I ventinove anni di Draco Malfoy!

di gemellina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcuno... aveva grossi problemi! ***
Capitolo 2: *** Segreti inconfessabili! ***
Capitolo 3: *** Compleanno con... sorpresa! ***
Capitolo 4: *** Al peggio... non c'è mai fine! ***
Capitolo 5: *** Reazioni umane e... non! ***
Capitolo 6: *** Voglia di essere divorati vivi da un mostro spietato! ***
Capitolo 7: *** Il gioco delle coppie ***
Capitolo 8: *** Confusi e Felici ***



Capitolo 1
*** Qualcuno... aveva grossi problemi! ***


I ventinove anni di Draco Malfoy!
 

-Qualcuno… aveva grossi problemi.-

 
 
 
Narcissa Malfoy aveva un problema… un gigantesco problema.
Draco Malfoy aveva un problema… un gigantesco problema.
 
 
“Buongiorno madre!”, salutò garbato, posandole un lieve bacio sulla guancia nivea.
“Buongiorno a te.”, rispose amabile lei, facendo segnale all’elfo di versare il tè nelle tazze, senza scomporsi più di tanto.
Il ragazzo prese posto di fronte la genitrice, ma ciò che guardava era il colore dell’acqua che diventava sempre più scura grazie al contatto della bustina.
Come gliel’avrebbe detto?
Aveva bisogno di un colpo di genio, e anche immediato!
“Dra… ehm… Draco… Domani compi 29 anni… come mai non hai organizzato alcuna festa? Insomma, non hai intenzione di festeggiare?”, domandò con quel tono distaccato, anche se inizialmente si stava un po’ tradendo.
Draco, dal canto suo, pensò che sua madre era molto furba.
 Lei, quasi sicuramente aveva capito che c’era qualcosa che attanagliava le viscere del suo pargolo, e con infinita bravura nelle torture psicologiche stava riuscendo nell’intento.
Ma lui sarebbe stato un degno avversario. Non avrebbe mollato così presto.
“No, madre…”
Astuta. Terribilmente astuta.
Nessuna festa in programma, nessuna cena con gli amici. E Narcissa sapeva che allora il suo figliolo aveva una fidanzata, e se davvero era così, quella fidanzata aveva un nome e se aveva un nome era legittimo che lei lo sapesse.
Ma la questione non era così semplice.
“E se mi è concesso chiedere… come mai non hai nulla in programma? Non avrai per caso una ragazza…”
Bevve un sorso di tè, e si scottò parte della lingua.
“No, madre…”
Narcissa Malfoy si morse la lingua.
Lei aveva un’unica via di fuga. Ma per far sì che il suo piano funzionasse, aveva un estremo bisogno di trovare il suo adorato figlio in una posizione compromettente.
E la situazione compromettente idilliaca, sarebbe stato trovare il suo Draco fidanzato con una delle sciacquette che gli piacevano tanto.
 Una di quelle che lei avrebbe passato a distruggere torturandole.
E una volta riuscita nell’intento, Draco si sarebbe sentito un vero idiota e lei sarebbe passata dal lato della mammina che protegge e tutto sa.
Ma quella mattina del 4 Giugno, la conversazione non sembrava avere risvolti positivi.
Né per l’uno. Né per l’altra.
 
***
 
Quella stessa mattina del 4 Giugno, nella gelateria di Florian Fortebraccio, due vecchi amici stavano facendo colazione con una gigantesca coppa di gelato.
 
 
Hermione Granger aveva un segreto… un gigantesco segreto.
Ronald Weasley aveva fame… una fame gigantesca.
 
“Sai Herm… credo che una chiacchierata non ci farà male…”
La suddetta Hermione deglutì nervosamente.
Se anche il suo migliore amico, non propriamente perspicace, aveva capito… allora per lei non c’erano davvero più speranze di sopravvivenza.
“Ah sì?! E di cosa vuoi parlare?”
Sembrava normale, tranquilla e rilassata. E non lo era.
Ron la guardò come se fosse scema, ma dopo pochi secondi si buttò sui pasticcini che erano arrivati al tavolo per ingannare il tempo.
“Voglio parlarti di Harry, mi sembra chiaro…”
La ragazza trasse un sospiro di sollievo e prese anche lei un pasticcino, visibilmente più rilassata.
“Beh ovvio…Harry… di chi altro avremmo potuto parlare?”, si sforzò di sorridere, ma ciò che ne uscì, beh… non era neppure vagamente rassomigliante ad un sorriso.
“Herm, io sono preoccupato. Si comporta in modo strano, è molto evasivo... e magari azzardo troppo, ma lo trovo enigmatico… e tu sai bene, che l’aggettivo enigmatico non appartiene ad Harry!”, ingollò un sorso d’acqua e soddisfatto si ributtò sui pasticcini.
“Beh… su dai, enigmatico può essere anche da Harry…”, sì, sapeva anche che la sua teoria non stava propriamente in piedi.
“Dai Herm… il furetto rimbalzante era enigmatico ad Hogwarts, Silente lo era… lo è perfino Grattastinchi, ma non puoi dirmi che Harry è enigmatico. Ed è per questo che io sono seriamente preoccupato!”
Hermione sospirò, non sapeva cosa dire.
Lei era presa da altro da ormai due mesi, e il fatto che ormai il suo segreto andava svelato, la stava letteralmente mandando in crisi.
I suoi migliori amici l’avrebbero diseredata, l’avrebbero cruciata.
Le avrebbero fatto di tutto, ma non sarebbero stati felici per lei; d’altro canto però, il fatto che Ron fosse preoccupato per l’amico comune, le dava una speranza in più.
Ron non si era accorto delle sue stranezze, quindi ne deduceva che era in una botte di ferro e che qualunque cosa fosse successa, la colpa sarebbe andata al fantastico Harry Potter.
“Uh il gelato!”, esclamò felice con la bava alla bocca.
Il cameriere porse la coppa ad Hermione. E mentre in pochi secondi lui s’era fatto fuori metà del contenuto, lei cogitabonda, giocava svogliata con la ciliegina che decorava la punta della spruzzata di panna.
Forse non avrebbero più parlato di Harry.
“E’ strano da poco più di un mese…”
Si sbagliava.
“Sicura di non aver captato nulla?!”, domandò, alzando lo sguardo sull’amica.
Non aveva neanche avuto modo di chiedersi cosa le stava accadendo, figurarsi se si accorgeva dell’enigma di Harry.
“Sicura… ma sai com’è… il lavoro mi stressa…”, sorrise di nuovo, ma non appena accortasi che risultava poco credibile, decise che era meglio tenere la bocca occupata con il gelato.
“Effettivamente in questo periodo stai lavorando tanto… praticamente non fai altro che straordinari…”, si portò un cucchiaino di gelato alla bocca, poi ebbe come un’illuminazione, “Senti… ti va se domani organizzo una cena?”, chiese con un sorriso a 32 denti.
Hermione sorrise imbarazzata.
“Caz… ehm… certo!”
Cazzo!!!
Ron la guardò torvo. “Perfetto, allora! Adesso mando un gufo a Harry. Ovviamente non sarà una semplice cena… ho qualcosa da dirvi.”, divenne rosso, segno inconfutabile di un Ronald Weasley imbarazzato.
“Davvero?! Hai una faccia strana Ronald… non puoi anticiparmi nulla?!”
“Beh… sappi solo che sono molto felice e che… mi sento finalmente un uomo maturo!”
L’espressione che le regalò, le riscaldò il cuore. Il suo Ronald era cresciuto (?)  sul serio (?!). Presa da uno slancio nato dal profondo del suo cuore, lo stritolò in un abbraccio soffocante.
“Ti voglio bene!”
“Ti voglio bene anch’io!”, le posò un bacio sulla guancia ed aggiunse: “Io adesso devo scappare che il lavoro chiama, ma ti mando al più presto un gufo per darti i dettagli di domani sera, ok?!”
“Ok!”
Si salutarono, ma lei invece di smaterializzarsi sul posto di lavoro, decise di farsi una bella passeggiata in completa solitudine. Aveva un disperato bisogno di meditare.
 
 
 
**
 
La colazione a Villa Malfoy era finalmente finita.
Entrambi i Malfoy erano presi dal panico più totale, ma essere un aristocratico purosangue, imponeva anche che durante  le crisi di panico, non entrassero nel panico.
Draco, frettolosamente, abbandonò la sala da pranzo, dicendo che doveva controllare delle scartoffie prime di recarsi al suo posto di lavoro.
Lei andò a rinchiudersi in biblioteca senza alcuna spiegazione.
Entrambi però nel medesimo istante, guardarono una foto di Lucius Malfoy, e dopo un sospiro lungo un sogno, abbassarono la cornice, in modo che il loro amato defunto, guardasse per un po’ il colore del mobile sul quale lo avevano pogiato.
Accarezzarono la cornice e scossero la testa.
Erano in stanze diverse, inconsapevoli di fare la stessa cosa, in preda ad una crisi di panico da purosangue.
 
 
**
 
Harry Potter quella mattina del 4 Giugno fischiettava allegramente.
In 3 morsi aveva finito la brioche al cioccolato che stava gustandosi e in ben 8 falcate era arrivato nel suo ufficio.
Era una bellissima giornata. O almeno, lo era stata fino a quel momento.
 
Un bianchissimo e splendido falco faceva sfoggio di sé sul davanzale della finestra del suo polveroso ufficio. E lui, lui conosceva quel falco come le sue tasche.
Gli diede un biscottino, di quelli che gli piacevano tanto, e prese la missiva che doveva consegnargli.
 
La sua espressione festante svanì in un colpo.
Era entrato ufficialmente in una crisi di panico.
 
Deglutì selvaggiamente e il suo sguardo vacuo si posò su un altro volatile.
Si trattava di Leotordo, il gufo di Ron.
Diede anche lui un biscottino e lesse la lettera.
 
 
Harry, spero che per domani sera tu non abbia alcun impegno, perché ho deciso di invitare te ed Hermione a casa mia per una cena.
Non si accettano rifiuti, ho qualcosa di importante da dirvi.
 
Ronald
 
Posò la missiva e si accartocciò al suolo come un foglia secca d’autunno.
Urgeva un piano.
 
 

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Capitolo 2
*** Segreti inconfessabili! ***


-Segreti Inconfessabili!-

 
 
 
La giornata lavorativa per Ron era ufficialmente finita.
Nella pausa pranzo aveva stilato la lista della spesa per la cena del giorno dopo e, tutto contento si accingeva a riempire il carrello.
Voleva che tutto andasse per il meglio e che tutto fosse perfetto.
Dall’antipasto al dolce tutto doveva essere perfetto, anche perché più che la cena, per i suoi amici, non sarebbe stato facile digerire che lui amava, (ed era ampiamente ricambiato), e voleva sposare: Pansy Parkinson.
La loro relazione era nata più di un anno fa, e per un anno, aveva mantenuto il segreto. (Anche perché Pansy aveva paura di ciò che avrebbe potuto pensare il suo migliore amico Draco Malfoy, ed era particolarmente spaventata all’idea che lui scoprisse che la sua Pansy aveva socializzato col nemico e alla reazione che avrebbe potuto avere), ecco perché la relazione di per sé eccitante, perché non vissuta alla luce del sole, adesso, a parere di entrambi doveva uscire allo scoperto.
Ron così aveva proposto, per amor della sua bella, che i primi a doverlo sapere fossero i suoi due migliori amici, a Malfoy c’avrebbero pensato dopo.
 Loro avevano bisogno di essere appoggiati, e chi meglio del buon Harry e della comprensiva Hermione?
Nessuno.
Ecco perché, Draco Malfoy… poteva, (doveva), aspettare.
 
 
**
 
Intanto quel Draco Malfoy si trovava in compagnia della sua migliore amica in uno dei saloni di Villa Malfoy a sorseggiare una calda tazza di tè.
“Forse era meglio se mi facevi trovare un succo di zucca… fa troppo caldo!”, disse la ragazza, sventolando uno dei tovaglioli ricamati a mano che valevano più della sua vita, o almeno a detta della signora Malfoy.
“Avrei preferito anch’io un qualcosa di più fresco, ma mia madre ha dato ordine che venisse servito il tè…”, rispose lui pacato, nonostante un certo tono di fastidio nella voce, che non scappò all’udito della ragazza.
“A proposito, dove si trova tua madre?!”, chiese guardandosi intorno.
Ormai erano in quel salotto da una ventina di minuti, e di Narcissa neanche il profumo.
Draco sospirò “Le è arrivato un gufo, ed è praticamente scappata. Ma ti lascia i suoi più… ehm.. preziosi…saluti…”
“Preziosi?!”, domandò lei strabuzzando gli occhi.
Il ragazzo guardò prima lei, poi il tè e poi di nuovo la sua amica.
“Sì, preziosi… mia madre ultimamente è… particolarmente strana.”
Pansy abbassò lo sguardo: “Beh, probabilmente è ancora sconvolta per la morte di tuo padre…”.
Draco sorseggiò il suo tè, e in due morsi finì un biscottino di pastafrolla, assaporando sia il pasticcino sia le parole dell’amica.
“Sai, non credo… alla fine sono già passati tre anni, e ormai ha superato lo shock. Non so davvero cosa le prenda…”
“Magari… magari è la menopausa..”, azzardò.
“Uhm… magari!”
Un improvviso silenzio calò tra i due. Neppure un cavolo di elfo a ripristinare un qualcosa che somigliasse vagamente ad una conversazione.
Lei si sentiva in colpa perché il giorno dopo sarebbe stato il compleanno del suo migliore amico, e lei, lei non poteva esserci perché era a cena col Trio Miracoli.
Lui, lui si sentiva in colpa perché il giorno dopo, lui era impegnato e non avrebbe potuto festeggiare con lei, come ogni anno.
“Ok Draco, adesso basta!”, ruppe il silenzio, e quasi il ragazzo saltò in aria, “So che siamo amici da praticamente una vita, ma domani… per la prima volta non potrò essere con te per festeggiare…”, lo disse tutto d’un fiato per evitare di perdere il filo e dirgli quella verità che lo avrebbe fatto andare su tutte le furie.
Lui d’altro canto, si sforzò di non sorridere alla vittoria.
Non doveva dire nulla a Pansy, magari inventandosi scuse paradossalmente assurde, solamente perché lei… beh perché lei aveva fatto tutto da sola.
Si chinò verso l’amica e prese ad accarezzarle la mano: “Davvero? E non puoi rimandare? Sarà strano senza te… è la primissima volta dopo… dopo… dopo anni!!!”  
Lei scosse la testa e prese anche lei ad accarezzargli la mano.
“Draco, tu non sai quanto io mi senta in colpa, ma davvero… ho un appuntamento lavorativo che non posso posticipare… mi perdoni?”, domandò infine con sguardo da cucciolo.
La raggiunse un sorriso e poco dopo un forte abbraccio. “Ma certo che ti perdono!”.
Si sentiva in colpa, ma gli avrebbe spiegato tutto… a tempo debito!
 
 
**
 
Hermione Granger aveva camminato per kilometri e l’ultima cosa che aveva mangiato era stata la coppa gelato in compagnia di Ron.
Ora, molte ore dopo, era distante da casa sua, era sporca, stanca e morta di fame.
Prese la decisione di smaterializzarsi a casa, mangiare qualcosa e fare un bagno caldo per rilassarsi e schiarirsi le idee.
Era anche vero che aveva mandato il lavoro a quel paese, giusto per schiarirsi le idee, ma la lunga passeggiata non aveva sortito l’effetto desiderato.
Stava giusto per addentare il suo mega sandwich quando un gufo fece capolino dalla finestra aperta.
Probabilmente dio… esiste!
Completamente libero per domani sera, non vedo l’ora tu sia con me.
 
D.
 
 
Con un incantesimo non verbale dette letteralmente fuoco alla pergamena.
Lui era libero e spensierato.
Lei era nervosa e in preda al panico.
Non poteva di certo disdire la cena col suo migliore amico. Anche perché non aveva scuse plausibili. Nessuno sapeva della relazione con Draco Malfoy. Nessuno.
Mandò a quel paese il mega sandwich per dirigersi a passo spedito in bagno: lì, avrebbe annegato i suoi problemi, prima però afferrò per il collo una bottiglia di vino rosso.
 Era meglio annegarli più che bene.
 
 
**
 
Pansy, dopo la tazza di tè bollente a Villa Malfoy, aveva raggiunto il suo Ron nell’appartamento che dividevano, dove aveva deciso di fare un aperitivo con fiumi di Martini ghiacciato.
“Quindi Malf… Draco, non ti ha detto nulla?!”, chiese stranito.
Lei mandò giù l’ultimo sorso del secondo bicchiere.
“E’ stato parecchio strano, devo ammetterlo… ma meglio così, no?”
Andò per baciarlo, ma lui sembrava più colpito da una missiva dell’amico Harry.
“T…tutto bene?”
Lui si grattò la testa un po’ intontito.
“Sì… cioè… no… uh… Harry mi sta chiedendo se può portare un’amica…”
“E che c’è di strano?”
“L’unica amica di Harry è Hermione…”
“Ah!”
 
**
 
Hermione era visibilmente brilla.
Buttava la schiuma in aria e cantava, urlava…
“Jingle Bells, jungle bells jingle bells all the way… Bells on bob-tail…”
Improvvisamente la sua interpretazione canora, venne interrotta dall’arrivo di Leotordo.
Direttamente in bagno, s’era accomodato sul gabinetto, lasciando che la pergamena volasse dritta tra le mani della ragazza.
 
Harry mi ha chiesto se domani può portare un’amica.
Che altre amiche ha oltre te?
 
Ron
 
 
 
Un sorriso beffardo le si dipinse sul volto.
Aveva, forse, trovato la soluzione a tutti i suoi problemi.
Con un incantesimo d’appello, richiamò a sé piuma e pergamena, e scrisse:
 
Non ne ho idea, ma se non ti è di troppo disturbo anch’io domani porto un amico.
 
Hermione
 
E poi, infervorata più che mai, ne scrisse un altro:
 
Ho una fantastica idea per domani sera. Non ti anticipo nulla. Tu seguimi e … non te ne pentirai!
 
Hermione
 
 
**
 
Casa Weasley-Parkinson
 
“La Granger ti ha illuminato?”
“No, anzi chiede se può portare anche lei un amico! Ma che hanno tutti?!”
 
Villa Malfoy
 
“Chi ti scrive, Draco?!”
“Oh solo… ehm… pubblicità… sì, sapete madre… hanno aperto una nuova gelateria a Diagon Alley…”
 
Vasca di Hermione
 
“Uh… la bottiglia di vino è finita… beh, poco male!!! Per Merlino, speriamo non mi lancino l’anatema che uccide!”
 

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Capitolo 3
*** Compleanno con... sorpresa! ***


Ma che bel bentornato che mi avete dato!
Ragazze, sono realmente commossa… non me l’aspettavo, credevo vi foste dimenticate di me ed invece è così bello sapere che posso condividere di nuovo con voi questa passione JOltremodo felice, anche perché questa storia piena di equivoci vi piaccia!
Ora godetevi l’ultimo capitolo di questo 2010, io intanto scrivo il resto della storia! J
Vi auguro un buon 2011 e ci rivediamo a Gennaio!!!

 

 
Compleanno con… sorpresa!

 
La mattina seguente il ventinovenne Draco, venne accolto da un coro di elfi, che sotto ordine di Narcissa, cantavano un imbarazzante: “Happy Birthday to Mr Draco”.
“Ehm… che diamine significa?”, domandò rivolto alla madre.
Lei per tutta risposta sorrise smagliante.
“Auguri Draco! Ho pensato che potesse farti piacere, visto che per stasera hai ben deciso di festeggiare in completa solitudine…”
“Vi ringrazio per il… gesto, ma davvero non dovevate! Per i festeggiamenti, beh credo che alla fine uscirò… magari per una Burrobirra con… Blaise…”
Una piccola bugia a fin di bene.
Narcissa sorrise in maniera stucchevole. Cosa che non le si addiceva per nulla.
“Sarebbe stato  terribilmente strano per me, saperti solo a casa, mentre io ero a cena dai… Nott!”
Draco si sentì terribilmente in colpa. Addentò una brioche e con la scusa che doveva lavorare, tolse il disturbo, smaterializzandosi invece da un Hermione in preda ad un post-sbornia da non dimenticare.
 
**
 
In preda ad un mal di testa di dimensioni epiche, Hermione cercava di mettere a posto i pezzi di una serata altamente alcolica in compagnia di se stessa.
Ricordava di aver fatto una cosa terribilmente stupida, che le sarebbe costata la vita, ma non riusciva a ricordare cosa.
 
Pop
 
“Buongiorno, am…!”
“Ssh… non urlare!”
“Ma non sto urlando!”
“Ah no?!”
“No!”
“Oh beh… buon compleanno, amore!”, disse poi saltandogli al collo, nonostante i dolori e la voglia di vomitare.
Lui la scostò da sè e la guardò attentamente.
Lo sguardo era strano. Aveva bevuto. E anche tanto.
“Ieri sera ti sei fermata in qualche taverna, per caso?!”
Lo sguardo scemo di Hermione cercò invano di assumere le fattezze di uno sguardo interrogatore, ma non vi riuscì.
“Oh no… ho bevuto un po’, mentre facevo il bagno!”, ammise.
“Quanto un po’?”, chiese indagando ancora.
“Una bottiglia di vino rosso!”
Come un fulmine a ciel sereno, Hermione ricordò cos’aveva combinato.
Era-nella-merda-più-nera.
 
 
“Hermione, ti dispiace se mi faccio un caffè?!”
In preda al vino aveva detto a Ron che portava un amico.
La cena era in onore di Ron e della sua sorpresa, e non c’era bisogno che lei portasse scompiglio con la presenza di Draco Malfoy, il suo ragazzo, l’uomo che i due suoi migliori amici odiavano. Non ce n’era davvero bisogno.
E non c’era neppure bisogno di rovinare il compleanno di Draco.
“Non sai cosa mi ha fatto trovare stamane mia madre come regalo… una massa di elfi che hanno iniziato a cantare…”
Stava per rovinare la vita a 3 persone, che poi avrebbero rovinato la vita a lei.
“..da non credere…”
“Draco?!”
“Sì?!”
“Ho voglia di fare l’amore…”, disse sensuale stuzzicandolo.
Doveva far qualcosa per addolcirlo e pensare magari ad un piano B.
“Mi hai letto nel pensiero…”, biascicò lui mentre le baciava il collo con studiata meticolosità.
Lei si fece scappare un gemito.
“Buon compleanno, Draco!”, disse, mentre con veemenza gli lacerava, letteralmente, la camicia.
 
 
Nonaveva pensato ad un Piano B.
In completa trance dovuta dai momenti pieni di estasi, appena provati, non era riuscita a trovare un Piano B.
“Cos’hai in mente per stasera?!”, domandò lascivo baciandole il ventre.
Lei sorrise imbarazzata, prima di affondare la testa sul cuscino per cercare di uccidersi.
“E’ una sorpresa….”, disse col sorriso più dolcemente falso che le riuscisse, prima di deglutire a vuoto.
 
**
 
Ore6 p.m. Casa Weasley-Parkinson
 
Pansy dopo una crisi di dubbi esistenziali era riuscita a trovare l’abbigliamento perfetto per la cena.
Una splendida casacca rosso-oro su dei pantaloni neri con ballerine dorate.
“Tesoro, come diamine ti sei conciata?!”, domandò uno scandalizzato Ron, quando la sua lei aveva iniziato a fare le giravolte per cercare apprezzamenti.
A quella domanda proferita con tono a dir poco sconvolto chiese cos’aveva che non andasse.
“Beh i colori, principalmente…”
Lei si avvicinò stranita al piano cottura dove lui stava trafficando con delle carotine.
“Ma sono quelli della vostra Casa!”, disse lei come se la cosa fosse ovvia.
Lui sorrise commosso.
Le avrebbe provate tutte pur di piacere ai suoi migliori amici, ma questo non significava che lui si sarebbe vestito di verde-argento e avrebbe parlato di quanto schifo facessero i babbani, solo per compiacere quell’obbrobrio di Draco Malfoy.
“Amore, tranquilla… togli questi abiti, e vestiti come ti vesti normalmente. Non saranno i colori a farti apprezzare da Hermione ed Harry, ma la tua splendida personalità!”
Lei sorrise felice, e scoccato un bacio sulle labbra del suo amore, andò a cambiarsi.
 
Ore 6,30 p.m. Località ignota.
 
“Alla fine ho optato per una bottiglia di vino!”
“Hai davvero qualcosa per cui brindare?!”
“Uhm certo… finalmente ti presento ai miei migliori amici… sono felice!”
“Beh certo… io invece per l’occasione  ho ripassato gli incantesimi di barriera… non si sa mai!”
 
 
**
 
Ron, Pansy e l’arrosto di vitello nel forno, stavano passando attimi di puro nervosismo.
E se Hermione se ne usciva che era ancora innamorata di Ron?
E se Harry avesse scagliato l’anatema che uccide su Pansy?
E se l’arrosto si fosse bruciato, come avrebbero potuto saziarsi i loro ospiti?
Chi era l’amico di Hermione?
Ma soprattutto… chi era l’amica di Harry?
 
Harry era stato lasciato da Ginny ben due anni prima, e da allora s’era messo in testa di volere una vita tranquilla senza donne, quindi questa nuova amica… doveva avere qualcosa di veramente speciale.
 
Improvvisamente il campanello avvisò i padroni di casa, che qualcuno era appena arrivato.
“Oh cielo! Sarà Harry o Hermione?!”, domandò istericamente Pansy, saltellando sul posto senza un reale motivo.
“Spero Ha… Her… Har… Oh per Merlino!”
Chiunque fosse… la cena sarebbe stata un disastro, ormai ne era certo!
“Ehi…”, ma rimasse bloccato quando si accorse di chi effettivamente era.
“Salve… lei crede in Dio?!”
“Io cosa?!”
“Sì, lei crede in Dio?!”
“Fuori!!! Non ho tempo da perdere!”, e con un brusco gesto, chiuse la porta sbattendola con veemenza.
Stupidi Testimoni di Geova!
 
Pansy lo raggiunse, accarezzandogli con il dorso della mano la guancia.
“Ok, amore… adesso credo sia meglio fare un po’ di meditazione…”
Lui per tutta risposta la guardò torvo, un persistente odore di bruciato inondava le sue narici.
“Oh merda… l’arrosto!”
Si guardarono e scapparono verso il forno: l’arrosto aveva tutta la consistenza di un Bezoar!
Navigavano a vele spiegate verso un oceano di letame di drago!

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Capitolo 4
*** Al peggio... non c'è mai fine! ***


Ancora auguri, ragazze! Trascorso bene il Capodanno?
Ringrazio le recensitrici del capitolo scorso e i lettori silenziosi, sperando sempre vi piaccia e che non vi faccia salire strani conati di vomito! =D
Ok, adesso basta… una buona lettura!!!

 
 
Al peggio… non c’è mai fine!

 
 
Ore 7,00 p.m. Porta d’ingresso- appartamento Weasley-Parkinson.
 
La coppia istericamente felice aveva trasfigurato un vecchio maglione di Ron in un novello arrosto di manzo, sperando di non aver fatto casini irrecuperabili con gli incantesimi, e quando il campanello avvertì la presenza di un ospite, sospirando e cercando di farsi coraggio a vicenda, Ron andò ad aprire la porta.
“Ciao Ron!”, era un’ Hermione particolarmente gioviale, che con una spinta datale , sicuramente da psicofarmaci, aveva stretto il suo migliore amico in una morsa senza vie di fuga.
“Ciao… Herm… ouch!”
“Oh scusa… t’ho fatto male?!”
Lui si massaggiò la parte lesa: “Vedi un po’ tu… mi hai solo sbattuto la bottiglia di vino sulla testa…”
Hermione gli sorrise e andò a presentarsi alla ragazza silenziosa che guardava la scena pochi metri più avanti.
“Ehi ciao… e tu sei?!”, chiese, non riuscendo a capire chi fosse.
“Ciao, io sono P…”, ma Ron distrusse l’idilliaco momento; temeva che Hermione le scagliasse una fattura o qualcosa di peggiore.
“Lei è la mia ragazza…”
Hermione si illuminò in volto e in uno slancio abbracciò la ragazza mora che aveva davanti.
“Oh cielo… che bella notizia Ron! Sono così felice per voi…”, disse e indusse Ron ad avvicinarsi per abbracciare anche lui.
Scioltosi l’abbraccio, Hermione stava ancora chiedendosi come si chiamasse, anche perché sembrava un volto noto, solo che non riusciva ad associare un nome alla fisionomia di quella ragazza dai tratti gentili e delicati.
Si chiamava Paola?
Scosse la testa, non aveva una faccia da Paola.
“Ehi, ma non dovevi portare un amico?!”, domandò Ron, porgendo un aperitivo all’amica.
“Oh sì, è fuori… sta arrivando… ha incontrato un conoscente e si è fermato a scambiare 4 chiacchiere…”.
Quando Draco Malfoy avrebbe fatto il suo trionfale ingresso, nulla sarebbe stato lo stesso.
Che tra l’altro, il simpatico erede dei Malfoy, non aveva incontrato nessun conoscente, per strada non vi era neppure un cane… era fuori a farsi fuori non si sa quante sigarette per riuscire a metabolizzare la notizia che avrebbe trascorso i suoi VENTINOVE anni in compagnia di Potty&Lenticchia.
 
“Gradisci un altro bicchiere?!”, domandò Pansy ad Hermione.
“Oh no, grazie!”
Come aveva detto che si chiamava?
Peggy?
“E da quanto tempo state insieme?”, chiese amabile, guardando entrambi in maniera circospetta.
Ron divenne rosso: “Da… da quasi un anno!”
“Da quasi un anno?!”
“Già…”
“Wow Ronald.. non credevo fossi capace di mantenere un segreto a me e ad Harry per addirittura un anno…”
E nonostante avesse detto a Pina (?), che non voleva un altro bicchiere di aperitivo, se lo riempì generosamente.
Un improvviso silenzio li colse, quando suonò la porta e Pansy andò ad aprire.
“E quindi convivete da… quando?!”
Ron deglutì… “Da circa due mes…”
Improvvisamente qualcosa li distolse dalla conversazione:
“PANSY?!”
“DRACO??!”
 
Ron guardò Hermione con gli occhi iniettati di sangue ed Hermione fece lo stesso.
“PANSY? PANSY PARKINSON?!”, urlò lei.
“DRACO? DRACO MALFOY?!”, urlò lui.
 
All’ingresso dell’appartamento Weasley-Parkinson.
 
“Non posso crederci… che cazzo ci fai qui? L’importante appuntamento lavorativo è… è… oh per Morgana… è Weasley il pezzente?!”, disse incredulo, continuando a guardare la sua migliore amica come se fosse un’allucinazione.
“Oh per favore, Draco… non fare la vittima! Mi hai fatto sentire in colpa come non mai per la bugia che ti ho detto ieri pomeriggio, e adesso vengo a scoprire che la tua bontà era falsa, perché sei… cioè… cazzo, Dra! Hai seriamente una relazione con la Mezzosangue?!”
Improvvisamente si voltarono e notarono che i rispettivi compagni, ovvero: la Mezzosangue e il pezzente, li stavano guardando attorniati da un’aura di fuoco.
“Ciao Pansy, sono la Mezzosangue e sì, Draco… sta seriamente con me!”
La mora la guardò freddamente, poi si disse che era meglio assecondarla, nonostante provasse la voglia irrefrenabile di cruciare il suo migliore amico, per evitare di far finire una cena tra amici, al San Mungo.
“Certo Hermione… scusami, scusami davvero!”, le disse e poi voltandosi verso il biondino, “Bene Draco… ti presento Ronald, il mio fidanzato!”
Draco le regalò un’espressione disgustata, ma dopo un gomitata nelle costole da parte di Pansy ed una da parte di Hermione, si vide costretto a dare la mano al rosso babbanofilo.
“Piacere Ronald!!”
Un’occhiata ammonitrice di Hermione, fece capire al rosso che doveva fare lo stesso.
“Il piacere è mio, Draco!”
La ragazza riccia li guardò compiaciuti.
“Bene, e ora che ne dite di aspettare Harry, sorseggiando qualcosa di… uhm… forte?!”
 
 
**
 
 
Erano trascorsi solo una ventina di minuti e la scena era raccapricciante.
Erano seduti a tavolo, una coppia di fronte all’altra.
Hermione in compagnia della bottiglia di vino che aveva portato.
Pansy in compagnia del suo Martini.
E Ron e Draco dividevano una bottiglia di Jack Daniel’s.
A scandire il tempo, solo il ticchettio dell’orologio a muro.
“Vogliamo parlare?”, propose Hermione.
“Di cosa?!, disse stancamente Ron.
L’amica fece finta di pensarci su: “Oh beh… non so, potremmo parlare della politica estera, o magari di quanto siano aumentati gli incidenti domestici negli ultimi anni, o magari cos’avete intenzione di fare a Capodanno… non so decidi tu!”
Pansy guardò nervosamente l’orologio che teneva al polso, e il nervosismo si faceva sentire, insieme ad una certa fame.
“Sei ironica, vero Herm?!”
“Abbastanza!”, rispose mesta lei.
Lo sguardo del Malfoy soppesò un po’ la situazione.
“Ok, non possiamo continuare così… insomma, credo che dovremmo accettare i fatti! Noi due stiamo insieme e voi due… beh… pure!”
Ron lo guardò torvo: “Dammi tempo, Malfoy! Non è facile digerire che la mia migliore stia con te…”, disse infine.
“Lo stesso vale per me!”, convenne lui.
Il silenzio, calò inevitabile sui quattro.
Come se si trattasse di un segno divino, avvertirono lo scampanellio, segno inevitabile che con solo un’ora di ritardo, Harry Potter era finalmente arrivato.
 
“Ok, vado ad aprire!”
“Vengo con te!”, disse Hermione, visibilmente alticcia.
Si avviarono verso la porta evitando sguardi e contatti fisici.
“Ciao Har…”
“Che DIAVOLO ci fa, leiqui?!”, dissero all’unisono.
Al peggio, quella sera, sembrava non esserci fine.

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Capitolo 5
*** Reazioni umane e... non! ***


Mi reputo abbastanza magnanima, perché non vi ho fatto attendere troppo con l’aggiornamento… =D
Ragazze, che dire? Sono felicissima che la storia vi piaccia e che vi incuriosisca… e spero di regalarvi qualche risata col capitolo che vi apprestate a leggere!
Perdonatemi anche se non posso rispondervi singolarmente, ma ho ospiti a cena, e come Pansy e Ron, navigo a vele spiegate verso un oceano di letame di drago! =D
Una buona lettura J

 

Reazioni umane e … non!

 
 
Harry Potter stava sudando freddo.
Trovarsi i due suoi migliori amici di fronte, con quell’espressioni indemoniate, non lo aiutava di certo a darsi una calmata.
Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, la profonda voce del giovane Malfoy, prossimo al collasso, fece diventare quella losca figura… reale!
“Madre?!”
“Narcissa?!”, lo seguì a ruota Pansy, scioccata quanto lui.
“Madre…?!”, ripetè boccheggiando Draco, cercando di appoggiarsi a qualcosa per evitare un infarto, o uno svenimento o un colpo apoplettico.
L’algida Narcissa Malfoy regalò ai presenti un sorriso sghembo.
“Co… cosa ci fai… qui?
“Mi ha invitata… Pansy!”, rispose con nonchalance, poggiando il soprabito nelle mani di Ron, come se fosse la cosa più semplice da fare, contemplata nella sua quotidianità.
“Ok… Pansy? Pansy… perché diavolo avresti invitato, mia madre?!”
Dal canto suo, la moretta, si voltò verso il migliore amico.
Erano sbiancati tutti di colpo.
Nessuno riusciva a pensare o ad articolare una qualsiasi frase di senso compiuto.
“I… io… non ho invitato tua madre!”
Hermione aveva seguito tutta la scena con gravi problemi di concentrazione, e con immonda sorpresa, delle parole uscirono dalla sua bocca.
“Se lei…”, disse indicando Pansy, “… non ha invitato lei…,” continuò indicando Narcissa, “… chi diavolo ce l’ha portata?!”
 
Silenzio.
Come burattini nelle mani di un bravo burattinaio, quattro paia d’occhi, si fermarono su: Harry Potter!
 
**
 
Ron, che ancora boccheggiava come una sogliola, senza connettere il cervello, avanzò verso l’amico e lo strinse per il colletto della camicia che indossava.
Non dirmi, che la tua amica è… Narcissa Malfoy!”
Non ricevendo risposta, lo strinse più forte.
“Dimmi che non è lei, la tua amica!”
Harry aveva un evidente bisogno d’aiuto, quasi non respirava più.
“Per l’amore del cielo, Ron! Lascialo! Lascialo immediatamente!”, strillò Hermione.
Draco, capendo cosa diavolo volesse significare quell’unione, scansò la sua ragazza facendola finire su Pansy, e andò a strozzare anche lui, il povero Harry.
“Più forte, Weasley! Più forte, ho detto!”
Uno schiantesimo partì dalla bacchetta di Hermione.
Harry piegato in due, si massaggiava il collo, cercando di tornare ad un colorito decente.
Ron e Draco, schiantati contro la parete, si massaggiavano le parti lese.
“Porco Merlino, Hermione! Perché l’hai fatto?!”, chiese Ron.
“Perché voglio avere io l’onore di ucciderlo!!!”, disse, prima di buttarsi su Harry e massacrarlo di botte.
“Buon Compleanno, Draco!”, pronunciò Pansy, afferrando la bottiglia di Martini ingollandone un generoso sorso.
 
**
 
Pochi minuti dopo la scena che si presentava era: il Trio Miracoli, con Hermione legata ad una sedia, in una stanza; e le tre serpi in un’altra.
 
Stanza 1
 
“Ok Harry, sei forse impazzito?”, domandò Ron.
“Slegami Weasley! S-L-E-G-A-M-I!”
Ron si voltò e ammonì le sue richieste: “No, che non lo farò! Sei pericolosa Hermione… potresti ucciderlo!”
Hermione emise un ringhio ed Harry deglutì nervosamente, passandosi la mano tra i capelli.
“Sentite ragazzi, voi non siete messi meglio di me!”
Hermione si esibì in una risata che fece rabbrividire i presenti.
“Non siamo… NON siamo messi meglio di te? Cazzo Harry! Io sto con Draco Malfoy non con suo padre e lui… lui sta con la Parkinson… i nostri rispettivi compagni sono innocui… ti rendi conto di stare con Narcissa Malfoy? Ti rendi conto che… oh cielo… se ti sposi quell’essere, diventi mio suocero?!”, disse con voce stridula.
Harry istintivamente indietreggiò, perché nonostante la ragazza fosse legata, non sembrava per niente innocua.
“Suocero… esagerata…”
“Resti comunque il compagno…”, un’espressione schifata si dipinse sul suo volto, “… il patrigno… del mio ragazzo!”
“Harry… Hermione ha ragione! Come diamine t’è venuto in mente? Narcissa Malfoy…”
“Ron… è semplice, la amo!”
Il gelo calò sui tre.
“Presto Hermione, uccidilo!”
“Ma mi hai legata giusto per non fargli del male…”
“Fallo Hermione, FALLO! Perché se non lo fai tu… lo faccio io!”
 
Stanza 2
 
Narcissa era comodamente seduta su di una poltrona come se la situazione non la toccasse minimamente.
Pansy aveva sequestrato la bacchetta di Draco e lo aveva pregato e scongiurato di non usare incantesimi verbali e non.
“Narcissa, capisco che la condizione di vedova è pesante… ma Harry Potter?!”, domandò una sconvolta e brilla Pansy.
“Beh Pansy… tu stai con una persona che è la feccia dei Purosangue, che è un babbanofilo schifoso… non puoi venire a farmi la predica!”.
Un atroce formicolio si impossessò delle mani del ragazzo, stava guardandosi intorno per cercare un qualcosa che servisse da arma contundente, quando la sua migliore amica gli porse una sigaretta.
In quel momento non avevano bisogno di un cadavere.
Senza tante storie, prese a fumare e non si fermò di certo ad una sola sigaretta, difatti dopo essersi fumato pure il Potpourri che Ron aveva messo in una ciotolina con decorazione afro in quella parte dell’appartamento, aveva assunto la calma giusta per proferire parola, evitando quindi di lanciarle un’Avada Kedavra.
“Har… quello schifo di Potter… madre… vi rendete conto che ha la mia età? Potrebbe essere vostro figlio!”, si schifò da solo per la frase pronunciata, “E poi incarna tutto ciò che voi e mio padre…”, ci tenne a sottolineare mio padre, “…avete sempre odiato, portandomi ad odiarlo a mia volta! Come fate ora a…”, gli mancavano pure le parole.
Narcissa lo guardò come se stesse decantando le virtù di Gazza, e dette la sua nobile risposta.
“Vedi Draco… né tu né Pansy potete farmi la predica, perché m’è parso di capire che anche tu stai con una che non ha esattamente nobili origini…”
Il discorso non faceva una grinza.
Il formicolio divenne un tic quasi insopportabile.
“Forse… forse vi sfugge, che Hermione ha la mia età… non la vostra! E per di piu’ a differenza del vostro… uhm coso… ha un cervello!”
Si sentiva compiaciuto; ma il compiacimento durò ben poco, solo pochissimi e inafferrabili attimi, poiché Narcissa aveva ben deciso che non sarebbe stato il suo ventinovenne pargolo a rovinarle la serata.
“Draco…”, disse perentoria, “… siamo a cena con i nostri amici, non è carino star qui a disquisire di piccolezze, non trovi?!”, fece per alzarsi dalla poltrona e notò che né Pansy né Draco sembravano pensarla come lei sulla serata.
I due sembravano immobilizzati, quindi la donna, si alzò per andare a cercare il suo uomo e i suoi amicidopotutto era ora di cena.
“Ha… ha veramente detto, amici?”
“Già!”
“Sta veramente con Potter?”
“Già!”
“Quindi non sto… sognando?!”
“Già!”
“Ma sai dire solo già?!”
“Uh? Ah beh… dopo un litro di Martini credi sappia dire altro?”
Draco annuì alle sagge parole di Pansy: “Hai ragione… passami la bottiglia!”
 
 
Stanza occupata dal Trio Miracoli.
 
 
“Fallo Hermione, FALLO! Perché se non lo fai tu… lo faccio io!”
 
“Ragazzi, potreste calmarvi?”
“No che non possiamo calmarci Harry!!!”, ruggì Hermione.
“Ma perché non provate a vederla dal mio punto di vista?!”, chiese mesto cercando di far prevalere le sue ragioni, anche se sembrava finire sempre più in un baratro di parole e minacce senza fine.
“Cos… cos’hai detto? Ron… cos’ha detto?!”, ruggì prima in direzione del diretto interessato e poi dell’amico sano di mente.
“Ha detto che dovremmo vedere la cosa dal suo pun…”
“SO cos’ha detto!”
Ron la guardò senza capire.
“Ma me l’hai chiesto tu…”
“IRONIA RON… IRONIA!!!”
“Oh!”
Paonazza in viso, il suo sguardo si soffermò nuovamente su Harry.
Era visibilmente circondata da gente idiota.
“Harry, renditi conto che non esiste il tuo punto di vista perché sei cieco… C-I-E-C-O!”
 
Toc toc
 
Tutti e tre si voltarono verso la porta: una smagliante Narcissa stava loro regalando un timido sorriso.
“Io avrei una certa fame, quando si cena?!”
“Tra pochi minuti…”, rispose Ron  inebetito.
“Perfetto!”
Narcissa Malfoy aveva richiuso la porta.
Un profondo shock li colse.
“Ok, io ho un profondo bisogno di fumare!”
“Ma Hermione… tu non fumi!”

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Capitolo 6
*** Voglia di essere divorati vivi da un mostro spietato! ***


Salve!
Com’è stato il rientro dalle vacanze?
E’ inutile che mi perda in fronzoli… ecco a voi, il nuovo capitolo! =)
Buona lettura…

 

Voglia di essere divorati vivi da un mostro spietato!
 

Di certo a cena non si respirava un’aria gioviale e serena…
E come se la cena fosse stata organizzata da un destino infame, anche la disposizione dei posti non era stata magnanima.
Draco e Narcissa a capotavola, l’uno di fronte all’altra.
Hermione e Pansy accanto e rispettivamente di fronte a Harry e Ron.
 
La tensione si tagliava a fette… si tagliava anche meglio dell’arrosto stopposo e dal sapore di lana.
Pansy e Ron nonostante tutto, speravano che i commensali non si accorgessero del piccolo capolavoro di trasfigurazione.
Narcissa dal canto suo, non solo pensava che l’arrosto faceva schifo, pensava anche che quei giovinastri erano davvero antipatici.
Nel suo maniero non c’era mai stato tanto silenzio.
“Hermione, come ti mantieni?”, chiese poi cordialmente.
La suddetta Hermione per poco non si strozzò con il purè.
“Io mi prostit…”, provvidenzialmente un gomito del suo ragazzo si incastonò in maniera quasi perfetta tra le sue costole, “Ahi… oh io lavoro alla Gringott… mi occupo della contabilità!”, disse con aria fredda e distaccata per poi voltarsi verso e Draco e trasmettergli attraverso lo sguardo: “Se dicevo che mi prostituivo mi divertivo di più… ma siccome ti amo, hai visto come sono stata brava?”
Narcissa si pulì gli angoli della bocca con un tovagliolo che s’era portata da casa, (lasciando di stucco Ron ed Hermione), e si accinse a proseguire con le domande alla sua forse futura nuora.
“E dimmi… come vi siete innamorati tu e il mio figliolo?”
Sì, quella bastarda purosangue stava ribaltando la situazione; perché non era Hermione a stare con un uomo di 20 anni più vecchio che magari era il migliore amico di suo padre, era lei, la biondona da paura che stava con un ragazzino a cui aveva augurato la morte più volte, quando l’unico sogno del suddetto ragazzino era trascorrere un’adolescenza felice tra donne (della sua età) e il Quidditch!
“Io ero sbronza e lui non era da meno… siamo finiti a letto e sai, Narcissa?”, domandò sporgendosi sul tavolo verso la donna, “… tuo figlio ha un pisello da paura!”
Hermione era compiaciuta. Particolarmente.
Perché se Narcissa  credeva di comportarsi da giovane donna, diventando la donna del suo migliore amico… beh, allora che male c’era a parlare di sesso e attributi tra amici?
Alle parole della ragazza, il sorriso che fino a quel momento sembrava essersi stabilito in pianta stabile sulle sue labbra, andò via via scemando.
Era improbabile che quella, che molto probabilmente sarebbe diventata la nuova Lady Malfoy, rendesse pubblici in maniera così volgare, i particolari nascosti del suo compagno.
Hermione si accorse che la sua mossa aveva colpito, e festante, portò un altro boccone di arrosto alla bocca: il sapore della vittoria le inebriò le papille gustative, ma non credeva che la vittoria avesse lo stesso gusto di un maglione di lana.
“Tu… tu hai veramente detto che mio figlio ha un… da paura?”, chiese allibita per esserne certa.
“No, io non ho detto che ha un… da paura! Io ho detto che ha un pisello… da paura!”
E se a Ron, Pansy e Draco la discussione stava divertendo da matti, Harry aveva una gran voglia di essere in un altro luogo.
“E dimmi, Cissy… Anche Harry ha un pisello da paura?”, domandò sbattendo le ciglia.
Harry la pregò con lo sguardo di smetterla, ma lei lo ignorò bellamente, continuando con la sua opera di distruzione.
Narcissa intanto era in preda al panico, il solito panico purosangue, e lanciando un’occhiata al suo Harry, sperava che facesse tacere quella ragazzina impertinente.
Ma Harry, notando lo sguardo della sua bella, s’era solo affogato con il contorno di carotine lesse, e poi aveva chiesto con lo sguardo alla sua migliore amica di smetterla, ma quella aveva solo rincarato la dose.
Visto che nessuno sembrava mettere a tacere le domande assurde di Hermione, ci pensò la stessa Narcissa a chiudere il capitolo.
“Draco!”
“Sì?!”
“Potresti dire alla tua… donna, di smetterla? Personalmente la trovo imbarazzante.”
Draco si morse le labbra per evitare di scoppiarle a ridere in faccia e dopo essersi asciugato la bocca col tovagliolo si accinse a parlare.
Guardò Hermione e le prese la mano: “Vedete madre, io non sono il padre di Hermione, è libera di dire e di fare quello che vuole… e se ha sentito la necessità di chiedervi degli attributi del vostro uomo, beh… sarebbe buona educazione risponderle!”
Non si era mai trovato in una situazione del genere, e mai si sarebbe sognato di rispondere a quel modo alla sua genitrice, ma era successo, era strano e… ed era senza parole per la situazione surreale che s’era venuta a creare.
 
Narcissa era fiammeggiante, ma nessuno si accorse di niente.
Fiammeggiare per i Purosangue beh… era un po’ come per le crisi di panico.
“Draco, stai scherzando, spero!”, disse scettica, pensando che il figlio avesse battuto la testa e fosse impazzito, anche perché doveva per forza essere impazzito per stare con una come Hermione Granger.
Era quasi peggio della sua ex-ragazza, una sorta di spogliarellista che aveva conosciuto in un Night, durante le vacanze estive dell’anno precedente nella Spagna Magica, che girava per Villa Malfoy praticamente nuda.
“No, non sto scherzando! Piuttosto spero che siate voi quella che scherza…”
Ron strinse forte la mano di Pansy.
Non c’aveva mai capito una beata mazza di Divinazione, ma in quel momento sapeva che qualcuno avrebbe potuto pure perdere la vita.
Il sol fatto che a casa sua ci fossero i Malfoy, beh… era già una catastrofe di per sé.
“Cosa stai cercando di dirmi?”
Draco volse uno sguardo amorevole verso la sua splendida madre.
Come diavolo avrebbe potuto dirgli nel modo più gentile che stare con Harry Potter era assolutamente indecente e ignobile?
“Madre, voi siete totalmente pazza!”
Pazza?!”
“Sì, squilibrata, uscita fuori di senno, coi neuroni a pappina… insomma, come cazzo vi è potuto venire in mente di mettervi con uno che ha la mia età? Che poi, non è un povero sfigato qualunque, no! Avete deciso di prendervi lo sfigato per eccellenza… cos’è madre? E’ un modo per attirare la mia attenzione? Non avete forse digerito la dipartita del vostro consorte?”, si avvicinò a lei e le prese la mano dolcemente, “Se vi sentite triste perché vi manca mio padre, potete dirmelo… io vi starò accanto.”
Narcissa d’altro canto non si fece toccare dalle stucchevoli parole del figlio, nonostante l’avesse anche abbondantemente offesa, e con la sua solita aria severa, lasciò che la mano di Draco scivolasse dalla sua, facendogli capire che lei non aveva bisogno di lui.
“Draco, tesoro… ho sofferto per la morte di tuo padre, ma è successo tre anni fa, capisci che… e lo dico per te, devi guardare avanti, tuo padre non c’è più, è morto… CAPUT!”
“Caput? Caput?! CAPUT?!
“Tuo padre è morto!”
Certe volte il suo unico figlio le sembrava totalmente scemo.
 
 
Una rabbia inaudita invase il corpo del giovane Malfoy.
La situazione era paradossale in tutto e per tutto.
Già il fatto che fosse a festeggiare i suoi ventinove anni a casa di Re Weasley che stava con la sua migliore amica da un anno, era paradossale.
Se ci aggiungeva che si era innamorato di Hermione Granger la cosa era parecchio paradossale, ma se a ciò aggiungeva che sua madre stava con Harry Potter… beh… allora il mondo stava finendo, perché aleggiava nell’aria la possibilità che quella merda di nargillo di Potter potesse divenire il suo patrigno, e quindi il suocero di Hermione!
Aveva bisogno di entrare in analisi!
“Ok, forse è meglio se…”
“Forse è meglio, continuare la cena facendo finta di essere a una cena tra persone civili!”, esclamò lei ammonitrice.
Doveva avere l’ultima parola e di certo non sarebbe stato il suo pargolo a toglierle quella soddisfazione e a rovinarle la cena.

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Capitolo 7
*** Il gioco delle coppie ***


Non posso dilungarmi troppo, spero vi piaccia anche questo capitolo! J
Una buona lettura… JJJ

 

Il gioco delle coppie

 
Ormai nei piatti non vi era più nulla.
Inferociti dalla situazioni, i commensali avevano mangiato la cena, senza commenti.
“Ehm, signora Malfoy…”, disse imbarazzato Ron.
“Chiamami Narcissa!”, disse lei affabile.
Inutile dire che Ron trovava il tutto perverso.
Perché era perverso già per lui chiamarla signora Malfoy, visto che per quasi venti anni era stata soprannominata: la stronza che aveva messo al mondo quello spocchioso arrogante di un furetto, e sarebbe stato ancora più perverso chiamarla col suo nome di battesimo.
Era perverso, assolutamente perverso.
“Non so come dirlo, ma la cena è… finita!”
“Finita?!”
“Beh sì, abbiamo mangiato l’arrosto e i vari contorni… insomma, adesso ci sarebbe dovuto essere il dolce, ma visto che nessuno degli ospiti l’ha portato…”
Narcissa cercò di nascondere il disgusto, ma non vi riuscì.
“Però ho qualche biscotto…”, disse in preda al panico.
Lo sguardo di quella donna, lo inquietava da morire.  
 
Nel silenzio più triste, continuando a stare seduti ai propri posti, c’era chi sgranocchiava i biscotti, chi fumava per far finta di tenersi impegnato e chi imbarazzato non faceva altro che andare e venire dal bagno.
“Ok… dovremmo fare un gioco!”, esclamò Pansy.
Draco alzò lo sguardo sull’amica: “Che genere di gioco?!”
“Conoscete il gioco delle coppie?”
Un “NO!” comune la investì in pieno, ma non si perse d’animo.
“Bene, è semplice… siccome in questa  splendida serata, sono venute a galla numerose verità, e numerosi sono gli interrogativi, potremmo cercare di conoscerci un po’ meglio…”
Harry corrucciò la fronte: “Ma è un gioco da tavola?!”
“NO! No, Potter… me lo sto inventando, ma è per fare qualcosa… se poi avete idee migliori, proponete!”, esclamò un tantino arrabbiata.
Lei almeno stava cercando di far diventare quella serata vivibile, era così assurdo il sol pensare che magari anche gli altri la pensassero come lei?
“Io ci sto… ma dobbiamo dare delle regole… insomma, almeno qualcuno dovrà pur vincere!”, disse Hermione.
Pansy sgranò gli occhi in direzione della ragazza: “Gran… Hermione, non per forza si gioca per vincere, distruggi la tua voglia di primeggiare e pensa che è un semplice gioco di botta e risposta, senza pedine, senza tabellone, senza penitenze e senza primi e ultimi, ok?”
Era un tantino arrabbiata.
“Ok!”, rispose dubbiosa la riccia.
“L’unica cosa è che… se una coppia decide di non rispondere alle domande, che magicamente appariranno su dei fogli di pergamena, dovrà bere. Ovviamente prima di rispondere ad ogni domanda berremo una pozione simile al Veritaserum il cui effetto dura solo un minuto, ecco anche perché va bevuta prima di ogni domanda e anche per evitare di dire cose al posto di altre per evitare di bere”.
Assentirono tutti, quindi Pansy, con l’ausilio della bacchetta, fece materializzare al centro del tavolo, una ciotola con dentro pezzi di pergamena su cui erano scritte le domande a cui a turno avrebbero risposto e una boccetta con la pozione.
E secondo un calcolo matematico fatto a caso, la prima coppia a dover rispondere era quella formata dalla persona più anziana, tra i giocatori.
 
Magicamente il primo pezzo di pergamena si srotolò e le coppie lessero:
 
Posto più strano in cui l’avete fatto!
 
Le guance di Narcissa si imporporarono lievemente, facendo divenire il suo pallido colorito: umano.
La coppia si guardò e all’unisono risposero: “Alla Stamberga Strillante!”
Draco per poco non venne colto da un infarto.
Era assurdo pensare che sua madre facesse del sesso… e ancor più assurdo che lo facesse con quel microcefalo… ma era ancora più assurdo dell’assurdità stessa, che fossero così passionali da farlo al di fuori di un normale letto.
“Alla… COSA?!”, era esploso, ma Pansy lo ammonì.
“No Draco, non sono ammessi commenti… anzi, tocca a te ed Hermione dire il vostro posto più strano…”
Il ragazzo ingoiò la sua rabbia e il suo schifo e rispose: “Nel Caveau della Gringott!”
Poi fu il turno di Ron: “Nel giardino di Villa Malfoy!”
“COSA?!”, urlò Draco.
“Draco, cosa ti è sfuggito della precedente regola?”
“Assolutamente nulla, ma cazzo… cosa vi ha portato a copulare nel mio giardino?!”
Era un tantino irato.
Pansy sospirò rumorosamente: “Ero stata a casa tua, lui era venuto a prendermi e poi la situazione c’è sfuggita di mano e puoi immaginare come si sia evoluta!”
 
Le prime tre cose del fisico del vostro partner che stuzzicano le vostre voglie.
(Risposte delle donne)
 
E senza che Narcissa connettesse il cervello alla bocca ecco che la risposta per poco non uccise il suo giovane figlio.
“Orecchie, piedi e pene…”
“Hermione, passami quel Whisky!”
“Ma…”
“Ma un corno, Pansy… io ne ho bisogno!”
Nessuno osò fiatare.
“Ok… Occhi, labbra e mani…”, disse Hermione timidamente.
E poi il turno di Pansy: “Capelli, spalle e pettorali!”
Ingollando il secondo bicchierino di Whisky, che gli aveva bruciato pure i peli del naso, Draco si chiedeva disperatamente quale mostro di perversione si celasse nell’animo di quella donna che per ventinove anni aveva chiamato: madre.
 
Le prime tre cose del fisico della vostra partner che stuzzicano le vostre voglie.
(Risposte degli uomini)
 
Per problemi vitali e per evitare che il gioco finisse per un probabile collasso di Draco alla risposta di Potter, fecero rispondere il biondino per prima: “Seno, mani e gambe…”
“Sedere, bocca e capelli…”
Harry ebbe la malaugurata idea di incrociare lo sguardo indemoniato del giovane Malfoy e se non fosse stato per il tempestivo intervento di Pansy, la bottiglia di Whisky gli avrebbe procurato un’altra cicatrice.
“Ehm… Seno, sedere e piedi…”
Dopo quella risposta, l’unica voglia di Draco era quella di morire in maniera violenta.
 
 
Come vi siete conosciuti?
 
“Io questa la eviterei…”, propose Ron.
“Perché?!”, ribattè Narcissa.
Ron imbarazzato cominciò a balbettare: “Beh… noi cinque ci siamo conosciuti ad Hogwarts… insomma, eravamo dello stesso anno…”
Narcissa gli sorrise amabile e tamburellando le lunghe dita ossute sul tavolo, ipnotizzò così tanto il giovane Weasley che solo l’urlo di Draco riuscì a portarlo in sé.
“NE HO ABBASTANZA!”, urlò.
“Di cosa?”, chiese lei innocentemente.
“Ho capito perché state con Potter… lo avete ipnotizzato, come avete fatto pochi istanti fa con Weasley… certo, come ho fatto a non pensarci prima? Voi avete questo desiderio insaziabile di sentirvi giovane e per questo… avete ipnotizzato il più decerebrato sul pianeta.”
Soddisfatto di sé, si accese un sigaro per autocelebrarsi, ma furono pochi e sbiaditi istanti.
Una luce accecante uscì dalla bacchetta di Hermione, nessuno capì un bel niente…
 
 
 

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Capitolo 8
*** Confusi e Felici ***


Confusi e Felici

 
 
 
Hermione visibilmente sconvolta dalla serata e da tutto l’alcol che aveva ingurgitato, aveva capito che l’unica cosa da fare era confondere i cinque commensali, così da finire una cena che sembrava non voler avere né una fine né un risvolto positivo.
Con un confundus, aveva così, messo la parola fine a quel 5 Giugno straziante.
 
Nel giro di pochi minuti, Harry e Narcissa erano a Villa Malfoy a giocare a carte con gli elfi domestici confusi e leggeri in testa, come se non avessero pensieri di alcun genere,e  la stessa cosa era accaduta a Ron e Pansy, che si ritrovarono con una pila di piatti sporchi e numerose bottiglie di alcol svuotate; solo che al momento non riuscivano a ricordare cos’era successo e soprattutto perché la loro scorta alcolica s’era dissipata come se avessero avuto a che fare con i famosissimi alcolisti anonimi.
 
A Draco era sicuramente andata meglio.
Non solo era stato confuso, ma era anche caduto, grazie ad un proverbiale aiuto magico da parte di Hermione, in un sonno particolarmente profondo.
 
6 Giugno ore: 4 p.m.
 
Hermione era sveglia da numerose ore, non era mai stato nel suo D.N.A quello di dormire per più di 7 ore.
Quindi sveglia praticamente dalla prima mattinata, aveva deciso di concedersi ogni sorta di capriccio.
Aveva fatto un’ incetta di shopping selvaggiamente liberatorio, e tra pochi vestiti e numerosi libri aveva praticamente dato fondo ad un mese di stipendio.
S’era concessa un mega muffin al cioccolato per colazione e una busta di biscotti secchi durante il suo giro per negozi, per poi concludere la sua splendida mattinata con un caffè di dimensioni spropositate seduta in uno dei quei bistrot che le piacevano tanto, dove aveva iniziato la lettura di uno dei suoi nuovi acquisti.
 
Ma nonostante la mattinata egoista, aveva anche pensato al suo lui.
Quindi rientrata in casa, aveva poggiato sul comò della stanza da letto, dove ancora Draco dormiva, un cappuccino e due muffin, perché a dispetto del fisico praticamente asciutto, quel coso dormiente era particolarmente ghiotto e mangiava senza ritegno.
 
Mentre sistemava i nuovi abiti nell’armadio, forse perché ormai erano trascorse dodici ore o forse perché aveva fatto rumore armeggiando con le grucce, Draco s’era finalmente destato dal suo sonno profondo.
Aperti gli occhi e dato un saluto mentale al nuovo pomeriggio, si focalizzò sulla figura minuta della sua ragazza che sembrava decisamente pimpante.
“Bongiorno amore!”, esclamò lei gioviale.
“’giorno!”, rispose lui con voce cavernosa grattandosi la nuca, “Ma che ore sono?”
Lei sorrise e afferrato il cappuccino glielo porse sedendosi accanto a lui.
“Sono le quattro del pomeriggio e qui c’è un cappuccino fumante che aspetta te.”, disse stampandogli un bacio sul naso.
Draco, più assonnato che altro, lo afferrò e ne bevve un sorso.
Una voglia di vomitare lo colse. Il suo stomaco era in subbuglio.
“Cosa c’è? Non ti piace, forse?”, chiese lei allarmata dall’espressione di disgusto che s’era dipinta sul suo volto.
Lui fece segno di diniego con la testa.
“Sai Hermione? Ho fatto un sogno terribile… beh… più che sogno lo chiamerei incubo…”
Lei sorrise, era arrivato il momento.
“Ma davvero? Su, racconta…”, un sorriso falsissimo si stampò sulle sue labbra, e solamente un Draco innamorato non avrebbe potuto accorgersi della totale forzatura della mandibola.
“Stando al fatto che non ricordo che giorno è oggi, l’unica cosa che so è che ieri sera ho sicuramente bevuto tanto… troppo… e credo proprio che sia stato l’alcol a produrre certi sogni, perché non credo che il mio inconscio riesca a produrre cose tante assurde.
Pensa che era il mio ventinovesimo compleanno e scoprivo che la mia Pansy stava con Lenticchia…”
“Uh, ma davvero?!”
“Sì, e pensa anche che non è la parte più sconvolgente del sogno, perché nonostante una cosa del genere mi farebbe dare di matto, riuscivo ad accettarla perché mia madre mi dava la batosta con una notizia praticamente assurda…”
“E cioè?”
“Cioè che si presentava a casa di Weasley in compagnia di quel cretino di Potter… e non si presentavano assieme perché disgraziatamente s’erano incontrati per strada, ma perché stavano insieme… cioè loro due avevano una relazione. Guarda, non ti sto a raccontare i particolari perché credo che faccia già schifo così senza ulteriori dettagli. Non so davvero cos’ha prodotto sto sogno, anzi… se ti ricordi cos’abbiamo mangiato ieri sera a cena, dimmelo… perché non voglio più ripetere una cosa del genere.”
Hermione lo guardò con compassione mista ad una risata quasi incontrollata.
“E adesso perché stai ridendo?!”, domandò lui accigliato.
Lei si sdraiò sul letto e si accoccolò sul suo petto: “Oh… niente niente…”
Lui ormai visibilmente spazientito, anche perché lei stava cercando di sopprimere le risate sulle sue costole, si mise a mezzo busto incenerendola con lo sguardo.
“No, tu adesso mi dici cosa ti sta facendo scompisciare… non hai forse capito che io, l’uomo che ami, ha fatto un terribile sogno demoniaco? Il tuo ruolo in questo preciso momento, è quello di coccolarmi e capirmi e magari dirmi che non è successo niente!”
Ma lei niente, continuava a rotolarsi nel letto, cercando sempre di soffocare le troppe risate.
“Basta! Dimmi perché stai ridendo!”
“Non credo tu lo voglia sapere davvero!”
“E invece sì!”
Lei fece finta di pensarci un po’ su: “Ok, amore… dopotutto sapere è un tuo diritto.”
“Sapere cosa?!”, domandò con gli occhi sgranati.
Hermione cercò di trovare la forza interiore, anche perché di lì a poco, si sarebbe riscatenato l’inferno e avrebbe avuto uno spiacevole revival della serata appena trascorsa.
“Vuoi una sigaretta?”
“Perché? Sai che anche se ne ho voglia, mi fa un po’ schifo fumare da appena sveglio.”
Lei sorrise sorniona.
“Io credo che tu ne abbia bisogno.”
E così, con un incantesimo di appello, le sigarette arrivarono al cospetto di Draco.
“Adesso parla!”, esclamò perentorio, mentre con un gesto secco sfilava una sigaretta dal pacchetto e se la portava sotto al naso per inebriarsi dell’aroma del tabacco.
Hermione incantata da quella gestualità, si decise a parlare solo quando i loro sguardi si incontrarono.
“Ok, amore… prima di dirti l’assoluta verità, ti dico solo che dare di matto non ti aiuterà, e tanto meno ti aiuterà fare a brandelli mobili, lenzuola e tendaggi vari, ok?”
Lui non si mosse.
Cercava un disperato senso positivo in quella frase, ma sembrava così maledettamente complicato e terribilmente straziante anche il sol sapere di aver pensato di trovare un senso.
“Ok?”, ripeté lei con un decibel più alto della media.
“Ok!”
Si morse le labbra e iniziò il racconto.
Dopo, più nulla sarebbe stato lo stesso.
“Il sogno che hai… che hai fatto, non è esattamente un sogno.”
“Che… che vuol dire l’espressione: non è esattamente un sogno?”
“Che vuoi che significhi? Quello che ho detto,no?”
Draco per tutta risposta grugnì e portatosi la sigaretta alla bocca, la accesse, affumicando letteralmente Hermione.
“Coff coff… Ieri sera era il tuo compleanno e beh ciò che hai sognato era… era tutto vero! Poi ho cercato di mettere fine alla cena con un confundus generale perché era diventata un vero e proprio trituramento di palle e con te beh… ho cercato di farti riposare bene con un altro incantesimo e devo dire che ci sono riuscita… Piton grazie alla pozione che ti ho fatto ingurgitare stanotte avrebbe dato 100 punti a Grifondoro…”
Draco dopo l’ultima affermazione da vero animo umile la incenerì con lo sguardo.
Lei tornò sulla terra e gli regalò una linguaccia, nonostante il pensiero di un Piton particolarmente fiero di una Grifondoro saccente le stava facendo toccare il cielo con un dito.
“Fatto sta che non è colpa mia se tua madre sta con Harry.”, disse poi, aspettandosi che Draco desse di matto da un momento all’altro, ciccando magari la sigaretta sulle nuove lenzuola di seta che aveva comprato poche settimane prima, ed invece nessuna reazione.
Lui stava lì a gambe incrociate, guardando l’armadio e continuando a fumare.
“Amore? Va tutto bene?”, domandò strattonandolo per un braccio.
Lui uscì come da un incantesimo e la guardò: “Uh? Sì, sì…”
“Sicuro?”
“Sì, ho voglia di pizza stasera, ti va?”
Lei fece segno di sì con la testa e di slanciò lo abbracciò più forte che poteva.
 
La sigaretta giaceva sul posacenere e gran parte l’aveva fumata il tempo.
Dopotutto colui che l’aveva stretta tra due dita, era occupato dal farsi coccolare da colei che amava.
 
 
2 mesi dopo – Appartamento Hermione e Draco-
 
Un caldo soffocante stava rendendo la fine dell’estate londinese un vero incubo.
Neppure i piccioni avevano voglia di volare e disseminare la città dei loro adorabili ricordini schifosi.
Draco quel pomeriggio di fine Agosto,era al balcone a godersi il tramonto con una sigaretta tra le dita.
Hermione si trovava in cucina, a preparare due cocktails con frutta esotica e qualche stuzzichino per un aperitivo magico.
Da quel lontano 6 Giugno non avevano più parlato né di Harry né di Narcissa.
S’erano scambiati qualche visita con Ron e Pansy e anche per loro erano due nomi da non pronunciare per evitare un prematuro infarto a Draco.
Ciò comunque non implicava che neppure Hermione e Ron parlassero con Harry, anzi, gli scambi di visite furtive e missive ancor più furtive, erano presenti.
L’importante era che Draco non ne sapesse nulla.
 
“Draco!”, Hermione lo esortava ad entrare per fare l’aperitivo.
La sigaretta era quasi alla fine, mancavano sì e no due tiri, ma proprio mentre stava cercando il posacenere per ciccare, un gufo gli consegnò una cartolina proveniente dalle Bahamas magiche.
Sorpreso la girò e la lesse:
 
Caro Draco,
sono successe numerose cose dal tuo compleanno e mi rendo conto che una cartolina è riduttiva.
Ma voglio che tu sappia che quello con Harry Potter non era amore, era un bimbo immaturo… ora invece ho trovato davvero un uomo… con la U maiuscola.
Sono con lui alle Bahamas in questo momento… si tratta di Justin Finch-Fletchley, lo conosci?
Non vedo l’ora di presentartelo.
 
Lady Malfoy
 
 
Un profondo sentimento di schifo misto a incredulità lo colse.
Con un gesto secco e liberatorio accartocciò la cartolina e iniziò a ridere istericamente.
Harry Potter colui che credeva un imbecille senza speranza, rimaneva comunque tale, ma sempre meglio di un… un Justin Finch-Fletchley.
Idiota e per di più Tassorosso.
Al peggio sembrava non esserci veramente fine.
 
“Amore, tutto bene? Perché questa risata?”, domandò Hermione, accorsa immediatamente poiché preoccupata.
“Uh no, niente…”
 
Le avrebbe spiegato che voleva tagliare i ponti con quella pazza di sua madre, che se fosse stato strettamente necessario anche Potter era il benvenuto a qualcuna delle loro cene e che se non fosse stato per lei, sarebbe diventato pazzo e perverso come colei che lo aveva messo al mondo; ma non era il momento adatto.
La loro speciale e incantata festa hawaiana in due, non poteva aspettare.
 
 
Justin Finch-Fletchley… puah!
 
 
Qualeche giorno dopo -Appartamento Pansy Ron-
 
“S’è ammattita per davvero!”
“Su amore non ci pensare… l’importante è che Harry sia rinsavito.”, esclamò un Ron trotterellante, ma Pansy si voltò verso tutto quel buon umore, come se fosse pronta a sferrare l’attacco finale.
“Tu credi che sia rinsavito… ma secondo fonti attendibili, pochi giorni fa è stato avvistato a Vienna in compagnia di Minerva…”
Il bicchiere che Ron teneva tra le mani si ruppe fragorosamente quando raggiunse il suolo.
“Mi… Minerva chi?”
“Hai capito bene!”
Il corpo di Ron, andò a far compagnia al bicchiere.

 
 

THE END

 
 

Eccoci qui… magari non vi aspettavate il capitolo finale così presto, ma fin da quando l’ho progettata sarebbe andata esattamente così.
Spero comunque vi sia piaciuto anche questo capitolo finale, magari strappandovi qualche risata J
Ci spero davvero tanto J
Ringrazio coloro che mi hanno fatto sapere del capitolo precedente e ringrazio già da ora chi avrà il buon cuore di lasciarmi una recensione per sapere com’è andata! J
 
Un bacio a tutte!

 
 
 
 

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