Arcano and its Wonderland

di KairiXDD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Card n.0 - Alice ***
Capitolo 2: *** Card n.1 - Queen of Hearts ***
Capitolo 3: *** Card n.2 - Wheel of Fortune ***
Capitolo 4: *** Card n.3 - The Devil ***
Capitolo 5: *** Card n.4 - The Chariot; a New Adwenturer ***



Capitolo 1
*** Card n.0 - Alice ***


Accanto al nostro piccolo mondo, che nell’infinità del cielo non è altro che un piccolo granello di polvere, orbitano pianeti dalle più svariate forme e colori.
Fino a non molto tempo fa, Arcano era il più famoso e potente di tutti.

Nella città di Greenpeace era infatti nata l’Eletta, colei che aveva in mano il destino del suo mondo. Fin da piccola era stata cresciuta con una educazione rigorosa: i suoi maestri l’avevano preparata all’apprendimento delle arti magiche ed alla lettura delle costellazioni, molto importanti per una maga di prim’ordine come lei. Alice era la studentessa migliore di tutta Arcano, ed in poco tempo fu amata ed ammirata da tutti, tanto da diventare oggetto di culto.
Tutto ciò aveva purtroppo un risvolto negativo: i suoi genitori non si facevano scrupoli nello sfruttare la sua immagine per guadagnarci sopra, e “per mantenere la famiglia” come loro stessi affermavano e ripetevano. Alice visse sotto questa campana di vetro per diversi anni, oscurata dai flash delle macchine fotografiche: ormai il suo volto era presente ovunque sulle cronache quotidiane, non si parlava d’altro, mentre la vita negli altri pianeti rimaneva un mistero. Il suo singolare potere consisteva nella capacità di  leggere il passato e prevedere il futuro di una persona “leggendo” delle semplici carte da gioco, e fu proprio questa sua abilità che la portò verso una morte precoce.
Presto però la ragazza si stancò della vita trascorsa assieme alla sua famiglia, ed un giorno decise di scappare di casa, dirigendosi verso le Terre Ignote.
Si stabilì in una piccola abitazione in legno al confine con la Deep Forest, in uno sconosciuto villaggio dove nessuno la conosceva. Era solita lavorare il suo orto, e, quando ne aveva la possibilità, praticava la sua “normale attività” prevedendo il futuro della gente e aiutando i malati, facendo ricorso alla magia bianca.
Ciò che scombussolò la sua vita tranquilla fu un mercante, che un giorno passò di lì con una prestigiosa carrozza colma di prodotti esotici.
Venuto a sapere delle misteriose abilità di Alice, prese il sentiero che conduceva alla sua casa e, vedendone la porta aperta, con i suoi verdi occhi vispi scrutò l’interno dell’abitazione, curioso, per poi entrare senza preoccuparsi di bussare.
Quando vide Alice, le spiegò subito che voleva mettere alla prova le sue capacità.
La ragazza non si oppose –era ormai abituata alla gente che veniva lì senza avvisarla, ormai la sua casa era diventata una specie di emporio con gente che andava e veniva in continuazione- e accettò di buon grado la sfida. Estraendo 4 carte dal mazzo, riuscì a ricostruire la vita del mercante. Il ragazzo era allibito, incuriosito dalle potenzialità di Alice; ma prima ancora che la ragazza potesse terminare le previsioni sul suo futuro, la bloccò.
- Però, non sarebbe più emozionante se tu riuscissi a conoscere il tuo, di futuro?-
La  frase ebbe effetto: Alice non sapeva cosa ribattere, da un lato era interessata alla sua idea e si chiedeva come mai non ci avesse pensato prima, dall’altro rimase infastidita dalle sue parole.
Ma chi si credeva di essere per decidere delle sue scelte?
Il mercante osservò divertito la sua reazione, e con un sorriso sghembo le posò sul tavolo un sacchetto –doveva essere il pagamento per il consulto delle carte.
–Non ti preoccupare, ci rivedremo presto- azzardò, per poi alzarsi dalla sedia e tornare da dove era venuto, senza più preoccuparsi della fanciulla.
Alice non riuscì a bloccarlo, seguì con lo sguardo il suo profilo che andava allontanandosi, persa fra i suoi pensieri.
Stava iniziando a prendere in considerazione la sua idea, affascinata dall’aura del misterioso straniero. D’altronde non le sarebbe costato nulla leggere un paio di carte, forse sarebbe riuscita addirittura a cambiare il suo destino.
Effettivamente non è che l’entusiasmava molto il fatto di rimanere chiusa in casa per sempre, solo per scappare da una realtà che a lei non piaceva per nulla.
Ma non aveva ancora capito che l’intenzione di quell’essere umano, dall’aspetto quasi fiabesco, la voleva indurre in tentazione, per portarla alla rovina.
Ancora oggi la gente si chiede come Alice possa aver assecondato le intenzioni di quell’uomo –non sembrava così stolta da cadere in una trappola simile!
Alcuni pensano sia tutta una leggenda narrata dai popoli di Arcano per rivendicare la propria gloria nei tempi di guerra; altri pensano che Alice non si sia mai separata in realtà dai suoi genitori e che la donna delle Terre Ignote era soltanto un suo clone.

Fatto sta ,che un giorno Arcano e tutti gli altri pianeti che orbitavano accanto al suo, furono inghiottiti da un enorme buco nero, e con loro scomparirono pure Alice ed il Bianconiglio.

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Capitolo 2
*** Card n.1 - Queen of Hearts ***


Alice guardò l’orologio. Erano le 4 del pomeriggio, l’ora del tè.
Decise di rimandare le decisioni a più tardi, mentre si avviò verso i fornelli, prese la sua teiera di ceramica ed inserì dentro un apposito scomparto una bustina “al gusto di fragola”. Versò la bevanda in una graziosa tazza e si sedette al tavolo, contemplando il sacchetto davanti a sé. Sorseggiò lentamente la tisana, e con una mano sciolse il nastro che stringeva la busta.
Sul palmo della mano c’era una piccola ruota, che girava vorticosamente, mossa da chissà quale magia. Appoggiò subito l’oggetto sul tavolo e la ruota si bloccò. Alice era perplessa, continuava a chiedersi quale fosse l’identità del mercante, e perché le avesse dato una cosa simile; come mai i raggi avevano iniziato a muoversi al suo tocco? Era una specie di sortilegio?
Spostò lo sguardo sul mazzo delle carte. Il tè fumava ancora nella tazza. Lo bevve tutto d’un fiato, come se quella bevanda potesse tranquillizzarla, e farla ragionare. Infine appoggiò una mano sui tarocchi, e ne estrasse 4 carte: la Papessa, il Carro, la Ruota della Fortuna, il Diavolo.
Cercò di concentrarsi sul loro significato, ma non le uscì nulla di sensato.
Forse sventura? Probabilmente quel tipo che aveva incontrato prima era un potente mago che era venuto lì per vendicarsi. Forse le aveva lanciato alcune maledizioni stregando prima la ruota ed infine il mazzo di tarocchi. Scombussolata ed irata, si alzò dal tavolo, cercando di calmarsi.
Corse verso la porta di casa e, chiudendo gli occhi, stese le sue braccia pallide al cielo, inspirando profondamente l’aria fresca.
Quando fece per socchiudere leggermente le palpebre, si accorse di essere in un luogo diverso dal quale si trovava pochi istanti prima.
Attorno a lei si rincorrevano animali dalle forme strane, alberi dal tronco cartaceo con evidenti contrasti di chiaroscuro e dalle immense chiome che non proiettavano alcuna ombra sul terreno. Alcuni oggetti avevano spessore, altri no.
Un miagolio provenne da un cespuglio.
Si voltò verso quella direzione, e con stupore riconobbe una figura a lei familiare: un cucciolo di gatto, nero e spaventato, sembrava cercare disperatamente la sua mamma. Forse anche lui si sentiva perso in quel mondo surreale.
Piante coloratissime protendevano le loro foglie verso il cielo, cercando la luce del Sole. Ma quando Alice alzò gli occhi, cercando di dare un senso a ciò che le stava accadendo, un altro oscuro e misterioso aspetto di quel mondo si rivelò: il tempo, lì, non esisteva! Luna e Sole si spartivano lo stesso cielo, una parte delle nuvole aveva i riflessi del colore arancione dell’alba, l’altra era oscurata dall’ombra della notte. Numerosi pianeti e stelle erano ben visibili, si riconoscevano anche alcune galassie.
Dove mai era finita? Come era capitata lì?
Fissò il micio, lo prese in braccio e si voltò verso la sua casa. Almeno quella esternamente non era cambiata, continuava ad essere circondata da una foresta di cipressi, ma in lontananza, coperto per un terzo dalle nuvole e per l’altra metà dagli arbusti, si ergeva un possente castello.
Non riconosceva quella realtà; il gatto piangeva sempre più disperatamente: le sembrava quasi un incubo.
Lei non voleva vivere lì, cercò di nascondere la cruda verità rintanandosi in casa, l’unico luogo che in quel miscuglio di colori e sconosciute sensazioni, poteva rassicurarla. Con l’animaletto in braccio, girò il pomello della porta e lo adagiò delicatamente sul pavimento. Si girò velocemente e chiuse la serratura con la chiave, così che nessuno potesse entrare.
Prima di riporre la chiave, si guardò attorno con circospezione.
Presa dal panico non aveva preso in considerazione che l’interno della sua abitazione poteva essere cambiato ed essersi trasformato in qualcosa di mostruoso, ma con grande conforto trovò tutti gli oggetti al loro posto, così come li aveva lasciati prima di uscire. Accettò la possibilità che stesse sognando, che tutto ciò non fosse realmente accaduto.
Se si fosse distesa un attimo sul divano ed avesse chiuso gli occhi, tutto sarebbe sicuramente tornato come prima. E così fece.
Appoggiò la testa sul cuscino, fissò con lo sguardo perso nel vuoto la televisione, probabilmente aspettava qualcosa che non si sarebbe mai avverato, ma lei ci voleva provare lo stesso. Abbassò le palpebre, tentando di assopirsi; ma non ebbe nemmeno il tempo di entrare nello stato di dormiveglia che qualcuno bussò alla sua porta. Forse era già ritornata alla realtà, forse si era già risvegliata! Con ottimismo sorprendente, oltrepassò la cucina e si avviò verso l’entrata, pronta ad accogliere un nuovo cliente che le avrebbe chiesto di aiutarlo preparando un antidoto per salvare una persona cara da una misteriosa malattia, o forse era il solito riccone che passava di lì chiedendole di prevedere come sarebbero andati i bilanci questo mese.
Invece si presentarono due ragazzini, due gemelli, che appena varcata la soglia, presero Alice per le braccia e la trascinarono di peso fuori casa.
–Sei in arresto!- la accusarono, puntandole contro delle lance.
Alice li guardò un attimo e non riuscì a trattenere una fragorosa risata. Credeva ancora che tutto quello fosse una stupida allucinazione.
Sentì infine un odore metallico punzecchiarle le narici. Era l’odore del sangue: alcune gocce le scivolavano lungo la guancia, mentre la punta affilata della lancia le rigava il viso.
–Non stiamo scherzando, stiamo facendo sul serio- disse il giovane con occhi di ghiaccio –La regina ci ha detto di portarti al palazzo senza un graffio, ma se tu inizi a comportarti in questo modo, saremo costretti ad usare le maniere forti!- urlò il secondo, con occhi di fuoco. Alice stentava ancora a credersi, si voltò verso l’interno della sua casetta; sperava di riuscire a fuggire da quel mondo riprendendo contatti con qualcosa a lei familiare, quella che lei riteneva la unica e sola Realtà.
Ma non si era accorta, appena entrata, che sul tavolo era appoggiata la misteriosa ruota regalatole dal mercante?
Ora ai suoi raggi erano fissati da una parte un angelo e dall’altra un diavolo.
Il gatto si era nascosto sotto una sedia, la fissava con occhi imploranti pietà, ma il suo muso si contorceva in una strana espressione, quasi stesse sghignazzando.
Non c’era più niente da fare, ormai anche la sua dimora era stata contaminata dalla pazzia di quell’incredibile mondo; non era più possibile tornare indietro.
Fu fatta salire all’interno di una carrozza nera, con un solo finestrino sul retro. Appiccicata col viso al vetro, vedeva la sua casa allontanarsi, quando fu inghiottita dal verde della foresta cartacea.

Passarono giorni, forse notti; finché, sempre con la stessa “gentilezza” con la quale era stata accolta dai due, fu costretta a scendere dalla carrozza.
Davanti a lei c’era un possente cancello in ferro sbalzato, ricoperto di lamine d’oro, che formavano eleganti chiaroscuri con il resto dell’inferriata. Socchiusi gli occhi, riuscì a intravedere il paesaggio al di là del cancello: un giardino, ben curato, portava verso una residenza imponente. Alla vista dell’edificio, riconobbe subito il palazzo che si poteva scorgere anche da casa sua.
Una donna dai capelli lisci corvini e sguardo agghiacciante si presentò all’entrata del portone. Fissò Alice dall’alto in basso, quando uno dei suoi due servi che l’avevano portata fino lì, disse che era la forestiera.
–Una forestiera?- tuonò la donna
–Sì, sua maestà, quella che viveva in quella catapecchia ai confini del suo regno.
“Come osano definire la mia casa una catapecchia?”, pensò Alice, irritata.
A quel punto la regina si voltò verso di lei bloccando ogni suo pensiero a riguardo. –Bene, seguimi, straniera- le ordinò.
Le due entrarono in una stanza decorata interamente in stile Ottocento. La luce della Luna che filtrava dal rosso delle tende riflettendosi sul pavimento, pareva colorarlo di sangue.
Alice deglutì.
La regina attirò la sua attenzione –Come sei arrivata fin qui? Come mai la tua casa è comparsa ai confini del mio Regno?- sembrava chiederle in tono accusatorio.
Alice era terrorizzata, ma prima o poi avrebbe dovuto parlare della sua esperienza con qualcuno. Forse la Regina dallo sguardo gelido sarebbe stata in grado di aiutarla. Le raccontò tutta la storia, dall’arrivo del mercante all’incontro con i servitori gemelli.
–Portava un capello a cilindro, con delle orecchie bianche- spiegò la ragazza quando iniziò a descrivere l’uomo che aveva visto.
La Regina sentendo quelle parole pensò subito a Lui.
–Il Bianconiglio? – chiese con voce tremante.
Alice non aveva capito bene –Chi?- le chiese di ripetere.
–Il Bianconiglio.. il Bianconiglio... – iniziò, con lo sguardo fisso nel vuoto. Sembrava che i suoi ricordi iniziassero a prendere forma, ma più ripeteva quel nome, più sembrava impazzire.
E, come un computer con troppi programmi in esecuzione, alla fine la Regina si bloccò, andò in standby.
Alice pensò nuovamente che quella fosse una sua allucinazione, che la sua fantasia da sognatrice avesse oltrepassato ormai ogni limite esaurendosi in quello stesso istante e che ora forse sarebbe ritornata a casa. Tirò leggermente la gonna del vestito della Regina: effettivamente sembrava senza vita, morta.
Sorrise, rassicurata: l’incubo sembrava finito.
Qualcosa però sembrò rompere quel magico incantesimo.
-Portatela via! È in arresto!
Con un movimento rapido del braccio, la Regina scaraventò lontano Alice, in quel momento priva di forze. Le colpì la testa.
Non le ci volle molto per svenire.

C’erano delle voci. Qualcuno stava bisbigliando, sghignazzando. No, non era qualcuno... probabilmente erano i due fedelissimi servitori della Regina.
Alice sobbalzò, aprì gli occhi di scatto.
-Hai visto, Léo? Abbiamo eseguito bene il nostro lavoro, la Regina sarà fiera di noi!
-Sì, Leon...- rispose l’altro, seccato.
Alice aveva visto giusto... anzi aveva sentito giusto: erano proprio quei diabolici ragazzini che l’avevano condotta fino al palazzo.
Socchiuse leggermente gli occhi, assopita. Si portò una mano alla fronte: le doleva ancora un bel po’. -Ahi!- esclamò, saltando sul sedile; ma questa volta non per il male provato al cranio, piuttosto per un colpo ricevuto alla schiena. Si guardò bene intorno a lei: un interno nero... una luce proveniente dall’esterno. Si girò e vide delle piccole tende viola ricoprire una piccola finestra. Le scostò leggermente, ma delle sbarre impedivano la vista. Era dentro una carrozza, probabilmente stavano passando sopra un terreno accidentato. Le veniva quasi da vomitare, dentro quella gabbia così stretta non filtrava nemmeno un po’ d’aria.
Poi sentì qualcosa di leggero scivolare sopra il tetto e pochi istanti dopo ci fu un colpo secco che creò una apertura, permettendo alla persona postavi sopra di entrare con un abile balzo all’interno.
-Insomma, Alice... perché ti sei dimenticata a casa quell’oggetto così prezioso che ti avevo regalato?
Il mercante!
Si voltò e le infilò in tasca un sacchetto. Ancora quell’oggetto malefico che l’aveva tratta in inganno e che l’aveva trascinata in un mondo simile!
Alice cercò di spingerlo via e di restituirgli la ruota; lei non ne voleva più sapere nulla di questa storia.
-Il Bianconiglio?- disse Leon
-Dannazione, ci rovina sempre tutto quel maledetto quadrupede!- esclamò Léo, lasciando le briglie della carrozza e cercando di acciuffare il mercante.
Alice intanto fece per allungare la mano verso la sua tasca, quando tastò una superficie un po’ ruvida e rovinata, simile al cartone.
Estrasse ciò che aveva appena sfiorato: erano i 4 tarocchi che lei aveva usato per prevedere il suo futuro. Cosa ci facevano lì? Eppure non li aveva presi con sé quando era rientrata in casa, se lo ricordava. Non ebbe il tempo di rispondere alle sue domande che la Papessa si dissolse al contatto con l’aria circostante, in una nube di polvere d’oro. Il tempo si bloccò di nuovo, solo Alice e il Bianconiglio riuscivano a muoversi. Il ragazzo le porse una mano e la aiutò ad uscire dalla carrozza.
-Sei stata brava, Alice – le disse, con un finto sorriso stampato sul volto.
Alice non si sarebbe più fatta coinvolgere da quel tipo spregevole. Indietreggiò di qualche passo.
-Stammi lontano... Sei strano. Mi hai trascinato tu in questo Mondo... Cosa vuoi realmente da me?
-Non è un bel modo di rivolgersi al tuo salvatore, Alice... Ti ho portata qui perché tu volevi cambiare il tuo destino, non è così? – le rispose, continuando a sorriderle.
-Io... – Alice non sapeva cosa ribattere –Non volevo finire in un posto simile!
-Alice, Alice, ti lamenti sempre... Dovresti essermi grata per aver posto fine alla tua vita così noiosa... Non è più divertente qui?
Alice lo fissò con occhi intrisi d’odio. -Tu non mi avrai sicuramente portata in questo incubo per rendermi contenta e cambiare il mio destino! Non credo alle frottole che mi stai raccontando... Dimmi realmente come stanno le cose!
Il Bianconiglio sospirò. -Come sei ostinata, beh, se vuoi la verità, te la racconterò – puntò gli occhi vispi verso quelli innocenti di Alice – Io sono il sovrano del Regno di Picche, ma nessuno si interessa a me perché passo gran parte del mio tempo a viaggiare e commerciare negli altri mondi... Ma in realtà sono io l’inventore di Wonderland! Il mio desiderio è quello di cambiare destino... – prese le mani di Alice fra le sue – Tu che hai questo potere, fammi diventare il più potente di tutti e sposami! Insieme potremo governare l’intera Wonderland e cambiarla a nostro piacere!
Il color smeraldo delle sue pupille si rifletté sugli occhi azzurri di Alice.
Il suo sguardo era affascinante, ma terrorizzante al tempo stesso: era come entrare in un vortice dal quale non sarebbe più potuta scappare, e la ragazza lo capiva bene; era già stata ingannata una volta.
-No! Non è ciò che io voglio... Il mio desiderio è quello di tornare alla realtà e vivere la mia vita come mi pare... Non voglio più aiutare o seguire persone come te!
Alice si voltò e scappò via, correva più veloce che poteva; scomparve nel verde della immensa foresta che protendeva le sue radici verso ogni stralcio di terra libero. Quel paese era davvero un incubo, ma lei sperava di riuscire a nascondersi dietro i possenti tronchi degli alberi; almeno quelli non parlavano, non potevano farle del male.

-Alice, non potrai scappare dal tuo personale incubo... –sussurrò il Bianconiglio, vedendola scomparire.

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Capitolo 3
*** Card n.2 - Wheel of Fortune ***




Camminò forse per giorni, o per anni; d’altronde non poteva capirlo: quel mondo appariva immenso e il seguirsi irregolare di giorno e notte non faceva altro che peggiorare la situazione.
Ad un certo punto, le piante attorno a lei iniziarono a tingersi di un blu, finché non giunse ad un piccolo villaggio, al  confine del quale  si trovava un castello.
Era ormai stanca, e anche se non si fidava degli abitanti del luogo, doveva trovare un posto nel quale riposarsi. Si addentrò quindi nel villaggio, fra le stradine strette e buie del Regno.
“Benvenuti nel Paese di Quadri” diceva un’ insegna cadente.
In giro non c’era anima viva.
Probabilmente da loro era notte...
Scorse in lontananza una locanda e provò ad entrarci, ma la porta era serrata.
Fissò l’insegna...
Anche quella era piuttosto rovinata.
Provò a bussare quindi ad una casa vicina, ma nessuno venne ad accoglierla, né ci fu segno di vita dall’interno. Forse era un paese fantasma, distrutto dalla guerra.
Ma Alice non si perse d’animo. Con le ultime forze che le erano rimaste, prese la strada che portava al castello, l’unico luogo che  sembrava rimasto inalterato.
Il cancello era aperto, non c’era alcun guardiano nei dintorni che controllava il territorio. Sembrava un posto molto triste e desolato.
-Con permesso... – sussurrò, allungando la testa verso l’interno dell’edificio.
Anche lì non scorse anima viva.
Altre indicazioni completamente impolverate erano appese all’esterno delle camere.
Alice ne toccò una: subito il pulviscolo invase la stanza, facendola starnutire; ma sotto quello spesso strato l’insegna risplendeva  rivelando particolareggiate decorazioni. Allora provò a spazzare anche lo sporco presente sul pavimento: per terra c’era un arazzo finemente lavorato.
“Chissà come sarà stato bello questo palazzo una volta”, si trovò a pensare.
E chissà se vi abitava ancora qualcuno; ormai stava perdendo le speranze.
Seguì il cartello che indicava la stanza del Principe.
Appena vi entrò, vide una figura blu seduta sul letto, che fissava l’orizzonte con aria disperata. Sospirava, pensando a chissà quali cose.
-Posso entrare? – chiese Alice – Mi sono persa e non trovavo luogo dove ripararmi, il villaggio  sembra disabitato e...
-Oh ti prego, Regina Alexandra! Farò tutto quello che vuoi, ma non distruggere più il mio povero Regno di Quadri!- implorò il Principe, alzando le mani al cielo.
-Beh ecco, veramente io sarei...
Il giovane fissò meglio la figura.
-Oh, non sei Alexandra? Sei una straniera?- le chiese
Alice annuì –Vengo da un altro mondo- disse –Come mai qui però non c’è nessuno?
Il Principe sospirò e abbassando lo sguardo aggiunse:
-Vedi, Alexandra, la Regina di Cuori, ha preso tutti gli abitanti del mio Regno e li ha trasformati in carte da gioco... Lei vuole prendersi tutto il Reame di Quadri, brama il potere assoluto...
-Ma quale regno è il più potente fra tutti voi?
-Quello di Alexandra – rispose lui – Nessuno può competerle...
-Ma il Bianconiglio? Mi ha detto che aveva dato lui origine a questo Mondo...
-E sicuramente ti avrà portata pure qui, vero? – le disse il principe depresso – Le origini di Wonderland sono tuttora sconosciute, il Bianconiglio è un mercante, è bravo ad ingannare la gente... Non credo per te ci sarà più nulla da fare, quando si viene trascinati in questo Mondo è la fine, come lo è stato per il mio Regno... il mio povero Regno...
Un rumore di passi bloccò il racconto del Principe.
-Ehi Lucas!
Alice si voltò. Accanto alla porta un uomo, il volto coperto da un mantello, nel quale era avvolto anche  tutto il resto del corpo.
-Ah, Markus... - il Principe lo salutò con un breve cenno del capo, facendo scivolare sulle spalle i capelli dorati raccolti in una piccola coda .
-Chi è lei?- chiese l’uomo incappucciato.
Alice sobbalzò, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa. – Ah già, io non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Alice e vengo dal mondo di Arcano, precisamente dal villaggio di Greenpeace.
Markus si accigliò.
–Una straniera?
Lucas annuì
-L’ha portata qui il Bianconiglio- disse scoraggiato
Il ragazzo spostò lo sguardo verso Alice.
-Faresti meglio a scappare, forestiera.
Intervenne nuovamente il Principe
-Impossibile, ormai per lei che è finita qua non c’è più nulla da fare...
L’altro sembrò irritarsi
-Cosa vai a raccontare, Lucas?! Dovresti smetterla di essere sempre così pessimista. Non trascinare anche gli altri nella tua depressione! Prenditi anche le tue responsabilità per quello che è successo, reagisci invece di stare a piangerti addosso! Non vuoi riprenderti il tuo orgoglio, la tua vendetta?
Lucas sembrò ancora più triste, fece un sorriso che appariva una smorfia di dolore.
-Non riesci a capire, ormai per me non c’è più nulla da fare... E anche voi, invece di continuare a lottare, dovreste arrendervi...
-Lucas, tu non diventerai mai il Re di alcun Regno se continuerai a comportarti così!- si voltò verso Alice. -Tu prenditi la tua opportunità e scappa via da qui! Vattene da Wonderland!
Alice se n’era rimasta zitta a guardare i due, ma ora che era stata coinvolta nella discussione, non sapeva cosa dire –Ma mi hanno detto che è impossibile scappare da qui...
Markus sospirò
-Rimanere in questo posto desolato è come sottoporsi al lavaggio del cervello! Ma tu Alice, che sei l’Eletta, non lasciarti intrappolare dall’incantesimo malefico che ha  sconvolto la popolazione di Wonderland!
Il ragazzo la prese per mano e le porse un mantello identico al suo.
-Conosco un santuario... – le sussurrò, quasi per non far trapelare il segreto – Èqua vicino, se  preghi per la divinità, forse questa  ti potrà aiutare.
Lucas intanto stava piangendo, disperato.
-Muoviti, perché tra poco  la situazione si farà decisamente “scottante” ! Ti raggiungerò più tardi, Alice!
La ragazza non seppe dire di no; d’altronde Markus sembrava capirne qualcosa di quello strano mondo. Così seguì i suoi ordini e scappò dal Regno di Quadri.
Un urlo straziante si elevò verso il cielo; gli uccelli lì vicino volarono via, il villaggio sottostante al castello si tinse tutto di rosso e prese fuoco.
Una strana sensazione di rabbia pervase il corpo di Alice.
Forse il Regno di Lucas si basava sui sentimenti che provava quest’ultimo? Se era allegro tutto andava per il verso giusto, quando era triste diventava un paese desolato, e quando si arrabbiava tutto s’incendiava.
Ora erano apparsi anche gli abitanti della sua città.

Camminavano in mezzo al fuoco, bruciando tra le fiamme.

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Capitolo 4
*** Card n.3 - The Devil ***




Inorridita da quello spettacolo, Alice scappò in mezzo ai monti, e fortunatamente trovò il sentiero che portava al santuario.  Arrivata alle porte della cappella, l’oggetto-ruota che il Bianconiglio le aveva regalato splendette ed assimilò al suo interno la carta della Ruota della Fortuna.
Ora ad Alice erano rimasti solo due tarocchi... Forse, una volta scomparsi, lei sarebbe potuta ritornare indietro ad Arcano.
Dalla cima di quell’altopiano, si godeva di un panorama stupendo; la prima ed unica cosa che le era piaciuta di tutta Wonderland.
All’orizzonte vide Markus avvicinarsi: fortunatamente era ancora vivo. Fece per correre verso di lui, ma fu bloccata.
-Alice, perché invece di aspettarmi non sei subito entrata nel santuario? Non lo capisci che più tempo passi qui più rischi di non ritornare nel tuo paese natale? – disse Markus abbassandosi il cappuccio e porgendole una piccola ruota, identica a quella che aveva lei.
-Si è fermata, ormai il mio tempo era finito e non ho potuto far altro che nascondermi qui... anche io ero un Eletto, il primo di tutti a dir la verità; pur di non scomparire, ho scelto di rinascere a Wonderland, cancellando per sempre la mia esistenza dal mondo reale... – rivelò, tutto d’un fiato.
Ad Alice vennero a mancare le parole.
-Sei ancora sconvolta per quello che è accaduto prima? – le chiese lui – Lucas è un bravo Principe, ma come ogni cosa in Wonderland ha i suoi lati negativi... Io sono il suo amico più fidato, e dato che sono diventato abitante di questo mondo non posso nemmeno più morire.
Markus abbassò lo sguardo a terra e vide la ruota di Alice.
-Ne hai avute di avventure qui a Wonderland, eh... I talismani sulla ruota sono quelli dei 3 regni che hai visitato fino ad ora: quello di quadri, di cuori e di picche... ti mancano solamente i fiori.
-Cosa?- Alice guardò l’oggetto donatole dal Bianconiglio – Non mi sono mai accorta che ci fossero attaccati questi strani amuleti... Quando me l’aveva dato il Bianconiglio era solo una normale “ruota”
-Ogni volta che visiti un regno ne ricevi uno, mi chiedo però perché proprio il Bianconiglio ti abbia potuto dare un simbolo di così tanto valore... Quando ero arrivato io, ho dovuto scappare dalle sue grinfie e viaggiare per tutta Wonderland pur di trovarlo.
Markus porse ad Alice una spilla a forma di trifoglio
–Agganciala alla ruota. Poi entra di corsa al tempio... Hai la tua occasione per cambiare destino, usala: questo mondo non è fatto per gli esseri umani.
Alice gli era davvero riconoscente e non sapeva come ringraziarlo
-Riuscirò a salvare anche te, ti porterò fuori di qui, è una promessa- riuscì solamente a dirgli.
-No Alice, non potrai farlo. Io ho stretto un patto con la divinità che giace dentro quella cappella: pur di salvare il mio mondo, che stava per essere distrutto, ho scelto di rimanere qui per sempre.
Capisci cosa significa?
Alice scosse la testa, e  imperterrita aggiunse – No, non capisco. Io farò qualsiasi cosa pur di aiutarti, come hai fatto tu con me!
Markus la spinse via, verso il santuario
-Non sei una brava Eletta. Che valore ha la mia vita, ormai già corrotta, a confronto con quelle intatte del tuo mondo? È più importante salvare il destino degli altri, piuttosto che quello di una singola persona.

Alice pensò al passato. Ancora una volta la vita degli altri gravava sulle sue spalle.
Perché doveva sopportare un peso simile? Perché non era nata come una persona normale? Perché gli altri non capivano, oltre a Markus, cosa  significava avere in mano il destino di un intero popolo? Perché l’avevano adorata, e non invece odiata, come se fosse stata un mostro? Perché c’erano persone che si sacrificavano per una come lei?
Avrebbe voluto salvare la vita di quel singolo uomo, piuttosto che quella degli altri.
Lo aveva capito, in fin dei conti non era mai stata una brava Eletta, né altrettanto quella buona ed altruista ragazza che la gente s’immaginava. E continuando a recitare, con la consapevolezza di dover salvare un’intera generazione, perdendo l’unica persona a lei cara, si diresse  verso il tempio.
La carta della Ruota della Fortuna svanì fra le sue mani: rimanevano il Carro ed il Diavolo.
Si voltò ancora un attimo a guardare Markus, inserì la sua ruota dentro una apposita serratura e la porta del santuario si aprì. Nell’aria risplendeva un pulviscolo dorato.
Guardò un’altra volta i tarocchi: aveva come l’impressione che l’aria si stesse appesantendo, qualcosa non stesse funzionando. La serratura si chiuse di scatto, Alice rimase bloccata dentro il santuario.
Il Bianconiglio era affacciato ad una finestra, ma ora non sorrideva. Sulla sua spalla si era appoggiato un gatto nero, dagli stessi occhi lucenti del suo padrone.
-Alice, mi hai sempre recato problemi- disse –Pensavo obbedissi ai miei ordini, ma poi, non contenta di avermi tradito, sei scappata con quel lurido Markus...
Con un rapido balzo scese, maestoso e sprezzante come la morte, sul pavimento che rifletteva la luce lunare.
L’espressione del  viso rimase inalterata, ma le piastrelle sottostanti mostravano il suo vero volto, come un puro specchio d’acqua.
Il micio miagolò, zampettando vicino al Bianconiglio.
-È giunto il momento. – sussurrò accarezzandogli il collo –Ho aspettato fin troppo.
Alice si guardava attorno.
-Dov’è Arcano? – chiese - E come hai fatto a raggiungermi? – lo accusò.
Il Bianconiglio mostrò le spalle alla ragazza, rivolgendole solamente il viso.
-Eletta, non l’hai ancora capito? Tutto questo è stato un tuo sogno... Io ti ho seguita grazie a Felix...
Il gatto alzò il muso. Lo riconobbe. Era il piccolo che lei aveva aiutato e portato a casa sua; pensava che avesse perso la sua mamma fra le “meraviglie” di Wonderland.
Subito l’animale si trasformò: apparve un altro ragazzo, dai capelli sbarazzini viola; una guancia leggermente graffiata, il campanellino al collo; ma lo stesso identico sguardo del Bianconiglio.
-Tu volevi cambiare il tuo destino, io ho realizzato il tuo desiderio; ma tu non sei stata così scaltra, non hai ascoltato i miei avvertimenti... Wonderland è diventata la tua prigione...
Alice indietreggiò, non sapeva cosa fare, né tantomeno a chi credere
-Ma Markus mi aveva detto che sarei riuscita a ritornare ad Arcano se avessi pregato...
-Pfft...- il Bianconiglio si inginocchiò a terra, appoggiò una mano sul lastricato; sotto di loro un mare di stelle –Te l’ho detto, è tutto frutto della tua immaginazione questa... Ogni abitante del Regno rappresentava i tuoi più profondi sentimenti: Alexandra, che voleva conquistare l’intera Wonderland; Lucas, il Principe egocentrico; Markus, l’unico appiglio alla speranza; Léo e Leon, i tuoi sottomessi, portatori di distruzione... Ed infine io, il legame con questo Meraviglioso mondo, rappresentavo il tuo desiderio di cambiare il tuo Destino, il tuo Sogno più profondo e nascosto... Ma lo sai, i sogni possono cambiare da un momento all’altro, più grande è l’immaginazione del loro creatore e maggiori sono le sorprese! Se ci pensi bene, anche la nostra stessa Esistenza è imprevedibile, in un attimo può trasformarsi in un incubo, dal quale, il più delle volte,  è impossibile scappare...
Gli occhi del mercante brillarono mentre pronunciava queste parole –Alice, grazie alla tua fantastica fantasia, riuscirai a donarmi nuovi poteri... Che ne dici di rimanere assieme a me a Wonderland?
Chissà quale sarà il prossimo Sognatore...
Una risata agghiacciante vibrò nell’aria, quella voce soave e pacata a poco a poco divenne grottesca, come il leggero battito d’ali di una farfalla innocente, che a distanza di migliaia di chilometri può causare un uragano.
Tutto intorno a lei scomparve e i due s’inabissarono nel nero della notte; Alice e le sue ultime speranze svanirono con Wonderland, in un vortice maledetto.

Solo la carta del Carro rimase e  il Diavolo si impossessò di quanto restava.

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Capitolo 5
*** Card n.4 - The Chariot; a New Adwenturer ***




Il cancelliere chiude il libro. Il suo sguardo si posa su quello del ragazzino più piccolo, il nuovo Eletto.
-Quindi ricordati, Raphael – raccomanda con tono serio e preoccupato l’uomo – Non fidarti dei conigli bianchi...
Raphael sembra sempre più incuriosito dalla storia che Sebastian gli stava raccontando.
-Ma Alice, Alice che fine ha fatto?
-Alice è stata inghiottita dall’incubo...
-E il Bianconiglio?
-È sparito con lei
-Quindi non rappresenta più una minaccia per noi?
-Non si sa ancora bene chi sia questo Bianconiglio, Raphael –spiega Sebastian –Ma se lo vedi ricordati di non seguire l’esempio dell’imprudente Alice...
-Ok Seb, starò attento...
Il cancelliere sorride chiudendo il discorso.
-Stai crescendo bene, piccolo Eletto – e alzatosi dalla sedia  saluta il giovane.
Qualcuno, all’improvviso,  bussa alla porta.
Raphael, curioso, va ad aprire il cancello.
-Chi è?- chiede.
Un ragazzo dai capelli bianchi toglie il cappello e si inchina alla vista del fanciullo. Accanto a lui un gatto nero, tiene in bocca un sacchetto.
-Buon giorno, sua Maestà, che ne direbbe di fare un giro a Wonderland?
 

Gli incubi continueranno a vivere finché qualcuno non smetterà di sognarli...
 

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