DC AND LOVE - 7 SEASON

di kia84
(/viewuser.php?uid=4078)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cast ***
Capitolo 2: *** 7.01 Distanze ***
Capitolo 3: *** 7.02 Paure ***
Capitolo 4: *** 7.03 Sorprese ***
Capitolo 5: *** 7.04 Rancori familiari ***



Capitolo 1
*** cast ***


CAST REGOLARE

DAWSON LEERY: James Van Der Beek

JOEY POTTER: Katie Holmes

PACEY WITTER: Joshua Jackson

JEN LINDLEY: Michelle Williams

JACK MCPHEE: Kerr Smith

AUDREY LIDDELL: Busy Philipps

ANDIE MCPHEE: Meredith Monroe


CAST RICORRENTE

DOUG WITTER: Dylan Neal

GALE LEERY: Mary-Margaret Humes

BESSIE POTTER: Nina Repeta

EVELYN GRAMES RYAN: Mary Beth Pail


GUEST STARS

HELEN LINDLEY: Mimi Rogers

THEO LINDLEY: Don McManus

KAT LIDDELL: Brenda Strong

JOSEPH MCPHEE: David Dukes

MIKE POTTER: Gareth Williams

EDDIE: Oliver Houdson

CHARLY: Chad Michael Murray

TODD: Hal Ozsan

OLLIVER: Jordan Bridges

GRATCHEN WITTER: Sasha Alexander

HETSON: Roger Howarth

HARLEY: Mika Boorem

NATASHA: Bianca Kajlich

CJ: Jensen Ackles
DAVID: Greg Rikaart

EVE: Brittany Daniel


NEW ENTRY

NATHAN WOLFE: Sean West

NICHOLAS WOLFE: Heath Ledger

SEAN BENNET: Riccardo Scamarcio

LESLIE SUMMERS: Keira Knightley

CLAIRE SMITH: Jamie King

SAMANTHA JHONSON: Anna Paquin

KEVIN STEWART: Sean Patrick Thomas

LUCAS HARRISON: Adam Garcia

DANIEL WILLIAMS: Michael Vartan

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 7.01 Distanze ***


Prima scena
New York, bar
Jen: (continua a guardare una coppia che continua a baciarsi seduta ad un tavolino vicino al loro) Sarebbe tutto diverso se tu fossi etero.
Jack: Ma forse ci sarebbero più problemi tra di noi.
Jen: Mi avresti voluta?
Jack: Forse avrei dovuto decidere tra te e Joey…(lei fa una smorfia guardandolo male) ma sicuramente saresti stata la mia ragazza.
Jen: (torna a guardare i ragazzi) Che cos’ho che non va? Perché non riesco ad innamorarmi?
Jack: Forse non hai ancora trovato quello giusto.
Jen: Non riesco nemmeno ad avere un rapporto serio. Ormai non ho un ragazzo fisso da quando ho lasciato CJ…
Jack: Tu sei una normale pazza nevrotica e paranoica, la mia pazza nevrotica e paranoica. Devi ancora cercare, ci sono tanti pesci nel mare.
Jen: Mi manca tutto quello, baci coccole…vorrei avere un ragazzo che mi faccia innamorare…vorrei una presenza accanto a me, Jack non offenderti tu mi sei indispensabile e anche i tuoi baci non sono male ma vorrei anche portarmelo a letto, tra le altre cose.
Jack: Potrei darti le mie migliori prestazioni magari con una bella dose di liquore. (si sorridono con intesa)
Jen: Si, ricordo bene la gita in montagna di quattro anni fa. Ma non eri poi tanto ubriaco come stai dicendo.
Jack: Non potrai mai esserne sicura al 100%.
Jen: (continua a guardare i ragazzi e sospira) Perché Joey non ha i miei stessi problemi a trovare un ragazzo? Per lei è tutto facile, ha persino i ragazzi in panchina che aspettano il loro turno impazienti di avere anche solo un giorno con lei.
Jack: Joey ha altri problemi con i quali doversi confrontare e non penso che devi invidiarla come lei ha fatto con te per tanto tempo, questi sono solo periodi. Solo che lei deve fare la sua eterna decisione costantemente ritardata e tu devi smetterla di cercare il probabile principe azzurro perchè forse lo hai trovato…girati dietro, ti sta fissando da almeno dieci minuti. (sorride ammiccando all’uomo piuttosto carino che continuava ad osservarla)
Jen: (si volta leggermente e, riconoscendo l’uomo a cui si riferisce Jack, si rigira tirando un calcio all’amico che la guarda sorpreso) Smettila di fissarlo!
Jack: Perché? Guarda che mi hai fatto male! (si massaggia lo stinco)
Jen: Se non abbassi la voce il tuo dolore aumenterà improvvisamente.
Jack: Ma che ti è preso? Sei impazzita del tutto?
Jen: Quello continua a seguirmi da due giorni…dal college alla biblioteca, dalla radio a casa…non ho più un attimo di pace che me lo ritrovo sempre dietro a fissarmi. Andiamocene ti prego. (si alzano e Jack cerca di starle dietro il più possibile e si volta per dare un’ultima occhiata all’uomo ma era sparito nel nulla)
Sigla
Seconda scena
Dormitorio di Wortingthon
Audrey: Coniglietto, ti lascio sola per un’intera estate e tu non solo te ne vai a Parigi sorprendendo tutti ma rinnovi quasi tutto il guardaroba. Dove li hai trovati questi?
Joey: (cerca di studiare invano davanti al pc) In uno dei migliori negozietti di Parigi a prezzi decenti.
Audrey: Beh, niente male. Potrei persino venire a fare compere con te adesso. Questo topè davvero una favola…e questi jeans…mi dispiace coniglietto, ma finchè non uscirò a spendere il mio bancomat come si deve dovrò continuare a frugare nel tuo guardaroba. E questo cos’è? (prende in mano un abito nero molto scollato e così attillato che avrebbe attirato l’attenzione di tutti) Joey con questo non andavi di certo a servire ai tavoli…c’è qualcosa che non mi hai detto della tua permanenza a Parigi, sputa il rospo.
Joey:(si gira di scatto arrossendo alla vista di quel vestito complice dei momenti più belli del suo viaggio, si alzò e lo prese rimettendolo nell’armadio per poi chiudere le antine) Audrey devo studiare ti prego.
Audrey: Coniglietto non mi convince quella faccia da santarellina. Fa invidia alla tua amica Audrey e racconta tutto, anche i dettagli più piccanti. Sono pane per i miei denti.
Joey: Audrey non è successo niente.
Audrey: Tu dici niente a tre mesi a Parigi, nuovo look e a un vestito mozzafiato che attirerebbe l’attenzione persino dei ciechi? E che mi dici della giacca di pelle con la quale sei tornata ieri sera dal tuo favoloso viaggio?
Joey: E’ finta pelle e…
Audrey: Si certo, l’hai comprata in quel famoso negozietto. Ti assicuro che entro una settimana scoprirò i tuoi misfatti francesi, te lo giuro!
Joey: Che ti succede? La vecchiaia incombe? Solitamente riuscivi a scoprire tutto in 24 ore.
Audrey: Il mio coniglietto ha iniziato a prendermi in giro…guarda che ho tra le mani una cosa importante da mettere in atto, quindi la mia attenzione è concentrata li. Ciò vuol dire che ho poco tempo per investigare sui fatti degli altri come vorrei…specialmente con quelli della mia migliore amica.
Joey: E sarebbe?
Audrey: Oh no coniglietto, non ci casco! Scoprilo da sola, oppure tu mi dici tutto ma proprio tutto quello che hai fatto a Parigi e io ti dirò il mio segreto. Vedo quanto la curiosità inizia a roderti.
Joey: (fa una finta espressione altezzosa e menefreghista ma non ci riesce a tenerla per molto) Non mi sfiora nemmeno! Cos’è successo qui in questi tre mesi? Hai sentito gli altri?
Audrey: Come?! Joey Potter che non si premura di tenersi in contatto con il resto del gruppo? Credo che adesso inizierà un’altra glaciazione. Quella vacanza ha avuto uno strano effetto su di te.
Joey: Ho avuto molto da fare e poi il cellulare non prendeva bene, comunque vi ho inviato diverse cartoline.
Audrey: Già…qui c’è stata calma piatta come al solito. La tua partenza ha spiazzato tutti quindi in qualche modo dovevamo cavarcela senza di te. Jack e Jen hanno passato quasi tre mesi interi tra ospedale e casa Lindley per la nonna, adesso fortunatamente sta meglio ma il tumore c’è ancora…solo lo scorso mese a mala pena poteva camminare per la chemioterapia. Pacey ha iniziato a lavorare al Leery’s Fresh Fish ma non so ancora per quanto lo farà…lui è molto legato ai Leery ma è decisamente sprecato a lavorare a Capeside. Dawson è immerso fino in fondo nel mondo di Hollywood, il mese successivo a quando sei partita ha iniziato a progettare un altro film…quindi adesso è diviso tra il progetto che ha in testa e il college, non vorrei essere al suo posto perché avrei già lasciato l’università. Ho sentito qualche settimana fa Jen e a quanto pare ha mollato Cj per le solite divergenze di coppia che ormai lei non sopportava più visto anche la situazione di salute della nonna. Jack, invece, continua a scovare ragazzi da una notte e via senza nessuna preoccupazione per il giorno dopo. David l’ha proprio ridotto male, come pure quell’idiota di Eric…dovrebbe trovare qualcuno che si meriti tutta la dolcezza di Jack, mi dispiace vederlo buttarsi così. Comunque questa è la situazione che hai lasciato qui a Boston.
Joey: Sarà, ma per me è quasi come se fossi stata via più di tre mesi. Cosa fai? (Joey si sorprende di vedere Audrey che si mette la sua giacca di pelle e avviarsi verso la porta)
Audrey: Scusami coniglietto, ma devo proprio scappare. La giacca te la riporto intatta stasera, te lo prometto. Ciao! (esce lasciando Joey di sasso e incuriosita dall’uscita improvvisa dell’amica)
Terza scena
Los Angeles, esterni degli studi di produzione.
Olliver: Sii! Lo sapevo! Ero convinto del loro aiuto! (si batte le mani sfregandole con soddisfazione e mettendosi a saltare a destra e a sinistra con entusiasmo non contenuto)
Dawson: Olliver calmati prima che si rimangino la parola vedendoti saltare come un pazzo esaltato.
Olliver: Ormai non possono più! Hanno quasi firmato quel contratto!
Dawson: E’ quel quasi che mi spaventa! Non è assicurato ancora niente.
Olliver: Dawson abbiamo tra le mani le chiavi di Hollywood basta che le sfruttiamo nel modo migliore. E’ solo un dettaglio il fatto che non ha ancora firmato, ci ha garantito che appena gli porteremo il copione finito tutte le vie legali saranno risolte e inizieremo a fare i provini per poi girare. Meglio di così si muore. Dopotutto il to film di <= span class=3DSpellE>quest’
estate li ha colpiti favorevolmente, grazie anche al fatto che lo hai fatto senza aiuti finanziari delle banche e te la sei cavata da solo con i tuoi amici.
Dawson: Il fatto è che non ho finito di scrivere il copione…l’idea c’è da mesi ma<= /span> io non sono uno scrittore, non so come farlo finire.
Olliver: Progetti questo film da mesi…forse è una di quelle tue idee da tutta una vita come quello che hai girato quest’estate e adesso dubiti delle tue capacità? Dawson mi sa che ti devo insegnare tutto io!
Dawson: Come descrivere un’amicizia travagliata che va avanti da anni?
Olliver: Mi infastidisce ammetterlo ma nessuno meglio di te potrebbe riportare il tutto davanti alla cinepresa…vedi, mi vengono i brividi solo a dirtelo in faccia. Sei un mostro nell’esprimere tutti quei
buoni sentimenti di cui parli tanto.
Dawson: Grazie della fiducia che riponi in me, sembra che sei l’unico ad averla.
Olliver: E che mi dici di Joey?
Dawson: (sorride massaggiandosi il collo) Joey è…Joey. Non esistono parole per definirla.
Olliver: (entrando nella jeep di Dawson) Gi&agr= ave;, ricordo i tuoi lunghi monologhi sul vostro eterno rapporto di anime gemelle. Dovresti andare da lei e dirle una volta per tutte cosa provi.
Dawson: La fai facile, sono successe troppe cose tra di noi per far tornare tutto come prima. Siamo cresciuti.
Olliver: Si, i due amichetti inseparabili del fiume adesso sono cresciuti…ho visto com’è cresciuta Joey, ma preferisco sempre Jen.
Dawson: Hey stai parlando delle mie due ex ragazze!
Olliver: (inizia a trafficare con la radio) Lo so, tutte le fortune le hai tu. Parliamo del film. Avrei un’idea.
Dawson: Perché questo non mi sorprende e mi terrorizza allo stesso tempo?
Olliver: Non preoccuparti, voglio il meglio da questo film e per questo so che la mia idea lo migliorerà. Penso che se il protagonista uccide la madre dopo la morte del padre e in un momento di crisi si suicida ma il suo spirito continua a vagare tra i suoi amici come un anima in pena, continuando a mitigare morti in attesa della sua scesa agli inferi…non sarebbe male come storia. E magari lui trova la sua anima gemella a letto con il suo migliore amico. Questo sarebbe un filmone da oscar…immaginati noi due a ritirare le statuette in mezzo a fotografi e fan scatenati. Io potrei persino fare il protagonista, così finiremo i provini prima e puoi fidarti della mia recitazione.
Dawson: (fa un finto sorriso) Chissà perché me lo immaginavo!
Olliver: Parliamone al pub<= /span>, dobbiamo festeggiare così poi ti dico altre idee geniali che mi frullano in testa. (Dawson lo guarda preoccupato scuotendo la testa)
Quarta scena
Strade di Capeside
Pacey: Che bel sedere quella bionda.
Duog: Spiacente di deluderti fratellino, ma mentre tu eri a fare il figo a Boston tutta Capeside è venuta a sapere che la ragazza in questione se lo è rifatta cinque mesi fa.
Pacey: Scusa fratellone, dimenticavo che a te non piace quel genere d’interesse che attrae un normale uomo…piuttosto hai cambiato parrucchiere.
Duog: Perché?
Pacey: Solitamente è dal parrucchiere che si ascoltano questo tipo di pettegolezzi. Si, devo ammettere che il salone di bellezza che frequenti sta facendo un notevole effetto. Mi dispiace solo per le ragazze che deluderai.
Duog: Noto che il tuo senso dell’umorismo non è cambiato affatto. (st= a per allontanarsi un po’ offeso ma il fratello lo ferma)
Pacey: Lo sai che scherzo…anche se non ti ho mai visto frequentare nessuna ragazza, nemmeno al liceo.
Duog: Ricominci? Ti ricordo che vivi ancora in casa mia, quindi attento come parli.
Pacey: Quasi dimenticavo, potresti persino mettermi dentro!
Duog: Fa meno lo spiritoso e dimmi che intenzioni hai.
Pacey: Spassarmela come ai vecchi tempi e poi mi mancava il mio fratellone, non potevo lasciarlo un altro anno da solo con se stesso.
Duog: Perché non sei rimasto a Boston con gli altri?
Pacey: Non volevo campare sulle spalle altrui dopo aver perso il lavoro, ma sulle tue si. Dopotutto sei di famiglia.
Doug: Parlando di famiglia, perché non sei andato dai nostri genitori?
Pacey: Non mi abbasserò fino a quel punto per elemosinare da loro. Sai come sono i nostri rapporti…mi trovano un perdente fallito, credevo che con il lavoro da broker papà finalmente mi avrebbe apprezzato ma il sogno è durato poco…diciamo solo il tempo necessario che è rimasto in ospedale. Mi ha sempre ridicolizzato davanti a tutti e la mamma non faceva nulla per farlo stare zitto…persino con Andie e Joey me lo sono dovuto subire.
Doug: Ma Andie e Joey ti hanno sempre difeso davanti a tutta la famiglia, hanno entrambe risposto per le rime a papà che ha dovuto ricredersi e stare zitto per non fare altre figuracce.
Pacey: Già, ma è sempre durata poco questa tregua. Quando Andie è partita la prima volta è stato li a confortarmi per poi ritornare di nuovo lo stronzo sceriffo Witter, con Joey non ne parliamo…li mi ha tormentato dandomi dello stupido per averla lasciata…come se non bastassi solo io a darmelo, poi sono partito spiazzando tutti e tra tutti i posti del mondo l’ultima tappa del mio viaggio è stato proprio Boston. Peggio di una commedia degli orrori dove ho trovata lei bella come sempre e con in testa Dawson come al solito.
Duog: Però ti sei consolato con Audrey.
Pacey: Si, per circa un anno e mezzo di tira e molla…forse è stata una delle relazioni più lunghe della mia vita, ma è stata di certo la più incasinata. E ovviamente come tutte le cose nella mia vita è finito tutto male dove non c’era più niente da recuperare…a quanto pare fallisco in tutto.
Doug: Ricordo le lodi che ti faceva Danny per il ristorante.
Pacey: Beh, forse mi è rimasto solo questo visto che adesso lavoro al Leery’s Fresh Fish come chef. Devo ringraziare Gale per questo.
Duog: E ovviamente la pazienza di Danny ad insegnarti a cucinare.
Pacey: Ok, ho capito la solfa…ti ringrazio per aver insistito a farmelo incontrare. Wow! (si ferma di colpo guardando una vetrina con occhi pieni di adorazione e il fratello scuote la testa)
Duog: Oh no! Non pensarci minimamente…non potresti nemmeno permettertela.
Pacey: E’ un sogno…è bellissima…è…
Duog: Cara
! Scordatela Pacey! E’ <= span class=3DGramE>da quando
sei tornato dal tuo viaggio che ne sei ossessionato, adesso è meglio che torni con i piedi per terra…dov’è finito il ragazzo che avrebbe fatto di tutto per ottenere una barca tutta sua?
Pacey: Quella è stata una fase della mia vita che mi ha lasciato dei ricordi bellissimi…e spero che un giorno ne avr&og= rave; un’altra anche se non dipenderà esclusivamente da me. Quest’estate ho vissuto un’esperienza favolosa e…ho scoperto una nuova passione e quella farebbe giusto a caso mio se non costasse così tanto.
Duog: Quindi cosa intendi fare? (Pacey sorride e s’incammina verso i negozi del molo, Duog alza lo sguardo al cielo temendo il peggio e segue il fratello)
Quinta scena
New York, casa di Helen
(Jack sta giocando con la playstation in salotto con una ciotola di patatine di fianco e mille briciole sul tavolino, arriva Helen
e Jack è talmente concentrato che non si accorge di lei e della smorfia contrariata che fa appena lo vede giocare) <= br> Helen: Credevo fossi in università.
Jack: (si gira di colpo spaventato e guarda la donna in soggezione deglutendo a fatica) Signora Lindley…credevo che fosse ancora a lavoro.
Helen: A quanto pare le sorprese non vengono mai da sole. Hai intenzione di rovinarti gli occhi per tutto il giorno?
Jack: No…(spegne immediatamente il gioco sentendosi a disagio)
Helen: Jen dov’è
?
Jack: Alla radio, il suo programma finisce tra tre ore. Vuole un bicchiere di coca cola? (le indica la bottiglia davanti a se)
Helen: (guarda disgustata la brodaglia scura rimanente e scuote la testa) No grazie, manca solo che mi senta male e che stasera rimanga a casa per gastrite. (Jack, che stava svitando il tappo, si ferma in panico e lo richiude posandolo di nuovo sul tavolino senza bere nulla) Ho detto mille volte a quella ragazza di chiudere con la radio.
Jack: E’ il suo lavoro, la distrae da tutto quello che è successo.
Helen: Quello non è affatto un lavoro e poi con gli orari che si ritrova è fortunata se ancora non gli è successo niente. Forse credere che ciò la distrae vi fa sentire bene ma alla fine non può aggirare i problemi così ma affrontarli.
Jack: (inizia ad innervosirsi) Non mi sembra che Jen non affronti i problemi, mi sembra il contrario. Se lei non le avesse detto nulla della malattia della nonna a quest’ora non saremmo qui a parlare e il suo rapporto con Jen sarebbe rimasto del tutto inesistente.
Helen: (rimane di stucco alle parole brusche del ragazzo che non la guardava negli occhi) Io sono qui per affrontarli…non mi sono tirata indietro.
Jack: Dobbiamo ringraziare Jen per questo, se la nonna non avesse avuto bisogno di cure Jen non si sarebbe mai abbassata a chiederle aiuto. Jen di certo non si diverte ad uscire tutte le sere per tornare a casa solo il mattino successivo.
Helen: Io lavoro per mantenere questa casa!
Jack: Si ma anche gli alimenti che le passa il signor Lindley hanno il loro peso…forse più del suo lavoro part time. (si azzarda a guardarla e la vede sconvolta, si sente un po’ in colpa per la sua freddezza) Come sta la nonna?
Helen: Bene, è stazionaria.
Jack: Ok…dobbiamo aspettarla per cena?
Helen: No…
Jack: Ok
. (rimette a posto il joystick e prende in mano la bottiglia, il bicchiere e la ciotola portandole in cucina. Torna in salone con l’aspirabriciole e raccoglie le briciole prima di subire altre critiche non volute da Helen. Si volta a guardarla: è fragile e le sue parole hanno ferito la sua finta indifferenza) Adesso vado su a studiare, ho un compito domani. (torna= a guardarla bloccandosi per un attimo e sale in camera lasciando la donna a riflettere sulle sue parole. Helen ancora sconvolta si siede sulla poltrona e si prende il viso tra le mani chiudendo gli occhi)
Sesta scena
Un pub di Los Angeles
Cameriera: Eccovi serviti, buon pranzo. (sorride e fa l’occhiolino a Dawson e va a chiedere le ordinazioni a un altro tavolo)
Olliver: Devi spiegarmi come fai.
Dawson: Come faccio cosa?
Olliver: Dovunque entri c’è sempre qualcuna che ti gironzola intorno con gli ormoni a mille…eppure non sei un granché. Potrebbero avere me e invece si buttano sull’aspirante Spielberg.
Dawson: Cosa vuoi? Il fascino del bravo ragazzo.
Olliver: Si, continua ad illuderti…se quella rimane anche solo cinque minti con il sottoscritto si scorderà di te subito, diventerà pazza di me.
Dawson: Adesso non montarti la testa sulle tue doti nascoste
.
Olliver: Leery non ti ho fatto ancora vedere la mia tattica verso le donne!
Dawson: Credo che Jen mi abbia detto qualcosa in merito…(sorride portandosi il bicchiere alle labbra)
Olliver: Quella è stata una piccola parte del mio schema abituale
. Cosa mi dici delle mie idee? (prende una manciata di noccioline e se le ficca in bocca con foga)
Dawson: Ci devo ancora pensare…sai, le tue idee sono un po’ fuori dal comune…e fuori dal mio progetto iniziale. Non posso decidere su de piedi. (si nasconde dietro il bicchiere evitando il discorso)
Olliver: Va bene…va bene. (si sfrega le mani un po’ agitato) Comunque se vuoi ti aiuto a capire la mia idea geniale…ma non insisto, c’è tempo. (inizia a ticchettare nervosamente le dita sul tavolino prendendo altre noccioline) Solo fai in fretta, vorrei vincere la statuetta più desiderata del mondo entro i prossimi due anni…sarebbe meglio entro un anno, per tutti e due ovviamente.
Dawson: Già, ti farò sapere. (fa cenno alla cameriera di portare altri due martini) C’è molta gente stasera.
Olliver: Ci sono tutte le celebrità locali e non…ci sono persino le ragazzine che vorrebbero sfondare nel nostro mondo. Guarda quella bionda.
Dawson: (segue lo sguardo dell’amico) Olliver ti rendi conto che quella ragazza è ancora una bambina…forse non avrà nemmeno sedici anni!
Olliver: Ne sei sicuro? Sembra più grande…
Dawson: Fidati! Non vorrei andare a prenderti alla stazione di polizia per un’accusa di pedofilia o altro! (sorride al ricordo dell’anno precedente quando Todd aveva pagato per il suo rilascio e quello di Natasha dopo essere stati beccati a pomiciare appoggiati a un’auto)
Olliver: Stai ancora pensando a quella brunetta?
Dawson: (si riprende di colpo mandando di traverso il martini che stava bevendo e inizio a tossire) Tu…sempre nei momenti meno opportuni…le tue improvvisate.
Olliver: Non ne sarei tanto sicuro, non trovo altro motivo per giustificare la tua improvvisa…felicità! (Dawson segue il suo sguardo verso il cavallo dei propri pantaloni e si copre arrossendo)
Settima scena
Worthington, dormitorio
Vediamo Joey sfogliare un giornale con un evidenziatore in mano. L’immagine s’ingrandisce sul giornale e notiamo che è un settimanale sulle offerte di lavoro. Ogni tanto gli occhi le brillano ottimisti da ciò che leggono per poi sprofondare nella delusione più nera dopo una breve telefonata. Ormai non ce la faceva più, erano già due ore che controllava quel giornale e ne stava provando repulsione solo a tenerlo in mano. Sbuffando controllò l’orologio da polso: erano le cinque di pomeriggio e ancora Audrey non si era fatta viva. L’aveva disturbata l’interrogatorio dell’amica su quei tre mesi, ma dopotutto se lo aspettava e sarebbe rimasta delusa del contrario. Era riuscita persino a tagliare il discorso sulla sua uscita improvvisa di venerdì mattina quando mancavano ancora due giorni all’inizio del nuovo anno scolastico. Non era da lei svegliarsi così presto. Ma in fondo era stata lei, Joey ammise con se stessa, ad eludere il terzo grado dell’amica su Parigi. Sapeva che non sarebbe durato a lungo il suo segreto con Audrey, ma voleva crogiolarsi ancora per un po’ in solitudine nei ricordi degli ultimi due mesi. Lasciando Parigi aveva lasciato l’altra Joey, rimpiangendo di non essere rimasta più a lungo li a rivivere quelle forti emozioni. Il picchiettio improvviso della pioggia contro i vetri della finestra la riscosse e, sbuffando di noia, si apprestò a prendere un altro giornale con offerte di lavoro. Guardò di nuovo l’orologio e accese la radio.
Ottava scena
New York, stazione radio
Jen: Eccomi sono tornata, spero che i Red Hot Chili Peppers vi abbiano caricati a dovere…giusto in tempo per decidere di andare fuori in discoteca a ballare. Ormai le vacanze estive sono finite e già lunedì mattina dovrete tornare dietro i banchi di scuola con la prospettiva di un altro anno di studi. Forse l’ultimo anno o forse sarà il vostro primo giorno di lavoro. Fatevi forza e godetevi la vita, ogni momento ma soprattutto questa notte. Sarà la vostra notte, l’ultima dell’estate…magari perché il fine settimana lo passerete a studiare o con la vostra famiglia. Siamo arrivata alla fine del programma amici e prima di salutarvi voglio darvi un consiglio: non scordatevi mai di tutti coloro che vi sono stati vicino nei momenti peggiori…anche se da un’altra città. Questa è dedicata ai miei vecchi amici, vi voglio bene ragazzi.
L’inquadratura passa sui volti sorridenti dei cinque amici che ascoltavano la trasmissione di Jen commossi.
Jen: E sulle note di “Please Remember” Di Leann Rimes, Jen Lindley vi da la buonanotte.
La spia rossa della cabina si spegne e sospirando Jen si toglie le cuffie, prende la sua giacchetta verde ed esce salutando con un sorriso il suo collega Jeff che selezionava i prossimi brani da mettere per la serata. La fresca brezza della sera la fece rabbrividire scompigliandole leggermente i biondi boccoli che in tre mesi erano quasi arrivati alle spalle, voleva tornare al suo solito taglio visto che si era pentita di come li aveva fatti tagliare l’ultima volta. Stringendosi nelle spalle, iniziò a camminare per raggiungere il solito autobus delle 18 prima che iniziasse a piovere. Improvvisamente, sentì dei passi che la seguivano e, sperando che non fosse di nuovo quello sconosciuto, affrettò il passo finché smise di fare la razionale e si mise a correre in preda al panico.
Nona scena
Capeside, retro della casa di Duog Witter
Pacey: E’ un gioiello…non ci sono parole per descriverla. (si sfrega le mani sporche in un canovaccio)
Duog: Non credo tu sia lucido in questo momento…forse l’ipotesi di Gretchen era giusta.
Pacey: Sentiamo altre perle di saggezza Witter, sono tutto orecchi.
Duog: Ha detto che una certa persona a un certo ballo con una certa ragazza sembrava completamente fatto…a parte il solito complesso d’inferiorità che trascina da anni. Nessuna persona lucida si sarebbe comportata così. Devo farti le analisi del sangue?
Pacey: Il mio caro fratellone ha trovato il senso dell’humour! Mi dispiace contraddire le vostre ipotesi ma sono più pulito dell’aria.
Duog: Mi spieghi allora come puoi definirla così? È un rottame che sta cadendo a pezzi!
Pacey: Tu non parli così della mia piccola black! È la mia bambina!
Duog: Non mi dire, hai persino messo a questo ammasso di ferraglia un nome!
Pacey: Non offenderla! Il motore è come nuovo…bisogna solo rimetterla a posto esteticamente, l’ultimo proprietario dopo l’incidente ha distrutto la carrozzeria rendendola quasi irriconoscibile. Con un po’ di manodopera tornerà come prima…me la immagino di già mentre sfreccio tra le strade di Capeside come una saetta. Sarà un’Harley perfetta.
Duog: Attento! Appena supererai il limite di velocità anche solo di poco ti starò alle calcagna col fiato sul collo…vedremo poi quanto sarò insopportabile allora.
Pacey: Fidati fratellone, lo farò nelle strade non sottoposte alla tua supervisione…non voglio farmi rimettere dentro ancora da te.
Duog: L’ultima volta ti ho portato però a fare il campeggio.
Pacey: E tu lo chiami campeggio? Obbligo ai lavori forzati mi sembra pi&ugr= ave; di una prigionia.
Duog: Sei ingrato Pacey, potevo benissimo farti passare dentro solo per ubriachezza molesta…per non parlare di aggressione a un pubblico ufficiale.
Pacey: Parte di colpa ce l’aveva Drue Valentie. E pensare che adesso finalmente ho l’età legale per bere…wow, posso ufficialmente organizzare un party in piena regola a casa tua.
Si sfrega le mani guardando con un sorriso soddisfatto l’espressione disgustata e insofferente del fratello che scuote la testa allarmato.
Decima scena
Worthington, dormitorio
Joey: Esci anche stasera?
Audrey: E’ un piacere riaverti a Boston coniglietto, ma anche se ho sempre desiderato di avere una madre normale ciò non vuol dire che tu ne debba fare le veci. (si mette il mascara guardandosi allo specchio)
Joey: Sono tornata lunedì ed è praticamente da quattro giorni che non passiamo una giornata insieme…figurati le serate.
Audrey: (rimette a posto il mascara e si siede accanto all’amica prendendole le mani tra le sue) Lo so e sono convinta quanto te che dovremmo passare più tempo insieme, ma stasera proprio non posso. Ci rifaremo…dopotutto devo ancora scoprire quello che ti è successo quest&= #8217;estate.
Joey: Audrey è meglio che vai prima di arrivare in ritardo come al solito. (si alza tirandola su per poi spingerla verso la porta)
Audrey: Potrei rimanere…
Joey: Fuori di qui e divertiti per me.
Audrey: Il mistero s’infittisce, scoprirò tutto Joey e tu lo sai…(apre la porta e si trova davanti una ragazza bionda) è arrivata la nostra matricola. Ah Joey, ho accettato per tuo conto la responsabilità di fare alla ragazza da tutor per visitare il <= span class=3DGramE>college
. Adesso vi lascio, ciao! (= esce chiudendo la porta prima che l’amica replicasse)
Joey: E tu cosa ci fai qui?
Harley: Vagavo per il campus in cerca di una voce amica e sono venuta qui. Vedo che la stanza &egr= ave; rimasta la stessa, però i poster sono cambiati…Audrey ha un gusto per la musica. Hey, chi sta cercando un lavoro?
Joey: Io.
Harley: Perché? Non ne hai bisogno! Hai ancora il posto all’Hells Kitchen.
Joey: La mia prospettiva non è lavorare a vita in un locale come cameriera.
Harley: Sei brava come cameriera…tieni a bada tutti facilmente, persino una liceale con troppi ormoni in corpo.
Joey: Aspetta un secondo. Ricapitolando hai scelto questo college tra tutti quelli possibili, concordi con Audrey il mio tempo libero, decidi che fare la cameriera è il mio mestiere e vieni qui con la scusa di sentire una voce amica. C’è sotto qualcosa, sputa il rospo.
Harley inizia a piangere buttandosi tra le braccia di una Joey alquanto sbalordita da quel comportamento. L’aveva già consolata una volta durante il ballo del liceo ma adesso era diverso, soffriva.
Undicesima scena
New York, strada opposta all’uscita della stazione radio
Corre, non ha più fiato nei polmoni ma &e grave; terrorizzata dai passi affrettati dietro di lei. Mancava poco per raggiungere la folla e la fermata dell’autobus ma una mano la bloccò facendola girare su se stessa. Jen stava per lanciare un urlo quando riconobbe il ragazzo di fronte a se.
Jen: Cj!
Cj: Jen ma cosa ti è preso? Ok che magari non vuoi parlarmi ma scappare così mi sembra esagerato.
Jen: (cerca di riprendere fiato) Non…non sapevo che eri tu…pensavo che…lasciamo perdere.
Cj: No, aspetta. Cosa pensavi?
Jen: A niente!
Cj: Qualcuno ti segue?
Jen: No, ma cosa ti viene in testa! Mi hai spaventata.
Cj: Scusa, non era nelle mie intenzioni. Quando deciderai di prendere la patente?
Jen: Quando lo farà Audrey nel frattempo mi tengo in esercizio.
Cj: Si, ho visto. Come stai?
Jen: Bene come sempre…a parte in questo momento che devo ancora riprendermi.
Cj: La nonna e Jack?
Jen: Non giriamoci intorno Cj! Lo sappiamo entrambi che tuo zio continua a vedere mia nonna, quindi tengono entrambi aggiornati sull’altro. Cosa vuoi Cj?
Cj guarda fisso Jen, che aspettava una risposta. Entrambi erano nervosi, siccome non si erano lasciati in buoni rapporti. Continuano a guardarsi in silenzio.

Dodicesima scena
Capeside, retro della casa di Duog Witter
Pacey continua a lavorare sulla sua moto controllando freni e luci per poi passare alla carrozzeria che aveva rimediato sempre dall’amico di Duog. Ormai erano ore che rimetteva a posto quella nuova Harley danneggiata. Alla fine si alzò per controllare la sua opera e si stupì di se stesso: era proprio come se l’era immaginata, quasi uguale a quella che aveva guidato quell’estate. Voleva tornare indietro nel tempo anche solo di una settimana per rivivere quei momenti che avrebbe ricordato per tutta la vita. Non avrebbe mai creduto di passare un’estate del genere, poteva benissimo paragonarla a quei tre famosi mesi in barca con Joey ma sapeva di non poterlo fare. Erano state due estati diverse, ma entrambe piene di emozioni. Dei passi che si avvicinavano attirarono la sua attenzione specialmente perché capì che non erano quelle di suo fratello.
Pacey: Non sei Duog. (non si è ancora voltato)
Andie: Decisamente no, lui è molto più muscoloso e decisamente più attraente.
Pacey: Non ci conterei…ha strani gusti sessuali visto che non ha mai avuto una ragazza a quanto mi risulta. Potremmo farlo sedere vicino a Jack durante uno dei nostri famosi cenoni e vedere cosa succede.
Andie: Non è gentile dire questo su tuo fratello!
Pacey: Hai ragione, ma cosa ci vuoi fare? Il lupo perde il pelo e non il vizio.
Andie: Se hai finito con i soliti proverbi che ne dici di abbracciarmi?
Pacey: Non sarebbe una cattiva idea. (si abbracciano) E’ bello rivederti McPhee!
Andie: Lo so, anche rivedere te fa un certo effetto…è da un giorno che non ci vediamo.
Pacey: Un giorno pieno d’impulsi dell’ultimo momento.
Andie: (si stacca dall’abbraccio e guarda la moto) Vedo, non sapevo se crederti o no quando mi hai detto della tua intenzione di comprarne una…adesso capisco l’espressione di Duog mentre pattugliava venti minuti fa, l’ho incrociato per strada. Devo ammetterlo Pacey, è davvero bella.
Pacey: Lo so, tutto merito del sottoscritto!
Andie: Non ne dubito…comunque la tua modestia aumenta ogni giorno di più.
Pacey: Come mai sei qua? Non dovevamo vederci stasera?
Andie: Forse hai perso la cognizione del tempo ma sono quasi le 20 e il nostro appuntamento è alle 20…sono solo dieci minuti in anticipo.
Pacey: (controlla l’orologio da polso e si batte una mano in fronte meravigliato) Cavolo hai ragione come sempre McPhee
! Vado su a farmi una doccia e sarò subito da te…fa come se fosse casa tua!
Pacey si precipita in casa iniziando a sbottonarsi la solita camicia hawaiana mentre Andie lo segue con lo sguardo sorridendo. Quel ragazzo era davvero incorreggibile, non sarebbe mai cambiato pensò scuotendo la testa. Il suo sguardo si sofferm&ogr= ave; sulla moto e la sua espressione mutò diventando triste adesso che non c’era più Pacey a vederla. Sapeva il vero motivo di Pacey quando l’aveva comprata, forse era l’= ;unica a saperlo. Quella moto avrebbe portato solo guai, se lo sentiva.
Tredicesima scena
Worthington, dormitorio
La scena riprende dove l’abbiamo lasciata. Joey tenta di consolare la piangente Harley che nascondeva il volto nella sua spalla.
Joey: Harley calmati. Se continui a piangere non
potrò capire quello che ti è successo…e poi non serve a niente piangere. (le prende il viso tra le mani asciugandole gli occhi e le sbavature del trucco)
Harley: PatrickR= 30;è il peggiore idiota della sua specie. (continua a singhiozzare)
Joey: Cos’è successo?
Harley: Il classico! Vado a trovarlo al Boston Bay e ovviamente lo trovo con un’altra. L’ho affrontato e lui ha cercato di appiopparmi le scuse più stupide del genere umano…ci mancava poco e diceva persino che era sua sorella! Non ne potevo più di tutte quelle bugie e gli ho fatto una scenata mollandolo nel cortile del suo college.
Joey: Avresti dovuto almeno discuterne in privato…so come ci si sente ad essere mollati in pubblico e non è per niente bello.
Harley: Cosa ci potevo fare? Mi conosci, non riuscivo a fermarmi! È passata quasi una settimana e lui mi ha cercata solo una volta…
Joey: E ovviamente gli avrai sbattuto il telefono in faccia.
Harley: Già…poi ho iniziato a frequentare il figlio di un collega di mio padre, si chiama Steve.
Joey: Scusami un attimo…non è passata ancora una settimana e tu frequenti già un altro? (la guarda con disapprovazione)
Harley: So già a cosa stai pensando e hai perfettamente ragione…ma c’era persino mio padre a farmi pressione…non potevo fare niente. Mi piace Steve, è un bravo ragazzo…ma mi manca Patrick. Non avrei mai pensato che potesse capitare anche a me ma non faccio altro che pensare a quello stupido.
Joey: E’ normale. Succede a tutti dopo la fine di una relazione.
Harley: (guarda Joey stranita) Anche a te! &Egr= ave; stato Eddie?
Joey: A dire la verità quasi tutti i miei ex…in particolare quelli che frequento ancora.
Harley: Non capirò mai perché sei rimasta amica di quei due, io non avrei sopportato di vederli ancora.
Joey: Non sai tutta la storia…o meglio le storie<= /span>. (si sente un po’ in imbarazzo)
Harley: Prima o poi me la racconterai. Comunque la mia storia non è finita qui. Ovviamente un amico di Patrick è venuto a dirmi che lei era solo una sua compagna del college che gli dava ripetizioni…a me non era sembrata la tipica secchiona antipatica e brutta anzi era molto carina e gentile tutta sorrisi, ma dopotutto non li ho visti nemmeno baciarsi…c’era solo quell= 217;insopportabile intesa tra di loro che non riuscivo a capire, mi sentivo un’estranea.
Joey: Ci sono passata anch’io…anche Audrey, un giorno te lo dovrai far raccontare ma sai com’è fatta lei. Audrey non si è data per vinta e si è messa dentro con naturalezza.
Harley: Centra Pacey? Se non sbaglio era anche il suo ex.
Joey: Si ma Audrey e Pacey sono due persone uniche. Li conosci entrambi.
Harley: Già e poi Pacey è davvero figo. Parlando di amori passati, cosa mi dici di Dawson? Le anime gemelle di Capeside si sono rimesse insieme?
Joey: No, siamo solo amici.
Harley: Perché? Perché non state insieme? (Joey la guarda e non sa cosa rispondere)
Quattordicesima scena
New York, ospedale
Uscito dalla stanza della nonna si dirige verso l’ascensore, schiaccia il pulsante e aspetta che arrivi. Si aprono le porte ed esce Helen che si ferma di colpo sorpresa appena lo vede. <= br> Helen: Ah…ciao.
Jack: L’orario delle visite è finito…non la faranno entrare.
Helen: (guarda l’orologio da polso e sospira) Hai ragione. Ho cercato di sbrigarmi prima ma ultimamente non riesco ad essere puntuale come un tempo. Come sta?
Jack: E’ di buon umore…ha la bibbia sul comodino ma continua a leggere un libro di filosofia. Mi ha detto che vuole tornare al college con noi. (fa un sorriso amaro mettendosi una mano dietro il collo)
Helen: Mia madre è sempre stata un po= 217; eccentrica.
Jack: Ha un carattere forte e sensibile.
Helen: E pure impertinente e ostinato. (si guardano e si sorridono per la prima volta dopo tanto tempo)
Jack: Credo sia un gene di famiglia. Credevo che avesse impegni stasera.
Helen: Come dite nel vostro gergo giovanile ho dato loro un bidone. Un ragazzo oggi mi ha fatto riflettere su alcuni miei comportamenti che volevo cambiare da anni ma che non ci sono mai riuscita. Ho visto la vera Helen Lindley ed ho provato disgusto per la persona che è diventata…devo molto a mia madre e a Jen per essere tornate ad avere un rapporto, ma anche tu fai parte di questa famiglia. Tutti noi abbiamo fatto molti sbagli ora è venuto il tempo di rimediare…veramente, voglio essere più presente nelle loro vite. Mi è stata data una seconda opportunità e voglio coglierla al volo. Ho bisogno di Jen e so che tu sei il suo migliore amico, siete molto legati e io non ho fatto molto per accettare la tua presenza…scusami. Voglio rimediare.
Jack: A me basta che sia più presente nelle loro vite e che non giudica Jen per le sue scelte…è una ragazza fantastica che ha bisogno solo di essere amata.
Helen: Lo è già. (lo guarda con dolcezza) Andiamo a casa? (scambiandosi uno sguardo d’intesa prendono l’ascensore sorridenti e con molte cosa da discutere)
Quindicesima scena
Capeside, ristorante lungo il fiume
Pacey: Io sono pieno! Un altro boccone ed esplodo. (allontana il piatto davanti a se stirandosi)
Andie: Mi piacerebbe vederti esplodere!
Pacey: Mi è mancato questo tuo umorismo McPhee<= /span>! È stato bello vederti di nuovo a Capeside…tornare qui è stata un’ottima idea.
Andie: Si ma per poco…mi sono voluta prendere alcune settimane solo per me prima di tornare a Firenze da mia zia. E poi credevi che ti avrei lasciato solo dopo quest’estate? Non contarci Witter.
Pacey: Beh, ques’estate è stata indimenticabile e comunque riguardo a sorprese tu batti tutti. Chi se lo sarebbe mai immaginato di ritrovarti là dopo quasi tre anni che non ci vediamo!
Andie: Già (appoggia il mento alla mano guardandolo)…ma ci siamo rifatti negli ultimi tre mesi.
Pacey: Si, ricordo certi ordini da istitutrice tedesca…ti mancava solo il frustino! (fa un sorriso sbarazzino)
Andie: Cretino, puzzi ancora di latte e spari cavolate s destra e a sinistra…non sei cambiato Pacey.
Pacey: Mai…altrimenti non mi riconosceresti più fra due anni…la prossima volta che ti farai viva.
Andie: Spero prima…mi siete mancati tutti e non vedo l’ora di una delle vostre famose rimpatriate.
Pacey: Solitamente ci vedevamo a casa della nonna a Boston…ora che sono a New York sarà più difficile riunirci. Un modo lo troveremo.
Andie: Non ho dubbi.
Pacey: E’ da quest’estate che non parliamo seriamente…come va a Firenze?
Andie: Bene…è tutto a posto. (gioca nervosamente con il tovagliolo)
Pacey: Allora perché ho la netta sensazione che mi nascondi qualcosa?
Andie: No, hai le visioni Witter. È tutto a posto.
Pacey: Vorrei che lo fosse te lo meriti, ma a volte noto il tuo sguardo triste e mi dispiace…non mentirmi.
Andie: Pacey non preoccuparti, adesso sono felice…sono felice di essere qui con te. (gli sorride mettendogli una mano nella sua, lui ricambia con affetto abbracciandola rimanendo per&ograv= e; dubbioso)
Sedicesima scena
Worthington, dormitorio
Finalmente Harley era tornata in camera sua, ma l’aveva lasciata un po’ scombussolata la loro discussione. Non aveva saputo cosa rispondere alla ragazza perché dopotutto non aveva nessuna risposta coerente da dare. Le venivano in mente mille motivi per stare con Dawson e altrettanti per rimanere solo amici, ma lo amava e non sapeva cosa fare specialmente dopo la sua estate a Parigi. D’impulso prese il telefono e digitò un numero che sapeva a memoria ormai da due anni.
Dawson: Joey! Che bella sorpresa!
Joey: Ciao Dawson, non ci sentivamo da tanto è vero.
Dawson: Esattamente da due mesi, credevo di averti persa in balia di qualche spocchioso francese con la puzza sotto il naso.
Joey: Finora ho resistito. Hey ma dove sei? Ti sento a mala pena! (si siede sul letto a gambe incrociate)
Dawson: Scusa, sono in un pub. Olliver ed io volevamo
festeggiare l’approvazione dei finanziatori e del produttore. Sei la prima a saperlo: hanno accettato di mettere in scena il mio film.
Joey: Wow! Finalmente i tuoi sogni stanno diventando realtà! Sono felice per te Dawson, te lo meriti! È fantastico, sono orgogliosa di te. Vi state divertendo?
Dawson: Forse c’è troppa gente per i miei gusti ma è bello vedere le docce fredde che prende Olliver appena si avvicina ad una donna.
Joey: Immagino. Mi chiedo perché stai lavorando ancora con lui.
Dawson: E’ un mio amico e tutto sommato non è maluccio…ovviamente se è diretto. Ha delle idee strane ma a volte originali e ormai so come prenderlo. E poi mi tormentava di lamentele solo perché era stato buttato fuori da un set e io volevo aiutarlo…anche se solo per farlo tacere. Ma ovviamente quella parola non esiste nel suo vocabolario.
Joey: Dovresti comprargliene uno nuovo. (capisce che Dawson sta sorridendo e istintivamente lo imita)
Dawson: Non immagini quanto mi sei mancata Joey. Siamo distanti mille miglia e sento la distanza che ci separa…è troppa e strana, mi manchi.
Joey: Anche tu Dawson, avrei voluto chiamarti quest= 217;estate ma ho pensato che forse era meglio lasciarti stare per un po’…dopotutto dovevi ricostruire la tua amicizia con Pacey e non volevo interferire.
Dawson: Lo so, non devi spiegarmi. Devo solo ringraziarti per quello che hai fatto, senza il tuo aiuto sarebbe stato tutto più difficile o forse non avrei passato tre settimane intere con Pacey.
Joey: Non ci credo, forse sarebbe stata più lung= a ma sono sicura che sareste tornati amici.
Dawson: Mi fa piacere pensare che sia stata tu l’artefice di tutto.
Joey: Smettila Dawson, non montarmi la testa. (sorridono e Joey sospira contenta)
Dawson: Vorrei che fossi qui…dopotutto è grazie al tuo sostegno in tutti questi anni che sono ad un passo dalla fama a Los Angeles.
Joey: Lo vorrei anch’io Dawson, ma pensa a quando ci rincontreremo. Avremo un mucchio di cose da raccontarci.
Dawson: Avrei tante cose da chiederti…e poi dovr&= ograve; portarti a fare una visita di Los Angeles, persino di un negozietto vicino = agli Studios della Warner Bross. So che ti piacerebbe, l’ho visitato ieri con Olliver…ovviamente lui era intento a fare il filo alla cassiera che non se lo filava nemmeno. E poi tu dovrai portarmi a Parigi.
Joey: Forse un giorno…
Dawson: Scusami Joey ma adesso devo andare, Olliver sta cercando di attirare l’attenzione in ogni modo.
Joey: Allora va Dawson Leery e conquista il mondo! Buona notte Dawson.
Dawson: Buona notte a te Joey e ben tornata.
Sorridendo entrambi chiudono la conversazione. Joey è un po’ più tranquilla dopo aver sentito il suo amico d’infanzia. Rimette il telefono a posto e guarda in bacheca una foto fatta a Dawson qualche anno prima. Era rimasto lo stesso bravo ragazzo di una volta e niente avrebbe mai potuto cambiare ciò. Il suo sognatore. La sua anima gemella. Si stese sul letto e il suo sguardo si spostò sul regalo che le aveva fatto lui lo scorso anno per il compleanno e s’immaginò di essere a Los Angeles con Dawson. Chiuse gli occhi con il sorriso sulle labbra.
Diciassettesima scena
Los Angeles
Dawson sorrise felice
della telefonata di Joey. La sua Joey. Era strano saperla lontana da se, ma in fin dei conti era giusto così. Adesso sarebbe toccato loro un altro anno distanti: lui a Los Angeles e lei a Boston. Voleva tornare da lei a chiarire quei sentimenti da anni rivangati e sofferti, ma ancora palpabili nelle loro conversazioni. Continuando a sorridere, si inoltra tra la folla per raggiungere l’amico quando gli si para davanti una persona che lo fece bloccare di scatto. La sua espressione si fece sorpresa e turbata, non sapeva cosa dire e rimase paralizzato a guardare il suo volto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 7.02 Paure ***


Prima scena
Los Angeles, stanza d’albergo
I raggi del sole, provenienti dalla finestra accanto al letto, gli diedero fastidio agli occhi e lentamente li socchiuse portandosi una mano davanti come visiera. Ancora assonnato, sbadigliò più volte intorpidito con un lieve mal di testa che iniziava a tormentarlo. Sapeva di non essersi ubriacato la sera prima ma quel senso d’irrealtà continuava a torturarlo. Aveva come la sensazione di essersi dimenticato tutto, in fin dei conti non ricordava più nulla dopo la telefonata di Joey. Improvvisamente un volto familiare gli si affacciò alla mente schiarendogli i confusi pensieri sul termine della serata. Ricordi di baci frementi, abbracci appassionati, corpi sudati che si strusciano tra loro eccitati, respiri affrettati…Dawson chiuse gli occhi sconcertato da quello che sembrava un film porno di basso livello ma li riaprì subito turbato da altri allarmanti ricordi sempre più da censura almeno per i suoi gusti. Sperò solo che fosse tutto un sogno, ma il movimento delle lenzuola accanto a se confermò i suoi peggiori sospetti. Titubante alzò il lenzuolo scoprendo il volto accattivante di Natasha che gli sorrideva con finta innocenza.
Natasha: Ciao Dawson, sei stato grandioso stanotte.
Dawson la guarda sconcertato a bocca aperta, ora del tutto sveglio ma senza trovare le parole da ribattere. Natasha gli chiude la bocca con un bacio sensuale e si alza completamente nuda andando a chiudersi in bagno a fare una doccia. Lui continuò a fissare la porta chiusa in silenzio progettando di andare a chiedere al vicino di poter usufruire del suo bagno per una doccia gelata.
Sigla
Seconda scena
Capeside, market
Duog: Smettila di prendere altre schifezze. Non ti fanno bene. (toglie dal cestino degli snakers)
Pacey: Hey! Non puoi togliermi del cibo di bocca! Metà spesa la pago io!
Duog: Pacey questo non è cibo!
Pacey: Non tutti stiamo attenti alla linea come te, io ho altre esigenze. (rimette gli snakers nel cestino aggiungendo pure una busta di patatine)
Duog: Già le tue esigenze sono correre tutti i rischi possibili con quella moto. Attento Pacey!
Pacey: Non ho ancora fatto niente! Soltanto stamattina ho fatto il collaudo della moto e ho rispettato tutti i limiti di velocità, non ho messo sotto nessuno, mi sono fermato al rosso e non ho fatto comunella con quei tipi che costeggiano lungo il molo con le birre o altro di più forte in piena mattina.
Doug: Bene e sta alla larga da loro, sono anni che li teniamo sotto controllo ma a parte qualche furto non si sono spinti oltre per il momento. Non voglio che li imiti con la moto…ho sentito che negli ultimi tempi si tengono corse clandestine poco fuori Capeside e credo che loro centrino.
Pacey: E io che credevo che Capeside fosse il centro di ritrovo per pensionati. Ero l’unico a ravvivare il mortorio cittadino con i miei gesti disperati e adesso scopro che Capeside è un covo di trasgressori all’ultima moda. Mi sono perso molto. (scuote la testa con il solito sorriso sbarazzino che fece leggermente irritare il fratello)
Duog: E fa in modo di andare avanti così, non ci sarò sempre io a tirarti fuori dai guai. (prende dallo scaffale dei succhi di frutta) A proposito, com’è andata ieri con Andie?
Pacey: Bene come ricordavo. Andie ha lo strano dono di metterti a tuo agio dovunque persino dopo anni di lontananza. È bello vederla scorrazzare di nuovo in questa cittadina.
Duog: Me ne sono accorto.
Pacey: Di cosa?
Duog: Di come la guardi e di come ti comporti.
Pacey: Duog stai fraintendendo, non è come la tua testolina da massaia malata ti vuol far credere.
Duog: Lo so, non ho detto nulla di ciò che invece la tua testa paranoica e senza cervello pensa che la mia creda.
Pacey: Mi sta facendo venire mal di testa con tutte queste psicosi mentali…sembri Dawson. (fa una smorfia) Parla chiaro, cosa intendevi dire?
Duog: (si mette in fila alla cassa per pagare) Tu ed Andie sarete sempre legati…prima innamorati poi amici, non so se ci sarà un ritorno di fiamma o meno ma mi sono accorto delle attenzioni che le riservi ogni volta che viene qui. (blocca il fratello che vuole parlare) Sei quel che sei anche grazie a lei e questo non te lo dimenticherai mai lo so, è stata la prima a vedere il vero Pacey Witter. Ho notato alcuni cambiamenti d’espressione quando crede di non essere vista…lei soffre e tu vuoi starle vicino e, conoscendo la tua ostinatezza, so che continuerai così almeno finché non verrà a confidarsi con te. Tu le vuoi bene e vuoi aiutarla ma Andie è ostinata come te, sarà difficile aiutare chi non vuole essere aiutati fingendo che vada tutto bene ricordalo…non puoi fare niente se non sarà lei a fare il primo passo quindi non forzarla.
Pacey: (guarda stupito il fratello) Non sapevo che ti eri laureato in psichiatria…o per caso hai il dono di leggere nel pensiero? Sai, se è così dovrò fare un altro reclamo a San Pietro per avermi fatto così! C’è altro fratellone?
Doug: Si, 20 dollari e non toccarmi mai più la mia collezione di cd altrimenti definisciti un uomo morto. Ah, stasera cucini tu…porta questo a casa, io sono in servizio. Ciao.
Esce lasciando il fratello con due sacchetti enormi della spesa in precario equilibrio e con il portafoglio al verde. Pacey controlla l’orologio imprecando: tra pochi minuti doveva essere al ristorante perché Gale e altri 20 clienti avrebbero reclamato la sua presenza. Uscì di fretta maledicendo il fratello di averlo lasciato a piedi e si dirige verso casa.
Terza scena
New York, ospedale
Dottore: Signorina Lindley può venire fuori? Dovrei parlarle.
Jen: Certo, nonna torno subito. (la bacia con affetto sulla guancia)
Grames: Fai con comodo Jennifer. Avrò un po’ di tempo per finire di leggere il libro sull’arte moderna che ci aveva dato il professore.
Jen: Non hai qualcosa di più…leggero da leggere? Che ne so qualche rivista femminile…se vuoi scendo a comprartene una.
Grames: Non mi farai desistere dalle mie idee.
Jen: Ma è la seconda volta che lo leggi e per giunta non si può di certo definire una lettura appropriata per rimanere svegli…è= ; noioso.
Grames: Jennifer, và con il dottore che è meglio. Dopo mi racconterai.
Jen e il dottore escono dalla camera e si vanno a sedere alla sala d’aspetto semideserta. Jen inizia ad agitarsi sulla sedia.
Jen: Su dottore, non mi tenga ulteriormente sulle spine. Come sta?
Dottore: Stiamo riuscendo a curare la malattia, fortunatamente l’abbiamo presa mentre era ai primi stadi e devo dire che sua nonna è una donna forte e coraggiosa. Sta reagendo bene alla chemioterapia.
Jen: A parte il primo mese.
Dottore: Il primo mese è il più difficile da superare ma lei ci è riuscita alla grande.
Jen: Leggo un ma nei suoi occhi dottore.
Dottore: Il cancro c’è ancora e va curato ed annientato come ci eravamo prefissati fin dall’inizio. Sua nonna pur essendo una donna forte rimane sempre una persona anziana, quindi ci sono maggiori pericoli rispetto ad altri pazienti più giovani.
Jen: Lo so…ci aveva avvisati dei rischi che correva con la terapia. Ho convinto mia nonna a sottoporsi a tutte le visite necessarie per eliminare il cancro, ci siamo persino trasferiti qui a New York solo per questo. È stata lei a darmi coraggio quando la maggior parte dei medici aveva dichiarato che c’erano poche possibilità di riuscita e che poteva morire persino durante la terapia. Mia nonna mi aveva detto che avrebbe preferito curarsi piuttosto che abbandonarsi alla malattia senza combattere, voleva che noi la vedessimo coraggiosa…vuole restare con noi e realizzare i suoi sogni…uno tra i tanti è continuare a studiare al college.
Jen inizia a piangere nascondendosi il viso tra le mani. Il dottore, leggermente imbarazzato ma abituato a quei comportamenti, le mette un braccio sulla spalla tremante in segno di conforto. Si era affezionato a quella famiglia e gli dispiaceva vedere quella ragazza così fragile in lacrime. Prende dal taschino uno dei fazzolettini di scorta e glielo porge per asciugarsi.
Jen: Grazie…mi scusi se…
Dottore: Non deve scusarsi Jennifer, è normale tutto ciò. Piangere forse non servirà a migliorare le cose ma è salutare farlo ogni tanto e sfogarsi la solleverà da un enorme peso che si porta dietro da tanto…l’ho vista piangere solo una volta da quando si è trasferita qui a New York. Mi dispiaceva vederla tenersi tutto dentro.
Jen: Perché è successo proprio a lei? Vorrei tanto che il tempo ritornasse all’anno scorso quando ancora non era successo nulla.
Dottore: L’ho chiamata anche perché devo darle una buona notizia, sua nonna tra qualche giorno potrà tornare a casa. Naturalmente sarà costantemente seguita da un infermiera che la porterà in ospedale ogni giorno per la terapia.
Jen: Ma…è sicuro? Aveva detto…
Dottore: Le avevo consigliato inizialmente di lasciarla in ospedale perché per i primi tempi sarebbe stato duro per tutti, ma adesso può tornare tranquillamente a casa. Su Jennifer, ora vorrei vedere un sorriso sul suo volto.
La ragazza gli sorride tra le lacrime e lo abbraccia con gratitudine. Finalmente qualcosa di buono cominciava ad arrivare pure per loro.
Quarta scena
Boston, parco
Vediamo Joey correre insieme ad Audrey, quest’ultima arrancando a fatica e con affanno toccandosi il fianco sinistro dolorante. Joey la guarda e scuote la testa con un sorriso divertito.
Audrey: Ti prego basta!
Joey: Stavolta non mi incanti! Ci siamo già fermate dieci minuti fa e ti ho solo persa di vista per un secondo per poi ritrovarti seduta in un bar con un muffins in mano. Dov’è finita la Audrey Liddel che un giorno voleva andare a fare jogging e si stava già riscaldando in stanza quasi incurante dei miei problemi?
Audrey: Ha trovato la sua strada infatti adesso fa yoga. E dove si è persa la Joey Potter impulsiva che sorprende tutti seguendo il proprio istinto…e il cuore? Forse è ancora a Parigi con l’uomo del mistero?
Joey: Se continui a parlare il fianco ti farà ancora più male.
Audrey: Allora che ne dici di fermarci?
Joey: Scordatelo, finirai il giro insieme a me che tu lo voglia o no. Devi scogliere le calorie del muffins. (le sorride sorniona mentre l’amica le fa un smorfia)
Audrey: Schiavista! Non ti ho detto mica che sono a dieta…stai quasi diventando come mia madre! Almeno possiamo rallentare un po’? Sei troppo veloce, non sapevo che dovevi allenarti per le Olimpiadi.
Joey: Ok. (rallenta il passo per adeguarsi a quello dell’amica) Cos’hai intenzione di fare oggi? Esci di nuovo in segreto?
Audrey: Oggi no, passeremo tutto il giorno insieme coniglietto…e ti costringerò a rivelarmi tutto!
Joey: Non c’è niente da rivelare.
Audrey: Non fare la misteriosa con me miss non ti dico niente. Potresti esserti data a sesso droga and rock and roll per quanto ne so…visto che dopo le prime telefonate non ti sei più fatta viva. (la guarda ma Joey non cede e continua a guardare avanti) Ok per il momento lascio stare ma giuro che non mollo nemmeno di fronte al tuo muro di silenzio. Cosa ti ha detto Dawson?
Joey: Stanno per firmare il contratto, gli hanno garantito i finanziamenti per il film e lui è tutto eccitato per questa notizia che dopo ha consentito ad Oliver di portarlo in un pub a divertirsi.
Audrey: Divertirsi con Oliver? Raccapricciante come idea. Povero il nostro giovane Spielberg, la vita è troppo dura per lui. (sorridono entrambe a quella presa in giro) Cosa intendi fare?
Joey: (la guarda disorientata senza riuscire a capire dove l’amica volesse andare a parare) In che senso?
Audrey: Solitamente il tuo mondo gira intorno a Dawson, siete solo voi due. Adesso che girerà un vero film tutto suo con i finanziamenti giusti…senza nulla togliere a The Creek o alle sue prime esperienze cinematografiche, cosa farai? Lo raggiungerai a Los Angeles?
Joey: Forse, ma non di certo adesso che inizia il college.
Audrey: Ti ha detto dove gireranno le riprese?
Joey: No, non c’è stato tempo.
Audrey: Che intenzioni ha con l’Università?
Joey: Non lo so! Siamo stati poco in contatto ultimamente e l’ultima cosa che voglio adesso è assillarlo di domande, come qualcuno sta facendo con me.
Audrey: Joey la domanda è solo una. Come vi siete lasciati a Capeside?
Joey: Lo sai com’è andata…abbiamo girato il film e poi gli ho messo una lettera sul cuscino, fine della storia. Io e Dawson non stiamo più insieme da parecchio tempo se non te ne fossi accorta.
Audrey: Ho visto com’eri felice e serena dopo la telefonata che gli hai fatto. Non tutti gli ex ragazzi fanno questo effetto. Tu lo ami.
Joey: Mentirei se ti dicessi di no, praticamente siamo nati insieme e lui è il mio migliore amico…la mia anima gemella, come dice sempre lui.
Audrey: Dovresti dirglielo una volta per tutte.
Joey: Ma lui lo sa già, come so che per lui è lo stesso.
Audrey: Allora cosa fai ancora qui a razionalizzare un sentimento che ti porti dietro da anni? Perché rimani a Boston mentre lui è a Los Angeles a seguire i propri sogni?
Joey: Perché anch’io seguo i miei qui a Boston. Stiamo seguendo strade diverse per crescere ed meglio così. Dopotutto ho già avuto la mia avventura quest’estate! (le ammicca con un sorriso sornione)
Audrey: Allora è vero! Cos’è successo? Joey…
Joey: Prova a prendermi e forse lo saprai! (inizia ad accelerare sempre di più sotto lo sguardo esterrefatto e curioso dell’amica)
Audrey: Hey Joey! Aspetta! Quale avventura? Joey! Rallenta, Joey! (le corre dietro senza fiato cercando di raggiungerla in vano urlando ogni tanto il suo nome)
Quinta scena
Capeside, B&B Potter
Andie si aggira curiosa nella camera di Joey, attualmente sua dimora a Capeside per quelle settimane. Era strano trovarsi da sola nella stanza di un’amica che per un breve periodo aveva detestato con tutta se stessa perché aveva preso il suo posto nel cuore di Pacey. Sorrise a quei ricordi dolci-amari di quattro anni prima. Accese lo stereo continuando la sua esplorazione tra cd, libri, abiti e foto. Sembrava che Joey non fosse mai partita per Boston, sembrava che quella stanza la stesse ancora aspettando da un momento all’altro. Sul comodino c’era un libro un po’ malconcio e la ragazza lo prese in mano e si accorse che il titolo le era familiare da piccola: “La sirenetta”. Lo aprì dove c’era il segnalibro e lesse la parte quando la sirenetta vide per la prima volta Eric. Quel libro glielo leggeva spesso sua madre quand’era piccola e si sorprese di vederlo sul comodino di Joey, vicino a “Piccole donne”, ancora adesso che aveva 21 anni. Spostò lo sguardo sulla foto che ritraeva l’amica abbracciata a Dawson, doveva essere stata scattata durante la loro unica estate da coppia. Continuò a girarsi per la stanza incuriosita dalle mille sfaccettature segrete della personalità di Joey, come alcuni suoi disegni appesi alla parete, tra cui quello fatto a Jack, e la foto del natale di tre anni prima che ritraeva Joey e Pacey in un momento rubato di tenerezza. Avrebbe voluto partecipare anche lei a quella festa con tutti i suoi amici, pensò con rimpianto continuando a guardare quella foto con tristezza. Improvvisamente le squillò il cellulare nella borsetta e andò a prenderlo turbata dal nome che leggeva nel display. Quando finalmente si decise a rispondere le tremava un po’ la voce.
Andie: Cosa vuoi?
Uomo: Dove sei finita?
Andie: Non dovrebbe interessarti dopotutto è anche grazie a te che sono fuggita.
Uomo: Sei una stupida se credi che rovinerei la mia vita per una come te.
Andie: Sarò pure stupida come dici tu, dopotutto ho continuato a credere a tutte le menzogne che mi propinavi giorno dopo giorno, ma la vita te la sei rovinata da solo e te lo meriti.
Uomo: E’ stata colpa tua.
Andie: Se è stata solo colpa mia perché continui a cercarmi? Non è la prima volta che ti dico di lasciarmi in pace.
Uomo: Perché malgrado tutto tu sei diventata quasi un ossessione per me, lo sai che non potrai fuggire per sempre…presto o tardi tornerai a supplicarmi in ginocchio.
Andie: Se ti fa piacere crederlo fai pure ma non illuderti troppo, sto cercando di dimenticare tutto il dolore che mi hai fatto quindi stammi alla larga o stavolta ti denuncio davvero.
Andie interruppe la conversazione e iniziò a piangere stringendo forte il cuscino e accasciandosi distrutta sul letto.
Sesta scena
New York, tavolino di un bar
Vediamo Jack scrivere con un mano sul suo portatile mentre con l’altra prendeva il suo caffè. L’inquadratura si allarga sullo schermo del pc e notiamo che sta scrivendo un e-mail.
“Finalmente ti sei rifatta viva! Jen e io ci stavamo chiedendo che fine avessi fatto…non immagini quanto ha speso Jen in telefonate, non faceva che chiamare Audrey per avere tue notizie. Sei diventata più famosa di Madonna nel nostro gruppo, tutti siamo rimasti sbalorditi dalla tua impulsività. Ti rendi conto che sei andata a Parigi senza dire niente a nessuno? Sei diventata un mito per me, la prossima volta avvisami quando ti prendono questi attacchi magari ci facciamo un bel viaggeto alle Maldive. Comunque la nonna sta reagendo bene alla chemio, speriamo che finisca tutto il prima possibile. Oggi ci hanno detto che può lasciare l’ospedale e tornare a casa della signora Lindley, eravamo così felici che ci siamo messi a piangere come scemi…finalmente si è sfogata pure Jen. Chissà cosa starà combinando il nostro regista con il film, ho saputo che glielo finanzieranno…per fortuna! Non vorrei barattare un’altra cena con qualche altro gay solo per realizzare il sogno di Dawson, ne va della mia dignità! Scherzo, a parte questo mi manca Boston e mi mancate voi. A volte vorrei essere ancora al Bey Boston o andare all’Hells Kitchen e riunirmi con voi a fine giornata come facevamo fino a tre mesi fa. Ho paura di dirlo a Jen perché so che si sentirebbe in colpa per avermi trascinato qua a New York per curare la nonna, non si merita altri problemi e dolori. Le voglio troppo bene per farle questo. Per quanto riguarda Audrey non so cosa nasconde, continuava a confabulare con Jen ma mi hanno sempre tenuto all’oscuro su tutto. Sicuramente presto ne verremo a conoscenza o ce lo dirà lei, conosci Audrey non riesce a tenere per se molti segreti…ovviamente non se si tratta di qualcosa che potrebbe far soffrire qualcuno…anche se, da quello che mi dici, il suo comportamento sembra un po’ sospetto. Ultimamente Andie chiama spesso, ma sento che c’è qualcosa che non va…mi ha solo accennato cosa è successo a Firenze ma credo che mi nasconda qualcos’altro. Vorrei poterle stare accanto per capire di più ma conosci Andie, si mostra forte anche quando non lo è e non ammetterebbe mai di aver un problema da risolvere se cerchi di costringerla…vorrei andare a Capeside da mia sorella ma non posso lasciare Jen, lei ha ancora bisogno di me. Aspetto presto tue notizie. Ti voglio bene Jack.”
Improvvisamente una persona gli si piazzò dietro offuscandogli la vista. Si girò e notò che era una rossa molto appariscente che continuava a fissarlo con un sorriso sfacciato sulle labbra. Il suo vestito bianco non lasciava molto all’immaginazione come pure il decolté che mostrava senza nessun imbarazzo chinandosi verso di lui. A Jack veniva quasi da ridere a vedere tutti quegli sforzi inutili che erano destinati solo a lui per provocare la sua libido.
Jack: Non ti ha mai detto nessuno di rispettare la privacy degli altri. È maleducazione.
Donna: Credo proprio di essere stata male quel giorno. Sei solo?
Jack: A quanto pare l’espressione “fatti gli affari tuoi” non esiste nel tuo vocabolario. (sorride scuotendo la testa mentre lei gli si siede accanto)
Donna: Hai proprio ragione. Io sono Donna e tu? Saputello?
Jack: Credo che all’anagrafe mi abbiano chiamato Jack nonostante i vari pareri contrastanti della mia famiglia, ma puoi chiamarmi semplicemente Jack. (le stringe la mano)
Donna: Joey è la tua ragazza? Oppure è questa Jen che non vuoi far soffrire?
Jack: Sono entrambe delle mie amiche, chissà perché non sono sorpreso che tu abbia letto la mia e-mail.
Donna: Altrimenti non avrei saputo niente del ragazzo più carino che è seduto qui tutto solo in un bar. Come mai?
Jack: La mia miglior amica sta lavorando alla stazione radio e quindi ho molto tempo libero. Ma tu sei sempre così impertinente?
Donna: E’ solo l’inizio, non sai cosa ti aspetta. Vuoi fare sesso con me? (Jack la fissa stralunato e interdetto mentre lei continuava a sorridergli sfacciatamente)
Settima scena
New York, parcheggio della stazione radio
Vediamo Jen uscire dalla stazione e guardarsi intorno. Appena nota Cj appoggiato alla sua auto, sospira e gli si avvicina iniziando a ripetersi mentalmente il discorso che si era preparata tutta la notte. Sapeva di dovergli dare le risposte che lui pretendeva ma lei non le aveva. Lui le era mancato per tutto quel tempo, ma era strano quello che aveva provato quando lo aveva rivisto per la prima volta da mesi. Adesso aveva l’espressione da cane bastonato e Jen sapeva che era a causa sua e ne era dispiaciuta. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma si fermò appena in tempo.
Cj: Ciao.
Jen: Ciao. Come stai?
Cj: Starei meglio se mi dessi delle risposte valide.
Jen: Tu vorresti sentire le risposte che vuoi tu ma io non posso dartele…almeno non ora.
Cj: Jen, non resterò a New York ancora per molto e vorrei che almeno prima di allora risolveremo i nostri problemi.
Jen: Come puoi pretendere una cosa del genere su quattro piedi? Sei qui solo da due giorni e appena ti rivedo tu mi dici che vuoi rimetterti con me. Non nego che provo ancora qualcosa per te ma non posso decidere così in fretta su una storia…su di noi. (si mette a braccia conserte come per difendersi da lui)
Cj: Io voglio stare con te.
Jen: Non fare così. Anch’io volevo stare con te ma alcune cose sono cambiate e sono arrivati i problemi.
Cj: Tu sei cambiata da un momento all’altro. Mi hai mollato quasi senza spiegarmi il vero motivo, hai solo detto che non mi amavi più.
Jen: Questo è un motivo più che sufficiente. Tu vuoi che torno con te a Boston ma non posso, il mio posto è qui con la nonna e Jack. Ci siamo trasferiti proprio per curarla, non posso tornare con te lasciando la nonna qui a New York…no Cj, se la metti così sai già la mia risposta. (si volta per andarsene ma lui la ferma bloccandole il braccio)
Cj: Non è una risposta molto esauriente. Lo sapevo che dovevi stare con tua nonna e non pretendo certo di essere più importante di lei, ma noi due stavamo bene insieme e io ti amo e tu lo sai.
Jen: La questione è se io sarò disposta a stare di nuovo con te se non ti amo. (lo guarda con sguardo triste e si allontana lasciandolo confuso mentre qualcuno la guarda di nascosto fumando una sigaretta)
Ottava Scena
Capeside, casa di Duog
Vediamo Duog aggiustarsi la cravatta di fronte allo specchio mentre Pacey è a cucinare tra i fornelli intonando “Obsession” degli Aventura. Improvvisamente squilla il telefono e Duog alza gli occhi al cielo sciogliendosi impazientemente il nodo fatto male della cravatta. Il telefono continuò a squillare senza che nessuno si accennava a rispondere e Duog sospirò guardando il fratello.
Duog: Potresti benissimo andare a rispondere.
Pacey: Correggimi se sbaglio, ma non sei più vicino tu al telefono?
Duog: Mi sto preparando perché tra cinque minuti sono in servizio.
Pacey: Già e lasci a me tutto, grazie fratellone. Ho cucinato per te e non ho ricevuto nemmeno un grazie.
Il telefono smise di squillare e Duog controllò la pistola per poi metterla nel cinturone.
Duog: Era ora che i ruoli si invertissero, adesso sei tu la donnina di casa.
Pacey: Oh no, quello è un ruolo che non ti toglierai mai di dosso. Rimarrai tu la casalinga perfetta io cucino soltanto e contribuisco a pagare le bollette.
Il telefono riprese a squillare e i due fratelli si guardarono in faccia, finalmente Duog andò a rispondere controvoglia.
Doug: Pronto? Ah ciao, come stai? Va tutto bene…si è qui. Te lo passo, ci risentiamo. Ciao. (passa il cordless al fratello) E’ Danny. Io adesso vado, a più tardi…e metti in ordine! (esce)
Pacey: Danny qual buon vento?
Danny: Il solito, sentivo la mancanza di un brontolone di fianco a me e ti ho chiamato. Duog mi ha detto che lavori in un altro ristorante.
Pacey: Si, è il ristorante della famiglia di un mio amico. Sai dovevo guadagnare qualcosa per andare avanti a dormire a casa di mio fratello quindi mi hanno assunto li. Non ci sentiamo da tanto tempo. Come va con tua moglie?
Danny: Benone, è cambiato tutto adesso…ho capito di amarla solo quando la stavo perdendo, aveva scoperto la mia relazione con Karen quando ormai era chiusa. Adesso sto per diventare padre.
Pacey: Sono felice per te amico, finalmente hai cambiato vita. Allora dovrò chiamarti papà.
Danny: Non provarci nemmeno! Ho ancora tre mesi per abituarmi a quella parola e giuro che se inizi a chiamarmi così vengo li e ti faccio rimangiare tutto. Ti ho chiamato perché credo che tu sia un bravo chef che può migliorare sempre di più le proprie doti.
Pacey: Grazie di tutti questi complimenti, ma non riesco ancora a capire a cosa stai parando.
Dannny: Ti sto offrendo un lavoro come secondo chef nel mio nuovo ristorante. Saremo di nuovo io e te come ai vecchi tempi. Che ne dici? (vediamo la faccia sorpresa ed entusiasta di Pacey)
Nona scena
Los Angeles, Dawson e Oliver
Vediamo Dawson e Oliver sulla Jeep di Dawson mentre in sottofondo ascoltano “Adrienne” dei The Calling.
Oliver: Bravo ragazzo, finalmente ti dai da fare!
Dawson: Smettila, lo sai che ero ubriaco.
Oliver: Non tanto per trovare l’entrata di Natasha! (inizia a ridere mentre Dawson gli lancia un’occhiataccia disgustata)
Dawson: Continua così e ti giuro che dopo averti fatto scendere dalla mia auto ti cancellerò dalla regia del film. Sai che posso farlo.
Oliver: Quanto sei permaloso stamattina. Hai solo fatto sesso con lei non hai redatto un contratto prematrimoniale. Comunque hai fatto un’ottima scelta, è una figa bestiale.
Dawson: Era solo sesso ma è stato tutto uno sbaglio, dopotutto mi ha mollato lei dicendomi che non provava niente per me e che mi ha usato solo per divertirsi. Non voglio commettere di nuovo lo stesso sbaglio lasciandomi coinvolgere da lei e dai suoi giochini.
Oliver: Però sono belli i suoi giochino, se vuoi lasciale il mio numero di telefono.
Dawson: Divertente! È stato solo uno sbaglio e non si ripeterà più.
Oliver: Già, l’altra brunetta ne rimarrebbe delusa se venisse a saperlo…visto che, naturalmente oltre ai tuoi sogni di regista, pensi solo a lei
Dawson: Lascia Joey fuori da questa conversazione.
Oiver: Ok amico, ma non lamentarti se lei ti chiama poco o se ti manca.
Dawson: Non ci vediamo da mesi, è ovvio che mi manca. Non dirle niente.
Oliver: Lo sai che potrei ricattarti?
Dawson: Ma non lo farai, so che vuoi essere famoso nel mondo del cinema e lavorando insieme lo diventeresti.
Oliver: Dovrei avere il numero di Joey salvato nella mia rubrica del cellulare…(prende il cellulare e inizia a digitare qualcosa, Dawson lo vede e cerca di fregarglielo)
Dawson: Oliver dammi quel maledetto cellulare!
Oliver: Ti consiglio di guardare la strada prima di ritrovarci in ospedale a mangiare gelatina! (mette via il cellulare ridendo)
Dawson: Sei un uomo morto! (Oliver continua a ridere e Dawson fa una smorfia, poi si guardano e anche lui scoppia a ridere) Però Natasha è una gran figa!
Oliver: L’hai detta amico!
Decima scena
New York, tavolino di un bar
La scena riprende dall’espressione stralunata di Jack.
Jack: (si sgranchisce la voce imbarazzato) Scusa cosa hai detto?
Donna: Hai sentito bene. Sai, solitamente le conversazioni sarebbero più lunghe e noiose…se si tagliassero le parti futili di cortesia e si arrivasse subito al sodo si risparmierebbe molto più tempo.
Jack: Già…ma quelle parti sono fondamentali. Quando mai una ragazza dopo nemmeno dieci minuti di conoscenza ti spara una domanda del genere?
Donna: Una che ha voglia di esperienze nuove. Che ne dici?
Jack: No scusa, forse non mi sono presentato bene. Piacere sono Jack e sono gay.
Donna: Anche tu? Ma si può sapere perché tutti quelli più carini lo sono? No, è colpa mia che non riesco a distinguervi.
Jack: A quanto pare non sono il primo gay a cui proponi del sesso.
Donna: Dovrei girare con un L stampata in fronte.
Jack: Perché hai scelto proprio me? In questo bar ce ne sono di ragazzi carini.
Donna: Si, esattamente 7 quattro dei quali accompagnati dalla propria ragazza e i rimanenti tre a studiare o a scrivere e-mail. Tu eri il più accessibile e sembravi anche il più simpatico.
Jack: Non so se dovrei ringraziarti o meno. Ti consiglio di non aggredire così la prossima volta altri ragazzi, potrebbero rimanerci secchi. La maggior parte di loro vuole cacciare la sua preda e non essere cacciato…anche se a volte preferirebbero eliminare tutti i preliminari.
Donna: Lo so. Ma sei proprio gay?
Jack: Al 100%.
Donna: Come mai sei tutto solo? Un ragazzo come te non dovrebbe esserlo.
Jack: Il mio ex mi ha mollato circa tre mesi fa e da allora, a parte qualche avventura di una sola notte, non ho più avuto nessun altra relazione. E tu come mai in cerca?
Donna: A quanto pare il tipo che mi piaceva se la faceva in segreto con la mia migliore amica, che ovviamente sapeva della mia cotta, e continuavano a prendermi in giro alle spalle.
Jack: Bell’amica! Ti serve una mano a bucarle le ruote dell’auto?
Donna: Semmai quelle della bici…ha paura di prendere la patente quella fifona. (sorridono) Però potresti aiutarmi fingendo di essere il mio ragazzo per un’ora! (si guardano con un sorriso d’intesa)
Undicesima scena
Worthington, dormitorio
Vediamo Audrey e Joey giocare a poker sul letto di quest’ultima. Entrambe ridono e scherzano felici di aver ritrovato la solita sintonia che le legava da due anni. Improvvisamente bussano alla porta e le due amiche si guardano di scatto tornando serie e alzando le sopracciglia.
Audrey: Aspettavi qualcuno?
Joey: No, sei tu quella che folleggia la notte.
Audrey: Prepara le munizioni sorella!
Joey: Non siamo ancora a fine anno. Ricordi cos’abbiamo fatto al professor Wilder?
Audrey: E con ciò? Era divertente e lui non se l’è presa. Ti sfido Potter a rifarlo.
Joey: Non sai con chi stai parlando! Perderai ancor prima di averlo concepito nella tua testa.
Si sorridono con sfida e si alzano dal letto andando a prendere la bacinella piena di gavettoni stracolmi d’acqua. Audrey si mette a lato della porta mettendo la mano sulla maniglia e, contando lentamente con l’amica fino a tre, spalancò la porta mentre Joey gettava i gavettoni alla persona che le si presentava davanti frastornata mentre l’acqua la colpiva dappertutto. Appena ebbe finito le munizioni di quella bacinella si fermò appena riconobbe la ragazza fradicia che la fissava in malo modo. Audrey si affacciò alla porta e inizio a ridere insieme a Joey a quella scena buffa. La ragazza iniziò ad infuriarsi e si precipitò addosso a Joey facendola cadere a terra mettendo in atto una finta lotta mentre quelle due continuavano a ridere. La ragazza allentò la presa e prese per la caviglia Audrey facendola cadere con loro. Le tre ragazze si guardarono stupite e ricominciarono a ridere insieme come delle matte.
Joey: Ok, adesso basta! (cercò di riprendere fiato e tornare seria)
Audrey: Sei stata forte coniglietto!
Harley: Grazie tante Joey! Adesso devo cambiarmi di nuovo!
Audrey: Che problema c’è? La tua camera dista solo il piano superiore!
Joey: E dopotutto quella camicetta è superata!
Audrey: Te lo dice una che ha passato tre mesi a rifarsi il guardaroba a Parigi! Controlla i suoi armadi se non ci credi!
Harley: Allora forse prenderò in prestito qualcosa in segno di pace.
Joey: Basta che lo riporti poi indietro. Come mai sei qui?
Harley: Patrick si è messo con un’altra.
Audrey: Ok, la squadra delle emergenze e delusioni d’amore è pronta per te. Fidati, lo dimenticherai presto. (Joey la guarda dubbiosa persa tra i ricordi)
Dodicesima scena
Capeside, Leery’s Fresh Fish
Andie entra nella cucina del ristorante un po’ titubante guardando a destra e a sinistra e un cameriere le blocca il passaggio in modo autoritario.
Cameriere: Cosa ci fa qui signorina? Questa è la cucina ed è riservata soltanto al personale. Se deve replicare qualcosa sul cibo la dica a me e la riferirò allo chef.
Andie: Non si preoccupi, è tutto delizioso qui. Cercavo una persona.
Cameriere: Non credo che si trovi qui, la prego di…
Andie: Cerco Pacey Witter, lo chef. Sono una sua amica.
Il cameriere la guarda male dall’alto in basso con fare altezzoso e fa un smorfia. Pacey segue la scena e decide d’intervenire.
Pacey: Non preoccuparti Frank, lascia fare a me la conosco.
Cameriere: Ma la signora Leery…
Pacey: La signora Leery non avrebbe nulla da obiettare, la conosce da anni. Va a servire, le ordinazioni dei tavoli 4 e 7 sono pronte. Sbrigati prima che si raffreddano. (il cameriere se ne va lanciando loro un’occhiataccia) Non mi è mai piaciuto quel ragazzo, è antipatico. Gale dovrebbe scegliersi un miglior personale. Scusa, non ti ho salutata a dovere. (l’abbraccia forte) Benvenuta nell’umile cucina del Leery’s Fresh Fish dove io lavoro.
Andie: Non mi sembra poi tanto umile.
Pacey: Meno male altrimenti avrei trovato un po’ di difficoltà per cucinare. Come stai?
Andie: Pacey non ci vediamo solo da ieri sera, smettila di ripetermi sempre la solita domanda di cortesia. Non sono malata e sto benissimo, dovresti esserne contento.
Pacey: Lo sono McPhee, ma questo non spiega i tuoi occhi gonfi e rossi. Hai pianto.
Andie: Per caso Jack ti ha chiesto di fare le sue veci? È solo raffreddore. Mi capita durante questo periodo dell’anno.
Pacey: Andie siamo alla fine dell’estate e non in primavera, fuori fa ancora caldo e tu non sei allergica a niente per quanto mi ricordo. Cos’è successo?
Andie: Niente, non preoccuparti. (gli sorride ma lui rimane dubbioso) Quando mi fai assaggiare una delle tue specialità?
Pacey: Potrebbero cacciarti dalla cucina se sapessero perché sei venuta a cercarmi! Ruffiana! (Andie ride e lui rimane a guardarla con un sorriso sulle labbra)
Tredicesima scena
New York, ospedale
Vediamo Jen e Jack seduti al bar mentre parlottano tra loro con in mano un bicchiere di caffè.
Jen: Non posso crederci!
Jack: Credici che è vero! Sono stato il suo fidanzato part-time e mi ha ripagato con una dose abbondante di gelato e aggiunta di panna spray. È stato divertente vedere le facce di quei due babbei mentre ci guardavano a bocca aperta.
Jen: Avrei voluto vederti a fare tutte quelle moine da fidanzato. L’hai baciata?
Jack: Ho dovuto farlo per rendere tutto credibile…secondo te come ho potuto guadagnarmi la panna spray come extra? Non dirmi che sei gelosa.
Jen: Un po’, era bello pensare che ero l’ultima ragazza che avevi baciato. Comunque sei un ruffiano! Sei andato al college ieri per iscriverti? (lo guarda e sorride di fronte alla sua espressione stupita come se fosse stato colto in fragrante) Non fare quella faccia, so che non lo avevi fatto prima e neppure io, per fortuna che siamo ancora in tempo!
Jack: Si e ho ascoltato, fuori dall’aula, una delle lezioni che dovremo frequentare e ti dico che non fa per me. Hai avuto un’ottima idea scegliendo il Bay Boston.
Jen: Ma adesso siamo a New York e dobbiamo continuare a studiare, ricordatelo.
Jack: Non ho mai detto il contrario, devo solo abituarmi all’ambiente…ai professori…agli studenti…torniamo a Boston? (la guarda speranzoso)
Jen: (sorride) Lo vorrei anch’io, mi manca quel posto ma qui c’è qualcosa che ci trattiene e tu sai bene cosa.
Jack: Lo so, stavo solo scherzando…e poi ero io che volevo studiare a New York. Dobbiamo solo rimboccarci le maniche. Domani hai lezione?
Jen: Si, inizio con due ore di arte post-moderna…incomincia già a venirmi mal di testa al solo pensarci. Dovrebbe andarci la nonna a posto mio. Tu invece?
Jack: Sono libero fino alle 14…poi inizia il mattatoio di lettere. Almeno ho tutto il tempo per riprendermi da una nottata in bianco.
Jen: Esci senza di me? Cattivo!
Jack: Che vuoi farci, il mio lavoro da fidanzato esige pure tutta la nottata. Esco con Donna e alcuni suoi amici…sarà l’ultima cena, abbiamo organizzato una specie di litigio ma ci divertiremo abbastanza che più che un litigio sembrerà una parodia. E poi mi ha promesso di farmi conoscere un ragazzo.
Jen: Non sapevo che ti piacevano gli appuntamenti al buio!
Jack: Infatti li odio ma Donna mi è simpatica e volevo farle un ultimo favore. Tu hai ancora il programma delle 20 da fare alla radio se non sbaglio. Stai attenta per il ritorno, se fossi rimasto a casa ti avrei preso a lavoro.
Jen:Non preoccuparti, me la caverò. Adesso andiamo dalla nonna prima che l’orario delle visite finisca. (si alzano e si dirigono lungo il corridoio)
Quattordicesima scena
Worthington, dormitorio
Vediamo Audrey seduta sul suo letto mentre Joey ed Harley in piedi di fronte allo specchio interno dell’armadio a rimirare l’abbigliamento della biondina: uno scamiciato color ambra con spalline sottili che le arrivava fino alle ginocchia.
Joey: Sei bella Harley, davvero un figurino.
Harley: Tutto grazie ai tuoi favolosi vestiti…dovresti andarci più spesso a Parigi. Peccato che non ho la tua taglia e la tua altezza altrimenti avrei indossato quello splendido abito turchese.
Audrey: Quale? Quello semitrasparente con una scollatura profonda sulla schiena e i veli come gonna? Oppure quello attillato lungo in stile serata da gala?
Harley: Il primo in stile non lascio molto all’immaginazione ma se me lo togli scoprirai il paradiso. (Harley e Audrey ridono) La nostra casta e puritana secchiona lascerebbe di stucco tutti se uscirebbe fuori così. Immaginati la faccia di Dawson!
Audrey: Ne rimarrebbe scioccato a vita e dopo aver asciugato la bava alla bocca si butterebbe a pesce su di lei.
Joey: Audrey!
Audrey: Contaci! Dopotutto è stata sua l’idea genialmente perversa di farmi indossare quel vestito semitrasparente davanti alla telecamera. Dawson Leery non è poi tanto innocente come vuole farci credere e nemmeno tu a quanto ho visto. (guarda l’armadio pieno di vestiti)
Joey: Dovevi solo essere il sogno di ogni adolescente in pieno sviluppo ormonale che poi si porta a letto un suo studente. Voleva solo dare l’impatto giusto al pubblico, è un professionista.
Harley: Mi stupisce che Pacey ci sia andato a letto con quella Jacobs…poteva trovare di meglio per la sua prima volta.
Joey: E tu come fai a saperlo?
Harley: Le voci girano e io non sono stupida. Era la vostra storia, anche se non riuscirò mai a capire il mio personaggio…pur confutando che non è lesbica, e ci sono le prove con Eddie anche se ti sei lasciata sfuggire Pacey…non credevo che fossi così acida all’inizio.
Audrey: (guarda Harley in uno strano modo) Non ricordarmelo, altrimenti ne sentirà la mancanza e ci salvi chi può! (bussano alla porta e Audrey alza gli occhi al cielo) E adesso chi può essere?
Joey sorride e va ad aprire la porta stupita ritrovandosi davanti Eddie in splendida forma come se avesse ascoltato le parole di Harley. Sembravano secoli che non lo vedeva ma un brivido l’attraversò come allora. Era lo stesso brivido di quando si erano messi insieme ma più tenue, come se ciò che aveva provato un tempo per lui fosse chiuso in un barattolo di vetro lasciato tra i ricordi più belli. Lei lo voleva lasciare ancora lì per paura delle conseguenze a cui avrebbe portato, voleva ricordarselo come si erano lasciati l’ultima volta ma adesso lui era li e lei non voleva rovinare tutto.
Eddie: Ciao.
Harley: Guarda chi si rivede! Ciao Eddie. (gli fa un mezzo sorriso che sembra di più una smorfia)
Audrey: Cosa diavolo ci fai ancora tu qua? Ti sei dimenticato per caso la strada di casa? Oppure la memoria? Non spiegherei altrimenti la tua fastidiosa presenza qui.
Eddie: Sono venuto per Joey.
Audrey: Non lo avevo ancora capito! Lo sai che avete rotto da mesi e che per quanto ne puoi sapere lei potrebbe avere un nuovo ragazzo che, se solo ti vedesse qui con lei, ti spaccherebbe la faccia? Facevi un piacere a tutti se a casa tua, qui non c’è più niente per te men che meno Joey.
Eddie: Vorrei che fosse lei a dirmelo.
Joey: Calmatevi ragazzi!
Audrey: Già è arrivato il principino che reclama qualcuno che non gli appartiene più. Ti do due consigli Eddie vai via prima che le tue illusioni svaniscano come bolle d’aria e se solo la farai soffrire conosco alcuni ragazzi che con me ti perseguiteranno fino alla morte, sei avvisato! Harley andiamo fuori visto che siamo di troppo.
Prende la borsa ed esce nel corridoio senza nemmeno guardare in faccia la sua migliore amica che era allibita da tutta quella aggressione repressa. Dopo aver fatto un cenno di saluto ad Eddie e uno sguardo di scuse a Joey, Harley seguì Audrey prima che svanisse dalla sua visuale. Ancora frastornata, Joey chiuse la porta e si girò verso Eddie non sapendo che dire.
Quindicesima scena
Worthington, dormitorio
La scena riprende dove l’avevamo lasciata. Eddie e Joey sono l’ uno di fronte all’altra immersi in un lungo silenzio.
Eddie: Audrey è così di natura o sono solo io che le faccio quest’effetto?
Joey: Preferirei non approfondire il discorso, scusa.
Eddie: Sei rimasta senza parole.
Joey: Non capita di vedere tutti i giorni un tuo ex tornare quando pensi che non lo rivedrai più proprio perché è partito per la California. Sei piombato all’improvviso quando credevo ormai di averti messo nel dimenticatoio. Cosa ci fai qui?
Eddie: Sono venuto per ringraziarti.
Joey: Per che cosa, non capisco.
Eddie: E’ merito tuo se ora frequento un altro college. Al seminario per scrittori della California mi hanno offerto una borsa di studio e adesso ho persino scritto un altro romanzo…hanno detto che il primo lo vogliono pubblicare. Senza volerlo mi hai ispirato molto in questi mesi.
Joey: Eddie ma è fantastico! Sono orgogliosa di te! (lo abbraccia per poi divincolarsi in fretta) Ma non devi ringraziarmi, è stato il tuo talento a portarti fin qui.
Eddie: Quando ho iniziato a frequentare quel seminario non capivo perché mi avessi allontanato, ma ora lo so. Nonostante le mie remore sono stato accolto bene.
Joey: Farà bene al professor Hetson quando glielo riferirò…specialmente perché potrò dirgli glielo avevo detto.
Eddie: Dopo tutte quelle discussioni e il pugno in faccia, so che è difficile per lui aiutarmi ma così facendo non mi ha più tra i piedi. Grazie per averlo convinto.
Joey: Una piccola parte l’ha avuta pure Harley, ma finiamola con i ringraziamenti.
Eddie: Come vuoi. Ti và di fare un giro qui fuori? C’è un cielo stupendo e si riesce a vedere qualche stella…sarebbe bello vederle insieme.
Joey: Insieme?
Eddie: Si, come amici…e poi non ti ho ancora raccontato del libro.
Joey: Ok Stephen King, ma non mentirò su nulla, dirò solo la cruda verità. (mentre Eddie le sorride prende le chiavi e, ricambiando il sorriso, esce con lui per le strade di Boston)
Sedicesima scena
Los Angeles, ascensore dell’hotel
Vediamo Dawson nell’ascensore del hotel con il cellulare in mano e compone un numero.
Joey: Ciao! Il regista preferito dai filmfestival si è fatto vivo finalmente. Credevo ti fossi dimenticato dei tuoi vecchi amici.
Dawson: No, sarebbe impossibile…specialmente con te. Ti disturbo?
Joey: No, sto appena rientrando al dormitorio e non puoi nemmeno immaginare chi è venuto a farmi visita.
Dawson: Chi? Il principe William con la sua scorta?
Joey: Hai perso il primo premio, era la fornitura di caffè per un anno.
Dawson: Poco male, sono già nervoso e sveglio di mio…l’attesa della firma è un vero supplizio, immaginati solo la quantità industriale di caffè che ho fatto fuori aspettando che il telefonino squilli. Non riesco a capire come mai Oliver è così calmo. Lasciamo perdere, non voglio annoiarti con i miei problemi. Chi era?
Joey: Eddie, voleva ringraziarmi di tutto…comunque ti assicuro che il caffè che beviamo noi non è nulla a confronto di quello italiano. Il nostro sembra piuttosto una brodaglia a confronto e confermo che è leggerissimo. Non puoi dire veramente di averne bevuto uno.
Dawson: Ma sei andata in Francia o in Italia? Cos’è tutta questa retorica sul caffè? Quindi l’uomo perfetto è tornato nella tua vita.
Joey: Non ho mai detto che è l’uomo perfetto, anzi ha un mucchio di difetti…ma è anche questo che lo rende speciale, proprio come te.
Dawson: Vorrei che tu fossi con me, mi saresti di grande aiuto per il mio progetto.
Joey: Solo per quello? Mi deludi Dawson e io che pensavo che contavo qualcosa per te!
Dawson: (sorride) Lo sai che è così, senza di te sarei perduto. Con chi altri potrei parlare di quanto e quando gioco con il mio gioiellino? (sente anche lei sorride)
Joey: Dawson, Dawson! L’ultima speranza di Capeside è diventata alquanto perversa, non è da te. Dove hai nascosto il romantico sognatore Dawson Leery?
Dawson: Credo che stia aspettando l’acida Joey Potter che venga qui a Los Angeles.
Joey: Vorrei ma sai bene che il college è iniziato e non posso lasciare su due piedi tutto proprio adesso. Che intenzioni hai con l’università? Il tuo progetto ti sta portando via molto tempo allo studio.
Dawson: Non preoccuparti, continuo a studiare come sempre e poi i professori ci ripetono che per noi il miglior studio è girare film.
Joey: Fammi sapere come va il tuo progetto, adesso devo proprio chiudere. La batteria del cellulare è praticamente morta. Ci sentiamo la prossima volta.
Dawson: Contaci, non aspetto altro. Buonanotte Joey.
Joey: Notte Dawson.
Dawosn rimette sorridendo il cellulare nel taschino della giacca e apre la porta della camera dell’hotel ma la scena che si trovò davanti lo bloccò di colpo. Natasha era seduta sulla sedia a braccia conserte, in una posa molto provocante, con addosso soltanto reggiseno e tanga entrambi in tinta fuxia. Si alza e gli si avvicina togliendogli la borsa e iniziando a slacciargli i tre bottoni della polo per levargliela più facilmente dalla testa lasciandolo a torso nudo e ancora più stupito di tutta la sua audacia.
Natasha: Ti stavo aspettando.
Dawson: Natasha non…dobbiamo parlare…io…
Natasha: (gli mette un dito sulla bocca per farlo tacere e inizia a slacciargli i pantaloni) Non ora, abbiamo una cosa più importante da fare.
Natasha lo bacia e s’inginocchia togliendogli gli slip. L’immagine si sposta sul viso di Dawson che chiude gli occhi e tira indietro la testa.
Dawson: Oh dio! (la scena sfuma)
Diciassettesima scena
New York, parcheggio studi radio
La ragazza uscì dagli studi stringendosi nella giacchetta, la stagione era ancora buona ma iniziava a fare fresco la notte. Fece un sospiro e iniziò la sua camminata verso la fermata dell’autobus. Stava diventando paranoica ma ormai era un rituale per lei voltarsi ogni dieci passi o a ogni rumore sospetto. Era istinto di sopravvivenza e quella notte, come pure le altre, aveva paura di quello che poteva succederle. Improvvisamente vide una nuvola di fumo provenire da dietro una vecchia Ford parcheggiata li vicino dove lei avrebbe dovuto passarci davanti. Vide appoggiato all’ auto l’uomo che continuava a seguirla da tempo e che adesso la guardava con in mano una sigaretta mentre tirava un boccata di fumo. Incrociando il suo sguardo a Jen vennero i brividi, era come se la stesse aspettando e temendo il peggio affrettò il passo in direzione del pullman. Come in un flash-back, sentì dei passi che la seguivano ma capì che non erano quelli dell’altra volta, non c’era Cj dietro di lei e iniziò a correre a per di fiato. Qualcuno la bloccò prendendole con una mano il braccio e con l’altra le chiuse la bocca per farla tacere. Sentiva puzza di nicotina in quella mano e un forte odore pungente di dopobarba che le dava fastidio ai sensi. La stretta al braccio iniziò a dolerle sempre di più e Jen tentò di divincolarsi da quell’uomo, ma la presa era troppo forte e dolorosa per te. Pianse ma ciò non fece di certo intenerire l’aggressore che cercò di baciarle l’incavo del collo. Scongiurò mentalmente che quel martirio finisse in fretta quando finalmente fu liberata dalla presenza di quell’uomo e spinta da parte barcollando. Appena si rese conto di ciò si voltò e trovò Cj a lottare contro il maniaco che tutt’ora era di spalle. L’uomo riuscì a liberarsi facendo cadere per terra Cj e scappò come se avesse avuto dietro la polizia. Jen, ancora tremante e sotto shock, si chinò verso Cj e gli toccò il graffio sanguinante proprio sotto l’occhio destro e, dopo aver scambiato uno sguardo con lui, lo abbracciò piangendo.

Per cominciare mi scuso per eventuali (e ce ne sono) errori grammaticali e per eventuali incoerenze con la serie. Effettivamente Harley non dovrebbe ancora iniziare a fare il college ma serviva nella storia e quando ci siamo accorte dell’errore era ormai troppo tardi. Questa serie era iniziata con tre sceneggiatrici (mia cugina, una mia amica ed io) ma per il momento è stato accollato tutto a me, quindi dal 12 capitolo in poi capirete il perché della lentezza. Attualmente siamo arrivate a 13 episodi che spero vi piaceranno. Accetto ogni vostro commento…recensite vi prego

Chloe88: è interessante tutta questa curiosità specialmente sul personaggio di Joey, anche perché ne vedrà delle belle…come del resto anche tutti gli altri personaggi della serie. Ovviamente non posso dirti nulla in riguardo…altrimenti ti perdi la sorpresa. Continua a leggere i prossimi capitoli che la storia si fa più interessante…continuerò a postare ;P

MissLeep: sono molto contenta della tua recensione…abbiamo faticato un po’ per ottenere questo risultato che spero piaccia e continuerà a piacere fino alla fine. Grazie, posto il prossimo capitolo il prima possibile

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 7.03 Sorprese ***



Prima scena
Capeside, B&B – Music sottofondo “Clint Eastwood” dei Gorillaz.
E’ mattina presto e vediamo Pacey aggirarsi dietro il Break and Breakfast Potter alla ricerca di qualcuno. Cerca di non fare troppo rumore mentre entra in cucina ma viene preso d’assalto da un bambino che gli si aggrappò al collo urlando a squarciagola il suo nome. Riprendendosi dall’agguato, prese il bambino in braccio facendolo saltare in aria divertito per poi fargli il solletico.
Alex: Pacey! Basta, basta! (grida ridendo con le lacrime agli occhi)
Pacey: Soffri il solletico proprio come una femminuccia!
Alex: Io non sono una femminuccia!
Pacey: E invece si! (gli rifà il solletico mentre il bambino si dimena dal ridere) Sembri proprio tua zia Joey.
Entra Bessie con uno strofinaccio sporco di sugo su una spalla.
Bessie: Hey bruto che stai facendo a mio figlio?
Pacey: Bessie, la mia cara sorellona! (le da un rapido ma caloroso abbraccio) Finalmente ti rivedo…mi togli questa peste dai piedi?
Bessie: Da ciò che vedo puoi farlo benissimo da solo.
Si guardano con sfida ma Bessie è consapevole del lato infantile e affascinante di Pacey e scuote la testa rassegnata mentre lui le fa un sorriso birichino.
Bessie: Su Alex, vai in camera a prepararti. Oggi è il tuo primo giorno di scuola e non devi fare tardi.
Alex: Ma Pacey…
Bessie: Fila in camera Alexander!
Alex saluta Pacey ed esce dalla cucina come un condannato che deve raggiungere il patibolo.
Pacey: Un Potter che non vuole andare a scuola? Non avrei mai pensato di poterlo vedere con i miei occhi…sei sicura che quello è tuo figlio?
Bessie: E’ tutta scena, fa i capricci perché non vuole che lo accompagni a scuola…un po’ come faceva Joey. come mai sei qua? A quest’ora Andie dorme ancora.
Pacey: Lo so, voglio farle una sorpresa…è per questo che sono qui, ma prima dovrei chiederti un favore. Dov’è Bodie?
Bessie: A fare rifornimento di provviste, tornerà tra poco. Cosa ti serve da lui che non puoi chiedergli domani sera?
Pacey: Una sostituzione per domani al Leery’s Fresh Fish…tanto oggi lavoro e dopodomani è giorno di chiusura del ristorante. E comunque viene quasi ogni sera a revisionare l’andazzo in cucina.
Bessie: (ammicca maliziosamente) Un viaggio romantico come ai vecchi tempi Pacey?
Pacey: Il lupo perde il pelo ma non il vizio (sorride) e poi Andie ne ha proprio bisogno…due giorni interi con Pacey Witter, una favola che diventa realtà. Ogni donna lo vorrebbe.
Bessie: Non montarti la testa Pacey, non è il caso. Voglio proprio sapere come andrà a finire domani. Non preoccuparti, Bodie ti sostituirà voi due divertitevi e non pensate ad altro.
Pacey: Certo sorellona! (la bacia su una guancia dopo averla abbracciata per poi dirigersi verso la porta) Non dire nulla ad Andie, seguirò il tuo consiglio. Ci vediamo!
Sigla
Seconda scena
Worthington, lezione del professor Hetson – Musica in sottofondo “Take me away” di Avril Lavigne.
Vediamo entrare gli studenti nell’aula mentre parlano tra loro e cercano un posto libero per sedersi. La maggior parte di loro abbronzata e con ancora addosso vestiti estivi che lasciavano intravedere i segni del costume oppure quelli in evidente esposizione alle lampade solari. Tutti iniziano a zittirsi appena entra il professor Hetson con la sua borsa piena di test di inizio corso e manifestando il suo solito sorriso sarcastico esaminando attentamente ogni persona presente in quell’aula.
Hetson: A quanto vedo ci sono molti superstiti dello scorso anno...non preoccupatevi, non sapendo cosa fare ieri sera vi ho preparato alcuni test. Chi li reputa difficili può benissimo lasciare questo corso già da oggi, di certo mi fareste un gran favore.
Si avvicina alla cattedra e posa la borsa sopra e a togliere i test sotto gli sguardi allibiti degli studenti vecchi e da quelli terrorizzati delle matricole. Si vedeva lontano un miglio che Hetson si divertiva. Improvvisamente la porta si spalancò ed entrò Joey quasi cadendo, e si mise seduta al primo posto libero. Era estremamente imbarazzata di quel ritardo e ancor di più per quell’entrata davanti ad Hetson che sembrava compiaciuto di aver trovato un altro modo per poterla tormentare pure quell’anno.
Hetson: Come al solito signorina Potter lei è in ritardo e siamo solo al primo giorno, cosa dovrò aspettarmi a fine anno?
Joey: Siccome è inutile darle una risposta, non mi scuserò di nuovo con lei. Quest’anno mi rifiuto di essere il mirino di tutte le sue osservazioni sarcastiche e cattive, è di pessimo gusto starla ad ascoltare mentre tormenta lo studente di turno e io farò di tutto per non esserlo di nuovo. Non starò più al suo gioco professore.
Hetson: Mi dispiace signorina Potter che il mio modo di insegnare non sia di suo gusto. Se vuole evitare questa tortura come la chiama lei e che a me da molte soddisfazioni a confronto di alcune persone, può sempre cancellare il corso dalla lista delle sue cose da dare quest’anno. (sorride sarcastico intuendo soddisfatto la risposta pronta dell’alunna)
Joey: Divertente professore. Ricordo ancora due giorni fa quando sono andata in segreteria per sapere dei miei corsi e mi hanno gentilmente informata che se non seguivo il suo corso potevo dire addio ad un altro corso di letteratura specialmente perché l’anno scorso ero risultata uno dei suoi migliori studenti e guarda caso un certo professore mi aveva nominato come “aiutante” durante le sue lezioni. Non so se ringraziare la sua vena autolesionista o bruciarla vivo.
Hetson: Si contenga signorina Potter, magari a casa può provare a fare qualche seduta spiritica contro di me o prendere una bambolina voodoo per farmi il malocchio. Decida lei, si può mettere d’accordo con Harley visto il successo che sto riscotendo in quella bambina. Ah, mi aspetto che pure quest’anno continui la sua opera pia su di lei visto che siete nello stesso dormitorio e se viene a scocciare più volte a notte faccia finta di essere uscita e non risponda.
Joey: Harley non è più una bambina e tanto per la cronaca quando ha deciso senza il mio consenso che dovrò fare a sua figlia da tutor?
Hetson: Nonostante tutto ha fatto un ottimo lavoro l’anno scorso e Harley continuava a chiedere di lei, per di più la sua coinquilina ha insistito con quest’idea malsana solo per scaricarsi la responsabilità della ragazza. Ho acconsentito, dopotutto quanto mai ricapiterà l’occasione di trovare una single secchiona come lei in tutto il dormitorio? (qualche risatina e Joey si guarda intorno sentendosi in imbarazzo)
Joey: Come fa a dire che sono single?
Hetson: Dal suo aspetto…si è vista stamattina allo specchio? Le mancano solo gli occhiali, un frustino e una collana di perle e potrebbero scambiarla per un’istitutrice tedesca! La prossima volta niente più classico alle mie lezioni…e poi non vedo gironzolare intorno a lei quel tizio che per poco non mi faceva ricoverare. A lei piacciono solo quei tipi li e per il momento non ne vedo traccia nelle sue vicinanze.
Joey: A parte il fatto che non credo che sia affar suo la mia vita privata e quindi non dovrei nemmeno scusarmi con lei, sono andata ad un colloquio di lavoro prima quindi è per questo che sono vestita così. Per quanto riguarda Eddie…non ha reso la vita facile nemmeno a lui e per quanto mi piacciano quei tipi le assicuro che sono capace anch’io a tirare pugni a chi non gradisco o a chi mi offende, non ho bisogno di un uomo per farlo. E tanto per farle piacere Eddie è tornato e se vuole continuare a controllare la mia vita a posto di guadagnarsi il posto di lavoro con le rette che le nostre famiglie vi danno ogni anno le assicuro che avrà pane per i suoi denti.
Hetson: Non si smentisce signorina Potter. Invece di perdere tempo in sciocchezze mi può spiegare perché la sua amica si sta dimenando la fuori per attirare la sua attenzione? Sono tutte così le sue amiche? Dovrebbe presentarmele.
Joey segue lo sguardo sarcastico di Hetson e si sentì estremamente in imbarazzo mentre osservava Audrey saltellare per raggiungere il rettangolo di vetro della porta gesticolando a più non posso nella sua direzione. Chiuse gli occhi mortificata cercando di abbassarsi ancor di più nella sedia.
Hetson: Signorina Potter non ho tutta la lezione da passare sulla sua vita inutile. Vada fuori a vedere cosa vuole la sua coinquilina e non si faccia vedere per tutto il giorno da me.
Il professore si volta dandole la schiena e Joey raccoglie imbarazzata la sua borsa e si dirige verso l’uscita per prendere Audrey per un braccio e farla smettere di saltare come una pazza e la porta in disparte non fidandosi di Hetson.
Joey: Cosa ti è preso?
Audrey: Bigiamo!
Joey: Cosa? Sei pazza?
Audrey: Te ne sei accorta adesso coniglietto? E poi non eri tu quella che si lamentava che non stavamo molto insieme? Bene, questo pomeriggio sono impegnata ci resta solo la mattinata per fare cose stravaganti insieme. Dobbiamo andare a fare shopping Joey.
Joey: Mi hai fatto cacciare da Hetson solo per questo? Oh mio dio, inizio a sentirmi male. (si mette una mano alla tempia)
Audrey: Su su, non fare così vedrai che ti divertirai. Oggi bigeremo insieme per fare compere e dopo mi ringrazierai. E se proprio non vuoi ammettere che quest’uscita ti farà bene pensa allora che ti ho rapita contro il tuo volere. Adesso andiamo che la mia carta di credito si sta annoiando nel portafoglio.
Prende l’amica a braccetto e la porta via lungo il corridoio di Worthington e il giardino adiacente.
Terza scena
Capeside, Leery’s Fresh Fish – Musica sottofondo “Nothing Hill” di Roan Keating
Vediamo Gale ed Andie parlottare sedute al bancone mentre i camerieri sparecchiavano i tavoli. Improvvisamente dalla cucina esce Pacey in grembiule mentre si rimboccava le maniche.
Pacey: Cosa vedono i miei occhi! Due delle mie donne preferite che parlano tra di loro.
Gale: Sono lusingata di essere una tra loro Pacey. (gli sorride)
Pacey: Signora Leery lei è una delle prime…se non la prima. Praticamente la mia vera madre.
Gale: Non ne sarà molto felice tua madre.
Pacey: Non credo che gliene importi più di tanto visto come ha sempre preso le difese di mio padre oppure quando sviolina le doti del caro buon vecchio Doug. McPhee come mai qui?
Andie: Non sapevo cosa fare e la signora Leery mi ha chiesto di passare per fare due chiacchiere…e non credere che parlavamo di te. Non sei poi così importante.
Pacey: McPhee tu sai proprio come ferire il mio ego. (si porta la mano al cuore come se gli avesse infilzato un pugnale)
Andie: E’ lo scopo della mia vita…non sarei realizzata se almeno una volta al giorno non ti scocco qualche frecciatina giusto per rimetterti a posto. E poi devo recuperare gli anni.
Pacey: La gente non cambia mai! (scuote la testa divertito) E’ destino avervi incrociate entrambe adesso, volevo parlarvi.
Gale: Sono curiosa di sapere cosa ti passa per la mente…vuoi partire per le Hawaii?
Pacey: Non proprio…volevo chiederti due giorni liberi…o meglio un giorno, visto che dopodomani il ristorante è chiuso per la gioia di tutto il personale.
Andie: Per fare cosa?
Gale: Accordati. Ti farà bene un po’ di riposo…anche se la cucina ne subirà un trauma.
Pacey: Oh, non preoccuparti. Ho pensato pure a quello, verrà Bodie a sostituirmi fino a quel giorno. Bessie è d’accordo e ha detto che per la sera se la caverà da sola con il B&B Potter.
Gale: (unisce le mani tutta entusiasta come una bambina a natale) Come hai fatto?
Pacey: Le ho promesso una mano con dei tubi che perdono e con la lavatrice andata in tilt…perde acqua pure lei.
Gale: (si alza sorridendo) Buon viaggio Pacey, vuoi che ti prenoto l’aereo?
Pacey: Non si disturbi (sorride ai suoi modi un po’ troppo affabili) Ho la mia moto che ha voglia di correre.
Andie: E dove vorresti andare?
Pacey: E qui entri in scena tu. (si volta verso l’amica) Ti porto al B&B, prendi le cose estremamente necessarie per una notte fuori e ti porto via. Non insistere, voglio farti una sorpresa.
Andie: Dove vuoi portarmi?
Pacey: McPhee non mi scucirai nient’altro dalla bocca altrimenti che sorpresa sarebbe?
Gale: Andie fidati di lui e parti senza nemmeno pensarci. Se non cogli al volo le sorprese impulsive di Pacey non so quando ti accadrà di nuovo questa opportunità. Vai e divertiti tu che puoi farlo. Io rimarrò a mangiarmi le unghie dall’invidia qua dentro.
Pacey: hai sentito la signora Leery? Sbrigati o faremo tardi. (si slaccia il grembiule lasciandolo sul bancone mentre aspettava l’amica vicino all’uscita)
Andie: Ok…ma tu non correre! Altrimenti tuo fratello ci fermerà prima che usciamo da Capeside. (lo segue fuori salutando Gale)
Quarta scena
Los Angeles, hall dell’hotel dove alloggia Dawson – Musica sottofondo “What’s your flava” di Craig David.
Dawson e Oliver hanno appena ricevuto i messaggi del giorno e si dirigono verso due poltroncine della hall e si siedono. Dawson sospira esausto chiudendo gli occhi mentre Oliver ride.
Oliver: Lo stallone impetuoso Dawson Leery! (continua a ridere)
Dawson: Oliver abbassa la voce! (si guarda intorno imbarazzato)
Oliver: Non è tutti i giorni che posso dire di conoscere il magnate del sesso.
Dawson: Molto divertente! (fa una smorfia abbassandosi una mano sugli occhi)
Oliver: Finché resteremo qui ad aspettare la decisione finale dovrai subirmi visto che gli ultimi gossip scottanti li hai creati tu!
Dawson: E a te questo non piace. (sogghigna guardandolo)
Oliver: E chi te lo dice?
Dawson: La tua voglia di essere sempre al centro dell’attenzione, tu vuoi essere il protagonista delle vite degli altri.
Oliver: E chi in fondo non lo vorrebbe? A me basta che mi dai la parte del protagonista nel film e che metti qualche scena cruenta.
Dawson: Ti ho detto che non ci sarà nessun omicidio ma soltanto una tragica morte…dovuta ad uno stupido incidente stradale.(guarda il pavimento perso tra i ricordi)
Oliver: Nessun serial killer da introdurre?
Dawson: Nessuno. (volge altrove lo sguardo triste e sbatte più volte gli occhi tentando di non piangere)
Oliver: Nemmeno uno sgozzamento?
Dawson: Oliver ti prego…
Oliver: So cos’è successo e so cosa si prova in quei momenti nonostante siano passati anni. Sei riuscito ad andare avanti, adesso prosegui su questo percorso e non voltarti…hai accettato di lasciarlo andar via e te ne sei fatto una ragione, pensa solo che resterà per sempre accanto a te.
Dawson: (lo guarda stupito) Non sapevo…chi era?
Oliver: Mio nonno, tutti lo detestavano e hanno tirato un sospiro di sollievo alla sua morte…tranne io, un ragazzino di dieci anni che era molto legato a un vecchio odioso che sputava sentenze e che puzzava sempre di sigari cubani illegali. In realtà era tutta la mia famiglia, ho preso da lui la mia eccentricità. Lasciamo stare, è una storia triste e patetica e noiosa, specialmente per due come noi che stanno per entrare nel vero mondo del cinema.
Dawson: Perché? Non lo eravamo già?
Oliver: Film di serie b e c, niente di speciale da mandare al cinema. Con questa sceneggiatura, nonostante tutto, credo che riceveremo almeno due nomination agli oscar.
Dawson: Nonostante tutto o nonostante i tuoi gusti cruenti? No, non rispondere! so già cosa vorresti ribattere e io oggi sono stanco morto.
Oliver: Stanco di oziare?
Dawson: Se non ricordi male mi hai trascinato da una parte all’altra di Los Angeles solo per trovare due magliette particolari di star trek…alquanto stupide e inutili. Siamo stati fuori per tre ore e posso dichiararmi semplicemente stanco.
Oliver: Però quando dovevamo prendere i regali per tua madre e i tuoi amici io non ho detto niente…specialmente per quello di Joey. se sapesse cosa hai speso per prenderglielo ti sposerebbe subito su due piedi.
Dawson: Me lo potevo permettere e poi devo molto a lei.
Oliver: Allora le invierò i soldi per la tua parcella…il mio costo non è di certo basso ma riuscirà a pagare le tue sedute dallo psichiatra?
Dawson: Da quando ti sei preso la laurea in psichiatria? Mentre ero in bagno?
Oliver: Da quando la tua vita si è fatta complessa. (guarda alle spalle dell’amico e sorride con sguardo voglioso) C’è una mora prosperosa che sta puntando proprio verso di te!
Dawson: si volta sorpreso e si trova davanti Natasha, sempre con quel sorriso sfacciato, vestita di tutto punto. Senza degnare di uno sguardo Oliver, lo saluta a malapena dedicandosi completamente all’oggetto del suo desiderio.
Natasha: Ti aspettavo, sei in ritardo!
Dawson: Non mi sembra che avevamo preso un appuntamento, me ne ricorderei altrimenti ma forse ho dimenticato l’agenda in camera.
Natasha: Devi imparare a leggere tra le righe.
Dawson: Non sono un espero in quello. Lo sai che dobbiamo parlare.
Natasha: Tu non fai altro che parlare, lasciati andare e divertiti per una volta senza riflettere sul domani.
Dawson: Non posso.
Natasha: Oh si che puoi!
Lo prende improvvisamente per il colletto della polo e, facendolo alzare, lo tira verso di se baciandolo con foga ricambiata, lasciandogli tracce di rossetto dappertutto. Oliver ridacchia accorgendosi di non essere il solo a guardare quello spettacolo e si mette a ridere appena vede Natasha tirare Dawson per la polo e trascinalo con passione nell’ascensore. Prima che le porte si chiusero poté notare divertito che la ragazza iniziava a spogliare il suo amico mentre lui la sbatteva con foga alla parete. La scena sfuma.
Quinta scena
New York, esterno condominio – Musica sottofondo “My happy ending” di Avril Lavigne
Vediamo Andie stringersi a Pacey mentre il ragazzo sfrecciava a gran velocità tra il traffico cittadino della grande mela.
Andie: Rallenta! Ti prego, Pacey rallenta! Se non rallenti subito l’unico a rimetterci sarà il tuo giubbotto di pelle! (gli tira dei pugni sulla schiena per farsi sentire)
Pacey si ferma di colpo con un sorriso birichino e si volta a guardarla attraverso la visiera del casco nero. Se lo tolse spegnendo il motore e scese dalla moto guardandola con ironia.
Andie: Cosa c’è? Perché mi guardi così? Come mai ci siamo fermati?
Pacey: Calma McPhee! Siamo arrivati a destinazione, il condominio è quello giusto. Su, andiamo.
Andie lo segue stranita togliendosi il casco un po’ impacciata e si diede una scrollatina ai capelli biondi, ormai più lunghi di due anni prima, per rimetterli a posto. Si fermarono davanti alla porta d’ingresso suonando il campanello e, mentre aspettavano, Andie si voltò a guardarlo accorgendosi che quel sorriso ironico era ancora stampato sulla sua faccia.
Andie: Vuoi dirmi perché sorridi come uno scemo?
Pacey: Perché nonostante gli anni passati tu rimani la stessa Andie McPhee di sempre…con la necessità di avere tutto sotto controllo, ti disturba il fatto che sono venuto a farti una sorpresa della quale tu sei letteralmente all’oscuro. Mi diverte farti irritare!
Andie: Già, lo vedo! (fa una smorfia)
Improvvisamente la porta si spalancò e comparì davanti a loro Jack in maglietta e boxer che si stropicciava gli occhi tra uno sbadiglio e l’altro. Appena si accorse dei due amici, si destò di colpo e senza preamboli abbracciò la sorella che non vedeva da tanto tempo. Sentendo uno strano silenzio, Jen sbucò dalla cucina vestita di tutto punto con in mano una tazza di caffè e in bocca un pancarrè tostato. Quando li riconobbe si dimenticò del pancarrè in bocca, che per poco gli cadde a terra, e andò ad abbracciare Pacey e successivamente Andie alla quale, per disattenzione, rovesciò il caffè sulla maglietta bianca.
Pacey: Lindley non ti smentisci mai! (scuote la testa ridendo)
Jen: (ingoia l’ultimo boccone con espressione mortificata) Cavolo! Andie mi dispiace! Scusa non volevo…che idiota che sono!
Andie: Non preoccuparti…spero solo che si smacchi, è la mia preferita.
Jack: Sicuro Andie! Fidati altrimenti a quest’ora Jen sarebbe in bancarotta per rifarsi il guardaroba non so quante volte…è molto imbranata. (Pacey ride con Jack)
Jen: Grazie tante Jack! (gli da uno spintone) Su Andie vieni con me, ti presto una maglietta mentre facciamo il bucato. Lasciamo soli questi due sfaticati a parlare di noi.
Andie: Si prima che Pacey si ammazzi dalle risate. (gli fa la linguaccia e segue Jen in camera sua mentre i due ragazzi continuano a ridere guardandole andar via)
Sesta scena
Boston, Hell’s Kitchen – musica in sottofondo “Everywhere” di Michelle Branch
Vediamo Joey entrare all’Hell’s Kitchen con titubanza e nostalgia trovando il locale come lo aveva lasciato tre mesi prima. Le era mancato quel posto ormai del tutto familiare…mancavano solo i suoi amici al solito tavolo, Audrey sul palco a cantare, Emma che le ricordava le ordinazioni ed Eddie. Proprio lui che la scrutava da dietro il bancone ogni volta che gli passava davanti come se volesse leggerle nel pensiero, lui che era scappato per poi dirle di amarla e tornare di nuovo nella sua vita. Guardò dietro al bancone e trovò un uomo di spalle che asciugava i bicchieri e che, dalla sua visuale, le sembrava Eddie solo un po’ più basso e più scuro di capelli ma questo lo notò solo successivamente. Joey si avvicina confusa al bancone.
Joey: Eddie!
L’uomo si volta di scatto guardandola di traverso per poi cambiare espressione in palese interessamento. Joey rimane stupita e leggermente infastidita che l’uomo non fosse Eddie.
Lucas: Non sono Eddie dolcezza.
Joey: L’ho appena notato…mi scusi. (si sta per voltare ma la sua frase la ferma)
Lucas: Però potrei esserlo oppure potrei essere di meglio di questo Eddie.
Joey: (non raccoglie ma fa una smorfia decidendo di proseguire nello scopo che si era prefissata ormai da due ore) Cercavo il nuovo proprietario del locale.
Lucas: Lucas Harrison al tuo servizio. Cosa volevi?
Joey: Sono Joey Potter…lavoravo qui quando il locale lo gestiva Emma e visto che il mio contratto non è scaduto sono tornata per lavorare.
Lucas: Sono completamente all’oscuro di tutti quei precedenti accordi con quell’inglese.
Joey: Si chiama Emma! Prima di ricordarsi che il suo permesso di soggiorno fosse scaduto, Emma mi aveva fatto firmare una nuova proroga di contratto…
Lucas: Ma certo! Joey Potter studentessa modello e ottima cameriera…ho letto quegli appunti, buone credenziali per cercarsi un posto in un ristorante.
Joey: Non cerco di entrare a far parte del personale di un ristorante. Sono venuta per lavorare visto che il mio contratto non è scaduto.
Lucas: No, al cambio di gestione voglio dare una nuova faccia al locale e quindi cambiare personale è una delle cose principali che mi sono prefissato appena sono entrato qui.
Joey: Non può, potrei citarla in tribunale e perderebbe di sicuro. quel contratto esiste e lei non può ignorarlo sbattendo fuori prima del tempo.
Lucas: Solo perché non la reputo la persona giusta per questo locale? (mette lo strofinaccio sulla spalla e si appoggia al bancone dilungandosi verso di lei ironico)
Joey: Cessione improvvisa e anticipata di contratto non legale, molestie verbali in luogo di lavoro…e pure per essere un presuntuoso maschilista, non ho visto una donna nel raggio di un miglio che sia alle sue dipendenze. Non studio legge ma so che dovrà sborsare molto per un caso del genere.
Lucas: Mi piace la tua grinta e il tuo corpo e ammetto che non ti ci vedo servire ai tavoli ma in un altro posto…
Joey: Diciamo che preferirebbe che le donne non lavorassero e che rimangano a casa ad aspettare la loro dolce metà che tira su la famiglia.
Lucas: Ma propri per questo ti lascerò lavorare qui.
Joey: Che onore. Attento, so che le servo ma se continua con questi suoi atteggiamenti non può nemmeno immaginare cosa potrei fare. Sputare nei bicchieri sarebbe il minimo.
Lucas: Forza Potter vai dietro a cambiarti. Il tuo armadietto è lo stesso e ricordati che il tuo turno è iniziato dieci minuti fa quindi la tua pausa è finita per oggi.
Joey: Grazie tante. (si avvicina alla porta che da accesso solo al personale)
Lucas: Potter, mi chiamo Lucas e dammi del tu…abbiamo la stessa età e non voglio che ti rivolgi a me come se fossi un ultra ottantenne. Adesso sbrigati.
Lucas sorride mentre Joey grugnisce e scompare dietro la porta. Lucas scuote la testa divertito e prende le ordinazioni che gli ha portato un cameriere e si rimette al lavoro.
Settima scena
New York, salone casa di Jen – Musica in sottofondo “Who said” dei Planet Funk
Pacey: Che si dice amico?
Jack: Che la nonna uscirà fra poco dall’ospedale e che inizio a detestare il college di New York. Tu?
Pacey: Il solito, lo sai anche tu che a Capeside non succede nulla da quando ti sei dichiarato gay.
Jack: Dimentichi il test rubato e tutto…dalla tua estate con Andie, quei tre mesi in barca con Joey, la nascita di Lily, la morte del signor Leery…(le conta sulla punta delle dita) il film di Dawson, la tua assunzione al Leery’s Fresh Fish…ho tralasciato qualcosa?
Pacey: A parte i primi scandali Potter e Witter, non hai menzionato il ritorno di Andie e alcuni commenti non molto buoni di alcuni cittadini della piccola Capeside.
Jack: Le creano problemi?
Pacey: Tu conosci Andie, ora come ora ha trovato la forza di ignorarli e andare avanti per la sua strada. È cambiata la fragile Andie.
Jack: Me ne sono accorto durante i nostri ultimi incontri o anche solo per telefono, ma mi preoccupa. So che mi nasconde qualcosa.
Pacey: Lo so e ho tutta l’intenzione di starle accanto mentre soffre in silenzio. Sono sicuro che prima o poi verrà a confidarsi con me o con te…dobbiamo solo darle il tempo che chiede.
Jack: Si ma mi sento impotente, lei è mia sorella e io non so come aiutarla.
Pacey: Come va a Jen?
Jack: Non riesco a perdonarmi il fatto di non essere andato a prenderla quella sera quando aveva più bisogno di me.
Pacey: Non devi incolparti, non potevi saperlo e nemmeno Jen. Dobbiamo ringraziare Cj per essere andato a tormentarla di nuovo.
Jack: Già Cj. Quando meno te lo aspetti ti arriva alle spalle. Se non sapessi che amava Jen a quest’ora avrei pensato che fosse lui il maniaco. Jen crede di sapere chi sia.
Pacey: Chi? Potremmo denunciarlo!
Jack: E’ un tipo alto biondo con i lineamenti del viso decisi, un corpo ben piazzato…pettorali e fondoschiena da favola, per non parlare degli occhi magnetici e dei bicipiti…
Pacey: Ma stai descrivendo l’uomo copertina di Vouge o il pazzo maniaco di Jen?
Jack: Senti ho occhi per vedere e questo è il risultato. È un bell’uomo che Jen ripete che la perseguita ovunque…anche se non le si è mai avvicinato per parlarle.
Pacey: Mi sembra uno strano comportamento per un maniaco. Altri segni particolari?
Jack: Fuma e possiede una vecchia Ford grigia…almeno credo che sia sua. Hai sentito gli altri tre?
Pacey: Ho chiamato una volta Dawson ma era talmente impegnato che ha chiuso dopo cinque minuti, mentre Audrey ed io ci siamo sentiti qualche volta.
Jack: Già più o meno lo stesso anche noi. E Joey?
Pacey: Lei…sembra quasi aver dimenticato il mio numero, non ci parliamo da un bel po’ di tempo.
Jack: Recentemente ci siamo scritti via e-mail. Hai saputo della sua improvvisa partenza per Parigi?
Pacey: Si…un colpo di testa, un gesto impulsivo che nessuno si aspettava da lei e capitano poche volte questi colpi di testa. Avrà trovato le risposte che cercava.
Jack: Perché dici questo?
Pacey: Immagino sia così…e poi ieri h sentito Audrey che mi ripeteva che Joey è strana da quando è tornata. Avrà lasciato l’amore a Parigi.
Jack: Credi?! Come mai tu e mia sorella siete venuti insieme qui a New York?
Pacey: Per una rimpatriata tra vecchi amici e per stare un po’ vicino a Jen e alla nonna. Dopotutto Andie non resterà per molto a Capeside quindi è meglio cogliere l’occasione al volo.
Jack: Lo so…stai pensando di rimetterti con lei? Sai, sono suo fratello e dovrei sapere certe cose in anticipo.
Pacey: (sorride mettendo le mani avanti come per bloccarlo) Calma McPhee! Ora come orale incasinerei soltanto di più la vita se mi presentassi a lei con quest’idea. Non so come andranno le cose tra Andie e me, si vedrà.
Jack: Ti vedo strano…sembri pensare ad altro…cos’hai combinato quest’estate?
Pacey: Lo sai, ho rivisto Andie e ho conosciuto una persona che mi ha fatto capire che se si combatte per i propri sogni possono diventare realtà…mi ha fatto ricredere su molte cosa e ammetto che mi manca molto la sua compagnia.
Jack: La storia s’infittisce…(sorride sfregandosi le mani con curiosità) ma come siete arrivati a New York? So che c’erano scioperi alla stazione e da quel che so non hai più l’auto.
Pacey sorride sicuro di se e apre la finestra che si affaccia all’entrata del condominio indicandogli la moto parcheggiata sul marciapiede. A Jack quasi venne un colpo a vederla ed esce di corsa scalzo con occhi luccicanti e adoranti puntati sull’Harley. Pacey lo segue ironico scotendo la testa.
Pacey: Su quella e ho dovuto subirmi gli strilli di tua sorella per la velocità quando ero nella norma del limite. Ti va di fare un giro?
Jack: E me lo chiedi pure? Pacey sei il mio idolo!
Pacey gli da il casco mentre si allaccia il suo e accende il motore aspettando l’amico. Intanto vediamo Andie e Jen di fronte alla lavatrice a guardare tutta la sua lavorazione come se fossero davanti a un programma interessante della televisione. Il rombo di un motore che si allontanava le riscosse da quell’ipnotica visuale e si guardarono in faccia)
Andie: Sicuramente Pacey avrà portato Jack a fare un giro sulla sua moto.
Jen: Pacey si è fatto la moto? Ma non ha i fondi nonostante lavori dai Leery…e poi cosa mi dici della patente?
Andie: E’ usata…anche se è praticamente nuova e il vecchio proprietario ha fatto un incidente distruggendo la carrozzeria. Pacey se n’è innamorato subito e non si è dato pace affinché tornasse nel suo stato naturale…non è proprio come uscita dalla fabbrica ma si è talmente messo d’impegno e devo ammettere che ha fatto un ottimo lavoro. Dovresti vederla…e poi ha fatto tutto da solo, è orgoglioso di se stesso come quando ha rimesso in sesto quella vecchia barca distrutta dall’uragano che poi è diventata la Tue Love. A proposito della patente l’ha presa quest’estate appena si è visto sfrecciare davanti una Yamaha che lo ha quasi investito…si è innamorato subito di quella moto e ha fatto di tutto per avere quella maledetta patente.
Jen: Non sapevo che a lui piacessero le moto. Comunque sono curiosa di vederla.
Andie: Sai è stato durante quest’estate che gli è venuta questa passione…ma non si è mai scordato del mare, ne sente ancora la mancanza.
Jen: Cosa sta succedendo tra voi?
Andie: Nulla siamo solo amici.
Jen: Sicura?
Andie: Ci siamo riavvicinati molto ultimamente, ma per ora siamo solo amici…chissà.
Jen: Vorresti qualcosa di più?
Andie: Non lo so neanch’io. Ho saputo del maniaco da Jack.
Jen: La notizia corre in fretta! Ora non ne voglio parlare, non me la sento di rivivere quel momento…non roviniamo tutto, oggi è un bel giorno. Finalmente ci rivediamo dopo tanto tempo.
Andie: Già…i vecchi tempi quando ero ancora ossessionata dallo studio.
Jen: E io dal mio travagliato passato a New York…i tempi non cambiano, eccomi di nuovo qua.
Andie: Jen non nasconderti dietro a scuse stupide solo per paura di soffrire, vivi la tua vita e goditela fino in fondo. Sii egoista e prenditi del tempo per te stessa…ne hai bisogno, non devi star dietro a tutti e a tutto la nonna non lo vorrebbe. Vuole che tu sia felice e so quanto lo desideri pure tu. Staccati per una volta da tutte quelle responsabilità che credi siano solo tue e divertiti, te lo meriti.
Jen: Me lo merito ma la nonna non si merita questa malattia come Jack non si merita che l’ho praticamente costretto a seguirci fino a qui, so che non è felice nonostante mi abbia ripetuto più volte che ci avrebbe seguite ovunque e non ci avrebbe lasciate sole. Meritiamo tutti una vita migliore, essere felici e trovare l’amore ma non tutto va sempre nel verso giusto.
Andie: Provaci Jen, fallo per te stessa. Io ci sto provando e per ora sono ancora in una specie di limbo ma ti assicuro che è bello godersi la vita. (sorridono amaramente e la scena sfuma mentre tornano a guardare la lavatrice)

Ottava scena
Los Angeles, hotel stanza di Dawson – musica in sottofondo “In my place” dei Coldplay
Dei rumori lo svegliarono da un sonno profondo mentre sognava di ballare un tango con una donna col viso velato da una maschera. Non sapeva chi fosse ma percepiva l’intensità che li univa e si ridestò chiedendosi chi fosse la donna misteriosa. Sbadigliò stiracchiandosi e si girò, con gli occhi ancora socchiusi, verso il lato di Natasha ma lo trovò stranamente vuoto. Si mise seduto ascoltando l’acqua del bagno scorrere e si rilassò finché non notò una valigia vicino alla porta. Finalmente lei uscì, perfettamente truccata pettinata e vestita. Non si sarebbe mai detto che aveva appena fatto sesso sfrenato tre volte in due ore. Lo degnò appena di un sorriso e s’infilò le scarpe.
Dawson: Hey aspetta! Non mi merito una spiegazione?
Natasha: Parto, mi hanno offerto una parte in un film che gireranno nell’Oregon.
Dawson: Avevi intenzione di dirmelo o saresti partita così senza nemmeno salutarmi?
Natasha: Te lo avrei detto…avevo intenzione di lasciarti questo foglio sul cuscino ma ti sei svegliato prima del previsto.
Dawson: Mi dispiace aver rovinato i tuoi piani. (si alza dal letto avvolgendosi il lenzuolo ai fianchi)
Natasha: Sarebbe stato meglio così. Ci siamo divertiti insieme e tu decisamente sai come arrivare nei desideri di una donna.
Dawson: Mi hai usato.
Natasha: Come tu hai usato me, se non ricordo male non ti sei mai opposto anzi contraccambiavi con la stessa passione. Non negare.
Dawson: Perché hai fatto questo?
Natasha: Sapevo che eri tornato a Los Angeles e siccome mi sentivo sola sono venuta a trovarti…avevi bisogno di sfogarti e divertirti, eri troppo teso per quella stramaledetta firma.
Dawson: Sei venuta a letto con me solo per quello?
Natasha: No, volevo farlo perché mi attrai ancora nonostante il fatto che tra noi non possa funzionare. Tu vuoi una storia seria e duratura, io non posso darti questo.
Dawson: Me l’avevi già chiarito a natale e mi hai mollato prima che mi coinvolgessi completamente nel nostro rapporto e lo hai fatto di nuovo ora. (scuote la testa sospirando come se si stesse togliendo un macigno di dosso) Non sono arrabbiato con te…anzi si lo sono, ma non tanto come se avessi perso una persona che mi è cara e fondamentale nella mia vita.
Natasha: Già lo so, non sono Joey la brunetta della tua vita. (gli sorride malinconica ma felice di aver chiarito) Mi dispiace Dawson.
Dawson: Non dirlo, non devi. Ti devo ringraziare per questi piacevoli momenti…non mi hai fatto pensare ai finanziamenti. (le regala un mezzo sorriso)
Natasha: Ti ho tenuto impegnato con piacere. (si scambiano un sorriso sbarazzino e Dawson arrossisce lievemente ai ricordi delle loro gesta in quella camera da letto)
Dawson: Immagino. Credo sia venuto il momento. (tornano seri e si avvicinano alla porta e Dawson la apre)
Natasha: Non ti dimenticherò mai Dawson Leery, sei una persona che non si scorda facilmente. Non rinunciare ai tuoi sogni. (lo abbraccia posando la testa sulla sua spalla e chiude gli occhi stranamente turbata da quel distacco)
Dawson: Spero che un giorno trovi un uomo che riesca a farti cambiare idea, tutti noi siamo fatti per amare ed essere amati e tu non sei da meno, arrenditi all’evidenza. Buona fortuna.
Natasha: Buona fortuna a te giovane Spielberg. (si scioglie dall’abbraccio, prende la valigia ed esce senza voltarsi indietro lasciando Dawson deluso e triste per essere tornato solo. Distoglie lo sguardo da lei come se gli facesse male vederla e chiuse la porta sperando che se ne aprisse un’altra nella sua vita. L’immagine sfuma sulla porta chiusa.)
Nona scena
Boston, Hell’s Kitchen – musica in sottofondo “Cleaning out my closet” di Eminem
Lucas: Joey il tavolo 18 aspetta di ordinare.
Joey: Che ne dici di uscire da quel bancone e prendere il mio posto? Posso ricordarti che a noi essere umani è permesso l’uso di solo due braccia?
Lucas: Il tuo spirito da acida zitella migliora ora dopo ora, non riesco a capire come mai i clienti abituali siano molto affezionati a un tipo come te.
Joey: Forse perché oltre al corpo ho anche un cervello. Sbrigati a darmi quelle birre.
Lucas: Adesso sei venuta a darmi ordini?
Joey: Sentimi bene, lavoro da cinque ore senza nemmeno staccare per prendermi un attimo di pace, oggi sembra che ci sia un concerto degli U2 perché non ho mai visto tanta folla nemmeno quando avevamo una band che suonava e a quanto ne deduco due dei tuoi preziosi camerieri sono a casa ammalati. Non credo che tu sia nella posizione di fare un po’ di spirito. Ti conviene cancellare quel tuo sorriso ironico e perditempo dalla faccia e darmi quelle stramaledette birre. Muoviti Lucas!
Lucas: Sei fortunata che il locale è pieno altrimenti ti avrei fatto rimangiare quell’odiosa impertinenza che sfoggi come se fosse niente. (mette le birre sul vassoio di Joey che gli fa una smorfia lanciandogli un’occhiataccia acida)
Joey: Continua così Lucas e non avrai più una cameriera e ti ritroverai così tanto nei casini che verrai in ginocchio a supplicarmi di lavorare ancora per te. (gli volta la schiena e si dirige verso il tavolo per servire mentre Lucas continua ad osservarla ironico e con un’occhiata di apprezzamento, Joey se ne accorge ma fa finta di niente continuando a lavorare. Dieci minuti dopo, con suo disappunto, dovette tornare al cospetto del capo a ritirare altre ordinazioni)
Joey: Hai finito di fissarmi mister spirito da patata?
Lucas: A quanto pare eri concentrata ad ogni mio sguardo…strano per una che declama a gran voce la sua repulsione per un essere meschino e maschilista come me. Devo leggere tra le righe un certa attrazione o è solo un piacere momentaneo per una viziata acida e pure secchiona come te?
Joey: Simpatico Lucas, continua così e vincerai l’oscar per più scemenze dette in un giorno. Ah, quella ragazza del tavolo 6 mi ha detto di riferirti che sei estremamente sexy e ti ha lasciato il suo numero di telefono. (toglie dalla tasca del grembiule un fogliettino stropicciato con il numero di telefono di una bionda vorace che lo salutava con un cenno della mano e che, secondo Joey, era troppo giovane per frequentare un posto del genere a quell’ora dove il personale non si faceva molti scrupoli a dare alcolici anche ai minorenni solo perché troppo stanchi per controllare le carte d’identità)
Lucas: (prende il foglietto e saluta la bionda con un sorriso) Carina la tipa, credo che le telefonerò.
Joey: Potrebbe avere 16 anni per quanto ne sai e non credo ti farebbe piacere avere una minorenne tra i piedi…e poi ti metteresti ancor di più nei casini specialmente se lo scoprono i suoi. Sarebbe bello vederti colto in fragrante mentre amoreggi con quella li.
Lucas: Vorresti essere tu la dolce vittima che mi cadrà tra le braccia bramando un mio bacio? Lo so Joey, lo leggo dal tuo sguardo.
Joey: Allora ti servono un paio di occhiali perché quella è una cosa che non vedrai mai da me. Sbrigati! (sospirando d’impazienza si allunga dietro il bancone per prendere le birre e lo sherry che Lucas aveva preparato ma si accorse troppo tardi della vicinanza tra loro e non capì subito le intenzioni sfacciate di Lucas che si protese verso di lei baciandola. Fu un bacio molto breve perché lei si ritrasse subito indispettita e arrossata e gli gettò in faccia lo sherry.) Non provarci mai più!
Lucas: Non contarci zuccherino, la prossima volta non ci sarà alcun sherry da buttare e alcun pubblico da fermarci. (si porta una mano nel viso strafottente e se lo pulisce, ma quella distrazione gli fu fatale perché qualcuno gli si fiondò addosso mettendolo ko con un pugno. L’impatto fu violento e Lucas andò a sbattere la testa contro il mobiletto di dietro mentre un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca sporcando il suo bel viso)
Joey: Oh mio dio! Lucas! (gli si avvicina inginocchiandosi e rivolgendo uno sguardo quasi di odio all’aggressore ma Lucas, ancora un po’ intontito, cercò di rialzarsi senza volere l’aiuto di Joey) Come hai potuto?
Lucas: Joey, lasciami…vai via ti prego, fuori. (Joey si sentì male e in colpa a vederlo così per terra ma sapeva di non poter far nulla per lui, seguendo il suo desiderio si tolse il grembiule e uscì dalla porta sul retro lasciando Eddie a contemplare la sua opera di distruzione mentre iniziò a sentirsi a disagio sotto le occhiate accusatorie dei presenti. Senza indugiare seguì Joey)
Decima scena
New York, salone casa Jen – musica sottofondo “I promise you” dei Backstreet Boys
Jack raggiunse la sorella sul divano e le mette un braccio sulla spalla per farla appoggiare a se come quando erano bambini e ascoltavano le storie fantastiche di Tim.
Jack: E’ bello riaverti qui con noi. (la stringe di più scambiando un sorriso con la sorella)
Andie: Concordo pienamente…l’ultima volta sei venuto tu in visita a Firenze e per poco non tornavi in America con dieci chili in più, la zia è brava a cucinare ma abbonda nelle dosi.
Jack: Si ma si trattava di due settimane di due estati fa…e poi io non ingrasso facilmente nonostante, come dice Jen, mangio come un maiale. Mi mancavi sorellina.
Andie: Adesso non fare il sentimentale dopo la storia del maiale! Ci siamo sentiti spesso in questi anni.
Jack: Ma non è lo stesso…prima vivevamo sotto lo stesso tetto adesso in due stati diversi. Cosa hai deciso di fare con la facoltà di medicina?
Andie: Ancora non lo so, mi sono presa un po’ di tempo per pensarci. Ora come ora è tutto confuso e non saprei cosa dirti.
Jack: Ancora non mi hai spiegato esattamente cos’è successo a Firenze.
Andie: Ti prego Jack, non ora!
Jack: E di Pacey? Cosa mi dici di lui?
Andie: Quello che ho ripetuto a Jen, siamo solo amici che si sono riavvicinati dopo molto tempo. Gli voglio molto bene e so che la cosa è reciproca.
Jack: Non gli hai detto ancora nulla dell’università?
Andie: Jack non insistere, lo so che devo farlo ma non me la sento ancora di parlarne con qualcuno. Voglio godermi questo tranquillo istante di inconsapevolezza del domani e del futuro.
Jack: Non posso far altro che associarmi sorellina. Il dolce far nulla…mi mancava proprio. (Jack sospira chiudendo gli occhi rilassandosi completamente sul divano con Andie finché entrambi non scoppiano a ridere)
Andie: Anche oggi hai lavorato in miniera? Oppure hai cambiato e hai scelto di arare il terreno dove cammini?
Jack: Hai fatto cilecca Holmes! Sono entrato in ogni camino di New York…non sai che fatica saltare da un tetto all’altro imitando Mary Poppins!
Andie: So che muori dalla voglia di parlarmi del vostro giro in moto.
Jack: Noo, scherzi!?
Andie: Spara, non riesci nemmeno a fingere disinteresse. (Jack le sorride orgoglioso e inizia a raccontarle il giro che aveva appena fatto con Pacey. La scena sfuma mentre si sorridono)
Undicesima scena
New York, cucina casa di Jen – musica sottofondo “Nina” di Comedy of live.
Jen entra in cucina e trova Pacey che esce cibo da frigorifero.
Jen: Sapevo di trovarti qui! (gli va alle spalle quasi spaventandolo ma lui non lo da a vedere e continua nella sua esplorazione come se niente fosse)
Pacey: Tua madre è allergica a qualcosa?
Jen: No, ma tanto oggi non torna. Ha trovato miracolosamente un lavoro e non pranzerà con noi…e poi è un po’ difficile in fatto di cucina, per questo usa tutta quella roba surgelata. Non c’è bisogno che cucini anche oggi.
Pacey: Cucinare mi rilassa…ma voi comprate solo cose confezionate o in scatola? È un insulto per uno come me! Non so come faccio ancora ad esserti amico.
Jen: Uno che ha tramutato un risotto in colla e non ha cotto a dovere la carne?
Pacey: Donna non calpestare il mio ego come se fosse niente che già ci pensa Andie e Joey prima di lei…era la mia prima cena e tu e Dawson eravate il souvenir imprevisto di quella sconvolgente serata. Non dare solo la colpa a me se è andato tutto storto, adesso sono migliorato in cucina.
Jen: Sicuro? Non è che Gale ti ha assunto solo per conoscenza e perché gli facevi pena?
Pacey si volta verso di lei aprendole in faccia una lattina di fanta, precedentemente agitata, che schizzò da tutte le parti bagnandola e rendendola appiccicosa. Jen scosse la testa e riaprì gli occhi sconcertata da quel gesto infantile e, appena si riebbe, passò all’azione riflettendo mentre lo guardava torvamente cercando di non ridere.
Jen: Nonostante tutto l’affetto che provo per te me la pagherai nel peggiore dei modi!
Esce a gran velocità raggiungendo il marciapiede, ovviamente seguita da un Pacey alquanto preoccupato, e si avvicinò lentamente all’Harley dell’amico.
Pacey: Jen qualsiasi cosa tu abbia intenzione di fare dimenticala ti prego! Ti chiedo scusa…e se vuoi mi metto pure in ginocchio.
Jen: (tira fuori dalla tasca le chiavi di casa avvicinandole pericolosamente alla moto mentre Pacey sudava freddo) Prima fai il danno e poi chiedi scusa? Adesso tocca a te Pacey…lo farò o non lo farò? Dimmi Pacey, sei pronto a rischiarla?
Pacey: Farò tutto quello che vuoi…stirerò persino i tuoi tanga, dammi quelle chiavi ti prego.
Jen: Non porto tanga e non mi serve una colf. C’è qualcosa di più importante di questa moto per te?
Pacey: Jen mi conosci da anni e sai le persone che mi stanno veramente a cuore, ma quell’Harley vale molto per me!
Jen: Ma se l’hai presa da poco!
Pacey: Si ma mi ricorda dei momenti belli di quest’estate. È speciale per me appunto per questo…non sai cosa c’è dietro, Jen non farlo ti prego. È tutto quello che ho. Ripensaci.
Jen: Ok…dopotutto potrebbe servire allo scopo.(gli lancia le chiavi che Pacey prende al volo e si siede sulla moto lasciando lo spazio per l’amico) Su monta in sella. Volevo portarti in un posto che per me significa molto…e guido io.
Pacey: In condizioni abituali ti avrei risposto scordatelo la mia Black (Jen scuote la testa divertita a quel nomignolo) non si tocca, ma mi stavi facendo prendere un infarto e adesso devo ancora riprendermi…però metti il casco. (le porge il casco che aveva tenuto durante il viaggio Andie e lui si mette il suo salendo dietro l’amica). Sei tu la guida di New York, vai cicerone!
Dieci minuti dopo arrivarono a destinazione e guardarono dall’alto in basso la grande mela in pieno movimento.
Jen: Toglie il fiato questo panorama vero? Non sarà il palazzo più alto di New York ma da qui si vede una buona fetta della città.
Pacey: E’ enorme…chissà come sarebbe da qua vedere le stelle e dopo assistere all’alba del giorno dopo.
Jen: Di stelle se ne vedono poche con queste luci ma l’alba è spettacolare, l’ho provato personalmente ma di certo non è come vederla a Capeside…o su una barca in pieno oceano.
Pacey: Sempre allusioni velate Lindley?
Jen: Non puoi credere che nessun altro te le farà neanche dopo anni e anni almeno finché non ci sarà una risposta definitiva.
Pacey: Allora tu non ascoltare queste sciocchezze e dai il buon esempio. Fatevi una ragione che forse non ci sarà mai una risposta o che forse se arriverà ormai sarà troppo tardi.
Jen: Ho i miei dubbi ma cambiamo pure discorso. Lei lo ha visto.
Pacey: (si gira verso l’amica di scatto) Che cosa?
Jen: Questo. (indica New York) Durante l’ultimo anno di liceo ricordo che ci hanno dato un giorno di libertà mentre tu sei stato obbligato a rimanere a scuola. Joey si è offerta si accompagnarmi qui ad affrontare mio padre e il mio passato. È stata una vera amica…ricordo di averla portata qua a vedere un pezzo della mia vita passata e lei giustamente ha avuto il dubbio che non sarei più tornata con lei a Capeside, per un po’ ci ho pensato anche dopo aver affrontato a viso aperto mio padre…poi l’ho raggiunta alla stazione.
Pacey: Non lo sapevo…quel giorno ero troppo impegnato a mettermi nei casini.
Jen: Lo so, ti ho voluto portare qui per questo. Per farti vedere cos’hai perso con lei.
Pacey: Lo sapevo già. (si appoggiano entrambi al parapetto sospirando ad osservare la città sotto di loro. La scena sfuma)
Dodicesima scena
Boston, strada fuori l’Hells Kitchen – musica sottofondo “Try” di Nelly Furtado
Vediamo Joey andare avanti e indietro agitata mentre Eddie cerca invano di calmarla, ma è tempo inutile e lui lo sa bene.
Joey: Perché lo hai fatto?
Eddie: Perché dava fastidio a me e importunava te. Non dovevano sbarazzarsi di Emma così facilmente e prendere quel cafone come nuovo gestore.
Joey: Adesso dimmi tu come posso presentarmi domani a lavoro? Sono rovinata!
Eddie: Puoi trovare lavori migliori e soprattutto capi adeguati…e poi non volevi cambiare lavoro? Meglio di così si muore!
Joey: E’ l’unico lavoro che per il momento posso fare e nonostante le mance e lo stipendio che non mi permettono di fare il giro del mondo in crociera, bastano per vitto e alloggio e guardaroba…e non dimentichiamoci del contributo monetario di mia sorella. Eddie…ma ti rendi conto di cosa hai combinato?
Eddie: L’ho messo al suo posto e devi ammettere che non sono andato oltre come volevo. Gli ho dato la stessa lezione che spero abbia capito il caro Hetson…l’ho solo colpito, il resto era tutta scena da duro non gli ho fatto nulla!
Joey: Nulla? Ma se è finito a terra e ha sbattuto la testa…hai visto il sangue che gli colava o lo hai scambiato per ketchup?
Eddie: Sicuramente adesso starà ballando con la prima sprovveduta che gli voleva fare da crocerossina!
Joey: Perché sei tornato?
Eddie: Per ringraziarti.
Joey: No…dimmi la verità.
Eddie: Perché ti amo e non ho assolutamente intenzione di tornare in California senza aver chiarito le cose tra di noi…senza aver fatto la cosa giusta e portarti via con me.
Joey: Cosa?!
Eddie: Sapevi perché ero venuto appena mi hai rivisto sulla soglia della tua stanza. Ho pensato molto a noi due insieme e l’unica soluzione che ho trovato per riempire questo vuoto dentro di me è rimettermi con te.
Joey: Stavamo bene insieme ma ti ho lasciato per dei motivi ben precisi.
Eddie: Potevamo rimanere insieme nonostante il tuo rifiuto di partire in Europa con me.
Joey: Non è per questo che ti ho lasciato e lo sai bene. Ci sono molte differenze tra di noi che superano quello che provavamo entrambi l’uno per l’altra. Eddie non ho cambiato idea su di noi e la cosa peggiore che tu potessi fare è tornare qui a rivangare il passato.
Eddie: Perché? Spiegamelo visto che non ci arrivo.
Joey: Perché io sono cambiata…rimango sempre la stessa Joey Potter che tutti conoscete ma dentro ho altre esigenze, ho altri desideri…tu mi stai di nuovo mettendo in crisi. Dio ma come ci riesci? (scuote la testa frastornata)
Eddie: Forse è perché mi ami pure tu.
Joey: Sono passati mesi dalla nostra rottura…non saprei definirti se è amore, ma rivederti è come aprire il vaso di Pandora. Tutti quei sentimenti che ho tentato di chiudere e dimenticare stanno riemergendo…e io non lo voglio.
Eddie: Perché? Questa è la prova lampante che anche tu vuoi stare con me, non negarlo. (le si avvicina per baciarla)
Joey: No! (lo ferma allontanandolo) Non voglio che succeda tutto come l’ultima volta, c’è gente che ne ha sofferto…dannazione, non so più niente non…(scappa estremamente turbata e confusa non sapendo più che dire e lascia Eddie per strada solo che continua a fissarla mettendosi le mani nei capelli in gesto di stizza)

Tredicesima scena
New York, ospedale
Jen e Jack entrano nella stanza di Grames con i volti sorridenti per la felicità nonostante la vista della nonna stesa sul letto ancora un po’ pallida e debole per la terapia.
Jen: (le si avvicina prendendole una mano con affetto) Nonna abbiamo una sorpresa per te.
Andie e Pacey si fanno avanti notando commossi l’espressione piacevolmente meravigliata dell’anziana donna. Ad Andie venne da piangere ma si trattenne e corse ad abbracciarla felice di rivederla. Pacey restò per un momento in disparte cercando di realizzare la fragilità di quella donna che lui aveva sempre reputato forte e decisa. Non riusciva ancora a credere che fosse malata, quella notizia aveva sconcertato tutti e il mondo di Jen era caduto a pezzi.
Grames: Pacey, benedetto ragazzo, cosa ci fai li? Vieni ad abbracciarmi ragazzo.
Pacey si avvicina sorridendo e l’abbraccia con tutta la cautela possibile che si ha muovendosi in un negozio di cristalleria. Grames se ne accorse e lo strinse più forte a se per fargli capire il contrario, dopotutto lei era ancora quella donna che abitava lungo il fiume e che se l’era sempre cavata da sola in ogni problema.
Grames: E’ bello rivedervi ragazzi, specialmente tu Andie. Quanto rimarrete?
Andie: Domattina presto ritorneremo a Capeside, Pacey deve lavorare.
Grames: Allora dovremmo fare in modo di rendervi più divertente il vostro soggiorno a New York.
Jen: Nonna ci stiamo pensando io e Jack, rimpiangeranno di non poter rimanere qui il più a lungo possibile.
Andie: Lo stiamo già rimpiangendo.
Grames: Pacey non fare quella faccia, prima o poi tutti dovremo morire il segreto è vivere la vita fino in fondo amando…ma non voglio lasciarvi tanto presto, non preoccuparti.
Pacey non sa che dire imbarazzato e turbato e sposta lo sguardo per terra. Andie cerca di riprendere in mano la conversazione.
Andie: Abbiamo saputo la bella notizia, finalmente tra poco uscirà dall’ospedale.
Grames: Si per poi tornarci ogni giorno per la terapia, gran cambiamento. (i ragazzi si guardano stupiti dallo strano e pessimista comportamento di Grames)
Jen: Nonna almeno staremo insieme di più e finalmente potrai dormire nella tua stanza, come paziente ti sei lamentata parecchio di questa camera e pensare che eri un’infermiera! Se eri un dottore sarebbe stato ancora peggio per il personale dell’ospedale! Sii grata che esci.
Grames: Lo sono Jennifer, se sono ancora in vita è perché il signore ha altre cose in serbo per me e io non posso far altro ringraziare di essere ancora con voi…ma è dura, a volte credo di non potercela fare e spero che quello sia il mio ultimo giorno ma poi mi risveglio sempre…la chemioterapia ha i suoi difetti.
Jen: Non pensarci nemmeno, questo è il tuo posto, tu sei una donna combattiva non cedi a niente. (le si avvicina al letto stringendole una mano e portandosela alla guancia)
Jack: Jen ha ragione, mollare tutto adesso non è da te e nessuno vuole che tu lo faccia.
Grames: Ragazzi calmatevi, non ho detto che pensavo a un lento suicidio o a una morte rapida e indolore. Mi avrete tra voi tutto il tempo che dio vorrà.
Andie: Allora speriamo che duri ancora per molto questo tempo. Ormai è diventata la nonna del nostro gruppo, di tutti noi e di certo nessuno vorrebbe che i suoi pensieri non iguardino altro che guarire.
Grames: Sei una ragazza molto dolce Andie. Visto che di Pacey bene o male so tutto grazie ai due ficcanaso che avete di fianco, parlami un po’ di cosa avete fatto in questi tre anni Andie.
Andie: Beh frequento la facoltà di medicina a Firenze, è impegnativa e mi porta via molto tempo…ovviamente non abbastanza per fare nuove conoscenze.
Grames: Buono, ti sei fatta nuovi amici.
Andie: Si ma non per questo mi sono dimenticata di quelli vecchi.
Pacey: Ovviamente McPhee, stai diventando disgustosamente dolce con l’età.
Jen: Senti chi parla il romanticone impulsivo che se si innamora si dimentica di tutto e di tutti e sfiderebbe mari e monti per lei.
Pacey: Patetica ed invidiosa! (le fa la linguaccia)
Jack: Bugiardo e casinista…ti ricordo che sei venuto persino alle mani per una ragazza.
Pacey: E io ti ricordo che Dawson una volta ti ha messo ko per colpa di una di quelle ragazze!
Jen: E se la memoria non m’inganna, Dawson ha messo ko anche te in due occasioni…una tra le quali ha avuto come pubblico contrariato quella certa ragazza di cui stiamo parlando e che è venuta a farti da crocerossina…ok, adesso la finiamo di parlare di una certa persona senza omettere il nome? (lancia occhiate maliziose)
Pacey: Ficcanaso come sempre Lindley.
Grames: Sembrate tutti dei bambini dell’asilo e non dei quasi 22enni in procinto di trovare la propria strada. Stavo parlando con Andie e non sono ammesse ulteriori interruzioni. (si rivolge ad Andie guardandola attentamente come se volesse leggerle l’anima quasi da metterla in imbarazzo) Mia cara ragazza cosa mi dici dell’amore?
Jen: E adesso chi è la ficcanaso nonna? (tutti scoppiano a ridere)
Quattordicesima scena
Los Angeles, parcheggio hotel
Dawson sospira ed entra nella sua jeep dove Oliver per l’ennesima volta lo stava aspettando muovendosi a ritmo come un pazzo sulle note di We will rock you nella versione di Robbie Williams. Allacciandosi la cintura abbassò leggermente il volume della radio scongiurando mentalmente che l’amico non gli facesse il terzo grado su Natasha ma Oliver continuava a guardarlo sornione.
Dawson: So a cosa stai pensando ma non chiedermi nulla, rischieresti grosso in questo momento.
Oliver: Io non ho aperto bocca!
Dawson: Ma stavi per chiederlo, lo leggo dalla tua espressione da vecchia pettegola! Non c’è nulla da dire. (mette in moto)
Oliver: Mi dispiace interrompere il tuo religioso silenzio da film drammatico, ma che intenzioni hai adesso?
Dawson: (si volta verso l’amico con espressione seccata e spegne il motore di scatto arrabbiato) Ma quali intenzioni? Mi ha usato fin dall’inizio e ora è tutto finito. Per sempre, il capitolo Natasha è definitivamente nel dimenticatoio insieme alle briciole del mio orgoglio calpestato e maltrattato. Cavolo! (da una botta al volante e poi ci appoggia la testa esausto chiudendo gli occhi e sospirando)
Oliver: E adesso chi è che manipola i discorsi? Chiedevo che intenzioni hai. Sappiamo entrambi che dobbiamo aspettare il si definitivo dei produttori, ma chissà quando arriverà…(Dawson apre gli occhi e lo guarda sconsolato girando leggermente la testa) e poi tu devi scrivere una bozza del finale se non sbaglio.
Dawson: Quasi dimenticavo, hai ragione devo sbrigarmi…la firma conta anche su quella dannata bozza, ho perso tempo inutile.
Oliver: Non compiangerti addosso che non serve a niente e poi non credo proprio che sia inutile, ci sarebbero uomini che vorrebbero essere al tuo posto e nel suo letto! Non è né perso né inutile fidati, ringraziala che ti ha fatto distrarre per il tempo necessario a rilassarti e concentrarti.
Dawson: Era solo una distrazione…
Oliver: Appunto! Ti sei divertito e rilassato accantonando problemi e risposte che non venivano…e se non ricordo male avevi una specie di blocco sul finale, credo che grazie a lei ti sia passato. Ho letto alcune bozze sul tuo pc.
Dawson: (sorride stanco) La privacy non esiste?
Oliver: Volevo sapere a che punto eri e poi mi annoiavo mentre voi vi divertivate a fare sesso in camera tua…non credo avresti accettato la mia presenza come spettatore mentre lo facevate. Ti ha sbloccato amico, devi solo proseguire senza il suo stimolo.
Dawson: Ora che mi ci fai pensare credo che tu abbia ragione. Forse devo ancora trovare l’idea giusta per il finale ma lei mi ha decisamente sbloccato…anche meglio di Joey. con lei mi confondevo sempre di più nonostante i suoi ottimi consigli perché mi perdevo in lei, nell’idea di noi due insieme che coronavamo una volta per sempre il nostro destino. Joey è fondamentale nella mia vita, ma per una volta è stata Natasha la mia musa e credo che sia stato meglio così. Le sono molto riconoscente. (si tira su finalmente più sereno e apre la portiera di scatto per scendere dalla jeep)
Oliver: E adesso che ti salta in mente? Non dovevamo farci un giro?
Dawson: E’ rimandato. L’ispirazione ha la precedenza su tutto e io ho un finale da scrivere. Ci vediamo. (scappa nell’ascensore del parcheggio senza nemmeno aspettarlo e Oliver lo seguì con sguardo stranito e con un alzata di spalle alzò il volume della radio al massimo cantando a squarciagola mentre i passanti lo guardavano male prendendolo per matto)
Quindicesima scena
New York, hotel
Vediamo Jen raggiungere un umile hotel a tre stelle che si potevano permettere solo studenti o artisti squattrinati. Saluta con un mezzo sorriso il proprietario assonnacchiato che ha ancora la forza di lanciarle un’occhiata curiosa ma non ricevendo alcuna attenzione o risposta sposta di nuovo lo sguardo annoiato verso il programma televisivo che stava seguendo. Senza degnare di altre attenzioni, sale imperterrita le scale fino al secondo piano e si ferma davanti la stanza numero 9. Facendosi prendere dal panico per quell’idea folle che le era venuta in testa, stava per fare dietrofront finché non si fece coraggio e bussò alla porta. O la va o la spacca, non ho niente da perdere. Pensò lei aspettando impaziente che venisse ad aprirle la porta e quando finalmente lo fece, senza preamboli ne giri di parole, gli si gettò al collo baciandolo con passione mentre con un calcio sbatté la porta. Un’ora dopo Jen si sciolse dal suo abbraccio e si mise seduta a guardarlo dormire pacificamente. Era un bel ragazzo, le era piaciuto dal primo giorno che si erano incontrati e le piaceva ancora adesso. A chi non sarebbe piaciuto un ragazzo come lui? Si chiese mentalmente sorridendo mentre gli accarezzava dolcemente il volto. Quel gesto gli fece socchiudere gli occhi svegliandolo completamente mentre un sorriso felice si apriva sul suo viso. Prese la mano di Jen e se la portò alla bocca baciandole il dorso per poi posarla sul proprio petto.
Cj: Non riesco ancora a crederci, sei di nuovo qui con me. È bello svegliarsi così.
Jen: (ritira la mano con espressione malinconica e dispiaciuta) Dobbiamo parlare Cj.
Cj: Cosa c’è da dire? Sei con me e non ci sono più problemi.
Jen: No. Questa notte non ha cancellato nessun problema. Noi due non possiamo stare insieme.
Cj: Ma stanotte…
Jen: Era solo sesso. (si alza iniziando a radunare i suoi vestiti per evitare di guardarlo in faccia)
Cj: Non ne staremo parlando se fosse stato solo sesso, non saresti rimasta ad aspettare che mi svegliassi e soprattutto non sentirei questo dolore sordo che mi attanaglia il petto.
Jen: (si allaccia la gonna e si mette le scarpe girandosi verso di lui con espressione angosciata) Ti prego Cj! Non rendermi le cose ancora più difficili quanto lo sono già, non credere che per me sia facile dirti questo ma lo devo fare. Tu mi hai chiesto un’altra possibilità ma non posso dartela, ormai è finita Cj fattene una ragione!
Cj: Perché dici questo? Dammi almeno una spiegazione plausibile e non accamparti scuse inutili.
Jen: Da quando ti conosco mi sei sempre stato vicino e ti sei preso cura di me come fai con gli altri. Non nego quello che c’è stato tra noi ma la storia ormai era al capolinea quando mi sono trasferita qui con Jack e la nonna. La mia vita ha subito un cambiamento drastico, sono sempre la stessa Jen che hai conosciuto l’anno scorso ma ho altre priorità adesso. La salute di mia nonna è la cosa fondamentale per me in questo momento.
Cj: Stai facendo lo stesso discorso di quando mi hai lasciato.
Jen: Oggi ho rivisto una mia amica che mi ha fatto capire che nonostante tutte le avversità che ho dovuto affrontare la vita va avanti e che non devo vivere la vita degli altri mettendomi in secondo piano…nascondendomi dietro bugie inutili. Ho fatto un esame di coscienza e so che ha ragione, la nonna è gran parte della mia vita ma ho ancora molte esperienze da fare. Voglio vivere fino in fondo Cj ma questo lo farò senza di te.
Cj: Mi sa che non abbiamo più nulla da dirci.
Jen: Io si. Questa notte è stata un addio ma non voglio che tu te la prenda con me. Presto capirai che ho fatto la scelta giusta e concorderai con me il modo in cui ci siamo lasciati, ti ricorderai della nostra storia con un sorriso…tutti noi siamo ricordi nella vita degli altri, è questo che ci rende speciali gli uni con gli altri. Un giorno incontrerai la ragazza giusta e mi ringrazierai, la stessa cosa farò io. Addio Cj, vivi la tua vita al meglio. (si alza sulle punte per baciarlo sulla guancia e, dopo un ultimo sguardo malinconico esce dalla sua vita per sempre)
Sedicesima scena
Boston, dormitorio
Vediamo Joey rannicchiata sul suo letto che stringe il cuscino tra le braccia e guarda, con occhi turbati e ancora arrossati dal precedente pianto, il regalo che le aveva fatto Dawson per il compleanno. Avrebbe voluto che fosse li con lei a consolarla in quel momento e non lontano mille miglia da lei. Improvvisamente la porta si apre ed entra Audrey che appena la vede molla la borsa a terra e le si raggomitola contro la schiena appoggiando il mento sulla sua spalla preoccupata.
Audrey: Ne vuoi parlare?
Joey: A cosa servirebbe?
Audrey: A toglierti quell’espressione angosciata che ti porti dietro. Cosa ha fatto stavolta?
Joey: Avevi ragione tu e io non ti ho nemmeno ascoltata.
Audrey: Capita coniglietto. Forse speravi nell’impossibile ma era ovvio che lui aveva solo quello scopo. Chi è quel sano di mente che si farebbe un viaggio California-Boston solo per ringraziarti? È da matti.
Joey: Mi chiedo perché ancora credo nelle favole dopo tutte le batoste che ho preso…sembro Dawson.
Audrey: No, lui è l’ottimista sognatore tu invece la realista pessimista che a volte si concede una pausa con i propri sogni. Sei come Pacey.
Joey: Vorrai dire il suo opposto.
Audrey: Per niente. Tu e Dawson siete simili di carattere ma tu e Pacey vi completate…questo non vuol dire necessariamente che siete destinati a stare insieme ma che avete più cose in comune di te e Dawson. Pacey è più simile a te di quanto tu possa immaginare, ma adesso non stavamo parlando di voi tre ma di te e il fantomatico ritorno del principe azzurro che è meglio resti fantomatico.
Joey: Non è il mio principe azzurro ma pretende che col suo ritorno lo diventi. Non può fare così…non capisco più niente.
Audrey: Calmati, se lui ti fa sentire confusa in questo modo ci sarà pure una ragione che va oltre la mia logica. Vi siete già messi insieme due volte e ha ancora mandato in tilt il tuo sistema cerebrale.
Joey: Dannazione io…
Audrey: Chiudi gli occhi e lascia che quei pensieri lascino la tua mente…fallo Joey, chiudi gli occhi. (Joey segue il suggerimento dell’amica) Ora pensa al momento più bello della tua vita e torna indietro negli anni o anche solo una settimana e rivivilo nella tua mente. Ora ti chiedo di riflettere sul significato di quel momento e di far chiarezza nei tuoi sentimenti.
Joey: (apre gli occhi sorpresa e felice) Ho visto…
Audrey: No, non dirmelo adesso. Forse un giorno condividerai con me quel momento ma adesso è troppo presto per te…conosco quell’espressione, vuoi che per il momento resti un tuo piccolo segreto e io sono d’accordo. Nessuno ti corre dietro, prenditi tutto il tempo che vuoi per dargli una risposta anche perché scommetto che lui rimarrà nei dintorni finchè non avrai deciso…e se non lo farà saprai che non ne valeva la pena e che non era così innamorato come diceva.
Joey: Grazie Audrey, sei un’amica speciale. (sorride stringendole la mano)
Audrey: Lo so, sono qui apposta per i tuoi tormenti amorosi. Modestie a parte, posso dormire qui con te? (sbadiglia)
Joey: Perché? Il tuo letto è solo a tre passi dal mio…forse quattro.
Audrey: Sono troppo stanca per muovermi e poi il tuo letto e più comodo.
Joey: Lo sai che sei pazza?
Audrey: Una delle due deve essere più pazza dell’altra e nonostante il tuo possibile ritorno con Eddie non riuscirai a spodestarmi dal trono e togliermi il titolo.
Joey: Io non sono pazza!
Audrey: Su piccola, domani ti ricompreremo gli psicofarmaci. Non preoccuparti.
Joey: Si, sono pazza. (ridono e quando si sono calmate Joey chiude gli occhi rilassata e felice continuando a sorridere) Buonanotte Audrey, ti voglio bene. (spegne la luce)
Diciassettesima scena
New York, stanza di Jen
Andie è seduta sul letto di Jen a guardare le fotografie dell’amica in compagnia di Jack scattate durante la loro prima estate a Majorca trascorsa insieme. Sembrava abbattuta e triste scorgendo quella felicità palpabile che proveniva da quelle polaroid e lei ne sentiva la mancanza, avrebbe voluto assaporare di nuovo quella felicità prenderla al volo e non lasciarla più ma forse per lei era ormai troppo tardi. Così la trovò Pacey, appena tornato dal suo giretto in moto con Jen. Andie si accorse di lui ancor prima che fiatasse.
Andie: Ciao.
Pacey: Come mai tutta sola qui? Credevo fossi con Jack. (le si siede accanto a guadare le foto appese alla parete)
Andie: Si ma poi è dovuto uscire per un appuntamento. Finalmente ha ripreso a frequentare altri dopo David…diciamo che è la sua prima vera uscita dopo la storia con David, non ho voluto che ci rinunciasse solo per farmi compagnia. Io sono sua sorella e in un modo o nell’altro gli sarò sempre vicina ma queste occasioni non sono frequenti per Jack.
Pacey: E’ una buona cosa per tuo fratello, gli serve un po’ di distrazione dopo quel tipo e la malattia della nonna…e anche a Jen servirebbe fermarsi un attimo e godersi la vita.
Andie: Non so nulla di questo Cj (indica una foto storta dove Jen e Cj sono abbracciati mentre Jack scatta la foto e si vede la punta del dito sull’obbiettivo) ma vedo che lei gli è ancora molto affezionata. Dovrebbe vivere una vita sua e non nascondersi dietro la malattia della nonna. Con quella scusa allontanerà chiunque voglia conoscerla meglio. A jen servirebbe un uomo col quale avere un rapporto serio e stabile.
Pacey: Chi, uno come Dawson?
Andie: No, non è mai durata molto tra loro…
Pacey: Le servirebbe uno come Jack però che fosse etero, il ragazzo gay c’è l’ha già! (sorride birichino ed Andie tenta di camuffare il sorriso con una smorfia tirandogli un pugno nella spalla)
Andie: Grazie di avermi dato questa magnifica giornata Pacey.
Pacey: E’ servita al mio scopo, ho visto finalmente uno sprazzo autentico di felicità in te che non vedevo da tanto tempo. (le circonda le spalle con il braccio stringendola affettuosamente)
Andie: E’ merito tuo. Non hai ancora detto niente di cos’è successo quest’estate?
Pacey: Non credo possa interessare a nessuno a parte noi due.
Andie: Ti assicuro che lo vorrebbero sapere e che sarebbero tutti felici della notizia, nessuno escluso Pacey. Ormai sono anni che facciamo tutti parte della vita dell’altro, non puoi nascondere una cosa simile per molto tempo. Presto si saprà, ma è meglio che la sappiano dai diretti interessati.
Pacey: Per il momento sono intenzionato a tenere il segreto per me e prendere tempo e Andie…
Andie: Si ho promesso, non dirò nulla finché non ne saremo d’accordo anche se mi sembra una grandissima stupidata.
Pacey: Per me è molto importante…la cosa più importante della mia vita. Abbiamo bisogno di tempo Andie.
Andie: Lo so, ma non c’è molto tempo. (chiude gli occhi e si abbandona tra le sue braccia sospirando) Ti voglio bene Pacey.
Pacey: Anch’io McPhee. (la scena sfuma)
Diciottesima scena
Boston, Hell’s Kitchen
Joey entra titubante nel locale vuoto e raggiunge silenziosamente il ragazzo seduto al bancone che aveva appena aperto il registro contabile. Lui si accorse subito della sua presenza ma non si voltò fingendosi concentrato e senza alcun problema a svolgere il suo attuale lavoro.
Lucas: E’ chiuso!
Joey: Lo so.
Lucas: Vai via.
Joey: Continuerai ad ignorarmi in eterno? Quanto durerà il tuo prezioso silenzio stampa?
Lucas: Che ne dici per un tempo indefinito? Cavolo! (si accorge di aver sbagliato a fare i conti e cerca di cancellare per poi rovinare il foglio)
Joey: Lucas sono venuta qui a scusarmi con te.
Lucas: Perché? Il tuo fidanzato ha la coda di paglia? Ha paura di confrontarsi con me in modo leale?
Joey: Eddie non è il mio fidanzato.
Lucas: Allora ho fatto la conoscenza del famoso Eddie! Quanto sono felice! (cerca di ridere sarcastico ma non ci riesce e fa una smorfia di dolore toccandosi la mascella livida)
Joey: Oh mio dio! Lucas! (gli si avvicina preoccupata) Posso fare qualcosa per te?
Lucas: Andartene? No, non toccare. (l’allontana in malo modo)
Joey: Tu hai bisogno di me.
Lucas: Non sopravvalutarti Potter ormai ti ho sostituito, non era così difficile in fin dei conti. Puoi scomparire benissimo dalla mia vita come sei entrata, non me ne accorgerei neppure e tirerò finalmente un sospiro di sollievo.
Joey: Hai sbagliato di nuovo a fare i conti…se proprio non vuoi pagare un contabile, scrivi tutto a matita così se sbagli cancelli più facilmente e non calcare altrimenti verrà una porcheria.
Lucas: Sai qualcosa di contabilità?
Joey: (si china per controllare le spese del registro) Mia sorella è proprietaria di un Bed and Breakfast e io l’aiutavo parecchio quando ero ancora a Capeside. Forse non sarò una cima e sicuramente non diventerò una matematica ma me la cavo meglio di te.
Lucas: Bene, accomodati pure. È tutto tuo, buona fortuna. (si alza e prende la giacca)
Joey: Hey tu! Dove credi di andare?
Lucas: Ricordi la bionda? Abbiamo un appuntamento tra dieci minuti.
Joey: Lucas!
Lucas: E’ solo un appuntamento Joey, non farò nulla che lei non vorrà. Ah tieni! (le butta delle chiavi che Joey riuscì a prendere al volo prima che cadessero a terra) Chiudi il locale appena hai finito con quel registro e controlla le finestre. Il registro puoi infilarlo in uno dei cassetti della scrivania dell’ufficio.
Joey: Lucas ma…
Lucas: Sei ancora assunta Potter nonostante il lavoretto che mi ha fatto il tuo ragazzo, non credere che ti dia anche un aumento! Scordatelo! E vieni in orario domani, ciao.
Esce di corsa mentre Joey lo osserva seccata ma con un lieve sorriso che le aleggia in viso. Rimboccandosi le mani tornò a registrare le fatture del locale.
Diciannovesima scena
New York, fuori casa di Jen, mattina presto
Jen si alza dalla sedia e fa un lungo sospiro malinconico mentre guarda il suo migliore amico triste.
Jen: E’ ora dei saluti.
Jack: Giaà, è ora. (sospira anche lui angosciato)
Jen: Non fare quella faccia, la rivedrai presto. Non credo che scapperà di nuovo a Firenze in un batter d’occhio, forse Pacey le farà cambiare idea…lui è un tipo molto persuasivo e ha un grande ascendente su tua sorella.
Jack: Credo che tu abbia ragione ma mi mancherà.
Jen gli sorride e lo abbraccia, poi si scosta leggermente aspettando che lui ricambi il sorriso infatti non aspettò a lungo. Lo prende per un braccio e lo trascina fuori dove Pacey stava controllando in ogni dettaglio le condizioni della moto ed Andie si sistemava meglio lo zainetto sulle spalle. Appena i due amici si avvicinano i quattro si abbracciano con un senso di tristezza per il fatto che tra pochi secondi sarebbero stati lontani per l’ennesima volta gli uni dagli altri.
Andie: (sussurra all’orecchio di Jen abbracciandola) Ricorda quello che ti ho detto, non rinunciare a vivere e soprattutto non rinunciare all’amore.
Jen: Grazie Andie, nemmeno tu…e tienimi aggiornata sul chissà tra te e Pacey. (si scambiano un sorriso malizioso)
Jack: Hey amico stai attento a mia sorella quando tornerete a Capeside.
Pacey: Contaci e tu invece tieni sott’occhio la bella e sfrenata newyorchese, potrebbe combinare un’altra guerra mondiale.
Jack: (si rivolge alla sorella puntando un dito in direzione di Pacey) E tu stai in guardia da lui…ottimo amico ma in quanto impulsi amorosi bisogna stargli alla larga, combinerebbe di tutto! (si mettono tutti a ridere mentre Pacey prende la testa di Jack sotto il braccio e gli sfrega un pugno sulla cute mentre l’amico cerca di divincolarsi ridendo)
Andie: Lo farò. Abbracciate di nuovo la nonna per noi e Jack…si chiude una porta e se ne aprono a migliaia, basta cogliere l’occasione giusta e assaporerai di nuovo la felicità. Ragazzi vi voglio un mondo di bene ed è stato bello rivedervi di nuovo, spero che non passeranno di nuovo anni per la prossima rimpatriata.
Jen: Tre anni sono già stati sufficienti e credo che non ce ne saranno altri e nella prossima rimpatriata ci saremo tutti, compresi Joey e Dawson e magari all’ora staremo tutti a Capeside.
Jack: E conoscerai pure Audrey, ti piacerà un sacco.
Pacey: A tutti piace Audrey.
Jen: Tranne ad Eddie.
Pacey: Lui è un caso a parte…molto a parte. (cambia leggermente espressione e l’unica ad accorgersene è Andie che lo fissa un po’ preoccupata)
Andie: Chi è Eddie?
Jack: L’ex ragazzo di Joey te ne ho parlato a volte durante i nostri lunghi discorsi telefonici.
Andie: Ah ho capito! Quello che ha creato problemi a…(guarda Pacey e si blocca intuendo i pensieri dell’amico che le lanciava sguardi e segni di avvertimento)
Jen: Ha creato problemi a chi?
Andie: Oh nessuno…credo di averlo scambiato con qualcun altro. A quanto pare mi sono persa molte cose in questi tre anni.
Jen: Non credo così tante Andie…sembra che tu sia più informata di noi su certe cose. (la guarda un po’ sospettosa e curiosa)
Pacey: Ora è meglio andare o incontreremo un traffico ce nemmeno si può immaginare. Ragazzi vi voglio bene, è stato bello ma adesso addio. (monta in sella nascondendo il sorriso sbarazzino dietro il casco ben allacciato ma si vedeva che i suoi occhi erano ironici)
Jen: Spiritoso Witter. Ci sentiremo presto.
Jack: (guarda Andie) Hai fornito la scusa giusta a Jen per indagare senza scrupoli sulla storia eddie-joey. complimenti sorellina adesso mi tormenterà per settimane finché non l’aiuti.
Andie: E’ un piacere alimentare le sue assurde curiosità da vecchia zitella. (bacia il fratello sulla guancia e dopo fa lo stesso con Jen, si mette in sella dietro di Pacey infilandosi il casco)
Jen: Vi contagiate a vicenda voi due! Fate buon viaggio.
Jack: E tu non correre troppo, ricordati che dietro hai mia sorella!
Pacey: Sopporterò questo gravoso fardello comportandomi da bravo ragazzo. Ciao ragazzi. (mette in moto e parte mentre Andie si volta leggermente a salutare. Jen e Jack li guardano sfrecciare nell’affollata New York pregando che con tutti quei sorpassi alla Witter non si rompessero l’osso del collo. La scena sfuma…)
Ventesima scena
Los Angeles, aeroporto
Vediamo Dawson pagare e scendere da un taxi, con un borsone in spalla, per poi dirigersi verso l’interno dell’aeroporto affollato. Dopo aver fatto una lunga fila per dieci minuti, finalmente arrivò il suo turno alla biglietteria dove una donna, con una targhetta sulla divisa con scritto su Kelly, gli fece un sorriso a 32 denti dopo averlo guardato attentamente.
Kelly: Salve.
Dawson: Buongiorno. (sorride guardando il suo orologio da polso: erano le 5 di mattina)
Kelly: Buongiorno anche a lei, vedo che è molto mattiniero. Destinazione?
Dawson: Boston…ho prenotato questo pomeriggio un biglietto a nome Dawson Leery.
Kelly: (lo guarda sorpresa) Dawson Leery? Quel Dawson Leery?
Dawson: Non so se esista un mio omonimo.
Kelly: E’ uno dei migliori registi emergenti…ho assistito alla prima di The creek. Mio fratello è una matricola all’Università di Los Angeles, la stessa che frequenta lei, e non fa altro che parlare di lei, l’ha perfino seguita al film festival dove ha portato il documentario su quel vecchio regista.
Dawson: Arthur Brooks, l’ho conosciuto prima che si spegnesse.
Kelly: E’ molto bravo. È sicuro di voler andare proprio a Boston? Se vuole ci sono pullman per Capeside.
Dawson: No, devo raggiungere una mia vecchia amica. Boston è la meta giusta per i miei scopi.
Kelly: Come vuole ma il prossimo volo per Boston parte alle 7.
Dawson: Non c’è problema, vale la pena aspettare. (sorride al ricordo di Joey)
Kelly: Allora buona nottata e faccia buon viaggio.
Vediamo Dawson andare a sedersi e prendere il cellulare selezionando in automatico il nome di Joey per l’ennesima volta nelle ultime sette ore. Provo a chiamarla ma il cellulare risultava ancora staccato. Rimise il telefono nel taschino e si appoggiò allo schienale stanco e distrutto da quella strana giornata e, dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio, chiuse gli occhi sospirando e sperando che quelle ore passassero in fretta. La scena sfuma…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 7.04 Rancori familiari ***


Prima scena
Worthington, esterno dormitorio
Musica: "Say goodnight not goodbye" di Beth Nielsen Chapman
Vediamo un taxi giallo fermarsi davanti ai dormitori della Worthington. Affacciato al finestrino c’è un ragazzo biondo che guarda la struttura dell’università chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta ad arrivare fin li. Pagò il taxista e scese col borsone in spalla dirigendosi nel famoso dormitorio ormai da lui conosciuto in lungo e in largo. Salì le scale sorridendo al solo pensiero di rivederla, lasciando passare studenti troppo impegnati a ripassare per guardare dove mettevano i piedi, svoltò l’angolo e si fermò nel corridoio di colpo. Era come paralizzato e tutto l’entusiasmo che si portava dentro per quella sorpresa era sparito a ciò che gli si presentò davanti. Joey era appoggiata alla porta della sua stanza mentre baciava selvaggiamente un tizio dai capelli castani poco più alto di lei che aveva inoltrato la mano sotto la camicetta di lei. La sua Joey, a Dawson crollò il mondo addosso. Nonostante avesse già assistito a scene del genere tra la sua anima gemella e il suo migliore amico e avesse sofferto di più di vederla tra le braccia di un altro, non riuscì a capacitarsene che la sua Joey frequentasse un estraneo proprio mentre lui era tornato da lei. Non poteva crederci, ogni volta che uno dei due era pronto per una storia l’altro non lo era e questo si ripeteva sempre. Come nei suoi peggiori incubi, Joey si fermò per un attimo senza fiato e lo guarda stupita con un sorriso.
Joey: Buongiorno Dawson.
Lui non ci capiva più niente, voleva seguire il suo istinto e fuggire via da li via da tutto ciò che lo stava facendo soffrire. Come se non bastasse il ragazzo si voltò verso di lui, era Pacey che gli sorrideva come ai vecchi tempi. Tornò a baciarle il collo per poi tornare a guardare l’amico con occhiata interrogativa mentre continuava a giocherellare con le dita con gli angoli stropicciati della camicetta di Joey.
Pacey: Dawson! (gli si avvicinano sempre continuando a sorridere)
Joey: E’ ora, tra poco deve partire.
Pacey: (scuote le spalle dell’amico) Si svegli signor Leery!
Dawson rimane frastornato mentre Pacey continuava a scuoterlo finché non vide tutto nero e riuscì ad aprire gli occhi intontito. Girò il volto stropicciandoli e accorgendosi felicemente che era ancora all’aeroporto e che Kelly, l’hostess, era accanto a se per cercare di svegliarlo.
Kelly: Signor Leery si svegli, le squilla il cellulare.
Dawson: Come? Oh (si tasta il taschino della camicia ed estrae fuori il cellulare guardando con espressione interrogativa il display, mettendosi sull’attenti rispose ansiosamente)…pronto? Cosa? (l’espressione diventa preoccupata e si alza di scatto) Arrivo!
Kelly: Cos’è successo? (lo guarda stranita mentre Dawson prende il borsone)
Dawson: (si volta di scatto verso la ragazza) A che ora parte la coincidenza New York - Capeside?
Kelly: L’aereo per New York parte tra dieci minuti…se si sbriga riesce ancora a prenderlo. (ma ormai stava parlando da sola visto che Dawson era già sparito nel nulla correndo)
Sigla
Seconda scena
New York, casa Lindley
Musica: “Don’t speak” dei No Doubt
Jen entra in cucina sbadigliando e stropicciandosi gli occhi ancora assonnata. Si blocca appena vede sua madre armeggiare tra i fornelli mentre preparava le frittelle. Helen le sorrise continuando a dedicarsi al cibo mentre Jen si avvicina alla credenza, prende un tazza riempiendola di caffè e si siede al tavolo guardando la madre dietro alla tazza.
Jen: E tu cosa ci fai li? Dov’è Jack?
Helen: Preparo la tua colazione non si vede? Comunque Jack è uscito presto stamattina ma non indossava la solita tuta per fare jogging…forse aveva un appuntamento.
Jen: Non lo hai mai fatto in vita tua…(gesticola con la mano verso la madre) intendo cucinare, perché iniziare proprio adesso?
Helen: Perché no? È compito di ogni madre sfamare i propri figli.
Jen: Non ho più cinque anni, sono cresciuta. (fa un mezzo sorriso e beve un sorso di caffè)
Helen: Me ne sono accorta troppo tardi…ti va del pane tostato con del bacon e un succo di frutta? Quel caffè non ti fa bene. (spegne il fornello e mette le ultime frittelle nel piatto)
Jen: La nonna…(fa un sorriso al ricordo del primo periodo mentre abitava con Grames) a me basta solo una tazza di caffè per tirarmi su, non mangio molto a colazione e poi non eri tu quella che metteva a dieta tutti?
Helen: Un tempo, adesso le cose sono cambiate radicalmente e tuo padre non c’è più. Se ti fossi stata più vicina queste cose le avrei sapute invece ti ho spedita da tua nonna e sei cresciuta con lei, mia madre sa tutto e questo m’infastidisce.
Jen: Ormai quello che è stato è stato, ora siamo di nuovo tu ed io.
Helen: Forse è stato meglio così, se saresti rimasta a vivere con noi non saresti mai diventata quella che sei e che tutti amano. E questo è grazie ad un tuo madornale errore.
Jen: (le va di traverso il caffè e tossisce poi torna a fissarla quasi con ira) Cosa? Non dare tutte le colpe a me se ero diventata una quindicenne sballata…prima di giudicare fatti un esame di coscienza che anche per colpa vostra sono dovuta entrare persino in terapia. (si alza di scatto facendo cadere indietro la sedia, la rimette su sbuffando e va verso il lavandino a buttare via il caffè, si accorge di alcune macchie schizzate sulla maglietta e inizia ad inumidirla spazientita per cercare di toglierla)
Helen: Frequentavi persone sbagliate e ti sei fatta influenzare dai loro modi. È ovvio che non…
Jen: Oh non dirlo! (scuote la testa e si gira di scatto verso la madre continuando a far scorrere l’acqua) Non dire nemmeno per scherzo che non dovevate nemmeno sorprendervi quando mi avete beccata a letto con Billy! Non ci posso credere, sono passati quasi sette anni e tu mi stai ancora accusando di essere stata una puttana drogata all’età di quindicenni? Cristo santo cos’erano allora tutte quelle belle frasi che mi hai detto prima? Fumo negli occhi?
Helen: Sto solo dicendo che non eri una ragazzina normale. Hai fatto soffrire me e tuo padre in un modo assurdo…Theo continuava ancora a vederti a letto con quello e ha dovuto prendersi una vacanza. (si toglie nervosamente il grembiule e lo appende)
Jen: Sveglia mamma! Il tuo caro Theo si è preso quella vacanza non per colpa mia….io gli ho offerto la scusa di andarsene su un vassoio d’argento ma lui aveva già preparato i biglietti una settimana prima. (Helen la guarda stupita) Si mamma, biglietti! Due per Majorca e stai sicura che l’altro non era di certo per te!
Helen: Cosa stai insinuando Jennifer? Come ti permetti di dire una cosa del genere su tuo padre? (la schiaffeggia per poi rimanerne scioccata e se ne sentì in colpa)
Jen: (la guarda stupita e con occhi accusatori portandosi una mano alla guancia violata) A lui sono sempre piaciute giovani e vitali, ci ha persino provato con la mia amica Joey…l’ho visto con i miei occhi. Prima che succedesse tutto quello, quando dovevamo andare dalla nonna a Capeside per le feste lui è voluto rimanere a casa, io ho fatto tante di quelle storie affinché tu mi facessi tornare a casa e tu acconsentisti solo perché ti disturbavo…sono tornata a casa ma ho trovato papà a letto con la figlia di quelli che abitavano sopra di noi, era la mia babysitter da piccola e di certo troppo piccola per papà. Ma lui la voleva e ha continuato a gironzolarle dietro finché non è riuscito a portarsela a letto e io li ho beccati e so che lui quella notte mi ha visto. Il tuo Theo non è quell’esemplare perfetto che tu credevi di aver sposato…è solo un uomo con tutti i vizi possibili. Credevo che fossi cambiata ma mi sbagliavo, mi porti ancora tutto quel rancore…quando capirai che ormai è tutto passato? (esce dalla cucina infuriata lasciando sola Helen che non riusciva a muoversi)
Terza scena
New York, panchina di un parco
Musica: “Rock your body” di Justin Timberlake
Cj: Questo è tutto. Stavamo bene insieme e adesso è tutto finito come se niente fosse.
Jack: Adesso capisco meglio lo strano comportamento di Jen…me lo aveva spiegato a grandi linee e non era entrata nei dettagli. Mi dispiace Cj.
Cj: Non puoi farle cambiare idea?
Jack: Stiamo parlando di Jen non di chissà chi…neppure io riuscirei a farle cambiare idea e poi è sempre meglio non mettersi in mezzo tra una coppia.
Cj: Parlale…
Jack: Mi piacevate come coppia, sul serio, ma è inutile insistere con lei se ha preso una decisione come questa. Rassegnati e cerca un’altra ragazza.
Cj: Come se fosse facile, sono ancora innamorato di lei.
Jack: Cj non devi essere arrabbiato con lei per questo. Conosco bene Jen e so con certezza che vorrebbe che tu svoltassi pagina senza rancori contro di lei…ti ha voluto molto bene ma non è facile per lei amare, ha paura di farlo…ha paura di rapportarsi con le altre persone, per questo ha scelto un gay come migliore amico. Non c’è nessuna complicazione sessuale o altro tra noi.
Cj: Ha paura di cedere all’amore.
Jack: Già…guarda lo strano rapporto che ha con i genitori, è la conferma di tutto quello che ti ho detto. La sua principale paura deriva da loro, persino con sua nonna agli inizi ha avuto un rapporto turbolento…è stato grazie a Grames che ha iniziato a cambiare e la sua malattia l’ha messa a confronto con le sue paure peggiori…perdere le persone che ami.
Cj: Lo so ma non può andare avanti così…se non cede o si espone non potrà mai sapere se ne vale la pena…non potrà essere felice se si nasconde dietro la scusa del cancro di Grames.
Jack: Se n’è accorta pure lei finalmente…dobbiamo ringraziare mia sorella Andie per averla svegliata un po’. Speriamo solo che Jen ce la metta tutta.
Cj: Su una cosa ha ragione…nonostante tutto lei non mi ha mai amato veramente e forse neppure io. Credo sia così…allora perché sento questo vuoto dentro di me?
Jack: Mi dispiace ma non si decide chi amare…succede e basta e magari della persona che nemmeno immaginavi poter provare quel sentimento.
Cj: Mi dispiace Jack per come è finita con David.
Jack: Succede…
Cj: Ne ha sofferto molto…l’ultima volta che l’ho sentito stava ancora a Boston per dare un esame, è molto impegnato.
Jack: Immagino ma dopotutto non è previsto nel contratto di “separazione” che chi ha lasciato sia in obbligo di richiamare l’altro. È meglio così.
Cj: E’ diventato testardo e per i primi tempi si rifiutava di uscire…figurati che non si avvicinava all’Hells Kitchen per paura che ci fossi tu.
Jack: Può tirare un sospiro di sollievo, rimarrò ancora per molto a New York…forse per anni. Può andare dovunque lui voglia.
Cj: Pure a New York?
Jack: Cosa centra New York adesso? Lui è qui?
Cj: Forse…non sono la sua segretaria privata .
Jack: Cj!
Cj: Aveva detto che voleva venire a visitare un amico…non ha specificato la data però, magari è già venuto e se n’è andato nel giro di quattro ore senza nemmeno che lo sapessi dopotutto New York è grande.
Jack: Grazie tante Cj e pensare che stavo provando pena per te. Che amico!
Cj: Io sono solo il messaggero, non ero nemmeno tenuto a dirtelo. Sapeva che ero diretto qui, ma la sua presenza in fin dei conti non era un segreto per nessuno…a parte te.
La scena sfuma con l’occhiataccia di Jack a Cj che si stringeva nelle spalle non sapendo cosa dire
Quarta scena
Capeside, Bed and Breakfast Potter
Musica: “Love is all around” di Wet wet wet
Alex: Uffa mi sto annoiando! (mette i gomiti sul tavolo e appoggia la testa tra le mani sbuffando)
Andie: Dovresti allargare le tue amicizie, a quest’ora non saresti qui con me a giocare a scacchi. (muove un pedone soddisfatta della sua mossa)
Alex: Ti ho proposto di giocare a nascondino ma tu hai rifiutato.
Andie: Non ho più l’età per giocare a certi giochi e poi sarebbe stato meglio che ci fossero più di due partecipanti. Non continuare a seguire le orme dei solitari Potter.
Alex: Non è colpa mia se la maggior parte dei maschi della mia età è stupida…tenti di iniziare un discorso e tutto va a monte perché la conversazione si fa inutile e vuota.
Andie: (lo guarda quasi con diffidenza) Mi sembra di sentire tua zia Joey e la cosa mi spaventa un po’ visto che hai ancora sette anni. Perché non giochi con Lily?
Alex: Lei è ancora troppo piccola e mi sta attaccata come una ventosa, non mi lascia stare in pace un secondo e poi è ossessionata dal cinema.
Andie: Ti credo suo fratello diventerà presto uno dei più famosi registi in circolazione! Comunque dovresti essere un po’ più gentile con Lily, lei ti vuole bene e state crescendo insieme.
Alex: Anch’io le voglio bene, è come se fosse la mia sorellina minore ma è piccola e se me la porto dietro gli altri mi prenderanno in giro a vita.
Andie: Sopportali e fai finta di niente, prima o poi si stancheranno e prenderanno di mira qualcun altro. E poi è sempre meglio difendere Lily che dar retta a quei mocciosi con il latte ancora alla bocca che non ti sono nemmeno amici…altrimenti sarebbero qui con te. Scacco matto.
Alex: Uffa questo non vale! Mi hai distratto con tutti quei discorsi.
Andie: La prima regola per chiunque giochi a scacchi è non perdere mai la concentrazione, nemmeno se l’avversario tenta di distrarti con parole e, se sei astuto,cerca di fare lo stesso. Hai fatto i compiti?
Alex: Sembri mia madre! Si, li ho fatti appena tornato a casa. Adesso cosa facciamo?
Andie: Che ne dici se ti porto alla sala giochi?
Alex: Non sopporto i videogames e tutti quei pupazzetti che puoi vincere…è roba da bambini!
Andie: Già e tu non sei certo un bambino (sorride)…Cosa ti piacerebbe fare?
Alex: Disegnare…da quando zia Joey è partita uso i suoi colori e le sue tele bianche. È divertente disegnare come la zia. Quando torna la mamma?
Andie: Tra un po’…ricordati che voleva qualche ora libera tutta per se ed è per questo che mi ha chiesto di stare con te.
Alex: Non sono più un bambino!
Andie: Anche se non sembra sei stato molto tempo con Joey, ti ha contagiato…sei la sua copia sputata, potrei definirti il suo piccolo clone.
La porta della cucina si apre ed entrano Pacey e Bessie nascosti dai sacchetti della spesa. Li appoggiano sul bancone mentre Pacey chiude la porta con un leggero calcio e aiuta la donna a mettere a posto il cibo in frigorifero, mentre Alex s’intrufola tra loro in ricerca dei suoi cereali preferiti.
Andie: Finalmente sei tornata, tuo figlio era diventato impaziente.
Bessie: Grazie di aver badato a lui, ti ha creato problemi?
Andie: No, assolutamente nessuno…era come parlare a Joey. E tu cosa ci fai qui? Non sapevo che avevamo un appuntamento. (si volta verso Pacey con sguardo interrogativo)
Pacey: Piacere di vederti McPhee come sempre. Ho incrociato Bessie al market e ho deciso di fare l’ennesima follia oggi visto che oggi il Leery’s Fresh Fish apre solo la sera.
Andie: Quale follia?
Pacey: Se vai a cambiarti e indossi qualcosa di più comodo molto presto lo saprai.
Andie: Witter che intenzioni hai? L’ultima volta mi hai portata a New York…oggi cosa farai?
Pacey: McPhee ti porterei persino sulla luna ma il mio stipendio non me lo permetterebbe. Fidati e vatti a cambiare, non metterci troppo potrei anche non esserci più se ci impieghi troppo.
Andie: Spiritoso Witter! (sale nella camera di Joey mentre Pacey continua a guardarla salire con un sorriso in volto)
Quinta scena
Strada per Capeside, pullman
Musica: “Juliette” di Venessa Daou
Vediamo Dawson guardare preoccupato dal finestrino del pullman senza nemmeno accorgersi del panorama che gli stava passando davanti. Improvvisamente prese in mano il cellulare e compose un numero, aspettando nervosamente che qualcuno venisse a rispondergli il prima possibile. Dopo i primi cinque squilli, pensò che non ci fosse nessuno e stava per chiudere quando finalmente una voce trafelata andò a rispondere.
Bessie: Bed and Breakfast Potter pronto?
Dawson: Ciao Bessie sono Dawson.
Bessie: Dawson finalmente! Dove sei?
Dawson: Tra un’ora sarò a Capeside. Cos’è successo di preciso?
Bessie: Non volevo allarmarti, scusa per la chiamata ma tua madre non voleva che tu sapessi niente e io continuavo a preoccuparmi.
Dawson: (fa un gesto di stizza contro il finestrino) Il dottore cos’ha detto?
Bessie: Che è depressione e ha aggiunto che ha avuto un calo di pressione per questo è svenuta. Negli ultimi tempi si mostrava serena con tutti ma so che si nascondeva spesso piangendo nello stanzino delle conserve…sembrava che parlasse da sola.
Dawson: Ho paura di sapere con chi stesse parlando.
Bessie: Tuo padre Dawson e questo mi sembrerebbe normale nei primi mesi ma adesso sono passati quasi due anni. Si è tenuta tutto dentro per poi scoppiare adesso, nel modo peggiore per la sua psiche.
Dawson: C’è qualcosa che si può fare?
Bessie: Hanno consigliato di mandarla in terapia ma lei si rifiutava e non potevamo costringerla. Forse tu riuscirai a convincerla che è la cosa migliore, bisogna pensare anche a Lily.
Dawson: Come sta la bambina?
Bessie: Si è accorta che qualcosa non andava, è sveglia. Non voglio pensare al peggio ma Lily c’è di mezzo e più vostra madre sta male pi la bambina ne risentirà.
Dawson: Resterò a Capeside, è ora che mi dedichi a loro. Sono stato egoista per troppo tempo e non posso continuare ad esserlo quando la mia famiglia ha più bisogno di me. Grazie di tutto Bessie, senza il tuo aiuto sarei perso.
Bessie: Ci conosciamo da sempre Dawson, è il minimo che posso fare per la vostra famiglia. Lei ha bisogno di aiuto e tu sei l’unico che in questo momento può darglielo.
Dawson: Ok. Ci vediamo presto Bessie e non dirle nulla finché non sono arrivato a Capeside.
Bessie: Come vuoi, qui ti aspettiamo tutti!
Dawson: Già…a dopo Bessie e salutami Bodie e Alex. Ciao.
Bessie: Ciao.
Dawson chiude la conversazione accorgendosi solo allora che una lacrima gli bagnava il viso. Infastidito l’asciugò subito e sospirando provò a richiamare Joey per l’ennesima volta in quelle ore ma il cellulare dell’amica era ancora spento. rimise il cellulare nel taschino e appoggiò la fronte contro il finestrino angosciato e chiuse gli occhi dalla stanchezza mentre aveva una gran voglia di piangere. La scena sfuma.

Sesta scena
New York, tavoli esterni bar
Musica: “Sere nere” di Tiziano Ferro
Vediamo Jack intento a leggere le sue solite e-mail mattutine sul suo pc portatile. Bevve un sorso di caffè e aprì la prima.

From: DawsonLeery@usc.edu.net
To: jackmcphee@bbcollege.edu.net
Object: Non ho un minuto libero nemmeno per respirare
Ciao Jack, scusa se ti rispondo adesso ma stanno succedendo molte cose e tutte molto in fretta. Non sai quanto vorrei prendermi una lunga vacanza da tutto quello che mi circonda. Allontanarmi da tutti e tutto come se niente fosse infischiandomene delle responsabilità. Adesso devo proprio lasciarti, la prossima volta ti spiegherò tutto se ne esco vivo questa settimana. Un abbraccio a Jen e alla nonna da parte mia. A presto
Dawson

Sorrise alla solita frettolosa e-mail che l’amico gli mandava. Era sempre così con lui, tutto di corsa perché il suo mondo correva più di lui e Dawson doveva rincorrere quel sogno di una vita prima di perderlo visto che adesso era in quell’ambiente. Bevve un altro sorso di caffè e decise di rispondere più tardi all’amico per concentrarsi sull’e-mail successiva di Joey.

From: joeypotter@worthington.edu.net
To: jackmcphee@bbcollege.edu.net
Object: Eddie è tornato
Arriverà il giorno in cui la gente mi lascerà in pace? Se lo sai dimmelo che me lo segno sul calendario con un bel cerchio rosso! Audrey è sempre più strana ma insostituibile, non so cosa farei senza di lei qui a Boston. Hanno soppiantato Emma con uno mezzo spagnolo che è pure impertinente e provocatore, ha sempre la risposta pronta appena fiato soltanto…è seccante ma cerco di tenerlo a bada. Audrey dice che è molto carino e che può anche essere il tuo tipo ma spiacente di deluderti in anticipo: non è gay. Eddie…Eddie sbuca sempre dal nulla quando meno te lo aspetti. Visto che sei più sveglio di me credo tu possa immaginarne il motivo. Come al solito io cercavo di illudermi con la storiella che mi ha propinato inizialmente. Mi chiedo che fine ha fatto la vecchia Joey Potter, ormai non mi riconosco più. L’altro giorno ho intravisto di sfuggita David che partiva…come stanno ora le cose tra voi due? Visto che non mi hai più parlato di lui ne ho dedotto che avete reciso completamente i contatti. Non fare errori di cui potrai pentirtene Jack, dammi retta lo so per esperienza. Mi chiedo se a Jen hanno amputato le mani o se è completamente presa dal ritorno di Cj per scrivermi. Hai saputo niente di quello che la perseguita? E la nonna come sta? Ho sentito che adesso Andie è a Capeside con Pacey…sono felice che sia tornata. Ora devo scappare a lezione. Mi mancate tutti. Con affetto.
Joey
P.s. Audrey vi saluta e da un bacio particolare alla nonna…e dice a Jen di fare tutto quello che lei farebbe con Cj…questa ragazza è matta :P

Jack si mise a ridere leggendo il post scriptum dell’amica e finì di bere il suo caffè ormai freddo. Il suo sguardo fu attratto da due ragazzi che si erano fermati nella strada opposta di fronte al fioraio e uno di loro lo stava fissando come se vedesse un fantasma. Jack non lo riconobbe subito, ma il ragazzo attraversò la strada dirigendosi verso di lui e man mano che la distanza diminuiva a Jack vennero quasi i brividi intuendo che si trattava di David.
David: Ciao.
Jack: David!
David: Non sei sorpreso di vedermi.
Jack: Nemmeno tu. Cj non è sempre una tomba dopo le proprie delusioni amorose.
David: Allora Jen lo ha rifiutato…sospettavo che andasse a finire così ma non sono riuscito a fermarlo. Mi ha detto che vi siete trasferiti entrambi a New York.
Jack: Infatti. Cosa ci fai tu qui?
David: Sono venuto a trovare un vecchio amico che abita da queste parti.
Jack: (guarda dietro di David e vede il ragazzo che, guardandolo con sospetto, si stava avvicinando ovviamente a loro infastidito) Lui?
David: No, lui è Robert.
Robert: (è ormai dietro di David e gli si affianca sorridendo e intimando sottilmente con lo sguardo a Jack di starsene da parte) Il suo ragazzo, piacere. E tu?
Jack: Jack, un suo vecchio amico. (si stringono la mano quasi con astio trattenuto ma sempre continuando a sorridere affabili l’uno verso l’altro)
Robert: Strano, David non mi ha mai parlato di te ma dopotutto devo scoprire ancora molte cose su di lui, sai siamo ancora nella fase del rapporto quando ogni scusa è buona a nascondersi solo per fare sesso.
David: (arrossisce lievemente e fa un colpo di tosse quasi a voler soffocarsi con la sua stessa saliva) Robert è meglio andare o faremo tardi.
Robert: Come vuoi caro, ciao Jack. (si allontana un po’ da loro quel tanto che basta per sentirli scambiarsi gli ultimi saluti)
Jack: Robert. (gli fa un mezzo cenno con la testa volendo scomparire da quell’assurda situazione)
David: Mi dispiace che la prima volta che ci incontriamo le nostre strade si separino ancora, forse un giorno…
Jack: Non credo David, buona fortuna.
David: Anche a te. Ciao.
David e Robert sono ormai lontani mentre Jack sussurra addio e torna a guardare l’e-mail di Joey. decise di risponderle subito per rivolgersi all’amica sempre più demoralizzato mentre le sue dita scorrevano velocemente sulla tastiera dando sfogo a quell’urlo che sentiva dentro. Un urlo al quale non aveva dato mai voce negli ultimi mesi.
Settima scena
Boston, Hell’s Kitchen
Musica: “My immortal” degli Evanescence
Vediamo Joey con un vassoio in mano a servire delle birre ad un tavolo. Sorrise ai clienti e andò a sparecchiare un tavolo poco distante e controllò delusa la povera mancia che le avevano riservato. Sospirando dalla stanchezza, mise i soldi in tasca e finì di sparecchiare. Improvvisamente qualcuno la prese di spalle chiudendole gli occhi, riconobbe subito chi era e sorrise felice scuotendo la testa quel poco che riuscì.
Audrey: Indovina chi è?
Joey: La mia coinquilina che a quest’ora dovrebbe essere a una di quelle costose lezione?
Audrey: Non sei divertente! (le toglie le mani dagli occhi e Joey si volta verso l’amica che le mette davanti un pacchetto incartato) Questo è per te! Buon compleanno coniglietto. (l’abbraccia)
Joey: Audrey non dovevi!
Audrey: Si che dovevo! Chiudi il becco e scarta il regalo…quell’antipatica della cassiera non ha voluto farlo ed è per quello che il pacchetto è conciato in quel modo.
Joey: Non fa niente…
Audrey: Su adesso aprilo! (Joey inizia a scartare il regalo finché non trovò una guida turistica della Francia e un biglietto per Parigi. Joey rimane disorientata dal regalo e guarda interrogativa l’amica)
Joey: E questo cosa significa?
Audrey: Significa che non ti ho mai visto così felice e nostalgica da quando hai lasciato Parigi e quel biglietto, ancora non datato, è tutto tuo per tornarci il più presto. E ovviamente ne ho preso uno anche per me, così ti farò compagnia nella città degli innamorati…non sono mai stata in Europa.
Joey: Audrey non so che dire…grazie! (l’abbraccia felice)
Audrey: Di nulla coniglietto. Ti ha già chiamata qualcuno?
Joey: Jack me li ha mandati per e-mail e Bessie mi ha chiamata stamattina, gli altri non si sono fatti sentire ma non fa niente.
Lucas: Potter non ti pago per chiacchierare ma per lavorare! Cosa stai combinando? (si fionda su di loro con lo sguardo severo rivolto a Joey)
Joey: Stavo prendendo cinque minuti di pausa, è d’obbligo prenderla per un lavoratore! Dovresti controllare la legge.
Lucas: Credevo che l’avevi presa dieci minuti fa!
Joey: Non ero in pausa, nel mio contratto di lavoro mantenere dei buoni rapporti con la clientela è fondamentale altrimenti nel tuo prezioso localino non ci verrà più nessuno.
Lucas: Rimettiti al lavoro e subito!
Joey: Ma cosa ti prende? Ti è andata buca con la biondina di ieri? (Lucas a guarda male)
Audrey: Hey tu, lascia in pace la mia amica. Oggi è il suo compleanno!
Lucas: E tu chi saresti? Il difensore degli oppressi?
Audrey: Hey! Come ti permetti?
Joey: Adesso basta. Audrey ti prego calmati e va via…ci vediamo più tardi al dormitorio. Vai! (Audrey sbuffa inviperita e segue il consiglio dell’amica)
Lucas: Una festa di compleanno? Perché non mi avete invitato? Avrei portato anche la torta! (va nel retro del locale)
Joey: Smettila! (lo segue con la guida in mano finché non lo vede fermo a sbattere un pugno sul muro per sfogarsi) Cos’hai?
Lucas: Niente! Leggi questo. (le porge una lettera che Joey inizia a leggere preoccupata)
Joey: Vogliono chiudere l’Hells Kitchen…ma non possono farlo! E noi che faremo?
Lucas: Secondo te gliene frega a qualcuno dei dipendenti che ci lavorano? Maledizione!
Joey: Non si può fare qualcosa? Se andassimo a parlare con…
Lucas: Con chi Joey? Chi ci ascolterebbe? Siamo solo una vocina tra un immenso mondo di leoni che ruggiscono. Scusa per prima, non volevo aggredirti così ma non sapevo che fare.
Joey: E ti sei sfogato contro me e la mia amica naturalmente. Sarai fortunato se riuscirò a farla calmare, potresti rischiare grosso con lei se è ancora incavolata con te. (lo guarda con la coda dell’occhio)
Lucas: (finalmente le sorride e la guarda grato) Dovrei guardarmi le spalle allora…mi daresti una mano? (le porge la mano)
Joey: (sorride annuendo e gli prende la mano tra la sua) Certo capo. Conta pure su di me. (la scena sfuma sulle loro mani unite)
Ottava scena
Capecode, spiaggia
Musica: “Everything I do it for you” di Bryan Adams
Vediamo Pacey spegnere il motore e scendere mentre osserva divertito l’espressione incredula e felice di Andie che era scesa di corsa in spiaggia a guardare il panorama incurante della leggera brezza di mare che li circondava. Si tolse il casco e raggiunse l’amica da dietro cercando di farla spaventare ma non ci riuscì suo malgrado perché Andie lo sorprese girandosi di colpo saltellando per abbracciarlo forte.
Andie: Pacey ti adoro!
Pacey: Calma McPhee!
Andie: (gli sorride e gli bacia una guancia per poi staccarsi dall’abbraccio e voltarsi verso il mare) Sei un uomo dalle mille risorse…lei sa con chi si è messa?
Pacey: Credo di si ma potresti domandarglielo tu…lei lo sa? (si guardano sorridendo con complicità)
Andie: Cavolo Pacey, le tue sorprese mi spiazzano sempre…perché ci siamo lasciati quattro anni fa?
Pacey: Se non ricordo male tu sei andata a letto con quel tizio e io mi sono innamorato della più improbabile ragazza al mondo adatta a me…credo si possa riassumere tutto così.
Andie: E mi ero fatta perdere l’occasione con Will a causa tua…sei difficile da dimenticare, peggio dell’acne giovanile da mandar via.
Pacey: Lo so dolcezza, queste parole sono musica per le mie orecchie. (fa il segno di un pugnale nel cuore che cerca di tirar via con dolore ed Andie ride spingendolo da parte)
Andie: Non montarti la testa Witter!
Pacey: Questo è niente dopo tutte le cattiverie che hai detto sulla mia moto…hai offeso black e non credo che ti perdonerà facilmente dopo aver intaccato la sua dignità motociclistica.
Andie: Pacey ha due ruote e un motore, è solo una maledetta moto e per di più neanche tanto bella e poi tu guidi come un pazzo. Sono sorpresa che Doug non ti abbia ancora fermato…so che lo farebbe con estremo piacere se gliene dai l’occasione.
Pacey: Ma non succederà in questo globo terrestre nei prossimi dieci anni. Mi ha già fermato un casino di volte per vari motivi e se non ricordi bene ho pure passato una notte in cella in sua compagnia. No grazie, un’esperienza da non rivivere te lo assicuro. E comunque non ripetere quelle assurdità su black altrimenti non ci sali più e dovrai farti l’autostop per il ritorno bellezza.
Andie: Quanto sei gentile! Ma non dovevi lavorare oggi?
Pacey: Non ricordi? Il ristorante di sabato apre solo di sera e si da il caso che ho ancora cinque ore libere da passare in tua compagnia, non farmene pentire McPhee!
Andie: Ok capo. Fatti dire una cosa però, qualunque cosa succederà sono felice che tu sia rientrato nella mia vita all’improvviso.
Pacey: (le sorride) Anch’io McPhee.
Andie: E adesso che facciamo?
Pacey: Credevo fossi un pozzo di idee in ogni situazione.
Andie: (sorride) Prova a prendermi Witter! (scappa correndo mentre Pacey sorride e la rincorre a perdifiato per tutta la spiaggia. La scena sfuma)
Nona scena
New York, casa Lindley
Musica: “The art of losing” di American Hi Fi
Troviamo Jack sul divano intento a giocare con la playstation mentre Jen entra in casa distrutta. Vede l’amico e si butta letteralmente sul divano accanto a lui facendogli perdere la partita. Jen sorride e Jack borbotta infastidito spegnendo lo schermo della televisione e fermando il gioco. Sbuffa e si volta verso l’amica guardandola con la coda dell’occhio facendo il finto offeso e Jen lo imita finché nessuno dei due riesce a reggere il gioco più a lungo e iniziano a ridere. Jack le mette un braccio intorno alle spalle e la stringe a se facendole posare la testa sul suo torace ancora scosso dalle risa.
Jen: Come mai sei uscito così presto stamattina? So che non avevi lezione.
Jack: Adesso controlli pure i miei orari scolastici Sherlock Holmes? Avevo una mezza idea di fare jogging come sempre.
Jen: Ma è rimasta solo un’idea perché non ti ho visto in tenuta da corsa…e per l’esattezza mia madre non ti ha visto così. Sputa il rospo, chi era?
Jack: Nessuno.
Jen: Dai…(si allunga di più verso l’amico e lo guarda in faccia maliziosa) il gelataio? O quello carino all’emporio qui sotto? Su Jack, non puoi tenere un segreto come questo con me!
Jack: Nessuno che ti farebbe piacere sapere.
Jen: (lo guarda attentamente e capisce di chi sta parlando e diventa subito seria) Perché ti sei incontrato con lui? Cosa voleva?
Jack: Jen voleva solo sfogarsi e poi oggi non è la giornata giusta per un terzo grado. (fa una smorfia)
Jen: Cos’è successo a parte confabulare alle mie spalle con il mio ex e fare comunella con lui contro di me la tua migliore amica?
Jack: (si alza nervoso) David è a New York.
Jen: Cosa? (si alza anche lei stupita) David?! (segue l’amico mentre va in cucina) Quel David…il tuo David?
Jack: Conosci altri David? Comunque non è più il mio David da tempo…adesso sta con un certo Robert, uno spocchioso e velenoso con la puzza sotto il naso che minaccia chiunque voglia portarglielo via. Come fa a stare con uno del genere?
Jen: Forse ha cambiato gusti e gli serve uno che lo tratti così…
Jack: Non lo trattava male…in fin dei conti era solo geloso.
Jen: Mi dispiace Jack, a me piaceva David ma se ha fatto una fine simile è stato meglio per voi mollarvi.
Jack: E’ stato imbarazzante l’incontro…ero al solito bar a rispondere alle e-mail di Dawson e Joey quando alzo lo sguardo e mi trovo quasi faccia a faccia con David che ovviamente si è avvicinato. Non l’ho riconosciuto subito…incrocio il suo sguardo un po’ sorpreso di incontrarmi in quel modo e poi compare Robert al suo fianco come se fosse la sua ombra. Era strano…non soffrivo a vederli insieme, non avevo più quel macigno che mi pesava sul petto ma mi sentivo triste. Non perché ci volevo essere io al posto di Robert ma perché lui ha trovato qualcuno che nonostante tutto sta con lui…che tiene così tanto a lui da marcare i suoi territori con possibili avversari…non so se mi sono spiegato.
Jen: Ti capisco…nonostante mi stavo immaginando un cane che fa pipì (si sorridono tristemente). Hai nostalgia di un rapporto di coppia e non vorresti condividerlo con uno qualsiasi ma con la persona giusta. Lo vorrei anch’io Jack e forse un giorno lo troveremo, bisogna solo pazientare e cercare ogni tanto…ma credo che quando meno te lo aspetti te lo troverai davanti.
Jack: Spero che l’attesa non duri tanto. (apre il frigorifero e ne tira fuori una scatola di aranciata e, confortato dall’assenza di Helen, la beve dal contenitore)
Jen: Accontentati di me per il momento! (gli va vicina e lo abbraccia da dietro)
Jack: (le accarezza un braccio sorridendo e volta la testa verso di lei guardandola con la coda dell’occhio) E’ quello che cerco di fare ma tu non hai gli attributi giusti, mi dispiace.
Jen: Dispiace più a me Jack, fidati. Saremmo una coppia perfetta se tu non fossi gay.
Jack: (alza le spalle impotente continuando a sorridere) Così è la vita…e poi se fossi etero non faremmo tutte le cose che facciamo insieme e specialmente non saremmo i confidenti l’uno dell’altra. Mi mancherebbero i nostri pigiama party.
Jen: Oppure le chiacchierate sui divi più carini del momento…oppure su problemi familiari, quelli sono quelli più discussi.
Jack: (si scioglie dall’abbraccio e si volta verso di lei preoccupato e con aria interrogativa) Hai di nuovo litigato con Helen?
Jen: (scuote la testa) Non ora Jack ti prego, ho solo bisogno che tu mi abbracci. Ti prego. (lo guarda triste e Jack l’abbraccia forte mentre Jen inizia a piangere. La scena sfuma)
Decima scena
Worthington, biblioteca
Musica: “Torn” di Natalie Imbruglia
Audrey: Che noia! (sbuffa)
Joey: Ti sei accorta che siamo in una biblioteca e che solitamente non si viene qui per bere e ballare?
Audrey: Peccato, sarebbe bello.
Joey: Perché sei qui? È l’ultimo posto dove tutti ti cercherebbero.
Audrey: Avevo la giornata libera dopo le due ore di letteratura moderna di stamattina (fa una smorfia) e mi stavo annoiando da sola al dormitorio.
Joey: Non hai migliorato di molto la situazione.
Audrey: Cavolo quanti ragazzi sprecati!
Joey: Ti consiglio di parlare a bassa voce prima che qualcuno ti sbatta fuori.
Audrey: Ho notato che stanotte te ne sei andata.
Joey: Dovevo scusarmi col mio nuovo capo…Eddie lo ha messo ko ieri sera.
Audrey: Ma ti attraggono così tanto gli uomini violenti? Capisco che hanno un certo fascino misterioso ma…
Joey: Dawson non è violento!
Audrey: Certo, l’ultima speranza dell’isola che non c’è…ma se quello che mi hanno detto è vero, Dawson ha messo due volte ko Pacey per stupidaggini e una volta Jack per averti baciata…avrei voluto proprio vederlo fare a botte per te con Pacey.
Joey: Ma non è successo e non succederà mai.
Audrey: Come trovi il tuo capo? Carino? Per me lo è da quel che ho visto anche se troppo litigioso e aggressivo per i miei gusti…ma decisamente carino, perché vedi questa è l’unica risposta che mi viene in mente per capire perché sei andata da lui stanotte e ci sei rimasta fino all’una e mezza a far cosa non lo so, ma non puoi tenermi all’oscuro di questo. Su avanti Joey, confessa.
Joey: Non abbiamo fatto niente! Audrey cosa stai pensando? Mi sono scusata e quell’impertinente in risposta mi ha fatto sgobbare a posto suo con la contabilità del locale. Divertimento garantito! (fa una smorfia tornando sul libro che stava leggendo mentre le persone intorno a loro fanno segno di silenzio e Joey vorrebbe sprofondare sentendosi a disagio)
Audrey: Joey mi deludi! Ti sei accorta di quanto carino sia Lucas? Perché lo sminuisci così? Se fossi in te lo inchioderei all’angolo e gli strapperei i vestiti di dosso.
Joey: (imbarazzata arrossisce mentre gli altri le sgridano con lo sguardo) Audrey, ti prego siamo in biblioteca!
Audrey: Va bene…riprenderemo il discorso più tardi. Oh mio dio! Quello è il tipo giusto da legare al letto e non farlo uscire dalla stanza per settimane! (guarda alle spalle di Joey con un sorriso di cupidigia)
Joey si volta incuriosita seguendo lo sguardo dell’amica e scorge un uomo chino su una ragazza a spiegarle animatamente qualcosa. Joey lo guardò attentamente e concordò mentalmente con l’amica, era davvero un bell’uomo biondo e con familiari occhi magnetici, gli stessi occhi che incrociarono i suoi appena si accorse di essere osservato e le sorrise. Joey imbarazzata arrossì e torno a consultare il suo libre mettendosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, Audrey se ne accorse a mala pena troppo interessata a gustarsi la sua visuale.
Joey: Audrey smettila di fissarlo in quel modo, è maleducazione. Ma non pensi proprio ad altro che al sesso tu?
Audrey: Certo ai ragazzi e quello merita qualsiasi lode!
Joey: Audrey! Potrà avere dieci anni più di te!
Audrey: E allora? L’età non conta…specialmente per divertirsi. Oddio sta per venire qui!
Joey: Cosa? (alza lo sguardo di scatto ansiosa mentre un ombra dietro di se le oscurava il libro, si volta leggermente e incrocia di nuovo quello sguardo)
Dan: Ciao.
Audrey: (tira un calcio sotto il tavolo a Joey per farla riprendere e continua a sorridere all’uomo) Ciao. Io sono Audrey e tu? Te lo ha mai detto nessuno che sei carino?
Dan: (sorride divertito) Piacere io sono Dan. E tu? (si volta verso Joey fissandola negli occhi e mettendola leggermente in imbarazzo)
Joey: Joey…Joey Potter.
Dan: Piacere Joey Potter. Ti serve aiuto? (le indica il libro)
Audrey: Joey non ha mai bisogno di aiuto nello studio, è una cima in tutte le materie. Se vuoi puoi aiutare me.
Dan: Certo potrei.
Joey: Oppure potresti liberarmi della sua presenza così riuscirò a finire di studiare prima del test. (le fa una smorfia)
Audrey: Spiritosa come al solito coniglietto!
Dan: Se vi serve aiuto chiamatemi pure io sono di là. Ciao. (sorride di nuovo a Joey e si allontana seguito dal suo sguardo, Audrey le tira un altro calcio)
Joey: Ahi! Audrey ma sei impazzita!
Audrey: C’è Eddie che sta puntando dritto verso di noi!
Joey: Cosa? Da quando è li? (prende la borsa)
Audrey: Non lo so ma sta di fatto che ti ha visto e continua a fissarti. Su alzati, cerco di distrarlo e guardarti le spalle ma adesso corri.
Joey: Perché lo fai? (si alza e la guarda)
Audrey: Perché ti voglio bene e so che adesso non lo vuoi vedere, è ancora presto e hai bisogno di tempo per decidere. Vai coniglietto e sbrigati.
Joey: Grazie Audrey. (le sorride ed esce quasi di corsa dalla biblioteca mentre Audrey si era piazzata davanti ad Eddie per bloccargli la strada. La scena sfuma sullo sguardo confuso di Eddie che guarda la schiena di Joey svoltare l’angolo)
Undicesima scena
Capeside, casa Leery
Musica: “Take a bow” Madonna
Dawson entra di corsa a casa preoccupato e molla il borsone sulla soglia controllando il pianterreno. Non si accorse della bambina dai capelli biondi che gli veniva incontro felice finché non gli saltò addosso urlando il suo nome felice.
Lily: Dawson sei tornato!
Dawson: Ciao tesoro come stai? (l’abbraccia per poi scostarsi e sorriderle accarezzandole dolcemente i capelli)
Lily: Bene, mi sei mancato.
Dawson: Lo so e mi dispiace, ma stai sicura che staremo insieme più spesso ora. Dov’è la mamma?
Lily: Dorme ma prima piangeva, adesso è in camera sua.
Dawson: Che ne dici di andare per un po’ da Bessie al Bed and Breakfast? Giocherai con Alexander.
Lily: Lui non mi vuole intorno. Dice che sono piccola.
Dawson: Non tanto piccola e poi Alex ti vuole bene. Tra un po’ ti porto da Bessie, ora rimani un po’ qui sul divano mentre vado su a salutare la mamma.
La solleva e la fa sedere sul divano dandole un buffetto sulla guancia e poi sale le scale dandosi il coraggio che non aveva, lo stesso coraggio che tentava di mostrare dopo la morte del padre. Sospira ed entra nella camera della madre. Era buia e a stento riuscì a trovare il letto prima d’inciampare per terra, si avvicinò alla finestra e tirò le tende per far entrare quel sole che mancava da molto in quella stanza. Quei rumori fecero socchiudere gli occhi arrossati e gonfi di Gale mentre cercava di coprirsi da quella fastidiosa luce.
Gale: Abbi pietà e chiudi quelle tende Bessie.
Dawson: Non sono Bessie e no, non chiuderò quelle tende.
Gale: (spalanca sorpresa gli occhi guardando felice ma triste il figlio che le stava davanti e gli si buttò tra le braccia) Dawson! Oh mio dio sei qui…perché? Non devi saltare i corsi all’università…e poi non avevi un progetto tra le mani da realizzare? È per quello che sei fuggito di corsa a Los Angeles accorciando le vacanze.
Dawson: (fa un mezzo sorriso) Una domanda per volta! Si ero a Los Angeles per quel progetto…e seguo ancora le lezioni ma adesso sono tornato, ho preso un time out da tutto e da tutti almeno per un po’ non preoccuparti.
Gale: (si stacca dall’abbraccio e lo guarda stupita e sospettosa) Perché?
Dawson: Per stare insieme a te e a Lily, non ci vediamo da tanto tempo.
Gale: E’ stata Bessie! È una cara ragazza ma non doveva dirtelo per farti preoccupare, non ho niente sto bene.
Dawson: Era preoccupata per te e a quanto ho visto adesso ha tutta le ragioni per esserlo. Bessie ha fatto bene a chiamarmi.
Gale: Ma io sto bene…non sono mai stata meglio nella mia vita!
Dawson: Non stai bene mamma. Questa è depressione ed è una malattia abbastanza grave da non sottovalutare nonostante quello che dice la gente. Devi essere curata, entrare in terapia.
Gale: Non sono malata io…
Dawson: Guarda in faccia la realtà e sii sincera. Prima lo accetterai meglio sarà per te, per tutti noi.
Gale: (cede e inizia a piangere sprofondando nel letto) Mi manca…era tutta la mia vita, cosa farò senza di lui?
Dawson: Hai noi, me e Lily e hai ancora una vita da vivere.
Gale: Senza di lui sono vuota…(Dawson l’abbraccia mentre una lacrima gli riga il volto finché non cede pure lui e si mette a piangere. La scena sfuma)

Dodicesima scena
Capecode, spiaggia
Musica: “Always” di Bon Jovi
Vediamo Andie e Pacey seduti sulla spiaggia in silenzio a guardare il mare davanti a loro persi nei loro pensieri. Andie ha la testa posata sulle ginocchia che racchiude tra le braccia, mentre Pacey ha il gomito appoggiato al ginocchio mentre con l’altra mano giocherellava con la spiaggia fredda. Entrambi pensavano all’estate appena trascorsa insieme e ormai finita, che lasciava il posto sconsolata ai ritorni a casa e alla lontananza di quei luoghi lontani che li avevano uniti di nuovo. Andie si voltò verso Pacey e si mise ad osservarlo attentamente, scrutando nei minimi dettagli ogni cambiamento del suo primo amore. Era cambiato in quegli anni, era diventato maturo e responsabile e sembrava quasi non accorgersi lui in prima persona di questi cambiamenti che lo differivano dal giovane Pacey. Era affezionata a quel bel viso, amava ogni sua espressione ogni suo gesto in fondo lui non era mai cambiato veramente. Specialmente il suo sguardo completamente perso tra le onde del mare e da quella strana estate che li aveva uniti. Pacey si accorse del suo sguardo e si voltò a fissarla dolcemente sorridendole, alza una mano e le accarezza il viso mentre lei continua a guardarlo quasi con tristezza accarezzandogli quella mano gentile.
Andie: Quanto tempo è passato?
Pacey: Troppo anche per me. Vorrei tornare indietro di due mesi, sembra tutto cambiato qui.
Andie: Anche noi, ma non cambierei mai questi momenti da sola con te per nulla al mondo.
Pacey: (sorride addolcendo gli occhi) Neanch’io McPhee.
L’atmosfera si fece magica e rimasero loro due con il mare da sfondo. Una leggera brezza scompigliò i capelli di Andie, i loro occhi erano incollati l’uno all’altra e i loro ricordi emersero dal nulla. Lui avvicinò il viso al suo cercando la sua meta sempre guardandola negli occhi finché non si accostò così tanto da chiuderli ed Andie fece lo stesso allungandosi verso di lui. Le bocche si avvicinarono quasi a sfiorarsi ma Andie corrugò la fronte riprendendosi e si allontanò facendo aprire gli occhi a Pacey che la guardò confuso ma anche leggermente sollevato da quel gesto.
Andie: Scusa.
Pacey: Non devi scusarti con me.
Andie: Avrei voluto veramente baciarti ma non potevo e non potevi tu, lo sappiamo entrambi. (scuote la testa dispiaciuta)
Pacey: Hai ragione, non potevamo. Abbiamo bisogno di tempo.
Andie abbassò lo sguardo imbarazzata di aver sbagliato e Pacey si protese a baciarle dolcemente la fronte. Andie lo guardò e sorrise riconoscente stringendosi nelle spalle e tornò a guardare pensierosa il mare. Pacey sospirò e fece lo stesso.
Tredicesima scena
Worthington, ufficio prof. Hetson
Musica: “Nobody’s wife” di Anouk
Joey entra di corna nell’ufficio del professor Hetson chiudendo la porta dietro di se senza nemmeno guardare se la stanza fosse vuota. Tirò un sospiro di sollievo sentendo fuori dei passi che facevano dietro front e si girò sorridendo finché non si accorse delle due persone che la stavano guardando incuriosite.
Hetson: Signorina Potter non credevo di mancarle così tanto affinché lei potesse pedinarmi.
Joey rimane bloccata non riuscendo a rispondere per la prima volta continuando a fissare l’altro uomo altrettanto stupito di vederla.
Dan: Joey…(le sorride)
Hetson: (li guarda un po’ seccato) Intuisco che avete già fatto conoscenza…come al solito ti fai sempre riconoscere Dan.
Dan: Ci siamo conosciuti in biblioteca prima e comunque è obbligo di ogni insegnante conoscere tutti gli studenti del college.
Hetson: Il solito professor Williams! Ecco perché sei molto popolare tra gli studenti.
Joey: Professore?
Hetson: Non le hai detto chi sei veramente? Mi deludi amico.
Dan: Ci siamo conosciti in circostanze particolari e poi non sapevo che fosse una tua allieva.
Hetson: Invece lo è e sarà anche una tua allieva. La definiscono una delle migliori allieve degli ultimi anni anche se devo ancora capire il perché.
Joey: Noto che il suo senso dell’umorismo non cambia mai professore.
Hetson: E’ un piacere per me saperlo. Lui è il professor Daniel Williams il nuovo professore di lettere che sostituirà il posto che un tempo era di un certo Wilder. Credo che fosse il suo professore se non sbaglio signorina Potter.
Joey: Si…quindi le voci del ritorno del professor Wilder erano false.
Hetson: Mi sembra delusa. Il rettore gli ha di nuovo offerto la cattedra ma lui ha rifiutato perché sta scrivendo un libro e vuole dedicarsi solo a quello.
Dan: Buon per me. Finalmente ho di nuovo un lavoro.
Hetson: E ringrazia me per aver messo quelle buone parole con il rettore.
Dan: Piuttosto dovrei ringraziare la tua noi, senza di me non ti saresti divertito.
Joey: (continua a spostare lo sguardo dall’uno all’altro) Siete amici?
Hetson: Si signorina so tutto io, ci conosciamo da anni. Andavamo allo stesso college…lui il dongiovanni secchione io lo scapestrato che combinava guai. Che belli i vecchi tempi.
Dan: Solo che tu sei rimasto lo stesso di allora.
Hetson: Senti chi parla, hai ancora uno stuolo di ragazze che ti corrono dietro…peccato che ti sei tolto l’orecchino.
Joey: L’orecchino?
Hetson: Signorina Potter ma dove vive? Specificando che non siamo ultra ottantenni si usava molto l’orecchino ai nostri tempi.
Dan: Ricordo che era segno di ribellione è per questo che lo porti ancora?
Joey: (guarda Hetson) Come mai non mi sorprende questa notizia? Comunque non vi ho mai visti insieme.
Hetson: Da quando ha iniziato ad interessarsi alla mia vita privata? Adesso ci vedrà spesso insieme. Dan è il padrino di Harley.
Dan: Avevamo una cosa in comune però, detestavamo tua moglie.
Hetson: E’ per questo che è durata poco…
Joey: Capisco di più il comportamento di Harley adesso.
Hetson: Harley è ancora una bambina, cambierà.
Dan: Non è più una bambina, quando te ne accorgerai?
Hetson: Spero non quando inizierà ad avere una cotta per te. Non c’è ragazza nel giro di un miglio che non ti viene dietro! È anche quel tuo fascino francese.
Joey: Francese?
Dan: Si da parte di madre. Sei mai stata a Parigi? (si guardano perdendosi nello sguardo dell’altro. La scena sfuma)
Quattordicesima scena
Capeside, ristorante Leery
Musica: “From my head to my heart” di Evan e Jaron
Vediamo Pacey controllare il gusto della salsa preparata dal nuovo apprendista che aveva preso Gale. Dopo averla assaggiata si voltò verso il ragazzo un po’ timido e gli diede le direttive giuste per eseguire il compito affidatogli nel migliore dei modi. Si allontanò per andare a tagliare il sedano quando improvvisamente si aprì la porta che divideva la cucina dalla sala e comparve Dawson col viso stanco e un mezzo sorriso. Pacey mollò il coltello, si pulì le mani nel grembiule e sorridendo andò ad abbracciare l’amico di una vita che non vedeva da mesi.
Dawson: Ciao.
Pacey: Allora è vero quello che ho sentito dire, sei tornato a casa! (gli indica due sedie poco distanti e i due amici si siedono)
Dawson: Le cose non vanno bene come sembrano.
Pacey: Tua madre?
Dawson: Già, cerca di nascondere la depressione dopo la morte di mio padre e questa chiusura al mondo esterno la fa star male ancora di più.
Pacey: Mi dispiace Dawson, avevo notato che era cambiata e che fingeva ma mi sentivo inutile. Ho provato a starle accanto da quando sei partito…poi sono partito anch’io e il tempo era sempre poco e lei metteva barriere difensive per nascondersi dietro a finti sorrisi di serenità,. Mi dispiace di non esserci riuscito Dawson.
Dawson: Non è facile starle dietro ma grazie comunque del tuo aiuto. Mi ha chiesto cosa farà senza di lui e io stavo male solo a sentirla.
Pacey: E’ naturale, lui era tuo padre e quello che ha successo ha sconvolto tutti…ma tua madre ha ancora te e Lily e pure questo ristorante che senza di lei può andare in malora.
Dawson: Ho paura che m’incolpi per la sua morte.
Pacey: Non dire stupidate! Tu non hai nessuna colpa e lei lo sa bene, ricordatelo sempre. Lo hai detto agli altri?
Dawson: No, non mi sembrava il caso di coinvolgerli…
Pacey: Amico siamo come una grande famiglia, ricordati che prima o poi lo sapranno comunque.
Dawson:…Lo so…ma se per altri intendi dire la famosa ragazza di molte dispute tra noi, ancora lei non lo sa. (scuote la testa sorridendo tristemente) Ho provato a chiamarla ma aveva sempre il cellulare staccato, proverò più tardi sperando in un po’ di fortuna.
Pacey: Ah…credevo foste più assidui nel contattarvi. (sorride malizioso)
Dawson: Lo siamo…a parte inconvenienti. Voi due vi siete sentiti?
Pacey: Come? Non lo sai? E tutte quelle chiamate?
Dawson: Ti abbiamo menzionato una sola volta per sapere come fosse andata a finire tra noi. Come mai non…
Pacey: Troppi impegni o dimenticanze. (taglia corto alzandosi per continuare a tagliare il sedano di prima per fare l’indifferente) Andie è tornata.
Dawson: Non lo sapevo, sono felice. (sorride veramente per la prima volta) Dove sta adesso?
Pacey: Al Bed and Breakfast da Bessie e Bodie.
Dawson: Voi…avete un’altra possibilità…(lo guarda sornione)
Qualcuno apre la porta di scatto e la frase rimane in sospeso mentre i due ragazzi guardano imbarazzati la nuova venuta.
Andie: Chi è che ha un’altra possibilità?
La scena sfuma sui volti impacciati di Dawson e Pacey.
Quindicesima scena
New York, ospedale
Musica: “Fields of gold” di Eva Cassidy
Jen è seduta in sala d’aspetto con in mano un bicchiere di caffè mentre si guarda le scarpe pensierosa ed in ansia. Il suo sguardo viene attirato dal rumore familiari di un paio di tacchi che si avvicinavano, non alzò lo sguardo nemmeno quando le si sedette di fianco. Fece un mezzo sorriso di derisione e scosse la testa infastidita dal quel forte profumo che si era messa.
Jen: Perché sei qua?
Helen: Sono solo venuta a vedere come sta mia madre, non preoccuparti.
Jen: Ah già, adesso è diventata tua madre tutto in un colpo, ma dov’eri negli ultimi sei anni? O anche prima? A parte qualche rarissima visita di poche ore non ti sei mai interessata molto della sua vita, Helen Lindley si preoccupa solo di Helen Lindley e basta il resto del mondo non esiste.
Helen: Se ti fa comodo pensarlo fai pure, non sono qui a obbligarti di pensarla come me.
Jen: Balle sono tutte balle mamma e tu lo sai meglio di me.
Improvvisamente sbucò dall’angolo il dottore della nonna con una cartelletta in mano e l’espressione stanca. Appena le vede si avvicina a loro, Jen lo guarda in ansia e si alza subito andandogli incontro. Helen sente che qualcosa non va e segue la figlia allarmata.
Helen: Cos’è successo?
Jen: Come sta adesso? (guarda il dottore ignorando la madre)
Dottore: Adesso sta finalmente riposando, oggi è stata più dura del solito.
Helen: Jen cos’è successo?
Jen: La nonna si è sentita male durante la terapia di oggi.
Dottore: Signora Lindley adesso non c’è più da preoccuparsi, le cose sono tornate alla normalità. Sua madre sta bene.
Helen: Oddio! Jen perché non me lo hai detto prima?
Jen: Forse perché ero talmente preoccupata per lei da ricordarmi di avvertirti o magari perché non volevo parlare con te.
Dottore: Scusate, è meglio che vi lasci sole. Vi terrò informate se succederà qualcosa.
Jen: Grazie mille dottore. Rimarrò qui fino alla fine dell’orario di visite…dovrebbe venire anche Jack.
Dottore: Ma certo, può rimanere quanto vuole informerò l’infermiera di turno. Non si stanchi però Jennifer non le fa bene. A presto. (sorride per il commiato e s’inoltra nel corridoio)
Helen: Me lo avresti detto?
Jen: Non mi chiamo Helen Lindley. Te lo avrei detto prima o poi.
Helen: Prima o poi? Lei è mia madre!
Jen: E mia nonna e per quanto ne so tu non ci sei stata per lei quanto lei c’è stata per te. Ha persino accettato l’improvviso arrivo della scapestrata nipote di New York senza dire nulla…abbiamo risolto qualsiasi incomprensione tra di noi e abbiamo sempre vissuto bene insieme mentre tu e papà vi allontanavate sempre di più dall’esiliata e dall’anziana donna puritana.
Helen: Glielo avevamo chiesto e lei…
Jen: No, non glielo avevate chiesto ma imposto e nonostante la sua forza di carattere lei non si è rifiutata di accontentarvi. Basta! Non ne voglio più parlare tanto è inutile discutere con te, tu non superi il passato ma continui a sguazzarci dentro perché è impossibile per te dimenticare e perdonare. Si vede che non hai passato tanto tempo con la nonna. (fa una smorfia butta il caffè e torna a sedersi)
Helen: (sospira e guarda desolata la figlia per poi sedersi di nuovo al suo fianco) Lo sapevo.
Jen: (la guarda di scatto confusa) Cosa?
Helen: Di tuo padre intendo. Sapevo delle sue continue scappatelle con ragazze più giovani ma facevo finta di niente perché non potevo farci nulla. Per questo rimanevo sempre poco a casa per cercare di non vedere l’ovvietà della situazione e bevevo molto per cercare di dimenticare, ma la realtà era ancora quella non cambiava di una virgola. Mi dispiace di essermi sempre comportata così con te e con mia madre ma ormai sembrava quasi irrecuperabile il nostro rapporto, fortunatamente adesso ho avuto una possibilità con voi e non vorrei sprecarla in stupide discussioni sul passato.
Jen: Sei stata tu ad iniziare…non mi hai ancora perdonato niente. (torna a guardarsi le scarpe scuotendo la testa tristemente)
Helen: Jen ti ho già perdonato e molto tempo fa, ma non ho mai perdonato me stessa per quello che ti ho fatto. Puoi perdonarmi? (la guarda in faccia supplichevole prendendole le mani nelle sue)
Jen: (guarda le mani unite e poi sposta lo sguardo sulla madre e una lacrima le scorre sul viso) Ti avevo perdonato anni fa grazie alla nonna. Credevo non mi volessi più.
Helen: Io ti voglio Jen tu sei mia figlia e ti voglio bene. Scusami. (Helen inizia a piangere e Jen l’abbraccia con gli occhi umidi. La scena sfuma sul volto triste di Jen)
Sedicesima scena
Capeside, ristorante Leery
Musica: "Crush" di Jennifer Paige
La scena riprende da dove l’avevamo lasciata con Pacey e Dawson che si guardano impacciati per poi guardare il viso solare e divertito di Andie.
Dawson: Andie bentornata! (si alza in piedi per abbracciarla con affetto)
Andie: Sono felice di rivederti, adesso posso dire di aver rivisto tutti. (si scioglie dall’abbraccio sorridendo)
Dawson: Perché?
Pacey: Siamo andati a New York a trovare Jen Jack e la nonna.
Dawson: Allora ti manca solo di conoscere Audrey…e di rivedere Joey.
Andie: (scambia uno sguardo strano con Pacey del quale Dawson se ne accorse incuriosito) Oh già dimenticavo Joey! Prima o poi rivedrò pure lei.
Dawson: E’ ancora a Boston…forse tra poco tornerà a Capeside.
Andie: Come mai?
Dawson: (scambia uno sguardo con Pacey e quest’ultimo risponde con l’espressione del “te lo avevo detto” stringendosi nelle spalle e continuando a sbucciare verdura) Mia madre soffre di depressione.
Pacey: E’ tornato per aiutarla e stare anche con Lily.
Andie: Capisco e so personalmente cosa vuol dire soffrire di depressione…non lo augurerei a nessuno, mi dispiace Dawson e mi dispiace anche per…
Dawson: Non dirlo nemmeno, lo so. (le sorride)
Andie: Era una persona straordinaria.
Pacey: Il padre che desideravo avere…da piccolo mi sentivo veramente a casa solo quando mi rifugiavo da voi, siete sempre stati la mia famiglia. Se avevo avuto degli scontri con mio padre i tuoi genitori con una sola parola sapevano come risollevarmi il morale, li definirei unici.
Dawson: Anche per noi è lo stesso (sorride tristemente all’amico), eravamo come fratelli tu Joey ed io…
Andie: Già fratelli che si baciavano e si scambiavano la stessa ragazza che doveva essere la “sorella” litigando tra loro per lei. Bel trio. (ride maliziosa)
Pacey: Dimmi McPhee, sei venuta a rovinarci l’atmosfera da finti uomini duri o sei venuta per altro? Stai rovinando i ricordi di una vita!
Andie: Entrambi siete stati in tutti i sensi con Joey se non sbaglio. (continua a guardarli con malizia)
Dawson: (guarda Pacey in modo interrogativo) Come riuscivi a stare con lei?
Pacey: Sniffavo dalla mattina alla sera ricordandomi che era l’unica ragazza che mi filava all’epoca. (ride alla smorfia della ragazza)
Andie: Bravo Witter, ricordatelo sempre.
Pacey: Spiacente di deluderti McPhee, ora sono un sex simbol!
Dawson: (annuisce divertito) Gli hanno persino offerto di fare un calendario nudo!
Pacey: Ma poi ho dovuto rifiutare, Gale mi reclamava nella sua cucina.
Andie: (guarda Dawson indicando Pacey) Da quando è diventato un sex simbol?
Dawson: Da quando si è messo con Joey (fa un mezzo sorriso al ricordo di come si era sentito durante il sogno di quella mattina)…poi ne ha cambiate una marea, sicuramente quest’estate avrà fatto faville!
Pacey: (punta il coltello nella direzione di Andie) Dovresti chiederlo a lei visto che abbiamo passato insieme l’estate.
Dawson: Insieme? (passa lo sguardo sorpreso dall’una all’altro)
Andie: Si di nuovo insieme…è stata una bella estate la nostra piena d’imprevisti e sorprese a non finire. (scambia un sorriso d’intesa con Pacey e la scena sfuma sul viso sorridente di Dawson)
Diciassettesima scena
Capeside, casa Witter
Musica: “Everywhere” di Michelle Branch
Vediamo Pacey e Doug in piedi nel corridoio di casa Witter proprio vicino all’entrata del salotto a sorseggiare una birra.
Pacey: (ha un’espressione contrariata) Capisco che sono in debito con te per molte ragioni Doug, ma non capisco perché mi costringi a questa tortura. Cosa ti ho fatto di male? (beve)
Doug: Sono i nostri genitori Pacey e se te lo sei dimenticato è venuta persino nostra sorella Paige.
Pacey: Si e ha portato persino quei tre marmocchi casinisti per torturarci. Abbi pietà almeno tu e fammi tornare a casa.
Doug: Assolutamente no Pacey anche se per la cronaca quella è casa mia. E poi devo ricordarti che la mamma ci vuole tutti insieme per tirare su di morale Kerry perché il suo matrimonio sta andando male? Piuttosto di continuare a lamentarti vai in cucina ad aiutare la mamma con la cena…è sempre stata un eccellente cuoca ma non ho mai avuto il coraggio di dirle che il suo polpettone lascia molto a desiderare.
Pacey: (beve) Vai a dirglielo tu, io in quella cucina non entro! L’ultima volta che ho cercato di dare consigli culinari mi ha guardato come se fossi un marziano poi ha tentato di nascondere la pietà con quel mezzo sorriso solo per assecondarmi come se fossi uno scemo e mi ha cacciato dicendo che la cucina non è un posto per uomini. Non voglio ricevere un’altra offesa simile dalla mia genitrice, da una donna che non fa altro che cucinare e badare alla casa da tutta una vita e che non sa di cosa sta parlando. (beve)
Doug: Devi capire che per la mamma fare la casalinga è un dono del cielo ed è ovvio che…
Pacey: Dono del cielo? Non è per niente ovvio Doug! Da quando lavoro dai Leery non ha mai assaggiato un mio piatto, non è nemmeno entrata al ristorante anche solo per salutarmi e vedere come me la cavo. Se non esistevo era meglio, sarebbero stati soddisfatti della loro prole…persino di Gretchen dopotutto.
Doug: Non dire così. (Pacey gli lancia uno sguardo ironico) Va bene, allora resta qua con me ma calmati e non fare scenate. Oggi non è la giornata giusta. (beve)
Pacey: (lo guarda) Perché siamo qui? Sento che mi nascondi qualcosa Doug.
Doug: Ti prego Pacey…
Improvvisamente sbucò quasi dal nulla una bimbetta sui cinque anni dai lunghi capelli castani che si bloccò vedendoli e gettò un urlo buttandosi tra le braccia di Pacey.
Elisa: Zio Pacey!
Pacey: (sorride abbracciando teneramente la nipotina) Ciao peste. Come stai?
Elisa: Bene. Finalmente sei venuto a salutarci!
Pacey: (guarda il fratello che gli sorride ironico alzando la bottiglia di birra nella sua direzione) Già, finalmente sono tornato. Come stanno tua madre e i tuoi fratelli?
Elisa: Benone. Anche se la mamma è un po’ triste e irritabile. Ciao zio Doug.
Doug: Ciao scoiattolo. (le scompiglia i capelli)
Pacey: Come sta tuo padre?
Doug: Pacey!
Elisa: Papà non lo vedo da una settimana…ha litigato con la mamma.
Pacey: Bene…un buon motivo per dimenticarsi finalmente dei miei guai in famiglia. Adesso potrei benissimo tornarmene a casa, non serve più la pecora nera.
Elisa: Che cos’è la pecora nera?
Pacey: Sono io la pecora nera.
Doug: Pacey smettila di dire sciocchezze di fronte alla bambina.
Elisa: La mamma ha detto che ci trasferiremo qui.
Pacey: Come?
Doug: Mi sono dimenticato di dirti che Kerry rimarrà qui a Capeside e che quindi, a meno che non decida di prendere un appartamento, risiederà qui.
Pacey: Ottimo, così staremo più insieme di prima visto che camera mia sarà infestata da marmocchi. Questo mi consola.
Doug: Perché volevi tornare ad abitare qui?
Pacey: Ma sei impazzito? Toglitelo dalla testa fratellone.
Elisa: C’è ancora quell’antipatico di Alex?
Pacey: (scambia uno sguardo ironico col fratello) Si certo che Alex c’è ancora e ti assicuro che non è antipatico…e poi c’è Lily, la sorellina di Dawson ricordi? Farai nuove amicizie.
Doug: (sghignazza divertito) E un nuovo triangolo si forma. (sorride a Pacey e beve un sorso di birra. La scena sfuma sul mezzo sorriso pensieroso di Pacey)
Diciottesima scena
New York, ospedale
Musica: “Baby run” di Jennifer Paige
Vediamo Jen osservare Grames dormire tranquilla nel suo letto incurante del mondo che la circondava. Si voltò appena Jack entrò nella camera e le sorrise appollaiandosi vicino a lei.
Jack: Ciao Grace!
Jen: Ciao Will!
Jack: (indica la nonna) Come sta?
Jen: La terapia sta dando i suoi effetti ma è debole e stanca. A volte o paura che un giorno entrando da quella porta potrei vederla non respirare più e questo mi terrorizza.
Jack: Ci sono io con te Jen, non ti lascerò mai da sola. (le prende le mani tra le sue baciandole dolcemente) Sono arrivato ad una conclusione.
Jen: Quale?
Jack: A meno che tu non voglia diventare uomo ho deciso che se la montagna non va da Maometto, Maometto andrà alla montagna. La mia montagna è l’amore e sono deciso a trovarlo costi quel che costi.
Jen: E bravo Jack! Finalmente hai deciso di fare il primo passo verso la felicità. Sono contenta per te.
Jack: Dovresti farti pagare per tutti quei buoni consigli che propini a tutti. (si guardano e si sorridono)
Jen: Stai pensando che ti verrà il colpo della strega in quella posizione?
Jack: (annuisce facendo la faccia da cane bastonato) Si, ti prego aiutami.
Jen ride sotto i baffi e si alza aiutando l’amico ad alzarsi in piedi a massaggiarsi la schiena dolorante. Tutti quei rumori e quelle risate sommesse fecero svegliare la nonna che li guardò sorridendo a vederli così uniti e felici. Sembravo due fratelli.
Grames: Non fate nemmeno riposare una donna anziana in pace. Vergogna!
Jen: (lei e Jack la guardarono sorpresi) Nonna! Ti abbiamo svegliata scusa.
Grames: Non importa bambina, mi dovevo svegliare prima o poi.
Jack: Come ti senti nonna?
Grames: Bene figliolo, adesso molto meglio. Di cosa stavate ridendo prima?
Jen: Jack ha finalmente deciso di cercare la sua dolce metà.
Jack: Oh no, la mia dolce metà esiste già e io di certo non la soppianterò con un’altra. Cerco l’amore con la A maiuscola.
Grames: Sono felice per te Jack. Hai preso la decisione giusta, vederti da solo dopo la rottura con David ha reso tutti tristi e tu non eri più lo stesso.
Jack: Voglio cambiare approccio alla vita, sicuramente ci sarà quello giusto per me da qualche parte devo solo cercarlo e non rimanere solo mentre la vita va avanti.
Jen: Questo è da festeggiare.
Jack: Un altro motivo, il primo è che oggi è il compleanno di Joey ricordi?
Jen: Me ne sono completamente dimenticata! Che sbadata se non ci fossi tu a ricordarmi le cose non saprei come cavarmela! Spero che non se la prenderà con me.
Jack: Stai sicura che non se la prenderà…almeno a pensare al compleanno dell’anno scorso ha avuto altre cose che le passavano per la testa a causa di Dawson. Magari adesso è con lui a festeggiare.
Grames: Ventun’anni…ragazzi siete diventati grandi e uno nemmeno se ne accorge del tempo che passa. (guarda la nipote con tenerezza) Jennifer come va con tua madre?
Jen: Va come sempre…ci siamo chiarite e abbiamo cercato di parlare di noi e di papà ma la situazione non cambia di molto. Continuava anno dopo anno a far finta di non vedere le scappatelle di papà con ragazze più giovani che dopo si è convinta che lui fosse l’uomo perfetto e impeccabile che sembrava. Continuava ancora a darmi colpe passate.
Jack: Tu sai le cose come stanno Jen…e poi il passato è passato.
Grames: Non è facile per Helen cambiare ma ci sta provando man mano e lo fa soprattutto per te. Nemmeno speravi che ci offrisse il suo aiuto per trasferirci qui…diamole tempo e cambierà.
Jen: Già…stamattina ha persino tentato di prepararmi la colazione. (sorride al ricordo e Jack le mette una mano sulla spalla)
Jack: Bene ci sta provando…ma non mi fido molto ad assaggiare la sua cucina.
Grames: Jack!
Jen: Se vuoi appena arriviamo a casa ti cucino qualcosa io.
Jack: (la guarda diffidente in tralice) No grazie…sai tale madre tale figlia e poi ho già assaggiato la tua cucina e ti assicuro che una volta basta e avanza per tutta la vita!
Jen: Jack! (gli tira un pizzicotto nel braccio mentre lui cerca di sfuggirle inutilmente ridendo)
Grames: Mi dispiace ammetterlo ma Jack ha ragione, tu non sei portata in cucina ma in altre cose cara.
Jen: Nonna ti ci metti anche tu?
Jack: Se siamo in due a dirlo ci sarà qualche verità. E tu e l’amore Jen? Hai perso ogni speranza di trovarlo senza nemmeno provarci? (la scena sfuma sul viso triste e angosciato di Jen)
Diciannovesima scena
Capeside, stanza di Dawson
Musica: “Winds of change” di The scorpions
Vediamo Dawson sdraiato sul letto con le mani dietro la testa a guardare il soffitto preoccupato e stanco. Girò il viso verso il comodino e guardò la foto incorniciata che lo ritraeva con Joey, la sua Joey. Era stata scattata nel periodo della loro storia e li ritraeva felici e spensierati senza nemmeno il minimo dubbio che entro pochi mesi sarebbe finita tra loro. Gli mancavano quei momenti con lei, gli mancava lei specialmente in quel momento quando aveva più bisogno della sua anima gemella che lo confortasse con il suo amore. D’impulso prese il cellulare e pregò che lei rispondesse e appena lo fece sospirò calmo.
Joey: Dawson! (l’inquadratura si divide a metà e vediamo entrambi seduti a letto a sorridere ascoltando l’altro) Ho appena acceso il cellulare e ho letto le tue chiamate, scusami se non l’ho fatto prima ma ho avuto una giornata piena e stressante. Stavo proprio per chiamarti.
Dawson: Joey calmati. Buon compleanno.
Joey: (sorride) Grazie Dawson, te ne sei ricordato.
Dawson: (sorride) Come potrei dimenticarmene? Io e te per sempre ricordi?
Joey: Dopotutto per ogni Dawson ci sarà una Joey.
Dawson: Giusto. Cos’hai avuto di così impegnante oggi?
Joey: Iniziamo con una bella litigata con il mio nuovo capo, cercare di placare l’ira di Audrey al secondo posto, al terzo c’è la fuga da Eddie il cacciatore e per ultimo la conoscenza del mio nuovo professore che è anche il migliore amico di Hetson e con il quale Audrey ci sta provando. (lo sente sorridere e sospirare e si preoccupa) Dawson cosa c’è? Cos’è successo?
Dawson: Sono a Capeside. Bessie mi ha chiamato mentre ero all’aeroporto e mi ha detto che mia madre non stava bene, è svenuta alcune volte e il medico dice che soffre di depressione. Ovviamente mia madre ha negato ma bastava guardarla in faccia per capire la verità. Lei ha mentito per un anno interro sul suo stato di salute per non preoccupare nessuno ma più faceva così più stava male. Lei ha sottovalutato questa depressione. Farà del male anche a Lily se si rifiuta di essere aiutata.
Joey: Dawson non lo sapevo! Come ti senti tu?
Dawson: Distrutto e inutile. Per fortuna che c’è Bessie a darmi una mano mentre Pacey si occupa del ristorante. Non avrei mai creduto che potesse succedere proprio a lei…parla con lui.
Joey: Parla con tuo padre?
Dawson: Si come se lui fosse ancora vivo. Vorrei veramente che lo fosse per dire che non ci sono più problemi ma ormai è passato un anno e lei sembra ancora aspettare il suo ritorno da un momento all’altro. Non può occuparsi da sola di Lily in queste condizioni…ho deciso di rimanere a Capeside per un po’, forse mollo tutto e torno in definitiva dalla mia famiglia che ha bisogno di me.
Joey: Vengo appena posso Dawson, non ti lascerò da solo ad affrontare questi problemi. Domani prenderò il primo treno e…
Dawson: No Joey, non puoi mollare tutto per venire qui…non voglio che tu lo faccia. Resta a Boston. Ho bisogno della tua forza e del tuo appoggio ma non me lo perdonerei mai se tu venissi qui.
Joey: Dawson ma io devo venire! Ricordi io e te per sempre? Non mi puoi chiedere questo!
Dawson: E’ l’unica cosa che ti chiedo invece. Ti prego Joey.
Joey: Dawson io non…
Dawson: Joey sei la mia migliore amica ti prego fallo per me.
Joey: (momento di silenzio vediamo il Joey chiudere gli occhi sofferente per poi mettersi una mano nella fronte) Va bene, rimarrò a Boston…ma fammi sapere come vanno le cose. Non voglio prometterti una cosa che detesto fare, è contro i miei principi ma se è questo che tu vuoi lo farò.
Dawson: Grazie Joey. Ti terrò costantemente informata non preoccuparti.
Joey: lo spero ma le preoccupazioni rimangono. Buonanotte Dawson.
Dawson: Buonanotte Joey.
Entrambi riattaccano il cellulare e rimangono ad osservarlo ancora scossi per alcuni secondi. Si girano verso i rispettivi comodini, Dawson prende tra le mani la foto di lui e Joey insieme mentre quest’ultima si accorge di una lettera vicino alla lampada indirizzata a lei senza mittente. La prende tra le mani e apre la busta con aria interrogativa e legge il biglietto sorridendo. L’inquadratura si sposta sulle frasi scritte: “Tanti auguri Joey, non me ne sono dimenticato…non posso dimenticarmi di te. Porto Parigi ancora nel cuore. Mi manchi. Tuo anonimo corteggiatore”. Joey passò una mano sul foglio con nostalgia finché il suo sguardo non si spostò sul dono di Dawson e il suo sorriso svanì.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=64825