The Art of Chuckly Love

di Melanyholland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Art of Chuckly Love ***
Capitolo 2: *** The Art of Chuckly Love ***
Capitolo 3: *** The Art of Chuckly Love ***
Capitolo 4: *** The Art of Chuckly Love ***



Capitolo 1
*** The Art of Chuckly Love ***


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Titolo: The Art of Chuckly Love

Autrice: Melanyholland

Summary: Non aveva mai pensato di innamorarsi. Di certo non credeva di esserlo già.

Rating: Arancione

Timeline: Stagioni uno & due.

Main Characters: Chuck Bass & Blair Waldorf

Disclaimer: Gossip Girl non mi appartiene, prendo solo in prestito i suoi personaggi.

 

Note: “The Art of Courtly Love” è un’opera di Andreas Capellanus, anche conosciuta come “De Amore”. In essa sono presenti varie massime sull’amore (cortese, of course). Quando le ho lette, mi è venuto in mente di scrivere questa storia, usando ogni massima come introduzione e spunto a una flash su Chuck e Blair.  Spero di essermi spiegata.^^”

Buona lettura!

 

 

 

 

 

The Art of Chuckly Love

 

Capitolo Uno

 

 

When a lover suddenly catches sight of his beloved his heart palpitates.

(1x03)

 

Chuck si chiese seccato che cosa ci facesse a scuola; per persone come lui, che potevano permettersi di pagare qualsiasi cifra per ottenere tutto ciò che volevano, un diploma era un semplice accessorio. Sarebbe stato di gran lunga più utile se fosse rimasto a letto a dormire, in modo da accumulare energie per l’imminente Lost Week-End

Annoiato, Chuck decise di trastullarsi un po’ rimirando qualche bel corpo femminile, così fece scorrere pigramente uno sguardo di apprezzamento sulle ragazze della Constance riverse in cortile. Rifletté che la scuola non sarebbe stata una totale perdita di tempo se, dopo aver individuato la studentessa più appetibile, si fosse fatto una sveltina fra una lezione e l’altra. Valutò con occhio esperto le curve celate da gonne e camicette firmate finché il suo sguardo non incontrò una ragazza in particolare. Sorrise: Blair stava tormentando la piccola Jenny Humphrey, costringendola a trasportare le borse di tutto il gruppo. Chuck ammirò le invitanti labbra rosse di lei distese in un sorriso perfido mentre esortava dolcemente la ragazzina a non restare indietro, e non per la prima volta si domandò che ci facesse una superba bellezza come Blair con uno come Nathaniel, che preferiva sbavare dietro a gatte morte bionde da una botta e via. Insomma, se fosse stato al posto del suo migliore amico, Chuck avrebbe sancito l’accordo con Blair senza esitazione e a più riprese, altro che struggersi per il frutto già gustato.

Comunque, non erano affari suoi.

D’un tratto, Blair si accorse del suo scrutinio e lo fissò, interrogativa. Chuck le spedì un bacio, sorridendo ancora di più quando la vide esitare, interdetta, prima di alzare gli occhi al cielo con uno sbuffo e voltarsi bruscamente in un turbinio di boccoli. 

Tutto considerato, pensò Chuck, la scuola aveva i suoi lati positivi.

 

 

A new love puts an old one to flight.

(1x07)

 

L’abito scivolò lungo il corpo e fino ai piedi, rivelandogli una figura delicata e sexy avvolta in seta leggera. Blair gli scoccò un’occhiata insolente e un sorrisetto provocante da sopra la spalla nuda e Chuck seppe all’stante che quella ragazza l’avrebbe fatto impazzire. Non l’aveva mai vista così bella, libera e radiosa. Sapeva che doveva distogliere lo sguardo perché rischiava di rimanere abbagliato, ma non lo fece. Il piacere era sempre stato l’obiettivo della sua vita a costo di tutto e anche questa volta Chuck non tradì la sua filosofia, godendo di ogni movimento e ogni  sguardo di lei, assaporando la sensazione che gli dava quella danza sensuale che era per lui, e lui soltanto. Alzò il bicchiere di champagne per complimentarla e la vide sorridere compiaciuta, gesto che lo riempì di soddisfazione. Perché se era vero che lui si era accorto di volerla, era altrettanto vero che  Blair era attratta dall’idea che lui la desiderasse. 

La musica cambiò ritmo. Blair scese dal palco, sfilando con l’eleganza di una regina, ogni passo sui tacchi alti accompagnato dall’ondulazione tentatrice dei fianchi. Chuck si chiese cosa avrebbe provato a far scorrere le mani su quelle gambe così lisce e che profumo avrebbe avuto la gola di lei premuta contro il suo volto. Il sorriso impertinente era ancora su quelle labbra piene tanto desiderabili quando Blair lo raggiunse. 

“Grazie per aver guardato il mio drink, Chuck.” sussurrò, ma quello che gli rubò dalle dita fu il suo bicchiere di champagne, che bevve tutto d’un sorso. Chuck notò l’impronta di rossetto lasciata sul cristallo e si chiese se fosse lo stesso punto che aveva toccato la propria bocca e se lei ne avesse sentito il sapore.

“È stato un piacere.” mormorò sinceramente, percorrendo con gli occhi quel corpo favoloso. Non riusciva a smettere. Aveva sempre creduto che Blair fosse bella, del resto era impossibile non accorgersene e Chuck era un intenditore. Ma quella sera, Blair era semplicemente da togliere il fiato, e non solo perché coperta solo da una sottile veste di seta: era soprattutto l’innocente sensualità che emanava ogni suo movimento che lo aveva rapito, ammaliato, catturato.

 “Oh, ne sono certa.” ribatté lei, un luccichio malizioso sotto le lunghe ciglia degli occhi socchiusi. Non fece alcun tentativo per recuperare il vestito o per coprirsi, sembrava perfettamente a suo agio in biancheria intima di fronte a lui. No, concluse Chuck con la bocca improvvisamente arida, il fatto che lui la guardasse non la infastidiva, tutt’altro; era un particolare che gli stava dando alla testa più di tutto l’alcol che aveva ingerito.

“Mi dai un passaggio a casa?”.

Chuck cercò di pensare a Nate, all’unico amico che avesse mai avuto, il solo che ancora si fidava ciecamente di lui. Tentò, ma Blair era così vicina che lui riusciva a vedere i candidi seni gonfiare il tessuto al ritmo col suo respiro ed era semplicemente troppo. Non avrebbe potuto negarle niente.

“Certamente.” rispose, galante. Aveva avuto intenzione di trattenersi fino alla chiusura per festeggiare il successo del locale insieme alle sue attraenti ballerine; ora si lasciò guidare da Blair lontano da quella sala che sarebbe diventata noiosa e incolore senza di lei.

Sei dieci volte più sexy di tutte le altre

Oh, quanto aveva avuto ragione. Non c’era confronto, non ci sarebbe più stato.

Aveva corso il rischio ed ora i suoi occhi potevano vedere solo Blair.

 

 

The easy attainment of love makes it of little value: difficulty of attainment makes it prized.

(1x08)

 

Così Blair pensava di poter far finta di nulla e cacciarlo via dopo la notte che avevano trascorso insieme? Povera illusa. Lui era Chuck Bass, non c’era donna al mondo a cui avrebbe permesso di trattarlo come lui faceva con loro. Sarebbe finita quando Chuck avesse deciso che era il momento, perché era così che andavano le cose.

Solo che in realtà tutto aveva smesso di girare nel verso giusto già da un po’. Non esistevano seconde volte nella vita sessuale di Chuck –se non durante la stessa notte, ma quella era un’altra storia-. Non c’era spazio per smancerie, inviti a colazione e regali di compleanno; decisamente fuori questione erano il subbuglio nello stomaco e il rimpianto di non essersi svegliato accanto a lei per darle il bacio del buongiorno su quelle labbra dolci e calde, le stesse che la notte prima avevano toccato tutto il suo corpo con irruente avidità e che gli avevano lasciato tracce di rossetto sul viso e sul collo al sapore di ciliegia e Blair.

L’aveva sempre immaginata come una bambolina rigida e remissiva a letto, soprattutto durante la sua prima volta; di certo non si era aspettato un’amante focosa e impaziente che gli si era avvinghiata addosso con tanta prepotente passione. Blair era stata incredibile.

Chuck sospirò, abbandonando quelle riflessioni pedanti e infruttuose e quei ricordi tanto stimolanti quanto fuorvianti. Doveva concentrarsi su come riportare Blair nel suo letto, dimostrandole così che aveva sbagliato i calcoli. In fondo, non era che un  altro dei loro giochi e Chuck non aveva mai perso.

Afferrò il cellulare e compose velocemente un messaggio:  Passa da me, Blair. Ho 1 regalo speciale ke ti farà molto piacere prendere. Ciò che le aveva scritto era volutamente ambiguo e sorrise divertito quando ottenne la risposta: Vai al diavolo, Bass. Riusciva senza difficoltà a figurarsela con le guance rosse e le labbra serrate, intenta a scacciare i ricordi della loro rovente  notte di sesso senza però esserne capace. Lo scopo di quel messaggio era stato appunto farle da promemoria, in modo che Blair non si distraesse troppo.

Chuck non poteva mentire a se stesso: avrebbe trovato piacevole che lei gli si concedesse di nuovo senza fare i capricci, ma la resistenza rendeva il gioco più intrigante. Blair era una gattina fiera e ribelle –come dimostravano i graffi con cui gli aveva marchiato la schiena- e ciò avrebbe reso la sua capitolazione finale infinitamente più dolce.

Tanto quanto il suono delle fusa che gli avrebbe fatto nell’orecchio mentre i suoi fianchi la spingevano all’estasi, considerò viziosamente con un sorriso di anticipazione, aprendo l’armadio per prepararsi al party di compleanno.

 

 

End#1

 

 

Note dell’Autrice: Queste sono le prime tre flash. Cercherò di scriverne sei per ogni stagione, ma potrebbero uscirmene di più, certe volte non mi controllo.^^” Per quelli di voi che seguono “Purple Suits and Red Lips”, non preoccupatevi, non ho alcuna intenzione di abbandonare la fanfic. Anzi, posso dirvi che la prossima storia è quasi finita. :)

Al prossimo aggiornamento,

Melany

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Capitolo 2
*** The Art of Chuckly Love ***


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Capitolo Due

 

A man in love is always apprehensive.

 (1x10)

 

Quando aveva sentito Nathaniel blaterare di vecchi tempi e cuori sulla manica e Blair accettare il suo invito al Ballo delle Debuttanti, Chuck aveva subito impotente la materializzazione della paura che lo aveva torturato da quanto era cominciata quella storia.

Chuck era cresciuto con Nate che gli raccontava i particolari della loro storia –Blair mi ha preso per mano fino al gazebo e poi mi ha baciato. Sulla bocca. Così, di colpo. È stato strano… strano, ma bello- e i piccoli segreti della loro intimità –Abbiamo dormito abbracciati. Me l’ha chiesto lei ed era così dolce, Chuck, non ho potuto dirle di no-, li aveva ascoltati mentre progettavano il loro futuro, discutendo della data del matrimonio –A Maggio sarebbe bellissimo, non trovi, Nate?-, dei nomi dei figli – Non essere sciocco, tesoro, è ovvio che Audrey è adatto a una bambina-, li aveva guardati mano nella mano nel cortile della scuola, l’una tra braccia dell’altro durante i balli dell’alta società, o con le labbra unite in baci teneri e affettuosi. Blair e Nate, lei fiera ed elegante come una regina, lui attraente e puro come un principe, il ritratto della coppia perfetta dell’Upper East Side. Chuck sapeva, sapeva che lei non avrebbe mai rinunciato alla sua favola. Non per lui, non per Chuck Bass.

Afflitto dai quei pensieri che gli rodevano lo stomaco e gli avvelenavano il petto, percepiva il controllo scivolargli via implacabile dalle dita, e Chuck odiava non essere padrone degli eventi, costretto in qualcosa che non gli piaceva. Gli altri dovevano piegarsi ai suoi desideri, era stato così fin da quando era nato. Detestava lo stato di spettatore passivo in cui quello sviluppo lo aveva scomodamente incastrato.

Così, quando Blair tornò in camera, l’afferrò per le spalle prima che potesse pronunciare qualunque spiegazione la sua mente bugiarda avesse formulato e la baciò, aggressivo, marchiando quelle labbra che spettavano a lui soltanto. Blair gemette nella sua bocca e il suono voglioso lo istigò ancora di più, la spinse sul letto con foga e la sovrastò prima che potesse rendersi conto di ciò che accadeva, le assalì di nuovo le labbra mentre le mani strattonavano i tessuti, cercando con cieca brama il contatto con la pelle calda di lei, strusciando e graffiando. Era disordinato e irruente e sgraziato, niente a che vedere con il ritmo giocoso di poco prima, ma Blair fremeva sotto di lui e gli si aggrappava e rispondeva con altrettanta furia ad ogni bacio e ad ogni movimento e quando Chuck finalmente riuscì a tirarle via le mutandine e ad entrare in lei con un’unica spinta poderosa, sospirò di piacere e sollievo e si concesse un istante per ammirarla mentre era completamente sua. Blair ansimava, accaldata, gli occhi lucidi di desiderio e la punta della lingua che le umettava le labbra gonfie e arrossate. Una venere di lussuria, eccitata e impaziente, solo per lui. Quando lo vide esitare, gli affondò spietata le unghie nella pelle dei fianchi e ondeggiò il bacino, incitandolo a muoversi, infastidita e confusa da quel momento inaspettato di stasi. Ma Chuck non l’accontentò, anche se il gesto stuzzicante lo tentò, facendogli scaturire un gemito voluttuoso dalla gola. Non ancora. Voleva che lei lo sentisse, voleva che ricordasse quel momento quando le fredde braccia di Nathaniel l’avrebbero circondata durante il ballo. Chuck non poteva perderla, aveva bisogno di essere stretto nel calore squisito del corpo di lei, avvolto nella sensazione delle cosce che gli si aggrappavano alle anche e dei seni schiacciati contro il proprio petto. Solo dentro di lei si sentiva così bene.    

 “Ci andiamo solo come amici, sai.” bisbigliò Blair distrattamente, mentre entrambi riprendevano fiato dopo aver calmato –almeno per il momento- i loro appetiti. Chuck aveva il viso contro il collo di lei, respirava Chanel, sudore e quello che era l’aroma caratteristico della pelle di lei, una fragranza agrodolce di cui non riusciva a concepire di poter fare a meno. Ancora una volta notò l’arguzia di lei e si chiese se i propri comportamenti non fossero troppo evidenti.      

Comunque, non le rispose e la già vuota rassicurazione, la stessa, ne era certo, che le aveva impedito di pronunciare prima del sesso, si dissolse nell’aria intorno a loro. A Blair non piacque essere ignorata e sbuffò:

“Mi stai schiacciando, togliti”.

Gli diede un colpetto sulla spalla ma lui continuò ad imprigionarla sotto di sé con il proprio peso, sollevando solo il volto per guardarla negli occhi.

“Perché hai accettato?” le chiese, ora infastidito anche lui, soprattutto per il tono petulante e infantile con cui gli venne fuori. Sapeva la risposta a quella domanda; voleva solo sottolineare la sciocca futilità di quello che lei aveva detto.

“Perché ne avevo voglia.” ribatté Blair, ostile. “Non fare il bamboccio geloso, Bass.”

“Va bene, finché ti ricordi di tenere le gambe chiuse con lui.”

“Ma come ti permetti?” sbottò lei rabbiosa, e lo schiaffo che gli diede stavolta sul braccio fu più cattivo. Chuck la fissò senza dire nulla e alla fine lei sospirò e aggiunse, piena di orgoglio:

Io non farei mai quello che Nate ha fatto a me. Nemmeno a un egocentrico bastardo come te”.

Chuck ne fu moderatamente rincuorato: non sarebbe andata a letto con Archibald alle sue spalle e ciò significava che, finché se la fosse tenuta stretta, non sarebbe accaduto nulla. Decise risoluto che avrebbe usato ogni arma a sua disposizione perché lei non lo lasciasse.

E siccome quella più affilata che aveva era di certo la seduzione, le sorrise affascinante e le catturò le labbra in un bacio da mozzare il fiato, mentre la esplorava con le mani. Blair gemette contro la sua bocca e gli afferrò la nuca, trattenendolo contro di sé con le gambe strette intorno ai suoi fianchi. Chuck ghignò soddisfatto prima di riprendere a baciarle il collo.

Ancora una volta, per Blair esisteva solo lui. 

 

 

He who is not jealous cannot love.

(1x12)

 

“Sei un mostro.” lo insultò Blair, furibonda. “Accetta il fatto che ti ho piantato e lasciami andare avanti.”

“E tu accetta il fatto che ti ho in pugno.” ribatté Chuck mellifluo, rivolgendole un sorriso di scherno. Da quando l’aveva ricattata per far sì che non stesse più con Nathaniel, era almeno la terza volta che Blair gli presentava le sue rimostranze. “Prima dimentichi Nate, meglio è per tutti.”

“Non posso. Io lo amo.” protestò lei veemente, e fu come ricevere uno calcio nel ventre. Chuck usò il dolore per alimentare il suo risentimento e ribattere crudelmente:

“Ma Nate non amerebbe mai una puttanella bugiarda come te. Lo sai”.

Blair stava letteralmente tremando di rabbia, ora. Si conoscevano da anni e lei gli aveva riservato spesso sguardi poco lusinghieri, ma mai come in quel momento: era odio puro, corrosivo e bruciante, quello con cui gli occhi di lei lo trafiggevano.

“Sei un mostro.”

“Questa l’ho già sentita.” la sbeffeggiò lui, serafico. “Devi dirmi altro?”.

Blair si morse il labbro, nervosa, a quanto pareva mentre dibatteva internamente sul da farsi. Chuck le concesse il suo tempo, avvicinandosi al piano bar della suite per versarsi un dito di scotch senza ghiaccio. Alla fine, la vide prendere un respiro profondo e buttare fuori cinque parole che dovevano esserle costate uno sforzo enorme.

“Che altro vorresti da me?” 

“In che senso? Non ti seguo.” disse lui, che la seguiva benissimo.

Blair deglutì come se avesse qualcosa di ruvido incastrato in gola.

“In cambio del tuo silenzio. A parte evitare Nate, cosa posso fare?” spiegò, le mani a pugno così strette che di certo le sarebbero rimasti i segni delle unghie per giorni, incisi nella carne come prove inconfutabili di quella sfibrante conversazione.

Chuck la scrutò a lungo oltre l’orlo del bicchiere di cristallo, sorseggiando il suo drink. Nate era così importante per lei, che era disposta anche a quell’estrema umiliazione. Percepì un bruciore pungente allo stomaco che poco aveva a che fare con l’alcol appena ingerito, così rise.

“Davvero, Blair? Mi stai offrendo qualunque cosa voglio?”

“Nei limiti.” chiarì lei a denti stretti, squadrandolo torva. Chuck le si avvicinò finché non poté vedere se stesso riflesso negli occhi adombrati di lei, ora decisamente umidi. Le prese delicatamente il mento con le dita e Blair non oppose resistenza.

“Chiudi gli occhi.” comandò in un sussurro. Il sospetto di lei era palpabile e sofferto, ma obbedì, rassegnata. Con le sopracciglia aggrottate e il labbro inferiore che tremava leggermente, sembrava che più che a un bacio si stesse preparando a ricevere uno schiaffo. Chuck ricordò l’ardente desiderio con cui lo aveva baciato quella prima volta in limousine e all’improvviso si sentì stanco del gioco. Tutto ciò che voleva era liberarsi di lei e restare solo.

“Vattene.” ordinò, lasciandole il viso con un gesto brusco. Blair aprì gli occhi, sbattendo le ciglia confusa, ma Chuck si limitò ad allontanarsi, da lei, dal profumo dei suoi capelli, dal suo fisico snello e delicato, che lui tanto avrebbe voluto spogliare di quegli abiti d’alta moda, rivendicandone il possesso.

“Niente accordo?” la sentì chiedere dopo un po’, mentre lui fissava il liquido ambrato che si riversava dalla bottiglia nel bicchiere. Sarebbe stato molto più pratico bere direttamente dalla prima, ma non si sarebbe abbassato a tanto.

“Abbiamo già un accordo. Sta’ lontana da Nate.” replicò, freddamente.

Blair, visibilmente contrariata –ma anche un po’ risollevata- raggiunse la porta e lì si fermò. Posò ancora una volta su di lui quei suoi grandi occhi castani, ed erano ricolmi di risentita accusa. 

“Se davvero tenessi a me, mi lasceresti in pace.” dichiarò, convinta. “Ma sei solo un egoista senza cuore. Mi disgusti”.

Su quella battuta, uscì di scena. Chuck avrebbe voluto correrle dietro per dirle che la sporca egoista era lei, che era saltata nel letto di un altro un secondo dopo averlo mollato malamente e senza provare alcun rimorso; lei, che ora gli sbatteva in faccia i suoi insulti e i suoi “lo amo” senza fermarsi nemmeno un attimo a pensare al perché accidenti  la stesse ricattando. 

Quello che fece fu finire il suo bicchiere e versarsene un terzo. Forse, un giorno, Blair avrebbe capito; forse, quel giorno, Nate sarebbe stato attaccato alle gonnelle di un’altra e non ci sarebbe stato nessun ostacolo fra loro due; o forse, chissà, Blair avrebbe scelto lui comunque.

Rise di se stesso, amaramente.

Di certo era già ubriaco.

 

 

 When  made public love rarely endures.

(1x18)

 

Chuck cominciava davvero a spazientirsi. Erano più di dieci minuti che aspettava fuori dal camerino di Bendel’s e Blair non sembrava intenzionata a uscirne. Se non fosse comparsa presto, sarebbe entrato lì dentro a forza, pronta o no.

L’idea di poterla sorprendere mezza nuda gli fece affiorare un sorrisetto vizioso e fece per alzarsi e rendere reale la fantasia, ma purtroppo per lui Blair scelse quel momento per venire fuori.

“Che te ne pare?” domandò sorridente, con le mani sui fianchi in una posa da catalogo di moda. Nell’opinione di Chuck, Blair era stupenda qualsiasi cosa indossasse, ma doveva ammettere che quell’abito rosso metteva in risalto tutte le invitanti linee del suo corpo. Era una cosetta sexy e di classe: più corto di quelli che lei era solita mettere, ma senza scadere nello stile da sgualdrina che molte delle loro compagne di scuola sembravano prediligere.

Non rispose, facendole segno col dito di fare un giro su se stessa. Blair parve imbarazzata dalla richiesta, ma lo accontentò, permettendogli di ammirare anche il modo in cui la stoffa avvolgeva la curva dolce del sedere. Chuck sorrise e si alzò, posandole le mani sui fianchi.

“Sei una visione.” la lodò in tono rapito e lei scoccò uno sguardo orgoglioso alla sua immagine nello specchio, compiaciuta e vanitosa.

“Davvero?” replicò in tono lezioso. “Allora devo comprarlo.”

“Lo compro io.”  

“Non credo sia il tuo colore, Bass.” lo prese in giro Blair, ridendo. Chuck le assegnò un punto per l’arguzia e un altro centinaio per la bellezza del suo viso quando era felice.

“Di certo è il tuo.” la complimentò in tono galante prima di baciarla.

In un negozio pieno di gente.

Con alcune ragazze che già avevano tirato fuori i cellulari e li puntavano su di loro.

Chuck assaporò felicemente quella libertà insieme alle labbra morbide di Blair e si ripromise di non mandare tutto al diavolo, per nessuna ragione. Non stavolta.

Ovviamente mandò tutto al diavolo cinque giorni dopo.

Amalia, Emily o come accidenti si chiamava stava blaterando qualcosa accanto a lui nel letto mentre Chuck tentava con tutto se stesso di non pensare a Blair.

Blair che gli aveva dato un bacio entusiasta saltandogli al collo quando lui le aveva proposto di partire insieme;

Blair che aveva programmato le loro attività in Toscana con gli occhi che le brillavano di sognanti romanticherie;

Blair che gli aveva mandato un messaggio dicendogli che non vedeva l’ora di vederlo. Chuck cercò di ricordare l’ultima volta che qualcuno aveva provato qualcosa di simile per lui e non ci riuscì. Insomma, nemmeno suo padre sembrava felice di vederlo quando entrava in una stanza. E naturalmente doveva rovinare tutto, perché altrimenti non sarebbe stato Chuck Bass.

In quell’ultima settimana, aveva mostrato a Blair il meglio di sé. Si era comportato da perfetto cavaliere, le aveva offerto fiori e regali, l’aveva portata a cena fuori e a fare shopping, si era persino trattenuto dal saltarle addosso tutte le volte che lo salutava, e l’astinenza non era stata facile. Ma la verità era che quello non era lui e non avrebbe sopportato la recita di quel ruolo ancora a lungo. Se avesse dato a Blair la possibilità di intravedere il vero Chuck Bass, probabilmente lei lo avrebbe di nuovo mollato, ricominciando a insultarlo e a comportarsi da stronza. Magari sarebbe persino corsa di nuovo fra le braccia di Nathaniel, il ragazzo perfetto. Quindi, concluse, era stato meglio per tutti che fosse finita subito e soprattutto meglio per lui, che era poi la cosa più importante. Non poteva rinnegare se stesso e la sua vita gli era sempre piaciuta così com’era. Che c’era di meglio della più completa libertà di fare e farsi chi voleva? L’arredatrice si era rivelata una scopata da dieci e lode, ad esempio. La sua estate sarebbe stata piena di avventure sessuali invidiabili, invece che di visite a musei e monumenti di cui non  gli importava un accidente. Si era affrancato da qualsiasi vincolo, era giovane, ricco e aveva una villa negli Hamptons.  Non poteva desiderare nulla di più.

Avrebbe ignorato quel palpito irritante nello stomaco finché non fosse scomparso. Doveva solo evitare di pensare a Blair, alle sue labbra protese per un bacio, ai suoi occhi scintillanti di malizia, alla sensazione meravigliosa di averla tra le braccia, contenta e su di giri e…

Chuck imprecò sottovoce.

Sarebbe stata una lunga estate.

 

 

End#2

 

 

 

Note dell’Autrice:

[1] L’abito rosso che Chuck compra a Blair nell’ultima storia è quello che compare nell’episodio 2x07, dove lei dice effettivamente che è stato un regalo di lui.

[2] Ringrazio davvero di cuore chi ha commentato lo scorso capitolo:

 

feffixoxo: ciao! Spero di essere rimasta fedele al personaggio anche in questo aggiornamento. Fammi sapere, e grazie della recensione.

 

Ray08: grazie! Sei davvero troppo buona. Così mi fai montare la testa, però. xD Mi auguro che anche queste tre flash ti siano piaciute tanto quanto le prime, aspetterò il tuo parere. Un bacio.

 

Honest: sono contenta che anche questa nuova storia sia di tuo gradimento, ho apprezzato tanto le tue parole. Andando avanti, ovviamente, ci sono e ci saranno più scene che mostrano la passione fra i due, mi dirai cosa ne pensi.^^

 

Tuccin: mi fa piacere trovarti a commentare anche questa raccolta, sono davvero lieta che ti sia piaciuto il primo capitolo. È vero, la stagione uno non ha molte scene Chair, il che è un vero peccato perché in quanto a qualità secondo me era la migliore. Io faccio del mio meglio per descrivere qualche momento in più fra Chuck e Blair (come avrai notato, infilo una scena fra questi due in ogni buco disponibile, praticamente.xD). La 1x07 è ostica, proprio perché è una delle puntate su cui si leggono più storie, sono davvero contenta che hai trovato la mia degna di nota. Per quanto riguarda l’opera da cui prendo le frasi, non l’ho letta neppure io, in verità. L’ho studiata per un esame di letteratura inglese e mi è sembrato che le massime fossero azzeccate per Chuck e Blair (almeno de-contestualizzate; l’amore cortese non è molto da loro^^).

 

Delphinium_Love: ciao! Grazie di essere passata di qui e di avermi lasciato la tua opinione, mi fa piacere che trovi i personaggi fedeli a quelli del telefilm, è sempre un bel complimento. Spero di non deluderti con questo aggiornamento.

 

Good Girl: mi ha fatto felice trovare un tuo commento, per di più positivo.^^ Grazie delle lodi sul modo di scrivere, mi auguro che anche queste tre storie ti siano piaciute.

 

ele_06: non ti preoccupare del ritardo, figurati, io sono la prima che pecca in quel campo.^^” Sono stata contenta di sapere che il capitolo ti ha entusiasmato, ti ringrazio dei complimenti.

 

Questo è tutto.

Al prossimo aggiornamento, con la seconda stagione!

 

Melany

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Capitolo 3
*** The Art of Chuckly Love ***


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Capitolo Tre

 

 

A true lover does not desire to embrace in love anyone except his beloved.

(2x03)

   

Da quando l’aveva rivista, Chuck non riusciva a pensare ad altri che a Blair. Con la pelle abbronzata e i capelli rischiarati dal sole, era semplicemente da togliere il respiro, il ritratto della bellezza estiva. Il contrasto con l’abito bianco del White Party aveva fatto risaltare ancora di più la sua carnagione bronzea e Chuck avrebbe tanto voluto spogliarla del vestito e ricoprirla di baci fino a toccare i punti dove la pelle era ancora candida.

Il pensiero che quel privilegio probabilmente l’aveva avuto il Piccolo Lord lo faceva ribollire di rabbia e rimpianto. Tre parole, sette lettere, dille e sono tua. Chuck avrebbe potuto averla, ma per la prima volta nella sua vita, il prezzo richiesto era stato troppo alto per lui.

Non per questo si era arreso, ovviamente. Blair era sua, non importava con che bambolotto decidesse di giocare e quel tizio non era degno di lei, titolo o non titolo. Non era abbastanza uomo nemmeno per vincere contro di lui una sciocca partita di squash.

Purtroppo Chuck aveva scoperto di aver puntato sul cavallo sbagliato quando aveva coinvolto la duchessa. Era ancora stupito che Blair fosse riuscita ad entrare nelle grazie di quella donna, che Chuck aveva classificato come una stronza con la “S” maiuscola al primo sguardo. La sua Blair era davvero una ragazza piena di sorprese.

Sospirò, facendo scorrere pigramente lo sguardo per il locale. Finché non fosse riuscito a riavere Blair sotto le lenzuola, poteva scaricare la tensione con qualche innocua avventura, tenersi in forma. Non fu difficile trovare una donna che ricambiasse la sua occhiata con un sorriso seducente e dopo un paio di drink, Chuck si ritrovò con la lingua della tizia infilata in bocca.

Escludendo l’unica ovvia eccezione alla regola, di solito Chuck non perdeva tempo con troppi preliminari; era sempre pronto all’azione e quanto alla sua partner, beh, lui era Chuck Bass, alle donne bastava l’idea di farlo con lui per eccitarsi. Ma quella sera, mentre la tizia gli si agitava in grembo, Chuck non si sentiva pronto affatto ed era la prima volta che accadeva da quando, a dodici anni, aveva scoperto le allettanti gioie del sesso. Provò a metterci più entusiasmo: cominciò a succhiarle il collo e a palparle le tette con fervore, ma cinque minuti dopo era stufo e ancora bloccato. Il pensiero di poter avere un problema lo fece inorridire e quindi decise che la colpa era solo di quella sgualdrina da quattro soldi. Evidentemente, non ci sapeva fare –e pazienza se, per quanto goffa e inesperta, non c’era mai stata donna che non fosse riuscito a scoparsi-. La cacciò via, ignorando le sue proteste e i suoi insulti, e uscì dal separè per scandagliare di nuovo la folla alla ricerca di una conquista più appetibile.

“Che ti prende?” gli chiese stizzita la terza ragazza della serata che, dopo svariati minuti di palpeggiamenti infruttuosi, era tutta scarmigliata, con la gonna raccolta  intorno alla vita a mostrare le mutandine di nylon giallo e i grossi seni scoperti che facevano capolino dal top sbottonato. Chuck era sempre più confuso e irritato: non provava alcun desiderio nel vedere le nudità di lei, non sentiva alcun inturgidimento, sebbene la ragazza gli si fosse strusciata contro e lo avesse accarezzato con abile efficienza, e il sapore di lei gli faceva uno strano effetto in bocca, era dolciastro e nauseante, il gusto di una mela marrone e guasta. Non aveva mai vissuto un’esperienza così sgradevole e disturbante in anni di scopate occasionali, e dire che c’erano state mattine in cui, smaltiti gli effetti di droghe e alcol, si era ritrovato accanto sgualdrine da quattro soldi di rara bruttezza, ma comunque sazie e appagate.

Udirla dare voce allo stesso interrogativo che gli ronzava in testa minaccioso alimentò la sua collera finché non lo travolse, facendogli perdere il controllo.

“Forse ho fatto indigestione di puttanelle per stasera.” ribatté crudelmente, per scaricare la rabbia su qualcuna. Schivò lo schiaffo,  ma  a colpirlo duramente fu la consapevolezza che il problema non erano le ragazze.

Il che era inconcepibile. Lui era Chuck Bass, accidenti, certe cose non succedevano a lui. Era come aspettarsi che Nathaniel avesse un colpo di genio; o che Blair smettesse di fare la stronza.

Blair. La immaginò con i boccoli scuri sparsi sul sedile della limousine, gli occhi luccicanti di malizia e un sorriso sornione sulle labbra tumide, arrossate; si figurò le curve delicate del suo corpo nudo, i piccoli seni a punta, il ventre liscio e abbronzato, la linea morbida del bacino, quel neo sulla coscia sinistra, minuscola, deliziosa imperfezione della pelle immacolata, che gli bastava sfiorare con le labbra per farla fremere; la sentì sospirare, gemere e invocare il suo nome in estasi.

Chuck sorrise, accogliendo con sollievo il ritorno alla normalità.

Non poteva essere suo il problema, se solo pensare a Blair aveva risolto tutto.

    

 

Every act of a lover ends in the thought of his beloved.

(2x04)

 

“Tutta sola, Waldorf?”.

Chuck sorrise soddisfatto, per nulla turbato dallo sguardo torvo che Blair gli stava rivolgendo, seduta sugli scalini del Met. Era piuttosto fiero di sé per i risultati ottenuti. Il piano per detronizzare la sua ex era stato un successo, in effetti una delle sue manipolazioni più brillanti. La rivalsa di Serena era stato uno spettacolo: la tenera perfidia con cui aveva mandato via Blair, avvolgendole quel foulard al collo come se fosse il suo cagnolino, gli aveva fatto provare un moto di compiacimento e orgoglio.

Ovviamente non verso la sua cara sorellina, ma verso se stesso. Farla passare da dolce amica del cuore a spietata vipera traditrice nel giro di un paio di giorni era stato un prodigio che solo lui poteva fare. Chuck era sempre più convinto di essere assolutamente geniale.

“Avevo voglia di stare per conto mio. Quindi, se non ti dispiace…”. Blair sventolò la mano per scacciarlo, facendo scintillare l’anello di rubini alla luce del sole. Naturalmente, Chuck ignorò il gesto sprezzante.

“Davvero?” ribatté, con voce carica di incredulità e scherno. “Buon per te. Perché se stai aspettando le ragazze, mi dispiace dirti che con verranno”. Ghignò quando la vide spalancare gli occhi per la sorpresa. Fu un solo istante prima che si ricomponesse e tornasse algida e sicura, ma un istante era più che sufficiente perché lui lo notasse.

“Serena ha deciso che pranzeranno ai tavoli del cortile, oggi. Per dare fastidio ad Humphrey, ne sono certo. Quella ragazza mi piace ogni giorno di più.” aggiunse, imprimendo nel tono il giusto grado di ammirazione e trasporto e fu lieto di vederla stringere le labbra e irrigidirsi, lo sguardo ricolmo di risentita collera. Gelosa, Blair?

“Bene, allora perché non vai a tormentare lei?” .

Chuck si piegò su un ginocchio per essere alla sua stessa altezza, nella posa di un cavaliere devoto di fronte alla sua amata regina. Almeno, quello era il paragone che sarebbe subito venuto in mente a Blair, come lui sapeva perfettamente.

“Perché tu resti la mia preferita.” sussurrò con voce carezzevole e le prese con delicatezza la mano per posarvi un lungo, intenso bacio, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di lei. Vulnerabilità, turbamento e desiderio di credergli si avvicendarono nel castano prima che Blair sfilasse la mano dalla sua con un gesto fin troppo brusco.

“Bella battuta a effetto, Bass. Scommetto che l’hanno sentita almeno una dozzina di altre ragazze prima di me.”

“Sai che non è così.” ribatté lui, senza esitare e senza smettere di guardarla. Blair fu di nuovo incerta per qualche istante, ma la testardaggine e l’orgoglio ebbero di nuovo il sopravvento.

“Come ti pare. Adesso vattene.” disse decisa e si voltò ostentatamente da un’altra parte.

Chuck sospirò, alzandosi in piedi. Evidentemente, Blair aveva bisogno di un altro po’ di tempo per rendersi conto che tutti le avevano voltato le spalle e che la sua unica speranza per riconquistare il trono era lui; ma era una ragazza sveglia e ci sarebbe arrivata. Chuck doveva solo aspettare e stare a guardare.

Lei soprattutto, ovvio. E a quel proposito:

“Carina la collana, Waldorf. Tiffany?” chiese con educata curiosità e indugiò con lo sguardo in modo tutt’altro che educato sulle perle che ricadevano in modo dilettevole proprio sul rigonfiamento del seno. Blair tornò a rivolgersi a lui e si rese conto immediatamente di ciò che realmente Chuck stava ammirando. Dopotutto, lo conosceva bene.

“Sei un pervertito, Bass”.

Chuck sorrise vizioso, lanciando un’ultima occhiata amorevole al seno di Blair prima di poter notare le guance tinte di rosso. La facilità con cui riusciva a farla accalorare non poteva che essere un segno della forte attrazione che lei provava nei suoi confronti, considerò.

“Buona giornata, Blair.” le augurò, perché la sua non poteva essere migliore.

Mentre si allontanava, si sentì improvvisamente certo che l’avrebbe riconquistata. Non poteva essere altrimenti, perché Chuck era pronto a qualunque cosa per lei e dopo tutta la fatica che aveva fatto per ordire la sua ultima trama, il minimo che lei poteva fare era arrendersi a lui.

 

 

Love is always a stranger in the home of avarice.

(2x09)

 

 Chuck si era sentito davvero in collera con Blair quando si era accorto che lei non aveva alcuna intenzione di dirgli quelle famose tre parole. Le aveva pretese da lui, gli aveva rinfacciato la sua incapacità di pronunciarle facendo la smorfiosa col Piccolo Lord e quando era stato lui a chiederle, Blair si era tirata indietro vigliaccamente. Alla fine, Chuck aveva scoperto che nessuno di loro due era disposto ad aprirsi e la sua prima reazione era stata di rabbia.

Ma più tardi si era accorto di esserne risollevato.

Probabilmente era stato meglio così. Ufficialmente fidanzati, lui e Blair erano durati appena una settimana, l’anno prima. Il loro rapporto non era fatto di fiori e cioccolatini, ma di intrigo e gioco. Le smielate dichiarazioni da film strappalacrime semplicemente non erano Chuck e Blair.

Era andato a trovarla per spiegarglielo, dopo quell’infausto tentativo sul tetto della galleria d’arte di Brooklyn. Blair naturalmente lo aveva capito e accettato - anche se lo aveva baciato con trasporto e trattenuto disperatamente con le dita; anche se aveva pianto e aveva tentato di dirgli che non dovevano per forza andare al cinema e tenersi per mano se lui non voleva; anche se il suo sogno fin da bambina era avere al suo fianco qualcuno che facesse esattamente quelle cose-. Adesso era tutto a posto, potevano essere loro stessi. Felici forse no, ma chi lo era, in fondo? Nathaniel dichiarava il suo amore ad ogni ragazza che gli mostrasse le tette ma continuava ad essere lamentoso e insoddisfatto e Serena e il Pezzente avevano avuto più problemi che momenti gioiosi, durante la loro lunga e per Chuck inspiegabile relazione sentimentale.

Mentre terminava di prepararsi per scendere a colazione, Chuck udì strilli di giubilo provenire dalla camera di Serena. Sorrise, rendendosi conto che Blair aveva passato la notte lì.

Le due ragazze avevano l’abitudine di dormire di tanto in tanto insieme nello stesso letto da quando erano piccole e dopo la pubertà, Chuck aveva trovato quel particolare piuttosto stuzzicante. Non era raro che le vedesse nelle sue fantasie, in lingerie sexy, ad accarezzarsi, strette l’una all’altra con le belle gambe nude intrecciate e le labbra tanto vicine da cedere alla tentazione di baci segreti nell’intima oscurità della stanza.

Il sorriso divenne vizioso e decise di andare a dare un’occhiata. Se era fortunato, le avrebbe trovate ancora in biancheria da notte.

Fu fortunato e pensò che chi diceva che il modo migliore di cominciare una giornata era con una buona colazione, non aveva mai visto Blair Waldorf sdraiata sul letto con una cosetta nera semi-trasparente che lasciava ben poco all’immaginazione. Era accanto a Serena ed entrambe sfogliavano allegre una rivista, le spalle che si toccavano e i visi a pochi centimetri. Chuck ricordò di aver visto un film porno che iniziava così, una volta.

“Non avrei potuto immaginare risveglio migliore. Posso unirmi a voi?” domandò insinuante, rendendo palese la sua presenza. Aspettandosi commenti caustici in risposta, fu sorpreso di vedere Blair rivolgergli un sorriso raggiante, le guance rosse per l’euforia.

“Chuck! Ce l’ho fatta! L’anno prossimo andrò a Yale.” annunciò, festosa. Era raro vederla così vivace e gli fece piacere. Se fossero stati fidanzati, l’avrebbe presa tra le braccia e baciata con passione.

Ma non era roba per loro. Lo avevano stabilito.

“Il ricatto ha funzionato, quindi.” constatò, rivolgendole un sorriso fiero.

“Ti sbagli, Chuck. Non l’ho fatto.”

“Non ha dovuto.” s’intromise Serena, guardando affettuosa la sua migliore amica. “B. è stata grande. Ha difeso Emma e ora anche il rettore Beruby sa quanto sia speciale”.

Chuck era contento che Blair fosse riuscita ad ottenere un posto nel college dei suoi sogni senza barare. Serena aveva ragione, se lo meritava. Era una ragazza brillante e piena di risorse.

“Quindi alla fine è successo. Ti sei rammollita.” la pungolò, scuotendo la testa deluso, perché quelle erano le regole del loro gioco. Serena roteò gli occhi e Blair aggrottò le sopracciglia, infastidita.

“Per niente, Bass. L’avrei fatto, se fosse stato necessario.” ribatté freddamente e Chuck trovava davvero spassoso che lei sentisse il bisogno di difendere la sua reputazione da stronza.

“B.!” sospirò Serena, rendendosi conto che per Blair il suo discorsetto celebrativo valeva meno di una frase di disappunto di Chuck Bass. Quello lo divertì ancora di più.

“Adesso esci. Dobbiamo vestirci.” concluse Serena, indicandogli la porta.

“Oh, fate pure. A me non dà fastidio”.

Fu colpito da due sguardi irritati, uno azzurro e l’altro castano, e aggiunse, abbassando la voce in una carezza provocante:

“E nemmeno a Blair. Credimi, sorellina”.

Stavolta ottenne in risposta, oltre al suo nome pronunciato con disprezzo, un cuscino sferrato contro il petto.

Più tardi, Chuck scoprì che le due amiche erano andate a fare shopping da Bendel e Saks per festeggiare l’ammissione e il loro futuro insieme nello stesso college. Se fosse stato il ragazzo di Blair, rifletté Chuck, quella sera l’avrebbe portata a cena fuori. Avrebbero ballato, perché era una cosa che lei adorava, e poi avrebbero fatto l’amore, perché era una cosa che entrambi adoravano.

Tuttavia lui e Blair non erano pronti per quello, continuava a ripetersi per soffocare il rimpianto di non poterla tenere tra le braccia.

Era meglio così.

E il meglio, a quanto pareva, lasciava parecchio a desiderare.

 

End#3

 

 

Note dell’Autrice:

Mi scuso davvero tanto con chi segue le mie storie per i lunghi tempi di aggiornamento, ma in questo periodo passo davanti al computer tre quarti della mia esistenza per scrivere la tesi di laurea, quindi capirete che mi viene una certa nausea quando apro Word. In più (attenzione, vaghi spoiler), per quanto l’ultimo episodio di Gossip Girl mi sia per ovvi motivi piaciuto, finché quel furbo di Chuck non se la pianta di incolpare tutti (cioè, è perfino arrivato ad incolpare il fato, no dico, il fato) fuorché se stesso per i suoi errori, io mantengo alcune riserve sul suo personaggio, che pure è secondo fra i miei preferiti. Cresci, Chucky. Non è una harder truth, quella. Non so in inglese, ma in italiano lo definirei fare il paraculo.

Comunque, chiacchiere a parte, un GRAZIE gigantesco a chi ha recensito lo scorso capitolo. Non so dirvi quanto apprezzi ogni parola che mi avete scritto, sul serio.

 

Ray08: ecco, tu davvero vuoi farmi montare la testa. xD Scherzi a parte, leggere le tue righe mi fa sempre un grande piacere, grazie di cuore per tutti i complimenti e le osservazioni. Con questo aggiornamento sono passata alla seconda stagione, spero di essere riuscita a cavarmela anche qui con le caratterizzazioni dei personaggi e le descrizioni delle vicende. Fammi sapere cosa ne pensi, carissima.

 

Delphinium_Love: scusami per il ritardo nell’aggiornamento, spero che almeno il risultato sia stato all’altezza delle tue aspettative. Ovviamente ti ringrazio per le lodi che mi hai fatto, sei stata veramente gentile.^^

 

 Tuccin: sono davvero felice di riuscire ad entusiasmarti con queste piccole storie. Io quando scrivo sono logorroica (e quando parlo, pure) quindi le flash non sono un genere che mi si addice; mi fa piacere riuscire a far venir fuori qualcosa che è così tanto apprezzato. Un riferimento al vestito rosso di Blair era d’obbligo, personalmente mi è sempre dispiaciuto non aver visto sullo schermo il momento in cui Chuck glielo regalava, mentre ci hanno fatto sorbire lo shopping di Eva. Comunque, grazie davvero tanto per le belle parole, mi sei sempre di enorme sostegno.

 

Good Girl: mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione, grazie per i complimenti su entrambi i capitoli. Hai ragione su Chuck e Blair, per quanto mi riguarda, se non ci fossero loro, non lo seguirei nemmeno, Gossip Girl, altro che scriverci su. Sono felice che li ritrovi nelle mie righe e spero che la fanfic continui ad interessarti e a piacerti.

 

Questo è tutto. Non so davvero quando riuscirò di nuovo a pubblicare, ma farò del mio meglio per non prolungare troppo i tempi, ve lo prometto.

A risentirci,

Melany   

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Capitolo 4
*** The Art of Chuckly Love ***


New Page 1

Capitolo Quattro

 

A lover can never have enough of the solaces of his beloved.

(2x13)

 

Chuck si sentì rivoltare lo stomaco ed espulse dolorosamente dalla bocca l’ultimo getto caldo di bile ed alcol. Era scosso da forti tremiti e aveva la fronte fredda e umida di sudore. Non era mai stato peggio, ma la sofferenza fisica gli serviva, perché offuscava in parte quella più violenta e insopportabile che lo aveva devastato da quando aveva saputo di suo padre. L’effetto collaterale dello scotch era più utile dello scotch stesso, aveva scoperto.

Ma il meglio era sicuramente la coca; avrebbe sniffato qualche striscia appena fosse riuscito a rimettersi diritto. Per ora tutto ciò che riusciva a fare era stare piegato di fronte al water a boccheggiare mentre sentiva le viscere liquefarsi e pulsare, infiammate.

“Chuck”.

La voce gli giunse a stento in mezzo al rumore dei suoi stessi ansiti e per un attimo, Chuck non fu certo di averla sentita davvero. Ma avvertì chiaramente qualcuno che si inginocchiava accanto a lui e cominciava a massaggiargli la schiena con movimenti circolari, lenti e delicati. Sfortunatamente era  troppo debole e dolorante per sottrarsi a quell’insopportabile gesto di conforto.

“Chuck, come ti senti?”. La domanda era esitante e la voce lacrimosa. Un altro conato scosse il suo corpo e Chuck tossì gracchiante a vuoto, mentre le budella si attorcigliavano. Sì, molta cocaina e al più presto. Se solo fosse riuscito a raggiungere il cassetto del comodino, quella tortura sarebbe finita.

“Aiutami. Devo sdraiarmi.” comandò, con voce roca e impastata.

Un braccio gli avvolse la schiena mentre Chuck si aggrappava ad una spalla. Si alzarono insieme goffamente e per poco non persero l’equilibrio, ma con parecchio sforzo da parte di entrambi riuscirono ad arrancare fino al letto. Chuck si distese con un sospiro di sollievo, nelle orecchie il respiro affannoso suo e di qualcun altro. Chiuse gli occhi, inghiottendo aria fresca a grandi boccate rumorose. I capelli umidicci gli vennero scostati dalla fronte con tenerezza.

“Chuck, non puoi stare qui da solo. Ti stai distruggendo. Lasciami chiamare Lily…”.

Il nome della puttana responsabile della morte di suo padre gli risuonò nelle orecchie come un insulto. Usò la forza che stava recuperando per schiaffeggiare via la mano che gli accarezzava la fronte.

“Vattene.” ordinò, voltandosi verso il mobile accanto al letto. Aprì il cassetto con la mano ancora un po’ tremante e prese il sacchetto di plastica, pieno di polvere bianca per metà.

“Chuck, no!”. Il sacchetto gli venne strappato di mano e Chuck imprecò, posando finalmente gli occhi sulla figura seduta accanto a lui. Blair lo guardava con occhi lucidi e ricolmi di ansia, le labbra serrate. Un angolo della sua mente notò che era stata l’unica ad andare al Palace a vedere come stava, ma nel suo stato non era in grado di apprezzarlo.

Riusciva tuttavia ad essere infuriato.

“Ridammela.” le gridò contro, alzandosi sui gomiti. Blair si ritrasse d’istinto e si morse il labbro, incerta.

“Chuck… non credo…”

“Che vuoi, Blair? Scopare?”. La crudeltà del tono e la volgarità delle parole la colsero di sorpresa e Chuck riuscì a rubarle con un gesto brusco il sacchetto di mano. Versò un po’ del contenuto sul mobile e cominciò a dividerlo, sotto lo sguardo disperato di lei. “Se fai la brava, magari ti accontento. Passami quel pezzo di carta che vedi lì.”

“No, Chuck”. Continuava a ripetere il suo nome, un’invocazione piena di preoccupazione, dolore, supplica. Suo padre non lo chiamava mai ‘Chuck’. Le poche volte che si prendeva il disturbo di rivolgergli la parola, per lo più per ricordargli quanto era deluso e amareggiato, lo chiamava col suo nome intero, un piccolo indizio lampante di come lo tenesse a distanza, sempre.

“No? Allora dovrai cercarti qualche altro uccello.” concluse, spietato, fissando le due striscioline. Farle del male non lo faceva sentire meglio, ma c’era una certa maligna rivalsa nell’avere il potere di ferire qualcuno in quel modo. Ferire come era stato ferito.

Inoltre, prima fosse andata via, meglio sarebbe stato per entrambi.

“Chuck, guardami”.

Non lo fece. Si piegò verso il mobile ma due mani gli afferrarono il volto con insospettabile vigore, costringendolo ad ubbidire all’esortazione. L’aspetto di lei era come sempre impeccabile, nessun capello ribelle sfuggito all’acconciatura elaborata, nessuna sbavatura di mascara sotto le ciglia, non una piega sul tessuto dell’abito firmato. Eppure, Blair appariva distrutta quasi quanto lui, con la sua camicia sgualcita e macchiata di vomito e i capelli arruffati e intrisi di sudore. Chuck poteva vederlo nel respiro scomposto, nel pallore delle guance, poteva sentirlo nel tremito delle mani contro il proprio viso.

“Smettila di torturarti. Ti prego”. Voce rotta, ed era così innaturale sentirla uscire da quelle labbra perfette, smaglianti di rossetto come se vi fosse appena stato applicato. Chuck sentì l’aggressività che aveva provato fino a quel momento trasformarsi in stanchezza e disperazione e faceva male, male. Per questo non poteva accontentarla, ma non poteva nemmeno spiegarglielo perché sapeva che allora lei sarebbe rimasta e avrebbe continuato a crollare dietro il trucco impeccabile e gli abiti d’alta moda. E una parte di lui voleva che andasse così. L’avrebbe trascinata a fondo con sé solo per averla accanto, perché quella solitudine era diventata insopportabile; sarebbe stato a guardare mentre Blair si distruggeva pezzo dopo pezzo solo per ottenere la prova che a qualcuno importava. 

Sì, era quel tipo di persona. Un bastardo, egoista e senza cuore. Tante volte Blair stessa lo aveva chiamato così, ma non aveva mai compreso quanto profondamente avesse ragione. Chuck era tossico per chiunque gli stesse intorno, Bart lo aveva capito quando lo aveva visto avvelenare giorno dopo giorno la sua adorata moglie fino ad ucciderla ed era per questo che lo aveva allontanato. Chuck meritava di stare da solo, lo sapeva. Avrebbe dovuto avvertirla, farla andare via.

“Blair, mi dispiace.” sussurrò invece e lasciò che lei lo avvolgesse nel suo abbraccio, affettuoso e accogliente. Premette il viso nell’incavo della sua spalla, confortato dal calore di lei, dal ritmo del suo cuore, cullato dalla sensazione di avere qualcuno a cui aggrapparsi. Le permise di accarezzargli la schiena e i capelli sulla nuca, e concesse a se stesso di lasciarsi andare a quel tocco amorevole. Si perse nell’odore di lei e nelle parole consolanti che gli sussurrava all’orecchio, non perché ci credesse davvero, ma perché era Blair a pronunciarle.

Blair, che lo trattava come se valesse il mondo anche se del mondo non era degno abbastanza; Blair che si sarebbe fatta distruggere solo per dimostrargli che a qualcuno importava.

Chuck non sapeva quanto tempo era rimasto fra le braccia di Blair. Forse ad un certo punto aveva pianto; forse aveva chiesto di poter morire, e a quel punto aveva pianto lei. I ricordi erano sfocati. Ma quando Blair lasciò la suite, Chuck ebbe la lucidità di chiamare la reception e ordinare che non le fosse più permesso di entrare. Un piccolo, ultimo gesto disinteressato prima di assumere finalmente due strisce di coca, sopravvissute all’opera di disinfestazione di lei. Così poté perdersi nell’oblio di se stesso, del funerale imminente di padri distanti e del conforto di ragazze dall’aspetto impeccabile con grandi occhi vulnerabili e imploranti. 

  

 

Boys do not love until they reach the age of maturity.

(2x15)

 

“Che cosa scegli?”.

Cenare con Blair o festeggiare con Jack e le sue attraenti accompagnatrici. Chuck si chiese se desiderava davvero la vita che suo zio gli aveva così efficacemente descritto, la vita di un noioso uomo d’affari, ammaestrato come una scimmia e fedele come un cane, imprigionato in giorni tutti uguali senza alcuna occasione per divertirsi, per fare scintille.

No, lui era Chuck Bass. La sua vita era come i vestiti che indossava, sgargiante, originale, attirava attenzione e invidia. Non avrebbe mai imprigionato se stesso in un completo grigio, smorto e mediocre. Avrebbe dimostrato a tutti che poteva guidare l’azienda di famiglia senza annichilire la sua identità, senza essere l’automa tutto impegno e senso del dovere in cui perfino Blair voleva si trasformasse.

Così aveva sorriso a suo zio e aveva risposto, arrogante:  “Non credo che ce la faresti a soddisfarle tutte senza di me, Jack”, posando la mano sul fianco di una delle ragazze, che aveva riso civettuola.

Chuck aveva liquidato Blair con un messaggio e si era gettato senza remore nella notte di eccessi. Era stato come tornare ai suoi tempi d’oro, quando tutto ciò che contava era spassarsela con ogni tipo di attività e sostanza senza preoccuparsi di conseguenze, sentimenti e responsabilità. Era stata una notte grandiosa, davvero degna di Chuck Bass, quello vero.

Poi Blair era entrata in ufficio con i membri del consiglio sorprendendolo letteralmente con le braghe calate e il compiacimento che Chuck aveva provato fino a quel momento si era dissolto completamente. Una trappola di Jack, avrebbe compreso di lì a poco, ma sommerso dalla frustrazione e dalla rabbia, l’unica contro cui aveva sfogato i suoi rancori era stata l’unica che aveva cercato di capirlo.

“Smettila di giocare a fare la moglie” le aveva sputato addosso, crudele, spietato e preciso, perché conosceva esattamente i sentimenti di Blair e le inevitabili fantasie che la portavano a fare e perché sapeva bene quanto vulnerabile l’aveva resa dirgli quelle tre parole e quanto le avrebbe fatto male essere ferita proprio nel punto che aveva con tanta fatica scoperto. 

Infatti era stato l’ultimo colpo che lei era riuscita ad incassare. Gli era stata accanto per tutto quel tempo, era riuscita a salvarlo da quella spirale di autodistruzione in cui era caduto e dalla caduta che lo avrebbe distrutto per sempre, ma alla fine si era arresa. 

“Io credevo in te.

“Mi dispiace. Ma sono stanca”.

Ed era stata la fine. Aveva rovinato tutto.

Chuck guardò il mazzo di fiori gettato ai suoi piedi, simbolo del rifiuto di lei, e si rese conto che era di nuovo estate e Blair era di nuovo salita sull’aereo senza di lui, perché lui era stato troppo vigliacco e troppo immaturo per raggiungerla.

Solo che stavolta non era sicuro che sarebbe tornata.

 

 

Nothing forbids one woman being loved by two men […]

(2x19-2x20)

 

Quando scorse la giacca di Nate a casa di Blair, Chuck sentì tutte le antiche paure riaffiorare dentro di sé e artigliargli lo stomaco, tossiche e inarrestabili.

Nate e Blair. La spilla di lei sulla manica di lui; l’anello di lui al dito di lei.

Nate e Blair. Sempre stato e sempre sarà.

Chuck guardò smarrito la scalinata di casa Waldorf, solo che quella che vide fu un’altra scalinata, e in cima c’erano Nate e Blair, avvinghiati l’uno all’altra, e lei fra i baci gli rivolgeva quel sorriso malizioso che prima di quel momento era stato solo di Chuck e gli sussurrava accaldata quanto lo trovava sexy, mentre Nate si accorgeva di lui che li fissava e gli scoccava un cenno al di sopra della spalla di lei, un cenno vittorioso, perché tutti e tre sapevano che ora che Blair era di nuovo sua, nessuno al mondo, nemmeno Chuck, avrebbe mai potuto potargliela via.

Nel cuore di Blair, Nate era il ragazzo perfetto.

Chuck non dormì, quella notte. Non riusciva a smettere di immaginarseli insieme. Guardarla baciare Carter Baizen lo aveva nauseato e irritato, ma figurarsela che baciava Nate lo riempiva di sconforto e avvilimento; chiudere gli occhi e vederla mentre, nuda e imprigionata sotto il corpo atletico di lui, schiudeva le belle labbra e sussultava per le sue spinte e chiamava il suo nome, Nate, ancora e ancora con supplichevole bisogno fino all’estasi lo costrinse a correre in bagno per vomitare i fiumi di scotch che aveva ingoiato dopo l’infausta visita a casa Waldorf. Mentre si sciacquava la faccia, pensò scoraggiato che l’aveva persa. Contro il Golden Boy, non c’erano complotti o ricatti che potessero farlo vincere. Lo aveva imparato a sue spese un anno prima.

Ma sapeva anche che non si sarebbe arreso e il perché era semplice: non poteva. Il desiderio di Blair lo avrebbe tormentato senza pietà nonostante tutti i possibili sforzi per dimenticarla. Ciò che c’era fra loro, che gli era tanto difficile pronunciare, era inevitabile. Chuck non aveva mai creduto nel “per sempre”, perfino quando era solo un bambino e qualche baby-sitter di belle speranze decideva di leggergli una favola sbuffava incredulo a quel particolare delle storie: era una buffonata, una menzogna smielata adatta a incantare le menti più suggestionabili. Chuck era sempre stato il più grande sostenitore del “qui e ora”, prendere ciò che voleva quando ne aveva l’occasione senza pensare alle conseguenze in un futuro di cui non gli importava niente. Che l’amore potesse essere eterno era ridicolo in un mondo dove quel sentimento era tanto labile da non essere scontato nemmeno quando si trattava del proprio genitore.

Ma quello che provava per Blair era così forte che l’idea di potersi svegliare un giorno e pensare a lei che sorrideva o che baciava o che scopava un altro senza avvertire dentro di sé alcuna reazione gli sembrava più assurdo perfino del finale di una favola. 

Il giorno dopo, stuzzicò Blair sul fatto che tra lei e Nate non c’era passione, perché se c’era un campo su cui poteva battere Nathaniel, era quello. Poi provò a farla ingelosire portando la ragazza che Blair odiava di più al party dai Van Der Woodsen. Baciò Vanessa Abrams sperando che Blair, offesa e infuriata, lo aggredisse, trascinandolo in una stanza e sgridandolo con gli occhi scintillanti e le guance accalorate, perché avrebbe voluto dire che le importava ancora e che Chuck aveva una chance; perché in quel caso lui l’avrebbe presa per i fianchi e attirata a sé e le avrebbe sussurrato all’orecchio quello che era pronto a dirle prima di scorgere la giacca con lo stemma dei Van Der Bilt sulla sedia del soggiorno. Aspettò tutta la sera che accadesse… ma Blair trascinò invece Nate nella sua camera –tipico di lei decidere per ripicca di sedurre il suo migliore amico sul letto dove dormiva ogni notte- e sebbene non fossero stati dentro abbastanza da fare nulla di sessuale -o almeno sessualmente appagante-, Chuck capì che Blair non sarebbe andata da lui. Niente più tre parole, sette lettere, dimmele e sono tua. Nate non era un anonimo lord inglese e Blair aveva smesso di credere in Chuck e Blair, Blair e Chuck. Il gioco era finito.

La mattina dopo, lesse il messaggio di Gossip Girl mentre Vanessa Abrams si rivestiva per la seconda volta. Guardò la foto, ignorando la fitta al petto che gli provocò, e pensò invece che Blair era davvero stupenda con i fiocchi di neve incastonati tra i capelli e quel baschetto blu sulla testa. Sicuramente il freddo le aveva arrossato in modo adorabile il naso e le guance, mettendo in risalto i grandi occhi scuri. Ma era difficile dirlo osservando l’immagine, col volto di Nathaniel così schiacciato sulla faccia di lei che sembrava le stesse divorando bocca e mento. Se non altro, rifletté con magra consolazione, non c’erano mani che affondavano sotto i vestiti pesanti o che palpavano curve soffici e invitanti, ed era già qualcosa.  

Notò appena Vanessa che lasciava la stanza, ma realizzò che fare sesso con lei aveva distolto la sua mente dalla bella coppia –e lo erano davvero, anzi, insieme erano perfetti. Quel bacio vicino al laghetto, sotto la neve, sembrava la scena madre di un film romantico, particolare che aveva fatto certamente emozionare Blair-. Capì perciò che l’unico modo per sopravvivere alla relazione amorosa fra le due persone che gli erano più care al mondo era quello di ricominciare a portarsi a letto più donne possibili. Il sesso non guariva le ferite, ma le anestetizzava piuttosto bene, soprattutto se condito con un po’ di scotch e qualche tirata di spinello.

 

   

 A true lover is constantly and without intermission possessed by the thought of his beloved.

(2x25)

 

“Avevi ragione. Sono stato un codardo a scappare di nuovo. Ma dovunque andassi… tu eri sempre con me. Dovevo tornare”.

Era tutto vero. Alla festa di Nate, il terrore di rendersi debole, rivelandole i propri sentimenti, lo aveva travolto, riempito, paralizzato. Blair lo guardava con gli occhi imploranti e le lacrime che le scivolavano sulle guance e l’unica cosa che Chuck aveva voluto fare era fuggire. Perché aprirle il proprio cuore avrebbe significato non poter tornare più indietro, avrebbe significato concedersi completamente a Blair, darle il potere di spezzarlo. Oh, lei gli aveva già fatto male in passato, parecchio anche, ma non sarebbe stato niente in confronto al dolore che avrebbe provato ad un suo tradimento dopo aver confessato di amarla. Come poteva dichiararsi a Blair, che già sapeva ferirlo come nessun altro, la stessa sera che era venuto a conoscenza del sesso fra lei e Jack? Il pensiero lo ripugnava oltre ogni limite: Jack non era solo suo zio, era il bastardo che lo aveva ingannato e derubato e che aveva cercato di violentare Lily in un bagno pubblico. Non avrebbe mai creduto che Blair potesse abbassarsi a tanto e se era capace di azioni tanto vergognose senza per giunta sentire il bisogno di confessarglielo, come poteva Chuck fidarsi abbastanza di lei da rimanere senza difese, onesto e vulnerabile al suo cospetto?

Così, per proteggere se stesso, era stato lui a spezzare Blair, usando il potere che al contrario lei gli aveva dato per la seconda volta, pronunciando parole fredde e sprezzanti che non riflettevano ciò che provava realmente. Era fuggito in Europa per scacciarla dalla sua mente, ma non aveva funzionato.

Blair non lo lasciava in pace: era la hostess che gli aveva servito champagne sul suo jet privato e che lo aveva fatto sussultare sulla poltroncina quando gli si era avvicinata, ridicolo, certo, perché i capelli non erano nemmeno della giusta sfumatura di castano e il viso non aveva la bellezza fine e aristocratica di Blair; era la ragazza che lo aveva occhieggiato dal tavolo vicino mentre cenava al ristorante e che gli aveva fatto provare un palpito nello stomaco al pensiero che Blair lo avesse raggiunto, ma poi Chuck aveva guardato meglio e non aveva scorto negli occhi di lei quella luce insolente e maliziosa che tanto lo eccitava nella vera Blair, e subito dopo si era accorto che non le somigliava nemmeno lontanamente. Dopotutto, nessuna era come lei.

Eppure continuava ad avere l’impressione di vedere Blair intorno a sé, con la coda dell’occhio mentre il barman gli serviva uno scotch, di sfuggita su una macchina che lo sorpassava, in un ascensore un istante prima che le porte si chiudessero. Blair era dietro le sue palpebre ogni volta che le abbassava, nei suoi sogni ogni volta che si addormentava, e tutto ciò che lo circondava gli ricordava lei: si ubriacava al bar e tutti gli altri sembravano ordinare solo Martini e oliva; lanciava un’occhiata fuori dal finestrino della limousine e un Waldorf scarlatto faceva bella mostra di sé in  una vetrina; accendeva il televisore dell’albergo per distrarsi e si ritrovava davanti Audrey Hepburn che girava in Vespa con Gregory Peck. Ogni giorno, ogni minuto, Chuck rimpiangeva di non averla al suo fianco.

Era tornato a New York, perché aveva realizzato che la sofferenza e la solitudine che provava senza Blair erano più strazianti di qualsiasi paura avesse mai avuto. Poteva accettare il rischio, ora lo sapeva.

“Tutto qui?” domandò Blair in tono serio, ma gli occhi le brillavano e sulle labbra aleggiava un sorriso, perché in fondo sapeva cosa stava per dirle. Chuck si accorse che lei stava trattenendo il fiato, trepidante e in attesa come una bambina.

“Ti amo anch’io.” dichiarò, e aveva creduto che si sarebbe sentito dolorosamente debole a quel punto, ma Blair esalò il respiro che aveva trattenuto, gli occhi le si inumidirono e quando lo baciò, aggrappandosi come meglio poteva ai suoi avambracci, Chuck si sentì solo incredibilmente felice, tanto felice che appena si divisero rise, una reazione genuina e gioiosa che non gli capitava da molto tempo. E vedendo Blair ridere raggiante con lui, si sentì sciocco ad aver aspettato tanto tempo prima di rivelarle i suoi sentimenti, perché lei era bellissima e lui era innamorato e non riusciva a credere di essere stato pronto a rinunciare a tutto solo per un insignificante timore.

Così continuò a sussurrarle Ti amo e a baciarla ancora e ancora.

Era l’estate dei suoi diciannove anni e Chuck non aveva intenzione di vivere un anno di più senza Blair. 

 

 

 

Fine

 

 

Note dell’Autrice:

Questo capitolo conclusivo è arrivato con estremo ritardo, me ne rendo conto e mi dispiace. Però contiene quattro flash invece di tre, particolare che spero renda l’attesa un po’ più perdonabile.^^  

Ringrazio tutti i lettori per aver seguito questo piccolo progetto. A chi ha recensito, ho spedito le mie risposte con il nuovo metodo (farò lo stesso per i commenti a quest’ultimo capitolo, of course).

A presto,

Melany

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