessa.
La promessa di non scordarci l'una dell'altra.

****

the angelus: il moncone sta molto meglio, grazie :) Diciamo che Mari avrà il suo da fare.... e Ludovica fa bene a non convincerti! E' infida....
Veive: 1) si chiama libera ispirazione (solo per il soprannome xD, per la sua persona sai benissimo a chi mi sono ispirata!); 2) anche Mari vorrebbe strozzarla e scioglierla nell'acido, fidati!
piccola peste: sì, tutto passato, resta solo il segno :P sono contenta che ti sia piaciuto così tanto!
hacky87: come dicevo a the angelus, fa bene a non convincerti! Saranno giorni mooooooooolto intensi ;)
cammy: già, l'antipatia per antonomasia! Grazie per i complimenti :)
Kabubi: cosa dovrei secondo te con il layout? (ogni consiglio è ben accetto!) drag queen... xD in effetti, ora che ci penso...! Non volevo plagiarti il personaggio, non lo sapevo, comunque sembra simpatica :P Grazie per la recensione!
reby94: evvai con l'ULPM! Aderisce anche l'autrice xD Mari gelosa è assolutamente fantastica...
pazzafuriosa92: finalmente ti sei messa in pari con i capitoli! Era ora ;) Lo so che è identica a me... a chi mi sarò mai ispirata?!? Idem per il personaggio di Ludovica (la nostra Pamela personale xD), e poi ovviamente A***** docet (su tutto!) E la vera serpe del capitolo... diciamo che di veleno ne avevano a iosa entrambe!
HinaNaru: Ludovica l'ho proprio costruita ad arte, modellata sulla mia nemesi per eccellenza! Ovviamente tifiamo per Mari! (anche perchè il personaggio di Ludovica è fatto apposta per essere detestabile :P)
Emmaps3: mi ha fatto davvero molto piacere la tua recensione!! Ovviamente i primi capitolo erano di "introduzione", la rottura avveniva solo nel 5°! Per quanto riguarda il coming out... diciamo che è stato dolceacre xD e il sogno... l'ho messo apposta! Grazie mille per l'ispirazione ;)
Apia: wow, sono onorata! Buona vacanza in Puglia!  Comunque hai ragione, sicuramente Mari ha dato molte più occasioni al nemico (vedi il dormire assieme!), ma, come giustamente hai precisato, non sappiamo cosa è successo a Roma (o meglio, non sapete! Mi sento sadica xD). A tempo debito (fra non molto!) verrà spiegato anche il comportamento di Ludovica, non preoccuparti!
harderbetterfasterstronger: nonostante sembrasse che tutto fosse contro di me sono riuscita a finire! Ecco, sciogliamo nell'acido xD Sono contenta che la mia storia ti appassioni, davvero... e fidati del tuo fiuto! Grazie per i complimenti :)

Uff, e dopo questo vi auguro ancora buone feste e ci risentiremo nel 2010!
Un bacio a tutti quanti,
Mizar

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Capitolo 19
*** Momenti di Gloria ***


t.s.e.CAP19 Spero che abbiate trascorso delle vacanze rilassanti e piacevoli (e che abbiate mangiato tanto come me xD)!
Ed eccomi di ritorno con il primo capitolo del 2010, dedicato alla mia Mari che così non può più fare l'offesa :)

APOLOGIA DEL 19° CAPITOLO:
Chiedo umilmente e profondamente perdono per questo ritardo immane, ma per una serie di motivi (alcuni seri, tipo la scuola, altri meno, tipo la pallavolo) non sono riuscita a postare prima (vi avevo avvertiti che ci saremmo risentiti nel nuovo anni!)!
Abbiate pietà, dovevo vivere i miei ultimi giorni (ora due) da minorenne xD
Perdonatemi e non mi resta che augurarvi....buona lettura!


p.s.: SONDAGGIO CARATTERE: mi è stato fatto notare che i caratteri erano troppo piccoli, che ne pensate ora?

****

Capitolo IXX

MOMENTI DI GLORIA

- Meno male che hai detto a me di non fare casino - ridacchiò Fede, abbracciandomi.
Io risi.
- Scema -
- Con che faccia torniamo di là? - domandò preoccupata, con la bocca ancora premuta contro la pelle nuda della mia spalla.
- Con un sorriso smagliante e se ci dicono qualcosa replichiamo con questa domanda: voi non le fate certe cose? -
- Glielo dici tu -
- Va bene -
La strinsi forte, carezzandole i capelli profumati.
- Mi sei mancata molto... - mi sussurrò all'orecchio.
- Anche tu, Fede -, portai il mio viso di fronte al suo, poi la baciai.
Le sua schiena nuda era tiepida, ma la pelle candida iniziava ad essere percorsa da brividi.
La strinsi con più forza.
- Ci rivestiamo? Inizio a sentire freschino... - mormorò
.
- Certo -
Raccolsi il suo reggiseno da terra.
- Te lo metto io -, mi posizionai dietro di lei e le feci passare le braccia nelle spalline, osservando come il suo morbido seno riempiva le coppe rosso fuoco del suo reggiseno.
- Allaccialo al... -
- Al più stretto - completai per lei con un sorriso, sapevo benissimo dove chiuderlo.
- Ora tocca a me -, il mio reggiseno blu scuro era finito nella piccola vasca da bagno.
Ripetè le medesima operazione su di me.
Ogni volta che le sue dita ormai fredde entravano in contatto con la mia palle, rabbrividivo, ma era piacevole.
Ripescati anche i jeans, eravamo a metà dell'opera.
- Sai, ci voleva proprio - dissi, fermamente convinta che in quel bagno fosse accaduto qualcosa di più.
- Dici? -
- Sì, era davvero da troppo tempo che non stavamo assieme... -, l'abbracciai nuovamente e lei non oppose resistenza, abbandonandosi fra le mie braccia.
Quando anche le maglie tornarono ai loro posti, eravamo pronte per uscire.
- Tranquille, non affrettatevi e non tentate nemmeno di abbassare la voce - scherzò Davide quando entrammo nella stanza.
- Voi non le fate certe cose? - lo rimbeccò Fede facendogli una smorfia.
Io scoppiai a ridere. Meno male che avrei dovuto dirglielo io!
- Certo, ma non così rumoros... -, lo interruppi arrossendo.
- E' ora di mettersi il pigiama! - proclamai a gran voce, lanciandomi sulla valigia.
I due ragazzi ridevano, srotolando i loro sacchi a pelo, mentre Federica si era lasciata cadere sul letto.

Mi svegliai di soprassalto. Scostai con un colpo secco una ciocca di capelli che mi si era appiccicata al viso.
Una canzone, una vibrazione.
Il mio sguardo si spostò rapido e annebbiato sul comodino, dove il cellulare di Federica rumoreggiava.
Lo afferrai.
Un nome lampeggiava, ma ero troppo assonnata per riuscire a decifrare quelli che mi sembravano geroglifici maya.
Così risposi.
- Pronto? -, voce da oltretomba impastata di sonno.
- Fede, scusa, non volevo svegliarti -
Il timbro vocale mi ridestò all'istante. Lo conoscevo, l'avevo udito giusto ieri per tutta la sera.
- Non preoccuparti non l'hai svegliata - sibilai, liberandomi dal piumone e uscendo dalla stanza, scavalcando con un balzo i corpi addormentati di Giorgio e Davide.
Lanciai un ultimo sguardo a Federica, addormentata, la bocca semiaperta, poi chiusi la porta.
- Che cosa vuoi? - mi chiese seccata.
- No, cosa vuoi tu! Sono le tre e mezza di notte, casomai non te ne fossi resa conto -, mi ero rifugiata nel bagno.
Non volevo rendere tutta la casa partecipe di quella conversazione.
Era il mio momento.
- Sicuramente non volevo parlare con te - ringhiò. Sentii qualcosa sbattere.
- Io avrei fatto volentieri a meno di essere svegliata nel cuore della notte  -
- Passami Federica - m'intimò con tono d'accusa.
- Ma non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di svegliarla a quest'ora per te -, l'ultimo pronome lo sputai come si farebbe con qualcosa di ripugnante.
- Non metterti in mezzo: ci sentiamo spesso durante la notte. Ma questo non ti riguarda -, sbruffona.
- Mi riguarda eccome! Fino a prova contraria, è la mia ragazza e tutto ciò che riguarda lei, riguarda anche me. Spero che il concetto ti resti ben impresso -, stavo gesticolando furiosamente per la rabbia, tanto che sbattei le nocche contro il muro. Trattenni a stento un guaito di dolore.
- Passami Federica - ripetè, con lo stesso tono sbruffone.
Oh no, carina, ne passerà di acqua sotto i ponti prima che io prenda ordini da te!
-
Dorme e dovresti farlo anche tu. Ormai è tardi e le bambine cattive, se non dormono, se le prende l'uomo nero! - ridacchiai.
- Non osare parlarmi in quel modo, sei solo un'insulsa biondina invidiosa! -
- E di cosa sarei invidiosa, Lulù? Del tuo nome da elfo dei boschi? Oppure della tua amicizia con Federica? - ero decisamente scettica.
- Sei invidiosa del rapporto che mi lega a lei -, certo che lo sono, idiota!
- E tu sei invidiosa del rapporto che lega me a lei - ribadii, senza mostrare alterazioni nel tono di voce.
- Cioè? Un ridicolo amore a distanza? -
Questo non dovevo dirlo, ora ti faccio vedere io...
- Un amore di cui tu non potrai mai capire nulla! E che non riuscirai a distruggere -
- Ma ora Federica è con me... -, cosa vorresti insinuare?!
- Già, ma ama me! Mettitelo in testa, sono io la persona più importante per lei. Io! Tu sei solo un personaggetto secondario. Prenditela con il Grande Regista -
- Il Grande Regista l'ha fatta trasferire qui. Prenditela tu con lui -, pareva sogghignare.
- Lo sai il significato della parola "temporaneo"? Quando il processo sarà chiuso, non la rivedrai mai più! -
- Ma quanto tempo trascorrerà ancora? Mesi? Anni? Ho tutto il tempo che mi serve -, scoppiò a ridere.
Quella burina sta ridendo di me!
- Tieni le tue sporche zampe lontano da lei - ringhiai scandendo ogni sillaba.
- E chi me lo impedisce? Tu? -
La sua risata era dolorosa.
- Ma tu non hai un ragazzo? -
- Mai sentito parlare di "copertura"? -
Lo sapevo! Il mio gay-radar non sbaglia mai! E' più preciso di un orologio svizzero. Mannaccia...
- Sei proprio un'approfittatrice, ladra, schifosa bastarda! -
- Piano con gli insulti, a Federica non farebbe piacere -
- Cosa?! -
- Non le farebbe piacere sapere che io le ho telefonato per chiederle scusa se ero stata un po' brusca durante la cena, ma tu mi hai aggredito insultandomi -
- Ma non è affatto vero! Non ti sei affatto pentita! Sei una brava attrice, ma prima o poi Federica capirà come la prendi in giro! -
- Non riesci a capire, vero?
- Cosa dovrei capire? Che sei una parassita bugiarda? -
Mari, non piangere, controllati... Federica non si farà ingannare da quella subdola serpe, non lo farà...
- Che io la voglio -
- Ma non la avrai! Federica è mia! -
- Da cosa mi dice la tua amata Federica, tu sei un po' troppo intima con un'altra ragazza, una tale Monica, che lei proprio non può soffrire... Non sai quanto sta male e come viene a rifugiarsi da me - ghignò.
- Ma cosa stai dicendo?! -
- "Lulù, mi da tanto fastidio che lei esca con quella Monica... è la mia migliore amica, eppure non mi ha detto nulla della loro serata!" - disse modulando la voce di Federica.
Emisi un verso strozzato.
- Ti irrita questo, Maria Cristina? La perfetta Maria Cristina! Da come ti dipinge lei sei magnifica, bellissima, stupenda, e tutti i superlativi immaginabili. Ma in realtà non sei che una insignificante sciacquetta! -
- Sei gelosa di me - lo realizzai appieno solo in quel momento. Era marcia di gelosia.
- Solo perchè sai chiudere un pallone nei tre metri? Certo che no -
Ma quante cose le aveva detto Federica?!
Ero lusingata, il mio sguardo trasognato.
- Ah, certo! Buonanotte Lulù -
- Buonanotte... Cris, a domani -, pronunciò il mio soprannome come un insulto.
Ridacchiavo come un'ebete.
Era gelosa di me.
Ah ah ah!
Trotterellando me ne tornai sotto le coperte calde, abbracciando stretta Federica.
- Ehi... Mari... - mormorò all'improvviso, agitata,
- Sh! Sono qui, amore mio  -, lei si rifugiò contro il mio petto. La strinsi, tranquillizzandola.
- Ti amo, cucciolina - le mormorai all'orecchio carezzandole i capelli.
- Anche io - mugugnò lei, strofinando il viso contro il mio seno.
Mi addormentai con un gran sorriso sulle labbra.
Avevo avuto il mio momento di gloria.

- Mari, è mattina! -
Brontolai e mi voltai dall'altra parte, tentando di sfuggire a quella voce.
Mi ritrovai premuta contro un corpo caldo e conosciuto.
- Lasciala dormire, sarà stanca -, Federica mi stava carezzando la schiena.
Mugugnai di piacere, avvicinandomi ancora di più a lei.
- Sei una palla -, era la voce di Davide.
Poi mi arrivò una botta dritta sulla testa.
Se era la guerra con i cuscini che voleva, guerra sarebbe stata!
Aprii gli occhi, sfregandomeli rapidamente per mettere a fuoco la stanza. Afferrai rapida il cuscino su cui avevo dormito fino a qualche minuto prima, poi gli balzai addosso.
Menando fendenti a destra e a manca, rotolavamo ridendo su tappeto, mentre Giorgio, già vestito di tutto punto, scuoteva la testa.
- Che ore sono? - chiesi, venendo atterrata dalla consistente massa del mio amico.
- Le undici e mezza, non ti svegliavi più -
- Io ti avrei lasciata dormire, ma Davide è un rompiscatole - brontolò Federice, facendogli una smorfia.
Andai in bagno a sciacquarmi la faccia.
Mi ero completamente scordata della conversazione notturna. Infida carogna.
Strinsi i denti.
I suoi discorsi mi avevano spaventato: come potevo, ora, andarmene, lasciando Federica alla mercè di quell'avvoltoio?
Una morsa mi attanagliò lo stomaco. Mi sedetti sul bordo della vasca, con la testa fra le mani.
Respira, Mari, con calma... dentro, fuori... ecco, così...
Un'improvviso conato mi costrinse ad alzarmi e ad acquattarmi accanto al gabinetto, dove rigettai la cena della sera precedente.
- Mari, stai bene? -, era la voce allarmata di Federica fuori dalla porta.
- No - biascicai fra un conato e l'altro.
Lei entrò e si mise accanto a me, carezzandomi la schiena.
- Fino ad un attimo fa era tutto a posto... -, con una mano mi aiutò a tenere indietro i lunghi capelli.
Presi una striscia di carta igienica e mi soffiai il naso.
- Non so cosa mi sia preso... mi è venuta una nausea tremenda... -
- Magari hai preso freddo -, mi posò un bacio sulla tempia.
Sapevo benissimo qual era la causa del mio malessere e la cosa non mi tranquillizzava affatto, poichè ciò stava a dimostrare quanta influenza avesse su di me.
Proprio non riuscivo a digerire l'idea dell'impotenza di fronte a quella serpe.
- Mari, come stai? -, era Erica, entrata in quel momento assieme a Giorgio.
- Abbastanza bene, non so cosa mi sia preso... -, mi posò una mano sulla spalla.
- Non preoccuparti tesoro, vieni di là, ti do qualcosa per lo stomaco. E poi magari bevi qualcosa di caldo -, annuii.
Erica aveva sempre avuto un atteggiamento molto materno nei miei confronti e lo apprezzavo molto.
- Che ti è successo? - mi chiese Davide quando passai nel corridoio per raggiungere la cucina.
- Niente di che... ho vomitato... credo di non aver digerito - borbottai, ancora non completamente lucida.
Detesto sentirmi male, soprattutto rimettere. Ne sono terrorizzata.
Ho la fobia del vomito.
L'unica che fobia che ho in questo momento è verso gli elfi dei boschi... mi danno l'orticaria!

Mentre sorseggiavo il mio tè caldo seduta a tavola, suonarono alla porta.
- Chi è che disturba a quest'ora? - brontolò Mattia, lanciando un'occhiata al grande orologio appesa alla parete: mezzogiorno.
- Per te, tutti disturbano a qualunque ora - ridacchiò Federica.
Erica era uscita per fare un po' di spesa, le scorte per il pranzo scarseggiavano. Il padre di Federica era uscito presto per lavoro.
Da quando ero arrivata l'avevo visto una volta sola di sfuggita e non ci eravamo rivolti la parola.
- Ah, ciao -, il tono di Mattia non era entusiasta.
- Disturbo? -, oh no...
Era un incubo, una persecuzione!
Certo che disturbi!
Soffocai un ringhio nella mia tazza, mentre Federica si era già alzata in piedi per ricevere l'ospite.
- Ciao Fede, ciao ragazzi... spero di non disturbare! -
- Certo che no, figurati! -
Amore, questo lo dici tu...
Davide,  avendo notato il mio sguardo omicida, sogghignava.
Mi voltai lentamente, irrigidita: indossava un paio di jeans neri e un informe maglione verde scuro. In tinta con il suo habitat naturale...
Non riuscivo a reprime frecciatine malvagie, la mia mente era un guazzabuglio di immagini, pensieri e ricordi della conversazione notturna, che si scontravano violentemente.
- Ancora  a fare colazione? - mi domandò con una punta di sarcasmo.
- Ho vomitato e mi faccio un tè - replicai acida.
- Povera, sei stata male? -, che fai? Mi pigli per il culo? Ora vedrai...
- Sì, sai... avrò preso freddo. Ieri sera si gelava in bagno, vero Fede? - ridacchia, lanciandole un'occhiata scherzosa.
Lei annuì, ridendo.
- Che vuol dire? -
Ora te lo spiego...
- Diciamo che hanno festeggiato, mentre io e Giorgio cercavamo di non badare caso al casino che facevano - ridacchiò Davide.
Ehi, ma sta pungolando Ludovica! Grande Davide, allora sei dalla mia parte!
Sorrisi soddisfatta quando vidi la sua espressione irrigidirsi.
- Davide! - lo rimproverò scherzosamente Federica, poi si rivolse a Ludovica - Scusalo, fa sempre così -
- Io?! Eri tu Fede che facevi un casino assurdo! Ammettilo che... -
- Okay, ora basta! - esclamò Fede che gli era apparsa all'improvviso alle spalle, tappandogli la bocca.
- E' naturale, non c'è vergognare nell'esternare il piacere fisico -, Davide ne parlava come se fosse il massimo esperto del momento in materia.
E io me la ridevo fra me e me.
Bravo amico, è così che si fa... guardala... guarda come le brucia!
- Comunque ieri sera ti ho chiamata - disse improvvisamente l'elfo irritato.
- Ah sì? Non ho visto la chiamata persa... -
- No, perchè non è andata persa - dissi, fissandola negli occhi e attendendo una sua reazione.
- Hai risposto? -
- Sì, subito avevo la vista così appannata che non riuscivo nemmeno a leggere il nome, allora ho risposto pensando fosse qualcosa di importante per disturbare la gente alle tre di notte -, guardai Ludovica.
Non mi piacevano i suoi occhi.
- Volevo solo parlarti, le ho chiesto se poteva svegliarti un attimo, ma non ha voluto... -, cosa pensi? Di commuoverla in questo ridicolo modo?
- Certo, come ho già detto erano le tre di notte! -
- Era importante? - domandò Federica.
Non riuscivo a decifrare la sua espressione e ciò mi agitava. Solitamente, Federica è un libro aperto per me.
- Abbastanza, ma diciamo che ho capito di non essere ben accetta, quindi ora vado -
E fai ancora la martire?! Cavoli, potevamo avvertire Giovanna d'Arco e ti immolavamo al suo posto, bugiarda istigatrice! Ma vattene, va...
-
Ma cosa dici?! Non è affatto vero! -
- Lascia perdere, davvero... -
- Non dire stupidaggini! -, Federica sembrava davvero preoccupata per quella schifosa. E ciò non mi rassicurava per nulla.
- Senti Fede, tu non hai sentito... -, oh no, se prova a raccontare una palla sulla nostra conversazione, giuro che...
-
Cosa?! -, pareva esasperata.
- Io volevo solo scusarmi e lei mi ha aggredita! -
Sei proprio un'attrice consumata, guardati... hai persino gli occhi lucidi! Fede, dimmi che non te la bevi...
- Sai, la tua cara amica Lulù mi aveva avvertita che avrebbe potuto inscenare questo teatrino, che tu ci saresti cascata... sono io quella gelosa, no? Quindi m'invento le cose! Ma lei, lei è una bugiarda! Ti sta ingannando, lo capisci? - esclamai, avvicinandomi a Federica, afferrandole le mani.
- Ma... ragazze... cosa... -, sembrava impaurita, un cucciolo spaventato.
- Non è affatto vero! Parla per gelosia, ha paura che io ti allontani da lei! Mi ha detto di non farmi più sentire da te, di sparire! -
- Sei una bugiarda, non so come fai a vivere in pace con la tua coscienza! Sei stata tu la prima ad aggredire! -, poi mi rivolsi a Federica - Avevo ragione... quando le ho chiesto del suo ragazzo mi ha risposto "mai sentito parlare di copertura?", lei ti vuole! Ti prego Fede, credimi... tu... non hai sentito le cose che mi ha detto... è lei che è gelosa di me, di come tu le parli di me! -
- Io gelosa di un'insulsa come te? Ma fammi il piacere... Fede, nemmeno una parola di quello che ha detto è vero! Come avrei potuto mentirti così? -
Risparmiati il tono da supplice, infame vigliacca!
- Fede, come potrei mentirti io! -, le scrollai le mani.
I suoi occhi si spostavano da me all'elfo calunniatore, rapidi, ansiosi, indecisi.
Giorgio e Davide erano seduti al tavolo, in silenzio, contemplando il teatrino che gi stavamo offrendo.
- Adesso... lasciatemi stare, tutte e due. Mari, lasciami le mani... Lulù, vattene via -, aveva le lacrime agli occhi.
- Amore... - le sussurrai, senza lasciarle le mani.
I suoi grandi occhi luccicavano. No, no, non piangere!
- Non preoccuparti, capisco che tu possa essere confusa, ma rifletti su quello che ti ho detto -, così dicendo Lulù prese le sue cose e sbattè la porta alle sue spalle.


****

Angolo risposte:
Emmaps3: volevi il litigio? il confronto? il sangue? Eccoteli!(Tranne il sangue, spero che il vomito basti!) E non uno soltanto, ma ben due! :P Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!
piccola peste: era decisamente ora di un bacio in pubblico! Ha fatto molto bene a entrambe ;) Auguri anche a te!! (in tremendo ritardo, chiedo scusa!!!)
cammy: eggià... Monica e Ludovica non hanno ancora finito di dare grattacapi! Specialmente la seconda!!
harderbetterfasterstronger: ma non puoi augurarle una simile disgrazia! Sei proprio cattiva! :P Cioè, hai visto com'è simpatica! Comunque sono contenta che ti piaccia sempre più, spero di non aver fatto schifo con questo capitolo... è stato un parto lungo e doloroso!
Kabubi: dopo questo chissà cosa vorrai fare al simpatico elfo silvano xD (e la tua intuizione sul paraculismo era corretta!) Grazie mille per i complimenti!! :) Comunque ho ingrandito il layout, ora va meglio?
HinaNaru: sono contenta per i tuoi occhi *-* e per il pezzo nel bagno muhahahahahah xD Anche qua c'è la scena nel bagno, ma decisamente meno da occhi-luccicosi :P
pazzafuriosa92: ecco, ora sei contenta?! Hai anche la dedica, più di così! Comunque, 1) sì era il caso di aspettare il nuovo anno!, 2) sono tenerissime!!, 3) da qualcuno avrà pur preso, no?!, 4) Federica è un amore... anch'io la adoro :), 5) certo che sei proprio cattiva e violenta! Anche Monica è tenera...e comunque non ho bisogno delle tue sottili allusioni!, 6) Davide e Giorgio, poverini, si sorbiscono tutte le litigate e fanno i soprammobili :P, 7) certe volte sì, per rendere più dinamica e varia la cosa! Grazie per il cappello :D
the angelus: oilà! Anche la mia monetina sta ancora là (stupenda gita in quinta ginnasio *-*)! Ora vorrei sapere come apostroferesti Lulù xD
_darkyneesan_: rieccomi!! Mi ha fatto piacere il tuo commento e comunque auguri anche a te (in ritardo -.-')!!!

Ci sentiamo presto! (se riesco vi posto un capitolo per il mio compleanno, segno della mia bontà :P)
Un bacio,

Mizar

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Capitolo 20
*** Corvo e Bocciolo ***


t.s.e.CAP20 Ed eccomi con il nuovo capitolo! So che l'avevo promesso per domenica, ma l'euforia provocata del mio compleanno mi ha sottratto molto tempo :)
In fondo tre giorni di ritardo non sono troppi :P
Come al solito, vi auguro buona lettura e spero che vi piaccia!

****

Capitolo XX
CORVO E BOCCIOLO

Federica si era rifugiata nella sua stanza.
- Non prendertela, avrà i suoi motivi... - tentò di consolarmi Giorgio.
- Mi basta sapere che non crede alle mia parole - ringhiai.
- Ha detto veramente quelle cose? - mi domandò Davide.
- Certo! Ma mi prendete tutti per bugiarda?! -, ero sul piede di guerra e sapevo che non era giusto prendermela con loro, ma erano gli unici essere viventi nel raggio di due metri.
- No! E' solo che Fede mi è sembrata... strana... -
- Ehi, prima di uscire Ludovica ha una cosa tipo "ricordati quello che ti ho detto"... cosa le ha detto? -, bravo Giorgio, ottima domanda, andiamo a chiederlo a Federica!
-
Direi che domandarlo alla diretta interessata sarebbe la soluzione ideale, no? -
- Ora? -
- Quando altrimenti? -
- Ora limitati ad ascoltarla - mi suggerì Giorgio.
- Su, vai! Che fai ancora qua fra i piedi? -, Davide mi spinse letteralmente fuori dalla cucina.
Raggiunta la stanza di Federica, di fronte alla porta, esitai, proprio come tre giorni prima, al mio arrivo.
Entrai senza bussare.
Federica era seduta sulla scrivania a gambe incrociate, lo sguardo perso oltre il vetro della finestra, le gote rigate di lacrime.
Restai immobile sulla soglia, attendendo un suo cenno, una parola...
- Mari... sono proprio un'idiota - sospirò, senza voltarsi verso di me.
Mi avvicinai con cautela e quando arrivai alla scrivania, finalmente si volse.
Mi abbracciò, stringendomi con tanta forza da bloccarmi per un attimo il respiro.
- Cucciola... ti va di parlare? -
- Sinceramente, no. Però lo faccio comunque... lei... io ti credo, Mari. Ma allo stesso tempo non posso credere che lei mi abbia mentito così. Non voglio crederlo... -
- Cosa ti ha detto? -
- Non è importante... voglio solo che tu sappia che ti amo -
Non mi bastava, ma decisi che per il momento mi sarei accontentata.

*

 

- L’hai ancora sentita? -
- No e non ho intenzione di farlo… -
Le due ragazze sedevano attorno ad un tavolino di vimini in una veranda, mangiando gelato alla nocciola.
- Aspetti che sia lei? –, tono di rimprovero.
- Sì – rispose Monica, affondando il cucchiaino nella vaschetta, il cui contenuto andava prosciugandosi rapidamente.
- Ci credi davvero? -, Monica non sopportava il cinismo di Antonella.
- Sì, davvero. E ora piantala di parlare di lei, sto tentando di affogare i miei dispiaceri in una vaschetta di gelato da orgasmo e tu me lo stai impedendo – grugnì.
Antonella rise, pur concordando con lei sulla bontà di quel dolce.
- Diventerai obesa se continuerai a ingozzarti così –
- Non mi importa – brontolò a bassa voce, aggredendo nuovamente il gelato.
- Moni… non voglio vederti stare così male… -
- Io sto bene, vorrei solo che fosse già tornata –
- Non ti sembra ingiusto? – le domandò Antonella sottovoce. Aveva posto alla sua migliore amica una domanda che le ronzava in testa da tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di porre.
- Che cosa? -, aveva capito benissimo l’oggetto della discussione.
- Maria Cristina ha già una ragazza... – osò sussurrare Antonella, tentando di evitare lo sguardo dell’amica.
- Lo so benissimo, e non pensare che io sia una stronza insensibile! Non ho il cuore di ghiaccio... lo so che Federica non se lo merita! Ma non posso farci nulla! Io la amo... ma Federica è così... odiosa! E' sempre lì, zitta e tranquilla, sembra apatica, ed è una piagnona! Come fa Mari a stare con lei, anzi, a sopportarla? -
- Evidentemente la ama - constatò Antonella.
- Sarà anche bellissima, ma il suo carattere è insostenibile... magari non sarò bella quanto lei, ma almeno ho una personalità -
- Tu sei molto più bella di lei, ma non è quello il punto... come disse il grande maestro Schultz, la bellezza è negli occhi di chi la vede -



*

- Abbracciami, per favore -
Federica si aggrappò al mio collo proprio come avrebbe fatto una bimba.
- Sono stata proprio una cretina, ma dove avevo il cervello? -
- Non è questione di intelligenza. Ti sentivi sola, ecco tutto - tentai di consolarla.
- Non voglio che tu vada via -
Non replicai, non avevo nulla da dire. La mia partenza era inevitabile.
Anch'io sarei voluta restare, soprattutto ora che conoscevo la vera natura di quel viscido essere. Ma la vera ragione era che volevo restare per Federica, perchè essere così lontane era dura, tremendamente dura. Avevo sentito dire che la lontananza spegne gli amori fiacchi e rafforza i grandi amori, ma io credo che, alla fine dei conti, essere lontani è come non stare insieme. Puoi negarlo, puoi ignorarlo, ma è così: non sei con l'altra persona, non conosci i suoi amici, la sua routine, scordi i suoi gesti abituali, il suo profumo, la morbidezza della sua pelle e, alla lunga, il suono della sua risata non distorto da un telefono. Alla lunga è deleterio, perchè un rapporto non può basarsi su telefonate, serate in chat, lettere intrise di profumo o fotografie. Serve l'essenza, lo spirito, e quando manca la sostanza, anche l'accidente viene meno.

*

- Antonella, le tue frasi filosofiche tienitele per te. Di Snoopy ne faccio volentieri a meno in questo momento -
- Andiamo Monica! Il mondo è pieno di ragazze dolci e bellissime, che non aspettano altro che te - tentò di sdrammatizzare, procurando all'amica una piacevole risata.
- Sono piuttosto scettica su questo punto -
- E ci sono anche tanti ragazzi -
- La loro presenza non è indispensabile... voglio dire, quelli con cui sono stata mi attraevano solo fisicamente, sono le ragazze che amo -
- Certo che sei proprio strana - rise Antonella, affondando per l'ennesima volta il cucchiaino di metallo nella vaschetta.
- E tu sei noiosa con la tua monogamia da reclusione -
- Io lo amo, dovresti metterti il cuore in pace e stazionarti in qualche garage -
- Oddio, è una pessima metafora! -
- Non l'ho fatto apposta, sei tu la pervertita che vede ovunque doppi sensi! -, Antonella le mostrò la lingua.
- Comunque il garage che voglio occupare io è già stato preso - sbuffò. Monica non si era mai sentita così male: era stanca, le pesavano le palpebre, era insofferente e nervosa, scattava per un nonnulla, stava perdendo la sua solita razionalità e stoica imperturbabilità. E ciò la seccava ancora di più.
- Non potresti rassegnarti? - propose Antonella, buttando lì quella considerazione, come se non fosse mai stata valutata.
- No! Io lo so che Mari prova qualcosa per me... ma non so ancora bene cosa. Devo solamente ritagliarmi il tempo necessario a scoprirlo. E poi Federica è lontana, ringraziando il Grande Demone Celeste - sospirò Monica.
- Tu leggi troppi manga! -

*

- Hai mai preparato un risotto ai formaggi? - chiese preoccupata Federica.
Giorgio si era improvvisato cuoco per quell'ultima sera. Saremmo ripartiti sul presto la mattina seguente.
- No, ma quale occasione migliore per sperimentare? E poi, io sono uno chef coi fiocchi - sorrise il ragazzo, legandosi un grembiule alla vita.
Su quello non potevamo dargli torto: fra noi, era lui che, quando ci ritrovavamo, preparava dei fantastici manicaretti per placare i nostri stomaci affamati. Se dovessi stilare una classifica, io sarei l'ultima degli ultimi, sottoterra. Finchè mi limito a pasta in bianco, con la variante al sugo o al pesto, bistecca impanata, patate e zucchine, va tutto bene, ma quando mi cimento in qualcosa di più complicato finisce sempre che o carbonizzo il mio pasto, o, non so come, diventa immangiabile da solo. Al proposito ho elaborato una complessa teoria, secondo la quale più ci tengo a preparare qualcosa, peggio mi viene. Una sorta di legge di Murphy culinaria. Ma la mia specialità restano i surgelati.
- Mettici molta gorgonzola! -, la bavetta già scintillava agli angoli della bocca di Davide, insaziabile e famelico come al solito.
- Tu non preoccuparti, qua pensa a tutto lo chef George! -
Osservavo divertita Giorgio intrattenerci con una sorta di show comico in cui si improvvisava nuovo chef di Gambero Rosso, mentre Davide recitava la parte dell'assaggiatore critico.
Insomma, due buffoni al prezzo di uno.
- La muffa di questa gorgonzola non è abbastanza verde - grugnì Davide.
- Quanto sono scemi - rise Federica nel mio orecchio.
Era seduta sulle mie gambe da più di mezz'ora e il sangue iniziava a non circolare più. Dopo la chiacchierata di quella mattina, Federica si era incupita per un'oretta, poi aveva ripreso il suo solito sorriso e ci aveva portati nuovamente in giro per Roma. In mattinata avevamo visitato il Colosseo e gli archi di trionfo, nel pomeriggio i mercati traianei e relativa colonna.
A Roma spirava una brezza tiepida, che avremmo sicuramente rimpianto: gli esperti avevano previsto uno degli inverni più rigidi degli ultimi quarant'anni.

*

- Sembri Nosferatu - rise Monica, che, sbadatamente, aveva appena dato un colpo all'amica, intenta a risistemarsi l'ombretto nero.
Ora, sotto il suo occhio, si era delineata una spugnatura scura.
- E tu sembri la solita goffa -
- Scusa Toni, prometto che farò più attenzione - Monica congiunse le mani e sbattè forte le palpebre.
- Ruffiana - sibilò Antonella, tornando ad osservarsi da distanza ravvicinata allo specchio.
- Tanto andiamo in quel bar, nessuno ti vedrà! -
- Questo lo dici tu -
- Ovviamente, a meno che tu non voglia rimorchiare -, sorrise maliziosamente.
- Spiacente ma Domenico mi basta e avanza -
- E allora perchè ti trucchi? -
- Oddio! Sei proprio petulante! -
Monica ed Antonella erano fatte così: si stuzzicavano in continuazione, si prendevano in giro, si lanciavano frecciatine, ma erano grandi amiche, attente alle esigenze l'una dell'altra e sempre pronte a spalleggiarsi. Erano complici, come Bonnie e Clyde, ma senza la storia d'amore e le rapine a mano armata.
Erano quasi le otto e loro, finalmente, erano pronte.

*

- Ma che buon profumo! Giorgio, è delizioso! -, Federica andò in visibilio quando si chinò ad annusare il contenuto della pentola, che Giorgio stava ancora girando.
- Modestamente, cosa vi avevo detto? -, si battè una mano sul petto.
- Spero solo che sia pronto in tempi celeri -, Davide, impugnando già la forchetta e con il tovagliolo al collo, sedeva già di fronte al suo piatto, attendendo la sua razione.
- Rasenti il fondo del baratro dell'umanità - ironizzò Federica.
- No, rappresento il fondo del mio stomaco che si lamenta per la solitudine! -
Quando iniziavano una discussione simile, era inutile pregarli in ginocchio di smetterla, perchè sarebbe andati avanti solo per infastidirti.
- Signor sindacalista, mi porga il piatto -, Giorgio tese una mano verso di lui, che subito gli schiaffò la stoviglia sul palmo aperto.
- Abbondi, signor cuoco -
Giorgio gli riempì il piatto con un cucchiaio di legno. Il riso fumava.
Davide si leccò le labbra e, dopo averlo allargato un po', si riempì la bocca con una forchettata gigantesca.
- Oh... chef, i miei complimenti, è divino! -
Giorgio sorrise compiaciuto, poi riempì anche i nostri piatti.
Il suo risotto ai formaggi era davvero superbo.

*

- Fa freddo - si lamentò Antonella.
- Smettila, sembri Federica -
Le due amiche stavano camminando verso il locale.
Il viale era luminoso e affollato: tutti si era riversati in strada per festeggiare chissà cosa. E così si trovavano a sgomitare fra cappotti e giubbotti imbottiti.
- Non so come fai - borbottò Antonella, osservando i piedi di Monica.
- Sta sera me la tiro - sentenziò lei, gongolando sul suo elegante tacco 12, che la rendeva una spilungona.
Continuarono a svicolare fra la folla di ragazzini e adulti che intasava il passaggio, finchè arrivarono all'altezza di un vicolo.
- Mi chiedo sempre perchè qua dietro debba essere così buio -
- Ancora a lagnarti? -
- No, lo faccio solo per infastidirti -, Antonella le mostrò la lingua e Monica replicò con una smorfia.
- Comunque è buio perchè così non ci avvicina certa gente sgradita -
- Intendi gli eterosessuali? - chiese Antonella, sollevando un sopracciglio.
- Precisamente -
- Allora io non sono benvenuta -
- Tu sei con me! -, Monica la afferrò per un braccio, tirandola verso di se'.
- Già, e tu sei bisessuale. Che bella coppia! -
- Non rompere, gli uomini servono solo per soddisfare esigenze biologiche -
- Quando parli così mi viene la pelle d'oca - ridacchiò Antonella.
L'enorme insegna recitava a caratteri dorati ed arzigogolati: Corvo e Bocciolo. Sotto vi era raffigurato il medesimo uccello, nero come la pece e inquietanti piccoli occhi scuri, che stringeva nel becco una rosa.
Monica non aveva mai capito a cosa fosse legato il significato di quel nome e, nonostante fossero passati alcuni anni dalla prima volta che vi aveva messo piede, quel corvo non smetteva d'inquietarla.

*

- Oddio, ti prego, amico mio, dimmi che ce n'è ancora - lo supplicò Davide, dopo aver svuotato il terzo piatto.
- Controllati! Lo rifarò, prima o poi - sogghignò Giorgio.
Fortunatamente aveva preparato risotto in quantità industriale, tanto che tutti ne avevamo preso almeno due volte. Davide, invece, è un caso patologico.
- Appena torniamo a casa ti faccio assumere come chef personale, stipendio minimo sindacale e grandi risotti alla gorgonzola -, con quelle parole si stravaccò sulla sedia e sprofondò in una sorta di mistico torpore da estasi post-cena.
- E' una causa persa - sospirai.
Federica mi lanciò un sorriso timido.
Afferrai il suo volto con entrambe le mani e le schioccai un bacio umido e rumoroso sulla guancia.
- Ti è piaciuto? - le chiesi, tanto per fare conversazione.
- Sì... perchè tu non sai cucinare così? -, mi finsi offesa e le voltai le spalle.
- Dai Mari, scherzavo! Mica te la sarai presa? -
- Chiedilo al tuo grande cuoco -, le feci una smorfia.
- Uffa... sei proprio una pizza quando fai così - rise, facendomi il solletico, costringendomi ad interrompere quella maschera di serietà che già faticavo a mantenere.
- E mentre voi vi azzuffate, io mi pappo il risotto -, con uno scatto felino, Davide si appropriò della pentola, stringendola a se' come fosse un bambino, o un tesoro dal valore inestimabile.
- Sei proprio un accattone, ne sono avanzate due briciole! - protestò Federica, irritata, perchè avrebbe voluto impossessarsi di quelle due briciole che tentava di vendere così miseramente.

*

- Tesoro! Ma quanto tempo è che non ci vediamo? -, una ragazza alta, molto alta, con ricci capelli scuri, abbracciò Monica.
- Tanto, ho avuto molto da fare con la scuola... tu, invece? Sempre la solita solfa? -
- Già, è un tira e molla esasperante. Ma qua si dice che frequenti una delle gemelle Volpe! Gran bel colpo! -
- Marta, ti prego, lasciamo stare... comunque sta sera siamo in due. Ci dai un bel tavolo? -
- Venite -, Marta, la cameriera, fece segno di seguirla.
Il locale era caldo, a partire dai colori e dall'arredamento, tutto suggeriva un'aria accogliente e profumata, con i tavoli di legno scuro e il bancone vecchio stile.
Le pareti erano un tripudio di colori: quadri, collage, foto, cartoline, murales... non vi era un solo angolo lasciato bianco. Un caleidoscopio artistico da capogiro.
Ma la cosa più spettacolare era la gigantografia, sul soffitto, dello stesso corvo disegnato sull'insegna. Un capolavoro.
Monica doveva sempre imporsi di non alzare lo sguardo verso quell'uccello e di non controllare se la stesse osservando. Perchè era questo ciò che la inquietava: da qualunque angolazioni si osservasse il dipinto, pareva che gli occhi vetrosi dell'animale ti seguissero.
- Era un po' che non mi portavi qui - disse Antonella sedendosi di fronte a lei.
- Lo so, ma non c'è stata occasione, lo sai -
Aprirono i menù. La scelta era vasta e varia fra le pietanze da pub: hamburger in tutte le varianti, piatti messicani quali tacos, chili o burritos, hot-dog, pizze, cotte nel forno a legna!, e diversi piatti di carne.
- Io opto per una pizza. Ho voglia di mangiare pesante, quindi direi che una "atomica" ci sta - sentenziò Monica, chiudendo il menù.
- Che schifo i carciofi... io mi lancio sul messicano... - borbottò Antonella, ancora indecisa.
Attorno a loro i tavoli iniziavano a riempirsi. Ragazzi e ragazze, di diverse età, di diverso aspetto e di diverse stature, che avevano in comune solamente l'amore verso persone dello stesso sesso.
Quando vide una ragazza dai lunghi capelli biondi, trasalì: per un attimo, nel suo profilo, le era sembrato di scorgere Mari. Poi si era data della stupida: Mari era a Roma, dalla sua adorata metà della mela, e lei non poteva farci nulla.
Poteva solo attendere.

*

- Non posso credere che domani tornerete a casa... Mi sento malissimo -
- Forza Fede, ci faremo sentire spesso, non abbatterti -, Giorgio le posò una mano sulla spalla.
- Lo so, però avervi qui per qualche giorno è stato talmente bello... e poi sono nuovamente punto e a capo: sola -
La strinsi.
- Meglio soli che male accompagnati -
- Santo cielo, il saggio mangione si degna di dispensarci le sue perle di saggezza! - ironizzò Giorgio.
Seduti sul tappeto nella stanza di Federica, tiravamo le somme di quelle che erano state tre giornate pesanti, ma al contempo serene. Ero consapevole che ora Federica avrebbe dovuto ricominciare tutto dall'inizio, perchè la sua amica, o almeno, colei che si proclamava tale, in realtà era una falsa opportunista.
Immaginavo il suo dispiacere e la sua stanchezza, la sua insoddisfazione. Rinchiusa in quei pochi metri quadrati non aveva abbastanza aria per respirare, la città era soffocante.
Affondai il naso nei suoi ricci.
Volevo imprimere con forza il suo profumo inebriante nella mia mente, in modo da richiamarlo qualora mi fossi sentita sola. Chiusi gli occhi.
Lei parlava, sentivo il suono ma non coglievo le parole. Ero totalmente assorta, in contemplazione e assemblaggio. Detto così, sembravo una che ha appena aperto le istruzioni per montare la nuova scarpiera Ikea. In realtà ero concentrata sui suoi piccoli rumori, sul suo respiro, sul suo profumo e sulla voce. Coglievo ogni dettaglio, ma non avevo una visione d'insieme.
Così mi staccai da lei, interrompendo quel flusso di percezioni.
Giusto in tempo per cogliere la fine del suo discorso.
- Mi mancherete -

****

Angolo risposte (la posta di Mizar xD):

harderbetterfasterstronger: si capirà meglio il carattere di Ludovica in seguito (non è mica sparita!), comunque concordo con te nel dire che recita proprio bene il suo ruolo da stronza! E comunque Fede è troppo ingenua e buona per non cadere nelle trame di Ludovica, e Mari non è una stronza che la pianta in asso per la prima che passa (anche se è notevole!). Il Grande Regista non sarà troppo cattivo con lei, non preoccuparti!
Nessie: mi ha fatto piacere che tu abbia commentato e... lo so, era pura follia, ma ci voleva! Non volevo farti soffrire così tanto, però è buona cosa, almeno significa che ci metto animo in ciò che scrivo :P Comunque, che ne dici di questo? Nessun colpo di scena particolare... diciamo che è un capitolo transitorio, dal prossimo torneranno le sorprese! E grazie mille per i complimenti (che non credo di meritare), ma grazie ancora! Sono lusingata (e quando l'ho letto sono diventata rossa come un pomodoro!)!
the angelus: buondì, anzi, buonasera, innanzitutto credo che fosse un capitolo.. intuibile: prima o poi ste due dovevano affrontarsi, no? :P Spero solo di non essere stata banale... Federica ripone la propria fiducia in troppe persone, è buona e ingenua, purtroppo, quindi non si è resa conto di essere stata usata, troppo presa dalla pietà che Ludovica suscitava in lei per ciò che le aveva raccontato (che ovviamente non ho ancora detto!). Monica non si merita di essere paragonata a Ludovica... davvero ;)
Auri: grazie per la tua recensione, mi piace conoscere il vostro parere (almeno mi convinco di scrivere cose sensate!). Non credo sia così scontato il tuo mandare Monica e Lulù a zappare, anche perchè Monica il suo fanclub ce l'ha già e fra poco nascerà anche quello di Ludovica (non per causa mia :P)! Davide e Giorgio andrebbero fatti santi subito, sono davvero fantastici e sanno quando è bene chiudersi le orecchie! Per quanto riguarda la seconda parte di ciò che hai scritto, ti contatto io via mail (sta sera non posso perchè fra 5 minuti devo andare a pallavolo, ma domani credo di sì!), perchè non mi va di scrivere di me qua sopra, capiscimi :) Spero che ti sia piaciuto anche questo e che mi farai ancora sapere cosa ne pensi!
Cammy: molta, moltissima rabbia repressa... brutti presentimenti a parte, non si è conclusa male... ma la vicenda non è ancora terminata! Quindi ti dico solo di aspettare ;)
hacky87: come ho già detto ad altre, Fede è così ingenua che non riesce a vedere i secondi fini delle persone, è una di quelle persone sempre gentili con tutti e disponibili, che si commuovono facilmente, basta poco per raggirarla da questo punto di vista... Per risolvere, risolveranno, non preoccuparti! Grazie che recensisci sempre, mi fa molto piacere!
piccola peste: è stato spassoso scriverla, ma pensandoci bene a me suscita molta rabbia. Mi spiace ma niente incidenti programmati, anche se mi sono già arrivate molte richieste simili! La Grande Regista qua sono io, e quindi non cadrà nulla in testa a Lulù :P Per quanto riguarda la faccenda della serpe... lo è eccome! E si diverte ad esserlo... un bacio anche a te!
Veive: lo so che ti infervori per le discussioni, ma questo capitolo è "calma piatta", anche se preannuncia bufera! Altrochè! Lo so che tu associ nome a persone sgradita, quindi credo ti stia ancora più antipatica per questo :P E a quella l'Oscar non glielo toglierebbe nessuno, è un'attrice consumata! Non preoccuparti, cara, presto avrei anche il tuo sangue xD
Kabubi: bene, sono contenta che il layout sia a posto -.-' Lo so che ho fatto un torto enorme ai poveri elfi silvani, spero che un giorno potranno perdonarmi! La situazione fra Fede e Mari sarà barcollante ancora per un bel bel bel bel po' (altrimenti dove sta il bello??) ma non preoccuparti troppo... non sono un mostro di cattiveria! Comunque qua c'è un concentrato di simpatia di Davide, spero ti sia piaciuto!
pazzafuriosa92: dopo la dedica (in viola!!) non potrai più lamentarti (ogni tanto potrei dedicarti qualcos'altro... dipende dalle maree!), comunque, bando alle ciance, lo so che l'avresti ammazzata di botte (non sei l'unica :P). Comunque vacci piano con i tuoi teoremi matematici da quattro soldi :P Povera Monica, in fondo... vabbè non dico altro, lo scopriremo soltanto leggendo... E l'appellativo Lulù è stato una genialità dell'ultimo secondo!
Apia: sai com'è, è colpa della natura che si risveglia :P Figurati, non è un problema! Ludovica calcola tutto, è una mente matematica, fa quasi paura... e non ha ancora smesso di calcolare! Federica invece è semplicemente troppo buona... si è lasciata ingannare! Maledetti animi sensibili.... Sono contenta che Monica guadagni punti ai tuoi occhi perchè non ha ancora finito di stupire! (Spero di aver aggiornato abbastanza in fretta!) E comunque non preoccuparti per la lunghezza!
Emmaps3: figurati, è stato un piacere :P Mi spiace ma la Grande Regista ha in mente un piano provvidenziale decisamente meno fosco! Grazie per l'incoraggiamento!

Ci sentiamo presto!! Un saluto a tutti!
Mizar

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Capitolo 21
*** Giovani Detective ***


21.t.s.e.21 Apologia del XXI capitolo: chiedo umilmente perdono, fustigatemi, linciatemi, mettetemi alla gogna, quello che volete, è solo che ho avuto un periodo tremendo, nel quale riuscivo a malapena a studiare e non avevo nemmeno il tempo per riposarmi un po'. Ora le acque dovrebbero essersi calmate e riprenderò ad aggiornare più rapidamente!
Grazie a chi non è perito nell'attesa!

****

CAPITOLO XXI
GIOVANI DETECTIVE

Insomma, non era stato piacevole.
Un distacco commovente, umido, che sottintendeva un'angoscia dell'avvenire e del vuoto.
- Fede, ti chiamo appena atterro - le sussurrai all'orecchio, abbracciandola, mentre lei continuava a piangere silenziosamente.
Le baciai la fronte.
Basta lacrime, non ne potevo davvero più.
- Forza amore mio... ci rivediamo presto! -
Mi lanciai rapida un'occhiata attorno, poi la strinsi a me e la baciai.
Lei smise di piangere e ricambiò il mio bacio. L'ultimo per chissà quanto tempo. Ma ciò a cui proprio non riuscivo a rassegnarmi era lasciarla fra le grinfie di Ludovica: sapevo che lei non attendeva altro che la mia partenza per avere campo libero, sapevo benissimo che avrebbe attuato qualche stratagemma e avrebbe nuovamente ingannato Federica!
La sua insistenza nel voler vedere un lato buono in tutti era commovente ai limiti della stupidità, ma non riuscivo a farglielo entrare in testa. L'unico modo per farglielo capire era lasciarle sbattere il naso dentro. Ma non volevo proprio che il suo naso, o qualunque altra parte del suo corpo, entrasse in contatto con Lulù.
Federica passò anche fra le braccia di Giorgio e Davide, che le promisero di chiamarla non appena fossero atterrati. Poi tornò da me per un ultimo bacio.

- Mi mette agitazione - disse improvvisamente Giorgio.
Tutti e tre eravamo sprofondati in un dormiveglia tormentato.
- Cosa? Lara? - domandò Davide, preoccupato che la storia d'amore di Giorgio, fra l'altro non ancora nata, fosse già in crisi.
- No, Federica -
- Se è per questo, preoccupa anche me... - borbottai.
- Fossi al posto tuo, non dormirei la notte -
- Davide... i tuoi interventi non richiesti sono, appunto, non richiesti. Grazie per avermelo ricordato -, come se non fossi stata abbastanza angosciata di mio.
- Federica non si lascierà prendere in giro un'altra volta, mi fido di lei - asserì Giorgio.
- Beato te... -

- Mamma! -
Non mi aspettavo di vederla.
- Simone aveva da studiare, così sono passata io. Com'è andata? -, la abbracciai.
- Tutto bene -, con la mamma era meglio glissare su certi argomenti... silvestri.
- Venite, ragazzi - ci fece strada fino al parcheggio, dove caricammo le valigie nel bagagliaio.
- Qua tutto bene, qualche novità? - domandai prendendo posto nel sedile anteriore e allacciandomi la cintura.
- No... nulla... -, il suo tono era distaccato e assorto, non mi convinceva - Voi, invece, avete qualcosa da raccontarmi? -, il brusco cambio di argomento confermò i miei sospetti.
Non mi bastavano i drammi pastorali, ora ci si mettevano pure quelli casalinghi.
Un supplizio destinato a non finire mai.
Chissà cosa aveva combinato la mia tremenda sorella questa volta.

Dopo aver scaricato Giorgio e Davide, che si erano profusi entrambi in ringraziamenti per quel ridicolo favore, ci dirigemmo verso casa.
- Allora, mamma, cosa capita entro le mura domestiche? - domandai, osservandola attentamente per cogliere anche la più minima reazione.
- Niente che ti riguardi - rispose brusca.
Ammutolii e ritenni opportuno lasciar perdere il discorso.
L'avrei scoperto comunque, in un modo o nell'altro.
Appena rientrata in casa, mi attaccai allo studio, finendo furiosamente la mole di compiti lasciata a metà prima della partenza. Non potevo credere che domani sarei stata nuovamente rinchiusa in un'aula soffocante, costretta in quel banco minuscolo, con il foro per il calamaio!, tentando di incrociare le gambe sotto di esso senza rovesciarlo.
E soprattutto non avevo nessuna voglia di rivedere i miei compagni di classe.
Non siamo mai stati molto uniti, ci tolleriamo da quattro anni e spesso malcelatamente. Piccoli gruppetti che lottano contro altri gruppetti per la sopravvivenza.
La legge di Darwin applicata alla scuola pubblica. Altro che jungla.
E mentre sfogliavo svogliatamente il libro di letteratura, non potevo fare a meno di sentire e risentire la voce bassa e irritante di Ludovica, le sue bugie e le sue accuse velate.
Ora capivo perfettamente la gelosia di Federica, ma lei non aveva nulla da temere.
A me non piaceva Monica. No.
Assolutamente no.

*

14 dicembre 2009
Roma
13.22

Cara Maria Cristina,
qua la situazione è stazionaria, noiosa e deprimente. In classe, essendo che ormai il quadrimestre è verso la fine (e che manca una settimana alle vacanze di Natale!) c'è scompiglio e agitazione. A casa, essendo che mio padre è sempre incazzato, c'è ancora più putiferio e disordine.
Mattia vuole scappare di casa. Gli ho detto di piantarla di fare il cretino, ma è abbastanza deciso.
Non è che vuole scappare e andare a fare il barbone, ma tornerebbe su da voi. Spero che abbiate un posticino, in caso decidesse di andarsene.
E se lo fa sul serio, non dovrai attendere troppo la mia partenza immediata.
Non so se è l'aria natalizia, o se è semplicemente il freddo, ma qua tutti stanno dando di matto. Basta sbilanciarsi un po' più del solito e sei subito aggredito da chiunque.
A Roma sono tutti isterici. Ludovica più del solito, dovresti vedere come si comporta in classe!
Voglio tornare da te, porca miseria!
Non vedo l'ora che arrivino queste benedette vacanze, almeno ce ne torniamo a casa e possiamo stare insieme per due settimane intere...! Non vedo l'ora!
Sono agitatissima, ho già iniziato a preparare la valigia! Vero che staremo assieme tutto il tempo??
Ti mando un bacione enorme,
ti amo!

Federica

*

Nonostante mancasse solamente un giorno alle vacanze di Natale, l'atmosfera di casa nostra era tutt'altro che consona all'evento.
Erano tre giorni che mamma stava male e papà vagava per casa come uno spirito errabondo.
Inutile provare a chiedere delucidazioni, perchè loro due continuavano a dire che eravamo dei visionari.
Avevamo provato ad indagare, origliando e spiando, un comportamento vergognoso, ne sono perfettamente conscia, ma la situazione lo richiedeva assolutamente. Fatto sta che non abbiamo carpito nulla di utile, se non che la mamma e Lilith stavano organizzando una festa a sorpresa per Walter.
Puntualmente riferivo alla mia cara dolce metà della mela tutto ciò che scoprivo, anche se erano stupidaggini, ma non conoscendo la portata di ciò che stava accadendo, perchè di qualcosa doveva pur trattarsi, ogni infimo dettaglio poteva essere un tassello del puzzle.
Simone aveva persino preso in ostaggio Margherita, per scoprire se fosse lei la causa dello scompiglio, dato che non troppo tempo fa aveva scatenato un polverone tremendo in casa, mentendo sui voti e nascondendo insufficienze. Mamma e papà avevano litigato per giorni.
Questa volta, però, era innocente. L'aveva giurato.

*

- Quanti gradi ci sono? - rabbrividii, togliendomi la sciarpa e appendendola al gancio.
- Una decina sotto lo zero - borbottò Giorgio, anche lui rabbrividendo.
Anche in clase dovevano esserci una decina di gradi sotto lo zero, a giudicare da come la maggior parte dei miei compagni si sfregava la mani, con le braccia strette al corpo.
Il termosifone era sommerso da freddolosi, che vi si accalcavano attorno, e sopra.
- Lara? - domandai a Giorgio, notando che non era fra i presenti.
- Mi ha mandato un messaggio prima, arriverà un po' in ritardo a causa della neve -
- Perchè non vai tu a salvarla, o prode cavaliere? - lo schernì Davide, ricevendosi una meritata botta sul braccio.
In quel momento entrò Valentina, con i ricci neri completamente nascosti dal grande e lungo berretto di lana, una tremenda massa informe verde petrolio.
Al suo passaggio, Davide produsse uno starnuto, palesemente finto, che suonava tanto come "gongolo".
Lei lo fulminò con lo sguardo.
- Piccino, ancora a guardare le favolette? -
- A giudicare da come ti conci non sono io quelle che le guarda... e poi le favole hanno il loro fascino, ma tu non potresti mai capire -
Indispettita, si allontanò verso le sue care leccapidi.
- Effettivamente sembra uno dei sette nani -
- A me sembra di più Grimilde - borbottai, e loro scoppiarono a ridere.
Appena la campanella suonò, la professoressa di filosofia entrò di corsa, i capelli perennemente spettinati che le ondeggiavano lungo le spalle.
- E' sempre peggio - ridacchiò Davide, Giorgio lo zittì seccamente.

Dopo aver salutato Giorgio e Lara, che andavano a mangiare qualcosa assieme, mi diressi verso la fermata dell'autobus assieme a mio fratello. Davide si era subito dileguato per raggiungere Olivia all'uscita della sua scuola.
- Dobbiamo assolutamente scoprire che succede prima che arrivino Mattia, Fede e tutti gli altri - sentenziò Simone. Il suo fiato caldo si trasformava in sottili volute simili a fumo a contatto con l'aria gelida che sferzava il viso, neanche fossimo in Siberia.
- Secondo te mamma e papà vogliono separarsi? Li vedo un po' tesi... -, ero sinceramente preoccupata.
- No, assolutamente no. E' qualcos'altro... magari uno dei due ha problemi sul lavoro... oppure è successo qualcosa di molto grave che non ci vogliono dire -
- Tipo? -
Simone aveva questa splendida e apprezzatissima capacità di gettare le persone in uno stato di agitazione perenne nelle situazioni peggiori. La parola "rassicurare" non era compresa nel suo vocabolario.
- Magari una grave malattia -
Ora sì che mi sentivo meglio.

Quel pomeriggio realizzammo che, se mai avessimo aperto un'agenzia investigativa, saremmo falliti nel giro di poche ore. Eravamo davvero pessimi come detective.
Non solo non avevamo scoperto nulla, ma ci eravamo pure presi una sfuriata da papà, che quel giorno era a casa.
Afflitti a sconfitti ci rifugiammo nelle nostre stanze, decisi a dimenticare l'accaduto.
Fu allora che saltai in piedi esclamando: Eureka!
Per Eracle, avevo avuto un'illuminazione da trentamila volt e il mio spinterogeno girava che era una meraviglia.
Uscii quatta quatta dalla mia stanza, altrettanto silenziosamente ridiscesi le scale.
Come avevo fatto a non pensarci prima?!
Due sere fa mamma aveva chiuso un sacchetto dell'immondizia relativamente piccolo, destinato alla raccolta differenziata della carta. Ma il sacchetto era ancora in lavanderia, per altro dietro la porta.
Conoscendo mia madre era qualcosa di estremamente insolito: lei è una persona ordinata, precisa, non lascia mai nulla ad accumularsi, risolve ogni faccenda subito.
Avevo intravisto prima il sacchetto, mentre, con la coda bassa, mi avviavo mestamente in camera mia, e papà chiudeva la porta della lavanderia.
La porta dello studio di papà era chiusa. Bene.
E lui era al telefono. Ancora meglio.
Aprii lentamente la porta della lavanderia e mi ci intrufolai dentro. Poi richiusi la porta alle mie spalle.
Il sacchetto di carta era al suo posto. Mi chinai e lo aprii.
Mi tremavano le dita per l'agitazione.
Dentro c'era carta straccia. Solo ed escludivamente fogli di carta.
Li rovesciai tutti e tentai di ricomporli, ma non c'era nulla che mi presse utile: bollette, vecchi documenti di lavoro, fogli di brutta...
Diamine, possibile che mi fossi ingannata in questo modo?
Evidentemente sì.

Nonostante tutto non riuscivo a darmi pace. Magari mamma se ne era semplicemente dimenticata. Forse a causa del suo malessere.
Ma papà?
Non ci capivo più niente, eppure mi rodeva lo stomaco ignorare ciò che accadeva sotto il mio tetto a mia insaputa.
Mi coricai nuovamente sul letto, la testa affondata nel cuscino. Ero così stanca che mi addormentai.
Non so esattamente per quanto rimasi fra le braccia di Morfeo, e ricordo solo che sognai confusamente il volto di Fede, una Ludovica improvvisamente munita di artigli e mia madre che mi rimproverava per qualcosa.
Mi risvegliai di scatto con un gran mal di testa.
Barcollante raggiunsi il piano inferiore, fino alla lavanderia, dove c'era anche l'armadietto dei medicinali.
Iniziai a frugare fra le scatolette di medicinali, alla disperata ricerca di un'aspirina. E all'improvviso m'imbattei in qualcosa di inaspettato.
Una scatola rosa e bianca, nascosta dietro tutte le altre confezioni, impossibile da trovare senza mettere tutto a soqquadro, cosa che io avevo appena fatto.
Oh mio Dio.
Era un test di gravidanza.
Eppure Margherita aveva giurato di non esservi coinvolta!
Ma se non fosse Margherita... allora...
Aprii la confezione, dentro il test di gravidanza c'era ancora, ed era usato. Sul display c'erano due linee blu.
Non ci voleva una laurea ad honorem per capire cosa significasse.

****

L'angolo delle risposte:

harderbetterfasterstronger: grazie mille per i complimenti, cara! Monica  è sempre elegantissima, mentre Federica... ormai la conosci! Che ne dici di questo?
Nessie: sono felice che tu non riesca a fare a meno di recensire e spero che ti piacerà anche questo capitolo! Ciò che Ludovica ha detto a Fede è ancora da scoprire, ma ogni cosa a suo tempo... comunque, grazie mille per i complimenti, immagino che tu ormai sappia di quanti colori io sia diventata leggendolo! Ehi mammina, sta sera non posso andare a dormire presto perchè vado a giocare, non arrabbiarti :P
piccola peste: c'est l'amour! Monica è molto presa... più di quanto le sia mai capitato! Grazie per la recensione e... che ne dici dell'aggiornamento??
hacky87: già, meno male! Altrimenti sarebbe ancora lì invischiata... ma le sorprese ancora non sono finite, altrimenti che storia sarebbe? ;)  Monica non si può odiare troppo, come dici tu, per ora non ha fatto nulla... grazie che recensisci sempre i miei capitoli!!
the angelus: finalmente sono riuscita ad aggiornare! Grazie per quello che hai scritto, mi fa piacere sapere che quello che scrivo non sono totalmente baggianate e se la storia ti coinvolge... bè, ne sono davvero felice! Ammetto che adoro il personaggio di Monica, perchè fra tutte è la più strana e misteriosa.
pazzafuriosa92: lo so che non ti piace, ma tu sei una rompi :P e mangia prima di leggere quello che scrivo, altrimenti poi finisce che sbavi sulla tastiera e mandi tutto in cortocircuito! Sei una morta di fame!
Veive: no, non essere triste! Ovviamente la scena del gelato non è stata desunta da nulla di reale... no... certo che no! Cosa te lo fa pensare? *fischietta*
Apia: sono felice che tu l'abbia rivalutata. Monica, da sola, analizzata a sè con le sue riflessioni e le sue azioni, lontana da quell'aura che si crea quando abbassa le difese, risulta essere molto più umana. E Federica è una ragazza che dovrebbe perdere un po' di fiducia nel genere umano. Non preoccuparti, non hai ancora raggiunto il record, c'è di peggio! (ovviamente scherzo!)
Emmaps3: questo risotto è risultato gradito alla maggior parte di voi, bene, almeno so che come cuoca virtuale valgo qualcosa (in pratica diciamo che sono come Mari!). Per i momenti di gloria di Monica... vedrai...!
Kabubi: Davide è un personaggio-pagliaccio, serve ad alleggerire le atmosfere ed è liberamente ispirato ad una persona reale, quindi sono contenta che vi piaccia! No, con Poe sei andata troppo oltre! Ci sono riferimenti letterari sparsi qua e là, ma non nel nome di quel locale. Il nome viene da una bellissima immagine, appunto quella descritta, che avevo visto tempo fa.
reby94: grazie!

Prometto che aggiornerò con più solerzia! A presto (sul serio!),
Mizar

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Capitolo 22
*** L'Angelo Custode ***


t.s.e. L'angelo della Siberia
Capitolo XXII
L'ANGELO CUSTODE

Ero impietrita.
Mi affrettai a riporre ciò che avevo trovato nella sua scatola, e la scatola a sua volta dietro tutto ciò a cui era stata nascosta.
Uscii dalla lavanderia con le mie aspirine.
Respira, Mari... calmati e respira...
Bussai furiosamente alla porta di Simone, finchè lui l'aprì, con un'espressione evidentemente contrariata.
- Perchè stai tentando di abbattere le mie difese? -
- Non ho tempo per i giochetti -, entrai nella stanza, sgusciando sotto il suo braccio.
- Si può sapere cosa... -, richiusi la porta alle sue spalle.
- Ho scoperto tutto - sussurrai.
Simone mi afferrò per un polso e mi trascinò dall'altra parte della stanza, lontano dalla porta.
- Allora?! -
- Ho trovato un test di gravidanza positivo -
- Mamma?! -
- Non credo, secondo me è Margherita... -
- Cosa te lo fa pensare? -, Simone pareva scettico.
- Mamma è troppo... come dire... ha quarantasette anni! -
- Ma Margherita ha giurato di non essere coinvolta -
- Ah! E da quando le crediamo? -, se lui era scettico, io lo ero di più.
Insomma, non mi ero mai fidata di mia sorella e non avrei iniziato ora.
- Andiamo a farle il terzo grado? - propose Simone, pensieroso.
- Sei un pessimo stratega... -
- Perchè? -
- Perchè non puoi scoprire subito le tue carte al nemico! Dobbiamo procedere con cautela, sondare il terreno. Ora direi che è necessario stabilire un piano d'azione: innanzitutto, dobbiamo scoprire di chi sia quel test di gravidanza senza urlare ai quattro venti "scusate, chi di voi due è incinta?" -
- Mi pare una cosa saggia -

- Mari, corri! Ti suona il telefono! - urlò Simone dal piano di sotto. Avevo dimenticato il cellulare in cucina.
- Sporgimelo! - esclamai scendendo la scala di corsa con la grazia di un facocero.
Lo afferrai al volo.
- Pronto? -
- Eccomi! -,  cavoletti di Bruxelles!
- Ehi Momo, come va? -
- Tutto bene, grazie. Ti disturbo? -
- No, certo che no... -, iniziai a risalire lentamente le scale.
Inizialmente credevo fosse Federica con informazioni relative al volo aereo. Sarebbe dovuta arriva verso sera.
- Hai qualcosa da fare oggi pomeriggio? -
- Ehm... veramente... -
- Se hai altri impegni non preoccuparti - mi rassicurò Monica.
- No, è che fra poco devo essere in palestra per un'amichevole -, controllai l'ora, mi restavano quindici minuti prima di essere in ritardo.
- Magari ci vediamo lì, allora! -
- Ehm... ma certo! A dopo allora! -
Mentre frugavo nell'armadio alla ricerca di una ginocchiera svanita misteriosamente, mi resi conto di essere stranamente felice.
Certamente il fatto che Federica sarebbe arrivata nella notte mi rendeva euforica, ma una piccola parte di me era emozionata all'idea che Monica sarebbe venuta in palestra.
Magari prima dell'arrivo di Fede saremmo potute andare a fare due passi per chiacchierare. Era da un po' che non lo facevamo.
E mi mancava.

Anche il secondo set era finito e di Monica ancora nessuna traccia.
Ormai avevo perso le speranze.
- Allora, cosa farai sta sera? - mi domandò Nex, strappandomi la bottiglia dalle mani e portandosi l'imboccatura alle labbra, senza darmi tempo di protestare.
- Arriva Fede! Te l'avrò detto un migliaio di volte... -
- Lo sai che sono svampita - mi rimproverò lei, come se fosse colpa mia.
- E' tutta colpa di mio fratello: ora che c'è lui di mezzo sei più svampita del solito - la presi in giro, lei stette allo scherzo.
- Insomma, ragazze! Un po' di contegno! -, ecco Giò che ci richiamava all'ordine e alla compostezza.
- La formazione è la stessa del secondo set. Andate e vincete, non ho altro da dire -, così dicendo si allontanò verso la signora che compilava il referto.
Sospirai, lanciando un'occhiata insistente alla porta della palestra, che imperterrita restava immobile.
Cosa te ne importa? Avrà avuto da fare...
Proprio mentre i miei pensieri seguivano quella direzione, posizionandomi in campo nella mia zona, con la coda dell'occhio vidi la porta spalancarsi e la figura esile di Monica scivolare silenziosamente all'interno della palestra.
Eccoti!

Accaldata e puzzolente, corsi negli spogliatoi. Volevo fare essere più che rapida, così mi gettai sotto la doccia lasciando dietro di me una scia di calzini  e ciabatte.
- Cos'è tutta sta fretta? - rise Nex, entrando nello spogliatoio mentre io già uscivo dal getto d'acqua.
- Niente di che - minimizzai, riuscendo ad infilarmi le mutande al contrario nella foga.
- Sì, certo... hai un appuntamento galante? - mi provocò.
- Non dire fesserie. Mi vedo con un'amica che non sento da un po'... -
- La pallidina che ha varcato la soglia all'ultimo set? -
- Come lo sai? -, rimasi perplessa con una gamba a mezz'aria, pronta ad essere infilata nei jeans.
- Quando l'hai vista hai tirato un sospiro di sollievo. Temevi ti avesse dato buca, ammettilo - sogghignò soddisfatta di aver colto nel segno.
- Pensa ai fatti tuoi - grugnii, chiudendo la zip della felpa.
- Vai, vai dalla tua amica - ridacchiò Nex, legandosi un asciugamano attorno al corpo.
- Tu lavati bene che mio fratello è un gran schizzinoso! - replicai, facendole una linguaccia. Lei scoppiò a ridere.
- Divertiti, Mari -
- Ciao ragazze, ci si vede poi! Buon Natale! -, così dicendo scappai fuori a velocità record.
- Sei già pronta? -, sorrise Monica, avvicinandosi a me.
- Già, sono stata un fulmine -
- Andiamo a bere qualcosa, ti va? Magari una cioccolata calda -, propose prendendomi a braccetto e reclinando il capo verso di me, con un gran sorriso.
- Guarda, io non è che ne abbia molta voglia, ma se a te va ti tengo compagnia volentieri -
Il volto di Monica si illuminò. Era diventata di una dolcezza indescrivibile: sempre sorridente, solare, allegra e un po' meno misurata del solito. O, perlomeno, si comportava così con me. Era strano vederla in questo modo, sotto questa nuova luce.
Sembrava più umana, meno distaccata e attenta, spontanea. E soprattutto era diventata molto più bella da quando anche i suoi occhi sorridevano.

- Hai voglia di accompagnarmi a casa? - domandò Monica, dopo aver pagato la sua cioccolata con panna.
Avevamo chiacchierato per tutto il tempo e avevamo discusso degli argomenti più disparati senza annoiarci un solo istante o restare a corto di spunti. Era stato piacevole e rilassante.
- Sì, certo -
Nuovamente Monica mi prese a braccetto.
- A che ora arriva Federica? - chiese, mentre scavalcavamo un cumulo di neve grigia.
- Dopo cena, ma conoscendo la puntualità dei trasporti italiani posso già prevedere che prima delle dieci non sarà atterrata -
- Magari potresti presentarmela... - sussurrò.
Sperai stesse scherzando: Federica e Monica non potevano essere amiche, era inconcepibile! Federica era gelosa di Monica, del fatto che lei fosse accanto a me, appesa al mio braccio, come ora, mentre lei a chilometri di distanza doveva accontentarsi di lettere e telefonate.
E il fatto che anche Monica fosse omosessuale non rendeva la situazione più rosea, tutt'altro.
- Ci penserò su... -
- Certo, se non vuoi ti capisco. Sono certa di non essere troppo a gradita alla tua ragazza -
- Non è che tu le stia antipatica, ma se vi foste conosciute in un momento diverso, forse... -
Monica annuì, senza però commentare la mia affermazione lasciata in sospeso.
Per il resto del tragitto non parlammo molto, ci limitavamo a rabbrividire per il vento gelido e a sbuffare quando ci inciampavamo sulla neve compatta. Ed entrambe riflettevamo.
Il cambiamento di Monica, ai miei occhi era apparso sorprendente, e anche ammirevole. E' difficile stravolgere la propria personalità... ma se quella di austerità e mistero era una maschera, significava che lei si sentiva abbastanza a suo agio e protetta con me da mostrarsi per ciò che era realmente. E questo lato di Monica mi piaceva forse più del primo, al quale però non aveva rinunciato del tutto: spesso, se ne usciva con affermazioni enigmatiche o buttava lì domande, apparentemente casuali, dalle cui risposte, però, ero certa lei traesse importanti informazioni.
Una volta giunte di fronte al portone di casa sua, ci fermammo, per riprendere fiato, con le gote rosse per il gelo.
- Grazie ancora per avermi accompagnata fin qui... - disse Monica, liberando il mio braccio dalla stretta del suo.
- Ma di nulla, te l'ho detto che non era un problema - la rassicurai con un sorriso, che lei ricambiò subito.
- Allora, ci sentiamo prima di Natale? -
- Sì, certo -
- Mi raccomando, io ti aspetto -, così dicendo si sporse verso di me e subito mi parve che volesse posarmi un bacio sulla bocca, poi cambiò improvvisamente direzione e poggiò le sue labbra fredde contro la mia guancia.

- Mamma, andiamo?! - esclamai, agitata.
Questa volta eravamo noi ad essere in ritardo.
Saremmo ancora dovute passare a prendere Veronica ed Elena, che ci aspettavano a casa di quest'ultima.
- Un momento Mari, ancora un momento -
Porcaccia! Ma che gli è preso a tutti?!
Camminavo furiosamente avanti e indietro lungo il corridoio, in attesa che mia madre terminasse di fare ciò in cui era occupata.
- Eccomi, arrivo - disse stancamente. Aveva gli occhi segnati.
- Fantastico -, afferrai le chiavi della monovolume e la precedetti nel vialetto.
Allacciate le cinture, lei mise in moto.
Fu allora che decisi di giocarmi il tutto per tutto.
- Mamma, dopo pranzo stavo male e sono andata in lavanderia a cercare un'aspirina... -
- So già cosa stai per chiedermi -
- Tu o Maggie? - mi limitai a domandare.
- Io - sospirò tristemente.
Fantastico, un altro impiastro per casa...
- Scusa la domanda indiscreta, ma come è successo? -
- Diciamo che la pillola è sicura al 99%... -
- E non abortirai? - osai domandare, anche se conoscevo il parere di mia madre al riguardo: le uniche attenuanti per quello che lei definiva un omicidio a tutti gli effetti, erano la troppo giovane o avanzata età della donna in questione, lo stupro e la mancanza di possibilità economiche e familiari per far crescere un bambino.
- Certo che no! E' sempre una vita umana e non ci sono problemi ad accoglierla. Se ce ne fossero stati, avrei anche potuto, ma dato che un nuovo bambino non turberà più di tanto il nostro equilibrio, nè spirituale nè economico, non vedo perchè ucciderlo -
- Hai ragione... ed è per questo che papà sembra un'anima in pena? -
- Diciamo che lui non lo vuole. Abbiamo litigato parecchio... sostiene che nessuno di noi sia ancora in grado di sopportare un'altra personcina -
- Quindi avrò un fratellino? -
- Sì, avrai un fratellino... o una sorellina. Ancora non si sa -
Sorrisi fra me e me. In fondo, con un piccolo monello per casa, tutto sarebbe stato più divertente.

- Scusate il ritardo - disse mamma, appena Elena e Veronica aprirono le portiere.
- Nessun problema -
Veronica indossava un cappotto nero, dal quale sbucava l'orlo di una gonna dello stesso colore. Le gambe magre erano fasciate da collant grigio
scuro e ai piedi portava un paio di stivali neri. I lunghi capelli biondi erano raccolti elegantemente. Elena, al contrario,aveva i corti capelli scuri spettinati, e portava una giacca rosso rubino, decisamente appariscente, con un semplice paio di jeans chiari e, anche se non avevo guardato, potevo scommettere che ai piedi calzasse un paio di converse.
- In ogni caso non sono ancora arrivati, tua mamma mi ha detto che mi avrebbe fatto uno squillo quando sarebbero atterrati -
- Bene, non vedo l'ora di stare un po' con loro... spero che Claudio sia rimasto a Roma -
Mia mamma sorrise, ma la rimproverò.
- Insomma, è pur sempre tuo fratello -
- Una piaga dell'umanità, altro che consanguineo! - si lamentò lei, che, essendo la maggiore, si era dovuta sorbire appieno la gioia di sopportare tre fratelli più piccoli.
- A proposito, già che siamo in tema, fra otto mesi ci sarà un altro piccolo Volpe - disse mia madre, con un gran sorriso. Era la prima volta che la vedevo così raggiante dopo alcune settimane. Evidentemente aveva ormai metabolizzato del tutto la situazione e si era definitivamente affezionata a quel piccolo esserino.
- Paola, sul serio?! -, Veronica pareva felicissima.
- Sì, sul serio... -, il sorriso di mia madre di scaldò ulteriormente, udendo un sincero entusiasmo nelle parole della figlia della sua migliore amica.
- Oddio... ma è fantastico! Di qualunque cosa tu abbia bisogno non esitare a chiamarci, Elena ed io saremo sempre a tua disposizione! -, la sorella di Federica era quasi più eccitata di mia madre, mentre Elena non pareva mostrare lo stesso brio, almeno non per la parte che riguardava il suo impegno nell'accudire il venturo nato.
- Cara, queste promesse falle per te... non mettermi in mezzo - la avvertì Elena, ma Veronica pareva non averla nemmeno sentita.
- Se ci tieni tanto, potrai essere il suo angelo custode - rise mia madre.
- Certamente, sarò come una fata madrina! -, tutti sapevamo quanto Veronica amasse i bambini.
- Avete già pensato ai nomi? -
- Veramente no... ma ne ho ancora di scartati per tutti quanti... -
- Cioè? - domandai io, che non ne ero mai venuta a conoscenza.
- Bè, per esempio, se non fossero accadute una serie di cose, tu e tua sorella vi chiamereste Marisa e Roberta, oppure, se foste stati due maschietti, Filippo e Giacomo -
- Se avrò un figlio lo chiameremo Alessandro, se sarà una femmina Michela. Vero, amore? -, l'entusiasmo di Veronica cercava conferma in Elena, senza però trovarne.
- Ti prego, smettila - la implorò laconica.
- Uffa -
Mia mamma rise.
- Non ti piacciono i bambini? - domandò ad Elena, che si era infossata nel sedile.
- Sì che mi piacciono... ma è troppo presto per discuterne... e poi noi non possiamo -, sull'ultima affermazione il suo tono aveva subito una brusca scivolata verso il basso. Nello specchietto retrovisore, vidi gli occhi di Veronica incupirsi al pensiero e la mano di Elena che subito andava a stringere la sua per tentare di farle forza.
- Già - mormorai.
- Vedrai che prima poi potrete - tentò di rincuorarla mia mamma, quando ormai l'aeroporto già si distingueva in lontananza.
- Ehi, quello è il loro aereo! - indicai la sagoma che stava atterrando in quel momento, seguendo una scia di luci che mostravano al pilota la strada.

****

L'angolo delle risposte:

Nessie: ormai lo sappiamo che Mari e Fede sono tenerissime, e quest'ultima ricomparirà alla grande nel prossimo capitolo! Ludovica, no, va bene, non la nomino :P comunque sono proprio contenta che la mia storia non ti venga a noia! grazie che mi hai mandata a letto presto, così sta mattina non ero troppo stanca ;)  Un bacione grande grande!
Veive: allora, cosa ne pensa l'esperta? E tu non puoi odiare certe scene romantiche solo perchè la tua vita amorosa è... bè... un ginepraio! Davide è un mix di me e tu-sai-perfettamente-chi per quanto riguarda l'inappropriatezza... *fischietta*
cammy: eccoti svelato l'arcano! E per quanto riguarda il "cosa accadrà"... la storia andrà avanti! :P Grazie per la recensione!!
Little Princess Mars: salve collega! Premetto che leggere la tua recensione mi ha fatto piacere, perchè sono più tranquilla riguardo al fatto che la storia non piaccia solo alle mie affezionate commentatrici :P No, mi spiace ma Monica e Ludovica non si appaieranno per il semplice fatto che non si incontreranno mai! Per la cronaca, il mio cane, anzi, la mia cagna, è un chihuahua! E grazie ancora per i complimenti!!
Emmaps3: certo che posso *risata sadica* Lo so che vi ho spiazzate... ehehe! Ho aggiornato abbastanza in fretta per i tuoi canoni?:P Ci si sente presto!!
hacky87: lo so, ho tardato molto, scusate! E' che, sul serio, avevo tantissime cose da fare e riuscivo a malapena a finire quelle... è stato un periodo di stress puro! E già, un nuovo fratellino, o sorellina, a complicare un po' le cose ;) Spero di non aver compromesso troppo la vostra salute mentale (ci tengo!), mentre quella delle nostre eroine è già compromessa xD
the angelus: oddio! Va bene, io sono goffa, ma mi ricopro solo di lividi e tagli... tu vai sul pesante! Acciderbolina, ma come hai fatto?! Comunque spero ti sia rimessa del tutto e che ora tu stia bene (anche perchè non vedo l'ora di leggere il continuo della tua storia...), comunque, per usare le tue parole, anche questo capitolo è un trampolino di lancio, verso il ventitreesimo, che spero apprezzerete!
Auri: allora dovrai intervenire nel prossimo futuro ;)  Sì, proprio così, e Veronica potrà sfogare tutti i suoi desideri materni sul nascituro! Purtroppo mi sono scordata di ripassare la storia con word, perchè ho preso l'andi di scriverla direttamente su nvu, che non corregge gli errori. Solitamente la rivedo con word, ma me ne sono scordata! Comunque, grazie per la recensione!!
piccola peste: sono tutte tecniche per tenere in pugno i miei lettori! Che ne dici di questo? E del comportamento di Monica?
harderbetterfasterstronger: capita ;) Ho aggiornato presto, sono stata brava questa volta :D (però anche tu aggiorna presto!) Apprezzato il ritorno di Monica? Un bacio anche a te!
pazzafuriosa92: ta-da! Eccoti svelato ogni mistero (a chi dai della ciospa ora??) e la loro lontananza sta per essere colmata da un'overdose di due settimane intere! Quindi rilassati :P Se vuoi ti spedisco Giorgio e Davide in affido per due giorni, però poi li rivoglio, mi servono per i prossimi capitoli!
Kabubi: proprio così :P Sono contenta che tu ti stia appassionando, meno male... ! Ed eccoti anche spiegato perchè il padre di Mari si comporta in questo modo (senza essere cornuto!). Figurati, non devi scusarti, sono io che ti ringrazio perchè perdi il tuo tempo a commentare la mia storia!

Ci sentiamo presto!!
Mizar


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Capitolo 23
*** La via della Voluttà ***


23. t.s.e.
Capitolo XXIII
LA VIA DELLA VOLUTTA'

Scesi rapida dalla macchina, per precipitarmi con foga verso l'ingresso.
Sentii Elena ridacchiare alle mia spalle, probabilmente divertita dal mio palese entusiasmo.
All'uscita passeggeri, ci stavano già aspettando Walter e Lilith, seduti sulle poltroncine rosse.
- Hey! - esclamò Walter, alzandosi in piedi appena ci scorse.
- Abbiate pazienza... è... vi spiego dopo -, mia mamma era affannata. Probabilmente stava raccogliendo le energie per annunciare a tutti la sua gravidanza.
- Paola, non preoccuparti, avremmo atteso comunque. Ad ogni modo, hanno appena annunciato l'atterraggio del loro volo -
- Sì, lo sappiamo, l'abbiamo visto arrivando -, sorrise Veronica.
Elena stringeva ancora la sua mano. Osservai come la sorella di Federica si appoggiava alla sua ragazza, non fisicamente, ma spiritualmente. Elena era la sua gruccia, il suo sostegno morale in quelle situazioni.
Così come lo era Fede per me, e viceversa, ovviamente.
Ora ero così impaziente che non riuscivo a sedermi, come se i miei piedi si trovassero, nudi, a contatto con carboni ardenti: non smettevo di saltellare e spostarmi.
- Rilassati! - mi rimproverò bonariamente mia madre, non riuscendo però a trattenere un sorriso felice.
- Non riesco - borbottai. Mi tolsi il cappotto perchè iniziavo ad avere caldo.
Quanto ci mettono ancora?!
Dopo dieci minuti abbondanti, finalmente, intravidi il profilo di Federica. Corsi in avanti, facendomi largo fra la folla di passeggeri, che, come la famiglia Mantovani, erano appena atterrati.
Quando sbucai improvvisamente di fronte a Federica, lei scoppiò a ridere. Poi mi gettò le braccia al collo.
- Ti ho spaventata? -
- Sì! -
Incurante della presenza di suo padre a meno di venti centimetri da noi, posai le mie labbra sulle sue.
E lei non si ritrasse.
Bene, stava facendo progressi. Forse ora saremo riuscite rendere pubblica la faccenda, così certi ragazzi impertinenti avrebbero smesso di farle la corte e la mia anima assetata di vendetta si sarebbe placata.
Quando mi staccai da lei, incrociai gli occhi pieni d'ira di suo padre, che si affrettò a distogliere lo sguardo.
Salutai anche Mattia ed Erica, mentre non riserbai alcun caloroso bentornato a Gianni e Claudio.
- Paola! Lily! - esclamò Erica, correndo loro in contro.
Si abbracciarono.
- Mamma! -, anche Veronica si unì all'abbraccio.
Elena restava in disparte, poichè anche lei, più di una volta, era stata vittima dell'ira funesta di Gianni, che, molti anni addietro, era persino riuscito a cacciarla di casa minacciandola con un mattarello: aveva sorpreso lei e Veronica assieme nella vasca da bagno.
Federica strinse le braccia attorno alla mia vita e poggiò il capo sulla mia spalla, chiudendo gli occhi.
- Amore... - le sussurrai, avvolgendola in uno stretto abbraccio.
- Vero che posso dormire da te sta notte? -
- Certo! - le risposi baciandole la punta del naso. Lei fece un buffo risolino.
Mentre Veronica e Mattia si abbracciavano, mia madre interruppe tutti quanti.
- Ho da fare un annuncio speciale - esordì, con un gran sorriso.
Erica e Lilith la guardarono incuriosite.
Prima di prendere nuovamente la parola, mia madre arrossì e, se possibile, sorrise ancora di più.
- Oh, ma io la conosco quell'espressione! - esclamò Erica, spalancando gli occhi per la gioia.
- Sono incinta - disse, rompendo la tensione fra quelli che, a differenza di Erica, non avevano mai visto il suo volto in quella circostanza.
- Ma è fantastico - sorrise Federica, ancora ancorata saldamente al mio corpo.
- Congratulazioni! -, Mattia andò ad abbracciare mia madre, così come Walter.
- Noi ci parliamo dopo -, le tre donne si scambiarono un'occhiata complice.
- Felicitazioni -, fu il commento di Gianni, ancora indispettito per essersi trovato di fronte me ed Elena.
Ai suoi occhi, i suoi occhi di padre apprensivo, eravamo state noi due a traviare le sue figliole, che, altrimenti, sarebbero "normali" e avrebbero come fidanzato un promettente giovanotto destinato ad una brillante carriera, possibilmente figlio di benestanti borghesi.
- Allora, andiamo a casa? - domandò Erica, ancora incredula ed euforica per la notizia appena ricevuta.
Invece si era ritrovato Elena, una testa calda, ma geniale, futuro ingegnere, molto mascolina, con la lingua più affilata di un machete, e me.
Caricammo i bagagli sulla macchina di Lilith, dove presero posto i tre maschi Mantovani, mentre Erica e Federica si sedevano sulla nostra monovolume.
Fede ed io ci eravamo impossessate dei sedili più in fondo.
- Veronica si è offerta di essere l'Angelo custode del bambino, che ne pensi? -
- Penso che sarà un Angelo premuroso e delizioso, un Angelo che tutti i bambini invidieranno - rispose Erica, voltandosi verso sua figlia.
- Sì, lo sarò -
- Tua sorella è davvero una persona dolcissima - sussurrai all'orecchio di Federica.
- Sì, questo è vero. E' sempre la mammina della situazione. Sarà perchè è la maggiore... -
- No, Edoardo è un asociale menefreghista... -
- Ma Edoardo è un maschio -
- Ottima argomentazione - mi complimentai con lei, carezzandole delicatamente una guancia.

Erica, Gianni e Claudio erano tornati nella loro casa, Mattia, assieme a mio fratello, si era accampato a casa di Walter per una rimpatriata, mentre Federica si era rifugiata sotto il mio piumone.
- Mi mancava la neve - mormorò coprendosi fino alle orecchie.
- Hai freddo? -
- Sì, un po'... -
- E' colpa tua, sei mezza nuda! - la rimproverai, anche se le sue mutandine azzurro cielo e la corta canottiera rosa confetto non stonavano per nulla
sul suo corpo. Anzi.
- Perchè non vieni tu a scaldarmi? - mi chiese, sorridendo maliziosamente.
Senza farmi pregare oltre, la raggiunsi fra le coperte.
- Che buon profumo... - mormorò lei, strofinando il volto contro il mio collo.
- Mi sono lavata - ridacchiai, posandole alcuni baci umidi sulla clavicola. Mi mancava il sapore della sua pelle.
Chiusi gli occhi, appoggiando la testa sulla sua pancia, lei iniziò a carezzarmi i capelli.
- Mari... devo dirti una cosa - esordì con voce debole. Sapevo già che ciò che stava per dirmi non mi sarebbe piaciuto.
Espirai rumorosamente.
- Amore... - mormorò lei, percependo il mio nervosismo.
Se riguarda l'elfo giuro, che è la volta buona che commetto un delitto!
- Nulla, forza dimmi - la esortai, forse un po' sgarbatamente perchè lei esitò un istante in più.
- Ludovica è venuta a cercarmi per parlare -
Ecco, lo sapevo! Stronza, stronza, stronza...
- E tu? -, mi voltai verso di lei, volevo fissare il suo sguardo mentre mi rispondeva.
- Mi ha chiesto scusa, tante belle parole, ha detto che è vero... che lei mi ama, che quel tizio non è il suo ragazzo, che sa che ciò che ha fatto è stato imperdonabile, ma piuttosto che perdermi vuole essere mia amica... -
Rabbia, solamente cieca ira, s'impossessò di me.
- E tu credi alle parole di quella... quella... che ti ha anche preso per il culo?! - esclamai, aggredendola.
- No... non le credo... - sussurrò lei flebilmente.
- Giuramelo - le intimai.
Lei mormorò qualcosa di incomprensibile, abbassando gli occhi color cioccolato, ormai lucidi.
- Guardami negli occhi - le afferrai un polso con forza, costringendola a voltarsi verso di me.
- Allora? -, Federica non rispondeva.
Sentivo un bruciore nel petto, una crepa da cui la delusione e la rabbia fuoriuscivano abbondanti, mescolandosi.
- Allora?! -, la scrollai con più forza.
- Mi fai male - sussurrò lei. Lungo la sua gota sinistra rotolò una lacrima.
Lasciai la presa di scatto.
- Io non voglio crederle, non voglio, lei... lei si è presa gioco di me... mi ha ingannata, ha tentato di metterci l'una contro l'altra... e questo è imperdonabile. Però tu mi conosci... -
Sì, la conoscevo anche troppo bene. Lei, che non appena udiva una parola buona e apparentemente sincera si scioglieva come burro al sole, restituendo immediatamente la fiducia tradita.
Miseriaccia, Fede! Apri questi benedetti occhioni!
- Svegliati Fede, sveglia! E' ora di farsi furbi! -, tutta l'irritazione, la rabbia, la furia che avevo dentro esplosero.
Ludovica non poteva passarla liscia, non dopo il modo in cui aveva trattato Federica. Ero decisa ad impedirlo ad ogni costo.
- Ma ti giuro che non le parlo più, anche se lei ha detto... -
- Lei ha detto un sacco di balle! Lo capisci che continua a prenderti per il culo?! Non sono tutti onesti e candidi come te! -
Federica scoppiò definitivamente a piangere.
La strinsi con dolcezza. Quel momento di cieca furia era passato quasi del tutto e avevo riacquistato un sentore di razionalità, del quale, fino a poco fa, ero completamente priva.
- Scusami, amore, non volevo ferirti... però, lei è stata tremenda. Non dovresti essere così buona da concederle una seconda opportunità -, la coccolai, cullandola fra le mie braccia, ascoltando il suo respiro affannoso tornare regolare e le sue lacrime arginarsi.
La scostai lentamente da me, asciugandole le guance con le dita, poi le presi con delicatezza il polso che le avevo stretto: era rosso.
- Perdonami -, posai un bacio proprio dove il rossore era più intenso.
- Certo che ti perdono... so che non mi avresti mai fatto del male -
- Certo che no... -, Fede mi abbracciò e nuovamente ci coricammo sotto il piumone, con l'animo più leggero di prima.
Non riuscivo a perdonarmi per aver fatto fisicamente del male a Federica. Come avevo potuto?
- Tesoro... guarda che non è successo nulla -, dovetti averla guardata con un'espressione enigmatica perchè aggiunse un'ulteriore spiegazione.
- I tuoi occhi parlano, mi raccontano tutto... e anche se ti ho chiesto scusa continui a tormentarti per quello che hai fatto. E' una sciocchezza! Solo un po' di rossore, tutto qui. Tu sei molto forte... ed eri, giustamente, arrabbiata per causa mia -, non sopportavo sentirla parlare in questo modo, così la baciai.
- Mari... -, tentò di opporre una vana resistenza.
- Fede... sh!... ora voglio solo amarti -
I suoi occhi si addolcirono, i suoi baci si fecero più profondi e le sue mani più curiose. Appena mi resi conto della piega che stava prendendo la situazione, dalla posizioni di parità in cui ci trovavamo, una di fronte all'altra, la spinsi sotto di me, per avere il controllo, come mio solito.
- Eh no, tesoro, oggi no -, approfittando del mio attimo di smarrimento, mi tirò sotto di lei.
- Accidenti - sussurrai sorridendole, compiacendomi della sua intraprendenza.
- E' una vita che non facciamo l'amore - si giustificò arrossendo.
- Bene, rimediamo subito -
Posando le labbra sul mio collo, Fede mi sganciò il reggiseno, poi la aiutai a sfilarmelo, senza interrompere il contatto della sua bocca su di me, e della mia sulla sua spalla. Strinsi le gambe attorno alla sua vita, massaggiandole la schiena lentamente. Lei mugugnò fra le mie labbra.
Poi decise di addentrarsi più in basso.
Chiusi gli occhi.
In quel momento, la via più semplice da imboccare era quella della voluttà, naturale e insita nell'essere umano. Antropologicamente, la via più facile.

Al risveglio, la mattina seguente, Federica era già sveglia, seduta alla mia scrivania. Stava disegnando qualcosa sul mio diario.
- Fede... già impegnata a quest'ora? - le domandai, mettendomi a sedere.
Lei alzò gli occhi, sorridendo.
- Sono le undici e mezza -
- Capperini! -, balzai giù dal letto e corsi in bagno.
Avevamo appuntamento alla mezza con Giorgio e Davide: saremmo andati a casa di quest'ultimo per pranzo.
- Corri, dormigliona -, la udii ridacchiare, poi iniziò a canticchiare qualcosa di sconosciuto.
Mi sciacquai la faccia, pettinai i capelli e misi la crema cicatrizzante sulle abrasioni sui gomiti.
- Perchè hai smesso? - le domandai tornando in camera e notando che era silenziosa.
- Così... -
- Dai, canta ancora - la incitai.
Federica rimuginò un po' per conto suo, poi si schiarì la gola.

- Suono io - disse Federica di fronte al citofono di Davide. Anche volendo, io non avrei potuto, perchè reggevo un vassoio di dolci.
- Sì? -
- Apri, siamo noi! -
Fede corse su per le scale, io la seguivo con lentezza esasperante, calibrando ogni passo per evitare un ruzzolone giù per le scale. Più che altro, mi preoccupavo per i dolci.
- Eccoti! E Mari? -
- Sta salendo le scale -
- Ci sono, non vi allarmate - mi feci sentire, un pianerottolo più in basso.
Quando finalmente il vassoio fu al sicuro su una superficie piana, raggiunsi gli altri con il cuore più leggero.
- Cosa facciamo oggi? -
- Giorgio, che mi ha appena mandato un messaggio dicendo che tarderà, ha avuto un'idea stupenda, ma lo scoprirete poi -
- Non puoi darci un indizio? - lo supplicò Federica, appendendo il cappotto nell'armadio all'ingresso.
- Certo che no, se ti ho detto che lo scoprirete poi significa che è una sorpresa! -, Federica gli fece una linguaccia.
In quel momento mi suonò il cellulare.
- Scusate -, mi allontanai in cucina per rispondere.
- Pronto? -
- Ciao Mari, scusa il disturbo, ho bisogno di aiuto -, era Elena.
- Nessun problema. Che genere di aiuto hai bisogno? -
- Dopo quello che è successo ieri sera, la storia del bambino, Veronica non si è più ripresa: nel senso che è abbattuta e disperata. Io non so proprio come tirarla su di morale! Lei vuole un bambino, accidenti! Ma come possiamo fare ora? Innanzitutto siamo ancora all'università, in più lei non vuole adottarne uno, no!, ne vuole uno suo, vuole portare avanti una gravidanza! Ora... -
- Aspetta, ferma, ferma! Ma che cosa c'entro io? -, ero perplessa.
- Veronica e Federica sono esattamente identiche: stessi gusti, stessa personalità, stessi interessi, stesso tutto! Come faccio a farla stare meglio? Tu che faresti? -
- Santo cielo... sicuramente non sarà una cosa semplice... con Fede funzionano le attenzioni, molte attenzioni, e la dolcezza. Anche le promesse. Cercare di farle ragionare è inutile, sono due testone -
- Proverò con le attenzioni. Se le facessi un piccolo regalo? -
- Non sarebbe una cattiva idea... -
- Oh, grazie mille! Ho appena avuto un'idea stupenda! -
- Ma grazie di cosa che non ho fatto proprio nulla? -
- Mi hai ispirata! Ci sentiamo e salutami Fede! -
Staccò il telefono senza nemmeno lasciarmi il tempo di replicare.
Certo che Elena è proprio stramba... però è una ragazza davvero premurosa...
Mi dispiaceva per Veronica: avevo intuito che dopo l'entusiasmo della sera precedente, le sarebbe corrisposto un momento di tristezza e dolore per la realtà che doveva trovarsi ad affrontare. Speravo solo che Elena riuscisse a tirarle su il morale.
- Chi era? - domandò Federica, stringendosi al mio braccio e avvinghiandosi come un polpo.
- Elena - le risposi, per poi posarle un bacio sui capelli.
Lei chiuse gli occhi e sul suo viso si dipinse un'espressione di beatitudine.
Davide scosse la testa, come rassegnato, poi mi fece l'occhiolino.
Non ebbi il tempo di mandarlo a quel paese, che suonarono al citofono.
- Sì? -, domanda retorica.
- Siamo noi! -
Noi, chi?
- Davide... chi c'è con Giò? - gli chiese Federica. Anche se pareva assopita, era vigile, come un predatore della savana.
Lui sogghignò.
- Ora ve lo dice lui -
- Salve a tutti -, il nostro amico entrò, reggendo quello che pareva essere un altro vassoio di dolci.
Dietro ad un Giorgio infreddolito e tremante, entrò timidamente una ragazza bassina e bionda. Lara!
- Ciao! -, Federica si staccò lesta da me.
- Ehm.. ciao -
- Lara, lei è Federica, l'amica di cui ti ho parlato. Fede, lei è Lara, la mia ragazza -
- Bravo Giò, era ora - ridacchiai io. Lara avvampò.
- Piacere... -, le due ragazze si strinsero la mano.
- Spero che il mio banco sia confortevole - sorrise Federica tentando di rompere il ghiaccio.
- Più o meno -, rise Lara.
- Davide ha detto che hai avuto un'idea geniale... allora? - lo invitai ad esporci ciò che aveva pensato.
- Sorpresa - stabilì lui, serissimo.
- Non lo so nemmeno io... - borbottò Lara, che evidentemente aveva tentato di farlo parlare senza successo.
Aveva ancora molto da imparare sul nostro timido e santissimo amico.
Ora però, sorgeva una piccola complicazione: come avremmo fatto con Lara? Rivelarle tutto? O trascorrere le vacanze di Natale fingendo, come avevamo fatto fino a poco tempo prima, di essere solo amiche?
Approfittando del fatto che i tre si erano spostati in cucina per sistemare ciò che aveva portato Giorgio, esposi a Federica il problema.
- Ci avevo pensato anch'io... Mari, tu cosa vorresti fare? -
- Io... amore, io non ho voglia di fingere, voglio vivere serenamente queste due settimane, voglio stare con te come la tua ragazza, non come amica. Tieni conto del fatto che ora Lara sarà spesso con noi, molto spesso, prima o poi dovrà saperlo, quindi perchè non toglierci subito il problema? -
- Sono pienamente d'accordo -, la sua risposta mi lasciò a bocca aperta. Non mi aspettavo cedesse così facilmente.
- Guarda che sono una persona ragionevole, quando voglio - mi diede una lieve spinta, ridendo del mio stupore.
- Prima però chiediamo a Giò se per caso sa se lei ha qualche problema con l'omosessualità -
- Certo -, Fede si intrufolò fra le mie braccia.
- Come mai tutto questo appiccicume oggi? - scherzai, baciandole un orecchio.
Lei grugnì.
Quando sentii che le voci di Giorgio, Lara e Davide si spostavano verso il salotto, l'allontanai rapida da me.
- Giò... vieni un attimo -, gli feci segno di avvicinarsi, poi mi rivolsi a Lara - Te lo rubo solo un momento -
- Sì, certo... - rispose lei arrossendo.
Un ragazzo timido e una ragazza timida. La coppia perfetta.
Ci spostammo nuovamente un cucina, per evitare di essere uditi.
- Allora... per rendere la situazione meno imbarazzante, Fede ed io vorremmo mettere Lara al corrente della nostra situazione... a me sembra una brava ragazza, non credo ci tradirà. Volevo solo sapere se ciò comporterebbe... problemi -
- No, certo che no, è una ragazza aperta, non le arrecherebbe alcun fastidio -
- Fantastico! Capiscici... abbiamo due sole settimane per stare assieme e non possiamo trascorrerle fingendo di essere solo amiche... sarebbe uno spreco colossale! -
- Certo, immagino - rise lui, divertito dalla mia euforia.
Ritornammo di là.
Se avessi potuto esternare appieno la mia soddisfazione mi sarei messa a saltellare e canticchiare, da temibile cantante qual ero. Fortunatamente, avevo conservato un minimo di autocontrollo e, soprattutto, di pudore.
Federica notò immediatamente che era tutto a posto.
- Si è concluso il concilio ecumenico? - ridacchiò Davide, mentre Federica lo liquidava con un secco "non fai ridere".
- Parlando di cose serie... cosa mangiamo? -, ecco quali erano le priorità di Davide. Insomma, nulla di nuovo.
- Scusa, ma è casa tua e non sai cosa mangeremo? - obiettai.
- Oggi Giò è in vena di sorprese -
- Ho portato tutto l'occorrente, è in cucina, ora vado a preparare! -
- E non possiamo sapere cosa sarà? - domandò Davide, tentando di assumere un'espressione da animale ferito.
- Pasta alle sarde e uvetta -
- Stupenda! Ma io ti amo! Sei ancora qui?! Muoviti! -, Davide prima l'aveva stretto in un vigoroso abbraccio, poi l'aveva cacciato in cucina.
- Non preoccuparti, fanno sempre così... -, sorrise Federica rivolta a Lara, che ne era rimasta quasi sconvolta.
Forza Fede, chi gliela fa la grande rivelazione?
- Lara, dobbiamo dirti una cosa seria... e dovresti farci il piacere di non dirlo a nessuno... -
- Vogliamo che tu sappia perchè ormai entrerai a far parte del nostro gruppo, quindi noi vogliamo essere sincere - aggiunsi io, poi Federica riprese a parlare.
- Mari ed io stiamo assieme... ecco tutto -, conciso e diretto, superbo.
- Ah... -, era rimasta per un attimo sorpresa, poi la sua espressione si rilassò.
- Va bene, nessun problema -
- Meraviglioso! - sospirai io, mentre Federica, puntigliosa come al solito, mi sistemava il colletto della camicia per poi schioccarmi un bacio sulla guancia.

****

L'angolo delle risposte:

Auri: forse...se mi sentirò buona... ma dipende tutto dal mio umore, perchè capitoli di sole coccole non ce n'è, mi spiace! Sì, insomma, va bene che la sorella non è proprio la pudicizia per antonomasia, però non era il caso di aggiungere ulteriori casini, quindi ho optato per la madre! Un fratellino è sempre ben gradito.
Nessie: bene, sono contenta che ormai le psicologie dei personaggi siano chiare, anche se vi sono alcuni punti ancora da chiarire (vedi il fattore gemella!), ma non preoccuparti, ogni cosa a suo tempo! Diciamo che ci sarà molto amore, ma non solo quello! Vedrai... vedrai! Grazie mille per tutti i complimenti, un bacione anche a te!
Apia: non preoccuparti per l'apatia, capita! Senza dubbio i prossimi capitoli saranno molto interessanti! Come dicevo anche a Nessie, ogni cosa a suo tempo: non è ancora arrivato il tempo di Margherita. Anche perchè, come ho specificato all'inizio, è un racconto molto lungo, non è stato progettato per un sito di storie, quindi ci saranno parecchi capitoli, anche se poi ho deciso di... vabbè, è troppo lungo da spiegare, magari ti mando una mail appena ho tempo con una sorta di schema!
Little Princess Mars: bene, sapere che le mie fan sono impazienti è un buon segno! Spero di non averti fatto attendere troppo e comunque anche le recensioni inutili, come dici tu :P, sono sempre benvolute, almeno so di non scrivere ciarpame! Ad ogni modo, spero di aver soddisfatto appieno la tua sete di nuovi capitoli! Un bacio anche a te.
Emmaps3: Monica è un personaggio che si fa amare, purtroppo in questo capitolo non c'è, cioè, in realtà fra un po' arriva, ma non riuscivo a farla stare qua dentro, altrimenti sarebbe stato troppo pesante da mandar giù, perchè ho già inserito una dose consistente di informazioni per ora!
hacky87: la mamma di Mari è una mamma libertina, quindi puoi immaginare tranquillamente! Per quanto riguarda l'incontro Momo-Fede... abbi fede! (perdona lo squallido gioco di parole -.-) Insomma, ricomponendomi, prima o poi avverrà... lo so che così non sono d'aiuto ma non voglio fare autospoiler, altrimenti poi che gusto c'è?!
the angelus: santo cielo che dolore! Sappi che ti sono vicina (nel senso che anche io mi sono fatta molto male l'altro giorno!). Dal mio punto di vista, come scrittrice onnisciente, adoro entrambe, sia Momo che Fede, anche perchè le conosco quasi meglio di me, però ovviamente, sotto sotto, preferisco una delle due, ma non si può dire quale perchè siamo in par condicio a causa delle regionali :P Spero che il "tuffo" ti sia piaciuto, anche la fine è nuovamente un salto... si sa, ormai i miei capitoli sono fatti così!
piccola peste: Mari ha una lunga esperienza di risiko alle spalle che la rende abilissima! Monica sa benissimo che Mari e Fede stanno assieme... ma questo, come hai già capito, non la scoraggia per nulla! Lotterà, ti assicurò che lotterà molto! Okay, basta autospoiler per sta sera che è tardi! Mamma Paola accetta gli auguri e ringrazia! Grazie mille per i complimenti che fanno sempre piacere, davvero!
harderbetterfasterstronger: innanzitutto... non potevi sceglierti un nome più breve? Impiego più tempo a scrive il tuo nick che tutto il capitolo! ;) Scherzi a parte, Monica si fa davvero sempre più intrigante e non hai ancora visto tutto! No, nessun colpo di scena simile, altrimenti mi potrei autodeclassare a scrittrice fallita di dodicesima categoria! Sono davvero contenta che tu la ritenga la tua yuri preferita, sul serio! A presto, cara!
pazzafuriosa92: si, Mari sarà una grande supporter della madre! Ormai credo che tu la conosca e che non abbia dubbi! Il papà è proprio una... cacca (per non dire parolacce davanti a te!), mentre Momo... ehhh... è sempre lei! Lo so che ti sta antipatica, ma spero che inizierai a guardare il tutto in modo più oggettivo, senza però smettere di odiarla xD In ogni caso... che ne dici di questo? E della pasta sarde e uvetta? Ti ricorda nulla?? xD
Kabubi: una cosa di cui vado fiera (e qui cala una coltre di immodestia) sono proprio i miei personaggi, perchè sono dinamici, li trovo molto veri! E voi ancora non avete visto tutto! *ghigno malefico* Nex e Simone torneranno alla grande, non preoccuparti! E Simone... già, è un perfettino schizzinoso! Altro che scena da film, quell'incontro sarà... eh, non te lo dico, altrimenti capiresti troppe cose! Mi sono fermamente imposta di non far autospoiler!

A risentirci presto!
Mizar

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Capitolo 24
*** Danza sulle Lame ***


24. t.s.e.
Apologia del XIV capitolo
: ormai mi trascino ad apologie. Dico sempre che ho delle serie motivazioni, il che è vero, ma ciò non mi impedisce di sentirmi profondamente colpevole. Quindi spero mi perdonerete e non abbiate perse le speranze nel frattempo. Ho avuto problemi di virus, miei e del computer, poi la scuola, ovviamente, e ora sarò sempre più impegnata, ma prometto che il tempo lo troverò sempre, e anche la pallavolo, anche se ci avviciniamo alla fine del campionato, ora ci attendono i play off.
Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono, che hanno inserito la storia fra le preferite, le seguite e chi mi ha inserita fra gli autori preferiti! Un grande abbraccio a tutti!

****

Capitolo XIV
DANZA SULLE LAME

- Possiamo iniziare a mangiare le tartine? -
Erano dieci minuti che Davide elemosinava un pezzo di pane, stando sulla soglia della cucina, allontanato perchè continuava a spiluccare qua e là.
Ora sembrava un morto di fame che elemosinava gli avanzi di un lauto banchetto.
- Ti ho detto di sparire, altrimenti finirai tutto prima ancora di cominciare - lo ammonì Giorgio, che ancora ronzava attorno ai fornelli.
Il grembiule bianco a cuoricini rossi della mamma di Davide gli donava molto. Lara non era ancora riuscita a smettere di ridere di lui.
Federica, invece, era tranquillamente abbandonata fra le mie braccia, con gli occhi chiusi.
- Inizio ad avere caldo - le sussurrai all'orecchio, per poi ricoprirle la guancia di baci.
Lei, in tutta risposta, fece un mormorio soddisfatto e si sistemò ancora più comodamente contro di me.
Mi rassegnai a grattarle delicatamente la schiena, ricevendo in cambio i suoi mugugni di piacere.
- Sei proprio una piattola - le disse Davide, che aveva smesso di tormentare Giorgio e ricercava nuove vittime.
- Taci, essere ingordo -, Fede si voltò quel tanto che bastava per guardarlo neglio occhi, senza mollare la presa.
- E' pronto! Tutti a tavola! - annunciò finalmente Giorgio dalla cucina.
Presi immediatamente posto accanto a Fede, mentre Davide si sedeva di fronte a me afferrando una tartina.
- Guarda che il cibo non scappa! - risi.

*

- Hai qualcosa da fare oggi pomeriggio? - le domandò mielosa la madre, avvicinandosi alla figlia, che studiava sul tavolo della cucina, ricoperto di libri e fogli sparsi.
- Perchè non ti fai le tue scopate in motel?! - ringhiò Monica, sbattendo la biro nera con rabbia.
- Vedi di sparire entro l'ora di pranzo - le ordinò acida la madre, poi girò sui tacchi e tornò nella sua stanza da letto.
Monica trattenne a stento un urlo di frustrazione.
Afferrò con uno scatto rabbioso tutte le sue cose, incurante delle schede che stava stropicciando, poi anche lei si rintanò nella sua camera. Lasciò cadere tutto per terra, con un tonfo sordo che avrebbe fatto sobbalzare i vicini del piano di sotto.
Cercò il cordless facendo saettare gli occhi di ghiaccio, pieni d'ira e disprezzo.
Compose il numero dell'unica persona che per era sempre stata presente, l'ancora nel maremoto dei capricci materni.
- Pronto? -
- Anto... sono io - disse, sconfortata al pensiero di dover formulare per l'ennesima volta la stessa invadente richiesta.
- Vieni pure, i miei sono andati a Torino per una fiera di non-so-cosa, così mi aiuti a fare fisica - la precedette l'amica, con un tono di pacata comprensione.
- Grazie, sei... davvero, sei fantastica... non so come farei senza di te! Probabilmente vivrei perennemente in una scatola di cartone sul marciapiede, oppure dormirei sulle panchine con... -
- Ora taci e muoviti a venire che sto moto armonico mi sta facendo uscire di senno! - la rimproverò amichevolmente Antonella.
- Bello il moto armonico! Arrivo subito! - staccò il telefono, mentre l'amica le inveiva contro.

*

- E' meravigliosamente squisito... ah... mi sento un privilegiato ad aver assaggiato i tuoi gustosi manicaretti -, Davide si accasciò sulla sedia, incapace persino di respirare dopo il sesto piatto di tagliatelle con zucchine e formaggio fuso.
- Te l'ho già detto: pagami e sarò il tuo chef personale! -
- Sul serio, vivissimi complimenti -
- Meno male che ci sei tu, altrimenti saremmo proprio messi male -, colsi al volo la frecciatina di Davide, mi limitai a grugnire.
Restammo a chiacchierare finchè ci sentimmo più leggeri, anche se ancora un po' storditi per l'abbuffata. Ormai Giorgio aveva imparato ad abbondare con le dosi per soddisfare i nostri insaziabili stomaci.
- Allora, cosa faremo dopo? Ormai è ora - sentenziò Lara, incrociando le braccia e appoggiandole al tavolo.
- Ho saputo da mio fratello che oggi alle due apriranno la pista di pattinaggio -
- Ma è fantastico! - esclamò Federica, raggiante. Aveva tutti i motivi per esserlo: io mi barcameno giusto il necessario per viaggiare a velocità sostenuta senza cadere, lei volteggia come fosse senza peso, piroettando avanti e indietro.
- Anche a te piace pattinare? - le domandò Lara, sorridendo. Evidentemente avevano qualcosa in comune.
- Tantissimo, vado ogni volta che posso, vero Mari? - mi domandò sarcastica, sapendo quanto io detestassi andare a pattinare con lei.
- Sei una palla - le dissi, sogghignando. Lei sbuffò.
- Io scivolerò per forza di inerzia - gorgogliò Davide, costretto immobile dal peso del suo stomaco.

*

- Meno male che ai tuoi piace uscire - constatò ironicamente Monica, appendendo il cappotto nell'ingresso.
- Piantala, ti ho detto già detto un sacco di volte che a loro non crei problemi -
- Gli farò talmente tanta pena che mi lasciano entrare, come un cagnolino puzzolente abbandonato dalla mamma - ridacchiò.
- Tu sei tutt'altro che puzzolente, hai solo la zucca vuota -
Continuarono a pungolarsi fino alla stanza di Antonella, aprendo i libri di fisica.
- Che senso ha? Se riesci a farmelo capire ti do dieci euro -
- Allora, premetto che i tuoi soldi non li voglio, in secondo luogo: le sai le formule? -
- Certo - sentenziò Antonella, quasi offesa.
- Allora cosa rappresenta la K in questa? -, Monica sogghignò, l'avevo colta in castagna.
- E' l'ener... no, aspetta, la costan... accidenti! Ti detesto! - grugnì e Monica scoppiò a ridere.
Dopo aver trascorso due ore abbastanza proficue, si sedettero sul divano per riposare la mente. Soprattutto Antonella.
- Dopo pranzo usciamo? Ho bisogno di aria pulita -
- Sì, hanno aperto la pista di pattinaggio, cioè, dovrebbe aprire fra un'ora. Possiamo fare un salto - propose Antonella, scuotendo le spalle.
- Idea interessante... -

*

- Fa freddo - si lamentò Davide. Quel giorno era proprio una piaga. Peggio di mia sorella quando ha le mestruazioni.
- E' solo perchè tutto il calore del tuo corpo sta digerendo i quintali di cibo che hai ingerito -
- Sei cattiva! -
- E tu sei scemo -
- Fanno davvero sempre così? - domandò Lara, Giorgio ed io annuimmo, ridendo.
L'aria era fredda, ghiacciata, le strade scivolose. Nevicava da ormai una settimana e tutto si era imbiancato piacevolmente.
Infilai una mano nella tasca del cappotto di Federica, stringendo la sua, che era guantata.
Mi rivolse un dolce sorriso, per poi posare un bacio sulla punta del mio naso.
- Pattinerò tutto il tempo appiccicata a te - mormorò mielosa.
- Non è vero, scapperai subito e mi lascerai sola a cadere - brontolai.
- Sarò la tua ombra e se cadrai... allora cadrò anch'io con te -, mi passò rapidamente un braccio attorno al collo per poi baciarmi.
- Allora ci credo, guarda che se il mio sedere tocca il ghiaccio una sola volta me la prenderò con te - l'avvertii ridacchiando.
- Mi addosserò ogni colpa -, poggiò il capo sulla mia spalla, sospirando.

*

- Attenzione! - esclamò Monica, tentando di afferrare l'amica per una manica del giubbotto.
Antonella era appena scivolata su una lastra di ghiaccio.
- Porca... lasciamo stare... - gemette, aggrappandosi all'amica.
- Questo è un record - ridacchiò Monica, sorreggendo l'altra.
- Cosa? -
- Cadere senza nemmeno essere ancora sui pattini! -
- Non fai ridere. Miseria ladra, che dolore! -, Antonella si massaggiò il fondoschiena dolorante.
Monica continuò a prenderla bonariamente in giro, in modo che si distraesse e non pensasse allo scivolone.
Anche Monica rischiò di cadere un paio di volte, ma, come ribatteva in faccia all'amica, lei aveva una grazia superiore.
Finalmente entrarono nell'edificio: l'ingresso era surriscaldato.
Quando giunsero alla pista c'erano già alcuni bambini che si affannavano sul bordo, impegnati ad allacciarsi le stringhe dei pattini, circondati da madri apprensive che ancora si domandavano cosa le avesse spinte a porta i loro piccoli in quella trappola di ghiaccio.
Poi vide avvicinarsi un gruppo di ragazzi. Il suo occhio allenato a riconoscere la sua figura fra le centinaia di studenti nella scuola compì immediatamente il suo lavoro.

*

- Oh no! Detesto i bambini! Ti svicolano fra le gambe, corrono come dei matti! Ho sempre paura di tagliarli in due... - brontolò Davide, adocchiando le piccole pesti che stavano per lanciarsi in pista.
- Anch'io... spero che i genitori li tengano al guinzaglio -
- Come sei acida - mi prese in giro Federica.
Mi limitai a rivolgerle una smorfia.
- Quanto costa l'affitto dei pattini? - domandò Lara, che puntava agli aspetti pratici.
- Non costa nulla, paghi solo i sette euro d'ingresso. E puoi restare quanto ti pare - rispose Giorgio, preparatissimo come al solito.
Fu in quel preciso momento che mi resi conto di chi mi stava venendo incontro. Avrei riconosciuto anche a chilometri i suoi morbidi capelli rossicci e quell'andatura leggera e composta.
- Quella non è Monica? - domandò Davide, con il tatto di un ippopotamo.
- Sì -
- Ah... è Monica... - ripetè Federica sottovoce e Davide si rese conto di cosa le aveva appena fatto notare.
- Fede... - la chiamai con delicatezza. Vedevo dietro le sue iridi color cioccolato il suo cervello lavorare senza posa. Stava pensando intensamente, così intensamente che non mi sentì. Fui costretta a chiamarla un altro paio di volte.
- Niente, Mari, niente... Forza! Andiamo ad affittare i pattini - disse con rinnovato vigore.
Temetti che quel pomeriggio, che doveva essere una piacevole rimpatriata sulle lame in senso letterale, lo sarebbe diventato anche in senso metaforico. Stupendo, un'altra dose di stress non poteva che farmi bene!

*

- Ovviamente c'è anche lei - ringhiò Monica sottovoce.
- Ma dai! Certo che c'è! Cosa pensavi?! Alcune volte credo proprio che tu sia stupida -
- Sperare non fa mai male -
- Non si vedono da un mese ed ora che Federica è qua Mari la lascia beatamente per fatti suoi -, il tono di Antonella trasudava sarcasmo.
- Non chiamare la cozza per nome. Mi irrita -
- Santo cielo, sei una causa persa -
Antonella era arrabbiata, questa volta davvero molto. Non aveva mai visto Monica comportarsi in una maniera così infantile e capricciosa, inoltre Antonella disapprovava in toto i progetti futuri dell'amica. Non poteva, non doveva mettersi fra loro. Persino lei, dalla lontananza della sua eterosessualità, vedeva quanto si volessero bene e quanto forte fosse l'amore che le univa, e non poteva permettere all'amica di distruggere tutto per suo capriccio. Ma Monica doveva imparare che la sofferenza d'amore purtroppo è una costante, non doveva pretendere la rottura del loro rapporto. Ciò che pensava non era giusto. Nei confronti di nessuno.
D'altro canto, Monica sapeva di comportarsi male. Ne era pienamente conscia. Ma era certa di non poter vivere se non al fianco di Maria Cristina, e le spiaceva molto che Federica si fosse trovata nel mezzo. Ma era sacrificabile. Lei desiderava Mari, certamente molto più di quella sciocca ingenua, lei l'amava sinceramente. Voleva essere abbracciata e baciata da lei, desiderava ardentemente essere al posto di Federica. Come in questo momento, in cui Mari l'aiutava a cercare il portafoglio nella borsa e le sorrideva, sfiorandole le mani.

*

- Trovato - mormorò Federica, estraendo un borsellino nero.
Mi sporsi verso di lei e strofinai il naso contro la sua guancia fredda e arrossata, ma pur sempre vellutata.
Pagammo rapidamente.
Monica e Antonella si erano fermate qualche minuto: probabilmente anche loro ci avevano notati. Difficile credere il contrario.
Quando si avvicinarono alla cassa, le salutammo.
- Ehi! Ciao -, Davide sempre pimpante e cordiale aveva stretto la mano ad entrambe.
- Piacere, io sono Lara - si presentò lei timidamente. Non aveva mai parlato con Monica, nè tantomeno con Antonella.
Federica si presentò ad Antonella, con un gran sorriso.
Io mi limitai ad un cenno con la mano e un sorriso tirato. Ero stanca, non avevo voglia di sceneggiate. Volevo solo godermi quella giornata con Federica, tutto il resto poteva anche andare a farsi fottere.

- Perchè il ghiaccio deve essere così scivoloso? - si lamentò Davide aggrappandosi al bordo della pista per frenare una rovinosa caduta all'indietro.
- E' solo perchè sei un imbranato - rise Federica, mentre gli passavamo di fianco.
Lei pattinava all'indietro, tenendomi le mani, io la seguivo, come avevo predetto, per forza di inerzia.
- Visto che non sono fuggita senza di te? -
- Grazie, amore mio - le sussurrai, stringendomi alle sue mani.
Giorgio e Lara procedevano l'uno accanto all'altra senza contatto fisico, per impedire al loro non troppo stabile equilibrio di farli cadere entrambi come birilli.
Lanciai un'occhiata a Monica: lei ed Antonella stavano tentando di ruotare su loro stesse, ridendo allegramente.
- Tutto bene? - mi domandò Federica, vedendomi distratta.
- Sì... -
In realtà ero scocciata dal fatto che Monica si stesse divertendo così tanto senza di me. Era una motivazione colossalmente stupida, ma era la verità.
- Vuoi che ti insegni ad andare all'indietro? - mi domandò, per catturare totalmente la mia attenzione. Era gelosa.
- Limitiamoci ad andare in avanti, che è già una gran cosa - risi. Lei mi lasciò le mani lentamente.
- Prova da sola -
- Guarda che sono capace, devo solo riprendere la mano - asserii, ferita nell'orgoglio.
 - Non ne dubito -
Procedetti prima con cautela, poi, notando che acquistavo equilibrio e velocità, proseguii più spavalda, zigzagando fra i marmocchi esaltati.
- Visto? - dissi fiera, rivolta a Federica, che mi osservava sorridendo, le braccia conserte.
- Brava, ora però rallenta -
Quello fu il mio grande problema. Tentai di curvare, ma mi sentivo mancare di stabilità, allora decisi di schiantarmi contro il bordo, ci avrebbe pensato lui a fermarmi. Peccato che fra me e il mio obiettivo si frappose un bimbetto in sovrappeso di circa nove anni, rosso come un pomodoro.
Girai bruscamente e, manco a dirlo, persi l'equilibrio.
Sbattei con forza il gomito, che iniziò a formicolare, per il resto mi sentivo abbastanza intatta.
- Ti sei fatta male? -, non era la voce di Federica, che vidi avvicinarsi dalla parte opposta. Mi voltai.
Monica mi tendeva una mano, sorridendomi. La afferrai, grata di poter tornare in posizione eretta e abbandonare quello scomodo pavimento congelato.
Dopo pochi secondi arrivò anche Fede. Mi rialzai con le gambe tremolanti e mi aggrappai al bordo.
- Hai battuto forte? - mi domandò Federica, premurosa, scostandomi la frangia dalla fronte.
- Non andava molto veloce quando è caduta, sarà solo lo spavento -, intervenne Monica, posandomi una mano sulla spalla.
- Sì, sto bene... - mormorai, anche se il mio gomito strillava di dolore.
Federica, a cui non era sfuggito il gesto di Monica, mi posò un bacio su una guancia, per poi offrirsi di accompagnarmi fuori dalla pista, sulle gradinate, per riprendere fiato un attimo.
- No, grazie, ora va meglio - le sorrisi riconoscente. Non volevo essere trattata come una moribonda, quando tutt'al più, mi sarebbe venuto un livido nero.
- Ti va di fare un giro di pista con me? - mi chiese Monica, con un sorriso incoraggiante.
Lanciai un'occhiata a Federica, che fece solo un lieve cenno del capo.
- Va bene... -
Federica si allontanò, probabilmente indispettita, verso Davide, che ora riusciva a fare un giro completo senza finire gambe all'aria.
Non volevo farla arrabbiare, non dopo ciò che era successo quella notte, ma non volevo nemmeno essere scortese con Monica. Solo un giro, sì, avrei fatto solo un giro per poi tornare ad appiccicarmi a Federica come una patella.
- Ti fa ancora male? -
- Non troppo, è sopportabile -
- Federica si è arrabbiata - constatò Monica, senza staccare gli occhi dal ghiaccio di fronte a lei.
- Un po'... -
- Mi chiedo perchè sia gelosa inutilmente. Di cosa ha paura? -
- Lei vorrebbe che stessi con lei, giustamente, dato che è un mese che non ci vediamo -
- Ma io non ti sequestro, al massimo ti allontani per qualche minuto dalle sue sottane -
Procedevo traballante, senza sapere esattamente cosa risponderle. Monica era come Federica: aggraziata, precisa nei movimenti, scivolava con leggerezza. Io ero la goffa scimmia.
- Momo, a me piacciono le sottane di Fede e mi piace starci attaccata - mormorai.
- Non dico che non debba piacerti o che tu non debba restarvi attaccata - ribattè lei.
- Ma è quello che hai voluto sottintendere -, ero infastidita. Volevo correre fra le braccia di Fede.
- No, volevo solo dire che siamo grandi per capire quando è il caso di essere gelosi e quando non lo è. Ormai la capacità di discernimento dovrebbe essersi sviluppata a sufficienza -
- Gli uomini sono irragionevoli, Momo, sono molto simili agli animali... -
- Dai, su, non discutiamo per una sciocchezza, vai da lei -
- Concordo -, le sorrisi riconoscente, poi mi avviai barcollando verso Federica, appoggiata contro la ringhiera.
- Arrivo! - esclamai schiantandomi accanto a lei. La frenata non era proprio il mio forte!
- Sei proprio goffa - mormorò lei affettuosamente, portandosi di fronte a me con un aggraziato volteggio.
- Ehi... - sussurrai, trovandomi improvvisamente premuta fra il bordo e il suo corpo.
Poi mi baciò, timidamente, quasi a chiedere il permesso. Era il primo bacio che ci scambiavamo in pubblico a Montenotte!
- Fede... i bambini, i genitori... - borbottai arrossendo, anche se in realtà tutto ciò che volevo era quel bacio.
- Basta Mari, basta nascondersi. Ti amo - si strinse a me. Chiusi gli occhi, posandole un bacio sui capelli spettinati.
- Cos'è tutto questo affetto in pubblico? Potreste traumatizzare i bambini - sogghignò Davide, che si era avvicinato in una condizione di equilibrio più che precario.
- Tu pensa a non traumatizzare te stesso -
- Uffa, non posso infastidire Giorgio, mi sento troppo in colpa, quindi mi riverso su di voi -
- Grazie, che onore - risi, carezzando i capelli di Federica.
- Allora Fede, hai intenzione di attaccare rissa? -
- Non istigare violenza - lo ammonii, già preoccupata per la situazione imbarazzante che si era creata.
- No, non ne ho alcuna intenzione. Voglio far finta che non esista - sorrise sorniona. Le diedi un bacio sulla fronte.
- Ti sarà difficile... certo che è proprio brava a pattinare -, se non l'avessi conosciuto, avrei potuto dire che Davide lo stesse facendo apposta. Ma sapevo che o scherzava, per prenderla bonariamente in giro, o proprio era un salame lesso e non si rendeva conto di dire stupidaggini.
- Io sono migliore di lei -
- Certo, tu sei la migliore - le sussurrai all'orecchio, accondiscendente, per poi ricoprirglielo di baci.
- Scherzi a parte, come mai le moine in pubblico? Per di più qui? -
- Perchè mi, anzi, ci siamo stufate -, io confermai annuendo vigorosamente e, come ulteriore conferma, posai un bacio sulle sue morbide labbra.
In quel momento sentii un tonfo e alzai gli occhi: Monica era caduta.
Ci avvicinammo tutti e tre, io e Davide trascinati da Federica. Mi avvicinai per prima.
- Tutto a posto? - le domandai, porgendole una mano per aiutarla.
Lei sorrise riconoscente, per poi fare una smorfia di dolore. Stava per afferrare la mia mano, quando Fede si mise in mezzo.
- Mari sta in piedi per miracolo, non ti conviene far forza su di lei -, e le porse la mano a sua volta.
Monica la fissò un momento con rabbia.
- Ce la faccio benissimo da sola - ringhiò, rialzandosi lentamente.
- Allora perchè stavi per aggrapparti a Mari? - obiettò Federica.
Ecco, lo sapevo, ora litigano: era il pretesto che stavano aspettando entrambe.
- Perchè mi pareva di aver bisogno di aiuto, ma ora sto bene. Grazie molte - rispose Monica con tono monocorde.
- Meno male, ero preoccupata -, Fede sfoderò un sorriso falsissimo e Monica gliene restituì uno identico.
- Non devi esserlo, piuttosto fai attenzione anche tu a non cadere -
- E tu fai attenzione a non cadere un'altra volta -

****

La posta di Mizar:

harderbetterfasterstronger: diciamo che il rientro di Lulù è voluto per dare pepe alla storia, altrimenti che conflitto sarebbe?! Certo che sei proprio cattiva con Fede :P Elena è un personaggio stupendo, però non sarebbe la mia tipa perchè anch'io, come anche Mari, voglio "tenere tutto sotto controllo", mettiamola così! Spero tu abbia trovato questo capitolo abbastanza entusiasmante!
Nessie: finalmente posto, dopo settimane d'attesa! Nel precedente capitolo, Mari ha perso la testa, non avrebbe mai fatto intenzionalmente del male a Federica. Spero che anche questo ti piaccia, anche se ci sono meno scene romantiche, controbilanciata da più... azione!
Veive: to', eccoti la tua Monica, sei felice ora? In questo poca mielosità e tanta acidità, è il tuo capitolo! Tu pensa a tronchetto, che Giorgio a Lara ci pensa eccome, fidati! Sì, io tutto posso, ma se Ludovica anche non è stata divorata da una mantide gigante geneticamente modificata è perchè mi serve!!
piccola peste: vedo che sei contenta! E, per la tua somma gioia, non dovrai sentire Ludovica per un altro po'! Giorgio e Lara sono molto teneri assieme e lo diventeranno ancora di più, non necessitano di molte "occhiate", si autogestiscono per bene... chi ne ha bisogno sono invece le protagoniste! Mi sa il godimento senza intoppi è già saltato!
the angelus: eccoti un primo incontro, direi che è decisamente soft rispetto al prossimo, per cui però dovrete aspettare ancora un bel bel po'! No, Ludovica è ancora viva e vegeta, che sghignazza in un angolo, strofinandosi le mani, in attesa della sua ricomparsa sugli schermi! Due settimane molto intense!
Emmaps3: ehm... ehm... come non detto! Vabbè, ho avuto i miei motivi U_U Oh sì, saranno davvero molto interessanti! Diciamo che... anzi, no, non lo dico! xD
hacky87: certamente Fede l'ha capito, però purtroppo quanto sia iena Lulù no. Ma ovviamente ha una valenza ai fini della storia, non sono così stupida :P Grazie per il "geniale", sono commossa! Lara è una ragazza fantastica, ma non l'avete ancora scoperta tutta!
pazzafuriosa92: è sarcasmo? perchè se non lo è ti dovrebbe ricordare la mia indegestione ad un certo compleanno :S No, non l'ha nemmeno detta. Certo che sembri tanto intelligente poi ti perdi nelle pozzanghere xD E per concludere: non fai ridere.
Morrigan Jo: mi spiace che tu abbia dovuto attendere tanto! E grazie mille per aver lasciato le tue recensioni!
Apia: il padre di Federica è uno dei personaggi più negativi della storia, forse il peggiore, anche se non ne sono pienamente certa. Per quanto riguarda la situazione Ludovica... staremo a vedere! Non voglio convincerti a tifare per nessuna, devi decidere tu, da cosa leggo nelle recensioni ci sono i grandi schieramenti (pro Fede e pro Momo,e anche uno pro Ludovica!) ed è bello vedere come ciascuno sia catturato in maniera diversa da un determinato personaggio.
Kabubi: sì, come ho già scritto a qualche tua collega, Lara è una bravissima ragazza! Ma figurati, mi fa comunque piacere che tu abbia lasciato il tuo commento, non importa la forma, ma la sostanza (come sono saggia sta sera!).


A presto (credetemi!),
Mizar

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Capitolo 25
*** Bolgia Natalizia ***


25. t.s.e.
Inizio con una nuova gaudente: come avrete sentito tutti, siamo massacrati da un gelo polare e dalla neve e proprio a causa di ciò, oggi e domani hanno chiuso le scuole! Quindi, per ringraziarvi (anche se non c'entrate nulla!), eccovi il nuovo capitolo in anticipo!
Buona lettura a tutti!

NB: questo capitolo è dedicato a piccola peste!

***

Capitolo XV
BOLGIA NATALIZIA

Per il resto del pomeriggio non si rivolsero più la parola e nessuna delle due cadde. Io invece ruzzolai parecchie volte.
Perlomeno non si erano picchiate.
Davide si era divertito come un matto, nonostante i continui scivoloni, era riuscito a pattinare persino all'indietro. Giorgio e Lara, quieti quieti, non erano caduti nemmeno una volta, ma erano rimasti l'uno accanto all'altra, un po' in disparte, a godersi la loro nuova intimità. Che carini...
Verso le sei ognuno era tornato a casa sua, mentre io avevo seguito Federica. I suoi genitori avevano passato la giornata a risistemare la casa.
- Sono tornata! - annunciò, varcando la soglia. Veronica stava spolverando la libreria, vuota.
- Ehi! Vi siete divertiti oggi? - le domandò, abbracciandola.
- Molto - rispose Fede raggiante, omettendo l'incontro con quella che lei riteneva una rivale.
- Io ho dato una mano con la polvere - sorrise.
- Elena? - le domandò Federica, stupita di non vederla. Solitamente sono inseparabili, due facce della stessa medaglia.
- Sta studiando. Deve dare un esame molto importante -
- Allora augurale in bocca al lupo da parte nostra -, lei annuì.
Ci offrimmo di dare anche noi il nostro contributo ed Erica ci mise in mano un aspirapolvere e una scopa per le ragnatele, spedendoci in mansarda.
- E dopo un'eccitante avventura sui perigliosi ghiacci del Viale dei Gabbiani, ecco le nostre eroine pronte ad un duello mortale contro i malefici acari mutanti. Riusciranno a sconfiggerli o soccomberanno nell'impresa? - recitai, usando l'aspirapolvere come arma impropria e sventolandolo a mo' di spada laser per fendere i mefitici acari mutanti, per l'ilarità della mia ragazza.

*

Ho sempre odiato le feste natalizie, perchè significa avere tutti i parenti per casa che si fanno i fatti tuoi. Oltre al solito nucleo familiare, si aggiungono i nonni, tutti e quattro, gli zii con i cugini, la prozia zitella con il piccolo yorkshire azzannacaviglie, il prozio tedesco, quello che è emigrato per fare fortuna e torna in Italia due volte l'anno per portarci la birra, infine i prozii snob dalla parte di papà, quelli che vengono due volte l'anno per farci regali costosi e complimentarsi con mamma per la nostra crescita.
Ma la cosa peggiore è il rientro del figliol prodigo: Edoardo vive a Torino con la sua fidanzata e alcuni amici, studia medicina. Che sia intelligente, questo non posso negarlo, ma avrei qualcosa da ridire sulla sua chiusura mentale e sul suo atteggiamento asociale e scontroso, che riserva a noi fratelli minori. Appena Edoardo varca la soglia, mamma e papà lo ricoprono di attenzioni e premure e noi scompariamo miseramente di fronte a lui. Ovviamente posso capire queste attenzioni, perchè Edoardo si va vivo a domeniche alterne e per le vacanze, ma le trovo esagerate: ha ventun anni, non tre! Inoltre, ogni anno, si porta dietro Anita. Non è una persona descrivibile con poche parole, soprattutto affettuose: è acida, sempre nervosa, tesa come una corda di violino, maniacalmente precisa, a livelli da psicosi. Ma ci sono dei giorni in cui non sembra nemmeno lei: improvvisamente, diventa solare, ride, scherza, si veste con abiti eccentrici e colorati.
Federica ed io abbiamo sempre sostenuto che nasconda una doppia personalità, altrimenti il suo comportamento sarebbe inspiegabile. Ovviamente Edoardo non sa nulla delle nostre congetture: lui e la squinzia sono felici assieme e, dramma dei drammi, dovrebbero sposarsi a giugno. Insomma, non è che mi entusiasmi avere Anita attorno per tutto il resto della mia vita. Non è cattiveria, è puro spirito di autoconservazione. E poi incorrerei nel rischio che i loro figli siano strambi come lei.
Ad ogni modo, il 23 dicembre, dopo aver abbandonato Federica per un intenso pomeriggio di shopping con Elena (entrambe eravamo in alto mare con i regali per le rispettive donne), arrivò la fantomatica coppia.
Edorardo guidava una Grande Punto nera, che parcheggiò nel vialetto.
Nello stesso momento si fermò di fronte al cortile la vecchia Alfa Romeo di zia Cornelia, sorella di papà.
- Aspettavamo anche loro? - domandò mamma sottovoce, mentre un sottile nervosismo si impossessava di lei.
- Sì, ma sarebbero dovuto arrivare domani - rispose papà, prima di aprire la porta ad Edoardo e futura consorte.
Mio fratello era alto, davvero molto alto, indossava un cappotto grigio scuro, jeans e un capello di lana. Accanto a lui, Anita, altrettanto alta, indossava una giacca verde bottiglia, pantaloni marroni e stivali alti. Entrambi sorridevano a trentadue denti.
- Ciao a tutti! -
I solito stucchevoli convenevoli non erano ancora terminati che suonarono al citofono. Ovviamente, era zia Cornelia.
- Venite, venite! - esclamò gioviale mia madre, anche se celava un'incazzatura crescente.
- Scusateci, ma da noi nevica fortissimo e temevamo di non riuscire ad arrivare, quindi ci siamo subito messi in viaggio -
Zia Cornelia era bassina, con un caschetto di lisci capelli castani. Assomigliava molto a mio padre, soprattutto per il carattere irascibile e gli orizzonti ristretti.
Dietro di lei entrarono suo marito, Gianfranco, e i loro due figli, Enrico e Vittoria. Zia è una designer d'uffici, zio è uno dei dirigenti di un'industria di elettrodomestici. Enrico ha ventisei anni, si sta laureando in veterinaria, mentre Vittoria studia filologia delle lingue romanze, senza dubbio molto interessante, ma la sua scelta mi ha sempre lasciato molto perplessa.
Inutile dire che mamma non aveva gradito la loro inaspettata sortita, perchè era stata colta impreparata e avrebbe dovuto annunciare anche a loro il suo stato interessante.
Federica sarebbe arrivata alle otto, avrebbe dovuto cenare da noi. Ma non ero del tutto sicura che le condizioni fossero ancora ottimali.
- Mari, non preoccuparti, Fede è l'ultimo dei miei problemi. Lo sai che non è mai un disturbo -
Nonostante mi sentissi relativamente meglio dopo la sua rassicurazione, dovevo ancora profondermi in convenevoli.
- Mari! Ma guardati! Che bella che sei! -, mi avvolse in un abbraccio stritolante al profumo di vaniglia.
- Ehm... anch'io ti trovo bene! Hai cambiato taglio di capelli, vero? -, lei annuì, felice che l'avessi notato.
- Ti dona - aggiunsi, sorridendo.
Tremendamente tremendo. Quanto tempo mancava alle otto? Per mia sfortuna ancora due ore abbondanti.
- Maggie! Ma anche tu sei diventata proprio bella! -, zia si era attaccata a mia sorella, che subì il mio stesso fato.
- Ciao - salutai con cautela i miei cugini. Era da molto che non ci scambiavano due parole ed ero impacciata.
Simone stava tentando di evitare tutto ciò, fingendo di studiare in camera sua. Mamma, con mia somma gioia, se ne accorse e lo trascinò nel salone. Mal comune, mezzo gaudio.
- Tutto bene? - domandò Vittoria, mentre mio padre stringeva la mano a suo fratello, sorridendogli e complimentandosi con lui per gli ottimi risultati raggiunti negli studi.
- Sì, più o meno... Tu? -
- Stanca. Stiamo affrontando un periodo pesante... -
La conversazione si era spenta inesorabilmente, come da previsione, così Enrico e Vittoria andarono da Edoardo, con avevano rapporti decisamente più frequenti, tenendo conto che non abitavano troppo distanti e che erano studenti universitari.
Mi appoggiai all'armadio di legno, sperando di passare inosservata. Poco dopo, però, zia Cornelia irruppe prepotentemente nel mio campo visivo. - Allora, tesoro, come va? -
- Tutto bene... - risposi evasiva.
- E il fidanzato? - scherzò, ridendo. Certo, lei non sapeva nulla.
Avvampai, imbarazzata e lei pensò di aver colto nel segno.
- Ah, Mauro non mi avevi detto che Maria Cristina ha un ragazzo! - rise, fingendo di rimproverare mio padre.
Mia sorella scoppiò a ridere convulsamente, mia madre sfoderò un sorriso sghembo.
- No, io... non... - balbettai, tentando di riportare i suoi pensieri sulla retta via.
- Sì, dicono tutti così - rise, poggiandomi una mano sulla spalla - L'importante è che tu me lo faccia conoscere! -
- No, Cornelia, Mari non ti sta dicendo una bugia... non ha un ragazzo, sul serio - intervenne mia madre, vedendomi sempre più rossa.
Edoardo ridacchiava, sollevando gli occhi al cielo.
Era una situazione spinosa. Ecco perchè odio le grandi rimpatriate familiari!

Le otto. Fede, dove sei? Cara, sei l'unica che possa salvarmi da quest'orda di matti!
Edoardo si era riappropriato della sua stanza da letto, mentre gli zii e cugini erano stati sistemati in quella degli ospiti.
- Mamma, quando hai intenzione di dire ad Edo della gravidanza? - le domandai, in un momento di quieta innaturale, mentre lei si affaccendava, trafelata, in cucina.
- A cena, lo dirò a tutti. La prenderà bene, secondo te? -
- No -, risi.
Quando finalmente il campanello trillò, mi fiondai all'ingresso, facendo scattare la serratura del cancello e aprendo uno spiraglio, per osservare la graziosa figura di Federica che camminava rapida fra i pigri fiocchi di neve.
- Amore mio - mormorai, afferrandole una mano e baciandola.
- Chi c'è in casa? - domandò, quando ci separammo, sentendo gli schiamazzi allegri provenienti dal salone.
- Edoardo e la bolgia parentale -
Lei sorrise, carezzandomi una guancia.
- Hai le mani fredde, cucciola - le feci notare, mentre la facevo accomodare.
- Nevica - rispose lei, con aria eloquente.
- Non fare la saccente -
- Perchè? Ti arrabbi? - mi chiese con aria maliziosa, posandomi una mano sulla pancia. Sussultai.
- Stai buona, ci sono... -, non terminai la frase che la presenza ingombrante della zia si materializzò nell'ingresso con un chiassoso "che piacere rivederti!".
- Anche per me - sorrise cordialmente Federica, porgendole la mano.
Zia le porse alcune domande sulla scuola, sulla musica e sull'arte, meno indiscretamente di ciò che avevo immaginato. Federica rispose con pacatezza e savoir faire, sorridendo gentile. Era deliziosa, con le labbra e il naso arrossati a causa del gelido vento che accompagnava la tempesta di neve, i ricci scomposti, morbidi e profumati.
- Zia, noi andiamo. Abbiamo... abbiamo da fare, già - dissi con un sorriso di scuse.
- Ma certo! Non volevo trattenervi -, poi si diresse in cucina, per ronzare attorno a mia madre.
- Ora o mai più - scherzai, trascinandola su per le scale.
Chiusi la porta a chiave. Doppia mandata. Appoggiai la schiena contro il legno pitturato di blu scuro e tirai un sospiro di sollievo.
Fede, senza attendere un istante o dire una parole, posò le labbra sul mio collo e le mani sul mio seno.
- Ehi, gattina... - mormorai, incapace di reagire, di prendere il controllo come mio solito. Forse era stanchezza, forse voglia di lasciarmi guidare, fatto sta che non schiacciai Fede contro la porta chiusa.
- Che ti prende? - riuscii a domandarle, mentre la sua lingua tiepida si aggirava in zona ombelico.
- Non posso avere voglia di fare l'amore con te? - rispose, piccata.
- Certo, ogni volta che vuoi -

Mi sdraiai, stanca e soddisfatta, contro di lei, con la testa poggiata sul suo seno.
- Spero che non ci abbiano sentite - mormorò Fede, sorridendo.
- No, rispetto al solito sei stata silenziosa - scherzai, alzando lo sguardo per vedere la reazione dei suoi occhi. Aveva le guance arrossate e gli occhi ancora lucidi e un po' vacui per il piacere. Non immaginavo di essere conciata meglio di lei.
- Ha parlato Miss Godo-in-silenzio - replicò con una smorfia.
Mi tirai su per baciarla. Mi piaceva essere stretta fra le sue braccia, forse avevo solo bisogno di protezione, di qualcuno che si occupasse di me senza che io dovessi sforzarmi troppo. Qualcuno nelle cui braccia avrei potuto rifugiarmi ogni volta che ne avessi avvertito la necessità.
- Sei dolce, Maricri - mormorò, senza troncare il contatto fra le nostre labbra.
- Tu di più -
Era da un pezzo che non mi sentivo così bene, forse era dovuto al fatto che finalmente riuscivo a godermi appieno la mia ragazza, senza segreti, senza sotterfugi, tenendoci per mano, baciandoci quando ne sentivamo l'urgenza. Era solo questione di tempo prima che la notizia di diffondesse a scuola, fra le mie compagne della pallavolo e i suoi compagni coreuti e del gruppo teatrale, anche se ormai non provava più con loro a causa del trasferimento. Eravamo preparate ad attutire il colpo, qualunque cosa fosse successa noi aveva già gli ammortizzatori pronti, sperando che le sospensioni avrebbero retto.

- E' pronto, forza! A tavola! - chiamò a gran voce mia madre dal piano terra.
- Rivestiti, veloce - sussurrò concitatamente Federica, infilandosi la sua camicetta bianca di raso.
Recuperati tutti i pezzi e, nel caso di Fede, risistemato il trucco, scendemmo nella sala da pranzo, addobbata per le grandi occasioni. Mamma aveva sfoderato il suo set di stoviglie natalizio, insomma il servizio buono, che scintillava su una tovaglia rosso fuoco. Nel centro, alcune candele argentate contribuivano a rendere più accogliente l'ambiente.
Zia indossava un vestito rosso, le spalle coperte da una scialle nero di kashmir e i capelli raccolti in una crocchia. Anche lo zio era elegante, nel suo impeccabile completo giacca e cravatta, senza dubbio firmato. Enrico e Vittoria sembravano la copia ridotta e ringiovanita dei loro genitori.
Edoardo si sedette per ultimo, arrivava trafelato dalla sua stanza: evidentemente non eravamo state le uniche a soddisfare i propri istinti più bassi. Anita però era già composta e seduta al suo posto, era stata più rapida a rassettarsi.
- Benissimo, prima di iniziare a cenare, vorrei fare due parole... - iniziò mamma. Vidi papà scuotere la testa, il suo volto tradiva sia rabbia che tristezza.
- Dicci tutto, Paola - la invitò Cornelia, sistemandosi più comodamente sulla sedia e sporgendosi verso mamma, per sentire meglio.
- Insomma, voglio essere rapida... sono incinta - proclamò, con un sorriso felice.
- Ma... è fantastico! - esclamò la zia, battendo le mani.
- Mamma, io spero... spero vivamente, molto vivamente... che sia uno scherzo di pessimo gusto -, Edoardo deglutì a fatica.
- No, Edo, è la verità. Avrai un fratellino, o una sorellina -
- Santo cielo... ma come è possibile?! Non avete... insomma! Siete grandi, dovreste sapere come funziona ormai! - protestò Edoardo.
- Non ti permetto di alzare il tono in quel modo, hai capito?! - lo redarguì papà, irritato per come si era rivolto a mamma.
- Scusate - borbottò, sistemandosi il tovagliolo sulle gambe.
Mamma sorrideva, ma dietro quelle labbra arcuate c'era solo insicurezza e angoscia.


*


 - Okay, avaracci cari, cacciate fuori i miei regali - ordinò Davide, dall'alto del potere conferitogli dal fatto di sedere sulla poltrona buona nella mansarda di Giorgio.
- Non te li meriti - grugnii, mentre Federica tirava fuori il nostro pacchetto.
Eravamo noi quattro, finalmente soli dopo tanto tempo.
E ovviamente Davide doveva reclamare il primo turno.
- Questo è anche da parte di Lara - lo avvisò Giorgio, come se non se lo meritasse.
- Cuore di ragazza! Lei si che è un amore, mica come voi -
- Ma se non hai ancora visto 'sti benedetti regali! - protestai, mortalmente offesa.
Era divertente trascorrere il pomeriggio di Natale in una mansarda in penombra, in mezzo al vecchio ciarpame, il quartetto riunito.
Davide scartò prima il loro regalo che si rivelò essere un enorme e colorato libro di ricette, abbinato ad un grembiule da cuoco bianco, con stampati sopra dei grassocci maialini rosei. Quando lo vide, Davide scoppiò a ridere.
- Così potrai cimentarti anche tu. E sappi che quella del grembiule è stata un'idea di Lara - gli spiegò Giorgio, felice che l'amico apprezzasse il pensiero. Questo l'avrebbe tenuto occupato per un po'.
- Questo è il mio -, gli porsi un pacchetto blu, che lui scartò in un battibaleno.
Era un tabellone con una serie di orologi sincronizzati su diversi fusi orari, fluorescente, con un bizzarro gioco di specchi. Davide adora gli oggetti d'arredamento eccentrici e insoliti: più sono impossibili da coordinare, meglio è. Infatti rimase estasiato e lo contemplò a bocca aperta per alcuni minuti, mentre noi sghignazzavamo fra i denti.
- Spero ti piaccia... Mari, mi hai rovinato la piazza -, scherzò porgendogli una grossa borsa. All'interno c'era un grande tubo di carta arrotolato.
- Aiutami a svolgerlo -
Davide srotolò sul tavolo il disegno che Federica aveva realizzato per lui.
Un racconto surreale della favola di Peter Pan, la preferita di Davide, su un foglio di carta lungo tre metri e spesso uno.
- Sono senza parole - mormorò, noi potei che dargli ragione. Le tonalità pastello s'intrecciavano con colori scuri e angoscianti in una spirale narrativa da capogiro.
- Wendy è bellissima - constatò Giorgio, ormai ansioso di vedere il contenuto del suo rotolone.
- Fede... davvero, non ho parole -, lei avvampò con un sorriso timido.
- Posso aprire anch'io il tuo regalo? - domandò Giorgio, impaziente. Lei annuì.
Era così tenera quando le guance le si tingevano di rosso... mi sporsi verso di lei e la baciai.
Anche il rotolone di Giorgio conteneva una favola: Il soldatino di stagno, a mio avviso una delle favole più inquietanti, dopo la Piccola Fiammiferaia. Anche in questo disegno, Federica aveva superato se stessa e il rogo finale lasciava trasparire un'angoscia tale da bloccare lo stomaco, per poi spegnersi nella deliziosa visione del cuore di stagno e del lustrino.
Anche Giorgio la abbracciò, contento di poter sfoggiare quel bellissimo disegno.
- Smettetela, non è nulla di che! -
Loro non le davano retta. Quando però riuscii a strappare la mia dolce metà dalle loro grinfie, Giorgio scartò anche il mio regalo e quello di Davide: avevamo unito i risparmi per comprargli un nuovo mp3 da 8 gb.
- Non dovevate! - esclamò stupito, sgranando gli occhi.
- Una sciocchezza - lo prese in giro Davide, con l'aria di chi può permettersi di buttare via duecento euro al giorno.
- Tocca a me - decretai, afferrando la borsa su cui i due giovanotti aveva scritto con un pennarello nero il mio nome completo.
Davide ridacchiava. No buono.
Staccai lo scotch con mani tremanti. Chissà cosa avevano congetturato quei due!
Dentro la borsa c'erano due scatole nere, che estrassi.
Sul coperchio di una c'era scritto con pennarello argentato "per occasioni speciali", sull'altro "per occasioni ancora più speciali".
Notai che anche Federica sorrideva, probabilmente complice delle loro idiozie.
- Devo avere paura? - domandai, cauta.
- Certo che no! -
Sospirai a presi la prima scatola. L'aprii.
Contrariamente a ciò che mi ero immaginata, conteneva un'elegante camicia nera abbinata ad una cravatta da donna viola.
- Bello! Da quando in qua avete tutto questo buon gusto? -
- Ci sono state d'aiuto alcune dritte... -, Davide ammiccò verso Federica, che si limitò a ridere e a stringersi a me, premendo il viso contro il mio collo.
La cinsi con un braccio, dato che non accennava a staccarsi da me. La sentivo ridacchiare silenziosamente.
- Ho il vago presentimento che sia ora il momento giusto per preoccuparsi -, loro annuirono vigorosamente.
Nuovamente sospirai e, con l'unica mano libera, aprii la scatola.
Un completino intimo blu scuro, di raso, bordato di pizzo, con un brillante fra le coppe del reggiseno e altri dettagli che facevano la loro bella figura.
- Ti piace? - osò domandare Giorgio.
- Spero almeno che abbiate azzeccato la taglia del reggiseno -
- Se non va bene è colpa di Fede! -, Davide scaricò subito il barile.
- Evito commenti, ad ogni modo... grazie -
Nella confusione più totale anche Federica aprì il loro regalo: un set nuovo di chine, pennelli e pennini, eleganti ed elaborati.


*


- Eccomi! Porto la birra! - esclamò Elena, varcando la soglia. Walter emise una serie di schiamazzi, presumibilmente di gioia, mentre Veronica scuoteva rassegnata la testa.
Nevicava. Nulla di strano, non aveva fatto altro per tutto dicembre. Eravamo arrivati a Demonte con macchine attrezzatissime e ancora mi pareva un miracolo che non fossimo rimasti a valle. Quel piccolo paesino della Valle Stura, nel cuneese, pareva dimenticato dal mondo e si presentava inquietante, come se fosse completamente disabitato: nel centro del paese i muri erano stati puntellati, perchè le vibrazioni causate dal passaggio di numerosi autotreni mettevano a rischio la stabilità delle vecchie case, il resto era avvolto da un manto candido, comprese le montagne che circondavano il paese.
Non ho mai saputo perchè Federica avesse una casa lassù, fatto sta che era della sua famiglia da generazioni e si trovava in una zona particolarmente felice: aprendo le persiane, in qualunque punto della casa, si aveva una suggestiva visuale sulle montagne e in alcune giornate estive particolarmente pigre e silenziose, se eri fortunato, potevi udire il fischio delle marmotte.
E' una tradizione passare Capodanno lassù con i nostri fratelli, Giorgio, Davide e altri amici. Ovviamente quest'anno si era aggregata anche Lara, mentre Davide era depresso perchè Olivia era a Londra con un gruppo di amici.
- Ci pensiamo noi a fartela dimenticare - gli aveva promesso Federica, anche se suonava più come un'offerta sessuale.
- E come? Ci sono praticamente solo coppiette qua dentro! -
- Non pensarci -, semplice e indolore.
Elena era appena andata nel garage a recuperare una serie di lattine di birra che avevamo lasciato nel freezer perchè nel frigorifero in casa non ci sarebbe stato abbastanza posto. Walter e Mattia giocavano a Super Smash Bros con la Wii, imprecando e lanciandosi contro maledizioni, Simone era seduto accanto a loro con Nex sulle ginocchia. Ecco, Francesca sarebbe stato l'unico problema della serata: avremmo dovuto rivelarlo anche lei, perchè ci eravamo categoricamente imposte di passare il Capodanno appiccicate come cozze.
C'era anche Riccardo, uno dei migliori amici di Simone e suo compagno di banco, che già sapeva di me e Fede da tempo, dato che ci aveva bellamente sorprese una avvinghiata all'altra in cucina. Veronica, come suo solito, si sarebbe occupata del cenone, aiutata però da un irremovibile Giorgio. Lara assisteva interessata allo scontro mortale tra il fratello di Fede e suo cugino. Durante le vacanze avevano imparato a conoscersi e anche se lei ancora era un po' timida, il ghiaccio si stava sciogliendo.
Maggie era andata in Liguria, a festeggiare il nuovo anno in una villa sulla spiaggia di proprietà di una delle sue abbienti amiche, e assieme a lei c'era pure Claudio. I due fratelli pestiferi avrebbero fatto comunella. In ogni caso, eravamo certe del loro silenzio assoluto, poichè erano troppo intimoriti dalla reazione dei genitori, soprattutto delle madri.
Federica era bellissima: portava con grazia sulla pelle d'avorio il famoso vestito di quel giorno in cui ci scoprirono, blu come la notte, e ai piedi scarpe con il tacco. Al collo ostentava il mio regalo di Natale: una collanina di oro bianco con un brillante. Io, senza farlo apposta, indossavo la camicia dello stesso blu che avevo indosso quello stesso giorno. Quando ci eravamo tolte i giubbotti, in macchina, eravamo scoppiate a ridere. Io avevo deciso di indossarla perchè sapevo quanto
quella camicia la eccitasse e lei aveva fatto lo stesso ragionamento.
Per cui, ora me la ritrovavo costantemente abbarbicata. Non che mi dispiacesse, iniziavo solo a patire il caldo.
- Vai a parlare con Nex, ho voglia di baciarti - mi sussurrò all'orecchio, per poi mordicchiarmelo.
- E tu respira a fondo: calma i bollenti spiriti - le suggerii ridacchiando.
Presi fiato. Tanto ormai ci avevo quasi fatto l'abitudine.
- Nex... vieni un momento? Vorrei parlarti -
- Sicuro! Torno fra un po' -, posò un bacio sulla fronte di mio fratello e poi mi seguì. Fede era andata a sedersi sulle ginocchia di Elena, che assisteva alla preparazione del cenone. Il suo gesto non mi creava problemi di sorta: innanzitutto, Elena era troppo innamorata, completamente stregata dagli occhioni azzurri di Veronica, inoltre Elena ha sempre trattato Federica come una sorellina, la vezzeggiava e soddisfava i suoi capricci, fin da quando eravamo bambine.
Così mi diressi verso una delle camere da letto per avere un po' di intimità: anche se gli altri già sapevano, per una confessione simile avevo bisogno dei miei spazi e dei miei tempi. Soprattutto, volevo evitare di mostrare a tutti la mia goffaggine
- Allora, come mai tutto questo segreto? -
- In realtà loro già lo sanno... -
Il suo sguardo si fece più curioso, indagatore, ma nelle pupille le si accese anche un luce strana, come se avesse già intuito qualcosa.
- Insomma, aspetta... mi sto agitando... fa caldo... - balbettai arrossendo.
Mari, svegliati! Sei proprio un'imbranata! Nemmeno fosse la prima volta!
- Ci credo che hai caldo! Sei sempre appiccicata a Federica -, così dicendo mi fece l'occhiolino. Quasi mi parve che le mie guance prendessero fuoco.
- Sì... ecco, è... -, un farfuglio unico, che indecenza, Mari!
- Respira e rilassati. Lo so -
- Te l'ha detto mio fratello? - le domandai, già sul piede di guerra. Ma lei scoppiò in una fragorosa risata.
- L'ho intuito da qualche tempo... -
- Quanto, con esattezza? -, anche se mi sentivo meglio, non ero ancora del tutto serena.
- Qualche anno -
Brava Nex, mi hai completamente spiazzata.
- Andiamo piccola, non sono così fessa! Ci conosciamo da quando avevamo nove o dieci anni, e tu, fin'ora non hai mai avuto un ragazzo? Non ci volevo credere. Poi ti ho vista con Federica e tutto si è chiarificato -
- Bene, perchè è così. Okay, meno male, volevo solo renderti il fatto ufficiale perchè non abbiamo intenzione di fare le amicone sta sera, tutt'altro... e, per favore... -
- Sì, certo, "non dirlo a nessuno", non preoccuparti Mari - mi rassicurò con un gran sorriso.
Sentimmo bussare alla porta e la voce di Fede, che chiedeva il permesso per entrare.
- Disturbo? - domandò arrossendo, aprendo la porta di qualche centimetro.
- Certo che no, vieni. Mi ha già confermato tutto -
- Confermato? -, le parole di Nex l'avevano pietrificata.
- Diciamo che il suo intuito è stato più veloce - spiegai, mentre Nex annuiva, fiera di sè.
- Simone vuole che tu lo sostenga... stanno per fare un torneo - spiegò Fede aggrappandosi al mio braccio, sorrise con l'animo più leggero.
- Allora andiamo! -
I quattro, Simone, Walter, Mattia e Davide, erano schierati sul divano, i telecomandi in mano, impegnati nella scelta dei personaggi. Veronica e Giorgio si affaccendavano in cucina, osservati da Lara ed Elena, che stavano stringendo amicizia. Riccardo era sprofondato in una poltrona e osservava divertito i loro battibecchi.
Federica si sedette su una poltrona e prima di raggiungerla andai ad attizzare il fuoco, spingendo fra le braci un altro ceppo.
- Alzati - le dissi, prendendole una mano e tirandola su senza sforzo. Mi sedetti al suo posto e lasciai che si accomodasse sulle mie gambe.
Fuori nevicava furiosamente, la coltre che ci seppelliva cresceva a vista d'occhio, ma in quel momento ci preoccupavamo solamente del tepore emanato dal fuoco nel camino, della penombra soffusa, del profumo invitante proveniente dalla cucina e delle persone attorno a noi. Posai un bacio alla base del collo di Fede, che sussultò per la sorpresa.
- Forza Link, sveglia! Uccidi quella cretina... ma no! Ma sei proprio... -, Walter stava imprecando contro il suo personaggio che si era fatto eliminare da Mattia e la sua Peach, la sexy principessina di Mario.
- Non vale! Ha più danni di me e per una cosciata vengo sparato via! No, ora protesto! -, e mentre Walter, che aveva appena terminato le vite del suo elfo, si lamentava a gran voce, gli altri tre continuavano a darsele di santa ragione, concentratissimi.
- Amore... - mormorò Fede, raggomitolandosi contro di me e facendo quelle che parevano fusa.
- Tutto bene? - le domandai, scostandole i riccioli dalla fronte. Lei sorrise e annuì.
- Odioso! Non posso crederci! Vaffanculo, veramente -, ecco mio fratello che perdeva le staffe e Francesca che sghignazzava senza ritegno.
Ora era scontro all'ultimo sangue fra Mattia e Davide.

- E' stata solo fortuna! Mari mi ha distratto - grugnì Davide.
Ancora non si era spenta del tutto la discussione. Alla fine dei conti aveva vinto Mattia, ma Davide mi accusava di aver distolto la sua attenzione dallo schermo perchè ad un certo punto, ambasciatrice di Giorgio, gli avevo domandato se preferiva il tonno o il salmone sulle tartine. E mentre lui era intento ad ascoltare il volere del suo stomaco, Peach aveva colpito Pikachu, spedendolo in orbita.
- E' il cibo che ti distrae, non lei - mi difese Federica.
- Stia buona, avvocato - le dissi scherzando, carezzandole i capelli.
Nella confusione più totale, Veronica e Giorgio servirono gli antipasti e poi ritornarono ai fornelli, per seguire come mamme premurose la cottura della pasta.
E fra un boccone e l'altro, ridendo, discutendo delle cose più assurde ("Non c'è storia, Hermione è fatta per stare con Draco", "Ma cosa dici, idiota?!"), improvvisando coretti polifonici che riscossero molto successo, ritrovavamo la calma e l'armonia che da un po' di tempo a questa parte erano mancate. Vuoi la lontananza, lo stress, fatto sta che quella serata ci fece scordare ogni problema (la gravidanza della mamma, Ludovica, Monica, la scuola, la pallavolo...) nella gioia di una cucina chiassosa e profumata.
Accendemmo il televisore, piccolo, quadrato, in bianco e nero, l'unica cosa che prendesse a quell'altezza e con la bufera all'esterno, per il conto alla rovescia. In piedi, attorno al tavolo, i calici in mano, contavamo i secondi che ci separavano dal nuovo anno, nel quale tutti noi speravamo.
- Tre, due, uno... Buon anno! -, baci, abbracci, fotografie.
- Buon anno, amore mio - sussurrò Federica, per poi posare le sue labbra sulle mie.
- E fra due giorni... ti anticipo un "buon anniversario", cucciolina... -
Decisi che volevo il mio momento di intimità con Federica, per cui scivolammo verso le camere da letto, fino a raggiungere quella che ci eravamo scelte. Chiusi la porta a chiave, come mia solita abitudine. Poi l'assalii.
- Mi vuoi mangiare? - scherzò Fede, inarcando la schiena, quando le mordicchiai le ossa del bacino.
- Sì - mormorai, assorta ad assaporare la sua pelle profumata. La liberai dell'impaccio del vestito, che, per quanto bello, non poteva essere paragonato alla meraviglia del suo corpo nudo.
- No, così no... non vale - disse, quando rimase in mutandine e reggiseno.
- In che senso? -
- Stai ferma -, si sedette cavalcioni sulle mie gambe, per poi liberare ogni asola dal rispettivo bottone.
Quando vide che indossavo il reggiseno che mi avevano regalato Giorgio e Davide a Natale sorrise, con aria maliziosa.
- Buon anno, cara -

***

La posta di Mizar

Nessie: lo so, sono adorabili! Anche qua non mi spreco molto in romanticismo, ora c'è bisogno di azione! Questo capitolo ti sarà senz'altro piaciuto perchè non ci sono camurrìe, nè demoni! Insomma, la quiete prima della tempesta! Io non ti ho detto nulla... *fischietta*
Kabubi: io sono uno squalo! Punto chiunque tenga in mano qualcosa di commestibile perchè dimentico sempre la merenda! E' normale che Monica piaccia e Ludovica sia odiosa, anche perchè era il mio scopo (non faccio mai nulla a caso, nemmeno una virgola, ciò però non significa che dietro ogni scoreggia ci sia un tornado!). Che ne pensi di Nex, come personaggio?
hacky87: Fede, come avremo modo di scoprire meglio in seguito, è molto, molto gelosa! Anche se lei e Mari se la giocano... non saprei dirti chi è peggio! Soprattutto se si parla di Momo-Lulù! Sì, per quanto riguarda Giorgio e Lara vale il detto "Dio li fa e poi li accoppia", sono speculari! Meno male che ci siete voi che mi aspettate!!
the angelus: bei ricordi sul ghiaccio, già... soprattutto quegli odiosi bambini che si mettono in mezzo, specialmente quando vai all'indietro (ho preso una sederata memorabile!)! Voglio spezzare una lancia a favore di Fede: anche Mari non si rende pienamente conto del fatto che Monica sia innamorata di lei, però continua a frequentarla e Fede ne è gelosa, però anche Mari è gelosa del fatto che Fede possa stare vicino a qualcuna che è innamorata di lei, cioè Lulù. Insomma, due pesi due misure anche per Mari. Vedrai poi cosa accadrà ;)
_darkyneesan_: ok, allora ti iscrivo nel Team Momo (ormai ho i due schieramenti con bandierine e striscioni pronti e svettanti!)! Mi fa piacere vedere che non tutti siano schierati dalla stessa parte, significa che le ambiguità sono state rese bene! Mi fa molto piacere :)
reby94: che bello risentirti! Vedendo il tuo odio per Monica, tu potresti entrare a far parte del Team Fede! Come dicevo a darkyneesan, è bello che non la pensiate tutte allo stesso modo! Spero di aver postato abbastanza in fretta!
Apia: si, ma anch'io intendevo quello, quindi non so bene se ci sia stato un fraintendimento! Intendevo che il regista onniscente non farò nulla per farti preferire con ovvietà una delle due! :) Non parliamo della madre di Monica, che è veramente una... persona insopportabile! Diciamo che la vicinanza di Monica, fa bene a Federica, la rende molto più "aggressiva" e disillusa, tira fuori la sua anima selvaggia. Sono contenta che tu abbia colto questa particolarità, perchè Ludovica è un personaggio creato apposta per essere odiato, non ci sono vie di scampo, infatti su di lei (tranne harderbetterfasterstronger) siete tutte concordi!
Auri: non preoccuparti per l'altro :) pazzafuriosa sostiene la tua iniziativa di sciarpe, bandiere e altri gadget pro-Fede ed è stata molto contenta di trovare in te un'alleata contro Momo! Sì, Fede si sta facendo più grintosa, e anche più arrabbiata! Lara è un angelo e tale resterà per tutta la storia, non può essere altrimenti, dato che è la dolce metà di Giorgio!
_Wrath_: guarda, per le preferenze Fede-Momo, non farti problemi! Ormai ho gli schieramenti netti e gli indecisi, quindi...! Per l'azzuffamento dovrai attendere ancora un po', mi spiace! Avevo pensato anch'io, lo ammetto, a qualcosa di più brutale, ma non sarebbe nel loro stile! Davide è creato per essere "l'amico buffone, ingordo e con la battutaccia sempre pronta", mentre Ludovica è fatta essere detestata, non ci sono altre soluzioni possibili :P
Marza: spero che questo capitolo ti abbia soddisfatta! E le minacce silenziose erano molto più cattive di un semplice spingersi giù dai pattini... avrebbe anche implicato l'uso improprio delle lame e spargimenti di sangue! Grazie per la recensione!!
MorriganJo: grazie mille, sono felice di avere un'altra fan :P Mari e Fede e tutti gli altri ringraziano di cuore!
Emmaps3: cattiva? cattiva?! E' una stronza coi controfiocchi! L'affetto bisogna guadagnarselo e puo star certa che Monica ci lavorerà molto, moooolto!
harderbetterfasterstronger: lo sai che Mari sta con Fede e la ama, non potrebbe fare come dici tu! Non ho ancora capito chi sia la principessa di Narnia (ma intendi Susan?), mentre Ludovica è tutt'altro che Megan Fox, te l'ho detto, è Jenny di The L Word. E nemmeno Federica è Pia dei Tolomei, anche se assomiglia vagamente a Lily Allena, io la penso più come Alice di Twilight, mentre l'associazione Mari- Sara Michelle etc. non mi piace perchè quell'attrice ha un naso antipatico, Mari assomiglia di più a Melanie Laurent, quella che faceva la ragazza ebrea in Bastardi senza gloria (che doveva prendersi l'oscar, a mio avviso, come miglior film u_u). Continuerò volentieri le associazioni su msn (e devo ancora dirti di Bea e Greta!)
piccola peste: grazie mille per tutte le recensioni che mi lasci! Ti mando un abbraccione (pieno di neve!) e ancora tanti ringraziamenti! Sono contenta che ti piaccia Davide, anche se è un ingordo insensibile (anche se in realtà è tutta una copertura, per celare il suo cuore di burro!)! E Antonella è davvero molto simpatica, ha un savoir faire davvero incredibile!
pazzafuriosa92: devi bere meno caffè, te l'ho sempre detto, drogata! Ti fa diventare violenta! Che ne pensi delle vacanze? Abbastanza movimentate? (Ma mai come il nostro Capodanno! Soprattutto la notte!) E ovviamente ogni riferimento di sorta è pura casualità etc. :)

Grazie, grazie, grazie mille a tutti quanti, a chi ancora mette la storia fra le seguite o le preferite, a chi legge, a chi recensisce, a tutti!!
A presto,
Mizar

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Capitolo 26
*** Debolezza speculare ***


t.s.e. 26 Umile apologia del XVI capitolo: lo so, lo so... lasciate perdere, non dite nulla, lapidatemi, fate quello che volete. E' solo che fra la scuola e la pallavolo questo è stato un periodo molto buio e impegnato, causa anche lutti familiari: avevo giusto il tempo per studiare e scrivere qualcosina ogni sera. Quindi abbiate pietà, mi appello al vostro buon cuore. Inoltre, credevo di poter scrivere tutto il tempo nelle vacanze... per la serie: le ultime parole famose!

***

Capitolo XVI
DEBOLEZZA SPECULARE

- Monica, non provarci! Monica! Hai capito?! -
- Mamma, vaffanculo -
Con il borsone a tracolla, Monica sbattè la porta dietro le sue spalle. Ora basta, era stufa. Percorse di corse le fredde scale, sfiorando con la mano sinistra il corrimano di metallo consumato. Premette con rabbia il pulsante di apertura del portone e si precipitò fuori.
Iniziò a correre a testa bassa. Voleva allontanarsi per un po', aveva bisogno di respirare.
Sua madre l'aveva delusa per l'ennesima volta. Avrebbe tanto voluto piangere, abbandonarsi fra braccia calde e forti, e versare ogni sua lacrima. Gli occhi le bruciavano e quando arrivò, ansante, sotto casa di Antonella, le sfuggì un singhiozzo a lungo represso. Pigiò il pollice contro il bottone metallico. Attese risposta alcuni secondi, ma non ottenne nulla. Non si arrese nemmeno al secondo tentativo, ma al quinto decise di desistere.
Ora sì che voleva scoppiare in lacrime, ora che Antonella non c'era ad accoglierla e a confortarla come suo solito. Era persa e sola.
Poi le venne un'idea e si maledisse per non averci pensato subito.

*

- Sbrigati! E' una vita che sei lì dentro! -
Mia sorella strepitava, mentre io mi godevo un rilassante bagno caldo da ormai venti minuti abbondanti.
Immersa fra bolle rosate, avvolta da un delicato profumo di fiori, mi stavo godendo la mia meritatissima pausa di bellezza dopo una partita estenuante contro una tostissima squadra ligure.
- Un momento... -
- Un cazzo! Tira fuori il culo dall'acqua! -
Anche lei doveva farsi un bagno, perchè quella sera aveva una festa. Ragazzini ricchi e viziati, musica spaccatimpani e magari qualche spinello.
Mi sciacquai controvoglia dalla schiuma profumata e mi avvolsi in un telo bianco. Girai la chiave e aprii la porta a Margherita.
- Serviti pure -
Lei grugnì qualcosa, poi sciacquò la vasca e la riempì nuovamente, spogliandosi rapida.
- Dove vai di bello? - le domandai per essere gentile, frizionandomi i capelli con un asciugamano di spugna. Era decisamente troppo lunghi.
- Da Emanuele, è il suo compleanno -
Emanuele era un nostro amico di infanzia, con il quale io avevo rotto qualunque legame.
- Portagli i miei auguri -, un'altro tentativo di gentilezza senza aver fatto nemmeno un fioretto. Stavo migliorando.
- Ma se è una vita che non vi parlate - protestò lei, ammucchiando i suoi vestiti usati sul pavimento e sistemando quelli pulito sul bordo del lavandino.
- Lascia stare... -, non avevo proprio voglia di discutere con mia sorella, non in quel momento.
Da quando Fede era partita per l'ennesima volta, la tristezza e la rassegnazione si erano fatte più forti e penetranti. Era passato quasi un mese, ormai gennaio era alla fine, e ancora non mi ero ripresa da quell'ultimo, duro colpo. Dopo due intense settimane, la sua partenza e il conseguente distacco erano stati peggio di ogni volta precedente.
- Stai ancora male per Fede? - domandò Maggie, saggiando con un piede la temperatura dell'acqua. Il suo tono era stranamente premuroso.
- Sì, ma non importa... -
- Mi spiace -, la guardai esterrefatta, incapace di replicare. Così rimasi in silenzio e finii di rivestirmi.
Fu a causa del rumore del phon che non sentii il citofono e Simone venne ad avvertirmi che mi cercavano. Stupita, mi diressi verso l'ingresso.
- Scusa il disturbo... -
Monica tremava e aveva gli occhi lucidi.
- Nessun disturbo! Dammi la giacca... -
Non l'avevo mai vista così sconvolta e agitata, non credevo potesse esserlo. Mi era sempre sembrata così diversa dagli altri, così strana, persa nel suo mondo enigmatico, come se le normali passioni umane non le si addicessero e nemmeno la sfiorassero, come un automa.
- Hai i capelli umidi - mormorò, sfiorandomeli.
- Sono uscita poco fa dalla vasca da bagno, ma non è un problema grave. Prima pensiamo a te, poi ai miei capelli -, le sorrisi.
La condussi in camera mia, lei pareva esitare.
Ricordavo benissimo la prima ed unica volta che Monica era stata a casa mia, avevamo dormito assieme e avevo litigato furiosamente con Federica.
- Entra, Momo, mettiti a tuo agio -
Lei posò la borsa sulla scrivania e poi sospirò.
- Ho bisogno di te - sussurrò, allungando le mani verso di me, come un invito ad afferrarle.
- Dimmi tutto -, la strinsi a me, cullandola e carezzandole la schiena. Percepivo i suoi deboli singhiozzi.
- Io... detesto... mia madre... - mormorò, tentando di controllare la voce.
Le carezzai i capelli, lei si strinse con forza alla mia vita, affondando il viso contro il mio collo. Le sue tiepide lacrime mi inumidivano la pelle.
- Io...devo farti una richiesta... invadente - iniziò, con voce tremante.
- Tutto quello che vuoi, Momo -, mi sedetti sul letto, trascinandola accanto a me.
Vederla così fragile faceva pulsare in me un istinto di protezione e di affetto.
- Posso stare da te nel finesettimana? -
- Assolutamente! Non è affatto invadente come richiesta, non preoccuparti -
L'abbracciai ancora, lasciandomi avvolgere dal profumo di frutta fresca emanato dai sui morbidi capelli.
Quando si staccò da me, aveva gli occhi lucidi e il naso rosso, che non toglievano nulla alla bellezza del suo volto.
- Non guardarmi, sono in uno stato pietoso - mormorò, strofinandosi le guance e cercando di rassettarsi i capelli.
Le afferrai i polsi, convinta di quello che stavo per dirle.
- Sei bellissima -
Lei avvampò, come una mela matura, e le sfuggì un sorriso compiaciuto. Le posai un bacio sulla fronte.
Poi un brivido mi riportò alla realtà.
Mari, cosa diamine pensi di fare?! Ti sei bevuta il cervello? Hai scordato Fede, per cui ti struggevi fino a dieci minuti fa?!
- Comunque grazie e scusami ancora per l'impiccio -, Monica dovette aver intuito il mio attimo di smarrimento, perchè si liberò dalla stretta e cambiò argomento, senza però lasciar cadere quel suo dolce sorriso.
Più tardi chiesi a mamma se ci sarebbero stati problemi ad ospitare Monica due giorni.
- Certo che no, siete abbastanza grandi per autogestirvi -
- Sicura che non sia un fastidio data la... situazione? -, sostantivo carino e ovattato per nascondere la verità.
- Almeno voi, ragazzi, divertitevi e non pensateci. E poi ti aiuterà a non pensare a Fede, voglio vederti sorridere un po', tesoro -
E' proprio questo il problema...
- Devo fare una telefonata -, decisi in quel momento ciò che era giusto.
- A lei? - domandò Monica, apparentemente indifferente.
- Sì -
Non volevo che sentisse, perciò mi rinchiusi in bagno: avrei parlato a voce molto bassa.
Rispose al terzo squillo.
- Mari? -
- Sì, sono io... -
- Che bello sentirti! Come stai?! - la sua voce era squillante, il tono euforico. Immaginavo il suo sorriso senza difficoltà e mi sentivo ancora più in colpa.
- Benissimo davvero, ma devo parlarti un attimo -
- E' successo qualcosa? -, il suo tono di voce subì una brusca virata verso il basso, diventando cupo e preoccupato.
- No, nulla di grave... volevo solo dirti che Monica resterà qua nel finesettimana... ha problemi con la madre... -, ero preparata ad una sua scenata, che, contrariamente a quanto mi aspettavo, non si verificò.
- Va bene -
- Quindi... non sei arrabbiata? - domandai cautamente.
- No, certo che no, siete amiche... è normale aiutarsi -
Non riuscivo a capire se il suo tono fosse ironico e arrabbiato, o sincero.
- Tu che farai nel weekend? - le domandai per spezzare la tensione.
- Non lo so... credo uscirò con Ludovica -, ecco la pugnalata allo stomaco. Non potevo assolutamente ribattere, perchè la frittata era la stessa per entrambe: eravamo vicendevolmente inattaccabili.
- Fantastico... - mormorai, trattenendo a stento la rabbia. Mi sentivo lo stomaco in subbuglio pensando a Ludovica accanto a lei.
- Monica è già lì con te? - mi domandò, utilizzando ancora quel tono allegro e amichevole.
- Sì, è arrivata senza preavviso circa un'ora fa -
- Allora non farla aspettare! Ci sentiamo poi, amore -
- Fede... ti amo tanto... - sussurrai.
- Anche io Mari, tantissimo -
La conversazione si chiuse. Mi sedetti sul bordo della vasca per rilassarmi: avevo i muscoli della schiena contratti e il respiro affannato. Chiusi gli occhi e tentai di focalizzare la mia attenzione altrove e finalmente, dopo alcuni minuti, riuscii a rilassarmi. Ero sicura di poter tornare nella mia stanza come se nulla fosse successo. Certe volte mi chiedo come io possa essere così stupida.
- Avete litigato - constatò appena mi vide.
- Cosa... -, ero sbalordita, esterrefatta dalle sue capacità empatiche.
- Hai gli occhi lucidi, le spalle curve, guardi verso il basso... devo aggiungere altro? - chiese ironicamente, alzando un sopracciglio.
Scossi la testa, tirando su con il naso. Mari, guai a te, non provare a piangere!
Monica si alzò, senza dire una parola, e mi strinse forte, ma con delicatezza. Era venuta lei a cercare conforto in me, avrei dovuto essere io a stringerla e a rassicurarla, invece era finita esattamente alla rovescia.
- Monica, sul serio... sto bene... - mentii spudoratamente, tant'è che lei quasi mi scoppiò a ridere in faccia.
- Posso tirare ad indovinare? Federica si vedrà con Ludovica -
- Proprio così... secondo te l'ha detto solo per farmi arrabbiare? - le domandai e volevo una sua risposta sincera. Non riuscivo proprio a capacitarmi per come ero appena stata trattata.
- Sì, sul momento l'avrà detto solo per innervosirti, una sorta di ripicca, ma ora ci andrà sul serio, puoi starne certa -
- Non... lei non dovrebbe... Ma come diamine può essere di nuovo amica di quella stronza?! - sbottai, sedendomi sul bordo del letto e scoppiando definitivamente in lacrime.
- Federica non ti tradirebbe mai, ne sono certa. Non cederebbe a Ludovica - mi disse e pareva convinta delle sue parole.
- Come puoi esserne sicura? - mormorai, non avevo nemmeno la forza di alzare gli occhi.
- Non ho una spiegazione razionale, ne sono certa e basta -
- Non... non mi basta! Ti rendi conto che la ragazza che amo è alla mercé di una approfittatrice pronta a manipolarla?! -
Monica non ne poteva nulla, ma era l'unica persona su cui potessi sfogare la mia ira e non mi faceva sentire per nulla meglio, semmai il contrario.
- Scusami - sussurrai, vergognandomi per come avevo alzato la voce.
Lei non rispose, mi rivolse solo un lieve cenno con la testa per poi abbracciarmi.
- Mi spiace davvero... non sono molto in me -
- Ti capisco, non preoccuparti -, affondai il naso fra i suoi morbidi riccioli.
Il suo profumo era davvero simile a quello di Federica, tant'è che per un momento mi ritrovai a strofinarvi il naso dentro, carezzandole il collo. Monica rimase immobile, le braccia strette attorno al mio collo.
Fu un brivido che mi percorse da capo a piedi a convincermi a mollare la presa e smettere di odorare i suoi capelli, perchè sapevo che poi me ne sarei pentita.
Restammo a guardarci, imbarazzate, per un po', finchè presi l'iniziativa.
- Hai voglia di guardare qualcosa? -
Probabilmente la cosa più stupida che avessi potuto dire, ma ero incapace di pensare a qualcosa di più complesso o profondo.

*

- Ho portato dei biscotti - disse, sfoderando un sorriso di scuse per farsi perdonare l'invadente intromissione nei suoi piani per il sabato sera.
- Non avresti dovuto! Ti avevo detto che non sarebbe stato un problema... -
- Ma ci tenevo ad essere educata -
Federica non sapeva perchè l'avesse fatto: se l'era chiesto per tutto il tragitto, fino all'appartamento di Ludovica, e ancora non era in grado di individuare una motivazione univoca e sensata.
Sicuramente si sentiva ferita, ma soprattutto tradita: come poteva Mari essere così sciocca da non accorgersi di come Monica si stava insinuando nella sua vita e nel suo cuore?
Tirando su con il naso riuscì a tenere a bada le lacrime: non voleva dare alcuna spiegazione a Ludovica, non se la sentiva. Le aveva telefonato appena premuto il pulsante rosso di fine chiamata e lei era stata ben felice di accettare.
Federica era perfettamente a conoscenza del rischio a cui andava in contro.

*

Mamma e papà erano usciti per una cena con Hans e Clara. Margherita era a quell'imponente festa privata. Simone era a casa di Nex e non era necessaria molta fantasia per capire cosa stessero facendo. 
Da sole, nella penombra, il profilo di Monica pareva più morbido e delicato.
- Ehi... mi stavi fissando? - sussurrò voltandosi improvvisamente verso di me.
- No! Certo che... no -, il mio sorriso non sarebbe potuto apparire più colpevole.
Lei si limitò a sorridere, per poi tornare a dedicare la sua attenzione alla televisione. Rimasi alcuni minuti ad osservare il riverbero colorato del film specchiarsi nelle sue iridi color del ghiaccio e l'unico suono che sentivo era quello del mio cuore, che mi rombava nelle orecchie.
Mi costrinsi a fissare gli occhi sui nodi del tavolino di legno. Cosa diamine sto combinando? Cosa mi sta succedendo?
Nel buio del salotto, il mio stomaco si contorceva. Fede, ho bisogno di te...

*

Avevano chiacchierato tranquillamente, sedute attorno al tavolo della cucina: avevano ordinato le pizze e ora stavano finendo i biscotti, che entrambe parevano apprezzare molto.
Federica si era sempre tenuta ad una generosa distanza da Ludovica, intimorita da ciò che sarebbe potuto accadere: dopo ciò che era successo prima di Natale, non si erano più viste da sole. E Ludovica pareva estremamente soddisfatta di trovarsi seduta allo stesso tavolo di Federica, a casa propria.
- Erano davvero buoni! - si complimentò Ludovica, sorridendole.
- Sono contenta... - la voce di Federica era spenta, la sua mente chilometri più a nord, accanto a Mari. Sapeva che quella sera sarebbe cambiato qualcosa, se lo sentiva. Era sempre stata sensitiva per queste cose: non aveva dubbi che la sua ragazza quella notte l'avrebbe tradita.
E lei non l'avrebbe permesso.

*

Mi raggomitolai nell'angolo del divano, aumentando la distanza fra noi due. Non volevo sentire il suo profumo: lo stesso, identico, di Federica.
Che tu l'abbia comprato apposta?
Non volevo sapere se era stato qualcosa di premeditato, ero già abbastanza confusa e agitata.
Hai comprato quel profumo per ottenere qualcosa? Insomma, si sbucata con quella storia su tua madre, a cui credo senza fatica, ma quel profumo... da quant'è che lo usi?
Quando il film finì non me ne resi nemmeno conto.
- Mari... ti senti bene? - Monica era di fronte a me, inginocchiata, e mi stringeva una mano.
- Sì, certo - mentii spudoratamente, nonostante sapessi che lei aveva già intuito che non stavo affatto bene. Non volevo assolutamente darle spiegazioni, ora volevo solo dormire e dimenticare quel suo profumo, il profilo del suo naso e i suoi occhi penetranti.

*

- Vado un attimo a lavarmi i denti -
Federica si alzò lentamente, come affaticata, sul volto un sorriso tirato. Raggiunse la sua sacca e, dopo aver trovato l'occorrente, si chiuse a chiave in bagno.
Si appoggiò al piano di marmo, chiudendo gli occhi. La testa le vorticava e sentiva le sue gambe tremare.
Non sapevo perchè era in quella casa, ma voleva fuggire. E più immaginava Monica e Maria, la sua Mari, le veniva la nausea e una cieca furia si impossessava di lei. Si sentiva quasi soffocare per il senso di impotenza.
Si sedette sul tappetino rosa, con la schiena poggiata alla vasca. Poi scoppiò in lacrime.

*

- Posso spegnere la luce? - le domandai con il pollice già pronto sull'interruttore.
- Sì, certo -
La cosa peggiore era che avrebbe dormito con me: non avevo abbastanza faccia tosta da chiederle di passare la notte nel letto di mia sorella.
L'ultima cosa che vidi fu il suo sorriso invitante, poi il buio ci avvolse.
- Fai attenzione - il suo tono era scherzoso, mentre io brancolavo dall'interruttore al letto.
Mi sedetti sul bordo del letto, esitando a distendermi sotto il piumone a pois.
- Mari, hai bisogno di dormire. Ti ho osservata prima: hai gli occhi stanchi -
Sospirando mi raggomitolai, cercando di rendermi più piccola possibile, desiderando sparire nell'oscurità o, perlomeno, diventare inconsistente.
- Buonanotte Mari -
- Notte, Momo -

*

- Vuoi un bicchiere d'acqua? - le domandò Ludovica, dirigendosi verso la porta della sua stanza.
- No, grazie, va bene così -
Entrambe indossavano il pigiama e stavamo per andare a dormire.
Federica era coricata nella poltrona-letto, proprio accanto al letto di Ludovica, ma non aveva il coraggio di spostarsi. Si sarebbe sentita maggiormente in colpa.
Ludovica uscì dalla stanza, non prima di averle lanciato un sorriso.
Federica si lasciò cadere all'indietro, chiudendo gli occhi. Voleva solo addormentarsi e dimenticare: le era impossibile smettere di pensare alla sua ragazza e a quella. Le era impossibile smettere di figurarsele abbracciate nel letto ad una piazza e mezza di Mari.
Emise una specie di rantolo, quando la sua immaginazione si spinse ben oltre il semplice abbraccio.

*

Quando aprii gli occhi era ancora notte fonda: la mia radiosveglia, dall'alto dei suoi numeri fluorescenti, mi indicava le due esatte.
Accidenti.
Mi voltai verso Monica.
- Sei sveglia? -
Sobbalzai. Non mi aspettavo che anche lei fosse insonne e pensierosa al buio.
- Sì... -
- E' stata una pessima idea venire qui - il suo tono di voce era piatto, secco.
- Perchè mai... - non ebbi il tempo di concludere la frase.
Improvvisamente mi ero trovate la sue morbide labbra premute contro le mie.
Sobbalzai.
Momo, il tuo profumo...
La abbracciai, passando le mie braccia attorno al suo corpo. Il suo bacio era deciso, non esitava nemmeno un secondo, sicura che non l'avrei respinta. Ed io non l'avrei fatto.

*

Si mise a sedere, affannata. Allungò un braccio verso il comodino e afferrò il cellulare che aveva lasciato acceso apposta.
Le due e due minuti.
Si sentiva i brividi e un senso di oppressione era calato su di lei, come una cappa grigia.
Si strofinò gli occhi con il palmo delle mani, sicura che sarebbe scoppiata in lacrime.
- Brutto sogno? - era la voce assonnata di Ludovica.
Federica si decise in quel momento: svicolò dal suo letto, per infilarsi in quello dell'amica.
- Sì, un brutto sogno. Abbracciami, per favore -
Ludovica non se lo fece ripetere due volte e la accolse fra le sue braccia.
- Va meglio? -
In tutta risposta Federica cercò le sue labbra, dimostrandole che si era scordata completamente dell'incubo che l'aveva scossa.

*

Era un tradimento a tutti gli effetti. Eppure non potevo fare a meno di sentirmi sollevata e felice.
Inizialmente era stata Monica a condurre il gioco, io ero ancora troppo confusa, poi la mia indole prese il sopravvento sull'agitazione, accantonandola. La sua pelle era profumata e fresca, liscia e piacevole al tatto. Scoprii quanto poteva essere bello sfiorarle il collo con il naso solo per sentirla sussultare per i brividi, quanto era dolce il tocco delle sua mani sulla mia schiena e sui miei fianchi e quanta attrazione esercitasse su di me, persino nell'oscurità.
- Ho sognato tanto questi baci... - sussurrò Monica, prima di mordicchiarmi un orecchio.
- Davvero? -
- Ogni... singola... notte -
Eravamo avvinghiate, strette l'una all'altra, ci rotolavamo sotto le coperte, baciandoci e stringendoci, mentre il suo profumo mi avvolgeva e mi conquistava sempre più.

*

Era un bacio timido, timoroso, quasi esitante.
Rimasero abbracciate a scambiarsi delicati baci a fior di labbra per alcuni minuti, prima che Ludovica si decidesse a smuovere le acque. Lentamente acquistò il controllo della situazione, badando che a Federica non dispiacesse per non rischiare un suo improvviso rifiuto, non avrebbe sopportato di perderla ancora.
- Lulù... - mormorò Federica, lasciandosi cospargere il collo di baci.
- Dimmi? -
- Sei arrabbiata? - Federica pareva pensierosa e assorta ai limiti della preoccupazione.
- Certo che no. Non mi interessano le tue motivazioni: così è perfetto -
Federica sospirò, poi lasciò che Ludovica esplorasse il suo corpo e lei fece altrettanto.


****

La posta di Mizar:

MorriganJo: grazie mille per i complimenti, mi spiace di avervi fatto attendere tanto per il seguito!
Emmaps3: e quel qualcosa ti ha detto giusto: altro che rose e fiori! Dimmi sinceramente che te ne è parso (e sii severa!)!
Nessie: brava hai capito tutto ;) Anche se il motivo vero ancora non è evidente... Apparentemente è questo tradimento, ma aspettate e vedrete! Grazie mille per tutti i complimenti, lo sai che mi fanno molto piacere, soprattutto da parte tua! Mi spiace solo per la camurrìa onnipresente!
reby94: sì, Fede nasconde qualcosa, ma non limitarti a credere che sia un tradimento perchè all'epoca non era ancora avvenuto... una cosa alla volta, tutto verrà a galla! E come mai non ti piace Nex? E' uno dei miei pg preferiti :P Poi, certo, de gustibus, e chi sono io per sindacare? :P  (finalmente sta arrivando il sole anche quassù!)
piccola peste: allora, hai usato proprio le parole giuste: "la quiete prima della tempesta"! Che ne dici? Lo so che sarai triste! Grazie mille come al solito per i complimenti, davvero! E Paola ce la farà, è una tipa molto tosta!
Apia: diciamo che il regista onnisciente ha permesso eccome! Ad ogni modo, mi ha fatto piacere conoscere il tuo parere sulla truppa. Nel precedente non era capitato nulla di nulla perchè era una sorta di... capitolo di stallo in preparazione a questo: ci stava bene un capitoletto di dolce quietovivere prima di questo! E i coming out sono necessari perchè, insomma, prima o poi va detto (e io ho fatto come Mari: ci ho messo tipo 6 mesi prima di dirlo a tutti i miei amici!). I tuoi commenti mi fanno sempre molto piacere!
hacky87: sì, davvero, la mancanza di una certa attività di coppia porta crisi (confermo in pieno u_u)! Anche se poi la crisi è stata più forte... Allora, che ne pensi di questo? E' stato un colpo abbastanza duro? E grazie mille per la tua puntuale recensione!
the angelus: guarda, il paesiello esiste davvero, ed è davvero puntellato! Ho passato 2 mesi ogni anno per 14 anni in quel posticino dimenticato persino dalle capre! Per fortuna c'era anche mia cugina, con le nostre rispettive nonne e fratelli, abbandonati alla natura selvaggia (è proprio sua nonna che è mancata da poco...). Lo so che la vicenda gemelle brucia (non sei l'unica!), ma vi dico di pazientare ancora un poco!Come al solito grazie per i complimenti!
_mery jackson_: mi ha fatto piacere la tua recensione accorata! Mi spiace che subito dopo sia arrivato sto capitolo a rovinare i tuoi piani :P Ma mai perdere le speranze! Grazie mille per la recensione!
pazzafuriosa92: ecco soddisfatta la tua angoscia: ta-da! Ok, non fucilarmi! Lo so che in realtà ti intriga perchè c'è più azione e sangue :P Dai, scherzo! Piaciuta la dedica?! :D
_Wrath_: non preoccuparti per la lunghezza, fa sempre piacere conoscere bene cosa pensano i lettori! Allora, per il bambino non preoccuparti troppo, mentre hai ragione nel dire che non tutti la prenderanno bene: aspetta e capirai! Sì, Edoardo non è proprio l'emblema della gentilezza e della comprensione! E grazie per la recensione! (fa pure rima xD)
harderbetterfasterstronger: smettila con pia dei tolomei u_u e anche con megan fox :P Ad ogni modo, ora sei contenta?!? Spero di sì, perchè ci ho messo l'anima in 'sto capitolo! Nex sì, è una tipa tosta e in gamba, avrai modo di constatarlo anche più avanti :)
Kabubi: bella la Grecia *-* Hai fatto bene a recensire così tardi, sei più che perdonata! (sono io quella imperdonabile per i ritardi!) Parlando della storia, anzitutto, grazie della recensione, in secondo luogo, Mari e Fede viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda, sono empatiche e telepatiche :P Insomma, quando conosci davvero bene una persona prevedi ogni sua mossa! Per quanto riguarda Nex hai ragione, è una sagoma! Magari non vuole essere spiritosa o divertente, ma lo è inevitabilmente! E' una di quelle persone che fanno sempre ridere tutti, la carismatica del branco. E sono contenta che ti piaccia!

Buona Pasqua a tutti voi lettori!!
A presto,
Mizar

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Capitolo 27
*** Odi et Amo ***


27. t.s.e. Apologia dei XXVII capitolo: blablabla... bla... blabla... ormai scrivo sempre le stesse cose. Vi chiedo solo tanta pazienza. E' tutta colpa del liceo, prendetevela con lui u_u
Fortunatamente, mercoledì partiamo per la gita! Quattro giorni in Sicilia per staccare la spina :)


Non per fare autopubblicità (*sarcasmo*), ma ho iniziato a scrivere una raccolta dal titolo Invincibile creatura, che ha come protagoniste Veronica ed Elena. Insomma, se a qualcuno interessa può darci un'occhiata!

Questo capitolo è dedicato a pazzafuriosa92 (anche se non hai vinto, sarai sempre la nostra migliore latinista!) perchè la farà infuriare moltissimo (come al solito!), e a Veive (spero ti sia passato il mal di pancia, altrimenti questo capitolo è la panacea!), a cui invece piacerà molto!

***

Capitolo XXVII
ODI ET AMO

Mi svegliò una lieve carezza.
- 'Giorno - sussurrò Monica sorridendo, per poi posarmi un bacio sulla fronte.
- Ehi... - borbottai, strofinandomi gli occhi, non ancora perfettamente lucida. Come una doccia fredda, il ricordo di quella notte si riversò su di me: non avevamo fatto nulla se non restare abbracciate a baciarci, nessuna delle due aveva osato smuovere la situazione. Ed ero contenta così.
Mi misi a sedere, mentre Monica mi abbracciò da dietro, posandomi un bacio alla base del collo. Rabbrividii al contatto delle sue labbra con la mia pelle. Voltandomi verso di lei incontrai le sue labbra morbide.
- E' stato bello... questa notte - sussurrò lei, senza lasciarmi.
- E' stato dolce, molto dolce. Era tanto che non mi sentivo così... - aggiunse, poggiando il capo sulla mia spalla.
Non sapevo cosa rispondere, ma un'improvvisa agitazione si era fatta largo dentro di me.
Non solo verso una, ma verso ben due persone mi sentivo colpevole.
- Dai, andiamo a fare colazione - la esortai, prendendola per mano. Mi sentivo uno straccio e l'unica cosa che avrebbe potuto tirarmi su sarebbe stata una tazzina di caffè.
- Potrei avere del tè? - chiese Monica, avvicinandosi al bancone della cucina, dove armeggiavo con la caffettiera.
- Certo -
Dopo aver messo anche il bollitore sul fuoco, mi appoggiai al bancone incrociando le braccia e osservandola.
- Remore? - mi domandò improvvisamente lei, dopo avermi scrutata per un po'.
- Forse... - risposi, optando per la via dell'onestà: non avrei potuto mentirle.
- Ascolta Mari, facciamo finta che non sia accaduto nulla, okay? E' stato uno sbaglio, torniamo ad essere amiche e basta. Ci stai? - propose.
Rimasi in silenzio per alcuni opprimenti secondi, poi annuii, abbozzando un sorriso.
- Perfetto -

*

Federica si svegliò con un gran mal di testa, stretta fra braccia poco famigliari. Svicolò da quella stretta sgradita badando molto attentamente a non svegliare Ludovica. Allontanò con un piede il morbido piumone verde acido e scese dal letto.
Era stata una notte d'inferno: avrebbe tanto voluto alzare la cornetta e confessare a Mari ogni cosa, supplicare il suo perdono e la sua comprensione. E non le importava assolutamente nulla di umiliarsi, poichè la posta in gioco era troppo alta: non avrebbe permesso che il suo orgoglio si frapponesse ancora. Si diresse a passi lenti verso la cucina, saggiando con la pianta nuda dei piedi la morbidezza dei tappeti colorati e il freddo gelido delle piastrelle, e appena varcò la soglia lanciò un'occhiata all'orologio. Non credeva di poter dormire così tanto: erano le undici! Ritornò nella stanza per frugare nella sua borsa, dove giaceva sepolto il cellulare, come al solito. Faticò non poco, ma quando, stretto il suo trofeo in pugno, fece per lasciare la stanza, Ludovica si svegliò con un sussulto.
- Ciao Fe'... - mormorò sorridendo, il capo reclinato verso la spalla destra.
- Buongiorno - la voce le uscì a fatica, appena udibile.
- Siamo sole, non svegli nessuno se alzi la voce -
- Già, quasi lo dimenticavo... -
Ludovica si mise a sedere sul bordo del letto, come indecisa sulla prossima mossa e Federica non perse tempo.
- Vado solo un momento a fare una telefonata -, e si dileguò prima che l'altra avesse il tempo di reagire.
Compose il numero mentre si spostava barcollando per il corridoio, rendendosi conto che non si era ancora ripresa completamente. Si sentiva ubriaca, inebriata dagli effluvi del peccato notturno.
Quando premette il tasto verde sospirò di sollievo, accasciandosi su una poltrona.
Dopo ben sette squilli rispose una voce sconosciuta ma vagamente familiare.
- Pronto? -
- Sono... sono Federica. C'è Mari? - domandò disorientata, sicura di non aver sbagliato a digitare nonostante il caotico vortice che la assillava dall'interno.
- Mari è sotto la doccia... - disse, anche se Federica colse una nota di esitazione nelle sue parole e non ci mise molto a comprendere che all'altro capo della linea c'era la famigerata Monica.
- Potresti chiamarla? E' urgente -, Federica tentava di mantenere il tono monocorde la sua voce, non voleva lasciar trasparire alcuna emozione. Non a lei.
Ci fu un momento in cui si udiva solamente il ronzio della linea, poi la voce di Monica tornò a riempire quel vuoto.
- No, non può... ti richiamerà dopo -, Federica colse al volo il tono soddisfatto che stava usando Monica.
- Grazie -, ormai stava parlando ad una linea libera: Monica le aveva riattaccato in faccia.

*

La porta della doccia si aprì cigolando.
Posai un piede gocciolante sul morbido tappetino verde e afferrai l'asciugamano, per poi avvolgermelo attorno al corpo. Fischiettando, raggiunsi la mia biancheria intima.
Dopo aver messo le cose in chiaro con Monica, mi sentivo molto più sollevata. Ora non restava che parlare con Fede. Ancora non sapevo se omettere il piccolo dettaglio del bacio, del lungo bacio, oppure confessarle tutto e sperare che mi perdonasse. Occhio non vede, cuore non duole. Ma non avrei potuto convivere a lungo con quel segreto, prima o poi sarebbe saltato fuori e sarebbe stato peggio. Ovviamente avrei capito Federica se si fosse rifiutata di rivolgermi la parola, ma la conoscevo troppo bene ed ero certa che sarebbe tornata.
Mi frizionai i capelli, per poi rivestirmi.
- Hai finito, lumacona? - scherzò Monica, bussando alla porta.
- Certo, ti serve il bagno? -
- No, mi sto annoiando -, entrò sorridendo per poi sedersi sulla panca di legno.
- Scusa, è che perdo sempre un sacco di tempo con questi capelli - brontolai, stringendo alcune ciocche fra le dita.
- Almeno ti tengo compagnia -
Le sorrisi, riconoscente. Osservandola, mi resi conto che l'unica cosa su cui non avevo dubbi era che lei non avrebbe voluto che tutto tornasse come prima: era lei ad avere remore per la proposta che mi aveva fatto qualche ora prima.
Mi asciugai i capelli, sostenendo una faticosa conversazione con Monica, dato che riuscivo a stento a sentirla e passavamo la maggior parte del tempo ridendo per le stupidaggini che ci sembrava di udire. Inevitabilmente, stare con Monica mi rasserenava e rendeva il mio umore decisamente migliore.

*

- Ora devo andare, avevo detto a mamma che sarei rientrata in tempo per il pranzo. Ci vediamo domani a scuola e... grazie di tutto - disse Federica sulla soglia, voltandosi verso Ludovica, che si sporse per posarle un bacio a fior di labbra.
- Grazie a te -
Appena la porta si richiuse, corse giù per le scale, come se avesse avuto il demonio alle calcagna.
Aveva preso un'importante decisione: se Mari voleva giocare in quel modo, lei non si sarebbe di sicuro tirata indietro. Aveva aspettato la sua telefonata per tutta la mattina, per poi rendersi conto che non valeva la pena.

*

Dopo pranzo, mentre Monica ripassava chimica, mi rintanai in bagno per telefonare a Federica: era dal giorno precedente che non ci parlavamo.
Rispose al primo squillo.
- Non affrettarti troppo - ringhiò aggressiva.
- Cosa...? -
- E hai anche il coraggio di fare la perplessa! Sentimi bene, se tu eri troppo impegnata a farti quella puttana per richiamarmi, non pretendere che io ora chiacchieri amabilmente con te! -, Federica mi stava urlando contro tutto il suo rancore e, anche se non l'avrebbe ammesso, la sua paura.
- Fede... non è successo nulla. E non so perchè tu sia tanto arrabbiata... -, m'interruppe nuovamente.
- Ti prego, Mari, risparmiati le prese per il culo. Lo so che te la sei fatta -
- No, risparmiati tu queste scenate assurde! -, ora mi stavo irritando anch'io. A pensarci bene, non avrei dovuto averne alcun diritto, ma ad infastidirmi era il suo tono di voce, saccente e amaro, ma, al contempo, accusatore.
- Bene, allora torna dalla tua Monica. Quella viscida approfittatrice saprà consolarti a dovere - sibilò rabbiosa.
- Ora smettila! Tu non la conosci, non puoi parlarne così! Sei fuori di testa, completamente! -
- No, sei tu che sei fuori di testa! La difendi?! Prego, fai pure, ma quando mi cercherai sarò troppo occupata con qualcun'altra per risponderti! -
Con quelle parole chiuse la conversazione. Rimasi interdetta alcuni secondi, mentre la rabbia si contorceva nel mio stomaco con un animale in una gabbia troppo stretta. Strinsi i denti, fino a farmi male, la mascella contratta per evitare di perdere totalmente l'autocontrollo. In quel momento, avrei tanto voluto alzarmi e sferrare un pugno secco al muro, con tanta forza da farmi sanguinare le nocche, cosicchè il dolore alla mano sarebbe stato tanto forte da farmi scordare l'odio pulsante per la sua ultima affermazione.
Invece, mi alzai, mi sciacqua il viso, come se l'acqua fresca potesse spegnere quel fuoco d'ira che mi divampava dentro. Feci tre respiri profondi con gli occhi chiusi e quando li riaprii ero più lucida.
E mi sentivo più colpevole.

Monica tornò a casa sua verso le cinque, indifferente alla reazione della madre quando sarebbe venuto il momento di accoglierla nuovamente. Non le era una scena estranea e ormai sapeva che can che abbaia non morde. Le bastava entrare in casa, mandare a quel paese sua madre e poi rinchiudersi nella sua stanza a macerare, finchè avrebbe dovuto sbaraccare
nuovamente le tende.
Io, invece, decisi che avrei dovuto confidarmi con qualcuno di fidato. Esclusi a priori Giorgio e Davide: amici troppo intimi per poter mantenere quel segreto alle spalle di Federica. Anche Veronica ed Elena erano inadatte: la prima si sarebbe infuriata, probabilmente mi avrebbe presa a schiaffi, e la seconda avrebbe finito per rivelarlo alla sorella di Federica e le conseguenze sarebbero state le medesime della prima ipotesi. Puntai quindi a mio fratello Simone.
Lo trovai a colpo sicuro a casa di Walter, dato che la sua stanza era deserta. Avevo aperto la porta d'ingresso con la chiave si riserva, nascosta fra i fiori sulla scala, e li avevo trovati in salotto, stravaccati sul divano, a bere seven-up e giocare ai videogiochi.
Entrambi i loro sguardi erano ridotti a fessure, concentrate sulla televisione. Walter aveva i capelli castani spettinati, indossava i pantaloni di una tuta blu e una maglietta, che doveva essere stata verde, di Lou Reed, ormai sbiadita dal sole e dai numerosi lavaggi.
- 'Morning, milady. Tiè, beccati questa! - supposi che la seconda esclamazione fosse diretta a mio fratello, che era appena stato lanciato fuori pista dalla Subaru di Walter.
- Scusate, non vorrei interrompere la vostra emozionante competizione, ma mi serve Simone -
- Un attimo, Mari, finisco la partita e arrivo -, sospirai, lasciandomi cadere su una poltrona.
Quando finalmente la gara si concluse, dopo una poderosa imprecazione di Walter che aveva perso, Simone si dedicò ai miei bisogni.
- Dovrei parlarti un attimo - dissi a bassa voce.
- Walter, andiamo un attimo di là. Tu riscaldati per il prossimo round! -, mio fratello mi spinse con poca grazia verso la stanza di Walter, per poi richiudersi la porta alle spalle.
- Dimmi -, si sedette sul letto di Walter, ancora sfatto.
- Prima devi giurare che non lo dici a nessuno. E con nessuno, intendo proprio nessuno. Chiaro? -
- Sì, era implicito. Altrimenti non saremmo qui -
- Ti chiedo un'ultima cosa: limitati ad ascoltare e a consigliarmi alla fine, non ho bisogno di altri giudizi. So benissimo che ciò che ho fatto è sbagliato -
- Mari... mi stai facendo paura -, sospirai per poi inspirare profondamente, come a darmi forza.
- Ho baciato Monica e ho mentito a Federica. Ha tutte le ragioni per essere arrabbiata, ma il punto è che lei non sa nulla, eppure è come se... lo avesse percepito! Mi accusa di esserci stata assieme, quando in realtà è stato solo un bacio. Lungo e intenso, ma solo un bacio. Secondo me, però, anche lei, che ha trascorso la notte da Ludovica, non me la conta giusta. Figurati se quell'avvoltoio non ha almeno provato ad approfittarsi di lei! Insomma, ora mi sento in colpa perchè vorrei tanto dirglielo, ma, allo stesso tempo, ho paura che lei mi lasci, eppure, perchè non è finita!, la detesto, perchè so che è stata con l'altra, e vorrei rifugiarmi fra le braccia di Monica -, mi sedetti sul tappeto perchè mi girava la testa: avevo parlato così rapidamente che mi venne il dubbio che Simone non avesse capito nulla.
- Mari... - il mio nome suonava come una via di mezzo fra un lamento e un rimprovero.
- Non posso farci nulla! Io la amo, ma ora la odio! Anzi, la amo e la odio allo stesso tempo! - urlai, sbattendo un pungo sul tappeto.
Gli occhi mi scintillarono di lacrime di frustrazione.
- Forse Catullo aveva capito qualcosa dalla vita... - mormorai, sogghignando amaramente, pensando a come, poco tempo prima, aveva commentato i suoi componimenti al telefono, ridendo e giocando sui doppi sensi. Sembrava fossero passati anni.
- Quindi, ora vorresti sapere da me cosa fare? - domandò alzando un sopracciglio, perplesso.
- Già -
- Hai già scartato l'ipotesi di parlarle? -
- Non servirebbe a nulla, è come Veronica: strillerebbe e le verrebbe una crisi isterica e se fossimo faccia a faccia mi prenderei un, meritatissimo, ceffone. Poi mi lascerebbe -
- Allora decidi cosa vuoi fare. Non puoi tenere il piede in due scarpe. Rispondi sinceramente: ti piace Monica? -
- Probabilmente -


***

La posta di Mizar :

Kabubi: niente frastimi, grazie, ne ho già abbastanza di mio! Comunque era ovvio che, ad un certo punto, la coppia sarebbe scoppiata. E questo punto è arrivato. Direi che da qui la storia si fa decisamente più movimentata!
MorriganJo: la prevedibilità mi uccide, ed è per questo che vi stupirò ancora un paio di volte!
_Wrath_: mi spiace per le tue ginocchia, ma la scuola sta diventando un peso enorme (il nostro prof di italiano è riuscito a darci l'intera vita/personalità di Foscolo e i suoi Sepolcri, con relative letture, da un giorno all'altro!) e quindi sono abbastanza limitata nel mio uso del pc. Ad ogni modo, ecco che la frittata è fatta. E non affrettarti troppo a beatificare Monica...
pazzafuriosa92: eri proprio arrabbiata! Hai scritto un commento dislessico! Ad ogni modo, cara orazia, questo capitolo ti farà arrabbiare molto! A chi va la palma di Miss Antipatia?
Veive: grazie per aver riportato la mia pagina recensioni a dimensioni umane. Lo sapevo che saresti stata fuori di te dalla gioia (e ti assicuro che avrai modo di gioire ancora di più a breve!) e concordo con te: la carne è debolissima (prova ne saranno i prossimo capitoli *autospoiler* ops)
Nessie: lo so che ti fatto arrabbiare tanto con il precedente capitolo e questo non è molto meglio... dovrai pazientare ancora! E grazie, come al solito, per i complimenti! Scusa se non ho risposto al messaggio, ma continuo ad essere senza soldi. Non mi sono connessa per finire il capitolo, ma domani prometto che ci sentiremo (non dopo pranzo perchè sono a scuola)! Notte e un bacione enorme!
harderbetterfasterstronger: i tuoi commenti concisi sono divertentissimi! Per tutte le Pie dei Tolomei è una bellissima imprecazione, sappi che te la ruberò. E Pia non è che si sia divertita così tanto, Megan senza dubbio sì!
Emmaps3: bene, mi fa piacere che tu sia così gaudente, anche senza motivo (apparentemente, perchè scommetto che sei entrata al 100% nel Team Momo :P) Questo è solo un assaggio di ciò che accadrà dopo, diciamo che è il preludio. Ora c'è grande crisi...
hacky87: grazie, ormai mi sono attirata le maledizione di metà di voi, ma non importa ;) Il "giorno dopo" non è stato propriamente una strage, quella deve ancora accadere!
piccola peste: grazie, davvero, grazie mille per le belle parole! E anch'io, se mai avessi bisogno, ti sono vicina (anche se all'altro capo dell'Italia!). La faccine era più che eloquente!
_darkyneesan_: addirittura un festino? Oddio, sono onorata! Allora avrai avuto nuovamente modo di festeggiare! Prima o poi la finirò, cioè, è già finita, devo solo finire di riscriverla, ecco.
Apia: i tuoi commenti mi fanno sempre molto piacere, soprattutto per la cura con cui analizzi i fatti, quindi inizio con il ringraziarti. Ora sto decisamente meglio, anche se ad abbattermi ci pensa la scuola: tutti i professori si sono resi conto che sono indietro con il programma e quindi ci stanno caricando come muli da soma. Il tradimento di Federica è sia uno scatto di rabbia mal indirizzato, sia un infantile gesto di ripicca di cui poi si pentirà molto. Anche la questione non morirà qui...
Little Princess Mars: ehm... non ho aggiornato molto presto, però eccoti il tuo continuo! Il tuo entusiasmo mi fa davvero molto piacere, grazie!
manga_girl: oddio, non voglio essere responsabile di un tuo eventuale calo scolastico (non fare nottata per leggere 'sta roba!), però, al contempo, mi lusinga, perchè significa che non è tanto noiosa da indurre sonnolenza! Buona fortuna per fisica, io sono stata interrogata la settimana scorsa!
the angelus: l'effetto sonoro sarebbe senza dubbio il celebre pezzo della sinfonia 9 di un certo sordo, o sbaglio? :P E la faccina rende benissimo l'idea! E' curioso vedere come la stessa scena venga interpretata in maniera diversa, giustificando chi l'una chi l'altra. D'altronde, il mondo è bello perchè è vario (oggi sono in un mood filosofico). Diciamo che l'inferno non si è propriamente scatenato (Cerbero, attacca!), ma inizia un lungo logoramente e poi basta spoiler, te lo leggi ;)


Un grazie a tutti per la pazienza infita (spero)!
A presto,
Mizar

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Capitolo 28
*** Ferite Avvelenate ***


28. t.s.e.
Alcune parole prima di lasciarvi in pace a leggere: la gita è stata stupenda (non ero mai stata in Sicilia e mi è piaciuta davvero molto: ci hanno portati a vedere almeno una dozzina di bellissime chiese barocche, Taormina e Ragusa erano stupende e abbiamo mangiato tanti di quei cannoli da scoppiare; ci hanno anche portati a fare il bagno e ovviamente sono stata punta da una medusa e, nonostante io mi sia spalmata per ben due volte la protezione 50, sono riuscita a bruciacchiarmi le spalle!, così ora non sono più color mozzarella, ma rosa!), la settimana che le è seguita un po' meno, fortunatamente siamo quasi alla fine.
L'unica nota positiva è che finalmente anche quassù è esploso il caldo, tutto in un colpo solo, e io mi ritrovo già ricoperta di morsi di zanzara.
Dopo questo breve preludio, eccovi il nuovo capitolo (postato in tempi decenti, per una volta!).

p.s. Era da un po' che non controllavo "sono fra gli autori preferiti di..." e quindi ne approfitto per ringraziare manga_girl, _darkyneesan_, nemu e MorriganJo, ma in generale ringrazio anche coloro che avevo già visto e che non avevo ringraziato prima!

***

Capitolo XVIII
FERITE AVVELENATE

Simone tornò a gareggiare con Walter: apparentemente aveva riacquistato l'entusiasmo, ma i suoi occhi erano un po' più cupi.
- Vado a studiare, divertitevi - li salutai, per poi uscire, preoccupata per il peso che avevo scaricato sulle spalle di Simone.
Appena mi richiusi la porta alle spalle, iniziai a correre. Non sapevo esattamente dove andare, avevo solo bisogno di spossarmi fisicamente, in modo da annientare qualsiasi resistenza dei miei pensieri, impossibili da acquietare, troppo insensati e angoscianti per poterli affrontare.
Corsi come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, nemmeno per allenarmi. Corsi a ritmo serrato, senza posa, gli occhi semichiusi per proteggerli dall'aria frizzante. Corsi fino al Viale dei Pioppi e ogni passo che muovevo era una scarica di dolore che mi scuoteva dalle caviglie al petto. Corsi per venti minuti senza rallentare o concedermi una pausa.
I miei piedi mi avevano condotta esattamente dove il mio cuore avrebbe voluto essere: davanti a casa di Giorgio.
Sapevo di comportarmi da invadente maleducata, speravo solo che lui non fosse con Lara.
Premetti il campanello esitando, quasi avessi il timore che un suono prolungato avrebbe procurato un fastidio maggiore.
- Chi è? - una voce femminile, adulta.
- Ciao Rossella, sono Mari. C'è Giorgio? -
- Sì, certo! Sali, ho fatto i muffins! - mi invitò. Esitai un attimo prima di accettare la sua cortese ed entusiastica offerta.
Giorgio stava studiando letteratura italiana, il libro aperto sul pavimento, ripetendo ad alta voce la vita di Beccaria camminava per la stanza.
- Scusami Giò... - mormorai, entrando.
- Ehi! Che bella sorpresa! Che ci fai qui? -
Fu come se un fulmine mi avesse colpita e illuminata: non avrei potuto confidarmi con lui, mai, non riguardo a ciò che era accaduto con Monica. Giorgio era troppo onesto, il suo senso del dovere era ai limiti dell'eccesso, non sarebbe mai riuscito a manenere il segreto alle spalle di Federica, prima o poi gli sarebbe inconsciamente scappato, oppure si sarebbe confessato con lei per i sensi di colpa.
- Nulla, capitavo da queste parti e sono salita a fare due parole... sempre che tu abbia tempo - indicai il libro.
- Hai corso? - domandò, deducendolo presumibilmente dal mio respiro, ancora irregolare.
- Un po'... devo tenermi in forma - sorrisi.
- Bene, di cosa vuoi parlare? Spero non di scuola, perchè non ho ancora smesso di studiare da sta mattina presto! -

- Nulla di speciale... come va con Lara? - buttai lì, sedendomi sul suo letto e mi tolsi le scarpe sfilandole con i piedi, per poi allontanarle con un calcio.
- Benissimo! Lei è così... - fece un sospiro profondo e un sorriso ebete gli illuminò il viso.
- Così come? - lo incoraggio, sorridendo curiosa. Era strano vedere Giorgio in questo stato.
- Così dolce... simpatica... la sua pelle è morbida e liscia... -, mi trattenni dallo scoppiargli a ridere in faccia: era davvero esilarante osservare i suoi occhi diventare vacui e perdersi nella descrizione della sua ragazza.
- Okay, fermati, non voglio quel tipo di descrizione... - sogghignai, per prenderlo in giro. Difatti, arrossì prontamente.
- Per tua informazione non l'ho sfiorata nemmeno con un dito dove pensi tu - mi rimbeccò, quasi offeso, anche se non era ciò che volevo insinuare.
- Da quant'è che state assieme? -
- Dal 9 dicembre, il giorno in cui siamo tornati da Roma -
- Sono davvero contenta per te... Mi spiace di averti fatto star male, anche se inconsciamente, in questi anni -
- No, tranquilla... credo che alla fine io mi sia rassegnato e, semplicemente, quel sentimento è sbiadito lentamente. Lara... appena l'ho vista, il mio cuore ha fatto una capriola - sorrise, arrossendo.
Restammo in silenzio alcuni secondi, senza sapere come continuare esattamente il discorso, poi Giorgio cambiò completamente direzione.
- Come va con Federica? -
- Mm... diciamo che il suo trasferimento non giova alla relazione, ma non va male. Andrebbe meglio se lei fosse qui... - sospirai, ripensando ai primi mesi dopo la sua partenza.
Mi ero ridotta ad uno straccio, aveva perso anche mezzo chilo, per non parlare delle prestazioni sportive che avevano subito una brusca scivolata verso il basso. Ora, probabilmente rassegnata, stavo riacquistando me stessa, nonostante mia madre continuasse a lamentarsi delle mie occhiaie.
- Ce la farete, ne sono assolutamente convinto! -
Beato te...

*

Sedeva sul suo letto con gli occhi chiusi. Con il piede destro teneva il ritmo di una melodia inesistente, mentre le lacrime le bruciavano dietro le palpebre. Non era in vena di parlare con nessuno, non aveva pranzato, non aveva risposto al cellulare.
Voleva restare completamente sola a riflettere, nonostante le fosse impossibile, perchè ogni volta il pensiero di ciò che era successo le schiacciava il petto come un macigno, lasciandola senza fiato, compressa e oppressa.
Ciò che era accaduto con Ludovico non le era piaciuto per nulla, ma era stata una sorta di infantile vendetta. Monica era ancora peggiore di Ludovica: non solo era innamorata di Mari, ma tentava anche di metterla contro di lei per portarla dalla sua parte. Era proprio la doppiezza e l'ambiguità di Monica che la facevano infuriare.
- Fede - un mormorio proveniente dalla porta.
La ragazza aprì gli occhi di scatto, trasalendo, come colta in flagrante a fare qualcosa di proibito.
- Lasciami stare -
- No, ora ne parliamo -
- Mattia... ti prego, vattene, voglio stare sola -
- Questo l'avevamo capito, ma io non me ne vado - stabilì il fratello, sedendosi accanto a lei.
- Ti ha mandato mamma? - il tono di Federica era aggressivo e polemico, non era per nulla in vena di spensierate chiacchierate.
- Certo che no. Voglio solo... insomma, parliamone -
- Non c'è nulla da dire. Voglio tornare a casa - mormorò Federica, tirando su con il naso.
- Cosa è successo con Maria Cristina? -, non era necessaria una laurea per intuire il motivo di tanta sofferenza e tristezza.
- Monica - ringhiò, mentre quel senso di opprimente impotenza le attanagliava lo stomaco, rafforzandosi impietoso nonostante i suoi tentativi di metterlo a tacere.
Mattia rimase in silenzio, valutando le reazioni della sorella, indeciso se spronarla o lasciare che fosse a liberarsene con i suoi ritmi.
- La sta raggirando... sono convinta che le faccia credere che io sia... non lo, forse una grandissima stronza perchè, nonostante sia successo qualcosa anche fra loro, sono stata con Ludovica -
Ora Mattia era decisamente stupito e quindi decisi di limitarsi ad ascoltare, dato che Federica pareva aver sciolto la lingua.
- Non so con esattezza cosa le abbia detto, ma Mari è cambiata... la sentivo molto più... sospettosa, anche quando non c'era ancora nulla di cui sospettare, cioè fino a questa notte. Io sarò stata anche ingenua a non accorgermi del comportamento di Ludovica, ma lei è stata proprio una stupida se credeva che il sostegno di Monica fosse totalmente disinteressato -
Fece una pausa, giusto il tempo di prendere fiato.
- Lo so che ho sbagliato, sono la prima a dispiacersene, ma io non ho nessuna intenzione di stare a guardare mentre Monica la raggira così -
- E meno male che sono io l'ingenua... - aggiunse, tirando su con il naso.

*

26 marzo 2010
Roma
1.04

Cara Maria Cristina,
dato che non ha più senso continuare questa farsa, dato che la consideri tale, ti scrivo per dirti una sola cosa: se per te è meglio stare con Monica, che ti ha messa contro di me sfruttando le tue ansie e le tue paure, la prenderò con filosofia. Sappi però che nel momento in cui cambierai idea io non sarò lì ad aspettarti.

Federica

*

Era passato un mese e mezzo da quella famosa notte e, appena tornata da scuola, trovai nella buca delle lettere il breve messaggio di Federica.
Avevamo fatto pace, ci eravamo chiarite, anche se con fatica, nonostante io le avessi tenuto nascosto che ogni tanto frequentavo Monica.
Federica sembrava più tranquilla, avevamo ripreso a scriverci, a telefonarci con più frequenza, speculando su ciò che avremmo fatto nelle vacanze di Pasqua, quando ci saremmo riviste, ovvero di lì a due giorni. Sapevo di comportarmi scorrettamente nei suoi confronti, ma non potevo negare che Monica suscitasse dentro di me un'attrazione particolare: mi stavo prendendo il tempo necessario per decidere come condurre questa situazione, a cui volevo porre un termine il più rapidamente possibile.
Ovviamente Simone aveva continuato ad ascoltarmi e a consigliarmi: a suo parere avrei dovuto troncare immediatamente una delle due relazioni e, anche se io concordavo con lui, non avrei mai avuto il coraggio di chiudere quel capitolo della mia vita assieme a Federica, rappresentava una porzione troppo importante della mia vita, allo stesso tempo, però, era nato qualcosa dentro di me per Monica, un sentimento neonato, un germoglio, e avrei sofferto nel reciderlo.
Quella lettera capitava inaspettata e appariva quasi senza senso. Che cosa diamine è successo?!

*

12 febbraio 2010, pomeriggio inoltrato

- Quanto ci metti a rispondere? - rise Simone non appena udì la voce di Mattia nella cornetta.
- Il tempo necessario - grugnì.
- Devo parlarti un attimo... è una cosa molto seria -
- Anch'io devo parlarti di una questione... spinosa -
- Bene, inizio io perchè ho telefonato io: oggi mi è venuta a parlare Mari... ha tradito Federica -
- Non è una novità, a quanto pare... -
- Che vuoi dire? - Simone pareva perplesso, anche se da ciò che gli aveva detto sua sorella iniziava a delinearsi nella sua mente uno scenario più che plausibile.
- Anche Fede ha tradito Mari -
- Fantastico! E ora? -
- Innanzitutto non mi sembra il caso di intrometterci - stabilì Mattia.
- Concordo con te... sono abbastanza grandi per sbrigarsela da sole. Ma il punto è che Mari crede che Federica l'abbia tradita, ed è per questo, suppongo, che si è avvicinata a Monica -
- Se ti fa sentire meglio, la situazione a casa mia è identica: piuttosto che piangere da sola, convinta che Mari sia stata a letto con Monica, è andata da Ludovica -
- Ma Mari non ci è stata a letto -
- Come? Non mi hai appena detto che ha tradito mia sorella? -
- Sì, ma è stato solo un bacio. Almeno, questo è quello che mi ha detto -
Rimasero un attimo in silenzio.
- Mia sorella non ci è andata tanto per il sottile -
- Cosa vuoi dire? -, evidentemente Simone non aveva afferrato il messaggio fra le righe.
- Diciamo che hanno iniziato con un bacio... -
Ci fu un sospiro da entrambe le parti.
- Su una cosa, però, siamo d'accordo: se lo scopriranno, non sarà perchè glielo riveleremo noi - Simone non era mai stato così serio.
- Assolutamente sì. Però noi teniamoci aggiornati -
- Senza dubbio, così se dovesse capitare qualcosa non saremo completamente all'oscuro e potremo aiutarle. Ma solo in quell'occasione -
- Certo Athos, ho capito! Però... Fede sospetta... -
- Anche Mari, ma sono solo speculazioni, nessuna delle due ne ha la conferma. Potrebbero addirittura convincersi che sia uno scherzo dell'angoscia - lo interruppe Simone, che non riuscì a trattenere un sorriso sentendo l'amico chiamarlo in quel modo dopo tanto tempo.
- Va bene... ma a me non piace che si mentano così... -
- Lo so Aramis, ma dobbiamo aspettare. Senza dubbio chiariranno, quindi perchè ostacolale? -
- Già... ormai sono grandi, le nostre sorelline -
Risero.
- Su, cambiamo argomento... che mi dici di Porthos*? -

*

 26 marzo 2010, circa mezzanotte e mezza

- Non è un po' tardi? Domani c'è scuola - la rimproverò bonariamente Mattia.
Era andata a trovare Ludovica e si era trattenuta fin oltre la mezzanotte; suo fratello l'aveva aspettata in piedi perchè non era riuscito a prendere sonno e per coprirla la mattina dopo con i genitori.
- Lo so benissimo - rispose Federica, seccata. Non aveva bisogno di un'altra persona pronta a rimproverarla.
- Stavo scherzando... sei un po' nervosa... - le fece notare Mattia e fu un grande sbaglio.
- Fatti i cazzi tuoi - sibilò con cattiveria.
- Ascoltami bene, io non ti devo nulla. Se sei arrabbiata non è certamente causa mia, prenditela con la tua ragazza... o con la tua
amante -, Mattia non aveva mai replicato con così tanto astio e non era certo ciò che Federica si aspettava, quindi reagì con ancora più cattiveria.
- Almeno io una ragazza ce l'ho e non sono sola come te, che non riesci nemmeno a farti un nuovo amico - ringhiò.
- Meglio essere solo e sapere di avere degli amici veri, che mi aspettano senza tradirmi, al contrario dei
tuoi! -
- Cosa? -
Appena si rese conto di ciò che aveva appena detto, Mattia capì di essersi lasciato trasportare troppo dalla rabbia verso quella sorella che considerava un'ingrata.
- Nulla... - borbottò, tentando di lasciar cadere la questione.
- No, tu hai detto che i miei amici mi
tradiscono -, Federica gli sbarrò la strada, gli occhi scintillavano di rabbia.
Federica aveva capito che il plurale usato dal fratello era solo un generico collettivo, ma il soggetto era singolare e femminile.
- Ero solo arrabbiato, non volevo dire quello... nel senso che è tanto che non vi vedete, insomma, era tanto per dire... -
- No, tu stai mentendo - la voce le tremava. Mattia era un bugiardo quasi peggiore di Maria Cristina.
- No, davvero, non mi riferivo a nessuno in particolare, tantomeno qualcuno che ti riguardi... era una cosa in generale, ero solo arrabbiato, anzi, lo sono ancora, ma il punto è che... -, la sorella interruppe quel suo sproloquio affannoso, più rivelatore di altre mille parole.
- Smettila di prendermi in giro. Maria Cristina mi tradisce, non
i miei amici, è la mia ragazza. Mattia, dimmi la verità -
I due fratelli si squadrarono per alcuni secondi, gli occhi color cioccolato di Federica erano giù umidi di lacrime di frustrazione, mentre quelli azzurri di Mattia erano rassegnati.
Nonostante la promessa di non intromettersi e non rivelare nulla, era giunto ad un punto in cui non gli era possibile mantenere il suo distacco ancora a lungo.
- Sì, Mari ti tradisce - confessò alla fine.
- Come lo sai? - la voce rotta di Federica lo feriva. Ecco perchè non avrebbe dovuto lasciarsi scappare nulla, nonostante fosse così tremendamente offeso dal suo tono arrogante e irritato.
- Simone -
Federica mosse lo sguardo attorno a sè, ma senza focalizzare nulla di preciso, mentre la sua mente ricostruiva tutte le bugie di Mari e si immaginava complotti alle sua spalle anche da parte del fratello.
- Perchè non me l'hai detto subito? - tono di accusa.
- Simone ed io eravamo d'accordo sul fatto che foste grandi abbastanza per cavarvela da sole, senza che noi ci impicciassimo della vostra relazione -
- Mi sembra che non vi siate fatti molti scrupoli ad impicciarvi - ora il suo tono era risentito.
- Eri tu a venire da me a confidarti, non il contrario - le fece notare il fratello.
- E immagino quindi che tu abbia raccontato di me e Ludovica a Simone - 
- Già, ma Mari non lo sa -
- Sai benissimo che fra me e Ludovica non c'è alcuna grande storia d'amore, il sesso è raro... ma com'è la relazione fra Monica e Mari? - domandò, lasciandosi sfuggire un singhiozzo, sapendo che le avrebbe fatto male, ma quella notte voleva soffrire fino in fondo, succhiare via tutto il veleno dalla ferita, fino in profondità. Soffrire ora per poi non soffrire più.


*
Athos, Aramis e Porthos: i tre moschettieri di Dumas.

***

La posta di Mizar:

Nessie: io direi che nessuna delle due ha più ragione dell'altra, che ne dici? So che questo capitolo non ti sarà piaciuto per nulla dato che siamo lontani da rose e fiori, direi più filo spinato ed edera velenosa, e so che tu le vuoi rivedere assieme presto. Però ti dò una bella notizia: ho deciso di anticipare una cosuccia su cui ti ho fatto spoiler... :)
the angelus: dal prossimo, altro che fulmini e saette! Insomma, direi che è un bel "trampolino" per il prossimo capitolo. Amore e odio girano proprio uno in groppa all'altro e le protagoniste lo stanno ancora sperimentando. Devo confessarti una cosa, prometti di non odiarmi per questo: a me non piace la Pausini (mi spiace!); nonostante ciò, le parole che hai riportato sono più che veritiere!
harderbetterfasterstronger: altro che pace! Ma ne vedrai ancora di più belle nel prossimo capitolo, ti divertirai molto, ne sono sicura! Sono certa che odierai ancora di più Federica dopo questo capitolo... o no? 
_Wrath_: i miei quattro giorni sono stati molto piacevoli, tranne il fatto che l'hotel era talmente una catapecchia che non ci hanno nemmeno chiesto la cauzione! Poi ho mangiato divinamente (gli arancini al ragù :Q___ deliziosi!), ho visitato Taormina, Noto, Ragusa, Siracusa, Acireale, Acitrezza e Catania e dopo aver assaggiato la granita siciliana non ne berrò mai più un'altra quassù! Parlando del capitolo: in questo Ludovica è solo un'ombra, nominata ma non presente fisicamente e per un po' non comparirà più di persona, anche se dal prossimo ci sarà da divertirsi!
piccola peste: la Razionalità ha fatto le valigie e non è più di casa qui da un bel pezzo, direi! Non essere troppo perfida, che sorridere fa bene alla salute :) Che ne pensi di questo? E' stato abbastanza imprevisto? Io direi di no, però mi piace pensarlo!
Kabubi: se le disprezzavi prima, non so cosa provi per loro dopo aver letto questo capitolo! Non provi nemmeno un po' di pietà? E non mandare troppe maledizioni alla tua ex che poi potrebbero tornarti indietro. E comunque io urlo sempre davanti ai videogiochi, soprattutto Tekken e Tomb Raider!
MorriganJo: di nulla, sono io che ringrazio te perchè leggi e recensisci (sempre in positivo) la mia storia! E grazie per la promessa :)
hacky87: wow, fino alla morte! Che lettrici affezionate! Su questo hai ragione, è la differenza fondamentale fra le due: Mari è invaghita di Monica, mentre Fede non lo è di Ludovica. Federica ora non ha più bisogno di pensare male, dato che ne ha la conferma! Grazie mille per la recensione, mi fa sempre piacere!
Auri: già, la distanza è proprio una brutta bestia! Monica non è poi così candida e onesta, anche lei ha messo in atto le sue macchinazioni per irretire Mari, altrimenti non ci sarebbe riuscita! Certo, Fede ama Mari alla follia e nonostante le abbia scritto che non starà ad aspettarla, le sarà dura da mantenere quella promessa!
Little Princess Mars: spero che il capitolo non ti abbia deluso! E questa volta vi ho fatti attendere un po' meno del solito ;)
manga_girl: grazie per il meraviglioso, sono lusingata! Se lo scorso capitolo è stato un assaggio, questo è solo un'annusata, paragonato al prossimo! Complimentissimi per fisica! Dopo la mia interrogazione di fisica la prof ha commentato: "Lei è brava, sa fare tutto, ma è un po' lenta... 8!" Io la odio u_u
Apia: la situazione è confusa, ma, soprattutto, è degenerata. Come dici tu, Federica farà qualcosa di avventato, ma nel prossimo capitolo, che sarà un trionfo dell'irrazionalità umana e della follia (caro Erasmo...). Spero che questi balzi all'indietro non abbiano creato confusione, ho cercato di essere il più chiara possibile, senza scadere nel troppo esplicito. Ho salutato le coste della Calabria dall'aereo (è stato un rientro traumatico, il pilota è salito ad una velocità tremenda, temevo mi esplodessero i timpani, ed è sceso a Milano con altrettanta grazia! E' stata la prima volta che ho patito l'aereo, e spero l'ultima!), prima di sparire fra le nubi e fare cruciverba e sudoko con gli amici per un'ora e mezza.
Emmaps3: non preoccuparti, io sono l'ultima persona sulla faccia della terra a potersi lamentare dei ritardi! Monica ha decisamente esagerato e anche se c'è stato un consistente balzo temporale in avanti, ciò non significa che non verrete a sapere cosa è accaduto!

A presto e un abbraccio a tutti,
Mizar

 

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Capitolo 29
*** Countdown ***


Apologia del IXXX capitolo: non sono i soliti blablabla, ovviamente la scuola è sempre coinvolta, pensavo, una volta arrivati a giugno, di avere più tempo libero, invece mi sono ritrovata a studiare più di prima; inoltre, la stesura di questo capitolo mi ha impegnata molto a lungo, soprattutto perché ci ho riflettuto sopra molto. Senza altri indugi, vi lascio alla lettura!

Questo capitolo è dedicato a Nessie, per il sostegno.
***

Capitolo IXXX
COUNTDOWN

13 febbraio, mattina

Si stava preparando un panino tonno e insalata per l’intervallo. Era completamente sola, la madre probabilmente si stava risvegliando nel letto dell’ennesimo amante, e fischiettava un allegro motivetto per impedirsi di scoppiare in lacrime. Solo il giorno prima, Mari le aveva chiesto di dimenticare tutto. Una promessa che sapeva benissimo di non poter mantenere.
Dopo aver avvolto  il panino in uno strato di pellicola trasparente e averlo riposto nello zaino arancione, andò in bagno per sciacquarsi la faccia, nel tentativo di cancellare la stanchezza.
 
Scese in strada e si diresse verso la fermata del pullman, dove Antonella già l’aspettava con le cuffie nelle orecchie, fischiettando un motivetto.
- Allora?! Ieri ti ho telefonato una ventina di volte! – protestò Antonella appena la vide, cacciando una mano in tasca per spegnere la musica, ma poi il suo sguardo si addolcì notando gli occhi tristi dell’amica.
- Ho baciato Mari, l’ho toccata... – mormorò, osservando distrattamente gli altri tre ragazzini che aspettavano con loro due.
- E quindi?! –
- Mi ha chiesto di dimenticare tutto –
- Momo... – Antonella l’abbracciò, sospirando. Sapeva che sarebbe accaduto, era certa che Maria Cristina non avrebbe rinunciato a Federica.
- Non provare a dire “te l’avevo detto”, sto già abbastanza male –
- Non ne avevo l’intenzione –
 
Monica scese per prima e si incamminò verso il liceo a passo spedito. Fu sorpresa di trovare davanti alla porta Maria Cristina, che pareva aspettare proprio lei.
- Ciao Momo! – le si avvicinò, per poi abbracciarla. Monica rabbrividì irrigidendosi. Non voleva affatto essere trattata in quel modo. Poco importava se era una bugia bella e buona.
- Perché ti comporti così? – le domandò sottovoce, tentando di sottrarsi al suo abbraccio.
- Mi dispiace per quello che ho detto ieri – disse Mari, per poi posarle un bacio sulla guancia, troppo vicino all’angolo della bocca. Con il naso si ritrovò a sfiorare alcune ciocche dei suoi biondi capelli.
Un sorriso si accese sul volto di Monica. Forse ci sarebbe stata una nuova occasione.
 

13 febbraio, sera


- Ciao mamma, io esco, ci vediamo più tardi! – afferrai al volo le chiavi dello scooter per poi catapultarmi fuori casa, sbattendo la porta alle mie spalle. Sarei dovuta essere in palestra già da dieci minuti. A Giò non sarebbe piaciuto per nulla. In quel momento, però, la pallavolo era davvero l’ultimo dei miei pensieri e ne avrei senz’altro pagato lo scotto più tardi.

Avevo preso una decisione: dare una possibilità a Monica. Ogni telefonata a Federica era un litigio, una lunga lista di accuse e insulti, scenate di isterica gelosia. Non avrei potuto sopportarlo ancora  a lungo, soprattutto con Ludovica che fomentava la rabbia di Federica, indirizzandola tutta contro di me. Cara Fede, io ti avevo avvisata.


15 febbraio, subito dopo pranzo

- Com’è la situazione a Roma? – domandò Simone, appena Mattia sollevò la cornetta.

- Bollente. Ieri Federica ha chiamato Mari e lei era con Monica, quindi, appena ha staccato, è andata da Ludovica. Non ci vuole molta fantasia per immaginare cosa avranno fatto... –
- Mari ha deciso di dare una possibilità a Monica –
- E me lo dici così? Senza nessun tatto?! – protestò Mattia per la freddezza delle parole dell’amico.
- Non so come altro dirtelo, dato che fa stare male anche me. D’altronde, se tua sorella va a letto con Ludovica non vedo perché ci sia da scandalizzarsi così – Simone non sapeva nemmeno più cosa pensare, le parole di sua sorella l’avevano ferito, perché credeva di conoscere Mari e la sua Mari non si sarebbe mai comportata così.
- Nessuna delle due è da giustificare, su questo non ci sono dubbi –
- Mattia, cosa accadrebbe se si lasciassero? – Simone osò formulare a voce alta un pensiero che gli ronzava in testa da alcuni giorni.
- Sarebbe un disastro che coinvolgerebbe tutti. Le nostre famiglie sono troppo legate –


16 febbraio, subito dopo pranzo

- Davvero non è un problema? – domandò Monica, aggrappandosi al mio braccio.

Le temperature iniziavano a salire sensibilmente, quel tanto che bastava a riporre il cappotto e il giubbotto imbottito. Monica indossava una graziosa giacchetta color sabbia, al collo un foulard dalle tinte pastello.
- Sì, certo. Il martedì i miei pranzano sempre sul lavoro e Margherita e Simone sono innocui – la rassicurai, baciandole una guancia arrossata.
- Ciao ragazzi – li salutai entrando in casa. Erano già seduti a tavola, io mi ero trattenuta a parlare con Giorgio e Davide.
- Venite, fra qualche minuto è pronto – disse Simone, alzandosi per aggiungere un posto per Monica.
- Piacere, Monica – si presentò a mia sorella, che le porse svogliatamente la mano, quasi restia a toccarla. Quel gesto scatenò un lungo tintinnio dato che al polso di mia sorella facevano bella mostra di sé numerosi bracciali di metallo colorato.
- Margherita, piacere –
Rabbrividii al pensiero di quali battute idiote avrebbe potuto fare mia sorella. Tenni incrociate le dita, sperando che non trovasse alcuno spunto per commenti acidi. Non sarei stata in grado di sopportarla, ero già abbastanza confusa e sotto pressione. E non per mettere  in dubbio la mia colpevolezza o giustificarmi, ma per il baratro che si allargava fra Fede e me, che si allargava sempre più, nutrito della nostra rabbia e della incapacità di comunicare. Io non le avevo mai confessato della relazione con Monica, né lei mi aveva fatto riferimenti espliciti, ma nessuna di noi due era così stupida da credere davvero nell’innocenza dell’altra.
- Spero ti piaccia la pasta ai broccoli –
- Sì, certo. Mangio tutto... – poi aggiunse dopo aver riflettuto un attimo – tranne le melanzane! –
- Buon per te, niente verdure viola – le sorrise Simone, mentre Maggie alzava gli occhi al cielo.
- Sei in classe con mia sorella? - le domandò Margherita. Drizzai le orecchie, pronta ad anticipare una qualsivoglia sua allusione, ma il suo tono pareva neutro e la domanda fine a se stessa.
- No, nell'altra sezione. Tu che scuola frequenti? -, ero più che certa che Monica lo sapesse. Immaginai stesse tentando di intavolare una pacifica conversazione, anche se l'accostamento "Maggie"e "pacifica" è ossimorico.
- Scientifico -
- Anch'io ero partita con quell'intenzione, poi ho cambiato idea dopo aver ascoltato un ragazzo del classico raccontare della sua esperienza -
- Bene -

Alla fine, i miei timori si erano dimostrati infondati: il pranzo si era svolto tranquillamente, nonostante Maggie fosse piuttosto restia a conversare con Monica. Simone, invece, l'aveva osservata attentamente e pareva aver analizzato ogni sua parola. Credevo di aver intuito le sue intenzioni.
Siamo salite in camera mia e ci siamo sedute sul letto. Non c'è stato bisogno di molte parole per ritrovarci l'una fra le braccia dell'altra.
E questa volta ero certa di non desiderare solo un bacio.


17 febbraio, pomeriggio inoltrato

Era andata alle prove con un peso sullo stomaco, per poi rendersi conto la musica e il canto potevano davvero aiutarla. Si era così rifugiata per due ore in un mondo di note e pentagrammi, presa da acuti irraggiungibili e dalle complesse coreografie che stavano ancora perfezionando.
La compagnia della teatrale della scuola stava organizzando un musical del quale lei era uno dei personaggi principali. Era accaldata, con la voce stanca e iniziava a non sopportare più la stoffa nera dei pantacollant.
- Ancora una volta dalla battuta di Angelo - ordinò il professore di filosofia, che era anche il regista e l'organizzatore della stagione teatrale.
Federica si schiarì la gola, sistemandosi il microfono. Lanciò un'occhiata in direzioni del ragazzo che avrebbe dovuto attaccare con una battuta, la quale avrebbe dato il via alla canzone, dietro di lui stava Ludovica, in piedi su una sedia, già protesa in avanti, pronta a balzare giù.

- Va bene, ragazzi, basta così - dichiarò il professore, stramazzando su una sedia e facendosi aria con il capello. Federica si tolse il microfono e si diresse verso l'uscita, dove già l'aspettava Ludovica. Scesero fin negli spogliatoi della palestra, dove avevano lasciato i loro vestiti e i loro zaini.
- Io faccio una doccia, chi è con me? - domandò Anna, una bravissima ballerina dal fisico aggraziato.
- Assolutamente! -
- Io, io! Qualcuno mi presta lo shampoo? -
Nella foga generale, tutte si fiondarono nelle docce.
Federica detestava gli spogliatoi con tutta se stessa, la rendevano nervosa: si metteva sempre nell'angolo più nascosto e lontano dalle altre, si cambiava girata di spalle per timore che potessero pensare che lei stesse guardando una di loro. Si sentiva sempre in colpa e preferiva uscirne il più rapidamente possibile.
- Vieni a fare la doccia con me? - le sussurrò Ludovica, afferrandole un polso.
- Non credo sia il caso... -
- Dai Fede, usiamo la scusa delle poche docce. Le altre la fanno assieme -
- Ma alle altre non piace il corpo femminile -
- A me piace il tuo - il tono di voce usato da Ludovica si trasformò in un brivido che le percorse la schiena.
- Va bene, però mi presti il tuo asciugamano -
Appena una doccia si liberò, vi si infilarono loro due, badando di chiudere per bene la tenda.
- Sotto l'acqua sei ancora più bella - mormorò Ludovica. Non era nemmeno necessario che sussurrassero troppo piano, dato il rumore e gli schiamazzi delle altre, che avrebbe coperto anche l'esplosione di una bomba.
Federica non disse nulla, ma chiuse le labbra sul seno di Ludovica.


18 febbraio, sera

- Lascialo suonare - la pregai, mordendole un orecchio.
- E se fosse mia madre? - protestò debolmente Monica, che non aveva alcuna intenzione di sottrarsi alle mie attenzioni.
- Tua madre non suonerebbe il citofono e se fosse il postino troverebbe qualcun'altro da cui farsi aprire -
La mia risposta parve soddisfarla, perchè mi strinse con più forza le braccia attorno al collo, per poi cingermi la schiena con le gambe. Eravamo coricate nel suo letto sopra un fresco lenzuolo a fiori dai colori sgargianti, odoroso di ammorbidente e del suo profumo. Monica aveva deciso di approfittare dell'assenza di sua madre per una serata intima.
- Mi piace baciarti - sussurrò fra le mie labbra, inducendomi a sorridere.
Senza risponderle, m'introdussi con la lingua fra le sue labbra, carezzandole una gamba allo stesso tempo. Lei mugugnò, inarcando la schiena e premendo il suo bacino contro il mio.
- Scusate - qualcuno bussò alla porta, che avevamo lasciato aperta, della camera di Monica.
Ci voltammo di scatto.
- Toni! Come sei... chi... che ci fai qui?! - protestò Monica. Era la prima volta che la vedevo perdere la calma. Ci mettemmo a sedere rapidamente, un po’ impacciate per la sorpresa.
- Avevi detto che saresti stata da sola, così ho pensato di passare. E quando non hai risposto al citofono mi sono preoccupata -
- E come sei entrata?! -
- La chiave di riserva. Credi che non sappia dove la tenete? - rispose gelida la sua amica.
- Ormai... Mari, ricorderai senz'altro Antonella - mi indicò la ragazzi in piedi davanti a noi con un gesto brusco della mano.
- Sì, certo - annuii, però le porsi la mano come gesto di cortesia. Me la strinse rapidamente, era evidente la sua collera nei confronti di Monica.
- Toni... -
- No, Monica, non aggiungere altro. Ero solo preoccupata per te, mi dispiace -
- Antonella, resta. Dobbiamo ancora cenare, ordiniamo le pizze - le propose Monica,  stringendole una mano. Stava tentando di farsi perdonare.
Antonella, però, non era altrettanto convinta.
- Mi sembrava andasse meglio senza di me - le fece notare amaramente.
- No, Toni, per favore, non fare così! Noi stavamo solo... -
- Ho visto benissimo, non ho bisogno di ulteriori spiegazioni -
- Per favore, resta - tentò nuovamente Monica con tono supplichevole.
Io rimasi lì, in piedi accanto a loro, spettatrice della loro discussione, senza osare intromettermi.



19 febbraio, sera


- Happy birthday, mum! – esclamò Walter, scattandole una foto.
Lilith era appena entrata in casa, reggendo una busta della spesa piuttosto voluminosa, e ci osservava stupita.
- Auguri, cara – Ludovico le diede un bacio sulla guancia.
- Ma che... avete organizzato... – un enorme sorriso si fece strada fra lo stupore sul suo volto.
- Sì, mamma, guarda quanta bella gente! – rise Walter indicando il salotto.
Mia madre si era alzata per andare ad abbracciarla, mio padre era in piedi dietro il divano, le mani ancora unite dopo l’applauso per l’ingresso di Lilith. Simone reggeva una torta completamente ricoperta di nutella, che nascondeva un cuore alla menta, su cui erano state posizionate ventidue candeline, anche se gli anni che avrebbe compiuto erano esattamente il doppio.
Anche Veronica reggeva una macchina fotografica e, abbracciata a lei, Elena ne osservava il display.
Vi erano poi Hans e Clara, che nascondevano alle loro spalle i regali avvolti nella carta avanzata dal Natale.
- Non dovevate... – la mamma di Walter era ancora spiazzata.
- Sciocchezze, vieni a spegnere le candeline! – la esortò mia mamma, prendendola a braccetto.
- Walter, ridammi l’accendino
- I have already given it to you! –
- Io dovevo tenere la torta, quindi l’ho ridato a te! –
- It’s here! –
Quando finalmente l’accendino sbucò fuori, Ludovico accese le candeline.
- La canzone, la canzone! –
- Tanti augu... –
- What’s this?! Let’s sing in english! –
- Happy birthday to you, happy birthday to you... –
Lilith soffiò con forza sulle candeline, spegnendole tutte al primo tentativo. Seguì un fragoroso applauso nella penombra della stanza, illuminata a sprazzi dai flash delle macchine fotografiche.
Nella confusione degli abbracci e delle risate, mi avvicinai alla sorella di Federica.
- Vero, per caso hai sentito Fede? – le domandai sgusciandole di fianco.
Veronica aveva appena preso una fetta di torta e sobbalzò vedendomi apparire all’improvviso.
- No, ho sentito mamma. Le dispiaceva molto di non poter essere presente –
Mi limitai ad annuire.
- Dai Mari, vi rivedrete presto – tentò di confortarmi Elena, senza sapere che il problema era tutt’altro. D’altronde, come poteva parlare con cognizione di causa se nessuno sapeva nulla?
 

20 febbraio, mattina

Era come quando, da piccola, suo fratello le faceva i dispetti: le sventolava davanti agli occhi un pupazzo e poi glielo sottraeva bruscamente. E poi rideva. Desiderava con tutta se stessa di poter riavere la sua vecchia vita, che le era stata bruscamente sfilata dalle dita senza chiederle un’opinione né lasciarle il tempo di opporsi. Non aveva alcun senso ciò che stava accadendo fra lei e Maria Cristina: quella sorta di rapporto che aveva con Ludovica al distraeva, l’aiutava a scordare la sua ragazza e il male che le aveva procurato. Ma era qualcosa di completamente sbagliato.
Lei rivoleva Mari, desiderava ardentemente alzare la cornetta e confessarle tutto, per poi supplicarla di tornare assieme, di lasciarsi tutto alle spalle.

Alitò sul finestrino del bus urbano, per poi tracciare una linea con la punta dell’indice, rimanendo ad osservare come, lentamente, l’alone e la linea scomparissero.
Ci aveva provato qualche giorno prima, ma Mari era a casa di Monica. La rabbia che aveva provato e il dolore l’avevano spinta a reagire in tutt’altra maniera, iniziando con il mandarla a quel paese, accusandola di non avere nemmeno un briciolo di umanità.
Appoggiò il capo al freddo vetro, chiudendo gli occhi.
Improvvisamente, fu come se un fuoco l’avesse animata dall’interno, infondendole una nuova forza. Aprì gli occhi risoluta, sicura di ciò che aveva appena stabilito: avrebbe fatto nuovamente innamorare Mari di sé.



22 febbraio, pomeriggio

Qualche minuto prima mi ero seduta all'ombra del vecchio salice, ancora privo di foglie, con il caro libro di filosofia. Non avevo la mente lucida né la concentrazione necessaria per studiare, ma il giorno seguente sarei stata interrogata, quindi era una questione di forza maggiore.
Federica mi aveva telefonato la sera prima, lasciandomi senza parole: era stata così tranquilla e allegra, carica della sua usuale dolcezza che tanto mi mancava. Con parole serene e voce suadente mi aveva detto che le mancavo.

- Anche tu mi manchi... - avevo risposto, ancora sconvolta per quel suo brusco cambiamento di direzione.
Aveva riso e mi aveva detto che doveva scappare perché doveva andare a suonare per un raduno. Ero rimasta interdetta per alcuni minuti, prima di chiudere la linea a mia volta.
Per quanto mi sforzassi non riuscivo a capire cosa fosse successo. Sapevo solo che quella telefonata aveva messo in subbuglio tutti quei sentimenti che avevo represso qualche tempo prima.
Sfoglia distrattamente le pagine, contando le rimanenti. Mi restavano ancora tutte le stazioni del dubbio di Cartesio.
- Il genio maligno... che cazzata - borbottai, dando una manata al quaderno.

 
Non riuscivo a smettere di pensare a Federica: il suo volto, la sua risata, le sue parole, tutto di lei riempiva ogni angolo della mia mente. Strappai un ciuffo d'erba, rigirandomelo fra le dita, finchè me ne stancai.
Mi coricai supina, le mani dietro la nuca e le gambe allungate, osservando il grigio cielo di febbraio, che si era portato via la neve dopo i giorni della merla. Ora soffiava una brezza frizzante, che contrastavo con un pail e un paio di jeans lunghi. Avevo bisogno di aria fresca, aria nuova e pulita che mi schiarisse le idee.

 
 
23 febbraio, sera

Sfilai la maglietta fradicia di sudore, per poi gettarla nella borsa. Mi sedetti sbuffando su una panca di legno, osservando Nex saltellare tentando di slacciarsi le scarpe senza poggiare la suola a terra.
- Ti lavi i capelli? – le domandai indecisa, afferrando la coda di cavallo e osservando le punte.
- Sì, perché fanno schifo e se torno a casa mi addormento –
- Bene, allora mi presti lo shampoo? –
Riposi nello zaino tutti i miei indumenti puzzolenti e da un sacchetto estrassi il necessario per la doccia. Notai lo schermo del cellulare che lampeggiava: un nuovo messaggio.
- Allora?! – domandò Nex impaziente sulla porta del bagno.
- Inizia ad aprire l’acqua, io arrivo –
Non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Pasqua! Un bacione...
 
Cosa era cambiato? Federica si era stufata dell’elfo malefico? Soprattutto, Ludovica era coinvolta in questa storia?
Avevo l’amaro sentore che fosse tutto così strano da parere uno scherzo e non volevo avvicinarmi troppo alla fiamma per timore di scottarmi: non avrei sopportato di perdere nuovamente Federica.
Mi strinsi l’asciugamano sopra il seno e raggiunsi Francesca, che già s’insaponava sotto la doccia.
M’infilai nel suo stesso box, appendendo l’asciugamano all’asta della tendina. Così avremmo potuto parlare con più intimità, senza essere udite dalle altre, che, come al solito, urlavano e ridevano.
- Non vedo l’ora di andare a Milano – ridacchiò Nex, producendo uno strano gorgoglio.
- Come mai? – avrei dovuto essere euforica o almeno un tantino elettrizzata, invece mi sentivo solo stanca.
- Terra chiama, Cris! Le semifinali! – mi ricordò concitata.
- Ah già –
- Tutto qui?! Ah già?! –
- Ti prego, Nex, non è giornata... – tentai di smorzare il suo tentativo di coinvolgermi nell’entusiasmo pre-partita.
- Va tutto bene? – ora il suo tono era diventato apprensivo e preoccupato.
- Sì... cioè, no. Ma non importa, passerà –
- Problemi con Fede? – tirò ad indovinare con una certa sicurezza.
- Non ne sono certa... sono confusa... Ma davvero, lascia perdere –
E se Fede non mi stesse prendendo in giro? Se davvero volesse concedere al nostro rapporto una seconda chance? Chi ero io per negargliela?


24 febbraio, pomeriggio

Si lasciò cadere sul letto, allargando le braccia. Era serena, in pieno equilibrio interiore e, finalmente, si sentiva estremamente felice.

Sbirciò l’orologio a muro, le cui lancette segnavano le tre e venti. Maria Cristina sarebbe arrivata a minuti.
Sorrise fra sé, crogiolandosi nel ricordo e nell’aspettativa, finchè lo squillo del telefono la fece sobbalzare. Sul display lampeggiava il nome di Mari.
- Dimmi! – rispose con entusiasmo.
- Momo, ascolta, mi spiace ma non riesco proprio a venire, è una cosa dell’ultimo momento: mamma vuole che la accompagni dal dottore e poi... poi devo studiare... Senti, mi dispiace, facciamo per un altro giorno? – Monica intuì immediatamente che non le aveva detto tutta la verità. Lo studio non era mai stato un problema per Maria Cristina, era sempre riuscita a gestirselo tranquillamente.
- Ma ti pare! Vai tranquilla, ci sentiamo più tardi – il suo tono squillante celava una traccia di amaro in gola.
Federica non poteva essere tornata, ne sarebbe stata al corrente. E allora cosa aveva da fare Mari quel pomeriggio?
 
 
26 febbraio, sera

- Sei tu, tesoro? – la voce di Erica proveniva attutita dalla camera matrimoniale.

- Sì! Alle prove tutto tranquillo. Vado a fare una doccia e poi mi metto a dormire – rispose, chiudendo la porta d’ingresso a chiave. Si spogliò nel corridoio per poi lanciare i vestiti sudati in lavanderia.
Canticchiando fra sé una canzone dei Queen, raggiunse il bagno e aprì l’acqua.
Accese le applique sopra lo specchio, osservando la sua immagine riflessa, la pelle ancora più pallida del solito a causa della luce intensa. Il suo piano stava andando in porto: appena si era resa conto che anche Maria Cristina provava ancora qualcosa di forte per lei era entrata in uno stato di profonda euforia, che non era tutt’ora riuscita a smaltire. Doveva solo continuare così.
Avevano litigato per questioni così ridicole che, ripensandoci, se ne vergognava. Soprattutto si vergognava per ciò che stava ancora facendo, anche se con meno convinzione di prima e Ludovica se ne era accorta.
Proprio il giorno prima l’aveva interrogata in proposito, pretendendo una spiegazione seria. Federica non avrebbe ancora potuto rivelarle nulla, preferiva aumentare la distanza fra loro gradualmente: vedersi strappare bruscamente il suo pupazzo dalle mani, per Ludovica sarebbe stato un motivo sufficiente per un nuovo assalto. E questa volta sarebbe stata molto più aggressiva.
 
Si sfilò lentamente il reggiseno azzurro, liberando finalmente il seno con un sospiro. Prese la spazzola e ne passò i denti fra i morbidi riccioli, disfandoli lentamente, aiutandosi con le dita. Alla fine, una massa disordinata di capelli le circondava il capo come un’aureola, o come una criniera.
 
 
27 febbraio, pomeriggio

- Federica vi saluta! – annunciai entrando nell’appartamento di Davide.
In salotto mi aspettava il padrone di casa con ragazza al seguito, assieme a Giorgio e Lara. Entrambe le ragazze erano eleganti nella loro semplicità, nonostante fossero completamente diverse: Olivia impettita e sicura di sé, i ricci ribelli donavano al suo volto un’aria fiera e aggressiva, la stessa che comunicavano gli occhi scuri, mentre il liscio caschetto biondo di Lara la faceva assomigliare ad una bambina, ancora pura e lontana dalla realtà, illusione che anche gli occhi contribuivano a creare, con quel taglio allungato.
- Bene, quando la senti ricambia – sorrise Giorgio.
- Spero che arrivino in fretta, mi sento il quinto incomodo – sorrisi, sedendomi sul divano accanto a Lara.
- Mari, quand’è che ci porti a casa un ragazzo anche tu? – scherzò Olivia, io tossicchiai, trattenendo una risata notando Davide che alzava gli occhi al cielo.
- Ehm... non lo so... Insomma, si vedrà a tempo debito –
- No, tu non me la conti giusta. Siamo sinceri, i requisiti li hai – rise Olivia accennando con un gesto al mio corpo.
- Mi mancano le tette – constatai scrollando la testa.
- Dettagli – Olivia fece spallucce.
- Lo dici tu! -, Davide si meritò pienamente la gomitata nelle costole da parte della sua ragazza.
- Sei uno schifoso edonista – lo rimproverò Giorgio, circondando le spalle di Lara con un braccio, che appoggiò il capo alla sua spalla.
- Credo solo che anche l’occhio meriti la sua parte – sentenziò, Olivia gli fece una smorfia per poi baciarlo. Distolsi lo sguardo, cercando conforto in Giorgio e Lara, per poi rendermi conto che anche loro si scambiavano tenere effusione.
- Io vado a fare un giro in cucina – proclamai alzandomi. Nessuno diede segno di avermi udita, così mi allontanai dal salotto, infastidita.
Nel frigorifero trovai del tiramisù avanzato, così decisi di servirmi. Cercai un cucchiaino e mi misi all’opera: era davvero superbo.
Il campanello salvò la mia linea.
- Vado io, non scomodatevi a staccare le labbra – esclamai ridendo, attraversando quasi di corsa lo stretto corridoio, fino al citofono.
- Meno male che siete qui, potrei morirne –
- Che succede? – Elena pareva quasi preoccupata.
- Salite e ve ne renderete conto –
- Allora? –
- Coppiette che si sbaciucchiano – mormorai, mentre loro scoppiavano a ridere.
- Dai Mari, ti teniamo su noi il morale – mi sorrise Veronica, sistemandosi i capelli dietro le orecchie.
Avevano accettato di venire con noi per tenermi compagnia, dato che Simone e Walter erano andati a qualche festa a casa di amici, ed io non avevo alcuna intenzione di passare la sera a fare da reggi-moccolo a quei quattro. Perlomeno, Veronica ed Elena avevano abbastanza tatto da evitare di farmi sentire di troppo.
Giorgio e Davide si alzarono in piedi per salutarle: Davide ed Elena raggiungevano la stessa altezza, mentre Giorgio era persino più basso.
- Lei è Olivia, questa è Veronica... e questa è Elena – le presentò, dato che non avevano ancora avuto modo di conoscersi.
- Piacere –
- Probabilmente conosci mia sorella, è Federica, l’amica di Mari – spiegò Veronica.
- Certo che la conosco! Ma non avrei mai detto che siete sorelle, non vi assomigliate –
- Possiamo andare? – domandò Giorgio, prendendo Lara per mano.
Io mi aggrappai al braccio di Veronica, tentando di scordare che tutte le persone con me erano accoppiate.
- Forza Mari, ci divertiremo! – ironizzò Elena, dandomi una pacca sulla schiena, per poi riappropriarsi della sua ragazza.
- Da morire –
 
 
27 febbraio, sera

Monica camminava nervosamente per la casa, avanti e indietro, senza alcuna meta precisa, decisa solo a sfogare tutta la sua rabbia. Antonella non rispondeva al telefono, né al cellulare è al fisso.

Compose il numero per l’ennesima volta.
- Cosa vuoi?! – lo voce scocciata di Antonella la colse così impreparata che si impappinò, incapace di riproporle quel discorso che si era preparata accuratamente.
- Monica, io ti ho detto come la penso. Tu sei libera di fare ciò che vuoi, su questo non discuto. Ma se trascuri la nostra amicizia, allora non mi sta più bene, chiaro?! Nemmeno per tutte le Mari del mondo! –
- Toni, ti prego... vieni da me sta sera... –
- La tua Mari ti ha lasciata sola? – ironizzò Antonella, senza rendersi conto dell’effetto che le sue parole ottennero in Monica.
- Non lo so... sta sera era con i suoi amici. Ma noi dobbiamo parlare, indipendentemente da lei –
- Ecco, sarà meglio. Perché non voglio perderti... –
 
 
1 marzo, dopo pranzo

Mi ci vollero parecchi secondi per realizzare ciò che stringevo fra le mani. Nella buca delle lettere avevo appena trovato un pacchetto indirizzato a me, il cui mittente potevo indovinare facilmente.

Ritornai in casa, saltellando allegramente. Persino il sole era mio alleato e quel giorno aveva deciso di srotolare i suoi ancora timidi raggi, regalandoci una piacevole giornata.
- Guarda qua – ridacchiai con espressione ebete, sventolando il pacchetto davanti al naso di mio fratello.
- La tua donna? – inquisì Simone, io annuii con vigore.
- Quale? – quell’acida frecciata non mi sfuggì.
- Lasciami in pace – ringhiai, per poi sparire nella mia stanza.
Sapevo benissimo ciò che stavo facendo, o, perlomeno, ero convinta di saperlo. Fatto sta che avevo tutte le intenzioni di chiedere scusa a Monica per averla illusa. Ciò che davvero desideravo era stringere Federica, annusare i suoi capelli, baciare le sue labbra e toccare la sua pelle. Volevo sentirla appieno, con ogni senso.
Aprii il pacchetto, incredibilmente curiosa di rivelarne il contenuto. Strappai l’involucro senza troppi complimenti e mi ritrovai fra le mani una scatola, al cui interno era arrotolato un foglio.
- Un disegno... – mormorai, srotolando la carta. Era una lunga striscia decorata da un delizioso e complesso intreccio di vegetazione lussureggiante punteggiata da delicati fiori in tonalità pastello, il tutto animato da una serie di piccoli animali, per una lunghezza complessiva di circa mezzo metro.
Rimasi senza parole di fronte all’ennesimo manifesto della qualità dell’arte di Federica. La ringraziai mentalmente, sperando che il mio pensiero la raggiungesse. Nel frattempo, mi lanciai alla ricerca del cordless per ringraziarla di cuore.
 
 
3 marzo, pomeriggio inoltrato

- Sei sempre più lento! Roma ti impigrisce, caro mio – lo prese in giro Simone, lamentandosi per l’accidia di Mattia.

- Zitto, tu e la tua pancetta – sibilò Mattia. Aveva lo stesso tono di voce di chi si è appena svegliato: cavernoso e seccato.
- Ti ho svegliato? – rise Simone, apparentemente entusiasta di ciò.
- Sì –
- Insomma, io ti porto buone nuove e ti mi tratti a pesci in faccia. Mi ritengo profondamente offeso –
- Smettila, scemo, e dimmi – lo esortò Mattia con tutta la gentilezza di cui disponeva in quel momento.
- Mari ha deciso che vuole scusarsi con Monica per poi tornare a dedicarsi completamente a tua sorella. A quanto pare un suo messaggio l’ha mandata in confusione totale –
- Federica se la sta lavorando. Ha deciso di mettere da parte tutte le palle sull’orgoglio e la gelosia, per, molto semplicemente, mostrare Mari ciò che prova, al di là dei recenti avvenimenti –
- Brave ragazze... –
- Già, crescono bene. Tutto merito nostro, ovviamente –
Scoppiarono a ridere.
 

4 marzo, sera

- È
questo il gesto, non quella... cosa che stai facendo tu! – sbraitò la coreografa e Federica mandò giù l’ennesimo rospo. Era completamente stufa di doversi sorbire interminabili ramanzine per la posizione delle sue braccia, o troppo in alto, o troppo in basso rispetto all’asse immaginario tracciato nella mente della coreografa.
- Non riesco, non sono una ballerina! – protestò Federica.
- Tesoro, quando ti sei iscritta al corso di teatro sapevi che avremmo realizzato un musical. Se non sai ballare, perché sei qui?! –
- Per cantare, mi sembra lampante –
- Non sentirti superiore per la tua bella vocetta da usignolo, signorina. Ci sono ballerine decisamente più competenti di te, in questo gruppo! –
- Non lo metterei mai in dubbio. Ma io, dal mio canto, sono una cantante, una musicista, non una ballerina professionista! –
- Cara, se vuoi farti notare dovrai imparare ad essere poliedrica –
- Le ripeto: io canto, suono, dipingo persino! Se devo ballare, posso cavarmela, ma non mi chieda di fare come loro! – Federica indicò con una mano le tre bravissime ballerine del gruppo, cresciute a pane e danza.
- Signora, Federica ha ragione. Noi siamo il coro. Lei ha una bellissima voce ed è giusto che sia la protagonista, non chiediamo di cantare assoli, quindi non pretenda che si trasformi in una professionista da un giorno all’altro! – la appoggiò Stefania, la più piccola delle tre.
- Potrebbe perlomeno dimostrare un briciolo di impegno! – replicò sdegnata la coreografa.
- Ma io ce la metto tutta! Purtroppo la danza ai loro livelli mi è inaccessibile –
- Per oggi chiudiamola qui, ragazzi andate a cambiarvi – intervenne il professore di filosofia.
- Non prendertela – subito Ludovica si era affiancata a Federica.
- Già, Lulù ha ragione, non balli così male per non aver mai frequentato un corso di danza! Ricorda che anche noi ci siamo prese delle belle sgridate per l’impostazione vocale – nuovamente era intervenuta Stefania.
- Grazie ragazze, ce la farò – scherzò Federica, dirigendosi al suo zaino.
- La fai la doccia? – le domandò Ludovica all’orecchio, posandole un bacio sul collo.
- No, Lù, vado a casa a riposare un po’. La prossima volta – le sorrise, finendo di raccattare le sue cose, per correre via lasciandole solamente un bacio sulla guancia.
 
5 marzo, pomeriggio inoltrato

- Pronto? –

- Buongiorno! – esclamai, felice che avesse risposto al primo squillo.
- Amore! Allora, siete in partenza? – domandò Federica. L’avevo spiazzata, chiamandola con il telefono di Francesca dato che il mio giaceva privo di batteria sul fondo del borsone.
- Già, lasciamo il suolo patrio a minuti – scherzai.
- In bocca al lupo, Mari. Se vincete siete in finale? –
- Crepi! Sì, domani dobbiamo battere due squadre molto forti, poi saremo a posto –
- Sarai stupenda, come al solito... –
Arrossii: ancora non mi ero abituata a questo suo cambiamento.
- Fede... ti amo – mormorai, la sentii ridacchiare di gusto, per poi rispondermi che ne era davvero felice e che, ovviamente, il sentimento era ricambiato.
 
 
7 marzo, sera 

Mamma sedeva sul divano, in salotto, con la lampada alogena al minimo, le mani sul ventre e gli occhi persi nella penombra. Rimasi ad osservarla fra le sbarre del corrimano, nascosta nel buio, senza osare distrarla. Si stava carezzando il pancia, che iniziava a diventare evidente, con gesti lenti, affettuosi, sorridendo. I suoi occhi, però, erano distanti, probabilmente puntati sulla camera matrimoniale. L’ennesimo litigio con mio padre.

- Mamma... – la chiamai sottovoce, per non spaventarla. Lei si voltò verso di me, senza smettere di sorridere.
- Si muove – sussurrò, invitandomi a raggiungerla con un gesto della mano.
Mi sedetti accanto a lei, posando delicatamente una mano sul suo ventre e lo sentii. Un lieve colpo, poi un altro.
- Oddio! Mamma, ci può sentire? – le domandai eccitata per la novità. Non avevo mai avuto a che fare con persone gravide ed essendo nata per terza non avevo potuto sentire i miei fratelli.
- Sì, tesoro. Siamo ampiamente nella sedicesima settimana, quindi il feto ha iniziato da poco a muoversi e a reagire agli stimoli esterni. In questo momento, potrebbe essere ascoltarci succhiandosi il pollice – mi spiegò e solo in quel momento notai che i suoi occhi erano lucidi.
- È successo qualcosa con papà? – osai domandarle.
- Sì, tesoro, ma non mi va di parlarne con te. Non prenderla male, un giorno capirai -, io annuii.
In quel momento udimmo il cigolio di una porta e la sagoma di Maggie apparve in salotto.
- Posso? – domandò, indicando il posto vuoto alla destra di mamma, che annuì, invitando anche lei a sedersi.
- Senti Maggie, si muove -, lei posò subito la mano, imitando il mio gesto e stupendosi allo stesso modo.
- Mamma, sai già di che sesso è? – le domandò mia sorella.
- Non ho voluto saperlo dall’ecografia, ma una madre se lo sente. Quando tenevo in grembo i vostri fratelli percepivo un peso diverso e sensazioni diverse rispetto a quando ho avuto voi due –
- E quindi? – la incalzai sperando che soddisfacesse la mia curiosità.
- Aspetterete altri cinque mesi e poi vedrete – rise lei, abbracciandoci.
 
 
8 marzo, pomeriggio

- Permesso –

- Vieni, cara, entra! – la madre di Antonella era una signora robusta, sulla cinquantina, con capelli sempre perfettamente ordinati.
- Ho preparato dei biscotti, ne vuoi? -, Monica declinò la gentile offerta, sostenendo che aveva già mangiato qualcosa prima di uscire di casa. Cosa tutt’altro che vera dato che nemmeno per pranzo aveva toccato cibo. Aveva solo bisogno di Antonella.
- Ciao Momo, vieni -, l’amica sbucò improvvisamente davanti a lei, trascinandola in camera.
- Allora? Vuoi farmi spaventare a morte?! – la rimproverò Antonella.
- Cosa? –
- La tua telefonata! Sembravi sul punto di suicidarti -, Antonella la strinse con forza, togliendole il respiro. Monica si lasciò abbracciare, chiudendo gli occhi.
- Andiamo, dimmi cosa sta succedendo. Se è Mari a farti stare male, giuro che le faccio un bel discorsetto –
- No! Tu non dici niente a nessuno, intesi? Ad ogni modo, sì, il problema è Mari –
Monica fece una pausa, doveva riflettere sul modo migliore in cui esporre i suoi dubbi all’amica.
- Credo abbia ripreso a sentire Federica, perché ci vediamo sempre meno – mormorò.
- Lo sapevo! Ero certa che sarebbe finita così! Momo, perché non mi dai mai retta?! – le rimproverò Antonella.
- Toni, non ho bisogno di una paternale, ma di un’amica! –
- Scusa Momo, è solo che mi fa arrabbiare il modo in cui ti ha trattata! – Antonella l’abbracciò di nuovo, anche se con meno vigore di prima. Voleva essere un abbraccio di conforto.
- Io non lo so, non ne sono certa... È solo una mia supposizione... –
- Che avrà senz’altro delle prova che la supportino –
- Prove... intime, Toni, non mi va di parlarne –
- Intime come quella volta che sono entrata nella tua stanza e... -, Monica la interruppe – Esattamente, proprio quel genere di cose –
- Monica... mi dispiace... –
Dopo il terzo abbraccio di Antonella, Monica scoppiò in lacrime.
 
 
9 marzo, pomeriggio

- Okay, ragazzi, un po’ di silenzio! Ecco, così – Davide stava richiamando la nostra attenzione.

- Ho bisogno di sapere quanti biglietti volete. Uno alla volta! –
Eravamo in un bar, seduti nel dehors, complice il caldo sole che marzo portava con sé. Ormai, la neve e il gelo dell’inverno erano quasi dimenticati, per far spazio ad una temperatura mite. Per noi, erano sufficienti dieci gradi per tirare fuori le maniche corte.
Davide stava tentando di prendere i numeri esatti per farci avere i biglietti dello spettacolo di fine anno del loro gruppo teatrale e coreutico. Quell’anno Federica non si sarebbe esibita con loro, per ovvi motivi spaziali, ma, essendo l’esibizione  un sabato sera di giugno, l’avevano invitata per un assolo di violino.
- Davide, due biglietti! – esclamò Simone.
- Due? Viene anche Fra? -, lui annuì compiaciuto.
- Qua due – disse Elena, mentre Davide, chino sul suo blocchetto, prendeva numero e nominativo.
- Chi viene con te? – domandò perplesso ad Elena, dato che Veronica era coinvolta in prima persona nello spettacolo.
- La mamma di Vero –
- Okay... aspettate! – esclamò, mentre noi ci divertivamo a bombardarlo di numeri e nomi.
- Uno per Lara e uno per Olivia – gli ricordò Giorgio, sogghignando dell’affanno dell’amico.
- Fra poco ci manda a quel paese – rise Elena, mentre Veronica la rimproverava.
- Mari, la tua amica viene? – mi domandò, alzando la testa dal foglio.
- No, non credo – liquidai la sua domanda. Ad essere sincera, non volevo proprio che venisse.  Non quella sera.
 
 
12 marzo, pomeriggio inoltrato

-Cosa c’è che non va questa volta? – domandò Ludovica, seccata per l’ennesima interruzione.

- Siete fuori tempo! Fuori tempo! – scandì la coreografa, gli occhi ridotti a due fessure.
Federica non replicò, troppo stanca e psicologicamente demotivata per sostenere l’ennesima discussione con la signora. Certamente, aveva ragione a far notare loro che erano fuori tempo, ma reagiva con un’aggressività tale che li portava a fare sempre peggio.
- Per oggi basta, avete fatto schifo! –, con un dito indicò la porta. Era ora di andare.
- Stronza – sibilò Ludovica, all’orecchio di Federica, che non rispose nemmeno a lei.
Voleva tornare a casa il più rapidamente possibile e telefonare a Mari, per sfogarsi con lei.
- Fai la doccia con me? – le domandò Ludovica, con la solita voce suadente, carezzandole un braccio.
- No, Lù, vado a casa a riposare –
- Io non capisco cosa ti prenda! Un giorno sei allegra e allora va tutto bene, poi mi ignori e mi allontani! Pretendo una spiegazione – s’inalberò.
- Non c’è nessuna spiegazione, lasciami stare – replicò Federica, seccata dalla sua insistenza.
- Cosa ti ha detto Mari? L’hai ancora sentita?! – ringhiò sottovoce, afferrandola per le spalle.
- Lasciami andare, mi fai male –
Questa volta Federica reagì: si liberò dalla sua presa e le diede un ceffone, poi, approfittando dello stupore dell’altra, afferrò la borsa e se ne andò.
Suo fratello l’aspettava all’uscita per riportarla a casa.
- Fede? –
- Andiamo a casa, veloce – il suo tono sbrigativo fece intuire a Mattia che non era il caso di fare domande.
 
 
13 marzo, sera
 
Monica mi abbracciò, baciandomi con foga. Risposi al suo bacio, anche se, questa volta, era diverso: un campanello d’allarme nella mia testa suonava con tanta insistenza da perforarmi il cranio. La mia coscienza.
Non potevo più continuare con questa cosa, dovevo rompere una volta per tutte, in via definitiva.
- Mari... posso dirti una cosa? – sussurrò lei, gli occhi color del ghiaccio che brillavano.
Annuii.
- Ti amo –
Perfetto, come avrei potuto dirglielo ora? Ero paralizzata, non avevo idea di come avrei dovuto risponderle, così preferii rimanere zitta e baciarla. Non potevo raccontarle quella bugia.
 
 
15 marzo, mattina

- Volpe, la giustificazione? – la professoressa di italiano mi lanciò un’occhiata di disprezzo.

- Sì, eccola – ansimai, estraendola dalla cartella.
Quella mattina, per qualche strana combinazione astrale, nessuna sveglia era suonata, l’automobile non partiva, il pullman non passava, il motorino l’aveva già preso Simone, così Maggie ed io eravamo corse fino alle rispettive scuole.
- Siediti Volpe, stavo interrogando –
Raggiunsi a testa bassa il mio posto e mi sedetti, prendendo tutto l’occorrente e riponendolo sul banco facendo il meno rumore possibile per evitare di attirarmi addosso le ire della professoressa, che detesta i ritardi.
- Che è successo? – mi domandò Giorgio sottovoce.
- Non ci crederesti –
Rimasi in silenzio per il resto dell’ora, prendendo appunti come un automa.
- Finalmente! –, Davide si infossò nella sedia, distendendo gambe e braccia non appena la professoressa uscì dall’aula.
- Allora, hai sentito Fede? – mi chiese Lara.
- Sì, ieri sera. Dovrebbe partire il mercoledì 31, nel pomeriggio –
- Meno male, ci stavamo annoiando senza di lei –
- Già, non vedo l’ora – gongolai, speranzosa per quell’incontro. Avevo grandi aspettative: se avessi dovuto tracciare un grafico della nostra relazione, la linea che fino a poco stava scivolando inesorabilmente in caduta libera verso il basso, ora sarebbe schizzata alle stelle.
 
 
16 marzo, sera

- Ho mandato Ludovica a quel paese – proclamò Federica, spalancando la porta della stanza di Mattia.

- Hai fatto bene... –
Stava scrivendo una mail e l’improvvisa comparsa della sorella l’aveva spaventato.
- Non sopporto la sua gelosia, non ora che ho ritrovato il rapporto con Mari –
- Mi fa piacere sapere che sei rinsavita. Non mi è mai piaciuta quella lì – le confidò il fratello.
- Ci avrei scommesso... Okay, tutto qua. Vado a ripassare, buonanotte –
Mattia esultò stringendo un pugno e sollevandolo in aria, ridacchiando sotto i baffi. Era felice che sua sorella avesse finalmente scaricato quella parassita.
Ora doveva solo dirlo a Simone.
 
 
18 marzo, pomeriggio

- Ma che bella sorpresa, entra! -, in realtà non era affatto una bella sorpresa.

Monica ringraziò, per poi chiudersi la porta alle spalle. Sospirai, poi l’accompagnai di sopra.
- Volevi farmi una sorpresa? – le domandai, sorridendole.
Lei non rispose, mi saltò letteralmente addosso, costringendomi a coricarmi sul letto.
- Momo... – tentai di fermarla.
- Cosa? – era arrabbiata.
- No, così no –
- Senti di nuovo Fede, vero? – mi domandò a bruciapelo.
- Sì, ma non c’entra nulla. Non mi piace essere assalita così – mentii.
- Scusami – mormorò, per poi tornare a baciarmi. Questa volta con gentilezza, lentamente. Non riuscii a tirarmi indietro e mi disgustai da sola: non avevo la forza di allontanarla così bruscamente da me.
Trasalii quando sentii la sua mano insinuarsi sotto la mia maglietta e premere contro il mio reggiseno, per poi scivolarci sotto. In meno di un minuto, ci ritrovammo una di fronte all’altra in intimo. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo reggiseno acquamarina, raccoglieva perfettamente il suo seno.
- Ti piace? – mormorò, notando il mio sguardo.
Mi avvicinai, posandole un bacio sulla pelle bianca, ma di un pallore diverso da quello di Federica: la sua era proprio la tipica pelle del Nord, che non si abbronza, per diventare invece color aragosta.
Sentii la sua mano sfiorarmi fra le gambe e, istintivamente, mi avvicinai di più a lei, per godere ancora del suo tocco.
 
 
19 marzo, sera
 
- Non ho alcuna intenzione di accettare il tuo ennesimo rifiuto – sibilò Ludovica.
Le prove del venerdì sera erano terminate e nello spogliatoio di stava replicando per l’ennesima volta una scenetta che Federica detestava.
Dopo averla mandata al diavolo, si era sentita in colpa, così, in un certo senso, avevano fatto pace. Con il sesso, ovviamente. A Federica, però, non sopportava più la situazione. Altro che doccia assieme, sarebbe voluta fuggire, tornare a casa.
- Non avevo intenzione di rifiutare, Lù – mentì, cercando lo shampoo.
- Ah... meglio – l’altra era rimasta piacevolmente stupita e soddisfatta della risposta.
- Dai sbrigati, che ho freddo –
- Ci sono quasi, fammi solo ritirare... ecco! –
Federica si strinse l’asciugamano sopra il seno, mentre si avvicinavano alle docce.
- Insomma, Carlotta! Su quel sedere! Più morbida, più fluida! Sembri un vigile urbano! -, nelle docce, Anna stava imitando la coreografa, tentando di modulare la sua voce stridula.
Le facevano eco un coro di risate cristalline.
- È ancora fredda – mormorò Federica, saggiando l’acqua con la mano.
- Ti scaldo io... -, Ludovica la spinse dentro, chiudendo la tenda dietro di sé.
Iniziò a baciarle il collo, la clavicola, per poi scendere fino alla spalla. Federica chiuse gli occhi, subendo passivamente le attenzioni dell’altra.
 

22 marzo, mattina

- Meno una! – esclamai, scaraventando la cartella oltre il banco.
- Che?! – brontolò Davide, alzando gli occhi dal tomo di italiano, sul quale stava febbrilmente ripassando.
- Manca una settimana! –
- Cos’è tutto questo entusiasmo? – domandò acida Valentina.
- C’è una cosa chiamata amicizia, non potrai mai capirla – replicai, scrollando le spalle. Nulla, nemmeno quell’infida strega, avrebbe potuto rovinarmi la giornata.
- Sicuramente abbiamo due concetti diversi di amicizia – il tono in cui disse quella frase m’insospettì, così decisi di darle corda per vedere dove voleva andare a parare.
- Già, per te amicizia è una che ti fa i compiti e ti corre dietro per i benefici che ne può ottenere –
- Almeno io sono normale -, Davide alzò nuovamente gli occhi dal libro, questa volta perché aveva captato qualcosa di grosso nell’aria.
- Buon pro ti faccia... -, c’era qualcosa che non andava, qualcosa che non mi piaceva per nulla nella piega che stava prendendo la discussione.
- Ovviamente, ognuno fa le sue scelte e io ho scelto i ragazzi per andarci a letto, non le amiche – ridacchiò.
- Fai come ti pare... –, mi aveva sempre presa in giro partendo da questo punto, sempre, ma questa volta mi pareva diverso, era come sei davvero sapesse la verità. Ma come? Mia sorella non avrebbe mai potuto farmi una cosa simile... oppure no?
- Oh insomma, almeno ammettilo, toglici questa curiosità –
- Valentina, non sei la regina qua dentro, quindi dacci un taglio – intervenne Davide, seccato dalle sua battutine.
- Scusa, non credevo di parlare con te –
- Se parli con lei, parli anche con me, e se dai della lesbica a lei... beh, io mi arrabbio! Perché da una materialista sciocca figlia di papà io non accetto rimproveri ideologici: parli perché ti hanno messo le parole in bocca. E non solo quelle... – ringhiò Davide. Lo guardai stupita e sinceramente grata per questa sua improvvisa manifestazione d’amicizia. Certamente, sappiamo tutti che Davide scherza e fa lo stupido, ma è una persona di gran cuore e un amico leale, della qual cosa avevo appena avuto conferma.
 
 
24 marzo, sera

- Questa volta sei stato tu quello lento – ridacchiò Mattia.
- Andiamo amico, ho degli impegni io – replicò Simone, dandosi un tono.
- Tipo? Fare pucci pucci con Francesca? –
- Tutta invidia – lo rimbeccò, punto nell’orgoglio. Lui non stava facendo pucci pucci, certo che no, avrebbe dovuto essere una cosa ovvia.
- Dai, parliamo di cose serie: novità? –
- Allora, da cose dice la sorella, lei e Monica hanno ancora qualche incontro romantico e sai benissimo che non intendo la cena a lume di candela. Però sono meno frequenti di prima e, soprattutto, Mari vuole davvero chiudere tutto, solo che non ne trova la forza –
- Federica, invece, ha stipulato una sorta di accordo con Ludovica, un compromesso. Non so di preciso cosa le abbia raccontato, fatto sta che a Ludovica sta bene che si vedano di meno. Insomma, anche lei si è data una regolata –
- Bene, sono proprio contento. Siamo sulla strada giusta! Spero che la smettano con questa follia e tornino ad essere le due adorabili cozze di sempre... non ne posso più! – si lamentò Simone, anche se al suo interno era soddisfatto di come si stavano evolvendo le cose.
- Raccontami di te, invece! Allora, con Nex? –indagò Mattia, curioso.
- Insomma, non c’è male. Dovresti vederla senza nulla addosso... è uno spettacolo della natura! –
- No, grazie, non ci tengo proprio! –
- Comunque, va tutto alla grande! È davvero una ragazza in gamba. L’altro giorno ho conosciuto persino i suoi genitori... ma dimmi, invece, come va a te -, Simone era sinceramente preoccupato per l’amico e le sue relazioni sociali con altre persone al di fuori del nucleo familiare.
- Io come al solito: uno schifo. L’altro giorno ho litigato con Alberto che, come al solito, mi pigliava per il culo. Però questa volta l’ho mandato a quel paese. Non ne posso più di sopportare e basta –
- Hai fatto bene, quando ci vuole, ci vuole! – sentenziò Simone, che, nonostante conoscesse l’amico sin da quando erano in fasce, non riusciva ancora a farsi una ragione del carattere chiuso e timido di Mattia.
- Non vedo l’ora di tornare da voi. Non ho mai odiato un posto tanto quanto Roma, specialmente la mia classe di cretini – sbuffò Mattia, coricandosi sul letto e fissando il soffitto color crema.
 
 
25 marzo, pomeriggio
 
- Finalmente! Che bello sentire la tua voce... – mormorò Federica, immaginai senza fatica il suo volto sorridente.
- Amore, manca così poco... Non vedo l’ora! Non sai che ti farò... –
- Spero cose belle – rise. Mi mancava così tanto la sua risata!
- Certamente! Ti mangerò di baci – sussurrai, facendola ridere ancora. Era gratificante, mi faceva sentire importante.
- Anch’io, amore. Ho proprio voglia di dormire abbracciata a te... –
Eravamo in vena di cose stucchevoli e svenevoli frasi da innamorati. Ma che potevi farci? Insomma, avrei dovuto troncare definitivamente con Monica, ma la presenza di Federica mi avrebbe dato più forza. Sarebbe stato tremendo comunque, ma preferivo farlo subito per evitare di prolungare la sofferenza.
Nulla avrebbe potuto rovinarmi la settimana che stava per arrivare, proprio nulla.
 
 
***

 
La posta di Mizar:
 
MorriganJo: questo non è poi così breve... capisci perché l’altro lo era? Non ho postato tanto presto, mi spiace, ma ho avuto dei validi motivi! Abbi tanta pazienza, capisco quanto è terribile aspettare il seguito di una storia, soprattutto nei momenti clou! (Parlo per esperienza personale!)
Apia: atroce delusione, quando ho scoperto che sei una tifosa nerazzurra mi è venuto da piangere (hai perso la mia stima; no dai, scherzo!) Leggendo questo capitolo, per chi ti viene spontaneo parteggiare? Io credo di essere stata un po’ cattiva con il personaggio di Mari...
pazzafuriosa92: grazie per i complimenti tesoro! E che ne dici di questi flashback? Abbastanza interessanti per comprendere lo sviluppo della vicenda! Anche se poi la vera “bomba”, come ormai prevedibile, scoppierà nel prossimo (che, strano, ma ho già iniziato a scrivere!).
Nessie: la seconda sorpresa è che quella certa cosa che aspetti non è in questo capitolo! Ta-da! Dai, però questi flashback erano interessanti (spero!). Godrai nel prossimo capitolo, e anche molto! Un bacione patatoso!
Kabubi: come non mi perdoni?! Vabbè, quante storie per una vocale! Su, dimmi cosa ne pensi di questa roba! Chi ti sta più simpatica ora? Devo rimescolare le squadre?
_Wrath_: no, non stavi scherzando e nemmeno io (autospoiler, non farci caso); comunque Simone e Mattia, come hai potuto leggere, giocano un ruolo decisivo nella vicenda (e poi sono troppo simpatici! Li trovo molto teneri e fin troppo pazienti).
hacky87: eh, alle mani... chi può dirlo... non di certo l’autore onnisciente... Ma basta con gli spoiler, che ne pensi di tutto ciò? Sono stata troppo prolissa/noiosa? Come al solito, ti ringrazio per la puntuale recensione!
Veive: sì, le botte, il sangue, la violenza... non agitarti troppo che poi sudi e ti prendi la bronchite (come bronchiolo!). Tu sei una emerita stronza senza cuore: come puoi parlare così?! Ma povera Fede! Ecco, criticando lei critichi te stessa! Predichi bene e razzoli male... brava, brava! Oh sì, Tia e Simo sono proprio simpatici (e anche sfruttati alla grande, altro che schiavismo!)
the angelus: mi spiace, credo di star esaurendo tutte le scorte di pazienza che ti erano rimaste! Mi spiace ma il conto non è ancora arrivato a zero! Voglio farvi soffrire...! Anche se nel prossimo ci sarà qualcosa ti sorprendente (vi piacerà un po’ di azione!) e si potrà dire che “la bomba esploderà”. Che ne pensi ora degli schieramenti bene/bene?
Emmaps3: sì, abbiamo staccato ora e io ne approfitto per rispondere alle recensioni! (Sono troppo buona!) Non si può mai dire mai, io non sono prevedibile (e anche se il finale di questa storia potrebbe esserlo, non significa che nel prossimo episodio non capiti qualcos’altro....).
Jake_Me: mamma mia, non voglio che ti rovini gli occhi per causa mia (ho già la sanità mentale delle altre sulla coscienza!), quindi non fare più così tardi, promettimelo! Però sono contentissima che la mia storia ti piaccia così tanto e che tu possa rispecchiarti in Monica e Antonella!
manga_girl: lo so, ho fatto girare le balle a molte persone, abbiate pietà di me! Non sei stata l’unica a cacciare i fratellini dalla stanza per leggere in santa pace! A che livelli siamo con l’odio per Ludovica?
lilien: eccoti il seguito, sono davvero molto lusingata per i tuoi complimenti, non me li merito! Prometto che aggiornerò con più solerzia , sul serio! Ad ogni modo, Monica vi ha affascinate tutte, chi più chi meno, ma tutte quante (quindi sono contenta), mentre Fede me la tartassate quasi tutte (dico quasi perché ho gli schieramenti, il Team Momo e il Team Fede, insomma, è intuibile chi tartassi chi...), poveraccia!
piccola peste: ma che gioia risentirti! Avevo quasi perso le speranze!! Allora, che ne dici di questi flashback? E, in generale, di come si è sviluppata la situazione?  Spero che tu possa disporre presto di un pc!
 
Insomma, grazie a tutti quanti, lettori e ‘recensitori’, grazie a lilien, laksalsak e Lagunarock per avermi inserita fra gli autori preferiti e a coloro che ultimamente hanno inserito la storia fra le preferite/seguite (non riporto nomi perché, mi spiace, ma non ricordo più chi già le aveva inserite e chi no!)
 
Con l’estate, dovrei riuscire a postare più rapidamente, quindi a presto!
Mizar

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Capitolo 30
*** Il Gancio Mancino ***


30. t.s.e.
Lo so, vi ho fatto sudare questo capitolo. Spero che non deluda le aspettative di nessuno!
Buona lettura!

p.s. una dedica di cuore a pazzafuriosa92, Veive, Nessie, Emmaps3 e Kabubi (nonostante quest'ultima non se lo meriti per nulla!)! Grazie, grazie, grazie!!

Sondaggio: ho cambiato il font, vi piace? Lo trovo più 'pulito' dell'altro.



* * *


Capitolo XXX
IL GANCIO MANCINO

Non poteva ancora crederci. L'aveva fatto.
Ridacchiò nervosamente, realizzando solo ora quanto fosse stata avventata la sua decisione. Al momento, però, c'era qualcosa di più urgente che premeva dentro il suo petto; qualcosa di più forte, più impaziente.
Si era davvero stupita del suo gesto: i suoi non gliel'avrebbero perdonato tanto facilmente.
Chiuse gli occhi, tentando di rilassarsi.
Aveva già pianificato ogni cosa, sperava solo che Giorgio fosse disponibile. Aveva preferito tacergli il suo piano fino all'ultimo: conosceva molto bene il suo migliore amico e non aveva faticato molto ad immaginare che lui, appena messo giù il telefono, sarebbe corso a raccontare tutto a Mari, per evitarle preoccupazioni.
Non doveva andare così. Voleva che Mari ne restasse all'oscuro, fino alla fine.
Davide non era adatto, non per cattiveria, ma per il semplice fatto che era troppo occupato a rimediare fisica per prestare attenzione alle sue follie.
Ora era sola. Sola in un luogo chiuso pieno di gente.
Era certa che sua madre avrebbe capito, nonostante ciò temeva un suo futuro rimprovero. Suo padre gliel'avrebbe senz'altro fatta pagare molto cara. Gianni non capiva, non avrebbe mai capito: era da ben quattro anni che Federica si interrogava sul motivo della sua rabbia verso le figlie, ma ancora non era riuscita a trovare una risposta. Aveva persino tentato di estorcere l'informazione a sua madre, che, però, si era rifiutata, asserendo che, se e quando Gianni avesse voluto farglielo sapere, sarebbe stato lui a metterle al corrente. Per ora doveva accontentarsi delle sue truci occhiate.
Anche se, da quando erano a Roma, era cambiato. Aveva iniziato nuovamente a parlare con lei, interrogandola sugli amici e sulla scuola, e mostrando più entusiasmo di quanto avesse mai fatto per la sua musica e i suoi disegni.
Forse era cambiato qualcosa, ma non era ancora certa di cosa fosse realmente cambiato. L'unica differenza era che lei era lontana da Maria Cristina.

*

- Porca miseria! Ma per quale motivo ha il telefono staccato?! - sbraitai, furiosa.
No, non era possibile.
Prima mi manda quella lettera e poi sparisce nel nulla?! No, così non va. Dovevo trovarla, parlarle. Bisognava fare qualcosa!
Stavo perdendo il lume della ragione, sguazzando nell'indecisione e nel panico.
- Mattia! Come ho fatto a non pensarci?! - mi diedi una manata sulla fronte, componendo rapida il suo numero di cellulare.
- Mari? -
- Sì, sono io. Dov'è tua sorella?! - esclamai, isterica.
- Ecco, veramente... non lo sappiamo nemmeno noi. Mamma è fuori di sè: è uscita di casa senza dire niente a nessuno, senza avvisare! E ora ha il telefono spento. Non abbiamo idea di dove sia andata. Scusa ma ora devo andare, perchè i miei stanno dando di matto. Pensano di chiamare la polizia -
- Fantastico. Appena la sento... Ecco, a proposito, tu sai qualcosa di una lettera che mi ha inviato recentemente? -
- Ehm... credo di sì - balbettò, agitato.
- Credi?! -
- Mi è scappato, okay?! Lei... lei mi stava trattando come un'imbecille e... nella foga della lite mi è scappato! -
- Okay, Mattia, ora mi dici cosa ti è scappato. Esattamente - ringhiai.
- Di Monica. Di te e Monica - specificò a bassa voce.
Insipirai a fondo.
Ora capivo il senso di quella lettera. Ma io avevo ogni intenzione di troncare tutto con lei, non potevo che proprio ora crollasse tutto, non dopo la fatica necessaria a riavvicinarsi.
- Mattia... senti, lascia stare. Vado da Veronica, magari sa qualcosa -
- Ecco, brava, io torno dai miei... -
Staccai il telefono, lo infilai in tasca e, afferrata una felpa, scesi in garage. Lo scooter non c'era.
- Maggie - sibilai, guardandomi attorno alla ricerca della mia bicicletta, individuandola accanto agli attrezzi da giardinaggio di mio padre.
La inforcai e m'immisi sulla strada. Pedalavo rapida, l'aria fredda mi pungeva gli occhi e le guance.
Non volevo che tutto andasse a rotoli. Io amavo davvero Federica, ne ero certa. E forse l'avevo realizzato sul serio solo in quel momento.

*

Era sicura che, quando avrebbe riacceso il cellulare, sarebbe stato pieno di avvisi di chiamata. E quando si sarebbe fatta risentire dai suoi sarebbero stati guai. Ma ora non voleva pensarci, concentrata solamente sul suo obiettivo.
Eliminare la concorrenza era sempre stata un'ottima strategia commerciale.
Fino a quel momento tutto procedeva alla perfezione.
Soddisfatta, distese le gambe, allungando le membra. Erano in volo solamente da quindici minuti eppure era già stufa, impaziente di atterrare. Avrebbe telefonato a Giorgio non appena posato piede a terra. Poi avrebbe saldato personalmente ogni conto in sospeso.

*

Legai la bicicletta ad un lampione, precauzione superflua dato che nessuno avrebbe mai voluto rubare quella bicicletta che aveva circa l'età di mia madre. Scorsi rapida il citofono in cerca dei loro cognomi, individuando rapidamente la targhetta rosso granato su cui spiccavano, scritti in bianco, Cantalupo, Mantovani.
- Chi è? - rispose Elena con voce roca, come se si fosse appena svegliata. Controllai istintivamente l'orologio: erano le due.
- Sono Cris -
- Ehm.. sali - m'invitò, esitando per un momento.
La porta si aprì con uno scatto. Salendo le scale, mi domandai se non avessi interrotto qualcosa. Accidenti, ma proprio alle due del pomeriggio? Magari si stavano solo riposando... Conoscendole, era altamente improbabile.
Attesi qualche secondo in più sul pianerottolo, per concedere loro il tempo di rendersi presentabili. Probabilmente era solo una mia falsa deduzione, ma la precauzione non è mai troppa.
Mi concentrai sulla tinta pastello dei muri che faceva a pugni con il colore del corrimano. Ora basta, non potevo perdere altro tempo. Suonai con forza il campanello, che produsse un gioioso trillo, ferendomi i timpani.
- Eccomi - disse Elena aprendo la porta.
Bene, non era una falsa deduzione: Elena aveva i capelli spettinati, le gote arrossate, indossava un paio di pantaloncini blu scuro e una maglietta sformata. Era scalza.
- Scusate l'intrusione - mormorai, vergognandomi come una ladra mentre varcavo la soglia.
- No, nulla... figurati -
- Ehm... dovrei parlare con Veronica - le dissi arrossendo. Non riuscivo nè a vedere nè a sentire la sorella di Federica.
- Sono in bagno! - esclamò lei, che aveva senz'altro udito ogni parola.
- Andiamo di là -
Elena mi spinse nel piccolo salotto, facendomi accomodare su uno dei due piccoli divani di stoffa colorata. Lei si sedette su una poltrona cerulea.
- Eccomi - disse Veronica, piombando nella stanza e sedendosi sul bracciolo della poltrona occupata da Elena. Non mi ero mai sentita tanto in imbarazzo: era più che evidente che si era sciacquata la faccia e ora indossava la maglia del pigiama della sua compagna, forse la prima cosa che aveva trovato sotto mano. Per non parlare dell'enorme segno rosso che risaltava particolarmente sulla pelle diafana del suo collo.
Improvvisamente i dubbi mi assalirono: forse non era stata un'ottima idea andare da Veronica e dirle che Federica era irraggiungibile, anche perchè mi pareva evidente che non ne sapeva nulla. Probabilmente non l'avevano avvertita per non spaventarla inutilmente, però ora avrei dovuto dirle tutto. Come diamine avrei fatto a non racontarle nulla di Monica? Per non parlare di Ludovica!
- Senti, Vero... volevo parlarti un momento... - iniziai con voce incerta. Deglutii.
- Devo andarmene? - domandò Elena, già pronta ad alzarsi.
- No, resta, non è nulla di segreto... Per caso hai sentito Federica? Si è messa in contatto con te in qualche modo? - le domandai a bruciapelo.
- No, non la sento da qualche giorno. Perchè? -
Veronica non era ingenua, aveva subito intuito che qualcosa non andava.
- E' sparita da casa senza lasciar detto o scritto nulla. E il suo telefono è irraggiungibile - spiegai. Elena spalancò gli occhi, preoccupata. Veronica, invece, balzò in piedi.
- Cosa?! E' perchè nessuno mi ha detto nulla?! - esclamò, guardandosi attorno alla ricerca del telefono. Elena le afferrò un braccio, fermandola.
- Lasciami! Ora mia madre mi sente! -
- No, Vero, calmati tu. Se non ti hanno detto nulla sarà per non darti inutili preoccupazioni. Vero Mari? -
Io annuii.
- Comunque no, non l'ho sentito - ringhiò, ancora immobilizzata da Elena.
- Io ero... insomma, ero venuta per questo... però... vorrei parlarti un attimo per chiederti un consiglio. Posso? - inspirai. Ci siamo.
- Sì, dimmi pure -
Finalmente Elena lasciò andare il suo braccio e lei venne a sedersi accanto a me. Così le raccontai tutto: di come mi ero ingelosite per la presenza di Ludovica nella vita di Federica; di come ero entrata in intimità con Monica e del perchè l'avevo fatto; dei miei sospetti, anzi, delle mie certezze, relative alla relazione fra Ludovica e sua sorella; di come, però, ci eravamo riavvicinate lentamente; del fatto che ogni cosa stava tornando normale, io avrei lasciato Monica e lei Ludovica; della lettera, arrivata due giorni prima senza alcuna spiegazione. Parlai per diversi minuti, gli occhi bassi, troppo codarda per incrociare lo sguardo di Veronica, che sapevo essere severissimo.
- E ora lei è sparita... - sospirai, alzando gli occhi. Elena mi osservava sbaccalita, le dita della mano destra strette attorno al bracciolo della poltrona. Voltai lentamente il capo verso la sorella di Federica. Nel momento esatto in cui incrociai il suo sguardo, strinse le labbra. Non ebbi nemmeno il tempo di vederlo: mi diede un sonoro ceffone, come da previsione. Sentii il segno delle cinque dita bruciarmi sulla pelle.
- Come hai potuto?! - strillò. Elena intervenne, afferrandola di peso, per impedirle di rifilarmi un altro, meritatissimo, ceffone.
- Amore, calmati - le sussurrò l'altra all'orecchio.
- Come faccio a calmarmi?! Ma aspetta che torni mia sorella! Aspetta! Appena la vedo le dò uno di quei ceffoni che non si dimenticano! - gridò, mentre si dimenava, tentando di sottrarsi alla presa d'acciaio di Elena.
- Veronica, mi dispiace... - mormorai. Ero arrossita fino alla radice dei capelli.
- Vi dispiacerà moltissimo! Mari, lascia che ti dica una cosa: siete due complete cretine! Ma come avete potuto?! Avete montato tutto 'sto casino per cosa?! Siete proprio stupide! -
- Lo so, hai perfettamente ragione - non potevo far altro che concordare con lei. Aveva centrato alla perfezione la questione. Era stato tutto un'enorme, colossale cazzata. Se ci fossimo fidate di più l'una dell'altra non sarebbe successo nulla.
- Veronica, ora basta. Promettimi che terrai le mani in tasca -
Veronica rispose grugnendo, così Elena non si azzardò a lasciarla andare.
- Sentite, mi spiace davvero per l'intrusione. Forse non sarei dovuta venire - mi alzai in piedi, sistemandomi i jeans.
- Cris, aspetta. Mi... mi dispiace, scusami -, Veronica mi strinse con forza. Imbarazzata, le diedi alcune leggere pacche sulla schiena.
- Hai fatto bene, davvero, ho fatto di tutto per prendermelo -
- Sì, ma non avrei dovuto. Ora che si fa? Hai riprovato a contattare Fede? -
- L'ho cercata l'ultima volta nemmeno venti minuti fa ed era irraggiungibile, non credo che la situazione sia cambiata molto -

*

Atterrarono senza problemi. Quando scese dall'aereo, sentì un conosciuto formicolio pizzicarle le palpebre. Non voleva piangere, non poteva. Non ora! Si fece coraggio, sfregandosi il naso, poi si diresse a passo spedito verso il ritiro bagagli. Le persone attorno a lei chiacchieravano rumorosamente, ridendo e parlando a voce alta, mentre i bambini correvano per la grande stanza. Si infilò fra due persone per poter vedere il nastro trasportatore e individuò rapidamente il suo piccolo bagaglio. Recuperato il cellulare all'interno della borsa, chiamò Giorgio.
Aveva il respiro affannoso e le girava la testa.
- Fede! Ma dove... -
- Sh! Ascolta, tu non sai che io sono qui, chiaro? - sibilò Federica, dirigendosi verso l'uscita.
- Ma dove... -
- Giorgio, ascoltami un momento: sono all'aeroporto, potresti venirmi a prendere? -
- Sì, credo... credo che Gianluca sia a casa, mi facci dare un passaggio -
- Perfetto. Grazie mille, davvero -
- Di nulla, ma... posso sapere cosa sta succedendo? Sono tutti in subbuglio -
- Non ne potevo più di stare a Roma mentre quassù ne capitano di tutti i colori. Devo sistemare alcune faccende... E Mari non deve assolutamente sapere che sono qui, hai capito?! - sottolineò con forza le ultime due parole.
- Sì, va bene... ma... -
- Ti prego. Ti spiegherò bene più tardi. Ora, per favore, mi verresti a prendere? -, Federica si lasciò cadere su una poltroncina, la testa ancora in subbuglio.
- Sì, subito. Ti faccio uno squillo quando sono qua fuori, dammi quindici minuti -
- Grazie, grazie di cuore Giò - mormorò Federica, poi chiuse la conversazione. Chiuse gli occhi, tendando di rilassarsi in quei minuti d'attesa. La sua mente svolazzò come una farfalla fino a Maria Cristina... e a Monica. Subito una rabbia la investì, con tanta forza da farle digrignare i denti.
Si impose di non pensarci, di concentrare le energie positive verso ciò che avrebbe dovuto fare nel pomeriggio.
Forse il mal di testa, forse semplicemente la stanchezza, Federica si addormentò, finchè il suono del cellulare la ridestò rapidamente, procurandole la tachicardia.
- Sono qua fuori - era Giorgio.
- Arrivo -
Si alzò in piedi e uscì finalmente dall'aeroporto. Nel parcheggiò individuò facilmente la vecchia Fiesta di Gianluca.
Giorgio uscì dalla macchina, la abbracciò con forza.
- Ora mi spieghi, hai capito? -, lei annuì stancamente.
- Grazie mille, scusa il disturbo - disse a Gianluca salendo in macchina.
- Figurati, non stavo facendo nulla di importante -
Gianluca era il fratello maggiore di Giorgio a cui somigliava davvero molto, nonostante il colore dei capelli e degli occhi fosse esattamente l'opposto. Aveva ventiquattro anni e, per quanto ne sapeva Federica, era single e frequentava la facoltà di tecniche antropologiche a Bologna, dove condivideva un piccolo apaprtamento con alcuni amici. Probabilmente era a casa per un periodo di pausa, o di studio.
Gianluca guidava piuttosto rapidamente, incurante dei limiti di velocità, ma possedeva una prodigiosa prontezza di riflessi. Altrimenti, a detta di Giorgio, si sarebbe già ammazzato un paio di volte.
- Hai fame? Dopo faccio le tagliatelle al ragù - disse Giorgio, invitandola ad entrare.
- Ciao! - squittì una graziosa bambina , sbucata improvvisamente da dietro il divano. Aveva grandi occhi grigi e i capelli castano chiaro, lunghi e sottili. Esibiva tutta contenta un vestitino rosso.
- Ehi Gemma, ma come sei carina oggi - le sorrise Federica, posandole una mano sul capo.
- Resti a mangiare con noi, vero? - le domandò afferrandole una mano e spalanco i suoi occhioni color nebbia.
- Gemma, non essere invadente - la redarguì bonariamente Gianluca, staccandola da Federica e posandole le mani sulle spalle.
- Se non è un disturbo... - mormorò Federica, sentendosi improvvisamente di troppo, un'estranea.
- Certo che no! Mamma pranza da un'amica per... discutere di lavoro, quindi siamo soli - le spiegò Giorgio, ma Federica aveva notato l'esitazione nel suo tono di voce. Che fosse succeso nuovamente qualcosa con suo padre? Gliel'avrebbe senz'altro chiesto più tardi.

*

- Maria Cristina, ora siediti e mangia - mi ordinò mia madre con tono stanco. Era evidente che non si sentiva bene.
- Non ho fame, te l'ho già detto, per favore non insistere - le risposi, tentando di mantenere una certa sicurezza; non volevo darle dispiaceri e preoccupazioni, non ora che la situazione in casa mia era così tesa.
Probabilmente si rassegnò. Io ritornai in camera mia, dove mi distesi sul letto, il telefono sempre stretto in pugno.
Avevo rinunciato a telefonarle ormai da un po': se fossi stata costretta a sentire ancora una volta quell'irritante segreteria telefonica avrei potuto perdere veramente il senno. Perchè aveva il telefono spento? Dov'era?
Erica e Gianni, a Roma, si erano rassegnati a tentare di contattarla, ma era così preoccupati che avrebbero voluto chiamare la polizia, cosa da cui Mattia li aveva convinti a desistere: Federica stava bene, ne era certo, e ne avrebbero avuto notizie a breve. Speravo davvero che avesse ragione.

*

- Che cosa hai intenzione di fare? - le domandò Giorgio, accompagnandola alla porta.
Erano quasi le due e mezza e le nuvole che avevano occupato il cielo per tutta la mattina si andavano diradando.
- Non posso dirtelo, ma ti sono davvero molto grata per il pranzo e per il passaggio - arrossì Federica, stringendogli una mano.
- Andrai da Mari? -
- Prima devo sistemare una cosa... -
- Non dirmi che stai per... -, Federica, fulminea, si fiondò sul pianerettolo e scese le scale di corsa, urlando - Ci sentiamo sta sera! -
Giorgio, stordito, si ritirò nella sua stanza per riflettere.

*

Era perfetto. Il suo piano era perfetto. Camminava rapida, borsa stretta sotto il braccio.
Era il suo momento, doveva solo giocare bene le sue carte. Non aveva nessuna intenzione di cedere così facilmente e Mari, che era certa essere ancora innamorata di lei, non l'avrebbe riavuta con un solo schiocco delle dita. No. Questa volta avrebbe imposto lei delle regole.
Lei aveva chiuso con Ludovica: dire che ci aveva messo una pietra sopra era un misero eufemismo. Voleva dimenticarla, seppellirla, perchè aveva provocato solo danni.
Ad essere onesti, pensò Federica, me li sono proprio andati a cercare.
Se non si fosse messa in testa di restituire il benservito a Maria Cristina in quel modo, non sarebbe successo nulla. D'altronde, se la sua ragazza, attualmente definibile ex dato che le aveva detto chiaro e tondo che fra loro era finita, non avesse iniziato diventare così intima con quella stupida Monica nulla sarebbe successo.
Era stato come un gioco, uno stupido gioco che era sfuggito di mano ad entrambe.
Se avesse continuato a tenere il ritmo, sarebbe arrivata al Viale di Santa Caterina in meno di quindici minuti. Poi non le restava che individuare il suo portone.

*

Seduto a gambe incrociate sulla scrivania, Giorgio rifletteva. Era sicuro che Federica sarebbe andata da Monica. Plausibile e comprensibile.
Cosa aveva il diritto di fare?
Era un dubbio etico che lo stava consumando: il suo istinto gli diceva di telefonare a Mari, subito, di rassicurarla, dirle che Federica era tornata e stava bene, anzi, stava addirittura andando, probabilmente, a casa di Monica; l'altra metà del suo cervello lo incitava calorosamente a farsi i fatti suoi.
Non poteva restare apatico. Lui voleva agire, intervenire! Era nella sua natura, lui era fatto così. Però chiamare Mari avrebbe comportato che Federica si sarebbe arrabbiata con lui per non aver mantenuto la promessa. D'altro canto, se non l'avesse avvertita e poi lei fosse venuta a sapere tutto (cosa inevitabile), Mari non l'avrebbe mai perdonato.
Telefonare a Davide? Per cosa, poi? Per sentirsi dire che era un eterno indeciso?
Fissò con astio una crepa sul muro: non era giusto, alla fine finiva sempre lui in mezzo ai loro casini!

*

Fino al numero 21 la sua ricerca rimase infruttuosa: portone successivo, rapida occhiata ai campanelli, portone successivo...
Finalmente lo individuò al numero 23: Olmo, Zarkovskaja.
Per arrivare a quel portone era fuggita di nascosto, aveva mentito a genitori e amici, si stava comportando come una qualunque ragazzina ribelle che scappa di casa; senz'altro i suoi genitori sarebbero stati furibondi: aveva fatto tutta quella strada pregustando quel momento e l'attesa ne aveva amplificando il piacere, lentamente, ogni minuto in meno che la separava dalla sua destinazione, era motivo di una profonda soddisfazione. Ora era giunto il momento di agire e fu allora che esitò.
Si ripetè mentalmente il discorso che aveva articolato per tutta la notte, incoraggiandosi. Cos'altro aspettava? Era il suo momento.
Ora o mai più.

*

- Pronto? -
- Lara, sono io -
- Ehi Giò! Che succede, stai male? - gli domandò subito, ansiosa. Dal tono di voce del ragazzo evinceva senza fatica un tormento interiore.
- Federica è qui. Era a casa mia fino a poco fa -
- Cosa?! E Mari lo sa?! - s'agitò subito la ragazza, che fino a poco prima era seduta sul divano, ma alla notizia era schizzata in piedi.
- No... E' stata Federica a farmi promettere di non dirle nulla! Deve... deve fare una cosa. Poi andrà da Mari -
- Chiamala - stabilì Lara.
- Ma... - tentò debolmente di protestare.
- Fidati, dopo ti ringrazieranno. E se non lo fai tu, lo farò io - sentenziò risoluta.
- Ne sei sicura? -
- Non ti fidi? -
- Certo che mi fido, non dire sciocchezza! Lo sai... è solo che non voglio che succedano dei casini fra quelle due... -
- Davvero, Giò, fidati di me. Chiama Maria Cristina, immediatamente -
- Okay... sì. Va bene! Vado subito! - rianimato da un nuovo fervore, Giorgio salutò Lara e compose rapido come un fulmine il numero di Mari, che rispose al terzo squillo.

*

- Chi è? -
Era proprio la sua voca. Federica deglutì, poi, avvicinò le labbra alla griglia di metallo.
- Sono Federica -
Monica non reagì, probabilmente spiazzata.
- Potresti scendere un momento? - aggiunse Federica, fissando il consunto metallo dell'apparecchio.
- Arrivo -
Federica liberò un sospiro sollevato, appoggiandosi al muro di mattoni. Sentiva già la pressione sanguigna aumentare e il discorso che si era preparata con tanta cura e attenzione era svanito in una nube di caos e parole confuse.
Sobbalzò quando udì lo scatto del portone, poi si ritrovò davanti Monica.
Aveva i capelli raccolti in una morbida coda, indossava un paio di pantaloni neri della tuta e una felpa sformata ma Federica ne percepiva comunque il fascino.
- Cosa vuoi? - la attaccò subito Monica.
Federica strinse i pugni e i denti, poi le riversò addosso il suo rancore.
- Sei una subdola incantatrice! Hai messo in testa a Mari idee assurde! Io non si chi ti credi di essere per  pretendere di giocare con la vita degli altri in questo modo o magari a te non importa nulla! Giusto: tu sei l'austera Monica, quella che non parla e non soffre, quella che non ha nemmeno sentimenti a quanto vedo. Non ti sei fatta nessuno scrupolo a scoparti Mari alle mie spalle! Tanto a te non importa nulla, vero?! -
- Innanzitutto, datti una calmata: io non ho costretto nessuno a fare nulla, va bene?! Chiedilo alla tua Mari, tua si fa per dire, com'è andata realmente! -
- Tu l'hai manipolata: lei era sola, era fragile e tu ti sei subito inserita in quella breccia, ne hai approfittato senza scrupoli! -
- Da cosa mi raccontava Mari, nemmeno tu ti sei fatta tanti scrupoli a scoparti una stronzetta della tua classe, quindi non mi pare proprio il caso che tu venga qua ora ad accusarmi -
- Io sono stata con quella solo perchè sapevo che Mari mi stava tradendo: non giustifico il mio comportamento, è stato immaturo, sciocco, anzi, da deficienti totali, ma ho avuto i miei motivi, stupidi, ma li ho avuti. Io e Mari ne avevamo parlato, sai? E io ho piantato in asso la stronzetta, come dici tu. Pensavo che andasse tutto bene, poi scopro che invece tu e Mari ve la spassavate alle mie spalle. Questo, Monica, è ben diverso, chiaro?! -
- Sarà come dici tu, ma io non devo rendere conto a nessuno di ciò che faccio. Se mi piace Mari e lei ci sta perchè non posso andarci a letto? -
- E' solo questo per te?! Solo.. sesso? Mi fai proprio schifo... -
Per la prima volta da quando aveva udito il nome della Mantovani, come la chiamava nei suoi momenti migliori, si infuriò veramente, esplodendo anche lei.
- Non è solo sesso! Io amo Mari! Senz'altro molto più di te! -
Federica rimase interdetta per un attimo, giusto il tempo di riordinarsi le idee, poi riprese, rapida, l'assalto.
- E' così tu l'ameresti più di me?! Dio, che discussione ridicola! Tu, tu sei ridicola! -
- No, cara, ti sbagli di grosso: sei stata tu ad andartene, è colpa tua se Mari è venuta a carcare il mio amore, Federica, il mio! -
- Anzitutto, tieni per te la tua ipocrisia da quattro soldi. In secondo luogo, sei stata tu, con la tua subdola malvagità, a sedurre la mia ragazza, va bene?! E' iniziato tutto a causa tua! -
- Beh, non mi dispiace affatto, eppure non sono fredda e senza cuore e sai perchè? Perchè io amo Mari! Lo sento qua e tu hai poco da fare l'isterica, perchè se questa è una guerra... ho vinto io - sogghignò Monica.
- Maria Cristina non è un trofeo o un premio, non è la posta in palio! E' una persona, una persona che amo!, con dei sentimenti... e sono certa che sa qual è la cosa migliore da fare -
Federica tentava di non scomporsi troppo, ma non era facile. Persino Monica, a tratti, lasciava cadere la sua maschera austera. Era davvero troppo difficile restare impassibili di fronte alla rabbia dell'altra, perchè, nonostante Monica facesse di tutto per camuffarla, l'ira era incontenibile da entrambe le parti e le parole si facevano più taglienti, scelte con più cura.
- Certo che sa qual è la cosa migliore: infatti la sua scelta l'ha già fatta, facendo sesso con me nonostante voi foste apparentemente tornate assieme - sghignazzò Monica, soddisfatta.
Ma il sorriso non le rimase a lungo sulle labbra. Non lo vide nemmeno arrivare: Federica aveva sferrato un pugno dritto al suo viso.
Il colpo era leggermente arcuato, dal basso verso l'alto, e sentì immediatamente il sapore di sangue fra i denti. Federica rimase stordita per un istante: non aveva mai, mai, tirato un pugno a nessuno in tutta la sua vita, nemmeno ai suoi fratelli dopo le peggiori litigate!
- Cazzo - imprecò Monica, gli occhi scintillanti di lacrime. Sul labbro si era aperta una fessura rosso scarlatto, da cui fuoriusicva copioso il sangue.
- Mi dispiace... non... non era mia intenzione -, Federica si avvicinò con circospezione alla "rivale".
- Stronza - ringhiò Monica, ricambiando il pugno con un sonoro ceffone.
Nel giro di pochi istanti si stavano accapigliando come delle piccole delinquenti: volavano pugni, calci, dolorose unghiate. Il tutto accompagnato da una discreta dose di scurrilità che Mari non si sarebbe mai sognata di udire da nessuna delle due.

*

Le trovai in quello stato, una avvinghiata all'altra: ma non era un abbraccio per nulla amorevole. Le macchie di sangue mi sembravano decisamente troppe.
Lasciai cadere senza cura la bicicletta e loro nemmeno si accorsero del fracasso. Mi precipitai a dividerle.
- Fermatevi, basta! Siete rincoglionite di botto?! - esclamai, inserendomi in quella lotta furibonda e ricevendo uno schiaffo e un'unghiata sul collo.
- Mari! - squittirono all'unisono.
- Che... ma che vi è preso?! Fede... Monica... -
Ero senza parole, completamente a corto di idee intelliggenti da esternare. Solo due paia di occhi adoranti che mi fissavano.
- E' stata lei, è venuta qua per insultarmi! E mi ha spaccato il labbro! - si difese subito Monica, premendosi una mano sulla bocca per tamponare il sangue che le aveva irrimediabilmente rovinato la felpa e che aveva raggiunto anche gli abiti di Federica.
- Io sono solo venuta a chiarire le cose! Mari ama me, tu sei stata solo un passatempo. Vero? -
Se il tono che Federica aveva usato contro Monica era molto simile al ringhio di un cane che difende il suo territorio, quando si rivolse a me pareva un cucciolo ferito in cerca di consolazione.
E lo era davvero.
Nonostante la brusca separazione, il periodo di silenzio e tutto il resto... era innegabile quanto ancora amassi Federica. Era arrivato il momento di assumermi pienamente le mie responsabilità.
- Che succede?! - una voce preoccupata fece sobbalzare tutte e tre.
Era l'amica di Monica, Antonella, trafelata.
- Toni! Diciamo che stiamo sistemando la questione... -
Antonella fissò ad occhi sgranati il suo labbro, per poi iniziare a rimestare furiosamente nella tracolla di stoffa colorata. Federica la osservava in silenzio, intensamente. Feci un passo verso di lei.
Il suo profumo mi stordì e, sponteamente, le posai un bacio su una guancia, indugiando alcuni secondi più del necessario. Percepii il suo corpo irrigidirsi e poi sciogliersi e dentro di me qualcosa si rilassò. I secondi più lunghi mai trascorsi fin'ora, con il naso premuto contro la sua pelle morbida, beandomi della sua delicata fragranza dalla quale mi ero separata per troppo tempo.
- Non volevo colpirla - mormorò Federica.
- Sì, certo. Miss Santità. Guarda in che condizioni è il suo labbro! - esclamò brusca Antonella, mentre premeva un fazzoletto di carta sulla ferita che stava gonfiando. Monica non protestava, nè tantomeno parlava.
- Io sono solo venuta a mettere in chiaro un paio di cose! Non credere che la tua amichetta sia una santa, perchè se è così ha preso per il culo pure te! - s'inalberò Federica.
- Senti, stai solo zitta. Fin'ora ti ho sempre difesa con Monica, ma ora non ne ho più intenzione. Non mi aspettavo tanta bassezza d'animo... -
Decisi che era ora di intromettermi.
- Antonella, scusami tanto ma non ti permetto di parlare in questo modo di Federica! Non ha mai, e sottolineo mai fatto del male a nessuno! Se ha dato un pugno a Monica con tanta forza ci deve essere una spiegazione più che plausibile! Tu non la conosci, quindi non sparare giudizi affrettati! -
Federica mi si strinse al braccio.
- Mi basta vedere cosa ha fatto la tua santarellina! -
- Smettila con quel tono saccente! La tua santarellina, invece, mi ha provocata fino all'esasperazione e forse quel pugno era proprio ciò che voleva, per potermi trascinare più facilmente dalla parte del torto! Ma non sono di certo stata a io a sparare quelle frecciate così acide! - esclamò Federica, rossa in volto.
- Certo, povera piccola vittima dell'umanità! - la schernì Monica attraverso il fazzoletto.
- Tu taci! Perchè dopo quello che mi hai detto puoi anche piantarla con la tua recita da buonista! Sei una subdola macchinatrice e spero che le poche persone che ti sono rimaste vicine se ne accorgano! -
- Dì alla tua cagnetta di abbassare il tono. Dovresti vergognarti, Maria Cristina, sei una persona davvero disgustosa: ti sei presa liberamente gioco di Monica. Mi pare, da cosa vedo, che tu abbia tutte le intenzioni di tornare con lei -
- Parla l'avvocato del diavolo... -, zittii Federica con uno strattone e mi intromisi prepotentemente nel discorso.
- Cosa credi? Che io non abbia una coscienza?! Che non ci abbia mai pensato, che abbia sempre agito alla leggera?! Senz'altro ho sbagliato, è innegabile e sarei folle a sostenere il contrario. Ma io ho la mia vita, Monica la sua. E purtroppo non credo si debbano più incrociare -
Gli occhi di Monica si inumidirono di lacrime, ma non ne versò nemmeno una, incassando stoicamente il colpo.
- Mi fai schifo, lo sai? -
- Antonella, mi dispiace che tu abbia tanto a cuore questa storia, ma io credo a Federica. Le credo ciecamente. Così come tu credi a Monica. Se lei mi dice che è stata provocata con cattiveria io non ho bisogno d'altro. Fede, andiamo via, per favore -, le strinsi una mano.
- Non così rapidamente, Volpe - Monica lasciò nelle mani di Antonella il pezzo di carta ormai inservibile - Vedi questo fazzoletto? E' inutile, intriso di sangue, puzza, è da buttare. E' la stessa cosa che tu hai fatto a me. Ricordatelo bene, Mari. Io non sono un oggetto con cui giocare a tuo piacimento. Non sono un sasso, come Federica crede, ho dei sentimenti anch'io! A quanto pare sei tu quella che non si fa scrupoli. Ora vattene, non ho intenzione di averti sotto gli occhi un momento più del necessario -
- Non riuscirò mai a farmi perdonare per questo, ma tu sei arrivata in un momento di... debolezza. Odio ammetterlo, lo detesto, eppure ero debole. E' stato uno sbaglio e non capiterà mai più -
- Bene - ringhiò Monica.
- Bene - sibilò Federica.
- Vieni Monica, ti medico io - sentimmo mormorare Antonella, mentre ci voltavamo, la mia mano ancora stretta nella sua. Inoltre, udimmo chiaramente il rumore di una chiave nella toppa e un singhiozzo.

Raccolsi la bicicletta dove l'avevo lasciata cadere poco prima.
- Vuoi salire? - indicai il portapacchi a Federica, che annuì, stringendosi nella sciarpa colorata.
Pedalai in silenzio, felice di poter percepire il calore delle braccia della mia ragazza attorno alla mia vita. Ero stata così presa dai fatti appena trascorsi, che non avevo realizzato pienamente che Federica era lì, davanti a me.
Quando Giorgio mi aveva telefonato era agitato, parlava in fretta. Mi ero spaventata, avevo paura che lei avesse intenzione di fare qualcosa di stupido, anche se non sapevo esattamente cosa. Poi Giorgio aveva detto che stava andando a casa di Monica e ogni tassello si era incastrato perfettamente con gli altri.
- Perchè sei scappata in questo modo, Fede? - le domandai improvvisamente, appena imboccammo il Viale della Chiocciola Ambrata.
Rimase in silenzio per un po', il tempo di trovare le parole giuste per spiegare il suo comportamento.
- Mi sentivo come se tutto mi stesse scivolando fra le dita: stringevo fra le mani un mucchietto di sabbia e i granelli, a poco a poco, si liberavano dalla mia presa. Non potevo restare impassibile, non volevo rimanere a guardare mentre il mio mucchietto di sabbia andava assottigliandosi per poi ritrovarmi con un vuoto da contemplare in solitudine. No, io dovevo agire, dovevo intervenire in prima persona per impedire che tutto si perdesse, che tutto svanisse. Ero lontana, Mari, mi sentivo esclusa ed impotente. Così sono venuta su, immediatamente, non appena ho realizzato quanto alta era la posta in gioco -
Non replicai alle sue motivazioni, rimasi semplicemente in silenzio, mentre posavo la bici nel garage.
Infilai le chiavi nella toppa.
- Ne parliamo in camera mia, okay? - mormorai, facendo scattare la serratura. Federica annuì e subito dopo mi restituì un bacio simile a quello che le avevo donato io davanti a casa di Monica. Mi sentii arrossire, sensazione confermata poco dopo da lei.
- Mamma, sono io! Con Fede! - aggiunsi e subito mia madre si precipitò, affannata, una mano sulla pancia.
- Federica, grazie al cielo! - le si gettò al collo, stringendola con forza.
- Paola, mi dispiace tanto... -
- Zitta, stai brava. Come sono contenta che tu stia bene - mia madre le carezzò una guancia sorridendole bonariamente - Erica ne sarà così sollevata! La chiamiamo subito, va bene? -
Federica annuì, sospirando. Ora sarebbe venuta la parte peggiore.
- Erica? Sì sono io. Indovina chi abbiamo recuperato? - disse mia madre nella cornetta, con un gran sorriso sul volto.
- Oh mio Dio! Sta bene?! - sentimmo chiaramente l'urlo di Erica.
- Sì, è in perfetta forma, te la passo -
Federica afferrò con mano tremante il cordless, agitata: il suo affanno era comprensibile. In fondo, come poteva giustificare a sua madre questa fuga repentina?
- Ciao mamma... -
- Tesoro! Ma che è successo?! - di nuovo la voce di Erica ci raggiunse distintamente.
- Nulla, mamma, ora va tutto bene. Ne parliamo poi con calma a quattr'occhi, se per te va bene -
Questa volta non udimmo le parole di Erica, ma intuimmo che non la stava sgridando o rimproverando dall'espressione di Federica.
Il dialogo si ripetè con suo padre e, infine, con suo fratello: a entrambi confermò il suo stato ottimale di salute, il fatto che fosse al sicuro a casa mia, che aveva fatto una sciocchezza ma con nobili scopi. Nessuno s'arrabbiò, nessuno la rimproverò. Immaginai che ci sarebbe stato tempo più tardi: ora erano solo genitori che avevano ritrovato la figlia scomparsa per mezza giornata.
- Hai qualcosa con te? Dei vestiti? - le domandò mia mamma gentilmente, posandole una mano sull'avambraccio.
- Ho solo un cambio in questa borsa e basta. Non pensavo di dovermi fermare... -
- Mi sembra il minimo, Fede! Per queste vacanze di Pasqua ti vogliamo qua con noi. Sempre che i tuoi siano d'accordo -
- Grazie, Paola, non me lo merito... - mormorò Federica, sinceramente dispiaciuta per il disagio che aveva causato.
- Stai tranquilla. Ora andate di sopra: ho l'impressione che dobbiate parlare -
Così dicendo ci lasciò finalmente sole.
- Andiamo di sopra? - le domandai, prendendole delicatamente una mano. Lei annuì con forza e mi precedette lungo la scala di legno.
Chiusi la porta a chiave, ci sfilammo le felpe e le scarpe. Eravamo in piedi l'una di fronte all'altra, fissandoci intensamente.
- Mari... tu mi ami? - domandò a bruciapelo.
- Sì - risposi senza riflettere, lasciando che fosse il mio istinto a prendere il sopravvento.
- Come faccio a fidarmi? -
- Cercherò di esprimermi nel migliore dei modi: quando ti ho vista, sotto casa di Monica, accanto a lei, ho realizzato appieno quanto sono stata stupida... e stronza. Non appena ho sentito la tua vicinanza, il tuo profumo, la tua voce... ogni cosa è svanita, sei rimasta tu, solamente tu, Fede. Hai riempito ogni angolo del mio universo con la tua presenza. E quando ti ho baciata... forse era per accettarmi di non essere prigioniera di un sogno assurdo, ad ogni modo è stata una delle sensazioni più forti che io abbia mai provato -
- Mari... io voglio fidarmi di te... -
- E io di te -
- Ludovica ed io, quando mi sono messa in testa di far decollare nuovamente la nostra relazione, abbiamo smesso di vederci. O meglio, sono stata io a tagliare i ponti. Mi ha ferito il fatto che tu non ti sia comportata allo stesso modo. Io, però, ti amo. Ti amo alla follia e non posso stare senza di te, però questa volta ci sono delle condizioni -
L'abbracciai con forza, stringendomi a lei.
- Quali? - mormorai, baciandole i corti capelli mossi.
- La smetti di frequentare Monica, se non per lo stretto necessario, quale può essere un'incombenza scolastica. Basta, non voglio che la senti, nè che la vedi, nè che le parli -
- Sì, Fede, certo. Tutto quello che vuoi, sono disposta a camminare sulle sabbie ardenti del Sahara pur di poter stare ancora con te - baciai il suo piccolo orecchio, nascosto fra le ciocche castane.
- Ti amo - disse, ricambiando i baci.
Poi, finalmente, raggiunsi le sue labbra. Fu una sorta di secondo primo bacio: la stessa intensità, la stessa esitazione, la stessa paura, la stessa trepidazione. Le carezzai la schiena, i capelli, cercando la sua lingua e il contatto con il suo corpo.
Lentamente, spinta all'indietro da Federica, raggiunsi il letto, dove lei si sdraiò su di me.
- Che c'è? - le domandai. Mi osservava sorridendo, i gomiti ai lati del mio capo, gli occhi luminosi e attenti.
- Non voglio fare l'amore -
- Certo... come vuoi - annuii, abbracciandola. Lei rise, affondando il volto fra i miei capelli.
- Ho voglia di coccole, in realtà - mormorò, lasciandosi avvolgere.
- Ti accontento subito -

* * *

Et voilà! Pensate che sia tutto qui, neh? Beh, vi sbagliate di grosso! Ci risentiamo al 31° capitolo!!

La posta di Mizar:

_Wrath_: mi dispiace davvero moltissimo per la tua esperienza! Io mi ritengo molto fortunata perchè sono in un gruppo di amici, una quindicina, che non ha problemi ad accettarmi per come sono e poi ho un alleato nel gruppo! Spero che il capitolo non ti abbia deluso o che il tuo entusiasmo sia scemato lentamente in questi mesi di silenzio! Grazie ancora (non smetterò mai di ringraziarti) per i complimenti!!
Nessie: ed eccoti qua! Allora, hai visto, diffidente, che ho postato?! Scherzo, ovviamente! Bene, che ne pensi? Io penso che posso sentira tranquillamente da qui il tuo urlo di gioia (mi sto immaginando un'epica scena in cui tu canticchi qualcosa ballando stile ohyea). Tanti, tanti baci!!
lilien: oddio, se durante l'altra attesa stavi andando in depressione, ho paura di averti persa del tutto! Dimmi che non è così, che non sei perita nell'attesa! Anzitutto, chiarisco una cosa: non sei stata l'unica a suggerire un qualcosa fra Antonella e Monica, ma forse vi siete dimenticate che in un capitolo, il 21 se non sbaglio, vien detto che Antonella è etero e fidanzata! Però ora che me lo fate notare... :D Non sei affatto logorroica, anzi! Sono contenta di sapere cosa vi colpisce dellle mie storie, quali sono le parti più interessanti e più coinvolgenti! E ancora grazie per ogni complimento!
hacky87: come dicevo a Lilien, se hai pensato a qualcosa di yuri fra Momo e Toni ti freno subito: Toni è etero e felicemente fidanzata (capitolo 21, se non sbaglio). Per il resto non si può mica spoilerare troppo! Ad ogni modo, sono contenta che il 29° ti sia piaciuto molto: mi ci ero messa davvero d'impegno! E che ne pensi di questo? Ho il terrore di deludervi tutte!!
piccola peste: we! spero che il tuo pc sia ancora vivo e vegeto, perchè qua ormai ci siamo, entriamo nella conclusione della storia! Maria Cristina delude anche me certe volte: è indolente, pigra, non sa prendere decisioni. Si gingilla senza prendere posizione. Però, finalmente, si è data una scossa! Ora stai esultando o no? :P
MorriganJo: diciamo che il finale poteva essere abbastanza prevedibile, ma non pensare che tutto si riduca così solo perchè il capitolo finisce con zucchero filato rosa e unicorni nella terra degli arcobaleni! E poi nel seguito... ahah, ma niente spoiler! Insomma, mi piace tenervi un po' sulle spine (perchè non mi odiate già abbastanza!). Spero che tu non ti sia scocciata troppo nell'attesa!
caso: un casino eclatante, una matassa di cui han smarrito loro stesse il bandolo! Sono delle "fenomene", non ho parole nemmeno io! Lo so che i personaggi principali sono complessi, ma hai azzeccato bene le personalità di Monica e Ludovica, anche se la prima nasconde ancora molte risorse! Sì, senz'altro è una ce tende a buttarsi giù, ma è anche altrettanto vendicativa. Invece, Ludovica è vendicativa e basta!
manga_girl: non è che voglio farti morire d'infarto, mi spiace! Ora che la tua curiosità è soddisfatta, spero che il tuo sistema cardiovascolare non ne risenta più! Non preoccuparti per la fissa dell'inglese: tempo fa dovevo dare un esame molto difficile e parlavo solo più in inglese! Mia madre aveva minacciato di chiudermi sul terrazzo! Anche se sarai contenta (almeno spero!) per Mari e Fede, non credere che tutto si esaurisca così facilmente!
Apia: buongiorno! La mia posta è momentaneamente morta (chiedi a the angelus, ma ogni tanto prende e decide che non si apre più), appena resuscita ti farò sapere! Nel frattempo ho aggiornato (angeli e campane, suonate, gaudeamus!), come puoi ben vedere, anzi, come avrai visto. Sono contenta di come il personaggio di Fede ti abbia impressionato per la sua decisione, con la sua sentenza gnomica, perchè volevo prpoprio che si notasse. Diciamo che in apparenza sembra tutto risolto, tutto rose e fiori, ma non sono così banale! Sono abbastanza convinta che disprezzerai il comportamento di Mari. E' una sensazione a pelle, ma può essere che mi sbagli.
Veive: perchè sei la solita fagnana impigrita, imbottita di nutella e grissini! Antonella è felicemente etero e fidanzata (vedi capitolo 21), mi spiace frantumare i tuoi sogni da yurista quale non sei. Allora, sto benedetto capitolo, un parto sofferto, quanto va schifo da 1 a 10, sinceramente? Insomma, il tuo piccolo cuoricino ha fatto crack o no?!
Emmaps3: eccoti il finale della vicenda (più o meno). Ormai mancano solamente tre capitolo, due ancora corposi e uno più breve, semplicemente l'epilogo. Quindi non tutto muore così (mica son tanto prevedibile e scontata!). Allora, che ne pensi di queste quattro qua? Sono certa che detesterai Mari, non so perchè. E pure Fede! Dimmi, dimmi, che son proprio curiosa di sentire cosa ne pensi!
the angelus: buongiorno! Ed eccomi, risorgo dopo questo silenzio estivo (più o meno, ho scritto altre cavolate come Hysteria) con il trentesimo capitolo! Ormai ci avviciniamo alla fine! I puntini sono tornati quasi tutti (e sottolineo quasi) sulle loro i! Chiedo scusa io per il ritardo con cui aggiorno, non tu per il ritardo con cui recensisci! :) Che ne pensi di come si è evoluta la situazione? Spero di non aver deluso nessuno, anche se è la mia più grande paura in questo momento!
pazzafuriosa92: le tue recensioni così intense e piene di pathos... sono commossa! Scherzo tesoro! Bene, ora credo tu sia abbastanza soddisfatta: ma non finisce qui! Altrimenti, che scrittrice sarei? Io sono di qualità! (Sì, certo...!) Quindi dimmi un po' che ne pensi!
Kabubi: nons criverò nulla di stupido perchè "la posta di Mizar" è sacra. Spero ben che tu abbia voglia di leggere sto capitolo, che dopo la fatica che ho fatto a partorirlo voglio almeno qualche soddisfazione! Anche qua ci sono le tue amate Elena e Veronica, colte in una situazione ottimale, fra l'altro! Bene, anche se hai avuto qualche piccola anteprima, spero ti degnerai di leggere tutto quanto con ardore e commozione (pathos, ci vuole pathos!)! L'elfo malefico qua non c'è, è solo citata (ma basta e avanza), mi spiace per deluderti!
harderbetterfasterstronger: è stato diverente leggere la tua topten dei momenti migliori del capitolo! Questo è di nuovo un capitolo "tradizionale", senza tanti sbalzi temporali. Anche perchè ormai siamo quasi alla fine (ci mancano due capitoli carposi e un epilogo, per un totale di trentatrè, il numero perfetto!): nonostante dal finale tutto sembri concludersi per il meglio (un meglio relativo, s'intende), non è finita qua!!


Direi che ora vado anche a dormire che è tardi e mi devo alzare presto!
Un saluto e un grazie a tutti quanti, lettori, recensitori, chi ha aggiunto ancora la storia fra preferite/seguite/ricordate, insomma, tutti quanti!

A presto (le ultime parole famose)!
Mizar

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Capitolo 31
*** Complotto di Famiglia ***


31. t.s.e. Note dell'autrice: ehm...ehm... so che mi avete odiata moltissimo in questi due mesi di silenzio ma ho avuto i miei buoni motivi (e chi mi conosce lo sa), che questa volta non condividerò in quanto strettamente personali. Prendetemi in parola: vi dico solo che alcuni avvenimenti sono come una mazzata che ti risveglia dal torpore dell'adolescenza e ti catapulta bruscamente, senza avvisare, nella vera vita.


AVVISO IMPORTANTISSIMO!
Cari lettori, siamo quasi giunti alla fine di Fior di pesco (sì, sì, sì!): il prossimo capitolo sarà l'ultimo, verrà seguito solo da un breve epilogo. Ma non disperate! Tornerò presto (?) con il seguito e avrete le risposte a tutte quelle domande a cui Fior di pesco non risponde. Non si può mica avere tutto subito!

Detto ciò, buona lettura!

p.s. Il capitolo è dedicato a Calypso (meglio tardi che mai!).



*


Capitolo XXXI
COMPLOTTO DI FAMIGLIA

- Ripetimi un po' per quale motivo giocate di mercoledì sera? Per di più la sera prima delle vacanze! - si lamentò Federica, che avrebbe voluto organizzare una serata romantica da trascorrere discutendo con pacatezza e serenità di tutte quelle questioni lasciate in sospeso. I suoi piani erano stati cancellati a causa di una partita: Giò aveva telefonato qualche ora prima per avvertirci.
- Perchè l'hanno spostata. Era quella che avremmo dovuto giocare la settimana scorsa -, mi sedetti sulla sedia girevole della scrivania - E poi dove sta scritto che non si può giocare il giorno prima delle vacanze? -
- Uffa - brontolò Federica, seduta a gambe incrociate sulla superficie di fronte a me.
- Avremo tempo dopo, tranquilla. Piuttosto, vieni anche tu, vero? -
- Certo! Che faccio qua da sola? -
- C'è Walter... - mormorai ridacchiando. Lei mi diedi un pugno affettuoso.
- Chiediamo anche a lui di venire! Mio fratello, con la scusa di Nex, verrà senz'altro! - aggiunsi, animata da nuova foga. Avevo voglia di trascorre un po' di tempo in piacevole e divertente in compagnia. Avevamo progettato, per quella sera, una sorta di rimpatriata, una festa a casa di Elena e Veronica. Walter si sarebbe premurato di portare la Wii per uno dei loro soliti tornei farciti di turpiloquio.
- Vedere le vostre partite con mio cugino di fianco è una delle cose più esilaranti che io abbia mai sperimentato - rise Federica, protendendo le braccia verso di me. Le afferrai le mani e lei scivolò con grazia sulle mie gambe.
- Ehi... - mormorai, mentre si avvinghiava braccia e gambe. Puntò le sue iridi color cioccolato fondente nelle mie: mi guardava da più in alto con un dolce sorriso. Mi baciò a fior di labbra la punta del naso, scivolò sullo zigomo, poi passò all'orecchio. Strinsi con forza la sua vita, chiudendo gli occhi.
- Mari, c'è Davide - mia sorella diede due secche botte alla porta, prima di aprirla. Federica ne approfittò per ricomporsi a sedersi sulla scrivania - Può salire? -
- Sì, certo, grazie Maggie -
Non rispose, ma si voltò e sparì.
- Secondo me tua sorella ha qualcosa che non va - mormorò Federica, gli occhi puntati su quel vuoto oltre la soglia.
- In che senso? -
- Soffre. Sta molto male per qualcosa, fidati -
- Dovrei parlargliene secondo... Davide! Come mai qui? - interruppi il mio borbottio per alzarmi e salutare il ragazzo appena piombato dal nulla.
- Ero di passaggio e volevo fare due parole, nulla di che -
- Menti - disse Federica, puntandogli contro un indice accusatore.
Davide storse il naso con aria colpevole, colto in fallo.
- E va bene, Cassandra, hai indovinato: ho bisogno di un passaggio per la partita -
- Perchè non vai con Olivia? - gli domandai, raccogliendo il mio borsone da terra e iniziando a metterci dentro la busta con l'occorrente per la doccia.
- Voglio farle una sorpresa - sorrise a trentadue denti.
- Che tenero - ridacchiò Federica - Come va fra voi due? -
- Bene - borbottò Davide, arrossendo.
- Avete già fatto l'amore? - domandò indiscretamente Federica.
- Ma sei proprio impicciona! -
- Ha parlato Mister Fatti Suoi -
Si punzecchiarono per un altro po', mentre io, incurante del loro battibecco, terminavo di preparare la mia borsa.
- Dai, Davide, ora tocca a te confessarci un po' dei tuoi segreti - lo pungolò nuovamente lei, sorridendo maliziosa.
- No, non abbiamo ancora fatto l'amore! Stiamo assieme da... quasi sei mesi, mi sembra, e poi io... insomma, non voglio accelerare i tempi! - sbuffò Davide, allargando le braccia in segno di sconfitta.
- Come sei premuroso! Mari, vero che è un amore? - ridacchiò Fede, aggrappandosi al suo braccio destro.
- Smettila di rompere ora - grugnì lui, scrollandosela di dosso.
Mentre loro continuavano a darsi il tormento vicendevolmente, indossai la divisa e la tuta, poi afferrai il borsone, sistemandolo su una spalla.
- Se voi due avete finito, sarebbe ora di andare - m'intromisi, posando la mano libera sulla spalla di Federica, che annuì e si sporse per darmi un bacio.
- Secondo te ad Olivia farà piacere? - mi domandò Davide, gongolando. Quando parlava di Olly i suoi neuroni si ammucchiavano all'impazzata urlando e saltando come un branco di cheerleaders possedute, conferendo ai suoi occhi uno sguardo a metà fra il vacuo e l'inquietante.
- Certo che sì! Alle ragazze queste cose piacciono da morire - intervenne non interpellata la mia ragazza, inserendosi fra noi e prendendoci a braccetto - Quando si accorgerà di te e inizierà a sorridere convulsamente, quello è il momento: vai e baciala -
- Grazie, Fede - annuì Davide, più convinto. Io alzai gli occhi al cielo.
Dopo aver avvertiti nuovamente i miei genitori, che stranamente erano entrambi a casa, andammo a chiamare Walter e mio fratello.
Come da previsione, li trovammo seduti sul divano nel salotto di Walter, intenti ad insultarsi di fronte a Tekken 3.
- Prendi questo! Sì, vai così... nello stomaco! No, merda! -
- Scusate l'interruzione... - mi feci avanti, lasciando cadere il borsone in modo tale che, forse, il rumore li avrebbe distratti dallo schermo.
- Un momento, Cris, è questione di vita o di morte! Bastardo! -
Federica sbuffò, senza riuscire a camuffare un principio di sorriso.
- Ragazzi, venite con noi alla partita? Così non solo ci darete un passaggio, ma trascorrerete anche una piacevole serata! - esclamai io con espressione esageratamente allegra.
- C'è Francesca, vero? - domandò Simone, lasciando cadere il joystick suscitando una sequenza di parolacce in Walter.
- Ovviamente -
- Prendo la giacca! Vieni, Walter, sbrigati! -, Simone era già schizzato in piedi: il suo sguardo si era improvvisamente annebbiato.
- Amico, tu ti sei rincoglionito - sentenziò Walter, scuotendo la testa e spegnendo il televisore.
Mio fratello non replicò, probabilmente non aveva nemmeno sentito, troppo concentrato sul pensiero di Francesca.
- Prendiamo la mia, è più spaziosa - decise Simone, afferrando la giacca.
- Mattia? - domandò improvvisamente, bloccandosi sulla soglia e mostrando improvvisamente di rendersi ancora conto di ciò che gli accadeva attorno.
- Non è a casa, non ho la minima idea di dove sia, ma ora dobbiamo andare -
- Già, fra pochi minuti saremo in ritardo - li avvertii, controllando l'ora sul display del cellulare.
- Aspetta, quanti siamo? Uno, due... -, Simone terminò il conto silenziosamente, limitandosi ad additarci singolarmente - Siamo già in cinque, ma posso aprire i sedili dietro, prova a fare uno squillo a tuo fratello -
Federica annuì, componendo il numero, mentre ci avviavamo alla monovolume dei miei genitori.
- Tia, che fai? Ah... no, noi stiamo andando alla partita di Mari e volevamo sapere se ti andava di venire... Sì, ci sono anche loro -, lo sguardo di Federica era perso in un punto indefinito fra l'erba del giardino di Walter.
- Okay, allora ti passiamo a prendere. Sì, fra cinque minuti, ciao! - staccò il telefono, poi rispose agli sguardi interrogativi di Walter e Simone. - E' in giro con Veronica, ma tanto lei fra poco torna a casa e quindi lui viene con noi. Ci aspetta davanti alla stazione -
- Mi sembra giusto, è sulla strada... - considerò Simone. Mi sfregai le mani guantate: nonostante fosse il 31 marzo, non riuscivo ancora a rinunciare ai guanti. Federica mi strinse una mano, posando il capo sulla mia spalla.
- Vado a prendere le chiavi e torno -, mio fratello corse in casa, per poi uscirne subito dopo.
Salimmo in macchina: Walter si esiliò volontariamente nei sedili più reconditi dell'auto, mentre Davide occupava il posto d'onore accanto al guidatore. Dal mio canto, ero stretta a Federica e non me ne lamentavo.
Mio fratello mise in moto e fece manovra, per poi immettersi nel viale.
- Come mai non c'è anche Giorgio? - domandò Walter dai bassifondi.
- È a casa di Lara... -, Davide lasciò volutamente la frase in sospeso e quei puntini potevano prendere qualsiasi forma nella nostra mente.
- Beato lui - sbuffò Walter, afflosciandosi sul sedile - Dai Simo, metti un po' di musica! -
- Kula Shaker? - domandò Simone, accendendo l'autoradio. Le note della prima traccia iniziarono a espandersi nell'abitacolo.
- No, metti i Rage -
- Battle of Los Angeles o Evil empire? - chiese Simone, facendo cenno a Davide di recuperare l'astuccio con i dischi.
- Los Angeles, senza dubbio! E metti il volume al massimo - sentenziò, per poi afflosciarsi nuovamente.
Mi voltai verso Federica e, favorita dall'assordante rimbombo del rap metal, iniziai a sussurrarle all'orecchio.
- Forse non è il luogo più adatto, però sento il bisogno di dirtelo: ne abbiamo già parlato molto, so di averti ferita profondamente e di aver perso in larga parte la tua fiducia, però lasciati dire che ti amo... Lo so, sono una stupida vigliacca, non ho guardato in faccia i miei problemi, anzi, i nostri problemi... -
- Se è per questo, nemmeno io - mi interruppe lei, attorcigliandosi la mia treccia attorno ad un dito.
- Sì, però... -, Federica non mi lasciò continuare, impedendomelo con un morbido e umido bacio, che ricambiai volentieri nonostante non avessi terminato il mio discorso. Ma, effettivamente, non era il posto migliore.
Federica mi morsicò leggermente il labbro inferiore, facendomi sussultare. Mi strinsi a lei automaticamente.
- Basta, avete rotto - grugnì Walter, più per il gusto di darci fastidio che per altro. Su questo punto si trovava in linea con Davide, che, infatti, non mancò di voltarsi e mostrargli il suo apprezzamento con un pollice alzato.
- Tu anche, ma non ti abbandoniamo mica per strada! -
- Tutta invidia - bofonchiò suo cugino.
- Di cosa? Della tua abilità nei videogiochi? O del modo scimmiesco in cui ti esprimi? - lo prese in giro lei. Io ridacchiai, premendo le labbra contro il suo collo profumato.
- Piantatele, ci sarebbe Mattia da far salire! - ci ricordò Simone, che aveva appena fermato la macchina. Il fratello di Federica si avvicinava rapido e con lui Veronica.
- Io vi saluto soltanto, scappo a casa che devo prepararmi: questa sera abbiamo gente a cena! - ironizzò Veronica, sventolando una mano. Indossava un cappotto nero, jeans a sigaretta e scarpe basse di tela. A tracolla, una borsa di stoffa colorata.
- Chi? L'allegra combriccola? -, Simone le resse il gioco.
- Proprio loro! -
- Allora salutaceli! -
- E dì a Martina di non esagerare con quel genere di attività fisica, che le dà alla testa! - aggiunse Walter, che doveva per forza dire la sua.
- Stupido! Pensa alla tua assenza di quel genere di attività fisica - lo rimbeccò Veronica, poi ci salutò ancora una volta, allontanandosi.
- Vieni dietro con me - sorrise Walter, spingendo in avanti il sedile accanto al mio.
Mattia sospirò, poi, facendosi più piccolo possibile salì in macchina e si accomodò alla bell'e meglio, sbuffando sonoramente.
- Che hai, Tia? - gli domandò Federica, raddrizzandosi.
- Niente - rispose lui, troppo bruscamente. Ci rendemmo conto che non aveva voglia di parlare: insistere avrebbe solo peggiorato le cose.
- Ragazzi, cinture allacciate! Si riparte! - esclamò Simone, alzando nuovamente il volume, mentre le note di Calm like a bomb ci accompagnavano verso la palestra.
Non era una squadra di Montenotte, ma di un paese non troppo lontano, San Rocco d'Altomonte, la cui società era il Pgs Victoria. Non erano delle campionesse, ma nemmeno delle macchiette: occupavano un discreto quarto posto.
- Ho voglia di fare l'amore - bisbigliò Federica, il naso premuto contro la mia guancia, le sue labbra che mi solleticavano le orecchie.
- Fede! - ridacchiai, baciandola.

In palestra l'aria era soffocante, il riscaldamento acceso al massimo e le persone sulle gradinate si stavano lentamente liberando da ogni impiccio di lana, brontolando sottovoce.
Detestavo le palestre afose: distoglievano la mia attenzione dal campo di gioco. Soprattutto se Federica era inclusa nel pacchetto.
Nex e poche altre mia compagne erano già arrivate e aspettavano Giò chiacchierando in disparte. Ovviamente Francesca saltellò nella nostra direzione; Olivia non era ancora arrivata.
- Ehi Simo - mormorò, per poi gettargli le braccia al collo e baciarlo. Distolsi lo sguardo giusto in tempo per notare il sorrisetto sulle labbra di Walter. Non avevo la minima intenzione di scoprire cosa lui sapesse che a me era ignoto: cosa fa mio fratello sotto le coperte, resta sotto le coperte. Diamine!
- Fede! Ma da dove sbuchi?! - esclamò, abbracciando anche lei, mozzandole il respiro.
- Mi fermo per le vacanze di Pasqua - spiegò con voce roca a causa della pressione a cui la stava sottoponendo la ferrea morsa di Francesca.
- Quindi ora posso rubarti Cris un momento, vero? -
- Prenditela tutto il tempo che vuoi - rise Federica, mentre Walter scoppiava a ridere davanti all'espressione offesa e sconvolta che avevo messo su, le labbra esageratamente curvate verso il basso.
Sempre sorridendo, la mia ragazza mi carezzò la punta del naso con il polpastrello del dito indice.
- Bene, andiamo a prepararci -
Nex mi trascinò via, mentre gli altri cinque andavano ad accomodarsi sulle gradinate, Davide sempre elettrico per l'attesa.
- Dov'è il Victoria? - domandai alle altre ragazze, mentre ci avviavamo agli spogliatoi.
- Penso siano nel loro spogliatoio... sinceramente non le ho viste -
A parlare era stata Diana, una delle migliori amiche di Olivia e nostro migliore opposto. La sua bellezza era particolare: il naso non era perfettamente dritto, la bocca leggermente curvata verso sinistra, ma i riccioli rossicci, ora immobilizzati in una coda di cavallo, che le incorniciavano gli zigomi alti e e gli occhi color cielo facevano passare in secondo piano quelle asimmetrie.
- Giò invece sta arrivando, mi ha mandato un messaggio dicendo di cambiarci - sospirò Verena, spingendo con forza la porta dello spogliatoio. Verena aveva un anno in più di me, anche se non lo dimostrava: non era troppo alta, ma compensava la statura con un'eccellente elevazione, degna di un canguro. Portava i capelli neri corti, ora fermati a lato della fronte con una molletta rossa.
- Si muore di caldo anche qua dentro! - brontolò Simona, lanciando con poca grazia il suo borsone e sbottonandosi il cappotto.
Io mi rintanai in un angolo come al solito, per poi svestirmi rapidamente. Ero già sudata e non avevamo nemmeno fatto un giro di corsa.
- Vieni Cris, sono sicura che in palestra fa meno caldo che in questa fornace! -
Simona mi afferrò un gomito, trascinandomi fuori. I capelli corti biondo scuro erano allontanati con una forcina dalla fronte, che si era già asciugata un paio di volte con il dorso della mano.
- Sono contenta che tu abbia portato un po' di tifo, contro queste stronze fa sempre comodo - sentenziò, posando la sua bottiglia d'acqua nella nostra metà campo.
- Immagino che fra poco arriverà tutto il loro fan club - ironizzai, indicando l'enorme striscione che sovrastava la gradinata. Il Victoria era costantemente seguito da un gruppo di ragazzi fracassoni, rumorosi, volgari, impertinenti e insopportabili. Erano un gruppo eterogeneo di fidanzati, fratelli, amici o parenti vari delle giocatrici e ovunque si trovassero non mancavano mai maracas, trombette, tamburi e altri ameni oggetti atti a produrre rumori molesti.
- L'altra volta Leila gli ha risposto per le rime, ricordi? - ridacchiò Simona, io annuii sorridendo a mia volta. Leila era il soprannome di Angela, perchè assomigliava tremendamente alla bella principessa di Guerre Stellari.
- Perchè pronunciate il mio nome invano? - domandò la diretta interessata, apparsa improvvisamente alle nostre spalle.
- Ehi! - esclamai, abbracciandola.
- Stavamo rievocando il tuo epico agone verbale con quei trogloditi bavosi che si scarrozza dietro il Victoria - le spiegai e lei rise al ricordo.
- Mi sembra il minimo: dopo che me ne avevan dette di tutti i colori, criticando ogni cosa riguardante la mia persona, dal soprannome alle scarpe, due paroline erano d'obbligo -
- Non devi giustificarti, noi ti supportiamo pienamente! Vai a cambiarti che fra poco arriva Giò - la sollecitò Simona, a cui Angela indirizzò un saluto militare.
Ci raggiunsero boccheggiando Diana e Verena, già accaldate.
- Datemi del ghiaccio, subito -
Verena si accasciò su una panca di legno, una mano sulla fronte, mentre Diana le sventolava davanti al viso la carta d'identità, tentando di farle aria. Simona rise del loro tentativo vano.
Mi guardai attorno, finchè individuai Fede e i quattro ragazzi. Mattia era ancora giù di morale, gli occhi bassi, mentre Walter si mostrava insolitamente gentile e disponibile nei suoi confronti.
- Torno subito - dissi, poi mi feci strada verso di loro. Mi sedetti con un sospiro pesante accanto a Fede, che mi posò la testa sulla spalla.
- Se mi avessi detto che avrei dovuto fare la sauna, mi sarei attrezzato - brontolò Walter, strattonando lo scollo della sua maglietta.
- Perchè non sei giù? - mi chiese Federica, sottovoce.
- Volevo stare ancora un po' con te, prima che arrivi Giò - mormorai, sorridendole.
All'improvviso da una delle porte entrò urlando e suonando alcune trombe da stadio un gruppo di ragazzi sulla ventina.
- Ecco quegli imbecilli - ringhiai.
Sbraitavano come delle scimmie in calore, sbracciando e infastidendo notevolmente i presenti.
- Torno sotto, cucciolina, mi spiace, ma non posso lasciarle là con quegli animali -
- Certo, vai. Ci vediamo dopo... in bocca al lupo! -
- Crepi! -
Corsi verso il basso, rapida, fiancheggiando la mia squadra.
- E' arrivato lo zoo - ringhiò Leila, appena tornata dagli spogliatoi. Diana, Nex, Verena e Simona non poterono non annuire. Presero posto in prima fila sulle gradinate nella metà campo del Victoria, rumoreggiando il più possibile.
Finalmente la squadra avversaria uscì dallo spogliatoio e fu accolta dal suo fan club con un frastuono a dir poco assordante. Ringraziavo mentalmente le regole pallavolistiche che permettevano il tifo, ma fino ad una certa soglia di rumore. Poi si veniva cacciati dalla palestra.
In testa alle ragazze vestite di rosso e bianco, c'era una ragazza che conoscevo fin troppo bene: si chiamava Lucia, frequentava la classe di Monica ed era cugina di primo grado di Valentina. La struttura ossea del viso era molto simile a quella dell'odiata parente, ma Lucia aveva movenze meno aggraziate e un'indole ancora più subdola. Si scostò da una spalla la treccia bionda e la fermò con alcune mollette sulla nuca, applaudita dai bonobi della prima fila.
Alzai lo sguardo verso le gradinate, incrociando quello di Federica, che mimò l'atto di vomitare. Ridacchiai.
- Quella troia... - ringhiò Simona, che non aveva mai mezze misura per niente e nessuno. Anche Simona aveva i suoi buoni motivi per detestarla: un anno prima, Lucia era stata assieme a suo fratello e nel mentre era passata attraverso i letti di cinque o sei ragazzi. Simona l'aveva avvertito in partenza, ma lui ne era rimasto comunque ferito.
- Altro che centrale: l'unica posizione in cui sta bene è a novanta - borbottò Verena, che aveva avuto la sfortuna di frequentare un corso di aggiornamento per arbitri assieme a lei.
Mentre Francesca tirava fuori altri simpatici appellativi per Lucia, arrivò Olivia trafelata. Diana corse verso di lei, abbracciandola così forte da farla barcollare. Erano migliori amiche dai tempi dell'asilo.
Alzai lo sguardo verso le gradinate e feci segno a Davide di scendere rapidamente: Olivia, distratta da Dada, non pareva averlo notato. Lui annuì e mi si affiancò in pochi secondi. Non appena lei si avvicinò, lui le rivolse un cenno.
- Davide! - esclamò, lasciando cadere il borsone e saltandogli al collo.
Noi tutte ci scostammo di alcuni passi verso sinistra, per lasciare loro la giusta intimità. Tre file più in su, Federica ridacchiava.
Le feci segno con la mano di scendere un momento, lei scosse la testa, imbarazzata.
- Dai! - dissi limitandomi a muovere le labbra e incitandola ulteriormente con un'autoritaria espressione facciale.
Lei fece una smorfia, poi mio fratello la costrinse ad alzarsi, per poi darle una botta sul sedere, guadagnandosi una mia occhiataccia furente. Dopodiché, Simone tornò a dedicarsi a Mattia, assieme al terzo moschettiere.
Allungai una mano per afferrare quella di Federica, per avvicinarla a me.
- Ciao - mormorò timidamente.
- Ehi, bella! - la abbracciò Simona, animata dal suo solito spirito socievole.
- Eccoti! E' una vita che sei sparita! - protestò Verena, abbracciandola a sua volta.
- Non sono propriamente sparita, è stata causa di forza maggiore - si difese, sorridendo alle loro attenzioni.
Le mie compagne di pallavolo conoscevano bene Federica, non solo perchè era sempre venuta ad ogni nostra partita, ma anche perchè un anno fa si era gentilmente offerta di frequentare il corso per arbitri e aiutarci quando il nostro arbitro mancava e grazie al suo carattere affabile e dolce aveva conquistato tutte quante. Anzi, tutti quanti, compreso Giò, che spesso la consultava per schemi e tattiche, come se fosse la massima esperta di pallavolo al mondo.
Però Federica si divertiva e chi ero io per impedirglielo?
- Perchè sta venendo qui?! - ringhiò Simona. Seguimmo il suo sguardo, che si perdeva dietro Olivia e Davide, ancora appiccicati. Lucia si stava avvicinando ancheggiando tale quale la sua cuginastra.
- Ciao ragazze! - salutò sfoderando un sorriso falso come la Donazione di Costantino.
- Ciao - borbottammo, mostrandoci palesemente infastidite dalla sua presenza.
- Ero solo venuta a salutare Federica: quanto tempo che non ti si vede in giro! - esclamò, posandole una mano sulla spalla. Repressi a stento l'impulso di darle un pugno o quantomeno domandarle con poca grazia di togliere quella zampa sudicia dalla mia ragazza.
- Ero a Roma - rispose lei pacatamente, senza mostrarsi turbata o infastidita: la diplomazia è sempre stata uno dei punti di forza di Federica, nonostante in alcune occasioni l'abbia messa decisamente da parte.
- Com'era la scuola laggiù? Ti sei trovata bene? - era disgustosamente leziosa.
- Sì, molto - mentì Federica con un gran sorriso.
- Mi auguro che tu abbia conosciuto qualcuno - ammiccò Lucia, maliziosa. Subito il mio sesto senso percepì che Lucia aveva un secondo fine e qualcosa non andava.
- No, nessuno. Io non te lo chiedo nemmeno - replicò lei, scagliando quella frecciatina con tono stucchevole. Lucia incassò, ma non si fece indietro.
- Già, mi è venuto in mente proprio ora: una ragazza così carina non ha mai avuto un... accompagnatore? -
- Che cosa te lo fa pensare? Pensa a quelli che accompagni tu nel retro dei locali, Bocca di rosa - replicai più acida che mai, incrociando le braccia.
- Questa è pesante, Bocca di rosa - rise di gusto Simona.
- Simpatici i tuoi avvocati - replicò Lucia. Questa volta il suo tono di voce tradiva la rabbia per essere stata offesa in quel modo. Al diavolo: se lo meritava. - Era una conversazione fra Federica e me, non fra noi e i suoi mastini -
- Veramente sei tu quella che è venuta a mettere il suo grugno dove non avrebbe dovuto - la rimbeccò Angela.
- Siete solo un branco di acide vecchie invidiose - ringhiò Lucia.
- Risparmiaci i vittimismi, che ti riescono male. E non rompere -
- Io non prendo ordini da una lesbica, sia ben chiaro - così dicendo si voltò e tornò dalla sua squadra, che la osservava incuriosita. Mi sentivo ribollire il sangue per la rabbia: ecco il suo secondo fine! Quella serpe maledetta aveva avuto un piano preciso fin dall'inizio, si aspettava che noi reagissimo così, che io reagissi così! Avevo fatto esattamente il suo gioco e sapevo che non saremmo uscite di lì prima che lei l'avesse sbandierato ai quattro venti. Perchè sapeva. Era ovvio che sapeva.
- Dai Cris, lasciala stare, è solo una montata - rise Simona, dandomi una pacca sulla spalla. Io non replicai, ma cercai lo sguardo di Federica, che sospirò silenziosamente.
- Spero per lei che non si avvicini più - borbottai furiosa, stringendo con forza la bottiglia di plastica che tenevo in mano, finchè le punte delle dita sbiancarono.
- Stai tranquilla - mormorò Federica, carezzandomi il polso e costringendomi a mollare la presa.
Sentimmo la porta d'ingresso sbattere e ci voltammo per veder entrare Giò trafelato e rosso come un pomodoro.
- Scusate... traffico.. sono uscito tardi dall'ufficio... riscaldatevi - ansimò, lasciando cadere la borsa di pelle nera e il pesante cappotto grigio. Stavo per posare un bacio sulla guancia di Federica prima che si allontanasse, poi repressi quell'impulso e mi bloccai a mezz'aria, tirandomi indietro. Lei mi guardò quasi ferita.
- Fede... - mormorai laconica, accennando con gli occhi all'altra metà del campo. Non replicò, mi voltò le spalle e ritornò a sedersi accanto a suo fratello. Sospirando, raggiunsi le altre per iniziare a correre.

Concentrata per metà sui miei piedi, sulle mie compagne di squadra e sulla palla, e per metà sulle intenzioni di Lucia: era così che giocavo da ormai due set. Il terzo era appena iniziato e una volta vinto anche quello saremmo potute tornare a casa. Si era creata una strana tensione, intensificatasi quando avevo attaccato con forza su Lucia, che, sbagliando la ricezione, si era praticamente presa il pallone in faccia. Mi aveva fissata con così tanto odio, che nemmeno le mie scuse bastarono ad ammorbidire il suo sguardo penetrante. Vedevo la tensione nei suoi muscoli, l'ira nei suoi occhi. Era un'ottima giocatrice, con un attacco potente e mirato e si poteva quasi palpare la rabbia che infondeva al suo gioco.
- Tutto bene? - mi domandò Nex, posandomi una mano sulla spalla e avvicinando le labbra al mio orecchio. L'allenatore dell'altra squadra aveva appena chiamato un tempo, subito dopo che avevo murato un attacco di Lucia, facendo rimbalzare la palla in mezzo al campo. Palla che loro si erano limitate a guardare. Solo Lucia aveva tentato un salvataggio in extremis, ma l'unica cosa che aveva ottenuto era un gomito sbucciato. Dopo di che mi aveva rivolto uno sguardo che poteva significare una cosa sola.
- No, finirà molto male, me lo sento - borbottai, cercando lo sguardo di Federica, che però era china su Walter e gli mormorava all'orecchio, le parole protette dalla sua mano posta a coppa fra i loro visi.
- Come fa a saperlo? - disse Nex a voce talmente bassa che faticai ad udirla.
- Valentina, suppongo. Ma non penso che lo sappia di preciso, saranno illazioni, ma ad ogni modo la situazioni non mi piace -
Nex stava per aggiungere qualcos'altro prima che i trenta secondi terminassero, quando la porta della palestra cigolò per poi sbattere violentemente contro il muro in mattoni.
Sgranai gli occhi: mia sorella era appena entrata come una furia, avvolta in un cappotto rosso fuoco. Notai che Simone era stupito tanto quanto me.
- E' tua sorella? - mi chiese Carola, il nostro libero. Margherita non si era mai fatta vedere ad una mia partita e alcune delle mie compagne di squadra non l'avevano addirittura mai vista.
- Sì, è Margherita - annuii, osservandola incuriosita.
L'arbitro fischiò la fine del tempo e noi tornammo in campo. Mia sorella aveva raggiunto Federica e l'aveva presa per un braccio, trascinandola in una zona isolata sugli spalti. Sentii la bocca dello stomaco restringersi e uno spiacevole sapore mi salì in gola.

Lucia non pareva soddisfatta dell'entrata in scena di mia sorella. Per quanto ne sapevo io, Lucia e Margherita si frequentavano saltuariamente. Una lampadina mi si accese nel cervello: Margherita sapeva qualcosa? Era lì come alleata di Lucia o come nostra alleata?!
Non avevo molto tempo per riflettere, il gioco continuava indifferente. Battuta, ricezione, attacco, ricostruzione, attacco, difesa...
Cosa stava succedendo?

Finalmente la partita si concluse (con la nostra vittoria) e io mi affrettai a rintanarmi gli spogliatoi, dove l'aria era sempre più calda e irrespirabile, per rivestirmi. Nex mi raggiunse di corsa.
- Perchè tua sorella è qui? - domandò preoccupata.
- Non lo so e qualcosa mi dice che non vorrei saperlo -
Presi il cappotto e la spessa sciarpa dal gancio e, borsone, in spalla, incitai Francesca a sbrigarsi perchè volevo togliere le tende il più rapidamente possibile. Qualunque cosa avesse in mente Lucia, ero intenzionata a dileguarmi prima che potesse accorgersene.
In palestra, i ragazzi, Federica e mia sorella ci aspettavano al fondo delle gradinate.
- Maggie, cosa sta succedendo? - le domandai con tono neutro. Non volevo nè accusarla nè lodarla, non sapevo ancora come stavano le cose.
- Cris, andiamo via e basta - ringhiò lei, afferrandomi un braccio. I capelli castani, di cui potevo chiaramente distinguere la ricrescita bionda, erano stretti in una coda da cui cercavano di liberarsi con tutte le loro forze. Due ciocche ondulate le incorniciavano il viso.
- Cos'è questa storia? - m'impuntai, arrabbiata.
- Per una volta nella tua vita, taci e ascoltami! - s'inalberò Margherita, trascinandomi verso l'uscita.
- Dove sono quelle del Victoria? - le mormorai all'orecchio, aggrappandomi alla sua spalla.
- Alcune sono fuori... ma noi dobbiamo andare alla macchina e tornare a casa -
Uscimmo nel gelido spiazzo esterno. Trattenni il respiro per alcuni secondi: lo sbalzo termico mi fece girare la testa. 
- Margherita, cara! - l'apostrofò Lucia, avvicinandosi a noi.
- Piantala con la sceneggiata. Ce ne stiamo andando -, Margherita si parò di fronte a me, come a volermi fare da scudo.
- Da quando hai cambiato... sponda? - ghignò Lucia, accompagnata da un coro di risatine sommesse. Dietro di lei stavano in piedi cinque o sei compagne di squadra.
- Che succede? - domandò Simona, aggrottando la fronte. Era appena uscita dalla palestra, seguita da Verena, Olivia, Angela e Diana.
- Sei solo un'immatura - tagliò corto mia sorella, rivolta alla cugina di Valentina.
Passai un braccio attorno alle spalle di mia sorella e poi tentai di allontanarla. Volevo davvero salire in macchina e andarmene. Nostro fratello si era già avviato alla monovolume, accanto alla quale notai che Margherita aveva parcheggiato il nostro scooter.
- E' una storia lunga, molto lunga. Ad ogni modo, mia cugina ti manda i più cari saluti, Maria Cristina -
- Bene, ringraziala - replicai.
- Piantala di infastidirci e tornatene alle tue promiscue attività - l'attaccò Angela.
- Già, Bocca di rosa, lasciale stare - insistette Simona.
Sul volto di Lucia si susseguirono rapide alcune emozioni: odio, disgusto, sorpresa, soddisfazione. E l'ultima non mi piaceva per nulla.
- Te ne vai già? -
- Non ho intenzione di stare a guardare il tuo brutto muso un secondo di più -
- Ecco, da brava, vai dalla tua ragazza, che magari poi si lamenta delle poche attenzioni che le concedi -
- Piantala di insultare persone che nemmeno conosci! Ha una ragazza? Bene, sarei solo contenta per lei! - proclamò Simona, furibonda.
- Saresti contenta di sapere che una tua amica è lesbica e non ha nemmeno avuto il coraggio di dirtelo? - sollevò il sopracciglio destro assumendo un'espressione interrogativa fin troppo eloquente.
Federica era arrossita talmente tanto da fare pendant con il colore della sua sciarpa. La sua reazione non lasciava spazio a molti dubbi. Cercai il suo sguardo per un momento, volevo capire cosa provava, cosa pensava...
- Che cazzo me ne frega di cosa fai lei! E non dovrebbe fregare nemmeno a te - intervenne Angela, alzando la voce, senza lasciarmi il tempo di replicare. Olivia, Diana e Verena si astenevano dalla discussione e si limitavano ad osservare, anche se ciò che leggevo nei loro occhi non mi piaceva.
- Io non so chi tu sia, ma senz'altro sei di uno squallore impressionante - intervenne Walter.
- Diciamo che Valentina, mia cugina, ci teneva che lo sapeste, giusto per correttezza: la vostra capitana se la fa da un bel pezzo con quella sua amichetta lì -, indicò con un certo disprezzo Federica, che, dal canto suo, tentava di rimpicciolire per non farsi notare.
- Ah sì... Valentina: la carta velina è più consistente del suo spessore morale - commentò acido Davide, che poco tempo prima aveva avuto un diverbio con lei.
Di quel momento mi si impresse nella mente un solo dettaglio, come una fotografia: lo sguardo penetrante e disgustato che mi lanciò Olivia. Mi attraversò la pelle, provocandomi i brividi.
- Bene, ora sarai contenta. Puoi andartene a fanculo soddisfatta! E salutami tanto la tua cara cugina: dille che non vedo l'ora di vederla per scambiarci due parole - ringhiai, puntandole contro un dito. Lei scrollò le spalle, sogghignando, e si allontanò ben felice di avermi rovinato la giornata.
- Mari... -, Nex tentò di posarmi una mano sulla spalla, ma la scansai. Non ero in vena.
- Io l'avevo detto che dovevamo andarcene - borbottò Margherita, mettendosi le mani in tasca.
- Non... non puoi andartene così. Ci devi una spiegazione! - protestò Verena.
- Ma saranno fatti suoi! - s'intromise Simona, accorata.
- No, Simona, mi sembra corretto verso la squadra: sì, sono omosessuale e, sì, la mia ragazza è Federica - ammisi senza problemi. Era una questione di trasparenza e di onestà: non volevo che nascessero voci assurde alle mie spalle, meglio chiarire preventivamente ogni cosa.
- Grazie per la confessione - sibilò Diana.
- Cris, andiamo - era Davide, che osservava preoccupato Olivia. Nemmeno a me piaceva per nulla la sua espressione.
Mio fratello salì in macchina, seguito dagli altri due: non avevano intenzione di assistere a quello squallido teatrino.
- Sentite, non so cosa dirvi e non mi sembra nè il luogo nè il momento per discuterne. Ci tengo solo a dirvi che non è una mancanza di fiducia, ma è una cosa che si chiama riservatezza -
- Tranquilla Cris, non devi giustificarti. Almeno non con me - Angela scoccò un'occhiata obliqua a Verena, Diana e Olivia.
- Allora ci vediamo lunedì prossimo... -
- Certo, buona settimana! Ciao Fede! - salutò gioviale come al solito Simona, per poi dirigersi verso la sua macchina. Strinsi la mano alla mia compagna e non potei non notare i suoi occhi tristi.
Davide si avvicinò ad Olivia, mentre noi salivamo in macchina e Margherita si allacciava il casco. Si scambiarono alcune rapide battute e un bacio veloce, teso. Poi lui ci raggiunse.
- Maggie, fai attenzione a tornare giù - la redarguì Simone, lei annuì, mettendo in moto.
- Che razza di stronza! - esclamò Davide, sbattendo un pugno contro al sedile. Sedeva accanto a me sul sedile posteriore. Walter si era nuovamente esiliato sul fondo della monovolume assieme a Mattia. Il posto d'onore in prima fila era ora riservato a Francesca.
- Valentina è quella della vostra classe, vero? La star? - domandò Mattia, che non aveva l'onore di conoscerla personalmente.
- Sfortunatamente... - mormorò Federica, poggiando il capo contro la mia spalla. La cinsi con un braccio, per poi posarle un bacio sulla fronte. Non era stato poi così traumatico, anche se dovevo assolutamente parlare con Olivia e le altre.
- Aspetta che la incontri! La chiudo nel primo cassonetto dell'immondizia che vedo - sentenziò Davide, che ancora ribolliva di rabbia. Probabilmente si era contenuto perchè sapeva che avrei protestato: era una questione che non lo riguardava direttamente.
- Per domani sera... non cambia nulla, vero? - domandò Federica rivolta a Davide.
Domani, il primo aprile, avrebbe compiuto diciott'anni e aveva organizzato una stupenda festa di cui mi ero quasi scordata a causa dei precipitosi avvenimenti degli ultimi tempi.
- Certo che no, però mi scoccia dover litigare con Olivia - disse, poi si chiuse nel suo silenzio. Evidentemente non aveva molta voglia di discuterne in quel momento.

Entrati in casa, dopo aver lasciato Davide al suo appartamento, Walter e Mattia si appartarono in cucina per preparare una cioccolata calda, 
Simone intratteneva Francesca nella sua stanza, mentre Margherita mi aveva seguita al piano di sopra.
- Mi dispiace - disse, appoggiata alla parete. Federica si era tolta le scarpe e si era seduta sul mio letto.
- E di cosa? - scrollai le spalle, avvicinandomi a lei.
- Per Lucia... e Valentina... Sono due stupide, due complete cretine! Non avevano nessun diritto... - la smorfia di mia sorella esprimeva impotenza a disprezzo.
- Maggie, qual è il tuo ruolo in questa storia? - le domandai con tatto. Dovevo assolutamente saperlo.
- Io sapevo che Valentina aveva, per così dire, affidato a Lucia l'incarico di insinuare nelle tue compagne di squadra il sospetto che tu fossi lesbica, un po' come fa lei nella vostra classe. Però Lucia non è come sua cugina: è più diretta, più sadica, se possibile. Sapevo che sarebbe finita male questa storia... -
Non sapevo cosa dirle, ma era chiaro che si sentiva in colpa. L'abbracciai con forza. La sentii sussultare e il suo respiro s'interruppe per alcuni istanti, poi ricambiò l'abbraccio. Ma fu solo un attimo. Si divincolò e disse che non era il caso, che non voleva essere compatita nè ringraziata. Poi scese di corsa le scale.
Sospirai, sedendomi accanto a Federica. Mi coricai, poggiando il capo sulle sue cosce.
- Come dovrei comportarmi con lei? - domandai, premendo il naso contro il ventre di Federica, che mi stava sciogliendo i capelli.
- E' come un animaletto selvatico e, come ti dicevo già prima, sta molto male per qualcosa... -
Baciai la stoffa della sua maglia, posando una mano contro la sua schiena. Federica continuò a carezzarmi i capelli.
- Maialina, puzzi - mi disse gentilmente.
- Bene, vorrà dire che la doccia la farò da sola - stabilii, rialzandomi e levandomi la divisa. Rimasi in reggiseno e pantaloncini di fronte a lei, che avvampò.
- No, voglio venire anch'io - pigolò, stringendosi alla mia vita e sbattendo le lunghe ciglia castane.
- Allora spogliati - mormorai io, sfiorandole la pelle diafana con le labbra.
- Però... -
- Cosa? Però, cosa? -
- Non voglio ancora fare l'amore - sussurrò.
- Non ho parlato di fare l'amore, sporcacciona che non sei altro! Sempre a pensare male! Volevo solo fare una doccia con te, senza implicazioni erotiche - risi, premendo il naso fra i suoi morbidi riccioli. Lei non potè trattanere una risata a sua volta.
- Togliti i pantaloncini - mi svestì rapida, per poi eseguire la medesima operazione su se stessa, mentre io mi adoperavo accendendo la stufa elettrica e prendendo gli asciugamani.
- Bagno o doccia? -
- Bagno - decise lei, aprendo l'acqua nella spaziosa vasca bianca. La strinsi delicatamente. Nonostante fossimo nude e premute l'una contro l'altra, in quel momento non provai alcuna sorta d'eccitazione: l'atmosfera aveva raggiunto davvero quel massimo di innocenza tale che impediva di provare attrazione sessuale.
Mi sedetti sul bordo della vasca, lei accanto a me, mentre attendevamo che l'acqua raggiungesse un livello accettabile.
- Mi sei mancata, sai? - mormorò, stringendomi una mano fra le sue.
- Anche tu, piccolina, tantissimo. E non ti chiederò mai scusa abbastanza per come mi sono comportata -, appoggiai il mio naso contro la sua tempia, chiudendo gli occhi.
- No, Mari, davvero... -
La zittii, posandole con delicatezza una mano sulla bocca e portandomi davanti a lei. Mi ingonocchiai ai suoi piedi, posando il mento sul suo ginocchio.
- Lasciami chiedere scusa. Ho bisogno di chiederti scusa... Ascoltami bene, in queste due settimane non ho intenzione di lasciarti per un solo istante: devo assolutamente riscattarmi, non voglio che tu... che tu pensi certe cose di me. Anche se me la sono cercata -
 - Sì, te la sei cercata... - sospirò lei, abbassando gli occhi.
Strinsi le sue gambe e poggiai il capo sulle sue cosce, chiudendo gli occhi. Lei si chinò su di me, fino a posare le labbra fra i miei capelli. Restammo immobili, strette l'una all'altra in quella scomoda posizione, finchè ci fu acqua sufficiente per entrambe. Federica ruotò di centottanta gradi e, lentamente, immerse i piedi fra la schiuma, sotto la quale si celava l'acqua calda. Sussultò.
Mi sedetti accanto a lei, imitando la sua posizione e il suo ingresso nel liquido. Però proseguii la discesa, finchè le mie natiche si posarono sul fondo della vasca. La incitai a raggiungermi.
Si sedette dietro di me, abbracciandomi con forza.
- Piccola cozza, ti amo - le dissi, carezzandole le braccia. Lei emise una sorta di miagolio e sfregò il naso contro la mia schiena. Risi genuinamente.
Sporsi il capo all'indietro, reclinandolo, per poterla baciare. Lei sorrise e spostò una mano dalla pancia al mio seno.
- Non si era... detto... niente... - riuscii a bofonchiare fra un bacio e l'altro.
- Voglio solo stuzzicarti, così ti riscaldi per sta notte - sogghignò lei maliziosa.
Mi finsi indignata, voltandomi verso di lei, che però mi placcò, facendomi scivolare dalla parte opposta. Ci ritrovammo coricate l'una accanto all'altra, i nostri corpi avvinghiati, le nostre femminilità si sfioravano. Rabbrividii nonostante il calore.
- Io ti ho già perdonata, Mari. Però non voglio che tu pensi di potermi trattare di nuovo così: solo perchè son tornata non significa che puoi prendermi ancora in giro. Questo deve essere trasparente come l'acqua -
- Sì, Fede... è per questo che sento di doverti dare di nuovo prova della mia sincerità -
Lei sospirò e mi baciò il capo che avevo incastrato fra il suo collo e la spalla. Le sfiorai il ventre con la punta delle dita, contemporaneamente adagiai le labbra dietro al suo orecchio.
Sentivo la sua pelle fremere, mentre i miei polpastrelli lambivano il ventre pochi immerso di pochi centimetri. Scivolai lentamente verso il basso, fermandomi appena sopra il suo inguine. Solo allora staccai le labbra dal suo collo per cercare le sue labbra.
Senza esitazione mi circondò il collo con le braccia, intensificando quel semplice bacio, mentre io la carezzavo con una delicatezza tale che non l'avrebbe mai soddisfatta.

*

- Non ritengo necessaria tutta questa scenata - disse con tono piatto Davide, incrociando le braccia, chiaro segno di presa di distanza.
Erano a casa sua, da soli: i genitori erano usciti con alcuni amici e sua sorella probabilmente era con altre amiche. Sedevano al tavolo della cucina, l'uno di fronte all'altra, mentre il grasso persiano bianco del ragazzo dormiva acciambellato fra loro due, indifferente alla discussione in corso. Olivia tamburellava le dita della mano sinistra sul piano di vetro del tavolo, la schiena rigidamente dritta.
- Anch'io ritenevo molte cose, Davide. Ora spiegami perchè non dovrei essere furiosa! -
- Olivia, ti prego, ragiona: quale problema ti causa?! Siete state amiche per... quanto? Cinque anni? -
- Sei! Mi sono cambiata davanti a lei per sei anni! E abbiamo anche fatto la doccia assieme una volta! -, Olivia sbattè con forza il palmo della mano sul tavolo, facendo sobbalzare il gatto.
- Ti ha mai fatto proposte esplicite? Ti ha mai... molestata o cose simili?! Allora non vedo perchè tu debba farne una questione di stato -
Davide era confuso e frustrato: un conto era dover replicare a quella spocchiosa Valentina o alla perfida cugina, un conto era doverla proteggere dalle sue amiche.
- Porca puttana, Davide! Come fai a non capire?! Mi sono spogliata davanti a lei! E' come se... come se ci fosse stato un ragazzo negli spogliatoi! Come cazzo faccio a fidarmi?! -
- Non pensi minimamente che magari anche lei si sentiva in imbarazzo nello spogliatoio? -
- Lei sarà solo stata felice! Accesso illimitato a ragazze nude, okay?! -
Davide si alzò in piedi, furibondo. Conosceva Maria Cristina e non sopportava che la sua ragazza osasse accusarla (ingiustamente) per il puro gusto di farlo.
- Olivia, smettila immediatamente: è una mia amica, anzi, è la mia migliore amica, quindi non ti permetto di parlare così. Ora basta! Se hai qualcosa contro di lei ne vai a parlare direttamente con Mari, altrimenti taci e la smetti di sparare stronzate gratuite! - s'infervorò Davide, facendo il giro del tavolo per portarsi accanto a lei.
- Non ho intenzione di rivolgerle la parola, nè ora, nè al prossimo allenamento, nè fra sei mesi, chiaro? Per me è un'amicizia morta e sepolta. Per il resto è tutto uguale... -
Olivia gli afferrò una mano alzandosi in piedi e cercò di baciarlo, ma lui la respinse.
- Si può sapere che cazzo ti prende ora? - alzò la voce, seccata.
- Mi prende che non mi va di stare con te dopo tutto quello che hai detto. Ho bisogno di riflettere -
Olivia rimase un attimo spiazzata, ma si riprese rapidamente.
- Davide, io ti voglio bene e lo sai, mi conosci. E' solo che sono molto... arrabbiata, perchè una mia amica mi ha mentito per anni. E l'idea che sia... gay non mi va giù -
- Se ci tieni a stare con me ti conviene controllarti - l'avvertì Davide, osservandole attentamente gli occhi castani.
- Prometto - mormorò lei, sporgendosi per posare le sue labbra sulle sue.

*

- Sbrigati, sbrigati! Sei sempre l'ultima! - esclamò Federica, una mano sulla maniglia della porta e un piede già fuori casa.
- Aspettami! Devo solo allacciarmi le scarpe! - ululai dal piano di sopra, afferrando le converse e cercando di indossarle senza smettere di correre, operazione che si rivelò alquanto ostica.
Dopo il bagno ci eravamo rassettate e vestite per andare a casa di Elena e Veronica, che si erano gentilmente offerte di ospitare un'intima festa per Federica.
Vestirmi non mi aveva sottratto molto tempo: un semplice paio di jeans blu scuro, una maglietta rossa decorata sul davanti dalla simpatica stampa di un serio Snoopy nei panni di Joe Cool, appoggiato con nonchalance alla sua cuccia, una felpa di cui ero particolarmente orgogliosa che proclamava "Ash nazg durbatulûk, ash nazg gimbatul, ash nazg thrakatulûk, agh burzum-ishi krimpatul" ovvero la celebre frase nel Linguaggio nero di Mordor che corrisponde a "un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nel buio incatenarli". La vera perdita di tempo era stata a causa dei capelli: avevo impiegato più di venti minuti per asciugarli e dar loro una forma decente! Nel frattempo Federica aveva indossato un paio di jeans chiari, scarpe di tela ocra e una camicetta rosa pallido, ulteriormente protetta dal freddo con un golfino bianco.
Afferrai al volo sciarpa e guanti, poi uscimmo.
Mio fratello doveva essere là da almeno un'ora, così come Walter e Mattia.
Strinsi la mano di Federica, intrecciando le mie dita con le sue e appoggiando la mia spalla contro la sua sorridendole.
- Sei sempre la solita lumaca - sussurrò lei, baciandomi l'orecchio con trasporto.
Ci punzecchiammo per tutto il tragitto, circa venti minuti a piedi, anche mentre Federica si annunciava al citofono le pizzicavo i fianchi, causandole alcune risatine isteriche.
- Sei ubriaca? - domandò Veronica, mentre la porta si apriva.
- No - sghignazzò Fede - E' quella stupida di Mari -
Salimmo le scale quasi di corsa, lei alcuni gradini avanti a me, ed io con un dito infilato nel passante dei suoi jeans.
- Eccoti! -
Veronica ci aspettava sulla soglia: indossava anche lei un paio di jeans con una morbida maglietta arancione decorata da grandi fiori. I lunghi capelli dorati erano tutti spostati su una spalla.
Le due sorelle si abbracciarono e Veronica le stampò due grossi baci, uno per guancia, prima di lasciarla andare.
- Sei un'emerita testa di rapa... però ti voglio bene e sono contenta che tu sia qui - sorrise Veronica, posandole una mano sui capelli. Federica sorrise.
- Guarda chi c'è! Vieni qua piccola! - esclamò Elena, andando ad abbracciare Federica con un tale vigore da toglierle il respiro. Anche Elena la baciò su ogni guancia.
- Non sai quanto hai fatto preoccupare tua sorella! -
- Lo so... mi è stato ampiamente riferito - mormorò con tono di scuse. Elena rise, posandole un braccio attorno alle spalle.
- Bene, in cucina ci sono i tre moschettieri e per cena saremo solo noi. Più tardi arriveranno anche Nex, Bianca, Andrea... e poi... aiutami a ricordare, Le'... -
- Michele e Martina -
- Ecco sì, loro due - annuì Veronica.
- Povera Mari, a lei nemmeno un saluto? - sorrise Elena, accorgendosi solo in quel momento che ero stata praticamente ignorata.
- Tranquille, era sottinteso -
- Taci - disse Veronica, abbracciandomi affettuosamente, mentre Elena mi dava una pacca sulla schiena di cui avrei volentieri fatto a meno.
Raggiungemmo i tre ragazzi in cucina: Mattia pareva aver recuperato il buon umore, anche se non ne ero del tutto sicura. Ad ogni modo, gli altri due erano piuttosto allegri e già si stavano provocando in vista del grande torneo che si sarebbe tenuto più tardi.
Cercai nuovamente il passante dei jeans di Fede per arpionarla con l'indice mentre ci appoggiavamo al bancone.
- Ci hanno raccontato della partita... - iniziò cauta Elena, sfregandosi i già spettinati capelli scuri, non del tutto certa che fossimo bendisposte verso l'argomento. Ci eravamo sistemati tutti in cucina: le padrone di casa appoggiate al muro, l'una accanto all'altra, mio fratello e Walter seduti al tavolo che ancora non era stato apparecchiato e, approfittando di ciò, Mattia ci si era seduto sopra.
- Diciamo che è stata una sgradita sorpresa - sbuffai.
- Sai cosa mi fa rabbia? - ringhiò Federica, togliendosi le scarpe con un calcio per poi balzare con grazia sul bancone e sedercisi sopra a gambe incrociate (evidentemente era una mania di famiglia) -  Lo sguardo che ci hanno rivolto alcune delle sue compagne, che fino a qualche ora prima mi avevano abbracciata e "Fede, quanto ci sei mancata!" e altre smancerie -
- Ho parlato poco fa con Francesca e posso dirvi che sono delle ipocriti disgustose. Specialmente Verena, Diana e Olivia. Le altre sono rimaste piuttosto indifferenti, in senso positivo, alla faccenda, ma loro tre sembrano averti eletta Persona disgustosa dell'anno -
- Stronze - dissi a denti stretti, mentre Federica mi carezzava i capelli con una mano.
- Fra l'altro, Davide sta litigando proprio ora con Olivia - disse Walter, controllando l'orologio appeso in cucina.
- Te l'ha detto lui? - gli chiesi alzando un sopracciglio.
- Ha solo detto che Olivia avrebbe cenato a casa sua, ma mi ci gioco le mutande che stanno litigando. Davide era furioso in macchina - spiegò Walter, mentre Mattia annuiva a sostegno delle parole del cugino.
- Tu, invece, tutto bene? - gli chiesi. Non ci eravamo mai fatti problemi a discutere di questioni personali fra di noi: eravamo come una famiglia allargata e tutti discutevano di tutto con tutti, era normale.
- Sì, ora meglio. Solo sciocchezze -
- Questioni di cuore - bisbigliò Walter facendo la faccia annoiata, meritandosi uno scappellotto sulla nuca da parte del diretto interessato.
- Non posso esprimere a parole quanto ti detesti - sbuffò Mattia, fulminandolo con lo sguardo. L'unica eccezione a quel "tutto" di cui eravamo soliti discutere era la vita amorosa di Mattia: non esiste persona sulla Terra più riservata di lui.
- Ti prego, non fare una scenata da checca isterica - lo prese bonariamente in giro Walter, attività a cui dedicava la maggior parte del suo tempo.
- Non ti conviene fare queste battute da maschio etero e virile, perchè sei in netta minoranza - gli fece notare Mattia, sorridendo compiaciuto.
- Touchè -
- Bene, ora voi piccoli Mantovani scendete dai miei mobili perchè devo scaldare le tartine e preparare la tavola - stabilì Elena, invitando cortesemente i due fratelli beatamente appollaiati là sopra a togliersi dai piedi.
- Fuori dalla mia cucina, tutti quanti -
Elena ci scacciò minacciandoci con un tagliere, poi indossò un grembiule da cucina molto natalizio e, di conseguenza, parecchio fuori stagione. Mi guardai bene dal farglielo notare.
- La regina dei fornelli ha preso possesso del suo regno - disse Veronica, lasciandosi morbidamente cadere sulla poltrona cerulea. Io mi sedetti accanto a Fede, accoccolandomi contro di lei, Simone si sedette accanto a noi, mentre Walter e Mattia dividevano l'altro piccolo divano, senza smettere di infastidirsi nemmeno per riprendere fiato.
- Hai intenzione di affrontarle? - mi chiese Veronica, che, lasciate cadere le ciabatte, aveva raccolto le gambe e si era sistemata con i piedi sotto al sedere.
- Sinceramente non ne avrei alcuna voglia: insomma, sono state loro a farne una questione personale e se mi odiano o mi detestano o tante altre cose carine di certo non me ne frega niente. D'altro canto, mi piacerebbe proprio mandare a quel paese quelle facce di merda. Fanno tanto le amiche, ma appena vengono a sapere che sei lesbica diventi un'infima e disgustosa bugiarda -
- Conosco bene quella sensazioni - sospirò Veronica, abbassando gli occhi.
- Io me ne andrò da questo covo di borghesi perbenisti, potete giurarci - annuì con forza Mattia.
- Andrai a Checcaville? - ironizzò Walter, mentre Veronica tentava di trattenere le risate.
- Fottiti -
- Su Walter, non attaccarlo, è troppo in minoranza sta sera e non c'è quasi gusto - intervenne Federica. Suo fratello la osservò dubbioso, io credevo di aver capito l'allusione.
- Oddio, tua sorella ha ragione, sei l'unico in questa casa a cui piace... -
- Okay, okay! Grazie, ho capito! - scoppiò a ridere Mattia.
- Vero, muovi il culo, il tavolo non si prepara da solo! - esclamò Elena dalla cucina. Sembrava irritata. Veronica aggrottò le sopracciglia, poi la raggiunse nell'altra stanza.
- Che ha? - domandò Walter sottovoce, indicando la cucina.
- Si chiama astinenza - annuì Fede altrettanto sottovoce. Soffocai una risata.
- Che vuoi dire? - indagò Mattia.
- Sono certa che è almeno una settimana che non vanno a letto assieme -
- Ma se io oggi sono salita su e le ho interrotte mentre... insomma, le ho tirate a forza fuori dal letto! -
- Certo, ma ciò non toglie che sia una settimana almeno che non fanno l'amore e oggi danno sfogo a tutto ciò che hanno represso -
- E da cosa lo deduci? - domandò Simone, quasi scettico.
- Zitti -
Tutti noi ammutolimmo e potemmo udire chiaramente un gemito soffocato di Veronica.
- Okay, ehm... - tossicchiò Mattia, imbarazzato.
- Non sei più acuta di noi, hai solo un udito più fino -
Scoppiammo a ridere e quasi non sentimmo il citofono. Ci voltammo verso la porta chiuse della cucina, poi verso la porta d'ingresso, infine ci fissammo.
- Bene, vado io - disse Federica, alzandosi. Veronica fu più lesta: uscì dalla cucina e si lanciò sulla cornetta del citofono con il respiro affannoso. Francesca era arrivata in anticipo.
- Io... io torno di là. E' quasi pronto - disse Veronica, per poi sparire rapidamente in cucina.
- Oh sì: astinenza - ridacchiò Walter. Simone si era alzato e attendeva sulla soglia la sua dolce metà, che non impiegò troppo tempo a salire le scale.
- Come mai già qui? - le domandai, mentre era ancora avvinghiata a mio fratello. Rispose solo qualche istante più tardi.
- Ho finito prima del previsto e non mi sono fatta problemi ad arrivare subito - sorrise.
- Noi dobbiamo ancora mangiare... -
- Tranquilli, io sono già sazia: mi limiterò a guardarvi -
Si sedettero accanto a Fede e me, stringendosi parecchio perchè il divano era progettato per ospitare comodamente due persone e già tre erano un tantino strette.
Walter sobbalzò improvvisamente udendo la suoneria del suo cellulare. Impiegò alcuni secondi per estrarlo dalla tasca dei jeans e poi corrugò le sopracciglia leggendo il nome sul display.
- Ehi Jason! What's going on?! - esclamò Walter, rispondendo al telefono. Jason, se la memoria non mi tradiva, era uno dei suoi cugini inglesi di primo grado, figlio della sorella di Lilith e tutt'ora residente in Inghilterra. Tutti i parenti di Walter dalla parte della madre risiedevano in Inghilterra.
- Yes, everything's fine! What about grandma?... Yes, i know! -
Gli rivolgemmo uno sguardo interrogativo, lui scrollò le spalle.
- Okay, i assume you aren't calling me and spending a lot of money just to talk about family! Isn't it?... Yes, i see... -
Rimase in silenzio alcuni istanti, noi lo osservavamo curiosi di conoscere il motivo della telefonata. Non che Walter non frequentasse i suoi cugini: d'estate restava lassù almeno due mesi e durante l'anno si sentivano spesso via mail o chat, oppure di persona durante le vacanze. Io avevo avuto modo di incontrarli due volte e in entrambi i casi erano stati loro a venire in Italia. Una delle due volte avevamo persino ospitato la nonna di Walter, Wendy.
- Oh, that's great! That's... amazing! -, Walter pareva entusiasta.
- Are you sure that it won't be a problem for aunt Violet?... Yes, i know that oncle Sam... No, ok, it doesn't matter... Yes... -
- Sta diventando una questione più ampia se tirano in ballo gli zii - disse Mattia, curioso come noi di sapere cosa stava succedendo.
- Oh my God! Everybody?! Are you kidding me?... Who's Daisy?!... Oh! Yes, Fred, yes, i remember! I'm sorry but... you know, Anne and mum... Ok, i'll do it!... For sure! -
Walter sillabò a nostro favore "battesimo con tutta la famiglia e siete invitati anche voi". Simone sgranò gli occhi.
- Scherzi?! -
Di solito in Inghilterra erano invitati solamente i Mantovani, essendo i cugini primi di Walter, eppure questa volta anche noi Volpe eravamo inclusi nel pacchetto.
- Hush!... No, not to you!... Yes, they are here! Sì, Jason vi saluta tanto, and obviously they return. Okay, now i really have to go, we're at Veronica's flat and... Yes, a dinner all togheter! We can hear each other tomorrow, ok? -
- Salutacelo - disse Mattia.
- Ok, hear you! Oh, and give regards to everybody!... Yes, it's obvious. Bye! -
Staccò il telefono poi sorrise.
- Vero! Piantatela di fare porcheria in cucina perchè gradirei mangiare! E poi devo parlarvi! - esclamò Walter, facendo scoppiare a ridere Francesca e Federica.
- Che rompicoglioni che sei! - sbuffò Elena - Razza di ingordi ingrati, è pronta la cena -
Ci affollammo attorno al piccolo tavolo, riempito da piatti di tartine di ogni genere.
- Tutto qui? - si lamentò Walter, facendo il difficile.
- Ce ne sono ancora due teglie, porco -
- Brava Elena, ti voglio tanto bene - disse con tono da ruffiano per poi avventarsi sui piatti.
Prima di annunciare ad alta voce il movente della telefonata, i nostri stomaci dovettero essere riempiti almeno per metà. Federica se ne stava tranquilla, non aveva toccato nemmeno dieci tartine, ma non sembrava stare male. Era solo silenziosa.
Le baciai una guancia e quando lei si voltò le rivolsi un'occhiata interrogativa. Lei sorrise e mi baciò, passandomi un braccio attorno al collo.
- Eccovi la notizia del momento: sono diventato zio per la seconda volta! - esclamò Walter entusiasta, allargando le braccia.
- Fantastico! Maschio o femmina? -
- Femmina, si chiama Phoebe. Penso che Peter abbia già telefonato a mia madre - spiegò Walter.
- Aspetta, ma tu hai un fratello? Pensavo fossi figlio unico... - domandò Nex, confusa.
- No, ho una sorellastra, Hope, che mia madre ha avuto durante l'adolescenza da un qualche compagno di liceo di cui non ricordo nemmeno il nome e che, comunque, è morto di overdose almeno vent'anni fa. Hope ha ventisette anni e ha già un figlio di due, Jack. Peter è suo marito - disse a favore di Francesca, che non era a conoscenza della storia.
- E hanno già organizzato il battesimo?! - rise Mattia.
- Sì, perchè prenoteranno i biglietti aerei per noi: vogliono anche voi Volpe, non so per quale motivo -
- Perchè noi siamo più simpatici e belli dei Mantovani - sentenziò mio fratello, dandosi delle arie.
- Il battesimo sarà quindi in estate? -
- Sì, supponevano a fine agosto o all'inizio di settembre -
- Bene, un po' d'aria inglese ci gioverà senz'altro! - esultò Veronica, che amava l'Inghilterra e ci sarebbe andata volentieri a vivere una volta terminati gli studi universitari.
- Vi divertirete - concordò Elena.
- Cosa?! -
- Vero, io non sono nè Volpe, nè Mantovani - le fece notare Elena. Veronica impiegò alcuni secondi a metabolizzare: si era resa conto solo in quel momento che Elena non rientrava effettivamente nella famiglia Mantovani.
- Gli chiederemo un posto anche per te, tranquilla! Zia Violet è ricca sfondata: casa sua sembra un castello! - la rassicurò Walter, scuotendo la mano.
- Non vedo l'ora di vedere Phoebe! - gioì Veronica, strappando un dolce sorriso alla sua compagna. Anche Federica sfoderò un sorriso molto simile. Le diedi un bacio sulla fronte.


***

La posta di Mizar:

maria_sharapova: da una parte, certo, Monica è la vittima della situazione, ma non esageriamo nemmeno: è lei che si è inserita a forza in questa situazione, sapeva a cosa andava in contro, eppure ha tentato comunque di separare le due. D'altro canto, la storia ancora non è finita. In ultimo, a me piacciono molto i personaggi principali nel momento in cui sono persone "normali", con i loro tremendi difetti e vizi, niente protagonisti edulcorati o santi. E Maria Cristina è la peggiore di tutte, lo penso anch'io.
Nessie: meno male che ci sei tu che mi sproni, altrimenti starei a marcire nel mio brodo di ozio: mi piace indugiare sui miei capitoli, rileggerli, fosse per me non li pubblicherei mai! Spero che questo ti sia piaciuto, c'è un po' più di calma (ma nemmeno troppa, mai esagerare!), qualche momento "tenero" in più, come piace a te! Baci ai tuoi due batuffoli!
hacky87: tranquilla, nessuna offesa, so che sono una ritardataria imperdonabile! Per fortuna la storia è quasi finita, perchè comincio davvero a non poterne più! Sono già in agguato con il seguito, tranquilla! Monica, alla fin fine, è un personaggio a cui non è poi così difficile affezionarsi, nonostante gli esordi. Giocherà ancora un ruolo chiave nella vicenda (anche se non in questa parte).
the angelus: diciamo che la tua descrizione di Monica nel momento in cui Federica le si annuncia al citofono coincide! E anche Federica si è data una bella scossa! No, niente vendetta di Monica: non ci sarebbe nulla di più scontato e banale. La vendetta di Monica sarà servita... gelida, tranquilla. Per quanto riguarda il contenuto degli ultimi capitoli, lo scoprirai! (p.s. Ho inziato a leggere la tua storia, procedo lentamente ma procedo! E' molto bella!)
piccola peste: ma come per mia sfortuna?! Meglio, no?! Okay, non ho dubbi che tu abbia esultato come allo stadio leggendo lo scorso capitolo! Ah, il continuo ti sorprenderà di sicuro: sono ormai stufa di Fior di pesco, non vedo l'ora di lanciarmi nel seguito! Di cui ho già pronti dei pezzi!
m4ry990: oh Dio, grazie! Non mi aspettavo che la mia storia creasse tutta questa dipendenza! Allora in questi mesi hai pensato che l'avessi sepolta! Diciamo che sono esausta, ho bisogno di finirla rapidamente e riprendere con il seguito, cambiare la struttura, lo stile... Insomma, aria di rinnovamento! Ma ti piacerà senz'altro! Sì, concordo con te: Mari è una persona debole, non ha tutto quel carattere che millanta. D'altronde, i miei personaggi non sono Mary Sue o Gary Stu.
MorriganJo: spero di averti stupito almeno un minimo con questo capitolo: iniziamo a gettare le basi per il seguito (che non tarderà molto, sul serio! lo so che sono poco credibile...)! Non vedo l'ora di chiudere qua, anche se manca ancora un bel capitolone! Oh sì, vi piacerà! Okay, Monica si è trasformata in vittima della situazione, ma non scordiamoci il modo in cui si è imposta all'inizio, quello è importante. Mari è davvero vile e indecisa, quelle persone eternamente con il piede in due scarpe, mentre Federica si è data un bello scossone! E sono proprio contenta.
Kabubi: solo perchè sei una cieca di merda e ho intenzione di discriminarti per questo, sappilo! Scoprirai poi tutto sul padre Mantovani, tranquilla, comunque ti dico subito che non odia le figlie, è una lunga storia... No, niente Sesso for surname, basta, taci. Veronica ha sempre ragione, non scordarlo mai. E comunque sei sempre la solita sporcacciona!
Apia: il tuo "sperando in tempi più rapidi" d'inizio commento... beh, rileggendolo sono scoppiata a ridere. Lo so, sono imperdonabile. E' che, oltre a tutto il resto, c'è anche il fattore "ne ho le palle piene" che mi porta ad odiare Fior di pesco. Non vedo l'ora di scrivere il seguito! Personaggi più maturi, narratore in terza persona (eccezion fatta per il prologo), un panorama più ampio e tanti misteri svelati! Se Antonella fosse stata omosessuale mi sarei esiliata dalla Gilda delle scrittrici yuri (è una lunga storia...) per andarmi a sotterrare nella Foresta Nera! Non mi piace essere scontata: come dici tu, è una storia a tematica omosessuale femminile, ma ciò non significa che debbano essere tutte lesbiche, diamine! Sono molto orgogliosa di Mari, non come persona, ma come personaggio: altro che Mary Sue! Quando mai un protagonista, che narra in prima persona, tra l'altro!, è stato così odiato?! Interverranno entrambe (Monica e Ludovica), tranquilla, ma nel continuo. Per ora abbiam quasi chiuso.
SXSweet: grazie per le belle parole, sono lusingata! Come umile scrittrice di fanfiction, mi inchino e mi prostro ai piedi delle mie recensitrici! Penso che il punto di forza della storia sia proprio la grande intesa fra i personaggi: si conoscono da tempo immemorabile, interagiscono con facilità fra loro e sono proprio come una grande famiglia (anche in senso abbastanza letterale!).
caso: diciamo che con il senno di poi è facile stabilire regole nei rapporti a distanza! Inizialmente nessuna delle due pensava davvero di averne bisogno. Comunque no, fra Antonella e Monica non c'è nulla che vada oltre una forte amicizia. Sì, è una femslash e la vicenda ruota principalmente attorno a questo, ma non tutte le mie pg sono lesbiche. E Antonella è completamente etero, assicuro io. Fra l'altro, nel ventesimo capitolo si nomina Domenica, il suo fidanzato. Quindi proprio nada!
Veive: eccoti (tanto per perseverare nella banalità)! Vedi di non abusare del coso per inviare le recensioni, non voglio un arcobaleno nella pagina! Veive, non immaginarti cose strane! E poi te l'ho detto, se vuoi fare la fanfiction della mia storia fai pure, ma non dire certe blasfemie in mia presenza! "Chi va a Roma perde la poltrona" -> sono senza parole, basita, ammutolita (come domani, quando ci consegnerà i risultati della terza prova di greco), però ti meriti una pacca sulla spalla! Io non sono noiosa e melensa, ma la storia ha un suo corso che capirai solo in seguito (mi sento molto nonna salice), quindi non sparare a zero sulla fantastica autrice! E anch'io ti odio. Ma proprio a morte, neh. (p.s. butta un occhio a cosa ho scritto a pazzafurioso più sotto!)
Emmaps3: la mia doccia-dipendente preferita! Mi hai giustappunto abbandonata per lei! Parlando di cose serie: per Monica non si prospetta un fantastico "lieto fine", almeno non ora, non in questa storia. Magari nel continuo... Ok, basta spoiler. Per quanto riguarda il finale all'altezza, beh, ormai ci siamo quasi. Sono terrorizzata, se vi deludo giuro che mi esilio! Ho voglia di piangere.
pazzafuriosa92: un tocco di patetismo ci voleva, in quel momento mi sono sentita tanto Veive! Le mie scelte sono sempre azzeccate, metti in dubbio? Scherzi a parte, è che non vedo l'ora di passare a questa maledetta terza persona: il mondo attraverso Mari mi ha stufata ampiamente (e credo inizi a stufare pure voi!). La soluzione non è ancora arrivata del tutto, siamo ancora un po' in bilico: non può tornare tutto puccipucci come prima solo grazie ad una scazzottata, per quanto meravigliosa!
_Wrath_: grazie per il pollice in su! Sono contenta che ti sia piaciuto! Sì, ho notato che siete tutte molto rissose e sanguinarie: non vedevate l'ora che se le dessero di santa ragione! Elena e Veronica sono sempre indaffarate, avrai modo di constatarlo! Sono insaziabili, voraci, una cosa disumana! Ma almeno si divertono e non combinano tutti sti casini! Presto è un eufemismo, ma l'importante è che un seguito ci sia!

***

Bene, eccoci alla fine! Che dire ancora? Che ci sentiremo presto?
Oddio, poveri voi! Ci proverò, promesso! Questi due mesi è stata causa di forze maggiore! Novembre 2010: il mese più tremendo e orribile di tutta la mia vita: cancelliamolo!
Nel frattempo, dato che sono una persona previdente, inizio a farvi gli auguri di Natale!

Quindi... Auguri di buone feste, lettori!

Mizar


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Capitolo 32
*** Fior di Pesco ***


32. t.s.e. Care lettrici [e cari lettori (se ce ne sono)], siamo arrivati alla fine: l'ultimo capitolo di Fior di pesco. Ci sarà ancora un epilogo, che pubblicherò nel giro di qualche settimana, che, però, avrà una funzione di cerniera con il seguito. Mi dispiace chiudere questo primo capitolo, scrivendo ho provato una tristezza che non avrei immaginato, tanta era la foga di volermi liberare di questa storia per potermi concentrare sul seguito, a cui sono molto più affezionata.
Ci tengo a ringraziare tutti quanti: dai semplici lettori, a cui spero di aver trasmesso emozioni (senza pretese), a coloro che hanno recensito con più o meno costanza la storia, spronandomi a fare meglio, a continuare, e a coloro che mi hanno aiutata nei momenti tristi relativi soprattutto a quest'ultimo periodo. Nello specifico, vorrei dedicare questo capitolo a tre persone a cui non ho mai dedicato nulla: hacky87, Apia e Wrath (la prima perchè è una delle mie seguaci più fedeli, la seconda per il piacevole scambio epitstolare e tutto il resto, la terza perchè ultimamente mi ha su(o)pportata abbastanza!).
Vi lascio dunque questo trentaduesimo capitolo come regalo di compleanno (il mio), sperando che questi diciannove siano molto meglio dei diciotto. Il 2010 è stato un anno da dimenticare, da seppellire assieme a tutto ciò che ha comportato, nella speranza che sorga un 2011 più sereno e positivo (anche per voi).
Ci risentiremo con l'epilogo, attraverso il quale vi fornirò il link alla storia inedita (nonostante sia pronta da Natale, non posso ancora pubblicarla perchè sta venendo giudicata per un concorso) che vi permetterà di sapere cosa ha cambinato Monica dopo essere stata scaricata in malo modo e aver ricevuto un pugno in faccia!
Fatemi sapere se questa storia vi è piaciuta, se ha avuto un senso per voi e se ha significato qualcosa. Grazie ancora!


***

Capitolo XXXII
FIOR DI PESCO


Davide collegò le casse all'ipod di Mattia, annuendo soddisfatto. Si sfregò le mani sudate sui jeans: era nervoso.
Federica sedeva sul bancone dell'angolo bar, sfogliando alcuni spartiti con aria assorta, la punta dell'indice che risistemava meccanicamente gli occhiali sul dorso del naso. Qualche metro più in là, Veronica stava facendo esattamente la stessa identica cosa, gesto meccanico compreso. Accanto a loro giacevano due custodie nere: una, più piccola ed affusolata, racchiudeva l'amato violino di Federica, l'altra una vecchia chitarra classica appartenuta ad Erica. In un angolo, su un palco di legno, c'era anche una tastiera.
Walter stava aiutando Elena con il cibo nella piccola cucina: saltuariamente li si sentiva imprecare per poi inveire l'uno contro l'altra. Quando un forte rumore metallico aveva raggiunto la stanza in cui stavamo trafficando, Davide si era precipitato in cucina, ruggendo come una belva idrofoba.
Terminato di attaccare palloncini e altri festoni colorati realizzati dalle sorelle Mantovani, mi ero seduta sul tavolo da biliardo, osservando gli altri affaccendarsi fra musica, cibo e altri dettagli e provando una profonda sensazione di inutilità.
- Che ore sono? - domandò Davide. Il suo tono era sempre più nervoso.
- Sono solo le cinque, stai calmo! Prima delle sette non arriverà nessuno - tentai di rassicurarlo, ma non pareva molto convinto. Anzi, non pareva nemmeno avermi ascoltata.
- A che punto siete di là?! - esclamò Davide, rivolto in direzione della cucina.
- Abbiamo quasi finito! - rispose Elena di rimando.

Davide aveva affittato per una sera la sala sotto la parrocchia, nella quale si tenevano concerti di band locali il sabato sera. Era un locale ampio a sufficienza per ospitare più di cinquanta persone, anche se quella sera non ci sarebbe di certo stata una simile folla! Avremmo senz'altro avuto più spazio per respirare.
Era strutturato in tre ambienti: una sala principale, nella quale avevamo sistemato la tavola e le sedie, una sala minore che sarebbe stata adibita a guardaroba, attraverso la quale si accedeva ad un bagno, e una piccola cucina su cui si apriva una piccola zona bar.
Avevamo aperto i tavoli pieghevoli, formando un lungo ed unico piano di appoggio, sistemato le sedie, dispiegate le tovaglie multicolori. Ci attendevano solamente le stoviglie di plastica, ancora nelle loro confezioni.
Il pavimento di cotto emanava una spiacevole sensazione di gelo. Fortunatamente avevamo acceso il riscaldamento tre ore prima ed ora si stava molto meglio: avevamo ricreato un microclima ideale per poter sopravvivere con una maglietta a maniche corte, mentre fuori la temperatura era di poco superiore allo zero.
Il tema era stato scelto da Davide quasi un anno prima, dopo aver visto un'esilarante commedia: quella sera avremmo dovuto vestirci da figli dei fiori. Per Veronica e Federica non era stato troppo difficile, dato che il loro guardaroba si accostava molto allo stile hippy. Io avevo dunque attinto da quello della mia ragazza, che si sarebbe anche premurata di farmi i capelli (contro la mia volontà). Non ci eravamo ancora vestiti, dato che fuori faceva troppo freddo: i nostri cambi ci attendevano nella sala più piccola.
Federica estrasse il violino della custodia e balzò a terra. Si diede un'occhiata intorno, lo sguardo pensieroso, poi individuò un solido sgabello. Lo afferrò e ci salì sopra.
Impugnò l'archetto e lo adagiò sullo strumento, poi iniziò a suonare. Non avevo la minima idea di cosa fosse, nè chi fosse il compositore, ma mi piaceva. Dovevo confessare la mia totale ignoranza in materia musicale che non fossero i gruppi che amavo: non capivo assolutamente nulla di spartiti, sonate, scale et similia. L'unica cosa che avevo imparato era che un movimento "veloce" si definiva allegro, e quello doveva esserlo.
Veronica alzò gli occhi verso la sorella, sorridendo. Si alzò in piedi e raggiunse la tastiera, poi la accese. Iniziò a battere il tempo con il piede destro, poi s'inserì abilmente fra le note di Federica, che le fece l'occhiolino.
Elena sbucò dalla cucina assieme a Walter, per godersi meglio la performance delle due sorelle. Entrambi indossavano un grembiule da cucina, avevano i capelli arruffati e i volti arrossati, più che per il continuo batti beccarsi che per la reale fatica o il caldo.
Davide si sedette accanto a me sul tavolo da biliardo, rilassandosi finalmente per alcuni minuti, mentre Mattia prese una sedia.
L'esecuzione delle due ragazze fu interrotta dal trillo del campanello: avevamo chiuso la porta a chiave per evitare che qualche avventuroso ragazzino scendesse non invitato.
- Sul più bello! - sbuffò Veronica, immobilizzando le dita a mezz'aria.
- Vado io! - balzai in piedi, prima che Davide potesse muovere un muscolo. Dovevano senz'altro essere Giorgio e Lara. Olivia sarebbe arrivata più tardi perchè era occupata con una riunione a scuola stando a ciò che aveva detto il festeggiato.
Vidi i due ragazzi salutare sorridendo attraverso il vetro della porta.
- Benvenuti! - li accolsi, tenendo loro aperta la porta.
- Ciao Mari - disse Giorgio, baciandomi una guancia, cosa che fece anche Lara subito dopo.
- Come vanno i preparativi? - mi domandò la ragazza, togliendosi un capello morbido di lana grigio e blu.
- Alla grande! Venite sotto: Davide è isterico, Elena e Walter in cucina sono come Tom e Jerry e le altre due stanno dando sfogo alla loro vena musicale. L'unico tranquillo sembra Mattia - riassunsi rapidamente ciò che stava avvenendo al fondo delle scale. Loro risero.
- Non è una sorpresa -
- Allora, tutti i vestiti di là. Se volete cambiarvi subito fate pure, noi aspetteremo ancora mezz'ora -
Giorgio e Lara andarono a riporre le loro giacche con le nostre, per poi andare ad abbracciare un sempre più nervoso Davide.
- Amico, rilassati o ti rovinerai al serata - lo ammonì Giorgio, posando un braccio sulle spalle di Lara.
- Ragazzi! - trillò Federica, saltellando con il violino ancora stretto in mano.
- Ehi! - esclamò Giorgio, abbracciandola.
Elena e Walter urlarono dei saluti confusi dalla cucina, da cui proveniva di nuovo un rumore sospetto.
- Si può sapere cosa state facendo?! -, Davide era davvero suscettibile.
- Lotta con le presine! -
Scoppiai a ridere, mentre un'Elena piegata in due dalle risate usciva dalla stanza per andare a salutare i due appena arrivati. Aveva gli occhi lucidi e il naso rosso.
- Scusate... - tossicchiò, ancora scossa.
- Se succede qualcosa alle tartine... - sibilò Davide. Elena gli posò una mano sul capo, fissandolo con occhi gelidi.
- Dubiti di me? -
- No, ehm... no! -
- Meglio così! - disse in tono autoritario, per poi tornare in cucina.
Davide sospirò, sedendosi sul tavolo da biliardo, proprio dove ero seduta io fino a poco prima.
- Iniziamo a prepararci, che ne dici? - propose Veronica, che aveva appena finito di suonare un breve ritornello con la chitarra, per saggiare l'accordatura dello strumento.
- Meglio, altrimenti divento matto! L'inattività mi uccide -
- No, tu ci aspetti qui! - intervenne Mattia. Assieme ai nostri abiti, avevamo nascosto anche i regali per Davide. Lui borbottò qualcosa fra i denti, poi si rassegnò.
Ci precipitammo nell'altra stanza, per recuperare i nostri vestiti, poi ci spostammo nella stanza principale, appoggiando il mucchio sul tavolo da biliardo, ormai eletto casa base.
- Ele, Walter! Venite che ci vestiamo! - li chiamò Veronica.
- Era ora! Qua abbiamo finito, lasciamo tutto qui e guai a chi si avvicina -, Walter puntò minaccioso un dito contro di noi uscendo dalla cucina. Lui ed Elena avevano abbandonato i grembiuli e tutto il resto.
- Ci cambiamo... qui? - domandò Giorgio.
- Sì - rispose sorniona Veronica - Ma se tu vuoi andare in bagno liberissimo -
Giorgio si limitò a ridacchiare, poi si mise tolse la felpa.
Mi sfilai la maglia con un gesto unico, per poi sbottonarmi i jeans. Veronica era già in mutande e si stava infilando una veste marrone e verde, decorata da stravaganti motivi floreali.
- Oddio, non pensavo indossassi un intimo simile! - scoppiò a ridere Mattia, dopo aver afferrato la sua morbida camicia colorata. Impiegammo qualche secondo per trovare la persona in questione: Elena portava un paio di mutande rosa, decorate da teneri gattini altrettanto rosa.
- Sono mie! - esclamò Veronica.
- Devo... devo averle prese per sbaglio - sbuffò Elena, infilandosi rapida il suo paio di jeans a zampa d'elefante. La sua compagna rise di fronte al suo imbarazzo per essere stata colta in flagrante con un paio di slip tanto femminili.
Federica stava indossando una maglietta dai colori psichedelici e una lunga gonna morbida, in vita portava una cintura di cuoio a frange e ai piedi sandali dello stesso materiale. Anche Veronica si stava sistemando una cintura di cuoio dall'aria molto nativo americana. Elena aveva recuperato una camicia bianca e un gilè di stoffa colorata, mentre Davide, già vestito di tutto punto, indossava gli immancabili occhiali rotondi. Dal canto mio, indossavo una tunica dallo scollo rettangolare, stretta in vita da una fascia di stoffa, che mi copriva fino alle ginocchia, calzai rapida un paio di scarpe di tela.
- Capelli - sogghignò Federica, stringendomi le braccia al collo per poi baciarmi. Ruffiana a tradimento.
- Non vanno bene legati così? - le domandai speranzosa, indicando la coda di cavallo. Lei scosse la testa. Si portò dietro di me e tolse l'elastico di stoffa blu, per poi arrotolarselo al polso. Mentre alzavo gli occhi al cielo, notai Giorgio e Lara: erano davvero deliziosi!
Lui indossava un paio di pantaloni di stoffa color vinaccia, decorati da toppe e ricami, una camicia bianca morbida e un paio di scarpe basse di tela color panna; lei un lungo vestito con scollo rettangolare dello stesso colore dei pantaloni di Giorgio e decorati dallo stesso motivo di rattoppi e ricami, stretto in vita dalla classica cintura, nei piedi un paio di infradito di corda.
- Li avete fatti fare? - domandò Federica, incantata dall'abito di Lara.
- Mia nonna è una sarta - spiegò la ragazza, annuendo.
- Sono davvero meravigliosi -
Federica tornò quindi a concentrarsi sui miei capelli: li divise in due grandi ciocche ai lati del capo, per poi annodarle in due lunghe e morbide trecce; lanciò un'occhiata attenta al tavolo da biliardo, poi afferrò un nastro dai colori vivaci e me lo annodò attorno al capo.
- Oh sì, sei tremendamente figlia dei fiori - asserì Giorgio, serio.
- Io, invece, mi sento la figlia di Toro seduto - borbottai, scostando dal volto alcune sottili ciocche che Federica aveva volutamente escluso dalla pettinatura.
- I'm so cool! - asserì Walter, sistemandosi il gilè blu che terminava con delle lunghe frange. Sotto indossava una maglia lunga dai colori sgargianti e un paio di jeans a zampa d'elefante; attorno al capo un nastro di cuoio.
Anche Federica si sistemò attorno al capo un nastro di cuoio, che si adagiò perfettamente fra i suoi morbidi riccioli.
- Bella. Sei proprio bella - le dissi, passandole un braccio attorno alla vita e baciandole con trasporto una guancia.
- No, stammi lontana! - esclamò Elena, balzando indietro, mentre Veronica le si avvicinava con un nastro dai toni rosati.
- E' per il tema! Smettila di fare così -
- No, pussa via! Non riuscirai mai a farmi mettere quel... coso! -
Scoppiammo a ridere, osservando quella sorta di inseguimento per la sala, che terminò con i ruoli invertiti: Veronica afferrata bruscamente e sollevata di peso da Elena.
Notammo che Davide osservava l'orologio con insistenza: in meno di un'ora sarebbero arrivati gli altri.
- Mettiamo via questo pasticcio - disse Walter, afferrando i nostri abiti con l'aiuto di Mattia. I due baldi giovanotti si presero la briga di riportare tutto nella sala.
- Mi aiutate con piatti e bicchieri? - domandò Davide, squarciando con forza la busta di plastica contenente i piatti.
- Subito -
Ci adoperammo attorno a lui per terminare di sistemare il tavolo e curare i dettagli dell'ultimo minuto. Elena e Walter tornarono in cucina per accendere il forno nel quale avrebbero poi riscaldato la pizza della panetteria dei genitori di Davide.
Veronica e Matti avevano preso in mano gli strumenti e stavano suonando un allegro motivetto che mi pareva familiare, lui alla tastiera e lei alla chitarra classica, per rendere più piacevole il nostro lavoro.
Dopo mezz'ora il campanello suonò di nuovo e Davide sobbalzò.
- Vado io - proclamò, correndo rapidamente su per le scale, seguito dalle risate sommesse di Federica.
Tornò giù poco dopo, deluso, assieme a mio fratello e Francesca, già vestiti di tutto punto.
- Che bella con le trecce! - esclamò Francesca, abbracciandomi con tanto entusiasmo che quasi caddi per terra.
- Non esagerare - la ammonii, mentre recuperavo l'equilibrio.
- Gliele ho fatte io - pigolò Federica, stringendosi al mio braccio. Sorrisi e posai un bacio sui suoi capelli.
- Le fai anche a me?! - le domandò entusiasta Nex, spalancando gli occhi. La mia ragazza annuì e la fece sedere, per poi dedicarsi ai suoi lunghi capelli scuri.
- Walter? - domandò mio fratello.
- In cucina. Stranamente ora sono silenziosi, avresti dovuto sentirli prima - ridacchiò Mattia, informando mio fratello delle varie lotte all'ultimo sangue, delle tartine volanti e delle tenzoni a colpi di mestolo.
Il campanello suonò di nuovo e Davide si precipitò nuovamente ad aprire: era chiaro che attendeva con ansia Olivia. Io, invece, no. Non per cattiveria, nè per indifferenza, semplicemente non avevo voglia di parlare con lei. Nè di vederla. Figurarsi trascorrere una serata assieme, nella stessa stanza.
Eppure sarebbe dovuto arrivare, primo o poi. Nonostante fosse una constatazione ovvia, quando la vidi scendere le scale assieme a Davide mi si formò un groppo in gola. Non ero ancora pronta: eravamo state buone amiche per sei anni e ora?
- Ciao Olly! - la salutò Nex, agitando una mano. Anche chi la conosceva andò a salutarla, poi Davide si dedicò alle presentazioni di Elena e Veronica. Ero proprio curiosa di scoprire se la sua era davvero omofobia o l'unico obiettivo del suo odio ero io.
Federica si avvicinò lentamente a me, per poi avvicinare le labbra al mio orecchio, proteggendole con la mano.
- Mari, vuoi parlare? Vuoi che andiamo un momento in cucina? -
- No, amore, grazie. Ma va bene così... Non guardarmi in quel modo! Lo so che in realtà non va bene, ma non ho intenzione di scappare - mormorai, scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte, per poi baciargliela, mentre lei chiudeva gli occhi.

Nei quindici minuti successivi il campanello suonò almeno una decina di volte e a ondate arrivarono i compagni di squadra di Davide, alcuni ragazzi della compagnia teatrale e del coro, compagni di classe e alcuni cugini. La stanza si popolò di risate, voci allegre, schiamazzi, ma, soprattutto, di colori.
- Ho fame - brontolò Federica, poggiando il mento sulla mia spalla e assumendo un'aria disperata.
- Ma non sono nemmeno le sette e mezza! - risi della sua espressione.
- Uffa -
- Fede! - esclamò Manuela, una nostra compagna di classe appena arrivata.
- Ciao Manu! -
Si abbracciarono, poi Manuela iniziò a chiederla come andava, se la scuola era tanto divertente quanto la nostra, di Roma d'inverno e altre cose. Ne approfittai per svicolare un momento: volevo parlare con Nex.
Non fu facile trovarla in mezzo a tutta quella confusione, soprattutto perchè tutti si somigliavano. Finalmente individuai due trecce castane uguali alle mie e mi aggrappai ad una di esse.
- Ahi! Sei scema?! - esclamò Nex, dandomi uno spintone.
- Scusa, ti stavo cercando... -, m'interruppe, alzando la mano come un vigile alzerebbe la paletta.
- No, non le ho parlato e non so cosa pensi o che intenzioni abbia -
Sospirai scoraggiata.
- Seconde te dovrei andare a parlarle? -
- Direi di sì: finchè non ti confronti direttamente con lei non potrai capire cosa pensa esattamente -
- Lo so, sono un'idiota, però non ne ho proprio la forza. Non voglio sentirmi aggredire per la mia omosessualità, non ne ho alcuna intenzione - asserii, ed era la verità.
- Posso capire che sia spiacevole... -
- No, Nex, non puoi capire. E' una sensazione di tremenda inadeguatezza e solitudine, soprattutto se certe accuse ingiuste ti vengono rivolte da un'amica -
Francesca sospirò, sconfortata: non sapeva più dove sbattere la testa.
- Senti Mari, fai come ti pare. Non voglio forzarti, però non fossilizzarti troppo sulle tue posizione: se lei è stupida, non abbassarti al suo livello -
Mi lasciò sola, impalata come uno stoccafisso, a rimuginare. Cercai con gli occhi la mia ragazza: avevo di nuovo bisogno di lei. In realtà un pensiero decisamente più indecente prese forma davanti ai miei occhi, ma non sarebbe stata una saggia mossa afferrare con impeto Federica per poi amoreggiare con lei. Almeno non davanti a tutti...
La individuai dopo aver vagato per po', intenta ad intrattenere pubbliche relazioni con nostri compagni di classe. Colsi più di una volta la parola Roma. Basta. Non volevo mai più sentir parlare di quella maledetta città!
Mi avvicinai di soppiatto alle sue spalle, per poi posarle una mano sul capo. Lei ruotò di scatto il viso stupito, per poi lanciarmi un sorriso caldo che sciolse tutto ciò che di gelato era rimasto in me dopo la chiacchierata con Francesca.
- Puoi venire un attimo o stavi...? - lasciai volutamente la frase in sospeso. Non avevo la minima intenzione di indagare sul genere di discorsi con cui li stava intrattenendo.
- Tranquilla, vai - fece segno Roberto, uno dei ragazzi. Lei si alzò sorridendo, poi mi seguì docilmente fino alla stanza più piccola. La afferrai per un polso, trascinandola in bagno. Chiusi a chiave la porta e poi le fui addosso.
Lei mormorò qualche parole che non colsi, sorpresa. Ma non durò a lungo: quando la appoggiai al muro, lei con le gambe strette attorno alla mia vita, gemette in modo contenuto. Mi passò le braccia dietro al capo, mentre le baciavo e succhiavo un'orecchia, scendendo lungo il collo, sorreggendola con entrambe le mani posate sul suo sedere.
- Mari... - boccheggiò, per poi cercare le mie labbra.
- Dimmi - ansimai nella sua bocca, sempre reggendola contro il muro. La gonna le era risalita fino alla vita e potevo scorgere i suoi slip viola.
- Ti amo -
- A-anch'io ti amo, cucciola - mormorai, chiudendo gli occhi per baciarla ancora.
- Torniamo... di là? - ansimò Federica, il cui corpo pareva tremendamente in disaccordo con le sue parole, dato aveva iniziato a muovere il bacino contro il mio.
- Dici? A me non è che vada molto... ho voglia di mangiarti di baci -
- Io... però... ricordi cosa mi avevi detto? Su una nuova prima volta... - sussurrò imbarazzata, abbassando gli occhi.
- Certo, amore, ma non voglio certo farlo qua. Ho solo tanto bisogno di sentire il tuo corpo contro il mio - le spiegai, stringendo le sue labbra fra le mie e mordicchiandole il labbro inferiore.
- Ah, bene... - mormorò Federica, baciandomi con foga. Era chiaro cosa desiderasse il suo corpo in quel momento, ma non sarei mai andata contro le sue richieste. Mi pareva davvero il minimo. E poi avremmo avuto tempo più tardi, se fossi stata fortunata.
Non trascorse molto tempo prima che decidessi di tornare di là: sia perchè qualcuno avrebbe potuto aver bisogno del bagno da un momento all'altro, sia per rispetto nei confronti di Davide.
Incrociai gli occhi di Olivia nel momento in cui richiuse la porta dell'altra stanza alle mie spalle: era uno sguardo di odio e disgusto, disprezzo e rabbia. La fissai con rancore e tristezza. Sarei voluta andare da lei e urlarle in faccia tutte le cose orribili che pensavo di lei, ma non ne avevo il coraggio, nè la voglia. Federica avvertì subito la tensione e posò una mano sulla mia spalla, stringendola dolcemente.
Olivia spostò il suo sguardo su di lei con disgusto e disprezzo, se possibile, ancora maggiori di quelli che aveva riservato a me. Cosa c'è che non va in te?
Circondai con un braccio le spalle della mia ragazza in un gesto protettivo, poi la spinsi via, interrompendo quell'intenso gioco di sguardi.
- Vuoi una tartina? - domandò con voce stanca Federica, adocchiando Elena nella cucina.
- Okay... -
Entrammo nel piccolo ambiente, dove Elena stava mettendo in forno una seconda di teglia di tartine e Walter suddivideva quelle della prima infornata su alcuni vassoi.
- E' vietato sostare in cucina - disse subito Elena, ancora voltata di spalle.
- E' un'emergenza - spiegò Federica ed Elena subito si voltò, preoccupata dal quel tono di voce.
- Cosa succede?! -
- E' Olivia! Non... riesco a reggerla - ringhiai, soffocando l'impulso di rifilare un pugno al muro e risparmiando dunque alle mie nocche un dolore inutile.
- Una di voi due si ricorda per caso di Giulia, la migliore amica di Veronica? O meglio, la migliore amica di Veronica finchè decise di fare comingout - domandò Elena, sospirando e appoggiando le natiche al bancone della cucina. Anche Walter si fermò ad ascoltare: lui sì che conosceva bene quella ragazza. Fra Elena e Veronica e i tre moschettieri c'era sempre stata molta frequentazione, maggiore rispetto a quella delle due ragazze con me e Federica.
- Sì, io me la ricordo bene - asserì Federica, io mi limitai a scrollare le spalle. La conoscevo di vista, non ricordavo di averle mai rivolto la parola.
- Non avete idea di quanto tempo ha passato detestando Veronica, rivolgendole battute acide, aggredendola ogni volta che poteva. Veronica provò più volte a parlarle, ma finivano sempre per litigare furiosamente, finchè un giorno, serenamente, davanti ad una cioccolata calda, si sono chiarite. O almeno parzialmente. Giulia le ha spiegato perchè non voleva accettare la sua omosessualità con toni pacati e adducendo motivazioni ragionevoli. Non sono più state amiche, è vero, ma perlomeno ora si salutano e riescono a sostenere una normale conversazione senza sbranarsi -
- Quindi dovrei invitare Olivia per un tè? - domandai, ironica.
- Mari, non fare del sarcasmo. Devi parlarle con calma, pacatamente, non devi darle motivo di aggredirti, altrimenti la situazione degenererà -
- Il fatto è che non voglio rovinare la serata a Davide: se andassi a parlarle finirebbe come dicevi tu! Sarebbe uno sbranarsi a vicenda! -
- Non ho detto che tu debba per forza farlo ora. Oltretutto è troppo presto, secondo me -
- Anche secondo me. Dalle il tempo di sbollentare - intervenne Walter.
Sbuffai, mentre Federica mi carezzava un braccio come per tranquillizzarmi.
- Certe volte... certe volte mi chiedo come sia possibile che nel 2010 ci siano ancora persone tanto ottuse e bigotte -
- Ci saranno sempre, quindi fattene una ragione - sibilò Elena. Sembrava molto nervosa: che avesse litigato con Veronica? Non mi pareva di averle viste discutere. Magari era stato qualcun'altro, forse i suoi genitori.
- Ele... va tutto bene? - le domandò Federica, avvicinandolesi.
- No, ma tu stai tranquilla - tentò di rassicurarla. Federica la abbracciò con forza, stringendole i fianchi. Elena sobbalzò, poi però ricambiò l'abbraccio, posando la guancia sui suoi capelli. Rimasi ad osservarle in silenzio. Non ero minimamente infastidita o turbata: avevo perfettamente chiara in mente l'intensità con cui Elena amava Veronica.
- Sicura che non ne vuoi parlare? - mormorò Federica alzando lo sguardo per cercare i suoi occhi.
- Diciamo che non ho voglia di approfondire l'argomento, ma è la solita storia dei miei fratelli. Abbiamo litigato per bene proprio prima della festa - spiegò Elena, carezzandole i capelli.
- Mi dispiace -
- Dai Ele, sono due imbecilli. Lo sai! Cosa stiamo a fare noi, altrimenti? - sorrise Walter, indicandosi con aria eloquente.
- Tu taci - ridacchiò Elena, stringendo con più forza Federica e baciandole una guancia con trasporto.
- Invece di farti la ragazza di Mari, continua con le tartine - le ingiunse Walter, autoritario.
Lei si limitò a ridere, mostrandogli il medio, poi si liberò dall'abbraccio di Federica, che ringraziò con alcune parole all'orecchio.
Tornammo nella calca della sala, dove Veronica stava suonando la tastiera e Mattia la chitarra classica. Alcuni cantavano, altri ballavano, tutti ridevano e pareva divertirsi moltissimo. Davide stava cantando con Giorgio, duettando sulle note della canzone che i due fratelli Mantovani stavano eseguendo. Lara osservava Giorgio compiaciuta con occhi languidi; Olivia stava riservando uno sguardo molto simili a Davide.
Federica andò a prendere il violino dopo avermi posato un bacio sulla guancia, poi raggiunse i fratelli e s'inserì nell'esecuzione, per la gioia dei presenti. Tastiera, chitarra classica e violino non erano forse una gran combinazione, però loro tre stavano bene assieme e l'importante era divertirsi.
Mi sedetti assieme ad alcuni compagni di squadra di Davide che non se la sentivano di cantare e ballare. Stavano parlottando fra loro, bicchieri di coca-cola alla mano.
- Sai qualcosa della cena? - mi domandò improvvisamente uno di loro di cui proprio non riuscivo a ricordare il nome.
- Stanno scaldando le tartine, penso che fra poco le porteranno in qua - scrollai le spalle.
- Davide ha avuto una bella idea per il tema: è originale! Non come le solite feste in cui tutti fanno i fighi e si mettono cravatte, tacchi e altri ninnoli - rise un altro.
- Oh sì, per fortuna. Tanto non mi sarei messa i tacchi nemmeno se fosse stata una festa elegante - annuii sorridendo.
 
- Permesso! Fate passare! - stava praticamente urlando Walter, che precedeva Elena, la quale reggeva una pericolante torta dall'aspetto delizioso.
- Qui -, Davide indicò con cipiglio autoritario una zona del tavolo di fronte a lui, dove la ragazza depose il vassoio, sgranando per un attimo gli occhi quando la torta scivolò rapidamente da una parte.
- Agli ordini, messere - ironizzò Elena, dando una pacca sulla spalla ad un Davide molto più teso del solito. Effettivamente lo capivo: doveva gestire una trentina di persone, fare in modo di parlare e stare un po' con tutti, essere disponibile, controllare che tutti si divertissero, assicurarsi che il cibo fosse sufficiente (e commestibile), chiedere ai fratelli Mantovani di suonare questo e quest'altro, ogni tanto caricare una canzone con l'i-pod per farli riposare, tenere a bada le due belve in cucina e dare retta alla sua ragazza. Mi pareva troppo persino per uno stoico come lui.
- Su di giri, vero? - domandò ridacchiando sottovoce Giorgio. Lara ed io mostrammo un'espressione esasperata, poi scoppiammo a ridere.
- Okay gente, è il momento dei regali! - dichiarò Veronica, invitando Walter a recuperare tutti le buste, i pacchi e i pacchetti nell'altra stanza.
Tutti si affannarono per trovare il proprio, tentando di riconoscerlo dalla forma e dal colore della carta colorata che lo avvolgeva, per poi precipitarsi addosso al nostro beniamino e soffocarlo con le richieste d'attenzione.
Federica suonava il violino, seduta sul tavolo fra i regali; dalle sue dita si sprigionava una malinconica melodia, che contrastava con il sorrisetto che le curvava le labbra rosee. Le schiacciai l'occhiolino, lei ricambiò.
- Fede... grazie - sospirò Davide, che, nonostante tutto, apprezzava la presenza della migliore amica su quel tavolo. Lei arricciò le labbra come a volergli dare un bacio, lanciandone uno nell'aria.
Lasciammo che passassero per primi i compagni del teatro, poi i ragazzi dell'istituto musicale, dopo di loro i compagni di squadra, i cugini, i nostri compagni di classe e, infine, noi.
Avevamo unito le finanze per comprare anche a lui una console Wii e due videogiochi che sapevamo che desiderava con ardore.
- Non ci credo! - aveva esclamato, strappando violentemente la carta la quadri.
- Così possiamo continuare con i tornei anche a casa tua! - aveva riso Veronica, abbracciandolo e dandogli un bacio sui capelli. Olivia, alle sue spalle, le lanciò uno sguardo di fuoco, che Federica notò immediatamente.
- Che cazzo vuole quella? - sibilò a denti stretta, udita anche da Giorgio che le consigliò di non farci caso.
- Sì, ma è stupida o cosa? Mia sorella è lesbica, lo sanno anche le pietre! - ringhiò lei, sull'offensiva.
- Calmati, amore - le sussurrai all'orecchio, mentre Davide si avvicinava per abbracciarci. Probabilmente lo fece apposta, ma Federica fu più affettuosa del solito e rimase abbracciata a lui molto a lungo.
Dopo un vasto giro di abbracci e ringraziamenti, Davide procedette con il taglio della torta, aiutato da Elena che posava con eleganze le fette di torta nei piatti di plastica gialla, per poi passarli alla sua compagna, che provvedeva ad aggiungere un cucchiaino, anch'esso di plastica, per poi allungarlo alla persona più vicina. Dopo cinque minuti avevamo tutti la nostra porzione fra le mani. Era davvero squisita.
- Dove l'hai comprata? E' buonissima! - domandò una ragazza del gruppo teatrale, Alina.
- L'ha fatta lei - sorrise Davide, indicando Elena, che si era rifiutata di assaggiare la sua creazione perchè aveva spiluccato per tutto il giorno e si sentiva fin troppo satolla.
- Complimenti! E' fantastica - disse uno della squadra dai capelli color carota. Elena sorrise, scrollando una mano nell'universale gesto interpretabile come ma figurati, è una sciocchezza.
- Domani, ragazzi, a casa mia si organizza un torneo, è un ordine - sentenziò Davide, con la bocca piena di torta.
- Ovviamente! Io ci sono di sicuro - asserì Simone.
- Idem! - s'aggiunse Elena, che, se era necessario menar botte ai videogiochi, era sempre presente.
Olivia tossicchiò, posando il piatto di plastica già svuotato del suo contenuto, per poi tornare ad incrociare le braccia e a fissare il suo sguardo d'odio verso di me.
Non era il momento, non era il luogo e non era giusto. Ma fui presa da un impulso irrazionale, imprevedibile, che non riuscii nemmeno a tentare di frenare. Mi avvicinai rapida ad Olivia, le afferrai un braccio e la trascinai a forza in cucina, sorda alle sue proteste. Chiusi la porta alle mie spalle, sbattendola con forza.
- Ora parliamo - stabilii.
- Io non ho niente da dire. Sei tu quella che avrebbe dovuto parlare, ma molto tempo fa! - ringhiò Olivia, arretrando, come se le desse fastidio stare a meno di due metri da me.
- Cosa avresti preteso?! Che io venissi da te a parlarti della mia vita privata?! -, tentavo di controllare la rabbia nella voce, ma era difficile.
- No, ma almeno che tu avessi un po' di rispetto verso di noi! -
- Spiegami: in cosa vi avrei mancato di rispetto? -, mi appoggiai al muro, assumendo un'espressione curiosa e scettica allo stesso tempo. Ero davvero ansiosa di ascoltare le sue ragioni. Anzi, le sue stronzate.
- Noi giravamo bellamente nude davanti a te, facevamo la doccia assieme... avresti almeno potuto dirci qualcosa! -
Mi trattenni dallo scoppiare a ridere. Io che ero la prima a vergognarmi e a rintanarmi in un cantuccio quando loro saltellavamo al naturale per lo spogliatoio; io che detestavo fare la doccia in palestra ed erano state loro a costringermi a farla, per "consolidare l'intesa di squadra", testuali parole.
- Perchè sei così egocentrica da pensare che io ti abbia mai guardata? -
- Se io avessi potuto mimetizzarmi in uno spogliatoio maschile avrei senz'altro dato una bella occhiata - replicò lei, scettica.
- Be', quella sei tu, non io. Io ho rispetto nei vostri confronti, contrariamente a quanto credi tu -, le puntai contro un dito accusatore.
- Ti prego, non fare la santarellina vittima delle insinuazioni altrui! - esclamò scocciata, per poi aggiungere con tono disgustato - Da quanto tempo sei così? -
- Da quando sono nata. Non ci si diventa da un giorno all'altro, mi spiace per te. E se invece intendi da quanto tempo sto con le ragazze, allora la risposta è tre anni e qualcosa. Soddisfatta ora? - risposi amareggiata. Non ero totalmente certa di quali fossero le sue intenzioni.
- Tre anni?! -
- Sì. Io amo Federica, a dispetto di cose pensi tu -
Lei non rispose, si avvicinò a me per poi scansarmi con un colpo e uscire dalla porta alle mie spalle. Rimasi interdetta a fissare le piastrelle opache di fronte a me. Rabbrividii e scossi la testa, poi uscii dalla stanza di pessimo umore.

In conclusione, con Olivia non avevo chiarito un bel niente e mi ritrovavo al punto di partenza. O forse in una posizione ancora peggiore.
Nonostante il pensiero della mia amicizia ormai irrimediabilmente perduta (almeno era ciò che percepivo), ero riuscita a trascorrere serenamente il resto della serata in compagnia di Federica e di tutti gli altri. Anche Elena era di cattivo umore, ma non pareva avere intenzione di approfondire la questione con noi, come già aveva detto a Federica. Davide non pareva essersi accorto del diverbio fra me e la sua ragazza, ma era meglio così: era stato molto impegnato a star dietro a tutti quanti, a controllare cosa suonava i fratelli Mantovani o l'i-pod, ad intrattenerci adeguatamente e altre incombenze da festeggiato e organizzatore. Alla fine, però, anche lui si era divertito e pareva felice.
Ci aveva salutati con un allegro "a domani, schiappe, vi straccerò!", per poi raggiungere la macchina di sua madre. Così anche noi che eravamo rimasti per aiutarlo a pulire, eravamo tornati a casa. 
I genitori di Federica sarebbero arrivati il giorno dopo assieme a Mattia e un Claudio piuttosto contrariato. Avevamo in programma un pranzo di famiglia, che ovviamente comprendeva anche Walter, Ludovico e Lilith.
In bagno l'acqua scorreva, Federica si stava lavando i denti, mentre io ero già nel letto, assonnata e stanca, gli occhi che bruciavano. Mi strinsi al cuscino, sprofondando il volto fra la stoffa profumata, e raggomitolandomi in posizione fetale sotto al piumone. Nonostante fosse aprile, ancora non avevo avuto il coraggio di sostituirlo con una coperta più leggera.
E la questione di Valentina? Gemetti sottovoce. Dovevo ancora finire quel discorso con mia sorella: era necessario fare un po' di luce in quel groviglio di bugie e inganni. Maggie, che ruolo hai, o hai avuto, in questa vicenda? Non riuscivo a fidarmi completamente di lei, la conoscevo troppo bene e non ignoravo certamente i suoi trascorsi, proprio per questo non potevo credere ciecamente alle sue parole. Non era mai stata bendisposta verso di me. Pareva odiarmi con tutte le sue forze, anche quando cercavo di aiutarla o le ero stata vicina, lei mi aveva sempre respinta, dicendo che la mia pietà la schifava. Perchè mi odi?
- Mari... - mormorò Federica al mio orecchio, infilandosi sotto alle coperte e abbracciandomi da dietro. Produssi un gutturale verso disarticolato, senza aprire gli occhi.
- Dormiamo? - chiese, baciandomi l'orecchio visibile fra i capelli, l'altro era schiacciato contro il cuscino.
- Sì - mormorai affaticata. Ero davvero molto stanca - Buonanotte, amore -
- 'Notte anche a te - mormorò dolcemente, stringendosi alla mia schiena e poggiando la fronte contro la mia nuca. Mi addormentai serena.

*

Federica aveva preso l'aereo con la sua famiglia alle sei di sera. Sarebbero tornati per il ponte tra fine maggio ed inizio giugno.
Veronica ed io avevamo già progettato di organizzare una festa a sorpresa per sua sorella ed eravamo partite con largo anticipo ad avvisare gli invitati. Avevo fatto un giro di telefonate, aiutata da Giorgio e Davide, per contattare i loro colleghi del gruppo teatrale e i compagni dell'istituto musicale. Tutti erano stati entusiasti dell'idea: le feste a sorpresa trasmettono sempre allegria, vuoi per il brivido nell'organizzare qualcosa alle spalle del diretto interessato, vuoi per la complicità che si crea nella complessa rete di innocenti bugie per tenere il festeggiato all'oscuro, intrecci che poi è sempre spassoso rievocare.
Veronica ed io avevamo passato un'interno finesettimana a progettare ogni dettaglio, dalla locazione, al numero di bibite da comprare. Sempre meglio partire in anticipo con questo genere di cose, perchè è un classico arrivare qualche giorno prima completamente disorganizzati e brancolanti nel buio, cercando di arrabattarsi all'ultimo minuto con ciò che rimane.
La torta sarebbe stata senz'altro una sacher, di cui Federica era estremamente golosa: era sempre bellissimo vederla abbuffarsi del suo dolce preferito, osservando il cioccolato disegnarle eleganti riccioli attorno alle labbra, per poi sorriderne orgogliosa e pretendere saltuariamente una fotografia.
E poi anch'io avevo avuto la mia sorpresa.
Margherita aveva bussato una sera alla porta della mia camera, mentre io ero impegnata a chattare con Federica. Avevo chiuso la conversazione e lei si era seduta sul mio letto, facendomi segno di raggiungerla.
- Domani hai voglia di andare a fare due passi? Posso aiutarti con il regalo per Federica - aveva mormorato, sostenendo il mio sguardo con una certa timidezza, come se il voler partecipare al compleanno della mia ragazza, che un tempo era stata anche sua amica, fosse qualcosa di cui vergognarsi.
- Molto volentieri. Verrai anche tu al compleanno, no? - le domandai, stringendomi le ginocchia con le braccia e poggiandoci sopra il mento.
- Se per te va bene... -
- Sì, certo! A tutti farebbe piacere, Maggie - le dissi, ed era vero, non la solita bugia per rabbonire.
Così il pomeriggio seguente eravamo uscite, lei avvolta nel suo cappotto rosso, i corti capelli nascosti sotto un basco nero, che le conferiva un'aria molto parigina, io stretta in una giacca nera, la metà inferiore del volto sepolta sotto una spessa sciarpa di lana.
- Avevi già un'idea, o stiamo andando alla cieca? - mi chiese ridacchiando.
- Abbastanza alla cieca - ammisi sbuffando. Non avevo la minima idea per il suo regalo: lei aveva tutto ciò che desiderava, non mi pareva avesse bisogno di nulla.
- Dai, ora ci verrà un'idea - mi spronò Margherita, prendendomi a braccetto. Le avevo sorriso fra la lana.
Avevamo passeggiato tranquillamente per la via principale, un'area pedonale ai cui lati negozi di ogni tipo (dal vestiario, al mobilio d'epoca, alla gastronomia) sbucavano come funghi. Era piacevole passeggiare in quell'aria frizzante, la via non tropo gremita, ma comunque popolata e vivace, l'aria trasportava stralci di discorsi e risate.
- Andiamo da Lush, ti prego! Voglio annusare il sapone! - esclamò Maggie, spalancando gli occhi e afferrandomi una mano. Fui trascinata ridendo da Margherita verso il negozio in questione.
Entramme e fummo avvolti non solo dal tepore del riscaldamente, ma anche dall'intenso profumo dei vari tipi di sapone artigianale, sistemato su banconi di legno come forme di formaggio.
Margherita si lanciò su una forma di sapone al miele, annusandolo con gli occhi chiusi. La seguii sorridendo.
- Mm, che buono - mormorò, porgendomene un pezzo già tagliato da annusare. Non potei non concordare con lei.
- Guarda! Al cocco -, Margherita afferrò un'altro spicchio e se lo avvicinò alle narici, per poi avvicinarlo alle mie.
Restammo alcuni minuti ad annusare il sapone artigianale, indugiando parecchio su quello al mandarino, che mi ricordava ovviamente Federica. Margherita alla fine si decise per un pezzo di sapone alla mandorla e ci stavamo giusto avvicinando alla cassa, quando Margherita mi colpì un braccio con forza, agitata, indicandomi una persona di spalle. La riconobbi immediatamente dai lunghi e mossi capelli neri.
- Andiamo via? - domandai sottovoce a Margherita.
- Buonasera, posso aiutarvi? - domandò il ragazzo alla cassa. Sfoderammo subito un gran sorriso e mia sorella gli porse il pezzo di sapone scelto. - Sì, questo, per favore -
Lei pagava, io tenevo d'occhio Valentina, che, assieme ad altre due ragazze, stava annusando i prodotti del negozio.
Si voltarono mentre Margherita afferrava lo scontrino dalle mani del ragazzo, Valentina mi rivolse un sorriso sprezzante, riservandone invece uno carico d'odio per mia sorella.
- Usciamo - sentenziò lei, prendendomi per mano. Loro tre ci seguirono in strada.
- Che cosa vuoi?! Mi sembrava di essere stata chiara! - ringhiò immediatamente Maggie, senza lasciarle il tempo di aggredirci.
- Mi fai schifo, Volpe. Ora ti riduci ad uscire con quell'invertita di tua sorella? - ridacchiò Valentina, supportata dall'annuire frenetico delle due ragazze al seguito.
- Non chiamare mia sorella in quel modo, stronza! - esclamò Margherita, impedendomi di mandarla personalmente a quel paese. Le amichette di Valentina, che dovevano essere quelle che alternava alle due stupide mie compagne di classe, ammutolirono e la osservarono nervose, temendo forse la sua reazione.
- Sappi che me la pagherai, Volpe -
- Oh, Visconti, sono terrorizzata! - le risi in faccia - Anche mia sorella sta tremando di fronte alle tue minacce -
- A te non conviene parlare, data la tua posizione -
- Ah sì? E quale sarebbe la mia posizione? Vuoi andare a dire a tutti che sono lesbica? Fa' pure! Penso non ci sia nemmeno più gusto tante son le voci che circolano su di me. Tante quante quelle che circolano su di te... - sogghignai, lasciando volutamente la frase in sospeso. Le sue gesta da ubriaca erano note ai più, soprattutto le sue performance sessuali e i vari servizi resi la sera in discoteca.
- Non permetterti di fare certe insinuazioni - squittì la scagnozza di destra, scuotendo la riccia chioma disordinata.
- Non sono insinuazioni, Michela, lo sai meglio di me - intervenne mia sorella, che evidemente non era estranea a quell'ambiente.
- Margherita, non credere di poterci rivolgere ancora la parola. Dopo il numero che ti sei fatta con mia cugina... -, mia sorella la interruppe con tono rabbioso.
- Cosa cazzo me ne frega di voi, secondo te?! Non siete mie amiche, non lo siete mai state! E non sai quanto mi pento di averti dato corda, avrei dovuto mandarti a quel paese. E spero che tua cugina non incroci ancora la mia strada! Devo anche starvi a sentire mentre progettate di rovinare la vita a mia sorella? No, non credo proprio. Quindi abbassa la cresta e torna nel tuo pollaio a fare la regina, che ti riesce bene. Le uniche persone con cui puoi rapportati sono queste imbecilli che ti porti appresso -, indicò con un gesto del braccio le due ragazze dagli occhi spalancati.
- Non temere, ne riparleremo. Spera di non essere tu ad incrociare la nostra strada - la minacciò Valentina, puntandole contro un dito terminante con una lunga unghia laccata di viola.
- Valentina, non ti conviene usare quel tono con mia sorella - la avvertii, posando una mano sulla spalla di Margherita.
- Dovrei avere paura di te, mezza-donna? - domandò con tono a metà fra lo scettico e l'indignato.
- Sono molto più donna io di te - asserii.
- Senz'altro, Mari - annuì mia sorella - E ora andiamo che non possiamo perdere altro tempo ad ascoltare le tue farneticazioni -
Si voltò, afferrandomi e costringendomi a seguirla.
- Ne riparleremo, Volpe, statene certe! - esclamò, noi scoppiammo a ridere, stringendoci la mano.

Per il regalo avevo avuto una fortuna sfacciata: Mattia mi aveva telefonato di nascosto per avvertirmi che Federica aveva rotto l'mp3, così avrei potuto provvedere e comprargliene uno nuovo. Ero andata a sceglierlo con Veronica, che era stata molto contenta della cosa.
- Almeno è utile! - aveva ripetuto più volte mentre osseravamo i piccoli congegni rettangolari.
Alla fine avevo optato per un semplice modello dal design essenziale, nero, ma con una memoria decisamente abbondante, requisito fondamentale dato che Federica portava sempre con sè vagonate di musica, di cui si nutriva e ne percepiva il bisogno costantemente, come d'ossigeno per sopravvivere. Infatti da quando aveva perso l'mp3 era diventata intrattabile.
Poi avevo avuto un'illuminazione: stavo girovagando con Lara un'ozioso pomeriggio di inizio maggio, quando eravamo capitate in un negozio di arredamente stravagante per la casa. Lara si era perdutamente innamorata di una stampa raffigurante una veduta aerea di New York in bianco e nero e stava occhiaggiando disperata il prezzo, troppo alto per le sue risorse, sperando, forse, che si sarebbe abbassato suggestionato da quell'intenso sguardo. Mentre lei tentava di mettere in pratica quelle doti paranormali, io vagavo per il negozio senza meta e senza perchè, solo per curiosare e rovistare fra paccottiglia e pezzi da collezione. Stavo giusto ridacchiando di una cornice pelosa e leopardata quando la vidi: una semplice stampa quadrata, non troppo grande, ma dall'aspetto affascinante. Era la fotograia dai colori soffusi di un ramo ricoperto da fiori di pesco. Rimasi a contemplarla per alcuni minuti, con la bocca spalancata. Era una visione tanto semplice quando incantevole: quei piccoli fiori bianchi, candidi, emanavano una purezza che contrastava con il colore violaceo dello sfondo, catturando l'attenzione su di loro grazie a questi giochi di luce. Trasalii quando Lara mi posò con forza una mano sulla spalla, sospirando sconsolata.
Mi limitai a grugnire qualcosa, indicandole la stampa. Anche i suoi occhi si spalancarono.
- Bello, vero? -
Lei annuì, poi s'affrettò a cercare il prezzo. Costava solo ventisei euro! Molto meno del previsto.
- E se lo prendessi per Federica? -
- Mari, sai cosa significa il fiore del pesco? - mi domandò Lara, assumendo un cipiglio autoritario. Io scossi la testa, pronta a bere ogni sua parola.
- Nel linguaggio dei fiori, significa "amore eterno". Direi che è perfetto, se è questo che vuoi trasmetterle. Perchè lo pensavi come un regalo per Federica, vero? - sorrise maliziosa notando il rossore che andava diffondendosi sulle mie guance.
- Mi sembra un'idea... dolce, che ne pensi? -
- Se Giorgio lo regalasse a me, lo riterrei molto romantico - asserì Lara, passandosi una mano fra i corti capelli chiari.
- Bene, allora lo compro! - sentenziai, afferrandolo saldamente.
Alla cassa, una signora di mezza età dall'aria annoiata e gli occhi stanchi afferrò con malagrazia le banconote che le stavo porgendo, per poi impacchettare rapidamente quella stampa. Osservai quei fiori luminosi sparire nell'oscurità della carta, soffocati da uno strato d'argento opaco.
- Grazie e arrivederci! - salutammo uscendo dal negozio.
La signora non si degnò di risponderci, ma tornò a concentrarsi su qualcosa che teneva sotto al bancone.
- Sai Mari, sono contenta che alla fine tutto si sia risolto - sospirò Lara, osservando l'azzurro cielo di maggio. L'aria inizia a diventare più calda e si poteva iniziare ad osare giacche leggere.
- Mm, io penso che invece ci siano ancora molte questioni in sospeso. Ad esempio Monica: non posso far finta che non esista, non sparirà ignorandola. Andrò a parlarle uno di questi giorni, vorrei tanto spiegarle. Ci ho provato ultimamente, ma mi evita come la peste, e la capisco! Poi devo anche sistemare la storia con Federica.: non è facile dimenticare cosa è successo, però io ci tengo ancora a lei, davvero. La amo -
- Per sempre? - domandò Lara, accennando al sacchetto che stringevo fra le dita.
- Non lo so, ma sarebbe un buon inizio -



***

La posta di Mizar: data la nuova e pratica funzione di Efp, risponderò direttamente ad ogni recensione, così sarà più pratico (almeno spero, in caso contrario fatemelo notare e ripristinerò la formula precedente!)!


A presto,
Mizar

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Capitolo 33
*** Epilogo ***


33. Epilogo Speravo di riuscire a posta prima, ma la scuola ha frenato il mio entusiasmo. L'importante è che ora sia terminato.
Le cose importanti al fondo.

Se a qualcuno interessa, ecco la
 spin-off che vede Monica protagonista subito dopo essere stata scaricata da Maria Cristina: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=643020&i=1

Godetevi l'ultimo (breve) atto!


***

Capitolo XXXIII
EPILOGO

Il pomeriggio del 12 giugno, il giardino di casa Mantovani, per la precisione quello di Ludovico e Lilith, si era popolato di voci e colori: ragazzi coricati sulle sdraio, nell'erba, altri che si rincorrevano, chi sedeva tranquillamente all'ombra di qualche frondoso albero, chi giocava a pallone nella parte pianeggiante del prato, chi faceva il bagno in piscina. La calura iniziava a soffocare e la percentuale di umidità mandava al tappeto anche i più temerari e temprati guerrieri del solleone.
Accasciata fra l'erba, sotto un ombrellone di fortuna, stavo sudando che nemmeno alla maratona di New York, accecata dall'azzurro intenso del cielo e dalla violenta luce del sole.
- Caldo, caldo, caldo... - mormorò Federica come una litania, sdraiandosi accanto a me. Allungai una mano per carezzarle il braccio, ma lei si scostò. - Troppo, troppo caldo. Caldo, caldo... -
Mi rassegnai, limitandomi a sorriderle. Chiusi gli occhi per proteggerli dalla luce.
Rilassata com'ero, le membra allungate nell'erba tiepida e la mente intorpidita dalla sonnolenza, non mi accorsi del rumore di passi, nè del mormorio concitato. Mi ridestai di scatto quando venni afferrata brutalmente. Strepitai, scalciando. Anche Federica, da qualche parte alle mie spalle, stava urlando. Attorno a noi risate e altre urla. Mi resi conto che Walter mi aveva afferrata come un sacco di patate ed ora mi reggeva per i polpacci, la testa ciondoloni contro la sua schiena. Gli diedi un paio di pugni, ma lui non cedette e all'improvviso mi ritrovai a graffiare l'aria, poi i miei polmoni si riempirono d'acqua.
Riemersi tossicchiando, aggrappandomi con foga al bordo. Udii anche il tonfo del corpo di Federica contro la superficie. Riemerse accanto a me, che ormai ridevo assieme a tutti gli altri.
- Non vi sentite più fresche ora? - domandò sogghignando mio fratello, che aveva riservato a Federica la stessa sorte che Walter aveva riservato a me.
Federica non rispose, ma si aggrappò alla mia vita, poggiando il capo contro il mio collo, ansante. Io gli mostrai il medio.
- Ce la pagherete! - lo minacciai, mentre Federica, abbarbicata alla mia schiena, stava emettendo una serie di versi simili a fusa.
Era felice. Anzi, felicissima.
La festa a sorpresa era stata perfetta: Federica e Mattia (quest'ultimo ovviamente informato di tutto) erano arrivati puntuali con l'aereo ed Elena era andata a prenderli, con la scusa di essere nei paraggi per delle commissioni. I loro genitori sarebbero arrivati solo la sera, essendo ancora occupati con il lavoro, anche se ormai il forzato trasferimento a Roma volgeva al termine.
Avevamo poi trascinato minore delle sorelle Mantovani a casa di Walter con la scusa che gli zii volevano salutarla e, mentre attraversavamo il giardino per raggiungere la porta d'ingresso, una serie di persone era sbucata da dietro le piante e dalle finestre schiamazzando come scimmie.
A Federica erano venute le lacrime agli occhi. C'eravamo tutti noi, alcuni compagni di canto e teatro, di classe, gli amici di Elena e Veronica, insomma, la solita gentaglia che ci portavamo appresso.
Eravamo dunque passati al rito della consegna dei regali. Quando le avevo mostrato la foto raffigurante i fiori di pesco ne era rimasta estasiata, ma quando le avevo spiegato il significato mi era letteralmente saltata addosso. Per sempre, Cris, è impegnativo, ma proviamoci aveva mormorato al mio orecchio.

Una ragazza dalla carnagione lattea e i capelli multicolore prendeva il sole su una sdraio, indosso un bikini nero. Alla sua destra, un'altra ragazza la imitava, ma indossava un prendisole verde mela. Erano Bianca e Martina, ex compagne di liceo della sorella di Federica, che ora sedeva sulle ginocchia della sua ragazza, sussurrandole qualcosa all'orecchio, le mani chiuse a coppa per escludere il resto dei presenti da quell'intimo scambio. I ragazzi si spintonavano in piscina, tirandosi un pallone di tanto in tanto e divertendosi a bagnare le due che si abbronzavano vicino alla piscina, finchè, seccate, spostarono le sdraie in un punto del giardino molto lontano rispetto alla piscina: la distanza avrebbe scoraggiato i pigri ragazzi.
Giorgio e Lara si stavano scambiando tenere effusioni all'ombra di alcune betulle e qualcosa di molto simile stavano facendo Davide e Olivia, che era venuta in qualità di accompagnatrice e aveva fatto gli auguri a Federica solo perchè sarebbe passata dalla parte del torto prendendo parte a quella festa a sorpresa e comportandosi da cafona. Simone e Nex si stavano sbaciucchiando, lei seduta sul bordo della piscina, lui in acqua.
Federica grugnì qualcosa, accennando all'ennesima scenetta romantica che vedeva protagonisti due ragazzi del coro, Alina ed Emanuele.
- E' così importante? - sussurrai al suo orecchie, afferrandole una mano. Muovendomi sfiorai i suoi short di jeans, ancora bagnati per il tuffo di poco prima.
- Effettivamente no - mormorò chiudendo gli occhi, per poi baciarmi, portando una mano dietro alla mia nuca.
Una scarica mi attraversò e se fossimo state sole le sarei saltata addosso senza tanti preamboli: erano mesi che non facevano l'amore, che non stavamo insieme, e desideravo intensamente trascinarla sotto le coperte assieme a me, sfiorare la pelle delicata del suo ventre con la lingua, stringere fra le mani i suoi morbidi seni, baciarla fra la gambe per udire i suoi gemiti. Posai timidamente una mano sulla spalla, spostandola lentamente verso il centro della sua schiena, avvertendo il modo in cui la sua umida maglietta scorreva faticosamente sotto le mie dita, formando piccole pieghe e sfregando fra le nostre carni. Federica sfiorò con la punta della lingua la sottile apertura fra le mie labbra: le concessi di entrare nella mia bocca, intensificando l'abbraccio.
Il giardino sbiadì, le voci si affievolirono, persino il calore del sole pareva scomparso. Esisteva solo il suo dolce profumo, il suo naso contro il mio, il suo sapore nella mia bocca, le sue mani attorno al collo e lei fra le mie braccia. Un brivido d'eccitazione mi fece quasi sobbalzare: forse era l'adrenalina, perchè quello era il primo bacio che ci scambiavamo davanti a tutti.
- Okay, basta... - ridacchiò Federica sottovoce. Ci separammo lentamente, incuranti di controllare se qualcuno se ne fosse accorto e eventualmente dare spiegazioni. Ma perchè poi?
Federica si coricò poggiando il capo sulle mie gambe e socchiudendo gli occhi a causa dei raggi del sole. Le premetti un polpastrello contro la punta del naso, sorridendo, solo per infastidirla. Lei emise una specie di grugnito, allontanandomi la mano con uno schiaffo.
Iniziai a solleticarle i fianchi, mentre lei si contorceva supplicandomi di smetterla.
Proprio mentre eravamo impegnate in quella lotta all'ultima risata, notai che mio fratello Edoardo, Margherita e mia madre erano appena entrati nel giardino.
Walter corse subito da mia madre, chinandosi ad ascoltare il pancione, ormai decisamente evidente, che mia mamma stava nascondendo sotto ad un'ampia canottiera multicolore.
Veronica saltellò incontro ad Edoardo, abbracciandolo con foga. Erano stati compagni di classe sia alle elementari che alle medie, mentre alle superiori erano stati separati da una parete: la sorte li aveva assegnati a due sezioni diverse. Erano stati molto amici da ragazzi e ora avevano ricominciato a frequentarsi, ma
ne ignoravo il motivo, così come Federica.
Margherita mi aveva avvertita che sarebbe arrivata più tardi. Il suo umore era cambiato nuovamente una volta rientrate da quel pomeriggio di compere e non ci eravamo nuovamente rivolte la parola per settimane. Se sopportare il suo essere lunatica significava però avere dei rari momenti di divertimento e serenità con lei, allora avrei tollerato volentieri per tutto il tempo necessario.
Andammo anche noi a salutarli e attorno si formò un piccolo capannello di persone, ansiose di domandare a mia madre come procedesse la gravidanza. Lei rispondeva sempre con un sorriso e una parola rassicurante, portandosi una mano al ventre.
- Ciao ma' - riuscii finalmente ad avvicinarmi a lei, abbracciandola.
- Ciao Mari. Ciao Fede e ancora auguri! - sorrise lei, agitando una mano in direzione della mia ragazza, che ringraziò arrossendo.
- Come mai qui? - domandò Simone rivolto ad Edoardo.
- Mi sembrava il caso di fare un annuncio - sentenziò lui, pomposo, emanando autocontrollo e orgoglio da ogni fibra di cotone della sua maglietta bianca.
- Che annuncio?! - s'intromise Elena, curiosa. Lei amava le sorprese.
- Fatemi spazio, ho bisogno della vostra attenzione. Walter, chiami anche i tuoi, vero? -, il ragazzo annuì e poi si diresse a passo rapido verso la porta d'ingresso, mentre noi ci spostavamo in blocco verso i tavoli.
Quando Lilith e Ludovico ci raggiunsero, Edoardo salì su una sedia e si schiarì la gola.
- Fratelli e sorelle, amici e amiche - fece un cenno del capo verso di noi, Giorgio e Davide e anche il gruppetto della sorella di Federica - Cari sconosciuti - continuò accennando ai ragazzi della conservatorio e del teatro - Voglio darvi una splendida notizia! -
Fece una studiata pausa. Non sembrava per nulla nervoso.
- Ho capito... - sogghignò Federica.
- Cosa?! - domandai subito, agitata.
- Se è quello che penso, sei appena stata incastrata finchè morte non li separi alla psicopatica bipolare -
Non ebbi nemmeno il tempo di alzare gli occhi al cielo.
- A novembre Anita ed io ci sposiamo! -
La mia mascella dovette aver toccato terra, mentre la mia ragazza scoppiava a ridere senza ritegno applaudendo assieme a tutti gli altri. Anche Margherita aveva avuto la mia stessa reazione. Quando i nostri sguardi perplessi si incrociarono, scoppiammo a ridere anche noi.
Alla fine dei conti, ciò che importava era che loro fossero felici. E se avere quell'isterica di Anita per casa avrebbe reso Edoardo più felice, buon per lui. Mi accodai alle altre persone che lo circondavano per fargli gli auguri.
Mia ma
dre era al settimo cielo e sorrideva felice, stretta a Lilith, che stava augurando ad Edoardo ogni gioia della vita coniugale, scherzando sull'indole oziosa di suo marito.
- Congratulazioni Edo - gli dissi quando finalmente venne il mio turno.
- Come sei formale, sorella -
- Preferisci sono così felice che ti sposi così fra meno di dieci anni ti troverai sepolto fra pannolini, pappette e cacca di bebè? - sollevai un sopracciglio, lui annuì.
- Anche voi lo sarete fra qualche mese, quindi non sfottere - mi diede una pacca sulla schiena ridendo. Io grugnii qualcosa, affiancandomi a Francesca.
- Olivia mi ha detto che le fai schifo - disse improvvisamente, osservando Federica abbracciare mio fratello e augurargli di giostrarsi con coraggio fra le gioie del matrimonio.
- Scusa? -
- Sì, ha detto che le fai schifo. Prima, hai baciato... -, la interruppi.
- Lo so cosa ho fatto, grazie. Ah, ha detto così? Simpatica la ragazza... - ringhiai, pronta a prenderla a pugni non appena Edoardo si fosse allontanato. Non volevo rovinargli la festa.
- Mari, calmati... -
- No! Mi fa venire una rabbia... Vorrei tanto andare là ora e romperle il naso - sibilai, stringendo i pugni fino a farmi male.
- Così passeresti dalla parte della cafona violenta. Non mi pare il caso. Piuttosto mostrati superiore -
Lanciai un'occhiata a Giorgio: era di fronte a noi, assieme a Lara, Davide e Olivia. I primi due stavano facendo i piccioncini, come al solito, mentre Davide osservava assorto la sequenza di felicitazioni. Olivia guardava nella nostra direzione.
Afferrai Federica per un polso, attirandola a me con grazia. Lei si mosse come una ballerina, leggere e flessuosa, sorridendo languidamente. Mi sporsi verso di lei e la baciai, catturando il suo labbro inferiore, premendole una mano contro la schiena, mentre lei si chinava all'indietro e io mi piegavo su di lei per non perdere il contatto. Una sorta di casquet eseguito da incapaci dilettanti (almeno per quanto riguardava me) innamorate.
La cosa folle fu l'applauso e la risata che accompagnarono il nostro bacio: una colonna sonora da birreria. Udimmo chiaramente Davide fischiare.

***

FINE.

Ragazzi, ecco quelle quattro lettere che mi mettono addosso una tristezza tremenda, mista a felicità (no, non sono bipolare come Anita).
Sono un po' impacciata, non so cosa scrivere, dunque disconnetterò la razionalità, che al momento è molto in imbarazzo, e lascerò che il mio inconscio scriva qualcosa.
E' stato un percorso lungo e piacevole, che mi ha permesso di conoscere alcune di voi e ne sono davvero felice. Spero di avervi trasmesso tutto il trasmettibile, comunicato il comunicabile (senza eccedere nell'enfasi, s'intende), almeno nel mio piccolo. La storia, come sapete, già esisteva, ma riscrivendola è cresciuta con me, con voi, grazie a voi.
Senza l'entusiasmo, il sostegno, l'allegria e gli incoraggiamenti che mi avete trasmesso voi, forse non sarei riuscita a finirla! Ma ora sono "presa bene" e ho già nel forno qualcosa del seguito, che spero apprezzerete più di Fior di pesco, in quanto mio personale preferito episodio della trilogia. Sì, avete capito bene. Ci sarà un seguito del seguito. Si vedrà se avrò ancora le forze per farvelo leggere e comunque quel momento è ancora molto lontano!
Mi ha molto stupita il risultato ottenuto da questa storia, non me l'aspettavo e ancora ora fatico a crederci e continuo ad imbarazzarmi e ad arrossire come un'imbecille leggendo le cose stupende che mi scrivete: sapere che con questa storia ho toccato profondamente qualcuno è qualcosa che quasi mi commuove.
Spero che continuerete a seguirmi con lo stesso entusiasmo e la stessa costanza.

Ho deciso di non dedicare l'Epilogo a nessuno e dunque mi son detta, perchè non dedicarlo a tutti? Dunque questo capitolo è dedicato a tutti voi che avete recensito, messo la storia fra le preferite, le seguite o le ricordate, o che avete semplicemente letto. Grazie ancora.



p.s. il capitolo, oltre a chiamarsi "Epilogo" ha anche un sottotitolo, suggerito da un'entusiasta Kabubi: Vittoria Epica.
Ed è con questa vittoria epica che vi saluto e vi ringrazio per l'ultima volta in questa storia! Ci sentiamo presto con il seguito!!


p.p.s. terminerò in serata di rispondere alle recensioni a cui non ho ancora risposto (sono sempre la solita, lo so, ma ormai mi conoscete)!

Mizar

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