Primo anno di Deborah Durell

di Miss Loki_Riddle Gold
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prefazione ***
Capitolo 2: *** Il compleanno ***
Capitolo 3: *** Essere una strega ***
Capitolo 4: *** La signora Figg e la Gringott ***
Capitolo 5: *** I Malfoy ***
Capitolo 6: *** In viaggio ***
Capitolo 7: *** Lo Smistamento ***
Capitolo 8: *** il primo giorno-parte uno ***
Capitolo 9: *** primo giorno- seconda parte ***
Capitolo 10: *** stranezze mattutine ***
Capitolo 11: *** Letture e corteggiamenti ***
Capitolo 12: *** Il club dei Duellanti ***
Capitolo 13: *** Scoperte ***
Capitolo 14: *** Novità ***
Capitolo 15: *** Il fidanzamento ***
Capitolo 16: *** Lezioni Supplementari ***
Capitolo 17: *** Sirius Black ***
Capitolo 18: *** Strani comportamenti ***



Capitolo 1
*** prefazione ***


In una strada londinese si trovavano solo case a schiera.
Avevano i muri bianchi e i tetti rossi; la maggioranza, per non dire tutti, erano circondati da un giardino di pochi metri quadrati. Le persone che ci abitavano erano, per lo più, volgari e puerili. Amavano annaffiare le piante nei momenti più improbabili.
Eppure…c’erano alcune persone sane che trovavano tutto questo volgare e ignobile.
La notte iniziava a diradarsi senza che la strada desse segno di risvegliarsi.
C’erano cartelli che pubblicizzavano nuovi modelli di cellulare o di macchine.
Al fianco di uno di questi una scritta nera su sfondo bianco indicava il nome della via in modo tale che nessuno si potesse perdere.
“ Privet Drive”, recitava.
I numeri delle case si sfoltivano man mano che ci si addentrava.
Da un lato si trovavano tutti i numeri pari, dall’altro quelli dispari.
Fermiamoci alla abitazione numero 4 e non addentriamoci oltre.
Questa casa è come tutte le altre, se ci si dimentica di quel minuscolo particolare… quel ragazzino che non si vedeva da un anno, avrebbe dovuto avere dodici anni, se non sbaglio.
Dicevano che fosse pericoloso ma come poteva essere che quel bambino, che fino a poco tempo prima scappava al suo grasso cugino potesse far del male? Se lo si fosse domandato ai vicino avrebbero risposto: -Bho! Comunque io non mi fido di quella famiglia! Meglio non andarci contro, però! Potrebbero indispettirsi!- Si sosteneva, dunque, che fossero brutte persone e che fosse meglio non andarci contro per  non ritrovarsi in brutte situazioni.
Non è di lui che parleremo però ma di una sua vicina, più piccola di un anno, unica sua amica in quel luogo.
Era fin troppo gentile e buona per esser vera con un unico difetto: dormire fra le 4 e le 5 ore a notte; andando a letto tardi e svegliandosi presto.
Di solito la si poteva notare camminare o correre prima dell’alba con i suoi bei capelli scuri fluenti e svolazzanti; i suoi occhi indimenticabili di una tonalità di blu che tranquillizzava al solo guardarli.
Quell’espressione di eterna bontà che le avevano fatto guadagnare il primo posto nel cuore dei ragazzi.
Per la maggior parte degli abitanti quella era una visione di un angelo. Abitava al numero 2 di Privet Drive; al fianco del 4.
Se qualcuno avesse provato ad entrare in quella casa, che si apriva in poche situazioni e che in tanti credevano fosse una specie di paradiso terrestre si sarebbero sorpresi di notare la povertà e la semplicità dei mobili. Solitamente di legno su uno sfondo bianco. Precisamente sopra la Hall c’è la stanza da letto della ragazza, l’unica dove prevalgono il rosa chiaro o pastello e la piuma al bianco immacolato ed agli altri colori.

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Capitolo 2
*** Il compleanno ***


Come avrete già notato dalla prefazione, ho cambiato un po' gli avvenimenti. Ci troviamo ai giorni nostri anche se Harry è solo un ragazzino di dodic'anni.

 
Una ragazza si svegliò di botto, quella mattina, si morse la lingua: avere undici anni non significava essere felici.
Aveva avuto un altro incubo, uguale a quello di ogni notte, da quando era piccola. Aveva sempre pensato che, col tempo, sarebbe sparito, ma non era così. Chiuse gli occhi per poter ricordarne almeno una parte. Due occhi, le baluginavano davanti, due occhi brillanti e verdi smeraldo. Deborah li riconobbe, li avrebbe riconosciuti fra mille, erano quelli del suo migliore amico,Harry. Harry Potter. Non riuscendo a reggerli oltre riaprì i propri.
”Perché tanta rabbia?” si domandò. Si guardò intorno, come per calmarsi. La sua camera pareva sorriderle sotto i poster dei ragazzi più belli e quelli dei suoi amici. Sorrise a sua volta.
Si accorse solo in quel momento del cellulare che vibrava ininterrottamente da circa una decina di minuti.
“Sarà Harry, di certo!” si disse.
- Cavolo, quanto è tardi! – esclamò, notando che la sveglia segnava le dieci, si doveva essere scaricata, ma… le lancette dei minuti funzionavano ancora.
Rispose al telefono, sì, era l’amico.
-Pronto…Deborah!- disse il ragazzo, con voce spaventata.
- Ciao Harry, Cosa succede?- gli domandò
- Ah…Dudley, come al solito!- fu la sconsolata risposta.
- Ma come…non dovrebbe…essere spaventato?- chiese, mentre si cambiava.
- Come? Non sai com’è fatto Dudley?
- Insomma, 1° Smettila di fare domande, 2° sei un mago, 3° arrivo!
- Ok, grazie!
-Ah, comunque buon compleanno!
Deborah mise giù, non aveva bisogno di salutare visto che dopo poco si sarebbero rivisti, finì di cambiarsi, ammirando, poi, il cambiamento allo specchio: i vestiti aderivano al suo corpo magro, rendendola ancora più bella.
Osservò, infine, il volto, così sottile e dolce da renderla felice.
Desiderava vedere un gufo, in quei giorni, proprio come lo aveva ricevuto Harry, l’anno prima.
“Sempre le stesse cose” pensò, mentre la madre le dava il suo solito toast.
Lo mangiò velocemente mentre buttava l’occhio sulla TV di casa.
Quando finì, si alzò e, dopo aver salutato i genitori, uscì.
Appena bussò a quella del vicino, Harry le aprì.
Lei entrò, senza dire una parola ma facendo un gesto ricambiato di saluto.
-Chi è, ragazzo?- domandò un vocione nell’altra stanza, evidentemente quella del signor Dursley.
- Oh, sono io! Ciao a tutti!- rispose Deborah con la sua solita voce squillante, allegra e dolce.
Petunia esclamò:- Cara, vieni! Vorrai mangiare qualcosa, prendi tutto quello che vuoi noi siamo in soggiorno a veder la TV!
Deborah declinò, gentilmente la proposta della donna anche se questo diede un po’ di scontento generale e, così, ammise di essere venuta soprattutto per parlare un po’ con l’amico, aggiunse, poi, che sarebbe arrivata in soggiorno dopo poco.
Dudley fece la sua entrata in corridoio.
-Deborah!- mormorò arrossendo –resti a pranzo da noi?
Lei domandò se non disturbava, accettando quando le fu risposto che non c’era alcun disturbo.
Fu lasciata seguire il suo amico senza altre domande, fino alla camera da letto del ragazzo.
Harry si sedette sul letto che pareva essere fatto di rifiuti per quanto era sporco.
Deborah prese un grosso pacchetto viola scuro che aveva riposto in borsa e lo passò all’amico rifacendogli gli auguri.
-Oh, grazie disse quello misurando con lo sguardo la grandezza e la forma del dono per farsi un idea di cosa fosse.
Ben ricordava gli strani gusti della ragazza ma continuava a trovare belli quei regali soprattutto perché era sempre stata l’unica a fargliene.
L’anno prima, ad esempio, gli aveva regalato un kit di vestiti: di ogni tipo, genere, colore ed altro.
Quando lo scartò si ritrovò a fissare un librone con tutte le leggende, i miti e le poesie esistenti. Lo apprezzò soltanto perché gli piaceva come pensiero e perché era scritto a mano.
Proprio in quel momento avvenne la sorpresa più bella che si potesse desiderare…

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Capitolo 3
*** Essere una strega ***


Scusatemi se anche in questo capitolo Deborah pare una "Mary Sue" ma l'ho dovuto scrivere perchè se no la storia non aveva senzo e perchè a 11 anni si è ancora piccoli e innocui.

Due gufi atterrarono sul letto dalla finestra aperta.
Uno di questi sfiorò con un’ala la testa di Harry, facendolo imprecare per essere stato spaventato, visto che non si era accorto di nulla.
Erano due barbagianni marroni.
Uno di loro fece cadere una lettera di fronte a Deborah, prima di volare via con l’altro, che aveva fatto la stessa identica cosa davanti ad Harry.
La ragazza sgranò gli occhi nel vedere un gufo portarle La lettera, di cui aveva parlato l’amico.
“Eh vai!” pensò “ Sono, anch’io, una strega!”
La prese, con mani tremanti e l’aprì, il suo viso era rosso ed eccitato.
Harry era rimasto ad osservarla: non l’aveva mai vista così…la dolce e tranquilla Deborah non si eccitava mai, ed ora…
Lei, dopo aver letto, sollevò gli occhi verso il ragazzo che dovette distogliere velocemente il suo.
- Ti rendi conto? Sono anch’io una strega!!!- Urlò con voce squillante e quasi con le lacrime agli occhi dalla felicità.
- Sì, mi rendo conto! Sono felice, dico davvero, ma… Sai, sarebbe meglio se non urlassi, se ti sentono i Dursley…
-Ma che me ne importa? Finalmente il mio sogno si è avverato! Harry, domani andiamo a comprare il mio arredo???
Proprioin quel momento atterrò un secondo gufo, con immenso stupore dei due, anche questo indirizzato a Deborah.
La ragazza guardò il volto dell’amico, ancora paonazzo dalla sorpresa, prima di sbrigarsi ad aprire la lettera.
Quest’ultima era scritta in fretta e furia e, dentro, c’era una chiave d’oro.
 

Questa è la chiave del  tuo deposito alla Gringott.
Mi spiace di non essere riuscito ad accompagnarti io stesso.
 
Saluti,
Professor Severus Snape

Harry quasi si soffocò nello scoprire chi era colui che aveva inviato la seconda lettera.
“Cosa c’entra Snape? Perché aveva la chiave di Deborah? Comunque… come fa Deborah ad avere un deposito tutto suo?” si domandava.
La ragazza non sembrava essere minimamente preoccupata, mentre si rigirava fra le dita la chiave, con mano tremante.
Doveva andare alla Gringott, si ripeteva.
Poi, tutto ad un tratto, sorrise e disse:- Harry, mi presteresti il tuo gufo?
Harry saltò: si era praticamente dimenticato dell’amica.
Lentamente, annuì, cosa che permise a Deborah di scrivere la risposta, alla vice preside e inviarla.
Dopo pochi minuti, nei quali rimasero in silenzio, persi nei loro pensieri, Petunia richiamò l’attenzione venendoli a chiamare, cosa che faceva solo per Deborah.

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Capitolo 4
*** La signora Figg e la Gringott ***


Scusate per non aver pubblicato per così tanto tempo adesso credo di essere riuscita a rendere il mio personaggio un po’ meno “Mary Sue”, anche se spero che qualcuno di voi si prenda la briga di farmelo sapere.
 

Erano passati alcuni giorni dall’arrivo del gufo e, nonostante Harry fosse appena scappato di casa, Deborah era fermamente convinta che non sarebbe riuscita a trovare né Diagon Alley né il binario 9¾ senza di lui.
Forse crederete che sarebbe arrivato qualcuno da lei, proprio come con tutti gli altri, ma non fu così.
Dovette arrivare il mercoledì successivo alla sua fuga per far avvenire qualcosa. Non fu un mago o una strega, come avrete ben capito.
Era in giardino quando la signora Figg si avvicinò con la sua solita borsa tintinnante che la fece riconoscere subita da Deborah.
L’anziana le domandò se voleva andare da lei a prendere un the, cosa che la ragazzina accettò subito.
“Ma…cosa vorrà fare?”si domandava la piccola senza sapere né il perché della domanda né su cosa si riferisse.
La signora la condusse nell’abitazione prima di dirle quasi con tono severo:- Sai che dovresti andare a Diagon Alley, dunque cosa stai aspettando ad andarci?!?-
La bambina spalancò gli occhi con un espressione indecifrabile fra lo stupito e il curioso poi sussurrò: -I-io non so come ci si arrivi…-, la sua voce pareva lagnante e perfino dispiaciuto.
L’anziana dovette portarla di fronte a un camino e darle della strana sostanza bruna, granulare; spiegarle che quella era “polvere magica” e come funzionava, poi entrarono insieme nel caminetto e sparirono dopo aver nominato:- DIAGON ALLEY!-
Non sapevano che in quello stesso momento anche uno strano soggetto con una cicatrice a forma di saetta stava facendo esattamente la stessa identica cosa.
 
***
 
Qualche minuto dopo si ritrovarono in un negozio pieno di strani oggetti e materiali che sarebbero dovuti consistere negli ingredienti di pozioni.
La signora Figg volle comprare a tutti i costi quelle sostanze sostenendo che così non avrebbero dovuto spendere del tempo inutilmente. Dopo ciò andarono alla grande banca dei maghi “Gringott” dove Deborah rimase incantata a guardare ogni particolare con un volto che avrebbe fatto invidia a un pesce lesso.
Quando la ragazzina mostrò la sua chiave, che miracolosamente aveva portato con sé, si sparse uno strano mormorio fra i Folletti che la guardarono per un po’ con una strana espressione in volto.
Uno di loro sussurrò –Sì! E’ proprio Lei!-
-Vi aspettavamo!- disse un altro- Unci-Unci la porterà al suo deposito!-
Come fu detto fu fatto, mentre la ragazza si ritrovava a guardare stupefatta quello strano essere che l’aveva portata per stretti vicoli, su un carretto, alla velocità della luce e cercando di non vomitare quello le dissedelle strane parole che la giovane si sarebbe ritrovata a pensare in tutti gli anni successivi:- Lei è conosciuta più fra i folletti che fra i maghi ma ben presto, anche loro, comprenderanno chi si trovano di fronte!-
Deborah non poteva comprendere cosa significasse ciò.
Dopo poco la ragazza rimase a fissare meravigliata ciò in cui consisteva il suo patrimonio. Era infatti detto che forse nessuno aveva mai visto una camera blindata così abbondantemente piena.
 
Sono consapevole che questo capitolo è un po’ piccolino e che con le ultime parole  ho di nuovo distrutto l’immagine che potevo aver dato di lei dato che una “Mary Sue” è sempre ricca ma non potevo cambiare questo aspetto di lei, dovrete ancora aspettare un po’ per scoprirne il motivo e per capirne qualcosa. Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui e che non  mi hanno abbandonato.

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Capitolo 5
*** I Malfoy ***


Grazie Mary_House che hai recensito ed, anche, coloro che mi stanno semplicemente  seguendo. Credo che da adesso in poi si aggiungeranno dei personaggi importanti e nuovi indizi!

 

Finalmente Deborah e la signora Figg avevano appena finito di rifornirsi alla Gringott. (ricordate che nello scorso capitolo li abbiamo lasciati lì?) Così, dopo aver pagato i debiti Deborah e l’anziana signora stavano uscendo da quell’edificio.

- Vai a comprarti l’uniforme da Madama Mc.Clan- disse la signora alla ragazza con la sua voce stridula indicando un negozio.- Puoi andare anche a prenderti la nuova bacchetta da Olivander mentre io ti vado a comprare i libri di scuola! Se non mi trovi qui fuori sappi che sarò lì!- ne indicò altri due: uno era quello delle bacchette, l’altro era il Ghirigoro.

Deborah non poté far altro che accettare già sapendo che di lì a poco non avrebbe ricordato bene le indicazioni e, se andava tutto bene li avrebbe confusi.

Non si sa bene come, forse fu proprio a causa della sua iniziale paura o della cosa che ogni due secondi si ripeteva le indicazioni della vicina, ma circa due ore dopo, cioè quando uscì dal negozio, ricordò molto bene dove doveva andare per prendere la bacchetta, così senza cercare la sua accompagnatrice entrò da Olivander.

L’anziano stava, come sempre svolazzando fra le diverse scansie di bacchette.

Quando la vide non disse alcunché dato che non conosceva nulla circa la sua vita.

Portò, invece, delle bacchette da farle provare e, per fortuna, la prima fu proprio quella giusta. Era di salice, pelo di unicorno, dodici pollici e mezzo. Molto flessibile.

Finalmente aveva fatto tutti gli acquisti, ora bastava raggiungere la signora Figg. e andarsene a casa.

Fu allora che iniziò a cercarla con lo sguardo ma non la trovò.

A quel punto non poté far altro che preoccuparsi.

Ricordandosi le indicazioni datele qualche ora prima andò a cercarla nell’ultimo negozio indicatole.

L’edificio le parse abbastanza grande per perdersi ma non sufficiente per non uscirne più.

Un insegna indicava che in quel momento un certo “Gilderoy Allock” firmava autografi.

Non rimase nemmeno a leggere chi fosse o perché era lì: era troppo preoccupata di non tornare più a casa.

Cercò di entrare ma qualcuno, da dentro, non gli e lo permise.

Ci riuscì solo qualche momento dopo.

Si ritrovò a fissare una strana scena: un adulto dai capelli rossi stava per picchiarne un altro, questa volta biondo.

Un ragazzo moro la fissò negli occhi senza dire una parola.

Deborah si sentì gelare.

Che diamine stava succedendo?

Finalmente una donna fece mettere fine a quel pandemonio cercando di far ragionare i due ma, mentre il rosso si calmò, il biondo continuò a comportarsi in quel modo insolente.

Deborah, che ormai aveva capito chi si trovava di fronte, fece un passo avanti e, proprio come un estranea, domandò cosa stesse succedendo.

La cosa che la colpì non fu tanto che “il signor Wearsley”, come l’amico le aveva detto si chiamassero quella famiglia di rossi, stesse assumendo un colore simile ai suoi stessi capelli ma quanto che il biondo fosse divenuto pallido e la stesse fissando.

Dopo alcuni secondi di silenzio fu proprio lui a parlare:-B-Be-Bellatrix?- balbettò, ancora guardando Deborah.

La ragazzina, ovviamente, non comprese e pensò l’avessero scambiata per qualcun altro così rispose:- Io non mi chiamo Bellatrix ma Deborah e vorrei davvero sapere perché stavate intralciando l’entrata!-

L’uomo non rispose ma continuò a fissarla.

Si spostò, però, e impedì al figlio di dire qualsiasi cosa.

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Capitolo 6
*** In viaggio ***


Ringrazio, nuovamente, Mary_Houseche mi  ha recensito. Spero che con questo capitolo non cadrò né nella “Mary Sue” né nel banale né nel noioso.
 
Era sera e pareva che tutto stesse riposando attendendo il giorno nuovo.
In una foresta vicino ad un castello, alcune creature stavano osservando il cielo con grande interesse.
- Sta arrivando!- disse uno di loro.
-Non dovremmo attenderla né aspettarla più di chiunque altro della sua specie!- Borbottò un altro, dichiarando tanto chiaramente la propria ostilità.
-Lo puoi constatare pure tu che le stelle non sono dello stesso avviso, mentre ci dovremo ricordare che verrà, la prima volta, sotto false sembianze!- rispose il primo quietamente prima di seguire gli altri centauri che stavano andando a dormire.
 
***
 
Il 1° settembre finalmente era arrivato!
Deborah fu accompagnata dai genitori alla stazione di King’s Cross.
Non aveva più rivisto Harry se non di sfuggita al Ghirigoro e, di certo, non si erano parlati.
Deborah aveva studiato, o meglio “letto”, alcuni dei libri che aveva comprato.
Aveva, così, scoperto che adorava Storia della Magia e Divinazione anche se non aveva fatto nulla di pratico. Solo in quel momento si rese conto di non aver pensato a come arrivare al binario dato che non l’aveva chiesto a nessuno e, di sicuro, non riusciva proprio a credere che bisognasse spiaccicarsi contro un muro sperando di passarci attraverso.
Salutò, dunque, i suoi genitori, che l’avevano accompagnata e cerco qualcuno a cui chiedere informazioni.
Si era già resa conto che i passanti la guardavano in modo strano con chissà quali pensieri ma lei non avrebbe potuto farci nulla né avrebbe chiesto loro informazioni dato che l’avrebbero considerata pazza.
Controllava accuratamente tutte le persone che passavano cercando di comprendere chi fossero.
Ad un tratto però, con quella che possiamo considerare fortuna, incontrò due biondi uno che si appoggiava a un bastone di legno e dallo sguardo da snob.
Erano i Malfoy.*
I due la osservarono, si scambiarono un sguardo di intesa prima di invitarla a proseguire con loro “l’avrebbero aiutata a prendere il binario giusto!” dissero.
L’accompagnarono verso una barriera e l’adulto l’avvertì che ci doveva passare attraverso per poi rassicurarla dato che aveva notato la comparsa di una smorfia sul volto della ragazza.
-guarda prima come fa mio figlio e poi ripetilo.- finì col dire quello che si era presentato come “Lucius Malfoy”.
Il giovane si avvicinò alla barriera e l’attraverso con non curanza.
Deborah, che stava morendo di paura, tremò dato che era il suo momento e non sapeva se ce l’avrebbe fatta.
“Se non la attraverso? Se non sono una strega, che faccio?” si domandava ripetutamente.
-Se hai paura…prendi la rincorsa!- la salvò, senza volere, un Malfoy piuttosto scherzoso. Sperava, infatti, che non lo facesse ma la ragazza parve di avviso diverso dato come si comportò.
La prima cosa che fece fu proprio seguire il consiglio dell’accompagnatore.
Chiuse gli occhi mentre la barriera si avvicinava e, prima di rendersene conto, si ritrovò dall’altra parte dove quasi cadde addosso a qualcuno.
- Stai attenta!- sbottò questo con quella voce nasale che caratterizzava Malfoy figlio.
La ragazza si scusò prima di cercare di trasportare i bagagli sul treno.
Alcuni minuti dopo arrivò Lucius Malfoy che la aiutò.
Dato che salutò il signor Malfoy; cercò, con lo sguardo, Harry che, però, non trovò; diniego l’invito di “Draco Malfoy”, come si ricordava l’avesse chiamato l’amico mesi prima, si accomodarsi nel loro vagone si trovò a cercare un posto circa mezz’ora dopo la partenza.
Non ne trovava uno disponibile, così si decise a chiedere se poteva entrare e sedersi nel primo che le fosse parso abbastanza vuoto.
 
C’erano solo tre persone lì dentro: una castana che stava discutendo con un’altra dai ricci rossi e, per ultimo una terza ragazza bionda che leggeva un giornale al contrario**. Deborah chiese con un piccolo sorriso se si poteva accomodare con loro. le risposero che poteva.
Venne a sapere, grazie alle presentazioni, che loro erano Ginevra Wearsley, anche chiamata Ginny, Hermione Granger e Luna Lovegood.
Si sedette assieme a loro ed ascoltò le due parlare dell’estate appena trascorsa.
Si interessò davvero quando si chiesero dove potevano essere finiti Harry e Ron.
A metà viaggio le due si accorsero che forse stavano facendo brutta figura a non scambiare neanche una parola con l’ultima ragazza entrata che intanto stava guardando fuori dal finestrino senza effettivamente vedere il paesaggio cambiare.
Deborah stava, infatti, pensando a dove potesse essere finito Harry e alcune parole che Ginny aveva malauguratamente detto.
-Deborah…-la chiamò Hermione – Sai che cos’è Serpeverde e Grifondoro?-
La ragazza sorrise “certo che lo so me lo ha detto Harry…” avrebbe voluto dire ma invece le fuoriuscì soltanto:- Sono due delle Case di Hogwartz! In che Casa vorresti andare Ginny?-
-A Grifondoro, naturalmente! Tu, invece?-
Deborah si accorse di non averci mai effettivamente pensato così borbottò:- Non so…Non mi vedo in Serpeverde a causa del mio orgoglio sfrenato che non mi permetterebbe mai di far del male a qualcuno, non mi vedo nemmeno in Tassorosso perché io preferisco sempre la strada più corta e meno dolorosa, cosa che,infatti, elimina anche Grifondoro e, comunque,ho paura, anch’io, di certe cose ed uno coraggioso, almeno per quello che so, non ha paura di nulla, forse a Corvonero…ma io non ho mai amato studiare quindi temo proprio di no!- Concluse, accorgendosi di averle eliminate tutte.
-Dunque, in nessuna?- chiese una Lovegood piuttosto interessata.
-Pare proprio di sì!-sbuffò Deborah prima di vedere la signora dei dolci che le fecero cambiare argomento.

Angolo autrice:
*Lo so che la descrizione mi è uscita proprio male ma non sapevo proprio come farla senza copiarla dalla Row dato che la sua è totalmente piena di pregiudizi!

**Dato che in Harry Potter non viene descritto come viaggiarono Hermione, Ginny e Luna l'ho dovuta inventare io!

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Capitolo 7
*** Lo Smistamento ***


Ringrazio, ancora, Mary_Houseche mi  ha recensito. Spero che in questo capitolo non cadi né nella “Mary Sue” né nel noioso. Mi spiace per il ritardo sopraggiunto ma il mio computer aveva deciso di prendersi una pausa di riflessione e questo non è uno scherzo.
 
Una specie di gigante, che Deborah riconobbe quale Rebeus Hagrid, stava chiamando a sé i primini.
La ragazzina si avvicinò e seguì i compagni prima su delle barchette, che magicamente si mossero da sole, poi su un terreno fangoso dove Rebeus domandò se avevano tutto.
Fu aperta loro la via solo quando gli risposero di sì.
Hogwartz non era neanche minimante simile a l’idea che si era fatta Deborah: sì,c’erano quadri che si spostavano, scale che si divertivano a cambiare il loro corso ma c’erano anche armature che ricreavano il paesaggio, statue che ti sorridevano chiedendoti di presentarti, insomma tutto quello che Harry si era dimenticato di descriverle troppo preso com’era a ricordare i suoi momenti di gloria.
Quando finalmente Deborah e gli altri primini arrivarono in Sala Grande la ragazza si distrasse ad osservare gli studenti più grandi,che erano seduti ai quattro tavoli.
Tanto da non accorgersi che il cappello aveva iniziato a cantare.

“Tu sei qui,
giovane sei,
capir dovrai,
in testa mi metterai
alle Case ti posizionarò,
se tu vorrai.-
iniziò il cappello con voce allegra.
Poi continuò, più serio
- Sei forse di Grifondoro?
Grande di cuore, coraggioso e leale sarai.

O Corvonero,sarà meglio per te,
se intellettuale ed intelligente sei.

Ma Tassorosso,
leale, e, di buon impegno
il cui lavoro schifo non fa
forse ti aiuterà!

Se Serpeverde vorrai diventare,
forte,astuto dovrai essere.
Mettimi in testa per capire

Chi sei perché io un cappello parlante sono
e posizionarti potrò,
non cercare di scappare
perché non potrai!*-

Con queste ultime parole il cappello si zittì ed iniziò l’applauso da parte dei ragazzi.
Quando anche questo si spense la professoressa McGranitt, che li aveva accompagnati lì dentro, iniziò a chiamare i nomi degli studenti per lo smistamento.
Dopo i primi dieci nomi che si erano uniti chi a Serpeverde,chi a Grifondoro e chei nelle altre due ase fu chiamato il nome di…
-Deborah Durell!- disse la McGranitt.
Deborah si sentì morire e, prima di poter far qualcosa di stupido avanzò fino a sedersi sullo sgabello per lo Smistamento.
“Non credo di voler essere Smistata!- pensò, desolata un attimo prima che il Cappello le cadesse sugli occhi.
Si sorprese molto che quell’oggetto sapesse non solo parlare ma anche leggere nella mente e “parlare attraverso la mente altrui”.
“Ehm…bel caso il tuo!” mormorò perplesso prima di borbottare “Ed ora…Che farò?”
“Che cosa succede?” si domandò Deborah sperando che il Cappello le rispondesse ma quello parve non averla nemmeno sentita quando continuò con un “ Allora… l’altra volta come ho fatto? Ah, sì! Ho seguito i suoi desideri ma questa pare non averne!...Oh, e io come faccio?!?”
Deborah che si stava davvero innervosendo si mise a pensare: “OH, MA VUOI STARE ZITTO?!? DIMMI CHE DIAMINE SUCCEDE!!!” Il Cappello ci pensò un po’ su poi, con voce lamentosa disse “i-io non ti so Smistare! Ti prego non arrabbiarti! Non avevo mai avuto un caso come il tuo sei troppo strega! Insomma sei un Unità!”
“Una cosa?”
“Un Unità! Hai il venticinque per cento di possibilità di andare in ogni Casa! Ti troveresti bene in tutte ma questo cambierebbe ogni cosa, soprattutto negli altri!”
“ Allora che cosa possiamo fare, oltre che restare qui per tutta l’eternità, si intende?”
“Non sei molto d’aiuto ma comunque credo proprio che sono costretto a lasciartelo scegliere!”
 “Come lo dovrei scegliere io?”
“Precisamente!”
“Ok!...Allora…Sì!...direi proprio che la mia Casa perfetta sia…Sì!…Allora…Grifondoro!...Sì! Grifondoro!”
“Ne sei proprio sicura?”
“Sì,sì! Ovvio! Comunque dove potrei fare più bene se non a Grifondoro?”
“Che vada per…GRIFONDORO!!!” Questa ultima parte la gridò a tutta la Sala.
Deborah poté, infine, alzarsi e andarsi a sedere tra i Grifoni dove fece la conoscenza degli altri Wearsley.
 
Un uomo, dal tavolo degli insegnanti osservò Deborah per tutta la sera pensando a chissà cosa.
 
 
 
* La canzone l’ho inventata dato che, anche questo la Row non ne aveva parlato spero davvero tanto che non faccia schifo! XD

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Capitolo 8
*** il primo giorno-parte uno ***


Come sempre ringrazio  Mary_House che mi  ha recensito. Spero che in questo capitolo non cadi né nella “Mary Sue”. Mi spiace per il ritardo sopraggiunto ma i compiti non intendevano darmi tregua neanche un attimo.Dato che questo capitolo era molto lungo ho deci8so di dividerlo in due parti.
 

Deborah, quel giorno, si alzò a quello che considerava tardi: le quattro e mezza.
Decise di uscire da scuola, anche se c’era il coprifuoco, e di correre un po’.
Arrivata nel parco, iniziò a correre ma ben presto si scontrò con quello che doveva essere un uomo…un insegnante, per essere precisi.Deborah sollevò il volto per capire di chi si trattasse, senza riuscire a fare il passo indietro tipico di chi colpisce qualcuno senza volere.
Notò il collo ricoperto da un girocollo nero derivante dalla divisa dell’uomo, gli zigomi appena pronunciati, le sottili labbra rosee che erano stirate negli angoli tanto da formare un ghigno, un naso un po’ troppo lungo e grande, poi, due bellissimi occhi neri la incantarono.
-S-s-s-scusi!- Balbettò, riprendendosi.
L’uomo la guardò senza scrollarsela di dosso come a vedere quanto sarebbero rimasti in quella scomoda posizione.
Deborah si spostò, arrossendo violentemente dalla vergogna: non era un buon inizio andare a sbattere contro un insegnante, sarebbe dovuto essere punita.
- Bene! Con chi ho avuto il “piacere” di scontrarmi?- domandò con voce scurrile l’insegnante facendola tornare alla realtà
- De-de-de-deborah Durell, professore!- balbettò la ragazza, ancora spaventata.
- Cos’ha da balbettare, Durell?- domandò l’insegnante con calma.
- Io…- la ragazza si interruppe perché non sapeva cosa dire e non voleva contraddirlo.
- Comunque che ci faceva qui una studentessa a quest’ora di notte?
- Mi spiace, professore! E’ che sono mattutina… Non riesco a dormire molto… Di solito corro, ma se può dare fastidio a qualcuno cercherò di trovare un altro passatempo, professore!- disse Deborah velocemente, quasi fosse una scusa.
Il professore la osservò per un attimo e, prima di andarsene:- Ti consiglio di non andare più a sbattere contro nessuno! Questa volta faccio finta di niente ma cerca di non uscire dal dormitorio troppo presto, la mattina!
Deborah tornò al castello un po’ mogia dato che non sapeva cosa avrebbe potuto fare tanto presto nei sette lunghi anni che l’attendevano.
Soltanto verso le 7 e ½, mentre andava a far colazione pensò che, forse la cosa migliore sarebbe stato studiare un po’ prima di mangiare.
***
 
Come ho già detto alle 7 e ½ Deborah si recò in Sala Grande dove poté, finalmente, rivedere Harry.
I suoi occhi si spalancarono per la piacevole sorpresa e, dopo essersi avvicinata al ragazzo, lo abbracciò da dietro.
Lui non si doveva essere accorto di chi lo avesse preso, infatti si voltò incontrando il viso sorridente dell’amica.
Le fece cenno di sedersi vicino a lui e, dopo averle consegnato la sua tabella di lezioni annuale, incominciò a chiacchierare con lei.
I loro discorsi variarono sulle vacanze passati lontano fino a quando Deborah non venne a conoscenza del modo in cui l’amico era arrivato a scuola.
A quel punto la ragazzina si alzò in piedi pallida come un cencio ed iniziò ad urlare:
-MA SEI PAZZO?!? ARRIVARE IN MACCHINA?!? TI VOLEVI AMAZZARE, FORSE? O TI BASTAVA ESSERE SOLAMENTE ESPULSO?!?
Harry cercò di farsi piccolo, piccolo.
L’amica a volte era peggio di una Strillettera.
Dopo questa sfuriata la ragazzina scese nei sotterranei dove avrebbe dovuto seguire la sua prima lezione: Pozioni.
 
Entrando rimase sorpresa a notare chi fosse l’insegnante, c’era, infatti, lo stesso uomo in cui era andata a sbattere poche ore prima che stava bevendo un caffé nero. Alzò lo sguardo sulla nuova venuta.
-Entra!- sbottò, vedendola ferma sulla porta.
- Buongiorno, professor…- si interruppe, non conosceva il suo nome.
- Professor Severus Snape!
- Oh, allora è Lei!- mormorò Debora, perplessa.
- Sono Io!- Snape la guardò, poteva osservare il suo stato d’animo e, per quanto si domandasse che cosa stava passando dal cervello di quella dannata ragazzina, si divertiva a vedere quella confusione.
-Lei mi ha mandato la chiave della Gringott!
“Ah, ecco cosa si domandava!” si disse Snape.
-Adesso vai a sederti!- le ordinò il prof.
Deborah, però, rimase immobile ad osservarlo come congelata pensando a tutto ciò che era successo quella mattina.
- Vuoi ricevere una punizione prima della tua prima lezione?domandò Snape con voce melliflua, poi tornando ad essere serio e scandendo bene le parole:- VAI-IMMEDIATAMENTE-AL-TUO-POSTO!-
Deborah lo fissò prima di eseguire.
L’uomo era tornato a bere il suo caffé.
Non dovette aspettare molto perché pochi minuti dopo iniziarono a defluire anche gli altri compagni. Ginny si sedette vicino alla sua nuova amica.
L’insegnante si alzò e iniziò a parlare camminando fra i banchi:-Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi in questo corso. Come tale. Non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienza e l'esatta arte del preparare pozioni. Comunque ai pochi scelti dal fato, che possiedono la predisposizione, io posso insegnare come stregare la mente e irretire i sensi. Posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria e, anche, mettere un fermo alla morte.- Osservò la classe in cui nessuno prendeva appunti e, come sempre, sbottò:- Cosa state aspettando? Prendete appunti, subito!- Notando, poi che una sola persona non aveva tirato fuori pergamena, penna e inchiostro le si avvicinò:- E Lei si considera forse migliore forse migliore degli altri che non prende appunti?-
- No, signore!- rispose Deborah con ostentata fierezza, ricevendo un calcio da Ginny - E’ solo che quando prendo appunti non riesco a seguir la lezione!-
-Capisco!- rispose il professore dopo un po’, con voce falsamente amica- Ha deciso di ricevere una punizione a tutti i costi, oggi!-
La classe era rimasta in silenzio a seguire la discussione, gli studenti erano stupiti dal coraggio dimostrato dalla compagna nel fronteggiare uno dei peggiori insegnati mai esistiti.
La ragazza non rispose se non con un sorriso provocatorio che tutti poterono notare.
Snape,che era ancora sufficientemente vicino a lei per sentirla se avesse suggerito o bisbigliato, le domandò: -Vediamo… mi saprebbe dire come si fa una pozione rilassante, signorina Durell?-
Deborah si guardò attorno prima di dire, con voce chiara e forte:- Sì- e, poi, bisbigliando- le servirebbe molto- rialzando la voce- professore!-
-E…come si fa?- I suoi occhi mandavano lampi.
La ragazza iniziò a spiegare la strana pozione che avrebbero dovuto imparare l’anno successivo.
Quando la ragazza finì Snape disse, tornando al posto:- Ora voglio che facciate questa pozione.
Gli alunni iniziarono maledicendo mentalmente il professore che era già ingiusto dalla prima ora del primo giorno del primo anno di scuola.
Parecchi alunni fecero scoppiare il proprio calderone dando modo al professore di levare un sacco di punti.
Quando, finalmente, finì anche la seconda ora i primini andarono all’ora successiva, quella di trasfigurazione, lamentandosi del comportamento del prof. mentre Deborah se la rideva sotto i baffi.

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Capitolo 9
*** primo giorno- seconda parte ***


Scusatemi per non essere riuscita a scrivere prima questa seconda parte del capitolo ma non ho avuto tempo nemmeno per pensarci. Ringraziando Mary_House e tutte coloro che mi seguono vi auguro una buona lettura.
 
 
Deborah, mentre andava a pranzo, si ritrovò a fare il punto della situazione: Iniziava già a litigare con un prof e non uno qualunque ma proprio colui con il quale avrebbe dovuto avere il miglior rapporto, colui senza il quale non sarebbe potuta arrivare a considerarsi la proprietaria di una grande montagna di beni: Severus Snape.
Adorava, invece, il comportamento e il carattere della rappresentante della sua Casa che era, d’altronde, perfettamente serio, proprio come desiderava divenire lei, decise, pure, che non era affatto saggio litigare già da subito con Harry, per cui si doveva far perdonare.
Harry, Ron ed Hermione erano già seduti, quando i primini entrarono nella Sala Grande.
Il bambino-sopravvissuto li vide entrare, poi, si soffermò su Deborah che gli si sedette accanto.
- Come stai?- fece Deborah, guardandolo.
Harry non rispose, troppo stupito che l’amica non fosse più arrabbiata con lui.
- Allora…come stai?- ripetè Deborah, con pazienza.
- Bene, vedo che non sei più arrabbiata! Cos’è successo per farti cambiare tanto?
Deborah non riuscì a trattenere uno sbuffo:- Off… Abbiamo appena avuto pozioni e Trasfigurazione! In una sono stata quasi punita mentre l’altra è stata la lezione più noiosa che abbia mai seguito!-
Hermione s’intromise :- Come mai Snape ti ha quasi punito?
- L’ha sfidato! – rispose Ginny, sedendosi vicino all’amica.
- Cos’hai fatto???- Domandò Ron, altamente stupito.
- L’ho sfidato ma lui non mi ha punito!- fu la fiera risposta.
- Strano!… Di solito punisce a un solo sguardo ma, forse è…- Harry abbassò la voce -impazzito!-
Tutti risero osservando il tavolo degli insegnanti dove Snape era seduto al suo solito posto, nel suo nero mantello, annoiato mentre stava cercando di parlare con gli altri.
Deborah fu la prima a tornare seria: - No, non credo!- esordì – direi, piuttosto, che abbia a che vedere con lo stesso motivo per cui mi sta osservando in questo momento, anche se non so il motivo.- Tutti divennero seri e osservarono dove l’uomo guardava.
In effetti, la primina aveva visto giusto, Snape li stava osservando.
- Bel pomeriggio che avremo, Snape non ci scuserà tanto facilmente!- borbottò Ron, rammaricato, prima di incominciare a mangiare.
- A voi, invece, com’è andata?- decise di cambiare discorso Ginny.
- Oh, bene!- Hermione, che aveva risposto, iniziò a spiegare nei minimi dettagli la loro mattinata.
Il pomeriggio passò come la mattina: lungo, lento e incredibilmente noioso, almeno fino a quando Deborah non riuscì ad andare in biblioteca.
Entrò e scelse dei libri da leggere la mattina ma quando andò a domandare di prenderli a noleggio Madama Prince non glielo acconsentì, a sentir lei, perché non si può iniziare a prendere libri già dalla prima settimana di scuola. Così fu costretta ad andare dal preside. Mentre camminava incontrò Malfoy che cercò di fermarla dicendo che le doveva parlare ma dato che la ragazza non sembrava intenzionata ad ascoltare le ripeté:-Ti devo parlare!-
- Sentiamo!-
Draco la guardò, poi sembrò cambiare idea:- Tu non sai…!- Prima di andarsene lasciando Deborah piena di domande e punti interrogativi in testa.
Fu proprio in quel momento che si ritrovò a pensare, fra gli altri come avrebbe potuto raggiungere l’ufficio di Silente. Per questo si ritrovò a girare alla ricerca di qualche insegnante che trovò ben presto in sala insegnanti, per quanto non ci entrò. La Mc Granitt fu la prima ad uscire e così la ragazza, dopo un interrogatorio che durò circa venti minuti fu accompagnata dal preside. Deborah, però, fu lasciata sola quando la professoressa fu richiamata dai due dei suoi alunni.
- Api Frizzale è la parola d’ordine per entrare da Silente!- la professoressa stava per seguire gli altri alunni quando, ad un tratto, si voltò quasi ricordando di non averle detto qualcosa.- Ah, per arrivare dal preside basta che continui dritto e poi svolti alla prima a destra, la porta è a sinistra! Si ricordi la parola d’ordine!-
- Grazie, professoressa!- rispose la ragazza prima di seguire le indicazioni della vice-preside.
Quando, finalmente raggiunse l’ufficio del preside sentì degli strani rumori all’interno. Ascoltò con attenzione per capire cosa stesse succedendo e si accorse che quelli dovevano essere per forza i rumori di qualcuno che stava camminando avanti-indietro. Dopo qualche altro secondo sentì distintamente qualcuno, con un tono di voce scura e accattivante
- …Lo sai, un altro argomento che mi spaventa è Bellatrix…-
- Chi?- chiese il preside con un tono totalmente innocente.
- La signorina Bellatrix… Insomma, come si fa chiamare pure? Ah, sì, la signorina Durell Deborah!-
- Non credo ne dovremmo parlare qui! Abbiamo un ospite, Severus!-
Così dicendo Deborah, che fino ad allora non aveva fiatato restando ad ascoltare il discorso su di sé si accorse di essere stata beccata ad origliare. Fu per questo che entrò a testa bassa e rossa di vergogna quando le fu detto di entrare.
-Scusatemi!- Mormorò amareggiata.
- Che ci fa…qui, signorina Durell?- Le domandò il preside che pareva piuttosto stupito ma, pur sempre gentile.
- Io vorrei chiederle, Preside, il permesso di prendere libri in prestito perché Madama Prince mi ha detto che solo lei avrebbe potuto darmelo!
-Capisco…Ti faccio questo permesso ma vorrei davvero sapere cosa leggerebbe!
- Roba di scuola!...Credo che sarebbe soprattutto Storia della Magia o, tutto al più, Incantesimi, Signor Preside!- Deborah non aveva potuto vedere il sorriso del professor Silente dato che teneva la testa abbassata né il sopraciglio alzato di Severus.
- Le posso chiedere di non chiamarmi Signor Preside o Preside? Mi dà l’aria di un vecchio…Credo di preferire Professore!- Silente continuò a sorriderle anche quando Deborah alzò lo sguardo sorpresa ed annuì. Silente fece apparire un permesso che firmò e consegnò all’alunna.
Quando la porta si fu definitivamente chiusa il preside si rivolse a Snape.
- Credo che a volte ti preoccupi per niente, Severus!- e, con questo sorrise, nuovamente.
- Ma…- Cercò di ribattere Snape, subito bloccato da Silente.
- Per ora mi è sembrata una normale ragazza, forse una studentessa modello, ma nulla di preoccupante!- Aveva scherzato Silente.
-Però è, comunque…- aveva borbottato il professore di pozioni
-Sì, ne sono a conoscenza.- Queste ultime parole furono dette con un tono che non intendeva repliche e, con questo, il discorso fu chiuso.

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Capitolo 10
*** stranezze mattutine ***


Mi rendo conto che questo capitolo è più corto di quanto vi aspettavate e che starete attendendo di scoprire perchè ci sono alcune stranezze in Deborah ma anche altre cose devono avvenire perchè si cdapisca il tutto. Ringraziando nuovamente Mary_House e chiedendo anche agli altri cosa ne pensino vi lascio questo nuovo capitolo.


Dieci giorni dopo Deborah aveva deciso di prendere degli altri libri dalla biblioteca scolastica per leggerli la mattina.
Sembrava, però, che qualcosa intendesse impedirglielo.
Quando si svegliò, infatti, si sorprese di non trovarsi più nel dormitorio delle ragazze ma all’aperto.
All’inizio non comprese dove si trovasse sapeva soltanto che il suo letto non era mai stato tanto duro. Poi, sentì un leggero vento sfiorarle il corpo.
Pensò di trovarsi su una poltroncina della Sala Comune dei grifoni.
Solo quando sentì il fresco odore pungente delle foglie e del prato comprese che doveva trovarsi all’aperto. Si sollevò in piedi, prese ad osservarsi attorno.
Tutt’intorno a lei c’erano alberi ed ancora alberi.
Non capiva dov’era. Poi, come una lampadina che si accende le si formò l’idea che, forse si trattava di una Foresta e da lì fu semplice concludere che potesse essere solo la Foresta Proibita. Si guardò attorno alla ricerca della sua bacchetta, sperando di non averla persa.
Si accorse solo allora che si trovava vestita in modo strano: indossava due chiari sandali di corteccia di frassino.
Si osservò l’abito ormai certa di non indossare più la divisa né il pigiama e comprese di non essersi sbagliata. Indossava un meraviglioso vestitino fatto interamente di foglie intrecciate fra loro e ricamato da sottili fili dorati, in quel modo pareva proprio una dea della foresta seppur il tutto fosse semplice e per nulla abbellito.
Aveva, poi, una cintura i foglie più scure e spesse dove teneva la bacchetta.
La tirò fuori e fece apparire uno specchietto, con un incantesimo che aveva imparato la prima settimana di scuola, in esso si specchiò vedendo non più il dolce viso innocente della ragazzina che era meno di un mese prima ma il sicuro volto di una ragazza che ha capito qual è il suo posto nella vita. Un punto in più erano dei dolci e semplici boccioli bianchi che le acconciavano i capelli, proprio come la principessa in cui adorava rivedersi quand’era piccola.
Per sua sfortuna sapeva che tutto questo non sarebbe durato a lungo perché le lezioni sarebbero iniziate e lei sarebbe stata costretta a riprendere la sua comune vita di studentessa.
Fu così che, a malincuore, decise di concludere il prima possibile e si levò i boccioli dai capelli, che rinchiuse in un fazzoletto e trasfigurò l’abito nella sua solita divisa scolastica.
Fatto tutto ciò corse a scuola senza accorgersi di essere stata seguita in ogni suo movimento da centinaia di occhi.
- Te l’avevo detto, io!- disse una voce scura da dietro un albero appena Deborah fu scomparsa dalla vista.

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Capitolo 11
*** Letture e corteggiamenti ***


Mi sono appena accorta che, per puro caso, avevo aggiunto "Tom O. Riddle" fra i personaggi, anche se in questa prima parte della storia non ci sarà, ma non voglio cambiare nuovamente le caratteristiche del racconto...Per cui vi chiedo umilmente scusa! Vi prometto che starò più attenta la prossima volta. Passando ad altro non capisco perchè ben 24 persone mi stiano seguendo e solo Mary_House mi recencisca, la quale ringrazio, non vi piace più la storia o è perchè ciò che mi dovevate dire me lo comunica già Mary_House? Guardate che non mi arrabbio mica se mi dite che la pensate come lei mentre, invece mi dispiace non sapere cosa ne pensiate! Ora che vi ho comunicato come la penso vi lascio un capitolo nuovo di zecca, sperando che mi recensiate almeno in due. Se no credo che sarò costretta a finire il primo racconto e fermarmi lì...Uomo avvisato mezzo salvato ora tocca a voi dirmi qualcosa!

I mesi passarono e Deborah iniziava a farsi notare sempre meno a volte era in biblioteca a studiare assieme ad Hermione, altre, quando Harry la cercava in biblioteca non riusciva a trovarla e nemmeno chiedendo in giro dove fosse o guardando ovunque. C’erano, poi, altri problemi come certe voci che poteva sentire solo lui e, non si sapeva il perché, erano divenute due da circa due mesi l’inizio della scuola! A volte pareva litigassero, altre non si facevano nemmeno sentire.
Quel giorno Harry era andato a parlare con Deborah, doveva chiarirsi dove andava a finire l’amica.
Deborah era seduta ad un tavolo a leggere chissà cosa. Stava già per avanzare quando si accorse della sgradita presenza di un certo biondino.
Il Serpeverde era chinato a novanta gradi e stava parlando con la Grifoncina che non pareva ascoltarlo, anzi si alzò e gli ripeté con voce alterata, come quando perdeva la pazienza:- Non abbiamo nulla da dirci Malfoy! Al che il ragazzo le rispose stranamente pacato ed a un volume troppo basso perché Harry potesse sentire anche solo mezza parola.
La grifona si calmò e tutto riprese la calma fino a quando, finalmente, Malfoy non uscì dalla biblioteca e Potter poté uscire dal suo riparo.
- Che voleva Malfoy?- chiese, incuriosito.
- Oh, niente! Il solito!- rispose la ragazzina con fare annoiato.
- “Il solito!”… Bhè, sai, c’è un problema: non mi hai ancora spiegato cos’è “il solito!”.- Rispose Harry con fare di ovvietà.
Si stava, infatti, domandando perché l’amica rispondesse sempre allo stesso modo da quando era iniziata la scuola, circa.
- Harry, sveglia! Lo dovresti sapere cos’ è “il solito!”, ora lasciami in pace che devo andare a… lezione!- rispose Durell cercando di svicolare dall’argomento.
- Ma se le lezioni sono finite un’ora fa?- rispose Harry, che aveva capito il gioco dell’amica e prese il momento per posarle una mano sulla spalla in modo da trattenerla.
La ragazza non seppe cosa dire quindi assottigliò gli occhi rivolgendosi al ragazzo:
- Ho un amico che mi aspetta, va bene?!?
- Guarda che sono anch’io un tuo amico e aggiungerei che sono anche il tuo vicino, come ti vanti spesso “Sono la vicina di Harry Potter!” – disse imitando le parole dell’amica e pensando che ci mancasse un “Pappappero” per rendere il tutto perfettamente uguale al significato delle parole datogli da Deborah.
- Uffa…! Sentiamo, che vuoi?
-Vorrei sapere che voleva Malfoy da te!
- Ma…Te l’ho già detto: il solito! – Il Bambino-Sopravvissuto assottigliò lo sguardo. – Insomma…quello che voleva Dudley da me! Ora sei contento?-
- cooosa?!? Malfoy non oserà voler divenire il tuo ragazzo!- rispose Harry già con il piede di guerra.
- Mi spiace, ma temo che sia così, purtroppo!
- Vieni in Camera?- domandò il moro, cercando di cambiare argomento.
- Certo, ma aspetta un attimo: vado a prendere dei libri.
Deborah si allontanò e scomparve dietro uno scaffale per poi tornare con in mano un mucchio di libri ed il permesso di Madama Prince di prenderli a noleggio.
- Possiamo andare!- disse quello che Harry riconobbe come una montagna di libri.
- Deborah?!?- Domandò, quando si accorse che non potevano essere stati i libri a parlare.
- Sì? Perché mi guardi in quel modo?
Harry scoppiò a ridere per poi aiutare l’amica a portare tutti quei libri.
- Perché te ne porti così tanti?- domandò Harry.
- Così non sarò costretta a tornarci anche domani!- fu la risposta.
- Ma quanto studi?
- Mica tanto! Solo la mattina e un po’ il pomeriggio!
Harry si mise ad osservare quei libri.
“ Divinazione - l’importanza del the”, “Corso di Babbanologia Avanzato”, “Incantesimi - 5° anno”, “Storia della Magia - 7° anno” ed altri libri ancora il cui nome Harry non voleva nemmeno conoscerlo. Infine Potter poté leggere: “Erbologia - Principianti”
- Perché ti porti dietro tutti questi libri?
- Come perché? Per studiarli, no?- rispose Deborah
- Sai, penso proprio che dovresti fare due o tre anni assieme!
- Sì, lo penso anch’io!
Dopo qualche minuto il più grande fra i due disse:
- Comunque ho letto che ti sei iscritta al “Club dei Duellanti”!
- Sì…
- Come mai? Insomma tu detesti il professor Allock!
- Sì, certo. Ma non ci sarà solo lui, se hai letto bene. Ci sarà anche il professor Snape e tu sai bene quanto lo adori!
- Oh, no! Snape… Non mi dire che ci sarà davvero anche lui!
Deborah non rispose perché stava pensando alle parole pronunciate da Snape qualche mese prima “La signorina Bellatrix… Insomma, come si fa chiamare pure? Ah, sì, la signorina Durell Deborah!” che le risuonavano ancora nella testa.
Fu per questo che non si accorse di star entrando in Sala Comune, né di quando portò i libri di sopra, spargendoli a caso sul letto dove si buttò.

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Capitolo 12
*** Il club dei Duellanti ***


Ringrazio tutti coloro che leggeno, seguono, e, ovviamente, Mary_House che mi resensisce sempre e, senza di lei, non saprei, proprio, cosa fare! Vi lascio questo capitolo, sperando che vi piaccia.





Quella sera stessa ci sarebbe stata la prima lezione di Duello.  Fu proprio per questo che Deborah entrò in Sala Grande, dove si sarebbero seguite le lezioni, circa mezz'ora prima dell' inizio di questa.
Si sedette su una panca libera ed osservò i professori passare.
Ad un tratto vide anche il professor Snape passare di lì, assieme al professor Allock, discutendo animatamente. Snape si doveva essere accorto della studentessa perché cambiò strada di colpo.
Si stava già addormentando seduta su quella stessa panca di poco prima quando si ritrovò davanti il professor Snape che la guardava accigliato.
-Credo si sia dimenticata di trovarsi in Sala Grande, signorina Durell, se no le dovrei levare almeno dieci punti per essersi messa a dormire davanti ad un suo insegnante!- La riprese il professore, quando fu certo di aver l'attenzione della ragazzina.
 La giovane si alzò e, senza alcun sentore della paura e timidezza di qualche mese prima rispose:- Mi ero accorta di essere in Sala Grande ma sto aspettando che inizi la lezione di Duello! Sono davvero curiosa di sapere come potrà essere!
Il professore la guardò negli occhi per qualche minuto ancora, prima di dire, con tranquillità:- Signorina Durell, le consiglio di usare un altro tono con gl'insegnanti, non tutti sono accomodanti, nei suoi confronti, come lo sono io e le assicuro che il suo può sembrare insolente!- disse l'ultima parola con un tono può lascivo. La giovane non si lasciò intimorire, come, invece, avrebbero fatto i suoi compagni.
Studiava il comportamento del suo insegnante come avrebbero fatto quei babbani che si lasciavano chiamare "scienziati" con una strana creatura dai mille tentacoli. Quell'uomo, infatti, pareva cambiare comportamento ogni secondo e la ragazzina voleva sapere il perché, dato che iniziava a sospettare che centrasse in un qualche modo lei.
Si scusò col professore e domandò l'orario della lezione di Duello, che lui le diede con riluttanza, dopo di che abbandonò la Sala Grande anche se mancavano soltanto dieci minuti dall'inizio della lezione.
Entrando nella Sala Comune dei Grifoni, sorrise alla volta di Harry, che stava scendendo le scale assieme a Ron.
-Andiamo?- domandò loro, pensando a quanto fosse stato inutile arrivare fino a lì per poi ridiscendere subito dopo.
- Sì! Ma...dov'è Hermione?- Fece Ronald, osservandosi attorno, senza rendersi conto che la Granger stava scendendo le scale proprio in quel momento.
-Eccomi!- disse, infatti, quella facendo emettere uno sbuffo divertito da Deborah, che aveva osservato tutta la scenetta in silenzio.
 Finalmente si avviarono, insieme, alla lezione.
Quando entrarono Deborah, che che non poteva certamente pensare che in soli dieci minuti una stanza potesse cambiare così tanto rimase a bocca aperta incapace di proferir parola. Laddove prima si trovavano i quattro tavoli delle Case ora c'era un palco. Assieme agli amici raggiunse la prima fila ed iniziò ad attendere l'entrata di Snape.
Appena il professor Allock apparve Deborah vide la maggior parte, per non dire la totalità delle ragazze gongolare come tante deficienti.
Senza vedere in quel falso essere una sola nota di bellezza si voltò a guardare Hermione, che sembrava essere uno stoccafisso.
"Dovrò salvare quella povera ragazza!" si disse senza staccarle gli occhi da dosso quasi fosse stata la sua dottoressa privata.
Non ascoltò quel discorso senza capo è fine che sarebbe dovuto essere definito come una presentazione alla lezione.
Almeno fino a quando non arrivò a dire:- Permettete che vi presenti il mio assistente, il professor Snape!-
"Chi è costui a permettersi di dare dell'assistente al professor Snape?" pensò Deborah, irrigidendosi dalla rabbia.
Per fortuna il professore non parve accorgersene ed il professor Snape entrò nel suo solito modo o entrata teatrale, "bello come sempre con il suo mantello nero che svolazza!" come pensò Deborah all'entrata del suo insegnante preferito senza riuscirgli a levargli gli occhi di dosso.
L'incontro fra gl'insegnanti fu veloce e Deborah stava per urlare felice dell'esito del combattimento ma non lo fece solo perché comprese che tutti i suoi compagni l'avrebbero guardata male.
Poi, con suo immenso dissenso furono separati in coppie.
Nessuno si stava effettivamente curando di loro e Deborah era preoccupata per i suoi amici, tanto da non accorgersi che l'avversario stava cercando di pietrificarla senza successo.
Lo guardò due istanti poi, scuotendo la testa, iniziò ad allontanarsi come se niente fosse: la lezione l'aveva semplicemente delusa.
Solo quando fu alla porta si voltò per vedere quella disgustosa situazione: la Bulstrode che cercava di staccare la testa ad Hermione, Potter che ballava il tip tap, difronte a un Malfoy che se la rideva della grossa, gli altri non erano di sicuro messi meglio. Ma, fortunatamente, Allock ebbe la sua prima buona idea dall'inizio dell'anno.
- Oh, santo cielo!- esclamò -Su in piedi Millicent... attenta là, signorina Fawcett... stringi forte, Boot, e vedrai che in un attimo smetterà di sanguinare... Penso sarà meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili!-
Deborah rimase colpita da quelle parole "
Penso sarà meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili!" ripensò prima di aggiungere "ma no, vecchio volpone, forse è meglio lasciare gli alunni uccidersi! Oh, ma hai detto che v'insegni questa sì che è una novità, sai insegnare? Non dirmi che lo sai fare nello stesso modo in cui sai sconfiggere un folletto, perché, a quel punto non sarei affatto sorpresa!" Poi, sogghignando, si riavvicinò, la situazione si stava facendo comica.
-...che ne dici di Potter e Malfoy?- stava dicendo, in quel momento, il professor Snape.
Deborah si era, ormai, riunita agli altri guardando Harry trovarsi a combattere Malfoy.
Si sentì stringere il cuore forse dalla gelosia di non potersi divertire o, più semplicemente perché era spaventata per l'amico.
Snape smise di dire qualcosa all'orecchio di Draco e Potter fece una stupida battuta su un qualcosa che gli aveva mostrato Allock.
- Tre... due... uno... via!- disse Allock
Malfoy sollevò rapido la bacchetta e gridò:- Serpensortia!
Dalla sua bacchetta fuoriuscì un nero serpente che si drizzò pronto ad attaccare.
Snape fece per farlo sparire ma Potter fu più veloce - Lascialo stare!- sibilò.
Deborah sorrise, non vista, dato che tutti quanti stavano fissando Harry.

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Capitolo 13
*** Scoperte ***


Ringrazio Miss_House perchè mi segue con interesse, recensendo e tutti coloro che leggono la mia storia. Vi lascio un nuovo capitolo, sperando che vi piaccia!



Quel giorno Deborah si alzò con una voglia matta di rivedere il suo professore preferito.
Dato che, essendo Giovedì, non avrebbe avuto Pozioni per tutto il giorno si decise a saltare qualche materia.
Ben consapevole che non doveva, per forza, seguire tutte le materie della giornata, in quanto non sarebbero state spiegate cose che lei non conoscesse già si iniziò a preparare.
Un idea si stava man mano formando nella sua mente che le consigliava di prendere o chiedere in prestito il Mantello dell'Invisibilità ad Harry per poi passare tutto il giorno ne sotterranei.
All'inizio si rifiutò anche solo di ascoltare un pensiero tanto stupido, ma quello si faceva momento per momento più forte e lei si ritrovò poche ore dopo a cercare con gli occhi il suo migliore amico per tuta la Sala Comune.
Appena Harry scese, quindi gli si avvicinò e, senza lasciargli il tempo di risvegliarsi totalmente gli chiese, sottovoce:- Harry, mi presteresti il tuo Mantello, per favore?
Il povero ragazzo, che non aveva capito nulla, dato che pensava di trovarsi ancora in un sogno accettò di buon grado.
La ragazza sorrise ben consapevole di aver ignorato la situazione in cui si trovava l'amico e che quella sera stessa avrebbero litigato ma decise che "ci avrebbe pensato dopo!"
Salita nel dormitorio maschile e preso il mantello si diresse tranquillamente nei sotterranei.
Dovette, però, attendere fuori per un certo periodo fino a quando il professor Snape non si decise ad aprir la porta.
Nel frattempo poté godersi una rissa fra Harry e i suoi amici e Malfoy e le altre serpi.
- Venti punti in meno a testa per Grifondoro per aver puntato la bacchetta contro uno studente!- li salutò Snape che, ovviamente, non si era accorto di Deborah o, almeno, faceva finta di non essersene accorto.
Gli studenti iniziarono a sciamare verso l'aula mentre Deborah li seguiva attenta a non farsi notare.
- Avete sentito? Potter...- Erano in tanti a dire queste parole, in quei giorni, e Deborah stava sentendo proprio quello da alcuni Grifoni, vicino ai quali si era seduta.
Si spostò, silenziosamente, fino a sedersi all' ultima fila, dove nessuno si metteva mai perché troppo distante e Snape levava punti a chiunque ci provasse.
Da lì poteva controllare ogni cosa.
Malfoy, che era sempre stato bravo, in quella materia, stava discutendo animatamente con i suoi amici senza che il professore sentisse.
Deborah si era sempre aspettata da Snape un comportamento simile.
La sua predilezione alla sua Casa era risaputa e Deborah non se ne stupì affatto.
Rimase per qualche minuto ad aspettare che la lezione avesse inizio, mentre l'insegnante spiegava la pozione del giorno.
Malfoy non ascoltò nulla troppo preso dal suoi discorsi, tanto da attrarre l'attenzione della ragazza.
- Avete sentito?- stava dicendo ai suoi compari
-L'erede? Ma com'è possibile?- chiese Goyle, che non sembrava capirci nulla.
- Già, non so proprio come sia successo ma non è il luogo più adatto, continueremo dopo.- concluse il biondo senza attendere altro e, d'altronde, non potevano certo parlarne durante una lezione che, oltretutto seguivano con i Grifondoro.
Deborah si ritrovò, nuovamente, a pensare chi fosse "l'erede".
Dopo questo strane parole Deborah si poté finalmente godere la vista del corpo del suo insegnante piegato a correggere compiti.
Per poco non si morse il labbro inferiore quando notò una ciocca di scuri capelli cadergli sul viso.
Per molto tempo aveva cercato di detestare quel uomo, come gli aveva detto di fare Harry, ma non c'era riuscita ed era di questa consapevolezza che aveva temuto per tanto tempo perché significava una sola cosa...
No, non è possibile! Lui tratta sempre male tutti!
Eppure, hai appena sospirato a vedergli quella ciocca cadergli sul volto, desiderando potergliela spostare!- le ricordò una fastidiosa vocetta nella sua mente, che in molti chiamano "coscienza"
No, io non sono cotta del prof Snape!
Ecco, l'hai detto!- concluse quella vocetta fastidiosa.
Dopo quella conversazione con se stessa Deborah si ritrovò a desiderare di non essere mai entrata lì, non riusciva più a reggere la vista del suo adorato  prof.
Solo alla fine dell'ora si divertì a vedere gli errori delle pozioni degli studenti seguendo a debita distante l'insegnante.
- Potter, una pozione peggiore non la potevo trovare! Ha, forse, deciso di avvelenare qualcuno? Dieci punti in meno a Grifondoro! Lei, signor Wearsley, ha creato una pessima imitazione di una pozione, non è nemmeno decente per avvelenare qualcuno. - Andava avanti il professor Snape.
Deborah, che era passata davanti alla pozione di Neville prima del professore ed aveva notato la mancanza di alcuni ingredienti di questa la migliorò velocemente, tanto che nessuno seppe dire come Neville si ritrovasse con una pozione giusta senza la Granger nei paraggi.
Tanto che Snape non riuscì a trovare un modo per levargli punti.
- Pare che, signor Paciock, abbia imparato cosa significhi fare una pozione! Facciamogli un applauso!- Decretò, per farlo vergognare.
Deborah avrebbe, per una volta che Snape la smettesse di comportarsi in quel modo ma non era possibilitata.
Quando, finalmente, la lezione terminò tutti gli studenti uscirono e la primina fece per seguirli, ma Snape usò un incantesimo per chiudere la porta.
- Chi ha aiutato Paciock?- disse, con una voce che pareva maniacale.
 La ragazza deglutì a forza pensando che adesso non le piacesse più.
-Finitem Incantatem!- Disse l'uomo puntando la bacchetta verso Deborah e, per poco, non la colpì.
La ragazzina comprese che il modo migliore per non farsi uccidere era farsi vedere.
- Mi scusi, professore!- disse, mentre si levava il Mantello.
- La Durell? Cosa ci fa in questa classe, a quest'ora?- Disse Snape, tornando normale.
Il suo volto era contratto in una smorfia di stupore, di certo non si sarebbe mai aspettato di trovarsi la sua migliore studentessa a qualche passo di distanza.
- Sono venuta a...seguire una lezione di seconda! Sa, mi annoio a seguire, ancora, quelle di prima!
- Capisco! Comunque le consiglio di andare a lezione, ora!- detto questo l'insegnante aprì la porta per far passare la ragazzina per poi richiuderla alle sue spalle.

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Capitolo 14
*** Novità ***


Ciao ragazze, come promesso ho pubblicato appena ho potuto, adesso vi lascio al capitolo senza aver, prima, ringraziato chi di diritto. Ringrazio Mary_House che mi segue sempre e continua a recensirmi e tutti gli altri che mi seguono soltanto.





I giorni passavano lenti, come Deborah non li aveva mai sentiti. Ormai si era convinta che non potesse amare Severus Snape, non poteva provare una cotta per lui.
Era proprio per questo che, dopo tutti quei mesi in cui aveva sbeffeggiato Malfoy, ora la si vedesse più con lui e con i suoi amici che con i suoi compagni di Grifondoro.
Avevano temuto per molto tempo che ciò potesse accadere, senza rendersene conto, Harry iniziò a comportarsi come un fratello maggiore super protettivo nei confronti di Deborah, d'altro canto, si ripeteva, "noi due siamo cresciuti insieme e non vorrò per nessun motivo al mondo che Malfoy la rovini".
La ragazzina aveva iniziato, anche a perdere un sacco di lezioni, per di più di Pozioni, facendo levare un mare di punti a Grifondoro.
- Basta, Deborah!- le ripetevano le amiche, ma lei sembrava non ascoltare.
A pranzo e negli altri pasti i suoi occhi cercavano freneticamente un caro mantello nero, che seguiva sempre il suo padrone. A volte restava delle ore a fissarlo fin quando non spostava lo sguardo a forza. Si prometteva di non farlo più, ma tutte le volte si ritrovava come in precedenza.
Aveva cercato di dimenticarlo in tutti i modi ma non c'era riuscita. Natale sarebbe arrivato presto e, con lui, le vacanze natalizie, che l'avrebbero costretta a stargli a più stretta vicinanza.
Aveva temuto quel periodo da quel maledettissimo Giovedì in cui aveva scoperto i suoi sentimenti.
Temeva anche soltanto di vederlo di sfuggita. Non avrebbe potuto resistere ad una tale visione.
Passava molto tempo da sola e quello restante assieme ai serpeverde. Aveva architettato metodi strani per non ritrovarsi mai nella stessa stanza a Snape. Era convinta, infatti, che ciò che provasse fosse totalmente sbagliato.
Il professore, che si accorgeva sempre di tutto, aveva notato che Deborah non veniva più alle sue lezioni, che girava sempre assieme ad un giro di serpe, fra cui Malfoy, i metodi  della ragazza di non trovarsi mai nella sua traiettoria visiva, tutte quelle occhiate che la primina gli lanciava ed aveva deciso che, così, non andava.
Per questo motivo ne aveva parlato col preside.
-Non può andare avanti così!- aveva concluso guardandolo.
- Mi rendo conto della situazione.- aveva risposto il preside con un sorriso sulle labbra - Pare che la studentessa Durell si sia presa una cotta per te, Severus!- aveva continuato senza trattenere una risata allo sbuffo dell'altro.
- Okay, ma io cosa posso fare per farla ragionare e tornare a seguire le mie lezioni?- aveva domandato il professore.
-Mmmmh, non so...Lascia fare a me, ragazzo!- aveva concluso il più anziano fra i due.
L'altro si era ritrovato ad accettare, senza sapere cosa volesse fare il preside.
Due giorni dopo era stata chiamata dal preside ed era stato Malfoy ad avvertirla.
-Il preside desidera vederti!- Aveva detto.
-Okay, vado subito,grazie Draco!- aveva risposto la ragazzina.
Deborah si era diretta in presidenza con il cuore in mano spaventata perché andare in presidenza significavano solo guai, secondo lei.
-Entra!- aveva detto la voce allegra di Silente.
La ragazza era entrata a testa bassa.
-Sono qui per parlarle della sua media scolastica!- aveva continuato il preside, ma la ragazza non si era di certo calmata.
-Vede è stupido costringerla a seguire le lezioni!- aveva continuato il preside, sempre con un sorriso sulle labbra.
- Per me vanno bene!- aveva pigolato la studentessa.
-Oh, sì, ne sono certo, per quanto in questo periodo abbia dato modo di pensarla diversamente!- aveva scherzato il preside, senza perderla di vista.
"Ma...questo come fa a sapere sempre tutto?" si era domandata la ragazzina.
-Gli insegnanti...
"Ah, ecco!"
-...mi hanno spiegato il suo caso! Se a lei va bene, le farei seguire due anni in uno!- disse l'anziano preside
- Certo che mi va bene, l'anno prossimo mi impegnerò per farlo!
- Sarebbe più conveniente per lei e per noi se lei lo facesse quest'anno, dato che il programma di prima è il più leggero!
- Oh... Sì, certo, capisco! Come dovrei fare?
- Semplice, basterebbe che lei studi le materie di seconda, come, ho sentito, sta già facendo e, poi, dovrebbe seguire alcune materie nella prima settimana di vacanza!
- Grazie, professore!
Silente fece comparire i programmi di seconda, che firmò e li diede alla ragazzina che li guardò stranita.
- Questi sono i programmi di seconda e, se qualcosa non lo capisce, può chiedere ai rispettivi professori.- Silente sorrise, ben consapevole che quella studentessa era il primo caso del genere e che non avrebbe mai chiesto nulla a nessuno a causa del suo incomparabile orgoglio.

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Capitolo 15
*** Il fidanzamento ***


Ringrazio Mary_House per avrmi recensito e chiunque mi abbia seguito e mi seguirà in futuro. Credo che questo capitolo sia stato piuttosto corto rispetto al precedente ma non si poteva allungare.



Deborah, si ritrovò a studiare per molto tempo e varie volte maledisse Silente. A causa di quella maledetta idea si era trovata a seguire le lezioni e a richiederne di supplementari.
Il momento peggiore era stato quando aveva scoperto che non avrebbe potuto continuare se non faceva delle pozioni, quindi avrebbe dovuto chiedere a Snape il permesso e, questo, le incuteva non pochi problemi. Infatti è scientificamente impossibile chiedere qualcosa a qualcuno stando in una stanza diversa dalla sua.
In quei giorni avrebbe, per di più, dovuto lavorare sotto la sua sorveglianza.
Snape, appena gli e lo chiese, parve restare interdetto, poi acconsentì.
Le vacanze di Natale arrivarono e, questo rese felice la maggior parte degli studenti che si separarono chi per passare quel periodo con la sua famiglia e chi no. Deborah si ritrovò a scegliere se restare a scuola con i suoi pro e contro o tornare a casa e finì per scegliere di restare, sotto consiglio di Harry e, stranamente, fu, anche, la decisione di Malfoy.
Il giorno di Natale arrivò.
I regali sotto l'albero resero felice Deborah, sia l'abito arrivatole da casa che la scatola di Cioccorane di Hermione le parvero i doni più belli che un essere umano potesse ricevere.
Quei regali, infatti, avevano un significato molto più importante di come lo potessero essere dei dolci o un vestito, significavano che qualcuno aveva pensato a lei, che  fosse amata ed avesse qualcuno.
Quel giorno si prospettava bene, con Harry e Ron che chiacchieravano con lei, con Snape che le stava alla larga ma, poi, non cercava di allontanarla, insomma pareva tutto perfetto.
Eppure, qualcosa si prospettava all' orizzonte per distruggerle la calma, anche quel giorno.
Fu prima dell'ora di pranzo che s'iniziò a sentire qualcosa.
Malfoy le andò incontro prendendole la manica della divisa con una strana espressione in volto, quasi come un predatore che ha appena scovato la sua cena.
Deborah cercò di svicolargli ma, così facendo non solo si strappò la manica della divisa ma, la situazione non cambiò.
- MOLLAMI!- Urlò, continuando a divincolarsi.
- NO! Ascolta...- rispose Draco
- Che c'è Malfoy?- rispose la ragazzina che non era affatto felice della situazione in cui si era cacciata
- Beh, vedi...- Cercò di dirle il ragazzo ma, dato che non sapeva come porgerglielo, si zittì
- Sì, Malfoy?- chiese la primina sempre più irritata
Malfoy, questa volta, non rispose, ma si abbassò fino a trovarsi allo stesso livello della ragazza e poggiò le sue sottili labbra su quelle della grifona.
All'inizio il bacio sembrò casto e Deborah fece per lasciarsi andare ma, poi, il ragazzo spinse con la sua lingua sulle labbra della piccola chiedendo un permesso che avrebbe saputo di non poter ricevere. Fu a quel punto che la più piccola lo allontanò e gli diede una sberla.
Lei non poteva comprendere il significato di quel gesto ma sapeva che l'avrebbe scoperto presto.
"Perché lo ha fatto? Cos'è significato, per lui? Cosa succederà, ora?" Si domandava con un innocenza infantile.
Malfoy era ancora fermo, forse gli dispiaceva per aver esagerato, dato che la primina sembrava starlo assecondando, si massaggiava la guancia, senza che neppure un minimo sentore di odio scaturisse dai suoi occhi.
- Mi dispiace- disse poi -è solo che sono innamorato di te da quando ti ho visto al Ghirigoro! Vorrei solo che tu ti potessi mettere con me! Pensaci, d'accordo?
L'undicenne non sapeva che rispondere, Malfoy le era sembrato sincero e, lei, non avrebbe voluto negarlo.
"Forse, se accetto, riuscirò a dimenticarmi di Snape!" Si ripeteva, speranzosa, ben consapevole che il suo desiderio fosse stupido per un passo del genere, ma sapeva anche che era l'unico modo.
Di Malfoy non c'erano più tracce.
Solo una o due ore dopo, durante il pranzo di Natale, che si accorse della strana situazione: lei, Deborah, continuava a guardare nella direzione degli insegnanti alla ricerca di un certo mantello nero, Il proprietario di tale mantello faceva finta di niente, anche, se, attraverso certi sguardi che le lanciava aveva capito che lui sapeva e Malfoy continuava a guardarla.
Si doveva decidere e, la risposta, era affermativa perché lei non riusciva più a reggere una tale situazione.
La cosa che più temeva era ciò che avrebbe detto Harry.
Lei sapeva bene che quello non si sarebbe mai tradotto in amore, ma, forse, avrebbe scordato l'uomo dei suoi sogni.
Alla fine del pranzo si avvicinò a Malfoy che ghignò ed, assieme a lui, uscirono sulla riva del Lago Nero.
- M-Malfoy...- Non sapeva come dirglielo.
- Hai fatto la tua scelta?- le chiese il ragazzo, aspettando che lei gli rispondesse
-Sì!- con quest'unica sillaba abbassò il viso e si fissò i piedi, lei non lo amava lo avrebbe soltanto usato e, seppur ancora troppo giovane per comprendere cosa significasse ciò, sapeva che "usare qualcuno" non era mai bene.
Il giovane le alzò il volto per immergersi in quei due pozzi blu che erano gli occhi della ragazza.
- Allora?- domandò, con voce gutturale
La ragazza lo guardò, rendendosi conto che l'altro non aveva compreso, così, si alzò sulle punte dei piedi e poggiò le sue labbra su quelle sottili della serpe, che rimase per un attimo sorpresa e, poi, si lasciò andare.
Davanti al portone una figura nera li aveva seguiti.
Li osservò due secondi, prima di annuire piano e voltarsi andandosene, mentre un nero mantello gli svolazzava alle spalle.

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Capitolo 16
*** Lezioni Supplementari ***


Mi spiace di averci messo tanto a scrivere questo capitolo ma non riuscivio a trovare l'ispirazione per farlo venire al meglio di sè. Spero che ci sia ancora qualcuno a seguirmi. Questo è il terzultimo capitolo di questa storia. Ringrazio JkEdogawa per aver recensito e tutti coloro che hanno solo letto.


Deborah passò il resto dell’anno a studiare in Biblioteca e a scappare da Malfoy, man mano che la notizia del loro fidanzamento arrivava alle orecchie di tutti.
Si ritrovò, così, in un baleno agli ultimi giorni di scuola e si accorse che lei con Harry, Ron, Hermione e Ginny non ci parlava da un po’, forse da quando avevano scoperto del suo fidanzamento e non l’avevano più guardata in faccia o da quando Hermione aveva scoperto che per la paura che dilaniava in lei non era mai andata a trovarla in Infermieria, lei non lo sapeva. In quel momento era notte ma per lei sarebbe anche potuto essere mattina, dato che no riusciva né a dormire né a non pensare ai suoi compagni, fra cui il suo migliore amico.
Il giorno dopo sarebbero partiti, ma lei doveva restare a scuola a passare i due anni in uno. Era una pazzia ma ce l’avrebbe fatta.
Ginny si rivoltò nel letto e disse qualcosa nel sonno.
Come aveva fatto a non accorgersi che quella ragazza era posseduta? Non riusciva ancora a rispondersi. Forse in tutte quelle notti passate a piangere lacrime amare pensando a quanto fosse stata stupida a non dire la verità a Draco e al prof Snape non aveva avuto il tempo di guardare che fine facesse l’unica ragazza della sua età che pareva darle peso.
Poi si ricordò che dai suoi stupidi occhi non era mai scesa una sola goccia né di gioia né di tristezza, che lei non sapeva cosa significasse davvero Piangere, che lo aveva visto fare ma lei non ci riusciva, quasi avesse ricevuto sopra la testa una maledizione: non potersi mai sfogare.
Sorrise nel pensare che cosa avrebbero pensato i suoi a vederla in quel momento, fidanzata e tutto, eppure non era poi tanto cambiata.
Con questi pensieri in testa Deborah riuscì finalmente a chiudere occhio e a penetrare in un sogno agitato.
 
Il giorno dopo, mentre tutti mettevano le proprie valigie sul Espresso di Hogwarts Deborah si avvicinò ad Harry per salutarlo.
- Harry…- fece, con un timido sorriso sul volto.
Il ragazzo non le rispose.
- Harry!- Provò di nuovo ma, nuovamente nessuno le rivolse la parola, anzi Harry si allontanò da lei facendo finta di dover andare a salutare Hagrid.
- Deborah, ti posso parlare?- fece una voce strascicata alle sue spalle.
La ragazzina si voltò a guardare il fidanzato.
- Sì…!- Anche se non ne aveva poi tanta voglia si concesse di ascoltarlo.
- Senti ti vorrei invitare a casa mia per le vacanze…- Disse il ragazzo sperando in un sì.
- Mi spiace ma non posso, insomma tutta l’estate… Dovrò starmene anche a casa, non so se mi spiego…- rispose Deborah, cercando una scusa per non stargli vicino.
- Beh, magari per un mesetto… Insomma me lo puoi concedere no?- chiese il ragazzo, dispiaciuto
- Certo! Va bene, poi ci scriviamo per metterci d’accordo meglio…- fece la ragazzina, di fretta.
- Ottimo, buona fortuna con gli esami e tutto…- fece Malfoy, finalmente salendo sull’Espresso.
Quando il treno partì e svoltò la prima curva Deborah si era già rintanata nella Sala Comune dei Grifoni.
 
I giorni successivi li passò a studiare con gli insegnanti ed imparò più cose allora che in classe.
Rimase colpita dagli sguardi che le lanciava il Prof Snape, tutte le volte che lo incontrava, pareva quasi che la controllasse.
Silente era sempre molto gentile con lei ed imparare così tante materie con lui era un vero e proprio spasso.
Ruf era sempre il solito ma a Deborah non importava a lei bastavano i libri per imparare la Storia.
Con la Sprite era un vero e proprio disastro, non riusciva ancora a riconoscere una pianta Carnivora da una Guaritrice e a volte si era ritrovata ad indicare la Prof stessa dicendo che era una “strana specie di pianta”, cosa che portava l’Insegnante ad irritarsi sempre di più, fino a divenire rossa d’ira.
La McGranitt, infine, restava la solita insegnante seria e precisa che era durante l’anno, eppure a volte Deborah avrebbe potuto giurare di averla vista sorriderle.
Passare ben le lezioni di Pozioni che quelle di Difesa Contro le Arti Oscure con Snape la mandavano in brodo di giuggiole anche se era ben certa che il professore non avrebbe di certo smesso di guardarla in modo strano solo per quello.
Tutto questo continuò fino a Sabato.
Stava andando da Silente per la lezione d’Incantesimi quando sentì la voce di un mago che lei conosceva: il professor Snape.
Stavano discutendo su qualcosa.
Deborah rimase interdetta non solo non era corretto entrare quando gli adulti discutevano ma nemmeno ascoltare le loro conversazioni.
Ma come la volta precedette sentì qualcuno nominarla con quello strano nome di “Bellatrix”.
- Preside, dovrebbe anche portare la Signorina Bellatrix, sa è meglio spaventarla fin che siamo in tempo!
- Sì, ma non trovi che Azkaban per una ragazzina tanto piccola sia un po’ troppo pericoloso?- Gli aveva chiesto Silente, quasi volesse avere il consiglio di un amico.
- Penso, Preside, che sarebbe peggio se ci ritrovassimo davanti una studentessa che rassomiglia a suo padre e lo sapete che lei è quella più probabile a divenirlo…- aveva risposto Snape.
- Certo, ma…- Il Preside era si preoccupato di far del male a una giovincella ma anche di non aiutare il Mondo Magico per debolezza.
Deborah non resse più dalla curiosità, così, senza chiedere nulla entrò.
I due uomini si voltarono a guardarla, lei sola avrebbe potuto risolvere la situazione e l’unica cosa che fece fu, infatti, dire:- Signor Preside, io sarei Onorata di poter venire con voi ad Azkaban, imparerei un sacco di cose sui Dissennatori e sulle mie paure…- Detto questo l’anziano Preside non poté far altro che accontentarla usando il camino del suo studio che era in collegamento con quello del Ministro della Magia, col quale sarebbero andati.

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Capitolo 17
*** Sirius Black ***


Dopo... quanto tempo? Uno o due secoli? Dopo così tanto tempo ho deciso di concludere questa storia... almeno il primo anno, poi non vi so dire se riuscirò mai a scrivere gli anni successivi.

Capitolo 15 "Sirius Black"


Quando Silente e Deborah arrivarono a destinazione nel caminetto del Ministro della Magia videro che ad attenderla c’era un uomo basso, corpulento dai capelli arruffati quasi fossero le piume bagnate di un gufo se non peggio. Indossava, poi, un abito gessato, una cravatta scarlatta, un soprabito scuro e stivali a punta color viola. Sotto il braccio teneva la sua –incomparabile- bombetta verde acido. Deborah lo guardò confusa e non fu sorpresa nel constatare che anche l’uomo non la conoscesse.
Silente gli aveva detto che forse sarebbe venuto qualcun altro con loro. Si sarebbe aspettato di vedere Il professor Piton, non di certo una ragazzina.
- Silente, finalmente sei arrivato! Potrei sapere chi è la ragazza?- Chiese, con gentilezza.
- Oh, certo, lei è una delle mie migliori studentesse. Credo che te abbia già parlato è la ragazzina che sta facendo due anni in uno, Cornelius. Si chiama Deborah Durell. Lui è il Ministro della Magia: Cornelius Caramell.- Li presentò Silente con un sorrisetto appena pronunciato.
Il Ministro però restò sorpreso per quella presenza inaspettata per quanto gli avevano dovuto fargli sapere di lei per motivi burocratici, ma non si sarebbe mai aspettato che il preside di Hogwarts portasse un alunna con se in un luogo tanto pericoloso.
- Che ci fa la ragazza qui?- Non riuscì a trattenersi dal chiedere.
- Viene con noi, naturalmente, Cornelius.- Aveva sorriso il preside facendo borbottare al mago un “vecchio pazzo!”
- Ti rendi conto che è pericoloso?- Non si era voltato nemmeno a guardare la ragazzina quindi fu normale che si stupì quando fu quest’ultima a rispondere.
- Il Preside mi ha avvertito, sì. In più ho letto molto su questo argomento… Sono però sempre stata curiosa vedere come fosse fatto dal vivo una guardia di Azkaban.- Deborah aveva tenuto la testa bassa, mentre parlava così.
- Ok, ok! Andiamo!- L’uomo aveva indicato una il caminetto dietro di loro e, presasi una manciata di polvere volante, per poi lanciarla nel fuoco, aveva detto a Silente e a Deborah:- Voi andrete per primi.-
Così Deborah e Silente erano entrati dentro:- AZKABAN!-
Pochi minuti depo si trovavano in una gelida stanza -o, almeno, sembrava così- buia e lunga, anche se altrettanto stretta.
Deborah ci mise qualche secondo a capire che erano arrivati e che quello era un corridoio.
- Expecto Patronum! Benvenuta ad Azkaban, comunque!- Le aveva sorriso Silente mentre una fenice di luce iniziava a danzare attorno a loro, rischiarando il luogo ed allontanando la sensazione di freddo.
La ragazzina sorrise, poi si voltò a cercare con gli occhi i Dissennatori.
- Eccoci qui! Oh, bravo Albus per aver già creato il tuo Patronum!- Fece Caramell, prima di compiere lo stesso incantesimo di Silente – Ecco ora possiamo addentrarci, però, non ti allontanare troppo da noi.-
Deborah annuì, addentrandosi sempre più in profondità assieme ai due uomini.
- Ecco, questa è Bellatrix Lextrange, è un tipo un po’ sospettoso e... folle!- Le rivolse la parola Cornelius qualche minuto dopo.
Una donna dagli occhi scuri e i ricci capelli neri sparati ovunque come quelli di una pazza era accasciata malamente sulla branda si alzò, quasi per scagliarsi contro le sbarre della cella, mentre gridava.
- Traditori del vostro sangue, liberatemi! Maledetti come osate? Mezzosangue, fecce... come vi siete permessi? Oh... il mio Signore...- Sembrava piangere, ma quello era più che altro rabbia. Si sarebbe potuto notare anche dal suo volto concentrato.
Appena notò Deborah che la fissava sorpresa, però, si bloccò zittendosi di botto.
- Bella?- Chiese, dopo un po’, dubbiosa. – Cosa ci fai con quella gente? Sai, ti aspettavo! Sapevo che prima o poi saresti tornata!- Borbottò, prima di fare un passo avanti.
Deborah non ci stava capendo niente ed infatti indietreggiò, spaventata.
La Lextrange, a quel punto, sembrò incupirsi per poi ributtarsi sulla branda che le faceva da letto, col volto abbassato e rattristita.
- Vieni.- Disse Silente portandola più avanti. Per un po’ continuarono a camminare, mentre i due maghi chiacchieravano appassionatamente, interrotti solo qualche volta dal Ministro che presentava a Deborah altri seguaci di Voldemort che si comportarono tutti più o meno allo stesso modo della Lextrange. Mentre si dirigevano alla cella del famigerato Sirius Black - quell’uomo Deborah lo odiava più di qualsiasi cosa dopo aver letto cosa avesse fatto ai suoi amici- venne spontaneo alla ragazzina porre la sua prima curiosità.
- Ministro, ma cosa succederebbe se un animale finisse qui dentro per sbaglio?-
- Oh, questo è piuttosto impossibile. C’è troppo mare per farci arrivare degli animali.- Fu tutta la risposta che ricevette, ma la giovane non si lasciò incantare.
- Ma gli uccelli? Potrebbero sbagliare strada e finire qui, no? Insomma... non è pericoloso per loro?- Chiese, sperando in una risposta concreta.
- Oh, non c’è nessun problema per loro: i Dissennatori non li percepiscono nemmeno.- Aveva sorriso l’uomo, prima di aggiungere:- Come non percepiscono nemmeno gli altri animali.-
La ragazza annuì. - Beh, allora qui non ci devono mai finire gli Animagus se no potrebbero liberarsi… certo, dovrebbero essere piccoli o magri per passare da quelle sbarre!- Aveva scherzato e i due uomini le avevano sorriso.
In quel momento si trovavano a pochi passi dal detenuto e così smisero di parlare.
- Oh, eccolo lo schifoso! Come fai a startene lì con la consapevolezza che hai ucciso coloro che ti volevano bene? I tuoi amici? Credo che sia un bene che tu ti trovi chiuso là dentro, così la paghi per aver tradito i tuoi amici. Pensare che eri persino il padrino di Harry...- Deborah non aveva mai provato tanta rabbia, ma si fermò quando vide lo sguardo curioso del Ministro e quello divertito di Silente.
- Si vede proprio che ci tiene ad Harry.- Le sorrise il mago più anziano, prima di continuare:- D’altro canto come potrebbe non essere così? Siete praticamente cresciuti insieme!-
Solo a quel punto Black alzò lo sguardo fino ad incrociare quella della ragazzina che gli stava di fronte.
Lui era bello, anche se troppo magro con i suoi capelli neri che ricordò a Deborah qualcun altro, solo che i suoi erano più sporchi e ondulati. Cadevano scomposti sul suo volto scarno. In più aveva due occhi grigio-azzurri che se non si fosse ripromessa di odiare quanto il suo padrone. Un piccolo sorriso si formò sul volto di entrambi, anche se poi lo fecero scomparire velocemente.
Anche lui la trovò bella, incredibilmente e la perdonò all’istante di quelle urla seppur lo avessero ferito. Aveva ascoltato fino all’ultima parola del suo discorso con Caramell, ma che senso aveva cercare di scappare? Aveva notato in quegli occhi blu mare la certezza che lei avrebbe protetto con tutta se stessa il suo caro figlioccio. Non ci sarebbe stato un motivo dato che nessuno sapeva dov’era finito Minus, ma se lo avesse scoperto sarebbe comunque andato a proteggerli. Mentre la ragazza se ne andava assieme a Silente e Caramell con i lunghi capelli scuri che le scendevano delicatamente fino alla schiena dondolando pensò che forse non era poi così sbagliato alla fin fine uscire da Azkaban.

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Capitolo 18
*** Strani comportamenti ***


Premetto che sinceramente ho pensato più volte se cancellare questa storia o meno. Non mi piace, è infantile... ma dato che avevo questo capitolo a marcire da un po' ho deciso di pubblicarlo, almeno così avrò concluso l'intero primo anno... poi si vedrà


Capitolo 18 – Strani comportamenti
 
Finalmente Deborah sarebbe tornata a casa. Era felice di poter finalmente abbracciare la sua mamma, il suo papà e poter chiacchierare con Harry.
Era Domenica mattina e aveva concluso ormai di fare tutti gli esami.
Guardò il professor Snape con un sorriso sulle labbra, per il dispiacere dell’adulto era stato affidato a lui l’incarico di portarla sana e salva a King’s Cross dove avrebbe incontrato la sua famiglia.
- Oh, è stata bellissima questa settimana, professore! Non credevo di poter imparare tanto in una sola settimana. Lo sa che se tutto l’anno fosse così i ragazzi saprebbero il triplo delle cose alla fine dell’anno?- Parlava ininterrottamente Deborah, forse perché era più felice del solito o per attrarre l’attenzione dell’uomo e vederlo agire in una maniera o nell’altra, ma quello fece finta di nulla.
Deborah mise su il broncio, poi si mise ad osservare fuori dal finestrino.
Erano due ora che erano partiti e il professor Snape non aveva ancora detto nulla. Deborah si stava annoiando.
Fu così che le venne un’idea.
- Professore, mi potrebbe spiegare perché quest’anno lei, il Signor Malfoy e tutti i Mangiamorte che ho incontrato ad Azkaban mi hanno sempre chiamato Bellatrix?- Questo lo avrebbe di sicuro fatto parlare, pensò la giovane.
- Non potrebbe stare un po’ zitta?- Chiese l’adulto guardando quella bambina dagli occhi blu mare.
- No, perché mi sto annoiando!- Fu la ovvia risposta prima di aggiungere un: “Non cambi discorso, Professore!”
- Facciamo così: quando non siamo ad Hogwarts mi può chiamare Severus. A meno che non ci sia qualcuno. Non voglio che altre persone si prendano una tale libertà.- Rispose enigmatico Snape.
- Lo sa che ho conosciuto Sirius Black, Prof... Severus?- Chiese, sorridendo vedendo l’insegnante pietrificarsi.
- Immagino di sì, dato che è andata ad Azkaban. Ah, questa è un’altra cosa che non dovrà fuoriuscire da queste mura, d’accordo?- La ragazza aveva annuito, ma aveva continuato.
- E’ davvero strano quell’uomo! L’ho insultato in tutti i modi possibili e lui sembrava non avermi sentito se non quando Silente ha detto il nome di Harry... Bah!- Questa volta si era beccata uno sguardo di ammirazione e divertimento dal suo insegnante preferito.
- Sarei voluto essere nella testa di Black in quel momento solo per vedere come ragiona un assassino come lui!- Aveva ghignato l’uomo pensando che avrebbe voluto vederlo ferito da quelle parole per quello che gli aveva fatto durante gli anni ad Hogwarts.
- Severus... gli e lo ha mai detto nessuno che è bello?- Chiese la ragazzina, addormentandosi.
L’uomo si voltò a guardarla con il suo sguardo impenetrabile.
Alla fine quella ragazzina si era decisa a dirgli cosa pensava di lui. Per fortuna, però, non si svegliò per tutto il resto del viaggio, obbligandolo, d’altra parte, a svegliarlo quando furono arrivati a
destinazione.
- Signorina... siamo arrivati!- La chiamò il più gentilmente possibile, peccato che la giovane si voltò dalla sua parte e gli cadde addosso.
- Signorina Durell, siamo arrivati, si svegli!- La richiamò nuovamente l’uomo scuotendola leggermente e cercando di rialzarsi, ma per tutta risposta lei lo abbracciò, quasi fosse un cuscino, ancora addormentata facendo imprecare l’uomo.
- SIGNORINA DURELL!! SI SVEGLI IMMEDIATAMENTE!- Urlò l’insegnante, riuscendo finalmente a farle aprire le palpebre.
Quando Deborah si accorse che si trovava fra le braccia del suo insegnante preferito e che i suoi occhi erano dritti il quelli dell’altro all’inizio pensò di stare ancora sognando, poi si ricordò che stava tornando a casa. Probabilmente si era addormentata durante il tragitto dato che quella notte non era riuscita a chiudere occhio.
- Signorina?- Chiese l’insegnante interrompendola dai suoi pensieri.
- Oh, ehm, mi scusi...- Fece, ma senza alcuna intenzione di alzarsi, non ancora, almeno. Anzi lo strinse più forte.
- Signorina, mi dovrebbe lasciare... non stringere!- Sbuffò il professore.
La ragazza percepì i muscoli dell’uomo contrarsi prima di decidersi ad alzarsi. Così lo lasciò andare diventando rosso pomodoro.
L’uomo si alzò a sua volta prima di condurla fuori senza più neanche una parola.
L’aiutò a tirare giù le sue valigie, poi tornò sul treno, doveva tornare ad Hogwarts per correggere i test.
- Arrivederci, Professore!- Lo salutò la giovane ancora rossa dalla vergogna, prima di andarsene.
I suoi genitori la attendevano fuori da quel binario e quando la videro l’abbracciarono subito.
Deborah sorrise, i suoi genitori le erano mancati. Però voleva chiarire con Harry e raccontargli tutto quello che aveva visto anche se avrebbe dovuto tacere la sua visitina nel carcere magico.
Seguì i suoi genitori, pensando a quello che aveva fatto quella sera stessa.
 
Erano appena tornati da Azkaban ed un pensiero le aveva illuminato la mente: doveva a tutti i costi andare da Draco quell’estate, magari avrebbe scoperto qualcosa in più sul nome Bellatrix. L’aveva scioccata un po’ che tutte quelle persone sembravano riconoscerla per una ragazza con quel nome.
Voleva sapere cosa stesse succedendo. Draco gli e lo avrebbe sicuramente svelato, così aveva deciso di scrivergli una lettera.
Era giunta in Guferia all’incirca a mezzanotte e si era seduta a terra a pensare a cosa scrivergli.
Dopo mezz’ora aveva deciso, così aveva preso in mano piuma, inchiostro e una pergamena e intingendo la piuma nella boccetta d’inchiostro si era messa a scrivere le seguenti parole:
“Caro Draco,
ho passato una settimana meravigliosa qui ad Hogwarts, non puoi immaginare quante cose abbia imparato. Il Professor Snape è proprio un ottimo insegnante. Mi ha dato lezioni sia dia Pozioni che di Difesa contro le Arti Oscure. E’ stata una bellissima settimana, davvero. Ma mancava qualcosa. Mi mancavi tu.
Oh, è proprio vero che si capisce di tenere a qualcuno solo quando questo ti è lontano. Mi potrai perdonare per non averti scritto prima? Ti volevo chiedere se la tua proposta di venire da te un mesetto è ancora disponibile perché sarei ben felice di accettare. Scusa se la lettera è corta, ma è già l’una e devo andare a dormire se no domani perdo il treno.
Un bacio, Deborah”
Scritto questo la ragazzina aveva spedito la lettera restando a guardare fuori nel parco. Non aveva voglia di dormire. Così non era tornata nel suo dormitorio dove si sentiva sempre più sola. Quello era stato l’unico difetto delle giornate appena trascorse. Era scesa e facendo attenzione a dove metteva i piedi era entrata nella Foresta Proibita. Si sentiva quasi a casa lì. L’unico posto dove non doveva entrare se non si voleva fare male era nella tana dei ragni, ma lei non c’era mai entrata.
Si stese su un o spiazzo erboso e si mise a guardare il cielo. Si sentiva bene.
 
Così, però, si era addormentata sul treno e chissà come si era ritrovata fra le braccia di Severus. Mentre la macchina dei suoi si fermava un sorriso si formò sulle sue labbra, ma anche quello sparì presto iniziando a temere che il suo caro professore si potesse essere irritato troppo.
Poche ore dopo, dopo aver disfatto i bagagli, essersi fatta una doccia rinfrescante dato che faceva immancabilmente caldo ed essersi cambiata andò da Harry.
Bussò alla porta dei Dursley temendo che l’avrebbero trattata male perché era quello che consideravano un mostro.
Fu Dadley ad aprire dopo aver sbuffato un paio di volte.
- Chi sei?- Aveva brontolato, prima di vederla.
Aveva notato solo a quel punto un sorriso allargarsi sul suo tondo volto.
- Deborah! Sei finalmente tornata! Sei bellissima!- Era diventato rosso pomodoro, facendola scoppiare a ridere.
- Sono felice di vederti anch’io! Oh, la mia balenottera preferita!- Lo aveva preso in giro, ma lui aveva fatto finta di niente e l’aveva abbracciata stretto, stretto. Quel gesto aveva quasi ucciso Deborah che si era ritrovata in apnea contro il grosso corpo dell’altro, aveva persino sentito le costole scricchiolare.
- Mamma e papà non ci sono... ma perché non resti lo stesso?- Le aveva chiesto.
- Con molto piacere, Duddy!- Aveva sorriso, facendolo arrossire, prima di continuare:- Ma adesso volevo andare a salutare tuo cugino.-
Lui aveva fatto una smorfia di disgusto. – Uffa, tutte le volte!- Aveva borbottato, prima di indicarmi il parco.
- Ottimo, allora fra poco torno, così mi racconti che cosa hai fatto quest’anno, eh?- Aveva cercato di tirarlo su di morale con successo. Solo dopo aver visto un sorriso su quel grosso volto era corsa alla volta di Harry e del parco.
 
Era giunta nel parco ed ora si dirigeva sicura alla volta delle altalene. Sapeva bene che il suo migliore amico si trovava lì. Sorrise, chissà cosa le avrebbe detto vedendola.
Probabilmente l’avrebbe abbracciata come aveva fatto Dudley o forse l’avrebbe invitata a sedersi al suo fianco. Eccolo, ora era di fronte a lui.
- Ciao!- Lo salutò, ma lui fece finta di non vederla. – Oh, dai! Harry, smettila! Perché ce l’hai con me? Che ho fatto?-
Sollevò lo sguardo puntandolo il quello di Deborah, era arrabbiato e molto anche.
- TU. CHE. HAI. FATTO??- Le urlò addosso.
- Sì, non capisco perchè hai smesso di parlarmi. Tu sei il mio migliore amico... e non ho voluto fare...- Peccato che proprio in quel momento lui si decidesse ad interromperla nuovamente.
- IO. NON. SONO. TUO. AMICO! NON. SONO. AMICO. DEI. TRADITORI! TU. HAI. TRADITO. I. TUOI. AMICI! NON. TI. MERITI... NULLA!!- Tremai, poi lo vidi alzarsi ed andarsene. Chissà dove sarebbe andato a quel punto.
Solo in quel momento, dopo all’incirca dodici anni, una goccia salata fuoriuscì da un suo occhio, impigliandosi per un attimo nelle ciglia per poi cadere scivolando a solcare la guancia destra della giovane che inconsapevolmente allungò la lingua dove accolse quella piccola sferetta d’acqua.
In bocca il sapore si rivelò salato quasi quanto il mare, ma con un retrogusto metallico. Quasi come se avesse rotto un incantesimo.


END FIRST YEAR

Nel caso dovessi decidere di pubblicare anche il secondo anno lo saprete attraverso questo, pubblicherò un ultimo capitolo con scritto il link ed i ringraziamenti.

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