Ricomincio da me.

di _Emanuela_3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rabbia, Depressione, Accetazione ***
Capitolo 2: *** Primi passi. ***
Capitolo 3: *** Tempo Di Cambiamenti. ***
Capitolo 4: *** Voltare Pagina. ***
Capitolo 5: *** Ho imparato dalla migliore ***
Capitolo 6: *** A New Beginning ***



Capitolo 1
*** Rabbia, Depressione, Accetazione ***


And if I want for the bad lies goes to you
For make it me believe that you could be
Faithful to me
And here you speech out
How about a round of applause
A standing ovation

Take A Bow- Rihanna.

Quante volte ci siamo posti la fatidica domanda se…? Se…e tutto sarebbe stato diverso, ma non lo sapremo mai, perché per una qualche strana ragione abbiamo agito in maniera diversa.

Così eccomi qui, seduta in un vecchio parco, a chiedermi se…se fossi arrivata in ritardo, se avessi risposto al telefono invece di chiudermi la porta alle spalle, se avessi speso qualche parola in più con il ragazzo del giornale…se non fossi arrivata in tempo per vedere Paolo, l’uomo che sogno di sposare, baciare la mia collega Giulia…

Sicuramente non starei qui, con il cuore spezzato, a piangermi anche l’anima. Non mi sentirei morire secondo dopo secondo. Forse è giusto così. Meglio adesso che dopo.

Eppure…eppure preferire non aver visto niente, preferirei essere ancora ignara di tutto. Preferirei essere arrivata con i miei soliti dieci minuti di ritardo e vederlo lì, come sempre, ad aspettare me.

Ma a quanto pare avevi trovato il modo per non annoiarti èh Paolo.

Il telefono inizia a squillare interrompendo il fiume dei miei pensieri. sul display c’è scritto amore. Sei tu.  Mi faccio e coraggio e rispondo.

P: Amore ma dove sei finita? È una vita che ti aspetto!

La tua voce non mi ha mai fatto così schifo.

I: ti assicuro che il fatto che io non sia lì è un bene per la tua salute.

È sempre così, nei momenti bui, nelle difficoltà, riesco a mantenermi lucida. Né ho passate troppe per lasciarmi ancora sconfiggere. Io affronto i problemi seguendo tre fasi: Rabbia, Depressione, Accettazione.

Fase uno: Rabbia

P: Amore ma cosa stai dicendo? Mi sto preoccupando!

Amore…con che coraggio.

I: Non ho voglia di parlarlare  Gianpaolo!

Si STRONZO ti chiamo col tuo nome intero!

P: Ale…ma sei impazzita??

Ale..tzè!

I: No…credo che l’aggettivo giusto sia…cornuta!

Bomba sganciata: prepararsi all’esplosione.

P:…Ale…ma cosa…

I: Oh oh oh il logorroico GIANPAOLO ha perso il dono della parola! Ma guarda. E prima che tu lo chieda si sei logorroico, pensate e petulante!

Decisamente la rabbia sta prendendo il sopravvento!

P: posso spiegarti?

I: Cosa puoi spiegarmi?   Come accidentalmente la tua bocca è finita su quella di Giulia o come le tue pani sono finite a palparle il sedere?

P: Ale parliamo ti prego, io ti amo e non sopporto l’idea di perderti. Dammi l’opportunità di spiegarti, ti prego io amo te.

I: ami me e ti fai le altre, carino!

P: Ale ti sto pregando…

Ti vorrei odiare Paolo, ma ti amo tropo per farlo.

I: Paolo…non posso, vorrei esserne capace ma non posso. Io ti amo e questo non lo posso cambiare nel giro di qualche ora, ma ho imparato ad amare anche me. Ho valutato l’opportunità di perdonarti sai, ma scelgo me. non meriti queste parole ma lo sai…

 Non riesco a finire il mio discorso, sento un groppo alla gola farsi avanti per uscire, ma lo terrò lì buono.

P:Cosa mi stai dicendo?

I: ti sto dicendo addio…

Chiudo la conversazione. Non voglio più sentire. Non voglio più vedere. Non voglio più parlare.

Voglio restare seduta qui a raccogliere i cocci, a pensare.

 

È sera quando mi decido a tornare a casa, sperando di non trovarlo ad aspettarmi. Invece trovo la tua macchina sotto il portone, sicuramente sarai sul pianerottolo. Già perché avevi talmente tanta fretta di andartene ieri sera che hai dimenticato la tua copia delle chiavi. Chissà se dovevi andare da lei…

Chiamatemi codarda ma non posso affrontarlo, non sta sera, mi perderei nei suoi occhi e come sempre mi piegherei alla sua volontà.

Il terzo piano è duro da raggiungere arrampicandosi.

Così mentre gli occhi mi vanno si sfuggita sulla tua macchina la mia mente elabora in idea geniale.

Così sena pensarci molto prendo la mia tessera sanitaria e cerco di scassinarti la macchina, ottenendo l’attivazione del tuo antifurto.

Ti conosco troppo bene, scenderai di corsa a controllare che la tu piccola stia bene. Così mi nascondo sotto la tomba delle scale, sporta quanto basta per vederti uscire dal portone.

Addio Paolo.

Salgo le scale a due a due e arrivo a casa, quella che sarebbe diventata entro poche settimane la nostra casa se solo...

Fase due: DEPRESSIONE

Mi sdraio nel letto che ci ha visti amanti, amici, complici. Abbracciando il cuscino sul quale è ancora presente il tuo profumo. E piango. Come una bambina. Singhiozzo, tremo e respiro a fatica.

Non so per quanto tempo resto sdraiata su quel letto, minuti, ore, giorni forse? E su quest’ultimo pensiero sento le palpebre chiudersi, mentre un’ultima lacrima sola, come me, solca la mia guancia.

Mi risveglio ore dopo e mi guardo intorno spaesata. In pochi secondi rivedo tutto come un flash. No non è stato solo un sogno. Eppure dentro me spero ancora in una candid camera, o di svegliarmi, di nuovo, e scoprire che è stato solo un sogno, un brutto sogno, ma pure sempre qualcosa di non reale.

Il telefono non la smette di squillare, è lui non la smette di parlare con la segreteria telefonica. Come sempre ha tanta voglia di parlare e poca di ascoltare. Parla, parla, straparla. Mi ama, non vuole perdermi, e bla bla bal.

Lui vuole, lui prende. Ma questa volta no, sta volta ho scelto me.

Ho bisogno di ricominciare, di andare avanti e superare tutto questo.

Fase tre: ACCETTAZIONE.

Mi ha tradita…con Giulia: belle gambe, bionda (tinta) con tanti ricci ( frutto della permanente), trucco da barbie e vestitini succinti. Intelligente, furba e bastarda. Un mix micidiale.

Anche lei mi ha lasciato vari messaggi, si scusa poverina. È pentita. Mi si stringe quasi il cuore. Mi chiede di parlare da persone civili.

Una volta non ci avrei pensato due volte a trascinarla per i capelli per tutto l’ufficio. Ma adesso ho capito che l’indifferenza fa più male. e questa sarà la mia tattica.

Mi avete tradita? Ok. Lo accetto e vado avanti.

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Capitolo 2
*** Primi passi. ***


Claudia: Grazie mille! I tuoi commenti mi fanno sempre tantissimo piacere e sono felice che aspettavi una mia storia! Spero di non deludere le tue aspettative :P

Anopticon: Grazie tante di aver letto e commentato! Sono felice che ti sia piaciuto questo primo capitolo! Spero di riuscire su costa linea (: 

E inoltre grazie a tutti quelli che si sono fermati a leggere : )

 

 

 

 

Capitolo 2 :

 

I try not to think About the pain I feel inside

Cuz we lost it all Nothing lasts forever

Perfect –Simple Plane.

 

Bene il momento della verità è arrivato. Tra circa un ora e mezza affronterò la Giuly (…) in ufficio e non vedo l’ora.

Passare il sabato e la domenica a piangere non ha favorito di certo il mio aspetto, così mi faccio un lungo bagno rilassante e poi gli do giù a suon di trucco (leggero ma mirato) e piastra. Una gonna con la vita sotto il seno lunga fino a sopra il ginocchio, calze chiare, decolté nere e camicia bianca

Coda alta e sono pronta!

Cara Giulia anche se mamma mi ha fatto mora e bassa non significa che non posso diventare una bomba! Sorrido e prendo la giacca. Prima di uscire faccio un lungo respiro e vai.

Fuori alla parta ci sono due mazzi di rose, dei biglietti di Paolo e un peluche con scritto ti amo. Le lacrime spingono per uscire ma le rimando indietro. Posso e devo farcela.

Arrivo in ufficio puntuale, ormai sta diventando un vizio.

Anche lei è già qui. Sente il mio sguardo e alza la testa dalla sua scrivania. È sorpresa di vedermi. Un punto per me.

Sorrido a un collega e mi avvicino alla macchinetta del caffè. Lei mi segue. Quando la sento dietro mi volto e le sorrido.

I: Un caffè Giuly?

G: Ale…-è senza parole e decisamente sconvolta dal mi comportamento.-

I: Non è difficile rispondere sai, devi dire solo si o no!

La parte cattiva di me in questo momento sta esultando e il diavoletto sulla mia spalla le sta gridando contro –chi è la stronza adesso èh! Quasi mi metto a ridere per i miei pensieri senza senso.

G: non è facendo finta di niente che risolveremo le cose…- a quanto pare la bionda ha ritrovato la facoltà di parola.

I: Bè credo ci sia ben poco da risolve, ti sei scopata il mio ragazzo, mentre ti comportavi come un amica con me. Non credo ci sia altro da dire, no?

È arrossita e altre colleghe che stavano prendendo il caffè si sono ammutolite.

G: Ale vorrei spiegarmi.

I: oh cara, non mi interessano le modalità in cui mi avete tradito. Non posso mica struggermi a vita perché ho avuto il piacere di incontrare voi due sulla mia strada.

G: Ti prego non fare così, non volevamo ferirti.

I: adesso che me lo hai detto mi sento meglio. Sono sicura che ti senti meglio anche tu. Su prendiamoci un caffè  e non pensiamoci più.

La faccia di Giulia è la cosa più divertente che abbia mai visto! Mi sembra anche un tantino delusa, magari sperava in una reazione violenta.

Due a zero per me!

Prendo due tazze e vi verso il caffè, mentre ne porto una alla bocca le passo l’altra.

I: ho interpretato il tuo silenzio come un sì – le sorrido falsamente- ora scusami ma ho del lavoro da sbrigare.

Tre a zero! I WIN!

La lascio lì, con la tazza fumante in mano e la mascella raso terra, a fissarmi basita.

La giornata passa velocemente e ogni tanto qualche collega si ferma a farmi i complimenti e io mi limito a sorridere. Ho addirittura ricevuto un invito a cena da Carlo che ho gentilmente rifiutato.

Giulia mi ha fissato tutto il girono ed ero lì lì per scoppiare ma ho ripetuto il mio mantra: L’indifferenza è il maggior disprezzo e l’ho semplicemente ignorata.

Posso decisamente dirmi soddisfatta.

Come da copione fuori dall’ufficio mi trovo Paolo che mi aspetta poggiato sulla mia mini blu.

I: Paolo..

P: Ale…lasciami spiegare per favore.

I: ho ascoltato i tuoi messaggi nella segreteria e mi bastano, la tua voce inizia a darmi l’orticaria. Per favore finiamola con questa storia. Infondo tra noi non andava bene da tempo- mento spudoratamente- sapevamo entrambi che stavamo per raggiungere il capolinea – è una tortura dover dire queste cose- tu hai velocizzato solo i tempi, sei stato un bastardo ma ti ho amato – ti amo- e ti perdono – ed è la verità, lo perdono perché non so fare altrimenti-. Quindi mettiti l’anima in pace e  continua la tua vita così come io continuerò con la mia.

Mi sporgo per dargli un bacio sulla guancia e tolgo l’antifurto dalla mini. Mentre apro la portiera la sua voce mi ferma.

P: Finisce qui…?

I: no…è finita da tempo.

Monto in macchina e metto in moto. Mentre mi allontano lo vedo dallo specchietto retrovisore diventare piccolo fino a diventare una macchia indistinta. Sento il volto bagnarsi ma non me ne preoccupo. Fa parte del gioco.

 

 

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Capitolo 3
*** Tempo Di Cambiamenti. ***


 

Caludia: Sono felice che la precedente storia ti sia rimasta nel cuore anche per me quella storia nata per una scomessa resterà sempre nel cuore! :):)

Grazie di cuore le tue parole mi fanno sempre tantissimo piacere!! *-*  Bè si l’indifferenza è sempre la miglior “ vendetta “ ;)

 

Capitolo 3

Niente, io da te oramai non voglio niente
la mia vita ha un sogno e non si arrende
c’è una strada che non porta qui
prendila e vai via così

Alessandra Amoroso- Niente.

 

 

Natale…è passato un mese da quando ho lasciato Paolo nel parcheggio. Un mese di pianti, domande, rabbia. Un mese di sorrisi forzati, di bugie e di rimpianti. Un mese che è passato e da lasciarmi alle spalle.

Ho dato le dimissioni, non avendo usato tutte le ferie il mio ex capo ha vhiuso un occhi sul preavviso che avrei dovuto dargli……infondo posso organizzare eventi ovunque. Ho preso il coraggio a quattro mani e ho deciso di mettermi in proprio.

Ho venticinque anni e tanta esperienza. Ho iniziato a lavorare nella CC events a diciannove anni per pagarmi gli studi, mi sono laureata in scienze della comunicazione e sono rimasta lì, in quella che è diventata la mia famiglia.

Sto scappando da Paolo e Giulia? No. Semplicemente è tempo di lasciare il nido e dare spazio ai miei sogni.

Ho da parte un po’ di soldi e l’eredità di nonna ancora intatta.

Già la nonna…quanto mi manca.

Quella fragile e forte donna che mi ha cresciuta, che mi ha preso al volo quando la terra stava cedendo sotto ai miei piedi. È anche per lei che voglio partire. Ritornare nella sua terra, in quella casa che sa delle nostre vacanze. Almeno fino a otto anni fa. Quando mamma ha fatto una delle sue scenata proibendoti di riportarmi in quel posto. Non l’ho mai capita e credo che mai la capirò. Ma adesso che se ne è andata chissà dove sono libera di tornarci e lo farò.

Inizio così a inscatolare la mia vita, foto, vecchi quaderni, diari….le pagelle ingiallite,  libri, cd e tutto ciò che valga la pena tenere.

Il Natale lo passo da zia Rina, che cerca di convincermi a non partire.

Sembra che tutti vogliano tenermi lontano da quel paese, ma non né riesco a capire il motivo. Mentre rifletto su questi loro comportamenti mi ricordo della chiamata tradizionale a Renato, un amico di famiglia che mi è stato sempre vicino, come il padre che avrei voluto.

Pregandomi sempre di non raccontare alla mamma della sua amicizia, altra cosa che mi risulta ancora oggi difficile da capire.

Compongo il numero a memoria e aspetto che risponda.

R: Pronto piccola peste!

I: Renatoo! Come stai?

R: Ora che ti sento bene! Ahaha

È sempre stato un adulatore, una sorta di bello e dannato. Credo che non si sia mai legato a nessuna seriamente, anche se ricordo i sguardi che si lanciava con Margherita, una signora di Civitavecchia, che si è trasferita lì in pianta stabile da quasi venti anni.

I: sei sempre il solito! – sorrido scuotendo la testa-

R: Cosa mi racconti ? la nonna tutto bene?

La nonna…fra le mille cose da organizzare non sono riuscita ad avvertire tutti.

I: Renato…la nonna è morta sei mesi fa…avrei voluto avvertirti ma…

R: Oh piccola! Stai tranquilla. Mi dispiace sarei venuto se avessi saputo. Come è successo?

I: stava male da tempo…l’avevo appena salutata quando mamma mi ha chiamata agitata. Non ha sofferto almeno.

R: Se hai bisogno di qualcosa lo sai che puoi contare su di me, vero?

Sorrido...quando parlo con lui mi sento meno sola.

I: Come sempre….grazie Renato..

R: dai rallegriamo la conversazione, come va con Paolo?

Non posso evitare di scoppiare a ridere.

R: Ale stai bene? Cosa ridi?

Dal suo tono sento che anche lui sta ridendo.

I: Bèh…senza tirarla troppo lunga mi ha tradito con una mia college, li ho beccati e l’ho lasciato.  

R: ….

Se non sentissi il suo respiro sulla cornetta penserei che la linea è caduta.

I: Renato sei ancora in linea…?

R: Si stavo solo pensando a quanto potrei metterci a venire a Roma per spaccargli la faccia!

Se da una parte i suoi comportamenti mi rendono felice, dall’altra mi si stringe il cuore. Vorrei che fosse mio padre a comportarsi così.

I: ahaha tranquillo! Ormai è acqua passata – ormai mentire mi riesce facile-, sul serio!

Sospira…è teso e sono quasi certa che sta stringendo i pugni.

R: Si salva solo perché  non so come è fatto!

I: tu come stai?

R: non te lo dirò fin quando non verrai qui a trovarmi!

I: Bè non dovrò aspettare molto visto che mi trasferisco lì!

R:… … …come?

Mi aspettavo una reazione diversa ma…

I: ehm…si, mi trasferisco nella casa della nonna. Ho voglia di cambiare aria.

R: è per lui?

Altra risposta che non mi aspettavo. Ma cosa gli prende?

I: …no è per me! –dico un po’ freddamente-

R: Mi hai spiazzato piccola! Tua madre che ne pensa?

Mia madre? Ma cosa gliene importa…

I: è in giro da qualche parte…come al solito. Ho smesso di preoccuparmi per lei.

R: sai come la pensa su questo paese.

I: So anche come la pensa su di te, ma questo non mi ha impedito di rimanerti amica!

R : Touche !

La conversazione sta prendendo una piaga che non mi piace, così svio il discorso sulla casa.

I: ah hai ancora le chiavi di casa?

R: si perché? Vuoi che ti accendo i riscaldamenti prima del tuo arrivo?

Come sempre da voce ai miei pensieri!

I: Come sempre mi capisci al volo èh!

Lo sento sospirare e accennare ad una risatina. È strano…

R: Sono un mago che posso farci!

Sento tossire alle mie spalle è zia Rina che richiama la mia attenzione, saluto velocemente Renato e la seguo in cucina. È un po’ bisbetica ma le voglio bene lo stesso e le sto per dire addio, anzi arrivederci…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Voltare Pagina. ***


 

Capito 4

 

So take these words
And sing out loud
'Cause tonight's the night
The world begins again

Goo Goo Dolls- Better Days

 

C’è un tempo per parlare, per amare, per sognare. Adesso è arrivato per me il tempo di cambiare, o meglio il tempo di ricominciare!

Con questo pensiero spengo la luce del mio appartamento nel centro di Roma, due trolley, un valigione  e qualche scatolone da mettere in macchina e sono pronta.

Così mentre Roma e il resto del mondo si preparano a festeggiare il nuovo anno io sfreccio con la mia mini verso l’autostrada.

La mia play-list mi tiene compagnia mentre il paesaggio intorno a me cambia , si iniziano a vedere le prime montagne dai cocuzzoli innevati, il termometro scende a -1 e la strada diventa sempre più curvilinea.

Do uno sguardo veloce all’orologio che segna la mezzanotte, ben venuto 2011!

Una lacrima lenta, morbida come una carezza, si fa strada sul mio viso, mentre i ricordi riaffiorano…

 

 

*31.12.2009

 

P: Sarà per sempre, te lo giuro.

I: per sempre…

Poi quel bacio, lento e passionale,  testimone sella nostra promessa. *

 

 

Sorrido amaramente, al suo per sempre non ci ha creduto neanche un ora…ma adesso basta pensarci, basta.

Decido di fare tutta una filata senza fermarmi a nessun autogrill e dopo due ore e mezza circa eccomi giunta ad Acciano, in Abruzzo, un paesello costruito su una montagna che non arriva a settecento abitanti.

Dalla piazza intravedo casa, una villetta su tre piani dove dovrò vivere da sola.

Fermo la macchina e scendo, l’aria gelida mi provoca dei brividi lungo tutto il corpo, o forse sono i ricordi dei giorni passati in questa casa con tutta la famiglia.

Cerco la chiave ed apro la porta, una flebile luce giunge dalla cucina, è il cammino che brucia due ciocchi di legna. Mi complimento con me stessa per aver chiamato Renato chiedendogli  di riscaldarmi la casa.

Torno fuori a scaricare i bagagli e posteggio in uno spiazzato vicino alla casa, pregando che la notte non geli la strada.

Mi scopro stanca così dopo aver messo altri due ciocchi nel cammino mi sdraio sul divano in cucina, coperta da un piumone mi lascio sopraffare dal sonno.

La mattina non tarda ad arrivare e alle otto sono già in piedi pronta per iniziare la giornata.

Mi preparo un caffè e proprio nel momento in cui la tazzina fumante sta per sfiorare le mie labbra…DRRRRRRR…suonano alla porta!

Poso la tazzina e vado ad aprire. Trovo ad attendermi un uomo sulla cinquantina dalla faccia simpatica che riconosco essere Renato!

R: Guarda guarda la ragazzina che dava filo da torcere a tutti come è diventata!

I: Renato! Ti trovo benissimo!

R: Alessandra sei la solita bugiarda!  -scoppiamo a ridere tutti e due! Quante gliene combinavo da bambina!-è strano ritrovarci uno di fronte all’altra dopo tanti anni!

I: Entra si gela sulla qui fuori.

Lo faccio accomodare dentro sperando che non noti il caos che ci circonda.

R: sempre ordinatissima è! – dice sorridendomi-

Come non detto!

I: certi vizzi sono duri a morire!

R: come stai ragazzina? E non dirmi bene perché tanto non ti credo!

Sorrido lievemente, quest’uomo mi ha sempre capita con un solo sguardo, ricordo che da piccola ho desiderato spesso che fosse lui mio padre.

I: Bè diciamo che sono in ricostruzione!

R: devo andare a spaccare la faccia a qual romano?

È sempre stato così protettivo e dolce con  me.

I: No tranquillo me la sono cavata da sola! –come sempre, vorrei aggiungere.- tu invece come stai? Hai messo la testa apposto?

R: Che ragazzina impertinente! – si finge offeso ma tanto lo so che sta sorridendo sotto i baffi- E tanto per la cronaca ho messo la testa apposto e ho trovato una donna con cui spero di passare il resto della vita..

I: è fantastico e non vedo l’ora di conoscere la fortunata! –sono sincera-

R: o bè non dovrai aspettare molto sei invitata a pranzo da noi e non accetto un no come risposta.

È sempre il solito!  consapevole che sarebbe capace di caricarmi in spalla e portarmi a casa sua di peso accetto l’invito.

Dopo essermi lavata indosso un maxi maglione con un pantacollant pesante ,stivali fino a sotto il ginocchio e sono pronta.

Prima di andare da Renato prendo la macchina – che fortunatamente parte al secondo colpo- e la porto in piazza, meglio non sfidare la fortuna.

Scendo a piedi e poco prima di casa mia trovo quella di Renato, una struttura su due livelli in stile con le vecchie case del paese. Suono alla porta e un ragazzo moro dagli occhi verdi viene ad aprirmi.

 

 

DAVIDE  

Quando ho saputo che Alessandra si sarebbe trasferita qui non ci potevo credere, lei mia spina nel fianco, la mia piccola scheggia che ho tanto amato e tanto detestato stava per tornare nella mia vita, improvvisamente così come l’aveva lasciata.

Ricordo ancora quel giorno, avevamo diciassette anni e qualche brufolo in più!

 

Estate 2004

 

Erano gli ultimi giorni che Ale avrebbe passato qui, così mi feci coraggio e le chiesi di uscire, con l’intenzione di rivelarle i miei sentimenti. La sua risposta si fece attendere un po’ ma alla fine accettò.

Avevo programmato tutto: l’avrei aspettata al bar della piazza e poi le avrei fatto conoscere il mio posto nel mondo, una piccola casetta che stava nella boscaglia sottostante alle nostre case. Lì ci aspettava un pic-nic con i fiocchi grazie anche ai consigli di Renato, un vero don Giovanni, l’unico a conoscenza dei miei sentimenti.

L’appuntamento era per le quattro ma…lei non arrivò. MAI.

Aspettai non so più per quanto tempo, finché una lieve pioggia estiva iniziò a bagnarmi i vestiti. Così mi destai e capii che non sarebbe mai arrivata, che mi aveva solo preso in giro.

La conferma non tardò ad arrivare, infatti mentre me ne tornavo a casa incontrai Claudio e i suoi amici, anche loro lì in vacanza, che mi derisero fin quando non entrai dentro casa.

Passando davanti ad uno specchio mi vidi, forse per la prima volta.

Come potevo sperare di piacere ad Alessandra, ero così goffo, non di certo magro e il viso pieno di brufoli. 

La mattina dopo Renato mi disse che Alessandra era partita la sera prima.  Io alzai le spalle e me ne andai per la mia strada.

 

 

***

 

Ma ormai le cose sono cambiate e molto. Io sono cambiato. E adesso lei non è più mia, non lo è mai stata. È solo Alessandra. E non mi rapirà di nuovo il cuore. Come del resto nessuna l’ha mai fatto negli ultimi sette anni.

Il campanello mi sottrae dai miei pensieri e mi alzo per aprire.

Come si dice? Parli del diavolo e spuntano le corna! 

Lei è davanti ai miei occhi, bella come sempre, o forse di più.

I: Ciao Alessandra.

Dico in modo molto sensuale, mentre le sorrido.

Cara la mia Ale, adesso non sei l’unica a saper giocare.

 

 

ALESSANDA.

 

Wow. Da dove è uscito questo Dio?

I: …Ci conosciamo?

Dico non appena ritrovo la facoltà di parola. Sorride e si morde il labbro inferiore.

D: io direi proprio di si ! Scheggia.

Scheggia…     O C***O! è Davide! Sono totalmente sotto shock.

Notando la mia faccia sorride beffardo. E non contento mi da anche il corpo di grazia.

D: Accomodati Ale –dice mentre fissa i suoi occhi dentro i miei.-

I: Davide…? – no, non può essere il mio Davide lui era un cucciolo…era diverso…

-un cucciolo che hai ferito bella mia! – coscienza non ora grazie!

D: presente! Adesso vuoi entrare prima che si geli casa.

Mentre lo dice si sposta per lasciarmi passare. Gli passo vicino e il suo profumo mi arriva subito al naso. Paco Rabban  One Million! Wow.

R: Alessandra sei arrivata finalmente!

Grande Renato! Arrivi sempre nel momento giusto!

I: scusa il ritardo – dico mentre sorrido timida-

D: tranquilla  è risaputo che ti piace farti aspettare!

Sono senza parole, che ne è stato del mio dolce amico?

M: O Ale sei arrivata!

Marta…la mamma di Davide, è sempre uguale con un sorriso che le parte prima dagli occhi e poi le arriva alle labbra.

Mi si avvicina e mi abbraccia, sa di casa e di pulito. La mia mente ci mette un secondo ad elaborare. Marta e Renato nella stessa casa può voler dire solo una cosa.

A: Un momento…-dico sciogliendomi dall’abbraccio.- è lei vero?

Renato sorride e mi basta. Ho sempre saputo che si sarebbero messi insieme.

 

La giornata vola tra risate, vecchi amici ritrovati e frecciatine dal “cucciolo” cresciuto.

M: Davide accompagna Ale a casa.

I: No ma non fa niente abito a un passo.

M: non sento ragioni è notte e non si sa mai cosa può succedere.

Sorrido, questa donna ha l’istinto materno innato.

D: dai andiamo.

Si alza dal divano e si sistema i jeans.

Bello per quanto arrogante si avvicina e con la testa mi fa segno di seguirlo mentre si avvia verso la porta d’entrata.

I: Non eri costretto ad accompagnarmi…

D: non mi andava di sentire le lamentele di mia madre...

 

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Capitolo 5
*** Ho imparato dalla migliore ***


Capitolo 5

 

Da quando non ci sei
non mi succede più
di ridere per niente come quando c'eri tu!

Mina, Un Colpo Al Cuore.

 

ALE

 

Lo seguo fuori e il freddo mi  coglie impreparata. Così istintivamente mi stringo nel giacchetto e lo raggiungo infondo alle scale.

D: Scheggia non ti ricordavo così delicata.

Dice regalandomi uno dei suoi sorrisi maledettamente sexy e insolenti.

I: e io non ti ricordavo così stronzo!

Risposi stanca delle sue frecciatine. Senza scomporsi sorride amaramente e senza guardandomi negli occhi  sussurra: -Ho imparato dalla migliore.

Touche. Colpita e affondata. Game over.

Abbasso lo sguardo, sono stata una stronza, lo so. Ma ero solo una ragazzina alle prime esperienze, una bambina in un corpo da donna che non riusciva a gestire. Una bambina rimasta fregata da tutto. Sono cambiata da allora ma questo non cancellerà il male che gli ho fatto. Renato mi ha raccontato di come si sia chiuso nel suo mondo, diventando apatico. Subito dopo Natale, fece i bagli e lasciò Acciano per tornare a casa sua: Civitavecchia, a poco più di un ora dalla mia Roma. Renato disse che stava a casa di sua nonna Cleofe. Non volli sapere più niente e non chiesi più notizie su di lui…

 

DAVIDE

 

A: E io non ti ricordavo così stronzo.

Sempre diretta èh scheggia.

Già una volta non ero stronzo, ma voi ragazze ai bravi ragazzi li catalogate come eterni amici. Me lo hai insegnato tu! Più siamo stronzi più ci desiderate. E sai che ti dico? Che funziona alla grande!

Abbasso lo sguardo perché so che ti ferirò e sussurro, più a me che a te, -ho imparato dalla migliore-.

Touche. Colpita e affondata. Game over cara scheggia.

Abbassi lo sguardo e fissi le scarpe, come pensavo ti ho ferito.

Non mi rispondi e sembri immersa nel tuo mondo.

D: Guarda che siamo arrivati.

Dico mantenendomi distaccato quando vorrei abbracciarti e dirti che è tutta acqua passata.

Cosa cosa cosa? Amico ma stai scherzando vero? Non farti sconvolgere di nuovo l’esistenza da una donna, da lei.

Punti i tuoi occhi nei miei.

I: Per quello che vale mi ha fatto piacere rivederti. Buona notte.

Apri la porta ed entri, senza lascarmi il tempo di replicare mi chiudi la porta in faccia.

D: Notte scheggia, rivederti è stato come la prima volta: un colpo al cuore.

Scuoto la testa e me ne torno a casa. Ad attendermi trovo mamma seduta vicino al cammino.

M: allora…?

D: sessanta minuti!

La butto sullo scherzo perché so dove vuole andare a parare e la cosa non mi piace.

M. Davide! Torna serio almeno due minuti!

Il suo tono, come sempre, non ammette repliche. Per di più non mi lascerà in pace fin quando non otterrà le risposte che cerca.

I: Sentiamo cosa vuoi sapere?

Le dico con tono stanco e arreso.

M: che effetto ti ha fatto rivederla?

I giri di parole non sono il suo punto forte! Senza pensarci un secondo rispondo secco:

D: che effetto avrebbe dovuto farmi scusa? Alessia appartiene al passato ormai.

Si certo come no, bravo Davide un conto è mentire a te stesso, ma a lei non hai mai mentito!

M: eppure l’hai chiamata scheggia…

 Già scheggia…perché dalla prima volta che l’ho vista mi è entrata dentro come una scheggia, fina ed affilata, procurandomi solo che dolore. Lei non ha mai capito il senso di quel sopranome, che si è andata ad intensificare dopo quel pomeriggio. Scheggia…perché mi aveva trafitto il cuore.

I: una volta soltanto- forse due- , è stata una cosa involontaria. Adesso scusa mamma ma vado in camera che domani mi devo svegliare presto.

Senza permetterle di replicare le baciai una guancia e me né andai in camera.

 

ALE    

 

Non ti ricordavo così stronzo.

Ho imparato dalla migliore.

Non riesco a smettere di pensarci. Le sue parole mi ronzano in testa da quando ci siamo lasciati. Eppure non può essere diventato così solo per causa mia, è sempre stato forte, poteva benissimo reagire. – non  è così che farai tacere i tuoi sensi di colpa- coscienza non ti sembra un po’ tardi per la ramanzina!?

Una volta a letto ripenso a quanto stavo bene in sua compagnia. Era una sorta di migliore amico, o forse qualcosa di più.

Sapeva sostituire ad ogni mia lacrima un sorriso, sapeva leggermi dentro e sapeva ascoltarmi per ora senza mai stancarsi. E come ho ricambiato tutto questo? Lasciandomi trascinare dal gruppo, lasciandomi convincere che eri da buttare. Ma tu mi piacevi così come eri, con la tua dolce goffaggine, e quel viso morbido.

Basta pensare a Davide , che sia il vecchio o il nuovo. Devo pensare a me e a cosa fare della mia vita.

Domani devo andare in giro alla ricerca di un locale in cui svolgere la mia attività. Per iniziare mi accontento di poco, potrei fare lo studio direttamente qui ma non tutti conoscono quetso paese e sarebbe complicato farlo raggiungere…

Chissà se del vecchio Davide sono rimasti almeno i sogni…

Ancora lui…Davide…con la sua immagine nella mente chiudo gli occhi e mi lascio andare tra le braccia di Morfeo.

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** A New Beginning ***


CAPITOLO 6

L'uragano che mi gira intorno
Sono solo io
Vedo la speranza in fondo a quell'oblio
Il difetto è l'esperienza che non ho ancora
Ma non me ne prendo cura
Non ho più paura
Laura Pausini. La Geografia Del Mio Cammino.

 

ALESSANDRA.

 

10 Gennaio.

 

 

Se questa fosse una storia a quest’ora avrei già un lavoro, le idee chiare su dove e come cominciare le mie ricerche e una sacco di mille cose che ora non mi vengono in mente. Ma…questa è la vita e se non mi metto in moto le occasioni non verranno di certo a bussarmi alla porta.

Mi preparo una fumante cioccolata e accendo il pc. Mi muovo di sito in sito fin quando non trovo un agenzia immobiliare che fa al caso mio. Chiamo e mi metto d accordo con una certa Fabiana, che in settimana mi richiamerà per farmi vistare alcuni locali al centro di Sulmona.

Mi richiamerà in settimana per visitare alcuni locali in zona centro.

Ora non mi resta che trovare una ditta catering con la quale affiliarmi, un fioraio di fiducia, parrucchieri ed estetisti, essenziali nel caso in cui l’evento da organizzare fosse un matrimonio, trovare un buon atelier per spose, ma che venda anche abiti da cerimonia e da cocktail,…una copisteria affidabile, fare una ricerca su locali, ville e quant’altro per le location degli avvenimenti…la lista sembra interminabile e un po’ il panico comincia a farsi sentire.

Immersa nel fiume dei miei pensieri non mi accorgo che qualcuno si è seduto al mio tavolo. Almeno fin quando non si schiarisce la voce.  Alzo gli occhi e me ne pento immediatamente, perché mi perdo nell’immenso verde degli occhi di Davide…DAVIDEE? Ma cosa ci sta a fare quìì? E soprattutto come diavolo  ha fatto ad entrare!

D: Ben tornata sulla terra! –sarcastico come al solito-

I: si può sapere cosa ci fai qui?  E come sei entrato!

Dico con un tono acido che stupisce perfino me. Questo ragazzo rischia di farmi impazzire.

D: Cos’è scheggia hai paura di non riuscire a trattenerti dal saltarmi addosso?

Boccheggio per un attimo.

I: No la tua presenza mi irrita, tutto qui. – come è possibile che nonostante i 3° io senta caldo?-

D: Certo, certo.

Sorride sicuro e spavaldo. Mente fissa il suo sguardo magnetico nel mio.

I: Non hai ancora risposto alle mie domande?

Si inumidisce le labbra con la lingua prima di iniziare a parlare. Se mi vuole morta sta sulla strada giusta! No, no e no! È solo Davide, Ale, solo Davide…ok forse dannatamente sexy Davide…ma pur sempre Davide…no?

D:… tutto qui, ma naturalmente eri troppo impegnata a Alessialandia per ascoltarmi!

Cioccata! Ero talmente presa a fare pensieri poco puri su di lui che ho dimenticato di ascoltarlo.

A: Scusa sono solo un po’…

D: agitata per la nuova attività? – mi suggerisce le parole-

Lo sto per ringraziare ma cosa ne sa lui della mia nuova attività?

D: se mi avresti prestato attenzione non ti saresti chiedendo cosa ne so della tua attività. –sorride divertito, per un attimo sembra il MIO Davide – Allora per fartela breve sono venuto a farti una proposta…

Lascia la farse in sospeso e cerco di assumere un aria intelligente perché sono sicura di avere la bavetta alla Homer Simpson penzolarmi dalla bocca.

D:ho un amico chef, che sarebbe interessato a collaborare con un’agenzia di eventi. Così parlandone con Renato mi ha raccontato del tuo progetto.

Si questo spiega perché sa del mio progetto ma…come diavolo è entrato?

D: e prima che tu corra a denunciarmi per violazione di proprietà privata posso dirti a mia discolpa che sono stato dieci minuti a suonare senza ricevere risposta e mi sono preoccupato, così ho preso le chiavi di Renato e sono entrato e ti ho trovata persa nei tuoi pensieri.

 Parla come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non so cosa rispondergli così mi limito a sorridere. Si è preoccupato per me e questo vuol dire che non mi odia!

I: Mi dicevi del tuo amico? –sposto al conversazione su terreno neutro ho paura di affrontare la conversazione odio/non odio-

Fissa il suo sguardo nel mio e si sistema meglio sulla sedia..

D:  è un tizio apposto, con ottime referenze ma di aprire un ristorante tutto suo non né ha la possibilità. Ha studiato alla scuola alberghiera e ha frequentato un seminario in Francia per tre mesi circa ricevendo un diploma. La sua idea era di associarsi a un’agenzia di eventi così da poter mettere da parte qualche soldo.

Ho ascoltato senza interromperlo e devo dire che la proposta è allettante…ma troppo rischiosa per un’agenzia ai primi passi.

I: Bè sarebbe un ottima idea…

D: Ma….

I: ma è rischioso affidarsi ad un solo chef, senza una cucina, una squadra o che so io

Mi guarda divertito e si sporge sul tavolo diminuendo la distanza tra di noi. Il suo profumo…

D: scheggia, scheggia quando ti ho detto che non ha una squadra né una cucina?

I: ma…

D: ma sei passata subito alle tue conclusioni! Non ha un ristorante vero e proprio ma ha trasformato la sua cucina in una cucina specializzata e prima che tu lo chieda a norma di legge, e ha una squadra composta da un aiuto chef e un tutto fare!

I: prima di risponderti vorrei parlare con questo ragazzo…

Inutile dire che con quello sguardo può chiedermi qualsiasi cosa! – signorina non va benee!-

D: bè in tal caso…questo è il suo numero…

Nel prendere il biglietto da visita che mi sta porgendo sfioro le sue mani, che sono insolitamente calde data la temperatura.  Ritira frettolosamente la mano e sospirando mi dice di dover andar via. E così fa senza lasciarmi il tempo di ringraziarlo.

 

 

 

 

 

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