After the death. di Fluxx (/viewuser.php?uid=42169)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolce risveglio. ***
Capitolo 2: *** La mela ***
Capitolo 3: *** Forse un Angelo ***
Capitolo 4: *** Inganni e verità ***
Capitolo 5: *** Il Baule ***
Capitolo 6: *** Confessioni notturne ***
Capitolo 7: *** La fuga ***
Capitolo 8: *** Before the Death ***
Capitolo 9: *** Il potere della Mela ***
Capitolo 10: *** Silver Lining ***
Capitolo 11: *** I sogni ***
Capitolo 12: *** La rapina ***
Capitolo 13: *** Ezio ***
Capitolo 14: *** Al Colosseo ***
Capitolo 15: *** La lettera ***
Capitolo 16: *** La fine ***
Capitolo 1 *** Dolce risveglio. ***
Prima
FF su Assassin's Creed che scrivo.. Speriamo in bene!
Presa dalla depressione (xD) di oggi dopo aver finito Assassin's Creed
Brotherhood, mi sono decisa a dare un seguito. Eh no, chi ce la fa ad
aspettare fin quando uscirà AC3?!
SPOILER!
Vi lascio alla storia!
After the Death
La
Mela. La mela era lì, proprio di fronte a loro. Un metro di
distanza, ad occhio e croce, che li separava.
“Allora? Dove sono
i templi?” Chiese Shaun.
“Vuoi
che chieda qualcosa?” Chiese Desmond a sua volta.
“O
che pensi a qualcosa...” Commentò Lucy.
I quattro continuarono
ad avvicinarsi, Desmond era di fronte la mela. Era così...
Strano,
dopo tutte queste ricerche, esserci arrivati. In un attimo l'oggetto
si illuminò e vari fasci luminosi schizzarono fuori dalla
Mela e
come ologrammi cominciavano a disegnare tanti segni.
“Sicuro di
aver chiesto la cosa giusta?” Chiese Lucy, ironica. Nel
frattempo
Shaun cominciava ad esaltarsi, descrivendo i simboli che vedeva
riprodotti dalla mela. Desmond era in un mondo a parte in quel
momento, le sue mani quasi vagavano da sole. Le allungò,
fino ad
afferrare la mela. Mossa forse troppo azzardata. Una mossa che
avrebbe rimpianto per il resto della sua vita, probabilmente. Il
tempo sembrò fermarsi.
“Che
succede???! Non.. Non riesco a muovermi!
Tutti erano fermi ed immobili, nessuno si muoveva. Non era l'unico che non riusciva a compiere un solo passo, un solo gesto.
“Il
tuo DNA si è unito a quello della mela.. Tu l'hai
attivata.” Si sentì la voce di Giunone.
“Liberatemi!”
“Il
settantaduesimo giorno prima del momento del risveglio. Tu. Nato dai
nostri lombi e dai lombi dei nostri nemici. La fine e l'inizio. Colui
che adoriamo e rendiamo onore. Il viaggio finale ha inizio. Ci
sarà
chi ti accompagnerà oltre il cancello. Ella non ci
è visibile. La
croce oscura l'orizzonte.”
In un attimo Desmond si ritrovò a
muoversi contro la sua volontà. Sentì lo scatto
della lama celata.
“Che stai facendo?!” Chiese, ormai preoccupato.
“La
via deve essere aperta.” Si sentì nuovamente la
voce di Giunone.
“Non puoi sfuggire al tuo compito. La bilancia
tornerà in
equilibrio.” E udendo queste parole, Desmond si
ritrovò voltato
verso Lucy. Fece un passo. Un altro passo. “Ferma! Ti
prego!” La pregò Desmond.
Un
altro passo e la voce di Giunone riprese a rimbombare per l'ampia
sala. “Tu sai molto poco.. Dobbiamo guidarti noi.”
Ancora un
passo e ancora un altro. “Cessa ogni resistenza.”
Altri
due passi e fu davanti a Lucy. Lei era ferma, immobile, come se il
tempo si fosse fermato. La sua lama celata era a poca distanza dal
suo stomaco. La guardava negli occhi. “No!”
La sua mano
scattò verso lo stomaco della ragazza. Una macchia rossa si
estese
lentamente sulla maglia color panna di Lucy che sembrò
avere
un tremito, poi più nulla. Entrambi caddero a terra, privi
di sensi.
La Mela rotolò via dalla mano di Desmond e una pozza di
sangue rosso
e denso andò a formarsi sotto la ragazza bionda. Di
lì in poi il
buio.
“Cazzo,
è in stato di choc!”
“Non abbiamo scelta. Rimettilo nella
macchina.”
“Ma l'animus gli ha fatto questo!”
“Sono
io l'esperto o no? Fallo.”
“....
No..!!” Desmond si sentiva morire. Sentiva due voci lontane e
confuse, non riusciva ad aprire gli occhi e gli girava la testa.
“..
V-vi prego, no!! … Basta..!!” Gli girava
tremendamente la
testa.
Shaun, per quanto cinico e insensibile poteva essere alle
volte, si mise tra l'uomo in nero e Desmond. “... Dagli del
tempo
per riprendersi! Così lo ammazzerete!!”
Qualche
istante dopo dentro la grande sala dai muri alti e bianchi
entrò
Warren Vidic. Lui. Proprio lui. Shaun strinse i pugni, Desmond si
contorceva sul letto sopra al quale si trovava.
“Oh,
signor Miles, che piacere riaverla qui con noi.” Fece del
puro
sarcasmo. Desmond riconosceva quella voce. Ora però non
riusciva
nemmeno a farci caso tanta era la confusione, il dolore che provava.
Le immagini continuavano a susseguirsi velocemente, immagini,
ricordi, ogni qual volta apriva gli occhi vedeva decine, centinaia di
segni e simboli, persone, fantasmi, roba che non esisteva, non era
reale, non in quel momento.
Shaun lo sapeva, se lo avessero
rimesso dentro l'Animus probabilmente non avrebbe retto oltre.
“Warren,
cosa dobbiamo fare?” Chiese l'uomo vestito in nero.
“Non
capite!” Si animò Shaun nuovamente, “Se
lo rimettete lì dentro
morirà! Non vi servirà a nulla da
morto!” Sbraitò, cercando di
recuperare tempo.
Vidic
si fermò vicino ai tre. “Non voglio rischiare. Ci
serve vivo e ci
serve sapere dove ha nascosto la Mela.” Disse guardando il
povero
ragazzo dai capelli corti e neri che sembrava dover soffrire
parecchio.
Shaun
espirò, tranquilizzato. Forse Desmond avrebbe avuto del
tempo per
rimettersi.
“Quindi..
Per ora portali nella loro stanza. Assicurati di aver inserito il
codice e che non possano uscire.” Ordinò Vidic.
“Se
lo dice lei. D'accordo.” Disse prendendo Shaun per un
braccio, a
portare Desmond ci avrebbero pensato altri due uomini, lì
appostati
accanto alle porte.
“Come hai potuto tradirci, William?”
Chiese Shaun, mentre l'uomo in nero, William, lo stava portando verso
la stanza nella quale avrebbero passato, lui e Desmond, molto tempo.
William
non rispose, si limitò ad accompagnarlo dentro questa stanza
e a
lasciarvelo mentre gli altri due uomini adagiarono Desmond su l'unico
letto che c'era. Si lamentava.
“Avanti, andiamo.” Disse
William, uscendo insieme agli altri due. La porta si richiuse e dopo
che uno degli uomini digitò un codice si sentì un
'bip', segno che
stava per la corretta chiusura a chiave della porta.
“Merda...
Merda! Siamo nella merda! Abbiamo perso tutto..” Disse Shaun,
guardando la porta chiusa, si voltò verso il letto,
avvicinandosi.
Afferrò una mano di Desmond mentre l'altra gliela
appoggiò sulla
guancia. “Desmond.. Devi riprenderti, in fretta. Apri gli
occhi...”
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Capitolo 2 *** La mela ***
La mela
Rebecca era rimasta sola.
“Che cazzo
è successo?” Chiese
Shaun vedendo Lucy e Desmond a terra.
Rebecca volse lo sguardo
verso i due compagni privi di sensi al suolo, sentì un tuffo
al
cuore nel vedere Lucy ferita, il sangue denso e rosso che sgorgava
copioso per riversarsi sul suolo freddo. Stava per avvicinarsi ai due
quando Shaun prontamente la fermò.
“Aspetta.”
“Che...”
“Shhh!” La zittì
lui, “Ascolta..”
Rebecca rimase in silenzio, alcuni istanti e
potè sentire uno scalpiccio di passi lontani.
“Sta vedendo qualcuno. Presto Reby,
prendi la Mela e nasconditi!”
“Cosa?! E tu? Perché? Che sta
succedendo?” Non aveva idea del perché Lucy era
ferita e la lama
di Desmond insanguinata. Si era persa qualche cosa.
“Dubito che siano degli scolaretti
venuti qui per una gita.” Commentò con sarcasmo,
anche in
quell'occasione, Shaun.
“Dici che... Ci hanno trovati? Ma
Desmond? Lucy??”
“Prendi la Mela Rebecca e nasconditi! Fa come
ti ho detto!” Ripeté nuovamente Shaun, fermamente.
Rebecca lo guardò per alcuni istanti,
i passi si facevano sempre più vicini. La ragazza raggiunse
i due
compagni e si chinò sulle ginocchia per raccogliere
l'oggetto. Il
suo sguardo vagò per alcuni istanti su Desmond e Lucy. Oh,
povera
Lucy...
“Vai..” La intimò Shaun, così
Rebecca scese dall'altare con la mela, fece appena in tempo a
mettersi dietro l'altare che sentì delle voci:
“Eccoli! Sono
lì!”
Cinque uomini fecero ingresso dentro la sala, illuminata
fiocamente da una luce azzurrina. Shaun rimase fermo, impalato. Non
poteva fare molto da solo contro cinque uomini e Rebecca.. Rebecca
era meglio che si salvava, insieme alla Mela.
“Dov'è La Mela?” Chiese uno degli
uomini, salendo lentamente verso l'altare, avevano delle divise.
Sì,
sicuramente erano quelli dell'Abstergo. I templari erano lì.
“Troppo
tardi!” Esclamò Shaun.
“Che significa troppo tardi?” Chiese
l'uomo con tono minaccioso mentre gli altri cominciarono a guardarsi
intorno, a studiare la zona.
“Non l'avrete mai.”
L'uomo in divisa in uno scatto d'ira
colpì l'assassino con un destro sul viso, facendolo cadere
rovinosamente a terra in quanto il povero Shaun non se lo aspettava.
Grugnì per il dolore dolore tanto inaspettato. Rebecca
strinse la
mela a sé e chiuse gli occhi.
Il nemico sembrò voler colpire
nuovamente Shaun ma venne fermato dalla voce di uno dei suoi
compagni.
“E' il Soggetto Diciassette!”
L'uomo si voltò
vedendo Desmond, già notato da prima, a terra,
“... Portatelo via,
sul furgone. Il capo ha detto che ci sarebbe stato utile se lo
avressimo trovato.”
“E la ragazza?” Si riferiva a Lucy.
“La
ragazza lasciatela qui.” Rispose. Il compagno
annuì e aiutato da
altri due sollevarono Desmond di forza e lo portarono via.
“Allora,
stavamo dicendo?”
Shaun si morse il labbro sanguinante,
nervoso.
“Che puoi andarte a farti fottere per quanto mi
riguarda.” Rispose spavaldo l'inglese.
L'uomo sorrise,
prendendolo per un braccio e tirandolo su, “Portiamo via
anche lui.
Ci servirà. Manderemo degli uomini a perlustrare la
zona.” Disse
mentre l'altro compagno si affiancò a lui per prendere Shaun
dall'altro braccio per evitare che fuggisse.
Passi che si allontanavano.
Silenzio. Rebecca era rimasta sola. Sola con La Mela e sola Con Lucy,
ferita, chissà quanto gravemente. Si affrettò a
risalire
sull'altare e si mise in ginocchio vicino l'amica. “Lucy?
Lucy
riprenditi! Dobbiamo andare!!!” Tra poco sarebbero tornati e
se
fosse rimasta lì l'avrebbero trovata. “Lucy ti
prego!!”
Nulla.
Rebecca inspirò e trattenne il respiro, poi
espirò
lentamente. Cosa doveva fare? Cosa diavolo doveva fare? Avrebbe
dovuto lasciare l'amica così e fuggire con la Mela? Doveva
rimanere
con l'amica? Se fosse rimasta con Lucy a breve sarebbero tornati loro
e l'avrebbero portata via, insieme alla Male.
Lucy... Lucy cosa
avrebbe fatto?
Fece un altro respiro profondo e si alzò. No. Lucy
non avrebbe lasciato cadere La Mela in mano dei templari, mai e poi
mai. Forse era questa la cosa giusta da fare? Sicuramente lei se ora
era cosciente le avrebbe detto di fuggire, di non preoccuparsi di
lei.
“... Mi dispiace Lucy.” Mormorò. Anche
se sapeva che
questa era la cosa giusta non poteva fare a meno di cominciare a
sentire un lieve senso di colpa che, ad ogni passo che faceva,
diventava sempre più grande, quasi sembrava volerla
divorare.
Allungò il passo, fino a correre via.
Rebecca...
Era rimasta da sola.
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Capitolo 3 *** Forse un Angelo ***
Forse un
Angelo
Urla, grida di dolore,
sofferenza.
Dolore. Sofferenza. Era quello che stava provando Lucy
in quel momento. Le grida non erano le sue, però. Anche il
pungente
odore del sangue non era il suo, o almeno non tutto, in parte.
Era
ancora a terra, nella posizione in cui l'avevano lasciata. Le grida
erano cessate da poco ma era in uno stato di semi-incoscienza. Non
sapeva se ciò che aveva sentito e percepito era reale o solo
frutto
della sua immaginazione. Di una cosa era sicura: sarebbe morta, se
non lo era già. Sentì un rumore di passi lenti,
decisi. Dal suono
di questi passi si poteva evincere che la persona in avvicinamento
aveva un portamento fiero, elegante, orgoglioso.
I passi
cessarono. Silenzio. Forse aveva immaginato tutto. No. Non aveva
immaginato nulla. Sentì una mano separare il suo capo dal
pavimento,
il dolore allo stomaco era troppo forte, percepiva tutto appena.
L'uomo fece scivolare la mano sulla schiena di Lucy, tirandola
appena su, l'altra mano gliela appoggiò sulla vita.
“Uhh...”
Lucy aprì lentamente e di poco gli occhi. Ci vedeva sfocato
ma
riuscì a scorgere una figura maschile e virile, sopra di
lei, che la
sorreggeva con forza. Ciò le trasmetteva sicurezza. Non
appena la
sua vista fu un po' meno appannata, vide il cappuccio bianco che
copriva lo sguardo dell'uomo.
Era un angelo, forse? Un angelo
venuto a prenderla?
I lineamenti del viso erano decisi ma non
troppo duri, la pelle ambrata e, quando l'uomo alzò
lievemente il
capo per guardarla attentamente, riuscì a scorgere anche gli
occhi.
Erano castani. Erano chiari. La pelle 'abbronzata' donava agli occhi
una dominante giallina. Aveva uno sguardo come pochi mai aveva visto,
penetrante, profondo, pronto ad inghiottire lo stesso sguardo di
chiunque gli si ponesse davanti. Uno sguardo che esprimeva tanto,
tutto, e nello stesso tempo niente, vuoto, sofferente, consumato.
Lo
sguardo di Lucy scese dagli occhi nuovamente lungo gli zigomi, le
guance, infine alle labbra, carnose e perfette. Un particolare le
saltò subito all'occhio. Come non notarlo? Aveva una
cicatrice sul
lato destro del labbro, verticale, che arrivava fino, lievemente, al
labbro inferiore. Era come quella di Desmond. Desmond? Che cosa ci
faceva lì Desmond?
La ragazza si lasciò sfuggire un lieve gemito
di dolore quando schiuse le labbra per dire qualcosa ma
sentì una
fitta devastante.
“Shh.” La intimò lievemente, quella
figura
quasi angelica che le si parava davanti.
“... D-Desmond....?”
Sussurrò con un filo di voce, Lucy.
“No. No Desmond.” Rispose
l'uomo, facendo scivolare la mano che le teneva sulla vita fino alla
coscia, portandola poi sotto le ginocchia e alzandosi, con lei in
braccio.
Lucy espirò e, priva di alcuna forza, richiuse gli
occhi, lasciando che il suo angelo la conducesse dove di dovere.
L'uomo con la veste bianca, tipicamente
da assassino, cominciò a camminare giù
dall'altare. Una volta ai
piedi dell'altare si ritrovò uno stuolo di uomini morti, di
sangue,
lo stesso sangue che giaceva sulla sua spada e sul suo coltello,
riposti nelle apposite fodere. Tutta quella dissacrante lotta in un
posto così magico e, in fin dei conti, anche sacro. I corpi
dei
Templari sparsi in giro, alcuni a brandelli, altri sventrati senza
pietà. I passi dell'uomo continuavano decisi, fieri e
incuranti in
quel mare di dolore, sofferenza, e strazio infiniti.
Shaun era seduto a terra,
con la
schiena contro il muro. C'era una sedia ed un tavolo ma... Troppo
scomodo, ci era già stato seduto per un'ora buona. Era
irrequieto,
non sapeva come rimediare, cosa fare. Desmond sembrava essersi
calmato ormai da un po'. Non si lamentava più, probabilmente
dormiva.
Chissà Lucy e Rebecca. Chissà Lucy era ancora
viva o
se l'avevano lasciata lì, come una bestia, a morire.
Chissà Reby...
Se era riuscita a fuggire con la mela o se erano riusciti a
catturarla e ora, chissà, magari era in una delle tante
stanze di
quella struttura dell'Abstergo e, come lui, lo stava pensando. Dio,
ma che andava a pensare? Perché Rebecca avrebbe dovuto
pensarlo?
Perché lui pensava così tanto a lei ed era
così preoccupato? No,
no. No cavolo, erano solo amici. Figurarsi di qualcosa di
più. Per
carità.
Era vero, da un po' di tempo a quella parte, gli ultimi
momenti a Monteriggioni avevano passato del tempo da soli, insieme.
Come quando l'aveva invitata ad ascoltare della musica con lui, nella
sua camera, e come quella sera erano andati ad un locale da soli in
quanto Desmond non poteva lasciare Villa Auditore e Lucy non poteva
lasciarlo solo. Sì. Sicuramente anche tra Desmond e Lucy
c'era del
tenero. No. Un attimo. Perché aveva pensato 'anche'? Tra lui
e Reby
non c'era del tenero.
Shaun venne 'risvegliato' dai suoi pensieri
quando sentì Desmond mormorare qualcosa. Si alzò.
“Desmond??!”
“..
Uhh.. Shaun...” Disse a bassa voce, frastornato.
Aprì gli occhi e
si tirò su seduto. Gli venne un giramento di testa che lo
costrinse
a serrare nuovamente gli occhi che, una volta ristabilizzato,
riaprì.
“Come stai Des?? Stai meglio?” Chiese il compagno,
sollevato
nel vederlo sveglio e senza che avesse visioni o si lamentasse.
“...
S-sì.. Io..” Si portò una mano alla
fronte, ricordava le cose
frammentate. “.. O cazzo..”
“Che succede?”
“Vidic!
Siamo.. All'Abstergo!” Esclamò, alzandosi forse
con troppa foga,
appoggiando una mano al muro.
“....”
“E.. E Rebecca? L..
Lucy?!”
“Desmond... Cos'è successo lì
sotto?”
Desmond
guardò Shaun. Ricordava quel momento. Lo ricordava con
chiarezza
devastante. Il ricordo in sé era devastante. Aveva pugnalato
Lucy.
Ricordava ancora l'espressione della ragazza quando la sua lama si
conficcò nella carne viva, lo spasmo delle sue labbra, il
modo con
cui attraverso gli occhi cercava di dirgli qualcosa. Si
sentì male.
Terribilmente male. In colpa.
“Io.. Non lo so Shaun. So solo
che... Quando ho preso La Mela.. E' come se il tempo si fosse fermato
e la mia volontà annullata.. Solo che.. Diavolo, ero
lì! Non ho
potuto fare niente per evitarlo! Era lei che mi guidava!”
“Lei?
Lei chi Desmond?”
“Lei! La Mela! No! Giunone!”
“Giunone?
Ma.. Desmond! Che stai dicendo?!” Shaun sembrò
confuso, aveva
un'espressione indecifrabile sul volto.
“Ricordi.. Quando
rivivevo i ricordi di Ezio e attraverso lui Minerva ci ha dato quel
messaggio?”
L'uomo davanti a lui annuì, a braccia incrociate.
“Beh?”
“Ecco! Giunone, era lì! Mentre eravamo sull'altare
e....”
“... Quindi.. Hai pugnalato tu Lucy...?” Era
un'affermazione, più che una domanda.
“... Cazzo sì.. Ma..
Non.. Non...” Abbassò il capo.
Ci fu silenzio per lunghi ed
interminabili secondi.
Shaun era amareggiato, sconvolto. Da che
avevano tutto sotto controllo a quando la situazione si era rivoltata
completamente. Doveva avercela con Desmond? Era veramente colpa sua?
E' vero, Shaun dimostrava sempre il suo lato più freddo e
cinico
ma... Non sarebbe mai riuscito a capacitarsi della morte di Lucy,
qualora fosse realmente accaduto. Di certo ora, però,
bisognava
restare uniti. Erano con la merda fino al collo e litigare o tenersi
il muso non era la cosa migliore per uscire da quella situazione.
Fece un passo verso Desmond, gli appoggiò entrambe le mani
sulle
spalle e le strinse.
“Desmond..” Fece una pausa preceduta da
un profondo sospiro. “Forse.. Forse Lucy sta bene. Forse... E
sempre forse La Mela è in salvo, insieme a Lucy e Rebecca..
Che è
fuggita.”
Desmond alzò lo sguardo lentamente negli occhi del
compagno. Annuì. “Lo spero tanto, Shaun.”
Shaun accennò un
lieve sorriso. Allontanò le mani. “Dobbiamo
trovare un modo per
fuggire di qui.”
“Lo troveremo. Sarà facile.” Disse
Desmond, con l'occhio dell'aquila ora le cose erano molto
più
semplici. “O almeno non sarà così
maledettamente
difficile!”
“Probabilmente ti infileranno di nuovo dentro
l'Animus. Volevano farlo.”
“Si, lo so.”
“Non capisco a
cosa gli serva dato che hanno la mappa dei templi.”
“Non hanno
la mela. Forse.. Non so...” Fece spallucce. “Sono
pronto a
lottare, comunque. Non accetterò più passivamente
tutta la merda
che mi hanno fatto mangiare già una volta.”
“Oh sì! Questo è
parlare!” Esclamò Shaun, entusiasta.
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Capitolo 4 *** Inganni e verità ***
Inganni
e Verità
La
porta si spalancò, Shaun riaprì immediatamente
gli occhi.
“Oh,
vedo che le donne non vi mancano, riuscite a scaldarvi anche insieme
tra di voi.” Buttò lì una battutina
sarcastica Vidic, entrando
nella stanza. Anche Desmond si svegliò, frastornato.
“Buongiorno
signorino Miles. Dormito bene?”
Desmond lo fulminò con lo
sguardo, se solo avesse avuto una lama con sé lo avrebbe
finito in
men che non si dica. Lo avrebbe anche picchiato fino alla morte o
strozzato, soffocato, qualsiasi cosa.. Ma non era il caso di mettersi
in pericolo e mettere in pericolo Shaun.
“Splendidamente.”
Decise di rispondere dopo alcuni attimi di silenzio.
“Ne sono
felice. Vuole seguirmi?”
Era stranamente cordiale dopo ciò che
comunque era successo. Aveva alternativa? Guardò Shaun, poi
si
alzò.
“Prego. Mi segua.” Disse Vidic facendo per
voltarsi,
anche Shaun si alzò. “A-ah, solo il signor
Miles.”
“E io
cosa dovrei fare? Rimanere qui dentro chiuso a vita?”
“Si
rilassi, avremo modo di parlare anche noi due, a tempo debito signor
Hastings.”
Shaun emetté qualcosa simile ad un brontolio poi si
rimise seduto. Vidic e Desmond uscirono.
“Allora signor Miles,
come sta?”
“Mai stato meglio.” Rispose il neo Assassino, se
così si poteva definire, con una lieve punta d'ironia.
“Ne sono
contento.” Disse Vidic con tono tranquillo e pacato.
“Ci è
costata cara la vostra fuga.” Ammise. Si trovavano nella
stessa
sala dell'ultima volta, dove Desmond era sottoposto alle sessioni
dell'Animus.
“Ah sì? E perché mai? Avevate la mappa
dei
templi, a cosa vi servo ancora io?”
“Beh, sei un potenziale
assassino, sei nostro nemico. Perché tenerti in
libertà? Ci
nuoceresti solo. Tra l'altro ho avuto modo di vedere che già
hai
affinato le tue capacità.”
“Impressionante, eh?”
“Non
ti credere, non sei nulla in confronto ai Templari... E non
sarà di
certo uno che farà la differenza.”
Desmond si ricordò
di una conversazione con Lucy, in cui lui aveva fatto la stessa
affermazione di Vidic e che lei gli aveva risposto che a volte non
serve altro.
“Non
sottovalutare il potere di una persona sola..”
“E' per questo
che non ti lascio scorrazzare libero. Non ti sottovaluto. Ora... Sei
disposto a rientrare nell'Animus?”
“E perché mai? La mappa
la avete.”
“Ti ho chiesto se sei pronto o no, non ho detto che
potevi fare domande. Le domande qui le faccio io. E' la stessa
proposta della prima volta. Se collaborerai, bene, sennò
dovremmo
indurti al coma e lasciarti morire quando avremo terminato il
lavoro.”
“E perché non lo fate visto che sono
così
minaccioso?”
“Semplice: ci serve.” Rispose con
tranquillità
Vidic. Quanto gli avrebbe spaccato la faccia a suon di pugni a quel
vecchiaccio.
Non avendo alcuna risposta dal ragazzo, Vidic
continuò. “O, più semplicemente,
vedendo che comunque della tua
incolumità non te ne importa molto, potrei scendere a
minacce più
infime come: se non rientri nell'Animus la vita della signorina
Stillman le rimarrà sulla coscienza.”
“Cosa?! Lucy è
qui?!!!” Chiese Desmond mentre gli occhi gli si illuminarono
di
speranza.
“Ovviamente.” No. Bluffava. Non era lì.
Vidic era
anche venuto a conoscenza del massacro all'altare. Chissà
chi era
stato, probabilmente qualche assassino. Beh, a questo ci avrebbe
pensato dopo, ora gli conveniva giocarsi questa carta.
'Avranno
preso anche Reby, dunque.. Maledizione.' Pensò Desmond.
“Dunque?”
Se
era lì era salva, per ora. Dunque non poteva mettere
nuovamente a
rischio la sua vita. “... Dunque va bene.”
“Ottima risposta
signor Miles. Sa... Anche dirmi dov'è nascosta La
Mela?”
La
Mela? La aveva presa Rebecca, aveva detto Shaun. Rebecca non era
all'Abstergo? Rebecca era fuori?! Evviva! Forse li avrebbe salvati,
sarebbe venuta con altri assassini e... E forse Desmond era troppo
ottimista.
“Non ne ho idea.” Rispose Desmond, mascherando una
leggera euforia nel sapere che Rebecca, almeno, si era salvata.
Era
mattino. La luce penetrava dalla piccola finestra posta in alto. La
sala aveva il soffitto in roccia molto alto. C'era parecchia
umidità
in quel posto.
Lucy stava lentamente riprendendo conoscenza.
Sentiva il rumore di alcune gocce che andavano a riversarsi ad
intervalli regolari in una probabile fonte d'acqua. Era ancora viva?
Era all'aldilà?
Stava sdraiata su un letto. Pian piano riaprì
gli occhi e, seppur c'era della luce che entrava dalla finestrella in
alto, non era chissà poi quanto illuminato in quanto la
roccia scura
dava un colore più cupo a tutto. Cominciò a
sentire lo scrosciare
dell'acqua di un rubinetto aperto così, senza rilassarsi
ulteriormente, aprì gli occhi. A sinistra aveva il muro
così volse
il capo a destra. Dall'altra parte della stanza c'era l'uomo che
l'aveva probabilmente salvata. Quindi non era un angelo, quel tipo, e
lei non era ancora morta. Difatti quando si tirò su, sui
gomiti,
notò che aveva la vita fasciata. Si alzò
lentamente e si avvicinò
a l'uomo. Questi chiuse il rubinetto e si voltò. Aveva in
mano un
panno. Dall'acqua sporca di sangue che si stava riversando dentro lo
scarico Lucy intuì che proveniva dal panno. Probabilmente il
sangue
era il suo.
Dopo che l'uomo si fu girato Lucy non ci mise molto a
riconoscere il simbolo degli assassini che riportava all'altezza
dell'addome, sopra un pezzo di stoffa rosso che gli circondava la
vita.
“E così sei...”
“Un assassino.” La precedette
lui.
“Già ma.. Ti conosco?” Chiese, il volto
di lui era
ancora in parte celato dal cappuccio bianco. Non poteva fare a meno
di fissargli le labbra recanti quella cicatrice così
significativa e
familiare.
“Più di quanto non immagini.” Rispose
questi con
tono pacato.
“Fai... Parte di una delle nostre squadre di
assassini?”
“No, assolutamente. Lavoro da solo.”
Lucy lo
guardò attentamente, non aveva davvero idea di chi fosse,
gli faceva
solo ricordare terribilmente Desmond.
“Perché non mi mostri il
tuo sguardo..?”
L'assassino dalla veste bianca si portò le mani
al cappuccio, tirandolo giù lentamente, il capo era appena
chinato,
puntò però lo sguardo negli occhi azzurri di Lucy
che ebbe un vuoto
allo stomaco. Aveva uno sguardo così.. Espressivo, quasi ci
si
poteva leggere ciò che l'assassino pensava. Si
ricordò del suo
sguardo quando la prese e la portò via, gli occhi color
ambra,
quella pelle leggermente olivastra e quei lineamenti quasi dolci ma
allo stesso tempo decisi che gli donavano una grande
virilità. I
capelli probabilmente li teneva lunghi da un po' in quanto non erano
appena tagliati, erano sul castano scuro, non proprio neri. Era
uguale a Desmond, di viso.. E ad Ezio. Avrebbe detto anche ad Altair
se non fosse che.. Non l'avevano mai visto veramente bene in
faccia.
“Lo sai chi sono, solo che sei troppo preoccupata a
pensare che non sia possibile.”
“C-cosa?” Chiese incredula
Lucy. Stava scherzando? No, non poteva essere lui!
“Stai
scherzando?”
“Affatto.” Rispose lui aspettandosi una
reazione del genere.
“Non... Non puoi essere...”
“Altair.”
Affermò.
“... Non.. Non è possibile! Tu non puoi essere
reale,
non sei reale!”
Sul volto dell'assassino si dipinse quasi un
sorriso, “Nulla è reale.”
No, Lucy non poteva crederci. Come
poteva essere Altair? Rimase in silenzio a guardarlo, fin tanto che
lui non la guardava. Quando l'uomo portò l'attenzione
nuovamente su
di lei, Lucy guardò altrove, incapace di sorreggere quello
sguardo
per più di alcuni secondi.
“Ma tu.. Dai, non è possibile, se
davvero fossi Altair..”
“Lo sono.”
“Si ma.. Se davvero
lo fossi avresti... Ottocento anni! Anzi, ottocentoventuno!”
“Non
lo sai? Le leggende non hanno storia ne tempo.” Disse
allontanandosi, avviandosi all'uscita della 'stanza'.
“Ma...
Difatti sono sempre stata interessata alla storia di Altair.. Prima
che diventasse un assassino..” Disse con un velo d'ironia.
“Lo
sono sempre stato.”
“Ehm... Ok..”
Raggiunsero un'altra
sala, i muri questa volta erano meno bassi, sempre in roccia. C'era
un tavolo e un divano vecchio stile. Alcune sedie e tantissimi libri,
pile, sparse per la stanza.
“Wow... Li.. Hai letti tutti?”
Chiese Stupita.
“Beh, avrò anche dovuto passarli in qualche
modo ottocentoventuno anni, no?”
“Pensavo li avessi passati
non so.. In giro per il mondo a combattere contro i templari e alla
ricerca dei frutti dell'Eden...”
Altair non rispose.
“Ma..
Da quanto sai di noi assassini?” Lucy aveva mille domande,
ancora
però non riusciva a credere che fosse Altair. Chi ci sarebbe
mai
riuscito? Era impossibile che un uomo coprisse un arco di vita
così
lungo.
Altair si era appoggiato contro il grande tavolo, a braccia
incrociate. La guardava.
“Sono un assassino anche io. Che
domande sono?”
“No, intendo di me, Desm... Aspetta! Loro che
fine hanno fatto?!” Chiese, trasalendo.
“La ragazza è fuggita
con La Mela, i due sono stati presi dai Templari. E sono a conoscenza
del vostro gruppo da almeno quando voi siete a conoscenza di me
previa di Desmond.”
“Conosci Desmond?”
“Siamo parenti.
Molto lontani, come sai. No, non ho ancora avuto il piacere di
conoscerlo.”
“Beh, lo avrai presto, dobbiamo andare a
liberarli, chissà che intenzioni hanno. Dannato
Vidic.”
“E
l'altra ragazza?” Si interessò Altair.
“Chi? Rebecca? Anche
lei è un'assassina.”
“Si, questo lo so.. Ma dove può essere
andata?”
“Non.. Non ne ho idea. Forse è tornata a
Monteriggioni ma quasi lo escludo.
“Dobbiamo trovarla, La
Mela..”
“Ma lei è in salvo, sicuramente! Dobbiamo pensare
a
Desmond e Shaun!” Lo interruppe Lucy.
“La Mela..” Riprese
Altair, da dove l'aveva interrotta, marcando la parola, “E'
pericolosa in mano a chi non sa usarla, a chi non ha esperienza.
Ciò
non ti dice niente? Mi sembra che la fasciatura sul tuo addome sia
ben evidente.”
“....” Lucy non aveva pensato fino ad ora che
era stato Desmond, il suo Desmond a pugnalarla. Si sentì
inghiottita
da un vortice di sensazioni e sentimenti. Da una parte come aveva
potuto? Dall'altra, sicuramente, non era colpa sua. Non capiva.
“E
La Mela ci servirà, sarà più facile
per noi.” Disse scostandosi
dal tavolo e raggiungendo una porta. Lucy lo seguì.
“Ah. Tu
rimani qui.”
“Cosa? Qui? Perché mai?”
“Mi
rallenteresti solo il passo.” Disse con quanta più
sincerità
aveva in corpo. Lucy se lo ricordava: arrogante e pieno di
sé. Beh,
dopo aver dovuto recuperare i suoi gradi sembrava che fosse cambiato
ma ora... Beh, di certo doveva essere un grande uomo per sopravvivere
ottocento anni.
Si sentì a disagio e quasi si vergognò. Era un
peso?
“Ma io...”
“Rimani qui. Non aggiungere altro. Non
è sicuro la fuori e non è una mossa prudente
uscire. Qui sarai al
sicuro.”
“Guarda che sono un'assassina anche io, so badare a
me stessa.”
Altair la osservò qualche istante, in silenzio.
Lucy deglutì. Si sentì così piccola ed
insignificante.
“...
D'accordo.” Mormorò.
“Sarò presto di ritorno.” Disse il
grande assassino, aprendo la porta davanti a sé. C'era una
lunga
scalinata, i muri erano stretti, centrava una persona sola. Altair si
portò entrambe le mani al cappuccio bianco, portandoselo sul
capo,
coprendosi nuovamente mentre cominciava a salire le
scale.
Trattenere la lama dalla carne degli
innocenti.
Agire con Discrezione.
Non compromettere mai la
confraternita.
Era questo che
teneva ancora in vita Altair. Era il loro credo, eseguito alla
lettera, che gli aveva permesso di non venire ucciso. Seppur lavorava
da solo e non con gli altri assassini non aveva mai più
fatto nulla
che potesse compromettere la confraternita.
Agiva da solo,
furtivo, discreto. Uccideva spesso, solo colpevoli, solo gente che lo
meritava. Il mondo stava cadendo in rovina e presto, probabilmente,
sarebbe finito.
Lucy rimase lì, ferma e confusa. Quante domande
che le stavano sorgendo ora, in quel momento.. E chissà
quanto
avrebbe dovuto aspettare per avere delle risposte.
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Capitolo 5 *** Il Baule ***
Il Baule
Desmond
era da poco tornato nella stanza. Gli avevano fatto alcuni esami e
gli avevano detto che il giorno seguente sarebbero cominciate le
sessioni dell'animus.
“Così... Mi hanno detto che domani
avremmo cominciato. Non capisco perché
però.” Disse Desmond
raccontando a Shaun ciò che era successo lì
fuori. Era sdraiato sul
letto mentre Shaun era seduto sulla sedia, pensieroso.
“Prima ho
sentito due tipi parlare dal bagno..”
Il neo assassino portò lo
sguardo sul compagno, con più attenzione. “..
E?”
“Parlavano
di uno dei templi e... Sono riusciti ad accedervi.”
“Cosa?!”
Desmond scattò seduto sul letto, “Hanno una delle
Mele?!”
“No,
no. E' per questo che vogliono usarti.”
“Cioè?” Non
capì.
“Sono riusciti ad accedere al tempio però... La
Mela non
c'era.”
“Cosa...?”
“Già. O non è mai stata
lì... O
adesso è in mano a qualcuno.”
“Beh, magari in mano ad uno dei
nostri gruppi di assassini?”
“No, no. Lo escludo. L'ultima
volta che li ho sentiti non avevano messo piede nei templi.. E
l'allegra escursione dei templari, da quanto ho sentito, si
è svolta
prima dell'ultima comunicazione che ho avuto con gli altri
assassini.”
“... Mmh.. Quindi.. Manca un frutto
dell'Eden..”
Shaun guardava il pavimento con sguardo perso,
aveva il gomito appoggiato sul tavolo e con il dorso dell'indice
della mano destra si accarezzava lentamente le labbra, pensieroso.
“Non lo so Des. Non ne ho idea. Probabilmente vogliono
rimetterti nell'Animus per vedere dove Altair o Ezio hanno nascosto
quella Mela.”
“Ma loro non sanno di Ezio e del legame con il
Soggetto 16... Vero?”
Shaun rimase in silenzio.
“..
Si?”
“Non lo so Des.”
“Comunque sia non glielo
permetteremo. Non staremo qui fino a domani. Tenteremo la fuga
stanotte.” Mormorò Desmond.
“E come pensi di fare? Sai che
sorveglianza c'è? Non abbiamo nemmeno le schede
per..”
Desmond
tirò fuori una parte della tessera magnetica, in modo che le
telecamere non potessero vederla, “Ta-dan!”
“Co... Come
hai?”
Desmond sorrise, riponendola. “Non ci vorrà molto.
Dobbiamo solo stare pronti a farli fuori in caso avessimo
problemi.”
Shaun annuì. “E per i codici?” Chiese.
“Lascia
fare a me.” Non li sapeva ma con l'occhio dell'aquila, come
aveva
fatto in precedenza, poteva individuare i numeri spinti e, provando
alcune volte, indovinare la combinazione.
“Spero che sai quello
che fai, Desmond. Questi ci ammazzano.”
“Non
preoccuparti!”
Tirava una leggera brezza quella sera.
Altair si trovava davanti ai cancelli di Monteriggioni. Erano circa
le nove. Probabilmente tutte le famiglie erano a cena e non ci
sarebbe stata molta gente in giro, preferì comunque passare
per i
tetti. Di certo non era normale per la gente di quegli anni vedere un
tipo con una tunica bianca tutto incappucciato che si aggirava
tranquillamente per una cittadella.
Era veloce, agile e scaltro.
Saltava di tetto in tetto senza alcun problema, negli anni aveva
affinato le sue capacità, tutte quante. In men che non si
dica si
ritrovò di fronte le scale di Villa Auditore. Era la prima
volta che
la vedeva di persona. Grossa, imponente e.. Distrutta. Distrutta
dall'attacco dei Borgia, tanti e tanti anni fa. Cominciò a
salire le
scale fino a ritrovarsi proprio di fronte la Villa. Dall'entrata
sicuramente non si passava. Cominciò a girare per il
perimetro del
grande edificio fin quando non arrivò sul retro trovando la
porta
che, anni prima, dava sull'ex studio di Mario. Era aperta. Dentro
tutto era distrutto e decadente, c'era polvere e pezzi di calcinacci
dappertutto. Camminava piano, con passo felino, cercava di fare il
minimo rumore possibile, era meglio essere prudenti.
Da fuori
entravano i cavi di alcuni alimentatori che scendevano poi lungo una
porta sulla sinistra, quello che tra l'altro sembrava un vecchio
passaggio segreto.
Altair decise di scendere, camminava
lentamente, sentiva solamente il rumore dei suoi stessi passi, c'era
un silenzio surreale. Arrivò finalmente alla sala al piano
interrato, la prima cosa che gli saltò all'occhio erano le
sette
statue, gli assassini più importanti e, al centro, la statua
che
raffigurava proprio lui. Altair. 'Devo essere famoso..'
Pensò con un
velo d'ironia. Scese gli scalini e si ritrovò di fronte
Baby,
l'Animus di Rebecca, e i vari marchingegni. Arrivò fin
davanti la
sua statua, osservandola. Dopo alcuni attimi di contemplazione la
calma venne interrotta.
“Fermo lì!” Sentì una voce
femminile
alle sue spalle. Altair si voltò, vedendo una ragazza non
molto alta
dai capelli sbarazzini e neri. “Sei Rebecca?”
Lucy
era rimasta sola in quel luogo in chissà quale posto
d'Italia.
Sapeva solo che era sotto terra. Aveva passato un po' di tempo
sfogliando alcuni dei libri presenti nell'altra sala, erano per lo
più libri vecchi, certi chissà quanto valevano.
Ve ne erano delle
lingue più disparate: Italiano, italiano antico, inglese,
arabo..
Erano pochi i libri che usavano un linguaggio a loro contemporaneo.
Era seduta a terra e cercava di immaginare il passato attraverso quei
libri. Erano ormai le nove e mezzo di sera passate, Altair era andato
via da ore oramai e Lucy cominciava a sentire una certa fame. Si
alzò
e cominciò a frugare per le varie stanze in cerca di
qualcosa da
mangiare. Sapeva che non era educazione ma ormai erano ventiquattro
ore almeno che non mangiava e sia per la ferita che per tutto il
resto si sentiva di una debolezza tremenda.
Dopo aver perlustrato
quella che sembrava una sala da pranzo tornò nella camera
dove v'era
il letto. Oltre al letto e quella specie di lavandino improvvisato
con una botte aperta dove si riversava l'acqua c'era anche una
libreria molto vecchia, disordinata, piena di altri libri e mezza
rotta. Accanto a questa libreria c'era un baule abbastanza grande in
legno scuro, anch'essa doveva essere molto vecchia.
Lucy sospirò
e si avvicinò all'oggetto in legno, di certo nella libreria
non
avrebbe trovato roba da mangiare a meno che non fosse affamata di
sapere. Si inginocchiò di fronte il baule e la
aprì, si sentì il
cigolio del legno vecchio. Niente cibo. Tirò un altro
sospiro
sconsolato. Dentro v'erano alcuni vestiti e dei pugnali.
Probabilmente tutta roba di Altair. Per passare comunque il tempo
decise di ficcarci il naso, tirò fuori alcune vesti e delle
armi,
dei pugnali, risalenti chissà a quale era.
'Probabilmente vengono
dal giurassico...' Pensò ironica. Dopo aver tolto il primo
strato di
vestiti, sotto, c'erano altri vestiti, alcuni libri e, tra tutte
queste cose, un paio di sacchetti di stoffa. Lucy prese il primo,
tirandolo su sentì un tintinnio di spiccioli, lo
aprì e trovò
tutte monete. Anche queste dovevano essere molto vecchie e, oramai,
inusabili. In quella 'casa' c'era chissà quanta roba di
valore. Dopo
aver esaminato le monete le ripose dentro l'apposito sacchetto di
stoffa scura. La appoggiò sui vestiti accanto a lei a terra
e portò
il braccio dentro la cassa per prendere l'altro sacchetto di stoffa,
anch'esso pieno di monete. Sbuffò e continuò a
tirar fuori le cose,
una volta arrivata in fondo trovò un'altra veste.. Troppo
familiare.
Anch'essa era composta da una tunica bianca, varie fodere per
coltelli e pugnali e un mantello marrone. Sì, decisamente
troppo
famigliare... Si ricordava di aver visto quella veste addosso solo ad
una persona: Ezio Auditore.
Perché mai Altair aveva la veste da
assassino di Ezio? Si conoscevano?
Assorta nei suoi pensieri
cominciò a sentire un rumore di passi lontano, probabilmente
alle
scale. In fretta e furia ripose tutto dentro il baule e, appena in
tempo, riuscì a chiuderla.
“Lucy??!” Sentì la voce di
Rebecca dall'altra stanza. Scattò in piedi e frettolosamente
si
precipitò di là.
“Reby!!!” Sentì una gioia immensa nel
vedere l'amica sana e salva, le due si andarono in contro e si
abbracciarono.
Altair stette lì a guardarle a braccia conserte.
No. Quelle effusioni non facevano di certo per lui. Ormai da un
pezzo. A volte la parte più inconscia e remota di
sé si chiedeva
come aveva fatto a vivere tutti questi anni senza impazzire. Sempre
solo, senza nessuno, vivendo solo per sé stesso.. Non come
tutti gli
umani presenti sulla faccia della terra, oramai. Tutti vivevano per
qualcuno, lui no.
“E' incredibile! Quando ho visto lì Altair,
di fronte la statua, cavolo, erano uguali!!! Pensavo di essermi
ammattita!!” Ammise Rebecca, euforica.
“...” Lucy sorrise,
“Io pensavo di essere morta, sinceramente.. La
Mela?!”
“E'
qui!” Disse Rebecca mostrandole un sacchetto di stoffa rosso,
simile a quelli che Lucy poco prima aveva visto nel grande
cassettone.
“Meno male..” Espirò sentendo un grande
senso di
sollevazione.
“Abbiamo anche portato qualcosa da mangiare..”
Disse poi Rebecca indicando una busta bianca di plastica sul
tavolo.
“Oh!! Meno male!” Esclamò Lucy che
solamente ora si
ricordò della gran fame che provava. “Si
mangia!!”
Altair si
scostò dal muro al quale era stato fin'ora a braccia
conserte,
seguendo la conversazione delle ragazze. Ora si stava dirigendo
nell'altra stanza, superandole. Lucy tornò seria e si
voltò appena
verso di lui. “... Altair..” Nonostante tutto le
faceva ancora
strano pronunciare quel nome.
“Sì?” Si fermò, senza
voltarsi.
“Tu.. Conosci per caso... Ezio Auditore?” Chiese
quasi con timore.
Rebecca che stava tirando fuori il cibo pronto
dalla busta, sentendo la domanda, si fermò, alzando le
sopracciglia
e osservando l'amica, incuriosita e un po' confusa dalla
domanda.
Altair alzò appena il capo, seppur di schiena lo
potevano ben notare questo movimento, come se stesse guardando il
soffitto, come quando ti fanno una domanda difficile alla quale non
sai come rispondere e temporeggi, cerchi un consiglio in tutto
ciò
che ti circonda.
“... Lo conoscevo.. Sì.
Perché?” Volse
lievemente il capo, ancora coperto dal cappuccio, guardava ora il
pavimento. Lucy poteva vedere il profilo delle sue labbra e della
parte inferiore del viso.
“.. Davvero? E... Che fine ha fatto
lui..?”
“E' morto.” Disse Altair con una freddezza assoluta
nel suo tono, quasi fece raggelare il sangue nelle vene a Lucy che
rimase a fissarlo per qualche istante mentre questi riprese a
camminare verso la stanza e sparì oltre l'arco della porta.
“...
Lucy... Tutt'ok?” Chiese Rebecca.
“Eh..? Ah, sì, sì... Tutto
bene.”
“Sicura?”
“Sì, certo!” Si voltò Lucy
con un
sorriso, forzato. Era un po' irrequieta sotto sotto. Non sapeva
perché ma alle volte quell'Altair la inquietava. Questa era
indubbiamente una di quelle volte.
“Certo che sei strana,
sembravi tanto felice quando ti abbiamo portato da mangiare!”
“Si,
infatti! Ho una fame! Che si mangia??!” Chiese raggiungendo
l'amica
al tavolo e sedendosi, cominciando a mangiare...
***
Cavoli!
Mi dimentico sempre di metterci i ringraziamenti! Che scrittrice
snaturata che sono! Chiedo venia! Ora ho dovuto CANCELLARE e
RIMETTERE l'ultimo capitolo con i ringraziamenti xD che
tipa!
Cominciamo!
Ringrazio: Zammy96, kyuubetto9 e BumBj per
seguire la mia storia e recensirla u_u siete dei tesori!
Un
ringraziamento particolare lo faccio a Vesa290 che nell'ultimo
capitolo mi ha messo al corrente di qualche errore che mi era
sfuggito e che grazie a te poi ho modificato! :D
Al prossimo
capitolo!
|
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Capitolo 6 *** Confessioni notturne ***
Confessioni
notturne
Tutto
taceva. Tutto era buio. Non si sentiva alcuna voce o rumore. Sembrava
stare in un luogo isolato dal mondo, da tutto e da tutti.
Rebecca
e Lucy erano nel letto insieme mentre Altair, lasciandoglielo, si era
ritrovato costretto ad accontentarsi nel divano nell'altra sala. Non
che fosse un problema, era abituato a non dormire e di certo per un
divano vecchio e scomodo non sarebbe cascato il mondo.
Tutto
taceva. Tutto era buio. Rebecca non riusciva a dormire, il buio della
stanza inghiottiva il suo sguardo prima che potesse arrivare al
soffitto in roccia. Nemmeno Lucy riusciva a dormire, entrambe si
chiedevano se l'altra fosse nella stessa situazione.
Lucy si mise
più comoda, da questo movimento improvviso Reby prese
coraggio e la
chiamò. “Lucy?” Disse in un
bisbigliò.
“Mh..?”
“Sei
sveglia..?”
“Mh-mh..” Bofonchiò Lucy.
Rebecca sospirò,
“... Non riesco a dormire.. Mi.. Mi chiedo come stanno
Desmond e
Shaun.”
“Già...” Rispose l'amica. Era tutta la
sera che
aveva la testa piena di pensieri. Pensieri riguardanti Altair, Ezio..
Lo strano comportamento che l'assassino leggendario aveva assunto
quando lei gli aveva chiesto del suo discendente e... Pensieri
riguardanti Desmond. Dov'era? Come stava? Era vivo? Perché
l'aveva
pugnalata? Non lo aveva fatto di proposito... O sì? No. Che
senso
aveva?
“.. Ti manca Desmond, eh?” Continuò a
bassa voce
Rebecca.
“... Non lo so.” Ammise Lucy.
“Lucy..
Sinceramente.. Cosa provi per Desmond?”
Silenzio. Cosa provava
per Desmond? Simpatia? Affetto? Amore? Paura?
“.. Davvero non lo
so Reby, i miei sentimenti.. Le mie sensazioni.. Davvero, è
come se
stessero facendo a botte per predominare l'una sull'altra. Sono
confusa quanto intimorita ma allo stesso tempo...”
“... Allo
stesso tempo..?” Fece lei da pappagallo.
“Non posso fingere
che non mi piaccia, che non sia in pensiero per lui e che non veda
l'ora di riabbracciarlo..”
Rebecca serrò le labbra, “Posso
capirlo.. Ma non credo che lo abbia fatto di proposito a.. Ferirti..
Insomma.. Non avrebbe senso.. No?”
“Tu lo sai? Io non ne ho
più idea..”
Si poteva sentire lo sconforto e la tristezza di
Lucy palpabile nell'aria. A Rebecca venne quasi spontaneo, si
voltò
sul fianco e con un braccio cinse la vita dell'amica.
“Andrà tutto
bene Lucy.. Vedrai che.. Ne usciremo vincitori, ritroveremo Desmond e
avrete modo di chiarirvi..” Aggiunse sempre con voce bassa.
Lei
stessa non credeva alle sue parole. Ne sarebbero davvero usciti
vincitori? Ora avevano la mela, era vero, ma erano in grado di
usarla? Sarebbero stati in grado di preservarla?
“... Lo spero..
Lo spero tanto.” Sussurrò Lucy, stringendosi alla
compagna.
Eccola
lì, Rebecca. Lo sapeva che non sarebbe riuscita a
parlargliene,
sapeva che non sarebbe riuscita ad esternare in quel momento i
sentimenti che da un po' di tempo a quella parte credeva di nutrire
per Shaun. Era duro anche ammetterlo a sé stessa, figurarsi
a
qualcun altro.. E poi le sembrava così triste Lucy che non
le
sembrava il caso di ammorbarla anche con i suoi di problemi
sentimentali. Eppure era lì, il chiodo fisso, Shaun. Stava
bene? Lo
avrebbe rivisto presto, o meglio, lo avrebbe mai rivisto, prima o
poi?
“Non fidarti di lui..” La sua voce gli rimbombava
nella testa, l'immagine dell'uomo senza un volto vero e proprio si
proiettava davanti a Desmond ma quest'ultimo non aveva modo di
interagirvi.
“No aspetta, lui chi?”
“L'ultima volta ho
avuto ragione, in parte. Lei non si trova qui.”
“Lei chi? Di
cosa parli? Lucy?!” Perché saltava da un argomento
all'altro? Non
gli faceva mai capire nulla.
“Lei non è qui.” Ripeté.
“Devi
correre, più veloce che puoi. Il suo destino è
solo nelle tue mani.
Non fidarti da chi ritorna da lontano..”
“No, aspetta!”
Allungò una mano ma l'ologramma di fronte a lui
svanì.
Desmond
scattò seduto sul letto, sudato. Aveva sognato. Il Soggetto
16. Che
voleva dire?
“Tutto bene?” Chiese Shaun. Avevano deciso di
attendere le tre del mattino per tentare la fuga. Fino a quell'ora
avevano deciso di riposarsi. Oramai non mancava
molto.
“L-Lucy...”
“Cosa?” Shaun alzò le
sopracciglia.
“Non... Non è qui.”
“Ma Vidic..”
“Al
diavolo Vidic!” Disse Desmond alzandosi, aveva bisogno di
scaricare
la tensione. “Il Soggetto 16.”
“Il Soggetto 16 cosa,
Desmond? Quando fai così sembri totalmente pazzo, lo
sai?”
“...
Il Soggetto 16 mi aveva messo in guardia di ciò che sarebbe
accaduto. Che tutto ciò che era caro ormai era perso.. Ha
detto che
aveva ragione, in parte. Infatti Lucy...” Sospirò.
“....”
“Perché
in parte?” Si chiese, che forse Lucy pur non trovandosi
all'Abstergo fosse ancora viva? “E... Mi ha detto che non
è
qui.”
“Ma ci credi? Era solo un sogno?”
“Maledizione
Shaun! Non sia mai che tu mi creda! Quante volte ho avuto ragione e
tu torto, eh?! Non puoi basarti solo e semplicemente su cose reali!
Non puoi! Non in questo mondo, non in questa situazione! Guarda dove
siamo finiti!”
Shaun rimase interdetto dalla reazione di
Desmond, non l'aveva mai visto così.. Arrabbiato e feroce.
“...
D'accordo.. E perché Vidic avrebbe dovuto mentire?”
“Per
farmi collaborare, tu che dici? Sa quanto tengo a Lucy, ha fatto solo
leva sui miei sentimenti...”
“... Quanto tieni a Lucy,
Desmond?” Chiese Shaun, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Quella
domanda spiazzò il povero Desmond che rimase a guardarlo in
silenzio
per alcuni istanti. “.. Molto.” Annuì
lievemente con il
capo.
“Che significa molto? Sei innamorato?”
Shaun sapeva
che esisteva l'amore? E da quando? “.. Uhh....” Si
sentì messo
in difficoltà. “Io... Mi..”
Sospirò, “Non.. Insomma, mi
piace... E..” Abbassò lo sguardo. “Si,
forse...”
“Pugnalare
la donna che si ama, bel modo per dichiararsi!” Disse in modo
sarcastico, “Se è ancora viva dovrai pensare a
qualcosa di grande
per farti perdonare..”
“Lei è ancora viva.. E la prima cosa
che farò non appena la vedrò sarà
dirglielo.”
“Oh.”
Mormorò Shaun come 'sorpreso' ma con la stessa espressione
inespressiva sul volto.
“E non sarei l'unico qui che deve
dichiararsi comunque.” Lo stuzzicò Desmond.
“Eh? Cosa? Che
intendi?” Chiese l'altro, facendo finta di cadere dalle
nuvole.
“Vuoi dirmi che tra te e Rebecca non c'è
niente?”
“Cosa?!?!? Ma.. Ma come ti saltano in mente certe
cose?!!” Alzò appena la voce.
“Beh.. Ascoltate musica
insieme, da soli.. Andate ai pub di Monteriggioni a bere, da
soli...”
“E.. E tu.. Che ne sai?!” Chiese Shaun,
sorpreso.
Desmond si schiarì la voce e si mise a ridere,
“Sei
rosso!”
“N-non.. Non è vero! E smettila! Pensa alle cose
serie invece che alle futilità!” Lo
canzonò.
“Va bene, va
bene, calma! Ti davo solo un consiglio!”
“Niente consigli, va
bene così! E preparati piuttosto che tra poco dobbiamo
andare.”
Borbottò Shaun contrariato.
Lucy non riusciva ancora ad
addormentarsi. Rebecca dormiva, lo sentiva dal respiro pesante. C'era
stato un momento in cui si era quasi addormentata ma poi l'improvviso
gocciolare del rubinetto la aveva riportata alla realtà.
Era
ormai passata un'ora dalla conversazione con l'amica che ora dormiva,
si era rigirata nel letto più volte ma senza risultati. Si
alzò
lentamente per evitare di svegliare Rebecca. Arrivò a
tastoni fino
all'arco della porta che separava le due stanze, non appena
entrò
nell'altra vide la sagoma di Altair: era seduto su una sedia, fissava
La Mela sul tavolo che emanava una luce giallina e calda.. Per questo
riusciva a vederlo.
Si avvicinò cautamente e con passo leggero,
fino ad arrivare al tavolo, accanto alla sedia dell'Assassino e
appoggiando una mano sullo schienale.
“Non dormi..?” Chiese
Lucy.
Ci fu qualche istante di silenzio prima che Altair le
rispondesse. “No.”
“... Mh..” Fece scivolare via la mano
dallo schienale e si sedette a capo tavola. “....”
Guardò anche
lei La Mela, poi spostò lo sguardo sul volto illuminato
dell'Assassino, sempre celato dal cappuccio.
“Come mai?”
Continuò.
“Potrei farti la stessa domanda.”
Affermò lui
alzando lievemente il capo e posando il suo sguardo su di lei.
“Già..
Hai ragione. Pensieri.” Mormorò, “Sai
che ore sono?”
“Quasi
le tre. Dovresti andare a dormire.”
Lucy fece spallucce. “Non
riesco. Sono in pensiero per Desmond e Shaun.”
“Ne usciranno
vivi.. O almeno ne usciranno.”
“.. Dall'Abstergo dici? Che ne
sai?”
“La Mela ha poteri molto più immensi di quelli che
immagini.” Disse riportando lo sguardo sul Frutto dell'Eden.
“Ed
è sempre per via della Mela che ti ritrovi qui?”
“Può
darsi.” Rispose Altair con una certa freddezza. Lucy
sospirò. Era
così strano, sempre freddo e distaccato. “Posso
farti una
domanda?”
Lui non rispose, rimase in silenzio. La ragazza lo
prese come un silenzio assenso. “Sembravi.. Strano quando ti
ho
chiesto di Ezio..” Non appena nominò quel nome,
Altair portò
nuovamente lo sguardo su Lucy.
“... Come mai? Come.. E'
morto?”
Altair si alzò. “Dovresti tornartene a dormire, te
l'ho detto.” Disse afferrando La Mela con una mano,
infilandola
nuovamente nel sacchetto rosso di stoffa.
“Buonanotte.” Disse
lapidario, allontanandosi. Lucy poté sentire solamente una
porta
chiudersi. Era uscito?
La ragazza rimase lì, al buio, da sola.
Che cosa nascondeva veramente Altair? Era soltanto una coincidenza
che ogni volta lei nominasse Ezio, l'assassino sembrava stranirsi,
oppure c'era sotto qualcosa? Sembrava fuggire sempre all'argomento.
Di certo Lucy non si sarebbe persa d'animo, no. Non era quel tipo di
persona, non lasciava perdere facilmente.
Oh Desmond.. Dove
sei? Come stai? E se riuscissi a scappare? Dove verrai a cercarmi?
Come mi troverai? Mi manchi tanto e.. Sbrigati. Ho bisogno di te.
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Capitolo 7 *** La fuga ***
La fuga
Erano le tre in punto.
Tutto taceva sul piano, Shaun e Desmond erano fuori dalla stanza,
lì
dove v'era l'Animus.
“L'Animus 2.0 sembra più comodo, eh
Desmond?” Chiese Shaun.
Desmond si avvicinò alla porta che li
avrebbe condotti sul corridoio per andare a prendere l'ascensore.
“Sì, decisamente.” Mormorò
passando la scheda sul pannello, la
porta si aprì. Desmond uscì prima di voltarsi e
notare che Shaun
stava ancora esaminando l'Animus. “Psst! Shaun, vuoi
muoverti?!”
Chiese a bassa voce. Lo storico si voltò e vide che Desmond
aveva
aperto la porta. Si sbrigò a raggiungerlo.
“Sai come uscire di
qui?”
“Mi ricordo la strada che ha fatto Lucy per portarmi
fuori..” Disse cominciando a camminare velocemente. Shaun lo
seguiva.
“E se incontriamo qualcuno?”
“Sicuramente
incontreremo qualcuno..” Rispose Desmond, “Li
mettiamo
k.o.”
“Mhh...” Shaun non sembrò molto convinto.
I due
proseguirono per un corridoio, svoltarono a destra e,
dopodiché,
Desmond si fermò improvvisamente, allungando un braccio per
bloccare
la strada anche a Shaun.
“Cosa?!”
“Shh..” Lo intimò
Desmond di fare silenzio. Si sporse e vide due guardie.. Si ricordava
bene. Inevitabilmente un sorrisino gli spuntò sul viso.
“Che ne
dici di farmi vedere quello che sai fare, Shaun?”
L'uomo tirato
in causa si sentì un po' a disagio,
“Io..?” Era da ormai un bel
po' che non lottava, che rimaneva dietro il suo computer a seguire le
sessioni di Animus, a vedere come si svolgevano gli eventi, a
risolvere misteri e ad occuparsi delle altre squadre di
assassini.
“Tu li metti fuori gioco, io vi supero e giro lì a
destra e vado a chiamare ed aprire l'ascensore, quando hai finito mi
raggiungi, ok?” Continuò Desmond a bassa voce.
“Uhhh..”
Brontolò Shaun. “Va.. Va bene.”
“Vai, su!” Disse il neo
assassino, schiacciandosi contro il muro ed attendendo il momento
giusto per raggiungere il primo ascensore.
Shaun uscì allo
scoperto, uno dei due uomini lo vide. “Fermo! Non puoi stare
qui!”
L'assassino senza curarsi del suo avvertimento lo
raggiunse, questi tirò fuori il lungo manganello nero,
pronto a
colpirlo. Quando sferrò il suo attacco Shaun si
scansò, facendolo
finire a vuoto, afferrò il manganello, ora basso, e con
forza glielo
sfilò dalle mani prima di colpirlo con la fine di esso sullo
stomaco. La guardia si piegò in due, tenendosi lo stomaco
per la
forte botta, ormai anche l'altra guardia era vicina così'
Shaun
decise di sbrigarsi a liberarsi della prima. Approfittando del fatto
che l'uomo era piegato in due gli sferrò un forte calcio tra
il capo
e il collo, mandandolo definitivamente k.o. per terra.. Era ora di
concentrarsi sull'altro nemico.
Desmond approfittò della prima
collisione dei due per uscire di corsa allo scoperto e di superarli,
la guardia era troppo indaffarata per cercare di bloccarlo.. La
stessa guardia che si stava chiedendo per quale diavolo di motivo non
gli davano delle pistole di servizio. Si stava trovando in
difficoltà
contro Shaun.
Dopo alcuni istanti l'assassino riuscì nuovamente
ad avere la meglio, questa volta per finirlo si servì del
manganello
nero, colpendolo sulla testa, fracassandogli molto probabilmente il
cranio. Non appena la guardia cadde sul pavimento, una pozza di
sangue rosso e denso cominciò a formarsi sotto il suo capo.
Shaun
sospirò, orgoglioso del lavoro svolto. Lasciò
cadere il manganello
per terra e sentì Desmond che lo richiamava, così
corse da lui.
Entrambi entrarono nell'ascensore, le porte si chiusero e..
Finalmente pace.
“Oh, non me lo sarei mai aspettato! Te la cavi
bene!”
“Che vorresti dire?” Chiese Shaun, da subito
permaloso, “Guarda che mentre tu eri ancora un bamboccione
con le
idee confuse io ero fuori sul vero campo
a sputare sangue.”
“Ohh, come siamo permalosi!” Disse
Desmond ridendo.
Silenzio. Le porte dell'ascensore si aprirono
portandoli al piano dove Desmond si ricordava di aver visto tutti
quegli Animus. Arrivò all'angolo della colonna dove v'era
incassato
l'ascensore e si sporse.. Tutto era uguale a come quando avevano
lasciato l'Abstergo insieme a Lucy.
“Dobbiamo arrivare in fondo
alla sala..” Sussurrò Desmond. “Ed
evitiamo di farci scoprire,
eh? Arrivati all'ascensore sarà un gioco da
ragazzi.”
“Ma
prego, fai pure strada Des..!” Disse Shaun.
Desmond lo guardò,
alzando le sopracciglia, scosse poi il capo e lo superò,
addentrandosi tra le varie cellette di vetro contenenti gli Animus.
Non ci volle molto che i due sbucarono fuori dall'altra parte,
passando tra una postazione e l'altra senza farsi notare dalle
guardie. La scheda per quell'ascensore non andava.. Qual era il
codice? 2374? Provò a digitarlo ma gli diede errore.
“Allora
Desmond? Sbrigati!” Mormorò Shaun.
“Un attimo.. Il codice
non..” Mormoro Desmond concentrato, poi si servi dell'occhio
dell'aquila. “Ahi ahi.. Ora sì che siamo nei
guai.”
“Che
succede?”
“Il codice.. L'hanno cambiato..” Disse Desmond che
ora, oltre a vedere impronte digitali sui numeri 2, 3, 4 e 7, le
vedeva anche sul cinque e sul nove.
“E la scheda?”
“La
scheda... Shh! Fa silenzio un attimo!” Lo zittì
Desmond,
cominciando a provare alcune combinazioni.
Shaun si guardò
intorno per poi tornare con l'attenzione sul pannello,
“Sbrigati!”
“Sto facendo del mio meglio!”
Passarono
altri lunghissimi secondi nei quali i codici che Desmond immetteva
erano errati. Espirò, passandosi una mano sulla fronte,
prima di
riprendere.
“Signorino Miles, dove crede di andare..?”
Sentì
una voce rieccheggiare per la grande sala.
Per poco il sangue
nelle vene di Desmond non si raggelò. Vidic, dannazione!
Aveva
appena finito di digitare distrattamente il codice, voltando il capo.
Da una parte si sentì sollevato in quanto sentì
il segnale acustico
del codice accettato.. Dall'altra parte, invece, si sentì
svenire.
Vide Vidic, insieme ad alcuni uomini, parecchio lontani. Non era
questo ciò che lo preoccupava quanto il fatto che Vidic
tenesse in
mano una pistola, puntata contro di loro. Desmond non ebbe il tempo
di far nulla che sentì uno sparo rimbombargli nelle
orecchie.
Silenzio. Un gemito sommesso di dolore. Un tonfo accanto a lui.
Shaun
cadde a terra in ginocchio, sentendo un dolore lancinante sulla parte
destra del petto sulla quale aveva congiunto le mani.
“Oh cazzo,
no! Shaun!” Desmond si chinò su di lui,
appoggiandogli le mani
sulle spalle. Vidic e gli altri uomini si stavano avvicinando
lentamente.
“La avevo avvertita, mi sembra, di non fare
giochetti.. Ma lei come al solito non mi vuole stare ad
ascoltare!”
Disse Vidic a gran voce.
“.. Nnhh...” Shaun si lamentava.
Sentiva un dolore intenso e profondo dentro la carne viva.
“Shaun..
Rimani lucido.. S-siamo quasi fuori..” Lo
tranquillizzò Desmond,
non facendo nemmeno più caso alle parole di quel pazzo
Templare che
continuava ad avvicinarsi inesorabilmente. La porta dell'ascensore
si aprì così Desmond, prendendo di peso Shaun per
tirarlo su, ci si
catapultò praticamente dentro, spingendo poi il tasto che li
avrebbe
portati al garage.
“Shaun.. Shaun ci sei?” Chiese mettendosi
in ginocchio, tenendo il compagno tra le braccia. Shaun respirava
affannosamente, aveva la fronte imperlata di sudore.
“M-mhh..”
Annuì, lievemente.
“...” Desmond deglutì, rimanendo a
guardarlo in silenzio. Aveva l'espressione di un cucciolotto
spaurito. Davvero non sapeva più che cosa fare, era tutta
colpa
sua.. Ed ora? Come sarebbero riusciti ad uscire? Gli sarebbe
indubbiamente servita una macchina...
“.. Shaun... Mi dispiace,
Shaun...”
***
Ringrazio nuovamente
tutti quelli che mi seguono e mi recensiscono :D si lo so, sono cattiva
a lasciarvi così sulle spine! Riusciranno i nostri eroi a
fuggire dall'Abstergo e da quel grandissimo s*****o di Vidic? Hahahaha
xD
Ah, volevo aggiungere due ringraziamenti:
Claa e Miaka, quest'ultima seppur non recensisce in quanto non iscritta
qui, mi da grande piacere visto che mi segue.. :D
E poi vorrei ringraziare i nuovi recensori e i nuovi lettori insommaa..
Al prossimo cappy!!!
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Capitolo 8 *** Before the Death ***
Befote the
Death
L'ascensore si aprì. Il
garage era vuoto. Possibile? Era un tranello di Vidic forse? Desmond
tirò su Shaun, aiutandolo ad uscire, poi lo
appoggiò al muro, fuori
dall'ascensore.
“Shaun..” Gli appoggiò una mano sulla
guancia, scuotendolo. Era il ritratto della sofferenza.
Serrò le
labbra e si alzò, notò che in fondo al garage
qualcuno aveva appena
parcheggiato la macchina e si stava apprestando ad uscirne per
raggiungere l'ascensore.
“Shaun, ti lascio qui. Non gli darò
modo di arrivare, prenderemo la sua macchina.”
Il compagno
ferito si limitava a guardarlo in silenzio, con il respiro affannato,
tenendosi la ferita. Aveva il maglioncino beige tutto pieno di sangue
ormai.
Desmond si allontanò e andando di colonna in colonna si
avvicinò furtivo all'uomo che sembrava era molto concentrato
ad
affareggiare con il cellulare.
Il neo assassino, con passo felino,
gli arrivò alle spalle e gli portò un braccio
intorno al collo.
L'uomo lasciò cadere l'oggetto che teneva tra le mani a
terra,
cercando di gridare ma Desmond aveva provveduto a portargli una mano
alla bocca. La vittima cercava di dimenarsi ma inutilmente, sentiva
la presa stringersi sempre di più intorno al suo collo, gli
mancava
il respiro...
Poco dopo Desmond si ritrovò tra le braccia il
corpo privo di vita dell'uomo. Lo adagiò per terra e si
chinò sul
corpo morto. “Riposa in pace..” Gli venne quasi
spontaneo da
dire. Frugò nelle tasche del cadavere per trovare le chiavi,
una
volta nelle sue mani raggiunse Shaun di corsa.
“Avanti, siamo
fuori.. Appoggiati a me.” Gli disse aiutandolo ad alzarsi.
Shaun
si appoggiò con un braccio alle spalle di Desmond. Arrancava
e la
ferita da arma da fuoco gli faceva malissimo.
“.. F-fanculo..
Alle pistole...” Mormorò.
“Sì, beh... Se eravamo nel 1191
insieme ad Altair ora di certo non staresti
così..” Mormorò
Desmond.
Arrivarono alla macchina e il neo assassino adagiò Shaun
sul sedile del passeggero, mettendogli la cintura in quanto non aveva
idea di come uscire di lì e se si sarebbero apprestati a
sfondare
qualche cancello. Chiuse la portiera e salì in macchina,
infilando
la chiave nel quadruccio. Shaun tossì, sangue.
“Ma sì, fai
pure, tanto la macchina non è la mia...”
Mormorò cercando di
sdrammatizzare... Anche se c'era ben poco da sdrammatizzare. Aveva
una paura fottuta che Shaun potesse non farcela.. E dopo che
sarebbero fuggiti dove lo avrebbe portato? Da chi lo avrebbe fatto
curare? In un ospedale sarebbero stati facilmente reperibili dai
templari, maledizione. Stava per mettere in moto quando
sentì
Shaun.. “... D-Desmond..”
“Mh?”
“S-se... N-non
dovessi... Farcela..”
“Oh Shaun, non dire stronzate, ce la
farai!”
Desmond sentì la mano di Shaun, tremolante, raggiungere
la sua sul cambio, stringendola per quanto possibile. Sentì
un vuoto
allo stomaco e decise di prendere seriamente le parole del compagno
così mal concio. Volse lo sguardo su di lui e attese che
continuasse.
“Se.. Dovessi m-orire...” Un colpo di tosse.
Pausa. “... Avevi.. Ragione..”
“Mh..?”
“.. D-dì.. A
R-Rebecca che.. Io...”
“Shaun..” Desmond espirò. “Non
ti
lascerò morire. Non lascerò che ciò
accada.. Farò in modo che
qualsiasi cosa tu voglia dirle.. Glielo dirai di persona.. Ora
risparmia le energie.”
“... G-grazie.. Desmond....” Sussurrò
Shaun prima di appoggiare il capo al sedile e lasciando che Desmond
mettesse in moto la macchina.
I due partirono, non ci furono
molti problemi ad uscire fuori dal garage ma, quando si ritrovarono
fuori, il cencello in ferro battuto nero era chiuso.
“Shaun,
tieniti forte!” Disse Desmond, spingendo il piede
sull'accelleratore e stringendo con entrambe le mani il volante.
L'impatto fu forte ma, grazie al cielo, il cancello non era
chissà
quanto massiccio.
Bene. Fuggiti
dall'Abstergo, che
probabilmente avevano alle calcagna.. Ed ora? Diretti dove? Desmond
non conosceva dottori ne ospedali del luogo, anzi, a dir la
verità
non sapeva proprio dove si trovassero. Guidava cercando di mantenersi
tranquillo, il cielo di fronte a loro era grigio scuro e i lampi
squarciavano le nuvole. Pioveva, a dirotto.
Oramai si erano
allontanati molto dall'Abstergo, stavano percorrendo una strada buia,
quasi di campagna. Pioveva. Pioveva.. Non smetteva più.
C'erano
parecchi alberi e qualche palazzo di rado.
“... Shaun, ci
sei?”
“... S.. i..”
L'assassino stava sempre peggio e
Desmond aveva oramai veramente paura. Poco dopo la strada sfociava in
una piazzola alla quale erano collegate altre strade tra cui una
principale. Forse li avrebbe portati in qualche cittadina
più
lontana e più sicura? Non aveva molto tempo. Il caso volle
però
che, intrapresa la strada principale, la macchina si
impantanò in
quanto il terreno con la pioggia era diventato praticamente tutto
fangoso, per il primo pezzo.
“No.. No, no! Cazzo!” Imprecò
Desmond, provando varie volte a uscire da quel mare di fango. Nulla
da fare. Fermi.
“Shaun.. Io.. Vado a cercare aiuto.. Tu.. Tieni
duro ancora per un po', ok??” Gli strinse il braccio.
“...
D-Desmond.. Non...”
“.. Cosa...?”
“... Ti... Ti
prego...” Mormorò Shaun. Aveva la voce interrotta
dal respiro
affannato. Stava soffrendo veramente molto.
“Cosa Shaun, cosa?”
Desmond si sentiva agitato. Che cosa doveva fare? C'era un modo per
uscire da quella situazione?
Shaun stringeva i denti, teneva lo
sguardo spento e sofferente dritto davanti a lui, sulla pioggia che
batteva contro il parabrezza. Era giunta la sua ora? Forse il cielo
piangeva per lui? Era il suo ultimo addio?
Desmond poté vedere
una lacrima amara solcare la guancia del compagno. Non lo guardava,
probabilmente preferiva evitare il suo sguardo. Vergogna? Di certo
Shaun non era una di quelle persone che piangevano spesso, che
mostravano i loro sentimenti a chiunque.
“Shaun.. Vado a
chiamare aiuto.. Sarò presto di ritorno.” Disse
Desmond,
stringendogli il braccio e facendo per scendere. Aprì la
portiera e
fece per scendere ma sentì qualcosa trattenerlo, Shaun
l'aveva
afferrato per il braccio a sua volta, con una presa flebile tanto
quanto era la sua forza ma.. Cercava di trattenerlo per lo
meno.
“Che..?” Si voltò e lo guardo.
Sentì un vuoto allo
stomaco nel vedere le guancie di Shaun completamente rigate dalle
lacrime e i suoi occhi puntati in quelli di Desmond.
“... T-ti
p-prego.. Non... Lasciarmi m-morire qui... Da solo....”
Riuscì a
dire tra il dolore ed i singhiozzi.
Un altro lampo squarciò il
cielo grigio e notturno. Un grande frastuono ruppe il
silenzio.
Silenzio.
***
Tengo a precisare solo una cosa: il capitolo non si chiama 'Before the
Death' perché significa che Shaun muore.. Mi ispirava. Delle
sorti di Shaun si vedrà. è.é
Ancora grazie a tutti/e quelli/e che mi seguono e recensiscono! *-*
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Capitolo 9 *** Il potere della Mela ***
Il
potere della
Mela
“Eccoci, mettiti qui..” Disse Desmond aiutando
Shaun a mettersi sul letto. Erano entrambi bagnati, i vestiti zuppi.
Si erano fatti un bel pezzo a piedi dalla macchina fino ad una
casetta in mezzo al verde che sembrava disabitata o, per lo meno, non
c'era nessuno ora.. Magari i proprietari erano andati a farsi una
vacanza.. Ovunque fossero andati di certo non sarebbero stati
contenti di ritrovarsi una finestra in meno al ritorno.
Desmond
cercò subito una cassetta medica in bagno, in cucina, in
giro per la
casa. Trovò poca roba. Era orribile non essere a casa
propria e non
sapere dove cercare le cose, soprattutto in una situazione simile..
Girando per trovare quella dannata cassetta medica constatò
che la
casa non era abbandonata, troppo ben curata. Poverini i proprietari,
quando sarebbero tornati avrebbero trovato un bel casino, tutto
perché il povero Desmond era in preda all'agitazione e al
panico.
Certo, potevano insegnarti a diventare più abile, a
saltare da un palazzo ad un altro. Potevano insegnarti ad uccidere.
Potevano insegnarti ad obbedire agli ordini, darti un obbiettivo e a
fare di tutto pur di portare a termine il lavoro... Ma potevano mai
insegnarti a mantenere la calma, la lucidità, i nervi saldi
e la
concentrazione quando un tuo amico ti stava morendo davanti?
Trovò
delle fasce, alcune garze, del disinfettante.. Doveva ricucirgli la
ferita probabilmente ma non era un diavolo di dottore e non sapeva
nemmeno come estrarre il proiettile o, se quest'ultimo, avesse
colpito e danneggiato qualche organo vitale. Tuttavia, Desmond,
cercò
di medicarlo il meglio possibile, disinfettando la ferita,
ripulendola, tamponandola e fasciandola.
“Shaun.. Ascoltami...”
Disse il neo assassino, guardando l'amico sul letto. Era bianco,
pallidissimo. “C'è una cabina telefonica vicino la
strada..
Provo.. Provo a chiamare Rebecca, va bene?”
Shaun annuì
flebilmente. Desmond si era ovviamente ritrovato senza soldi ma era
riuscito a raccimolare alcuni spicci per la casa. Si
precipitò fuori
dall'abitazione e cominciò a correre più veloce
che poté, non era
molto lontana la cabina ma in quel momento qualsiasi attimo sprecato
poteva essere letale per Shaun.
Arrivò alla cabina telefonica
poco dopo, era una di quelle brutte, sporche, mezze rotte e
all'aperto. Lui era più bagnato di prima e con il fiatone.
Le gocce
d'acqua gli scorrevano lungo il viso e la pioggia sembrava non voler
cessare minimamente. Prese la cornetta ed infilò gli spicci
con le
mani che gli tremavano, compose velocemente il numero e attese.. Non
squillava, era spento, forse non raggiungibile... Difatti Rebecca e
Lucy, a sua insaputa, si trovavano sotto terra.
Desmond agganciò
e riprovò, tanto per scrupolo, per sicurezza.. O forse
semplicemente
perché era la sua ultima speranza, l'ultima speranza alla
quale
poteva aggrapparsi per salvare il suo amico.. E non era nemmeno
sicuro che il suo amico sarebbe sopravvissuto.
Nulla. Nessuna
possibilità di contatto.
“DANNAZIONE!!!” Gridò con tutta la
-poca- aria che aveva nei polmoni, sbattendo la cornetta al suo
posto. Afferrò l'estremità della cabina con
entrambe le mani,
stringendole. Sentiva le gambe cedere sotto il suo stesso peso. Non
era pronto a tutto questo, perché proprio lui? Era una
persona
qualsiasi, lui non aveva niente a che fare con tutto quel casino
dell'Abstergo, della guerra tra Templari e Assassini, lui non
centrava niente!
Lentamente si abbassò, appoggiando le ginocchia
contro il terriccio bagnato e fangoso, poco importava se si fosse
sporcato, nemmeno ci fece caso. Era lì, solo, inginocchiato
nel
fango e con gli occhi che gli bruciavano. Le lacrime non ci misero
molto a cominciare a scendere rapidamente mischiandosi con la pioggia
che scorreva altrettanto lungo le sue guance. Teneva il capo basso e
si chiedeva perché tutto questo peso doveva stare proprio
sulle sue
spalle. L'avevano rapito dalla sua realtà, sbattuto in un
mondo che
non gli apparteneva, segregato in quella macchina per ore e ore al
giorno e rischiava anche di diventare pazzo: vedeva cose che
realmente non c'erano, a malapena distingueva la realtà dai
ricordi,
dalle allucinazioni. Era successo tutto così in fretta e
nella
stessa fretta si sarebbe dovuto tutto ciò risolvere,
Dicembre non
era poi così lontano.
“Non ti hanno addestrato per arrenderti,
Desmond.” Disse una voce alle sue spalle.
Chi era? Desmond
deglutì, voltando il capo e vedendo la figura imponente e
maestosa
di Altair di fronte a lui. Cielo, ancora? Un'altra allucinazione?
Tornò a guardare il terreno di fronte a lui, portandosi
entrambe le
mani sul capo. “Vai via! Tu non sei reale! Tu non esisti!
Lasciami
stare! Dovete smetterla! DOVETE SMETTERLA TUTTI QUANTI! IO NON NE
SONO IN GRADO! Non posso portare avanti questo compito! E' troppo
doloroso!”
Ora poté sentirlo, poté sentire la mano di Altair
appoggiarsi sulla sua spalla. Era un allucinazione? Era
realtà?
“Nessuno ha detto che sarebbe stato
facile.”
“...”
“Devi imparare ad essere forte, ad
affrontare le cose con razionalità come un vero assassino..
E ora te
lo dico: non sarà semplice Desmond. Non lo sarà
affatto.”
Desmond
si voltò a guardarlo nuovamente, Altair gli offrì
la sua mano per
aiutarlo a rialzarsi.
“No..” Il neo assassino scosse il capo.
Quelle poche e semplici parole gli avevano trasmesso una lieve forza.
Doveva prendere spunto da Altair, lui sì che era -stato-
forte, in
gamba, sempre coraggioso e mai pauroso, “.. Devo alzarmi da
solo..
Solo con le mie forze.” Mormorò portandosi le mani
sulle ginocchia
e facendo leva per rialzarsi. Altair era ancora lì. Aveva
sentito la
sua mano sfiorare la sua spalla. Com'era possibile?
“Questo è
reale Desmond. Non è frutto di una allucinazione. Io sono
ancora
qui. Vivo.”
“C-cosa? Non.. Non è possibile..!”
“Lascia
che ti conduca da Rebecca e Lucy, loro te lo confermeranno.”
“Ma
Shaun!”
“No. Shaun non ce la farà.”
Le parole di Altair
lo colpirono come una pugnalata in pieno petto. “.. Shaun..
Io..”
No. Shaun non sarebbe morto. No. Desmond cominciò a correre
in
direzione della casa.
Altair rimase a guardarlo allontanarsi. Lo
aveva avvertito. Tornato lì dentro non avrebbe trovato nulla
di più
di un'anima che lentamente stava abbandonando il suo corpo. Shaun non
ce l'avrebbe fatta.
Desmond spalancò la porta che in precedenza
aveva lasciato accostata. “Shaun!!”
Tuonò.
“Desmond?!”
Sentì una voce femminile provenire dalla stanza dove aveva
lasciato
Shaun e... Un singhiozzare.
“Lucy?” Desmond si affrettò a
raggiungere la stanza e.. Ciò che vide non gli piacque per
nulla.
C'era Lucy, sì.. Era sana e salva, grazie al cielo, ma...
Rebecca
era inginocchiata accanto al letto dove Shaun giaceva, piangeva,
aveva le braccia incrociate sul letto e la testa appoggiata su di
esse.
Desmond deglutì, guardando Lucy, non seppe cosa dire.
Era... Morto?
Anche Altair poco dopo entrò nella stanza,
rimanendo sulla porta. “.. Sarebbe meglio andare via, i
Templari
probabilmente sono sulle nostre tracce.” Sussurrò
l'assassino a
Desmond, al suo orecchio.
Già. Altair aveva ragione. Tutto ciò
aveva dell'assurdo.. Altair? Desmond inspirò e si
avvicinò piano a
Rebecca, appoggiandole una mano sulla spalla. “... Rebecca..
Dobbiamo..” Non fece in tempo a finire la frase che la donna
gli
scansò in malo modo la mano, “Non mi
toccare!” Alzò la voce,
alzandosi e voltandosi verso Desmond con fare minaccioso. “Tu
dovevi aiutarlo! Lo dovevi salvare! Vaffanculo Desmond! VAFFANCULO!
Lo dovevi salvare!!!” Gridò, sbattendogli i pugni
sul
petto.
Desmond sentì un vuoto allo stomaco. Era davvero colpa
sua? Avrebbe potuto evitarlo?
Afferrò i polsi di Rebecca,
fermandola, lei si placò e si rifugiò
praticamente tra le braccia
del neo assassino.
“....” Desmond si morse lievemente il
labbro e la strinse. “... Mi... Mi dispiace
Rebecca....”
Sussurrò.
Shaun era in uno stato di incoscienza per via di tutto
il sangue perduto, probabilmente a breve sarebbe sopraggiunta la
morte.
Lucy si avvicinò ad Altair, Desmond lo notò. Lo
vedeva
anche lui? Non era pazzo?!
“... Non.. La Mela non potrebbe..?”
Chiese la ragazza bionda all'assassino che si limitava ad osservare
lo svolgersi degli eventi.
“Cosa?”
“.. Non potrebbe...
Aiutarlo, guarirlo, darci un po' più di tempo?”
Altair spostò
lo sguardo su Lucy, severo. “La Mela ha forti poteri.. Ed
è per
questo che bisogna usarla con la testa. Non è un
giocattolo.” Si
limitò a dire.
“Cazzo, è in gioco la vita di un nostro amico,
nonché un nostro alleato.. Un assassino come te! Come...
Me!”
Disse Desmond.
“Ha ragione.. Ed è anche una delle colonne
portanti del nostro gruppo.” Aggiunse Lucy. Desmond la
guardò...
Quant'era bella.
“...” Altair rimase in silenzio.
“Tu la
sai usare La Mela, più di chiunque altro qui... Per favore
Altair,
ti prego...” Mormorò Lucy.
“Lasciatemi qui da solo. Portate
Desmond al rifugio e rimanete lì finché non
torno.” Si limitò a
rispondere l'assassino. Era un sì?
Lucy lo guardò ancora per
qualche istante poi guardò Desmond, che strana situazione,
non
sapeva come comportarsi. “Andiamo.” Si
limitò a dire lei,
avviandosi fuori dalla stanza ed in seguito dalla casa, seguita da
Desmond e Rebecca.
Altair si avvicinò al letto dove Shaun ormai
combatteva contro la morte con le sue ultimi e flebili forze.
Tirò
fuori La Mela dal sacchetto che teneva legato alla fascia rossa in
vita e la osservò...
Spero di riuscire a dirtelo, Rebecca,
un giorno... Mi sono innamorato di te.
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Capitolo 10 *** Silver Lining ***
Silver Lining
Fuori la pioggia si era
placata. Ancora piccole gocce cadevano dal cielo grigio ma il diluvio
era finito. Le sottili gocce sbattevano contro la finestra della
stanza dove si ritrovavano Shaun e Altair, quest'ultimo ancora a
doversi decidere sul da farsi. Si chiedeva perché.
Perché mai
avrebbe dovuto salvare un uomo a lui estraneo? Perché lui
stesso
aveva sempre dovuto vedere le persona a lui più o meno care
morire?
Adha, Kadar, Al-Mualim -seppur per sua mano-, Maria, Malik.. Solo lui
era sopravvissuto negli anni e aveva visto morire tutti quelli a cui
si legava minimamente tanto che poi cominciò a capire che la
cosa
giusta era non legarsi a nessuno. Tutti sarebbero morti, tranne lui
che aveva il compito di preservare quel bene prezioso.
Chi era
realmente Shaun Hastings? Una persona che valeva la pena salvare? Una
persona che il mondo avrebbe compianto? No, non lo credeva. Era un
assassino, questo era vero.. Ed ogni assassino era prezioso nella
lotta contro i templari.
Altair oramai conosceva più o meno tutti
gli assassini attivi di quegli anni tranne gli ultimi, quelli appena
nati. Era semplicemente una casualità il fatto che fosse
venuto a
conoscenza di Desmond. Desmond Miles. Suo successore proprio come
Ezio Auditore.. E proprio come Ezio Auditore sarebbe finito
probabilmente, per mano sua.
La Mela era ancora in mano
dell'assassino, emanava una lieve luce dorata. Altair strinse la mano
e così la presa, le iridescenze gialle e dorate andavano a
spegnersi. Ora capiva più che mai cosa avesse spinto tanto
oltre Al
Mualim, quale grande potere teneva tra le sue mani, quel grande
potere che lo aveva portato alla follia.
Vita? Morte? L'assassino
si stava preservando il diritto divino in quel momento. In quel
momento sì, lui era come Dio.
Lucy aprì la porta in fondo
alle scale ed insieme a Desmond e Rebecca si ritrovarono nel rifugio
sotterraneo di Altair, a Desmond ricordava molto il rifugio all'isola
Tiberina degli assassini a fine '400.
Il tragitto l'avevano fatto
nel silenzio più totale, nessuno dei tre aveva parlato e
soprattutto
Desmond non aveva osato fiatare afflitto com'era dai sensi di colpa.
Aveva camminato tutto il tempo dietro alle due donne che non
parlavano nemmeno tra di loro. Si sentiva solamente Rebecca ogni
tanto tirare su con il naso. Sembrava afflitta.. Lo era. Che forse
contraccambiava i sentimenti non rivelati di Shaun? Se Shaun fosse
morto, i suoi sentimenti nei confronti di Rebecca sarebbero morti
insieme a lui... Alla fine Desmond non gli aveva nemmeno fatto finire
la frase, gli aveva promesso che qualsiasi cosa avesse voluto dire a
Rebecca gliel'avrebbe detta di persona.. Non era riuscito a mantenere
la sua promessa probabilmente, anzi, se fosse dipeso solo da lui non
ci sarebbe riuscito e basta.
Rebecca una volta dentro si avviò
subito nella stanza da letto. Lucy si fermò e la
guardò
allontanarsi. Doveva stare veramente da cani.. Dopotutto come ci
sarebbe rimasta lei se Desmond era in fin di vita?
“Rebecca..”
Mormorò Desmond, avviandosi per seguirla, Lucy lo
fermò, mettendosi
davanti a lui. Era la prima volta che si ritrovavano faccia a faccia
dopo quello che era successo. Gli occhi scuri e profondi di lui
puntati in quelli grandi e chiari di lei.
“Lascia stare. Ci
penso io.” Disse Lucy.
“Ma io volevo..”
“Desmond,
lascia stare!” Lo interruppe di nuovo, “Hai fatto
già
abbastanza.” Stroncò la discussione sul nascere,
si voltò e
raggiunse velocemente Rebecca nell'altra stanza.
Desmond ci era
rimasto di sasso, fermo, a fissare un punto vuoto. Era rancore quello
che traspariva dalle sue parole? Cosa intendeva con quel 'Hai fatto
già abbastanza'? Che aveva già fatto tutto
ciò che era nelle sue
capacità? O che aveva combinato già abbastanza
guai? Lucy doveva
avercela a morte con lui.. Si andò a sedere su una sedia,
lasciandosi scivolare appena su di essa, appoggiando le mani sul
grande tavolo antico. Sentiva un sentimento di sconforto pervaderlo
nuovamente ma cercava di tenere a mente le parole di Altair, non
l'avevano addestrato per arrendersi, non era quello il suo obbiettivo
e di certo non si sarebbe arreso ora, per giunta dandola vinta ai
templari.
Altair, già.. Proprio lui. Come aveva fatto a
sopravvivere 800 anni, seppur con il potere della mela..? Dov'era
stato tutto questo tempo? Perché nessun assassino era a
conoscenza
della sua esistenza? E l'Abstergo?
Desmond passò dieci minuti
buoni, se non di più, ad assillarsi di domande, fu distolto
dai suoi
pensieri solo quando vide Lucy uscire dalla stanza. Si alzò,
“Come..
Sta?” Chiese con un filo di voce. Aveva paura di dire
qualsiasi
cosa.. Se fosse stata la cosa sbagliata? Già non era in
un'ottima
situazione.
“... Sta dormendo..” Mormorò Lucy a
bassa voce
avvicinandosi, appoggiò una mano sul tavolo e la
lasciò scorrere su
di esso mentre si avvicinava a Desmond. Si sentiva lievemente in
colpa, forse prima era stata troppo dura, non voleva. Si
fermò
praticamente davanti a lui, di nuovo gli occhi di uno puntati in
quelli dell'altra.
“.. E tu..? Tu come stai..?” Azzardò
Desmond.
Lucy annuì, “Io bene Desmond.. Fisicamente
bene.”
L'assassino ripensò alla discussione con Shaun, gli
aveva detto che la prima cosa che avrebbe fatto non appena rivista
Lucy sarebbe stata dichiararsi.. Eppure era così
fottutamente
difficile.
“Lucy, io..” Cominciò l'assassino ma si
interruppe
quando la ragazza gli portò entrambe le braccia intorno al
collo,
alzandosi in punta di piedi e stringendolo. Desmond deglutì,
sentì
una vampata di calore e benessere pervaderlo. Oh Lucy..
Lentamente gli portò le braccia sulla vita, scivolando poi
lungo la
schiena fino a cingerla completamente, la strinse a sè.
Poteva ben
sentire il suo profumo tanto che quando la strinse inspirò a
fondo,
pregando che quel momento non finisse mai.
Lucy aveva il capo
appoggiato sulla sua spalla, in silenzio, guardava dritto di fronte a
sé e sentiva il cuore batterle forte. Chiuse gli occhi per
godere a
pieno di quel momento, come per isolarsi dal mondo che in quel
momento li circondava, per essere solamente lei e lui, il suo
Desmond.
Rimasero lunghi istanti in silenzio finché Lucy,
continuando a tenerlo stretto a sé, ruppe il silenzio.
“.. Mi sei
mancato Des..”
“Mi dispiace Lucy.. Mi dispiace tanto.” Si
riferiva a tutto quanto. Gli dispiaceva di averla ferita, gli
dispiaceva di esserle mancato, gli dispiaceva di non esserle stata
vicino e di difenderla.. Anzi, era diventato persino causa del suo
dolore.
Rimasero così ancora per alcuni istanti poi l'abbraccio
si sciolse lentamente. Lucy gli teneva le mani sulle spalle e Desmond
sulla vita di lei. “Sentì Lucy, io..”
Pausa. Silenzio. Voleva
tanto baciarla... Il suo sguardo scese sulle labbra della donna,
scrutandole, bramandole... La porta dietro di loro si aprì,
un'altra
occasione persa per l'assassino.
Entrambi si voltarono,
allontanandosi l'uno dall'altra come se fosse un riflesso
condizionato: era Altair. Teneva Shaun tra le braccia,
anticipò i
due prima che potessero fargli alcuna domanda. “Se la
caverà.”
Si limitò a dire, avvicinandosi al divano e appoggiandovi
Shaun che
sembrava dormire beatamente.
“Oh Altair, grazie!” Disse Lucy,
Altair si voltò a guardarla. “Non sei tu che devi
ringraziarmi.” Mormorò.
Lucy rimase spiazzata come al solito
dalla risposta di Altair.
Desmond non seppe che dire. Wow, Altair,
il suo modello da seguire, quando lo stimava.. Aveva desiderato per
tanto tempo, anche se inconsciamente, di avere una
possibilità di
conoscerlo.
“Beh.. Io.. Vado a dormire allora.”
Mormorò Lucy,
Desmond la guardò. “.. Notte Lucy, a
domani..”
La donna lo
guardò e gli sorrise, poi andò in camera dove
c'era anche
Rebecca.
Altair e Desmond si ritrovarono da soli.
“Wow...”
Mormorò Desmond quasi stregato dalla visione del suo
antenato lì
davanti a lui. Si avvicinò di qualche passo.
“Siamo così...
Simili...” Mormorò.
Altair con non-chalance fece un passo
indietro, avviandosi verso il tavolo.
“Altair, Altair aspetta!
Ho così tante domande da farti!”
Inutile dire che Altair lo
reputava un semplice novellino, nemmeno all'altezza del grande Ezio
Auditore. “Cosa vuoi sapere?”
“Io... Tutto quanto! E'
incredibile! Tu.. Qui e... Non ci posso credere!” Si stava
rendendo conto della gravità della situazione, era euforico
ora che
le cose sembravano essersi minimamente sistemate. “E' La Mela
che
ti ha tenuto in vita tutti questi anni?” Chiese.
Altair sospirò,
sedendosi. “Probabile.”
Desmond lo raggiunse sedendosi anche
lui al tavolo. “E... Quante cose che devi avere visto in
tutti
questi anni!”
Altair alzò il capo e gli rivolse un'occhiata non
propriamente carina. “L'unica cosa che ho visto in tutti
questi
anni non è stato altro che la crescente stupidità
dell'uomo.”
“Oh...” Desmond sembrò perdere il suo
entusiasmo. Come non concordare? “Come pensi che
finirà la lotta
contro i Templari?”
“Spero bene.” Mormorò. “La
Mela la
abbiamo.. Anche se sarebbe più sicura altrove. Sarebbe
più sicuro
se non esistesse.. O meglio ancora se non fosse mai esistita.”
“Beh,
purtroppo c'è, il problema non possiamo ignorarlo, o
no?”
Altair
annuì.
“Quindi? Che si fa?” Chiese il neo assassino.
“Cosa
vorresti fare tu, Desmond? Anche se ci limitassimo a sterminare tutti
i Templari ci sarà sempre qualcuno che vorrà
appropriarsi della
Mela per avere il controllo assoluto.”
“Dobbiamo trovare gli
altri frutti dell'Eden.”
“Prego, fate pure.”
“Ma.. Tu
non sei dalla nostra parte? Sei un assassino anche tu..”
“Io
lavoro da solo.” Tagliò corto Altair.
“Oh, già. Posso...
Chiederti una cosa?”
Silenzio da parte di Altair.
“Hai..
Conosciuto Ezio Auditore?” Chiese Desmond, curioso.
“Sì. L'ho
conosciuto.”
“E..? Lui anche è ancora vivo?” Nel suo
tono
c'era una lieve euforia, nuovamente.
Altair lo guardò negli
occhi. “No.”
“Oh... E.. Com'è morto?”
“Sai
Desmond... E' tardi per certe discussioni, forse è meglio
che ci
riposiamo e recuperiamo un po' di energie. Sarai stanco.”
Disse
alzandosi.
“Ma..?!”
“Buonanotte Desmond.” Mormorò
l'assassino raggiungendo un angolo della sala dove v'erano alcuni
cuscini a terra, si limitò a sedersi tra di essi e a
rimanere in
silenzio. Era strano come tipo, Altair.
Desmond sospirò ed
appoggiò le braccia, incrociandole, sul tavolo,
appoggiandovi la
testa. Rimase a guardare Altair e poi socchiuse gli occhi. Rimase
dieci minuti nel silenzio più totale. Era rilassante, non si
sentiva
assolutamente nulla.. O meglio, nulla di reale. Lui continuava a
sentire le domande che gli giravano per la testa, lo assillavano.
Aveva sonno anche lui, decisamente.. Era stata una nottataccia e si
apprestava a farsi mattino. Si alzò per raggiungere quel
pezzetto di
divano libero ma, quando fece per raggiungerlo, si fermò,
guardando
l'arco della porta che dava all'altra stanza dove Rebecca e Lucy
dormivano.
L'assassino esitò per qualche istante ma poi decise di
proseguire, entrando nell'altra stanza. C'era una candela, quasi
finita, sul mobile di legno scuro e antico vicino al letto. Rebecca
dormiva tra il muro e Lucy mentre, quest'ultima, era quasi sul ciglio
del letto. Era sdraiata di lato con entrambe le mani sotto il capo.
Quant'era bella...
Desmond si avvicinò silenziosamente, scrutando
i lineamenti dolci della ragazza. Sembrava un angelo quando dormiva.
No, non solamente quando dormiva.. Lucy era il suo angelo.
Si
chinò lievemente sul letto, allungando una mano verso il suo
viso.
Si fermò un istante ma poi arrivò a sfiorarle la
candida pelle e a
spostarle una ciocca di capelli biondi dal viso.
Lucy sospirò,
“.. Mmhhh...”
Desmond si placò per un istante per paura di
svegliarla. La osservò ancora e si avvicinò
ulteriormente con il
viso, fino a sfiorarle la fronte con le labbra, schioccandole un
dolce e silenzioso bacio.
“... Buonanotte Lucy...”
Sussurrò.
I won’t
let you drown when the water’s
pulling you in,
I’ll keep fighting, I’ll keep fighting.
The
rain’s going to follow you wherever you go,
The clouds go black
and the thunder rolls,
And I see lightning. I see lightning.
When the World surrounds you, I’ll make it go away.
Paint
the sky with silver lining.
I will try to save you, cover up the
grey,
With silver lining.
***
Ve lo devo proprio dire?
AMO questo capitolo *-* Desmond e Lucy! Che belli <3 Hahahah, me
faccio i complimenti da sola ahahahahah! No vabè! Comunque
vi ringrazio tuttissimi voi che mi seguite e recensite e anche quelli
che leggono solo e apprezzano la mia fiction!
Questo capitolo l'ho fatto più lungo degli altri, spero che
apprezziate. Quella canzone la adoro, davvero, la ADORO
(<- in caso non si fosse capito xD) e mi è piaciuta
come accostamento alla coppia.. (: Sperando che apprezziate questo
capitolo vi saluto e vi aspetto al prossimo!
P.s: 'Silver
lining' in inglese vuol dire letteralmente 'fodera
d'argento' ma significa anche 'Motivo di
speranza'!
Tschuss!!!
|
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Capitolo 11 *** I sogni ***
I sogni
Rebecca osservava il
soffitto in roccia, in silenzio. Non sentiva alcun rumore dall'altra
stanza, segno che probabilmente ancora tutti dormivano. Era mattino,
finalmente.. Solo Lucy mancava, forse era andata di là,
forse era
uscita a comprare da mangiare, chissà.
Altair, Lucy e Desmond in
realtà erano usciti. Altair per conto proprio, Desmond e
Lucy
insieme per comprare, per l'appunto, qualcosa da mangiare.
Passarono
cinque, dieci, venti minuti e Rebecca si rese conto che fissare il
soffitto non era poi così divertente. Beh, alla fine, cosa
aveva da
perdere? Si alzò e andò al lavandino per
rinfrescarsi il viso. Aprì
il rubinetto e immerse le mani nell'acqua fredda e cristallina,
raccogliendone parecchia.. Proprio quando si stava portando le mani
al viso sentì una voce, provenire dalla soglia della porta,
troppo
familiare.
“Rebecca..”
Oh cielo, era impazzita? Con un
gesto praticamente meccanico volse il capo a destra, verso la porta,
e vide Shaun.
“Shaun?!” Chiese riaprendo le mani e lasciando
scivolare l'acqua da esse, si tirò su. “M-ma tu
sei vivo?!”
“Ma
che domande fai?!” Borbottò Shaun serio, alzando
le
sopracciglia.
Rebecca gli si avvicinò con passo svelto, seppur
non erano poi così distanti, gli cinse la vita con le
braccia e lo
strinse, appoggiando il capo sul suo petto.
“M-ma che cosa stai
facendo!?!!” Chiese lo storico, arrossendo lievemente per
l'imbarazzo, le portò le mani sulle spalle e fece per
togliersela di
dosso.
“Io credevo che... Quanto sono felice!!!”
“Ma...
Dai Rebecca, togliti! Che stai facendooo!?!?!” Disse
spingendola
con più vigore.
Rebecca lentamente lasciò la presa e si
ricompose, scoppiando a ridere. “Ok, ok! Scusa.. Solo che
pensavo
che.. Ieri.. Insomma..”
Shaun si schiarì la voce portandosi una
mano alla bocca, aveva gli zigomi appena arrossati. “Beh,
sembra
proprio che non vi libererete tanto facilmente di me.”
“... Va
bene così Shaun.” Mormorò Rebecca
sorridendo. “Lucy e
Desmond?”
“Sono andati a comprare da mangiare.”
“E
Altair?”
Shaun aggrottò la fronte. Ma che stava farneticando?
“Altair?” Alzò le sopracciglia,
“Dimmi, Rebecca, l'effetto
osmosi è per caso contagioso? No, perché... Per
tua informazione,
se te lo fossi dimenticato, Altair è morto più di
ottocento anni
fa.” Disse risoluto con il suo solito tono da saputello, sistemandosi bene gli occhiali sul naso.
La
donna rise appena, “Beh, lo conoscerai a tempo
debito..” Gli
batté una mano sulla spalla e lo superò.
“Eh..? Qui stanno
impazzendo tutti...” Borbottò Shaun, contrariato.
Lucy e
Desmond erano usciti per andare a fare alcune compere in quanto non
avevano cibo lì sotto ed era meglio rimanere lì
almeno per un po'.
Scoprirono che il rifugio di Altair si trovava praticamente a
Firenze, vicino a Monteriggioni, tra l'altro.
Stavano camminando
per uno dei tanti mercati dove si vendeva frutta, oggetti per la casa
e quant'altro.
“E pensare che queste strade tanti anni fa sono
state camminate da Ezio..” Disse Desmond guardandosi intorno.
Lucy
lo guardò e sospirò, sembrava che oramai
qualsiasi cosa facesse o
dicesse c'erano sempre di mezzo Ezio ed Altair, come se fossero
sempre nella sua testa. “Già...”
“Non siamo nemmeno molto
lontani da Venezia..” Desmond si fermò.
“Ehi!”
Lucy alzò
le sopracciglia e si fermò anche lei, guardandolo,
“Cosa?”
“Che
idea! Lucy! Perché non andiamo a Venezia..?!”
“C-cosa? Ma sei
impazzito? Mica è dietro l'angolo Venezia!” Rise.
“Beh..
Certo è molto più vicino da qui che se volessi
arrivarci
dall'America.”
“Desmond.. E' lontano.. E poi come hai
intenzione di arrivarci? E poi andare lì per fare
cosa?”
'Per
stare insieme, io e te Lucy.. Venezia è una delle
città più
romantiche, dicono..' Pensò Desmond. “Ma
così! Per vederla.. Deve
essere bella..” Fu quello che poi invece disse.
“Lo sai,
abbiamo delle priorità.. Anche a me piacerebbe andarci
ma...”
Shaun e Desmond la stessa mattina gli avevano raccontato che William
era all'Abstergo. Lucy abbassò il capo.
Desmond gli appoggiò
entrambe le mani sulle spalle. “Ehi Lucy.. Tutto
bene?” Inclinò
il capo da un lato, guardandola.
“Sì.. Sì.. E' solo che sono
preoccupata.”
Desmond vide un velo di tristezza e di
preoccupazione nello sguardo basso di Lucy.
“Dai che ora abbiamo
almeno La Mela...” Disse a bassa voce.
“Si, ma a quale prezzo
Desmond?!” Lo guardò lei. “Tu.. E
Shaun.. Stava per
morire!”
“... Ma mi sembra che sia ancora vivo..”
Cercò di
rassicurarla lui.
“Ma come fai a prendere tutto così alla
leggera? Non ti rendi conto della gravità della
situazione?”
“Lucy,
io... Sì, me ne rendo conto.. Ma credi che buttarsi
giù ed essere
negativi potrà aiutarci? Credi che servirà a
qualcosa?” Le
strinse le spalle. “Dobbiamo avere più fiducia in
noi stessi e
nelle nostre capacità.. Se non riusciamo nemmeno in quello,
allora,
abbiamo perso in partenza.”
La donna rimase in silenzio per
alcuni secondi a guardarlo negli occhi, poi abbassò lo
sguardo. “..
Si... Hai ragione Desmond, scusami..”
Lui sospirò, dopodiché
le cinse le spalle con un braccio ed i due ripresero a camminare.
A
Desmond dispiaceva tanto che Lucy fosse così preoccupata,
diavolo,
anche lui lo era ma cercava almeno di pensare in positivo.. Dopotutto
non appena era arrivato all'Abstergo, dopo essersi svegliato la prima
volta, nemmeno contava di uscirne vivo.
Desmond e Lucy dopo
aver fatto le varie compere tornarono al rifugio. La giornata
passò
velocemente per i quattro che, come ogni volta nei rifugi,
riprendevano a lavorare per i loro piani... Anche se ora erano senza
computer, Animus e dati vari.
Avevano deciso sul da farsi:
avrebbero dovuto uccidere Vidic e trovare William. Era il 'come' ad
essere il problema.
Tuttavia, seppur lavorando, passarono una
giornata piacevole nuovamente tutti insieme. La preoccupazione c'era
sempre, questo era ovvio, ma tutti insieme si sentivano un po'
più
sicuri.
Era ormai sera, dopo cena. Altair era stato via tutto il
giorno e non si era visto, Desmond era uscito dal rifugio, aveva
bisogno di prendere un po' d'aria. Erano le dieci circa quando il neo
assassino era seduto su di un tetto, arrivatoci mediante delle
scale.
“Desmond?” Sentì la voce familiare di
Lucy,
chiamarlo.
“Lucy, sono qui su..” Disse lui, che aveva le gambe
giù a penzoloni dal tetto a tegole. “Vieni
su!” Si sporse,
guardandola. Lucy sorrise e, dopo aver salito le scale, lo raggiunse
sul tetto.
“Attenta a non scivolare..” Mormorò
Desmond mentre
lei si avvicinava, poi si sedette vicino a lui.
“Che ci fai qui,
Des? Fa freddino..” Disse lei incrociando le braccia e
stringendosi
nella giacca.
Lui guardava dritto di fronte a sé, aveva lo
sguardo perso verso le luci del centro di Firenze, distanti.
“Niente
di che.. Pensavo un po' in generale...”
Lucy alzò invece lo
sguardo nel cielo e visto che lì intorno c'erano pochi
lampioni, per
lo più lontani, le stelle si vedevano parecchio bene.
Passarono
istanti di silenzio.. Ma non quel silenzio imbarazzante, che calava
quando due persone per lo più sconosciute non sapevano
più che
dirsi. Era un silenzio bello, voluto, condiviso da due persone che si
volevano bene e che non avevano per forza bisogno di parlare per star
bene l'uno con l'altra. Questo non succedeva spesso. Non succedeva
con tutti.
Desmond volse il capo verso Lucy, vedendola con il naso
all'insù a guardare le stelle, con le mani appoggiate sul
tetto poco
dietro la sua schiena. Erano questi quei momenti belli, pieni di
significato, quelli da ricordare per sempre. I semplici momenti dove
stavi bene insieme a qualcuno, dove non avevi bisogno di grandi cose
o grandi promesse.
“Da quanto tempo non mi fermavo a guardare le
stelle...” Mormorò Lucy.
Desmond alzò il capo e portò lo
sguardo verso il blu infinito di quel cielo illuminato da centinaia e
centinaia di puntini luminosi.
“Non gli davo più importanza...
Sapevo che erano lì ma non ci pensavo più. Era
diventata una cosa
scontata oramai... La gente non dovrebbe dare nulla per
scontato.”
Continuò la donna.
Desmond riprese a guardarla. Sospirò
silenziosamente.
“Prima amavo rifugiarmi su di un tetto
qualsiasi o in un luogo buio, la notte.. Dove potevo vedere il cielo
notturno in tutto il suo splendore, dove potevo vedere le stelle e
sognare.. Ma pian piano ho cominciato a pensare che.. I sogni sono
inutili.”
“I sogni non sono mai inutili...”
Mormorò
Desmond, solo allora Lucy abbassò il capo e lo volse verso
di lui
per guardarlo.
“I sogni sono l'unica cosa che alimentano le
nostre speranze, spesso. Se smettiamo di sognare, smettiamo di
sperare..” Continuò l'assassino.
“Oh Desmond... Sono stata
una stupida. I sogni sono la cosa più bella che abbiamo e
che
nessuno ci può togliere.”
Desmond sorrise, “Lucy...”
“Sì..?”
Chiese continuando a guardarlo.
“Come ti comporteresti se tu fossi
il sogno di qualcuno...?”
“C-che..?”
“Sei tu ad
alimentare le mie speranze Lucy.. E le mie forze.. E la mia voglia di
combattere contro tutto questo, che è sbagliato.. Semplicemente
perché
fai crescere in me la voglia di preservare una cosa tanto
meravigliosa e preziosa come te...” Disse Desmond con voce bassa,
raggiungendo la guancia di lei con una mano.
Lucy sentì il cuore
stretto in una morsa, un vuoto allo stomaco e tanta emozione, prima
che potesse rispondere Desmond avvicinò il viso al suo e
sentì le
labbra calde di lui sfiorare le sue. La mano dell'assassino scese in
una carezza sul collo di lei mentre Lucy gli portò una mano
al
braccio, stringendogli la stoffa della felpa bianca. Era agitata..
Era felice.
Desmond spinse le labbra contro le sue, schiudendole
appena e finalmente baciandola dopo così tanto tempo che
avrebbe
voluto farlo.
Passarono alcuni istanti dove nel silenzio della
notte si sentiva solo il lieve schioccare delle loro labbra.
I
due si scostarono lievemente l'uno dall'altra, le loro labbra ancora
si sfioravano e lo sguardo era ancora basso. “..
Desmond...”
“Non
hai idea di quanto io abbia aspettato questo momento Lucy... Sei
l'unica cosa di cui mi importa ora..”
***
Sì, tanta dolcezza rinchiusa in un solo capitolo! Consiglio
vivamente a quelli che soffrono di diabete di non leggere questo
capitolo in quanto troppo dolce e zuccheroso! Ehehehehe..
Alla fine ho preferito non descrivere per intero il loro bacio
perché avrebbe perso di romanticiscmo così ho
preferito lasciarlo alla vostra immaginazione u_u e poi non era un
bacio con lavaggio di budella insomma!!
Ringrazio come al solito tutti quelli che mi seguono e non disperate,
arriverà anche l'azione a breve!
Ringraziamenti particolari a tutti i recensori che con le loro belle
parole mi fanno venire sempre più voglia di scrivere e di
portare a termine questa FF *___*
Merlino(a), Vesa290, MiakaHongo, Kyuubetto9, This is my world, Claa,
Smg545 e ai più nuovi recensori come Thegreatsayaman28 e
ElizabethAudi!
DANKEEE!!! =D
|
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Capitolo 12 *** La rapina ***
La rapina
Lucy e Desmond
erano di fuori, sul tetto. Rebecca e Shaun erano rimasti al rifugio
da soli. Stavano improvvisando una partita a carte con uno strano
mazzo trovato per la 'casa'.
“Cinque e due sette, mio.” Disse
Rebecca, raccogliendo le ultime carte rimaste sul tavolo. “Ho
vinto.”
“No, senti. Tu stai barando. Non è possibile che
su
quindici partite non ne abbia vinta nemmeno una!”
Protestò
Shaun.
“Che vuoi farci? Sono brava! E' talento, il mio!”
Lo
storico la guardò e si sistemò gli occhiali sul
naso. “Ceeerto.”
Disse pieno di sarcasmo. “Ah.. Ma il vostro Altair? Ancora
non l'ho
visto arrivare.” La punzecchiò.
“Ehi! Guarda che non sono
mica pazza, lo vedrai non appena tornerà.”
“E se non
torna?”
“Tornerà!” Alzò la voce
Rebecca. “Sei
insopportabile quando fai così..” Disse posando le
carte sul
tavolo e alzandosi. Shaun rise sotto i baffi. Proprio in
quell'istante la porta si aprì e una sagoma bianca apparve
davanti a
loro.
Era Rebecca ora a ridacchiare sotto i baffi, soddisfatta.
Incrociò le braccia e mantenendo una posizione seria e
superiore
guardò Shaun. “Allora?” Gli chiese.
Shaun strabuzzò gli
occhi. “C-che?! No, aspetta!”
Altair che non appena entrato si
era fermato sulla porta, sembrò confuso. “Che
succede?” Chiese
con tono pacato.
“Dai! E' Desmond che si è travestito!”
Disse
Shaun alzandosi e raggiungendo l'assassino, gli portò una
mano al
cappuccio per abbassarglielo ma Altair gli afferrò
prontamente il
polso. “Tieni le mani a posto.” Gli
suggerì.
Shaun alzò le
sopracciglia mentre sentì Rebecca alle loro spalle
sbellicarsi dalle
risate.
“.. Desmond?” Chiese lo storico all'assassino,
evidentemente irritato dalla sua invadenza.
“Sono Altair.”
Disse scansandogli il polso.
“Ma... E' impossibile, dai, siamo
seri! Quante probabilità avrebbe un uomo di sopravvivere per
più di
ottocento anni? Pari a zero!”
Altair inspirò lentamente e, con
la stessa lentezza, espirò. Era già il terzo dei
quattro che gli
rifilava la storia degli ottocento anni. Si limitò a fissare
Shaun
che non sembrava avere molto in simpatia l'assassino dalle nove
dita.
“Mh.... Ok e sentiamo, Desmond dov'è?”
Chiese poi
Shaun, non sentendo alcuna risposta da Altair.
“Credo sia di
sopra ad esercitare qualche danza d'accoppiamento con la vostra amica
bionda.”
“Eh?” Shaun alzò le sopracciglia.
“Si
scambiano effusioni.” Precisò Altair.
Ancora silenzio. Shaun
sembrava perplesso.
“Si baciano, Shaun! Pomiciano, limonano,
come lo vuoi chiamare?!” Intervenne Rebecca, alzando la voce.
“Sì,
sì, ho capito! Che bisogno c'è di alzare la voce
in questo modo?!”
Chiese lui tirando su le mani con fare innocente.
'Ah, hai
capito? E quando ti deciderai a mettermi le mani su questo bel paio
di tette anche tu? Quando sarò vecchia, moscia e decadente??'
Pensò Rebecca irritata, portandosi le mani sui fianchi e
guardandolo
con le sopracciglia alzate.
Shaun si sentì osservato. “Oh, si
può sapere cosa c'è?!?!”
“Niente, figurati, non ti si può
nemmeno guardare ora?”
Altair precedette la risposta di Shaun,
poggiando sul tavolo uno zainetto di stoffa marroncina, abbastanza
grande. “Ti ho portato un computer, come mi hai
chiesto.” Disse a
Rebecca alla quale si illuminarono gli occhi.
“Wow! Tu si che
sei un uomo efficiente Altair!” Mormorò con tono
basso e
smielato.
“Ah sì, bravo, così ora si rituffa nel
suo mondo
virtuale di codici e password..” Proferì Shaun,
guardando Rebecca
avvicinarsi al tavolo con la coda dell'occhio.
“Nerd.” Aggiunse
poi.
La donna sembrò proprio non sentirlo, si era già
seduta al
tavolo e aveva tirato fuori il portatile, accendendolo.
“Wow,
non è nemmeno male come computer! Saresti da sposare
Altair!”
Continuò Rebecca in un vano tentativo di far ingelosire
Shaun che
forse, dopotutto, un po' stava attaccando.
Altair mugolò in segno
di dissenso all'affermazione della donna e si andò a sedere
a gambe
incrociate sul pavimento, tra i cuscini.
Shaun si avvicinò a
Rebecca, appoggiando le mani allo schienale della sua sedia.
“Ci
servirebbe una connessione, magari.. Qui sotto dubito che prenda ma
di sopra.. Non vorrei disturbarli insomma...”
“Disturbare
chi?” Si sentì la voce di Desmond che era appena
rientrato tenendo
un braccio intorno alle spalle di Lucy.
Shaun si voltò. “Sono
tornati i due fidanzatini..” Disse con tono smielato quanto
finto.
“Shaun!” Tuonò Lucy.
Desmond la strinse e alzò le
sopracciglia. Rebecca si alzò, prendendo il portatile,
“Beh,
allora io salgo. Il nostro efficiente Altair ci ha procurato
questo..” Mostrò il computer, “Voglio
cercare di mandare una
mail agli altri assassini e di fare qualche ricerca, vedere un po'
come si svolgono le cose in giro. Dopo essere fuggita con La Mela
sono tornata a Monteriggioni e ho preso alcuni file, l'hard-disk
dell'Abstergo e il programma di recupero password. Dovrei riuscire a
tirarne fuori qualcosa..”
“Va bene.. Io e Lucy penso che
andremo a dormire.” Disse Desmond mentre Rebecca
salì le scale e
Lucy si avviò in camera. Il neo assassino guardò
Shaun, il suo
sguardo lasciava intendere molto. Quando gli passò accanto
gli diede
una gomitata, “Che diavolo aspetti??”
Sussurrò prima di seguire
Lucy.
Gli zigomi di Shaun assunsero un lieve colore sul rosso.
“A-ahh, quindi ora dormite insieme di
là?” Chiese. Nessuna
risposta.
“Sì? Bene! Ok.. Fate pure! Io e Rebecca ci
accontenteremo del divano scomodo!” Disse più ad alta
voce. “Egoisti..”
Borbottò poi, guardando Altair. 'Efficiente. Tsk.' Pensò
prima di uscire e raggiungere Rebecca su.
I due si erano
appostati sul tetto, come Lucy e Desmond prima di loro. Rebecca era
da una buona mezz'ora che smanettava con il computer. Era riuscita a
connettersi ad una rete protetta e aveva letto le ultime notizie
dalle altre squadre di assassini. Stava scrivendo una mail di
risposta quando si fermò, fissando lo schermo.
“Quindi...
William è un templare...” Era più una
domanda che
un'affermazione. Non riusciva a crederci.
Shaun che fin'ora aveva
seguito in parte ciò che la compagna dai capelli neri stava
facendo,
riportò l'attenzione nuovamente su di lei.
“Così sembra..”
“E'
che.. Mi sembra così assurdo.”
“Già ma.. Vedi altra
soluzione? Non ci ha aiutati ad evadere. Non era lì per noi.
Era lì
per loro.”
“...” Rebecca rimase in silenzio, riprese a
digitare veloce sulla tastiera.
Shaun si schiarì la voce. “...
Eee... Così.. Ti piace Altair?”
Azzardò, facendo il finto
disinteressato.
Silenzio. “... Eh? Cos'hai detto Shaun?”
Chiese Rebecca concentrata.
“Io? Nulla!” Si limitò a
rispondere lo storico, ripensandoci.
Rebecca finì di scrivere la
mail e la inviò, dopodiché chiuse il portatile,
senza spegnerlo, e
sospirò. “Nessuna novità dagli altri
assassini... Che hai detto
prima?” Chiese guardandolo.
“Niente niente.. Io.. No, chiedevo
se ti piacesse Altair..” Fece spallucce.
“Che..?” Rebecca
aggrottò la fronte, assumendo un'espressione perplessa.
“Ma
così, eh. Sembra che lo stimi tanto.. Sai, 'l'uomo
efficiente'!”
Disse facendole il verso.
Era forse geloso? Sul voltò di Rebecca
comparì un sorrisetto. “Beh.. Non è
male... E' scaltro, agile,
simpatico....” Rebecca continuò ad elencare doti
su doti ma Shaun
si fermò al simpatico. No. Aspetta. Aveva detto simpatico?
Aveva
sentito bene?
“Hai per caso detto.. Simpatico?” Ora era lui
quello che sembrava perplesso.
La donna riconobbe che simpatico
-o- divertente non erano propriamente aggettivi che si sposavano con
Altair.. Proprio come socievole ed estroverso.
“Sì! Simpatico..
E' uno spasso!” Continuò lei.
“Ohh, sì, uno spasso proprio..
Quanto può esserlo un bigotto di ottocento anni! Te la spassi con poco, Becca. Dai,
potrebbe
essere il tuo nonno.. Bis, tris.. Daai! Vi passate almeno
trentacinque generazioni! Che schifo!”
“Qui il bigotto mi
sembri tu, Shaun, non l'ottocentenne di sotto.”
“Lo reputi un
bell'uomo? No sai, dal momento che è identico a Desmond
potrebbe
sorgere qualche problema tra te e Lucy.. Magari che ne so, succede
che ve li scambiate... Che ne sai? Succedono, tipo i bambini alla
nascita.. Capito che intendo, no?”
Rebecca aveva un'espressione
indecifrabile, misto tra il divertito, l'irritato e l'incredulo.
Incredula che potesse dire sciocchezze simili. “Ci metteremo
un'etichetta per riconoscerli, va bene?” Sospirò
pesantemente la
donna, alzandosi. “Io vado a dormire.”
“Ahh, sì, ma vai!
Dormi che sennò poi ti vengono le rughe, sia mai.. Altro che
Altair
che ad ottocento anni sembra ancora un giovincello!” Disse
con il
suo solito tono critico e acido.
“Si si, notte Shaun!” Tagliò
corto Rebecca, scendendo le scale.
Shaun sospirò, aveva le gambe
piegate e tirate al petto. Incrociò le braccia sulle
ginocchia e vi
appoggiò il capo, sospirando pesantemente a sua volta. Era
proprio
un fiasco.. Ma perché?!
Proprio nel bel mezzo della sua
disperazione sentì dei passi sotto di lui.
“Shaun?” La voce
di Desmond lo chiamò.
Lo storico di affacciò e vide Desmond ed
Altair di sotto. Oh buon Dio, cos'era successo?
“Sì?”
“Scendi,
andiamo a fare compere!” Disse il neo assassino.
“Eh..?”
Shaun alzò le sopracciglia, confuso. Dove volevano andare a
far
compere a l'una di notte? Si lasciò scivolare giù
dal tetto,
atterrando un po' goffamente. Aveva perso l'allenamento.
“Non
dovresti sforzarti troppo alla tua età, sai?”
Rise, Desmond.
“Non
sei simpatico.” Borbottò Shaun che aveva avvertito
un lieve dolore
alla schiena. Altair e Desmond cominciarono a camminare e
così anche
lo storico che cominciò a seguirli. “Mi vuoi dire
dove stiamo
andando?” Chiese. Altair non lo calcolava proprio.
“A
procurarci un po' di armi. Se dovessimo avere un altro scontro con
l'Abstergo siamo completamente disarmati. Non ho nemmeno più
la mia
lama celata.”
“Per quella possiamo facilmente rimediare.”
Disse Altair.
Desmond lo guardò. “Ovvero?”
“Quella di
Ezio. Se è per questo puoi prendere anche la sua veste da
assassino.” Continuò.
“Dici sul serio?” Chiese Des. Doveva
ammetterlo, l'idea di indossare i panni di Ezio lo allettava e non
poco.
“Vuoi solo farti figo.” Contestò Shaun.
“Nessuno ha
bisogno di andare in giro con una veste bianca al giorno d'oggi,
anche se siamo assassini ci siamo comunque evoluti!”
“Beh, fa
sempre la sua porca figura.” Disse Desmond facendo spallucce.
“Oh
certo, sicuramente ti aiuterà a mimetizzarti tra monaci ed
eruditi e
non darai di certo nell'occhio! No!” Continuò lo
storico.
“Patetico.”
“Cielo, Shaun, datti una calma! Ti hanno cagato
nel caffé stamattina?” Chiese Desmond.
“Perché non chiudete
la bocca tutti e due?” Intervenne Altair. Erano incredibili
quei
quattro. Avevano sempre qualcosa da ridire, a partire dal tipetto
castano con gli occhiali.
Shaun borbottò qualcosa in segno di
dissenso ma poi rimase in silenzio.
Passarono dieci minuti a
camminare nella quiete più totale, erano quasi vicini al
centro.
Grazie al cielo il negozio al quale miravano non era in pieno centro
in modo che avrebbero avuto un po' più di tempo.
“Per quanto
riguarda la lama celata abbiamo risolto. Spade Altair ne ha ma.. Hai
visto quei bastardi? Sono passati alle armi da fuoco.” Disse
Desmond.
“Sveglia? Non siamo più all'epoca delle
crociate!”
Rispose Shaun, “E' ovvio! Ci si evolve! Cosa ci insegna la
storia?
Che si va avanti, ci si evolve! Si cresce!”
“Peccato che il
tuo cervello non faccia lo stesso.” Lo punzecchiò
Desmond,
ridendo.
Altair sospirò e scosse il capo.
Erano passati
davanti ad un gruppo di ragazzetti a Firenze che si stavano 'godendo'
la vita con alcune bottiglie di alcolici e a ridere e scherzare tra
di loro. Di certo Altair non passava inosservato.
Arrivarono
davanti al negozio preso di mira, in un vicoletto, era perfetto.
Altair si fermò di fronte alle vetrine. C'era un cancello
dietro la
porta di vetro.
“E quella come la apriamo?” Chiese Shaun.
“Ci
penserò io.” Rispose Altair. “Qualcuno
di voi ha mai usato una
pistola?”
Desmond si schiarì la voce, guardandosi intorno.
“Io.. Sono andato al poligono una volta e devo dire che..
Faccio
abbastanza schifo.” Rise.
Altair alzò le sopracciglia e guardò
Shaun.
“Sehh, qualche volta. Non sono un esperto.”
“Sapreste
sparare ad una persona, dunque.” Diede l'assassino per
scontato.
“Beh non vedo molta differenza dall'uccidere una persona con
le
lame o ucciderla con un proiettile, è sempre lo stesso
concetto.”
Disse Desmond.
“Bene. Preparatevi a correre. Coltelli, pugnali e
qualche pistola, poi filiamo via, chiaro?” Chiese Altair.
“Sì.”
Dissero entrambi all'unisono, annuendo.
L'assassino dalla veste
bianca si preparò e, dopo qualche momento di esitazione -o
meglio-
'meditazione' colpì la vetrata con una forte gomitata,
lasciando che
il vetro si frantumasse in mille pezzetti. Proprio in quel momento
l'allarme cominciò a suonare.
Desmond cominciò a sentire
l'adrenalina salire, il cuore aumentare di battiti. Bene, non credeva
che l'essere assassini includesse anche questo. “Bene! Sto
diventando un malavitoso!” Scherzò, anche se..
Altair non ci
impiegò molto ad aprire il cancello a modo suo,
dopodiché entrò.
Desmond rimase imbambolato per qualche istante, Shaun lo spinse.
“Se
finirò in galera vi ammazzo a tutti e due!” Si
lamentò lo
storico.
“Beh, per lo meno starai alla larga dall'Abstergo, al
sicuro! Dovresti esserne felice e ringraziarci!!!” Disse
Desmond ad
alta voce in quanto l'allarme era parecchio alto. I tre erano ormai
dentro al negozio, il danno era fatto. Cominciarono a raziarlo per
ciò di cui avevano bisogno.
I lampioni ed i flebili raggi di luce
della luna illuminavano l'interno del negozio mentre le prime luci
dei palazzi circostanti si accendevano, le prime persone si
affiacciavano curiose ed assonnate dai balconi e le sirene della
polizia cominciavano ad avvicinarsi.
***
Ringraziamenti speciali a Vesa290 che mi ha dato qualche spunto per
andare avanti.. =D
E poi ringrazio come sempre i miei fedelissimi recensori, lettori e chi
mi segue.
Un bacione a Merlina U_U
P.s.
Presto verrà svelato anche l'arcano su Ezio.. Devo solo trovare il modo ed il momento adatto per rivelare ciò che è successo u_u
Baci a tutti! Tchuss!
P.p.s.
Se vi va lasciate pure una recensione, non mi fa schifo! Hahaha, mi piacciono nuovi pareri! :D
Pure critiche.. E pure idee, consigli! :D
Tchuss!!!
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Capitolo 13 *** Ezio ***
Ezio
Le sirene indicavano oramai che la
polizia era vicina, Altair saltò oltre il bancone,
“Andiamo via!
Sbrigatevi!” Gridò, uscendo di corsa dal negozio.
Sentì
l'assordante sirena, lontana si e no di qualche isolato.
L'assassino
si diresse al muro del vicolo e, dopo essere saltato sul cassone
della spazzatura, si arrampicò sulla parete fino a salirne
in cima.
Desmond e Shaun, che erano usciti poco dopo, lo raggiunsero e lo
imitarono: prima Desmond, poi lo storico. Quest'ultimo era quasi in
cima quando Altair si lasciò cadere dall'altra parte e la
polizia
era praticamente di fronte al vicolo.
“Oh cazzo!” Esclamò
Desmond, chinandosi e porgendo una mano all'amico per aiutarlo.
“Mani in alto o faremo fuoco! Non provate a fare un ulteriore
passo!” Disse uno dei poliziotti.
Troppo tardi, però, Desmond
aveva già afferrato il braccio dell'amico e, con uno
strattone forse
troppo forte, lo aiutò ad arrivare in cima.
Si sentì uno sparò,
poi un altro. I proiettili non presero nessuno dei due in quanto,
'sfortunatamente', Desmond perse l'equilibrio ed insieme a Shaun
caddero all'indietro, giù dal muretto. Grazie al cielo non
era poi
così alto ma Desmond ne risentì tutto il dolore
sul suo povero di
dietro.
“Ahhh!” Si lamentò, una volta a terra,
si ritrovò
praticamente Shaun sopra. “Ti vuoi levare?!”
“Sei un
idiota!” Disse lo storico irritato.
“Ah, sì, invece di
ringraziarmi per non averti fatto riempire il culo di piombo
aggrediscimi pure!” Rispose Desmond, alzandosi e
massaggiandosi il
sedere.
“Volete piantarla!? Se non vi sbrigate quelli non li
seminiamo nemmeno tra dieci anni!” Ringhiò Altair,
cominciando a
correre.
Il neo assassino guardò Shaun, poi sentendo un po' di
dolori qui e lì cominciò a seguirlo di corsa
anche lui.
“Spero
che tu sappia cosa fai, Altair! Lo sai che al giorno d'oggi non ci si
nasconde alla legge sedendosi su una panchina tra un paio di persone,
vero??!” Chiese Desmond, continuando a correre. Altair
nemmeno gli
rispose. Che branco di idioti quei quattro. Soprattutto quei due
uomini.
I tre riuscirono ad allontanarsi
abbastanza velocemente dal centro senza dare nell'occhio. Dopotutto
erano tre assassini.
Quando finalmente si fermarono sembrava che
Shaun avesse appena corso la maratona di New York. Si piegò
in
avanti e appoggiò le mani sulle ginocchia, con il fiatone.
Desmond
si fermò accanto a lui, poco più avanti, per
tirargli una delle sue
solite frecciatine mentre invece Altair continuò a
proseguire,
camminando.
“Ehh, Shaun, stiamo invecchiando, eh?” Disse il
neo assassino, punzecchiando lo storico.
“V-vaffanculo..
Desmond..” Rispose lui tra un respiro ed un altro, tirandosi
nuovamente su.
“Ma da quant'è che non fai attività
fisica, eh?
Senti qua, sei tutto moscio!” Continuò Desmond
spingendogli una
mano contro l'addome.
“La vuoi smettere?!!” Tuonò irritato,
scansandogli il braccio in malo modo. Desmond scoppiò a
ridere.
Altair più avanti scosse il capo. Che razza di
deficienti.
“Insomma, Shaun..” Cominciò il neo
assassino
avvinghiandosi alle spalle di lui con entrambe le braccia, di lato,
cominciando a camminare. “Hai parlato con Rebecca?”
Lo storico
arrossì, visibilmente in imbarazzo, “Che fai?
Togliti..!!” Lo
spinse.
Desmond rise e si scansò ed entrambi si ritrovarono
Altair praticamente davanti. Si fermarono.
“Sì?” Chiese
Desmond.
“Non è bene rimanere qui.”
Suggerì Altair. “Sarà
meglio spostarci.”
“In che senso?” Il neo assassino ancora
non capì. Shaun si sistemò gli occhiali sul naso,
continuando ad
osservare l'assassino dalle nove dita di fronte a loro.
“Nel
senso che i templari non sono stupidi.. E la polizia ci
cerca.”
Tirò fuori un paio di pugnali e li lanciò ai due
compagni davanti
che li presero al volo.
“Andate a recuperare le due ragazze e
tornate a Monteriggioni, credo che sia la cosa migliore per
ora.”
“E
tu?” Chiese Desmond.
“Io ho delle cose da sbrigare. Ci vedremo
direttamente a Villa Auditore.” Disse voltando le spalle ai
due e
cominciando ad allontanarsi di corsa.
“O quello che ne rimane..”
Mormorò lo storico
“Altair, no! Aspetta!” Gridò il neo
assassino ma senza alcun risultato. Altair non si fermò.
“...
Deve avere qualche problema quello, indubbiamente.”
Commentò
Shaun.
“Cosa...?” Desmond ridusse gli occhi ad una
fessura,
guardando in un punto lontano.
“Che succede Des?” Lo storico
guardò nella stessa direzione, vedeva soltanto verde.
“...
Ezio..” Si limitò a dire Desmond, riprendendo a
correre verso
l'immagine del suo antenato. Altro non era che un'allucinazione,
ovviamente.
“Desmond, aspetta!” Gridò Shaun,
cominciando a
seguirlo... Purtroppo però, non era abbastanza in
allenamento,
decisamente no. Non ci volle molto prima che il neo assassino lo
seminasse.
“Che... Diavolo!!!” Imprecò, fermandosi,
trattenendosi dal diventare volgare. Ok, ciò voleva dire che
sarebbe
tornato da solo al rifugio e con Lucy e Rebecca avrebbero aspettato
Desmond tornare... Sempre se sarebbe tornato.
Scosse il capo e
riprese a camminare per raggiungere il rifugio.
“Aspetta!”
Gridò inutilmente Desmond, seguendo Ezio. Era veloce,
diavolo se era
veloce. Era da dieci minuti buoni che stavano correndo attraverso un
bosco ed il neo-assassino cominciava ad avere il fiato
corto.
Finalmente Ezio rallentò il passo. Davanti a loro c'era
una casetta abbandonata, sembrava bruciata, era anche abbastanza
tetra, tra l'altro.
Desmond raggiunse Ezio e cominciò a
camminargli di lato. “Dove ti stai dirigendo,
Ezio?” Si chiese ad
alta voce. Passo dopo passo si avvicinarono alla casetta fin quando,
lì davanti, la figura di Ezio passò attraverso i
muri, o quel che
ne rimaneva, segno che non c'era quando ciò era realmente
accaduto.
Desmond camminò intorno alla casetta per arrivare
dall'altra parte, da dove Ezio uscì. Poco dopo di fronte a
sé vide
un'altra figura bianca, sbiadita. Ferma.
“Ti ho trovato!”
Disse Ezio.
L'altro uomo dalla tunica bianca si voltò e...
Desmond potè ben constatare che era Altair. Anche quest'ultimo ovviamente era un'allucinazione.
“Altair? Che ci fa
qui?” Si chiese il neo assassino. Non ebbe nemmeno il tempo
di
interrogarsi su cosa stesse accadendo che Altair cominciò a
correre,
a fuggire da Ezio, forse, e quest'ultimo riprese a correre per
inseguirlo. Man mano che si allontanavano le loro figure sparivano
nel buio della notte.
Desmond voleva saperne di più... Ma come?
Avrebbe dovuto interrogare Altair il quale, però, sembrava
non avere
la minima intenzione di volergli spiegare cosa era accaduto con
Ezio.
Sospirò rassegnato e si voltò, notando che di
Shaun non
v'era traccia. Sbuffò e decise di tornare indietro, al
rifugio.
Shaun aprì la porta e rientrò. Ritrovò
Lucy e
Rebecca sedute sul divano, si zittirono subito e si voltarono verso
Shaun.
“Credevo dormiste.. Visto che..”
“Dove sono Altair
e Desmond?” Chiese Rebecca.
“Ehm.. Sono stati presi dalla
polizia..” Disse lo storico serio.
“Cosa??!” Sbarrò gli
occhi Lucy, alzandosi.
“No, ok, sto scherzando!!!” Ridacchiò,
Shaun.
Le due donne lo guardarono male.
“Ehm... Altair non ne
ho idea, diceva che doveva sbrigare una faccenda..
Desmond...”
Sospirò, “Credo abbia avuto una delle sue
allucinazioni ed è
partito...”
“E lo hai lasciato andare?” Chiese Lucy,
severa.
“Ha cominciato a correre e...”
“Lo sai che è
pericoloso lasciarlo da solo!” Sbraitò Lucy.
“Ma
io..”
“Lascia perdere Shaun!” Disse la donna irritata,
avviandosi all'uscita.
“Dove vai?!” Chiese Rebecca, alzandosi
anche lei.
“A cercare Desmond!”
“Si ma.. Altair ha detto
che dobbiamo andare via!” Disse lo storico.
“Via dove?” Lucy
si fermò. “E poi vorresti andartene via senza
Desmond?”
“N-no..
Intendo solo dire che se ora vai via anche tu... Insomma, cavolo,
Desmond tornerà..” Mormorò Shaun, certo
che quando Lucy era
arrabbiata era abbastanza inquietante.
“Al diavolo Altair, vado
a cercare Desmond.” Disse la bionda, uscendo e chiudendosi la
porta
alle spalle. Piombò il silenzio.
“Ma perché non l'hai
seguito?!” Chiese Rebecca, “Almeno ci evitavamo
anche questa
rogna!”
“Ci hai mai provato a seguire Desmond?!” Disse lo
storico contrariato. “Altro che barista..”
Rebecca sospirò
rumorosamente e si portò una mano al viso, scuotendo il
capo. “Stai
invecchiando Shaun..”
“Ma... Pensa per te!” Rispose
irritato. “E poi non dovevi andare a dormire?”
“Si ma.. Sono
entrata ed Altair e Desmond stavano uscendo... Sono rimasta sveglia
insieme a Lucy.”
“Che dolce. Come sei premurosa.” Disse lo
storico pieno di sarcasmo. Rebecca gli rifilò un'occhiata
non molto
carina.
“Quindi che facciamo?” Chiese Shaun.
“Che vuoi
fare? Aspettiamo che Lucy e Desmond tornano e poi facciamo come ha
detto Altair..”
“Ahhh, ceerto. Altair..” Disse sedendosi,
“Ormai quello che dice lui è legge!”
“Che cretino che
sei... Si può sapere che hai contro Altair?”
“Non è sano che
sia qui! Non è... Naturale, va contro natura!”
“... Non è
l'unico che va contro natura, qui.” Disse lei.
Shaun alzò le
sopracciglia. “Che vorresti dire?”
“Che cosa posso voler
dire Shaun?” Chiese Rebecca, esasperata. “Sei
proprio uno
stupido!”
“E-eh?” Ma che le era preso? “E' la
sindrome
mestruale la tua o cosa..? No perché mi stai
spaventando..”
Rebecca gli si avvicinò, fino ad essere davanti a lui. Lo
afferrò con entrambe le mani per il maglioncino, tirandolo
su.
“C-che fai?!” Chiese Shaun, guardando prima le sue
mani,
poi la donna.
“Si può sapere che cosa stai
aspettando?!”
“A-fare cosa..??!” Lo storico sembrava veramente
perplesso e
confuso.
“A BACIARMI!!!” Sbottò Rebecca.
Ok...
L'espressione che si era dipinta sul viso di Shaun faceva parecchio
ridere, sembrava stralunato. Rebecca strinse il maglioncino e,
mettendosi in punta di piedi, incollò le labbra a quelle
dello
storico. Tanto... Se non l'avesse fatto lei, altro che vecchia e
moscia.
Shaun sbarrò gli occhi, inizialmente gli venne l'istinto
di respingerla, aveva invaso il suo spazio personale troppo e troppo
velocemente... Ma lentamente si abbandonò a quella
sensazione e
socchiuse gli occhi, abbandonandosi a quel bacio.
I pugni di
Rebecca si rilassarono fino ad appoggiare le mani sul petto dello
storico, il quale le portò le sue di mani sulla vita,
lentamente...
Non durò molto quel bacio, quel che bastava per far
capire i sentimenti di lei a lui.. E a lei che lui ricambiava.
“....”
Shaun probabilmente era tutto rosso in faccia.
Rebecca si schiarì
la voce e lo guardò. “Posso dirti una
cosa..?”
“M-mh..?”
“....
Baci proprio da schifo!” Disse la donna, scoppiando a ridere.
***
Okkk!!! Ci siamo, siamo vicini allo svelare cos'è successo
al nostro povero Ezio Auditore, finalmente! Ehehehe :D
Da qui in poi si arriva in un punto di non ritorno >_<
spero di riuscire a sostenere tutto ciò, hehehehe.. No
vabbè, il problema è il groviglio di idee che mi
si crea ogni volta in testa.. Ma cercherò di snodarle come
si deve per regalare a questa storia gli ultimi capitoli come si
devono..
Ne vedrete delle belle, ehhehehe!
P.s.
Povero Shaun!
P.p.s.
Ringrazio tutti voi che mi seguite! *-*
Tchuss!
|
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Capitolo 14 *** Al Colosseo ***
Al Colosseo
Desmond continuava ad annuire alle
parole di Lucy che, dopo averlo cercato abbondantemente, l'aveva
ritrovato.
“D'accordo Lucy, ho capito!”
“Non puoi
prendere e partire ogni volta che vedi qualcosa Desmond. E'
pericoloso... Se non possiamo tenerti sotto controllo.”
Desmond
sospirò. “Va bene, d'accordo, ho
capito.” Disse lievemente
scocciato.
Lucy si fermò, davanti a lui. “Scusami... Lo sai
che
non lo dico con cattiveria o per essere una rompi scatole... E' che..
Ero preoccupata..” Disse cingendogli il collo con le braccia
e
stringendolo. L'Assassino sorrise, portandogli le braccia intorno
alla schiena. “Lo so, mi dispiace.. Ma so badare a me stesso!
Ho
venticinque anni, Lucy.”
“Non centra niente questo, Desmond.
Potresti averne anche cinquanta.”
Lui sospirò, rassegnato,
dando una pacca sulla schiena a Lucy, dopodiché i due
ripresero a
camminare fino al rifugio, erano vicini oramai.
Quando Desmond e
Lucy entrarono si ritrovarono Shaun seduto sul divano e Rebecca
accanto a lui, con la testa poggiata sulla sua spalla.
Dormivano.
“Oh, che carini..” Disse Lucy, con un
sorriso.
Shaun riaprì gli occhi. “A-ah...” Si
mise composto,
svegliando anche Rebecca per il movimento brusco. “Siete
tornati..!” Disse rimettendosi a posto gli occhiali.
“Ci avete
dato dentro eh?!” Esclamò Desmond, ironico.
“M-ma che dici?!”
Mormorò Shaun, imbarazzato, poi si alzò.
“Allora.. Vogliamo
andare? Che ore sono?”
Rebecca si scoprì il polso, guardando
l'ora. “Tra una cosa e l'altra sono quasi le
cinque...”
“Non
so voi... Ma la prima cosa che farò una volta arrivato a
Villa
Auditore sarà farmi una gran bella dormita..”
Disse
Desmond.
“Siamo pronti allora? Ma come ci arriviamo a
Monteriggioni?” Chiese Shaun.
Lucy fece spallucce. “Ci sarà
un autobus...”
“Un autobus? Dopo che abbiamo rapinato un
negozio? Proprio per dire: 'ehi, siamo qui sbirri, veniteci a
prendere mi raccomando!'” Disse lo storico.
“Genio. La
stazione è da tutt'altra parte...”
“Secondo me è una pessima
idea.” Continuò lui.
Rebecca si alzò, dandogli una pacca sulla
spalla, “Sempre pessimista tu!”
“Va bene, va bene! Siamo
pronti allora ad andare?” Chiese Shaun.
“Voi salite pure,
io... Vado a prendere la lama celata di Ezio.” Rispose
Desmond.
“Sbrigati!” Proferì Rebecca cominciando
a salire
insieme agli altri due compagni.
Desmond raggiunse l'altra stanza
vedendo subito il baule di cui Lucy gli aveva parlato. Si mise in
ginocchio davanti ad esso e lo aprì... “Wow,
quanta roba..”
Mormorò cominciando a frugare in mezzo alle cose di Altair.
Non ci
mise molto a trovare la lama celata, c'erano anche altri pugnali e
lame, piccole.. Ma pur sempre belle. Le uniche lame che aveva visto
Desmond fino ad ora erano quelle dei coltelli dei bar per tagliarci i
limoni o gli aranci da servire nei cocktail.
Eppure... Voleva
vederla. Continuò a scostare le cose fino ad arrivare in
fondo dove
v'era la veste di Ezio, tutta intera, pezzo per pezzo, proprio come
nei suoi ricordi. Era... Strano, davvero strano poter vedere una cosa
simile conservata per tutti quegli anni. Di certo non nascondeva che
se la sarebbe portata felicemente dietro, come parte delle lame che
c'erano lì dentro.. Ma per farci cosa? La veste gli sarebbe
servito
solamente a farsi notare di più e le lame invece servivano
ad
Altair, probabilmente.
“Desmond, ti vuoi muovere!?” Sentì la
voce di Shaun richiamarlo. Sussultò, preso com'era dai suoi
pensieri, e ricominciò a rifilare tutto dentro il baule, lo
chiuse,
e prese la lama celata a terra. Si alzò e raggiunse i
compagni di
sopra.
I quattro erano riusciti a raggiungere la stazione
senza problemi, si informarono e trovarono un treno che arrivava
vicino Monteriggioni, da lì poi un autobus. Che stress che
era senza
macchina!
Fin quando non salirono sul treno Shaun non fece altro
che guardarsi intorno con circospezione, non sia mai che ci fosse
stato qualche poliziotto!
Verso le sei e mezzo erano sull'autobus.
Ci sarebbero voluti almeno venti minuti.
Desmond era sfinito.
Sedeva vicino al finestrino e, accanto a lui, Lucy teneva il capo
poggiato sulla sua spalla. Entrambi probabilmente dormivano.
Rebecca
e Shaun erano ai sedili sulla sinistra. Shaun al finestrino, anche
lui stanco. Rebecca guardò Lucy e Desmond, i due
piccioncini.
Sorrise, appoggiando a sua volta il capo sulla spalla dello storico e
portando una mano sulla sua. Shaun si irrigidì visibilmente
anche
se, poco dopo, riuscì ad allentare la tensione e a
rilassarsi.
“Ahh, finalmente a casa...” Disse Desmond, una
volta aver messo piede dentro la Villa. Si sentì sollevato.
Si sentì
quasi sul serio a casa. “Ho un reale bisogno di dormire...
Nemmeno
quando facevo gli straordinari al bar, a pulire il vomito della gente
dal pavimento, ero così stanco.. Nuocete gravemente alla mia
salute,
lo sapete?!”
“Che schifo, Desmond!” Mormorò Rebecca.
“Beh,
qualcuno dovrà pur rimanere di guardia...” Disse
Shaun. Desmond
gli lanciò un'occhiata.
“Sì, Desmond, abbiamo capito che sei
stanco. Vatti pure a riposare.” Mormorò lo
storico, scuotendo il
capo.
“Beh allora andiamo anche io e Lucy, rimani tu
Shaun?”
Chiese Rebecca.
“Oh, sì.. Certo, andate pure tutti quanti, che
problema c'è?”
“Che brontolone che sei..!” Disse Lucy
ridacchiando ed avviandosi insieme a Rebecca.
Lo storico sospirò,
sedendosi poi al tavolo. In effetti lui non era molto stanco, quel
quarto d'ora che aveva dormito sull'autobus gli era, stranamente,
bastato.
Desmond era arrivato in camera, finalmente si poté
buttare sul letto... Da quanto tempo! Il letto che c'era all'Abstergo
gli faceva schifo e per di più lo aveva dovuto dividere con
Shaun,
così come il divano nel rifugio di Altair. Proprio quando le
cose si
stavano per fare interessanti e stava per dividere il letto con Lucy,
Altair se n'era uscito che dovevano andare a fare 'compere'.
Si
lasciò cadere indietro sul letto e, mal volentieri,
strisciò fino
ai cuscini. “Dio.. Che stanchezza..!”
Mormorò. Si portò una
mano dietro il capo, l'altra sull'addome, fissando il soffitto..
Certo che quando era da solo era facile che gli tornasse in mente la
sua vita di prima.. Prima di tutto quel casino. Non aveva avuto due
minuti di tranquillità per pensare un po' in generale da
quando era
arrivato al rifugio.. Ed ora era lì, da solo. Finalmente.
Tutto
si era risolto nuovamente, grazie al cielo. Lucy stava bene, Shaun
altrettanto.. Entrambi erano scampati alla morte per un pelo. Rebecca
era riuscita a portare La Mela in salvo... La Mela, che ora custodiva
Altair. Già, Altair... Era soltanto tutta la sua esperienza
alle
spalle che lo rendeva così freddo e schivo o dietro c'era
dell'altro? Chissà.
Desmond non poté fare a meno di sbadigliare
e sentire gli occhi lentamente sempre più pesanti e le
palpebre man
mano scendere sempre di più, fino a crollare in un piacevole
e
tiepido torpore.
*“Aspetta!” Gridò Ezio che oramai quasi
arrancava. Di fronte a lui, oltre la figura agile e scaltra di
Altair, v'era il Colosseo, grande ed imponente, che occupava ormai
parte della sua visuale sul cielo notturno.
L'assassino dalle nove
dita cominciò ad arrampicarsi sulle mura esterne,
velocemente e con
grande agilità e maestria.
“Fermati!” Gridò ancora Ezio che
arrivò sotto il Colosseo con il fiatone. Doveva riprendersi.
Cominciò a scalare a sua volta il Colosseo, cosa che non era
la
prima volta che faceva. Ciò rendeva il tutto molto
più
semplice.
L'assassino dalle nove dita era già molto più in
alto
di lui.
“Maledizione!” Imprecò Ezio che,
appiglio per
appiglio, continuava in quella pericolosa scalata.
Era ormai quasi
in cima quando appoggiò l'avambraccio sulle mura e con un
ultimo
slancio delle gambe salì. Rimase in ginocchio per qualche
istante,
sfinito, mentre si guardava intorno.
“Dove sei?!” Chiese Ezio
a gran voce. Si alzò lentamente, portando una mano alla
lunga spada
che teneva nella fodera, cominciando a camminare lentamente sul muro,
parecchio stretto.
“Abbandonate le armi, Ezio Auditore.
Combattere non vi salverà la vita.”
Sentì una voce alle sue
spalle e la punta di una lama poggiata sulla schiena.
Ezio si
fermò, rimanendo in silenzio. “Io non credo
proprio.” Mormorò
prima di compiere un grande salto in avanti, voltandosi per aria
verso l'uomo alle sue spalle e tirando fuori la spada dalla fodera.
Per sua sfortuna quando riatterrò un pezzo del muro cedette
e gli
fece perdere l'equilibrio, quasi facendolo cadere. Fortunatamente
però riuscì a riprendere il controllo.
“E così...” Vide
Altair, davanti a lui. Teneva una spada in una mano, La Mela
nell'altra.
“Io fuggirei se fossi in te..” L'assassino dalle
nove dita fece un altro passo, costringendo Ezio a farne uno
indietro. Non era il meglio combattere su un muretto così
stretto
dove bisognava sforzarcisi solo per tenere l'equilibrio.
L'immagine
era disturbata. Sembravano quasi delle interferenze. Si sentiva uno
strano rumore, come se fosse vento e delle parole, confuse.
Altair
fece un grande salto verso Ezio, provando subito un affondo con la
spada che l'abile e giovane, in confronto ad Altair, assassino
schivò.
Un altra interferenza. Una sagoma familiare. Una voce
familiare: “Non fidarti di lui!” Sì. Era
decisamente
l'inconfondibile voce del Soggetto 16.
“Che sta succedendo?!”
Chiese Desmond che ora riusciva a sentire anche la sua di voce.
A
differenza del sogno che aveva fatto qualche notte prima
all'Abstergo, sempre con il Soggetto 16, ora si ritrovava in prima
persona. Nello scorso sogno vedeva se stesso dialogare con quella
sagoma poco definita ed avvicinarsi ad essa fin quando non
svanì nel
nulla.
“Perché Ezio e Altair stanno lottando? Di chi
è che non
devo fidarmi?!” Chiese Desmond, alzando la voce.
L'immagine dei
due assassini era oramai svanita. C'era solo il Soggetto 16 davanti a
lui.
“Non fidarti di chi viene dal passato. Non fidarti di colui
a cui non puoi vedere nel profondo dell'anima.”
“Eh..? Cosa
significa?”
“Devi prepararti, Desmond. Sarà una lunga e dura
lotta. Solo uno ne uscirà vincitore.”
Una nuova interferenza e
l'immagine del Colosseo cominciava a tornare ben più
chiara.
“Aspetta!” Gridò Desmond.
La spada schizzò via
dalla mano di Ezio, cadendo di sotto dalla grande struttura. Sembrava come se i due assassini avessero lottato per un tempo molto lungo, mentre Desmond parlava con il Soggetto 16.
Il 'giovane' Assassino deglutì, guardando quello di fronte a lui
avanzare. Era
arrivato oramai fino al ciglio del cornicione più alto. Non
aveva
più via di fuga. Altair era oramai di fronte a lui.
“E' dunque
questa.. La mia fine?” Chiese Ezio.
“E' tempo che riposiate.
In pace.” Mormorò Altair con voce lieve, pacata,
quasi
confortante. Il braccio che teneva la spada lo portò tutto
indietro,
caricando un colpo deciso e forte, poi...*
Desmond si tirò su
di scatto, seduto sul letto, completamente sudato. “... Oh
Dio...”
Aveva il respiro leggermente affannato, gli occhi sbarrati. Schiuse
le labbra, per respirare a fondo. Deglutì. Era solo un
sogno... O
era stato realtà?
Si passò la lingua sulle labbra, inumidendole,
poi una mano sulla fronte imperlata di sudore. Risalì con
essa fino
ai capelli e dietro al capo, lasciandosi ricadere all'indietro a
fissare il soffitto.
Fece un gran sospiro e, dopo essersi ripreso,
tornò seduto, facendo per alzarsi.
“Desmond?” Sentì la voce
di Rebecca fuori la porta.
“S-sì?” L'assassino volse il
capo.
“Va tutto bene lì dentro? Shaun ha detto che ti ha
sentito... Gridare..?”
“No... Va.. Va tutto bene. E' tutto
ok.” Rispose lui.
“Va bene. Sono le dieci comunque... Altair è
arrivato.”
“D'accordo... Adesso scendo!” Disse alzandosi.
Aveva decisamente bisogno di darsi una rinfrescata.
Raggiunse il
bagno. Si aprì la lampo della felpa bianca e se la tolse,
dopodiché
portò entrambe le mani all'estremità inferiore
della maglietta e se
la sfilò. Aprì l'acqua e si osservò
qualche istante allo specchio
rovinato, o quel che ne rimaneva. Insomma... Un po' tutti gli uomini
si sa, sono vanitosi davanti ad uno specchio, nel loro intimo. Beh...
Di certo Desmond non si lamentava. Aveva un fisico niente male.
Scosse il capo con un sorrisetto, sentendosi quasi in imbarazzo con
se stesso per quei pavoneggiamenti. Si chinò in avanti per
darsi una
sciacquata al viso. Non faceva caldo ma sentiva il bisogno di
rinfrescarsi un po', così si buttò un po' d'acqua
sul petto e sulle
braccia. Raggiunse con la mano l'asciugamano che aveva provveduto a
portare già da quando erano arrivati lì la prima
volta Lucy. Si
tirò su e si portò l'asciugamano sul volto,
guardando il suo stesso
riflesso negli occhi.
Sentì una fitta al petto quando udì un
grido terribili nella sua testa. L'immagine di Altair che trafiggeva
l'addome di Ezio e quest'ultimo che dopodiché cadeva di
sotto.
Desmond schiuse le labbra. Aprì la bocca, sentì
per un istante
mancargli il fiato. Voleva dei chiarimenti... E li voleva subito.
Il
neo assassino uscì dal bagno, lasciando tutto lì,
com'era.
Fregandosene se era mezzo nudo, sinceramente nemmeno ci fece caso.
Scese di sotto e comprese che forse l'idea di scendere con solo gli
jeans e le scarpe non era stata granché visto che
sentì un lieve
brivido di freddo percorrergli la schiena. Beh, poco importava. Non
si sarebbe fermato. Altair era già di sotto? Bene.
Non appena
arrivò al santuario notò Rebecca, Lucy e Shaun
seduti al tavolino a
smangiucchiare qualcosa. Altair se ne stava a contemplare una delle
sette statue, la prima sulla sinistra, quella di Qulan Gal per
l'esattezza.
“Woo, Desmond, dove vai conciato a quel modo?!”
Chiese Rebecca.
Shaun la guardò per un istante, poi guardò
Desmond. “Sì, altro che barista, secondo me tu hai
un passato da
culturista.. Non è possibile che hai quegli addominali senza
attività fisica!”
“E' tutta invidia la tua, Shaun.” Lo
stuzzicò Rebecca. Shaun ovviamente rispose a tono e tra i
due nacque
un lieve bisticcio, difatti non notarono che Desmond stava andando
dritto e spedito da Altair.
“Tutto bene Des?” Chiese Lucy,
notando un comportamento strano.
Desmond arrivò alle spalle
dell'assassino, gli appoggiò una mano sulla spalla e lo fece
voltare. Lo prese con entrambe le mani per la veste bianca, poco
sotto al collo, spingendolo poi con le spalle contro il muro, in malo
modo, facendolo sbattere.
“Desmond!!” Lo richiamò Lucy,
ciò
fece voltare anche Shaun e Rebecca.
“Che fine hai fatto fare ad
Ezio Auditore?! Perché stavate lottando sopra il Colosseo,
eh?!”
Chiese alzando la voce, sbattendolo nuovamente contro il
muro.
“Desmond ma che stai dicendo?!?” Domandò
Lucy. Non era
il caso mettersi contro tra di loro.
“Toglimi le mani di dosso,
novizio.” Proferì Altair, visibilmente irritato
dal comportamento
di Desmond che però non sembrava volerlo mollare.
“VUOI DIRMI
COSA DIAVOLO E' SUCCESSO?! Eviti sempre l'argomento!”
“Non
sono cose che ti devono riguardare.”
“Sì invece!
Parla!!!”
Altair appoggiò una mano sul polso di Desmond.
“Lasciami.” Sussurrò.
“... Hai ucciso tu Ezio, non è
così?” Chiese anche Desmond con tono basso.
“Eravate sul
Colosseo, lui ti inseguiva... Siete saliti sopra, tu gli sei piombato
alle spalle e gli hai puntato contro la spada.. E avevi La
Mela.”
Continuò con tono minaccioso.
“Avanti ragazzi, smettetela..”
Cercò di calmare la situazione Rebecca.
“Cerchiamo di
collaborare tra di noi, sennò siamo davvero
fottuti!” Le diede
manforte Shaun.
“... Lasciami.” Si limitò a dire
Altair.
Desmond inspirò a fondo, lo fissò negli occhi per
qualche istante. Sì, nella sua vita da barman gli era anche
capitato
di fare a botte. Anche contro quelli dell'Abstergo, li aveva persino
fatti fuori... Ma mettersi contro un Assassino con ottocento anni di
esperienza alle spalle era pericoloso.
Lentamente aprì i pugni,
lasciando la stoffa della veste di Altair, dandogli poi le spalle..
Era più forte di lui, però. Ezio, come Altair, li
sentiva parte di
lui. Altair aveva avuto modo di conoscerlo e non sapeva il
perché ma
gli era ostile. Non era come lo aveva conosciuto nell'Animus. Erano
anche passati ottocento anni però, dalle vicende della terza
crociata.
Ezio.. Ezio gli aveva 'insegnato' tutto. Tutte le doti
le aveva prese da lui. Anche Ezio gli era rimasto ben impresso
dentro. Da una parte sì, lo aveva a cuore. Faceva parte di
lui..
Oltre che un suo antenato sentiva di averci comunque un legame,
seppur ormai era morto.
Gli venne praticamente istintivo. Un
assassino da ottocento anni? Bene, se non voleva parlare con le
buone, avrebbe parlato con le cattive. Si voltò di scatto e
sferrò
un destro pieno e forte sullo zigomo del povero Altair che, non
aspettandoselo assolutamente, sbatté il capo contro il muro
dietro
di lui.
“DESMOND!” Lo richiamarono i tre compagni
praticamente
all'unisono.
Il neo assassino lo prese nuovamente con una mano per
la tunica, tirandolo lievemente a sé per dargli un altro
pugno in
pieno volto ma Altair, una volta ripreso dalla forte botta, lo
precedette, dandogliene uno a sua volta sotto il mento e con
l'avambraccio deviò quello dell'uomo di fronte a lui.
Desmond fu
davvero fortunato perché se in quel momento avesse tenuto la
lingua
tra i denti... Sicuramente se la sarebbe tranciata di netto.
Il
neo assassino sentì un forte dolore espandersi per la
mandibola il
che lo fece istintivamente lasciare la presa e fare un passo
più
indietro, dopodiché si mise in una tipica posizione da
combattimento: gambe leggermente piegate, una più avanti
dell'altra,
pugni chiusi e un braccio vicino al viso, pronto a parare qualsiasi
attacco.
“Desmond, che stai facendo?” Chiese Rebecca,
facendo
per avvicinarsi, Shaun la fermò.
Poco dopo Altair, stufo della
situazione, partì all'attacco. Gli diede un calcio alto che
Desmond
fermò con l'avambraccio, poi fu la sua volta: gli
sferrò un pugno
che a sua volta Altair parò.
I due andarono avanti per un po' a
parare i colpi sferrati dall'altro fin quando Desmond, in un momento
di distrazione di Altair, riuscì a colpirlo nuovamente.
L'assassino
si piegò leggermente per il colpo subito
dopodiché, veramente
scocciato dalla faccenda, colpì Desmond in pieno viso. Il
neo
assassino perse l'equilibrio, scivolando dallo scalino dietro di
loro. Altair cadde rovinosamente insieme a lui in quanto l'altro non
ne voleva sapere di lasciare la presa.
L'impatto per Desmond fu
terribile: sentì la schiena nuda strusciare contro il
pavimento
rotto e rovinato dagli anni, dopodiché sbatté la
testa.
Altair
riuscì a parare la sua caduta appoggiando i palmi delle mani
a
terra. Praticamente era sopra Desmond, il quale già si stava
preparando per colpirlo nuovamente ma Altair lo precedette: in un
solo istante, il neo assassino, si trovò la punta affilata
della
lama celata alla gola.
“Fermi!!” Disse Lucy,
raggiungendoli.
La tensione nell'aria era palpabile, sembrava che
il tempo si fosse fermato. Gli occhi di Desmond in quelli di Altair e
viceversa.
“... Perché non lo fai, Assassino?”
Lo
incitò Desmond.
Altair rimase in silenzio qualche istante, poi
spinse lievemente la lama contro la pelle morbida del neo assassino.
“Ora sei un Assassino anche
tu. Proprio come me.”
Difatti era inutile usare quel nome come dispregiativo, oramai.
Ci
fu del silenzio, nuovamente, poi si sentì lo scatto della
lama
celata tornare al suo posto.
Lucy, che era rimasta con il respiro
smorzato fin'ora, tirò un sospiro di sollievo.
Altair si alzò.
Desmond si tirò su seduto, con le mani appoggiate al
pavimento
dietro la schiena. Gli bruciava da morire.
“Dai, ragazzi,
basta.. Siamo tutti tesi, ora stringetevi la mano e... E
basta.”
Disse Rebecca, poco sicura delle sue parole.
Altair rimase a
guardare Desmond. “No.” Rispose a Rebecca.
“Oramai la tensione
e diventata insopportabile a quanto pare.”
Continuò fin quando non
abbassò la voce, tanto che sembrava rivolgersi solo al neo
assassino. “Vediamoci domani sera.. A mezzanotte. Sopra
Castel
Sant'Angelo. Lì ti dirò tutto ciò che
vuoi sapere.” Disse prima
di avviarsi all'uscita del santuario.
Rebecca, Lucy e Shaun
guardarono l'assassino uscire, così come Desmond. Qualcosa
gli disse
che quell'invito era pericoloso.
***
Oook! Siamo arrivati veramente arrivati ad un punto critico della
Fiction, eheheh!
Chissà che succederà?! u_u Io lo so! Bwhuah!
Comunque... Volevo avvertirvi che questo sarà l'ultimo
capitolo che posterò fino a probilmente il prossimo fine
settimana...
Da Lunedì a Venerdì sarò impegnata in
uno stage che mi vedrà uscire di casa la mattina presto e
tornare la sera (più o meno tardi, dipenderà)
T_T.. Mamma!
Comunque.. u_u Per questo vi ho postato un bel capitolo lungo per farmi
perdonare.. E poi quando finirò lo stage mi
metterò ben d'impegno per scrivere il prossimo capitolo
è_é... Hah! Ne vedremo delle belle!
Grazie a tutti cari, che mi seguite *-* bacini a tutti!
Tchuss!!!
|
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Capitolo 15 *** La lettera ***
La lettera
“Non avrai intenzione di andarci,
vero Desmond?” Chiese Lucy dopo che il neo assassino si era
rialzato, sedendosi su una sedia qualunque. La schiena gli bruciava
in modo tremendo.
“Voglio sapere la verità.” Disse
deciso.
“Ma Desmond... Lo hai visto? Non è più
l'Altair di una
volta! E' completamente andato ormai!” Si intromise Rebecca.
“E
poi... Che stavi dicendo? Che centrano Ezio e Altair con il
Colosseo?” Chiese Lucy.
“Sentite... Io... Non lo so, era un
sogno, no, un allucinazione.. Non ve lo so dire, ma l'ho
visto.”
“Cosa?” Domandò Shaun.
“Ezio lo stava
inseguendo.. Erano arrivati in cima al Colosseo ed Altair impugnava
una spada e La Mela... Si sono messi a combattere e alla fine Altair
l'ha trapassato con la spada... Facendolo cadere di sotto. Ezio
è
morto. A causa sua.”
“Non ne abbiamo le prove, Desmond,
potrebbe essere solamente la tua immaginazione che galoppa lontano,
che ne sai?!” Disse Shaun, critico.
“Non lo so, infatti! E'
questo che voglio scoprire!” Rispose Desmond.
“Ma è una
follia Des! Non hai nemmeno alcun legame con Ezio, non lo conosci
nemmeno realmente! Noi abbiamo altre priorità!”
Disse Lucy.
“Lui
ha La Mela.” Bastò dire a Desmond per zittirli
tutti. “E'
abbastanza plausibile come scusa per lasciarmi
andare?”
Silenzio.
“Desmond...” Mormorò Lucy.
“Verremo
con te.”
“No. Devo andare da solo. Era un invito riferito a
me.”
“Ma come arriverai a Roma? Non abbiamo soldi, non abbiamo
una macchina..” Disse Rebecca con tono greve.
“Mi diletterò
nel borseggio.” Rispose il neo assassino.
“E se ti dovessero
scoprire? Passerai dei guai, finirai in galera.” Lo
canzonò lo
storico.
“Sono più veloce ed abile di loro, non riusciranno
a
scoprirmi ne tanto meno a prendermi.” Fu la risposta di
Desmond.
Stava parlando come un vero assassino, sicuro delle sue
potenzialità.
“Lascia che prima ti disinfetti almeno le ferite
che hai sulla schiena..” Disse Lucy avvicinandosi a lui,
appoggiandogli una mano sulla spalla, “Poi sarai libero di
fare ciò
che vuoi... Non possiamo impedirtelo.”
“Va bene...” Si
limitò a rispondere Desmond.
Era sera tardi. Desmond aveva
passato la giornata in giro per Monteriggioni a raccimolare un po' di
soldi. Gli era riuscito meglio verso sera, con il buio e soprattutto
con soggetti maschi, abituati a tenere il portafogli nella tasca
posteriore dei pantaloni.
Non aveva rubato molti soldi,
l'indispensabile. Era un po' preoccupato.. Se Altair avesse cercato
di uccidere anche lui? Sicuramente avrebbe avuto la meglio. Gli
sembrava come andare incontro alla morte.
Rimase sdraiato sul
letto a guardare il soffitto fin quando la porta non bussò.
“Sono
Lucy...” Sentì fuori dalla porta prima che
quest'ultima si aprì.
Desmond volse il capo verso la donna.
“Lucy...”
“Ti
disturbo?”
“No... No affatto, vieni pure.” Le disse
l'assassino, sorridendole.
Lucy chiuse la porta alle sue spalle
prima di raggiungere il letto e sdraiarsi accanto a lui. Gli
appoggiò
il capo sul petto e socchiuse gli occhi. “Posso dormire qui
con te
stanotte?”
Desmond cominciò ad accarezzarle il capo, tra i
capelli biondi. “.. Certo.” Rispose a bassa
voce.
“Des...”
“Mh?”
“Tornerai sano e salvo, non è
vero?” Chiese Lucy.
L'assassino non seppe cosa risponderle. Non
ne aveva la benché minima certezza, anzi... Dava per
scontato che
sarebbe morto il giorno dopo, a Roma.
“... Lo spero.”
Mormorò.
Lucy sentì una fitta al petto. E se non fosse tornato?
Cosa avrebbero fatto?
“Ma tu non preoccuparti...” La
tranquillizzò poi lui, “Vedrai che se ne
sarà il caso, se sarà
la cosa più giusta.. Dio, o chi per lui, favorirà
la mia lama, in
caso di scontro.”
Lucy alzò il capo e lo guardò.
“Desmond...
Ti prego però, fai attenzione.”
“Va bene, Lucy...” Disse
lui, baciandole la fronte.
La donna appoggiò nuovamente il capo
sul petto di lui, rimanendo in silenzio. Desmond continuò ad
accarezzarle i capelli e a stringerla a sé in silenzio, fin
quando
entrambi non si addormentarono.
La mattina dopo Desmond si
alzò presto, circa le sei. Non era riuscito a trovare pace
nemmeno
nel sonno, tormentato dai soliti incubi. Lucy era ancora lì,
al suo
fianco, che dormiva come un angioletto.
L'assassino si alzò
velocemente senza fare rumore, raccattando le sue cose e dirigendosi
di sotto. Aveva i soliti jeans, la felpa bianca e sotto la maglietta
nera raffigurante un'aquila. Al braccio, sotto la felpa, teneva la
lama celata. Si sarebbe voluto portare altro con se ma... Non poteva
di certo andare in giro con una spada attaccata alla cintura.
Scese
di sotto al santuario, strappando uno dei tanti fogli di carta e
lasciando un appunto per i tre compagni: “Non state in
pensiero, ci
rivediamo domani. In ogni caso... Grazie di tutto.”
Appoggiò la
penna sul tavolo, guardando il foglietto per qualche istante. Era il
caso di lasciarlo? Forse non era meglio scrivere qualcosa di
più
lungo? E se non ce l'avesse fatta?
Ma no, dai. Stava facendo
troppo il tragico! Altair non aveva mai detto di volerlo uccidere...
Non esplicitamente.
Riprese in mano la penna ed un nuovo foglio,
si sedé e si mise a scrivere.
***
Allora bella gente! Tornata dal mio luuuungo periodo di assenza!
Vi lascio con questo mini-capitolo per poi postarvi, in questi giorni,
l'altro.
Pronti per l'ultimo capitolo?! Spero di sì, io no! Mi
mancherà questa FF! :(
Grazie a tutti voi!
P.s.
Per chi fosse curioso di saperlo (ma chi?! xD) lo stage non
è andato male, apparte i primi due giorni che sono stati un
casino, per il resto tutto bene... Apparte il fatto che la mattina
dovevo svegliarmi alle 5 e tornavo verso le nove e mezza di sera a
casa.. Cenavo e andavo a dormire per farmi, quando m'andava bene,
cinque ore e mezzo di sonno... Eheheheh, finalmente stamattina ho
dormito, che goduri! Sono veramente sfinita!
Baci a tutti, tchuss!!
|
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Capitolo 16 *** La fine ***
La fine
Il
neo assassino rilesse la lettera un paio di volte, in silenzio.
Avrebbe fatto meglio ad andarsene alla svelta, prima che qualcuno si
fosse svegliato. Che stupido, aveva davvero intenzione di lasciare
scritta una roba simile? Non era il tipo, lui... E poi magari era
vero che erano troppo pessimisti, forse sarebbe tornato senza nemmeno
un graffio. Forse...
Si passò una mano tra i corti capelli neri,
arrivando fino alla nuca e massaggiandola lievemente, con l'altra
mano strinse il foglio di carta, appallottolandolo alla bell'e meglio
e scrivendo un nuovo biglietto, identico al primo.
Si alzò dalla
sedia sulla quale era seduto e, spostandosi, diede accidentalmente
una botta al tavolo, facendo cadere dal ciglio di esso la lettera
appallottolata che rotolò a terra.
Desmond con passo veloce uscì,
una volta fuori da Villa Auditore corse via, fino alla stazione.
Voleva allontanarsi il prima possibile da quei tre, non voleva farsi
male né tanto meno fare del male a loro. Forse era
autodifesa ma, in
cuor suo, sapeva che se li avesse rivisti prima di andare via gli
avrebbe fatto del male.
Arrivò alla fermata dell'autobus di
fronte le mura di Monteriggioni, quell'autobus l'avrebbe portato alla
stazione di Firenze e da lì a Roma. Sarebbe arrivato molto
prima di
sera... Ne avrebbe approfittato per fare un giro per la
città
eterna.
L'autobus si fermò di fronte l'assassino che raggiunse la
porta e salì, dopo essersi seduto si tirò su il
cappuccio bianco
della felpa e appoggiò il capo contro il finestrino,
guardando di
fuori, Monteriggioni.
Era circa mezzogiorno quando Desmond
mise piede fuori dal treno. Si ritrovò a stazione termini e
non poté
fare a meno di cercare di immaginare come fosse quel posto alla fine
del '400.
Non aveva la minima idea di dove andare né cosa fare.
Era ancora presto per andare a Castel Sant'Angelo, mancavano dodici
ore all'incontro con Altair. Si infilò le mani in tasca e
decise di
andare a mangiare come prima cosa. Si fermò in centro in uno
dei
tanti ristorantini pieno di turisti. Era veramente caotico il centro
di Roma durante il giorno. Aveva sempre voluto farci un giro,
purtroppo la sera che andarono a prendere La Mela non ebbe modo di
vederla molto in quanto erano diretti solamente al Colosseo. Vide
alcune cose solo di sfuggita.
Dopo pranzo passò la giornata in
giro per Roma. Durante il tramonto si ritrovò al Colosseo.
Voleva
vederlo per bene, con gli occhi da turista...
Il neo assassino
teneva gli avambracci appoggiati sul muretto, guardava il centro di
quella grande struttura che era il Colosseo, in ricostruzione
chissà
da quanto tempo.. Desmond era circondato da tanta gente, centinaia di
turisti eppure... Eppure non si era mai sentito così solo.
C'era
gente di tutti i tipi, da tutti i posti: cinesi, giapponesi,
americani, italiani... Famiglie, coppie, bambini... Lui era
lì, da
solo. Si chiedeva se la gente intorno a lui avesse la benché
minima
idea di cosa gli aspettasse. Già, chissà cosa
pensava la gente
intorno a lui, di lui. Non erano al corrente di nulla, di cosa aveva
passato, di cosa stava passando e di chissà cosa avrebbe
passato in
futuro. Non avevano idea che da una parte Desmond, così come
Lucy,
Shaun e Rebecca, stavano preservando il diritto alla vita di quelle
persone.
Desmond sospirò, alzando lo sguardo verso la parte
più
alta del Colosseo, non poté fare a meno che immaginare Ezio
cadere
di lì, trafitto dalla spada di Altair. Ezio... Poverino.
Scosse il
capo e decise di cominciare ad avviarsi a Castel Sant'Angelo...
Voleva un po' di tempo d'anticipo, non sapeva quanto ci avrebbe messo
ad arrivare in cima e il traffico di Roma era tremendo.
“Non
state in pensiero, ci rivediamo domani. In ogni caso... Grazie di
tutto.”
Lucy
sospirò, leggendo per l'ennesima volta il fogliettino,
seduta sul
letto. Che voleva dire quel 'In ogni caso... Grazie di tutto.'?
Sicuramente non era sicuro nemmeno lui che sarebbe tornato. Era
così
in pensiero...
“Dai Lucy...” Sentì la voce di Rebecca
alle
sue spalle, entrare dentro la stanza. “Non essere
così
pessimista..” Disse sedendosi accanto all'amica.
La ragazza
bionda sorrise appena. “No.. E' che.. Altair ha La
Mela..” Guardò
Rebecca. “E questo è tutto ciò che ci
ha lasciato Des...” Si
riferiva al biglietto.
“Cosa ti aspettavi? Un poema?” Chiese
Rebecca, ridendo.
“No.. Però... Pensarlo che potrei non
rivederlo più...”
“Ohhh, suvvia Lucy!” Disse Rebecca
dandole una botta sulla spalla. “Non essere così
pessimista!!!
Altair non ha detto che vuole ucciderlo mica..”
“Non
esplicitamente.” Controbatté Lucy.
“...” Reby sospirò,
“Sul serio, non c'è alcun motivo che tu stia
così in pensiero...
Desmond se la saprà cavare.”
“Per quanto tempo credi ancora
che la fortuna sarà dalla nostra parte, Rebecca? Sono
sopravvissuta
io, è sopravvissuto Shaun... Ma la fortuna non
starà per sempre
dalla nostra parte.”
“Lucy, smettila ora. Basta. Tornerà.
Desmond tornerà.” Disse l'amica appoggiandole una
mano sulla sua e
stringendogliela.
“.... Lo spero... Lo spero tanto.”
Mormorò
Lucy.
Mezzanotte. Desmond si trovava in cima a Castel
Sant'Angelo. Era seduto a gambe incrociate e guardava dritto davanti
a sé Roma. Attendeva Altair. Aveva avuto modo di pensare in
quelle
due ore passate lì sopra. Modo di calmarsi e prepararsi
psicologicamente a qualsiasi evenienza. Era pronto, qualsiasi cosa
sarebbe accaduta.
C'era un vasto spiazzo intorno a lui, tirava un
fresco venticello notturno. Seppur l'ora tarda si sentivano parecchie
macchine giù per la strada. Roma era sempre così,
in centro, anche
di notte. Si potevano vedere ancora persone e turisti aggirarsi per
la città eterna che, di notte, aveva un qualcosa di magico.
“Sei
venuto, allora.” Sentì Desmond, la voce di Altair
alle sue
spalle.
“Perché non avrei dovuto?” Chiese il neo
assassino
alzandosi, senza voltarsi. “Non ti temo.. E non temo le
conseguenze
che porterà il fatto che io sia venuto qui. Voglio sapere
ora.”
“Non
pensavo di certo che tu mi temessi, anche se dovresti farlo. Dalla
mia ho La Mela... E molti anni in più di
esperienza.”
“Già...
Ma non sempre l'esperienza aiuta, serve anche una buona
testa.”
“Se
la pensi così, Desmond..” Rispose Altair,
guardando il cielo. Il
vento si stava pian piano alzando, spostando la sua veste bianca. Il
cielo si stava coprendo di nuvole nere.
“Vuoi farmi fuori, vero?
Proprio come hai fatto con Ezio.” Disse Desmond voltandosi.
“Quello
che ho visto era reale... Hai ucciso tu Ezio Auditore, non è
così?”
Chiese incrociando lo sguardo dell'assassino di fronte a lui.
“Sì.
Sono stato io.” Come da accordo gli avrebbe detto tutto
ciò che
Desmond avrebbe voluto sapere.
“Lo immaginavo.. Ma perché?
Dimmi, perché hai ucciso Ezio? Cosa ti ha spinto a
farlo?” Lo
sguardo di Desmond percorse il corpo di Altair, la sua veste, fino ad
arrivare al sacchetto rosso di stoffa che teneva La Mela.
“Già...
Per questa.” Rispose Altair, appoggiando una mano sul
sacchetto.
“Per La Mela? Ma tu... Tu non sei come Al Mualim...
Tu hai ucciso lui perché voleva prendere il pieno controllo
grazie
alla Mela.. E poi cosa fai? Uccidi per essa?”
“No. Hai detto
bene, io non sono come Al Mualim. Non ho intenzione di avere il pieno
controllo su qualsiasi cosa e qualunque persona. Voglio solo il pieno
controllo della mia vita.”
Desmond sembrò non capire, aveva
un'espressione confusa sul volto. “Che vuoi dire?”
“Dopo che
Al Mualim morì, La Mela finì nelle mie mani. E'
grazie ad essa che
sono riuscito a vivere fino al '400, negli anni in cui ha vissuto
Ezio.”
“Ed è grazie ad essa se sei riuscito a vivere fino
ai
giorni nostri, no? Ma cosa centra Ezio?”
“Ezio era uno di
quelli che avrebbe potuto controllarla.. Il che era una minaccia, per
me.”
“Credo di non seguirti... Hai ucciso Ezio solo
perché
volevi La Mela per te? Perché volevi continuare a vivere
negli
anni?”
Altair espirò e sorrise lievemente.
“Più o meno.
Certo, detto così mi fa sembrare un mostro.”
“Ma tu... Tu non
avevi La Mela con te quando noi siamo andati all'altare, era
lì.”
“Sì... Semplicemente perché non ho
bisogno di tenerla
sempre stretta a me, inoltre è più sicura sotto
terra, in uno dei
templi, invece che nelle mani delle persone.”
Desmond annuì.
“Quindi... Immagino sia stato un puro caso che le nostre
strade si
siano incrociate.”
“Già. Non avevo intenzione di salvare la
vostra amica... Ma visto che La Mela era sparita e che quel luogo
brulicava di Templari ho capito che se avessi rivoluto La Mela tra le
mie mani, prendere insieme a me Lucy avrebbe reso più
semplice
ritrovarla.”
“Ah, bene.. Dunque così sei risalita a Rebecca..
E infine a me e a Shaun.. E perché... Perché hai
cercato di
infondermi fiducia in me stesso quando Shaun stava per morire?
Perché
hai salvato la vita di Shaun?”
“Ahhh, Desmond...” Altair
sospirò, “Non sono il tale mostro che tu credi io
sia.”
“Dovrai
uccidere anche me, allora. Anche io rappresento una minaccia per te..
O sbaglio? Anche io potrei essere in grado di maneggiare La
Mela.”
“Esattamente.” Si limitò a rispondergli
Altair.
“E
allora perché non l'hai fatto prima? Prima che ne venissi a
conoscenza?”
“Sai... Quando mi ritrovai di fronte a Re
Riccardo e gli dissi che Roberto De Sable lo tradiva, lui non seppe a
chi credere. Decise dunque che dovessero essere le armi a decidere..
E che la decisione di credermi o meno spettava a chi era più
saggio
di lui. Disse che di certo Dio avrebbe favorito la lama di chi
seguiva una giusta causa..”
Desmond rise appena, “E credi che
di star seguendo una giusta causa, Altair?”
“No. Ma ciò mi ha
insegnato che da allora in poi sarebbe stato il caso a scegliere.
Bisogna comunque dare una possibilità al proprio avversario.
Dunque
sarà il destino a scegliere.. Come ti ho detto, non sono un
mostro.”
“Beh, grazie Altair, sono certo che lottare con un
assassino con ottocento anni di esperienza in più della mia
e La
Mela.. Favorirà di certo la mia lama!” Disse
Desmond,
sarcastico.
“Dunque... Preferisci che ti uccida qui e
subito?”
“No.” Rispose il neo assassino fermamente.
“Lotterò
per la mia vita, se è ciò che devo fare.. Ma non
voglio ucciderti.
Pensaci prima, non arriviamo a tanto...”
“Ci ho già
pensato.”
“Va bene. Se è questo quello che vuoi,
Altair.”
Desmond sospirò.
“Sei venuto senza armi?”
“No.” Il neo
assassino si tirò su la manica, rivelando la lama celata.
“E
pensi di battermi solo con quella?” Chiese Altair, staccando
una
delle due fodere contenenti una spada dal cinturone. La
lanciò ai
piedi di Desmond.
L'uomo abbassò lo sguardo sulla spada, poi la
raccolse, sguainandola dalla fodera. Inspirò, cominciava a
sentire
una lieve agitazione assalirlo.
“Dunque... Che vinca il
migliore, suppongo...” Mormorò Desmond.
“No. Che vinca colui
a cui la fortuna favorirà la lama.” Rispose
Altair, portando una
mano alla spada, sguaninandola.
Il vento si era alzato parecchio,
il cielo era ormai completamente nero. Il rumore del traffico i due
assassini nemmeno lo percepivano più. C'erano solo loro due
ad
alcuni metri di distanza l'uno dall'altro mentre si fissavano negli
occhi. Il tempo sembrava essersi fermato fin quando un lampo,
susseguito da un forte fragore, diede il via alla battaglia.
Altair
corse contro il neo assassino che si preparò a sfoderare le
abilità
apprese da Ezio. Il leggendario assassino tentò subito un
affondo
che venne deviato dalla lama della spada di Desmond.
Altair
sorrise, scansando la lama della spada di Desmond con la sua poi, con
uno scatto rapido quanto calcolato, ferì l'assassino di fronte a lui all'addome
che fece
appena in tempo a fare uno scatto all'indietro per non subire danni
gravi.
Il neo assassino provò dolore, sentì il taglio
sull'addome bruciargli e gli venne l'istinto di abbassare lo sguardo
per vedere quanto grave fosse la ferita... Ma non lo fece. Era
sopportabile quindi non era un problema. Un solo momento di
distrazione e sarebbe finito tra le braccia della morte.
Desmond
decise di partire all'attaccò così
cercò di colpire Altair con la
sua lama ma, il leggendario assassino, eluse il colpo con una
cavazione: fece roteare la propria spada contro la lama di quella di
Desmond, deviandone il colpo. Contrattaccò a sua volta ma
il neo assassino fu
abbastanza abile e veloce da deviare anche quell'attacco,
indietreggiando ulteriormente. Non poteva continuare a schivare gli
attacchi e ad indietreggiare, prima o poi sarebbe arrivato al ciglio
e il rischio di cadere di sotto era ampio. Sentì alcune
lievi gocce
bagnarli il viso, stava cominciando a piovere...
Desmond cominciò
a camminare di lato, girando attorno ad Altair per guadagnare un po'
di terreno, rimanendo in difesa.
Il neo assassino partì
nuovamente all'attacco, cercò di eludere le difese di Altair
che
schivò il colpo, dopodiché Desmond
tentò una botta dritta che
venne deviata nuovamente dal leggendario assassino.
I due
continuarono per parecchio tempo senza che nessuno dei due avesse la
meglio, entrambi schivavano i colpi dell'altro e provavano nuovi
attacchi, senza successo.
Quello che era in lieve vantaggio era
Altair, era riuscito a colpire Desmond alcune volte, anche se
superficialmente.. Ma intanto era riuscito a ferirlo. Il neo assassino, oltre
che danneggiare la veste di Altair, non era riuscito ad infliggergli
alcun tipo di danno.
Desmond ispirò, aveva il respiro accorciato,
gli bruciavano le lievi ferite che l'assassino davanti a lui gli
aveva procurato.
“Sei stanco?” Chiese Altair. “Possiamo
anche finirla qui.”
“Neanche per sogno!” Disse Desmond
lanciandosi a capofitto su di lui, Altair deviò un altro
colpo e
ferì Desmond sul fianco. Il neo assassino gemette per il
dolore
provato... Se continuava così non avrebbe fatto una bella
fine.
La
pioggia scendeva fitta ed aveva bagnato gli abiti dei due assassini,
il sangue sui vestiti di Desmond era sbiadito e mischiato con
l'acqua. I lampi squarciavano il cielo e i tuoni spezzavano il
silenzio nell'aria.
“Va bene così. E' ora di concludere.”
Mormorò Altair.
Prima che il leggendario assassino potesse fare
la sua mossa finale, Desmond decise di lanciarsi nuovamente contro di
lui... Fu solo fortuna, probabilmente. La fortuna decise di favorire
la lama di Desmond che, dopo essere stata deviata dalla spada di
Altair, trovò aperta la difesa dell'assassino in quanto,
quest'ultimo, accidentalmente inciampò. Proprio mentre stava
per
predere l'equilibrio e dopo essersi sbilanciato all'indietro, Desmond
colse l'attimo e attaccò il leggendario assassino con un
fendente,
dalla spalla destra al fianco sinistro. La lama della spada
arrivò
fino al laccio che teneva legato il sacchetto della mela, tagliandolo
di netto. Il manufatto cadde a terra, la veste di Altair sul petto di
aprì in due ed il sangue schizzò addosso a
Desmond. Era
finita....
Altair lasciò cadere a terra la spada. Desmond
aveva avuto la meglio. Non capì di preciso ciò
che stava accadendo
intorno a lui ma sentiva il dolore della sconfitta. Barcollò
all'indietro e senza renderesene conto si ritrovò al ciglio.
“No!!”
Gridò Desmond, lasciando cadere la sua spada. Fu in un
attimo che
Altair fece l'ultimo passo indietro, scivolando giù. Desmond
si
slanciò in avanti, afferrando l'assassino per un braccio ed
inginocchiandosi a terra. Lo aveva preso per un pelo, l'assassino si
ritrovò con metri e metri di vuoto sotto.
“L-lasciami! Che
c-cosa fai?!” Gli domandò Altair, sentendosi privo
di forze,
sospeso nel nulla.
“E' assurdo tutto questo!” Disse Desmond.
“Perché deve per forza morire qualcuno? Tu puoi
aiutarci a
combattere contro i templari! Non c'è bisogno che tu
muoia!”
“...”
Altair rise appena, stanco ed interrotto da un colpo di tosse.
“...
S-sono... Stanco.. Di vivere... Desmond... Lasciami andare..”
Il
neo assassino deglutì, guardandosi intorno.
“No.”
“Desmond!”
Altair alzò lo sguardo. Sentì la pioggia fitta
bagnargli il viso.
“... Ormai sono io.. I-il maestro degli.. Assassini... Quando
il
m-maestro... Da un target... D-da eliminare.. Bisogna farlo... Senza
chiedersi perché... O per come.. Desmond...”
Lui lo guardò
negli occhi, mantenendo salda la presa.
“... L-lasciami andare..
Uccidimi.. Te lo ordino.. Da maestro. Uccidi il tuo
maestro.....”
Il
neo assassino rimase in silenzio. Forse doveva dargli ascolto...
Altair non era più la stessa persona di secoli fa. Forse
sarebbe
stato meglio per tutti. Chi era Desmond per andare contro la sua
volontà?
“D'accordo... Va bene, così sia...”
Mormorò.
Proprio quando Desmond stava per allentare la presa,
Altair azzardò l'ultima mossa: allungò il braccio
fino all'addome
del neo assassino che poté sentire solamente lo scatto della lama
celata,
poi un immenso dolore, lancinante, all'addome....
Il neo assassino
sbarrò gli occhi, lasciando istintivamente la presa: Altair
precipitò giù e con lui la sua lama si ritrasse
dal suo stomaco.
Era davvero finita così? Desmond si portò
entrambe le
mani allo stomaco, il sangue usciva copioso dalla ferita profonda. Si
accasciò al suolo, di lato, in posizione ricordante quella
fetale.
Era davvero quella la sua fine? Sarebbe morto dissanguato, lontano da
tutto e da tutti? Era così ingiusto...
La Mela era a pochi metri
distante da lui che riusciva a malapena a respirare. Sentiva i rumori
attorno a lui ovattati, di perdere la sensibilità al tatto.
La
pioggia che gli batteva addosso la sentiva sempre meno distinta e,
con le ultime forze, cercò di chiamare qualcuno.
“A....
A-aiuto...” Cercò di gridare, ma tutto quello che
uscì dalle sue
labbra fu solo un sussurro.
Al santuario un foglio
appallottolato giaceva a terra, recante queste parole:
"Buongiorno
ragazzi. Ho preferito andarmene mentre dormivate, non volevo di certo
saluti strappalacrime, no? Noi non siamo i tipi, ehehe...
Non
voglio che vi preoccupiate per me per tutto il giorno, fate altro,
non sprecate una giornata così.. Forse siamo noi che siamo
troppo
pessimisti, paranoici ed apocalittici, magari non mi
succederà
nulla, chi lo sa?
Non vorrei dilungarmi troppo ma nemmeno
andarmene via senza la certezza di tornare e senza avervi detto di
quanto io abbia imparato da voi, di quanto vi debba e di quanto vi
voglia bene. Siamo una bella squadra tutti e quattro.. Con
incomprensioni e momenti no, certo, ma quelli si affrontano e si
superano.
Sì, beh, ora sto andando veramente oltre e non ho
intenzione di fare un poema strappalacrime, non è quella la
mia
intenzione. No, anche perché tornerò, da domani
mi avrete di nuovo
tra i piedi e troveremo quei dannatissimi frutti dell'Eden..
In
caso contrario, Shaun, prenditi cura di quelle due splendide donne,
eh? Ci conto.
Vorrei anche ringraziarvi perché in tutti questi
anni, finalmente, mi sono sentito qualcuno di.. Reale. E' difficile
da spiegare ma per la prima volta non mi sono sentito solamente una
persona con un nome, ma qualcosa di più.
Non state in pensiero,
ci rivediamo domani... In ogni caso, grazie di tutto. Siete grandi e
vi voglio bene. Davvero.
Con tutto l'affetto di cui dispongo,
Desmond"
Nessuno
l'avrebbe mai letto. Nessuno avrebbe mai saputo che cosa Desmond
pensava e cosa avrebbe voluto dire ai suoi tre compagni in caso fosse
morto. Era stato uno sciocco.
Lucy, Shaun,
Rebecca.... Mi dispiace...
Fu
l'ultimo pensiero di Desmond, prima di cadere in un tiepido torpore.
***
Mi sento ufficialmente una stronza, yeeee!!!
T___T Oddio, che finale.. Oddio, oddio, oddio... Strappalacrime, io
potrei anche piangere, pure se sono l'autrice.
Qui finisce questa fic.
Chiedo venia a tutti quanti per la battaglia tra Altair e Desmond non
descritta nel dettaglio ma non sono bravissima con i termini
'spadaccini' ehehehe.. Spero che vi sia piaciuto ugualmente e...
Vi ringrazio tuttissimi voi per avermi seguita in questa fic, grazie
grazie grazie *-* spero mi seguirete anche nelle prossime, per ora ho
in mente una bella one-shot... Staremo a vedere!
Come ho detto a qualcuno forse forse forse questa avrà un
seguito, vedremo insomma... Ehehe, se troverò qualcosa di
valido.
Grazie a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Tchussssssssssss!!!!
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