Seasons of love {How do you measure a year in the life?}

di Hikary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [Gennaio]: Sigh no more, my love. ***
Capitolo 2: *** [Febbraio]: Drops of a bleeding hope ***
Capitolo 3: *** [Marzo]: Chromatic Mock-up Parade ***
Capitolo 4: *** [Aprile]: Less than a heart ***
Capitolo 5: *** [Maggio]: She's a rebel ***
Capitolo 6: *** [Giugno]: You raise me up ***
Capitolo 7: *** [Luglio]: I hope you fly ***
Capitolo 8: *** [Agosto]: Kiss me, kiss me, kiss me. ***
Capitolo 9: *** [Settembre]: Fading life ***
Capitolo 10: *** [Ottobre]: Think of us. ***
Capitolo 11: *** [Novembre]: Fallin' up ***



Capitolo 1
*** [Gennaio]: Sigh no more, my love. ***



What/WTF?!/Why: Sua Tirannica Simpatia a.k.a. la Sammy mi rifilerà una canzone al mese fino alla fine dell'anno e io ci scriverò su a qualsiasi costo. Possibilmente cose devastanti sulla Fiyeraba bookverse, si capisce ù.ù


Seasons of love from Rent


Song: Come saprei - Giorgia

Verse: Bookverse

Timeline: City of Emeralds; prima volta ( chiusa parentesi sulle auto-speculazioni di Elphie ù.ù) dei due.

Character e/o pairing: Fiyero/Elphaba ( e Galatino, lì, somewhere, che guarda gli uccellini come Skinner in The Truth xD).

Desclaimer: Sign no more é l'inizio della ballata di Much Ado about Nothing.



Sigh no more, my love

[Gennaio]



Io ci arriverei

nel profondo dentro te

nei silenzi tuoi

[...]

Quando stai lì

e non sai che voli prendere.



C'era un dolore in quel silenzio che lo fece tremare: di rabbia, paura, di un sentimento sconosciuto troppo intenso per la sua natura. Lei, lei che era tanto forte ...non avrebbe dovuto soffrire, no.

Non per colpa sua.

L'istinto lo obbligò a muovere un passo in avanti, a dispetto di una più ragionevole ritirata, perfino del semplice restarsene lì, immobile, a guardare in silenzio quello scoppio di emotività così dannatamente insolito e destabilizzante – e da quando Elphaba e l'equilibrio di Fiyero erano in qualche modo collegati? Ma d'altronde le scelte avventate, negli ultimi tempi, si erano rivelate assai più affidabili di tutte le altre idee: d'istinto l'aveva riconosciuta nella cappella di Santa Galinda, d'istinto l'aveva seguita fin lì. Ed ora, senza pensare ad altro che a quelle lacrime, senza ascoltare nulla se non i battiti forsennati del proprio cuore, Fiyero decise cosa fare.


Come saprei

richiamare gli occhi tuoi

incollarli ai miei.

[...]



C'era un dolore in quel bacio che non avrebbe mai dimenticato.

Eppure ebbe l'impressione che i baci e le carezze lenissero almeno un poco, seppure impercettibilmente, quella sofferenza; gli parve che il tremito delle sue spalle si calmasse appena, ma costantemente. Ed Elphie premeva il proprio corpo contro il suo con una tale urgenza, come se Fiyero potesse scivolare via da un momento all'altro, senza stringerlo davvero, senza cercare davvero la sua bocca, lasciando che fosse lui a farlo...

Perciò continuò a baciarla e accarezzarla, le mani sulle spalle perché smettesse di tremare, sospreso di quanto fossero morbide e arrendevoli le sue labbra.


Come saprei amarti io

nessuno saprebbe mai.


Fiyero disegnava piccoli cerchi imperfetti con la punta del naso, sfiorandole delicatamente la schiena. Elphie gli dava le spalle, rabbrividendo nel dormiveglia – per il freddo, questa volta; in effetti, il gelo di quel posto era pura follia. Il giovane principe baciò il punto esattamente a metà tra le due scapole, soffermandosi un po' più del necessario a ripercorrere con l'indice la linea dell'osso: Elphie era insospettabilmente magra, quasi gracile, sotto i suoi mantelli da strega delle fiabe. E di certo Fiyero era l'ultima persona al mondo che avrebbe potuto porsi domande del genere, fino a poche settimane prima.

Elphaba si mosse leggermente e Fiyero, in cuor suo, sperò ardentemente che si fosse svegliata. Incapace di resistere alla tentazione, si sporse a baciarla sulla guancia, sull'angolo della bocca e sul collo, lì solo con qualche rapida sortita, giusto per strapparle un “ Fiyero...!” ammonitore che non sortì il benché minimo effetto. Soddisfatto, l'abbracciò stretta, affondando il viso nell'incavo tra la spalla e il collo. Elphaba cercò la sua mano tra le coperte e vi intrecciò la propria. Per un po' rimasero così, sempre silenziosi, ignorando i minuti che passavano, concentrati solo sulla dolcezza di quell'abbraccio; un sentimento, la dolcezza, in cui paradossalmente, nelle loro esistenze diametralmente opposte, entrambi non si erano mai imbattuti prima d'ora.

Fiyero mormorò qualcosa contrò il suo orecchio, che la persuase a voltarsi. Quando furono faccia a faccia, il ghigno impertinente di Fiyero si specchiò nello sguardo vendicativo di Elphie, con una scintilla deliziosamente diabolica.

Il dolore della sera prima era sparito già da tempo, intrappolato dai loro abbracci, soffocato dai troppi baci. Elphie tremava solo d'impazienza, o di gioia; e Fiyero desiderò cancellarlo dalla propria mente, quasi che lei potesse percepirlo e ricordarlo a sua volta. Non lo sapeva ancora, Elphie, di aver fatto la scelta giusta fidandosi di lui. Ma glielo avrebbe dimostrato.

Dio, l'avrebbe fatto eccome, l'avrebbe stretta troppo forte perché potesse piangere di nuovo.


Come saprei

riuscirci io

ancora non lo sai.



Notes

Le Fiyeraba bookverse generano attacchi di panico.

Questa fic in particolare (mi) ha generato attacchi di panico.

Quella terrorista della mia migliore amica genera attacchi di panico!


Sam, honey, forse stai pensando che sono stata un po' stronza a rigirare la canzone ma a seguire letteralemente il testo con questi due viene meravigliosamente una fic da p0rn!fest in puro Maguire!style – il che non é necessariamente un male ma devo proprio scriverla io? la mia musa poetica ha voluto così ù.ù


Maguire ha sempre questi dettagli inspiegabili, tipo le ossa: caviglia ossuta...? Anche se ammetto che, essendo un Fiyero's pov, tutto può essere ù.ù


So ..what about?

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Capitolo 2
*** [Febbraio]: Drops of a bleeding hope ***


Song: Il cielo d'Irlanda – Fiorella Mannoia
Verse: Bookverse
Timeline: City of Emeralds. Piccolo SPOILER! Sui libri seguenti.
Character e/o pairing: Malky ( in italano Galatino ), Elphaba, Fiyero ; Fiyero/Elphaba.
Desclaimer: non mi appartiene nulla se non la vendetta. A te, Sam ù.ù


Ad una certa Rachel;
il perché mi pare ovvio <3


Drops of a bleeding hope.

...ti annega di verde e ti copre di blu,
ti copre di verde e ti annega di blu.



La prima volta che l'uomo aveva messo piede nel loro rifugio, un brivido gli aveva scosso le vibrisse. Come un presagio. Malky era troppo sicuro di sé e dei suoi miagolii così animaleschi, all'epoca, per prestarvi troppa attenzione. Pensò che fosse una chance per scoprire qualcosa di più interessante della ricetta per la torta di mele.
Ironia della sorte, l'uomo portò con sé tante cose, tra cui ricette per almeno una mezza dozzina di torte che Elphie non aveva mai cucinato prima. Malky scuoteva via la farina dal muso mentre la osservava da sotto il tavolo, contandone i sospiri, interrogandosi sugli enigmatici sorrisi che spuntavano all'improvviso, di tanto in tanto, ad incresparle le labbra.
Imparò che Fiyero significava conversazione; e che una conversazione, per quanto fatta di no, non posso parlare...! non chiedere, ti prego, rendeva molte più informazioni dei solitari silenzi di Elphaba. Ma significava anche scarsa considerazione dal tramonto all'alba, occasionalmente anche cene e colazioni saltate. Lei non si curava di nient'altro quando lui arrivava.

Malky era curioso.
Dannatamente curioso, per la verità, di quel bizzarro principe di non-si-capiva-bene-cosa, stabilitosi ad Emerald City per non-si-sapeva-bene-quanto, che assecondava amorevolmente gli sbalzi d'umore della sua padrona, sopportava con garbo i segreti e quell'alone di imminente colpo di stato che pareva avvolgerla ogni volta che rientrava dalle sue fantomatiche missioni. Non era lì per fare psicologia spicciola, eppure talvolta si domandava cosa diamine ci facesse in quel posto, con loro due, se davvero aveva un regno e una moglie da qualche parte nel Vinkus. Per quanto analfabeta e ingrassata – parole sue, Malky le aveva udite con le proprie orecchie – non era forse preferibile ad uno spettro verde che voleva avere sempre l'ultima parola su tutto?

Iniziò a pensare che Fiyero non fosse del tutto in quadro; perché lui amava davvero Elphaba.
E anche lei lo amava, ne era sicuro. Questa era la torta che aveva sempre sognato di mangiare e man mano che Lurlinamas si avvicinava, l'eccitazione per i mille risvolti di quella scoperta lo divorava fino alla punta della coda. Che muoia, soffiava tra i denti, sospirando al pensiero di riavere le sue agognate parole. Che importava?
Erano due folli che correvano verso il baratro dalla stupida notte in cui lei gli aveva permesso di restare. Povera, sciocca, illusa, povera padroncina mia.

Il freddo lo torturava.
Fiyero era un corpo intirizzito in più con cui dividere la coperta. Maledicendolo con un miagolio, s'infilò tra le lenzuola, strusciando il dorso contro le gambe di Elphie. Nel sonno lei si mosse, senza svegliarsi. Malky voleva dormire in mezzo ai due innamorati, come suo solito, per godersi almeno un poco di calore umano. A che serve fare il gatto, altrimenti?
Il muso riemerse dal lato opposto della coperta e cautamente posò una zampa sul petto di Fiyero, domandandosi se il suo peso lo avrebbe svegliato. Dormirò dietro ai cuscini, contro la testiera del letto, decise. Saltò il principe con un balzo aggraziato e andò ad acciambellarsi nel luogo prestabilito. Sonnecchiava. Il sibilo del vento non gli permise di addormentarsi per diverse ore. E finalmente, quando le palpebre si fecero troppo pesanti, uno schianto al piano inferiore lo fece quasi trasalire. Topi, pensò all'istante. Ma lui era un Gatto, non un vero gatto, perciò nessun istinto gli impose di scendere e lanciarsi nella caccia. Anzi, sbadigliò.

D'apprima, nell'aprire gli occhi, pensò di essere ancora in uno di quei sogni illogici, fatti di forme e suoni astratti, che sempre tormentano chi dorme malamente. Un flash, un guizzo bicolore che per un attimo lo lasciò sordito.  ...Cos'era mai? Malky si sporse in avanti.
Con il muso sforava le spalle, vicine, dei due umani addormentati, una sottile, di cui scorgeva il profilo ossuto della scapola, l'altra regolare, fiera nella sua imponenza. Due spanne più sotto, la mano di Elphie si apriva a ventaglio sul torace del suo principe, come un piccolo smeraldo filiforme annegato in un oceano blu diamante. Un contrasto pauroso, un'armonia sconvolgente.
Un senso, in quei due corpi vicini, che Malky non era mai stato capace di vedere.
Fino a quel momento.
L'amore, in fin dei conti, non era tanto logica o buonsenso; somigliava più ai sussurri delle loro notti gelide, alle attese di Fiyero dietro alla porta. Probabilmente, l'amore aveva il profumo di una torta di mele.

Mancava poco a Lurlinamas.
A Malky parve di vedere la fine, in una cinica – o realistica? - premonizione di morte: erano due folli che correvano verso il baratro, tenendosi per mano, verde con blu, schegge di speranza infranta  in un abisso di dolce oblio.


Notes
Immensamente felice :)
Perché amo scrivere queste cose crudeli, questi pov che non stanno né il cielo né in terra, con un bell'alone di Morte & Disperazione che fa tutto più bello!

#1 Il titolo é un po' criptico, lo so ...in un certo senso dice la stessa cosa dell'ultima frase rovesciandola.
La speranza é verde, come lo smeraldo; le gocce sono convenzionalmente blu/azzurre, almeno per come penso lo stereotipo di una goccia ^//^ Le speranze di Elphie – ammesso che siano mai esistite – vanno sbriciolandosi e può solo “ annegare” nel suo principe, perché quando é con lui e dimentic il resto può essere felice – l'oblio. Vista al contrario, le gocce sono quasi “ scacciate” dalla speranza ferita, che soffre terribilmente; e sono sì le gocce blu, ma se sono il “ sangue” della speranza possono anche essere verdi. Quindi, in entrambi i casi, Fiyero ed Elphie si annullano l'uno nell'altro, solo insieme sono abbastanza per sopravvivere.  

#2 Precisazioni sullo spoiler: nei libri successivi a Wicked ( A lion among man) si scopre che Malky/Galatino prima di tutto é un Animale, in più é una spia del Mago – ergo quel bastardissimo felino é la causa principale della morte di Fiyero ai miei occhi è.é

#3 Elphie fa le torte ed io questa cosa non me la spiego proprio O.o Però fa le torte a Fiyero e lui fa i cuoricini nella farina, perciò amen xD


Bookverse II | Musicalverse /
...almost epic win xD

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Capitolo 3
*** [Marzo]: Chromatic Mock-up Parade ***


Song: Paint it black – Lee Mead's version
Verse: Musicalverse + opzione “ Fiyero con tattoo non sul viso” + Avaric molto musicalverse ma fisicamente é ripreso dal libro.
Timeline: dopo la lion scene MA ambientato in uno di qeugli universi strani che piace tanto alle ficwriters americane dove sono tutti felicemente a scuola e Galinda e Fiyero si sono ancor più felicemente lasciati. Bah.
Character e/o pairing: Elphaba, Galinda, Avaric, Fiyero ; Fiyero/Elphaba implicito.
Desclaimer: non possiedo nulla. Seneca é fiero di me <3

A loro,
per quella mattina
e per tutto quello che é venuto prima e dopo.


Chromatic Mock-up Parade.



I see a red door and I want it painted black.
No colors anymore, I want them turn to black.

C'erano tante cose su cui Elphaba Thropp non aveva mai riflettuto prima della sua amicizia con Galinda. Ed una di queste era, senza ombra di dubbio, il colore dei suoi vestiti.
Non aveva molte opzioni cromatiche nel suo armadio, non c'erano mai state. Nemmeno Nessarose andava pazza per i colori sgargianti, a dirla tutta, né tantomeno le due sorelle avevano l'abitudine di fare shopping insieme. O di fare shopping, punto. Nessa era stupenda, eppure si ostinava a vestire in maniera molto sobria; Elphie conosceva bene il motivo.
Una delle questioni che le trovava d'accordo, tacitamente alleate: perché attirare l'attenzione?
Come se non fossero già state un piccolo circo ambulante, la ragazza verde e la sua sorellina storpia. La meravigliosamente tragica e la tragicamente meravigliosa.
Che coppia, wow!
Perciò d'accordo che Galinda fosse un'autorità in fatto di moda, d'accordo pure sul fatto che il rosa va forte con il verde! e che le sue trecce, magari, non fossero proprio il massimo dell'acconciatura... Ma per nessun motivo al mondo Elphaba sarebbe entrata in classe con quel fiore rosa in testa.
Di nuovo.
Era un evento passato decisamente in secondo piano dopo tutta la faccenda del leoncino, però non poteva certo aspettarsi un divesivo così ecclatante per ogni lezione. No, proprio no. Avrebbe forse dovuto incoraggiare altre prese in giro? Altri sguardi, altri mormorii?

Fiyero ...di nuovo?
Era stato così imbarazzante doversi spiegare.
Lui non era miminamente in grado di farsi gli affari suoi, ovviamente. Così adesso le toccava rinunciare a quello stupido fiorellino per colpa sua, anche se avrebbe voluto metterlo.
Più o meno. Se avesse voluto metterlo; però non le importava affatto. Ma se le fosse importato, non l'avrebbe comunque indossato per paura che lui lo notasse...
Quindi, insomma, in qualunque modo la si rigirasse, era tutta colpa di Fiyero!

« Tu non esci da questa stanza finché io non ti avrò pettinato. »
« Come accidenti fai a sapere che stavo pensando ai miei capelli? »

Galinda smise di spazzolarsi i riccioli biondi e guardò la compagna di stanza di traverso, quasi offesa da quella scarsa considerazione del proprio intuito.

« Qualunque ragazza pensa ai propri capelli per l'85% del tempo. Statisticamente, avevo molte più probabilità di indovinare che con qualsiasi altro argomento. »

Statisticamente..?
Da quando Galinda era a conoscenza dell'esistenza delle statistiche o di qualunque altro concetto matematico? Elphaba doveva forse preoccuparsi?

« Stai uscendo con qualcuno che frequenta un corso di matematica? » domando.

Magari ha sentito la parola e per puro caso ha azzeccato il contesto.

« Sono vedova da poche settimane, Elphie. »
« Non sei vedova, Glin! Sei single. »
« E' lo stesso. Devo superare lo shock. »
« Ma vi siete lasciati di comune accordo...! »
« Devo superare lo shock di essere single a meno di un mese dalla festa di Pfannee, non ha nulla a che vedere con Fiyero. Ho bisogno di una relazione consolidata per quando dovrò andarci! Si rischiano pessime figure, con gli sconosciuti. »
« Esci con Boq. »
« Se tu esci con Avaric. »
« Okay, me la sono cercata. » Elphaba scacciò metaforicamente quella conversazione con un cenno della mano in direzione dell'amica « Puoi spazzolarmi i capelli, nient'altro. »

Galinda sorrise, raggiante.
Vide il suo sorriso riflesso nello specchio e sorrise due volte, ancora più soddisfatta. Iniziò un frenetico cambio di abitini primaverili, in cui occasionalmente venne interpellata anche Elphaba. Galinda metteva sempre un impegno lodevole nel prepararsi, la mattina, non importava quanto fosse stanca o quanto poco interessante fosse la giornata davanti a lei. Io mi vesto per me stessa, le aveva confessato, una volta. Sembra che lo faccia per piacere agli altri, ma sai una cosa Elphie? Per piacere agli altri devo sentirmi bella e perciò indosso quello che mi piace.  Quello che all'inzio appariva come uno spreco di tempo ed energie, ora era riconosciuto a pieno titolo da Elphaba quale rituale indispensabile. Forse la gente comunque si vestiva per stare al passo con la moda o senza nemmeno sapere perché; ma Galinda Upland  aveva fatto dell'abbigliamento una filosofia di vita, rispettabilissima e soprattutto efficace.
Così, quando il cielo era grigio e tuonava fin dal mattino, lei si alzava al settimono cielo tirando fuori dall'armadio il suo impermeabile azzurro pastello e ringraziava il cielo per la pioggia.
Benedetto ottimismo.

E tuttavia, chi era Elphaba per criticare qualcuno che aveva scovato la formula della felicità nel proprio armadio?


I see the girls walk by dressed in their summer clothes,
I have to turn my head until my darkness goes


« ...e se ti prestassi un vestito? »

Elphaba fu scossa da un tremito.

« No, grazie. » rispose educatamente.
« Magari non nero... E no » aggiunse Galinda, vedendo che Elphie stava per controbattere « il blu scuro non conta come altro colore. »
« Io adoro il blu. E il nero. »
« Che ne dici dell'azzurro? E' simile al blu, ma anche a qualcosa di vivo! »
« Galinda io... » prese un gran respiro e si preparò a dare una spiegazione che senza dubbio non le sarebbe piaciuta « ...non mi sento a mio agio con i colori ...troppo colorati. Sai com'é » si strinse nelle spalle « non sono esattamente sbiadita. »
« Oh. »

Con sua gran sorpresa, Galinda si limitò ad annuire. Prese tra le mani il suo fiore preferito – quello rosa shocking – e sospirò tra sé. Se non l'avesse conosciuta bene, Elphie avrebbe potuto scommettere che stesse rflettendo. Alla fine si alzò e con gran solennità andò a posare il fiore sul letto dell'amica, come fosse una reliquia sacra.

« Lo immaginavo. Per questo ti avevo dato un fiore, l'altra volta. I tuoi capelli sono così belli! »

Elphaba era troppo sbigottita perfino per ringraziare.
Record nella storia di Shiz, Galinda prese la borsa e si avviò verso la porta per andare a lezione prima di Elphaba.

« Comunque » concluse, prima di andarsene « se mai ti venisse voglia di cambiare tono, il rosa spacca con il verde. »

Agitò una manina.

« Ci vediamo in classe! » trillò.

Elphaba storse il naso.
Rosa...
Raccattò le sue cose – libri, una marea di appunti disordinati, penne e ancora penne. E il fiore di Galinda? Infastidita dalla sua vista, lo cacciò in borsa senza pesarci troppo su.
Invece di fare colazione, pensò di fare due passi sulla terrazza del primo piano. A quell'ora la caffetteria sarebbe stata affollatissima, non c'era motivo di andare ad accalcarsi per un rimasuglio di fiocchi d'avena o qualche fetta di pane tostato. L'aria fresca e la quiete della terrazza sembravano molto più invitanti ai suoi occhi.

Naturalmente oggi non é la mia giornata, mugugnò tra sé, quando, giunta a destinazione, si accorse di una figura beatamente stravaccata sul muretto posto a mo' di ringhiera. Con la fortuna che ho, si tratterà senz'altro di Fiyero. Stava quasi per fare dietro-front, ma la figura si mosse. Alzò la testa, la osservò per qualche istante e saltò giù dal muretto, correndo verso di lei.

« Thropp! Incredibile, cercavo proprio te. »

Elphaba storse il naso.

« Avaric. »

Il ragazzo si guardò attorno con circospezione, controllando che non ci fosse pubblico, e le fece ancora più vicino.

« Avrei bisogno di un ..ehm, supporto amichevole. »
« Vuoi chiedere a Galinda di uscire? » sbuffò la ragazza, rotenando gli occhi.
« Cos- ..no! » s'interruppe « Per caso  lei ti ha detto che vorrebbe uscire con me? »
« No... Di che stiamo parlando? »
« In teoria volevo chiederti un favore scolastico, ma se dici che Galinda potrebbe essere ineteressata... »
« No, per l'amor del cielo, no! Non é interessata! Ci manca soltanto vederti ogni sera a bussare alla nostra porta per uscire con lei ...un incubo. »
« Forse siamo partiti con il piede sbagliato. »
« Forse tu sei partito quando avresti dovuto fermarti! »
« Credevo avessimo superato la faccenda dell'incidente... »
« L'hai capita subito, eh? Coscienza sporca? Sto aspettando le tue scuse. »
« Chiedile a Fiyero! »
« Fiyero mi ha già fatto le sue scuse. » mentì Elphaba.

In realtà, quello che intedeva dire, era che il principe aveva ottenuto il suo perdono ormai da un pezzo. Avaric incassò l'ultimo colpo sgranando gli occhi per lo stupore.

« D'accordo ...sono terribilmente spiacente per averti investita mentre portavo a spasso Sua Maestà La Pigrizia Fatta A Persona. Avresti tanto buon cuore da lasciarmi copiare i tuoi appunti di scienze in vista del test di giovedì per cui non so assolutamente nulla? »

Avaric, a modo suo, aveva una certa capacità di persuasione. Lungi dal competere con gli occhioni da cucciolo di Fiyero – arma di distruzione di massa a dir poco letale, a cui non era immune nemmeno Elphaba – vantava comunque un viso angelico incorniciato da riccioli biondi e due occhi di un azzurro così chiaro che parevano quasi argentati. Elphie ne constatò con distacco l'efficiacia e il metodo ben consolidato, tuttavia ben lontano dagli standard a cui l'aveva abituata la convivenza con una certa Miss Upland.

« Scuse accettate. Appunti negati. »
« Non essere crudele! »
« Non c'é una sola ragione al mondo per cui dovrebbe importarmi della tua media scolastica, tantomeno di te. Ora, con permesso, vado a cercare Galinda. »

Avaric lasciò che si voltasse senza controbattere; poi, appena fu certo che non l'avrebbe visto in tempo, si avventò sulla sua borsa con sorprendente agilità.

« Ah-ah! Presa, Miss Elphaba! »
« Avaric, razza di infame! Ridammi immediatamente la borsa o ti trasformo in un ...ti coloro la faccia di arancione, ecco cosa! »
« Tanto non sei capace! » la schernì con una linguaccia, sempre tenendosi a debita distanza « Sarai anche una strega, ma sono assolutamente sicuro che non ne saresti capace. »
« Vogliamo provare?! » strillò Elphaba, schiumante di rabbia.
« Rilassati. Prendo gli appunti e ti restituisco la borsa, okay? »
« No! »

Elphie, ostinata, riuscì ad afferrare la tracolla e iniziò a tirare per strapparla di mano al ragazzo. Avaric non voleva saperne di mollarla, finché si udì un leggerissimo “ crack” che lo persuase a lasciare la presa, prima di rompere la borsa e giocarsi la vita. Ma Elphaba non era preparata ad averla vinta così presto; ancora protesa nello sforzo, volò all'indietro per l'improvvisa mancanza di un avversario e rovinò a terra, rovesciandosi addosso l'intero contenuto della sacca.

« Elphaba! Oh, mi dispiace, mi dispiace sul serio! Questa volta non l'ho fatto di proposito. »
« Idiota, dammi una mano piuttosto! »

Avaric si affrettò ad obbedire.

« Questo sarebbe...? » sollevò il fiore di Galinda per osservarlo meglio « Ehm, cosa sarebbe? »
« Un fiore. » ribatté secca Elphie, strappandoglielo di mano « E' di Galinda. »
« Capisco. »

Elphaba lo strinse possessivamente nel pugno chiuso, portandoselo al petto.

« Scusa. » aggiunse subito Avaric.

Senza nemmeno sapere perché. Gli occhi scuri della ragazza lo fissavano rabbiosi, eppure Elphaba pareva più sgomenta, quasi sorpresa che quell'oggetto fosse nella sua borsa, che davvero infuriata con lui. Avaric onestamente non pensava che preoccuparsi della ragazza verde fosse qualcosa di disdicevole e che avesse gravi controindicazioni per la propria salute; però, ecco, c'era quel fatto della popolarità, che era di gran lunga più importante. Ed era più importante non perché lei fosse verde, né perché fosse Elphaba: se fosse stata blu e si fosse chiamata, che so, Sarima, non avrebbe fatto alcuna differenza. Era l'emarginata di turno ed ignorarla era una necessità sociale.
Forse un giorno la soceità avrebbe deciso che le bionde con i vestiti a palloncino erano le nuove freaks della scuola e allora Avaric avrebbe ignorato Galinda. Tutto sommato, infatti, la ragazza verde non si allontanava troppo dal suo compagno di stanza copertò per metà di diamanti blu.
Ma alla fine lanciò un'occhiata circospetta al corridoio per appurare che fossero soli e le tese una mano, aiutandola ad alzarsi. In fin dei conti, é pur sempre la ragazza che ha mandato completamente fuori di senno il mio migliore amico, rifletté tra sé, in una pratica e perfettamente lucida analisi dei fatti basata sull'osservazione del recente comportamento – assurdo – di Fiyero.
E lì ecco il flash.

« Elphaba » domandò, senza pensare « ma tu questo fiore non lo avevi in testa, durante una lezione? Forse ...ma sì, quella del leone? »

La ragazza face un balzo indietro.

« Tu cosa diavolo...? »
« Calma. » Avaric mise le mani avanti per precauzione « Io sono innocente. Fiyero. »

Una parola chiarissima.
Elphaba scrollò le spalle.

« Sì, mi ha presa un po' in giro. » mentì di nuovo, ostentando una tranquillita che andava via via perdendosi, parola per parola.

Il modo in cui l'aveva guardata allora, quello che era accaduto dopo... No, lei non poteva nemmeno permettersi di ricordarlo. Lui probabilmente era davvero il principe che si era dimostrato quel giorno, ma lei non sarebbe mai stata una principessa. Non sono lei.  


 I see a line of cars and they're all painted black.
With flowers and my love, both never to come back.


« Devo aver capito male, allora. » ribatté Avaric, con un tono pacato ed una gentilezza che lei non aveva mai sentito prima « Mi pareva che il concetto fosse “ il rosa spacca con il verde”. Devo proprio aver capito male. » ripeté.
« E' ...una frase di Galinda. »
« Sempre Galinda, eh? »
« Già. »
« Chissà perché si sono lasciati. »

Silenzio.

« E sono rimasti ottimi amici. »

Silenzio.

« Quindi, ricapitolando, il fiore rosa che hai é di Galinda, abbiamo scoperto che il rosa spacca con il verde, Fiyero é single e ..beh, tu sei verde. Buffo, sembrerebbe quasi che tutto questo possa perfino avere un senso, no? »

Un senso chiamato Galinda?, iniziava a domandarsi Elphie.

« Bene, con permesso, Miss Elphaba. E scusami ancora per averti rovesciato i libri. »

La salutò con un mezzo sorriso, a cui Elphaba non rispose. Soltanto quando si fu allontanato di qualche passo, la ragazza si riscosse.

« Avaric! » lo chiamò. « Hai scodato gli appunti di scienze. »

Tese il braccio verso di lui, offrendogli un quaderno sgualcito.

« Ti ringrazio. »
« Non c'é di che. »

Ancora stordita dal colloquio con Avaric, Elphaba tornò in camera.
Voleva lasciarci il fiore di Galinda, perché aveva la sensazione che quel microscopico tripudio di rosa le avrebbe causato non pochi guai.


I see people turn their heads and quickly look away.
Like  newborn baby, it just happens ev'ryday.


Si stupì di se stessa, mentre si avviava verso la propria stanza.
Stava davvero facendo un dramma di cosa gli altri pensavano di lei?
Stentava a riconoscere la ragazza che era arrivata a Shiz, quella che si era ripromessa di non lasciarsi mai più turbare dalle occhiate altrui. Perché, perché ora diventava tutto importante?
Fino a quando non fu di nuovo seduta sul proprio letto, la risposta non arrivò. Sul comodino, in cima ad una pila di libri, c'era il cappello. Elphaba vi posò accanto il fiore e guardò sé stessa e Galinda, per la prima volta dall'esterno. Erano una buffa accoppiata, a modo loro, eppure non stonavano. Poggiò due dita sul fiore e decise che in effetti il verde ed il rosa non erano poi tanto male. Lei era quel cappello, a cui in cuor suo era sempre stata affezionata. Non quel fiore, benché avesse il diritto di giocare a travestirsi “ da Galinda”, qualora ne avesse avuto voglia. Ma era il suo cappello nero, insolito e fuori moda, fiero ed anticonformista. Familiare.

I look inside myself and see my heart is black.
I see my red door – I must have it painted black.

Era soltanto questo che importava, soltanto questo quello che aveva cercato di dirle lui: se non lo stai facendo per te stessa, non ti serve cambiare. Quel brivido, quelle strane entità svolazzanti nello stomaco, le aveva sentite per lei, per come era davvero?
Qualcuno poteva volerle bene, poteva amare il vecchio cappello nero?

Senza pensarci afferrò il cappello e se lo mise in testa.
Uscì dalla stanza prima che il buon senso tornasse, cercando di tenere la testa alta nonostante le espressioni sbigottite degli altri studenti che la vedevano passare. Era la sua personale punzione autoinflitta per aver dubitato di se stessa, il suo castigo per l'altro tradimento ai proprio principi. Questa idea terribilmente stupida la fece sorridere.
Elphaba entrò quindi a testa alta e per di più sorridendo nell'aula di scienze.
Sorridendo per qualcosa che stava indossando?
Santo cielo, se mai Galinda si fosse ripresa dallo shock, sarebbe stata fiera di lei.
Non che fosse facile ignorare le gomitate che i compagni si davano l'un l'altro nel vederla conciata in quel modo – ma non si faranno male? - però la cosa buffa era vederli tanto scioccati dal cappello,  senza che nominassero nemmeno una volta il colore della sua pelle.


Maybe then I'll fade away and not have to face the facts.
It's not easy facing up when your world is black.


Per la prima volta in vita mia, credo di aver trovato qualcosa che mi piace indossare.

Sospirò.
Probabilmente per Fiyero non faceva nessuna differenza vederla con un cappello in testa piuttosto che senza; ma forse anche per questo lui non era come gli altri –  non lo era più. Almeno avrebbe visto che il suo consiglio era stato capito, apprezzato e alla fine anche messo in pratica.
C'era una sola Galinda. Ed una sola Elphaba.
Amiche, compagne di stanza, profondamente diverse, quasi complementari. Ed era uno spettacolo vederle insieme, perché il rosa spacca con il verde.
Quando mancava meno di un minuto all'inizio della lezione, arrivò anche Fiyero. Con molta calma, naturalmente, e andò dritto da Elphaba. Aveva una curiosa andatura, che lì per lì Elphie attribuì ad una sbornia non ancora smaltita; scivolava, con la testa reclinata in modo innaturale.

« Ciao. »

Elphaba lo fissava in maniera molto poco diplomatica.

« Hai male al collo? »
« N-no.. » rispose Fiyero, senza capire.
« Sei già ubriaco alle nove del mattino? »
« Buongiorno anche a te Miss Elphaba. »
« Oh, buongiorno. » sbuffò lei, gonfiando le guance.

Fiyero tossicchiò.

« Che hai? » domandò lei con molta poca cortesia.
« Bel cappello. » buttò lì il principe.

C'era una chiara nota ironica nella sua voce.
Elphaba fu sul punto di svenire.
Quell'idiota, quell'infame, quel traditore...!
Possibile, che si fosse sbagliata in maniera tanto clamorosa?

No more will my green sea go turn a deeper blue.
I could not forsee this thing happening to you...

« Davvero un bel cappelo, peccato sia ormai passato di moda. Oh, certo, dopo la festa dell'Ozdust é stato in vetta alle classifiche per un sacco... »

Okay, é ubraco, decise Elphaba.

« ...ma sono spiacente di informarti che il pezzo forte al momento é un altro. »

Così dicendo scosse appena il capo ed Elphaba si rese conto che forse ubriaco era un termine riduttivo per spiegare la completa e totale idiozia di quel ragazzo – ma che diamine...?!
Incastrato tra i suoi bei riccioli color cioccolato, c'era un fiore rosa, identico a quello di Galinda. Non ci credette subito, le occorsero diversi istanti per essere certa di aver davvero visto Fiyero Triggular con un fiore rosa shocking nei capelli!

« Oh. » disse semplicemente, « Oh. » e sgranò gli occhi.
« Sai, Avaric mi aveva accennato un paio di cosette poco fa, a proposito di rosa, verde, Galinde e cose così. »
« Cose così? »
« Sì, appunto. » le scostò la sedia dal banco, invitandola a sedersi, e prese posto nel banco accanto « E così ho iniziato a preoccuparmi » continuò, sottovoce, mentre entrava il professore tallonato da due o tre ritardatari ansanti « che tu ti stessi, come dire ...Galindizzando troppo. »
« Ah!, io sarei Galindizzata?! » lo apostrofò scherzosamente, cercando di non scoppiare a ridere o perlomeno di farlo a bassa voce.
« A quanto pare siamo più al sicuro del previsto. »

« Fiyero? »
« Mmm? »
« Sai, quel fiore ti dona davvero. »
« E quel cappello ti fa più alta. »

Fu così che, per la prima volta nella sua carriera scolastica, Elphaba Thropp venne sbattuta fuori dalla classe – assieme ad un più avvezzo Fiyero Triggular – dopo essere scoppiata a ridere, apparentemente senza motivo, nel bel mezzo della lezione.


If I look hard enough into the setting sun,
my love will laugh with me before the morning comes.



Notes
La gag di Fiyero con il fiore esiste ed é stata fatta al mock-up matinée del 5 Febbraio 2011 per il cast change londinese <3 E posso dire io c'ero. Era diversa, ma da morire X°D

- l'espressione usata nel musical é " galindafied", difficile da tradurre ù.ù
- Sarima blu é una bastardata gratis ;D ( tra l'altro, mi sono sempre chiesta se siano solo i nobili ad avere i diamanti o come funzioni in generale... )
- Elphie che gonfia le guanciotte quando sbuffa é RPS x)p
- Galinda che adora i capelli di Elphie é canon nel bookverse.

(Paint it black + RPS? Cara la mia Sam, sono stata così brava che il prossimo mese dovrai per forza essere buona! Sempre che tu ne sia in grano xD).

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Capitolo 4
*** [Aprile]: Less than a heart ***


Song: The girl from Ipanema – Frank Sinatra you've been so damn bitchy, darling, but I'm bitcher than you x)p
Verse: Musicalverse. A parte il fatto che ho usato il nome del Leone che compare nei libri – devo ancora capire quali ù.ù – ovvero Brrr.
Timeline: March of the Witch Hunter ( prima che Glinda vada a Kiamo Ko, in sostanza).
Character e/o pairing: Boq, Glinda, Brrr ; Fiyeraba implicito, hints Boq/Glinda.
Desclaimer: non possiedo nulla, tantomeno Boq.


Ai nostri bellissimi cellulari rosa e grigio,
GAlinda & Boq-Biq <3


Less than a heart


Tall and tan and young and lovely
the girl from Ipanema goes walking.
And when she passes, each one she passes goes – ah.


Perfetta al limite dell'umana possibilità – se non oltre – Lady Glinda camminava a testa alta lungo la via principale della Città di Smeraldi. Fiera, più luminosa di una regina.
Se qualcuno fosse stato abbastanza vicino da vederne il volto – ma nessuno, nessuno avrebbe mai osato tanto! - non vi avrebbe scorto neppure l'ombra di una lacrima.
Eppure era morto, Fiyero.
Boq lo sapeva, lo sapeva quasi meglio di quanto ricordasse il proprio nome o la storia del grosso Leone accucciato ai suoi piedi. Ma Glinda, mentre camminva verso il Palazzo del Mago, non piangeva più.

When she passes, she's like a samba
thats swings so cool ad sways so gentle.
That when she passes, each one she passes goes – oh.


Non sembrava cresciuta; semplicemente, non era la stessa ragazza di cui si era innamorato. E la colpa non é di Elphie, pensò amareggiato. La colpa é nostra e soltanto nostra.
Si erano distrutti da soli, loro, quelli che erano rimasti, e continuavano a farlo ogni secondo.
Si erano distrutti e avevano ucciso l'unico che voleva andarsene, Fiyero; irrimediabilmente distrutti, ed ora avrebbero ucciso anche lei, perché non ci fosse più speranza.

Stai mentendo.
I cacciatori presero ad agitare torcie e forconi, intonando un lugubre canto di guerra.
Glinda iniziò a correre, spaventata, fermandosi davanti ai cancelli dorati del palazzo. Nessuno la stava guardando, ora, tutti i cittadini seguivano la melodia come ipnotizzati. Boq cantò con loro, invocò la sua vendetta e quella del Leone.
Stai mentendo.
Lentamente, Glinda si voltò, mostrando due occhi sgomenti e la bocca stretta in una smorfia di angoscia. Una goccia di sangue zampillò dal labbro morsicato con violenza, sporcandole appena il mento. Boq la seguiva con gli occhi, senza volgere il capo per paura che qualcun altro la notasse.

But I watch her so sadly
How can I tell her I love her?
Yes, I would give my heart gladly
but each day, when she walks to the sea
she looks straight ahead, not at me.

L'uomo di latta non resistette alla tentazione di farsi più vicino, quando la vide incamminarsi con passo cauto verso una via secondaria. In fin dei conti, lui era lì per quel motivo: tutto era avvenuto per quel motivo, nella sua vita. Forse anche Nessa era morta perché lui desiderava troppo scappare da Glinda?

« Galinda... » la chiamò in un sussurro, con il suo vecchio nome.

Ma né Galinda né Glinda risposero a quel richiamo. Lei passò oltre, come aveva sempre fatto da quando era entrata nella vita di Boq, senza vederlo. Non era più un piccolo Munchkin, era immenso e scintillante, eppure lei non riusciva ancora a vederlo.
Lei non mi vedrà mai.

Tall, tan, young and lovely;
the girl from Ipanema goes walking.
And when she passes, I smile – but she doesn't see...


Di nuovo Biq, -  Biq, Biq, Biq! - tentò di trascinare con sé il Leone assieme alla folla. Per tutta risposta, Brrr miagolò impaurito. L'uomo lasciò cadere la sua coda pelosa con un pesante sospiro.

« Vieni » lo incitò « andiamo a uccidere la Strega... A me ha strappato il cuore e non potrò mai confessare i miei sentimenti a Glinda, a te ha tolto il coraggio impedendoti di vivere. Andiamo Leone, perfino nel tuo cuore pavido dov'esserci spazio per un po' di vendetta! »

Gli occhi acquosi di Brrr lo guardavano, immobili e tremanti con il loro padrone; anche se a Boq, per la prima volta, parevano quantomeno sicuri di quel che gli stavano comunicando.
Stiamo mentendo.

Alle sue spalle, la gonna di Lady Glinda frusciava rasente ai muri delle case. Boq immaginò l'orlo sporcarsi, infangato e un nastro di pizzo lacerato con violenza dalla corsa della giovane strega dopo essersi impigliato nella cancellata di qualche giradino. E Glinda non si sarebbe fermata, né per non sporcare il vestito né per sfilare delicatamente i nastri anziché strapparli nella sua disperata foga, perché stava correndo dalla sua Elphie, per il suo Fiyero.


Boq non si voltò a guardare la donna che amava scomparire senza curarsi di lui per l'ennesima volta. Mise l'ascia in spalla e richiamò ancora il Leone. La folla marciò lungo la via principale, quella percorsa in senso opposto da Glinda, poco prima, brandendo le armi nel nome di Dorothy Gale. Avrebbe lasciato alla sua amata un po' di vantaggio; ma poco, perché la Strega andava uccisa, in fretta. Lei non l'avrebbe mai saputo, ma d'altro canto cosa aveva mai saputo di lui?
Lui non era fatto per essere visto da quelle come lei; un pensiero che, nonostante lo stupido cuore che non c'era, faceva ancora male, da qualche parte.

She just doesn't see,
she never sees me.


No, non era stata la Strega a rubare il suo cuore.


Notes
Sono all'incirca le due del mattino, ergo non é più aprile, ma non é affatto colpa mia ù.ù
( Sto iniziando a volere bene a Brrr? Seriously?!? Lurlina ce ne scampi... )
.

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Capitolo 5
*** [Maggio]: She's a rebel ***


Song: She – Elvis Costello ( canzone bellissima e terribilmente Fiyeraba <3)
Verse: bookverse.
Timeline: City of Emerald, missing moment dopo che Fiyero ha incontrato Glinda.
Character e/o pairing: Fiyero, Avaric, Boq, Crope, Tibbet, Glinda, Vanvera – Fiyeraba.
Desclaimer: non mi appartiene nulla che non sia mio!

E si blocca la connessione quando io devo postare, mi sembra ovvio >.<

She's a rebel


Fiyero si era sempre domandato il motivo di quella luce soffusa, a tratti ipnotica, in cui era avvolto quel locale del centro che piaceva tanto ad Avaric. Le figure apparivano confuse – probabilmente un qualche ruolo lo giocavano i sei o sette bicchieri di vino, a pensarci bene – e alla fine, immersi in quell'atmosfera tutta vaga e sfuocata, anche le parole ed i pensieri sfumavano. Capitava, in poche parole, che si dicessero un sacco di stupidaggini.
Quella sera poi, di serietà nemmeno a parlarne per scherzo: c'erano tutti, perfino Boq arrivato dalla sua ridicola – o ora ridente? - fattoria del Munchinkland e Crope, suggito dalle grinfie di Glinda per una rara serata di libertà. Avaric ridacchiava con Tibbet, arricciandosi un ciuffo biondo con l'indice; una giovane cameriera elargiva sorrisi senza troppa parsimonia dall'inizio della serata e questo – forse sempre assieme all'alchool, mah – aveva dato ad Avaric l'illusoria sensazione di essere ancora un adolescente in giro a bivaccare con i compagni di università.

« E' carina, vero? »
« Ma piantala » lo apostrofò gentilmente Fiyero « avrà la metà dei tuoi anni. »
« Le ricordo che la metà dei nostri anni é undici e sei mesi. »

Boq e Tibbett ridacchiarono supidamente.

« Comunque » continuò Fiyero, versandosi dell'altro vino « non é il mio tipo. »
« Oh-oh, signor Non-E'-Il-Tipo, sentiamo: esiste un essere di sesso femminile che rispecchi i tuoi gusti? Inizia a stancarmi questa cantilena. » lo prese in giro Avaric.
« Dimentichi che lui é un serio padre di famiglia! » rincarò Boq.

Fiyero scosse il capo ridacchiando a sua volta.

« Giusto, giusto. »

Avaric aveva un ghigno stampato in faccia a dir poco inquietante.
Sembra posseduto, osservò Fiyero.

« Raccontaci qualcosa della tua amatissima a cui hai giurato fedeltà psico-fisica in maniera così dannatamente irreversibile! »

Le risate erano oramai irrefrenabili.
Fiyero inaugurò il decimo bicchiere - ...o l'undicesimo? - con un sorso deciso. Amatissima...?

« Uhm, vediamo... » mormorò con voce incerta. « Lei... lei... »


She may be the face I can't forget
The trace of pleasure or regret
Maybe my treasure or the price I have to pay


Un' illecita, familiare stretta allo stomaco accompagnò il ricordo del loro ultimo incontro. Il viso di Elphaba gli apparve come un piccolo punto luminoso immerso nel mare scuoro dei suoi capelli; ed era vicino, vicinissimo, così vicino d poterlo baciare...

« ...é difficile da descrivere. E' diversa dagli altri. »
« Diversa dagli altri? »
« Perfetta. Ma di una perfezione diversa. »

Lo disse con tono così serio che nemmeno Avaric osò fare commenti sul quell'aggettivo – perfetta – che sapeva di melensaggine lontano un miglio. E di chiaro squilibrio mentale se riferito alla propria moglie. Perfezione e matrimonio erano legalmente associabili in un'unica frase?


She may be the song that summer sings
May be the chill that autumn brings
May be a hundred different things
Within the measure of a day.


« Non riesco a descriverla con parole singole, lei... »

Era sia calma e fredda che impetuosa e irrazionale, pragmatica e sentimentale.
Dio, Elphaba era un contraddizione vivente!


She may be the beauty or the beast
May be the famine or the feast
May turn each day into a Heaven or a Hell
She may be the mirror of my dreams
A smile reflected in a stream
She may not be what she may seem
Inside her shell....


« ...ti lascia senza fiato. A volte é così magnifica, c'é una scintilla nei suoi occhi che prende fuoco, e inizia a bruciare, , c'é un fuoco di rabbia e amore allo stesso tempo... »

Fiyero, il bicchiere sospeso a mezz'ariza, fissava il vuoto con estrema convinzione e annuiva tra sé, soddisfatto della descrizione.

«  Ma é bella sì o no? »

Ecco, il suo aspetto.
Una delle mille cose che amava di lei. Adorava in particolar modo rigirarsi una sua mano tra le proprie e portarsela al petto, osservando il suo verde smeraldo annegare nel blu dei diamanti.

«  ...bellissima. Se soltanto gli altri potessero vederla. »
« Perché, non la lasci uscire di casa? »

La domanda idiota di Crope non irritò Fiyero, troppo coinvolto dal suo stesso racconto – no, non era per via del bicchiere che Avaric gli aveva riempito per la ...cos'era, tredicesima volta? Meglio non contare.


She, who always seems so happy in a crowd
Whose eyes can be so private and so proud
No one's allowed to see them when they cry


« Le persone sono cieche. Non vedono le cose più ovvie. »
«  Mio dio, Fiyero, parli come se avessi inziato a leggere ...libri! » esclamò Avaric.

Fiyero rise tra sé, figurandosi la faccia che Elphaba avrebbe fatto se solo avesse potuto udire quella conversazione. L'avrebbe ucciso, probabilmente.
Davanti a loro.
Ma più tardi, quando si fossero trovati solo, si sarebbe avvicinata senza incrociare il suo sguardo e avrebbe accostato le labbra al suo orecchio, mormorando qualcosa di dolce – Yero, mio eroe.
La difficoltà di dimostrare i propri sentimenti in pubblico non si presentava, perché, beh, un pubblico non esisteva. Elphie sapeva trascorrere anche ore perfettamente immobile e silenziosa, rannicchiata contro di lui, tracciando il profilo del suo diamante preferito – a destra del cuore, poco più in alto – con la punta dell'indice, scandendo i minuti solo con un costante, bisbigliato “ ti amo”.

« Nemmeno voi capireste. »

Ennesimo bicchiere di vino.
Avaric stette in silenzio qualche secondo; pareva quasi pensare alla domanda successiva.

« Va bene, va bene. » acconsentì infine « Siamo profondamente superficiali, contento? Adesso però dicci qualcosa di concreto! Com'é la vita coniugale? »

Fiyero parve rabbonito dalla resa di Avaric – non dal bicchiere che gli stava versando, assolutamete no!

« All'inizio » riprese « era difficile restare accanto ad una persona del genere perché... »


She maybe the love that cannot hope to last
May come to me from shadows in the past
That I remember 'till the day I die


Già, perché?
Perché mi sentivo vuoto. Più vuoto di un guscio vuoto, inutile. Una di quelle persone che forse lei disprezzava anche più dei suoi nemici – gli indifferenti, quelli che ti guardano morire mentre combatti, senza aiutare chi ti aggredisce ma pulendosi gli schizzi di sangue dalla faccia come fossero gocce di pioggia dal colore insolito. Probabilmente, dai tempi di Shiz dov'era solo innocente e un po' perso nei propri pensieri, era addirittura peggiorato.
Lei l'aveva stordito, ingannato quasi, mostrandogli soltando la sua maschera di eroina ribelle. Lui si era tenuto a debita distanza, pur girandole continuamente attorno, perché con quella creatura non sapeva bene cosa fare. Finché qualcosa di indefinito – e che lui stesso, tutt'ora, non avrebbe saputo definire – aveva sciolto il gelo tra di loro e se l'era ritrovata tra le braccia prima ancora di aver capito se lo desiderasse o meno.


She maybe the reason I survive
The why and wherefore I'm alive
The one I care for through the rough and ready years


Oh, ma naturalmente lo desiderava.
Fiyero non aveva mai desiderato nient'altro in vita sua, se desiderare era il verbo usato per Elphaba. Quell'angoscia soffocante quando erano lontani, il bisogno fisico di prenderla per i fianchi e fissarla negli occhi per assicurarsi che ci fosse ancora – che Elphaba esistesse ancora nel corpo di Fae – era più che un desiderio. Era il motivo per cui si reggeva in piedi, per cui camminava fino alla sua casa, per cui aveva sempre abbastanza fame per una fetta di torta.

« Fiyero, sei ancora tra noi? »
« Mmm...? »
« Ragazzi, lo abbiamo perso! » strillò Tibbet, ridendo sguaitamente.

Boq aprì la bocca per unirsi allo scherno collettivo, ma la richiuse all'istante. La porta d'ingresso era spalancata ed un turbine di pizzo color confetto, inconfondibile, stava gioisamente frusciando verso il loro tavolo. Da quanto era entrata? Al suo fianco, anche a rischio di soffocare nel tentativo, Tibbet smise all'istante di ridere e si ricompose.

« Che bellezza trovarvi tutti qua! »
« Lady Glinda! Che piacere, che immenso piacere! »

Avaric scattò in piedi come un soldatino sull'attenti, offrendo il suo posto alla nuova arrivata. Glinda rifiutò con grazia, informandoli che si sarebbe trattenuta solo qualche istante.

« Sto organizzando un rinfresco per giovedì prossimo, questo pocino sembra il posto ideale. E la proprietaria é stata talmente gentile...! »

S'informò sulla salute e sulle rispettive famiglie, li invitò ufficialmente alla festa e si congedò.

« Ah, Fiyero » aggiunse, prima di andarsene « Ho sentito qualche parola della vostra conversazione. Vuoi sapere una cosa buffa? Per alcuni aspetti, Sarima ricorda un po' la nostra Elphie. »

Sarima...?
Fiyero posò immediatamente il bicchiere mezzo pieno sul tavolo.
Vedendolo spaesato, Glinda si sentì in dovere di chiarire.

« Elphaba, Elphaba Thropp intendo. »
« Ah, non saprei.. » rispose lui con tono vago « Non la conoscevo bene quanto te. »
« E' curioso, non credi? A parte il fatto che ...beh, ti ricorderai che non era esattamente bellissima. »

Glinda storse il naso, come se quell'ultima frase avesse rovinato la loro bella conversazione.

No, non lo ricordo affatto!, fu sul punto di urlare Fiyero, sentendo svanire per un attimo il torpore dovuto all'alchool. Scacciò dalla mente quella voglia malsana e finse di dover andare in bagno. Dopo alcuni minuti a fissarne le piastrelle azzurro pastello, uscì ne chiacchiericcio sommesso del locale. Per poco non andò a sbattere contro una vecchia cameriera ingobbita, avvolta in un grembiule grigio come la penombra che la rendeva quasi invisibile.

« Mi perdoni, signora. »
« Non é nulla. »

Lo studiò a lungo, senza lasciarlo passare.

« Potrei...? »
«  Mi dica » lo apostrofò con voce sorprendentemente ferma « lei stava parlando di sua moglie, poco fa; ho ragione? »
« Io... »

Me, I'll take the laughter and her tears
And make them all my souvenirs
For where she goes I've got to be
The meaning of my life is...


« ...e lei stava origliando mentre parlavo di mia moglie, ho ragione? »
« Risposta intelligente. »
« Domanda semplice. »
« Ho un'altra domanda per lei, allora. »
« Lieto di assecondarla, Madame...? »
« Vanvera. »
« Piacere, Madame Vanvera. Chieda pure ciò che desidera. »
« E' una curiosità frivola, ma assillante. Ecco, mi chiedevo ...se sua moglie é tanto meravigliosa, tanto amata, perché mai lei si trova qui dalla fine dell'estate? »
« Cosa...? »

Un incontrollabile, illogico terrore lo invase, stritolando ogni sua riflessione tanto da far male. Fiyero barcollò, idietreggiò e se la diede letteralmente a gambe.
Perché era lì, perché era lì?
Dio, dio...! Perché l'amava così tanto, tanto da dimenticare tutto il resto?
Lei, la sua eroina ribelle di soli ventitré anni, perfetta a suo modo, l'unica.

She... She...
Oh, she...

Notes

Avevo tanta, tanta voglia di scrivere una Fiyeraba cucciolosa (L).
Ewww, ci sono più riferimenti qua che nel resto della raccolta ç_ç
Molto sommariamente, abbiamo:

- L'idea di fondo viene dalla traduzione italiana della canzone, la versione della Pausini, che dice uguale a lei ( cioé sono una mente contorta ai limite della legalità).
- Fiyero ubriaco é un topos della fan!production del wickedverse a tutti i livelli ( si sono visti esemplari così ubriachi da infilarsi per sbaglio nel letto di Elphie e non approfittarne!)
- Profondamente superficiali ...deeply shallow, yay!
- Bisogno fisico di prenderla per i fianchi = sequel del bizzarro impulso.
- Ho pensato un sacco se usare Vanvera ( nome molto parlante ma orrendo in italiano =_= ) oppure Yackle, dal momento che avevo usato Malky. Alla fine, in un raro momento di patriottismo, ho optato per la traduzione italiana.
- Frase finale che cita una frase di Fiyero del loro primo incontro per metà e l'espressione “ bella, a suo modo” che usa Maguire ...beh, nella scena dell'olio, diciamo.

( Non ho fatto la stronza perché mi sono sfogata con Alej e Rico, peeeeerò il mese prossimo c'é la maturità e come ben sai, quando devo tirarmi su, se non é l'RPS son cagate! Ciò non esclude miminamente il fatto che l'RPS molto spesso sia fatto di cagate XD Luv u, Sam!).


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Capitolo 6
*** [Giugno]: You raise me up ***


Song: You raise me up – no, non perderò tempo a decidere di chi sia XD Di chiunque possiate sentirla, é una bella canzone.
Verse: musicalverse + fanatismo religioso di Nessa.
Timeline: pre-catfight!scene. Cioé morte di Nessa.
Character e/o pairing: Nessa, menzionati Boq, Elphie, Glinda ; Nessa/Boq.
Desclaimer: ma perché devo scriverlo ogni volta x)p ?

Odio il mio pc che ha pensato bene di cancellarla quando ero quasi alla fine >.<


You raise me up
to more than I can be



[ Mentre le sfilano le scarpe, Nessa respira ancora. ]


Un lieve, imprecettibile sussulto all'altezza dello stomaco; e qualche tremito, troppo in profondità perché il suo corpo la tradisca davanti agli altri. Sono i gemiti dell'animo, che non si arrende.
La sua anima é sempre stata più forte.
Nessa la sente squaciare la carne, che é stata la sua prigione per tutta una vita, e respirare per la prima volta, succhiando avidamente l'ossigeno della nuova esistenza; puro spirito, nient'altro che fede ed eternità.
Quell' ammasso di membra schiacciate le é del tutto estraneo.

L'ultima sensazione sono due scarpe che scivolano via dai piedi; sono due ricordi che le vengono strappati, Boq ed Elphie.
Morti.
Era avvenuto tanto tempo prima - la Strega e l'Omino di Latta, invece, erano ancora in giro, da qualche parte – e ora si sarebbero riuniti. Certo, anche lei era morta da tanto, troppo tempo; in realtà non capiva perché avesse tardato tanto a raggiungerli.

Certo, certo.
Qui non c'é nessuno con me, ora, perché sono tutti dall'altra parte.

Insieme.
Forse avrebbero organizzato un ballo per il suo arrivo e avrebbero danzato ancora, come all'Ozdust, ai vecchi tempi. E lei, finalmente libera, si sarebbe mostrata per quello che era sempre stata: una creatura bella e piena di grazia, più brava a ballare anche di Glinda.

Un pensiero confuso le attraversa la mente: come farà a danzare, senza le sue scarpe?
Glinda se le é prese, di nuovo, nemmeno quelle mi ha lasciato..!
Ma prima delle lacrime, prima di ogni altra cosa, il suo nuovo corpo le risponde: non serviranno le scarpe, mai più. Nessa fa un passo, poi due; spicca un saltino, spaventata, ed é così leggera che le pare di volare.

Vai da Boq, le dice il suo nuovo cuore, anche lui più leggero, dimentica le scarpe, vai da lui.

Mentre inizia a mettere qualche passo – sempre timido e piccino – tra lei e la piccola folla, Nessa ricorda che é vero, le scarpe non servono.
E un po' si dispiace al ricordo di averlo sempre saputo, fin dall'inizio.
Un po' le dispiace che Elphie ci tenesse davvero.
Perché quelle scarpe non le erano mai servite; nemmeno incantate da Elphaba, quando le avevano permesso di camminare. C'era stato un tempo in cui le era importato molto di non potersi alzare dalla sua sedia, in cui correre sulla terra l'avrebbe resa felice come non mai.
Finché una sera – forse per sbaglio, forse per caso, ma questo non avrebbe mai cambiato le cose – un ragazzo del Munchkinland le aveva mostrato qualcosa di meglio: volare.
Qualche piccolo passo non l'avrebbe portata lontano; ma Boq, lui sì che era stato capace di farla alzare, solo molto, molto più alto di quanto avrebbe mai creduto possibile.

Nessa sente la terra lontana dai piedi e per la prima volta non le dispiace.
Chiude gli occhi, immagina di indossare un vestito bellissimo.
E vola da lui.

[ Quando Lady Glinda stringe le scarpe al petto, domandandosi di chi sia la colpa,
il corpo di Nessa é immobile. ]


Notes
Ah-ah, ho scritto su Nes-sa!

Grazie a Chiara-Aky che ha messo la storia tra i preferiti, wow!
Mi dispiace che ci siano sempre un sacco di riferimenti al libro ^///^ ma é così pieno di spunti interessanti! Comunque queste due puoi godertele in pace ;)

( Spero di aver placato Sam la Sanguinaria di ritorno dai test XD)


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Capitolo 7
*** [Luglio]: I hope you fly ***


Song: 100 years
Verse: musicalverse + hints sull'Orologio.
Timeline: post-finale.
Character e/o pairing: Mago ; mezionati Elphaba, Dorothy, Fiyero, Glinda.
Desclaimer:  mah. Insomma, I hope you dance é una delle mie canzoni preferite ùù

I hope you fly

Quando era bambino, sognava spesso di volare.
Un sogno stupido e infantile, un sogno che qualunque bambino aveva fatto almeno una volta nella vita. Soltanto che lui, un bel giorno, c'era riuscito.
Il tempo passato ad Oz era così tanto che non ricordava più quando fosse arrivato; forse era un ragazzo, forse già un uomo. Tutto ciò che sapeva era che l'Orologio ne aveva di giri da fare, prima che giungesse la sua ora: terre da esplorare, popoli da conoscere.
Donne da amare.
Nemmeno il resto ricordava, nemmeno come si fosse trovato prigioniero di quel palazzo.
Perché lui era prigioniero, sì, ingabbiato in una cella da cui non sarebbe mai evaso se non da morto.
Il Meraviglioso Mago.
Ucciso dalla Strega, dalla Dea, da se stesso, dalla propria meraviglia davanti alla verità.

Dov'era tutto il tempo del mondo?
Era morto con Elphaba.
All'improvviso si era reso conto di quanto fosse troppo tardi, per qualsiasi cosa, e che la fine sarebbe arrivata comunque, fossero i suoi anni quindici o novantanove.

E mentre fluttuava verso casa, con le treccine di Dorothy negli occhi e le parole di Lady Glinda a torturargli il cuore, gli parve quasi di vedere un'ombra, laggiù sulla terraferma. Gli parve di vedere Elphaba, la sua figlia adorata, che camminava per mano ad un'altra ombra. Non somigliava alla Strega, aveva le spalle dritte e la testa alta, come una ragazzina troppo sicura di sé che una volta era entrata nel suo palazzo. Se fosse stata lei, la sua Elphaba, le avrebbe detto di sbrigarsi, di correre via, di affrettare il passo; perché c'era pochissimo tempo prima che tutto finisse, ancora.
Ma quella non era lei, naturalmente, perché il suo tempo infinito era scaduto.
Però se per caso, per assurdo, per qualche meraviglia fosse stata lei – e quell'altro, miracolosamente, fosse stato una specie di Principe – il Mago le avrebbe senza dubbio augurato di volare non più a lungo di lui, solo più in alto.


There is still time for you,
time to buy and time to choose.
Hey, 15 ...there's never a wish better than this
when you only got 100 years to live.


Notes
Il Mago – nel musicalverse – mi sembra proprio il tipo che si abbandona a momenti molto Host Club del tipo “ la mia adorata figliola”.
Lui é così XD
In realtà tutta la canzone ci sta benissimo, consiglio di ascoltarla.

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Capitolo 8
*** [Agosto]: Kiss me, kiss me, kiss me. ***


Song: Kiss me
Verse: bookverse.
Timeline: Gillikin, finale di Boq. MissingMoment dopo il “ bacio” Gloq.
Character e/o pairing: Galinda ; Galinda/Boq.
Desclaimer: al solito.

( Diciamo che ho cercato di riprendere lo stile allitterante di la baciò, la baciò, la baciò, uno dei miei pezzi preferiti del libro).

Il mio primo aggiornamento da  (L)ondra!


..a una certa migliore amica che mi manca assai..

Kiss me, kiss me, kiss me.
[again, again, again]


Doveva smetterla di lamentarsi.
Smetterla, smetterla, smetterla.
Però c'era da dire che, in quell'unico caso, non era proprio “ lamentarsi”: Boq era sia povero che basso, studiava cose noiose e le aveva quasi rubato la sua migliore amica!
Okay, Elphaba non era davvero la sua migliore amica e quando si trattava di Boq il termine più appropriato era “ sporca traditrice”, ma l'averla aiutata ad allungare la lista dei difetti del giovane munchkin era una sorta di specie di più o meno modo per  riparare all'imboscata dell'appuntamento.

Insomma, a conti fatti perfino Fiyero sarebbe stato un partito più che accettabile! Perlomeno era un principe – anche se, al di là di tutti i suoi buoni propositi per il futuro, un inutile Avaric, magari con una vaga parvenza di educazione, era preferibile ad un nobile martufo.
Con il massimo rispetto per quei pois blu che ad Elphie piacevano così tanto, ovviamente.

Ma insomma, insomma insomma insomma!

Un fidanzato quantomeno passabile era chiedere troppo?

« Miss Galinda... » domandò timidamente Boq, ricordandole finalmente che lei era ancora sul dondolo e che lui la stava baciando. « Volete ...uccidermi? »

E Galinda, bruscamente interrotta, avvertì una strana mancanza; quella sensazione piacevole, che conciliava le sue riflessioni, era sparita.

« Oh, stupido Boq! » trillò fuoriosa « Chi vi ha dato il permesso di smettere? »

Boq, terrorizzato, la baciò – ancora, ancora, ancora.


Notes
Non ho mai provato la minima soddisfazione con la Gloq, tranne che in questa scena bellissima.
Diciamo che...
- amo che nel libro Fiyero sia uno sfigato a scuola, non ci posso fare nulla XD ( sarà che mi fa tanto Fiyero-Lee-Emmett elasciamoperderecheémeglio ùù )
- ci ho messo un hints Fiyeraba; e me ne vanto xD
- sì, sono convintissima che Galinda potrebbe definire pois i diamanti di Fiyero; sarà bookverse, ma resta Glin ùù

Grazie a Beatrix, chissà se leggerai la fic prima o dopo Londra... In ogni caso I'm waiting for you e in fondo é solo merito tuo se rivedrò Wicked così presto.
Aaaah, aspettami Mr Evans, sono impaziente di vederti in azione *-*

( Ho comprato A lion among men e ora sulla mia libreria – che conta ben sei libri, di cui cinque di Maguire, più Pride & Prejudice che si gira i pollici spaesato XD – sfilano allgramente Wicked, Son of a Witchn e A lion, il che é stupendo perché si vedono in fila Elphie, Liir e Brr <3 ).



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Capitolo 9
*** [Settembre]: Fading life ***


Song: Invece no – Laura Pausini
Verse: bookverse – ma visti i recenti trascorsi teatrali londinesi ho quasi il dubbio che sia musicalverse...
Timeline: MM tra City of Emeralds e la robaccia del Vinkus.
Character e/o pairing: Elphaba, Madre Vanvera ( o Vanvera in generale), novizia ( chiamata ex novo Aelita) ; Fiyeraba.
Desclaimer: nonostante sia quasi certa di conoscerla meglio di Laura dal momento che mi sono dimenticata di copiare il testo ergo ho dovuto scriverlo a mano mentre ascoltavo la canzone, ho il forte sospetto di non possedere questa canzone ùù

Aelita é un personaggio di Code Lyoko.

( Volevo iniziare con una sequela di maledizioni alla Sam, ma in realtà questa canzone é bellissima/dolcissima/tenerossissima/shippabilissima/Fiyerabissima ora che l'ho sentita *-* E guardate il video perché é bellissimo! ).


Fading love life



« C'é una cosa che devi sapere. »

Nel letto su cui si era seduta la monaca – sorella Aelita, non più novizia da un anno o poco meno – se ne stava accovacciata una strana creatura che ricordava solo vagamente una giovane donna: occhi spettrali, velati di apatia, un viso verde e sbiadito. A quelle parole, strinse compulsivamente il lenzuolo al petto e guardò altrove, ostinandosi a non ascoltare.

« C'é una cosa che devi proprio sapere. » ripeté.

Aelita lanciò un'occhiata nervosa alla porta della stanzetta.

« Io voglio sapere. »

Un cigolio proveniente dal corridoio la fece sussultare.

Dio Innominato, che angoscia!, borbottò tra sé.

« Avanti, Madre Vanvera. »
« Aelita..? » una vecchia rugosa in carrozzella avanzò fino dentro la camera, con un movimento sorprendentemente rapido per le sue condizioni « Aelita, vuoi smetterla di tormentere la nostra povera sorella? Aelphaba, mia cara, come ti senti oggi? »

La giovane reclinò leggermente il capo, spostando lo sguardo sulla vecchia.
Aelita sbuffò.

« Mi chiedo perché vi ostiniate a parlarle come se potesse rispondervi! E perché l'abbiate chiamata Aelphaba, con tutti i nomi che ci sono a questo mondo! »
« Perché se fosse mia figlia questo sarebbe il suo nome. Ed é un nome piuttosto grazioso, non trovi? »
« E' il nome di una santa! »

La ragazza si alzò dal letto e uscì, piuttosto seccata.

« Non prestarle attenzione. E' giovane, ma non quanto vorrebbe; é devota, ma non quanto dovrebbe. Conoscere la tua storia le darebbe l'impressione di averne una; perché il tempo passa e lei non uscirà più da questo convento. Il tempo passa. » ripeté « Tic toc. Tic toc. Lo senti l'orologio, mia piccola Fae? »

Elphaba provò l'impulso di tapparsi le orecchie, ma non si mosse. La vecchia aveva avuto molta cura di lei, come promesso; ma quel verso, quel suono ossessivo che faceva – quel suo parlare di tempo e orologi – era a dir poco spaventoso.
E quando erano sole, la chiamava Fae.
Non sempre, di tanto in tanto. Però abbastanza da svegliarla.

Chiuse gli occhi, cercando di ignorarla, e di addormenrsi di nuovo. Quando riusciva nel suo intento,  il mondo circostante spariva per molte, molte ore; era la prima volta in due anni che restava cosciente così a lungo, per ben tre giorni.
Quando chiudeva gli occhi, sognava Fiyero.


[ Forse bastava respirare
solo respirare ..un po'...
fino a riprendersi ogni battito
e non cercare un attimo per andar via -
non andare via.
Perché non puo essere abitudine Dicembre senza te
chi resta qui spera l'impossibile. ]


C'erano momenti in cui sentiva la sua voce, altri in cui riusciva davvero a vederlo.
Non era mai triste Fiyero, non era mai arrabbiato. Nemmeno se adesso era morto per colpa sua.

“ Fae”, le diceva, “ mi manchi”.
“ Mi manchi anche tu”, avrebbe voluto rispondere. Invece la sua voce, a differenza di quella di lui, rimaneva strozzata in fondo alla gola, impendendole di parlare.
A terrorizzarla, all'inizio, era stato soprattutto il freddo; la sua vecchia casa era gelida, il suo vecchio letto era gelido, ma si era abituata ad avere lui accanto. Perfino Galatino, ne era sicura, aveva apprezzato il suo supporto termico, nonostante sbuffasse come un Gatto quando non riusciva a trovare un posto abbastanza comodo in mezzo a loro due.

L'abbracciava di spalle, nel cuore della notte, baciandola nell'incavo del collo.

« Stai tremando. »
« Un'ottima scusa per abbracciarmi, mh? »
« Può darsi » aveva ammesso lui, baciandola ancora « però tu stai davvero tremando. »
« Oh, in questo caso può darsi che tu non mi stia stringendo abbastanza... »

Le ridevano gli occhi mentre Fiyero le copriva il viso di baci con la massima serietà.

« Che mancanza imperdonabile, amore mio. » aveva commentato, scuotendo il capo, e l'aveva stretta molto, molto più forte.

Tremava spesso sotto le coperte di quel letto troppo piccolo, da quando era al convento.
Aspettava che lui tornasse, che venisse a stringerla.
L'unica a venire, invece, rimaneva sempre Vanvera.


[ E invece no, non c'é più tempo per spiegare
per chiedere se ti avevo dato amore
io sono qui e avrei da dire ancora...ancora... ]


Lei gli sarebbe mancata così tanto?

Elphaba aprì un occhio per controllare Vanvera: era ancora lì, a ticchettare tra sé.
Deicisamente inquietante.

« Lo so che sei sveglia, piccolina. Non si imbroglia la vecchia svitata. »

Elphaba richiuse l'occhio.

L'avrebbe sognata?
O sarebbe semplicemente tornato da Sarima...?

Sarima...
Vedova del padre di tre bambini.

Perché Fiyero, perché sei venuto da me?
Perché non era rimasto con i suoi figli, con il suo popolo? Non gli mancava nulla, nel Vinkus.
E invece no, l'aveva seguita, l'aveva costretta a farlo tornare, l'aveva...

Elphaba dovette trattenersi dal pensare ancora. Se avesse pianto – e sentiva le lacrime pericolosamente vicine – non avrebbe potuto evitare di muoversi per asciugarsi le guance.
Ricordava bene il dolore causato da quei due rigagnoli sottili e infuocati.
Lui era bravo ad asciugarle le guance prima che iniziassero a scottare.
Si domandò se gli avesse mai detto quanto quel piccolo gesto la facesse sentire bene.
Probabilmente no.
Probabilmente aveva ucciso il padre di quei bambini per niente.


[ Perché si spezzano tra i denti le cose più importanti
quelle parole che non osiamo mai.
Mi faccio un tuffo nel dolore per farle risalire,
riportarle qui,
una per una qui. ]



« Sarebbe davvero carino da parte tua se tu volessi parlarmi. »


Elphaba riuscì a non sussultare nel dormiveglia.
Vanvera era ancora lì?
Forse erano passate anche tre ore da quando si era imposta di non sentire più nulla – il suo coma personale.
Iniziò a domandarsi cosa fosse più doloroso: sognare Fiyero o pensare a lui.
Nemmeno nei sogni riusciva a parlargli – a dirgli la verità – tantomeno a toccarlo. Era un incubo, era una punizione divina per la sua ingordigia?
Aveva privato Sarima di Fiyero e non si era nemmeno degnata di dimostrargli quanto lo amasse – quella era l'unica certezza, averlo amato di più.

« Ti amo tanto, Fiyero, ma tu non capisci... »

Era una bugia.
Lui capiva, capiva più di chiunque altro al mondo avesse mai anche solo tentato di capire.
Capiva di non poter chiedere perché ad ogni cosa e che alcune volte doveva soltanto asciugarle le lacrime e stringerla forte; capiva che c'era un senso nel cucinare torte che non avrebbe mai mangiato, quanto rinnegare un Dio Innominato e obbedire a degli ordini anonimi.
Forse non capiva gli intrighi di Morrible, ma capiva lei.
Lei, che in fondo era un singolo individuo egoista e sentimentale come tutti, perciò lo amava per questo.

« Io ti amo. »
« E di questo che si tratta, allora. Ti amo anch'io. »


[ Le senti tu?
Pensano e si posano per sempre su di noi
e se manchi tu io non so ripeterle,
io non riesco a dirle più. ]


E ora?
Ora che non era più una freccia, ma una creatura viva, lui l'aveva abbandonata.
Costruirsi un'anima non era servito a nulla; la sua anima apparteneva solo a lui, ad Elphaba non era rimasto che il guscio vuoto.

« Oppure, mia povera Fae, potresti almeno ascoltare. »

La sedia si mosse verso il letto, fermandosi proprio accanto.
Con Vanvera così vicina al proprio viso, Elphaba non osava muoversi. Inaspettatamente, la vecchia allungò le mani e le afferrò i polsi, scoprendole le braccia.

« Chi può fare questo, piccola mia? Chi può farti sanguinare senza lasciare ferite sul corpo, uh? »

Elphaba digrignò i denti.

« Sangue, tanto sangue... Me lo ricordo bene. E tu? Chi ti ha fatto sanguinare il cuore, mia adorata Fae? »

Basta!, pregò silenziosamente Elphie, basta, basta, basta!


[ E invece no, qui piovono i ricordi
e io farei di più di ammettere che é tardi.
Come vorrei poter parlare ancora...ancora... ]


Si liberò con uno strattone dalla presa della donna e iniziò a strofinarsi le guance, facendo più danni che altro. Santa Lurlina, non era nemmeno capace di asciugare le proprie lacrime!

Ti odio vecchia pazza, ti odio! Perché non mi hai lasciata crepare, eh?
Dio, chi ti ha chiesto di tenermi in vita? Chi?!

« Allora ci sei. »

Elphaba sollevò gli occhi.
Per un attimo, l'ondata di rabbia e disperazione che rovesciò sulla vecchia sembrò farla esitare un poco; ma si riprese subito.

« Fa tanto male cara, lo so. Ma ripulito quel sangue, non ne uscirà altro. Guarda i polsi, cara: nessuna ferita, nemmeno l'ombra. Il tuo corpo é sano. Hai tanto da vivere, ancora. »

Vanvera sospirò.

« C'é una cosa che dovresti sapere, se qualcuno potesse saperla e spiegartela; ma quel qualcuno potresti essere soltanto tu e tu non lo sai. Perciò temo rimarrà un mistero. Ma credo comunque sia giusto che tu sappia quel che c'é da sapere. »

Spinse la carrozzella verso la porta.

« Ovviamente non c'é bisogno, piccola mia, che io ti preghi di aspettarmi qui, non é vero? »

Stordita da quel discorso insensato, Elphie realizzò di essere sola dopo diversi minuti. Quando fu certa che Vanvera non sarebbe tornata tanto presto, strinse contro di sé il cuscino, raggomitolandosi su se stessa, e iniziò a singhiozzare.

Quel corpo, quello stupido corpo... non serviva più.
Niente e nessuno l'avrebbe riportata indietro, a quando era troppo giovane per pentirsi di aver abbandonato la vita. A prima di reincontrare Fiyero.

C'erano ancora tante cose da dire, così tante cose da fare...ma solo con lui.
Quel vuoto non era vivere; Elphie non riusciva più a sopportare una vita in cui non esisteva.


[ Invece no, non ho più tempo per spiegare
che avevo anch'io - io - qualcosa da sperare davanti a me
qualcosa da finire insieme a te. ]


Che corpo, che vita..?
Dovevi lasciarmi morire Vanvera, lo sai bene..!

Il bruciore alla guance, curiosamente, non faceva male quanto ricordava.
Anzi, era assolutamente irrisorio. Elphaba si chiese perché le facesse tanta paura l'idea di piangere; maledette lacrime, bruciano come fuoco!, aveva detto una volta. Ora le sentiva appena. Il suo corpo si muoveva lentamente, in modo goffo, anche mentre era scosso dai singhiozzi.

Non sono capace.. Non ci riesco!
Io...non...

Cercò di respirare.
Doveva calmarsi, per quando Vanvera fosse tornata.

Se torno ad essere una persona io...io...
...non posso facela.

I momenti in cui si ripeteva che lui non sarebbe rimasto per sempre erano niente in confronto a quello che stava passando. Se l'avesse saputo felicemente riunito a Sarima, forse se ne sarebbe fatta una ragione – pur senza smettere di amarlo.
Era questo, dunque, l'umano egoismo a cui si era sottratta per tanto tempo?
Amare una creatura più di qualunque cosa al mondo?
Suonava così dolce, così meraviglioso.

La porta si aprì cigolando.
Elphaba riconobbe i passi leggeri di Aelita e subito si rannicchiò nella sua posizione usuale.
Chiuse gli occhi – ma non vide Fiyero.
La seguiva Vanvera, a giudicare dal rumore. E c'era una terza persona; i suoi passi suonavano in maniera davvero insolita.

« C'é una cosa che dovresti sapere. » iniziò Aelita.

La sentì sbuffare.

« Fae, aprì gli occhi. » s'intromise Vanvera, con un tono più deciso del solito. « Apri gli occhi, più tardi dormirai finché ne avrai voglia. Non lo rivedrai più, finché non aprirai gli occhi. »

Non si chiese nemmeno come o perché sapesse; le bastò la certezza che non stesse mentendo.


[ Forse mi basta respirare, solo respirare ...un po'. ]


Sotto lo sguardo sbigottito di Aelita, Elphaba spalancò prontamente gli occhi.
Quel che vide, la lasciò esterrefatta.
Appeso al braccio di sorella Aelita, penzolava un bambino paffuto. Dimostrava si e no due anni e l'aria non era propriamente sveglia. Gli occhi erano scuri e intensi, anche se poco vivaci.

« Lui é Liir. » disse Aelita e spinse sgarbatamente il bambino verso il letto.

Liir si aggrappò al lenzuolo, cercando di non cadere.
Quando fu abbastanza vicino da vederle il volto – ancora rigato di lacrime e sangue – anziché allontanarsi sgranò gli occhi, come per metterla a fuoco.

« Dove ci sei tu, ci sarà anche lui. » sentenziò Vanvera.


[ Forse é tardi... ]


Turbato dalle lacrime, Liir tese una manina timida ma incredibilmente ferma verso la sua guancia, asciugandola con naturalezza, come se non avesse mai fatto altro in vita sua.
Un gesto piccolo e terribilmente familiare.
E proprio all'altezza del petto, che fosse per paura o sgomento, Elphaba sentì il proprio cuore battere. Non sapeva bene, non ancora, perché; eppure batteva.


[ ...forse invece no. ]


Notes
A metà fanfic ho cominciato a scrivere “ Yackle” anziché “ Vanvera”, non so bene perché XD
Awww, prima o poi sapevo che sarebbe arrivata la death!fic *-* Immaginavo una cosa più spontanea, non proprio della serie “ la Sam mi da una canzone e mi dice di scrivere quello che voglio purché sia una death!fic Fiyeraba bookverse con finale pseudo-speranzoso”  ...ma va bene così XD
Riferimenti a tutta la parte di City of Emeralds ovviamente.

- Elphaba é accolta in convento da una novizia innominata & un po' scazzata perché vorrebbe andare a pregare con le altre suore, dato che é un giorno di fiesta!
- a differenza del primo dialogo, di mia creazione, le frasi che ricorda Elphaba sono citazioni del libro ( abbiate pietà di me e non fatemi scrivere le pagine xD) ; idem per le lacrime che bruciano come fuoco ( vabbé, é la scena del primo bacio, potrei trovare la pagina al primo colpo aprendo il libro XD)
- freccia o dardo é il modo in cui Elphaba si definisce parlando del suo “ lavoro” nella lovvosissima scena dell'olio di cocco *W*
- quando Elphaba arriva al convento é sporca di sangue, presumibilmente di quello di Fiyero; ed é sporca sulle braccia, quindi tutte le monache le controllano i polsi per capire se si é tagliata le vene (almeno, io l'ho sempre vista così ùù). Poi mi piace pensare che Vanvera sia “ soddisfatta” che lei non abbia tentato il suicidio dopo aver scoperto della morte di Fiyero, ma questi sono miei problemi mentali XD
- sì, tutto ciò che scrivo su baby!Liir e mommy!Elphie sono speculazioni campate per aria e me ne vanto xD
- le seghe mentali sull'anima sono le solite di Elphie. Il discorso sull'essere una persona lo fa quando ricorda di aver curato Tibbett morente. Quello sul non esistere lo fa spesso, in particolare quando si parla di infedeltà coniugale ( se quei due vendessero scuse per amanti preconfezionate, saprei che regali fare a natale a certa gente... )
- il discorso sull'amare qualcuno più di ogni altra cosa/ecc. me lo ha ispirato – tenetevi forte! - Glinda dopo aver rivisto il musical l'altra sera ( scena della stazione ovviamente).
- Vanvera la chiama Fae perché vanvera sa tutto di tutti in tutti i momenti e se penso che compare nei libri dopo e magari avrà una personalità o delle caratteristiche come i comuni mortali o una divinità qualunque mi viene la depressione ç_ç

( Meno male che le note non sono a pagamento XD).

Grazie a Beatrix – per troppe cose oltre che per i commenti (L) – e a Scaramouche ( voglio commenti sul libro girl, as soon as possible ...o diventerò minacciosa XD).

'See you!

SPOILER!
La sola idea di aver scritto “ come un Gatto” riferendomi a quel piccolo bastardo peloso di Malky mi ha fatta gongolare per circa un secolo xD


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Capitolo 10
*** [Ottobre]: Think of us. ***


Song: It's all coming back to me now – Celine Dion.

Verse: bookverse.

Timeline: raccolta di missing moments in City of Emeralds.

Character e/o pairing: Elphaba, Fiyero ; Fiyero/Fae, Fiyeraba/PavientoDellaCucina IL MIO NUOVO OTP!

 

Il “ problema” di questa canzone – che é la loro canzone, d'ora in avanti – é che rischiavo di scrivere una fic pressoché identica a quella della settimana scorsa, nel senso che parla esattamente di Elphie che ricorda tutto dopo la morte di Fiyero.

Poi mi sono ricordata di cosa diceva Beatrix sulla mia fissa per le citazioni, ho inserito la mia nuova ship preferita e ...boh, spero di non essere stata ripetitiva e di aver scritto una cosa meno deprimente dell'ultima XD

 

Desclaimer: titolo da “ Think of me”, from The Phantom.

 

 

Think of us... ~

 

 

 

[There were night when the wind was so cold

that my body froze in bed

If I just listened to it, right outside the window...]

 

 

Faceva troppo freddo.

Come se la coperta nemmeno esistesse – come se non ci fosse più nessuna coperta, a scaldarla...

Una buona parte di sé dormiva ancora; l'altra si interrogava più o meno consciamente sul senso di quei brividi e sul perché non avvertisse la presenza di Galatino, da qualche parte nel letto.

 

« Uhm... »

« Uhm... »

 

Stupita da quel suono, Elphaba Thropp spalancò di colpo gli occhi, mentre ogni traccia di sonno l'abbandonava in un attimo. Non era normale sentire l'eco delle proprie parole.

Voltarsi, incapace di trovare una spiegazione logica per quel fatto, e ritrovarsi davanti a un giovane martufo che sbadigliava indecentemente fu un'esperienza molto più traumatica di quanto Elphaba si sarebbe mai aspettata.

 

« Ovviamente... » borbottò, avvolgendosi nel lenzuolo.

« Buongiorno a te. »

 

Fiyero sorrise raggiante, deliziato dal suo pessimo umore mattutino. Si sistemò comodamente con il capo appoggiato su una mano e iniziò ad osservarla con attenzione, ridacchiando non appena lei iniziò a sbuffare.

 

« Allora...? Che hai stamattina? Sei così insopportabilmente allegro! »

« Sto aspettando. »

« Aspettando? »

« Il discorso sulla coerenza. »

 

Elphaba sgranò gli occhi.

 

« Coe-...? »

« Sì, insomma, il seguito del sermone dell'altra sera. Perché – vediamo se ho capito – il concetto era » Fiyero si tirò su e iniziò a contare i punti con le dita « numero uno, mai lasciare entrare qualcuno in casa per nessun motivo; numero due, nel disgraziato caso che quel qualcuno entrasse in casa, mai farlo tornare; numero tre – ma ti avviso, si tratta di una mia personale deduzione logica – se il solito qualcuno torna é sconsigliabile... »

 

Non riuscì a terminare la frase, soffocato da una cuscinata particolarmente violenta.

 

« Tu, razza di...! »

 

Fae gli si lanciò addosso, più agguerrita che mai, ma Fiyero anziché spostarsi ne approfittò per catturarla – era così piccola, lei, quando riusciva ad intrappolarla tra le proprie braccia.

 

« Non farmi ricorrere a metodi non violenti... » le sussurrò in un orecchio.

« Sarebbe a dire...? »

 

Gli occhi di Elphie mandavano lampi; eppure, non appena si erano ritrovati vicini, i muscoli si erano rilassati e gli scatti omicidi erano spariti. Naso contro naso, si fronteggiarono per qualche secondo. Poi, senza tanti complimenti, Elphaba sgusciò fuori dal lenzuolo e si aggrappò al suo collo con entrambe le braccia.

 

« Vorrà dire che continuerò ad essere coerentemente incoerente... » gli mordicchiò le labbra, in attesa di un bacio « E comunque, dopo ben tre giorni sarebbe il caso di smetterla con le frecciatine su quell'argomento. »

« I tuoi sbalzi d'umore m'inquietano. » commentò lui, accontentandola.

« Oh, non hai ancora visto nulla. »

 

Fiyero sospirò, mentre la bocca di Fae raggiungeva uno per uno i suoi diamanti.

 

« Non stento a crederci, mia adorata Fae, non stento a crederci. »

 

Si perse ad intrecciare le dita in quei suoi capelli ipnotici. Era così facile ricordarsi perché la coerenza fosse qualcosa d’ irrilevante, quando erano insieme.

 

 

[I finished crying in the instant that you left

and I cant't remember when or where or how

and I banished every memory you and I had ever made.]

 

 

Ma le guerre, in quell'improvvisata casa Thropp-Tigelaar, sembravano non avere mai fine.

C'era sempre una buona ragione per iniziare le ostilità, che seguivano tutte lo stesso schema – Elphaba all'attacco, Fiyero accorreva in difesa, Fae commetteva qualche fatale errore e Yero coglieva al volo l'occasione per stendere il nemico.

Non che fosse sempre Fiyero a vincere; era Elphaba ad avere un'inaspettata propensione alla resa, specie quando c'erano in ballo pochi vestiti e troppi baci.

 

Spesso Elphie si ritrovava ad impastare con furia una torta, come tentando di farle del male, per sfogare tutta la propria frustrazione dopo l'ennesimo battibecco.

Ogni volta che si lasciavano malamente – il che, per i loro standard, significava senza un bacio o una parola di commiato – giurava a se stessa che non avrebbe ceduto con tanta facilità, che lei sapeva arrabbiarsi, dannazione, anche quando si trattava di lui...!

La crostata di mirtilli – forse per via di tutti quei minuscoli puntini blu – era la sua valvola di sfogo prediletta. Dopo una dolorosa sessione di impasto, la torta giaceva nella zuppiera, pronta per essere versata nella teglia e spedita in forno.

 

E' in ritardo, rimuginò Elphie tra sé. Se crede che gli salterò al collo solo per qualche misera ora di ritardo, si sbaglia di grosso. Dopo quasi tre ore, si sentiva ancora salda nella propria decisione.

Quando Fiyero bussò, tuttavia, di ore ne erano passate quasi cinque.

 

« Sei in ritardo. » lo apostrofò immediatamente, dopo avergli aperto la porta senza nemmeno guardarlo, tornando frettolosamente verso il tavolo.

« Ti sono mancato? »

 

Il tono di Fiyero era a dir poco irritante.

Elphaba conosceva quello sguardo e il modo in cui riusciva a farsi sentire sulla sua pelle, più intenso di qualunque carezza. Per lui l'orgoglio era inutile, ogni scaramuccia sarebbe potuta finire un attimo dopo essere cominciata. Non esisteva una buona ragione al mondo per non seppellire l'ascia di guerra, agli occhi del suo Fiyero.

Ma lei continuò a tenersi sulle sue.

 

« La torta é ancora da cuocere. Meglio che mangiarla fredda, perlomeno. »

« Mmm. » Fiyero annuì, tamburellando con le dita sul bordo del tavolo.

 

Ci fu un lunghissimo istante in cui si fissarono in silenzio, da un capo all'altro del tavolo. Fae riprese a mescolare – senza motivo – l'impasto, monitorando Fiyero con la coda dell'occhio. Sussultò, quando lo vide avvicinarsi di un passo.

 

« Torta di mirtilli? »

 

Lei fece solo un cenno con capo.

Lui si avvicinò ancora.

Tese la mano verso la zuppiera, l'indice che puntava dritto al contenuto.

 

« Posso... »

« No! »

 

Elphie gli bloccò la mano, senza sapere se quello strillo di risposta fosse rivolto alla sua domanda o al suo avvicinarsi – troppo. Toccarlo fu sufficiente a far crollare ogni progetto di ostilità: nell'esatto momento in cui le loro mani si sfiorarono, un tonfo sordo avvertì la cuoca che la sua crostata era finita sul pavimento. Anche Fae si ritrovò per terra, e Fiyero sopra di lei, le loro labbra incollate e le mani che vorticavano furiosamente, slacciando i vestiti e stringendosi sempre più forte.

 

 

[ But when you touch me like this

and you hold me like that

I just have to admit

that it's all coming back to me now...

When I touch you like this

and I hold you like that

it's so hard to believe

but it's all coming back to me now...it's all coming back to me...]

 

 

« Ricordami perché possiedo un letto. »

 

Fiyero la strinse un altro po' contro di sé, avvolgendo meglio entrambi nella coperta.

 

« Onestamente, me lo sono sempre chiesto. »

« Questo pavimento é gelato...! » si lamentò, senza tuttavia accennare minimamente a muoversi, tantomeno ad alzarsi.

« Oh, beh » lui scrollò le spalle « Perlomeno non é lontano. »

« Lontano? » Fae scoppiò a ridere « Il mio letto sarebbe lontano? Oh, Fiyero, saranno si e no dieci gradini. »

« Il che significa almeno dodici secondi. » la baciò sul naso « Dodici secondi sono un tempo inaccettabile, Fae-Fae. »

 

Elphaba scosse il capo, ridendo ancora.

Riusciva a stringerla in un modo, Fiyero, che rendeva possibile dimenticare tutto, a volte per pochi istanti, a volte per ore. Una sciocchezza come il freddo del pavimento o un peso sul cuore come il pugnale avvelenato che teneva al piano superiore – la prossima vittima la aspettava per il primo venerdì del mese nuovo. 

 

« Ora che facciamo? »

« Se lo chiedi proprio in questo modo, amore mio... »

 

Fae gli affibbiò uno scappellotto affettuoso

Eppure, tutto sommato, quando lui le afferrò la mano e iniziò a baciarle la punta delle dita, l'idea di non muoversi di lì sembrava interessante. Socchiuse gli occhi, godendosi la sensazione della sua lingua che le solleticava il palmo.

 

« Sei assolutamente deplorevole, Fiyero Tigelaar. » brontolò.

« Assolutamente. » concordò lui.

 

Elphie ignorò qualunque pensiero che non includesse le mani o la bocca di Fiyero.

 

 

[There were moments of gold

and there were fleshes of light.

There were things I'd never do again

but then they'd always seemed right.

There were nights of endless pleasure

it was more than any laws allow. ]

 

 

Dimenticarsi di se stessa in quel modo non era da lei.

Dimenticarsi di se stessa ed esistere per lui era qualcosa di meraviglioso.

 

 

Capitava di rado che Fiyero fosse taciturno o giù di morale. Il solo vederla bastava ad illuminare la sua giornata; sprecare tempo prezioso per assecondare i propri malumori non era nei suoi programmi. Una sera, ad esempio, arrivò piuttosto in anticipo. Gli occhi erano spenti, velati di qualche preoccupazione sconosciuta, e in mano portava un regalo per Elphaba: una sciarpa tradizionale del Vinkus, rose rosse su campo nero.

Gliela legò attorno alla vita, sistemando il nodo affinché le ricadesse su un fianco. Elphaba sorrise e si rigirò un lembo di stoffa tra le dita. Non sapeva cosa la rendesse più entusiasta, se il regalo in sé o la delicatezza con cui Fiyero l'aveva sistemata.

 

« Grazie... » sussurrò, premendo una mano sulla sua guancia e guardandolo in viso « E' bellissima. »

 

Fiyero le sorrise di rimando e Fae gli accarezzò le labbra con il pollice, disegnando il contorno di quel sorriso che adorava. Lui le baciò la punta del dito, sforzandosi di mantenere la stessa espressione; ma un tremito delle labbra confermò alla ragazza che qualcosa non andava.

 

« Che succede amore mio? »

 

Lo baciò sulla guancia e sul collo, stringendolo. Fiyero ricambiò l'abbraccio, senza risponderle.

 

« Qualcosa non va...? »

 

 Non ricevendo alcuna risposta, Fae gli prese il volto tra le mani.

 

« Hey... » nei suoi occhi passò un lampo di angoscia « Fiyero, dimmi cosa non va. »

« Nulla, nulla. » Fiyero si riscosse « Nulla, tesoro. Nulla di cui preoccuparsi. »

« Se c'é qualcosa... »

« No. » il suo tono era rassicurante, come al solito « Ora che sono qui con te, va tutto bene. »

 

 

[ If I kiss you like this

and if you whisper like that

it was lost long ago

but it's all coming back to me... ]

 

 

Per Fae era troppo facile credergli – o volergli credere.

Lo prese per mano e si diresse verso la stanza al piano superiore. Solo quando varcarono la soglia – solito odore di legno, soliti spifferi gelidi – Fiyero l'abbracciò di spalle, affondando il viso nei suoi capelli, fino a posarle un bacio sul collo.

 

« Dicevo sul serio, Fae. » mormorò « E' tutto a posto, non ti devi preoccupare. »

« Lo so. » rispose lei a voce alta, come per convincersene « Ti credo. »

 

 

[ If you want me like this

and if you need me like that

it was dead long ago

but it's all coming back to me...]

 

 

Eppure la stringeva più forte del solito e i suoi gesti erano più lenti, i baci più lunghi.

 

Sono qui, avrebbe voluto dirgli, anche io sono qui per te.

Avvertì il nodo della sciarpa allentarsi e d'istinto fermò Fiyero, serrando le dita attorno al suo poso.

 

« Aspetta. »

 

Elphaba si sfilò il vestito, senza sciogliere il nodo. Le sue dita sfiorarono la stoffa nera e rossa, quasi con reverenza.

 

« Mi piace... » sussurrò. « Non toglierla. »

« Non...? »

« No. »

 

Elphie rimirò ancora un poco il suo nuovo accessorio, poi si fece più vicina, il corpo premuto contro il suo. Lo guardò dritto negli occhi, cercando di mantenersi seria – con scarsi risultati, visto che lui riusciva a malapena a tenere lo sguardo sollevato, all'altezza del suo viso.

 

« Tu cosa ne dici? » domandò, con una vocina cantilenante.

 

Il sorriso di Fiyero era quello che lei ricordava.

Quello vero.

 

« Credo proprio, amore mio » le posò una mano sullo stomaco, accarezzandola « che dopo aver visto tutto il tuo guardaroba, al momento questo sia il mio abbigliamento preferito. »

 

Il suo bacio soffocò la risata di Fae.

 

 

[ If you forgive me all this

If I forgive you all that

We forgive and forget

and it's all coming back to me... ]

 

 

L'eco delle risate rimaneva con lei.

Anche quando la pioggia si affacciava minacciosa dietro alle nubi e il suo mantello pareva farsi sempre più sottile, anche quando nascondeva un arma mortale nella manica sinistra, c'era ancora quel caldo, quelle frasi affettuose, c'era ancora lui con lei.

 

Odiava, più di tutto, quando si salutavano prima di un lavoro importante. Non per i giorni – per Elphaba il tempo scorreva diversamente, quando ridiventava Fae – o la nostalgia, no; quelli riusciva a sopportarli. Ma Fiyero capiva sempre se stava andando a qualche semplice incontro oppure se c'era qualcosa di pericoloso – sentiva, in qualche modo, l'odore di morte che lei si lasciava dietro. Primo, Fae era molto dolce nei giorni precedenti all'evento, di qualunque cosa si trattasse; secondo, metteva più impegno nel preparare le torte – una volta aveva persino fatto delle decorazioni con la glassa e Fiyero si era seriamente domandato se fosse giunta l'ora della fine, per il Mago.

Al di sopra di tutto, però, i suoi occhi: diventavano così scuri che a guardarli veniva freddo.

Probabilmente lei ne era conscia, perché si premurava sempre di evitare il suo sguardo.

 

« Quanti giorni? »

 

La domanda di Fiyero – sempre la stessa – non suonava mai davvero interrogativa. Era una sorta di accettazione, ad alta voce, del fatto che non l'avrebbe vista per un po'. Doveva sapere il numero esatto, per potersi preparare.

 

« Pochi. » sistemò alcuni fogli in una sacca di tela « Due. Tre al massimo. »

« E' qualcosa per cui dovrei preoccuparmi? »

« Lo sai che non devi preoccuparti e basta. »

« Lo so. Ma non capisco perché. »

 

Fae sospirò.

 

« Perché so cavarmela. »

« Non ho mai detto il contrario. »

« Perché sì. »

« Oh, andiamo...! »

« Perché se ti preoccupassi inizieresti a pensare che magari ti piacerebbe sapere dove sono e cosa faccio... »

« Come se l'idea di non sapere dove diavolo tu sia non mi facesse già impazzire...! Tu e i tuoi dannati Animali! »

« Come se potessi permettermi di perdere tempo a preoccuparmi anche di te. »

 

 

[There were those empty threats and hollow lies

and whenever you tried to hurt me

I just hurt you even worse

and so much deeper.]

 

 

 

 

Ma Fiyero non le permetteva mai di rovinare quegli addii.

C'erano giorni in cui non si parlavano per una sciocchezza, eppure quando si trattava di non vedersi anche solo per un breve periodo, lui era irremovibile.

 

« Basta stupidaggini... » le bisbigliava, stringendola forte, baciando ogni centimetro del suo viso. « Mi mancherai. Qualunque sciocchezza io dica, sai che mi mancherai da morire. »

« Fiyero... » la sua voce era sempre incerta, all'inizio; « Mi mancherai anche tu. » cedeva, piuttosto in fretta.

 

Una notte più di ogni altra Elphaba lo aveva spaventato a morte.

Dormiva tranquillamente, il capo posato sul suo petto e le mani intrecciate sotto le coperte, come al solito. Si era svegliato di soprassalto per qualche incubo e, ancor prima di aprire gli occhi, si era reso conto che lei stava tremando.

 

« Fae. »

« Mmm... »

« Hai freddo? »

 

Lei aveva scosso la testa.

 

« ...io, Fiyero... » non sembrava nemmeno la sua voce, nemmeno la solita voce di quanto era scossa o spaventata « Non voglio andare, Fiyero. »

« Andare...? »

« . »

 

Si stava agitando e lui aveva preferito non fare domande.

 

« Voglio restare. Voglio restare qui con te. »

« E' ancora notte fonda, tesoro. » Fiyero si sentiva un idiota, senza la più pallida idea di cosa dire per calmarla « Domani é ancora lontano. »

« Sei ore » mormorava Fae, sconsolata « Sei ore e dovrò andare via. »

 

 

[There were hours that just went on for days

when alone at last we'd count up the chances

that were lost to our forever.]

 

 

« Sei ore... » ripeté Fiyero « Sei ore, trecentosessanta minuti, ventun mila e seicento secondi. Abbiamo ancora ventun mila e seicento secondi tutti per noi. »

 

No, non era un effetto della luce; Elphie stava sorridendo.

Quando erano insieme non contava il tempo che non avrebbero mai avuto, solo quello che avevano.

 

E al mattino, Fiyero quasi quasi ringraziava che ci fossero momenti come quello, in cui si stringevano o guardavano soltanto. Certo, non che questo impedisse loro di immaginare cosa avrebbero fatto non appena si fossero rivisti.

 

« Quando devo sloggiare, avvisami. »

 

L'immagine di Fiyero che grattava via la marmellata di mirtilli dalla crostata – un'altra – come un bambino bastava a metterla di buonumore. Gli tolse il cucchiaio dalla bocca e lo baciò sulle labbra.

 

« Complimenti per le maniere galanti, a tavola. » ridacchiò « Ora sei al novanta per cento blu! »

« E tu sempre al cento per cento verde simpatia. » ribatté lui, senza offesa, e la fece sedere sulle proprie ginocchia.

« Almeno io so mangiare una torta. »

 

Fae grattò via un po' di marmellata con il cucchiaino; ma anziché mangiarla, ficcò il cucchiaio in bocca a Fiyero e diede un morso alla pasta.

 

« Disse il Tripudio di Briciole... » commentò l'altro.

 

Passarono qualche minuto a infastidirsi a vicenda, Fiyero strofinandole le guance con la scusa di ripulirla e Fae cercando con tutte le proprie forze di toglierli il cucchiaio di bocca, invano.

Stanca di tirare – aveva anche provato a tappargli il naso, a onor del vero, ma lui le aveva fatto il solletico – decise di usare le temibili maniere non violente: premette le labbra contro la guancia, muovendosi piano piano verso l'angolo della bocca.

 

« Mmmm... Come faccio ad avere un bacio se hai quell'affare in bocca...? » mugugnò, con una vocina terribilmente irritante e allettante insieme.

 

Fiyero roteò gli occhi.

Un attimo dopo l'aveva già accontentata.

 

[But if I touch you like this

and if you kiss me like that

it was so long ago

but it's all coming back to me...

And if you touch me like this

and if I kiss you like that

it was gone with the wind

but it's all coming back to me...]

 

 

« Vuoi dirmi che é successo? »

« Quale parte del “ no” non ti é chiara? » sbottò Fae, cercando di ritrarsi sia dalle domande che dalla vicinanza di Fiyero.

 

Fiyero alzò gli occhi al cielo.

Teneva in mano uno straccio impregnato d'olio e tentava di ripulire la faccia della ragazza dal sangue. L'aspetto di Elphie era terrificante, sangue e graffi ovunque. L'unica consolazione era la certezza che quel sangue non fosse il suo. Però non capiva perché si ostinasse a rifiutare il suo aiuto. Pareva un animale in gabbia, rannicchiata in un angolo del letto con le ginocchia strette al petto, tremante e guardinga.

 

« La negazione. » gemette Fiyero, versando dell'altro olio sul panno.

« Ah ah. Divertente. »

 

Si spostò ancora, quando lui cercò di toccarla. La strana danza continuò per parecchio tempo, finché Fiyero, esausto, si lasciò cadere a peso morto sul pavimento. Incrociate le gambe – il tappeto, per quanto vecchio e consunto, era ancora abbastanza spesso per non farlo congelare – allargò le braccia in direzione di Elphie.

 

« Vieni. » la chiamò, nella voce una dolcezza che lui per primo di non aveva mai creduto possibile.

 

 

[When you see me like this

and when I see you like that

we see just what we want to see

all coming back to me...]

 

 

Stranamente calma, lei obbedì.

Scese dal letto con una lentezza che faceva sembrare i suoi movimenti dolorosi, arrivando davanti a lui quasi gattonando. Si sistemò in braccio, ma dandogli le spalle. Le sue mani familiari le accarezzarono la schiena, mentre la voce di Fiyero le sussurrava di stare tranquilla. Lasciò che le pulisse il viso e  continuò a lasciarlo fare anche quando le slacciò il vestito per strofinare il collo e il seno. Anzi, si raggomitolò contro di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla affinché le loro guance si trovassero una contro l'altra.

 

« Scusa... » mormorò, gli occhi lucidi e la voce flebile.

 

Fiyero le baciò la guancia prima che una lacrima potesse scottarla.

 

« Ti amo anch'io. »

 

 

 

« Per quale motivo dovrei fare attenzione? »

 

 

 

[ The flesh and the fantasies,

all coming back to me...

I can barely recall, but it's all coming back to me now. ]

 

 

 

« ...io ti amo. »

 

 

Notes

 

( Quote finale da sistemare appena riavrò il libro, malauguratamente prestato ç_ç ).

 

#1 La storia della sciarpa, signori, la-storia-della-sciarpa! Ma lo vogliamo fare un monumento alla sottoscritta, sì o no xD?

 

#2 Da qualche parte c'é un “ senza offesa”, di Fiyero, che é l'opposto di un “ non senza offesa che c'é nel libro.

 

#3 Nel libro abbiamo un bel trip mentale di Fiyero, prima del “ ti amo”. Questo sarebbe quello di Elphaba – e improvvisamente Fiyero sembra una persona normale... xD

 

#4 C'é un pezzo del libro in cui Fiyero spiega i suoi “ metodi” per capire cosa stia per fare Elphaba – e sono, ehm, molto scientifici.

 

#5 Il ritardo nel pubblicare questa fic – ritardo anche con la proroga, come la Regina Cattiva vuole sia precisato – mi é costato la pubblicazione di una fic RPS che non so perché sia stata scritta, ma di sicuro non per vedere la luce. Forgive me, divinità del West End ç_ç

 

Grazie alle mie fedeli lettrici (L).

 

APPELLO ALLA MIA TIRANNESSA: so che il polacco é una lingua difficile, so che i postumi di Legally Blonde e di certa gente in mutande non se ne sono ancora andati ( perché, se ne andranno?) ma please, please please please, regalami un novembre di crack!pairing e non farmi tirare fuori la lista di tutti i posti della casa in cui questi due poveri diavoli devono ancora fare i propri comodi – anche perché la casa é piccola e la fic verrebbe corta ùù

So che a dicembre sarai cattiva – ma tanto quella canzone te la dimenticheraiiii...! - perciò regalati un mese di bontà.

 

( Di nuovo in uni a postare …che gioiaH.)

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Capitolo 11
*** [Novembre]: Fallin' up ***


Song: Anchor – Mindy Gledhill.
Verse: musicalverse.
Timeline: As long ; riferimenti a Wonderful, scena del Dr Dillamond dopo Wonderful, riferimenti generici al futuro.
Character e/o pairing: Elphaba, Broomstick, Fiyero (fisicamente presente) ; menzionati il Mago, Mr Dillamond, Glinda, Nessarose ; Fiyeraba.


Fallin' up


Mai più.
Elphaba credeva di non voler mai più appartenere a qualcosa o qualcuno, dopo il tradimento del Mago; e invece, inaspettatamente, eccolo lì, il suo elemento.
Aria.
Ed era libera e felice, era ovunque perché l'aria non conoscerva limiti; apparteneva al tutto e tutto le apparteneva. Broomstick, l'unico compagno che si era concessa, volava sicuro anche nella più fitta delle foreste. Non c'era niente di sbagliato in lei, mentre volava.
Perché avrebbe dovuto scendere?
C'era il tempo laggiù, che non lasciava scampo, c'era un suolo contro cui sbattere e farsi male, molto male, c'erano cose troppo grandi per poter semplicemente passare oltre - da lassù, invece, apparivano minuscole ed insignificanti.
Mai più, mai più toccare terra.

Eppure loro cercavano in continuazione di trascinarla verso il basso – zavorre, nient'altro che questo.


When the world is spinning round
like a red balloon way up in the clouds
and my feet will not stay on the ground,
you anchor me back down.


Alla fine – doveva ammetterlo – lui non era davvero un tiranno.
Era vigliacco, buffo, bugiardo e fanfarone, ma qualcosa nel Meraviglioso Mago aveva lo stramaledetto potere di farla sentire a casa. E dire che lui, di poteri, non ne aveva affatto. Primo fra tutti, era riuscito a farle toccare terra – Nessa non contava, si era trattato di una sosta necessaria – e la sola idea di loro due, come aveva sempre sognato, bastava a farla vacillare.
Lei se lo meritava: di essere meravigliosa, quanto e più di lui, di avere la sua chance di volare... Senza scappare.
Godersi il volo, planare lentamente per sfiorare il suolo e sorridere a qualcuno – qualcuno che stava là solo per osservare lei, per dirle brava.
Ma da quell'altro volo, altrettanto perfetto, l'avevano strappata, di nuovo.


I am nearly world renowned
as a restless soul who always skips town,
but I look for you to come around
and anchor me back down.


Perché l'unica cosa con cui puoi volare, Elphaba, é la tua stupida fantasia.
Come aveva potuto pensare di affidarsi a quel buffone, viscido Mago, fidarsi di lui e del Dottor Dillamond nella stessa vita?
C'é qualcosa di potente ed indescrivibile nell'odio; e con quell'odio che cresce - di nuovo - nel suo cuore, Elphaba si solleva – di nuovo – e strappa via l'ultimo velo di illusioni.
Finché una mano – di nuovo – l'afferra, così stretta che non può scappare; così stretta che, mentre finalmente scappa, lo sta portando con lei.


There are those who think I am strange
they would box me up and tell me to change
but you hold me close and softly say
that you wouldn't have me any other way.


Quella é forse la fermata più bella.
Le braccia di Fiyero sono l'unico luogo in cui vorrà sempre atterrare e i suoi baci non sono leggeri, eppure non pesano. Forse perché, anche se é a terra, c'é il suo cuore che che vola.
Solo per un istante, può concedersi di essere sua e basta; perché essere tutto é troppo, tanto quanto é ingiusto tornare ad essere nessuno.
Forse, tra un po', dovrà spiccare di nuovo il volo, oppure correre.
Sì, volare da Nessa o correre da Glinda; qualcuno pronto a tirarla, su o giù, non mancherà di certo.


When people pin me as a clown
you behave as though I'm wearing a crown
when I'm lost I feel so very found
when you anchor me back down.


Il dolore negli occhi di Glin va cancellato.
Lei non ha dimenticato nulla di loro due, non scorderà quella sera all'Ozdust.
Altrimenti, con un peso simile nel cuore, non sarebbe più abbastanza leggera da sollevarsi in aria. E non é giusto che sia Broomstick a portare il peso della sua colpa.

Per questo non si può essere una strega cattiva amando così tante persone; troppi, dannatissimi, buoni motivi per tornare a terra. Fine dei voli, fine dei buoni propositi – eppure forse no, rendersi la vita più facile non curarandosi degli altri é uno scambio che non é disposta ad accettare.


When [...] my feet will not stay on the ground
you anchor me back down.


Ma intanto, ancora per un momento, può concedersi di rimanere a mezz'aria tra le braccia di Fiyero.


Notes
La bontà della Sam questo mese mi ha fatto *venire un attacco di panico.
Le poche su questo capitolo sono:
- riferimenti alla frase del musical in cui Elphaba dice a Fiyero “ don't you think things would be easier for me if I didn't care that much?” ( lion scene). Cioé, non dice così di sicuro, ma dice una frase con lo stesso significato.
- riferimento, nel titolo, al verso di As long  “ it's up that I fell”.
- referimenti generici alla splendida Making good per il rapporto Elphaba/Mago e Elphaba/Mondo ( chi non l'avesse ancora sentita, ha appena trovato qualcosa da fare!).
- la zavorra é, nella mia idea, un'ancora in senso negativo - e viceversa.
- Musicalverse perché A) Il prossimo nonché ultimo capitolo sarà bookverse ma soprattutto B) sabato prossimo c'é cast change e io voglio morire soffocata dalle bolle di Glinda (L). Chiunque non abbia mai visto Louise Dearman come Glinda é una persona fortunata in maniera indicibile, perché non dovrà dirle addio ç_ç ( naaa, non é vero, é lo sclero per comprare i regalini che mi fa parlare ùù).


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