Primo anno di Deborah Durell di Miss Loki_Riddle Gold (/viewuser.php?uid=115214)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prefazione ***
Capitolo 2: *** Il compleanno ***
Capitolo 3: *** Essere una strega ***
Capitolo 4: *** La signora Figg e la Gringott ***
Capitolo 5: *** I Malfoy ***
Capitolo 6: *** In viaggio ***
Capitolo 7: *** Lo Smistamento ***
Capitolo 8: *** il primo giorno-parte uno ***
Capitolo 9: *** primo giorno- seconda parte ***
Capitolo 10: *** stranezze mattutine ***
Capitolo 11: *** Letture e corteggiamenti ***
Capitolo 12: *** Il club dei Duellanti ***
Capitolo 13: *** Scoperte ***
Capitolo 14: *** Novità ***
Capitolo 15: *** Il fidanzamento ***
Capitolo 16: *** Lezioni Supplementari ***
Capitolo 17: *** Sirius Black ***
Capitolo 18: *** Strani comportamenti ***
Capitolo 1 *** prefazione ***
In una strada londinese si trovavano solo case a schiera.
Avevano i muri bianchi e i tetti rossi; la maggioranza, per non dire tutti, erano circondati da un giardino di pochi metri quadrati. Le persone che ci abitavano erano, per lo più, volgari e puerili. Amavano annaffiare le piante nei momenti più improbabili.
Eppure…c’erano alcune persone sane che trovavano tutto questo volgare e ignobile.
La notte iniziava a diradarsi senza che la strada desse segno di risvegliarsi.
C’erano cartelli che pubblicizzavano nuovi modelli di cellulare o di macchine.
Al fianco di uno di questi una scritta nera su sfondo bianco indicava il nome della via in modo tale che nessuno si potesse perdere.
“ Privet Drive”, recitava.
I numeri delle case si sfoltivano man mano che ci si addentrava.
Da un lato si trovavano tutti i numeri pari, dall’altro quelli dispari.
Fermiamoci alla abitazione numero 4 e non addentriamoci oltre.
Questa casa è come tutte le altre, se ci si dimentica di quel minuscolo particolare… quel ragazzino che non si vedeva da un anno, avrebbe dovuto avere dodici anni, se non sbaglio.
Dicevano che fosse pericoloso ma come poteva essere che quel bambino, che fino a poco tempo prima scappava al suo grasso cugino potesse far del male? Se lo si fosse domandato ai vicino avrebbero risposto: -Bho! Comunque io non mi fido di quella famiglia! Meglio non andarci contro, però! Potrebbero indispettirsi!- Si sosteneva, dunque, che fossero brutte persone e che fosse meglio non andarci contro per non ritrovarsi in brutte situazioni.
Non è di lui che parleremo però ma di una sua vicina, più piccola di un anno, unica sua amica in quel luogo.
Era fin troppo gentile e buona per esser vera con un unico difetto: dormire fra le 4 e le 5 ore a notte; andando a letto tardi e svegliandosi presto.
Di solito la si poteva notare camminare o correre prima dell’alba con i suoi bei capelli scuri fluenti e svolazzanti; i suoi occhi indimenticabili di una tonalità di blu che tranquillizzava al solo guardarli.
Quell’espressione di eterna bontà che le avevano fatto guadagnare il primo posto nel cuore dei ragazzi.
Per la maggior parte degli abitanti quella era una visione di un angelo. Abitava al numero 2 di Privet Drive; al fianco del 4.
Se qualcuno avesse provato ad entrare in quella casa, che si apriva in poche situazioni e che in tanti credevano fosse una specie di paradiso terrestre si sarebbero sorpresi di notare la povertà e la semplicità dei mobili. Solitamente di legno su uno sfondo bianco. Precisamente sopra la Hall c’è la stanza da letto della ragazza, l’unica dove prevalgono il rosa chiaro o pastello e la piuma al bianco immacolato ed agli altri colori. |
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Capitolo 2 *** Il compleanno ***
Come avrete già notato dalla prefazione, ho cambiato un po' gli avvenimenti. Ci troviamo ai giorni nostri anche se Harry è solo un ragazzino di dodic'anni.
Una ragazza si svegliò di botto, quella mattina, si morse la lingua: avere undici anni non significava essere felici.
Aveva avuto un altro incubo, uguale a quello di ogni notte, da quando era piccola. Aveva sempre pensato che, col tempo, sarebbe sparito, ma non era così. Chiuse gli occhi per poter ricordarne almeno una parte. Due occhi, le baluginavano davanti, due occhi brillanti e verdi smeraldo. Deborah li riconobbe, li avrebbe riconosciuti fra mille, erano quelli del suo migliore amico,Harry. Harry Potter. Non riuscendo a reggerli oltre riaprì i propri.
”Perché tanta rabbia?” si domandò. Si guardò intorno, come per calmarsi. La sua camera pareva sorriderle sotto i poster dei ragazzi più belli e quelli dei suoi amici. Sorrise a sua volta.
Si accorse solo in quel momento del cellulare che vibrava ininterrottamente da circa una decina di minuti.
“Sarà Harry, di certo!” si disse.
- Cavolo, quanto è tardi! – esclamò, notando che la sveglia segnava le dieci, si doveva essere scaricata, ma… le lancette dei minuti funzionavano ancora.
Rispose al telefono, sì, era l’amico.
-Pronto…Deborah!- disse il ragazzo, con voce spaventata.
- Ciao Harry, Cosa succede?- gli domandò
- Ah…Dudley, come al solito!- fu la sconsolata risposta.
- Ma come…non dovrebbe…essere spaventato?- chiese, mentre si cambiava.
- Come? Non sai com’è fatto Dudley?
- Insomma, 1° Smettila di fare domande, 2° sei un mago, 3° arrivo!
- Ok, grazie!
-Ah, comunque buon compleanno!
Deborah mise giù, non aveva bisogno di salutare visto che dopo poco si sarebbero rivisti, finì di cambiarsi, ammirando, poi, il cambiamento allo specchio: i vestiti aderivano al suo corpo magro, rendendola ancora più bella.
Osservò, infine, il volto, così sottile e dolce da renderla felice.
Desiderava vedere un gufo, in quei giorni, proprio come lo aveva ricevuto Harry, l’anno prima.
“Sempre le stesse cose” pensò, mentre la madre le dava il suo solito toast.
Lo mangiò velocemente mentre buttava l’occhio sulla TV di casa.
Quando finì, si alzò e, dopo aver salutato i genitori, uscì.
Appena bussò a quella del vicino, Harry le aprì.
Lei entrò, senza dire una parola ma facendo un gesto ricambiato di saluto.
-Chi è, ragazzo?- domandò un vocione nell’altra stanza, evidentemente quella del signor Dursley.
- Oh, sono io! Ciao a tutti!- rispose Deborah con la sua solita voce squillante, allegra e dolce.
Petunia esclamò:- Cara, vieni! Vorrai mangiare qualcosa, prendi tutto quello che vuoi noi siamo in soggiorno a veder la TV!
Deborah declinò, gentilmente la proposta della donna anche se questo diede un po’ di scontento generale e, così, ammise di essere venuta soprattutto per parlare un po’ con l’amico, aggiunse, poi, che sarebbe arrivata in soggiorno dopo poco.
Dudley fece la sua entrata in corridoio.
-Deborah!- mormorò arrossendo –resti a pranzo da noi?
Lei domandò se non disturbava, accettando quando le fu risposto che non c’era alcun disturbo.
Fu lasciata seguire il suo amico senza altre domande, fino alla camera da letto del ragazzo.
Harry si sedette sul letto che pareva essere fatto di rifiuti per quanto era sporco.
Deborah prese un grosso pacchetto viola scuro che aveva riposto in borsa e lo passò all’amico rifacendogli gli auguri.
-Oh, grazie disse quello misurando con lo sguardo la grandezza e la forma del dono per farsi un idea di cosa fosse.
Ben ricordava gli strani gusti della ragazza ma continuava a trovare belli quei regali soprattutto perché era sempre stata l’unica a fargliene.
L’anno prima, ad esempio, gli aveva regalato un kit di vestiti: di ogni tipo, genere, colore ed altro.
Quando lo scartò si ritrovò a fissare un librone con tutte le leggende, i miti e le poesie esistenti. Lo apprezzò soltanto perché gli piaceva come pensiero e perché era scritto a mano.
Proprio in quel momento avvenne la sorpresa più bella che si potesse desiderare… |
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Capitolo 3 *** Essere una strega ***
Scusatemi se anche in questo capitolo Deborah pare una "Mary Sue" ma l'ho dovuto scrivere perchè se no la storia non aveva senzo e perchè a 11 anni si è ancora piccoli e innocui.
Due gufi atterrarono sul letto dalla finestra aperta.
Uno di questi sfiorò con un’ala la testa di Harry, facendolo imprecare per essere stato spaventato, visto che non si era accorto di nulla.
Erano due barbagianni marroni.
Uno di loro fece cadere una lettera di fronte a Deborah, prima di volare via con l’altro, che aveva fatto la stessa identica cosa davanti ad Harry.
La ragazza sgranò gli occhi nel vedere un gufo portarle La lettera, di cui aveva parlato l’amico.
“Eh vai!” pensò “ Sono, anch’io, una strega!”
La prese, con mani tremanti e l’aprì, il suo viso era rosso ed eccitato.
Harry era rimasto ad osservarla: non l’aveva mai vista così…la dolce e tranquilla Deborah non si eccitava mai, ed ora…
Lei, dopo aver letto, sollevò gli occhi verso il ragazzo che dovette distogliere velocemente il suo.
- Ti rendi conto? Sono anch’io una strega!!!- Urlò con voce squillante e quasi con le lacrime agli occhi dalla felicità.
- Sì, mi rendo conto! Sono felice, dico davvero, ma… Sai, sarebbe meglio se non urlassi, se ti sentono i Dursley…
-Ma che me ne importa? Finalmente il mio sogno si è avverato! Harry, domani andiamo a comprare il mio arredo???
Proprioin quel momento atterrò un secondo gufo, con immenso stupore dei due, anche questo indirizzato a Deborah.
La ragazza guardò il volto dell’amico, ancora paonazzo dalla sorpresa, prima di sbrigarsi ad aprire la lettera.
Quest’ultima era scritta in fretta e furia e, dentro, c’era una chiave d’oro.
Questa è la chiave del tuo deposito alla Gringott.
Mi spiace di non essere riuscito ad accompagnarti io stesso.
Saluti,
Professor Severus Snape
Harry quasi si soffocò nello scoprire chi era colui che aveva inviato la seconda lettera.
“Cosa c’entra Snape? Perché aveva la chiave di Deborah? Comunque… come fa Deborah ad avere un deposito tutto suo?” si domandava.
La ragazza non sembrava essere minimamente preoccupata, mentre si rigirava fra le dita la chiave, con mano tremante.
Doveva andare alla Gringott, si ripeteva.
Poi, tutto ad un tratto, sorrise e disse:- Harry, mi presteresti il tuo gufo?
Harry saltò: si era praticamente dimenticato dell’amica.
Lentamente, annuì, cosa che permise a Deborah di scrivere la risposta, alla vice preside e inviarla.
Dopo pochi minuti, nei quali rimasero in silenzio, persi nei loro pensieri, Petunia richiamò l’attenzione venendoli a chiamare, cosa che faceva solo per Deborah. |
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Capitolo 4 *** La signora Figg e la Gringott ***
Scusate per non aver pubblicato per così tanto tempo adesso credo di essere riuscita a rendere il mio personaggio un po’ meno “Mary Sue”, anche se spero che qualcuno di voi si prenda la briga di farmelo sapere.
Erano passati alcuni giorni dall’arrivo del gufo e, nonostante Harry fosse appena scappato di casa, Deborah era fermamente convinta che non sarebbe riuscita a trovare né Diagon Alley né il binario 9¾ senza di lui.
Forse crederete che sarebbe arrivato qualcuno da lei, proprio come con tutti gli altri, ma non fu così.
Dovette arrivare il mercoledì successivo alla sua fuga per far avvenire qualcosa. Non fu un mago o una strega, come avrete ben capito.
Era in giardino quando la signora Figg si avvicinò con la sua solita borsa tintinnante che la fece riconoscere subita da Deborah.
L’anziana le domandò se voleva andare da lei a prendere un the, cosa che la ragazzina accettò subito.
“Ma…cosa vorrà fare?”si domandava la piccola senza sapere né il perché della domanda né su cosa si riferisse.
La signora la condusse nell’abitazione prima di dirle quasi con tono severo:- Sai che dovresti andare a Diagon Alley, dunque cosa stai aspettando ad andarci?!?-
La bambina spalancò gli occhi con un espressione indecifrabile fra lo stupito e il curioso poi sussurrò: -I-io non so come ci si arrivi…-, la sua voce pareva lagnante e perfino dispiaciuto.
L’anziana dovette portarla di fronte a un camino e darle della strana sostanza bruna, granulare; spiegarle che quella era “polvere magica” e come funzionava, poi entrarono insieme nel caminetto e sparirono dopo aver nominato:- DIAGON ALLEY!-
Non sapevano che in quello stesso momento anche uno strano soggetto con una cicatrice a forma di saetta stava facendo esattamente la stessa identica cosa.
***
Qualche minuto dopo si ritrovarono in un negozio pieno di strani oggetti e materiali che sarebbero dovuti consistere negli ingredienti di pozioni.
La signora Figg volle comprare a tutti i costi quelle sostanze sostenendo che così non avrebbero dovuto spendere del tempo inutilmente. Dopo ciò andarono alla grande banca dei maghi “Gringott” dove Deborah rimase incantata a guardare ogni particolare con un volto che avrebbe fatto invidia a un pesce lesso.
Quando la ragazzina mostrò la sua chiave, che miracolosamente aveva portato con sé, si sparse uno strano mormorio fra i Folletti che la guardarono per un po’ con una strana espressione in volto.
Uno di loro sussurrò –Sì! E’ proprio Lei!-
-Vi aspettavamo!- disse un altro- Unci-Unci la porterà al suo deposito!-
Come fu detto fu fatto, mentre la ragazza si ritrovava a guardare stupefatta quello strano essere che l’aveva portata per stretti vicoli, su un carretto, alla velocità della luce e cercando di non vomitare quello le dissedelle strane parole che la giovane si sarebbe ritrovata a pensare in tutti gli anni successivi:- Lei è conosciuta più fra i folletti che fra i maghi ma ben presto, anche loro, comprenderanno chi si trovano di fronte!-
Deborah non poteva comprendere cosa significasse ciò.
Dopo poco la ragazza rimase a fissare meravigliata ciò in cui consisteva il suo patrimonio. Era infatti detto che forse nessuno aveva mai visto una camera blindata così abbondantemente piena.
Sono consapevole che questo capitolo è un po’ piccolino e che con le ultime parole ho di nuovo distrutto l’immagine che potevo aver dato di lei dato che una “Mary Sue” è sempre ricca ma non potevo cambiare questo aspetto di lei, dovrete ancora aspettare un po’ per scoprirne il motivo e per capirne qualcosa. Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui e che non mi hanno abbandonato. |
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Capitolo 5 *** I Malfoy ***
Grazie Mary_House che hai recensito ed, anche, coloro che mi stanno semplicemente seguendo. Credo che da adesso in poi si aggiungeranno dei personaggi importanti e nuovi indizi!
Finalmente Deborah e la signora Figg avevano appena finito di rifornirsi alla Gringott. (ricordate che nello scorso capitolo li abbiamo lasciati lì?) Così, dopo aver pagato i debiti Deborah e l’anziana signora stavano uscendo da quell’edificio.
- Vai a comprarti l’uniforme da Madama Mc.Clan- disse la signora alla ragazza con la sua voce stridula indicando un negozio.- Puoi andare anche a prenderti la nuova bacchetta da Olivander mentre io ti vado a comprare i libri di scuola! Se non mi trovi qui fuori sappi che sarò lì!- ne indicò altri due: uno era quello delle bacchette, l’altro era il Ghirigoro.
Deborah non poté far altro che accettare già sapendo che di lì a poco non avrebbe ricordato bene le indicazioni e, se andava tutto bene li avrebbe confusi.
Non si sa bene come, forse fu proprio a causa della sua iniziale paura o della cosa che ogni due secondi si ripeteva le indicazioni della vicina, ma circa due ore dopo, cioè quando uscì dal negozio, ricordò molto bene dove doveva andare per prendere la bacchetta, così senza cercare la sua accompagnatrice entrò da Olivander.
L’anziano stava, come sempre svolazzando fra le diverse scansie di bacchette.
Quando la vide non disse alcunché dato che non conosceva nulla circa la sua vita.
Portò, invece, delle bacchette da farle provare e, per fortuna, la prima fu proprio quella giusta. Era di salice, pelo di unicorno, dodici pollici e mezzo. Molto flessibile.
Finalmente aveva fatto tutti gli acquisti, ora bastava raggiungere la signora Figg. e andarsene a casa.
Fu allora che iniziò a cercarla con lo sguardo ma non la trovò.
A quel punto non poté far altro che preoccuparsi.
Ricordandosi le indicazioni datele qualche ora prima andò a cercarla nell’ultimo negozio indicatole.
L’edificio le parse abbastanza grande per perdersi ma non sufficiente per non uscirne più.
Un insegna indicava che in quel momento un certo “Gilderoy Allock” firmava autografi.
Non rimase nemmeno a leggere chi fosse o perché era lì: era troppo preoccupata di non tornare più a casa.
Cercò di entrare ma qualcuno, da dentro, non gli e lo permise.
Ci riuscì solo qualche momento dopo.
Si ritrovò a fissare una strana scena: un adulto dai capelli rossi stava per picchiarne un altro, questa volta biondo.
Un ragazzo moro la fissò negli occhi senza dire una parola.
Deborah si sentì gelare.
Che diamine stava succedendo?
Finalmente una donna fece mettere fine a quel pandemonio cercando di far ragionare i due ma, mentre il rosso si calmò, il biondo continuò a comportarsi in quel modo insolente.
Deborah, che ormai aveva capito chi si trovava di fronte, fece un passo avanti e, proprio come un estranea, domandò cosa stesse succedendo.
La cosa che la colpì non fu tanto che “il signor Wearsley”, come l’amico le aveva detto si chiamassero quella famiglia di rossi, stesse assumendo un colore simile ai suoi stessi capelli ma quanto che il biondo fosse divenuto pallido e la stesse fissando.
Dopo alcuni secondi di silenzio fu proprio lui a parlare:-B-Be-Bellatrix?- balbettò, ancora guardando Deborah.
La ragazzina, ovviamente, non comprese e pensò l’avessero scambiata per qualcun altro così rispose:- Io non mi chiamo Bellatrix ma Deborah e vorrei davvero sapere perché stavate intralciando l’entrata!-
L’uomo non rispose ma continuò a fissarla.
Si spostò, però, e impedì al figlio di dire qualsiasi cosa.
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Capitolo 6 *** In viaggio ***
Ringrazio, nuovamente, Mary_Houseche mi ha recensito. Spero che con questo capitolo non cadrò né nella “Mary Sue” né nel banale né nel noioso.
Era sera e pareva che tutto stesse riposando attendendo il giorno nuovo.
In una foresta vicino ad un castello, alcune creature stavano osservando il cielo con grande interesse.
- Sta arrivando!- disse uno di loro.
-Non dovremmo attenderla né aspettarla più di chiunque altro della sua specie!- Borbottò un altro, dichiarando tanto chiaramente la propria ostilità.
-Lo puoi constatare pure tu che le stelle non sono dello stesso avviso, mentre ci dovremo ricordare che verrà, la prima volta, sotto false sembianze!- rispose il primo quietamente prima di seguire gli altri centauri che stavano andando a dormire.
***
Il 1° settembre finalmente era arrivato!
Deborah fu accompagnata dai genitori alla stazione di King’s Cross.
Non aveva più rivisto Harry se non di sfuggita al Ghirigoro e, di certo, non si erano parlati.
Deborah aveva studiato, o meglio “letto”, alcuni dei libri che aveva comprato.
Aveva, così, scoperto che adorava Storia della Magia e Divinazione anche se non aveva fatto nulla di pratico. Solo in quel momento si rese conto di non aver pensato a come arrivare al binario dato che non l’aveva chiesto a nessuno e, di sicuro, non riusciva proprio a credere che bisognasse spiaccicarsi contro un muro sperando di passarci attraverso.
Salutò, dunque, i suoi genitori, che l’avevano accompagnata e cerco qualcuno a cui chiedere informazioni.
Si era già resa conto che i passanti la guardavano in modo strano con chissà quali pensieri ma lei non avrebbe potuto farci nulla né avrebbe chiesto loro informazioni dato che l’avrebbero considerata pazza.
Controllava accuratamente tutte le persone che passavano cercando di comprendere chi fossero.
Ad un tratto però, con quella che possiamo considerare fortuna, incontrò due biondi uno che si appoggiava a un bastone di legno e dallo sguardo da snob.
Erano i Malfoy.*
I due la osservarono, si scambiarono un sguardo di intesa prima di invitarla a proseguire con loro “l’avrebbero aiutata a prendere il binario giusto!” dissero.
L’accompagnarono verso una barriera e l’adulto l’avvertì che ci doveva passare attraverso per poi rassicurarla dato che aveva notato la comparsa di una smorfia sul volto della ragazza.
-guarda prima come fa mio figlio e poi ripetilo.- finì col dire quello che si era presentato come “Lucius Malfoy”.
Il giovane si avvicinò alla barriera e l’attraverso con non curanza.
Deborah, che stava morendo di paura, tremò dato che era il suo momento e non sapeva se ce l’avrebbe fatta.
“Se non la attraverso? Se non sono una strega, che faccio?” si domandava ripetutamente.
-Se hai paura…prendi la rincorsa!- la salvò, senza volere, un Malfoy piuttosto scherzoso. Sperava, infatti, che non lo facesse ma la ragazza parve di avviso diverso dato come si comportò.
La prima cosa che fece fu proprio seguire il consiglio dell’accompagnatore.
Chiuse gli occhi mentre la barriera si avvicinava e, prima di rendersene conto, si ritrovò dall’altra parte dove quasi cadde addosso a qualcuno.
- Stai attenta!- sbottò questo con quella voce nasale che caratterizzava Malfoy figlio.
La ragazza si scusò prima di cercare di trasportare i bagagli sul treno.
Alcuni minuti dopo arrivò Lucius Malfoy che la aiutò.
Dato che salutò il signor Malfoy; cercò, con lo sguardo, Harry che, però, non trovò; diniego l’invito di “Draco Malfoy”, come si ricordava l’avesse chiamato l’amico mesi prima, si accomodarsi nel loro vagone si trovò a cercare un posto circa mezz’ora dopo la partenza.
Non ne trovava uno disponibile, così si decise a chiedere se poteva entrare e sedersi nel primo che le fosse parso abbastanza vuoto.
C’erano solo tre persone lì dentro: una castana che stava discutendo con un’altra dai ricci rossi e, per ultimo una terza ragazza bionda che leggeva un giornale al contrario**. Deborah chiese con un piccolo sorriso se si poteva accomodare con loro. le risposero che poteva.
Venne a sapere, grazie alle presentazioni, che loro erano Ginevra Wearsley, anche chiamata Ginny, Hermione Granger e Luna Lovegood.
Si sedette assieme a loro ed ascoltò le due parlare dell’estate appena trascorsa.
Si interessò davvero quando si chiesero dove potevano essere finiti Harry e Ron.
A metà viaggio le due si accorsero che forse stavano facendo brutta figura a non scambiare neanche una parola con l’ultima ragazza entrata che intanto stava guardando fuori dal finestrino senza effettivamente vedere il paesaggio cambiare.
Deborah stava, infatti, pensando a dove potesse essere finito Harry e alcune parole che Ginny aveva malauguratamente detto.
-Deborah…-la chiamò Hermione – Sai che cos’è Serpeverde e Grifondoro?-
La ragazza sorrise “certo che lo so me lo ha detto Harry…” avrebbe voluto dire ma invece le fuoriuscì soltanto:- Sono due delle Case di Hogwartz! In che Casa vorresti andare Ginny?-
-A Grifondoro, naturalmente! Tu, invece?-
Deborah si accorse di non averci mai effettivamente pensato così borbottò:- Non so…Non mi vedo in Serpeverde a causa del mio orgoglio sfrenato che non mi permetterebbe mai di far del male a qualcuno, non mi vedo nemmeno in Tassorosso perché io preferisco sempre la strada più corta e meno dolorosa, cosa che,infatti, elimina anche Grifondoro e, comunque,ho paura, anch’io, di certe cose ed uno coraggioso, almeno per quello che so, non ha paura di nulla, forse a Corvonero…ma io non ho mai amato studiare quindi temo proprio di no!- Concluse, accorgendosi di averle eliminate tutte.
-Dunque, in nessuna?- chiese una Lovegood piuttosto interessata.
-Pare proprio di sì!-sbuffò Deborah prima di vedere la signora dei dolci che le fecero cambiare argomento.
Angolo autrice:
*Lo so che la descrizione mi è uscita proprio male ma non sapevo proprio come farla senza copiarla dalla Row dato che la sua è totalmente piena di pregiudizi!
**Dato che in Harry Potter non viene descritto come viaggiarono Hermione, Ginny e Luna l'ho dovuta inventare io! |
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Capitolo 7 *** Lo Smistamento ***
Ringrazio, ancora, Mary_Houseche mi ha recensito. Spero che in questo capitolo non cadi né nella “Mary Sue” né nel noioso. Mi spiace per il ritardo sopraggiunto ma il mio computer aveva deciso di prendersi una pausa di riflessione e questo non è uno scherzo.
Una specie di gigante, che Deborah riconobbe quale Rebeus Hagrid, stava chiamando a sé i primini.
La ragazzina si avvicinò e seguì i compagni prima su delle barchette, che magicamente si mossero da sole, poi su un terreno fangoso dove Rebeus domandò se avevano tutto.
Fu aperta loro la via solo quando gli risposero di sì.
Hogwartz non era neanche minimante simile a l’idea che si era fatta Deborah: sì,c’erano quadri che si spostavano, scale che si divertivano a cambiare il loro corso ma c’erano anche armature che ricreavano il paesaggio, statue che ti sorridevano chiedendoti di presentarti, insomma tutto quello che Harry si era dimenticato di descriverle troppo preso com’era a ricordare i suoi momenti di gloria.
Quando finalmente Deborah e gli altri primini arrivarono in Sala Grande la ragazza si distrasse ad osservare gli studenti più grandi,che erano seduti ai quattro tavoli.
Tanto da non accorgersi che il cappello aveva iniziato a cantare.
“Tu sei qui,
giovane sei,
capir dovrai,
in testa mi metterai
alle Case ti posizionarò,
se tu vorrai.- iniziò il cappello con voce allegra.
Poi continuò, più serio- Sei forse di Grifondoro?
Grande di cuore, coraggioso e leale sarai.
O Corvonero,sarà meglio per te,
se intellettuale ed intelligente sei.
Ma Tassorosso,
leale, e, di buon impegno
il cui lavoro schifo non fa
forse ti aiuterà!
Se Serpeverde vorrai diventare,
forte,astuto dovrai essere.
Mettimi in testa per capire
Chi sei perché io un cappello parlante sono
e posizionarti potrò,
non cercare di scappare
perché non potrai!*-
Con queste ultime parole il cappello si zittì ed iniziò l’applauso da parte dei ragazzi.
Quando anche questo si spense la professoressa McGranitt, che li aveva accompagnati lì dentro, iniziò a chiamare i nomi degli studenti per lo smistamento.
Dopo i primi dieci nomi che si erano uniti chi a Serpeverde,chi a Grifondoro e chei nelle altre due ase fu chiamato il nome di…
-Deborah Durell!- disse la McGranitt.
Deborah si sentì morire e, prima di poter far qualcosa di stupido avanzò fino a sedersi sullo sgabello per lo Smistamento.
“Non credo di voler essere Smistata!- pensò, desolata un attimo prima che il Cappello le cadesse sugli occhi.
Si sorprese molto che quell’oggetto sapesse non solo parlare ma anche leggere nella mente e “parlare attraverso la mente altrui”.
“Ehm…bel caso il tuo!” mormorò perplesso prima di borbottare “Ed ora…Che farò?”
“Che cosa succede?” si domandò Deborah sperando che il Cappello le rispondesse ma quello parve non averla nemmeno sentita quando continuò con un “ Allora… l’altra volta come ho fatto? Ah, sì! Ho seguito i suoi desideri ma questa pare non averne!...Oh, e io come faccio?!?”
Deborah che si stava davvero innervosendo si mise a pensare: “OH, MA VUOI STARE ZITTO?!? DIMMI CHE DIAMINE SUCCEDE!!!” Il Cappello ci pensò un po’ su poi, con voce lamentosa disse “i-io non ti so Smistare! Ti prego non arrabbiarti! Non avevo mai avuto un caso come il tuo sei troppo strega! Insomma sei un Unità!”
“Una cosa?”
“Un Unità! Hai il venticinque per cento di possibilità di andare in ogni Casa! Ti troveresti bene in tutte ma questo cambierebbe ogni cosa, soprattutto negli altri!”
“ Allora che cosa possiamo fare, oltre che restare qui per tutta l’eternità, si intende?”
“Non sei molto d’aiuto ma comunque credo proprio che sono costretto a lasciartelo scegliere!”
“Come lo dovrei scegliere io?”
“Precisamente!”
“Ok!...Allora…Sì!...direi proprio che la mia Casa perfetta sia…Sì!…Allora…Grifondoro!...Sì! Grifondoro!”
“Ne sei proprio sicura?”
“Sì,sì! Ovvio! Comunque dove potrei fare più bene se non a Grifondoro?”
“Che vada per…GRIFONDORO!!!” Questa ultima parte la gridò a tutta la Sala.
Deborah poté, infine, alzarsi e andarsi a sedere tra i Grifoni dove fece la conoscenza degli altri Wearsley.
Un uomo, dal tavolo degli insegnanti osservò Deborah per tutta la sera pensando a chissà cosa.
* La canzone l’ho inventata dato che, anche questo la Row non ne aveva parlato spero davvero tanto che non faccia schifo! XD |
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Capitolo 8 *** il primo giorno-parte uno ***
Come sempre ringrazio Mary_House che mi ha recensito. Spero che in questo capitolo non cadi né nella “Mary Sue”. Mi spiace per il ritardo sopraggiunto ma i compiti non intendevano darmi tregua neanche un attimo.Dato che questo capitolo era molto lungo ho deci8so di dividerlo in due parti.
Deborah, quel giorno, si alzò a quello che considerava tardi: le quattro e mezza.
Decise di uscire da scuola, anche se c’era il coprifuoco, e di correre un po’.
Arrivata nel parco, iniziò a correre ma ben presto si scontrò con quello che doveva essere un uomo…un insegnante, per essere precisi.Deborah sollevò il volto per capire di chi si trattasse, senza riuscire a fare il passo indietro tipico di chi colpisce qualcuno senza volere.
Notò il collo ricoperto da un girocollo nero derivante dalla divisa dell’uomo, gli zigomi appena pronunciati, le sottili labbra rosee che erano stirate negli angoli tanto da formare un ghigno, un naso un po’ troppo lungo e grande, poi, due bellissimi occhi neri la incantarono.
-S-s-s-scusi!- Balbettò, riprendendosi.
L’uomo la guardò senza scrollarsela di dosso come a vedere quanto sarebbero rimasti in quella scomoda posizione.
Deborah si spostò, arrossendo violentemente dalla vergogna: non era un buon inizio andare a sbattere contro un insegnante, sarebbe dovuto essere punita.
- Bene! Con chi ho avuto il “piacere” di scontrarmi?- domandò con voce scurrile l’insegnante facendola tornare alla realtà
- De-de-de-deborah Durell, professore!- balbettò la ragazza, ancora spaventata.
- Cos’ha da balbettare, Durell?- domandò l’insegnante con calma.
- Io…- la ragazza si interruppe perché non sapeva cosa dire e non voleva contraddirlo.
- Comunque che ci faceva qui una studentessa a quest’ora di notte?
- Mi spiace, professore! E’ che sono mattutina… Non riesco a dormire molto… Di solito corro, ma se può dare fastidio a qualcuno cercherò di trovare un altro passatempo, professore!- disse Deborah velocemente, quasi fosse una scusa.
Il professore la osservò per un attimo e, prima di andarsene:- Ti consiglio di non andare più a sbattere contro nessuno! Questa volta faccio finta di niente ma cerca di non uscire dal dormitorio troppo presto, la mattina!
Deborah tornò al castello un po’ mogia dato che non sapeva cosa avrebbe potuto fare tanto presto nei sette lunghi anni che l’attendevano.
Soltanto verso le 7 e ½, mentre andava a far colazione pensò che, forse la cosa migliore sarebbe stato studiare un po’ prima di mangiare.
***
Come ho già detto alle 7 e ½ Deborah si recò in Sala Grande dove poté, finalmente, rivedere Harry.
I suoi occhi si spalancarono per la piacevole sorpresa e, dopo essersi avvicinata al ragazzo, lo abbracciò da dietro.
Lui non si doveva essere accorto di chi lo avesse preso, infatti si voltò incontrando il viso sorridente dell’amica.
Le fece cenno di sedersi vicino a lui e, dopo averle consegnato la sua tabella di lezioni annuale, incominciò a chiacchierare con lei.
I loro discorsi variarono sulle vacanze passati lontano fino a quando Deborah non venne a conoscenza del modo in cui l’amico era arrivato a scuola.
A quel punto la ragazzina si alzò in piedi pallida come un cencio ed iniziò ad urlare:
-MA SEI PAZZO?!? ARRIVARE IN MACCHINA?!? TI VOLEVI AMAZZARE, FORSE? O TI BASTAVA ESSERE SOLAMENTE ESPULSO?!?
Harry cercò di farsi piccolo, piccolo.
L’amica a volte era peggio di una Strillettera.
Dopo questa sfuriata la ragazzina scese nei sotterranei dove avrebbe dovuto seguire la sua prima lezione: Pozioni.
Entrando rimase sorpresa a notare chi fosse l’insegnante, c’era, infatti, lo stesso uomo in cui era andata a sbattere poche ore prima che stava bevendo un caffé nero. Alzò lo sguardo sulla nuova venuta.
-Entra!- sbottò, vedendola ferma sulla porta.
- Buongiorno, professor…- si interruppe, non conosceva il suo nome.
- Professor Severus Snape!
- Oh, allora è Lei!- mormorò Debora, perplessa.
- Sono Io!- Snape la guardò, poteva osservare il suo stato d’animo e, per quanto si domandasse che cosa stava passando dal cervello di quella dannata ragazzina, si divertiva a vedere quella confusione.
-Lei mi ha mandato la chiave della Gringott!
“Ah, ecco cosa si domandava!” si disse Snape.
-Adesso vai a sederti!- le ordinò il prof.
Deborah, però, rimase immobile ad osservarlo come congelata pensando a tutto ciò che era successo quella mattina.
- Vuoi ricevere una punizione prima della tua prima lezione?domandò Snape con voce melliflua, poi tornando ad essere serio e scandendo bene le parole:- VAI-IMMEDIATAMENTE-AL-TUO-POSTO!-
Deborah lo fissò prima di eseguire.
L’uomo era tornato a bere il suo caffé.
Non dovette aspettare molto perché pochi minuti dopo iniziarono a defluire anche gli altri compagni. Ginny si sedette vicino alla sua nuova amica.
L’insegnante si alzò e iniziò a parlare camminando fra i banchi:-Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi in questo corso. Come tale. Non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienza e l'esatta arte del preparare pozioni. Comunque ai pochi scelti dal fato, che possiedono la predisposizione, io posso insegnare come stregare la mente e irretire i sensi. Posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria e, anche, mettere un fermo alla morte.- Osservò la classe in cui nessuno prendeva appunti e, come sempre, sbottò:- Cosa state aspettando? Prendete appunti, subito!- Notando, poi che una sola persona non aveva tirato fuori pergamena, penna e inchiostro le si avvicinò:- E Lei si considera forse migliore forse migliore degli altri che non prende appunti?-
- No, signore!- rispose Deborah con ostentata fierezza, ricevendo un calcio da Ginny - E’ solo che quando prendo appunti non riesco a seguir la lezione!-
-Capisco!- rispose il professore dopo un po’, con voce falsamente amica- Ha deciso di ricevere una punizione a tutti i costi, oggi!-
La classe era rimasta in silenzio a seguire la discussione, gli studenti erano stupiti dal coraggio dimostrato dalla compagna nel fronteggiare uno dei peggiori insegnati mai esistiti.
La ragazza non rispose se non con un sorriso provocatorio che tutti poterono notare.
Snape,che era ancora sufficientemente vicino a lei per sentirla se avesse suggerito o bisbigliato, le domandò: -Vediamo… mi saprebbe dire come si fa una pozione rilassante, signorina Durell?-
Deborah si guardò attorno prima di dire, con voce chiara e forte:- Sì- e, poi, bisbigliando- le servirebbe molto- rialzando la voce- professore!-
-E…come si fa?- I suoi occhi mandavano lampi.
La ragazza iniziò a spiegare la strana pozione che avrebbero dovuto imparare l’anno successivo.
Quando la ragazza finì Snape disse, tornando al posto:- Ora voglio che facciate questa pozione.
Gli alunni iniziarono maledicendo mentalmente il professore che era già ingiusto dalla prima ora del primo giorno del primo anno di scuola.
Parecchi alunni fecero scoppiare il proprio calderone dando modo al professore di levare un sacco di punti.
Quando, finalmente, finì anche la seconda ora i primini andarono all’ora successiva, quella di trasfigurazione, lamentandosi del comportamento del prof. mentre Deborah se la rideva sotto i baffi. |
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Capitolo 9 *** primo giorno- seconda parte ***
Scusatemi per non essere riuscita a scrivere prima questa seconda parte del capitolo ma non ho avuto tempo nemmeno per pensarci. Ringraziando Mary_House e tutte coloro che mi seguono vi auguro una buona lettura.
Deborah, mentre andava a pranzo, si ritrovò a fare il punto della situazione: Iniziava già a litigare con un prof e non uno qualunque ma proprio colui con il quale avrebbe dovuto avere il miglior rapporto, colui senza il quale non sarebbe potuta arrivare a considerarsi la proprietaria di una grande montagna di beni: Severus Snape.
Adorava, invece, il comportamento e il carattere della rappresentante della sua Casa che era, d’altronde, perfettamente serio, proprio come desiderava divenire lei, decise, pure, che non era affatto saggio litigare già da subito con Harry, per cui si doveva far perdonare.
Harry, Ron ed Hermione erano già seduti, quando i primini entrarono nella Sala Grande.
Il bambino-sopravvissuto li vide entrare, poi, si soffermò su Deborah che gli si sedette accanto.
- Come stai?- fece Deborah, guardandolo.
Harry non rispose, troppo stupito che l’amica non fosse più arrabbiata con lui.
- Allora…come stai?- ripetè Deborah, con pazienza.
- Bene, vedo che non sei più arrabbiata! Cos’è successo per farti cambiare tanto?
Deborah non riuscì a trattenere uno sbuffo:- Off… Abbiamo appena avuto pozioni e Trasfigurazione! In una sono stata quasi punita mentre l’altra è stata la lezione più noiosa che abbia mai seguito!-
Hermione s’intromise :- Come mai Snape ti ha quasi punito?
- L’ha sfidato! – rispose Ginny, sedendosi vicino all’amica.
- Cos’hai fatto???- Domandò Ron, altamente stupito.
- L’ho sfidato ma lui non mi ha punito!- fu la fiera risposta.
- Strano!… Di solito punisce a un solo sguardo ma, forse è…- Harry abbassò la voce -impazzito!-
Tutti risero osservando il tavolo degli insegnanti dove Snape era seduto al suo solito posto, nel suo nero mantello, annoiato mentre stava cercando di parlare con gli altri.
Deborah fu la prima a tornare seria: - No, non credo!- esordì – direi, piuttosto, che abbia a che vedere con lo stesso motivo per cui mi sta osservando in questo momento, anche se non so il motivo.- Tutti divennero seri e osservarono dove l’uomo guardava.
In effetti, la primina aveva visto giusto, Snape li stava osservando.
- Bel pomeriggio che avremo, Snape non ci scuserà tanto facilmente!- borbottò Ron, rammaricato, prima di incominciare a mangiare.
- A voi, invece, com’è andata?- decise di cambiare discorso Ginny.
- Oh, bene!- Hermione, che aveva risposto, iniziò a spiegare nei minimi dettagli la loro mattinata.
Il pomeriggio passò come la mattina: lungo, lento e incredibilmente noioso, almeno fino a quando Deborah non riuscì ad andare in biblioteca.
Entrò e scelse dei libri da leggere la mattina ma quando andò a domandare di prenderli a noleggio Madama Prince non glielo acconsentì, a sentir lei, perché non si può iniziare a prendere libri già dalla prima settimana di scuola. Così fu costretta ad andare dal preside. Mentre camminava incontrò Malfoy che cercò di fermarla dicendo che le doveva parlare ma dato che la ragazza non sembrava intenzionata ad ascoltare le ripeté:-Ti devo parlare!-
- Sentiamo!-
Draco la guardò, poi sembrò cambiare idea:- Tu non sai…!- Prima di andarsene lasciando Deborah piena di domande e punti interrogativi in testa.
Fu proprio in quel momento che si ritrovò a pensare, fra gli altri come avrebbe potuto raggiungere l’ufficio di Silente. Per questo si ritrovò a girare alla ricerca di qualche insegnante che trovò ben presto in sala insegnanti, per quanto non ci entrò. La Mc Granitt fu la prima ad uscire e così la ragazza, dopo un interrogatorio che durò circa venti minuti fu accompagnata dal preside. Deborah, però, fu lasciata sola quando la professoressa fu richiamata dai due dei suoi alunni.
- Api Frizzale è la parola d’ordine per entrare da Silente!- la professoressa stava per seguire gli altri alunni quando, ad un tratto, si voltò quasi ricordando di non averle detto qualcosa.- Ah, per arrivare dal preside basta che continui dritto e poi svolti alla prima a destra, la porta è a sinistra! Si ricordi la parola d’ordine!-
- Grazie, professoressa!- rispose la ragazza prima di seguire le indicazioni della vice-preside.
Quando, finalmente raggiunse l’ufficio del preside sentì degli strani rumori all’interno. Ascoltò con attenzione per capire cosa stesse succedendo e si accorse che quelli dovevano essere per forza i rumori di qualcuno che stava camminando avanti-indietro. Dopo qualche altro secondo sentì distintamente qualcuno, con un tono di voce scura e accattivante
- …Lo sai, un altro argomento che mi spaventa è Bellatrix…-
- Chi?- chiese il preside con un tono totalmente innocente.
- La signorina Bellatrix… Insomma, come si fa chiamare pure? Ah, sì, la signorina Durell Deborah!-
- Non credo ne dovremmo parlare qui! Abbiamo un ospite, Severus!-
Così dicendo Deborah, che fino ad allora non aveva fiatato restando ad ascoltare il discorso su di sé si accorse di essere stata beccata ad origliare. Fu per questo che entrò a testa bassa e rossa di vergogna quando le fu detto di entrare.
-Scusatemi!- Mormorò amareggiata.
- Che ci fa…qui, signorina Durell?- Le domandò il preside che pareva piuttosto stupito ma, pur sempre gentile.
- Io vorrei chiederle, Preside, il permesso di prendere libri in prestito perché Madama Prince mi ha detto che solo lei avrebbe potuto darmelo!
-Capisco…Ti faccio questo permesso ma vorrei davvero sapere cosa leggerebbe!
- Roba di scuola!...Credo che sarebbe soprattutto Storia della Magia o, tutto al più, Incantesimi, Signor Preside!- Deborah non aveva potuto vedere il sorriso del professor Silente dato che teneva la testa abbassata né il sopraciglio alzato di Severus.
- Le posso chiedere di non chiamarmi Signor Preside o Preside? Mi dà l’aria di un vecchio…Credo di preferire Professore!- Silente continuò a sorriderle anche quando Deborah alzò lo sguardo sorpresa ed annuì. Silente fece apparire un permesso che firmò e consegnò all’alunna.
Quando la porta si fu definitivamente chiusa il preside si rivolse a Snape.
- Credo che a volte ti preoccupi per niente, Severus!- e, con questo sorrise, nuovamente.
- Ma…- Cercò di ribattere Snape, subito bloccato da Silente.
- Per ora mi è sembrata una normale ragazza, forse una studentessa modello, ma nulla di preoccupante!- Aveva scherzato Silente.
-Però è, comunque…- aveva borbottato il professore di pozioni
-Sì, ne sono a conoscenza.- Queste ultime parole furono dette con un tono che non intendeva repliche e, con questo, il discorso fu chiuso. |
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Capitolo 10 *** stranezze mattutine ***
Mi rendo conto che questo capitolo è più corto di quanto vi aspettavate e che starete attendendo di scoprire perchè ci sono alcune stranezze in Deborah ma anche altre cose devono avvenire perchè si cdapisca il tutto. Ringraziando nuovamente Mary_House e chiedendo anche agli altri cosa ne pensino vi lascio questo nuovo capitolo.
Dieci giorni dopo Deborah aveva deciso di prendere degli altri libri dalla biblioteca scolastica per leggerli la mattina.
Sembrava, però, che qualcosa intendesse impedirglielo.
Quando si svegliò, infatti, si sorprese di non trovarsi più nel dormitorio delle ragazze ma all’aperto.
All’inizio non comprese dove si trovasse sapeva soltanto che il suo letto non era mai stato tanto duro. Poi, sentì un leggero vento sfiorarle il corpo.
Pensò di trovarsi su una poltroncina della Sala Comune dei grifoni.
Solo quando sentì il fresco odore pungente delle foglie e del prato comprese che doveva trovarsi all’aperto. Si sollevò in piedi, prese ad osservarsi attorno.
Tutt’intorno a lei c’erano alberi ed ancora alberi.
Non capiva dov’era. Poi, come una lampadina che si accende le si formò l’idea che, forse si trattava di una Foresta e da lì fu semplice concludere che potesse essere solo la Foresta Proibita. Si guardò attorno alla ricerca della sua bacchetta, sperando di non averla persa.
Si accorse solo allora che si trovava vestita in modo strano: indossava due chiari sandali di corteccia di frassino.
Si osservò l’abito ormai certa di non indossare più la divisa né il pigiama e comprese di non essersi sbagliata. Indossava un meraviglioso vestitino fatto interamente di foglie intrecciate fra loro e ricamato da sottili fili dorati, in quel modo pareva proprio una dea della foresta seppur il tutto fosse semplice e per nulla abbellito.
Aveva, poi, una cintura i foglie più scure e spesse dove teneva la bacchetta.
La tirò fuori e fece apparire uno specchietto, con un incantesimo che aveva imparato la prima settimana di scuola, in esso si specchiò vedendo non più il dolce viso innocente della ragazzina che era meno di un mese prima ma il sicuro volto di una ragazza che ha capito qual è il suo posto nella vita. Un punto in più erano dei dolci e semplici boccioli bianchi che le acconciavano i capelli, proprio come la principessa in cui adorava rivedersi quand’era piccola.
Per sua sfortuna sapeva che tutto questo non sarebbe durato a lungo perché le lezioni sarebbero iniziate e lei sarebbe stata costretta a riprendere la sua comune vita di studentessa.
Fu così che, a malincuore, decise di concludere il prima possibile e si levò i boccioli dai capelli, che rinchiuse in un fazzoletto e trasfigurò l’abito nella sua solita divisa scolastica.
Fatto tutto ciò corse a scuola senza accorgersi di essere stata seguita in ogni suo movimento da centinaia di occhi.
- Te l’avevo detto, io!- disse una voce scura da dietro un albero appena Deborah fu scomparsa dalla vista. |
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Capitolo 11 *** Letture e corteggiamenti ***
Mi sono appena accorta che, per puro caso, avevo aggiunto "Tom O. Riddle" fra i personaggi, anche se in questa prima parte della storia non ci sarà, ma non voglio cambiare nuovamente le caratteristiche del racconto...Per cui vi chiedo umilmente scusa! Vi prometto che starò più attenta la prossima volta. Passando ad altro non capisco perchè ben 24 persone mi stiano seguendo e solo Mary_House mi recencisca, la quale ringrazio, non vi piace più la storia o è perchè ciò che mi dovevate dire me lo comunica già Mary_House? Guardate che non mi arrabbio mica se mi dite che la pensate come lei mentre, invece mi dispiace non sapere cosa ne pensiate! Ora che vi ho comunicato come la penso vi lascio un capitolo nuovo di zecca, sperando che mi recensiate almeno in due. Se no credo che sarò costretta a finire il primo racconto e fermarmi lì...Uomo avvisato mezzo salvato ora tocca a voi dirmi qualcosa!
I mesi passarono e Deborah iniziava a farsi notare sempre meno a volte era in biblioteca a studiare assieme ad Hermione, altre, quando Harry la cercava in biblioteca non riusciva a trovarla e nemmeno chiedendo in giro dove fosse o guardando ovunque. C’erano, poi, altri problemi come certe voci che poteva sentire solo lui e, non si sapeva il perché, erano divenute due da circa due mesi l’inizio della scuola! A volte pareva litigassero, altre non si facevano nemmeno sentire.
Quel giorno Harry era andato a parlare con Deborah, doveva chiarirsi dove andava a finire l’amica.
Deborah era seduta ad un tavolo a leggere chissà cosa. Stava già per avanzare quando si accorse della sgradita presenza di un certo biondino.
Il Serpeverde era chinato a novanta gradi e stava parlando con la Grifoncina che non pareva ascoltarlo, anzi si alzò e gli ripeté con voce alterata, come quando perdeva la pazienza:- Non abbiamo nulla da dirci Malfoy! Al che il ragazzo le rispose stranamente pacato ed a un volume troppo basso perché Harry potesse sentire anche solo mezza parola.
La grifona si calmò e tutto riprese la calma fino a quando, finalmente, Malfoy non uscì dalla biblioteca e Potter poté uscire dal suo riparo.
- Che voleva Malfoy?- chiese, incuriosito.
- Oh, niente! Il solito!- rispose la ragazzina con fare annoiato.
- “Il solito!”… Bhè, sai, c’è un problema: non mi hai ancora spiegato cos’è “il solito!”.- Rispose Harry con fare di ovvietà.
Si stava, infatti, domandando perché l’amica rispondesse sempre allo stesso modo da quando era iniziata la scuola, circa.
- Harry, sveglia! Lo dovresti sapere cos’ è “il solito!”, ora lasciami in pace che devo andare a… lezione!- rispose Durell cercando di svicolare dall’argomento.
- Ma se le lezioni sono finite un’ora fa?- rispose Harry, che aveva capito il gioco dell’amica e prese il momento per posarle una mano sulla spalla in modo da trattenerla.
La ragazza non seppe cosa dire quindi assottigliò gli occhi rivolgendosi al ragazzo:
- Ho un amico che mi aspetta, va bene?!?
- Guarda che sono anch’io un tuo amico e aggiungerei che sono anche il tuo vicino, come ti vanti spesso “Sono la vicina di Harry Potter!” – disse imitando le parole dell’amica e pensando che ci mancasse un “Pappappero” per rendere il tutto perfettamente uguale al significato delle parole datogli da Deborah.
- Uffa…! Sentiamo, che vuoi?
-Vorrei sapere che voleva Malfoy da te!
- Ma…Te l’ho già detto: il solito! – Il Bambino-Sopravvissuto assottigliò lo sguardo. – Insomma…quello che voleva Dudley da me! Ora sei contento?-
- cooosa?!? Malfoy non oserà voler divenire il tuo ragazzo!- rispose Harry già con il piede di guerra.
- Mi spiace, ma temo che sia così, purtroppo!
- Vieni in Camera?- domandò il moro, cercando di cambiare argomento.
- Certo, ma aspetta un attimo: vado a prendere dei libri.
Deborah si allontanò e scomparve dietro uno scaffale per poi tornare con in mano un mucchio di libri ed il permesso di Madama Prince di prenderli a noleggio.
- Possiamo andare!- disse quello che Harry riconobbe come una montagna di libri.
- Deborah?!?- Domandò, quando si accorse che non potevano essere stati i libri a parlare.
- Sì? Perché mi guardi in quel modo?
Harry scoppiò a ridere per poi aiutare l’amica a portare tutti quei libri.
- Perché te ne porti così tanti?- domandò Harry.
- Così non sarò costretta a tornarci anche domani!- fu la risposta.
- Ma quanto studi?
- Mica tanto! Solo la mattina e un po’ il pomeriggio!
Harry si mise ad osservare quei libri.
“ Divinazione - l’importanza del the”, “Corso di Babbanologia Avanzato”, “Incantesimi - 5° anno”, “Storia della Magia - 7° anno” ed altri libri ancora il cui nome Harry non voleva nemmeno conoscerlo. Infine Potter poté leggere: “Erbologia - Principianti”
- Perché ti porti dietro tutti questi libri?
- Come perché? Per studiarli, no?- rispose Deborah
- Sai, penso proprio che dovresti fare due o tre anni assieme!
- Sì, lo penso anch’io!
Dopo qualche minuto il più grande fra i due disse:
- Comunque ho letto che ti sei iscritta al “Club dei Duellanti”!
- Sì…
- Come mai? Insomma tu detesti il professor Allock!
- Sì, certo. Ma non ci sarà solo lui, se hai letto bene. Ci sarà anche il professor Snape e tu sai bene quanto lo adori!
- Oh, no! Snape… Non mi dire che ci sarà davvero anche lui!
Deborah non rispose perché stava pensando alle parole pronunciate da Snape qualche mese prima “La signorina Bellatrix… Insomma, come si fa chiamare pure? Ah, sì, la signorina Durell Deborah!” che le risuonavano ancora nella testa.
Fu per questo che non si accorse di star entrando in Sala Comune, né di quando portò i libri di sopra, spargendoli a caso sul letto dove si buttò. |
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Capitolo 12 *** Il club dei Duellanti ***
Ringrazio
tutti coloro che leggeno, seguono, e, ovviamente, Mary_House che mi
resensisce sempre e, senza di lei, non saprei, proprio, cosa fare! Vi
lascio questo capitolo, sperando che vi piaccia.
Quella
sera
stessa ci sarebbe stata la prima lezione di Duello. Fu
proprio
per questo che Deborah entrò in Sala Grande, dove si
sarebbero
seguite le lezioni, circa mezz'ora prima dell' inizio di questa.
Si sedette su una panca libera ed osservò i professori
passare.
Ad un tratto vide anche il professor Snape passare di
lì,
assieme al professor Allock, discutendo animatamente. Snape si doveva
essere accorto della studentessa perché cambiò
strada di
colpo.
Si stava già addormentando seduta su quella stessa panca di
poco prima quando si ritrovò davanti il professor Snape che
la guardava accigliato.
-Credo si sia dimenticata di trovarsi in Sala Grande, signorina Durell,
se no le dovrei levare almeno dieci punti per essersi messa a dormire
davanti ad un suo insegnante!- La riprese il professore, quando fu
certo di aver l'attenzione della ragazzina.
La giovane si alzò e, senza alcun sentore della
paura e timidezza di qualche mese prima rispose:- Mi ero accorta di
essere in Sala Grande ma sto aspettando che inizi la lezione di Duello!
Sono davvero curiosa di sapere come potrà essere!
Il professore la guardò negli occhi per qualche minuto
ancora, prima di dire, con tranquillità:- Signorina Durell,
le consiglio di usare un altro tono con gl'insegnanti, non tutti sono
accomodanti, nei suoi confronti, come lo sono io e le assicuro che il
suo può sembrare insolente!-
disse l'ultima parola con un tono può lascivo. La giovane
non si lasciò intimorire, come, invece, avrebbero fatto i
suoi compagni.
Studiava il comportamento del suo insegnante come avrebbero fatto quei
babbani che si lasciavano chiamare "scienziati" con una strana creatura
dai mille tentacoli. Quell'uomo, infatti, pareva cambiare comportamento
ogni secondo e la ragazzina voleva sapere il perché, dato
che iniziava a sospettare che centrasse in un qualche modo lei.
Si scusò col professore e domandò l'orario della
lezione di Duello, che lui le diede con riluttanza, dopo di che
abbandonò la Sala Grande anche se mancavano soltanto dieci
minuti dall'inizio della lezione.
Entrando nella Sala Comune dei Grifoni, sorrise alla volta di Harry,
che stava scendendo le scale assieme a Ron.
-Andiamo?- domandò loro, pensando a quanto fosse stato
inutile arrivare fino a lì per poi ridiscendere subito dopo.
- Sì! Ma...dov'è Hermione?- Fece Ronald,
osservandosi attorno, senza rendersi conto che la Granger stava
scendendo le scale proprio in quel momento.
-Eccomi!- disse, infatti, quella facendo emettere uno sbuffo divertito
da Deborah, che aveva osservato tutta la scenetta in silenzio.
Finalmente si avviarono, insieme, alla lezione.
Quando entrarono Deborah, che che non poteva certamente pensare che in
soli dieci minuti una stanza potesse cambiare così tanto
rimase a bocca aperta incapace di proferir parola. Laddove prima si
trovavano i quattro tavoli delle Case ora c'era un palco. Assieme agli
amici raggiunse la prima fila ed iniziò ad attendere
l'entrata di Snape.
Appena il professor Allock apparve Deborah vide la maggior parte, per
non dire la totalità delle ragazze gongolare come tante
deficienti.
Senza vedere in quel falso essere una sola nota di bellezza si
voltò a guardare Hermione, che sembrava essere uno
stoccafisso.
"Dovrò salvare quella povera ragazza!" si disse senza
staccarle gli occhi da dosso quasi fosse stata la sua dottoressa
privata.
Non ascoltò quel discorso senza capo è fine che
sarebbe dovuto essere definito come una presentazione alla lezione.
Almeno fino a quando non arrivò a dire:- Permettete che vi
presenti il mio assistente, il professor Snape!-
"Chi è costui a permettersi di dare dell'assistente al
professor Snape?" pensò Deborah, irrigidendosi dalla rabbia.
Per fortuna il professore non parve accorgersene ed il professor Snape
entrò nel suo solito modo o entrata teatrale, "bello come
sempre con il suo mantello nero che svolazza!" come
pensò Deborah all'entrata del suo insegnante preferito senza
riuscirgli a levargli gli occhi di dosso.
L'incontro fra gl'insegnanti fu veloce e Deborah stava per urlare
felice dell'esito del combattimento ma non lo fece solo
perché comprese che tutti i suoi compagni l'avrebbero
guardata male.
Poi, con suo immenso dissenso furono separati in coppie.
Nessuno si stava effettivamente curando di loro e Deborah era
preoccupata per i suoi amici, tanto da non accorgersi che l'avversario
stava cercando di pietrificarla senza successo.
Lo guardò due istanti poi, scuotendo la testa,
iniziò ad allontanarsi come se niente fosse: la lezione
l'aveva semplicemente delusa.
Solo quando fu alla porta si voltò per vedere quella
disgustosa situazione: la Bulstrode che cercava di staccare la testa ad
Hermione, Potter che ballava il tip tap, difronte a un Malfoy che se la
rideva della grossa, gli altri non erano di sicuro messi meglio. Ma,
fortunatamente, Allock ebbe la sua prima buona idea dall'inizio
dell'anno.
- Oh, santo cielo!- esclamò -Su in piedi Millicent...
attenta là, signorina Fawcett... stringi forte, Boot, e
vedrai che in un attimo smetterà di sanguinare...
Penso sarà meglio che vi insegni a bloccare gli
incantesimi ostili!-
Deborah rimase colpita da quelle parole "Penso sarà meglio che
vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili!"
ripensò prima
di aggiungere "ma no, vecchio volpone, forse è meglio
lasciare gli alunni uccidersi! Oh, ma hai detto che v'insegni
questa sì che è una novità, sai
insegnare? Non dirmi che lo sai fare nello stesso modo in cui sai
sconfiggere un folletto, perché, a quel punto non sarei
affatto sorpresa!" Poi, sogghignando, si riavvicinò, la
situazione si stava facendo comica.
-...che ne dici di Potter e Malfoy?- stava dicendo, in quel momento, il
professor Snape.
Deborah si era, ormai, riunita agli altri guardando Harry trovarsi a
combattere Malfoy.
Si sentì stringere il cuore forse dalla gelosia di non
potersi divertire o, più semplicemente perché era
spaventata per l'amico.
Snape smise di dire qualcosa all'orecchio di Draco e Potter fece una
stupida battuta su un qualcosa che gli aveva mostrato Allock.
- Tre... due... uno... via!- disse Allock
Malfoy sollevò rapido la bacchetta e gridò:- Serpensortia!
Dalla sua bacchetta fuoriuscì un nero serpente
che si drizzò pronto ad attaccare.
Snape fece per farlo sparire ma Potter fu più veloce -
Lascialo stare!- sibilò.
Deborah sorrise, non vista, dato che tutti quanti stavano fissando
Harry.
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