After the death.

di Fluxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolce risveglio. ***
Capitolo 2: *** La mela ***
Capitolo 3: *** Forse un Angelo ***
Capitolo 4: *** Inganni e verità ***
Capitolo 5: *** Il Baule ***
Capitolo 6: *** Confessioni notturne ***
Capitolo 7: *** La fuga ***
Capitolo 8: *** Before the Death ***
Capitolo 9: *** Il potere della Mela ***
Capitolo 10: *** Silver Lining ***
Capitolo 11: *** I sogni ***
Capitolo 12: *** La rapina ***
Capitolo 13: *** Ezio ***
Capitolo 14: *** Al Colosseo ***
Capitolo 15: *** La lettera ***
Capitolo 16: *** La fine ***



Capitolo 1
*** Dolce risveglio. ***


Prima FF su Assassin's Creed che scrivo.. Speriamo in bene!
Presa dalla depressione (xD) di oggi dopo aver finito Assassin's Creed Brotherhood, mi sono decisa a dare un seguito. Eh no, chi ce la fa ad aspettare fin quando uscirà AC3?!
SPOILER!

Vi lascio alla storia!




After the Death


La Mela. La mela era lì, proprio di fronte a loro. Un metro di distanza, ad occhio e croce, che li separava.
“Allora? Dove sono i templi?” Chiese Shaun.

Vuoi che chieda qualcosa?” Chiese Desmond a sua volta.
O che pensi a qualcosa...” Commentò Lucy.
I quattro continuarono ad avvicinarsi, Desmond era di fronte la mela. Era così... Strano, dopo tutte queste ricerche, esserci arrivati. In un attimo l'oggetto si illuminò e vari fasci luminosi schizzarono fuori dalla Mela e come ologrammi cominciavano a disegnare tanti segni.
“Sicuro di aver chiesto la cosa giusta?” Chiese Lucy, ironica. Nel frattempo Shaun cominciava ad esaltarsi, descrivendo i simboli che vedeva riprodotti dalla mela. Desmond era in un mondo a parte in quel momento, le sue mani quasi vagavano da sole. Le allungò, fino ad afferrare la mela. Mossa forse troppo azzardata. Una mossa che avrebbe rimpianto per il resto della sua vita, probabilmente. Il tempo sembrò fermarsi.

Che succede???! Non.. Non riesco a muovermi!
Tutti erano fermi ed immobili, nessuno si muoveva. Non era l'unico che non riusciva a compiere un solo passo, un solo gesto.

Il tuo DNA si è unito a quello della mela.. Tu l'hai attivata.” Si sentì la voce di Giunone.
Liberatemi!”
Il settantaduesimo giorno prima del momento del risveglio. Tu. Nato dai nostri lombi e dai lombi dei nostri nemici. La fine e l'inizio. Colui che adoriamo e rendiamo onore. Il viaggio finale ha inizio. Ci sarà chi ti accompagnerà oltre il cancello. Ella non ci è visibile. La croce oscura l'orizzonte.”
In un attimo Desmond si ritrovò a muoversi contro la sua volontà. Sentì lo scatto della lama celata. “Che stai facendo?!” Chiese, ormai preoccupato.

La via deve essere aperta.” Si sentì nuovamente la voce di Giunone. “Non puoi sfuggire al tuo compito. La bilancia tornerà in equilibrio.” E udendo queste parole, Desmond si ritrovò voltato verso Lucy. Fece un passo. Un altro passo. “Ferma! Ti prego!” La pregò Desmond.
Un altro passo e la voce di Giunone riprese a rimbombare per l'ampia sala. “Tu sai molto poco.. Dobbiamo guidarti noi.”
Ancora un passo e ancora un altro. “Cessa ogni resistenza.”
Altri due passi e fu davanti a Lucy. Lei era ferma, immobile, come se il tempo si fosse fermato. La sua lama celata era a poca distanza dal suo stomaco. La guardava negli occhi. “No!”
La sua mano scattò verso lo stomaco della ragazza. Una macchia rossa si estese lentamente sulla maglia color panna di Lucy che sembrò avere un tremito, poi più nulla. Entrambi caddero a terra, privi di sensi. La Mela rotolò via dalla mano di Desmond e una pozza di sangue rosso e denso andò a formarsi sotto la ragazza bionda. Di lì in poi il buio.

Cazzo, è in stato di choc!”
“Non abbiamo scelta. Rimettilo nella macchina.”
“Ma l'animus gli ha fatto questo!”

Sono io l'esperto o no? Fallo.”
.... No..!!” Desmond si sentiva morire. Sentiva due voci lontane e confuse, non riusciva ad aprire gli occhi e gli girava la testa. “.. V-vi prego, no!! … Basta..!!” Gli girava tremendamente la testa.
Shaun, per quanto cinico e insensibile poteva essere alle volte, si mise tra l'uomo in nero e Desmond. “... Dagli del tempo per riprendersi! Così lo ammazzerete!!”
Qualche istante dopo dentro la grande sala dai muri alti e bianchi entrò Warren Vidic. Lui. Proprio lui. Shaun strinse i pugni, Desmond si contorceva sul letto sopra al quale si trovava.

Oh, signor Miles, che piacere riaverla qui con noi.” Fece del puro sarcasmo. Desmond riconosceva quella voce. Ora però non riusciva nemmeno a farci caso tanta era la confusione, il dolore che provava. Le immagini continuavano a susseguirsi velocemente, immagini, ricordi, ogni qual volta apriva gli occhi vedeva decine, centinaia di segni e simboli, persone, fantasmi, roba che non esisteva, non era reale, non in quel momento.
Shaun lo sapeva, se lo avessero rimesso dentro l'Animus probabilmente non avrebbe retto oltre.

Warren, cosa dobbiamo fare?” Chiese l'uomo vestito in nero.
“Non capite!” Si animò Shaun nuovamente, “Se lo rimettete lì dentro morirà! Non vi servirà a nulla da morto!” Sbraitò, cercando di recuperare tempo.
Vidic si fermò vicino ai tre. “Non voglio rischiare. Ci serve vivo e ci serve sapere dove ha nascosto la Mela.” Disse guardando il povero ragazzo dai capelli corti e neri che sembrava dover soffrire parecchio.
Shaun espirò, tranquilizzato. Forse Desmond avrebbe avuto del tempo per rimettersi.

Quindi.. Per ora portali nella loro stanza. Assicurati di aver inserito il codice e che non possano uscire.” Ordinò Vidic.
Se lo dice lei. D'accordo.” Disse prendendo Shaun per un braccio, a portare Desmond ci avrebbero pensato altri due uomini, lì appostati accanto alle porte.
“Come hai potuto tradirci, William?” Chiese Shaun, mentre l'uomo in nero, William, lo stava portando verso la stanza nella quale avrebbero passato, lui e Desmond, molto tempo.
William non rispose, si limitò ad accompagnarlo dentro questa stanza e a lasciarvelo mentre gli altri due uomini adagiarono Desmond su l'unico letto che c'era. Si lamentava.
“Avanti, andiamo.” Disse William, uscendo insieme agli altri due. La porta si richiuse e dopo che uno degli uomini digitò un codice si sentì un 'bip', segno che stava per la corretta chiusura a chiave della porta.

Merda... Merda! Siamo nella merda! Abbiamo perso tutto..” Disse Shaun, guardando la porta chiusa, si voltò verso il letto, avvicinandosi. Afferrò una mano di Desmond mentre l'altra gliela appoggiò sulla guancia. “Desmond.. Devi riprenderti, in fretta. Apri gli occhi...”

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Capitolo 2
*** La mela ***


La mela




Rebecca era rimasta sola.

“Che cazzo è successo?” Chiese Shaun vedendo Lucy e Desmond a terra.
Rebecca volse lo sguardo verso i due compagni privi di sensi al suolo, sentì un tuffo al cuore nel vedere Lucy ferita, il sangue denso e rosso che sgorgava copioso per riversarsi sul suolo freddo. Stava per avvicinarsi ai due quando Shaun prontamente la fermò. “Aspetta.”
“Che...”
“Shhh!” La zittì lui, “Ascolta..”
Rebecca rimase in silenzio, alcuni istanti e potè sentire uno scalpiccio di passi lontani.
“Sta vedendo qualcuno. Presto Reby, prendi la Mela e nasconditi!”
“Cosa?! E tu? Perché? Che sta succedendo?” Non aveva idea del perché Lucy era ferita e la lama di Desmond insanguinata. Si era persa qualche cosa.
“Dubito che siano degli scolaretti venuti qui per una gita.” Commentò con sarcasmo, anche in quell'occasione, Shaun.
“Dici che... Ci hanno trovati? Ma Desmond? Lucy??”
“Prendi la Mela Rebecca e nasconditi! Fa come ti ho detto!” Ripeté nuovamente Shaun, fermamente.
Rebecca lo guardò per alcuni istanti, i passi si facevano sempre più vicini. La ragazza raggiunse i due compagni e si chinò sulle ginocchia per raccogliere l'oggetto. Il suo sguardo vagò per alcuni istanti su Desmond e Lucy. Oh, povera Lucy...
“Vai..” La intimò Shaun, così Rebecca scese dall'altare con la mela, fece appena in tempo a mettersi dietro l'altare che sentì delle voci: “Eccoli! Sono lì!”
Cinque uomini fecero ingresso dentro la sala, illuminata fiocamente da una luce azzurrina. Shaun rimase fermo, impalato. Non poteva fare molto da solo contro cinque uomini e Rebecca.. Rebecca era meglio che si salvava, insieme alla Mela.
“Dov'è La Mela?” Chiese uno degli uomini, salendo lentamente verso l'altare, avevano delle divise. Sì, sicuramente erano quelli dell'Abstergo. I templari erano lì.
“Troppo tardi!” Esclamò Shaun.
“Che significa troppo tardi?” Chiese l'uomo con tono minaccioso mentre gli altri cominciarono a guardarsi intorno, a studiare la zona.
“Non l'avrete mai.”
L'uomo in divisa in uno scatto d'ira colpì l'assassino con un destro sul viso, facendolo cadere rovinosamente a terra in quanto il povero Shaun non se lo aspettava. Grugnì per il dolore dolore tanto inaspettato. Rebecca strinse la mela a sé e chiuse gli occhi.
Il nemico sembrò voler colpire nuovamente Shaun ma venne fermato dalla voce di uno dei suoi compagni.
“E' il Soggetto Diciassette!”
L'uomo si voltò vedendo Desmond, già notato da prima, a terra, “... Portatelo via, sul furgone. Il capo ha detto che ci sarebbe stato utile se lo avressimo trovato.”
“E la ragazza?” Si riferiva a Lucy.
“La ragazza lasciatela qui.” Rispose. Il compagno annuì e aiutato da altri due sollevarono Desmond di forza e lo portarono via.
“Allora, stavamo dicendo?”
Shaun si morse il labbro sanguinante, nervoso.
“Che puoi andarte a farti fottere per quanto mi riguarda.” Rispose spavaldo l'inglese.
L'uomo sorrise, prendendolo per un braccio e tirandolo su, “Portiamo via anche lui. Ci servirà. Manderemo degli uomini a perlustrare la zona.” Disse mentre l'altro compagno si affiancò a lui per prendere Shaun dall'altro braccio per evitare che fuggisse.
Passi che si allontanavano. Silenzio. Rebecca era rimasta sola. Sola con La Mela e sola Con Lucy, ferita, chissà quanto gravemente. Si affrettò a risalire sull'altare e si mise in ginocchio vicino l'amica. “Lucy? Lucy riprenditi! Dobbiamo andare!!!” Tra poco sarebbero tornati e se fosse rimasta lì l'avrebbero trovata. “Lucy ti prego!!” Nulla.
Rebecca inspirò e trattenne il respiro, poi espirò lentamente. Cosa doveva fare? Cosa diavolo doveva fare? Avrebbe dovuto lasciare l'amica così e fuggire con la Mela? Doveva rimanere con l'amica? Se fosse rimasta con Lucy a breve sarebbero tornati loro e l'avrebbero portata via, insieme alla Male.
Lucy... Lucy cosa avrebbe fatto?
Fece un altro respiro profondo e si alzò. No. Lucy non avrebbe lasciato cadere La Mela in mano dei templari, mai e poi mai. Forse era questa la cosa giusta da fare? Sicuramente lei se ora era cosciente le avrebbe detto di fuggire, di non preoccuparsi di lei.
“... Mi dispiace Lucy.” Mormorò. Anche se sapeva che questa era la cosa giusta non poteva fare a meno di cominciare a sentire un lieve senso di colpa che, ad ogni passo che faceva, diventava sempre più grande, quasi sembrava volerla divorare. Allungò il passo, fino a correre via.

Rebecca... Era rimasta da sola.



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Capitolo 3
*** Forse un Angelo ***


Forse un Angelo






Urla, grida di dolore, sofferenza.
Dolore. Sofferenza. Era quello che stava provando Lucy in quel momento. Le grida non erano le sue, però. Anche il pungente odore del sangue non era il suo, o almeno non tutto, in parte.
Era ancora a terra, nella posizione in cui l'avevano lasciata. Le grida erano cessate da poco ma era in uno stato di semi-incoscienza. Non sapeva se ciò che aveva sentito e percepito era reale o solo frutto della sua immaginazione. Di una cosa era sicura: sarebbe morta, se non lo era già. Sentì un rumore di passi lenti, decisi. Dal suono di questi passi si poteva evincere che la persona in avvicinamento aveva un portamento fiero, elegante, orgoglioso.
I passi cessarono. Silenzio. Forse aveva immaginato tutto. No. Non aveva immaginato nulla. Sentì una mano separare il suo capo dal pavimento, il dolore allo stomaco era troppo forte, percepiva tutto appena.
L'uomo fece scivolare la mano sulla schiena di Lucy, tirandola appena su, l'altra mano gliela appoggiò sulla vita.
“Uhh...” Lucy aprì lentamente e di poco gli occhi. Ci vedeva sfocato ma riuscì a scorgere una figura maschile e virile, sopra di lei, che la sorreggeva con forza. Ciò le trasmetteva sicurezza. Non appena la sua vista fu un po' meno appannata, vide il cappuccio bianco che copriva lo sguardo dell'uomo.
Era un angelo, forse? Un angelo venuto a prenderla?
I lineamenti del viso erano decisi ma non troppo duri, la pelle ambrata e, quando l'uomo alzò lievemente il capo per guardarla attentamente, riuscì a scorgere anche gli occhi. Erano castani. Erano chiari. La pelle 'abbronzata' donava agli occhi una dominante giallina. Aveva uno sguardo come pochi mai aveva visto, penetrante, profondo, pronto ad inghiottire lo stesso sguardo di chiunque gli si ponesse davanti. Uno sguardo che esprimeva tanto, tutto, e nello stesso tempo niente, vuoto, sofferente, consumato.
Lo sguardo di Lucy scese dagli occhi nuovamente lungo gli zigomi, le guance, infine alle labbra, carnose e perfette. Un particolare le saltò subito all'occhio. Come non notarlo? Aveva una cicatrice sul lato destro del labbro, verticale, che arrivava fino, lievemente, al labbro inferiore. Era come quella di Desmond. Desmond? Che cosa ci faceva lì Desmond?
La ragazza si lasciò sfuggire un lieve gemito di dolore quando schiuse le labbra per dire qualcosa ma sentì una fitta devastante.
“Shh.” La intimò lievemente, quella figura quasi angelica che le si parava davanti.
“... D-Desmond....?” Sussurrò con un filo di voce, Lucy.
“No. No Desmond.” Rispose l'uomo, facendo scivolare la mano che le teneva sulla vita fino alla coscia, portandola poi sotto le ginocchia e alzandosi, con lei in braccio.
Lucy espirò e, priva di alcuna forza, richiuse gli occhi, lasciando che il suo angelo la conducesse dove di dovere.
L'uomo con la veste bianca, tipicamente da assassino, cominciò a camminare giù dall'altare. Una volta ai piedi dell'altare si ritrovò uno stuolo di uomini morti, di sangue, lo stesso sangue che giaceva sulla sua spada e sul suo coltello, riposti nelle apposite fodere. Tutta quella dissacrante lotta in un posto così magico e, in fin dei conti, anche sacro. I corpi dei Templari sparsi in giro, alcuni a brandelli, altri sventrati senza pietà. I passi dell'uomo continuavano decisi, fieri e incuranti in quel mare di dolore, sofferenza, e strazio infiniti.

Shaun era seduto a terra, con la schiena contro il muro. C'era una sedia ed un tavolo ma... Troppo scomodo, ci era già stato seduto per un'ora buona. Era irrequieto, non sapeva come rimediare, cosa fare. Desmond sembrava essersi calmato ormai da un po'. Non si lamentava più, probabilmente dormiva.
Chissà Lucy e Rebecca. Chissà Lucy era ancora viva o se l'avevano lasciata lì, come una bestia, a morire. Chissà Reby... Se era riuscita a fuggire con la mela o se erano riusciti a catturarla e ora, chissà, magari era in una delle tante stanze di quella struttura dell'Abstergo e, come lui, lo stava pensando. Dio, ma che andava a pensare? Perché Rebecca avrebbe dovuto pensarlo? Perché lui pensava così tanto a lei ed era così preoccupato? No, no. No cavolo, erano solo amici. Figurarsi di qualcosa di più. Per carità.
Era vero, da un po' di tempo a quella parte, gli ultimi momenti a Monteriggioni avevano passato del tempo da soli, insieme. Come quando l'aveva invitata ad ascoltare della musica con lui, nella sua camera, e come quella sera erano andati ad un locale da soli in quanto Desmond non poteva lasciare Villa Auditore e Lucy non poteva lasciarlo solo. Sì. Sicuramente anche tra Desmond e Lucy c'era del tenero. No. Un attimo. Perché aveva pensato 'anche'? Tra lui e Reby non c'era del tenero.
Shaun venne 'risvegliato' dai suoi pensieri quando sentì Desmond mormorare qualcosa. Si alzò.
“Desmond??!”
“.. Uhh.. Shaun...” Disse a bassa voce, frastornato. Aprì gli occhi e si tirò su seduto. Gli venne un giramento di testa che lo costrinse a serrare nuovamente gli occhi che, una volta ristabilizzato, riaprì.
“Come stai Des?? Stai meglio?” Chiese il compagno, sollevato nel vederlo sveglio e senza che avesse visioni o si lamentasse.
“... S-sì.. Io..” Si portò una mano alla fronte, ricordava le cose frammentate. “.. O cazzo..”
“Che succede?”
“Vidic! Siamo.. All'Abstergo!” Esclamò, alzandosi forse con troppa foga, appoggiando una mano al muro.
“....”
“E.. E Rebecca? L.. Lucy?!”
“Desmond... Cos'è successo lì sotto?”
Desmond guardò Shaun. Ricordava quel momento. Lo ricordava con chiarezza devastante. Il ricordo in sé era devastante. Aveva pugnalato Lucy. Ricordava ancora l'espressione della ragazza quando la sua lama si conficcò nella carne viva, lo spasmo delle sue labbra, il modo con cui attraverso gli occhi cercava di dirgli qualcosa. Si sentì male. Terribilmente male. In colpa.
“Io.. Non lo so Shaun. So solo che... Quando ho preso La Mela.. E' come se il tempo si fosse fermato e la mia volontà annullata.. Solo che.. Diavolo, ero lì! Non ho potuto fare niente per evitarlo! Era lei che mi guidava!”
“Lei? Lei chi Desmond?”
“Lei! La Mela! No! Giunone!”
“Giunone? Ma.. Desmond! Che stai dicendo?!” Shaun sembrò confuso, aveva un'espressione indecifrabile sul volto.
“Ricordi.. Quando rivivevo i ricordi di Ezio e attraverso lui Minerva ci ha dato quel messaggio?”
L'uomo davanti a lui annuì, a braccia incrociate. “Beh?”
“Ecco! Giunone, era lì! Mentre eravamo sull'altare e....”
“... Quindi.. Hai pugnalato tu Lucy...?” Era un'affermazione, più che una domanda.
“... Cazzo sì.. Ma.. Non.. Non...” Abbassò il capo.
Ci fu silenzio per lunghi ed interminabili secondi.
Shaun era amareggiato, sconvolto. Da che avevano tutto sotto controllo a quando la situazione si era rivoltata completamente. Doveva avercela con Desmond? Era veramente colpa sua? E' vero, Shaun dimostrava sempre il suo lato più freddo e cinico ma... Non sarebbe mai riuscito a capacitarsi della morte di Lucy, qualora fosse realmente accaduto. Di certo ora, però, bisognava restare uniti. Erano con la merda fino al collo e litigare o tenersi il muso non era la cosa migliore per uscire da quella situazione. Fece un passo verso Desmond, gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle e le strinse.
“Desmond..” Fece una pausa preceduta da un profondo sospiro. “Forse.. Forse Lucy sta bene. Forse... E sempre forse La Mela è in salvo, insieme a Lucy e Rebecca.. Che è fuggita.”
Desmond alzò lo sguardo lentamente negli occhi del compagno. Annuì. “Lo spero tanto, Shaun.”
Shaun accennò un lieve sorriso. Allontanò le mani. “Dobbiamo trovare un modo per fuggire di qui.”
“Lo troveremo. Sarà facile.” Disse Desmond, con l'occhio dell'aquila ora le cose erano molto più semplici. “O almeno non sarà così maledettamente difficile!”
“Probabilmente ti infileranno di nuovo dentro l'Animus. Volevano farlo.”
“Si, lo so.”
“Non capisco a cosa gli serva dato che hanno la mappa dei templi.”
“Non hanno la mela. Forse.. Non so...” Fece spallucce. “Sono pronto a lottare, comunque. Non accetterò più passivamente tutta la merda che mi hanno fatto mangiare già una volta.”
“Oh sì! Questo è parlare!” Esclamò Shaun, entusiasta.

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Capitolo 4
*** Inganni e verità ***


Inganni e Verità





La porta si spalancò, Shaun riaprì immediatamente gli occhi.
“Oh, vedo che le donne non vi mancano, riuscite a scaldarvi anche insieme tra di voi.” Buttò lì una battutina sarcastica Vidic, entrando nella stanza. Anche Desmond si svegliò, frastornato.
“Buongiorno signorino Miles. Dormito bene?”
Desmond lo fulminò con lo sguardo, se solo avesse avuto una lama con sé lo avrebbe finito in men che non si dica. Lo avrebbe anche picchiato fino alla morte o strozzato, soffocato, qualsiasi cosa.. Ma non era il caso di mettersi in pericolo e mettere in pericolo Shaun.
“Splendidamente.” Decise di rispondere dopo alcuni attimi di silenzio.
“Ne sono felice. Vuole seguirmi?”
Era stranamente cordiale dopo ciò che comunque era successo. Aveva alternativa? Guardò Shaun, poi si alzò.
“Prego. Mi segua.” Disse Vidic facendo per voltarsi, anche Shaun si alzò. “A-ah, solo il signor Miles.”
“E io cosa dovrei fare? Rimanere qui dentro chiuso a vita?”
“Si rilassi, avremo modo di parlare anche noi due, a tempo debito signor Hastings.”
Shaun emetté qualcosa simile ad un brontolio poi si rimise seduto. Vidic e Desmond uscirono.
“Allora signor Miles, come sta?”
“Mai stato meglio.” Rispose il neo Assassino, se così si poteva definire, con una lieve punta d'ironia.
“Ne sono contento.” Disse Vidic con tono tranquillo e pacato. “Ci è costata cara la vostra fuga.” Ammise. Si trovavano nella stessa sala dell'ultima volta, dove Desmond era sottoposto alle sessioni dell'Animus.
“Ah sì? E perché mai? Avevate la mappa dei templi, a cosa vi servo ancora io?”
“Beh, sei un potenziale assassino, sei nostro nemico. Perché tenerti in libertà? Ci nuoceresti solo. Tra l'altro ho avuto modo di vedere che già hai affinato le tue capacità.”
“Impressionante, eh?”
“Non ti credere, non sei nulla in confronto ai Templari... E non sarà di certo uno che farà la differenza.”
Desmond si ricordò di una conversazione con Lucy, in cui lui aveva fatto la stessa affermazione di Vidic e che lei gli aveva risposto che a volte non serve altro.
“Non sottovalutare il potere di una persona sola..”
“E' per questo che non ti lascio scorrazzare libero. Non ti sottovaluto. Ora... Sei disposto a rientrare nell'Animus?”
“E perché mai? La mappa la avete.”
“Ti ho chiesto se sei pronto o no, non ho detto che potevi fare domande. Le domande qui le faccio io. E' la stessa proposta della prima volta. Se collaborerai, bene, sennò dovremmo indurti al coma e lasciarti morire quando avremo terminato il lavoro.”
“E perché non lo fate visto che sono così minaccioso?”
“Semplice: ci serve.” Rispose con tranquillità Vidic. Quanto gli avrebbe spaccato la faccia a suon di pugni a quel vecchiaccio.
Non avendo alcuna risposta dal ragazzo, Vidic continuò. “O, più semplicemente, vedendo che comunque della tua incolumità non te ne importa molto, potrei scendere a minacce più infime come: se non rientri nell'Animus la vita della signorina Stillman le rimarrà sulla coscienza.”
“Cosa?! Lucy è qui?!!!” Chiese Desmond mentre gli occhi gli si illuminarono di speranza.
“Ovviamente.” No. Bluffava. Non era lì. Vidic era anche venuto a conoscenza del massacro all'altare. Chissà chi era stato, probabilmente qualche assassino. Beh, a questo ci avrebbe pensato dopo, ora gli conveniva giocarsi questa carta.
'Avranno preso anche Reby, dunque.. Maledizione.' Pensò Desmond.
“Dunque?”
Se era lì era salva, per ora. Dunque non poteva mettere nuovamente a rischio la sua vita. “... Dunque va bene.”
“Ottima risposta signor Miles. Sa... Anche dirmi dov'è nascosta La Mela?”
La Mela? La aveva presa Rebecca, aveva detto Shaun. Rebecca non era all'Abstergo? Rebecca era fuori?! Evviva! Forse li avrebbe salvati, sarebbe venuta con altri assassini e... E forse Desmond era troppo ottimista.
“Non ne ho idea.” Rispose Desmond, mascherando una leggera euforia nel sapere che Rebecca, almeno, si era salvata.


Era mattino. La luce penetrava dalla piccola finestra posta in alto. La sala aveva il soffitto in roccia molto alto. C'era parecchia umidità in quel posto.
Lucy stava lentamente riprendendo conoscenza. Sentiva il rumore di alcune gocce che andavano a riversarsi ad intervalli regolari in una probabile fonte d'acqua. Era ancora viva? Era all'aldilà?
Stava sdraiata su un letto. Pian piano riaprì gli occhi e, seppur c'era della luce che entrava dalla finestrella in alto, non era chissà poi quanto illuminato in quanto la roccia scura dava un colore più cupo a tutto. Cominciò a sentire lo scrosciare dell'acqua di un rubinetto aperto così, senza rilassarsi ulteriormente, aprì gli occhi. A sinistra aveva il muro così volse il capo a destra. Dall'altra parte della stanza c'era l'uomo che l'aveva probabilmente salvata. Quindi non era un angelo, quel tipo, e lei non era ancora morta. Difatti quando si tirò su, sui gomiti, notò che aveva la vita fasciata. Si alzò lentamente e si avvicinò a l'uomo. Questi chiuse il rubinetto e si voltò. Aveva in mano un panno. Dall'acqua sporca di sangue che si stava riversando dentro lo scarico Lucy intuì che proveniva dal panno. Probabilmente il sangue era il suo.
Dopo che l'uomo si fu girato Lucy non ci mise molto a riconoscere il simbolo degli assassini che riportava all'altezza dell'addome, sopra un pezzo di stoffa rosso che gli circondava la vita.
“E così sei...”
“Un assassino.” La precedette lui.
“Già ma.. Ti conosco?” Chiese, il volto di lui era ancora in parte celato dal cappuccio bianco. Non poteva fare a meno di fissargli le labbra recanti quella cicatrice così significativa e familiare.
“Più di quanto non immagini.” Rispose questi con tono pacato.
“Fai... Parte di una delle nostre squadre di assassini?”
“No, assolutamente. Lavoro da solo.”
Lucy lo guardò attentamente, non aveva davvero idea di chi fosse, gli faceva solo ricordare terribilmente Desmond.
“Perché non mi mostri il tuo sguardo..?”
L'assassino dalla veste bianca si portò le mani al cappuccio, tirandolo giù lentamente, il capo era appena chinato, puntò però lo sguardo negli occhi azzurri di Lucy che ebbe un vuoto allo stomaco. Aveva uno sguardo così.. Espressivo, quasi ci si poteva leggere ciò che l'assassino pensava. Si ricordò del suo sguardo quando la prese e la portò via, gli occhi color ambra, quella pelle leggermente olivastra e quei lineamenti quasi dolci ma allo stesso tempo decisi che gli donavano una grande virilità. I capelli probabilmente li teneva lunghi da un po' in quanto non erano appena tagliati, erano sul castano scuro, non proprio neri. Era uguale a Desmond, di viso.. E ad Ezio. Avrebbe detto anche ad Altair se non fosse che.. Non l'avevano mai visto veramente bene in faccia.
“Lo sai chi sono, solo che sei troppo preoccupata a pensare che non sia possibile.”
“C-cosa?” Chiese incredula Lucy. Stava scherzando? No, non poteva essere
lui!
“Stai scherzando?”
“Affatto.” Rispose lui aspettandosi una reazione del genere.
“Non... Non puoi essere...”
“Altair.” Affermò.
“... Non.. Non è possibile! Tu non puoi essere reale, non sei reale!”
Sul volto dell'assassino si dipinse quasi un sorriso, “Nulla è reale.”
No, Lucy non poteva crederci. Come poteva essere Altair? Rimase in silenzio a guardarlo, fin tanto che lui non la guardava. Quando l'uomo portò l'attenzione nuovamente su di lei, Lucy guardò altrove, incapace di sorreggere quello sguardo per più di alcuni secondi.
“Ma tu.. Dai, non è possibile, se davvero fossi Altair..”
“Lo sono.”
“Si ma.. Se davvero lo fossi avresti... Ottocento anni! Anzi, ottocentoventuno!”
“Non lo sai? Le leggende non hanno storia ne tempo.” Disse allontanandosi, avviandosi all'uscita della 'stanza'.
“Ma... Difatti sono sempre stata interessata alla storia di Altair.. Prima che diventasse un assassino..” Disse con un velo d'ironia.
“Lo sono sempre stato.”
“Ehm... Ok..”
Raggiunsero un'altra sala, i muri questa volta erano meno bassi, sempre in roccia. C'era un tavolo e un divano vecchio stile. Alcune sedie e tantissimi libri, pile, sparse per la stanza.
“Wow... Li.. Hai letti tutti?” Chiese Stupita.
“Beh, avrò anche dovuto passarli in qualche modo ottocentoventuno anni, no?”
“Pensavo li avessi passati non so.. In giro per il mondo a combattere contro i templari e alla ricerca dei frutti dell'Eden...”
Altair non rispose.
“Ma.. Da quanto sai di noi assassini?” Lucy aveva mille domande, ancora però non riusciva a credere che fosse Altair. Chi ci sarebbe mai riuscito? Era impossibile che un uomo coprisse un arco di vita così lungo.
Altair si era appoggiato contro il grande tavolo, a braccia incrociate. La guardava.
“Sono un assassino anche io. Che domande sono?”
“No, intendo di me, Desm... Aspetta! Loro che fine hanno fatto?!” Chiese, trasalendo.
“La ragazza è fuggita con La Mela, i due sono stati presi dai Templari. E sono a conoscenza del vostro gruppo da almeno quando voi siete a conoscenza di me previa di Desmond.”
“Conosci Desmond?”
“Siamo parenti. Molto lontani, come sai. No, non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo.”
“Beh, lo avrai presto, dobbiamo andare a liberarli, chissà che intenzioni hanno. Dannato Vidic.”
“E l'altra ragazza?” Si interessò Altair.
“Chi? Rebecca? Anche lei è un'assassina.”
“Si, questo lo so.. Ma dove può essere andata?”
“Non.. Non ne ho idea. Forse è tornata a Monteriggioni ma quasi lo escludo.
“Dobbiamo trovarla, La Mela..”
“Ma lei è in salvo, sicuramente! Dobbiamo pensare a Desmond e Shaun!” Lo interruppe Lucy.
“La Mela..” Riprese Altair, da dove l'aveva interrotta, marcando la parola, “E' pericolosa in mano a chi non sa usarla, a chi non ha esperienza. Ciò non ti dice niente? Mi sembra che la fasciatura sul tuo addome sia ben evidente.”
“....” Lucy non aveva pensato fino ad ora che era stato Desmond, il suo Desmond a pugnalarla. Si sentì inghiottita da un vortice di sensazioni e sentimenti. Da una parte come aveva potuto? Dall'altra, sicuramente, non era colpa sua. Non capiva.
“E La Mela ci servirà, sarà più facile per noi.” Disse scostandosi dal tavolo e raggiungendo una porta. Lucy lo seguì.
“Ah. Tu rimani qui.”
“Cosa? Qui? Perché mai?”
“Mi rallenteresti solo il passo.” Disse con quanta più sincerità aveva in corpo. Lucy se lo ricordava: arrogante e pieno di sé. Beh, dopo aver dovuto recuperare i suoi gradi sembrava che fosse cambiato ma ora... Beh, di certo doveva essere un grande uomo per sopravvivere ottocento anni.
Si sentì a disagio e quasi si vergognò. Era un peso?
“Ma io...”
“Rimani qui. Non aggiungere altro. Non è sicuro la fuori e non è una mossa prudente uscire. Qui sarai al sicuro.”
“Guarda che sono un'assassina anche io, so badare a me stessa.”
Altair la osservò qualche istante, in silenzio. Lucy deglutì. Si sentì così piccola ed insignificante.
“... D'accordo.” Mormorò.
“Sarò presto di ritorno.” Disse il grande assassino, aprendo la porta davanti a sé. C'era una lunga scalinata, i muri erano stretti, centrava una persona sola. Altair si portò entrambe le mani al cappuccio bianco, portandoselo sul capo, coprendosi nuovamente mentre cominciava a salire le scale.


Trattenere la lama dalla carne degli innocenti.
Agire con Discrezione.
Non compromettere mai la confraternita.

Era questo che teneva ancora in vita Altair. Era il loro credo, eseguito alla lettera, che gli aveva permesso di non venire ucciso. Seppur lavorava da solo e non con gli altri assassini non aveva mai più fatto nulla che potesse compromettere la confraternita.
Agiva da solo, furtivo, discreto. Uccideva spesso, solo colpevoli, solo gente che lo meritava. Il mondo stava cadendo in rovina e presto, probabilmente, sarebbe finito.
Lucy rimase lì, ferma e confusa. Quante domande che le stavano sorgendo ora, in quel momento.. E chissà quanto avrebbe dovuto aspettare per avere delle risposte.


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Capitolo 5
*** Il Baule ***


Il Baule



Desmond era da poco tornato nella stanza. Gli avevano fatto alcuni esami e gli avevano detto che il giorno seguente sarebbero cominciate le sessioni dell'animus.
“Così... Mi hanno detto che domani avremmo cominciato. Non capisco perché però.” Disse Desmond raccontando a Shaun ciò che era successo lì fuori. Era sdraiato sul letto mentre Shaun era seduto sulla sedia, pensieroso.
“Prima ho sentito due tipi parlare dal bagno..”
Il neo assassino portò lo sguardo sul compagno, con più attenzione. “.. E?”
“Parlavano di uno dei templi e... Sono riusciti ad accedervi.”
“Cosa?!” Desmond scattò seduto sul letto, “Hanno una delle Mele?!”
“No, no. E' per questo che vogliono usarti.”
“Cioè?” Non capì.
“Sono riusciti ad accedere al tempio però... La Mela non c'era.”
“Cosa...?”
“Già. O non è mai stata lì... O adesso è in mano a qualcuno.”
“Beh, magari in mano ad uno dei nostri gruppi di assassini?”
“No, no. Lo escludo. L'ultima volta che li ho sentiti non avevano messo piede nei templi.. E l'allegra escursione dei templari, da quanto ho sentito, si è svolta prima dell'ultima comunicazione che ho avuto con gli altri assassini.”
“... Mmh.. Quindi.. Manca un frutto dell'Eden..”
Shaun guardava il pavimento con sguardo perso, aveva il gomito appoggiato sul tavolo e con il dorso dell'indice della mano destra si accarezzava lentamente le labbra, pensieroso.
“Non lo so Des. Non ne ho idea. Probabilmente vogliono rimetterti nell'Animus per vedere dove Altair o Ezio hanno nascosto quella Mela.”
“Ma loro non sanno di Ezio e del legame con il Soggetto 16... Vero?”
Shaun rimase in silenzio.
“.. Si?”
“Non lo so Des.”
“Comunque sia non glielo permetteremo. Non staremo qui fino a domani. Tenteremo la fuga stanotte.” Mormorò Desmond.
“E come pensi di fare? Sai che sorveglianza c'è? Non abbiamo nemmeno le schede per..”
Desmond tirò fuori una parte della tessera magnetica, in modo che le telecamere non potessero vederla, “Ta-dan!”
“Co... Come hai?”
Desmond sorrise, riponendola. “Non ci vorrà molto. Dobbiamo solo stare pronti a farli fuori in caso avessimo problemi.”
Shaun annuì. “E per i codici?” Chiese.
“Lascia fare a me.” Non li sapeva ma con l'occhio dell'aquila, come aveva fatto in precedenza, poteva individuare i numeri spinti e, provando alcune volte, indovinare la combinazione.
“Spero che sai quello che fai, Desmond. Questi ci ammazzano.”
“Non preoccuparti!”


Tirava una leggera brezza quella sera. Altair si trovava davanti ai cancelli di Monteriggioni. Erano circa le nove. Probabilmente tutte le famiglie erano a cena e non ci sarebbe stata molta gente in giro, preferì comunque passare per i tetti. Di certo non era normale per la gente di quegli anni vedere un tipo con una tunica bianca tutto incappucciato che si aggirava tranquillamente per una cittadella.
Era veloce, agile e scaltro. Saltava di tetto in tetto senza alcun problema, negli anni aveva affinato le sue capacità, tutte quante. In men che non si dica si ritrovò di fronte le scale di Villa Auditore. Era la prima volta che la vedeva di persona. Grossa, imponente e.. Distrutta. Distrutta dall'attacco dei Borgia, tanti e tanti anni fa. Cominciò a salire le scale fino a ritrovarsi proprio di fronte la Villa. Dall'entrata sicuramente non si passava. Cominciò a girare per il perimetro del grande edificio fin quando non arrivò sul retro trovando la porta che, anni prima, dava sull'ex studio di Mario. Era aperta. Dentro tutto era distrutto e decadente, c'era polvere e pezzi di calcinacci dappertutto. Camminava piano, con passo felino, cercava di fare il minimo rumore possibile, era meglio essere prudenti.
Da fuori entravano i cavi di alcuni alimentatori che scendevano poi lungo una porta sulla sinistra, quello che tra l'altro sembrava un vecchio passaggio segreto.
Altair decise di scendere, camminava lentamente, sentiva solamente il rumore dei suoi stessi passi, c'era un silenzio surreale. Arrivò finalmente alla sala al piano interrato, la prima cosa che gli saltò all'occhio erano le sette statue, gli assassini più importanti e, al centro, la statua che raffigurava proprio lui. Altair. 'Devo essere famoso..' Pensò con un velo d'ironia. Scese gli scalini e si ritrovò di fronte Baby, l'Animus di Rebecca, e i vari marchingegni. Arrivò fin davanti la sua statua, osservandola. Dopo alcuni attimi di contemplazione la calma venne interrotta.
“Fermo lì!” Sentì una voce femminile alle sue spalle. Altair si voltò, vedendo una ragazza non molto alta dai capelli sbarazzini e neri. “Sei Rebecca?”


Lucy era rimasta sola in quel luogo in chissà quale posto d'Italia. Sapeva solo che era sotto terra. Aveva passato un po' di tempo sfogliando alcuni dei libri presenti nell'altra sala, erano per lo più libri vecchi, certi chissà quanto valevano. Ve ne erano delle lingue più disparate: Italiano, italiano antico, inglese, arabo.. Erano pochi i libri che usavano un linguaggio a loro contemporaneo. Era seduta a terra e cercava di immaginare il passato attraverso quei libri. Erano ormai le nove e mezzo di sera passate, Altair era andato via da ore oramai e Lucy cominciava a sentire una certa fame. Si alzò e cominciò a frugare per le varie stanze in cerca di qualcosa da mangiare. Sapeva che non era educazione ma ormai erano ventiquattro ore almeno che non mangiava e sia per la ferita che per tutto il resto si sentiva di una debolezza tremenda.
Dopo aver perlustrato quella che sembrava una sala da pranzo tornò nella camera dove v'era il letto. Oltre al letto e quella specie di lavandino improvvisato con una botte aperta dove si riversava l'acqua c'era anche una libreria molto vecchia, disordinata, piena di altri libri e mezza rotta. Accanto a questa libreria c'era un baule abbastanza grande in legno scuro, anch'essa doveva essere molto vecchia.
Lucy sospirò e si avvicinò all'oggetto in legno, di certo nella libreria non avrebbe trovato roba da mangiare a meno che non fosse affamata di sapere. Si inginocchiò di fronte il baule e la aprì, si sentì il cigolio del legno vecchio. Niente cibo. Tirò un altro sospiro sconsolato. Dentro v'erano alcuni vestiti e dei pugnali. Probabilmente tutta roba di Altair. Per passare comunque il tempo decise di ficcarci il naso, tirò fuori alcune vesti e delle armi, dei pugnali, risalenti chissà a quale era.
'Probabilmente vengono dal giurassico...' Pensò ironica. Dopo aver tolto il primo strato di vestiti, sotto, c'erano altri vestiti, alcuni libri e, tra tutte queste cose, un paio di sacchetti di stoffa. Lucy prese il primo, tirandolo su sentì un tintinnio di spiccioli, lo aprì e trovò tutte monete. Anche queste dovevano essere molto vecchie e, oramai, inusabili. In quella 'casa' c'era chissà quanta roba di valore. Dopo aver esaminato le monete le ripose dentro l'apposito sacchetto di stoffa scura. La appoggiò sui vestiti accanto a lei a terra e portò il braccio dentro la cassa per prendere l'altro sacchetto di stoffa, anch'esso pieno di monete. Sbuffò e continuò a tirar fuori le cose, una volta arrivata in fondo trovò un'altra veste.. Troppo familiare. Anch'essa era composta da una tunica bianca, varie fodere per coltelli e pugnali e un mantello marrone. Sì, decisamente troppo famigliare... Si ricordava di aver visto quella veste addosso solo ad una persona: Ezio Auditore.
Perché mai Altair aveva la veste da assassino di Ezio? Si conoscevano?
Assorta nei suoi pensieri cominciò a sentire un rumore di passi lontano, probabilmente alle scale. In fretta e furia ripose tutto dentro il baule e, appena in tempo, riuscì a chiuderla.
“Lucy??!” Sentì la voce di Rebecca dall'altra stanza. Scattò in piedi e frettolosamente si precipitò di là.
“Reby!!!” Sentì una gioia immensa nel vedere l'amica sana e salva, le due si andarono in contro e si abbracciarono.
Altair stette lì a guardarle a braccia conserte. No. Quelle effusioni non facevano di certo per lui. Ormai da un pezzo. A volte la parte più inconscia e remota di sé si chiedeva come aveva fatto a vivere tutti questi anni senza impazzire. Sempre solo, senza nessuno, vivendo solo per sé stesso.. Non come tutti gli umani presenti sulla faccia della terra, oramai. Tutti vivevano per qualcuno, lui no.
“E' incredibile! Quando ho visto lì Altair, di fronte la statua, cavolo, erano uguali!!! Pensavo di essermi ammattita!!” Ammise Rebecca, euforica.
“...” Lucy sorrise, “Io pensavo di essere morta, sinceramente.. La Mela?!”
“E' qui!” Disse Rebecca mostrandole un sacchetto di stoffa rosso, simile a quelli che Lucy poco prima aveva visto nel grande cassettone.
“Meno male..” Espirò sentendo un grande senso di sollevazione.
“Abbiamo anche portato qualcosa da mangiare..” Disse poi Rebecca indicando una busta bianca di plastica sul tavolo.
“Oh!! Meno male!” Esclamò Lucy che solamente ora si ricordò della gran fame che provava. “Si mangia!!”
Altair si scostò dal muro al quale era stato fin'ora a braccia conserte, seguendo la conversazione delle ragazze. Ora si stava dirigendo nell'altra stanza, superandole. Lucy tornò seria e si voltò appena verso di lui. “... Altair..” Nonostante tutto le faceva ancora strano pronunciare quel nome.
“Sì?” Si fermò, senza voltarsi.
“Tu.. Conosci per caso... Ezio Auditore?” Chiese quasi con timore.
Rebecca che stava tirando fuori il cibo pronto dalla busta, sentendo la domanda, si fermò, alzando le sopracciglia e osservando l'amica, incuriosita e un po' confusa dalla domanda.
Altair alzò appena il capo, seppur di schiena lo potevano ben notare questo movimento, come se stesse guardando il soffitto, come quando ti fanno una domanda difficile alla quale non sai come rispondere e temporeggi, cerchi un consiglio in tutto ciò che ti circonda.
“... Lo conoscevo.. Sì. Perché?” Volse lievemente il capo, ancora coperto dal cappuccio, guardava ora il pavimento. Lucy poteva vedere il profilo delle sue labbra e della parte inferiore del viso.
“.. Davvero? E... Che fine ha fatto lui..?”
“E' morto.” Disse Altair con una freddezza assoluta nel suo tono, quasi fece raggelare il sangue nelle vene a Lucy che rimase a fissarlo per qualche istante mentre questi riprese a camminare verso la stanza e sparì oltre l'arco della porta.
“... Lucy... Tutt'ok?” Chiese Rebecca.
“Eh..? Ah, sì, sì... Tutto bene.”
“Sicura?”
“Sì, certo!” Si voltò Lucy con un sorriso, forzato. Era un po' irrequieta sotto sotto. Non sapeva perché ma alle volte quell'Altair la inquietava. Questa era indubbiamente una di quelle volte.
“Certo che sei strana, sembravi tanto felice quando ti abbiamo portato da mangiare!”
“Si, infatti! Ho una fame! Che si mangia??!” Chiese raggiungendo l'amica al tavolo e sedendosi, cominciando a mangiare...

***


Cavoli! Mi dimentico sempre di metterci i ringraziamenti! Che scrittrice snaturata che sono! Chiedo venia! Ora ho dovuto CANCELLARE e RIMETTERE l'ultimo capitolo con i ringraziamenti xD che tipa!
Cominciamo!
Ringrazio: Zammy96, kyuubetto9 e BumBj per seguire la mia storia e recensirla u_u siete dei tesori!
Un ringraziamento particolare lo faccio a Vesa290 che nell'ultimo capitolo mi ha messo al corrente di qualche errore che mi era sfuggito e che grazie a te poi ho modificato! :D
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Confessioni notturne ***


Confessioni notturne



Tutto taceva. Tutto era buio. Non si sentiva alcuna voce o rumore. Sembrava stare in un luogo isolato dal mondo, da tutto e da tutti.
Rebecca e Lucy erano nel letto insieme mentre Altair, lasciandoglielo, si era ritrovato costretto ad accontentarsi nel divano nell'altra sala. Non che fosse un problema, era abituato a non dormire e di certo per un divano vecchio e scomodo non sarebbe cascato il mondo.
Tutto taceva. Tutto era buio. Rebecca non riusciva a dormire, il buio della stanza inghiottiva il suo sguardo prima che potesse arrivare al soffitto in roccia. Nemmeno Lucy riusciva a dormire, entrambe si chiedevano se l'altra fosse nella stessa situazione.
Lucy si mise più comoda, da questo movimento improvviso Reby prese coraggio e la chiamò. “Lucy?” Disse in un bisbigliò.
“Mh..?”
“Sei sveglia..?”
“Mh-mh..” Bofonchiò Lucy.
Rebecca sospirò, “... Non riesco a dormire.. Mi.. Mi chiedo come stanno Desmond e Shaun.”
“Già...” Rispose l'amica. Era tutta la sera che aveva la testa piena di pensieri. Pensieri riguardanti Altair, Ezio.. Lo strano comportamento che l'assassino leggendario aveva assunto quando lei gli aveva chiesto del suo discendente e... Pensieri riguardanti Desmond. Dov'era? Come stava? Era vivo? Perché l'aveva pugnalata? Non lo aveva fatto di proposito... O sì? No. Che senso aveva?
“.. Ti manca Desmond, eh?” Continuò a bassa voce Rebecca.
“... Non lo so.” Ammise Lucy.
“Lucy.. Sinceramente.. Cosa provi per Desmond?”
Silenzio. Cosa provava per Desmond? Simpatia? Affetto? Amore? Paura?
“.. Davvero non lo so Reby, i miei sentimenti.. Le mie sensazioni.. Davvero, è come se stessero facendo a botte per predominare l'una sull'altra. Sono confusa quanto intimorita ma allo stesso tempo...”
“... Allo stesso tempo..?” Fece lei da pappagallo.
“Non posso fingere che non mi piaccia, che non sia in pensiero per lui e che non veda l'ora di riabbracciarlo..”
Rebecca serrò le labbra, “Posso capirlo.. Ma non credo che lo abbia fatto di proposito a.. Ferirti.. Insomma.. Non avrebbe senso.. No?”
“Tu lo sai? Io non ne ho più idea..”
Si poteva sentire lo sconforto e la tristezza di Lucy palpabile nell'aria. A Rebecca venne quasi spontaneo, si voltò sul fianco e con un braccio cinse la vita dell'amica. “Andrà tutto bene Lucy.. Vedrai che.. Ne usciremo vincitori, ritroveremo Desmond e avrete modo di chiarirvi..” Aggiunse sempre con voce bassa. Lei stessa non credeva alle sue parole. Ne sarebbero davvero usciti vincitori? Ora avevano la mela, era vero, ma erano in grado di usarla? Sarebbero stati in grado di preservarla?
“... Lo spero.. Lo spero tanto.” Sussurrò Lucy, stringendosi alla compagna.
Eccola lì, Rebecca. Lo sapeva che non sarebbe riuscita a parlargliene, sapeva che non sarebbe riuscita ad esternare in quel momento i sentimenti che da un po' di tempo a quella parte credeva di nutrire per Shaun. Era duro anche ammetterlo a sé stessa, figurarsi a qualcun altro.. E poi le sembrava così triste Lucy che non le sembrava il caso di ammorbarla anche con i suoi di problemi sentimentali. Eppure era lì, il chiodo fisso, Shaun. Stava bene? Lo avrebbe rivisto presto, o meglio, lo avrebbe mai rivisto, prima o poi?


“Non fidarti di lui..” La sua voce gli rimbombava nella testa, l'immagine dell'uomo senza un volto vero e proprio si proiettava davanti a Desmond ma quest'ultimo non aveva modo di interagirvi.
“No aspetta, lui chi?”
“L'ultima volta ho avuto ragione, in parte. Lei non si trova qui.”
“Lei chi? Di cosa parli? Lucy?!” Perché saltava da un argomento all'altro? Non gli faceva mai capire nulla.
“Lei non è qui.” Ripeté. “Devi correre, più veloce che puoi. Il suo destino è solo nelle tue mani. Non fidarti da chi ritorna da lontano..”
“No, aspetta!” Allungò una mano ma l'ologramma di fronte a lui svanì.
Desmond scattò seduto sul letto, sudato. Aveva sognato. Il Soggetto 16. Che voleva dire?
“Tutto bene?” Chiese Shaun. Avevano deciso di attendere le tre del mattino per tentare la fuga. Fino a quell'ora avevano deciso di riposarsi. Oramai non mancava molto.
“L-Lucy...”
“Cosa?” Shaun alzò le sopracciglia.
“Non... Non è qui.”
“Ma Vidic..”
“Al diavolo Vidic!” Disse Desmond alzandosi, aveva bisogno di scaricare la tensione. “Il Soggetto 16.”
“Il Soggetto 16 cosa, Desmond? Quando fai così sembri totalmente pazzo, lo sai?”
“... Il Soggetto 16 mi aveva messo in guardia di ciò che sarebbe accaduto. Che tutto ciò che era caro ormai era perso.. Ha detto che aveva ragione, in parte. Infatti Lucy...” Sospirò.
“....”
“Perché in parte?” Si chiese, che forse Lucy pur non trovandosi all'Abstergo fosse ancora viva? “E... Mi ha detto che non è qui.”
“Ma ci credi? Era solo un sogno?”
“Maledizione Shaun! Non sia mai che tu mi creda! Quante volte ho avuto ragione e tu torto, eh?! Non puoi basarti solo e semplicemente su cose reali! Non puoi! Non in questo mondo, non in questa situazione! Guarda dove siamo finiti!”
Shaun rimase interdetto dalla reazione di Desmond, non l'aveva mai visto così.. Arrabbiato e feroce.
“... D'accordo.. E perché Vidic avrebbe dovuto mentire?”
“Per farmi collaborare, tu che dici? Sa quanto tengo a Lucy, ha fatto solo leva sui miei sentimenti...”
“... Quanto tieni a Lucy, Desmond?” Chiese Shaun, sistemandosi gli occhiali sul naso. Quella domanda spiazzò il povero Desmond che rimase a guardarlo in silenzio per alcuni istanti. “.. Molto.” Annuì lievemente con il capo.
“Che significa molto? Sei innamorato?”
Shaun sapeva che esisteva l'amore? E da quando? “.. Uhh....” Si sentì messo in difficoltà. “Io... Mi..” Sospirò, “Non.. Insomma, mi piace... E..” Abbassò lo sguardo. “Si, forse...”
“Pugnalare la donna che si ama, bel modo per dichiararsi!” Disse in modo sarcastico, “Se è ancora viva dovrai pensare a qualcosa di grande per farti perdonare..”
“Lei è ancora viva.. E la prima cosa che farò non appena la vedrò sarà dirglielo.”
“Oh.” Mormorò Shaun come 'sorpreso' ma con la stessa espressione inespressiva sul volto.
“E non sarei l'unico qui che deve dichiararsi comunque.” Lo stuzzicò Desmond.
“Eh? Cosa? Che intendi?” Chiese l'altro, facendo finta di cadere dalle nuvole.
“Vuoi dirmi che tra te e Rebecca non c'è niente?”
“Cosa?!?!? Ma.. Ma come ti saltano in mente certe cose?!!” Alzò appena la voce.
“Beh.. Ascoltate musica insieme, da soli.. Andate ai pub di Monteriggioni a bere, da soli...”
“E.. E tu.. Che ne sai?!” Chiese Shaun, sorpreso.
Desmond si schiarì la voce e si mise a ridere, “Sei rosso!”
“N-non.. Non è vero! E smettila! Pensa alle cose serie invece che alle futilità!” Lo canzonò.
“Va bene, va bene, calma! Ti davo solo un consiglio!”
“Niente consigli, va bene così! E preparati piuttosto che tra poco dobbiamo andare.” Borbottò Shaun contrariato.


Lucy non riusciva ancora ad addormentarsi. Rebecca dormiva, lo sentiva dal respiro pesante. C'era stato un momento in cui si era quasi addormentata ma poi l'improvviso gocciolare del rubinetto la aveva riportata alla realtà.
Era ormai passata un'ora dalla conversazione con l'amica che ora dormiva, si era rigirata nel letto più volte ma senza risultati. Si alzò lentamente per evitare di svegliare Rebecca. Arrivò a tastoni fino all'arco della porta che separava le due stanze, non appena entrò nell'altra vide la sagoma di Altair: era seduto su una sedia, fissava La Mela sul tavolo che emanava una luce giallina e calda.. Per questo riusciva a vederlo.
Si avvicinò cautamente e con passo leggero, fino ad arrivare al tavolo, accanto alla sedia dell'Assassino e appoggiando una mano sullo schienale.
“Non dormi..?” Chiese Lucy.
Ci fu qualche istante di silenzio prima che Altair le rispondesse. “No.”
“... Mh..” Fece scivolare via la mano dallo schienale e si sedette a capo tavola. “....” Guardò anche lei La Mela, poi spostò lo sguardo sul volto illuminato dell'Assassino, sempre celato dal cappuccio.
“Come mai?” Continuò.
“Potrei farti la stessa domanda.” Affermò lui alzando lievemente il capo e posando il suo sguardo su di lei.
“Già.. Hai ragione. Pensieri.” Mormorò, “Sai che ore sono?”
“Quasi le tre. Dovresti andare a dormire.”
Lucy fece spallucce. “Non riesco. Sono in pensiero per Desmond e Shaun.”
“Ne usciranno vivi.. O almeno ne usciranno.”
“.. Dall'Abstergo dici? Che ne sai?”
“La Mela ha poteri molto più immensi di quelli che immagini.” Disse riportando lo sguardo sul Frutto dell'Eden.
“Ed è sempre per via della Mela che ti ritrovi qui?”
“Può darsi.” Rispose Altair con una certa freddezza. Lucy sospirò. Era così strano, sempre freddo e distaccato. “Posso farti una domanda?”
Lui non rispose, rimase in silenzio. La ragazza lo prese come un silenzio assenso. “Sembravi.. Strano quando ti ho chiesto di Ezio..” Non appena nominò quel nome, Altair portò nuovamente lo sguardo su Lucy.
“... Come mai? Come.. E' morto?”
Altair si alzò. “Dovresti tornartene a dormire, te l'ho detto.” Disse afferrando La Mela con una mano, infilandola nuovamente nel sacchetto rosso di stoffa. “Buonanotte.” Disse lapidario, allontanandosi. Lucy poté sentire solamente una porta chiudersi. Era uscito?
La ragazza rimase lì, al buio, da sola. Che cosa nascondeva veramente Altair? Era soltanto una coincidenza che ogni volta lei nominasse Ezio, l'assassino sembrava stranirsi, oppure c'era sotto qualcosa? Sembrava fuggire sempre all'argomento. Di certo Lucy non si sarebbe persa d'animo, no. Non era quel tipo di persona, non lasciava perdere facilmente.

Oh Desmond.. Dove sei? Come stai? E se riuscissi a scappare? Dove verrai a cercarmi? Come mi troverai? Mi manchi tanto e.. Sbrigati. Ho bisogno di te.

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Capitolo 7
*** La fuga ***


La fuga




Erano le tre in punto. Tutto taceva sul piano, Shaun e Desmond erano fuori dalla stanza, lì dove v'era l'Animus.
“L'Animus 2.0 sembra più comodo, eh Desmond?” Chiese Shaun.
Desmond si avvicinò alla porta che li avrebbe condotti sul corridoio per andare a prendere l'ascensore. “Sì, decisamente.” Mormorò passando la scheda sul pannello, la porta si aprì. Desmond uscì prima di voltarsi e notare che Shaun stava ancora esaminando l'Animus. “Psst! Shaun, vuoi muoverti?!” Chiese a bassa voce. Lo storico si voltò e vide che Desmond aveva aperto la porta. Si sbrigò a raggiungerlo.
“Sai come uscire di qui?”
“Mi ricordo la strada che ha fatto Lucy per portarmi fuori..” Disse cominciando a camminare velocemente. Shaun lo seguiva.
“E se incontriamo qualcuno?”
“Sicuramente incontreremo qualcuno..” Rispose Desmond, “Li mettiamo k.o.”
“Mhh...” Shaun non sembrò molto convinto.
I due proseguirono per un corridoio, svoltarono a destra e, dopodiché, Desmond si fermò improvvisamente, allungando un braccio per bloccare la strada anche a Shaun.
“Cosa?!”
“Shh..” Lo intimò Desmond di fare silenzio. Si sporse e vide due guardie.. Si ricordava bene. Inevitabilmente un sorrisino gli spuntò sul viso.
“Che ne dici di farmi vedere quello che sai fare, Shaun?”
L'uomo tirato in causa si sentì un po' a disagio, “Io..?” Era da ormai un bel po' che non lottava, che rimaneva dietro il suo computer a seguire le sessioni di Animus, a vedere come si svolgevano gli eventi, a risolvere misteri e ad occuparsi delle altre squadre di assassini.
“Tu li metti fuori gioco, io vi supero e giro lì a destra e vado a chiamare ed aprire l'ascensore, quando hai finito mi raggiungi, ok?” Continuò Desmond a bassa voce.
“Uhhh..” Brontolò Shaun. “Va.. Va bene.”
“Vai, su!” Disse il neo assassino, schiacciandosi contro il muro ed attendendo il momento giusto per raggiungere il primo ascensore.
Shaun uscì allo scoperto, uno dei due uomini lo vide. “Fermo! Non puoi stare qui!”
L'assassino senza curarsi del suo avvertimento lo raggiunse, questi tirò fuori il lungo manganello nero, pronto a colpirlo. Quando sferrò il suo attacco Shaun si scansò, facendolo finire a vuoto, afferrò il manganello, ora basso, e con forza glielo sfilò dalle mani prima di colpirlo con la fine di esso sullo stomaco. La guardia si piegò in due, tenendosi lo stomaco per la forte botta, ormai anche l'altra guardia era vicina così' Shaun decise di sbrigarsi a liberarsi della prima. Approfittando del fatto che l'uomo era piegato in due gli sferrò un forte calcio tra il capo e il collo, mandandolo definitivamente k.o. per terra.. Era ora di concentrarsi sull'altro nemico.
Desmond approfittò della prima collisione dei due per uscire di corsa allo scoperto e di superarli, la guardia era troppo indaffarata per cercare di bloccarlo.. La stessa guardia che si stava chiedendo per quale diavolo di motivo non gli davano delle pistole di servizio. Si stava trovando in difficoltà contro Shaun.
Dopo alcuni istanti l'assassino riuscì nuovamente ad avere la meglio, questa volta per finirlo si servì del manganello nero, colpendolo sulla testa, fracassandogli molto probabilmente il cranio. Non appena la guardia cadde sul pavimento, una pozza di sangue rosso e denso cominciò a formarsi sotto il suo capo.
Shaun sospirò, orgoglioso del lavoro svolto. Lasciò cadere il manganello per terra e sentì Desmond che lo richiamava, così corse da lui. Entrambi entrarono nell'ascensore, le porte si chiusero e.. Finalmente pace.
“Oh, non me lo sarei mai aspettato! Te la cavi bene!”
“Che vorresti dire?” Chiese Shaun, da subito permaloso, “Guarda che mentre tu eri ancora un bamboccione con le idee confuse io ero fuori sul vero campo a sputare sangue.”
“Ohh, come siamo permalosi!” Disse Desmond ridendo.
Silenzio. Le porte dell'ascensore si aprirono portandoli al piano dove Desmond si ricordava di aver visto tutti quegli Animus. Arrivò all'angolo della colonna dove v'era incassato l'ascensore e si sporse.. Tutto era uguale a come quando avevano lasciato l'Abstergo insieme a Lucy.
“Dobbiamo arrivare in fondo alla sala..” Sussurrò Desmond. “Ed evitiamo di farci scoprire, eh? Arrivati all'ascensore sarà un gioco da ragazzi.”
“Ma prego, fai pure strada Des..!” Disse Shaun.
Desmond lo guardò, alzando le sopracciglia, scosse poi il capo e lo superò, addentrandosi tra le varie cellette di vetro contenenti gli Animus. Non ci volle molto che i due sbucarono fuori dall'altra parte, passando tra una postazione e l'altra senza farsi notare dalle guardie. La scheda per quell'ascensore non andava.. Qual era il codice? 2374? Provò a digitarlo ma gli diede errore.
“Allora Desmond? Sbrigati!” Mormorò Shaun.
“Un attimo.. Il codice non..” Mormoro Desmond concentrato, poi si servi dell'occhio dell'aquila. “Ahi ahi.. Ora sì che siamo nei guai.”
“Che succede?”
“Il codice.. L'hanno cambiato..” Disse Desmond che ora, oltre a vedere impronte digitali sui numeri 2, 3, 4 e 7, le vedeva anche sul cinque e sul nove.
“E la scheda?”
“La scheda... Shh! Fa silenzio un attimo!” Lo zittì Desmond, cominciando a provare alcune combinazioni.
Shaun si guardò intorno per poi tornare con l'attenzione sul pannello, “Sbrigati!”
“Sto facendo del mio meglio!”
Passarono altri lunghissimi secondi nei quali i codici che Desmond immetteva erano errati. Espirò, passandosi una mano sulla fronte, prima di riprendere.
“Signorino Miles, dove crede di andare..?” Sentì una voce rieccheggiare per la grande sala.
Per poco il sangue nelle vene di Desmond non si raggelò. Vidic, dannazione! Aveva appena finito di digitare distrattamente il codice, voltando il capo. Da una parte si sentì sollevato in quanto sentì il segnale acustico del codice accettato.. Dall'altra parte, invece, si sentì svenire. Vide Vidic, insieme ad alcuni uomini, parecchio lontani. Non era questo ciò che lo preoccupava quanto il fatto che Vidic tenesse in mano una pistola, puntata contro di loro. Desmond non ebbe il tempo di far nulla che sentì uno sparo rimbombargli nelle orecchie. Silenzio. Un gemito sommesso di dolore. Un tonfo accanto a lui.
Shaun cadde a terra in ginocchio, sentendo un dolore lancinante sulla parte destra del petto sulla quale aveva congiunto le mani.
“Oh cazzo, no! Shaun!” Desmond si chinò su di lui, appoggiandogli le mani sulle spalle. Vidic e gli altri uomini si stavano avvicinando lentamente.
“La avevo avvertita, mi sembra, di non fare giochetti.. Ma lei come al solito non mi vuole stare ad ascoltare!” Disse Vidic a gran voce.
“.. Nnhh...” Shaun si lamentava. Sentiva un dolore intenso e profondo dentro la carne viva.
“Shaun.. Rimani lucido.. S-siamo quasi fuori..” Lo tranquillizzò Desmond, non facendo nemmeno più caso alle parole di quel pazzo Templare che continuava ad avvicinarsi inesorabilmente. La porta dell'ascensore si aprì così Desmond, prendendo di peso Shaun per tirarlo su, ci si catapultò praticamente dentro, spingendo poi il tasto che li avrebbe portati al garage.
“Shaun.. Shaun ci sei?” Chiese mettendosi in ginocchio, tenendo il compagno tra le braccia. Shaun respirava affannosamente, aveva la fronte imperlata di sudore.
“M-mhh..” Annuì, lievemente.
“...” Desmond deglutì, rimanendo a guardarlo in silenzio. Aveva l'espressione di un cucciolotto spaurito. Davvero non sapeva più che cosa fare, era tutta colpa sua.. Ed ora? Come sarebbero riusciti ad uscire? Gli sarebbe indubbiamente servita una macchina...
“.. Shaun... Mi dispiace, Shaun...”


***
Ringrazio nuovamente tutti quelli che mi seguono e mi recensiscono :D si lo so, sono cattiva a lasciarvi così sulle spine! Riusciranno i nostri eroi a fuggire dall'Abstergo e da quel grandissimo s*****o di Vidic? Hahahaha xD

Ah, volevo aggiungere due ringraziamenti:
Claa e Miaka, quest'ultima seppur non recensisce in quanto non iscritta qui, mi da grande piacere visto che mi segue.. :D
E poi vorrei ringraziare i nuovi recensori e i nuovi lettori insommaa.. Al prossimo cappy!!!

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Capitolo 8
*** Before the Death ***


Befote the Death




L'ascensore si aprì. Il garage era vuoto. Possibile? Era un tranello di Vidic forse? Desmond tirò su Shaun, aiutandolo ad uscire, poi lo appoggiò al muro, fuori dall'ascensore.
“Shaun..” Gli appoggiò una mano sulla guancia, scuotendolo. Era il ritratto della sofferenza. Serrò le labbra e si alzò, notò che in fondo al garage qualcuno aveva appena parcheggiato la macchina e si stava apprestando ad uscirne per raggiungere l'ascensore.
“Shaun, ti lascio qui. Non gli darò modo di arrivare, prenderemo la sua macchina.”
Il compagno ferito si limitava a guardarlo in silenzio, con il respiro affannato, tenendosi la ferita. Aveva il maglioncino beige tutto pieno di sangue ormai.
Desmond si allontanò e andando di colonna in colonna si avvicinò furtivo all'uomo che sembrava era molto concentrato ad affareggiare con il cellulare.
Il neo assassino, con passo felino, gli arrivò alle spalle e gli portò un braccio intorno al collo. L'uomo lasciò cadere l'oggetto che teneva tra le mani a terra, cercando di gridare ma Desmond aveva provveduto a portargli una mano alla bocca. La vittima cercava di dimenarsi ma inutilmente, sentiva la presa stringersi sempre di più intorno al suo collo, gli mancava il respiro...
Poco dopo Desmond si ritrovò tra le braccia il corpo privo di vita dell'uomo. Lo adagiò per terra e si chinò sul corpo morto. “Riposa in pace..” Gli venne quasi spontaneo da dire. Frugò nelle tasche del cadavere per trovare le chiavi, una volta nelle sue mani raggiunse Shaun di corsa.
“Avanti, siamo fuori.. Appoggiati a me.” Gli disse aiutandolo ad alzarsi.
Shaun si appoggiò con un braccio alle spalle di Desmond. Arrancava e la ferita da arma da fuoco gli faceva malissimo.
“.. F-fanculo.. Alle pistole...” Mormorò.
“Sì, beh... Se eravamo nel 1191 insieme ad Altair ora di certo non staresti così..” Mormorò Desmond.
Arrivarono alla macchina e il neo assassino adagiò Shaun sul sedile del passeggero, mettendogli la cintura in quanto non aveva idea di come uscire di lì e se si sarebbero apprestati a sfondare qualche cancello. Chiuse la portiera e salì in macchina, infilando la chiave nel quadruccio. Shaun tossì, sangue.
“Ma sì, fai pure, tanto la macchina non è la mia...” Mormorò cercando di sdrammatizzare... Anche se c'era ben poco da sdrammatizzare. Aveva una paura fottuta che Shaun potesse non farcela.. E dopo che sarebbero fuggiti dove lo avrebbe portato? Da chi lo avrebbe fatto curare? In un ospedale sarebbero stati facilmente reperibili dai templari, maledizione. Stava per mettere in moto quando sentì Shaun.. “... D-Desmond..”
“Mh?”
“S-se... N-non dovessi... Farcela..”
“Oh Shaun, non dire stronzate, ce la farai!”
Desmond sentì la mano di Shaun, tremolante, raggiungere la sua sul cambio, stringendola per quanto possibile. Sentì un vuoto allo stomaco e decise di prendere seriamente le parole del compagno così mal concio. Volse lo sguardo su di lui e attese che continuasse.
“Se.. Dovessi m-orire...” Un colpo di tosse. Pausa. “... Avevi.. Ragione..”
“Mh..?”
“.. D-dì.. A R-Rebecca che.. Io...”
“Shaun..” Desmond espirò. “Non ti lascerò morire. Non lascerò che ciò accada.. Farò in modo che qualsiasi cosa tu voglia dirle.. Glielo dirai di persona.. Ora risparmia le energie.”
“... G-grazie.. Desmond....” Sussurrò Shaun prima di appoggiare il capo al sedile e lasciando che Desmond mettesse in moto la macchina.
I due partirono, non ci furono molti problemi ad uscire fuori dal garage ma, quando si ritrovarono fuori, il cencello in ferro battuto nero era chiuso.
“Shaun, tieniti forte!” Disse Desmond, spingendo il piede sull'accelleratore e stringendo con entrambe le mani il volante. L'impatto fu forte ma, grazie al cielo, il cancello non era chissà quanto massiccio.

Bene. Fuggiti dall'Abstergo, che probabilmente avevano alle calcagna.. Ed ora? Diretti dove? Desmond non conosceva dottori ne ospedali del luogo, anzi, a dir la verità non sapeva proprio dove si trovassero. Guidava cercando di mantenersi tranquillo, il cielo di fronte a loro era grigio scuro e i lampi squarciavano le nuvole. Pioveva, a dirotto.
Oramai si erano allontanati molto dall'Abstergo, stavano percorrendo una strada buia, quasi di campagna. Pioveva. Pioveva.. Non smetteva più. C'erano parecchi alberi e qualche palazzo di rado.
“... Shaun, ci sei?”
“... S.. i..”
L'assassino stava sempre peggio e Desmond aveva oramai veramente paura. Poco dopo la strada sfociava in una piazzola alla quale erano collegate altre strade tra cui una principale. Forse li avrebbe portati in qualche cittadina più lontana e più sicura? Non aveva molto tempo. Il caso volle però che, intrapresa la strada principale, la macchina si impantanò in quanto il terreno con la pioggia era diventato praticamente tutto fangoso, per il primo pezzo.
“No.. No, no! Cazzo!” Imprecò Desmond, provando varie volte a uscire da quel mare di fango. Nulla da fare. Fermi.
“Shaun.. Io.. Vado a cercare aiuto.. Tu.. Tieni duro ancora per un po', ok??” Gli strinse il braccio.
“... D-Desmond.. Non...”
“.. Cosa...?”
“... Ti... Ti prego...” Mormorò Shaun. Aveva la voce interrotta dal respiro affannato. Stava soffrendo veramente molto.
“Cosa Shaun, cosa?” Desmond si sentiva agitato. Che cosa doveva fare? C'era un modo per uscire da quella situazione?
Shaun stringeva i denti, teneva lo sguardo spento e sofferente dritto davanti a lui, sulla pioggia che batteva contro il parabrezza. Era giunta la sua ora? Forse il cielo piangeva per lui? Era il suo ultimo addio?
Desmond poté vedere una lacrima amara solcare la guancia del compagno. Non lo guardava, probabilmente preferiva evitare il suo sguardo. Vergogna? Di certo Shaun non era una di quelle persone che piangevano spesso, che mostravano i loro sentimenti a chiunque.
“Shaun.. Vado a chiamare aiuto.. Sarò presto di ritorno.” Disse Desmond, stringendogli il braccio e facendo per scendere. Aprì la portiera e fece per scendere ma sentì qualcosa trattenerlo, Shaun l'aveva afferrato per il braccio a sua volta, con una presa flebile tanto quanto era la sua forza ma.. Cercava di trattenerlo per lo meno.
“Che..?” Si voltò e lo guardo. Sentì un vuoto allo stomaco nel vedere le guancie di Shaun completamente rigate dalle lacrime e i suoi occhi puntati in quelli di Desmond.
“... T-ti p-prego.. Non... Lasciarmi m-morire qui... Da solo....” Riuscì a dire tra il dolore ed i singhiozzi.
Un altro lampo squarciò il cielo grigio e notturno. Un grande frastuono ruppe il silenzio.
Silenzio.


***
Tengo a precisare solo una cosa: il capitolo non si chiama 'Before the Death' perché significa che Shaun muore.. Mi ispirava. Delle sorti di Shaun si vedrà. è.é
Ancora grazie a tutti/e quelli/e che mi seguono e recensiscono! *-*

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Capitolo 9
*** Il potere della Mela ***


Il potere della Mela



“Eccoci, mettiti qui..” Disse Desmond aiutando Shaun a mettersi sul letto. Erano entrambi bagnati, i vestiti zuppi. Si erano fatti un bel pezzo a piedi dalla macchina fino ad una casetta in mezzo al verde che sembrava disabitata o, per lo meno, non c'era nessuno ora.. Magari i proprietari erano andati a farsi una vacanza.. Ovunque fossero andati di certo non sarebbero stati contenti di ritrovarsi una finestra in meno al ritorno.
Desmond cercò subito una cassetta medica in bagno, in cucina, in giro per la casa. Trovò poca roba. Era orribile non essere a casa propria e non sapere dove cercare le cose, soprattutto in una situazione simile.. Girando per trovare quella dannata cassetta medica constatò che la casa non era abbandonata, troppo ben curata. Poverini i proprietari, quando sarebbero tornati avrebbero trovato un bel casino, tutto perché il povero Desmond era in preda all'agitazione e al panico.
Certo, potevano insegnarti a diventare più abile, a saltare da un palazzo ad un altro. Potevano insegnarti ad uccidere. Potevano insegnarti ad obbedire agli ordini, darti un obbiettivo e a fare di tutto pur di portare a termine il lavoro... Ma potevano mai insegnarti a mantenere la calma, la lucidità, i nervi saldi e la concentrazione quando un tuo amico ti stava morendo davanti?
Trovò delle fasce, alcune garze, del disinfettante.. Doveva ricucirgli la ferita probabilmente ma non era un diavolo di dottore e non sapeva nemmeno come estrarre il proiettile o, se quest'ultimo, avesse colpito e danneggiato qualche organo vitale. Tuttavia, Desmond, cercò di medicarlo il meglio possibile, disinfettando la ferita, ripulendola, tamponandola e fasciandola.
“Shaun.. Ascoltami...” Disse il neo assassino, guardando l'amico sul letto. Era bianco, pallidissimo. “C'è una cabina telefonica vicino la strada.. Provo.. Provo a chiamare Rebecca, va bene?”
Shaun annuì flebilmente. Desmond si era ovviamente ritrovato senza soldi ma era riuscito a raccimolare alcuni spicci per la casa. Si precipitò fuori dall'abitazione e cominciò a correre più veloce che poté, non era molto lontana la cabina ma in quel momento qualsiasi attimo sprecato poteva essere letale per Shaun.
Arrivò alla cabina telefonica poco dopo, era una di quelle brutte, sporche, mezze rotte e all'aperto. Lui era più bagnato di prima e con il fiatone. Le gocce d'acqua gli scorrevano lungo il viso e la pioggia sembrava non voler cessare minimamente. Prese la cornetta ed infilò gli spicci con le mani che gli tremavano, compose velocemente il numero e attese.. Non squillava, era spento, forse non raggiungibile... Difatti Rebecca e Lucy, a sua insaputa, si trovavano sotto terra.
Desmond agganciò e riprovò, tanto per scrupolo, per sicurezza.. O forse semplicemente perché era la sua ultima speranza, l'ultima speranza alla quale poteva aggrapparsi per salvare il suo amico.. E non era nemmeno sicuro che il suo amico sarebbe sopravvissuto.
Nulla. Nessuna possibilità di contatto.
“DANNAZIONE!!!” Gridò con tutta la -poca- aria che aveva nei polmoni, sbattendo la cornetta al suo posto. Afferrò l'estremità della cabina con entrambe le mani, stringendole. Sentiva le gambe cedere sotto il suo stesso peso. Non era pronto a tutto questo, perché proprio lui? Era una persona qualsiasi, lui non aveva niente a che fare con tutto quel casino dell'Abstergo, della guerra tra Templari e Assassini, lui non centrava niente!
Lentamente si abbassò, appoggiando le ginocchia contro il terriccio bagnato e fangoso, poco importava se si fosse sporcato, nemmeno ci fece caso. Era lì, solo, inginocchiato nel fango e con gli occhi che gli bruciavano. Le lacrime non ci misero molto a cominciare a scendere rapidamente mischiandosi con la pioggia che scorreva altrettanto lungo le sue guance. Teneva il capo basso e si chiedeva perché tutto questo peso doveva stare proprio sulle sue spalle. L'avevano rapito dalla sua realtà, sbattuto in un mondo che non gli apparteneva, segregato in quella macchina per ore e ore al giorno e rischiava anche di diventare pazzo: vedeva cose che realmente non c'erano, a malapena distingueva la realtà dai ricordi, dalle allucinazioni. Era successo tutto così in fretta e nella stessa fretta si sarebbe dovuto tutto ciò risolvere, Dicembre non era poi così lontano.
“Non ti hanno addestrato per arrenderti, Desmond.” Disse una voce alle sue spalle.
Chi era? Desmond deglutì, voltando il capo e vedendo la figura imponente e maestosa di Altair di fronte a lui. Cielo, ancora? Un'altra allucinazione? Tornò a guardare il terreno di fronte a lui, portandosi entrambe le mani sul capo. “Vai via! Tu non sei reale! Tu non esisti! Lasciami stare! Dovete smetterla! DOVETE SMETTERLA TUTTI QUANTI! IO NON NE SONO IN GRADO! Non posso portare avanti questo compito! E' troppo doloroso!”
Ora poté sentirlo, poté sentire la mano di Altair appoggiarsi sulla sua spalla. Era un allucinazione? Era realtà?
“Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.”
“...”
“Devi imparare ad essere forte, ad affrontare le cose con razionalità come un vero assassino.. E ora te lo dico: non sarà semplice Desmond. Non lo sarà affatto.”
Desmond si voltò a guardarlo nuovamente, Altair gli offrì la sua mano per aiutarlo a rialzarsi.
“No..” Il neo assassino scosse il capo. Quelle poche e semplici parole gli avevano trasmesso una lieve forza. Doveva prendere spunto da Altair, lui sì che era -stato- forte, in gamba, sempre coraggioso e mai pauroso, “.. Devo alzarmi da solo.. Solo con le mie forze.” Mormorò portandosi le mani sulle ginocchia e facendo leva per rialzarsi. Altair era ancora lì. Aveva sentito la sua mano sfiorare la sua spalla. Com'era possibile?
“Questo è reale Desmond. Non è frutto di una allucinazione. Io sono ancora qui. Vivo.”
“C-cosa? Non.. Non è possibile..!”
“Lascia che ti conduca da Rebecca e Lucy, loro te lo confermeranno.”
“Ma Shaun!”
“No. Shaun non ce la farà.”
Le parole di Altair lo colpirono come una pugnalata in pieno petto. “.. Shaun.. Io..” No. Shaun non sarebbe morto. No. Desmond cominciò a correre in direzione della casa.
Altair rimase a guardarlo allontanarsi. Lo aveva avvertito. Tornato lì dentro non avrebbe trovato nulla di più di un'anima che lentamente stava abbandonando il suo corpo. Shaun non ce l'avrebbe fatta.
Desmond spalancò la porta che in precedenza aveva lasciato accostata. “Shaun!!” Tuonò.
“Desmond?!” Sentì una voce femminile provenire dalla stanza dove aveva lasciato Shaun e... Un singhiozzare.
“Lucy?” Desmond si affrettò a raggiungere la stanza e.. Ciò che vide non gli piacque per nulla. C'era Lucy, sì.. Era sana e salva, grazie al cielo, ma... Rebecca era inginocchiata accanto al letto dove Shaun giaceva, piangeva, aveva le braccia incrociate sul letto e la testa appoggiata su di esse.
Desmond deglutì, guardando Lucy, non seppe cosa dire. Era... Morto?
Anche Altair poco dopo entrò nella stanza, rimanendo sulla porta. “.. Sarebbe meglio andare via, i Templari probabilmente sono sulle nostre tracce.” Sussurrò l'assassino a Desmond, al suo orecchio.
Già. Altair aveva ragione. Tutto ciò aveva dell'assurdo.. Altair? Desmond inspirò e si avvicinò piano a Rebecca, appoggiandole una mano sulla spalla. “... Rebecca.. Dobbiamo..” Non fece in tempo a finire la frase che la donna gli scansò in malo modo la mano, “Non mi toccare!” Alzò la voce, alzandosi e voltandosi verso Desmond con fare minaccioso. “Tu dovevi aiutarlo! Lo dovevi salvare! Vaffanculo Desmond! VAFFANCULO! Lo dovevi salvare!!!” Gridò, sbattendogli i pugni sul petto.
Desmond sentì un vuoto allo stomaco. Era davvero colpa sua? Avrebbe potuto evitarlo?
Afferrò i polsi di Rebecca, fermandola, lei si placò e si rifugiò praticamente tra le braccia del neo assassino.
“....” Desmond si morse lievemente il labbro e la strinse. “... Mi... Mi dispiace Rebecca....” Sussurrò.
Shaun era in uno stato di incoscienza per via di tutto il sangue perduto, probabilmente a breve sarebbe sopraggiunta la morte.
Lucy si avvicinò ad Altair, Desmond lo notò. Lo vedeva anche lui? Non era pazzo?!
“... Non.. La Mela non potrebbe..?” Chiese la ragazza bionda all'assassino che si limitava ad osservare lo svolgersi degli eventi.
“Cosa?”
“.. Non potrebbe... Aiutarlo, guarirlo, darci un po' più di tempo?”
Altair spostò lo sguardo su Lucy, severo. “La Mela ha forti poteri.. Ed è per questo che bisogna usarla con la testa. Non è un giocattolo.” Si limitò a dire.
“Cazzo, è in gioco la vita di un nostro amico, nonché un nostro alleato.. Un assassino come te! Come... Me!” Disse Desmond.
“Ha ragione.. Ed è anche una delle colonne portanti del nostro gruppo.” Aggiunse Lucy. Desmond la guardò... Quant'era bella.
“...” Altair rimase in silenzio.
“Tu la sai usare La Mela, più di chiunque altro qui... Per favore Altair, ti prego...” Mormorò Lucy.
“Lasciatemi qui da solo. Portate Desmond al rifugio e rimanete lì finché non torno.” Si limitò a rispondere l'assassino. Era un sì?
Lucy lo guardò ancora per qualche istante poi guardò Desmond, che strana situazione, non sapeva come comportarsi. “Andiamo.” Si limitò a dire lei, avviandosi fuori dalla stanza ed in seguito dalla casa, seguita da Desmond e Rebecca.
Altair si avvicinò al letto dove Shaun ormai combatteva contro la morte con le sue ultimi e flebili forze. Tirò fuori La Mela dal sacchetto che teneva legato alla fascia rossa in vita e la osservò...

Spero di riuscire a dirtelo, Rebecca, un giorno... Mi sono innamorato di te.

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Capitolo 10
*** Silver Lining ***


Silver Lining



Fuori la pioggia si era placata. Ancora piccole gocce cadevano dal cielo grigio ma il diluvio era finito. Le sottili gocce sbattevano contro la finestra della stanza dove si ritrovavano Shaun e Altair, quest'ultimo ancora a doversi decidere sul da farsi. Si chiedeva perché. Perché mai avrebbe dovuto salvare un uomo a lui estraneo? Perché lui stesso aveva sempre dovuto vedere le persona a lui più o meno care morire? Adha, Kadar, Al-Mualim -seppur per sua mano-, Maria, Malik.. Solo lui era sopravvissuto negli anni e aveva visto morire tutti quelli a cui si legava minimamente tanto che poi cominciò a capire che la cosa giusta era non legarsi a nessuno. Tutti sarebbero morti, tranne lui che aveva il compito di preservare quel bene prezioso.
Chi era realmente Shaun Hastings? Una persona che valeva la pena salvare? Una persona che il mondo avrebbe compianto? No, non lo credeva. Era un assassino, questo era vero.. Ed ogni assassino era prezioso nella lotta contro i templari.
Altair oramai conosceva più o meno tutti gli assassini attivi di quegli anni tranne gli ultimi, quelli appena nati. Era semplicemente una casualità il fatto che fosse venuto a conoscenza di Desmond. Desmond Miles. Suo successore proprio come Ezio Auditore.. E proprio come Ezio Auditore sarebbe finito probabilmente, per mano sua.
La Mela era ancora in mano dell'assassino, emanava una lieve luce dorata. Altair strinse la mano e così la presa, le iridescenze gialle e dorate andavano a spegnersi. Ora capiva più che mai cosa avesse spinto tanto oltre Al Mualim, quale grande potere teneva tra le sue mani, quel grande potere che lo aveva portato alla follia.
Vita? Morte? L'assassino si stava preservando il diritto divino in quel momento. In quel momento sì, lui era come Dio.

Lucy aprì la porta in fondo alle scale ed insieme a Desmond e Rebecca si ritrovarono nel rifugio sotterraneo di Altair, a Desmond ricordava molto il rifugio all'isola Tiberina degli assassini a fine '400.
Il tragitto l'avevano fatto nel silenzio più totale, nessuno dei tre aveva parlato e soprattutto Desmond non aveva osato fiatare afflitto com'era dai sensi di colpa. Aveva camminato tutto il tempo dietro alle due donne che non parlavano nemmeno tra di loro. Si sentiva solamente Rebecca ogni tanto tirare su con il naso. Sembrava afflitta.. Lo era. Che forse contraccambiava i sentimenti non rivelati di Shaun? Se Shaun fosse morto, i suoi sentimenti nei confronti di Rebecca sarebbero morti insieme a lui... Alla fine Desmond non gli aveva nemmeno fatto finire la frase, gli aveva promesso che qualsiasi cosa avesse voluto dire a Rebecca gliel'avrebbe detta di persona.. Non era riuscito a mantenere la sua promessa probabilmente, anzi, se fosse dipeso solo da lui non ci sarebbe riuscito e basta.
Rebecca una volta dentro si avviò subito nella stanza da letto. Lucy si fermò e la guardò allontanarsi. Doveva stare veramente da cani.. Dopotutto come ci sarebbe rimasta lei se Desmond era in fin di vita?
“Rebecca..” Mormorò Desmond, avviandosi per seguirla, Lucy lo fermò, mettendosi davanti a lui. Era la prima volta che si ritrovavano faccia a faccia dopo quello che era successo. Gli occhi scuri e profondi di lui puntati in quelli grandi e chiari di lei.
“Lascia stare. Ci penso io.” Disse Lucy.
“Ma io volevo..”
“Desmond, lascia stare!” Lo interruppe di nuovo, “Hai fatto già abbastanza.” Stroncò la discussione sul nascere, si voltò e raggiunse velocemente Rebecca nell'altra stanza.
Desmond ci era rimasto di sasso, fermo, a fissare un punto vuoto. Era rancore quello che traspariva dalle sue parole? Cosa intendeva con quel 'Hai fatto già abbastanza'? Che aveva già fatto tutto ciò che era nelle sue capacità? O che aveva combinato già abbastanza guai? Lucy doveva avercela a morte con lui.. Si andò a sedere su una sedia, lasciandosi scivolare appena su di essa, appoggiando le mani sul grande tavolo antico. Sentiva un sentimento di sconforto pervaderlo nuovamente ma cercava di tenere a mente le parole di Altair, non l'avevano addestrato per arrendersi, non era quello il suo obbiettivo e di certo non si sarebbe arreso ora, per giunta dandola vinta ai templari.
Altair, già.. Proprio lui. Come aveva fatto a sopravvivere 800 anni, seppur con il potere della mela..? Dov'era stato tutto questo tempo? Perché nessun assassino era a conoscenza della sua esistenza? E l'Abstergo?
Desmond passò dieci minuti buoni, se non di più, ad assillarsi di domande, fu distolto dai suoi pensieri solo quando vide Lucy uscire dalla stanza. Si alzò, “Come.. Sta?” Chiese con un filo di voce. Aveva paura di dire qualsiasi cosa.. Se fosse stata la cosa sbagliata? Già non era in un'ottima situazione.
“... Sta dormendo..” Mormorò Lucy a bassa voce avvicinandosi, appoggiò una mano sul tavolo e la lasciò scorrere su di esso mentre si avvicinava a Desmond. Si sentiva lievemente in colpa, forse prima era stata troppo dura, non voleva. Si fermò praticamente davanti a lui, di nuovo gli occhi di uno puntati in quelli dell'altra.
“.. E tu..? Tu come stai..?” Azzardò Desmond.
Lucy annuì, “Io bene Desmond.. Fisicamente bene.”
L'assassino ripensò alla discussione con Shaun, gli aveva detto che la prima cosa che avrebbe fatto non appena rivista Lucy sarebbe stata dichiararsi.. Eppure era così fottutamente difficile.
“Lucy, io..” Cominciò l'assassino ma si interruppe quando la ragazza gli portò entrambe le braccia intorno al collo, alzandosi in punta di piedi e stringendolo. Desmond deglutì, sentì una vampata di calore e benessere pervaderlo. Oh Lucy.. Lentamente gli portò le braccia sulla vita, scivolando poi lungo la schiena fino a cingerla completamente, la strinse a sè. Poteva ben sentire il suo profumo tanto che quando la strinse inspirò a fondo, pregando che quel momento non finisse mai.
Lucy aveva il capo appoggiato sulla sua spalla, in silenzio, guardava dritto di fronte a sé e sentiva il cuore batterle forte. Chiuse gli occhi per godere a pieno di quel momento, come per isolarsi dal mondo che in quel momento li circondava, per essere solamente lei e lui, il suo Desmond.
Rimasero lunghi istanti in silenzio finché Lucy, continuando a tenerlo stretto a sé, ruppe il silenzio. “.. Mi sei mancato Des..”
“Mi dispiace Lucy.. Mi dispiace tanto.” Si riferiva a tutto quanto. Gli dispiaceva di averla ferita, gli dispiaceva di esserle mancato, gli dispiaceva di non esserle stata vicino e di difenderla.. Anzi, era diventato persino causa del suo dolore.
Rimasero così ancora per alcuni istanti poi l'abbraccio si sciolse lentamente. Lucy gli teneva le mani sulle spalle e Desmond sulla vita di lei. “Sentì Lucy, io..” Pausa. Silenzio. Voleva tanto baciarla... Il suo sguardo scese sulle labbra della donna, scrutandole, bramandole... La porta dietro di loro si aprì, un'altra occasione persa per l'assassino.
Entrambi si voltarono, allontanandosi l'uno dall'altra come se fosse un riflesso condizionato: era Altair. Teneva Shaun tra le braccia, anticipò i due prima che potessero fargli alcuna domanda. “Se la caverà.” Si limitò a dire, avvicinandosi al divano e appoggiandovi Shaun che sembrava dormire beatamente.
“Oh Altair, grazie!” Disse Lucy,
Altair si voltò a guardarla. “Non sei tu che devi ringraziarmi.” Mormorò.
Lucy rimase spiazzata come al solito dalla risposta di Altair.
Desmond non seppe che dire. Wow, Altair, il suo modello da seguire, quando lo stimava.. Aveva desiderato per tanto tempo, anche se inconsciamente, di avere una possibilità di conoscerlo.
“Beh.. Io.. Vado a dormire allora.” Mormorò Lucy, Desmond la guardò. “.. Notte Lucy, a domani..”
La donna lo guardò e gli sorrise, poi andò in camera dove c'era anche Rebecca.
Altair e Desmond si ritrovarono da soli.
“Wow...” Mormorò Desmond quasi stregato dalla visione del suo antenato lì davanti a lui. Si avvicinò di qualche passo. “Siamo così... Simili...” Mormorò.
Altair con non-chalance fece un passo indietro, avviandosi verso il tavolo.
“Altair, Altair aspetta! Ho così tante domande da farti!”
Inutile dire che Altair lo reputava un semplice novellino, nemmeno all'altezza del grande Ezio Auditore. “Cosa vuoi sapere?”
“Io... Tutto quanto! E' incredibile! Tu.. Qui e... Non ci posso credere!” Si stava rendendo conto della gravità della situazione, era euforico ora che le cose sembravano essersi minimamente sistemate. “E' La Mela che ti ha tenuto in vita tutti questi anni?” Chiese.
Altair sospirò, sedendosi. “Probabile.”
Desmond lo raggiunse sedendosi anche lui al tavolo. “E... Quante cose che devi avere visto in tutti questi anni!”
Altair alzò il capo e gli rivolse un'occhiata non propriamente carina. “L'unica cosa che ho visto in tutti questi anni non è stato altro che la crescente stupidità dell'uomo.”
“Oh...” Desmond sembrò perdere il suo entusiasmo. Come non concordare? “Come pensi che finirà la lotta contro i Templari?”
“Spero bene.” Mormorò. “La Mela la abbiamo.. Anche se sarebbe più sicura altrove. Sarebbe più sicuro se non esistesse.. O meglio ancora se non fosse mai esistita.”
“Beh, purtroppo c'è, il problema non possiamo ignorarlo, o no?”
Altair annuì.
“Quindi? Che si fa?” Chiese il neo assassino.
“Cosa vorresti fare tu, Desmond? Anche se ci limitassimo a sterminare tutti i Templari ci sarà sempre qualcuno che vorrà appropriarsi della Mela per avere il controllo assoluto.”
“Dobbiamo trovare gli altri frutti dell'Eden.”
“Prego, fate pure.”
“Ma.. Tu non sei dalla nostra parte? Sei un assassino anche tu..”
“Io lavoro da solo.” Tagliò corto Altair.
“Oh, già. Posso... Chiederti una cosa?”
Silenzio da parte di Altair.
“Hai.. Conosciuto Ezio Auditore?” Chiese Desmond, curioso.
“Sì. L'ho conosciuto.”
“E..? Lui anche è ancora vivo?” Nel suo tono c'era una lieve euforia, nuovamente.
Altair lo guardò negli occhi. “No.”
“Oh... E.. Com'è morto?”
“Sai Desmond... E' tardi per certe discussioni, forse è meglio che ci riposiamo e recuperiamo un po' di energie. Sarai stanco.” Disse alzandosi.
“Ma..?!”
“Buonanotte Desmond.” Mormorò l'assassino raggiungendo un angolo della sala dove v'erano alcuni cuscini a terra, si limitò a sedersi tra di essi e a rimanere in silenzio. Era strano come tipo, Altair.
Desmond sospirò ed appoggiò le braccia, incrociandole, sul tavolo, appoggiandovi la testa. Rimase a guardare Altair e poi socchiuse gli occhi. Rimase dieci minuti nel silenzio più totale. Era rilassante, non si sentiva assolutamente nulla.. O meglio, nulla di reale. Lui continuava a sentire le domande che gli giravano per la testa, lo assillavano. Aveva sonno anche lui, decisamente.. Era stata una nottataccia e si apprestava a farsi mattino. Si alzò per raggiungere quel pezzetto di divano libero ma, quando fece per raggiungerlo, si fermò, guardando l'arco della porta che dava all'altra stanza dove Rebecca e Lucy dormivano.
L'assassino esitò per qualche istante ma poi decise di proseguire, entrando nell'altra stanza. C'era una candela, quasi finita, sul mobile di legno scuro e antico vicino al letto. Rebecca dormiva tra il muro e Lucy mentre, quest'ultima, era quasi sul ciglio del letto. Era sdraiata di lato con entrambe le mani sotto il capo. Quant'era bella...
Desmond si avvicinò silenziosamente, scrutando i lineamenti dolci della ragazza. Sembrava un angelo quando dormiva. No, non solamente quando dormiva.. Lucy era il suo angelo.
Si chinò lievemente sul letto, allungando una mano verso il suo viso. Si fermò un istante ma poi arrivò a sfiorarle la candida pelle e a spostarle una ciocca di capelli biondi dal viso.
Lucy sospirò, “.. Mmhhh...”
Desmond si placò per un istante per paura di svegliarla. La osservò ancora e si avvicinò ulteriormente con il viso, fino a sfiorarle la fronte con le labbra, schioccandole un dolce e silenzioso bacio.
“... Buonanotte Lucy...” Sussurrò.

I won’t let you drown when the water’s pulling you in,
I’ll keep fighting, I’ll keep fighting.
The rain’s going to follow you wherever you go,
The clouds go black and the thunder rolls,
And I see lightning. I see lightning.

When the World surrounds you, I’ll make it go away.
Paint the sky with silver lining.
I will try to save you, cover up the grey,
With silver lining.




***
Ve lo devo proprio dire? AMO questo capitolo *-* Desmond e Lucy! Che belli <3 Hahahah, me faccio i complimenti da sola ahahahahah! No vabè! Comunque vi ringrazio tuttissimi voi che mi seguite e recensite e anche quelli che leggono solo e apprezzano la mia fiction!
Questo capitolo l'ho fatto più lungo degli altri, spero che apprezziate. Quella canzone la adoro, davvero, la ADORO (<- in caso non si fosse capito xD) e mi è piaciuta come accostamento alla coppia.. (: Sperando che apprezziate questo capitolo vi saluto e vi aspetto al prossimo!
P.s: 'Silver lining' in inglese vuol dire letteralmente 'fodera d'argento' ma significa anche 'Motivo di speranza'!

Tschuss!!!


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Capitolo 11
*** I sogni ***


I sogni




Rebecca osservava il soffitto in roccia, in silenzio. Non sentiva alcun rumore dall'altra stanza, segno che probabilmente ancora tutti dormivano. Era mattino, finalmente.. Solo Lucy mancava, forse era andata di là, forse era uscita a comprare da mangiare, chissà.
Altair, Lucy e Desmond in realtà erano usciti. Altair per conto proprio, Desmond e Lucy insieme per comprare, per l'appunto, qualcosa da mangiare.
Passarono cinque, dieci, venti minuti e Rebecca si rese conto che fissare il soffitto non era poi così divertente. Beh, alla fine, cosa aveva da perdere? Si alzò e andò al lavandino per rinfrescarsi il viso. Aprì il rubinetto e immerse le mani nell'acqua fredda e cristallina, raccogliendone parecchia.. Proprio quando si stava portando le mani al viso sentì una voce, provenire dalla soglia della porta, troppo familiare.
“Rebecca..”
Oh cielo, era impazzita? Con un gesto praticamente meccanico volse il capo a destra, verso la porta, e vide Shaun.
“Shaun?!” Chiese riaprendo le mani e lasciando scivolare l'acqua da esse, si tirò su. “M-ma tu sei vivo?!”
“Ma che domande fai?!” Borbottò Shaun serio, alzando le sopracciglia.
Rebecca gli si avvicinò con passo svelto, seppur non erano poi così distanti, gli cinse la vita con le braccia e lo strinse, appoggiando il capo sul suo petto.
“M-ma che cosa stai facendo!?!!” Chiese lo storico, arrossendo lievemente per l'imbarazzo, le portò le mani sulle spalle e fece per togliersela di dosso.
“Io credevo che... Quanto sono felice!!!”
“Ma... Dai Rebecca, togliti! Che stai facendooo!?!?!” Disse spingendola con più vigore.
Rebecca lentamente lasciò la presa e si ricompose, scoppiando a ridere. “Ok, ok! Scusa.. Solo che pensavo che.. Ieri.. Insomma..”
Shaun si schiarì la voce portandosi una mano alla bocca, aveva gli zigomi appena arrossati. “Beh, sembra proprio che non vi libererete tanto facilmente di me.”
“... Va bene così Shaun.” Mormorò Rebecca sorridendo. “Lucy e Desmond?”
“Sono andati a comprare da mangiare.”
“E Altair?”
Shaun aggrottò la fronte. Ma che stava farneticando? “Altair?” Alzò le sopracciglia, “Dimmi, Rebecca, l'effetto osmosi è per caso contagioso? No, perché... Per tua informazione, se te lo fossi dimenticato, Altair è morto più di ottocento anni fa.” Disse risoluto con il suo solito tono da saputello, sistemandosi bene gli occhiali sul naso.
La donna rise appena, “Beh, lo conoscerai a tempo debito..” Gli batté una mano sulla spalla e lo superò.
“Eh..? Qui stanno impazzendo tutti...” Borbottò Shaun, contrariato.

Lucy e Desmond erano usciti per andare a fare alcune compere in quanto non avevano cibo lì sotto ed era meglio rimanere lì almeno per un po'. Scoprirono che il rifugio di Altair si trovava praticamente a Firenze, vicino a Monteriggioni, tra l'altro.
Stavano camminando per uno dei tanti mercati dove si vendeva frutta, oggetti per la casa e quant'altro.
“E pensare che queste strade tanti anni fa sono state camminate da Ezio..” Disse Desmond guardandosi intorno.
Lucy lo guardò e sospirò, sembrava che oramai qualsiasi cosa facesse o dicesse c'erano sempre di mezzo Ezio ed Altair, come se fossero sempre nella sua testa. “Già...”
“Non siamo nemmeno molto lontani da Venezia..” Desmond si fermò. “Ehi!”
Lucy alzò le sopracciglia e si fermò anche lei, guardandolo, “Cosa?”
“Che idea! Lucy! Perché non andiamo a Venezia..?!”
“C-cosa? Ma sei impazzito? Mica è dietro l'angolo Venezia!” Rise.
“Beh.. Certo è molto più vicino da qui che se volessi arrivarci dall'America.”
“Desmond.. E' lontano.. E poi come hai intenzione di arrivarci? E poi andare lì per fare cosa?”
'Per stare insieme, io e te Lucy.. Venezia è una delle città più romantiche, dicono..' Pensò Desmond. “Ma così! Per vederla.. Deve essere bella..” Fu quello che poi invece disse.
“Lo sai, abbiamo delle priorità.. Anche a me piacerebbe andarci ma...” Shaun e Desmond la stessa mattina gli avevano raccontato che William era all'Abstergo. Lucy abbassò il capo.
Desmond gli appoggiò entrambe le mani sulle spalle. “Ehi Lucy.. Tutto bene?” Inclinò il capo da un lato, guardandola.
“Sì.. Sì.. E' solo che sono preoccupata.”
Desmond vide un velo di tristezza e di preoccupazione nello sguardo basso di Lucy.
“Dai che ora abbiamo almeno La Mela...” Disse a bassa voce.
“Si, ma a quale prezzo Desmond?!” Lo guardò lei. “Tu.. E Shaun.. Stava per morire!”
“... Ma mi sembra che sia ancora vivo..” Cercò di rassicurarla lui.
“Ma come fai a prendere tutto così alla leggera? Non ti rendi conto della gravità della situazione?”
“Lucy, io... Sì, me ne rendo conto.. Ma credi che buttarsi giù ed essere negativi potrà aiutarci? Credi che servirà a qualcosa?” Le strinse le spalle. “Dobbiamo avere più fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità.. Se non riusciamo nemmeno in quello, allora, abbiamo perso in partenza.”
La donna rimase in silenzio per alcuni secondi a guardarlo negli occhi, poi abbassò lo sguardo. “.. Si... Hai ragione Desmond, scusami..”
Lui sospirò, dopodiché le cinse le spalle con un braccio ed i due ripresero a camminare.
A Desmond dispiaceva tanto che Lucy fosse così preoccupata, diavolo, anche lui lo era ma cercava almeno di pensare in positivo.. Dopotutto non appena era arrivato all'Abstergo, dopo essersi svegliato la prima volta, nemmeno contava di uscirne vivo.

Desmond e Lucy dopo aver fatto le varie compere tornarono al rifugio. La giornata passò velocemente per i quattro che, come ogni volta nei rifugi, riprendevano a lavorare per i loro piani... Anche se ora erano senza computer, Animus e dati vari.
Avevano deciso sul da farsi: avrebbero dovuto uccidere Vidic e trovare William. Era il 'come' ad essere il problema.
Tuttavia, seppur lavorando, passarono una giornata piacevole nuovamente tutti insieme. La preoccupazione c'era sempre, questo era ovvio, ma tutti insieme si sentivano un po' più sicuri.
Era ormai sera, dopo cena. Altair era stato via tutto il giorno e non si era visto, Desmond era uscito dal rifugio, aveva bisogno di prendere un po' d'aria. Erano le dieci circa quando il neo assassino era seduto su di un tetto, arrivatoci mediante delle scale.
“Desmond?” Sentì la voce familiare di Lucy, chiamarlo.
“Lucy, sono qui su..” Disse lui, che aveva le gambe giù a penzoloni dal tetto a tegole. “Vieni su!” Si sporse, guardandola. Lucy sorrise e, dopo aver salito le scale, lo raggiunse sul tetto.
“Attenta a non scivolare..” Mormorò Desmond mentre lei si avvicinava, poi si sedette vicino a lui.
“Che ci fai qui, Des? Fa freddino..” Disse lei incrociando le braccia e stringendosi nella giacca.
Lui guardava dritto di fronte a sé, aveva lo sguardo perso verso le luci del centro di Firenze, distanti. “Niente di che.. Pensavo un po' in generale...”
Lucy alzò invece lo sguardo nel cielo e visto che lì intorno c'erano pochi lampioni, per lo più lontani, le stelle si vedevano parecchio bene. Passarono istanti di silenzio.. Ma non quel silenzio imbarazzante, che calava quando due persone per lo più sconosciute non sapevano più che dirsi. Era un silenzio bello, voluto, condiviso da due persone che si volevano bene e che non avevano per forza bisogno di parlare per star bene l'uno con l'altra. Questo non succedeva spesso. Non succedeva con tutti.
Desmond volse il capo verso Lucy, vedendola con il naso all'insù a guardare le stelle, con le mani appoggiate sul tetto poco dietro la sua schiena. Erano questi quei momenti belli, pieni di significato, quelli da ricordare per sempre. I semplici momenti dove stavi bene insieme a qualcuno, dove non avevi bisogno di grandi cose o grandi promesse.
“Da quanto tempo non mi fermavo a guardare le stelle...” Mormorò Lucy.
Desmond alzò il capo e portò lo sguardo verso il blu infinito di quel cielo illuminato da centinaia e centinaia di puntini luminosi.
“Non gli davo più importanza... Sapevo che erano lì ma non ci pensavo più. Era diventata una cosa scontata oramai... La gente non dovrebbe dare nulla per scontato.” Continuò la donna.
Desmond riprese a guardarla. Sospirò silenziosamente.
“Prima amavo rifugiarmi su di un tetto qualsiasi o in un luogo buio, la notte.. Dove potevo vedere il cielo notturno in tutto il suo splendore, dove potevo vedere le stelle e sognare.. Ma pian piano ho cominciato a pensare che.. I sogni sono inutili.”
“I sogni non sono mai inutili...” Mormorò Desmond, solo allora Lucy abbassò il capo e lo volse verso di lui per guardarlo.
“I sogni sono l'unica cosa che alimentano le nostre speranze, spesso. Se smettiamo di sognare, smettiamo di sperare..” Continuò l'assassino.
“Oh Desmond... Sono stata una stupida. I sogni sono la cosa più bella che abbiamo e che nessuno ci può togliere.”
Desmond sorrise, “Lucy...”
“Sì..?” Chiese continuando a guardarlo.
“Come ti comporteresti se tu fossi il sogno di qualcuno...?”
“C-che..?”
“Sei tu ad alimentare le mie speranze Lucy.. E le mie forze.. E la mia voglia di combattere contro tutto questo, che è sbagliato.. Semplicemente perché fai crescere in me la voglia di preservare una cosa tanto meravigliosa e preziosa come te...” Disse Desmond con voce bassa, raggiungendo la guancia di lei con una mano.
Lucy sentì il cuore stretto in una morsa, un vuoto allo stomaco e tanta emozione, prima che potesse rispondere Desmond avvicinò il viso al suo e sentì le labbra calde di lui sfiorare le sue. La mano dell'assassino scese in una carezza sul collo di lei mentre Lucy gli portò una mano al braccio, stringendogli la stoffa della felpa bianca. Era agitata.. Era felice.
Desmond spinse le labbra contro le sue, schiudendole appena e finalmente baciandola dopo così tanto tempo che avrebbe voluto farlo.
Passarono alcuni istanti dove nel silenzio della notte si sentiva solo il lieve schioccare delle loro labbra.
I due si scostarono lievemente l'uno dall'altra, le loro labbra ancora si sfioravano e lo sguardo era ancora basso. “.. Desmond...”
“Non hai idea di quanto io abbia aspettato questo momento Lucy... Sei l'unica cosa di cui mi importa ora..”


***
Sì, tanta dolcezza rinchiusa in un solo capitolo! Consiglio vivamente a quelli che soffrono di diabete di non leggere questo capitolo in quanto troppo dolce e zuccheroso! Ehehehehe..
Alla fine ho preferito non descrivere per intero il loro bacio perché avrebbe perso di romanticiscmo così ho preferito lasciarlo alla vostra immaginazione u_u e poi non era un bacio con lavaggio di budella insomma!!
Ringrazio come al solito tutti quelli che mi seguono e non disperate, arriverà anche l'azione a breve!
Ringraziamenti particolari a tutti i recensori che con le loro belle parole mi fanno venire sempre più voglia di scrivere e di portare a termine questa FF *___*
Merlino(a), Vesa290, MiakaHongo, Kyuubetto9, This is my world, Claa, Smg545 e ai più nuovi recensori come Thegreatsayaman28 e ElizabethAudi!
DANKEEE!!! =D

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Capitolo 12
*** La rapina ***


La rapina




Lucy e Desmond erano di fuori, sul tetto. Rebecca e Shaun erano rimasti al rifugio da soli. Stavano improvvisando una partita a carte con uno strano mazzo trovato per la 'casa'.
“Cinque e due sette, mio.” Disse Rebecca, raccogliendo le ultime carte rimaste sul tavolo. “Ho vinto.”
“No, senti. Tu stai barando. Non è possibile che su quindici partite non ne abbia vinta nemmeno una!” Protestò Shaun.
“Che vuoi farci? Sono brava! E' talento, il mio!”
Lo storico la guardò e si sistemò gli occhiali sul naso. “Ceeerto.” Disse pieno di sarcasmo. “Ah.. Ma il vostro Altair? Ancora non l'ho visto arrivare.” La punzecchiò.
“Ehi! Guarda che non sono mica pazza, lo vedrai non appena tornerà.”
“E se non torna?”
“Tornerà!” Alzò la voce Rebecca. “Sei insopportabile quando fai così..” Disse posando le carte sul tavolo e alzandosi. Shaun rise sotto i baffi. Proprio in quell'istante la porta si aprì e una sagoma bianca apparve davanti a loro.
Era Rebecca ora a ridacchiare sotto i baffi, soddisfatta. Incrociò le braccia e mantenendo una posizione seria e superiore guardò Shaun. “Allora?” Gli chiese.
Shaun strabuzzò gli occhi. “C-che?! No, aspetta!”
Altair che non appena entrato si era fermato sulla porta, sembrò confuso. “Che succede?” Chiese con tono pacato.
“Dai! E' Desmond che si è travestito!” Disse Shaun alzandosi e raggiungendo l'assassino, gli portò una mano al cappuccio per abbassarglielo ma Altair gli afferrò prontamente il polso. “Tieni le mani a posto.” Gli suggerì.
Shaun alzò le sopracciglia mentre sentì Rebecca alle loro spalle sbellicarsi dalle risate.
“.. Desmond?” Chiese lo storico all'assassino, evidentemente irritato dalla sua invadenza.
“Sono Altair.” Disse scansandogli il polso.
“Ma... E' impossibile, dai, siamo seri! Quante probabilità avrebbe un uomo di sopravvivere per più di ottocento anni? Pari a zero!”
Altair inspirò lentamente e, con la stessa lentezza, espirò. Era già il terzo dei quattro che gli rifilava la storia degli ottocento anni. Si limitò a fissare Shaun che non sembrava avere molto in simpatia l'assassino dalle nove dita.
“Mh.... Ok e sentiamo, Desmond dov'è?” Chiese poi Shaun, non sentendo alcuna risposta da Altair.
“Credo sia di sopra ad esercitare qualche danza d'accoppiamento con la vostra amica bionda.”
“Eh?” Shaun alzò le sopracciglia.
“Si scambiano effusioni.” Precisò Altair.
Ancora silenzio. Shaun sembrava perplesso.
“Si baciano, Shaun! Pomiciano, limonano, come lo vuoi chiamare?!” Intervenne Rebecca, alzando la voce.
“Sì, sì, ho capito! Che bisogno c'è di alzare la voce in questo modo?!” Chiese lui tirando su le mani con fare innocente.
'Ah, hai capito? E quando ti deciderai a mettermi le mani su questo bel paio di tette anche tu? Quando sarò vecchia, moscia e decadente??' Pensò Rebecca irritata, portandosi le mani sui fianchi e guardandolo con le sopracciglia alzate.
Shaun si sentì osservato. “Oh, si può sapere cosa c'è?!?!”
“Niente, figurati, non ti si può nemmeno guardare ora?”
Altair precedette la risposta di Shaun, poggiando sul tavolo uno zainetto di stoffa marroncina, abbastanza grande. “Ti ho portato un computer, come mi hai chiesto.” Disse a Rebecca alla quale si illuminarono gli occhi.
“Wow! Tu si che sei un uomo efficiente Altair!” Mormorò con tono basso e smielato.
“Ah sì, bravo, così ora si rituffa nel suo mondo virtuale di codici e password..” Proferì Shaun, guardando Rebecca avvicinarsi al tavolo con la coda dell'occhio. “Nerd.” Aggiunse poi.
La donna sembrò proprio non sentirlo, si era già seduta al tavolo e aveva tirato fuori il portatile, accendendolo.
“Wow, non è nemmeno male come computer! Saresti da sposare Altair!” Continuò Rebecca in un vano tentativo di far ingelosire Shaun che forse, dopotutto, un po' stava attaccando.
Altair mugolò in segno di dissenso all'affermazione della donna e si andò a sedere a gambe incrociate sul pavimento, tra i cuscini.
Shaun si avvicinò a Rebecca, appoggiando le mani allo schienale della sua sedia.
“Ci servirebbe una connessione, magari.. Qui sotto dubito che prenda ma di sopra.. Non vorrei disturbarli insomma...”
“Disturbare chi?” Si sentì la voce di Desmond che era appena rientrato tenendo un braccio intorno alle spalle di Lucy.
Shaun si voltò. “Sono tornati i due fidanzatini..” Disse con tono smielato quanto finto.
“Shaun!” Tuonò Lucy.
Desmond la strinse e alzò le sopracciglia. Rebecca si alzò, prendendo il portatile, “Beh, allora io salgo. Il nostro efficiente Altair ci ha procurato questo..” Mostrò il computer, “Voglio cercare di mandare una mail agli altri assassini e di fare qualche ricerca, vedere un po' come si svolgono le cose in giro. Dopo essere fuggita con La Mela sono tornata a Monteriggioni e ho preso alcuni file, l'hard-disk dell'Abstergo e il programma di recupero password. Dovrei riuscire a tirarne fuori qualcosa..”
“Va bene.. Io e Lucy penso che andremo a dormire.” Disse Desmond mentre Rebecca salì le scale e Lucy si avviò in camera. Il neo assassino guardò Shaun, il suo sguardo lasciava intendere molto. Quando gli passò accanto gli diede una gomitata, “Che diavolo aspetti??” Sussurrò prima di seguire Lucy.
Gli zigomi di Shaun assunsero un lieve colore sul rosso. “A-ahh, quindi ora dormite insieme di là?” Chiese. Nessuna risposta.
“Sì? Bene! Ok.. Fate pure! Io e Rebecca ci accontenteremo del divano scomodo!” Disse più ad alta voce. “Egoisti..” Borbottò poi, guardando Altair. 'Efficiente. Tsk.' Pensò prima di uscire e raggiungere Rebecca su.

I due si erano appostati sul tetto, come Lucy e Desmond prima di loro. Rebecca era da una buona mezz'ora che smanettava con il computer. Era riuscita a connettersi ad una rete protetta e aveva letto le ultime notizie dalle altre squadre di assassini. Stava scrivendo una mail di risposta quando si fermò, fissando lo schermo.
“Quindi... William è un templare...” Era più una domanda che un'affermazione. Non riusciva a crederci.
Shaun che fin'ora aveva seguito in parte ciò che la compagna dai capelli neri stava facendo, riportò l'attenzione nuovamente su di lei. “Così sembra..”
“E' che.. Mi sembra così assurdo.”
“Già ma.. Vedi altra soluzione? Non ci ha aiutati ad evadere. Non era lì per noi. Era lì per loro.”
“...” Rebecca rimase in silenzio, riprese a digitare veloce sulla tastiera.
Shaun si schiarì la voce. “... Eee... Così.. Ti piace Altair?” Azzardò, facendo il finto disinteressato.
Silenzio. “... Eh? Cos'hai detto Shaun?” Chiese Rebecca concentrata.
“Io? Nulla!” Si limitò a rispondere lo storico, ripensandoci.
Rebecca finì di scrivere la mail e la inviò, dopodiché chiuse il portatile, senza spegnerlo, e sospirò. “Nessuna novità dagli altri assassini... Che hai detto prima?” Chiese guardandolo.
“Niente niente.. Io.. No, chiedevo se ti piacesse Altair..” Fece spallucce.
“Che..?” Rebecca aggrottò la fronte, assumendo un'espressione perplessa.
“Ma così, eh. Sembra che lo stimi tanto.. Sai, 'l'uomo efficiente'!” Disse facendole il verso.
Era forse geloso? Sul voltò di Rebecca comparì un sorrisetto. “Beh.. Non è male... E' scaltro, agile, simpatico....” Rebecca continuò ad elencare doti su doti ma Shaun si fermò al simpatico. No. Aspetta. Aveva detto simpatico? Aveva sentito bene?
“Hai per caso detto.. Simpatico?” Ora era lui quello che sembrava perplesso.
La donna riconobbe che simpatico -o- divertente non erano propriamente aggettivi che si sposavano con Altair.. Proprio come socievole ed estroverso.
“Sì! Simpatico.. E' uno spasso!” Continuò lei.
“Ohh, sì, uno spasso proprio.. Quanto può esserlo un bigotto di ottocento anni! Te la spassi con poco, Becca. Dai, potrebbe essere il tuo nonno.. Bis, tris.. Daai! Vi passate almeno trentacinque generazioni! Che schifo!”
“Qui il bigotto mi sembri tu, Shaun, non l'ottocentenne di sotto.”
“Lo reputi un bell'uomo? No sai, dal momento che è identico a Desmond potrebbe sorgere qualche problema tra te e Lucy.. Magari che ne so, succede che ve li scambiate... Che ne sai? Succedono, tipo i bambini alla nascita.. Capito che intendo, no?”
Rebecca aveva un'espressione indecifrabile, misto tra il divertito, l'irritato e l'incredulo. Incredula che potesse dire sciocchezze simili. “Ci metteremo un'etichetta per riconoscerli, va bene?” Sospirò pesantemente la donna, alzandosi. “Io vado a dormire.”
“Ahh, sì, ma vai! Dormi che sennò poi ti vengono le rughe, sia mai.. Altro che Altair che ad ottocento anni sembra ancora un giovincello!” Disse con il suo solito tono critico e acido.
“Si si, notte Shaun!” Tagliò corto Rebecca, scendendo le scale.
Shaun sospirò, aveva le gambe piegate e tirate al petto. Incrociò le braccia sulle ginocchia e vi appoggiò il capo, sospirando pesantemente a sua volta. Era proprio un fiasco.. Ma perché?!
Proprio nel bel mezzo della sua disperazione sentì dei passi sotto di lui.
“Shaun?” La voce di Desmond lo chiamò.
Lo storico di affacciò e vide Desmond ed Altair di sotto. Oh buon Dio, cos'era successo? “Sì?”
“Scendi, andiamo a fare compere!” Disse il neo assassino.
“Eh..?” Shaun alzò le sopracciglia, confuso. Dove volevano andare a far compere a l'una di notte? Si lasciò scivolare giù dal tetto, atterrando un po' goffamente. Aveva perso l'allenamento.
“Non dovresti sforzarti troppo alla tua età, sai?” Rise, Desmond.
“Non sei simpatico.” Borbottò Shaun che aveva avvertito un lieve dolore alla schiena. Altair e Desmond cominciarono a camminare e così anche lo storico che cominciò a seguirli. “Mi vuoi dire dove stiamo andando?” Chiese. Altair non lo calcolava proprio.
“A procurarci un po' di armi. Se dovessimo avere un altro scontro con l'Abstergo siamo completamente disarmati. Non ho nemmeno più la mia lama celata.”
“Per quella possiamo facilmente rimediare.” Disse Altair.
Desmond lo guardò. “Ovvero?”
“Quella di Ezio. Se è per questo puoi prendere anche la sua veste da assassino.” Continuò.
“Dici sul serio?” Chiese Des. Doveva ammetterlo, l'idea di indossare i panni di Ezio lo allettava e non poco.
“Vuoi solo farti figo.” Contestò Shaun. “Nessuno ha bisogno di andare in giro con una veste bianca al giorno d'oggi, anche se siamo assassini ci siamo comunque evoluti!”
“Beh, fa sempre la sua porca figura.” Disse Desmond facendo spallucce.
“Oh certo, sicuramente ti aiuterà a mimetizzarti tra monaci ed eruditi e non darai di certo nell'occhio! No!” Continuò lo storico. “Patetico.”
“Cielo, Shaun, datti una calma! Ti hanno cagato nel caffé stamattina?” Chiese Desmond.
“Perché non chiudete la bocca tutti e due?” Intervenne Altair. Erano incredibili quei quattro. Avevano sempre qualcosa da ridire, a partire dal tipetto castano con gli occhiali.
Shaun borbottò qualcosa in segno di dissenso ma poi rimase in silenzio.
Passarono dieci minuti a camminare nella quiete più totale, erano quasi vicini al centro. Grazie al cielo il negozio al quale miravano non era in pieno centro in modo che avrebbero avuto un po' più di tempo.
“Per quanto riguarda la lama celata abbiamo risolto. Spade Altair ne ha ma.. Hai visto quei bastardi? Sono passati alle armi da fuoco.” Disse Desmond.
“Sveglia? Non siamo più all'epoca delle crociate!” Rispose Shaun, “E' ovvio! Ci si evolve! Cosa ci insegna la storia? Che si va avanti, ci si evolve! Si cresce!”
“Peccato che il tuo cervello non faccia lo stesso.” Lo punzecchiò Desmond, ridendo.
Altair sospirò e scosse il capo.
Erano passati davanti ad un gruppo di ragazzetti a Firenze che si stavano 'godendo' la vita con alcune bottiglie di alcolici e a ridere e scherzare tra di loro. Di certo Altair non passava inosservato.
Arrivarono davanti al negozio preso di mira, in un vicoletto, era perfetto. Altair si fermò di fronte alle vetrine. C'era un cancello dietro la porta di vetro.
“E quella come la apriamo?” Chiese Shaun.
“Ci penserò io.” Rispose Altair. “Qualcuno di voi ha mai usato una pistola?”
Desmond si schiarì la voce, guardandosi intorno. “Io.. Sono andato al poligono una volta e devo dire che.. Faccio abbastanza schifo.” Rise.
Altair alzò le sopracciglia e guardò Shaun.
“Sehh, qualche volta. Non sono un esperto.”
“Sapreste sparare ad una persona, dunque.” Diede l'assassino per scontato.
“Beh non vedo molta differenza dall'uccidere una persona con le lame o ucciderla con un proiettile, è sempre lo stesso concetto.” Disse Desmond.
“Bene. Preparatevi a correre. Coltelli, pugnali e qualche pistola, poi filiamo via, chiaro?” Chiese Altair.
“Sì.” Dissero entrambi all'unisono, annuendo.
L'assassino dalla veste bianca si preparò e, dopo qualche momento di esitazione -o meglio- 'meditazione' colpì la vetrata con una forte gomitata, lasciando che il vetro si frantumasse in mille pezzetti. Proprio in quel momento l'allarme cominciò a suonare.
Desmond cominciò a sentire l'adrenalina salire, il cuore aumentare di battiti. Bene, non credeva che l'essere assassini includesse anche questo. “Bene! Sto diventando un malavitoso!” Scherzò, anche se..
Altair non ci impiegò molto ad aprire il cancello a modo suo, dopodiché entrò. Desmond rimase imbambolato per qualche istante, Shaun lo spinse. “Se finirò in galera vi ammazzo a tutti e due!” Si lamentò lo storico.
“Beh, per lo meno starai alla larga dall'Abstergo, al sicuro! Dovresti esserne felice e ringraziarci!!!” Disse Desmond ad alta voce in quanto l'allarme era parecchio alto. I tre erano ormai dentro al negozio, il danno era fatto. Cominciarono a raziarlo per ciò di cui avevano bisogno.
I lampioni ed i flebili raggi di luce della luna illuminavano l'interno del negozio mentre le prime luci dei palazzi circostanti si accendevano, le prime persone si affiacciavano curiose ed assonnate dai balconi e le sirene della polizia cominciavano ad avvicinarsi.


***
Ringraziamenti speciali a Vesa290 che mi ha dato qualche spunto per andare avanti.. =D
E poi ringrazio come sempre i miei fedelissimi recensori, lettori e chi mi segue.
Un bacione a Merlina U_U

P.s.
Presto verrà svelato anche l'arcano su Ezio.. Devo solo trovare il modo ed il momento adatto per rivelare ciò che è successo u_u
Baci a tutti! Tchuss!
P.p.s.
Se vi va lasciate pure una recensione, non mi fa schifo! Hahaha, mi piacciono nuovi pareri! :D Pure critiche.. E pure idee, consigli! :D

Tchuss!!!

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Capitolo 13
*** Ezio ***


Ezio




Le sirene indicavano oramai che la polizia era vicina, Altair saltò oltre il bancone, “Andiamo via! Sbrigatevi!” Gridò, uscendo di corsa dal negozio. Sentì l'assordante sirena, lontana si e no di qualche isolato.
L'assassino si diresse al muro del vicolo e, dopo essere saltato sul cassone della spazzatura, si arrampicò sulla parete fino a salirne in cima. Desmond e Shaun, che erano usciti poco dopo, lo raggiunsero e lo imitarono: prima Desmond, poi lo storico. Quest'ultimo era quasi in cima quando Altair si lasciò cadere dall'altra parte e la polizia era praticamente di fronte al vicolo.
“Oh cazzo!” Esclamò Desmond, chinandosi e porgendo una mano all'amico per aiutarlo.
“Mani in alto o faremo fuoco! Non provate a fare un ulteriore passo!” Disse uno dei poliziotti.
Troppo tardi, però, Desmond aveva già afferrato il braccio dell'amico e, con uno strattone forse troppo forte, lo aiutò ad arrivare in cima.
Si sentì uno sparò, poi un altro. I proiettili non presero nessuno dei due in quanto, 'sfortunatamente', Desmond perse l'equilibrio ed insieme a Shaun caddero all'indietro, giù dal muretto. Grazie al cielo non era poi così alto ma Desmond ne risentì tutto il dolore sul suo povero di dietro.
“Ahhh!” Si lamentò, una volta a terra, si ritrovò praticamente Shaun sopra. “Ti vuoi levare?!”
“Sei un idiota!” Disse lo storico irritato.
“Ah, sì, invece di ringraziarmi per non averti fatto riempire il culo di piombo aggrediscimi pure!” Rispose Desmond, alzandosi e massaggiandosi il sedere.
“Volete piantarla!? Se non vi sbrigate quelli non li seminiamo nemmeno tra dieci anni!” Ringhiò Altair, cominciando a correre.
Il neo assassino guardò Shaun, poi sentendo un po' di dolori qui e lì cominciò a seguirlo di corsa anche lui.
“Spero che tu sappia cosa fai, Altair! Lo sai che al giorno d'oggi non ci si nasconde alla legge sedendosi su una panchina tra un paio di persone, vero??!” Chiese Desmond, continuando a correre. Altair nemmeno gli rispose. Che branco di idioti quei quattro. Soprattutto quei due uomini.
I tre riuscirono ad allontanarsi abbastanza velocemente dal centro senza dare nell'occhio. Dopotutto erano tre assassini.
Quando finalmente si fermarono sembrava che Shaun avesse appena corso la maratona di New York. Si piegò in avanti e appoggiò le mani sulle ginocchia, con il fiatone.
Desmond si fermò accanto a lui, poco più avanti, per tirargli una delle sue solite frecciatine mentre invece Altair continuò a proseguire, camminando.
“Ehh, Shaun, stiamo invecchiando, eh?” Disse il neo assassino, punzecchiando lo storico.
“V-vaffanculo.. Desmond..” Rispose lui tra un respiro ed un altro, tirandosi nuovamente su.
“Ma da quant'è che non fai attività fisica, eh? Senti qua, sei tutto moscio!” Continuò Desmond spingendogli una mano contro l'addome.
“La vuoi smettere?!!” Tuonò irritato, scansandogli il braccio in malo modo. Desmond scoppiò a ridere.
Altair più avanti scosse il capo. Che razza di deficienti.
“Insomma, Shaun..” Cominciò il neo assassino avvinghiandosi alle spalle di lui con entrambe le braccia, di lato, cominciando a camminare. “Hai parlato con Rebecca?”
Lo storico arrossì, visibilmente in imbarazzo, “Che fai? Togliti..!!” Lo spinse.
Desmond rise e si scansò ed entrambi si ritrovarono Altair praticamente davanti. Si fermarono.
“Sì?” Chiese Desmond.
“Non è bene rimanere qui.” Suggerì Altair. “Sarà meglio spostarci.”
“In che senso?” Il neo assassino ancora non capì. Shaun si sistemò gli occhiali sul naso, continuando ad osservare l'assassino dalle nove dita di fronte a loro.
“Nel senso che i templari non sono stupidi.. E la polizia ci cerca.” Tirò fuori un paio di pugnali e li lanciò ai due compagni davanti che li presero al volo.
“Andate a recuperare le due ragazze e tornate a Monteriggioni, credo che sia la cosa migliore per ora.”
“E tu?” Chiese Desmond.
“Io ho delle cose da sbrigare. Ci vedremo direttamente a Villa Auditore.” Disse voltando le spalle ai due e cominciando ad allontanarsi di corsa.
“O quello che ne rimane..” Mormorò lo storico
“Altair, no! Aspetta!” Gridò il neo assassino ma senza alcun risultato. Altair non si fermò.
“... Deve avere qualche problema quello, indubbiamente.” Commentò Shaun.
“Cosa...?” Desmond ridusse gli occhi ad una fessura, guardando in un punto lontano.
“Che succede Des?” Lo storico guardò nella stessa direzione, vedeva soltanto verde.
“... Ezio..” Si limitò a dire Desmond, riprendendo a correre verso l'immagine del suo antenato. Altro non era che un'allucinazione, ovviamente.
“Desmond, aspetta!” Gridò Shaun, cominciando a seguirlo... Purtroppo però, non era abbastanza in allenamento, decisamente no. Non ci volle molto prima che il neo assassino lo seminasse.
“Che... Diavolo!!!” Imprecò, fermandosi, trattenendosi dal diventare volgare. Ok, ciò voleva dire che sarebbe tornato da solo al rifugio e con Lucy e Rebecca avrebbero aspettato Desmond tornare... Sempre se sarebbe tornato.
Scosse il capo e riprese a camminare per raggiungere il rifugio.

“Aspetta!” Gridò inutilmente Desmond, seguendo Ezio. Era veloce, diavolo se era veloce. Era da dieci minuti buoni che stavano correndo attraverso un bosco ed il neo-assassino cominciava ad avere il fiato corto.
Finalmente Ezio rallentò il passo. Davanti a loro c'era una casetta abbandonata, sembrava bruciata, era anche abbastanza tetra, tra l'altro.
Desmond raggiunse Ezio e cominciò a camminargli di lato. “Dove ti stai dirigendo, Ezio?” Si chiese ad alta voce. Passo dopo passo si avvicinarono alla casetta fin quando, lì davanti, la figura di Ezio passò attraverso i muri, o quel che ne rimaneva, segno che non c'era quando ciò era realmente accaduto.
Desmond camminò intorno alla casetta per arrivare dall'altra parte, da dove Ezio uscì. Poco dopo di fronte a sé vide un'altra figura bianca, sbiadita. Ferma.
“Ti ho trovato!” Disse Ezio.
L'altro uomo dalla tunica bianca si voltò e... Desmond potè ben constatare che era Altair. Anche quest'ultimo ovviamente era un'allucinazione.
“Altair? Che ci fa qui?” Si chiese il neo assassino. Non ebbe nemmeno il tempo di interrogarsi su cosa stesse accadendo che Altair cominciò a correre, a fuggire da Ezio, forse, e quest'ultimo riprese a correre per inseguirlo. Man mano che si allontanavano le loro figure sparivano nel buio della notte.
Desmond voleva saperne di più... Ma come? Avrebbe dovuto interrogare Altair il quale, però, sembrava non avere la minima intenzione di volergli spiegare cosa era accaduto con Ezio.
Sospirò rassegnato e si voltò, notando che di Shaun non v'era traccia. Sbuffò e decise di tornare indietro, al rifugio.

Shaun aprì la porta e rientrò. Ritrovò Lucy e Rebecca sedute sul divano, si zittirono subito e si voltarono verso Shaun.
“Credevo dormiste.. Visto che..”
“Dove sono Altair e Desmond?” Chiese Rebecca.
“Ehm.. Sono stati presi dalla polizia..” Disse lo storico serio.
“Cosa??!” Sbarrò gli occhi Lucy, alzandosi.
“No, ok, sto scherzando!!!” Ridacchiò, Shaun.
Le due donne lo guardarono male.
“Ehm... Altair non ne ho idea, diceva che doveva sbrigare una faccenda.. Desmond...” Sospirò, “Credo abbia avuto una delle sue allucinazioni ed è partito...”
“E lo hai lasciato andare?” Chiese Lucy, severa.
“Ha cominciato a correre e...”
“Lo sai che è pericoloso lasciarlo da solo!” Sbraitò Lucy.
“Ma io..”
“Lascia perdere Shaun!” Disse la donna irritata, avviandosi all'uscita.
“Dove vai?!” Chiese Rebecca, alzandosi anche lei.
“A cercare Desmond!”
“Si ma.. Altair ha detto che dobbiamo andare via!” Disse lo storico.
“Via dove?” Lucy si fermò. “E poi vorresti andartene via senza Desmond?”
“N-no.. Intendo solo dire che se ora vai via anche tu... Insomma, cavolo, Desmond tornerà..” Mormorò Shaun, certo che quando Lucy era arrabbiata era abbastanza inquietante.
“Al diavolo Altair, vado a cercare Desmond.” Disse la bionda, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle. Piombò il silenzio.
“Ma perché non l'hai seguito?!” Chiese Rebecca, “Almeno ci evitavamo anche questa rogna!”
“Ci hai mai provato a seguire Desmond?!” Disse lo storico contrariato. “Altro che barista..”
Rebecca sospirò rumorosamente e si portò una mano al viso, scuotendo il capo. “Stai invecchiando Shaun..”
“Ma... Pensa per te!” Rispose irritato. “E poi non dovevi andare a dormire?”
“Si ma.. Sono entrata ed Altair e Desmond stavano uscendo... Sono rimasta sveglia insieme a Lucy.”
“Che dolce. Come sei premurosa.” Disse lo storico pieno di sarcasmo. Rebecca gli rifilò un'occhiata non molto carina.
“Quindi che facciamo?” Chiese Shaun.
“Che vuoi fare? Aspettiamo che Lucy e Desmond tornano e poi facciamo come ha detto Altair..”
“Ahhh, ceerto. Altair..” Disse sedendosi, “Ormai quello che dice lui è legge!”
“Che cretino che sei... Si può sapere che hai contro Altair?”
“Non è sano che sia qui! Non è... Naturale, va contro natura!”
“... Non è l'unico che va contro natura, qui.” Disse lei.
Shaun alzò le sopracciglia. “Che vorresti dire?”
“Che cosa posso voler dire Shaun?” Chiese Rebecca, esasperata. “Sei proprio uno stupido!”
“E-eh?” Ma che le era preso? “E' la sindrome mestruale la tua o cosa..? No perché mi stai spaventando..”
Rebecca gli si avvicinò, fino ad essere davanti a lui. Lo afferrò con entrambe le mani per il maglioncino, tirandolo su.
“C-che fai?!” Chiese Shaun, guardando prima le sue mani, poi la donna.
“Si può sapere che cosa stai aspettando?!”
“A-fare cosa..??!” Lo storico sembrava veramente perplesso e confuso.
“A BACIARMI!!!” Sbottò Rebecca.
Ok... L'espressione che si era dipinta sul viso di Shaun faceva parecchio ridere, sembrava stralunato. Rebecca strinse il maglioncino e, mettendosi in punta di piedi, incollò le labbra a quelle dello storico. Tanto... Se non l'avesse fatto lei, altro che vecchia e moscia.
Shaun sbarrò gli occhi, inizialmente gli venne l'istinto di respingerla, aveva invaso il suo spazio personale troppo e troppo velocemente... Ma lentamente si abbandonò a quella sensazione e socchiuse gli occhi, abbandonandosi a quel bacio.
I pugni di Rebecca si rilassarono fino ad appoggiare le mani sul petto dello storico, il quale le portò le sue di mani sulla vita, lentamente...
Non durò molto quel bacio, quel che bastava per far capire i sentimenti di lei a lui.. E a lei che lui ricambiava.
“....” Shaun probabilmente era tutto rosso in faccia.
Rebecca si schiarì la voce e lo guardò. “Posso dirti una cosa..?”
“M-mh..?”
“.... Baci proprio da schifo!” Disse la donna, scoppiando a ridere.

***
Okkk!!! Ci siamo, siamo vicini allo svelare cos'è successo al nostro povero Ezio Auditore, finalmente! Ehehehe :D
Da qui in poi si arriva in un punto di non ritorno >_< spero di riuscire a sostenere tutto ciò, hehehehe.. No vabbè, il problema è il groviglio di idee che mi si crea ogni volta in testa.. Ma cercherò di snodarle come si deve per regalare a questa storia gli ultimi capitoli come si devono..
Ne vedrete delle belle, ehhehehe!

P.s.
Povero Shaun!

P.p.s.
Ringrazio tutti voi che mi seguite! *-* 
Tchuss!

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Capitolo 14
*** Al Colosseo ***


Al Colosseo




Desmond continuava ad annuire alle parole di Lucy che, dopo averlo cercato abbondantemente, l'aveva ritrovato.
“D'accordo Lucy, ho capito!”
“Non puoi prendere e partire ogni volta che vedi qualcosa Desmond. E' pericoloso... Se non possiamo tenerti sotto controllo.”
Desmond sospirò. “Va bene, d'accordo, ho capito.” Disse lievemente scocciato.
Lucy si fermò, davanti a lui. “Scusami... Lo sai che non lo dico con cattiveria o per essere una rompi scatole... E' che.. Ero preoccupata..” Disse cingendogli il collo con le braccia e stringendolo. L'Assassino sorrise, portandogli le braccia intorno alla schiena. “Lo so, mi dispiace.. Ma so badare a me stesso! Ho venticinque anni, Lucy.”
“Non centra niente questo, Desmond. Potresti averne anche cinquanta.”
Lui sospirò, rassegnato, dando una pacca sulla schiena a Lucy, dopodiché i due ripresero a camminare fino al rifugio, erano vicini oramai.
Quando Desmond e Lucy entrarono si ritrovarono Shaun seduto sul divano e Rebecca accanto a lui, con la testa poggiata sulla sua spalla. Dormivano.
“Oh, che carini..” Disse Lucy, con un sorriso.
Shaun riaprì gli occhi. “A-ah...” Si mise composto, svegliando anche Rebecca per il movimento brusco. “Siete tornati..!” Disse rimettendosi a posto gli occhiali.
“Ci avete dato dentro eh?!” Esclamò Desmond, ironico.
“M-ma che dici?!” Mormorò Shaun, imbarazzato, poi si alzò. “Allora.. Vogliamo andare? Che ore sono?”
Rebecca si scoprì il polso, guardando l'ora. “Tra una cosa e l'altra sono quasi le cinque...”
“Non so voi... Ma la prima cosa che farò una volta arrivato a Villa Auditore sarà farmi una gran bella dormita..” Disse Desmond.
“Siamo pronti allora? Ma come ci arriviamo a Monteriggioni?” Chiese Shaun.
Lucy fece spallucce. “Ci sarà un autobus...”
“Un autobus? Dopo che abbiamo rapinato un negozio? Proprio per dire: 'ehi, siamo qui sbirri, veniteci a prendere mi raccomando!'” Disse lo storico.
“Genio. La stazione è da tutt'altra parte...”
“Secondo me è una pessima idea.” Continuò lui.
Rebecca si alzò, dandogli una pacca sulla spalla, “Sempre pessimista tu!”
“Va bene, va bene! Siamo pronti allora ad andare?” Chiese Shaun.
“Voi salite pure, io... Vado a prendere la lama celata di Ezio.” Rispose Desmond.
“Sbrigati!” Proferì Rebecca cominciando a salire insieme agli altri due compagni.
Desmond raggiunse l'altra stanza vedendo subito il baule di cui Lucy gli aveva parlato. Si mise in ginocchio davanti ad esso e lo aprì... “Wow, quanta roba..” Mormorò cominciando a frugare in mezzo alle cose di Altair. Non ci mise molto a trovare la lama celata, c'erano anche altri pugnali e lame, piccole.. Ma pur sempre belle. Le uniche lame che aveva visto Desmond fino ad ora erano quelle dei coltelli dei bar per tagliarci i limoni o gli aranci da servire nei cocktail.
Eppure... Voleva vederla. Continuò a scostare le cose fino ad arrivare in fondo dove v'era la veste di Ezio, tutta intera, pezzo per pezzo, proprio come nei suoi ricordi. Era... Strano, davvero strano poter vedere una cosa simile conservata per tutti quegli anni. Di certo non nascondeva che se la sarebbe portata felicemente dietro, come parte delle lame che c'erano lì dentro.. Ma per farci cosa? La veste gli sarebbe servito solamente a farsi notare di più e le lame invece servivano ad Altair, probabilmente.
“Desmond, ti vuoi muovere!?” Sentì la voce di Shaun richiamarlo. Sussultò, preso com'era dai suoi pensieri, e ricominciò a rifilare tutto dentro il baule, lo chiuse, e prese la lama celata a terra. Si alzò e raggiunse i compagni di sopra.

I quattro erano riusciti a raggiungere la stazione senza problemi, si informarono e trovarono un treno che arrivava vicino Monteriggioni, da lì poi un autobus. Che stress che era senza macchina!
Fin quando non salirono sul treno Shaun non fece altro che guardarsi intorno con circospezione, non sia mai che ci fosse stato qualche poliziotto!
Verso le sei e mezzo erano sull'autobus. Ci sarebbero voluti almeno venti minuti.
Desmond era sfinito. Sedeva vicino al finestrino e, accanto a lui, Lucy teneva il capo poggiato sulla sua spalla. Entrambi probabilmente dormivano.
Rebecca e Shaun erano ai sedili sulla sinistra. Shaun al finestrino, anche lui stanco. Rebecca guardò Lucy e Desmond, i due piccioncini. Sorrise, appoggiando a sua volta il capo sulla spalla dello storico e portando una mano sulla sua. Shaun si irrigidì visibilmente anche se, poco dopo, riuscì ad allentare la tensione e a rilassarsi.

“Ahh, finalmente a casa...” Disse Desmond, una volta aver messo piede dentro la Villa. Si sentì sollevato. Si sentì quasi sul serio a casa. “Ho un reale bisogno di dormire... Nemmeno quando facevo gli straordinari al bar, a pulire il vomito della gente dal pavimento, ero così stanco.. Nuocete gravemente alla mia salute, lo sapete?!”
“Che schifo, Desmond!” Mormorò Rebecca.
“Beh, qualcuno dovrà pur rimanere di guardia...” Disse Shaun. Desmond gli lanciò un'occhiata.
“Sì, Desmond, abbiamo capito che sei stanco. Vatti pure a riposare.” Mormorò lo storico, scuotendo il capo.
“Beh allora andiamo anche io e Lucy, rimani tu Shaun?” Chiese Rebecca.
“Oh, sì.. Certo, andate pure tutti quanti, che problema c'è?”
“Che brontolone che sei..!” Disse Lucy ridacchiando ed avviandosi insieme a Rebecca.
Lo storico sospirò, sedendosi poi al tavolo. In effetti lui non era molto stanco, quel quarto d'ora che aveva dormito sull'autobus gli era, stranamente, bastato.
Desmond era arrivato in camera, finalmente si poté buttare sul letto... Da quanto tempo! Il letto che c'era all'Abstergo gli faceva schifo e per di più lo aveva dovuto dividere con Shaun, così come il divano nel rifugio di Altair. Proprio quando le cose si stavano per fare interessanti e stava per dividere il letto con Lucy, Altair se n'era uscito che dovevano andare a fare 'compere'.
Si lasciò cadere indietro sul letto e, mal volentieri, strisciò fino ai cuscini. “Dio.. Che stanchezza..!” Mormorò. Si portò una mano dietro il capo, l'altra sull'addome, fissando il soffitto.. Certo che quando era da solo era facile che gli tornasse in mente la sua vita di prima.. Prima di tutto quel casino. Non aveva avuto due minuti di tranquillità per pensare un po' in generale da quando era arrivato al rifugio.. Ed ora era lì, da solo. Finalmente.
Tutto si era risolto nuovamente, grazie al cielo. Lucy stava bene, Shaun altrettanto.. Entrambi erano scampati alla morte per un pelo. Rebecca era riuscita a portare La Mela in salvo... La Mela, che ora custodiva Altair. Già, Altair... Era soltanto tutta la sua esperienza alle spalle che lo rendeva così freddo e schivo o dietro c'era dell'altro? Chissà.
Desmond non poté fare a meno di sbadigliare e sentire gli occhi lentamente sempre più pesanti e le palpebre man mano scendere sempre di più, fino a crollare in un piacevole e tiepido torpore.

*“Aspetta!” Gridò Ezio che oramai quasi arrancava. Di fronte a lui, oltre la figura agile e scaltra di Altair, v'era il Colosseo, grande ed imponente, che occupava ormai parte della sua visuale sul cielo notturno.
L'assassino dalle nove dita cominciò ad arrampicarsi sulle mura esterne, velocemente e con grande agilità e maestria.
“Fermati!” Gridò ancora Ezio che arrivò sotto il Colosseo con il fiatone. Doveva riprendersi. Cominciò a scalare a sua volta il Colosseo, cosa che non era la prima volta che faceva. Ciò rendeva il tutto molto più semplice.
L'assassino dalle nove dita era già molto più in alto di lui.
“Maledizione!” Imprecò Ezio che, appiglio per appiglio, continuava in quella pericolosa scalata.
Era ormai quasi in cima quando appoggiò l'avambraccio sulle mura e con un ultimo slancio delle gambe salì. Rimase in ginocchio per qualche istante, sfinito, mentre si guardava intorno.
“Dove sei?!” Chiese Ezio a gran voce. Si alzò lentamente, portando una mano alla lunga spada che teneva nella fodera, cominciando a camminare lentamente sul muro, parecchio stretto.
“Abbandonate le armi, Ezio Auditore. Combattere non vi salverà la vita.” Sentì una voce alle sue spalle e la punta di una lama poggiata sulla schiena.
Ezio si fermò, rimanendo in silenzio. “Io non credo proprio.” Mormorò prima di compiere un grande salto in avanti, voltandosi per aria verso l'uomo alle sue spalle e tirando fuori la spada dalla fodera. Per sua sfortuna quando riatterrò un pezzo del muro cedette e gli fece perdere l'equilibrio, quasi facendolo cadere. Fortunatamente però riuscì a riprendere il controllo.
“E così...” Vide Altair, davanti a lui. Teneva una spada in una mano, La Mela nell'altra.
“Io fuggirei se fossi in te..” L'assassino dalle nove dita fece un altro passo, costringendo Ezio a farne uno indietro. Non era il meglio combattere su un muretto così stretto dove bisognava sforzarcisi solo per tenere l'equilibrio.
L'immagine era disturbata. Sembravano quasi delle interferenze. Si sentiva uno strano rumore, come se fosse vento e delle parole, confuse.
Altair fece un grande salto verso Ezio, provando subito un affondo con la spada che l'abile e giovane, in confronto ad Altair, assassino schivò.
Un altra interferenza. Una sagoma familiare. Una voce familiare: “Non fidarti di lui!” Sì. Era decisamente l'inconfondibile voce del Soggetto 16.
“Che sta succedendo?!” Chiese Desmond che ora riusciva a sentire anche la sua di voce.
A differenza del sogno che aveva fatto qualche notte prima all'Abstergo, sempre con il Soggetto 16, ora si ritrovava in prima persona. Nello scorso sogno vedeva se stesso dialogare con quella sagoma poco definita ed avvicinarsi ad essa fin quando non svanì nel nulla.
“Perché Ezio e Altair stanno lottando? Di chi è che non devo fidarmi?!” Chiese Desmond, alzando la voce.
L'immagine dei due assassini era oramai svanita. C'era solo il Soggetto 16 davanti a lui.
“Non fidarti di chi viene dal passato. Non fidarti di colui a cui non puoi vedere nel profondo dell'anima.”
“Eh..? Cosa significa?”
“Devi prepararti, Desmond. Sarà una lunga e dura lotta. Solo uno ne uscirà vincitore.”
Una nuova interferenza e l'immagine del Colosseo cominciava a tornare ben più chiara.
“Aspetta!” Gridò Desmond.
La spada schizzò via dalla mano di Ezio, cadendo di sotto dalla grande struttura. Sembrava come se i due assassini avessero lottato per un tempo molto lungo, mentre Desmond parlava con il Soggetto 16. Il 'giovane' Assassino deglutì, guardando quello di fronte a lui avanzare. Era arrivato oramai fino al ciglio del cornicione più alto. Non aveva più via di fuga. Altair era oramai di fronte a lui.
“E' dunque questa.. La mia fine?” Chiese Ezio.
“E' tempo che riposiate. In pace.” Mormorò Altair con voce lieve, pacata, quasi confortante. Il braccio che teneva la spada lo portò tutto indietro, caricando un colpo deciso e forte, poi...*

Desmond si tirò su di scatto, seduto sul letto, completamente sudato. “... Oh Dio...” Aveva il respiro leggermente affannato, gli occhi sbarrati. Schiuse le labbra, per respirare a fondo. Deglutì. Era solo un sogno... O era stato realtà?
Si passò la lingua sulle labbra, inumidendole, poi una mano sulla fronte imperlata di sudore. Risalì con essa fino ai capelli e dietro al capo, lasciandosi ricadere all'indietro a fissare il soffitto.
Fece un gran sospiro e, dopo essersi ripreso, tornò seduto, facendo per alzarsi.
“Desmond?” Sentì la voce di Rebecca fuori la porta.
“S-sì?” L'assassino volse il capo.
“Va tutto bene lì dentro? Shaun ha detto che ti ha sentito... Gridare..?”
“No... Va.. Va tutto bene. E' tutto ok.” Rispose lui.
“Va bene. Sono le dieci comunque... Altair è arrivato.”
“D'accordo... Adesso scendo!” Disse alzandosi. Aveva decisamente bisogno di darsi una rinfrescata.
Raggiunse il bagno. Si aprì la lampo della felpa bianca e se la tolse, dopodiché portò entrambe le mani all'estremità inferiore della maglietta e se la sfilò. Aprì l'acqua e si osservò qualche istante allo specchio rovinato, o quel che ne rimaneva. Insomma... Un po' tutti gli uomini si sa, sono vanitosi davanti ad uno specchio, nel loro intimo. Beh... Di certo Desmond non si lamentava. Aveva un fisico niente male. Scosse il capo con un sorrisetto, sentendosi quasi in imbarazzo con se stesso per quei pavoneggiamenti. Si chinò in avanti per darsi una sciacquata al viso. Non faceva caldo ma sentiva il bisogno di rinfrescarsi un po', così si buttò un po' d'acqua sul petto e sulle braccia. Raggiunse con la mano l'asciugamano che aveva provveduto a portare già da quando erano arrivati lì la prima volta Lucy. Si tirò su e si portò l'asciugamano sul volto, guardando il suo stesso riflesso negli occhi.
Sentì una fitta al petto quando udì un grido terribili nella sua testa. L'immagine di Altair che trafiggeva l'addome di Ezio e quest'ultimo che dopodiché cadeva di sotto.
Desmond schiuse le labbra. Aprì la bocca, sentì per un istante mancargli il fiato. Voleva dei chiarimenti... E li voleva subito.
Il neo assassino uscì dal bagno, lasciando tutto lì, com'era. Fregandosene se era mezzo nudo, sinceramente nemmeno ci fece caso. Scese di sotto e comprese che forse l'idea di scendere con solo gli jeans e le scarpe non era stata granché visto che sentì un lieve brivido di freddo percorrergli la schiena. Beh, poco importava. Non si sarebbe fermato. Altair era già di sotto? Bene.
Non appena arrivò al santuario notò Rebecca, Lucy e Shaun seduti al tavolino a smangiucchiare qualcosa. Altair se ne stava a contemplare una delle sette statue, la prima sulla sinistra, quella di Qulan Gal per l'esattezza.
“Woo, Desmond, dove vai conciato a quel modo?!” Chiese Rebecca.
Shaun la guardò per un istante, poi guardò Desmond. “Sì, altro che barista, secondo me tu hai un passato da culturista.. Non è possibile che hai quegli addominali senza attività fisica!”
“E' tutta invidia la tua, Shaun.” Lo stuzzicò Rebecca. Shaun ovviamente rispose a tono e tra i due nacque un lieve bisticcio, difatti non notarono che Desmond stava andando dritto e spedito da Altair.
“Tutto bene Des?” Chiese Lucy, notando un comportamento strano.
Desmond arrivò alle spalle dell'assassino, gli appoggiò una mano sulla spalla e lo fece voltare. Lo prese con entrambe le mani per la veste bianca, poco sotto al collo, spingendolo poi con le spalle contro il muro, in malo modo, facendolo sbattere.
“Desmond!!” Lo richiamò Lucy, ciò fece voltare anche Shaun e Rebecca.
“Che fine hai fatto fare ad Ezio Auditore?! Perché stavate lottando sopra il Colosseo, eh?!” Chiese alzando la voce, sbattendolo nuovamente contro il muro.
“Desmond ma che stai dicendo?!?” Domandò Lucy. Non era il caso mettersi contro tra di loro.
“Toglimi le mani di dosso, novizio.” Proferì Altair, visibilmente irritato dal comportamento di Desmond che però non sembrava volerlo mollare.
“VUOI DIRMI COSA DIAVOLO E' SUCCESSO?! Eviti sempre l'argomento!”
“Non sono cose che ti devono riguardare.”
“Sì invece! Parla!!!”
Altair appoggiò una mano sul polso di Desmond. “Lasciami.” Sussurrò.
“... Hai ucciso tu Ezio, non è così?” Chiese anche Desmond con tono basso. “Eravate sul Colosseo, lui ti inseguiva... Siete saliti sopra, tu gli sei piombato alle spalle e gli hai puntato contro la spada.. E avevi La Mela.” Continuò con tono minaccioso.
“Avanti ragazzi, smettetela..” Cercò di calmare la situazione Rebecca.
“Cerchiamo di collaborare tra di noi, sennò siamo davvero fottuti!” Le diede manforte Shaun.
“... Lasciami.” Si limitò a dire Altair.
Desmond inspirò a fondo, lo fissò negli occhi per qualche istante. Sì, nella sua vita da barman gli era anche capitato di fare a botte. Anche contro quelli dell'Abstergo, li aveva persino fatti fuori... Ma mettersi contro un Assassino con ottocento anni di esperienza alle spalle era pericoloso.
Lentamente aprì i pugni, lasciando la stoffa della veste di Altair, dandogli poi le spalle.. Era più forte di lui, però. Ezio, come Altair, li sentiva parte di lui. Altair aveva avuto modo di conoscerlo e non sapeva il perché ma gli era ostile. Non era come lo aveva conosciuto nell'Animus. Erano anche passati ottocento anni però, dalle vicende della terza crociata.
Ezio.. Ezio gli aveva 'insegnato' tutto. Tutte le doti le aveva prese da lui. Anche Ezio gli era rimasto ben impresso dentro. Da una parte sì, lo aveva a cuore. Faceva parte di lui.. Oltre che un suo antenato sentiva di averci comunque un legame, seppur ormai era morto.
Gli venne praticamente istintivo. Un assassino da ottocento anni? Bene, se non voleva parlare con le buone, avrebbe parlato con le cattive. Si voltò di scatto e sferrò un destro pieno e forte sullo zigomo del povero Altair che, non aspettandoselo assolutamente, sbatté il capo contro il muro dietro di lui.
“DESMOND!” Lo richiamarono i tre compagni praticamente all'unisono.
Il neo assassino lo prese nuovamente con una mano per la tunica, tirandolo lievemente a sé per dargli un altro pugno in pieno volto ma Altair, una volta ripreso dalla forte botta, lo precedette, dandogliene uno a sua volta sotto il mento e con l'avambraccio deviò quello dell'uomo di fronte a lui. Desmond fu davvero fortunato perché se in quel momento avesse tenuto la lingua tra i denti... Sicuramente se la sarebbe tranciata di netto.
Il neo assassino sentì un forte dolore espandersi per la mandibola il che lo fece istintivamente lasciare la presa e fare un passo più indietro, dopodiché si mise in una tipica posizione da combattimento: gambe leggermente piegate, una più avanti dell'altra, pugni chiusi e un braccio vicino al viso, pronto a parare qualsiasi attacco.
“Desmond, che stai facendo?” Chiese Rebecca, facendo per avvicinarsi, Shaun la fermò.
Poco dopo Altair, stufo della situazione, partì all'attacco. Gli diede un calcio alto che Desmond fermò con l'avambraccio, poi fu la sua volta: gli sferrò un pugno che a sua volta Altair parò.
I due andarono avanti per un po' a parare i colpi sferrati dall'altro fin quando Desmond, in un momento di distrazione di Altair, riuscì a colpirlo nuovamente.
L'assassino si piegò leggermente per il colpo subito dopodiché, veramente scocciato dalla faccenda, colpì Desmond in pieno viso. Il neo assassino perse l'equilibrio, scivolando dallo scalino dietro di loro. Altair cadde rovinosamente insieme a lui in quanto l'altro non ne voleva sapere di lasciare la presa.
L'impatto per Desmond fu terribile: sentì la schiena nuda strusciare contro il pavimento rotto e rovinato dagli anni, dopodiché sbatté la testa.
Altair riuscì a parare la sua caduta appoggiando i palmi delle mani a terra. Praticamente era sopra Desmond, il quale già si stava preparando per colpirlo nuovamente ma Altair lo precedette: in un solo istante, il neo assassino, si trovò la punta affilata della lama celata alla gola.
“Fermi!!” Disse Lucy, raggiungendoli.
La tensione nell'aria era palpabile, sembrava che il tempo si fosse fermato. Gli occhi di Desmond in quelli di Altair e viceversa.
“... Perché non lo fai, Assassino?” Lo incitò Desmond.
Altair rimase in silenzio qualche istante, poi spinse lievemente la lama contro la pelle morbida del neo assassino. “Ora sei un Assassino anche tu. Proprio come me.” Difatti era inutile usare quel nome come dispregiativo, oramai.
Ci fu del silenzio, nuovamente, poi si sentì lo scatto della lama celata tornare al suo posto.
Lucy, che era rimasta con il respiro smorzato fin'ora, tirò un sospiro di sollievo.
Altair si alzò. Desmond si tirò su seduto, con le mani appoggiate al pavimento dietro la schiena. Gli bruciava da morire.
“Dai, ragazzi, basta.. Siamo tutti tesi, ora stringetevi la mano e... E basta.” Disse Rebecca, poco sicura delle sue parole.
Altair rimase a guardare Desmond. “No.” Rispose a Rebecca. “Oramai la tensione e diventata insopportabile a quanto pare.” Continuò fin quando non abbassò la voce, tanto che sembrava rivolgersi solo al neo assassino. “Vediamoci domani sera.. A mezzanotte. Sopra Castel Sant'Angelo. Lì ti dirò tutto ciò che vuoi sapere.” Disse prima di avviarsi all'uscita del santuario.
Rebecca, Lucy e Shaun guardarono l'assassino uscire, così come Desmond. Qualcosa gli disse che quell'invito era pericoloso.


***
Oook! Siamo arrivati veramente arrivati ad un punto critico della Fiction, eheheh!
Chissà che succederà?! u_u Io lo so! Bwhuah!
Comunque... Volevo avvertirvi che questo sarà l'ultimo capitolo che posterò fino a probilmente il prossimo fine settimana...
Da Lunedì a Venerdì sarò impegnata in uno stage che mi vedrà uscire di casa la mattina presto e tornare la sera (più o meno tardi, dipenderà) T_T.. Mamma!
Comunque.. u_u Per questo vi ho postato un bel capitolo lungo per farmi perdonare.. E poi quando finirò lo stage mi metterò ben d'impegno per scrivere il prossimo capitolo è_é... Hah! Ne vedremo delle belle!

Grazie a tutti cari, che mi seguite *-* bacini a tutti!
Tchuss!!!

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Capitolo 15
*** La lettera ***


La lettera



“Non avrai intenzione di andarci, vero Desmond?” Chiese Lucy dopo che il neo assassino si era rialzato, sedendosi su una sedia qualunque. La schiena gli bruciava in modo tremendo.
“Voglio sapere la verità.” Disse deciso.
“Ma Desmond... Lo hai visto? Non è più l'Altair di una volta! E' completamente andato ormai!” Si intromise Rebecca.
“E poi... Che stavi dicendo? Che centrano Ezio e Altair con il Colosseo?” Chiese Lucy.
“Sentite... Io... Non lo so, era un sogno, no, un allucinazione.. Non ve lo so dire, ma l'ho visto.”
“Cosa?” Domandò Shaun.
“Ezio lo stava inseguendo.. Erano arrivati in cima al Colosseo ed Altair impugnava una spada e La Mela... Si sono messi a combattere e alla fine Altair l'ha trapassato con la spada... Facendolo cadere di sotto. Ezio è morto. A causa sua.”
“Non ne abbiamo le prove, Desmond, potrebbe essere solamente la tua immaginazione che galoppa lontano, che ne sai?!” Disse Shaun, critico.
“Non lo so, infatti! E' questo che voglio scoprire!” Rispose Desmond.
“Ma è una follia Des! Non hai nemmeno alcun legame con Ezio, non lo conosci nemmeno realmente! Noi abbiamo altre priorità!” Disse Lucy.
“Lui ha La Mela.” Bastò dire a Desmond per zittirli tutti. “E' abbastanza plausibile come scusa per lasciarmi andare?”
Silenzio.
“Desmond...” Mormorò Lucy. “Verremo con te.”
“No. Devo andare da solo. Era un invito riferito a me.”
“Ma come arriverai a Roma? Non abbiamo soldi, non abbiamo una macchina..” Disse Rebecca con tono greve.
“Mi diletterò nel borseggio.” Rispose il neo assassino.
“E se ti dovessero scoprire? Passerai dei guai, finirai in galera.” Lo canzonò lo storico.
“Sono più veloce ed abile di loro, non riusciranno a scoprirmi ne tanto meno a prendermi.” Fu la risposta di Desmond. Stava parlando come un vero assassino, sicuro delle sue potenzialità.
“Lascia che prima ti disinfetti almeno le ferite che hai sulla schiena..” Disse Lucy avvicinandosi a lui, appoggiandogli una mano sulla spalla, “Poi sarai libero di fare ciò che vuoi... Non possiamo impedirtelo.”
“Va bene...” Si limitò a rispondere Desmond.

Era sera tardi. Desmond aveva passato la giornata in giro per Monteriggioni a raccimolare un po' di soldi. Gli era riuscito meglio verso sera, con il buio e soprattutto con soggetti maschi, abituati a tenere il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni.
Non aveva rubato molti soldi, l'indispensabile. Era un po' preoccupato.. Se Altair avesse cercato di uccidere anche lui? Sicuramente avrebbe avuto la meglio. Gli sembrava come andare incontro alla morte.
Rimase sdraiato sul letto a guardare il soffitto fin quando la porta non bussò.
“Sono Lucy...” Sentì fuori dalla porta prima che quest'ultima si aprì. Desmond volse il capo verso la donna.
“Lucy...”
“Ti disturbo?”
“No... No affatto, vieni pure.” Le disse l'assassino, sorridendole.
Lucy chiuse la porta alle sue spalle prima di raggiungere il letto e sdraiarsi accanto a lui. Gli appoggiò il capo sul petto e socchiuse gli occhi. “Posso dormire qui con te stanotte?”
Desmond cominciò ad accarezzarle il capo, tra i capelli biondi. “.. Certo.” Rispose a bassa voce.
“Des...”
“Mh?”
“Tornerai sano e salvo, non è vero?” Chiese Lucy.
L'assassino non seppe cosa risponderle. Non ne aveva la benché minima certezza, anzi... Dava per scontato che sarebbe morto il giorno dopo, a Roma.
“... Lo spero.” Mormorò.
Lucy sentì una fitta al petto. E se non fosse tornato? Cosa avrebbero fatto?
“Ma tu non preoccuparti...” La tranquillizzò poi lui, “Vedrai che se ne sarà il caso, se sarà la cosa più giusta.. Dio, o chi per lui, favorirà la mia lama, in caso di scontro.”
Lucy alzò il capo e lo guardò. “Desmond... Ti prego però, fai attenzione.”
“Va bene, Lucy...” Disse lui, baciandole la fronte.
La donna appoggiò nuovamente il capo sul petto di lui, rimanendo in silenzio. Desmond continuò ad accarezzarle i capelli e a stringerla a sé in silenzio, fin quando entrambi non si addormentarono.

La mattina dopo Desmond si alzò presto, circa le sei. Non era riuscito a trovare pace nemmeno nel sonno, tormentato dai soliti incubi. Lucy era ancora lì, al suo fianco, che dormiva come un angioletto.
L'assassino si alzò velocemente senza fare rumore, raccattando le sue cose e dirigendosi di sotto. Aveva i soliti jeans, la felpa bianca e sotto la maglietta nera raffigurante un'aquila. Al braccio, sotto la felpa, teneva la lama celata. Si sarebbe voluto portare altro con se ma... Non poteva di certo andare in giro con una spada attaccata alla cintura.
Scese di sotto al santuario, strappando uno dei tanti fogli di carta e lasciando un appunto per i tre compagni: “Non state in pensiero, ci rivediamo domani. In ogni caso... Grazie di tutto.”
Appoggiò la penna sul tavolo, guardando il foglietto per qualche istante. Era il caso di lasciarlo? Forse non era meglio scrivere qualcosa di più lungo? E se non ce l'avesse fatta?
Ma no, dai. Stava facendo troppo il tragico! Altair non aveva mai detto di volerlo uccidere... Non esplicitamente.
Riprese in mano la penna ed un nuovo foglio, si sedé e si mise a scrivere.



***
Allora bella gente! Tornata dal mio luuuungo periodo di assenza!
Vi lascio con questo mini-capitolo per poi postarvi, in questi giorni, l'altro.
Pronti per l'ultimo capitolo?! Spero di sì, io no! Mi mancherà questa FF! :(
Grazie a tutti voi!

P.s.
Per chi fosse curioso di saperlo (ma chi?! xD) lo stage non è andato male, apparte i primi due giorni che sono stati un casino, per il resto tutto bene... Apparte il fatto che la mattina dovevo svegliarmi alle 5 e tornavo verso le nove e mezza di sera a casa.. Cenavo e andavo a dormire per farmi, quando m'andava bene, cinque ore e mezzo di sonno... Eheheheh, finalmente stamattina ho dormito, che goduri! Sono veramente sfinita!

Baci a tutti, tchuss!!

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Capitolo 16
*** La fine ***


La fine




Il neo assassino rilesse la lettera un paio di volte, in silenzio. Avrebbe fatto meglio ad andarsene alla svelta, prima che qualcuno si fosse svegliato. Che stupido, aveva davvero intenzione di lasciare scritta una roba simile? Non era il tipo, lui... E poi magari era vero che erano troppo pessimisti, forse sarebbe tornato senza nemmeno un graffio. Forse...
Si passò una mano tra i corti capelli neri, arrivando fino alla nuca e massaggiandola lievemente, con l'altra mano strinse il foglio di carta, appallottolandolo alla bell'e meglio e scrivendo un nuovo biglietto, identico al primo.
Si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e, spostandosi, diede accidentalmente una botta al tavolo, facendo cadere dal ciglio di esso la lettera appallottolata che rotolò a terra.
Desmond con passo veloce uscì, una volta fuori da Villa Auditore corse via, fino alla stazione. Voleva allontanarsi il prima possibile da quei tre, non voleva farsi male né tanto meno fare del male a loro. Forse era autodifesa ma, in cuor suo, sapeva che se li avesse rivisti prima di andare via gli avrebbe fatto del male.
Arrivò alla fermata dell'autobus di fronte le mura di Monteriggioni, quell'autobus l'avrebbe portato alla stazione di Firenze e da lì a Roma. Sarebbe arrivato molto prima di sera... Ne avrebbe approfittato per fare un giro per la città eterna.
L'autobus si fermò di fronte l'assassino che raggiunse la porta e salì, dopo essersi seduto si tirò su il cappuccio bianco della felpa e appoggiò il capo contro il finestrino, guardando di fuori, Monteriggioni.

Era circa mezzogiorno quando Desmond mise piede fuori dal treno. Si ritrovò a stazione termini e non poté fare a meno di cercare di immaginare come fosse quel posto alla fine del '400.
Non aveva la minima idea di dove andare né cosa fare. Era ancora presto per andare a Castel Sant'Angelo, mancavano dodici ore all'incontro con Altair. Si infilò le mani in tasca e decise di andare a mangiare come prima cosa. Si fermò in centro in uno dei tanti ristorantini pieno di turisti. Era veramente caotico il centro di Roma durante il giorno. Aveva sempre voluto farci un giro, purtroppo la sera che andarono a prendere La Mela non ebbe modo di vederla molto in quanto erano diretti solamente al Colosseo. Vide alcune cose solo di sfuggita.
Dopo pranzo passò la giornata in giro per Roma. Durante il tramonto si ritrovò al Colosseo. Voleva vederlo per bene, con gli occhi da turista...
Il neo assassino teneva gli avambracci appoggiati sul muretto, guardava il centro di quella grande struttura che era il Colosseo, in ricostruzione chissà da quanto tempo.. Desmond era circondato da tanta gente, centinaia di turisti eppure... Eppure non si era mai sentito così solo. C'era gente di tutti i tipi, da tutti i posti: cinesi, giapponesi, americani, italiani... Famiglie, coppie, bambini... Lui era lì, da solo. Si chiedeva se la gente intorno a lui avesse la benché minima idea di cosa gli aspettasse. Già, chissà cosa pensava la gente intorno a lui, di lui. Non erano al corrente di nulla, di cosa aveva passato, di cosa stava passando e di chissà cosa avrebbe passato in futuro. Non avevano idea che da una parte Desmond, così come Lucy, Shaun e Rebecca, stavano preservando il diritto alla vita di quelle persone.
Desmond sospirò, alzando lo sguardo verso la parte più alta del Colosseo, non poté fare a meno che immaginare Ezio cadere di lì, trafitto dalla spada di Altair. Ezio... Poverino. Scosse il capo e decise di cominciare ad avviarsi a Castel Sant'Angelo... Voleva un po' di tempo d'anticipo, non sapeva quanto ci avrebbe messo ad arrivare in cima e il traffico di Roma era tremendo.

“Non state in pensiero, ci rivediamo domani. In ogni caso... Grazie di tutto.”

Lucy sospirò, leggendo per l'ennesima volta il fogliettino, seduta sul letto. Che voleva dire quel 'In ogni caso... Grazie di tutto.'? Sicuramente non era sicuro nemmeno lui che sarebbe tornato. Era così in pensiero...
“Dai Lucy...” Sentì la voce di Rebecca alle sue spalle, entrare dentro la stanza. “Non essere così pessimista..” Disse sedendosi accanto all'amica.
La ragazza bionda sorrise appena. “No.. E' che.. Altair ha La Mela..” Guardò Rebecca. “E questo è tutto ciò che ci ha lasciato Des...” Si riferiva al biglietto.
“Cosa ti aspettavi? Un poema?” Chiese Rebecca, ridendo.
“No.. Però... Pensarlo che potrei non rivederlo più...”
“Ohhh, suvvia Lucy!” Disse Rebecca dandole una botta sulla spalla. “Non essere così pessimista!!! Altair non ha detto che vuole ucciderlo mica..”
“Non esplicitamente.” Controbatté Lucy.
“...” Reby sospirò, “Sul serio, non c'è alcun motivo che tu stia così in pensiero... Desmond se la saprà cavare.”
“Per quanto tempo credi ancora che la fortuna sarà dalla nostra parte, Rebecca? Sono sopravvissuta io, è sopravvissuto Shaun... Ma la fortuna non starà per sempre dalla nostra parte.”
“Lucy, smettila ora. Basta. Tornerà. Desmond tornerà.” Disse l'amica appoggiandole una mano sulla sua e stringendogliela.
“.... Lo spero... Lo spero tanto.” Mormorò Lucy.

Mezzanotte. Desmond si trovava in cima a Castel Sant'Angelo. Era seduto a gambe incrociate e guardava dritto davanti a sé Roma. Attendeva Altair. Aveva avuto modo di pensare in quelle due ore passate lì sopra. Modo di calmarsi e prepararsi psicologicamente a qualsiasi evenienza. Era pronto, qualsiasi cosa sarebbe accaduta.
C'era un vasto spiazzo intorno a lui, tirava un fresco venticello notturno. Seppur l'ora tarda si sentivano parecchie macchine giù per la strada. Roma era sempre così, in centro, anche di notte. Si potevano vedere ancora persone e turisti aggirarsi per la città eterna che, di notte, aveva un qualcosa di magico.
“Sei venuto, allora.” Sentì Desmond, la voce di Altair alle sue spalle.
“Perché non avrei dovuto?” Chiese il neo assassino alzandosi, senza voltarsi. “Non ti temo.. E non temo le conseguenze che porterà il fatto che io sia venuto qui. Voglio sapere ora.”
“Non pensavo di certo che tu mi temessi, anche se dovresti farlo. Dalla mia ho La Mela... E molti anni in più di esperienza.”
“Già... Ma non sempre l'esperienza aiuta, serve anche una buona testa.”
“Se la pensi così, Desmond..” Rispose Altair, guardando il cielo. Il vento si stava pian piano alzando, spostando la sua veste bianca. Il cielo si stava coprendo di nuvole nere.
“Vuoi farmi fuori, vero? Proprio come hai fatto con Ezio.” Disse Desmond voltandosi. “Quello che ho visto era reale... Hai ucciso tu Ezio Auditore, non è così?” Chiese incrociando lo sguardo dell'assassino di fronte a lui.
“Sì. Sono stato io.” Come da accordo gli avrebbe detto tutto ciò che Desmond avrebbe voluto sapere.
“Lo immaginavo.. Ma perché? Dimmi, perché hai ucciso Ezio? Cosa ti ha spinto a farlo?” Lo sguardo di Desmond percorse il corpo di Altair, la sua veste, fino ad arrivare al sacchetto rosso di stoffa che teneva La Mela.
“Già... Per questa.” Rispose Altair, appoggiando una mano sul sacchetto.
“Per La Mela? Ma tu... Tu non sei come Al Mualim... Tu hai ucciso lui perché voleva prendere il pieno controllo grazie alla Mela.. E poi cosa fai? Uccidi per essa?”
“No. Hai detto bene, io non sono come Al Mualim. Non ho intenzione di avere il pieno controllo su qualsiasi cosa e qualunque persona. Voglio solo il pieno controllo della mia vita.”
Desmond sembrò non capire, aveva un'espressione confusa sul volto. “Che vuoi dire?”
“Dopo che Al Mualim morì, La Mela finì nelle mie mani. E' grazie ad essa che sono riuscito a vivere fino al '400, negli anni in cui ha vissuto Ezio.”
“Ed è grazie ad essa se sei riuscito a vivere fino ai giorni nostri, no? Ma cosa centra Ezio?”
“Ezio era uno di quelli che avrebbe potuto controllarla.. Il che era una minaccia, per me.”
“Credo di non seguirti... Hai ucciso Ezio solo perché volevi La Mela per te? Perché volevi continuare a vivere negli anni?”
Altair espirò e sorrise lievemente. “Più o meno. Certo, detto così mi fa sembrare un mostro.”
“Ma tu... Tu non avevi La Mela con te quando noi siamo andati all'altare, era lì.”
“Sì... Semplicemente perché non ho bisogno di tenerla sempre stretta a me, inoltre è più sicura sotto terra, in uno dei templi, invece che nelle mani delle persone.”
Desmond annuì. “Quindi... Immagino sia stato un puro caso che le nostre strade si siano incrociate.”
“Già. Non avevo intenzione di salvare la vostra amica... Ma visto che La Mela era sparita e che quel luogo brulicava di Templari ho capito che se avessi rivoluto La Mela tra le mie mani, prendere insieme a me Lucy avrebbe reso più semplice ritrovarla.”
“Ah, bene.. Dunque così sei risalita a Rebecca.. E infine a me e a Shaun.. E perché... Perché hai cercato di infondermi fiducia in me stesso quando Shaun stava per morire? Perché hai salvato la vita di Shaun?”
“Ahhh, Desmond...” Altair sospirò, “Non sono il tale mostro che tu credi io sia.”
“Dovrai uccidere anche me, allora. Anche io rappresento una minaccia per te.. O sbaglio? Anche io potrei essere in grado di maneggiare La Mela.”
“Esattamente.” Si limitò a rispondergli Altair.
“E allora perché non l'hai fatto prima? Prima che ne venissi a conoscenza?”
“Sai... Quando mi ritrovai di fronte a Re Riccardo e gli dissi che Roberto De Sable lo tradiva, lui non seppe a chi credere. Decise dunque che dovessero essere le armi a decidere.. E che la decisione di credermi o meno spettava a chi era più saggio di lui. Disse che di certo Dio avrebbe favorito la lama di chi seguiva una giusta causa..”
Desmond rise appena, “E credi che di star seguendo una giusta causa, Altair?”
“No. Ma ciò mi ha insegnato che da allora in poi sarebbe stato il caso a scegliere. Bisogna comunque dare una possibilità al proprio avversario. Dunque sarà il destino a scegliere.. Come ti ho detto, non sono un mostro.”
“Beh, grazie Altair, sono certo che lottare con un assassino con ottocento anni di esperienza in più della mia e La Mela.. Favorirà di certo la mia lama!” Disse Desmond, sarcastico.
“Dunque... Preferisci che ti uccida qui e subito?”
“No.” Rispose il neo assassino fermamente. “Lotterò per la mia vita, se è ciò che devo fare.. Ma non voglio ucciderti. Pensaci prima, non arriviamo a tanto...”
“Ci ho già pensato.”
“Va bene. Se è questo quello che vuoi, Altair.” Desmond sospirò.
“Sei venuto senza armi?”
“No.” Il neo assassino si tirò su la manica, rivelando la lama celata.
“E pensi di battermi solo con quella?” Chiese Altair, staccando una delle due fodere contenenti una spada dal cinturone. La lanciò ai piedi di Desmond.
L'uomo abbassò lo sguardo sulla spada, poi la raccolse, sguainandola dalla fodera. Inspirò, cominciava a sentire una lieve agitazione assalirlo.
“Dunque... Che vinca il migliore, suppongo...” Mormorò Desmond.
“No. Che vinca colui a cui la fortuna favorirà la lama.” Rispose Altair, portando una mano alla spada, sguaninandola.
Il vento si era alzato parecchio, il cielo era ormai completamente nero. Il rumore del traffico i due assassini nemmeno lo percepivano più. C'erano solo loro due ad alcuni metri di distanza l'uno dall'altro mentre si fissavano negli occhi. Il tempo sembrava essersi fermato fin quando un lampo, susseguito da un forte fragore, diede il via alla battaglia.
Altair corse contro il neo assassino che si preparò a sfoderare le abilità apprese da Ezio. Il leggendario assassino tentò subito un affondo che venne deviato dalla lama della spada di Desmond.
Altair sorrise, scansando la lama della spada di Desmond con la sua poi, con uno scatto rapido quanto calcolato, ferì l'assassino di fronte a lui all'addome che fece appena in tempo a fare uno scatto all'indietro per non subire danni gravi.
Il neo assassino provò dolore, sentì il taglio sull'addome bruciargli e gli venne l'istinto di abbassare lo sguardo per vedere quanto grave fosse la ferita... Ma non lo fece. Era sopportabile quindi non era un problema. Un solo momento di distrazione e sarebbe finito tra le braccia della morte.
Desmond decise di partire all'attaccò così cercò di colpire Altair con la sua lama ma, il leggendario assassino, eluse il colpo con una cavazione: fece roteare la propria spada contro la lama di quella di Desmond, deviandone il colpo. Contrattaccò a sua volta ma il neo assassino fu abbastanza abile e veloce da deviare anche quell'attacco, indietreggiando ulteriormente. Non poteva continuare a schivare gli attacchi e ad indietreggiare, prima o poi sarebbe arrivato al ciglio e il rischio di cadere di sotto era ampio. Sentì alcune lievi gocce bagnarli il viso, stava cominciando a piovere...
Desmond cominciò a camminare di lato, girando attorno ad Altair per guadagnare un po' di terreno, rimanendo in difesa.
Il neo assassino partì nuovamente all'attacco, cercò di eludere le difese di Altair che schivò il colpo, dopodiché Desmond tentò una botta dritta che venne deviata nuovamente dal leggendario assassino.
I due continuarono per parecchio tempo senza che nessuno dei due avesse la meglio, entrambi schivavano i colpi dell'altro e provavano nuovi attacchi, senza successo.
Quello che era in lieve vantaggio era Altair, era riuscito a colpire Desmond alcune volte, anche se superficialmente.. Ma intanto era riuscito a ferirlo. Il neo assassino, oltre che danneggiare la veste di Altair, non era riuscito ad infliggergli alcun tipo di danno.
Desmond ispirò, aveva il respiro accorciato, gli bruciavano le lievi ferite che l'assassino davanti a lui gli aveva procurato.
“Sei stanco?” Chiese Altair. “Possiamo anche finirla qui.”
“Neanche per sogno!” Disse Desmond lanciandosi a capofitto su di lui, Altair deviò un altro colpo e ferì Desmond sul fianco. Il neo assassino gemette per il dolore provato... Se continuava così non avrebbe fatto una bella fine.
La pioggia scendeva fitta ed aveva bagnato gli abiti dei due assassini, il sangue sui vestiti di Desmond era sbiadito e mischiato con l'acqua. I lampi squarciavano il cielo e i tuoni spezzavano il silenzio nell'aria.
“Va bene così. E' ora di concludere.” Mormorò Altair.
Prima che il leggendario assassino potesse fare la sua mossa finale, Desmond decise di lanciarsi nuovamente contro di lui... Fu solo fortuna, probabilmente. La fortuna decise di favorire la lama di Desmond che, dopo essere stata deviata dalla spada di Altair, trovò aperta la difesa dell'assassino in quanto, quest'ultimo, accidentalmente inciampò. Proprio mentre stava per predere l'equilibrio e dopo essersi sbilanciato all'indietro, Desmond colse l'attimo e attaccò il leggendario assassino con un fendente, dalla spalla destra al fianco sinistro. La lama della spada arrivò fino al laccio che teneva legato il sacchetto della mela, tagliandolo di netto. Il manufatto cadde a terra, la veste di Altair sul petto di aprì in due ed il sangue schizzò addosso a Desmond. Era finita....

Altair lasciò cadere a terra la spada. Desmond aveva avuto la meglio. Non capì di preciso ciò che stava accadendo intorno a lui ma sentiva il dolore della sconfitta. Barcollò all'indietro e senza renderesene conto si ritrovò al ciglio.
“No!!” Gridò Desmond, lasciando cadere la sua spada. Fu in un attimo che Altair fece l'ultimo passo indietro, scivolando giù. Desmond si slanciò in avanti, afferrando l'assassino per un braccio ed inginocchiandosi a terra. Lo aveva preso per un pelo, l'assassino si ritrovò con metri e metri di vuoto sotto.
“L-lasciami! Che c-cosa fai?!” Gli domandò Altair, sentendosi privo di forze, sospeso nel nulla.
“E' assurdo tutto questo!” Disse Desmond. “Perché deve per forza morire qualcuno? Tu puoi aiutarci a combattere contro i templari! Non c'è bisogno che tu muoia!”
“...” Altair rise appena, stanco ed interrotto da un colpo di tosse. “... S-sono... Stanco.. Di vivere... Desmond... Lasciami andare..”
Il neo assassino deglutì, guardandosi intorno. “No.”
“Desmond!” Altair alzò lo sguardo. Sentì la pioggia fitta bagnargli il viso. “... Ormai sono io.. I-il maestro degli.. Assassini... Quando il m-maestro... Da un target... D-da eliminare.. Bisogna farlo... Senza chiedersi perché... O per come.. Desmond...”
Lui lo guardò negli occhi, mantenendo salda la presa.
“... L-lasciami andare.. Uccidimi.. Te lo ordino.. Da maestro. Uccidi il tuo maestro.....”
Il neo assassino rimase in silenzio. Forse doveva dargli ascolto... Altair non era più la stessa persona di secoli fa. Forse sarebbe stato meglio per tutti. Chi era Desmond per andare contro la sua volontà?
“D'accordo... Va bene, così sia...” Mormorò.
Proprio quando Desmond stava per allentare la presa, Altair azzardò l'ultima mossa: allungò il braccio fino all'addome del neo assassino che poté sentire solamente lo scatto della lama celata, poi un immenso dolore, lancinante, all'addome....
Il neo assassino sbarrò gli occhi, lasciando istintivamente la presa: Altair precipitò giù e con lui la sua lama si ritrasse dal suo stomaco.
Era davvero finita così? Desmond si portò entrambe le mani allo stomaco, il sangue usciva copioso dalla ferita profonda. Si accasciò al suolo, di lato, in posizione ricordante quella fetale. Era davvero quella la sua fine? Sarebbe morto dissanguato, lontano da tutto e da tutti? Era così ingiusto...
La Mela era a pochi metri distante da lui che riusciva a malapena a respirare. Sentiva i rumori attorno a lui ovattati, di perdere la sensibilità al tatto. La pioggia che gli batteva addosso la sentiva sempre meno distinta e, con le ultime forze, cercò di chiamare qualcuno.
“A.... A-aiuto...” Cercò di gridare, ma tutto quello che uscì dalle sue labbra fu solo un sussurro.




Al santuario un foglio appallottolato giaceva a terra, recante queste parole:
"Buongiorno ragazzi. Ho preferito andarmene mentre dormivate, non volevo di certo saluti strappalacrime, no? Noi non siamo i tipi, ehehe...
Non voglio che vi preoccupiate per me per tutto il giorno, fate altro, non sprecate una giornata così.. Forse siamo noi che siamo troppo pessimisti, paranoici ed apocalittici, magari non mi succederà nulla, chi lo sa?
Non vorrei dilungarmi troppo ma nemmeno andarmene via senza la certezza di tornare e senza avervi detto di quanto io abbia imparato da voi, di quanto vi debba e di quanto vi voglia bene. Siamo una bella squadra tutti e quattro.. Con incomprensioni e momenti no, certo, ma quelli si affrontano e si superano.
Sì, beh, ora sto andando veramente oltre e non ho intenzione di fare un poema strappalacrime, non è quella la mia intenzione. No, anche perché tornerò, da domani mi avrete di nuovo tra i piedi e troveremo quei dannatissimi frutti dell'Eden..
In caso contrario, Shaun, prenditi cura di quelle due splendide donne, eh? Ci conto.
Vorrei anche ringraziarvi perché in tutti questi anni, finalmente, mi sono sentito qualcuno di.. Reale. E' difficile da spiegare ma per la prima volta non mi sono sentito solamente una persona con un nome, ma qualcosa di più.
Non state in pensiero, ci rivediamo domani... In ogni caso, grazie di tutto. Siete grandi e vi voglio bene. Davvero.
Con tutto l'affetto di cui dispongo,

Desmond"

Nessuno l'avrebbe mai letto. Nessuno avrebbe mai saputo che cosa Desmond pensava e cosa avrebbe voluto dire ai suoi tre compagni in caso fosse morto. Era stato uno sciocco.


Lucy, Shaun, Rebecca.... Mi dispiace...
Fu l'ultimo pensiero di Desmond, prima di cadere in un tiepido torpore.


***
Mi sento ufficialmente una stronza, yeeee!!!
T___T Oddio, che finale.. Oddio, oddio, oddio... Strappalacrime, io potrei anche piangere, pure se sono l'autrice.
Qui finisce questa fic.
Chiedo venia a tutti quanti per la battaglia tra Altair e Desmond non descritta nel dettaglio ma non sono bravissima con i termini 'spadaccini' ehehehe.. Spero che vi sia piaciuto ugualmente e...
Vi ringrazio tuttissimi voi per avermi seguita in questa fic, grazie grazie grazie *-* spero mi seguirete anche nelle prossime, per ora ho in mente una bella one-shot... Staremo a vedere!

Come ho detto a qualcuno forse forse forse questa avrà un seguito, vedremo insomma... Ehehe, se troverò qualcosa di valido.
Grazie a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Tchussssssssssss!!!!

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