Fior di pesco di Mizar19 (/viewuser.php?uid=83718)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shiny Happy People ***
Capitolo 2: *** Azalee e Mandarini ***
Capitolo 3: *** La mia Rosa ***
Capitolo 4: *** Breve Trattato Eziologico ***
Capitolo 5: *** Le Donne e il Romanzo ***
Capitolo 6: *** Sotto al Comò ***
Capitolo 7: *** Perdere Se Stessi ***
Capitolo 8: *** Ascolta la Brezza ***
Capitolo 9: *** Miele e Cupidi ***
Capitolo 10: *** Indovina Chi Viene a Cena ***
Capitolo 11: *** In Un Soffio ***
Capitolo 12: *** Amor c'ha Nullo Amato Amar Perdona ***
Capitolo 13: *** Ombre Profonde ***
Capitolo 14: *** Doppia Mandata ***
Capitolo 15: *** Il Ritmo della Pioggia ***
Capitolo 16: *** Salmerino di Fontana ***
Capitolo 17: *** Il Morso della Serpe ***
Capitolo 18: *** La Viola e il Pensiero ***
Capitolo 19: *** Momenti di Gloria ***
Capitolo 20: *** Corvo e Bocciolo ***
Capitolo 21: *** Giovani Detective ***
Capitolo 22: *** L'Angelo Custode ***
Capitolo 23: *** La via della Voluttà ***
Capitolo 24: *** Danza sulle Lame ***
Capitolo 25: *** Bolgia Natalizia ***
Capitolo 26: *** Debolezza speculare ***
Capitolo 27: *** Odi et Amo ***
Capitolo 28: *** Ferite Avvelenate ***
Capitolo 29: *** Countdown ***
Capitolo 30: *** Il Gancio Mancino ***
Capitolo 31: *** Complotto di Famiglia ***
Capitolo 32: *** Fior di Pesco ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Shiny Happy People ***
t.s.e.CAP1
Questa è la rielaborazione di una storia che avevo
già
scritto (fra l'altro di più di 400 pagine!), la sto rendendo
più consistente ed elaborata, ampliando le vicende e dando
più spazio alle voci interiori della protagonista.
Vi auguro buona lettura!
**************
Capitolo I
SHINY HAPPY PEOPLE
- Wake up! The sun is shining and you need to see this beautiful day! -
per
qualche assurdo motivo Walter era piombato in camera mia.
- Ma sono le sette del mattino! Ci sono due raggi debolucci e non
è per nulla
un bel giorno... - borbottai tirandomi le coperte fin sopra le orecchie.
- Andiamo ghira! Come fai a non essere felice?! E' il primo giorno di
scuola! -
saltellava come un bimbetto per la stanza, nonostante avesse
diciott'anni.
- Sai che meraviglia... - mi misi a sedere strofinandomi gli occhi,
ancora
annebbiati dal sonno.
- Anno nuovo, vita nuova! Persino tuo fratello è
già pronto - rise, poi uscì
canticchiando.
Se mio fratello era già pronto era un miracolo.
Walter è il migliore amico di mio fratello, nostro vicino di
casa e cugino
della mia migliore amica.
Insomma, un legame inevitabile!
Sentii dalla cucina Walter e mio fratello Simone cantare sguaiatamente
"Shiny happy people" dei REM.
Non potei fare a meno di ridere.
Lo zaino, per fortuna, avevo avuto la provvidenza di prepararlo la sera
prima,
così afferrai il primo paio di jeans che mi passò
sottomano e una maglietta
monocromatica verde smeraldo.
In bagno rimasi un attimo a fissare il mio riflesso: santo cielo!
I capelli erano un disastro, spettinati e arruffati, gli occhi rossi,
un
principio di occhiaie e, proprio in mezzo alla fronte, campeggiava un
bel
taglio che mi eri procurata due giorni prima cadendo dalle scale.
Decisi che quella mattina avrei lasciato perdere.
Scesi in cucina.
Simone e Walter si erano acquietati, entrambi facevano colazione con
una
tazzina di caffè e dei biscotti integrali, mia mamma sedeva
a capotavola, sorseggiando assorta il suo caffè, mio padre aveva il giornale aperto davanti a se' e beveva
distrattamente una tazza di tè.
- Margherita? - domandai, notando l'assenza della mia chiassosa ed
irritante
sorella gemella.
- E' in bagno - rispose papà chiudendo il giornale e
alzandosi.
- Io vado, ragazzi, buona giornata - si sporse per baciare la mamma e
poi uscì.
- Mi porti tu a scuola? - domandai a Simone, che annuì,
dicendo che saremmo
passati a prendere anche Federica e Mattia.
- Bene! - la mia giornata si era illuminata.
- 'giorno - era lei, mi voltai.
Era perfettamente identica a me e proprio per questo
motivo aveva cercato di
rendersi il più differente possibile: entrambe siamo bionde
di capelli, ma lei
si è tinta di castano scuro e li porta corti sulle spalle, i
miei sono lunghi
fino alla vita, io li porto lisci, lei se li arriccia, io vesto in
maniera più
semplice e "alternativa", lei sempre firmata e "in". Le
uniche cose che non può cambiare sono il peso, l'altezza e i
nostri occhi
bicromatici, uno verde e uno blu.
Risposi con un sibilo fra i denti.
- Come on! Smile Maggie, that's the best day ever! -, lei lo
fulminò con lo sguardo.
Nemmeno Margherita era contenta di ritortnare a scuola dopo tre mesi di
aria
aperta, amici e pomeriggi liberi. Non potevo che essere d'accordo con
lei.
- Parla per te, scimmione - ringhiò.
- Maggie! - la rimproverò mamma, lei scrollò le
spalle.
- Fra dieci minuti viene a prendermi Geremia - disse, supposi rivolta a
nostra
madre.
Geremia era il suo stupido ragazzo maggiorenne, che la scarrozzava in
giro ogni
volta che lei gli faceva gli occhioni dolci.
- Come mai così presto? -
- Perchè poi passiamo anche a prendere Linda, Barbara e
Jacopo, che abitano nel
Viale di Santa Caterina -
- Bene... - mamma, però, era sospettosa.
Sinceramente, gli spostamente di mia sorella mi importavano molto poco.
L'unica
cosa che mi premeva al momento, era andare a scuola.
Non potevo crederci, eravamo già al quarto anno!
- Che materie avete oggi? - ci chiese Walter.
Sia io che mio fratello, frequentiamo il Liceo Classico, mentre Walter
e mia
sorella il Liceo Scientifico.
- Io inizio alla grande: due ore di italiano, inglese, greco e fisica -
borbottò Simone.
- Ah! Noi usciamo a mezzogiorno - risi, lui mi fece una smorfia -
Comunque
abbiamo storia dell'arte, biologia, greco, inglese e religione -,
un'orario
decisamente blando.
- Andiamo a lavarci i denti, poi andiamo... devo correre a prendermi il
mio
banco - sentenziò Simone, così andammo a
terminare i preparativi.
Uscimmo di casa alle sette e venti.
- Non dobbiamo prendere nessun'altro, vero? - chiesi sedendomi sul
sedile
posteriore, mentre mio fratello si sedeva al volante e Walter iniziava
ad
armeggiare con il lettore CD.
- No, we just need a bit of metal - così dicendo mise a
tutto volume Toxicity,
il CD dei System of a Down.
- Se non abbassi, avrò bisogno di quella prova gratuita da
Amplifon - rise
Simone, partendo. Walter, controvoglia, diminuì di alcune
tacche il volume.
Federica e Mattia non abitavano troppo distante da noi, circa due
minuti.
Simone inchiodò di fronte al cancello.
Erano entrambi in piedi: Mattia fumava e lei lo rimproverava, come al
solito.
Federica era alta, longilinea, con i capelli castani mossi tagliati
sotto le
orecchie, con la riga a sinistra, e il ciuffo le ricadeva morbido sulla
guancia
destra.
Indossava un paio di morbidi jeans scoloriti e una camicetta arancione.
Ai
polsi numerosi braccialetti.
Mattia invece aveva i capelli biondo scuro legati in un piccolo codino,
indossava una maglia rossa dei Velvet Underground.
Appena ci fermammo, Federica si slanciò verso la portiera,
la aprì e mi si
lanciò addosso.
La strinsi forte.
- Sorellina, stavi dimenticando lo zaino - Mattia glielo porse, lei
sorrise.
Dopo che ci fummo sistemati, mio fratello mise in moto.
- Questa è ATWA, vero? - domandò il fratello di
Federica riferito alla canzone
che ci stava assordando in quel momento.
- Sure -
Io mi voltai verso Federica, che stava canticchiando.
Indossava gli orecchini che le avevo regalato per Natale lo scorso anno
e, come
al solito, era bellissima.
Adoravo il suo naso sottile e con la punta leggermente
all'insù: proprio a cavallo era punteggiato da piccole
lentiggini, che si allargavano fino agli zigomi.
Sarei potuta rimanere a contargliele per ore.
- Che c'è? - sussurrò, notando che la osservavo.
Non le risposi, le misi un braccio attorno alle spalle e la attirai a
me,
baciandola.
Le sue labbra erano dolci e lei sapeva di miele.
- Ecco le cozze sul sedile posteriore - ridacchiò Walter.
- Tu pensa alla tua, di cozza - lo ribeccò Federica, poi mi
diede un bacio
sulla fronte.
- Ah giusto, come sta? - chiese Mattia a suo cugino.
Walter iniziò a raccontare per filo e per segno tutta la
loro estate assieme.
Ne approfittai per creare una bolla d'intimità con Federica.
- Giorgio e Davide? -, i nostri migliori amici. Quartetto inseparabile
dalle
elementari.
- Credo abbiano preso il pullman - risposi, accoccolandomi fra le sue
braccia.
Lei prese a giocare con i miei capelli.
- Ti fa ancora male? - mi chiese, sfiorandomi il taglio sulla fronte.
- Un poco... non toccarlo -
- Scusa -, mi voltai e posai un bacio sul suo collo tiepido.
- Okay ragazzi, fermata Liceo Scientifico, scendere prego - disse
Simone,
sorridendo ai suoi amici.
- Grazie per il passaggio - Walter saltò giù,
pareva ancora più pimpante di
prima.
- Ci vediamo all'una - anche Mattia scese, poi, dopo aver chiuso le
portiere,
si avviarono ciondolando verso la scuola.
- Che cretini - ridacchiò Federica.
Simone approfittò dell'assenza di Walter per abbassare
considerevolmente il
volume.
Dopo poco, Simone parcheggiò nella piazza dietro il liceo,
dove un suo amico,
Riccardo, lo stava aspettando.
- Ci vediamo dopo - disse, chiudendo la macchina.
Ci avviammo verso il portone di legno.
Avrei voluto stringerle la mano e camminare spalla contro spalla, ma
non
potevamo.
Cioè, io sarei stata disposta ad ammettere che ero
omosessuale e portare la
nostra relazione allo scoperto, ma Federica non sarebbe stata
altrettanto forte: è
sempre solare e allegra con tutti, il suo sorriso è
contagioso, ma non è una
persona che si sbottona facilmente, anzi, è piuttosto
riservata.
- Eccoli là! - esclamò indicando due ragazzi,
entrambi abbastanza alti, uno
bruno, l'altro biondo, tutti e due spettinati.
- Ciao! Che bello ritrovarsi, vero? -, il tono di Giorgio trasudava
sarcasmo.
- Ma se ci siamo visti ieri sera - rise Federica, mettendo in mostra
due file
perfette di denti bianchi.
- Ma le circostanze sono leggermente cambiate -
- Preferivo quelle di ieri sera -
Nemmeno loro sapevano della nostra relazione, anche se durava da quasi
quattro
anni!
Le uniche persone che ne erano al corrente erano i nostri famigliari...
e Walter.
La prima persona a saperlo era stato proprio mio fratello Simone,
gliel'avevo confidato in un periodo in cui ero particolarmente fragile
psicologicamente.
Ero innamorata di Federica da un anno e non avevo ancora avuto il
coraggio di farglielo capire, quando lei mi telefonò.
Ricordo che appena vidi il suo nome lampeggiare sul display del
cellulare feci un salto di gioia, ma la notizia che mi attendeva
dall'altro capo della linea mi frantumò il cuore: si era
messa
con un ragazzo.
Era l'inizio della quarta ginnasio.
Così, ferita e sola, ero stata trovata da mio fratello: mi
ero
rifugiata in mansarda, con un fazzoletto di stoffa blu premuto contro
il viso.
Era stato un momento di debolezza, ma lui non era parso particolarmente
sorpreso.
- Lo immaginavo - mi aveva detto, poi aveva cercato di farmi tornare il
sorriso.
Appena i bidelli aprirono il portone, ci fiondammo dentro.
Il portico si spalancò davanti a noi, rivelando il suo
giardino,
invisibile dall'esterno, nascosto fra le fredde mura di pietra
dell'ex-convento.
- Dov'è la IV D? - domandò Davide a Marina, la
bidella.
- Vicino al laboratorio di chimica -, meraviglioso! Eravamo nelle aule
al piano terra, sotto al porticato.
Corremmo per prenderci i posti migliori,
Eravamo i primi.
Scegliemmo quattro banchi all'estemità sinistra
della seconda fila e io mi sedetti tra Fede e Giorgio.
Perfetto.
- Cavoli... se penso che fra poco ricomincerà la nostra
routine
esasperante mi sento male - con quelle parole Federica
inscenò
uno svenimento, cadendo fra le mie braccia.
- Scema, tu non hai nessun problema - risi, pizzicandole dolcemente una
guancia.
- Come se tu ne avessi... -, continuava a stare coricata fra le mie
braccia.
- Allora, secchionazze, piantatela perchè ho già
voglia di gettarmi dalla finestra - brontolò Davide.
- Scommetto che non hai ancora finito i compiti - lo
beffeggiò Giorgio.
- Più o meno... questione di punti di vista -
- Se hai bisogno di qualcosa ti porto i quaderni dopo pranzo
- lo rassicurò Fede, lui esultò.
Poco a poco la classe iniziò a riempirsi.
Volti abbronzati, canottiere, occhiali da sole, jeans, scarpe di tela,
zaini colorati. Eravamo di nuovo assieme.
Amici e nemici.
- Eccola - sibilò Federica, poggiando la fronte contro la
mia spalla.
Valentina fece il suo ingresso scostando con un gesto annoiato i lunghi
ricci neri e sbattendo le ciglia da gatta morta.
Ancheggiò fino al banco che Gaia, la sua fida servetta, le
aveva tenuto, al centro esatto dell'ultima fila.
- Ora vado là e le spacco la faccia - ringhiai.
- Shh... è solo il primo giorno di scuola... calmati... - mi
sussurrò, avvicinando le labbra al mio orecchio.
Il suo profumo delicato mi riempì le narici.
Avrei voluto stringere il suo morbido corpo color latte e strofinare il
naso fra i suoi corti capelli.
Chiusi gli occhi un attimo, sospirai.
- Ehi sfigata! Com'è andata l'estate? Non ti ha filata
nessun prestante bagnino? -, ed ecco che ricominciava.
- Immagino che tu ne abbia avuti a dozzine, magari anche qualche
giardiniere e facchino dell'hotel - le risposi annoiata.
- Io ho vinto un concorso di bellezza - replicò.
Ma a me che cappero me ne fregava?
- E' il massimo a cui puoi aspirare, qualcosa di più articolato
richiederebbe troppo sforzo di materia grigia... e la tua è
scivolata nelle tette - replicai, spazientita.
Sentii Fede soffocara una risata.
- Almeno io le ho, le tette - precisò.
- Meglio non avere una quarta che essere minorati mentali, o sbaglio? -
s'intromise Federica.
Valentina non replicò.
Con Federica aveva vita più dura.
Lei era bella, intelligente, piena di talenti: era un'eccellente
violinsta e pianista, dipingeva splendidi quadri e cantava come un
usignolo.
- La detesto - sibilò Federica.
- E non è nemmeno suonata la prima ora - risi.
Lei mi fece segno di avvicinarmi, poi portò le mani a coppa
attorno al mio orecchio.
- Sta sera vieni a casa mia? Ho voglia di stare con te... -, arrossii.
- Ascolta, dalle sette alle nove ho l'allenamento, però poi
posso venire -
- Ti fermi a dormire? - m'implorò.
In quel momento suonò la campanella: la scuola era
ufficialmente ricominciata.
Ovviamente acconsentii alla richiesta di Federica.
************************
Spero che vi piaccia e che continuerete a seguirla!
Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Ci saranno molte sorprese.... ^_^
A presto!
Mizar19
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Capitolo 2 *** Azalee e Mandarini ***
t.s.e.CAP2
Ecco il nuovo capitolo, spero continui a piacervi!
E' un po' più corto e meno "movimentato" rispetto all'altro
perchè, essendo
una storia non progettata in capitoli, la sto tagliuzzando e non volevo
spezzare la narrazione. Prometto che dal prossimo si farà
più interessante!
Grazie a tutti coloro che l'hanno messa fra le preferite o le seguite
e, ovviamente, a tutti coloro che l'hanno letta!
E continuate a farmi sapere cosa ne pensate ;)
****************
Capitolo II
AZALEE E MANDARINI
- Hai freddo? - mi sussurrò piano Federica, vedendo che
stavo sfregando le mani una contro l'altra.
In realtà ero solo stanca.
- No... mi sto annoiando -.
L'ora di Storia dell'Arte era volata via, la nostra professoressa,
santa donna!, è davvero meravigliosa: una di quelle
persone
sempre allegre e solari, che amano il proprio lavoro e quello che
studiano, lei riesce a trasmetterci il suo amore per la sua materia.
Peccato che la professoressa di biologia non fosse altrettanto
coinvolgente.
La professoressa dell'anno scorso era in congedo per
maternità, lei era la supplente. Per di più mezza
sorda.
C'era un brusio di sottofondo davvero insistente e fastidioso, che
nemmeno le cicale d'estate, e lei pareva non accorgersene.
Giorgio stava disegnando un mecha* sul banco, mentre Davide commentava
a bassa voce i capelli della professoressa.
Ridacchiavano.
Come poteva, la prima lezione dell'anno, iniziare a spiegare la meiosi
senza aver nemmeno fatto l'appello?!
Mi ritrovai a fissare Federica e il suo bellissimo naso, come al
solito, con occhi vacui.
- Mi piacciono i tuoi orecchini - sorrisi, lei mi fece una linguaccia.
- Sono stupendi, grazie ancora -
Federica portava sempre gli orecchini, più erano etnici e
colorati, più le piacevano e quelli erano particolarmente
vistosi.
Tentai di seguire qualche parola, ma ero troppo stanca: il mio cervello
era vicino al black-out.
In ogni caso, avrei copiato gli appunti di Fede, diligentissima alunna
con la media del nove e mezzo.
Avevo tutte le intenzioni di rimanere nel mio dormiveglia anche per
l'ora di inglese, ma ci fu un fuoriprogramma: avevamo un'insegnante
nuova.
Era molto giovane, con corti capelli castano chiaro, fra cui spiccava
un cerchietto azzurro puffo, indossava una gonna morbida dai toni caldi
e una maglia decisamente sgargiante, faceva quasi male agli occhi
guardarla.
Eravamo allibiti: non ci era mai capitata un'insegnante così eccentrica!
- Salve cari, io sono la nuova professoressa d'inglese, Sofia Mancini -
si presentò, sorridendo.
Il brusio di prima si era spento di colpo.
- Che figa -, ecco il commento di Davide, non potei fare a meno di
sorridere.
Quel ragazzo era davvero incredibile: carismatico, diretto, una persona
senza mezzi termini, ma anche affabile e scherzoso.
Quando fece l'appello si soffermò sul mio nome.
- Maria Cristina Azalea... è simpatico, come mai? - mi
chiese.
Perchè i miei sono due matti, avrei voluto rispondere.
- Una delle mie nonne si chiama Maria, quindi mi hanno dato il suo
nome, poi Cristina, in onore della figlia di Gustavo II
Adolfo, re
di Svezia, morto nella Guerra dei Trent'anni, e, infine, Azalea
perchè quando sono nata mia mamma aveva quei fiori sul
tavolino
- spiegai la bizzarra origine del mio nome.
- Decisamente originale - concordò la professoressa, poi
passò oltre.
Anche il nome di mia sorella aveva una simile etimologia: Margherita,
perchè poco prima che nascessimo mia mamma aveva strappato i
petali di una margherita chiedendole, al posto del "m'ama non m'ama",
"due femmine o due maschi", poichè non aveva voluto sapere
il
nostro sesso, alla fine il responso del fiore era stato veritiero,
Cinzia, il nome dell'altra nonna, e Virginia, in onore della scrittrice
Virginia Woolf.
- I tuoi avevano fumato al momento della scelta - mi prese in giro
Giorgio.
- Pensa al tuo, di nome -
- Giorgio Ivano - disse lui con tono pomposo.
Fede scoppiò a ridere.
Il resto dell'ora la professoressa scherzò e
chiacchierò con noi, per la felicità di Davide.
Quando suonò la campanella dell'intervallo, metà
classe schizzò fuori schiamazzando.
Federica aprì la tasca davanti del suo zaino e ne
tirò
fuori un contenitore di plastica: dentro c'erano due mandarini.
- Uno è per te - mi disse arrossendo, porgendomelo.
- Non dovevi, mangialo tu - tentai di rifiutarlo.
Lei scosse la testa, i suoi occhi enormi color cioccolato fondente
scintillavano.
Sbucciammo i mandarini accanto al cestino, parlando sottovoce.
- Adoro il profumo dei mandarini - mi disse annusando un pezzo di
buccia, prima di buttarlo nel sacco nero.
- Io adoro te... - mormorai nel suo orecchio, lei arrossì.
Le sue lentiggini erano molto più nitide quando le sue
guancie si tingeva di rosso.
Finito di mangiare la frutta, raggiungemmo Giorgio e Davide.
- Ma che buon odore - disse Giorgio afferrandomi un polso e
avvicinandomi a lui.
- I miei mandarini - rispose Federica.
- Mi fanno schifo, i mandarini - intervenne Davide non
interpellato.
Io, invece, amavo il loro profumo perchè mi ricardava molto
Federica: frizzante, fresco e inebriante.
- Non capisci niente -, Federica era imbronciata.
L'abbracciai rapidamente.
- Povera piccola -, risi.
La campanella suonò di nuovo, segnando l'inizio dell'ultima
ora. Erano le undici.
- Che bello ritrovarsi, vero? -, eccolo.
L'odioso professore di religione.
Bigotto.
Fede mi diede un colpetto sulla spalla con il retro della matita, poi
mi indicò il banco, abbassai gli occhi: aveva disegnato le
nostre facce stilizzate, la mia frontale, rideva, mentre la sua mi
poggiava un bacio sulla guancia.
Sotto aveva scritto "ti voglio bene".
Le sorrisi dolcemente, poi cancellai quel bellissimo disegno, non
potevamo rischiare che qualcun'altro lo vedesse.
Presi la sua matita e disegnai due omini stecco che si abbracciavano e,
per dissipare ogni dubbio, scrissi i nostri nomi e poi li collegai
tramite frecce ai corrispondenti omini: sono un disastro nel disegno.
Infatti la mia ragazza fu così gentile da trattenere a
stento le risate.
- Che cosa avete in programma? - ci chiese Giorgio all'uscita.
- Mangiare qualcosa assieme, voi? -
- Ci aggreghiamo - disse Davide con un gran sorriso.
Così ci avviammo verso una focacceria.
Mentre camminavamo, la mano di Federica a tratti sfiorava la mia e si
soffermava a carezzarmi il palmo.
- Cioè, no, scusate, guardatemi - Davide, modulando una voce
acuta e sciocca, ancheggiava e faceva finta di scostarsi i capelli:
stava imitando Valentina.
- Ti mancano cinque centimetri di tanga per aria e poi sei uguale -
rise Giorgio.
- E qualche taglia in più di reggiseno - aggiunsi.
- Tutta invidia - disse Davide, ridacchiando.
- Col cavolo! Meglio una seconda che cinque neuroni che giocano a "ce
l'hai" -, Fede rise e, in un attimo di euforia, mi schioccò
un
bacio su una guancia.
Era decisamente troppo felice. Le avrei chiesto più tardi
spiegazioni in merito.
Una focaccia farcita e molte risate dopo, stavamo andando a casa di
Federica.
Giorgio e Davide, ovviamente, si erano aggregati di nuovo.
Avevo in mente un modo molto differente per trascorrere il pomeriggio.
Pazienza, avrei avuto tempo più tardi.
Dopo aver passato due ore a ridere e scherzare, Giorgio e Davide si
scusarono, dicendo che erano stati invitati ad una partita di calcio.
- Non fa nulla, davvero, ci vediamo domani - li rassicurò
Federica, interrompe i loro fiumi di scuse.
Quando uscirono rimanemmo un attimo in silenzio, sedute sul suo letto a
guardarci.
Poi lei si avvicinò, sinuosa come un gatto, e mi
baciò.
Mi lasciai cadere all'indietro, lei sopra di me.
Era tutto il giorno che attendevo quel bacio, che aspettavo di sentire
la pressione delle sue morbide labbra rosee sulle mie.
Era terribile dover nascondere tutto, terribile non poter tenerla per
mano, terribile non poterla baciare ogni qualvolta lo desideravo,
terribile doversi incontrare di nascosto.
Ma per lei ero disposta a sopportare tutto.
*mecha: sono i robot presenti in numerose opere di fantasia, dalla
letteratura, ai manga e agli anime
**********
Per hacky87 e maria_sharapova: sono contenta che
il primo capitolo vi intrighi!
posso assicurarvi che ci saranno degli sviluppi davvero... particolari!
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Capitolo 3 *** La mia Rosa ***
t.s.e.CAP3
Spero che il secondo capitolo non vi abbia annoiato troppo... ora si
inizia ad entrare nel vivo della storia!
Grazie a coloro che continuano a seguire le avventure di Maria Cristina
e Federica ;)
*************
Capitolo III
LA MIA ROSA
Era profumata. Morbida e profumata.
Attorcigliava lentamente un dito fra i miei capelli, che aveva sciolto
poco prima. Appoggiata con la guancia al suo seno, chiusi gli occhi.
Perdermi fra le braccia e le coccole della mia deliziosa amante, ecco
qual era la cosa che preferivo.
Intrecciai le mie gambe con le sue, i nostri jeans sfregarono
rumorosamente.
- Sei bella con i capelli slegati - sussurrò, io aprii gli
occhi.
- Grazie... - i nostri sguardi si fissarono l'uno in quello dell'altra.
Mi avvicinai al suo viso e posai un bacio sulle sue labbra.
Le sue braccia si strinsero attorno al mio collo, mentre tentava di
attirarmi verso di lei..
I baci dolci e casti, si trasformarono ben presto in passionali
dimostrazioni d'amore.
Le sue mani mi carezzavano il corpo, sicure.
Ormai coricata sopra di lei, la sentii intrecciare le gambe sulla mia
schiena.
E mentre la baciavo sapevo che non avrei potuto avere nulla di meglio.
Un'improvviso rumore dietro la porta ci fece scattare: ci separammo
rapidissime, ormai eravamo diventate molto veloci.
- Fede? - era Veronica, la maggiore dei fratelli Mantovani.
- Oh Vero! Che spavento! Pensavo fosse mamma! -, anche il mio cuore
batteva a mille.
Nonostante sapessero della nostra relazione, quando ci sorprendevano
assieme erano urla assicurate.
Per fortuna a casa mia era diverso.
- C'è una chiamata per te - le porse il cordless nero.
- Pronto? -
...
- Oh ciao! -, poi Fede mise in vivavoce.
Era Davide.
- Scusa, mi sono dimenticato di prendere i quaderni! Mi servirebbero
latino e fisica, posso passare dopo a prenderli? - il suo tono sfiorava
la supplica.
- Tanto io dopo vado a pallavolo, passo io a portarteli - gli dissi.
- Ah, ma c'è anche Mari! -
- Già, sono ancora qui... -, Fede mi lanciò
un'occhiata maliziosa, allungando una mano per carezzarmi una guancia.
Per fortuna Davide non poteva vederci.
- Di cos'è che avevi paura? - rise Davide.
- Eh? - Fede era perplessa.
- Quando tua sorella ti ha chiamata: che spavento! Pensavo fosse mamma!
-
Cavoli!
- Niente, è... pensavo... ha aperto la porta di scatto -
balbettò, Federica, quando è nervosa, inizia
sempre a
balbettare. Per la serie "antisgamo".
- Farò finta di crederti, vabbè grazie ancora per
i quaderni! A domani! -, così dicendo staccò.
- Caspita... - disse Fede lasciandosi cadere sul letto.
- Dobbiamo stare attente - le ricordai.
- Lo so... -
- Ascolta, possiamo parlare un attimo di questa cosa? -, la vidi
irrigidirsi.
Mi affrettai a stringerla a me.
- Amore mio... io... diciamo che mi spiace nascodere tutto... almeno ai
nostri migliori amici... - iniziai, ma lei subito m'interruppe.
- No, davvero! Ti prego... -
- Ma perchè? - le domandai per l'ennesima volta e lei, per
l'ennesima volta, mi rispose allo stesso modo.
- Perchè ho paura... -
- Quand'è che sarai pronta? E' snervante comportarsi
così, misurare parole e gesti, e tu lo sai bene tanto quanto
me!
-
- Non lo so... ma se poi loro non volessero più essere
nostri amici? - Federica aveva le lacrime agli occhi.
L'abbracciai più stretta e la baciai.
- Non credo farebbero mai una cosa del genere... li conosciamo bene...
-
- Ascolta Mari, facciamo un patto... tu non dir loro nulla per ora,
però, entro le vacanze di Natale, glielo diremo -
- Oh sì! Grazie amore! - mi gettai sopra di lei,
schiacciandola. Lei rise.
La sua voce era cristallina.
- Non piangere più però - mormorai strofinando il
naso
fra i suoi capelli profumati di fragola, proprio come desideravo fare
quella mattina.
- Promesso -
Le mordicchiai un orecchio, poi cercai con la mano destra il gancio del
suo reggiseno.
Novantasette,
novantotto, novantanove...
- Andiamo ragazze! Contate più forte! - il nostro allenatore
urlava, camminando fra di noi, che, sudando e ansimando, terminavamo
l'allenamento con duecento addominali.
- E' impazzito - bofonchiò Nex, la ragazza della squadra con
cui avevo legato di più.
Il suo vero nome è Francesca, il soprannome deriva dal
latino:
il nome della terza declinazione nex, necis significa "morte" e se
qualche bestiola o pianta passa fra le sue mani, muore.
- Io ho bisogno di usare il pallone - brontolai.
Era da metà agosto che facevamo preparazione atletica tre
volte a settimana.
Basta.
Centoventidue,
centoventitrè, centoventiquattro...
Volevamo giocare.
- Quest'anno gareggiamo per vincere i nazionali, quindi vi voglio
cariche, resistenti e preparate! -, Giovanni, a furia di sbraitare, era
diventato rosso come un pomodoro.
- Sì! - esclamammo in coro.
Centocinquantasei,
centocinquantasette, centocinquantotto... che stanchezza!
Dopo due ore di allenamento intensivo non erano certo l'ideale.
Ripensai a Federica, che avevo lasciato sul suo letto sfatto, con la
promessa che sarei tornata nel giro di tre ore.
Ripensai a quella lacrima che per un momento aveva minacciato di
rotolarle lungo la gota, ma poi si era limitata a scintillare.
Centosettantanove,
centottanta, centottantuno...
- Non vedo l'ora che inizino le partite! - Nex era eccitata.
- Lo credo bene... io adoro giocare in trasferta -
- Dobbiamo assolutamente arrivare a Roma - era lì, infatti
che
si sarebbe tenuta la finale, mentre il resto delle partite l'avremmo
giocato in giro per l'Italia.
- Senza ombra di dubbio -
Centonovantasette,
centonovantotto, centonovantanove...
Tirammo un sospiro di sollievo e ci accasciammo, con il fiatone.
- Bene, brava ragazze! Ora correte a farvi la doccia -
Mi alzai con le gambe molli e la fronte ricoperta di sudore.
Nello spogliatoio presi l'asciugamano e il bagnoschiuma, poi, dopo
essermi spogliata, m'infilai nella prima doccia libera.
Chiusi gli occhi.
Il getto d'acqua tiepida m'investì. Fu un sollievo.
Rimasi alcuni secondi impassbile sotto la doccia, con l'acqua che mi
lambiva il volto e le spalle, indifferente agli schiamazzi e alle
risate delle mie compagne.
- Fammi spazio - Nex si era intrufolata prepotentemente nella mia
doccia.
- Non si usa più chiedere permesso? -, al suo ingresso ero
sobbalzata.
Ormai, però, ero abituata alla sua presenza.
- Così risparmiamo tempo -
M'insaponai rapidamente, mentre la mia amica mi raccontava di una sua
compagna di classe che si faceva, testuale parole, "sbattere dal
professore di matematica nei bagni degli insegnanti, davvero squallido".
- Tu, invece, nuove fiamme? - le chiesi ridendo.
- Sapessi... - sogghignò.
- Ora mi hai messo la pulce nell'orecchio... dimmelo! - la incalzai.
- Okay confesso... Simone -, credevo che la mia mascella si sarebbe
scardinata per lo stupore.
- Mio fratello?! -
- Non fare quella faccia da pesce lesso! Certo che è tuo
fratello! -
- Oddio... - borbottai.
- Mi devi aiutare -, chiusi l'acqua.
- Devo chiedergli se gli piaci? - sollevai un sopracciglio sarcastica,
intanto mi avvolgevo l'asciugamano attorno al corpo.
- Dai, smettila! Non sta con nessuna, vero? -
- Affermativo -
- E' innamorato di qualcuna? -
- Negativo -
- Qualcuna gli fa il filo? E non rispondere affermativo-negativo
sennò ti dò uno schiaffo - mi minacciò.
- Agli ordini! Che io sappia no -
- Fantastico... devo solo riuscire ad arrivare a lui -
- Non avete amici in comune? -
- Sì... Walter! -, dimenticavo che erano compagni di classe.
- Buona fortuna -
Mentre mi rivestivo, il mio chiodo fisso era Federica. Desideravo con
ogni fibra del mio corpo essere accanto a lei.
- Cos'è tutta sta fretta? Un appuntamento? - mi
stuzzicò Nex, mentre si infilava i jeans saltellando.
- Pensa ai fatti tuoi - la rimbeccai amichevolmente.
- Oh insomma! Una sana sera di sesso fa bene a tutti -, risi con lei.
- Tienti per te le tue teorie, grazie - le dissi, anche se ero
pienamente d'accordo con lei.
- Io sono più che a favore - s'intromise Olivia, un'altra
compagna di squadra.
- Io pure -
- E io anche! -, le mie compagne ridevano, prendendosi in giro l'una
con l'altra.
- Mi fa piacere, ora devo scappare! Ci vediamo mercoledì
sera! - le salutai, poi uscii quasi di corsa.
- Ciao Giò, a mercoledì! -
- Ciao! - mi salutò lui.
Misi in moto lo scooter, poi partii.
Destinazione: Viale della Chiocciola Ambrata n° 16, casa di
Federica.
Nel borsone della società sportiva avevo trovato posto anche
per il pigiama e il beauty.
La cartella era a casa, già pronta, l'avrei recuperata
domani mattina.
Suonai il campanello e subito il cancello scattò.
Seguii il vialetto lastricato, fino alla porta d'ingresso.
Da uno spiraglio filtrava una luce assieme al volume di un televisore:
Fede mi stava aspettando.
In salotto Veronica e Mattia stavano guardando un documentario sulla
fauna e la flora dell'Australia.
- Lasciali perdere - ridacchiò Fede sottovoce.
- I tuoi genitori non ci sono? - le domandai, posando il borsone.
- No, sono andati a mangiare una pizza con Claudio -
Claudio è l'ultimogenito di casa Mantovani, di sedici anni,
insopportabile ed irritante quasi quanto Margherita.
- Noi andiamo sopra - annunciò Fede, poi sparimmo in
mansarda.
Al piano superiore ci sono le stanze di Federica e di Veronica, il
bagno e una sala lettura con il computer.
- Hai già fatto la doccia, vero? - mi chiese, annusandomi.
- Certo, non sono una puzzola! Mica vengo a rotolarmi nel tuo letto in
uno stato disgustoso! -, lei rise e si strinse forte contro
di me.
- Hai sonno? - le chiesi, dando un giro alla chiave nella toppa.
- Assolutamente no -
Con una mano afferrò la zip della tuta e la
abbassò, rivelando una semplice maglietta bianca.
Iniziò a baciarmi il collo, poi dietro l'orecchio,
mordicchiando e succhiando.
- Ehi... ehi.. aspetta - la staccai delicatamente.
Poi, a sorpresa, l'afferrai e la portai sul suo letto.
La feci coricare, poi le sfilai la maglietta.
Dopo aver gettato le converse in un angolo, mi coricai sopra di lei.
Le sue labbra rosee si schiusero in un dolce ed innocente sorriso. La
mia Federica era come un bocciolo di rosa, delicato e profumato.
Ed io volevo proteggerla dal vento e dagli altri animali che potevano
ferirla. Un po' come
il Piccolo Principe, che riparava la sua rosa con una campana di vetro.
La mia rosa era piccola, ingenua, voleva sconfiggere il mondo con le
sue quattro spine e mio compito era prendermi cura di lei.
Mi aveva addomesticato tempo fa.
Con la differenza che Federica non conosceva superbia e
vanità:
ogni sua azione era dettata dalla sua ingenuità e dal suo
altruismo.
Posai le labbra sulla sua pancia piatta, lasciando un sentieri di
piccoli baci che dallo sterno scendevano verso l'inguine.
Con una mano mi carezzava i capelli.
Mi soffermai sulle ossa del bacino. Adoravo mordicchiarle. E lo adorava
anche lei.
Le sfilai i pantaloni.
- Aspetta - disse lei, per poi spogliarmi a sua volta.
Spegnemmo la luce grande, lasciando ad illuminare la stanza solo
l'abat-jour, che creava un bellissimo gioco di luci.
Ci infilammo sotto le coperte, abbracciandoci, pelle contro pelle.
Era una senzazione bellissima, che portava entrambe ad un livello tale
di coesione degli animi, che pareva di essere una persona sola.
- Ti amo - sussurrò contro la mia guancia.
- Anch'io... -
Fede si coricò sopra di me, baciandomi.
Restammo prese dalle labbre l'una dell'altra per un po',
finchè
entrambe percepimmo un bisogno più pressante, prettamente
umano.
Fede fece scivolare una mano fra le mie gambe, mi carezzò
lentamente.
Mugugnai all'interno della sua bocca.
Poi, senza preavviso, mi sfilò gli slip.
- Mm... -, lei sorrise, per poi slacciarmi il reggiseno.
Le sue labbra erano delicate sulla mia pelle, il suo tocco paradisiaco.
Non vedevo l'ora che si spostasse più in basso... desideravo
ardentemente fare l'amore con lei, trasportandola con me in turbine
amoroso di coinvolgimento emotivo e fisico.
Mi mordicchiò la pancia, leccandomi attorno all'ombelico,
mentre con la mano continuava a stimolarmi.
Quando sostituì le labbra alle dita gemetti parecchio forte.
Tant'è che lei ne ebbe da ridere.
- Sciocca - l'accusai affettuosamente, lei tornò per un
attimo alla mia bocca, poi ridiscese.
Non le servì molto tempo per portarmi all'orgasmo.
- Abbassa la voce - ridacchiò Fede, stringendomi.
Mi coricai accanto a lei, con la testa sulla sua spalla, mentre lei mi
carezzava i capelli e mi baciava piano la fronte.
Mi lasciai cullare dal suo tocco modulato, rabbrividendo a causa delle
ultime scosse di piacere.
Dopo che mi fui completamente ripresa, tornai a baciarla con passione.
Ma era tempo di ribaltare la situazione, letteralmente.
Rigirai Fede, che rise, come al solito.
- Rilassati - le dissi soltanto, poi le sganciai il reggiseno.
Lei sospirò, chiudendo gli occhi.
Il seno era più abbondante del mio, candido.
Lo baciai, avida del sapore dolce della sua pelle lattea.
La sua reazione fu immediata.
Nuovamente tracciai una scia di baci e leggeri morsi fino all'orlo
delle sue mutandine bianche.
La sentii fremere quando le posai un bacio sopra la stoffa.
- Posso? - le chiesi, era una domanda puramente retorica.
Certo che potevo.
Lei però rispose affermativamente e io, con esasperante
lentezza, glieli sfilai.
Inizialmente mi limitai a carezzarla con la mano, prima lentamente, poi
accelerando poco a poco.
Finchè posai le mie labbra sul suo clitoride. Il bacio
più intimo e segreto che potessi darle.
Federica sussultò, inarcando la schiena. Tentava
disperatamente di controllare i suoi gemiti, con scarso successo.
Per fortuna, di sotto, i suoi fratelli tenevano il volume abbastanza
alto. Forse un'accortezza da parte loro.
Chiusi gli occhi per poter assaporare meglio ogni istante, la sentivo
provare un piacere enorme e ciò mi compiaceva decisamente.
Quando Federica veniva lo capivo senza bisogno che me lo dicesse:
diventava calda ovunque ed emetteva un buffo gemito,
che potrei
riconoscere fra mille.
Posai la bocca sulla sua.
Mi coricai su un fianco e lei si accoccolò contro di me,
respirando affannosamente.
- Io... Mari... -
La zittii dolcemente.
- Sei la mia rosa - le dissi, stringendola.
- Cosa? - mi chiese lei sorridendo.
- Nulla, amore, nulla... -
*****************
A presto con il prossimo capitolo!
E continuate a farmi
sapere il vostro parere!
x hacky87: sono contenta che continui a piacerti ^_^
Mizar19
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Capitolo 4 *** Breve Trattato Eziologico ***
t.s.e.CAP4
Ecco il nuovo capitolo, spero vi soddisfi!
Questa è una parte transitoria, volta a spiegare meglio il
contesto in cui vivono le protagoniste e la loro storia passata.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite o
le seguite! Mi fa piacere sapere che vi piaccia^^
Buona lettura!
*************
Capitolo IV
BREVE TRATTATO EZIOLOGICO
Paola Morone nacque il 3 Ottobre 1962 in un picolo paesino
della
campagna piemontese, sperduto nel Roero. Era la primogenita di tre
sorelle.
I genitori, Maria e Angelo, che nel periodo dell'occupazione nazista,
si erano uniti ai partigiani, ora gestivano una macelleria in paese. Le
loro condizioni economiche erano modeste.
Paola crebbe convinta che sarebbe rimasta figlia unica fino a 16 anni,
quando la madre le annunciò che era in arrivo una sorellina.
Ovviamente, fu un errore.
Giulia nacque in una fredda mattina di febbraio.
L'anno seguente si ripetè la medesima situazione. Anche
Gaia,
che vide la luce in un estivo pomeriggio di agosto, fu un "incidente di
percorso".
Superato lo choc iniziale, nella vita di Paola nulla cambiò,
fino al 12 maggio 1981, all'età di 19 anni: la sorellina
Gaia,
di soli tre anni, fu investita da un auto proprio fuori dal cortile di
casa. Era corsa in strada per recuperare la palla.
Morì durante il trasporto in ospedale.
A causa del dolore per la perdita della bambina, il padre, Angelo,
iniziò a bere. Prima era solo un bicchiere in
più, poi
divennero botte.
Così Paola scappò a Torino con la migliore amica:
Erica.
Erica Ribaudo nacque il 17 Aprile 1962 nello stesso paesino del Roero,
da una famiglia di viticoltori.
Alla scuola elementare conobbe Paola, la sua vicina di banco quel
primissimo giorno di scuola. Fra loro vi fu alchimia sin dall'inizio.
Quando il padre di Paola iniziò a diventare violento,
fuggì con l'amica. Da parte sua, il motivo era che i suoi
avrebbero voluto che lei continuasse l'azienda vinicola, ma lei ambiva
a diventare un avvocato.
Così l'azienda toccò alla sorella minore, Anna.
Nel capoluogo piemontese, trovarono un appartamentino da affittare e
iniziarono a frequentare l'università.
Per pagarsi gli studi, Paola lavorava in biblioteca ed Erica in un
self-service.
La loro vita trascorreva tranquilla, assolutamente fuori controllo
parentale.
Passavano le giornate fra le aule dell'università, Paola
studiava medicina, Erica legge, musei, mostre, entrambe erano
appassionate d'arte, svariati club di lettura e associazioni politiche.
Spesso, alla sera, le due amiche accendevano candele profumate e,
spegnendo le luci, creavano un atmosfera di penombra molto suggestiva.
A questo punto leggevano le poesie di Baudelaire, specialmente la
raccolta I fiori del male, o recitavano la Medea
di Euripide, senza dubbio una delle loro opere preferite, oppure
cantavano a squarciagola le canzoni dei The Who o dei The Clash.
Fu ad un club di lettura, durante un incontro dedicato ad Alexandre
Dumas, che conobbero un trio di moschettieri davvero
particolare: Mauro Volpe e i gemelli Ludovico e Gianni Mantovani.
Tre ragazzi carismatici, intelligenti, con quello charme che solo il
fascino della cultura trasmette.
Iniziarono a frequentarsi anche fuori dal club di lettura.
Paola instaurò subito un rapporto solido e affettuoso con
Mauro,
diligente figlio di borghesi, che si stava laureando in economia.
Mauro Volpe nacque il 20 Maggio 1961 a Torino. Il padre, Mario, era un
dirigente Fiat, la madre, Cinzia, proveniva da una famiglia di
marchesi imparentati alla lontana con i Savoia e poteva permettersi di
non lavorare.
Mauro era l'ultimogenito di quattro fratelli: Filippo, Cornelia, Irene
e, infine, lui.
Fin da giovane aveva mostrato un prodigioso talento per la matematica e
la fisica e, inizialmente, le sue aspirazioni universitarie puntavano
all'ingegneria, poi cambiò improvvisamente idea: il mondo
della
finanza lo aveva affascinato.
Quando vide Paola per la prima volta stavano leggendo e commentando
il Candido di Voltaire.
Mauro si era innamorato subito degli occhi bicromatici di quella
giovane donna, dei suoi gesti ponderati, dei suoi abiti sgargianti e
dei suoi buffi orecchini.
Una sera di Gennaio, mentre fuori una tempesta di neve immobilizzava la
città, su un morbido divano di stoffa vinaccia, Paola e
Mauro si confidarono il loro amore reciproco. Era
il 13 Gennaio 1986.
Similmente, Erica scoprì in Gianni un compagno a lei
complementare e, al contempo, affine.
Gianni e Ludovico Mantovani nacquero l'8 Settembre 1961 ad Alessandria.
La madre, Rosa, lavorava come segretaria in Comune, il padre, Daniele,
gestiva un'edicola in centro.
Quando si erano trasferiti a Torino, già conoscevano Mauro:
i
ragazzi si erano incontrati durante un pomeriggio estivo in Liguria,
vicino a Savona, e si erano tenuti in contatto per cinque anni,
ritrovandosi puntualmente ogni estate, per poi riunirsi definitivamente
nel periodo universitario.
Una volta entrati in confidenza e in stretti rapporti gli uni con le
altre, le loro rutine iniziarono a confluire l'una nell'altro:
così ogni mercoledì sera ci si ritrovava per
suonare il
piano, leggere poesie, declamare le Catilinarie di Cicerone, il tutto
accompagnato da una discreta dose di birra.
Erano anni in cui tutto il resto non era importante, in cui studiare in
compagnia bevendo e ridendo era meraviglioso, scordando la
praticità, la vita reale..
Si viveva di sogni, di progetti, ci faceva trascinare dalla scia di
Woodstock, dal rock, dai grandi della Musica, si indossavano collane di
fiori e ballerine colorate, jeans a vita alta e si collezionavano
francobolli e dischi in vinile.
Fu una fase della loro vita che finì bruscamente.
Paola Morone divenne dottoressa in ginecologia.
Erica Ribaudo si laureò in legge e iniziò a
lavorare in uno studio legale.
Mauro Mantovani ottenne la sua laurea in economia e commercio,
iniziò subito a lavorare in banca.
Anche Gianni Mantovani si laureò in legge e trovò
lavoro nello stesso studio di Erica.
Ludovico Mantovani divenne architetto e si mise in società
con un suo compagno di studi.
Il 16 Febbraio 1988, Paola e Mauro si sposarono nel paesino di lei.
Il 24 Aprile dello stesso anno, anche Erica e Gianni convolarono a
nozze.
L'anno successivo Paola ed Erica annunciarono le loro gravidanze,
ostentando fiere i loro pancioni.
Il 12 dicembre 1989 nacque Edoardo Volpe, primogenito di Paola e Mauro.
Il 18 settembre dello stesso anno nacque Veronica Mantovani,
primogenita di Erica e Gianni.
Nel frattempo, Ludovico aveva ricevuto una proposta di lavoro da
un'importante compagnia inglese, così si trasferì
in
Scozia, a Glasgow.
Tornò due anni dopo con, al suo fianco, una bellissima
moglie, Lilith, in uno stadio avanzato di gravidanza.
Quell'anno videro la luce tre maschietti: il 1 Febbraio Walter
Mantovani, il 3 Luglio Simone Volpe, il 5 Marzo Mattia Mantovani. Che
saranno poi soprannominato "I tre moschettieri".
L'anno seguente Paola ed Erica erano di nuovo gravide.
Scherzando, dicevano che non avrebbero mai smesso di sfornare bambini,
ma non potevano farne a meno: per loro era una gioia, inoltre, Paola
desiderava con ardore una figlia femmina.
Lo stesso anno, il 1992, Erica aprì il suo studio legale,
dove
si trasferì anche Gianni, stufo di dover dipendere dal loro
arrogante e sprezzante datore di lavoro.
Paola era al settimo cielo quando seppe che portava in grembo due
bambini. Passava le giornate a leggere le poesie di Baudelaire, con il
tempo un po' accantonate, riscoprì il piacere di odorare
candele
profumate divorando avidamente i libri, meravigliosi, di Virginia
Woolf, una delle sue scrittrici preferite. Verso la metà
della
gravidanza, Paola iniziò ad interessarsi ai romanzi storici:
fu
così che s'imbattè nella biografia di Gustavo II
Adolfo,
re di Svezia, e nella storia della sua bizzarra ed eclettica figlia,
Cristina di Svezia.
Erica spesso si univa all'amica, ricreando le atmosfere in penombra con
l'aria impregnata di un profumo dolciastro e intenso, quasi
arabeggiante. Però Erica aveva una grande passione per la
musica
e ricominciò a suonare.
Da ragazza aveva preso delle lezioni, soprattutto pianoforte e chitarra
classica. Ora li stava riscprendo, assieme al violino. E a Vivaldi.
Coricarsi sul divano, con in una mano un classico greco, nell'altra un
bicchiere di succo d'arancia e, in sottofondo, la Primavera era
ciò che amava di più fare.
Il 5 Giugno 1992 nacque Federica Mantovani.
Il 22 settembre nacquero le gemelle Volpe, Maria Cristina Azalea e
Margherita Cinzia Virginia.
Sin da piccole, le bambine furono iniziate alla letteratura,
affascinate dai canti dei maggiori esponenti della lirica eolica, come
per esempio Saffo, oppure dalle commedie buffonesche del latino Plauto.
Crescendo svilupparono talenti diversi: Federica, appena compiuti i
cinque anni, prese in mano il violino della madre, mentre Maria
Cristina iniziò a giocare a pallone.
Nel 1993, il 28 Novembre, Erica diede alla luce il suo quarto ed ultimo
figlio,Claudio, frutto di una distrazione, ma non per questo meno amato
dai genitori.
Federica e Maria Cristina crebbero assieme, sviluppando una forte
amicizia e un forte attaccamento l'una all'altra.
Con l'inizio delle scuole elementari conobbero Giorgio Fante e Davide
Faria, che sarebbero diventati, con il passare degli anni, i loro
migliori amici.
A sei anni, Federica iniziò a frequentare il conservatorio,
dove
studiava violino e canto. Contemporaneamente, iniziò a
divorare
i fumetti, specialmente le strisce dei Peanuts e di Mafalda.
Alla stessa età a Maria Cristina fu diagnosticato un tumore
all'utero, un caso davvero raro.
Se ne accorsero in tempo e la operarono, senza che corresse alcun
rischio. Purtroppo, per impedire che il tumore si riformasse, data la
particolarità della situazione, le
asportarono l'organo.
Lo psicologo infantile da cui la piccola era in
cura, consigliò a Paola di provare a distrarre
Maria
Cristina con lo sport di squadra.
Così Maria Cristina, che aveva un talento naturale per lo
sport,
entrò a far parte di una squadra di calcio del paese. Era
un'attaccante, un'ottima attaccante.
Dopo tre anni, però, una sua amica dell'oratorio, Francesca,
di
un anno più grande, le aveva proposto di provare a giocare a
pallavolo assieme a lei.
La squadra si chiamava San Damiano e non era particolarmente forte,
infatti, concentrava i proprio sforzi sul gioco di squadra e sul
divertimento delle piccole, piuttosto che incitare e la competizione e
accrescere in loro una rabbia per l'avversario.
Durante un torneo giocato in trasferta a Torino, entrambe furono notate
da un'aspirante allenatore, che voleva mettere su una squadra
portentosa di giovani talenti.
Fu così che vennero convocate per giocare nella Santa
Barbara.
Giovanni, l'allenatore, desiderava formare una squadra il cui solo nome
avrebbe avuto la facoltà di angosciare gli avversari.
All'età di quindici anni, con l'inizio delle scuole
superiori,
Maria Cristina si rese conto che non poteva più sopportare
di
giocare sia a calcio che a pallavolo, poichè gli impegni
scolastici le sottraevano molto tempo.
Decise, quindi di lasciare il calcio per la pallavolo, dove aveva un
futuro certo.
Nel frattempo, Federica era entrata nella compagnia teatrale della
città: la sua voce cristallina, da soprano, ammaliava il
pubblico.
Assieme a lei, recitavano e cantavano Davide e Giorgio, che,
rispettivamente, erano un tenore e un baritono.
Prima di iniziare a frequentare il Liceo Classico, Maria Cristina
scoprì in un armadio in mansarda i resti di candele
profumate,
libri, fogli, vecchi giornali, dipinti e antiche foto, istantenee di
giorni perduti.
Iniziò ad esaminarne minuziosamente il contenuto,
finchè
si trovò fra le mani la biografia di Saffo e l'Aminta di
Torquato Tasso. Fu così che capì che l'amore
poteva avere
forme molteplici.
Un giorno di settembre dello stesso anno, proprio all'inizio della
scuola, Maria Cristina, dopo aver ricevuta un forte abbraccio
dall'amica Federica, arrossì furiosamente e sentì
uno
sfarfallio sconosciuto nello stomaco, accompagnato da un forte
batticuore.
Da quel giorno, ogni volta che posava gli occhi sul profilo della sua
bellissima amica, Maria Cristina si sentiva in colpa.
***********
Perdonate se non ho postato subito questo
capitolo, anche se
era già pronto, ma l'ho riletto fino a consumarlo per essere
certa di non aver fatto errori!
per the angelus: il carattere dei personaggi chiave verrà
svelato poco alla volta nel corso della narrazione e hai ragione, il
rapporto fra le gemelle sarà parecchio interessante!
A presto^^
Mizar19
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Capitolo 5 *** Le Donne e il Romanzo ***
t.s.e.CAP5
Proseguiamo con la storia!
*********
Capitolo V
LE DONNE E IL ROMANZO
- Se avete qualche domanda, scrivetevela e ne parliamo la prossima
volta - con quella parole, la professoressa di filosofia concluse la
sua lezione.
Iniziai a ritirare i quaderni in cartella.
- Certo che la prova ontologica è proprio una cazzata -
sbuffò Davide.
- Perchè? - chiese polemica Federica.
- Non sta in piedi! Aveva ragione Gaunilone... -
- Dio è il creatore, non è creatura! L'isola,
invece, in quanto creata, è per definizione imperfetta! -
- Ma se l'insipiens dice: va bene, Dio è ciò di
cui non posso pensare nulla di più grande, però
io non
credo che lui esista, quel cretino di Anselmo aveva poco da rompere! -
- E allora, se fai crollare la prima premessa, la prova ontologica non
è più valida! -, stavano quasi urlando.
- Ehi! Insomma! - intervenne Giorgio - Piantatela di litigare per
quel.. quel... per Sant'Anselmo! Siete ammattiti? -, non poteva che
dargli ragione.
- Ah ragazzi! Aspettate! -, la professoressa era rientrata di corsa in
classe, i suoi capelli ricci svolazzarono per qualche istante.
- Mi sono scordata di dirvi che è stato bandito un concorso
letterario, se volete maggiori informazioni chiedete in segreteria il
modulo -, poi scappò, rapida come era comparsa.
- Che matta che è - ridacchiò Federica.
- Voi chiedete? -, uscimmo dalla classe, zaini in spalla.
- Io no, tanto faccio schifo a scrivere -
- Io non ho tempo -, Fede era sempre superimpegnata.
- Io sì, vado un attimo in segreteria, voi aspettatemi sotto
-,
strinsi per un momento la mano di Federica, poi mi allontanai.
Di fronte alla segreteria, c'era un'altra ragazza che aspettava.
Era di media statura, con lunghi e mossi capelli ramati. Non le avevo
mai parlato, ma sapevo che frequentava il mio stesso anno.
- Ciao - le dissi educatamente.
Lei si voltò.
Le sue labbra carnose erano evidenziate dal lucidalabbra.
- Ciao - rispose, osservandomi.
- Le segretarie ci sono? - chiesi, vedendo che non entrava.
- Sei qui per il concorso di scrittura? -
- Già -
- Stanno cercando i moduli - ridacchiò, facendo un commento
sull'organizzazione della scuola.
- Non avevo dubbi -
- Tu sei... - mi chiese dubbiosa.
- Maria Cristina, tu sei Monica, vero? - le domandai.
- Sì, se non sbaglio abbiamo giocato contro al torneo della
scuola -, io annuii.
- Però tu giochi anche in una squadra di pallavolo, mi
sembra di averti già vista -
- Sì, sono l'alzatrice del Ceresole -, annuii nuovamente.
- Tu, sei il centrale della Santa Barbara -, si aprì in un
sorriso competitivo, io sogghignai.
In quel momento uscì la segretaria, una donna bassa, sulla
cinquantina, con corti capelli neri.
- Ecco i moduli, ne serve uno anche a te? - mi chiese, vedendomi solo
in quel momento.
- Sì... -, me ne sporse subito uno.
- Grazie -, diedi un occhiata alla traccia: una riflessione di 500
parole sul trascorrere del tempo. Mi incuriosiva.
- Ora devo scappare, mi aspettano di sotto - le dissi.
- E' stato un piacere -, dopo averle fatto un rapido cenno con la mano,
scesi di corsa le scale.
Accanto all'antico portone di legno, sostavano i tre ragazzi.
- Posso? -, Fede mi tolse dalle mani il modulo.
- Scriverai qualcosa di bellissimo, ne sono certa - mi sorrise,
restituendomelo.
- Cosa volete fare? Io devo tornare a casa fra poco, ho una visita -
chiese Giorgio, controllando l'ora.
Quando sentimmo lo scatto della serratura del portone, ci voltammo.
Monica stava uscendo.
- Ciao - mi salutò con un gran sorriso, poi corse via.
Salì sul sedile posteriore di un'audi nera, prima di sparire
dietro l'angolo.
- Chi era? - mi domandò Fede, dandomi una poderosa gomitata
nelle costole.
- E' Monica, quella dell'altra classe - spiegai, avrei voluto baciarla,
ma la presenza di Giorgio e Davide rendeva la situazione imbarazzante.
- Si è fatta figa - constatò delicatamente
Davide, ricevendo una sberla da Federica.
- Ha ragione... l'anno scorso era grassa e brufolosa, l'hai vista ora?
-, Giorgio, che di solito rimproverava l'amico per queste sue battute
(benedetto ragazzo!), ora lo appoggiava.
Era grave.
- Sì, l'abbiamo vista - Federica era spazientita.
- Che hai? Sei gelosa? - la prese in giro Davide.
- Vaffanculo - disse lei, poi, girò su se' stessa e si
allontanò con passi rapidi.
- Fede! Fermati! - la chiamai.
Vedendo che non aveva alcuna intenzione di rallentare o aspettarmi, la
inseguii.
Quando mi portai al suo fianco, le afferrai un braccio.
- Amore mio... cosa succede? - sussurrai, tenendola per un polso.
- Niente -
- Ti conosco, non raccontarmi bugie... poi, per come hai reagito, ci
deve essere qualcosa - le feci notare.
- Mi dà fastidio - borbottò, abbassando lo
sguardo.
- Il sorriso... con cui... -, parlava così piano che
faticavo ad udire distintamente le sue parole.
- Non ti sento... ti trema la voce... -, le carezzai i capelli, poi mi
ricordai dei due ragazzi di fronte alla scuola e abbassai la mano di
scatto.
Fece un respiro.
- Il sorriso con cui ti ha salutata -, la mia rosa si era chiusa a
bocciolo, sfoderando le sue quattro spine.
Lanciai un occhiata a Giorgio e Davide, stavano parlottando fra loro.
- Ti amo - le dissi solamente, poi posai un bacio delicato sulla sua
morbida guancia.
- Vai a fare pace con Davide? - le chiesi gentilmente, con un sorriso
di scuse.
- Sì - sbuffò lei, poi tornò sui suoi
passi.
Arrivata davanti a lui, prese fiato.
- Scusa -
Una semplice parola bastò, perchè Davide le desse
una gran pacca sulla spalla e la abbracciasse.
- Direi che ora possiamo tornare a casa - sentenziai.
Quando entrai in salotto, mia sorella chiacchierando con una sua amica,
forse Luana, mentre ascoltavano MTV.
- Ciao - borbottai.
- Ciao - borbottò lei, altrettanto freddamente.
Cos'era saltato in mente a Fede facendo quella scenata?
Doveva nascondere qualcos'altro, non sarebbe stata così male
se la causa di tutto fosse davvero stata un sorriso.
Mi sedetti alla scrivania, posando di fronte a me il modulo del
concorso.
"Una riflessione sul trascorrere del tempo in 500 parole".
Fantastico.
La prima cosa che mi venne in mente fu distensio animi*.
Era un buon punto di partenza.
Presi un foglio bianco e una bic nera, un classico.
Buttai giù poche righe, che presto finirono nel cestino
della carta straccia, seguite poco dopo da altri tre fogli.
Le parole che uscivano dalla bic non erano del tutto sincere, non le
sentivo mie.
Desideravo scrivere qualcosa di profondo, ma non banale, qualcosa di
unico, di mio.
Ad una donna, per scrivere, diceva Virginia Woolf, servono i soldi e
una stanza tutta per se'.
Essendo una studentessa, i soldi erano problemi dei miei genitori. Una
stanza tutta per me l'avevo, però avrei preferito essere
seduta
in riva al fiume.
Ecco l'ispirazione!
Alzai la cornetta e composi rapida il numero di Federica.
- Pronto? - era la voce di Mattia.
- Sono Mari, c'è Fede? - chiesi.
Avevo esitato un attimo, il tono di Mattia pareva triste e abbattuto.
- Non è un buon momento... -
- Che succede? -, stavo iniziando a preoccuparmi sul serio.
- Non ne siamo ancora certi... -
- Cosa?! - stavo quasi urlando, la frustrazione mi lacerava lo stomaco.
- Ti passo mia sorella -, fu la sua risposta.
Piangeva.
- Fede! - esclamai, lei tirò su con il naso.
- Ciao -, aveva la voce rotta.
- Hai voglia di parlare? - le domandai.
- Sì, molta... posso venire da te? -, risposi che era
perfetto,
che non vedevo l'ora di abbracciarla per poterla consolare.
Cosa stava succedendo a casa loro?
***********
Questa volta sono stata un po' cattiva... vi ho
lasciato con
la "suspance"! Spero non siate troppo arrabbiati :P
Aggiornerò
presto!
Per piccola peste e hacky87: sono felice di sapere che vi piaccia
ciò che scrivo, spero di non deludervi!
*Per Sant'Agostino l'anima si muove nel tempo, se non ci fosse l'anima,
non potremmo percepire il tempo
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Capitolo 6 *** Sotto al Comò ***
t.s.e.CAP6
Per piccola peste e maria_sharapova: spero di non
avervi fatte arrabbiare troppo! Comunque ecco che la storia continua!
***********
Capitolo VI
SOTTO AL COMO'
Osservai, attraverso le grandi vetrate, il paesaggio esterno, che si
fondeva al mio pallido riflesso.
- Per favore... non
piangere - mi supplicasti.
- Perdonami -
*
Scesi in giardino, la sua voce, le sue lacrime... tutto era
così strano.
Mi sedetti nel prato verde, osservando la luce che penetrava fra gli
aghi del pino, creando sottili fili dorati che si mescolavano fra gli
steli d'erba.
Quando la scorsi, mi precipitai al cancello.
I suoi enormi occhi era arrossati e lucidi.
Ci spostammo sul retro, nella parte più nascosta del
giardino.
- Dimmi... -, la strinsi a me, lei scoppiò a piangere.
- Non voglio! - singhiozzò, io le carezzavo la schiena.
Continuavo a non capire, ma non volevo forzarla a parlare.
Non dissi nulla. Avevo imparato che il silenzio era più
carico di significati, rispetto ad un discorso affannato.
Aspettai pazientemente che si tranquillizzasse. A poco a poco i
singhiozzi si fecero più deboli e la schiena smise di
sussultarle.
- Stai meglio? - le chiesi, anche se era ovvio che fosse una domanda
retorica. Non stava affatto meglio.
- No, però... ascolta senza interrompere - disse tutto d'un
fiato.
Poi si sfregò gli zigomi con il dorso della mano,
tamponandosi le lacrime.
- Mamma e papà hanno per le mani una causa davvero
importante... si terrà a Roma... -, la sua voce iniziava
nuovamente ad incrinarsi - Sono implicati dei personaggi politici,
sarà una cosa grossa... dovranno essere sempre reperibili a
Roma... -.
Non ero una persona dalla fantasia povera, sapevo cosa sarebbe venuto
dopo.
- Ci trasferiamo - dissi secca, tentando, con quello slanciò
improvviso, di cacciare il dolore e il peso di ciò che le
era piombato addosso.
- Ma... ma non puoi restare da noi? - le domandai con le lacrime agli
occhi.
- Ho già chiesto a mia mamma... l'unica a restare qua
sarà Veronica, che sarà ospitata da Elena... -
- Ma perchè?! Da noi c'è tutto il posto che vuoi!
E Mattia potrebbe stare da Walter e... -, mi bloccò.
- Mamma ha detto che non spettava a noi scegliere... -
Ci scambiammo un lungo sguardo: nelle sue pupille leggevo dolore,
ansia, angoscia per una separazione forzata a cui non eravamo abituate.
Ci abbracciammo.
- Sarà... sarà una cosa temporanea, vero? -
- Sì... ma non sappiamo esattamente per quanto
durerà... -
- Potrò venire a trovarti? - le chiesi, baciandole la fronte.
- Certo! E io verrò a trovare te... -, mi gettò
le braccia al collo e premette le sue labbra sulle mie.
- Ti amo, Mari, mi mancherai tantissimo... io... - tornò a
singhiozzare, le baciai i capelli - Io non... non riesco a
immaginarmi... senza di te -.
Le asciugai gli occhi, baciai le sua labbra arrossate.
- Nemmeno io ci riesco... promettimi che ci sentiremo tutti i giorni...
-
- Assolutamente! Mari... io... ho paura di perderti... -
mormorò, la sua voce era acquosa.
- Non mi perderai... -
*
Era qualcosa di inconcepibile, di inimmaginabile. Mai avevo pensato che
avremmo dovuto separarci.
Era come se l'aereo, decollando, si fosse portato via una parte di me.
Mi accasciai su una delle poltroncine.
Mio fratello sedeva accanto a me.
Il
vuoto lasciato da Federica era già enorme.
Avevo sempre pensato a noi due come le parti complementari di una mela.
Mentre io sono più pragmatica e concreta, sguazzo nella
logica e nella razionalità, lei è costantemente
persa nel suo iperuranio o in un qualsivoglia paesaggio bucolico
dell'Arcadia, quasi eterea.
Ma siamo anche come due rette parallele, che corrono l'una accanto
all'altra, fino ad arrivare all'infinito, dove hanno un punto in
comune.
Siamo come il giorno e la notte, lo yin e lo yang. Lei la mia rosa, io
la sua campana.
Il ghiribizzo di un gruppo di politici corrotti e scandali
parlamentari, me l'aveva portata via.
Con quale faccia tosta, i suoi genitori si arrogavano il diritto di
scegliere per lei quale cammino prendere?
La verità era che Gianni provava fastidio per la nostra
relazione.
Molto fastidio.
*
- Shh... - ridacchiò lei, mentre la prendevo affettuosamente
in giro.
Le mordicchiai una clavicola, lei si abbracciò a me,
lasciandosi cullare dal tocco dei miei denti e delle mie labbra.
Federica spostò le mani sul mio seno e iniziò,
lentamente, a liberare i bottoni della mia camicia azzurra.
Affondai le dita nei suoi morbidi capelli, attirandola a me.
Coricata sotto di lei, avevo una fantastica panoramica sulla sua
scollatura, quando glielo feci notare, lei sogghignò.
Poi si chinò, baciandomi con impeto.
- Sei dolce... - sussurrò.
- Già... e tu hai voglia - risi, stringendola.
Mi guardò con aria di sfida, aprendo del tutto la mia
camicia.
Posò la sua bocca sul mio sterno, spostandosi lentamente
verso il seno destro.
Chiusi gli occhi.
Contemporaneamente, mi stava carezzando l'interno coscia, con movimenti
lenti e modulati.
Inarcai la schiena, come ad esortarla ad arrivare subito al dunque.
Poi la porta si aprì.
Gli occhi del padre di Fede si spalancarono prima per la sorpresa, poi
per l'ira. Richiuse di scatto la porta.
Non era certamente una situazione equivocabile.
Sotto ad una Federica senza pantaloni stavo io, con la camicia aperta e
una sua mano ancora sulla gamba.
Fortunatamente i suoi genitori già sapevano della nostra
relazione, ma quella era la prima volta che ci coglievano in flagrante.
*
Con lo
sguardo perso nell'azzurro del cielo, mi ritrovai ad immaginare me
stessa seduta accanto a Federica, su quell'aereo, che era sparito
lasciando dietro di se' solo un'effimera scia.
Mi avrebbe abbracciata, avremmo ascoltato assieme la musica, avremmo
riso, ci saremmo prese affettuosamente in giro, lei mi avrebbe
pettinato i capelli, io mi sarei addormentata con la testa sulla sua
spalla.
Quei piccoli gesti, quelle piccole attenzioni quotidiane mi sarebbero
mancate terribilmente.
Di solito, quando dormivamo assieme, adottavamo sempre due posizioni:
entrambe sul fianco destro e io l'abbracciavo da dietro, oppure lei
supina e io raggomitolata con la testa sulla sua spalla.
Continuavo a ripetermi, come un mantra, che mi sarebbe stato
impossibile resistere senza di lei, sarei impazzita.
Lo stomaco mi doleva, avevo gli occhi stanchi e la gola secca.
Osservai mio fratello.
Aveva cercato di essere forte, di fare il duro, ma era crollato pure
lui assieme a Walter. I tre moschettieri erano sempre stati un trio
inseparabile.
Batteva nervosamente con il piede il ritmo di una canzone che solo lui
udiva, i suoi occhi contemplavano il vuoto, persi fra i ricordi
all'interno della sua mente.
- Torniamo a casa? - gli chiesi sottovoce, non volevo riportarlo
bruscamente alla realtà.
- Certo -
*
Roma, 19 settembre
ore 1.06 a.m.
Cara Maria Cristina Azalea,
in questo momento sicuramente sarai sveglia ad osservare stanca i
delicati giochi d'ombra disegnati dall'abatjour sul ruvido muro della
tua stanza.
Non sei la sola.
Abbiamo affittato uno stupido appartamento, in una stupida strada
trafficata.
Non riesco a dormire.
Mi manchi e solo il cielo sa quanto.
Avrei bisogno di essere fra le tue braccia e allo stesso tempo vorrei
cullarti fra le mie.
La separazione è stata traumatica: ci hanno sradicate l'una
dall'altra. Non riesco a non piangere pensandoti.
E mi pare che l'abisso dentro di me si allarghi sempre più.
L'unico modo che ho per colmarlo è piangere, anche se
è la soluzione più stupida.
E' come se nel puzzle della mia vita, mancasse una tessera. Ma non una
qualunque.
Proprio quella fondamentale, quella che serve a completarlo, quella che
immancabilmente sparisce, dimenticata sotto ad un comò o
mangiucchiata dal gatto.
Ecco, ora è come se avessi perso la mia tessera e per quanto
io mi sforzi di guardare sotto i comò, non riesco a trovarti.
Mattia ha pianto per metà del tragitto. Papà si
è arrabbiato davvero molto con lui.
In questo periodo è estremamente stressato, basta un
nonnulla e scatta, aggredendoti ferocemente.
Per fortuna mia madre tenta di sedarlo a volte.
Sono così stanca che mi dimentico persino ciò che
vorrei scriverti! Avevo in mente uno stupendo discorso sulle stelle
binarie e simili cagosissime metafore, ma al momento è come
se avessi fatto un back-up della mia mente.
L'unica cosa che so è che vorrei essere con te sotto al
comò.
Ti amo
Federica
***********
Spero che anche questo capitolo vi
sia piaciuto!
Per harderbetterfasterstronger: diciamo che in parte hai ragione:
Federica è avulsa dalla realtà, è una
ragazza con la testa fra le nuvole, persa nei suoi sogni, ma, come
avrai modo di constatare in seguito, non è poi
così perfettina!
Mizar19
|
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Capitolo 7 *** Perdere Se Stessi ***
t.s.e.CAP7
E dopo le scioccanti rivelazioni del precedente
capitolo, andiamo avanti!
***********
Capitolo VII
PERDERE SE STESSI
Tanti auguri a me!
Evviva...
Era il primo anno che festeggiavo il mio compleanno senza Federica.
I miei diciassette senza di lei... che senso aveva?
Giorgio e Davide tentarono di tirarmi su il morale, nonostante loro
stessi fossero abbattuti.
Ma quando la persona che vuoi aiutare fa di tutto per opporsi e
scacciare la tua mano tesa, è inutile.
- Ha detto che è una cosa temporanea, tornerà,
no? - ripetè Giorgio per l'ennesima volta.
Ormai avevo la nausea.
Non volevo ascoltare le loro parole di conforto, perchè mi
facevano stare peggio.
Tutti e tre eravamo giù di tono per la medesima cagione, ma
io
non li stavo aiutando, per questo motivo non li avrei voluti accanto:
loro avevano anche la forza di consolarmi.
Io no.
L'unica cosa che desideravo era poltrire in un letto, fissando, come
aveva detto Fede, i giochi di luce creati dall'abatjour sul muro ruvido
della mia stanza.
Volevo stare sola, rinchiusa nel mio silenzio e nel mio dolore.
Giorgio e Davide non capivano.
Non potevano. Ma non era colpa loro.
Avrei tanto voluto rivelarglielo, ma Fede ed io avevamo fatto una
promessa.
- Sì, lo so... però ora non c'è... -
grugnii.
Non avevo nemmeno il coraggio di piangere davanti a loro. Sarebbe stato
davvero troppo sospetto.
Ormai erano tre giorni che rispondevo solo a grugniti.
- Oh andiamo! Oggi sei cresciuta di un anno! Dovresti essere felice! -
- Le senti mia sorella e le sue amiche oche che festeggiano al piano di
sotto? - ringhiai - Ecco, loro sono felici! -
- Ti prego Mari, usciamo a fare due passi... -
Non so per quale assurdo motivo accettai, pentendomene appena le mie
sinapsi si collegarono alle corde vocali.
- Hai gli occhi lucidi... - mi fece notare Giorgio.
- E' l'aria... - borbottai, scostando il viso.
Lui ebbe l'accortezza di non dire nulla.
- Hai sentito Federica oggi? - mi domandò Davide,
spronandomi al dialogo.
- Certo, mi ha chiamata per farmi gli auguri... voi l'avete sentita? -
domandai loro.
- No, non ancora -
Eravamo nel Viale dei Gabbiani, nella strada principale, famosa per i
suoi negozi.
Ci fermammo davanti alla vetrina di un Game Stop, commentando i vari
videogiochi esposti. Avevo bisogno di distrarmi.
- Ma il più ganzo di tutti è Resident Evil 4 -
proclamai.
Non c'era storia, ne' santo che tenesse.
- Sì! Spettacolare! L'unico neo è quella
rompicoglioni di Ashley... -, Davide era un fanatico della saga.
- Quanto fa ridere quando si nasconde nei bidoni dell'immondizia? -
rise Giorgio.
- Hy stranger! - disse Davide con voce gutturale, imitando il mercante.
Noi ridemmo.
Era liberatorio comportarsi come tre sciocchi, ci aiutava a dimenticare
l'assenza di Federica.
Anche se era una distrazione momentanea.
Riprendemmo a camminare, sempre ridendo e imitando diversi personaggi
di svariati videogiochi.
L'apice della nostra demenza giunse quando Giorgio e Davide iniziarono
a parlare come due sims. Avevamo le lacrime agli occhi.
In quel momento la vidi.
Era da sola, con due borse in ogni mano, probabilmente reduce da un
pomeriggio di shopping.
Portava un grande paio di occhiali da sole e un spesso cerchietto
viola, coordinato alla borsetta.
- Ciao, Monica - la salutai.
Lei si fermò.
- Oh ciao! Non ti avevo riconosciuta, scusa - disse aprendosi in uno
smagliante sorriso.
- Nulla... giornata di shopping? - le domandai indicando le borse.
- Già! Ti fa sentire meglio - asserì lei - Voi,
invece, cosa fate di bello? -
- Festeggiamo il compleanno di Mari - s'intromise Davide, mettendomi un
braccio attorno alle spalle.
- Non sapevo fosse il tuo compleanno! Auguri! - si sporse per darmi un
bacio sulla guancia.
Dovetti combattere contro l'impulso di ritrarmi: non volevo essere
scortese, ma non ero abituata a tanta confidenza da una persona che,
fino al giorno prima, a stento salutavo nei corridoi solo
perchè
era la mia vicina di classe.
- Non hai organizzato nessuna festa? -, pareva stupita.
- Non è periodo... - mormorai.
- La nostra amica Federica si è trasferita a Roma -
spiegò Giorgio, io sospirai.
- Mi spiace molto... dev'essere dura... -, qualcosa nel mio istinto mi
diceva che le sue parole erano solo classici convenevoli.
- E' una cosa temporanea
- sottolineai.
- Meno male! Dai, non essere così abbattuta! Presto
tornerà tutto alla normalità - tentò
di
confortarmi.
- Grazie, ora noi andiamo, buona giornata! - la salutammo, poi
ritornammo ai nostri discorsi insensati.
*
22 Settembre 2009
Roma
5.45 a.m.
Cara Maria Cristina Azalea,
tantissimi auguri!
Spero che tu, Giorgio e Davide vi stiate divertendo...vorrei tanto
essere lì con voi, ma i miei genitori non mi hanno permesso
di
venirti a trovare.
Se verrò, sarà per il ponte di Ognissanti. Sto
già facendo il conto alla rovescia!
La scuola qua è diversa.
I ragazzi sono diversi.
L'atmosfera è diversa.
Siamo indietro con il programma di letteratura italiana e con quello di
filosofia.
E la mia vicina di banco è una zotica. Rutta ogni tre per
due!
Capisco che tu possa digerire, ma bambin santa!, dodice volte
in
dieci minuti?! E così rumorosamente?!
Poi c'è un ragazzo che passa il tempo a fare foto e filmati
con
il cellulare, mi chiedo cosa sia venuta a fare in un Liceo Classico!
Per fortuna, però, ci sono anche dei ragazzi seri...
Al fatto che ci sia una meravigliosa biblioteca di classici, si
contrappone il fatto che la scuola non ospiti nessun laboratorio
(chimica, fisica, computer...).
Mi mancate davvero tanto...
Ieri sera ho suonato ininterrottamente per tre ore, senza smettere un
attimo di pensare a te, a voi... ora ho un livido violaceo sulla spalla.
Come procedono i tuoi allenamenti? A quando la prima partita?
Vorrei essere lì a fare il tifo per te...
Sai una cosa?
Senza di te tutto perde colore, tutto è slavato, come un
consunto paio di jeans. Nulla trasmette più emozioni,
sensazioni
forti!
E' come se il mondo fosse in bianco e nero, senza spazio per il colore
e le sfumature. Come la vecchia televisione dei nonni.
La mia stanza è buia, senza la tua luce.
La mia musica è vuota, senza la tua presenza.
I miei disegni sono banali, senza l'ispirazione che solo tu sai
trasmettermi.
Sei la mia Musa, davvero, e nulla mi riesce più senza te.
Tutta la mia arte ha perso l'anima.
E non riesco a dormire.
Mia madre è preoccupata. Mio padre se ne sbatte, come ha
sempre fatto.
Nonostante ciò, rimandarmi indietro è l'unica
opzione che non considerano. Anche Mattia, poverino, sta male.
Sono due giorni che ha la febbre alta. Mia madre sostiene sia una
conseguenza dello stress, mio padre che è tutta una sua
fissazione mentale.
Ho voglia di scappare!
Ti amo
Federica
*
24 Settembre 2009
Montenotte
18.30
Cara Federica,
volevo ringraziarti per la tua lettera di auguri! Mi ha fatto molto
piacere...
Però sono preoccupata: non voglio che la tua arte risenta
della nostra distanza, mi fa sentire in colpa...
Se non riuscirai a venire per Ognissanti, salirò sul primo
aereo e verrò io da te!
Sai una cosa? Mi piace questa nostra corrispondenza parallela,
più privata in un certo senso... Scrivere mi è
sempre
riuscito bene, lo sai: riesco ad esprimermi più chiaramente
trasponendo le mie emozioni su un pezzo di carta, che non tentando di
esporle a voce.
Fra un'ora ho l'allenamento di pallavolo... avrò modo
anch'io di
testare se la tua lontananza ha influito sulle mie capacità
sportive!
Ti prego, Fede, cerca fra queste parole l'ispirazione che hai lasciato
qua con me, tirane fuori un'opera pregevole, come tu sai perfettamente
fare.
Non importa se è uno schizzo a matita, un dipinto, una
composizione o una scultura: ti prego, crea!
Ho bisogno di sapere che laggiù sei felice, che non perderai
completamente te stessa (cosa che io, per prima, tenterò
di fare), che continuerai ad essere la sorridente e dolce
Federica
di cui mi sono innamorata.
Parlando di noi due (come se non l'avessi ancora fatto!), sto
già pensando ad un regalino per il nostro anniversario... in
fondo manca solo qualche mese!
Se penso che stiamo assieme da quasi tre anni, non mi sembra vero: ho
il terrore, sapendoti lontana, di essermi inventata tutto! Come se
fosse stato un lungo e meraviglioso sogno ad occhi aperti...
Lo so, sono una stupida! Abbi pazienza, ma la tua lontananza mi fa
delirare!
Ti lascio con una nota divertente, per concludere in bellezza: oggi
c'era la verifica di letteratura inglese, Davide è riuscito
a chiedere se alle domande dovevamo rispondere in inglese o in
italiano!
Mano male che la professoressa ha il senso dell'umorismo! Che scemo
quel ragazzo...
Ora vado a prepararmi per l'allenamento!
Ci sentiamo presto.
Ti amo
Mari
*
- Eccovi i calendari delle partite, se ci saranno dei
cambiamenti sarete informate con cospicuo anticipo - la presidentessa
dell'associazione Santa Barbara ci stava distribuendo plichi di fogli.
- Che forza! - esultò sottovoce Nex strattonandomi un
braccio.
Dopo averci dato qualche altra istruzione, la presidentessa ci
lasciò con un "in bocca al lupo" e un gran sorriso.
- Forza, si corre! -, noi scattammo subito.
- Come stai? - mi domandò Nex.
All'inizio della serata l'avevo informata circa il trasloco temporaneo
a casa di Federica.
Temporaneo.
Mi piaceva particolarmente quella parola. Non avrei saputo spiegarne il
motivo, forse la morbidezza del suono "mp" che si appoggiava sulla "o",
forse il modo in cui la "r" mi si arrotolava in bocca.
Soprattutto, mi piaceva il suo significato.
Stavo giusto riflettendo su quello, quando Giovanni ci disse di
fermarci, per iniziare a fare un po' di scatti.
La sua richiesta, anzi, il suo ordine, fu accolto da una serie di
sbuffi.
Federica aveva ragione.
Avevo fatto schifo.
No, schifo è un eufemismo, una carineria: non avevo mai
giocato così male in un modo tanto evidente e disastroso.
Avevo totalizzato una serie di imbarazzanti errori dal momento in cui
il nostro allenatore ci aveva concesso di prendere i palloni: non avevo
murato nemmeno una palla, pochissimi dei miei attacchi erano entrati in
campo, quasi nessuna mia battuta aveva superato la rete, per non
parlare delle ricezioni.
Oltretutto ero la capitana, che dovrebbe dare il buon esempio:
bell'affare!
- Cris... qualcosa non va? -, Giovanni mi aveva fermata prima che
riuscissi a svicolare dalla palestra.
- Più o meno... - risposi evasiva.
- Cerca di rimetterti in forma presto, abbiamo bisogno di te - mi
ricordò.
- Lo so, ti chiedo scusa... è solo che è un
periodo un po' storto -
- Mi dispiace, però non puoi permettere che questo influenzi
il tuo gioco! Solitamente sei impeccabile, questa sera hai davvero dato
il peggio! -.
Ecco, se non fossi stata già completamente demorilazzata,
questa sarebbe stata la stoccata finale.
- Non succederà più -, con quelle parole mi
voltai e uscii.
Non potevamo, ne' Fede ne' io, permettere che la lontananza dell'altra
ci portasse alla perdita di noi stesse.
Non era giusto.
Mentre armeggiavo con le chiavi del motorino, vidi una ragazza che
fumava, seduta sui gradini.
- Ciao - mi disse sorridendo. L'oscurità nascondeva il suo
viso.
- Ciao... - risposi titubante.
La ragazza-ombra si alzò e mi venne incontro.
La riconobbi a causa dei suoi capelli, lunghi e ondulati.
Era ancora lei.
- Non sapevo che fumassi - le dissi, indicando la sigaretta che teneva
fra le dita.
- Solo una ogni tanto, quando sono stressata... -
- Ora lo sei? -
- Abbastanza... ti senti meglio? - mi domandò, voltandosi
verso destra per evitare di soffiarmi il fumo in faccia.
- Non molto, ma non importa -
Lei lasciò cadere il mozzicone e lo schiacciò con
la suola degli stivali.
- Se hai bisogno di parlare, sono disponibile... -
Ecco, ora ero arrabbiata. Con che faccia tosta quella tipa piombava dal
nulla con il fegato di comportarsi in quel modo, a mio avviso,
invadente?!
- Ascolta Monica, non è per cattiveria, ma noi non siamo mai
state amiche, come potrei aprirmi con te? -
- Ti capisco, ho passato la tua stessa identica situazione... -
sussurrò.
- Non credo - borbottai sarcastica.
- Io credo proprio di sì... la mia ragazza si è
trasferita in Puglia dopo un anno e mezzo che stavamo assieme. Ora non
ci sentiamo più -, rimasi di sasso.
Non era possibile! Come diamine aveva fatto quella ragazza a intuire il
rapporto segreto tra Fede e me, cosa di cui nemmeno Giorgio e Davide si
erano accorti? Che avessero due spesse fette di prosciutto sugli occhi?
- Quanto... quanto tempo fa è successo? - domandai con un
groppo alla gola.
- Un anno fa. Ma il suo è stato un trasloco definitivo -
- Mi... ecco, mi spiace... - non sapevo cosa dirle. Ero confusa.
- Ti stai chiedendo come faccio a saperlo, vero? -, io annuii - Diciamo
che si chiama sesto senso... -.
Non risposi. Mi limitai a scrutare il suo volto in penombra.
- Comunque la mia offerta è sempre valida - così
dicendo si sporse per posarmi un bacio sulla guancia e si
allontanò.
Da lontano, la vidi tirare fuori un'altra sigaretta e accenderla.
*********************
Ta-da!
Volevo ringraziare tutte le persone che continuano ad aggiungere la
storia fra le preferite o le seguite! Grazie a tutti!!
Per harderbetterfasterstronger: mi fa piacere che tu ti senta a casa
xD
Per pazzafuriosa92: grazie per le belle parole!
Per piccola peste, maria_sharapova e hacky87: non volevo rattristarvi
troppo, però era necessario ai fini della storia :)
Al prossimo capitolo!
Mizar19
|
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Capitolo 8 *** Ascolta la Brezza ***
t.s.e.CAP8
Scusate,
ma a causa di problemi organizzativi e parentado vario che occupava la
postazione pc, questo capitolo è leggermente in ritardo
sulla tabella di marcia!
Mi farò perdonare! ;)
**************
CAPITOLO VIII
ASCOLTA LA BREZZA
3 Ottobre 2009
Montenotte
22.03
Cara Federica,
non hai idea di cosa stia succedendo qui!
Tutti sembrano impazziti: Giorgio è sempre arrabbiato,
risponde
male, è nervoso, scatta per qualunque sciocchezza; Davide
è follemente innamorato di Olivia, la mia compagna di
squadra,
non ci posso credere! Lui, che ha sempre proclamato che MAI si sarebbe
legato seriamente ad una ragazza, ora le promette amore eterno e una
casa con tanti bambini!
Ma la vera notizia sconvolgente è che mio fratello Simone ha
preso un'insufficienza! In cinque anni
di Liceo Classico, non ha mai preso un voto inferiore al sette e mezzo
e ieri ha portato a casa un quattro!
A mio padre sono venuti i capelli bianchi!
Poi c'è Nex, che sta
studiando un piano per accalappiare Simone, non fa altro che parlare di
"tecniche di seduzione" e quel cretino di tuo cugino le dà
corda!
Sono in una gabbia di matti! Tirami fuori, ti prego!
Okay, bando alle ciance, devo dirti una cosa seria.
Sarò diretta perchè è un po' che sto
racimolando il coraggio per dirtelo: una ragazza sa di noi.
Giuro che io non ho detto nulla. E' Monica
Zarkovskaja (mi sembra si scriva
così),
quella che ha il papà russo, dell'altra sezione.
Mi ha avvicinata dopo l'allenamento di venerdì scorso,
dicendo che se desideravo parlarne con qualcuno, lei era disponibile.
Quindi le ho risposto che, no grazie, non avrebbe capito.
Sono rimasta senza parole, letteralmente, quando mi ha detto che la sua
ragazza si era trasferita in Puglia.
Insomma, che ne pensi?
Domani pomeriggio mi incontro con lei perchè voglio chiarire
alcuni punti (vedi la riservatezza!), non posso rischiare che le scappi
qualcosa con Giò e Davide!
A proposito di loro, dato che Monica ne è al corrente,
potrei
confidarlo anche a loro? Mi sembra ingiusto che ne siano all'oscuro.
Fammi sapere presto il tuo parere!
Il disegno che mi hai mandato è bellissimo, sapevo che
saresti
riuscita a ritrovare l'ispirazione! E io sto riprendendo a giocare
decentemente.
Direi che sono felice... anche se lo sarei mille volte più
se fossi con te!
Quanto manca ad Ognissanti???
Ti amo
Mari
*
- A che ora esci? - mi
chiese Simone, sparecchiando.
- Alle tre ci troviamo al parco -, non gli avevo rivelato tutta la
verità e mi sentivo in colpa.
- Divertiti - disse, poi sparì in cucina a programmare la
lavastoviglie.
Salii
in camera mia e mi ritrovai a fissarmi allo specchio: sotto i miei
occhi erano spuntate delle orribili occhiaie! Capperi!
Decisi che avrei lasciato perdere e presi dall'armadio un paio di jeans
sbiaditi e una maglietta verde scuro.
Dopo essermi lavata i denti, uscii.
L'aria pomeridiana era ancora tiepida, non spirava un alito di vento.
Tutto era placido e immobile.
Respirai a fondo una boccata d'aria. Avevo bisogno di ossigenare il
cervello.
Che intenzioni aveva Monica? Potevo fidarmi di lei? Quel
venerdì sera il suo comportamento mi aveva messa in
soggezione, anche se poi a scuola si era comportata normalmente, come
se quel venerdì sera non avesse mai osato tanta audacia nei
miei confronti.
Iniziai meccanicamente a tormentarmi una pellicina del pollice.
Arrivata al parco mi guardai attorno. La individuai sotto ad un
maestoso olmo.
Era appoggiata con la schiena al tronco dell'albero, seduta su un
asciugamano da spiaggia arancione acceso.
Fra le mani teneva un libro dalla sgualcita copertina nera e sul naso
era appoggiato un paio di occhiali dalla montatura sottile; i suoi
lunghi boccoli rossicci erano legati con un nastro nero.
Quando percepì la mia presenza alzò lo sguardo e,
inevitabilmente, incontrai i suoi occhi color ghiaccio.
- Ciao - mi sorrise. Il suo tono era dolce, affettuoso.
Ricambiai il saluto e mi sedetti accanto a lei.
- Cosa leggi? - le chiesi per rompere il ghiaccio.
- Il Satyricon - rispose mostrandomi il dorso del volume.
- Petronio? -
- Già, è per la scuola... -
Rimanemmo in silenzio per un po'. Notai che Monica tormentava uno dei
piccoli bottoni della sua camicetta lilla.
In lontananza si percepiva il pianto
di un bambino, la voce di una madre che chiamava il suo piccolo, un
cane che abbaiava.
- Di cosa vorresti parlarmi? -, fortunatamente fu lei ad entrare nel
discorso, io ero così agitata che non sarei riuscita nemmeno
ad emettere un sibilo.
Presi fiato, ma soprattutto coraggio, poi parlai.
- Di ciò che sai... -
- Non l'ho detto a nessuno - s'affrettò a precisare,
preoccupata.
- Te ne sono grata, comunque volevo chiederti se, per favore, potresti
continuare a tenere il segreto... noi... nemmeno i nostri amici lo
sanno, nessuno ne è a conoscenza - le rivelai sottovoce.
- Certamente! Capisco, ci sono passata anch'io... - ripose il libro
nella borsa, poi si sfilò gli occhiali.
- Ehm... Monica? Come hai scoperto che... bè, che preferivi
le ragazze? - le domandai senza motivo, appoggiando la schiena contro
la corteccia ruvida dell'olmo, più rilassata di quando ero
arrivata.
- Era il primo anno delle scuole superiori e io avevo una migliore
amica -, mi sembrava una storia conosciuta... - Era bella, sai?
Bellissima... entrambe praticavamo nuoto a livello agonistico, nella
stessa squadra. Accadde che, dopo un allenamento, mentre facevamo la
doccia assieme, mi accorsi di quanto fosse bello il suo corpo, di
quanto fosse attraente. E questo mi fece arrossire e vergognare,
parecchio. Lei, fortunatamente, non s'accorse di nulla.
Finchè,
un sabato sera, suo fratello ci invitò alla sua festa di
compleanno. Era più grande di noi. Dato che ci trovavamo
fuori
posto e ci sentivamo inadeguate in quell'ambiente, ci rifugiammo in
camera sua. Sedute sul letto, spalla contro spalla, le rivelai che
l'amavo - concluse con una smorfia.
- E poi? - la incoraggiai.
- Subito lei mi abbracciò forte, io piangevo... non riuscivo
a
smettere! Così lei mi baciò. Fu un bacio dolce,
un bacio
come ne ho poi ricevuti pochi. Restammo tutta la notte abbracciate,
sotto al piumone a scambiarci baci e carezze. Poi, la mattina seguente,
mi disse che avrei dovuto dimenticare tutto: lei non era lesbica e non
aveva intenzione di diventarlo - il suo tono era amaro, deluso.
- Dev'essere stato terribile! -, lei tirò su con il naso e
annuì.
Non le era ancora passata del tutto. E' difficile scordare
un'esperienza del genere, ancora più difficoltoso
è
soffocare completamente quel primo sentimento, ma è
decisamente
impossibile perdonare quella persona.
- Tu sei stata fortunata... - mi ricordò, le era tornato il
sorriso.
- Sì, in effetti... però anche Federica aveva
reagito male all'inizio -
- Quand'è che vi riincontrerete? -
- Nel ponte di Ognissanti, verrà lei qui -
- Si trova bene a Roma? -
- Più o meno... diciamo che preferirebbe di gran lunga
essere con me -, sorridemmo.
- Come mai non l'avete detto nemmeno ai vostri migliori amici? - mi
domandò perplessa.
- Vedi, nonostante Federica sia sempre espansiva e sociale con tutti,
tende ad essere molto riservata... non potrebbe sopportarlo -
- Certamente diventa un peso nel momento in cui ti vedi voltare le
spalle, ma non credo che Giorgio e Davide si comporterebbero
così - mi fece notare.
Io sospirai.
- Le ho già parlato molte volte di questo argomento, ma lei
ha paura... -
- E tu ti adatti? -
- Sì, cos'altro potrei fare? Rispetto la sua
volontà - dissi, un po' stizzita a causa delle sue parole.
- Oh nulla, certo... però io insisterei... -
- Come mai? -
- Nascondere una cosa del genere ai miei migliori amici? Non potrei! -
- Tu l'hai confidato a qualcuno? -
- Sì, ad un'altra mia amica, Antonella. Le ho telefonato
appena
tornata a casa quella mattina, in lacrime. Diciamo che ora è
lei
la mia migliore amica, quella a cui confido tutto quanto -
- Non frequenta il nostro liceo, vero? -, non mi pareva di conoscere
alcuna Antonella.
- No, è del Linguistico, però gioca nella mia
squadra -
Nuovamente calò il silenzio. Si era alzata una pigra brezza,
che faceva frusciare le foglie dell'olmo.
- La ami? - mi domandò improvvisamente Monica, fissando in
alto, fra i lunghi rami dell'albero.
- Sì, tantissimo... - risposi sottovoce.
- Tornerà, non devi soffrire così tanto. La
rivedrai presto -
Così dicendo si alzò in piedi e iniziò
a piegare l'asciugamano.
Mi alzai anch'io.
- Vai? - le chiesi, cercando di decifrare l'espressione del suo volto.
- Già, è tempo di tornare a casa... la senti la
brezza? La senti come parla? Come ti porta i sussurri, i pensieri
segreti e le emozioni? -, le sue parole misteriose mi confondevano.
- Cosa... cosa vuoi dire? -
- Devi ascoltarlo, il vento... sarà un'ardua sfida - con
quelle parole enigmatiche ed un gran sorriso, mi salutò.
Rimasi impalata come uno stoccafisso al mercato del pesce di Bergen.
*
5 Ottobre 2009
Roma
17.50
Cara Maria Cristina Azalea,
com'è andato l'incontro con Monica?
Spero solo che non l'abbia detto a nessuno! Per metà sono
angosciata, per metà furiosa: non la conosco ma
già non posso soffrirla!
Come diamine ha fatto ad accorgersene?! Allora Giorgio e
Davide sono due emeriti cretini!
Okay, scusa, sono isterica... ora mi calmo, respiro profondamente...
A proposito di Giò e Davide, se proprio vuoi dirglielo,
vorrei esserci anch'io, se non ti spiace... Per Ognissanti, la mia
presenza lì accanto a te è confermata al 100%!
Verremo su Mattia ed io, c'è un posticino per me nella tua
stanza, vero?
Mattia credo starà da Walter, ma quelli sono affari loro.
Tornando a parlare dei nostri affari: fai attenzione, davvero... sei
sicura di poterti fidare di lei? In fondo, la conosci da
così poco tempo!
Scusa se sono agitata, ma essere così lontana mi fa sentire
completamente impotente, mi sento tagliata fuori da decisioni e
questioni che mi dovrebbero riguardare in prima persona...
Cavoli! Vorrei tanto essere accanto a te... mi manca il tuo profumo, i
tuoi capelli morbidi, i tuoi occhi, la tua voce... credo che
impazzirò rinchiusa qui!
Però c'è una nota positiva: ho fatto amicizia! Ye!
Cioè, sono ancora in fase costruttiva, però il
progetto finale pare ottimo!
Si chiama Ludovica, è la mia nuova vicina di banco. Anche
lei è una musicista, suona il sax!
Per il resto nessuna news interessante... qua tutto è molto
placido... Vabbè, c'è questo ragazzo, Alvise, che
è stato sospeso perchè, dopo che la professoressa
l'ha sorteggiato per l'interrogazione di biologia, si è
messo a urlare ed è scappato dall'aula! Che gente fuori di
testa...
Non mi hai detto quand'è che giocherete la prima partita!
Salutami tanto Nex, è un sacco di tempo che non la sento!
Mattia si sta riprendendo, diciamo che qua non si trova per nulla bene:
si sente come un pesce fuor d'acqua. Lo conosci, è timido,
tranquillo, pacato, ora si è ritrovato in una classe di
scimmie urlatrici, prepotenti e insolenti. Dice che lo tormentano, ma
non vuole parlarne con mamma e papà.
Ehi, ma com'è che lassù state tutti dando i
numeri?
Hai scoperto cos'ha Giorgio? Anche lui è sempre stato
tranquillo e ponderato, come può dare di matto
così all'improvviso?
Ti giuro che quando ho letto di Davide che prometteva amore eterno etc
a Olivia ho riso mezz'ora: ho avuto una fulminea visione del nostro
amico con indosso un grembiule e in mano uno spolverino, che abbraccia
la tua compagna di squadra, attorniato da un nugolo di bambini
sorridenti e pettinati! Non sono riuscita a trattenermi, ti mando lo
schizzo: fallo avere a Davide!
Direi che mi sono dilungata abbastanza!
Ti amo
Federica
Post Scriptum: Anche a me piace molto la nostra conversazione
parallela, mi fa sentire più vicina a te, amore mio...
*
9 Ottobre 2009
Montenotte
14.19
Cara Federica,
ho finalmente scoperto il motivo dell'insolito comportamento di
Giorgio: i suoi vogliono divorziare.
E' abbattuto, si sente in colpa, ma soprattutto responsabile per la sua
sorellina. Non aveva voluto confidarsi con noi, perchè
credeva di poter sopportare tutto quel peso da solo...
Davide gli ha detto che era un idiota, poi l'ha abbracciato.
Non so bene come comportarmi, cosa dirgli, come consolarlo... gli ho detto
che, ovviamente, se aveva bisogno di qualcosa o voleva parlare, io ero
disponibile.
Davide, invece, ha aprrezzato molto il tuo disegno, l'ha appiccicato
all'armadio! Era davvero bello!
Per quanto riguarda la faccenda della "rivelazione" hai ragione:
anch'io voglio che tu sia presente quando li metteremo al corrente!
Per Monica non devi preoccuparti... è simpatica, sai? Mi
fido. L'ho incontrata per caso in biblioteca, studiava con la sua
migliore amica, e abbiamo chiacchierato per un po': dice che le sarebbe
piaciuto molto conoscerti meglio e che, quando tu suonavi con
l'orchestra a teatro, è sempre venuta a sentirvi.
Hai una fan! Scherzo...!
Comunque, sono felice che tu abbia fatto amicizia! Era ora!
Com'è? Solare? Intelligente? Pratica sport? Scusa
l'invadenza ma sono curiosa!
Ma quel tuo compagno, Alvise (che razza di nome!), non è
tutto centrato! E poi dici che da te è una noia!
Qua altro che encefalogramma piatto! Siamo a livelli di monotonia
abissale! Rasentiamo la serie "casa di riposo per anziani"...
La prima partita è il 12 Ottobre, gioco contro la squadra di
Monica!
Ti farò sapere l'esito (anche se, non per immodestia,
vinceremo 3 a 0!).
Ti amo
Mari
***********
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire la
mia storia (siete davvero tanti!)!!
E grazie anche a coloro che mi fanno sapere le proprie opinioni! Spero
di non deludervi!
Al prossimo capitolo, ovvero a breve!
Mizar19
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Capitolo 9 *** Miele e Cupidi ***
t.s.e.CAP9
CAPITOLO IX
MIELE E CUPIDI
12 Ottobre 2009
Roma
16.40
Cara Maria Cristina Azalea,
ieri ho telefonato a
Giorgio, mi ha raccontato tutto... mi dispiace davvero tanto per lui!
Cerca di consolarlo!
Sono contenta che Davide
abbia apprezzato il mio disegno.
Per quanto riguarda
Ludovica, sì, è simpatica, è
abbastanza brava a scuola, gioca a tennis e ha un gatto.
Per ora è tutto quello che so.
Però io vorrei essere con te... Darei qualsiasi cosa per
svegliarmi alla mattina sapendo che entro un'ora sarò fra le
tue
braccia, che ti bacerò, che ti stringerò... mi
mancano i
tuoi baci...
Scusa... ho bagnato il foglio... scusami, non era mia intenzione
piangere...
Il fatto è che mi sento davvero sola... tu hai Giorgio e
Davide, chi ho io?
Scusami, ora la smetto...
Immagino che tu sia alla partita perchè ti ho chiamato un
po' di volte e non rispondi, quindi in bocca al lupo!
Ascolta, ora vado a studiare, però ti chiamo più
tardi...
Posso chiederti una cosa sciocca? Ti prego, non dimenticarti di me...
Ti amo
Federica
*
- Veloce, più
veloce, cavoli! -,
ero in ritardo. Stavo pedalando furiosamente: quell'odiosa di mia
sorella aveva preso il motorino senza dirmelo. Così io avevo
aperto tranquillamente la porta del garage per trovarlo completamente
vuoto.
Faceva caldo. Davvero molto caldo sotto la felpa e le cinghie del
borsone mi facevano male alle spalle. Strinsi i denti.
Quando arrivai in palestra, le altre stavano già correndo e
chiacchierando, serene. Notai che un ragazzo osservava timidamente
dalla porta, senza osare oltrepassare la soglia.
Era Davide, i cuoi occhi a cuoricino osservavano rapiti Olivia, intenta
a ridere assieme a Simona, la nostra migliore alzatrice.
- Ehi! Imbabolato come al solito? - gli domandai ridendo, dandogli una
pacca sulla spalla.
-
Sì... è bellissima... - sospirò,
appoggiando la testa allo stipite della porta.
- Oggi ti dichiarerai? - gli chiesi.
- Spero di sì... -, in quel momento le urla del mio
allenatore mi raggiunsero.
- Corri a cambiarti! Sei in ritardo! - esclamò, io,
scusandomi,
corsi nello spogliatoio, non prima di aver costretto Davide a seguirmi
all'interno della palestra.
Mentre mi sfilavo la tuta, dalla tasca mi scivolò il
cellulare. Quattro chiamate perse.
Federica.
Non potevo assolutamente richiamarla, Giovanni mi avrebbe uccisa,
così le mandai un rapido messaggio.
"Ti chiamo
più tardi, sono alla partita! Ti amo tanto"
Feci qualche giro di corsa per scaldarmi.
Sugli spalti erano seduti alcuni ragazzi della nostra età,
alcuni genitore e un'anziana signora con un piccolo volpino. Davide era
in prima fila, gli occhi sognanti puntati sulla bella giocatrice di cui
era invaghito. Trattenni un sorriso.
Monica, dall'altra parte della rete, mi salutò con la mano.
Ricambiai.
- Venite un attimo qui! - ci chiamò Giovanni, noi ci
radunammo attorno a lui.
Nella palestra l'aria era quasi soffocante: le vetrate filtravano il
sole, come lenti d'ingrandimento, creando una cappa d'afa davvero
insolita per ottobre.
- Allora - iniziò sottovoce, capimmo che erano schemi di
giochi
- Proviamo la doppia penetrazione, in modo da avere sempre tre
attacchi in prima linea, loro sono abbastanza brave da riuscire a
giocarcela
decentemente. Lo so che abbiamo provato poco lo schema, ma
questa
è l'occasione ideale, mi raccomando! -, noi annuimmo, poi
tornammo ai nostri posti.
Per riscaldare le braccia feci alcuni passaggi con Nex.
- A tuo fratello piacciono i biscotti? - mi domandò, la
bocca rosea corrucciata in un'espressione dubbiosa.
- Certo che gli piacciono! -
- Ecco, avevo giusto intenzione di prepararne alcuni, dici che gli
farebbero piacere? -
- Oh che palle! Se mi parli ancora di Simone giuro che scappo via
urlando! Ora pensiamo a giocare -, le dissi ridendo, fingendomi
esasperata.
Lei grugnì, però tornò a concentrarsi
sul pallone.
Come da predizione, vincemmo. Era un vaticinio piuttosto scontato.
- Okay, ora tu vai da lei e le parli, non puoi continuare a fare
l'amicone, mentre ti struggi d'amore! Guardati! Sembri un pesce lesso!
- rimproverai Davide.
- Non posso farci nulla! Ho troppa paura che mi rifiuti... -
- Non essere sciocco, ti ho già detto che anche lei sente
qualcosa di più di una semplice amicizia verso di te!
Spicciati!
-, con quelle parole tornai allo spogliatoio.
- Siete state brave - mi disse Monica, che, poco distante, si stava
cambiando.
- Grazie -
- Qualcuno si ferma a fare la doccia? - domandò Laura, uno
dei nostri centrali, a gran voce.
Io annuii.
- Dopo ti va di fare due passi? - mi chiese Monica, che si era
avvicinata.
Aveva un asciugamano azzurro stretto attorno al corpo, i capelli legati
e una bottiglietta di bagnoschiuma in mano.
- Va bene... basta che non ci tratteniamo troppo perchè devo
ancora studiare! -, lei mi sorrise, poi andò a fare la
doccia.
Io la seguii, mentre Nex s'infilava, come al solito, assieme a me sotto
l'acqua.
- Giuro che è l'ultima volta che te ne parlo,
però... -, la bloccai subito.
- Alzi i tacchi, vai da mio fratello e gli parli! Sono due settimane
che gli
ronzi attorno, non è cretino, se n'è accorto! -
- Davvero?! - i suoi occhi brillavano.
- Certo, stordita! -, risi soffiandole le bolle del bagnoschiuma in
faccia.
Lei mi abbracciò, in preda alla gioia.
- Sbrigati a lavarti! - le dissi.
Quando uscii dalla doccia, Monica si stava allacciando il reggiseno,
era girata di spalle.
Mi asciugai velocemente.
Indossai i jeans e una maglietta rossa, pettinai i capelli, allacciai
le converse.
Le mie compagne erano ancora in mutande, che ridevano lanciandosi le
ciabattine e i calzini.
Decisi di telefonare a Federica.
- Vi aspetto fuori - dissi uscendo, seguita da un coro di
"sì" e "va bene".
Composi rapida il suo numero, avrei potuto digitarlo ad occhi chiusi.
- Pronto? -
- Ciao! - esclamai, solamente sentire la sua voce mi riempiva di gioia.
- Amore mio! -, era raggiante.
- Scusa se non ti ho risposto al cellulare, ma ero in bicicletta, stavo
andando in palestra e non l'ho sentito -
- Non ti preoccupare, ho letto il messaggio... immagino che abbiate
vinto -
- Certo! Avevi dei dubbi? -, ridemmo.
Nonostante ci fossimo sentite quella mattina, la sua voce era sempre un
balsamo per i nodi del mio stomaco.
- Ah, Davide forse si dichiara! - le dissi sottovoce, ridacchiando.
- Non ci posso credere! E' lì con te? -
- No, è dentro in missione - scherzai.
- Ora torni a casa? -
- No, vado a fare due passi con Monica -
- Ah... -, il suo silenzio non mi piaceva.
- E' tutto a posto? - le chiesi, conscia che, forse, era un po' gelosa.
- Più o meno... -
- Dimmi tutto, amore mio - la incoraggiai.
- Chi è che chiami "amore mio"?! - esclamò
Davide, che
era uscito proprio in quel momento, con un gran sorriso sulla faccia.
- Nessuno - mi affrettai a rispondere, sentii Federica inspirare
profondamente dall'altro capo della linea.
- Sì, certo! Dai, sono curioso! Mari ha il ragazzo, Mari ha
il
ragazzo - iniziò a cantilenare punzecchiandomi, io arrossii
e
tentantai di allontanarlo.
- Smettila scemo! Non è come pensi! -, lui continuava a
ridere.
- Io penso che sono offeso perchè non mi hai detto nulla -,
incrociò le braccia mettendo su un'espressione da orgoglio
ferito.
- Pensare troppo ti fa male. Sul serio, non ho il ragazzo, non dire
cazzate -
- Farò finta di crederti, ma sappi che inizierò
ad indagare oggi stesso -
Fede era zitta, sentivo solo il suo respiro regolare. Aspettava che
Davide se ne andasse per parlare, non poteva rischiare che lui,
avvicinandosi a me, sentisse le sua voce.
- Sì, ora vai a dichiararti a Olivia - lo spinsi dentro, lui
se ne andò ridendo.
- Mari? -, chiese sottovoce.
- Ci sono, è rientrato -
- Che stupido che è - non potè fare a meno di
ridacchiare Federica.
- Aveva un sorriso a trentadue denti, secondo me si è
già
dichiarato ed è andato tutto bene. Tornando al discorso di
prima, mi dici cosa c'è che non va? -
- Sì... ecco, mi fa rabbia il fatto di non poter essere
lì con te, di poter prendere parte ai piccoli quotidiani
avvenimenti che ti capitano, mi sento... esclusa, frustrata... e
sì, sono gelosa di Monica, perchè lei
è lì
accanto a te, lei può essere presente sempre, mentre io...
-, scoppiò a piangere.
- Amore mio, non piangere - le sussurrai - Tu ci sei sempre accanto a
me, sempre! -.
- Lo so, è una sciocchezza, però... -
- No, non lo è, se qualcosa ti fa star male non è
una sciocchezza - la interruppi.
- Mi manchi - disse con voce più stabile.
- Anche tu, non resisto senza di te... sei il mio sole, sei
indispensabile... -, mi sedetti sui gradini, come trascinata in basso
dal forte peso che percepivo nello stomaco.
- Mari... -
- Io vorrei tanto che ci fossi tu qui, oppure vorrei essere
laggiù, non ce la faccio senza di te... in tutto
ciò che
faccio trovo il tuo riflesso e sto male, perchè vorrei
averti
accanto materialmente, non come ombra, profumo o musica! -, mi ero
ripromessa che non avrei pianto, ma ormai avevo gli occhi velati di
lacrime.
Non disponevo di abbastanza energie per supplire alla sua mancanza.
- Amore mio, non piangere... -, fu il suo turno rincuorarmi.
- Non riesco... - mormorai, sfregandomi gli occhi con il dorso della
mano.
- Ascolta Mari, ti prego, non piangere che fai piangere anche me... -
- Scusa -
Rimanemmo un attimo in silenzio.
- Ti amo tanto... - mi disse.
- Anche io - le risposi, tentando di stabilizzare il mio tono di voce.
- Ora asciugati gli occhi, soffiati il naso e fai un sorriso... non
voglio saperti così triste! Vai a fare il tuo giro con
Monica e
divertiti, poi mi chiami quando sei a casa -
- Sì -
- Stai meglio? - mi chiese, premurosa.
- Sì, grazie mille... ti mando un bacione e ti amo - le
dissi.
- Anche io, tanto... -
Con un ultimo "ciao", concludemmo la conversazione.
Era la prima volta che io cedevo così alle lacrime davanti a
lei.
Non potevo fare finta di essere in grado di sopportare tutto quanto
così facilmente e, anche se mi costava fatica ammetterlo,
non
ero poi così forte e sicura. Presi un fazzoletto e mi
soffiai il
naso.
Mi mancava terribilmente... solo immaginare il suo profumo mi portava
sull'orlo delle lacrime. Richiamare alla mente immagini di noi due
assieme, sorridenti, intente a fissarci negli occhi, ognuna persa
nell'iride dell'altra, mi fece scoppiare a piangere.
Appoggiai le braccia incrociate sulle ginocchia, poi vi affondai il
volto.
Non so per quanto tempo singhiozzai, fatto sta che poco dopo sentii una
mano calda sulla spalla.
- Che succede, piccola? - era Davide.
Scossi la testa, ancora tremante a causa dei singhiozzi.
- Chi ti ha spezzato il cuore? - tentò di ironizzare.
- Nessuno - mormorai, con voce acquosa.
- Guarda che a me puoi dirlo -, non era mai stato così serio.
- No, davvero... -, in quel momento mi attraversarono la mente, come un
fulmine, tutte le conversazioni mie e di Federica riguardo al nostro
"segreto".
- Ascolta Mari, se qualche idiota ha osato farti soffrire, vado da lui
e lo picchio -, ovviamente scherzava, riuscì a strapparmi un
sorriso.
- Davvero non mi vuoi dire nulla? - insistette.
- Non è che non voglio... non posso -
Lui non replicò.
- Non è successo nulla di grave, vero? -
- No, stai tranquillo! Va tutto bene... -, ma chi volevo prendere in
giro?
Insomma, era ridicolo anche solo sperare che lui mi credesse. Poteva
essere annebbiato a causa dell'amore, ma non era ancora del tutto fuori
uso.
Apprezzai quando finse di credermi.
- Hai parlato con Olivia? - gli chiesi, sviando il discorso verso
terreni più sicuri.
- Oh sì! Dopo andiamo a fare due passi assieme -, potevo
leggere ogni singolo grammo di felicità nei suoi occhi.
- Sono felice per voi - gli dissi con un sorriso. Ero davvero felice.
- Mari? -, mi voltai. Monica mi stava chiamando.
- Vieni - le feci segno di avvicinarsi.
- Davide, tu corri da Olly, io vado a fare un giro con Monica,
più tardi mi racconti -, gli feci l'occhiolino, lui mi
abbracciò e poi corse dentro.
- Hai pianto -, non era una domanda.
- Sì -
- Andiamo in posto più tranquillo... ho mandato io Davide da
te, non si era accorto che stavi male -
- Grazie... -
- Offro io, non preoccuparti - mi disse, tirando fuori un portafoglio
nero rettangolare.
- Ma figurati, ci penso io -
- Insisto -
Tanto disse che alla fine acconsentii. Sedute nel dehor di un bar, ci
eravamo gustate due gelati.
Dopo aver pagato, Monica tornò sventolando lo scontrino a
ritmo
con una canzone sconosciuta che canticchiava a bassa voce.
- Ti va di parlare un attimo seriamente? - mi chiese.
Annuii, mettendo in bocca l'ultima cucchiaiata di gelato alla nocciola,
il mio preferito.
- Hai sentito Federica, vero? -, io annuii nuovamente.
- Come stai ora? -
- Decisamente meglio... è stato un momento di debolezza...
non volevo far preoccupare nessuno -
- E' più che normale, ti capisco... non puoi tenere tutto
dentro, fingendo di essere come un'impenetrabile diga,
perchè
arriverà sempre il momento in cui l'acqua la
distruggerà
-
- Lo so, hai perfettamente ragione... -
- Comunque, cosa ti dice di bello Federica? Si trova meglio? -
- Ha fatto amicizia -, annuii sorridendo. Ero felice che non fosse poi
così sola.
- Amicizia? -, Monica pareva scettica.
- Sì, perchè? -, titubante.
- Ti fidi di lei? -
- Assolutamente, metterei la mia vita nelle sue mani - asserii, non ero
mai stata così seria e determinata.
- Lei si fida di te? -, la sua domanda mi spiazzò.
- Sì... -
- Perchè hai esitato? -
Mi stava psicanalizzando?
- Non lo so... lei... Federica mi ha detto che era un po' gelosa, ma
non del fatto che io potessi mettermi con qualcun'altra, ma
perchè le dispiace davvero molto non poter essere accanto a
me
in ogni azione quotidiana - mi affrettai a spiegarle.
- La differenza è piuttosto labile... insomma, se ha paura
di
essere esclusa dalla tua vita, logicamente teme che il suo posto possa
essere preso da qualcun'altra... in tutti i sensi -, alzò un
sopracciglio, con aria eloquente.
- Lei... no, Federica... - balbettai, non sapevo come replicare.
- Tu non hai paura che lei possa, diciamo, "rimpiazzarti"? -,
mimò le virgolette con le dita.
- Io... no, assolutamente no! Mi fido ciecamente -, anche se all'inizio
la voce aveva tentennato, si era poi stabilizzata.
- Meno male -, sorrise lei.
In un certo senso, Monica mi angosciava: non riuscivo mai a capire cosa
stava per dire o come aveva intenzione di comportarsi.
- Che ore sono? - le domandai all'improvviso. Il ricordo della ventina
di pagine di letteratura che mi attendevano sulla scrivania mi
attanagliò lo stomaco.
- Le sette e dieci - rispose lanciando un'occhiata al suo orologio da
polso.
- Scusami tanto, ma ora devo proprio andare! - le dissi alzandomi di
scatto.
- Non preoccuparti, anch'io devo finire i compiti -
Mi accompagnò fin dove aveva lasciato la bicicletta.
- Grazie mille per la chiacchierata - le dissi sorridendo, era stata
davvero molto gentile.
- Figurati, è stato un vero piacere -
Ci scambiammo un bacio sulla guancia e poi mi diressi rapidamente verso
casa.
*
12 Ottobre 2009
Montenotte
21.16
Cara Federica,
è stato bello chiacchierare con te prima.
Ti chiedo ancora scusa per oggi pomeriggio, non volevo crollare
così...
Non mi va di parlare ancora dell'argomento, quindi salto di palo in
frasca: mi sono scordata di raccontarti l'epopea del grande
conquistador Davide!
Mentre io mi facevo la doccia e uscivo, lui era con Olivia. Prima
stavano parlando di scuola, poi, all'improvviso, lui le fa "vuoi essere
la mia ragazza?".
Quando me l'ha raccontato gli ho riso in faccia! Ma come ha fatto
chiederglielo in quel modo? Vabbè...
Fatto sta che lei gli è saltata al collo e gli si
è appiccicata come una patella.
E ora sono tutti miele e cupidi.
Mancano solo diciannove giorni al nostro incontro! Non ho mai atteso
nulla con così grande impazienza!!
Sono io, se ci penso, che divento tutta miele e cupidi!
Ti amo
Mari
***********
Questo capitolo è uscito
un po' lunghetto, spero non sia un problema ;)
Fatemi sapere!!
Hacky87: non preoccuparti, Monica è normale... è
solo un po' strana!
Harderbetterfasterstronger: grazie mille per i tuoi complimenti, mi
fanno molto piacere! Comunque hai ragione... il distacco inizia a farsi
sentire...
HinaNaru: mi sono ispirata alla mia esperienza personale ;)
Arianrhod: sì, le lettere sono scritte volutamente in questo
modo, evidenzia il fatto che entrambe amana la letteratura e la
scrittura, attraverso la quale esprimono appieno loro stesse; non
preoccuparti per il numero dei capitoli, non credo che la
scriverò tutta, proprio questo motivo! Magari la spezzo in
due... vedrò in seguito!
A presto^^
Mizar19
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Capitolo 10 *** Indovina Chi Viene a Cena ***
t.s.e.CAP10
Questa volta il ritardo è dovuto ad
influenza e febbre a 39 e mezzo per quattro giorni! Spero di essermi
fatta perdonare!
***********
Capitolo X
INDOVINA CHI VIENE A CENA
30 Ottobre 2009
Montenotte
6.45
Cara Federica,
SISISISISISISISISIIIIIII!
-1!
Non posso crederci, sono fuori di me dalla gioia! E' tutto il giorno
che canto (stonatissima!) e rido come una matta!
Walter, Simone ed io abbiamo toccato il fondo quando ci siamo messi a
ballare la macarena in salotto! Poi sono venute a trovarci Veronica ed
Elena, quindi ne abbiamo approfittato per abbuffarci di gelato!
E' stato un pomeriggio... interessante!
Waaa! Non vedo l'ora di abbracciarti, sto impazzendo, avrei voglia di
urlare al mondo quanto sono felice! Non riesco a stare ferma!
Mio fratello mi ha definita "un furby impazzito, anzi, epilettico!".
Direi che rende perfettamente l'idea!
Domani sera, ovviamente, abbiamo organizzato una festa (ma io attendo
con ansia soprattutto il dopo-festa!) a casa di Walter, ci saranno
anche Giorgio e Davide.
Come concordato verrò puntualissima alle dieci e mezza
all'aeroporto! Credo che ora tenterò di dormire almeno dieci
minuti! Mi sembra un'impresa epica!
Nel'attesa ti sognerò, mia amata!
Ti amo
Mari
*
Ticchettavo nervosamente
con il piede, lanciando rapide occhiate all'orologio ad intervalli
regolari di dieci secondi.
Erano già le undici e dieci. Terribilmente in ritardo.
Anche Simone, accanto a me, controllava regolarmente il quadrante.
Chiusi gli occhi, quella notte aveva dormito circa due ore, passando il
resto del tempo rigirandomi fra le lenzuola con un sorriso ebete sulla
faccia.
Sfregai le mani contro i jeans, per rilassarmi. Feci un respiro
profondo.
Mi tirai su di scatto quando udii una voce metallica annunciare
l'arrivo del volo da Roma.
Mi apprestai a raggiungere l'uscita, seguita da mio fratello. Ero
sempre più impaziente.
Passarono alcune coppie adulte, qualche famiglia, una mandria di
ventenni e poi, finalmente, la vidi.
Indossava un paio di jeans sbiaditi, una maglietta morbida azzurro
pastello, una tracolla di stoffa arancione e trascinava un trolley
colorato.
Ai polsi le tintinnavano numerosi bracciali. Si guardava attorno, con
aria smarrita.
Le corsi in contro e le saltai al collo.
Lei lasciò andare la valigia per ricambiare l'abbraccio,
serrandomi la vita.
Strofinai il mio naso contro il suo, annusai i suoi morbidi capelli, la
strinsi a me. Ogni gesto mi mancava, mi mancava terribilmente.
- Mari... - mormorò al mio orecchio, baciandomi la guancia
con trasporto.
- Mi sei mancata tantissimo -, chiusi gli occhi, assaporando quel
magico momento.
Era come se tutto il resto fosse svanito per un attimo, come se lo
scalpiccio e il chiacchiericcio di centinaia di persone che correvano
attorno a noi fosse solo una lontana eco.
E' incredibile quanta nostalgia si possa provare per una persona e, in
quel momento, il momento di un abbraccio, sentii il bisogno di
piangere, come a voler sfogare tutta la tensione, la tristezza e il
caleidoscopio di emozioni che mi aveva costantemente accompagnato in
quel mese e mezzo.
Ci separammo a malincuore. Dietro di lei c'era Mattia, con il solito
codino biondo scuro e i grandi occhi azzurri.
Andai ad abbracciare anche lui.
- Ciao! -, disse stringendomi.
- Andiamo a casa? - domandò Simone, impaziente di
festeggiare il ritorno del terzo moschettiere assieme a Walter.
- Certo! -
In macchina, Fede ed io ci sistemammo sui sedili posteriori.
Appena Simone partì, ci abbracciammo nuovamente e la baciai.
Sfiorai le sue morbide labbra rosee, passai le dita fra i suoi capelli
profumati, carezzai i suoi fianchi e mordicchiai il suo collo.
Tutto era come lo ricordavo: il suo delicato profumo, il dolce sapore
della sua pelle, i suoi enormi occhi color cioccolato...
Ero in astinenza di Federica e ora l'unica cosa che volevo fare era
ubriacarmi di lei.
- Che tenere le cozzette! - rise Mattia, noi non gli badammo.
L'unica cosa importante era sapere che, finalmente, eravamo l'una fra
le braccia dell'altra.
- Eccola! - esclamò Giorgio, abbracciandola.
- Finalmente! Vieni qua, vagabonda! - anche Davide l'avvolse in un
abbraccio, sollevandola da terra.
Lei rise.
- Grazie ragazzi, non dovevate! -
- Come non dovevamo? Vergogna! - la rimproverò Giorgio.
Lui e Davide avevano organizzato una sorta di festicciola a
casa mia, con la complicità di mia madre.
C'erano anche Simone, Walter e Mattia.
- Oh darling! Welcome back - le disse Walter dandole una pacca sulla
spalla con un gran sorriso.
- Andiamo di sopra - dissi indicando in alto con l'indice.
Noi quattro ci ritirammo nella mia camera da letto, mentre i tre
moschettieri restavano in salotto a far baldoria con birra e salatini.
- E' bello riaverti qui - disse Giorgio, lasciandosi cadere sul mio
pouf azzurro, mentre Fede, Davide ed io ci sedevamo sul mio letto.
- Già, almeno Mari la pianta di fare la depressa - rise
Davide, io risposi con una linguaccia.
- Tu zitto e pensa agli affari tuoi - lo rimbeccai.
- Oh Olivia! - sospirò lui, mentre Giorgio rideva.
- Tu sei ancora single? - gli chiesi Federica, sorridendo ironicamente.
- Già, ma un giorno troverò la donna perfetta... -
- Io ho il mio amore.... - tornò a sospirare l'innamorato.
- Tsk... anch'io chiamerò qualcuno "amore" un giorno -
proclamò Giorgio, con aria fiera.
- Ah Giorgio, lo sai che ho sentito Mari chiamare qualcuno al telefono
"amore mio"?! - gli disse Davide, io bofonchiai fra i denti.
- Cosa?! - Giorgio mi guardò con gli occhi fuori dalle
orbite, io arrossii.
- Giuro! Però non vuole dirmi chi è -
- Ma ora la faremo confessare - asserì Giorgio.
- Oh no, ragazzi, fatevi gli affaracci vostri -
Fede mi lanciò uno sguardò interrogativo, io mi
sporsi
verso di lei, mettendo una mano a coppa attorno al suo orecchio.
- Quel giorno alla partita... quando Davide doveva dichiararsi,
ricordi? - sussurrai.
- Ah! - esclamò lei, illuminata.
- Ehi! Non vale! Cosa le hai detto?! -, ecco la voce offesa di Davide.
- Mi spiace ragazzi, se ve lo dico, poi sarò costretta a
uccidervi -, Federica scoppiò a ridere.
- Fede però lo sa... possiamo torturare lei! - propose
Davide.
- Guai a te - ringhiai, Giò e Fede risero.
Non so per quanto tempo ridemmo assieme, era da parecchio che tutti e
quattro ci sentivamo così: era piacevole sentirsi a casa,
come
se tutto fosse tornato al proprio posto, quella sensazione di
famigliarità, di serenità che ti avvolge e ti
scalda.
Federica era mancata molto a tutti noi.
Tutto finì quando Davide annunciò che,
purtroppo, non poteva fermarsi a pranzo perchè aveva un
impegno
con i suoi e proprio non poteva assentarsi.
Promise, però, che sarebbe tornato più tardi.
- Cosa prevede la festa questa sera? - chiese Giorgio, sedendosi
accanto a noi sul letto, appogiando la schiena alla testiera e le gambe
incrociate proprio sul
mio cuscino.
- Non ne sono certa, ma credo grandi abbuffate e film dell'orrore! In
fondo, è Halloween! -
- Non vedo l'ora! Che bello essere tornata... è come se
nulla
fosse cambiato, come se tutto fosse rimasto immobile... -, Fede mi
sorrise dolcemente.
In quel momento, quello sbagliato, mi suonò il cellulare. Mi
alzai di scatto e mi precipitai a rispondere.
Monica.
- Ciao Mari! -
- Oh, ciao! -
- Tutto bene? -, all'improvviso mi chiesi come facesse ad avere il mio
numero, poi mi ricordai che pochi giorni prima gliel'avevo dato io
stessa, ma ero stata troppo presa dall'imminente arrivo di Federica per
ricordare qualsiasi sciocchezza!
- Sì, certo... -
- Sei con Federica? -
- Sì, ti spiace se... vado? - le domandai esitante, non
volevo ferirla.
- Ma certo che no! In fondo è appena tornata, vorrai
riabbracciarla - il suo tono pareva entusiasta.
- Già, ci sentiamo poi, scusami! -
Ci slautammo.
- Chi era? - mi chiese Fede, inclinando la testa da un lato.
- Monica - risposi, lei fece una specie di broncio.
- Comunque, dicevamo della festa? - sviai l'argomento.
- Ah sì, hanno già pensato al film? -
- Non ne ho idea, magari possiamo pensare a qualcosa e poi proporlo -
ipotizzai.
- Certo... tu, Fede, vorresti vedere qualcosa in particolare? -
Lei non rispose.
- Pronto? Terra chiama Federica, mi ricevi? - rise lui, sporgendosi per
sventolarle una mano davanti agli occhi.
- Eh? - fece lei, cadendo dal pero.
- Buongiorno! E' il jetleg? - scherzò Giorgio, Fede
abbozzò un sorriso.
- Cosa stavi dicendo? - disse riportando il discorso nel seminato.
- Chiedevo se avevi qualche preferenza per il film -
- Uhm... che ne dite di "Dracula di Bram Stoker"? E' una vita che
voglio vederlo! -
- Bellissimo! Io l'ho già visto ma ne vale la pena -
concordò Giorgio.
- Perchè non vai un attimo a proporlo agli sfaccendati del
piano
terra? - proposi, tentando di farlo uscire dalla stanza per qualche
minuto.
- Torno subito -
Appena uscì diedi un bacio a Federica.
- Che hai? - le domandai carezzandole il volto, seguendo i contorni del
suo viso.
- Niente... Monica... ma ci parliamo poi questa sera -, sorrisi e le
posai un altro bacio sulle labbra.
- Ti amo tanto, Fede... mi sei mancata davvero molto... - sussurrai al
suo orecchio.
- Anche tu -, si accoccolò contro di me, come ad invitarmi a
stringerla in un abbraccio, cosa che feci.
Restammo avvinghiate l'una all'altra finchè Giorgio non
irruppe nuovamente nella stanza.
- Hanno accolto la proposta con gioia, anche perchè loro non
avevano pensato a nulla - rise Giorgio.
- I maschi... - sospirò Federica, Giorgio le tirò
un cuscino, facendole una smorfia.
- Okay ragazzi, l'asilo è finito da un pezzo - dissi,
intercettando il cuscino che Federica gli stava lanciando contro.
- Ha cominciato lei - piagnucolò Giorgio incrociando le
braccia.
- Sì, ma lui mi ha lanciato il cuscino! -
piagnucolò a sua volta Federica.
Io diedi una leggera spinta ad entrambi, accompagnata da un "fatevi
furbi".
- Scherzi a parte, sono felice che tu sia tornata - le disse Giorgio,
tornato improvvisamente serio.
- Anch'io, purtroppo dopodomani sarò di nuovo sull'aereo per
Roma... -
- Pensa a goderti questi giorni - Giorgio le fece l'occhiolino.
- Giuro... odio quella città! Sarà anche
meravigliosa,
sono andata in tutti i siti romani e ho girato metà dei
musei in
questo mese!, ma io la detesto... E' come una prigione, la mia
prigione! E quell'appartamento è così angusto che
mi pare
di essere in gabbia. Riesco a perdermi nella piccolezza di quei
corridoi, mi sento soffocare... è orribile -
- Immagino che tu non sia abituata agli spazi stretti, con la casa
enorme che avete qui! -
- Già... l'unico che è sempre normale
è Claudio. Non
è nemmeno voluto venire su questo weekend, si è
già fatto uno stuolo di amici... -
- Scherzi? - esclamai io.
Claudio era sempre stato un ragazzino asociale e presuntuoso, che
tendeva ad allontanare gli altri.
Forse dipendeva anche dal fatto che, dal punto di vista del corredo
genetico, madre natura fosse stata poco generosa con lui, parlando di
talenti, mentre aveva abbondato con i suoi tre fratelli maggiori.
- No, per la prima volta passo a lui la cornetta del telefono.
Ovviamente è sempre più insopportabile -
- Immagino... Mattia invece sta meglio? - s'informò Giorgio,
anche lui era al corrente della situazione.
- Non molto... è davvero molto giù di corda.
Spero che tuo fratello e mio cugino lo aiutino un po' -
- Sempre per la faccenda dei compagni di classe? - chiesi.
- Già: sostiene che è come un covo di fiere dove
lui
è l'agnello sacrificale. Non smettono un attimo di
tormentarlo,
solo perchè è così silenzioso. Se solo
la
piantassero di prenderlo in giro e vessarlo, scoprirebbero il suo lato
logorroico - spiegò Federica, scuotendo la testa.
- E tu ti trovi meglio? - le domandò Giorgio, che ancora non
sapevo di Ludovica.
- Sì, ho fatto amicizia -, sentii la bocca dello stomaco
irrigidirsi.
Tu non hai paura che lei
possa, diciamo, "rimpiazzarti"?
Le parole di Monica si schiantarono con forza contro la
mia corteccia cerebrale, assordandomi.
Non ero gelosa, non ne avevo motivo. Mi fidavo totalmente e ciecamente
di lei.
Lo pensavo davvero?
Mi sentii in colpa, vergognandomi come una ladra per ciò che
avevo appena pensato. Come potevo dubitare di Federica?
Basta, Cris, sii razionale: tu la ami, lei ti ama, nessuno rimpiazza
nessuno, nessuno tradisce nessuno.
Perchè lo stomaco continuava a farmi male?
Assorta nei miei
pensieri mi ero persa il racconto di Federica riguardo la sua compagna
di banco.
Meglio così. Pensare che una sconosciuta potesse trascorrere
le
giornate accanto alla mia rosa, mi faceva montare la rabbia.
Era la stessa identica sensazione che mi aveva descritto Federica.
All'improvviso capii quanto la mia amicizia con Monica la tormentasse.
D'impeto l'abbracciai e le schioccai un bacio su una guancia. Lei
arrossì, un mezzo sorriso le si dipinse sul viso.
- Ehm... dicevi? - chiese Giorgio, schiarendosi la gola.
- Scusa, mi sono persa un attim... ah sì! Comunque suona il
sax
nell'orchestra della scuola! E ora ho fatto domanda per potermi
iscrivere anch'io. Mi ha detto che servono violini... -, il suo sorriso
era raggiante.
L'orologio a pendolo nel salotto di Walter scoccò le sette.
Giorgio e Davide erano andati ognuno a casa proprio per prendere
cibarie per la serata, Simone, Walter e Mattia erano impegnati a
cercare il film e fare un po' di spesa.
Così Federica ed io sedevamo abbracciate sul
morbido divano bordeaux, di fronte al televisore spento.
- Sono davvero felice di essere con te - mi disse per l'ennesima volta.
Io le sorrisi.
- Coricati - sussurrai al suo orecchio, lei arrosì, ma
eseguì.
Mi distesi delicatamente sopra di lei, per poi baciarla.
Subito mi passò le braccia attorno al collo, carezzandomi i
capelli e la schiena. L'inconfondibile tocco delle sue dita.
Io le tenevo una mano sotto al capo, mentre con l'altra mi tenevo al
divano per non cadere: eravamo un po' in bilico.
Quando rompemmo il contatto fra le nostre labbra, rimanemmo alcuni
secondi a guardarci.
Le sue guance si erano arrossate e gli occhi le scintillavano, le sue
labbra non riuscivano a trattenere un sorriso di gioia.
Posai un bacio sulla punta del suo naso lentigginoso.
- Sei bella, amore mio - le dissi, fissandola intensamente.
Mi strinse forte, attirandomi contro di lei.
- Tu di più -, risi.
Tornammo a fissarci. Volevo imprimere a fondo nella memoria la sua
espressione in quei momenti, un'espressione di pura serenità
e
di trasognata beatitudine.
- Sei stata bene oggi? - le chiesi premurosa, dopo aver premuto le mie
labbra sulle sue.
- Sì... siete stati molti carini! Poi Davide e Giorgio...
diciamo che sono sempre gli stessi - rise.
- Già... comunque, tu dovevi dirmi qualcosa - le ricordai.
- Oh sì... ma tranquilla, è una stupidaggine -
- E tu raccontami questa stupidaggine - insistetti.
- E' solo un po' di fastidio: lei sapeva benissimo che saremmo state
assieme oggi, perchè ha chiamato? -
- Non ne ho idea... - risposi, poi iniziai a baciare il suo collo
profumato strappandole un gemito.
Con la mano che non usavo per puntellarmi le carezzai il seno. Sotto la
stoffa della maglia percepivo i ricami del suo reggiseno, ricami che
ormai conoscevo a memoria.
- Hai il reggiseno viola, vero? - le sussurrai fra le labbra.
- Già - ridacchiò lei.
Le mordicchiai il lobo dell'orecchio, mentre lei insinuava le sua mani
sotto la mia maglia, prima limitandosi a percorerre le mie vertebre,
poi spostandosi sul petto.
All'improvviso sentimmo una chiave inserirsi nella toppa e far scattare
la serratura.
Cercammo di ricomporci rapidamente, ma data la scomoda posizione mi fu
inevitabile ruzzolare giù dal divano.
Quando la porta si aprì, i cinque maschietti si trovarono di
fronte Federica seduta sul divano, con un braccio teso verso di me, la
mano ancora chiusa a mezz'aria nel tentativo di fermare la mia caduta,
che ero coricata sul tappeto.
Nella caduta avevo sbattuto la fronte contro il tavolino.
Meraviglioso.
- Mari, ti sei fatta male? - mi chiese mio fratello preoccupato.
- Mpf - bofonchiai mettendomi a sedere.
Mi portai una mano alla fronte: fortunatamente il taglio non si era
riaperto. In compenso un grazioso bernoccolo gli avrebbe tenuto
compagnia.
- Tutto a posto? - mi chiese Federica, posandomi una mano sul capo.
Annuii. Mezza verità.
Dio, che male alla testa!
Davide, Walter e Mattia ridevano come pazzi.
- Non è divertente! - Fede li fulminò uno per uno
con lo sguardo.
- Se l'aveste vista dal nostro punto di vista, la situazione sarebbe
stata esilarante - disse Walter fra le risa.
Ovviamente Simone, Mattia e il cugino di Federica avevano capito il
motivo per cui ero caduta dal divano.
Mi risedetti sul sofà.
- Invece di sghignazzare, potreste informarci sul menù della
serata? - domandai con una smorfia, mentre Fede mi poggiava una mano
sulla spalla.
- Allora, direttamente dalla panetteria dei miei abbiamo pizza di ogni
genere - sorrise Davide mostrando due teglie enormi che reggevano lui e
Giorgio.
- Poi abbiamo Coca-cola, Sprite, Lemonsoda e birra -
continuò Simone.
- E, infine, il film - Mattia sventolò un sacchettino in cui
era contenuta la scatola di un DVD.
- Mancano solo Veronica ed Elena, poi siamo al completo -
così dicendo si spostarono in cucina per posare le varie
cose.
Fede ed io ci voltammo l'una verso l'altra. Poi scoppiammo a ridere.
- Scusa - mormorò lei.
- Ma di cosa? Sono io che mi inciampata da sola - le carezzai una
guancia, lei chiuse gli occhi.
Poi sentimmo il gracchiare del citofono.
Federica si alzò e fece scattare la serratura del cancello,
poi aprì la porta d'ingresso.
- Ciao piccola! - esclamò Veronica correndole incontro.
Le due sorella si strinsero in un abbraccio.
Dietro la schiena di Veronica, sbucò Elena, sorridente.
I corti capelli corvini guardavano in tutte le direzioni e i suoi
grandi occhi verde scuro erano sottolineati con la matita, sulla narice
sinistra scintillava un piccolo brillantino.
- Ehi scricciola! - anche Elena abbracciò Federica, dandole
un bacio sulla fronte.
- Vero? - domandò Mattia dalla cucina.
- Arrivo! - rispose lei.
Dopo avermi dato un buffetto sulla guancia, corse in cucina a salutare
il fratello, i lunghi capelli biondo scuro, uguali a quelli di Mattia,
le ondeggiavano ritmicamente lungo la schiena.
- Non vedeva l'ora di riabbracciarvi - sorrise Elena, sedendosi sulla
poltrona.
- Immagino -
- E voi due? - sorrise Elena, con aria maliziosa. Sapevo qual era la
domanda implicita.
- E voi due?
- replicò Federica, reclinando la testa di lato con aria
eloquente.
- Touchè -
- Abbassate la voce - ricordai loro, anche se in cucina producevano uno
schiamazzo non indifferente.
- Scherzi a parte, ti trovo bene... sei dimagrita? - le
domandò Elena, osservandola attentamente.
- Un poco... comunque ora sto bene -
- Mi dispiace che tua madre non ti abbia permesso di restare qui -
- Anche a me... -, le diedi un bacio sulla guancia.
Veronica tornò in salotto con un gran sorriso, seguita dal
resto della ciurma.
La sorella di Federica, già abbastanza alta di suo,
indossava un
paio di stivali neri con il tacco, calzemaglia scure con sopra una
gonna del medesimo colore, per vivacizzare la mise indossava una
camicetta color sangue.
- Voi sedetevi tranquilli, io sistemo la cena - disse, il suo istinto
materno nei nostri confronti non si era mai spento.
- Vengo io ad aiutarti - si offrì Elena avvicinandolesi,
anche se per lei non era un sacrificio.
Se Veronica era abbastanza alta, Elena lo era davvero molto.
- Hurry up! We are hungry! - esclamò Walter, preoccupato che
s'intrattenessero con altri dilettevoli passatempi, anzichè
nel
sistemare la pizza.
- Bada che potremmo lasciarti a digiuno - lo avvertì
Veronice ridendo.
Mi sedetti sulla poltrona che Elena aveva liberato, Fede si
appollaiò sul bracciolo.
I ragazzi si erano spartiti i due divani.
- Guarda Giò e Davide - mormorò Fede al mio
orecchio. Io mi ero distratta, come al solito, a fissare il suo naso.
Stavano parlottando a bassa voce, Giorgio sembrava demoralizzato,
Davide arrabbiato ed esaltato al contempo.
*
- Non hai intenzione di
uscire? - le
chiese sua madre, in piedi sulla soglia della sua stanza, vestita di
tutto punto per una romantica serata con l'ennesimo sconosciuto.
- No... Antonella arriverà fra poco... -
borbottò, rigirandosi nel letto.
- Va bene. Se hai bisogno di qualcosa chiamami -
Certo, saresti proprio
la prima persona da chiamare!, pensò la
ragazza mentre la madre sbatteva la porta d'ingresso.
Lei era con
Federica.
La splendida, bellissima, magnifica Federica.
Odiosa, insopportabile,
perfettina puntigliosa.
I suoi pensieri erano rabbiosi.
Lei l'aveva messa da parte, perchè la sua
fantastica ragazza era tornata per due giorni.
Lei l'amava,
ne era certa.
Se c'era qualcosa che detestava, era perdere. Non sarebbe accaduto,
perchè prima poi sarebbe riuscita a farle capire che alla
bellissima Federica non importava poi così tanto di lei.
Bastava avere pazienza.
Era però terribile immaginare Maria Cristina fra le braccia
di quella,
immaginarla mentre le dona il suo amore, mentre la bacia, le accarezza
il ventre e la schiena, o il seno...
Il suono del campanello la strappò da quei pensieri dolorosi.
- Ancora giù di morale? - le domandò Antonella,
notando la sua aria affranta.
Monica annuì.
- Tanto ora c'è quella là, chissenefrega se io
sto male - gli occhi di Monica si velarono di lacrime.
- Non piangere, ti ho portato dei dolci e poi possiamo guardare un film
-, Antonella l'abbracciò.
- Grazie, non so cosa farei senza di te... -
************
Finalmente Federica è tornata (anche
se per poco) ed ecco in parte svelato il doppio carattere di Monica!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e spero che la
lunghezza non sia un problema! In caso contrario ditemelo e posso
accorciare i prossimi!
Per piccola peste: già Davide è un gran
mattacchione,
mentre Monica... diciamo che in parte è, come dici tu, un'
"arpia", però, da questo capitolo, puoi vedere che non
è
solo tutta cattiveria...!
Grazie a tutti coloro che continuano a recensire, a leggere la storia e
a coloro che l'hanno inserita fra le preferite o le seguite!
A presto
Mizar
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Capitolo 11 *** In Un Soffio ***
t.s.e.CAP11
Ora che sono guarita quasi del tutto
(probabilmente ho avuto l'influenza suina xD), vi svelo il continuo...
Come proseguirà la serata?
***********
Capitolo XI
IN UN SOFFIO
Strette l'una ccanto all'altra sulla poltrona, era la postazione ideale
per guardare il film.
Io ero accoccolata fra le braccia di Federica, che giocherellava con i
miei capelli, fissando rapita lo schermo, a metà fra il
disgustato e l'affascinato.
Dracula faceva quell'effetto.
Mio fratello si era ddormentato con la bocca semiaperta e ogni tanto
Walter o Mattia si divertivano a tappargli il naso.
Elena e Veronica si abbracciavano all'estremità di un
divano.
Davide era totalmente assorto dal film, mentre Giorgio sembrava
pensieroso: si mordicchiava un dito e, nonostante i suoi occhi
seguissero la televisione, la sue mente galoppava molto lontano da
noi... oppure no.
Che fosse successo di nuovo qualcosa con i suoi genitori?
Avrei potuto parlargliene.
- Fe', vado un attimo a parlare con Giorgio -, sussurrai, lei
annuì.
- Giò, vieni un attimo? - gli chiesi alzandomi in piedi
indicando la cucina. Lui mi seguì senza protestare.
- Tutto a posto? -
- Sì -, mentiva.
- Dai Giorgio, sono abbastanza empatica da capire che stai male. E'
successo di nuovo qualcosa a casa tua? -, ero molto preoccupata.
- Più o meno, ma non è quello -
- Dai, inizia a dirmi cosa succede da te -, sfilai due sedie da sotto
al tavolo, invitandolo a mettersi più comodo.
- Mio padre se n'è andato. Basta. Finito. Non
tornerà
più -, appoggiò la testa sul pugno chiuso,
poggiando il gomito sul tavolo.
- Mi dispiace - gli posai una mano sulla spalla. Non sapevo come
consolarlo.
- Il problema non sono io, ne' Gianluca, noi siamo grandi ormai... il
problema è Gemma! Ha solo otto anni! Come può
crescere
senza suo padre? E come può suo padre, nostro padre,
andarsene
abbandonandola così?! -, era sconvolto, il tono di voce teso
e
irato.
Decisi di non parlare. Era meglio lasciargli la possibilità
di
sfogarsi, di dar voce alle buie angosce che gli deturpavano l'animo.
- Che stronzo... - mormorò, sbattendo un pugno sul tavolo.
*
- Basta, ti prego! Per
questa sera cerca
di divertirti e pensare ad altro - la invitò Antonella, che
stava sfiorando l'esasperazione.
- Lo so... scusa. Ti sto facendo ammattire - sorrise Monica.
- Ammattire?! Se sento ancora parlare di Maria Cristina giuro che mi
faccio rinchiudere da sola - rise la sua amica.
Tornarono a guardare il film, uno scadente splatter di terza categoria.
Nonostante Antonella avesse chiesto una tregua serale, la mente di
Monica continuava a viaggiare frenetica.
Le sue mani...
le sue belle mani sottili fra i capelli di Federica... Devo smetterla!
Cavoli....
Stava tentando di bloccare la sua immaginazione, che
viaggiava qualche anno luce avanti al suo pensiero.
*
- E poi? Cos'altro
è successo? -
- Lascia stare Mari, davvero - disse scuotendo la testa.
- Giorgio, se stai male, noi siamo qui per ascoltarti, non devi far
altro che chiamarci, va bene? -, era inutile insistere con lui: se non
voleva parlare di qualcosa, sarebbe stato più semplice
convincere una pietra a cantare l'opera.
Lui si limitò ad annuire.
Lo abbracciai. Mi dispiaceva davvero molto per ciò che stava
accadendo a casa sua e, soprattutto, per la sua sorellina, che ne
avrebbe fatto le spese in il futuro.
- Per favore, quando torni in salotto, chiedi a Davide di venire un
attimo? - mi chiese Giorgio, liberandomi dalla sua stretta.
- Certo! -, tornai di là.
- Davide? - mormorai, dopo essermi chinata vicino al suo orecchio.
- Dimmi -
- Vai da Giò... parlagli - dissi solamente, lui si
alzò e si diresse senza esitazioni in cucina.
Quando mi accoccolai nuovamente fra le braccia di Fede, lanciai uno
sguardo in direzione della stanza dove ora i due ragazzi stavano
parlando.
- Cos'ha? - mi domandò Federica.
- Ne parliamo dopo -
- Si è ripreso?
- chiesi rapida a
Davide, appena Giorgio uscì da casa di Walter: lui e Davide
sarebbero tornati a casa assieme, ora la madre di Davide li aspettava
in macchina.
- Più o meno, ci parliamo domani -
Rientrammo in casa.
Il film era finito da un pezzo, ma mio fratello continuava a
sonnecchiare ignaro.
- Che mortorio - si lamentò Mattia.
Fede rise, poi si sedette in braccio a me.
Le mordicchiai una guancia.
- Ehi Elena, come vanno i corsi? - le chiese Walter sprofondando nel
sofà e poggiando i piedi sul tavolino.
- Tutto bene, sono sempre più convinta - asserì.
Elena aveva iniziato da poco i corsi alla facoltà di legge,
ma non era ancora certa della branca in cui specializzarsi.
- Non hai sonno? - mi domandò Federica, strofinando la
guancia contro la mia spalla.
- No, perchè? -
- Io sì... tanto... andiamo a casa tua? -, sembrava stesse
facendo le fusa. Avevo capito dove voleva andare a parare.
- Va bene -, la baciai dolcemente.
- Ragazzi, è stato molto bello, ma noi ora andiamo - dissi
alzandomi in piedi.
Veronica ed Elena vennero ad abbracciarci.
- Simone dorme con voi, vero? -, indicai mio fratello. Avevano avuto
l'accortezza di coprirlo con un plaid.
- Sì, fra poco lo svegliamo, altrimenti si perde tutto il
bello della serata! -
- Okay, a domani -
Fuori l'aria era pungente.
Dalle nostre bocche socchiuse e dalle nostre narici, il fiato congelato
si trasformava in spirali simili a volute di fumo. Con le mani in tasca
e la bocca coperta dalle sciarpe, camminavamo rapide.
Al buio, il giardino era quasi inquietante, con i rami dei cespugli
simili ad artigli pronti ad afferrare i lembi dei nostri cappotti.
Fu un sollievo quando entrammo in casa nostra.
Margherita e Geremia erano abbracciati sul divano, assieme a loro c'era
un gruppetto di ragazzi: stavano urlando di fronte al solito,
disgustoso film splatter.
Sangue e coltelli senza una trama.
- Scusate - dissi.
Quando avevo aperto la porta c'era stato un coro di grida terrorizzate.
- Oh cazzo, Cris! Potevi avvertire che tornavi! - esclamò
mia sorella mettendo in pausa.
L'immagine di una donna urlante rimase immobile sullo schermo.
- Chiedo perdono se non ti ho avvertito che alla mezza sarei tornata a
casa! Mi sembrava logico supporre che verso quest'ora sarei rientrata -
- 'Fanculo - disse solamente, poi fece ripartire il film.
Fede mi passò una mano sulla schiena.
Insolente, superba,
viscida serpe. Com'era possibile che avessi una sorella del genere?!
Salimmo le scale rapidamente, poi ci chiudemmo a chiave
nella mia stanza.
Fede si
coricò subito sul mio letto, affondando il volto fra i
cuscini e insirando forte.
Io risi.
- Non ti cambi? -
- Un momento, mi sto riambientando -, mi sedetti accanto a lei,
carezzandole i capelli con una mano.
Lei aprì un occhio e fece un buffo sorriso.
Io le scostai i capelli dal collo e le diedi un bacio, poi un'altro
sulla spalla, un'altro ancora all'inizio della schiena, scostandole la
maglietta.
- Che fai? - mugugnò lei.
- Hai un buon profumo... - mormorai contro la sua pelle,
mordicchiandola.
Lei sorrise, poi si voltò supina e mi prese il viso fra le
mani.
- Mi sei mancata davvero molto... sei così bella... - disse,
continuando a sorridere.
Io arrossii come una bimbetta alla sua prima cotta.
- Adoro quando diventi così rossa... - avvicinò
il suo viso al mio, facendo incontrare le nostre labbra.
Federica mi trascinò con se' nel letto, poi mi si
coricò sopra.
Unite in quel bacio non ci rendevamo più conto nulla:
eravamo
noi due, sole, il resto accantonato, solo il calore dei nostri corpi e
dei nostri baci.
Quasi non ci accorgemmo dei pantaloni sbottonati, le scarpe lanciate
via, le maglietta sfilate.
Ci infilammo sotto le coperte calde, senza smettere di stringerci, di
baciarci, di toccarci.
- Ora rilassati... - disse solamente Federica, mordicchiandomi un
orecchio, prima di scivolare sotto le coperte.
Un raggio di sole illuminò la stanza. Poi un'altro lo
seguì.
Mi strofinai gli occhi, infastidi da quell'improvviso chiarore.
- Buongiorno -, era la voce di mia madre che aveva alzato le tapparelle.
- Ciao mamma - le dissi, mettendomi a sedere.
Accanto a me, Federica dormiva tranquilla.
- Tutto bene? - mi chiese con un sorriso.
- Certo... -
- Se vuoi svegliare Fede, fra poco è pronta la colazione,
noi andiamo a fare un giro per cimiteri -
- Va bene, grazie -
Quando mia mamma uscì, baciai Federica sulla fronte.
Entrambe
indossavamo solamente un paio di mutande e una maglietta sformata.
Lei era ranicchiata contro di me.
Rimasi ad osservare i raggi di sole che creavano giochi di luce fra i
suoi capelli scuri. Provai ad afferrare quello scintillio.
- Sai Fede, osservandoti in questo momento, con il sole fra i
capelli... mi rendo conto, forse per la prima volta, di quanto tu sia
stata davvero lontana. E'... strano. Strano pensare che tanti
chilometri ci hanno divise per così tanto tempo e che tu
possa
aver trascorso le giornate con altre persone. Non so come ho fatto a
non rifletterci su prima, ma mi fa sentire messa da parte pensare che
tu abbia vissuto intere giornate di cui io sono all'oscuro. Ti amo
tanto, Fede, e questa separazione fa star male entrambe. Mi piacerebbe
vedere la tua nuova casa, conoscere questa Ludovica e gli altri tuoi
compagni di classe, ascoltare ancora
le tue composizioni e osservarti mentre dipingi. E' la cosa
più
bella e... -, presi fiato, continuando ad accarezzare la sua morbida
guancia.
Lei aprì un occhio.
- Perchè ti sei fermata? - chiese, guardandomi con un dolce
sorriso.
- Eri sveglia? -
- Già... ascoltavo le tue parole -
Ci abbracciammo.
- Ho proprio toccato il fondo del fondo del fondo - risi, mentre lei mi
riempiva di baci.
- Ma figurati! Almeno tu parli con me, anche se sono addormentata! Io
parlo con i soprammobili! Immagina un discorso così bello e
filosofico fatto ad un gatto di porcellana, uno di quegli orribili
gatti di porcellana di mia madre ereditati da non so più
quale
zia sciroccata -, fu il mio turno ricoprirla di baci.
- Andiamo a fare colazione - la presi per un polso e la trascinai fuori
dal letto.
- Magari ci mettiamo anche un paio di pantaloni, a meno che non tu
voglia fare il tuo ingresso trionfale in slip in cucina -
- Giusto -, afferrati i rispettivi pantaloni, scendemmo di sotto.
Margherita beveva un caffè, Geremie stava mangiando una
fetta di
pane e marmellata. Simone e gli altri dovevano ancora essere a casa di
Walter.
- Perchè non andiamo da loro a fare colazione? - propose
Federica.
- Sì! Maggie, noi siamo da Walter - così dicendo,
prendemmo i giubbotti, le sciarpe e uscimmo in strada.
Il tempo era insolitamente bello.
- Ci hai portato il sole - le dissi scherzando.
Premetti il campanello. Dopo qualche secondo notammo un movimento
dietro le tende e il cancello scattò.
Percorremmo quasi di corsa il vialetto.
I cespugli della sera prima non apparivano più
così
minacciosi, anzi, i loro rami scambiati per artigli parevano quasi
stiracchiarsi pigramente, come sinuosi gatti, per afferrare il sole
novembrino.
- Ciao! - esclamammo entrando in casa.
Mattia indossava un pigiama a quadrettoni blu scuro, Simone i pantaloni
di un pigiama rosso e una canottiera bianca, mentre Walter non si
vedeva.
- Volete favorire? - chiese Mattia, indicando la cucina.
- E gli zii dove sono? -
- Dormono ancora -
Appesi i cappotti nell'armadio, ci spostammo in cucina con loro.
- Walter? - chiese Federica, sedendosi a tavola. Io presi la sedia alla
sua sinistra e le strinsi una mano.
- Diciamo che non ha digerito bene la cena e ora è in bagno
- rise Simone.
Federica osservava distrattamente fuori dal finestrino la sera che
scuriva le case.
Era già ora.
Avevamo trascorso una fantastica giornata: con Giorgio, Davide e i
nostri amici, poi da sole, poi ancora con gli altri...
E ora avremmo dovuto aspettare Natale.
Anche Giorgio e Davide ci stavano accompagnando in aeroporto, era in
macchina con Elena e Veronica.
- Fede... - la chiamai con un colpetto leggero.
Lei sospirò, poi mi abbracciò.
- Non voglio lasciarti qua... - mormorò.
Dalla sua voce percepivo che era già sull'orlo delle lacrime.
- Nemmeno io, lo sai... -
Il tempo era volato via. In un soffio.
E ora Federica sarebbe salita di nuovo sull'aereo che l'avrebbe portata
lontano da me. Erano stati due giorni stupendi con lei nuovamente al
mio fianco, giorni sereni, illuminati dalla sua presenza, giorni in cui
credevo che ogni preoccupazione sarebbe svanita per il poco peso che
aveva, giorni in cui seriamente immaginvano che Fede non se ne sarebbe
andata, giorni surreali, perfetti, giorni che mi ero illusa sarebbero
durati molto più a lungo.
- I passeggeri del volo delle 20.05 per Roma, sono pregati di
recarsi preso l'uscita 12 per l'imbarco. Ripeto, i passeggeri del volo
delle 20.05 per Roma, sono pregati di recarsi presso l'uscita 12
per l'imbarco -
Fede e Mattia si alzarono in piedi.
L'abbracciai forte, chiudendo gli occhi.
Sentivo le lacrime premere con forza da dietro le palpebre.
- Andiamo un attimo più in là - disse Federica,
prendendo per mano.
Ci spostammo lontano dai loro sguardi.
Poi ci baciammo.
- E' terribile questo secondo addio - le dissi, mentre lei mi baciava
le guance dove le lacrime avevano lasciato una scia luccicante.
- Ti amo -
Baciandole le labbra, potevo sentire il sapore salato delle mie
lacrime.
- Ci sentiremo sempre, sia per telefono che per scritto, vero? - le
domandai, lei annuì.
I suoi grandi occhi erano arrossati.
Tornammo dagli altri.
Anche Giorgio e Davide la abbracciarono. Ci fu un momento di grande
abbraccio collettivo.
Poi i due fratelli presero le valigie.
- Ci sentiamo presto - mi disse Federica, abbracciandomi per l'ultima
volta. Dopo avermi posato un bacio sulla fronte, lei e Mattia si
allontanarono salutando.
- Dai Mari... ti prego... devi reagire! Non potrai fare così
ogni volta che vi incontrerete! - ero a casa di Giorgio, seduta sul suo
letto, in lacrime.
- Lascia stare... non riesco, è più forte di me!
-, al diavolo ogni tentativo di contegno.
Raverla e poi perderla così bruscamente era stato ancora
peggio.
- Mari, davvero... la rivedrai a Natale! La sentirai ogni giorno! Anche
se siete lontane, sarete amiche comunque! -, povero Giò.
Avrei tanto voluto dirglielo, ci avevamo pensato. Poi ci eravamo dette:
a Natale ci sarà molto più tempo, questi due
giorni
trascorriamoli tranquillamente! E così loro continuavano ad
ignorare tutto quanto.
- Lo so, ma... mi manca, davvero tanto - singhiozzai, premendo il volto
contro un fazzoletto di stoffa.
Lui mi carezzava lentamente la schiena, tentando di calmarmi.
L'improvviso vibrare del mio cellulare, fece sobbalzare entrambi.
Mi schiarii la voce prima di rispondere.
- Ciao Mari, sono Monica... è un brutto momento? -
- No, no... figurati! -, suonava davvero poco falso.
- Sta sera... ecco, mi chiedevo se ti andava di venire da per cena, a
fare due parole -
- Ci penso e ti faccio sapere, va bene? Perchè sai... Fede
è appena andata via... -
- Ma certo! Non preoccuparti! Ci sentiamo -
Mi misi le mani fra i capelli.
- Cosa devo fare? - chiesi a Giorgio dopo avergli spiegato la
situazione.
- Vai, almeno ti diverti -
- Tanto non ci riuscirò - mi lasciai cadere sul suo letto.
- Insomma, piantala! Capisco che tu stia male, ma ora ti alzi e vai da
questa tua amica! E ti divertirai - il suo tono era autoritario e aveva
accompagnato le sue parole con forti strattoni al braccio,
affinchè mi tirasse su.
- Va bene, basta che non mi stacchi un arto -
Lui si scusò, poi scoppiammo a ridere.
- Ci vediamo domani? - mi chiese, accompagnandomi alla porta.
- Certo, grazie per avermi sopportata -, lo abbracciai, poi uscii.
Chiamai subito Monica per confermarle il mio arrivo.
- Pronto? -, eccola.
- Sto... ecco, posso venire, ora sto arrivando... senti, mi ripeti solo
bene l'indirizzo? - nemmeno io conoscevo il motivo del mio nervosismo.
- Viale della Stazione numero 86, sul citofono c'è il
cognome di mia madre, Zametta -
- Grazie mille, il tempo di arrivare e sono da te -
- A dopo! -
Mi misi in cammino, rapida.
Quando citofonai erano le nove meno venti.
- Sali, è il quarto piano -
Obbedii.
Salendo le scale la mia mente vagavo irrequieta.
Perchè avevo accettato il suo invito? Avevo bisogno di
qualcuno? Perchè non Giorgio? Io volevo parlare con lei.
Quella considerazione mi colpì e mi lasciò
frastornata. Era logico.
Lei sapeva.
Sicuramente avrebbe capito.
***********
Grazie a tutti coloro che continuano a seguire le
peripezie delle nostre eroine!
Nota generale: mi sto rimettendo, ora ho solo una brutta tosse, che non
mi impedirà domani di tornare a scuola... uff...
Per hacky87:
grazie per i complimenti, anch'io sono felice che Fede sia tornata a
portare un po' di felicità nella vita di Mari!
Per piccola peste:
la situazione è davvero molto complicata! Ed è
destinata ad aggrovigliarsi per bene...
Per HinaNaru:
ma no! Non volevo che Monica ti stesse sulle balle xD Comunque sono
contenta che la lunghezza non sia un problema!
Per Veive:
puzzolina mia! Grazie per aver recensito! E chi lo sa cosa passa per la
mente di Monica? Buona fortuna con il 4° capitolo!
Per the angelus:
già, il binomio amore/odio è decisamente
inscindibile! Diciamo che Monica soffre abbastanza.
Per Apia:
ti credo, non preoccuparti :) Sono contenta che Federica ti piaccia e
Monica... staremo a vedere! Comunque non fare troppi collegamenti ;)
Un bacio a tutti e a presto con il prossimo capitolo!
Mizar
|
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Capitolo 12 *** Amor c'ha Nullo Amato Amar Perdona ***
t.s.e.CAP12
Lo so, sono terribile, vi ho fatto attendere
tantissimo e ho anche
concluso sul più bello!
Ho delle valide motivazioni, che potrete
trovare nella lettera di Maria Cristina a Federica (questa settimana
sarò di nuovo piena di lavoro da fare e cinque sere me le
porterà via
la pallavolo!), spero comunque di riuscire ad aggiornare prima di
venerdì.
Buona lettura!
******
Capitolo XII
AMOR C'HA NULLO AMATO AMAR PERDONA
Per la prima volta della serata sentii il bisogno di ridere.
Ma non un sorriso, no. Una risata prorompente, sciocca, pazza. Non la
repressi.
Mi sentivo davvero male.
E ridevo.
Mi aggrappai al corrimano. Ormai ero preda dell'isterismo.
Più mi sentivo male, più la ridarella
s'impossessava di me.
Ad ogni gradino che facevo mi tremavano le gambe.
Di fronte alla porta del suo appartamento, tentai di ricompormi. Presi
fiato due o tre volte, mi rassettai i vestiti e ravvivai i capelli.
Poi suonai il campanello.
- Eccoti! - disse sorridente, aprendo la porta.
Indossava un paio di pantaloni neri della tuta e una felpa blu con il
cappuccio.
Mi fece strada lungo uno stretto corridoio, fino ad una specie di
ripostiglio dove mi fece lasciare il cappotto e le converse rosse.
- Hai voglia di qualcosa in particolare? - mi chiese guidandomi in
cucina, una modesta stanza sui toni dell'acciaio.
- No, se devo essere sincera non ho per nulla fame - mi sedetti su uno
sgabello nero.
Lei si appoggiò al bancone proprio di fronte a me e mi
sorrise dolcemente.
- Lo so che sei triste per la partenza di Federica, ma la rivedrai
presto -
- Sì, sì... è solo che mi sembra che
tutto sia vuoto e scarno senza lei - mormorai abbassando gli occhi.
- Ehi, capisco come tu possa sentirti, conosco il grande vuoto che ti
porti nel petto, ma non devi farti abbattere così! Sei
forte,
Maria Cristina, puoi reagire positivamente. Lei non vorrebbe trovarti
in queste condizioni - mi fece notare.
Io continuai a fissare il bancone di formica.
- Mari... - mise due dita sotto il mio mento e mi sollevò il
viso, costringendomi a guardarla.
- Mari, lei ti aspetterà -
Annuii, con gli occhi umidi.
- Non piangere... - sussurrò, poi fece il giro del bancone,
portandosi alla mia sinistra.
- Vieni qui -, mi abbracciò, io mi lasciai abbracciare.
Appoggiai la guancia contro il suo morbido seno.
Mentre mi consolava, con una mano mi carezzava i capelli, con l'altra
la schiena.
- Stai meglio? - mi chiese, accorgendosi che avevo smesso di
singhiozzare.
- Sì, scusa... non volevo piangere, non... - lei mi
interruppe posandomi una mano sulla bocca.
- Ceniamo -
Mentre Monica preparava degli spiedini di verdure e carne, la osservavo
attentamente: i suoi lunghi capelli danzavano seguendo i suoi movimenti
sinuosi, misurati ed eleganti, riusciva a trasmettere grazia anche
mentre preparava la cena. Era una creatura così strana, non
ero
ancora riuscita ad afferrare la sua essenza più profonda,
ero
solo allo strato superficiale ed ero consapevole del fatto che avrei
dovuto scavare molto per arrivare al suo nucleo.
- Ma è stupendo! - rise Monica, incrociando le
gambe.
- Sì, sono davvero emozionata... sarà
un'esperienza fantastica - asserii.
Sedute sul suo divano, circondate da morbidi cuscini di stoffe
variopinte e alcuni caldi plaid, stavamo discutendo di pallavolo e dei
nazionali.
- Mari, posso cambiare completamente argomento? - mi domandò
all'improvviso.
Era tornata la sua espressione misteriosa.
Annuii, curiosa.
- Cos'è, per te, l'amore? - domandò avvicinandosi
un po' a me e fissando i suoi occhi di ghiaccio nei miei.
Attendeva una risposta sincera.
Quella sera ero in vena di confidenze, sarà stata
l'atmosfera
accogliente e tiepida, o il tepore che il sorriso di Monica emanava,
oppure la mia fragilità emotiva.
- L'amore è qualcosa di incontrollato e incontrollabile,
è un sentimento che t'investe, ti sommerge, che ti costringe
a
pensare o fare cose folli. L'amore è quando, vicino alla
persona
che desideri, senti il cuore uscirti dal petto e le gambe tremare,
semplicemente perchè lei è accanto a te. L'amore
è
forte, impetuoso, non guarda indietro, non perdona. E' quando saresti
disposto a compiere qualunque sciocchezza, quando soffri come non hai
mai creduto di poter soffrire. L'amore è quando osservi la
tua
rosa e, pur sapendo che è identica a mille altre, per te
resta
unica e speciale - le parole mi uscirono rapide, una cascata di
pensieri che s'infrangeva fra di noi.
- Già, l'amore non guarda indietro... ma l'amore
è anche
una malattia, un morbo maligno che ti consuma l'animo... -
- Perchè dici così? - le chiesi, notando la sua
espressione affranta.
- Sei mai stata ferita? - mi chiese, chiudendo per un attimo i grandi
occhi.
- No... Fede ed io non abbiamo mai avuto problemi, non ci siamo mai
lasciate e poi rimesse assieme, e lei è stata la mia prima
ragazza, quindi anche l'unica - le confessai.
- Se ami e non sei riamato, allora l'amore ti uccide -, pareva un
piccolo gattino spaventato, raggomitolata su se stessa.
- Saffo? -
- Anche... -, mi avvicinai a lei, - Comunque, anche se hai sofferto e
dentro sanguini ancora, l'amore non ti impedirà di ricadere
preda della sua magia -
- Dante? -
- Certo -
Rimanemmo un attimo in silenzio, poi lei riprese la conversazione.
- Il fatto è che certe volte vorresti essere davvero molto
vicino ad una persona... -
Mi raggomitolai accanto a lei, sotto il suo stesso plaid.
- ...ma, al contempo, sai che questa vicinanza ti farà
inevitabilmente soffrire, poichè non potrai averla... come
diceva Tasso, alla minima distanza fisica, corrisponde la massima
distanza psicologica -
- Quella tua ragazza che si è trasferita in Puglia... ti
manca qualche volta? - le chiesi, osservandola.
- Sì, qualche volta sì... se ripenso a
noi due... -,
sorrise amaramente, - Le belle parole e le incantevoli promesse si sono
rivelate per quello che erano: mere illusioni e ingannevoli bugie -
- Vi eravate promesse di mantenere il rapporto? -
- Anche, poi c'era la promessa di sentirsi ogni giorno. Certo, per
alcuni mesi è stato così, poi è
diventata una
volta ogni due giorni, poi ogni tre, poi una alla settimana,
finchè abbiamo capito che ormai la favola era sbiadita -
- Mi dispiace Momo - le dissi, carezzandole una mano.
- Come mi hai chiamata? - ridacchiò lei.
- Momo - risposi, ritrovandomi anch'io a sorridere.
- Mi piace... è tenero -
*
2 Novembre 2009
In volo
21.05
Cara Maria Cristina Azalea,
ti scrivo su questo foglietto perchè ho scordato la carta da
lettere. Non credo che per te sia importante...
Siamo quasi arrivati a Roma.
Fino a Natale non staremo di nuovo assieme. Non posso crederci.
Mi sembra solo un incubo, un brutto incubo da cui potrei svegliarmi da
un momento all'altro, ma non accade.
Vorrei dormire ancora una notte con te, cullata dal calore del tuo
corpo e rassicurata dalla tua presenza. Vorrei fare ancora l'amore, e
ancora e ancora... per non scordare il tuo dolce sapore.
Mattia dorme. E' già più rassegnato della volta
scorsa.
Spero che tu stia recuperando il sorriso assieme a Giò e
Davide. Presto vi manderò qualche disegno!
Stiamo per atterrare, ci sentiamo presto!
Ti amo
Federica
*
- Ti accompagno io,
non preoccuparti - disse Simone, prendendo le chiavi della macchina.
- Come mai? Oggi ti senti buono? -, voleva a tutti i costi portarmi
all'allenamento.
Sicuramente c'era un secondo fine.
Maggie era seduta sullo schienale del divano, con il cordless in mano,
che chiacchierava giulivamente con una delle sua amiche cretine.
Simone la avvertì che noi stavamo per andarcene, lei fece
pollice a favore e poi uscimmo.
- Allora, oggi ti sei calato nel ruolo del buon samaritano? - gli
chiesi allacciando la cintura.
- C'è un fine ben più materiale in quello che
faccio -
- Materiale? -
- Oserei dire carnale -
Avevo capito tutto.
- Nex? - domandai alzando un sopracciglio.
- Per l'appunto -
- Ma vi siete ancora visti? -, io ero all'oscuro degli ultimi sviluppi.
- Sì... devo ammetterlo, quella ragazza mi piace un sacco...
non
solo è una gran figa, ma ha una testa particolare -
asserì, io scoppiai a ridere.
- Ehi, guarda! Non sei l'unico innamorato qui - gli indicai Davide che
stava entrando in palestra, tenendo Olivia per mano.
- Ma che fai, entri anche tu? - gli chiesi, notando che non accennava
ad andarsene.
- Proprio così, non mi sembra sia vietato assistere agli
allenamenti - fece un sorriso che gli riempì mezza faccia.
Sbuffai, aprendo le porte antipanico.
Davide era già seduto sulla gradinata. Non era possibile.
Mi fece segno di avvicinarmi a lui.
- Non dirmi che anche tu ti fermi qui?! -
- Sì... voglio vedere la mia Olly - sospirò con
un sorriso ebete.
- Sei proprio noioso - lo presi in giro amichevolmente.
- Ciao! Come mai qui? - chiese Davide a Simone, vedendolo avvicinarsi.
- Fini carnali - risposi ridacchiando, poi andai nello spogliatoio.
- E' venuto per me?! - domandò Francesca, saltandomi
letteralmente addosso.
- Sì... -, lei iniziò a urlare e saltare. Altro
che furby impazzito.
- Credo di svenire - disse sedendosi e facendosi aria con una
ginocchiera.
- C'è anche Davide... è così carino -
sospirò Olivia.
O mio Dio.
- Ti prego Olly, non voglio sapere nulla -
Olivia era una ragazza davvero molto bella: alta, con un fisico
atletico, ricci capelli castani e grandi occhi del medesimo colore,
incorniciati da lunghe ciglia nere.
- Ragazze, veloci! - ecco la voce del nostro allenatore che ci
richiamava al dovere.
*
6 Novembre 2009
Montenotte
16.17
Cara Federica,
scusa se tardo a rispondere al tuo biglietto, ma ho avuto una
settimana davvero impegnativa!
Fra la pallavolo, riunioni varie nel pomeriggio e lo studio non ho
tempo nemmeno per controllare la posta elettronica!
Mi sono dimenticata di aggiornarti con l'ultimissima novità:
finalmente Nex e Simone si sono messi assieme! Era ora.
E' stata una cosa molto romantica, nella cucina di casa mia! Tu,
invece, hai qualcos'altro di bello da raccontarmi?
Le tue chiamate mi fanno sempre molto piacere... è bello
sentire la tua voce quando ho il morale a terra, almeno guadagna
qualche tacca.
Come procede il processo? Conoscendo i tempi giurassici della giustizia
italiana credo non troppo rapidamente...
Aspetto con ansia il Natale!
Ti amo tanto
Maria Cristina
*
- Sei in ritardo -
mi fece notare Giorgio, appena lo raggiunsi di fronte al portone della
scuola.
- Grazie per avermelo ricordato... -
- Dai, veloce -, entrammo e raggiungemmo rapidamente la nostra classe.
Della professoressa non c'era traccia, eppure avrebbe dovuto essere
alla cattedra cinque minuti fa.
- E' in segreteria - disse Roberto, un compagno di classe, rispondendo
ai nostri sguardi interrogativi.
- Dove eravate finiti? - ci chiese Davide con tono accusatorio.
- Ritardo - borbottò Giorgio, mentre io appendevo il
giubbotto al gancio.
Quella mattina non ero propriamente felice ed energica, complice anche
la grigia nebbia che avvolgeva il paesaggio e il cupo cielo che
prometteva solo una pioggia insistente.
Federica quel pomeriggio sarebbe andata a casa di Ludovica.
Ti chiamo poi io quando
torno a casa, perchè ci esercitiamo su alcuni brani e
così non rischi di interrompere le prove.
Lo stomaco si rigirava fastidiosamente.
Avrebbero solo provato, suonato degli stupidi brani di non-so-chi, solo
quello. Già.
Il binomio nebbia-mal di stomaco mi stava uccidendo.
- Perchè non arriva? - ringhiai, infastidita.
- Abbiamo un nuovo compagno - rispose Davide, che stava già
informando Giorgio.
- Che?! -
- Sì, l'ho sentito dire ieri dalla preside -
- Fantastico -, il mio sguardo cadde sul banco vuoto alla mia destra e
gli occhi mi si velarono di lacrime.
Non in classe,
m'intimai severa.
- E' tutto a posto? - mi chiese Giorgio sottovoce, posandomi una mano
sulla schiena.
- No, ma non importa -
- A me, invece, importa. Su, dimmi - mi esortò.
- Non posso - risposi, incrociando le braccia e poggiandoci sopra la
fronte.
Volevo solo addormentarmi e risvegliarmi a Natale. Nonstante l'impatto
fisico della lontananza di Fede si fosse esaurito, quello psicologico
era ancora pienamente percepibile.
- E' per Fede? Perchè il nuovo compagno occuperà
il suo banco? -
Bravo Giorgio, hai fatto centro. Cento punti.
- Sì... -
- Ascolta, lo so che ti manca molto... ma anche se lui, o lei, si
sedesse accanto a te, ciò non farebbe svanire l'immagine di
Federica o lei stessa -
- E' un fatto puramente simbolico... lo so, è una cazzata -
Giorgio stava per replicare, quando la preside entrò nella
nostra aula, seguita dalla professoressa di greco e da una ragazza
piccola e magrolina.
Aveva corti capelli biondo scuro e occhi nocciola dal taglio allungato,
il volto sottile e lunghe gambe.
- Ragazzi, lei è Lara Bracco, la vostra nuova compagna -
La ragazza arrossì e abbassò gli occhi.
- Mi auguro che sarete gentili e la aiuterete ad ambientarsi. Non mi
resta che augurarvi buon lavoro -, così dicendo,
uscì.
- Ehm... Lara, puoi sederti vicino a Maria Cristina - disse la
professoressa indicando il banco lasciato vuoto da Federica.
Lei annuì e poi mi raggiunse.
- Ciao - le dissi, mentre si sedeva.
- Ciao... -
- Piacere, io sono Maria Cristina -, le porsi la mano.
- Io, invece, sono Giorgio -, anche lui si affrettò a
presentarsi.
- Lara - disse solamente lei, con un sorriso timido.
Non parlammo molto durante la mattina. Nel cambio d'ora le presentammo
Davide e la mettemmo in guardia dalle malignità di Valentina.
Era davvero molto timida, ma forse era semplicemente a causa del nuovo
ambiente.
Non le avevamo ancora domandato da dove venisse.
Approfittai dell'ora di storia, durante la quale il professore avrebbe
interrogato.
- Ehi Lara, come mai sei venuta a Montenotte? -
- Perchè mia madre è nata qui e... bè,
i miei hanno divorziato e quindi mamma è voluta tornare nel
suo paese d'origine -
- Scusa, non ne avevo idea... -
- Certamente non avrei voluto restare da mio padre, ma questo brusco
trasloco non mi è piaciuto. Senza chiedermi nulla mia madre
mi ha allontanata da tutti i miei amici -
- Ti capisco... il banco che occupi era della mia migliore amica, i
genitori sono avvocati, e quando sono stati assunti da alcuni politici
si sono trasferiti all'improvviso a Roma -
- Mi dispiace... -
- Ragazze, qualche problema? -, era il professore.
- No, ci scusi - mi affrettai a rispondere.
Quando suonò la campanella dell'intervallo mi alzai in
piedi, stiracchiandomi. Ero intorpidita.
- Cos'hai da mangiare? - mi chiese Davide, perennemente alla ricerca di
cibo.
- Nulla - gli sorrisi.
- Se hai fame, io ho qualcosa - disse Lara. Aveva in mano un
contenitore di plastica.
All'interno vi erano tre mandarini.
Ne sbucciò uno e ne porse metà a Davide. L'odore
fresco e inebriante mi riempì le narici.
Non in classe,
mi ripetei nuovamente, appena sentii un familiare pizzicorio agli occhi.
- Mari? - mi chiese Giorgio, notando il mio sguardo triste.
Mi limitai ad alzare gli occhi dai motivi geometrici che decoravano le
piastrelle dell'aula.
- Vieni un attimo -, mi afferrò un polso e mi condusse in
corridoio. Ci appoggiammo ad un termosifone libero.
- Non è una cazzata, la mancanza di Federica ti sta facendo
soffrire troppo. Ho notato come hai reagito alla vista di quei
mandarini - nelle sue parole vi era un tono di rimprovero.
Cosa avrei dovuto fare?
- Ascolta Giò, mi passerà... devo solo accettare
l'idea... -
- Un corno! Ascolta Mari, io ti voglio bene e ci tengo a te, lo vedo
che le tue occhiaie sono più profonde, i tuoi occhi
più tristi e il tuo sorriso più spento. Lo vedo
che i tuoi gesti sono più lenti, le tue parole
più scarne e il tuo viso meno luminoso... -
- Non posso farci nulla - mormorai.
- Devi reagire! Ormai sono quasi due mesi che è partita, se
dovesse tornare fra un anno, in che condizione ti riabbraccerebbe? -,
mi aveva poggiato le mani sulle spalle e accompagnava le parole con
lievi strette.
- Non riesco... -, lui mi abbracciò.
Appena chiusi la porta di casa alle mie spalle, il mio cellulare
iniziò a vibrare dall'interno della mia tasca, facendomi
sobbalzare.
Era Giorgio.
- Dimmi -, lanciai la cartella in un angolo.
In cucina Simone stava accendendo il gas, sotto l'acqua per la pasta.
- Ascolta... vorrei finire quel discorso, dobbiamo parlare ancora. Hai
tempo per fare un salto da me dopo pranzo? -
- Certamente - risposi non troppo entusiasta. Discutere della
lontananza di Federica con qualcun'altro che non fosse Monica, mi
angosciava.
- Vieni quando vuoi, sono a casa tutto il giorno -
- Okay, grazie. Buon appettito e a dopo -
- Altrettanto, ciao! -
Mi spostai in cucina dopo essermi lavata le mani ed iniziai ad
apparecchiare la tavola.
- Maggie? - chiesi, notando che mancava la sua ingombrante presenza.
- Ha il corso di inglese per l'esame -
- Giusto. Come va con Nex? - gli chiesi, avevo bisogno di distrarmi un
po' e le chiacchiere erano lo stratagemma migliore.
- Benissimo... ma siamo appena all'inizio! Sta sera vado a cena con lei
-
- Bravo, mi raccomando, sii educato - gli dissi scherzando.
- Io sono un perfetto gentleman -, ridemmo.
Alle tre, in jeans, cappotto, sciarpa e guanti ero fuori dalla porta di
casa, ad osservare il giardino congelato.
Non potevo non andare da Giorgio.
La parte razionale della mia mente sapeva che era la scelta migliore,
ma la mia parte emotiva, seguendo il suo istinto masochistico, avrebbe
preferito restare a letto a pensare all'incontro pomeridiano di
Federica e della sua amica sassofonista.
O la va, o la spacca.
Così pensando, mi avviai verso il Viale dei Pioppi.
******
Dedico questo capitolo (anche se non se lo
merita!) a Veive
per la citazione dantesca e per il preludio di ciò che
accadrà nell'incontro fra Giorgio e Maria Cristina, suo
grande cruccio e conflitto :)
reby94:
sono contenta che ti piaccia! Spero che continuerai a seguire la storia
:)
hacky87:
to ho di nuovo interrotto il capitolo sul più
bello, scusa! Comunque grazie per i complimenti!
piccola peste: mi
spiace che la lontananza ti faccia così male!Non
preoccuparti, Natale arriverà presto!
harderbetterfasterstronger:
avevo capito che tifavi per Monica ;) Figurati, la tua storia era
davvero bellissima!
Marge:
grazie per quello che hai scritto! I capitoli li rileggo sempre almeno
cinque volte dopo averli terminati, ma purtroppo ogni volta mi sfugge
qualcosa! Gli ultimi due li ho scritto in preda alla febbre suina :P
Apia:
già, staremo a vedere :)
Al prossimo capitolo
Mizar
|
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Capitolo 13 *** Ombre Profonde ***
t.s.e.CAP13
Voglio nuovamente ringraziare coloro che
continuano a inserire la mia storia fra le preferite o le seguite, ma
un grazie speciale va anche a coloro che continuano a recensire la mia
storia: ragazze, mi fa davvero tantissimo piacere leggere le vostre
opinioni, grazie mille!
*******
Capitolo XIII
OMBRE PROFONDE
Passo. Passo. Goccia. Passo.
Alzai il naso verso le nubi temporalesche: l'aria aveva assunto diverse
tonalità di grigio e le foglie si sollevavano in mulinelli.
Non prometteva nulla di buono.
Accellerai l'andatura.
Giorgio, come
farò a dirtelo? E cos'altro devi dirmi tu?
Appena suonai al citofono, le gocce iniziarono ad
accelerare il loro ritmo di caduta.
- Mari? -
- Certo -
Il portone si aprì con uno scatto.Mi affrettai ad entrare
prima di ritrovarmi fradicia.
Salii due rampe di scale, saltando i gradini a due a due. Sul
pianerottolo mi attendeva Giorgio in jeans e felpa grigia.
- Come
stai? - mi chiese premuroso.
- Più o meno... -
Il suo appartamento era silenzioso.
- Gemma ha il rientro - mi spiegò, prendendo il mio cappotto
e appendendolo dietro la porta.
Mi fece un cenno con la mano: seguimi.
Camera sua era molto luminosa e testimonianze delle sue svariate
passioni campeggiavano sui muri e sulle mensole: un poster dei The
Clash accanto a quello degli X-Men, raccolte mastodontiche di Topolino
e manga, il calendario della società sportiva dove giocava a
rugby e un mobile interamente occupato da dischi e libretti di svariate
arie e
opere.
Mi sedetti sul copriletto verde prato.
- Parliamo - disse lui deciso, prendendo la sedia della scrivania e
posizionandosi proprio di fronte a me.
- Non so... non so cos'altro dirti... -
Bugia, Mari, bugia!
- Allora parlerò io... prima di tutto una
domanda -
Sospirai.
Vidi che la sicurezza, che fino a qualche secondo prima lo spingeva ad
insistere sul discorso, gli stava venendo a mancare.
Attesi che la recuperasse.
- Non voglio girare attorno alla cosa, perciò ti chiedo
scusa se la mia domanda ti parrà invadente... -
Spalancai gli occhi. Hai
capito qualcosa?
- Cosa provi per Federica? -
Altri cento punti, stai
diventando bravo.
-E'... lei... Fede è la mia migliore amica...
-, beccata in pieno, il rossore delle mie guance non mi era alleato.
Sono una frana con le bugie. Quando mi si pone una domanda
diretta mi è quasi impossibile mascherare la
verità.
- Non prendermi in giro... da quando è partita
Fede, ti ho
osservata molto, sai? Il tuo comportamento è molto... strano
-
Non replicai.
- Prima di tutto, piangi un po' troppo spesso e il tuo malumore
è quasi perenne, tranne quando la senti, allora diventi
tutta
sorrisi e risatine, poi, quando è tornata quei due giorni,
tu
eri la sua ombra e i tuoi occhi si sono riaccesi all'improvviso... per
non parlare delle lettere e di come eravate abbracciate su quella
poltrona la sera di Halloween... -
- Hai... hai ragione - ammisi. Il calore che m'infiammava le guance si
diffuse ovunque, costringendomi a togliere il maglione.
- Mari, qual è la verità? -
- Lei è ... io... -, per
quale
motivo non riesco a dirglielo? Le parole si nascondono dietro i
miei molari, incapaci di saltar fuori con la solita spavalderia.
- Sei innamorata di lei? -
Grazie Giorgio.
- Sì - ammisi.
- E' per questo che stai così male, che piangi ogni volta
che
t'imbatti in qualcosa che, improvvisamente, te la ricorda? -
- Sì... -, ormai potevo essere tranquillamente scambiata per
un pomodoro maturo.
Rimase in silenzio ad osservarmi.
- E'... Giorgio, è un problema per te? -, sentivo la
necessità di conoscere la sua opinione.
- Ma certo che no... -
Bugia, Giorgio, bugia!
- Invece lo è, te l'ho detto che sono
abbastanza empatica per capire quando c'è qualcosa che ti
turba -
- Ma non è il fatto che tu sia innamorata di lei...
è il fatto che tu sia innamorata... -
- Non capisco -
- Mari... io ti amo -
Cosa?!
- Cosa?! -, ero rimasta di sale. Completamente sconvolta.
Non poteva essere.
Giorgio, il mio migliore amico dalla prima
elementare, con cui andavo a nuotare il venerdì pomeriggio,
che
portava sempre il panino con la frittata i giorni del rientro, con cui
giocavo a nascondino e con cui scambiavo le figurine dei Pokemon!
- Scusa - disse solamente.
- Ma... da quanto? -, dovevo attutire il colpo.
- Da un bel po'... -
- Tu... tu aspettavi la ragazza giusta, ricordi quando parlavamo con
Davide? Erano allusioni? -
Lui annuì.
- Io non... ascolta, mi dispiace. Io ti voglio bene, ma solo come
amico, come un fratello... -, ero consapevole di essere la fonte del
suo dolore. E ciò mi faceva sentire male.
- Certo... se tu sei già innamorata... -
Gli presi una mano.
- Ascolta, non è solo una cosa momentanea, un capriccio
adolescenziale... a me proprio non piacciono... gli uomini - arrossii,
se possibile, ancora di più.
- Questo l'avevamo capito -, rise.
- Come? -
- Basta guardarti -, gli feci una smorfia.
- Posso chiederti ancora una cosa? - disse, tornando serio.
- Certo -
- Fede lo sa? -
Inspiegabilmente, scoppiai a ridere.
Possibile che tu non ti
sia accorto di tutto fino in fondo?
- Ho detto qualcosa di stupido? - chiese, sorridendo.
- No, è una domanda più che lecita -
- Allora? -, abbiamo
fatto trenta, facciamo anche trentuno.
- Sì... gliel'ho detto... -
- E lei? -, glielo leggevo negli occhi, voleva solo una mia conferma. Sei a quota trecento, per oggi
hai fatto l'en plein. Ti ho giudicato male.
- Ovviamente non ne è all'oscuro -, ormai
tergiversare per tergiversare...
- E... - m'incoraggiò Giorgio.
- Vuoi davvero saperlo? -
- Tu dimmelo -, il suo sorriso aveva una sorta di aria complice.
Da quanto tempo lo sai?
- Federica è la mia fidanzata -, sorrisi.
Ora sei contento?
Continui a guadagnare punti...
- Aveva ragione
Davide - disse.
Sgranai nuovamente gli occhi.
- Non fare quella faccia, non siamo così cretini... ma io
avevo
supposto che semplicemente voi non veniste da noi a raccontarci le
vostre avventure calienti, lui invece credeva che voi steste assieme,
ma non ne abbiamo mai avuto la conferma -
- Porca miseria... speravamo foste decisamente più storditi
- risi, sollevata.
Dal mio petto, il peso del segreto era sublimato in una
realtà
da condividere. E questo mi confortava, specialmente perchè
lo
stavo condividendo con Giorgio.
- Però non dirlo ancora a Davide - mi affrettai a metterlo
in guardia.
- Come mai? -
- In
realtà, Fede ed io avevamo un piano per rivelarvi tutto a
Natale e tu ci hai rotto le uova nel paniere -
- Quindi vuoi aspettare anche Federica per la grande rivelazione? -
- Sì... -
- Sai, credo che non esista nulla di più complesso e
labirintico della mente umana... l'uomo è l'animale
più oscuro e imprevedibile fra tutti - disse
improvvisamente.
- A cosa ti riferisci? -
- A noi, in generale -
- Noi siamo ombre profonde - scherzai, sorridendo.
- Smettila con la tua filosofia della mutua -, rise lui.
Rimanemmo per un po' in silenzio, ognuno preso dal colloquio con il suo
io interiore.
Perchè non me
l'hai mai chiesto prima?
Tradussi in parole i miei pensieri.
- Perchè non c'è mai stata occasione, non potevo
saltare
su dicendo "ehi, scusa, non è che stai con la tua migliore
amica?". Non mi sembrava troppo carino -, concordai con lui.
- Ora le comunicazione di servizio -
- Le cosa? - domandai.
- Quando vi siete messe assieme? -
- Aspetta, immagino che tu lo voglia sapere... ma non ti farebbe stare
male? -, ero sinceramente preoccupata.
- No, davvero... devo farmene una ragione, no? -
- Suppongo di sì... -
- Dai, racconta, sono curioso e offeso perchè non ce l'avete
detto prima, devi farti perdonare -, gli sorrisi con aria di scusa poi
iniziai a raccontare e mentre le parole uscivano naturali, compresi che
sarebbe stato un pomeriggio di grandi racconti. Giorgio si era perso un
po' troppe cose.
*
- Hai qualcosa per
merenda? - mi chiese spostandosi in cucina, mentre io seguivo la sua
dolce scia di profumo agli agrumi.
- Sì, credo ci siano dei cracker nella credenza e dello
yogurt nel frigorifero -
- Oh sì, ho proprio voglia di uno yogurt! -
Esattamente una settimana prima si era lasciata con quell'idiota di
Manuele.
- Preferisci fragola o ananas? - le domandai, sbirciando i ripiani del
frigo.
- Ananas -, glielo porsi.
- Grazie -, accompagnò alle parole una bacio sulla guancia.
Avvampai.
Ci sedemmo in salotto, sulle poltrone, con i nostri yogurt in mano,
chiacchierando.
Era bellissima.
Guardarla era quasi una sofferenza, sapendo di non poterla avere.
Era una ragazza, io ero una ragazza! Come avrebbe potuto provare
ciò che provavo io? Avrebbe potuto accettare di essere
comunque
mia amica,
pur non ricambiando il sentimento?
- Mi stai ascoltando? - domandò, notando il mio sguardo
vacuo.
- Certo! -
- C'è qualcosa che non va? Ti vedo un po'... come dire,
distante -
- No, davvero -
- Dai Mari -, posò lo yogurt sul tavolino basso e si sedette
accanto a me.
Mi abbracciò.
- Dimmi cosa c'è che non va -
- Fede... giurami che non ti arrabbierai e che resteremo amiche -,
ecco, avevo introdotto il discorso.
Ora dovevo solo confessarglielo.
- Ma certo! Come potrebbe non essere così? -, pareva
sconvolta.
Mi tremava la voce e avevo già gli occhi lucidi, preparata
alla sua reazione.
- Tu... tu mi piaci - dissi di getto, guardandola dritta nei grandi
occhi di cioccolato.
Per alcuni secondi fu come se le mie parole non l'avessero raggiunta,
poi parlò.
- Nel senso che ti sei innamorata di me? -, non riuscivo a decifrare il
suo tono di voce, era così neutro e piatto.
- Credo di sì -
Sciolse l'abbraccio.
Lo sapevo. Una lacrima mi sfuggì.
- Non piangere... -, Federica me la catturò con un
polpastrello.
- Fede... - mormorai.
- Ascolta, io ora... vado -, s'alzò di scatto.
- Perchè? -
- Perchè voglio riflettere -
- Su cosa? - le chiesi cercando di afferrarle un braccio, ero
terrorizzata. Lei mi scansò con un colpo.
- Lasciami stare, ti ho detto che voglio andare a casa -,
così
dicendo prese il giubbotto e, dopo avermi lanciato uno sguardo rapido,
scappò fuori.
Fantastico.
Scoppiai a piangere.
Fu in quello stato pietoso che mi trovarono Walter e Simone, reduci
entrambi dal rientro del venerdì.
- Ehi scricciola! Che succede? -, Walter si sedette alla mia destra,
Simone a sinistra.
- Nulla -
- Non dire cavolate, andiamo - mi rimproverò affettuosamente
Simone.
- Gliel'ho detto - riuscii a sussurrare.
- Mia cugina l'ha presa male? -, ovviamente anche Walter ne era a
conoscenza.
- Se n'è andata... - singhiozzai.
- Le parlo io... - proclamò Walter con tono autoritario.
- Nemmeno per sogno! - lo redarguii fra le lacrime.
- Vuoi... hai bisogno di qualcosa? - mi chiese Simone, porgendomi un
fazzoletto di carta.
- Sì, per favore, lasciatemi sola... -, loro, ubbidienti, se
ne andarono dopo avermi dato un buffetto sul capo.
*
- Cavoletti di Bruxelles!
Ora ricordo! - esclamò Giorgio, io non potei trattenere le
risate udendo la sua esclamazione.
- Cos'è che ricordi? -
- In quarta ginnasio, poco prima di Natale, c'è stata una
settimana circa in cui non vi siete parlate - spiegò.
Che memoria da elefante,
ragazzo!
- Era per quel motivo... -
- E poi cosa le ha fatto cambiare idea? -
*
Seduta sul letto ripetevo come
un mantra la lezione di storia: periodo prepalaziale, protopalaziale,
neopalaziale...
Assorta com'ero nella civiltà cretese, ci misi qualche
secondo ad accorgermi che il telefono di casa stava suonando.
Mi precipitai alla cornetta come ogni volta che squillava, nella
speranza, remota, che fosse lei.
- Pronto? - chiesi, con voce quasi tremante.
- Sono io -, grazie, grazie mille!
- Dimmi -
- Posso... posso venire a casa tua? Da me c'è un po' di
confusione... -
- Ma certo... sì, certo! C'è solo Margherita...
Comunque vieni pure -, mi stavo facendo prendere dall'affanno.
- Allora arrivo subito... un bacio -, poi staccò il telefono.
Angeli e campane, suonate!
Non ero mai stata così euforica, sentivo che tutto si
sarebbe risolto e che saremmo tornate amiche.
In quel momento era l'unico pensiero che mi rimbalzava nella scatola
cranica.
Dopo due minuti esatti, suonò il citofono.
- Entra -
Quando aprii la porta, lei mi rivolse un timido sorriso.
Alcuni fiocchi di neve si erano impigliati nei suoi corti capelli e fra
le maglie di lana della sua sciarpa.
Il suo bellissimo naso era rosso a causa del freddo.
- Andiamo sopra? - domandò sottovoce, io annuii.
Si sedette con grazia sul mio letto, io rimasi in piedi ad osservarla.
Non osavo muovermi.
- Vieni qui? -, la sua voce era fievole, mentre con una mano toccava il
copriletto proprio accanto a lei.
Senza risponderle, la raggiunsi.
Lei mi scostò con un gesto delicato il ciuffo dagli occhi e
lasciò la sua mano tiepida sulla mia guancia. Dove la sua
pelle
entrava in contatto con la mia, scottava.
Il cuore iniziò ad accelerare i battiti.
- Mari... ti sei davvero innamorata di me? - chiese.
I suoi grandi occhi mi avevano completamente catturata, persa nello
specchio della sua anima, quasi non udivo le sue parole.
- Sì... - ammisi, abbassando gli occhi, per timore di
scoppiare a piangere.
- Guardami, per favore -.
Emanava una bellezza quasi angelica, con quei capelli mossi ad
incorniciare il viso color latte, quelle guance profumate e le labbra
arrossate a causa del freddo.
All'improvviso mi abbracciò, stringendosi con forza contro
di me.
Poggiai la guancia sulla sua spalla.
- Scusami, Mari... scusami tanto... -, stava per piangere.
- Non importa, davvero... capisco se tu non... -, lei aveva gli occhi
lucidi, ma le scappò un sorriso e scosse la testa.
Poi portò di nuovo una mano ad accarezzarmi la guancia.
Chiusi gli occhi.
Con l'altra mano afferrò saldamente la mia.
- Mari, sei così bella... -
Aprii rapida gli occhi, convinta di essermi immaginata le sue parole.
- Mi giuri che sei innamorata davvero? - domandò nuovamente,
i suoi occhioni lucidi scintillavano.
Annuii.
Posai delicatamente la mia mano libera su quella che lei mi poggiava
contro il viso.
Lentamente la spostai verso la sua spalla, carezzandole il braccio. Lei
si avvicinò a me.
Il suo naso rosso era distante meno di una spanna dal mio.
Poi, contemporaneamente, ci rendemmo conto che era tempo di colmare
quel vuoto.
Quando incontrai le sue labbra, credetti che il cuore potesse uscirmi
dal petto.
La sua bocca era tiepida, dolce...
Lentamente ci stringemmo in un abbraccio, senza smettere di baciarci.
Quante notti avevo sognato quel momento? Di quanti sogni ad occhi
aperti era stato protagonista quel bacio?
E ora poterla avere, poterla stringere fra le mie braccia, poterla
addirittura baciare, mi pareva quasi inverosimile, una fantasia
eccessivamente vivida creata dalla mia frenetica mente.
Ma sapevo che non era così: le mie labbra erano davvero
posate sulle sue.
- Grazie, Mari - disse, quando ci separammo, con un sorriso timido.
- Di cosa? - le chiesi, carezzandole i capelli. Eravamo ancora strette
l'una all'altra, entrambe con le guance arrossate.
- Di esserci -, si sporse nuovamente per incontrare le mie labbra.
*
- Hai capito come si sono
riappacificate -, rise Giorgio.
- Che ci vuoi fare... -
- Ehi, ma se è successo in quarta ginnasio, prima di Natale,
significa che fra poco sarà il vostro... - si
fermò un
attimo per riflettere - Il vostro terzo anniversario! Mitico! -, io
annuii con un sorriso ebete.
- Hai già pensato a qualcosa di romantico? -
- Certo! Ma non sono fatti tuoi -, gli sorrisi.
- Posso fare una domanda indiscreta? -
- Dipende quanto - lo avvertii.
- Quando Davide ha detto che ti ha sentita, parlando al telefono,
appellare qualcuno "amore mio", era Fede, vero? -, arrossii annuendo.
- Chi pensavi che fosse? -
- Magari una fiamma segreta -
- Tsè... -, feci un gesto con la mano, equivalente ad un "ma
figurati".
- Mi concedi un'altra domanda indiscreta? -
- Tanto ormai... -
- I vostri genitori lo sanno? -, mi venne la ridarella.
- Oh sì che lo sanno -
- Gliel'avete confessato? -
- No, ci hanno scoperte loro... non hai idea della situazione assurda
di quel giorno! -, al solo pensiero ero indecisa se ridere a crepapelle
o piangere per la rabbia.
****
Sono costretta a chiudere qui perchè
devo cenare prima che sia troppo tardi (altrimenti poi vomito durante
la partita xD)!
Presto saprete cosa successe quel giorno, non vi farò
attendere troppo (spero!)!
the angelus:
in effetti, Monica tira acqua al suo mulino... c'è un
tornaconto personale decisamente evidente! Sono felice che la storia
continui a intrigarti! (E la tua storia mi piace davvero un
sacco!)
reby94:
spero che continuerai a seguire il racconto!
HinaNaru:
speravo proprio che questo capitolo fosse, in un certo senso, rivelatore
e illuminante (e mi fa piacere sentire che ti è piaciuto!),
spero ti sia piaciuto come regalo di compleanno (anche se fatto
inconsciamente!), tanti auguri!
hacky87:
spero di chiarire i tuoi dubbi con questo, altrimenti dimmi pure se non
ho spiegato bene qualcosa, perchè magari io, che conosco
perfettamente trama e personaggi, ho dato alcuni dettagli per scontati!
Veive: mi
sono liberamente ispirata a te (Bobi xD), comunque Davide
riacquisterà lucidità, non preoccuparti! Spero
che il dialogo Mari/Giorgio ti sia piaciuto ;)
piccola peste: non
è solo un'impressione tua, comunque dici bene, non ti resta
che continuare a seguire per scoprirlo!
harderbetterfasterstronger:
avevo capito che non vedevi l'ora che avvenisse "l'impatto" :P (non sei
l'unica che la pensa così, ma non sono io quella che la
pensa come te!). Federica, di natura, è certamente precisa e
ordinata in ciò che fa, ma ciò deriva anche dalla
sua insicurezza... (comprenderai meglio fra un po'). Comunque concordo
con te nel dire che Monica è tenera! E grazie per la
frecciatina :) Se riesci riprendi la tua storia, sì! Mi era
piaciuta veramente molto... vorrei proprio sapere che fine hanno fatto
quelle due!
Un saluto a tutti quanti e a presto!
Mizar
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Capitolo 14 *** Doppia Mandata ***
t.s.e.CAP14
Ed eccovi un aggiornamento XL (dove L sta per
long) dove regna indiscussa la digressione!
Buona lettura :)
Rinnovo i miei ringraziamenti a tutte le ragazze
che
continuano a recensire, i vostri commenti mi rendono davvero felice!!!
:)
******
Capitolo XIV
DOPPIA MANDATA
Sedeva su una poltrona blu scuro, le gambe rannicchiate.
Si aggiustò gli occhiali sul naso. E pensava.
Ludovica le stava raccontando concitatamente di un fantastico
spettacolo di cui era stata protagonista poco tempo prima, ma il
cervello di Federica era scollegato e la sua mente vagava decisamente
più a nord.
Chissà cosa
sta facendo la mia Mari...
*
Quando il campanello
suonò, Simone si precipitò ad aprire.
Era giorno di grandi rimpatriate, il 14 aprile 2008.
E ovviamente si sarebbero tenute nella nostra enorme sala da pranzo.
In mattinata, ci sarebbero state solamente la famiglia di Federica,
quella di Walter e i miei nonni paterni, nel pomeriggio ci avrebbero
raggiunto alcuni amici storici dei nostri genitori con prole al seguito.
Ludovico e Lilith furono i primi ad arrivare.
Lui sfoggiava un completo jeans e camicia bianca, sotto ad una giacca
nera, lei un paio di leggins neri e un vestitino viola.
Appena oltrepassata a soglia, Walter sparì nella stanza di
Simone assieme a mio fratello, presi dai loro affari.
Io sbuffai.
Seduta sulla poltrona, attendevo, come un predatore in caccia, che
Federica arrivasse, per saltarle addosso.
Appena qualche minuto dopo, il campanello suonò. Il leopardo
era pronto a scattare.
Eccolo, il mo angelo.
- Ciao Erica! -, le nostre madri si abbracciarono.
I ragazzi entrarono, togliendosi le giacche.
Federica indossava un informale vestito blu, che avvolgeva ogni curva
del suo corpo, fino a metà coscia.
Sentii un calore conosciuto impossessarsi del mio basso ventre. Lei mi
lanciò un dolce sorriso, la sua esca. E io abboccai.
Mentre Mattia raggiungeva i moschettieri nella stanza di Simone,
Federica ed io ci spostammo in camera nostra.
Mi affrettai a chiudere la porta e a dare due giri di chiave nella
toppa.
- Sei stupenda - le dissi, prendendole una mano e facendole fare un
giro su se stessa.
Le sue lunghe gambe sinuose si muovevano con grazia.
- Facciamo pendant... - mi sussurrò all'orecchio,
poggiandomi le mani sulle spalle e sporgendosi verso di me.
Io indossavo un paio di jeans azzurro chiaro e una camicia dello stesso
blu del suo vestito.
Posai le mani sui suoi fianchi, la stoffa del suo vestito scivolava
agilmente sotto le mie dita.
- Mi piaci con il vestito - le dissi, stringendola a me.
- E tu mi fai impazzire con la camicia... - sussurrò,
mordicchiandomi un orecchio.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi al suo tocco.
Passai le dita della mano sinistra fra i suoi morbidi capelli, che
aveva piastrato per l'occasione.
Mentre mi baciava e mordicchiava il collo, la sua mano destra
iniziò a sfilare i bottoni della camicia dalle loro asole.
Uno. Due. Tre...
Poi la sua bocca si spostò sul mio seno.
Avevo bisogno di sedermi, mi tremavano le gambe.
Le sollevai il viso, aprendo gli occhi. Desideravo ardentemente
baciarla, stringerla, fondere i nostri profumi.
- Mari... - mormorò lei, gli occhi frementi per il piacere.
Senza risponderle, la sollevai. Fede mi strinse le braccia attorno al
collo, sorridendo.
Le depositai con attenzione sul letto, mentre lei si abbandonava al
tepore della trapunta.
Non saprei dire esattamente per quanto tempo restammo ad amoreggiare,
ricordo solo le sue candide mani sul mio corpo, i suoi mugugni e le
risatine varie.
Poi la feci sedere sul bordo del letto, io mi inginocchiai davanti a
lei.
- Che stai facendo? - mi chiese lei, arrossendo.
- Secondo te? -, alzai un sopracciglio con aria eloquente.
Posai un bacio sul suo ginocchio nudo, mentre con la mano le alzavo
l'orlo del vestito.
Mentre risalivo lentamente lungo la sua coscia, baciandola con
delicatezza, la sforai con la punta delle dita sotto al vestito. Lei
gemette.
Federica si stava puntellando con una mano, era leggermente sbilanciata
all'indietro, mentre con l'altra mi carezzava i capelli sciolti.
- Non sei scomoda... così... inginocchiata? - stava tentando
di formulare una frase di senso compiuto.
- Shh... non preoccuparti -, le lanciai uno sguardo malizioso, prima di
posare l'ultimo bacio sulla sua gamba, vicinissimo all'orlo dei suoi
slip.
In quell'esatto momento, bussarono alla porta.
- Sì? - chiesi, alzandomi in piedi rapidamente.
- E' quasi pronto pranzo, venite giù -, era la mamma di
Federica.
- Arriviamo - rispose Federica, con voce tremula.
Sentimmo i suoi passi che si allontanavano.
- Che spavento... - mormorò, portandosi una mano sul cuore.
- A chi lo dici! -, le presi una mano per tirarla su.
- Proprio sul più bello - sbuffò Federica,
richiudendo i bottoni della mia camicia.
- Ci sarà tempo dopo - le ricordai, carezzandole una gamba.
La sua pelle fu percorsa da un brivido.
Scendemmo nella sala da pranzo.
C'erano proprio tutti: a capotavola a destra sedeva mio padre, dalla
parte opposta Mattia, io presi posto accanto a lui, con Federica alla
mia sinistra, di fronte a noi sedevano Simone e Walter.
Margherita ed Edoardo sedevano accanto ai nostri genitori.
I nonni paterni, Mario e Cinzia, impettiti nei loro abiti formali,
erano ultraconservatori e ad ogni pranzo famigliare vi era
l'immancabile discussione politica: durante gli anni, mio padre, per
una questione di interesse economico, aveva spostato il suo pensiero
verso il centro destra, mentre mia madre era rimasta una fiera
libertina di sinistra.
Mia madre eLilith erano in cucina che si organizzavano per servire gli
antipasti.
- Dopo torniamo su, vero? - mi sussurrò Federica
all'orecchio.
- Puoi giurarci... -
- Papà, ma chi viene dopo? - chiese Walter, tagliando il
pane.
- Allora... ovviamente Maddalena e Luciano, con Andrea... -, Walter lo
interruppe subito.
- Cosa? Quel mentecatto? Viene anche lui?! Ma... -, Ludovico lo
zittì con un'occhiataccia, ma aveva pienamente ragione.
Andrea era uno di quei ragazzi sicuri di se' fino all'arroganza, tronfi
ed egocentrici e tutto ciò, associato ad uno scarso livello
cerebrale, non portava mai nulla di buono.
- Verranno anche Ofelia, Hans con Clara e la loro figlia Luisa -
terminò Ludovico.
Lilith mi mise nel piatto una fetta di salame crudo e una di prosciutto
cotto, la ringraziai.
- Walter! Shut up and give me your dish -, lui stava allegramente
sparlando di Andrea con suo cugino e mio fratello. Sua madre, quando lo
coglieva in fallo, lo rimproverava sempre in inglese: era decisamente
più aggressiva nella sua lingua madre.
Durante il pranzo, ovviamente, si discusse di scuola e di amici, di
voti e professori, persino di letteratura latina e chimica!
Appena i miei nonni tirarono fuori l'argomento "politica", mia madre
saltò su dicendo che era ora del secondo. Arrosto di
tacchino.
Fede mi posò la mano sulla gamba e poggiò il suo
naso contro la mia spalla.
- Vuoi andare su? - ridacchiai, lei annuì.
- Con il naso così sembri un maialino - la presi in giro
affettuosamente.
Lei fece il broncio e si voltò dall'altra parte.
- Dai! Sei proprio offendina! -, sorrisi solleticandola sui fianchi.
Anche lei ridacchiò, presa alla sprovvista.
- Mi faccio perdonare dopo - le garantii sottovoce.
Sul suo volto si aprì un'enorme sorriso.
Mentre terminavamo il secondo, notai l'impazienza scritta negli occhi
di Federica. Si era ingozzata ad una velocità supersonica.
- Dopo non digerisci - la redarguii, posandole una mano sul polso.
Lei rise.
Rimasi ad osservarla per un po', stregata dai suoi movimenti, dalla sua
voce e dal suo profumo inebriante.
All'improvviso Federica mi portò una mano alla fronte e mi
scompigliò il ciuffo, per poi risistemarmelo. Dovetti averla
osservata con aria interrogativa.
- Era messo male -
- Che sciocca che sei... - sussurrai, eravamo spalla contro spalla.
- Ragazze... -, Simone diede un leggero colpo al mio bicchiere con un
grissino. Mi voltai irritata.
- Calmatevi -, sillabò senza emettere un suono, io feci
pollice a favore, Fede arrossì.
Dopo un'attesa interminabile quel pranzo finì e noi
scappammo di sopra, prima che arrivassero gli altri ospiti.
Nuovamente chiusi la porta a doppia mandata.
- Finalmente... -, strinsi Federica fra le braccia e la baciai con
trasporto. Le sue braccia magre erano strette attorno alla mia vita.
I nostri corpi aderivano perfettamente, il seno dell'una premuto contro
quello dell'altra.
Non ci volle molto prima di raggiungere il mio letto.
Federica si lasciò cadere sulla trapunta,
invitandomi con occhi famelici a seguirla.
Mi coricai accanto a lei, la schiena contro i cuscini.
Lei si strinse al mio petto.
- Cucciola... - le sussurrai, carezzandole i capelli. Lei chiusi gli
occhi, sospirando.
- Ti amo tanto - disse improvvisamente, alzando lo sguardo per
incontrare i miei occhi.
Le carezzai una guancia, poi mi sporsi per posare un bacio sul suo
naso.
- Anche io, tantissimo... -
Strette in quell'abbraccio ci isolammo per parecchi minuti dal mondo
esterno, finchè non ruppi quella sorta di
immobilità
amorosa baciandola.
Mi coricai sopra di lei, baciandole il collo e mordicchiandole la
clavicola. Poi cercai ancora le sue labbra, più e
più
volte. Ci separavamo, poi ci riscontravamo, in un gioco di lingue e
tocchi delicati.
Quando ritornai a baciare le sue gambe, inarcò la schiena.
Si
tirò più in su, mettendosi comoda fra i cuscini.
Posai un bacio sulla stoffa dei suoi slip, lei sussultò.
Poi bussarono alla porta.
Federica soffocò un ringhio.
- Sì? - domandai, con il cuore in gola.
Avevo chiuso a chiave, vero? Sentii la maniglia girare a vuoto. Grazie
al cielo.
- Sono arrivati gli altri -, era mio padre.
Ci ricomponemmo rapide, poi tornammo sotto.
Sentivo Fede imprecare a bassa voce e non riuscii a trattenere una
risatina.
- Avremo tempo dopo - le ricordai.
Nel salone si era aggiunta una coppia dell'età circa dei
miei: erano Maddalena e Luciano.
Ovviamente con loro c'era Andrea. Alto, molto alto, allampanato, i
capelli castani a porcospino e piccoli occhi scuri.
Diciassettenne con il cervello carbonizzato dalla televisione, dal
computer e dalle discoteche, incapace di formulare frasi di senso
compiuto che contenessero più di una subordinata.
- Ehi - ci salutò con una sorte di grugnito accompagnato da
un gesto della mano.
Mi limitai ad un cenno del capo. Mattia, Walter e Simone, nascosti agli
sguardi dei miei e dei loro amici, fingevano di impiccarsi o morire in
altri fantasiosi modi.
Fede trasformò la risata in un violento attacco di tosse.
- Fede, stai male? - le chiese sua madre, preoccupata.
- No... no... davvero - riuscì a dire fra un colpo di tosse
e l'altro. Era rossa come un peperone.
Sapevamo che la nostra presenza era richiesta solo per una questione di
formalità e di educazione, in ogni caso nel giro di venti
minuti
saremmo potute tornare al piano di sopra ad occuparci di cose assai
più dilettevoli.
- Ehi... -, di nuovo il grugnito, - Sentiamo un po' di musica? - chiese
a mio fratello.
- C'è uno stereo in camera mia... -
- Bene -, Andrea si alzò e i tre sventurati moschettieri
furono
costretti ad imitarlo, altrimenti avrebbero subito le ben peggiori
angherie delle loro madri.
- Siamo libere? - mi sussurrò Fede.
- Suppongo... -
Avevo tutte le intenzioni di tornarmene nel mio giaciglio d'amore con
Fede, quando Maddalena m'interpellò.
- Allora Maria, come va la scuola? Immagino brava come al solito -,
sorrise mostrando denti bianchissimi fra le labbra rosso scuro.
- Ehm... sì, abbastanza bene... -, mi metteva a disagio
parlare dei miei voti, anche se erano positivi.
- Tu, invece, Federica, la solita media del nove, suppongo? -
Lei annuì, arrossendo nuovamente. Anche lei si sentiva a
disagio ad essere elogiata pubblicamente.
Lei sosteneva: i voti che prendo son cazzi miei. Era la sua filosofia
di vita.
- I tuoi genitori mi hanno detto che hai suonato per il concerto di
Pasqua in teatro! Volevo venire a vederti ma ho avuto un imprevisto,
immagino che la tua performance sia stata ottimale -, Fede
scrollò le spalle, sempre più in imbarazzo.
- Modesta come al solito -, rise Maddalena. Notai che la madre di
Federica la osservava, sapeva che era a disagio, infatti intervenne.
- Ragazze, volete andare sopra? Vi chiamiamo per il dolce -, noi
annuimmo.
Grazie, Erica, grazie! Scappammo al piano superiore.
- Se bussa qualcun'altro... -, impedii a Fede di finire la frase,
poichè l'avvolsi in un abbraccio coronato da un bacio.
- Aspetta... la porta - mormorò.
Mi affrettai a chiuderla a chiave.
La presi nuovamente in braccio, lei mi schioccò un bacio
sulla guancia, stringendosi al mio collo.
Ed eccoci nuovamente sul letto.
Questa volta non persi tempo, le scostai subito l'orlo del vestito.
Mentre la baciavo, iniziai a carezzarla lentamente.
Poi il mio cellulare squillò.
- Porca... -, imprecai sottovoce e, dopo averlo sfilato dalla tasca,
risposi.
Era Francesca.
- Ciao Nex -, entusiasmo pari a zero.
- Ehi Cris! Disturbo? -, ma certo che no! Cosa te lo fa pensare?
- No, figurati... -, Fede mi strinse una mano.
- Volevo solo chiederti se per il torneo a Torino ti fai accompagnare
da qualcuno -
- Ehm... credo che verrò su con Edoardo e Simone,
perchè? -
- Mia madre è via, quindi nonna deve guardare i gemellini e
sono
senza passaggio -, come al solito, avrei voluto aggiungere.
- Non ti preoccupare, ti porto io -, Federica mi stava fissando
intensamente, ricambiai il suo sguardo.
- Okay, grazie mille! Non so cosa farei senza di te! -, risi.
- Ci sentiamo ancora, ciao Nex! -
- Ciao -
Alleluia.
- Scusami amore... - le sussurrai all'orecchio, riprendendo da dove
avevo interrotto.
Ma nemmeno dieci secondi dopo squillò un altro cellulare.
Quello di Federica.
Con un ringhio andò a rispondere.
- Che c'è? -, tono più che scontroso.
...
- Sì, certo che ci sarò! -
...
- Il solito... -
...
- Davide, possiamo parlarne in un altro momento? -, non l'avevo mai
sentita così irritata.
...
- Scusa, ti chiamo io più tardi, ciao -
- Che cattiveria -, le sorrisi riportandola fra la mie braccia.
- E' frustrante questa situazione... -, borbottò,
lasciandosi stringere.
- Chiudi gli occhi -, lei obbedì.
Posai un bacio sotto al suo ombelico, discendendo lentamente. La sentii
sospirare.
Con una mano risalii a sfiorarle il seno.
- Ragazze! Il dolce! -, era mia madre.
Fede si tirò su di scatto e digrignò i denti.
Sembrava un gatto arrabbiato.
- Arriviamo - risposi, sapendo che Federica era troppo arrabbiata per
formulare una frase educata.
- Dai amore... -, le massaggiai le spalle, strofinando il naso fra i
suoi corti capelli profumati.
- E' davvero il colmo... -
- Un giorno ci rideremo su, vedrai -, dopo averle schioccato un bacio
sull'orecchio sinistro, aprimmo la porta e scendemmo in salone.
Anche Ofelia era arrivata, ora sedeva accanto a Lilith e discutevano di
politica. Mancavano solamente Hans, Clara e Luisa.
Il dolce consisteva in una torta di mele e un budino alla vaniglia.
- Io odio la vaniglia -, scoppiai a ridere. Federica era davvero di
umore nero. Peggio della pece.
Le carezzai lentamente la schiena, tentando di tranquillizzarla.
- Che hai? - le chiese Walter, sedendosi accanto a noi con una fetta di
torta in mano.
- Nulla -, lo stesso entusiasmo di un condannato a morte.
- Bugiarda - la pungolò suo fratello.
- Toglimi le mani di dosso - ringhiò scandendo ogni sillaba.
- Lasciatela stare un attimo, davvero - dissi, tentando di proteggerla
dalle loro attenzioni.
- Volete del budino? - ci chiese Margherita, che se ne stava
appropriando.
- No grazie -, mi sarei accontentata della superba torta di mele di mia
madre.
- Io sì! -, Simone glielo strappò dalle mani e si
mise
nel piatto una fetta decisamente abbondante, imitato prontamente da
Edoardo. Quando c'era da mangiare, i miei fratelli non si tiravano mai
indietro, erano due pozzi senza fondo.
Terminata la torta restammo quindici minuti circa a
chiacchierare. O meglio, io chiacchieravo, Federica annuiva.
- Mamma, è un problema se andiamo sopra? Voglio confrontare
i
miei appunti di storia con quelli di Mari, prima di scordarmene -, Fede
raccontò quella bugia con una discreta faccia tosta.
- Certo! -, lei ringraziò e salimmo in camera mia.
Appena entrammo mi gettò le braccia al collo e mi
baciò con foga, carezzandomi i capelli e il seno.
Senza una parola, sarebbe stato impossibile pronunciarne mezza!, ci
spostammo verso il letto.
Dopo alcuni abbraccia, baci e carezze, riuscii a raggiungere il mio
obiettivo, ingonocchiata di fronte a lei, nella posizione iniziale di
parecchio tempo prima.
Fede mormorò un "evviva", che fece ridere entrambe. Poi
tornai a
concentrarmi sul suo corpo. Contemporaneamente, le carezzavo le gambe e
i
fianchi.
Mi fermai un momento, ma solo per baciarla.
Sentivo che Federica stava tentando di trattenere i gemiti: da sotto
non si sentiva nulla di ciò che accadeva sopra, ma non
potevamo
rischiare comunque.
Assorta com'ero, anzi, assorte com'eravamo, nessuna delle due
avvertì i passi sulle scale spostarsi verso la mia camera.
Quando la porta si spalancò, quasi non ce ne accorgemmo.
Federica aprì gli occhi, io mi voltai di scatto.
Era Gianni. Immobile, sulla soglia, una mano ancora sulla maniglia,
l'altra chiusa a stringere il vuoto.
Nel giro di alcuni, eterni secondi, il tempo di realizzare la
situazione, la sua espressione da sbalordita e sconvolta, divenne
furiosa.
Federica prese i suoi slip e si ricompose, rapida. Io non mi mossi.
- Federica... ragazze... scendete di sotto, ora -, il suo tono non
ammetteva repliche.
- Papà... - tentò di spiegargli Fede, ma Gianni
le afferrò un polso.
- Zitta! - la ammonì puntandole un dito contro il viso. Poi
le diede uno schiaffo.
Trasalii.
Federica si morse il labbro inferiore, aveva gli occhi lucidi e sulla
guancia sinistra spiccava il segno rosso lasciato dalla mano di suo
padre.
Avrei voluto abbracciarla, proteggerla, impedire ciò che era
appena accaduto. Ma non osavo muovermi.
- Andiamo -, lo seguimmo.
Il mio cuore batteva così violentemente, che ogni battito
scuoteva tutto il mio corpo. Come avevo fatto a scordarmi
di chiudere a
chiave?!
Era stata tutta colpa mia.
Cosa sarebbe accaduto ora? Non volevo scoprirlo, ma sarebbe stato
inevitabile. A causa di una distrazione, ora rischiavamo di non poterci
più vedere.
L'unica speranza era mia madre.
Quando entrammo in salone, suo padre ci costrinse a prendere posto sul
divano e a rimanere con loro fino alle sei, ovvero finchè
non se
ne furono andati via tutti quanti.
Ovviamente, davanti ai suoi vecchi amici non avrebbe osato dire una
parola. Bastava Veronica a farlo vergognare.
Quando anche Hans e Clara si chiusero la porta dietro le spalle, Gianni
si alzò in piedi.
Tutta la sua rabbia sarebbe esplosa a momenti sui presenti.
Federica si strinse inconsciamente contro di me.
- Tutto bene, caro? -, era Erica, assolutamente ignara.
- Tutto bene un cazzo! - urlò alla moglie.
- Calmati! Si può sapere cosa ti prende? - gli chiese
Ludovico.
- Cosa mi prende?! Voi non avete visto... voi non avete appena visto...
-, era talmente furioso che non riusciva a mettere in fila le parole.
Ovviamente, Simone, Mattia e Walter avevano capito cos'era accaduto.
Mio fratello mi guardò, come per dire "sapevi che un giorno
l'avrebbero scoperto".
Sì, ma sarei stata io a dirglielo e sarebbe stato molto
meglio!
- Federica e Maria Cristina... di sopra... -, dallo sguardo che mi
rivolse mia madre, appresi che aveva intuito qualcosa.
- Per favore, Gianni, potresti andare al sodo? -, Erica era spazientita.
- Anche Federica è lesbica - rispose con rabbia.
Il silenzio ora pareva opprimente. Mia madre mi guardava senza volermi
dire nulla in particolare, mio padre stava assumendo un colorito fra il
rosso e il viola, mia sorella storceva il naso, schifata.
Sentii Federica tirare su con il naso, sulla palpebra inferiore le
scintillavano alcune lacrime.
- Tu non hai nulla da dire? - mi chiese mio padre.
- No - risposi a voce bassa.
- Da quanto tempo va avanti questa storia? -, Gianni stava
interpellando sua figlia.
- Da un po'... - rispose lei, la voce ridotta ad un sussurro.
- Un po' a quanto corrisponde?! -, il suo tono acido e aggressivo
faceva ritrarre sempre più Fede nel suo guscio.
- Corrisponde a più di due anni - risposi al posto suo.
- Cristo Santo! - esclamò Gianni, furioso.
- Non è il caso di bestemmiare - lo redarguì
Erica.
- Ma hai sentito?! -
- Certo che l'ho fatto, ma, ripeto, non scomodare le alte sfere per
questo! -
- Andiamo a casa, per favore - ringhiò Gianni.
- Papà, piantala con questa sceneggiata - saltò
su Mattia.
- Tu taci -
- Col cavolo! Guardala! E' pur sempre tua figlia! -
- Non è questo il punto - s'intromise mio padre.
- E quale sarebbe? -, anche Simone voleva prendere parte alla
discussione.
Io preferivo tacere e osservare.
Non avevo voglia di piangere, di parlare, di gridare o di muovermi.
Semplicemente speravo che tutto questo putiferio si placasse
rapidamente.
Ero come un sasso impassibile alla corrente.
Accanto a me, invece, Fede piangeva silenziosamente. La cosa che mi
feriva di più era vedere la sua tristezza.
Assorta nelle mie riflessioni, quasi non mi resi conto che si era
scatenata una vera e propria lite fra Mattia, Simone, mio padre e
Gianni, mentre i genitori di Walter assistevano imbarazzati.
- Mattia taci, prima che decida di rinchiuderti in casa a vita! -
- Rinchiudermi dove che sono maggiorenne?! Non hai alcun diritto su di
me! Lo capisci che tua figlia non è cambiata? Ha solo una
diversa visione della vita! -, non avevo mai sentito Mattia sbraitare
con tanta foga.
- Diversa un cazzo! Ma porca puttana, è una cosa
perversa!
-, Federica si lasciò scappare un singhiozzo più
rumoroso a
quelle parole.
Decisi che era tempo di far sentire le mie grida.
Mi alzai in piedi di scatto.
- Come ti permetti di definire "perversa" la nostra relazione?! Su che
basi? Solo perchè siamo due donne? Credevo foste
più
aperti mentalmente, molto più aperti! -
- Sì, perchè siete due ragazze! E io sono aperto
quanto
basta! Ciò che è successo prima... erano solo
stronzate
da ragazzini con troppi ideali utopici per comprendere quel
è la
vera realtà! -
- Gianni, basta! -, ora era intervenuta anche mia madre.
- Paola, non è il caso -, mio padre aveva fatto un passo
falso: mai contraddire così sua moglie.
- Invece è il caso eccome! - sbraitò - Punto
primo: se
sono state assieme per più di due anni e tu non l'hai mai
saputo, perchè dovrebbe essere ora diverso il rapporto con
tua
figlia? Punto secondo: se hanno una relazione da così tanto
tempo, dubito che sia una semplice scarica di ormoni, ti pare? Punto
terzo: ... -, Gianni le impedì di proseguire con la sua
lista.
- Punto terzo: mia figlia se la fa con una donna! Cazzo! Una donna! -
- Gianni, andiamo a casa, hai dato abbastanza spettacolo... -
- Ecco, andiamo, è meglio -
Federica non osava muoversi. La guardai nei grandi occhi acquosi, vi
leggevo solo paura.
Poi, inaspettatamente, sua madre parlò.
- Amore, tu resta da Mari, sempre che per Paola non sia un problema...
-, mia madre annuì, contenta della soluzione.
- Ma certo, resta pure! -
- Vieni Mati, andiamo a casa -
Quando tutta la famiglia Mantovani, tranne Federica, uscì,
mio padre e mia madre andarono nella loro stanza.
Era in arrivo una bufera.
- Sai, l'ho sempre saputo -, era la prima volta che Margherita apriva
bocca.
- Come? -
- Per mia sfortuna, siamo gemelle -
- Non so di chi sia la sfortuna più grande -
- Ragazze, piantatela -, era Simone.
- Me ne vado, non ho voglia di discutere con una del genere -,
Margherita si alzò e si diresse verso la sua stanza. Non la
mandai a quel ben noto paese per intercessione divina.
Anche Edoardo, senza dire una parola, se ne andò.
- Cucciolina... -, mi sedetti accanto a Federica e l'abbracciai forte.
Lei aveva smesso di piangere, ma non di tremare.
- Vi lascio sole... ragazze, mi dispiace -, mi diede una pacca sulla
schiena e strinse la spalla di Fede, poi anche lui se ne
andò.
- Vieni amore, andiamo di sopra -, la presi per mano.
Ciò che suo padre aveva detto era stato terribile, l'avevo
umiliata e ferita nel profondo. Non l'avrebbe scordato facilmente.
Sapevo che mio padre pensava esattamente le stesse cose, ma non aveva
avuto il coraggio di pronunciarle a voce alta, conoscendo mia madre.
Era davvero divertente scoprire che tuo padre ti consideravano uno
scarto della natura e una pervertita.
Ma cosa mi importava? In fondo, io amavo Federica, volevo solo starle
vicino, con o senza l'appoggio di mio padre.
*
- Decisamente non ti
invidio... dev'essere stato orribile -, Giorgio scosse il capo.
- Puoi giurarci -
- Ma perchè ha reagito così male? -
- Oltre al fatto che non ci ha trovate in una situazione...ehm...
casta, credo fosse anche causa di Veronica -, lui convenne.
- Ora però avete risolto, vero? -
- No, ma non importa. Cioè, tollerano la nostra relazione
per
serena convivenza, altrimenti Erica e mia madre li ammazzerebbero -
- Dev'essere terribile sentirsi dire certe cose da un genitore... -
- Lo è -
*
10 Novembre 2009
Montenotte
17.43
Cara Federica,
com'è stato il tuo pomeriggio con Ludovica?
Io sono appena tornata a
casa e, prima di chiamarti, voglio buttar giù qualche riga.
Prima di tutto, Giorgio
sa di noi. Non
gliel'ho detto io, ma l'ha capito e ormai non aveva senso raccontargli
una bugia.
L'ha presa decisamente bene, anzi, sapevi che lui e Davide avevano
fatto una scommessa?
Giorgio sosteneva che noi tenessimo nascoste a loro le nostre relazioni
(etero), mentre Davide pensava che stessimo assieme. Mi ha confidato
che ne hanno parlato spesso, soprattutto da quando sei partita.
Li ha insospettiti maggiormente il mio comportamento eccessivamente
depresso, in particolare se n'è accorto Giorgio. A proposito
di
Giorgio, dopo devo dirti una cosa...
Comunque Davide ancora non lo sa e voglio aspettare che tu sia
presente!
Poi Giorgio ha voluto alcune informazioni riguardo all'inizio della
nostra storia e a quando l'hanno scoperto i nostri genitori. Ovviamente
gli ho raccontato tutto, glielo dobbiamo.
Oh amore, ho voglia di stringerti forte! Sono stata tanto male
immaginandoti ridere e scherzare con quella tua amica...
Quasi quasi prendo, scappo e vengo da te! Non sarebbe una cattiva idea!
Magari il ponte dell'Immacolata. Oppure potresti venire nuovamente tu...
Insomma, ci metteremo d'accordo in qualche modo!
Ho avuto proprio una bella idea!
Salutami tanto Mattia, ora corro a telefonarti!
Ti amo
Maria Cristina
****
Che ne dite? Mi sono ispirata per
metà a esperienza personale, per l'altra metà al
racconta di un'amica.
HinaNaru:
lo so, Mari è davvero fortissima, ma anche Giorgio ha una
testa tutta particolare!
piccola peste:
concordo con te, comunque per la successiva rivelazione non dovrai
attendere troppo!
hacky87:
sono contenta che ora ti sia tutto chiaro! Sì, non bisogna
mai perdere la speranza :)
the angelus:
se ti consola,
nemmeno a me è andata così... cioè,
diciamo che
era una situazione parecchio strana e che lei teneva il piede in due
scarpe, ma non scendiamo i dettagli! Capisco che una parte di te tifi
per Momo, anche una parte di me lo fa! E' così carina...
però quando vuole diventa davvero una strega :P
reby94:
grazie per i complimenti! Già, la loro storia è
parecchio tenera...
Asterope:
grazie mille! Spero tu abbia gradito anche questo flah-back ;)
harderbetterfasterstronger:
già, dovrebbero farla Santa! Mi fa davvero piacere quello
che hai scritto, sono lusingata!
Apia:
figurati, don't worry ;)
Sono contenta che la storia ti piaccia sempre più! Concordo
con
te, Monica è molto ambigua, tende a non fidarsi troppo degli
altri e ad assumere atteggiamenti distaccati e "strani", tranne che con
Antonella, la sua migliore amica, l'unica che la conosca davvero.
Grazie ancora a tutti quanti!
A presto
Mizar
|
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Capitolo 15 *** Il Ritmo della Pioggia ***
t.s.e.CAP15
Galvanizzata dalla sconfitta (lo so, sembra un
ossimoro, ma
quando perdi 3 a 2, l'ultimo set 15 a 13, contro una squadra di ochette
smorfiose, anche se hai perso sei consapevole di non aver lasciato loro
3 punti, e ciò ti rallegra! Tiè!!) ho scritto a
velocità supersonica! Ed
eccovi l'aggiornamento :)
Ho indugiato un po' a pubblicarlo solo per aumentare la suspance (e
perchè ho avuto una settimana di cacca), non vogliatemi male
per
questo!
Buona lettura
****
Capitolo XV
IL RITMO DELLA PIOGGIA
14 Novembre 2009
Roma
10.02 a. m.
Cara Maria Cristina,
non ho nessuna voglia di seguire l'ora di recupero di matematica,
quindi ti scrivo per occupare il tempo.
Ho parlato con Giorgio, ma credo che tu lo sappia già. Avevi
ragione e ti chiedo davvero scusa per non aver acconsentito a metterlo
al corrente prima!
Ovviamente, quando ho scoperto che ha una cotta per te, sono rimasta a
bocca spalancata! Non me lo sarei aspettata, e devo ammettere che un
po' m'infastidisce...
Quel pomeriggio da Ludovica non è stato nulla di
eccezionale,
non ho fatto altro che pensare a te. Anche se lei mi ha detto che ho
suonato davvero bene,
sono estremamente convinta di aver fatto schifo: non ero per nulla
concentrata!
Sai cosa? Mi sentivo in colpa... sì, in colpa
perchè ero con lei, lontana da te...
La tua idea di vederci per l'Immacolata è fantastica! Vorrei
esultare, ma non credo che la mia professoressa sarebbe molto contenta!
Mi raccomando, salutami tutti quanti!
Un bacione grande grandissimo
Ti amo
Federica
*
- Che freddo... -
brontolai, mentre attraversavo il giardino diretta alla cassetta della
posta.
Federica mi aveva assicurato di aver spedito correttamente la lettera,
ma era ormai passata quasi una settimana da quando l'aveva imbucata e
di
essa nemmeno l'ombra.
Fu così che quando riconobbi la sua ordinata calligrafia,
feci un mezzo balzo per la gioia.
- Che succede? -, eccolo.
- E' arrivata! -
- Meno male, non ti avrei retta ulteriormente - scherzò
Giorgio.
- Dai, entra, sto morendo di freddo -
Mi sfilai la giacca e i guanti, di cui ultimamente non potevo fare
davvero a meno: il solo pensiero di uscirne priva mi faceva raggelare.
Salimmo rapidi in camera mia. Dovevo parlargli.
- Su, dimmi tutto -, si sdravaccò sul mio letto.
- Allora... hai presente Monica, quella dell'altra classe, vero? -
- Certo! La crisalide che divenne farfalla... e che farfalla! -, gli
lanciai addosso il quaderno di matematica, che lui parò con
un
colpo.
- Sii serio, è importante... comunque, sta sera vuole che
esca con lei... -
- E allora? -
- Lei ed io, da sole... insomma, è un dannatissimo
appuntamento! -
Lui rimase a guardarmi, incapace di proseguire il discorso.
- Sveglia! Cosa devo fare? Ci vado? -
- Aspetta, rewind. Perchè questa volta dovrebbe essere
diversa dalle altre? -
Sbuffai, ma poi glielo spiegai.
*
- Ciao Nex, ci vediamo
venerdì sera! -, dopo averla salutata, mi avviai verso il
parcheggio.
Poi vidi che lei mi stava aspettando.
Monica aveva appena finito di fumare una sigaretta e l'aveva gettata a
terra.
- Ehi, ciao! Che fai qui? - le domandai, sorridendole. La sua presenza
era davvero inattesa.
- Hai progetti per sabato sera? -
- Nulla di particolare, dovrei andare a mangiare qualcosa con i miei
amici... -
- Vorresti uscire con me? - mi chiese all'improvviso. Pareva averci
meditato sopra per parecchio tempo. Lo intuii dal tono della sua voce.
- Come, scusa? -, allibita, non c'erano altre parole.
- Un appuntamento - spiegò lei. La sua espressione era
impassibile. Doveva essersi allenata molto per riuscire a mantenerla
con così poco sforzo.
Io non ne sarei stata in
grado.
- Io... non... vedi, non
lo so... -
Se ci era rimasta male, non lo dava a vedere.
- Non importa, lascia stare -, Monica stava frugando nella sua borsa,
non smise finchè la sua mano riemerse con il pacchetto delle
sigarette. Era nervosa.
- No Momo, va bene... un appuntamento... ehm, come amiche -, ma come
faccio a dire certe cazzate?!
- Sei sicura? - si fermò a mezz'aria, la fiamma
dell'accendino che cancellava un po' d'oscurità.
- Sì, ci sentiamo ancora per i dettagli, va bene? -, lei
annuì entusiasta, riponendo sigaretta e accendino nella
borsa.
- Grazie -, si sporse per baciarmi una guancia, poi, dopo avermi
salutato con la mano, se ne andò.
*
- Ma ormai le hai detto di
sì! -
- E' questo il punto! Mi sento in colpa, capisci? Nei confronti di
Federica... -
- Ma, aspetta un momento... -
- Che c'è? -
- Ma Monica... ehm, è un po' brutto dirlo così
ma... da che parte sta? -, gli scoppiai a ridere in faccia.
Hai intuito cose ben
più complesse di questa e poi ti perdi nella pozzanghera!
- Ma allora sei proprio uno zuccone! E' lesbica, accidenti! Altrimenti
non mi farei tutti questi problemi, ti pare? -
- In effetti, hai ragione... -
- Insomma Giò, mo' che faccio? -, coricai sul tappeto,
fissando il cielo attraverso i velux sul soffitto.
- Esci con lei. Se tu ami Fede e con lei ti vedi solo come amica, non
ci vedo nulla di male -
- Io sì... -
Quando il cellulare di Giorgio squillò, sobbalzai.
- Pronto? -
...
- Ah ciao! -, mi fece un segno di scusa e poi si rifugiò in
bagno.
Con chi stai parlando?
Non avevo intenzione di origliare la conversazione solo
per soddisfare la mia curiosità, avrei atteso sue
spiegazioni.
Dopo esattamente tre minuti, tornò nella mia stanza.
- Che succede? - chiesi con nonchalance.
- Nulla -, arrossì fino alla punta delle orecchie.
Beccato!
- Dai dimmi, chi era? - lo stuzzicai.
- Sapessi... -, finse un'aria vaga e distaccata.
Sbuffai, ma non insistetti. Se Giorgio non voleva rivelare qualcosa,
bè... ormai la sua fama di muraglia di cemento armato era
decisamente consolidata.
- In conclusione, vado o mi invento una scusa? -
- Vai, cosa ti potresti inventare? Ho l'influenza suina? Non ha
senso... -
- Farò così, però devo prima dirlo a
Federica -
- A proposito di lei... è vero che verrà per
l'Immacolata? - mi chiese entusiasta.
- Già... però sarebbe anche bello se andassimo
noi da lei. Le porteremmo qualcosa di famigliare -
- Non credo ci sia abbastanza spazio per tutti -
- Possiamo sempre chiederle informazioni più specifiche...
-, convenni con lui.
Chiacchierammo ancora, fino a pomeriggio inoltrato, poi Giorgio
tornò a casa a prepararsi per la sera: sarebbe andato a fare
un
giro con i suoi compagni del coro.
Lanciai un'occhiata all'orologio. Due minuti alle sei.
Spalancai le ante del mio armadio, indecisa.
Era giusto uscire con Monica?
Dovevo assolutamente chiamare Federica.
Ero in ritardo.
Ed è una cosa che detesto profondamente.
Fà che non
sia già arrivata...
Eccola, seduta su una panchina, leggeva. Il libro sorretto
da mani guantate azzurro pastello.
I lunghi boccoli le nascondevano in parte il viso, teneva le gambe
fasciate dai jeans accavallate e, a brevi intervalli, si scostava la
frangia dagli occhi.
- Cucù - le dissi allegramente, sbucandole di fronte
all'improvviso. Lei sobbalzò, poi scoppiò a
ridere.
- Cosa leggi? - le domandai, sedendomi alla sua sinistra.
- Germinale -
- Roba pesante, come mai? -
- Amore e rivoluzione, comunismo e ideali, che vuoi di più?
-,
quando parlava di libri la sua espressione si addolciva, come se
dimenticasse per un attimo di tenere alzata la corazza che la separava
dal resto del mondo.
Le sorrisi di rimando.
- Dove andiamo a mangiare? - le chiesi, mentre lei riponeva il volume
nella borsa di tela.
- Spero ti piaccia la cucina cinese -
- Assolutamente! -, già pregustavo gli involtini primavera e
gli
immancabili spaghetti saltati con il maiale, menù fisso
delle
mie cene in quel locale.
- Hai ancora sentito Federica? - mi chiese mentre ci incamminavamo.
- Sì, finalmente è arrivata la sua lettera,
proprio oggi pomeriggio! -
- Cosa diceva di bello? Qualche novità? -, teneva le mani
guantate in tasca e la bocca nascosta dalla sciarpa.
- Mi ha parlato di quel pomeriggio... -, perchè te lo sto
raccontando?
- Tutto bene? -, mi posò una mano sulla spalla.
Aveva
intuito che nascondevo qualcosa da come avevo abbassato il tono della
voce.
- No, cioè... sì. Mi ha scritto che si
è sentita
in colpa... perchè era con un'altra ragazza, sapendomi
lontana -
- Non dovresti essere felice? -
- Sì, certo. Però... non so, ho un brutto
presentimento... -
- Sarà solo frutto della tua agitazione, quando la rivedrai
chiarirete -
- Spero... ma non è solo frutto della mia agitazione, quando
l'ho chiamata per dirle che sarei uscita con te e assicurarle che siamo
solo amiche eccetera, lei mi ha detto con nonchalance che anche lei
sarebbe uscita con Ludovica. Da sole -, sottolineai le ultime due
parole, quelle che mi avevano ferito di più.
- Ma anche noi due siamo sole... -, mi lanciò una fugace
occhiata di ghiaccio.
- Sì, però... -
- Nessun però, è così...
però tu ti fai delle remore -
- Sì, insomma... capiscimi, è normale! -
- Già, lei invece esce tranquilla e quasi si scorda di dirti
che
è sola con Ludovica. Non mi sembra che tu gliel'abbia mai
nascosto -
- Lo so... -
- Sei arrabbiata? -
- Non ne ho idea, sono solo molto confusa... non capisco per quale
motivo non me l'abbia detto subito! Ho questa forte sensazione che, se
non l'avessi chiamata io, lei non mi avrebbe detto nulla. Secondo te
sono io che sbaglio, che mi preoccupo troppo? -
- Non direi... è lecito sentirsi gelosi ed
esclusi dalla vita della persona che si ama, specialmente se la
distanza è grande -
Rimasi in silenzio a riflettere.
Monica, del resto, aveva ragione. Perchè
mi preoccupo tanto, mentre per lei è tutto così
semplice e scontato?
E perchè
prima mi confessa di
sentirsi in colpa per quel pomeriggio trascorso con Ludovica, poi pare
dimenticarsi di me al sabato sera? Federica, io ti amo... questa
distanza ci fa male, ma dobbiamo resistere. Siamo state troppo abituate
alla continua e costante presenza l'una dell'altra, che ora mi sembra
di soffocare.
- Mari... -, Monica mi trascinò bruscamente sulla Terra.
- Scusa, ero sovrappensiero... -
- Siamo arrivati -
Il ristorante era gremito di gente, quasi si soffocava nell'ingresso a
causa della calca.
Qualche "permesso" e gomitata più tardi, ci eravamo fatte
strada in quella jungla di giubbotti.
- Buonasera -, la cameriera ci rivolse un sorriso a metà fra
il rassegnato e l'esasperato.
- Ho prenotato un tavolo per due -
- Nome? -
- Zarkovskaja -
- Ah sì, seguitemi -
Facendoci largo in in un mare di tavoli di ogni forma e dimensione, ne
raggiungemmo uno, quadrato, incastrato in un angolino. Sembrava di
essere in castigo.
Dopo tutte quelle similitudini avventurose mi era preso un attacco di
fame. Dovevo assolutamente mangiare qualcosa.
Monica si sbottonò il cappotto e, dopo essersi sfilata la
sciarpa con un gesto elegante, si sedette di fronte a me.
Indossava una dolcevita viola scuro e sopra uno scaldacuore di lana
grigio. Ai lobi erano scintillavano due grandi cerchi argentati.
Monica, sei bellissima...
- Sai già cosa ordinare? - le domandai, aprendo
il
menù. Ormai era un'abitudine, giusto per non restare con le
mani
in mano.
- Riso alla cantonese e maiale in agrodolce, un classico -, il suo
sorriso era molto più rilassato e spontaneo del solito.
- Tu, invece, hai deciso cosa farai per l'Immacolata? -
- Sì, ho avuto un'idea geniale proprio prima di uscire di
casa, per questo ho fatto tardi -, gongolavo al solo pensiero.
- Racconta -
- Le faremo una sorpresa, Giorgio, Davide ed io, ho già
parlato
con la madre di Federica. Prenderemo l'aereo sabato mattina, mentre
Federica è convinta di partire nel pomeriggio,
così la
batteremo sul tempo e piomberemo in casa sua. Spero ne sarà
felice -, il mio sorriso ebete pareva indelebile.
- Io lo sarei... -
- Comunque, abbiamo pensato ad ogni cosa: per la notte, dato che il
loro appartamento non è grande, ovviamente io
dormirò con
Federice, mentre Giorgio e Davide si porteranno i sacchi a pelo e
campeggeranno sul tappeto -
- Poverini - rise Monica, scostandosi i capelli dalle spalle.
- Hai qualche programma per il ponte? -
- No... credo che mi trasferirò da Antonella! Mia madre ha
portato a casa l'ennesimo idiota... -
- Mi dispiace -, non sapevo cos'altro dirle o in che modo consolarla.
- Ormai mi sono abituata: nel giro di qualche settimana sarà
sostituito, non preoccuparti -
Una cameriera piccolina con lunghi capelli neri interruppe i nostri
discorsi per prendere le ordinazioni.
- Grazie -, le porsi i menù.
- Vieni spesso qui? - le chiesi.
- Sì... -
- Con Antonella? -, solo in quel momento mi resi conto che non
conoscevo gli altri amici di Monica.
Lei annuì e poi aggiunse - Qualche volta anche con le
compagne di squadra o con altri amici... -
- Frequenti qualcuno della tua classe? -
- No, nessuno... non... non ho legato con nessuno di loro -
- Come mai? -
- Non saprei, credo sia perchè loro si conoscevano
già
tutti quanti, io ero solo quella timida con il naso sempre fra i libri,
oltretutto sono mezza russa,
non attiravo il loro interesse e la cosa era reciproca -
- Sì, in effetti, non per offenderti, ma la mia classe non
può soffrire la tua... -
- Già, anche questo è reciproco... Soprattutto
Valentina -
- Non mi parlare di quell'asina perchè mi resta la cena
sullo stomaco -, ogni volta che la sentivo nominare m'irrigidivo.
- Avete litigato? -
- Sì, dal primo giorno di quarta ginnasio. E' solo
un'insulsa oca giuliva... -
Monica sorrise, scoprendo appena i denti regolari.
- Perchè avete litigato? - mi chiese curiosa. Eccola, ora
poteva
vederla davvero: le sue difese si erano abbassate, mi stava mostrando
il suo vero volto, sorridente e pacifico.
- Perchè lei voleva sedersi vicino a Federica, al posto mio
-
- E per quale motivo? -, Monica era scoppiata a ridere.
- Sosteneva che le sembrava una ragazza interessante, alla sua
"altezza", perchè la conosceva come musicista - mimai le
virgolette con le dita, mentre Monica continuava a
ridacchiare scuotendo il capo, - Io l'ho mandata al diavolo, dicendo
che lei non era nemmeno un quarto di Federica. E così
Valentina
si è infuriata come una belva e ha cominciato con una
tiritera
della serie: perchè tu non sai chi sono io, non sai cosa ho
fatto, eccetera eccetera... Le mancano solo le ragazze-lacca -
Non avevo mai visto Monica ridere così tanto.
- Ferma! Questa volta tocca a me -, le afferrai il polso prima che
potesse iniziare a cercare il portafoglio.
- Non posso, io ti ho solo offerto un gelato... -
- Sciocchezze, non farti problemi -, prima che potesse replicare porsi
venti euro al cassiere.
Con le sciarpe ben strette attorno al collo, ci avventurammo nell'aria
sempre più gelida di fine novembre.
- Ascolta... -, non riuscì a terminare la frase che le
squillò il telefono.
- Solo un secondo - si scusò, poi rispose.
- Che vuoi? -, era arrabbiata.
...
- Cosa?! E che dovrei fare? -
...
- Va bene, ciao -, staccò il telefono e lo gettò
con rabbia in fondo alla borsa.
- Ehi Momo, è successo qualcosa di grave? -, le misi un
braccio attorno alle spalle. Aveva gli occhi lucidi.
- No... nulla... -, sbattè più volte le palpebre,
scuotendo il capo, tentando di ricacciare il pianto.
- Sediamoci un attimo - dissi, indicando una panchina nei giardini
accanto al locale.
Fece un respiro profondo, poi si decise a parlare.
- Mia madre vuole la casa libera per poter scopare liberamente con la
sua ultima fiamma -
Non avevo idea di come replicare: la mia famiglia era decisamente
più tradizionale.
- Ascolta Momo... tua madre vuole che tu dorma fuori casa? -, mi si
stava delineando qualcosa nel cervello.
- Sì... -
- Da me c'è spazio... -, ecco che quel qualcosa aveva preso
forma.
- Davvero? -, Momo, non
avevo mai visto i tuoi occhi così felici.
- Grazie - sussurrò, abbracciandomi.
- Vuoi che iniziamo già ad incamminarci? - le
domandai, lei non accennava a sciogliere la stretta.
- Va bene... -
- Fantastico... - mormorò quando fummo davanti al cancello
di casa mia.
- Ti piace? -
- E' bellissima! -, i suoi occhi saettavano dal grande giardino, al
terrazzo, alla veranda, finchè si posarono sulla porta
d'ingresso, che si era aperta.
- Mari, sei già a casa? - era mia mamma, con un sacco della
spazzatura in mano, destinazione: cassonetto.
- Sì, ascolta... la mamma di Monica ha... ehm, bisogno della
casa, potrebbe fermarsi a dormire? -
- Ma sì, certo, non vedo alcun problema. Ora entrate, prima
di prendere altro freddo - disse con un sorriso.
Mentre noi ci dirigevamo verso il cono di luce proiettato dalla porta,
lei andava nella direzione opposta.
- E' accogliente -, pareva che casa mia fosse troppo grande per lei,
dato che continuava a parlare a voce quasi inudibile. Si sentiva
spaesata.
- Ciao -, mio padre era seduto sul divano, probabilmente lui e mamma
stavano guardando un film.
- Ciao, come mai sei già tornata? Fa freddo? -
- Anche... lei è Monica - gliela presentai.
Lui esitò per un momento prima di stringere la mano che lei
gli
aveva porto. Probabilmente pensava che fosse una mia amante.
- La mia stanza è sopra - le dissi, aprendo l'armadio
nell'ingresso per riporre le nostre protezioni contro il gelo.
- E' sempre stato il mio sogno avere la camera da letto in mansarda -
- Per una notte potrai realizzarlo -, le feci l'occhiolino.
Dopo averle fatto riporre le scarpe bagnate in lavanderia, andammo al
piano superiore.
- E' carino qui... -, si sedette sul mio letto, guardandosi attorno.
- Li hai fatti tu? - mi chiese, indicando i vari disegni a china appesi
alle pareti.
- No, non ne sarei in grado. E' stata Federica, sono molto belli, vero?
-
- Sì -
Scese un silenzio imbarazzante, da parte sua di quelli in cui hai paura
di aprire bocca e dire una stupidaggine colossale, da parte mia
di quelli che sanno che l'altra persona si aspetta qualcosa, ma non
sanno cosa.
- Ehm, vuoi un pigiama? -, ecco,
la cretinata è uscita, brava Mari.
-Sì, grazie -
Aprii un cassetto e le porsi un pigiama lungo a righe rosse, verdi e
gialle.
Quando glielo posai fra le mani, mi regalò un dolce sorriso.
- Posso cambiarmi? - chiese, arrossendo.
- Certo -
Io indossai i pantaloni blu scuro di un pigiama e una canottiera nera.
Lei era così graziosa nel mio pigiama, che pareva una
bambola.
- Ti va di chiacchierare un po'? - mi domandò, io annuii,
arrampicandomi sul letto e prendendo posto accanto a lei.
Monica sapeva essere davvero affascinante, con i suoi occhi
così
espressivi, i suoi ragionamenti labirintici e quel suo modo originale e
profondo di osservare le cose.
Seduta sul mio letto, con indosso il mio pigiama, era come
un'illusione, una proiezione della mia coscienza.
Momo, che sto facendo?
Non dovresti dormire qui...
Mi rendevo perfettamente conto che Federica non ne sapeva
nulla. Amore mio,
dovrei dirtelo? Ti fidi di me?
- Hai mai desiderato qualche altra donna, oltre a
Federica? - mi chiese improvvisamente.
- Escludendo fantasie su donne famose, no. Certo, ho detto
più
volte "quella è proprio bella" o altri commenti sull'aspetto
estetico di qualche ragazza, ma da lì al provare sentimenti
ero
lontana anni luce -
Lei annuì, poi sbadigliò e solo allora mi resi
conto di quanto fossi stanca.
Era circa mezzanotte, e il mio cellulare squillò.
Era lei.
- E' Fede, rispondo solo un attimo - mi scusai e poi premetti il tasto
verde.
- Pronto? -
- Ciao amore! - trillò lei, vivace e pimpante come se avesse
appena dormito dodici ore di fila.
- Ehi... com'è andata la serata? -
- Benissimo, la tua? -
- Ehm... veramente Monica si ferma da me sta notte -, le lanciai uno
sguardo colpevole.
- Cosa?! -, era furiosa.
- Fede... aspetta... -
- No! Quand'è che l'hai deciso?! Senza nemmeno dirmelo?! -
stava sbraitando e quasi non riuscivo a capire le sue parole.
- No, amore, ascolta, è una cosa decisa all'ultimo
momento...
è che sua madre ha bisogno della casa libera, l'ha lasciata
fuori
così e io... -
- Già, tu dovevi portarla in casa tua, come un cane
abbandonato,
immagino che dormirà con te -, ora pareva sull'orlo delle
lacrime.
- Non lo so... ascoltami, lo sai che... - m'interruppe bruscamente.
- Sì, certo, divertiti -, mi staccò il telefono.
- Fede! - urlai, inutile, aveva buttato giù.
Lanciai con rabbia il cellulare sul tappeto, mentre gli occhi mi si
velavano di lacrime.
Monica mi posò una mano sulla spalla.
- Momo, cosa avrei dovuto fare? - le chiesi, abbracciandola.
- Ti chiedo scusa se la mia presenza qui è un problema.... -
- No, no... - singhiozzai.
- Richiamala - sciolse l'abbraccio per andare a recuperare il telefono.
Composi il suo numero con dita tremanti.
Il cliente da lei
chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo... Cazzo!
- L'ha spento -
- Prova con quello di suo fratello o di sua madre... -
Annuii.
Il telefono di Mattia suonava a vuoto, quello di Erica era spento.
- Non piangere, ti prego, domani chiarirete... -, stretta fra le sue
braccia tentavo di farmene una ragione.
Avrei davvero dovuto.
Peccato che fosse così difficile. Non avevo mai mentito a
Federica, non avevo mai violato la sua fiducia ne' le mie promesse, e
lei lo sapeva.
Cos'era cambiato? La distanza? Plausibile, la distanza che aveva
generato questa coltre di gelosia e sospetto. Bisognava scacciarla.
- Dormiamo, sei molto stanca... - sussurrò al mio orecchio,
scostandomi i capelli dal volto.
M'infilai silenziosamente sotto il piumone, lei accanto a me. Nel mio
letto c'era spazio sufficiente per entrambe.
Rimanemmo a guardarci per un po': i miei occhi arrossati nei suoi di
ghiaccio. Un brivido mi corse rapido lungo la schiena.
Decisi che era meglio se mi voltavo.
- Buonanotte Momo - la sentii avvicinarsi alla mia schiena,
finchè non percepii il suo respiro caldo vicino al mio collo.
- Notte Mari -
Mi svegliai di soprassalto, sudata, affannata.
Pioveva. Il ritmo violento di quell'acquazzone produceva un rumore
sordo e metallico contro il tetto.
Un ritmo che, accostato al ticchettio della sveglia, produceva una
sorta di melodia. Ma qualcosa interferiva con quella sinfonia.
Il mio cellulare stava vibrando. Lanciai un'occhiata al quadrante della
sveglia: le quattro e dieci.
Quando realizzai che il cellulare stava davvero squillando, scostai il
piumone con un calcio e mi ci tuffai letteralmente sopra.
- Pronto? - risposi agitata. Era Federica.
- Amore mio... -
- Oh Fede, ti prego, perdonami! Lo sai che non ti tradirei mai, lo sai
che ti amo! Sì, lei è qui con me, ma ti giuro su
Dio che
non è successo nulla, lo capisci che ciò che
provo per te
è troppo forte per poter essere messo a rischio? -, le
parole e
le lacrime sgorgavano senza freno, tanto era il desiderio che ogni mio
pensiero la raggiungesse.
- Mari... ti amo, sono io che dovrei scusarmi, davvero! Io mi fido di
te, assolutamente... -
- Fede... - sussurrai, mentre il rubinetto delle lacrime iniziava a
chiudersi.
- Volevo davvero chiederti scusa, se fossi lì con te sarei
in ginocchio ai tuoi piedi -
- Non sarebbe necessario -
- Grazie amore mio, grazie -
- Sono felice che tu abbia chiamato -, lo ero davvero.
****
Per tutti coloro che volevano sapere della
sorella gemella:
ogni cosa a suo tempo, perchè la ragione esatta non la
conosce
nemmeno Mari, c'è bisogno che prima accada una cosa e poi la
situazione si sbloccherà ;)
Quindi armatevi di pazienza e presto avrete la vostra risposta!
Ora spazio alle risposte:
reby94: sono
felice che ti piacciano i miei flashback ;) e grazie per i complimenti!
the angelus:
ho sempre sostenuto l'esistenza della telepatia! In ogni
caso hai ragione, non ci avevo fatto caso, ma Paula assomiglia molto a
Gianni (odiosi uguali!)
Asterope:
sì, Gianni è decisamente esagerato e le madri
saranno delle preziose alleate! Comunque, per la tua immensa gioia,
rieccoti Monica :)
piccola peste: spero di non
averti fatta stare troppo male, ma se hai
provato qualcosa significa che non ho scritto in modo obbrobrioso ;) In
ogni caso, Gianni è stato davvero molto duro! Sono contenta
che ti piaccia il capitolo!
HinaNaru:
non pensavo fosse un problema, spero tu non abbia fatto troppa
confusione! Grazie anche a te per i complimenti!
hacky87: no,
fortunatamente non ho vissuto una scena simile, ma credo che mio padre
reagirebbe allo stesso modo! Già, il legame delle due
protagoniste è davvero molto saldo, anche se sta venendo
messo a dura prova...
harderbetterfasterstronger:
davvero scioccante un padre che ti urla certe cose, hai ragione, e
certamente questo le ha unite ancora di più, anche
perchè il patatrac l'hanno fatto assieme! Comunque, grazie
per avermi avvertito, perchè non me ne sarei accorta,
stordita come sono ;)
Apia:
già, un flash-back decisamente lungo, di cui la prima parte
può anche sembrare comica, ma il finale lo è un
po' meno... mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto!
Veive:
scegli tu ;) Sì, sei una persona davvero insensibile (o
è solo la tua risata isterica?)! Ma si spera che tu non
abbia quando si sono scoperti gli altarini, altrimenti saresti davvero
indecente! E di gente ignorante non c'è n'è solo
in questo capitolo, cara puzzolina!
cammy:
grazie per i complimenti! Non ti farò attendere troppo
(spero!) :)
Grazie mille al quadrato a tutti quanti!!!!
A presto
Mizar
|
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Capitolo 16 *** Salmerino di Fontana ***
t.s.e.CAP16
Ed eccoci giunti al 16° capitolo! Grazie
a voi che avete avuto la pazienza di sopportarmi ;)
****
Capitolo XVI
SALMERINO DI FONTANA
Quando il sole s'insinuò fra le tapparelle, mugugnai,
rigirandomi fra le coperte, finchè non toccai un corpo caldo.
Monica.
Mi ero completamente scordata di lei.
Fortunatamente con Federica la questione era stata risolta, ma mi
pareva comunque ingiusto essere lì accanto a quella
bellissima
ragazza, che avevo ormai capito avere una cotta per me.
Quindi stavo anche facendo soffrire Monica, perchè ero certa
che
non avrei mai lasciato Federica, ero troppo legata a lei.
Ma guardandola dormire, così indifesa, quasi mi veniva
l'istinto
di stringermi a lei, di cullarla. Pareva un'ipocrisia, era illogico:
proteggerla da me stessa.
Perchè, Momo,
perchè eserciti questo fascino su di me?
La mia Armida* continuava a dormire, i boccoli sparsi
attorno al
capo, formando una sorta di aureola ramata. Glieli sfiorai con la punta
delle dita.
E come avesse avvertito il mio tocco, spalancò gli occhi di
quell'azzurro così chiaro, che si confonde con il grigio.
- Mari... -
mormorò, allungando le membra intorpidite.
Così facendo, scoprì una generosa perzione del
suo ventre. Quasi sussultai.
La sua pelle così chiara mi ricordava terribilmente quella
di Federica.
- Dormito bene? - mi chiese, avvicinandosi. I suoi movimenti sinuosi
come quelli di un gatto.
- Sì... tu? -
- Perfettamente -, si strinse a me, posando il capo sul mio seno.
Reagendo quasi come un automa, le carezzai i capelli, poi scesi lungo
la sua schiena. Quando le sue mani tiepide s'insinuarono sotto la mia
maglia, per sfiorarmi l'ombelico, fremetti.
No, Mari, fermati!
Il mio cervello era come bloccato: un taglio netto delle
sinapsi.
Fu così che quando lei si voltò, per fissare i
suoi occhi nei miei, mi sporsi e la baciai.
Le sue morbide labbra si schiusero, poi risposero al bacio, prima con
la lentezza di chi esplora un nuovo territorio, poi con più
ardore, mentre le sue mani trovavano facilmente l'accesso al mio seno.
Mari, ti sei bevuta il
cervello?
Il mio encefalo, disperato, tentava invano di impedirmi di
continuare a baciare le sue labbra, carezzare i suoi morbidi capelli.
Ma ormai era impossibile: si era attivato un meccanismo inarestabile ed
io non rispondevo più delle mie azioni.
Le carezzai i fianchi, il sedere, la schiena, passando un polpastrello
lungo la sua colonna vertebrale... Monica,
sei meravigliosa...
All'improvviso sentii un campanello suonare, forse un telefono...
Mi svegliai di scatto, ansimando.
Alla mia sinistra Monica dormiva, a pancia in su, la bocca semiaperta.
La sveglia sul comodino trillava insistente: erano le otto e mezza.
Mi lasciai cadere sul cuscino, il sapore del sogno ancora fresco in
bocca. Mi leccai le labbra.
- Momo? - la chiamai, scuotendola delicatamente.
- Mm... - borbottò, aprendo a fatica un occhio.
- Buongiorno - le sorrisi, lei ricambiò.
Decisamente era stato solo un sogno.
4 Dicembre 2009
Roma
22.21
Cara Maria Cristina,
è fantastico!
Due giorni soli e ci rivedremo!
Ho già pronta la valigia, disegni vari (ho fatto un dipinto
che
credo ti piacerà moltissimo!) e un piccolo pensierino...
Stavo pensando... secondo te è meglio dirlo subito, a
Davide?
Nel senso, appena arrivati all'aeroporto grande momento di rivelazione.
Oppure aspettare di essere in casa, con tranquillità?
A dirla tutta, sono un po' agitata... non so come tu abbia fatto a
dirlo a Giorgio!
Credo sarei diventata afona tutto d'un colpo!
Non vedo l'ora di darti tanti bacini e di dormire abbracciata a te,
sotto il piumone caldo...
(Ti aspetta una bella sorpresa... è un po' che non dormiamo
assieme!)
Ti amo tanto
Fede
*
- Hai preso tutto? -
mi domandò mia madre per l'ennesima volta.
Io annuii esasperata.
- Mamma, se per caso avessi scordato qualcosa, ci penserà
Erica, non vado da sconosciuti! -
- Sì, ma non voglio che tu possa creare disagio -
- Ti prego! Stiamo parlando di Federica! Se mi dovessero mancare una
maglietta o un paio di calzini, non dovrei far altro che aprire il suo
armadio -
Dopo altre mille raccomandazione - lavati i denti prima di andare a
dormire! - riuscii ad uscire di casa. La mamma di Giorgio ci avrebbe
accompagnati all'aeroporto.
- Ave - disse Davide, quando mi sedetti accanto, dopo aver caricato la
valigia nel bagagliaio.
- Ave, morituri te salutant* -
- Mica stiamo andando a combattere i leoni! -
- Era una battuta, latinista da quattro soldi! - lo rimbeccai.
- Buoni là dietro - ci ammonì Giorgio.
Fino all'aeroporto non parlammo.
Ero davvero emozionata al pensiero di rivederla, lo stomacosi agitava,
contorcendosi senza posa e mi sudavano le mani.
Ero affannata.
Ecco il termine esatto, affannata.
Coda di paglia? Decisi che non volevo scoprirlo.
- Ma quando cavolo ci chiamano? - brontolò Davide, che non
aveva fatto altro fino ad ora.
Stavamo attendendo che annunciassero il nostro imbarco. Dopo un'ora di
coda al check-in eravamo stremati.
- Non lo so, riesci a pazientare cinque minuti? - sbuffò
Giorgio, seccato dall'insofferenza dell'amico.
- Giò, posso chiederti una cosa? -
- Cosa? -
- In privato -
- Ehi! - protestò Davide.
- Dopo lo saprai... -, poi presi Giorgio per un polso e ci spostammo.
- Voglio una tua opinione sincera: Fede ed io dobbiamo sbattergli la
notizia in faccia, brutalmente, oppure discuterne civilmente attorno ad
un tavolo? -
- Io opterei per la seconda... -, sul finire della sua frase,
finalmente ci chiamarono per l'imbarco.
Scattammo a recuperare biglietti e bagaglio a mano, poi ci mettemmo in
coda. Eravamo i primi.
Sull'aereo, una hostess con il sorriso congelato ci strappò
i biglietti e ci augurò buon volo.
Eravamo tutti e tre vicini.
- Ho proprio voglia di farmi una di quelle dormite... -
sbadigliò Giorgio.
- Di già? -
- Sì, a quest'ora dovremmo fare inglese... ormai ho un
orologio
biologico che per quell'ora punta su "sonno profondo" -, ridemmo.
Sprofondai nel sedile, mentre le hostess ripetevano annoiate le solite
indicazioni di sicurezza.
- Guarda quella riccia... che tette! - sussurrò Davide, io
gli diedi uno schiaffo scherzoso.
- Ehi Popeye, pensa alla tua dolce Olivia -, Giorgio fu preso da un
attacco di riso convulso.
Dopo un'esasperante attesa l'aereo decollò.
Meno di un ora mi separava dalla mia rosa.
Durante il volo, oltre a sonnecchiare, chiacchierammo ovviamente delle
cose più idiote e insignificanti, che però
contribuivano
ad allontanare la mia mente da quel fastidioso sogno.
Ultimamente ci avevo riflettuto molto: se i sogni sono una proiezione
dell'incoscio, e io ho sognato di baciare Monica, per sillogismo il mio
inconscio desidera Monica.
Ma non poteva essere, assolutamente no. Io amava Federica e solamente
lei: certamente Monica era affascinante, attraente e la sua stramba
personalità era magnetica, ma nulla di più, solo
una mera
curiosità.
E Ludovica? Come la considerava Federica?
Avrei tanto voluto vederla, per farmi un'idea generale di quella
ragazza che era riuscita laddove tanti avevano fallito: diventare
un'intima amica di Federica.
Cosa aveva di speciale?
Mentre questi pensieri mi rodevano, il segnale di allacciare le cinture
iniziò a lampeggiare e la voce del pilota ci
annunciò che
iniziava la discesa.
Un sorriso trasognato mi si disegnò sul volto, non appena i
morbidi lineamenti di Federica occuparono prepotentemente ogni angolo
del mio cervello.
- Tonno, ci sei? - mi chiese Giorgio, che stava scuotendo una mano
davanti ai miei occhi, che momentaneamente escludevano dalla loro
percezione la realtà.
- Sì, ci sono... e non chiamarmi tonno! - lo rimbeccai,
incrociando le braccia.
- Allora ti chiamerò triglia -
- No! -
- Pesce persico - suggerì Davide.
- Non incoraggiarlo - lo zittii, mentre lo stomaco mi si tappavano a
causa della pressione.
- Trota salmonata -
- Basta, non fate ridere -
Continuarono ad elencare tutti i pesci di mare e di fiume che
conoscevano, finchè non uscimmo dall'aereo.
All'esclamazione di Davide "Salmerino di fontana!", un'hostess si era
voltata esterrefatta.
- Ma certe cazzate le sogni di notte? - dissi ridendo.
- Certe volte... quando non sogno... - lo interruppi bruscamente
perchè la sua voce aveva assunto quel tono di quando
iniziava con le sue storie oscene.
Già... i sogni... sarebbe stato molto meglio sognare un
salmerino di fontata piuttosto che il corpo di Monica.
Cercai di scacciarmi dalla mente quell'immagine, ancora così
vivida... mi concentrai così sulle macchie del pavimento.
Attesi pazientemente che la mia valigia comparisse sul nastro
trasportatore, mentre Giorgio e Davide ora avevano attaccato con gli
insetti.
- Entomologi da strapazzo, volete aiutarmi a prendere le vostre
valigie, se non siete troppo impegnati? -, ero aggrappata alla maniglia
del borsone di Davide, che si era incastrato con il bordo.
Recuperati i bagagli, ci dirigemmo verso l'uscita, dove ci attendeva
Erica.
- Oilà! - ci disse, allegra.
- Ciao! - esclamammo in coro con un gran sorriso.
- Fede non sospetta nulla, è a casa che studia -, ci fece
strada attraverso il parcheggio.
Caircò le nostre valigie nel bagagliai, poi partimmo.
Roma era tiepida, nonostante fosse dicembre.
Costeggiavamo palazzi, antiche case, rovine romane... Roma non avrebbe
mai perso il suo fascino di città eterna.
- Abitiamo qua -, Erica indicò un palazzo di mattoni di
quattro piani.
- Lo so... non è niente di speciale, stiamo un po'
strettini, ma
almeno siamo comodi -, continuò a spiegare mentre
parcheggiava
l'automobile.
- Ora non fate tanto rumore, la camera di Federica dà su
questo lato... siate rapidi, le valigie le portiamo su dopo -
Dopo aver chiuso la macchina, facemmo una rapida corsa rasenti al muro
fino al portone principale.
Sembravamo quattro idioti.
- Non vedo l'ora di vedere la sua faccia - ghignò Davide.
- Sarà molto felice, ne sono più che certa -,
Erica stava cercando la chiave giusta.
- Scusate, non ho ancora imparato a distinguere queste odiose chiavi...
dovrei metterci i gommini colorati... -
Quando finalmente la porta scattò, il mio cuore perse un
battito: solo qualche rampa di scale mi separava da lei.
Giorgio lo intuì, perchè mi sfiorò il
braccio, con un gran sorriso.
- Fate piano, le pareti sono così sottili che sembrano di
cartongesso - sussurrò Erica.
Iniziammo a salire le scale in punta di piedi, senza osare aprire bocca.
Meno una rampa, meno due rampe, meno tre rampe... eccoci sul
pianerottolo.
Insipirai forte, agitata. Non riuscivo più a sentire nulla:
il battito assordante del mio cuore me lo impediva.
- Eccomi! - esclamò Erica, oltrepassando la soglia.
- Ciao ma'! -, era al voce di Federica, attutita da alcune pareti.
- E' in camera sua - disse Erica, muovendo solo le labbra per non farsi
udire dalla figlia.
Percorremmo il lungo corridoio, facendo attenzione a muoverci con
discrezione: il parquet scricchiolava fastidiosamente.
Fu appena fuori dalla porta che la sentii.
Stava ridendo.
Forse era al telefono. Oppure non era sola.
Posai la mano sulla maniglia, esitando.
Mari, non vuoi entrare?
Davide, con un cenno del capo e un sorriso incoraggiante,
mi fece segno di aprire la porta.
Abbassai la maniglia.
*Armida:
affascinante maga e seduttrice, personaggio de "La Gerusalemme
liberata" di T. Tasso
*Morituri te salutant:
lett.
"coloro che stanno per morire ti salutano", erroneamente creduta frase
di rito che i gladiatori rivolgevano all'imperatore prima di combattere
nell'arena, in realtà era riferita ad un'occasione
particolare:
fu pronunziata dai condannati a morte che, nel 52, presero parte alla
Naumachie indette dall'imperatore Claudia per festeggiare la
bonifica del Fucino. La frase è usata oggi con tono
sdrammatizzante.
****
Ta-da! Ho interrotto bruscamente la narrazione
per aumentare l'effetto suspance, non siate troppo cattivi!
Spero non vi dispiaccia troppo il fatto che non
sia lungo come i precedenti, ma se non avessi interrotto in questo
punto, sarebbe diventato davvero lunghissimo!
Quindi spero che vi sia piaciuto e vi prometto che non vi
farò attendere troppo il prossimo!
hacky87:
buonasera! Già, Monica lentamente si accaparra territori...
Per quanto riguarda la misteriosa telefonata non dovrai attendere
troppo!
Reby94:
allora i nostri prof di italiano si assomigliano! (solo per
curiositò, che scuola frequenti?) L'incontro che tanto
agogni potrai goderlo appieno nel prossimo capitolo! Ti prometto una
bella sorpresa...!
Asterope:
esattamente, alla fin fine Monica pensa di aver trovato in Mari colei
che riuscirà a prendersi cura di lei, come giustamente
sottolinei la madre non fa... ogni tanto spiace anche a me per lei!
the angelus:
hai ragione!!! Cavoletti di Bruxelles! Non ci avevo pensato... Come mai
adori Monica per le sue origini? I tuoi capitoli vanno benissimo, cara,
non preoccuparti, e non farmi attendere troppo!! ;)
piccola peste:
l'amore non è bello se non è litigarello! E con
questo posso anche andarmene... :P Comunque sì, iniziano
confronti necessari alla sopravvivenza...
HinaNaru:
sono felice di sentire quanto la mia storia ti abbia "intrippata" xD Ne
vedrai ancora delle belle!
Veive:
sempre la solita simpaticona! Che ne dici di questo? :P
Apia:
grazie, ed eccoti il risveglio ;) E per le cento sconfitte... ma anche
no! (La scorsa partita abbiamo vinto! Ye!) Già Mari
è una ragazza confusionaria di per se'... figurati con
questa gattina che le miagola attorno!
harderbetterfasterstronger:
diciamo che per almeno due capitoli Monica verrà solamente
nominata... ci sarà un'altra gatta da pelare!
Un grazie grande grande a tutti quanti che seguono, leggono e/o
recensiscono la storia!!!
Mizar
|
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Capitolo 17 *** Il Morso della Serpe ***
t.s.e.CAP17
Sperando che non ve la siate presa troppo per il
precedente capitolo, proseguiamo con la storia!
****
Capitolo XVII
IL MORSO DELLA SERPE
La sua stanza era circa la metà di quella che aveva lasciato
a
Montenotte: proprio di fronte alla porta si apriva un'enorme finestra,
unico sbocco in quella camera soffocante.
Sulla sinistra c'era un grande comò e accanto una scrivania
di
legno, a destra un letto dello stesso materiale. Sopra di esso sedevano
due ragazze.
Ovviamente una era Federica, l'altra, intuii, era Ludovica.
Il viso era magro, allungato, i capelli neri erano molto lunghi e
curati e la frangia quasi nascondeva i grandi occhi verdi.
Federica si voltò di scatto.
Il suo viso si aprì in una smorfia di stupore, la bocca e
gli
occhi spalancati a dismisura, per poi riscaldarsi in un dolce sorriso.
Che sollievo vederla...
Con un balzo scese dal letto e mi corse in contro.
- Mari! - esclamò, gettandomi le braccia al collo e
stringendomi con tutta la forza che possedeva.
Quasi soffocai nella sua morsa.
- Ehi... piano - le sussurrai all'orecchio. Finalmente, amore mio, non
resistevo più senza te...
- Non ci credo... non ci posso credere! Come hai... ma ci siete anche
voi! -, parve accorgersi di Giorgio e Davide solo in quel momento.
Ma non si staccò dal mio collo.
Io premetti il naso contro la sua guancia, inspirando forte il suo
profumo, fin quasi a farmi girare la testa.
- Mi sei mancata tanto - mormorò al mio orecchio.
Sapessi tu...
Dopo avermi schioccato un bacio sulla guancia, mollò la
presa e andò a salutare Giorgio e Davide.
Non avrei voluto lasciarla andare, desideravo trattenerla fra le mie
braccia... ancora e ancora... e soprattutto baciarla.
- Ragazzi! Ma come avete fatto? E'... stupendo avervi qui tutti
assieme! -
Mi voltai verso la ragazza che avevo immaginato essere Ludovica.
Il suo sguardo era allo stesso tempo incuriosito ed indispettito. Presi
il coraggio a due mani e feci qualche passo verso di lei.
Le porsi la mano.
- Piacere, io sono Maria Cristina, un'amica di Federica -, lei fece un
mezzo sorriso.
- Io sono Ludovica e ovviamente sono anch'io un'amica di Federica -.
Il mio stomaco si ribellò a quell'affermazione.
Stai zitto, stupido
organo!
- Scusate, sono una maleducata! Allora, Ludovica, loro sono Giorgio e
Davide... e viceversa! -
Federica pareva al settimo cielo e, anche se non zompettavo ridendo per
la stanza, lo ero pure io.
Preferivo restare in silenzio, ad osservarla.
Questo mi sarebbe stato sufficiente per un altro po'.
- Siete matti! Completamente matti! Ma come vi è venuta
quest'idea balzana? -
- E' stata di Mari -, Giorgio mi additò.
- Me lo sentivo - sorrise lei, poi tornò ad abbracciarmi,
appoggiando la testa sulla mia spalla.
Io ridacchiavo
fra me e me. Chi
pensavi fosse stato, piccola mia?
Giorgio iniziò ad intavolare una discussione con Ludovica,
dicendole che Federica ci aveva parlato di lei e che avrebbe voluto
saperne di più riguardo ciò che suonava.
Approfittando della loro conversazione, Fede iniziò a
parlarmi all'orecchio.
- E' una sorpresa meravigliosa... grazie amore mio, davvero... -
- E' stato un piacere -, le sorrisi posandole un bacio sui capelli.
- Dopo devo solo dirti una cosa... -
- Qualcosa di grave? -, in testa mille campanella d'allarme si erano
subito messi a suonare contemporaneamente.
- No, nulla... non preoccuparti, è una sciocchezza... -
-... vero Fede? -, era la voce di Ludovica.
- Ehm... cosa? - chiese lei, arrossendo.
- Nulla, non importa -, ecco di nuovo quel suo atteggiamento scocciato.
Qual è il tuo
problema? Cara, qua gli intrusi non siamo certo noi!
Ludovica emanava una sorta di aura negativa: era una sensazione "a
pelle", ma mi angosciava.
- Beh, io non vorrei essere d'intralcio... è meglio che
vada,
magari ci vediamo domani - disse, avvicinandosi alla porta,
probabilmente sperando che Federica la fermasse.
- Sei sicura? Guarda che non sei un impiccio... -, Fede si
staccò da me, rimanendo però al mio fianco.
- No, davvero, è meglio così... -
- Allora ci sentiamo - le sorrise Federica, poi l'accompagnò
alla porta.
Ecco, vi sentirete, ora
lasciaci
soli... anzi, è meglio che non vi sentiate più...
ma
perchè diamine fa l'offesa? Non ne ha alcun motivo...
- Che allegria... - mormorò Davide, quando le due ragazze
lasciarono la stanza.
- Smettila! - lo redarguì Giorgio. Mi ero sempre chiesta
come
facessero quei due ad essere così amici, erano come il
giorno e
la notte, lo yin e lo yang!
Ma si sa, alcuni sentimenti trascendono qualunque ostacolo fisico.
- Scusate ragazzi, non so cosa le sia preso... - disse Federica,
chiudendo la porta dietro le sue spalle.
Vedi, è una
lunatica! Forse aveva le mestruazioni...
Restammo per un attimo in silenzio, forse spaesati dal fatto di
ritrovarci assieme dopo così tanto tempo.
Poco alla volta la situazione si sbloccò: Davide prese la
sedia
della scrivania, Giorgio si accomodò sul tappeto, mentre
Fede ed
io occupavamo il posto d'onore sul letto.
- Allora, raccontaci qualche avventurosa storia nella città
eterna... cosa capita da queste parti? - le chiese Davide, mentre lo
sguardo di Giorgio era fissato scorreva sui disegni appesi alle pareti,
unico segno tangibile della presenza di Federica, dato che il resto
della stanza era così diverso da lei.
- Nulla... ieri sono andata a vedere il Colosseo! -
- Solo oggi?! -
- Già... volevo fare le cose con calma! Se mi bruciavo tutto
subito poi mi sarei annoiata a morte! -
- Raccontagli l'ultima che quel tuo compagno dal nome assurdo ha
combinato! - la esortai, ridendo. Me ne aveva parlato giusto il giorno
prima al telefono.
- Ah sì, Alvise! Questa volta, però, non l'hanno
sospeso!
La nostra professoressa di inglese è completamente stordita,
proprio non capisce nulla ed è mezza sorda... lui, nella sua
ora, si è nascosto nell'armadio e ha cominciato a fare dei
versi: prima miagolava, poi ronzava, poi faceva solo del brusio... e
lei che continuava a dire che sentiva dei rumori strani, chiedendoci se
li sentivamo anche noi, che ovviamente abbiamo negato, allora lei ha
creduto fosse il suo apparecchio acustico che si fosse guastato! E non
ha nemmeno visto che la metà di noi era piegata in due dalle
risate... che donna... -, ridacchiò al ricordo.
- Figo! Mi hai dato un'idea geniale! Devo assolutamente farlo -
asserì Davide, gongolando.
- Non provarci nemmeno! - intervenne Giorgio, preoccupato per la
condotta scolastica dell'amico.
Mentre loro due battibeccavano, sussurrai all'orecchio di Federica
- Quando gliene parliamo? -
- Ora? - propose.
- Mi sembra l'ideale... ehm... come facciamo? -
- Improvvisiamo - disse scuotendo le spalle.
Bene, considerando la
mia improvvisazione con Giorgio, direi che si può
sopravvivere anche a questa.
- Cosa tramate? - chiese guardingo Davide.
- Ehm... dobbiamo dirti... una cosa... -
- Oh! Finalmente! Lo sapevo che voi tre tramavate qualcosa alle mie
spalle! E' ora di scoprire gli altarini - asserì Davide,
incrociando le braccia e spalancando le orecchie.
- Eccovi! -, all'improvviso Mattia spalancò la porta.
- Dov'eri?! - esclamai alzandomi e abbracciandolo.
- A fare un giro... -
- Bravo - sorrise Davide, si diedero una poderosa pacca,
così come con Giorgio.
- Ma tu lo sapevi? -, anche Fede si alzò, poggiandosi le
mani sui fianchi, infastidita.
- Certo! Altrimenti che sorpresa sarebbe stata? -
- Ma era solo per me? -,
come direbbe Giorgio: amore, sei proprio un tonno!
- Certo, sciocchina - le dissi posandole un bacio sulla guancia.
Lei ridacchiò, aggrappandosi al mio braccio.
E' bello, Fede, stupendo
vederti
esternare la felicità: i tuoi gesti sono così
naturali,
il tuo sorriso ammaliante e potrei crogiolarmi per ore nei tuoi limpidi
occhi...
- Finalmente vi siete decise -, Mattia pareva
soddisfatto... ma di cosa stava parlando?
- Eh? - domandò Federica.
Poi compresi. Aveva mal interpretato i nostri gesti.
Tentai di fermarlo.
- Me ne hai parlato giusto ieri! Il coming out -
Meraviglioso. Davide,
vero che non hai sentito nulla?
- Non gliel'avevamo ancora detto - Federica lo
fulminò con lo sguardo.
- Ops! Io... ehm... vado! Divertitevi e tante belle cose! -, lo porta
si richiuse.
Non potei fare a meno di arrossire, sotto lo sguardo inquisitore di
Davide. Ormai aveva capito, era inutile sperare anche ora nella sua
perenne "svampitezza".
- Non è come sembra -, Fede se ne uscì con la
classica frase da film.
Davide non rispose. Non riuscivo a decifrare la sua espressione.
- Davide... ehm... -, non ero in imbarazzo: di più!
Per fortuna, improvvisamente, cambiò espressione e
cominciò a ridere.
- Ho vinto la scommessa! -
Che stupido! Come fai a
pensare ad una cosa del genere mentre noi siamo in
difficoltà?!
- Ecco, a proposito
di quella... ma che vi era preso?! -
- Era una giornata noiosa, vero Giò? -, lui
annuì, -
allora abbiamo iniziato a chiacchierare e da cosa nasce cosa, siamo
finiti a parlare di voi due... -
- Non è una motivazione plausibile - grugnii.
- Voi, invece, vergognatevi! Diffidare così di noi... -,
scosse la testa, fingendosi deluso.
- Dai Davide, mettiti nei nostri panni... -, Fede gli sfiorò
una spalla con le dita affusolate.
- In ogni caso ho vinto... razza di pudico! -, ritornò a
sorridere, dando una gran botta sulla spalla a Giorgio, che non
riuscì a scansarsi in tempo.
- Non volevo solo saltare a conclusioni affrettate... -
borbottò Giorgio, massaggiandosi la parte colpita e
dolorante.
- Ma li avevi visti anche tu i loro sguardi! E come si toccavano... -
- Okay, ora basta! - intervenni, mentre Federica arrossiva.
- E' tempo di vicendevoli delucidazioni - proclamai, sedendomi sul
letto.
Federica mi guardò, poi scrollò le spalle, come
rassegnata e si accoccolò fra le mie gambe.
- Inizio io... è così evidente dall'esterno? -,
questo era ciò che mi preoccupava maggiormente.
- No, davvero. Ciò a cui ci riferivamo noi, accedeva sempre
quando eravamo solamente fra noi, a casa l'uno dell'altro. Certo, a
volte anche quando uscivamo assieme, in pizzeria o in altri posti,
comunque mai a scuola -
- Meno male... - sospirò Fede.
- Ehi! Fermi tutti! - balzò su Davide, facendoci sobbalzare.
- Tu... tu lo sapevi! - puntò un dito contro Giorgio, che
annuì ridendo.
- E perchè io no? -, ecco, si era offeso.
- Spiego io: perchè Mari ed io volevamo dirlo ad entrambi
nelle
vacanze di Natale, poi però Giorgio è stato
più
lesto e le ha posto la domanda diretta, battendoci sul tempo -
- Non capisco come mai io ne sono rimasto all'oscuro -
- Perchè a te volevamo dirlo assieme -, fu il mio turno.
- Beh, l'importante è che io ora lo sappia -
sentenziò.
- Non è un problema, vero? - chiese premurosa Federica,
intrecciando le sue dita con le mie.
- Per me? Ma figurati! Ci vuole ben di più per crearmi
problemi - rise.
- Ora parliamo di cose serie... cosa facciamo questa sera? -
- Che ne dite di una bella pizza? - propose Federica.
- Vada per un pilastro della cucina italiana! -, quando c'era da
ingurgitare, loro non si tiravano mai indietro.
- Non è un problema, vero? - mi domandò Federica
per la centomillesifantastigliardica volta.
- No, smettila -, le diedi un bacio sulla fronte.
La
centomillesifantastigliardica bugia. Certo che era un problema! Ma non
volevo ferirla...
- Manca poco, è là dietro -,
girammo un angolo e
ci trovammo in un vicolo luminoso, già decorato da luci
natalizie.
C'era la pizzeria.
E c'era Ludovica.
- Ciao! -, lei e Federica si abbracciarono.
Giù quelle
zampacce!
I miei pensieri non erano mai stati così
cattivi e pungenti.
Dovevo controllarmi. Respira,
Mari, respira...
- Entriamo? - chiese Giorgio, rompendo il silenzio che si
era creato dopo i saluti.
- Certo, mi si sta gelando il sedere -, Davide fu il primo a varcare la
soglia.
- Ho prenotato per cinque persone a nome Mantovani - disse Federica. La
sua mano era nella mia tasca, le nostre dita intrecciate.
- Certo, seguitemi -, una ragazza sorridente ci condusse al piano
inferiore.
Non era molto affollato, c'erano solamente due giovani coppie e una
famiglia.
- Ecco i menù -, prendemmo posto.
Giorgio era capotavola, io e Fede alla sua destra, Davide e Ludovica
alla sinistra.
- Cari commensali - esordì Davide ridacchiando, - auguro a
tutti
voi di fare una scelta oculata -, ci porse i menù.
- Quanto sei scemo... -
- No, si chiama galanteria -
- Sì, dei miei stivali! -
- Ma voi fate sempre così? - domandò Ludovica,
sorridendo.
Scusa, ma è
un tuo problema?
- Assolutamente - asserì Federica, poi mi
lanciò
uno sguardo: le sue pupille erano due cuoricini. Sorridendo, mi
avvicinai al suo orecchio e vi misi la mano a coppa attorno.
- Ti brillano gli occhi... - sussurrai. Lei arrossì, con il
suo dolce sorriso stampato sul viso.
- Avete scelto? -, il tono secco di Ludovica ci riportò in
pizzeria.
Ma farti una pentolata
di cazzi tuoi...
- Sì, Fede prende un calzone farcito e io una
prosciutto
e funghi, da bere coca-cola in lattina -, era la solita scelta durante
le nostre uscite in pizzeria. Nessuna delle due aveva toccato i
menù.
- Esatto - confermò lei, appoggiando la testa alla mia
spalla.
Chiuse gli occhi.
- Hai sonno? - le scostai i capelli dalla fronte.
- No... -
- Scusa, vorremmo ordinare -, ancora la voce di Ludovica, rivolta alla
cameriera.
Lo fa apposta, quella
serpe malefica... ma cosa pretende?
Giorgio si era accorto che qualcosa non quadrava.
- Eccomi, dite pure -
E lì mi venne un dubbio.
Dopo aver lasciato le nostre ordinazioni, sussurrai all'orecchio di
Fede.
- Lei sa della nostra relazione? -
- Volevo parlarti proprio di quello... -
- Quindi? -
- Volevo il tuo permesso per dirglielo, mi sembra corretto, cosa ne
pensi? -
Io non penso, ora come
ora non penso! Spacco qualcosa!
- Non so... per me va bene... -
Ecco, mettiamo le cose
in chiaro, che quella non provi ad avvicinare le sue mani a te!
- Allora dopo glielo diciamo -
- Cosa? - domandò Ludovica, probabilmente cogliendo l'ultima
parte della nostra conversazione bisbigliata.
- Dopo - risposi secca. Se
lei può usare quel tono, perchè io no?
- Non mi sembra il caso di essere così acidi -
rispose, storcendo il naso.
Giorgio e Davide osservavano assorti ed interessati la nostra piccola
discussione.
- Se Federica ha detto "dopo" ci sarà un motivo -
- Chiedo perdono -
- Dai, smettetela - ci implorò Federica.
Ormai il danno era fatto. Amore,
non
sperare che io diventi pappa e ciccia con questa serpe che non aspetta
altro che io me ne vada per riappropriarsi di te!
- Scusa - brontolai.
- Okay, cambiamo totalmente argomento: cosa facciamo a Capodanno? -
Per il resto della serata non avevo parlato molto: Giorgio e Davide
avevano continuato a raccontare aneddoti demenziali per tutta la sera,
con effetti comici esilaranti.
Persino quella statua d'indifferenza e indignazione che era Ludovica
aveva riso.
Federica sembrava così tranquilla, sicura di avere la
situazione sotto controllo.
Presto, slegate i
mastini! Fido, attacca!
Dal canto mio, ero in vena guerriera.
Ludovica non aveva fatto altro che ignorarmi per tutta la sera, parlava
con tutti esclusa la sottoscritta, quando abbiamo iniziato a discutere
di politica e religione ha confutato la tesi di tutti, tranne la mia, e
aveva occhi solo per Federica, le sue parole erano oro colato.
Subdola istigatrice...
Ecco che mi facevo prendere dalla rabbia:
chissà cosa le aveva detto quella lurida, mentre io ero
lontana!
- Mo' che si fa? - domandò Ludovica, mettendo le mani nelle
tasche del cappotto.
Fuori dalla pizzeria il gelo era penetrante, dopo esserci lasciati
cullare dal tepore interno.
- Cioccolata calda? -
Proposta approvata all'unanimità.
Camminando, Federica mi strattonò il braccio al quale si era
aggrappata appena usciti dal locale.
Era il segnale che ora gliene avrebbe parlato.
- Lulù... -, Lulù?
Cos'è, una fata? Un elfo dei boschi?! Stomaco, calmati
altrimenti vomiterò una pioggia di funghi...
- Dimmi -, sorriso
da oca giuliva.
- Possiamo parlare un attimo? -, Federica rallentò
l'andatura e noi la imitammo.
- Certamente! -, così dicendo la prese a braccetto, tentando
di trascinarla dalla sua parte.
Oh no, questo no! Puoi
anche fare la veneratrice accondiscendente, ma io non me la bevo.
Trattenni Federica con forza.
- Lasciala - ringhiai.
- Mari... - era la voce di Davide, ammonitrice.
- Scusa, non credevo fosse una tua proprietà -
ribadì
lei, sempre storcendo il naso con quel fare così altezzoso
che mi faceva vedere rosso.
Nuovamente tentò di allontanarla da me.
Questa volta fu la stessa Federica ad opporre resistenza.
- Hai ragione, non è una mia proprietà, ma
è la
mia fidanzata, quindi giù quelle mani! Capito?! - ero
furiosa.
- Mari... calmati - mi sussurrò Federica, - non è
il caso... -
- Ora capisco... -
- Era questo ciò di cui volevo parlarti, spero che per te
non sia un problema... -
- Ma certo che no, non preoccuparti... -, ancora quel tono mieloso che
riservava solamente a lei.
Sono io che, punta dalla
gelosia, immagino tutto quanto, o è davvero così?
- Per favore, non litigate... - disse Federica,
guardandoci alternatamente.
- Va bene -, annuii, solamente per farla felice. Non avrei certo smesso
di detestarla.
- Sì, va bene... -, come poteva non trovarsi d'accordo con
Federica.
Strinsi i denti.
In tutto ciò Giorgio e Davide avevano continuato a recitare
il ruolo di ignari ascoltatori.
- Andiamo a prendere 'sta cioccolata? - li esortai.
Mentre camminavamo, mi si avvicinò Davide.
- Non credevo fossi tanto gelosa, non ti ho mai vista
così... -
- Solo perchè la nostra relazione era un segreto -
In effetti, non avevo mai esternato con così tanta forza la
mia
gelosia, ma non potevo farci nulla: quella Ludovica mi irritava, mi
infastidiva e mi dava sui nervi.
Calmati Mari, lei non
è interessata a Federica... sono solo amiche... vero?
****
E' stato molto doloroso terminare di scrivere il
capitolo,
poichè mi sono chiusa il pollice nel cassonetto
dell'immondizia
(quelli grigi di metallo che pesano mezzo quintale), tranciandomelo
quasi via, quindi spero abbiate apprezzato!
Ora largo alle risposte.
reby94:
già, era un capitolo transitorio mozzato per
effetto suspance! Spero di essermi fatta perdonare con questo! Comunque
non sei l'unica a cui piace il personaggio di Momo.
Asterope:
diciamo che Mari non ha fretta di "scoprirsi" completamente...
piccola peste:
spero ne sia valsa la pena ;) e per quanto riguarda i sogni...
difficile controllare il subconscio!
pazzafuriosa92:
finalmente ti sei messa in pari! Ecco... ehm... era proprio lei xD
Veive: 1) tu
non capisci mai nulla :P, 2) si chiama così
perchè Mari avrebbe preferito mille volte sognare un innoquo
salmerino di fontana piuttosto che il gran bel culo di Monica!, 3) dici
molto bene! E non sghignazzare troppo, che ti si contrae la mascella!
hacky87: la
mamma non ci ha proprio pensato che potesse essere un problema! in ogni
caso spero ti sia piaciuto!
the angelus:
non ti rispondo con dei puntini perchè ho
necessità di usare le parole :P comunque, Monica sente
esattamente quello... per la serie "mancato per un pelo"! Ammetto di
essermi vagamente ispirata a Lena per i capelli di Monica! E per quelli
di Federica a quelli di Julia (ma all'inizio inizio, quando cantavano
"All the thing she said")!
harderbetterfasterstronger:
l'ho fatto apposta xD però hai
ragione, le rosse sono molto affascinanti (Ron Weasley xD)! Mi spiace
ma sul finale sono muta come una tomba! (p.s. la tua storia
è
stupenda!)
Apia: era
propria la mia intenzione, spero tu non ci sia rimasta troppo
male! Spero che ti sia piaciuto il "momento"! Ed ebbene sì,
Mari
è stata morsa dal serpente della gelosia (con evidenti
conseguenze!)! Ta-da!
A presto con il continuo e grazie a todos!!
Mizar
|
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Capitolo 18 *** La Viola e il Pensiero ***
t.s.e.CAP18
Inizio
augurando tanti auguri di buon Natale e felice anno nuovo a tutti
quanti!!
Questo è il mio regalo per voi :)
Buona lettura!
p.s.: Una parte del capitolo è dedicata ad Emma e alle sue
cipolle xD Grazie mille!
****
Capitolo XVIII
LA VIOLA E IL PENSIERO
Quando Federica richiuse silenziosamente la porta alle sue spalle,
sbuffai.
- Ora mi spieghi cosa diamine ti è preso - sibilò
Federica, era decisamente irata.
- Non la sopporto - brontolai, sfilandomi la sciarpa di lana rossa e i
guanti coordinati.
- Ma cosa ti ha fatto?! -
- Ma non vedi come... come... come ti guarda, come ti parla... -, avrei
potuto continuare, ma lei mi interruppe.
- Lei non è lesbica! -
Lo dici tu...
- Come fai ad esserne certa? -, se non è lesbica, io
sono eterosessuale!
- Ha una ragazzo - risposi Fede, il suo tono voleva dire:
ora come la mettiamo?
Ops!
- Non importa, m'infastidisce comunque... - grugnii. In ogni caso, la
sua affermazioni non mi aveva per nulla tranquillizzata.
- Dai Fede, è normale essere un po' gelosi... - intervenne
Giorgio, cercando di calmarla.
- Sì, lo capisco, ma ha fatto una sceneggiata gratuita! -
Non risposi, ero troppo infastidita.
Lo sapevo, ti ha lavato
il cervello!
Come puoi pensare che la sua sia solo spontanea amicizia?! L'ho visto
come ti guardava... il mio radar non sbaglia mai...
- Lei invece è stata Santa Luisa della
Misericordia! -
- Piantala! -
Ridicolo ridursi a litigare per quell'insulsa.
- Fede, smettila... guarda che un po' di ragione ce l'ha anche Mari...
magari ha esagerato, ma quella non è stata per nulla carina
con
lei! - mi difese a spada tratta Davide.
Carino da parte sua.
- Okay, forse è stata un po' scortese, ma tu non sei stata
da meno! -
- Fede... non voglio litigare a causa di Ludovica - le dissi,
prendendole una mano.
- Nemmeno io... - mormorò lei, stringendosi a me.
Ci eravamo scambiate un solo bacio da quando ero arrivata, quasi
tredici ore prima.
Ne avevo un disperato bisogno.
- Su, fate pace... non siamo venuti fin qua per vedervi litigare! -
Non posso arrabbiarmi
con te, l'ho già detto...
Le carezzai un guancia, poi le posai un bacio veloce sulle
labbra.
Lei mi sorrise arrossendo.
Oddio... ti adoro quando
fai così... Però non sperare che io diventi amica
di quella approfittatrice!
- Okay, ora andiamo a dormire e calmiamo i bollenti
spiriti - disse Davide, andando in bagno.
Giorgio iniziò a sistemare i loro sacchi a pelo, io indossai
il pigiama.
Non era stata propriamente una serata fantastica, me l'ero immaginata
in tutt'altra maniera. Purtroppo non si può prevedere tutto,
ma
ero conscia del fatto che il mio sesto senso non sbagliava mai.
Federica... apri gli
occhi...
- Eccoti - le disse, abbracciandola, quando
entrò nella
stanza con addosso un pigiama violetto, decorato da piccole viole.
Ci sedemmo sul suo letto, in attesa che i due baldi giovanotti si
preparassero per la notte.
Il pigiama di Davide era a quadrettoni rossi e grigi, quello di Giorgio
verde scuro. Erano davvero buffi.
M'infilai sotto al piumone, accanto a Federica e subito mi strinsi a
lei, poggiando la testa sulla sua spalla.
Attesi, finchè il suo profumo mi riempì
completamente le
narici. Mi pareva quasi di essermi inebriata con l'odore dei
fiori del suo pigiama.
Le viole del pensiero.
Era come se fossimo a casa.
- Fede, se devo dirtela tutta, nemmeno a me piace molto questa tua
amica... - disse Giorgio.
Grazie, Giò!
Di sicuro ti ascolterà... non dirà che sei
geloso!
- Vi giuro che proprio non riesco a capirvi: cosa vi ha
fatto?! -, il suo tono era indispettito.
- A noi nulla... ma non vedi come si atteggia? Sembrava seccata che noi
vi avessimo disturbate! -, vedi
Fede? Persino Giorgio se n'è accorto!
- Avete male interpretato... lei è molto
timida, si sarà sentita a disagio davanti a persone che non
conosceva -
- Certo, povera piccola timidina, potremmo mangiarla - replicai
stizzita.
Quella Lulù del cavolo era davvero un grosso problema.
Al mio risveglio, la mattina successiva, ero sola.
Coricata tipo "uomo vitruviano", mi sentivo tutta intorpidita.
Mi misi a sedere con una lentezza esasperante. Avevo mal di stomaco.
Tutta colpa di quella sottospecie di elfo dei boschi.
Non ero certo venuta a Roma per litigare con Federica, soprattutto per
colpa sua.
Ecco, a proposito, dov'è Federica?
Mi alzai stiracchiandomi e mi diressi in cucina.
Eccoli. Erano tutti e tre seduti a tavola, impegnati a fare colazione.
- 'giorno - biascicai, strofinandomi gli occhi.
Fede rise, mi prese una mano e mi baciò.
- Cosa c'è per colazione? - chiese sbadigliando. Decisamente
non era stata la mia notte migliore.
- A scelta latte, caffè o tè -
m'informò Federica.
- Non ho fame... aspetterò l'ora di pranzo -,
così
dicendo mi accomodai sulle ginocchia di Federica e presi un biscotto al
cioccolato.
- Oggi cosa abbiamo in programma? - domandò Davide,
terminando la sua tazzina di caffè.
- Nulla di particolare, possiamo andare a fare due passi... - propose
Federica.
- Ci porti alla Fontana di Trevi? -
- Certo -, strinse le sue braccia attorno alla mia vita, poi mi
posò alcuni baci leggeri sulla schiena.
Armati di cappotti e sciarpe di lana, ci avventurammo per Roma.
Per arrivare in centro prendemmo la metropolitana.
- Che schifo... - mormorò Giorgio, osservando la pulizia dei
vagoni.
Effettivamente, lasciava molto a desiderare.
Cercai di mantenermi in equilibrio limitando al minimo il cotatto con i
tubi metallici e altre sporgenze.
- Non me ne parlare... cerco sempre di farne a meno -, anche Federica
storse il naso. Conoscendola non faticavo ad immaginarmela.
- A pranzo dove andiamo? - chiese Davide con un gran sorriso.
- Ma se hai appena fatto colazione! -
- Bisogna sempre essere previdenti ed organizzati -, scoppiai a ridere.
- Ci penso io al pranzo, tu goditi la visita -
Attorno alla Fontana di Trevi c'era una folla di turisti che si
affannava a gettare monetine e ad esprimere desideri.
- Ti amo - mi sussurrò Fede all'orecchio, per poi baciare la
punta congelata del mio naso.
- Anch'io - , mi azzardai a sfiorare le sue labbra. Era la prima volta
che accadeva in pubblico.
Erano fredde.
Lei mi sorrise e quello bastò a farmi scordare la presenza
dei nostri amici.
La strinsi a me e la baciai con forza, premendo la lingua contro le sue
labbra, finchè le schiuse.
Anche a lei pareva non importare che fossimo in una piazza affollata
con Giorgio e Davide a venti centimetri da noi.
Quel bacio era importante, era più di un semplice premere di
bocche e sfiorarsi di lingue: in un certo senso era una promessa. E il
fatto che lei fosse
stata al gioco con tanta facilità rendeva il tutto
più significativo.
- Quando finirete, noi saremo a lanciare le monetine -
ridacchiò Davide, prima di allontanarsi con Giorgio.
Sentii le sue labbra curvarsi in un sorriso e mi staccai lentamente da
lei.
- Come mai? - le domandai. Sapevo che lei avrebbe afferrato il
significato di quella domanda.
- Roma è talmente grande... -, mi sorrise e poi
tornò a baciarmi.
- Vorrei essere a casa - mormorò fra le mie labbra.
- Sta sera... -, era una promessa che avevo tutte le intenzioni di
mantenere.
Pigiati nella metropolitana, tornavamo a casa.
Dopo il rito d'obbligo di fronte alla Fontana di Trevi, ci eravamo
spostati in Piazza Navona e avevamo girovagato per il centro tutto il
giorno.
Per la somma felicità di Davide avevamo pranzato con pasta
alla amatriciana e si era spazzolato ben tre piatti!
L'argomento Ludovica non era più stato toccato, ma
sapevo che non potevamo accantonarlo ancora per molto.
Insomma, schiacciati come sardine, eravamo silenziosi, ognuno preso
dalle sue magagne.
Quattro cellulari squillarono contemporaneamente.
Affondai rapida la mano nella tasca dei jeans, mentre Giorgio, Davide e
Federica mi imitavano.
- Pronto? -, non conoscevo il numero sul display.
Un coro di "pronto" mi fece eco.
- Sono Momo! Ti chiamo con il telefono di mia madre perchè
sono senza soldi. Spero di non disturbarti... -
- No, figurati! -, fantastico,
ci mancava solo questo!
- Certo! Ho mangiato una amatriciana superba! -, Davide
probabilmente era al telefono con Olivia.
- Sì, dopo Piazza Navona siamo stati al Pantheon e
lì ho
portati a mangiare in quel posto che mi hai consigliato tu -, se Fede
stava parlando con Ludovica era la volta buona che avrei fracassato un
cellulare.
- Ti sarebbe piaciuto molto, davvero... -, con chi stava parlando
Giorgio?
- Allora, come procede lì a Roma? - la voce squillante di
Monica mi riportò alla nostra conversazione.
- Tutto bene, abbiamo fatto un giro... Pantheon, Piazza Navona... le
solite cose - tentai di buttarla sul semplice. Non avevo voglia di
raccontarle tutti i dettagli.
- Qua nevica! Ha appena iniziato! E' la prima neve dell'anno... -, la
immaginai sorridere all'altro capo della linea.
- Allora non vedo l'ora di tornare -, la neve mi era sempre piaciuta.
- Comunque spero di mangiare ancora quella pasta... è
fantastica! -, Davide,
sei sempre il solito! Ma come fa Olivia a sopportarti?
- Bene, salutami Roberto -, chi era costui? Il fantomatico
ragazzo della serpe?!
- Anch'io ho una sorpresa stupenda per te... -, ullalà! Ma con chi
stava parlando?! Se non lo scopro nel giro di cinque minuti gli strappo
il telefono dalle mani.
- Mari? -
- Sì, scusa, è che c'è rumore... non
sento bene - m'inventai lì su due piedi.
- Ah, dicevo... -, mentre Monica parlava io l'ascoltavo solo in parte.
Volevo assolutamente capire con chi si stava intrattenendo Giorgio e,
più importante, se Federica fosse al telefono con Ludovica.
Giorgio parlava sottovoce, era arrossito e mormorava frasi tenere. Era
una ragazza.
Doveva esserlo per forza! Anche perchè non l'avevo mai visto
così...
C'est l'amour...
- Bene, sono contenta per te - le dissi, poi decisi che
era ora di congedarsi.
- Dai, ci sentiamo domani... siamo quasi alla nostra fermata -
- Okay, va bene! Divertiti! Salutami i tuoi amici -
- Senz'altro! -
- Allora ci vediamo, divertiti! -, ecco
Fede che congeda quella schifosa...
- Salutami i tuoi, un bacio -, Davide che chiude la
conversazione con Olivia...
- Ti chiamo sta sera... passa una buona giornata -, Giorgio che saluta la sua
interlocutrice...
Era ora di fare chiarezza.
Tutti e tre ci voltammo in contemporanea verso di lui.
- Giorgio... con chi eri al telefono? - intonammo in coro, con voce da
ruffiani.
- Non vi interessa -, avvampò.
Eh no, non ce la contava giusta...
- Dai Giò... siamo i tuoi migliori amici - Federica gli
rivolse un sorriso a trentadue denti, per nulla rassicurante.
- Esatto! Insomma, loro ci, anzi, mi hanno appena detto che sono
lesbiche e tu non puoi rivelarci il tuo amore segreto? - lo
stuzzicò Davide.
- Grazie per la delicatezza - gli ringhiai all'orecchio.
- E'... è solo un'amica... - balbettò.
- Certo Giò! Allora Mari è eterosessuale! -
- Allora, se fai un altro riferimento... -
- Sto scherzando, era per sdrammatizzare - si difese lui con un
sorriso. Federica ridacchiava.
- Dai, dicci, dicci! - cantilenò Fede.
Saremmo riusciti a farlo cantare, sarebbe stata la prima ed unica volta.
- Okay, se la smettete e promettete di non ridere ve lo dico -
Noi ammutolimmo all'istante, ansiosi di conoscere il responso.
- E' Lara -
Davide esplose in una risata fragorosa e liberatoria.
- Lo sapevo che era lei! La piccola biondina ti ha rubato il cuore! -
- E' quella vostra compagna nuova, vero? -
- Sì... e bravo il nostro Giò! Ora ci devi
raccontare un po' di cose... - ridacchiai.
Mentre Giorgio ci raccontava di come lui e Lara erano diventati amici,
ecco a cosa servono le ripetizioni di matematica!, la metropolitana
arrivava alla nostra fermata.
Il suo racconto durò per tutto il tragitto fino a casa di
Federica.
- Ciao ma'! Siamo a casa! - urlò chiudendo la porta.
Nessuna risposta.
- Mamma? Mattia? -
- C'è un post-it -
Davide sollevò un rettangolino di carta gialla dal tavolo.
- Sono andati a fare una cenetta... -
- Meglio - sorrise Fede.
- Andiamo già a dormire? - chiese Davide annoiato.
- Voi sì -, così dicendo mi trascinò
in bagno e chiuse a chiave la porta.
- Ma che diamine... -, non riuscii nemmeno a protestare che mi trovai
pressata contro le mattonelle gelide e la sua bocca soffocò
le
mie parole.
- Dov'è finita la tua solita grazia? - risi, mentre mi
sfilava il maglione.
- Al diavolo, è più di un mese che non stiamo
assieme -
- Hai ragione, cucciola -, non mi piaceva non avere il controllo della
situazione, quindi la afferrai con forza e schiacciai lei
contro le
mattonelle del bagno.
- Ti sei risvegliata dal torpore invernale? - mi domandò con
un sorriso divertito.
- Altrochè - risposi, avventandomi sulla candida pelle del
suo collo, mentre con una mano le sbottonavo i jeans.
- Eri molto sexy con quel pigiama viola ieri sera - le sussurrai
all'orecchio, mentre con la mano sinistra le sganciavo il reggiseno.
- Me l'ha regalato... mamma.... appena ci siamo trasferiti... -,
parlava a scatti perchè avevo appena posato le labbra sul
suo
seno.
- Mi piacciono molto le viole - le dissi, smettendo per un momento di
baciarla.
- E a me piace pensarti... -, con la mano destra m'intrufolai nei suoi
jeans e le scostai le mutande.
- Cerca di fare piano - le sussurrai all'orecchio.
Sapevo che era un avvertimento vano, speravo solo che Giorgio e Davide
non si scandalizzassero.
Figurati se quel
pervertito di Davide si scandalizza! Ridacchiai fra me e
me.
- Che c'è? - mi domandò Fede, sentendomi
sorridere contro le sue labbra.
- Nulla, amore, fai tutto il casino che vuoi - le sorrisi dolcemente.
Federica era fantastica e lì, in quel bagno freddo dalle
mattonelle verdi, capii quanto quella distanza ci avesse quasi portate
ad essere due estranee: fino a poco fa i nostri gesti erano stati
controllati, attenti, razionali, unica eccezione quel bacio davanti
alla Fontana di Trevi, proprio per quello mi era parso così
importante. Proprio come una promessa.
La promessa di non scordarci l'una dell'altra.
****
the
angelus: il
moncone sta molto meglio, grazie :) Diciamo che Mari avrà il
suo
da fare.... e Ludovica fa bene a non convincerti! E' infida....
Veive: 1) si
chiama libera
ispirazione (solo per il soprannome xD, per la sua persona sai
benissimo a chi mi sono ispirata!); 2) anche Mari vorrebbe strozzarla e
scioglierla nell'acido, fidati!
piccola peste:
sì, tutto passato, resta solo il segno :P sono contenta che
ti sia piaciuto così tanto!
hacky87:
come dicevo a the angelus, fa bene a non convincerti! Saranno giorni
mooooooooolto intensi ;)
cammy:
già, l'antipatia per antonomasia! Grazie per i complimenti :)
Kabubi: cosa
dovrei secondo te
con il layout? (ogni consiglio è ben accetto!) drag queen...
xD
in effetti, ora che ci penso...! Non volevo plagiarti il personaggio,
non lo sapevo, comunque sembra simpatica :P Grazie per la recensione!
reby94:
evvai con l'ULPM! Aderisce anche l'autrice xD Mari gelosa è
assolutamente fantastica...
pazzafuriosa92:
finalmente ti
sei messa in pari con i capitoli! Era ora ;) Lo so che è
identica a me... a chi mi sarò mai ispirata?!? Idem per il
personaggio di Ludovica (la nostra Pamela personale xD), e poi
ovviamente A***** docet (su tutto!) E la vera serpe del capitolo...
diciamo che di veleno ne avevano a iosa entrambe!
HinaNaru:
Ludovica l'ho proprio
costruita ad arte, modellata sulla mia nemesi per eccellenza!
Ovviamente tifiamo per Mari! (anche perchè il personaggio di
Ludovica è fatto apposta per essere detestabile :P)
Emmaps3: mi
ha fatto davvero
molto piacere la tua recensione!! Ovviamente i primi capitolo erano di
"introduzione", la rottura avveniva solo nel 5°! Per quanto
riguarda il coming out... diciamo che è stato dolceacre xD e
il
sogno... l'ho messo apposta! Grazie mille per l'ispirazione ;)
Apia: wow,
sono onorata! Buona
vacanza in Puglia! Comunque hai ragione, sicuramente Mari ha
dato
molte più occasioni al nemico (vedi il dormire assieme!),
ma,
come giustamente hai precisato, non sappiamo cosa è successo
a
Roma (o meglio, non sapete! Mi sento sadica xD). A tempo debito (fra
non molto!) verrà spiegato anche il comportamento di
Ludovica,
non preoccuparti!
harderbetterfasterstronger:
nonostante sembrasse che tutto fosse contro di me sono riuscita a
finire! Ecco, sciogliamo nell'acido xD Sono contenta che la mia storia
ti appassioni, davvero... e fidati del tuo fiuto! Grazie per i
complimenti :)
Uff, e dopo questo vi
auguro ancora buone feste e ci risentiremo nel 2010!
Un bacio a tutti
quanti,
Mizar
|
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Capitolo 19 *** Momenti di Gloria ***
t.s.e.CAP19
Spero
che abbiate trascorso delle vacanze rilassanti
e piacevoli (e che abbiate mangiato tanto come me xD)!
Ed
eccomi di ritorno con il primo
capitolo del 2010, dedicato
alla mia Mari che così non può più
fare l'offesa :)
APOLOGIA DEL 19° CAPITOLO:
Chiedo umilmente e
profondamente
perdono per questo ritardo immane, ma per una serie di motivi (alcuni
seri, tipo la scuola, altri meno, tipo la pallavolo) non sono riuscita
a postare prima (vi avevo avvertiti che ci saremmo risentiti nel nuovo
anni!)!
Abbiate
pietà, dovevo vivere i miei ultimi giorni (ora due) da
minorenne xD
Perdonatemi e non mi resta che augurarvi....buona lettura!
p.s.: SONDAGGIO
CARATTERE: mi è stato fatto notare che i caratteri erano
troppo piccoli, che ne pensate ora?
****
Capitolo IXX
MOMENTI DI GLORIA
- Meno male che hai
detto a me di non fare casino - ridacchiò Fede,
abbracciandomi.
Io risi.
- Scema -
- Con che faccia torniamo di là? - domandò
preoccupata,
con la bocca ancora premuta contro la pelle nuda della mia spalla.
- Con un sorriso smagliante e se ci dicono qualcosa replichiamo con
questa domanda: voi non le fate certe cose? -
- Glielo dici tu -
- Va bene -
La strinsi forte, carezzandole i capelli profumati.
- Mi sei mancata molto... - mi sussurrò all'orecchio.
- Anche tu, Fede -, portai il mio viso di fronte al suo, poi la baciai.
Le sua schiena nuda era tiepida, ma la pelle candida iniziava ad essere
percorsa da brividi.
La strinsi con più forza.
- Ci rivestiamo? Inizio a sentire freschino... - mormorò
.
- Certo -
Raccolsi il suo reggiseno da terra.
- Te lo metto io -, mi posizionai dietro di lei e le feci passare le
braccia nelle spalline, osservando come il suo morbido seno riempiva le
coppe rosso fuoco del suo reggiseno.
- Allaccialo al... -
- Al più stretto - completai per lei con un sorriso, sapevo
benissimo dove chiuderlo.
- Ora tocca a me -, il mio reggiseno blu scuro era finito nella piccola
vasca da bagno.
Ripetè le medesima operazione su di me.
Ogni volta che le sue dita ormai fredde entravano in contatto con la
mia palle, rabbrividivo, ma era piacevole.
Ripescati anche i jeans, eravamo a metà dell'opera.
- Sai, ci voleva proprio - dissi, fermamente convinta che in quel bagno
fosse accaduto qualcosa di più.
- Dici? -
- Sì, era davvero da troppo tempo che non stavamo assieme...
-,
l'abbracciai nuovamente e lei non oppose resistenza, abbandonandosi fra
le mie braccia.
Quando anche le maglie tornarono ai loro posti, eravamo pronte per
uscire.
- Tranquille, non affrettatevi e non tentate nemmeno di abbassare la
voce - scherzò Davide quando entrammo nella stanza.
- Voi non le fate certe cose? - lo rimbeccò Fede facendogli
una smorfia.
Io scoppiai a ridere. Meno male che avrei dovuto dirglielo io!
- Certo, ma non così rumoros... -, lo interruppi arrossendo.
- E' ora di mettersi il pigiama! - proclamai a gran voce, lanciandomi
sulla valigia.
I due ragazzi ridevano, srotolando i loro sacchi a pelo, mentre
Federica si era lasciata cadere sul letto.
Mi svegliai di soprassalto. Scostai con un colpo secco una ciocca di
capelli che mi si era appiccicata al viso.
Una canzone, una vibrazione.
Il mio sguardo si spostò rapido e annebbiato sul comodino,
dove il cellulare di Federica rumoreggiava.
Lo afferrai.
Un nome lampeggiava, ma ero troppo assonnata per riuscire a decifrare
quelli che mi sembravano geroglifici maya.
Così risposi.
- Pronto? -, voce da oltretomba impastata di sonno.
- Fede, scusa, non volevo svegliarti -
Il timbro vocale mi ridestò all'istante. Lo conoscevo,
l'avevo udito giusto ieri per tutta la sera.
- Non preoccuparti non l'hai svegliata - sibilai, liberandomi dal
piumone e uscendo dalla stanza, scavalcando con un balzo i corpi
addormentati di Giorgio e Davide.
Lanciai un ultimo sguardo a Federica, addormentata, la bocca
semiaperta, poi chiusi la porta.
- Che cosa vuoi? - mi chiese seccata.
- No, cosa vuoi tu! Sono le tre e mezza di notte, casomai non te ne
fossi resa conto -, mi ero rifugiata nel bagno.
Non volevo rendere tutta la casa partecipe di quella conversazione.
Era il mio momento.
- Sicuramente non volevo parlare con te - ringhiò. Sentii
qualcosa sbattere.
- Io avrei fatto volentieri a meno di essere svegliata nel cuore della
notte -
- Passami Federica - m'intimò con tono d'accusa.
- Ma non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello di svegliarla a
quest'ora per te -, l'ultimo pronome lo sputai come si farebbe con
qualcosa di ripugnante.
- Non metterti in mezzo: ci sentiamo spesso durante la notte. Ma questo
non ti riguarda -, sbruffona.
- Mi riguarda eccome! Fino a prova contraria, è la mia
ragazza e
tutto ciò che riguarda lei, riguarda anche me. Spero che il
concetto ti resti ben impresso -, stavo gesticolando furiosamente per
la rabbia, tanto che sbattei le nocche contro il muro. Trattenni a
stento un guaito di dolore.
- Passami Federica - ripetè, con lo stesso tono sbruffone.
Oh no, carina, ne
passerà di acqua sotto i ponti prima che io prenda ordini da
te!
- Dorme
e dovresti
farlo anche tu. Ormai è tardi e le bambine cattive, se non
dormono, se le prende l'uomo nero! - ridacchiai.
- Non osare parlarmi in quel modo, sei solo un'insulsa biondina
invidiosa! -
- E di cosa sarei invidiosa, Lulù?
Del tuo nome da elfo dei boschi? Oppure della tua amicizia con
Federica? - ero decisamente scettica.
- Sei invidiosa del rapporto che mi lega a lei -, certo che lo sono, idiota!
- E tu sei invidiosa del rapporto che lega me a lei -
ribadii, senza mostrare alterazioni nel tono di voce.
- Cioè? Un ridicolo amore a distanza? -
Questo non dovevo dirlo,
ora ti faccio vedere io...
- Un amore di cui tu non potrai mai capire nulla! E che
non riuscirai a distruggere -
- Ma ora Federica è con me... -, cosa vorresti insinuare?!
- Già, ma ama me! Mettitelo in testa, sono io
la persona
più importante per lei. Io! Tu sei solo un personaggetto
secondario. Prenditela con il Grande Regista -
- Il Grande Regista l'ha fatta trasferire qui. Prenditela tu con lui -,
pareva sogghignare.
- Lo sai il significato della parola "temporaneo"? Quando il processo
sarà chiuso, non la rivedrai mai più! -
- Ma quanto tempo trascorrerà ancora? Mesi? Anni? Ho tutto
il tempo che mi serve -, scoppiò a ridere.
Quella burina sta ridendo di me!
- Tieni le tue sporche zampe lontano da lei - ringhiai
scandendo ogni sillaba.
- E chi me lo impedisce? Tu? -
La sua risata era dolorosa.
- Ma tu non hai un ragazzo? -
- Mai sentito parlare di "copertura"? -
Lo sapevo! Il mio
gay-radar non sbaglia mai! E' più preciso di un orologio
svizzero. Mannaccia...
- Sei proprio un'approfittatrice, ladra, schifosa
bastarda! -
- Piano con gli insulti, a Federica non farebbe piacere -
- Cosa?! -
- Non le farebbe piacere sapere che io le ho telefonato per chiederle
scusa se ero stata un po' brusca durante la cena, ma tu mi hai
aggredito insultandomi -
- Ma non è affatto vero! Non ti sei affatto pentita! Sei una
brava attrice, ma prima o poi Federica capirà come la prendi
in
giro! -
- Non riesci a capire, vero?
- Cosa dovrei capire? Che sei una parassita bugiarda? -
Mari, non piangere,
controllati... Federica non si farà ingannare da quella
subdola serpe, non lo farà...
- Che io la voglio -
- Ma non la avrai! Federica è mia! -
- Da cosa mi dice la tua amata Federica, tu sei un po' troppo intima
con un'altra ragazza, una tale Monica, che lei proprio non
può
soffrire... Non sai quanto sta male e come viene a rifugiarsi da me -
ghignò.
- Ma cosa stai dicendo?! -
- "Lulù, mi da tanto fastidio che lei esca con quella
Monica...
è la mia migliore amica, eppure non mi ha detto nulla della
loro
serata!" - disse modulando la voce di Federica.
Emisi un verso strozzato.
- Ti irrita questo, Maria Cristina? La perfetta Maria Cristina! Da come
ti dipinge lei sei magnifica, bellissima, stupenda, e tutti i
superlativi immaginabili. Ma in realtà non sei che una
insignificante sciacquetta! -
- Sei gelosa di me - lo realizzai appieno solo in quel momento. Era
marcia di gelosia.
- Solo perchè sai chiudere un pallone nei tre metri? Certo
che no -
Ma quante cose le aveva
detto Federica?!
Ero lusingata, il mio sguardo trasognato.
- Ah, certo! Buonanotte Lulù -
- Buonanotte... Cris, a domani -, pronunciò il mio
soprannome come un insulto.
Ridacchiavo come un'ebete.
Era gelosa di me.
Ah ah ah!
Trotterellando me ne tornai sotto le coperte calde, abbracciando
stretta Federica.
- Ehi... Mari... - mormorò all'improvviso, agitata,
- Sh! Sono qui, amore mio -, lei si rifugiò contro
il mio petto. La strinsi, tranquillizzandola.
- Ti amo, cucciolina - le mormorai all'orecchio carezzandole i capelli.
- Anche io - mugugnò lei, strofinando il viso contro il mio
seno.
Mi addormentai con un gran sorriso sulle labbra.
Avevo avuto il mio momento di gloria.
- Mari, è mattina! -
Brontolai e mi voltai dall'altra parte, tentando di sfuggire a quella
voce.
Mi ritrovai premuta contro un corpo caldo e conosciuto.
- Lasciala dormire, sarà stanca -, Federica mi stava
carezzando la schiena.
Mugugnai di piacere, avvicinandomi ancora di più a lei.
- Sei una palla -, era la voce di Davide.
Poi mi arrivò una botta dritta sulla testa.
Se era la guerra con i cuscini che voleva, guerra sarebbe stata!
Aprii gli occhi, sfregandomeli rapidamente per mettere a fuoco la
stanza. Afferrai rapida il cuscino su cui avevo dormito fino a qualche
minuto prima, poi gli balzai addosso.
Menando fendenti a destra e a manca, rotolavamo ridendo su tappeto,
mentre Giorgio, già vestito di tutto punto, scuoteva la
testa.
- Che ore sono? - chiesi, venendo atterrata dalla consistente massa del
mio amico.
- Le undici e mezza, non ti svegliavi più -
- Io ti avrei lasciata dormire, ma Davide è un rompiscatole
- brontolò Federice, facendogli una smorfia.
Andai in bagno a sciacquarmi la faccia.
Mi ero completamente scordata della conversazione notturna. Infida carogna.
Strinsi i denti.
I suoi discorsi mi avevano spaventato: come potevo, ora, andarmene,
lasciando Federica alla mercè di quell'avvoltoio?
Una morsa mi attanagliò lo stomaco. Mi sedetti sul
bordo della vasca, con la testa fra le mani.
Respira, Mari, con
calma... dentro, fuori... ecco, così...
Un'improvviso conato mi costrinse ad alzarmi e ad
acquattarmi accanto al gabinetto, dove rigettai la cena della sera
precedente.
- Mari, stai bene? -, era la voce allarmata di Federica fuori dalla
porta.
- No - biascicai fra un conato e l'altro.
Lei entrò e si mise accanto a me, carezzandomi la schiena.
- Fino ad un attimo fa era tutto a posto... -, con una mano mi
aiutò a tenere indietro i lunghi capelli.
Presi una striscia di carta igienica e mi soffiai il naso.
- Non so cosa mi sia preso... mi è venuta una nausea
tremenda... -
- Magari hai preso freddo -, mi posò un bacio sulla tempia.
Sapevo benissimo qual era la causa del mio malessere e la cosa non mi
tranquillizzava affatto, poichè ciò stava a
dimostrare
quanta influenza avesse su di me.
Proprio non riuscivo a digerire l'idea dell'impotenza di fronte a
quella serpe.
- Mari, come stai? -, era Erica, entrata in quel momento assieme a
Giorgio.
- Abbastanza bene, non so cosa mi sia preso... -, mi posò
una mano sulla spalla.
- Non preoccuparti tesoro, vieni di là, ti do qualcosa per
lo stomaco. E poi magari bevi qualcosa di caldo -, annuii.
Erica aveva sempre avuto un atteggiamento molto materno nei miei
confronti e lo apprezzavo molto.
- Che ti è successo? - mi chiese Davide quando passai nel
corridoio per raggiungere la cucina.
- Niente di che... ho vomitato... credo di non aver digerito -
borbottai, ancora non completamente lucida.
Detesto sentirmi male, soprattutto rimettere. Ne sono terrorizzata.
Ho la fobia del vomito.
L'unica che fobia che ho
in questo momento è verso gli elfi dei boschi... mi danno
l'orticaria!
Mentre sorseggiavo il mio tè caldo seduta a tavola,
suonarono alla porta.
- Chi è che disturba a quest'ora? - brontolò
Mattia,
lanciando un'occhiata al grande orologio appesa alla parete:
mezzogiorno.
- Per te, tutti disturbano a qualunque ora - ridacchiò
Federica.
Erica era uscita per fare un po' di spesa, le scorte per il pranzo
scarseggiavano. Il padre di Federica era uscito presto per lavoro.
Da quando ero arrivata l'avevo visto una volta sola di sfuggita e non
ci eravamo rivolti la parola.
- Ah, ciao -, il tono di Mattia non era entusiasta.
- Disturbo? -, oh no...
Era un incubo, una persecuzione!
Certo che disturbi!
Soffocai un ringhio nella mia tazza, mentre Federica si
era già alzata in piedi per ricevere l'ospite.
- Ciao Fede, ciao ragazzi... spero di non disturbare! -
- Certo che no, figurati! -
Amore, questo lo dici
tu...
Davide, avendo notato il mio sguardo omicida,
sogghignava.
Mi voltai lentamente, irrigidita: indossava un paio di jeans neri e un
informe maglione verde scuro. In
tinta con il suo habitat naturale...
Non riuscivo a reprime frecciatine malvagie, la mia mente
era un
guazzabuglio di immagini, pensieri e ricordi della conversazione
notturna, che si scontravano violentemente.
- Ancora a fare colazione? - mi domandò con una
punta di sarcasmo.
- Ho vomitato e mi faccio un tè - replicai acida.
- Povera, sei stata male? -, che
fai? Mi pigli per il culo? Ora vedrai...
- Sì, sai... avrò preso freddo. Ieri
sera si
gelava in bagno, vero Fede? - ridacchia, lanciandole un'occhiata
scherzosa.
Lei annuì, ridendo.
- Che vuol dire? -
Ora te lo spiego...
- Diciamo che hanno festeggiato, mentre io e Giorgio
cercavamo
di non badare caso al casino che facevano - ridacchiò Davide.
Ehi, ma sta pungolando
Ludovica! Grande Davide, allora sei dalla mia parte!
Sorrisi
soddisfatta quando vidi la sua espressione irrigidirsi.
- Davide!
- lo rimproverò scherzosamente Federica, poi si rivolse a
Ludovica - Scusalo, fa sempre così -
- Io?! Eri tu Fede che facevi un casino assurdo! Ammettilo che... -
- Okay, ora basta! - esclamò Fede che gli era apparsa
all'improvviso alle spalle, tappandogli la bocca.
- E' naturale, non c'è vergognare nell'esternare il piacere
fisico -, Davide ne parlava come se fosse il massimo esperto del
momento in materia.
E io me la ridevo fra me e me.
Bravo amico,
è così che si fa... guardala... guarda come le
brucia!
- Comunque ieri sera ti ho chiamata - disse
improvvisamente l'elfo irritato.
- Ah sì? Non ho visto la chiamata persa... -
- No, perchè non è andata persa - dissi,
fissandola negli occhi e attendendo una sua reazione.
- Hai risposto? -
- Sì, subito avevo la vista così appannata che
non
riuscivo nemmeno a leggere il nome, allora ho risposto pensando fosse
qualcosa di importante per disturbare la gente alle tre di notte -,
guardai Ludovica.
Non mi piacevano i suoi occhi.
- Volevo solo parlarti, le ho chiesto se poteva svegliarti un attimo,
ma non ha voluto... -, cosa
pensi? Di commuoverla in questo ridicolo modo?
- Certo, come ho già detto erano le tre di notte!
-
- Era importante? - domandò Federica.
Non riuscivo a decifrare la sua espressione e ciò mi
agitava. Solitamente, Federica è un libro aperto per me.
- Abbastanza, ma diciamo che ho capito di non essere ben accetta,
quindi ora vado -
E fai ancora la
martire?! Cavoli,
potevamo avvertire Giovanna d'Arco e ti immolavamo al suo posto,
bugiarda istigatrice! Ma vattene, va...
- Ma cosa dici?! Non è affatto vero! -
- Lascia perdere, davvero... -
- Non dire stupidaggini! -, Federica sembrava davvero preoccupata per
quella schifosa. E ciò non mi rassicurava per nulla.
- Senti Fede, tu non hai sentito... -, oh no, se prova a raccontare una
palla sulla nostra conversazione, giuro che...
- Cosa?! -, pareva esasperata.
- Io volevo solo scusarmi e lei mi ha aggredita! -
Sei proprio un'attrice
consumata, guardati... hai persino gli occhi lucidi! Fede, dimmi che
non te la bevi...
- Sai, la tua cara amica Lulù mi aveva
avvertita che
avrebbe potuto inscenare questo teatrino, che tu ci saresti cascata...
sono io quella gelosa, no? Quindi m'invento le cose! Ma lei, lei
è una bugiarda! Ti sta ingannando, lo capisci? - esclamai,
avvicinandomi a Federica, afferrandole le mani.
- Ma...
ragazze... cosa... -, sembrava impaurita, un cucciolo spaventato.
- Non è affatto vero! Parla per gelosia, ha paura che io ti
allontani da lei! Mi ha detto di non farmi più sentire da
te, di
sparire! -
- Sei una bugiarda, non so come fai a vivere in pace con la tua
coscienza! Sei stata tu la prima ad aggredire! -, poi mi rivolsi a
Federica - Avevo ragione... quando le ho chiesto del suo ragazzo mi ha
risposto "mai sentito parlare di copertura?", lei ti vuole! Ti prego
Fede, credimi... tu... non hai sentito le cose che mi ha detto...
è lei che è gelosa di me, di come tu le parli di
me! -
- Io gelosa di un'insulsa come te? Ma fammi il piacere... Fede, nemmeno
una parola di quello che ha detto è vero! Come avrei potuto
mentirti così? -
Risparmiati il tono da
supplice, infame vigliacca!
- Fede, come potrei mentirti io! -, le scrollai
le mani.
I suoi occhi si spostavano da me all'elfo calunniatore, rapidi,
ansiosi, indecisi.
Giorgio e Davide erano seduti al tavolo, in silenzio, contemplando il
teatrino che gi stavamo offrendo.
- Adesso... lasciatemi stare, tutte e due. Mari, lasciami le mani...
Lulù, vattene via -, aveva le lacrime agli occhi.
- Amore... - le sussurrai, senza lasciarle le mani.
I suoi grandi occhi luccicavano. No,
no, non piangere!
- Non preoccuparti, capisco che tu possa essere confusa,
ma
rifletti su quello che ti ho detto -, così dicendo
Lulù
prese le sue cose e sbattè la porta alle sue spalle.
****
Angolo risposte:
Emmaps3:
volevi il litigio? il
confronto? il sangue? Eccoteli!(Tranne il sangue, spero che il vomito
basti!) E non uno soltanto, ma ben due! :P Spero che ti sia piaciuto
anche questo capitolo!
piccola peste:
era decisamente
ora di un bacio in pubblico! Ha fatto molto bene a entrambe ;) Auguri
anche a te!! (in tremendo ritardo, chiedo scusa!!!)
cammy:
eggià... Monica e Ludovica non hanno ancora finito di dare
grattacapi! Specialmente la seconda!!
harderbetterfasterstronger:
ma
non puoi augurarle una simile disgrazia! Sei proprio cattiva! :P
Cioè, hai visto com'è simpatica! Comunque sono
contenta
che ti piaccia sempre più, spero di non aver fatto schifo
con
questo capitolo... è stato un parto lungo e doloroso!
Kabubi: dopo
questo
chissà cosa vorrai fare al simpatico elfo silvano xD (e la
tua
intuizione sul paraculismo era corretta!) Grazie mille per i
complimenti!! :) Comunque ho ingrandito il layout, ora va meglio?
HinaNaru:
sono contenta per i
tuoi occhi *-* e per il pezzo nel bagno muhahahahahah xD Anche qua
c'è la scena nel bagno, ma decisamente meno da
occhi-luccicosi :P
pazzafuriosa92:
ecco, ora sei
contenta?! Hai anche la dedica, più di così!
Comunque, 1)
sì era il caso di aspettare il nuovo anno!, 2) sono
tenerissime!!, 3) da qualcuno avrà pur preso, no?!, 4)
Federica
è un amore... anch'io la adoro :), 5) certo che sei proprio
cattiva e violenta! Anche Monica è tenera...e comunque non
ho
bisogno delle tue sottili allusioni!, 6) Davide e Giorgio, poverini, si
sorbiscono tutte le litigate e fanno i soprammobili :P, 7) certe volte
sì, per rendere più dinamica e varia la cosa!
Grazie per
il cappello :D
the angelus:
oilà! Anche
la mia monetina sta ancora là (stupenda gita in quinta
ginnasio
*-*)! Ora vorrei sapere come apostroferesti Lulù xD
_darkyneesan_:
rieccomi!! Mi ha fatto piacere il tuo commento e comunque auguri anche
a te (in ritardo -.-')!!!
Ci sentiamo presto! (se riesco vi posto un capitolo per il mio
compleanno, segno della mia bontà :P)
Un bacio,
Mizar
|
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Capitolo 20 *** Corvo e Bocciolo ***
t.s.e.CAP20
Ed eccomi
con il nuovo capitolo! So che l'avevo promesso per domenica, ma
l'euforia provocata del mio compleanno mi ha sottratto molto tempo :)
In fondo tre giorni di
ritardo non sono troppi :P
Come al solito, vi auguro
buona lettura e spero che vi piaccia!
****
Capitolo
XX
CORVO E BOCCIOLO
Federica si era rifugiata nella sua stanza.
- Non prendertela, avrà i suoi motivi... - tentò
di consolarmi Giorgio.
- Mi basta sapere che non crede alle mia parole - ringhiai.
- Ha detto veramente quelle cose? - mi domandò Davide.
- Certo! Ma mi prendete tutti per bugiarda?! -, ero sul piede di guerra
e
sapevo che non era giusto prendermela con loro, ma erano gli
unici essere
viventi nel raggio di due metri.
- No! E' solo che Fede mi è sembrata... strana... -
- Ehi, prima di uscire Ludovica ha una cosa tipo "ricordati quello che
ti
ho detto"... cosa le ha detto? -, bravo Giorgio, ottima
domanda,
andiamo a chiederlo a Federica!
- Direi che domandarlo alla diretta interessata sarebbe la
soluzione
ideale, no? -
- Ora? -
- Quando altrimenti? -
- Ora limitati ad ascoltarla - mi suggerì Giorgio.
- Su, vai! Che fai ancora qua fra i piedi? -, Davide mi spinse
letteralmente
fuori dalla cucina.
Raggiunta la stanza di Federica, di fronte alla porta, esitai, proprio
come tre
giorni prima, al mio arrivo.
Entrai senza bussare.
Federica era seduta sulla scrivania a gambe incrociate, lo sguardo
perso oltre
il vetro della finestra, le gote rigate di lacrime.
Restai immobile sulla soglia, attendendo un suo cenno, una parola...
- Mari... sono proprio un'idiota - sospirò, senza voltarsi
verso di me.
Mi avvicinai con cautela e quando arrivai alla scrivania, finalmente si
volse.
Mi abbracciò, stringendomi con tanta forza da bloccarmi per
un attimo il
respiro.
- Cucciola... ti va di parlare? -
- Sinceramente, no. Però lo faccio comunque... lei... io ti
credo, Mari. Ma
allo stesso tempo non posso credere che lei mi abbia mentito
così. Non voglio
crederlo... -
- Cosa ti ha detto? -
- Non è importante... voglio solo che tu sappia che ti amo -
Non mi bastava, ma decisi che per il momento mi sarei accontentata.
*
- L’hai ancora
sentita? -
- No e non ho intenzione di
farlo… -
Le due ragazze sedevano
attorno
ad un tavolino di vimini in una veranda, mangiando gelato alla nocciola.
- Aspetti che sia lei?
–,
tono di rimprovero.
- Sì –
rispose Monica,
affondando il cucchiaino nella vaschetta, il cui contenuto andava
prosciugandosi
rapidamente.
- Ci credi davvero? -,
Monica
non sopportava il cinismo di Antonella.
- Sì, davvero. E
ora piantala
di parlare di lei, sto tentando di affogare i miei dispiaceri in una
vaschetta
di gelato da orgasmo e tu me lo stai impedendo –
grugnì.
Antonella rise, pur
concordando con lei sulla bontà di quel dolce.
- Diventerai obesa se
continuerai a ingozzarti così –
- Non mi importa
– brontolò a
bassa voce, aggredendo nuovamente il gelato.
- Moni… non
voglio vederti
stare così male… -
- Io sto bene, vorrei solo
che fosse già tornata –
- Non ti sembra ingiusto?
–
le domandò Antonella sottovoce. Aveva posto alla sua
migliore amica una domanda
che le ronzava in testa da tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di
porre.
- Che cosa? -, aveva capito
benissimo l’oggetto della discussione.
- Maria Cristina ha
già una
ragazza... – osò sussurrare Antonella, tentando di
evitare lo sguardo dell’amica.
- Lo so benissimo, e non
pensare che io
sia una stronza insensibile! Non ho il cuore di ghiaccio... lo so che
Federica non se lo merita! Ma non posso farci nulla! Io la amo... ma
Federica è così... odiosa! E' sempre
lì, zitta e
tranquilla, sembra apatica, ed è una piagnona! Come fa Mari
a
stare con lei, anzi, a sopportarla? -
- Evidentemente la ama - constatò Antonella.
- Sarà anche bellissima, ma il suo carattere è
insostenibile... magari non sarò bella quanto lei, ma almeno
ho
una personalità -
- Tu sei molto più bella di lei, ma non è quello
il
punto... come disse il grande maestro Schultz, la bellezza è
negli occhi di chi la vede -
*
- Abbracciami, per favore -
Federica si aggrappò al
mio collo proprio come avrebbe fatto una bimba.
- Sono stata proprio una cretina, ma dove avevo il cervello? -
- Non è questione di intelligenza. Ti sentivi sola, ecco
tutto - tentai di consolarla.
- Non voglio che tu vada via -
Non replicai, non avevo nulla da dire. La mia partenza era inevitabile.
Anch'io sarei voluta restare, soprattutto ora che conoscevo la vera
natura di quel viscido essere. Ma la vera ragione era che volevo
restare per
Federica, perchè essere così lontane era dura,
tremendamente dura. Avevo sentito dire che la lontananza spegne gli
amori fiacchi e rafforza i grandi amori, ma io credo che, alla fine dei
conti, essere lontani è come non stare insieme. Puoi
negarlo,
puoi ignorarlo, ma è così: non sei con l'altra
persona,
non conosci i suoi amici, la sua routine, scordi i suoi gesti abituali,
il suo profumo, la morbidezza della sua pelle e, alla lunga, il suono
della sua risata non distorto da un telefono. Alla lunga
è deleterio, perchè un rapporto non
può basarsi su
telefonate, serate in chat, lettere intrise di profumo o fotografie.
Serve l'essenza, lo spirito, e quando manca la sostanza, anche
l'accidente viene meno.
*
- Antonella, le tue frasi filosofiche tienitele per te. Di Snoopy ne
faccio volentieri a meno in questo momento -
- Andiamo Monica! Il mondo è pieno di ragazze dolci
e
bellissime, che non aspettano altro che te - tentò di
sdrammatizzare, procurando all'amica una piacevole risata.
- Sono piuttosto scettica su questo punto -
- E ci sono anche tanti ragazzi -
- La loro presenza non è indispensabile... voglio dire,
quelli
con cui sono stata mi attraevano solo fisicamente, sono le ragazze che
amo -
- Certo che sei proprio strana - rise Antonella, affondando per
l'ennesima volta il cucchiaino di metallo nella vaschetta.
- E tu sei noiosa con la tua monogamia da reclusione -
- Io lo amo, dovresti metterti il cuore in pace e stazionarti in
qualche garage -
- Oddio, è una pessima metafora! -
- Non l'ho fatto apposta, sei tu la pervertita che vede ovunque doppi
sensi! -, Antonella le mostrò la lingua.
- Comunque il
garage che voglio
occupare io è già stato preso -
sbuffò. Monica non
si era mai sentita così male: era stanca, le pesavano le
palpebre, era insofferente e nervosa, scattava per un nonnulla, stava
perdendo la sua solita razionalità e stoica
imperturbabilità. E ciò la seccava ancora di
più.
- Non potresti rassegnarti? - propose Antonella, buttando lì
quella considerazione, come se non fosse mai stata valutata.
- No! Io lo so che Mari prova qualcosa per me... ma non so ancora bene
cosa. Devo solamente ritagliarmi il tempo necessario a scoprirlo. E poi
Federica è lontana, ringraziando il Grande Demone Celeste -
sospirò Monica.
- Tu leggi troppi manga! -
*
- Hai mai preparato un risotto ai formaggi? - chiese preoccupata
Federica.
Giorgio si era improvvisato cuoco per quell'ultima sera. Saremmo
ripartiti sul presto la mattina seguente.
- No, ma quale occasione migliore per sperimentare? E poi, io sono uno
chef coi fiocchi - sorrise il ragazzo, legandosi un grembiule alla vita.
Su quello non potevamo dargli torto: fra noi, era lui che, quando ci
ritrovavamo, preparava dei fantastici manicaretti per placare i nostri
stomaci affamati. Se dovessi stilare una classifica, io sarei l'ultima
degli ultimi, sottoterra. Finchè mi limito a pasta in
bianco,
con la variante al sugo o al pesto, bistecca impanata, patate e
zucchine, va tutto bene, ma quando mi cimento in qualcosa di
più
complicato finisce sempre che o carbonizzo il mio pasto, o, non so
come, diventa immangiabile da solo. Al proposito ho elaborato una
complessa teoria, secondo la quale più ci tengo a preparare
qualcosa, peggio mi viene. Una sorta di legge di Murphy culinaria. Ma
la mia specialità restano i surgelati.
- Mettici molta gorgonzola! -, la bavetta già scintillava
agli
angoli della bocca di Davide, insaziabile e famelico come al solito.
- Tu non preoccuparti, qua pensa a tutto lo chef George! -
Osservavo divertita Giorgio intrattenerci con una sorta di show comico
in cui si improvvisava nuovo chef di Gambero Rosso, mentre Davide
recitava la parte dell'assaggiatore critico.
Insomma, due buffoni al prezzo di uno.
- La muffa di questa gorgonzola non è abbastanza verde -
grugnì Davide.
- Quanto sono scemi - rise Federica nel mio orecchio.
Era seduta sulle mie gambe da più di mezz'ora e il sangue
iniziava a non circolare più. Dopo la chiacchierata di
quella
mattina, Federica si era incupita per un'oretta, poi aveva ripreso il
suo solito sorriso e ci aveva portati nuovamente in giro per Roma. In
mattinata avevamo visitato il Colosseo e gli archi di trionfo, nel
pomeriggio i mercati traianei e relativa colonna.
A Roma spirava una brezza tiepida, che avremmo sicuramente rimpianto:
gli esperti avevano previsto uno degli inverni più rigidi
degli
ultimi quarant'anni.
*
- Sembri Nosferatu - rise Monica, che, sbadatamente, aveva appena dato
un colpo all'amica, intenta a risistemarsi l'ombretto nero.
Ora, sotto il suo occhio, si era delineata una spugnatura scura.
- E tu sembri la solita goffa -
- Scusa Toni, prometto che farò più attenzione -
Monica congiunse le mani e sbattè forte le palpebre.
- Ruffiana - sibilò Antonella, tornando ad osservarsi da
distanza ravvicinata allo specchio.
- Tanto andiamo in quel bar, nessuno ti vedrà! -
- Questo lo dici tu -
- Ovviamente, a meno che tu non voglia rimorchiare -, sorrise
maliziosamente.
- Spiacente ma Domenico mi basta e avanza -
- E allora perchè ti trucchi? -
- Oddio! Sei proprio petulante! -
Monica ed Antonella erano fatte così: si stuzzicavano in
continuazione, si prendevano in giro, si lanciavano frecciatine, ma
erano grandi amiche, attente alle esigenze l'una dell'altra e sempre
pronte a spalleggiarsi. Erano complici, come Bonnie e Clyde, ma senza
la storia d'amore e le rapine a mano armata.
Erano quasi le otto e loro, finalmente, erano pronte.
*
- Ma che buon profumo! Giorgio, è delizioso! -, Federica
andò in visibilio quando si chinò ad annusare il
contenuto della pentola, che Giorgio stava ancora girando.
- Modestamente, cosa vi avevo detto? -, si battè una mano
sul petto.
- Spero solo che sia pronto in tempi celeri -, Davide, impugnando
già la forchetta e con il tovagliolo al collo, sedeva
già
di fronte al suo piatto, attendendo la sua razione.
- Rasenti il fondo del baratro dell'umanità -
ironizzò Federica.
- No, rappresento il fondo del mio stomaco che si lamenta per la
solitudine! -
Quando iniziavano una discussione simile, era inutile pregarli in
ginocchio di smetterla, perchè sarebbe andati avanti solo
per
infastidirti.
- Signor sindacalista, mi porga il piatto -, Giorgio tese una mano
verso di lui, che subito gli schiaffò la stoviglia sul palmo
aperto.
- Abbondi, signor cuoco -
Giorgio gli riempì il piatto con un cucchiaio di legno. Il
riso fumava.
Davide si leccò le labbra e, dopo averlo allargato un po',
si riempì la bocca con una forchettata gigantesca.
- Oh... chef, i miei complimenti, è divino! -
Giorgio sorrise compiaciuto, poi riempì anche i nostri
piatti.
Il suo risotto ai formaggi era davvero superbo.
*
- Fa freddo - si lamentò Antonella.
- Smettila, sembri Federica -
Le due amiche stavano camminando verso il locale.
Il viale era luminoso e affollato: tutti si era riversati in strada per
festeggiare chissà cosa. E così si trovavano a
sgomitare fra cappotti e giubbotti imbottiti.
- Non so come fai - borbottò Antonella, osservando i piedi
di Monica.
- Sta sera me la tiro - sentenziò lei, gongolando sul suo
elegante tacco 12, che la rendeva una spilungona.
Continuarono a svicolare fra la folla di ragazzini e adulti che
intasava il passaggio, finchè arrivarono all'altezza di un
vicolo.
- Mi chiedo sempre perchè qua dietro debba essere
così buio -
- Ancora a lagnarti? -
- No, lo faccio solo per infastidirti -, Antonella le mostrò
la lingua e Monica replicò con una smorfia.
- Comunque è buio perchè così non ci
avvicina certa gente sgradita -
- Intendi gli eterosessuali? - chiese Antonella, sollevando un
sopracciglio.
- Precisamente -
- Allora io non sono benvenuta -
- Tu sei con me! -, Monica la afferrò per un braccio,
tirandola verso di se'.
- Già, e tu sei bisessuale. Che bella coppia! -
- Non rompere, gli uomini servono solo per soddisfare esigenze
biologiche -
- Quando parli così mi viene la pelle d'oca -
ridacchiò Antonella.
L'enorme insegna recitava a caratteri dorati ed arzigogolati: Corvo e
Bocciolo. Sotto vi era raffigurato il medesimo uccello, nero come la
pece e inquietanti piccoli occhi scuri, che stringeva nel becco una
rosa.
Monica non aveva mai capito a cosa fosse legato il significato di quel
nome e, nonostante fossero passati alcuni anni dalla prima volta che vi
aveva messo piede, quel corvo non smetteva d'inquietarla.
*
- Oddio, ti prego, amico mio, dimmi che ce n'è ancora - lo
supplicò Davide, dopo aver svuotato il terzo piatto.
- Controllati! Lo rifarò, prima o poi - sogghignò
Giorgio.
Fortunatamente aveva preparato risotto in quantità
industriale, tanto che tutti ne avevamo preso almeno due volte. Davide,
invece, è un caso patologico.
- Appena torniamo a casa ti faccio assumere come chef personale,
stipendio minimo sindacale e grandi risotti alla gorgonzola -, con
quelle parole si stravaccò sulla sedia e
sprofondò in una sorta di mistico torpore da estasi
post-cena.
- E' una causa persa - sospirai.
Federica mi lanciò un sorriso timido.
Afferrai il suo volto con entrambe le mani e le schioccai un bacio
umido e rumoroso sulla guancia.
- Ti è piaciuto? - le chiesi, tanto per fare conversazione.
- Sì... perchè tu non sai cucinare
così? -, mi finsi offesa e le voltai le spalle.
- Dai Mari, scherzavo! Mica te la sarai presa? -
- Chiedilo al tuo grande cuoco -, le feci una smorfia.
- Uffa... sei proprio una pizza quando fai così - rise,
facendomi il solletico, costringendomi ad interrompere quella maschera
di serietà che già faticavo a mantenere.
- E mentre voi vi azzuffate, io mi pappo il risotto -, con uno scatto
felino, Davide si appropriò della pentola, stringendola a
se' come fosse un bambino, o un tesoro dal valore inestimabile.
- Sei proprio un accattone, ne sono avanzate due briciole! -
protestò Federica, irritata, perchè avrebbe
voluto impossessarsi di quelle due briciole che tentava di vendere
così miseramente.
*
- Tesoro! Ma quanto tempo è che non ci vediamo? -, una
ragazza alta, molto alta, con ricci capelli scuri, abbracciò
Monica.
- Tanto, ho avuto molto da fare con la scuola... tu, invece? Sempre la
solita solfa? -
- Già, è un tira e molla esasperante. Ma qua si
dice che frequenti una delle gemelle Volpe! Gran bel colpo! -
- Marta, ti prego, lasciamo stare... comunque sta sera siamo in due. Ci
dai un bel tavolo? -
- Venite -, Marta, la cameriera, fece segno di seguirla.
Il locale era caldo, a partire dai colori e dall'arredamento, tutto
suggeriva un'aria accogliente e profumata, con i tavoli di legno scuro
e il bancone vecchio stile.
Le pareti erano un tripudio di colori: quadri, collage, foto,
cartoline, murales... non vi era un solo angolo lasciato bianco. Un
caleidoscopio artistico da capogiro.
Ma la cosa più spettacolare era la gigantografia, sul
soffitto, dello stesso corvo disegnato sull'insegna. Un capolavoro.
Monica doveva sempre imporsi di non alzare lo sguardo verso
quell'uccello e di non controllare se la stesse osservando.
Perchè era questo ciò che la inquietava: da
qualunque angolazioni si osservasse il dipinto, pareva che gli occhi
vetrosi dell'animale ti seguissero.
- Era un po' che non mi portavi qui - disse Antonella sedendosi di
fronte a lei.
- Lo so, ma non c'è stata occasione, lo sai -
Aprirono i menù. La scelta era vasta e varia fra le pietanze
da pub: hamburger in tutte le varianti, piatti messicani quali tacos,
chili o burritos, hot-dog, pizze, cotte nel forno a legna!, e diversi
piatti di carne.
- Io opto per una pizza. Ho voglia di mangiare pesante, quindi direi
che una "atomica" ci sta - sentenziò Monica, chiudendo il
menù.
- Che schifo i carciofi... io mi lancio sul messicano... -
borbottò Antonella, ancora indecisa.
Attorno a loro i tavoli iniziavano a riempirsi. Ragazzi e ragazze, di
diverse età, di diverso aspetto e di diverse stature, che
avevano in comune solamente l'amore verso persone dello stesso sesso.
Quando vide una ragazza dai lunghi capelli biondi, trasalì:
per un attimo, nel suo profilo, le era sembrato di scorgere Mari. Poi
si era data della stupida: Mari era a Roma, dalla sua adorata
metà della mela, e lei non poteva farci nulla.
Poteva solo attendere.
*
- Non posso credere che domani tornerete a casa... Mi sento malissimo -
- Forza Fede, ci faremo sentire spesso, non abbatterti -, Giorgio le
posò una mano sulla spalla.
- Lo so, però avervi qui per qualche giorno è
stato talmente bello... e poi sono nuovamente punto e a capo: sola -
La strinsi.
- Meglio soli che male accompagnati -
- Santo cielo, il saggio mangione si degna di dispensarci le sue perle
di saggezza! - ironizzò Giorgio.
Seduti sul tappeto nella stanza di Federica, tiravamo le somme di
quelle che erano state tre giornate pesanti, ma al contempo serene. Ero
consapevole che ora Federica avrebbe dovuto ricominciare tutto
dall'inizio, perchè la sua amica, o almeno, colei che si
proclamava tale, in realtà era una falsa opportunista.
Immaginavo il suo dispiacere e la sua stanchezza, la sua
insoddisfazione. Rinchiusa in quei pochi metri quadrati non aveva
abbastanza aria per respirare, la città era soffocante.
Affondai il naso nei suoi ricci.
Volevo imprimere con forza il suo profumo inebriante nella mia mente,
in modo da richiamarlo qualora mi fossi sentita sola. Chiusi gli occhi.
Lei parlava, sentivo il suono ma non coglievo le parole. Ero totalmente
assorta, in contemplazione e assemblaggio. Detto così,
sembravo una che ha appena aperto le istruzioni per montare la nuova
scarpiera Ikea. In realtà ero concentrata sui suoi piccoli
rumori, sul suo respiro, sul suo profumo e sulla voce. Coglievo ogni
dettaglio, ma non avevo una visione d'insieme.
Così mi staccai da lei, interrompendo quel flusso di
percezioni.
Giusto in tempo per cogliere la fine del suo discorso.
- Mi mancherete -
****
Angolo
risposte (la posta di Mizar xD):
harderbetterfasterstronger:
si capirà meglio il carattere di Ludovica in seguito (non
è mica sparita!), comunque concordo con te nel dire che
recita proprio bene il suo ruolo da stronza! E comunque Fede
è troppo ingenua e buona per non cadere nelle trame di
Ludovica, e Mari non è una stronza che la pianta in asso per
la prima che passa (anche se è notevole!). Il Grande Regista
non sarà troppo cattivo con lei, non preoccuparti!
Nessie: mi
ha fatto piacere che tu abbia commentato e... lo so, era pura follia,
ma ci voleva! Non volevo farti soffrire così tanto,
però è buona cosa, almeno significa che ci metto
animo in ciò che scrivo :P Comunque, che ne dici di questo?
Nessun colpo di scena particolare... diciamo che è un
capitolo transitorio, dal prossimo torneranno le sorprese! E grazie
mille per i complimenti (che non credo di meritare), ma grazie ancora!
Sono lusingata (e quando l'ho letto sono diventata rossa come un
pomodoro!)!
the angelus:
buondì, anzi, buonasera, innanzitutto credo che fosse un
capitolo.. intuibile: prima o poi ste due dovevano affrontarsi, no? :P
Spero solo di non essere stata banale... Federica ripone la propria
fiducia in troppe persone, è buona e ingenua, purtroppo,
quindi non si è resa conto di essere stata usata, troppo
presa dalla pietà che Ludovica suscitava in lei per
ciò che le aveva raccontato (che ovviamente non ho ancora
detto!). Monica non si merita di essere paragonata a Ludovica...
davvero ;)
Auri: grazie
per la tua recensione, mi piace conoscere il vostro parere (almeno mi
convinco di scrivere cose sensate!). Non credo sia così
scontato il tuo mandare Monica e Lulù a zappare, anche
perchè Monica il suo fanclub ce l'ha già e fra
poco nascerà anche quello di Ludovica (non per causa mia
:P)! Davide e Giorgio andrebbero fatti santi subito, sono davvero
fantastici e sanno quando è bene chiudersi le orecchie! Per
quanto riguarda la seconda parte di ciò che hai scritto, ti
contatto io via mail (sta sera non posso perchè fra 5 minuti
devo andare a pallavolo, ma domani credo di sì!),
perchè non mi va di scrivere di me qua sopra, capiscimi :)
Spero che ti sia piaciuto anche questo e che mi farai ancora sapere
cosa ne pensi!
Cammy:
molta, moltissima rabbia repressa... brutti presentimenti a parte, non
si è conclusa male... ma la vicenda non è ancora
terminata! Quindi ti dico solo di aspettare ;)
hacky87:
come ho già detto ad altre, Fede è
così ingenua che non riesce a vedere i secondi fini delle
persone, è una di quelle persone sempre gentili con tutti e
disponibili, che si commuovono facilmente, basta poco per raggirarla da
questo punto di vista... Per risolvere, risolveranno, non preoccuparti!
Grazie che recensisci sempre, mi fa molto piacere!
piccola peste:
è stato spassoso scriverla, ma pensandoci bene a me suscita
molta rabbia. Mi spiace ma niente incidenti programmati, anche se mi
sono già arrivate molte richieste simili! La Grande Regista
qua sono io, e quindi non cadrà nulla in testa a
Lulù :P Per quanto riguarda la faccenda della serpe... lo
è eccome! E si diverte ad esserlo... un bacio anche a te!
Veive: lo so
che ti infervori per le discussioni, ma questo capitolo è
"calma piatta", anche se preannuncia bufera! Altrochè! Lo so
che tu associ nome a persone sgradita, quindi credo ti stia ancora
più antipatica per questo :P E a quella l'Oscar non glielo
toglierebbe nessuno, è un'attrice consumata! Non
preoccuparti, cara, presto avrei anche il tuo sangue xD
Kabubi:
bene, sono contenta che il layout sia a posto -.-' Lo so che ho fatto
un torto enorme ai poveri elfi silvani, spero che un giorno potranno
perdonarmi! La situazione fra Fede e Mari sarà barcollante
ancora per un bel bel bel bel po' (altrimenti dove sta il bello??) ma
non preoccuparti troppo... non sono un mostro di cattiveria! Comunque
qua c'è un concentrato di simpatia di Davide, spero ti sia
piaciuto!
pazzafuriosa92:
dopo la dedica (in viola!!) non potrai più lamentarti (ogni
tanto potrei dedicarti qualcos'altro... dipende dalle maree!),
comunque, bando alle ciance, lo so che l'avresti ammazzata di botte
(non sei l'unica :P). Comunque vacci piano con i tuoi teoremi
matematici da quattro soldi :P Povera Monica, in fondo...
vabbè non dico altro, lo scopriremo soltanto leggendo... E
l'appellativo Lulù è stato una
genialità dell'ultimo secondo!
Apia: sai
com'è, è colpa della natura che si risveglia :P
Figurati, non è un problema! Ludovica calcola tutto,
è una mente matematica, fa quasi paura... e non ha ancora
smesso di calcolare! Federica invece è semplicemente troppo
buona... si è lasciata ingannare! Maledetti animi
sensibili.... Sono contenta che Monica guadagni punti ai tuoi occhi
perchè non ha ancora finito di stupire! (Spero di aver
aggiornato abbastanza in fretta!) E comunque non preoccuparti per la
lunghezza!
Emmaps3:
figurati, è stato un piacere :P Mi spiace ma la Grande
Regista ha in mente un piano provvidenziale decisamente meno fosco!
Grazie per l'incoraggiamento!
Ci sentiamo presto!! Un saluto a tutti!
Mizar
|
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Capitolo 21 *** Giovani Detective ***
21.t.s.e.21
Apologia
del XXI capitolo: chiedo umilmente perdono, fustigatemi,
linciatemi, mettetemi alla gogna, quello che volete, è solo
che ho avuto un periodo tremendo, nel quale riuscivo a
malapena a studiare e non avevo nemmeno il tempo per riposarmi
un po'. Ora le acque dovrebbero essersi calmate e riprenderò
ad aggiornare più rapidamente!
Grazie a chi non è perito nell'attesa!
****
CAPITOLO XXI
GIOVANI DETECTIVE
Insomma, non era stato piacevole.
Un distacco commovente, umido, che sottintendeva un'angoscia
dell'avvenire e del vuoto.
- Fede, ti chiamo appena atterro - le sussurrai all'orecchio,
abbracciandola, mentre lei continuava a piangere silenziosamente.
Le baciai la fronte.
Basta lacrime, non ne potevo davvero più.
- Forza amore mio... ci rivediamo presto! -
Mi lanciai rapida un'occhiata attorno, poi la strinsi a me e la baciai.
Lei smise di piangere e ricambiò il mio bacio. L'ultimo per
chissà quanto tempo. Ma ciò a cui proprio non
riuscivo a
rassegnarmi era lasciarla fra le grinfie di Ludovica: sapevo che lei
non attendeva altro che la mia partenza per avere campo libero, sapevo
benissimo che avrebbe attuato qualche stratagemma e avrebbe nuovamente
ingannato Federica!
La sua insistenza nel voler vedere un lato buono in tutti era
commovente ai limiti della stupidità, ma non riuscivo a
farglielo entrare in testa. L'unico modo per farglielo capire era
lasciarle sbattere il naso dentro. Ma non volevo proprio che il suo
naso, o qualunque altra parte del suo corpo, entrasse in contatto con
Lulù.
Federica passò anche fra le braccia di Giorgio e
Davide,
che le promisero di chiamarla non appena fossero atterrati. Poi
tornò da me per un ultimo bacio.
- Mi mette agitazione - disse improvvisamente Giorgio.
Tutti e tre eravamo sprofondati in un dormiveglia tormentato.
- Cosa? Lara? - domandò Davide, preoccupato che la storia
d'amore di Giorgio, fra l'altro non ancora nata, fosse già
in
crisi.
- No, Federica -
- Se è per questo, preoccupa anche me... - borbottai.
- Fossi al posto tuo, non dormirei la notte -
- Davide... i tuoi interventi non richiesti sono, appunto, non
richiesti. Grazie per avermelo ricordato -, come se non fossi
stata abbastanza angosciata di mio.
- Federica non si lascierà prendere in giro un'altra volta,
mi fido di lei - asserì Giorgio.
- Beato te... -
- Mamma! -
Non mi aspettavo di vederla.
- Simone aveva da studiare, così sono passata io.
Com'è andata? -, la abbracciai.
- Tutto bene -, con la mamma era meglio glissare su certi argomenti...
silvestri.
- Venite, ragazzi - ci fece strada fino al parcheggio, dove caricammo
le valigie nel bagagliaio.
- Qua tutto bene, qualche novità? - domandai prendendo posto
nel sedile anteriore e allacciandomi la cintura.
- No... nulla... -, il suo tono era distaccato e assorto, non mi
convinceva - Voi, invece, avete qualcosa da raccontarmi? -, il brusco
cambio di argomento confermò i miei sospetti.
Non mi bastavano i drammi pastorali, ora ci si mettevano pure quelli
casalinghi.
Un supplizio destinato a non finire mai.
Chissà cosa aveva combinato la mia tremenda sorella questa
volta.
Dopo aver scaricato Giorgio e Davide, che si erano profusi entrambi in
ringraziamenti per quel ridicolo favore, ci dirigemmo verso casa.
- Allora, mamma, cosa capita entro le mura domestiche? - domandai,
osservandola attentamente per cogliere anche la più minima
reazione.
- Niente che ti riguardi - rispose brusca.
Ammutolii e ritenni opportuno lasciar perdere il discorso.
L'avrei scoperto comunque, in un modo o nell'altro.
Appena rientrata in casa, mi attaccai allo studio, finendo furiosamente
la mole di compiti lasciata a metà prima della partenza. Non
potevo credere che domani sarei stata nuovamente rinchiusa in un'aula
soffocante, costretta in quel banco minuscolo, con il foro per il
calamaio!, tentando di incrociare le gambe sotto di esso senza
rovesciarlo.
E soprattutto non avevo nessuna voglia di rivedere i miei compagni di
classe.
Non siamo mai stati molto uniti, ci tolleriamo da quattro anni e spesso
malcelatamente. Piccoli gruppetti che lottano contro altri gruppetti
per la sopravvivenza.
La legge di Darwin applicata alla scuola pubblica. Altro che jungla.
E mentre sfogliavo svogliatamente il libro di letteratura, non potevo
fare a meno di sentire e risentire la voce bassa e irritante di
Ludovica, le sue bugie e le sue accuse velate.
Ora capivo perfettamente la gelosia di Federica, ma lei non aveva nulla
da temere.
A me non piaceva Monica. No.
Assolutamente no.
*
14 dicembre 2009
Roma
13.22
Cara Maria Cristina,
qua la situazione
è
stazionaria, noiosa e deprimente. In classe, essendo che ormai il
quadrimestre è verso la fine (e che manca una settimana alle
vacanze di Natale!) c'è scompiglio e agitazione. A casa,
essendo
che mio padre è sempre incazzato, c'è ancora
più
putiferio e disordine.
Mattia vuole scappare di
casa. Gli ho detto di piantarla di fare il cretino, ma è
abbastanza deciso.
Non è che
vuole scappare e
andare a fare il barbone, ma tornerebbe su da voi. Spero che abbiate un
posticino, in caso decidesse di andarsene.
E se lo fa sul serio,
non dovrai attendere troppo la mia partenza immediata.
Non so se è
l'aria natalizia,
o se è semplicemente il freddo, ma qua tutti stanno dando di
matto. Basta sbilanciarsi un po' più del solito e sei subito
aggredito da chiunque.
A Roma sono tutti
isterici. Ludovica più del solito, dovresti vedere come si
comporta in classe!
Voglio tornare da te, porca miseria!
Non vedo l'ora che arrivino queste benedette vacanze, almeno ce ne
torniamo a casa e possiamo stare insieme per due settimane intere...!
Non vedo l'ora!
Sono agitatissima, ho già iniziato a preparare la valigia!
Vero che staremo assieme tutto il tempo??
Ti mando un bacione enorme,
ti amo!
Federica
*
Nonostante mancasse solamente un giorno alle vacanze di
Natale,
l'atmosfera di casa nostra era tutt'altro che consona all'evento.
Erano tre giorni che mamma stava male e papà vagava per casa
come uno spirito errabondo.
Inutile provare a chiedere delucidazioni, perchè loro due
continuavano a dire che eravamo dei visionari.
Avevamo provato ad indagare, origliando e spiando, un comportamento
vergognoso, ne sono perfettamente conscia, ma la situazione lo
richiedeva assolutamente. Fatto sta che non abbiamo carpito nulla di
utile, se non che la mamma e Lilith stavano organizzando una festa a
sorpresa per Walter.
Puntualmente riferivo alla mia cara dolce metà della mela
tutto
ciò che scoprivo, anche se erano stupidaggini, ma non
conoscendo
la portata di ciò che stava accadendo, perchè di
qualcosa
doveva pur trattarsi, ogni infimo dettaglio poteva essere un tassello
del puzzle.
Simone aveva persino preso in ostaggio Margherita, per scoprire se
fosse lei la causa dello scompiglio, dato che non troppo tempo fa aveva
scatenato un polverone tremendo in casa, mentendo sui voti e
nascondendo insufficienze. Mamma e papà avevano litigato per
giorni.
Questa volta, però, era innocente. L'aveva giurato.
*
- Quanti gradi ci sono? - rabbrividii, togliendomi la sciarpa e
appendendola al gancio.
- Una decina sotto lo zero - borbottò Giorgio, anche lui
rabbrividendo.
Anche in clase dovevano esserci una decina di gradi sotto lo zero, a
giudicare da come la maggior parte dei miei compagni si sfregava la
mani, con le braccia strette al corpo.
Il termosifone era sommerso da freddolosi, che vi si accalcavano
attorno, e sopra.
- Lara? - domandai a Giorgio, notando che non era fra i presenti.
- Mi ha mandato un messaggio prima, arriverà un po' in
ritardo a causa della neve -
- Perchè non vai tu a salvarla, o prode cavaliere? - lo
schernì Davide, ricevendosi una meritata botta sul braccio.
In quel momento entrò Valentina, con i ricci neri
completamente nascosti dal grande e lungo berretto di lana, una
tremenda massa informe verde petrolio.
Al suo passaggio, Davide produsse uno starnuto, palesemente finto, che
suonava tanto come "gongolo".
Lei lo fulminò con lo sguardo.
- Piccino, ancora a guardare le favolette? -
- A giudicare da come ti conci non sono io quelle che le guarda... e
poi le favole hanno il loro fascino, ma tu non potresti mai capire -
Indispettita, si allontanò verso le sue care leccapidi.
- Effettivamente sembra uno dei sette nani -
- A me sembra di più Grimilde - borbottai, e loro
scoppiarono a ridere.
Appena la campanella suonò, la professoressa di filosofia
entrò di corsa, i capelli perennemente spettinati che le
ondeggiavano lungo le spalle.
- E' sempre peggio - ridacchiò Davide, Giorgio lo
zittì seccamente.
Dopo aver salutato Giorgio e Lara, che andavano a mangiare qualcosa
assieme, mi diressi verso la fermata dell'autobus assieme a mio
fratello. Davide si era subito dileguato per raggiungere Olivia
all'uscita della sua scuola.
- Dobbiamo assolutamente scoprire che succede prima che arrivino
Mattia, Fede e tutti gli altri - sentenziò Simone. Il suo
fiato caldo si trasformava in sottili volute simili a fumo a contatto
con l'aria gelida che sferzava il viso, neanche fossimo in Siberia.
- Secondo te mamma e papà vogliono separarsi? Li vedo un po'
tesi... -, ero sinceramente preoccupata.
- No, assolutamente no. E' qualcos'altro... magari uno dei due ha
problemi sul lavoro... oppure è successo qualcosa di molto
grave che non ci vogliono dire -
- Tipo? -
Simone aveva questa splendida e apprezzatissima capacità di
gettare le persone in uno stato di agitazione perenne nelle situazioni
peggiori. La parola "rassicurare" non era compresa nel suo vocabolario.
- Magari una grave malattia -
Ora sì che mi sentivo meglio.
Quel pomeriggio realizzammo che, se mai avessimo aperto un'agenzia
investigativa, saremmo falliti nel giro di poche ore. Eravamo davvero
pessimi come detective.
Non solo non avevamo scoperto nulla, ma ci eravamo pure presi una
sfuriata da papà, che quel giorno era a casa.
Afflitti a sconfitti ci rifugiammo nelle nostre stanze, decisi a
dimenticare l'accaduto.
Fu allora che saltai in piedi esclamando: Eureka!
Per Eracle, avevo avuto un'illuminazione da trentamila volt e il mio
spinterogeno girava che era una meraviglia.
Uscii quatta quatta dalla mia stanza, altrettanto silenziosamente
ridiscesi le scale.
Come avevo fatto a non pensarci prima?!
Due sere fa mamma aveva chiuso un sacchetto dell'immondizia
relativamente piccolo, destinato alla raccolta differenziata della
carta. Ma il sacchetto era ancora in lavanderia, per altro dietro la
porta.
Conoscendo mia madre era qualcosa di estremamente insolito: lei
è una persona ordinata, precisa, non lascia mai nulla ad
accumularsi, risolve ogni faccenda subito.
Avevo intravisto prima il sacchetto, mentre, con la coda bassa, mi
avviavo mestamente in camera mia, e papà chiudeva la porta
della lavanderia.
La porta dello studio di papà era chiusa. Bene.
E lui era al telefono. Ancora meglio.
Aprii lentamente la porta della lavanderia e mi ci intrufolai dentro.
Poi richiusi la porta alle mie spalle.
Il sacchetto di carta era al suo posto. Mi chinai e lo aprii.
Mi tremavano le dita per l'agitazione.
Dentro c'era carta straccia. Solo ed escludivamente fogli di carta.
Li rovesciai tutti e tentai di ricomporli, ma non c'era nulla che mi
presse utile: bollette, vecchi documenti di lavoro, fogli di brutta...
Diamine, possibile che mi fossi ingannata in questo modo?
Evidentemente sì.
Nonostante tutto non riuscivo a darmi pace. Magari mamma se ne era
semplicemente dimenticata. Forse a causa del suo malessere.
Ma papà?
Non ci capivo più niente, eppure mi rodeva lo stomaco
ignorare ciò che accadeva sotto il mio tetto a mia insaputa.
Mi coricai nuovamente sul letto, la testa affondata nel cuscino. Ero
così stanca che mi addormentai.
Non so esattamente per quanto rimasi fra le braccia di Morfeo, e
ricordo solo che sognai confusamente il volto di Fede, una Ludovica
improvvisamente munita di artigli e mia madre che mi rimproverava per
qualcosa.
Mi risvegliai di scatto con un gran mal di testa.
Barcollante raggiunsi il piano inferiore, fino alla lavanderia, dove
c'era anche l'armadietto dei medicinali.
Iniziai a frugare fra le scatolette di medicinali, alla disperata
ricerca di un'aspirina. E all'improvviso m'imbattei in qualcosa di
inaspettato.
Una scatola rosa e bianca, nascosta dietro tutte le altre confezioni,
impossibile da trovare senza mettere tutto a soqquadro, cosa che io
avevo appena fatto.
Oh mio Dio.
Era un test di gravidanza.
Eppure Margherita aveva
giurato di non esservi coinvolta!
Ma se non fosse
Margherita... allora...
Aprii la confezione, dentro il test di
gravidanza c'era ancora, ed era usato. Sul display c'erano due linee
blu.
Non ci voleva una laurea ad honorem per capire cosa significasse.
****
L'angolo delle risposte:
harderbetterfasterstronger:
grazie mille per i complimenti, cara! Monica è
sempre elegantissima, mentre Federica... ormai la conosci! Che ne dici
di questo?
Nessie: sono
felice che tu non riesca a fare a meno di recensire e spero che ti
piacerà anche questo capitolo! Ciò che Ludovica
ha detto a Fede è ancora da scoprire, ma ogni cosa a suo
tempo... comunque, grazie mille per i complimenti, immagino che tu
ormai sappia di quanti colori io sia diventata leggendolo! Ehi mammina,
sta sera non posso andare a dormire presto perchè vado a
giocare, non arrabbiarti :P
piccola peste: c'est l'amour! Monica è molto presa...
più di quanto le sia mai capitato! Grazie per la recensione
e... che ne dici dell'aggiornamento??
hacky87:
già, meno male! Altrimenti sarebbe ancora lì
invischiata... ma le sorprese ancora non sono finite, altrimenti che
storia sarebbe? ;) Monica non si può odiare
troppo, come dici tu, per ora non ha fatto nulla... grazie che
recensisci sempre i miei capitoli!!
the angelus:
finalmente sono riuscita ad aggiornare! Grazie per quello che hai
scritto, mi fa piacere sapere che quello che scrivo non sono totalmente
baggianate e se la storia ti coinvolge... bè, ne sono
davvero felice! Ammetto che adoro il personaggio di Monica,
perchè fra tutte è la più strana e
misteriosa.
pazzafuriosa92:
lo so che non ti piace, ma tu sei una rompi :P e mangia prima di
leggere quello che scrivo, altrimenti poi finisce che sbavi sulla
tastiera e mandi tutto in cortocircuito! Sei una morta di fame!
Veive: no,
non essere triste! Ovviamente la scena del gelato non è
stata desunta da nulla di reale... no... certo che no! Cosa te lo fa
pensare? *fischietta*
Apia: sono
felice che tu l'abbia rivalutata. Monica, da sola, analizzata a
sè con le sue riflessioni e le sue azioni, lontana da
quell'aura che si crea quando abbassa le difese, risulta essere molto
più umana. E Federica è una ragazza che dovrebbe
perdere un po' di fiducia nel genere umano. Non preoccuparti, non hai
ancora raggiunto il record, c'è di peggio! (ovviamente
scherzo!)
Emmaps3:
questo risotto è risultato gradito alla maggior parte di
voi, bene, almeno so che come cuoca virtuale valgo qualcosa (in pratica
diciamo che sono come Mari!). Per i momenti di gloria di Monica...
vedrai...!
Kabubi:
Davide è un personaggio-pagliaccio, serve ad alleggerire le
atmosfere ed è liberamente ispirato ad una persona reale,
quindi sono contenta che vi piaccia! No, con Poe sei andata troppo
oltre! Ci sono riferimenti letterari sparsi qua e là, ma non
nel nome di quel locale. Il nome viene da una bellissima immagine,
appunto quella descritta, che avevo visto tempo fa.
reby94:
grazie!
Prometto che aggiornerò con più
solerzia! A presto (sul serio!),
Mizar
|
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Capitolo 22 *** L'Angelo Custode ***
t.s.e. L'angelo della Siberia
Capitolo XXII
L'ANGELO CUSTODE
Ero impietrita.
Mi affrettai a riporre ciò che avevo trovato nella sua
scatola,
e la scatola a sua volta dietro tutto ciò a cui era stata
nascosta.
Uscii dalla lavanderia con le mie aspirine.
Respira, Mari... calmati
e respira...
Bussai furiosamente alla porta di Simone,
finchè lui l'aprì, con un'espressione
evidentemente contrariata.
- Perchè stai tentando di abbattere le mie difese? -
- Non ho tempo per i giochetti -, entrai nella stanza, sgusciando sotto
il suo braccio.
- Si può sapere cosa... -, richiusi la porta alle sue spalle.
- Ho scoperto tutto - sussurrai.
Simone mi afferrò per un polso e mi trascinò
dall'altra parte della stanza, lontano dalla porta.
- Allora?! -
- Ho trovato un test di gravidanza positivo -
- Mamma?! -
- Non credo, secondo me è Margherita... -
- Cosa te lo fa pensare? -, Simone pareva scettico.
- Mamma è troppo... come dire... ha quarantasette anni! -
- Ma Margherita ha giurato di non essere coinvolta -
- Ah! E da quando le crediamo? -, se lui era scettico, io lo ero di
più.
Insomma, non mi ero mai fidata di mia sorella e non avrei iniziato ora.
- Andiamo a farle il terzo grado? - propose Simone, pensieroso.
- Sei un pessimo stratega... -
- Perchè? -
- Perchè non puoi scoprire subito le tue carte al nemico!
Dobbiamo procedere con cautela, sondare il terreno. Ora direi che
è necessario stabilire un piano d'azione: innanzitutto,
dobbiamo
scoprire di chi sia quel test di gravidanza senza urlare ai quattro
venti "scusate, chi di voi due è incinta?" -
- Mi pare una cosa saggia -
- Mari, corri! Ti suona il telefono! - urlò Simone dal piano
di sotto. Avevo dimenticato il cellulare in cucina.
- Sporgimelo! - esclamai scendendo la scala di corsa con la grazia di
un facocero.
Lo afferrai al volo.
- Pronto? -
- Eccomi! -, cavoletti
di Bruxelles!
- Ehi Momo, come va? -
- Tutto bene, grazie. Ti disturbo? -
- No, certo che no... -, iniziai a risalire lentamente le scale.
Inizialmente credevo fosse Federica con informazioni relative al volo
aereo. Sarebbe dovuta arriva verso sera.
- Hai qualcosa da fare oggi pomeriggio? -
- Ehm... veramente... -
- Se hai altri impegni non preoccuparti - mi rassicurò
Monica.
- No, è che fra poco devo essere in palestra per
un'amichevole
-, controllai l'ora, mi restavano quindici minuti prima di essere in
ritardo.
- Magari ci vediamo lì, allora! -
- Ehm... ma certo! A dopo allora! -
Mentre frugavo nell'armadio alla ricerca di una ginocchiera svanita
misteriosamente, mi resi conto di essere stranamente felice.
Certamente il fatto che Federica sarebbe arrivata nella notte mi
rendeva euforica, ma una piccola parte di me era emozionata all'idea
che Monica sarebbe venuta in palestra.
Magari prima dell'arrivo di Fede saremmo potute andare a fare due passi
per chiacchierare. Era da un po' che non lo facevamo.
E mi mancava.
Anche il secondo set era finito e di Monica ancora nessuna traccia.
Ormai avevo perso le speranze.
- Allora, cosa farai sta sera? - mi domandò Nex,
strappandomi la
bottiglia dalle mani e portandosi l'imboccatura alle labbra, senza
darmi tempo di protestare.
- Arriva Fede! Te l'avrò detto un migliaio di volte... -
- Lo sai che sono svampita - mi rimproverò lei, come se
fosse colpa mia.
- E' tutta colpa di mio fratello: ora che c'è lui di mezzo
sei
più svampita del solito - la presi in giro, lei stette allo
scherzo.
- Insomma, ragazze! Un po' di contegno! -, ecco Giò che ci
richiamava all'ordine e alla compostezza.
- La formazione è la stessa del secondo set. Andate e
vincete,
non ho altro da dire -, così dicendo si allontanò
verso
la signora che compilava il referto.
Sospirai, lanciando un'occhiata insistente alla porta della palestra,
che imperterrita restava immobile.
Cosa te ne importa?
Avrà avuto da fare...
Proprio mentre i miei pensieri seguivano quella direzione,
posizionandomi in campo nella mia zona, con la coda dell'occhio vidi la
porta spalancarsi e la figura esile di Monica scivolare silenziosamente
all'interno della palestra.
Eccoti!
Accaldata e puzzolente, corsi negli spogliatoi. Volevo
fare
essere più che rapida, così mi gettai sotto la
doccia
lasciando dietro di me una scia di calzini e ciabatte.
- Cos'è tutta sta fretta? - rise Nex, entrando nello
spogliatoio mentre io già uscivo dal getto d'acqua.
- Niente di che - minimizzai, riuscendo ad infilarmi le mutande al
contrario nella foga.
- Sì, certo... hai un appuntamento galante? - mi
provocò.
- Non dire fesserie. Mi vedo con un'amica che non sento da un po'... -
- La pallidina che ha varcato la soglia all'ultimo set? -
- Come lo sai? -, rimasi perplessa con una gamba a mezz'aria, pronta ad
essere infilata nei jeans.
- Quando l'hai vista hai tirato un sospiro di sollievo. Temevi ti
avesse dato buca, ammettilo - sogghignò soddisfatta di aver
colto nel segno.
- Pensa ai fatti tuoi - grugnii, chiudendo la zip della felpa.
- Vai, vai dalla tua amica
- ridacchiò Nex, legandosi un asciugamano
attorno al corpo.
- Tu lavati bene che mio fratello è un gran schizzinoso! -
replicai, facendole una linguaccia. Lei scoppiò a ridere.
- Divertiti, Mari -
- Ciao ragazze, ci si vede poi! Buon Natale! -, così dicendo
scappai fuori a velocità record.
- Sei già pronta? -, sorrise Monica, avvicinandosi a me.
- Già, sono stata un fulmine -
- Andiamo a bere qualcosa, ti va? Magari una cioccolata calda -,
propose prendendomi a braccetto e reclinando il capo verso di me, con
un gran sorriso.
- Guarda, io non è che ne abbia molta voglia, ma se a te va
ti tengo compagnia volentieri -
Il volto di Monica si illuminò. Era diventata di una
dolcezza
indescrivibile: sempre sorridente, solare, allegra e un po' meno
misurata del solito. O, perlomeno, si comportava così con
me.
Era strano vederla in questo modo, sotto questa nuova luce.
Sembrava più umana, meno distaccata e attenta, spontanea. E
soprattutto era diventata molto più bella da quando anche i
suoi
occhi sorridevano.
- Hai voglia di accompagnarmi a casa? - domandò Monica, dopo
aver pagato la sua cioccolata con panna.
Avevamo chiacchierato per tutto il tempo e avevamo discusso degli
argomenti più disparati senza annoiarci un solo istante o
restare a corto di spunti. Era stato piacevole e rilassante.
- Sì, certo -
Nuovamente Monica mi prese a braccetto.
- A che ora arriva Federica? - chiese, mentre scavalcavamo un cumulo di
neve grigia.
- Dopo cena, ma conoscendo la puntualità dei trasporti
italiani
posso già prevedere che prima delle dieci non
sarà
atterrata -
- Magari potresti presentarmela... - sussurrò.
Sperai stesse scherzando: Federica e Monica non potevano essere amiche,
era inconcepibile! Federica era gelosa di Monica, del fatto che lei
fosse accanto a me, appesa al mio braccio, come ora, mentre lei a
chilometri di distanza doveva accontentarsi di lettere e telefonate.
E il fatto che anche Monica fosse omosessuale non rendeva la situazione
più rosea, tutt'altro.
- Ci penserò su... -
- Certo, se non vuoi ti capisco. Sono certa di non essere troppo a
gradita alla tua ragazza -
- Non è che tu le stia antipatica, ma se vi foste conosciute
in un momento diverso, forse... -
Monica annuì, senza però commentare la mia
affermazione lasciata in sospeso.
Per il resto del tragitto non parlammo molto, ci limitavamo a
rabbrividire per il vento gelido e a sbuffare quando ci inciampavamo
sulla neve compatta. Ed entrambe riflettevamo.
Il cambiamento di Monica, ai miei occhi era apparso sorprendente, e
anche ammirevole. E' difficile stravolgere la propria
personalità... ma se quella di austerità e
mistero era
una maschera, significava che lei si sentiva abbastanza a suo agio e
protetta con me da mostrarsi per ciò che era realmente. E
questo
lato di Monica mi piaceva forse più del primo, al quale
però non aveva rinunciato del tutto: spesso, se ne usciva
con
affermazioni enigmatiche o buttava lì domande,
apparentemente
casuali, dalle cui risposte, però, ero certa lei traesse
importanti informazioni.
Una volta giunte di fronte al portone di casa sua, ci fermammo, per
riprendere fiato, con le gote rosse per il gelo.
- Grazie ancora per avermi accompagnata fin qui... - disse Monica,
liberando il mio braccio dalla stretta del suo.
- Ma di nulla, te l'ho detto che non era un problema - la rassicurai
con un sorriso, che lei ricambiò subito.
- Allora, ci sentiamo prima di Natale? -
- Sì, certo -
- Mi raccomando, io ti aspetto -, così dicendo si sporse
verso
di me e subito mi parve che volesse posarmi un bacio sulla bocca, poi
cambiò improvvisamente direzione e poggiò le sue
labbra
fredde contro la mia guancia.
- Mamma, andiamo?! - esclamai, agitata.
Questa volta eravamo noi ad essere in ritardo.
Saremmo ancora dovute passare a prendere Veronica ed Elena, che ci
aspettavano a casa di quest'ultima.
- Un momento Mari, ancora un momento -
Porcaccia! Ma che gli
è preso a tutti?!
Camminavo furiosamente avanti e indietro lungo il
corridoio, in
attesa che mia madre terminasse di fare ciò in cui era
occupata.
- Eccomi, arrivo - disse stancamente. Aveva gli occhi segnati.
- Fantastico -, afferrai le chiavi della monovolume e la precedetti nel
vialetto.
Allacciate le cinture, lei mise in moto.
Fu allora che decisi di giocarmi il tutto per tutto.
- Mamma, dopo pranzo stavo male e sono andata in lavanderia a cercare
un'aspirina... -
- So già cosa stai per chiedermi -
- Tu o Maggie? - mi limitai a domandare.
- Io - sospirò tristemente.
Fantastico, un altro
impiastro per casa...
- Scusa la domanda indiscreta, ma come è
successo? -
- Diciamo che la pillola è sicura al 99%... -
- E non abortirai? - osai domandare, anche se conoscevo il parere di
mia madre al riguardo: le uniche attenuanti per quello che lei definiva
un omicidio a tutti gli effetti, erano la troppo giovane
o avanzata età della donna in questione, lo stupro
e la
mancanza di possibilità economiche e familiari per far
crescere
un bambino.
- Certo che no! E' sempre una vita umana e non ci sono problemi ad
accoglierla. Se ce ne fossero stati, avrei anche potuto, ma dato che un
nuovo bambino non turberà più di tanto il nostro
equilibrio, nè spirituale nè economico, non vedo
perchè ucciderlo -
- Hai ragione... ed è per questo che papà sembra
un'anima in pena? -
- Diciamo che lui non lo vuole. Abbiamo litigato parecchio... sostiene
che nessuno di noi sia ancora in grado di sopportare un'altra
personcina -
- Quindi avrò un fratellino? -
- Sì, avrai un fratellino... o una sorellina. Ancora non si
sa -
Sorrisi fra me e me. In fondo, con un piccolo monello per casa, tutto
sarebbe stato più divertente.
- Scusate il ritardo - disse mamma, appena Elena e Veronica aprirono le
portiere.
- Nessun problema -
Veronica indossava un cappotto nero, dal quale sbucava l'orlo di una
gonna dello stesso colore. Le gambe magre erano fasciate da collant
grigio
scuro e ai piedi portava un paio di stivali neri. I lunghi capelli
biondi erano raccolti elegantemente. Elena, al contrario,aveva i corti
capelli scuri spettinati, e portava una giacca rosso rubino,
decisamente appariscente, con un semplice paio di jeans chiari e, anche
se non avevo guardato, potevo scommettere che ai piedi calzasse un paio
di converse.
- In ogni caso non sono ancora arrivati, tua mamma mi ha detto che mi
avrebbe fatto uno squillo quando sarebbero atterrati -
- Bene, non vedo l'ora di stare un po' con loro... spero che Claudio
sia rimasto a Roma -
Mia mamma sorrise, ma la rimproverò.
- Insomma, è pur sempre tuo fratello -
- Una piaga dell'umanità, altro che consanguineo! - si
lamentò lei, che, essendo la maggiore, si era dovuta sorbire
appieno la gioia di sopportare tre fratelli più piccoli.
- A proposito, già che siamo in tema, fra otto mesi ci
sarà un altro piccolo Volpe - disse mia madre, con un gran
sorriso. Era la prima volta che la vedevo così raggiante
dopo
alcune settimane. Evidentemente aveva ormai metabolizzato del tutto la
situazione e si era definitivamente affezionata a quel piccolo esserino.
- Paola, sul serio?! -, Veronica pareva felicissima.
- Sì, sul serio... -, il sorriso di mia madre di
scaldò
ulteriormente, udendo un sincero entusiasmo nelle parole della figlia
della sua migliore amica.
- Oddio... ma è fantastico! Di qualunque cosa tu abbia
bisogno
non esitare a chiamarci, Elena ed io saremo sempre a tua disposizione!
-, la sorella di Federica era quasi più eccitata di mia
madre,
mentre Elena non pareva mostrare lo stesso brio, almeno non per la
parte che riguardava il suo impegno nell'accudire il venturo nato.
- Cara, queste promesse falle per te... non mettermi in mezzo - la
avvertì Elena, ma Veronica pareva non averla nemmeno sentita.
- Se ci tieni tanto, potrai essere il suo angelo custode - rise mia
madre.
- Certamente, sarò come una fata madrina! -, tutti sapevamo
quanto Veronica amasse i bambini.
- Avete già pensato ai nomi? -
- Veramente no... ma ne ho ancora di scartati per tutti quanti... -
- Cioè? - domandai io, che non ne ero mai venuta a
conoscenza.
- Bè, per esempio, se non fossero accadute una serie di
cose, tu
e tua sorella vi chiamereste Marisa e Roberta, oppure, se foste stati
due maschietti, Filippo e Giacomo -
- Se avrò un figlio lo chiameremo Alessandro, se
sarà una
femmina Michela. Vero, amore? -, l'entusiasmo di Veronica cercava
conferma in Elena, senza però trovarne.
- Ti prego, smettila - la implorò laconica.
- Uffa -
Mia mamma rise.
- Non ti piacciono i bambini? - domandò ad Elena, che si era
infossata nel sedile.
- Sì che mi piacciono... ma è troppo presto per
discuterne... e poi noi
non possiamo -, sull'ultima affermazione il suo tono aveva subito una
brusca scivolata verso il basso. Nello specchietto retrovisore, vidi
gli occhi di Veronica incupirsi al pensiero e la mano di Elena che
subito andava a stringere la sua per tentare di farle forza.
- Già - mormorai.
- Vedrai che prima poi potrete - tentò di rincuorarla mia
mamma,
quando ormai l'aeroporto già si distingueva in lontananza.
- Ehi, quello è il loro aereo! - indicai la sagoma che stava
atterrando in quel momento, seguendo una scia di luci che mostravano al
pilota la strada.
****
L'angolo delle risposte:
Nessie:
ormai lo sappiamo che Mari e Fede sono tenerissime, e quest'ultima
ricomparirà alla grande nel prossimo capitolo! Ludovica, no,
va bene, non la nomino :P comunque sono proprio contenta che la mia
storia non ti venga a noia! grazie che mi hai mandata a letto presto,
così sta mattina non ero troppo stanca ;) Un
bacione grande grande!
Veive:
allora, cosa ne pensa l'esperta? E tu non puoi odiare certe scene
romantiche solo perchè la tua vita amorosa è...
bè... un ginepraio! Davide è un mix di me e
tu-sai-perfettamente-chi per quanto riguarda l'inappropriatezza...
*fischietta*
cammy:
eccoti svelato l'arcano! E per quanto riguarda il "cosa
accadrà"... la storia andrà avanti! :P Grazie per
la recensione!!
Little Princess Mars:
salve collega! Premetto che leggere la tua recensione mi ha fatto
piacere, perchè sono più tranquilla riguardo al
fatto che la storia non piaccia solo alle mie affezionate commentatrici
:P No, mi spiace ma Monica e Ludovica non si appaieranno per il
semplice fatto che non si incontreranno mai! Per la cronaca, il mio
cane, anzi, la mia cagna, è un chihuahua! E grazie ancora
per i complimenti!!
Emmaps3:
certo che posso *risata sadica* Lo so che vi ho spiazzate... ehehe! Ho
aggiornato abbastanza in fretta per i tuoi canoni?:P Ci si sente
presto!!
hacky87: lo
so, ho tardato molto, scusate! E' che, sul serio, avevo tantissime cose
da fare e riuscivo a malapena a finire quelle... è stato un
periodo di stress puro! E già, un nuovo fratellino, o
sorellina, a complicare un po' le cose ;) Spero di non aver compromesso
troppo la vostra salute mentale (ci tengo!), mentre quella delle nostre
eroine è già compromessa xD
the angelus:
oddio! Va bene, io sono goffa, ma mi ricopro solo di lividi e tagli...
tu vai sul pesante! Acciderbolina, ma come hai fatto?! Comunque spero
ti sia rimessa del tutto e che ora tu stia bene (anche
perchè non vedo l'ora di leggere il continuo della tua
storia...), comunque, per usare le tue parole, anche questo capitolo
è un trampolino di lancio, verso il ventitreesimo, che spero
apprezzerete!
Auri: allora
dovrai intervenire nel prossimo futuro ;) Sì,
proprio così, e Veronica potrà sfogare tutti i
suoi desideri materni sul nascituro! Purtroppo mi sono scordata di
ripassare la storia con word, perchè ho preso l'andi di
scriverla direttamente su nvu, che non corregge gli errori. Solitamente
la rivedo con word, ma me ne sono scordata! Comunque, grazie per la
recensione!!
piccola peste:
sono tutte tecniche per tenere in pugno i miei lettori! Che ne dici di
questo? E del comportamento di Monica?
harderbetterfasterstronger:
capita ;) Ho aggiornato presto, sono stata brava questa volta :D
(però anche tu aggiorna presto!) Apprezzato il ritorno di
Monica? Un bacio anche a te!
pazzafuriosa92:
ta-da! Eccoti svelato ogni mistero (a chi dai della ciospa ora??) e la
loro lontananza sta per essere colmata da un'overdose di due settimane
intere! Quindi rilassati :P Se vuoi ti spedisco Giorgio e Davide in
affido per due giorni, però poi li rivoglio, mi servono per
i prossimi capitoli!
Kabubi:
proprio così :P Sono contenta che tu ti stia appassionando,
meno male... ! Ed eccoti anche spiegato perchè il padre di
Mari si comporta in questo modo (senza essere cornuto!). Figurati, non
devi scusarti, sono io che ti ringrazio perchè perdi il tuo
tempo a commentare la mia storia!
Ci sentiamo presto!!
Mizar
|
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Capitolo 23 *** La via della Voluttà ***
23. t.s.e.
Capitolo XXIII
LA VIA DELLA VOLUTTA'
Scesi rapida dalla macchina, per precipitarmi con foga verso l'ingresso.
Sentii Elena ridacchiare alle mia spalle, probabilmente divertita dal
mio palese entusiasmo.
All'uscita passeggeri, ci stavano già aspettando Walter e
Lilith, seduti sulle poltroncine rosse.
- Hey! - esclamò Walter, alzandosi in piedi appena ci scorse.
- Abbiate pazienza... è... vi spiego dopo -, mia mamma era
affannata. Probabilmente stava raccogliendo le energie per annunciare a
tutti la sua gravidanza.
- Paola, non preoccuparti, avremmo atteso comunque. Ad ogni modo, hanno
appena annunciato l'atterraggio del loro volo -
- Sì, lo sappiamo, l'abbiamo visto arrivando -, sorrise
Veronica.
Elena stringeva ancora la sua mano. Osservai come la sorella di
Federica si appoggiava alla sua ragazza, non fisicamente, ma
spiritualmente. Elena era la sua gruccia, il suo sostegno morale in
quelle situazioni.
Così come lo era Fede per me, e viceversa, ovviamente.
Ora ero così impaziente che non riuscivo a sedermi, come se
i miei piedi si trovassero, nudi, a contatto con carboni ardenti: non
smettevo di saltellare e spostarmi.
- Rilassati! - mi rimproverò bonariamente mia madre, non
riuscendo però a trattenere un sorriso felice.
- Non riesco - borbottai. Mi tolsi il cappotto perchè
iniziavo ad avere caldo.
Quanto ci mettono
ancora?!
Dopo dieci minuti abbondanti, finalmente, intravidi il
profilo
di Federica. Corsi in avanti, facendomi largo fra la folla di
passeggeri, che, come la famiglia Mantovani, erano appena atterrati.
Quando sbucai improvvisamente di fronte a Federica, lei
scoppiò a ridere. Poi mi gettò le braccia al
collo.
- Ti ho spaventata? -
- Sì! -
Incurante della presenza di suo padre a meno di venti centimetri da
noi, posai le mie labbra sulle sue.
E lei non si ritrasse.
Bene, stava facendo progressi. Forse ora saremo riuscite rendere
pubblica la faccenda, così certi ragazzi
impertinenti avrebbero smesso di farle la corte e la mia anima
assetata di vendetta si sarebbe placata.
Quando mi staccai da lei, incrociai gli occhi pieni d'ira di suo padre,
che si affrettò a distogliere lo sguardo.
Salutai anche Mattia ed Erica, mentre non riserbai alcun caloroso
bentornato a Gianni e Claudio.
- Paola! Lily! - esclamò Erica, correndo loro in contro.
Si abbracciarono.
- Mamma! -, anche Veronica si unì all'abbraccio.
Elena restava in disparte, poichè anche lei, più
di una
volta, era stata vittima dell'ira funesta di Gianni, che, molti anni
addietro, era persino riuscito a cacciarla di casa minacciandola con un
mattarello: aveva sorpreso lei e Veronica assieme nella vasca da bagno.
Federica strinse le braccia attorno alla mia vita e poggiò
il capo sulla mia spalla, chiudendo gli occhi.
- Amore... - le sussurrai, avvolgendola in uno stretto abbraccio.
- Vero che posso dormire da te sta notte? -
- Certo! - le risposi baciandole la punta del naso. Lei fece un buffo
risolino.
Mentre Veronica e Mattia si abbracciavano, mia madre interruppe tutti
quanti.
- Ho da fare un annuncio speciale - esordì, con un gran
sorriso.
Erica e Lilith la guardarono incuriosite.
Prima di prendere nuovamente la parola, mia madre arrossì e,
se possibile, sorrise ancora di più.
- Oh, ma io la conosco quell'espressione! - esclamò Erica,
spalancando gli occhi per la gioia.
- Sono incinta - disse, rompendo la tensione fra quelli che, a
differenza di Erica, non avevano mai visto il suo volto in quella
circostanza.
- Ma è fantastico - sorrise Federica, ancora ancorata
saldamente al mio corpo.
- Congratulazioni! -, Mattia andò ad abbracciare mia madre,
così come Walter.
- Noi ci parliamo dopo -, le tre donne si scambiarono un'occhiata
complice.
- Felicitazioni -, fu il commento di Gianni, ancora indispettito per
essersi trovato di fronte me ed Elena.
Ai suoi occhi, i suoi occhi di padre apprensivo, eravamo state noi due
a traviare le sue figliole, che, altrimenti, sarebbero "normali" e
avrebbero come fidanzato un promettente giovanotto destinato ad una
brillante carriera, possibilmente figlio di benestanti borghesi.
- Allora, andiamo a casa? - domandò Erica, ancora incredula
ed euforica per la notizia appena ricevuta.
Invece si era ritrovato Elena, una testa calda, ma geniale,
futuro
ingegnere, molto mascolina, con la lingua più affilata di un
machete, e me.
Caricammo i bagagli sulla macchina di Lilith, dove presero posto i tre
maschi Mantovani, mentre Erica e Federica si sedevano sulla nostra
monovolume.
Fede ed io ci eravamo impossessate dei sedili più in fondo.
- Veronica si è offerta di essere l'Angelo custode del
bambino, che ne pensi? -
- Penso che sarà un Angelo premuroso e delizioso, un Angelo
che
tutti i bambini invidieranno - rispose Erica, voltandosi verso sua
figlia.
- Sì, lo sarò -
- Tua sorella è davvero una persona dolcissima - sussurrai
all'orecchio di Federica.
- Sì, questo è vero. E' sempre la mammina della
situazione. Sarà perchè è la
maggiore... -
- No, Edoardo è un asociale menefreghista... -
- Ma Edoardo è un maschio -
- Ottima argomentazione - mi complimentai con lei, carezzandole
delicatamente una guancia.
Erica, Gianni e Claudio erano tornati nella loro casa, Mattia, assieme
a mio fratello, si era accampato a casa di Walter per una rimpatriata,
mentre Federica si era rifugiata sotto il mio piumone.
- Mi mancava la neve - mormorò coprendosi fino alle orecchie.
- Hai freddo? -
- Sì, un po'... -
- E' colpa tua, sei mezza nuda! - la rimproverai, anche se le sue
mutandine azzurro cielo e la corta canottiera rosa confetto non
stonavano per nulla sul suo
corpo. Anzi.
- Perchè non vieni tu a scaldarmi? - mi chiese, sorridendo
maliziosamente.
Senza farmi pregare oltre, la raggiunsi fra le coperte.
- Che buon profumo... - mormorò lei, strofinando il volto
contro il mio collo.
- Mi sono lavata - ridacchiai, posandole alcuni baci umidi sulla
clavicola. Mi mancava il sapore della sua pelle.
Chiusi gli occhi, appoggiando la testa sulla sua pancia, lei
iniziò a carezzarmi i capelli.
- Mari... devo dirti una cosa - esordì con voce debole.
Sapevo
già che ciò che stava per dirmi non mi sarebbe
piaciuto.
Espirai rumorosamente.
- Amore... - mormorò lei, percependo il mio nervosismo.
Se riguarda l'elfo
giuro, che è la volta buona che commetto un delitto!
- Nulla, forza dimmi - la esortai, forse un po'
sgarbatamente perchè lei esitò un istante in
più.
- Ludovica è venuta a cercarmi per parlare -
Ecco, lo sapevo!
Stronza, stronza, stronza...
- E tu? -, mi voltai verso di lei, volevo fissare il suo
sguardo mentre mi rispondeva.
- Mi ha chiesto scusa, tante belle parole, ha detto che è
vero... che lei mi ama, che quel tizio non è il suo ragazzo,
che
sa che ciò che ha fatto è stato imperdonabile, ma
piuttosto che perdermi vuole essere mia amica... -
Rabbia, solamente cieca ira, s'impossessò di me.
- E tu credi alle parole di quella... quella... che ti ha anche preso
per il culo?! - esclamai, aggredendola.
- No... non le credo... - sussurrò lei flebilmente.
- Giuramelo - le intimai.
Lei mormorò qualcosa di incomprensibile, abbassando gli
occhi color cioccolato, ormai lucidi.
- Guardami negli occhi - le afferrai un polso con forza, costringendola
a voltarsi verso di me.
- Allora? -, Federica non rispondeva.
Sentivo un bruciore nel petto, una crepa da cui la delusione e la
rabbia fuoriuscivano abbondanti, mescolandosi.
- Allora?! -, la scrollai con più forza.
- Mi fai male - sussurrò lei. Lungo la sua gota sinistra
rotolò una lacrima.
Lasciai la presa di scatto.
- Io non voglio crederle, non voglio, lei... lei si è presa
gioco di me... mi ha ingannata, ha tentato di metterci l'una contro
l'altra... e questo è imperdonabile. Però tu mi
conosci... -
Sì, la conoscevo anche troppo bene. Lei, che non appena
udiva
una parola buona e apparentemente sincera si scioglieva come burro al
sole, restituendo immediatamente la fiducia tradita.
Miseriaccia, Fede! Apri
questi benedetti occhioni!
- Svegliati Fede, sveglia! E' ora di farsi furbi! -, tutta
l'irritazione, la rabbia, la furia che avevo dentro esplosero.
Ludovica non poteva passarla liscia, non dopo il modo in cui aveva
trattato Federica. Ero decisa ad impedirlo ad ogni costo.
- Ma ti giuro che non le parlo più, anche se lei ha detto...
-
- Lei ha detto un sacco di balle! Lo capisci che continua a prenderti
per il culo?! Non sono tutti onesti e candidi come te! -
Federica scoppiò definitivamente a piangere.
La strinsi con dolcezza. Quel momento di cieca furia era passato quasi
del tutto e avevo riacquistato un sentore di razionalità,
del
quale, fino a poco fa, ero completamente priva.
- Scusami, amore, non volevo ferirti... però, lei
è stata
tremenda. Non dovresti essere così buona da concederle una
seconda opportunità -, la coccolai, cullandola fra le mie
braccia, ascoltando il suo respiro affannoso tornare regolare e le sue
lacrime arginarsi.
La scostai lentamente da me, asciugandole le guance con le dita, poi le
presi con delicatezza il polso che le avevo stretto: era rosso.
- Perdonami -, posai un bacio proprio dove il rossore era
più intenso.
- Certo che ti perdono... so che non mi avresti mai fatto del male -
- Certo che no... -, Fede mi abbracciò e nuovamente ci
coricammo
sotto il piumone, con l'animo più leggero di prima.
Non riuscivo a perdonarmi per aver fatto fisicamente del male a
Federica. Come avevo potuto?
- Tesoro... guarda che non è successo nulla -, dovetti
averla
guardata con un'espressione enigmatica perchè aggiunse
un'ulteriore spiegazione.
- I tuoi occhi parlano, mi raccontano tutto... e anche se ti ho chiesto
scusa continui a tormentarti per quello che hai fatto. E' una
sciocchezza! Solo un po' di rossore, tutto qui. Tu sei molto forte...
ed eri, giustamente, arrabbiata per causa mia -, non sopportavo
sentirla parlare in questo modo, così la baciai.
- Mari... -, tentò di opporre una vana resistenza.
- Fede... sh!... ora voglio solo amarti -
I suoi occhi si addolcirono, i suoi baci si fecero più
profondi
e le sue mani più curiose. Appena mi resi conto della piega
che
stava prendendo la situazione, dalla posizioni di parità in
cui
ci trovavamo, una di fronte all'altra, la spinsi sotto di me, per avere
il controllo, come mio solito.
- Eh no, tesoro, oggi no -, approfittando del mio attimo di
smarrimento, mi tirò sotto di lei.
- Accidenti - sussurrai sorridendole, compiacendomi della sua
intraprendenza.
- E' una vita che non facciamo l'amore - si giustificò
arrossendo.
- Bene, rimediamo subito -
Posando le labbra sul mio collo, Fede mi sganciò il
reggiseno,
poi la aiutai a sfilarmelo, senza interrompere il contatto della sua
bocca su di me, e della mia sulla sua spalla. Strinsi le gambe attorno
alla sua vita, massaggiandole la schiena lentamente. Lei
mugugnò fra le mie labbra.
Poi decise di addentrarsi più in basso.
Chiusi gli occhi.
In quel momento, la via più semplice da imboccare era quella
della voluttà, naturale e insita nell'essere umano.
Antropologicamente, la via più facile.
Al risveglio, la mattina seguente, Federica era già sveglia,
seduta alla mia scrivania. Stava disegnando qualcosa sul mio diario.
- Fede... già impegnata a quest'ora? - le domandai,
mettendomi a sedere.
Lei alzò gli occhi, sorridendo.
- Sono le undici e mezza -
- Capperini! -, balzai giù dal letto e corsi in bagno.
Avevamo appuntamento alla mezza con Giorgio e Davide: saremmo andati a
casa di quest'ultimo per pranzo.
- Corri, dormigliona -, la udii ridacchiare, poi iniziò a
canticchiare qualcosa di sconosciuto.
Mi sciacquai la faccia, pettinai i capelli e misi la crema
cicatrizzante sulle abrasioni sui gomiti.
- Perchè hai smesso? - le domandai tornando in camera e
notando che era silenziosa.
- Così... -
- Dai, canta ancora - la incitai.
Federica rimuginò un po' per conto suo, poi si
schiarì la gola.
- Suono io - disse Federica di fronte al citofono di Davide. Anche
volendo, io non avrei potuto, perchè reggevo un vassoio di
dolci.
- Sì? -
- Apri, siamo noi! -
Fede corse su per le scale, io la seguivo con lentezza esasperante,
calibrando ogni passo per evitare un ruzzolone giù per le
scale.
Più che altro, mi preoccupavo per i dolci.
- Eccoti! E Mari? -
- Sta salendo le scale -
- Ci sono, non vi allarmate - mi feci sentire, un pianerottolo
più in basso.
Quando finalmente il vassoio fu al sicuro su una superficie piana,
raggiunsi gli altri con il cuore più leggero.
- Cosa facciamo oggi? -
- Giorgio, che mi ha appena mandato un messaggio dicendo che
tarderà, ha avuto un'idea stupenda, ma lo scoprirete poi -
- Non puoi darci un indizio? - lo supplicò Federica,
appendendo il cappotto nell'armadio all'ingresso.
- Certo che no, se ti ho detto che lo scoprirete poi significa che
è una sorpresa! -, Federica gli fece una linguaccia.
In quel momento mi suonò il cellulare.
- Scusate -, mi allontanai in cucina per rispondere.
- Pronto? -
- Ciao Mari, scusa il disturbo, ho bisogno di aiuto -, era Elena.
- Nessun problema. Che genere di aiuto hai bisogno? -
- Dopo quello che è successo ieri sera, la storia del
bambino, Veronica non si è più ripresa: nel senso
che è abbattuta e disperata. Io non so proprio come tirarla
su di morale! Lei vuole un bambino, accidenti! Ma come possiamo fare
ora? Innanzitutto siamo ancora all'università, in
più lei non vuole adottarne uno, no!, ne vuole uno suo,
vuole portare avanti una gravidanza! Ora... -
- Aspetta, ferma, ferma! Ma che cosa c'entro io? -, ero perplessa.
- Veronica e Federica sono esattamente identiche: stessi gusti, stessa
personalità, stessi interessi, stesso tutto! Come faccio a
farla stare meglio? Tu che faresti? -
- Santo cielo... sicuramente non sarà una cosa semplice...
con Fede funzionano le attenzioni, molte attenzioni, e la dolcezza.
Anche le promesse. Cercare di farle ragionare è inutile,
sono due testone -
- Proverò con le attenzioni. Se le facessi un piccolo
regalo? -
- Non sarebbe una cattiva idea... -
- Oh, grazie mille! Ho appena avuto un'idea stupenda! -
- Ma grazie di cosa che non ho fatto proprio nulla? -
- Mi hai ispirata! Ci sentiamo e salutami Fede! -
Staccò il telefono senza nemmeno lasciarmi il tempo di
replicare.
Certo che Elena
è proprio stramba... però è una
ragazza davvero premurosa...
Mi dispiaceva per Veronica: avevo intuito che dopo
l'entusiasmo della sera precedente, le sarebbe corrisposto un momento
di tristezza e dolore per la realtà che doveva trovarsi ad
affrontare. Speravo solo che Elena riuscisse a tirarle su il morale.
- Chi era? - domandò Federica, stringendosi al mio braccio e
avvinghiandosi come un polpo.
- Elena - le risposi, per poi posarle un bacio sui capelli.
Lei chiuse gli occhi e sul suo viso si dipinse un'espressione di
beatitudine.
Davide scosse la testa, come rassegnato, poi mi fece l'occhiolino.
Non ebbi il tempo di mandarlo a quel paese, che suonarono al citofono.
- Sì? -, domanda retorica.
- Siamo noi! -
Noi, chi?
- Davide... chi c'è con Giò? - gli
chiese Federica. Anche se pareva assopita, era vigile, come un
predatore della savana.
Lui sogghignò.
- Ora ve lo dice lui -
- Salve a tutti -, il nostro amico entrò, reggendo quello
che pareva essere un altro vassoio di dolci.
Dietro ad un Giorgio infreddolito e tremante, entrò
timidamente una ragazza bassina e bionda. Lara!
- Ciao! -, Federica si staccò lesta da me.
- Ehm.. ciao -
- Lara, lei è Federica, l'amica di cui ti ho parlato. Fede,
lei è Lara, la mia ragazza -
- Bravo Giò, era ora - ridacchiai io. Lara
avvampò.
- Piacere... -, le due ragazze si strinsero la mano.
- Spero che il mio banco sia confortevole - sorrise Federica tentando
di rompere il ghiaccio.
- Più o meno -, rise Lara.
- Davide ha detto che hai avuto un'idea geniale... allora? - lo invitai
ad esporci ciò che aveva pensato.
- Sorpresa - stabilì lui, serissimo.
- Non lo so nemmeno io... - borbottò Lara, che evidentemente
aveva tentato di farlo parlare senza successo.
Aveva ancora molto da imparare sul nostro timido e santissimo amico.
Ora però, sorgeva una piccola complicazione: come avremmo
fatto con Lara? Rivelarle tutto? O trascorrere le vacanze di Natale
fingendo, come avevamo fatto fino a poco tempo prima, di essere solo
amiche?
Approfittando del fatto che i tre si erano spostati in cucina per
sistemare ciò che aveva portato Giorgio, esposi a Federica
il problema.
- Ci avevo pensato anch'io... Mari, tu cosa vorresti fare? -
- Io... amore, io non ho voglia di fingere, voglio vivere serenamente
queste due settimane, voglio stare con te come la tua ragazza, non come
amica. Tieni conto del fatto che ora Lara sarà spesso con
noi, molto spesso, prima o poi dovrà saperlo, quindi
perchè non toglierci subito il problema? -
- Sono pienamente d'accordo -, la sua risposta mi lasciò a
bocca aperta. Non mi aspettavo cedesse così facilmente.
- Guarda che sono una persona ragionevole, quando voglio - mi diede una
lieve spinta, ridendo del mio stupore.
- Prima però chiediamo a Giò se per caso sa se
lei ha qualche problema con l'omosessualità -
- Certo -, Fede si intrufolò fra le mie braccia.
- Come mai tutto questo appiccicume oggi? - scherzai, baciandole un
orecchio.
Lei grugnì.
Quando sentii che le voci di Giorgio, Lara e Davide si spostavano verso
il salotto, l'allontanai rapida da me.
- Giò... vieni un attimo -, gli feci segno di avvicinarsi,
poi mi rivolsi a Lara - Te lo rubo solo un momento -
- Sì, certo... - rispose lei arrossendo.
Un ragazzo timido e una ragazza timida. La coppia perfetta.
Ci spostammo nuovamente un cucina, per evitare di essere uditi.
- Allora... per rendere la situazione meno imbarazzante, Fede ed io
vorremmo mettere Lara al corrente della nostra situazione... a me
sembra una brava ragazza, non credo ci tradirà. Volevo solo
sapere se ciò comporterebbe... problemi -
- No, certo che no, è una ragazza aperta, non le
arrecherebbe alcun fastidio -
- Fantastico! Capiscici... abbiamo due sole settimane per stare assieme
e non possiamo trascorrerle fingendo di essere solo amiche... sarebbe
uno spreco colossale! -
- Certo, immagino - rise lui, divertito dalla mia euforia.
Ritornammo di là.
Se avessi potuto esternare appieno la mia soddisfazione mi sarei messa
a saltellare e canticchiare, da temibile cantante qual ero.
Fortunatamente, avevo conservato un minimo di autocontrollo e,
soprattutto, di pudore.
Federica notò immediatamente che era tutto a posto.
- Si è concluso il concilio ecumenico? -
ridacchiò Davide, mentre Federica lo liquidava con un secco
"non fai ridere".
- Parlando di cose serie... cosa mangiamo? -, ecco quali erano le
priorità di Davide. Insomma, nulla di nuovo.
- Scusa, ma è casa tua e non sai cosa mangeremo? - obiettai.
- Oggi Giò è in vena di sorprese -
- Ho portato tutto l'occorrente, è in cucina, ora vado a
preparare! -
- E non possiamo sapere cosa sarà? - domandò
Davide, tentando di assumere un'espressione da animale ferito.
- Pasta alle sarde e uvetta -
- Stupenda! Ma io ti amo! Sei ancora qui?! Muoviti! -, Davide prima
l'aveva stretto in un vigoroso abbraccio, poi l'aveva cacciato in
cucina.
- Non preoccuparti, fanno sempre così... -, sorrise Federica
rivolta a Lara, che ne era rimasta quasi sconvolta.
Forza Fede, chi gliela
fa la grande rivelazione?
- Lara, dobbiamo dirti una cosa seria... e dovresti farci
il piacere di non dirlo a nessuno... -
- Vogliamo che tu sappia perchè ormai entrerai a far parte
del nostro gruppo, quindi noi vogliamo essere sincere - aggiunsi io,
poi Federica riprese a parlare.
- Mari ed io stiamo assieme... ecco tutto -, conciso e diretto, superbo.
- Ah... -, era rimasta per un attimo sorpresa, poi la sua espressione
si rilassò.
- Va bene, nessun problema -
- Meraviglioso! - sospirai io, mentre Federica, puntigliosa come al
solito, mi sistemava il colletto della camicia per poi schioccarmi un
bacio sulla guancia.
****
L'angolo delle risposte:
Auri:
forse...se mi sentirò buona... ma dipende tutto dal mio
umore, perchè capitoli di sole coccole non ce
n'è, mi spiace! Sì, insomma, va bene che la
sorella non è proprio la pudicizia per antonomasia,
però non era il caso di aggiungere ulteriori casini, quindi
ho optato per la madre! Un fratellino è sempre ben gradito.
Nessie:
bene, sono contenta che ormai le psicologie dei personaggi siano
chiare, anche se vi sono alcuni punti ancora da chiarire (vedi il
fattore gemella!), ma non preoccuparti, ogni cosa a suo tempo! Diciamo
che ci sarà molto amore, ma non solo quello! Vedrai...
vedrai! Grazie mille per tutti i complimenti, un bacione anche a te!
Apia: non
preoccuparti per l'apatia, capita! Senza dubbio i prossimi capitoli
saranno molto interessanti! Come dicevo anche a Nessie, ogni cosa a suo
tempo: non è ancora arrivato il tempo di Margherita. Anche
perchè, come ho specificato all'inizio, è un
racconto molto lungo, non è stato progettato per un sito di
storie, quindi ci saranno parecchi capitoli, anche se poi ho deciso
di... vabbè, è troppo lungo da spiegare, magari
ti mando una mail appena ho tempo con una sorta di schema!
Little Princess Mars:
bene, sapere che le mie fan sono impazienti è un buon segno!
Spero di non averti fatto attendere troppo e comunque anche le
recensioni inutili, come dici tu :P, sono sempre benvolute, almeno so
di non scrivere ciarpame! Ad ogni modo, spero di aver soddisfatto
appieno la tua sete di nuovi capitoli! Un bacio anche a te.
Emmaps3:
Monica è un personaggio che si fa amare, purtroppo in questo
capitolo non c'è, cioè, in realtà fra
un po' arriva, ma non riuscivo a farla stare qua dentro, altrimenti
sarebbe stato troppo pesante da mandar giù,
perchè ho già inserito una dose consistente di
informazioni per ora!
hacky87: la
mamma di Mari è una mamma libertina, quindi puoi immaginare
tranquillamente! Per quanto riguarda l'incontro Momo-Fede... abbi fede!
(perdona lo squallido gioco di parole -.-) Insomma, ricomponendomi,
prima o poi avverrà... lo so che così non sono
d'aiuto ma non voglio fare autospoiler, altrimenti poi che gusto
c'è?!
the angelus:
santo cielo che dolore! Sappi che ti sono vicina (nel senso che anche
io mi sono fatta molto male l'altro giorno!). Dal mio punto di vista,
come scrittrice onnisciente, adoro entrambe, sia Momo che Fede, anche
perchè le conosco quasi meglio di me, però
ovviamente, sotto sotto, preferisco una delle due, ma non si
può dire quale perchè siamo in par condicio a
causa delle regionali :P Spero che il "tuffo" ti sia piaciuto, anche la
fine è nuovamente un salto... si sa, ormai i miei capitoli
sono fatti così!
piccola peste:
Mari ha una lunga esperienza di risiko alle spalle che la rende
abilissima! Monica sa benissimo che Mari e Fede stanno assieme... ma
questo, come hai già capito, non la scoraggia per nulla!
Lotterà, ti assicurò che lotterà
molto! Okay, basta autospoiler per sta sera che è tardi!
Mamma Paola accetta gli auguri e ringrazia! Grazie mille per i
complimenti che fanno sempre piacere, davvero!
harderbetterfasterstronger:
innanzitutto... non potevi sceglierti un nome più breve?
Impiego più tempo a scrive il tuo nick che tutto il
capitolo! ;) Scherzi a parte, Monica si fa davvero sempre
più intrigante e non hai ancora visto tutto! No, nessun
colpo di scena simile, altrimenti mi potrei autodeclassare a scrittrice
fallita di dodicesima categoria! Sono davvero contenta che tu la
ritenga la tua yuri preferita, sul serio! A presto, cara!
pazzafuriosa92:
si, Mari sarà una grande supporter della madre! Ormai credo
che tu la conosca e che non abbia dubbi! Il papà
è proprio una... cacca (per non dire parolacce davanti a
te!), mentre Momo... ehhh... è sempre lei! Lo so che ti sta
antipatica, ma spero che inizierai a guardare il tutto in modo
più oggettivo, senza però smettere di odiarla xD
In ogni caso... che ne dici di questo? E della pasta sarde e uvetta? Ti
ricorda nulla?? xD
Kabubi: una
cosa di cui vado fiera (e qui cala una coltre di immodestia) sono
proprio i miei personaggi, perchè sono dinamici, li trovo
molto veri! E voi ancora non avete visto tutto! *ghigno malefico* Nex e
Simone torneranno alla grande, non preoccuparti! E Simone...
già, è un perfettino schizzinoso! Altro che scena
da film, quell'incontro sarà... eh, non te lo dico,
altrimenti capiresti troppe cose! Mi sono fermamente imposta
di non far autospoiler!
A risentirci presto!
Mizar
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Capitolo 24 *** Danza sulle Lame ***
24. t.s.e.
Apologia del XIV capitolo: ormai mi trascino ad apologie.
Dico sempre che ho delle serie motivazioni, il che è vero,
ma ciò non mi impedisce di sentirmi profondamente colpevole.
Quindi spero mi perdonerete e non abbiate perse le speranze nel
frattempo. Ho avuto problemi di virus, miei e del computer, poi la
scuola, ovviamente, e ora sarò sempre più
impegnata, ma prometto che il tempo lo troverò sempre, e
anche la pallavolo, anche se ci avviciniamo alla fine del campionato,
ora ci attendono i play off.
Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono, che hanno inserito la
storia fra le preferite, le seguite e chi mi ha inserita fra gli autori
preferiti! Un grande abbraccio a tutti!
****
Capitolo XIV
DANZA SULLE LAME
- Possiamo iniziare a mangiare le tartine? -
Erano dieci minuti che Davide elemosinava un pezzo di pane, stando
sulla soglia della cucina, allontanato perchè continuava a
spiluccare qua e là.
Ora sembrava un morto di fame che elemosinava gli avanzi di un lauto
banchetto.
- Ti ho detto di sparire, altrimenti finirai tutto prima ancora di
cominciare - lo ammonì Giorgio, che ancora ronzava attorno
ai
fornelli.
Il grembiule bianco a cuoricini rossi della mamma di Davide gli donava
molto. Lara non era ancora riuscita a smettere di ridere di lui.
Federica, invece, era tranquillamente abbandonata fra le mie braccia,
con gli occhi chiusi.
- Inizio ad avere caldo - le sussurrai all'orecchio, per poi ricoprirle
la guancia di baci.
Lei, in tutta risposta, fece un mormorio soddisfatto e si
sistemò ancora più comodamente contro di me.
Mi rassegnai a grattarle delicatamente la schiena, ricevendo in cambio
i suoi mugugni di piacere.
- Sei proprio una piattola - le disse Davide, che aveva smesso di
tormentare Giorgio e ricercava nuove vittime.
- Taci, essere ingordo -, Fede si voltò quel tanto che
bastava per guardarlo neglio occhi, senza mollare la presa.
- E' pronto! Tutti a tavola! - annunciò finalmente Giorgio
dalla cucina.
Presi immediatamente posto accanto a Fede, mentre Davide si sedeva di
fronte a me afferrando una tartina.
- Guarda che il cibo non scappa! - risi.
*
- Hai qualcosa da fare oggi pomeriggio? - le domandò mielosa
la
madre, avvicinandosi alla figlia, che studiava sul tavolo della cucina,
ricoperto di libri e fogli sparsi.
- Perchè non ti fai le tue scopate in motel?! -
ringhiò Monica, sbattendo la biro nera con rabbia.
- Vedi di sparire entro l'ora di pranzo - le ordinò acida la
madre, poi girò sui tacchi e tornò nella sua
stanza da
letto.
Monica trattenne a stento un urlo di frustrazione.
Afferrò con uno scatto rabbioso tutte le sue cose, incurante
delle schede che stava stropicciando, poi anche lei si
rintanò
nella sua camera. Lasciò cadere tutto per terra, con un
tonfo
sordo che avrebbe fatto sobbalzare i vicini del piano di sotto.
Cercò il cordless facendo saettare gli occhi di ghiaccio,
pieni d'ira e disprezzo.
Compose il numero dell'unica persona che per era sempre stata presente,
l'ancora nel maremoto dei capricci materni.
- Pronto? -
- Anto... sono io - disse, sconfortata al pensiero di dover formulare
per l'ennesima volta la stessa invadente richiesta.
- Vieni pure, i miei sono andati a Torino per una fiera di non-so-cosa,
così mi aiuti a fare fisica - la precedette l'amica, con un
tono
di pacata comprensione.
- Grazie, sei... davvero, sei fantastica... non so come farei senza di
te! Probabilmente vivrei perennemente in una scatola di cartone sul
marciapiede, oppure dormirei sulle panchine con... -
- Ora taci e muoviti a venire che sto moto armonico mi sta facendo
uscire di senno! - la rimproverò amichevolmente Antonella.
- Bello il moto armonico! Arrivo subito! - staccò il
telefono, mentre l'amica le inveiva contro.
*
- E' meravigliosamente squisito... ah... mi sento un privilegiato ad
aver assaggiato i tuoi gustosi manicaretti -, Davide si
accasciò
sulla sedia, incapace persino di respirare dopo il sesto piatto di
tagliatelle con zucchine e formaggio fuso.
- Te l'ho già detto: pagami e sarò il tuo chef
personale! -
- Sul serio, vivissimi complimenti -
- Meno male che ci sei tu, altrimenti saremmo proprio messi male -,
colsi al volo la frecciatina di Davide, mi limitai a grugnire.
Restammo a chiacchierare finchè ci sentimmo più
leggeri,
anche se ancora un po' storditi per l'abbuffata. Ormai Giorgio aveva
imparato ad abbondare con le dosi per soddisfare i nostri insaziabili
stomaci.
- Allora, cosa faremo dopo? Ormai è ora -
sentenziò Lara, incrociando le braccia e appoggiandole al
tavolo.
- Ho saputo da mio fratello che oggi alle due apriranno la pista di
pattinaggio -
- Ma è fantastico! - esclamò Federica, raggiante.
Aveva
tutti i motivi per esserlo: io mi barcameno giusto il necessario per
viaggiare a velocità sostenuta senza cadere, lei volteggia
come
fosse senza peso, piroettando avanti e indietro.
- Anche a te piace pattinare? - le domandò Lara, sorridendo.
Evidentemente avevano qualcosa in comune.
- Tantissimo, vado ogni volta che posso, vero Mari? - mi
domandò
sarcastica, sapendo quanto io detestassi andare a pattinare con lei.
- Sei una palla - le dissi, sogghignando. Lei sbuffò.
- Io scivolerò per forza di inerzia - gorgogliò
Davide, costretto immobile dal peso del suo stomaco.
*
- Meno male che ai tuoi piace uscire - constatò ironicamente
Monica, appendendo il cappotto nell'ingresso.
- Piantala, ti ho detto già detto un sacco di volte che a
loro non crei problemi -
- Gli farò talmente tanta pena che mi lasciano entrare, come
un
cagnolino puzzolente abbandonato dalla mamma - ridacchiò.
- Tu sei tutt'altro che puzzolente, hai solo la zucca vuota -
Continuarono a pungolarsi fino alla stanza di Antonella, aprendo i
libri di fisica.
- Che senso ha? Se riesci a farmelo capire ti do dieci euro -
- Allora, premetto che i tuoi soldi non li voglio, in secondo luogo: le
sai le formule? -
- Certo - sentenziò Antonella, quasi offesa.
- Allora cosa rappresenta la K in questa? -, Monica
sogghignò, l'avevo colta in castagna.
- E' l'ener... no, aspetta, la costan... accidenti! Ti detesto! -
grugnì e Monica scoppiò a ridere.
Dopo aver trascorso due ore abbastanza proficue, si sedettero sul
divano per riposare la mente. Soprattutto Antonella.
- Dopo pranzo usciamo? Ho bisogno di aria pulita -
- Sì, hanno aperto la pista di pattinaggio, cioè,
dovrebbe aprire fra un'ora. Possiamo fare un salto - propose Antonella,
scuotendo le spalle.
- Idea interessante... -
*
- Fa freddo - si lamentò Davide. Quel giorno era proprio una
piaga. Peggio di mia sorella quando ha le mestruazioni.
- E' solo perchè tutto il calore del tuo corpo sta digerendo
i quintali di cibo che hai ingerito -
- Sei cattiva! -
- E tu sei scemo -
- Fanno davvero sempre così? - domandò Lara,
Giorgio ed io annuimmo, ridendo.
L'aria era fredda, ghiacciata, le strade scivolose. Nevicava da ormai
una settimana e tutto si era imbiancato piacevolmente.
Infilai una mano nella tasca del cappotto di Federica, stringendo la
sua, che era guantata.
Mi rivolse un dolce sorriso, per poi posare un bacio sulla punta del
mio naso.
- Pattinerò tutto il tempo appiccicata a te -
mormorò mielosa.
- Non è vero, scapperai subito e mi lascerai sola a cadere -
brontolai.
- Sarò la tua ombra e se cadrai... allora cadrò
anch'io
con te -, mi passò rapidamente un braccio attorno al collo
per
poi baciarmi.
- Allora ci credo, guarda che se il mio sedere tocca il ghiaccio una
sola volta me la prenderò con te - l'avvertii ridacchiando.
- Mi addosserò ogni colpa -, poggiò il capo sulla
mia spalla, sospirando.
*
- Attenzione! - esclamò Monica, tentando di afferrare
l'amica per una manica del giubbotto.
Antonella era appena scivolata su una lastra di ghiaccio.
- Porca... lasciamo stare... - gemette, aggrappandosi all'amica.
- Questo è un record - ridacchiò Monica,
sorreggendo l'altra.
- Cosa? -
- Cadere senza nemmeno essere ancora sui pattini! -
- Non fai ridere. Miseria ladra, che dolore! -, Antonella si
massaggiò il fondoschiena dolorante.
Monica continuò a prenderla bonariamente in giro, in modo
che si distraesse e non pensasse allo scivolone.
Anche Monica rischiò di cadere un paio di volte, ma, come
ribatteva in faccia all'amica, lei aveva una grazia superiore.
Finalmente entrarono nell'edificio: l'ingresso era surriscaldato.
Quando giunsero alla pista c'erano già alcuni bambini che si
affannavano sul bordo, impegnati ad allacciarsi le stringhe dei
pattini, circondati da madri apprensive che ancora si domandavano cosa
le avesse spinte a porta i loro piccoli in quella trappola di ghiaccio.
Poi vide avvicinarsi un gruppo di ragazzi. Il suo occhio allenato a
riconoscere la sua figura fra le centinaia di studenti nella scuola
compì immediatamente il suo lavoro.
*
- Oh no! Detesto i bambini! Ti svicolano fra le gambe, corrono come dei
matti! Ho sempre paura di tagliarli in due... - brontolò
Davide,
adocchiando le piccole pesti che stavano per lanciarsi in pista.
- Anch'io... spero che i genitori li tengano al guinzaglio -
- Come sei acida - mi prese in giro Federica.
Mi limitai a rivolgerle una smorfia.
- Quanto costa l'affitto dei pattini? - domandò Lara, che
puntava agli aspetti pratici.
- Non costa nulla, paghi solo i sette euro d'ingresso. E puoi restare
quanto ti pare - rispose Giorgio, preparatissimo come al solito.
Fu in quel preciso momento che mi resi conto di chi mi stava venendo
incontro. Avrei riconosciuto anche a chilometri i suoi morbidi capelli
rossicci e quell'andatura leggera e composta.
- Quella non è Monica? - domandò Davide, con il
tatto di un ippopotamo.
- Sì -
- Ah... è Monica... - ripetè Federica sottovoce e
Davide si rese conto di cosa le aveva appena fatto notare.
- Fede... - la chiamai con delicatezza. Vedevo dietro le sue iridi
color cioccolato il suo cervello lavorare senza posa. Stava pensando
intensamente, così intensamente che non mi sentì.
Fui
costretta a chiamarla un altro paio di volte.
- Niente, Mari, niente... Forza! Andiamo ad affittare i pattini - disse
con rinnovato vigore.
Temetti che quel pomeriggio, che doveva essere una piacevole
rimpatriata sulle lame in senso letterale, lo sarebbe diventato anche
in senso metaforico. Stupendo, un'altra dose di stress non poteva che
farmi bene!
*
- Ovviamente c'è anche lei - ringhiò Monica
sottovoce.
- Ma dai! Certo che c'è! Cosa pensavi?! Alcune volte credo
proprio che tu sia stupida -
- Sperare non fa mai male -
- Non si vedono da un mese ed ora che Federica è qua Mari la
lascia beatamente per fatti suoi -, il tono di Antonella trasudava
sarcasmo.
- Non chiamare la cozza per nome. Mi irrita -
- Santo cielo, sei una causa persa -
Antonella era arrabbiata, questa volta davvero molto. Non aveva mai
visto Monica comportarsi in una maniera così infantile e
capricciosa, inoltre Antonella disapprovava in toto i progetti
futuri dell'amica. Non poteva, non doveva
mettersi fra loro. Persino lei, dalla lontananza della sua
eterosessualità, vedeva quanto si volessero bene e quanto
forte
fosse l'amore che le univa, e non poteva permettere all'amica di
distruggere tutto per suo capriccio. Ma Monica doveva imparare che la
sofferenza d'amore purtroppo è una costante, non doveva
pretendere la rottura del loro rapporto. Ciò che pensava non
era
giusto. Nei confronti di nessuno.
D'altro canto, Monica sapeva di comportarsi male. Ne era pienamente
conscia. Ma era certa di non poter vivere se non al fianco di Maria
Cristina, e le spiaceva molto che Federica si fosse trovata nel mezzo.
Ma era sacrificabile. Lei desiderava Mari, certamente molto
più
di quella sciocca ingenua, lei l'amava sinceramente. Voleva essere
abbracciata e baciata da lei, desiderava ardentemente essere al posto
di Federica. Come in questo momento, in cui Mari l'aiutava a cercare il
portafoglio nella borsa e le sorrideva, sfiorandole le mani.
*
- Trovato - mormorò Federica, estraendo un borsellino nero.
Mi sporsi verso di lei e strofinai il naso contro la sua guancia fredda
e arrossata, ma pur sempre vellutata.
Pagammo rapidamente.
Monica e Antonella si erano fermate qualche minuto: probabilmente anche
loro ci avevano notati. Difficile credere il contrario.
Quando si avvicinarono alla cassa, le salutammo.
- Ehi! Ciao -, Davide sempre pimpante e cordiale aveva stretto la mano
ad entrambe.
- Piacere, io sono Lara - si presentò lei timidamente. Non
aveva
mai parlato con Monica, nè tantomeno con Antonella.
Federica si presentò ad Antonella, con un gran sorriso.
Io mi limitai ad un cenno con la mano e un sorriso tirato. Ero stanca,
non avevo voglia di sceneggiate. Volevo solo godermi quella giornata
con Federica, tutto il resto poteva anche andare a farsi fottere.
- Perchè il ghiaccio deve essere così scivoloso?
- si
lamentò Davide aggrappandosi al bordo della pista per
frenare
una rovinosa caduta all'indietro.
- E' solo perchè sei un imbranato - rise Federica, mentre
gli passavamo di fianco.
Lei pattinava all'indietro, tenendomi le mani, io la seguivo, come
avevo predetto, per forza di inerzia.
- Visto che non sono fuggita senza di te? -
- Grazie, amore mio - le sussurrai, stringendomi alle sue mani.
Giorgio e Lara procedevano l'uno accanto all'altra senza contatto
fisico, per impedire al loro non troppo stabile equilibrio di farli
cadere entrambi come birilli.
Lanciai un'occhiata a Monica: lei ed Antonella stavano tentando di
ruotare su loro stesse, ridendo allegramente.
- Tutto bene? - mi domandò Federica, vedendomi distratta.
- Sì... -
In realtà ero scocciata dal fatto che Monica si stesse
divertendo così tanto senza di me. Era una motivazione
colossalmente stupida, ma era la verità.
- Vuoi che ti insegni ad andare all'indietro? - mi domandò,
per catturare totalmente la mia attenzione. Era gelosa.
- Limitiamoci ad andare in avanti, che è già una
gran cosa - risi. Lei mi lasciò le mani lentamente.
- Prova da sola -
- Guarda che sono capace, devo solo riprendere la mano - asserii,
ferita nell'orgoglio.
- Non ne dubito -
Procedetti prima con cautela, poi, notando che acquistavo equilibrio e
velocità, proseguii più spavalda, zigzagando fra
i
marmocchi esaltati.
- Visto? - dissi fiera, rivolta a Federica, che mi osservava
sorridendo, le braccia conserte.
- Brava, ora però rallenta -
Quello fu il mio grande problema. Tentai di curvare, ma mi sentivo
mancare di stabilità, allora decisi di schiantarmi contro il
bordo, ci avrebbe pensato lui a fermarmi. Peccato che fra me e il mio
obiettivo si frappose un bimbetto in sovrappeso di circa nove anni,
rosso come un pomodoro.
Girai bruscamente e, manco a dirlo, persi l'equilibrio.
Sbattei con forza il gomito, che iniziò a formicolare, per
il resto mi sentivo abbastanza intatta.
- Ti sei fatta male? -, non era la voce di Federica, che vidi
avvicinarsi dalla parte opposta. Mi voltai.
Monica mi tendeva una mano, sorridendomi. La afferrai, grata di poter
tornare in posizione eretta e abbandonare quello scomodo pavimento
congelato.
Dopo pochi secondi arrivò anche Fede. Mi rialzai con le
gambe tremolanti e mi aggrappai al bordo.
- Hai battuto forte? - mi domandò Federica, premurosa,
scostandomi la frangia dalla fronte.
- Non andava molto veloce quando è caduta, sarà
solo lo
spavento -, intervenne Monica, posandomi una mano sulla spalla.
- Sì, sto bene... - mormorai, anche se il mio gomito strillava di
dolore.
Federica, a cui non era sfuggito il gesto di Monica, mi posò
un
bacio su una guancia, per poi offrirsi di accompagnarmi fuori dalla
pista, sulle gradinate, per riprendere fiato un attimo.
- No, grazie, ora va meglio - le sorrisi riconoscente. Non volevo
essere trattata come una moribonda, quando tutt'al più, mi
sarebbe venuto un livido nero.
- Ti va di fare un giro di pista con me? - mi chiese Monica, con un
sorriso incoraggiante.
Lanciai un'occhiata a Federica, che fece solo un lieve cenno del capo.
- Va bene... -
Federica si allontanò, probabilmente indispettita, verso
Davide,
che ora riusciva a fare un giro completo senza finire gambe all'aria.
Non volevo farla arrabbiare, non dopo ciò che era successo
quella notte, ma non volevo nemmeno essere scortese con Monica. Solo un
giro, sì, avrei fatto solo un giro per poi tornare ad
appiccicarmi a Federica come una patella.
- Ti fa ancora male? -
- Non troppo, è sopportabile -
- Federica si è arrabbiata - constatò Monica,
senza staccare gli occhi dal ghiaccio di fronte a lei.
- Un po'... -
- Mi chiedo perchè sia gelosa inutilmente. Di cosa ha paura?
-
- Lei vorrebbe che stessi con lei, giustamente, dato che è
un mese che non ci vediamo -
- Ma io non ti sequestro, al massimo ti allontani per qualche minuto
dalle sue sottane -
Procedevo traballante, senza sapere esattamente cosa risponderle.
Monica era come Federica: aggraziata, precisa nei movimenti, scivolava
con leggerezza. Io ero la goffa scimmia.
- Momo, a me piacciono le sottane di Fede e mi piace starci attaccata -
mormorai.
- Non dico che non debba piacerti o che tu non debba restarvi attaccata
- ribattè lei.
- Ma è quello che hai voluto sottintendere -, ero
infastidita. Volevo correre fra le braccia di Fede.
- No, volevo solo dire che siamo grandi per capire quando è
il
caso di essere gelosi e quando non lo è. Ormai la
capacità di discernimento dovrebbe essersi sviluppata a
sufficienza -
- Gli uomini sono irragionevoli, Momo, sono molto simili agli
animali... -
- Dai, su, non discutiamo per una sciocchezza, vai da lei -
- Concordo -, le sorrisi riconoscente, poi mi avviai barcollando verso
Federica, appoggiata contro la ringhiera.
- Arrivo! - esclamai schiantandomi accanto a lei. La frenata non era
proprio il mio forte!
- Sei proprio goffa - mormorò lei affettuosamente,
portandosi di fronte a me con un aggraziato volteggio.
- Ehi... - sussurrai, trovandomi improvvisamente premuta fra il bordo e
il suo corpo.
Poi mi baciò, timidamente, quasi a chiedere il permesso. Era
il primo bacio che ci scambiavamo in pubblico a Montenotte!
- Fede... i bambini, i genitori... - borbottai arrossendo, anche se in
realtà tutto ciò che volevo era quel bacio.
- Basta Mari, basta nascondersi. Ti amo - si strinse a me. Chiusi gli
occhi, posandole un bacio sui capelli spettinati.
- Cos'è tutto questo affetto in pubblico? Potreste
traumatizzare i bambini - sogghignò Davide, che si era
avvicinato in una condizione di equilibrio più che precario.
- Tu pensa a non traumatizzare te stesso -
- Uffa, non posso infastidire Giorgio, mi sento troppo in colpa, quindi
mi riverso su di voi -
- Grazie, che onore - risi, carezzando i capelli di Federica.
- Allora Fede, hai intenzione di attaccare rissa? -
- Non istigare violenza - lo ammonii, già preoccupata per la
situazione imbarazzante che si era creata.
- No, non ne ho alcuna intenzione. Voglio far finta che non esista -
sorrise sorniona. Le diedi un bacio sulla fronte.
- Ti sarà difficile... certo che è proprio brava
a pattinare -, se non l'avessi conosciuto, avrei potuto dire che Davide
lo stesse facendo apposta. Ma sapevo che o scherzava, per prenderla
bonariamente in giro, o proprio era un salame lesso e non si rendeva
conto di dire stupidaggini.
- Io sono migliore di lei -
- Certo, tu sei la migliore - le sussurrai all'orecchio,
accondiscendente, per poi ricoprirglielo di baci.
- Scherzi a parte, come mai le moine in pubblico? Per di più
qui? -
- Perchè mi, anzi, ci siamo stufate -, io confermai annuendo
vigorosamente e, come ulteriore conferma, posai un bacio sulle sue
morbide labbra.
In quel momento sentii un tonfo e alzai gli occhi: Monica era caduta.
Ci avvicinammo tutti e tre, io e Davide trascinati da Federica. Mi
avvicinai per prima.
- Tutto a posto? - le domandai, porgendole una mano per aiutarla.
Lei sorrise riconoscente, per poi fare una smorfia di dolore. Stava per
afferrare la mia mano, quando Fede si mise in mezzo.
- Mari sta in piedi per miracolo, non ti conviene far forza su di lei
-, e le porse la mano a sua volta.
Monica la fissò un momento con rabbia.
- Ce la faccio benissimo da sola - ringhiò, rialzandosi
lentamente.
- Allora perchè stavi per aggrapparti a Mari? -
obiettò Federica.
Ecco, lo sapevo, ora
litigano: era il pretesto che stavano aspettando entrambe.
- Perchè mi pareva di aver bisogno di aiuto, ma
ora sto bene. Grazie molte - rispose Monica con tono monocorde.
- Meno male, ero preoccupata -, Fede sfoderò un sorriso
falsissimo e Monica gliene restituì uno identico.
- Non devi esserlo, piuttosto fai attenzione anche tu a non cadere -
- E tu fai attenzione a non cadere un'altra volta -
****
La
posta di Mizar:
harderbetterfasterstronger:
diciamo che il rientro di Lulù è voluto per dare
pepe
alla storia, altrimenti che conflitto sarebbe?! Certo che sei proprio
cattiva con Fede :P Elena è un personaggio stupendo,
però
non sarebbe la mia tipa perchè anch'io, come anche Mari,
voglio
"tenere tutto sotto controllo", mettiamola così! Spero tu
abbia
trovato questo capitolo abbastanza entusiasmante!
Nessie:
finalmente posto, dopo
settimane d'attesa! Nel precedente capitolo, Mari ha perso la testa,
non avrebbe mai fatto intenzionalmente del male a Federica. Spero che
anche questo ti piaccia, anche se ci sono meno scene romantiche,
controbilanciata da più... azione!
Veive: to',
eccoti la tua
Monica, sei felice ora? In questo poca mielosità e tanta
acidità, è il tuo capitolo! Tu pensa a
tronchetto, che
Giorgio a Lara ci pensa eccome, fidati! Sì, io tutto posso,
ma
se Ludovica anche non è stata divorata da una mantide
gigante
geneticamente modificata è perchè mi serve!!
piccola peste:
vedo che sei
contenta! E, per la tua somma gioia, non dovrai sentire Ludovica per un
altro po'! Giorgio e Lara sono molto teneri assieme e lo diventeranno
ancora di più, non necessitano di molte "occhiate", si
autogestiscono per bene... chi ne ha bisogno sono invece le
protagoniste! Mi sa il godimento senza intoppi è
già
saltato!
the angelus:
eccoti un primo
incontro, direi che è decisamente soft rispetto al prossimo,
per
cui però dovrete aspettare ancora un bel bel po'! No,
Ludovica
è ancora viva e vegeta, che sghignazza in un angolo,
strofinandosi le mani, in attesa della sua ricomparsa sugli schermi!
Due settimane molto intense!
Emmaps3:
ehm... ehm... come non
detto! Vabbè, ho avuto i miei motivi U_U Oh sì,
saranno
davvero molto interessanti! Diciamo che... anzi, no, non lo dico! xD
hacky87:
certamente Fede l'ha
capito, però purtroppo quanto sia iena Lulù no.
Ma
ovviamente ha una valenza ai fini della storia, non sono
così
stupida :P Grazie per il "geniale", sono commossa! Lara è
una
ragazza fantastica, ma non l'avete ancora scoperta tutta!
pazzafuriosa92:
è
sarcasmo? perchè se non lo è ti dovrebbe
ricordare la mia
indegestione ad un certo compleanno :S No, non l'ha nemmeno detta.
Certo che sembri tanto intelligente poi ti perdi nelle pozzanghere xD E
per concludere: non fai ridere.
Morrigan Jo:
mi spiace che tu abbia dovuto attendere tanto! E grazie mille per aver
lasciato le tue recensioni!
Apia: il
padre di Federica
è uno dei personaggi più negativi della storia,
forse il
peggiore, anche se non ne sono pienamente certa. Per quanto riguarda la
situazione Ludovica... staremo a vedere! Non voglio convincerti a
tifare per nessuna, devi decidere tu, da cosa leggo nelle recensioni ci
sono i grandi schieramenti (pro Fede e pro Momo,e anche uno pro
Ludovica!) ed è bello vedere come ciascuno sia catturato in
maniera diversa da un determinato personaggio.
Kabubi:
sì, come ho
già scritto a qualche tua collega, Lara è una
bravissima
ragazza! Ma figurati, mi fa comunque piacere che tu abbia lasciato il
tuo commento, non importa la forma, ma la sostanza (come sono saggia
sta sera!).
A presto (credetemi!),
Mizar
|
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Capitolo 25 *** Bolgia Natalizia ***
25. t.s.e.
Inizio con una nuova gaudente: come avrete sentito tutti, siamo
massacrati da un gelo polare e dalla neve e proprio a causa di
ciò, oggi e domani hanno chiuso le scuole! Quindi, per
ringraziarvi (anche se non c'entrate nulla!), eccovi il nuovo capitolo
in anticipo!
Buona lettura a tutti!
NB: questo capitolo è dedicato a piccola peste!
***
Capitolo XV
BOLGIA NATALIZIA
Per il resto del pomeriggio non si rivolsero più la parola e
nessuna delle due cadde. Io invece ruzzolai parecchie volte.
Perlomeno non si erano picchiate.
Davide si era divertito come un matto, nonostante i continui scivoloni,
era riuscito a pattinare persino all'indietro. Giorgio e Lara, quieti
quieti, non erano caduti nemmeno una volta, ma erano rimasti l'uno
accanto all'altra, un po' in disparte, a godersi la loro nuova
intimità. Che carini...
Verso le sei ognuno era tornato a casa sua, mentre io avevo seguito
Federica. I suoi genitori avevano passato la giornata a risistemare la
casa.
- Sono tornata! - annunciò, varcando la soglia. Veronica
stava spolverando la libreria, vuota.
- Ehi! Vi siete divertiti oggi? - le domandò, abbracciandola.
- Molto - rispose Fede raggiante, omettendo l'incontro con quella che
lei riteneva una rivale.
- Io ho dato una mano con la polvere - sorrise.
- Elena? - le domandò Federica, stupita di non vederla.
Solitamente sono inseparabili, due facce della stessa medaglia.
- Sta studiando. Deve dare un esame molto importante -
- Allora augurale in bocca al lupo da parte nostra -, lei
annuì.
Ci offrimmo di dare anche noi il nostro contributo ed Erica ci mise in
mano un aspirapolvere e una scopa per le ragnatele, spedendoci in
mansarda.
- E dopo un'eccitante avventura sui perigliosi ghiacci del Viale dei
Gabbiani, ecco le nostre eroine pronte ad un duello mortale contro i
malefici acari mutanti. Riusciranno a sconfiggerli o soccomberanno
nell'impresa? - recitai, usando l'aspirapolvere come arma impropria e
sventolandolo a mo' di spada laser per fendere i mefitici acari
mutanti, per l'ilarità della mia ragazza.
*
Ho sempre odiato le feste natalizie, perchè significa avere
tutti i parenti per casa che si fanno i fatti tuoi. Oltre al solito
nucleo
familiare, si aggiungono i nonni, tutti e quattro, gli zii con i
cugini, la prozia zitella con il piccolo yorkshire azzannacaviglie, il
prozio tedesco, quello che è emigrato per fare fortuna e
torna
in Italia due volte l'anno per portarci la birra, infine i prozii
snob dalla parte di papà, quelli che vengono due volte
l'anno per farci regali costosi e complimentarsi con mamma per la
nostra crescita.
Ma la cosa peggiore è il rientro del figliol prodigo:
Edoardo
vive a Torino con la sua fidanzata e alcuni amici, studia medicina. Che
sia intelligente, questo non posso negarlo, ma avrei qualcosa da ridire
sulla sua chiusura mentale e sul suo atteggiamento asociale e
scontroso, che riserva a noi fratelli minori. Appena Edoardo varca la
soglia, mamma e papà lo ricoprono di attenzioni e premure e
noi
scompariamo miseramente di fronte a lui. Ovviamente posso capire queste
attenzioni, perchè Edoardo si va vivo a domeniche alterne e
per
le vacanze, ma le trovo esagerate: ha ventun anni, non tre! Inoltre,
ogni anno, si porta dietro Anita. Non è una persona
descrivibile
con poche parole, soprattutto affettuose: è acida, sempre
nervosa, tesa come una corda di violino, maniacalmente precisa, a
livelli da psicosi. Ma ci sono dei giorni in cui non sembra nemmeno
lei: improvvisamente, diventa solare, ride, scherza, si veste con abiti
eccentrici e colorati.
Federica ed io abbiamo sempre sostenuto che nasconda una doppia
personalità, altrimenti il suo comportamento sarebbe
inspiegabile. Ovviamente Edoardo non sa nulla delle nostre congetture:
lui e la squinzia sono felici assieme e, dramma dei drammi, dovrebbero
sposarsi a giugno. Insomma, non è che mi entusiasmi avere
Anita
attorno per tutto il resto della mia vita. Non è cattiveria,
è puro spirito di autoconservazione. E poi incorrerei nel
rischio che i loro figli siano strambi come lei.
Ad ogni modo, il 23 dicembre, dopo aver abbandonato Federica per un
intenso pomeriggio di shopping con Elena (entrambe eravamo in alto mare
con i regali per le rispettive donne), arrivò la fantomatica
coppia.
Edorardo guidava una Grande Punto nera, che parcheggiò nel
vialetto.
Nello stesso momento si fermò di fronte al cortile la
vecchia Alfa Romeo di zia Cornelia, sorella di papà.
- Aspettavamo anche loro? - domandò mamma sottovoce, mentre
un sottile nervosismo si impossessava di lei.
- Sì, ma sarebbero dovuto arrivare domani - rispose
papà, prima di aprire la porta ad Edoardo e futura consorte.
Mio fratello era alto, davvero molto alto, indossava un cappotto grigio
scuro, jeans e un capello di lana. Accanto a lui, Anita, altrettanto
alta, indossava una giacca verde bottiglia, pantaloni marroni e stivali
alti. Entrambi sorridevano a trentadue denti.
- Ciao a tutti! -
I solito stucchevoli convenevoli non erano ancora terminati che
suonarono al citofono. Ovviamente, era zia Cornelia.
- Venite, venite! - esclamò gioviale mia madre, anche se
celava un'incazzatura crescente.
- Scusateci, ma da noi nevica fortissimo e temevamo di non riuscire ad
arrivare, quindi ci siamo subito messi in viaggio -
Zia Cornelia era bassina, con un caschetto di lisci capelli castani.
Assomigliava molto a mio padre, soprattutto per il carattere irascibile
e gli orizzonti ristretti.
Dietro di lei entrarono suo marito, Gianfranco, e i loro due figli,
Enrico e Vittoria. Zia è una designer d'uffici, zio
è uno
dei dirigenti di un'industria di elettrodomestici. Enrico ha ventisei
anni, si sta laureando in veterinaria, mentre Vittoria studia filologia
delle lingue romanze, senza dubbio molto interessante, ma la sua scelta
mi ha sempre lasciato molto perplessa.
Inutile dire che mamma non aveva gradito la loro inaspettata sortita,
perchè era stata colta impreparata e avrebbe dovuto
annunciare
anche a loro il suo stato interessante.
Federica sarebbe arrivata alle otto, avrebbe dovuto cenare da noi. Ma
non ero del tutto sicura che le condizioni fossero ancora ottimali.
- Mari, non preoccuparti, Fede è l'ultimo dei miei problemi.
Lo sai che non è mai un disturbo -
Nonostante mi sentissi relativamente meglio dopo la sua rassicurazione,
dovevo ancora profondermi in convenevoli.
- Mari! Ma guardati! Che bella che sei! -, mi avvolse in un abbraccio
stritolante al profumo di vaniglia.
- Ehm... anch'io ti trovo bene! Hai cambiato taglio di capelli, vero?
-, lei annuì, felice che l'avessi notato.
- Ti dona - aggiunsi, sorridendo.
Tremendamente tremendo. Quanto tempo mancava alle otto? Per mia
sfortuna ancora due ore abbondanti.
- Maggie! Ma anche tu sei diventata proprio bella! -, zia si era
attaccata a mia sorella, che subì il mio stesso fato.
- Ciao - salutai con cautela i miei cugini. Era da molto che non ci
scambiavano due parole ed ero impacciata.
Simone stava tentando di evitare tutto ciò, fingendo di
studiare
in camera sua. Mamma, con mia somma gioia, se ne accorse e lo
trascinò nel salone. Mal comune, mezzo gaudio.
- Tutto bene? - domandò Vittoria, mentre mio padre stringeva
la
mano a suo fratello, sorridendogli e complimentandosi con lui per gli
ottimi risultati raggiunti negli studi.
- Sì, più o meno... Tu? -
- Stanca. Stiamo affrontando un periodo pesante... -
La conversazione si era spenta inesorabilmente, come da previsione,
così Enrico e Vittoria andarono da Edoardo, con avevano
rapporti
decisamente più frequenti, tenendo conto che non abitavano
troppo distanti e che erano studenti universitari.
Mi appoggiai all'armadio di legno, sperando di passare inosservata.
Poco dopo, però, zia Cornelia irruppe prepotentemente nel
mio
campo visivo. - Allora, tesoro, come va? -
- Tutto bene... - risposi evasiva.
- E il fidanzato? - scherzò, ridendo. Certo, lei non sapeva
nulla.
Avvampai, imbarazzata e lei pensò di aver colto nel segno.
- Ah, Mauro non mi avevi detto che Maria Cristina ha un ragazzo! -
rise, fingendo di rimproverare mio padre.
Mia sorella scoppiò a ridere convulsamente, mia madre
sfoderò un sorriso sghembo.
- No, io... non... - balbettai, tentando di riportare i suoi pensieri
sulla retta via.
- Sì, dicono tutti così - rise, poggiandomi una
mano
sulla spalla - L'importante è che tu me lo faccia conoscere!
-
- No, Cornelia, Mari non ti sta dicendo una bugia... non ha un ragazzo,
sul serio - intervenne mia madre, vedendomi sempre più rossa.
Edoardo ridacchiava, sollevando gli occhi al cielo.
Era una situazione spinosa. Ecco perchè odio le grandi
rimpatriate familiari!
Le otto. Fede, dove
sei? Cara, sei l'unica che possa salvarmi da quest'orda di matti!
Edoardo si era riappropriato della sua stanza da letto,
mentre gli zii e cugini erano stati sistemati in quella degli ospiti.
- Mamma, quando hai intenzione di dire ad Edo della gravidanza? - le
domandai, in un momento di quieta innaturale, mentre lei si
affaccendava, trafelata, in cucina.
- A cena, lo dirò a tutti. La prenderà bene,
secondo te? -
- No -, risi.
Quando finalmente il campanello trillò, mi fiondai
all'ingresso,
facendo scattare la serratura del cancello e aprendo uno spiraglio, per
osservare la graziosa figura di Federica che camminava rapida fra i
pigri fiocchi di neve.
- Amore mio - mormorai, afferrandole una mano e baciandola.
- Chi c'è in casa? - domandò, quando ci
separammo, sentendo gli schiamazzi allegri provenienti dal salone.
- Edoardo e la bolgia parentale -
Lei sorrise, carezzandomi una guancia.
- Hai le mani fredde, cucciola - le feci notare, mentre la facevo
accomodare.
- Nevica - rispose lei, con aria eloquente.
- Non fare la saccente -
- Perchè? Ti arrabbi? - mi chiese con aria maliziosa,
posandomi una mano sulla pancia. Sussultai.
- Stai buona, ci sono... -, non terminai la frase che la presenza
ingombrante della zia si materializzò nell'ingresso con un
chiassoso "che piacere rivederti!".
- Anche per me - sorrise cordialmente Federica, porgendole la mano.
Zia le porse alcune domande sulla scuola, sulla musica e sull'arte,
meno indiscretamente di ciò che avevo immaginato. Federica
rispose con pacatezza e savoir faire, sorridendo gentile. Era
deliziosa, con le labbra e il naso arrossati a causa del gelido vento
che accompagnava la tempesta di neve, i ricci scomposti, morbidi e
profumati.
- Zia, noi andiamo. Abbiamo... abbiamo da fare, già - dissi
con un sorriso di scuse.
- Ma certo! Non volevo trattenervi -, poi si diresse in cucina, per
ronzare attorno a mia madre.
- Ora o mai più - scherzai, trascinandola su per le scale.
Chiusi la porta a chiave. Doppia mandata. Appoggiai la schiena contro
il legno pitturato di blu scuro e tirai un sospiro di sollievo.
Fede, senza attendere un istante o dire una parole, posò le
labbra sul mio collo e le mani sul mio seno.
- Ehi, gattina... - mormorai, incapace di reagire, di prendere il
controllo come mio solito. Forse era stanchezza, forse voglia di
lasciarmi guidare, fatto sta che non schiacciai Fede contro la porta
chiusa.
- Che ti prende? - riuscii a domandarle, mentre la sua lingua tiepida
si aggirava in zona ombelico.
- Non posso avere voglia di fare l'amore con te? - rispose, piccata.
- Certo, ogni volta che vuoi -
Mi sdraiai, stanca e soddisfatta, contro di lei, con la testa poggiata
sul suo seno.
- Spero che non ci abbiano sentite - mormorò Fede,
sorridendo.
- No, rispetto al solito sei stata silenziosa - scherzai, alzando lo
sguardo per vedere la reazione dei suoi occhi. Aveva le guance
arrossate e gli occhi ancora lucidi e un po' vacui per il piacere. Non
immaginavo di essere conciata meglio di lei.
- Ha parlato Miss Godo-in-silenzio - replicò con una smorfia.
Mi tirai su per baciarla. Mi piaceva essere stretta fra le sue braccia,
forse avevo solo bisogno di protezione, di qualcuno che si occupasse di
me senza che io dovessi sforzarmi troppo. Qualcuno nelle cui braccia
avrei potuto rifugiarmi ogni volta che ne avessi avvertito la
necessità.
- Sei dolce, Maricri - mormorò, senza troncare il contatto
fra le nostre labbra.
- Tu di più -
Era da un pezzo che non mi sentivo così bene, forse era
dovuto
al fatto che finalmente riuscivo a godermi appieno la mia ragazza,
senza segreti, senza sotterfugi, tenendoci per mano, baciandoci quando
ne sentivamo l'urgenza. Era solo questione di tempo prima che la
notizia di diffondesse a scuola, fra le mie compagne della pallavolo e
i suoi compagni coreuti e del gruppo teatrale, anche se ormai non
provava più con loro a causa del trasferimento. Eravamo
preparate ad attutire il colpo, qualunque cosa fosse successa noi aveva
già gli ammortizzatori pronti, sperando che le sospensioni
avrebbero retto.
- E' pronto, forza! A tavola! - chiamò a gran voce mia madre
dal piano terra.
- Rivestiti, veloce - sussurrò concitatamente Federica,
infilandosi la sua camicetta bianca di raso.
Recuperati tutti i pezzi e, nel caso di Fede, risistemato il trucco,
scendemmo nella sala da pranzo, addobbata per le grandi occasioni.
Mamma aveva sfoderato il suo set di stoviglie natalizio, insomma il servizio buono, che
scintillava su una tovaglia rosso fuoco. Nel centro, alcune candele
argentate contribuivano a rendere più accogliente
l'ambiente.
Zia indossava un vestito rosso, le spalle coperte da una scialle nero
di kashmir e i capelli raccolti in una crocchia. Anche lo zio era
elegante, nel suo impeccabile completo giacca e cravatta, senza dubbio
firmato. Enrico e Vittoria sembravano la copia ridotta e ringiovanita
dei loro genitori.
Edoardo si sedette per ultimo, arrivava trafelato dalla sua stanza:
evidentemente non eravamo state le uniche a soddisfare i propri istinti
più bassi. Anita però era già composta
e seduta al suo posto, era stata più rapida a rassettarsi.
- Benissimo, prima di iniziare a cenare, vorrei fare due parole... -
iniziò mamma. Vidi papà scuotere la testa, il suo
volto tradiva sia rabbia che tristezza.
- Dicci tutto, Paola - la invitò Cornelia, sistemandosi
più comodamente sulla sedia e sporgendosi verso mamma, per
sentire meglio.
- Insomma, voglio essere rapida... sono incinta - proclamò,
con un sorriso felice.
- Ma... è fantastico! - esclamò la zia, battendo
le mani.
- Mamma, io spero... spero vivamente, molto vivamente... che sia uno
scherzo di pessimo gusto -, Edoardo deglutì a fatica.
- No, Edo, è la verità. Avrai un fratellino, o
una sorellina -
- Santo cielo... ma come è possibile?! Non avete... insomma!
Siete grandi, dovreste sapere come funziona ormai! -
protestò Edoardo.
- Non ti permetto di alzare il tono in quel modo, hai capito?! - lo
redarguì papà, irritato per come si era rivolto a
mamma.
- Scusate - borbottò, sistemandosi il tovagliolo sulle gambe.
Mamma sorrideva, ma dietro quelle labbra arcuate c'era solo insicurezza
e angoscia.
*
- Okay, avaracci cari, cacciate fuori i miei regali -
ordinò Davide, dall'alto del potere conferitogli dal fatto
di
sedere sulla poltrona buona nella mansarda di Giorgio.
- Non te li meriti - grugnii, mentre Federica tirava fuori il nostro
pacchetto.
Eravamo noi quattro, finalmente soli dopo tanto tempo.
E ovviamente Davide doveva reclamare il primo turno.
- Questo è anche da parte di Lara - lo avvisò
Giorgio, come se non se lo meritasse.
- Cuore di ragazza! Lei si che è un amore, mica come voi -
- Ma se non hai ancora visto 'sti benedetti regali! - protestai,
mortalmente offesa.
Era divertente trascorrere il pomeriggio di Natale in una mansarda in
penombra, in mezzo al vecchio ciarpame, il quartetto riunito.
Davide scartò prima il loro regalo che si rivelò
essere
un enorme e colorato libro di ricette, abbinato ad un grembiule da
cuoco bianco, con stampati sopra dei grassocci maialini rosei. Quando
lo vide, Davide scoppiò a ridere.
- Così potrai cimentarti anche tu. E sappi che quella del
grembiule è stata un'idea di Lara - gli spiegò
Giorgio,
felice che l'amico apprezzasse il pensiero. Questo l'avrebbe tenuto
occupato per un po'.
- Questo è il mio -, gli porsi un pacchetto blu, che lui
scartò in un battibaleno.
Era un tabellone con una serie di orologi sincronizzati su diversi fusi
orari, fluorescente, con un bizzarro gioco di specchi. Davide adora gli
oggetti d'arredamento eccentrici e insoliti: più sono
impossibili
da coordinare, meglio è. Infatti rimase estasiato e lo
contemplò a bocca aperta per alcuni minuti, mentre noi
sghignazzavamo fra i denti.
- Spero ti piaccia... Mari, mi hai rovinato la piazza -,
scherzò
porgendogli una grossa borsa. All'interno c'era un grande tubo di carta
arrotolato.
- Aiutami a svolgerlo -
Davide srotolò sul tavolo il disegno che Federica aveva
realizzato per lui.
Un racconto surreale della favola di Peter Pan, la preferita di Davide,
su un foglio di carta lungo tre metri e spesso uno.
- Sono senza parole - mormorò, noi potei che dargli ragione.
Le
tonalità pastello s'intrecciavano con colori scuri e
angoscianti
in una spirale narrativa da capogiro.
- Wendy è bellissima - constatò Giorgio, ormai
ansioso di vedere il contenuto del suo rotolone.
- Fede... davvero, non ho parole -, lei avvampò con un
sorriso timido.
- Posso aprire anch'io il tuo regalo? - domandò Giorgio,
impaziente. Lei annuì.
Era così tenera quando le guance le si tingevano di rosso...
mi sporsi verso di lei e la baciai.
Anche il rotolone di Giorgio conteneva una favola: Il soldatino di
stagno, a mio avviso una delle favole più inquietanti, dopo
la
Piccola Fiammiferaia. Anche in questo disegno, Federica aveva superato
se stessa e il rogo finale lasciava trasparire un'angoscia tale da
bloccare lo stomaco, per poi spegnersi nella deliziosa visione del
cuore di stagno e del lustrino.
Anche Giorgio la abbracciò, contento di poter sfoggiare quel
bellissimo disegno.
- Smettetela, non è nulla di che! -
Loro non le davano retta. Quando però riuscii a strappare la
mia
dolce metà dalle loro grinfie, Giorgio scartò
anche il
mio regalo e quello di Davide: avevamo unito i risparmi per comprargli
un nuovo mp3 da 8 gb.
- Non dovevate! - esclamò stupito, sgranando gli occhi.
- Una sciocchezza - lo prese in giro Davide, con l'aria di chi
può permettersi di buttare via duecento euro al giorno.
- Tocca a me - decretai, afferrando la borsa su cui i due giovanotti
aveva scritto con un pennarello nero il mio nome completo.
Davide ridacchiava. No
buono.
Staccai lo scotch con mani tremanti. Chissà cosa avevano
congetturato quei due!
Dentro la borsa c'erano due scatole nere, che estrassi.
Sul coperchio di una c'era scritto con pennarello argentato "per
occasioni speciali", sull'altro "per occasioni ancora più
speciali".
Notai che anche Federica sorrideva, probabilmente complice delle loro
idiozie.
- Devo avere paura? - domandai, cauta.
- Certo che no! -
Sospirai a presi la prima scatola. L'aprii.
Contrariamente a ciò che mi ero immaginata, conteneva
un'elegante camicia nera abbinata ad una cravatta da donna viola.
- Bello! Da quando in qua avete tutto questo buon gusto? -
- Ci sono state d'aiuto alcune dritte... -, Davide ammiccò
verso
Federica, che si limitò a ridere e a stringersi a me,
premendo
il viso contro il mio collo.
La cinsi con un braccio, dato che non accennava a staccarsi da me. La
sentivo ridacchiare silenziosamente.
- Ho il vago presentimento che sia ora il momento giusto per
preoccuparsi -, loro annuirono vigorosamente.
Nuovamente sospirai e, con l'unica mano libera, aprii la scatola.
Un completino intimo blu scuro, di raso, bordato di pizzo, con un
brillante fra le coppe del reggiseno e altri dettagli che facevano la
loro bella figura.
- Ti piace? - osò domandare Giorgio.
- Spero almeno che abbiate azzeccato la taglia del reggiseno -
- Se non va bene è colpa di Fede! -, Davide
scaricò subito il barile.
- Evito commenti, ad ogni modo... grazie -
Nella confusione più totale anche Federica aprì
il loro
regalo: un set nuovo di chine, pennelli e pennini, eleganti ed
elaborati.
*
- Eccomi! Porto la birra! - esclamò Elena, varcando la
soglia.
Walter emise una serie di schiamazzi, presumibilmente di gioia, mentre
Veronica scuoteva rassegnata la testa.
Nevicava. Nulla di strano, non aveva fatto altro per tutto dicembre.
Eravamo arrivati a Demonte con macchine attrezzatissime e ancora mi
pareva un miracolo che non fossimo rimasti a valle. Quel piccolo
paesino della Valle Stura, nel cuneese, pareva dimenticato dal mondo e
si presentava inquietante, come se fosse completamente disabitato: nel
centro del paese i muri erano stati puntellati, perchè le
vibrazioni causate dal passaggio di numerosi autotreni mettevano a
rischio la stabilità delle vecchie case, il resto era
avvolto da
un manto candido, comprese le montagne che circondavano il paese.
Non ho mai saputo perchè Federica avesse una casa
lassù,
fatto sta che era della sua famiglia da generazioni e si trovava in una
zona particolarmente felice: aprendo le persiane, in qualunque
punto della casa, si aveva una suggestiva visuale sulle montagne e in
alcune giornate estive particolarmente pigre e silenziose, se eri
fortunato, potevi udire il fischio delle marmotte.
E' una tradizione passare Capodanno lassù con i nostri
fratelli,
Giorgio, Davide e altri amici. Ovviamente quest'anno si era aggregata
anche Lara, mentre Davide era depresso perchè Olivia era a
Londra con un gruppo di amici.
- Ci pensiamo noi a fartela dimenticare - gli aveva promesso Federica,
anche se suonava più come un'offerta sessuale.
- E come? Ci sono praticamente solo coppiette qua dentro! -
- Non pensarci -, semplice e indolore.
Elena era appena andata nel garage a recuperare una serie di lattine di
birra che avevamo lasciato nel freezer perchè nel
frigorifero in
casa non ci sarebbe stato abbastanza posto. Walter e Mattia giocavano a
Super Smash Bros con la Wii, imprecando e lanciandosi contro
maledizioni, Simone era seduto accanto a loro con Nex sulle ginocchia.
Ecco, Francesca sarebbe stato l'unico problema della serata: avremmo
dovuto rivelarlo anche lei, perchè ci eravamo
categoricamente
imposte di passare il Capodanno appiccicate come cozze.
C'era anche Riccardo, uno dei migliori amici di Simone e suo compagno
di banco, che già sapeva di me e Fede da tempo, dato che ci
aveva bellamente sorprese una avvinghiata all'altra in cucina.
Veronica, come suo solito, si sarebbe occupata del cenone, aiutata
però da un irremovibile Giorgio. Lara assisteva interessata
allo
scontro mortale tra il fratello di Fede e suo cugino. Durante le
vacanze avevano imparato a conoscersi e anche se lei ancora era un po'
timida, il ghiaccio si stava sciogliendo.
Maggie era andata in Liguria, a festeggiare il nuovo anno in una villa
sulla spiaggia di proprietà di una delle sue abbienti
amiche, e
assieme a lei c'era pure Claudio. I due fratelli pestiferi avrebbero
fatto comunella. In ogni caso, eravamo certe del loro silenzio
assoluto, poichè erano troppo intimoriti dalla reazione dei
genitori, soprattutto delle madri.
Federica era bellissima: portava con grazia sulla pelle d'avorio il
famoso vestito di quel giorno in cui ci scoprirono, blu come la notte,
e ai piedi scarpe con il tacco. Al collo ostentava il mio regalo di
Natale: una collanina di oro bianco con un brillante. Io, senza farlo
apposta, indossavo la
camicia dello stesso blu che avevo indosso quello stesso giorno. Quando
ci eravamo tolte i giubbotti, in macchina, eravamo scoppiate a ridere.
Io avevo deciso di indossarla perchè sapevo quanto quella
camicia la eccitasse e lei aveva fatto lo stesso
ragionamento.
Per cui, ora me la ritrovavo costantemente abbarbicata. Non che mi
dispiacesse, iniziavo solo a patire il caldo.
- Vai a parlare con Nex, ho voglia di baciarti - mi sussurrò
all'orecchio, per poi mordicchiarmelo.
- E tu respira a fondo: calma i bollenti spiriti - le suggerii
ridacchiando.
Presi fiato. Tanto ormai ci avevo quasi fatto l'abitudine.
- Nex... vieni un momento? Vorrei parlarti -
- Sicuro! Torno fra un po' -, posò un bacio sulla fronte di
mio
fratello e poi mi seguì. Fede era andata a sedersi sulle
ginocchia di Elena, che assisteva alla preparazione del cenone. Il suo
gesto non mi creava problemi di sorta: innanzitutto, Elena era troppo
innamorata, completamente stregata dagli occhioni azzurri di Veronica,
inoltre Elena ha sempre trattato Federica come una sorellina, la
vezzeggiava e soddisfava i suoi capricci, fin da quando eravamo bambine.
Così mi diressi verso una delle camere da letto per avere un
po'
di intimità: anche se gli altri già sapevano, per
una
confessione simile avevo bisogno dei miei spazi e dei miei tempi.
Soprattutto, volevo evitare di mostrare a tutti la mia goffaggine
- Allora, come mai tutto questo segreto? -
- In realtà loro già lo sanno... -
Il suo sguardo si fece più curioso, indagatore, ma nelle
pupille
le si accese anche un luce strana, come se avesse già
intuito
qualcosa.
- Insomma, aspetta... mi sto agitando... fa caldo... - balbettai
arrossendo.
Mari, svegliati! Sei
proprio un'imbranata! Nemmeno fosse la prima volta!
- Ci credo che hai caldo! Sei sempre appiccicata a
Federica -,
così dicendo mi fece l'occhiolino. Quasi mi parve che le mie
guance prendessero fuoco.
- Sì... ecco, è... -, un farfuglio unico, che
indecenza, Mari!
- Respira e rilassati. Lo so -
- Te l'ha detto mio fratello? - le domandai, già sul piede
di guerra. Ma lei scoppiò in una fragorosa risata.
- L'ho intuito da qualche tempo... -
- Quanto, con esattezza? -, anche se mi sentivo meglio, non ero ancora
del tutto serena.
- Qualche anno -
Brava Nex, mi hai
completamente spiazzata.
- Andiamo piccola, non sono così fessa! Ci
conosciamo da
quando avevamo nove o dieci anni, e tu, fin'ora non hai mai avuto un
ragazzo? Non ci volevo credere. Poi ti ho vista con Federica e tutto si
è chiarificato -
- Bene, perchè è così. Okay, meno
male, volevo
solo renderti il fatto ufficiale perchè non abbiamo
intenzione
di fare le amicone sta sera, tutt'altro... e, per favore... -
- Sì, certo, "non dirlo a nessuno", non preoccuparti Mari -
mi rassicurò con un gran sorriso.
Sentimmo bussare alla porta e la voce di Fede, che chiedeva il permesso
per entrare.
- Disturbo? - domandò arrossendo, aprendo la porta di
qualche centimetro.
- Certo che no, vieni. Mi ha già confermato tutto -
- Confermato? -, le parole di Nex l'avevano pietrificata.
- Diciamo che il suo intuito è stato più veloce -
spiegai, mentre Nex annuiva, fiera di sè.
- Simone vuole che tu lo sostenga... stanno per fare un torneo -
spiegò Fede aggrappandosi al mio braccio, sorrise con
l'animo
più leggero.
- Allora andiamo! -
I quattro, Simone, Walter, Mattia e Davide, erano schierati sul divano,
i telecomandi in mano, impegnati nella scelta dei personaggi. Veronica
e Giorgio si affaccendavano in cucina, osservati da Lara ed Elena, che
stavano stringendo amicizia. Riccardo era sprofondato in una poltrona e
osservava divertito i loro battibecchi.
Federica si sedette su una poltrona e prima di raggiungerla andai ad
attizzare il fuoco, spingendo fra le braci un altro ceppo.
- Alzati - le dissi, prendendole una mano e tirandola su senza sforzo.
Mi sedetti al suo posto e lasciai che si accomodasse sulle mie gambe.
Fuori nevicava furiosamente, la coltre che ci seppelliva cresceva a
vista d'occhio, ma in quel momento ci preoccupavamo solamente del
tepore emanato dal fuoco nel camino, della penombra soffusa, del
profumo invitante proveniente dalla cucina e delle persone attorno a
noi. Posai un bacio alla base del collo di Fede, che
sussultò
per la sorpresa.
- Forza Link, sveglia! Uccidi quella cretina... ma no! Ma sei
proprio... -, Walter stava imprecando contro il suo personaggio che si
era fatto eliminare da Mattia e la sua Peach, la sexy principessina di
Mario.
- Non vale! Ha più danni di me e per una cosciata vengo
sparato
via! No, ora protesto! -, e mentre Walter, che aveva appena terminato
le vite del suo elfo, si lamentava a gran voce, gli altri tre
continuavano a darsele di santa ragione, concentratissimi.
- Amore... - mormorò Fede, raggomitolandosi contro di me e
facendo quelle che parevano fusa.
- Tutto bene? - le domandai, scostandole i riccioli dalla fronte. Lei
sorrise e annuì.
- Odioso! Non posso crederci! Vaffanculo, veramente -, ecco mio
fratello che perdeva le staffe e Francesca che sghignazzava senza
ritegno.
Ora era scontro all'ultimo sangue fra Mattia e Davide.
- E' stata solo fortuna! Mari mi ha distratto - grugnì
Davide.
Ancora non si era spenta del tutto la discussione. Alla fine dei conti
aveva vinto Mattia, ma Davide mi accusava di aver distolto la sua
attenzione dallo schermo perchè ad un certo punto,
ambasciatrice
di Giorgio, gli avevo domandato se preferiva il tonno o il salmone
sulle tartine. E mentre lui era intento ad ascoltare il volere del suo
stomaco, Peach aveva colpito Pikachu, spedendolo in orbita.
- E' il cibo che ti distrae, non lei - mi difese Federica.
- Stia buona, avvocato - le dissi scherzando, carezzandole i capelli.
Nella confusione più totale, Veronica e Giorgio servirono
gli antipasti e poi ritornarono ai fornelli, per seguire come mamme
premurose la cottura della pasta.
E fra un boccone e l'altro, ridendo, discutendo delle cose
più assurde ("Non c'è storia, Hermione
è fatta per stare con Draco", "Ma cosa dici, idiota?!"),
improvvisando coretti polifonici che riscossero molto successo,
ritrovavamo la calma e l'armonia che da un po' di tempo a questa parte
erano mancate. Vuoi la lontananza, lo stress, fatto sta che quella
serata ci fece scordare ogni problema (la gravidanza della mamma,
Ludovica, Monica, la scuola, la pallavolo...) nella gioia di una cucina
chiassosa e profumata.
Accendemmo il televisore, piccolo, quadrato, in bianco e nero, l'unica
cosa che prendesse a quell'altezza e con la bufera all'esterno, per il
conto alla rovescia. In piedi, attorno al tavolo, i calici in mano,
contavamo i secondi che ci separavano dal nuovo anno, nel quale tutti
noi speravamo.
- Tre, due, uno... Buon anno! -, baci, abbracci, fotografie.
- Buon anno, amore mio - sussurrò Federica, per poi posare
le sue labbra sulle mie.
- E fra due giorni... ti anticipo un "buon anniversario", cucciolina...
-
Decisi che volevo il mio momento di intimità con Federica,
per cui scivolammo verso le camere da letto, fino a raggiungere quella
che ci eravamo scelte. Chiusi la porta a chiave, come mia solita
abitudine. Poi l'assalii.
- Mi vuoi mangiare? - scherzò Fede, inarcando la schiena,
quando le mordicchiai le ossa del bacino.
- Sì - mormorai, assorta ad assaporare la sua pelle
profumata. La liberai dell'impaccio del vestito, che, per quanto bello,
non poteva essere paragonato alla meraviglia del suo corpo nudo.
- No, così no... non vale - disse, quando rimase in
mutandine e reggiseno.
- In che senso? -
- Stai ferma -, si sedette cavalcioni sulle mie gambe, per poi liberare
ogni asola dal rispettivo bottone.
Quando vide che indossavo il reggiseno che mi avevano regalato Giorgio
e Davide a Natale sorrise, con aria maliziosa.
- Buon anno, cara -
***
La
posta di Mizar
Nessie: lo
so, sono adorabili! Anche qua non mi spreco molto in romanticismo, ora
c'è bisogno di azione! Questo capitolo ti sarà
senz'altro piaciuto perchè non ci sono camurrìe,
nè demoni! Insomma, la quiete prima della tempesta! Io non
ti ho detto nulla... *fischietta*
Kabubi: io
sono uno squalo! Punto chiunque tenga in mano qualcosa di commestibile
perchè dimentico sempre la merenda! E' normale che Monica
piaccia e Ludovica sia odiosa, anche perchè era il mio scopo
(non faccio mai nulla a caso, nemmeno una virgola, ciò
però non significa che dietro ogni scoreggia ci sia un
tornado!). Che ne pensi di Nex, come personaggio?
hacky87:
Fede, come avremo modo di scoprire meglio in seguito, è
molto, molto gelosa! Anche se lei e Mari se la giocano... non saprei
dirti chi è peggio! Soprattutto se si parla di
Momo-Lulù! Sì, per quanto riguarda Giorgio e Lara
vale il detto "Dio li fa e poi li accoppia", sono speculari! Meno male
che ci siete voi che mi aspettate!!
the angelus:
bei ricordi sul ghiaccio, già... soprattutto quegli odiosi
bambini che si mettono in mezzo, specialmente quando vai all'indietro
(ho preso una sederata memorabile!)! Voglio spezzare una lancia a
favore di Fede: anche Mari non si rende pienamente conto del fatto che
Monica sia innamorata di lei, però continua a frequentarla e
Fede ne è gelosa, però anche Mari è
gelosa del fatto che Fede possa stare vicino a qualcuna che
è innamorata di lei, cioè Lulù.
Insomma, due pesi due misure anche per Mari. Vedrai poi cosa
accadrà ;)
_darkyneesan_:
ok, allora ti iscrivo nel Team Momo (ormai ho i due schieramenti con
bandierine e striscioni pronti e svettanti!)! Mi fa piacere vedere che
non tutti siano schierati dalla stessa parte, significa che le
ambiguità sono state rese bene! Mi fa molto piacere :)
reby94: che
bello risentirti! Vedendo il tuo odio per Monica, tu potresti entrare a
far parte del Team Fede! Come dicevo a darkyneesan, è bello
che non la pensiate tutte allo stesso modo! Spero di aver postato
abbastanza in fretta!
Apia: si, ma
anch'io intendevo quello, quindi non so bene se ci sia stato un
fraintendimento! Intendevo che il regista onniscente non
farò nulla per farti preferire con ovvietà una
delle due! :) Non parliamo della madre di Monica, che è
veramente una... persona insopportabile! Diciamo che la vicinanza di
Monica, fa bene a Federica, la rende molto più "aggressiva"
e disillusa, tira fuori la sua anima selvaggia. Sono contenta che tu
abbia colto questa particolarità, perchè Ludovica
è un personaggio creato apposta per essere odiato, non ci
sono vie di scampo, infatti su di lei (tranne
harderbetterfasterstronger) siete tutte concordi!
Auri: non
preoccuparti per l'altro :) pazzafuriosa sostiene la tua iniziativa di
sciarpe, bandiere e altri gadget pro-Fede ed è stata molto
contenta di trovare in te un'alleata contro Momo! Sì, Fede
si sta facendo più grintosa, e anche più
arrabbiata! Lara è un angelo e tale resterà per
tutta la storia, non può essere altrimenti, dato che
è la dolce metà di Giorgio!
_Wrath_:
guarda, per le preferenze Fede-Momo, non farti problemi! Ormai ho gli
schieramenti netti e gli indecisi, quindi...! Per l'azzuffamento dovrai
attendere ancora un po', mi spiace! Avevo pensato anch'io, lo ammetto,
a qualcosa di più brutale, ma non sarebbe nel loro stile!
Davide è creato per essere "l'amico buffone, ingordo e con
la battutaccia sempre pronta", mentre Ludovica è fatta
essere detestata, non ci sono altre soluzioni possibili :P
Marza: spero
che questo capitolo ti abbia soddisfatta! E le minacce silenziose erano
molto più cattive di un semplice spingersi giù
dai pattini... avrebbe anche implicato l'uso improprio delle lame e
spargimenti di sangue! Grazie per la recensione!!
MorriganJo:
grazie mille, sono felice di avere un'altra fan :P Mari e Fede e tutti
gli altri ringraziano di cuore!
Emmaps3:
cattiva? cattiva?! E' una stronza coi controfiocchi! L'affetto bisogna
guadagnarselo e puo star certa che Monica ci lavorerà molto,
moooolto!
harderbetterfasterstronger:
lo sai che Mari sta con Fede e la ama, non potrebbe fare come dici tu!
Non ho ancora capito chi sia la principessa di Narnia (ma intendi
Susan?), mentre Ludovica è tutt'altro che Megan Fox, te l'ho
detto, è Jenny di The L Word. E nemmeno Federica
è Pia dei Tolomei, anche se assomiglia vagamente a Lily
Allena, io la penso più come Alice di Twilight, mentre
l'associazione Mari- Sara Michelle etc. non mi piace perchè
quell'attrice ha un naso antipatico, Mari assomiglia di più
a Melanie Laurent, quella che faceva la ragazza ebrea in Bastardi senza
gloria (che doveva prendersi l'oscar, a mio avviso, come miglior film
u_u). Continuerò volentieri le associazioni su msn (e devo
ancora dirti di Bea e Greta!)
piccola peste:
grazie mille per tutte le recensioni che mi lasci! Ti mando un
abbraccione (pieno di neve!) e ancora tanti ringraziamenti! Sono
contenta che ti piaccia Davide, anche se è un ingordo
insensibile (anche se in realtà è tutta una
copertura, per celare il suo cuore di burro!)! E Antonella è
davvero molto simpatica, ha un savoir faire davvero incredibile!
pazzafuriosa92:
devi bere meno caffè, te l'ho sempre detto, drogata! Ti fa
diventare violenta! Che ne pensi delle vacanze? Abbastanza movimentate?
(Ma mai come il nostro Capodanno! Soprattutto la notte!) E ovviamente
ogni riferimento di sorta è pura casualità etc. :)
Grazie, grazie, grazie mille a tutti quanti, a chi ancora
mette la storia fra le seguite o le preferite, a chi legge, a chi
recensisce, a tutti!!
A presto,
Mizar
|
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Capitolo 26 *** Debolezza speculare ***
t.s.e. 26
Umile apologia
del XVI capitolo:
lo so, lo so... lasciate perdere, non dite nulla, lapidatemi, fate
quello che volete. E' solo che fra la scuola e la pallavolo questo
è stato un periodo molto buio e impegnato, causa anche lutti
familiari: avevo giusto il tempo
per studiare e scrivere qualcosina ogni sera. Quindi abbiate
pietà, mi appello al vostro buon cuore. Inoltre, credevo di
poter scrivere tutto il tempo nelle vacanze... per la serie: le ultime
parole famose!
***
Capitolo XVI
DEBOLEZZA SPECULARE
- Monica,
non provarci! Monica! Hai capito?! -
- Mamma, vaffanculo -
Con il borsone a tracolla, Monica sbattè la porta dietro le
sue
spalle. Ora basta, era stufa. Percorse di corse le fredde scale,
sfiorando con la mano sinistra il corrimano di metallo consumato.
Premette con rabbia il pulsante di apertura del portone e si
precipitò fuori.
Iniziò a correre a testa bassa. Voleva allontanarsi per un
po', aveva bisogno di respirare.
Sua madre l'aveva delusa per l'ennesima volta. Avrebbe tanto voluto
piangere, abbandonarsi fra braccia calde e forti, e versare ogni sua
lacrima. Gli occhi le bruciavano e quando arrivò, ansante,
sotto
casa di Antonella, le sfuggì un singhiozzo a lungo represso.
Pigiò il pollice contro il bottone metallico. Attese
risposta
alcuni secondi, ma non ottenne nulla. Non si arrese nemmeno al secondo
tentativo, ma al quinto decise di desistere.
Ora sì che voleva scoppiare in lacrime, ora che Antonella
non
c'era ad accoglierla e a confortarla come suo solito. Era persa e sola.
Poi le venne un'idea e si maledisse per non averci pensato subito.
*
- Sbrigati! E' una vita che sei lì dentro! -
Mia sorella strepitava, mentre io mi godevo un rilassante bagno caldo
da ormai venti minuti abbondanti.
Immersa fra bolle rosate, avvolta da un delicato profumo di fiori, mi
stavo godendo la mia meritatissima pausa di bellezza dopo una partita
estenuante contro una tostissima squadra ligure.
- Un momento... -
- Un cazzo! Tira fuori il culo dall'acqua! -
Anche lei doveva farsi un bagno, perchè quella sera aveva
una
festa. Ragazzini ricchi e viziati, musica spaccatimpani e magari
qualche spinello.
Mi sciacquai controvoglia dalla schiuma profumata e mi avvolsi in un
telo bianco. Girai la chiave e aprii la porta a Margherita.
- Serviti pure -
Lei grugnì qualcosa, poi sciacquò la vasca e la
riempì nuovamente, spogliandosi rapida.
- Dove vai di bello? - le domandai per essere gentile, frizionandomi i
capelli con un asciugamano di spugna. Era decisamente troppo lunghi.
- Da Emanuele, è il suo compleanno -
Emanuele era un nostro amico di infanzia, con il quale io avevo rotto
qualunque legame.
- Portagli i miei auguri -, un'altro tentativo di gentilezza senza aver
fatto nemmeno un fioretto. Stavo migliorando.
- Ma se è una vita che non vi parlate - protestò
lei,
ammucchiando i suoi vestiti usati sul pavimento e sistemando quelli
pulito sul bordo del lavandino.
- Lascia stare... -, non avevo proprio voglia di discutere con mia
sorella, non in quel momento.
Da quando Fede era partita per l'ennesima volta, la tristezza e la
rassegnazione si erano fatte più forti e penetranti. Era
passato
quasi un mese, ormai gennaio era alla fine, e ancora non mi ero ripresa
da quell'ultimo, duro colpo. Dopo due intense settimane, la sua
partenza e il conseguente distacco erano stati peggio di ogni volta
precedente.
- Stai ancora male per Fede? - domandò Maggie, saggiando con
un
piede la temperatura dell'acqua. Il suo tono era stranamente premuroso.
- Sì, ma non importa... -
- Mi spiace -, la guardai esterrefatta, incapace di replicare.
Così rimasi in silenzio e finii di rivestirmi.
Fu a causa del rumore del phon che non sentii il citofono e Simone
venne ad avvertirmi che mi cercavano. Stupita, mi diressi verso
l'ingresso.
- Scusa il disturbo... -
Monica tremava e aveva gli occhi lucidi.
- Nessun disturbo! Dammi la giacca... -
Non l'avevo mai vista così sconvolta e agitata, non credevo
potesse esserlo. Mi era sempre sembrata così diversa dagli
altri, così strana, persa nel suo mondo enigmatico, come se
le
normali passioni umane non le si addicessero e nemmeno la sfiorassero,
come un automa.
- Hai i capelli umidi - mormorò, sfiorandomeli.
- Sono uscita poco fa dalla vasca da bagno, ma non è un
problema
grave. Prima pensiamo a te, poi ai miei capelli -, le sorrisi.
La condussi in camera mia, lei pareva esitare.
Ricordavo benissimo la prima ed unica volta che Monica era stata a casa
mia, avevamo dormito assieme e avevo litigato furiosamente con
Federica.
- Entra, Momo, mettiti a tuo agio -
Lei posò la borsa sulla scrivania e poi sospirò.
- Ho bisogno di te - sussurrò, allungando le mani verso di
me, come un invito ad afferrarle.
- Dimmi tutto -, la strinsi a me, cullandola e carezzandole la schiena.
Percepivo i suoi deboli singhiozzi.
- Io... detesto... mia madre... - mormorò, tentando di
controllare la voce.
Le carezzai i capelli, lei si strinse con forza alla mia vita,
affondando il viso contro il mio collo. Le sue tiepide lacrime mi
inumidivano la pelle.
- Io...devo farti una richiesta... invadente - iniziò, con
voce tremante.
- Tutto quello che vuoi, Momo -, mi sedetti sul letto, trascinandola
accanto a me.
Vederla così fragile faceva pulsare in me un istinto di
protezione e di affetto.
- Posso stare da te nel finesettimana? -
- Assolutamente! Non è affatto invadente come richiesta, non
preoccuparti -
L'abbracciai ancora, lasciandomi avvolgere dal profumo di frutta fresca
emanato dai sui morbidi capelli.
Quando si staccò da me, aveva gli occhi lucidi e il naso
rosso, che non toglievano nulla alla bellezza del suo volto.
- Non guardarmi, sono in uno stato pietoso - mormorò,
strofinandosi le guance e cercando di rassettarsi i capelli.
Le afferrai i polsi, convinta di quello che stavo per dirle.
- Sei bellissima -
Lei avvampò, come una mela matura, e le sfuggì un
sorriso compiaciuto. Le posai un bacio sulla fronte.
Poi un brivido mi riportò alla realtà.
Mari, cosa diamine pensi
di fare?! Ti sei bevuta il cervello? Hai scordato Fede, per cui ti
struggevi fino a dieci minuti fa?!
- Comunque grazie e scusami ancora per l'impiccio -,
Monica
dovette aver intuito il mio attimo di smarrimento, perchè si
liberò dalla stretta e cambiò argomento, senza
però lasciar cadere quel suo dolce sorriso.
Più tardi chiesi a mamma se ci sarebbero stati problemi ad
ospitare Monica due giorni.
- Certo che no, siete abbastanza grandi per autogestirvi -
- Sicura che non sia un fastidio data la... situazione? -, sostantivo
carino e ovattato per nascondere la verità.
- Almeno voi, ragazzi, divertitevi e non pensateci. E poi ti
aiuterà a non pensare a Fede, voglio vederti sorridere un
po',
tesoro -
E' proprio questo il
problema...
- Devo fare una telefonata -, decisi in quel momento
ciò che era giusto.
- A lei? -
domandò Monica, apparentemente indifferente.
- Sì -
Non volevo che sentisse, perciò mi rinchiusi in bagno: avrei
parlato a voce molto bassa.
Rispose al terzo squillo.
- Mari? -
- Sì, sono io... -
- Che bello sentirti! Come stai?! - la sua voce era squillante, il tono
euforico. Immaginavo il suo sorriso senza difficoltà e mi
sentivo ancora più in colpa.
- Benissimo davvero, ma devo parlarti un attimo -
- E' successo qualcosa? -, il suo tono di voce subì una
brusca virata verso il basso, diventando cupo e preoccupato.
- No, nulla di grave... volevo solo dirti che Monica resterà
qua
nel finesettimana... ha problemi con la madre... -, ero preparata ad
una sua scenata, che, contrariamente a quanto mi aspettavo, non si
verificò.
- Va bene -
- Quindi... non sei arrabbiata? - domandai cautamente.
- No, certo che no, siete amiche... è normale aiutarsi -
Non riuscivo a capire se il suo tono fosse ironico e arrabbiato, o
sincero.
- Tu che farai nel weekend? - le domandai per spezzare la tensione.
- Non lo so... credo uscirò con Ludovica -, ecco la
pugnalata
allo stomaco. Non potevo assolutamente ribattere, perchè la
frittata era la stessa per entrambe: eravamo vicendevolmente
inattaccabili.
- Fantastico... - mormorai, trattenendo a stento la rabbia. Mi sentivo
lo stomaco in subbuglio pensando a Ludovica accanto a lei.
- Monica è già lì con te? - mi
domandò, utilizzando ancora quel tono allegro e amichevole.
- Sì, è arrivata senza preavviso circa un'ora fa -
- Allora non farla aspettare! Ci sentiamo poi, amore -
- Fede... ti amo tanto... - sussurrai.
- Anche io Mari, tantissimo -
La conversazione si chiuse. Mi sedetti sul bordo della vasca per
rilassarmi: avevo i muscoli della schiena contratti e il respiro
affannato. Chiusi gli occhi e tentai di focalizzare la mia attenzione
altrove e finalmente, dopo alcuni minuti, riuscii a rilassarmi. Ero
sicura di poter tornare nella mia stanza come se nulla fosse successo.
Certe volte mi chiedo come io possa essere così stupida.
- Avete litigato - constatò appena mi vide.
- Cosa... -, ero sbalordita, esterrefatta dalle sue capacità
empatiche.
- Hai gli occhi lucidi, le spalle curve, guardi verso il basso... devo
aggiungere altro? - chiese ironicamente, alzando un sopracciglio.
Scossi la testa, tirando su con il naso. Mari, guai a te, non provare a
piangere!
Monica si alzò, senza dire una parola, e mi
strinse
forte, ma con delicatezza. Era venuta lei a cercare conforto in me,
avrei dovuto essere io a stringerla e a rassicurarla, invece era finita
esattamente alla rovescia.
- Monica, sul serio... sto bene... - mentii spudoratamente,
tant'è che lei quasi mi scoppiò a ridere in
faccia.
- Posso tirare ad indovinare? Federica si vedrà con Ludovica
-
- Proprio così... secondo te l'ha detto solo per farmi
arrabbiare? - le domandai e volevo una sua risposta sincera. Non
riuscivo proprio a capacitarmi per come ero appena stata trattata.
- Sì, sul momento l'avrà detto solo per
innervosirti, una
sorta di ripicca, ma ora ci andrà sul serio, puoi starne
certa -
- Non... lei non dovrebbe... Ma come diamine può essere di
nuovo
amica di quella stronza?! - sbottai, sedendomi sul bordo del letto e
scoppiando definitivamente in lacrime.
- Federica non ti tradirebbe mai, ne sono certa. Non cederebbe a
Ludovica - mi disse e pareva convinta delle sue parole.
- Come puoi esserne sicura? - mormorai, non avevo nemmeno la forza di
alzare gli occhi.
- Non ho una spiegazione razionale, ne sono certa e basta -
- Non... non mi basta! Ti rendi conto che la ragazza che amo
è
alla mercé di una approfittatrice pronta a manipolarla?! -
Monica non ne poteva nulla, ma era l'unica persona su cui potessi
sfogare la mia ira e non mi faceva sentire per nulla meglio, semmai il
contrario.
- Scusami - sussurrai, vergognandomi per come avevo alzato la voce.
Lei non rispose, mi rivolse solo un lieve cenno con la testa per poi
abbracciarmi.
- Mi spiace davvero... non sono molto in me -
- Ti capisco, non preoccuparti -, affondai il naso fra i suoi morbidi
riccioli.
Il suo profumo era davvero simile a quello di Federica,
tant'è
che per un momento mi ritrovai a strofinarvi il naso dentro,
carezzandole il collo. Monica rimase immobile, le braccia strette
attorno al mio collo.
Fu un brivido che mi percorse da capo a piedi a convincermi a mollare
la presa e smettere di odorare i suoi capelli, perchè sapevo
che
poi me ne sarei pentita.
Restammo a guardarci, imbarazzate, per un po', finchè presi
l'iniziativa.
- Hai voglia di guardare qualcosa? -
Probabilmente la cosa più stupida che avessi potuto dire, ma
ero
incapace di pensare a qualcosa di più complesso o profondo.
*
- Ho portato dei biscotti - disse, sfoderando un sorriso di scuse per
farsi perdonare l'invadente intromissione nei suoi piani per il sabato
sera.
- Non avresti dovuto! Ti avevo detto che non sarebbe stato un
problema... -
- Ma ci tenevo ad essere educata -
Federica non sapeva perchè l'avesse fatto: se l'era chiesto
per
tutto il tragitto, fino all'appartamento di Ludovica, e ancora non era
in grado di individuare una motivazione univoca e sensata.
Sicuramente si sentiva ferita, ma soprattutto tradita: come poteva
Mari essere così sciocca da non accorgersi di come Monica si
stava insinuando nella sua vita e nel suo cuore?
Tirando su con il naso riuscì a tenere a bada le lacrime:
non
voleva dare alcuna spiegazione a Ludovica, non se la sentiva. Le aveva
telefonato appena premuto il pulsante rosso di fine chiamata e lei era
stata ben felice di accettare.
Federica era perfettamente a conoscenza del rischio a cui andava in
contro.
*
Mamma e papà erano usciti per una cena con Hans e Clara.
Margherita era a quell'imponente festa privata. Simone era a casa di
Nex e non era necessaria molta fantasia per capire cosa stessero
facendo.
Da sole, nella penombra, il profilo di Monica pareva più
morbido e delicato.
- Ehi... mi stavi fissando? - sussurrò voltandosi
improvvisamente verso di me.
- No! Certo che... no -, il mio sorriso non sarebbe potuto apparire
più colpevole.
Lei si limitò a sorridere, per poi tornare a dedicare la sua
attenzione alla televisione. Rimasi alcuni minuti ad osservare il
riverbero colorato del film specchiarsi nelle sue iridi color del
ghiaccio e l'unico suono che sentivo era quello del mio cuore, che mi
rombava nelle orecchie.
Mi costrinsi a fissare gli occhi sui nodi del tavolino di legno. Cosa diamine sto combinando?
Cosa mi sta succedendo?
Nel buio del salotto, il mio stomaco si contorceva. Fede, ho bisogno di te...
*
Avevano chiacchierato tranquillamente, sedute attorno al tavolo della
cucina: avevano ordinato le pizze e ora stavano finendo i biscotti, che
entrambe parevano apprezzare molto.
Federica si era sempre tenuta ad una generosa distanza da Ludovica,
intimorita da ciò che sarebbe potuto accadere: dopo
ciò
che era successo prima di Natale, non si erano più viste da
sole. E Ludovica pareva estremamente soddisfatta di trovarsi seduta
allo stesso tavolo di Federica, a casa propria.
- Erano davvero buoni! - si complimentò Ludovica,
sorridendole.
- Sono contenta... - la voce di Federica era spenta, la sua mente
chilometri più a nord, accanto a Mari. Sapeva che quella
sera
sarebbe cambiato qualcosa, se lo sentiva. Era sempre stata sensitiva
per queste cose: non aveva dubbi che la sua ragazza quella notte
l'avrebbe tradita.
E lei non l'avrebbe permesso.
*
Mi raggomitolai nell'angolo del divano, aumentando la distanza fra noi
due. Non volevo sentire il suo profumo: lo stesso, identico, di
Federica.
Che tu l'abbia comprato
apposta?
Non volevo sapere se era stato qualcosa di premeditato, ero
già abbastanza confusa e agitata.
Hai comprato quel
profumo per ottenere qualcosa? Insomma, si sbucata con quella
storia su tua madre, a cui credo senza fatica, ma quel profumo... da
quant'è che lo usi?
Quando il film finì non me ne resi nemmeno conto.
- Mari... ti senti bene? - Monica era di fronte a me, inginocchiata, e
mi stringeva una mano.
- Sì, certo - mentii spudoratamente, nonostante sapessi che
lei
aveva già intuito che non stavo affatto bene. Non volevo
assolutamente darle spiegazioni, ora volevo solo dormire e dimenticare
quel suo profumo, il profilo del suo naso e i suoi occhi penetranti.
*
- Vado un attimo a lavarmi i denti -
Federica si alzò lentamente, come affaticata, sul volto un
sorriso tirato. Raggiunse la sua sacca e, dopo aver trovato
l'occorrente, si chiuse a chiave in bagno.
Si appoggiò al piano di marmo, chiudendo gli occhi. La testa
le vorticava e sentiva le sue gambe tremare.
Non sapevo perchè era in quella casa, ma voleva fuggire. E
più immaginava Monica e Maria, la sua Mari, le
veniva la nausea e una cieca furia si impossessava di lei. Si sentiva
quasi soffocare per il senso di impotenza.
Si sedette sul tappetino rosa, con la schiena poggiata alla vasca. Poi
scoppiò in lacrime.
*
- Posso spegnere la luce? - le domandai con il pollice già
pronto sull'interruttore.
- Sì, certo -
La cosa peggiore era che avrebbe dormito con me: non avevo abbastanza
faccia tosta da chiederle di passare la notte nel letto di mia sorella.
L'ultima cosa che vidi fu il suo sorriso invitante, poi il buio ci
avvolse.
- Fai attenzione - il suo tono era scherzoso, mentre io brancolavo
dall'interruttore al letto.
Mi sedetti sul bordo del letto, esitando a distendermi sotto il piumone
a pois.
- Mari, hai bisogno di dormire. Ti ho osservata prima: hai gli occhi
stanchi -
Sospirando mi raggomitolai, cercando di rendermi più piccola
possibile, desiderando sparire nell'oscurità o, perlomeno,
diventare inconsistente.
- Buonanotte Mari -
- Notte, Momo -
*
- Vuoi un bicchiere d'acqua? - le domandò Ludovica,
dirigendosi verso la porta della sua stanza.
- No, grazie, va bene così -
Entrambe indossavano il pigiama e stavamo per andare a dormire.
Federica era coricata nella poltrona-letto, proprio accanto al letto di
Ludovica, ma non aveva il coraggio di spostarsi. Si sarebbe sentita
maggiormente in colpa.
Ludovica uscì dalla stanza, non prima di averle lanciato un
sorriso.
Federica si lasciò cadere all'indietro, chiudendo gli occhi.
Voleva solo addormentarsi e dimenticare: le era impossibile smettere di
pensare alla sua ragazza e a quella.
Le era impossibile smettere di figurarsele abbracciate nel letto ad una
piazza e mezza di Mari.
Emise una specie di rantolo, quando la sua immaginazione si spinse ben
oltre il semplice abbraccio.
*
Quando aprii gli occhi era ancora notte fonda: la mia radiosveglia,
dall'alto dei suoi numeri fluorescenti, mi indicava le due esatte.
Accidenti.
Mi voltai verso Monica.
- Sei sveglia? -
Sobbalzai. Non mi aspettavo che anche lei fosse insonne e pensierosa al
buio.
- Sì... -
- E' stata una pessima idea venire qui - il suo tono di voce era
piatto, secco.
- Perchè mai... - non ebbi il tempo di concludere la frase.
Improvvisamente mi ero trovate la sue morbide labbra premute contro le
mie.
Sobbalzai.
Momo, il tuo profumo...
La abbracciai, passando le mie braccia attorno al suo corpo. Il suo
bacio era deciso, non esitava nemmeno un secondo, sicura che non
l'avrei respinta. Ed io non l'avrei fatto.
*
Si mise a sedere, affannata. Allungò un braccio verso il
comodino e afferrò il cellulare che aveva lasciato acceso
apposta.
Le due e due minuti.
Si sentiva i brividi e un senso di oppressione era calato su di lei,
come una cappa grigia.
Si strofinò gli occhi con il palmo delle mani, sicura che
sarebbe scoppiata in lacrime.
- Brutto sogno? - era la voce assonnata di Ludovica.
Federica si decise in quel momento: svicolò dal suo letto,
per infilarsi in quello dell'amica.
- Sì, un brutto sogno. Abbracciami, per favore -
Ludovica non se lo fece ripetere due volte e la accolse fra le sue
braccia.
- Va meglio? -
In tutta risposta Federica cercò le sue labbra,
dimostrandole che si era scordata completamente dell'incubo che l'aveva
scossa.
*
Era un tradimento a tutti gli effetti. Eppure non potevo fare a meno di
sentirmi sollevata e felice.
Inizialmente era stata Monica a condurre il gioco, io ero ancora troppo
confusa, poi la mia indole prese il sopravvento sull'agitazione,
accantonandola. La sua pelle era profumata e fresca, liscia e piacevole
al tatto. Scoprii quanto poteva essere bello sfiorarle il collo con il
naso solo per sentirla sussultare per i brividi, quanto era dolce il
tocco delle sua mani sulla mia schiena e sui miei fianchi e quanta
attrazione esercitasse su di me, persino nell'oscurità.
- Ho sognato tanto questi baci... - sussurrò Monica, prima
di mordicchiarmi un orecchio.
- Davvero? -
- Ogni... singola... notte -
Eravamo avvinghiate, strette l'una all'altra, ci rotolavamo sotto le
coperte, baciandoci e stringendoci, mentre il suo profumo mi avvolgeva
e mi conquistava sempre più.
*
Era un bacio timido, timoroso, quasi esitante.
Rimasero abbracciate a scambiarsi delicati baci a fior di labbra per
alcuni minuti, prima che Ludovica si decidesse a smuovere le acque.
Lentamente acquistò il controllo della situazione, badando
che a Federica non dispiacesse per non rischiare un suo improvviso
rifiuto, non avrebbe sopportato di perderla ancora.
- Lulù... - mormorò Federica, lasciandosi
cospargere il collo di baci.
- Dimmi? -
- Sei arrabbiata? - Federica pareva pensierosa e assorta ai limiti
della preoccupazione.
- Certo che no. Non mi interessano le tue motivazioni: così
è perfetto -
Federica sospirò, poi lasciò che Ludovica
esplorasse il suo corpo e lei fece altrettanto.
****
La
posta di Mizar:
MorriganJo:
grazie mille per i complimenti, mi spiace di avervi fatto attendere
tanto per il seguito!
Emmaps3: e
quel qualcosa ti ha detto giusto: altro che rose e fiori! Dimmi
sinceramente che te ne è parso (e sii severa!)!
Nessie:
brava hai capito tutto
;) Anche se il motivo vero ancora non è evidente...
Apparentemente è questo tradimento, ma aspettate e vedrete!
Grazie mille per tutti i complimenti, lo sai che mi fanno molto
piacere, soprattutto da parte tua! Mi spiace solo per la
camurrìa onnipresente!
reby94:
sì, Fede
nasconde qualcosa, ma non limitarti a credere che sia un tradimento
perchè all'epoca non era ancora avvenuto... una cosa alla
volta,
tutto verrà a galla! E come mai non ti piace Nex? E' uno dei
miei pg preferiti :P Poi, certo, de gustibus, e chi sono io per
sindacare? :P (finalmente sta arrivando il sole anche
quassù!)
piccola peste:
allora, hai usato
proprio le parole giuste: "la quiete prima della tempesta"! Che ne
dici? Lo so che sarai triste! Grazie mille come al solito per i
complimenti, davvero! E Paola ce la farà, è una
tipa
molto tosta!
Apia:
diciamo che il regista
onnisciente ha permesso eccome! Ad ogni modo, mi ha fatto piacere
conoscere il tuo parere sulla truppa. Nel precedente non era capitato
nulla di nulla perchè era una sorta di... capitolo di stallo
in
preparazione a questo: ci stava bene un capitoletto di dolce
quietovivere prima di questo! E i coming out sono necessari
perchè, insomma, prima o poi va detto (e io ho fatto come
Mari:
ci ho messo tipo 6 mesi prima di dirlo a tutti i miei amici!). I tuoi
commenti mi fanno sempre molto piacere!
hacky87:
sì, davvero, la
mancanza di una certa attività di coppia porta crisi
(confermo
in pieno u_u)! Anche se poi la crisi è stata più
forte...
Allora, che ne pensi di questo? E' stato un colpo abbastanza duro? E
grazie mille per la tua puntuale recensione!
the angelus:
guarda, il
paesiello esiste davvero, ed è davvero puntellato! Ho
passato 2
mesi ogni anno per 14 anni in quel posticino dimenticato persino dalle
capre! Per fortuna c'era anche mia cugina, con le nostre rispettive
nonne e fratelli, abbandonati alla natura selvaggia (è
proprio
sua nonna che è mancata da poco...). Lo so che la vicenda
gemelle brucia (non sei l'unica!), ma vi dico di pazientare ancora un
poco!Come al solito grazie per i complimenti!
_mery jackson_:
mi ha fatto
piacere la tua recensione accorata! Mi spiace che subito dopo sia
arrivato sto capitolo a rovinare i tuoi piani :P Ma mai perdere le
speranze! Grazie mille per la recensione!
pazzafuriosa92:
ecco
soddisfatta la tua angoscia: ta-da! Ok, non fucilarmi! Lo so che in
realtà ti intriga perchè c'è
più azione e
sangue :P Dai, scherzo! Piaciuta la dedica?! :D
_Wrath_: non
preoccuparti per
la lunghezza, fa sempre piacere conoscere bene cosa pensano i lettori!
Allora, per il bambino non preoccuparti troppo, mentre hai ragione nel
dire che non tutti la prenderanno bene: aspetta e capirai!
Sì,
Edoardo non è proprio l'emblema della gentilezza e della
comprensione! E grazie per la recensione! (fa pure rima xD)
harderbetterfasterstronger:
smettila con pia dei tolomei u_u e anche con megan fox :P Ad ogni modo,
ora sei contenta?!? Spero di sì, perchè ci ho
messo
l'anima in 'sto capitolo! Nex sì, è una tipa
tosta e in
gamba, avrai modo di constatarlo anche più avanti :)
Kabubi:
bella la Grecia *-* Hai
fatto bene a recensire così tardi, sei più che
perdonata!
(sono io quella imperdonabile per i ritardi!) Parlando della storia,
anzitutto, grazie della recensione, in secondo luogo, Mari e Fede
viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda, sono empatiche e telepatiche
:P Insomma, quando conosci davvero bene una persona prevedi ogni sua
mossa! Per quanto riguarda Nex hai ragione, è una sagoma!
Magari
non vuole essere spiritosa o divertente, ma lo è
inevitabilmente! E' una di quelle persone che fanno sempre ridere
tutti, la carismatica del branco. E sono contenta che ti piaccia!
Buona Pasqua a tutti voi lettori!!
A presto,
Mizar
|
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Capitolo 27 *** Odi et Amo ***
27. t.s.e.
Apologia
dei XXVII capitolo: blablabla... bla... blabla... ormai
scrivo sempre le stesse cose. Vi chiedo solo tanta pazienza. E' tutta
colpa del liceo, prendetevela con lui u_u
Fortunatamente, mercoledì partiamo per la gita! Quattro
giorni in Sicilia per staccare la spina :)
Non per fare autopubblicità (*sarcasmo*), ma ho iniziato a
scrivere una raccolta dal titolo Invincibile
creatura, che ha come protagoniste Veronica ed Elena.
Insomma, se a qualcuno interessa può darci un'occhiata!
Questo capitolo è dedicato a pazzafuriosa92 (anche se
non hai vinto, sarai sempre la nostra migliore latinista!)
perchè la farà infuriare moltissimo (come al
solito!), e a Veive
(spero ti sia passato il mal di pancia, altrimenti questo capitolo
è la panacea!), a cui invece piacerà molto!
***
Capitolo XXVII
ODI ET AMO
Mi svegliò una lieve carezza.
- 'Giorno - sussurrò Monica sorridendo, per poi posarmi un
bacio sulla fronte.
- Ehi... - borbottai, strofinandomi gli occhi, non ancora perfettamente
lucida. Come una doccia fredda, il ricordo di quella notte si
riversò su di me: non avevamo fatto nulla se non restare
abbracciate a baciarci, nessuna delle due aveva osato smuovere la
situazione. Ed ero contenta così.
Mi misi a sedere, mentre Monica mi abbracciò da dietro,
posandomi un
bacio alla base del collo. Rabbrividii al contatto delle sue labbra con
la mia pelle. Voltandomi verso di lei incontrai le sue labbra morbide.
- E' stato bello... questa notte - sussurrò lei, senza
lasciarmi.
- E' stato dolce, molto dolce. Era tanto che non mi sentivo
così... - aggiunse, poggiando il capo sulla mia spalla.
Non sapevo cosa rispondere, ma un'improvvisa agitazione si era fatta
largo dentro di me.
Non solo verso una, ma verso ben due
persone mi sentivo colpevole.
- Dai, andiamo a fare colazione - la esortai, prendendola per mano. Mi
sentivo uno straccio e l'unica cosa che avrebbe potuto tirarmi su
sarebbe stata una tazzina di caffè.
- Potrei avere del tè? - chiese Monica, avvicinandosi al
bancone della cucina, dove armeggiavo con la caffettiera.
- Certo -
Dopo aver messo anche il bollitore sul fuoco, mi appoggiai al bancone
incrociando le braccia e osservandola.
- Remore? - mi domandò improvvisamente lei, dopo avermi
scrutata per un po'.
- Forse... - risposi, optando per la via dell'onestà: non
avrei potuto mentirle.
- Ascolta Mari, facciamo finta che non sia accaduto nulla, okay? E'
stato uno sbaglio, torniamo ad essere amiche e basta. Ci stai? -
propose.
Rimasi in silenzio per alcuni opprimenti secondi, poi annuii,
abbozzando un sorriso.
- Perfetto -
*
Federica si svegliò con un gran mal di testa, stretta fra
braccia poco famigliari. Svicolò da quella stretta sgradita
badando molto attentamente a non svegliare Ludovica.
Allontanò
con un piede il morbido piumone verde acido e scese dal letto.
Era stata una notte d'inferno: avrebbe tanto voluto alzare la cornetta
e confessare a Mari ogni cosa, supplicare il suo perdono e la sua
comprensione. E non le importava assolutamente nulla di umiliarsi,
poichè la posta in gioco era troppo alta: non avrebbe
permesso
che il suo orgoglio si frapponesse ancora. Si diresse a passi lenti
verso la cucina, saggiando con la pianta nuda dei piedi la morbidezza
dei tappeti colorati e il freddo gelido delle piastrelle, e appena
varcò la soglia lanciò un'occhiata all'orologio.
Non
credeva di poter dormire così tanto: erano le undici!
Ritornò nella stanza per frugare nella sua borsa, dove
giaceva
sepolto il cellulare, come al solito. Faticò non poco, ma
quando, stretto il suo trofeo in pugno, fece per lasciare la stanza,
Ludovica si svegliò con un sussulto.
- Ciao Fe'... - mormorò sorridendo, il capo reclinato verso
la spalla destra.
- Buongiorno - la voce le uscì a fatica, appena udibile.
- Siamo sole, non svegli nessuno se alzi la voce -
- Già, quasi lo dimenticavo... -
Ludovica si mise a sedere sul bordo del letto, come indecisa sulla
prossima mossa e Federica non perse tempo.
- Vado solo un momento a fare una telefonata -, e si dileguò
prima che l'altra avesse il tempo di reagire.
Compose il numero mentre si spostava barcollando per il corridoio,
rendendosi conto che non si era ancora ripresa completamente. Si
sentiva ubriaca, inebriata dagli effluvi del peccato notturno.
Quando premette il tasto verde sospirò di sollievo,
accasciandosi su una poltrona.
Dopo ben sette squilli rispose una voce sconosciuta ma vagamente
familiare.
- Pronto? -
- Sono... sono Federica. C'è Mari? - domandò
disorientata, sicura di non aver sbagliato a digitare nonostante il
caotico vortice che la assillava dall'interno.
- Mari è sotto la doccia... - disse, anche se Federica colse
una
nota di esitazione nelle sue parole e non ci mise molto a comprendere
che all'altro capo della linea c'era la famigerata Monica.
- Potresti chiamarla? E' urgente -, Federica tentava di mantenere il
tono monocorde la sua voce, non voleva lasciar trasparire alcuna
emozione. Non a lei.
Ci fu un momento in cui si udiva solamente il ronzio della linea, poi
la voce di Monica tornò a riempire quel vuoto.
- No, non può... ti richiamerà dopo -, Federica
colse al volo il tono soddisfatto che stava usando Monica.
- Grazie -, ormai stava parlando ad una linea libera: Monica le aveva
riattaccato in faccia.
*
La porta della doccia si aprì cigolando.
Posai un piede gocciolante sul morbido tappetino verde e afferrai
l'asciugamano, per poi avvolgermelo attorno al corpo. Fischiettando,
raggiunsi la mia biancheria intima.
Dopo aver messo le cose in chiaro con Monica, mi sentivo molto
più sollevata. Ora non restava che parlare con Fede. Ancora
non
sapevo se omettere il piccolo dettaglio del bacio, del lungo
bacio, oppure confessarle tutto e sperare che mi perdonasse. Occhio non
vede, cuore non duole. Ma non avrei potuto convivere a lungo con quel
segreto, prima o poi sarebbe saltato fuori e sarebbe stato peggio.
Ovviamente avrei capito Federica se si fosse rifiutata di rivolgermi la
parola, ma la conoscevo troppo bene ed ero certa che sarebbe tornata.
Mi frizionai i capelli, per poi rivestirmi.
- Hai finito, lumacona? - scherzò Monica, bussando alla
porta.
- Certo, ti serve il bagno? -
- No, mi sto annoiando -, entrò sorridendo per poi sedersi
sulla panca di legno.
- Scusa, è che perdo sempre un sacco di tempo con questi
capelli - brontolai, stringendo alcune ciocche fra le dita.
- Almeno ti tengo compagnia -
Le sorrisi, riconoscente. Osservandola, mi resi conto che l'unica cosa
su cui non avevo dubbi era che lei non avrebbe voluto che tutto
tornasse come prima: era lei ad avere remore per la proposta che mi
aveva fatto qualche ora prima.
Mi asciugai i capelli, sostenendo una faticosa conversazione con
Monica, dato che riuscivo a stento a sentirla e passavamo la maggior
parte del tempo ridendo per le stupidaggini che ci sembrava di udire.
Inevitabilmente, stare con Monica mi rasserenava e rendeva il mio umore
decisamente migliore.
*
- Ora devo andare, avevo detto a mamma che sarei rientrata in tempo per
il pranzo. Ci vediamo domani a scuola e... grazie di tutto - disse
Federica sulla soglia, voltandosi verso Ludovica, che si sporse per
posarle un bacio a fior di labbra.
- Grazie a te -
Appena la porta si richiuse, corse giù per le scale, come se
avesse avuto il demonio alle calcagna.
Aveva preso un'importante decisione: se Mari voleva giocare in quel
modo, lei non si sarebbe di sicuro tirata indietro. Aveva aspettato la
sua telefonata per tutta la mattina, per poi rendersi conto che non
valeva la pena.
*
Dopo pranzo, mentre Monica ripassava chimica, mi rintanai in bagno per
telefonare a Federica: era dal giorno precedente che non ci parlavamo.
Rispose al primo squillo.
- Non affrettarti troppo - ringhiò aggressiva.
- Cosa...? -
- E hai anche il coraggio di fare la perplessa! Sentimi bene, se tu eri
troppo impegnata a farti quella puttana
per richiamarmi, non pretendere che io ora chiacchieri
amabilmente con te! -, Federica mi stava urlando contro tutto il suo
rancore e, anche se non l'avrebbe ammesso, la sua paura.
- Fede... non è successo nulla. E non so perchè
tu sia tanto arrabbiata... -, m'interruppe nuovamente.
- Ti prego, Mari, risparmiati le prese per il culo. Lo so che te la sei
fatta -
- No, risparmiati tu queste scenate assurde! -, ora mi stavo irritando
anch'io. A pensarci bene, non avrei dovuto averne alcun diritto, ma ad
infastidirmi era il suo tono di voce, saccente e amaro, ma, al
contempo, accusatore.
- Bene, allora torna dalla tua
Monica. Quella viscida approfittatrice saprà consolarti a
dovere - sibilò rabbiosa.
- Ora smettila! Tu non la conosci, non puoi parlarne così!
Sei fuori di testa, completamente! -
- No, sei tu che sei fuori di testa! La difendi?! Prego, fai pure, ma
quando mi cercherai sarò troppo occupata con qualcun'altra per
risponderti! -
Con quelle parole chiuse la conversazione. Rimasi interdetta alcuni
secondi, mentre la rabbia si contorceva nel mio stomaco con un animale
in una gabbia troppo stretta. Strinsi i denti, fino a farmi male, la
mascella contratta per evitare di perdere totalmente l'autocontrollo.
In quel momento, avrei tanto voluto alzarmi e sferrare un pugno secco
al muro, con tanta forza da farmi sanguinare le nocche,
cosicchè il dolore alla mano sarebbe stato tanto forte da
farmi scordare l'odio pulsante per la sua ultima affermazione.
Invece, mi alzai, mi sciacqua il viso, come se l'acqua fresca potesse
spegnere quel fuoco d'ira che mi divampava dentro. Feci tre respiri
profondi con gli occhi chiusi e quando li riaprii ero più
lucida.
E mi sentivo più colpevole.
Monica tornò a casa sua verso le cinque, indifferente alla
reazione della madre quando sarebbe venuto il momento di accoglierla
nuovamente. Non le era una scena estranea e ormai sapeva che can che abbaia non morde.
Le bastava entrare in casa, mandare a quel paese sua madre e poi
rinchiudersi nella sua stanza a macerare, finchè avrebbe
dovuto sbaraccare nuovamente
le tende.
Io, invece, decisi che avrei dovuto confidarmi con qualcuno di fidato.
Esclusi a priori Giorgio e Davide: amici troppo intimi per poter
mantenere quel segreto alle spalle di Federica. Anche Veronica ed Elena
erano inadatte: la prima si sarebbe infuriata, probabilmente mi avrebbe
presa a schiaffi, e la seconda avrebbe finito per rivelarlo alla
sorella di Federica e le conseguenze sarebbero state le medesime della
prima ipotesi. Puntai quindi a mio fratello Simone.
Lo trovai a colpo sicuro a casa di Walter, dato che la sua stanza era
deserta. Avevo aperto la porta d'ingresso con la chiave si riserva,
nascosta fra i fiori sulla scala, e li avevo trovati in salotto,
stravaccati sul divano, a bere seven-up e giocare ai videogiochi.
Entrambi i loro sguardi erano ridotti a fessure, concentrate sulla
televisione. Walter aveva i capelli castani spettinati, indossava i
pantaloni di una tuta blu e una maglietta, che doveva essere stata
verde, di Lou Reed, ormai sbiadita dal sole e dai numerosi lavaggi.
- 'Morning, milady. Tiè,
beccati questa! - supposi che la seconda esclamazione
fosse diretta a mio fratello, che era appena stato lanciato fuori pista
dalla Subaru di Walter.
- Scusate, non vorrei interrompere la vostra emozionante competizione,
ma mi serve Simone -
- Un attimo, Mari, finisco la partita e arrivo -, sospirai, lasciandomi
cadere su una poltrona.
Quando finalmente la gara si concluse, dopo una poderosa imprecazione
di Walter che aveva perso, Simone si dedicò ai miei bisogni.
- Dovrei parlarti un attimo - dissi a bassa voce.
- Walter, andiamo un attimo di là. Tu riscaldati per il
prossimo round! -, mio fratello mi spinse con poca grazia verso la
stanza di Walter, per poi richiudersi la porta alle spalle.
- Dimmi -, si sedette sul letto di Walter, ancora sfatto.
- Prima devi giurare che non lo dici a nessuno. E con nessuno, intendo
proprio nessuno.
Chiaro? -
- Sì, era implicito. Altrimenti non saremmo qui -
- Ti chiedo un'ultima cosa: limitati ad ascoltare e a consigliarmi alla fine, non ho
bisogno di altri giudizi. So benissimo che ciò che ho fatto
è sbagliato -
- Mari... mi stai facendo paura -, sospirai per poi inspirare
profondamente, come a darmi forza.
- Ho baciato Monica e ho mentito a Federica. Ha tutte le ragioni per
essere arrabbiata, ma il punto è che lei non sa nulla,
eppure è come se... lo avesse percepito! Mi accusa di
esserci stata assieme, quando in realtà è stato
solo un bacio. Lungo e intenso, ma solo un bacio. Secondo me,
però, anche lei, che ha trascorso la notte da Ludovica, non
me la conta giusta. Figurati se quell'avvoltoio non ha almeno provato
ad approfittarsi di lei! Insomma, ora mi sento in colpa
perchè vorrei tanto dirglielo, ma, allo stesso tempo, ho
paura che lei mi lasci, eppure, perchè non è
finita!, la detesto, perchè so che
è stata con l'altra,
e vorrei rifugiarmi fra le braccia di Monica -, mi sedetti sul tappeto
perchè mi girava la testa: avevo parlato così
rapidamente che mi venne il dubbio che Simone non avesse capito nulla.
- Mari... - il mio nome suonava come una via di mezzo fra un lamento e
un rimprovero.
- Non posso farci nulla! Io la amo, ma ora la odio! Anzi, la amo
e la odio allo stesso tempo! - urlai, sbattendo un pungo sul tappeto.
Gli occhi mi scintillarono di lacrime di frustrazione.
- Forse Catullo aveva capito qualcosa dalla vita... - mormorai,
sogghignando amaramente, pensando a come, poco tempo prima, aveva
commentato i suoi componimenti al telefono, ridendo e giocando sui
doppi sensi. Sembrava fossero passati anni.
- Quindi, ora vorresti sapere da
me cosa fare? - domandò alzando un
sopracciglio, perplesso.
- Già -
- Hai già scartato l'ipotesi di parlarle? -
- Non servirebbe a nulla, è come Veronica: strillerebbe e le
verrebbe una crisi isterica e se fossimo faccia a faccia mi prenderei
un, meritatissimo, ceffone. Poi mi lascerebbe -
- Allora decidi cosa vuoi fare. Non puoi tenere il piede in due scarpe.
Rispondi sinceramente: ti piace Monica? -
- Probabilmente -
***
La
posta di Mizar :
Kabubi:
niente frastimi, grazie, ne ho già abbastanza di mio!
Comunque era ovvio che, ad un certo punto, la coppia sarebbe scoppiata. E questo
punto è arrivato. Direi che da qui la storia si fa
decisamente più movimentata!
MorriganJo:
la prevedibilità mi uccide, ed è per questo che
vi stupirò ancora un paio di volte!
_Wrath_: mi
spiace per le tue ginocchia, ma la scuola sta diventando un peso enorme
(il nostro prof di italiano è riuscito a darci l'intera
vita/personalità di Foscolo e i suoi Sepolcri, con relative
letture, da un giorno all'altro!) e quindi sono abbastanza limitata nel
mio uso del pc. Ad ogni modo, ecco che la frittata è fatta.
E non affrettarti troppo a beatificare Monica...
pazzafuriosa92:
eri proprio arrabbiata! Hai scritto un commento dislessico! Ad ogni
modo, cara orazia, questo capitolo ti farà arrabbiare molto!
A chi va la palma di Miss Antipatia?
Veive:
grazie per aver riportato la mia pagina recensioni a dimensioni umane.
Lo sapevo che saresti stata fuori di te dalla gioia (e ti assicuro che
avrai modo di gioire ancora di più a breve!) e concordo con
te: la carne è debolissima (prova ne saranno i prossimo
capitoli *autospoiler* ops)
Nessie: lo
so che ti fatto arrabbiare tanto con il precedente capitolo e questo
non è molto meglio... dovrai pazientare ancora! E grazie,
come al solito, per i complimenti! Scusa se non ho risposto al
messaggio, ma continuo ad essere senza soldi. Non mi sono connessa per
finire il capitolo, ma domani prometto che ci sentiremo (non dopo
pranzo perchè sono a scuola)! Notte e un bacione enorme!
harderbetterfasterstronger:
i tuoi commenti concisi sono divertentissimi! Per tutte le Pie dei
Tolomei è una bellissima imprecazione, sappi che te la
ruberò. E Pia non è che si sia divertita
così tanto, Megan senza dubbio sì!
Emmaps3:
bene, mi fa piacere che tu sia così gaudente, anche senza
motivo (apparentemente, perchè scommetto che sei entrata al
100% nel Team Momo :P) Questo è solo un assaggio di
ciò che accadrà dopo, diciamo che è il
preludio. Ora c'è grande crisi...
hacky87:
grazie, ormai mi sono attirata le maledizione di metà di
voi, ma non importa ;) Il "giorno dopo" non è stato
propriamente una strage, quella deve ancora accadere!
piccola peste:
grazie, davvero, grazie mille per le belle parole! E anch'io, se mai
avessi bisogno, ti sono vicina (anche se all'altro capo dell'Italia!).
La faccine era più che eloquente!
_darkyneesan_:
addirittura un festino? Oddio, sono onorata! Allora avrai avuto
nuovamente modo di festeggiare! Prima o poi la finirò,
cioè, è già finita, devo solo finire
di riscriverla, ecco.
Apia: i tuoi
commenti mi fanno sempre molto piacere, soprattutto per la cura con cui
analizzi i fatti, quindi inizio con il ringraziarti. Ora sto
decisamente meglio, anche se ad abbattermi ci pensa la scuola: tutti i
professori si sono resi conto che sono indietro con il programma e
quindi ci stanno caricando come muli da soma. Il tradimento di Federica
è sia uno scatto di rabbia mal indirizzato, sia un infantile
gesto di ripicca di cui poi si pentirà molto. Anche la
questione non morirà qui...
Little Princess Mars:
ehm... non ho aggiornato molto presto, però eccoti il tuo
continuo! Il tuo entusiasmo mi fa davvero molto piacere, grazie!
manga_girl:
oddio, non voglio essere responsabile di un tuo eventuale calo
scolastico (non fare nottata per leggere 'sta roba!), però,
al contempo, mi lusinga, perchè significa che non
è tanto noiosa da indurre sonnolenza! Buona fortuna per
fisica, io sono stata interrogata la settimana scorsa!
the angelus:
l'effetto sonoro sarebbe senza dubbio il celebre pezzo della sinfonia 9
di un certo sordo, o sbaglio? :P E la faccina rende benissimo l'idea!
E' curioso vedere come la stessa scena venga interpretata in maniera
diversa, giustificando chi l'una chi l'altra. D'altronde, il mondo
è bello perchè è vario (oggi sono in
un mood filosofico). Diciamo che l'inferno non si è
propriamente scatenato (Cerbero,
attacca!), ma inizia un lungo logoramente e poi basta
spoiler, te lo leggi ;)
Un grazie a tutti per la pazienza infita (spero)!
A presto,
Mizar
|
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Capitolo 28 *** Ferite Avvelenate ***
28. t.s.e.
Alcune parole prima di lasciarvi in pace a leggere: la gita
è stata stupenda
(non ero mai stata in Sicilia e mi è piaciuta davvero molto:
ci
hanno portati a vedere almeno una dozzina di bellissime chiese
barocche, Taormina e Ragusa erano stupende e abbiamo mangiato tanti di
quei cannoli da scoppiare; ci hanno anche portati a fare il
bagno
e ovviamente sono stata punta da una medusa e, nonostante io mi sia
spalmata per ben due
volte la protezione 50, sono riuscita a bruciacchiarmi le spalle!,
così ora non sono più color mozzarella, ma rosa!),
la settimana che le è seguita un po' meno, fortunatamente
siamo
quasi alla fine.
L'unica nota positiva è che finalmente anche
quassù è esploso il caldo, tutto in un colpo
solo, e io
mi ritrovo già ricoperta di morsi di zanzara.
Dopo questo breve preludio, eccovi il nuovo capitolo (postato in tempi decenti, per una
volta!).
p.s. Era da un po' che non controllavo "sono fra gli autori preferiti
di..." e quindi ne approfitto per ringraziare manga_girl, _darkyneesan_, nemu e MorriganJo, ma in
generale ringrazio anche coloro che avevo già visto e che
non avevo ringraziato prima!
***
Capitolo XVIII
FERITE AVVELENATE
Simone tornò a gareggiare con Walter: apparentemente aveva
riacquistato l'entusiasmo, ma i suoi occhi erano un po' più
cupi.
- Vado a studiare, divertitevi - li salutai, per poi uscire,
preoccupata per il peso che avevo scaricato sulle spalle di Simone.
Appena mi richiusi la porta alle spalle, iniziai a correre. Non sapevo
esattamente dove andare, avevo solo bisogno di spossarmi fisicamente,
in modo da annientare qualsiasi resistenza dei miei pensieri,
impossibili da acquietare, troppo insensati e angoscianti per poterli
affrontare.
Corsi come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, nemmeno per
allenarmi. Corsi a ritmo serrato, senza posa, gli occhi semichiusi per
proteggerli dall'aria frizzante. Corsi fino al Viale dei Pioppi e ogni
passo che muovevo era una scarica di dolore che mi scuoteva dalle
caviglie al petto. Corsi per venti minuti senza rallentare o concedermi
una pausa.
I miei piedi mi avevano condotta esattamente dove il mio cuore avrebbe
voluto essere: davanti a casa di Giorgio.
Sapevo di comportarmi da invadente maleducata, speravo solo che lui non
fosse con Lara.
Premetti il campanello esitando, quasi avessi il timore che un suono
prolungato avrebbe procurato un fastidio maggiore.
- Chi è? - una voce femminile, adulta.
- Ciao Rossella, sono Mari. C'è Giorgio? -
- Sì, certo! Sali, ho fatto i muffins! - mi
invitò.
Esitai un attimo prima di accettare la sua cortese ed entusiastica
offerta.
Giorgio stava studiando letteratura italiana, il libro aperto sul
pavimento, ripetendo ad alta voce la vita di Beccaria camminava per la
stanza.
- Scusami Giò... - mormorai, entrando.
- Ehi! Che bella sorpresa! Che ci fai qui? -
Fu come se un fulmine mi avesse colpita e illuminata: non avrei potuto
confidarmi con lui, mai,
non riguardo a ciò che era accaduto con Monica. Giorgio era
troppo onesto, il suo senso del dovere era ai limiti dell'eccesso, non
sarebbe mai riuscito a
manenere il segreto alle spalle di Federica, prima o poi gli sarebbe
inconsciamente scappato, oppure si sarebbe confessato con lei per i
sensi di colpa.
- Nulla, capitavo da queste parti e sono salita a fare due parole...
sempre che tu abbia tempo - indicai il libro.
- Hai corso? - domandò, deducendolo presumibilmente dal mio
respiro, ancora irregolare.
- Un po'... devo tenermi in forma - sorrisi.
- Bene, di cosa vuoi parlare? Spero non di scuola, perchè
non ho ancora smesso di studiare da sta mattina presto! -
- Nulla di speciale... come va con Lara? - buttai
lì,
sedendomi sul suo letto e mi tolsi le scarpe sfilandole con i piedi,
per poi allontanarle con un calcio.
- Benissimo! Lei è così... - fece un sospiro
profondo e un sorriso ebete gli illuminò il viso.
- Così come? - lo incoraggio, sorridendo curiosa. Era strano
vedere Giorgio in questo stato.
- Così dolce... simpatica... la sua pelle è
morbida e
liscia... -, mi trattenni dallo scoppiargli a ridere in faccia: era
davvero esilarante osservare i suoi occhi diventare vacui e perdersi
nella descrizione della sua ragazza.
- Okay, fermati, non voglio quel tipo di descrizione... - sogghignai,
per prenderlo in giro. Difatti, arrossì prontamente.
- Per tua informazione non l'ho sfiorata nemmeno con un dito dove pensi
tu - mi rimbeccò, quasi offeso, anche se non era
ciò che
volevo insinuare.
- Da quant'è che state assieme? -
- Dal 9 dicembre, il giorno in cui siamo tornati da Roma -
- Sono davvero contenta per te... Mi spiace di averti fatto star male,
anche se inconsciamente, in questi anni -
- No, tranquilla... credo che alla fine io mi sia rassegnato e,
semplicemente, quel sentimento è sbiadito lentamente.
Lara...
appena l'ho vista, il mio cuore ha fatto una capriola - sorrise,
arrossendo.
Restammo in silenzio alcuni secondi, senza sapere come continuare
esattamente il discorso, poi Giorgio cambiò completamente
direzione.
- Come va con Federica? -
- Mm... diciamo che il suo trasferimento non giova alla relazione, ma
non va male. Andrebbe meglio se lei fosse qui... - sospirai, ripensando
ai primi mesi dopo la sua partenza.
Mi ero ridotta ad uno straccio, aveva perso anche mezzo chilo, per non
parlare delle prestazioni sportive che avevano subito una brusca
scivolata verso il basso. Ora, probabilmente rassegnata, stavo
riacquistando me stessa, nonostante mia madre continuasse a lamentarsi
delle mie occhiaie.
- Ce la farete, ne sono assolutamente convinto! -
Beato te...
*
Sedeva sul suo letto con gli occhi chiusi. Con il piede
destro
teneva il ritmo di una melodia inesistente, mentre le lacrime le
bruciavano dietro le palpebre. Non era in vena di parlare con nessuno,
non aveva pranzato, non aveva risposto al cellulare.
Voleva restare completamente sola a riflettere, nonostante le fosse
impossibile, perchè ogni volta il pensiero di ciò
che era
successo le schiacciava il petto come un macigno, lasciandola senza
fiato, compressa e oppressa.
Ciò che era accaduto con Ludovico non le era piaciuto per
nulla,
ma era stata una sorta di infantile vendetta. Monica era ancora
peggiore di Ludovica: non solo era innamorata di Mari, ma tentava anche
di metterla contro di lei per portarla dalla sua parte. Era proprio la
doppiezza e l'ambiguità di Monica che la facevano infuriare.
- Fede - un mormorio proveniente dalla porta.
La ragazza aprì gli occhi di scatto, trasalendo, come colta
in flagrante a fare qualcosa di proibito.
- Lasciami stare -
- No, ora ne parliamo -
- Mattia... ti prego, vattene, voglio stare sola -
- Questo l'avevamo capito, ma io non me ne vado - stabilì il
fratello, sedendosi accanto a lei.
- Ti ha mandato mamma? - il tono di Federica era aggressivo e polemico,
non era per nulla in vena di spensierate chiacchierate.
- Certo che no. Voglio solo... insomma, parliamone -
- Non c'è nulla da dire. Voglio tornare a casa -
mormorò Federica, tirando su con il naso.
- Cosa è successo con Maria Cristina? -, non era necessaria
una
laurea per intuire il motivo di tanta sofferenza e tristezza.
- Monica - ringhiò, mentre quel senso di opprimente
impotenza le
attanagliava lo stomaco, rafforzandosi impietoso nonostante i suoi
tentativi di metterlo a tacere.
Mattia rimase in silenzio, valutando le reazioni della sorella,
indeciso se spronarla o lasciare che fosse a liberarsene con i suoi
ritmi.
- La sta raggirando... sono convinta che le faccia credere che io
sia... non lo, forse una grandissima stronza
perchè, nonostante sia successo qualcosa anche fra loro,
sono stata con Ludovica -
Ora Mattia era decisamente stupito e quindi decisi di limitarsi ad
ascoltare, dato che Federica pareva aver sciolto la lingua.
- Non so con esattezza cosa le abbia detto, ma Mari è
cambiata... la sentivo molto più... sospettosa,
anche quando non c'era ancora nulla di cui sospettare, cioè
fino
a questa notte. Io sarò stata anche ingenua a non accorgermi
del
comportamento di Ludovica, ma lei è stata proprio una stupida se credeva
che il sostegno di Monica fosse totalmente disinteressato -
Fece una pausa, giusto il tempo di prendere fiato.
- Lo so che ho sbagliato, sono la prima a dispiacersene, ma io non ho
nessuna intenzione di stare a guardare mentre Monica la raggira
così -
- E meno male che sono io l'ingenua... - aggiunse, tirando su con il
naso.
*
26 marzo 2010
Roma
1.04
Cara Maria Cristina,
dato che non ha più senso continuare questa farsa, dato che
la consideri tale, ti scrivo per
dirti una sola cosa: se per te è meglio stare con Monica,
che ti
ha messa contro di me sfruttando le tue ansie e le tue paure, la
prenderò con filosofia. Sappi però che nel
momento in cui
cambierai idea io non sarò lì ad aspettarti.
Federica
*
Era passato un mese e mezzo da quella famosa notte e, appena tornata da
scuola, trovai nella buca delle lettere il breve messaggio di Federica.
Avevamo fatto pace, ci eravamo chiarite, anche se con fatica,
nonostante io le avessi tenuto nascosto che ogni tanto frequentavo
Monica.
Federica sembrava più tranquilla, avevamo ripreso a
scriverci, a
telefonarci con più frequenza, speculando su ciò
che
avremmo fatto nelle vacanze di Pasqua, quando ci saremmo riviste,
ovvero di lì a due giorni.
Sapevo di comportarmi scorrettamente nei suoi confronti, ma non potevo
negare che Monica suscitasse dentro di me un'attrazione particolare: mi
stavo prendendo il tempo necessario per decidere come condurre questa
situazione, a cui volevo porre un termine il più rapidamente
possibile.
Ovviamente Simone aveva continuato ad ascoltarmi e a
consigliarmi: a suo parere avrei dovuto troncare immediatamente una
delle due relazioni e, anche se io concordavo con lui, non avrei mai
avuto il coraggio di chiudere quel capitolo della mia vita assieme a
Federica, rappresentava una porzione troppo importante della mia vita,
allo stesso tempo, però, era nato qualcosa dentro di
me per Monica, un sentimento neonato, un germoglio, e avrei sofferto
nel reciderlo.
Quella lettera capitava inaspettata e appariva quasi senza senso. Che cosa diamine è
successo?!
*
12 febbraio 2010, pomeriggio
inoltrato
- Quanto ci metti a rispondere?
- rise Simone non appena udì la voce di Mattia nella
cornetta.
- Il tempo necessario -
grugnì.
- Devo parlarti un attimo...
è una cosa molto seria -
- Anch'io devo parlarti di una questione... spinosa -
- Bene, inizio io perchè ho telefonato io: oggi mi
è venuta a parlare Mari... ha tradito Federica -
- Non è una novità, a quanto pare... -
- Che vuoi dire? - Simone pareva perplesso, anche se da ciò
che gli aveva detto sua sorella iniziava a delinearsi nella sua mente
uno scenario più che plausibile.
- Anche Fede ha tradito Mari -
- Fantastico! E ora? -
- Innanzitutto non mi sembra il caso di intrometterci -
stabilì Mattia.
- Concordo con te... sono abbastanza grandi per sbrigarsela da sole. Ma
il punto è che Mari crede che Federica l'abbia tradita, ed
è per questo, suppongo, che si è avvicinata a
Monica -
- Se ti fa sentire meglio, la situazione a casa mia è
identica: piuttosto che piangere da sola, convinta che Mari sia stata a
letto con Monica, è andata da Ludovica -
- Ma Mari non ci è stata a letto -
- Come? Non mi hai appena detto che ha tradito mia sorella? -
- Sì, ma è stato solo un bacio. Almeno, questo
è quello che mi ha detto -
Rimasero un attimo in silenzio.
- Mia sorella non ci è andata tanto per il sottile -
- Cosa vuoi dire? -, evidentemente Simone non aveva afferrato il
messaggio fra le righe.
- Diciamo che hanno iniziato con un bacio... -
Ci fu un sospiro da entrambe le parti.
- Su una cosa, però, siamo d'accordo: se lo scopriranno, non
sarà perchè glielo riveleremo noi - Simone non
era mai stato così serio.
- Assolutamente sì. Però noi teniamoci aggiornati
-
- Senza dubbio, così se dovesse capitare qualcosa non saremo
completamente all'oscuro e potremo aiutarle. Ma solo in quell'occasione
-
- Certo Athos, ho capito! Però... Fede sospetta... -
- Anche Mari, ma sono solo speculazioni, nessuna delle due ne ha la
conferma. Potrebbero addirittura convincersi che sia uno scherzo
dell'angoscia - lo interruppe Simone, che non riuscì a
trattenere un sorriso sentendo l'amico chiamarlo in quel modo dopo
tanto tempo.
- Va bene... ma a me non piace che si mentano così... -
- Lo so Aramis, ma dobbiamo aspettare. Senza dubbio chiariranno, quindi
perchè ostacolale? -
- Già... ormai sono grandi, le nostre sorelline -
Risero.
- Su, cambiamo argomento... che mi dici di Porthos*? -
*
26
marzo 2010, circa mezzanotte e mezza
- Non è un po' tardi? Domani c'è
scuola - la rimproverò bonariamente Mattia.
Era andata a trovare Ludovica e si era trattenuta fin oltre la
mezzanotte; suo fratello l'aveva aspettata in piedi perchè
non era riuscito a prendere sonno e per coprirla la mattina dopo con i
genitori.
- Lo so benissimo - rispose Federica, seccata. Non aveva bisogno di
un'altra persona pronta a rimproverarla.
- Stavo scherzando... sei un po' nervosa... - le fece notare Mattia e
fu un grande sbaglio.
- Fatti i cazzi tuoi - sibilò con cattiveria.
- Ascoltami bene, io non ti devo nulla. Se sei arrabbiata non
è certamente causa mia, prenditela con la tua ragazza... o
con la tua amante
-, Mattia non aveva mai replicato con così tanto astio e non
era certo ciò che Federica si aspettava, quindi
reagì con ancora più cattiveria.
- Almeno io una ragazza ce l'ho e non sono sola come te, che non riesci
nemmeno a farti un nuovo amico - ringhiò.
- Meglio essere solo e sapere di avere degli amici veri, che mi
aspettano senza tradirmi, al contrario dei tuoi! -
- Cosa? -
Appena si rese conto di ciò che aveva appena detto, Mattia
capì di essersi lasciato trasportare troppo dalla rabbia
verso quella sorella che considerava un'ingrata.
- Nulla... - borbottò, tentando di lasciar cadere la
questione.
- No, tu hai detto che i miei amici mi tradiscono -, Federica gli
sbarrò la strada, gli occhi scintillavano di rabbia.
Federica aveva capito che il plurale usato dal fratello era solo un
generico collettivo, ma il soggetto era singolare e femminile.
- Ero solo arrabbiato, non volevo dire quello... nel senso che
è tanto che non vi vedete, insomma, era tanto per dire... -
- No, tu stai mentendo - la voce le tremava. Mattia era un bugiardo
quasi peggiore di Maria Cristina.
- No, davvero, non mi riferivo a nessuno in particolare, tantomeno
qualcuno che ti riguardi... era una cosa in generale, ero solo
arrabbiato, anzi, lo sono ancora, ma il punto è che... -, la
sorella interruppe quel suo sproloquio affannoso, più
rivelatore di altre mille parole.
- Smettila di prendermi in giro. Maria Cristina mi tradisce, non i
miei amici, è
la mia ragazza. Mattia, dimmi la verità -
I due fratelli si squadrarono per alcuni secondi, gli occhi color
cioccolato di Federica erano giù umidi di lacrime di
frustrazione, mentre quelli azzurri di Mattia erano rassegnati.
Nonostante la promessa di non intromettersi e non rivelare nulla, era
giunto ad un punto in cui non gli era possibile mantenere il suo
distacco ancora a lungo.
- Sì, Mari ti tradisce - confessò alla fine.
- Come lo sai? - la voce rotta di Federica lo feriva. Ecco
perchè non avrebbe dovuto lasciarsi scappare nulla,
nonostante fosse così tremendamente offeso dal suo tono
arrogante e irritato.
- Simone -
Federica mosse lo sguardo attorno a sè, ma senza focalizzare
nulla di preciso, mentre la sua mente ricostruiva tutte le bugie di
Mari e si immaginava complotti alle sua spalle anche da parte del
fratello.
- Perchè non me l'hai detto subito? - tono di accusa.
- Simone ed io eravamo d'accordo sul fatto che foste grandi abbastanza
per cavarvela da sole, senza che noi ci impicciassimo della vostra
relazione -
- Mi sembra che non vi siate fatti molti scrupoli ad impicciarvi - ora
il suo tono era risentito.
- Eri tu a venire da me a confidarti, non il contrario - le fece notare
il fratello.
- E immagino quindi che tu abbia raccontato di me e Ludovica a Simone
-
- Già, ma Mari non lo sa -
- Sai benissimo che fra me e Ludovica non c'è alcuna grande
storia d'amore, il sesso è raro... ma com'è la
relazione fra Monica e Mari? - domandò, lasciandosi sfuggire
un singhiozzo, sapendo che le avrebbe fatto male, ma quella notte
voleva soffrire fino in fondo, succhiare via tutto il veleno dalla
ferita, fino in profondità. Soffrire ora per poi non
soffrire più.
*Athos, Aramis e Porthos: i tre moschettieri
di Dumas.
***
La
posta di Mizar:
Nessie: io direi che
nessuna delle due ha più ragione dell'altra, che ne dici? So
che questo capitolo non ti sarà piaciuto per nulla dato che
siamo lontani da rose e
fiori, direi più filo spinato ed edera velenosa,
e so che tu le vuoi rivedere assieme presto. Però ti
dò una bella notizia: ho deciso di anticipare una cosuccia
su cui ti ho fatto spoiler... :)
the angelus: dal
prossimo, altro che fulmini e saette! Insomma, direi che è
un bel "trampolino" per il prossimo capitolo. Amore e odio girano
proprio uno in groppa all'altro e le protagoniste lo stanno ancora
sperimentando. Devo confessarti una cosa, prometti di non odiarmi per
questo: a me non piace la Pausini (mi spiace!); nonostante
ciò, le parole che hai riportato sono più che
veritiere!
harderbetterfasterstronger: altro
che pace! Ma ne vedrai ancora di più belle nel prossimo
capitolo, ti divertirai molto, ne sono sicura! Sono certa che odierai
ancora di più Federica dopo questo capitolo... o
no?
_Wrath_: i
miei quattro giorni sono stati molto piacevoli, tranne il fatto che
l'hotel era talmente una catapecchia che non ci hanno nemmeno chiesto
la cauzione! Poi ho mangiato divinamente (gli arancini al
ragù :Q___ deliziosi!), ho visitato Taormina, Noto, Ragusa,
Siracusa, Acireale, Acitrezza e Catania e dopo aver assaggiato la
granita siciliana non ne berrò mai più un'altra
quassù! Parlando del capitolo: in questo Ludovica
è solo un'ombra, nominata ma non presente fisicamente e per
un po' non comparirà più di persona, anche se dal
prossimo ci sarà da divertirsi!
piccola peste: la
Razionalità ha fatto le valigie e non è
più di casa qui da un bel pezzo, direi! Non essere troppo
perfida, che sorridere fa bene alla salute :) Che ne pensi di questo?
E' stato abbastanza imprevisto? Io direi di no, però mi
piace pensarlo!
Kabubi: se
le disprezzavi prima, non so cosa provi per loro dopo aver letto questo
capitolo! Non provi nemmeno un po' di pietà? E non mandare
troppe maledizioni alla tua ex che poi potrebbero tornarti indietro. E
comunque io urlo sempre davanti ai videogiochi, soprattutto Tekken e
Tomb Raider!
MorriganJo: di
nulla, sono io che ringrazio te perchè leggi e recensisci
(sempre in positivo) la mia storia! E grazie per la promessa :)
hacky87: wow,
fino alla morte! Che lettrici affezionate! Su questo hai ragione,
è la differenza fondamentale fra le due: Mari è
invaghita di Monica, mentre Fede non lo è di Ludovica.
Federica ora non ha più bisogno di pensare male, dato
che ne ha la conferma! Grazie mille per la recensione, mi fa sempre
piacere!
Auri: già,
la distanza è proprio una brutta bestia! Monica non
è poi così candida e onesta, anche lei ha messo
in atto le sue macchinazioni per irretire Mari, altrimenti non ci
sarebbe riuscita! Certo, Fede ama Mari alla follia e nonostante le
abbia scritto che non starà ad aspettarla, le
sarà dura da mantenere quella promessa!
Little Princess Mars: spero
che il capitolo non ti abbia deluso! E questa volta vi ho fatti
attendere un po' meno del solito ;)
manga_girl: grazie
per il meraviglioso,
sono lusingata! Se lo scorso capitolo è stato un assaggio,
questo è solo un'annusata, paragonato al prossimo!
Complimentissimi per fisica! Dopo la mia interrogazione di fisica la
prof ha commentato: "Lei è brava, sa fare tutto, ma
è un po' lenta... 8!" Io la odio u_u
Apia: la
situazione è confusa, ma, soprattutto, è
degenerata. Come dici tu, Federica farà qualcosa di
avventato, ma nel prossimo capitolo, che sarà un trionfo
dell'irrazionalità umana e della follia (caro Erasmo...).
Spero che questi balzi all'indietro non abbiano creato confusione, ho
cercato di essere il più chiara possibile, senza scadere nel
troppo esplicito. Ho salutato le coste della Calabria dall'aereo
(è stato un rientro traumatico, il pilota è
salito ad una velocità tremenda, temevo mi esplodessero i
timpani, ed è sceso a Milano con altrettanta grazia! E'
stata la prima volta che ho patito l'aereo, e spero l'ultima!), prima
di sparire fra le nubi e fare cruciverba e sudoko con gli amici per
un'ora e mezza.
Emmaps3: non
preoccuparti, io sono l'ultima persona sulla faccia della terra a
potersi lamentare dei ritardi! Monica ha decisamente esagerato e anche
se c'è stato un consistente balzo temporale in avanti,
ciò non significa che non verrete a sapere cosa è
accaduto!
A presto e un abbraccio a tutti,
Mizar
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Capitolo 29 *** Countdown ***
Apologia del
IXXX capitolo:
non sono i
soliti blablabla, ovviamente la scuola è sempre coinvolta,
pensavo, una volta
arrivati a giugno, di avere più tempo libero, invece mi sono
ritrovata a
studiare più di prima; inoltre, la stesura di questo
capitolo mi ha impegnata
molto a lungo, soprattutto perché ci ho riflettuto sopra
molto. Senza altri
indugi, vi lascio alla lettura!
Questo capitolo è dedicato a Nessie, per il
sostegno.
***
Capitolo
IXXX
COUNTDOWN
13 febbraio, mattina
Si stava preparando un panino tonno e insalata per
l’intervallo. Era
completamente sola, la madre probabilmente si stava risvegliando nel
letto
dell’ennesimo amante, e fischiettava un allegro motivetto per
impedirsi di
scoppiare in lacrime. Solo il giorno prima, Mari le aveva chiesto di
dimenticare tutto. Una promessa che sapeva benissimo di non poter
mantenere.
Dopo aver avvolto il panino in uno strato di
pellicola trasparente e
averlo riposto nello zaino arancione, andò in bagno per
sciacquarsi la faccia,
nel tentativo di cancellare la stanchezza.
Scese in strada e si diresse verso la fermata del pullman,
dove Antonella
già l’aspettava con le cuffie nelle orecchie,
fischiettando un motivetto.
- Allora?! Ieri ti ho telefonato una ventina di volte!
– protestò Antonella
appena la vide, cacciando una mano in tasca per spegnere la musica, ma
poi il
suo sguardo si addolcì notando gli occhi tristi
dell’amica.
- Ho baciato Mari, l’ho toccata... –
mormorò, osservando distrattamente gli
altri tre ragazzini che aspettavano con loro due.
- E quindi?! –
- Mi ha chiesto di dimenticare tutto –
- Momo... – Antonella
l’abbracciò, sospirando. Sapeva che sarebbe
accaduto,
era certa che Maria Cristina non avrebbe rinunciato a Federica.
- Non provare a dire “te l’avevo
detto”, sto già abbastanza male –
- Non ne avevo l’intenzione –
Monica scese per prima e si incamminò verso il
liceo a passo spedito. Fu
sorpresa di trovare davanti alla porta Maria Cristina, che pareva
aspettare
proprio lei.
- Ciao Momo! – le si avvicinò, per poi
abbracciarla. Monica rabbrividì
irrigidendosi. Non voleva affatto essere trattata
in quel modo. Poco
importava se era una bugia bella e buona.
- Perché ti comporti così? –
le domandò sottovoce, tentando di sottrarsi al
suo abbraccio.
- Mi dispiace per quello che ho detto ieri – disse
Mari, per poi posarle un
bacio sulla guancia, troppo vicino all’angolo della bocca.
Con il naso
si ritrovò a sfiorare alcune ciocche dei suoi biondi capelli.
Un sorriso si accese sul volto di Monica. Forse ci sarebbe
stata una nuova
occasione.
13 febbraio, sera
- Ciao mamma,
io esco, ci vediamo più tardi! – afferrai al volo
le chiavi dello scooter per
poi catapultarmi fuori casa, sbattendo la porta alle mie spalle. Sarei
dovuta
essere in palestra già da dieci minuti. A Giò non sarebbe
piaciuto per nulla.
In quel momento, però, la pallavolo era davvero
l’ultimo dei miei pensieri e ne
avrei senz’altro pagato lo scotto più tardi.
Avevo
preso una
decisione: dare una possibilità a Monica. Ogni telefonata a
Federica era un
litigio, una lunga lista di accuse e insulti, scenate di isterica
gelosia. Non
avrei potuto sopportarlo ancora a lungo, soprattutto con
Ludovica che
fomentava la rabbia di Federica, indirizzandola tutta contro di me.
Cara Fede,
io ti avevo avvisata.
15 febbraio, subito dopo pranzo
- Com’è la situazione a Roma? –
domandò Simone, appena Mattia sollevò la
cornetta.
- Bollente. Ieri Federica ha chiamato Mari e lei era con
Monica, quindi,
appena ha staccato, è andata da Ludovica. Non ci vuole molta
fantasia per
immaginare cosa avranno fatto... –
- Mari ha deciso di dare una possibilità a Monica
–
- E me lo dici così? Senza nessun tatto?!
– protestò Mattia per la freddezza
delle parole dell’amico.
- Non so come altro dirtelo, dato che fa stare male anche me.
D’altronde, se
tua sorella va a letto con Ludovica non vedo perché ci sia
da scandalizzarsi
così – Simone non sapeva nemmeno più
cosa pensare, le parole di sua sorella
l’avevano ferito, perché credeva di conoscere Mari
e la sua Mari non si sarebbe
mai comportata così.
- Nessuna delle due è da giustificare, su questo
non ci sono dubbi –
- Mattia, cosa accadrebbe se si lasciassero? –
Simone osò formulare a voce
alta un pensiero che gli ronzava in testa da alcuni giorni.
- Sarebbe un disastro che coinvolgerebbe tutti. Le nostre
famiglie sono
troppo legate –
16 febbraio, subito dopo pranzo
- Davvero non è un problema? – domandò
Monica, aggrappandosi al mio braccio.
Le
temperature
iniziavano a salire sensibilmente, quel tanto che bastava a riporre il
cappotto
e il giubbotto imbottito. Monica indossava una graziosa giacchetta
color
sabbia, al collo un foulard dalle tinte pastello.
- Sì, certo. Il martedì i miei pranzano
sempre sul lavoro e Margherita e
Simone sono innocui – la rassicurai, baciandole una guancia
arrossata.
- Ciao ragazzi – li salutai entrando in casa. Erano
già seduti a tavola, io
mi ero trattenuta a parlare con Giorgio e Davide.
- Venite, fra qualche minuto è pronto –
disse Simone, alzandosi per
aggiungere un posto per Monica.
- Piacere, Monica – si presentò a mia
sorella, che le porse svogliatamente
la mano, quasi restia a toccarla. Quel gesto
scatenò un lungo tintinnio
dato che al polso di mia sorella facevano bella mostra di sé
numerosi bracciali
di metallo colorato.
- Margherita, piacere –
Rabbrividii al pensiero di quali battute idiote avrebbe potuto
fare mia
sorella. Tenni incrociate le dita, sperando che non trovasse alcuno
spunto per
commenti acidi. Non sarei stata in grado di sopportarla, ero
già abbastanza
confusa e sotto pressione. E non per mettere in dubbio la mia
colpevolezza o giustificarmi, ma per il baratro che si allargava fra
Fede e me,
che si allargava sempre più, nutrito della nostra rabbia e
della incapacità di
comunicare. Io non le avevo mai confessato della relazione con Monica,
né lei
mi aveva fatto riferimenti espliciti, ma nessuna di noi due era
così stupida da
credere davvero nell’innocenza dell’altra.
- Spero ti piaccia la pasta ai broccoli –
- Sì, certo. Mangio tutto... – poi
aggiunse dopo aver riflettuto un attimo –
tranne le melanzane! –
- Buon per te, niente verdure viola – le sorrise
Simone, mentre Maggie
alzava gli occhi al cielo.
- Sei in classe con mia sorella? - le domandò
Margherita. Drizzai le
orecchie, pronta ad anticipare una qualsivoglia sua allusione, ma il
suo tono
pareva neutro e la domanda fine a se stessa.
- No, nell'altra sezione. Tu che scuola frequenti? -, ero
più che certa che
Monica lo sapesse. Immaginai stesse tentando di intavolare una pacifica
conversazione, anche se l'accostamento "Maggie"e "pacifica"
è ossimorico.
- Scientifico -
- Anch'io ero partita con quell'intenzione, poi ho cambiato idea dopo
aver
ascoltato un ragazzo del classico raccontare della sua esperienza -
- Bene -
Alla
fine, i
miei timori si erano dimostrati infondati: il pranzo si era svolto
tranquillamente, nonostante Maggie fosse piuttosto restia a conversare
con
Monica. Simone, invece, l'aveva osservata attentamente e pareva aver
analizzato
ogni sua parola. Credevo di aver intuito le sue intenzioni.
Siamo salite in camera mia e ci siamo sedute sul letto. Non
c'è stato bisogno
di molte parole per ritrovarci l'una fra le braccia dell'altra.
E questa volta ero certa di non desiderare solo un bacio.
17 febbraio, pomeriggio inoltrato
Era andata alle prove con un peso sullo stomaco, per poi
rendersi conto la
musica e il canto potevano davvero aiutarla. Si era così
rifugiata per due ore
in un mondo di note e pentagrammi, presa da acuti irraggiungibili e
dalle
complesse coreografie che stavano ancora perfezionando.
La compagnia della teatrale della scuola stava organizzando un musical
del
quale lei era uno dei personaggi principali. Era accaldata, con la voce
stanca
e iniziava a non sopportare più la stoffa nera dei
pantacollant.
- Ancora una volta dalla battuta di Angelo - ordinò il
professore di filosofia,
che era anche il regista e l'organizzatore della stagione teatrale.
Federica si schiarì la gola, sistemandosi il microfono.
Lanciò un'occhiata in
direzioni del ragazzo che avrebbe dovuto attaccare con una battuta, la
quale
avrebbe dato il via alla canzone, dietro di lui stava Ludovica, in
piedi su una
sedia, già protesa in avanti, pronta a balzare
giù.
- Va bene, ragazzi, basta così - dichiarò il
professore, stramazzando su una
sedia e facendosi aria con il capello. Federica si tolse il microfono e
si
diresse verso l'uscita, dove già l'aspettava Ludovica.
Scesero fin negli
spogliatoi della palestra, dove avevano lasciato i loro vestiti e i
loro zaini.
- Io faccio una doccia, chi è con me? - domandò
Anna, una bravissima ballerina
dal fisico aggraziato.
- Assolutamente! -
- Io, io! Qualcuno mi presta lo shampoo? -
Nella foga generale, tutte si fiondarono nelle docce.
Federica detestava gli spogliatoi con tutta se stessa, la rendevano
nervosa: si
metteva sempre nell'angolo più nascosto e lontano dalle
altre, si cambiava
girata di spalle per timore che potessero pensare che lei stesse
guardando una
di loro. Si sentiva sempre in colpa e preferiva uscirne il
più rapidamente
possibile.
- Vieni a fare la doccia con me? - le sussurrò Ludovica,
afferrandole un polso.
- Non credo sia il caso... -
- Dai Fede, usiamo la scusa delle poche docce. Le altre la fanno
assieme -
- Ma alle altre non piace il corpo femminile -
- A me piace il tuo - il tono di voce usato da Ludovica si
trasformò in un
brivido che le percorse la schiena.
- Va bene, però mi presti il tuo asciugamano -
Appena una doccia si liberò, vi si infilarono loro due,
badando di chiudere per
bene la tenda.
- Sotto l'acqua sei ancora più bella - mormorò
Ludovica. Non era nemmeno
necessario che sussurrassero troppo piano, dato il rumore e gli
schiamazzi
delle altre, che avrebbe coperto anche l'esplosione di una bomba.
Federica non disse nulla, ma chiuse le labbra sul seno di Ludovica.
18 febbraio, sera
- Lascialo suonare - la pregai, mordendole un orecchio.
- E se fosse mia madre? - protestò debolmente Monica, che
non aveva alcuna
intenzione di sottrarsi alle mie attenzioni.
- Tua madre non suonerebbe il citofono e se fosse il postino troverebbe
qualcun'altro da cui farsi aprire -
La mia risposta parve soddisfarla, perchè mi strinse con
più forza le braccia
attorno al collo, per poi cingermi la schiena con le gambe. Eravamo
coricate
nel suo letto sopra un fresco lenzuolo a fiori dai colori sgargianti,
odoroso
di ammorbidente e del suo profumo. Monica aveva deciso di approfittare
dell'assenza di sua madre per una serata intima.
- Mi piace baciarti - sussurrò fra le mie labbra,
inducendomi a sorridere.
Senza risponderle, m'introdussi con la lingua fra le sue labbra,
carezzandole
una gamba allo stesso tempo. Lei mugugnò, inarcando la
schiena e premendo il
suo bacino contro il mio.
- Scusate - qualcuno bussò alla porta, che avevamo lasciato
aperta, della
camera di Monica.
Ci voltammo di scatto.
- Toni! Come sei... chi... che ci fai qui?! - protestò
Monica. Era la prima
volta che la vedevo perdere la calma. Ci mettemmo a sedere rapidamente,
un po’
impacciate per la sorpresa.
- Avevi detto che saresti stata da sola, così ho pensato di
passare. E quando
non hai risposto al citofono mi sono preoccupata -
- E come sei entrata?! -
- La chiave di riserva. Credi che non sappia dove la tenete? - rispose
gelida
la sua amica.
- Ormai... Mari, ricorderai senz'altro Antonella - mi indicò
la ragazzi in
piedi davanti a noi con un gesto brusco della mano.
- Sì, certo - annuii, però le porsi la mano come
gesto di cortesia. Me la
strinse rapidamente, era evidente la sua collera nei confronti di
Monica.
- Toni... -
- No, Monica, non aggiungere altro. Ero solo preoccupata per te, mi
dispiace -
- Antonella, resta. Dobbiamo ancora cenare, ordiniamo le pizze - le
propose
Monica, stringendole una mano. Stava tentando di farsi
perdonare.
Antonella, però, non era altrettanto convinta.
- Mi sembrava andasse meglio senza di me - le fece notare amaramente.
- No, Toni, per favore, non fare così! Noi stavamo solo... -
- Ho visto benissimo, non ho bisogno di ulteriori spiegazioni -
- Per favore, resta - tentò nuovamente Monica con tono
supplichevole.
Io rimasi lì, in piedi accanto a loro, spettatrice della
loro discussione,
senza osare intromettermi.
19 febbraio, sera
-
Happy birthday, mum! – esclamò Walter, scattandole
una foto.
Lilith
era appena entrata in casa, reggendo una busta della spesa piuttosto
voluminosa, e ci osservava stupita.
-
Auguri, cara – Ludovico le diede un bacio sulla guancia.
-
Ma che... avete organizzato... – un enorme sorriso si fece
strada fra lo
stupore sul suo volto.
-
Sì, mamma, guarda quanta bella gente! – rise
Walter indicando il salotto.
Mia
madre si era alzata per andare ad abbracciarla, mio padre era in piedi
dietro il divano, le mani ancora unite dopo l’applauso per
l’ingresso di
Lilith. Simone reggeva una torta completamente ricoperta di nutella,
che
nascondeva un cuore alla menta, su cui erano state posizionate ventidue
candeline, anche se gli anni che avrebbe compiuto erano esattamente il
doppio.
Anche
Veronica reggeva una macchina fotografica e, abbracciata a lei, Elena
ne osservava il display.
Vi
erano poi Hans e Clara, che nascondevano alle loro spalle i regali
avvolti nella carta avanzata dal Natale.
-
Non dovevate... – la mamma di Walter era ancora spiazzata.
-
Sciocchezze, vieni a spegnere le candeline! – la
esortò mia mamma,
prendendola a braccetto.
- Walter, ridammi
l’accendino –
- I have already given it to
you! –
-
Io dovevo tenere la torta, quindi l’ho ridato a te!
–
-
It’s here! –
Quando
finalmente l’accendino sbucò fuori, Ludovico
accese le candeline.
-
La canzone, la canzone! –
-
Tanti augu... –
-
What’s this?! Let’s sing in english! –
- Happy birthday to you, happy
birthday to you... –
Lilith
soffiò con forza sulle candeline, spegnendole tutte al primo
tentativo. Seguì un fragoroso applauso nella penombra della
stanza, illuminata
a sprazzi dai flash delle macchine fotografiche.
Nella
confusione degli abbracci e delle risate, mi avvicinai alla sorella
di Federica.
-
Vero, per caso hai sentito Fede? – le domandai sgusciandole
di fianco.
Veronica
aveva appena preso una fetta di torta e sobbalzò vedendomi
apparire all’improvviso.
-
No, ho sentito mamma. Le dispiaceva molto di non poter essere presente
–
Mi
limitai ad annuire.
-
Dai Mari, vi rivedrete presto – tentò di
confortarmi Elena, senza sapere
che il problema era tutt’altro. D’altronde, come
poteva parlare con cognizione
di causa se nessuno sapeva nulla?
20
febbraio, mattina
Era come quando, da piccola, suo fratello le faceva i
dispetti: le
sventolava davanti agli occhi un pupazzo e poi glielo sottraeva
bruscamente. E
poi rideva. Desiderava con tutta se stessa di poter riavere la sua
vecchia
vita, che le era stata bruscamente sfilata dalle dita senza chiederle
un’opinione né lasciarle il tempo di opporsi. Non
aveva alcun senso ciò che
stava accadendo fra lei e Maria Cristina: quella sorta di rapporto che
aveva
con Ludovica al distraeva, l’aiutava a scordare la sua
ragazza e il male che le
aveva procurato. Ma era qualcosa di completamente sbagliato.
Lei rivoleva Mari, desiderava ardentemente alzare la cornetta e
confessarle
tutto, per poi supplicarla di tornare assieme, di lasciarsi tutto alle
spalle.
Alitò
sul
finestrino del bus urbano, per poi tracciare una linea con la punta
dell’indice, rimanendo ad osservare come, lentamente,
l’alone e la linea
scomparissero.
Ci aveva provato qualche giorno prima, ma Mari era a casa di Monica. La
rabbia
che aveva provato e il dolore l’avevano spinta a reagire in
tutt’altra maniera,
iniziando con il mandarla a quel paese, accusandola di non avere
nemmeno un
briciolo di umanità.
Appoggiò il capo al freddo vetro, chiudendo gli occhi.
Improvvisamente, fu come se un fuoco l’avesse animata
dall’interno,
infondendole una nuova forza. Aprì gli occhi risoluta,
sicura di ciò che aveva
appena stabilito: avrebbe fatto nuovamente innamorare Mari di
sé.
22
febbraio, pomeriggio
Qualche minuto prima mi ero seduta all'ombra del vecchio
salice, ancora
privo di foglie, con il caro libro di filosofia. Non avevo la mente
lucida né
la concentrazione necessaria per studiare, ma il giorno seguente sarei
stata
interrogata, quindi era una questione di forza maggiore.
Federica mi aveva telefonato la sera prima, lasciandomi senza parole:
era stata
così tranquilla e allegra, carica della sua usuale dolcezza
che tanto mi
mancava. Con parole serene e voce suadente mi aveva detto che le
mancavo.
-
Anche tu mi
manchi... - avevo risposto, ancora sconvolta per quel suo brusco
cambiamento di
direzione.
Aveva riso e mi aveva detto che doveva scappare perché
doveva andare a suonare
per un raduno. Ero rimasta interdetta per alcuni minuti, prima di
chiudere la
linea a mia volta.
Per quanto mi sforzassi non riuscivo a capire cosa fosse successo.
Sapevo solo
che quella telefonata aveva messo in subbuglio tutti quei sentimenti
che avevo
represso qualche tempo prima.
Sfoglia distrattamente le pagine, contando le rimanenti. Mi restavano
ancora
tutte le stazioni del dubbio di Cartesio.
- Il genio maligno... che cazzata - borbottai, dando una manata al
quaderno.
Non
riuscivo a
smettere di pensare a Federica: il suo volto, la sua risata, le sue
parole,
tutto di lei riempiva ogni angolo della mia mente. Strappai un ciuffo
d'erba,
rigirandomelo fra le dita, finchè me ne stancai.
Mi coricai supina, le mani dietro la nuca e le gambe allungate,
osservando il
grigio cielo di febbraio, che si era portato via la neve dopo i giorni
della
merla. Ora soffiava una brezza frizzante, che contrastavo con un pail e
un paio
di jeans lunghi. Avevo bisogno di aria fresca, aria nuova e pulita che
mi
schiarisse le idee.
23
febbraio, sera
Sfilai
la maglietta fradicia di sudore, per poi gettarla
nella borsa. Mi sedetti sbuffando su una panca di legno, osservando Nex
saltellare tentando di slacciarsi le scarpe senza poggiare la suola a
terra.
-
Ti lavi i capelli? – le domandai indecisa, afferrando la
coda di cavallo e osservando le punte.
-
Sì, perché fanno schifo e se torno a casa mi
addormento –
-
Bene, allora mi presti lo shampoo? –
Riposi
nello zaino tutti i miei indumenti puzzolenti e da un
sacchetto estrassi il necessario per la doccia. Notai lo schermo del
cellulare
che lampeggiava: un nuovo messaggio.
-
Allora?! – domandò Nex impaziente sulla porta del
bagno.
-
Inizia ad aprire l’acqua, io arrivo –
‘Non
vedo l’ora che arrivino le vacanze di Pasqua! Un
bacione...’
Cosa
era cambiato? Federica si era stufata dell’elfo
malefico? Soprattutto, Ludovica era coinvolta in questa storia?
Avevo
l’amaro sentore che fosse tutto così strano da
parere
uno scherzo e non volevo avvicinarmi troppo alla fiamma per timore di
scottarmi: non avrei sopportato di perdere nuovamente Federica.
Mi
strinsi l’asciugamano sopra il seno e raggiunsi
Francesca, che già s’insaponava sotto la doccia.
M’infilai
nel suo stesso box, appendendo l’asciugamano
all’asta della tendina. Così avremmo potuto
parlare con più intimità, senza
essere udite dalle altre, che, come al solito, urlavano e ridevano.
-
Non vedo l’ora di andare a Milano –
ridacchiò Nex,
producendo uno strano gorgoglio.
-
Come mai? – avrei dovuto essere euforica o almeno un
tantino elettrizzata, invece mi sentivo solo stanca.
-
Terra chiama, Cris! Le semifinali! – mi ricordò
concitata.
-
Ah già –
-
Tutto qui?! Ah già?! –
-
Ti prego, Nex, non è giornata... – tentai di
smorzare il
suo tentativo di coinvolgermi nell’entusiasmo pre-partita.
-
Va tutto bene? – ora il suo tono era diventato apprensivo
e preoccupato.
-
Sì... cioè, no. Ma non importa,
passerà –
-
Problemi con Fede? – tirò ad indovinare con una
certa
sicurezza.
-
Non ne sono certa... sono confusa... Ma davvero, lascia
perdere –
E
se Fede non mi stesse prendendo in giro? Se davvero
volesse concedere al nostro rapporto una seconda chance? Chi ero io per
negargliela?
24
febbraio, pomeriggio
Si lasciò cadere sul letto, allargando le braccia. Era
serena, in pieno equilibrio interiore e, finalmente, si sentiva
estremamente
felice.
Sbirciò
l’orologio a muro, le cui lancette segnavano le tre
e venti. Maria Cristina sarebbe arrivata a minuti.
Sorrise
fra sé, crogiolandosi nel ricordo e
nell’aspettativa, finchè lo squillo del telefono
la fece sobbalzare. Sul
display lampeggiava il nome di Mari.
-
Dimmi! – rispose con entusiasmo.
-
Momo, ascolta, mi spiace ma non riesco proprio a venire, è
una cosa dell’ultimo momento: mamma vuole che la accompagni
dal dottore e
poi... poi devo studiare... Senti, mi dispiace, facciamo per un altro
giorno? –
Monica intuì immediatamente che non le aveva detto tutta la
verità. Lo studio
non era mai stato un problema per Maria Cristina, era sempre riuscita a
gestirselo tranquillamente.
-
Ma ti pare! Vai tranquilla, ci sentiamo più tardi
– il suo
tono squillante celava una traccia di amaro in gola.
Federica
non poteva essere tornata, ne sarebbe stata al
corrente. E allora cosa aveva da fare Mari quel pomeriggio?
26
febbraio, sera
- Sei tu, tesoro? – la voce di Erica proveniva attutita
dalla camera matrimoniale.
-
Sì! Alle prove tutto tranquillo. Vado a fare una doccia e
poi mi metto a dormire – rispose, chiudendo la porta
d’ingresso a chiave. Si
spogliò nel corridoio per poi lanciare i vestiti sudati in
lavanderia.
Canticchiando
fra sé una canzone dei Queen, raggiunse il
bagno e aprì l’acqua.
Accese
le applique sopra lo specchio, osservando la sua
immagine riflessa, la pelle ancora più pallida del solito a
causa della luce
intensa. Il suo piano stava andando in porto: appena si era resa conto
che
anche Maria Cristina provava ancora qualcosa di forte per lei era
entrata in
uno stato di profonda euforia, che non era tutt’ora riuscita
a smaltire. Doveva
solo continuare così.
Avevano
litigato per questioni così ridicole che,
ripensandoci, se ne vergognava. Soprattutto si vergognava per
ciò che stava
ancora facendo, anche se con meno convinzione di prima e Ludovica se ne
era
accorta.
Proprio
il giorno prima l’aveva interrogata in proposito,
pretendendo una spiegazione seria. Federica non avrebbe ancora potuto
rivelarle
nulla, preferiva aumentare la distanza fra loro gradualmente: vedersi
strappare
bruscamente il suo pupazzo dalle mani, per Ludovica sarebbe stato un
motivo
sufficiente per un nuovo assalto. E questa volta sarebbe stata molto
più
aggressiva.
Si
sfilò lentamente il reggiseno azzurro, liberando
finalmente il seno con un sospiro. Prese la spazzola e ne
passò i denti fra i
morbidi riccioli, disfandoli lentamente, aiutandosi con le dita. Alla
fine, una
massa disordinata di capelli le circondava il capo come
un’aureola, o come una
criniera.
27
febbraio, pomeriggio
-
Federica vi saluta! – annunciai entrando
nell’appartamento
di Davide.
In
salotto mi aspettava il padrone di casa con ragazza al
seguito, assieme a Giorgio e Lara. Entrambe le ragazze erano eleganti
nella
loro semplicità, nonostante fossero completamente diverse:
Olivia impettita e
sicura di sé, i ricci ribelli donavano al suo volto
un’aria fiera e aggressiva,
la stessa che comunicavano gli occhi scuri, mentre il liscio caschetto
biondo
di Lara la faceva assomigliare ad una bambina, ancora pura e lontana
dalla
realtà, illusione che anche gli occhi contribuivano a
creare, con quel taglio
allungato.
-
Bene, quando la senti ricambia – sorrise Giorgio.
-
Spero che arrivino in fretta, mi sento il quinto incomodo
– sorrisi, sedendomi sul divano accanto a Lara.
-
Mari, quand’è che ci porti a casa un ragazzo anche
tu? –
scherzò Olivia, io tossicchiai, trattenendo una risata
notando Davide che
alzava gli occhi al cielo.
-
Ehm... non lo so... Insomma, si vedrà a tempo debito
–
-
No, tu non me la conti giusta. Siamo sinceri, i requisiti
li hai – rise Olivia accennando con un gesto al mio corpo.
-
Mi mancano le tette – constatai scrollando la testa.
-
Dettagli – Olivia fece spallucce.
-
Lo dici tu! -, Davide si meritò pienamente la gomitata
nelle costole da parte della sua ragazza.
-
Sei uno schifoso edonista – lo rimproverò Giorgio,
circondando le spalle di Lara con un braccio, che appoggiò
il capo alla sua
spalla.
-
Credo solo che anche l’occhio meriti la sua parte –
sentenziò, Olivia gli fece una smorfia per poi baciarlo.
Distolsi lo sguardo,
cercando conforto in Giorgio e Lara, per poi rendermi conto che anche
loro si
scambiavano tenere effusione.
-
Io vado a fare un giro in cucina – proclamai alzandomi.
Nessuno diede segno di avermi udita, così mi allontanai dal
salotto,
infastidita.
Nel
frigorifero trovai del tiramisù avanzato, così
decisi di
servirmi. Cercai un cucchiaino e mi misi all’opera: era
davvero superbo.
Il
campanello salvò la mia linea.
-
Vado io, non scomodatevi a staccare le labbra – esclamai
ridendo, attraversando quasi di corsa lo stretto corridoio, fino al
citofono.
-
Meno male che siete qui, potrei morirne –
-
Che succede? – Elena pareva quasi preoccupata.
-
Salite e ve ne renderete conto –
-
Allora? –
-
Coppiette che si sbaciucchiano – mormorai, mentre loro
scoppiavano a ridere.
-
Dai Mari, ti teniamo su noi il morale – mi sorrise
Veronica, sistemandosi i capelli dietro le orecchie.
Avevano
accettato di venire con noi per tenermi compagnia,
dato che Simone e Walter erano andati a qualche festa a casa di amici,
ed io
non avevo alcuna intenzione di passare la sera a fare da reggi-moccolo
a quei
quattro. Perlomeno, Veronica ed Elena avevano abbastanza tatto da
evitare di
farmi sentire di troppo.
Giorgio
e Davide si alzarono in piedi per salutarle: Davide
ed Elena raggiungevano la stessa altezza, mentre Giorgio era persino
più basso.
-
Lei è Olivia, questa è Veronica... e questa
è Elena – le
presentò, dato che non avevano ancora avuto modo di
conoscersi.
-
Piacere –
-
Probabilmente conosci mia sorella, è Federica,
l’amica di
Mari – spiegò Veronica.
-
Certo che la conosco! Ma non avrei mai detto che siete
sorelle, non vi assomigliate –
-
Possiamo andare? – domandò Giorgio, prendendo Lara
per
mano.
Io
mi aggrappai al braccio di Veronica, tentando di scordare
che tutte le persone con me erano accoppiate.
-
Forza Mari, ci divertiremo! – ironizzò Elena,
dandomi una
pacca sulla schiena, per poi riappropriarsi della sua ragazza.
-
Da morire –
27
febbraio, sera
Monica camminava nervosamente per la casa, avanti e
indietro, senza alcuna meta precisa, decisa solo a sfogare tutta la sua
rabbia.
Antonella non rispondeva al telefono, né al cellulare
è al fisso.
Compose
il numero per l’ennesima volta.
-
Cosa vuoi?! – lo voce scocciata di Antonella la colse
così
impreparata che si impappinò, incapace di riproporle quel
discorso che si era
preparata accuratamente.
-
Monica, io ti ho detto come la penso. Tu sei libera di
fare ciò che vuoi, su questo non discuto. Ma se trascuri la
nostra amicizia,
allora non mi sta più bene, chiaro?! Nemmeno per tutte le
Mari del mondo! –
-
Toni, ti prego... vieni da me sta sera... –
-
La tua Mari ti ha lasciata sola? – ironizzò
Antonella,
senza rendersi conto dell’effetto che le sue parole ottennero
in Monica.
-
Non lo so... sta sera era con i suoi amici. Ma noi
dobbiamo parlare, indipendentemente da lei –
-
Ecco, sarà meglio. Perché non voglio perderti...
–
1
marzo, dopo pranzo
Mi ci vollero parecchi secondi per realizzare ciò che
stringevo fra le mani. Nella buca delle lettere avevo appena trovato un
pacchetto indirizzato a me, il cui mittente potevo indovinare
facilmente.
Ritornai
in casa, saltellando allegramente. Persino il sole
era mio alleato e quel giorno aveva deciso di srotolare i suoi ancora
timidi
raggi, regalandoci una piacevole giornata.
-
Guarda qua – ridacchiai con espressione ebete, sventolando
il pacchetto davanti al naso di mio fratello.
-
La tua donna? – inquisì Simone, io annuii con
vigore.
-
Quale? – quell’acida frecciata non mi
sfuggì.
-
Lasciami in pace – ringhiai, per poi sparire nella mia
stanza.
Sapevo
benissimo ciò che stavo facendo, o, perlomeno, ero
convinta di saperlo. Fatto sta che avevo tutte le intenzioni di
chiedere scusa
a Monica per averla illusa. Ciò che davvero desideravo era
stringere Federica,
annusare i suoi capelli, baciare le sue labbra e toccare la sua pelle.
Volevo
sentirla appieno, con ogni senso.
Aprii
il pacchetto, incredibilmente curiosa di rivelarne il
contenuto. Strappai l’involucro senza troppi complimenti e mi
ritrovai fra le
mani una scatola, al cui interno era arrotolato un foglio.
-
Un disegno... – mormorai, srotolando la carta. Era una
lunga striscia decorata da un delizioso e complesso intreccio di
vegetazione
lussureggiante punteggiata da delicati fiori in tonalità
pastello, il tutto
animato da una serie di piccoli animali, per una lunghezza complessiva
di circa
mezzo metro.
Rimasi
senza parole di fronte all’ennesimo manifesto della
qualità dell’arte di Federica. La ringraziai
mentalmente, sperando che il mio
pensiero la raggiungesse. Nel frattempo, mi lanciai alla ricerca del
cordless
per ringraziarla di cuore.
3
marzo, pomeriggio inoltrato
- Sei sempre più lento! Roma ti impigrisce, caro mio
– lo
prese in giro Simone, lamentandosi per l’accidia di Mattia.
-
Zitto, tu e la tua pancetta – sibilò Mattia. Aveva
lo
stesso tono di voce di chi si è appena svegliato: cavernoso
e seccato.
-
Ti ho svegliato? – rise Simone, apparentemente entusiasta
di ciò.
-
Sì –
-
Insomma, io ti porto buone nuove e ti mi tratti a pesci in
faccia. Mi ritengo profondamente offeso –
-
Smettila, scemo, e dimmi – lo esortò Mattia con
tutta la
gentilezza di cui disponeva in quel momento.
-
Mari ha deciso che vuole scusarsi con Monica per poi
tornare a dedicarsi completamente a tua sorella. A quanto pare un suo
messaggio
l’ha mandata in confusione totale –
-
Federica se la sta lavorando. Ha deciso di mettere da
parte tutte le palle sull’orgoglio e la gelosia, per, molto
semplicemente,
mostrare Mari ciò che prova, al di là dei recenti
avvenimenti –
-
Brave ragazze... –
-
Già, crescono bene. Tutto merito nostro, ovviamente
–
Scoppiarono
a ridere.
4
marzo, sera
- È questo il gesto, non
quella... cosa che stai facendo tu!
–
sbraitò la coreografa e Federica mandò
giù l’ennesimo rospo. Era completamente
stufa di doversi sorbire interminabili ramanzine per la posizione delle
sue
braccia, o troppo in alto, o troppo in basso rispetto
all’asse immaginario
tracciato nella mente della coreografa.
-
Non riesco, non sono una ballerina! – protestò
Federica.
-
Tesoro, quando ti sei iscritta al corso di teatro sapevi
che avremmo realizzato un musical. Se non sai ballare,
perché sei qui?! –
-
Per cantare, mi sembra lampante –
-
Non sentirti superiore per la tua bella vocetta da
usignolo, signorina. Ci sono ballerine decisamente più
competenti di te, in
questo gruppo! –
-
Non lo metterei mai in dubbio. Ma io, dal mio canto, sono
una cantante, una musicista, non una ballerina professionista!
–
-
Cara, se vuoi farti notare dovrai imparare ad essere
poliedrica –
-
Le ripeto: io canto, suono, dipingo persino! Se devo
ballare, posso cavarmela, ma non mi chieda di fare come loro!
– Federica indicò
con una mano le tre bravissime ballerine del gruppo, cresciute a pane e
danza.
-
Signora, Federica ha ragione. Noi siamo il coro. Lei ha
una bellissima voce ed è giusto che sia la protagonista, non
chiediamo di
cantare assoli, quindi non pretenda che si trasformi in una
professionista da
un giorno all’altro! – la appoggiò
Stefania, la più piccola delle tre.
-
Potrebbe perlomeno dimostrare un briciolo di impegno! –
replicò sdegnata la coreografa.
-
Ma io ce la metto tutta! Purtroppo la danza ai loro
livelli mi è inaccessibile –
-
Per oggi chiudiamola qui, ragazzi andate a cambiarvi –
intervenne il professore di filosofia.
-
Non prendertela – subito Ludovica si era affiancata a
Federica.
-
Già, Lulù ha ragione, non balli così
male per non aver mai
frequentato un corso di danza! Ricorda che anche noi ci siamo prese
delle belle
sgridate per l’impostazione vocale – nuovamente era
intervenuta Stefania.
-
Grazie ragazze, ce la farò – scherzò
Federica, dirigendosi
al suo zaino.
-
La fai la doccia? – le domandò Ludovica
all’orecchio,
posandole un bacio sul collo.
-
No, Lù, vado a casa a riposare un po’. La prossima
volta –
le sorrise, finendo di raccattare le sue cose, per correre via
lasciandole
solamente un bacio sulla guancia.
5
marzo, pomeriggio inoltrato
- Pronto? –
-
Buongiorno! – esclamai, felice che avesse risposto al
primo squillo.
-
Amore! Allora, siete in partenza? – domandò
Federica.
L’avevo spiazzata, chiamandola con il telefono di Francesca
dato che il mio
giaceva privo di batteria sul fondo del borsone.
-
Già, lasciamo il suolo patrio a minuti – scherzai.
-
In bocca al lupo, Mari. Se vincete siete in finale? –
-
Crepi! Sì, domani dobbiamo battere due squadre molto
forti, poi saremo a posto –
-
Sarai stupenda, come al solito... –
Arrossii:
ancora non mi ero abituata a questo suo
cambiamento.
-
Fede... ti amo – mormorai, la sentii ridacchiare di gusto,
per poi rispondermi che ne era davvero felice e che, ovviamente, il
sentimento
era ricambiato.
7
marzo, sera
Mamma sedeva sul divano, in salotto, con la lampada alogena
al minimo, le mani sul ventre e gli occhi persi nella penombra. Rimasi
ad
osservarla fra le sbarre del corrimano, nascosta nel buio, senza osare
distrarla. Si stava carezzando il pancia, che iniziava a diventare
evidente,
con gesti lenti, affettuosi, sorridendo. I suoi occhi, però,
erano distanti,
probabilmente puntati sulla camera matrimoniale. L’ennesimo
litigio con mio
padre.
-
Mamma... – la chiamai sottovoce, per non spaventarla. Lei
si voltò verso di me, senza smettere di sorridere.
-
Si muove – sussurrò, invitandomi a raggiungerla
con un
gesto della mano.
Mi
sedetti accanto a lei, posando delicatamente una mano sul
suo ventre e lo sentii. Un lieve colpo, poi un altro.
-
Oddio! Mamma, ci può sentire? – le domandai
eccitata per
la novità. Non avevo mai avuto a che fare con persone
gravide ed essendo nata
per terza non avevo potuto sentire i miei fratelli.
-
Sì, tesoro. Siamo ampiamente nella sedicesima settimana,
quindi il feto ha iniziato da poco a muoversi e a reagire agli stimoli
esterni.
In questo momento, potrebbe essere ascoltarci succhiandosi il pollice
– mi
spiegò e solo in quel momento notai che i suoi occhi erano
lucidi.
-
È successo qualcosa con papà? – osai
domandarle.
-
Sì, tesoro, ma non mi va di parlarne con te. Non prenderla
male, un giorno capirai -, io annuii.
In
quel momento udimmo il cigolio di una porta e la sagoma
di Maggie apparve in salotto.
-
Posso? – domandò, indicando il posto vuoto alla
destra di
mamma, che annuì, invitando anche lei a sedersi.
-
Senti Maggie, si muove -, lei posò subito la mano,
imitando il mio gesto e stupendosi allo stesso modo.
-
Mamma, sai già di che sesso è? – le
domandò mia sorella.
-
Non ho voluto saperlo dall’ecografia, ma una madre se lo
sente. Quando tenevo in grembo i vostri fratelli percepivo un peso
diverso e
sensazioni diverse rispetto a quando ho avuto voi due –
-
E quindi? – la incalzai sperando che soddisfacesse la mia
curiosità.
-
Aspetterete altri cinque mesi e poi vedrete – rise lei,
abbracciandoci.
8
marzo, pomeriggio
- Permesso –
-
Vieni, cara, entra! – la madre di Antonella era una
signora robusta, sulla cinquantina, con capelli sempre perfettamente
ordinati.
-
Ho preparato dei biscotti, ne vuoi? -, Monica declinò la
gentile offerta, sostenendo che aveva già mangiato qualcosa
prima di uscire di
casa. Cosa tutt’altro che vera dato che nemmeno per pranzo
aveva toccato cibo.
Aveva solo bisogno di Antonella.
-
Ciao Momo, vieni -, l’amica sbucò improvvisamente
davanti
a lei, trascinandola in camera.
-
Allora? Vuoi farmi spaventare a morte?! – la
rimproverò
Antonella.
-
Cosa? –
-
La tua telefonata! Sembravi sul punto di suicidarti -,
Antonella la strinse con forza, togliendole il respiro. Monica si
lasciò
abbracciare, chiudendo gli occhi.
-
Andiamo, dimmi cosa sta succedendo. Se è Mari a farti
stare male, giuro che le faccio un bel discorsetto –
-
No! Tu non dici niente a nessuno, intesi? Ad ogni modo,
sì, il problema è Mari –
Monica
fece una pausa, doveva riflettere sul modo migliore
in cui esporre i suoi dubbi all’amica.
-
Credo abbia ripreso a sentire Federica, perché ci vediamo
sempre meno – mormorò.
-
Lo sapevo! Ero certa che sarebbe finita così! Momo,
perché
non mi dai mai retta?! – le rimproverò Antonella.
-
Toni, non ho bisogno di una paternale, ma di un’amica!
–
-
Scusa Momo, è solo che mi fa arrabbiare il modo in cui ti
ha trattata! – Antonella l’abbracciò di
nuovo, anche se con meno vigore di
prima. Voleva essere un abbraccio di conforto.
-
Io non lo so, non ne sono certa... È solo una mia
supposizione... –
-
Che avrà senz’altro delle prova che la supportino
–
-
Prove... intime, Toni, non mi va di parlarne –
-
Intime come quella volta che sono entrata nella tua stanza
e... -, Monica la interruppe – Esattamente, proprio quel
genere di cose –
-
Monica... mi dispiace... –
Dopo
il terzo abbraccio di Antonella, Monica scoppiò in
lacrime.
9
marzo, pomeriggio
- Okay, ragazzi, un po’ di silenzio! Ecco, così
– Davide
stava richiamando la nostra attenzione.
-
Ho bisogno di sapere quanti biglietti volete. Uno alla
volta! –
Eravamo
in un bar, seduti nel dehors, complice il caldo sole
che marzo portava con sé. Ormai, la neve e il gelo
dell’inverno erano quasi
dimenticati, per far spazio ad una temperatura mite. Per noi, erano
sufficienti
dieci gradi per tirare fuori le maniche corte.
Davide
stava tentando di prendere i numeri esatti per farci
avere i biglietti dello spettacolo di fine anno del loro gruppo
teatrale e
coreutico. Quell’anno Federica non si sarebbe esibita con
loro, per ovvi motivi
spaziali, ma, essendo l’esibizione
un
sabato sera di giugno, l’avevano invitata per un assolo di
violino.
-
Davide, due biglietti! – esclamò Simone.
-
Due? Viene anche Fra? -, lui annuì compiaciuto.
-
Qua due – disse Elena, mentre Davide, chino sul suo
blocchetto, prendeva numero e nominativo.
-
Chi viene con te? – domandò perplesso ad Elena,
dato che
Veronica era coinvolta in prima persona nello spettacolo.
-
La mamma di Vero –
-
Okay... aspettate! – esclamò, mentre noi ci
divertivamo a
bombardarlo di numeri e nomi.
-
Uno per Lara e uno per Olivia – gli ricordò
Giorgio,
sogghignando dell’affanno dell’amico.
-
Fra poco ci manda a quel paese – rise Elena, mentre Veronica
la rimproverava.
-
Mari, la tua amica viene? – mi domandò, alzando la
testa
dal foglio.
-
No, non credo – liquidai la sua domanda. Ad essere
sincera, non volevo proprio che venisse.
Non quella sera.
12
marzo, pomeriggio inoltrato
-Cosa c’è che non va questa volta? –
domandò Ludovica,
seccata per l’ennesima interruzione.
-
Siete fuori tempo! Fuori tempo! – scandì la
coreografa,
gli occhi ridotti a due fessure.
Federica
non replicò, troppo stanca e psicologicamente
demotivata per sostenere l’ennesima discussione con la
signora. Certamente,
aveva ragione a far notare loro che erano fuori tempo, ma reagiva con
un’aggressività tale che li portava a fare sempre
peggio.
-
Per oggi basta, avete fatto schifo! –, con un dito
indicò
la porta. Era ora di andare.
-
Stronza – sibilò Ludovica, all’orecchio
di Federica, che
non rispose nemmeno a lei.
Voleva
tornare a casa il più rapidamente possibile e
telefonare a Mari, per sfogarsi con lei.
-
Fai la doccia con me? – le domandò Ludovica, con
la solita
voce suadente, carezzandole un braccio.
-
No, Lù, vado a casa a riposare –
-
Io non capisco cosa ti prenda! Un giorno sei allegra e
allora va tutto bene, poi mi ignori e mi allontani! Pretendo una
spiegazione –
s’inalberò.
-
Non c’è nessuna spiegazione, lasciami stare
– replicò
Federica, seccata dalla sua insistenza.
-
Cosa ti ha detto Mari? L’hai ancora sentita?! –
ringhiò
sottovoce, afferrandola per le spalle.
-
Lasciami andare, mi fai male –
Questa
volta Federica reagì: si liberò dalla sua presa e
le
diede un ceffone, poi, approfittando dello stupore
dell’altra, afferrò la borsa
e se ne andò.
Suo
fratello l’aspettava all’uscita per riportarla a
casa.
-
Fede? –
-
Andiamo a casa, veloce – il suo tono sbrigativo fece
intuire a Mattia che non era il caso di fare domande.
13
marzo, sera
Monica
mi abbracciò, baciandomi con foga. Risposi al suo
bacio, anche se, questa volta, era diverso: un campanello
d’allarme nella mia
testa suonava con tanta insistenza da perforarmi il cranio. La mia
coscienza.
Non
potevo più continuare con questa cosa, dovevo rompere
una volta per tutte, in via definitiva.
-
Mari... posso dirti una cosa? – sussurrò lei, gli
occhi
color del ghiaccio che brillavano.
Annuii.
-
Ti amo –
Perfetto,
come avrei potuto dirglielo ora? Ero paralizzata,
non avevo idea di come avrei dovuto risponderle, così
preferii rimanere zitta e
baciarla. Non potevo raccontarle quella bugia.
15
marzo, mattina
- Volpe, la giustificazione? – la professoressa di italiano
mi lanciò un’occhiata di disprezzo.
-
Sì, eccola – ansimai, estraendola dalla cartella.
Quella
mattina, per qualche strana combinazione astrale,
nessuna sveglia era suonata, l’automobile non partiva, il
pullman non passava,
il motorino l’aveva già preso Simone,
così Maggie ed io eravamo corse fino alle
rispettive scuole.
-
Siediti Volpe, stavo interrogando –
Raggiunsi
a testa bassa il mio posto e mi sedetti, prendendo
tutto l’occorrente e riponendolo sul banco facendo il meno
rumore possibile per
evitare di attirarmi addosso le ire della professoressa, che detesta i
ritardi.
-
Che è successo? – mi domandò Giorgio
sottovoce.
-
Non ci crederesti –
Rimasi
in silenzio per il resto dell’ora, prendendo appunti
come un automa.
-
Finalmente! –, Davide si infossò nella sedia,
distendendo
gambe e braccia non appena la professoressa uscì
dall’aula.
-
Allora, hai sentito Fede? – mi chiese Lara.
-
Sì, ieri sera. Dovrebbe partire il mercoledì 31,
nel
pomeriggio –
-
Meno male, ci stavamo annoiando senza di lei –
-
Già, non vedo l’ora – gongolai,
speranzosa per
quell’incontro. Avevo grandi aspettative: se avessi dovuto
tracciare un grafico
della nostra relazione, la linea che fino a poco stava scivolando
inesorabilmente in caduta libera verso il basso, ora sarebbe schizzata
alle
stelle.
16
marzo, sera
- Ho mandato Ludovica a quel paese – proclamò
Federica,
spalancando la porta della stanza di Mattia.
-
Hai fatto bene... –
Stava
scrivendo una mail e l’improvvisa comparsa della
sorella l’aveva spaventato.
-
Non sopporto la sua gelosia, non ora che ho ritrovato il
rapporto con Mari –
-
Mi fa piacere sapere che sei rinsavita. Non mi è mai
piaciuta quella lì – le confidò il
fratello.
-
Ci avrei scommesso... Okay, tutto qua. Vado a ripassare,
buonanotte –
Mattia
esultò stringendo un pugno e sollevandolo in aria,
ridacchiando sotto i baffi. Era felice che sua sorella avesse
finalmente
scaricato quella parassita.
Ora
doveva solo dirlo a Simone.
18
marzo, pomeriggio
- Ma che bella sorpresa, entra! -, in realtà non era affatto
una bella sorpresa.
Monica
ringraziò, per poi chiudersi la porta alle spalle.
Sospirai, poi l’accompagnai di sopra.
-
Volevi farmi una sorpresa? – le domandai, sorridendole.
Lei
non rispose, mi saltò letteralmente addosso,
costringendomi a coricarmi sul letto.
-
Momo... – tentai di fermarla.
-
Cosa? – era arrabbiata.
-
No, così no –
-
Senti di nuovo Fede, vero? – mi domandò a
bruciapelo.
-
Sì, ma non c’entra nulla. Non mi piace essere
assalita
così – mentii.
-
Scusami – mormorò, per poi tornare a baciarmi.
Questa volta
con gentilezza, lentamente. Non riuscii a tirarmi indietro e mi
disgustai da
sola: non avevo la forza di allontanarla così bruscamente da
me.
Trasalii
quando sentii la sua mano insinuarsi sotto la mia
maglietta e premere contro il mio reggiseno, per poi scivolarci sotto.
In meno
di un minuto, ci ritrovammo una di fronte all’altra in
intimo. Non riuscivo a
distogliere lo sguardo dal suo reggiseno acquamarina, raccoglieva
perfettamente
il suo seno.
-
Ti piace? – mormorò, notando il mio sguardo.
Mi
avvicinai, posandole un bacio sulla pelle bianca, ma di
un pallore diverso da quello di Federica: la sua era proprio la tipica
pelle
del Nord, che non si abbronza, per diventare invece color aragosta.
Sentii
la sua mano sfiorarmi fra le gambe e, istintivamente,
mi avvicinai di più a lei, per godere ancora del suo tocco.
19
marzo, sera
-
Non ho alcuna intenzione di accettare il tuo ennesimo
rifiuto – sibilò Ludovica.
Le
prove del venerdì sera erano terminate e nello
spogliatoio di stava replicando per l’ennesima volta una
scenetta che Federica
detestava.
Dopo
averla mandata al diavolo, si era sentita in colpa,
così, in un certo senso, avevano fatto pace. Con il sesso,
ovviamente. A
Federica, però, non sopportava più la situazione.
Altro che doccia assieme,
sarebbe voluta fuggire, tornare a casa.
-
Non avevo intenzione di rifiutare, Lù –
mentì, cercando lo
shampoo.
-
Ah... meglio – l’altra era rimasta piacevolmente
stupita e
soddisfatta della risposta.
-
Dai sbrigati, che ho freddo –
-
Ci sono quasi, fammi solo ritirare... ecco! –
Federica
si strinse l’asciugamano sopra il seno, mentre si
avvicinavano alle docce.
-
Insomma, Carlotta! Su quel sedere! Più morbida,
più
fluida! Sembri un vigile urbano! -, nelle docce, Anna stava imitando la
coreografa, tentando di modulare la sua voce stridula.
Le
facevano eco un coro di risate cristalline.
-
È ancora fredda – mormorò Federica,
saggiando l’acqua con
la mano.
-
Ti scaldo io... -, Ludovica la spinse dentro, chiudendo la
tenda dietro di sé.
Iniziò
a baciarle il collo, la clavicola, per poi scendere
fino alla spalla. Federica chiuse gli occhi, subendo passivamente le
attenzioni
dell’altra.
22
marzo, mattina
-
Meno una! – esclamai, scaraventando la cartella oltre il
banco.
-
Che?! – brontolò Davide, alzando gli occhi dal
tomo di
italiano, sul quale stava febbrilmente ripassando.
-
Manca una settimana! –
-
Cos’è tutto questo entusiasmo? –
domandò acida Valentina.
-
C’è una cosa chiamata amicizia, non potrai mai
capirla –
replicai, scrollando le spalle. Nulla, nemmeno quell’infida
strega, avrebbe
potuto rovinarmi la giornata.
-
Sicuramente abbiamo due concetti diversi di amicizia – il
tono
in cui disse quella frase m’insospettì,
così decisi di darle corda per vedere
dove voleva andare a parare.
-
Già, per te amicizia è una che ti fa i compiti e
ti corre
dietro per i benefici che ne può ottenere –
-
Almeno io sono normale -, Davide alzò nuovamente gli occhi dal
libro, questa volta perché aveva
captato qualcosa di grosso nell’aria.
-
Buon pro ti faccia... -, c’era qualcosa che non andava,
qualcosa che non mi piaceva per nulla nella piega che stava prendendo
la
discussione.
-
Ovviamente, ognuno fa le sue scelte e io ho scelto i
ragazzi per andarci a letto, non le amiche –
ridacchiò.
-
Fai come ti pare... –, mi aveva sempre presa in giro
partendo da questo punto, sempre, ma questa volta mi pareva diverso,
era come sei
davvero sapesse la verità. Ma come? Mia sorella non avrebbe
mai potuto farmi
una cosa simile... oppure no?
-
Oh insomma, almeno ammettilo, toglici questa curiosità
–
-
Valentina, non sei la regina qua dentro, quindi dacci un
taglio – intervenne Davide, seccato dalle sua battutine.
-
Scusa, non credevo di parlare con te –
-
Se parli con lei, parli anche con me, e se dai della
lesbica a lei... beh, io mi arrabbio! Perché da una
materialista sciocca figlia
di papà io non accetto rimproveri ideologici: parli
perché ti hanno messo le
parole in bocca. E non solo quelle... – ringhiò
Davide. Lo guardai stupita e
sinceramente grata per questa sua improvvisa manifestazione
d’amicizia. Certamente,
sappiamo tutti che Davide scherza e fa lo stupido, ma è una
persona di gran
cuore e un amico leale, della qual cosa avevo appena avuto conferma.
24
marzo, sera
-
Questa volta sei stato tu quello lento – ridacchiò
Mattia.
-
Andiamo amico, ho degli impegni io – replicò
Simone,
dandosi un tono.
-
Tipo? Fare pucci
pucci con Francesca? –
-
Tutta invidia – lo rimbeccò, punto
nell’orgoglio. Lui non
stava facendo pucci
pucci, certo che no, avrebbe dovuto
essere una cosa ovvia.
-
Dai, parliamo di cose serie: novità? –
-
Allora, da cose dice la sorella, lei e Monica hanno ancora
qualche incontro romantico e sai benissimo che non intendo la cena a
lume di
candela. Però sono meno frequenti di prima e, soprattutto,
Mari vuole davvero
chiudere tutto, solo che non ne trova la forza –
-
Federica, invece, ha stipulato una sorta di accordo con
Ludovica, un compromesso. Non so di preciso cosa le abbia raccontato,
fatto sta
che a Ludovica sta bene che si vedano di meno. Insomma, anche lei si
è data una
regolata –
-
Bene, sono proprio contento. Siamo sulla strada giusta! Spero
che la smettano con questa follia e tornino ad essere le due adorabili
cozze di
sempre... non ne posso più! – si
lamentò Simone, anche se al suo interno era
soddisfatto di come si stavano evolvendo le cose.
-
Raccontami di te, invece! Allora, con Nex? –indagò
Mattia,
curioso.
-
Insomma, non c’è male. Dovresti vederla senza
nulla
addosso... è uno spettacolo della natura! –
-
No, grazie, non ci tengo proprio! –
-
Comunque, va tutto alla grande! È davvero una ragazza in
gamba. L’altro giorno ho conosciuto persino i suoi
genitori... ma dimmi,
invece, come va a te -, Simone era sinceramente preoccupato per
l’amico e le
sue relazioni sociali con altre persone al di fuori del nucleo
familiare.
-
Io come al solito: uno schifo. L’altro giorno ho litigato
con Alberto che, come al solito, mi pigliava per il culo.
Però questa volta l’ho
mandato a quel paese. Non ne posso più di sopportare e basta
–
-
Hai fatto bene, quando ci vuole, ci vuole! –
sentenziò
Simone, che, nonostante conoscesse l’amico sin da quando
erano in fasce, non
riusciva ancora a farsi una ragione del carattere chiuso e timido di
Mattia.
-
Non vedo l’ora di tornare da voi. Non ho mai odiato un
posto tanto quanto Roma, specialmente la mia classe di cretini
– sbuffò Mattia,
coricandosi sul letto e fissando il soffitto color crema.
25
marzo, pomeriggio
-
Finalmente! Che bello sentire la tua voce... –
mormorò Federica,
immaginai senza fatica il suo volto sorridente.
-
Amore, manca così poco... Non vedo l’ora! Non sai
che ti
farò... –
-
Spero cose belle – rise. Mi mancava così tanto la
sua
risata!
-
Certamente! Ti mangerò di baci – sussurrai,
facendola
ridere ancora. Era gratificante, mi faceva sentire importante.
-
Anch’io, amore. Ho proprio voglia di dormire abbracciata a
te... –
Eravamo
in vena di cose stucchevoli e svenevoli frasi da
innamorati. Ma che potevi farci? Insomma, avrei dovuto troncare
definitivamente
con Monica, ma la presenza di Federica mi avrebbe dato più
forza. Sarebbe stato
tremendo comunque, ma preferivo farlo subito per evitare di prolungare
la
sofferenza.
Nulla
avrebbe potuto rovinarmi la settimana che stava per
arrivare, proprio nulla.
***
La
posta di Mizar:
MorriganJo:
questo non è poi così breve...
capisci perché l’altro lo era? Non ho postato
tanto presto, mi spiace, ma ho
avuto dei validi motivi! Abbi tanta pazienza, capisco quanto
è terribile
aspettare il seguito di una storia, soprattutto nei momenti clou!
(Parlo per
esperienza personale!)
Apia:
atroce delusione, quando ho scoperto che sei una tifosa
nerazzurra mi è venuto da piangere (hai perso la mia stima;
no dai, scherzo!)
Leggendo questo capitolo, per chi ti viene spontaneo parteggiare? Io
credo di
essere stata un po’ cattiva con il personaggio di Mari...
pazzafuriosa92:
grazie per i complimenti tesoro! E
che ne dici di questi flashback? Abbastanza interessanti per
comprendere lo
sviluppo della vicenda! Anche se poi la vera
“bomba”, come ormai prevedibile,
scoppierà nel prossimo (che, strano, ma ho già
iniziato a scrivere!).
Nessie:
la seconda sorpresa è che quella certa cosa che aspetti
non è in questo capitolo! Ta-da! Dai, però questi
flashback erano interessanti
(spero!). Godrai nel prossimo capitolo, e anche molto! Un bacione
patatoso!
Kabubi:
come non mi perdoni?! Vabbè, quante storie per una vocale!
Su, dimmi cosa ne pensi di questa roba! Chi ti sta più
simpatica ora? Devo rimescolare
le squadre?
_Wrath_:
no, non stavi scherzando e nemmeno io (autospoiler, non
farci caso); comunque Simone e Mattia, come hai potuto leggere, giocano
un
ruolo decisivo nella vicenda (e poi sono troppo simpatici! Li trovo
molto
teneri e fin troppo pazienti).
hacky87:
eh, alle mani... chi può dirlo... non di certo
l’autore
onnisciente... Ma basta con gli spoiler, che ne pensi di tutto
ciò? Sono stata
troppo prolissa/noiosa? Come al solito, ti ringrazio per la puntuale
recensione!
Veive:
sì, le botte, il sangue, la violenza... non agitarti
troppo che poi sudi e ti prendi la bronchite (come bronchiolo!). Tu sei
una
emerita stronza senza cuore: come puoi parlare così?! Ma
povera Fede! Ecco,
criticando lei critichi te stessa! Predichi bene e razzoli male...
brava,
brava! Oh sì, Tia e Simo sono proprio simpatici (e anche
sfruttati alla grande,
altro che schiavismo!)
the
angelus:
mi spiace, credo di star esaurendo
tutte le scorte di pazienza che ti erano rimaste! Mi spiace ma il conto
non è
ancora arrivato a zero! Voglio farvi soffrire...! Anche se nel prossimo
ci sarà
qualcosa ti sorprendente (vi piacerà un po’ di
azione!) e si potrà dire che “la
bomba esploderà”. Che ne pensi ora degli
schieramenti bene/bene?
Emmaps3:
sì, abbiamo staccato ora e io ne approfitto per rispondere
alle recensioni! (Sono troppo buona!) Non si può mai dire
mai, io non sono
prevedibile (e anche se il finale di questa storia potrebbe esserlo,
non
significa che nel prossimo episodio non capiti
qualcos’altro....).
Jake_Me:
mamma mia, non voglio che ti rovini gli occhi per causa
mia (ho già la sanità mentale delle altre sulla
coscienza!), quindi non fare
più così tardi, promettimelo! Però
sono contentissima che la mia storia ti
piaccia così tanto e che tu possa rispecchiarti in Monica e
Antonella!
manga_girl:
lo so, ho fatto girare le balle a
molte persone, abbiate pietà di me! Non sei stata
l’unica a cacciare i
fratellini dalla stanza per leggere in santa pace! A che livelli siamo
con l’odio
per Ludovica?
lilien:
eccoti il seguito, sono davvero molto lusingata per i tuoi
complimenti, non me li merito! Prometto che aggiornerò con
più solerzia , sul
serio! Ad ogni modo, Monica vi ha affascinate tutte, chi più
chi meno, ma tutte
quante (quindi sono contenta), mentre Fede me la tartassate quasi tutte
(dico
quasi perché ho gli schieramenti, il Team Momo e il Team
Fede, insomma, è
intuibile chi tartassi chi...), poveraccia!
piccola
peste:
ma che gioia risentirti! Avevo quasi
perso le speranze!! Allora, che ne dici di questi flashback? E, in
generale, di
come si è sviluppata la situazione?
Spero
che tu possa disporre presto di un pc!
Insomma,
grazie a
tutti quanti, lettori e ‘recensitori’, grazie a lilien, laksalsak e Lagunarock
per avermi inserita fra gli autori preferiti e a coloro che ultimamente
hanno
inserito la storia fra le preferite/seguite (non riporto nomi
perché, mi
spiace, ma non ricordo più chi già le aveva
inserite e chi no!)
Con
l’estate,
dovrei riuscire a postare più rapidamente, quindi a presto!
Mizar
|
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Capitolo 30 *** Il Gancio Mancino ***
30. t.s.e.
Lo so, vi ho fatto sudare questo capitolo. Spero che non deluda le
aspettative di nessuno!
Buona lettura!
p.s. una dedica di cuore a pazzafuriosa92,
Veive,
Nessie,
Emmaps3
e Kabubi
(nonostante quest'ultima non se lo meriti per nulla!)! Grazie, grazie,
grazie!!
Sondaggio:
ho cambiato il font, vi piace? Lo trovo più 'pulito'
dell'altro.
* * *
Capitolo XXX
IL GANCIO MANCINO
Non poteva ancora crederci.
L'aveva fatto.
Ridacchiò nervosamente, realizzando solo ora
quanto fosse
stata avventata la sua decisione. Al momento, però, c'era
qualcosa di più urgente che premeva dentro il suo petto;
qualcosa di più forte, più impaziente.
Si era davvero stupita del suo gesto: i suoi non gliel'avrebbero
perdonato tanto facilmente.
Chiuse gli occhi, tentando di rilassarsi.
Aveva già pianificato ogni cosa, sperava solo che Giorgio
fosse
disponibile. Aveva preferito tacergli il suo piano fino all'ultimo:
conosceva molto bene il suo migliore amico e non aveva faticato molto
ad immaginare che lui, appena messo giù il telefono, sarebbe
corso a raccontare tutto a Mari, per evitarle preoccupazioni.
Non doveva andare così. Voleva che Mari ne restasse
all'oscuro, fino alla fine.
Davide non era adatto, non per cattiveria, ma per il semplice fatto che
era troppo occupato a rimediare fisica per prestare attenzione alle sue
follie.
Ora era sola. Sola in un luogo chiuso pieno di gente.
Era certa che sua madre avrebbe capito, nonostante ciò
temeva un
suo futuro rimprovero. Suo padre gliel'avrebbe senz'altro fatta pagare
molto cara. Gianni non capiva, non avrebbe mai capito: era da ben
quattro anni che Federica si interrogava sul motivo della sua rabbia
verso le figlie, ma ancora non era riuscita a trovare una risposta.
Aveva persino tentato di estorcere l'informazione a sua madre, che,
però, si era rifiutata, asserendo che, se e quando Gianni
avesse
voluto farglielo sapere, sarebbe stato lui a metterle al corrente. Per
ora doveva accontentarsi delle sue truci occhiate.
Anche se, da quando erano a Roma, era cambiato. Aveva iniziato
nuovamente a parlare con lei, interrogandola sugli amici e sulla
scuola, e mostrando più entusiasmo di quanto avesse mai
fatto
per la sua musica e i suoi disegni.
Forse era cambiato qualcosa, ma non era ancora certa di cosa fosse
realmente cambiato. L'unica differenza era che lei era lontana da Maria
Cristina.
*
- Porca miseria!
Ma per quale motivo ha il telefono staccato?! - sbraitai, furiosa.
No, non era possibile.
Prima mi manda quella lettera e poi
sparisce nel nulla?! No, così non va. Dovevo
trovarla, parlarle. Bisognava fare qualcosa!
Stavo perdendo il lume della ragione, sguazzando nell'indecisione e nel
panico.
- Mattia! Come ho fatto a non pensarci?! - mi diedi una manata sulla
fronte, componendo rapida il suo numero di cellulare.
- Mari? -
- Sì, sono io. Dov'è tua sorella?! - esclamai,
isterica.
- Ecco, veramente... non lo sappiamo nemmeno noi. Mamma è
fuori
di sè: è uscita di casa senza dire niente a
nessuno,
senza avvisare! E ora ha il telefono spento. Non abbiamo idea di dove
sia andata. Scusa ma ora devo andare, perchè i miei stanno
dando
di matto. Pensano di chiamare la polizia -
- Fantastico. Appena la sento... Ecco, a proposito, tu sai qualcosa di
una lettera che mi ha inviato recentemente? -
- Ehm... credo di sì - balbettò, agitato.
- Credi?! -
- Mi è scappato, okay?! Lei... lei mi stava trattando come
un'imbecille e... nella foga della lite mi è scappato! -
- Okay, Mattia, ora mi dici cosa ti è scappato. Esattamente -
ringhiai.
- Di Monica. Di te e
Monica - specificò a bassa voce.
Insipirai a fondo.
Ora capivo il senso di quella lettera. Ma io avevo ogni intenzione di
troncare tutto con lei, non potevo che proprio ora crollasse tutto, non
dopo la fatica necessaria a riavvicinarsi.
- Mattia... senti, lascia stare. Vado da Veronica, magari sa qualcosa -
- Ecco, brava, io torno dai miei... -
Staccai il telefono, lo infilai in tasca e, afferrata una felpa, scesi
in garage. Lo scooter non c'era.
- Maggie -
sibilai,
guardandomi attorno alla ricerca della mia bicicletta, individuandola
accanto agli attrezzi da giardinaggio di mio padre.
La inforcai e m'immisi sulla strada. Pedalavo rapida, l'aria fredda mi
pungeva gli occhi e le guance.
Non volevo che tutto andasse a rotoli. Io amavo davvero Federica, ne
ero certa.
E forse l'avevo realizzato sul serio solo in quel momento.
*
Era sicura che, quando avrebbe riacceso il cellulare, sarebbe stato
pieno di avvisi di chiamata. E quando si sarebbe fatta risentire dai
suoi sarebbero stati guai. Ma ora non voleva pensarci, concentrata
solamente sul suo obiettivo.
Eliminare la concorrenza era sempre stata un'ottima strategia
commerciale.
Fino a quel momento tutto procedeva alla perfezione.
Soddisfatta, distese le gambe, allungando le membra. Erano in volo
solamente da quindici minuti eppure era già stufa,
impaziente di
atterrare. Avrebbe telefonato a Giorgio non appena posato piede a
terra. Poi avrebbe saldato personalmente ogni conto in sospeso.
*
Legai la bicicletta ad un lampione, precauzione superflua dato che
nessuno avrebbe mai voluto rubare quella bicicletta che aveva circa
l'età di mia madre. Scorsi rapida il citofono in cerca dei
loro
cognomi, individuando rapidamente la targhetta rosso granato su cui
spiccavano, scritti in bianco, Cantalupo, Mantovani.
- Chi è? - rispose Elena con voce roca, come se
si fosse
appena svegliata. Controllai istintivamente l'orologio: erano le due.
- Sono Cris -
- Ehm.. sali - m'invitò, esitando per un momento.
La porta si aprì con uno scatto. Salendo le scale, mi
domandai
se non avessi interrotto qualcosa. Accidenti, ma proprio alle due del
pomeriggio? Magari si stavano solo riposando... Conoscendole, era
altamente improbabile.
Attesi qualche secondo in più sul pianerottolo, per
concedere
loro il tempo di rendersi presentabili. Probabilmente era solo una mia
falsa deduzione, ma la precauzione non è mai troppa.
Mi concentrai sulla tinta pastello dei muri che faceva a pugni con il
colore del corrimano. Ora basta, non potevo perdere altro tempo. Suonai
con forza il campanello, che produsse un gioioso trillo, ferendomi i
timpani.
- Eccomi - disse Elena aprendo la porta.
Bene, non era una falsa deduzione: Elena aveva i capelli spettinati, le
gote arrossate, indossava un paio di pantaloncini blu scuro e una
maglietta sformata. Era scalza.
- Scusate l'intrusione - mormorai, vergognandomi come una ladra mentre
varcavo la soglia.
- No, nulla... figurati -
- Ehm... dovrei parlare con Veronica - le dissi arrossendo. Non
riuscivo nè a vedere nè a sentire la sorella di
Federica.
- Sono in bagno! - esclamò lei, che aveva senz'altro udito
ogni parola.
- Andiamo di là -
Elena mi spinse nel piccolo salotto, facendomi accomodare su uno dei
due piccoli divani di stoffa colorata. Lei si sedette su una poltrona
cerulea.
- Eccomi - disse Veronica, piombando nella stanza e sedendosi sul
bracciolo della poltrona occupata da Elena. Non mi ero mai sentita
tanto in imbarazzo: era più che evidente che si era
sciacquata
la faccia e ora indossava la maglia del pigiama della sua compagna,
forse la prima cosa che aveva trovato sotto mano. Per non parlare
dell'enorme segno rosso che risaltava particolarmente sulla pelle
diafana del suo collo.
Improvvisamente i dubbi mi assalirono: forse non era stata un'ottima
idea andare da Veronica e dirle che Federica era irraggiungibile, anche
perchè mi pareva evidente che non ne sapeva nulla.
Probabilmente
non l'avevano avvertita per non spaventarla inutilmente,
però
ora avrei dovuto dirle tutto. Come diamine
avrei fatto a non racontarle nulla di Monica? Per non parlare di
Ludovica!
- Senti, Vero... volevo parlarti un momento... - iniziai con voce
incerta. Deglutii.
- Devo andarmene? - domandò Elena, già pronta ad
alzarsi.
- No, resta, non è nulla di segreto... Per caso hai sentito
Federica? Si è messa in contatto con te in qualche modo? -
le
domandai a bruciapelo.
- No, non la sento da qualche giorno. Perchè? -
Veronica non era ingenua, aveva subito intuito che qualcosa non andava.
- E' sparita da casa senza lasciar detto o scritto nulla. E il suo
telefono è irraggiungibile - spiegai. Elena
spalancò gli
occhi, preoccupata. Veronica, invece, balzò in piedi.
- Cosa?! E' perchè nessuno mi ha detto nulla?! -
esclamò,
guardandosi attorno alla ricerca del telefono. Elena le
afferrò
un braccio, fermandola.
- Lasciami! Ora mia madre mi sente! -
- No, Vero, calmati tu. Se non ti hanno detto nulla sarà per
non darti inutili preoccupazioni. Vero Mari? -
Io annuii.
- Comunque no, non l'ho sentito - ringhiò, ancora
immobilizzata da Elena.
- Io ero... insomma, ero venuta per questo... però... vorrei
parlarti un attimo per chiederti un consiglio. Posso? - inspirai. Ci siamo.
- Sì, dimmi pure -
Finalmente Elena lasciò andare il suo braccio e lei venne a
sedersi accanto a me. Così le raccontai tutto: di come mi
ero
ingelosite per la presenza di Ludovica nella vita di Federica; di come
ero entrata in intimità con Monica e del perchè
l'avevo
fatto; dei miei sospetti, anzi, delle mie certezze, relative alla
relazione fra Ludovica e sua sorella; di come, però, ci
eravamo
riavvicinate lentamente; del fatto che ogni cosa stava tornando
normale, io avrei lasciato Monica e lei Ludovica; della lettera,
arrivata due giorni prima senza alcuna spiegazione. Parlai per diversi
minuti, gli occhi bassi, troppo codarda per incrociare lo sguardo di
Veronica, che sapevo essere severissimo.
- E ora lei è sparita... - sospirai, alzando gli occhi.
Elena mi
osservava sbaccalita, le dita della mano destra strette attorno al
bracciolo della poltrona. Voltai lentamente il capo verso la sorella di
Federica. Nel momento esatto in cui incrociai il suo sguardo, strinse
le labbra. Non ebbi nemmeno il tempo di vederlo: mi diede un sonoro
ceffone, come da previsione. Sentii il segno delle cinque dita
bruciarmi sulla pelle.
- Come hai potuto?! - strillò. Elena intervenne,
afferrandola di
peso, per impedirle di rifilarmi un altro, meritatissimo, ceffone.
- Amore, calmati - le sussurrò l'altra all'orecchio.
- Come faccio a calmarmi?! Ma aspetta che torni mia sorella! Aspetta!
Appena la vedo le dò uno di quei ceffoni che non si
dimenticano!
- gridò, mentre si dimenava, tentando di sottrarsi alla
presa
d'acciaio di Elena.
- Veronica, mi dispiace... - mormorai. Ero arrossita fino alla radice
dei capelli.
- Vi dispiacerà moltissimo! Mari, lascia che ti dica una
cosa:
siete due complete cretine!
Ma come avete potuto?! Avete montato tutto
'sto casino per cosa?! Siete proprio stupide! -
- Lo so, hai perfettamente ragione - non potevo far altro che
concordare con lei. Aveva centrato alla perfezione la questione. Era
stato tutto un'enorme, colossale cazzata.
Se ci fossimo fidate di più l'una dell'altra non sarebbe
successo nulla.
- Veronica, ora basta. Promettimi che terrai le mani in tasca -
Veronica rispose grugnendo, così Elena non si
azzardò a lasciarla andare.
- Sentite, mi spiace davvero per l'intrusione. Forse non sarei dovuta
venire - mi alzai in piedi, sistemandomi i jeans.
- Cris, aspetta. Mi... mi dispiace, scusami -, Veronica mi strinse con
forza. Imbarazzata, le diedi alcune leggere pacche sulla schiena.
- Hai fatto bene, davvero, ho fatto di tutto per prendermelo -
- Sì, ma non avrei dovuto. Ora che si fa? Hai riprovato a
contattare Fede? -
- L'ho cercata l'ultima volta nemmeno venti minuti fa ed era
irraggiungibile, non credo che la situazione sia cambiata molto -
*
Atterrarono senza problemi. Quando scese dall'aereo, sentì
un
conosciuto formicolio pizzicarle le palpebre. Non voleva piangere, non poteva.
Non ora! Si fece coraggio, sfregandosi il naso, poi si diresse a passo
spedito verso il ritiro bagagli. Le persone attorno a lei
chiacchieravano rumorosamente, ridendo e parlando a voce alta, mentre i
bambini correvano per la grande stanza. Si infilò fra due
persone per poter vedere il nastro trasportatore e individuò
rapidamente il suo piccolo bagaglio. Recuperato il cellulare
all'interno della borsa, chiamò Giorgio.
Aveva il respiro affannoso e le girava la testa.
- Fede! Ma dove... -
- Sh! Ascolta, tu non sai che io sono qui, chiaro? - sibilò
Federica, dirigendosi verso l'uscita.
- Ma dove... -
- Giorgio, ascoltami un momento: sono all'aeroporto, potresti venirmi a
prendere? -
- Sì, credo... credo che Gianluca sia a casa, mi facci dare
un passaggio -
- Perfetto. Grazie mille, davvero -
- Di nulla, ma... posso sapere cosa sta succedendo? Sono tutti in
subbuglio -
- Non ne potevo più di stare a Roma mentre quassù
ne
capitano di tutti i colori. Devo sistemare alcune faccende... E Mari
non deve assolutamente sapere che sono qui, hai capito?! -
sottolineò con forza le ultime due parole.
- Sì, va bene... ma... -
- Ti prego. Ti spiegherò bene più tardi. Ora, per
favore,
mi verresti a prendere? -, Federica si lasciò cadere su una
poltroncina, la testa ancora in subbuglio.
- Sì, subito. Ti faccio uno squillo quando sono qua fuori,
dammi quindici minuti -
- Grazie, grazie di cuore Giò - mormorò Federica,
poi
chiuse la conversazione. Chiuse gli occhi, tendando di rilassarsi in
quei minuti d'attesa. La sua mente svolazzò come una
farfalla
fino a Maria Cristina... e a Monica. Subito una rabbia la
investì, con tanta forza da farle digrignare i denti.
Si impose di non pensarci, di concentrare le energie positive verso
ciò che avrebbe dovuto fare nel pomeriggio.
Forse il mal di testa, forse semplicemente la stanchezza, Federica si
addormentò, finchè il suono del cellulare la
ridestò rapidamente, procurandole la tachicardia.
- Sono qua fuori - era Giorgio.
- Arrivo -
Si alzò in piedi e uscì finalmente
dall'aeroporto. Nel
parcheggiò individuò facilmente la vecchia Fiesta
di
Gianluca.
Giorgio uscì dalla macchina, la abbracciò con
forza.
- Ora mi spieghi, hai capito? -, lei annuì stancamente.
- Grazie mille, scusa il disturbo - disse a Gianluca salendo in
macchina.
- Figurati, non stavo facendo nulla di importante -
Gianluca era il fratello maggiore di Giorgio a cui somigliava davvero
molto, nonostante il colore dei capelli e degli occhi fosse esattamente
l'opposto. Aveva ventiquattro anni e, per quanto ne sapeva Federica,
era single e frequentava la facoltà di tecniche
antropologiche a
Bologna, dove condivideva un piccolo apaprtamento con alcuni amici.
Probabilmente era a casa per un periodo di pausa, o di studio.
Gianluca guidava piuttosto rapidamente, incurante dei limiti di
velocità, ma possedeva una prodigiosa prontezza di riflessi.
Altrimenti, a detta di Giorgio, si sarebbe già ammazzato un
paio
di volte.
- Hai fame? Dopo faccio le tagliatelle al ragù - disse
Giorgio, invitandola ad entrare.
- Ciao! - squittì una graziosa bambina , sbucata
improvvisamente
da dietro il divano. Aveva grandi occhi grigi e i capelli castano
chiaro, lunghi e sottili. Esibiva tutta contenta un vestitino rosso.
- Ehi Gemma, ma come sei carina oggi - le sorrise Federica, posandole
una mano sul capo.
- Resti a mangiare con noi, vero? - le domandò afferrandole
una mano e spalanco i suoi occhioni color nebbia.
- Gemma, non essere invadente - la redarguì bonariamente
Gianluca, staccandola da Federica e posandole le mani sulle spalle.
- Se non è un disturbo... - mormorò Federica,
sentendosi improvvisamente di troppo, un'estranea.
- Certo che no! Mamma pranza da un'amica per... discutere di lavoro,
quindi siamo soli - le spiegò Giorgio, ma Federica aveva
notato
l'esitazione nel suo tono di voce. Che fosse succeso nuovamente
qualcosa con suo padre? Gliel'avrebbe senz'altro chiesto più
tardi.
*
- Maria Cristina, ora siediti e mangia - mi ordinò mia madre
con tono stanco. Era evidente che non si sentiva bene.
- Non ho fame, te l'ho già detto, per favore non insistere -
le
risposi, tentando di mantenere una certa sicurezza; non volevo darle
dispiaceri e preoccupazioni, non ora che la situazione in casa mia era
così tesa.
Probabilmente si rassegnò. Io ritornai in camera mia, dove
mi distesi sul letto, il telefono sempre stretto in pugno.
Avevo rinunciato a telefonarle ormai da un po': se fossi stata
costretta a sentire ancora una volta quell'irritante segreteria
telefonica avrei potuto perdere veramente il senno. Perchè
aveva
il telefono spento? Dov'era?
Erica e Gianni, a Roma, si erano rassegnati a tentare di contattarla,
ma era così preoccupati che avrebbero voluto chiamare la
polizia, cosa da cui Mattia li aveva convinti a desistere: Federica
stava bene, ne era certo, e ne avrebbero avuto notizie a breve. Speravo
davvero che avesse ragione.
*
- Che cosa hai intenzione di fare? - le domandò Giorgio,
accompagnandola alla porta.
Erano quasi le due e mezza e le nuvole che avevano occupato il cielo
per tutta la mattina si andavano diradando.
- Non posso dirtelo, ma ti sono davvero molto grata per il pranzo e per
il passaggio - arrossì Federica, stringendogli una mano.
- Andrai da Mari? -
- Prima devo sistemare una cosa... -
- Non dirmi che stai per... -, Federica, fulminea, si fiondò
sul
pianerettolo e scese le scale di corsa, urlando - Ci sentiamo sta sera!
-
Giorgio, stordito, si ritirò nella sua stanza per riflettere.
*
Era perfetto. Il suo piano era perfetto. Camminava rapida, borsa
stretta sotto il braccio.
Era il suo momento, doveva solo giocare bene le sue carte. Non aveva
nessuna intenzione di cedere così facilmente e Mari, che era
certa essere ancora innamorata di lei, non l'avrebbe riavuta con un
solo schiocco delle dita. No. Questa volta avrebbe imposto lei delle
regole.
Lei aveva chiuso con Ludovica: dire che ci aveva messo una pietra sopra
era un misero eufemismo. Voleva dimenticarla, seppellirla,
perchè aveva provocato solo danni.
Ad essere onesti,
pensò Federica, me
li sono proprio andati a cercare.
Se non si fosse messa in testa di restituire il benservito a Maria
Cristina in quel modo, non sarebbe successo nulla. D'altronde, se la
sua ragazza, attualmente definibile ex dato che le aveva detto chiaro e
tondo che fra loro era finita, non avesse iniziato diventare
così intima con quella stupida Monica nulla sarebbe successo.
Era stato come un gioco, uno stupido gioco che era sfuggito di mano ad
entrambe.
Se avesse continuato a tenere il ritmo, sarebbe arrivata al Viale di
Santa Caterina in meno di quindici minuti. Poi non le restava che
individuare il suo
portone.
*
Seduto a gambe incrociate sulla scrivania, Giorgio rifletteva. Era
sicuro che Federica sarebbe andata da Monica. Plausibile e
comprensibile.
Cosa aveva il diritto di fare?
Era un dubbio etico che lo stava consumando: il suo istinto gli diceva
di telefonare a Mari, subito, di rassicurarla, dirle che Federica era
tornata e stava bene, anzi, stava addirittura andando, probabilmente, a
casa di Monica; l'altra metà del suo cervello lo incitava
calorosamente a farsi i fatti suoi.
Non poteva restare apatico. Lui voleva agire, intervenire! Era nella
sua natura, lui era fatto così. Però chiamare
Mari
avrebbe comportato che Federica si sarebbe arrabbiata con lui per non
aver mantenuto la promessa. D'altro canto, se non l'avesse avvertita e
poi lei fosse venuta a sapere tutto (cosa inevitabile), Mari non
l'avrebbe mai perdonato.
Telefonare a Davide? Per cosa, poi? Per sentirsi dire che era un eterno
indeciso?
Fissò con astio una crepa sul muro: non era giusto, alla
fine finiva sempre lui in mezzo ai loro casini!
*
Fino al numero 21 la sua ricerca rimase infruttuosa: portone
successivo, rapida occhiata ai campanelli, portone successivo...
Finalmente lo
individuò al numero 23: Olmo, Zarkovskaja.
Per arrivare a
quel portone era fuggita di nascosto, aveva mentito a genitori e amici,
si stava
comportando come una qualunque ragazzina ribelle che scappa di casa;
senz'altro i suoi genitori sarebbero stati furibondi: aveva fatto tutta
quella strada pregustando quel momento e l'attesa ne aveva amplificando
il piacere, lentamente, ogni minuto in meno che la separava dalla sua
destinazione, era motivo di una profonda soddisfazione. Ora era giunto
il momento di agire e fu allora che esitò.
Si
ripetè mentalmente il
discorso che aveva articolato per tutta la notte, incoraggiandosi.
Cos'altro aspettava? Era il suo momento.
Ora o mai
più.
*
- Pronto? -
- Lara, sono io -
- Ehi
Giò! Che succede,
stai male? - gli domandò subito, ansiosa. Dal tono di voce
del
ragazzo evinceva senza fatica un tormento interiore.
- Federica
è qui. Era a casa mia fino a poco fa -
- Cosa?! E Mari lo
sa?! -
s'agitò subito la ragazza, che fino a poco prima era seduta
sul
divano, ma alla notizia era schizzata in piedi.
- No... E' stata
Federica a farmi promettere di non dirle nulla! Deve... deve fare una
cosa. Poi andrà da Mari -
- Chiamala -
stabilì Lara.
- Ma... -
tentò debolmente di protestare.
- Fidati, dopo ti
ringrazieranno. E se non lo fai tu, lo farò io -
sentenziò risoluta.
- Ne sei sicura? -
- Non ti fidi? -
- Certo che mi
fido, non dire sciocchezza! Lo sai... è solo che non voglio
che succedano dei casini fra quelle due... -
- Davvero,
Giò, fidati di me. Chiama Maria Cristina, immediatamente -
- Okay...
sì. Va bene!
Vado subito! - rianimato da un nuovo fervore, Giorgio salutò
Lara e compose rapido come un fulmine il numero di Mari, che rispose al
terzo squillo.
*
- Chi
è? -
Era proprio la sua voca. Federica
deglutì, poi, avvicinò le labbra alla griglia di
metallo.
- Sono Federica -
Monica non
reagì, probabilmente spiazzata.
- Potresti
scendere un momento? - aggiunse Federica, fissando il consunto metallo
dell'apparecchio.
- Arrivo -
Federica
liberò un
sospiro sollevato, appoggiandosi al muro di mattoni. Sentiva
già
la pressione sanguigna aumentare e il discorso che si era preparata con
tanta cura e attenzione era svanito in una nube di caos e parole
confuse.
Sobbalzò
quando udì lo scatto del portone, poi si ritrovò
davanti Monica.
Aveva i capelli
raccolti in una
morbida coda, indossava un paio di pantaloni neri della tuta e una
felpa sformata ma Federica ne percepiva comunque il fascino.
- Cosa vuoi? - la
attaccò subito Monica.
Federica strinse i
pugni e i denti, poi le riversò addosso il suo rancore.
- Sei una subdola
incantatrice!
Hai messo in testa a Mari idee assurde! Io non si chi ti credi di
essere per pretendere di giocare con la vita degli altri in
questo modo o magari a te non importa nulla! Giusto: tu sei l'austera
Monica, quella che non parla e non soffre, quella che non ha nemmeno
sentimenti a quanto vedo. Non ti sei fatta nessuno scrupolo a scoparti
Mari alle mie spalle! Tanto a te non importa nulla, vero?! -
- Innanzitutto,
datti una calmata: io non ho costretto nessuno a fare nulla, va bene?!
Chiedilo alla tua Mari, tua
si fa per dire, com'è andata realmente! -
- Tu l'hai
manipolata: lei era
sola, era fragile e tu ti sei subito inserita in quella breccia, ne hai
approfittato senza scrupoli! -
- Da cosa mi
raccontava Mari, nemmeno tu ti sei fatta tanti scrupoli a scoparti una stronzetta della
tua classe, quindi non mi pare proprio il caso che tu venga qua ora ad
accusarmi -
- Io sono stata
con quella solo
perchè sapevo che Mari mi stava tradendo: non giustifico il
mio
comportamento, è stato immaturo, sciocco, anzi, da
deficienti
totali, ma ho avuto i miei motivi, stupidi, ma li ho avuti. Io e Mari
ne avevamo parlato, sai? E io ho piantato in asso la stronzetta, come
dici tu. Pensavo che andasse tutto bene, poi scopro che invece tu e
Mari ve la spassavate alle mie spalle. Questo, Monica, è ben
diverso, chiaro?! -
- Sarà
come dici tu, ma
io non devo rendere conto a nessuno di ciò che faccio. Se mi
piace Mari e lei ci sta perchè non posso andarci a letto? -
- E' solo questo
per te?! Solo.. sesso? Mi fai proprio schifo... -
Per la prima volta
da quando aveva udito il nome della
Mantovani, come la chiamava nei suoi momenti migliori, si
infuriò veramente, esplodendo anche lei.
- Non è
solo sesso!
Io amo Mari! Senz'altro molto più di te! -
Federica rimase
interdetta per un attimo, giusto il tempo di riordinarsi le idee, poi
riprese, rapida, l'assalto.
- E'
così tu l'ameresti più di me?! Dio, che
discussione ridicola! Tu, tu
sei ridicola! -
- No, cara,
ti sbagli di grosso: sei stata tu ad andartene, è colpa tua
se
Mari è venuta a carcare il mio amore, Federica, il mio! -
- Anzitutto, tieni
per te la
tua ipocrisia da quattro soldi. In secondo luogo, sei stata tu, con la
tua subdola malvagità, a sedurre la mia ragazza, va bene?!
E'
iniziato tutto a causa tua! -
- Beh, non mi
dispiace affatto, eppure non sono fredda e senza cuore e sai
perchè? Perchè io amo Mari! Lo sento qua e tu hai poco
da fare l'isterica, perchè se questa è una
guerra... ho vinto io - sogghignò Monica.
- Maria Cristina
non è
un trofeo o un premio, non è la posta in palio! E' una
persona,
una persona che amo!, con dei sentimenti... e sono certa che sa qual
è la cosa migliore da fare -
Federica tentava
di non
scomporsi troppo, ma non era facile. Persino Monica, a tratti, lasciava
cadere la sua maschera austera. Era davvero troppo difficile restare
impassibili di fronte alla rabbia dell'altra, perchè,
nonostante
Monica facesse di tutto per camuffarla, l'ira era incontenibile da
entrambe le parti e le parole si facevano più taglienti,
scelte
con più cura.
- Certo che sa
qual è la
cosa migliore: infatti la sua scelta l'ha già fatta, facendo
sesso con me nonostante voi foste apparentemente tornate assieme -
sghignazzò Monica, soddisfatta.
Ma il sorriso non
le rimase a
lungo sulle labbra. Non lo vide nemmeno arrivare: Federica aveva
sferrato un pugno dritto al suo viso.
Il colpo era
leggermente
arcuato, dal basso verso l'alto, e sentì immediatamente il
sapore di sangue fra i denti. Federica rimase stordita per un istante:
non aveva mai, mai,
tirato un pugno a nessuno in tutta la sua vita, nemmeno ai suoi
fratelli dopo le peggiori litigate!
- Cazzo -
imprecò
Monica, gli occhi scintillanti di lacrime. Sul labbro si era aperta una
fessura rosso scarlatto, da cui fuoriusicva copioso il sangue.
- Mi dispiace...
non... non era mia intenzione -, Federica si avvicinò con
circospezione alla "rivale".
- Stronza -
ringhiò Monica, ricambiando il pugno con un sonoro ceffone.
Nel giro di pochi istanti si stavano accapigliando come delle piccole
delinquenti: volavano pugni, calci, dolorose unghiate. Il tutto
accompagnato da una discreta dose di scurrilità che Mari non
si
sarebbe mai sognata di udire da nessuna delle due.
*
Le trovai in quello stato, una avvinghiata all'altra: ma non era un
abbraccio per nulla amorevole. Le macchie di sangue mi sembravano
decisamente troppe.
Lasciai cadere senza cura la bicicletta e loro nemmeno si accorsero del
fracasso. Mi precipitai a dividerle.
- Fermatevi, basta! Siete rincoglionite
di botto?! - esclamai,
inserendomi in quella lotta furibonda e ricevendo uno schiaffo e
un'unghiata sul collo.
- Mari! - squittirono all'unisono.
- Che... ma che vi è preso?! Fede... Monica... -
Ero senza parole, completamente a corto di idee intelliggenti da
esternare. Solo due paia di occhi adoranti che mi fissavano.
- E' stata lei, è venuta qua per insultarmi! E mi ha
spaccato il
labbro! - si difese subito Monica, premendosi una mano sulla bocca per
tamponare il sangue che le aveva irrimediabilmente rovinato la felpa e
che aveva raggiunto anche gli abiti di Federica.
- Io sono solo venuta a chiarire le cose! Mari ama me, tu sei stata
solo un passatempo. Vero? -
Se il tono che Federica aveva usato contro Monica era molto simile al
ringhio di un cane che difende il suo territorio, quando si rivolse a
me pareva un cucciolo ferito in cerca di consolazione.
E lo era davvero.
Nonostante la brusca separazione, il periodo di silenzio e tutto il
resto... era innegabile quanto ancora amassi Federica. Era arrivato il
momento di assumermi pienamente le mie responsabilità.
- Che succede?! - una voce preoccupata fece sobbalzare tutte e tre.
Era l'amica di Monica, Antonella, trafelata.
- Toni! Diciamo che stiamo sistemando la questione... -
Antonella fissò ad occhi sgranati il suo labbro, per poi
iniziare a rimestare furiosamente nella tracolla di stoffa colorata.
Federica la osservava in silenzio, intensamente. Feci un passo verso di
lei.
Il suo profumo mi stordì e, sponteamente, le posai un bacio
su
una guancia, indugiando alcuni secondi più del necessario.
Percepii il suo corpo irrigidirsi e poi sciogliersi e dentro di me
qualcosa si rilassò. I secondi più lunghi mai
trascorsi
fin'ora, con il naso premuto contro la sua pelle morbida, beandomi
della sua delicata fragranza dalla quale mi ero separata per troppo
tempo.
- Non volevo colpirla - mormorò Federica.
- Sì, certo. Miss
Santità. Guarda in che condizioni
è il suo labbro! - esclamò brusca Antonella,
mentre
premeva un fazzoletto di carta sulla ferita che stava gonfiando. Monica
non protestava, nè tantomeno parlava.
- Io sono solo venuta a mettere in chiaro un paio di cose! Non credere
che la tua amichetta
sia una santa, perchè se è
così ha preso per il culo
pure te! - s'inalberò Federica.
- Senti, stai solo zitta. Fin'ora ti ho sempre difesa con Monica, ma
ora non ne ho più intenzione. Non mi aspettavo tanta
bassezza
d'animo... -
Decisi che era ora di intromettermi.
- Antonella, scusami tanto ma non ti permetto di parlare in questo modo
di Federica! Non ha mai, e sottolineo mai fatto del male
a nessuno! Se
ha dato un pugno a Monica con tanta forza ci deve essere una
spiegazione più che plausibile! Tu non la conosci, quindi
non
sparare giudizi affrettati! -
Federica mi si strinse al braccio.
- Mi basta vedere cosa ha fatto la tua santarellina! -
- Smettila con quel tono saccente! La tua
santarellina, invece, mi ha provocata fino all'esasperazione e forse
quel pugno era proprio ciò che voleva, per potermi
trascinare
più facilmente dalla parte del torto! Ma non sono di certo
stata
a io a sparare quelle frecciate così acide! -
esclamò
Federica, rossa in volto.
- Certo, povera piccola vittima dell'umanità! - la
schernì Monica attraverso il fazzoletto.
- Tu taci! Perchè dopo quello che mi hai detto puoi anche
piantarla con la tua recita da buonista! Sei una subdola macchinatrice
e spero che le poche persone che ti sono rimaste vicine se ne
accorgano! -
- Dì alla tua cagnetta
di abbassare il tono. Dovresti
vergognarti, Maria Cristina, sei una persona davvero disgustosa: ti sei
presa liberamente gioco di Monica. Mi pare, da cosa vedo, che tu abbia
tutte le intenzioni di tornare con lei -
- Parla l'avvocato del diavolo... -, zittii Federica con uno strattone
e mi intromisi prepotentemente nel discorso.
- Cosa credi? Che io non abbia una coscienza?! Che non ci abbia mai
pensato, che abbia sempre agito alla leggera?! Senz'altro ho sbagliato,
è innegabile e sarei folle a sostenere il contrario. Ma io
ho la
mia vita, Monica la sua. E purtroppo non credo si debbano
più
incrociare -
Gli occhi di Monica si inumidirono di lacrime, ma non ne
versò nemmeno una, incassando stoicamente il colpo.
- Mi fai schifo, lo sai? -
- Antonella, mi dispiace che tu abbia tanto a cuore questa storia, ma
io credo a Federica. Le credo ciecamente. Così come tu credi
a
Monica. Se lei mi dice che è stata provocata con cattiveria
io
non ho bisogno d'altro. Fede, andiamo via, per favore -, le strinsi una
mano.
- Non così rapidamente, Volpe - Monica lasciò
nelle mani
di Antonella il pezzo di carta ormai inservibile - Vedi questo
fazzoletto? E' inutile, intriso di sangue, puzza, è da
buttare.
E' la stessa cosa che tu hai fatto a me. Ricordatelo bene, Mari. Io non
sono un oggetto con cui giocare a tuo piacimento. Non sono un sasso,
come Federica crede, ho dei sentimenti anch'io! A quanto pare sei tu
quella che non si fa scrupoli. Ora vattene, non ho intenzione di averti
sotto gli occhi un momento più del necessario -
- Non riuscirò mai a farmi perdonare per questo, ma tu sei
arrivata in un momento di... debolezza. Odio ammetterlo, lo detesto,
eppure ero debole. E' stato uno sbaglio e non capiterà mai
più -
- Bene - ringhiò Monica.
- Bene -
sibilò Federica.
- Vieni Monica, ti medico io - sentimmo mormorare Antonella, mentre ci
voltavamo, la mia mano ancora stretta nella sua. Inoltre, udimmo
chiaramente il rumore di una chiave nella toppa e un singhiozzo.
Raccolsi la bicicletta dove l'avevo lasciata cadere poco prima.
- Vuoi salire? - indicai il portapacchi a Federica, che
annuì, stringendosi nella sciarpa colorata.
Pedalai in silenzio, felice di poter percepire il calore delle braccia
della mia ragazza attorno alla mia vita. Ero stata così
presa dai fatti appena trascorsi, che non avevo realizzato pienamente
che Federica era lì, davanti a me.
Quando Giorgio mi aveva telefonato era agitato, parlava in fretta. Mi
ero spaventata, avevo paura che lei avesse intenzione di fare qualcosa
di stupido, anche se non sapevo esattamente cosa. Poi Giorgio aveva
detto che stava andando a casa di Monica e ogni tassello si era
incastrato perfettamente con gli altri.
- Perchè sei scappata in questo modo, Fede? - le domandai
improvvisamente, appena imboccammo il Viale della Chiocciola Ambrata.
Rimase in silenzio per un po', il tempo di trovare le parole giuste per
spiegare il suo comportamento.
- Mi sentivo come se tutto mi stesse scivolando fra le dita: stringevo
fra le mani un mucchietto di sabbia e i granelli, a poco a poco, si
liberavano dalla mia presa. Non potevo restare impassibile, non volevo
rimanere a guardare mentre il mio mucchietto di sabbia andava
assottigliandosi per poi ritrovarmi con un vuoto da contemplare in
solitudine. No, io dovevo agire, dovevo intervenire in prima persona
per impedire che tutto si perdesse, che tutto svanisse. Ero lontana,
Mari, mi sentivo esclusa ed impotente. Così sono venuta su,
immediatamente, non appena ho realizzato quanto alta era la posta in
gioco -
Non replicai alle sue motivazioni, rimasi semplicemente in silenzio,
mentre posavo la bici nel garage.
Infilai le chiavi nella toppa.
- Ne parliamo in camera mia, okay? - mormorai, facendo scattare la
serratura. Federica annuì e subito dopo mi
restituì un bacio simile a quello che le avevo donato io
davanti a casa di Monica. Mi sentii arrossire, sensazione confermata
poco dopo da lei.
- Mamma, sono io! Con Fede! - aggiunsi e subito mia madre si
precipitò, affannata, una mano sulla pancia.
- Federica, grazie al cielo! - le si gettò al collo,
stringendola con forza.
- Paola, mi dispiace tanto... -
- Zitta, stai brava. Come sono contenta che tu stia bene - mia madre le
carezzò una guancia sorridendole bonariamente - Erica ne
sarà così sollevata! La chiamiamo subito, va
bene? -
Federica annuì, sospirando. Ora sarebbe venuta la parte
peggiore.
- Erica? Sì sono io. Indovina chi abbiamo recuperato? -
disse mia madre nella cornetta, con un gran sorriso sul volto.
- Oh mio Dio! Sta bene?! - sentimmo chiaramente l'urlo di Erica.
- Sì, è in perfetta forma, te la passo -
Federica afferrò con mano tremante il cordless, agitata: il
suo affanno era comprensibile. In fondo, come poteva giustificare a sua
madre questa fuga repentina?
- Ciao mamma... -
- Tesoro! Ma che è successo?! - di nuovo la voce di Erica ci
raggiunse distintamente.
- Nulla, mamma, ora va tutto bene. Ne parliamo poi con calma a
quattr'occhi, se per te va bene -
Questa volta non udimmo le parole di Erica, ma intuimmo che non la
stava sgridando o rimproverando dall'espressione di Federica.
Il dialogo si ripetè con suo padre e, infine, con suo
fratello: a entrambi confermò il suo stato ottimale di
salute, il fatto che fosse al sicuro a casa mia, che aveva fatto una
sciocchezza ma con nobili scopi. Nessuno s'arrabbiò, nessuno
la rimproverò. Immaginai che ci sarebbe stato tempo
più tardi: ora erano solo genitori che avevano ritrovato la
figlia scomparsa per mezza giornata.
- Hai qualcosa con te? Dei vestiti? - le domandò mia mamma
gentilmente, posandole una mano sull'avambraccio.
- Ho solo un cambio in questa borsa e basta. Non pensavo di dovermi
fermare... -
- Mi sembra il minimo, Fede! Per queste vacanze di Pasqua ti vogliamo
qua con noi. Sempre che i tuoi siano d'accordo -
- Grazie, Paola, non me lo merito... - mormorò Federica,
sinceramente dispiaciuta per il disagio che aveva causato.
- Stai tranquilla. Ora andate di sopra: ho l'impressione che dobbiate
parlare -
Così dicendo ci lasciò finalmente sole.
- Andiamo di sopra? - le domandai, prendendole delicatamente una mano.
Lei annuì con forza e mi precedette lungo la scala di legno.
Chiusi la porta a chiave, ci sfilammo le felpe e le scarpe. Eravamo in
piedi l'una di fronte all'altra, fissandoci intensamente.
- Mari... tu mi ami? - domandò a bruciapelo.
- Sì - risposi senza riflettere, lasciando che fosse il mio
istinto a prendere il sopravvento.
- Come faccio a fidarmi? -
- Cercherò di esprimermi nel migliore dei modi: quando ti ho
vista, sotto casa di Monica, accanto a lei, ho realizzato appieno
quanto sono stata stupida... e stronza. Non appena ho sentito la tua
vicinanza, il tuo profumo, la tua voce... ogni cosa è
svanita, sei rimasta tu, solamente tu, Fede. Hai riempito ogni angolo
del mio universo con la tua presenza. E quando ti ho baciata... forse
era per accettarmi di non essere prigioniera di un sogno assurdo, ad
ogni modo è stata una delle sensazioni più forti
che io abbia mai provato -
- Mari... io voglio fidarmi di te... -
- E io di te -
- Ludovica ed io, quando mi sono messa in testa di far decollare
nuovamente la nostra relazione, abbiamo smesso di vederci. O meglio,
sono stata io a tagliare i ponti. Mi ha ferito il fatto che tu non ti
sia comportata allo stesso modo. Io, però, ti amo. Ti amo
alla follia e non posso stare senza di te, però questa volta
ci sono delle condizioni -
L'abbracciai con forza, stringendomi a lei.
- Quali? - mormorai, baciandole i corti capelli mossi.
- La smetti di frequentare Monica, se non per lo stretto necessario,
quale può essere un'incombenza scolastica. Basta, non voglio
che la senti, nè che la vedi, nè che le parli -
- Sì, Fede, certo. Tutto quello che vuoi, sono disposta a
camminare sulle sabbie ardenti del Sahara pur di poter stare ancora con
te - baciai il suo piccolo orecchio, nascosto fra le ciocche castane.
- Ti amo - disse, ricambiando i baci.
Poi, finalmente, raggiunsi le sue labbra. Fu una sorta di secondo primo
bacio: la stessa intensità, la stessa esitazione, la stessa
paura, la stessa trepidazione. Le carezzai la schiena, i capelli,
cercando la sua lingua e il contatto con il suo corpo.
Lentamente, spinta all'indietro da Federica, raggiunsi il letto, dove
lei si sdraiò su di me.
- Che c'è? - le domandai. Mi osservava sorridendo, i gomiti
ai lati del mio capo, gli occhi luminosi e attenti.
- Non voglio fare l'amore -
- Certo... come vuoi - annuii, abbracciandola. Lei rise, affondando il
volto fra i miei capelli.
- Ho voglia di coccole, in realtà - mormorò,
lasciandosi avvolgere.
- Ti accontento subito -
* * *
Et voilà! Pensate che sia tutto qui, neh? Beh, vi sbagliate
di grosso! Ci risentiamo al 31° capitolo!!
La posta di Mizar:
_Wrath_: mi
dispiace davvero moltissimo per la tua esperienza! Io mi ritengo molto
fortunata perchè sono in un gruppo di amici, una quindicina,
che non ha problemi ad accettarmi per come sono e poi ho un alleato nel
gruppo! Spero che il capitolo non ti abbia deluso o che il tuo
entusiasmo sia scemato lentamente in questi mesi di silenzio! Grazie
ancora (non smetterò mai di ringraziarti) per i complimenti!!
Nessie: ed
eccoti qua! Allora, hai visto, diffidente, che ho postato?! Scherzo,
ovviamente! Bene, che ne pensi? Io penso che posso sentira
tranquillamente da qui il tuo urlo di gioia (mi sto immaginando
un'epica scena in cui tu canticchi qualcosa ballando stile ohyea).
Tanti, tanti baci!!
lilien:
oddio, se durante l'altra attesa stavi andando in depressione, ho paura
di averti persa del tutto! Dimmi che non è così,
che non sei perita nell'attesa! Anzitutto, chiarisco una cosa: non sei
stata l'unica a suggerire un qualcosa fra Antonella e Monica, ma forse
vi siete dimenticate che in un capitolo, il 21 se non sbaglio, vien
detto che Antonella è etero e fidanzata! Però ora
che me lo fate notare... :D Non sei affatto logorroica, anzi! Sono
contenta di sapere cosa vi colpisce dellle mie storie, quali sono le
parti più interessanti e più coinvolgenti! E
ancora grazie per ogni complimento!
hacky87:
come dicevo a Lilien, se hai pensato a qualcosa di yuri fra Momo e Toni
ti freno subito: Toni è etero e felicemente fidanzata
(capitolo 21, se non sbaglio). Per il resto non si può mica
spoilerare troppo! Ad ogni modo, sono contenta che il 29° ti
sia piaciuto molto: mi ci ero messa davvero d'impegno! E che ne pensi
di questo? Ho il terrore di deludervi tutte!!
piccola peste:
we! spero che il tuo pc sia ancora vivo e vegeto, perchè qua
ormai ci siamo, entriamo nella conclusione della storia! Maria Cristina
delude anche me certe volte: è indolente, pigra, non sa
prendere decisioni. Si gingilla senza prendere posizione.
Però, finalmente, si è data una scossa! Ora stai
esultando o no? :P
MorriganJo:
diciamo che il finale poteva essere abbastanza prevedibile, ma non
pensare che tutto si riduca così
solo perchè il capitolo finisce con zucchero filato
rosa e unicorni nella terra degli arcobaleni! E poi nel seguito...
ahah, ma niente spoiler! Insomma, mi piace tenervi un po' sulle spine
(perchè non mi odiate già abbastanza!). Spero che
tu non ti sia scocciata troppo nell'attesa!
caso: un
casino eclatante, una matassa di cui han smarrito loro stesse il
bandolo! Sono delle "fenomene", non ho parole nemmeno io! Lo so che i
personaggi principali sono complessi, ma hai azzeccato bene le
personalità di Monica e Ludovica, anche se la prima nasconde
ancora molte risorse! Sì, senz'altro è una ce
tende a buttarsi giù, ma è anche altrettanto
vendicativa. Invece, Ludovica è vendicativa e basta!
manga_girl:
non è che voglio farti morire d'infarto, mi spiace! Ora che
la tua curiosità è soddisfatta, spero che il tuo
sistema cardiovascolare non ne risenta più! Non preoccuparti
per la fissa dell'inglese: tempo fa dovevo dare un esame molto
difficile e parlavo solo più in inglese! Mia madre aveva
minacciato di chiudermi sul terrazzo! Anche se sarai contenta (almeno
spero!) per Mari e Fede, non credere che tutto si esaurisca
così facilmente!
Apia:
buongiorno! La mia posta è momentaneamente morta (chiedi a
the angelus, ma ogni tanto prende e decide che non si apre
più), appena resuscita ti farò sapere! Nel
frattempo ho aggiornato (angeli e campane, suonate, gaudeamus!), come
puoi ben vedere, anzi, come avrai visto. Sono contenta di come il
personaggio di Fede ti abbia impressionato per la sua decisione, con la
sua sentenza gnomica, perchè volevo prpoprio che si notasse.
Diciamo che in apparenza sembra tutto risolto, tutto rose e fiori, ma
non sono così banale! Sono abbastanza convinta che
disprezzerai il comportamento di Mari. E' una sensazione a pelle, ma
può essere che mi sbagli.
Veive:
perchè sei la solita fagnana impigrita, imbottita di nutella
e grissini! Antonella è felicemente etero e fidanzata (vedi
capitolo 21), mi spiace frantumare i tuoi sogni da yurista quale non
sei. Allora, sto benedetto capitolo, un parto sofferto, quanto va
schifo da 1 a 10, sinceramente? Insomma, il tuo piccolo cuoricino ha
fatto crack o no?!
Emmaps3:
eccoti il finale della vicenda (più o meno). Ormai mancano
solamente tre capitolo, due ancora corposi e uno più breve,
semplicemente l'epilogo. Quindi non tutto muore così (mica
son tanto prevedibile e scontata!). Allora, che ne pensi di queste
quattro qua? Sono certa che detesterai Mari, non so perchè.
E pure Fede! Dimmi, dimmi, che son proprio curiosa di sentire cosa ne
pensi!
the angelus:
buongiorno! Ed eccomi, risorgo dopo questo silenzio estivo
(più o meno, ho scritto altre cavolate come Hysteria) con il
trentesimo capitolo! Ormai ci avviciniamo alla fine! I puntini sono
tornati quasi tutti (e sottolineo quasi) sulle loro i! Chiedo scusa io
per il ritardo con cui aggiorno, non tu per il ritardo con cui
recensisci! :) Che ne pensi di come si è evoluta la
situazione? Spero di non aver deluso nessuno, anche se è la
mia più grande paura in questo momento!
pazzafuriosa92:
le tue recensioni così intense e piene di pathos... sono
commossa! Scherzo tesoro! Bene, ora credo tu sia abbastanza
soddisfatta: ma non finisce qui! Altrimenti, che scrittrice sarei? Io
sono di qualità! (Sì, certo...!) Quindi dimmi un
po' che ne pensi!
Kabubi: nons
criverò nulla di stupido perchè "la posta di
Mizar" è sacra. Spero ben che tu abbia voglia di leggere sto
capitolo, che dopo la fatica che ho fatto a partorirlo voglio almeno
qualche soddisfazione! Anche qua ci sono le tue amate Elena e Veronica,
colte in una situazione ottimale, fra l'altro! Bene, anche se hai avuto
qualche piccola anteprima, spero ti degnerai di leggere tutto quanto
con ardore e commozione (pathos, ci vuole pathos!)! L'elfo malefico qua
non c'è, è solo citata (ma basta e avanza), mi
spiace per deluderti!
harderbetterfasterstronger:
è stato diverente leggere la tua topten dei momenti migliori
del capitolo! Questo è di nuovo un capitolo "tradizionale",
senza tanti sbalzi temporali. Anche perchè ormai siamo quasi
alla fine (ci mancano due capitoli carposi e un epilogo, per un totale
di trentatrè, il numero perfetto!): nonostante dal finale
tutto sembri concludersi per il meglio (un meglio relativo, s'intende),
non è finita qua!!
Direi che ora vado anche a dormire che è tardi e mi devo
alzare presto!
Un saluto e un grazie a tutti quanti, lettori, recensitori, chi ha
aggiunto ancora la storia fra preferite/seguite/ricordate, insomma,
tutti quanti!
A presto (le ultime parole famose)!
Mizar
|
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Capitolo 31 *** Complotto di Famiglia ***
31. t.s.e.
Note
dell'autrice: ehm...ehm... so che mi avete odiata
moltissimo in questi due mesi di silenzio ma ho avuto i miei buoni
motivi (e chi mi conosce lo sa), che questa volta non
condividerò in quanto strettamente personali. Prendetemi in
parola: vi dico solo che alcuni avvenimenti sono come una mazzata che
ti risveglia dal torpore dell'adolescenza e ti catapulta bruscamente,
senza avvisare, nella vera vita.
AVVISO IMPORTANTISSIMO!
Cari lettori, siamo quasi giunti alla fine di Fior di pesco
(sì, sì, sì!): il prossimo capitolo
sarà l'ultimo, verrà seguito solo da un breve
epilogo. Ma non disperate! Tornerò presto (?) con il seguito
e avrete le risposte a tutte quelle domande a cui Fior di pesco non
risponde. Non si può mica avere tutto subito!
Detto ciò, buona lettura!
p.s. Il capitolo è dedicato a Calypso (meglio
tardi che mai!).
*
Capitolo
XXXI
COMPLOTTO DI
FAMIGLIA
- Ripetimi un po'
per quale motivo giocate di mercoledì sera?
Per di più la sera prima delle vacanze! - si
lamentò
Federica, che avrebbe voluto organizzare una serata romantica da
trascorrere discutendo con pacatezza e serenità di tutte
quelle questioni lasciate in sospeso. I suoi
piani erano stati cancellati a causa di una partita: Giò
aveva
telefonato qualche ora prima per avvertirci.
-
Perchè l'hanno spostata. Era quella che avremmo dovuto
giocare
la settimana scorsa -, mi sedetti sulla sedia girevole della scrivania
- E poi dove sta scritto che non si può giocare il giorno
prima
delle vacanze? -
- Uffa -
brontolò Federica, seduta a gambe incrociate sulla
superficie di fronte a me.
- Avremo tempo
dopo, tranquilla. Piuttosto, vieni anche tu, vero? -
- Certo! Che
faccio qua da sola? -
- C'è
Walter... - mormorai ridacchiando. Lei mi diedi un pugno affettuoso.
- Chiediamo anche
a lui di venire! Mio fratello, con la scusa di Nex,
verrà senz'altro! - aggiunsi, animata da nuova foga. Avevo
voglia di trascorre un po' di tempo in piacevole e divertente
in compagnia. Avevamo progettato, per quella sera, una sorta di
rimpatriata, una festa a casa di Elena e Veronica. Walter si sarebbe
premurato di portare la Wii per uno dei loro soliti tornei farciti di
turpiloquio.
- Vedere le
vostre partite con mio cugino di fianco è una delle
cose più esilaranti che io abbia mai sperimentato - rise
Federica, protendendo le braccia verso di me. Le afferrai le mani e lei
scivolò con grazia sulle mie gambe.
- Ehi... -
mormorai, mentre si avvinghiava braccia e gambe.
Puntò le sue iridi color cioccolato fondente nelle mie: mi
guardava da più in alto con un dolce sorriso. Mi
baciò a
fior di labbra la punta del naso, scivolò sullo zigomo, poi
passò all'orecchio. Strinsi con forza la sua vita, chiudendo
gli
occhi.
- Mari,
c'è Davide - mia sorella diede due secche botte alla
porta, prima di aprirla. Federica ne approfittò per
ricomporsi a
sedersi sulla scrivania - Può salire? -
- Sì,
certo, grazie Maggie -
Non rispose, ma
si voltò e sparì.
- Secondo me tua
sorella ha qualcosa che non va - mormorò Federica, gli occhi
puntati su quel vuoto oltre la soglia.
- In che senso? -
- Soffre. Sta
molto male per qualcosa, fidati -
- Dovrei
parlargliene secondo... Davide! Come mai qui? - interruppi il
mio borbottio per alzarmi e salutare il ragazzo appena piombato dal
nulla.
- Ero di
passaggio e volevo fare due parole, nulla di che -
- Menti - disse
Federica, puntandogli contro un indice accusatore.
Davide storse il
naso con aria colpevole, colto in fallo.
- E va bene,
Cassandra, hai indovinato: ho bisogno di un passaggio per la partita -
-
Perchè non vai con Olivia? - gli domandai, raccogliendo il
mio
borsone da terra e iniziando a metterci dentro la busta con
l'occorrente
per la doccia.
- Voglio farle
una sorpresa - sorrise a trentadue denti.
- Che tenero -
ridacchiò Federica - Come va fra voi due? -
- Bene -
borbottò Davide, arrossendo.
- Avete
già fatto l'amore? - domandò indiscretamente
Federica.
- Ma sei proprio
impicciona! -
- Ha parlato Mister
Fatti Suoi
-
Si punzecchiarono
per un altro po', mentre io, incurante del loro battibecco, terminavo
di preparare la mia borsa.
- Dai, Davide,
ora tocca a te confessarci un po' dei tuoi segreti - lo
pungolò nuovamente lei, sorridendo maliziosa.
- No, non abbiamo
ancora fatto l'amore! Stiamo assieme da... quasi sei
mesi, mi sembra, e poi io... insomma, non voglio accelerare i tempi! -
sbuffò Davide, allargando le braccia in segno di sconfitta.
- Come sei
premuroso! Mari, vero che è un amore? - ridacchiò
Fede, aggrappandosi al suo braccio destro.
- Smettila di
rompere ora - grugnì lui, scrollandosela di dosso.
Mentre loro
continuavano a darsi il tormento vicendevolmente, indossai
la divisa e la tuta, poi afferrai il borsone, sistemandolo su una
spalla.
- Se voi due
avete finito, sarebbe ora di andare - m'intromisi, posando
la mano libera sulla spalla di Federica, che annuì e si
sporse
per darmi un bacio.
- Secondo te ad
Olivia farà piacere? - mi domandò Davide,
gongolando. Quando parlava di Olly i suoi neuroni si ammucchiavano
all'impazzata urlando e saltando come un branco di cheerleaders
possedute, conferendo ai suoi occhi uno sguardo a metà fra
il
vacuo e l'inquietante.
- Certo che
sì! Alle ragazze queste cose piacciono da morire -
intervenne non interpellata la mia ragazza, inserendosi fra noi e
prendendoci a braccetto - Quando si accorgerà di te e
inizierà a sorridere convulsamente, quello è il
momento:
vai e baciala -
- Grazie, Fede -
annuì Davide, più convinto. Io alzai gli occhi al
cielo.
Dopo aver
avvertiti nuovamente i miei genitori, che stranamente erano entrambi a
casa, andammo a chiamare Walter e mio fratello.
Come da
previsione, li trovammo seduti sul divano nel salotto di Walter,
intenti ad insultarsi di fronte a Tekken 3.
- Prendi questo!
Sì, vai così... nello stomaco! No, merda! -
- Scusate
l'interruzione... - mi feci avanti, lasciando cadere il
borsone in modo tale che, forse, il rumore li avrebbe distratti dallo
schermo.
- Un momento,
Cris, è questione di vita o di morte! Bastardo! -
Federica
sbuffò, senza riuscire a camuffare un principio di sorriso.
- Ragazzi, venite
con noi alla partita? Così non solo ci darete
un passaggio, ma trascorrerete anche una piacevole serata! - esclamai
io con espressione esageratamente allegra.
- C'è
Francesca, vero? - domandò Simone, lasciando cadere
il joystick suscitando una sequenza di parolacce in Walter.
- Ovviamente -
- Prendo la
giacca! Vieni, Walter, sbrigati! -, Simone era già
schizzato in piedi: il suo sguardo si era improvvisamente annebbiato.
- Amico, tu ti
sei rincoglionito - sentenziò
Walter, scuotendo la testa e spegnendo il televisore.
Mio fratello non
replicò, probabilmente non aveva nemmeno sentito, troppo
concentrato sul pensiero di Francesca.
- Prendiamo la
mia, è più spaziosa - decise Simone, afferrando
la giacca.
- Mattia? -
domandò improvvisamente, bloccandosi sulla soglia e
mostrando improvvisamente di rendersi ancora conto di ciò
che
gli accadeva attorno.
- Non
è a casa, non ho la minima idea di dove sia, ma ora dobbiamo
andare -
- Già,
fra pochi minuti saremo in ritardo - li avvertii, controllando l'ora
sul display del cellulare.
- Aspetta, quanti
siamo? Uno, due... -, Simone terminò il conto
silenziosamente, limitandosi ad additarci singolarmente - Siamo
già in cinque, ma posso aprire i sedili dietro, prova a fare
uno
squillo a tuo fratello -
Federica
annuì, componendo il numero, mentre ci avviavamo alla
monovolume dei miei genitori.
- Tia, che fai?
Ah... no, noi stiamo andando alla partita di Mari e
volevamo sapere se ti andava di venire... Sì, ci sono anche
loro
-, lo sguardo di Federica era perso in un punto indefinito fra l'erba
del giardino di Walter.
- Okay, allora ti
passiamo a prendere. Sì, fra cinque minuti,
ciao! - staccò il telefono, poi rispose agli sguardi
interrogativi di Walter e Simone. - E' in giro con Veronica, ma tanto
lei fra poco torna a casa e quindi lui viene con noi. Ci aspetta
davanti alla stazione -
- Mi sembra
giusto, è sulla strada... - considerò Simone.
Mi sfregai le mani guantate: nonostante fosse il 31 marzo, non riuscivo
ancora a rinunciare ai guanti. Federica mi strinse una mano, posando il
capo sulla mia spalla.
- Vado a prendere
le chiavi e torno -, mio fratello corse in casa, per poi uscirne subito
dopo.
Salimmo in
macchina: Walter si esiliò volontariamente nei sedili
più reconditi dell'auto, mentre Davide occupava il posto
d'onore
accanto al guidatore. Dal mio canto, ero stretta a Federica e non me ne
lamentavo.
Mio fratello mise
in moto e fece manovra, per poi immettersi nel viale.
- Come mai non
c'è anche Giorgio? - domandò Walter dai
bassifondi.
- È a
casa di Lara... -, Davide lasciò volutamente la
frase in sospeso e quei puntini potevano prendere qualsiasi forma nella
nostra mente.
- Beato lui -
sbuffò Walter, afflosciandosi sul sedile - Dai Simo, metti
un po' di musica! -
- Kula
Shaker?
- domandò Simone, accendendo l'autoradio. Le note della
prima traccia iniziarono a espandersi nell'abitacolo.
- No, metti i Rage -
- Battle
of Los Angeles
o Evil
empire?
- chiese Simone, facendo cenno a Davide di recuperare l'astuccio con i
dischi.
- Los Angeles,
senza dubbio! E metti il volume al massimo - sentenziò, per
poi afflosciarsi nuovamente.
Mi voltai verso
Federica e, favorita dall'assordante rimbombo del rap metal, iniziai a
sussurrarle all'orecchio.
- Forse non
è il luogo più adatto, però sento il
bisogno di dirtelo: ne abbiamo già parlato molto, so di
averti
ferita profondamente e di aver perso in larga parte la tua fiducia,
però lasciati dire che ti amo... Lo so, sono una stupida
vigliacca, non ho guardato in faccia i miei problemi, anzi, i nostri
problemi... -
- Se è
per questo, nemmeno io - mi interruppe lei, attorcigliandosi la mia
treccia attorno ad un dito.
- Sì,
però... -, Federica non mi lasciò
continuare, impedendomelo con un morbido e umido bacio, che ricambiai
volentieri nonostante non avessi terminato il mio discorso. Ma,
effettivamente, non era il posto migliore.
Federica mi
morsicò leggermente il labbro inferiore, facendomi
sussultare. Mi strinsi a lei automaticamente.
- Basta, avete
rotto - grugnì Walter, più per il gusto di
darci fastidio che per altro. Su questo punto si trovava in linea con
Davide, che, infatti, non mancò di voltarsi e mostrargli il
suo
apprezzamento con un pollice alzato.
- Tu anche, ma
non ti abbandoniamo mica per strada! -
- Tutta invidia -
bofonchiò suo cugino.
- Di cosa? Della
tua abilità nei videogiochi? O del modo
scimmiesco in cui ti esprimi? - lo prese in giro lei. Io ridacchiai,
premendo le labbra contro il suo collo profumato.
- Piantatele, ci
sarebbe Mattia da far salire! - ci ricordò
Simone, che aveva appena fermato la macchina. Il fratello di Federica
si avvicinava rapido e con lui Veronica.
- Io vi saluto
soltanto, scappo a casa che devo prepararmi: questa sera
abbiamo gente a cena! - ironizzò Veronica, sventolando una
mano.
Indossava un cappotto nero, jeans a sigaretta e scarpe basse di tela. A
tracolla, una borsa di stoffa colorata.
- Chi? L'allegra
combriccola? -, Simone le resse il gioco.
- Proprio loro! -
- Allora
salutaceli! -
- E dì
a Martina di non esagerare con quel genere di
attività fisica, che le dà alla testa! - aggiunse
Walter,
che doveva per forza dire la sua.
- Stupido! Pensa
alla tua assenza di quel genere di attività
fisica - lo rimbeccò Veronica, poi ci salutò
ancora una
volta, allontanandosi.
- Vieni dietro
con me - sorrise Walter, spingendo in avanti il sedile accanto al mio.
Mattia
sospirò, poi, facendosi più piccolo possibile
salì in macchina e si accomodò alla bell'e
meglio,
sbuffando sonoramente.
- Che hai, Tia? -
gli domandò Federica, raddrizzandosi.
- Niente -
rispose lui, troppo bruscamente. Ci rendemmo conto che non
aveva voglia di parlare: insistere avrebbe solo peggiorato le cose.
- Ragazzi,
cinture allacciate! Si riparte! - esclamò Simone, alzando
nuovamente il volume, mentre le note di Calm
like a bomb ci
accompagnavano verso la palestra.
Non era una
squadra di Montenotte, ma di un paese non troppo lontano,
San Rocco d'Altomonte, la cui società era il Pgs Victoria.
Non
erano delle campionesse, ma nemmeno delle macchiette: occupavano un
discreto quarto posto.
- Ho voglia di
fare l'amore - bisbigliò Federica, il naso
premuto contro la mia guancia, le sue labbra che mi solleticavano le
orecchie.
- Fede! -
ridacchiai, baciandola.
In palestra
l'aria era soffocante, il riscaldamento acceso al massimo e
le persone sulle gradinate si stavano lentamente liberando da ogni
impiccio di lana, brontolando sottovoce.
Detestavo le
palestre afose: distoglievano la mia attenzione dal campo
di gioco. Soprattutto se Federica era inclusa nel pacchetto.
Nex e poche altre
mia compagne erano già arrivate e aspettavano
Giò chiacchierando in disparte. Ovviamente Francesca
saltellò nella nostra direzione; Olivia non era ancora
arrivata.
- Ehi Simo -
mormorò, per poi gettargli le braccia al collo e
baciarlo. Distolsi lo sguardo giusto in tempo per notare il sorrisetto
sulle labbra di Walter. Non avevo la minima intenzione di scoprire cosa
lui sapesse che a me era ignoto: cosa fa mio fratello sotto le coperte,
resta sotto le coperte. Diamine!
- Fede! Ma da
dove sbuchi?! - esclamò, abbracciando anche lei, mozzandole
il respiro.
- Mi fermo per le
vacanze di Pasqua - spiegò con voce roca a
causa della pressione a cui la stava sottoponendo la ferrea morsa di
Francesca.
- Quindi ora
posso rubarti Cris un momento, vero? -
- Prenditela
tutto il tempo che vuoi - rise Federica, mentre Walter
scoppiava a ridere davanti all'espressione offesa e sconvolta che avevo
messo su, le labbra esageratamente curvate verso il basso.
Sempre
sorridendo, la mia ragazza mi carezzò la punta del naso con
il polpastrello del dito indice.
- Bene, andiamo a
prepararci -
Nex mi
trascinò via, mentre gli altri cinque andavano ad
accomodarsi sulle gradinate, Davide sempre elettrico per l'attesa.
-
Dov'è il Victoria? - domandai alle altre ragazze, mentre ci
avviavamo agli spogliatoi.
- Penso siano nel
loro spogliatoio... sinceramente non le ho viste -
A parlare era
stata Diana, una delle migliori amiche di Olivia e nostro
migliore opposto. La sua bellezza era particolare: il naso non era
perfettamente dritto, la bocca leggermente curvata verso sinistra, ma i
riccioli rossicci, ora immobilizzati in una coda di cavallo, che le
incorniciavano gli zigomi alti e e gli occhi color cielo facevano
passare in secondo piano quelle asimmetrie.
- Giò
invece sta arrivando, mi ha mandato un messaggio dicendo
di cambiarci - sospirò Verena, spingendo con forza la porta
dello spogliatoio. Verena aveva un anno in più di me, anche
se
non lo dimostrava: non era troppo alta, ma compensava la
statura con
un'eccellente elevazione, degna di un canguro. Portava i capelli neri
corti, ora fermati a lato della fronte con una molletta rossa.
- Si muore di
caldo anche qua dentro! - brontolò Simona,
lanciando con poca grazia il suo borsone e sbottonandosi il cappotto.
Io mi rintanai in
un angolo come al solito, per poi svestirmi
rapidamente. Ero già sudata e non avevamo nemmeno fatto un
giro
di corsa.
- Vieni Cris,
sono sicura che in palestra fa meno caldo che in questa fornace! -
Simona mi
afferrò un gomito, trascinandomi fuori. I capelli
corti biondo scuro erano allontanati con una forcina dalla fronte, che
si era già asciugata un paio di volte con il dorso della
mano.
- Sono contenta
che tu abbia portato un po' di tifo, contro queste
stronze fa sempre comodo -
sentenziò, posando la sua bottiglia
d'acqua nella nostra metà campo.
- Immagino che
fra poco arriverà tutto il loro fan club -
ironizzai, indicando l'enorme striscione che sovrastava la gradinata.
Il Victoria era costantemente seguito da un gruppo di ragazzi
fracassoni, rumorosi, volgari, impertinenti e insopportabili. Erano un
gruppo eterogeneo di fidanzati, fratelli, amici o parenti vari delle
giocatrici e ovunque si trovassero non mancavano mai maracas, trombette, tamburi e
altri ameni oggetti atti a produrre rumori molesti.
- L'altra volta
Leila gli ha risposto per le rime, ricordi? -
ridacchiò Simona, io annuii sorridendo a mia volta. Leila
era il
soprannome di Angela, perchè assomigliava tremendamente alla
bella principessa di Guerre
Stellari.
-
Perchè pronunciate il mio nome invano? - domandò
la
diretta interessata, apparsa improvvisamente alle nostre spalle.
- Ehi! -
esclamai, abbracciandola.
- Stavamo
rievocando il tuo epico agone verbale con quei trogloditi
bavosi che si scarrozza dietro il Victoria - le spiegai e lei rise al
ricordo.
- Mi sembra il
minimo: dopo che me ne avevan dette di tutti i colori,
criticando ogni cosa riguardante la mia persona, dal soprannome alle
scarpe, due paroline erano d'obbligo -
- Non devi
giustificarti, noi ti supportiamo pienamente! Vai a
cambiarti che fra poco arriva Giò - la sollecitò
Simona,
a cui Angela indirizzò un saluto militare.
Ci raggiunsero
boccheggiando Diana e Verena, già accaldate.
- Datemi del
ghiaccio, subito -
Verena si
accasciò su una panca di legno, una mano sulla fronte,
mentre Diana le sventolava davanti al viso la carta
d'identità,
tentando di farle aria. Simona rise del loro tentativo vano.
Mi guardai
attorno, finchè individuai Fede e i quattro ragazzi.
Mattia era ancora giù di morale, gli occhi bassi, mentre
Walter
si mostrava insolitamente gentile e disponibile nei suoi confronti.
- Torno subito -
dissi, poi mi feci strada verso di loro. Mi sedetti
con un sospiro pesante accanto a Fede, che mi posò la testa
sulla spalla.
- Se mi avessi
detto che avrei dovuto fare la sauna, mi sarei
attrezzato - brontolò Walter, strattonando lo scollo della
sua
maglietta.
-
Perchè non sei giù? - mi chiese Federica,
sottovoce.
- Volevo stare
ancora un po' con te, prima che arrivi Giò - mormorai,
sorridendole.
All'improvviso da
una delle porte entrò urlando e suonando alcune trombe da
stadio un gruppo di ragazzi sulla ventina.
- Ecco quegli
imbecilli - ringhiai.
Sbraitavano come
delle scimmie in calore, sbracciando e infastidendo notevolmente i
presenti.
- Torno sotto,
cucciolina, mi spiace, ma non posso lasciarle là con quegli
animali -
- Certo, vai. Ci
vediamo dopo... in bocca al lupo! -
- Crepi! -
Corsi verso il
basso, rapida, fiancheggiando la mia squadra.
- E' arrivato lo
zoo - ringhiò Leila, appena tornata dagli
spogliatoi. Diana, Nex, Verena e Simona non poterono non annuire.
Presero
posto in prima fila sulle gradinate nella metà campo
del Victoria, rumoreggiando il più possibile.
Finalmente la
squadra avversaria uscì dallo spogliatoio e fu
accolta dal suo fan club con un frastuono a dir poco assordante.
Ringraziavo mentalmente le regole pallavolistiche che permettevano il
tifo, ma fino ad una certa soglia di rumore. Poi si veniva cacciati
dalla palestra.
In testa alle
ragazze vestite di rosso e bianco, c'era una ragazza che
conoscevo fin troppo bene: si chiamava Lucia, frequentava la classe di
Monica ed era cugina di primo grado di Valentina. La struttura ossea
del viso era molto simile a quella dell'odiata parente, ma Lucia aveva
movenze meno aggraziate e un'indole ancora più subdola. Si
scostò da una spalla la treccia bionda e la fermò
con
alcune mollette sulla nuca, applaudita dai bonobi della prima fila.
Alzai lo sguardo
verso le gradinate, incrociando quello di Federica, che mimò
l'atto di vomitare. Ridacchiai.
- Quella troia... -
ringhiò Simona, che non aveva mai mezze misura per niente e
nessuno. Anche Simona aveva i suoi buoni motivi per detestarla: un anno
prima, Lucia era stata assieme a suo fratello e nel mentre era passata
attraverso i letti di cinque o sei ragazzi. Simona l'aveva avvertito in
partenza, ma lui ne era rimasto comunque ferito.
- Altro che
centrale: l'unica posizione in cui sta bene è a
novanta
- borbottò Verena, che aveva avuto la sfortuna di
frequentare un corso di aggiornamento per arbitri assieme a lei.
Mentre Francesca
tirava fuori altri simpatici appellativi per Lucia,
arrivò Olivia trafelata. Diana corse verso di lei,
abbracciandola così forte da farla barcollare. Erano
migliori
amiche dai tempi dell'asilo.
Alzai lo sguardo
verso le gradinate e feci segno a Davide di scendere
rapidamente: Olivia, distratta da Dada, non pareva averlo notato. Lui
annuì e mi si affiancò in pochi secondi. Non
appena lei
si avvicinò, lui le rivolse un cenno.
- Davide! -
esclamò, lasciando cadere il borsone e saltandogli al collo.
Noi tutte ci
scostammo di alcuni passi verso sinistra, per lasciare
loro la giusta intimità. Tre file più in su,
Federica
ridacchiava.
Le feci segno con
la mano di scendere un momento, lei scosse la testa, imbarazzata.
- Dai! - dissi
limitandomi a muovere le labbra e incitandola ulteriormente con
un'autoritaria espressione facciale.
Lei fece una
smorfia, poi mio fratello la costrinse ad alzarsi, per
poi darle una botta sul sedere, guadagnandosi una mia occhiataccia
furente. Dopodiché, Simone tornò a dedicarsi a
Mattia, assieme al terzo
moschettiere.
Allungai una mano
per afferrare quella di Federica, per avvicinarla a me.
- Ciao -
mormorò timidamente.
- Ehi, bella! -
la abbracciò Simona, animata dal suo solito spirito
socievole.
- Eccoti! E' una
vita che sei sparita! - protestò Verena, abbracciandola a
sua volta.
- Non sono
propriamente sparita, è stata causa di forza maggiore - si
difese, sorridendo alle loro attenzioni.
Le mie compagne
di pallavolo conoscevano bene Federica, non solo
perchè era sempre venuta ad ogni nostra partita, ma anche
perchè un anno fa si era gentilmente offerta di frequentare
il
corso per
arbitri e aiutarci quando il nostro arbitro mancava e grazie al suo
carattere affabile e dolce aveva conquistato tutte quante. Anzi, tutti
quanti, compreso Giò, che spesso la consultava per schemi e
tattiche, come se fosse la massima esperta di pallavolo al mondo.
Però
Federica si divertiva e chi ero io per impedirglielo?
-
Perchè sta venendo qui?! - ringhiò Simona.
Seguimmo
il suo sguardo, che si perdeva dietro Olivia e Davide, ancora
appiccicati. Lucia si stava avvicinando ancheggiando tale quale la sua
cuginastra.
- Ciao ragazze! -
salutò sfoderando un sorriso falso come la Donazione
di Costantino.
- Ciao -
borbottammo, mostrandoci palesemente infastidite dalla sua presenza.
- Ero solo venuta
a salutare Federica: quanto tempo che non ti si vede
in giro! - esclamò, posandole una mano sulla spalla.
Repressi
a stento l'impulso di darle un pugno o quantomeno domandarle con poca
grazia di togliere quella zampa sudicia dalla mia ragazza.
- Ero a Roma -
rispose lei pacatamente, senza mostrarsi turbata o
infastidita: la diplomazia è sempre stata uno dei punti di
forza di
Federica, nonostante in alcune occasioni l'abbia messa decisamente da
parte.
- Com'era la
scuola laggiù? Ti sei trovata bene? - era disgustosamente
leziosa.
- Sì,
molto - mentì Federica con un gran sorriso.
- Mi auguro che
tu abbia conosciuto qualcuno - ammiccò Lucia,
maliziosa. Subito il mio sesto senso percepì che Lucia aveva
un
secondo fine e qualcosa non andava.
- No, nessuno. Io
non te lo chiedo nemmeno - replicò lei,
scagliando quella frecciatina con tono stucchevole. Lucia
incassò, ma non si fece indietro.
- Già,
mi è venuto in mente proprio ora: una ragazza
così carina non ha mai avuto un... accompagnatore? -
- Che cosa te lo
fa pensare? Pensa a quelli che accompagni tu nel retro dei locali, Bocca
di rosa
- replicai più acida che mai, incrociando le braccia.
- Questa
è pesante, Bocca
di rosa
- rise di gusto Simona.
- Simpatici i
tuoi avvocati - replicò Lucia. Questa volta il suo
tono di voce tradiva la rabbia per essere stata offesa in quel modo. Al
diavolo: se lo meritava. - Era una conversazione fra Federica e me, non
fra noi e i suoi mastini -
- Veramente sei
tu quella che è venuta a mettere il suo grugno dove non
avrebbe dovuto - la rimbeccò Angela.
- Siete solo un
branco di acide vecchie invidiose - ringhiò Lucia.
- Risparmiaci i
vittimismi, che ti riescono male. E non rompere -
- Io non prendo
ordini da una lesbica,
sia ben chiaro - così dicendo si voltò e
tornò
dalla sua squadra, che la osservava incuriosita. Mi sentivo ribollire
il sangue per la rabbia: ecco il suo secondo fine! Quella serpe
maledetta aveva avuto un piano preciso fin dall'inizio, si aspettava
che noi reagissimo così, che io
reagissi così! Avevo fatto esattamente il suo gioco e sapevo
che
non saremmo uscite di lì prima che lei l'avesse sbandierato
ai
quattro venti. Perchè sapeva. Era ovvio che sapeva.
- Dai Cris,
lasciala stare, è solo una montata - rise Simona,
dandomi una pacca sulla spalla. Io non replicai, ma cercai lo sguardo
di Federica, che sospirò silenziosamente.
- Spero per lei
che non si avvicini più - borbottai furiosa,
stringendo con forza la bottiglia di plastica che tenevo in mano,
finchè le punte delle dita sbiancarono.
- Stai tranquilla
- mormorò Federica, carezzandomi il polso e costringendomi a
mollare la presa.
Sentimmo la porta
d'ingresso sbattere e ci voltammo per veder entrare Giò
trafelato e rosso come un pomodoro.
- Scusate...
traffico.. sono uscito tardi dall'ufficio... riscaldatevi
- ansimò, lasciando cadere la borsa di pelle nera e il
pesante
cappotto grigio. Stavo per posare un bacio sulla guancia di Federica
prima che si allontanasse, poi repressi quell'impulso e mi bloccai a
mezz'aria, tirandomi indietro. Lei mi guardò quasi ferita.
- Fede... -
mormorai laconica, accennando con gli occhi all'altra
metà del campo. Non replicò, mi voltò
le spalle e
ritornò a sedersi accanto a suo fratello. Sospirando,
raggiunsi
le altre per iniziare a correre.
Concentrata per
metà sui miei piedi, sulle mie compagne di
squadra e sulla palla, e per metà sulle intenzioni di Lucia:
era
così che giocavo da ormai due set. Il terzo era appena
iniziato e
una volta vinto anche quello saremmo potute tornare a casa. Si era
creata una strana tensione, intensificatasi quando avevo attaccato con
forza su Lucia, che, sbagliando la ricezione, si era praticamente
presa il pallone in faccia. Mi aveva fissata con così tanto
odio, che nemmeno le mie scuse bastarono ad ammorbidire il suo sguardo
penetrante. Vedevo la tensione nei suoi muscoli, l'ira nei suoi occhi.
Era un'ottima giocatrice, con un attacco potente e mirato e si poteva
quasi palpare la rabbia che infondeva al suo gioco.
- Tutto bene? -
mi domandò Nex, posandomi una mano sulla spalla
e avvicinando le labbra al mio orecchio. L'allenatore dell'altra
squadra aveva appena chiamato un tempo, subito dopo che avevo murato un
attacco di Lucia, facendo rimbalzare la palla in mezzo al campo. Palla
che loro si erano limitate a guardare. Solo Lucia aveva tentato un
salvataggio in
extremis,
ma l'unica cosa che aveva ottenuto era un gomito sbucciato. Dopo di che
mi aveva rivolto uno sguardo che poteva significare una cosa sola.
- No,
finirà molto male, me lo sento - borbottai, cercando lo
sguardo di Federica, che però era china su Walter e gli
mormorava all'orecchio, le parole protette dalla sua mano posta a coppa
fra i loro visi.
- Come fa a
saperlo? - disse Nex a voce talmente bassa che faticai ad udirla.
- Valentina,
suppongo. Ma non penso che lo sappia di preciso, saranno illazioni, ma
ad ogni modo la situazioni non mi piace -
Nex stava per
aggiungere qualcos'altro prima che i trenta secondi
terminassero, quando la porta della palestra cigolò per poi
sbattere violentemente contro il muro in mattoni.
Sgranai gli
occhi: mia sorella era appena entrata come una furia,
avvolta in un cappotto rosso fuoco. Notai che Simone era stupito tanto
quanto me.
- E' tua sorella?
- mi chiese Carola, il nostro libero. Margherita non
si era mai fatta vedere ad una mia partita e alcune delle mie compagne
di squadra non l'avevano addirittura mai vista.
- Sì,
è Margherita - annuii, osservandola incuriosita.
L'arbitro
fischiò la fine del tempo e noi tornammo in campo. Mia
sorella aveva raggiunto Federica e l'aveva presa per un braccio,
trascinandola in una zona isolata sugli spalti. Sentii la bocca dello
stomaco restringersi e uno spiacevole sapore mi salì in gola.
Lucia non pareva
soddisfatta dell'entrata in scena di mia sorella. Per
quanto ne sapevo io, Lucia e Margherita si frequentavano
saltuariamente. Una lampadina mi si accese nel cervello: Margherita
sapeva qualcosa? Era lì come alleata di Lucia o come nostra
alleata?!
Non avevo molto
tempo per riflettere, il gioco continuava indifferente.
Battuta, ricezione, attacco, ricostruzione, attacco, difesa...
Cosa
stava succedendo?
Finalmente
la partita si concluse (con la nostra vittoria) e io
mi affrettai a rintanarmi gli spogliatoi, dove l'aria era sempre
più calda e irrespirabile, per rivestirmi. Nex mi raggiunse
di
corsa.
-
Perchè tua sorella è qui? - domandò
preoccupata.
- Non lo so e
qualcosa mi dice che non vorrei saperlo -
Presi il cappotto
e la spessa sciarpa dal gancio e, borsone, in spalla,
incitai Francesca a sbrigarsi perchè volevo togliere le
tende il
più rapidamente possibile. Qualunque cosa avesse in mente
Lucia,
ero intenzionata a dileguarmi prima che potesse accorgersene.
In palestra, i
ragazzi, Federica e mia sorella ci aspettavano al fondo delle
gradinate.
- Maggie, cosa
sta succedendo? - le domandai con tono neutro. Non
volevo nè accusarla nè lodarla, non sapevo ancora
come
stavano le cose.
- Cris, andiamo
via e basta - ringhiò lei, afferrandomi un
braccio. I capelli castani, di cui potevo chiaramente distinguere la
ricrescita bionda, erano stretti in una coda da cui cercavano di
liberarsi con tutte le loro forze. Due ciocche ondulate le
incorniciavano il viso.
-
Cos'è questa storia? - m'impuntai, arrabbiata.
- Per una volta
nella tua vita, taci e ascoltami! - s'inalberò Margherita,
trascinandomi verso l'uscita.
- Dove sono
quelle del Victoria? - le mormorai all'orecchio, aggrappandomi alla sua
spalla.
- Alcune sono
fuori... ma noi dobbiamo andare alla macchina e tornare a casa -
Uscimmo nel
gelido spiazzo esterno. Trattenni il respiro
per alcuni secondi: lo sbalzo termico mi fece girare la testa.
- Margherita,
cara! - l'apostrofò Lucia, avvicinandosi a noi.
- Piantala con la
sceneggiata. Ce ne stiamo andando -, Margherita si parò di
fronte a me, come a volermi fare da scudo.
- Da quando hai
cambiato... sponda?
- ghignò Lucia, accompagnata da un coro di risatine
sommesse.
Dietro di lei stavano in piedi cinque o sei compagne di squadra.
- Che succede? -
domandò Simona, aggrottando la fronte. Era
appena uscita dalla palestra, seguita da Verena, Olivia, Angela e
Diana.
- Sei solo
un'immatura - tagliò corto mia sorella, rivolta alla cugina
di Valentina.
Passai un braccio
attorno alle spalle di mia sorella e poi tentai di
allontanarla. Volevo davvero salire in macchina e andarmene. Nostro
fratello si era già avviato alla monovolume, accanto alla
quale
notai che Margherita aveva parcheggiato il nostro scooter.
- E' una storia
lunga, molto lunga. Ad ogni modo, mia cugina ti manda i più
cari saluti, Maria Cristina -
- Bene,
ringraziala - replicai.
- Piantala di
infastidirci e tornatene alle tue promiscue attività -
l'attaccò Angela.
- Già,
Bocca
di rosa,
lasciale stare - insistette Simona.
Sul volto di
Lucia si susseguirono rapide alcune emozioni: odio,
disgusto, sorpresa, soddisfazione. E l'ultima non mi piaceva per nulla.
- Te ne vai
già? -
- Non ho
intenzione di stare a guardare il tuo brutto muso un secondo di
più -
- Ecco, da brava,
vai dalla tua ragazza, che magari poi si lamenta delle poche attenzioni
che le concedi -
- Piantala di
insultare persone che nemmeno conosci! Ha una ragazza?
Bene, sarei solo contenta per lei! - proclamò Simona,
furibonda.
- Saresti
contenta di sapere che una tua amica è lesbica e non ha
nemmeno avuto il coraggio di dirtelo? - sollevò il
sopracciglio
destro assumendo un'espressione interrogativa fin troppo eloquente.
Federica era
arrossita talmente tanto da fare pendant
con il colore della sua sciarpa. La sua reazione non lasciava spazio a
molti dubbi. Cercai il suo sguardo per un momento, volevo capire cosa
provava, cosa pensava...
- Che cazzo me ne
frega di cosa fai lei! E non dovrebbe fregare nemmeno
a te - intervenne Angela, alzando la voce, senza lasciarmi il tempo di
replicare. Olivia, Diana e Verena si
astenevano dalla discussione e si limitavano ad osservare, anche se
ciò che leggevo nei loro occhi non mi piaceva.
- Io non so chi
tu sia, ma senz'altro sei di uno squallore impressionante - intervenne
Walter.
- Diciamo che
Valentina, mia cugina, ci teneva che lo sapeste, giusto
per correttezza: la vostra capitana se la fa da un bel pezzo con quella
sua amichetta lì -, indicò con un certo disprezzo
Federica, che, dal canto suo, tentava di rimpicciolire per non farsi
notare.
- Ah
sì... Valentina: la carta velina è più
consistente del suo spessore morale - commentò acido Davide,
che
poco tempo prima aveva avuto un diverbio con lei.
Di quel momento
mi si impresse nella mente un solo dettaglio, come una
fotografia: lo sguardo penetrante e disgustato che mi lanciò
Olivia. Mi attraversò la pelle, provocandomi i brividi.
- Bene, ora sarai
contenta. Puoi andartene a fanculo soddisfatta! E
salutami tanto la tua cara cugina: dille che non vedo l'ora di vederla
per scambiarci due parole - ringhiai, puntandole contro un dito. Lei
scrollò le spalle, sogghignando, e si allontanò
ben
felice di avermi rovinato la giornata.
- Mari... -, Nex
tentò di posarmi una mano sulla spalla, ma la scansai. Non
ero in vena.
- Io l'avevo
detto che dovevamo andarcene - borbottò Margherita,
mettendosi le mani in tasca.
- Non... non puoi
andartene così. Ci devi una spiegazione! -
protestò Verena.
- Ma saranno
fatti suoi! - s'intromise Simona, accorata.
- No, Simona, mi
sembra corretto verso la squadra: sì, sono
omosessuale e, sì, la mia ragazza è Federica -
ammisi
senza problemi. Era una questione di trasparenza e di
onestà:
non volevo che nascessero voci assurde alle mie spalle, meglio chiarire
preventivamente ogni cosa.
- Grazie per la
confessione - sibilò Diana.
- Cris, andiamo -
era Davide, che osservava preoccupato Olivia. Nemmeno a me piaceva per
nulla la sua espressione.
Mio fratello
salì in macchina, seguito dagli altri due: non avevano
intenzione di assistere a quello squallido teatrino.
- Sentite, non so
cosa dirvi e non mi sembra nè il luogo
nè il momento per discuterne. Ci tengo solo a dirvi che non
è una mancanza di fiducia, ma è una cosa che si
chiama riservatezza -
- Tranquilla
Cris, non devi giustificarti. Almeno non con me - Angela
scoccò un'occhiata obliqua a Verena, Diana e Olivia.
- Allora ci
vediamo lunedì prossimo... -
- Certo, buona
settimana! Ciao Fede! - salutò gioviale come al
solito Simona, per poi dirigersi verso la sua macchina. Strinsi la mano
alla mia compagna e non potei non notare i suoi occhi tristi.
Davide si
avvicinò ad Olivia, mentre noi salivamo in macchina e
Margherita si allacciava il casco. Si scambiarono alcune rapide battute
e un bacio veloce, teso. Poi lui ci raggiunse.
- Maggie, fai
attenzione a tornare giù - la redarguì Simone,
lei annuì, mettendo in moto.
- Che razza di stronza! - esclamò
Davide, sbattendo un pugno
contro al sedile. Sedeva accanto a me sul sedile posteriore. Walter si
era nuovamente esiliato sul fondo della monovolume assieme a Mattia. Il
posto d'onore in prima fila era ora riservato a Francesca.
- Valentina
è quella della vostra classe, vero? La star? - domandò
Mattia, che non aveva l'onore di conoscerla personalmente.
-
Sfortunatamente... - mormorò Federica, poggiando il capo
contro la mia spalla. La cinsi con un braccio, per poi posarle un bacio
sulla fronte. Non era stato poi così traumatico, anche se
dovevo
assolutamente parlare con Olivia e le altre.
- Aspetta che la
incontri! La chiudo nel primo cassonetto
dell'immondizia che vedo - sentenziò Davide, che ancora
ribolliva di rabbia. Probabilmente si era contenuto perchè
sapeva che avrei protestato: era una questione che non lo riguardava
direttamente.
- Per domani
sera... non cambia nulla, vero? - domandò Federica rivolta a
Davide.
Domani, il primo
aprile, avrebbe compiuto diciott'anni e aveva
organizzato una stupenda festa di cui mi ero quasi scordata a causa dei
precipitosi avvenimenti degli ultimi tempi.
- Certo che no,
però mi scoccia dover litigare con Olivia -
disse, poi si chiuse nel suo silenzio. Evidentemente non aveva molta
voglia di discuterne in quel momento.
Entrati in casa,
dopo aver lasciato Davide al suo appartamento, Walter
e Mattia si appartarono in cucina per preparare una cioccolata
calda,
Simone
intratteneva Francesca nella sua stanza, mentre Margherita mi aveva
seguita al piano di sopra.
- Mi dispiace -
disse, appoggiata alla parete. Federica si era tolta le scarpe e si era
seduta sul mio letto.
- E di cosa? -
scrollai le spalle, avvicinandomi a lei.
- Per Lucia... e
Valentina... Sono due stupide, due complete cretine!
Non avevano nessun diritto... - la smorfia di mia sorella esprimeva
impotenza a disprezzo.
- Maggie, qual
è il tuo ruolo in questa storia? - le domandai con tatto.
Dovevo assolutamente saperlo.
- Io sapevo che
Valentina aveva, per così dire, affidato
a Lucia l'incarico di insinuare nelle tue compagne di squadra il
sospetto
che tu fossi lesbica, un po' come fa lei nella vostra classe.
Però Lucia non è come sua cugina: è
più
diretta, più sadica, se possibile. Sapevo che sarebbe finita
male questa storia... -
Non sapevo cosa
dirle, ma era chiaro che si sentiva in colpa.
L'abbracciai con forza. La sentii sussultare e il suo respiro
s'interruppe per alcuni istanti, poi ricambiò l'abbraccio.
Ma fu
solo un attimo. Si divincolò e disse che non era il caso,
che
non voleva essere compatita nè ringraziata. Poi scese di
corsa
le scale.
Sospirai,
sedendomi accanto a Federica. Mi coricai, poggiando il capo sulle sue
cosce.
- Come dovrei
comportarmi con lei? - domandai, premendo il naso contro
il ventre di Federica, che mi stava sciogliendo i capelli.
- E' come un
animaletto selvatico e, come ti dicevo già prima, sta molto
male per qualcosa... -
Baciai la stoffa
della sua maglia, posando una mano contro la sua schiena. Federica
continuò a carezzarmi i capelli.
- Maialina, puzzi
- mi disse gentilmente.
- Bene,
vorrà dire che la doccia la farò da sola -
stabilii, rialzandomi e levandomi la divisa. Rimasi in reggiseno e
pantaloncini di fronte a lei, che avvampò.
- No, voglio
venire anch'io - pigolò, stringendosi alla mia vita e
sbattendo le lunghe ciglia castane.
- Allora
spogliati - mormorai io, sfiorandole la pelle diafana con le labbra.
-
Però... -
- Cosa?
Però, cosa? -
- Non voglio
ancora fare l'amore - sussurrò.
- Non ho parlato
di fare l'amore, sporcacciona che non sei altro!
Sempre a pensare male! Volevo solo fare una doccia con te, senza
implicazioni erotiche - risi, premendo il naso fra i suoi morbidi
riccioli. Lei non potè trattanere una risata a sua volta.
- Togliti i
pantaloncini - mi svestì rapida, per poi eseguire la
medesima operazione su se stessa, mentre io mi adoperavo accendendo la
stufa elettrica e prendendo gli asciugamani.
- Bagno o doccia?
-
- Bagno - decise
lei, aprendo l'acqua nella spaziosa vasca bianca. La
strinsi delicatamente. Nonostante fossimo nude e premute l'una contro
l'altra, in quel momento non provai alcuna sorta d'eccitazione:
l'atmosfera aveva raggiunto davvero quel massimo di innocenza tale che
impediva di provare attrazione sessuale.
Mi sedetti sul
bordo della vasca, lei accanto a me, mentre attendevamo che l'acqua
raggiungesse un livello accettabile.
- Mi sei mancata,
sai? - mormorò, stringendomi una mano fra le sue.
- Anche tu,
piccolina, tantissimo. E non ti chiederò mai scusa
abbastanza per come mi sono comportata -, appoggiai il mio naso contro
la sua tempia, chiudendo gli occhi.
- No, Mari,
davvero... -
La zittii,
posandole con delicatezza una mano sulla bocca e portandomi
davanti a lei. Mi ingonocchiai ai suoi piedi, posando il mento sul suo
ginocchio.
- Lasciami
chiedere scusa. Ho bisogno di chiederti scusa... Ascoltami
bene, in queste due settimane non ho intenzione di lasciarti per un
solo istante: devo assolutamente riscattarmi, non voglio che tu... che
tu pensi certe
cose
di me. Anche se me la sono cercata -
-
Sì, te la sei cercata... - sospirò lei,
abbassando gli occhi.
Strinsi le sue
gambe e poggiai il capo sulle sue cosce, chiudendo gli
occhi. Lei si chinò su di me, fino a posare le labbra fra i
miei
capelli. Restammo immobili, strette l'una all'altra in quella scomoda
posizione, finchè ci fu acqua sufficiente per entrambe.
Federica
ruotò di centottanta gradi e, lentamente, immerse i piedi
fra la
schiuma, sotto la quale si celava l'acqua calda. Sussultò.
Mi sedetti
accanto a lei, imitando la sua posizione e il suo ingresso
nel liquido. Però proseguii la discesa, finchè le
mie
natiche si posarono sul fondo della vasca. La incitai a raggiungermi.
Si sedette dietro
di me, abbracciandomi con forza.
- Piccola cozza,
ti amo - le dissi, carezzandole le braccia. Lei emise
una sorta di miagolio e sfregò il naso contro la mia
schiena.
Risi genuinamente.
Sporsi il capo
all'indietro, reclinandolo, per poterla baciare. Lei sorrise e
spostò una mano dalla pancia al mio seno.
- Non si era...
detto... niente... - riuscii a bofonchiare fra un bacio e l'altro.
- Voglio solo
stuzzicarti, così ti riscaldi per sta notte -
sogghignò lei maliziosa.
Mi finsi
indignata, voltandomi verso di lei, che però mi
placcò, facendomi scivolare dalla parte opposta. Ci
ritrovammo
coricate l'una accanto all'altra, i nostri corpi avvinghiati, le nostre
femminilità si sfioravano. Rabbrividii nonostante il calore.
- Io ti ho
già perdonata, Mari. Però non voglio che tu
pensi di potermi trattare di nuovo così: solo
perchè son
tornata non significa che puoi prendermi ancora in giro. Questo deve
essere trasparente come l'acqua -
- Sì,
Fede... è per questo che sento di doverti dare di nuovo
prova della mia sincerità -
Lei
sospirò e mi baciò il capo che avevo incastrato
fra
il suo collo e la spalla. Le sfiorai il ventre con la punta delle dita,
contemporaneamente adagiai le labbra dietro al suo orecchio.
Sentivo la sua
pelle fremere, mentre i miei polpastrelli lambivano il
ventre pochi immerso di pochi centimetri. Scivolai lentamente verso il
basso, fermandomi appena sopra il suo inguine. Solo allora staccai le
labbra dal suo collo per cercare le sue labbra.
Senza esitazione
mi circondò il collo con le braccia,
intensificando quel semplice bacio, mentre io la carezzavo con una
delicatezza tale che non l'avrebbe mai soddisfatta.
*
- Non ritengo
necessaria tutta questa scenata - disse con tono piatto
Davide, incrociando le braccia, chiaro segno di presa di distanza.
Erano a casa sua,
da soli: i genitori erano usciti con alcuni amici e
sua sorella probabilmente era con altre amiche. Sedevano al tavolo
della cucina, l'uno di fronte all'altra, mentre il grasso persiano
bianco del ragazzo dormiva acciambellato fra loro due, indifferente
alla discussione in corso. Olivia tamburellava le dita della mano
sinistra sul piano di vetro del tavolo, la schiena rigidamente dritta.
- Anch'io
ritenevo molte cose,
Davide. Ora spiegami perchè non dovrei essere furiosa! -
- Olivia, ti
prego, ragiona: quale problema ti causa?! Siete state amiche per...
quanto? Cinque anni? -
- Sei! Mi sono
cambiata davanti a lei per sei anni! E abbiamo anche
fatto la doccia assieme una volta! -, Olivia sbattè con
forza il
palmo della mano sul tavolo, facendo sobbalzare il gatto.
- Ti ha mai fatto
proposte esplicite? Ti ha mai... molestata o cose
simili?! Allora non vedo perchè tu debba farne una questione
di
stato -
Davide era
confuso e frustrato: un conto era dover replicare a quella
spocchiosa Valentina o alla perfida cugina, un conto era doverla
proteggere dalle sue amiche.
- Porca
puttana,
Davide! Come
fai a non capire?! Mi sono spogliata davanti a lei! E' come se... come
se ci fosse stato un ragazzo negli spogliatoi! Come cazzo faccio a fidarmi?! -
- Non pensi
minimamente che magari anche lei si sentiva in imbarazzo nello
spogliatoio? -
- Lei
sarà solo stata felice! Accesso illimitato a ragazze nude,
okay?! -
Davide si
alzò in piedi, furibondo. Conosceva Maria Cristina e
non sopportava che la sua ragazza osasse accusarla (ingiustamente) per
il puro gusto di farlo.
- Olivia,
smettila immediatamente: è una mia amica, anzi,
è la mia migliore amica, quindi non ti permetto di parlare
così. Ora basta! Se hai qualcosa contro di lei ne vai a
parlare
direttamente con Mari, altrimenti taci e la smetti di sparare stronzate gratuite! -
s'infervorò Davide, facendo il giro del tavolo per portarsi
accanto a lei.
- Non ho
intenzione di rivolgerle la parola, nè ora, nè
al prossimo allenamento, nè fra sei mesi, chiaro? Per me
è un'amicizia morta e sepolta. Per il resto è
tutto
uguale... -
Olivia gli
afferrò una mano alzandosi in piedi e cercò di
baciarlo, ma lui la respinse.
- Si
può sapere che cazzo ti prende ora? -
alzò la voce, seccata.
- Mi prende che
non mi va di stare con te dopo tutto quello che hai detto. Ho bisogno
di riflettere -
Olivia rimase un
attimo spiazzata, ma si riprese rapidamente.
- Davide, io ti
voglio bene e lo sai, mi conosci. E' solo che sono
molto... arrabbiata, perchè una mia amica mi ha mentito per
anni. E l'idea che sia... gay non mi va giù
-
- Se ci tieni a
stare con me ti conviene controllarti - l'avvertì Davide,
osservandole attentamente gli occhi castani.
- Prometto -
mormorò lei, sporgendosi per posare le sue labbra sulle sue.
*
- Sbrigati,
sbrigati! Sei sempre l'ultima! - esclamò Federica,
una mano sulla maniglia della porta e un piede già fuori
casa.
- Aspettami! Devo
solo allacciarmi le scarpe! - ululai dal piano di
sopra, afferrando le converse e cercando di indossarle senza smettere
di correre, operazione che si rivelò alquanto ostica.
Dopo il bagno ci
eravamo rassettate e vestite per andare a casa di
Elena e Veronica, che si erano gentilmente offerte di ospitare
un'intima festa per Federica.
Vestirmi non mi
aveva sottratto molto tempo: un semplice paio di jeans
blu scuro, una maglietta rossa decorata sul davanti dalla simpatica
stampa di un serio Snoopy nei panni di Joe Cool, appoggiato con nonchalance alla sua cuccia, una
felpa di cui ero particolarmente orgogliosa che proclamava "Ash nazg
durbatulûk, ash nazg gimbatul, ash nazg
thrakatulûk, agh burzum-ishi krimpatul"
ovvero la celebre frase nel Linguaggio
nero
di Mordor che corrisponde a
"un anello per domarli, un anello per trovarli, un anello per ghermirli
e nel buio incatenarli". La vera perdita di tempo era stata a causa dei
capelli: avevo impiegato più di venti minuti per asciugarli
e
dar loro una forma decente! Nel frattempo Federica aveva indossato un
paio di jeans chiari, scarpe di tela ocra e una camicetta rosa pallido,
ulteriormente protetta dal freddo con un golfino bianco.
Afferrai al volo
sciarpa e guanti, poi uscimmo.
Mio fratello
doveva essere là da almeno un'ora, così come
Walter e Mattia.
Strinsi la mano
di Federica, intrecciando le mie dita con le sue e appoggiando la mia
spalla contro la sua sorridendole.
- Sei sempre la
solita lumaca - sussurrò lei, baciandomi l'orecchio con
trasporto.
Ci punzecchiammo
per tutto il tragitto, circa venti minuti a piedi,
anche mentre Federica si annunciava al citofono le pizzicavo i fianchi,
causandole alcune risatine isteriche.
- Sei ubriaca? -
domandò Veronica, mentre la porta si apriva.
- No -
sghignazzò Fede - E' quella stupida di Mari -
Salimmo le scale
quasi di corsa, lei alcuni gradini avanti a me, ed io con un dito
infilato nel passante dei suoi jeans.
- Eccoti! -
Veronica ci
aspettava sulla soglia: indossava anche lei un paio di
jeans con una morbida maglietta arancione decorata da grandi fiori. I
lunghi capelli dorati erano tutti spostati su una spalla.
Le due sorelle si
abbracciarono e Veronica le stampò due grossi baci, uno per
guancia, prima di lasciarla andare.
- Sei un'emerita
testa di rapa... però ti voglio bene e sono
contenta che tu sia qui - sorrise Veronica, posandole una mano sui
capelli. Federica sorrise.
- Guarda chi
c'è! Vieni qua piccola! - esclamò Elena,
andando ad abbracciare Federica con un tale vigore da toglierle il
respiro. Anche Elena la baciò su ogni guancia.
- Non sai quanto
hai fatto preoccupare tua sorella! -
- Lo so... mi
è stato ampiamente riferito - mormorò con
tono di scuse. Elena rise, posandole un braccio attorno alle spalle.
- Bene, in cucina
ci sono i tre moschettieri e per cena saremo solo
noi. Più tardi arriveranno anche Nex, Bianca, Andrea... e
poi...
aiutami a ricordare, Le'... -
- Michele e
Martina -
- Ecco
sì, loro due - annuì Veronica.
- Povera Mari, a
lei nemmeno un saluto? - sorrise Elena, accorgendosi solo in quel
momento che ero stata praticamente ignorata.
- Tranquille, era
sottinteso -
- Taci - disse
Veronica, abbracciandomi affettuosamente, mentre Elena
mi dava una pacca sulla schiena di cui avrei volentieri fatto a meno.
Raggiungemmo i
tre ragazzi in cucina: Mattia pareva aver recuperato il
buon umore, anche se non ne ero del tutto sicura. Ad ogni modo, gli
altri due erano piuttosto allegri e già si stavano
provocando in
vista del grande torneo che si sarebbe tenuto più tardi.
Cercai nuovamente
il passante dei jeans di Fede per arpionarla con l'indice mentre ci
appoggiavamo al bancone.
- Ci hanno
raccontato della partita... - iniziò cauta Elena,
sfregandosi i già spettinati capelli scuri, non del tutto
certa
che fossimo bendisposte verso l'argomento. Ci eravamo sistemati tutti
in cucina: le padrone di casa appoggiate al muro, l'una accanto
all'altra, mio fratello e Walter seduti al tavolo che ancora non era
stato apparecchiato e, approfittando di ciò, Mattia ci si
era
seduto sopra.
- Diciamo che
è stata una sgradita sorpresa - sbuffai.
- Sai cosa mi fa
rabbia? - ringhiò Federica, togliendosi le
scarpe con un calcio per poi balzare con grazia sul bancone e sedercisi
sopra a gambe incrociate (evidentemente era una mania di famiglia) -
Lo sguardo che ci hanno rivolto alcune delle sue compagne,
che
fino a qualche ora prima mi avevano abbracciata e "Fede, quanto ci sei
mancata!" e altre smancerie -
- Ho parlato poco
fa con Francesca e posso dirvi che sono delle
ipocriti disgustose. Specialmente Verena, Diana e Olivia. Le altre sono
rimaste piuttosto indifferenti, in senso positivo, alla faccenda, ma
loro tre sembrano averti eletta Persona
disgustosa dell'anno -
- Stronze - dissi a denti stretti,
mentre Federica mi carezzava i capelli con una mano.
- Fra l'altro,
Davide sta litigando proprio ora con Olivia - disse Walter,
controllando l'orologio appeso in cucina.
- Te l'ha detto
lui? - gli chiesi alzando un sopracciglio.
- Ha solo detto
che Olivia avrebbe cenato a casa sua, ma mi ci gioco le
mutande che stanno litigando. Davide era furioso in macchina -
spiegò Walter, mentre Mattia annuiva a sostegno delle parole
del
cugino.
- Tu, invece,
tutto bene? - gli chiesi. Non ci eravamo mai fatti
problemi a discutere di questioni personali fra di noi: eravamo come
una famiglia allargata e tutti discutevano di tutto con tutti, era
normale.
- Sì,
ora meglio. Solo sciocchezze -
- Questioni di
cuore - bisbigliò Walter facendo la faccia
annoiata, meritandosi uno scappellotto sulla nuca da parte del diretto
interessato.
- Non posso
esprimere a parole quanto ti detesti - sbuffò
Mattia, fulminandolo con lo sguardo. L'unica eccezione a quel "tutto"
di cui eravamo soliti discutere era la vita amorosa di Mattia: non
esiste persona sulla Terra più riservata di lui.
- Ti prego, non
fare una scenata da checca isterica - lo prese
bonariamente in giro Walter, attività a cui
dedicava la maggior parte del suo tempo.
- Non ti conviene
fare queste battute da maschio etero e virile,
perchè sei in netta minoranza - gli fece notare Mattia,
sorridendo compiaciuto.
- Touchè -
- Bene, ora voi
piccoli Mantovani scendete dai miei mobili
perchè devo scaldare le tartine e preparare la tavola -
stabilì Elena, invitando cortesemente i due fratelli
beatamente
appollaiati là sopra a togliersi dai piedi.
- Fuori dalla mia
cucina, tutti quanti -
Elena ci
scacciò minacciandoci con un tagliere, poi
indossò un grembiule da cucina molto natalizio e, di
conseguenza, parecchio fuori stagione. Mi guardai bene dal farglielo
notare.
- La regina dei
fornelli ha preso possesso del suo regno - disse
Veronica, lasciandosi morbidamente cadere sulla poltrona cerulea. Io mi
sedetti accanto a Fede, accoccolandomi contro di lei, Simone si sedette
accanto a noi, mentre Walter e Mattia dividevano l'altro piccolo
divano, senza smettere di infastidirsi nemmeno per riprendere fiato.
- Hai intenzione
di affrontarle? - mi chiese Veronica, che, lasciate
cadere le ciabatte, aveva raccolto le gambe e si era sistemata con i
piedi sotto al sedere.
- Sinceramente
non ne avrei alcuna voglia: insomma, sono state loro a
farne una questione personale e se mi odiano o mi detestano o tante
altre cose carine di certo non me ne frega niente. D'altro canto, mi
piacerebbe proprio mandare a quel paese quelle facce
di merda.
Fanno
tanto le amiche, ma appena vengono a sapere che sei lesbica diventi
un'infima e disgustosa bugiarda -
- Conosco bene
quella sensazioni - sospirò Veronica, abbassando gli occhi.
- Io me ne
andrò da questo covo di borghesi perbenisti, potete giurarci
- annuì con forza Mattia.
- Andrai a Checcaville? - ironizzò
Walter, mentre Veronica tentava di trattenere le risate.
- Fottiti -
- Su Walter, non
attaccarlo, è troppo in minoranza sta sera e
non c'è quasi gusto - intervenne Federica. Suo fratello la
osservò dubbioso, io credevo di aver capito l'allusione.
- Oddio, tua
sorella ha ragione, sei l'unico in questa casa a cui piace... -
- Okay, okay!
Grazie, ho capito! - scoppiò a ridere Mattia.
- Vero, muovi il
culo, il tavolo non si prepara da solo! -
esclamò Elena dalla cucina. Sembrava irritata. Veronica
aggrottò le sopracciglia, poi la raggiunse nell'altra stanza.
- Che ha? -
domandò Walter sottovoce, indicando la cucina.
- Si chiama
astinenza - annuì Fede altrettanto sottovoce. Soffocai una
risata.
- Che vuoi dire?
- indagò Mattia.
- Sono certa che
è almeno una settimana che non vanno a letto assieme -
- Ma se io oggi
sono salita su e le ho interrotte mentre... insomma, le ho tirate a
forza fuori dal letto! -
- Certo, ma
ciò non toglie che sia una settimana almeno che non
fanno l'amore e oggi danno sfogo a tutto ciò che hanno
represso
-
- E da cosa lo
deduci? - domandò Simone, quasi scettico.
- Zitti -
Tutti noi
ammutolimmo e potemmo udire chiaramente un gemito soffocato di
Veronica.
- Okay, ehm... -
tossicchiò Mattia, imbarazzato.
- Non sei
più acuta di noi, hai solo un udito più fino -
Scoppiammo a
ridere e quasi non sentimmo il citofono. Ci voltammo verso
la porta chiuse della cucina, poi verso la porta d'ingresso, infine ci
fissammo.
- Bene, vado io -
disse Federica, alzandosi. Veronica fu più
lesta: uscì dalla cucina e si lanciò sulla
cornetta del
citofono con il respiro affannoso. Francesca era arrivata in anticipo.
- Io... io torno
di là. E' quasi pronto - disse Veronica, per poi sparire
rapidamente in cucina.
- Oh
sì: astinenza - ridacchiò Walter. Simone si era
alzato e attendeva sulla soglia la sua dolce metà, che non
impiegò troppo tempo a salire le scale.
- Come mai
già qui? - le domandai, mentre era ancora avvinghiata
a mio fratello. Rispose solo qualche istante più tardi.
- Ho finito prima
del previsto e non mi sono fatta problemi ad arrivare subito - sorrise.
- Noi dobbiamo
ancora mangiare... -
- Tranquilli, io
sono già sazia: mi limiterò a guardarvi -
Si sedettero
accanto a Fede e me, stringendosi parecchio perchè
il divano era progettato per ospitare comodamente due persone e
già tre erano un tantino strette.
Walter
sobbalzò improvvisamente udendo la suoneria del suo
cellulare. Impiegò alcuni secondi per estrarlo dalla tasca
dei
jeans e poi corrugò le sopracciglia leggendo il nome sul
display.
- Ehi
Jason! What's going on?!
- esclamò Walter, rispondendo al telefono. Jason, se la
memoria
non mi tradiva, era uno dei suoi cugini inglesi di primo grado, figlio
della sorella di Lilith e
tutt'ora residente in Inghilterra. Tutti i parenti di Walter dalla
parte della madre risiedevano in Inghilterra.
- Yes,
everything's fine! What about grandma?... Yes, i know! -
Gli rivolgemmo
uno sguardo interrogativo, lui scrollò le spalle.
- Okay,
i assume you aren't calling me and spending a lot of money just to talk
about family! Isn't it?... Yes, i see... -
Rimase in
silenzio alcuni istanti, noi lo osservavamo curiosi di
conoscere il motivo della telefonata. Non che Walter non frequentasse i
suoi cugini: d'estate restava lassù almeno due mesi e
durante
l'anno si sentivano spesso via mail o chat, oppure di persona durante
le vacanze. Io avevo avuto modo di incontrarli due volte e in entrambi
i casi erano stati loro a venire in Italia. Una delle due volte avevamo
persino ospitato la nonna di Walter, Wendy.
- Oh,
that's great! That's... amazing! -, Walter pareva
entusiasta.
- Are
you sure that it won't be a problem for aunt Violet?... Yes, i know
that oncle Sam... No, ok, it doesn't matter... Yes... -
- Sta diventando
una questione più ampia se tirano in ballo gli
zii - disse Mattia, curioso come noi di sapere cosa stava succedendo.
- Oh my
God! Everybody?! Are you
kidding me?... Who's Daisy?!... Oh! Yes, Fred, yes, i remember! I'm
sorry
but... you know, Anne and mum... Ok, i'll do it!... For sure! -
Walter
sillabò a nostro favore "battesimo con tutta la famiglia
e siete invitati anche voi". Simone sgranò gli occhi.
- Scherzi?! -
Di solito in
Inghilterra erano invitati solamente i Mantovani, essendo
i cugini primi di Walter, eppure questa volta anche noi Volpe eravamo
inclusi nel pacchetto.
- Hush!...
No, not to you!... Yes, they are here! Sì, Jason vi
saluta tanto,
and obviously they return. Okay, now i really have to go, we're at
Veronica's flat and... Yes, a dinner all togheter! We can hear each
other tomorrow, ok? -
- Salutacelo -
disse Mattia.
- Ok,
hear you! Oh, and give regards to everybody!... Yes, it's obvious. Bye! -
Staccò
il telefono poi sorrise.
- Vero!
Piantatela di fare porcheria in cucina perchè gradirei
mangiare! E poi devo parlarvi! - esclamò Walter, facendo
scoppiare a ridere Francesca e Federica.
- Che rompicoglioni che sei! -
sbuffò Elena - Razza di ingordi ingrati, è pronta
la cena -
Ci affollammo
attorno al piccolo tavolo, riempito da piatti di tartine di ogni
genere.
- Tutto qui? - si
lamentò Walter, facendo il difficile.
- Ce ne sono
ancora due teglie, porco -
- Brava Elena, ti
voglio tanto bene - disse con tono da ruffiano per poi avventarsi sui
piatti.
Prima di
annunciare ad alta voce il movente della telefonata, i nostri
stomaci dovettero essere riempiti almeno per metà. Federica
se
ne stava tranquilla, non aveva toccato nemmeno dieci tartine, ma non
sembrava stare male. Era solo silenziosa.
Le baciai una
guancia e quando lei si voltò le rivolsi
un'occhiata interrogativa. Lei sorrise e mi baciò,
passandomi un
braccio attorno al collo.
- Eccovi la
notizia del momento: sono diventato zio per la seconda
volta! - esclamò Walter entusiasta, allargando le braccia.
- Fantastico!
Maschio o femmina? -
- Femmina, si
chiama Phoebe. Penso che Peter abbia già telefonato a mia
madre - spiegò Walter.
- Aspetta, ma tu
hai un fratello? Pensavo fossi figlio unico... - domandò
Nex, confusa.
- No, ho una
sorellastra, Hope, che mia madre ha avuto durante
l'adolescenza da un qualche compagno di liceo di cui non ricordo
nemmeno il nome e che, comunque, è morto di overdose almeno
vent'anni fa. Hope ha ventisette anni e ha già un figlio di
due,
Jack. Peter è suo marito - disse a favore di Francesca, che
non
era a conoscenza della storia.
- E hanno
già organizzato il battesimo?! - rise Mattia.
- Sì,
perchè prenoteranno i biglietti aerei per noi: vogliono
anche voi Volpe, non so per quale motivo -
-
Perchè noi siamo più simpatici e belli dei
Mantovani - sentenziò mio fratello, dandosi delle arie.
- Il battesimo
sarà quindi in estate? -
- Sì,
supponevano a fine agosto o all'inizio di settembre -
- Bene, un po'
d'aria inglese ci gioverà senz'altro! -
esultò Veronica, che amava l'Inghilterra e ci sarebbe andata
volentieri a vivere una volta terminati gli studi universitari.
- Vi divertirete
- concordò Elena.
- Cosa?! -
- Vero, io non
sono nè Volpe, nè Mantovani - le fece
notare Elena. Veronica impiegò alcuni secondi a
metabolizzare:
si era resa conto solo in quel momento che Elena non rientrava
effettivamente nella famiglia Mantovani.
- Gli chiederemo
un posto anche per te, tranquilla! Zia Violet è
ricca sfondata: casa sua sembra un castello! - la rassicurò
Walter, scuotendo la mano.
- Non vedo l'ora
di vedere Phoebe! - gioì Veronica, strappando
un dolce sorriso alla sua compagna. Anche Federica sfoderò
un
sorriso molto simile. Le diedi un bacio sulla fronte.
***
La posta di
Mizar:
maria_sharapova: da
una parte, certo, Monica è la vittima della situazione, ma
non esageriamo nemmeno: è lei che si è inserita a
forza in questa situazione, sapeva a cosa andava in contro, eppure ha
tentato comunque di separare le due. D'altro canto, la storia ancora
non è finita. In ultimo, a me piacciono molto i personaggi
principali nel momento in cui sono persone "normali", con i loro
tremendi difetti e vizi, niente protagonisti edulcorati o santi. E
Maria Cristina è la peggiore di tutte, lo penso anch'io.
Nessie: meno
male che ci sei tu che mi sproni, altrimenti starei a marcire nel mio
brodo di ozio: mi piace indugiare sui miei capitoli, rileggerli, fosse
per me non li pubblicherei mai! Spero che questo ti sia piaciuto,
c'è un po' più di calma (ma nemmeno troppa, mai
esagerare!), qualche momento "tenero" in più, come piace a
te! Baci ai tuoi due batuffoli!
hacky87: tranquilla,
nessuna offesa, so che sono una ritardataria imperdonabile! Per fortuna
la storia è quasi finita, perchè comincio davvero
a non poterne più! Sono già in agguato con il
seguito, tranquilla! Monica, alla fin fine, è un personaggio
a cui non è poi così difficile affezionarsi,
nonostante gli esordi. Giocherà ancora un ruolo chiave nella
vicenda (anche se non in questa parte).
the angelus: diciamo
che la tua descrizione di Monica nel momento in cui Federica le si
annuncia al citofono coincide! E anche Federica si è data
una bella scossa! No, niente vendetta di Monica: non ci sarebbe nulla
di più scontato e banale. La vendetta di Monica
sarà servita... gelida, tranquilla. Per quanto riguarda il
contenuto degli ultimi capitoli, lo scoprirai! (p.s. Ho inziato a
leggere la tua storia, procedo lentamente ma procedo! E' molto bella!)
piccola peste: ma
come per mia sfortuna?! Meglio, no?! Okay, non ho dubbi che tu abbia
esultato come allo stadio leggendo lo scorso capitolo! Ah, il continuo
ti sorprenderà di sicuro: sono ormai stufa di Fior di pesco,
non vedo l'ora di lanciarmi nel seguito! Di cui ho già
pronti dei pezzi!
m4ry990: oh
Dio, grazie! Non mi aspettavo che la mia storia creasse tutta questa
dipendenza! Allora in questi mesi hai pensato che l'avessi sepolta!
Diciamo che sono esausta, ho bisogno di finirla rapidamente e
riprendere con il seguito, cambiare la struttura, lo stile... Insomma,
aria di rinnovamento! Ma ti piacerà senz'altro!
Sì, concordo con te: Mari è una persona debole,
non ha tutto quel carattere che millanta. D'altronde, i miei personaggi
non sono Mary Sue o Gary Stu.
MorriganJo: spero
di averti stupito almeno un minimo con questo capitolo: iniziamo a
gettare le basi per il seguito (che non tarderà molto, sul
serio! lo so che sono poco credibile...)! Non vedo l'ora di chiudere
qua, anche se manca ancora un bel capitolone! Oh sì, vi
piacerà! Okay, Monica si è trasformata in vittima
della situazione, ma non scordiamoci il modo in cui si è
imposta all'inizio, quello è importante. Mari è
davvero vile e indecisa, quelle persone eternamente con il piede in due
scarpe, mentre Federica si è data un bello scossone! E sono
proprio contenta.
Kabubi: solo
perchè sei una cieca di merda e ho intenzione di
discriminarti per questo, sappilo! Scoprirai poi tutto sul padre
Mantovani, tranquilla, comunque ti dico subito che non odia le figlie,
è una lunga storia... No, niente Sesso for surname, basta,
taci. Veronica ha sempre ragione, non scordarlo mai. E comunque sei
sempre la solita sporcacciona!
Apia: il
tuo "sperando in tempi più rapidi" d'inizio commento... beh,
rileggendolo sono scoppiata a ridere. Lo so, sono imperdonabile. E'
che, oltre a tutto il resto, c'è anche il fattore "ne ho le
palle piene" che mi porta ad odiare Fior di pesco. Non vedo l'ora di
scrivere il seguito! Personaggi più maturi, narratore in
terza persona (eccezion fatta per il prologo), un panorama
più ampio e tanti misteri svelati! Se Antonella fosse stata
omosessuale mi sarei esiliata dalla Gilda delle scrittrici yuri
(è una lunga storia...) per andarmi a sotterrare nella
Foresta Nera! Non mi piace essere scontata: come dici tu, è
una storia a tematica omosessuale femminile, ma ciò non
significa che debbano essere tutte lesbiche, diamine! Sono molto
orgogliosa di Mari, non come persona, ma come personaggio: altro che
Mary Sue! Quando mai un protagonista, che narra in prima persona, tra
l'altro!, è stato così odiato?! Interverranno
entrambe (Monica e Ludovica), tranquilla, ma nel continuo. Per ora
abbiam quasi chiuso.
SXSweet: grazie
per le belle parole, sono lusingata! Come umile scrittrice di
fanfiction, mi inchino e mi prostro ai piedi delle mie recensitrici!
Penso che il punto di forza della storia sia proprio la grande intesa
fra i personaggi: si conoscono da tempo immemorabile, interagiscono con
facilità fra loro e sono proprio come una grande famiglia
(anche in senso abbastanza letterale!).
caso: diciamo
che con il senno di poi è facile stabilire regole nei
rapporti a distanza! Inizialmente nessuna delle due pensava davvero di
averne bisogno. Comunque no, fra Antonella e Monica non c'è
nulla che vada oltre una forte amicizia. Sì, è
una femslash e la vicenda ruota principalmente attorno a questo, ma non
tutte le mie pg sono lesbiche. E Antonella è completamente
etero, assicuro io. Fra l'altro, nel ventesimo capitolo si nomina
Domenica, il suo fidanzato. Quindi proprio nada!
Veive: eccoti
(tanto per perseverare nella banalità)! Vedi di non abusare
del coso per inviare le recensioni, non voglio un arcobaleno nella
pagina! Veive, non immaginarti cose strane! E poi te l'ho detto, se
vuoi fare la fanfiction della mia storia fai pure, ma non dire certe
blasfemie in mia presenza! "Chi va a Roma perde la poltrona" ->
sono senza parole, basita, ammutolita (come domani, quando ci
consegnerà i risultati della terza prova di greco),
però ti meriti una pacca sulla spalla! Io non sono noiosa e
melensa, ma la storia ha un suo corso che capirai solo in seguito (mi
sento molto nonna salice), quindi non sparare a zero sulla fantastica
autrice! E anch'io ti odio. Ma proprio a morte, neh. (p.s. butta un
occhio a cosa ho scritto a pazzafurioso più sotto!)
Emmaps3: la
mia doccia-dipendente preferita! Mi hai giustappunto abbandonata per
lei! Parlando di cose serie: per Monica non si prospetta un fantastico
"lieto fine", almeno non ora, non in questa storia. Magari nel
continuo... Ok, basta spoiler. Per quanto riguarda il finale
all'altezza, beh, ormai ci siamo quasi. Sono terrorizzata, se vi deludo
giuro che mi esilio! Ho voglia di piangere.
pazzafuriosa92: un
tocco di patetismo ci voleva, in quel momento mi sono sentita tanto
Veive! Le mie scelte sono sempre azzeccate, metti in dubbio? Scherzi a
parte, è che non vedo l'ora di passare a questa maledetta
terza persona: il mondo attraverso Mari mi ha stufata ampiamente (e
credo inizi a stufare pure voi!). La soluzione non è ancora
arrivata del tutto, siamo ancora un po' in bilico: non può
tornare tutto puccipucci come prima solo grazie ad una scazzottata, per
quanto meravigliosa!
_Wrath_:
grazie per il pollice in su! Sono
contenta che ti sia piaciuto! Sì, ho notato che siete tutte
molto rissose e sanguinarie: non vedevate l'ora che se le dessero di
santa ragione! Elena e Veronica sono sempre indaffarate, avrai modo di
constatarlo! Sono insaziabili, voraci, una cosa disumana! Ma almeno si
divertono e non combinano tutti sti casini! Presto è un
eufemismo, ma l'importante è che un seguito ci sia!
***
Bene,
eccoci alla fine! Che dire ancora? Che ci sentiremo presto?
Oddio, poveri
voi! Ci proverò, promesso! Questi due mesi
è stata causa di forze maggiore! Novembre 2010: il mese
più tremendo e orribile di tutta la mia vita: cancelliamolo!
Nel frattempo,
dato che sono una persona previdente, inizio a farvi gli auguri di
Natale!
Quindi... Auguri
di buone feste, lettori!
Mizar
|
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Capitolo 32 *** Fior di Pesco ***
32. t.s.e.
Care lettrici [e cari lettori (se ce ne sono)], siamo
arrivati
alla fine: l'ultimo capitolo di Fior di pesco. Ci sarà
ancora un
epilogo,
che
pubblicherò nel giro di qualche settimana, che,
però,
avrà una funzione di cerniera con il seguito. Mi dispiace
chiudere questo primo capitolo, scrivendo ho provato una tristezza che
non avrei immaginato, tanta era la foga di volermi liberare di questa
storia per potermi concentrare sul seguito, a cui sono molto
più
affezionata.
Ci tengo a ringraziare
tutti quanti:
dai semplici lettori, a cui spero di aver trasmesso emozioni (senza
pretese), a coloro che hanno recensito con più o meno
costanza
la storia, spronandomi a fare meglio, a continuare, e a coloro che mi
hanno aiutata nei momenti tristi relativi soprattutto a quest'ultimo
periodo. Nello specifico, vorrei dedicare questo capitolo a tre persone
a cui non ho mai dedicato nulla: hacky87,
Apia e Wrath
(la prima perchè è una delle mie seguaci
più
fedeli, la seconda per il piacevole scambio epitstolare e tutto il
resto, la terza perchè ultimamente mi ha su(o)pportata
abbastanza!).
Vi lascio dunque questo trentaduesimo capitolo come regalo di
compleanno (il mio), sperando che questi diciannove siano molto meglio
dei diciotto. Il 2010 è stato un anno da dimenticare, da
seppellire assieme a tutto ciò che ha comportato, nella
speranza
che sorga un 2011 più sereno e positivo (anche per voi).
Ci risentiremo con l'epilogo, attraverso il quale vi fornirò
il link alla storia
inedita
(nonostante sia pronta da Natale, non posso ancora pubblicarla
perchè sta venendo giudicata per un concorso) che vi
permetterà di sapere cosa ha cambinato Monica dopo essere
stata
scaricata in malo modo e aver ricevuto un pugno in faccia!
Fatemi sapere se questa storia vi è piaciuta, se ha avuto un
senso per voi e se ha significato qualcosa. Grazie ancora!
***
Capitolo
XXXII
FIOR DI PESCO
Davide
collegò le casse all'ipod di Mattia, annuendo
soddisfatto. Si sfregò le mani sudate sui jeans: era
nervoso.
Federica sedeva
sul bancone dell'angolo bar, sfogliando alcuni spartiti
con aria assorta, la punta dell'indice che risistemava meccanicamente
gli occhiali sul dorso del naso. Qualche metro più in
là,
Veronica stava facendo esattamente la stessa identica cosa, gesto
meccanico compreso. Accanto a loro giacevano due custodie nere: una,
più piccola ed affusolata, racchiudeva l'amato violino di
Federica, l'altra una vecchia chitarra classica appartenuta ad Erica.
In un angolo, su un palco di legno, c'era anche una tastiera.
Walter stava
aiutando Elena con il cibo nella piccola cucina:
saltuariamente li si sentiva imprecare per poi inveire l'uno contro
l'altra. Quando un forte rumore metallico aveva raggiunto la stanza in
cui stavamo trafficando, Davide si era precipitato in cucina, ruggendo
come una belva idrofoba.
Terminato di
attaccare palloncini e altri festoni colorati realizzati
dalle sorelle Mantovani, mi ero seduta sul tavolo da biliardo,
osservando gli altri affaccendarsi fra musica, cibo e altri dettagli e
provando una profonda sensazione di inutilità.
- Che ore sono? -
domandò Davide. Il suo tono era sempre più
nervoso.
- Sono solo le
cinque, stai calmo! Prima delle sette non
arriverà nessuno - tentai di rassicurarlo, ma non pareva
molto
convinto. Anzi, non pareva nemmeno avermi ascoltata.
- A che punto
siete di là?! - esclamò Davide, rivolto in
direzione della cucina.
- Abbiamo quasi
finito! - rispose Elena di rimando.
Davide aveva
affittato per una sera la sala sotto la parrocchia, nella
quale si tenevano concerti di band locali il sabato sera. Era un locale
ampio a sufficienza per ospitare più di cinquanta persone,
anche
se quella sera non ci sarebbe di certo stata una simile folla! Avremmo
senz'altro avuto più spazio per respirare.
Era strutturato
in tre ambienti: una sala principale, nella quale avevamo
sistemato la tavola e le sedie, una sala minore che sarebbe stata
adibita a guardaroba, attraverso la quale si accedeva ad un bagno, e
una piccola cucina su cui si apriva una piccola zona bar.
Avevamo aperto i
tavoli pieghevoli, formando un lungo ed unico piano di
appoggio, sistemato le sedie, dispiegate le tovaglie multicolori. Ci
attendevano solamente le stoviglie di plastica, ancora nelle loro
confezioni.
Il pavimento di
cotto emanava una spiacevole sensazione di gelo.
Fortunatamente avevamo acceso il riscaldamento tre ore prima ed ora si
stava molto meglio: avevamo ricreato un microclima ideale per poter
sopravvivere con una maglietta a maniche corte, mentre fuori la
temperatura era di poco superiore allo zero.
Il tema era stato
scelto da Davide quasi un anno prima, dopo aver visto
un'esilarante commedia: quella sera avremmo dovuto vestirci da figli
dei fiori. Per Veronica e Federica non era stato troppo difficile, dato
che il loro guardaroba si accostava molto allo stile hippy. Io avevo
dunque attinto da quello della mia ragazza, che si sarebbe anche
premurata di farmi i capelli (contro la mia volontà). Non ci
eravamo ancora vestiti, dato che fuori faceva troppo freddo: i nostri
cambi ci attendevano nella sala più piccola.
Federica estrasse
il violino della custodia e balzò a terra. Si
diede un'occhiata intorno, lo sguardo pensieroso, poi
individuò
un solido sgabello. Lo afferrò e ci salì sopra.
Impugnò
l'archetto e lo adagiò sullo strumento, poi
iniziò a suonare. Non avevo la minima idea di cosa fosse,
nè chi fosse il compositore, ma mi piaceva. Dovevo
confessare la
mia totale ignoranza in materia musicale che non fossero i gruppi che
amavo: non capivo assolutamente nulla di spartiti, sonate, scale et
similia.
L'unica cosa che avevo imparato era che un movimento "veloce" si
definiva allegro, e quello doveva esserlo.
Veronica
alzò gli occhi verso la sorella, sorridendo. Si
alzò in piedi e raggiunse la tastiera, poi la accese.
Iniziò a battere il tempo con il piede destro, poi
s'inserì abilmente fra le note di Federica, che le fece
l'occhiolino.
Elena
sbucò dalla cucina assieme a Walter, per godersi meglio la performance
delle due sorelle. Entrambi indossavano un grembiule da cucina, avevano
i capelli arruffati e i volti arrossati, più che per il
continuo
batti beccarsi che per la reale fatica o il caldo.
Davide si sedette
accanto a me sul tavolo da biliardo, rilassandosi finalmente per alcuni
minuti, mentre Mattia prese una sedia.
L'esecuzione
delle due ragazze fu interrotta dal trillo del campanello:
avevamo chiuso la porta a chiave per evitare che qualche avventuroso
ragazzino scendesse non invitato.
- Sul
più bello! - sbuffò Veronica, immobilizzando le
dita a mezz'aria.
- Vado io! -
balzai in piedi, prima che Davide potesse muovere un
muscolo. Dovevano senz'altro essere Giorgio e Lara. Olivia sarebbe
arrivata più tardi perchè era occupata con una
riunione a
scuola stando a ciò che aveva detto il festeggiato.
Vidi i due
ragazzi salutare sorridendo attraverso il vetro della porta.
- Benvenuti! - li
accolsi, tenendo loro aperta la porta.
- Ciao Mari -
disse Giorgio, baciandomi una guancia, cosa che fece anche Lara subito
dopo.
- Come vanno i
preparativi? - mi domandò la ragazza, togliendosi un capello
morbido di lana grigio e blu.
- Alla grande!
Venite sotto: Davide è isterico, Elena e Walter
in cucina sono come Tom e
Jerry
e le altre due stanno dando sfogo alla
loro vena musicale. L'unico tranquillo sembra Mattia - riassunsi
rapidamente ciò che stava avvenendo al fondo delle scale.
Loro
risero.
- Non
è una sorpresa -
- Allora, tutti i
vestiti di là. Se volete cambiarvi subito fate pure, noi
aspetteremo ancora mezz'ora -
Giorgio e Lara
andarono a riporre le loro giacche con le nostre, per
poi andare ad abbracciare un sempre più nervoso Davide.
- Amico,
rilassati o ti rovinerai al serata - lo ammonì Giorgio,
posando un braccio sulle spalle di Lara.
- Ragazzi! -
trillò Federica, saltellando con il violino ancora stretto
in mano.
- Ehi! -
esclamò Giorgio, abbracciandola.
Elena e Walter
urlarono dei saluti confusi dalla cucina, da cui proveniva di nuovo un
rumore sospetto.
- Si
può sapere cosa state facendo?! -, Davide era davvero
suscettibile.
- Lotta con le
presine! -
Scoppiai a
ridere, mentre un'Elena piegata in due dalle risate usciva
dalla stanza per andare a salutare i due appena arrivati. Aveva gli
occhi lucidi e il naso rosso.
- Scusate... -
tossicchiò, ancora scossa.
- Se succede
qualcosa alle tartine... - sibilò Davide. Elena gli
posò una mano sul capo, fissandolo con occhi gelidi.
- Dubiti di me? -
- No, ehm... no!
-
- Meglio
così! - disse in tono autoritario, per poi tornare in
cucina.
Davide
sospirò, sedendosi sul tavolo da biliardo, proprio dove ero
seduta io fino a poco prima.
- Iniziamo a
prepararci, che ne dici? - propose Veronica, che aveva
appena finito di suonare un breve ritornello con la chitarra, per
saggiare l'accordatura dello strumento.
- Meglio,
altrimenti divento matto! L'inattività mi uccide -
- No, tu ci
aspetti qui! - intervenne Mattia. Assieme ai nostri abiti,
avevamo nascosto anche i regali per Davide. Lui borbottò
qualcosa fra i denti, poi si rassegnò.
Ci precipitammo
nell'altra stanza, per recuperare i nostri vestiti, poi
ci spostammo nella stanza principale, appoggiando il mucchio sul tavolo
da biliardo, ormai eletto casa base.
- Ele, Walter!
Venite che ci vestiamo! - li chiamò Veronica.
- Era ora! Qua
abbiamo finito, lasciamo tutto qui e guai a chi si
avvicina -, Walter puntò minaccioso un dito contro di noi
uscendo dalla cucina. Lui ed Elena avevano abbandonato i grembiuli e
tutto il resto.
- Ci cambiamo...
qui? - domandò Giorgio.
- Sì -
rispose sorniona Veronica - Ma se tu vuoi andare in bagno liberissimo -
Giorgio si
limitò a ridacchiare, poi si mise tolse la felpa.
Mi sfilai la
maglia con un gesto unico, per poi sbottonarmi i jeans.
Veronica era già in mutande e si stava infilando una veste
marrone e verde, decorata da stravaganti motivi floreali.
- Oddio, non
pensavo indossassi un intimo simile! - scoppiò a
ridere Mattia, dopo aver afferrato la sua morbida camicia colorata.
Impiegammo qualche secondo per trovare la persona in
questione: Elena portava un paio di mutande rosa, decorate da teneri
gattini
altrettanto rosa.
- Sono mie! -
esclamò Veronica.
- Devo... devo
averle prese per sbaglio - sbuffò Elena,
infilandosi rapida il suo paio di jeans a zampa d'elefante. La sua
compagna rise di fronte al suo imbarazzo per essere stata colta in
flagrante con un paio di slip tanto femminili.
Federica stava
indossando una maglietta dai colori psichedelici e una
lunga gonna morbida, in vita portava una cintura di cuoio a frange e ai
piedi
sandali dello stesso materiale. Anche Veronica si stava sistemando una
cintura di cuoio dall'aria molto nativo
americana. Elena
aveva recuperato una camicia bianca e un gilè di stoffa
colorata, mentre Davide, già vestito di tutto punto,
indossava
gli immancabili occhiali rotondi. Dal canto mio, indossavo una tunica
dallo scollo rettangolare, stretta in vita da una fascia di stoffa, che
mi copriva fino alle ginocchia, calzai rapida un paio di scarpe di
tela.
- Capelli -
sogghignò Federica, stringendomi le braccia al collo per poi
baciarmi. Ruffiana
a tradimento.
-
Non vanno bene legati così? - le domandai speranzosa,
indicando la coda di cavallo. Lei scosse la testa. Si portò
dietro di me e tolse l'elastico di stoffa blu, per poi arrotolarselo al
polso. Mentre alzavo gli occhi al cielo, notai Giorgio e Lara: erano
davvero deliziosi!
Lui indossava un
paio di pantaloni di stoffa color vinaccia, decorati
da toppe e ricami, una camicia bianca morbida e un paio di scarpe basse
di tela color panna; lei un lungo vestito con scollo rettangolare dello
stesso colore dei pantaloni di Giorgio e decorati dallo stesso motivo
di rattoppi e ricami, stretto in vita dalla classica cintura, nei piedi
un paio di infradito di corda.
- Li avete fatti
fare? - domandò Federica, incantata dall'abito di Lara.
- Mia nonna
è una sarta - spiegò la ragazza, annuendo.
- Sono davvero
meravigliosi -
Federica
tornò quindi a concentrarsi sui miei capelli: li divise
in due grandi ciocche ai lati del capo, per poi annodarle in due lunghe
e morbide trecce; lanciò un'occhiata attenta al tavolo da
biliardo, poi afferrò un nastro dai colori vivaci e me lo
annodò attorno al capo.
- Oh
sì, sei tremendamente figlia dei fiori - asserì
Giorgio, serio.
- Io, invece, mi
sento la figlia di Toro
seduto
- borbottai, scostando dal volto alcune sottili ciocche che Federica
aveva volutamente escluso dalla pettinatura.
- I'm
so cool!
- asserì
Walter, sistemandosi il gilè blu che terminava con delle
lunghe
frange. Sotto indossava una maglia lunga dai colori sgargianti e un
paio di jeans a zampa d'elefante; attorno al capo un nastro di cuoio.
Anche Federica si
sistemò attorno al capo un nastro di cuoio,
che si adagiò perfettamente fra i suoi morbidi riccioli.
- Bella. Sei
proprio bella - le dissi, passandole un braccio attorno alla vita e
baciandole con trasporto una guancia.
- No, stammi
lontana! - esclamò Elena, balzando indietro, mentre
Veronica le si avvicinava con un nastro dai toni rosati.
- E' per il tema!
Smettila di fare così -
- No, pussa
via!
Non riuscirai mai a farmi mettere quel... coso! -
Scoppiammo a
ridere, osservando quella sorta di inseguimento per la
sala, che terminò con i ruoli invertiti: Veronica afferrata
bruscamente e sollevata di peso da Elena.
Notammo che
Davide osservava l'orologio con insistenza: in meno di un'ora sarebbero
arrivati gli altri.
- Mettiamo via
questo pasticcio - disse Walter, afferrando i nostri
abiti con l'aiuto di Mattia. I due baldi giovanotti si presero la briga
di riportare tutto nella sala.
- Mi aiutate con
piatti e bicchieri? - domandò Davide, squarciando con forza
la busta di plastica contenente i piatti.
- Subito -
Ci adoperammo
attorno a lui per terminare di sistemare il tavolo e
curare i dettagli dell'ultimo minuto. Elena e Walter tornarono in
cucina per accendere il forno nel quale avrebbero poi riscaldato la
pizza della panetteria dei genitori di Davide.
Veronica e Matti
avevano preso in mano gli strumenti e stavano suonando
un allegro motivetto che mi pareva familiare, lui alla tastiera e lei
alla chitarra classica, per rendere più piacevole il nostro
lavoro.
Dopo mezz'ora il
campanello suonò di nuovo e Davide sobbalzò.
- Vado io -
proclamò, correndo rapidamente su per le scale, seguito
dalle risate sommesse di Federica.
Tornò
giù poco dopo, deluso, assieme a mio fratello e Francesca,
già vestiti di tutto punto.
- Che bella con
le trecce! - esclamò Francesca, abbracciandomi con tanto
entusiasmo che quasi caddi per terra.
- Non esagerare -
la ammonii, mentre recuperavo l'equilibrio.
- Gliele ho fatte
io - pigolò Federica, stringendosi al mio braccio. Sorrisi e
posai un bacio sui suoi capelli.
- Le fai anche a
me?! - le domandò entusiasta Nex, spalancando
gli occhi. La mia ragazza annuì e la fece sedere, per poi
dedicarsi ai suoi lunghi capelli scuri.
- Walter? -
domandò mio fratello.
- In cucina.
Stranamente ora sono silenziosi, avresti dovuto sentirli
prima - ridacchiò Mattia, informando mio fratello delle
varie
lotte all'ultimo sangue, delle tartine volanti e delle tenzoni a colpi
di mestolo.
Il campanello
suonò di nuovo e Davide si precipitò
nuovamente ad aprire: era chiaro che attendeva con ansia Olivia. Io,
invece, no. Non per cattiveria, nè per indifferenza,
semplicemente non avevo voglia di parlare con lei. Nè di
vederla. Figurarsi trascorrere una serata assieme, nella stessa stanza.
Eppure sarebbe
dovuto arrivare, primo o poi. Nonostante fosse una
constatazione ovvia, quando la vidi scendere le scale assieme a Davide
mi si formò un groppo in gola. Non ero ancora pronta:
eravamo
state buone amiche per sei anni e ora?
- Ciao Olly! - la
salutò Nex, agitando una mano. Anche chi la
conosceva andò a salutarla, poi Davide si dedicò
alle
presentazioni di Elena e Veronica. Ero proprio curiosa di scoprire se
la sua era davvero omofobia o l'unico obiettivo del suo odio ero io.
Federica si
avvicinò lentamente a me, per poi avvicinare le labbra al
mio orecchio, proteggendole con la mano.
- Mari, vuoi
parlare? Vuoi che andiamo un momento in cucina? -
- No, amore,
grazie. Ma va bene così... Non guardarmi in quel
modo! Lo so che in realtà non va bene, ma non ho intenzione
di
scappare - mormorai, scostandole un ciuffo di capelli dalla fronte, per
poi baciargliela, mentre lei chiudeva gli occhi.
Nei quindici
minuti successivi il campanello suonò almeno una
decina di volte e a ondate arrivarono i compagni di squadra di Davide,
alcuni ragazzi della compagnia teatrale e del coro, compagni di classe
e alcuni cugini. La stanza si popolò di risate, voci
allegre,
schiamazzi, ma, soprattutto, di colori.
- Ho fame -
brontolò Federica, poggiando il mento sulla mia spalla e
assumendo un'aria disperata.
- Ma non sono
nemmeno le sette e mezza! - risi della sua espressione.
- Uffa -
- Fede! -
esclamò Manuela, una nostra compagna di classe appena
arrivata.
- Ciao Manu! -
Si abbracciarono,
poi Manuela iniziò a chiederla come andava, se
la scuola era tanto divertente quanto la nostra, di Roma d'inverno e
altre cose. Ne approfittai per svicolare un momento: volevo parlare con
Nex.
Non fu facile
trovarla in mezzo a tutta quella confusione, soprattutto
perchè tutti si somigliavano. Finalmente individuai due
trecce
castane uguali alle mie e mi aggrappai ad una di esse.
- Ahi! Sei
scema?! - esclamò Nex, dandomi uno spintone.
- Scusa, ti stavo
cercando... -, m'interruppe, alzando la mano come un vigile alzerebbe
la paletta.
- No, non le ho
parlato e non so cosa pensi o che intenzioni abbia -
Sospirai
scoraggiata.
- Seconde te
dovrei andare a parlarle? -
- Direi di
sì: finchè non ti confronti direttamente con lei
non potrai capire cosa pensa esattamente -
- Lo so, sono
un'idiota, però non ne ho proprio la forza. Non
voglio sentirmi aggredire per la mia omosessualità, non ne
ho
alcuna intenzione - asserii, ed era la verità.
- Posso capire
che sia spiacevole... -
- No, Nex, non
puoi capire. E' una sensazione di tremenda inadeguatezza
e solitudine, soprattutto se certe accuse ingiuste ti vengono rivolte
da un'amica -
Francesca
sospirò, sconfortata: non sapeva più dove
sbattere la testa.
- Senti Mari, fai
come ti pare. Non voglio forzarti, però non
fossilizzarti troppo sulle tue posizione: se lei è stupida,
non
abbassarti al suo livello -
Mi
lasciò sola, impalata come uno stoccafisso, a rimuginare.
Cercai con gli occhi la mia ragazza: avevo di nuovo bisogno di lei. In
realtà un pensiero decisamente più indecente
prese forma
davanti ai miei occhi, ma non sarebbe stata una saggia mossa afferrare
con impeto Federica per poi amoreggiare con lei. Almeno non davanti a
tutti...
La individuai
dopo aver vagato per po', intenta ad intrattenere
pubbliche relazioni con nostri compagni di classe. Colsi più
di
una volta la parola Roma. Basta. Non volevo mai
più sentir parlare di quella maledetta città!
Mi avvicinai di
soppiatto alle sue spalle, per poi posarle una mano sul
capo. Lei ruotò di scatto il viso stupito, per poi lanciarmi
un
sorriso caldo che sciolse tutto ciò che di gelato era
rimasto in
me dopo la chiacchierata con Francesca.
- Puoi venire un
attimo o stavi...? - lasciai volutamente la frase in
sospeso. Non avevo la minima intenzione di indagare sul genere di
discorsi con cui li stava intrattenendo.
- Tranquilla, vai
- fece segno Roberto, uno dei ragazzi. Lei si
alzò sorridendo, poi mi seguì docilmente fino
alla stanza
più piccola. La afferrai per un polso, trascinandola in
bagno.
Chiusi a chiave la porta e poi le fui addosso.
Lei
mormorò qualche parole che non colsi, sorpresa. Ma non
durò a lungo: quando la appoggiai al muro, lei con le gambe
strette attorno alla mia vita, gemette in modo contenuto. Mi
passò le braccia dietro al capo, mentre le baciavo e
succhiavo
un'orecchia, scendendo lungo il collo, sorreggendola con entrambe le
mani posate sul suo sedere.
- Mari... -
boccheggiò, per poi cercare le mie labbra.
- Dimmi - ansimai
nella sua bocca, sempre reggendola contro il muro. La
gonna le era risalita fino alla vita e potevo scorgere i suoi slip
viola.
- Ti amo -
- A-anch'io ti
amo, cucciola - mormorai, chiudendo gli occhi per baciarla ancora.
- Torniamo... di
là? - ansimò Federica, il cui corpo
pareva tremendamente in disaccordo con le sue parole, dato aveva
iniziato a muovere il bacino contro il mio.
- Dici? A me non
è che vada molto... ho voglia di mangiarti di baci -
- Io...
però... ricordi cosa mi avevi detto? Su una nuova prima
volta... - sussurrò imbarazzata, abbassando gli occhi.
- Certo, amore,
ma non voglio certo farlo qua. Ho solo tanto bisogno di
sentire il tuo corpo contro il mio - le spiegai, stringendo le sue
labbra fra le mie e mordicchiandole il labbro inferiore.
- Ah, bene... -
mormorò Federica, baciandomi con foga. Era
chiaro cosa desiderasse il suo corpo in quel momento, ma non sarei mai
andata contro le sue richieste. Mi pareva davvero il minimo. E poi
avremmo avuto tempo più tardi, se fossi stata fortunata.
Non trascorse
molto tempo prima che decidessi di tornare di là:
sia perchè qualcuno avrebbe potuto aver bisogno del bagno da
un
momento all'altro, sia per rispetto nei confronti di Davide.
Incrociai gli
occhi di Olivia nel momento in cui richiuse la porta
dell'altra stanza alle mie spalle: era uno sguardo di odio e disgusto,
disprezzo e rabbia. La fissai con rancore e tristezza. Sarei voluta
andare da lei e urlarle in faccia tutte le cose orribili che pensavo di
lei, ma non ne avevo il coraggio, nè la voglia. Federica
avvertì subito la tensione e posò una mano sulla
mia
spalla, stringendola dolcemente.
Olivia
spostò il suo sguardo su di lei con disgusto e disprezzo,
se possibile, ancora maggiori di quelli che aveva riservato a me. Cosa
c'è che non va in te?
Circondai
con un braccio le spalle della mia ragazza in un gesto
protettivo, poi la spinsi via, interrompendo quell'intenso gioco di
sguardi.
- Vuoi una
tartina? - domandò con voce stanca Federica, adocchiando
Elena nella cucina.
- Okay... -
Entrammo nel
piccolo ambiente, dove Elena stava mettendo in forno una
seconda di teglia di tartine e Walter suddivideva quelle della prima
infornata su alcuni vassoi.
- E' vietato
sostare in cucina - disse subito Elena, ancora voltata di spalle.
- E' un'emergenza
- spiegò Federica ed Elena subito si voltò,
preoccupata dal quel tono di voce.
- Cosa succede?! -
- E' Olivia!
Non... riesco a reggerla - ringhiai, soffocando l'impulso
di rifilare un pugno al muro e risparmiando dunque alle mie nocche un
dolore inutile.
- Una di voi due
si ricorda per caso di Giulia, la migliore amica di
Veronica? O meglio, la migliore amica di Veronica finchè
decise
di fare comingout
- domandò Elena, sospirando e appoggiando le natiche al
bancone
della cucina. Anche Walter si fermò ad ascoltare: lui
sì
che conosceva bene quella ragazza. Fra Elena e Veronica e i tre
moschettieri c'era sempre stata molta frequentazione, maggiore rispetto
a quella delle due ragazze con me e Federica.
- Sì,
io me la ricordo bene - asserì Federica, io mi
limitai a scrollare le spalle. La conoscevo di vista, non ricordavo di
averle mai rivolto la parola.
- Non avete idea
di quanto tempo ha passato detestando Veronica,
rivolgendole battute acide, aggredendola ogni volta che poteva.
Veronica provò più volte a parlarle, ma finivano
sempre
per litigare furiosamente, finchè un giorno, serenamente,
davanti ad una cioccolata calda, si sono chiarite. O almeno
parzialmente. Giulia le ha spiegato perchè non voleva
accettare
la sua omosessualità con toni pacati e adducendo motivazioni
ragionevoli. Non sono più state amiche, è vero,
ma
perlomeno ora si salutano e riescono a sostenere una normale
conversazione senza sbranarsi -
- Quindi dovrei
invitare Olivia per un tè? - domandai, ironica.
- Mari, non fare
del sarcasmo. Devi parlarle con calma, pacatamente,
non devi darle motivo di aggredirti, altrimenti la situazione
degenererà -
- Il fatto
è che non voglio rovinare la serata a Davide: se
andassi a parlarle finirebbe come dicevi tu! Sarebbe uno sbranarsi a
vicenda! -
- Non ho detto
che tu debba per forza farlo ora. Oltretutto è troppo
presto, secondo me -
- Anche secondo
me. Dalle il tempo di sbollentare - intervenne Walter.
Sbuffai, mentre
Federica mi carezzava un braccio come per tranquillizzarmi.
- Certe volte...
certe volte mi chiedo come sia possibile che nel 2010 ci siano ancora
persone tanto ottuse e bigotte -
- Ci saranno
sempre, quindi fattene una ragione - sibilò Elena.
Sembrava molto nervosa: che avesse litigato con Veronica? Non mi pareva
di averle viste discutere. Magari era stato qualcun'altro, forse i suoi
genitori.
- Ele... va tutto
bene? - le domandò Federica, avvicinandolesi.
- No, ma tu stai
tranquilla - tentò di rassicurarla. Federica la
abbracciò con forza, stringendole i fianchi. Elena
sobbalzò, poi però ricambiò
l'abbraccio, posando
la guancia sui suoi capelli. Rimasi ad osservarle in silenzio. Non ero
minimamente infastidita o turbata: avevo perfettamente chiara in mente
l'intensità con cui Elena amava Veronica.
- Sicura che non
ne vuoi parlare? - mormorò Federica alzando lo sguardo per
cercare i suoi occhi.
- Diciamo che non
ho voglia di approfondire l'argomento, ma è la
solita storia dei miei fratelli. Abbiamo litigato per bene proprio
prima della festa - spiegò Elena, carezzandole i capelli.
- Mi dispiace -
- Dai Ele, sono
due imbecilli. Lo sai! Cosa stiamo a fare noi, altrimenti? - sorrise
Walter, indicandosi con aria eloquente.
- Tu taci -
ridacchiò Elena, stringendo con più forza
Federica e baciandole una guancia con trasporto.
- Invece di farti
la ragazza di Mari, continua con le tartine - le ingiunse Walter,
autoritario.
Lei si
limitò a ridere, mostrandogli il medio, poi si
liberò dall'abbraccio di Federica, che ringraziò
con
alcune parole all'orecchio.
Tornammo nella
calca della sala, dove Veronica stava suonando la
tastiera e Mattia la chitarra classica. Alcuni cantavano, altri
ballavano, tutti ridevano e pareva divertirsi moltissimo. Davide stava
cantando con Giorgio, duettando sulle note della canzone che i due
fratelli Mantovani stavano eseguendo. Lara osservava Giorgio
compiaciuta con occhi languidi; Olivia stava riservando uno sguardo
molto simili a Davide.
Federica
andò a prendere il violino dopo avermi posato un bacio
sulla guancia, poi raggiunse i fratelli e s'inserì
nell'esecuzione, per la gioia dei presenti. Tastiera, chitarra classica
e violino non erano forse una gran combinazione, però loro
tre
stavano bene assieme e l'importante era divertirsi.
Mi sedetti
assieme ad alcuni compagni di squadra di Davide che non se
la sentivano di cantare e ballare. Stavano parlottando fra loro,
bicchieri di coca-cola alla mano.
- Sai qualcosa
della cena? - mi domandò improvvisamente uno di loro di cui
proprio non riuscivo a ricordare il nome.
- Stanno
scaldando le tartine, penso che fra poco le porteranno in qua -
scrollai le spalle.
- Davide ha avuto
una bella idea per il tema: è originale! Non
come le solite feste in cui tutti fanno i fighi e si mettono cravatte,
tacchi e altri ninnoli - rise un altro.
- Oh
sì, per fortuna. Tanto non mi sarei messa i tacchi nemmeno
se fosse stata una festa elegante - annuii sorridendo.
- Permesso! Fate
passare! - stava praticamente urlando Walter, che
precedeva Elena, la quale reggeva una pericolante torta dall'aspetto
delizioso.
- Qui -, Davide
indicò con cipiglio autoritario una zona del
tavolo di fronte a lui, dove la ragazza depose il vassoio, sgranando
per un attimo gli occhi quando la torta scivolò rapidamente
da
una parte.
- Agli ordini,
messere - ironizzò Elena, dando una pacca sulla
spalla ad un Davide molto più teso del solito.
Effettivamente lo
capivo: doveva gestire una trentina di persone, fare in modo di parlare
e stare un po' con tutti, essere disponibile, controllare che tutti si
divertissero, assicurarsi che il cibo fosse sufficiente (e
commestibile), chiedere ai fratelli Mantovani di suonare questo e
quest'altro, ogni tanto caricare una canzone con l'i-pod per farli
riposare, tenere a bada le due belve in cucina e dare retta alla sua
ragazza. Mi pareva troppo persino per uno stoico come lui.
- Su di giri,
vero? - domandò ridacchiando sottovoce Giorgio.
Lara ed io mostrammo un'espressione esasperata, poi scoppiammo a ridere.
- Okay gente,
è il momento dei regali! - dichiarò
Veronica, invitando Walter a recuperare tutti le buste, i pacchi e i
pacchetti nell'altra stanza.
Tutti si
affannarono per trovare il proprio, tentando di riconoscerlo
dalla forma e dal colore della carta colorata che lo avvolgeva, per poi
precipitarsi addosso al nostro beniamino e soffocarlo con le richieste
d'attenzione.
Federica suonava
il violino, seduta sul tavolo fra i regali; dalle sue
dita si sprigionava una malinconica melodia, che contrastava con il
sorrisetto che le curvava le labbra rosee. Le schiacciai l'occhiolino,
lei ricambiò.
- Fede... grazie
- sospirò Davide, che, nonostante tutto,
apprezzava la presenza della migliore amica su quel tavolo. Lei
arricciò le labbra come a volergli dare un bacio,
lanciandone
uno nell'aria.
Lasciammo che
passassero per primi i compagni del teatro, poi i ragazzi
dell'istituto musicale, dopo di loro i compagni di squadra, i cugini, i
nostri compagni di classe e, infine, noi.
Avevamo unito le
finanze per comprare anche a lui una console Wii e due videogiochi che
sapevamo che desiderava con ardore.
- Non ci credo! -
aveva esclamato, strappando violentemente la carta la quadri.
- Così
possiamo continuare con i tornei anche a casa tua! -
aveva riso Veronica, abbracciandolo e dandogli un bacio sui capelli.
Olivia, alle sue spalle, le lanciò uno sguardo di fuoco, che
Federica notò immediatamente.
- Che cazzo vuole quella? - sibilò a
denti stretta, udita anche da Giorgio che le consigliò di
non farci caso.
- Sì,
ma è stupida o cosa? Mia sorella
è lesbica, lo sanno anche le pietre! - ringhiò
lei, sull'offensiva.
- Calmati, amore
- le sussurrai all'orecchio, mentre Davide si
avvicinava per abbracciarci. Probabilmente lo fece apposta, ma Federica
fu più affettuosa del solito e rimase abbracciata a lui
molto a lungo.
Dopo un vasto
giro di abbracci e ringraziamenti, Davide procedette con
il taglio della torta, aiutato da Elena che posava con eleganze le
fette di torta nei piatti di plastica gialla, per poi passarli alla sua
compagna, che provvedeva ad aggiungere un cucchiaino, anch'esso di
plastica, per poi allungarlo alla persona più vicina. Dopo
cinque minuti avevamo tutti la nostra porzione fra le mani. Era davvero
squisita.
- Dove l'hai
comprata? E' buonissima! - domandò una ragazza del gruppo
teatrale, Alina.
- L'ha fatta lei
- sorrise Davide, indicando Elena, che si era
rifiutata di assaggiare la sua creazione perchè aveva
spiluccato
per tutto il giorno e si sentiva fin troppo satolla.
- Complimenti! E'
fantastica - disse uno della squadra dai capelli color
carota. Elena sorrise, scrollando una mano nell'universale gesto
interpretabile come ma
figurati, è una sciocchezza.
- Domani,
ragazzi, a casa mia si organizza un torneo, è un
ordine - sentenziò Davide, con la bocca piena di torta.
- Ovviamente! Io
ci sono di sicuro - asserì Simone.
- Idem! -
s'aggiunse Elena, che, se era necessario menar botte ai videogiochi,
era sempre presente.
Olivia
tossicchiò, posando il piatto di plastica già
svuotato del suo contenuto, per poi tornare ad incrociare le braccia e
a fissare il suo sguardo d'odio verso di me.
Non era il
momento, non era il luogo e non era giusto. Ma fui presa da
un impulso irrazionale, imprevedibile, che non riuscii nemmeno a
tentare di frenare. Mi avvicinai rapida ad Olivia, le afferrai un
braccio e la trascinai a forza in cucina, sorda alle sue proteste.
Chiusi la porta alle mie spalle, sbattendola con forza.
- Ora parliamo -
stabilii.
- Io non ho
niente da dire. Sei tu quella che avrebbe dovuto parlare,
ma molto tempo fa! - ringhiò Olivia, arretrando, come se le
desse fastidio stare a meno di due metri da me.
- Cosa avresti
preteso?! Che io venissi da te a parlarti della mia vita
privata?! -, tentavo di controllare la rabbia nella voce, ma era
difficile.
- No, ma almeno
che tu avessi un po' di rispetto verso di noi! -
- Spiegami: in
cosa vi avrei mancato di rispetto? -, mi appoggiai al
muro, assumendo un'espressione curiosa e scettica allo stesso tempo.
Ero davvero ansiosa di ascoltare le sue ragioni. Anzi, le sue stronzate.
- Noi giravamo
bellamente nude davanti a te, facevamo la doccia assieme... avresti
almeno potuto dirci qualcosa! -
Mi trattenni
dallo scoppiare a ridere. Io che ero la prima a
vergognarmi e a rintanarmi in un cantuccio quando loro saltellavamo al
naturale per lo spogliatoio; io che detestavo fare la doccia in
palestra ed erano state loro a costringermi a farla, per "consolidare
l'intesa di squadra", testuali parole.
-
Perchè sei così egocentrica da pensare che io ti
abbia mai guardata? -
- Se io avessi
potuto mimetizzarmi in uno spogliatoio maschile avrei
senz'altro dato una bella occhiata - replicò lei, scettica.
- Be', quella sei
tu, non io. Io ho rispetto nei vostri confronti,
contrariamente a quanto credi tu -, le puntai contro un dito accusatore.
- Ti prego, non
fare la santarellina vittima delle insinuazioni altrui!
- esclamò scocciata, per poi aggiungere con tono disgustato
- Da
quanto tempo sei così? -
- Da quando sono
nata. Non ci si diventa da un giorno all'altro, mi
spiace per te. E se invece intendi da quanto tempo sto con le ragazze,
allora la risposta è tre anni e qualcosa. Soddisfatta ora? -
risposi amareggiata. Non ero totalmente certa di quali fossero le sue
intenzioni.
- Tre anni?! -
- Sì.
Io amo Federica, a dispetto di cose pensi tu -
Lei non rispose,
si avvicinò a me per poi scansarmi con un colpo
e uscire dalla porta alle mie spalle. Rimasi interdetta a fissare le
piastrelle opache di fronte a me. Rabbrividii e scossi la testa, poi
uscii dalla stanza di pessimo umore.
In conclusione,
con Olivia non avevo chiarito un bel niente e mi
ritrovavo al punto di partenza. O forse in una posizione ancora
peggiore.
Nonostante il
pensiero della mia amicizia ormai irrimediabilmente
perduta (almeno era ciò che percepivo), ero riuscita a
trascorrere serenamente il resto della serata in compagnia di Federica
e di tutti gli altri. Anche Elena era di cattivo umore, ma non pareva
avere intenzione di approfondire la questione con noi, come
già
aveva detto a Federica. Davide non pareva essersi accorto del diverbio
fra me e la sua ragazza, ma era meglio così: era stato molto
impegnato a star dietro a tutti quanti, a controllare cosa suonava i
fratelli Mantovani o l'i-pod, ad intrattenerci adeguatamente e altre
incombenze da festeggiato e organizzatore. Alla fine, però,
anche lui si era divertito e pareva felice.
Ci aveva salutati
con un allegro "a domani, schiappe, vi
straccerò!", per poi raggiungere la macchina di sua madre.
Così anche noi che eravamo rimasti per aiutarlo a pulire,
eravamo tornati a casa.
I genitori di
Federica sarebbero arrivati il giorno dopo assieme a
Mattia e un Claudio piuttosto contrariato. Avevamo in programma un
pranzo di famiglia, che ovviamente comprendeva anche Walter, Ludovico e
Lilith.
In bagno l'acqua
scorreva, Federica si stava lavando i denti, mentre io
ero già nel letto, assonnata e stanca, gli occhi che
bruciavano.
Mi strinsi al cuscino, sprofondando il volto fra la stoffa profumata, e
raggomitolandomi in posizione fetale sotto al piumone. Nonostante fosse
aprile, ancora non avevo avuto il coraggio di sostituirlo con una
coperta più leggera.
E la questione di
Valentina? Gemetti sottovoce. Dovevo ancora finire
quel discorso con mia sorella: era necessario fare un po' di luce in
quel groviglio di bugie e inganni. Maggie,
che ruolo hai, o hai avuto, in questa vicenda? Non
riuscivo a fidarmi completamente di lei, la conoscevo troppo bene e non
ignoravo certamente i suoi trascorsi, proprio per questo non potevo
credere ciecamente alle sue parole. Non era mai stata bendisposta verso
di me. Pareva odiarmi con tutte le sue forze, anche quando cercavo di
aiutarla o le ero stata vicina, lei mi aveva sempre respinta, dicendo
che la mia pietà la schifava. Perchè
mi odi?
-
Mari... - mormorò Federica al mio orecchio, infilandosi
sotto alle coperte e abbracciandomi da dietro. Produssi un gutturale
verso disarticolato, senza aprire gli occhi.
- Dormiamo? -
chiese, baciandomi l'orecchio visibile fra i capelli, l'altro era
schiacciato contro il cuscino.
- Sì -
mormorai affaticata. Ero davvero molto stanca - Buonanotte, amore -
- 'Notte anche a
te - mormorò dolcemente, stringendosi alla mia
schiena e poggiando la fronte contro la mia nuca. Mi addormentai serena.
*
Federica aveva
preso l'aereo con la sua famiglia alle sei di sera.
Sarebbero tornati per il ponte tra fine maggio ed inizio giugno.
Veronica ed io
avevamo già progettato di organizzare una festa a
sorpresa per sua sorella ed eravamo partite con largo anticipo ad
avvisare gli invitati. Avevo fatto un giro di telefonate, aiutata da
Giorgio e Davide, per contattare i loro colleghi del gruppo teatrale e
i compagni dell'istituto musicale. Tutti erano stati entusiasti
dell'idea: le feste a sorpresa trasmettono sempre allegria, vuoi per il
brivido nell'organizzare qualcosa alle spalle del diretto interessato,
vuoi per la complicità che si crea nella complessa rete di
innocenti bugie per tenere il festeggiato all'oscuro, intrecci che poi
è sempre spassoso rievocare.
Veronica ed io
avevamo passato un'interno finesettimana a progettare
ogni dettaglio, dalla locazione, al numero di bibite da comprare.
Sempre meglio partire in anticipo con questo genere di cose,
perchè è un classico arrivare qualche giorno
prima
completamente disorganizzati e brancolanti nel buio, cercando di
arrabattarsi all'ultimo minuto con ciò che rimane.
La torta sarebbe
stata senz'altro una sacher,
di cui Federica era estremamente golosa: era sempre bellissimo vederla
abbuffarsi del suo dolce preferito, osservando il cioccolato disegnarle
eleganti riccioli attorno alle labbra, per poi sorriderne orgogliosa e
pretendere saltuariamente una fotografia.
E poi anch'io
avevo avuto la mia sorpresa.
Margherita aveva
bussato una sera alla porta della mia camera, mentre
io ero impegnata a chattare con Federica. Avevo chiuso la conversazione
e lei si era seduta sul mio letto, facendomi segno di raggiungerla.
- Domani hai
voglia di andare a fare due passi? Posso aiutarti con il
regalo per Federica - aveva mormorato, sostenendo il mio sguardo con
una certa timidezza, come se il voler partecipare al compleanno della
mia ragazza, che un tempo era stata anche sua amica, fosse qualcosa di
cui vergognarsi.
- Molto
volentieri. Verrai anche tu al compleanno, no? - le domandai,
stringendomi le ginocchia con le braccia e poggiandoci sopra il mento.
- Se per te va
bene... -
- Sì,
certo! A tutti farebbe piacere, Maggie - le dissi, ed era vero, non la
solita bugia per rabbonire.
Così
il pomeriggio seguente eravamo uscite, lei avvolta nel suo
cappotto rosso, i corti capelli nascosti sotto un basco nero, che le
conferiva un'aria molto parigina, io stretta in una giacca nera, la
metà inferiore del volto sepolta sotto una spessa sciarpa di
lana.
- Avevi
già un'idea, o stiamo andando alla cieca? - mi chiese
ridacchiando.
- Abbastanza alla
cieca - ammisi sbuffando. Non avevo la minima idea
per il suo regalo: lei aveva tutto ciò che desiderava, non
mi
pareva avesse bisogno di nulla.
- Dai, ora ci
verrà un'idea - mi spronò Margherita, prendendomi
a braccetto. Le avevo sorriso fra la lana.
Avevamo
passeggiato tranquillamente per la via principale, un'area
pedonale ai cui lati negozi di ogni tipo (dal vestiario, al
mobilio d'epoca, alla gastronomia) sbucavano come funghi. Era piacevole
passeggiare in quell'aria frizzante, la via non tropo gremita, ma
comunque popolata e vivace, l'aria trasportava stralci di discorsi e
risate.
- Andiamo da Lush, ti prego!
Voglio annusare il sapone! - esclamò Maggie, spalancando gli
occhi e afferrandomi una mano. Fui trascinata ridendo da Margherita
verso il negozio in questione.
Entramme e fummo
avvolti non solo dal tepore del riscaldamente, ma
anche dall'intenso profumo dei vari tipi di sapone artigianale,
sistemato su banconi di legno come forme di formaggio.
Margherita si
lanciò su una forma di sapone al miele, annusandolo con gli
occhi chiusi. La seguii sorridendo.
- Mm, che buono -
mormorò, porgendomene un pezzo già tagliato da
annusare. Non potei non concordare con lei.
- Guarda! Al
cocco -, Margherita afferrò un'altro spicchio e se
lo avvicinò alle narici, per poi avvicinarlo alle mie.
Restammo alcuni
minuti ad annusare il sapone artigianale, indugiando
parecchio su quello al mandarino, che mi ricordava ovviamente Federica.
Margherita alla fine si decise per un pezzo di sapone alla mandorla e
ci stavamo giusto avvicinando alla cassa, quando Margherita mi
colpì un braccio con forza, agitata, indicandomi una persona
di
spalle. La riconobbi immediatamente dai lunghi e mossi capelli neri.
- Andiamo via? -
domandai sottovoce a Margherita.
- Buonasera,
posso aiutarvi? - domandò il ragazzo alla cassa.
Sfoderammo subito un gran sorriso e mia sorella gli porse il pezzo di
sapone scelto. - Sì, questo, per favore -
Lei pagava, io
tenevo d'occhio Valentina, che, assieme ad altre due ragazze, stava
annusando i prodotti del negozio.
Si voltarono
mentre Margherita afferrava lo scontrino dalle mani del
ragazzo, Valentina mi rivolse un sorriso sprezzante, riservandone
invece uno carico d'odio per mia sorella.
- Usciamo -
sentenziò lei, prendendomi per mano. Loro tre ci seguirono
in strada.
- Che cosa vuoi?!
Mi sembrava di essere stata chiara! - ringhiò
immediatamente Maggie, senza lasciarle il tempo di aggredirci.
- Mi fai schifo,
Volpe. Ora ti riduci ad uscire con quell'invertita di
tua sorella? - ridacchiò Valentina, supportata dall'annuire
frenetico delle due ragazze al seguito.
- Non chiamare
mia sorella in quel modo, stronza!
- esclamò Margherita, impedendomi di mandarla personalmente
a
quel paese. Le amichette di Valentina, che dovevano essere quelle che
alternava alle due stupide mie compagne di classe, ammutolirono e la
osservarono nervose, temendo forse la sua reazione.
- Sappi che me la
pagherai, Volpe -
- Oh, Visconti,
sono terrorizzata! - le risi in faccia - Anche mia sorella sta tremando
di fronte alle tue minacce -
- A te non
conviene parlare, data la tua posizione -
- Ah
sì? E quale sarebbe la mia posizione? Vuoi andare a dire a
tutti che sono lesbica? Fa' pure! Penso non ci sia nemmeno
più
gusto tante son le voci che circolano su di me. Tante quante quelle che
circolano su di te... - sogghignai, lasciando volutamente la frase in
sospeso. Le sue gesta da ubriaca erano note ai più,
soprattutto
le sue performance sessuali e i vari
servizi resi la sera in discoteca.
- Non permetterti
di fare certe insinuazioni - squittì la scagnozza di destra,
scuotendo la riccia chioma disordinata.
- Non sono
insinuazioni, Michela, lo sai meglio di me - intervenne mia
sorella, che evidemente non era estranea a quell'ambiente.
- Margherita, non
credere di poterci rivolgere ancora la parola. Dopo
il numero che ti sei fatta con mia cugina... -, mia sorella la
interruppe con tono rabbioso.
- Cosa cazzo me ne frega di
voi, secondo te?! Non siete mie amiche, non lo siete mai state! E non
sai quanto mi pento di averti dato corda, avrei dovuto mandarti a quel
paese. E spero che tua cugina non incroci ancora la mia strada! Devo
anche starvi a sentire mentre progettate di rovinare la vita a mia
sorella? No, non credo proprio. Quindi abbassa la cresta e torna nel
tuo pollaio a fare la regina, che ti riesce bene. Le uniche persone con
cui puoi rapportati sono queste imbecilli che ti porti appresso -,
indicò con un gesto del braccio le due ragazze dagli occhi
spalancati.
- Non temere, ne
riparleremo. Spera di non essere tu ad incrociare la
nostra strada - la minacciò Valentina, puntandole contro un
dito
terminante con una lunga unghia laccata di viola.
- Valentina, non
ti conviene usare quel tono con mia sorella - la avvertii, posando una
mano sulla spalla di Margherita.
- Dovrei avere
paura di te, mezza-donna? - domandò con tono a
metà fra lo scettico e l'indignato.
- Sono molto
più donna io di te - asserii.
- Senz'altro,
Mari - annuì mia sorella - E ora andiamo che non
possiamo perdere altro tempo ad ascoltare le tue farneticazioni -
Si
voltò, afferrandomi e costringendomi a seguirla.
- Ne riparleremo,
Volpe, statene certe! - esclamò, noi scoppiammo a ridere,
stringendoci la mano.
Per il regalo
avevo avuto una fortuna sfacciata: Mattia mi aveva
telefonato di nascosto per avvertirmi che Federica aveva rotto l'mp3,
così avrei potuto provvedere e comprargliene uno nuovo. Ero
andata a sceglierlo con Veronica, che era stata molto contenta della
cosa.
- Almeno
è utile! - aveva ripetuto più volte mentre
osseravamo i piccoli congegni rettangolari.
Alla fine avevo
optato per un semplice modello dal design essenziale,
nero, ma con una memoria decisamente abbondante, requisito fondamentale
dato che Federica portava sempre con sè vagonate di musica,
di
cui si nutriva e ne percepiva il bisogno costantemente, come d'ossigeno
per sopravvivere. Infatti da quando aveva perso l'mp3 era diventata
intrattabile.
Poi avevo avuto
un'illuminazione: stavo girovagando con Lara un'ozioso
pomeriggio di inizio maggio, quando eravamo capitate in un negozio di
arredamente stravagante per la casa. Lara si era perdutamente
innamorata di una stampa raffigurante una veduta aerea di New York in
bianco e nero e stava occhiaggiando disperata il prezzo, troppo alto
per le sue risorse, sperando, forse, che si sarebbe abbassato
suggestionato da quell'intenso sguardo. Mentre lei tentava di mettere
in pratica quelle doti paranormali, io vagavo per il negozio senza meta
e senza perchè, solo per curiosare e rovistare fra
paccottiglia
e pezzi da collezione. Stavo giusto ridacchiando di una cornice pelosa
e leopardata quando la vidi: una semplice stampa quadrata, non troppo
grande, ma dall'aspetto affascinante. Era la fotograia dai colori
soffusi di un ramo ricoperto da fiori di pesco. Rimasi a contemplarla
per alcuni minuti, con la bocca spalancata. Era una visione tanto
semplice quando incantevole: quei piccoli fiori bianchi, candidi,
emanavano una purezza che contrastava con il colore violaceo dello
sfondo, catturando l'attenzione su di loro grazie a questi giochi di
luce. Trasalii quando Lara mi posò con forza una mano sulla
spalla, sospirando sconsolata.
Mi limitai a
grugnire qualcosa, indicandole la stampa. Anche i suoi occhi si
spalancarono.
- Bello, vero? -
Lei
annuì, poi s'affrettò a cercare il prezzo.
Costava solo ventisei euro! Molto meno del previsto.
- E se lo
prendessi per Federica? -
- Mari, sai cosa
significa il fiore del pesco? - mi domandò
Lara, assumendo un cipiglio autoritario. Io scossi la testa, pronta a
bere ogni sua parola.
- Nel linguaggio
dei fiori, significa "amore eterno". Direi che
è perfetto, se è questo che vuoi trasmetterle.
Perchè lo pensavi come un regalo per Federica, vero? -
sorrise
maliziosa notando il rossore che andava diffondendosi sulle mie guance.
- Mi sembra
un'idea... dolce, che ne pensi? -
- Se Giorgio lo
regalasse a me, lo riterrei molto romantico -
asserì Lara, passandosi una mano fra i corti capelli chiari.
- Bene, allora lo
compro! - sentenziai, afferrandolo saldamente.
Alla cassa, una
signora di mezza età dall'aria annoiata e gli
occhi stanchi afferrò con malagrazia le banconote che le
stavo
porgendo, per poi impacchettare rapidamente quella stampa. Osservai
quei fiori luminosi sparire nell'oscurità della carta,
soffocati
da uno strato d'argento opaco.
- Grazie e
arrivederci! - salutammo uscendo dal negozio.
La signora non si
degnò di risponderci, ma tornò a concentrarsi su
qualcosa che teneva sotto al bancone.
- Sai Mari, sono
contenta che alla fine tutto si sia risolto -
sospirò Lara, osservando l'azzurro cielo di maggio. L'aria
inizia a diventare più calda e si poteva iniziare ad osare
giacche leggere.
- Mm, io penso
che invece ci siano ancora molte questioni in sospeso.
Ad esempio Monica: non posso far finta che non esista, non
sparirà ignorandola. Andrò a parlarle uno di
questi
giorni, vorrei tanto spiegarle. Ci ho provato ultimamente, ma mi evita
come la peste, e la capisco! Poi devo anche sistemare la storia con
Federica.: non è facile dimenticare cosa è
successo,
però io ci tengo ancora a lei, davvero. La amo -
- Per sempre? -
domandò Lara, accennando al sacchetto che stringevo fra le
dita.
- Non lo so, ma
sarebbe un buon inizio -
***
La posta di
Mizar:
data la nuova e pratica funzione di Efp, risponderò
direttamente
ad ogni recensione, così sarà più
pratico (almeno
spero, in caso contrario fatemelo notare e ripristinerò la
formula precedente!)!
A presto,
Mizar
|
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Capitolo 33 *** Epilogo ***
33. Epilogo
Speravo di riuscire a posta prima, ma la scuola
ha frenato il mio entusiasmo. L'importante è che ora sia
terminato.
Le cose importanti al fondo.
Se a qualcuno interessa, ecco la spin-off che
vede Monica protagonista subito dopo essere stata scaricata da Maria
Cristina: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=643020&i=1
Godetevi l'ultimo (breve) atto!
***
Capitolo XXXIII
EPILOGO
Il pomeriggio del 12 giugno, il giardino di casa Mantovani, per la
precisione quello di Ludovico e Lilith, si era popolato di voci e
colori: ragazzi coricati sulle sdraio, nell'erba, altri che si
rincorrevano, chi sedeva tranquillamente all'ombra di qualche frondoso
albero, chi giocava a pallone nella parte pianeggiante del prato, chi
faceva il bagno in piscina. La calura iniziava a soffocare e la
percentuale di umidità mandava al tappeto anche i
più
temerari e temprati guerrieri del solleone.
Accasciata fra l'erba, sotto un ombrellone di fortuna, stavo sudando
che nemmeno alla maratona di New York, accecata dall'azzurro intenso
del cielo e dalla violenta luce del sole.
- Caldo, caldo, caldo... - mormorò Federica come una
litania,
sdraiandosi accanto a me. Allungai una mano per carezzarle il braccio,
ma lei si scostò. - Troppo, troppo caldo. Caldo, caldo... -
Mi rassegnai, limitandomi a sorriderle. Chiusi gli occhi per
proteggerli dalla luce.
Rilassata com'ero, le membra allungate nell'erba tiepida e la mente
intorpidita dalla sonnolenza, non mi accorsi del rumore di passi,
nè del mormorio concitato. Mi ridestai di scatto quando
venni
afferrata brutalmente. Strepitai, scalciando. Anche Federica, da
qualche parte alle mie spalle, stava urlando. Attorno a noi risate e
altre urla. Mi resi conto che Walter mi aveva afferrata come un sacco
di patate ed ora mi reggeva per i polpacci, la testa ciondoloni contro
la sua schiena. Gli diedi un paio di pugni, ma lui non cedette e
all'improvviso mi ritrovai a graffiare l'aria, poi i miei polmoni si
riempirono d'acqua.
Riemersi tossicchiando, aggrappandomi con foga al bordo. Udii anche il
tonfo del corpo di Federica contro la superficie. Riemerse accanto a
me, che ormai ridevo assieme a tutti gli altri.
- Non vi sentite più fresche ora? - domandò
sogghignando
mio fratello, che aveva riservato a Federica la stessa sorte che Walter
aveva riservato a me.
Federica non rispose, ma si aggrappò alla mia vita,
poggiando il
capo contro il mio collo, ansante. Io gli mostrai il medio.
- Ce la pagherete! - lo minacciai, mentre Federica, abbarbicata alla
mia schiena, stava emettendo una serie di versi simili a fusa.
Era felice. Anzi, felicissima.
La festa a sorpresa era stata perfetta: Federica e Mattia (quest'ultimo
ovviamente informato di tutto) erano arrivati puntuali
con l'aereo ed Elena era andata a prenderli, con la scusa di essere nei
paraggi per delle commissioni. I loro genitori sarebbero arrivati solo
la sera, essendo ancora occupati con il lavoro, anche se ormai il
forzato trasferimento a Roma volgeva al termine.
Avevamo poi trascinato minore delle sorelle Mantovani a casa di Walter
con la scusa che gli zii volevano salutarla e, mentre attraversavamo il
giardino per raggiungere la porta d'ingresso, una serie di persone era
sbucata da dietro le piante e dalle finestre schiamazzando come
scimmie.
A Federica erano venute le lacrime agli occhi. C'eravamo tutti noi,
alcuni compagni di canto e teatro, di classe, gli amici di Elena e
Veronica, insomma, la solita gentaglia che ci portavamo appresso.
Eravamo dunque passati al rito della consegna dei regali. Quando le
avevo mostrato la foto raffigurante i fiori di pesco ne era rimasta
estasiata, ma quando le avevo spiegato il significato mi era
letteralmente saltata addosso. Per
sempre, Cris, è impegnativo, ma proviamoci
aveva mormorato al mio orecchio.
Una ragazza dalla carnagione lattea e i capelli multicolore prendeva il
sole su una sdraio, indosso un bikini nero. Alla sua destra,
un'altra ragazza la imitava, ma indossava un prendisole verde mela.
Erano Bianca e Martina, ex compagne di liceo della sorella di Federica,
che ora sedeva sulle ginocchia della sua ragazza, sussurrandole
qualcosa all'orecchio, le mani chiuse a coppa per escludere il resto
dei presenti da quell'intimo scambio. I ragazzi si spintonavano in
piscina, tirandosi un pallone di tanto in tanto e divertendosi a
bagnare le due che si abbronzavano vicino alla piscina,
finchè,
seccate, spostarono le sdraie in un punto del giardino molto lontano
rispetto alla piscina: la distanza avrebbe scoraggiato i pigri ragazzi.
Giorgio e Lara si stavano scambiando tenere effusioni all'ombra di
alcune betulle e qualcosa di molto simile stavano facendo Davide e
Olivia, che era venuta in qualità di accompagnatrice e aveva
fatto gli auguri a Federica solo perchè sarebbe passata
dalla
parte del torto prendendo parte a quella festa a sorpresa e
comportandosi da
cafona. Simone e Nex si stavano sbaciucchiando, lei seduta sul bordo
della piscina, lui in acqua.
Federica grugnì qualcosa, accennando all'ennesima scenetta
romantica che vedeva protagonisti due ragazzi del coro, Alina ed
Emanuele.
- E' così importante? - sussurrai al suo orecchie,
afferrandole
una mano. Muovendomi sfiorai i suoi short di jeans, ancora bagnati per
il tuffo di poco prima.
- Effettivamente no - mormorò chiudendo gli occhi, per poi
baciarmi, portando una mano dietro alla mia nuca.
Una scarica mi attraversò e se fossimo state sole le sarei
saltata
addosso senza tanti preamboli: erano mesi che non facevano l'amore, che
non stavamo insieme, e desideravo intensamente trascinarla sotto le
coperte assieme a me, sfiorare la pelle delicata del suo ventre con la
lingua, stringere fra le mani i suoi morbidi seni, baciarla fra la
gambe per udire i suoi gemiti. Posai timidamente una mano sulla spalla,
spostandola lentamente verso il centro della sua schiena, avvertendo il
modo in cui la sua umida maglietta scorreva faticosamente sotto le mie
dita, formando piccole pieghe e sfregando fra le nostre carni. Federica
sfiorò con la punta della lingua la sottile apertura fra le
mie
labbra: le concessi di entrare nella mia bocca, intensificando
l'abbraccio.
Il giardino sbiadì, le voci si affievolirono, persino il
calore
del sole pareva scomparso. Esisteva solo il suo dolce profumo, il suo
naso contro il mio, il suo sapore nella mia bocca, le sue mani attorno
al collo e lei fra le mie braccia. Un brivido d'eccitazione mi fece
quasi sobbalzare: forse era l'adrenalina, perchè quello era
il
primo bacio che ci scambiavamo davanti a tutti.
- Okay, basta... - ridacchiò Federica sottovoce. Ci
separammo
lentamente, incuranti di controllare se qualcuno se ne fosse accorto e
eventualmente dare spiegazioni. Ma perchè poi?
Federica si coricò poggiando il capo sulle mie gambe e
socchiudendo gli occhi a causa dei raggi del sole. Le premetti un
polpastrello contro la punta del naso, sorridendo, solo per
infastidirla. Lei emise una specie di grugnito, allontanandomi la mano
con uno schiaffo.
Iniziai a solleticarle i fianchi, mentre lei si contorceva
supplicandomi di smetterla.
Proprio mentre eravamo impegnate in quella lotta all'ultima risata,
notai che mio fratello Edoardo, Margherita e mia madre erano appena
entrati nel giardino.
Walter corse subito da mia madre, chinandosi ad ascoltare il pancione,
ormai decisamente evidente, che mia mamma stava nascondendo sotto ad
un'ampia canottiera multicolore.
Veronica saltellò incontro ad Edoardo, abbracciandolo con
foga.
Erano stati compagni di classe sia alle elementari che alle medie,
mentre alle superiori erano stati separati da una parete: la sorte li
aveva assegnati a due sezioni diverse. Erano stati molto amici da
ragazzi e ora avevano ricominciato a frequentarsi, ma ne
ignoravo il motivo, così come Federica.
Margherita mi aveva avvertita che sarebbe arrivata più
tardi. Il
suo umore era cambiato nuovamente una volta rientrate da quel
pomeriggio di compere e non ci eravamo nuovamente rivolte la parola per
settimane. Se sopportare il suo essere lunatica significava
però
avere dei rari momenti di divertimento e serenità con lei,
allora avrei tollerato volentieri per tutto il tempo necessario.
Andammo anche noi a salutarli e attorno si formò un piccolo
capannello di persone, ansiose di domandare a mia madre come procedesse
la gravidanza. Lei rispondeva sempre con un sorriso e una parola
rassicurante, portandosi una mano al ventre.
- Ciao ma' - riuscii finalmente ad avvicinarmi a lei, abbracciandola.
- Ciao Mari. Ciao Fede e ancora auguri! - sorrise lei, agitando una
mano in direzione della mia ragazza, che ringraziò
arrossendo.
- Come mai qui? - domandò Simone rivolto ad Edoardo.
- Mi sembrava il caso di fare un annuncio - sentenziò lui,
pomposo, emanando autocontrollo e orgoglio da ogni fibra di cotone
della sua maglietta bianca.
- Che annuncio?! - s'intromise Elena, curiosa. Lei amava le sorprese.
- Fatemi spazio, ho bisogno della vostra attenzione. Walter, chiami
anche i tuoi, vero? -, il ragazzo annuì e poi si diresse a
passo
rapido verso la porta d'ingresso, mentre noi ci spostavamo in blocco
verso i tavoli.
Quando Lilith e Ludovico ci raggiunsero, Edoardo salì su una
sedia e si schiarì la gola.
- Fratelli e sorelle, amici e amiche - fece un cenno del capo verso di
noi, Giorgio e Davide e anche il gruppetto della sorella di Federica -
Cari sconosciuti - continuò accennando ai ragazzi della
conservatorio e del teatro - Voglio darvi una splendida notizia! -
Fece una studiata pausa. Non sembrava per nulla nervoso.
- Ho capito... - sogghignò Federica.
- Cosa?! - domandai subito, agitata.
- Se è quello che penso, sei appena stata incastrata finchè morte non li
separi alla psicopatica bipolare -
Non ebbi nemmeno il tempo di alzare gli occhi al cielo.
- A novembre Anita ed io ci sposiamo! -
La mia mascella dovette aver toccato terra, mentre la mia ragazza
scoppiava a ridere senza ritegno applaudendo assieme a tutti gli altri.
Anche Margherita aveva avuto la mia stessa reazione. Quando i nostri
sguardi perplessi si incrociarono, scoppiammo a ridere anche noi.
Alla fine dei conti, ciò che importava era che loro fossero
felici. E se avere quell'isterica di Anita per casa avrebbe reso
Edoardo più felice, buon per lui. Mi accodai alle altre
persone
che lo circondavano per fargli gli auguri.
Mia madre era al settimo cielo e sorrideva
felice, stretta a
Lilith, che stava augurando ad Edoardo ogni gioia della vita coniugale,
scherzando sull'indole oziosa di suo marito.
- Congratulazioni Edo - gli dissi quando finalmente venne il mio turno.
- Come sei formale, sorella -
- Preferisci sono
così felice
che ti sposi così fra meno di dieci anni ti troverai sepolto
fra
pannolini, pappette e cacca di bebè? - sollevai
un sopracciglio, lui annuì.
- Anche voi lo sarete fra qualche mese, quindi non sfottere - mi diede
una pacca sulla schiena ridendo. Io grugnii qualcosa, affiancandomi a
Francesca.
- Olivia mi ha detto che le fai schifo - disse improvvisamente,
osservando Federica abbracciare mio fratello e augurargli di giostrarsi
con coraggio fra le gioie del matrimonio.
- Scusa? -
- Sì, ha detto che le fai schifo. Prima, hai baciato... -,
la interruppi.
- Lo so cosa ho fatto, grazie. Ah, ha detto così? Simpatica
la
ragazza... - ringhiai, pronta a prenderla a pugni non appena Edoardo si
fosse allontanato. Non volevo rovinargli la festa.
- Mari, calmati... -
- No! Mi fa venire una rabbia... Vorrei tanto andare là ora
e
romperle il naso - sibilai, stringendo i pugni fino a farmi male.
- Così passeresti dalla parte della cafona violenta. Non mi
pare il caso. Piuttosto mostrati superiore -
Lanciai un'occhiata a Giorgio: era di fronte a noi, assieme a Lara,
Davide e Olivia. I primi due stavano facendo i piccioncini, come al
solito, mentre Davide osservava assorto la sequenza di felicitazioni.
Olivia guardava nella nostra direzione.
Afferrai Federica per un polso, attirandola a me con grazia. Lei si
mosse come una ballerina, leggere e flessuosa, sorridendo
languidamente. Mi sporsi verso di lei e la baciai, catturando il suo
labbro inferiore, premendole una mano contro la schiena, mentre lei si
chinava all'indietro e io mi piegavo su di lei per non perdere il
contatto. Una sorta di casquet
eseguito da incapaci dilettanti (almeno per quanto
riguardava me) innamorate.
La cosa folle fu l'applauso e la risata che accompagnarono il nostro
bacio: una colonna sonora da birreria. Udimmo chiaramente Davide
fischiare.
***
FINE.
Ragazzi, ecco quelle quattro lettere che mi mettono addosso una
tristezza tremenda, mista a felicità (no, non sono bipolare
come
Anita).
Sono un po' impacciata, non so cosa scrivere, dunque
disconnetterò la razionalità, che al momento
è
molto in imbarazzo, e lascerò che il mio inconscio scriva
qualcosa.
E' stato un percorso lungo e piacevole, che mi ha permesso di conoscere
alcune di voi e ne sono davvero felice. Spero di avervi trasmesso tutto
il trasmettibile, comunicato il comunicabile (senza eccedere
nell'enfasi, s'intende), almeno nel mio piccolo. La storia, come
sapete, già esisteva, ma riscrivendola è
cresciuta con
me, con voi, grazie
a voi.
Senza l'entusiasmo, il sostegno, l'allegria e gli incoraggiamenti che
mi avete trasmesso voi, forse non sarei riuscita a finirla! Ma ora sono
"presa bene" e ho già nel
forno qualcosa del seguito, che spero apprezzerete
più di Fior
di pesco,
in quanto mio personale preferito episodio della trilogia.
Sì,
avete capito bene. Ci sarà un seguito del seguito. Si
vedrà se avrò ancora le forze per farvelo leggere
e
comunque quel momento è ancora molto lontano!
Mi ha molto stupita il risultato ottenuto da questa storia, non me
l'aspettavo e ancora ora fatico a crederci e continuo ad imbarazzarmi e
ad arrossire come un'imbecille leggendo le cose stupende che mi
scrivete: sapere che con questa storia ho toccato profondamente
qualcuno è qualcosa che quasi mi commuove.
Spero che continuerete a seguirmi con lo stesso entusiasmo e la stessa
costanza.
Ho deciso di non dedicare l'Epilogo a nessuno e dunque mi son detta,
perchè non dedicarlo a tutti? Dunque questo capitolo
è
dedicato a tutti voi che
avete recensito, messo la storia fra le preferite, le seguite o le
ricordate, o che avete semplicemente letto. Grazie ancora.
p.s. il capitolo, oltre a chiamarsi "Epilogo" ha anche un
sottotitolo, suggerito da un'entusiasta Kabubi: Vittoria Epica.
Ed è con questa vittoria epica che vi saluto e vi ringrazio
per
l'ultima volta in questa storia! Ci sentiamo presto con il seguito!!
p.p.s. terminerò in serata di rispondere alle recensioni a
cui
non ho ancora risposto (sono sempre la solita, lo so, ma ormai mi
conoscete)!
Mizar
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